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Full text of "Annali universali di medicina. Parte rivista di medicina, chirurgia e terapeutica"

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ANNALI  UNIVERSALI 


IH 


MEDICINA  E  OHIKUEGIA 


nrr 


atà  MWffTA  »4  O.  B.  BOBSSIN A  ■  M.  BE-CRI8TOFORI8 

A.    CORRADI 


COMSItLIO  OIII€TTIVO 

Dm  Oiovammi  Acsilli  Rioordi  ÀuiLaARi 

Oouu  Oamiu.0  Soarimcio  AiraBLo 

QuAouNO  Antonio  ,  Zuoohi  Cablo 


VOLUME  264 


«.*  mmtéwarrptM  itss 


MILANO 

FHATBLLI  KECHIEDEl  EDITORI 

*  

1883 


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60  ^3 


RIVISTA  DERMO-SIFILOPATIOA 

del  prof.  DOMBNIOO  MA^JOCCHI  di  Parma. 


!.•  Parte  dermatologiea. 

Scarenzio  —  Prurito  e  prurigine. 

Breda  —  Anatomia  patologica  del  lupus  laringeo. 

Uona  —  Contribuzione  alla  patologia  delle  unghie» 

Quyot  —  Sull'Aìnhutn* 

Suchard  —  VAinhum. 

Bosniep  —  Un*caso  di  eruzione  bollosa  dovuta  al  ioduro  di  potassio. 

—  Un  caso  di  eruzione  antracoide  dovuta  al  medesimo  agente. 
Uaua  —  EcofoUatio  arcata  palmae  manus  et  ewfoliatio  areata  linguae. 
De  Luca  —  SiUla  Xantoma  a  grossi  nodù 
Breda  ~  La  trieoressi  nodosa. 
Giber  —  Il  batterio  del  pemfigo* 
Cornil  —  Nota  sulla  sede  dei  batteri  nella  lepra  e  sulle  lesioni  degli 

organi  in,  questa  malattia* 
Vidal  •—  Della  pitiriasi  circinata  0  marginata,  —  Descrizione  del  suo 

micoderma  (Microsporon  éUspar). 
Hass  --  Identità  dell'erpete  tonsurante  e  della  pitiriasi  circinata. 
Majocchi  —  Esperimenti  fisio^patologici,  ooltolio  di  croton  Hlium  nei- 

Verpete  tonsurante. 
Bachner  —  Osseroazioni  critiche  sulla  etioU^ia.delP Area  Celsi, 
Scbultze  —  DeUe  teorie  stdVArea  Gelsi. 
Majocchi  —  Ricerche  microscopiche  sulla  pelle  dell'Area  Gelsi. 

2.®  Parte  aifilografioa. 

Rasori  —  Sopra  una  complicanza  non  comune  della  hlennorragia. 
Gourguea  -^  Del  permanganato  di  potassa  e  del  suo  impiego  in  te* 

rapeuHea^  principalmente  néUa  blennorragia. 
Taylor  —  Della  cura  abortiva  dei  bubboni  mercè  deW  acido  carbo* 

lieo. 
Becohiai  —  Contributo  allo  studio  della  sciatica  blennorragiea. 
HarUneau  —  il  microbio  della  sifilide. 
Patrowaki  '^  mcerca  delV  influenza  dei  processi  febbrili  acuti  suUa 

eifllide. 
Rollet  —  Degli  antichi  focolai  della  sifilide  e  delT  origine  americana 

delfepidemia  del  secolo  XV. 


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60  ^3 


RIVISTA  DERMO-SIFILOPATIOA 

del  prof.  DOMBNIOO  MA^JOCCHI  di  Parma. 


l.«  Parte  dermatologiea. 

Scarenzio  —  Prurito  e  prurigine. 

Breda  —  Anatomia  patologica  del  lupu9  laringeo. 

Uona  —  Contribuzione  alla  patologia  delle  unghie. 

Guyot  —  Sull'Aìnhutn, 

Suchard  —  VAinhum. 

Bosniep  —  Un* caso  di  eruzione  bollosa  dovuta  al  ioduro  di  potassio. 

— -  Un  caso  di  eruzione  antracoide  doouta  al  medesimo  agente* 
Uana  —  ExfoUatio  areatapalmae  manus  et  ewfoUatio  areata  linguae. 
De  Luca  —  SiUla  Xantoma  a  grossi  nodi. 
Breda  ~  La  trieoressi  nodosa. 
Giber  —  Il  batterio  del  pemfigo. 
Cornil  — -  Nota  sulla  sede  dei  batteri  nella  lepra  e  sulle  lesioni  degli 

organi  in.  questa  malattia. 
Vidal  •—  Della  pitiriasi  cireinata  0  marginata.  —  Descrizione  del  suo 

micoderma  (Microsporon  dispar). 
Hass  --  Identità  dell'erpete  tonsurante  e  della  pitiriasi  cireinata. 
Majocchi  —  Esperimenti  fisto^patologici  oolCoUo  di  croton  tilium  nel- 

Verpete  tonsurante. 
Bachner  —  Ossermzioni  critiche  sulla  etiolpgia.delP Area  Celsi. 
Scbultze  --  DeUe  teorie  stdVArea  Celsi. 
Majocchi  —  Ricerche  microscopiche  sulla  pelle  dell'Area  Celsi. 

2.®  Parte  aifilografioa. 

Rasori  —  Sopra  una  complicanza  non  comune  della  blennorragia. 
Gourguea  -^  Del  permanganato  di  potassa  e  del  suo  impiego  in  te* 

rapeuHoa^  principalmente  nella  blennorragia. 
Taylor  —  DeUa  cura  abortiva  dei  bubboni  mercè  deW  acido  carbo* 

Uco. 
Becchini  —  CoiUributo  allo  studio  della  sciatica  blennorragiea. 
MarUneau  —  il  microbio  della  sifilide. 
Petrowaki  '^Ricerca  dell^  influenza  dei  processi  febbrili  acuti  sulla 

eifilide. 
Roìlet  —  Degli  antiohi  focolai  deUa  sifilide  e  delV  origine  americana 

delfepidemia  del  secolo  X  V. 


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RIVISTA  DERMO-SIFILOPATIOA 

del  prof.  DOMBNIGO  MA.JO0CHI  di  Panntt. 


!.•  Parto  dmrmatologiea. 

Scarenzio  —  Prurito  e  prurigine, 

Breda  —  Anatomia  patologica  del  lup%$9  laringeo. 

Uona  —  Contribuzione  alla  patologia  delle  unghie» 

Guyot  —  SuU'Aìnhutn, 

Suchard  —  VAinhum. 

Bosniep  —  Un' caso  di  eruzione  bollosa  domUa  al  ioduro  di  potassio. 

—  Un  caso  di  eruzione  antracoide  dovuta  al  medesimo  agente. 
Uana  —  ExfóUatio  areatapalmae  manus  et  ewfoUatio  areata  linguae. 
De  Luca  —  Sìdla  Xantoma  a  grossi  nodi. 
Breda  ~  La  trieoressi  nodosa. 
Gì  ber  —  Il  batterio  del  pemfigo. 
Cornil  —  Nota  sulla  sede  dei  batteri  nella  lepra  e  sulle  lesioni  degli 

organi  in  questa  malattia. 
Vidal  •—  Della  pitiriasi  cirdnata  o  marginata.  —  Descrizione  del  suo 

micoderma  (Microsporon  dispar). 
Hass  --  Identità  dell'erpete  tonsurante  e  della  pitiriasi  eircinata. 
Majocchi  —  Esperimenti  fisio-patologici,  coiTMo  di  croton  tiUum  neh 

Verpete  tonsurante. 
Bachner  —  Osservazioni  critiche  sulla  etiologia  detfArea  Celsi, 
Scbultze  --  DeUe  teorie  sulfArea  Gelsi. 
Majocchi  —  Ricerche  microscopiche  suUa  peUe  dell'Area  Gelsi, 

2^  Parte  aUUograAoa. 

Raaon  «-  Sopra  wm  eompUeanza  non  eememe  della  blennarragiéf, 
QonrguBB  —  IM  permanganato  di  potassa  e  del  suo  impiego  m  te* 

rapeuUeOi  principalmente  netta  Uennùrragia^ 
Taylor  -*  DOla  cura  abortita  dei  beibòoni  mercè  delf  aeédù  eetrbù^ 

Uea, 
Becchini  —  Coninbuio  allo  studio  deUa  scianca  bleum&fratfiea. 
Martineaa  —  n  microbio  deUa  MfMde. 
Petrowaki  --  mecrca  éOf  ie^/iuenza  Od  processi  feb^iU  aoetti  eetoa 

zifOide. 
IMiet  —  LegU  anOtìei  foeeial  d^la  et^Ude  é  déK  erigine  anu^honcf 

dOf epidemia  dd  secalo  XY. 


e  RIVISTA 

con  tre  gradi  dMntensitò.  Il  primo  è  caratterizzato  dallo  «viluppo  dì 
una,  0  più  fenditure  longitudinali  nella  parte  media  deirunghia;  nel  se- 
aondo  ai  esagera  alquanto  la  detta  lesione,  il  derma  sottostante  ai  ar- 
rossa e  diviene:  più  sensibile  alla  pressione,  e  T  unghia  s*  impi<^ciolisce 
non  poco.  Nel  terzo  si  arriva  ad  una  distruzione  completa  delia  parte 
media  dell'  unghia,  mentre  le  parti  laterali  diventano  indipendenti ,  e 
non  sono  più  mantenute  parallele  convergendo  Tana  verso  Taltra  in 
avanti»  ^  , 

Le  condizioni  anatomiche  che  presiedano  allo  sviluppo  di  questa  ma*- 
lattia  sono  sconosciute  ;  ma  Unna  crede  poterle  rifenrè  ad .  una  stasi 
venosa  della  rete  capillare  delle  unghie ,  basandosi  sulla  esistenza  di 
disturbi  circolatori  nella  maggior  parte  degli  ammalati.  Difatti  il  primo 
era  affetto  da  enfisema  polmonare  con  bronchite  cronica  ed  abituai 
mente  costipato  ed  emorroidario.  Il  quarto  soffriva  di  costipazione  e  di 
gastrite  cronica.  Il  terzo  e  il  secondo  presentavano  fintomi  di  asfissia 
delle  estremità.  Il  quinto  solamente  non  accusava  alcun  disturbo  mor- 
boso. 

GuTOT.  —  SuU'ainhunoL  (Progrès  médicah  7  mai  1881). 

L*  Autore  osserva  che  il  primo  sintomo  consiste  in  una  fenditura 
anulare  situata  in  un  punto  qualunque  delle  dita  ;  fenditura  che  addi- 
viene sempre  più  profonda  formando  un  peduncolo  che  più  tardi  si  ta- 
glia, lasciando  sul  moncone  una  cicatrice  d^  ordinario  poco  apparente. 
Le  superfici  che  limitano  la  fenditura  sono  il  più  delle  volte  normali» 
I  tessuti  della  estremità,  che  va  ad  essere  tagliata,  possono  aver  su- 
bita l'atrofia  o  la  degenerazione  grassa  per  difetto  di  nutrizione.  Ei- 
guardo  alla  natura  di  questa  malattia  T  Autore  ritiene  che,  Vainhum 
non  può  essere  confuso  con  nessun*altra  malattia  nò  colla  lepra  nò  colla 
gangrena  ;  sebbene  Tetiologia  di  essa  sia  tuttora  sconosciuta.  L' Autore 
però  sarebbe  d'avviso  che  il  primo  momento  causale  fosse  dovuto  ad 
una  alterazione  dei  centri  neuro-trofici. 

SucHAKD.  —  L'ainhtim.  {Progrès  medicai,  fóvrì^r  1882). 

In  questo  lavoro  P  Autore  espone  le  sue  ricerche  microscopiche  ese* 
guite  sulla  pelle  deWainhum.  Innanzi  tutto  fa  notare  che!  tagli  isto- 
logici sono  stati  fatti  sopra  una  fenditura  di  un  millimetro  di  prò-» 
fondita  situata  qella  faccia  palmare  di  una  delle  mani,  la  quale  segnava 
un  periodo  poco  avanzato  della  malattia.  Air  orlo  della  ragade  lo  stato 
del  derma  ò  considerevolmente  modificato.  Nella  parte  più  profonda  si 
osserva  nn  faccio  di  tessuto  connettivo  denso  tagliato  in.  traverso.  Que- 
sto fascio  che  si  trova  dunque  teso  trasversalmente  in  fondo  della  ra* 
gade,  si  continua  nelle  due  parti  col  tessuto  dermico.  Esso  ò  formato 
unicamente  da  tessuto  fibroso  denso  senza  iilcuna  traccia  di  fibre  ela- 
stiche. Le  ghiandole  sudoripare  sono  distrutte  n^l  punto  ov^,  questo  tes- 
suto fibroso  ò  più  sviluppato;  io  stesso  si  osserva  per  lei  papille«  Le 


DXRM0-8IF1L0PATICA  7 

aridrl09  radiale  e  cabftale,  6  i  nervi  delPaTambraecìo  sono  normali,  la 
aoa  parola  noti  esiate  cbè  àaa  lesione  speciale  del  tessnto  connettlTo 
del  derma,  ehe  disponendosi  a  fasci  semicircolari  e  retraendosi,  finisce 
per  strangolare  le  parti  molli  sottostanti  e  portare  degenerazfone  grassosa. 

E.  Beskier.  —  Vn  caso  d*  enudone  bollosa  dovuta  al  ioduro 
di  potassio.  —  Un  oaso  d'emxione  antracoido  dovuta  al  me* 
deaimo  agente.  (Annoi,  de  dermat.  et  de  sypK  pag.  168, 188^. 

Nel  1/  caso  T  Antore  racconta  la  storia  di  nna  donna  convalescente 
di  nna  eresipela  la  qnaleTa  presa,  senza  cansa  nota,  da  una  ernsione 
acuta  df  eritema  marginato,  poi  da  nna  flebite  della  safena  esterna 
dritta,  e  da  un  ingorgo  periarticolare  della  regione  tiblo-tarslca  dritta. 
Supponendo  resistenza  della  sifilide,  Besnier  prescrisse  iljodnro  di  po- 
tassio alla  dose  di  1  grammo  per  giorno.  Nelle  prime  24  ore  1*  eritema 
alimenta  considerevolmente ,  prodncendo  dappertutto ,  ove  esso  si  svi- 
luppa, dolori  insopportabili.  Portata  la  dose  del  Joduro  a  2  grammi, 
succede  nuova  estensiene  di  eritema,  cbe  diviene  bolloso  a  cblazte,  e 
si  ha  ta  produzione  di  bolle  numerose  anche  nei  punti  non  eritematosi. 
Sospeso  Tuso  del  rimedio  cessa  l^eritema  e  le  bolle  non  si  riproducono 
più.  Dopo  cinque  giorni  d'intervallo»  si  amministra  di  nuovo  I  grammo 
di  joduro,  ed  ecco  riproduzione  delle  bolle  e  deireritemo.  Nuovamente 
si  sospende  il  medicamento  e  si  ottiene  immediata  cessazione  del  fe- 
nomeni suddetti.  Otto  giorni  dopo,  il  malato  prende  10  ccntigrammi  di 
joduro  in  pozione  per  tre  giorni.  Nel  secondo  si  ha  la  ricomparsa  del- 
reriteina,  nel  terzo  ritornano  le  bolle  pemflgoldi.  Finalmente  sospen- 
sione del  Joduro,  guarigione  definitiva. 

Nel  2.*  caso  si  tratta  di  un  uomo  di  40  anni  circa,  affetto  da  una  de* 
siquaroazione  cutanea  palmare,  supposta  sifilitica,  e  assoggettato  airuso 
del  joduro  di  potassio  alla  dose  di  2  grammi  per  giorno.  Dopo  nna  set* 
timana  il  malato  vede  ricoprirsi  la  pelle  di  tumori,  di  grandezza  va- 
riabili^  che  hanno  Taspetto  di  foruncoli  antracoidi^  che  incisi  lasciano 
uscire  non  altro  che  sangue.  Questa  eruzione  produce  al  malato  bru- 
ciori tìtI,  ma  senza  Talterazlone  della  salute  generale.  La  sospensione 
del  medicamento  e  Tuso  del  gllcerolato  di  tannino  furono  sufficienti  a 
fare  scomparire  questa  eruzione  che  Besnier  riferisce  a  certe  eruzioni 
bromo-potassiche  osservate  negli  epilettici  saturati  di  bromuro  di  pe- 
tassiOk  (Vedi  su  quest'argomento  la  memoria  del  dott.  Celso  Pellizzari 
negli  €  Ann.  univ.  di  med.  »  CCLII,  425  e  CCLIII,  211). 

#  «  - 

Unna.  —  Exioliatio  areata  palmas  ìnanus  et  exfoUatlo  arcata 
linguae.  {Vierteljar.  fur  Derm.  u.  sypfu  pag.  293,  1882). 

Le  due  affezioni  descritte  In  questo  lavoro,  e  che  r  Autore  considera 
ambedue  d^  origine  neuropatica,  si  sviluppano  nello  strato  del  rivesti- 
mento epiteliale,  e  non  si  osservano  mai  negli  stessi  soggetti. 

1.^  Nella  mano  la  lesione  si  limita  alla  faccia  palmare  e  laterale  delle 


ìm,  mu  è  oàràitepiMAU  dulia  pr««*ìii«  «i  oortthl  «é84ti4ttMfl>  fhifHli 
imMto  w  p«s$o  H  oittqa»  à  4i6ei  p/N<i^  ew  fMMhli^Bi  r«f<»llHPÌ9  0OBI0 
tifltott  «A  Mo  ftàtApiiio^  0  léfgerflienla  .«fiNi<iiiMk  tè  ««A)liiiil#«6  è 

M«M  mi|H'fl^^^  ^  ^^}«  *  >»«<l^  ^M  i«p«rOet0  # pi4omioA  lugg^nft^pté 
rosee.  Soirenté  la  regolarità  dei  margini  eparisoe  per  eonfloonta  dei  pio  • 
eoli  eeiiiL  Qneeta  afesieee  noli  <à  prarMo  e  ga^rieee  rapMameoM  eoi* 
i^oiòlt  nna  panata  ioifof ola. 

2.^  Vaiieiofié  delia  ibgaa  é  conoleiota  ancora  ceì  noiie  di  IAmm 
gèùt^èifeai  niiélia  iteeea|elie  Oaepary  ha  deeorìtto  eotto  il  nome  di  oMiii> 
4e  <K  bmma  naiura,  e  il  Parrot  sotto  quello  «  di  H/UW  é$$iiHima*' 
Hpa  iMià  UHfuà.  ta  ^eeorlcioiie  data  dair  Autore  riprpdeeé  quella  del 
djufi^t  e^lv*  pieeote  dirergense  di  dettagiio. 

Vtiféfiiatióne  aréaia  della  liagoa  è  earatterissata  da  ^hiaue  pie  e 
meào  grandi  di  eolorito  bianeo-aryenteo,  con  depreiisione  tfentrale^  do* 
rota  ad  eitògliazione  parziale  delPepitelio  nel  centro ,  e  ad  aaa  protife* 
rasiooo  più  atUra  dt  eeio  alla  paritaria;  eiee  tieii  creseono  «ai  e^ofi»- 
iticamnnilé^  tna  lo  dai  loro  ioUlo  àTerebbero  la  loro  sede  ed  eateo- 
eioxie  4oflnKttà« 

ia  qaante  alla  aainra  di  questa  ttialattla,  Dona  la  farebbe  rientrare 
fra  le  Heu^^rmtftoai  ociel^c/^  deli' Anapits.  Bgli  la  cdosidera  eome 
dof  età  ad  ubo  jlpasmo  transitorio,  ma  ripeténiesii  delle  arteriòle  della  Un* 
gna  i  epaimo  oHa  Tiene  aecomfagnato  da  traiudasioae  di  liquido ,  e  da 
una  tomeflisioBe  acuta  deirepltelio,  oon  eifogliatione  eoeseeotlTa  dello 
sirato  corneo  di  esso. 

y  Àatorè  dà  in  seguito  quidche  epiegaeione  relatira  al  diagnestieo 
difiérenslale  con  te  afie^  con  la  ìmMpkntin^  e  con  le  uloeri  oatarrali 
della  lingna.  Ma»  dal  punto  di  tista  torapentioo,  A  mene  pessimietà  di 
Gaaparjr*  A  suo  arriso  ^  si  otterrebbero  rapidamente  buoni  effetti  dal 
trattamento  solforoso.  La  formola  elisegli  eonsiglia  A  la  seguente: 

Aerila  solforósa }  ^^.  iaa 

Acqtia  di  ìneùta .      f  »»  »00 

Fióri  di  aòlfb   « 


f  ana  100 


ftiréppo  semplice 

Qòmida  àiraitattlè   •••....         2 

Il  malato  tra  0  quattro  volte  al  giorao  dovrà  nettarsi  eoa  questo  li- 
t|nld%  e  temerlo  In  bocca  per  cinque  minuti. 

tu  Ì)B  Luca»  ^  SuUn  ^Inntoma  à  grosni  nodi.  (  Giornale  delie 
nmta$(tf  eenerfe  e  HfiUÌMhe.  Fase.  III^  I88!^« 

Premesse  alcune  geaeéilità  sul  àoti  iantomatlel,  \^  Autore  aspoae  un 
caso  di  xiMMla  a  grossi  nodi  t  esserraio  sn  di  nti  uomo  di  25  anni  e 
che  datava  da  cinque  anni.  I  tumorettl  avevano  sede  sulle  coscia  e  eoi 
torace  ed  erano  accompagnati  da  vive  dolore.  U^  eiiame  microsepplco 
de'nMI)  asportati  coi  il  ce|tdnd«  fli  ritolto  prlacipÉini^ute  à  stallarne  lo 


Bt^(p.d|i  Yf|pi|^t«rtaii.  Qo^iti  fi  moatravan»  dUtUtti  oaa  «arati  Ingros* 
s%U  per  ù  prolifara^^aa  df Uà  oaUola  embriQDall  dalla  iwilabe,  maaMmé 
4aU*af)a9taUQ«  Ifai  punti,  ava  il  proeasia  ara  pia  antica  Jl  lama  da^^aai 
èra  quatli  dai  taitp  obliterato  »  d' oada  4itti  di  daganaroaloita  adipoia« 
dalllatoroo  da*T|iai  al(a  i^rlfaria.  Rla^orbitosi  tt  fraafo>  tt  suo  poata 
tiene  Decapato  a  nmio  a  migiada  taioato  OfinaatUvo  di  patfOirniaiiona»  il 
quale  poi»  diventando  compatto  a  fibroso»  ^roisa»  compflma^alrollsta  i 
bervVi.tatto  clbi^  dà  fina  apifg^iciwi  dei  faaamaal  dolariSelf  aha  tA  os- 

«ervavanò  in  questo  ed  in  altri  eonsimlU  easii.Kio  tlandola  eadoriltoa 
p^tecip^rabbaiTQ  ai  p^?oeo«io« 

V  ^Dtore  ,4&  tarmino  al  «no  laTora  aocaofiaado  la  divarse  opialaat 
messe  innansi  per  epiegaro  la  pmseqza  del  fraMo  aai  aaatro  dai  nodi 
di  xantoma»  iipiagaxioDat  aba  4  facile  a  cbiara  dopo  V  aaaliei  mioroeoo- 
plo^.  desarit^tm       . 

Pron^uiiB  9<n#l^  Mpo  XXV^  N«  M^  1888)^ 

i/  Antoro  dopo  arerà  aoaennato  al  larari  aateeedentl  di  Wilks »  Wil- 
son» Svisai,  ,Dayorila»  BiUi»-  TUbary  Faa,  Kapaol»  Bngol»  Boser»  Teenne, 
ì(orl«i  Smitbf  HoggaB^  XhihrfiiA  litiane  obe  la  meoòaHeHu  dairHabert» 
1*  e;0O(!omoof)e  de),  Qombariiiit  •  H  P^  cott  éoppiio  nodo  del  fiulkiel  ; 
BoUa  abbiano  cba  fara.eolia  atrofia  dal  palo»  eobela  trieor$9H iwdoèa 
non  a^  putUQ  di  on'gim  mi9$ii^»^ 

tale  ààierto  rione  appoggiato  dall' Autore  sopra  òlnqtta  oasi  di  tri- 
corèji^i  podosa  ofaecrati  in  oinqaa  persona  non  dalla  stessa  costitu- 
zlQoo^.  mtL  totte  con  l(k  otasia  cura  pav  la  uetteieat  il  1.*  è  prafes- 
spre  |;innii^3iaie  ed  ha  anai  trenta;  li  A-  ò  madieok  d'antri  irentadue; 
il  3»f  ji  eommercianteideiratà  di  aaai  troatadoes  il  4^  è  atadeate  di 
medicina  o  della  stessa  età  del  tarso  i  II  6v"  h  medieo  di  anni  trentadue. 

L*  Autore  afferma  cbe  la  nettessa  a#n  basta  a  prerenire  il  morbo»  cbò 
può  iniziarsi  e  progredirà  sens^a  malatti#r eludendo  rattensiead  del  pa- 
sientt»  anche  ao  medici.  Qll  indlrMai  attaoeatl  dalia  malattia  erano  tutti 
gioTani.  a  in  tutti  si  ebbe  a  manifestare  eoa  dlrersa  t^pMità  a  seconda 
anebe  della  dirarsa  resistensa  dei  pali» 

Esame  fMco  M  péik  -«»  Oseerrando  i  peli  dalla  barba  o  del  mu- 
stf^ceU  f^iq^afiraao  essi  meoso  bruaiati;  ma  implegaado  maggiore  at- 
tenzione si  scorga  eho  queata  aspetta  prarielie  dalla  presensa  di  taluni 
minuti  ingrossamenti  o  nodi  bianeo-glallognoli  distribuiti  lunghesso  lo 
Stalo  4oi  poli  V  Autore  oair^sama  de*  peU  ha  troruta  di  solito  più  di 
un  nodo  per  pelo:  pia  spesso  quattro»  poi  tra  a  dùei  raria  reità  satte 
a  nore.  pjBsecra  però  tb^  U  anmeno  del  nodi  non  iste  in  rapportò  eolla 
lunghezza  del  pefy  difa^M  trofbi..«aa  mtdia.di  dna  in  soggetto  con  peli 
Ibnghi  in  medjA  40  apiilj^im^tsir  la  madia  inrisee  di  ciaqde  in  persona  eoa 
p«Ìi  lunghliA  mq%>2È  ipUlimotcl^.ln  quanValtimo  soggètto  peli  di  40 
ipiiiimctri  teppxMtp!  Ilo  aoìo  .p^0|4iltri.  di  ao  a  tt  a  bseno  anoora»  sotte 


10  KIViaTA 

a  nove.  In  uà  gruppo  di  peli  malati  i  più  giovani  fiono  con  un  numero 
di  nodi  maggiore  dei  più  vecchi.  L' Autore  oMerva  elie  i  nodi  in  un  pelo 
non  sono  dUpostl  ad  uguali  distanze  tra  di  loro,  nò  si  trovano  uguali 
gli  itttemodi  in  peli  di  uno  stesso  sito  ed  ugualmente  lunghi,  e  che  non 
sempre  i  detti  nodi  risiedono  nel  ter^o  del  pelo  verso  la  pnnta  ^  terzo 
esterno  —  (Kohn)  ma  che  solamente  preferiscono  questa  parte. 
'  Su  170  nodi  r  Autore  ne  ha  contati  98  al  terzo  esterno,  67  al  medio, 
5  airintemo.  In  un  pelo  con  8  nodi  ne  ha  registrali  3  al  terzo  bulbare, 
4  al  medio,  e  l  airesterno. 

Secondo  il  suo  avviso  le  proporzioni  rimarrebbero  modificate  a  van*** 
taggio  dei  due  terzi,  medio  e  huHmre.  Lo  seidsnre  che  partivano  dai 
nodi  furono  notate  nel  cinque  per  cento  dei  peli.  In  una  trentina  di 
peli  canuti,  strappati  dai  punti  più  infetti,  non  furono  trovati  nodi  lun- 
ghesso lo  stelo,  ma  solo  raramente  qualche  Ingrossamento  sfibrato  della 
punta. 

Osaervazione  micro9copiea  dei  peK  <«- Dopo  questa  minuta  descri- 
zione dei  caratteri  fisici  dei  pelr  malati  di  tridoressf,  1*  Autore  si  ferma 
brevemente  sopra  i  risultati  microscopici  ottenuti  dall'esame  di  essi. 

11  pelo  si  presenta  normale  in  una  parte  del  suo  ambito ,  nell'  altra  si 
hanno  fibre  deviate,  spezzate,  quelle  di  sopra  incrociate  con  quelle  di 
sotto;  il  midollo  più  o  meno  rarefatto  distrutto  dal  lato  della  rottura 
delia  corteccia,  od  in  tutta  la  sua  grossezza  per  una  zona  ristretta,  e  net 
suo  posto  spazii  a  fessure  o  rotondeggianti,  concedenti  passaggio  alla 
luce  :  in  genere  Talterazione  midollare  sembra  fosse  più  estesa  nei  pri- 
mordi, di  quella  corticale.  A  nodo  completo  11  pelo  lascia  vedere  una 
tomescenza  fusiforme  costituita  dagli  elementi  cellulari  delia  corteccia 
raccolti  in  colonne,  in  fibre  spossate  diflforenti  per  lunghezza  a  ft*astaglf, 
che  variamente  si  incrociano,  offerendo  nel  loro  assieme  1*  immagine 
di  due  pennelli,  dove  lo  setole  deirnno  fossero  penetrate  in  quelle  del- 
Taltro»  La  sostanza  midollare  costantemente  è  interrotta  in  corrispoh- 
denza  al  massimo  diametro  del  nodo.  L'Autore  aflérma  di  non  avere 
incontrato  tanto  frequente  Tatrofia  dei  bulbi,  e,  se  esistente,  molto  leg- 
giera; grinternodi  poi,  sovente  normali  per  nutrizione.  Con  ingrandi- 
mento da  400  a  800  diametri,  talvolta  con  la  lente  ad  immersione,  rAu« 
tore  riusci  a  rilevare  (  forse  in  6  peli  sopra  100  )  rari  micrococcht  o 
batteri^  ed  anche  questi  sempre  neilo  spessore  dei  nodi,  talora  neppure* 
vicino,  ma  più  sovente  sulla  corteccia.  Mai  conidH  tiè  miceìif.  Come  lo 
Sohwimmer,  trovò  ancora  del  corpi  molto  lucenti,  e  simulanti  dei  co« 
nidiif  ma  che  secondo  il  suo  avviso,  e  quello  del  prof.  Penzig  devono' 
ritenersi  come  cristalli,  probabilmente  spettanti  al  sistema  cuhito. 

Dair  esame  microscopico  1*  Autore  é  condotto  a  ritenere  che  1  nodi 
della  tricoressi  non  siano  che,  l'espressIOBe'di  "dlitrofie  di  grado  vario, 
successive  con  intervalli  di  tempo  diverse^  o  iA  altri  termini,  che  la' 
iniziale  alterazione  del  midollo  del  pelo  destinato  ad  ammalare  di  tri- 
coressi provenga  da  alterazioni  passeggiare,  rlpetentlsl  4«a  e  là  con  vi^ 


D5RM0-81FIL0PATICA  1 1 

cenda  varia,,  della  papilla  del  pelo  stesso.  L'Autore  però  non  sa  se 
quello  ^sviluppo  di  gas  in  seno  al  midollo  volato  dal  Beigel  sia  la  vera 
e  prima  lesione  clie  si  effettua  :  ma  crede  cbe  il  modo  di  procedere  del 
morbo  nel  midollo,  il  modo  di  gonfiarsi  e  rompersi  del  rivestimento 
corticale  diano  molta  importanza  a  quella  aopposidone.  Chiude  il  suo 
lavoro  con  alcune  brevi  eonsideraslonl  sulla  diagnosi  e  sulla  cura  della 
tricoressi. 

P.  GiBBR.  —  La  baotórie  du  pemphlgns.  {it  Batierio  dèi  pem- 
figo)^  Bioerche  sulla  ettologia  della  febbre  pemfigotde.  In  :  Annàie^  des 
dermat  et  de  syphilU*  psg.  101,  1889. 

LVAutore  avrebbe  trovato  nel  pemfigo  acuto  un  batierio  cobìììììììo 
nello  stato  adulto  da  una  serie  di  articoli  disposti  a  coronclncy  da  due 
millesimi  a  un  mezzo  millesimo  di  millimetro  di  larghezza  sopra  una 
lunghezza  da  4  a  40  millesimi  di  millimetro.  Esso  forma  delle  catenelle 
di  due  a  venti  articoli  rotondi,  che  si  confondono  nel  loro  punti  di  con« 
tatto.  Questo  batterlo,  ò  dotato  di  una  mobilità  assai  grande,  e  allo  stato 
giovane,  esso  si  presenta  costituito  da  piccole  granulazioni  rotonde  » 
isolate  0  a  gruppi,  tanto  senea  ordine,  quanto  in  zooglee.  Questo  batterio 
si  trova-  in  abbondanza  nel  liquido  delle  bolle  fresche  e  nelle  urine  ;  ma 
r  Autore  non  ha  potuto  costatarlo  nel  sangue.  Esso  è  suscettibile  di 
riprodoztone  mercè  coltura  in  adatto  liquido  e  particolarmente  nel  brodo 
di  pollo.  Gli  innesti  &tti  eolle  ipjezioni  sottocutanee  del  liquido^  delle 
bolle  in  diversi  animali  (ooniglio,  cane)  non  produssero  disturbo  alcuno. 

CoRNiL.  — -  Nota  stdla  sede  del  batteri  nella  Lepra ,  e  sulle 
lesioni  degli  organi  in  questa  malattia*  (Union  medicale^  25,  27 
dicembre  1B82).  ^ 

Con  questo  scritto  V  Autore  conferma  gli  studi!  micologici  dell*  Han- 
sen  e  Neisser.  Egli  ha  trovato  i  batteri  di  dimensione  variabile  a 
seconda  della  loro  sede  ;  nelle  grosse  cellule  dei  tubercoli  leprosi  essi 
sono  iHOOoli  assai  numerosi  e  disposti  a  fascettl:  invece  sono  ben  più 
voluminosi  negli  altri  organi  ove  essi  possono  svilupparsi  a  loro  beira- 
gio.  Nei  tubali  del  testicolo  i  batteri  misurano  da  IO  a  15  (i.;  e  allora 
presentano  nel  loro  interno  dei  piccoli  vacuoli  refirangepti,  ovvero  delle 
spore  rotonde-  fortemente  colorate.  Nel  tessuto  fibroso  e  dentro  le  la- 
melle e  fibre  della  sclerotica,  del  nevrilemma,  o  del  tessuto  cellulare 
profondo  del  derma  i  batteri  si  dispongono  in  filamenti  articolati ,  ret- 
tilinei o  flessuosi  luoghi  da  40  a  120  (x. 

Nei  tubercoli  cutanei  deU^  orecchio  i  batteri  riempiono  le  grosse  cel« 
lule  leprcsee  gUspaei  tra  le. fibre  del  tessuto  congiuntivo:  i  capillari 
sono  riempiti  da  ^animoesi' di  ,i^ore  libere  die  ne  ohiudono  II  lume  va- 
saio :  i  vasi  sanguigni  più  voluminosi  presentano  un  ispessimento  no- 
tevole delle  pareti,' una  vera  endo^arterite  proliferante;  le  pareti  sono 
infiltrate  di  batteri.*  .   ^  .  - 


12  RIVISTA 

Nella  cornea  e  nella  sderotlea  m  trovate  moltì  batMièiài  o^ilel  gttìBéì 
filamenti  arlieolfttf.  Un  moncone  di  nervo  enMale  sÉoeira  nn'  iepésel* 
mento  consideratole  dd  tesento  cellulare  perifsrieo  a  del  aavrtlaaiaia^ 
la  maggior  parte  del  fasci  dei  tobi  nenrMl  edao  rfeiafilti  ii  Ha  tesMla 
fibroso  e  infiltrati  di  batteri.  In  va  ganglio  linratfeo»  I  vasi  luuiao  In 
parte  patito  la  degenerasione  amiloide  x  il  tessale  vaUeolai»  è  4f Tettalo 
completamente  fibroso.  Nd  fegato,  che  ha  avdto  una  degeaamatone 
amiloide,  e  nn  principio  di  cirrosi ,  i  batteri  oceopano  il  tessnto  con- 
giunti yo  di  naoTa  formasievi  a  gli  spa4  nNMimi  ^1m  nspstano^  le  esl- 
Inle  epalicbe  :  queste  medesime  eéatengono  ploeelissióil  taaailMi  Nel  te« 
sticolo  i  canalicoli  seminiferi  sono  infiltriti  M  baUdstb 

In  una  parola  1  tessati  sono  talmente  riempiti  da  mierorganisttity  e 
talmente  modificati,  cii*d  diffleiie  secondo  l'atYiso  d^'Aut^re^  delét 
minare  con  quale  orgaao  si  ha  a  fori. 

L' Aotore  chiude  il  sao  laroro  dlTÌdendd  in  due  Seria  le  lesioni  li» 
prose* 

l.*  I  tobercoli  e  gli  iaflltramentl  iepii^si  sonb  darattéHnali  da  graadi 
cellule  in  gran  numero  riempite  da  fihi  bastoneblli  ;  In  Im  ergano  ehs 
possiede  delle  iaTit&,  come  i  testicoli,  i  batteri  direalana  enormi  ;  in 
questi  tetsuti  la  cireolatione  è  poco  aftitay  e  i  capillari  Sono  Hpleal  di 
infarti  batteHci. 

Z^  Nella  massima  parte  dei  tessati  fibrosi  1  batteri  posseggono  laa^ 
gbi  filamenti  negli  interstisi  delle  fibre  )  le  celiali  Issa  del  tisimto  sono 
poeo  alterate^  ma  soTcnte  terminano  con  nna  eelerasi  degli  eletneali 
fibrosi. 

E.  YiPAL.  ^  Du  pityrUildB  trireiBd  «C  uìBtffiaé.  DaÉtn^Uon  éa 
Bon  inycoderme,  le  miorosporon  anomo^on,  (ÌUoroa^ron  Di* 
spar).  (Delia  PiHriasi  eircinaia  e  marginata^  DuerUione  dH  ftco  mù 
coderma^  il  Microeporon  anomoeon  (Mierosporoi  Dliipar);  In:  AnnaL 
de  dermae^  et  de  typhiU  pag.  2k,  188?. 

Un'altra  dermatosi  entrata  Oggi  nella  classe  delle  parassitarie  è  la 
piUriasi  xsircintOa  o  marginala  la  quale,  merci  gli  studi  del  Vidal  fo 
riconosciuta  essere  prodotta  dà  nn  fango  denominato  dal  ine  scdpri' 
tore^  ndcroeporen  dispar.  Questa  erusione  si  manifesta  eon  maeehie 
rosee  alquanto  sollerate  dal  liTclto  della  pelle ,  acoompagtti^  da  de» 
squammazione  forforacea.  Queste  macchie  irregolamtente  distribuite 
cominciano  ordinariamente  sul  tronco  i  pia  rammenta  salle  bréeeia  e 
sulle  coscie.  Il  loro  accrescimento  è  lento,  e  liilpfégano  qdalelM  mese  prima 
di  giungere  alle  dimensioni  di  un  pezso  da  un  firanco.  Oneste  macchie 
prescelgono  certe  regioni  (ano  e  ascella),  ieonfiniseono  in  ehiaaie  pia 
o  meno  grandi,  che  assumotio  la  forma  leggirmente  margkmkL  QaeHa 
che  restano  isolate  guariscono  nel  centro^  mentre  si  estendono  nei  laro 
bordi  prendendo  la  forma  eirdnaia.  Quando  la  matatlia  ha  side  iella 
regione  inguinale  e  ascellare,  essa  pub  confondersi  con  una  irartetè  di 


DERMO^SilItOPATICA  l8 

èMtQ9.  UalhilaQ*  »}  f^  aite  manea  qaaai  sempre  di  slalom  i  eogget- 
Uit  L«f  iiaraiA  maailma  jklU  malattia  varia  da  tre  a  quattro,  e  fino  a 
«tw|iia:  vimi»  Qaiiar%|ai«jit#  va  confata  eoa  la  pitiriasi  rosea  di  cui  pre- 
lenta  il  colore  e  la  desquammazione  forforacea,  ma  se  ne  dislingae  per 
la  mancansa  delia  eimmetrìa*  per  Taspetto  irregolarci  per  la  comparsa 
inw  ittnUi  qaaUmq^e  4rt  ampfie,  e  pan  la  ana  Itiaga  durata. 

Vldal  te  Mtarfiato  questa  malattia  i&  toffetti  di^i  6  at  86  anni,  e  pie 
di  ^quanta  nella  4<inn0.  Non  d  t^eq  nota  la  cantagioaltà  di  qaesta  af« 
Aelonai  Vaiurtmftiitft  4Hiioeiilaaiooe  non  è  ancora  riuscito. 

SuariàUmi  M  pamnHa^  ^  lì  parapita  è  neteTole  per  la  sua  estrei* 
ma  piecolesza.  Baamiimido  0011*00*  a  immewiona,  N.  10  Hartnack,  la 
c^lLaili  •pitaUiU  iHNoliiata  sopra  la  ohiaaae  di  nna  pitiriasi  circinata,  si 
iiÌMnitra»o  Asilla  spara  rotonde  aventi  in  media  na  millesimo  di  mlN 
limetro;  molta  «odo  anche  pia  pieeole.  Le  più  grosse,  ma  in  minore 
nnmero^  possono  .arrivare  ei^cei^^nalmente  a  2  a  S  millasimi  di  milli 
mttro.  Óltre  questa  estrema  piccolezza ,  e  questa  ineguagiianza  delle 
aptre  (miorat^oron  fmtwtmon  o  ài9par\  questo  miooderma  si  distingue 
per  la  disposlaioae  delle  epora  in  cerchio  attorno  alle  cellule  epiteliali  i 
per  la  rarità,  rauenia,  o  almeno  Testrama  rarità  di  un  micelio. 

Questo  iMirassita  el  rinviene. negli  strati>uperficiali  e  particolarmente 
nei  madii  dell'epidermide  ;  esso  però  può  invadere  l'orifleio  dei  follicoli 
piliferi  i  Armmre  alla  base  del  pelo  una  guaina  bianca  costituita  di  epi'^ 
telio  e  di  spore  ;  ma  il  pelo  resta  inalterato  e  il  suo  follicolo  non  s*in« 
AammUé  Noi  peli  strappati  le  spore  del  parassita  non  si  trovanq  nella 
porzione  radicale  se  non  in  vicinanza  dell*orifloio. 

Tale  adesione  A  senza  alcuna  gravezza  i  essa  viene  a  guarigione  mereà 
bagai  solfovosi,  e  con  gli  antiparassitari  (torbÌt|i,  calomelano,  preclpi* 
tgto)  adoperati  satto  fbrma  di  pomata. 

▲«  Hass,  «^  Idantitat  toh  Herpaa  tonsrovana,  und  Pltyviaala 
oirainata  ?  (Xdtntiià  d§lV  Erpete  éonsuranfe^  #  delia  pitiiHaH  eiroi* 
fiatai).  In:  JerKa.  kUn.  WotkemehK  N.  17,  pag.  250,  84  avril  1889. 

Li*  Autore  |ia  osservato  in  un  piccolo  cane  bianco,  cbe  possedeva  da 
7  anaif  nna  abiazsa  priva  di  peli,  e  arrossata,  la  quale  si  estendeva  di 
giorqo  in  giorao.  llereè  i'applicasieae  di  nna  pomata  con  sublimato  Ai- 
raao  arrestati  i  progressi  di  questa  macchia.  Poco  appresso  però  V  Au- 
toro  dice  di  avara  risentito  un  vivo  prudwe  nella  nuca,  e  la  stesso  fé* 
nameaa  provò  qualche  giorno  dopo  sua  moglie.  Nella  sede  del  pro« 
rito  si  sviluppa  nna  maoehia  rossa  rotondeggiante  che  si  estende  peri« 
feriaamaata  mentre  impallidisce  nel  centro.  Ma  non  basta  s  un  dglio 
di  lui  (uà  aeeoato  di  li  giorni)  fu  preso  delle  stesse  chiazze  erpeti* 
chef  il  bambino  tra^o^tte  la  malattia  alla  nutriee  e  poi  alla  ma«> 
dre,  nella  quale  rafteziooe  si  mostra  sul  dorso  della  mano.  L'Au- 
tore afltorma  che  tale  malattia. aon  ebbe  gravi  conseguenze  e  merco 
Vusa. delia  pomata  al  sublimata  fu  arrestata  in  tutti  ad  eooezione  della 


W  RIVISTA 

xnitdffa,  ia  oui  raaianiB  del  détto  rimedio  non  bastò  ad  impedire  resten- 
dersi dell'eruzione  neiravambraccio,  tanto  che  fu  obbligato  a  rloorrére 
all'aiHOlicazione  di  compresse  al  clorato  di  potassa,  da  cui  ottónno  la 
guarigione. 

D.  Majogchi*  —  Esperimenti  fisio-patologici  coli'  olio  di  Grò- 
tontiltam  neU'  Erpete  tonsurante.  {BuU.  della  R.  Accademia  me- 
dica di  Eoma.  Anno  Vili,  Fase.  7,  pag.  190.  Seduta  del  22  ott.  1882). 

Con  queste  ricerche  sperimentali  I*  Autore  ha  voluto  studiare  le  con- 
disioni  ebe  possono  favorire  il  passaggio  deirerpete  tonsurante  in  Ke- 
rion  e  se  questo,  senza  passare  per  altre  forme  di  micosi  tonsurante 
possa  trasmettersi  direttamente.  Alcuni  fatti  accidentali  osservati  nei- 
r  ospedale  di  S.  Gallicano  di  Roma,  dove  de*  fanciulli  affetti  da  erpete 
tonsurante  ebbero  a  presentare  lo  sviluppo  del  Kerion  per  Tuso  dei  sa- 
pone verde,  suggerivano  ali*  Autore  V  idea  teoretica  suaccennata. 

Dice  di  avere  allora  assoggettato  divet^si  fanciulli  ammalati  di  erpete 
tonsurante  alle  frizioni  con  olio  di  croton  o  assoluto  o  mescolato,  a  parti 
uguali,  coir  olio  d'amandorle  dolci.  La  stessa  cui*a  venne  usata  dal 
prof.  Scbiiliag  primario  deir ospedale  S.  Gallicano:  ma  da  quest'ul- 
timo una  soia  volta  su  quindici  casi  si  notò  lo  sviluppo  del  Kerion  con 
tutti  i  suoi  caratteri,  mentre  pel  restante  si  ebbero  semplici  forme  di 
dormiti.  A  studiare  il  perchò  di  questa  povertà  di  risaltati,  egli  allora 
voUe  istituire  una  seconda  serie  di  esperienze. 

Già  per  molte  ricerche  microscopiche  fatte  sulla  cute  del  Kerion  sui 
capelli  divelti  deirerpete  tonsurante  e  sulle  squame  epidermiche  l*  Au- 
tore era  d'avviso,  che  il  meccanismo  d'introduzione  del  fungo  nel  fol- 
licolo fosse  dovuto  alla  forma  miceUale  del  tricoflto,  vale  a  dire,  alla 
proliferazione  continua  e  progressiva  de'  stioi  filamenti  i/id,  ì  quali, 
infiltrandosi  o  meglio  spingendosi  meccanicamente  innanzi,  col  loro  mol- 
tiplicarsi -nel  fondo  del  follicolo  darebbero^  luogo  ad  uno  stato  infiam- 
matorio essudativo  di  esso.  Partendo  perciò  dai  concetto,  cbe  la  forma 
conidica  del  fungo  non  ò  favorevole  allo  sviluppo  del  Kerion,  ma  beasi 
la  forma  miceliale,  volle  in  ogni  caso  accertarsi,  che  il  fungo  era  per- 
venuto allo  sviluppo  miceliale,  prima  di  venire  con  speranza  di  risul- 
tato alla  applicazione  deirolio  di  croton.  Accertata  finalmente  la  pre- 
senza del  fungo  neWa  formio  miceliale  in  due  fanciulli  affetti  da  erpete 
tonsurante,  con  leggiere  frizioni  di  olio  di  croton  ottenne  ben  presto  il 
Kerion  :  ia  un  terzo  caso  invece,  in  cui  si  osservò  il  fungo  sotto  forma 
conidica  senza  la  presenza  di  filamenti  ben  definiti,  il  risultato  fu  ne- 
gativo. Da  questi  fatti  l*  Autore  ò  indotto  a  concludere  ;  e  che  la  fase 
evolutiva  miceliale  del  fungo  neirerpete  tonsurante  ha  una  grande  in- 
fluenza sullo  sviluppo  del  Kerion  o  in  altri  termini,  il  Kerion  è  il  pro- 
dotto della  forma  miceliale.  » 

L'Autore  quindi. espone  dettagliatamentelnn  importantissimo  e^  raro 
caso  di  Kerion  del  dorso  della  mano  sviluppatosit  in -seguito  ali*  erpete 


DEUCO-fllFILQPATICA  15 

droinnaio,  ìli  un  indlTldao  molto  peloso  e  die  a?ef  »  fillio  qaetidi&Ae 
firizioni  di  uBa  pomata  solforosa. 

Dai  complesso  de'  risaltati  sperimentali  e  daUe  oeserTainni  eUaieke, 
r  Autore  si  crede  autorlszato  a  &re  le  eegaeati  ooneiiisionl  : 

1/  L'erpete  tonsimmte  può  sabire  lo  stadio  ulteriore  di  Kerìon  mercè 
ima  irritazione  o  acddentale  o  proTooata  «olla  onte  da  esso  aiirtta. 

2.*  La  condizione  neeessaria  per  tale  metamorfosi  sarebbe  io  anluppo 
wieeliàle  del  fango,  mentre  lo  stimolo  non  farebbe  che  da  eaaaa  occa- 
sionale. 

8.«  Se  il  Kerìon  ò  il  prodotto  della  forma  miceiiaie  dai  fiugo  e  se 
questa  rappresenta  nna  fase  più  perfetta  e  più  tardiva  di  STiiappo  dei 
medesimo  ne  consegue  necessariamente  che  il  Kerion  debba  essere  pie- 
eedoto  da  un^altra  forma  di  micosi  relativa  allo  stadio  di  sviloppo  in 
col  trovasi  il  fungo. 

E  qui  l' Autore  fa  notare  Terrore  di  quelli,  cbe  hanno  negato  la  eoa- 
tagiosità  del  Kerion  per  i  risultati  negativi  dell*  innesto  de'  eapeili  di 
questo  ;  ciò  è  contrario  alla  osservazione  clinica,  al  fstto  micologico  e  ai- 
l'esperimento  fiBiopatologico.  Ond'egli  pone  quest'altra  eoncUisione : 
€  il  Kerion  non  si  trasmette  come  Kerion,  ma  sotto  la  fórma  della  mi- 
cosi tonsurante  >. 

H.  BucBi^Ea.  —  Kiitiaohe  Bemerknngeii  sor  Aeillologle  dar 
Area  Gelai  (OstenMuiatd  critiche  suW  eUoioffia  delVArea  CeUiU  la  : 
Areh.  YircJiow,  pag.  S27,  i878. 

L*  Autore  passa  in.  rassegna  critica  le  divene  teorie  dominanti  sulla 
patogenesi  deli'  Area  CeUi,  e  si  forma  soprattutto  a  confutare  la  tao* 
ria  neuroirofiea  e  la  teoria  paroMMitaria  del  Grubry. 

Non  accetta  la  prima  porcile  mancante  di  esperimenti  appositi ,  e  di 
rioerche  isto-patologiche  sulle  alterazioni  dei  nervi  neil'  area  ;  ricusa  la 
seconda  perchò  basata  anlia  seoperta  causale  di  un  fungo  di  mnflia  nei 
capélli,  (Microeporon  Audouini). 

V  Autore  osserva  che  non  pub  trattarsi  nell'  Area  Celai  di  aa  fungo 
di  multa,  poichò  sarebbe  esso  stato  trovato  costantemente  dai  diversi 
ricercatori,  grazie  alla  sua  grandezza  relativamente  eccezionale.  Per  ri- 
solvere in  qualche  modo  la  questione,  se  esistono  in  qualche  parte  dei 
capello  minimi  organismi  come  causa  di  disturbi  nutritivi,  occorre  l'e- 
same dei  fui  tsgli  di  cute.  Sorprende  invece  «  dice  l'Autore,  come  un 
solo  ricercatore,  il  Yagenen,  abbia  avuto  l'opportunità  di  esaadnare  un 
pezzo  di  cute  coi  capelli  in  eiiu.  Ma  intanto  la  critica  viene  resa  dif- 
fldle  perchò  gli  autori  non  dicono  m  quale  stadio  della  malattia  eea- 
minarono  ii  loro  materiale» 

Passa  quindi  T  Antere  a.  dire  la  propria  opinione  sulla  patogenesi  del- 
VÀreOf  e  dichiara,  ma  con  qualche  riserva,  che  aach*  Egli  pende  verso 
la  teoria  parassitaria,  niai  però  non  nel  senso  del  Oraby*  L'Aotom  crede 
trattarsi  nell'Area  non  giù  di  un  fu^go  di  muffa,  ma  sibbene  di  una 


IS  ItlVIStA 

ferma  éì  sehltemteeto  bea  distrato,  da  lol  trovata  rij^tatamcnta  la  911 
caso  e  che  Naegeli  dichiara  di  noa  avere  ancora  Tèdoto  aoa  HllftiU 
téfma  Belle  molte  coltare  da  lai  fìitte,  Tale  microrganismo  oonaiite  4| 
un  granalo  di  appena  Oflòì  millim.  di  diametro,  brinante,  di  cfotOWi 
fortemente  delimitati  con  due  appendici  aottiliitime  e  brevi  $  forma  di 
filamenti  in  direzione  opposta.  Codesti  tanghi,  secondo  Tawleo  delp^- 
toro»  hanno  somigliante  rln)archevole  con  eerte  forme  deperito  del  Toago 
del  carboAchlo,  formante  spore  come  si  ottiene  con  la  coltura  ÌA  Ui)ui4i 
nutritivi  non  Idonei^ 

Dopo  di  avere  toccato  altre  particolarità  di  iedé  e  di  iMtfbtogia  del 
fango  V  Autore  viene  allo  seguenti  conclusioni  ; 

l.^  LMpotest  secondo  la  quale  IMunervatlone  Impedita  4el  nervi  tro- 
fici debba  produrre  la  caduta  del  capelli  in  un*  Area  Gelsi  hoa  è  Soste- 
nibile per  ragioni  anatomiche  e  fisiologlchef 

B>  La  splegaxione  c)ie  V  Area  Gelsi  venga  rioófidotta  4Uti  iiliirlttloa# 
diminuita»  e  al  crescere  minore  del  capelli  itofi  ò  afflitto  wk  8pl6|t- 
zlone,  ma  solo  una  parafrasi  dello  stato  di  fhtto  ritrovato. 

9.*  Oiostificata  teoreticamente,  sepondo  fattuale  oonoicefisa  dell*  Au- 
tore,  4  ^Ipotesi  del  fhnghi.  La  mancanza  finora  della  dimostratlohe  ntl- 
croscopica  non  distrugge  ripotesi,  poiohò  nelle  circostante  attuali  pie* 
coli  schizomiceti  unicellulari,  non  colonijtzati ,  possono  sottrarsi  ali*  os- 
servazione, dhiudci  dicendo,  che  eertezta  in  tale  questione  pqò  solo 
acquistarsi  mercd  ed  esperimenti  di  riproduzione^  0  eogli  inaestf* 

H.  BCHULTZE.  —  Dto  TheoiMen  ùber  die  ^irta  Cintai,  {ÙMm  liorte 
Mulf  Area  CelH).  In:  Atehiv.  Yirehùw^  1880;  Voi.  IO,  X,  pag.  109. 

È  un  lavoro  critico  e  sporlmentate  assai  accurato  intorno  alle  teorie 
dell'  Area  Gelsi.  L*  Autore  distingue  (come  già  avevano  Atto  altri  der- 
matologi) due  ferme  di  Area  Gelsi;  la  forma ^ener/tte,  e  la  eifùoscrttta. 
Fa  egli  notare  un  carattere  singolare  di  questa  malattia  che  si  riferisce 
alla  disposizione  simmetrica  delle  chiazze  alopeOiche.  Desorlve  asfft! 
dettagliatamente  le  alterazioni  istologiche  che  subiscono  t  capelli  e  le 
guaine  di  essi  nelF  Area  Gèlsi ,  e  si  ferma  a  dare  le  notlonl  relative 
al  eambio  aormale  dei  peli  e  alla  loro  perdita,  ofide  spiegare  in  qualche 
modo  la  natura  di  questa  malattia. 

L'Autore  aoeetta  col  Bftremsprung  la  teoria  neuro^fro/fe^t;  ma  non 
disprezza  la  teoria  parassiiétria  ;  anzi  rivolgendosi  al  Miohelson  lo  ritti* 
provera ,  dicendogli  ehe  egH  non  è  in  dritto  di  parlare  della  teoria 
mieòtiea  éUfinitivatHmiiB  messa  da  bandai  esistono  le  scopefte  Al 
Buebner  ed  Bichhorst  che  provano  Indubbiamente  la  presenza  di  fttnghi 
in  questa  malattia.  L'Autore  però  osserva  th»^  flh  qui,  Aono  troppo 
scarsi  1  fotti  in  appoggio  della  teoria  paraasttalFla. 

Troppo  lungo  sarebbe  segnire  V  Autore  nelle  stte  argomentazioni  eri- 
ttoke  e  nelle  sue  rieerohe  mlcroscoptche  sopm  queita  lAalattta.*  Stila- 
mente  ci  limitiamo  ^  s ieordare  qii  le  ttcéi'ehe  istologiche  *  fktte  1H1I-- 


DSRMO  SIFILOPATICA  17 

i^antoté  sofyra  sé  stesso  nella  (Ielle  deH*Area.  AtTerte  Eglf,  come  uq 
solò  ricereatore  il  VageBer ,  abbia  esaminato  finora  tin  pezzo  di  ente 
eseissà  dall'  Area  ;  Ina  il  Yàgener  non  trovò  alcana  alterazione  Irisibile 
né  Àelle  gaainé  deil  capello,  nò  nelle  glandolo  catanee. 

L* Autore  dice  di  arerò  fatto  Tesarne  mierosoopfeo  di  nn  piccolo 
lembo  di  ente  preso  alla  periferia  di  nna  chiazza  alopecica  recente  da 
òtli  ^gH  stesso  era  afitetto.  Il  pezzo  di  ente  escissa  comprendoTa  pare 
lo  strato  sottocutaneo  di  grasso.  Dopo  l*  induramento  del  pezzo  di  cute 
nell'acido  picrico,  ì  tagli  fatti  su  di  esso  mostrarono  nessuna  altera- 
zione spiccata,  airinfaori' di  tracciò  di  comlficazione  prematura? dei  ca** 
pelli.  L' Autore  però  si  tiene  assai  riseryato,  ed  avverte  che  Egli  fece 
Vesame'  di  un  pezi&o  di  cute  neirinizio  della  malattia,  e  ti  risultato-  ne- 
gativo non  giustifica  ulteriori  conclusioni. 

MA;roccHU  -*  Blcerohe  microflcopiche  sulla  pelle  deU'  Area 
Gelei  (  BoìletHno  della  M.  Accademia  medica,  pag.  200,  Anno  VIU, 
N.  7,  1882V 

ià  Autore  ha  istitnito  alcune  ricerche  microscopiche  sulla  pelle  del- 
r  Area  Gelsi  e  ne  fa  notare  V  importanza  che  esse  hanno  sulla  diagnosi 
di  questa  malattia,  da  alcuni  dermatologi  ritenuta  come  una  forma 
neuropatica. 

Bicorda  che  studi!  Istologici  sopra  tale  argomento  furono  intrapresi 
dal  Yagèner,  dallo  Schnltze,  dal  Malassez^  ma  senza  risultato  alcana  sotto 
il  rapporto  micologico.  Dice  che  le  sue  ricerche  microscopiche  fatte 
mila  peHe  dell'area,  presa  dal  cadavere  di  una  donna  morta  per  epi- 
telioma dell'  utero,  diedero  per  la  prtma  volta  una  dimostrazione  assai 
convincente  della  presenza  del  Mieroeporon  Audùuini  e  di  alcune  parti- 
colarità di  Sède  dei  medesimo.  I  tagli  della  pelle  dell'  Area  furono  trat- 
tati coUa  Bolazione  acquosa  di  Bruno  di  Msmarek  per  la  quale  le 
spore  del  fungo  prendono  un  bel  colore  giallo-arancio.  All'esame  mi- 
•CFOscopieo  si  scorge  il  fungo  che  ha  sede  negli  strati  .più  superficiali  delle 
cellule  epidermiche  e  mai  si  addentra  nel  reticolo  di  Malpighi.  Si  trova 
ancóra  raccolto  in  plcceli  gruppi  di  poche  spore  sullo  sbocco  del  folli- 
colo, ovvero  dentro  esso  rivestendone  le  pareti.  L'Autore  fa  notare  che 
In  alcune  preparazioni  si  scorgano  anche  le  gaaine  iùflltrate  dalle  spore 
4el  Mieroeporùn,  mentre  il  capello  ò  completamente  risparmiato  da 
^ease. 

Qualche  volta  non  solo  le  membrane,  ma  il  capello  stesso  è  invaso 
dal  fungo  che  a  guisa  di  guaina  tutto  intorno  lo  riveste,  mai  però  si 
tfideiitra  nella  sostaosa  éeì  capéllo  stesso. 

.  Os0eitv*ishe^neU*istitaive21^eMaie  diagaostico.poò  verificarsi  il  fatto  che, 
estraendo  un  eapelio^  ^eesto  <sia  ch^  esda  jnunite  dalle  sue  membrane 
ovvero  privo  di  ^s^  non  mestri  la  presenza  del  parassita  essendo  esso 
rimasto  aderente  alle  guaine  o  alle  pareti  del  fellicolo  ;  quindi  il  risul- 
taCo  eegativo  otleento  dairesame  microeoopicé  del  saie  capello  non  deve 

RittMim.  % 


18  KIVISTA 

auiorissare  il  clinico  ad  escludere  il  parassitismo  in  un  caso  di  Area 
Celsio  Bisogna  adunque  secondo  l'Autore  non  fidarsi  di  un  solo  esame 
del  papello»  ma  ripetere  molte  ricerche  su  di  esso  e  sopratutto  sulle 
squame  epidermiclia  prese  alla  periferia  della  chiazza  alopecica  |  nelle 
quali  Tosservazione  microscopica  riesce,  il  più  delle  volte,  a  constatare 
]a  presenza  del  fungo.  Finisce  col  dire  che  con  questi  suoi  reperti  mi- 
croscopici ha  voluto  mettere  in  suiravviso  il  clinico^  onde  non  si  pro- 
nunzi con  troppa  sicurezza  ^lla  natura  di  questa  forma  alopeolca. 

j  r 

2/  Parte  jiiflUtiGa. 

E.  Rasori.  -"  Sopra  una  complicazione  nozi  comune  della 
Blennorragia.  Lettura  fatta  alla  Sooietà  Lancisiana  di  Roma.  {Gaz- 
zetta  degli  Ospitali,  N.  36,  1882). 

Fra  le  complicanze  dovute  alla  diffusione  della  uretrite  blennorraglca 
intensa  al  tessuto  de'  corpi  erettili  del  pene  è  assai  rara  quella  che  si 
distingue  col  nome  di  penite  o  indurimento  de'  corpi  cavernosi,  che  dà 
luogo  alla  formazione  di  intumescenze  di  consistenza  figura  e  volume 
variabile. 

Accennato  al  poco,  ohe  ne  dicono  gli  scrittori  di  malattie  veneree, 
air  origine,  alla  natura,  alla  sintomatologia  di  questi  tumori,  T  Autore 
passa  a  narrarne  un  interessante  caso  osservato  su  di  un  commesso 
viaggiatore  assai  dedito  alla  venere  e  che  aveva  già  contratto  parec- 
chie volte  la  blennorragia. 

Durante  la  defervescenza  di  una  acuta  e  nuova  blennorragia  »  ohe  si 
era  complicata  a  cistite  del  collo,  Tinfermo,  tratto  da  una  insolita  de- 
viazione del  pene  eretto,  si  accorse  della  comparsa,  lungo  i  corpi  ca- 
vernosi e  ad  un  centim.  dall'uretra,  di  alcuni  piccoli  nodetti  dolenti  alla 
palpazione  di  consistenza  molle,  che  in  breve  crebbero  di  estensione  e 
volume. 

Un  mese  circa  più  tardi  uno  de*  nodi  era  come  diviso  in  due  da  una 
depressione,  ed  altri  tre  piccoli  si  notavano  riuniti  a  guisa  di  rosario. 
I  nodi  erano  alquanto  cresciuti  di  consistenza,  ma  meno  dolorosi;  il 
coito  e  l'ejaculazione  normali,  Tasta  deformata  durante  l'eresione.  Due 
mesi  dopo  i  nodi  erano  dello  stesse  volume,  ma  più  consistenti,  l'uretra 
normale,  perdurava  la  deformazionejnella  erezione.  L'infermo  non  aveva 
voluto  continuare  le  frizioni  risolutive,  dalle  quali  si  poteva  forse. ape- 
rare  qualche  vantaggio. 

GouRouBs  0.  —  Du  pennanganate  de  potasse  et  de  son  em- 
piei en  thórapeutiqniie,  principalemant  dans  la  Uennorrliaaie. 

{Del  permanoanaèo  di  potassa  e  del  suo  impiego  in  terapeutkm  prin- 
cipalmente nella  blennorragia).  In;  Théses  de  Paris^  1881. 

li  permanganato  di  potassa  venne  adoprato  nelle  adesioni  blaonor- 
ragiche  dell'uretra  e  della  vagina,  e  se  ne  ebbero  sempre  dall'Autore 


BERHO^SiriLOPATIGA  19 

ottimi  risaltati.  Coma  medicamento  anUsettico  ed  astringente  Tiene 
usato  in  solnzlbne  airii500  nella  uretrite  acnta  e  allMiSSO  nelle  ure- 
triti cronlclie  e  per  tutte  le  forme  di  Taginite.  Io  questi  ultimi  oasi,  in 
cui  le  eauterizzazionf,  i  balsamiei,  l*aUvmé  erano  riusciti  inefUcaoi,  Toso 
di  questo  sale  dfede  risultati  rapidi»  senia  poi  destare  alcun  dolore.  La 
blennorragla  acuta,  eessati  i  primi  fenomeni  Ìnflammatori!|  può  guarire 
nello  spazio  di  18  giorni  circa»  con  una  sola  injezione  quotidiana. 

Taylor.  —  The  abortive  treatment  ol  bnbona  vrlth  carboUo 
acid.  (Del  trattamento  abwtivo  dei  buboni  mercè  Vacido  earòoUeo). 
In  :  Amer.  Journ.  of  the  med.  ee.  1882L 

L*  Autore  come  cura  abortirà  dei  bubboni  sia  speoifloi  che  in- 
flammatorii»  usa  le  ii^ezioni  interstiziali  di  acido  fenico.  limetta  dieci 
fino  a  Tenti  goccie  di  una  miscela,  composta  di  30  grammi  di  acqua 
distillata  e  di  40  a  50  centigrammi  di  acido  fenico.  Con  questo  metodo 
di  cura  si  otterrebbero  quasi  istantaneamente  la  cessazione  del  processo 
infiammatorio  e  la  scomparsa  del  dolore. 

Bbccbikt.  —  Gontribato  allo  stadio  della  aoiatica  blennorra- 
gloa.  {Lo  Sperimentale^  1882,  Paso.  2.*). 

È  un  interessante  contributo  ai  rapporti  fra  la  blennorragia  e  lo  sri- 
luppo  della  nevralgia  del  nerTo  sciatico.  A  conferma  di  questo  rapporto, 
che  può  intercedere  fra  Vnna  e  l'altra  affezione,  TAutore  narra  la  storia 
di  dne  infermi,  i  quali  in  seguito  ad  uretrite  blennorragioa  furono  presi 
da  dolori  acutissimi  lungo  il  decorso  dello  seiatico.  Riusciti  Tani^gli  altri 
mezzi  di  cura ,  la  guarigione  si  ottenne  in  brere  colia  guarigione  dalla 
blennorragia  risoluta  coi  ben  noti  mezzi. 

Maetineau.  ^  Le  miorobe  de  la  Sjrphilis.  {R  microbio  della  ei» 
filide).  In  :  Le  Progrés  méd.  1882,  N.  3d. 

Martineau  ha  inoculato  in  un  porco  il  liquido  di  coltura  derlTante 
fdal  raschiamento  delPulcero  duro.  Nel  sangne  deiranimale,  passati  al- 
<cnni  giorni,  si  rinvennero  dei  batterli.  Questi  scomparvero  ben  presto, 
ma  nel  punto  ove  era  stata  praticata  l'inoculazione  si  ottenne  un  note- 
vole induramento,  poi  le  glandolo  linfatiche  vicine  parimenti  si  indura- 
rono e  nello  stesso  tempo  la  cute  dell*  animale  si  coprì  di  una  eru- 
zione papulosa,'  massime  nelP  addome.  Dopo  due  mesi  era  seompana 
ogni  traccia  di  manifestazioni  esterne. 

Fu  negativa  affatto  la  inoculazione  fatta  su  tf e  altri  animali  (  due 
j^orci  e  una  scimmia)  col  prodotto  di  coltura  delle  papule  del  primo 
animale  soggetto  di  esperimehto,  e  che  all^  esame  microscopico  aveva 
mostrato  batterli  è  micrococchl  in  quantità. 

Martineau  conclude  da  queste  esperienza,  che  si  potrà  forse  arrivare 
^presto  a^risuUati  preziosi  per  la  profilassi  delia  sifilide  neirnomo. 


S9  BlVIS^Xà 

PsTiu)wsKt.  «*-  2or  Fxage  naber  den  ffUnfliiMi  «knftar  flriiar*; 
bpitter  PrQoesfte  auf  cUa  ByphiUs.  (MUcerca  detta  inihumzm  ùei^^rth 
cesti  fM)rUi  acujCi  euUa  MfiUde).  In:  CenitraibìasU,  deeember  1861). 

iP'rutto  di  circ(i  cinquecento  pMerraziom  è  cotesto  lavoro,  sei  Qmale 
d<>po  avere  fatto  ootare  che  i  «Lfilografi  ì^nuo  «tudiato  f>ooo  questo  ar-; 
goxnejato,  riporta  la  «toxia  detti^Uata  di  tre  casi  <H  «vancata  aiflid» 
seguiti  da  coxapleta  guarigione  per  opera  di  eovragfioate  ttaiaitie  ftib- 
brili  infettive. 

li  primo  ca«o  r'j^ujird^  w^  nomo  di  trenf  antii  aimaatoto  da  ben  «m^ 
paesi  con  tutti  i  segni  locali  e  generali  deUa  «ifllide  e  areva  riportata 
quasi  niun  vantaggio  dall'  uso  del  preparati  HierearialL  È  colpito  dal 
vajuolo,  guarito  il  quale  scomparvero  tutte  ie  treccie  delia  sifilide. 

I\'el  secondo  caso  un  soldato,  c^e  presentava  i  sintomi  di  ona  sifilide 
terziaria,  colto  da  grave  tifo  addominale  guarisce  del  morbo  celtica    ^ 

La  terza  osservszione  iri  occupa  di  nn  altro  giovane  soldato,  che  coir 
pito  da  risipola  facciale,  risana  dalla  sifilide. 

L*  Autore  assevera,  che  questi  tre  infermi  non  presentarono  mai  negli 
anni  seguenti  alcuna  traccia  di  infezione  celtica. 

J.  RoLLET.  —  Dea  anoieni^  loyars  de  my^hUlM  et  da  Torigin/^ 
amórioalae  [da  l'epidemia  du  XV  slèole»  {D00H  antichi  focolai 
della  sifilide,  $  deW  origine  americana  delV  epidemia  del  secolo  Zy)( 
la:  Annales  de  dermatologie  et  de  syphUigraphie,  1882. 

I  documenti  storici,  ohe  noi  possedianoko,  se  dimostrano  in  maniera  in-r 
contrastata  che  la  sifilide  apparve  per  la  prima  volta  in  Europa  alla  fine 
del  XV  secolo ,  dimostrano  altresì,  che  essa  è  antichissima  nella  storia 
deirumanità.  Posto  questo  prinoipio,  l'Autore  oca  un  corredo  di  cognizioni 
attinte  alle  fonti  originali,  servendosi  delle  tradizioni,  delle  storie,  dei 
poeti,  de'  monumenti,  delle  ossa  scoperte  nelle  tombe  si  accinge  alla 
dimostrazione  della  sua  tesi  con  quella  eleganza  oon  quella  obiaresza  e 
insieme  con  una  ammirabile  concisione,  propria  degli  scrittori  fìrancesl 
di  cose  mediche, 

il  cu  to  di  Lingam,  i  docamenti  trovati  da  Klein  negli  annali  mala- 
barici  e  da  Hessler  nel  Sugrutaa  provano  che  uno  de*  più  antichi  foco- 
lari della  sifilide  ò  assai  probabilmente  V  India, 

Dabry  avrebbe  dimol&trato  V  esistenza  della  sifilide  nella  China  dai 
tempi  immemorabili.  Nei  porti  della  Oceania  relazioni,  che  risalgono 
soltanto  a  non  più  di  due  secoli  fa,  farebbero  credere ,  che  vi  ò  stata 
impprt^ta  dagli  Euroiiei  :  e  la  blennorra^a  da  appena  un  secolo.  Nel- 
r  Africa  la  sifilide  sarebbe  stata  trasportata  daU*Buropa  per  messo  de> 
maomettani  cacciati  dalla  Spagna  al  tempo  di  Isabella  e  Ferdinando;  e 
sulle  coste  del  Senegal.  Thevet  ha  trovato  e  descritto  cqme  endemica 
una  malattia,  cbe  ha  la.  più  grande  rassomigUanza  colia  sifilide» 

L' Autore  poi  passa  a  dimostrare  con  molti  4o<»imenti,  die  i  compa^ 
gni  di  Colombo  di  ritorno  la  prima  volta  in  Europa  importarono  la  si* 


DEBMO  filBILOPATIOA  2l 

Alide'  a  BAVoeliona  <l498)i  ohe  qaesia  malattia  «ra  endemica  ed  ereil* 
taria  nelle  AntilVe,  ael  Pen)^  nel  Messico  :  che  lesioni  sifllitiohe  faren^ 
Covate  da  pareooM  antropologi  su  di  antichissimi  craaii  perayiani  ; 
e  éhe  il  èapltano-  Gonsalva  di  Cordova,  importò  In  Italia  la  sifilide  nel«* 
Tanno  1495.- 

RoUet  pei  dia  Ut  scoperta  di  alcuni  ayansi  di  scheletro  preistorico, 
òhe  esaminati  da  Ini  stesso  e  da  molti  altri  illustri  anatomo-patologl 
|H*e6enterebbero  evidenti  traode  di  sifilide. 

L'Autore  viene  poi  ad  enumerare  le  malattie  di  natura  venerea,  note 
agli  Ebrei,  agli  storici  e  medici  greci,  arabi,  spagnuoli,  romani  ed  arabi 
e  agli  autori  del  medlo»evo.  Per  RoUist  la  peste  de'  Mjirrani ,  segnalata 
dagli  s(»»tttori  della  fine  del  XV  secolo,  non  sarebbe  che  una  epidemia 
di  tifo,  non  la  sifilide,  cib  che  aveva  già  detto  il  prof.  A.  Corradi  negli 
Annaii  delle  epidemie  occorse  in  Italia  (A.  1493). 

Ma  il  fatto  più- cai  minante  della  storia  della  sifilide  in  Europa,  è  Te- 
pldemia  del  XV  secolo.  Qui  TAutore  cita  un  numero  assai  considerevole 
4i  testimoniamte  di  quel  tempo,  ehe  ne  dimostrano  l'origine  americana. 

Segue  una  accurata  critica  delle  obbiezioni  fatte  alla  importazione 
•della  sifilide  in  Europa  ed  alla  sua  origine  americana,  ed  Infine  il  giu- 
dizio, che  nella  stessa  guisa  che  i  Portoghesi,  1  Veneziani  e  1  Genovesi 
erano  i  principali  navigatori  del  XV  e  XVI  secolo,  cosi  si  deve  ai  loro 
viaggi  e  alla  grande  attività  che  regnava  tra  l' Europa  e  le  altre  parti 
dei  mondo,  se  la  sifilide  ha  potuto  espandersi  lontano  e  arrivare  come 
«ra  fatto  nuovo  là  dove  aveva  potuto  esistere  più  anticamente  allo 
stato  di  endemia  locale. 

MA.LABSRZ  e  Bbglus.  —  Sur  les  lesions  hiBtologiques  de  la  sy- 
phlUa  testlciilaire.  (Sulle  lesioni  istologiche  della  sifiUde  del  testi'- 
•càio).  In:  Archives  de pìiysiolOffiCf  1881  eRevue  des  seiences  medicatesi 
15  cctobre  1882. 

*  Pare  che  la  sifilide  si  manifesti  specialmente  nel  tessuto  interstiziale 
^el  testicolo,  sotto  forma  di  piccoli  nodi  costituiti  la  più  parte  da  un 
ammasso  di  piccole  cellule  rotonde  {noduli  linfoidi)  e  gli  altri  da  grosse 
cellule  granulose  (noduli  epitelioid'Cj.  Spesso  sono  misti,  e  i  noduli  lim- 
foidl  soltanto  corrispondono  agli  stadi!  più  acuti.  Molti  noduli  vicini, 
possono  riunirsi  insieme  formando  masse  o  noduli  conglomerati.  Il 
tessuto  interstiziale  del  testicolo  per  il  fatto  di  questo  processo  no- 
4ttlare  subisce  una  sclerosi  ipertrofica  progressiva^  e  consecutivamente 
{  tubuli  seminiferi,  ipertroflzzandosi  la  loro  parete  connettivale,  si  atro- 
Hszano,  si  restringe  sempre  di  più  il  loro  lume,  l'epitelio  degenera,  pos» 
eono- ridursi  in  un  semplice  cordoncino  fibroso.  La  glandola  perde  cosi 
le  sue  funzioni. 

Analoghi  ammassi  nodnlarì  si  trovano  nella  tunica  media  ed  esterna 
de' grossi  vasi,  d'onde  una  ristrettezza  nel  loro  calibro;  i  capillari  e  le 
piccole  arterie  e  vene ,  pure  inviluppati  dall'  infiltramento  progressivo 


ootfiettiYalei  wM$cùno  la  ttegsa  sorte,  e  da.oiò  diAtorbi  «Mipre  j^è 
grayì  di  naijpisf  one.  Infine,  per  questo  carnaio  di  caafle»  si  formano  della 
necrosi  più  o  meno  estese,  paragonabili  alle  necrosi  aifiUtiehe  delle  os8% 
cbe  costitaisòono  altrettante  morte  easeoiCf  dapprima  non  endatidaief 
poi  enei^Hehe  per  nna  buccia  oonettìYale  di  neoformazione. 

Le  parti  più  perifericbe  di  qaesti  centri  caseosi,  ne*  quali  si  distin- 
gnono  tre  strati,  ano  fibroso,  ano  più  opaco,  amo.  più  chiare,  oltre  al 
detritus,  sono  invase  da  celiale  embrionali,  obe  sembrano  preparare  il 
lavoro  di  riassorbimento* 

RB0LT7S  Paul.  —  De  la  ayphlUa  da  testioiile.  {Delia  sifilide  del 
testicolo).  In:  Eevue  des  seiences  mediealeSf  15  ottobre  1882.  PariSf. 
Masson  188?. 

Questo  lavoro  comincia  con  una  esposizione  delie  idee  mediche  salli^ 
sifilide  del  testicolo  e  lo  stato  attuale  della  quistione.  Il  capitolo  ana- 
tomo-patologioo,  le  cui  linee  principali  abtidamo  riassunto  più  sopra,  è 
il  compendio  di  studii  fatti  insieme  con  Malaesez* 

Dopo  una  dilìgente  descrizione  del  sarcocele  sifilitico  volgare,  l'Au- 
tore dice,  che  senza  causa  occasionale  qualche  volta  il  testicolo  in  uà 
sifilitico  diventa  sede  di  un  processo  acuto  con  vivo  dolore,  arrossa- 
mento dello  scroto  e  ingrossamento  cospicuo  della  glandola,  fenomeni» 
ohe  il  trattamento  specifico  fa  diminuire  rapidamente,  ma  senza  la  te- 
rapeutica ordinaria  dell'orchite  la  risoluzione  non  si  fa  completamente. 
Il  male  allora  si  svilnpoa  ulteriormente  come  un  sarcocele  sifilitico 
ordinario.  Per  rispetto  al  fungo  del  testicolo,  1'  Autore  ne  distingue  due 
specie,  un  superficiale  ed  un  profondo.  Del  primo  fa  due  varietà;  una 
dipende  dal  denudamento  di  una  piccola  porzione  di  albuginea  per  ram* 
mollimento  della  gomma  e  ulcerazione  dello  scroto  e  sporgenza  di  ve* 
getazioni  carnee;  la  seconda  ò  data  dalla  vera  ernia  del  testicolo  ch^ 
costituisce  talora  un  enorme  tumore.  Il  fungo  profondo  o  parenchima- 
toso  deriva  da  una  gomma  intra-testicolare,  che  si  fa  strada  all'esterno» 
Rammollitasi  ed  eliminatasi  la  gomma,  i  tessuti  della  parete  che  la  cir- 
condava proliferando  protunderebbero  poi  alla  superficie  dello  scroto,  e 
cosi  questo  fungo  parenchimatoso  non  avrebbe  origine  dal  materiale 
gommoso,  ma  dai  tessuti  che  prima  lo  attorniavano. 

Alcune  magnifiche  tavole  cromo-litografate  adornano  questo  pregor 
volo  studio. 

D.  Majocchi.  —  Ricerche  isto-patdogiohe  sulla  endo-arterite 
e  peri-arterite  nel  sifiloma  del  palato  osseo,  (ifemort'e  deUa 
jS.  Accademia  medica  di  Eoma,  Tom.  I,  Fase.  I,  con  una  Tavola). 

Le  alterazioni  anatomo-patologiche  del  sistema  vasaio,  ohe  pos- 
sono succedere  nella  sifilide,  hanno  già  dato,  luogo  alle  ricerche  di  pa- 
recchi autori  tra  cui  il  Marohiafava,  rHeubner,  Jo  Charcot^  il  Rabot^ 
il  Pellizzari,  il  LancereauXi  ecc.  Gd  ora  TAutore  indotto  .  dall'  opportc^* 


^  DSRMO-  SflriLQPÀTlC  A  2B 

nità  d!  studiare  tflie  malati  accolti  ndl*  Ospedale  S»  Glaeomo  di  Boma 
nel  1879,  poiymoiii  per  altra  malattia  (nei  quali  v'era  la  perfo-' 
rasione  del  palato  osseo),  prese  ad  esaminare  le  lesioni  vasai!  rinve- 
nate  in  prossimità  del  rafe.  Queste  lesioni  spiegano ,  a  sno  gindisio , 
tanto  il  processo  distruttivo  gommoso ,  quanto  il  suo  localizsarsi  sulla 
volta  palatina* 

Le  rieerebe  isto*patologiolie  vennero  dirette  ai  margini  del  foro  fi- 
stoloso e  lungo  il  rafe,  dopo  cbe  il  pesco  venne  posto  neiraoldo  cro- 
mico. 

Descritte  le  alterazioni  macroscopiclie ,  V  Autore  viene  ad  esporre  le 
sue  ricerche  microsoopiclie  istituite  sul  reticolo  malpighiano  e  sul 
derma  massime  nello  strato  papillare.  L'epitelio  del  reticolo  »  princi- 
palmente lungo  il  rafe,  si  mostra  in  grande  attività  formativa ,  con 
molte  cellule  fomite  di  grossi  nuclei  a  due  o  più  nucleoli  distintivi , 
altre  con  nucleo  semllunare,  ed  altre  con  nucleo  vescicoloso  jalino  di 
aspetto  omogeneo  (idrope  nucleare).  Tutto  il  corion  della  mucosa  pala- 
tina ò  infiltrato  da  grande  quantità  di  giovani  elementi  connettivali 
formanti  de'  focolaj  di  aspetto  gommoso.  L' infiltramento  invade  cosi 
uniformemente  lo  strato  papillare  e  il  connettivo  sottomncoso  e  si  estende 
fino  al  periostio;  il  tessuto  osseo  infine  in  prossimità  della  fistola  mo- 
stra segni  evidenti  di  un'osteite  condensante. 

L'Autore  rivolge  poi  i  suoi  studj  allo  stato  della  tunica  esterna,  della 
media  'e  dell'endotelio  dell'intima  de'piceoU  vasi  situati  in  vicinanza  del 
foro  fistoloso.  Questi  piccoli  vasi  sono  in  preda  ad  un  processo  di  |i^t'- 
arterite  e  di  endo-arierite  olMeranie*^  e  tali  risultati  concordano  per- 
fettamente con  quelli  dell' Heubner  e  del  Marchiafava,  che  ebbero  a 
studiare  l'endo- arterite  sifilitica  dei  vasi  cerebrali.  Per  questi  risultati 
l^Autore  non  erede  attendibile  l' opinione  del  Banmgarten ,  che  in  una 
sua  pubblicazione  vorrebbe  considerare  l' endo-arterite  come  un  pro- 
dotto di  infiammazione  semplice  (reattiva)  e  la  peri-arterite  esclusiva- 
mente come  processo  gommoso. 

L'Autore  dà  termine  al  suo  studio  con  alcune  considerazioni  intorna 
alle  conseguenze  dei  processi  descritti  sulle  varie  fasi  della  perfora- 
zione del  palato.  La  diminuzione  del  lume  dei  piccoli  vasi,  e  quindi  la 
deficienza  progrediente  dei  material!  nutritivi  deve  influirenli  necessità 
sullo  stadio  ulcerativo  del  sifiloma ,  sulla  necrosi  del  tessuto  osseo , 
sulla  durata  ed  estensione  del  processo  neorobiotico  e  ancora  sulla  sede^^ 
costante  della  proliferazione  lungo  il  rafe  palatino.  Per  lo  stato  di  mag- 
giore vulnerabilità  della  mucosa,  dovuto  airinfiltramento  gommoso  cro- 
nico ,  ne  risulta  per  l'Autore  un  prezioso  insegnamento  circa  la  tera- 
pia della  perforazione  del  palato. 

Egli  insiste  sulla  necessità  di  una  protesi  meccanica  eseguita,  sia 
nello  stadio  iniziale,  sia  nel  necrobiotico  del  sifiloma  ;  e  questa  terapia, 
correggendo  i  disturbi  funzionali  inevitabili  in  tale  grave  malattia,  ri- 
para la  muc^osa  del  palato  dagli  attriti  ed  impedisce  la  recidiva  del 
processo,  facile  e  sempre  fatale  quanto  più  si  ripete.  ' 


24  E?VISTA 

Cabjlieu.  —  Etnde  sur,^la  ,  syphilis  ^pulìnonaire. .  {StudÀQ  ^uUa 


'H'^s  ' 


sifilide  polmonare}.  Inr^Th^èdè^^  1882. 

Appogg^kndpsi  a  70 '^osservazioni  di  sifilide  polmonare,  rAutore»  {latta 
eccezione  da  quella  ereditaria  che  dà  dei  caratteri  speciali ,  ammette , 
che  si  presenti  sotto  dae  aspetti,  di  sclerosi,  cioè,  oppure  di  gomme. 
Segue  l'opinione  di  Cornila  di  Brissaud,  di  Sabourin,  ecc.,  i  quali  so- 
stengono la  difficoltà^  e  il  più  spesso  la  impossibilità»  di  un  diagnostico 
differenziale  per  mezzo  del  microscopio  tra  la  gomma  e  il  tubercolo  ; 
e  coi  clinici  non  sa  trovare  caratteri  clinici  speciali  alla  sifilide  del 
polmone.  È  soltanto  il  trattamento  specifico  che  può  stabilire  una  cer- 
tezza assoluta  al  diagnostico  fatto  in  un  soggetto,  che  presenta  le  ma- 
nifestazioni  cutanee  note. 

Contrariamente  poi  alPopinione  di  Grandidier,  TAutore  prova,  che  il 
lobo  medio  del  polmone  non  à  P esclusiva  sede  delle  lesioni  sifilitiche: 
e  contro  quella  di  Schnitzler,  che  non  sempre  esistono  nello  stesso  tempo 
la  sifilide  della  laringe  e  quella  del  polmone. 

E.  Wagner.  —  Die  constitutionnelle  Syphilis  and  die  davon. 
abhàngigen  Nierenkrankheiten.  (La  sifilide  costituzionale  e  le 
affezioni  del  rene  che  ne  dipendono).  In  :  DeìAt.  Archiv,  fùr  hlin,  ife* 
dicin.Band  XXVIIl,  Heft  1. 

Sebbene  sia  difficile  dimostrare  in  guisa  indiscutibile  »  se  la  nefrite 
sia  una  semplice  coincidenza  o.  una  vera  complicanza  della  sifilide,  tut« 
tavia  l'Autore,  appoggiandosi  su  molti  casi  di  «nefriti  insorte  durante 
il  corso  della  sifilide,  crede  che  questa  debba  su  quella  esercitare  una 
efficace  influenza.  Egli  menziona  ad  esempio  sei  casi  di  nefrite  acuta 
sovraggiunti  ad  un  periodo  precoce  di  sifilide,  descrive  quattro  altri 
casi  di  nefrite  subacuta  e  sette  appartenenti  alla  interstiziale  comune. 
AU^autopsia  poi  di  sei  individui  affetti  da  sifilide  costituzionale  Wagner 
trovò  una  grande  atrofia  di  un  solo  rene  e  in  due  casi  le  arterie  pre- 
sentavano le  alterazioni  descritte  dairHeubner.  Per  ben  trentaoinqne 
volte  Egli  trovò  dei  reni  affetti  da  degenerazione  amiloidea;  e  in  due 
casi  avrebbe  osservato  dei  sifilomi  del  rene. 

CoHADON. .—  Gontributioii  à  l'ótude  de  ralbuminuiie  8urv«- 
nant  dans  le  cours  dea  accidents  seoondaires  de  la^syphiiis. 
[Thèse  de  Paris,  1882). 

Le  conclusioni,  a  cui  giunge  TAutore  sono  le  seguenti  : 

1.^  Durante  il  corso  degli  accidenti  seoondarj  la  sifilide  può  causare 
Talbuminuria. 

2.®  L'albumina  appare  nell'urina  generalmente  al  loro  inizio. 

3»^  Questa  albuminuria  è  persistente  e  di  una  durata  assai  lunga. 

4.^  Nessun  carattere  spaciale  permette  riconoHcere  la  natura  o  Tal* 
senza  di  altri  accidenti  sifilitici  ooncomitanti  o  anteriori. 

5.®  L* albuminuria  ò  dovuta  ad  una  lesione. dell' epitelio  o  i^ù  proha-^ 
burnente  ad  una  speciale  alterazione  del  sangue. 


;       DSftM0-8IPIL0PATKIA  25 

0»®  La  cara;  m^reurMe  '  misU  eepUoe  eoaduoe  a  guarigione  T  àlbh* 
piinaria. 
1?  La  dieta  lattea  ò  un  semplice  ausiliare  della  oura.specifiea. 

C.  FsLLizzARi  ->  RebìleBioìie  aifiUticà  in  due  òonJugL  (Lo  iSp0- 
rtmefi^o^^  marsD  188IS). 

Uà  uomo,  dopo  avere  comunicata  la  sifilide  alla  propria  mogUei  pas- 
sati dieci  imni  in  completa  salute,  riammala  di  sifilidei  ebe  esordiHce 
con  la  fórma  di  balanopostite  ulcerativa,  e  di  nuovo  infetta  la  moglie. 
Gioverà  intanto  rammentare»  che  la  donna  durante  il  decorso  della  prima 
infezione  ebbe  a  rimanere  gravida  e  dio  alla  luce  una  bambina,  che  poi 
orebbtf  grama  con  evidenti  manifestazioni  della  lue ,  sino  alla  ulcera- 
sione  del  setto  delle  narici.  Due  altri  figli  vennero  invece  alla  luce  sani 
e  ben  conformati,  mentre  la  madre  era  sottoposta  ad  una  cura  jodo* 
merenriale.  La  madre  inoltre,  benché  guarita,  aveva  continuato  sempre 
a  Air  uso  del  jodnro  di  potassio  ad  ogni  primavera  e  fino  a  quando  ebbe 
a  rimanere  contagiata  per  una  seconda  volta  dal  marito.  Questo  invece 
non  aveva  mai  fatto  cura  alcuna  con  rimedii  specifici. 

Quanto  al  decorso  della  nuova  sifilide ,  il  marito  ebbe  piccolissime 
manifostazioni  generali  eruttive  :  la  donna  invece  ha  presentato  eru- 
zioni papulose  sparse  e  ripetute,  dolori  al  periostio  e  alle  articolazioni 
e  grande  scadimento  nella  nutrizione;  e  ciò,  malgrado  una  cura  attiva 
locale  e  generale* 

Da  questo  casO|  l'Autore  ricava  alcune  giuste  conclusioni:  e  tra  esse, 
che  per  questo  caso  è  confermata  di  nuovo  in  maniera  indiscutibile  la 
possibilità  di  una  reinfezione  sifilitica  e  della  guarigione  spontanea  della 
sifilide. 

R.  Sturgis.  —  Syphilitic  reinfection.  {Reinfezione  Hfilitica).  In  : 
Amer,  Joum.  of  the  med,  se. ,  p.  378,  1882. 

L'Autore  narra  il  caso  di  un  uomo  entrato  ali*  ospedale  con  due  ul- 
ceri dure,  seguite  da  una  eruzione  papulosa,  da  dolori  osteocopici|  da 
adenc^atie  generalizzate  e  da  irite  doppia.  Guari  completamente  dopo 
otto  mesi  di  cura,  lasciò  T  ospedale  e  per  quindici  mesi  non  prese  al- 
cun medicamento. 

A  questo  punto ,  tre  giorni  dopo  il  coito ,  e  mentre  da  cinque  mesi 
non  aveva  avuto  alcun  rapporto  sessuale,  apparvero  due  ulceri  sul  fre- 
nulo e  sul  prepuzio  e  con  tutti  i  caratteri  dell'ulcero  infettante.  L'auto- 
inocnlazione  dell'uno  dei  due  ulceri  produsse  una  pustola  che  non  durò 
che  pochi  giorni  senza  presentare  le  apparenze  del  vero  ulcero  molle. 
Poco  dopo  si  presentavano  una  sifilide  papulosa,  dolori  osteocopici  e 
tutti  gli  altri  sintomi  di  una  sifilide  giovane ,  di  una  nuova  infezione. 
Per  lasciare  la  malattia  alla  sua  naturale  evoluzione ,  la  cura  mer- 
curiale non  fu  istituita  che  quando  i  sintomi  avevano  preso  uno  sviluppo 
sufficiente,  ed  allora  essi  cedettero  rapidamente. 


2&  BIYISTA  DBRM0*8I9IL0PàTIGA 


L'Aàtore  riipoarda  questa  otserrasione  come  nn  eaflo  indiseatlbile  di 
reinteione  ailllitioa  e  pensa,  ohe  gli  aloeri  della  seeonda  iafezione  erano 
di  natara  mista. 

ScAasNzio.  ^  Caso  di  relntoBioiM  sifilitica.  —  Nota  letta  nell*A- 
donansa  del  3  agosto  1882  del  R.  latitato  Lombardo  di  scienze  e  let* 
tere.  (Oiomàle  déile  maiatHi  vtneree  e  tiflliHehet  fbsc.  V  dei  1882). 

Dopo  alcime  osserrazioBl  di  ordine  generale,  FAntore  espone  il  caso, 
ohe  forma  argomento  della  Nota,  occorsogli  in  ona  donna,  vedova,  di 
anni  35^  di  gracile  oostitnzione  |manifestamente  [scrofolosa,  la  quale  al 
momento  del  primo  esame  presentara  traccio  di  sifilide  terdaria.  Da* 
rante  il  tempo ,  in  cai  T  ammalata  era  soggetta  alla  cara  col  jodaro 
di  potassio,  amministrato  per  combattere  quelle  manifestazioni,  Tenne 
colta  da  malessere  generale  e  poco  appresso  da  una  eruzione  dif* 
Dosa  di  roseola  e  da  angina.  Ricercando  la  causa  di  questi  nuovi  sin- 
tomi ,  si  seppe ,  che  quattro  mesi  innanzi  essa  aveva  avuto  un  uU 
cero  duro  airostio  vaginale  susseguito  da  adenite  inguinale  non  suppu- 
rante. 

Abbandonata  allora  la  cura  col  joduro ,  la  donna  venne  sottoposta 
prontamente  alle  iogesloni  di  calomelano,  in  seguito  alle  quali  scom«- 
parvaro  i  sintomi  accennati. 

L'Autore  termina  il  suo  lavoro  con  alcune  considerazioni  dalle 
quali,  distrutta  la  teoria  della  pretesaHmmunUà  contro  la  sifilide,  sem- 
pre pia  si  è  spinti  ad  ammettere  la  possibilità  dell*  atOoinoculaMiùne  , 
che  spiegherebbe  la  frequente  irregolarità  sul  decorso ,  la  durata  e  la 
facilità  a  recidivare  della  sifilide  costituzionale. 


87 


RIVISTA  D' ANTROPOLOGIA 

IN  RELAZIONE  CON  LA  MEDICINA  E  L'IGIENE 

del  dott.  ENRICO  MORSELLI 
INTOfeMore  di  CUniea  ^lle  malattie  mentali  in  Torino 


L  —  Grftniolpgia. 

Topinard  —  La  misura  ditta  capacUà  del  cranio  secondo  i  registri 

del  Broca. 
Solimidt  — •  StìUa  determinazione  della  capacità  del  cranio. 
Manoavrier  —  Bicerehe  cCanatomia  comparata  e  d'anatomia  filosofica 

sui  caratteri  del  cranio  e  del  cervello. 
Ranke  —  Sui  crani  della  popolazione  rurale  delVanOca  Baviera, 
Qegenbaur  — •  Suila  parte  facciale  delVosso  lagrimale  nelVuomo. 
Anontobine  —  Su  alcune  anomalie  del  cranio  umano,  con  speciale  ri" 

guardo  alla  loro  frequenza  nelle  razze  :  1.*  Anomalie  del  pte* 

rion  ;  2.*  Osso  degli  Incas  ;  3.*  Sutura  frontale. 
Regalia  —  Oli  angoli  dati  dal  goniometro  facciale  laterale  sono  da 

correggere. 
Sergi  —  Vangelo  facciale  e  un  nuovo  goniometro. 
Ugolini  —  La  costruzione  e  lo  studio  dei  poligoni  cranici. 
Bono  —  Bel  rapporto  fra  la  forma  del  cranio  e  la  refrazione  ocu^ 

lare. 
Ugolini  —  Anomalie  nel  cranio  dei  mammiferi. 
Merkel  —  Contributo  alla  conoscenza  dello  sviluppo  ^^ostemXìrionale 

del  cranio  umano. 

IL  —  Antropologia  anatomica  e  comparata. 

ManouTrier  —  Interpretazione  del  peso  dell'encefalo. 

Topinard  —  Il  peso  del  cervello  secondo  le  annotazioni  di  Paolo 

Broca. 
Loys  —^  Contribuzione  allo  studio  iuna  statistica  sul  peso  degli  emi- 

sferi  cerebrali. 
Garaon  —  La  pelvimetria. 
Testai  —  Sulle  anomalie  muscolari  delTuomo  spiegate  coW  anatomia 

comparata  e  sulla  loro  importanza  in  antropologia. 
Broca  —  La  torsione  dell'omero  e  il  tripometro. 
Chadzinski  —  Contribuzione  allo  studio  delle  variazioni  muscolari 

nelle  razze  umane. 


18  RiyiSTi. 

Ledouble  —  Nota  su  alcuni  mìASCoU  comuni  agli  afUmaìi  ed  alVtwmo» 
OhadzinBki  -*  Anatomia  comparata  delVtmrang-outang  e  delVuomo. 
Anderson  *-  /  capeifli  ricciuti  e  i  follicoli  curvati  della  testa  dei 

Negri. 
Berttllòn  Ad.  —  Ùn^applieaMione  pratica  délVantropometria. 
Vincent  —  SuRa  persistenza  délVosso  centrale  nel  carpo  umano. 
Henning  —  Sulla  misura  comparativa  della  lunghezza  deìV  intestiti} 

nelVuomo  e  negli  animali. 

III.  —  Antropologia  biologica. 

Legoyt  —  Le  influenze  del  clima  sulla  vita  degli  uomini  e  delie  razze. 

Deiannay  »-  SuWegtMgliansa  e  inoffìéogHanza  dei  due  sessi. 

Delaanay  —  SulVeguagìianza  e  ineguaglianza  degli  individui. 

I)e  Solaville  —  Le  grandi  longevità. 

Delaanay  —  Metodo  per  distinguere  Vinfluenza  della  razza  e  deìVam' 

biente. 
3édoc  —  Osservazioni  sul  colore  dei  eapegli  e  degli  occhi. 

IV.  —  Antropologia  patologica. 

Amadei  ^  La  capacità  del  cranio  negìi  alienati. 

Amadei  ^  Sulla  craniologia  degli  epilettici. 

Petrowsky  —  SiUla  deformazione  del  cranio  nelle  diverse  parti  della 
Russia. 

De  Mortillet  —  Sulle  trapanazioni  preistoriche. 

Le  Baron  —  Lesioni  ossee  delVuomo  preistorico. 

Fóro  —  Atrofia  senile  simmetrica  dei  parietali. 

Fontan  —  IHeiassettesimo  pajo  di  denti. 

Ball  —  n  cretino  di  BatignoUes. 

Congaet  e  De  Paoli  —  Studio  di  20  cranj  di  criminali. 

JB^eger  e  Dellemagne  —  Studio  sopra  i  caratteri  craniologici  d'una  se* 
rie  di  assassini  decapitati  nel  Belgio. 

Bicoardi  —  Note  antropologiche  intomo  ad  alcuni  giovani  della\Casa 
di  custodia  in  Modena* 

Veti\  Enrico  —  StudJ  comparali  di  antropometria  criminale  [e  nor- 
male. 

ftascli  —  Asimmetria  della  mandibola  per  sviluppo  esagerato  della 
st$a  metà  sinistra. 

Alien  —  Africani  cornuti. 

Altana  -^  I  tre  microcefali  di  Riola. 

Oig^ioli  —  Valbinismo. 

.    V  —  Antropologia  atnologioa. 

KoUmann  —  C<mtributo  alla  craniologia  dei  popoli  BuropeL 
ISehaltz  —  /  caratteri  fisici  degli  Ebrei. 
Letoarneau  —  Questionario  di  sociologia  ed  eHìografia. 
Glglioli  e  Zannetti  —  Istrtaionl  per  Vantrepologia  ed  etnologia. 


D''AMTRa)POIiOGIA  29 

I.  —  Cmniolosla. 

Il  'ToPiNARD.  «^  La  i|ie&0nrBtio&  de  la  oapaoitó  da  orane  seloit 
les  registree  de  Paul  Brooa.  (La  misura  della  capacità  del  cra- 
nio secondo  i  registri  di  Paolo  Broca),  In:  Revue  d'Anthropologie , 
Tom.  V»  1B82,  ni  faseicale,  p.  306. 

Quest' articolo  ò  an  altro  della  serie  che  il  Topinard  sembra  yoler 
consacrare  idle  memoria  del  suo  maestro.  Vi  si  tratta  di  nna  questione 
che  torse  qaalcuno  potrebbe  sapporre  come  oramai  risolta  ;  infatti»  chi 
non  è  disposto  ad  ammettere  a  priori  che  nulla  sia  pii!i  facile  e  co- 
stante quuito^  determinare  la  capacità  cubica  d*un  cranio  ?  Eppure  non 
è  cosi:  anche  le  persone  più  pratiche,  misurando  più  volte  di  seguito 
lo  stesso  cranio  »  commettono  errori  più  o  meno  grandi ,  talora  di  de- 
cine di  centimetri  cubici.  Ora  il  Topinard ,  a  preyenire  questi  e  simili 
errori,  crede  opportuno  tornare,  illustrandolo,  sul  metodo  di  cubatura 
prescritto  dal  Broca,  e  lo  fa  con  una  minuzia  e  sottigliezza  di  dettagli 
da  rendere  impossibile  Tanalisi  del  suo  lavoro.  Ci  limiteremo  perciò  a 
riferire  alcune  cifìre  di  capacità  craniensi ,  giacchò  la  Rivista  per  la 
quale  scriviamo  non  può  occuparsi  della  tecnica  craniologica,  riserbata 
ad  altri  periodici. 

Il  Topinard  insiste  sulla, necessità  di  distinguere  in  ciascuna  serie  i 
oraAi  ^  sesse  maschile  da  quelli  di  sesso  femminile  ;  in  qualunque 
razzilo  popolo  la  donna  presenta  sempre  una  eapacità  oraniana  minore. 
Citiamo  alcune  medie  caratteristiche: 

Uomini  Donne 

Capacità  Capacità  Differenza 

Numero   media     Numero   mèdia  incentcub» 

Cranj  «deirepoca  della  pietra  . 

ti^gliata  (Solutrò)    ...  12  1564  2  1395     .     169 
Craig  dell'epoca  della  pietra 

pulita  (Baye)     ....  25  1534  14  1407  127 

Merovingi 26  1596  19  1374  222 

Parigini  del  XII  secolo .    .  67  1531  42  1320  211 

Parigini  del  XIX  secolo    .  77  1559  41  1337  222 

Olandesi   .......  22  1530  22  1390  140 

Alvergniati 42  1609  36  1445  153 

Bassi-Brettoni 32  1564  26  1366  198 

Brettoni-Gallesi    •    ...  38  1599  26  U26  173 

Baschi  spagnuoli  ....  30  1584  23  1395  189 

Arabi .    .  ÌB  1474  3  1322  152 

Egiziani  della  IV  dinastia  21  1532  18  1397  135     . 

Egiziani  della  XI  dinastia  12  1443  17  1328  115 

Egiziani  della  XYIII  dinastia  9  1464  9  1323  141 

;.   Chinesi.    ....•».  16  ji518  6  1383  ,  >35  .  . 


30  .     BIT18TA 

Uomijii  Donne 

Capacità  Capacità  Diflérensl» 

Numero   media     Nomerò  media,  inoentcnli. 

GiaTanesi 18  1590  6  1396  tM 

Polineflani 21  1500  15  1881  119 

Eeqaimeei 9  1585  9  1439  IW 

Negri  d* Africa  K*  serie    .31  1462  12  1267  195 

»            »       2/ serie     .  10  1423  7  1246  177 

>            »       a^  serie     .  13  1410  4  1237  173 

Ottentotti  e  Boscimani  •    .  S  1317  5  1253  64 

Neo-Caledonesi 23  1460  23  1330  190 

Tasmaniani 5  1406  4  1230  176 

Papuani 7  1467  3  1279  188 

Anstraliani 10  1347  6  1181  160 

IL  Topinard  da  queste  cifre  trae  la  conolttsione  che  non  si  può  asse- 
rire,  come  io  pretendeva  il  Le  Bon,  ohe  la  distanza  sessuale  dMia  oa- 
pacità  oranlense  varia,  nelle  razze  snperiori  ad  inferiori»  secondo  ana 
legge  determinata,  cloò  io  ragione  inversa  dei  grado  di  incivilimento. 
Alia  stessa  conoiasione  era  già  arrivato  il  Morselli  nel  suo  libro  :  Cri^ 
tiea  e  riforma  del  metodo  in  antropologia  (1880). 

Ma  il  Morselli  aveva  già  insistito  anche  sulla  grande  rariabilità  in- 
dividuale, che  rendeva  spesso  inutile  o  dannosa  la  oosì  detta  media 
aritmetica  d'una  serie;  La  media  ò  un  valore  ideale  f  ma  in  natura  non 
esiste.  In  natura  esistono  gli  individui  che  più  o  meno  si  allontanano 
dalla  media,  come  ne  fanno  fede  le  cifre  raccolte  dal  Topinard  sui  re- 
gistri di  Broca,  Noi  vediamo  infatti  che  le  variazioni  della  capacità 
cranlonse  raggiungono  perfino  1  676  centimetri  cubici  In  nn  gruppo  di 
soli  78  cranj  Alvergniati  ;  di  613  in  un  gruppo  di  39  craig  dell*  epoca 
neolitica;  di  592  fra  118  cranj  di  Parigini  contemporanei;  di  493  fra 
122  Brettoni,  e  cosi  via  via.  Non  ò  però  provato  che  nelle  razze  supe- 
riori si  noti  una  maggiore  variabilità  individuale  ;  piuttosto  si  osserve- 
rebbe nel  cranj  femminili  nn*  estensione  più  limitata  delle  varietà  che 
non  nei  maschili. 

Ciò  che  ò  notevole  nella  memoria  del  Topinard  ò  T  applicazione  del 
metodo  seriale  ;  sebbene  egli  sostenga  per  onore  della  scuola  francese 
che  tale  metodo  era  adoperato  prima  che  il  Morselli  se  ne  facesse  il 
propugnatore,  pure  basta  la  premura  con  la  quale  ora  si  dà  posto  nelle 
memorie  antropologiche  francesi  alle  tabelle  numeriche  disposte  serial- 
mente ,  che  prima  erano  del  tatto  dimenticate ,  per  dimostrare  che  la 
riforma  b*ò  operata  anche  nella  scuola  ufficiale  ed  ortodossa  della  em- 
nlologia  classica. 

Lo  stesso  Topinard  neir  anzidetta  Revae  d^Anthropologie  ha  pubbli» 
cato  altre  due  memorie  col  titolo  De  VinOioe  e^pfMiq^ie  éwje  orane  et 


d'antropolooia  tt 

9ur  ìé  f>ioant  €Paprè9  Broea  (p.  98)4  ^^  Vé^pé^rre  céphàlomiMque 
(p.  200)';  ma  di  esse  fu  fatto  oeoiio  nella  Rlyifta  d^Ànatomla  del  pre- 
cedente Tolame  (OOLXII),ii»  49,  60. 

ScBMiDT.  —  Uéber  die  BMtlmmimg  der  SohàdelosiiMioitAt.  (SuUa 
determinazione  della  capacità  del  cranio).  In  :  Archiv  fur  Anthropo' 
logie,  1B82,  gennajo  1.*  fascicolo. 

Fta  le  questioni  più  dibattute  della  tecnica  oraniologica  pnò  certo  met- 
tersi in  prima  |lla  quella  della  cubatura,  ossia  determinazione  della  ca- 
pacità del  cranio.  Tale  argomento  può  appena  paragonarsi  a  quello  della 
linea  orizzontale  del  cranio,  che  gli  antropologi  tedeschi  Tanno  discu- 
tendo da  tanti  anni  senza  speranza  di  una  possibile  soluzione  pratica. 
Il  motivò  piii  forte  di  dissensi  intorno  al  processo  di  cubatura  consi- 
ste nella  scelta  della  sostanza  da  introdurre  nel  cayo  del  cranio.  In 
generale  gli  antropologi  tedeschi  preferiscono  i  semi  vegetali  ;  Welcker 
osa  l'orzo  brillato,  Sehaaphansen  il  miglio ,  che  non  danneggia  i  cranj 
fragili  ;  Hudler ,  dopo  arer  provato  il  miglio ,  gli  preferisce  il  panico 
{Setaria  italica  f  in  tedesco  Cannarischer  Voffelsamen)  ;  altri  adopera 
il  pepe  bianco.  Gli  antropologi  americani,  come  Merton,  hanno  invece 
usato  r  acqua.  Ma]  il  metodo  più  diffuso  ed  autorevole  di  cubatura 
(ci^agé)  è  quello  del  Broca,  il  quale  ne  diede  tutti  i  particolari,  insi- 
stendo specifilmente  sulla  necessità  che  ciascuna  operazione  fosse  fatta 
sempre  secondo  regole  uniformi ,  massime  nel  misurare  la  quantità  di 
sostanza  introdotta  nel  cranio  (Jaugeage).  La  sostanza  preferita  dal 
Broca  era  il  piombo  da  caccia,  precisamente  del  numero  8. 

Io  non  credo  necessario  d' entrare  nelle  minuzie  del  processo ,  tanto 
più  che  la  presente  Rivista  non  si  dirige  ai  craniologi  di  professione  ; 
i  quali  troveranno  nelle  memorie  originali  del  Broca  ,*  dell'  Hudler , 
dello  Schmidt  e  del  Topinard  tutti  i  particolari  necessarj.  Mi  limiterò 
piuttosto  a  riferire  i  risultati  delle  esperienze  di  Schmidt ,  per  dimo- 
strare che  la  discussione  ha  realmente  deirimportanzai  potendosi  nella 
cubatura  del  cranio  commettere  errori  di  60  e  perfino  di  100  centime- 
tri cubici,  ossia  di  un  Tentesimo.  Nel  calcolo  di  cubatura  hanno  molta 
influenza  i  piccoli  colpi  che  si  danno  ai  recipienti  di  misura  e  al  cra- 
nio, quando  sono  pieni  della  sostanza  granulare  che  serve  a  trovarne 
la  capacità.  Esercita  pure  influenza  la  forma  deir  imbuto  col,  quale  si 
riempiono  il  cranio  e  il  litro  graduato  sia  in  vetro,  sia  in  latta;  infine 
si  hanno  differenze  e  non  piccole,  a  seconda  della  rapidità'^o  lentezza 
con  le  quali  si  procède  nel  versare  la  sostanza  granuliure.  Ecco  in  prova 
qualche  cifra  desunta  da  dieci  esperimenti  successivi  praticati  sullo 
stesso  cranio  secondo  1  vaij  metodi  di  cubatura  : 

rol  niombo  (  ^^^^^  orizzontali  •       •       •       cent.  cub.  1346.0 
Col  p^e  bianco     «...••  »        lavSJ^ 


9&  RIVISTA 


CSàtt^ono  prilteto    •  •  ceni.  enb.  139^5 

Imbuto  con  foro  di  scolo. largo  8  mm.    >         1375.<> 

>  >  >       largo  12  mm.  »         1391^ 

Riempiendo  le  provette  rapidamente    >         1414,0 

lentamente     »      •  1S91.5 


Col  miglio  I 

^  .        .      i  Riempiendo  le  pr 
Col  panico  |  *^^  *^ 


Come  si  Tede  da  qneste  cifre,  le  differenze  delle  medie  salgono  alla 
massima  di  9.15  centìm.  cubici  fra  il  processo  col  piombo  introdotto 
con  scosse  yerticali  e  il  processo  col  panico  yersato  lentamente  nelle 
provette. 

Lo  Schmidtr  dopo  lo  stadio  comparativo  del  vaij  prooessi,  ^k  la  pre- 
ferenza al  metodo  francese  del  Broca,  sebbene  ancbe  con  questo  me- 
todo possano  aversi  differenze  notevoli  (+  85.7  col  piombo^  +  82.5  e.  e. 
col  pepe  bianco).  Le  variazioni  però  per  un  stesso  cranio  sono  del  tutto 
insignifilcs^ntiy  e  si  può  dire  che  il  Broca  ha  indicato  il  mezzo  migliore 
per  determinare  la  capacità  del  cranio^(l). 

MANouvaiER.  —  Recherches  d'anatomie  comparative  et  •  d'a* 
natomie  philosophique  sur  les  caraotòres  du  orane  et  da  oer- 
veau.  (^Ricerche  d'anatomia  comparata  e  <V anatomia  filosofioa  sui 
caratteri  del  cranio  e  del  cervello).  In:  Bulletin  de  la  [Société  Zooìo^ 
gique  de  France^  Tom.  VII,  188%  pag.  1 13-230, 

Questo  luogo  studlOi  che  l'Autore  intende  compiere  secbndo  1*  indi- 
rizzo dei  suoi  precedenti  lavori,  si  occupa  d'una  parte  sola  del 
vasto  argomento  ;  contiene  cioò  delle  Recherches  sur  le  developpemeni 
guantitatif  compare  de  Vencéphale  et  des  diverses  parties  du  eque- 
letti.  Sebbene  noi  non  possiamo  trovarci  in  tutto  d'acoordo  coir  egregio 
Autore,  pure  ne  daremo  un  ampio  sunto  »  quale  richiede  T  importanza 
del  lavoro. 

In  una  introduzione  generale ,  TAutore  indica  dapprima  lo  scopo  e 
Tobbietto  della  craniologia,  che  ha  preso  in  modo  definitivo,  grazie  ai 
lavori  del  Broca,  il  suo  posto  fra  1  varj  rami  dell'  anatomia.  Egli  sta- 
bilisce le  principali  divisioni  che  subisce  così  l'anatomia  del  cranio  come 
Tanatomia  del  cervello,  basandosi  sulle  distinzioni  già  adottate  per  Ta- 
natomia  generale.  Queste  tre  grandi  divisioni  subbiettlve  della  cranio- 
Ipgia  si  collegano:  l.^  all'anatomia  descrittiva;  2.*  airanatomia  compa« 
rata;  3.*  air  anatomia  trascendentale  o  filosofica,  e  1* Autore  le  pasta 
brevemente  in  rivista,  designando  i  vaij  compiti  di  ciascuna,  che  sono; 
1.*  la  descrizione  dei  caratteri  anatomici,  2.*  l'esame  delle  loro  modifi- 
cazioni secondo  Tetà,  il  sesso,  la  razza  e  la  specie;  infine  3«^  la  loro 
interpretazione  fisiologica  e  filosofica. 


(i)  Dobbiamo  notare  che  tutti  i  più  autorevoli  anlropàlogi  i tafani ,)  cioè 
Mantegezta,  Regalia,"  ZanaettitCanestriai,  Nicolucci,  hanno  adottato  unifor^ 
memenfe  41  metedo  di  cubatura  del- Broca.  •  ' 


Per  riguardo  airinierpretazione  dei  caratteri  del  cranio ^  U  Manoa- 
Trier  pone  in  prinetpio  ona  coasiderazione  di  ordine  generale,  ohe  può 
eoneiderarsi  oome  il  ponto  di  partenza  delle  sue  rieerohe  :  %  Fra  i  ca- 
ratteri del  <»rani0f  aleanii  cbe  neiedono  principalmente  nella  parte 
eaterna,  sono  dovuti  allo  aTllnppo  più  o  meno  grande  dei  muscoli  iu 
rapporto  col  cranio  e  allo  sviluppo  generale  dei  sistemi  osseo  e  mn« 
scolare  $  cioò  dei  sistemi  la  di  cui  funzione  si  traduee  in  lavoro  meo* 
canico:  -*  gli  altri  sono  dovati  allo  sviluppo  più  o  meno  oonsid^evole, 
assoluto  o  relativo  dell'  encefalo  e  delle  varie  sue  parti.  >  Ora  questi 
ultimi  caratteri  sono  essi  pure  influenzati  parzialmente  dallo  sviluppo 
del  sistema  osseo-muscolare  o  della  forza  meccanica,  ,perchò  si  sa  che 
l'encefalo  ò  destinato  a  molte  funzioni  e  il  suo  sviluppo  dev'essere  per- 
eia  in  rapporto,  non  solo  colla  sensibilità  e  intelligenzai  ma  anche  con 
la  motricità  e  colie  funzioni  puramente  vegetative.  È  pur  certo  che  le 
diverse  attività  funzionali  dell'  enceftUo  non  sono  proporzionali  le  une 
alle  altre,  come  la  sensibilità  e  rintelligenza  non  sono  proporzionali  al 
volume  del  sistema  muscolare.  Infine  le  proporzioni,  nelle  quali  noi  ve- 
diamo combinate  ed  nnite  fra  loro  le  diverse  funzioni  nervose,  debbono 
corrispondere  a  proporzioni  quantitative  delle  diverse  parti  dell'encefalo, 
e  queste  poi  debbono  per  loro  parte  corrispondere  a  differenze  morfo- 
logiche tanto  cerebrali,  quanto  craniensi. 

Perciò  r  interpretazione  della  grandezza  e  delia  forma  del  cranio  e 
del  cervello  è  estremamente  complicata.  Essa  esigerebbei  per  essere 
esatta,  l'analisi  e  la  valutazione  quantitativa  delle  funzioni  od  apparec- 
chi organici  in  rapporto  coi  centri  encefalici. 

La  diffleoltà  di  tale  operazione  ò  tale  da  scoraggiare,  ma  si  può  in« 
tanto  cominciare  con  un'analisi  sommaria,  la  quale  basterà  almeno 
per  nn  tentativo  preliminare  di  spiegazione.  Si  possono  cioò  conside- 
rare le  funzioni  del  cervello  come  divise  in  due  gruppi,  l'intelligenza 
colla  sensibilità  da  una  parte,  le  funzioni  di  movimentOiO  di  nutrizione 
dell'altra;  in  altre  parole  rinsieme  delie  funzioni  che  il  cervello  eser- 
cita in  rapporto  colla  massa  deirorganismo. 

La  valutazione  della  massa  deirorganismo  essendo  immensamente  più 
facile  che  quella  dell'  intelligenza,  conviene  ricorrere  ad  essa  prima  di 
spiegare  una  differenza  anatomica  per  una  differenza  intellettuale.  Il 
Manouvrier  crede  perciò  che  sia  utile  fondare  i  confronti  sullo  schele- 
tro, giacchò  fra  le  parti  molli  dei  diversi  individui  esistono  differenze 
enormL 

Dopo  avere  esaminato  quali  siano  le  parti  dello  scheletro ,  il  di  cui 
STiluppo  più  dare  un'  idea  più  adeguata  dello  sviluppo  generale  del 
corpo,  l'Autore  crede  averlo  trovato  nel  pe^Q  del  femore  ;  questo  peso 
rappresenta,  secondo  lui,  molto  esattamente  lo  sviluppo  dell'apparec- 
chio locomotore  connesso  in  modo  si  intimo  coU'apparecchio  eerebrale« 

Un'altra  parte  dello  scheletro  possiede  un  significato  prezioso  dal 
punto  di  vista  fisiologico,  ed  è  la  mandiboUHt  il  di  cui  peso  serve  a 

Riluta.  3 


84  '      BITISTA. 

rapproflendare  JU>  siilappo  dell*  appareoeUo  digesUvo^  almanq  in  ..«na 
atefifla  apeoie  o  ia  ana  specie  yioioa.  Qoeeto  risolili^  del  MaaouTriar 
collima  con  quelli  che  il  Morielli  ottenne  iflno  dal  1874*7^  nelle  eae.rlr 
ce»be.snl  peto  deUa  mandiboia  e  del  cranio  in  rapporto. eoi  séno» 

Infine  lo  ayllappo  del  cranio  essendo  eabordinato  strettapMnte.a 
quello  dell*  encefalo ,  riusclya  di  somma  importanza  di  pacagonare  11 
peso  del  cranio:  1.®  colla  capacità  craniana  {peso  delVenoefàlo)^  £.*  api 
pe$o  del  femore  (o  peso  MUo  scheletro  intero)  \X^  coXpeso  della  man* 
diòolOf  mentre  qaest^altime  peso  potere  Taataggiosameate.paragonaisi 
a  quello  del  fempre  e  dello  scheletro  totale. 

Lo  stadio  dei  rapporti  ponderali  ohe  esistono  fra  queste  diTerae 
parti  dello  scheletro,  fa  intrapreso  dal  Manouvrlar  per  nn  doppio 
scopo  :  1.*  qaello  di  trovare  nello  scheletro  dei  termini ,  ohe  potessero 
servire  a  rapipresentare  lo  sviluppo  degli  appareohi  locomotore  e  diga* 
stivo,  e  preparare  così  l'interpretazione  dello  sviluppo  quantitativo  e 
morfologico  delP  encefalo  ;  2.^  qaello  di  cominciare  lo  stadio  dello  svi- 
luppo quantitativo  comparato  di  tutte  le  parti  dello  scheletro  ooniide- 
rate  nei  loro  rapporti  ponderali  le  une  colle  altre,  secondo  gli  individuif 
le  età,  i  sessi,  le  razze  e  le  specie. 

Non  possiamo  riferire  tutte  le  conclusioni  di  questo  stadio  paziente  e 
particolareggiato.  Una  parte  ò  già  contenuta  nell'  articolo  dello  etesso 
Manonvrier,  di  cui  diamo  più  sotto  la  rivista;  qui  ci  contenteremo  di 
riassumere  le  deduzioni  più  importanti  di  questo  bel  lavoro  : 

1.*  Tutti  i  rapporti  studiati  dair Autore  variano  considerevo|meate 
secondo  lo  sviluppo  generale  dello  scheletro  espresso  sia  dal  suo  pese 
totale,  sia  dal  peso  dei  femori.  Questi  rapporti  variano  pure  f  secondo 
Tetà,  il  sesso  e  la  specie. 

2.*  Lo  sviluppo  quantitativo  delle  diverse  parti  dello  scheletro  è  de- 
terminato da  quello  degli  organi  attivi  direttamente  in  rapporto  con 
esse,  ma  anche. dallo  sviluppo  generale  del  sistema  osseo. 

3.*  Lo  sviluppo  relativo  del  cranio,  come  quello,  dell'eneefalo  ò  enor- 
me nel  bambino  neonato ,  e  diminuisce  gradatamente  dall'  infaneia  al<* 
l'età  adulta,  tanto  più  quanto  più  si  sviluppa  il  sistema  osseo« 

La  donna  può  essere  considerata  sotto  questo  riguardo  come  un  uomo 
di  piooola  statura. 

Lo  sviluppo  relativo  del  cranio,  come  quello  dell*  encefalo,  ò  più  de- 
bole nelle  scimie  antropoidi  ohe  neiruomo. 

4.^  Lo  sviluppo  deir  encefalo  per  rispetto  al  cranio  ò  più  considero» 
vele  nel  fanciullo  che  neir adulto;  nella  donna  e  nell* uomo  di  debole 
statura,  che  nell'uomo  di  alta  e  forte  complessione;  inAne  nella  iq;»eoie 
umana  che  i£agli  antropoidi. 

5.*  Avviene  il  oontrario  dello  sviluppo  delia  mandibola  ,in  nq^porto 
eoli* encefalo  o  in  rapporto  eoi  cranio;  ma  relativamente  al  femore-,  la 
mandibola  è  invece  più  sviluppata  nel  fanoiallc!,  nella  dento  e  nd.Vaomo 
di  pioccria  statara,  ohe  neiraemo  adulto  e  di  Copte  statunu^     - 


» , 


V  D*À)mtOMLOGIÀ  C85 

-  6.*  Le  «Ythippo  relativo  d«lla  mandibola  è  più  grande  Bèlle  rasce 
"«Matte  iiìfertori  che  ttelle  mte  ornane  toperlcrf.  dlf  aseasshii  tattatia 
«tendono  etd  àyTiolBafai,  sotto  tale  aepetto,  alle  fasce  inferiori. 
-  7.*'  1  diversi  rappoM  stadia^  fin  qnt  non  possono  oostitnire  dei  eai* 
ratteri  di  snperiorftà  e  €tt  inferiorità  dal  punto  di  'vista  delie  ttatie 
-evolnsionistlcliei  se  non  si  prendono  in  esame  individni  o  gruppi  di  in« 
«divieni  aventi  stotnni  egaalé  (?)• 

9*  Dal  pento  di  vista  dell^tà,  PAntoré  osserva  che  lo  sviluppo  pon* 
derale  dell* eàeefalo  è  il  più  precoce  e  11  più  rapido;  poi  vengono  lo 
«viluppo  del  cranio,  poseia  quello  delia  mandibola  e  in  ultimo  qneilo 
4ei  ibmori. 

Bd  è  poi  nello  stesso  ordine  che  ciascuna  di  queste  parti  sembra 
raggiungere  il  suo  peso  massimo  ;  insomma,  più  grande  è  lo  sviluppo 
^1  fèmore  e  più  debole  riesce  il  peso  delle  altre  parti  relativamente 
Bl  peso  delle  parti  che  vengono  dopo  di  esse,  nell'ordine  surriferito. 

9.*  I  fatti  studiati  dai  Manouvrier  in  questa  memoria  sollevano  una 
-questione  capitale  dal  punto  di  vista  della  teoria  trasformistica,  ma 
«enÈa  risolverla;  cieò  ee  la  specie  umana  discenda  da  una  specie  pìt 
«viluppata  nel  sistema  muscolare  o  più  debole. 

10«^  Un'altra  questione  non  meno  importante  d* anatomia  filosofica  è 
eoUevata  dalia  precocità  dello  sviluppo  dell'encefalo  e  del  cranio,  pre- 
cocità i  in  virtù  del  quale  il  ftenciullo  presenta  un  peso  cerebrale  ed  un 
peso  eraniense  relativamente  enormi.  Questo  fiitto  sembrerebbe  con- 
trmddire  là  legge  dell'Haeckel,  secondo  la  quale  revolusione  ontogenica 
earebbe  un  riassunto  dell*  evoluzione  filogenetica*  L'Autore  crede  però 
con  giustessa  che  tale  contraddirione  sia  soltanto  apparente  e  si  prò* 
pone  di  studiarla  in  un  prossimo  lavoro. 

<  Rab&b.  —  Die  Sehaedel  dar  altbayerisohen  Lsmdbeydlkenuig. 
i^Sui  cranj  della  popolazione  rurale  deWantica  Baviera).  In  :  BeUràge 
sur  Anthropologie  und  UrgeecMehte  Bayems^  Bd.  Il,  III,  IV,  1873-1882 
«  preoisam.  Bd.  I,  p.  227. 

Il  Ranl^é  si  ò  proposto  un  piano  veramente  gigantesco  in  queste  sue 
OùfiMbUMioni  alV antropologia  e  etoria  primitiva  della  Baviera.  Bglt 
intende  di  raccogliere  col  mezzo  dei  suoi  allievi  e  ooilegbi,  e  con  iXf sto 
4ì  a^i  oJsservatori ,  mtgliaja  e  migliaja  di  osservazioni  sulla  craniolo- 
gia, craniometrìa»  antropometria,  óolorazione  del  capelli  e  degli  occhi 
4ella  popelazione  bavarese,  onde  formare  deirantropolegia  della  Baviera 
vsk  monumento  perenne  alla  sua  valentia  di  scienziato  e  di  antropologa. 
•B  se  dobbiamo  desumere  il  valore  delP  opera  complessiva  da  quelle 
delle  parti  fin  qui  apparse,  noi  dobbiamo  convenire  che  mal  nessun  an* 
tropc^oge  avevii  Ideato  fin  qui  piano  più  vasto  e  più  utile  per  la  scienza» 
(Ma  noi  ndn  possiamo  parlare  su  questa  Rivista  che  delle  memorie  di 
laileiiBsse  generale^  e  percid  prescegliemmo  quella  del  Banke  stesso  sulla 
craniologia  delle  jiop^azioni  campagnaole  bavaresi }  anzi  della  merioK^rià 


86  RIYIOTA 

lunga  300  pagine  non  ci  oocuperemo  che  della  prima  parie»,  dove  rMtoro' 
8i  propone  lo  etodio  delle  caute  oosmìcheiflsiologicbe  a  iociali»  ohe  de^ 
terminano  le  diyerse  forme  del  cranio  fra  gii  abitanti  delle  campugne» 
Sebbene  le  ricerche  del  Banke  rlgaardino  soltanto  la  BaTiera*  pure  ci 
sembra  ntiie  diffonderne  gli  importantissimi  risaltati. 
'   Partendo  dal  principio  che  i  diversi  agenti,  il  dima,  il  suolo,  il  nu«> 
trimento,  T eccesso  di  lavoro,  il  metodo  d* allattamento ,  eoo,,  debbono 
avere  la  loro  influenza  speciale  sullo  sviluppo  del  cranio  umano,  parti- 
colarmente nell*  età  infantile ,  il  Ranke  deduce  con  molta  «ottigUesaa 
ohe  V  atrofia  del  oervello,  come  anche  il  decorso  troppo  lento  d' ossiflf^ 
cazione  del  cranio,  essendo  prodotte  dalle  or  ricordate  infiuenae,  deter^ 
minano  delle  particolarità  caratteristiche  nella  morfologia  craniense  in 
generale.  Queste  particolarità,  che  persistono  nel  cranio  dell'  adulto , 
possono  disporsi  sotto  due  gruppi  differenti,  oioò  1.^  restringimento 
della  «parte  temporale  del  cranio ,  o  stenooraiafia  del  Virchow  ;  2.^  air 
largamente  parziale  della  cavità  craniana, 

I.  Per  rispetto  al  primo  gruppo  di  modificazioni,  si  sa  dopo  i  lavori  dei 
Virchow,  che  alcune  forme  particolari  caratteristiche,  dovute  air  arre* 
sto  di  sviluppo  del  cranio,  sono  riguardate  da  molti  antropologi  come 
segni  d' inferiorità  di  razza  ;  ora  il  Ranke,  associandosi  all'  illustre  an-t 
tropologo  berlinese,  vi  apporta  però  questa  riserva,  che  molti  di  qne^ 
sti  caratteri  creduti  proprj  delle  razze  inferiori  possono  essere  provo» 
cati  anche  nelle  razze  superiori  dagli  agenti  che  arrestano  lo  sviluppo 
normale  dell'individuo,  come  ad  esempio  rinsafficienza  del  nutrimenta, 
Teccesso  di  lavoro,  Tallattamento  artificiale. 

Trovandosi,  in  possesso  d*  una  numerosa  serie  di  craiù  appartenenti 
ad  una  popolazione  abbastanza  omogenea,  il  Ranke  ha  fatto  la  stati- 
stica di  tutte  le  particolarità  ohe  le  ossa  di  questi  eranj  presentavana 
in  conseguenza  dei  disordini  di  sviluppo.  Vediamo  che  cosa  egli  sia  riu^ 
scito  a  trovare  per  riguardo  a  tali  caratteri  e  specialmente  alla  aten(hf 
crotafla» 

La  stenocrotafia,  o  restringimento  anormale  delle  regioni  temporali 
del  cranio,  ò  dovuta  principalmente  all'atrofia  del  cervello.  Il  Virchow 
ammette  anzi  che  essa  possa  arrivare  fino  al  grado  di  vera  microce- 
falia parziale  (o  temporale).  Il  rallentarsi  dello  sviluppo  del  cerVeUo^ 
nelle  regioni  laterali  porta  quest* effetto,  che  le  ossa  temporali  nei 
fanciulli  si  infossano,  per  così  dire,  verso  Tinterno  del  cranio,  determi- 
nando un  accavallamento  delle  ossa  frontali  ed  occipitale   sulle  parie» 
taji  e  temporali,  in  modo  che  la  testa  acquista  una  forma  alquanto  gì(h 
bosa.  Questo  disturbo  nello  sviluppo  della  regione  temporale  pu6  lasoiare 
anche  nell'adulto  in  prova  della  suo  azione  pcegressa  alc»ne  p^rtieola^ 
rità  morfologiche  importanti  ;  una  delle  quali  oonsiste  neUa  fbrmasioao^ 
di  parti  addizionali  nella  regione  del  pterion^  come,  sarebbero  l'apofiat 
firputale  della  squama  del  temporale  o  pteriùH  ricwvaia^óiék  BiXHm  » 


i>*i.mBoroLoaiA  87 

fftpòfisi  temporale  deiroiso  frontale,  oppure  delle  ossa  wormiane  pie* 
rièbe.  Altri'  earatteri  inyeoe  ayrengono  per  una  modificasioiie  seoonda-* 
tift  delle  dimensioni  delie  ossa;  tali  ad  esempio  la  strettora  anormale 
dell'ala  dello  sfenoide  e  il  raT7ielnamento  anormale  della  squama  dèi 
temporale  coli*  osso  fjrontale,  ossia  pterUm  in  K  6\  Broca.  Ecco  ora  i 
esattati  statistiei  ottenuti  dal  Banke  : 

'  1.*  La  preseusa  dell*apofisi  frontale  del  temporale  fu  notata  17 
volte  su  1000  cranj  di  contadini  BaTaresi;  ma  secondo  il  Virebow,  quo* 
sto  carattere  sarebbe  molto  più  Draqnento  neirinsieme  della  popolazione 
tedesca. 

2.*  I  cranj  Siavi  e  Francesi ,  secondo  Gfiniker  e  Ylrchow,  e  i  eraqj 
Italiani  (intomo  ai  quali  TAutore  dice  di  possedere  dati  iasufflcienti ) 
presentano  questo  caraUere  con  frequensa  presso  a  che  uguale,  di  modo 
che  potrebbe  dirsi  cbe  la  pretensa  deirapoflsi  frontale  del  tamporale 
si  trova  in  propondoni  analoghe  presso  tutta  le  popolazioni  di  raaza 
Aryana. 

2L*  Nelle  razze  non  Arjane  invece  questa  particolarita  sarebbe  assai 
più  frequente,  come  aveva  osservato  già  il  Yircbow  :  TAutare  dice  che 
la  frequenza  ò  decmpUL 

4^  Nella  popolazione  Bavarese  il  carattare  surricordato,  come  anche 
tutti  gli  altri  caratteri  relativi  alla  stenoorotafia,  variano  di  frequenza 
secondo  la  posizione  geografica  ;  lagginngono  il  loro  maximum  nelle 
regioni  montuose  «  ossia  fra  gli  abitanti  dei  menti,  e  decrescono  a  mano 
a  mano  si  discende  fra  gli  abitanti  dei  piano.  Essendo  del  resto  tali  ca- 
ratteri indipendenti  dalla  diversa  mistione  delle  razze  (Slava  e  Fran- 
cese), se  ne  può  desumere  che  la  loro  variabilita  dipende  dal  genere 
di  vita  che  ò  diverso  tra  il  piano  e  il  monte. 

5.*  La  frequenza  deir  apoflsi  temporale  del  frontale  ò  molto  minore 
41  quella  deirapoflsi  frontale  del  temporale. 

0.*  La  causa  principale  della  stenocrotafla  deve  essere  cercata  nelr 
V  insufficienza  di  nutrimento  duranta  la  prima  infanzia.  In  seguito  al* 
r  atrofia  del  cervello,  si  produce  una  pressione  negativa  nell*  intemo 
della  cavita  craniense,  ohe  a  sua  volta  porta  T  infossamento  delia  re- 
gione temporale. 

7.*  La  microcefalia  temporale  parziale  coincido  spesso  col  restringi- 
mento della  parte  te^iporaie  del  cranio,  come  aveva  detto  il  Virchov. 

8.^  L'esistenza  dell*  apofisi  frontale  del  temporale  non  significa  per 
necessita  un  disordine  nello  sviluppo  del  cervello,  perchò  spesso  ir  re- 
stringimento temporale  ò  compensato  dallo  sviluppo  esagerato  d*  altre 
parti  del  crania 

n.  Passando  ora  al  secondo  gruppo  di  caratteri  morfologici  dipendenti 
dalla  modificasione  generale  del  .cranio,  noi  dobbiamo  occuparci  del- 
r allargamento  parziale  delia  cavita  del  cranio.  Quest'allargamento  st 
«fodnce  prineipaimonte  nelle  regioni  frontale  ed  oceiji^tale  dei  cranio; 


88  XlYISTiL 

fpéMo  6M0  eompeiiM  il  fesiringimoato  della  regioa*  tMHpov^ ,  di 
gain  ohe  il  Tolnme  totale  della  earità  del  craalo,  oeeia  la  oepaéty^ 
eobiea,  non  varia  punto  e  pad  aaelie  awneatare  aon  ottaale  la  tteao*- 
erotafia. 

L'allargamento  parziale  della  eaTità  dei  cranio  prednoe  aloAli  tm^ 
ratteri  morfologici  eecondarj  degni  di  rlllOTO  ;  fra  i  quali  ^teremo  i» 
primo  luogo  la  pereietenza  deUn  sntara  fronto-^fhmtale  (metopiemv  del 
eraoio);  in  eecondo  luogo  la  persistenza  della  satura  trasverea  e  dell^ 
satura  mediana  della  squama  dell'  occipitale^  fra  1  diversi  panti  di  os- 
sificazione del  Meckely  ed  è  a  queste  suture  persistenti  che  si  deve  ìt^ 
formazione  dell*  osso  pattale  od  epatialOi  detto  anche  ùb$ù  degìi  Inomty. 
come  pure  la  formazione  di  ossa  wormiane  puntute  deU' occipitale!  11-4 
nahnente  in  terso  luogo  la  presenza  di  punti  d' ossifloasiona  e  di  aaW 
datura  anormale  nella  regione  della  satura  lambdoidea,  alle  qoali  partii 
colarità  si  collega  l'esistenza  dell'osso  della  fontanella  posteriore,  d^' 
wormiane,  infine  d'ossa  interparietali  e  intercoronarie. 

Studiando  la  statistica  che  il  Ranke  ha  eseguito  pazientemente 
tutte  queste  modificaiioni  craniologiche  nella  popolazioBe  Bavaiese^  noi 
troviamo  di  importante  quanto  segue: 

1.*  La  sutura  metopica  persiste  totalmente  nei  oranj  Bavaresi  i  volta 
su  13  f  la  sua  persistenza  parziale  s'incontra  anzi  1  volta  su  I2l 

2.*  La  frequenza  della  sutura  frontale  nei  cranj  Bavaresi  è  dunqoa 
eguale  a  quella  offerta  dai  cranj  Stavi  (1  su  14  secondo  Gruber),  ma  è- 
minore  che  nei  Tedeschi  in  generale  (1  su  8  secondo  Welcker).N^po-^ 
tremmo  aggiungere  clie  è  minore  anche  delta  proporzione  oflerta  dai 
eranj  Italiani,  che  secondo  le  ricerche  di  Canestrini,  Calori,  Morselli 
la  presenterebbero  solo  nella  media  del  5  per  100,  mentre  fra  i  erai^ 
Papuani  s^avrebbe,  secondo  le  belle  indagini  del  Regalia,  ta  cifra  di  soli 
3.49  per  100. 

3.*  In  complesso,  secondo  il  Ranke,  si  potrebbe  dire  che  ta  sutura 
metopica  si  pronta  con  uguale  frequenza  ta  tutu  i  popoli  di  razza 
Aryana. 

4.^  In  una  popolazione  omogenea  come»  quella  della  Baviwa,  il  me«s 
tepismo  varia  secondo  il  luogo  di  provenienza  dei  cranj.  Nei  cnug  dei 
montanari  il  metopismo  è  più  frequente  che  in   quelli  dei  ptanigiapi , 
piò  che  si  accorda  colla  già  ricordata  differenza  per  rispetto  alla  ste-^ 
noerotafia. 

5.*  Quanto  all'osso  lacas,  il  Ranke  trova  esatte  le  asserzioni  del  Me» 
ekel,  che  la  persistenza  ddlle  suture  fetali  delta  squama  deli^occipitala^ 
ò  in  accordo  colla  formazione  embrionarta  di  questa .  stessa  squama' 
mercè  quattro  punti  di  ossificazione. 

6.*  Nella  formazione  dell'osso  epattale  notansi  tre  gradi  r  osso  epat* 
tata  propriamente  detto  ;  osso  puntuto  della  squama  deiroodpitalef  per-* 
aistenza  delta  sutura  trasversa  dell'occipitale  nelle  sue  parti  laterali* 

7.*  I/oaso  degli  Incas  ò  eccessivamente  raro  nei  cranj  Bavaresi  ;  ap» 


D  ANTROPOI^OOIA  3^ 

pMna  Mt^  caio  Bopva  1000  enmj ,  mentre  ohe  fhi  i  Perarlani  s*  avrebbe 
bea  (Slt  volte  au  1000  (Virchow(^  dimodoché  tale  oaratiere  avrebbe  ana 
reale  importaiiMi  etnologica.  Aaehe  nei  craiy  Papuani  della  Nuova  Gui-, 
nea  ii  sarebbe  oseervata  una  maggior  frequenza  dei  grandi  ossi  wor< 
mianl  deUa  regione  )ambd<4dea  (Riccardi). 

8.*  Le  oiBa  wormiane  puntute  della  regione  lambdoldea  sMncontre*. 
lébbero  in  proporsieoe  del  li.5  per  10J0;^la  persistenza  delle  parti  la- 
tenti della  Butora  eceipitale  trat versa  nel  72.3  per  1000;  infine  laper- 
sitteaza  totale  di  questa  stessa  satura  nel  94  per  1000 ,  cioò  con  pro- 
poradeae  eguale  a  quella  del  metopismo  totale  o  parziale. 

9.^  La  frequenza  delle  formazioni  epattali  sta  generalmente  in  rap- 
petto  inverso  con  quella  del  metopismo  ;  e  il  Virohow  aveva  già  os- 
servato che  esiste  sotto  tal  riguardo  un  vero  contrasto  etnico  fra  le 
varia  serie  cranologiche, 

10^*  Fatta  astrazione  dal  fktto  che  la  persistenza  delle  suture  fetali 
del  cranio  può  servire  di  compenso  alla  stenocrotofist  resta  pure  molto 
probabile  ohe  tal  carattere  sia  dovuto  all*eredità. 

11.*  Ib  quanto  ai  punti  di  ossificazione  e  alle  suture ,  ii  Ranlce  ha 
trovato  queste  prot>orzioni  :  ossa  della  fontanella  posteriore,  4  per  100  » 
irormia&i  numerosi,  15  per  100;  ossa  interparietali,  0.76  per  100;  ossa 
intercoronarie,  0.^0  per  100. 

12.*  Finalmente,  rispetto  alle  modificazioni  nello  sviluppo  del  cer- 
vello, è  a  notare  che  il  metopismo  denota  sviluppo  della  parte  frontale 
del  cervello;  la  persistenza  della  satura  trasversa  occipitale  invece 
sviluppo  delle  parti  corrispondenti  encefaliche.  Inoltre  la  persistenza 
della  sutura  trasveraa  suddetta  ò  dovuta  alla  posizione  più  orizzontale, 
che  prende  V  occipitale  in  causa  delia  pressione  esercitata  su  di  esso 
dalla  oolonaa  vertel^raie  ;  ed  ò  a  questo  abbassamento  dell*  occipite 
verso  la  linea  orizzontale  che  si  deve  la  cosi  detta  impressione  basi'' 
larCy  cioò  i'  infossamento  di  tutta  la  parte  che  circonda  il  gran  foro 
versò  Pinterno  della  cavità  cranica.. 

Tali  sono  i  risultati  principali  ottenuti  dal  Ran^e  sulle  modificazioni 
generali  dello  sviluppo  del  cranio;  egli  studia  però  anche  i  rapporti 
fra  la  capacità  cubica  e  la  circonferenza  orizzontale,  e  anche  di  questa 
parte  dei  suoi  studj  è  utile  sapere  la  conclusioni. 

I  cra^j  femminili  Bavaresi  hanno  una  capacità  minore  di  quella  dei 
maschili,  ecco  le  cifre: 

Capacità  media    Massima       Minima 

100  craDj  di  uomini     .       .        1503  1780  1260 

100  cranj  di  donne       .       .        13^  1683  1100 

Ma  si  ottiene  un  risultato  interessantissimo,  se  si  confronta  la  capa- 
cità dei  normali  con  quella  dei  criminali.  Quetto  confronto  fatto  col 
metodo  seriale  propugnato  dal  Morselli,  dimostra  che  due  serie  eguali 
di  craiu,  l^^^f^,  di  individui  normali,  Taltra  di  delinquenti,  danno  la  me- 


40  EiyisTA 

desima  media  di  capacità  cubica;  ma  mentre  nella  serie  oriminale  8i 
banno  crasj  grandissimi  e  crarj  piccoUcMBimi ,  nella  eerie  inr^ce  dei 
sani  le  variazioni  individuali  sono  meno  splcoate  e  abbondano  1  ertig 
di  capacità  media.  Ecco  nn'altra  prova  cbe  il  confronto  delle  medie« 
tanto  caro  alla  scuola  classica  ft*anoese  ed  ai  suoi  pia  o  meno  valenti 
segnaci,  a  nulla  approda. 

Lo  sviluppo  della  parte  frontale  del  cranio  ba  ana  grande  influenza, 
sulla  capacità;  questa  varia  spesso  di  100  centimetri  cubici»  seooado 
ohe  la  fronte  ò  più  o  meno  prominente  (come  nei  Bavaresi  pari)  e  più 
o  meno  fuggente  (come  nei  Bavaresi  di  tipo  misto,  slavo  e  francese). 

Quanto  ai  rapporti  fra  la  oapacità  e  la  circonferenza;,  il  Ranke-  ba 
trovato  che  in  generale  questa  dà  la  misura  di  quellaé.  In  media  [egli 
valuta  che,  se  la  circonferenza  aumenta  di  un  millimetro^  la  capacità 
interna  aumenta  di  dieci  centimetri  culficù  Le  cifre  calcolate  differi- 
scono poco  dalle  cifre  ottenute  direttamente  colla  misura ,  almenp  in 
media  ;  ma  qui,  dice  il  Ranke,  occorre  procedere  con  prudenza.  Difatti 
nei  cranj  brachicefali  la  capacità  calcolata  sulla  misura  della  circonfe- 
renza orizzontale  ò  sempre  nn  po'più  piccola  della  capacità  effettiva  , 
mentre  avviene  il  contrario  nei  cranj  dolicocefali.  D'altra  parte  questo 
rapporto  [regolare  fra  circonferenza  e  capacità  non  si  osserva  cbe 
nei  cranj  a  fronte  prominente  o  almeno  diritta  ;  in  quelli  al  contra- 
rio con  fronte  sfuggente  si  possono  commettere  errori  di  220  centime- 
tri cubici. 

Checché  ne  sia,  il  Banke  non  ba  misurato  direttamente  cbe  la  capa- 
oità  cubica  di  200  cranj  Bavaresi  d'ambo  i  sessi  mescolati,  ed  ha  avuto 
la  media  di  1410  cent,  cubici.  Calcolando  poi,  secondo  la  circonferenza 
media  (250  millimetri),  la  capacità  d*  altri  673  cranj  pure  dei  due  sessi 
commisti  assieme,  ba  ottenuto  la  cifra  di  1419  cent,  cubici,  che  ò  poco 
diversa  dalla  precedente. 

Geobnbaur.  —  Snlla  parte  facciale  dell'  osso  lagrlmale  nel- 
ruomo.  (Nei  MfyrphologUche  JahrhùcK  T-  VIL  fase.  I,  1881). 

Il  celebre  anatomico  avrebbe  osservato  in  un  certo  numero  di  oranli 
umani  uno  sviluppo  esagerato  della  parte  inferiore  ^AV  osso  lagrlmale 
{hamulu9\  di  modo  che  il  lagrlmale  verrebbe  a  far  parte  del  margine 
inferiore  dell*  orbita  e  perfino  si  troverebbe  qualche  volta  intercalato 
nel  mascellar  superiore.  Il  Gegenbaur  ha  trovato  la  prima  disposizione 
5  volte  su  120  cranii,  e  la  seconda  2  volte  soltanto  su  200:  ò  dunque 
nn  nuovo  carattere  atavistico  da  studiare,  e  noi  lo  segnaliamo  air  at- 
tenzione dei  nostri  giovani  antropologi,  che  vanno  sempre  cercando 
Argomenti  di  studio. 


D*AMTBOPOLOaiA  il 

-  A.MOtiTOfltKB  (ÀtiiiUeMn  Dimitr^)*  Ueber  ainlge  Anomalien  am 
sneiiscdiUoIieii  Sohàdel  mit  besonderer  BeriiokBiolitigiing  dett 
TortemnMiis  bei  versobiedenen  Rassen.  (  Su  alcune  anofnàiie 
del  Iconio  umanOf  con  epeeiaie  riguardo  alla  loro  frequenza  nette 
ratse).  Moskmo,  ÌBSKK  ìb-^-^  ^i  P&flT-  ISO,  con  104  fig.  Originalmente  la 
lingua  rassa.  Vedi  Bioìogitchee  Cenirailblatt^  Jahr.  Il,  nameri  )^  3,  4 

Questo  lavoro  megietrale  dell'iliastre  antropologo  russo  è  diviso  in 
tre  parti  principati  t  nella  prima  tratta  delle  anomalie  del  pterion  \ 
nella  seconda  dell* osso  degli  Incas  :  nella  terza  della  sutura  frontale. 

1.  Anomcdie  det  pterion.  Le  diverse  forme  del  pterion  nèlTuomo 

e  negli  animali  superiori. 

La  parte  che  si  riferisce  airimportantissimo  argomento  del  pterion  4 
forse  la  memoria  antropologica  più  completa,  che  io  conosca  uscita 
alla  luce  negli  ultimi  anni.  Dopo  aver  ricordata  tutta  la  letteratura 
della  questione  (e  noi  vi  vediamo  con  piacere  ricordati  i  lavori  dei 
nostri  Mantegazza  e  Calori],  TAutore  passa  ai  risultati  delle  sue  esser* 
vazioni.  Le  anomalie  del  pterion  possono  avere,  secondo  la  loro  na- 
turai un  valore  molto  diverso  :  un*  anomalia  nell  uomo,  che  ò  normale 
o  frequentissima  nelle  sciiùie  superiori  e  che  nello  stesso  tempo  si 
trova  più  spesso  nelle  razze  inferiori  rispetto  alle  superiori ,  è  cer- 
tamente di  natura  diversa  da  un'  anomalia  che  caratterizza  invece  le 
razze  più  alte,  e  non  si  presenta  mai  negli  animali  più  vicini  all'uomo. 
L'una  tenderehhe  a  scomparire  neirumanità,  l*  altra  a  rendersi  sempre 
più  frequente»  Per  determinare  adunque  il  valore  gerarchico  d^una  ano- 
malia occorre  partire  da  tre  punti  fondamentali  :  il  conft'onto  delle 
razze  umane  fk*a  loro,  il  confronto  deiruomo  cogli  animali  superiori,  i 
fatti  dell'embrologia.  tlS  questo  appunto  l'indirizzo  che  TAnoutchine  ha 
seguito  nel  suo  lavoro. 

Le  anomalie  del  pterion  si  riducono  principalmente  alle  seguenti  : 
L®  eaeo  -*  il  temporale  va  ad  unirsi  al  frontale  per  mezzo  d*una  larga 
apoflsi  ordinariamente  di  forma  quadrangolare,  e  allora  si  ha  la  co- 
siddetta e  apoflsi  frontale  completa  dell'osso  temporale  >;  2.*  coto— Fa- 
pofisi  è  incompleta  e  non  arriva  a  toccare  il  frontale  ;  3.*  caso  -«•  rnnione 
del  temporale  col  frontale  avviene  senza  intermezzo  di  un*  apoflsi  spe- 
ciale, ma  per  reciproco  avvicinamento  delle  due  ossa  ;  4.*  caso  — •  esistono 
delle  ossa  wormiane  o  epipteri  nella  regione  del  pterion  ;  5.^  caso — esi- 
ate  invece  un  assottigliamento  eccezionale  di  tutta  la  regione  del  pte-* 
rion  medesimo.  Secondo  TAutore,  ogni  pterion  che  misurato  sulla  lun- 
ghezza della  sutura  sfeno-palatina  resta  al  disotto  degli  S  millimetri, 
rientra  in  questa  ultima  categoria.  Nel  fare  la  rivista  4el  Banke  noi 
abbiamo  già  parlato  della  stenocrotafia,  e  delle  modificazioni  craniensi 
che  ne  dipendono  nelle  popolazioni  campagnuole* 

:L*aaalisi|  ohe  TAntore  f a  delia  relativa  frequenza  di  queste  anomalie 


mxvism 

.irarte  lant^  è  con  ptftteirtangi^to  e  foUD»  «te  .sol  ooft  piirti 
IM  MpUrio.  CI  tetterà  rieordan»  eome»  Meoodo  I0  di  1#  ilMWli^  1*9^. 
poid  fiponftala  d#l  tettpormla  Mitta  a«i  onaU  Magriia  prapormw  jM 
UE  fu  0|(>,  flwatre  aal  eiaaii  Soropei  è  appaoa  del  1j5  p.  (Ha  UMuda 
aariame  taila  le  divene  anomalìe,  dall'apio  completo  dal  temperile. 
al^aempUee  aaMittifllaaMafto  del  pterioa,  ai  te  dm  di«a  ta  meifcy  «asta, 
il  49  p»  Old»  dei  eraaii  di  Negri  è  afistto  da  aaomalie  della  regiaaapte- 
riea,  meotre  i  eraaii  BaTaresi  daiebtero  il  rapporto  di  uà  qaaiio  a 
mt^ia  di  S8  p.  0|0.  Aaalisaaado  poirtotte  le  aoria  di  raaza  dìTaiaa  elie 
egU  te  potato  raccogliere  la  nomerò   di  15^109  eraaii,  ai  ottengono  1» 
aegoanti  proporsiotti  riapetto  ali*  apoflai  frontale  del  temporalCj  ebe 
è  Panomate  più  importante  a  carattMìitica  : 

Razza  bukga.  Europei:  Popolazione  deIl*Allemagna,Italia, 
BoMia,  Aastiia  e  Francia  :  9907  cranj,  di  cai  157  col- 

Tapoflai  completa  15.9  sa  1000 

Popoli  asiatici  di  razza  bianca  :  195Gaaea8Ìci:  314  In- 
diani; 16S  indiTìdai  del  Turkestan  ;  617  Tarco-Finni  ; 
in  totto  1194  eraaii,  di  cai  23  con  apoflsi' completa    19JS  sa  1000 
Bazza  americana.  775  cranii  stadiali  daU^Ànoatcbine,  di 

cui  15  con  apoflsi  completa 19.4  sa  1000 

Razza  mongolica.  596  eraoii,  di  cai  22  con  Tapofisi  compi.  37.0  sa  1009 
Razza  malese.  946  cranii«  di  col  35  con  Tapofisi  completa  37.0  sa  1000 
Razza  papuana.  697  cranii,  di  coi  60  con  Tapofisi  compi.  86.0  sa  lOOO 
Razza  nbqba.  884  cranii,  di  coi  110  con  l'apofisi  completa  124.0  sa  1000 
Australiani  e  tasbìanlanu  210  cranii«  di  cai  27  con  Ta- 

pofisi  frontale  completa Ì29.0  sa  1000 

Aastraliaai  soli  :  166  cranii,  di  cai  26  con  Tapoflsi  sad- 
detta          187.0  sa  1000 

In  complesso,  per  15169  cranii  di  latte  le  razze,  compresivi  1560 
Americani  ani  qaali  l'Antore  ba  potato  troTare]  notizie  più  o  meno  ai- 
cure,  la  proporzione  della  frequenza  deli'apofisr  frontale  complete  4al: 
temporale  era  del  29.6  sa  1000 ,  o  in  cifre  più  piccole  del  3  per  lOOi 
Qnanlo  alle  ^tre  forme  d^anomalie,  ecco  che  cosa  risolterebbe  dalle 
ricerche  4ell'Anoutchine. 

L*apofisi  frontale  incompleta  ò  frequentaci  cranii  dei  Melanesi  (ILO 
p.  0(0),  dei  Caneaaici,  Tarcomanni  e  Tarco-Finni  (10.7)  :  è  pia  rara  in» 
Tcce  fra  i  Kòngoli  (3.9)  e  i  Feroviani  (2.2). 

Le  casa  -wormiane  del  pterion  sonn  più  frequenti  fra  i  detti  popoli^ 
del  Cancaao,  Turkestan  e  Tarco-Finni.  (66.5  p.  100)  :  mediocremente  fru 
gii  AnattaliaM  e  Tasmaniani  (29.4),  Meianeai  (2&9),  Moniroli  (16.0)^ 
Rossi  (16.10;  acino  inTCce  rare  fra  i  Malesi  (10^),  Polinesiani  (9.3),  e  Pe« 
mTiaai  (6.0). 

Il  pterion  strettissimo  troraai  prevalentemente  nei  oranti  di  Anstra^  1 
iiani.  Tasmaniani,  Kegri,  Mongoli  e  Meianeai  (dal  2L§  al  X41  p.  OjO)  • 


del^ra^ ,  —  ~, -^ 

nuw).  H(wbw.  ISSO.  i^t-J."  di  p^r.  1^;. 
Bngtu  nun.  Tadl  iWpiariw*"  (kmiimhtiu.  . 
Qawto  laroro  nwgirtnla  daU'IllMUii  anov 
tre  parti  prinoipsli  :  Mila  pnma  ttatu  ^' 
Balla  «eeonda  dall'avo  degli  Sasn:  sella -m» 

L  Anomalie  del  pMKon.  £e  dmerae  form'- 


La  parte  «he  si  riferisce  all'ii 
forse  la  memorta   antropologica  più  cois: 
alla  laoe  negli  nltlmì  anni.   Dopo  arer   r:- 
della  qaetrtione  (e  noi  vi  TAdiamo  coe   t 
nostri  UantegsEza  e  Calori),  l'Autore  o^ 
Tazionl-  Le  aQomalIe  del  ptarian  poflao: 
tvra,  nn  Yslore  molto  diverso  :  an^anKii. 
0  freqaentisaimEt  nelle  soimie  mpsTr 
trova  più  spesso  nelle  raEte   infenor    -r^ 
tamento  di  natura  diversa  da  uo  jmwl. 
raise  i^ù  alte,  e  non  si  preeenu,  m^ 
L'ana  tenderebbe  a  scompuirii  se^^i^ 
più  &wqsente.  Per  dntnrminnn-  irr^ 
malia  ocooire   pwlire  da   ii'e  xm^   - 
raiM  umane  fra  loro,  11  nniiiiiinii  m— 
£atU  dell'embrulogia.  h  tji— w-"^ 
Mgoito  nel  ano  lavoro 


-  -v  OiO), 
■  I,  Cau- 
■"    Peru- 

'  >ir  apoflsi 
I'  antro- 
compenso 
iì  serial» 
vi,iMeIa- 
I  rettissimo, 
r. teflon  non 
■   fra  i  Mon- 
ili 3.9,  fra  l 
"-ale  si  unisca 
'"e  nelle  rane 
-  -   la  tendenea 
■  ':rGtta.  È  cbtaro 
va  scomparendo 
HKb'  .\a  razze, 

e;  ■  .e,  le    Bcimlo  pre- 

^^^-  oione    pterioa.  Noi 

*"  .,j   umano,  ma  ve- 

.uporala   col  frontale 
*^  ,.j  questa   particolarità 

amano,   costltnisce  on 
.atico. 

^^       ,  -uè  pei  loro  caratteri  pia  si 

.-a  massima  delle  nomali» 

...  a  ohe  nelle  solmle  tale  earat- 

„.i  •":co  che  l'esame  di  466  oranil 

.iputito    codesta  suppoBlilMe.; 

jiilla  e  nel   ChlmpanEÓ  1'  apofisi: 

-yenerale,  mentre   Invece  1' Omng: 

:aeate;anzi  qnest'altimo  gener»' 

;^iODe   minore  di  quella  dei  «ranll 

<);j<)rEÌonBli:  > 

CranU  eoa  apoflal  completa-   ; 
1000  su  xoop 


44  RIVISTA 

Granii  etm  «poltA  tompìéU 

Cinocefali  (81) 815  sa  1000 

Ceroopitecii  (63) 571       > 

Semnopitecii  (69) 391       > 

Drang  (65) 292       > 

Oibbome  (24) 125       > 

L* Autore  ha  pare  stadiato  le  condizioni  del  pterion  nei  cranii  d'altri 
mammiferi.  Egli  lia  trovato  che  Tanione  del  temporale  col  frontale  per 
metto  deirapoflsi  non  si  incontra  che  nelle  scimie  e  nelPaomo:  ttegll 
altri  mammiferi  Tanione  si  fa  pel  semplice  ravvicinamento  deile  due 
ossa.  In  eonclasione  Tapoftsi  frontale  completa  del  temporale  nell*aomo 
è  una  anomalia  più  rara  nelle  razze  superiori  che  nelle  inferiori,  e  devo 
essere  considerata  come  an  carattere  pitecoide  riprodotto  talora  neHa 
specie  umana  per  atavismo. 

L'oltimo  capitolo  di  questa  stupenda  memoria  tratta  la  questiono 
dello  sviluppo  deirapoflsi  i^nto-temporale,  quindi  discute  l'influenza  deU 
le  anomalie  del  pterion  sul  cervello,  e  infine  riassume  tutte  le  rìcereho 
dell'Anoutcbine.  Diamo  in  succinto  le  conclusioni,  non  potendo  arre- 
starci  più  a  lungo  su  questa  parte  : 

1.*  La  riunione  della  squama  del  temporale  col  frontale  ò  un'anoma- 
lia più  o  meno  rara,  che  conviene  considerare  come  una  teremorAa^  e 
il  caso  particolare  in  cui  tale  unione  ha  luogo  mediante  un'apofisi  spe* 
ciale  può  dirsi  una  teremarfia  pUeetride ,  perchè  si  presenta  come  ca- 
rattere normale  in  certi  generi  di  Primati  deirantico  Continente  (  An« 
tropoidi  e  8cimie  catarrine). 

2.*  Nelle  diverse  razze  umane  la  frequenza  dell'anomalia  del  pterion 
varia  molto  :  nelle  razze  nere,  a  capelli  lanosi  (  Australiani ,  Papuani , 
Negri),  l'apofisi  frontale  completa  della  squama  temporale  è  la  pia 
frequente:  vengono  poi  le  rane  Malese  e  Mongolica,  poi  le  razze  Ame* 
ricana  e  Bianca,  nelle  quali  l'anomalia  s'incontra  da  5  a  8  volte  mene 
che  nelle  razze  Nere. 

3.0  I  diversi  generi  dei  Primati  si  distinguono  anche  più  tm  loro  per 
la  differente  conformazione  del  pterion.  Nel  Gibboni^  Orang  e  Semnopi- 
tedi  Tapoflsi  frontale  completa  non  si  incontra  che  per  eccezione  (ano- 
malia!), anri  nei  primi  la  frequenza  non  eeoede  quella  dei  Negri  ed  Au- 
atralianL  Invece  negli  altri  generi  di  Catarrine  questa  anomalia  acquista 
di  più  in  più  il  carattere  d*una  conformazione  normale,  specialmente  nel 
Macachi,  Chimpanzé  e  Gorilla.  Infine  nelle  scimie  Platirrine  ^ranomalia 
è  rarissima  ed  il  pterion  ha  una  forma  speciale. 

4.*  All'opposto  di  quanto  pensa  il  Qruber,  Tapofisi  frontale  si  forma 
talvolta  a  spese  di  ossa  wormiane  che  si  saldano  colla  squama  del 
temporale.  Esistono  infatti  molti  esempii  di  ossa  wormiane  più  o  meno 
rionMa  chiaramente  colia  squama,  ed  anche  nei  Primati  si  osservano 

>venti  volte  nella  regione  pterica  del  wormiani  saldati  talora  colle 

sa  vicine. 


L 


d'amtropoi^ooià  ^ 

5.*  Parò  la  formazione  di  wormiani  nella  fontanella  sfenoidale  non  ^ 
normale,  e  l'apoflsl  può  talvolta  essere  prodotta  merco  nn'  escrescenza 
dell'  orlo  della  squama  temporale,  che  si  formi  verso  la  fine  dal  pe- 
iriodo  fetale  o  poco  dopo  la  nascita,  a  si  inserisca  nello  spazio  fra  l'an- 
golo del  parlatala  ed  il  pterion.  L'aumento  di  volume  deirapoflsi  potrà 
anotia  farsi  a  spasa  dei  punti  d*  ossifloazione  formatisi  per  avventura 
nel  tessuto  fibroso  della  fontanella. 

0/  Ignoriamo  le  causa  che  favoriscono  lo  sviluppo  delle  anomalie 
del  pterion  :  il  solo  infossamento  del  pterion  verso  1*  interno  del  cranio 
sambra  di  carattere  patologico.  L'apoflsi  frontale  del  temporale  e  la 
ossa  epiptara  si  sviluppano  probabilmente  in  causa  di  un  rallentamento 
nell'ossificazione  dei  parlatali,  il  cui  angulus  antero^inferior  stenta  ad 
unirsi  eoi  frontale  e  con  lo  sfenoide  ed  ò  surrogato  perciò  dalla  squama 
del  temporale.  Frattanto  si  può  accettare  la  spiegazione  del  Yirobow, 
che  tale  anomalia  si  debba  aireredità  a  più  specialmente  all'atavismo. 

7/  L'apoflsi  frontale  incompleta  non  può  riguardarsi  come  una  te* 
remorfia,  perohò  i  Primati  la  presentano  con  minore  frequenza  della 
specie  umana.  Carattere  di  maggiore  inferiorità  risulta  invece  l'anor* 
mala  strettezza  del  pterion,  e  più  ancora  l'unione  diretta  del  frontale 
a  temporale  merco  il  loro  semplice  ravvicinamento.  In  ogni  caso  Tuomo 
non  presenta  queste  conformazioni  che  per  anomalia ,  e  il  più  spesso 
nella  razza  inferiori* 

8.*  La  questione  deirinfluenza  dell'  anomalie  del  pterion  sul  cervello 
dev'essere  ancora  studiata:  sembra  però  che  tale  influenza  sia  molto 
piccola,  eccettuatine  i  casi  di  depressione  del  pterion.  Si  conoscono  casi 
in  cui  l'esistenza  dell' apoflsi  frontale  completa  non  influì  menoma- 
xneiAta  sulla  forma  del  cervello.  Dippiù  i  Primati  offrono  il  pterion  con- 
formato secondo  due  tipi»  coma  vedemmo;  da  una  parte  il  Gorilla  e  il 
Gbimpanzó,  dall'  altra  il  Gibbone  e  l' Orango  ;  eppure  non  presentano 
una  corrispondente  varietà  di  tipi  cerebrali.  Anche  sul  cranio  le  ano- 
malie del  pterion  esercitano  poca  influenza,  dimodochò  si  può  conclu- 
dora  che  esse  offrono  piuttosto  un'importanza  morfologica  e  pretta- 
mente antropologica  cbe  fisiologica  o  patologica.  Sono  però  Importanti 
per  caratterizzare  il  grado  geratrchico  delle  razze  e  determinare  la  loro 
maggiore  o  minore  tendenza  alle  formazioni  teremorfe  o  pitecoidi. 

IL  Vo8so  degli  Incas  e  le  formazioni  anàloghe. 

La  seconda  parte  dell*  opera  dell'  Ànoutchine  s' occupa  del  cosldetto 
<  apattala  od  osso  degli  Incas  »  scoperto  per  la  prima  volta  dallo  Tschudi 
nel  1844  e  da  lui  ritenuto  come  una  caratteristica  morfologica  della 
razza  Peruviana.  Quast^osso,  che  si  forma  nella  regione  lambdoidea  per 
distacco  d'una  parte  deUa  squama  occipitale,  ha  avuto  dagli  antropo- 
logi diversi  nomi,  ma  questi  sembrano  piuttosto  riferirsi  a  varietà  della 
medesima  formazione  :  os  inierparietale ,  eìve  eagitCale  :  —  os  gt«a- 


4« 


xinsTA 


dratum^  Hte' fonticuìare  posteriui:  —  òs  apids  ^tàìsmae  ùcetpiums, 
ti0e  triquefrum  :  —  09  Ineae  tripartitutn  :  •^  oé  epadale  pfopriunh 
Hve  Ineae, 

L*Aatore  in  an  primo  oapttolo  fa  la  storia-  aocmratiBsima  dell»  qM- 
tstione,  e  spaoiaìménte  rifeiris'ee  le  stapendo  ricerebe  dol  Vlrahow  (18tB>. 
fi  curioso  che  la  letteratara  antropologica  italiana  non  eonteaga  ateim 
lavoro  di  merito  so  questo  interessante  argomento. 

Passando  in  rivista  le  varie  formazioni  ossee  cbe  si  coUegaoo  eon 
resistensa  dell'  epattaloi  TAutore  ne  fa  nna  olassificasionei  -t^  qui  non 
possiamo  riportare  per  la  saa  complioazlone  :  basti  dire  che  si  possoso 
avere  nella  regione  lambdoidea,  cioò  nella  regione  della  fontanella  pò- 
steriore ,  ben  dne  gruppi  principali  di  formazioni  a  seconda  della  loio 
origine  da  ponti  d*os8iflcazione  normali  o  anormali  ;  diviso  il  primo  di 
questi  gruppi  in  altri  tre  sotto-gmppi,  e  questi  alia  lor  volta  oomprea* 
denti  ben  dtcianòve  cùnformaHani  diverse  anomale.  La  più  importante 
e  caratteristica  ò  però  qaella  deirosso  Incas ,  cbe  deriva  dal  ri^ianere 
distinti  mediante  sutura  il  terzo  e  il  quarto  ptjo  dei  punti  d'ossiflea*- 
zione  della  squama  occipitale.  Si  banno  dne  forme  princlpaU  dell*  osso 
dell'Incas  ;  una  semplice,  in  cui  l'osso  ò  tutto  d'un  pezzo  ;  una  eemposta» 
nella  quale  Tosso  è  diviso  in  due,  tre  o  quattro  pezzi,  a  seconda;  della 
l)ersistenza  delle  suture  cbe  dividono*  i  pnntl  di  ossificazione. 

Ma  venendo  alla  frequenza  dell'anomalia  nelle  diverse  razze  umane, 
l'Autore  espone  prima  le  ricerche  dei  varii  antropologi  cbe  lo  banno 
preceduto  in  questo  studio.  L'antropologo  fortunato  fu  fin  qui  il  Lueae 
cbe  in  86  cranii  trovò  Tosso  epattale  ben  3  volte,  cioè  nel  rapporto 
del  3.5  p.  100:  invece  TAnoutcbine  in  887  cranii  di  Russi  lo  trovò  solo 
3  volte,  col  rapporto  del  0.3  p.  100.  In  complesso  negli  Europei  la  pro- 
porzione sarebbe  di  0.45  p.  100.  Si  può  dunque  dire  cbe  un  tfold  cranio 
sa  200  di  individui  Europei  presenta  questa  anomalia. 

Ma  vi  banno  delle  razze  nelle  quali  Tanomalia  è  ben  più  frequente: 

basterà  riassumere    in  un  prospetto  le  namerosissime  indagini  del* 

TAutore. 

Proporzione  per  100 

dei  orami 
aventi  Tosio  Incas 
completo 

5.46  p.  100 

3.89      » 


Hazze 

Peruviani 

Americani  (in  genere) 
Americani  (senza.  1  Peruviani) 

Negri 

MalaJo«Polinesiani  .  .  . 
Mongoli  •  •  .  ... 
Papuani  •  •  •  .  • 
Razza  bianca  (in  generale)  . 
Popoli  asiatici  di  razza  bianca 
Europei  .  . 
Australiani  e  Tasmaniani     . 


Numero 
dai  eranii 
esaminati 

664 
1054 
300, 

918 

530 

351 
6871    - 

970 
5896 

167 


1.30 
1.53 
.1.09 
0.56    '- 
0.57 
0.46- 
0.51 
0.45' 
0.00  (!) 


> 


Cosi  nei  popoli  Amarioani  i*0880  lacaa  6ompieto  al  offra  ciroa  otto 
volta  più  ft^oeate  «ha  nei  popoli  Earopal.  La  formazioni  .Moondaria 
anomala  dalla  ragiona  lambdoidea  si  incontrano  pura  con  frequenza  dl- 
Tarsa  aacondo  k-ranat  non  potendo  dtlnngarolaAriportara  altri  quadri, 
limitiamoci  a  dira  ohe  i  casi  nei  qaaU  l*  osso  Inoas  si  presenta ,  ora 
oompleto,  ora  più  o  mano  iaoomplatOv  aono  poro  più  freqaenti  nella 
razza  Americana  e  specialmente  nei  ParuTlaai  (6X)8  p.  100):  medioora- 
mantè  frequenti  nei  Negri  e  Mongoli  (3^86  e  2.66  p.  100  rispettiri): 
più  rari  ancora  nei  Melanesi  e  Mai%ja-*Polina8Ì  ;  Infine  rarissimi  nella 
razza  Bianca  e  specialmente  negli  Bnropei  (\M  p.  100).  Quanto  agli  An- 
atndiani  e  Tasmaniani  la  pieooleiza  deUA  serie  non  pennette  eonèiu- 
sHanl  precise. 

Uos  quadratum  di  Yirohow,  ohe  si  ^Tiluppa  come  osso  wormlano 
della  fontansHa  oeoipltaley  trovasi  pure  più  spesso  nella  razza  Negra  , 
«ella  Americana,  spo^iaenie  nei  Peruviani  ;  nei  Malajo-Polinesi  e  Au- 
straliani; più. raro  nei  popoli  Mongolici  e  Asiatici  :  rariMimo  nelle  razse 
Bianche  in  generale.  Non  è  il  medesimo  delibo*  iriquetrum  di  Vir- 
'diow,  che  se  ò  sempre  più  finente  fra  i  Peruviani,  Americani,  Moni- 
*^\\  e  Melanesi,  è  più  scarso  f)ra  gli  Europei,  i  Negri  e  i  Mals|o-Poli- 
iiesi. 

-  Riunendo  per6  tutte  le  anomalie  della  regione  epatalica  si  otten- 
gono le  seguenti  proporzioni  veramente  interessanti  per  ordine  diseen- 
'denle  : 

A  )  0s90  degli  Incas  é  anomalie  relative. 

TìnK    à        inn      (  PeroTlanl. 
•    m  o  »  •  per  luu     |  ^^^^  ^^  ^^^^  ^^^^.  j^jj^^^^^^^^^ 

f  Negri. 

D.3.U,8p..OO      «S. 

V  Popoli  Asiatici  di  raéza  bianca. 

r  Malajo-Polinesiani, 
Da  1  US  a  li2  p.  leoj  ^pjl'""*  '"  **""^*- 

'  (Australiani).* 

B)  Qua  toormiane  della  fontanella  occipitale. 

Da  9  a  6  p.  100     [  ?•">▼«««'• 

(  JkUri  popoli  americani. 


)JÌ8  UYISTA 


Da4a2p.  100     J  j,^,^ 

(  Popoli  Asiatici  di  rassA  biaacii. 

Ì  Razza  bianca  in  generale* 
UU^Tpoimadani. 
(Aaetraliaai), 

L^Aatore  stadia  in  aegaito  le  proporzioni  delle  ossa  della  fontanella 
sagittale,  che  sono  rarissime  sa  tatto  le  razze;  poi  esamina  i'ioflaenza 
delle  formazioni  epattali  sulla  forma  del  cranio,  troTando  ohe  i  crani! 
forniti  di  osso  Inoas,  anzicchè  aamentarei  diminuiscono  invece  di  lar- 
ghezza massima,  mentre  crescono  nel  diametro  bioccipitale  ;  infine  cerca 
di  stabilire  Timportanza  comparativa  di  queste  anomalie. 

Come  per  le  anomalie  del  pterion,  cosi  per  quelle  del  lambda,  l'Aa* 
tore  le  crede  caratteri  di  teremorfia,  ossia  trova  che  le  ossa  Interpa- 
rietali  «  le  ossa  wormiane  delle  fontanelle  eompsjono  nell'uomo  adalto 
solo  per  anomalia  regressiva,  giacché  ricordano  i  caratteri  fisiologici 
di  specie  animali  inferiori.  Tali  formazioni  sono  dunque  caratteristiche 
d*una  organizzazione  inferiore. 

Quanto  ai  rapporti  che  V  anomalia  dell'  o#  Incus  può  avere  col  co* 
stume  di  deformare  e  schiacciare  il  cranio  cosi  proprio  dei  Peruviani, 
dove  appunto  tale  anomalia  si  incontra  con  sorprendente  frequenza , 
PAutore  non  ammette  la  ipotesi  del  Gosse,  che  vi  sia  rapporto  ^di  cau- 
salità :  giacché  i  crani!  d'altre  razze,  che  non  usano  deformare  il  cranio^ 
presentano  l'anomalia  in  forma  eguale,  se  non  in  proporzione  uguale  a 
quella  dei  Peruviani.  Non  possiamo  però  negare  che  1'  uso  di  compri- 
mere il  cranio  dei  bambini  non  debba  esercitare  la  sua  influenza ,  sia 
direttamentes ,  ia  per  mezzo  deir(eredità ,  nel  rendere  P  anomalia  del 
lambda  più  frequente  fra  i  popoli  Americani. 

III.  Sulla  sutura  frontale  nelVuomo  adulto. 

L'ultima  parte  tratta  del  metopismo ,  e  V  Autore  vi  porta  il  contri- 
buto d'una  meravigliosa  erudizione.  Le  sue  tabelle  si  riferiscono  a  10,000 
cranii,  e  da  esse  risulta  che  la  sutura  metopica  o  medio-frontale  è  as- 
sai più  frequente  fra  i  popoli  Europei  che  fra  le  altre  razze. 

Biportiamo  nel  seguente  prospetto  il  riassunto  delle  lunghe  ricerche 
dell' Anoutchine  : 


I>*AMTROPOLOaiÀ 

4» 

Numero 

Crani! 

Rapporto 

Raue 

Popoli                          dei 

eraoii 

con 

per  lOÓ 

oeiervati 

metopismo 

crani! 

Francesi  e  Bascbi    . 

1105 

109 

9.9 

Italiani       .... 

1777 

181 

9.1 

Inglesi       .... 

497 

45 

9.0 

Tedeschi  (Olandesi,  Svedesi)  4400 

379 

8.8 

aiza  Bianca 

i     Europei  occidentali  in  genere 

7924 

717 

9.0 

Russi 

2009 

38 

8.8 

Popoli  Torco-Finni  . 

450 

30 

8.7 

Europei  orientali  in  genere 

2004 

189 

7.3 

1  Popoli  Asiatici  di  razza  bianca 

817 

31 

3.8 

f  Ohinesi  e  popoli  affini     . 

300 

2Q 

8.7 

Raxxa 

\  Mongoli  e  popoli  Mongoloidi 

» 

Mongolica 

)     dell'Asia  settentrionale 

321 

8 

1.9 

(  Melanesi    •       •       •       . 

098 

24 

3.4 

Razza 

(  Malesi        .       •       .       • 
(  Polinesiani 

422 

12 

2.8 

Malese 

470 

5 

1.1 

Razza 

(  Peruyiani  .       •       .       . 
(  Altri  popoli  Americani    • 

585 

20 

3.5 

Americana 

428 

5 

IJ2 

Razza 

Negra 

1  Negri 

959 

12 

1.2 

Razza 
Negritioa 

(  Australiani      1 

f  (Tasmaniani)  J  '       *       • 

199 

2 

1.0 

Riunendo  adunque  le  varie  popolazioni  secondo  la  razza  si  ha  il  se- 
guente risultato  : 

100 


Europei         su  crani!  10,078 

8.7  p.  1 

Razza  bianca         >      11,459 

8.2     » 

>     mongolica     »         821 

5.1      » 

»     melanesica    >         898 

3.4      » 

»     americana    »       1,191 

2.1      > 

»      malese         »         892 

1.9     » 

»      negra           >         959 

1.2      > 

>      australiana  »         199 

1.2      > 

Vi  ò  una  scala  discendente  dagli  Europei  agli  Australiani,  ove  cia- 
scuna razza  occuperebbe  il  posto  comunemente  assegnatogli  nella  ge- 
rarchia antropologica  e  intellettuale. 

Il  Galmettes  ha  messo  in  rapporto  il  metopismo  colla  brachicefalia , 
ma  dalie  ricerche  deirAutore,  specialmente  condotte  sulle  popolazioni 
nltrabraclìicefale  della  Caucasia  e  Asia  tartarica,  tale  rapporto  non  esi- 
sterebbe. 

iltvifle.  4 


50  BinsTA 

La  conclQgioiie  Anale  che  rAaontehine  ricava  da  tutti  i  iuoi  stadii 
(da  pag.  )  17-120  del  suo  libro)  si  riferisce  al  probtema  ae  tali  carat- 
teri craniologici  possono  elcTarsi  al  grado  di  caratteri  spedflci  j  in  al- 
tre parole  se  la  frequenza  maggiore  o  minore  di  queste  anomalie  rf- 
gnlflchl  una  diversità  d' origine  delle  diverse  razze  umane ,  e  se  tale 
diversità  d'origine  possa  fare  ammettere  la  distinzione  di  varie  speeia 
umane.  Ora,  solo  che  si  riassumano  in  un  prospetto  1  risultati  generali 
delle  tre  parti  dell'opera,  si  ha  questa  classificazione  : 


Processo  frontale 
completo 

Osso  Incai 

i 

Satura  metoi^toa 

Australiani 

15.« 

Americani 

53 

Bianchi         S2 

Negri 

12.4 

Hegri 

2^ 

Mongoli        5.1 

Melanesi 

8.0 

Mongoli 

2.3 

Melanesi      3.4 

Malesi 

3.7 

Melanesi 

1.0 

Americani    2Ll 

Mongoli 

3.7 

Malesi 

L4 

Malesi          1.9 

Americani 

1.9 

Bianchi 

1.2 

Negri           IJ2 

Bianchi 

1.0 

Australiani 

0.8 

Australiani  0.0 

La  disposizione  delle  razze  in  queste  tre  serie  dimostra,  secondo  TAn- 
tore,  che  la  distinzione  delle  razze  umane  fondata  sulla  frequenza  delle 
anomalie  craniche  non  ha  un  valore  assoluto ,  giacché  la  proporzione 
percentuale  delle  anomalie  opposte,  quali  sarebbero  V  apofisi  pterica  e 
la  sutura  metoplca,  non  segue  un  ordine  regolare.  Le  razze  umane 
adunque  non  si  mostrano  come  specie,  nel  senso  zoologico  della  parola» 
ben»  solo  come  sotìo-specie  o  sotto-razze  (Unterrassen)  (?). 

Bbgalia  e.  —  Gli  angoli  cUiti  dal  goniometro  iaccdale  sono 
da  correggere.  {Archivio  per  V Antropologìa^  Anno  XIl,  1882,  fase.  1). 

L^Autore,  con  quella  pazienza  d*analisi  e  quella  profonda  conoscenza 
dei  metodi  antropometrici  che  lo  distinguono,  essendosi  accorto  che  la 
applicazione  del  goniometro  Cacciale  laterale  del  Broca  dava  luogo  ad 
un  errore^  ha  voluto  pome  in  avvertenza  coloro  che  fossero  obbligati 
a  servirsene. 

B  goniometro  facciale  laterale  ha  una  costruzione  difettosa,  e  produce 
errori  di  qualelie  grado  nella  misure  dell'angolo  facciale.  Il  difetto 
indicato  dal  Regalia  consiste  principalmente  in  ciò  che  la  sommità  del- 
rangole  da  misurare,  in  luogo  d'essere  situate  sul  bordo  inferiore  della 
tavoletta  orizzontale  riunita  all'asse  dei  turaccioli  auricolari',  cade  in- 
vece sul  suo  margine  superiore.  Ne  provengono  errori,  che  possono  dare 
un  angolo  facciale  diverso  dal  reale  di  circa  4^ 

Ciò  era  utile  a  sapersi,  e  gli  antropologi  saranno  riconoscenti  al  dotto 
quanto  modesto  antropologo  di  Firenze  per  avere  posto  in  luce  questo 
difetto  del  goniometro  del  Broca,  il  quale  del  resto  ò  stato  fin  qui  il  più 
usatO|  per  ciò  che  noi  sappiamo ,  dagli  studiosi  italiani.  É  preferibile 


d'amtropolooia  51 

usare  adan^Do  il  goniometro  facciale  mediano  inventato  dallo  ateeeo 
froca.  Oliare  mlBurara  l'angolo  saila  proiezione  del  cranio  ottenuta 
per  mezzo  dello  stereograft)  o  del  craniografo. 

SjiRai  a.  -*  L'angolo  laooiale  ed  nn  nuovo  goniometro.  {Ar* 
•^ivio  éP Antropologia^  Anno  XII^  1882,  Cmc.  I). 

Il  prof.  Sergi,  certo  ignorando  gli  stadi!  del  Regalia  angli  errori  di 
^)08trazione  del  goniometro  faccialei  ma  convinto  per  le  sne  ricerche 
«he  la  misnrazione  deirangolo  facciale  comune  era  di. poco  vantaggio. 
Ila  immaginato  un  nuovo  goniometro ,  che  però  dà  un  angolo  facciale 
modificato.  La  modificazione  dipende  dair  avere  scelto  per  linea  orhs- 
sontala  la  linea  oondilo-alveolarei  che  determina  pure  il  piano  orizzon- 
tale del  Broc». 

Stabilita  la  linea  orizzontale,  si  tratta  adunque  soltanto  di  cercare  la 
verticale  e  le  sue  deviazioni:  se  la  verticale  ò  perpendicolare,  avremo 
un  angolo  di  90*;  lo  avremo  al  di  sotto  dei  90*,  se  la  verticale  ò  più 
o  meno  inclinata  all*indtetro.  Oercando  adunque  la  verticale  del  profilo 
4ella  faccia,  si  saprà  di  quanto  essa  devia  dalla  perpendicolare^  e  la 
deviazione  segnata  da  un  arco  di  cerchio  graduato  esprimerà  in  gradi 
Tangolo  di  inclinazione  della  linea  di  profilo  per  rapporto  alla  linea 
perpendicolare,  ossia  darà  un  €  angolo  facciale.  > 

La  descrizione  dello  strumento  non  può  farsi  senza  figure  :  ad  ogni 
modo  esso  ci  par  semplice,  bene  immaginato,  e  per  di  più  T  Autore  ag- 
giunge che  è  poco  costoso.  Ciò  farà  si  che  il  goniometro  del  Sergi  pren- 
derà il  suo  posto  nell'armamentario  antropologico:  e  sebbene  l'Autore 
non  abbia  avuto  fin  qui  opportunità  di  studiare  il  suo  nuovo  angolo 
estesamente  sopra  serie  numerose  di  cranii  di  diverse  razze ,  pure  of 
sembra  destinato  a  figurare  con  vantaggio  nella  numerosa  categoria 
degli  angoli!  facciali  immaginati  da  Camper  a  Daubenton ,  da  Broca  a 
Topinard  ed  a  Welcker. 

Uqouni  doti  Ugolino.  —  La  oostruzione  e  lo  stadio  del  poli- 
goni oranioi  (BuUeUino  deUa  Società  Vernio- Trentina  di  scienMe 
naturali,  Anno  1881,  Tom.  II,  N.  1). 

U  Autore  vuol  far  rilevare  l'importanza  dei  poligoni  cranici  ottenuti 
mediante  sezioni  piane  del  cranio,  e  dei  quali  e  i  vertici  ed  i  lati  appar- 
tengono, comejpunti  e  dimensioni,  alle  ossa  costituenti  lo  stesso  cranio.  » 
Due  sono  i  modi  di  costruirli  :  <  1,*  trasportando  in  un  disegno  1  due 
-^unti,  estremità  della  linea,  merco  le  loro  altezze  dal  piano  di  sostegno 
-  distanza  orizzontale  che  separa  i  piedi  delle  altezze  i  2.*  costruendo 
'^olo  «'»"•>'»  «  ''n^iio  ohe  forma  nel   cranio  la  linea  considerata 
"^ar  che  passi  per  una  delle  sue  estremità.  » 

'ore  limita  le  sue  considerazioni  alpo^ii^ofio 

""chò  questo  €  mentre  ò  il  più  agevole  a 

"portante  di  tutti,  come  quello  ehe  di* 


52  RIVISTA 

segna  il  contorno  o  profilo  del  cranfo*  >  Per  trovare  i  livelli  verticali' 
e  le  distanze  orizzontali  dei  panti  presi  di  mira,  si  serve  deila  doppia^ 
squadra  e  della  squadra  senoiplice  proposte  d%l  Topinard.  Fa  osservare- 
ohe  si  può  inoltre  ptojettare  nel  poligono  quanti  si  voglia  punii  late» 
ralU  ^ìoò  situati  fuor  del  j>iano  del  poligono.  Conclude  T  Autore  che  i 
rilievi  offerti  dai  poligoni  cranici  si  prestano  a  molte  indagini  di  era-* 
niometria  analitica  e  una  craniometria  che  nella  molteplice  varietà  dei 
suoi  elementi  può  introdurre  verso  sintesi  elevate».  Dice  di  aver  fatto 
un'applicazione  parziale  di  questo  metodo  in  un  Saggio  analitico  #u  aU 
euni  cranii  di  scimmia^  che  noi  però  non  abbiamo  ancora  visto. 

Bono  G.  B.  —  Del  rapporto  tra  la  forma  del  oranio  a  la  re- 
traaione  oculare.  (Qiornale  della  Società  italiana  d^  igiene ,  Anno  11^ 
1882,  N.  9  e  10). 

Di  questo  breve,  ma  succoso  lavoro,  diamo  solo  i  risultati  per  bre- 
vità di  spazio: 

L®  LMpermetropia  (dipendente  da  brachiroorfia  del  bulbo)  suole  essere 
in  rapporto  colla  brachicefalia.  Il  diametro  antere-posteriore  deirocchio 
sarebbe  in  questi  casi  più  corto,  come  ò  più  corto  Tasse  antere-poste- 
riore del  cranio. 

2.*  La  miopia  raramente  si  presenta  in  individui  fortemente  brachi-^ 
cefali.  Accade  però  di  trovare  brachicefali  miopi,  mentre  TAutore  non 
trovò  (e  con  ciò  non  vuole  escludere  la  possibilità  che  se  ne  trovi)  ai^ 
solo  ipermetropo  dolicocefalo.  La  maggior  parte  dei  dolicocefali  da  lui 
esaminati  erano  miopi, 

3.^  Gli  emmetropi  presentano  un  indice  cefalico  appena  di  poco  su<^ 
periore  a  quello  dei  miopi  e  molto  inferiore  a  quello  degli  ipermetropi* 

4.®  Questo  avvicinarsi  deirindice  cefalico  dei  miopi  e  degli  emmetropi 
potrebbe  forse  spiegarsi  pensando  alla  possibilità,  che  un  certo  numero^ 
di  occhi  miopi  siano  stati  originariamente  emmetropi  (miopia  acqui» 
sita),  mentre  il  distacco  che  e*  ò  fra  questo  indice  cefalico  e  quello  de* 
gli  ipermetropi  si  spiega  pensando  : 

a)  Che  ripermetropia  (negli  occhi  giovani)  ò  di  regola  congenita  ; 

ò)  Che  ò  quasi  esclusa  la  possibilità  di  una  miopia  acquisita  per  oc- 
chi originariamente  ipermetropi. 

5.^  Anche  facendo  astrazione  dalle  ametropie  dipendenti  non  dalla  lun- 
ghezza deirasse  oculare,  ma  dalla  curvatura  dei  mezzi,  le  quali  almeno- 
in  linea  di  fatti  possibili  sono  ammesse  in  ottalmologia,  TAutore  ò  ben 
lontano  dallo  asserire,  che  la  refrazione  oculare  sia  sempre  e  solo  di-- 
pendente  dalla  forma  cranica.  Egli  vuole  essere  tanto  più  prudente  ia 
quanto  che  nessuno,  per  quanto  si  sappia,  nò  in  antropologia,  nò  in  ot* 
talmologia  ha  accennato  ancora  a  questo  argomento. 

Le  osservazioni  delTA.  sembrano  provare  resistenza  di  un  rapporto  tra 
la  forma  cranica  e  la  forma  dei  bulbo,  ossia  la  redazione  oculare.  Fino- 
a  che  punto  questa  relazione  si  faccia  sentire  in  mezzo  a  tante  diver0e^ 


oondisioni  di'  racsà»  di  tita»  e  di  frazione,  etìoo  quanto  dovranno  stabi- 
lire ulteriori  ricerche. 

Se  queste  veniBsero  a  dare  un  valore  generale  all'opinione  dell*Autore> 
nelle  varietà  delia  refrazione  bisognerebbe  vedere  una  manifestazione 
di  più  di  quella  difEérenza  somatica  Ara  la  classe  agiata  e  la  non  agiata, 
cui  già  accennarono  Pagliani  ed  altri  antropologi.  Il  fatto,  ad  esempio, 
della  minore  frequenza  (relativamente  alla  classe  colta)  della  miopia, 
anche  presso  artefici,  che  occupano  la  vista  da  vicino,  in  condizioni  sfa- 
vorevoli di  luce ,  ecc.,  troverebbe ,  almeno  in  parte,  la  sua  spiegazione 
nella  forma  corta  congenita  del  bulbo  oculare  collegata  colla  congenita 
braoliimorfla  del  cranio. 

<  Ugolini  dott.  UaoLiNo.  —  Prima  nota  ;dl  anomalie  nel  oranio 
dei  Mammiferi.  (Bollettino  della  Società  Veneto*  Trentina  di  eeienze 
naturali^  Anno  1881,  voi.  II,  N.  i). 

Le  anomalie  osservate  dall'Autore  si  riferiscono  in  minor  parte  a 
condizioni  delle  ossa  e  delle  connessioni  Ara  le  ossa,  e  nella  parte  mag- 
giore airesistenza  di  oseificazioni  wórmiane. 

Se  si  consideri  il  materiale  piuttosto  scarso,  che  egli  ha  potuto  studiare, 
sarà  facile  persuadersi  che  le  anomalie  vengono  offerte  dal  cranio  dei 
mammiferi  con  una  certa  frequenza  ed  abbondanza,  forse  più  che  noi 
siano  quelle,  già  numerose,  presentate  dal  cranio  umano. 

Un  problema  che  gli  sembra  interessantissimo  ò  questo  ;  €  vedere  sé  il 
posto  più  0  meno  avanzato,  che  occupa  una  specie  o  un  genere  od  una 
famiglia  nel  sistema  tassonomico  e  genealogico  degli  animali ,  influisca 
0  no  suir  attitudine  a  deviare  dalia  forma  ordinarla  e  produrre  ano- 
malie >• 

L* Autore  ha  osservato  anomalie  del  lacrimale  in  crani  di  volpe  e  di 
cane;  anomale  connessioni  e  suture  dei  frontali  e  mascellari  nella  pe«- 
Cora,  nel  cavallo,  nel  cane;  anomalie  deìpterion  nel  Mj/ceies  ursinta  b 
in  crani  di  Felis. 

Come  Qruber  (che  ha  studiato  tali  ossificazioni  anche  negli  animali, 
secondo  una  citazione  deirHyrtl)  dell'Autore  ha  trovato  wormiani  in  vari 
punti  di  tutta  la  superficie  del  teschio  :  non  ne  mancano  alla  faccia,  e 
sono  abbastanza  curiosi;  ma  i  più  belli  e  numerosi  appartengono  ad  una 
linea-limite  fra  il  cranio  e  la  faccia ,  perchè  interrompono  il  margine 
inferiore  delle  lamine  orbitali  del  frontale,  e  Una  specie  del  legame  tas- 
somonico  per  regolare  la  comparsa  dei  vormiani  sembra  accennato 
dalla  frequenza,  malto  singolare,  di  ossificazioni  identiche  o  strettamente 
analoghe  per  numero,  situazione  e  grandezza,  nel  cranio  di  una  specie» 
di  un  genere  o  di  famiglie  affini.  » 


54  ^TIBTA 

JIbrkxl.  -^  B^i^cAg*  snr  KonntiilM  dnr  post^nAryonaleii 
Bntwiokelimg  dea  mnirchllohep.  Sohftdels*  {SuUo  iPUuppo  posi- 
embrionale  M  ormio  Minano).  Bonn^lSSS.  (  Dalla  Bivista  sperimentale 
di  Freniatria^  Anno  Vili»  fase.  II  e  III). 

I  tedeidii  danno  tanta  importanza  alla  qneatione  bisBantina  della  linea 
iòndamentale  orixEontala  del  cranio,  che  P  Autore  ne  fa  argomento  delle 
prime  pagine  del  eoo  laToro, 

Qnel  ohe  di  più  notevole  vi  è  detto  riguardo  allo  «viluppo  del  crania 
umano,  ò  elle  la  linea  orblto-anricoUire  non  può  essere  considerata  come 
orisccmtale  nei  primi  anni  della  vita,  nei  quali  deve  essere  sostituita 
dalla  linea  tangente  al  margine  superiore  del  xigomatioo,  e  cbe  certi 
rapporti  di  posisione  delle  parti  non  possono  essere  ben  intesi,  se  non 
si  ricorre  ad  una  conveniente  linea  orizzontale  come  base  di  confronto*. 

Lo  sviluppo  postembrionale  del  cranio  d  diviso  dall'Autore  In  due 
ben  distinti  periodi. 

n  primo  va  dalla  nascita  al  7.®  anno;  e  gli  succede  una  sosta  fino  al 
principio  della  pubertà,  eoi  quale  inoomi^c^  il  periodo  secondo  cbe 
mena  allo  sviluppo  completo. 

II  primo  periodo  presenta  diverse  fttsL  La  prima  occupa  il  1.^  anno 
di  vita,  e  dà  luogo  ad  un  accrescimento  di  tutte  le  parti  del  cranio  in 
proporzioni  uguali.  Solo  l'occipite  sUncnrva  più  fortemente,  e  perciò  la 
fossa  cranica  posteriore  si  fa  relativamente  più  profonda. 

Nella  seconda  s'incurva  la  calvaria  neir occipite  e  nei  parietali;  il 
distendersi  della  capsula  cranica  si  fa  in  ogni  parte  pronunciato  ;  1*  al- 
lungamento della  base  ò  in  proporzione  sempre  minore;  Lo  sviluppa 
della  Ikccia  si  effettua  nelle  sue  parti  laterali  ;  il  temporale  si  sviluppa 
in  alto  e  in  dietro  e  si  inclina  lateralmente.  Nella  fase  terza  cresoona 
più  sentitamente  le  ossa  della  volta,  e  s'allunga  tutta  la  base  cranica  ;  col 
qnal  fatto  ò  in  connessione  il  più  forte  sviluppo  in  profondità  della  &e- 
eia;  questa  cresce  anche  per  so  in  lunghezza,  in  corrispondenza  delle 
proprie  suture. 

Alla  fine  di  questo  primo  periodo  la  lunghezza  dell'  osso  basilare  ò 
giunta  al  suo  sviluppo  completo,  come  pure  la  grandezza  del  foro  oo» 
cipitale  e  la  distanza  tra  i  processi  pterigoidei  ;  anche  la  rocca  petrosa 
e  la  lamina  cribrosa,  ambedue  strettamente  connesse  con  gli  organi  dei 
sensi,  hanno  raggiunto  la  loro  definitiva  grandezza. 

Il  periodo  che  comincia  colla  pubertà  porta  un  prolungamento  della 
base,  al  quale  si  collega  da  una  parte  un  più  forte  sviluppo  del  fttm- 
taie,  dairaltra  un  approfondersi  della  faccia.  L'intiero  cranio  si  Ingran- 
disce fortemente  e  contemporaneamente  da  ambedue  le  parti.  Il  tempo-^ 
rale,  che  ruota  colla  parte  anteriore  verso  l'esterno,  produce  un  più  forte 
incurvamento  all'  infuori  del  zigomatico.  L' allungamento  del  viso  ha 
luogo  per  {sviluppo  dei  margini  alveolari  e  in  una  zona  che  corrisponde 
alla  regione  nasale  mediana. 

n  cranio  si  può  considerare  diviso  in  due  metà,  una  anteriore,  una 


D*ANTROPOLOaiA  55 

posteriore.  Son  distinte  da  una  linea  cbe  va  longo  la  sntara  coronale  e 
poi  ai  margini  posteriori  dei  processi  pterigoidei.  La  metà  posteriore  è 
più  Tariabile  nelle  sue  proporzioni ,  1*  anteriore  più  stabile.  Ma  anebe 
questa  può  presentare  delle  considerevoli  sproporzioni  nelle  singole  parti, 
senza  cbe  perciò  tutta  ne  soflira.  Nei  crani  normali,  durante  lo  sviloppóf 
il  piano  sfeno-etmoidale  ed  il  processo  pterigoldeo  si  dispongono  in  una 
posizione  molto  oostantOi  ma  non  perciò  alcun  punto  osseo  del  cranio 
resta  completamente  inyariabilB.  Tutte  le  parti  possono  mutare  posi- 
zione e  sviluppo,  senza  cbe  le  altre  debbano  perciò  restarne  influenzate 
in  una  perfettamente  determinata  direzione,  benobò  fa  casi  favoreroli 
possano  aver  luogo  azioni  compensatorie  anobe  di  grandi  deformità. 

Le  correlazioni  di  sviluppo  studiate  in  questo  lavoro  meritano  pure 
molta  attenzione.  Vi  ba  una  stretta  connessione  tra  lo  sviluppo  della 
parte  anteriore  della  base  cranica ,  la  fronte  e  la  faccia  ;  e  si  mostra 
neirinfluenza  delle  più  piccole  variazioni  di  sviluppo  dell*una  parte  sullo 
sviluppo  delle  altre. 

Non  ò  cosi  della  metà  posteriore  del  cranio ,  cbe  ba  flra  le  sue  parti 
meno  stretti  rapporti.  L^una  metà  poi  poco  influisce  sull*  altra.  L*  Au-* 
toro  non  ammette,  contro  Topinione  di  Vlrobow  e  di  altri,  cbe  il  corpo 
deiroccipUale  abbia  in  alcuna  maniera,  sia  pure  indiretta,  un'influenza 
sulla  metà  anteriore  del  cranio.  Secondo  Vlrobow,  quanto  più  lo  afe- 
nolde  si  abbassa,  si  fa  più  piccolo  V  angolo  cbe  il  suo  diametro  longi- 
tudinale fa  col  corpo  dell'occipitale,  si  arretrano  i  processi  pterigoidei, 
il  rostro  si  abbassa  e  le  grandi  ali  rotano  in  avanti.  Ma  qui  a  torto, 
secondo  V  Autore,  si  è  preso  per  punto  fisso  il  corpo  dell'  occipitale , 
mentre  bisognava  servirsi  del  corpo  sfenoidale^;  errore  cbe  si  sarebbe 
subito  avvertito  se  fosse  stata  adottata  come  criterio  una  conveniente 
linea  orizzontale. 

Ba  ricercbe  su  crani  patologici  V  Autore  si  persuase  ancbe  cbe  la  in- 
clinazione del  clivo  è  in  assoluta  correlazione  colla  disposizione  della 
squama  occipitale  ;  questa  si  fa  più  diritta  quando  il  clivo  si  appiana, 
si  abbassa  quando  il  clivo  si  inchina.  Ma  la  faccia  e  la  fronte  possono 
indipendentemente  da  questi  fatti  essere  di  bellezza  greca,  ovvero  ancbe 
deformi. 

La  direzione  molto  inchinata  dal  olivo  si  osserva  benissimo  nei  crani 
a  torre  e  in  alcuni  microcefali.  Altre  influenze  suirinclinazione  di  que- 
.  sto  piano  sono,  secondo  1*  Autore,  da  ascriversi  a  cause  ereditarie. 

Tirchow  crede  cbe  nella  maggior  parte  dei  casi ,  specialmente  nella 
regolare  saldatura  delle  ossa,  non  avvenga  più,  dopo  la  chiusura  della 
sincondrosi  condiloidea,  nessuna  notevole  alterazione  nella  disposizione 
del  clivo  e  nella  forma  del  tabercolo  innominato,  e  cbe  se  tali  altera- 
zioni più  tardi  s'incontrano  debbasi  ritenere  che  si  siano  prodotte  prima. 
L'Autore  crede  invece  che,  appunto  quando  le  suture  occipitali  sono 
chiuse,  la  direzione  del  clivo  viene  definitivamente  stabilita. 

L'errore  degli  autori  nel  credere  ad  un'influenza  del  clivo  sulla  di- 


56  RIVISTA. 

■j^osizione  della  faccia  deriva  da  ciò,  che  essi,  per  es«npk>,  Il  WeU 
cker,  credono  che  la  sua  direzione  anormale  derivi  da  osa  inclina^ 
zione  delio  sfenoide  ;  mentre  per  le  ricerclid  dell'  Autore  al  deve  in  essa 
considerar  solo  la  disposizione  del  corpo  dell'  occipitale,  e  si  deva  ri- 
ferire al  piano  sfeno-etmoidale  una  maggiore  influenza  sulla  metà  ante- 
riore del  cranio,  fronte  e  faccia,  la  quale  per  altro  mostra  meno  varia- 
zioni  delia  posteriore. 

,    IL  —  Anirop0logla  anatomlea 

Manouvrier.  L.  —  De  Tinterpretation  da  poids  de  l'enoe- 
phale.  (Interpretazione  del  peso  déW  encefalo).  In  :  BuUeHns  de  la 
Societé  d'Antrqp.  de  PartV,  iséance  2  e  16  février  1882. 

Il  Manouvrier  da  lungo  tempo  si  occupa  nel  cercare  un  metodo  piiì 
sicuro  ed  esatto  per  valutare  il  peso  assolntp  e  relativa  del  cervello* 
Egli  sostiene  che  il  rapporto  del  peso  encefalico  o  alla  statura  o  al  peso 
del  corpo  non  conduce  ad  alcun  risultato  soddisfacente.  In  generale  le 
specie  grandi  superano  le  piccole  per  il  peso  assoluto  deirenoefaloy  ma 
le  piccole  d' altra  parte  superano  le  grandi  pel  peso  relativo.  Il  peso 
del  cervello  diminuisce  relativamente  alla  statura  dall'  età  ìnfiantile  al- 
Tetà  adulta  :  infine  il  peso  relativo  aumenta  in  ragione  inversa,  mentre 
il  peso  assoluto  aumenta  in  ragione  diretta  colla  massa  del  corpo.  Da 
che  dipende  questo  fatto  ì  Se  si  ammette  (ciò  che  del  resto  ò  evidente) 
che  lo  sviluppo  delle  facoltà  intellettuali  non  ò  proporzionale  al  peso 
del  corpo,  si  può  rappresentare  con  i  la  massa  del  cervello  corrispon- 
dente airattività  intellettuale  e  con  m  Tinsieme  delle  parti  del  cervello 
corrispondente,  il  di  cui  peso  varia  proporzionalmente  alla  massa  del 
corpo  M.  8e  si  ha  i  presso  a  poco  eguale  nei  due  gruppi  d*  individui, 
mentre  che  M  varierà  molto  nei  due  casi,  il  rapporto  del  peso  dell*an- 
cefalo  m+i  a  M  sarà  evidentemente  più  elevato  negli  individui  di  cui 
m  e  M  sono  più  piccoli|  e  ciò  per  una  semplice  ragione  matematica  : 
ae  ai  numeratori  di  due  rapporti  eguali  si  aggiunge  una  medesima  quan- 
tità, questi  rapporti  diventano  ineguali ,  giacchò  quello  il  cui  numera- 
tore era  più  piccolo  diviene  più  grande  deiraltro. 

Se  frattanto  si  trova  nel  corpo,  o  come  vuole  il  Manouvrier,  nello 
scheletro,  un  termine  di  confronto  serio  ft*a  V  encefalo  e  la  massa  del 
corpo,  sarà  facile,  égli  dice,  determinare  approssimativamente  il  valore 
di  i  presso  un  dato  numero  di  individui,  nei  quali  questo  valore  varia 
poco,  ma  dove  ai  contrario  M  varia  molto.  Allora,  con  un  calcolo  sem- 
plicissimo di  proporzioni,  sarà  facile  determinare  il  rapporto  di  m  a  Af 
e  con  questo  processo  ottenere  il  mezzo  di  conoscere  in  tutti  i  casi  il 
peso  di  i.  È  appunto  quest'ultimo  peso  ohe  deve  servire  ad  una  classi- 
Reazione  gerarchica  dei  cervelli.  Donde  in  fine  si  può  concludere,  ohe 
per  il  cervello  le  questioni  di  quantità  cosi  comprese  dominano  le  qua- 
ationi  di  forma. 


d'antropologia  57 

• 

La  lettora  dt  questa  memoria  in  seno  alla  Società  antropologica  di 
Parigi  ha  dato  origine  ad  una  importante  discussione.  Il  Pozzi  ha  so- 
0Ìeiiuto  ohe  il  termine  di  confronto  doveva  cercarsi  nel  sistema  mu- 
acolare,  ma  non  in  tutto  il  sistema  veramente,  hensi  in  dati  gruppi  mu- 
aoolari  le  cui  funzioni  siano  come  V  espressione  deir  attività  funzionale 
di  tatto  il  sistema.  Egli  crede  che  si  potrebbero  prescegliere  i  muscoli 
pettorali  oppure  i  gastroonemii. 

Anche  il  prof.  Parrot  s^  occupa  da  lungo  tempo  di  tale  questione. 
Dopo  avere  successivamente  scelto  tutti  i  termini  di  confronto  fin  qui 
proposti,  come  la  statura,  il  peso  del  corpo,  la  circonferenza  della  te- 
sta, quella  del  corpo,  la  musculatura,  diverse  misure  del  tronco  o  delle 
membra,  certe  ossa,  ecc.,  il  Parrot  ha  visto  che  non  se  ne  avevano  mal 
fie  non  risultati  contradditorii.  Egli  allora  ha  scelto  il  cuore  come  mo- 
dulo (étaìùn)  !  il  cuore  è  Infatti  il  termine  che  varia  meno  così  neira- 
dulto  come  nel  fanciullo  e  perfin  neiranimale.  Proporzionando  il  peso 
del  cuore  a  quello  deir  encefalo  si  ottiene  1*  indice  encefalo-cardiaco. 
Dippiù  si  ha  con  tale  indice  un  processo  assai  semplice  di  indagine  : 
basta  porsi  questo  problema:  €  per  10  grammi  di  cuore  quanti  grammi 
ai  hanno  di  eervello?  > 

Il  Le  Bon  (Gustavo)  critica  successivamente  tutti  i  processi  proposti: 
egli  pensa  che  la  circonferenza  del  cranio  costituisca  un  buonissimo 
punto  di  confronto.  Ma  conriene  però  riflettere  che  con  una  stessa  cir- 
conferenza la  capacità  cranica  può  variare  entro  limiti  assai  estesi: 
però  con  un  attento  esame  si  possono  evitare  tutte  le  cause  di  errore. 
Il  Le  Bon  sostiene  che  la  statura  e  la  circonferenza  del  cranio  danno 
simultaneamente  degli  eccellenti  risultati. 

TopiNABD.  —  Le  poids  da  oerveau  d'après  les  reglatrea  da 
Paul  Brooa.  {il  peso  del  cervello  secondo  le  annotazioni  di  Paolo 
Broca).  In  :  Revue  d^Anthropologie  1882,  Tom.  V,  fase,  !•,  pag.  1-30. 

Vedi  Bit>ista  d'anatomia.  {Annali  di  med.  1882,  COLXII  50). 

Lmrs.  —  Gontribution  à  l'ótude  d'une  statistlque  sur  le  poida 
dea  hómiaphèrea  oórebrauz.  {Contributo  aUo  studio  statistico  dei 
pesi  degli  emisferi  cerebrali).  In:  V Eneephale^  1881,  N.  4 

L*  Autore  ha  studiato  32  cervelli  adulti  di  sesso  femminile  dell'  età 
dai  18  ai  90  anni,  appartenenti  ad  individui  morti  di  malattie  toraciche 
oardiache  o  diverse,  senza  alcuna  partecipazione  dei  centri  encefalici. 
Descritto  il  metodo  da  lui  usato  in  queste  ricerche,  ohe  del  resto  nulla 
presenta  di  notevole,  egli  conolude  che: 

1.^  Allo  stato  normale  1*  asimmetria  dei  due  emisferi  cerebrali  ò  la 
regola  nella  specie  umana  e  nella  popolazione  parigina  attuale.  Sopra  32 
cerToUi,  in  27  esisterà  ineguaglianza  dei  due  emisferi  e  solo  in  5  essi  erano 
eguali  in  peso. 

2.*  La  predominansa  dell'emisfero  sinistro  ò  parimente  la  regola.  To- 


5S  BIVISTÀ 

gliendo  i  5  6errelli  con  emisferi  dì  peno  egaale ,  restano  i  27  asimme* 
triciy  in  cui  ben  SI  Tolte  (78  Oio)  l'emisfero  sinistro  pesava  più  del  destro* 

3.*  La  predominanza  dell'  emisfero  destro  fu  trovata  solo  sei  Tolte 
(22  Oio)  :  ma  in  questi  casi  le  differenze  in  peso  non  sorpassavano  gli  B 
o  10  grammi. 

4.*  Allo  stato  patologico,  e  specialmente  negli  alienati,  i  rapporti  di 
peso  fra  i  dne  emisferi  sono  invertiti  :  sópra  55  cervelli  di  donne  alie- 
nate della  popolazione  parigina  e  dell'età  compresa  fhi  i  ricordati  H«' 
miti,  la  preponderanza  in  peso  deiremisfero  destrosi  dall'Autore  tro*- 
vata  39  volte  (71  0[o)  ;  quella  invece  deiremisfero  sinistro  solo  16  volte 

(29  010). 
Secondo  11  Luys,  questo  fatto  dell'asimmetria  dei  dne  emisferi  cere» 

brali  con  Tanòrmale  superiorità  del  destro,  quale  si  osserva  negli  alie^ 
nati,  ha  una  notevole  importanza.  È  evidente,  egli  dice,  che  se  Tiper'» 
trofia  deiremisfero  destro  si  fa  in  un  modo  insolito  e  progressivo,  que- 
sta deviazione  delie  funzioni  nutritive  di  determinate  regioni  dell'enee* 
falò  deve  provocare  un  perturbamento  profondo  nell'armonia  delle  fua* 
zioni  psichiche,  e  disordinare  cosi  necessariamente  rìnsieme  delle  facoltà 
avendo  riguardo  alle  connessioni  anatomiche  e  perciò  anche  fisiologiche 
fra  i  due  emisferi. 

Garsom  I.  G.  —  Pelvimetry.  (La  pelvimetria).  In:  Journal  of  ana^ 
iomy  and  physiology,  881,  Voi.  XVJ,  parte  I,  ottobre. 

Secondo  l' Autore,  la  pelvimetrìa  ò  dopo  la  craniometria  il  mezzo  più 
vantaggioso  per  determinare  le  razze  umane:  però  occorre  intendersi 
sulle  misure  da  scegliere  e  sul  modo  migliore  di  procedere  in  questa 
misurazione.  Il  Verneau,  che  ha  fatto  fin  qui  il  lavoro  più  completo  sul 
bacino,  aveva  stabilito  54  misure  diverse,  senza  però  designare  le  prin- 
cj^ali:  invece  il  Garson  preferisce  dare  1  risultati  delle  sue  ricerche 
solo  per  rispetto  alle  più  vantaggiose. 

Tanto  pel  cranio  quanto  pel  bacino,  si  è  fin  qui  proceduto  al  con- 
fronto delle  misure  ragguagliandole  ''fra  di  loro  e  cavandone  degli  in- 
dici ;  tali  il  rapporto  della  lunghezza  alia  larghezza,  quelli  della  lar- 
ghezza all'altezza  massima,  o  quello  dei  diametri  fra  di  loro.  Il  Garson 
crede  più  utile  invece  prendere  una  misura  cànone  o  modulo,  e  rap- 
portarvi tutte  le  altre:  la  misura-campione  del  bacino^  preferibile  se- 
cóndo lui,  ò  il  diametro  trasverso  del  distretto  superiore. 

Gli  strumenti  di  cui  l'Autore  si  serve  sono  Vosteometro^  simile  al 
compasso  a  punta  scorrevole  del  Broca,  ma  più  grande:  una  specie  di 
forma  da  cappellajo  per  la  misura  dei  diametri  interni;  ed  un  gonio- 
metro, specialmente  per  l'angolo  sotto*pubioo.  Con  tali  strumenti  ven- 
nero esaminati  14  bacini  di  Europei,  5  Australiani,  e  8  Andàmani  di  sesso 
femminile.  Le  misure  sono  le  seguenti  :  ' 

1.*  Lungfiezza  del  sacrOf  o  lunghezza  verticale  delle  cinque  vertebre 
sacrali,  dal  mezzo  deirjorlo  superiore  del  promontorio  della  prima  sa- 


D*AllTBOPOLOaU  59 

erale  al  meno  del  margiae  inferiore  del  corpo  della  quinta*  Questa  mi- 
89rs  varia  ppoo  pei  tre  grappi,  se  eonslderata  in  modo  assolato;  ma 
Yaria  invece  sanabilmente  se  proporzionata  alla  misara-modalo,  eioò  al 
diametro  trasverso  del  distretto  superiore:  cosi  nella  donna  Andaman% 
riesce  più  lunga,  neir  Europea  più  certa ,  per  cui  la  prima  avrebbe  il 
baeina  più  profondo  in  avanti  della  seconda. 

2p*  Larghezza  del  sacro,  presa  sulla  vertebra  sacrale  al  punto  mas- 
siino  41  divergenza  delle  punte  dei  con^passo»  Essa  segue  nelle  sue  va* 
riazioni  la  misuia  {^recedente. 

^^  Larghezza  fra  le  due  spine  Uiache  aniero'superiori  d*arnbo  i  laU^ 
prendendo  non  il  margine  interno  della  spina,  come  vuole  Verneau,  ma 
il  suo  centro,  come  impone  11  Flower.  Ecco  le  cifre  di  questa  misura 
tanto  assolute,  quanto  relative  al  diametro  trasverso  del  distretto  su- 
periore fatto  »  100  : 


• 

ICiMura  asioluta 

Misura  relatira 

Europee 

Australiane 

Andamane 

'231  mm. 
19     > 

172     > 

173,8 
167,8 
167 

4.*  Larghezza  massima  da  una  cresta  iliaca  aXCaltra^  ponendo  una 
branca  deiristrumento  al  di  fuori  delle  labbra  esterne. 


Misura  assoluta 

Misura  relatira 

Europee 

Australiane 

Andamane 

271,0  mm. 

240.6  » 

207.7  > 

203,8 
204,1 
201,9 

Risulta  da  queste  cifre  cbe  il  diametro  bis-iliaco  massimo  varia  presso 
a  poco  come  il  diametro  trasverso  del  distretto  superiore. 

5.*  Altezza  del  hacinOf  o  altezza  dell'osso  innominato  o  cozale,  dalla 
parte  più  elevata  della  cresta  iliaca  alla  parte  più  declive  della  tube- 
rosità ischiatica.  Questa  misura  importantissima  era  già  stata  studiata 
dal  Topinard  sotto  il  nome  di  indice  generale  del  bacino.  Essa  serve  a 
distinguere  zoologicamente  l' uomo  dai  mammiferi  superiori,  e  special- 
mente dagli  antropomorfi,  giacché  ò  in  rapporto  coir  attitudine  bipede 
del  corpo  e  dimostra  che  l'uomo  ha  il  bacino  più  largo  relativamente 
cUla  sua  altezza  che  non  le  scimmie  superiori,  le  quali  poi  a  loro  volta 
r  hanno  più  largo  degli  altri  mammiferi.  Anche  nelle  cìtre  del  Garson 
si  osserva  che  le  razze  inferiori  presentano  un  bacino  relativamente 
meno  largo  per  rispetto  all'ai  tozza,  che  non  le  razze  superiori.] 

Larghezza  massima     Altezza  massima      Rapporto  a  100 
del  badino  dfH  bacino 

Europee  271  201,7  132,8 

AostralUne  240^^  184,4  130,4 

Andamane  207,7  167  126,5 


60  BIYISTÀ 

6»«  Largherà  deìVoato  iUaeo  dalla  spina  iliaca  anterioraaporiore  aite 
«pina  iliaca  posterior-saperiore.  Tarla  nateyolmente  nei  diyeral  grappi. 

7.*  Distanza  fra  le  s^ne  iliache  posterior-euperiori,  dal  centro  di 
nna  spina  a  quello  dell'altra.  Confrontandola  allaxniaara  N.  4  (cioè  al}a. 
iarghezsa  massima  del  bacino),  questa  misora  indica  il  grado  d'inclina-, 
zione  deirosso  cozale  in  addietro  e  Indentro,  e  perciò,  qnello  del  re-* 
stringimento  del  bacino. 


Ifisnra  assoluta 

Misura  relhtiTa 
•1  diam.  trasv.  sup. 

paropee 

83 

63,1 

Australiane 

85 

72 

Andamane 

79 

7«,1 

Dalle  misure  precedenti  risulta  che  nelle  Europee  le  spine  iliache  an- 
teriori sono  lontanissime:  la  parte  anteriore  del  bacino  ò  perciò  pia 
larga  e  la  parte  posteriore  più  stretta  che  nelle  Australiane  e  Anda- 
mane. Nelle  donne  Andamane,  le  spine  iliache  anteriori  sono  invece  meno 
distanti,  mentre  le  posteriori  si  allontanano  dippiù ,  ciò  che  porta  uno 
sviluppo  corrispondente  delle  regioni  vicine  del  bacino. 

8.^  Larghezza  einfieo'acetabuiare,  ossia  distanza  dal  bordo  postero- 
esterno  della  cavità  cotìloidea  di  un  lato  alla  sinfisi  pubica.  La  misura 
è  più  eorta  nell'Europea,  più  lunga  nell'Àndamana,  intermediaria  nella 
Australiana. 

9.^  La  profùndità  isehio-pubicaf  ossia  dalla  faccia  inferiore  del  pube 
alla  faccia  inferiore  dell*ischion  presa  in  projezione  col  compasso  di 
spessore.  Questa  misura  indica  la  profondità  del  piccolo  bacino  in  avanti^ 
mentre  la  misura  N.  1  dà  la  profondità  in  addietro.  Ambedue  le  misure 
forniscono  i  seguenti  risultati  assoluti  e  relativi  al  diametro-campione: 

Misura  assoluta  Misura  relativa 

nTT         %9.  "ITT  S.9. 

Europee  101  91,4  7b^  eSfi 

AustralUne        91,4         82,2  77,1  69,5 

Andamane  91,4  76,4  88,3  73,8 

Dal  che  sì  ricava  che  nelle  andamane  il  piccolo  bacino  ò  più  profondo 
tanto  in  avanti,  che  indietro. 

10-11.  Diametri  antero-posteriore  e  trasverso  del  distretto  superiore 
del  piccolo  bacino:  il  primo  si  misura  dal  mezzo  del  promontorio  del 
sacro  al  punto  più  vicino  del  labbro  posteriore  del  pube  (distanza  mi- 
nima) ;  Taltro  ò  costituito  dalla  larghezza  massima  perpendicolare  alla 
precedente.  Ecco  le  cifre  : 

Diametro  Diametro 

antero-posteriore  trasverso 

Europee  106,6  millimetri  133    millimetri 

Australiane        108,6        >  118,2        » 

Andamane  99,1         >  102,8        » 


d'autropologia  6Ìf 

Riunendo  le  sue  colle  misure  analoghe  del  Yerneao,  TÀutore  trae 
nmportante  concluidone  ebe  il  bacino  delia  donna  Europea  ò  più  ap-^'^*. 
piattito  dalPavanti  airindietro  per  diminuzione  del  diametro  antero-pòw- 
sterlore  (ctoò  più  rotondeggiante)  che  non  nella  donna  Australiana.  Ma 
la  razza  che  ofErirebbe  il  bacino  più  pitecoide  sarebbe  l'Àndamana,  dove 
11  diametro  trasverso  è  ancora  meno  sviluppato  nel  senso  antere-po- 
steriore che  nella  razza  Australiana.  Questo  sviluppo  in  lunghezza  an 
tero-posteriore  del  bacino  sarebbe ,  secondo  U  Topinard ,  un  carattere 
animale,  mentre  lo  sviluppo  in  larghezza  sarebbe  un  carattere  morfo- 
logico umano. 

Il  diametro  trasverso  del  distretto  superiore  ò  dunque  la  misura  più 
fissa  e  meno  variabile,  non  solo  ma  anche  la  più  importante  dal  punto 
di  vista  della  anatomia  comparata  :  di  guisa  che  ben  fece  il  àaraon  a 
prenderlo  come  termine  o  modulo  fondamentale  di  confronto.  Però  vi 
è  un  rapporto  inverso  costante  fra  il  diametro  antero*posteriore  ed  il 
trasverso  del  bacino:  quando  l'uno  aumenta  Taltro  diminuisce.  Confron- 
tando fra  loro  varie  pelvi  prese  a  tutta  la  serie  animale,  si  vedrebbe 
un  graduale  passaggio  dalle  forme  più  lunghe  appiattite  e  strette  dei 
bacino  fino  alla  forma  larga,  ampia  del  bacino  della  donna  europea* 
Quindi  si  potrà,  come  ha  fatto  il  Garson ,  preferire  come  misura-cam- 
pione il  diametro  trasverso  del  distretto  superiore;  ma,  come  nota  il 
Topinard,  ciò  sarà  utile  solo  per  una  determinata  specie,  a  mo'  d' esem- 
pio per  la  specie  umana. 

12*13.  Diametro  antera-posteriore  e  trasverso  del  distretto  inferiore  : 
il  primo  peso  dal  mezzo  dal  bordo  inferiore  e  anteriore  della  quinta 
vertebra  sacrale  alla  sinfisi  pubica,  il  secondo  perpendicolare  al  prece- 
dente, e  si  prenda  fra  i  punti  più  lontani  dell'  ischion. 

14.  Angolo  sotto-ptMco^  aperto  in  basso  e  formato  dairincontro  delle 
due  blfanche  ischio-pubiche.  Ecco  i  risultati  del  Oaraon  e  del  Yemeau* 

Garson.  Ybbnbau. 

Numero        Media  Numero        Media 

dei  casi    deirangolo  dei  cati   deli*aiigolo 

Europee  14  76»  35  74» 

Australiane  5  78<'  2  80* 

Andamane  13  88*  —  — 

Il  Qarson  nota  poi  che  ò  falsa  la  credenza  comune  fra  gli  anatomici 
che  il  foro  otturatore  sia  rotondo  nel  bacino  femminile,  triangolare  nel 
maschile:  Tunica  differenza  ò  che  nella  donna  esso  ò  più  grande. 

Dalle  figure  congiunte  alla  memoria  risulta  anche  più  chiaramente 
che  nelle  razze  Inferiori,  come  i'Andamana,  il  bacino  presenta  dei  ca- 
ratteri pitecoidi  che  non  à*  incontrano  nel  bacino  delle  razze  più  eie- 
Tate. 


02  BIVI8TA 

TX8T0T.  —  Sor  IM  ftttomalias  muflcmlaiMs  da  llioiiima 
pUqiiées  par  ranatomia  oomparéa  at  sor  laiir  importanoa 
Antliropalagia.  (iSM/e  onofiialfe  miueoto^  clétTuoiiio  gpteffote  eoìTa^ 
natomia  comparata  €  MHUa  loro  imporiainfa  Ih  Aniropoloffia).  In  :  JHii- 
l0liiif  <l9  2a  i9o0.  d^Anihrqpologie^  Paris  1882,  16  novembre. 

È  qaeeto  il  riatsanto  della  prima  parte  d*  mi*opera  <^  V  Autore,  capo 
del  lavori  anatomie!  della  Facoltà  medica  di  Bordeaux,  intende  desti*- 
nare  allo  stadio  delle  anomalie  moaeolari  deiraomo,  elle  tanta  fmpoB- 
tansa  hanno  per  l'anatomia  comparata  e  1* antropologia  non  solo»  aa 
anche  per  la  anatomia  topografica  e  ehirnr^oa, 

L'Autore  per  ora  comunica  i  suoi  studi!  su!  muscoli  del  tronco. Bgli 
ha  studiato  completamente  60  individui ,  e  conclude  da  queste  sue  ae- 
eorate  osservasioni  che  le  anomalie  del  sistema  muscolare  presentata 
dall^omo  sono  sempre  la  riproduzione  di  un  tipo  che  è  normale  nella 
serie  zoologica.  Descritta  successivamente  ciascuna  anomalia  mnseoiara 
nmana,  1*  Autore  fa  seguire  la  descrizione  del  muscolo  corrispondente 
d'una  specie  animale.  Lo  studio  dei  muscoli  del  tronco  si  divide  poi  in  dna 
parti:  nella  prima  vengono  esaminati  i  muscoli  soprannumerar!!,  e  nella 
seconda  le  variazioni  morfologiche  dei  muscoli  normali.  Co^  vengono 
successivamente  passati  in  rivista  il  gruppo  dei  muicoìi  pettorali^  il 
piccolo  pettorale^  il  sottocìatricolare^  i  muscoli  clavicolari  Moprannu' 
merariif  il  gran  dentato^  il  MOprarCOitaìe,  il  pre^temàle^  il  tombo-ooci* 
pitale^  V  omo-eleido-trasversale^  il  soprannumerario  dorso-epUroclea'- 
re,  ecc.  Ciascun  muscolo  ò  descritto  dal  punto  di  vista  delle  anomalia 
d*inserzion6,  delle  saldature  coi  muscoli  vicini,  o  al  contrario  della  dia* 
sociazione  anormale  dei  suoi  fasci,  e  ciascuna  anomalia  ò  paragonata  ai 
tipi  fisiologici  omologhi  o  analoghi ,  che  si  incontrano  fra  gli  animali, 
in  modo  che  ciascuna  anomalia  abbia  la  sua  significazione  anatomica)  a 
filosofica. 

In  un  ulteriore  capitolo,  l'Autore  si  propone  di  studiare  la  frequenza 
di  queste  anomalie,  la  loro  predilezione  per  certi  muscoli,  il  loro  grado 
di  trasmissione  ereditaria,  e  la  loro  presenza  più  o  meno  frequente  se- 
condo le  diverse  razze  umane.  Infine  il  confronto  fra  !  muscoli  del- 
l'uomo colle  loro  anomalie  e  quelli  della  scimmia  colmerà  la  distanza  che 
sotto  questo  rapporto  sembra  esistere  fra  l'uomo  e  1  Quadrumani. 

Broca  P.  —  La  torsion  de  l'huménia  at  la  tropomètra.  (La 
torsione  delV omero  e  il  tropometró).  In  :  Eevue  d' Anfhrqpologie,  1881, 
fascicoli  2 .•  3.*  e  4». 

Il  primo  a  volgere  Tattenzione  degli  antropologi  ed  anatomici  sulla 
torsione  deiromero  nella  serie  animale  e  sul  suo  sfgaificato  per  cosi 
dire  filosofico  fu  Ch«  MariSns,  ai  lavori  del  quale  altri  se  ne  aggiunsero 
in  breve  per  opera  di  Gegenbaur,  di  Welcfcer,  di  Broca.  È  una  que- 
stione che  interessa  tanto  più  la  scienza  anatomica  in  quanto  porge  il 
mezzo  di  risolvere  la  dibattuta  questione  dell'  omologia  delie  membra 


D'A]fTBOPOl.OaiA  CES 

superiori  ed  ipfertorl  (neiraomo),  cioò  anteriori  e  pottoriori  (negli  ani- 
mali). 

Il  Broca,  Tolendo  riiolvere  tale  questione  meroò  Pesame  delle  Taria- 
9ioni  qualche  yoUa  assai  estese  ohe  ogni  carattere  morfologico  presenta 
nella  stessa  speole  e  nella  medesima  razsa,  deliberò  di  riunire  un  nu- 
mero di  fatti  elle  gU  fosse  sufficiente  per  determinare  le  m^die  e  per 
OQDOscere  cosi  rimportansa  delle  differense  indiTiduali.  Bgli  chiame  an- 
noto cU  torsione  qneirangolo  diedro^  che  è  formato  dall'incontro  del  piano 
Terticale  passante  per  Tasse  dell'artloolasione  dA  gomito  col  piano  pur 
verticale  passante  per  la  Unea  meridiana  della  testa  delPooiera;  ed 
immaginò  uno  stmmentOy  detto  tropometro,  col  quale  si  pc^va  indsu* 
rare  codesto  angolo  e  cercare  di  diiq;»orre  altrem  V  omero  secondo  una 
lii|sa  yerticale»  Il  Broca  ayeva  cominciato  ooirestendere  le  sue  ricerche 
anche  alTanatomia  comparata,  ma  la  mtrte  non  gli  permise  di  ricavare 
le  conclusioni  dalllngente  materia  leraccolto  in  molti  anni  di  studio.  Uno 
dei  suoi  allievi  più  distintig  il  Manouvrier,  si  assunse  rufQcfo  di  ordi- 
nare i  documenti  lasciati  dal  campianto  antropologo,  e  di  coordinarli 
in  modo  da  giungere  a  qualche  risultato.  Ci  sembra  utile  riportare  qui 
alcune  delle  proposizioni  formulate  dall'  Autore. 

1.^  La  torsione  deiromero  raggiunge  il  suo  grado  massimo  nella  spe- 
cie umana,  con  questo  che  i  Negri  servono  da  intermediarli,  come  in 
molti  altri  caratteri  morfologici,  fra  le  razze  umane  superiori  e  gli  An- 
tropomorfi. 

2.^  Esiste  una  transizione  insensibile  fra  rangole  di  torsione  dei  grandi 
Antropoidi  e  quello  delTuomo. 

3.^  La  torsione  dell'omero  non  differisce  molto  nei  diversi  ordini  di 
mammiferi  e  nei  primati  :  s'aggiunga  che  la  transizione  tra  le  scimmie 
inferiori  (scimmie  quadrupedi)  ed  i  carnivori  sembra  aver  luogo  in  modo 
lento  e  graduato. 

4.*  L'angolo  di  torsione  ò  assai  elevato  negli  Europei:  è  però  meno 
grande  negli  europei  dei  tempi  preistorici  che  in  quelli  contemporanei. 

5.^  L'angolo  di  torsione  delTomero  era  più  grande  negli  abitanti  prei- 
storici della  Francia  che  nelle  razze  umane  inferiori  attuali. 

6.^  In  quasi  tutte  le  serie  l'omero  sinistro  ò  più  torto  del  destro,  seb- 
bene questa  differenza  diminuisca  negli  Europei  moJerni. 

7.®  L'angolo  omerale  subisce  variazioni  notevolissime  in  una  mede- 
sima razza,  sia  che  si  consideri  l'omero  dello  stesso  lato,  sia  che  si  con- 
siderino i  due  omeri  di  un  dato  individuo. 

8.*  La  torsione  è  più  grande  in  media  nella  donna  che  neiruomo. 

9.*  La  torsione  è  minore  nei  fanciulli  che  negli  adulti.  Essa  au- 
menta col  progredire  dell*  età,  il  che  dimostra  ohe  essa  si  produce  in 
modo  reale  :  ma  siccome  essa  è  abbastanza  alta  nel  neonato,  si  po- 
trebbe porre  la  dimanda  se  vi  sia  un  periodo  della  vita  in  cui  tale  tor- 
sione è  soltanto. virtuale*  Certo,  vi  è  un  dato  grado  di  torsione  che  ò 
trasmesso  per  mezzo  deU'eredità,  senza  relazione  colle  cause  meccani- 


64  RIVISTJL 

che,  ohe  poi  darante  resistenza  deirindlvidoo  serTiranno  ad  accrescerla 
e  a  meglio  determinarla. 

Riguardo  alla  questione  dell*  omologia  delle  dae  piga  di  arti ,  cioò 
dei  toracici  e  degli  addominali ,  il  Broca  aveva  già  scritto ,  che  se  ò 
comodo  prendere  il  femore  come  termine  di  confronto  per  conside- 
rare poi  Tomero  come  an  femore  modificato,  ò  molto  più  conforme  al 
vero  ed  alle  leggi  della  filosofia  anatomica  riferire  Tane  e  l'altro  ad  nn 
tipo  comune,  che  si  ò  modificato  per  adattarsi  rispettivamente  alle  fun- 
zioni di  membro  toracico  (braccio)  e  di  membro  pelvico  (coscia). 

Chudzinski.  —  Gontxlbutions  H  l'étnda  das  vatiations  mu- 
Boulalres  dana  las  Racea  humainas.  (  Cfontribuxione  allo  studio 
delle  variazioni  muscolari  nelle  razze  umane).  In:  Revue  d'AnthrO" 
pologiCj  1883,  N.  3  e  4,  pag.  280  e  613. 

L*  Autore  ha  disseccato  nel  Laboratorio  d*  antropologia  della  scuola 
degli  stud)i  superiori  di  Parigi,  21  cadaveri  di  razze  esotiche,  la  mag- 
gior parte  di  razza  Negra,  un  Annamita,  un  Peruviano  ed  un  Arabo.  Seb- 
bene il  numero  del  soggetti  esaminati  sia  troppo  scarso  per  cavarne 
delle  deduzioni  generali,  crede  però  il  Ghadzinski  di  poter  fin  d*ora  sta- 
bilire qualche  punto  importante  per  la  miologia  comparata  delle  razze 
umane.  Ommettendo  di  parlare  d'alcune  varietà  muscolari  molto  rare, 
per  esempio  il  terzo  capo  dei  gemelli  della  gamba,  il  terzo  pettorale 
pitecoide  dell'indiano  del  Perù,  ecc.,  restano  altre  varietà  più  frequenti 
a  constatare,  e  perciò  più  interessanti  dal  punto  di  vista  dell*  antropo- 
logia etnologica. 

In  primo  luogo  nota  FA.  la  fusione  dei  muscoli  della  nuca  e  dei  muscoli 
lunghi  del  dorso^  sia  per  i  tendini,  sia  per  i  fasci  carnosi  generalmente 
digastrici,  di  sorta  che  i  muscoli  lunghi  del  dorso  si  prolungano  diret- 
tamente fino  alla  nuca  ed  anche  fino  alla  testa.  B  secondo  carattere 
dei  muscoli  di  queste  due  regioni  ò  la  variabilità  delle  loro  inserzioni 
e  connessioni:  essi  sono  più  intimamente  legati  assieme  nella  razia 
nera  che  nella  razza  bianca.  Fra  i  muscoli  della  nuca,  ò  degno  d'attea- 
zione  il  romboide,  perchò  le  sue  inserzioni  superiori,  o  quelle  che  si  fieuino 
al  rafe  mediano  cervicale  posteriore,  si  assomigliano  del  tatto  alle  in- 
serzioni cervicali  degli  antropoidi,  specialmente  dei  Ghimpansò.  Infatti, 
r  Autore  ha  visto  che  nel  negro  le  inserzioni  cervicali  del  romboide  ri- 
salgono fino  alPaltezza  dell'apofisi  spinosa  della  quinta  vertebra  cervi- 
cale e  in  un  individuo  fino  airapoflsi  spinosa  dell'asse. 

In  iecondo  luogo,  considerando  i  muscoU  lunghi  •flessori  delle  dita, 
si  nota  una  frequente  fusione  del  lungo  flessor  del  poUiee  col  lungo 
flessine  comune  deUe  dita ,  ciò  che  rende  il  pollice  meno  indipendente 
dalle  altre  dita.  H  Chudzinski  ha  trovato  questo  carattere  in  sette  Negri 
sopra  15  sezionati. 

Vengono  in  terzo  luogo  le  anastomosi  analoghe  dei  tendini  del  lungo 
estensore  delle  dita  del  piede. 


d'antropologia  6a 

Nella  categoria  dei  muscoli,  ebe  spesso  mancano  nelPnomo  bianco  e 
cbe  esistono  pressecbò  sempre  nei  Negri,  conviene  ricordare  :  1.®  il  mu- 
scoiò  piccolo  palmare  ;  2."  il  piccolo  fascio  muscolare  epitrocleare  del 
lungo  flessor  proprio  del  pollice,  ove  questo  fascio  esisteva  dai  dae 
lati,  eccettaatone  TArabo  ;  3.^  il  muscolo  piramidale  deìVaddome^  salvo 
nel  Peruviano»  cbe  lo  presentava  solo  a  sinistra;  4.®  il  musca^  piantar 
gracile,  trovato  in  tutti  i  Negri  tranne  uno.  Si  sa  cbe  il  muscolo  piantar 
gracile  è  molto  utile  alle  scimmie  quadrupedi  o  scimmie  inferiori,  presso 
le  quali  esso  serve  a  tendere  Taponenrosi  plantare  media;  ma  negli  an- 
tropoidi o  scimmie  superiori  e  neiruomo  questo  muscolo  diventa  del 
tutto  inutile,  giaccbò  non  ba  più  alcun  rapporto  con  la  detta  aponeu- 
rosi. Ecco  percbò  esso  manca  spesso  neiruomo  bianco,  e  percbò  la  sua 
presenza  quasi  costante  nói  Negri  ò  un  carattere  pitecoide  di  somma 
importanza. 

I  fasci  soprannumerari!  osservati  più  frequentemente  dal  Gbudzinski 
sono:  1.*  li  terzo  o  quarto  fascio  del  bicipite  brachiale.  Questi  fasci 
accessori  del  bicipite  esistevano  in  otto  Negri,  in  uno  anzi  il  muscolo 
era  munito  di  più  capi  soprannumerarii.  È  a  notare  poi  cbe  il  Cbud- 
zinski  ba  trovato  un  terzo  capo  dello  stesso  muscolo  in  due  sopra  cin- 
que Orang-outang  da  lui  sezionati;  2.^  il  fascio  accessorio  dei  muscoli 
peronei  latrali,  riscontrato  in  sette  individui  ;  3.®  le  intersezioni  lendi- 
nose dello  stemO'JoideOf  cbe  sono  abbastanza  comuni;  4.*  le  interse- 
Mioni  Hndinose  del  muscolo  sterno-tiroideo,  cbe  sono  costanti  e  molto 
laigbe,  come  del  resto  s'osserva  sempre  nei  Primati  ;  5."  le  intersezioni 
tendinose  del  grande  retto  delTaddome,  cbe  possono  nel  negro  diven- 
tare cinque  e  perfino  sei,  e  cbe  non  sono  mai  meno  di  quattro. 

Infine  fra  i  muscoli  cbe  mancano  costantemente  nei  Negri,  il  Gbud- 
zinski segnala  il  muscolo  piccolo  psoas-iliaco  cbe  manca  qualobe  volta 
ancbe  nel  bianco.  Al  contrario  esìste  sempre  nei  Primati  inferiori,  anzi 
è  in  essa  più  sviluppato  obe  neiruomo. 

L*  Autore  promette  uno  studio  speciale  dei  muscoli  della  faccia,  cbe 
riuscirà  di  molto  interesse  per  la  fisiognomonia  comparata  delle  razze 
umane,  la  quale,  anzicbò  fondarsi  su  assiomi  volgari  o  su  generalità 
affrettate  e  azzardose,  òome  sembrano  pensare  alcuni  scienziati,  deve 
invece  trovare  la  sua  più  solida  base  sulla  conoscenza  sperimentale  dei 
numerosi  elementi  cbe  concorrono  alla  straordinaria  mobilità  del  viso 
umano. 

Lbdoubls.  —  Note  sur  oextains  mosoles  oonunTinB  aux  ani- 
manx  et  à  lliomme.  (Nota  su  àleuni  muscoli  comuni  agii  animali 
ed  alTuomo).  In  :  Setìue  ctAnthropologie^  1881,  fase.  4^ 

L' Autore  parla  di  muscoli  anormali,  cbe  neir  uomo  riproducono  le 
disposizioni  anatomicbe  d'alcuni  animali  inferiori  e  cbe  si  trovano  nelle 
regioni  della  nuca ,  del  dorso ,  delle  parti  anteriore  e  laterale  del  to- 
race, della  spalla  e  del  eolio. 

Mieisim.  ^ 


66  BIVISTA 

Alla  naca  si  trova  qualche  volta  un  muscolo  trasverso  della  nmca^ 
che  nas^.  dalla  protuberanza  occipitale  eatema  e  dalla  parte^  intama 
della  linea  curva  ^superiore  dell'  occipitale  e  termina  in  txkorx  in  modo 
variabile  (analogo  a  ciò  che  si  riscontra  in  certi  GhiroUeri).  Si  trovano 
pure  dei  miiscoli  spinosi  superficiali  della  nuca  sotto  agli  intar^pinaU 
ordinarli  (martora,. lontra,. foca). 

Nella  regione  del  dorso,  T  Autore  indica  l'esistenza  anomala  del  mti- 
scolo  occipitO'Scapòlare^  ,o  romlH>ide  anteriore  del  Id^ckel,  o  romboide 
della  testa  del  Gnvier,  che  si  incontra  nella  maggic^r  parte  dei  mam- 
miferi, e  del  muscQlo  stilO'lombare  cosi,  ben  dasoritto  del  Brooa. 

Alla  regione  toracica  anteriore  si  osserva  iìal volta  V  esiatauza  ^d*  un 
muscolo  stemO'Clamcolare  (che  ò  aviluppatissimo  negli  Uccelli,  nei  Chl- 
rotteri  e  nella  talpa)  d*  un  mìMColo  siemo^condro^scapolare  (proprio 
dell'agouti  e  della  talpa)  d^un  mìMColo  scapolo-clavicolare  (del  sorcio 
o  della  talpa  del  Capo);  infine  d'un  muscolo pr^temale  ossia  stemaUs 
òrutorum,  che  fu  dall'Autore  trovato  neiruomo  biacco  e  nell'uomo  nera 
e  venne  già  descritto  da  Broca,  Tumer,  Halb^stma,  Halet^  lasanrat; 
esso  riproduce  nelPuomo  certi  fasci  del  pelliccii\jo  pettorale  degiij  ani** 
mali. 

La  regione  toracica  laterale  può  possedere  un  muscolo  sopra^costale 
anteriore,  che  secondo  il.Ledouble  rappresenterebbe  il  mdscoìù  stemo" 
cogitale  del  cane,  del  coniglio  e  del  tasso. 

Nella  spalla  il  LedoulHe  descrive  un  muscolo  sotto-scapolare  acctft- 
soriOf  e  un  muscolo  tensore  della  capsula,  con  inserzione  all'indentro 
sul  manubrio  dello  sterno  e  sulla  cartilagine  della  prima  costa  (si  itt^ 
centra  nel  Ghimpanzò). 

Infine  al  collo  si  trovano  in  certi  casi  |il  muscolo  'omo-tracheliano  e 
il  muscolo  cleido'occipitale  delle  scimmie.  Agli  scaleni  classici  possono 
poi  aggiungersi  degli  scaleni  soprannumerarii. 

Cbudzinski.  —  Anatoxnte  comparò»  de  l'ouraiig-outaag  et  de 
rhòmme.  {Anatomia  comparata  delVourang-oiUang  e  delTuomo).  In  : 
Eev.  d^Ànthrop,  1881  e  Rem^e  scientifique,  1881,  2.®  sem. ,  p.  63. 

L^orang  sezionato  dal  Chudzinsl^i  era  quasi  adulto  ;  la  dentizione  era 
quasi  completa  ;  la  .statura  di  m.  1.38.  Fra  i  caratteri  anatomici  più 
importanti  da  paragonare  a  quelli  dell*  uomo,  notiamo  il  velame  enorme 
dello  stomaco,  la  più  grande  lunghezza  del  duodeno,  la  brevità  assoluta 
e  soprattutto  relativa  dell'  intestino  tenue  (fatto  contradditorio  all'  opi- 
nione, comune  sui  rapporti  diretti  fra  la  lunghezza  del  canale  digestivo 
e  r  alimentazione  vegetale  o  frugivora).  Ricordiamo  A&eora  libando 
calibro  del  ceco  e  deirappendice  vermiformi;  il  volume  del  .lobulo  qui^« 
drato  del  fegafo,  del  lobulo  dello  Spigelio  e  della  vescicola  biliare,  in- 
fine la  sottigliezza  e  piccolezza  della  mil^a* 


u  ' 


D*AMTBOPOI#0  6U  67 

àUDBBSON  8t0AIi^,  -«  Th»  onrdad  Balr  and  oimròd  f olllòlè  of 
tkiè  N^gro;  (  I  iutpcgli  rieehrti  e  i  folHcolì  aurmii  della  UMta'  dei 
jMvrf)»  la:  Jtmmaìiof  Anaimny  and  Phy^dtogy.  VoL  XVI ,  P.  ni, 
apdU  168SL 

Lo  Stewart»  in  ana  oomimicasione  letta  alla  Soetòtà  Reale  di  'MI- 
«iMCOpla  nel  i.^  g>eitiKajo  1875,  aveva  detto,  che  <  la  porzione  del  ca- 
lcito e  dei  foilteolo  oontenata  Mila  pelle  del  cactjo  cat>elliito  è  più' 
ktaga'  nel  Negfo  clie  tnell^Eofopeo,  ed  ò  notevolmente  incurvata  in  modo 
4a  deecvivere  d'ordioapioiin' meteo t^ireo lo.  La  papilla  infondo  al  toW 
iiooio  è  disfNieta  Minontalmente  o  almeno  inelinata  obbilquamente  al* 
llodentro  veteo  il  teaeuto  adiposo  eotto*t$utaneo.  Un*  altra  differehza 
Doa  il  Negro  e  il  Bianco,  èeiie  nel  primo  le  gliiandole  sebacee  sono 
pÌà<plocole  >  (?)• 

L'Andersen  Stuart  ritorna  saH' argomento  e  crede  di  poter  confer« 
jsare  le  «ossarvasioni  'delio-  Stewart.  Egli  ha  esaminato  una   testa  di 
Ifsgro  (e  perchè  una  eola?),  ma  ha  trovato  ohe  la  parte   balbare  del 
-pelo  non  descrive  pld  di  nn  <|uarto  di  circolo.  In  alcune  preparazioni 
microscopiche  si  vedeva  che  il  pigmento  dello  strato  Malpighlano  del 
K«gTo  Ben  si  approfonda  nel  follicolo  più  in  là  dell'orificio  della  ghian- 
dola sebacea  e  che  la  curva  descritta  dal  follicolo  fa  seguito  ad  una 
curva  prolungata  al  di  fuori  del  cuojo  capelluto  :  dimodochò,  secondo 
l'iftitore,  la  curva  della  porsione  di  capello  contenuta  nel  follicolo  sple- 
gfaeiiebbe  la  dlsposisione  curva  della  parte  libera.  Anche  nella  lana  di 
mointoae  il  Maltfansius  aveva  da  lungo  tempo  trovato  una  analoga  di- 
sposisione  dei  peli. 

Bbbtxllon  Alph.  —  Une  appUoation  pratiqua  de  l'Anthrcpa- 
métrie.  (  Un^ applicazione  pratica  delV Antropometria).  In  :  Ànnales  de 
J)àfno$raphie  intemationaie,  188.1. 

Spesso,  oi  si  domandai  ohe  approdino  tutte  le  ricerche  minate  e  sot- 
tili degli  antropologi  sulla-^forma  e  sul  volume  del  cranio ,  stille  pro- 
porzioni del  oorpoi  e  sui  mille  altri  caratteri  dsicl  umani.  Ora  ecco  che 
rAntorCf  partendo  dai  principli  dell'antropometria,  viene  a  proporre  un 
ingegnoso  processo  di  classificazione  dei  detenuti  i  che  avrà,  noi  epe- 
riame,  un'utile  applicazione  nella  pratica  quotidiana  della  polizia  nelle 
.granidi  oittà,  e  che,  dal  ponto  di  vista  scientiflco,  permetterà  di  rendere 
q^ù.  facile  ed  estesi  gli  studi!  snll^uomo  deHnqnente; 

Ihprocesso.  proposto  dal  BertiUen  p^mette  di  ritrovare  il  nome  rdi 
un  delinquente  recidivo  per  mezso  d'un  solo  connotato ,> di  modo  che 
pab'QSseM  applicato  con  frutto  alla  classiflcaslone  generale  delle  foto- 
grafie dei  oriininatt  deposte  negli  afficU  di  polizia,  rendendo  tsoA  ine- 
.  stimabili  vantaggi  alla  sicurezza  pubblica  ed  alla  giustizia. 

Quando  un  individuo,  che  ha  subito  già  una  o  più  condanne,  ò  arre- 
cstato  per  un  nuovo  delitto,  egli  ha  interesse  a  nascondere  il  suo  nome 
^ero,  e  tale  dissimulazione  è  cosi  frequente  fra  le  classi  criminali  della 


68  RIVISTA 

gi^andi  cUtft  ohe  i  gaardiaai  spesso  ne  denuneiano  all'astorltà  giudUiaria 
d  a  10  a  12  oasi  al  giorno  (in  Parigi).  Per  eludere  qaeste  firodi,  ai  è  lai^ 
maginaio  di  ritrattare  tatti  1  condannati  ;  ma  dopo  pochi  anni  è  faolle 
comprendere  qnal  numero  enorme  di  fotografie  si  va  accumulando  ne* 
gli  ufflzii  della  prefettura^  rendendo  imposiibile  stabilire  ridentità  per- 
sonale dei  nuovi  ammessi.  Si  tratta  dunque  di  disporre  e  classifleaarer 
queste*  fotografie  in  modo  élie  le  ricer(^e  possano  essere  limitate  a  od 
gruppo  dMndividai  della  stessa  statura,  per  esempio,  di  &in5  centimd- 
iri.  In  questo  modo,  misurata  la  statura  del  nuoTo  ammesso,  si  sa  im« 
mediatamente  in  qual  gruppo  dev'essere  cercata  la  sua  carta. 

Ma  questo  gruppo  sarà  a  lungo  andare  composto,  esso  pure,  da  oeA- 
tinaja  e  mlglìajadi  fotografie:  saranno  adunque  divise  queste  a  seconda 
di  altri  caratteri  antropometrici  difficilmente  variabili ,  per  esempio,  la 
lunghez2:a  del  piede.  Infine,  quando  la  prima  soddiviaione  non  bastasse^ 
si  potrà  spingere  la  spartizione  delle  fotografie  in  gruppi  ancbe  al  oar- 
rattere  del  colore  degli  occhi;  poi  al  carattere  del  colore  dei  capelli, e 
cosi  via  via.  In  tal  modo  la  ricerca  del  ritratto  dell'  imputato,  in  altre 
parole  la  determinazione  della  sua  identità  personale  sarà  resa  estra* 
mamente  fàcile  e  rapida,  una  volta  che  si  conoscano  i  suoi  connotati 
antropometrici. 

Questa  classificazione  ingegnosa  dei  ritratti  dei  recidivi  e  delinquenti 
basata  sul  metodo  seriale  antropometrico  ò  analoga  a  quella  usata  "dai 
botanici  e  dai  zoologi.  L'Autore  anzi  ha  compiuto  un  lavoro  impor- 
tantissimo, effettuando  nel  1880  quasi  10,000  misure  di  individui  » 
applicando  loro  il  suo  metodo,  che  darà,  ne  siamo  convinti,  molto  pro*- 
fitto  tanto  alla  scienza  antropològica  pura,  quanto  nelle  sue  applica» 
spioni  alle  discipline  penali  e  carcerarie. 

Vincent.  —  De  la  persistanoa  de  l'os  centrai  dans  la  oarpa 
homain.  (Sulìa  persistenza  deìVosao  centrale  nel  carpo  un%ano).  A.U 
ger,  1881.  In  :  Remie  dee  ^eiencee  midicales^  Tom.  XX,  pag.  39S. 

Si  può  trovare  talvolta,  secondo  le  ricerche  dell'  Autore,  nella  mana 
deiruomo  un  osso  supplementare  situato  nella  seconda  fila  del  earpo-,. 
ove  esso  si  presenta  cogli  stessi  rapporti  che  offre  Tosso  centrale  degli 
amflbii,  dei  rettili  e  del  maggior  numero  dei  mammiferi.  U  carpo  del— 
Tembrione  umano  contiefle  una  cartilagine  soprannumeraria  transitoria 
(Henke,  Reyher,  Rosenberg),  che  scompare  verso  il  principio  del  terzo- 
mese:  se  per  avventura  essa  persiste,  ne  origina  un  nono  osso  dei  carpo- 
analogo  a  quello  dei  vertebrati  inferiori. 

Ecco  dunque  una  nuova  anomalia  di  sviluppo  da  mettersi  nella  caio*- 
gorìa  dei  caratteri  atavistici  o  regressivi  della  specie  umana* 


V 


d'a»tbopologijl  69 

HsNNiNa.  ^  Uebei^  die  Targleiohende  KeMung  der  Darml&n^* 
i^SuUa  misura  comparativa  deUa  lunghezza  deW  intestino  neWuamo 
e  negli  aninuiU).  In  :  Centraìblati  f*  die  mecUeiniechen  Wineneekaf- 
ten,  1881,  N.  2L 

Ouando  8i  è  determinata  la  longliezsa  relativa  dell'iatestino  nell'uomo 
e  8i  è  stabilita  a  d  volte  iaoirca  la  langheua  del  eorpo  (Spigelio)^  si  é 
tennto  oonto  doiraltezsa  totale  del  corpo  dal  vertioe  fino  al  calcagnò* 
Invece*  quando  si  ò  proceduto  a  misure  analoghe  negli  animali  i  si  é 
preso  per  lunghezza  la  distanea  del  vertice  air  ano.  Il  confronto ,  lo  ai 
vede»  ò  dunque  inesatto. 

Se  si  applica  airnomo  la  regola  adottata  pel  regno  animale  si  trova 
che  il  rapporto  flra  la  lunghezza  del  corpo  dal  vertice  al  coccige  »  e  la 
kinghezza  deirintestino  dal  piloro  all'ano»  cresce  di  1 1 10  (i|10).  Questa 
cifra  ò  presso  a  poco  quella  del  Chimpaozò  che  si  nutre  di  frutta  :  il 
ebe  prova  non  essere  esatta  Fa^ermazione  di  molti  fisiologi  che  Tuomo 
eia  tm  animale  onnivoro:  l'uomo  ha  invece  un  intestino  d'erbivoro» 
L* Autore  soggiunge  che  le  misure  sarebbero  più  esatte^  se  la  lunghezza 
deirintestino  yenisse  proporzionata  a  quella  del  tronco^  dalla  [vertebra 
prominente  al  coccige» 

Tali  conclusioni  deirHenningi  mentre  sono  di  grande  valore  per  la 
antropologia  comparata,  danno  anche  ragione  a  coloro  che  negli  ultimi 
tempi  hanno  nei  paesi  Anglo-Sassoni  insistito  sulla  necessità  di  ritor- 
nare i  popoli  civili  airaUmentazione  puramente  vegetale.  Ricorderemo 
in  proposito  come  si  siano  fondate  delle  sette  o  associazioni  di  Vege^ 
4ariitL 

III.  —  Antropologia  Molost^sa. 

Lbqott.  —  Lea  InfiLuenoes  da  GUmat  sur  la  vie  dea  hommes 
ot  d«s  xttoes.  (Le  influenze  del  <Mma  naia  vita  degli  uomini  e  deUe 
razze).  In  :  JRevue  eeieniifiguef  Tom.  ZXIZ,  de  la  III  Sèrie,  1882,  pa- 
gina 73a 

L*  Autore,  già  noto  per  importanti  lavori  di  statistica  e  di  antropo* 
logia  generale^  si  propone  di  cercare  le  probabilità  d'aocUmamento  de- 
gli Buropei  nelle  regioni  transatlantiche  e  specialmente  nelle  regioni 
tropicali»  Egli  premette  alcune  considerazioni  generali,  che  ci  sembra 
opportuno  di  riassumere  in  questa  Rivista. 

Le  opinioni  snll^aeclimamento  degli  Europei  sono  molto  diverse,  il 
ohe  dipende  dalla  scarsità  dei  documenti  non  solo,  ma  anche  dalla  dif« 
Scolta  di  intendersi  sui  limiti  del  problema»  Che  cosa  ò  racclimamento  f 
n  Boudin  Io  definisce  e  e  la  facoltà  di  vivere  in  un  paese  straniero  e 
inoltre  la  ilieoltà  di  ripredarviai  e  propagarvisi»  »  Il  Simonot  ha  soste- 
nuto che  nelle  regioni  calde  gli  Europei  non  si  acclimano  che  alla  con- 
dizione di  mantenervisi  in  modo  durevole  col  loro  sangue,  cioè  senza 
intervento  di  razze  esotiche^  e  di  soddisflare  alla  loro  sussistenza  eolia 


70  WTIBTA 

i^>kisafbrM^Ha'iLB6r4lttoii^  11»  a»di^  meglio  d^onsilDato  le  eondi- 
£lOBi«'d)^raioel!iiram6iito,  dcrtvendo  qdantt)  seg^e:  «  Qoando  an  essoro' 
èft&gta  dhollìna  O' solamente  di  Idogo,  00  11  mez2o  nuovo  è  diffessntd^ 
dall*antico,  si  prodaoono  nuova  condizioni  di  esistenza,  la  natura  dell» 
relazioni  che  collegano  l'individuo  coirambiente  ò  oangiata^  e  da  db  deve- 
orlgrintuni  una  modificazione  più  o  meno  profónda,  ma  necessaria,  del»^ 
l'organismo»  8e  queste  modificazioni  sembrano  compatibili  colla  vita  0 
eoìla  salute  futura,  si  dirà  che  si  efièttua  racelimamento  :  questo  sarà, 
compiuto,  quando  tenninate  le  dette  modiflcazionl  e  ristabilitosi  Tequi* 
librio,  IMndfviduo  ricupererà  gli  attributi  della  sanità,  fra  i  quali  prin^ 
dpalmente  le  fòrze  necéssariie  per  mantenersi  e^  per  propagare  la  sna. 
mzza,  che  a  sua  volta  diventerà  una  razza  modificata  o  acclimatata.  > 

Ippocrate  e  Celso  fdrono  i  primi  a  notare  T  aztone  ìnorbigena  dei 
cangiamenti  bruschi  di  clima.  Ma  nei  tempi  moderni  lo  studio  delld* 
condizioni  igieniche  e  sanitarie  delle  truppe,  specialmente  nei  paesi  prov« 
visti  di  oolonie,  per  esempio,  IMugbii terra,  la  Francia,  T  Olanda,  la' Raa-» 
sia,  ha  servito  a  meglio  determinare  gli  effetti  delle  transizioni  troppa 
lapide  da  un  clima  all'altro.  Nel  paesi  caldi  due  sono  le  condizioni  pia 
difficili  deiracclimamento  :  la  malaria  e  la  ihiseria,  a  cui  si  rannoda  la 
impossibilità  0  difficoltà  di  variare  il  regime  secondo  le  nuove  circo- 
stanze climateriche  del  paese.  Forse  l'alta  temperatura  delle  regioni 
tropicali  non  impedirebbe  per  so  1*  aoelimamento  degli  Buropei;  una 
causa  ben  più*  grave  ò  il  miasma  palustre.  Del  resto  queste  due  fattori^ 
ciod  caldo  e  malaria,  si  nniscona  li  più  sovente  per  rendere  estrema- 
mente dannoso  il  soggiorno  nei  paesi  transatlantici  o  tropicali.  L*ef« 
fetto  dei  climi  caldi  sugli  Europei  si  traduce  dapprima  in  una  specie^ 
di  esaltamento  funzionale,  che  non  tarda  ad  essere  sostituito  da  un*  a- 
nemia  tanto  più  rapida  ed  intensa  quanto  più  1*  individuo  proviene  dal 
sèileiitrioné  del  nosteo  continente.  Da  ciò  la  maggior  flÉcilità  all'accll- 
mamento  che  presentano  gli  Europei  del  mezzogiorno,  cloò.glirltatiiBiif) 
1  Maltesi,  l  Greci,  gli  Spagnuoli^  i.  Portoghesi,  i  Corsi,  gli  Aibanesi.      ^ 

L'acclimamento,  considerando  eguali  tutte  le  altre  condizloni|.di{»end0 
dal  sesso,  dall'età,  dalla  razza,  dalla  salute  e. dal  regime.  L'adullo  an* 
cor  robusto  lotterà  più  efficacemente  contro  le  influenze  morbigena  di» 
materiche,  che  non  il  fanciullo  o  ruomo  arrivato  alla. piena. matoi^ità  e 
soprattutto  alla  veecfaif^a.  In  condizioni; eguali  d'età,  la  donna  s'accli-*^ 
mera  più  facilmente  deiruomo,  e<  IHmmigrante  di  buona  salate  più  del 
malaticcio  e  debole,  sebbene  sotto  questo  rapporto  la  cose  non  avven- 
gono  ugualmente  per  tatti  i  temperamenti  e  per  tatto  le  costitnaioni^ 
Infine  colui  che  adatterà  il  suo  regime  alle  esigenze  del  nuovo  edima 
trionferà  dei  danni  risultanti  dalla  insalubrità  di  questo,  mentre  le  pidmir 
vitttane  saranno  sempre  coloro  ohe  intenderaaao  continoaro'  nelle  abi-r 
tndini  ed  usanze  del  loro  paese  nativo. . 

Ciò  premesso,  il  Legoyt  passa  in  rivista  tatti  l  latti  più  imporranti 
4ihe:4»i.  riferiseoBo  airacoliinani0Bto  degli  Buropei  nella  varie  regioni  del 


d'aktropolo6Ha  71 

glòbo.  Teniamo  nota  a  buon  conto  che  ancVegli  confessa  come  in  Al- 
geria (e  poterà  aggiungervi  i  dati  per  la- Tunisia)  g\i  Italiani  più  di 
tutti  gli  altri  popoli ,  poi  in  seconda  fila  i  Maltesi  e  gli  SpagnnoU  si 
siano  acclimati;  invece  i  Francesi  presentano  nn  tenaissSmo  movimento 
demografico,  giaochò  la  mortalità  ò  in  essi  pressoché  uguale  alla  nata» 
lità  (99,06  per  0]o),  mentre  fra  i  nostri  compatrioti  vi  è  nn*  ecoedenza 
notevolissima  delle  nascite  sulle  inerti  (72,54  morti  soltanto  contro  100 
nascita).vi  Tedeschi  non  resistono  al  clima  algerino,  e  meno  ancora  dei 
Tedeschi  tutti  gli  ajitri  popoli  Europei,  ohe  offrono  sotto  il  clima  aifri- 
cano  un'eccedenza  spaventosa  della  mortalità  sulla  natalità.,  I  Giudei  e 
gli  Italiani  presentano  pure  in  Algeria  la  minore  proporzione  di  morii, 
cioò  solo  2,90.  e  2,96  su  100  abitanti,  mentre  i  Francesi! danno  il  3,64, 
gli  Spagnuoli  il  3,75,  i  Maltesi  il  8,74  e  i  Tedeechì  il  5,05.  Notiamo  an- 
cora un  altro  fatto  che  nelle  provincie  di  Costantlna  e  di  Orano  1*  ac- 
climamento  degli  Italiani  ò  più  completo  che  nella  provincia  di  Algeri  : 
i  Francesi  non  presentano  in  eccedenza  delle  nascite  sulle  morti  che 
nella  sola  provincia  di  Orano  :  in  tutto  il  resto  deir  Algeria  le  nascite 
non  bastano  a  scoprire  i  vuoti  prodotti  dalle  malattie ,  dimodochò  la 
popolazione  francese  dell*  Algeria  non  aumenta  che  per  mezzo  dellMm- 
migrazione.  Nò  possiamo  dimenticare  che  la  mortalità  del  nostri  com- 
patrioti in  quelle  regioni  è  maggiore  di  quelle  degli  altri  popoli  :  gli 
Italiani  hanno  il  numero  minore  di  nascite  illegittime,  un  numero  anzi 
che  ò  appunto  la  metà  di  quello  dei  coloni  francesi. 

Riassumendo  le  conclusioni  dell'Autore,  noi  possiamo  dire  che  la 
maggior  parte  deir  Africa  è  inabitabile  per  la  razza  Europea,  eccetto 
nei  punti  molto  distanti  dalle  coste  ed  assai  elevati  sul  livello  del  mare. 
Vi  è  un  solo  esempio  di  perfetto  accUmamento  degli  Europei  neir  A- 
frica,  ed  ò  quello  degli  Olandesi  al  Capo  di  Buona  Speranza.  In  Algeria 
r  accUmamento  pu6  considerarsi  compiuto  per  gli  Spagnuoli,  Italiani, 
Maltesi  e  Giudei  :  incomincia  ora  (?)  per  i  francesi ,  mentre  è  ancora 
negativa  per  le  altre  nazioni  Europee. 

In  Asia  il  soggiorno  neir  India,  almeno  neir  India  inglese,  ò  fatale  agli 
Europei  anche  incrociati  colle  razze  indigene.  La  situazione  è  meno 
cattiva  a  Geylan.  Dell*  India  francese  (Pondichery)  sembra  che  i  creoli 
vi  si  mantengano  ma  senza  prosperare.  La  Cocincina  è  fatale  alle  troppe 
deirarmata  francese,  e  lo  dev'essere  perciò  anche  alla  popolazione  bor- 
ghese. 

In  America  racclimamento  à  completo  negli  Stati  del  Nord,  nel  Ga-.. 
nadà  e  in  tutte  le  parti  dell'  America  inglese  :  anzi  i  caratteri  della 
razza  anglo^sassone  vi  si  sono  modiflcati  al  punto  da  dare  origine  ad , 
una  razza  speciale,  che  presenta  ora  una  straordinaria  affinità  col  suo  ' 
dima,  ed  un'energia  ammirabile  nelle  forze  fisiche  e  mentali.  In  quanto 
agli  Stati  del  Sud,  i  documenti  sono  poco  precisi.  Neir  America  del  Sud 
e  del  centro  rinamigrazione  Europea  si  arresta  specialmente  nelle. città:, 
i  Tedeschi  prosperano  nel  Brasile,  ove  col  concorso   del  governo  arrw 


72  RIVISTA 

yarono  a  fondare  colonie  stabili  :  la  Gaiana  è  micidiale  ai  Francesi  e 
probabilmente  anche  agli  Inglési.  Quanto  agli  Italiani  essi  si  sono  ac- 
climati (sebbene  il  Legoyt  lo  taccia)  negli  stati  della  zona  temperata 
dell'  America  meridionale,  cioò  nella  Argentina,  nel  Paraguay ,  nell*  U* 
rugnay  e  meno  nel  Chili,  Gli  Spagnuoli  si  sono  poi  acclimati  dapper- 
tutt0|  perfino  nelle  Antille. 

L' Oceania  presenta  la  meravigliosa  salubrità  del  continente  austra- 
liano e  delle  isole  vicine:  fra  poche  decine  di  anni  la  razza  inglese  vi 
sarà  perfettamente  acclimata.  Cosi  pure  la  Nuova  Caledonia  sembra 
fornire  ai  Francesi  Tunico  punto  esotico  ove  essi  possano  adattarsi  alle 
condizioni  d'un  nuovo  clima. 

Dblaunay.  —  De  l'egalité  et  de  rinegalité  des  deux  sexes. 
(Suir eguaglianza  e  ineguaglianza  dei  due  sessi).  In:  Revue  scienti* 
fiqu^^  1881 1  2.®  semestre,  pag.  304  e  seguenti. 

Idem  —  De  l'egalité  et  de  rinegalité  des  individua.  {SulVe- 
guaglianza  e  ineguaglianza  degli  individw).  In:  Ibidem^  1832,  1.^  se- 
mestre, pag.  621. 

L'Autore  si  è  proposto  da  molto  tempo  di  riunire  in  una  sintesi  ta- 
lora ardita,  ma  pur  tuttavia  basata  sempre  sui  fatti ,  tutte  le  nostre 
conoscenze  intorno  alle  variszioni  individuali  morfologiche  e  fisiologiche 
della  specie  umana  e  nello  stesso  temi)0  di  dimostrarne  l'importanza 
dal  punto  di  vista  della  antropologia  generale. 

In  un  primo  lavoro  il  Delaunay  studia  le  differenze  sessuali,  ed  ecco 
quali  sono  le  principali  conclusioni  cui  egli  arriva. 

La  preponderanza  del  sesso  femminile  sul  maschile  non  trovandosi 
che  imcerte  specie  o  razze  inferiori,  e  nei  fanciulli  delle  razze  supe- 
riori, denota  un  grado  inferiore  d'evoluzione. 

Ciò  avYiene  pure  deireguaglianza  fra  i  due  sessi,  la  quale  non  si  os- 
serva che  negli  individui  poco  aranzati  nell'evoluzione;  nelle  specie  e. 
razze  inferiori,  negli  adolescenti,  nei  vecchi,  nelle  classi  sociali  infe- 
riori. 

Al  contrario  la  preponderanza  del  maschio  sulla  femmina  rappresenta 
una  fase  superiore  deirevolnzione,  perchò  caratterizza  le  specie  e  razze 
superiori,  l'età  adulta  e  le  classi  elevate. 

Dal  punto  di  yista  morale  come  dal  punto  di  vista  fisico,  Pevoluzione 
sembra  procedere  dalla  preponderanza  del  sesso  femminile  a  quella  del 
sesso  maschile,  e  la  uguaglianza  dei  due  sessi  sarebbe  la  transizione  na- 
turale fra  le  due  fasi  estreme  dell'evoluzione. 

Un  secondo  scritto  si  occupa  delle  differenze  individuali  eonsiderate 
senza  riguardo  al  sesso.  Passate  in  rivista  rapida  e  ooncisa  le  preci- 
pue varietà  dipendenti  dalla  specie,  dalla  razza,  dal  sesso,  dall'età,  co* 
stltuzione,  alimentazione,  ecc.,  ecco  come  conclude: 

Sarebbe  importante,  egli  dice,  di  mostrare  come  Hnegnaglianza  è  do- 
vuta allo  sviluppo  più  0  meno  grande  di  certi  caratteri  di  superiorità 


D^ÀMTROFOIiOaiA  73 

che  i^pióoiM  8ao(mdo  uà  dotermlnato  ordine  nelle  differenti  fast  della 
eyoloiione.  Questi  irradi  diversi  di  evoluzione  sono  T  origine  delle  di* 
•timieni  «tabilite  fra  le  ooatitazioni  e  le  età  o  fasi  di  svilappoi  le  quali 
sono  più  numerose  negli  individui  superiori  che  negli  inferiori. 

In  riassunto  Tegnaglianza  fisica,  intellettuale  e  morale  caratterizza  gli 
individui  inferiori  (specie ,  razze,  e  varietà  inferiori^  donne,  fanciulli, 
deboli  di  spirito  e  di  corpo).  Al  contrario  rineguaglianza  s^osserva  ne* 
l^li  individui  superiori  o  arrivati  al  termine  della  loro  evoluzione  (spe- 
ciCi  rafsze  e  varietà  elevate;  nomini,  adulti,  individui  forti  e  intelli- 
genti). 

L^evoluzione  ascendente  procede  adunque  dall'eguaglianza  all'inegua- 
glianza, ed  è  favorita  da  tutte  quelle  circostanze  che  aumentano  la  nu- 
trizione :  cioè  l'alimento  abbondante,  ^esercizio  funzionale,  ecc.  Al  con- 
trario revoluzione  discendente  o  retrograda  è  caratterizzata  da  un  ri- 
tomo aireguaglianza  che  si  osserva  nelle  specie  in  via  di  estinzione, 
nelle  varietà  o  classi  degenerate  e  nei  vecchi 

Db  Solavillb.  —  Les  grandes  longévltés.  (Le  grandi  longevità). 
In  :  Bewte  sdeniiftque,  Annóe  1881,  Tom.  XXVIII  (II  de  la  III  Sèrie), 
pag»  176. 

Articolo  molto  interessante^  nel  quale  si  contengono  curiose  notizie 
intorno  alla  lunghezza  della  vita  raggiunta  da  alcuni  uomini  straordi- 
nari! e  intorno  alla  presenza  dei  centenarii  fra  le  varie  popolazioni.  Ci 
contenteremo  di  spigolare  qualche  fatto  dei  più  spiccati. 

La  questione  se  l'uomo  possa  raggiungere  e  sorpassare  Tetà  di  cento 
anni  è  degna  di  attenzione,  tanto  da  parte  degli  statistici  e  antropologi 
che  da  parte  dei  medici  e  fisiologi.  Secondo  il  Buffon,  l' uomo  poteva 
considerarsi  come  adulto,  cioè  come  nel  suo  completo  sviluppo,  al  16.^ 
anno  di  vita  ;  Buffon  dava  poi  all'esistenza  umana  una  durata  sestupla  di 
questo  tempo,  cioè  76  anni.  Il  Flourens  fissò  a  venti  anni  lo  sviluppo 
completo  dell'uomo  e  a  cinque  volte  questo  tempo,  cioè  a  100  anni,  la 
durata  dell'esistenza  fisiologica  umana:  Tetà  del  massimo  sviluppo  po- 
trebbe stabilirsi,  secondo  lui,  dalla  saldatura  delle  epifisi  colle  ossa.  In- 
atti il  cavallo,  ohe  presenta  questa  saldatura  al  5.^  anno,  vive  in  media 
venticinque  anni  ;  il  bue,  che  l' ha  al  4.%  vive  venti  anni  ;  il  gatto,  che 
più  precocemente  roi&e  al  1&?  mese,  non  sorpassa  d' ordinario  i  dieci 
anni  di  vita.  Da  ciò  la  conclusione  ohe,  se  Tnomo  muore  prima  di  rag- 
giungere il  limite  fisiologico  dell'esistenza,  è  perchò  <  l'homme  se  tue 
plùtot  quii  ne  menrt.  » 

Altri  fisiologi  sono  stati  anche  più  corrivi  ad  allungare  la  esistenza 
umana  :  il  Berthelot  citava  in  prova  il  viaggiatore  Delahaye,  che  dive- 
nato  padre  a  70  anni,  vivavi^  fino  a  120,  perchò  era  stato  tardo  nel  suo 
sviluppo.  L' Heller  ha  sostenuto  che  r  nomo  può  vivere  anche  due  se- 
4M>li  (?)  :  r  Hu£dland  non  trovava  strano  che  V  nomo  vivesse  al  di  là  di 
120  o  150  anni#  e  rHnfelandf  in  un  libro  conosointissimo  intitolato  Ma* 


t4  iftVlSTA 

HfràbioM^  e  stattpato  fn  piA  adfzfònf  In  tntte  16  lingue  del  mondo,  toop> 
ponendo*  cbe  l^Iomo'ei  syf lappa  lino  al  25.*  anno,  ammetterà  posalbile- 
éhe  f eelatensfa  dnraase  etto  Tolte  tanto,  eioè  ihie  a  200  anni  Molti  waf^ 
tori  tedeaehi,  fra  col  fi  Karnp,  il  Basclmef,  éQcono  lo  ttesBO. 

Meno  Ottimisti  sono  gli  ingieai,  tn  t  qoali  il  flsielogo  Gardtaef;  adot- 
tando il  ppineipfo  della  mirara  della  eaistensa  nmanà  aeeondo  la  dorata 
d^  periodo  di  formazione,  sottiene  che  la  durata  della  vita  Taria  fhiM 
e  106  anni,  giacché  il  periodo  erolutivo  Tarla  fra  18  e  21  anni.  Ma  egli 
non  erede  ebe  possa  mal  l'oomo  raggiungere  l'età-limite,  accordandosi 
eoi  0>rnewal  Lewis  che  pure  non  ammette  per  provata  resistenza  del 
centenarii*  Anche  fi  Thomas ,  combattendo  la  dottrina  della  longeritH 
umana,  ricorda  un  individuo  morto  nel  1870  in  età  di  102  anni,  e  scrive 
essere  quello  runico  caso  messo  in  luce  dalle  accuratissime  inchieste* 
fhtte  daHe  società  inglesi  per  l' assicurazione  della  vita.  Tuttavia  un 
altro  autore  inglese,  il  Thompson,  sostiene  che  la  grande  rarità  dei  lon^ 
gevi  centenarli  secondo  le  Compagnie  d'assicurazione  non  ha  alcun  te» 
loro,  giacché  1  casi  di  centenarismo  si  troverebbero  più  specialmente 
nelle  elassi  inferiori  delle^  società,  come  fra  gli  agricoltori,  che  non  hanno 
molta  previdenza  e  non  si  assicurano  la  vita. 

Ad  onta  però  di  queste  negative,  noi  sappiamo  dalla  storia,  dalle  cro- 
nache, dal  giornali,  dai  registri  mortuarii  e  dalle  statistiche  che  in  tutti 
i'  tempi  e  in  tutti  i  paesi  si  ebbero  esempii  notevoli  di  longevità,  e  che 
alcuni  individui  poterono  vivere  oltre  ai  100,  ai  110  e  perfino  ai  120  anni. 

Neirantichità  sono  celebri   fra  i  centenarli  molti  moralisti ,  fllosoff,  ' 
poeti  ed  artisti,  di  cui  Luciano  ed  altri  autori  greci  ci  hanno  lasciata 
la  biografia.  Solone,  Talete,  Pittaco,  Epimenide,  quattro  dei  sette  sapienti' 
delia  Grecia,  avrebbero  superato  1  100  anni  ;  anzi  Plinio  assegna  ad  ' 
EfUmenide  Fetà  di  154  anni.  Aristarco,  poeta  tragico,  mori  di  100  anni  ;  ' 
Oratilo  d' Atene,  poeta  comico,  di  99  anni  ;  Sofocle  componeva  V  Edipo  ' 
nel  suo  centesimo  anno  (forse  per  mostrar  vana  la  credenza  che  Testro' 
poetico  sia  proprio  dell'età  giovanile!):  Democrito,  poeta  satirico,  moriTa' 
a  109  anni;  Gorgia,  di  Leonte,  a  106;  Isocrate,  il  grande  oratore,  rf' 
lascia  morir  di  fame  a  99  anni,  e  anche  Ippoorate,  il  padre  delia  medi*  ' 
Cina,  mori  di  99  anni.  Teofrasto  filosofo  Tisse  107  anni  ;  Gleanto  d'Epiro 
100  anni  ;  Gieronimo  di  Rodi,  storico,  104  anni  ;  Galeno,  altro  fondatore 
della  medicina,  staTa  per  comare  il  lOO'  anno  quando  mori;  Demonace^ 
filosofo,  si  lasciò  morir  di  ietme  a  cent'  anni.  Anche  lo  scultore  Bufbncro 
sarebbe  morto  centenario. 

Fra  i  Romani,  Giovenale,  Quinto  Fabio  Massimo>,  Terenzia  moglfe  dl- 
Topsiata  di  GicerodO  morlreno  centenarli;  Tarrone  visse 98  anni;  ma 
il  notevole  si  è  ehe  molte  donne  raggiungevano  anche  allora  un'età  straor-'* 
dinaria.  Marziale  riporta  l'epitaflllo  d'una  vecchia  morta  nell'età  favolosa 
di  SOO  anni  {ì%  ma  per  citare  dtti  ben  accertatati ,  la  commediante 
Lucia  e  la  navieeili^a  Gaieria  divennero  celebri  perché  non  morirono  ' 
ehe  compiuto  il  104*  anno;  una  Claudia,  m^  '  natore  Ausilio,' 


D*AìfTX9P0I«DajA  79 

ETreUba  aniioTisaoto  115  aiiiiÌ4  Rlegone;  d^  nella  «mi  opamJDff  Ipngmtxit 
Felenoo  di. UT  centenarii  moctlin  diverto  epeolie  Dell'Impero  Ramano^ 
e  qoaada  eptto  Yespasiano  sloperòil  oensimeiito  dell*  Impevo  (Aii«o.74 
d.  Gr.)  B\  trovarono  la  una  soia  eirooserisioiie  amoiiiiMratliva,  V  ¥111% 
74  «entenarii  sempUel;  114  individoi  da  100^  a.  ìKè-  anni;  due  da  i  10  a 
12&;  quattro  da  125  a  130;  quattro  da  130  a  136;  tre  finalmente  da  195 
a  14Q  (ìy  Ma  è  a  obiedersi  se  queste  persole  noa«  avevano  qnaleke  in- 
teresse a  dichiararsi  cosi  longevi. 

>  yenendo  all*epoca  moderna,  ci  si  presenta  prima  la  Francia4o>ve,  sa 
lei  nascite  sono  proponionalmente  in  minor  nomerò  che  negllaltri^paesi, 
la  durata  media  della  vita  è  invece  più  lunga.  Non  si  posseggono*  dati 
ricnri  anteriori  al  1700:  d'altra  parte  in  una  qnestione  di  età,  oc* 
corre  fondarsi  sui  documenti  autentici,  1  quali  mancano  molto  spesso*. 
Tuttavìa  ha  ragione  De  Solavllle  nel  notare  che,  aaehe  ia  manoansav  di 
prove  documentate,  la  sola  notorietà  pubblica  d'una  vita  oltsemodo  lunga 
è:  un  indizio  presuntivo  per  le,  verità  dei  fatto.  In  generale  la  tempo* 
ransa  ò  il  carattere  comune  ai  longevi  :  ò  strano  però  che  fra  i  oentenatj 
del  XVIII  secolo  si  incontrino  due  ubbriaooni.  Citiamo  dei  centenarii 
francesi  i  seguenti  esempj. 

n  diplomatico  De  Vignanconrt  morto  a  108  anni  nel  pieno  eseroisio 
delle  sue  Ihnzioni  ;  i'  avvocato  Laroque  d*  Agen  e  IVavv.  Costa  di  Bor- 
deaux morti  a  111  anni;  l'avv.  Grèvin  di  Pont^l'Evèque  a  107;  il  sel- 
laio Herbelot,  che  nel  1714  neiretà  ben  constatata  di  114  anni  rioevetta- 
una  pensione  da  Luigi  XIV  ;  Golbert,  fipatello  del  gran  ministro,  morto 
a  104  anni;  Fontenelle  a  100  anni;  Mabiliou»  membro  dell'Accademia, 
a  106;  la  marchesa  di  Balestrio,  celebre  poi  suoi  versi  e  per  la  sua  vena 
satirica,  a  117;  Madama  LùUin  che  à  100  anni  riceveva  un  madrigale 
da  Voltaire;  la  celebre  cortigiana  Ninon  d*Bnclos  morta  a  quasi  100 
anni,  e  cosi  V  altra  non  men  celebre  Marion  Delorme.  Air  assemblea 
nazionale,  li  28  ottobre  1789,  veniva  presentato  un  individuo  di  120  anni. 
Nel  secolo  XIX  sono  famosi  il  medico  De  Beaupin,  morto  a  Chateau- 
briant  in  età  di  117  anni;  egli  si  età  rimaritato'  ad  80  anni  e  aveva 
avuto  numerosa  figlinolanzà  (?)  ;  il  doti  Dufournet'  di  Parigi,  morto  di 
HO  anni,  maritato  a  80  anni  con  una  giovane  di  !S5  e  padre  fortunato 
di  due  figli  ;  un  pensionato'  militare  Huét,  decorato  nel  1822  in  età  di 
117  anni;  D'Ornois,  erudito  di  Rouen,  morto  a  105;  Mougeot,  profes- 
sare di  matematica,  a  1(3  anni,  con  facoltà  intellettuali  integre;  il  ce- 
lebre Becquerel,  nato  nel  1778  e  morto  nel  1878^  ossia  alPetà  di  eenttf 
aani  precisi. 
L*  Infrhilterra  sarebbe,  seconde  il  Thompson,  la  terra  dei  eentenarii' 
no  "Solo-  XYIl  sarebbe  vissuto  un  contadino  fino  a  179^ 

T  ^za  vanne  eotterrato  a  Westminster,  là  dove  quo^ 

?arlo  Darwin  aceanto  a  Newton  a  a  Liwingstc^  f 

iglese  famoso,  vivente  ancora  nelle  kadisioHi  pò** 

enkins,  morto  a  17^. anni.  Anche  Bacone  da  Ve^^ 


76  xmsTA 

ralamio  ammette  che  Taomo  possa  ragginngere  Tetà  di  150  e  160  anni 
suonati.  Ma  il  più  celebre  esempio  di  loogevità  ereditaria  ò  qaello  dellÀ 
fkmiglia  Parr:  vi  si  contano  parecchi  centenarii  di  120,  125,  e  perfino 
130  anni.  Uno  di  essi  morto  a  Birmingham  nei  1770  a  120  anni  avevA 
Tisto  sotterrare  centoquarantaqoattro  individai  della  sua  famigliai  per 
eoi  non  avendo  più  eredi  lasciò  tatto  il  suo  per  opere  di  beneficensa. 
Un  certo  Jordan  d^  Edimburgo  sarebbe  morto  nel  1775  a  131  anxd. 

Ma  nel  nostro  secolo,  dove  i  documenti  statistici  sono  meglio  tenuti 
e  più  severamente  consultati,  questi  esempii  di  straordinaria  longevità 
sono  divenuti  rari.  In  Inghilterra  la  vita  militare  ò,  come  altrove,  con- 
dizione favorevole  a  lunga  vita:  cosi  pure  la  professione  ecclesiastica* 
Nella  famiglia  di  certo  Hingham ,  pastore  evangelico  che  contava  103 
anni  airepooa  della  sua  morte,  erano  esistiti  altri  due  centeneriL 

L' Autore  non  si  estende  su  altri  paesi  d' Europa,  ma  dice  che  le  sue 
ricerche  gli  hanno  rivelato  che  ovunque ,  senza  distinzione  di  razza  o 
di  clima,  esistono  individui  centenarii  d*ambo  i  sessi,  pressoché  sempre 
nelle  classi  medie  o  inferiori  delle  societÀ,  qualche  volta  anzi  nelle  classi 
indigenti.  Egli  conclude  il  suo  lavoro  riportando  qualche  dato  statistico 
desunto  dai  censimenti  Europei  degli  ultimi  anni. 

Sopra  21:^940,376  abitanti  d' Europa  si  sarebbero  verificati  dal  1869 
al  1872  ben  79,859  individui  di  età  superiore  ai  90  anni,  e  3108  d'  età 
superiore  a  100  annl«  La  longevità  ò  più  frequente  nella  donna  ;  fra  gli 
individui  centenarii  il  vantaggio  del  sesso  femminile  ò  di  circa  il  00 
per  IGO.  Dalle  statistiche  mortuarie  si  rileverebbe  poi  che,  facendo  eguali 
a  100  tutte  le  morti,  gli  individui  di  età  superiore  a  90  anni  sarebbero  • 

nella  Gran-Brettagna 9,73  per  100 

Svezia 7,39  » 

Francia 0,58  > 

Belgio 6,07  » 

Svizzera 6,00  » 

Olanda 4,47  > 

Italia 3,76  » 

Baviera 3,42  » 

Prussia 3,00  » 

Austria 2,61  > 

Di  guisa  che  in  Inghilterra,  s' avrebbe  il  numero  più  alto  di  vecchi, 
poi  in  Svezia  e  in  Francia. 

Sarebbero  a  ricercarsi  ora  quali  cause  influiscano  a  produrre  la  lon- 
gevità umana.  Un  certo  numero  di  centenarii  hanno  fatto  conoscere  il 
loro  regime  di  vita.  Malgrado  qualche  rarissima  eccezione ,  conviene, 
come  dicemmo,  mettere  in  prima  fila  la  temperanza,  la  sobrietà  e  la 
regolarità  delle  abitudini;  vengono  inseguito  l'eredità,  un  benessere  re- 
lativo, l'assenza  di  forti  e  frequenti  emozioni,  il  soggiorno  alla  campa- 
gna, infine  l'esercizio  d'una  professione  pacifica  e  salabre. 


d'antropologia  77 

Delaunat.  —  Móthode  poar  faire  la  pari  de  la  race  et  du 
nillea.  (Metodo  jper  distinguere  Vinfluenxa  della  'razza  e  déìV  am* 
tfienté).  Nei  CompU  rend.  de  VAssociation  frang.  pour  Vavancemeni 
dee  eciences,  session  de  1883). 

Il  metodo  è  abbastanza  semplice  e  può  riassumersi  nella  proposizione 
seguente  : 

«  Ogni  carattere  distintivo  presentato  da  una  varietà  di  uomini  è 
imputabile  alla  razza ,  quando  non  esiste  negli  altri  esseri  o  individui 
sottoposti  allo  stesso  ambiente;  ò  invece  imputabile  airambiente,  quando 
si  incontra  in  tutti  gli  esseri  che  vivono  nelle  medesime  condizioni  di 
vita.  > 

BÉDOO.  —  Osservazioni  sul  oolore  del  capelli  e  degU  occhi. 

(BuUetins  de  la  Societé  d'Antrop^  1882,  sedute  del  marzo). 

Il  Bédoc  ha  notato  in  più  paesi  il  colore  dei  capelli  e  il  colore  e  le 
dimensioni  degli  occhi,  e  fa  in  proposito  questa  singolare  osservazione 
da  lungo  tempo  si  ò  constatato  nelllnghilterra  che  le  donne  erano  in 
altri  tempi  più  bionde  che  oggigiorno.  Ravvicinando  tale  fatto  con 
Taltro  da  lui  visto  che  il  color  brano  era  più  frequente  f^a  le  donne 
maritate,  si  può  vedervi  un  esempio  evidente  della  selezione  sessuale 
scoperta  dal  Darwin  negli  animali  e  specialmente  negli  uccelli ,  e  che 
seoondo  il  celebre  naturalista,  potrebbe  anche  spiegare  Torigine  di  m  olte, 
se  non  di  tutte  le  razze  umane.  Il  Bédoc  ricorda  invece  come  nel  Fi- 
nistére  più  le  donne  sono  di  capagli  giallastri  o  scolorati ,  e  più  facil- 
mente trovano  da  maritarsi,  dimodoché  nei  due  paesi  la  elezione  ses- 
suale avrebl)e  un  effetto  opposto:  nel  prime  farebbe  crescere  11  nu- 
mero delle  donne  brune,  nell'altro  quello  delle  bionde. 

{Continua): 


Jl  Direttore  e  Gerente  responeaòile 
Prof.  À.  Corradi. 


18 

IMCE  DELLE  MATERIE 


RIVISTA  DERMO-SIFILOPATIGA. 

del  prof:  DOMBNICO  M&JOOCHI  di  PiTmi. 

1.*  Parte  dermatologica. 

Scarenzio  —  Prurito  e  prutigine  —  pag.  4. 

Broda  —  Anaùmtia  patologica  del  tupus  kuHngeo  *-  4. 

Unna  —  Contribuzione  alla  patologia  delle  unghie  —  ^ 

Gnyot  —  SuirAinhum  —  6. 

Saohard  —  VAinhum  —  6. 

Bemier  ^  Un  caso  di  eruzione  bollosa  dovuta  al  ioduro  di  potasHo, 

—  Un  caso  di  eruzione  antraooide  dovuta  al  medeHmo  agente — 7. 
Unna  ^  Bxfoliatio  arcata  palmae  manue  et  ewfoUatio  arcata  Unguae 

—  7. 

De  Loca  —  Sulla  Xantoma  a  grossi  nodi  ^  8. 

Breda  —  La  trieorcssi  nodosa  —  9. 

Giber  -—  Il  batterio  del  pemfigo  —  IL 

Cornil  —  Nota  sulla  sede  dei  batteri  nella  lepra  e  suUc  lesioni  deg 

organi  in  questa  malattia"^  11. 
Vldal  —  Della  pitiriasi  cireinata  o  marginata.  —  Descrizione  da  suo 

micoderma  XH^icrosporon  dispar)  —  IZ 
Hass  —  Identità  dell'erpete  tonsurante  e  della  pitiriasi  eiroinata'^  13. 
Majocohi  —  EspeHmenH  fisio-patologiei  eolTóHo  di  croton  tHium  nel» 

Verpete  tonsurante  —  14. 
Baehner  —  Osservasioni  critiche  sulla  etiologia  dMArea  Gelsi  — 15, 
Schnltze  —  DeOe  teorie  sulVArea  Gelsi  —  16. 
Majocchi  —  Ricerche  microscopiche  sulla  pelle  deWArea  Gelsi  —  17. 

2.®  Parte  alfilografioa. 

Rasori  —  Sopra  una  complicanza  non  comune  della  blennorragia  — 1& 
Oourgues  —  Del  permanganato  di  potassa  e  del  suo  impiego  in   te-- 

rapeutica,  principalmente  nella  blennorragia  —  18. 
Taylor  —  Della  cura  abortiva  dei  bubboni  mercè  deV  acido  carbo- 

Uco  —  19. 

Becchini  —  Contributo  allo  studio  della  sciatica  blennorragica  —  19. 
Marti  nean  —  n  microbio  della  sifilide  —  19. 

PetrowBki  —  mcerca  delC  influenza  dei  processi  febbrili  acuti  sulla 
sifilide  ^20. 


7» 

RoUet  ^  StgU  wìUOU  focQÌai  àeOa  sifiUOM  €  dOTariffine  amsrietma 

dOTepidemid  da  secolo  XV  —  20. 
Malasses  e  Reeltft  -*  SlOte  ìuioid  MMtvfete  dOM  ttliUde  dèi  «r- 

HiecHo  —  SI. 
Reolus  —  Della  sifilide  del  Ueiicoìo  —  22. 
Majocdii  —  Bieerehe  UUhpojMoffiehe  euUa  endò^arierOe  e  pefi-aree-^ 

riie  nel  sifiloma  del  pàMo  aeeeo,  ierminaiUe  ^eMa  perforasùme 

-22. 
•Carlier  —  Shidie  euUa  eifiUde  ptÀmonare  —  21 
Wagner  —  La  HfiKde  eoHUnsionede  e  le  affèMknU  del  rene  —  24. 
Cohadon  —  Comiribusione  aUo  studio  dtì^aUmmiHmria  òhe  avviene  du* 

Tante  U  corso  degli  aeddenH  seeemdairi  —  21 
PeUinari  —  Reinf exione  sifilitica  in  dna  ooningii-^  25. 
Sturgis  •*  BeinfeMione  «(/fittSea  —  2S. 
Seareniio  —  Caso  .di  reinfexUme  sifilitica  —  26. 


RIVISTA  D' ANTROPOLOCrlA 

IN  RELAZIONE  CON  LÀ  MEDICINA  E  L'IGIENE 

del  detL  ENRICO  MORSELU 
profetsOTB  di  diniea  dello  mlettiB  Beatali  te  Torìeo 

I.  —  Craniologia. 

Topinard  —  La  misnra  dàOa  capacità  del  cranio  secondo  i  regista 

del  Broo%  —  29. 
Sflimàdt  —  jSMs  deietuUnaMione  della  eapocAtt  del  cranio  —  3L 
MeaoaTrier  —  Bieerehe  éTanatonnia  eomparaia  e  d^ anatomia  filoeofioa 

md  caratteri  dei  cranio  e  del  ceroeUo  —  Si. 
Ranke  —  Sui  eranj  della  popolasione  rttràle  délfanOca  Baviera  — X. 
Oegeitbaiir  —  SuUa  parie  faedaie  delFosso  lagrimaU  nisStuaeso  —  40. 
Aneatehine  —  A»  alenile  anomalie  dH  cranio  umano^  con  speciale  r^ 

guardo  alla  loro  frequenta  nelle  razze  :  1.*  Anomalie  del  pie* 

rion;  2.*  Osso  degli  Jncas;  3.*  Sutura  frontaie  —  41. 
Regalia  —  OH  angoli  dati  dai  goniometro  facdaie  lanate  sono  da 

correggere  —  50. 
Sergi  —  Vangalo  facciale  e  un  miooo  goniometro  —  51. 
Ugolini  —  La  costruzione  e  lo  studio  dei  pofigoni  cranici  —  51. 
Bono  —  Del  rapporto  fra  la  férma  del  cranio  e  la  refrazione  ocu^ 

lare^Bè. 
UgoUai  —  AnomaKe  nel  cranio  dei  mammiferi  —  53. 
Merkel  —  CtmMftiUò  atta  eonoscensa  delio  smtuppo  postembrionaU 

^W  eroiito  umoiio  —  51 


80 

II.  —  Antropologia  anatomioa  e  oompamta. 

Manonvrier  —  InUrpretasione  del  peso  deWeneefalo  »  56. 

Topinard  —  Il  peto  del  cervello  secondo  le  annotasioni  di  Paola 
Broea  —  57. 

Lays  — •  Coniribuzioanfi  alio  studio  iuna  staUstica  s%^  peso  degli  emi- 
sferi cerebrali  —  57. 

Garson  —  La  pelvimetria  —  58. 

Testai  —  Sulle  anomalie  muscolari  deWuomo  spigate  eolt  anatomia 
comparata  e  suUa  loro  importanza  in  antropologia  —  6Z, 

Broca  —  La  torsione  deU'omero  e  il  tripomeiro  — •  02!» 

Ghadzinski  —  Contribuzione  aUo  studio  delle  variazioni  muscolari 
nelle  razze  umane  —  64. 

Ledoable  —  Nota  su  alcuni  musooU  comuni  agU  animali  ed  alVuomo 

—  65. 

Chadzinski  —  Anatomia  comparata  delV  ourang-outang  e  delTuomo 

—  66. 

Anderson  —  /  capegU  ricciuti  e  i  follicoli  curvati  della  testa  dei 

Negri  —  67. 
Bertillon  Ad.  —  ZMapplicazione  pratica  dMantropometria  —  67. 
Vincent  —  Sulla  persistenza  delVosso  eentrale  nel  carpo  umano  —  68, 
Henning  —  SuUa  misura  comparativa  della  lunghezza  delf  intestino 

nelVuomo  e  negli  animali  —  69. 

III.  —  Antropologia  biologioa. 

Legoyt  — -  Le  influenze  del  clima  sulla  vita  degli  wmini  e  delle  razze 

—  69. 

Delannay  —  SuiPeguàgUanza  e  ineguaglianza  dei  due  sessi  -*  72. 
Delaunay  —  SuW^egiuxgUanza  e  ineguaglianza  degli  individui  -«  72L  j 
Bo  SolaTille  —  Le  grandi  longevità  —  77. 
Delannay  —  Metodo  per  distinguere  rinfluenza  detta  razza  e  deWam- 

biente. 
Bódoc  —  Osservazioni  sul  colore  dei  capegli  e  degH  occhi  —  77. 


RIVISTA  D'ANTROPOLOGIA 

IN  RELAZIONE  CON  LÀ  MEDICINA  E  L'IGIENE 

del  doti.  ENRICO  MCmSBLLI 
profssaore  di  Clinica  delle  malattie  mentali  in  Torino 

(Continuazione  e  fine.  —  Vedi  fìuieieolo  preeedeote»  pag.  77  )« 


IV.  —  Antropologia  patologica. 

Amabbi.  *-  La  capacità  del  cranio  negli  allenati.  (Nei  Rendi* 
canti  del  X  Congresso  medico  di  Modena^  1882.  Vedi  Itiviata  di  fre- 
niixtriàj. 

^  L' Autore  ba  fatte  le  proprie  rloerche  nell*  Istituto  psichiatrico  di  Reg'* 
gio,  il  quale  contiene  la  più  ricca  eoilesione  di  cranj  di  alienati  ohe 
esista,  almeno  in  Italia.  Vi  sono  raccolti  1  teschi  di  tutti  gli  alienati 
morti  negli  ultimi  anni,  e  di  ogni  individuo  si  conoscono  i  più  minuti 
particolari.  Le  cubature  prese  dall' Autore  furono  compite  su  475  crani , 
195  uomini  e  280  donne  appartenenti  in  massima  parte  alle  Provincie  di 
Reggio  e  di  Modena,  e  col  metodo  di  misurazione  insegnato  dai  Broca 
e  dal  Topinard. 

Per  porre  in  rapporto  queste  cifre  con  quelle  dell'uomo  sano  di  mente, 
V  Autore  si  serve  delia  capacità  dei  craig  del  {Museo  nazionale  d' An- 
tropologia di  Firenze,  osservando  però  che  queste  sono  probabilmunte 
troppo  piccole,  non  tanto  pel  metodo  di  misurazione  usato,  quanto  per- 
chè la  capacità  dei  crani  modenesi  e  reggiani  normali  ò  un  po^mag-» 
giore  di  quella  degli  altri  Italiani. 

La  media  generale  dei  sani  ò  di  cent.  cub.  1474  per  gli  uomini,  e  di 
>316  per  le  donne  ;  pei  pazzi  ò  di  1544,  per  gli  uomini  e  di  1341  per  le 
donne.  Tale  differenza  rileva  anche  meglio  nella  disposizione  seriale. 

Il  massimo  di  individui  ò  dato  pei  sani  dalle  capacità  di  1400  a  1450 
cent.  cub.  ;  pei  pazzi  da  quelle  tra  1500  e  1550.  Le  capacità  grandi  dt 
1050  cent  cub.  e  più  si  trovano  nella  proporzione  tenue  dell'  8  per  100 
tra  i  sani,  ma  nei  pazzi  in  quella  del  18. 

Nel  rapporto  tra  1  due  sessi  mostrano  i  pazzi  una  distanza  maggiore, 

dovuta  più  all'eterogeneità  degli  elementi  che  si  confrontano,  che  non 

ad  una  maggiore  differenziazione  sessaale  degli  alienati,  che  santone 

anzi,  meno  della  norma,  l' influenza  del  sesso  sol  cranio.  Sotto  queste 

Bteisee.  0 


^2  junsTA 

Eapporto  sono  tra  loro  più.  yicioi  gli  epilettici,  poi  i  maniacii  i  pella- 
grosi^ i  melaneonioi,  gli  imbeclllU 

Rigaardo  alle  forme  mentali  il  basso  della  scala  è  tenuto  dagli  <m- 
9eeiUi  e  dagli  epileMci^  il  sommo  dai  melùneonieii  stanno  in  meszo  l 
pMagroii  ed  i  maniaci» 

Amapbi.  —  Sulla  CSraxiiologia  degli  epilettici.  {Ibidem). 

1/  Antere  studiò  in  30  teschi  del  Museo-craniologico  del  Frenocomio 
di  Reggio  e  in  70  ricoverati  del  Manicomio  di  Imola,  lo  condizioni  morr 
fologiche  del  cranio  e  della  faccia  degli  epilettici^  considerando  col  La- 
sògue  eolo  quelli  in  cai  V  epilessia  ò  come  una  malattia  di  sTÌluppo  • 
appare  tra  i  10  e  18  anni. 

Il  Lasègne  asserisce,  in  questo  gruppo  di  epilettici»  costante  l' asim- 
metria della  faccia,  che  secondo  luì  ò  doruta  a  quella  della  base  del 
cranio  ;  la  ^uale,.  perchè  porta  seco  la  deformità  del  foro  occipitale,  sa- 
rebbe la  causa  prima  del  morbo  comiziale.  V  Autore  eeamina  anche 
criticamente  questa  dottrina,  e  da  qnefto  esame  e  dallo  studio  diretto 
dei  orani  epilettici  viene  alle  seguenti  conclusioni  : 

1.*  Gii  epilettici,  del  gruppo  determinato  qui  sopra,  hanno  crani  oon 
capacità  m^dia  inferiore  alla  comune,  e  con  peso,  epessore  e  compat- 
tezza delle  ossa,  superiori. 

2f^  Nella  ^ran  maggioranza  i  crani  epilettici  |iono  anomali  per  forma* 
La  de^rmità  più  comune  ad  essi  è  la  plagioeefalia  con  coyrelatipa  o^K- 
quiià  della  faeeia.  B  1*  Autore  ne  dà  una  descrizione  particolareggiata 
tanto  del  yivente,  quanto  del  teschio,  che  non  ò  pos^ihil^  riassumer^ 

3.^  Ma  questa  forma  non  è  caratteristica  degli  epilettici  »  perchò  Ti 
sono  alcuni  di  questi  che  non  la  presentano^  e  vi  sono  crarg  che  la 
presentano  e  non  furono  di  epilettici. 

4*  X  gradi  di  asimmetria  della  testa,  che  possono  offrire  individui 
non  epilettici,  possono  essere  cosi  grandi,  e  1  gradi  di  asimmetria  degli 
epilettici  essere  cosi  piccoli,  che  non  ò  possibile  stabilirne  una  dietin* 
sione  quantitativa. 

5.®  Lo  stato  della  base  del  cranio  non  conferma  le  supposizioni  teo- 
riche del  Lasèguow  La  deformità  epilettica  non  deriva  da  anormidi  si- 
nostosi  ;  ò  una  plagioeefalia  piuttosto  legata  col  rachitismo,  con  prea-* 
Bioni  esteme  oblique  subite  dalla  testa,  e  con  processi  idrocefalici. 

6.*  Il  foro  occipitale  in  generale  partecipa  all'obliquità  di  tutto  il  cra- 
nio epilettico,  ma  non  sempre  ;  e  di  più  crani  non  plagiocefalici  o  ad 
ogni  modo  di  non  epilettici  possono  presentare  fori  basilari  in  vari  modi 
e  misure  asimmetrici,  obliqui,  deformi  come  quelli  degli  epilettici. 

7.^  Il  valore  diagnostico  della  plagiocefolia  con  relativa  asimmìetria 
della  fiiccia  ò  grande,  ma  non  ò  assoluto.  Le  varietà  normali  e  quelle 
degli  epilettici,  costituiscono  delle  serìe^  che  rientrano  le  une  nelle  altre 
a  non  si  possono  per  nulla  nettamente  distinguere.  . 


^  Pò&iowa&V.  £-  De'  ÌM  déioftmmUou  du  ^rdne  daiis  ùUtèrénMmm 
parties  d«  la  Russie.  (Sulla  deformazione  dei  cranio  nétte*  à^óèrm 
pa^  detta' tiuiHàY  In:  itetene  €ril«i^ilr0i)Oft^'tf,  l!80t,  p^.  ttl ,  fàiéi- 
oolo  3.*  •  :  '     -  w 

É  noto  eome  presso  alouDO  popolasionl  selvagge  esista  T  osé  siiigs'*^ 
lare'  di  deformare  artiflctotmebts  ii  cranio,  oso  ^he  yige  del  vaMtf  sn4 
<^e  ÌSL  mezzo  alla  società  civile  eoropea»  come  ne  fanno  fide  \%  modtfl* 
«azioni  arttflciali  cbele  levatfld,  le  natrioi  e  le  madri  di  sleone  F#o« 
yincie 'francesi  provocano  nel^  cranio  4ei  neonati'  e  bambini  mediante^ 
la  compressione  di  fasoie,  di  berrettino  di  maschers  speetall  {dépAnUm^ 
tUm  totidoueaine  degli  antropologi  francesi).  Ora  il  PokrowslLy  in  4as<> 
sta  nota  presentata  al  Congresso  antropologico  di  Mesca  (1679)  ba  ii^^ 
iQstrato  le  deformazióni  speciali  che  ptratloaao  sol  cranio  aUmni'  popoli 
d^la  Russia;  \'    '      •  '  '  >. 

Si  sapeva  già,  per  i  lavori  del  Broea  e  del  Virchow,  otafs  in  eiesflè 
Pròvincte  del  Ganeaao  qnesto  uso  è  molto  diffuso,  ma  non  basta:  altre- 
parti  della'Russia  offrirono- al  Pokroirsky  abitudini  oensinsili.  Nel  €aii<« 
caso  Vnso  era  già  stato  segnalato  da  Ippocrate  e  Strabbne  :  meno  ee«' 
noìielnta  è  la  diffusione  di  questo  costumo  neUa  Russia  bianca^' e  presso^ 
V  Lapponi  del  governo  di  Arcangeli  a  Ciflis»  a  Tartalini,  nel  distretto 
di  Akaltzik ,  di  Sygnaek  e  di  Deuchet ,  abitati  speetalmente  da  (|eor-* 
giani  e  da  Armeni,  infine  sulle  rive  della  IJalka  ove  abitaso  priaol- 
mente  dei  Greci,  TAatore  ha  scoperto  dei  metodi  speciali  di  deforma- 
sibne.  Per  esempio,  in  Akaltzik  si  dà  alia  testa  la-fòinna  d'un  poptfà^ 
sviluppato  nel  senso. verticale;  sulla  TJalka  si  stringe  fortemente  ir 
testa  dei  bambini  fino  al  12.*  o.  13.^  mose,  nello  scopo  di  impedirà  eliev 
e^a  ingrossi,  giacché  T  opinione  volgare  di  (pici  paesi  ò  ohe  le  teste 
piccole  siano  più  belle  e  denotino  maggiore  intelligenza.  In  realià  il 
volume  della  testa  di  quegli  abitanti  resta  iaferipre  a  quello  delle  vi-: 
eine  popolazioni,  anche  di  razza  consimile.    • 

Presso  i  Tartari  dei  goyerno  di  Brivan^  la  ìsignora  Ostanewiteh  lia 
osservato  ohe  si  circonda  la  testa  del  neonato  con  ovatta,  ricoperta  ft 
sua  volta  da  nn  berretto  o  cuffia  abbastanza  consistente ,  mantenntst 
in  posto  da  un  fazzoletto  fasciato  tntt' attorno.  Soggiornando  fì*a  quei 
nomadi,  rillustre  viaggiatrice  potò  constatare  che  la  testa  dei  bambini^ 
dapprima  rotonda,  va  a  poco  a  poco  allungandosi  secondo  il  tipo  ideala 
che  quei  popoli  hanno  delia  bellezza. 

L* Autore  descrive  inoltre  altri  metodi  di  deformazione  artificiale  4el 
cranio  usati  dagli  Armeni  e  Tartari  del  distretto  di  Cheroura-Dala-^ 
queltz,  dai  Ooustiani ,  dal  Mussulmani  di  JCarabatch  nel  distretto  di 
Chouchin;  dagli  abitanti  di  Darghin  nel  Daghestan,  dai  Kapoutchini^ 
Koumiki,  Tchetzì,  Salotowiit  e  Negali.  Non  ò  solo  col  mezzo  di  ber* 
rette  0  fhsciature  che  i  popoli  Caucasici  deformano  la  testa:  la  forma 
delle  culle,  la  posizione  «del  bambino  mantenuto  sempre  sul  dorso  men* 
tre  ò  in  oqlls,  producono  appiattimento  deiroccipite.  Le  stesse  Iform* 


H  -     RIVISTA  /  i 

a  iQoUa  gt  troYAiio  nel  TariL^tam  ia  Porsint  e  generalmentt  nolP  Asia 
•Mitrale. 

Ma  anelie  nella  Bnssia  Europea  e  spettalmente  In  Polonia  »  il  Saka^ 
roff  attesta  d'avere  scoperto  che  nei  distretti  di  Ooomakalyari  e  di 
Radomskt  la  leTatrice  tenta  sempre  di  dare  oolla  pressione  delle  mani 
àHa  testa  del  neonato  la  forma  d^nna  palla  :  qnando  poi  si  yede  che  la 
tèsta  non  corrisponde  al  tipo  Tolnto,  si  ricorre  anche  alle  fasciature. 
Kella  Rnssia  bianca  non  si  impie^no  le  fascio  per  dare  alla  testii  del 
bambino  una  forma  determinata ,  ma  per  correggerne  1  possibili  di» 
feftti  di  strnttnra  che  vengono  in  generale  rilevati  dalle  mammane» 
C^ede  TAntore  che  in  questa  parte  della  Russia  il  costume  sia  stato 
importato  dai  Polacchi. 

Quanto  ai  Lapponi»  non  sembra  che  il  costume  di  deformare  il  crania 
sia  diffuso  fra  tutte  le  tribù  nomadi  :  esso  non  ò  praticato  ohe  per  tra*^ 
disione  da  alcune  fiamiglie  o  tribù.  Quando  si  lava  la  testa  del  neo* 
aato^  lo  si  copre  in  Lapponla  con  un  berretto  o  cuffia  particolare  €  de» 
stinato  a  impedire  Tenàrata  deiracqua  nel  cranio  e  perciò  ringrossa- 
mento  della  testa  >,  giacché  i  Lapponi  preferiscono  anch*  essi  le  teste 
piccole  alle  grandi.  Questo  pregiudizio  singolare  farebbe  supporre  che 
Tidrocefalia  sia  in  realtà  molto  frequente  in  Lapponia:  Infatti  ò  noto 
che  i  cranii  Lapponi  hanno  in  generale  una  grande  capacità  cranlana 
ed  un'estrema  brachicefalia. 

'  Db  MoRTitLBT  G.  —  De  la  trépanation  dee  Grànes  próhietorl- 
qoee  {Sulle  trapanazioni  preistoriche).  In:  Bullet^de  la  Societè  d'An* 
ihróp.  de  Paris,  1882,  sòance  de  2  niars. 

Il  problema  delle  trapanazioni  del  cranio  che  i  nostri  antenati  prei- 
storici praticavano  con  certa  frequenza,  come  ne  fanno  fede  le  scoperte 
fatte  negli  ultimi  ann{|  non  interessa  solo  la  etnologia  e  la  sociologia, 
rivelandoci  strane  usanze  e  superstiziosi  costumi  ;  ma  tocca  anche  dav<» 
vicino  la  chirurgia.  Fu  il  dott.  Pmniòres  il  primo  a  porre  in  luce  che 
nei  cranii  delle  stazioni  preistoriche  esistevano  vere  trapanazioni,  seb* 
bene  in  quelle  epoche  remotissime  Fuso  dei  metalli  fosse  ancora  ignoto. 
Il  Broea  fece  una  serie  di  esperienze  per  giungere  a  riprodurre  sia  su- 
gli animali,  sia  sul  cadaveri,  un'operazione  eguale.  Egli  pensava  che  la 
perdita  di  sostanza  Ibsse  ottenuta  merco  un  raschiamento  prolungato  so- 
pra un  punto  della  teca  ossea  messa  allo  scoperto,  e  per  appoggio 
tale  spiegazione  citava  In  appoggio  la  disposizione  dei  bordi  deiroriflcio 
che  erano  fatti  a  scalpello  o  a  lungo  becco  di  flauto  (en  hiseau).  Ma 
intanto  si  poteva  obtsfettare,  nota  il  Mortlllet,  che  fra  gli  oggetti  prei- 
storici si  sono  trovate  delie  vere  rotelle  (Irovenienti  da  cranii  umani, 
spesso  traforate  e  che  certo  avevano  dovuto  servire  da  amuleti  o  talis- 
mani. Il  Broca  rispondeva  che  forse  v*eratto  due  modi  di  trapanazione  : 
Fona  fatta  con  raschiatura  sul  vivente  e  in  uno  scopo  terai^eutico,  pi^e- 
eisamente  come  si  pratica  ancora  da  quatohe  tribù  selvaggia  ;  e  un*  al- 


D*AKTR0P0LdOU  ÉS 

tra,  probabilmente  connessa  con  qualche  Idea  sopersUslosa  e  che  st  pra« 
ticava  sol  cadavere  allo  scopo  di  proenrarsi  rotelle  oraniclie  portate  poi 
<oome  amoleti. 

ti  De  Mortillet  opina  che  le  opinioni  del  Broca  fossero  tròppe  asso^ 
late,  e-in  appoggio  del  sno  dire  ha  presentato  alla  Società  antropotogM 
ì\  modello  d^an  pezzo  esistente  nel  Museo  di  LtsbonSi  sai  qaale  sì  possoiul 
Ycrificare  le  traode  dei  due  processi.  Sembra  che  si  sia  cominciato  col 
raschiare  la  snperflcie  del  punto  prescelto,  che  si  troyata  nn  pò*  al  di 
sotto  della  gobba  parietale  sinistra  ;  ma  che  in  seguito  si  abbia  con  an 
istrumento  in  selce  scavato  tutt'attorno  nn  solco,  che  è  rimasta  Incom*' 
piuto.  Un  altro  pezzo  trovato  dal  Souchet  in  un  tumulo  preistorlèo  def 
dipartimento  delle  Doe-Sèvres  mostra  delle  incisioni  dirette,  nette»  cir* 
conscriventi  nn  quadrato:  anch'esse  non  vennero  terminate/  Però  in 
qnesto  ultimo  caso  roperasione  pare  fosse  praticata  con  ano  istramenta 
In  ferro  :  difatti  il  tumulo,  ove  fa  trovato  il  craniOi  ò  di  nn*epoca  reb^ 
tivamente  moderna. 

Ln  Baron.  —  Iieaiozui  oasensea  dm  rHomma  préhUitmiqw^ 
{Leikmi  ossee  deWuomo  preistorico).  Thèse  de  Paris^  1881. 

Una  parte  non  poco  interessante  degli  studi!  antropologici  sulle  ossir 
umane  deirepoca  preistorica  ò  quella  che  si  rivolge  a  determinare  la 
leaioni  che  esse  preseatano,  per  poterle  confrontare  con  le  affezioni  che 
attualmente  travagliano  le  nostre  geaerasiouL  Noi  abbiamo  già  par^' 
lato  su  questa  Rivista  delle  trapanazioni  preistoriche  e  della  supposta* 
sifilide,  ohe  il  Parrot  dice  aver  constatato  su  quegli  antichissimi  avanzi. 
Qq\  dunque  basterà  ricordare  che  il  Le  Baron  avendo  riunite  121  ossa 
delle  caverne,  dei  dolmens  e  dei  tumuli  della  Francia  e  deirAlgeria,  hi 
▼eriflcato  le  traccia  di  numerose  affezioni ,  sia  dovute  a  caase  dirette' 
traumatiche,  da  a  malattie  speciali  del  tessuto  osseo ,  sia  anche  coma 
lesioni  secondarie  dipendenti  da  qualche  malattia  generale ,  oppure  a 
malattie  delle  parti  vicine. 

La  prima  e  più  sicura  conclusione  deirAutore  è  che  in  quelP  epocÉ 
le  ferite  èrano  estremamente  frequenti ,  e  che  per  lo  più  gli  nomini 
preistorici  si  ferivano  alla  testa.  Un*  altra  conclusione  desunta  dalle 
traccio  constatate  sulle  ossa  è  che  V  uomo  era  antropofligo  air  epoctf 
della  pietra. 

Quanto  alla  sifilide,  TAutore  non  osa  pronunciarsi  decisamente  :  però 
dice  d*avere  constatato  sopra  una  tibia  del  dolmen  di  Lery  (Bure)  ana 
iperostosi  che  j^  sembrare  sifilitica.  Molti  denti  presentano  le  ero«^ 
aloni  che  il  Parrot  dice  d'origine  sifilitioa,  ma  che  il  Magitot  mette  in- 
vece in  relaziono  eolle  convulsioni  dellMnfanitia. 

L'Autore  ha  pure  trovato  esempli  di  trapanazioni  preistoriche ,  ma 
più  interessante  è  lo  stadio  delle  fratture ,  che  egli  ha  visto  18  volte, 
fra  le  quali  ben  14  presentavano  una  saldatura  normale.  Tre  di  queste 
fratture  ben  consolidate  appartenevano  alla  clavicola,  ed  una  era  nien-*^ 


$1  iv9ipf¥l9^:L\\i 

tiiiaeiio  <she  iiM'frtfttum  IntraMpittls^  del  famogt.  Fm^  -|t«0itt  «Mi' 
|ioa'4K>AÓ  Tenimeiitd  pMMpriei»  daUoido  i^lo  dall^opoei^^falUea- 

Óitiamo  ìnra  le  altre  affezioni  ossee  stadiale  dal  Le  ^v«o^  de)le  ^h 
triti  Aregaenti,  delle  ciati  del  perioftie  e  delle  esoetosi  del  mascettai^  ^ 
«p'altorasiene  del  cyranio  fo^ae  consecu^ya  airoleerasione  del  ouejo  ca-- 
yellatoy  ana  seoliosi^  più  iperostosi  del  oranioi  nnHperostoil  della  tibia 
eerto  seeoBdaria  ad  un^aleera  della  gambat  anareaide  della'  roeea  pe-n 
^sa,  an  eancro  (?)  del  masoellare  .iiiferbjEe>  aoa  sia^eUre  eioslop& 
del  cen^o  delia  mandibola,  eoe.  In.cpmplesso,  la  patologia  del  eistevKit 
osseo  dc^i  uomini  preistoriei  eia  iigoale  a  quella  delle  predenti 
«aiioal.  ,....,', 


/.  ' 


,  FiRÉ«  -*  AAropUa  séaUe  aymmetrlqnie  dea  parie^nz-  iÀtf^o-, 
fa  senili  timmetriea  dfi  parietaU)^  In:  BMeUmì^  laSode^,  €iii^*, 
tmique  de  Parii^  sedata! del -l**  Inolia  Ì9BÌ..  .      .     r. 

L* Autore  ha  osservato  spesso  dei  oasi  di  atrofie  aeniU  simmetiK^ebe^ 
localizzate  alla  Y61ta  del  cranio,  e  ne  presenta  alla  Società  anatomica 
daeiebealpli  deeisiarL  :     ')   v  -  ;     i  :  --    .      .• 

n  primo  cranio /i|ketta  ad  uaa. donna  di  ÌJ9  anni;  al  iiedein  aMM>-dii» 
^tecuA  teto  e  al  di  fboii ideila  regleae^  delL^e^e2lofl»,ua  abbassaiMlito 
della  tavola  estema  |ilà:proii«nolaike:  a  dtsix«  ,ebe:  a  aìAietra  0  liiriMei 
te  jcma  sp^eie  di  ini^essiaiMte  od  oiie.- 1^  fatimi  poetertosi  aono  ìsmIi 
tolte  iUiterate/aaa  tertstonor tuttora  deHe.traoeie  ;deUa  jet^ara  metoK 
1^3  e  Iattura  eorooark^  è  dilstintiyBslma.-  :  :.  5  .  :  ;  .  ^  m  < 
/  L^altro  esempio  é  molto  analogo  al  preoedeate^:  jssistoiai:dao  li^ti  M?« 
Pebolif9i|  aa  assottigliamento  4el.pa?ietale,ppà  flirto  a  deatosof anelli» 
fOl.circeAd&to  da  un  or)o  Tilevato  auf^  pia  ^li|ei;tito.  ^  oacUo.rfal 
primo  caso.  Le  sature  non  b^ì^i>  tutte  obliterate  v  la^  sola  iambdoi4oa  é 
09l^mpai*saft  i^a  li^  metofloa  è  tuttora  appareate  in  tatto  il  ;sno  d»* 

fiOrSO.^     .  .  :    .         \^  '   ■>  ('    '  [ 

Queste  atrofie  laterali  sembrano  STilupparei  «f^temi^oMmeamento  a 
per  cod  dire  in  modo  parallela:  ma  il  fatto  pia  importaate  é  abo.Oi* 
lieme  con  ì*atrofla  senile  dei  paorietali  coincide  in  ambo  i  casi  ^  por- 
sistepza  delle  suture  anteriori  0  la  cbiasurpi  delia  posteripri.  Sopoidw* 
fuea^nii  ^ov^fmi  nella  porte  anti^riore;  Tecohl  nella  postenosoi  «^  /: 

.:  FoNi^N.  --  Dli:<4Mpt|èipaa  paiaerdo  &^tBìcfim  Vhmpm9^,4P^ 

^ia^eiUeHmù-pa}p  di  denti).  la:  B^ll.  Soe^  Ant)w(^  ^.gevneefit^nW^ 
1981«  ^4*  aémesfare  p.  j52).         ^:  .  ,  e     .   ?    .^ 

,  L'Autore  ba  iu?tato  ,nei  eran}  di  Neo^^aledonoei  dell'isola  Km 
una  curiosa  anomalia.  Si  tratterfbbe  delPesisteoiia  d'Q|i<P4J<9.4i«4iabV!ll 
fiipplepaeatari  dietro  ai  .molaifi  snperier^^^  Questo  33i*  e  «3^f  deotr^ia- 
;cob!)ero  nsgo^roiente  cpllooati  sa)la  eorva  dell*  ai^to  dentai  .qDpa? 
idorew  )Sppo  pieeoli  |  ma  Wne  Sf iluppfiti  ;  sulla  super jcio  trituiaiit#  Mfr 
hfiM  UBO  0  due  (?)^tuberi^qlijy  ma,^  loro,  coroaa  aaa  Wgloogift.  r<»t? 


iHlè  ootMe  dtgll:  lilri  denti,  De  hA  n^rwMiU  •ppotta  iiiUa  cke: 
le  fiieeift  lieiMutfo.  Jjà  i^rméUt  deniaFia  di  qneeU  Individui  a  84  ieaU 
•ÉféM^'àdÌMiqflie  qaeeta  t 

Firn  qui  PaiMiiaMat  elle' rioeida  la  deatiilMie  di  molti  animali  iiife- 
rtori  ed  ha  perolò  un  carattere  eminentemente  atavistico^  fu  constatata 
dite  vsJtté  soj^  fil  eriulj  4^daHi  |  .prepmreione  9.5  per  100.  Nò  può  op« 
peiHrt •ohe  ei  tratti' di  denti  di  latte  rimasti  anche  dopo  l'evoluzione 
della  dentlslone  permanente  ;  la  posizione  di  questo  XVII  psjo  di  denti 
non  permette  altra  epiegaeione  che  quella  d*ttn*anomalla  reg^ressfva. 


•  BMìL<  ^  Le  Grétln  da  Batlgnoltos.  (Il  tretino  di  BaiignoUeay 
hki  rSnd^àle,  1889.  Vedi  pura' nei  BuXIMfuà^ta  SooiétédfAnmro^ 
ptXofftè^  Faiihi9j  '  eéoneo  •  de  0  Jain^  1882. 

-^11  case  ttluetrato  dal  BaH'à  veramente  straordinarie:  ti.  tratta  d*  uà 
individuo  affetto  da  ereHnismo  9poir€Meo^  perchè  nato  nelle  adiacente 
^'  Parigi»  ove  il  cretinismo  boa  esiste.  Eppure  quell*  infelice  oflire  tutti 
i'  carttMei4  del  eretiui.  Kmo  ha  ora  81  anni ,  è  alte  appena  1  m.  10 ,  e 
pèni  seto  82  chilogrammi.  La  fleonomia  è  tipica ,  i  tessuti  flosci  e  ru^ 
fosit  la  *priie  forma  numerose  pieghe  attorno  alla  boooa  ed  agir  oe- 
dil!  le  lafthra  sono  grosse,  cadenti;  la  formula  dentarla  è  di  Of  10»  oMia 
è  ancora  la  prima  dentinone,  pia  due  incisivi  mediani  snperiori  (?)•  Lai. 
fh»ttte  ò  però  ahbàsiansa  alta»  non  fuggente,  e  il  cranio  è  dolicocefalo 
(iadieè  «aMieo  70)  :  <  la  punta  delFocdpitale  fa  una  forte  salienza  in  alto 
etn^^addletto,  ct^  che  dà  un  aspetto  spella  alia  regione  ;lambdeldea. 
#U  organi 'genitali  sono,  sviloppatlssimi»  ma  senza  vitalità:  mal  r indi- 
viduo ha  erezioni.  Dai  punto  di  vista  psichico ,  non  ò  altrettanto  arre-- 
etato  Dei  suo  sviluppo  quanto  nel  flirico:  egli  parla  come  un  fanciullo  ; 
è  amabile,  buono,  snperiere  Insomma  alla  generalità  del  cretini.  Man- 
eane-l^l  anteeedentl  ereditarli:  sole  si  sa  ohe  a  11  mesilncansa  d^una 
cattiva  e  insufficienta  alimentazione  venne  colto  da  convuiaioni ,  eha 
daiareno  fino  a^  terzo  anno  di  vita:  d'allora  in  poi  lo  sviluppo  fu  com- 
pletamente airestato. 

*  ^ella  discussione  che  segni  alla  Società  antropologica  i  dopo  Ut  prà-- 
senlazione  del  malato ,  Il  Lunier  prese  la  parola  per  dichiarare  ohe 
oeom«  ben  distinguere  «ram^lente  endemico  pel  cretinismo  da  quello 
endemico  pel  gozzo  :  essi  sono  vicini,  ma  ben  diversi  (1)1  cretini  non 
si' temano  se  non^-in  un  defermlnato  ambiente:  tanto  é  vero  che  sa 
nna.faàyglia  delie  regioni  inibttèy  dove  siano  esistiti  dei  casi  di  cretl- 
alemoy  si  tra«tM>rtB;  in  altre  località  più^  salubri ,  l' endemia  eessa  del 
tattd.  Qnahto  alla  pesslbiUtà  ohe  dei  casi  di  cretinismo  Al  producano 
sporadicamente»  è  un  &tto  ohe  le  condizioni  mal  note  cui  si  deveren-' 
éemla  oretiabsa,  per  esempio  la  catUiMZ  igiene,  rnmidità,  lo  scarso  att-» 


88  MTSMà 

naaato,  ik^mooo  trojam  aaebe.  tielte  oittà  auiggioffi  f  ^MfllaliMiitr  ji« 
iiftUoh»  e  mal  oostraite^  Nelle  città  tedesche  9i  epsePTano  apeeso  dei 
eretini,  ma  sono  meno  tipici  di  quelli  delle  vallata  Alpine.  Né  I^endilàt 
nò  le  malattie  cerebrali  possono  in|;enerare  il  cretinismo  yero,  mentre 
invece  danno  origine  airidiotismo  ;  tì  lia  infotti  questa  dlffereaia  che 
mentre  si  diventa  cretini  per  influenze  esterne  cioè  per  1*  azione  d^* 
l'ambiente,  non  si  resta  idioti  che  per  ragioni  laterae  cioè  cerebrali; 

CouoNHT  e  Dk  Pàoli.  —  Studio  di  20  cra&ii  di  GrlminsdL .(  ilr* 
chivio  di  .Psichiatria  ^  Scienze  petMli  e  AntropoL  Criminale ,  ldS2  « 
fase*  1-11,  pag,  107-117  con  tav.). 

Gli  Autori  hanno  studiato  26  cranli  di  criminali  esistenti  nel  Iiabp« 
ratorìo  di  Medicina  legale  di  Torino  diretto  dal  prof.  Lombroso:  dei 
^uali  9  erano  d'assassini»  fra  cui  due  di  donne,  e  17  di  ladri  e  truffatori. 
Le  principali  anomalie  riscontrate  in  questi  cranli  mediante  un  attento 
esame  furono:  saldatura  parsiale  o  completa  delle  suture:  affiate. ae- 
pracigliari  sporgenti  :  fronte  sfuggente  :  diametro  bisigomallco  elcT*- 
tiflsimo:  fossetta  occipitale  mediana;  plagioce&lia  ed  asimmetria:  tre-, 
cocefalia:  prognatismo:  mandibole  enormi  :  iperostosi:  ozicefalia :  aa* 
tura  media  frontale  e  sutura  anomala  del  melare  :  sub-mieroceAilia  e 
subscafocefalia,  ecc.  Una  notevole  anomalia  è  la  saldatura  dell*  atlante 
coU'occipitale»  trovata  nei  sani  col  rapporto  appena  del  0.84  p.  OfO,  nei 
delinquenti  invece  del  10  p.  0(0  :  pure  interessante  è  la  freqnensa  delia 
fossetta  occipitale  mediana»  23  p*  0(0»  che  nei  sani,  secondo  il  RonUti  ^ 
si  troverebbe  solo  nel  5  p.  0[0  e  negli  alienati  nel  12  p.  0(0. 
.  La  capacità  media  dei  ladri  fu  di  147d  cenUmetri  cubici»  degli  asaaa- 
sini  di  1492  ;  ma  mentre  gli  Autori  la  dicono  inferiore  aUa  inedia  M- 
munet  io  invece  la  direi  presso  a  poco  eguale ,  se  non  anperiere  aUa 
cifra  ordinaria.  Applicando  il  metodo  seriale  »  le  ci^acità  masiràme  «p^ 
parterebbero  agli  assassini»  le  minime  ai  ladri;  il  che  forse  noa  oelli^ 
merebbe  con  quanto  fin  qui  riteneva  la  ecuoia  antropolegica  crinlinale* 
L^area  del  foro  occipitale  fu  trovata  enorme»  cioè  1015  mm«  quadrati» 
in  un  ladro  con  fossetta  occipitale  mediana  e  scarsa  capacità  cubica. 
I^  capadtà  orbitaria  è  in  complesso  piuttosto  elevata»  come  già  trova- 
reno  il  Lombroso  e  11  Tamassia.  Quanto  airindice  cefolìco  continua  an* 
che  nei  delinquenti  la  tendenza  etnica»  sebbene  talora  esagerando  la 
brachicefalla  o  la  dolicocefalia  comune.  ^. 

Qìi  Autori  hanno  infine  studiato  le  diverse  parti  della  enrva  antero« 
posteriore»  dividendola»  secondo  il  metodo  del  Bordier»  in  quattro  pasti 
che  vengono  poi  ragguagliate  a  100  :  cioè  la  curva  sotto-cerebrale»  la 
curva  fh)ntale»  la  parietale  e  roccipitale»  Il  Bordier  aveva  trovato  prtr 
dominare  la  curva  parietale  (34«41  p.  O^Q)  neir  delinquenti»  assai  piÀ  che 
nei  sani  (circa  il  35.5  p.  0(0)  con  una  grande  inferiorità  dei  flrootaie. 
U  Couguet  ed  11  De  Paoli»  pur  ammettendo  il  predominio  del  parietale^ 
non  avrebbero  trovato  una  cosi  grave  4aficiea%a  della  curva  froataka 


I>*ANTEOMXiOaiÀ  8ft 

per  riapetfco  fd  nanì^  e  indinaao  perciò  a  ritenere  eBagerata  nmportanta 
4iata  dal  Bordier  prima,  poi  dall' Heger  e  dal  Lacasaagne  a  quella 
miaura. 

Hbobr  et  Dallbmaohb.  •-*  Étado  sur  les  oaraotéros  oranìolo- 
gtqnes  d'uà»  sèrie  d'assassliis  ézeontés  en  Belgiifuo.  (  Studio 
MCpra  i  caratteri  eranioiogiei  d^una  éerie  di  assasHni  decapitati  nel 
Beìgió),  In  :  Annales  de  V  Univereité  de  BruweUee^  1881. 

Quattro  sono  le  serie  di  cranii  stadiati  dagli  Autori  :  la  prima  con- 
tiene lì  cranii  d*aeeasirini  di  Bruxeliee,  la  maggior  parte  di  origine 
flammingai  ma  tre  di  tipo  Tallone  :  la  seconda  9  cranii  di  assassini  ap- 
partenenti al  Mosso  di  Liegi,  ma  non  distinti  secondo  ia  razsa;  la 
terza  10  craaii  di  assassini  del  Mosco  di  Gand:  Analmente  la  quarta 
S2  cisanii  d*indiyidai  non  criminali  d^origine  Broxellese.  Si  comprende 
che  lo  studio  degli  Autori  è  molto  incompleto ,  sia  ciie  i  30  cranii  di 
delinquenti  si  uniscano  in  una  serie  sola,  sia  clie  essi  si  lascino  divisi 
aeeondo  la  provenienza.  Infatti  nel  primo  caso  ia  serie  risulta  compo- 
sta di  elementi  eterogenei,  nel  secondo  i  quattro  gruppi  sene  poco  nu- 
merosi. Tuttavia  la  moderazione  con  la  quale  gii  Autori  lianno  studiato 
questi  ao  teschi  e  la  llnezsa  della  loro  analisi  antropologica  ci  fanno 
dare  un  giudizio  molto  favorevole  alia  loro  memoria ,  la  quale  ha  an- 
che il  merito  di  elevarsi  ad  alte  considerazioni  sociologiche  per  rispetto 
all'arduo  tema  della  natura  della  delinquenza* 

Delle  numerose  misure  prese  da  Heger  e  Daliemagne  sui  30  cranii 
d'assassini,  noi  non  erodiamo  utile  qui  intrattenere  i  nostri  lettori:  su 
per  giù  le  cifre  della  serie  di  criminali  beigi  presentano  gli  stessi  carat- 
teri craniologici  di  altre  serie  di  criminali  studiate  dal  Lombroso^  dal- 
Cougaet,  dal  Tenkate ,  dal  Bordier  e  dal  Paw lowsky.  Ci  sembra  sol- 
tanto utile  riferire  le  medie  della  capaeltà  craniense,  che  essi  mi- 
soraroao  col  metodo  del  Broca ,  sebbene  non  seguendone  ìetteràlmetUe 
le  Istruzioni,  come  sembra  necessario  se  si  vogliano  ottenere  risultati 
c<«eordl  e  sicuri  : 

Capacità  craniana:  Assassini  di  Bruxelles        •       ce  1538 

»        di  Llògi  »    1565 

»        di  Gand       •       •  »    1487 

Individui  normali  di  Bruxelles     »    1400 

Sembra  adunque  ohe  la  capacità  media  degli  assassini  sia  superiore 
alla  media  degli  individui  normali,  ciò  che  dei  resto  fa  osservato  anche 
da  altri  antropologie  II  fatto  è  importante  :  esso  si  collega  colla  grande 
mnpiesza  cerebrale  del  pazzi  e  con  quella  pure  grandissima  degli  uo* 
mini  preistorici  di  Cro-Magnon. 

La  semi-ourva  tnUeHùre  orizsontale  è  più  grande  nei  cranii  Belgi 
normali  ;  la  poeteriùte  è  invece  più  grande  nei  cranii  di  criminali.  Cosi 
questi  cranii  hanno  la  curva  trasversale,  la  sopra-auricolare,  la  circonfe^ 


tenta  oriszontàle  totale 9  la  etirTa'sotto-oèi^ebralaVlà  etmra  paretele,' 
Fooaipitale  totale,  e  IVuitero^pòstorlore  totKle  più  graatf^t  sembpa  tUhm^ 
qtie  che  tatto  qtieato  mfsare  segnano  nel  loro  sTituppo  la  capacità  era- 
niana. 

i^aeendo  là  corra  «ntoro-postoiiore  =»  100 ,'  al  "oaserra  che  la  corra 
èotto-cerebrale  é  relaiftamente  più  piccola  negli  aaaaaaini;  la^omì^ 
frofatìile  cerebrale  è  ÌHTcce  piti  grande.  La  corra  parietale  e  roceipitaltr 
invece  sono  moggiorl  nei  crani!  Broxellesi  normftlh  Keglf  assassini  trto-^ 
jliaii  dal  Bordier»  paragonati  a  tre  serie  di  Parigini,  I»  corra  sotto^cé- 
rebral^  e  là  corrà  parietale  erano  reiatiTamento  più'  grandi  tla- corrà 
frontale  cerebrale  era  invece  più  piccola ,  é  coili  poire  la  córva  occi^ 

pitale.  '    '■  -•- 

Totteié  altre  misoré,  e  diametri,  e  distante  del  cranio  edeltafsccift 
Bolla  presentano  di  particolare:  soltanto  parrebbe  agli  Aotorl  che  ^ 
projezione  anteriore  e  là  postoriore  del  cranio  presentino  nei  crani? 
assassini  on  rapporto  inverso  a  quello  dei  cranii  normali ,  perchè  nei 
primi  la  projetione  posteriore ,  negli  altri  '  invece  i»  projeeioné  anto** 
riore  che  predomina.  In  conoiosione,  gli  Aótori  conelndono ,  concorde^ 
mento  a  Lombroso  e  al  Bordier»  che  negli  assassini  predomina  il  tipa 
parieto-occipitale  cerebrale;    '  ... 

Però  essi  non  ammettodo  che  i  criminal!  costitoiscaoo  -ona  varietà,' 
più  o  meno  degenerata,  della  specie  umana.  I  caratteri  craniologfiei 
degli  assassini  dipendono  prima  di  tutto  dal  tipo  dalla  ratta  etti  appar- 
tongooòi'di  modo  che  ò  impossibile  applicare  loro  ona  tooria  qoalslàs!» 
Fra'!  gru|;ipi' però  olTertl  dai  criminali  se  ne  trova  ono  più  o  meno' 
Quineroso,  dove  f  caratteri  degenerativi  predominano  onitomento  al  pa-^ 
tològioi  :  sarebbe  opportuno  forse,  dal  punto  di  vista  della  giostifeia  iso  - 
ciale;  distingoerer  questo  grappo  da  totti  gli  altri,  gfodieaodoh)  come 
issòlotamente  Tefrattario  alla  inflnenta  emendatrice' della  peiia.  dir  Ào<^ 
tori  paragonano  glostamento  qoesto  riforma  nel  diritto  e  neirantropo^ 
h)gia  criminale  a  quella  che  Chlarogi  e  Pine!  operarono  solla*  fine  déV 
secolo  scorso  a  favore  degli  allenati.  .      ,    .:  > 

•       •'•  *■  .«  t, 

BitiòARDi^P.  —  Notei  antropoteglch^  latte  intomo  ad  aloanl 
glovMd  della  Rv  Gasa  di  custodia  di  Bologna.  {Archivio  di  Psieh. 
Se.  pm,:e  4n<vwip.  criminaì^s  Anno  Ui,.l98?,  p.  151). 

È  ono  studio  antropometrico  e  craniometrico  condotto  dall*  Autore 
seconde  Tindirizzò  del  prof  Lombroso.  Il  Riccardi  cl^de  importante  11 
fatto  dk  Ini  trovato  che  nei' giovani  detenoti  le  differènte  fira  la  glande 
apertura  delle  bracéla  é  là  stotura  ijono  'alquante  maggiori  che  neglf 
<H(éti  normali  delle  scuòle.*  L*  angolo  ftiéchtle  ha  'fornito  quattro  tìfeé 
molto  basse  (sotto  70*)  e  In  generale  cfft^  poco  nlto'i  la  massima  fé 
dIM*.  Ma  to  nón'poiAso  aècordarmi  coirAtitóre^hèll'attribidre  grande 
importanza  a  questa  mtsoni,  speciàlÉstehto  dtypo  le  tlcérchledèl  To^nard 
che  hanno  tsfKo  quasi  ogni  valore  al  véccklo'  angolo  M  Gampèr;  iM 


)mM0|  Il  ieanAoftto  Atte  dal  Rlooirdl  è  ioeiatli  :  là  bié^  *ét  »  giovimi 
delfaMiiiaiti  ^pafi  toUL  t«NN>  I  15  «uni  4'ttà  à,  iedondo  le  su»  alsMé 
fldavt^  di  71M^  «i«Dt»e  U  madia  di  40  woo^nì  modMMl  dalL^eU  ear«^ 
riipoftdeiita  aanl^lia  di '701*  0  71*. 

..  l'^iovsai'ilitaiiatl  avrebbero  poi  iMa  «irooBÌMreiis»'anMiiea  IniiÉMor» 
a.fMlfardal  giowaatU.  dalla  aaaole  iaodaaa0i«' ailraitai^  diaaai  dal 
diÉuwiga>  blflfoataJa  miaiaiou  Ma  alò  au  ool  TAatota  .vanraMa  arraaUra 
IfatiaBBioiia  dagli  * aàtropotogi  ♦  paaalialA.è  la  graada  firaquaiiaa  dalli^ 
MiNttidia  araalaba  a  [aamatiebat  par  aaampla,  Taalmmalriik  dal  araala^* 
la'  éraa^la  ad  mm ,  i  ^mnMmtl  Idraoa&liai,  la  dafbnaaalonl  <Hra&iaBat 
dllairipoatillà»  aatfooafUia,  aabi«aft>oaiaUa)^  I  tipi  ialMriiifri  (tipa  mango^ 
laida  e  nei^oideX  il  tatuaggio,  aoa.  È  impaaalbila,  diea  l*A«iora,  irovaro 
k^-uMtaarla  di  giavaal  dalla  noatre  aooola  tntta  la  aarfa  di  «noaiaiià 
a  dalbrmità  cha  agli  hA  trovato  in  aoli  vanti  minaranai  raakiai  nrtla 
Olia  di  Onatòdta,  * 

Fbrri  Enrioo.  —  Stadi  oomparatl  di  antropomaftria  «iMi'« 
Mdé  •  éotmiBàt.  {Arehftrto  M  Psm^ciMà,  aoe.  VoL  il,  ftusdoolo  II, 

<  Bipbrtianio,  omméttando  solo  ia  taballii  olia  raaoompagnn^,  qaaata 
ìfavB  aozonniaatloiia.  pravantinr%  parahè  anonnsia  riaaltatt  oafaloadatrioi 
Inportiuitl» 

4  La  manaansa,  aeriva  rAntorOt  notata  in  tntti  gliiatoi^Jt  ^  >ne>  noti# 
di  antropologia  eriminala ,  di  nna  oompwaiiooa  immediata  e  coatinoa 
lira  la  r^rattansa  offerta  dail^aon^o  deiinqoan^  e  quelle  proprie  airaomo 
normale»  mi  ha  persaaso  a  intraprendere  nairaatanno  acorso  nna  serie 
di  ricerejie  sSopra  i  delinquenti»  i  pazzi  ed  i  solda^. 

Ho  stodiaAo  e  misurato,  in  tutto,  1700.  individui  ;  e4  d  la  prima  volta» 
io  eredo,  òhe  lo  stesso  osservatore,  confano  stesso  piano  di  ricerche , 
ai  dà  ad  no.  simile  lavoro,  ohe  pnre  deva  efsere,  per  la  perfetta  eom» 
parabilità  dei  dati,  assai'^concludente  e  positivo. 
'  RiaeÉtondami  di  pnbbliaara  per  aatafo  1  dati  eiempntàri  a  la  Idro 
HsiiltanaevO  laseiando  ^ora. ^a  parte  ciò. ohe  riguarda  le  osservazioni 
psioofldoUigiohav,  patmi .  interessanta  raatioipare.  aleuna  della  ooneln^ 
aioiù»  ohe  Boatariae(»o  dalle  dfìre  oaiUometrlche,  sui  delinqaanti  a  sai 
aaldati*    .     .   »  .. .     »    .  .    .  ,     .   .     i. 

E  siccome  11  mio  scopo  non  era  soltanto  il  confronto  diretto  fra  uoi' 
mini  anormali  e  normali ,  ma  anche  fra  le  diverse  categorie  di  delin- 
q^fuék^cm  distfagn«è  1  rtaaltati  .attenuti  ndlo:  atodki  dai  forzati  U- 
plga)  liei  bagno  di  Pesaro  .{in  maggtpraosa  dellnqiBBBii.«aii)^da^qnfaiii 
dei  detenuti  nel  carcere  correzionale  di  Castelfranco  (per  lo  più.  delinei 
tuo^  41:  oMMsione  o:per  al^itadi^; acquistata). 
^  iDotto  ,q«}adiel.  miaoro)  prese  sul  eorpo  vivc^  mi  lifaitanb  nlls  xsiBoen«» 
Miam^i  della  ieata»  Alia  aemloireoaferensa  anteriore  (innaa  eolla  squa^ 
diro  AVgicolare  del ,  Mrof^)  M  alla  larghezza  d^Ua  man^bala.    *    . 


Stadiando  col  metodo  feriale^  e  ridoeendo  al  per  Ofi  ì  dati  ralatM  g. 
la  oonclosione  delle  mie  rieerohe,  che  riescono  parlanti  jse  ridotte  a» 
rappreaentaiione  grafica,  secondo  il  metodo  del  doti  Le  Bon,  è  questa  s; 
che  nelle  serie  stadiate,  i  delinqnenti  danno  una  proyalensa  di  circon^ 
ferenze  e  di  semioirconferense  anteriori  (lobi  frontali)  più  piccole,  e  ,di 
mandibole  più  grandi,  in  confronto  ai  normali*  Non  aolo;  ma  òlaoon*:. 
ferma  positiva  di  quel  fatto  da  me  previsto  e  preannnnsiato ,  che  dai» 
normali  si  discostano  assai  più  i  delinqnenti  nati  (fonati  di  Pesaro). 
Qhe  i  delinquenti  d^oecasione  o  per  abitudine  (detenuti  di  Gastrìfimnooy 
quantunque  tutti  appartengono  alle  stesse  Provincie  di  origine»  E  di 
quei  risultati,  che  costituiscono  altrettanti  caratteri  d*inferiorit& ,  V  nl'^ 
timo  è  singoiare ,  che  riduce  ad  espressione  numerica  quel  carattere 
fisionomico  notato  dal  Lombroso  nei  delinquenti,  di  nna  freqnenxa  mag* 
giore  di  nu^ndibole  grosse  e  quadrate. 

Bd  ecco  come»  non  sdegnando  le  pazienti  ricerche,  anche  1*  antropo- 
metria si  manifesti  sempre  più  quale  efficace  mezzo  di  studio  dell'uomo 
delinquente.  > 

Il  Regalia  ha  fatto  un  rilievo,  di  cui  Tegregio  Autore  potrebbe  forsac 
giovarsi.  La  larghezza  della  mandibola  ha  variato  da  89  o  90  a  131  o 
132  mill.:  dunque  fino  a  104  vi  ha  un  terzo,  e  al  dissopra  di  HO  la 
metà,  0  un  poco  più>  della  variazione.  Ora,  osserva  il  Regalia,  dalla  ta^ 
bella  che  l'Autore  dà,  ci  risultano,  salvo  che  siamo  incorsi  in  qualche 
4BVÌ8ta,  queste  proporzioni  : 


Parrebbe  dunque  che  i  delinquenti  nati  superassero  quelli  d*  occa- 
sione del  10.9  nel  primo  gruppo  e  del  2.5  p^  OfO  nei  primi  due  gruppi 
riuniti,  ossia  nella  prima  metà  della  variazione,  e  oioò  là  dove  dovreb- 
bero essere  più  scarsi,  e  fossero  più  scarsi  là  dove  dovrebbero  essere 
più  numerosi.  Noi  speriamo  che  il  prof.  Ferri  vorrà  chiarire  questa 
eontraddizlone. 

BuacH.  —  Aaimiìietria  dalla  mandibola  per  aTilnppo  aaafla^ 
rato  dalla  sua  mata  alniatra.  {Berìiner  hlMs.  TFocAen^c^ 
p.  127). 

Questa  anomalia  merita  attenzione,  perchè  a  prima  vist 
ehe  si  trattasse  d*  una  lussazione  antica  del  mascellare 
•causa  della  deviazione  del  mento  dalla  linea  mediana  e  de 
;glianza  esistente  fra  le  due  arcate  dentarie.  Il  primo  incisix 


Delinquenti 
nati    * 

Delinquenti 
d*  occasione 

Soldati 

Fino  a  104 
Da  104  a  110 
Sopra  HO 

85.2 
33.1 
9ìJt 

24.3 
41.6 
33.7 

34.9 
40.9 
23.7 

- 

99.6 

096 

99.5 

* 

d'amtropoloou  9^ 

0ÌAÌstro  corrispondeva  infatti  al  seoondo  incisiYo  destro  laperiore,  cioè 
la'  mandibola  era  deviata  a  destra  per  lo  spazio  di  ciroa  dae  denti, 
L'articolaiione  temporo-mascellare  era  per6  in  posto.  Misorando  dal 
condilo  air  angolo  mascellare ,  si  aveya  nn  centimetro  in  più  di  Inn- 
ghesza  pel  lato  sinistro;  dall* angolo  mascellare  alla  spina  mentoniera 
ai  averano  invece  dne  centimetri  di  più  sempre  a  sinistra.  Poca  era 
la  differensa  neir  altezza  delle  corone  dentarie  al  di  sopra  del  borda 
alveolare  della  mandibola.  Ma  la  masticazione  era  assai  disturbata  in 
eansa  del  non  corrispondersi  delle  due  arcate  dentarie.  Il  malato  pre- 
tendeva cbe  tale  asimmetria  s*  era  venuta  sviluppando  solo  dal  16.^ 
anno  di  età  e  che»  progressivamente  aumentando,  aveva  raggiunto  uno 
stato  definitivo  solo  verso  il  25**  anno. 

Allen.  —  Africani  oornntl.  (Nel  Journal  of  the  Anthropoiogieaì 
Instituchef  1881.  —  V.  pure  Archivio  d: Antropologia ,  Voi.  XI,  fasci- 
colo a*). 

Una  fotografia  recata  dal  ta  t^ott  Minehin  dairAflrlca  occidentale^ 
mostrava  un  uomo  con  una  mai  più  vista  escrescenza  nella  facois,  e  si 
disse  appartenere  esso  ad  una  famiglia  in  cai  tutti  avevano  le  stesse 
corna,  cbl  più  grandi,  chi  più  piccole. 

Il  doti.  Alien  giunse,  con  estese  ricerche,  a  sapere  che  cotesta  gente 
viveva  neirAkim  (paese  degli  Ascianti). 

In  un  altro  caso  ò  stato  detto  le  corna  trovarsi  suir  osso  malare  e 
sporgere  esternamente  airocchio.  Nella  fotografia  del  Minehin  il  corno 
sarebbe  mascellare  e  come  una  sporgenza  dell*  orlo  inferiore  delP  or- 
bita. Il  corrispondente  aggiunge,  che  in  verun  cranio  africano  egli  non 
aTCva  mai  Tisto  qualche  cosa  di  simile. 

Il  dott.  Alien  scrisse  poi  che  il  Cap.  Hay  vide  questa  gente  in 
Akim. 

Il  Cap.  0*Brien  vide  quest^uomò  in  Eimina,  e  disse  che  non  differiva 
in  alcun  altro  particolare  dagli  altri  indigeni  ;  le  corna  oocupavano  la 
regione  malare,  erano  lunghe  circa  due  pollici  (5  centi  m.) ,  immobili  e 
coperte  dalla  pelle. 

Dalla  fotografia  appare  trattarsi  di  una  escrescenza,  che  non  ha  ana- 
logia con  un  corno  ;  essa  ò  situata  a  ciascun  lato  del  naso  e  in  basso. 

SI  desiderano  notizie  snlla  natura  di  questa  deformità,  per  sapere  se 
sia  malattia  o  carattere  di  rasza. 

Altana.  —  I  tre  microcefali  di  Riola.  (  Lo  Spallanxani.  Anno 

XI,  fase.  X-XI,  1882). 
L'Autore  ha  avuto  la  rara  fortuna  di  studiare  tre  casi  di  microcefalia 
fratelli  usciti  d*un  medesimo  letto,  e  che  offrono  perciò  una  grande 
inza  dal  punto  ^Ml^delle  leggi  dell*eredltà, 
Rateili  microiiÉ^^^By^errebbero  ad  una  famiglia,  dove  non 
mai  defoi^l^^^^^g^  malattie  nervose.   I  genitori  erano 
msanguli 


-  La  prima  -h»  oggi  14  wùìi  fa  sempre  sana,  ma  non  Aa  mal  patl«lQ»i 
Qpmfaieiò  a  oamminare'a  4  ami»  ma  salo  «  ft-  preaa  la  alaaiona  aretW: 
Non  aVYerta  i  suoi  bisogni:  è  sodi^ia a conTieiM imboeoarla.  l^apatiaa';' 
e  appare  ha  imparato  a  ooaosoara  i  nomi  degli  oggetiti  più  comuni  ;^ 
comprende  però  quando  biette  i^iamata  a  nome»  '  • 

il  aeaondq  dai  fratelli  ha  12  anni  :  te  imunieto  fin  da  piooolo  a  si 
straao!n5  a  quattro  gambe  Ano  al  nono  anno»  in  oni; soltanto  pota  éke*: 
▼arsi  in  piedi.  È  impreyidente,  stupra  in  moto  :  non  avferte  i  bisogni  : 
non  ha  linguaj^gio,  né  pianto.  Non  senta  affesione  per  alenno. 
^11  terso  é  di  8  anni,  ed  ha  aYado  ima  sTilnppo  altrettanto  tardivo 
quanto  inòompleto.  Non  cammina  ancorai  ma  si  trascina:  ha  tendensft: 
ad  arrampicarsi,  ò  difddente,  sempre  sftdioio*  Ba  T  ingegno  (?)  più  svi*>. 
lappato  degli  altri  due. 

I  risaltati  antropometrici  e  craniometHol  del  tre  mi«rooefali  sono 
questi  :  '  \ 


Bota  . 

'  Saltatore 

Pietro 

d*anni  14 

4*anni 

i2 

d*anni  8 

sutura    . 

1  m.  31 

1  m. 

12 

0  m.  01 

Circonf.  del  cranio 

380  mm. 

360  mm. 

350  mm. 

Cunra  ant «poster. 

180 

176 

170 

»      trasTcrsa 

200 

180 

190 

Diam.  ani-poster. 

115 

125 

m 

»      trasv.  mass. 

95 

95 

. 

90 

Altezza  della  fronte 

25 

25 

20 

DÌ8t,bizigomatica  • 

100 

95 

90 

Lung.  della  faccia  . 

105 

115 

100   . 

Indice  cefalico 

82 

75 

75 

Noi  possiamo  dire,  scrive  TAutora ,  di  trovarci  di  fronte  a  tre  casi 
rari  di  microcefalia  unita  ad  idiotismo  del  più  basso  grado ,  e  con  ìOf 
telligensa  perfino  inferiore  a  quella  delle  sclmie.  Sarebbe  il  primo 
esempio  di  microcefalia  in  Sardegna,  ma  la  sua  importanza  è  al  tempoi 
stesso  accompagnata  dalla  difficoltà  di  spiegare  come  senza  cause  eo- 
noscìute  possano  aversi  tre  figli  successivamente  microcefali,  mentre 
un  quarto  fratello ,  ad  eccezione  d' una  leggera  paralisi  infantile  alla 
gamba  sinistra,  ò  sano  (!).  Crede  poi  TAutore  che  in  quanto  alle  causa 
probabili  si  debba  tener  conto  della  osservazione  fatta  dalla  madre,  la 
quale  avrebbe  visto  ossificato  completamente-  fin  dalia  nascita  il  cranio 
dei  suoi  tre  figli. 

É  a  dolersi  che  TAutore  non  abbia  potato  sottoporre  questi  micro- 
cefali ad  un  esame  più  particolareggiato  e  scientifico  :  per  esem^o,  era 
opportuno  farne  .lo  studio  delle  proporzioni  delle  mombra.  Bgli  ha 
avuto  la  gentilezza  di  mandarmi  le  fotografie  dei  tra  idioti ,  e  cosi  dal 
loro  esame  come  dalla  lettura  della  relazionci  oredo  che  sia  qaeste  un 


D  ANirBQFQM>aiA 

caso  molto  rai*(i,  etae  mariiiM^bbe  di  esaer»  atodiato  ^a  più  comodità. 
0^*  agnello  AiUore»  a  perciò  lo  .acciiiamo  a  apn  pardara  di  virta  i. 
aaoi.tra  mierooafalip 

OiaLiou  prof*  ENBioot.  -^  L'Albinimao*  (Randicoati  dalla  SociatÀ  ÌU«n, 
liana  d'Antropologia,  pobblioati  nelVArchiviQ  dal  Mantagazza»  AaaoZI,' 
1880y  fase  8.% 

.  Il  figlioli»  fooando  vadere  il  ritra^tto  di  una  I>iegra  albina  di  S*  Tho- 
mas (Antilla)»  bii  iairatta^iito  la  SodatÀ  italiana  d*antropologla  con  una 
oomnnicasionf  molto  intaraasanta  auU*  Albinismo.  £aordisoa  con  alcuna 
9onaidarazionl  genarali  auiralbinlsmo,  risaballiamo  a  il  malanianao:  ùAX^ 
poi.  una  rapida  raaaegoa  di  (inasta  anormalità  nalla  varia  classi  dai  var- 
tebrati,  dai  pasci  ai  mammifari,  si  ferma  a  discorrerà  pili  dettagliata* 
mania  di  <^b  cbe  riguarda  la  apaaia  umana. 

L^uomo  prasanta  spesso  oasi  di  vero  albinismo  :  sono  individui  dalla 
palla  bianchissima,  con  capelli  a  con  tutto  il  resto  dell*  apparato  peloso 
bianchi  a  atopposi,  a  con  occhi  f  che  par  la  mancanza  di  iiigmento,  ap- 
partocono  rossi  e  non  possono  sopportare  la  Inoe  del  gloruo.  La  razza 
Ariane  a  la  Mongoloidi  contano  rari  casi  di  albini ,  pure  si  vuola  cha 
questi  siano  pii^  numerosi  fra  i  Negri  cha  fra  i  bianchi  e  ancha  Buffon 
parla  di  negri  albini  più  o  meno  completamente.  É  probabila  che  il  fe- 
nomeno di  un  negro  bianco^  oiù  singolare  assai  di  quanto  non  ala  un 
bianco  più  bianco  degli  altri,  abbia  più  spesso  fermato  ^attenzione  dei 
viaggiatori,  e  perciò  si  sia  detto  che  l*  albinismo  ò  più  frequenta  nella 
razza  negra.  Beccarl  a  d'Albartls  negli  ultimi  loro  viaggi  alla  Nuova 
Guinea  raccontano  di  aver  veduto  Individui  albini,  ad  II  secondo  di  que- 
sti naturalisti  emette  l'ipotesi  che  le  razza  bianche  possono  essere  stata 
originate  da  negri  albini  (?)•  Fra  gli  animali  non  mancano  esampi  di  razze 
ohe  si  sono  formate  da  individui  albini  (il  topo,  Il  tordo,  il  canarino^  ecc.,) 
ma  non  pertanto  sembra  poco  ammissibile  ohe  originariamente  nella 
specie  umana  non  esistessero  razza  bianche,  e  che  poi  queste  siano  state 
originate  da  Individui  afletti  da  albinismo  completo  ed  ereditarlo. 

Fra  le  razze  Ariane  soavi  molti  individui  biondi  con  occhi  cerulei  e 
sono  detti  Xantocroi  ;  quando  fosse  accertato  che  gli  albini  negri  hanno 
gU  occhi  cerulei,  tutti  i  biondi  e  xantocroi  si  potrebbero  forse  consi' 
derare  come  albini  incipienti  ;  il  GlgUoli  anzi  rammenta  che  Beccar! 
asserisce  di  aver  osservato  un  albino  papuano  con  occhi  cernlei. 

Y.  —  Aniroiiologto  etnologie». 

KoLLMANN.  —  Beitrftge  su  einer  Krasdoiogie  der  Europ&e* 
Qchen  Vòlker.  (ConÉribuio  aìia  craniologia  dei  popoli  Europei),  In  : 
Archip  fÙT  AMlkTopologie^  Voi.  XIII,  1881. 

Di  questa  memoria  dotUsaima  non  ci  interessano ,  per  lo  scopo  spa- 
eiale  di  questa  EivUtat  P^®  ^®  P<^^^  generali  ove  V  Autore  espone  aU 


93  EIVISTA 

l.*'  Razza  doUcocefala  leptoprosopa.  —  Conosciuta  da  lango  tempo 
in  craniologìa,  corrisponde  alla  razza  dolicocefalà  ortognata  di  Retzias 
u  fa  studiata  da  Ecker,  da  His  e  Rutimeyer.  Secondo  alcuni,  questi  do- 
licocefali sarebbero  gli  antenati  degli  attuali  Inglesi,  Germani  e'Scandi- 
navi  :  secondo  altri,  sarebbero  invece  i  Romani.  Limitandoci  ai  soli  ca- 
ratteri anatomici,  ecco  come  il  Kollmann  li  riassume: 

Scatola  craniense  lunga,  stirata  in  addietro,  ed  allungata,  con  debol. 
impronte  muscolari.  La  parte  facciale  del  cranio  è  stretta;  orbite  ro- 
tonde e  grandi  ;  naso  stretto  e  prominente  ;  zigomi  poco  salienti  ;  ar- 
cate zigomatìcle  vicine;  ossa  mascellari  strette;  palato  lunga  e  stretto. 
Predominano  fra  questi  dolicocefali  gli  ortognatf,  ma  vi  sono  anche  dei 
mesognati  e  dei  prognati. 

2.*  Razza  dolicocefalà  cameprosopa,  —  Corrisponderebbe  ai  dolico- 
cefali mesorrini  di  Broca,  ed  avrebbe  i  suoi  più  netti  rappresentanti 
nei  craaii  delle  tombe  a  tumuli,  nei  cosidetti  Anglo-sassoni  di  Davis  e 
Tburnam,  nel  tipo  di  Syon  o  di  His  e  Rutimeyer,  nel  tipo  germanico 
di  Hoelder.  Essa  è  meno  dolicocefalà  della  precedente. 

Scatola  craniense  un  pò*  più  larga  :  occipite  largo  e  prominente  ;  tem* 
pia  appiattite  ;  impronte  muscolari  assai  forti  ;  ossa  pesanti  e  grosse. 
La  parte  facciale  del  cranio  ò  bassa,  quasi  costretta;  le  orbite  sono 
cameconcbe,  ossiaf microseme  ;  il  naso  ò  corto,  appiattito,  scbiacciatoi 
spesso  sormontato  da  arcate  sopraccigliari  confluenti  ;  la  mascella  su- 
periore è  corta  e  larga;  i  zigomi  salienti",  le  arcate  zigomatiche  lon- 
tane; le  arcate  alveolari  larghe  danno  una  forma  Cdi  ferro  di  cavallo 
al  palato  e  alla  mascella  inferiore. 

3.*  Razza  hrachicefala  leptoprosopa.  —  È  molto  conosciuta,  anzi  ò 
la  più  nota  delle  razze  bracliicefale  europee.  Corrisponderebbe  alla  razza 
hrachicefala  ortognata  del  Betzius  :  ha  molta  estensione  geografica  ;  però 
non  è  esclusivamente  ortognata,  perchò  comprende  anche  forme  pro- 
gnate, di  guisa  che  la  media  del  prognatismo  ò  spesso  abbassata.  Si 
trova  questa  razza  fra  i  resti  degli  antichi  Romani.  É  il  tipo  di  Dis- 
sentiZf  di  His  e  Rutimeyer. 

Cranio  rotondo -ovalare,  corto  ;  fronte,  occipite  e  tempie  proeminenti 
(bombès).  Inserzioni  muscolari  mediocri  ;  ossa  non  molto  spesse.  Faccia 
lunga;  naso  allungato;  orbite  grandi  e  rotonde:  mascelle  strette;  zi- 
gomi non  salienti;  arcate  zigomatiche  ravvicinate. 

4.*  Razza  drachicefaXa  cameprosopa,  —  È  l'opposta'della  precedente. 
Secondo  il  Virchow  sarebbe  rappresentata  dal  brachicefali  di  stirpe 
Slava:  il  Prunerbey  la  chiamerebbe  tipo  Mongoloide. 

La  scatola  del  cranio  ò  caratterizzata  da  nna  fronte  larga  e  appiat- 
tita e  da  un  occipite  retto  disposto  in  senso  verticale.  Tempia  appiat- 
tite in  avanti,  regione  auricolare  allargata.  Faccia  bassa  ;  naso  corto, 


D'À^TBOPaZiO«IÀ  ^  ^ 

largQ  e  sclUacciato  ;  arcate  sopraccigliari  alquanto  a^gettate^  confluenti; 
mascella  sufieriore  ìar^a  e. corta;  zigomi  salienti;  volta  palatina ^e zna- 
'sceila  inferiore  larghe  ;  ossa  del  cranio  spesse  e  pesanti];  impronte  mit- 
'scolari  forti.  Angolo  facciale  inclinante  verso  il  prognatismo  e  il  mè- 
aognatismo. 


5.^  Razza  mesocefala  cameprotopa.  —  Si  pone  .  intermediaria  fra  i 
bracliicefali  e  i  dolicocefali  per  il  suo  indice  cefalico,  e  presenta  carat- 
teri verap(^ente , distinti.  Il  KoUmann  l'aveva  descjritta  Ano, dal  1877. 
Essa  corrisponda  alla  Fórma  antica  di  Turi^iq  del  Vircbow,  al  fipo 
Baiavo  di  Spengel:  alla  i^orma  Oermanico-turaniana  di0oelder;  alia 
razza  di  Oro-magnon  di  Qaatrefages  e  Hamy.  Il  tipo  dolicocefalo  dei 
;cra^ii  canaeprosopi  ricorda  il  Hpo  Neanderthaloide  di  questi  due  ultimi 
antropologi. 

.  Cranio  di  lunghezza  mediai  con  fronte  larga  e  con  occipite  proemi- 
.uentOi  spesso  munito  di  uoa  cresta  mediana  longitudinale;  aspetto  di 
tetto,  visto  dalla  norma  occipitalU  (forma  subscafoidea).  Faccia  bassa'; 
naso  corto  e  schiacpiato»  eoa  indice  catarriniano  elevatissimo:  apertura 
nasale  larga.  Arcate  zigomatiche  divergenti  :  orbite  straordinariamente 
camecoQche,  ossia  microseme;  profilo  spesso  inclinato  (prognatismo). 

Crediamo  utile,  dopo  la  descrizione  sommaria  delle  cinque  razze  del 
KolJmapn,  dare  anche  le  medie  degli  indicL 

Dolicocefali.        Brachicefali.    ICesocefiAli . 


Indici. 

Indice  cefalico. 

Rapporta  dell'altezza  colla 

lunghezza. 
Rapporto  dell'altezza  colla 

larghezza. 
Indice  facciale. 

»      orbitario. 

»      nasale. 

>  palatino. 

>  della  mascella  super. 
Àngolo  di  profilo  (facciale  ?). 


Lepto*     Game*    Lepto-    Carne-     Game* 

prosopl.  prosopL  prosopi.  prosopL  prosq;)!. 

71,5       73,8       83,1        84,0       77;^ 
72,8        72^       75,8         78,2        73,8 


100,7 
92,5 
91,7 
43,3 
72,0 
50,8 
85,5* 


99,2 
76,2 
76,1 
47,0 
82,7 
48,2 
89,3'> 


92,3 
104,0 
87,1 
46,4 
75,0 
54,2 
88,5'^ 


92,7 
82,0 
77,5 
48,4 
85,1 
46,9 
83,3" 


95,6 
87,8 
79,8 
55,5 

48,1 
84,0» 


Queste  medie  sono  calcolate  sopra  piccole  serie  di  11  a  16  cranii,  il 
che  a  parer  nostro  toglie  molto  al  loro  valore. 

Parrà  strano  che  il  KoUmann  sostenga  l'esistenza  di  cinque  razze  fra 
le  popolazioni  d'Europa,  ma  esaminando  i  risultati  della  craniometria 
e  tenendo  conto  degli  studii  giÀ  fatti  sull'etnologia  di  molte  regloni^la 
asserzione  dell'  Autore  assume  un  grande  aspetto  di  verità.  Dappertutto 


100  RIVISTA 

gli  antropologi,  nello  stndiare  le  razze  che  popolano  attualmente  T  Ett* 
ropa,  si  sono  trovati  éì  fronte  a  graTissime  difleolt^  prorenfenti  dàlia 
diversità  dei  tipi  ohe  essi  osservavano  fra  gli  abitanti  di  una  regione 
anche  circoscritta.  Ma  questa  mescolanza  dei  tipi  non  è  solo  neirepocà 
moderna:  dice  ginstamente  il  Koilmann  che  nelle  epoche  preistoriche^ 
avveniva  lo  stesso.  Difàtti  noi  troviamo  fra  gli  avanzi  ^elie  più  remote^ 
età  rappresentati  sempre  parecchi  tipi  etnici,  per  esempio  in  Francia, 
in  Baviera  e  neir Italia  stessa  (1).  Infktti  frale  varie  regioiti  d'Eóropa. 

'  possono  esistere  alcune  differenze  dipendenti  dal  diverso  grado  di  mesco- 
lanza delle  cinque  razze  fondamentali,  oppure  dal  predominio  di  un  tipo- 
determinato.  In  ciascun  gruppo  nazionale,  dice  il  Koilmann,  il  modo  di 
composizione  ò  diverso  ;  di  guisa  che  le  tribù,  i  popoli,  le  nazioni,  tutti* 
i  grappi  etnici  grandi  e  piccoli,  sono  formati  coi  discendenti  di  più  razze. 
I  gruppi  etnici  sono  transitorii  e  perituri,  e  popoli  innumerevoli  scorna 
pajono  nel  turbine  dei  tempi  ;  ciò  che  resta  d  invece  la  razza,  essa  per-^ 
siste  coi  suoi  caratteri  anche  attraverso  a  molte  generazioni,  e  la  cra- 

'niometria  può  col  metodo  analitico  e  spezialmente  col  metodo  della 
seriazione  scoprirne  il  tipo  anche  !n  mezzo  alle  popolazioni  più  com* 
miste.  '  . 

ScHULTZ.  —  I  caratteri  fisici  degli  Ebrei.  (Bulletin  de  la  Classe 
physicO'inathématique  de  l'Académie  imperiale  des  Sciences.  Pietro- 
burgo, N,  87-88.  —  Riportato  nel  Scientific  American  Supplementi 
1882,  N.  261). 

É  noto  che  la  razza  giudea  ha  una  singolare  tenacia  nel  conservare 
e  trasmettere  i  suoi  caratteri  fisici,  Qìì  Ebrei  portano  sempre  sotto 
tutti  i  climi  e  in  mezzo  a  qualsiasi  popolo  le  traccio  della  loro  origine 
orientale.  Essi  hanno,  secondo  T  opinione  comune,  un  tronco  relativa» 
mente  grande,  estremità  sottili,  occhi  neri ,  naso  particolarmente  pun- 
tuto, mento  saliente  un  pò  Volto  allMnsù,  corpo  magro,  gambe  curvate 
in  Wj  andatura  pronta  e  caratteristica,  infine  conservano  nella  voce  e 
nel  dialetto  un'impronta  etnologica  importantissima.  Questi  caratteri 
fisici  sono  ammessi  dallo  Schultz,  ma  egli  dice  che  le  gambe  in  a;  non 
sono  costanti  e  che  il  più  importante  carattere  antropometrico  degli 
Ebrei  ò  il  rapporto  della  grande  apertura  delle  braccia  colla  statura. 


fi)  Io  stesso,  studiando  or  sono  più  di  dieci  anni  i  cranj  antichi  deirEmi* 
lia,  era  arrivato  alle  medesime  coaduaioni,  e  ne  riferii  in  sunto  alla  Società 
Antropologica  italiana,  sebbene  la  memoria  completa  non  sia  stata  poi  più 
da  me  pubblicata  (V.  Archivio  d'Antropologia,  Anno  II  (1872),  Voi.  II,  pag.  310)^ 
L*anno  dopo,  e  con  più  particolari,  esposi  analoghe  idée  etnologiche  nella 
mia  memoria  Sui  cranj  Siciliani  e  suW  SUnolùgia  .della  Sicilia  (Arehivioi 
suddetto,  Anno  III  (1873),  Voi.  III,  pag.  452)  ;  ma  allora  io  dava  molta  impor* 
tanza  alla  etnologia  classica  e  quella  mia  xnomoria  [se  ne  risente,  là  dove^ 
cerco  di  determinare  Torigine  dei  tre  o  quattro  tipi  da  me  osservati  nella. 
craniologia  della  Sicilia.  £!*  Morselli. 


D'ANTKOPaLOGIA  101* 

Paragoaaada  la  etatara  dei  Rass!,  Ebrei,  Qircassii  Lettoni,  Estpnianl 
e  Negri,  lo  Sobultz  trova  che  qaella  degli  Ebrei  è  la  più  piccola  :  la^ 
statara  degli  uomini  varia  in  media  dai  48  al  05  pollici;,  mentre  negli 
altri  popoli  la  varietà  va  dai  67.S0  ai  69.S4  pollici.  La  grande  apertura 
déì\e  braccia  paragonata  alla  statura  ò  sempre  più  piccola  negli  Ebrei» 
qualche  volta  d*an  pollice,  mentre  negli  altri  grappi  etnici  la  statura 
supera  la  grande  apertura  di  8  pollici  (?). 

L'altezza  totale  del  corpo  fatta  uguale  a  1000,  la  testa  e  il  collo  riu^ 
niti  sono  rappresentati  da  185  negli  Ebrei,  184  nei  Russi,  179  nei  Let- 
toni, 180  nei  Twouovachi,  182  nei  Negri  :  ossia  gli  Ebrei  hanno  la  testa 
più  voluminosa  per  rispetto  al  corpo. 

Il  perineo  pure  ò  più  lontano  dalla  testa  negli  Ebrei,  essendo  ^Vi««o 
dal  suolo  f  mentre  negli  altri  gruppi  ò  a  460 ,  e  perfino  a  490  nei  Ne- 
gri. L'ombellico  è  a  ^*Vto«o  dal  suolo  nei  Giudei,  598  nei  Russi,  590  nei 
Lèttoni,  597  negli  Estopiani,  600  nel  Negri. 

L'avambraccio  dei  Giudei  misura  ^^Aott  mentre  che  negli  altri  gruppi 
sorpassa  150  e  negli  Estonianl  raggiunse  i  157.  Finalmente  la  coscia 
dei  Giudei,  dairanca  al  ginocchio ,  misura  '^Viooo  ^  quella  del  Let- 
toni 267. 

.- 

Letournbau.  —  Onestionnalre  de   Sociologie  et  d'Ethnogra- 

jpibie*  (Questionario  di  Sociologia  ed  Etnografia).  In:  BuUetins   de  la 
Soc,  c^Anthrop.  de  Paris,  séance  de  l.*'  juln  1882. 

Una  delle  grandi  difficoltà  da  parte  dei  viaggiatori,  che  vogliono 
contribuire  agli  studii  dell'antropologia  e  sociologia  comparata,  è  quella 
di  non  sapere  molte  volte  in  qual  direzione  rivolgere  le  loro  ricerche, 
e  quali  indagini  compiere  sulle  razze  che  essi  visitano.  Di  qui  la  ne- 
cessità, dei  questionari!  etnografici  e  psicologici  ^  che  le  Società  d' An- 
tropologia di  Firenze  (  che  fu  la  prima  ),  di  Mosca  e  di  Parigi  ^hanno 
fatto  redigere  in  tempi  diversi  da  apposite  Commissioni.  Della  Com- 
missione nominata  dalla  Società  parigina  era  relatore  il  dott.  Letour- 
neao,  che  aveva  pure  collaborato  col  Mantegazza  e  con  lo  Zannettl  al- 
questionario  ampio  e  diffuso  diramato  nel  1874  dalla  Società  fiorentina. 
Noi  crediamo  di  far  piacere  a  molti  lettori  della  Rivista  riportando  un 
riassunto  dei  varli  capitoli  del  questionario  ^  tanto  più  che  le  ricerche 
accennatevi  hanno  un  certo  rapporto  cogli  studii  di  psichiatria ,  di  an- 
tropologia criminale,  e  di  statistica  e  topografia  medica. 

Le  estrinsecazioni  dell'attività  umana  possono  distinguersi  sotto  cin- 
que gruppi  principali. 

L  Vita  nutritiva,  a)  Alimentazione  :  natura  degli  alimenti,  modo  di 
prepararli:  pasti:  sostanze  inebbrianti  (alimenti  nervosi  del  Mante- 
gazza). 

IL  Vita  sensttiva:  A.  Come  si  sopportano  il  dolore,  le  malattie,  ecc. 
f)  Tatto  :  esplorazione  coir  esteslometro.  —  b  )  Ousto  :  i  sapori ,  loro 
percezione,  quali  sono  1  più  graditi.  —  e)  Odorato  :  ricerche  analoghe» 


ite-  BIYISTA 

—  d)  Udiio:  sua  acutezza:  saoni  preferiti*  —  e)  Tisìa:,  acatezia  vi-* 
flira,  miopia,  presbiopia»  pereezione  dei  colori,  colori  preferiti. 

B.  Bdtetica  :  ornamenti  :  belle  arti,  a)^  Ornamenti  :  tatuaggio  :  —  b)  De- 
formazioni e  mutilazioni  etniche,  come  e  per  quale  scopo  si  praticano,. 
-*  e)  Giojelli.  -—  d)  Pettinature  e  coperture  del  capo.  -^  e)  Vestimenta». 

—  f)  Danza:  suoi  caratteri  «—  g)  Musica:  strumenti  preferiti,  r-  b)  À.rti 
grafiche  e  plastiche:  scultura»  disegno,  pittura,  architettura:  predispo- 
sizioni sessuali.  ,     . 

IIL  Vita  affbttiva.  A.  Generalità,  —-a)  Carattere,  moralità:  ga- 
jezza,  tristezza,  coraggio,  menzogna,  amicizia,  educazione,  antropofa- 
gia, eqc^  .-r*  b)  Dei  £anciulli|  come  sono  trattati  :infanticidio,'aborto.pro- 
ToòatOi  ecc.  r-  e  )  Vecchi  e  parenti.  —  d  )  Condizione  delle  donne.  — ^ 
e)  Guerra.  —  f)  Riti  fùnebri..  , 

B.  Religione,  vita  futura,  a)  Credenza  alle  omiìre,  alla  vita  futura,  eco» 

—  b)  Feticci,  idoli ,  culto  ,  clero.  ;^  e  )  Idee  della  creazione  ,  ctosmo- 
genia,  ecc. 

rv.  VrrA  SOCIALE,  a)  FanoiigUa;  parentela,  eredità.  —  b)  A.more;  ma» 
trimonio  ;  pratiche  e  forme  del  matrimonio';  monogamia,  poligamia  o 
poliandria;  condizione  delle  donne;  contratti;  prostituzione,  eco»  — 
e)  Proprietà,  sua  forma:  proprietà  mobiliare  e  immobiliare,  agricQltura, 
trasmissione  della  proprietà.  —  d)  Governo  :  costituzione  sociale ,  .sua 
forma:  caste,  gerarchia  sociale;  schiavitù,  imposte.  —  e)  Giustizia':  de» 
litti  che  vengono  previsti  o  tollerati  ;  chi  esercita  la  giustizia:  diritto 
di  conquista. 

V.  Vita  intbllbttuale.  A.  Dati  generali,  a  )  Caccia ,  pesca ,  ecc.  ^^ 
b)  Agricoltura,  come  si  coltiva  e  chi  coltiva.  —  e)  Ceramica.  —  d)  Mj^- 
tallurgia.  —  e^  Armi,  loro  forme  :  materie  impiegate  :  armi  avvelenate* 
^f)  Navigazione.  —  g)  Abitazioni,  forme,  materiali;  se  terrestre,  acqua-  . 
tiche  0  aeree;  se  mobili. —  h)  Vestiti,  forma,  fabbricazione:  sentimento 
del  pudore.  —  i)  Mezzi  di  trasporto,  animali,  ruote.  —  k)  Commercio  ^ 
moneta,  ecc. 

B.  Facoltà  intellettuali  :  a  )  Memoria  :  sue  forme ,  sue  varietà  :  rac- 
conti antichi,  calcoli,  ecc.  —  b)  Immaginazione,  sogni,  poesie:  genio  in- 
ventivo. —  e)  Intelligenza,  percezione,  attenzione  :  sonno,  scrittura,  eoe» 

—  d)  Spirito  di  osservazione,  curiosità.  —  e)  Patologia  cerebrale  :  pazzl^ 
idioti,  forme  di  pazzia,  come  sono  trattate  ;  varietà  sessuali,  eec. 

C.  Applicazioni  speciali  deirintelligenza.  -^  a)  Linguaggio:  varietà^ 
forme,  caratteri,  pronuncia,  dialetti.  —  b)  Numerazione  :]quanto  estesa  : 
sistema  di  numerazione  e  di  cifre.  —  e)  Computo  del  tempo  :  durata  dei 
mesi,  delle  settimane,  ecc.  ;  determinazione  delle  epoche. 

GioLiOLt  e  Zannbtti.  —  Antropologia  ed  Etnologia  (nelle  ptri/b^ 
zioni  scientifiche  pei  viagffiatori  raccolte  da  A.  Issel ,  edite  in  Roijfià  ^ 
1881 ,  un  voi.  di  pa^.  XII-556 ,.  con  flg.  e  tay.  da  pag.  316  a  pag.  356), 

Per  la  natura  stessa  di  questo  periodico  noi  non  possiamo  ocouparòi 


d'àntrópologia  103 

degli  scritti  di  etnologia  e  di  etnograda,  clie  costitniseono,  specialmente 
nelle  pabblleazìoni  straniere ,  la  parte  più  ricca  e  caratteristica  della 
letteratura  antropologica  moderna.  Cosi  non  avremmo  ricordate  qneste 
istrarioni  per  Fantropologia  ed  etnologia  dei  professori  Gigiioli  e  Zan* 
netti  se  non  per  la  parte  generale  relativa  ai  caratteri  fisici  a  morali 
umani,  ai  metodi  migliori  per  istadiarli  ed  all'antropometria;  ma  vi  è 
un  capitolo  che  merita  tutta  la  nostra  considerazione ,  contenendo  un 
saggio  di  classiflcazione  delle  razze  umane  che  dobbiamo  £ar  conoscere 
ai  lettori  di  questa  Rivista,  essendo  tali  studj  una  vera  novità  nella 
letteratura  antropologica  italiana.  È  noto  in/latti  che  lo  stesso  professor 
Mantegazza,  in  una  lettera  diretta  dal  prof.  Oiglloii  e  da  questo  pre* 
messa  alla  relazione  tiffloiale  sul  Viaggio  della  «  Magenta  »  intomo  al 
globo,  aveva  dichiarato  esplicitamente  le  gravi  difficoltà  che  si  inoon- 
trano  nel  classificare  le  specie  o  sotto- specie  o  razze  umane ,  che  dir 
si  voglia,  e  si  era  anzi  limitato  a  riprodurre  alcuni  dei  più  noti  tenta, 
tivi  di  classificazioni  etnologiche  senza  aggiungervi  nulla  più  che  un 
quadro  grafico  delia  gerarchia  delle  razze.  Ecco  ora  ohe  1  professori 
GìglioU  e  Zannetti  tentano  InVeoe  rispondere  al  problema  nella  prima 
parte  delle  loro  istruzioni. 

Le  classificazioni  fin  qui  proposte  dagli  antropologi  peccano,  essi 
scrivono,  di  esclusivismo  ora  da  un  lato,  ora  dairaltro.  Ciascun  Autore 
dà  sempre  soverchia  importanza  ad  un  carattere  isolato  oppure  a  ca* 
ralteri  insufficienti  per  costituire  vere  diagnosi  differenziali ,  come  la 
forma  del  cranio,  il  colore  della  cute,  la  struttura  dei  capelli,  il  carat- 
tere del  linguaggio,  ecc.  Due  sono  le  categorie  che  raggruppano  sotto 
di  so  tutte  le  classificazioni  proposte  fin  qui;  T anatomica  o  morfolo- 
gica e  la  filologica.  A.  queste  si  potrebbe  per6  aggiungere  una  terza 
categoria  di  classificazioni  miste,  che  a  dire  il  vero  sono  le  migliori. 

In  riguardo  alle  classificazioni  etniche  anatomiche,  diremo  che  ben 
soventi  nei  diversi  membri  di  ciò  che  si  considera  come  razza  distinta^ 
variano  non  solo  il  colore  della  cute,  la  struttura  dei  capelli,  la  forma 
del  cranio,  ma  assumono  perfino  i  caratteri  creduti  proprj  d'un*altra  razza» 

Le  classificazioni  etniche  a  base  filologica  hanno  anche  più  nume- 
rose sorgenti  di  errore,  perchò  non  ò  raro  il  caso  di  popoli  che  abbia- 
no adottata  la  lingua  di  altri  invasori  o  conquistatori.  Forse  il  meglio 
sarebbe  di  non  Cetre  troppa  analisi,  di  contentarsi  cioò  di  larghe  linee 
sintetiche  riducendo  le  razze  a  piccol  numero  ;  ma  specialmente  fa- 
cendo' poco  conto  delle  pretese  migrazioni  dei  popoli. 

Linneo  ammetteva  varie  specie  nel  genere  Eomo  e  trascurando 
quelle  che  erano  basate  su  false  notizie ,  possiamo  citare  le  4  fonda- 
mentali :  ffomo  aUms,  E.  luridus ,  ff.  rufus  ed  J?.  niger.  Queste  cre- 
dute specie  umane  servirono  di  base  alla  famosa  classificazione  del 
Blnmenbacb,  che  ammetteva  le  cinque  razze  Caticasica,  Mongolica  f, 
Maleee^  Americana  ed  Etiopica,  oioò  razze  Bianca,  Gialla,  Bruna,. 
Sossa  e  Nera,  Varianti  sullo  stesso  tono  furono  le  classazioni  di  Buf- 


104  RIVISTA 

foB,  Lacópéde,  Damóril,  Kant,  Hanter,  Virey,  Jacqaiaot,  eecu.Bory  de 
Saint- Vincent  gìanse  a  frazionare  le  dette  razxe  in  15  i^eoie,  Desmoa- 
lins  ne  propose  16,  Merton  divise  gli  nomini  in  22  famiglie,  Luke  Barke 
propose  63  (!)  razze,  di  cai-  28  sarebbero  varietà  intellettaali  e  35  razze 
fisielie.  Nott  e  Gliddon  sembrano  inclinati  ad  accettare  la  classifica- 
zione di  Jacqai&ot,  nella-  qaale  le  varie  razae  soao  ripartite  iag^nosa* 
mente  sotto  tre  capi  principali ,  CavLoasiana^  Mongolica  e  Negra  i^  ma 
l'AgassIz  nel  saggio  etnologico  che  serve  di  introduzione  alla  loro  grande 
Gpevdk  {Types  of  Manhind)  adotta  .nna ..classiUcazione  prettamente, 
geografica,  in  accordo  colla  sua  ortodossa  ipotesi  del  centri  di  crea- 
zione. Metzan  e  Morray  rids.8ero  tatto  le  razze  a  dae  sole,  la  Bianca 
e  la  Nera.  Il  Pritchard,  adottando  come  criterio  etnologico  11  lingaag- 
gio,  fece  una  classificazione  assai  confosa,  da  cui  si  ricava  parò  se  non 
altro  resistenza  d*un  numero  strepitoso  di  varietà  e  sotto-varietà.  Il 
Geoffl!*oy  SaintrHilaIre  ridusse  a  sua  volta  a  quattro  i  tipi  principali  » 
cioè  al  Caucasico  ortognato,  al  MonffoliùO  eurignafOf  a\V  BHopico  pro^ 
gnata  e  M' Ottentotio  eurignaio  e  prognato:  colloca  per^  intorno  a 
queste  quattro  principali  altre  otte  razze,  aon  una  sintesi  piuttosto  ar- 
dita e  infelice.  Finalmente  il  Pickerìng  .ammise  undici  razze  senza 
escludere  resistenza  e  la  possibilità  di  altra 

Tralasciamo  di  parlare  delle  classificazioni  filogenetiche,  ossia  genea- 
Ipgiche  inaugurate  dall'Haeckel  e  adottate  oggidì  dair  Huxley ,  dal  Fr. 
MiiUer,  e  dai  più  reputati  etnologi  darwinisti,  perchò  gli  Autori  si  di* 
monticarono  di  parlarne  in  questo  loro  studio,  e  riferiamo  senz'altro  la 
classificazione  proposta  dai  professori  GigUoli  e  ZannettL 

Essi  hanno  pensato  di  dividere  le  razze  umane  sotto   quattro  groppi, 
principali  più  o  meno  equivalenti,  disponendole  nel  modo  seguente  : 

À)  AUBTBALOIDI. 

1,*  Razza  Australiana  (cranio  dolicocefalo). 
B)  Nroroidi. 
2P  Razza  Tasmaniana  f cranio  dolicocefalo). 
3»^  Razza  Negrità  (cranio  brachicefalo). 

a)  Ramo  asiatico. 

5)  Ramo  africano. 

e)  Ramo  australiano. 
4.^  Razza  Negra  (cranio  dolicocefalo). 
5.<^  Razza  Gafira  (idem). 
6.^  Razza  Abissinica  (idem). 
7.^  Razza  Papuana  (idem). 
8.°  Razza  Polinesica  (idem). 

C)  MONOOLOIDI. 

9.^  Razza  Iperborea  (cranio  brachicefalo). 
10.^  Razza  Americana  (idem). 
IL*  Razza  Malese  (idem)* 
!£.*  Razza  Mongola  (idem). 


d'antropologia  lOS 

D)  CaOCasoidi. 
13.*  Ratea  Aino  (era&io  mesocefàUoo). 
14.**  Baz2a  DraTidiana  (i<lo°i)- 
15.®  Bassa  Iado«Boropea  e  Semitica  (idem). 

La  seconda  parte  dalla  istrazioni  tratta  delle  misare ,  delle  indica** 
zloni  Dàorfologiehe^  delle  osservasioni  fleiologiche  e  psioologiobe,  flnaU 
mente  delle  coUeKionk 

'<}na&to  alle  mleare  gli  Astori  aegaono  le  istruzioni  deUa  Società  an- 
ta^pologica'  francese  già  da  noi  riassaate  su  qaesto  stessa,  giornale  tre 
anni  or  sonoi  e  per  gli  stramesti  danno  la  isrefereosa  a  anelli  febbri- 
oati  dal  Matbien  dietro  le  Indicazioni  del  prof.  Broca*  P«r  obi  Toglia 
fai^e  ano  stadio  cfaniometrleo  e  antropometrioo  sopra' una  data  popo- 
lèizione,  e^si  danne  nn  qoadro  delle  misnre  principalit  sai  qoale  ricbla* 
miamo  Tattenzione  dei  nostri  lettori,  parendoci  cbe  esso  sia  saf&ciente« 
ma  cbe  non  riportiamo  per  manoanza  di  spazio.  Più  atile  ci  sembra 
riferire  la  classificazione  morfologica  dei  capegli ,  essendo  questo  un 
argomento  poco  conosciuto  dalia  generale  dei  medici* 

I9ei  capelli  dorrà  notersl  «e. sono  radi  o  folti,  rigidi  o  docili,  stesi , 
ondati,  inanellatii  ricciuti  o  arespL 

I  capelli  stesi  {cheveuw  Usses)  o  come  sogliono  cbiamarsi,  bencbè 
impropriamente,  liséHf  non  banno  bisogno  di  essere  definiti* 

I  capelli  ondati  {ondés)  descrivono  delle  curve  ampie  e  assai  regolari. 

I  capelli  inaneUoH  {bowlés)  si  avvolgono  formando  degli  anelli ,  ge« 
neralmente  incompleti  e  ben  visibili* 

I  capelli  ricciuti  (firisés)  formano  degli  anelli  più  piccoli ,  più  fitti  e 
più  finiti. 

I  capelli  cre9pi  o  lanosi  (laineum)  diflèriscono  dai  ricointi  per  due 
caratteri  :  fanno  degli  anelli  ancbe  più  piccoli  e  si  intricano  eoi  più  vi* 
Cini,  facendo  dei  ciuffetti  distìnti,  tali  da  rammentare  la  lana. 

I  capelli  in  glomeruli  {à  graines  de  poivre)  sono  il  massimo  dMn- 
crespatura  :  i  cinffetti  sono  più  strettamente  avvolti,  siccbò  la  capiglia- 
tura è  formata  da  tanti  piccoli  gomitoli,  staccati  gli  ani  dagli  altri. 

I  capelli  a  peneri  {en  téte  de  vadrouille)  sono  grossi,  stopposi,  lun- 
ghi, e  descrivono  in  tutta  loro  lunghezza  una  stretta  elica,  formando 
tutt'insieme  un'enorme  parrucca  arruffata. 

I  capelli  in  glomeroli  sodo  caratteristici  dei  Negriti,  Ottentotti  e  razze 
affini  :  quelli  a  peneri  dei  Papuani*  Non  si  incontrano  mai  nelle  nostre 
popolazioni. 

La  parte  dello  scritto  relativa  alle  osservazioni  psicologicbe  è  impor- 
tantissima* Gli  Autori  credono  che  possa  porsi  questo  grande  principio  : 
—  L'umanità  nello  spazio  e  nel  tempo  percorre  le  medesime  fasi  per 
le  quali  passa  tinditfiduo  «^principio  che  può  essere  fecondo  di  molte 
scoperte,  poichò,  se  questo  ò  vero,  ciò  ohe  sfugge  airosservazione  nel- 
r  individuo  per  la  sua  piccolezza,  sarà  manifesto  invece  nella  umanità, 
e  la  storia  e  l^antropologia  diverranno  i  microscopii  coi  quali  lo  psico- 
logo potrà  osservare  Tuomo  ingrandito. 


106 


RIVISTA  DI  CHIRURGIA  w 


Patologia  e  terapia  generale. 

T.'  Bergmann  —  Di  un^alierazione  del  sangue  nelle  malattie  infettive 

acute. 
Fischer  —  Medicatura  eolla  naftalina» 
Ranke  —  Medicatura  col  Umolo. 
Neuber  — •  Medicatura  con  la  pólvere  di  torba. 
Kummel  —  Medicatura  inorganica  delle  ferite  col  sublimato, 
Zeller  —  Iodoformio. 

T.  Langenbdck  —  Medicatura  col  jodoforfnio. 
SoDnenbarg  --  Medicatura  delle  ferite  eoi  bagni  permanenti, 
Glnck  —  Piemia  guarita. 

Mnsooli. 

Helferich  —  Trapiantamento  di  muscoli.       .     . 

Oftsa,  artloolaaloiiL 

Scbmid  —  Cura  delle  necrosi. 
Schede  —  Cura  delle  pseudartrosi. 
Flesch,  Biedel  —  Corpi  mobili  articolari. 
Schùller  —  Malattie  articolari  sifilitiche. 

Vasi. 

Braan  —  Legatura  circolare  e  legatura  laterale  delle  vene. 

Capo. 

Kfìster  -—  Ferite  d^arme  a  fUoco  del  cranio, 

Olack  -«  Resezione  del  temporale. 

Hahn  —  Rinopìastica. 

Guterbock  —  Iperostosi  della  mascella  inferiore, 

Gol02ina  vertebrale. 

Kuéter  —  Frattura  di  vertebra. 

CoUo. 

Michael  —  Otturamento  della  trachea. 
Schede  —  Estirpazione  di  laringe. 
Braan  —  Struma  maligna. 


(1)  Comprende  la  relasione  degli  argomenti  trattati  nell'  Zi  Congreno  del 
ehirnrghi  tedeschi  tenuto  dal  31  maggio  al  3  giu^o  1882  in  Berlino*  Vedi  < 
Appendice  al  N.  29  del  Centralblatt  fùr  Chirurgie^'  ì^^  Trad.  del  dott  Vlt^ 
torio  Cavagnis. 


RIVISTA  DI  CHIRURGIA  .  107 

Petto. 

Riedinger  —  OommoMione  toracica. 
Lo  siesso  — >  Frattura  deUo  stsmo. 
Glnck  —  Aneurisìni  dettaorta. 
Block  —  Ferite  del  cuore. 
Lo  stesso  —  Beeezione  del  polmone. 

Tnbó  gastro-ULterioo  e  glandolo  addominali. 

Miknlicz  —  Gastroscopia. 

Lanenstein,  Rydigier  —  Resezione  del  piloro. 

Xlhde  — -  Laparo-coHotomia. 

Sobwalbe  —  Guarigione  radicale  delle  ernie. 

Tauber  —  Ano  preternaturale. 

Gnterbock  —  Echinococco  sub- frenico  con  perforasione  intestinale.. 

Landaa  -^  Echinococchi  del  fegato. 

Credo  —  Estirpazione  di  milza. 

Laparotomie. 
Rosenback  —  Le  laparotomie  nella  OUniea  di  Gottinga. 

Organi  orinar). 

Hahn  —  Réni  mobili. 

Sonnenbarg  ^  Operazioni  stdla  vescica. 

Jaiilard  —  Sutura  della  vescica. 

Organi  genitali. 

Schmid  —  Operazione  d^idrocele. 

Arti. 

Kùffer  —  Lussazione  abituale  della  spalla. 
Bosob  -—  Disarticolazione  della  spaUa. 
^olff  --  Resezione  del  gomito  e  del  cotUe. 
Schede  ^-7  Frattura  del  radio. 
Lo  stesso  —  (finocchio  valgo. 
Hahn,  Kraske  —  Resezione  del  ginocchio. 
Kùster  —  Estirpazione  dell* astragalo. 
Kraske  -—  Lussazione  ereditaria  del  piede. 

Tecnica  operatoria ,  istramentale  e  di  medicatura. 

Hagedorn  —  Porta^ago. 

Schede  —  Mandaririo  per  il  catetere  di  Nélaton. 

Tialla  —  Cassetta  per  le  fratture. 

Beely  —  Apparati  ortopedici. 

XMmoBtMilone. 

Eoch  —  Bacilli  del  tubercolo. 


108  RIVISTA 

Y.  Bergmaj^n.  —  Di  una  alterazione  del  sangue  nelle  nxalat* 
tie  acute  d'iniezione.  .      , 

In  qaelle  malattie  acate  d'infezione^  .che  sono  contrassegnate  da  ve* 
stazione  di  bacteri  nel  sangue  circolante,  come  ad  esemplo,  il  carbon- 
Ohio,  la  febbre  ricorrente,  la  tabercoìosi  acuta»  e  speoialmeate  le  forme 
di  setticemia  sperimentalmente  provocate  nei  conigli  e  nei  topi  dft  Koch 
e  da  Q&Skjf  ì  bacilli  patogeni  entrano  in  ano  speciale  rapporto  coi  lea- 
citi  del  sangue.  Sssi  cioè  vi  penetrano,  yi  si  ingrossano^  e  li  portano 
«l  disfacimento  ed  alla  distruzione.  Il  disfacimento  dei  leucociti  nel  san- 
gue circolante  yiane  però  prodotto  anche  da  altre  sostanze,  come  a 
dire  le  soluzioni. di  varii  fermenti  non  formali,  chimicamente  pure  e 
non  contenenti  alcun  batterio  del  fermento  della  fibrina  ^  della  pepsina, 
della  tripsina,  come  pure  della  sepsina  e  deU*emoglobina»  Secondo  gli 
studj  di  Alessandro  Schmidt  (1)  la  dottrina  della  coagulazione  del  sau* 
gue  è  stabilita  come  segue  :  il  disfacimento  dei  leuciti  nel  sangue  del 
salasso  rende  libere  le  sostanze  fibrinogene  e  ne  determina  U  unione  in 
coagulo.  Ora  si  forma  egualmente  il  coagulo  ,  quando  sì  incettano  nel 
sangue  delle  forti  dosi  dei  soprannominati  fermenti  ;  e  gli  animali  as- 
soggettati a  tali  esperimenti  muojono  subito  ;  ed  alUautopsia  presentano 
il  cuor. destro  ed  i  rami  deli* arteria  polmonare  riempiti  di  trombi.  Se 
invece  si  ii^ettano  piccole  dosi  di  tali  fernienti  si  sviluppa  una  forma 
morbosa,  analoga  a  quella  data  dalla  intossicazione  putrida  ;  si  ha  cioò, 
febbre  gastro-enterite,  e  debolezza  cardiaca. 

Questi  fenomeni  morbosi  possono  venire  spiegati  per  il  disfacimento 
dei  leuciti  del  sangue,  specialmente  daccbò  Alessandro  Schmidt  riusci  a 
dimostrare,  che  i  leuciti  del  sangue  funzionante  contengono  maggior 
fermento  vitale,  ed  i  leuciti  del  sangue  morto  contengono  meno  fibrina. 
Ora  se  si  ammette  che  sia  una  alterazione  primitiva  del  sangue  la  causa 
deirintossicazione  putrida  e  deirintossicazione  per  fermento,  è  evidente 
ohe  l'organismo  deve  spiegare  una  straordinaria  attività  con  tutti  quei 
mezzi  che  conservano  costante  la  orasi  sanguigna.  Questi  consistono  spe- 


(1)  La  dottrina  di  Schmidt  sulla  coagulazione  del  sangue  consiste  sempli- 
oemente  in  ciò,  che  la  fibrina  non  ò  che  il  risultato  della  combinazione  di 
due  albuminoidi  del  plasma,  il  fibrinogeno  cioò,  e  la  paraglobuUna. 

I  lavori  di  Schmidt  sulla  stona  chimica  della  fibrina,  sono  stupendi  e  le 
sue  esperienze  classiche  ;  ma  egli  non  ha  spiegato  perchè  il  fibrinogeno  e  la 
paraglobuUna  restino  liquide  nel  sangue  circolante,  mentre  si  combinano  nel 
cadavere  ed  in  alcune  peculiari  condizioni  della  vita.  Il  prof.  Mantegazza 
{Sulla  causa  della  coagulazione  del  sangue^  eco.  Comunicazione  preven- 
tiva. «  Gazzetta  Medica  Italiana  Lombardia  »,  1899),  provò  che  la  coagulazio- 
ne del  sangue ,  della  linfa  e  di  altri  liquidi  fibrìnosi  ò  dovuta  ad  una  irri- 
tazione dei  leuciti,  i  quali  per  contatto  dì  corpi  stranieri  o  di  tessuti  infiam- 
mati o  tolti  ftiori  dalle  condizioni  flslologiohe.  del  loro  scambio  nutritivo» 
mandano  foori  un  albuminoide,  che  ò  la  soneente  della  fibrina  o  del  coagulo 
fibrinoso.  G. 


DI  CHIRURQIÀ  109 

dalmente  nella  s^crezioDo  orinaria  e  neli*aamento  dei  processi  d*  ossi- 
dazione nel  sangue*  Qaesti  oltimi  danno  luogo  a  rialzo  della  tempera- 
tara  del  corpo  e  con  ciò  al  calor  febbrile.  L'affezióne  gastro-intesttnale 
poi  e  le  numerose  eccbimosl»  che  si  trovano  nel  miocardio  e  sotto  l'en- 
docardio degli  animali,  assoggettati  airesperimentOi  sono  eonsegnenze  di 
disturbi  locali  della  circolazione  ;  e  tali  disturbi  sono  di  leggieri  pro- 
dotti dal  disfari^i  nell*  albero  circolatorio  di  molti  leuciti.  Questo  disfa- 
cimento rende  il  sangue  viscido  e  tegnente  cosi  ohe  alla  fine  si  soiTerma 
nei  capillari.  Se  questo  arresto  persiste ,  ne  vengono  tumefazioni,  tra- 
sudazioni ed  infiltrazioni,  sotto  le  quali  T  animale  muore.  Nei  casi  In-* 
vece,  in  cui  vennero  Injettate  sólo  piccole  quantità  di  fermento,  ni  hanno 
le  condizioni  per  il  compenso  del  disordine  circolatorio  e  questo  sva*- 
nisce.  L'imbarazzo  temporaneo  del  territorio  capillare  disteso  nei  pol- 
moni si  può  benissimo  imparare  a  conoscere  misurando  la  pressione 
sanguigna  prima  e  dopo  le  injezioni  di  fermento,  come  ha  fatto  Angerer 
in  uno  studio  sui  riassorbimento  dei  grandi  stfavasi.  La  pressione  del 
sangue  dopo  Tinfezione  scema  in  conseguenza  della  vacuità  del  cuore 
sinistro  ;  ma  se  questo  si  riempie  di  nuovo  perchè  si  rendono  libere  le 
vie  sanguigne  del  polmone ,  anche  la  pressione  sanguigna  si  rinforza  e 
.  ritoma  airaltezza  di  prima. 

Il  disfacimento  dei  corpuscoli  bianchi  del  nangue  nel  circolo,  sia  nel- 
l'infezione  per  microorganismi  vegetanti  nel  sangue,  che  nell'  intossica- 
zione per  certi  fermenti,  come  la  pepsina ,  la  tripsina ,  e  la  sepsina, 
spiega  i  sintomi  comuni  ad  ambedue  le  malattie,  cioò  la  febbre  di  un 
dato  tipo,  la  tumefazione  degli  organi  sanguiflcatori,  della  milza  e  delle 
glandolo  linfatiche,  la  colorazione  itterica  della  pelle,  i  disturbi  gastro- 
intestinali e  la  debolezza  cardiaca  prontamente  subentrante. 

Ora  sono  appunto  questi  sintomi,  unitamente  ai  cosidetti  fenomeni  ner- 
vosi o  tifosi,  quelli  che  si  sogliono  riguardare  come  caratteristici,  anzi 
addirittura  come  patognomoniol  delle  malattie  acute  infettive.  Mentre 
pertanto  i  detti  sintomi  vengono  spiegati  dal  mentovato  disfacimento 
dei  globuli  bianchi  del  sangue  nel  circolo,  ha  ragione  di  continuare  a 
sussistere  l'idea  dell'unità  della  febbre,  la  quale,  invece  di  venire  ricer- 
cata nel  sangue  abnormemente  caldo ,  viene  piuttosto  trovata  in  una 
alterazione  primitiva  del  sangue  medesimo  e  simile,  perorazione,  a  tutti 
i  fattori  nocivi  che  concorrono  neireziologia  della  febbre. 

E.  Fischer  (di  Strasburgo).  —  Della  medicatura  della  ferite  colla 
naftalina. 

La  naftalina  ò  un  idrocarburo  della  formola  di  C^^  H*,  che  venne  pre- 
parato nel  1820  da  Garden  dal  catrame  minerale  ;  esso  ò  un  corpo  cri* 
stallino,  bianoo,  piuttosto  volatile,  che  si  fonde  a  79^2  C.  e  bolle  a  2W  C. 
del  peso  specifico  di  circa  1|1»  brucia  con  fiamma  molto  fuligginosa,  ed 
ha  un  odore  discretamente  p^etrante  ed  un  sapore  acuto,  che  richiama 
quello  del  catrame.  Essa  è  quasi  asBOlutamente  insolubile  nell'  acqua  e 


110  BITI8TA 

negli  umori  delle  forite,  coiùe  pure  negli  alcali  e  negli  aoidf  dllaiti  ;  ò 
facilmente,  saiabile  invece  aelPetere  già  all^ordinaria  temperatura»  e  nel- 
Talcool  boHentey.  come  pure  neU*aoido  solforico  concentrato  bollente  ed 
in  varii  olii  grassi  e  yolatili.  A  150*  G«  si  snblima  abbastanza  presto  in 
sottili  fogUette;  essa  viene  facilissimamente  trasportata  col  vapore 
aoqueo,  cosicehò  se  ne  possono  molto  facilmente  dimostrare  traccio  me- 
diante la  semplice  distillazione^  nelle  soluzioni  acquose,  oeirorina,  nello 
sterco  e  somiglianti  »  mentre  i  foglietti  cristallini  di  naftalina  aderi- 
scono alle  pareti  dei  recipienti  fireddi  e  si  trovano  anche  neiracqtia  di- 
stillata. La  naftalina  ò  molto  difltisa  in  natura,  e  si  fórma  sopraittutto 
dove  brodano  corpi  organioi  contenenti  molt'  acqoa  /  perciò  si  tifova 
in. considerevole  quantità  nelfbmo  del  tabacoo,  dei  camini,  ecc.  La  con- 
4servHSBÌone  della  carne  affumicata  dipende,  in  gran  parte  almeno,  dalla 
virtù  anHsetHca  della  naftalina.  Il  catrame  minerale  contiene  quantità 
molto  grandi  di  naftalina.  Questa  circostanza ,  unita  alla  facilità  della 
sua  preparazione  ed  al  suo  poco  uso  n^la  grande  industria,  spiega  il 
minimo  prezzo  della  sfessa.  ^ 

Mentre  la  naftalina,  inalata  come  gae,  ovvero  usata  intdrnamente  ed 
osternamente,  non  dà  luogo  a  fenomeni  d'avvelenamento  nò  sùir  uoèlo, 
nò   sugli  animali  superiori ,  produce  negli  organismi  inferiori  di  na- 
tura sia  animale  sia  vegetale  (schizomiceti ,  fanghi   della  muffa  ed  al* 
tri  animali  articolati ,  ecc.),  degli  effetti  molto  differenti,  inquantoohò 
essi  non  possono  resistere  all'azione  prolungata  della  naftalina,  ridotta 
.  allo  stato  gazoso  (1).  Essa  entra  perciò  nella  serie  degli  antisettici,  e 
venne  come  tale  appunto  impiegata  nella  clinica  chirurgica  di  8%ra8- 
.  burgo  in  molti  casi  per  la  medicatura  delle  ferite.  Le  quali  grazie  alla 
naftalina,  se  anche  prima  erano  sordide  (come  le  plaghe  alle  gambe , 
le  ulceri  da  lue,  i  carcinomi  icorosi,  ecc.),  tosto  assumono  un  bell'a- 
spetto ;  né  si  osservano  punto  fenomeni  di  irritazione  locale  né  gene- 
rale, nò  si  presentano  eczemi,  nò  succedono  alterazioni  degli  umori, 
perchò  la  naftalina  non  forma  minimamente  una  crosta  con  gli  umori 
medesimi  delle  ferite,  i  quali,  anzi  escono  all'esterno  come  filtrati  attra- 
verso a  sabbia. 

Eelativamente  al  modo  di  usarla  si  noti  che  la  naftalina  venne  applicata 
in  sostanza  direttamente  sulle  ferite  e  fh  anzi  adoperata  in  grande  quan- 
tità per  riempirne  le  cavità,  come  i  tumori  aperti  ed  icorosi,  dopo  la 
estirpazione  del  retto,  nei  carcinomi  della  vagina,  sulla  bocca  dell*  u- 
tero,  nelle  estese  ferite  cavitarie  con  cattiva  secrezione,  nella  gan- 
grena  *che  talora  tien  dietro  alle  ferite  recenti,  nelle  amputazioni,  ecc. 
In  seguito  venne  impiegata  per  impregnare  il  materiale  di  medicatura, 
usandola  sia  in  sostanza  che  in  soluzione  eterea  od  alcoolica.  La  sua 


(1)  Confrontisi  in  proposito  la  pubblicazione   dei  N.  8  e  0  della  «  Berlin, 
klin.  Woehenschr.  »,  1882. 


DI  OHIBURaiA  111 

«olozìone  '^rea  poi  jvénne  impiegata  per  iiOesione  nelle  flitole ,  nelle 
quali  ei  adoperò  pare  Tintrodazione  dei  bastoncelli  di  naftalina;  la  naf- 
talina e  la  vaselina  si  combinarono  per  fame  nngnenti  ;  insomma  essa, 
al  pari  del  jodoformiOy  venne  nsnfruita  in  tutte  le  guise. 

In  alcune  resipole  maligne  sncpessive  a  resezioni  articolari,  dopo  il 
completo  riempimento  delle  ferite  con  naftalina  si  osservò  immedia- 
tamente  avrestarsi  il  processo  resipelatoso,  scomparendone  tutti  i  sin- 
tomi in  2-3  giorni.  Finora  non  si  conoscono  controindicazioni  aU*im-i 
piego  della  naftalina  nella  medicatura  delle  ferite» 

Siccome  quasi  tutti  i  preparati  di  naftalina,  che  trovansi  in  commer- 
cio, contengono  delle  miscele  di  fenoli,  bisogna  dlr^ersi  ad  Ohìgardt 
et  de.  ;  Naphtalinfabrih  in  Kehl  (Baden\  per  avere  una  naftalina  pura, 
.4a  impiegarsi  per  la  medicatura  della  difterite;  eia  detta  ditta  datale 
pi^^p^rato  puro  a  1  Marco  (L.  Ital.  1,25)  al  chilogrammo.  La  naftalina 
pura  ò  bianca,  ma  non  candida,  anzi  tira  leggerissimamente  al  fosco. 
Per  provare  la  purezza  del  suoi  preparati,  vale  la  seguente  reazione , 
indicata  dal  dott.  Scbultz,  Docente  privato  di  chimica. 

Si  prende  una  piccola,  quantità  (circa  10-15  gr.)  della  naftalina  da 
esaminare,  la  si  fa  bollire  per  alcuni  minuti  con  poca  acqua  alla  quale 
siano  state  prima  aggiunte  alcune  goccio  di  «oda  caustica;  si  lascia 
raffreddare  e  si  filtra.  Se  nella  naftalina  ci  erano  dei  fenoli,  essi  fhrono 
discioltl  e  si  troveranno  perciò  nel  filtrato.  Non  si  ha  allora  che  da 
rendere  leggiermente  acido  quest*  ultimo  e  da  aggiungergli  un  poMi 
acqaa  bromata ,  perchò  tosto  si  formi  del  fenolo  bromato ,  il  quale  si 
palesa  direttamente  per  l'opalescenza  che  assume  il  filtrato  ;  oppure 
se  in  questo  si  conteneva  molto  fenolo,  si  forma  un  precipitato  latti- 
ginoso. 

Si  debbono  considerare  quali  speciali  vantaggi  della  naftalina  nella 
medicatura'  delle  ferite  i  seguenti  : 

L*  La  comodità  del  suo  uso; 

2.°  Il  non  esservi  pericolo  di  intossicazione; 

3.^  Il  modesto  prezzo,  pel  quale  la  sua  introduzione  viene  special- 
mente raccomandata  nella  pratica  dei  poveri,  negli  ospedali  militari,  ecc. 

Oltre  che  nella  medicatura  delle  ferite,  fin  dalPautunno  del  1881  la 
naftalina  nel  civico  ospedale  di  Strasburgo  viene  ancora  usata  special- 
mente : 

\^  Qual  mezzo  generale  di  dislnfezione  nelle  sale  degli  ammalati, 
negli  aborti,  ecc. 

2.^  Nella  policllnica  chirurgica  per  unguento  nelle  varie  malattie  cu- 
tanee parassitarie  d*origine  sia  animale  sia  vegetale  ; 

3.®  Nel  riparto  dei  bambini  del  prof.  Kohtz  per  mezzo  di  prolungate 
inalazioni  nelle  malattie  Infettive  deir albero  respiratorio,  come  crup, 
difterite,  bronchiti,  ecc. 

Il  Fischer  ha  inoltre  raccomandato  la  naftalina  contro  i  parassiti  degli 
animali  domestici,  e  delle  piante,  e  specialmente  per  difendere  le  cruci- 


112  EIVISTA 

fere  contro  la  davastaKione  delle  podare  (insetti) ,  le  patate  contro  il 
fango  loro,  la  vite  cóntro  1  suoi  parassiti  ;  e  della  saa  favorevole  azione 
per  la  difesa  delle  crncifere  egli  stesso  ha  potato  personalmente  persaa- 
dermi.  Per  osare  praticamente  la  naftalina  a  protezione  deUe  patate  e 
della  vite  dovrebbero  prima  essere  fatte  delle  prove. 

In  medicina  la  naftalina  venne  asata  nel  1840  per  breve  tempo  dai 
medici  Francesi  (Rossignon,  Emery,  Dapasqaier),  poi  da  Veiel,  Klein- 
hans  e  Simon,  tanto  nelle  malattie  della  pelle  (ecsema  cronico,  psoriasi, 
lebbra  volgare),  quanto  nelle  malattie  inteme,  ma  pare  con  poco  'vantag- 
gio. Farbringer  (1)  V  ha  di  naovo  raccomandata  come  an  baon  rimedio 
anti-scabbioso. 

H.  R.  R4K0KB.  —  Dell'  effioaoia  antisettica  della  medicatura 
con  garza  timolioa  secondo  le  prove  tettene  nella  clinica  chi* 
rurgica  di  Qroninga. 

Qaantunqne  il  timolo  siasi  dimostrato  con  molte  osservazioni  teoriche 
come  un  buon  mezzo  antibacterico,  esso  restò  tuttavia  finora  nella  pra- 
tica al  disotto  delle  concepite  speranze;  e  tale  disaccordo  invitava  a  naove 
prove.  Per  mettere  la  questione  il  più  semplicemente  che  fosse  possi- 
bile si  pensò  di  sostitaire  paramento  il  timolo  all'acido  fenico  della  me* 
dìcatura  colla  garza  di  Lister;  e  tale  medicatura  venne  continuata  per 
4  anni  nella  clinica  chirurgica  di  Groninga. 

Le  circostanze  esterne  vi  erano  sfavorevolissime  e  Tospedale  non  cor- 
risponde minimamente  alle  condizioni  che  ora  si  esigono.  Inoltre  al 
principiare  di  tal  cura  ci  esistevano  malattie  infettive  e  ripetutamente 
ve  n*entrarono  altre. 

L'isolamento  di  questi  ammalati  fa  possibile  solo  di  rado  per  il  fatto 
del  sovraempimento  degli  ambienti  già  per  so  insufficienti. 

I  risultati  ottenuti  con  tali  condizioni  furono  presentati  al  Congresso 
disposti  in  tavole  a  seconda  delle  malattie  e  delle  operazioni,  le  quali 
furono  amputazioni,  resezioni,  osteotomie,  fratture  complicate,  amputa- 
zioni di  mammella,  operazioni  di  idrocele  e  di  ematoceie ,  castrazioni, 
fognature  di  articolazioni  e  stiramenti  di  nervi  ;  ma  non  possono  qui  es- 
sere singolarmente  ripetuti.  Per  dirla  in  breve,  si  osservò  che,  fatta 
eccezione  del  tetano,  che  fu  osservato  due  volte ,  non  si  osservò  nes- 
suna malattia  infettiva  usando  del  timùlo ,  e  che  inoltre  il  decorso 
delle  medesime  fu  tipicamente  asettico.  Malgrado  questi  buoni  risulr- 
tati ,  che  consonano  colle  notizie  teoriche  che  si  hanno  pel  timolo ,  e 
malgrado  che  questo  abbia  numerosi  vantaggi  suir  acido  fenico,  la  me- 
dicatura col  medesimo  non  può  senz'altro  venir  consigliata  per  V  uso 
generale  perchè  se  ne  trovano  nel  commercio  solo  quantità  limitate,  e 
la  bontà  dei  materiali  di  medicatura  rlsf  etto  alla  qualità  ei  alla  quan^^ 


(1)  «  Beri.  klin.  Wochenschr.  »,  1S82,  la 


DI  CmRI»OIA  113 

tìtà  realmente  ccintenata  di  timolo  assai  dlffloilmeate  può  estere  4eter- 

znfnata. 


»  i 


G.  NsuBER.  —  Sulle  proprietà  antipatride  della  polvere 
torba:        '  •   ' 

La  medicatara  fissa  (1)»  osata  ora' a  Kiei,  eonsiste  in  dae  borse  di 
garza  ripiene  di  polvere  di  torba  cornane,  dispoete  intorno  alla  ferita 
ed  assicuratevi  con  bende  poro  di  garza.  Questo  apparecchio  si  lascia 
in  pósto;  senza  toccarlo,  flnehò  sì  presame  cbe  sìa  avvenuta  la  guari* 
gfone,"cioòy  a  seconda  delia  qualità  e  dell^estensione  della  feritai  da  10 
a  é)  giorni.  À  questo  modo  furono  trattate  212  grandi  ferite  per  ope- 
razioni 0  per  lesioni:  e  non  morirono  che  3  ammalati»  ma  per  circo- 
stanze, le  quali  nulla  hanno  a  fare  col  metodo  di  cura  usato  delie  ferite.  Il 
primo  apparecchiò  recrtò  in  posto  198  volte  fino  al  termine  giusto  e 
solo  11  volte  venne  levato  prima  del  tempo;  e  nel  85  0[o  dei  casi  si 
ottenne  perfettamente  o  quasi,  la  guarigione  con  una  sola  medicatura. 
Questi  buoni  risultati  se  non  sono  da  ascrivere  del  tutto  alla  torbai  si 
devono  però  in  gran  parte  alla  medesima,  perchò  essa  non  solo  ò  un 
ottimo  assorbente,  ma  possiedo  anche  in  certe  condizioni  delle  proprietà 
antiputride. 

A  favore  della  proprietà  antiputrida  della  torba  depongono ,  ,per 
esempio,  1  cadaveri  trovati  nelle  torbiere  dello  Schlesvirig-Holstein  ed  al> 
trovo.  Per  investigare  se  la  torba  agisce  quale  stimolo  flogistico,  ven- 
nero fatti  varii  esperimenti.  Neuber  injettò  nel  tessuto  connettivo  sot- 
tocutaneo e  nella  muscolatura  dell'acqua  da  torbiera  e  non  ne  ebbe  in- 
fiammazione alcuna.  Si  introdussero  inoltre  nel  cavo  peritoneale  di  por- 
ceiìitti  d*India  2  centimetri  cubici  di  torba  e  pure  non  ne  segui  punto 
peritonite  acuta;  ed  alcuni  dei  detti  animali  vivono  ancora,  altri  so- 
pravvissero più  mesi  air  operazione*  Anche  le  ferite  recenti  e  le  su* 
perflci  granulanti  guarirono  senza  incidenti,  ricoprendole  eon  questa 
torba  di  mosco.  Perciò  dunqne,  secondo  V  Autore,  la  torba  non  agisee 
da  stimolo  flogistico*  Il  dott  GaflTky  poi,  per  consiglio  di  Neuber,  fece 
un*altra  serie  di  esperienze  su  degli  animali,  colle  quali  si  doveva  sta- 
bilire se  la  torba  possiede  delle  proprietà  antibacteriche  ;  e  il  loro  ri- 
saltato fa  che  la  torba  che  contiene  batterli,  spore  dei  funghi  della  muffa 
e  di  oidio,  può' bensì  ritardare  ma.non  impedire  del  tutto  lo. sviluppo 
degli  organismi  patogenici.  ■        '      ;  .    * 

'  Che -poi  malgrado  ciò  siansi  ottenuti  risultati  cosi  segnalati  .colle  in^e- 
dicatare  di  torba,  si  può  così  spiegare:  l.^.la  torba  assorbe  molto  ener-. 
gicamente  gli  umori  delle  ferite  ;  2.®  la  sua  porosità  favorisce  T  evapc- 
razione,  più  pronta  ohe  ò  possibile  dei  componenti  liquidi  delle  detté'se- 


(1)  Pans^ment  duràble  ou  rare  dei  Francesi,  Dauerverhand  deirAutore» 
Jtitiua  '  8 


114  BITISTA 

cresio&i  e  perciò  la  medicatara  diventa  perfettamente  asclatta.e  ne  segnò 
la  gnarigione  sotto  la  crosta.  Per  il  bnon  esito  si  deve  anche  far  oonto 
della  reazione  acida  della  torba  e  dell'  essere  sicaramente  riparata  la 
ferita  dall'aria.^ 

Ricorda  infine  l' Antere  ohe  nella  clinica  di  Kiel  vennero  fatte  delle 
prove  anche  con  altre  sostanze,  quali  la  segatura  di  legno,  la  polvere 
della  concia  delle  pelli,  la  cenere,  la  sabbia,  la  crnsca,  la.  scorza  di 
quercia,  ecc.  Anche  queste  sostanze  sarebbero  convenienti  per  la  oc- 
correnza delle  medicature,  ma  a  tutte  ò  preferibile  la  torba,  sia  per 
la  sua  porosità  che  per  il  suo  più  forte  potere  assorbente  ;  e  solo 
quando  riescisse  difficile  il  procurarsi  della  torba ,  come  per  esempio» 
durante  una  guerra,  si  dovrebbero  esse  adoperare,  dando  la  preferenza 
alla  segatura  di  legno.  Neuber  termina  osservando  che  V  esito  di  una 
operazione  antisettica  dipende  poco  dalla  scelta  di  questo  o  di  questo 
altro  mezzo  antisettico,  o  di  uno  o  di  altro  materiale  di  medicatura, 
ma  dipende  piuttosto  dal  modo  con  cui  il  mezzo  prescelto  viene  im- 
piegato. 

RfiMMSLL  (di  Amburgo).  —  Di  un  nuovo  inetodo  di  medioatnra 
e  dell'uso  del  sublimato  in  cliirurgia. 

L' Autore  comincia  dal  far  rilevare  Talto  valore  delle  medicature  con 
polveri  antisettiche  in  generale,  la  cui  cognizione  e  diffusione  ò  dovuta 
airintiipduzione  del  jodoformio,  quantunque  Tuso  di  questo  mezzo  voglia 
essere  estremamente  limitato  per  le  sue  pericolose  proprietà  tossiche  e 
per  1  numerosi  tristi  esiti  avutine.  Nel  desiderio  di  sostituire  al  jodo- 
formio una  polvere  non  nociva,  ma  però  egualmente  attiva  ed  antiset- 
tica, vennero  introdotti  in  chirurgia  con  buon  esito  i  più  differenti  an- 
tisettici, come  Tacido  salicilico  da  Kùster  e  da  Schmidt,  la  naftalina  da 
Fischer  e  il  sottonitrato  di  bismuto  da  Kocher. 

Nel  riparto  di  Schede ,  dopo  vari!  tentativi  poco  soddisfacenti  fatti 
eon  miscele  di  cloruro  di  zinco  e  acetato  d'allumina  con  argilla  bianca, 
carbonato  di  calce  ed  altre  sostanze,  venne  alla  fine  trovato  un  sale 
doppio  fàcilmente  solubile,  in  una  mescolanza  meccanica  di  polvere  di 
carbone  di  legna  e  di  acetato  di  allumina,  e  questa  polvere  antisettica 
ps6  per  molti  [rispetti  sostituire  il  jodoformio.  Essa  venne  impiegata 
con  vantaggio,  col  modo  stesso  del  jodoformio,  per  riempiere  le  ferite 
cavitarie,  non  appropriate  per  la  guarigione  per  prima  intenzione,  re- 
sidue a  resezioni,  necrotomie,  estirpazioue  di  glandule,  ecc.  Vennero 
con  essa  ottenuti  risultati  favorevoli  specialmente  doj^o  V  estirpazione 
del  retto,  riempiendo  completamente  la  cavità  della  ferita,  senza  prima 
riunire  alla  pelle  esterna  il  moncone  rettale,  con  detta  polvere  e  rico- 
prendola con  della  carta  pecora.  In  tre  casi  cosi  trattati  il  decorso 
della  ferita  ta  affatto  senza  reazione,  e  la  definitiva  configurazione  dei 
nuovo  ano  a  la  fanzione  della  parte  furono  felicissimi. 
In  seguito  alle  raccomandazioni  di  Kooh  venne  usato  quasi  esclusi- 

e 


DI  OBIRUBCU  116 

yamente  il  sablirùato  come  antisettieo  poteùtissimo  e]eKe  è  molto  attird 
^ncbe  se  si  adopera  diiaitissimo.  Dal  principio  'di  novembre  esso  fu 
adoperato  estesamente  qaal  liquido  disinfettante ,  sciolto  nelle  propor» 
zioni  di  1  per  1000  a  5  per  1000  e  solo  più  tardi  in  solnzfonl  più  con- 
centrate di  1  0(0*  Finora  vennero  osservati  solo  dae  casi  di  comparsa 
di  fenomeni  di  intossicazione  (cioò  salivazione  affatto  passaggiera)  in  dna 
individui  decrepiti. 

Coirosoidel  sublimato  le  mani  diventano  aspre  e  ruvide  per  Tirritasione 
della  pelle,  analogamente  a  quando  si  usa  la  soluzione  al  5  0(o  d*  acido 
fenico,  ma  non  subiscono  però  la  ingrata  sensazione  del  formicolio  e 
deiranestesia. 

Dalla  soluzione  di  sublimato  gli  strumenti  verrebbero  molto  intaccati 
e  resi  ottusi  :  perciò  per  la  loro  disinfezione ,  come  pure  per  la  polve- 
rizzazione si  nsa  ancora  la  soluzione  al  5  0[o  d^acido  fenico.  Le  spugne 
e  le  compresse  si  mantengono  in  nna  soluzione  di  sublimato  al  1  0[o;  e 
tutti  i  materiali  di  medicatura  sono  preparati  col  sublimato.  La  seta  con 
sublimato  si  prepara  facendo  bollire ,  come  già  faceva  Hegar,  il  mate- 
riale greggio  per  due  ore  in  una  soluzione  di  sublimato  all'  1  Ofo  e  viene 
poi  conservata  in  nna  soluzione  ancora  di  sublimato  dell*  1  per  1000.  Si 
prepara  poi  un  catgut  con  sublimato,  flessibile  e  di  lunga  conservazione 
tenendo  per  12  ore  le  minugie  greggio  di  intestino  in  nna  solnzione 
acquosa  di  sublimato  deli'  1  0|0,  e  quindi  avvolgendole  strettamente  en 
dei  rocchetti  e  conservandole  in  una  soluzione  alcoolica  di  sublimato 
4eì  4  per  1000,  a  cui  siasi  aggiunto  il  100(0  di  glicerina. 

Si  prepara  poi  al  modo  solito  la  garza  e  Tovatta  con  sublimato  (che 
contengono  V 1  per  200  di  sublimato  )  »  che  si  adoperano  invece  della 
garza  carbolica  e  deirovatta  salicilica,  impregnando  i  materiali  sgrae* 
«ati  colla  sopranominata  soluzione  alcoolica  di  sublimato,  al  4  per  1000, 
coir  aggiunta  di  10  0[o  di  glicerina.  La  quantità  di  liquido  esuberante 
viene  poi  tolta  via  con  uno  .speciale  macchinismo ,  somigliante  ad  un 
torchio. 

Per  preparare  un  materiale  di  medicatura ,  che ,  disinfettato  prima 
con  sicurezza  e  facilmente  meroò  di  molto  alte  temperature  o  con  acidi 
minerali  concentrati^  si  potesse  poi  rendere  antisettico  col  sublimato,  e 
che  assorbisse  bastevolmente  gli  umori  della  ferita,  e  si  potesse  prepa- 
rare ed  avere  dappertutto,  e  possedesse  insieme  il  vantaggio  del  poco  co- 
sto, si  impiegarono  esclusivamente  sostanze  inorganiche ,  e  cioè  la  ce- 
nere, la  sabbia  e  il  cotone  di  vetro. 

L' ordinaria  sabbia  bianca  di  quarzo  venne  arroventata  a  lungo  in 
un  crogiuolo  di  creta  e  poi  mescolata  con  nna  solnzione  eterea  di  su- 
blimato nella  proporzione  deiri  per  1000  e  cosi  bastarono  10  gr.  di  sn- 
blimato  sciolto  in  200  di  etere  per  preparare  10  chilogr.  di  sabbia  ar- 
roventata. 

Questa  sabbia  con  sublimato  o  si  usa,  come  già  il  jodoformio  e  le  al- 
tre polveri  antisettiche,  per  riempiere  le  cavità  delle  ferite  e  vi  si  fissn 


US  /    ^BvnmA 


(  I 


mediante  alcuDi  s^ati  di  garza  preparata  pure  con  sablimato  e  medhtnt^ 
una  fascia;  oppure  si  yersa  abbondantemente  sopra  le  ferite»  che  si  corano^ 
per  prima  intenzione^  e  che  si  cociscono,  si  ricoprono  con  cotone  di  ve-^ 
tro  e  si  provvedono  di  tabi  da  fognatura  capillari  anch'essi  di  vetro  é 
ci  si  mantiene  in  egaal  modo.  Questa  medicatura  si  dimostrò  special-^ 
mente  preferibile  nelle  ferite  per  operazioni  agli  arti  ed  al  capo,  nelle 
spaccature  degli  ascessi,  nella  cura  dei  condotti  fistolosi,  ecc.   •  < 

In  quelle  regioni  del  corpo ,  nelle  quali  torna  dilficile  1*  applicare  un 
apparecchio  col  silicato  di .  potassa,  riescono  l  fftKmciaU  di  cenere.  L» 
La  cenero  di  carbon  fossile  depurata  dalle  mescolanze  accidentali  mee* 
caniche  grossolane,  viene  leggiermente  inumidita,  per  accrescere  la  ca- 
pacità assorbente,  con  una  soluzione  acquosa  di  sublimato"  (  1  parte  di 
sublimato  su  2500.  di  cenere)  e  viene  quindi  me&sain  strétte' borse  di 
cotonp,  previamente  disinfettate  (dopo  averle  ben  ripulite)  in  una  soht» 
siane  di  sublimato  airi  per  200  con  aggiuntovi  il  lOOfo  di  glicerina.   > 

Di  tali  guanciali  di  cenere  se  ne  preparano  di  5  differenti  grandezze,. 
da  12  a  40  centimetri  quadrati,  e  si  riempiono  più  o  meno,  trapuntando 
i  più  grandi  con  una  o  due  serie  di  punti.  Essi  si  adattano  benissim-o 
alle  differenze  di  livello  delle  .varie  parti  del  corpo  ed  essendo  molli 
esercitano  una  forte  compressione  senza  portare  alcun  pregiudizio. 
'  Il  cotone  di  vetro,  che  ò  finissioio,  molto  assorbente,  e  che  filato  ohe 
sia  si  lava  con  fadlità  e  con  sicurezza  cogli-  acidi'  conèentrati,  si  con- 
serva in  una  soluzione  di  sublimato  all'I  0[0' riunito  in' piumaccioli' e 
leggermente  spremuto,  si  applica  i  sulla  ferita  in* sottile  strato.  Per  la 
sua  forte  virtù  essiccante^il  cotone  di'  vetro  tiene  lontana  ogni  irrita- 
alone  e  coopera  air  azione  assorbente  della  fognatura,  ed  ha  perciò  un 
considerevole  vantaggio  sul  protettivo  di  Lister.  *    < 

Dagli  ultimi  studii  di  Kehrer  e  di  Hegar  sui  vantaggi  e  sui'  danni 
della  fognatura  capillare,  1*  Autore  venne  indotto  a  preparare  con  del 
eotòne  di  vetro  appropriato,  delle  asticelle  da  fognatura  capillari  e  con- 
Tcnienti  per  il  trattamento  delle  ferite  in  genere.  Queste  aste  capillari 
di  vetro  si  preparano  intrecciando  il  cotone  di  vetro,  disposto  in  forma 
di  cordoni,  che  sono  poi  la  cosi  detta  seta  di  vetro  ;  se  ne  fonno  di  quat- 
tro diverse  grossezze  e  si  conservano  in  una  soluzione  di  sublimato 
all'I  Oio. 

Vantaggio  speciale  di  queste  aste  da  fognatura  di  vetro  ò  quello' di 
eseròitare  ancora  una  sufficiente  azione  aspirante  anche  essendo  sotti- 
lissime, avendo  le  più  piccole  di  esse  un  diametro  di  2  millimetri.  Per- 
ciò esse  (anche  le  più  lunghe)  possono  essere  levate  anche  in  una  volta 
3ola  senza  che  ne  segua  ritenzione  dei  secreti ,  non  essendo  per  esse 
necessario  un  graduale  accorciamento  come  ò  spesso  il  caso  dei  tubi  di 
gomma.  Questi  sottili  e  piatti  intrecci  di  vetro  occupano  cosi  poco  po- 
sto e  comprimono  cosi  poco  i  tessuti,  con  cui  sono  a  contatto,  che  non 
danno  mal  luogo  alla  formazione  di  un  canale  e  che  la  adesione  imme- 
•diate  e  soda  d'ambedue  le  soperfici  delia  ferita  che  appunto-  costituì- 


DI  CHIBUBlCtlÀ  117 

iseono  il  condotto  non  incontra  il  minimo  ostacolo ,  teyata  ohe  sia  V  a* 
stiealla  da  fog&atwa.  Nessiiùa  compressione  poi  e  nessuna  flfltesio'nè  dèlie 
dsUe  asticelle  capillari  di  yelan)  pnò  interrompere  la  loro  aeio&e  donti* 
nuata;  ed  esse  possono  essere- direttamente  condotte  in  un  fifroisso  strato 
di  sabbia  o  di  qaalanqae  altra  polvere  antisèttica  Stavàchè  resti  impe- 
ditala loro*  finzione,  còme  avviene  ai  tubi  di  gomma,  Qnandb  il  loro 
Ipsne.  si  rende  impervio.  Usando  di  queste  asticelle  di  vetro  ben  di  rafo 
si  (aano.  necessarieie.incisiòm.e  lè' oontroincisioni  alle  più  basse  parti 
delle 'ferite;  sono  anzi'taiora-^debtntto  inutili,  pbrcbè  per  capillarità  gli 
muori,  delia  fiorita  vengono  trasportati  benissimo  in  alto  anche  dai  punti 
più  declivi.  Qeste  asticelle  sono  poi  di  valore  singolare  per  rendere 
asìQintte  quelle  estese  fbrite  cavitarie  che  non  permettono  per  lif  loro 
posizione: una  controincisione,  come,  per  esempio,  quelle  che  restano  ai 
di  dietro  dello  sterno,  in  seguito  airestirpazione  di  tumori  profondi  del 
G^lo  ;  come  pure  sono  di  grande  vantaggio  per  la  fognatura  dello  spà- 
zio del  Douglas.  Bsse  intanto  convengono  solo  per  gli  umori  separati 
da&le  ferite  asettiche  ;  e  quindi  per  evacuare  i  liquidi  purulenti  bisogna 
ricorrere  ancora  ai  tubi  da  fognatura. 

11  meglio  ò' mettere  a  posto  ^queste  asticèlle  di  vetro  prima  di  fare  la 
satura  della  ferita  :  per  la  loro  introduzione  poi  nei  canali  delle  ferite 
molto  lunghi  si  trovarono  assai  opportune  le  pinzette  per  le  arterie  di 
Billroth  un  po' più  sottili  e  più  lunghe. 

*  La  tecnica  della  medicatura  con  sostanize  inorganiòhe  è  sempliciMma!. 
Dopo  avere  applicato  le  necessarie  asticelle  capillari  di  vetro,  si  copre 
la  ferita,  per  una  sufficiente  estensione  di  un  sottile  strato  di  cotone 
di  vetro,  poi  ci  si  applicano  sopra'  uno  o  due  piccoli  guanciali  di  cencio 
un  pò*  inumiditi,  e  tA  •  copre  il  tutto  con  un  guanciale  pure  di  cenere 
xìaturalmente  più  grande  dei  primi  e  Io  si  tiene  fissato  con  una  benda 
di  Muli,  usando  nna  compressione  non  troppo  debole.  Non  ò  necessario 
di. ricoprire  rultimo  guanciale  di  ceìiere  con  carta  gommata  o  con  carta 
peoora.nò  con. altro  di  simile,  e  neppure  il  chiudere  la  medicatura  con 
ovatta  antisettica.  ^      •  . 

i  La  prima  medicatura  si  mantiene  in  posto  quasi  senza  eccezione  fino 
alla  presunta  guarigione  della  ferita:  circa  al  7«"-l0.^  giorno,  e  nelle  pie* 
odLé  ferite  prima , .  cambiando  la  medicatura  si  estraggono  le  asticelle 
daTi  fognatura' capillari  in  una  volta  sola,  e  si  soprappone  un  guanciale 
di  cenere  e  si  versa  sopra  ancora,  se  ne  ò  il  caso,  nel  modo  descritto, 
della  sabbia  al  sublimato.  Dopo  ciò  la  medicatura  resta  in  posto  fino 
alia'  definitiva  guarigione.  Soltanto'  per  eccezione  è  necessario  un  cam- 
biamento di. medicatura  prima  del  tempo  fissato.  ' 

t  II  più  delle  volte  neL  decorso  della  cura  non  ci  ò  fel)bre ,  osservan* 
dosi  molto  più  raramente  con  tale  medicatura,  che  noi^oon  tutte  le 
altre  medicature  antisettiche,  la  febbre  «asettica  delle  ferite.  L'assenzar 
di  irritazione  sia  nella  ferita  che  sulla  pelle  circostante  ò  quanto  si  puòu 
di  meglio  desiderare  ;  e  la  guarigione  per  prinut  intensione  riesce  còit 


118  RIVISTA 

una  sionrassa  e  €oii  nna  onilòcmità  che  non  si  ò  mai  «entità  neanoli» 
adopraado  il  più  rigocoio  aiatodo  Listar.  Non  •!  ossarvapono  mai  fi- 
nota  fiatate  da  fognatura,  aò  eesemi  etttaDei ,  qaantnaqae  sia  11  ootone- 
di  vetro  che  le  asiioelle  per  la  fognatura  vengono  a  lungo  tenute  in  nna- 
solaiiaBe  di  snUimate  dall'  1  Oio. 

Con  tale  >m9todQ  di  ipedicatarasi  ottengono  le  guarigioni  deflnitiye 
ip0r  prima  intensione  nei  più  breve  ^mpo  ohe  si  può  immaginare:  oosi^ 
una  amputacione  di  coscia  guati  in  13  giorni,  delle  erniotomie  in  14. 

I  materiali  di  medicatura  si  possono  dappertutto  facilmente  provve- 
dere (  almeno  le  cose  principali  )  e  qualunque  medico  può  prepararli 
seaia  difficoltà^ 

La  tecnica  della  medicatura,  per  la  qualità  sicurissimamente  antiset-^ 
tica  dei  detti  materiali,  ò  molto  più  semplice  di  quella  tipica  di  Listar 
e  di  qualunque  altra  medicatura  antisettica  per  occlusione. 

n  costo  poi  delle  medicature  inorganiche  ò  minimo.  Il  sublimato  ne- 
cessario per  la  preparaiione  di  100  litri  della  più  forte  solusione  non 
costa  più  di  0,65  marchi  (L.  Ital.  0,82).  Dieci  chilogrammi  di  sabbia  con 
sublimato  esigendo  solo  200  grammi  di  soluzione  eterea  di  sublimato» 
vengono  a  costare  marchi  0,56  (L.  Ital.  0,70)  oltre  al  carbone  neces- 
sario per  r  arroventamento  della  sabbia  stessa.  La  preparaziOBe  di  2& 
ehilogr.  di  cenere  con  sublimato  costa  6  centesimi.  Le  asticelle  di  ve- 
tro per  fognatura  costano,  secondo  la  grossezsa,  da  marchi  0,10  a  0,30 
al  metro  (da  13  a  38  cent  ital.).  Il  materiale  necessario  per  due  medi- 
cature di  una  amputazione  di  coscia,  che  decorse  tipicamente,  compresa 
anche  la  soluzione  di  sublimato  occorsa  per  i*  operazione  e  le  fascia 
adoperate  costò  marchi  0,90  (L.  Ital.  1|13):  quello  per  le  erniotomie  co- 
stò per  ciascuna  operazione  marchi  0,41  (L.  Ital.  0,52). 

Nei  tre  mesi  incirca,  corsi  dairintroduaione  di  questo  nuovo  metodo 
di  medicatura,  non  si  sono  più  osservate  nel  comparto  di  Schede  nel- 
l'ospedale d' Amburgo,  malattie  dlnfezione  traumatiche  (le  quali  prima 
vi  si  osservavano  con  formidabile  frequenza  ed  esigevano  le  loro  vit- 
time) nelle  ferite  ricoperte  da  un  apparecchio  ad  occlusione. 

Per  prima  condizione  capitale  per  potere  ottenere  buoni  risultati  colla 
corretta  applicazione  di  tale  medicatura  esige  r  Autore  una  sufficiente 
antisepsi  primaria  eseguita  a  stretto  rigore  nei  suoi  più  piccoli  det- 
tagli e  quale  seconda  condizione  vuole  che  sia  lasciata  in  posto  la  prima 
^ledicatura  più  a  lungo  ohe  sia  possibile,  fino  cioè  a  che  si  presame 
che  la  ferita  sia  guarita. 

La  possibilità  di  potere  agevolmente  procurarsi  dovunque  il  mate- 
riale necessario  per  le  medicature  inoi^ganicàe,  la  relativamente  plooole 
quantità  della  sostanza  antisettica  necessaria  per  la  preparazioua  di 
grandi  quantità  di  liquido  disinfettante,  ed  il  poco  costo  fanno  raooo-* 
mandare  Toso  di  questo  nuovo  metodo  nella  pratica  delia  chirurgia 
belUoa. 

Il  metodo  di  medicatura  in  discorso  possiede  ^nche  il  vantaggio  di 


DI  (^{ROR^IA  119 

son  Hmitarsi  ad  ufta  determfiiata  soataosa  antisattica*  Sa  aaofaa  avTa^ 
nisse  cbe  il  sn'blimato  per  le  sae  proprietà  teasicha  o  per  altre  eireo* 
atanze  si  dimostrasse  non  più  oltre  naiiflraibile  con  vantaggio  ;  oib  cha 
non  ritiene  1*  Aatoroi  nò  erede  di  dover  ammettere,  si  potrebbe  rioor* 
rere,  senza  pregindizio  del  metodo  generale,  ad  altro  afftoaea  antiaatileo» 
Una  tabella  di  cirea  2(X^  oasi,  trattati  dai  prinoiplo  di  marco  1888, 
nell'Ospedale  Generale  d*  Amburgo  eolie  medieatare  inorgani<Aa  iUoatra 
i  vantaggi  del  metodo  rifento  di  medicatura  facendone  vedere  i  ùrfo* 
revoli  risultati  avuti  (1). 

Zbller  (di  Berlino).  —  Esperienze  clroa  al  riasaorblmeiito  del- 
Jodolormlo. 

B.  y.  Langenbeck.  —  Del  trattamento  delle  ferite  col  Jodolor^ 
mio  e  specialmente  della  medicatura  con  involnoro  di  ]odO'< 
formio. 

'  Yeggasi  per  questi  due  lavori  questa  atessa  Rivista^  fascicolo  di  no- 
vembre 1882,  pag.  413  e  seguenti. 

SoNKENBunG  (di  Berlino).  —  Dell'uso  e  dell'importanza  dei  ba- 
gni permanenti  nella  cura  deUe  malattie  ohirurgiolie» 

Già  da  circa  un  anno  sono  in  uso  nella  Clinica  reale  di  Berlino  e  nei-* 
l'Ospedale  de' Giudei  della  stessa  città  i  bagni  permanenti  nella  cura 
delle  malattie  cbirurgiche  ed  essi  s'accostano  alla  immersione  perma'« 
nente  delle  ferite  già  raccomandata  da  Y.  Langenbeck  al  prinoiplo  dal 
1850,  ed  essendo  opportunamente  dispostile  perfezionati  possono  sod- 
disfare a  tutte  le  esigenze.  Questi  bagni  sono  fabbricati  dalla  ditta  B&r- 
ner  et  Co.  di  Berlino  e  sono  cosi  disposti  cbe  rendono  possibile  il  con- 
servare la  temperatura  sempre  eguale  giorno  e  notte  e  un  continuo^ 
cambiamento  d' acqua  :  l' ammalato  vi  si  trova  comodamente  e  vi  ò  a 
sufficienza  premunito  contro  il  pericolo  di  affogare.  Già  da  tempo  sono 
noti  1  favorevoli  effetti  dei  bagni  generali  caldi  permanenti  nelle  ma* 
lattie  della  pelle,  nelle  scottature,  nelle  piaghe  da  decubito  ed  ancbe 
nelle  suppurazioni  croniche:  ora  T  Autore  fa  mettere  gli  operati  nelba-^ 
gno  d'acqua  immediatamente  dopo  l'operazione.  Tra  gli  altri  egli  vi  ha 
messi  5  operati  di  litotomia  (taglio  ipogastHco  e  taglio  laterale);  ed  egli 
trova  poi  commendevolissimo  (fUesto  metodo  di  cura  delle  ferite,  dopo 
restirpazione  del  retto  e  dell'utero,  come  pure  dopo  le  operazioni  sugli 
intestini,  e  sulla  vescica,  e  dopo  Tesportazione  di  grossi  tumori  nella  re*' 
gione  del  bacino.  I  pazienti  vi  stanno  senza  punto  di  febbre  e  di  dolore, 
gli  umori  separati  dalla  ferita  vengono  trasportati  via  benissimo  da  sé 
e  l'andamento  delle  ferite  non  lascia  nulla  da  desiderare.  Nel  corso  di 


■7"«sn^ 


(1)  n  materiale  di  medicatura  y  iene  dato  in  commercio   dalla  fàbbrica  di 
xnatsilati  per  medicatura  di  Max  Arnold  a  Ghemmits. 


120  RIVISTA 

cm  amo  vennei'o  trattati  c<ii  detti  bagni  permanenti;  ben  40  cail,  re- 
atandoci  i  pazienti  da  poehi  giorni  fino  a. dei  mesi,  sensa  che  si  siano 
mai  malattia  aceidentaii  delle  ferite  e  senza  che  V  età  dei  pazienti  vi 
osserYate  oostitaisea  nessuna  controindicazione. . 

.  JHsouisione:  fiagedorn  :(di'Magdeburgo)  ha  già  in  uso  da  dicias- 
sette' anpi  neil*  ospedale  di  Magdeborgo  due  apparecchi  '  molto  co- 
modi per  jbagni  permanenti,  che  <  egli  chiama  semplicemente  letti  per 
bagni.  Ne  ,  fa .  risaltare  :  i  considerevoli  vantaggi ,  specialmente  nelle 
scottature  d*ogni  grado;  nelle  scottature  estese  del  tronco,  questo  bagno* 
riesce  sorprendentemente  calmante  e  fa  cessare  del  tutto  il  dolore.  Qoe^ 
fti  ammalati,  che  prima  spasimavano  pei  dolore  e  non  potevano  dM7- 
mire,  trovavano  tosto  nel  letto  da  bagno  calma  e  lenimento  al  proprio 
dolore  anche  quando  per  la  gravezza  del  caso  dovevano  in  seguito  ssc- 
cofbbere.  L'acqua  deve  sempre  stare  a  30*  R.  altrimenti  gli  ammalati 
si  raffreddano  e  non  possono  resistere  a  starci  colla  temperatura  di  29^  R. 
non  potendo  sopportare  a  lungo  il  raffreddamento  del  corpo  se  Tacqua 
è  appena  un  po' meno  calda.  Appena,  gli  ammalati  hanno  provato  il 
beneficio  che  loro  porta  il  ietto  d*acqua,  vi  restano  volentieri  settimane 
e  nlesi. 

Nò  sono  minori  i  risultati  che  se  ne  ottengono  nei  flemmoni  estesi, 
nelle  gravi  osteomieliti,  nelle  gangrene  diffuse,  in  cui  gli  ammalati  ven- 
gono per  le  profuse  suppurazione  talmente  a  deperire  ohe  il  sacro  non 
sole-,  ma  anche  i  talloni,  i  trocanteri  ed  in  alcuni  casi  fin  le  scapole 
cadono  in  decubito.  Non  pochi  di  tali  ammalati  guarirono,  magari  solo 
dopo  molti  mesi  ;  e  ad  essi  il*  letto  ad  acqua  salvò  addirittura  la  vita. 
La  favorevole  azione  del  letto  ad  acqua  si  fece  conoscere .  anche  lìelle 
lesioni,  degli  intestini  che  avevano  dato  luogo  a  fistola  stercoracea  o 
ad  ano  preternaturale,  come  pure  nella  gangrena  deli*  intestino  dopo 
l'erniotomia,  in  quel  tempo  in  cui  non  si  pensava  ancora  alla  resezione 
deirintestino. 

'  •£^regia0iente  vide  corrispondere  Hagedorn  questo  mezzo  dopo  la  li- 
totomia e  rincisione  deiruretra.  Gli  guarirono  tutti  i  16  operati  di  lito- 
tomia, di  cui  6  furono  operati  coiralto  apparecchio  e  10  col  taglio  inferiore 
mediano  (questi  ultimi  coU'ansa  tagliente  galvano-caustica)  :  tosto  dopo 
V  operazione  essi  vennero  messi  nel  letto  ad  acqua  e  vi  rimasero  fin 
quasi  a  completa  guarigione.  A  questi  sperati  egli  prima  introduceva 

n  vescica  un  tubo  d^argento,  ora  introduce  invece  un  tabe  di  gomma, 
e  ve  io  lascia  per  circa  8  giorni.  Non  sopravvenne  mai  una  forte  rea- 
zione ;  tutti  anzi  gli  operati  si  trovavano  benissimo,  cessavano  loro  tutti 
ì  dolori,  che  prinaa  per  tanto  tempo  li  avevano  cosi  tormentati.  Hage- 
dorn non  potrebbe  far  senza  del  ietto  ad  acqua,  della  grande  efficacia 
del  quale  egli  si  ò  pienamente  persuaso  colle  sue  numerose  prove. 

Schede  (di  Amburgo),  ha  impiegato  su  grande  scaia  il  bagno  gene- 
rale permanente  dal  1875,  quando  cominciò  il  sno  servizio  all' ospedale 
Friedr^chshain,  in  parecchie  affezioni  e  gli  deve  una  serie  di  bellisifmi 


DI  OHIRURQIA  12L 

risattati  ed  indubbiamente  molte  vite  salvate.  Egli  non  ha  però. mai 
xne08O  nel  letto  ad  acqua  gli  operati  di  recente,  perchò  égli  lo  riguarda 
solo  come  nn  ripiego  a  cui  non  ricorre  se  non  per  necessità,  riservan- 
dolo a  quei  casi,  nei  quali  gli  altri  metodi  curativi  antisèttici,  più*  co- 
modi e  più'  sicuri  sono  impossibili  a  praticarsi  o  restano  senza  effetto 
{decubito,  complicazioni  di  ferite  della  coscia  o  del  bacino,  con  incon- 
tinenza d^  orina,  suppurazioni  profuse,  d' odore  .molto  penetrante ,'  per 
ascessi  parametritici  in  puerpere  settiche,  ecc.).  Schede  cita  molti  esem- 
pii, in  cui  degli  ammalati  con  qualcuna  di  quéste  affezioni  restarono 
fin  10  mesi  nei  bagni  permanenti  ed  alla  fine  guarirono.  Il  bagno  per- 
manente ha  sicuramente  in  sé  stesso  delle  proprietà  antisettiche,  e  neu- 
tralizza nominatamente  in  forte  grado  l'azione  delle  feccie  e  deir orina 
sulle  ferite.  Tali  proprietà  antisettiche  risultano  anche  più  attive  quando 
all'acqua  del  bagno  siano  state  aggiunte  delle  sostanze  antisettiche,  ed 
a  questo  riguardo  sono  appropriatissimi  per  il  loro  buon  mercato  e  per 
la  loro  innocuità  specialmente  gli  ipofosfiti  alcalini  (Minnich)  (1). , 

Schede  raccomanda  nelle  circostanze  che  lo  richiedono,  di  semplice- 
mente distendere  un  lenzuolo  nella  tinozza  e  quindi  di  mettervi  i  pa- 
zienti. Il  tempo  pel  quale  deve  essere  continuato  il  bagno  permanente, 
è  pressoché  indeterminato*  Schede  si  ricorda  di  un  ammalato  della  Cli- 
nica di  Halle,  che  aveva  frattura  delle  vertebre  che  restò  nell'  acqua 
giorno  e  nòtte  di  continuo  per  15  mesi.  Gli  ammalati  curati  da  Schede 
col  bagno  generale  permanente  desideravano  .  che  la  temperatura  del- 
Tacqua  fosse  molto  alta,  la  maggior  parte  e  30®,  alcuni .  anche  di  più, 
0  giammai  nessuno  resse  a  27^ 

Bardeleben  (di  Berlino)  richiama  il  consiglio  di  Weber  (di  Halle)  di- 
sciogliere del  cloruro  di  sodio  neiracqua,  perchò  cosi  le  granulazioni  si 
gonfiano  meno.  Egli  poi  coir  aggiungere  timolo  o  acetato  di  allumina 
all'acqua,  le  fa  assumere  una  azione  antisettica. 

.  Gluck  (di  Berlino).  —  ÈspoBizione  di  tin  caso  di  piemia  gua- 
rita. 

Un  paziente  affetto  da  carie  venne  operato  di  trapanazione  dell'apo- 
flsi  mastoidea  del  temporale  nella  ^Clinica  delle  malattie  dell'  orecchio. 
Dopo  avere  avuto  ben  13  accessi  di  brividi  di  ft'eddo,  fu  esso  messo  in 
Cora  dell'  Autore.  • 

^  Glnck  notò  che  la  regione  epatica  era  molto  sensibile ,  vi   era  una 


(1)  KAntore  intende  sicuramente  di  alludere  al  dott  Angelo  Minlch,  chi- 
rurgo ^fi^ìò  nell'Ospedale  Civile  di  Venezia,  il  cui  scrìtto  «  Cura  antiset- 
tica dètfé^drito  e  pi^oposta  di  un  nuovo  metodo.  >  —  «  Oiomaile  Veneto  di 
SciUkize  Mediche  »,  187e,  ò  quanto  di  meglio  si  può  desiderare  per  conoscere 
e  per  imparare  a  praitidare  la  cura  antisettica  delle  ferite.  In.eno  si  trovano 
molta  assennalissime  osservazioni  sol  sistema  Listerà  che  ora  vivamente  in- 
teressano i  chirurghi  tedeschi.  C. 


122  RIVISTA 

leggiera  dispnea  ed  itterizia,  grandissima  tumefazione  ed  infiltrazione 
periarticolare  d^ambedae  le  articolazioni  del  ginoochio  con  raccolta  sie- 
roso-purulenta. 

I  dolori  atroci  del  paziente  erano  resi  tollerabili  con  grandi  dosi  di 
morfina. 

II  paziente  prese  ogni  giorno  dopo  la  sua  entrata  nella  Olinica  chi- 
rurgica 10  gp.  di  salicilato  di  soda;  e  già  dopo  24  ore  era  seguito  ui^, 
indubbio  miglioramento;  ed  ogni  volta  che  si  sospendeva  il  rimedio  i 
dolori  si  esacerbavano. 

Il  paziente  prese  400  gr.  di  salicilato  di  soda  in  3  mesi  e  guari  oom« 
pietame&te. 

Crede  Gluck  che  si  debba  raccomandare  questo  sale  come  specifico' 
non  solo  nel  reumatismo  articolare  acuto ,  ma  eziandio  nelle  monoar^ 
triti  successive  a  tifo,  ed  anche  nelle  affezioni  piemiche  articolari.] 

Hblfericb  (di  Monaco).  —  Del  trapiantamento  di  muaooli  nel- 
l'uomp. 

Nel  caso  comunicato  si  trattava  di  un  tumore  che  risiedeva  nell& 
metà  superiore  del  muscolo  bicipite  del  braccio  destro.  Essendone  in- 
dicata r  estirpazione  per  il  crescere  che  esso  faceva  e  per  il  conse- 
guente disturbo  funzionale,  si  previde  di  dovere  esportare  anche  tutta 
la  metà  superiore  del  detto  muscolo:  perciò  l'Autore  fece  1  necessari! 
preparativi  per  poter,  all'evenienza,  neir operazione  togliere  il  difetto 
muscolare  coir  innesto  di  un  pezzo  corrispondente  di  muscolo  di  cane, 
essendo  t^le  tentativo  giustificato  dopo  gli  studi  sperimentali  di  Glock 
in  proposito.  Il  tumore  venne  infatti  estirpato  il  16  febbrajo  1882  e  del 
muscolo  non  potò  essere  rispettato  che  un  sottile  fascio ,  della  groB«^ 
sozza  neppure  di  una  matita,  e  tutto  il  resto  restò  esportato  per  la  lun* 
ghezza  di  circa  12  centimetri.  La  mancanza  residua  venne  colmata  su-» 
bito  con  un  muscolo  di  cane  (bicipite  femorale),  preparato  allora  allora 
e  della  corrispondente  (solo  un  pò*  più  grande)  lunghezza  e  grossezza^: 
vi  venne  esso  cucito  con  6  punti  di  catgut  al  capo  superiore  del  ten- 
dine e  con  30  al  capo  inferiore  costituito  dal  ventre  del  muscolo. 

L'operazione  venne  fatta  col  rigoroso  metodo  antisettico,  però  senza 
polverizzazione.  Anche  la  medicatura  fu  fatta  col  metodo  Lister,  Tarto 
si  tenne  applicato  al  torace  in  posizioua  di  flessione. 

Al  10.*  giorno  si  cambiò  la  medicatura  e  si  trovò  un  piccolo  pezzetta 
muscolare  caduto  in  necrosi,  il  quale  comprendeva  tutta  la  lunghezza 
ùq\  muscolo  innestato  e  solo  un  ottavo  del  suia  grossezza.  Dopo  ^\\rì 
10  giorni  Ycnne  ancora  cambiata  la  Qtedioatura^  La  guarigione  8eg)i4 
qenza  incidenti.  Dopo  un  mese  si  cominciò,  ad  afiplicare  V  elettricità^  19 
col  suo  uso  metodico  si  migliorò  a  vista  d*oochiQ  la  fiinzione  dell'  art# 
operato,  e  ora,  tre  mesi  dopo  roperaziotte,  essaò  qn^el  normale»  mi'» 
gliore  sicuramente  di  prima.  Si  può  eon  skiurezza  accertare  ola»  it  >bi^ 
eipite  si  contrae  attivamente  e  produce  la  flessione  deii*antibraeel&  sai 
braccio. 


DI  CHIRTJRAIA  12S 

Helferioh  dubita  però  ohe  il  pezzo  di  miuscolo  trapiantato  si  comporti 
da  tessuto  contrattile,  e  crede  che  la  contrazione  dei  bicipite  ayyenga 
soltanto  nella  sua  metà  inferiore  conservata;  ed  anche  coiPeccitazione 
elettrica  una  contrattilità  del  muscolo  trapiantato  non  si  ò  potuta  di» 
mostrare  con  sicurezza. 

Discussione:  ÌMge  (di  Nuora  York),  ha  pur  esso  impiantato  un 
grosso  pezzo  del  muscolo  ischiatico  di  un  cane  nei  muscolo  radiale  di 
un  nomo»  nel  quale  areva  dovuto  fare  una  larga  breccia  estirpando  un 
neuroma.  Questo  pezzo  di  muscolo  vi  aderì  e  si  può  sentire  ancora  at- 
traverso alia  pollo,  ma  non  ha  nessuna  contrattilità;  e  Lange  crede 
difficilissimo  che  si  contragga  anche  il  pezzo  di  muscolo  innestato  da 
Helferioh. 

Gluck  (di  Berlino)  ha  sperimentalmente  verificato  che  un  muscolo  in» 
nestato  può  realmente  attivamente  contrarsi. 

H.  Schmid  (dì  Berlino).  -^  Gag!  di  necrosi  guarite,  per  dime- 
strsure  l'efficaoia  della  medicatura  asciutta  colla  polvere  sa- 
licilica. 

Viene  presentato  buon  numero  di  necrotomie  andate  a  guarigione, 
nelle  quali  era  stata  impiegata  la  medicatura  asciutta  cella  polvere 
salicilica,  come  già  fu  raccomaudata  nel  1.^  N.  del  1882  del  Centna-' 
hlatt  fùr  Chirurgie. 

Discussione  :  Esmarch  (di  Kiel),  espone  i  vantaggi  del  Suo  metodo  di 
cura  delle  necrosi,  il  quale  consiste  in  ciò,  che,  finita  che  abbia  la  se- 
questrotomia,  non  mette  nessun  antisettico  nel  vano  lasciato  dalla  parte 
necrosata,  e  tale  vano  viene  perciò  a  riempirsi  di  sangue.  Fa  la  sutura 
della  pelle  e  copre  il  tutto  con  una  medicatura  fissa  antisettica,  che 
lascia  in  posto  per  sei  settimane. 

Schede  (di  Amburgo)  dà  la  preferenza  alle  sue  nuove  medicature  inor» 
ganiche. 

Schede  (di  Amburgo).  —  Sulla  cura  delle  pseudartrosi. 

Schede  presenta  1*  ago  d*acciajo  doratO|  lungo  3  1^2  —  5  centimetri  e 
largo  circa  2  millimetri,  che  egli  ha  impiegato  con  ottimo  risultato  in 
una  serie  di  casi,  in  cui  oi  era  ritardo  nella  formazione  del  callo  e  si 
erano  perciò  formate  delle  pseudartrosi.  Questi  aghi  a  lancia  di  Lan- 
genbeck,  vengono  conficcati  direttamente  attraverso  alla  pelle  nel  con- 
nettivo e  neiPosBo  rammollito  confinante. 

Il  processo  ò  poco  doloroso  e  gli  ammalati  non  molto  sensibili  vi  si 
assoggettano  volentieri  senza  narcosi.  Gli  aghi  si  ricoprono  con  una 
medicatura  antisettica  per  ocdusionei  e  si  estraggono  di  solito  dopo  14 
giorni  ;  dopo  altri  8  le  piccole  ferite  sono  di  già  guarite.  Si  può  do- 
sare a  volontà  il  gradò  di  irritazione  applicando  più  o  meno  aghi  per 
ogni  seduta  (Schede  ne  mette  ordinariamente  10-12  per  volta)  e  ripe- 
tendone più  0  metfo  di  spesso  1*  applicazione.  Questo  metodo  liunisce 


ÌSA  AIVISTA 

perciò  la  comodità  e  la  innocuità  degli  aghi  a  lancia  di  Langenbeckad 
una  efflcacia  mollo  maggiore,  la  quale  ò  probabilmente  superiore^  aii-^ 
che  al  chiodetti  d'avorio.  I  cinque  pazienti  finora  cosi  curati  sono  tutti 
«cariti.    ,  '  ,. 

Flbbch  (di  Wùrzburg).  —  Presentazione  di  nn  preparato, IMr 
«eryire  alla  storia  della  formazione.dei  corpi  mobili  articolari. 

,  Il  preparato  presentato  di  Flesch  ò  forse  capace,  di  contribuire  alla 
storia  dell*origine  di  quei  corpi  articolari  liberi,  che  dipendono  dei  pez- 
zetti distaccatisi  da  una  superficie  articoiare. 

,  Ad  un  nomo  robusto  si  distaccò,  al  capo  inferiore  del  femore  destro, 
dialla  parte  mediana  dei  condili  che  guarda  alla  fossa  intercondiloidea' 
Ticino  alilnserzione  del  legamento  crociato  posteriore,  un  pezzetto  emi- 
aferico  di  sostanza,  lungo  un  centimetro  e  largo  6  millimetri,  il  quale 
aderiva  ancora  mercè  di  un  sottile  e  ristretto  ponte  cartilaneo  all'orlo 
della  cavità,  che  esso  stesso  riempiva.  Le  superfici .  delia  cavità  ohe  si 
guardano  l'una  Taltra,  del  pari  che  le  superfici  del  corpo  distaccatosi^ 
sono  liscie  a  guisa  di  cartilagine,  come  si  può  facilmente  rilevare  col 
far  fuoriuscire  alquanto  il  detto  corpicciuolo  dalla  cavità  che  lo  racco- 
glie. Tagliando  questo  frammento  distaccato  di  traverso,  lo  si.  vede  for- 
mato .  dalla  cartilagine  articolare  e  dalle  vicine  trabecòle  ossee.  Col 
microscopio  vi  si  rileva,  sulla  superficie  libera  degli  spazii  midollari 
ohe  vi  si  trovano,  la  presenza  di  cartilagini  jaUne  di  nuova  formazione 
e  un  principio  di  arrotondamento*  alla  periferia,  della  cartilagine  arti- 
eolare  originaria,  dovuto  ad  una  dissoluzione  e  ad  uno  sfibratnento  dei 
anoi  orli. 

Sulla  origine  di  questo  preparato,  accidentalmente  trovato  nella  sala 
di  dissezione  di  WOrzburg  no  a  si  può  dir  nulla  di  sicuro;  le  traccio  di 
pigmento  che  si  trovano  alla  sua  superficie  pare  che  accennino  a  san- 
gue riassorbito,  la  cui  effusione  fu  forse  conseguenza  di  un  trauma. 

È  ragionevole  V  ammettere  che  per  una  causa  relativamente  lievis- 
sima potevasi  verificare  il  completo  distacco  del  frammento  e  formarsi 
eosi  nn  corpo  articolare  libero.  In  un  caso  osservato  poco  prima  nella 
Clinica  di  Bergmann  a  Wùrzburg,  si  trovò  una  gomma  articolare  li- 
bera somigliantissima  al  preparato  presentato,  il  quale  era  anoora  pe- 
duncolato; e  vi  erano  tali  circostanze  .che  rendevano  verpsimilissimo 
<$he  fosse  corso  lungo  tempo  fra  il  trauma  primitivo  e  il  primo,  dimo- 
strabile comparire  del  corso  libero.  Riunendo  queste  due  osservazioni» 
qi  devono  prendere  in  considerazione  due  circostanze  per  la  spiegazione 
della, formazione  di  questi  gangli!  articolari,  circostanze  di  tempo  di- 
yerso,  una  delle  quali  ò  il  trauma  ohe  produce,  la  rottura  del  fram- 
mento e  Taltra  è  il  completo  distacco  del  medesimo.  Nel  fhittempo  poi, 
restando  il  fìrampeato  ancora  alquanto  connesso  colla  parte  da  cu!  prò- 
vieiie,  ci  ò  la  possibilità  che  andandovi  materiali  di  nutrizione,  vi  sL 
producano  alla  superficie  delle  vegetazioni  oartilaglnee. 


DI  CHIRURGIA  125 


'  RiBDBL  (di  Aqnisgrana).  —  Dimostrazione  di  oorpi  artioolari 
d^l  cavo  dol  glnoooldo.         "     '''      ' 

Quésti  corpi' articolari  del  ginocchio  si  distingaono  per  la  posisionee 
per  la  loro  forma  e  vennero  tolti  da  una  donna  di  26  anni,  la  qàalè  à  Ì4 
anni  era  cadata  sai  ginoochb)  e  da  allora  sofferse  di  dolori  e  di  perio- 
diche tnmefazioni  di  qaella  articolazione,  senza  fenomeni  proprii  di  com- 
pressione. Malgrado  che  talora  per  caso  si  verificasse  una  sporgenza 
nel  cavo  del  ginocchio  la  diagnosi  era  tuttavia  difficile  perchè  il  ten- 
dine del  bicipite  stava  al  di  sopra  dei  detti  corpi  liberi  che  erano  si- 
tuati molto  profondamente  al  latoesterno  del  cavo  medesimo.  Per  fare 
r  esportazione  si  dovette  recidere  11  capo  esterno  del  gastrocnemo  : 
S  corpi  stranieri  giacevano  nel  fondo  cieco  articolare  posteriore  e  un 
terzo  stava  fra  il  femore  e  la  tibia,  ed  era  perciò  appiattito  d*  ambo  i 
lati.  Di  fronte  a  questi  corpi,  nella  parete  posteriore  della  capsula  si 
era  formato  un  osso,  grosso  circa  come  un  faginolo,  che  venne  pure 
estirpato  al  pari  dei  detti  corpicciuoli,  i  quali  erano  cartilaginei. 

SoHdLLBR.  —  Delle  artropatie  slfilitlohe. 

'  Schuller  fa  rilevare  che  mentre  sono  generalmente  note  e  con  ogni 
esattezza  investigate  tutte  le  altre  forme  di  manifestazione  della  sifilide, 
regna  invece  tuttora  una  grande  incertezza  sulla  comparsa  delle  affe- 
zioni articolari  della  sifilide  stessa  e  finora  manca  una  conveniente  de* 
scrizione  delle  medesime.  Stando  alle  sue  proprie  osservazioni  cliniche 
ed  ai  suoi  esami  anatomici,  che  concordano  cogli  studj  della  letteratura 
che  l'Autore  ha  fatto  suirargomento,  egli  ritiene  che  le  affezioni  arti- 
colari dipendenti  dalla  sifilide  possono  essere  caratteristiche  abbastanza 
per  rendere  possibile  l'intendere  la  loro  comparsa  e  le  varie  loro  ma- 
nifestazioni* In  base  alle  sue  osservazioni,  Schuller  trova  che  le  affé- 
zioni  articolari  sifilitiche  si  presentano  sotto  le  seguenti  forme  e  con- 
dizioni.: 

,      l.«  Nella  sifilide  acquisita. 

'  a)  Come  infiammazione  sierosa,  acuta  nella  sifilide  secondaria  con 
eruzione  di  sifilidi  cutanee,  talora  accompagnata  da  febbre; 

b)  Come  infiammazione  sieroisa  acuta,  subacuta  o  cronica  negli  stadi! 
tardivi  della  sifilide  terziaria.  Compaiono  anche  sotto  forme  croniche  di 
caratteristiche  vegetazioni  papillari  delle  sinoviall,  accompagnata  ta- 
lora da  ulcerazioni  e  cicatrici  delle  cartilagini,  le  quali  'però  sono  più 
frequenti  ancora  nelle  seguenti  forme  notate  in  e  e  d\ 
"  e)  Come  infiammazioni  prodotte  da  nodosità  gommose  articolari.  Tali 
iiiflàmmazioni  possono  essere  sierose,  papillari,  gommose,  suppurate,  e 
possono  anche  semplicemente  accompagnare  tali  nodosità  senza  dipen- 
derne ; 

d)  Come  infiammazioni  provocate  da  periostite,  osteite  od  osteomie- 
lite sifilitiche  delle  ossa  lunghe  confinanti.  Queste  Infiammaiionl  pos* 


Y 


I2S  KITISTA 

Bono  pare  so^plioeiae&te  accompagnarsi  ai  nominati  procesi^  filflilMcr 
6  fono  o  sierose  o  papillari,  raramente  sappnrate.  Molto  più  frequente 
(Iella  contingenza  della  sappnrasione  deir  articolazione  ò  la  sua  chia- 
snra  per  anchilosi  sifllitica. 

2."^  Nella  si/ìlide  ereditaria. 

a)  Come  infiammazione  sierosa  subacuta  deirarticolazione  con  tume- 
fazione della  capsula  senza  manifesta  compartecipazione  dei  capi  ossei 
articolari,  ma  con  focolaj  necrotici  caratteristici  nella  cartilagine  ; 

b)  Geme  infiammazioni  (sierosci  gommoso-suppurate)  proYcnienti  dalle 
nodosità  gommose  o  accompagnanti  le  medesime  ; 

e)  Come  infiammazione  articolare  dipendente  da  periostitCì  osteite  od 
osteomielite  sifilitica  di  uno  degli  ossi  lunghi  vicini  ;  tale  infiammazione 
é  sierosa  o  papillare. 

d)  Come  infiammazione  articolare  che  accompagna  o  che  sta  subor- 
dinata ad  una  afiPezione  epifisaria  sifilitica  (stravaso  sieroso  con  consi- 
derevole tumefazione  del  periostio  delle  epifisi:  infiammazioni  suppu- 
rate. Schuller  discute  a  luogo  se  ed  in  quali  rapporti  si  trovino  alcune 
di  queste  forme  coirosteocondrite  sifilitica  delle  linee^epifisarie  descritta 
da  Wegner). 

Schuller  porta  innanzi  dei  casi  tolti  dalla  propria  pratica  e  dalla 
letteratura  per  ognuna  delle  forme  di  affezioni  articolari  sifilitiche  de- 
scritte sopra  f  sotto  ai  numeri  1  e  2  e  di  tutte  mette  brevemente  in 
rilievo  i  fenomeni  clinici  caratteristici  e  le  alterazioni  anatomiche  e  per 
riguardo  alla  più  diffusa  spiegazione  delie  sae  idee,  come  pure  alla  dia- 
gnosi differenziale,  egli  rimanda  alle  sue  pubblicazioni  suiristesso  ar- 
gomento. 

SoHULLBR.  —  Dimostrazione  di  un  preparato  di  affezioni  ar» 
ticolari  sifilitiche. 

Questo  preparato  ò  rarticolazione  del  ginocchio  destro  di  una  donna  di 
49  anni,  alla  cui  autopsia  si  trovarono  delle  lesioni  terziarie  sifilitiche 
diffuse  a  molti  altri  organi.  Questo  ginocchio  presenta  una  infiamma- 
zione articolare  sifilitica  caratteristica.  Già  esternamente  esso  è  alquanto 
ingrossato  ;  ed  aprendo  V  articolazione  ne  sorte  un  cucchiijo  e  mezzo 
da  tavola  di  un  liquido  torbido,  fioccoso,  giallo-rossigno.  La  sinoviale  è 
tutta  tempestata  di  piccole  papille,  specialmente  nei  dintorni  della  ro- 
tula. La  cartilagine  della  rotula  ò  irregolarmente  scabra  e  presso  al 
suo  orlo  interno  presenta  una  profonda  depressione,  o  mancanza  che 
dir  si  voglia,  la  quale  ò  coperta  da  una  cicatrice  a  raggi,  bianco-splen- 
dente. Si  osservano  altre  più  piccole  depressioni  Irregolari  sul  pericpn- 
drlo  dei  condili  femorali  e  del  condilo  interno  della  tibia,  mentre  in- 
vece il  pericondrio  del  condilo  esterno  della  tibia  presenta  una  man- 
canza rotonda,  deirestensione  di  una  buona  avellana,  con  depressione 
imbutiforme,  il  cui  fondo  ò  riempito  di  un  tessuto  molle,  gommoso,  il 


DI  GHlBUBaiA  127 

quale  ai  approfopda  Mohe  per  circa  mezzo  centimeftpo  nella  parie  spa- 
^noaa  dell'epifisi  della  tibia.  Soholler  sospetta  clie  la  depreeeione  no^ 
tata  nella  cartilagine  della  rotala  sia  derivata  da  nna  ulcerazione  della 
^cartilagine  stessa,  ed  invece  resta  in  dubbio  per  riguardo  all'estesa  num* 
canza  che  il  osserva  nella  cartilagine  della  tibia,  se  essa  siasi  origi- 
aata  da  una  formazione  di  gomma  nel  capo  della  tibia,  oppnre  se  vi  sia 
stata  la  combinazione  di  una  formazione  di  gomma  neir  osso  con  una 
ulcerazione  della  cartilagine.  SohuUer  accenna  alla  caratteristica  di  que- 
ste manifestazioni,  delle  quali  sono  egualmente  espressive  di  lue  le  ei« 
oatrici  cartilaginee  lor  proprie  e  le  formazioni  di  gomme. 

Discutsùme  :  v.  Langenbeok  vorrebbe  far  rilevare  solamente  che  an- 
che Yirchow  ha  accennato  alla  caratteristica  delie  mancanze  delle  car- 
tilagini nelle  affezioni  articolari  sifilitiche. 

SchùUer  lo  conferma  ed  aggiunge  che  nella  Raccolta  dell*  Istituto 
anatomo-patologico  di  Berlino  vi  sono  parecchi  altri  preparati  raccolti 
da  Yirchow  di  infiammazioni  sifilitiche  di  articolazioni,  nelle  quali  esi- 
stono simili  mancanze  di  cartilagine,  e  che  inoltre  tali  fatti  sono  stati 
osservati  nei  processi  sifilitici  delie  articolazioni  da  molti  altri  aatori, 

H«  Bràum  (Heidelberg).  —  Della  legatura  della  vena  femorale 
néU'aroo  del  Poparsio  e  della  legatura  laterale  delle  vene. 

Quasi  in  tutte  le  pubblicazioni  degli  ultimi  anni,  ad  eccezione  delia 
nuovissima  di  Bergmann,  la  quale  apparve  solo  dopoché  erano  finiti 
gli  esami  qui  comunicati»  viene  raccomandato,  in  una  lesione  della  vena 
femorale  appena  al  disotto  del  legamento  di  Poparsio,  specialmente  se 
tale  lesione  avvenne  non  durante  l'estirpazione  di  tumori,  ma  per  altre 
•cause  traumatiche  di  non  passare  alla  legatura  isolata  di  quel  Taso, 
ma  di  eseguire  invece  la  legatura  dell' arteria  femorale  o  dell'iliaca 
esterna,  per  togliere  i  disordini  circolatorii.  Braun,  fondandosi  sulle  os- 
servazioni già  fatte,  ma  però  finora  non  mai  completamente  raccolte,  e 
fondandosi  anche  sui  proprii  esami  in  merito  al  cambiamento  della 
pressione  sanguigna  dopo  la  legatura  della  vena,  ritiene  questa  vista 
generale  come  falsa  e  pericolosa.  Per  quanto  riguarda  il  primo  punto, 
si  trovano  notate  12  legature  isolate  della  vena  femorale  nel  luogo  no- 
minato, e  a  2  di  esse  tenne  dietro  la  gangrena  (ferite  da  punta)  :  le  altre 
10  invece  non  furono  seguite  da  disturbo  alcuno  di  circolo  (7  legature 
per  estirpazione  di  tumori,  3  per  altre  lesioni).  Dei  14  casi  di  chiusura 
contemporanea  delP  arteria  e  della  vena  femorale  7  diedero  gangrena 
(3  estirpazioni  di  tumori  e  4  altre  lesioni)  altri  7  no  (4  estirpazioni  di 
tumori  e  3  altre  lesioni).  Quale  causa  dei  peggiori  risultati  di  questa 
eeconda  serie  di  casi,  si  deve  riguardare  la  legatura  dell* arteria,  la  qnale 
fa  si  che  la  pressione  della  vena  non  può  tatmente  crescere,  come  è 
necessario,  da  rendere  insufficienti  le  valvole  delle  anastomosi  che  si 
trovano  fra  essa  vena  femorale  e  le  vene  del  bacino.  Infatti  la  pres- 
aione  della  vena  allacciata,  quando  essa  è  il  solo  vaso  che  esporta  il 


123  RIVISTA 

.♦'»♦■•  ...  ,,  ,,      . 

saiji^ae  dall'arto,  cresce  dal  momento  della  legatara  in  pochi  Becondl 
fino,  ad  una  tale  altézza  che  eguaglia  quella  deirarterla  crurale  od  ^n- 
chej[a  supera»,  la  conseguenza  della  pressione  aortica  che  è  più  altft,  e 
che-  vi  si  propaga,' come  può  dimostrarsi  sulla  curva  del  polso  tolta  ad 
un  cane,  Ma  [per  vedere  se  in  realtà,  nell'uomo,  dopo  la  legatura  della 
vexù]  femorale  un  liquido  iigettato  nel  suo  capo  periferico  poss^i  passare 
nelle  vene  del  bacino,  e  per  misurare  che  grado  di  pressione  sia  ne- 
cessario per  ottenere  ciò,  furono  fatte  delle,  prò  ve  su  dei  cadaveri,  le 
quali  permisero,  di  leggere  sul  manometro  la  pressione  precisamente 
impiegata  in  ogni  momento  per  tale  iigezione.  Si  provò  .qon  ciò  che  in 
circa  85 0[o  dei  casi,  .si  potevano  rendere  insufficienti  le  valvole  con 
una  pressione  di  10-180  millimetri  di  mercurio,  e  negli  altri  15  O^o  esse 
non  si. poterono  superare  neanclie  con  una  pressione. di  200  e  più  mil- 
limetri di  mercurio.  In  seguito  a  queste  esperienze  si  deve  ritenere  che 
in  alcuni  casi  può  mantenersi  la  circolazione  nèirarto  dopo  la  legatura 
isolata  della  vena  femorale  come  pure  se  venne  allacciata  anche  V  ar- 
teria» mentre  in  altri  casi  non  sopravviene  la'gangrena  se  Tarteria  resta 
libera,  ma  si  forma  tosto  se  questa  si  chiude.  In  altri  casi  poi  la  gan- 
grena.deirarto  può  tener  dietro  alla  .legatura  della  vena  crurale,. ma 
tale  triste^ esito' non  p\iò  essere  impedito  neanche  dalla  contemporanea^ 
allacciatura  deirarteria.  È  perciò  desiderabile  di  arrestare  r  emorragia 
della  vena  femorale  senza  renderla  impervia,  e  ciò  si  può  ottenere  nelle 
piccole  lesioni  di  essa  colla  legatura  laterale,  impiegando  la  medicatura 
antisettica.  , 

Nelle  esperienze  fatte  da  .  Brann ,  sui  cani  e  sui  conigli ,  la  legatura 
laterale,  fatta  colle  .norme  antisettiche ,  riuscì  sempre  'senza  che  sue* 
cedesse  emorragia  né  trombosi  della  vena,' Dopo  tutte  queste  spie- 
gazioni si  conchiude  consigliando  di  eseguire  la  legatura  doppia  della 
vena. femorale  in  tutti  quei  casi  nei  quali  essa  è  notevolmente  lesa  ap- 
pena al  disotto  dell'arco,  del  Poparzio,  sia  che  tale  lesione  dipenda  dal- 
restirpazione  di  un  tumore  oda  qualche  altra  causa,  riservando  la  le- 
gatura dell'arteria  (la  quale  ò  sempre  sfavorevole  alla  circolazione  del 
sangue  nell'arto)  a  quei  rari  casi,  nei  quali,  legata  che  sia  la  vena,  non 
cessa,  ancora  l'emorragia.  Si  passerà  poi  alia  legatura  laterale  della 
vena  .mettendo  in  opera  la.  medicatura  antisettica ,  nei  casi  di  piccole 
lesioni  della  vena  stessa,  se  non  si. trovano  fragili  le  sue  pareti. 

DUcusHone  ;  Schede  (  di  Amburgo  )  ha  fatto  più  volte  la  legatura 
della  vena  femorale  ed  ha  anche  esciso  delle  ragguardevoli  porzioni 
della  medesima  nell'estirpazione  di  voluminosi  tumori  dell'inguine,  e  noni 
vide  mai  in  questi  casi,  nò  in  altri,  osservati  nella  Tellnica  di  Halle ^ 
succedere  alcun  disordine  circolatorio,  e  crede  che  la  graduale  ostra- 
zidpe  del  circolo  nella  vena  indottavi  dal  tumore  che  va  crescendo  e 
che  la  comprime,  egregiamente  favorisce  la  formazione  di  un  circola 
eollaterale,  cosicché,  dopo  la  legatura  del  tronco  principale,  non  porta 
nessun  disordine.  In  un  caso  di  lesione  della  vena  attiguamente  allo 


Di  CHIRURGIA  129 

sbocco  delia  vena  grande  safena  in  cai  era  tornata  impossibile  la  sua 
legatura  laterale,  l'Antore  rianì  la  ferita  ddla  yena  con  an  pnnto  di 
catgut  e  onci  anche  la  gaaina  vascolare  della  qaate  era  stato  esportato 
un  pesaetto.  La  satura  delia  gaaina  esercitaTa  ancbe  ana  modica  com- 
pressione saìla  yena. 

Langenbeck  osserva  che  Temorragia  che  tien  dietro  a  lesiofie  dalla 
vena  femorale  viene  il  più  delle  volte  arrestata  cerila  legatura  di  detta 
vena  ;  si  danno  però  delle  circostanze  in  cui  l'emorragia  non  s'arresta  ed 
allora  devesi  passare  alla  legatura  anche  delFarteria.  Bgli  ha  pratioalo 
la  legatura  laterale  della  vena  ascellare  con  buon  esito  nell'occasione 
di  svuotamento  del  cavo  ascellare  in  seguito  all'amputazione  della  mam- 
mella. 

Kuster  (di  Berlino)  loda  la  legatura  laterale  della  vena;  ma  siccome 
essa  non  ò  sempre  possibile,  egli  raccomanda  la  compressione  laterale 
con  due  pinzette,  che  si  lasciano  applicate  per  12-24  ore  e  non  chiu- 
dono completamente  il  lume  della  vena. 

Braun  dice  che  dove  ò  possibile  la  legatura  laterale ,  essa  è  preferi-» 
bile  alla  compressione  con  pinzette. 

Bartels  (di  Berlino)  esegui  la  legatura  laterale  di  un  ramo  laterale 
della  vena  giagulare  intema.  Questo  ramo  erasi  siffattamente  infossato 
nella  vena  giugulare,  che  era  come  se  fosse  stata  lesa  questa  stessa. 
La  legatura  del  ramo  indicato  fini  col  reciderlo  ;  l' applicazione  di  una 
pinzetta  non  potò  mantenersi  perchò  la  pinzetta  scivolava  via;  perciò 
si  dovette  passare  alla  legatura  circolare  della  giugulare. 

V.  Langenbeck*  Nelle  lesioni  della  vena  giugulare  interna  si  può  tea« 
tare  la  compressione.  Cosi  estirpando  egli  un  ateroma  del  collo  prò* 
fóndo,  ferì  la  vena  giugulare  interna,  e  bastarono  la  compressione  ed 
un  leggiero  fasciatoio  per  arrestarne  l'emorragia.  Ciò  avveniva  prima 
dell'introduzione  della  medicatura  antisettica. 

Braun.  Si  può  provare  la  compressione  nelle  ferite  per  arme  da 
punta;  ò  però  questionabile  se  essa  riesca  a  bene  quando  si  tratta  della 
vena  femorale. 

E.  KdsTsa.  —  Dne  ferite  del  cranio  per  curme  da  fnooo  seguite 
da  guarigione,  rimanendo  i  proiettili  nella  oavità  cranioa. 

Ambedue  i  casi  ebbero  nel  loro  decorso  molta  rassomiglianza.  TraJt" 
lavasi  di  due  giovani,  l'uno  di  22^  Taltro  di  17  anni.  Il  primo  avaa  ten- 
tato di  suicidarsi  ;  e  la  palla  gli  era  penetrata  profondamente  nella  fossa 
temporale  destra  e  dopo  allargata  la  breccia  cranica  si  potò  consta* 
tare  che  il  projettile  erasi  insiniiato  f^a  la  pia  madre  e.  la  dura  madre 
e  probabilmente  erasi  conficcato  nella  rocca  petrosa  dell'  oeao  teovpo- 
rale  destro.  Si  manifestarono  dei  sintomi  di  fooolajo  molto  caratteri- 
stipi,  e  si  ebbe  scolo  ài  pus  per  più  giorni  dall*  orecchio  destro  e  poi 
^individuo  gaari  perfettamente.  Nel  2.^  caso  il  fatto  era  stato  acoiden*- 
tale.  n  piccolo  projettile  era  penetrato  nell'osso  frontale  sbiisitro,  e  dopa 

9 


liìO  RIVISTA 

dilatata  l'apertara  d'entrata  si  potò  scorgere  che  esso  aveva  attraver- 
sato rosso.  Tosto  si  manifestarono  sintomi  manifesti  di  fooolajo,  poi 
alalia,  ed  anche  dei  sintomi  cerebrali  diffusi.  Tutti  questi  fenomeni 
andarono  poi  scomparendo  dopo  molto  tempo,  e  l'ammalato  viene  pre- 
sentato pienamente  guarito,  senza  che  gli  si  possa  riconoscere  veruna 
alterazione  psichica. 

JHscussione  :  Eraske  (di  Halla)  ha  pure  fatto,  di  recente/Ia  trapana- 
zione del  cranio  in  un  caso  per  ferita  penetrante  d' arme  a  fuoco  e  ne 
vide  scolare  della  massa  cerebrale  senza  aver  potuto  rinvenire  il  projet* 
tile.  Il  paziente  guari  senza  avere  presentato  fenomeni  cerebrali. 

V.  Bergmann  (di  Wùrzburg).  Nelle  ferite  penetranti  del  cranio  per 
colpi  d'arme  a  fuoco  dovute  a  projettlli  di  piccolo  calibro,  non  si  deve 
né  incidere  nò  trapanare. 

V.  Langenbeck  (di  Berlino)  ò  dello  stesso  parere.  Egli  ha  osservato  5 
casi  di  ferite  del  cranio  penetranti,  dovette  a  piccoli  projettlli  d' arme 
a  fuoco,  che  guarirono  tutte  senza  trapanazione.  Uno  dei  feriti  venne 
in  seguito  preso  da  pazzia. 

Bardeleben  (di  Berlino)  riferisce  4  casi  analoghi  andati  a  buon  fine. 
In  tre  di  essi  il  projettile  era  andato  a  finire  nel  cranio  o  nel  cervello  ; 
Taltro  erasi  probabilmente  fissato  nelle  ossa  della  faccia.  In  uno  dei  tre 
primi  feriti  (curati  tutti  in  principio  col  solo  metodo  aspettante)  venne 
in  seguito  eseguita  una  dilatazione  della  ferita  del  cranio  mercé  di  uno 
scalpello.  Ne  seguì  prolasso  del  cervello,  ma  Tindlviduo  guari 

Kùster  domanda  perché  non  si  debba  fare  il  pronto  esame  delle  fe- 
rite del  cranio,  penetranti,  per  arme  a  fuoco,  quando  ò  necessario  farlo 
coU'immediata  dilatazione  collo  scalpello.  Senza  tale  dilatazione,  non  si 
potrebbe  pure  estrarre  né  il  projettile  né  le  scheggio  ossee,  la  cui  pre- 
senza nellMntemo  del  cranio  tornerebbe  alla  innga  sicuramente  peri- 
colosa. 

V.  Bergmann.  Il  numero  delle  lesioni  per  piccoli  projettill  d' arme  a 
fuoco  andate  a  felice  esito  senza  la  trapanazione ,  é  considerevole  ;  e 
d'altronde  anche  colla  trapanazione  si  riesce  di  raro  a  rinvenire  il  pro- 
jettile e  ad  estrarre  tutte  le  scheggio. 

V.  Langenbeck  ò  andato  cercando  parecchie  volte  con  molta  prudenza 
i  projettlli  nel  cervello  collo  specillo,  senza  poterli  toccare  :  il  projet- 
tile restava  dove  era  e  i  pazienti  guarivano. 

Kraske  credeva  nel  suo  caso  di  potere  trovare  sicuramente  il  projet- 
tile dopo  la  trapanazione  primitiva ,  ma  invece  non  lo  potò  assoluta- 
mente. 

V.  Bergmann.  Tale  insuccesso  ò  firequente  colla  trapanazione. 

K^Sster,  non  fidandosi  dello  specillo,  preferisce  di  trapanare  per  potere 
introdurre  il  dito  attraverso  airapertura  dilatata.  Egli  inoltre  favorisce 
col  dito  stesso  l'uscita  del  projettile  della  breccia'cranica,  perchò  un  pa- 
ziente che  tiene  il  projettile  nella  cavità  cranica  trovasi  di  continuo  in 
pericolo  di  vita. 


DI  CHIRURaiA  131 

"Baum  (di  Danzlca).  Anche  usando  il  dito,  un  projeUile  si  paò  diffi- 
cilmente sentire  nel  cervello. 

Glucil  (di  Berlino).  —  DI  un  oaso  di  resezione  parziale  della 
rocca,  petrosa  del  temporale  con  alcune  considerazioni  sulla 
legatura  della  carotide  intema  nel  canale  carotideo. 

In  base  a  15  prove  fatte  sul  cadavere,  Glack  dindoatra  la  possibilità 
di  isolare  la  carotide  interna  per  tatto  il  decorso  del  sqo  canale  sensa 
.portare  nessuna  lesione  agli  importanti  tronchi  vascolari  e  nervosi  vi- 
cini e  dimostra  pure  la  possibilità  di  allacciarla.  Egli  ha  fatto  att- 
iche sul  vivente,  dopo  avere  però  fatti  molti  esperimenti  in  proposito, 
la  resezione  della  rocca  petrosa  del  temporale  collo  scalpello,  in  un  oaso 
di  otorrea  cronica  da  suppurazione  iatrameningea  e  si  ò  convinto  della 
praticabilità  di  tale  operazione. 

Venne  portato  via  collo  scalpello  il  terzo  anteriore  dell'  apoflsi  ma- 
stoidea,  la  metà  posteriore  della  rocca  petrosa  e  parte  della  poriione 
squammosa  del  temporale;  e  spaccata  ampiamente  la  dura  madre  sor- 
tirono 60  gr.  di  pus  fetido.  Fognatura.  Medicatura  col  jodoformio. 

Gluck  consiglia  di  fare  la  resezione  della  rocca  petrosa  del  temporale 
collo  scalpello  specialmente  nei  processi  di  carie  per  aprire  la  via  ad 
una  guarigione  più  radicale  e  consiglia  tale  resezione  anche  nei  tumori 
e  nelle  ferite.  La  legatura  della  carotide  interna  nel  suo  canale  ò  ri- 
tenuta specialmente  indicata  dall'  Autore  anche  negli  aneurismi  della 
carotide  cerebrale  e  su  di  ciò  bisogna  leggere  Poriginale. 

Discussione:  Escher  (di  Trieste)  ritiene  che  in  tali  casi  saranno  fre- 
quentissime le  emorragie  venose.  Egli  conta  15  casi  di  otorrea,  nei 
quali  colla  trapanazione  precoce  dell'  apoflsi  mastoidea  mise  rimedio 
alla  carie  ed  ottenne  la  guarigione.  Consiglia  di  fare  la  trapanazione 
deir  apoflsi  mastoidea  e  la  fognatura,  in  quei  casi  di  otorrea,  nei  quali 
si  presentano  i  più  piccoli  segni  del  propagarsi  del  processo  alla  detta 
apoflsi. 

E.  Hàhn  (di  Berlino).  —  Della  rinoplastica. 

Hahn  presenta  tre  pazienti,  ai  quali  ha  fatto  la  rinoplastica. 

I.  Parziale  distruzione  dell*  impalcatura  ossea  per  sifilide.  Mancanza 
4el  vomere,  dei  turbinati  e  del  setto.  La  punta  del  naso  si  trova  alla 
altezza  della  palpebra  inferiore.  Distacco  della  parte  cartilaginea  del 
naso  dalla  ossea  e  trapiantamento  di  un  lembo  frontale.  Per  riparare 
il  setto,  Hahn  prese  un  lembo  dal  pavimento  della  cavità  nasale,  il 
quale  era  Oomposto  di  mucosa,  periostio  ed  osso  e  si  ripromise  [di  po- 
ter con  questo  lembo  formare  non  solo  un  buon  setto,  ma  di  dare  an« 
^he  un  buon  appoggio  airapice  nel  naso.    , 

II.  Distruzione  completa  deir  impalcatura  ossea  per  sifilide.  Naso  a 
conca.  La  punta  del  naso  spòrgeva  al  disopra  del  labbro  superiore  come 
un  bottoncino. 


132  BmsTA 

1.®  Atto.  Di0taedo  e  sotìevainé&to  della  punta  del  navo. 

2.^  Atto.  Distacco  della  pelle  e  del  periostio  del  naso  infossato  a^ 
conca.  Ponte  d'attacco  (per  la  nutrìzione)  all'apertura  piriforme. 

af  Atto*  SoUeTamento  dei  prooesai^  aasaii  e  delle  ossa  nasali  infbs- 
^«Mrte^  che  ìu  parte  «aaslstoiio  ancisa; 

4.®  AttQj  Stttara  éétìb  gvanoie  aaiia  linea  mediana»  in  eonsegtfejita 

dellA  qnale  le  ossft  nasali  vengono  tirate  in  sa  e  il  labbro  (il  qaalé 

prima  era  ad  un  livello  superiore  deile  gnancie)  iiene  tirato  In  basso. 

li»  guancie  servono  con  dipitnto  d^ppoggio  per  il  labbro  e  per  le  ossa 

sollevate. 

&®  Atto.  Incisione  e  sbrigliamento  delle  goancle  parallela  al  naso 
e  distacco  delle  medesime. 

6l*  Atte.  Sovrapposisione  a  tutta  la  parte  di  un  esteso  lembo  firon- 
tale,  composto  di  pelle  e  di  periostio,  li  quale  viene  (meito  ai  lati  goUo 
due  InoliG^onl  di  cui  all'atto  5.^,  ìnfbriormente  colla  punta  del  naso  » 
«dia  linea  mediana  coi  due  lembi  distactmtl  nel  S.®  atto. 

Kel  8.^  paziente  venne  riparata  con  un  lembo  firontale  la  mancanza 
della  porzione  cartilaginea  del  naso,  approfittando  però  anche  dei  re* 
aidui  di  cartilagine  tuttora  sussistenti. 

GùTBRBOGK  (di  Berlino).  —  Iperostosi  della  msiscella  inferiore. 

GAterbock  presenta  un  ragazzo  di  9  anni ,  aflbtto  da  iperostosi  della 
mcrtà  sinistra  della  mascella  inferiore ,  ia  quale  fu  Teffetto  di  una  pa* 
nosteite  sviluppatasi  da  una  comune  parulite.  Questa  panosteite  avea 
portato  la  necrosi  totale  della  detta  metà  del  mascellare  inferiore,  flil^por- 
tato  il  sequestro  restò  sempre  un  piccolo  pezzetto  osseo,  cbe  impediva 
la  guarigione.  Quando  esso  venne  esportato,  un  anno  circa  dopo  la  prima 
necrolromia,  si  vide  che  ii  pezzo  presunto  d*  osso  non  era  altro  che  un 
dente  molare  permanente,  e  in  breve  si  ebbe  la  guarigione*  La  specia- 
lità del  caso,  secondo  l' Autore,  consiste  in  ciò  che  si  verificò  In  seguito- 
un  riassorbimento  parziale  dell'  osso  reso  iperostotico ,  e  ciò  vien  resa 
manifesto  particolarmente  confrontando  lo  stato  attuale  del  paziente 
con  una  fotografia  del  medesimo,  di  pia  meisd  prima. 

E.  KdSTBa  (di  Berlino).  -«  Antiche  fratture  di  vertebre. 

Discorre  brevemente  di  due  casi  di  antica  frattura  di  vertebre,  di  cui 
egli  avea  già  tenuto  parola  nel  Congresso  precedente  (vedesi  la  rela-» 
^ione  del  10.*  Congresso.  -^  Gaso  di  Watzer  e  di  Dieger).  Questi  due 
:amimalati,  die  allora  erano  in  via  di  guarigione,  sono  in  legulto  piena» 
mente  guariti.  Là  colonaa  verteft^rale  del  primo  iòggetto  (Wutzer)  è  ora 
così  diritta,  che  il  paziente  teme  eeriamente  di*  dover  andar  soldato;  l'ai» 
tre  (Dieger)  viene  presentato  in  persona.  Bsso  era  stato  ricevuto  al- 
l'espedale  per  paralisi  delle  quattro  e)tftremità,  in  seguito  a  fìrattura 
delle  vertebre  centrali,  ma  poi  guari  si  bene  che  può  darsi  ad  ogni 
lavoro,  e  solo  si  stanca  ancora  facilmente. 


DI  cmBUBau  13ft 

J.  MiGHABL  (di. Amburgo).  *-  attarameAto  permapnite  dèlte 
^trachea. 

Si  fa  qaesVoperazione  yef so  l'apertura  superiore  della  iraekea  in  ae- 
.guito  alle  estirpaxloi^  della  llsgoa ,  della  mascella  inferiore  a  speofiil- 
mente  della  laringe ,  ed  la  seguito  alle  tineolomie ,  per  garantirsi  «on 
sicurezza  contro  le  polmoniti  che  saccedoao  alla  scesa  e  penetratole 
di  amori  q  d'altpe  xna(erie«  Con  tale  ottorameato  viene  pure  preire>- 
nuta  con  certezza  la  oonaimile.  polmonite  nelle  paralisi  iella  fairtng» 
contentive  a  difterite  p  dipendenti  da  cause  eentralL  Si  potrebbe  an» 
che  ammettere  ohe  sia  possibile  il  prevenire  collo  stasso  espedlentei 
il  crup  discendente  e  le  polmoniti  che  tengono  dietro  alia  difterite  la- 
ringea e  faringea,  la  quale  ò  forse  la  causa  del  ornp  e  delle  polmoniti 
nominate  per  T  inoculazione  del  male  che  si  trasmette  da  mucosa  a 
mucosa.  Non  si  deve  però  negare  che  qnest^ultima  speransa  espressa 
in  merito  alla  cura  della  difterite  Abbisogna  in  prima  della  conferma  di 
un  buon  numero  di  osservazioni^  mentre  già  a  priori  può  ritenersi  asso- 
lutamente giustificata  la  speranza  di  potere  coi  detto  otturamento  pre- 
venire cotali  polmoniti  meccaniche  o  pasrive.  I  metodi  finora  usati  per 
premunirsi  durante  V  operazione  dal  «sangue  e  dai  liquido  della  ferita* 
non  convengono  minimamente  per  una  chiusura  permanente.  L*  cecia- 
sione  della  trachea  col  metodo  di  Gluck  e  Zelier  ò  una  gravissima  ope- 
razione ;  la  giacitura  continuata  di  Rose  ò  disaggradevolissima  al  pa- 
ziente e  si  può  difficilmente  raggiungere  :  lo  zaffo  di  Trendelenburg  già 
dopo  6  ore  comincia  per  diffusione  a  lasciar  sfuggire  la  sua  aria.  Ss* 
scado  l'accesso  della  trachea  molto  largo»  lo  si  chiude  semplicemenie 
mettendo  intorno  alla  cannula  uno  o  più  tubi  da  fognatura  fiwahò  il  Inro 
diametro  corrisponda  al  lume  della  traòbea»  la  quale  ne  resta  cosi  per- 
fettamente occlusa.  Tale  modo  di  agire  venne  già  messo  in  opera  in  dna 
casi.  In  uno  di  essi  questa  chiusura  venne  tollerata  per  ben  5  mesi, 
sfloza  che  ne  venlsae  od  irt itazione  o  decubito  e  senzaohò  mai  passassero 
nei  bronchi  gli  umori  della  ferita  o  particelle  di  cibo  attraverso  alle 
fistole  esofago-laringee  esistenti. 

Nei  cari  poi,  nei  quali  non  vi  ò  che  una  semplice  apertura  da  tre* 
•cheotomia,  si  può  scegliere  fra  i  due  metodi  seguenti  : 

Si  prende  nn  pezzo  di  spagna  cilindrico,  del  diametro  di  1-2  li2  cen- 
timetri, lo  si  trafora  per  lungo,  lo  si  bagna  e  mediante  nn  filo  lo  si  Lega 
sulla  cannula.  Disseccato  che  esso  sia,  ha  la  grossezza  di  1-3  millimetri: 
^  allora  lo  si  introduce  in  nn  tabe  fatto  colla  pellicola  dei  battiloro, 
imbevuta  di  una  soluzione  di  gatti^percha*  Detto  tubo  viene  in  prima 
allacciato  in  basso»  si  introdoce  la  cannala,  quindi  fra  la  spagna  e  il  sao 
i;abo  involgente  vengono  injettati  1-2  schizzetti  di  acqua  ed  infine  si  al- 
iacela il  tubo  anche  superiormente.  Allora  la  spugna  si  gonfia  e  serra 
eoii  Ul  trachea»  La  sua  astrazione  poi  riesce  facilmente.  Questo  me* 
iodo  in  due  casi  di  puralisi  della  faringe  si  dimostrò  efficacissimo. 

H  secondo  metodo  consiste  in  ciò ,  che  si  riempie  un  sacchetto  dk 


18é  RIVISTA 

gomma,  come  qnatlo.  ohe  adopera  Trendeleubiugi  di  aoqaa  o  di  glioe-- 
rlnai  inreoe  dbe  di  aria.  A  questo  modo  ii  saochetio  si  conserra  boD 
pieno  per  settimane  e  mesi. 

Per  estrarre  lo  zaffo  si  fa  prendere  al  paziente  ana  posizione  alquanto 
inclinata  air  innanzi,  perchè  gli  amori  che  si  trovano  al  disopra  dello 
zaffo  stesso  escano,  per  la  bocca. 

Per  regolare  poi  l'uscita  del  liquidi  e  per  potere  contemporaneamente 
fare  la  cura  della  laringe  dalla  apertura  tracheale ,  1*  Autore  ha  fatto 
eostrurre  la  seguente  cannula.  La  cannula  esterna  presenta  al  disopra 
una  apertura,  che  può  chiudersi  dairestemo  mediante  una  valvola  nuH- 
bil«.  Oltre  ad  una  ordinaria  cannula  interna,  vi.  è  poi  nella  cannula  del^- 
r Autore  anche  una  seconda  cannula,  la  quale  viene  messa  dentro, 
estratta  che  si  abbia  la  prima  ora  nominata  per  servire  alla  cura  tor 
pica;  ed  essa  allora  chiude  nella  sua  parte  discendente  la  cannala 
estema»  La  sua  parte  orizzontale  forma  una  docciatura,  la  quale  riem- 
pie  solo  la  metà  inferiore  della  cannula  osterna.  Tostochò  si  apre  la 
valvola,  possono  sobito  uscire  gli  umori,  che  si  trovino  al  disopra*  Si 
può  pure  introducendovi  una  sciringa  far  passare  un  liquido^  dalla  la- 
ringe alla  bocca  e  viceversa  per  nettare  la  parte. 

Le  spugne,  i  tubi  per  mettere  intorno. alla  cannula  ed  i  sacchetti 
di  gomma  vengono  somministrati  dal  farmacista  P.  Bejersdorf,  in 
Mùblenstrasse  ad  Amburgo ,  e  le  cannule  da  Oh.  Balte ,  pure  d' Am- 
burgo. 

Schede  (d'Amburgo).  —  Sulla  cura  oonseoutiva  nell' astirpa- 
adone  della  laringe. 

La  cura  consecutiva  airestirpazione  della  laringe  incontrò  finora  due 
serii  inconvenienti.  Il  primo,  che  ò  il  più  grave,  consiste  nella  difdeoltà 
di  impedire  che  la  secrezione  della  ferita  entri  nella  trachea  e  vi  dia 
perciò  luogo  a  pneumonite  da  aspirazione,  che  riesce  mortale  (di  2^ 
estirpazioni  di  laringe  ne  morirono  12  nei  primi  giorni  di  cui  dieci  per 
siffatta  polmonite).  A  tale  difficoltà  crede  però  l'Autore  che  ora  si 
possa  riparare  merco  dei  processi  di  Michael,  esposti  da  questo  me- 
desimo nel  presente  Congresso ,  e  che   trovansi  sopra  indicati.  Un 
operato  di  Schede  tenne  applicata  per  molte  settimane  una  cannula 
tracheale  ingrossata  per  modo  da  un  denso  strato  di  materia  gommosa 
da  riempire  completamente  il  lume  della  trachea  e  cosi  appuntino  l'ottu- 
rava, che  si  poteva  irrigare  a  volontà  la  ferita,  senza  che  mai  pehe-^ 
trasse  pur  una  goccia  di  liquido  nella  trachea. 

Di  minore  importanza,  ma  però  ancora  sempre  grave  ò  la  questione- 
del  modo  migliore  di  nutrire  artificialmente  ti  paziente  nei  primi  tempi 
susseguenti  all'operazione,  specialmente  nei  casi,  nei  quali  si  dovette- 
levare  una  buona  parte  deir^esofago  e  nei  quali  perciò  si  ò  fatto  ne» 
cessano  di  continuare  a  luogo  tale  nntrizione  artificiale.  L' alimenta-» 
2ione  liquida,  che  ò  la  sola  possibile  artificialmente,  presenta  dei  gravi 


DI  CHIKTTRGIA  135 

iiioonYenienti  negli  ammalati  assai  deboli:  e  di  regola  il  peto  del  corpo 
eoema.  Però  Thierseli  in  nn  eao  casO|  aggiungendo  znocaro  e  tyorro  al 
latte,  alle  nova  ed  al  brodo  concentrato ,  ottenne  vn  aumento  di  peeo 
di  4  chilogrammi  in  capo  a  un  mese  ;  e  si  può  anclie  ottenere  di  più 
se  gli  ammalati  possono  mangiare  cibi  solidi. 

Schede  presenta  una  siringa  di  vetro  da  lai  costrutta  a  questo  in- 
tento. Bssa  è  ad  imboccatura  molto  larga,  cosicchò  vi  può  eisere  ap- 
plicato esattamente  anche  il  numero  più  alto  di  una  siringa  di  gomma 
esofagea.  Questa  viene  reelsa  di  sbieco  al  suo  capo  inferiore,  perdio 
cori  presenta  l'apertura  sul  dinnanzi,  e  diviene  perciò  inutile  la  sua  in- 
troduEìone  fino  nello  stomaco.  Con  tale  siringa  si  possono  comodamente 
ifijettare  anche  delle  pappe.  Il  paziente  riceve  perciò  una  nutrisione 
sostansiosa,  come  un  uomo  sano,  la  mastica  e  la  sputa  in  un  vaso,  dove 
viene  disciolta  nel  latte,  nel  brodo  e  somiglianti.  Si  estrae  lo  stilo 
dalla  soiringa,  si  riempie  questa  della  pappa  formata  dai  cibi  nominati 
e  si  injetta  nell'  esofago  questa  pappa.  Con  tale  metodo  il  paziente  di 
Schede  crebbe  nella  prima  settimana  di  sei  libbre,  nella  seconda  di  li 
e  cosi  via,  in  modo  da  avere  in  un  mese  un  aumento  di  25  libbre. 

H.  Bratjn  (  di  Heidelberg  ).  —  Contribuzioni  allo  stadio  [della 
stroma  maligna. 

Braun  comunicò  le  sue  osservazioni  sulle  strame  maligne,  le  quali 
riguardavano  specialmente  i  rapporti  anatomici  di  tali  tumori  cogli  or- 
gani circostanti,  la  possibilità  della  loro  guarigione  radicale  mediante 
l'estirpazione  ed  il  prospetto  delle  tracheotomie  intraprese  a  motivo  di 
questi  tumori.  Le  relazioni  anatomichci  la  posizione  della  trachea  o  del- 
Tesofago  e  le  loro  stenosi,  la  dislocazione  dei  grossi  vasi  del  collo,  ecc., 
vennero  dimostrate  con  disegni  presi  sui  tagli  trasversali  eseguiti  su 
pareccia  cadaveri  congelati.  Venne  inoltre  ricordato  che  l'ingrossamento 
di  tali  tumori  avvenne  di  spesso  per  il  ooncrescere  del  tirocele  con 
glandolo  linfatiche  e  con  nodi  secondarli,  che  trovavansi  in  vicinanza; 
ed  ò  pure  per  tale  processo  che  [avviene  la  maggior  parte  delle  ade* 
renze  totali  o  parziali  coi  vasi  del  collo ,  colla  trachea  e  coli'  esofago. 
Per  risolvere  la  questione  delle  probabilità  di  una  guarigione  radicale 
mediante  P  estirpazione ,  vennero  prese  in  esame  20  operazioni  fatte 
da  altri,  óltre  a  5  casi  operati  nella  Clinica  chirurgica  di  Heidelberg. 
Su  questi  ^  ammalati  in  17  avvenne  la  morte  tosto  dopo  Toperazione, 
in  6  si  verificò  una  recidiva  (uno  di  questi  casi  venne  guarito  con  una 
seconda  esportazione)  ;  ed  in  un  sol  caso  V  ammalato  si  mantenne  an* 
Cora  sano  un  anno  dopo  operato.  Le  cagioni  di  questi  tristi  risultati 
dipendono,  secondo  Braun,  non  già  dalla  tecnica  operatoria,  né  dalla 
cura  consecutiva,  ma  dalle  nominate  sfavorevoli  circostanze  locali,  dalla 
frequente  infezione  delle  glandolo  linfatiche  cervicali,  bronchiali  e  me* 
diastiniche,  dalla  metastasi  dei  tumori  negli  organi  intemi,  dal  diagno- 
stico manchevole  dèlia  struma  maligna  in  genere  e  dagli  indicati  rap- 


136  RinsTA 

pòrti  in  i8peoi6.'L*  attenta  oonsiderazioiie  di  questi  «ingoi!  pntiti  ^Mt 
concbiudere  che  tutte  le  eiiìrpazioni  di  etrame  nialigne,  «segala  aegii 
etadii  avvanzati  dello  evilappo  dei  tnmore  devono  "dare  sena^pre  oattlirl 
ridaltatiy  e  ohe  pertanto  Toperasione  non  dere  eseera^  flitta  c^  in  <gi6l 
casìy  nei  qnali  il  tamore  è  anoora  piooolo,  molHIe,  e  ei  pnt  ooa  sieit* 
rezza  delimitare  al  disopra  dello  «temo  e  delle  elayieole,  ed  in  citÀA 
sentono  le  pulsazioni  della  oarotide  cornane  id  suo  bordo  poeteffier*  e 
non  si  riscontrano  nò  metastasi,  né  estese  inflHraziomi  delle  glandolé 
linfatiche.  Anche  i  risaltati  delle  tracheotomie  sono  pessimi^  perchè  4fi 
17  ammalati  la  più  parte  perì  tostamente  dopo  reperazione  e  eolo  uno 
Tlsse  fino  al  12.°  giorno  ;  la  dispnea  venne  il  più  delle  volte  rimossa 
solo  momentaneamente,  talora  anche  niente  afiSatto,  cosicchò  Tesito  le- 
tale in  conclusione  ebbe  quasi  sempre  luogo  sotto  ai  sintomi  della  pia 
grave  dispnea. 

ÌHtcìissione:  Gussenbauer  (di  Praga)  ha  operato  3  casi  di  struma 
maligna.  Due  degli  operati  morirono  tosto  dopo  P  operasfione  i  il  terso 
seampò  (sono  ora  scorsi  4  mesi  dairopecazi^Mie)  quantunque  iHaai  éor 
vuta  esportare,  insieme  al  tumore,  anche  la  trachea  pel  tratto  del  soo 
sesto  anello  superiore.  La  ferita  venne  mantenuta  tamponata  a  po^* 
manenza« 

V.  Langenbeck  a  Berlino  ha  osservato  non  frequenti  l^ozzi  maligni, 
e  i  più  di  essi  erano  carcinomi.  Di  solito  la  possibilità  di  una  estirpa- 
zione è  esclusa  dalla  estensione  del  tnmore,  tantoché  egli  non  T  ha  pra- 
ticata ohe  due  volte,  una  con  esito  favorevole;  l'altro  operato  mori  di 
una  mediastinite.  Si  può  sperare  che  tamponande  la  ferita  col  jodefe^ 
mio  led  owierà  ora  a  tale  insorgenza. 

Braun  (di  Heidelberga).  L*  otturamento  oolla  garza  di  Lister  qui  pvr 
troppo  non  bastò. 

Volkmann  (di  Halla).  I  gozzi  maligni  da  lui  osserveti  nei  montanari 
deir  Harz  erano  tutti  sarcomi  e  la  più  parte  erano  affatto  inoperabiii* 

V.  Langenbeck  ha  veduto  tanto  dei  piccoli  car<rinoml  come  d^  grossi 
sarcomi  a  cellule  rotonde  non  operabili. 

Schwalbe  (di  Magdeburgo).  In  oirca  500  gozzi  da  lai  vedati  vi  erano 
2  sarcomi  e  due  carcinomi. 

RuDmesE  (di  Wùrzbnrg).  •—  Della  oominosloBe  toraotoa. 

La  commozione  toracica  ò  una  delle  lesioni  meao,  studiate.  Alcuni 
autori  non  la  nominano,  oppure  stanno  salle  generali;  altri  poi  la  con- 
fonpono  colla  contusione.  Queste  due  forme  si  devoao  invece  tenere  ben 
distinte,  perchè,  mentre  nella  contusione  succede  grave  guasto  ai  poi- 
inònif  rottura  dei  vasi,  ecc.,  nella  commozione  non  si  tratta  ohe  di  on 
effètto  dello  sconqmasso  senza  eomplicarioni  materiali  grossolane.  Quelli 
ohe  ricevono  un  colpo  al  petto,  tosto  dopo,  fanno  per  solito  una  pro- 
fonda inspirazione,  seguita  da  una  espirazione  Interrotta  ed  aoconzpa- 
«nata  spesso  da  sospiri  ;  diventano  pallidi ,  sì  mettano  a  tpeaiave  ed 


DI  CHIRPX^IA  137 

iMiiiio  mdor  fraildo  i^lU^  froate.  Ln  più  parte  di  Uii  pulenti  si  &*ba 
wMi> (t9ti^,i  putò  tà  eonoteonp  anclie  casi,  ne' quali  la  morte  tenne 
f  «Uie  dietro  al  teaansa»  Sfortunatamente  la  maggior  parte  dei  casi  non 
é^iieeerittfr  abtbaataiiia  nartioolarmente  per  poter  mettere  fuori  di  dab* 
bift  il  poro  efletto  delia  commozione;  a  in  altri  oasit  stando  alle  circo - 
ntunfff)  ^  si  è  sospettata  una  semplice  commozione  e  si  ò  trovata  una 
eoitttwieiut.  Peroift  r  Mtore  ba  oercato  di  poter  dare  G|>erimentalmente 
«M  eoBoscenza.pià  esatta  della  ooaa.  Tale  via  era  stata  già  battuta  da 
Miniai  ma  i  «noi  esperimenti  non  sono  esposti  con  precisione.  Egli 
▼#Qne  ^a  eonchiusione  cbe  la  oo^unosione  toracica  dipende  da  una 
Inribuiione  del  vaga  e.  da  una  paralisi  del  simpatico. 

Gli  esperimenti  dell*  Autore  ebbero  per  oggetto  dei  conigli.  La  mag* 
gier  parte  di  questi  animali  Teniya  legata  in  modo  che  si  poteva  co- 
modamente insinuare  nna  mano  sotto  al  loro  dorso ,  e  con  ciò  non  te- 
neva dietro  ateun  eontraocolpo  al  colpo  che  loro  si  dava.  Nella  maggior 
pitfte  dei  oasi  venne  preso  il  disegno  della  respirasione  e  misorata  la 
freasìmie  del  sangue.  In  eompleseo  dopo  percosso  il  petto  la  pressione 
.flangulgna  diminuiva  grandemente  e  poi  di  botto  tendeva  a  ritornare 
eil*altena.  normale,  Oi  forano  però  dei  easii  nei  quali  essa  restò  a  lungo 
molto  al  disotto  della  norma.  La  respirazione  invece  presentò  di  solito 
soltanto  piccole  modifleazioai.  Se  gli  animali  venivano  subito  slegati, 
•essi  vacillavano^  giaoevano  in  terra  e  divenivano  dispnoici.  Alcune  volte 
K autopsia  diede  solo  risaltati  negarvi;  non  raramente  si  trovavano 
degli  stravasi  sì  polmoni,  di  solito  piccolissimi,  spesso  anche  solo  pun- 
tiformi e^  semine  aotto-pleuiici.  Se  i  colpi  inforti  erano  molto  forti,  in- 
dnoevano  anche  fratture  delle  coste  e  lesioni  oontnadenti  dei  polmoni, 
#  qualche  volta  anche  dei  fogato  ;  e  gli  animali  di  solito  prontamente 
vi  aoooombevano. 

L'Autore  spiega  il  prodursi  del  soprfidndicato  fatto  della  pronta  e 
l^ànde  diminusicoie  della  presane  sanguigna  con  una  eccitazione  di- 
luita del  vago,  ed  infotti  la  curva  arteriosa  che  si  ottiene  é  come  quella 
•che  si  ha  applicando  al  vago  una  covrente  interrotta*  Quando  la  detta 
pMSsimia  sanguigna  resta  a  lungo  molto  bassa ,  come  ^^esso  succede, 
elò  si  deve  airazione  sia  del  simpatico,  che  del  nervo  deprimente,  e  di 
altri  cordoni  nervoiri,  ohe  trovansi  nel  territorio  della  commozione.  Che 
poi  la  ooiunozioBe  Éi  estenda  a  gran  tratto  di  territorio ,  lo  dimostra 
la  circostanza  che  per  colpi  sul  torace  si  verificano  rotture  del  fogato,  ecc. 

La  commozione  toracica  dipende  dunque  da  un  dissesto  circolatorio 
daL sistema  nervoso  smtvale^ii  quale  alla  sua  volta  è  dipendente  in 
prima  llaea  daU'arrasto^l  euot9e|>in  causa  deireocitazione  intratoracica 
del  vago  ed  in  seconda  linea  ed  in  seguito  dalla  diminuzioiie  òhe  si 
mantiene  a  lungo  net  .tono  dei  distretto  vasooiare  periforico. 

RxBDimBR  (di  Wfirzbui^}.  -^  Delle  fratture  dello  eterna 

La  aaggifer  parte  delle  fratture  dello  sterno  sono  trasversali  e  suo* 


/^ 


138  «VISTA 

cadono  fra  il  «no  manabrio  e  il  corpo  deU'owo.  Questa  soliuione  ài  con^ 
tinnita  Tiene  giadicata  molto  differentemente  :  aloimi  la  dicono  fratkiffar 
altri  Inssazione  ed  altri  ancora  diaetaei.  La  dispnta  pud  venire  rieotta 
solo  marcò  Tesame  anatomico  delle  parti  intereeeate;  e  ciò  yenne  ried*^ 
noBciuto  già  da  Maisonneave.  In  5  indiridoi  se  ne  trorarono  dae,  i  qnaU 
preeentavano  solo  delle  cartilagini  fibrose  ;  gli  altri  3  invece  ofErivaoB» 
delle  cartilagini  di  incrostazione  o  diartrodiali.  Brinton  in  30  preparasti 
trovò  20  volte  formazione  di  artioolasioney  7  volte  cartilagine  fibrosa 
e  3  volte  riunione  ossea.  Rivington  osseryò  in  100  sterni  83  rimdonl 
articolari,  6  ossee  e  1 1  indeterminate.  Bagnlt  in  32  st^ni  trovò  20  volte 
un'articolazione  mobilissima,  3  volte  la  saldatura  ossea  e  8  volte  trovò^ 
conservata  Tarticolazione.  Questi  dati  stanno  in  contradizione  colle  os- 
servazioni di  Luscbl&a,  Henle,  Hyrtl  ed  altri,  1  quali  tutti  ritengono  oh» 
la  riunione  sia  cartilaginosa  ;  e  Lusohka  crede  che  sia  una  varietà  8» 
si  trova  una  cavità  articolare  divisoria.  L' Autore  presentando  numis- 
rosi  preparati  appoggia  questo  modo  di  vedere  e  dimostra  che  di  solita 
si  possono  distinguere  tre  differenti  strati,  cioò  uno  superiore  ed  una 
inferiore,  formati  da  cartilagini  jaline  ed  uno  mediano  formato  da  oar* 
tilagine  fibrosa,  cosicchò  la  soluzione  di  continuità  fra  il  corpo  della 
sterno  ed  11  manubrio  deve  riguardarsi  piuttosto  quale  frattura  che  Ina*^ 
sazione.  Al  letto  dell'ammalato  una  diagnosi  differenziale  riesce  molta 
difficile,  se  non  impossibile,  perchò  non  esiste  nessun  determinato  cri- 
terio per  l'una  pinttostochò  per  l'altra  maniera  di  interruzione  .di  •con- 
tinuità, neppure  una  linea  piana  e  trasversale  di  soluzione.  Presenta  poi 
r  Autore  molti  preparati,  nei  quali  la  linea  di  riunione  era  affatto  ob*^ 
bliqua.  Il  modo  di  vedere  degli  autori  ò  pure  di  spesso  ben  difibrente^ 
Ancelet  rigetta  il  caso  di  Chevance,  quantunque  anche  Malgaigne  la 
consideri  come  una  lussazione  e  Brinton  riguarda  per  dubbii  anche  i 
casi  di  Mannoury  e  di  Thore.  Anche  11  postulato  di  Brinton,  che  <àoò 
nelia  lussazione  le  due  seconde  coste  debbano  restare  riunite  al  manu- 
brio, non  costituisce  una  regola  assoluta  :  infatti  Fóré  ha  giudicato  ohe 
il  suo  fosse  un  caso  di  lussazione,  quantunque  non  vi  si  verificasse 
quanto  pretende  Brington.  L'esperimento  depone  poi  assolutamente  per 
ammettere  una  frattura  ;  ed  i  preparati  presentati  dall'  Autore  dimo- 
strano che  la  cartilagine  strappa  come  sempre  un  po'  di  osso  ;  e  ciò  sl^ 
vedeva  anche  in  un  preparato,  nel  quale  il  paziente  era  caduto  da  na 
ponte  e  si  era  rotto  lo  sterno. 

Glugk  (di  Berlino).  —  Dimostrassione  di  un  anofazisma  dalla 
aorta  toracica  dlBoendente  traumatico  a.  di  un  ananriama  dal- 
l'aorta addominale. 

a)  Aneurisma  dell'aorta  toracica  discendente  traumatico  per  ferita  d& 
arme  da  fuoco.  Emotorace  sinistro,  evacuato  colla  puntura  due  volte  dal- 
l' Autore  ;  poi  resezione  costale  e  svnotaoiento  completo  del  cava 
pleurico.  Dopo  7  settimane  morte  per  pleuro-^polmonita  sinislra.  Alla 


DI  GHlRT:rRGIA  13& 

i^ntopsia  si  troiFò  asai  manoanza  ellttiea  tratrersale  nella  parete  ante*» 
riore  dell'aorta  toracica  diecendente,  posta  circa  4  centimetri  al  disopra 
deli^apertnra  aortica.  Tale  mancanza  menava  in  iin  sacco  anenrismatico 
del  Tolome  di  nna  piccola  melai  il  qaale  era  riempiuto  completamente 
di  sodi  coaguli  sangnigai*  Nella  letteratara  non  ci  sono  altre  '  slmili  os- 
eerrazioni,  alllnfùori  del  caso  di  Klebs ,  di  anenrisma  deir  aorta  addo- 
minale per  ferita  d*  arma  a  faoco.  L*  ammalato  di  Klebs  soccombo  per 
emonÉgie  secondarie;  invece  quello  di  Giuck  mori  d^una  malattia  ao- 
Sdentale. 

by  Aneurisma  della  perete  anteriore  deir  aorta  addominale  nella  vi- 
(Cinanza  del  tripode  di  Haller.  Doppio  sacco  della  grossezza  di  un  pu- 
gno :  apertura  delia  parete  aortica  deirestensione  di  un  tallero.  Il  sacco 
riempito  in  parte  di  coaguli.  Rottura  deir  aneurisma,  emorragìa  intra- 
addominale  mortale.  É  interessante  la  etiologia  del  caso.  La  paziente  si 
èva  sempre  allacciata  molto  stretto  ed  aveva  portato  un  busto  con 
robustissime  aste^  d'osso  di  balena.  Esea  doveva  inoltre  lavorare  in  pò» 
sisione  curva,  cosicobò  le  aste  di  balena  facevano  una  pressione  conti- 
nua proprio  in  vicinanza  del  tripode,  suir  addome  di  lei,  che  era  gra- 
cile e  mingherlina.  Il  restante  dell'apparato  vascolare  era  assolutamente 
intatto. 

In  seguito  a  questi  casi  Y  Autore  discorre  di  due  ordini  di  esperienze 
ftitte  da  lui,  nelle  quali  egli  aveva  eseguito  la  legatura  laterale  e  la  su- 
tura di  grandi  arterie  e  vene. 

In  tali  esperienze  gli  riusci,  come  del  resto  gièi  conferma  l'esperienza 
clinica,  di  portare  a  guarigione  delle  ferite  di  vasi,  senza  formazione 
di  trombo.  Nelle  sue  esperienze  suirestirpazlone  del  polmone,  1*  Autore 
ba  già  parlato  di  una  guarigione  per  prima  intenzione  dei  vasi  polmo- 
monari  legati)  oioò  di  nna  proliferazione  deirendotelio  della  intima,  pro- 
mossa dall'irritazione  del  trauma  e  di  una  contemporanea  vegetazione 
del  tessuto  connettivo  dell* avventizia,  che  danno  luogo  ad  una  guari- 
gione dello  stelo  polmonare  senza  formazione  di  trombo. 

La  sutura  del  vaso  con  conservazione  della  circolazione  non  riesco 
che  nelle  ferite  non  più  estese  di  2-3  centim.  Perchè  se  esse  sono  più 
grandi,  ocoorre  la  doppia  legatura  del  vaso  leso  per  arrestare  l' emor- 
ragia, oppure  dovendo  mettere  le  suture  molto  sode  e  profonde,  ciò  oc- 
casiona una  trombosi  obbliterante  del  lume  vascolare.  (Si  sperimento^ 
snirarteria  e  sulla  vena  femorale  comune  e  sull'aorta  di  robusti'  cani). 
^  Gluck  ba  inoltre  tentato  di  inventare  un  apparato,  il  quale  sia  in 
grado  di  sostituirsi  alla  sutura  dei  vasi  sanguigni  e  che  possa  restare 
come  corpo  straniero  nella  parete  dei  vasi.  Esso  ò  fatto  d*avorio  e  per 
la  sua  descrizione  vedasi  Foriginale. 

■  L*  Autore  si  ripromette  grandi  vantaggi  per  la  terapia  da  una  più 

perfetta  sutura  delvasi  sanguigni  o  dalla  applicazione  del  suo  istru- 

^ento  alle  ferite  da  taglio  da  vasi  stessi.  Egli  anzi  non  ritiene  impos- 

jAbile  die  si  possono  guarire  degli  aneurismi  dell'  aorta,  come  i  sopra- 


140  BinsiA 

éucrtttif  nitili«»in  V  eMrgtoÀoùo  del  musoo  e  U  atttant  MU  ^uoti 
d«l  vaio. 

SgU  è  ad  4WI  9oda  eonviata  che  ti  debbano  proeafaiie  la  toeetiL 
Tla  le  ine  aanareae  aepeneaiey  pwebàei  traiU  di  mi  problttsa  Impara 
tfiffi^f*"*^  delia  teii«ia  cbinugiea,  problema,  cbe^  a  eooaTvìio»  ai  pa<> 
adofliera. 

Block  (di  OaasieaV  ^  Dalla  tarito  del  oaim  •  della  loro  gva- 
xf gioDia  mniHanfa  la  sutiiim  durante  lleohamia. 

Block  eepone  i  risaltati  delle  eoe  e^erieaie  aoUa  eotoia  delie  ferito 
del  caore  (atta  sotto  all^isdiemia. 

1^  aaimatie  elie  le  caose  della  morta  nelle  forite  del  «aero  aoao 
qoattro.  La  pia  iìreqaeate  s  Tasfissia  per  la  raccolta  del  aaagae  ad  pe- 
ricardio (caso  di  soieida  la  10*20  minati  al  pia);  la  Z.^  caosaè  remar* 
ragia  (Barmen.  il  caso  di  Heasner ,  morì  a  onesto  modo  di^o  63  ove)  $ 
la  3u*  è  la  dìstrozioiìe  dei  gan|^  propri!  motori  del  coiMre,  la  4.*  è  fl* 
aalmente  1* obliterazioae  dell'arteria  coronaria.  Secondo  Beaold,  come 
pare  secondo  (Jonheim  e  Scholthess^Rcebboig,  tale  obliterazione  la 
ciq»o  qnasi  a  dna  minati  dà  laogo  alla  morte.  Se  dopo  an  minate  ai 
to^ie  la  legatara,  artificialmente  Citta  dell'arteria  coronaria»  non  sas- 
eegoe  la  morte,  se  si  tratta  di  conigli;  saccede  InToce  se  si  tratta 
di  canL 

Siccome  finora  i  medid  ripngaano  ad  aprire  la  caTità  toracica,  coma 
an^rve  aadie  por  la  loro  timidità  rieletto  alla  reseiloao  dm  polmoei 
ed  essi  lasciano  perciò  pacificameate  morire  i  disgraiiaii  cbe  hanno 
avato  ana  ferita  al  caore,  mentre  sarebbe  bastato  ana  semplice  inai* 
anone  nel  pericardio  pw  presenrarii  dalP  asfissia,  e  ana  satara  ancor 
pia  sempUoe  per  sdTarii  dalla  morte  per  emorragia,  l' Antore  prese  a 
dimoatrare  con  e^erienie  sa  cani  e  sa  conila  che  tali  opevailoai  mmo 
relatiTamente  senaa  pericolo.  Bsse  si  possoao  compiere  in  3-4  mianti» 
e  Papparecdiio  istrnmentale  necessario  si  trova  nella  aacooeeia  d' ogni 
medico^  non  essendo  con^osto  che  del  bistorì,  della  Ibrbies^  delTago  e 
della  ptosetta  dentata. 

L*apertara  d' ambedoe  le  cavità  toraciche  e  del  pericardio  Tiene  par 
poco  tempo  so^oriata  dagli  animali»  come  ne  fiume  fede  i  qnattro  eo* 
olgli  operati,  tattora  TiventL 

L*i^rtara  dei  dae  TentricoU,  come  paro  la  forte  tìnmpninsfoao  di 
tatto  il  caoro  viene  sopportata  per  aa  certo  tMapo  ed  alToopp  teoae 
presentati  altri  4  animali,  eoa  trattati  e  paro  viveati» 

Anche  ana  laoerasione  della'carne  del  onero  con  apwtoro  di  tette  e  tee  le 
-cavità  toraddie  e  antan  del  polmone  per  ehindero  le  apsiiaro  della 
pleoza  veane  toUerota  da  nn  cane  molte  vivace,  che  viene  pseoastate. 

Per  non  avaro  rinconveniente  dell'  emorragia  daranta  la  antan ,  ai 
pronde  il  caoro  alla  saa  ponte  e  le  ai  stiro  fortemente  ia  foorl  fiaahè 
cessa  il  polso  e  il  respiro,  cosicché  si  po6  opaiaro  eoi  eaero  fmmftWlt 


DI  CHIBORaiA  HI 


(Aéssan  aniniale  teoii  per  tul!  proye),  oppure  bi  tira  atipena  tanto 
la  ferita  del  onore  si  riduce  ad  una  ftssura,  con  ohe  eessa  pure  l*emop- 
ragia,  oontifruaBd^  però  il  polso  ed  il  respiro.  Tiene  presentato  «n  pre- 
fiarfttt)  t<^to  dà  un  coniglio,  acddientalmente  seìiiaoolato  un  mesa  prima, 
nei  quale  era  stata  ftttta  la  assolata  isebemia,  e  vengono  pare  presen- 
tati tre  animali  viventii  ai  quali,  alcuni  mesi  prima,  era  stata  fatta  la. 
sutura  o  la  legatura  del  cuore,  durante  l'isobemia  relativa. 

La  sutura  del  cuore,  al  i^irl  delia  reseeione  del  polmone,  devono  di- 
ventare operazioni,  che  ogni  medtoo  prat!e0|  in  caso  di  neeesiità  potrà, 
immediatamente  eseguire. 

BLook  (di  Danzica).  —  Delhi  reseaslone  del  polmone  e  delle  eae 
indioaiioni  oon  dimoetranione  ài  animali  ftSBoggettati  a  tale 
crperaasione. 

L*  Autore  riferi  sopra  1  risultati  di  50*d(>  resesioni  di  polmone,  da  Ini 
fatte  su  conigli ,  cani ,  lepri ,  miglali ,  montoni  e  bovini ,  presentando 
dei  preparati  di  animali  sani,  di  animali  tubercolosi  od  altrimenti  am* 
malati  e  operati,  e  presentò  pure  buon  numero  di  cani  e  di  conigli,  del 
quali  alcuni  erano  stati  operati  di  esportazione  di  1-4  lobi  polmonari 
da  sei  mesi  e  che  continuavano  ad  essere  sani. 

Specialmente  negli  animali  più  gròssi ,  1  quali  sono  più  somiglianti 
alPoomo,  od  anche  In  quelli,  ammalati  e  sospetti  di  tubercolosi,  i  ri- 
sultati sono  soddisfacentissimiy  perchè  1^  operazione  viene  compiuta  in 
pochi  minuti  (in  8  negli  animali  più  piccoli)  e  fu  6-14  giorni ,  usando- 
la naftalina,  il  jodofbrmio  e  Tacido  fenico,  successe  la  guarigione  senza 
mippurazione.  In  tatti  gii  ultimi  casi  la  resezione  polmonare  guari  senza 
esportazione  di  coste  e  senza  fognatura. 

Block  in  seguito  rese  conto  dei  lavori  di  Virchow,  Licbteim,  Kònig,. 
Hadlich,  Schmidt  e  Gluck ,  i  quali  dimostrano  che  la  soppressione  di 
rami  deir  arteria  polmonare  e  di  bronchi ,  come  pare  T  estirpazione  di 
singoli  porzioni  dei  polmoni,  di  intiere  metà  di  polmone  e  di  intieri  lobi 
polmonari  d*ambo  le  parti,  viene  sopportata  senza  pregiudizio  dagli  ani- 
mali. Si  conoscono  anche  del  casi  clinici ,  nei  quali  si  trovò  neir  uomo 
Aiancare  per  intiero  metà  del  polmone ,  sònza  che  ciò  sia  neanche 
stato  avvertito ,  e  ci  sono  pure  dei  casi  clinici  (Weinleohner)  nei  quali 
era  stata  sopportata  senza  nocumento  V  operazione  dell'  estirpazione  di 
iutieri  lobi.  Non  è  difetto  deiroperazione,  ma  sibbene  difetto,  eventual- 
mente evitabile,  della  cura  consecutiva  se  si  sviluppa  piemia  o  settico-- 
mia*  Anche  U  pneumotorace  dovuto  all^esporèazione  non  esercita  il  me- 
nomo sfavorevole  influssi  sulla  guarigione  delle  lesioni. 

Indieaztorà  della  resezione  polmonare  sono  le  pneumorragte,  ohe  mi- 
naeclMio  di  riuscire  mortsaf,  i  tamorì,  !  corpi  stranieri ,  la  gangrena  e 
Ifàacesso  del  polmene.  L'Indicazione  principale  pei  ò  la  tisi  polmonare^, 
epeolalmente  neg^i  staM  primitivi ,  (Juando  la  malattia ,  che  non  è 
eempre  tobercotarei  ecbò  innanzi  tutto  non  si  deve  scambiare  colla 


142  BiVlSTÀ 

tirbercoloai  miliare  sperimentale  degli  animali,  non  ha  colpito  clie  ano 
dei  lobi  di  an  solo,  o  d*  ambedue  i  polmoni.  La  tisi  ò  un  processo  lo« 
cale,  che  già  da  tempo  si  combatte  con  baon  saocesso  mediante  operazioni 
nelle  ossa,  nelle  articolazioni,  nei  testicoli,  nei  reni,  nelle  ovaje  e  nelle 
glandolo.  Anche  nei  casi  più  gravi,  nei  quali  ne  sono  colti  tutti  i  lobi, 
«oiresportazione  dei  lobi  Infiltrati  e  pieni  di  caverne  si  possono  dimi- 
nnire  notevolmente  gli  inconvenienti  principali  e  si  può  arrestare  il 
progredire-  del  male.  OolP estirpazione  di  queste  parti  viene  diminuito 
Io  scolo  continuo  o  periodico  del  pus  dalle  caverne  e  lo  stimolo  della 
tosse  e  viene  pure  moltissimo  diminuita  la  febbre  etica  da  riassorbi- 
mento della  materia  decomposta. 

Siccome  Banmgarten  ha  dimostrato  che  i  bacilli  rinchiusi  nelle  cel- 
lule giganti  del  tubercolo  sono  meno  infettivi  dei  germi  liberi ,  e  sic- 
come essi  devono  appunto  diventare  liberi  in  grazia  della  fusione  pu- 
rulenta delle  caverne,  risulta  perciò  indicato  di  esportare ,  quanto  più 
presto  ò  possibile ,  quei  focolaj  infettivi  primitivi ,  per  evitare  1*  infe^ 
zione  delle  parti  polmonari  vicine,  che  sempre  lentamente  si  estende. 

MiKULicz  (di  Vienna).  —  Della  gastroscopia  e  della  esofagosco- 
pia (oon  dimostrazione  sul  vivo). 

Mikulicz  dimostrò  l'apparato  per  la  gastroscopia  e  per  Tesofagoscopia 
già  descritto  nel  Centralblatt  fur  Chirurgie,  e  quindi  si  studiò  di 
farne  conoscere  la  parte  tecnica  ossia  il  maneggio.  LMntroduzione 
dei  detti  due  istrumenti,  la  posizione  del  paziente,  la  cautela  da,  ser- 
bare durante  Tosservazione,  son  cose  che  si  possono  rendere  molto  più 
evidenti  con  una  dimostrazione  che  non  colla  migliore  descrizione. 
L'autore  fece  venire  con  so  da  Vienna  una  donna,  già  abituata  a  tali 
esami,  e  perciò  adatta  ad  una  pubblica  dimostrazione;  e  ad  essa 
egli  introdusse  gli  istrumenti  e  ne  portò  in  vista  ^esofago  e  rinterno 
niello  stomaco. 

Le  comunicazioni  che  furono  aggiunte  alla  dimostrazione  sono  in 
parte  un  breve  riepilogo  dei  primi  scritti  in  proposito,  che  si  può  qui 
ripetere  come  segue.  Cominciò  Mikulicz  col  dare  la  storia  della  gastro- 
scopia, al  che  gli  diedero  occasione  due  scritti  di  Baratoux  di  Parigi, 
il  quale  rivendica  la  priorità  dell*  invenzione  ai  firancesi  e  specialmente 
a  Trouvé.  Mikulicz  richiama  ciò  che  già  più  volte  ha  detto,  che  cioò 
il  cistoscopio  e  r  uretroscopio  di  Nltze  e  di  Leiter  formarono  il  punto 
di  partenza  degli  strumenti  costrutti  da  lui  (Mikulicz)  e  dallo  stesso 
Leiter  per  T  illuminazione  del  ventricolo  e  dell*  esofago.  Che  prima 
già  esistessero  degli  strumenti,  chiamati  gastroscopii,  fu  pure  espressa 
mente  dichiarato;  ma  tali  strumenti  non  potevano  soddisfare  al  loro 
intento;  e  ciò  ò  ammesso  anche  da  Leiter  e  Nltze  rispetto  ai  loro 
primi  tentativi  su  questo  proposito.  Soltanto  Trouvé  di  Parigi  pare 
non  voglia  rinunziare  alla  priorità  dell'  invenzione,  e  certamente  egli 
ha  costrutto  e  descritto  già  da  aleuni  anni  un  gastroscopie  ;  ma  è 


DI  CHIRUROIA  148 

per  lo  meno  molto  inyerosimilo  cbe  già  Bt^to  adoperato  con  bnoa  sue* 
«esso  neiraomo  vivente.  In  primo  luogo  non  se  ne  parlò  mai  estesa- 
mente  e  solo  fa  mentovato  ohe  CoUin  professore  alla  Seuola  Veteri- 
naria di  Alfort  illuminò  lo  stomaco  di  an  toro  da  una  fistola  che  si 
trovava  in  detto  stomaco,  dò  che  si  pnò  fare  anche  con  un  semplice 
taho  retto,  e  con  nno  specchio  riflettore»  In  secondo  luogo  si  può  ap- 
pena pensare,  stando  alla  descrizione  ed  alle  figure  presentate  del  ga- 
stroscopie di  Trouvói  che  IL  medesimo  abbia  potato  servire  per  Tesarne 
oculare  dello  stomaco  d^ruomo,  e  finalmente  mancano  del  tutto  1  dati 
sulle  difficoltà  della  gastroscopia,  come  pare  i  mezzi  per  rimuoverli^ 
ciò  che  avrebbe  dovuto  sembrare  importante  a  colui  almeno,  il  quale 
doveva  avere  eseguita  la  gastroscopia. 

Riguardo  alla  esofagoscopia  ricorda  ancora  Tautore  gli  studi  di  Schròt- 
ter,  di  Stòrk  e  di  Waldenburg»  i  quali  adoperavano  dei  tubi  congegnati 
e  degli  specchi  riflettori  per  Pesame  visuale  dell'esofago,  principio  che 
in  seguito  Stòrk  ha  condotto. a  perfezione. 

In  merito  al  metodo  dell'esofagoscopia  si  devono  principalmente  tener 
d'occhio  3  punti: 

1.^  Il  superare  la  resistenza  all'entrata  noir  esofago  spiegata  dalla 
laringe  e  dal  costrittore  inferiore  delle  faringe.  Ciò  riesce  facile ,  im- 
piegando come  guida  una  sonda  elastica  conica. 

2.*  La  conveniente  posizione  del  paziente.  Questo  deve  essere  in  po^- 
sizione  laterale,  e  la  sua  testa  deve  essere .  tirata  indietro  da  un  assi- 
stente. Si  deve  anche  procurare  che  per  tutto  il  tempo,  in  cui  dura 
Tesame,  il  muco  e  la  saliva  possano  sortire  dalla  bocca  del  paziente. 

3.^  Mikulicz  ha  sempre  avuto  cura  in  sulle  prime  di  rimuovere  con 
una  iniezione  sottocutanea  di  morfina  i  movimenti  riflessi  del  vomitare 
e  del  deglutire;  ma  in  seguito  ha  imparato  sempre  più  a  far  senza  di 
questa  precauzione.  Ci  sono  molti,  i  quali  già  la  prima  volta  sopportano 
senza  difficoltà  Tesofagoscopo;  e  anche  chi  non  riesce  a  poter  essere  esa- 
minato la  prima  volta,  colla  ripetuta  siringatura  acquista  di  solito  molto 
prontamente  il  grado  necessario  di  tolleranza.  Ultimamente  Mikulicz 
ebbe  molto  di  raro  bisogno  di  giovarsi  della  iniezione  di  morfina  per 
l'esame  deiresofago. 

Quanto  airintroduzione  del  gastroscopie,  il  processo  ò  in  complesso 
il  medesimo;  però  l'intiero  maneggio  ò  certamente  più  difficile;  ed  è 
anche  indispensabile  che  l'osservatore  abbia  fatto  un  conveniente  eser- 
cizio sul  cadavere» 

Però  anche  il  gastroseopio  in  molti  uomini  si  può  introdurre  fin  dalla 
prima  volta  senza  preparazione:  tuttavia  di  solito  occorre  prima  smor- 
zarne la  sensibilità  col  cateterismo.  Quelli  che  per  varie  malattie  gastri- 
che sono  stati  assoggettati  più  volte  all'  introduzione  della  antlia  ga- 
strica sono  già  per  ciò  stesso  divenuti  molto  tolleranti.  Siccome  usando 
il  gastroseopio,  fa  di  bispgno  un  esame  più  lungo  e  più  tranquillo,  che 
non  usando  T  esofagoscopie,  crede  T  autore  che  debba  per  esso  più  di 
frequente  riesoire  vantaggiosa  la  narcosi  morfinica. 


144  RIVISTA 

Oltre  ai  già  descritti  ietramenti,  ifikalicz  dlmosM  anehe  an  altr^ 
esofagoscopio  ed  va  altro  gafltroeoopio,  di  dimensioni  alquanto  maggiori 
che  servono  ad  alcuni  nsi  special.  Presentò  vari!  altri  istnuneAti  a#^ 
cessori  per  Tesofagoscopia,  qaaii  un  porta  cotone  per  ripulire  il  campo^ 
Tisuale,  un  portacanstieo,  alcune  pinaette  per  estrarre  i  corpi  etra* 
iueri|  ecc. 

Quanto  alla  pratica  fatta  finora  coi  descritti  metodi  d'esame,  Mtku* 
licz  non  può  ftire  ancora  alcuna  comunicazione  deflnitlTa.  In  merita 
air  esofagoscopia,  Tautore  avverte  innanzi  tutto  clie  ultimamente  non 
gli  falli  mai  Tesarne  in  nessun  caso,  talchò  egli  erede  che  esso  sia  fat* 
tibile  in  tutti  gii  uomini  normalmente  costituiti.  Il  numero  degli  indi-^ 
vidui  fin  qui  sottoposti  a  tale  esame  é  di  50;  e  finora  non  gli  capita 
mai  di  dover  osservare,  nò  prima  nò  dopo  Tesame,  dei  scrii  inoonve-^ 
nienti;  solamente  alcuni  pazienti  si  lamentano  di  un  senso  disaggrade- 
vole di  compressione  alla  sezione  laringea,  ohe  di  solito  svanisce  in 
breve  e  che  solo  nei  pazienti  dotati  di  sensibilità  speciale  dura  ancora 
il  secondo  giorno  dopo  Pesame, 

Belativamente  alle  condizioni  fisiologiche  dell*  esofago  Mikulicz  ri- 
chiama specialmente  l'attenzione  sul  fatto  molto  importante  che  Teso» 
fago  nella  sua  porzione  toracica  ò  un  tubo  aperto,  pieno  d' aria  e  non 
chiuso  verso  lo  stomaco.  Le  pulsazioni  della  adiacente  aorta  toracica 
trasmesse  airesofagoscopio  si  possono  usufruire  per  ottenere  la  curva 
sflgmografica  del  polso  aortico;  e  Mikalicz  presenta  uno  strumento  co» 
strutto  a  tal  uopo  :  e  ciò  potrà  forse  giovare  per  la  diagnosi  delle  ma* 
lattie  cardiache. 

Rispetto  alle  circostanze  patologiche  dell'esofago,  l*Atitore  ha  già 
avuto  occasione  di  osservare  coir  esofagoscopio  le  più  gravi  afTezioni» 
come  a  dire  stenosi  cicatriziali,  carcinomatose,  e  da  compressione^ 
corpi  stranieri,  ulcerazioni  catarrali  ed  altre.  Di  peculiare  interesse  tor 
reno  per  l'autore  parecchi  casi  di  ectasia  dell*  esofago,  semplice,  fhsi-' 
forme,  accompagnate  da  gravi  disordini  flmzlonali,  e  specialmente  dal 
rigurgito.  È  questa  una  aflfèzione,  almeno  cosi  sembra,  rara  e  non  ancor 
ben  chiarita  (Zenker  e  Ziemssen  ne  trovarono  18  casi  nella  letteratura 
medica),  che  solo  può  essere  diagnosticata  coir  esofagoscopio.  L*  esofa» 
goscopio  paò  fors*  anche  dare  la  spiegazione  della  natura  di  questa 
singolare  affezione,  e  Mikalicz  crede  che  l*ectasia  non  sia  che  una  ma* 
nifestazione  secondaria,  provocata  da  una  chiusura  spastica  al  cardias» 
talchò  sarebbe  forse  meglio  chiamare  la  malattia  col  nome  di  eardiO'* 
spanno. 

Circa  al  gastroscopie,  Mikulicz  non  può  ancora  disporre  di  una  pra* 
tiea  estesa;  e  perciò  si  limitò,  principalmente  a  spiegare  difldsamente 
innanzi  tutto,  ancora  la  tecnica  del  metodo  d' esame  ed  a  studiare*  in 
prima  il  contenuto  fisiologico  dello  stomaco.  Stando  al  numero  degli 
individui  fin  qui  con  esso  esaminati  (che  è  di  circa  20,  di  cui  la  mag-^ 
gior  parte  erano  affetti  da  dilatazione  dello  stomaco  e  da  carcinoma. 


DI  CHIKUROIA  445 

del  piloro),  crede  Mikulloz  di  poter  ammettere  che  anche  il  gastrosco* 
pio  si  possa  introdurre  pressoché  in  tatti  gli  individai»  Siccome  lo  strn- 
mento,  quando  è  nello  stomaco,  è  capace  di  estese  escursioni,  si  ò  in 
grado  di  poter  perciò  esaminare  la  maggior  parte  deU^lntemo  del  yen* 
tricolo  e  specialmente  la  porzione  pilorica  che  più  interessa. 

Quanto  alla  pratica  importanza  d*  ambedue  questi  metodi  d*  esame» 
Mikuliez  crede  che  già  fin  d*  ora  non  si  possa  essa  negare  alla  esofa- 
goscopia, perchò  quand' anche  si  pqssa^anche  senza  Tesofagoscopio  dia- 
gnosticare la  maggior  parte  delle  malattie  ^deir  esofago,  esso  però  in 
molti  casi  può  dare  una  evidente  spiegazione  dei  sintomi,  oppure  ren- 
dere sicura  la  diagnosi.  Riguardo  alla  gastroscopia,  concede  V  autore 
che  presentemente  si  tratti  soltanto  del  principio  di  un  metodo  d'e* 
same,  che  sta  sviluppandosi  e  che  ò  capace  ancora  di  numerose  sem- 
plificazioni e  miglioramenti;  e  giova  sperare  che  colla  cooperazione 
dei  chirurghi  e  degli  assistenti  negli  ospedali  anche  la  gastroscopia  sarà 
per  raggiungere  una  vera  importanza  pratica. 

Discuasione:  Nitze  (di  Dresda)  dubita  del  valore  diagnostico  dolga- 
stroscopio  di  Mikuliez,  trattandosi  di  uno  strumento  rigido  e  perciò 
in  generale  quasi  inservibile  e  vorrebbe  pertantO|  perchè  divenisse  più 
facilmente  introducibile ,  che  esso  fosse  articolato ,  pieghevole.  Cosi 
modificato  e  munito  di  una  leva,  lo  strumento  si  potrebbe  facilmente 
introdurre  nella  cavità  del  ventricolo  e  potrebbe  venire  conveniente- 
mente spinto  molto  innanzi  e  si  cambierebbo  perciò  in  un  tubo  so- 
lido e  piegato  ad  angolo,  solo  al  disopra  della  laringei  e  ad  esso  si 
potrebbe  benissimo  applicare  la  necessaria  combinazione  ottica  di  ca- 
nocchiali, la  quale  ò  dovuta  a  lui,  Nitze  e  non  già  a  Benòche. 

Mikuliez  osserva  che  egli  aveva  sempre  riconosciuto  il  grande  me- 
rito di  Nitze  nello  sviluppare  l'elettro-endoscopia  e  sempre  anche  di- 
chiarato che  gli  uretroscopii  ed  i  cistoscopii  costrutti  da  Nitze  e  da 
Leiter  avevano  costituito  le  basi  degli  strumenti  qui  da  lui  descritti. 
Cionondimeno,  era  costretto  a  tenere  per  ineseguibile  il  piano  ori- 
ginario di  Nitze ,  di  costruire  un  gastroscopie  articolato ,  ed  a  perse- 
verare perciò  nella  sua  opinione  flnchò  non  gli  sia  stato  provato  il 
contrario  dalla  costruzione  di  un  gastroscopie  flessibile,  pratfcamento 
servibile.  Prima  d!  tutto  egli  ritiene  che  un  tale  strumento,  per  le  leggi 
deirottica,  sia  impossibile.  Le  lenti  infatti  dell'apparato  ottico  contenute 
nel  gastroscopie,  devono  esserci  fissate  colla  stessa  precisione,  come 
nel  microscopio  e  nel  telescopio,  e  ciò  ò  affatto  impossibile,  anche  col 
meccanismo  più  delicato,  in  un  tubo  flessibile;  e  le  prove  fatte  per  ben 
due  anni  da  Leiter  in  proposito,  lo  hanno  dimostrato  a  sufficienza.  Il 
maneggio  inoltre  di  uno  strumento  tanto  complicato,  diventa  cosi  dif- 
ficile che  si  rende  già  molto  problematico  anche  il  suo  valore  pratico. 
E  poi  un  tubo  articolato  non  ò  senza  pericolo,  per  essere  esso  flessibilò 
solo  durante  Tintroduzionei  dovendosi  con  adatto  meccanismo  rendere 
RivUta.  11 


146  RIVISTA 

fisso  in  una  determinata  posizione,  sotto  ad  un  determinato  angolo  di 
flessione.  Ora  se  tale  meecanismo  si  guasta,  IMstPumento  sta  là  eon*' 
ficcato  ed  immobile^  e  non  lo  si  può  tostamente  estrarre,  come  speui» 
torna  necessario  ;  ed  ecco  perciò  che  il  paziente  si  trova  in  assai  grava 

pericolo. 

Gussenbaner  (d!  PrìEiga).  In  un  caso,  nel  quale  ristesse  Lèiteip  intro^- 
dusse  in  Praga  V  apparecchio  di  Nltze-Leiter,  senza  che  si  sfa  veduti^ 
nulla  col  medesimo,  comparvero  tosto  neir  ammalato  del  minacdosl 
sintomi  di  soffocazione ,  che  esigettero  V  immediata  estrazione  delKd 
strumento,  il  quale  invece  se  ne  stava  conficcato  saldamente.  Siccome 
il  pericolo  della  soffocazione  cresceva  di  continuo,  Gussenbaner,  im^ 
piegando  molta  forza,  astrasse  l'istrumento,  e  insieme  con  esso  vi  erano 
dei  brandelli  di  mucosa  deiresofago,  1  quali  eransi  impigliati  nelle  ar- 
ticolazioni  deirapparato.  Non  ne  consegni  serio  danno  :  però  egli  ritiene 
che  il  detto  apparecchio  sia  inservibile. 

Nitze.  Non  sarebbe  succeduta  quella  disgrazia  se  Tapparecchio  avesse 
avuto  una  fodera  di  gomma. 

Mikulici.  Il  suo  strumento  si  può  estrarre  facilmente  quando  che  sia. 

Laubnstbin  (di  Amburgo).  —  Dimostrazione  di  un  piloro  re* 
seoato. 

L*  autore  presenta  un  tumore  del  piloro  esportato  colla  resezione  e 
rintestino  crasso  d*  una  ammalata,  la  quale  mori  l'ottavo  giorno  dopo 
l'operazione,  e  che  all'autopsia  presentò  una  gangrena  circoscritta  In  cor- 
rispondenza del  colon  trasverso. 

Si  trattava  di  una  signora  di  34  anni*  che  soffriva  da  anni  di  di- 
sturbi al  ventre.  Da  circa  un  anno  poi  si  era  accorta  di  avere  nel  ven- 
tre un  tumore  mobile,  che  facilmente  si  lasciava  ballottare  dall'  uno 
alPaltro  ipocondrio  ed  arrecava  dei  forti  dolori  ali'  ammalata,  sia  che 
questa  camminasse  o  stesse  ferma  in  piedi/Tali  dolori  si  calmavano 
durante  la  gravidanza  e  quando  1'  ammalata  si  metteva  a  letto,  assu- 
mendo una  posizione  supina.  Non  si  ebbero  mai  fenomeni  caratteristici 
di  restringimento  intestinale:  perciò  si  era  in  dubbio  circa  al  punto 
di  impianto  del  tumore.  Due  mesi  prl^a  dell*  operazione,  cioò  nel  no- 
vembre 1881,  il  tumore  appariva  del  volume  di  un  pugno,  si  trovava 
alla  regione  ombelicale,  e  di  là  si  poteva  con  facilità  portare  nell'  ipo- 
condrio destro,  mentre  soltanto  con  del  dolori  si  poteva  tirare  verso 
ripocondrio  sinistro.  L*ammalata  insisto  per  Tesportazione  del  tumore, 
quantunque  non  fosse  stato  nascosto  tanto  a  lei,  che  al  marito  il  peri- 
colo di  una  tale  operazione. 

L'autore  fece  l'operazione  il  3  gennaio  1883,  e  aperto  il  ventre,  trovò 
sulla  linea  mediana,  un  tumore  nella  regione  pilorica  del  ventrioolo,  al 
quale  stavano  uniti  alcuni  altri  tumori  glandolar!  grossi  come  una 
avellana,  che  erano  posti  sulla  grande  curvatura  dello  stomaco.  Nel 
piccolo  e  grande  omento  poi  si  trovavano  ancora  delle  glandolo  linfa- 


DI  OHIBURaU  147 

"tLohe  ingrossate  ma  più  piccola»  L'autore  esegai  la  resezione  col  me*; 
todo  di  Billroth  e  di  Wòlfler,  ed  esportò  ana  porzione  del  piloro,  lunga 
15  oentimetri  alla  grande  curvatura  e  10  alla  piccola.  Distaccando  la 
grande  curvatura  egli  restò  molto  sorpreso  vedendo  che  essa  non  era 
•solo  attaccata,  come  di  solito,  al  legamento  gastro-colicp ,  ma  che 
ci  erano  inoltre  delle  aderenze  solide  ed  antiche,  che  dalla  grande  cur- 
vatura medesima  si'  estendevano  alia  faccia  posteriore  fino  alla  piccola 
eurvatura.  Lanenstein  distaccò  tali  aderenze,  mettendoci  delle  legature 
In  massa,  servendosi  perciò  con  molto  vantaggio  degli  aghi  d'avorio  di 
Thiersob,  e  potò  inserire  senza  trazione,  malgrado  la  estensione  della 
parte  resecata,  il  duodeno  alla  grande  curvatura.  U  colon  trasverso 
venne  rimesso  intatto  nella  cavità  addominale. 

In  princìpio  pareva  ohe  l'ammalata  sopportasse  bene  la  gravissima 
operazione;  ma  al  5.*  e  6.^  giorno  si  andarono  gradatamente  svilup- 
pandosi r  sintomi  di  peritonite,  che  crebbero  flnchò  Toperata  airottavo 
giorno  dbpo  l'operazione  sventuratamente  moriva. 

All'apertura  del  ventre,  ohe  venne  permessa,  si  trovò,  in  corrispon- 
denza del  luogo  in  cui  si  erano  trovate  le  aderenze,  che  mancava 
il  mesocolon  trasverso  e  si  trovò  che  il  colon  stesso  era  necrosato  per 
Pestensiooe  di  8-10  centim.,  a  32  oentim.  al  disotto  del  cieco.  Proprio 
al  disotto  della  parte  gangrenosa  v'  era  nel  grand*  epiploon  un  piccolo 
ascesso  ;  e  il  grande  epiploon  stesso  a  livello  della  ferita  addominale 
rimarginata  aderiva  al  peritoneo  parietale,  e  le  anse  deirintestlno  tenue 
trovaroDsi  agglutinate  le  une  colle  altre  di  recente  alla  superficie  an- 
teriore e  laterale  del  ventre.  Non  ci  era  del  resto  nessuna  raccolta 
liquida  nel  cavo  ventrale.  Lo  stomaco  e  il  duodeno  si  erano  solida- 
mente saldati  uno  coU'altro  :  il  campo  operatorio  era  asettico  e  verso 
la  flessura  sigmoidea  si  trovò  un  coagulo  sanguigno  asettico. 

Pare  indiscutibile  che  la  gangrena  sia  stata  la  conseguenza  della 
legatura  dei  rami  arteriosi,  òhe  alimentano  il  colon  in  quella  parte. 

Tale  spiegazione  s' accorda  perfettamente  coi  risultati  dei  lavori  di 
Litten  —  sulla  obliterazione  deirarteria  mesenterica  superiore  —  e  delle 
esperienze  di  Madelung  sul  distacco  del  mesenterio,  esposti  nel  suo 
scritto  sulla  sutura  circolare  deir  intestino  e  sulla  resezione  dell*  inte- 
stino, che  egli  ha  comunicati  al  congresso  precedente. 

Le  poche  esperienze  di  Rjdygier  sullo  stesso  tema,  malgrado  i  ri- 
-sultati  apparentemente  oontradditorii,  non  pare  che  stiano  in  opposi- 
«zione  colle  conclusioni  dello  scritto  di  Madelung. 

Nella  letteratura  chirurgica  si  trovano  pochissime  osservazioni  cli- 
niche che  informino  del  modo  di  comportarsi  dell'intestino,  quando  ne 
sia  distaccato  il  mesenterio;  e  Pautore  non  conosce  che  due  casi,  nel 
quali  sia  stato  osservato  e  riferito  il  distacco  dell'  intestino  tenue  dal 
mesenterio. 

U  primo  del  detti  casi  ò  comunicato  da  Obhausen  nella  sua  Chirurgia 
ideile  ovaie.  Si  trattava  in  esso  deirestirpazione  d*un  tumore  dell'ovaia» 


^49  RiTIStFÀ 

il  quale  avera*  delle  estese  aderenze  col  mesenterio  deirintestino  tenue- 
Il  mesenterio  si  Lasciò  in  parte  distaccare  sensa  lacerarsi,  ma  per  Ve^' 
stensione  di  15  centim.,  si  dovò  incidere  e  legare.  Al  12.*  giorno  dope^ 
l'operazione  Toperata  morì  per  embolismo  polmonare  e  all'autopsia  jH*. 
trovò  elle  rintestino  non  era  gangrenato. 

E  secondo  casO|  che  ò  molto  interessante.  Tenne  eomanicato  da  ftfó^ 
ricke,  poco  tempo  fa  nella  ZsUsehrifi  far  GeburtsTnuife  wid  OynSko^ 
loffie!  Si  trattava  anche  in  esso  deirestìrpazione  di  un  tumere,  il  qnal^ 
era  fibroso,  e  si  era  sviluppato  fra  le  pagine  del  mesenterio  della  parte 
inferiore  dell'ileo.  L^lotestino  tenue  vi  aderiva  così  fortemente  per  T^» 
steaslone  di  30  centim.  circa,  che  per  separamelo  eempletamente  ven- 
nero distaccati  insieme  al  tumore  anche  dei  brandelli  di  tunica  mu^ 
scolare  dellMotestino.  In  questo  caso  adunque  rintestlno  venne  distac- 
cato per  30  centim.  circa  dal  suo  mesenterio;  l'ammalato  ciò  non  oetante^ 
guarì  senza  nessuna  diffleoltà» 

Lauenstein  ritiene  che  anche  queste  due  osservazioni  cliniche  si  pos- 
sono mettere  d'accordo  colle  osservazioni  di  Madelung,  perchò  non  gli 
pare  da  escludersi  che  prima  dell'operazione  si  fosse  sviluppato  in  am^ 
bedue  un  circolo  collaterale  suppletorio. 

RvDTOiER  (di  Culm).  —  Presentazione  di  un  ammalato,  ùp^nttù 
per  ulcera  del  ventricolo  di  resezione  pilorioa  e  guaritone: 
dimostraziofie  del  pezzo  reciso. 

Rydygier  presenta  la  paziente,  alla  quale  il  21  novembre  1881  fece 
la  resezione  del  piloro  per  nlcera  del  ventricolo  nella  regione  pilo- 
rìea ,  che  dava  luogo  a  stenosi  del  pilcH'o  stesso  e  dilatazione  eonse* 
cutiva  dello  stomaco  di  altissimo  grado  (veggasi  Berlin,  hlin,  Wé^ 
henéchHft  18B2«  N.  3,  e  Centralbl.  f,  Chir.  1882,  N.  12).  L^autore  coglie 
roccasione  per  svolgere  due  questioni  che  si  connettono  col  suo  caso; 
e  prima  di  tutto  parla  dell' indicazione  dell'operazione.  La  miglior 
prova  che  roperazioae  era  appieno  giustificata  ò  la  donna  stessa  oi>e- 
rata,  la  quale  prima  deiroperazione  non  poteva  più  vivere  e  che  ora 
è  sanissima  e  molto  ben  nutrita.  Parla  pure  in  questo  senso  il  pezzo 
presentato,  nel  quale  infhtti  si  vede  che  il  ristringimento  o  specialmente 
la  rigidità  della  porzione  pilorica  erano  così  forti  che  dovevano  sicn- 
ramente  dar  luogo  ad  una  ritenzione  degli  alimenti  nello  stomaco  e  ad 
una  consecutiva  dilatazione  di  questo.  Oli  alimenti  perciò  nello  stomaco 
imputridivano ,  e  ciò ,  provocava  febbre,  come  l' autore  aveva  vedute 
.prima  deiroperazione.  Inoltre  Tuleera  non  è  ancora  guarita  e  si  appro- 
fonda fino  al  pancreas,  talché  ne  potevano  venire  ancora  deUe  altre 
distruzioni.  La  stenosi  pilorica  del  resto  bastava  da  solo  a  far  mo- 
rire l'ammalato,  come  lo  prova,  fra  gli  altri,  il  caso  di  B.  Wagner. 
Dopo  ciò ,  1*  Autore  non  riesce  a  intendere  per  quali  motivi  la  Dir^ 
sione  del  CeniraXbìat  fur  Chirurgie,  aUa  relazione  di  Janicke  inlla 
^  detta  prima  resezione  del  piloro  [)er  ulcera  del  ventrioolOi  abbia  oredfato 


y^. 


DI  CHIRURÒIA  Ì49 

<il  agf  iuDgere  che  era  da  sperare  che  tale  resezione  fosse  anche  Vut* 
'tìma.  L^aatare  non  ha  alcun  dubbio  che  l'ulcera  dello  stomaco  [ohe  d& 
luogo  a  Bt^DoA  non  costituisca  una  iDdicazione  per  la  resezione  del  pi« 
loro,  migliore  del  cancro  pilorico,  e  ciò  percbd  mentre  nel  caso  di 
cancro  1>en  di  raro  si  fa  T  operazione  cosi  di  buon*  ora  da  potere 
esportare  tutta  la  parte  cancerosa,  e  si  pub  in  seguito  arer  a  che  fare 
con  recidive  più  o  meno  frequenti,  egli  ha  ottenuto  nella  sua  operata 
tutto  quelioi  che  si  può  desiderare  da  un*  operazione,  avendola  piena- 
mente ristabilita  in  salute,  mentre  prima  col  suo  male  non  poteva  più 
vivere.  Ij^  autore  ha  perciò  speranza ,  che  V  anzidetto  giudizio  verrà 
modificato. 

.  Tratta  in  secondo  luogo  V  altra  questione,  che  gli  preme  i  e  che  ri- 
guarda la  priorità  dell'  avere  introdotto  il  metodo  del  rimpicciolì- 
mento  del  lume  dello  stomaco.  GolP  aiuto  degli  8  disegni ,  che  fenno 
Tederò  i  casi  di  Billroth  ed  1  suoi  e  che  illustrano  la  direzione  del 
taglio  e  la  figura  che  resta  dopo  la  sutura,  1*  autore  prova  che  il  suo 
metodo  nel  principio  non  ò  punto  differente  da  quello  seguito  a  Vienna» 
come  sostiene  Wolfier,  non  essendoci  altra  differenza,  ohe  questa  lie«- 
vissima,  che  cioò  la  sua  incisione  obliqua  ò  fatta  ad  angolo  aperto  al* 
X*innanzi,  mentre  col  metodo  di  Billroth  viene  solo  a  formarsi  un  angolo 
per  rincontro  della  satura  circolare  colla  sutura  occludente.  Siccome 
poi  questo  punto  per  lUntersecarsi  di  tre  ordini  di  suture  viene  ad  es- 
aere un  punto  di  minore  resistenza,  ne  viene  soltanto  accresciuto  il  pe- 
ricolo per  lo  stiramento  dovuto  a  tale  piegatura  e  cosi  questa  modifi- 
cazione Viennese  ridonda  alla  fine  solo  a  pregiudizio  del  metodo.  Le 
date  notate  allato  ai  disegni  dimostrano  poi  che  Rydygier  ha  indicato 
ed  eseguito  questo  metodo  per  primo  e  molto  tempo  innanzi  che  non 
abbiano  fatto  a  Vienna.  Si  osservino  infatti  queste  date: 

Rydygier  operò  con  tale  metodo  il  16  novembre  1880  e  pubblicò  tale 
operazione  TU  dicembre  1880  e  r8  marzo  1881.  Billroth  invece  non 
operò  il  suo  3.^  caso,  nel  quale  egli  usò  tale  metodo,  che  il  13  marzo 
1881  e  lo  pubblicò  ai  primi  di  maggio  1881. 

Mscussione:  E.  Hahn  (di  Berlino)  crede  che  nelle  resezioni  dello  sto- 
maeo  spetti  una  importanza  ed  una  influenza  allo  stato  ed  al  contenato 
del  colon  molto  maggiori,  per  il  ftvorevole  esito  deir  operazione,  di 
quello  che  In  generale  si  ritenga  e  che  siasi  dichiarato  nelle  pubblica- 
;2ioni  finora  &tte.  Egli  ebbe  occasione  un  mese  f&  di  ftire  una  resezione 
del  Tentricolo  per  una  considerevole  ectasìa  del  medesimo  :  r  operato 
morì  e  Hahn  ne  attribuisce  la  morte  all'influenza  del  vomito  di  materie 
iacaU,  ràe  si  ebbe»  e  ahe  venne  provooatio  dal  non  essera  stato  preee^ 
daatemente  abbastanza  vuotato  il  coloa*  Otto  giorni  prima  essendoai 
.^Nsentati  fenomeni  di  ileo ,  venne  continuata  per  più  ore  F  appUea** 
^io^e  deli' entero-olisma  e  ne  vennero  emesse  abbondantissime  so- 
stanze j(écali;  però  lo  svuotamento  del  colon  non  deve  essere  stat6 
completo ,  perchò  alcuni  giorni  dopo  V  operazione  insorse  vomito  fé-* 


150  BIYISTA 

QlJe,  e  neir  &*  giorno  Toperato  mori  improTviflamente»  quando  già  em, 
del  tntto  senza  reazione  e  senza  febbre.  Alla  sezione  si  trovò  che  ia< 
sutura  oireolare  aveva  lasciato  la  presa  (ciò  clie  deve  essere  successo 
solo  poco  tempo  prima  delia  morte)  e  si  trovò  tutto  il   colon  ripieno; 
di  masse  fecali  molli  è  dure»  Hahn  è  indotto  a  ritenere  che  le  masse 
fecali  trovandosi  nello  stomaco^  sotto  la  pressione  delPatto  del  vo-^ 
mito  abbiano  nel  suo  caso  esercitato  un*  influenza  deleteria  sulla  su- 
tura e  ritiene  ohe  lo  stesso  sia  avvenuto  negli  altri  casi  consimili.       , 

Bichter  (di  Breslavia),  dichiara  che  in  occasione  della  pubblicazione 
del  caso  di  Rjdygier  di  resezione  pilorica  per  ulcera  dello  stomaco,  ISr 
Direzione  del  Oentralblat  fur  Chirurgie^  si  era  espressa  contro  Rydy- 
gier  solo  in  quanto  al  generalizzare  tale  operazione  per  quella  malattia 
come  proponeva  lo  stesso  Rydygier,  appoggiato  al  buon  esito  di  quel 
suo  caso.  Mentre  nel  caso  di  cancro  piloricop  la  resezione  dello  stomaco 
ha  di  mira  la  rimozione  di  un  male,  che,  se  non  viene  tolto  via  mercà 
di  un'operazione,  in  breve  sicuramente  uccide,  se  si  ha  a  fare  invece 
con  una  semplice  stenosi  cicatriziale  del  piloro,  si  può  sostituire  alla, 
detta  resezione»  che  ò  un'operazione  pericolosissima  specialmente  per 
le  aderenze  fta  il  pancreas  e  lo  stomaco,  che  prima  dell*  operazione 
stessa  non  si  possono  diagnosticare  e  che  esige  molto  tempo,  l'altra  ope- 
razione, introdotta  da  Wòlfler,  cioò  la  gastro-enterostomia,  che  gira 
soltanto  la  stenosi  e  che  ò  molto  meno  pericolosa  dell'  estirpazione^ 
Questa  venne,  per  quanto  egli  sa,  fatta  finora  18  volte  e  solo  3  di  tali 
operati  vivono  ancora. 

Bydygier.  La  gastro-duodenostomia  venne  eseguita  3  volte  ed  ebba 
8  successi  mortali  (1). 

V.  Langenbeck  (di  Berlino)  ha  praticato  una  resezione  pilorica  e  iia 
tale  operazione  restò  ferito  anche  il  pancreas.  Il  paziente  morì  collas* 
sato  poco  dopo  l'operazione. 

Blllroth  (di  Vienna)  resta  meravigliato  sentendo  che  venne  cosi  fre- 
quentemente eseguita  la  resezione  pilorica  in  causa  di  cancro.  Quan- 


{ì)  Nel  paziente  di  Woliler  roperazione  era  riuscita  beaissimo,  e  in  capa 
ad  un  mese  Toperato  aTeya  delle  defecazioni  colorate  e  sode:  esso  aveva  ma- 
nifestamente dei  tumori  cancerosi  in  altre  parti.  L*  operato  di  Billroth  soo- 
combò  in  decima  giornata;  in  esso  per  lo  stu*amento  deiransa  dell* intestina 
tenue  si  era  formato  uno  sprone,  il  quale  respingeva  nel  ventricolo  la  bile 
scorrente  nel  duodeno,  e  ciò  diede  luogo  a  frequenti  vomiti  biliosi.  Vi  fa 
dunque  in  questo  caso  una  mancanza  nell*  esecuzione  dell*  (^razione,  man- 
canza superabile  negli  altri  casi  ;  del  resto  il  paziente  aveva  ben  •  superata 
quel  che  era  Toperazione  in  sé  stessa.  Non  so  come  sia  andato  il  3«*  oasos 
ma  pare  ad  ogni  modo ,  stando  al  decorso  dei  primi  due  casi ,  che  la  ga- 
atro-enterostomiasia  un*  operazione  molto  nveno  pericolosa  della  resezi<)n« 
pilorica,  la  quale  spesso  direttamente  riesce  mortale.  Ricbtbiu 


DI  CHIRURGIA  151 

tunque  egli  sia  stato  invitato  ultimamente  aisai  di  spesso  a  Are  tale 
operazione,  egli  però  trovò  rarissimo  il  caso  di  risolversi  ad  operare , 
e  ciò  sia  perchò  i  pazienti  chiamano  troppo  tardi,  sia  perchè  IMnflltra-' 
zlone  cancerosa I  fin  da  principio,  si  presenta  molto  di£Ptisa  e  bea 
presto  si  estende  anche  alle  glandolo.  E  poi  anche  la  diagnosi  non  ò 
sempre  sicura.  Infatti  la  malattia,  per  cut  egli  la  prima  volta,  dopo 
avere  indugiato  ben  5  mesi,  voleva  fare  la  resezione  pilorica,  al- 
Tapertura  del  ventre  si  dimostrò  essere  un  linfoma  del  mesenterio  ;  ed 
egli  perciò  tralasciò  r estirpazione.  Del  pari  che  in  questo  caso,  non 
sì  deve  aver  vergogna  ad  intralasciare  ^operazione  ed  a  tornare  sem- 
plicemente a  chiudere  la  cavità  addominale,  quando,  al  diretto  esame 
del  male,  fatto  nella  cavità  stessa ,  si  riconosce  che  V  estirpazione  det 
piloro  ò  molto  pericolosa.  Il  maggior  pericolo  deiroperazione  sta  nella 
lesione  del  pancreas.  Egli  non  crede  che  il  contenuto  dello  stomaco, 
nò  quello  dell* intestino ,  agiscano  sinistramente  sulle  suture,  special- 
mente se  la  ferita  sia  stata  cucita  a  dovere,  sì  che  sia  restata  coperta 
in  ogni  dove  dalla  mucosa.  Si  abbia  poi  cura  di  adoprare  per  le  su- 
ture la  seta  e  non  il  catgut,  che  resta  assorbito  troppo  presto  ;  e  non 
si  restringa  troppo  il  lume  dell'  intestino  colla  sutura  '^stessa.  Le  ste- 
nosi, non  cancerose,  del  piloro  probabilmente  danno  dei  risultati  pli!^ 
favorevoli,  ed  è  per  esse  innanzi  tutto  e  per  la  dilatazione  dello  sto^ 
maco,  che  di  solito  dipende  da  ostacoli  al  piloro ,  le  quali  [coi  metodi 
di  cura  abituali  guariscono  rarissimamente,  e  spesso  producono  la  morte, 
che  egli  ritiene  con  Leube  indicata  la  resezione  pilorica  e  consiglia 
di  farla,  quantunque  non  abbia  mai  potuto  risolversi  a  metterla  in 
opera  egli  stesso.  Non  ò  però  d'altronde  ancor  certo  che  lo  stomaco , 
dopoché  si  ò  reso  una  volta  assai  dilatato ,  possa  di  nuovo  centrarsi 
come  allo  stato  normale,  quando  si  sia  reso  ancora  pervio  il  piloro. 

Gussenbauer  (di  Praga)  riferisce  su  una  resezione  pilorica  (la  ^•*)  * 
da  lui  praticata,  per  cancro.  Siccome  il  tumore  era  molto  mobile ,  si 
sperava  che  nell*  operazione  non  si  sarebbero  trovate  complicazioni  » 
ma  invece  si  trovarono  delle  aderenze  col  pancreas,  del  quale  se  ne 
dovette  escidere  una  porzione.  Sedici  ore  dopo  il  paziente  moriva  in 
collasso.  Non  si  era  avuto  punto  emorragia,  e  la  fòrita  era  restata  ben 
chiusa.  Anch*  egli  ritiene  che  per  V  operazione  siano  più  favorevoli  le 
stenosi  non  cancerose,  delle  Cancerose. 

Uhde  (di  Brunswich).  —  Estrazione  di  nno  strumento  di  legno 
dal  colon  discendente  mediante  la  laparocolotomia.  Presen- 
tazione di  tale  strumento. 

Certo  R. ,  d*  anni  25 ,  1{  1.^  giugno  1881 ,  stando  in  carcere ,  si  in* 
trodusse  dall'ano  nel  retto,  dalla  parte  ottusa  V  ordigno  di  legno ,  eoi 
quale  doveva  cucire  dei  sacchi  di  canape.  Il  26  di  quello  stesso  mese,  in 
un  subitaneo  movimento  del  corpo ,  fu  colto  da  dolori  di  ventre , 


152  U^lSTiL 

6  da  allora  non  potò  pift  sentire  bmie  11  detto  legao  nella  patte 
jBiolstra  del  ventre.  Nel  luglio  venne  preso  da  febbre,  evacoastoni 
aangoigne  oon  tenesmo ,  e  disuria.  Nel  mese  di  ottobre  eMie  brividi 
di  freddo,  e  forti  dolori  air  anca  ed  alla  coscia  iriaistrai  1  qoaU  omb- 
bere  a  segno  da  fargli  desiderare  d*  essere  liberato  dal  ^egno ,  leiié  si 
era  introdotto;  venne  perciò  ammesso  il  6  aprile  1^2  nell*  oi^* 
dale  dncale  di  Bninswiob.  Esaminando  il  ventre»  venne  s«iti4a  nefi^n- 
temo  della  spina  iliaca  anteriore  superiore  una  resistensa  dura,  la  quale 
dal  paziente  fu  riferita  ali*  istrnmento  di  legno  nominate.  Il  7  aprile 
eollMntroduzioae  della  mano  destra  e  della  parte  inferiore  dell^avam*' 
braccio  nel  retto  del  paziente,  non  si  potò  trovare  nessun  eorpo  itra- 
niero.  Il  13  di  queiristesso  mese  gli  venne  fattala  laparo^colotomia 
colle  regole  Listeriane.  Il  taglio  delle  pareti  ventrali  cadde  lunghesso 
Torlo  esterno  della  guaina  del  muscolo  retto  addominale  sinistro.  Indso 
ohe  si  ebbe  il  peritoneo  Fammalato  ebbe  vomito  e  ciò  diede  luogo  alla 
protrusione  di  alcune  anse  dell' intestino  tenne,  che  vennero  tosto  ri- 
messe. Il  corpo  straniero  si  trovava  nel  colon  discendente  ed  era  in- 
cuneato fra  le  ultime  coste  e  Tileo.  L' incuneamento  venne  tolto  oon 
una  oerta  forza,  e  il  colon  discendente  tirato  insieme  col  legno  netta  ferita 
ventrale;  la  parte  di  intestino,  in  cui  stava  il  legno,  venne  indsa  longi- 
tudinalmente per  3-4  centimetri  e,  introdotto  nell'inoisione  fatta  l'indice 
della  mano  sinistra ,  sopra  di  -esso  si  condusse  nna  pinzetta  per  V  e- 
■  strazione  del  legno.  Dopo  essere  la  pnnta  acuta  del  corpo  straniero 
sfbggita  due  volte  alla  presa  della  pinzetta,  riusci  ad  Uhde  di  estrarlo 
dairintestino.  Per  l'Insorgenza  del  vomito,  nn  tratto  di  ansa  intestinale 
fece  ernia  all^apertura  addominale  ;  ma  venne  tosto  ridotto.  L' applica- 
zione  di  ispngne  intorno  alla  ferita  delle  pareti  addominali  impedi  Ten- 
trata  del  sangue  e  del  contenuto  intestinale  nella  cavità  peritoneale. 
Fatta  la  sutura  di  Gzerny  adoprando  seta  molto  fina  e  gli  aghi  di 
Madelung  e  quelli  a  perla  N.  i2.  Dopo  averla  ripulita  con  nna  soluiio- 
ne  alpoolioa  d'acido  salicilico,  si  rimise,  in  cavità  la  detta  portione  di 
intestino  e  si  cuci  la  ferita  addominale.  L*  operazione  avea  durato  due 
ore  e  mezzo.  L*  operato  prese  del  ghiaccio ,  del  vino  e  deiropplo  e  fri 
spesso  molestato  da  vomito  e  da  singhiozzo.  L'ordigao  di  legno  estratto 
era  lungo  ben  23,3  centimetri ,  aveva  nella  parte  più  voluminosa  la 
circonferenza  di  9  centimetri  e  pesava ,  cosi  umido  oome  si  trovava , 
4BjS  granuni.  Operazione  simile  hanno  fatto  Reali  nel  |1848  e  Studs- 
gaard  nel  1878.  NelT  ammalato  di  Stndsgaard  il  corpo  straniero  era 
aog|flomato  nel? intestino  un  giorno,  in  quello  di  Jleali  9  e  in  questo 
41  Uhde  317  giorni  ;  e  tutti  tre  son  guariti, 

SCHW4LBX  (di  Magdeburgo).  —  Dolisi  cura  radicale  delle  amie. 

L*  Autore  riferisce  sopra  34  oasi  di  guarigione  xadicale  di  ernie  otte- 
nute merco  le  injezioni  di  alcool.  Fra  i  detti  casi  Be[ne  trovano  di  quelli 


DI  GHIBUROU  15  J 

mi  ^t^U  la  4Wrigi»fte  4iira  ^à  d»  é  «d  anehe  7  «imi  /  a  il  tpovaao 

pure  dei  cusi  di  drnia  molto  yolamiiioae  e  oon  apertwa  molto  J^giL 

.  Ciò  pro.Vft  eha  questo  matodo  giova  vpar  la  mena  tanto  oome  i  metodi 

'  uperatarii  più  umM  ,  ai  quali  tutti  aua  ò  preiteibile  perchò  è  aeeola* 

<  -,  taaeata  senza  perieoio*  L*  Autore  ha  pare  provato  ^estratto  di  eorteccia 

-  di  quercia  di.Haatoa,  ma  finora  non  ne  ebbe  nessun  vantaggio  sensi- 

.  'bìla.  jDoltva  nasado  la  soluzione  di  Heaton,  ooeorre  usare  grande  pre- 

:  cam^oBa:  parò  su  essa  non  ò  anoor  detta  raltima  parola*  Le  più  fàcili 

r,  a  guarire  41000  le  ernia  ombalioali  e  quelle  dèlia  linea  alba,  le  più  dif- 

0oiU  sono  qoaUa  deiringuina  deiruomo:  però  anche  in  queste  colla  per- 

iev^nama  si  riesce  nel  più  dei  casi  a  buon  porto, 

Useusikme  :  Bsrdeleben  (di  Berlino),  a  cui  si  rifarì  Sohwalbe  ooaia  a 
oonsulente  in  un  caso  di  ernia  guarita,  dichiara  che  non  ha  visto  questo 
XMSOu  9^  cMik  a  gaarigiona  aompleta,  eU>  oiàe  non  basta  per  poter  stabi- 
lire il  /eliee  esito  della  aura.  Del  resto  ^§11  trovò  all'  ombeliao  dal  pa- 
sieata  una  flassura  erniaria,  da  cui  però  non  faceva  sporgenza  nessun 
Tisoera* 

Banke  (di  Gottinga)  ha  trattato  più  che  100  arnie  colla  iq}eBÌoni  di 
alcool,  e  trova  raccomandabile  questo  metodo  per  secondare  la  guari- 
gione spontanea  dalle  piooole  ernie  e  delle  ernie  dei  bambini. 

U  lato  svantaggioso  di  questa  cura  ò  il  dolore  e  le  infiltrazioni  te- 
naci che  vi  tengono  dietro,  come  nelle  iajesloni  di  sublimato,  Banke 
non  può  dichiararsi  in  marita  ai  dafiniUvi  risultati  di  tale  cura,  aven- 
dola cominciata  solo  da  quatU^o  anni  :  egli  crede  però  di  potere  giù  fin 
4*ora  diehiiurare  che  questo  metodo  à  inefficace  nelle  ernie  a  larga 
apertura  e  nei  sqggatti  con  pareti  addaminali  rilassate. 

Gnssenbauer  (di  Praga)  ha  con  tale  metodo  curalo  6  erniosi  per 
auBperimento  e  lo  ritiene  innocuo.  Con  esso  in  40*90  giorni  «1  nota 
tale  rimpicoolimento  dalTapertura  erniaria  che  Fintestiao  non  sorte  più. 
I  snoi  risultati  invitano  ad  ulteriori  prove  eoa  tale  metodo,  col  quale 
ai  potrebbe  forse  ottenere,  e  ciò  senza  alcun  pericolo,  un  restringimento 
deirapertura  erniaria  negU  anonalati  ambulanti 

Tàukr  (di  Varsavia).  —  Modifioasioiia  osservata  nelltatestino 
ìa  un  caso  di  aato-pratamatiirale  durato  lungo  tempo. 

In  conseguenza  di  una  operazione  andata  a  male  si  era  formato  nel 
paziente,  satte  «mesi  prima  ohe  si  mettesse  in  cura  deir  Autore,  un  ano 
preternaturale.  Per  toglierlo,  Tauber  resecò  36  centimetri  di  intestino, 
a  S  giorni  dopo  il  paziente  moriva  con  fenomeni  di  peritonite;  ed  alla 
autopsia  si  trovò  che  nella  porzione  di  intestino  sottostante  all'  ano- 
preternaturale  si  erano  formate  molUsaima  pieghe ,  la  quali  a  mala 
pana  parmettavano  r  introduzione  di  una  aottile  matita.  A  preparato 
ireana  prasantato  air  Assemblea. 


154  RIVISTA 

OfiTsaBooK  (di  Berlino).  —  Ghiarigtone  di  un  eoobf  noooooo  W9ttitoé 
diaframmatloo. 

P.  Gtlterbock  discorre  di  nn  caso  di  ecehiBoeocoo  eotto^iafimmiBa^ 
tioo,  posto  alla  parte  destra,  goarito  mercè  la  reseiione  costale ,  dalf 
4uale  era  aflètto  un  gioTane  di  19  a&ni.  In  esso  segid  eontempora*^ 
neamente  V  apertura  della  cisti  nel  colon  trasverso,  o  fòr8*anclie  nella 
flessura  colica  destra  e  l'appara  nel  polmone,  eosiochè  il  paziente  per 
più  giorni  evacuò  materie  fecali  sia  per  la  bocoa  che  per  1*  ano,  come 
pure  per  la  ferita  fatta  colla  resesione.  In  seguito  a  qnesto  easo  TAn^ 
tore  dimostrò  un  apparecchio  da  fognatura,  molto  semplice,  compostor 
di  due  tubi  di  «omma,  col  quale  egli  riusci  nel  paziente  nominato  m 
tenere  pulita  la  cavità  della  ferita  dalle  scibale,  che  vi  si  raccoglievano. 

Landau  (di  Berlino).  —  Del  modo  di  operare  gli  eoòhlnoooow 
ehi  ohe  si  trovano  nella  oavltà  addominale. 

Landau  fa  rilevare  che  ancor  oggi  muore  un  gran  numero  di  indivi^* 
dui,  affetti  da  ecchinococco  del  fegato  o  d'altri  visceri  addominali,  dopo 
essere  stati  curati  solo  sintomaticamente,  i  quali  avrebbero  potato  es«* 
sere  salvati  con  nna  operazione  semplice  e  sicura  nelle  sue  conseguenze;. 
Non  ò  più  ora  permesso  il  discutere  1  metodi  precedenti  alla  doppia 
puntura  di  Simon,  Però  anche  questa  avrebbe  degli  evantaggi  in  con* 
fronte  del  metpdo  ultimamente  raccomandato  da  Yolkmann ,  come  la 
dimostrano  le  relazioni  degli  antecedenti  Congressi  chirnr^ci.  Landau 
però  fa  a  meno  anche  di  questo  metodo  ed  opera  in  un  sol  tempo, 
come  già  raccomandarono  (vivamente  e  fecero  Sànger  (di  Groninga) 
e  Lindemann  (di  Hannover).  Tuttavia  egli  in  alcuni  punti  si  scosta  da 
Lindemann,  perchò  egli  dopo  Tincisione  delle  pareti  addominali  non  ria* 
nisce  subito  il  peritoneo  separatamente  colle  pareti  addominali  mede- 
sime e  non  coelsoe  la  cisti  deireochinooocco,  rispettivamente  l'organo,  in 
coi  essa  sta,  oioè  la  milza,  il  fegato,  ecc.,  parallelamente  coi  bordi  della 
ferita  delle  pareti  ventrali. 

Inoltre  egli  parimente  non  incide  recchinococco,  già  cncito  alle'paretf 
addominali  e  ciò  ò  essenziale  ;  ma  lo  svuota  con  una  siringa  di  Dleu^ 
le^oy.  Cosi  resta  sicuramente  impedito  il  versamento  del  contenuto 
della  cisti  deirechinococoo  nella  cavità  peritoniale,  il  quale  versaménto 
è  dannosissimo.  Quando  il  sacco  deirecchinococco  non  è  più  molto,  teso^ 
soltanto  allora  lo  incide,  ne  rovescia  airestemo  le  pareti  con  forza,  nel 
caso  che  esse  sovrabbondino  ne  escide  quanto  può,  e  le  riunisce  alle 
pareti  addominali  con  molti  punti,  che  mette  assai  vicini,  lascia  aperta 
la  ferita  e  la  fogna;  e  tutto  ciò  compie  in  una  sola  seduta. 

Landau  fa  rilevare  ancora  alcuni  punti  speciali  relativi  airecchino- 
cocco  del  fegato,  che  d  fra  tutti  il  più  frequente,  e  oioò  la  consistenza 
molle,  propria  del  fegato  normale,  cosi  che  palpando  si  sente  come  una 
cisti  vuota,  la  secrezione  biliare  ;  1*  odore  caratteristico ,  che  non  di* 
pende  dalla  diffusione  dei  gas  intestinaii.  Presenta  qaìnM  due  operati 


DI  GHIRXTRGIÀ  155 

toì  100  metodo.  Uno  era  ana  ragasia  di  12  anni,  T  altro  era  pure  nna 
ragazza,  ohe  aveva  6  anni  e  che  era  stata  operata  da  Ini.  In  questa  vi 
enno  due  saecld  di  ecchiaoeoccoi  distinti  e  non  oomunioanti  l'uno  col" 
Feltro  ;  uno  si  trovava  al  lobo  destro  del  fegato^  1*  altro  al  sinistro,  ed 
aaibedoe  erano  stati,  estirpati  in  una  sola  seduta  operando  in  un  sol 
tsanpo  due  mesi  innaaid. 

LtseuMtéOTue:  Kllster  (di  Berlino)  ha  ultimamente  operato  tutti  i  casi 
di  ecchinococco  del  cavo  addominale  col  metodo  di  Landau  e  ne  ha 
avuto  buoni  risultati  ;  ma  egli  non  crede  necessario  che  11  sacco  venga 
eliminato  noieroò  la  suppurazione  Cosi  non  vi  è  seolo  di  bile,  il  quale 
si  osserva  solo  se  il  decorso  deiroperasione  non  è  asettico* 

Landau  domanda  come  possa  avverarsi  la  guarigione  senza  suppu» 
razione* 

Kdstei^risponde  che  si  forma  una  solida  cicatriee,  senza  sappurazione 
merco  il  raggrinzarsi  della  parte  e  merco  la  formazione  di  granula* 
zioni. 

Thiersch  lo  conferma  e  dichiara  che  dove  si  conserva  V  asepsi,  non 
vi  è  nessun  cattivo  odore. 
•  *■.»' 

Crude  juniore  (di  Dresda).  —  Bstirpaslone  di  vaxm  mUza  dege- 
nerata, a  presentaxioiie  dèll'anunalato  operato* 

Il  muratore  V.,  di  43  anni,  10  anni  addietro  aveva  ricevuto  un  colpo 
di  pietra  alla  regione  della  milza  e  ne  aveva  risentito  dei  dolori  per 
parecchi  giorni.  Perù  stette  poi  9  anni  benissimo  di  salute.  Un  anno 
prima  deiroperazione  egli  si  accorse  di  avere  alla  parte  sinistra  del 
basso  ventre  un  tumore,  che  cresceva  lentamente  si,  ma  di  continuo,  il 
quale  gli  dava  fastidio  mecoanlcamente  e  specialmente  mentre  lavorava.. 
Esso  gli  rendeva  inoltre  dolorosa,  comprimendogliela,  un*emla  ioguinale^ 
destra,  che  aveva  da  23  anni,  e  che  non  poteva  perciò  più  mantenere 
ridotta  co'  solito  bendaggio  erniario.  Il  25  settembre  1881,  mediante  una 
incisione,  praticata  al  bordo  esterno  del  muscolo  retto  addominale  si-- 
Bistro,  venne  messo  a  nudo  un  tumore  mobilissimo ,  del  volume  della 
testa  di  un  bambino  ricoperto  dallMntestino  e  daireplploon.  Lo  si  spacca 
e  ne  sortirono  1350  grammi  di  liquido  giallo-chiaro,  contenente  cole» 
aterina.  Il  resto  della  milza  venne  estratto ,  ed  il  peduncolo  venne  le- 
gato replicatamente  e  poi  rimesso.  Si  ottenne  la  guarigione  per  prima 
intenzione  senza  nessuna  reazione.  Malgrado  però  la  piccolissima  per- 
dita di  sangue  e  quantunque  Toperato  avesse  buon  appetito,  la  conva- 
lesoenza  Ai  molto  stentata  e  il  paziente  fece  una  ciera  anemica.  Che  o| 
fosse  anemia  lo  confermò  Pesame  del  sangue,  fatto  un  mese  dopo,  col 
quale  vi  si  trovò  un  aumento  considerevole  dei  corpuscoli  bianchi  ed 
una  diminuzione  dei  globuli  rossi,  ed  oltre  a  ciò  vi  si  riscontrò  la  pre- 
senza di  un  gran  numero  di  microciti,  cioò  di  globulini  rossi,  nueleati» 
VMo  etesso  tempo  la  glandola  tiroide  si  fece  dolente  è  si  rese  tumida 
e  come  infiammata.  Le  altre  Amzlonl  si  conservarono   normali.  Cinque 


156  RIVISTA 

mesi  dopo  Toperasioiie  il  saiigae  e  la  tiroide  erano  xiiornati  sormaM  ed> 
il  paziente  aveva  ricaperaie  le  sae  tane  in  modo  che  potè  ripi^—rtewi 
il  SQO  mestiere  di  murature.  Non  furono  oetervati  né  dolori  alle  oam^ 
né  tamefazloni  delle  glaadole  l'infatiebe,  né  Toracità|  aò^eaiaclbà;  e^tMa^ 
%ofre  oonohiade  ohe  la  aiHza  potrebbe  entrare  nella  formaBeiiedol(n»r 
gne  più  di  quello  ohe  recentemente  siasi  ammeaeo»  o  sapipoaie  iAb  te 
saa  fansione  consista  aeUa  1a*asformazione  dei  gletaU  biaaeht  liel  Hm* 
^ue  la  globali  rossi.  Dopo  la  sua  estirpazione  pare  diala  «lUb  Anno* 
nalità  venga  supplita  principalmente  dalla  glandola  tiroide  e  dal  mi-4 
dolio  rosso  delle  ossa,  mentre  non  solo  non  venne  osservats  in  qne- 
sto  caso  una  partecipazione  delle  glandolo  linlKtiohe  in  luogo  làéU» 
milza,  ma  anzi  potò  tale  funzione  vicaria  da  parie  di  esse  glandolo  ve^ 
nira  quasi  esclusa. 

Disotcotiono  :  (Hehauden  (di  Halle)  raccomanda  la  legatnnimdastica 
neir esUrpaziòtto  della  milza:  anzi  con  essa  si  potranno  probabtl<» 
mente  intraprendere  anche  delle  resezioni  parziali  della  milza  e  del 
l(igato. 

Braun  (di  Heidelberga)  discorre  di  una  estirpazione  di  mikzia  ìngnos- 
sata,  ma  non  leucemica,  fatta  da  Czerny  nell*  inverno  1877-78.  L'opo» 
rato  ivlve  ancora  e  n^  prima,  nò  dei»  l' operazione  non  si  poterono 
dimostrare  nella  cojtt^^o^aloiie  dei  sangue  dei  oaogìamontt  notevolL 

Winkel  (  di  Dresda  )  nota  ehe  lo  stato  di  salute  del  paziente  di 
Orodè  si  ò  migliorato  sotto  ogni  rapporto.  Bgli  stesso  ha  in  aura  fin  dal 
1874  nna  donna  aUa  quale  si  ò  formata  una  dstl  della  milaain  segnito 
ad  on  colpo  rlcevotavi.  In  questi  8  anni  tale  cisti  venne  già  posta 
iO  volte.  Due  terzi  della  parete  delia  cisti  sono  ora  calcificati,  eosioofcè 
la  puntosi  rmp^  con  difflooltà.  La  paziente  di  tanto  in  tanto  si  lamenta 
di  fenomeni  febbrili»  durante  1  quali  però  non  presenta  aumento  di  tem* 
peratura,.  e  ohe  la  rendono  incapace  di  lavorare  per  tutto  il  tempo  ^m 
durano.  Con  tutta  probabilità,  se  Teaisse  estirpata  la  milza,  tali  Jtoo- 
Aleni  non  si  presenterebbero  pia. 

Langenbaeh  (di  Berlino)  estirpando  un  tumore  della  milza,  molto  ve» 
luminoso,  osservò  una  emorragia ,  ohe  potò  appena  essere  stnestaia,  e 
il  paziente  poche  ore  dopo  Toperazione  mori,  oertamente  in  conseguenza, 
di  emorragie  secondarie  nella  cavità  addominale*  In  un  caso  analogo  di 
emorragia  secondaria  nel  cavo  addominale,  gli  riuscì^  riapiondo  ia  Ir- 
rita, di  legare  il  ramo  sanguinante  deirarterta  renale  i  ed  egli  propsiio 
nei  oasi  eonsimill  di  tumori  della  milza  di  legare  Tarteria  Uenale. 

K&ster  (di  Berlino)  ha  sperimentalmente  fatto  la  legntnra  in 
4i  tutti  i  vasi  della  milna,  eeoetto  una  arteria  ed  una  vena  ed  Im 
date  che  a  ciò  teneva  dietro  nn  oonsiderevolo  raggriocamento  dite 
glandola*  Ha  pure  tentato  una  volta  tale|pralioa  nell*aomo4  ma  le  dWi* 
i>oltà  che  in  ciò  si  inoontrano  fhrono  cosi  gravi  e  Pesito  eoei  sfov(ora«» 
volo  (morte  per  peritonite  settica),  ehe  egli  oeonsiglia  danlterfcMfi  ten- 
tativi analoghi* 


DI  CHIlttJR0IA  157 

Kolaozek  (di  Breslavia)  riferisce  sa  di  una  estirpavione  à\  un  tamore 
di  milza,  ocoafionato  dalla  obliterazione  della  vena  lienale.  Tale»  epe** 
nHdiDii»  Temile  foUa  nella  Oliniea  di  Breslayia  e  fa  eegoita  dalla 
mertoé 

v'B^av  ^-  Heidelberga)  espene  cbe  Gzerny  Imi  estirpato  due  volte  del 
immai  leoceBoriei  della  mitoa,  ed  ambedue  gii  operati  morirono»  in  oon* 
segaensa  di  emorragie  date  da  inolti  pioooU  vasi  della  glandefea  e  deU^ 
pwmtì  add(MBiiiali  inoiee.  Finora  poi  nearan  caso  di  eetirpaziene  ùL  ikiilxa 
knMemica  lia  dato-  uor  eaito  favorevide. 

J»  RoBBintA^SH  (  di  Gottinga  ).  —  Aloime  laparotomie,  eseguite 
nella  Cainioa  di  Gottinga,  degne  di  monaioine^  con  dimostra-' 
aieae  di  mi  preparato  di  asoeseo  del  pancreas,  il  quale  diede 
luogo  a  ristagno  di  feoi  e  cpulndi  alla  kiparotomia. 

L^  Caso.  Operazione  di  an  cancro  del  retto,  clte  si  spingerà  molto  in 
alto  nel  baeino,  distaooandolo  prima  nel  ventre  e  poi  estirpandolo  per 
V  ano. 

Un>  contadine,  di  39  anni,  soffriva  delle  molestie  alla  parte  da  al- 
ipiantt  mesi;  e  gli  si  trovò  un  cancro  del  retto,  oireolare,  sito  molto 
ia  alto,  tanto  che  la  sua  terminazione  superiore  non  potè  essere  rag* 
gIvBta  neaaclie  nella  nareosi  :  palpando  profondamente  trovava  una  da» 
rezza  al  disopra  della  sinfisi  pubica.  Siccome  non  si  poteva  sperare  di 
potere  estirpare  il  carcinoma  nel  modo  solito ,  neanche  aprendo  il  pe- 
ritoneo e  tirando  airinfuori  Tintestino,  si  procedo  nel  modo  seguente: 
Si  aperse  Taddome  appena  al  disopra  del  legamento  sinistro  di  Fallop- 
pie,  si  tirò  infuori  la  flessura  sigmoidea,  e,  dopo  aver  eonstatate  cbe  il 
earefttoma  sporgeva  largamente  nel  piccolo  bacino,  si  applicò  sulla 
detta  flessura  una  doppia  legatura,  e  la  si  recise.  SI  roderò  poi  asettici 
su(^  due  capi  formatisi  e  rìnferlore  venne  rimesso  nelllEiddome  dopo 
avergli  ben  applicato  una  plooola  medicatura  asettica,  e  dopo  averne 
dtstaectfte  il  mesenterio  quasi  fino  in  basso.  Il  capo  superiore  venne 
cucito  nella  ferita  addominale,  dovendo  servire  da  ano  permanente,  e 
la  detta  ferita  venne  completamente  chiusa.  Allora,  dopo  avere  ben  pn« 
lito  la  parte,  venne  cominciata  dal  basso,  restirpazione  dot  capo  infb^ 
riore  dell'intestino  per  la  via  deirano.  Psr  fortuna  riuscì  fat)ifmente  il 
4ista6eo  dalla  vesciea. 

Dopo  aperto  anteriormente  il  peritoneo,  il  capo  legato  dell'  intestino 
Teave  ripiegato  in  ftiori  e  si  potè  compiere  anche  dalla  parte  poste- 
riore restirpatione  della  parte,  operando  sempre  su  tessuti  sani.  Si  do*- 
vette  poi  estirpare  buon  nnmM'o  di  glandolo  linfatiche  retro  rettali  an- 
<tfesse  ammalate.  Fognatura  per  l'apertura  del  retto ,  non  Munita,  che 
Telane  poi  riempiuta  di  garza  jodofbrmlea  e  eonvenientemente  medicata. 
nel  2»^  giorno  dopo  l'operatone^  eoltasso  quasi  inaspettato  e  morte.  Sol- 
tanto le  anse  istsstlnali,  poste  di  ooatro  alla  ferita  peritoneale  inferiore 
«pMseBtftva&o  segni  veeenti  di  peiitoaite. 


158  EITISTA 

I&*  Caso.  Operatione  di  una  ciatifellaa  idropica  i  eoateneata  molti  t 
<3alcoli. 

Bra  una  ragazza  di  7  anni,  la  quale  già  dae  anni  prima  ayea  rimaci 
caio  che  nella  parte  destra  del  Tentre  le  si  andava  formando  nn  tu»  ' 
more.  Quando  la  Tide  T  Autore,  qneeto  tumore  era  del  volume  <fi  Qià 
che  nn  pugno ,  era  apparentemente  fluttuante  e  si  troyara  sul  metto^ 
della  parte  deatra  del  ventre.  Solo  alla  metà  di  detto  tumore^  li  rl^. 
scontrava  una  leggiera  ottusità;  la  sua  superfloie  era  liscia,  e^  rotoii^ 
deggiante  e  il  tumore  era  mobile.  L*  incisione  fatta  a  livellò  di  esso^ 
scoperse  la  vescicola  biliare,  assai  distesa,  e  niente  allatto  inflam». 
mato,  e  sopra  di  essa  si  vedeva  il  bordo  atrofizzato  del  fei^o.  Sntuca': 
di  alcuni  centimetri  quadrati  della  superficie  della  oistlf^oa  coi  bentt 
della  ferita  addominale;  apertura  della  detta  cistif<rileà  dieci  giorni  do]^o 
con  fuoriuscita  di  molto  liquido,  chiaro,  mucoso  e  di  circa  40  caloolli 
biliarL  Qoarlgione  senza  reazione. 

3.^  Gaso.  Estrazione  di  calcoli  biliari  con  apertura  fortuita  del  peri^. 
toneo  e  abbandono  in  questo  di  alcuni  calcoli  biliari. 

Una  donna  di  36  anni,  era  ammalata  da  2  anni  con  febbre  e  ddOEt 
ai  petto  ed  alla  spalla  sinistra.  In  seguito  poi  ad  nn  graye  accesso  di 
colica  le  si  era  formata  una  nodosità  alla  parte  destra  del  ventre,  ehe 
in  capo  a  un  anno  avea  raggiunto  il  volume  della  testa  di  on  bambino 
e  che  poi  scoppiò  e  scomparve  lasciando  una  fistola.  Questa  si  trovava 
a  destra  della  linea  mediana,  quattro  dita  al  disotto  deir  ombelico.  In« 
trodneendovi  una  siringa,  questa  penetrava  verso  destra  ed  airinsu  e  fi» 
niva  coi  toccare  dei  calcoli.  Spaccata  con  precauzione  tale  fistola  ^  si 
estrassero  alcuni  oidcoli  e  facendo  altri  delicati  maneggi  la  pinzetta  pe- 
netrò improvvkiamente  in  uno  spazio  libero,  il  quale  stava  tutto  a  si* 
nistra  deirombeJico.  In  esso  si  poterono  sentire  altri  calcoli,  ma  non  si 
poterono  estrarre.  Allungando  il  taglio  a  sinistra  e  coli*  esame  digitale 
si  sentirono  1  visceri  addominali  cosi  a  contatto  colle  dita  stesse  che 
non  si  poteva  qnasi  credere  che  vi  fosse  ancora  di  mezzo  una  mem- 
brana per  quanto  sottile,  come  per  esempio,  la  vescichetta  biliare  assai 
distesa.  Sutura,  fognatura  a  parte  del  peritoneo  e  della  fistola  con  ovatta 
sidicilata.  Guarigione  senza  reazione. 

4.^  Caso.  Cisti  dermoide  retroviscerale. 

In  una  donna  di  36  anni ,  dopo  un  parto  avvenuto  due  anni  prima, 
comineiò  a  farsi  sentire  un  tumore  nel  ventre,  il  quale  crebbe  comsl^ 
derevolmente,  dando  luogo  a  molestie  locali  ed  a  disturbi  generali  di 
nutrizione.  Esaminandola,  T  Autore  le  trovò  l'addome  molto  disteso  in 
causa  di  un  grosso  tumore,  al  di  sopra  del  quale  stavano  sempre  delle 
anse  intestinali,  irregolarmente  configurate.  Il  tumore,  a  sinistra  si  prò» 
sentava  fluttuante.  Laparatomia  a  sinistra  dell*  ombelico.  Dopo  avere 
tentato  indamo  di  sollevare  il  grande  epiploon  insieme  al  colon  tra- 
«verso,  si  dovò  recidere  il  mesocolon  trasverso.  Finalmente  ai  presenta 
la  parete  bianca  e  fitta  del  tumore,  di  cui  si  conobbe  il  contenuto  der- 


DI  GEIBU&aiA  15d 

nioids  médiaato  ma  pantora  «aploratriee.  Si  tenta  layano  di  afferrar» 
II  tumore  dalla  parte  posteriore  per  introdarvi  no  tabe  fognatore  e 
ooii  apesto  avaotario;  Non  restava  pertanto  ebe  l' estirpatioae  :  ma  yì 
ai  dovette  riannoiara  giaeehò  il  tumore  «i  impiantaya  sodamente  eoa 
larga  base  sall'aorta.  Si  chiose  la  ferita  delle  pareti  addomlaaii^  si  fece 
la  aattira  deUa  porxione  di  cisti  messa  a  nudo*  intorno  all'apertura  della 
puntura:  apertura  più  estesa  della  medesima  e  laratura.  Nelle  medi* 
oatuxe  seguenti  si  estrassero  delle  lunghe  ciocche  di  capelli.  Decorso 
aensa  reasionoi  discretamente  regolare.  Insorta  in  seguito  una  Tolta 
aoddentalmente  la  putrescenza  nella  cisti,  si  potò  essa  facilmente  to- 
gliere. La  paaiente  venne  dimessa,  provveduta  di  un  grosso  tubo  da 
£9gnatura  d'argento  e  si  ripresentò  poi  in  un  ottimo  stato  di  salute. 
5«*  Caso.  Tumore  congenito  retro-peritoneale  (neuroma  del  ganglio 

solare?). 

Una  ragazsa  di  9  anni,  sana  e  robusta  presentava  Ano  dall'età  di  due 
anni  una  tumefazione  del  ventre  dovuta  a  un  tumore  probabilmente 
eongenito,  il  quale  era  andato  crescendo  di  continuo.  Non  vi  si  trovava 
<»abra  di  fluttuazione;  ne  era  occupata  tutta  la  metà  superiore  della 
parte  s&aistra  del  ventre  e  il  detto  tumore  si  estoideva  anche  nella 
parte  superiore  della  metà  destra  dell'addome.  La  sua  superflcie  era  in 
generale  levigata  :  vi  si  trovavano  però  nodosità  dure  e  abbastanza  vo* 
luminosey  fra  cui  se  ne  trovava  una  a  sinistra  ai  di  sopra  dell'ombelico 
della  groisezia  del  pugno  di  un  bambino.  Tutta  la  massa  di  neoforma- 
zione era  discretamente  mobile;  e  lo  erano  del  pari  i  singoli  tumorettL 
li  tumore  air  insù  si  trovava  al  di  dietro  dello  stomaco  e  si  estendeva 
evidentemente  al  di  dietro  degli  archi  costali  per  non  piocol  tratto^  e 
ei  poteva  colla  percussione  delimitare  facilmente  dalla  milza  e  difflcil* 
mente  dal  fegato.  Fatta  la  laparotomia  i  visceri  si  sfnaeero  violente- 
mente in  fuori  ;  e  quanto  più  si  insisteva  p^  isolare  il  tumore  i  tanto 
più  si  rendeva  evidente  Pimpossibilità  di  estirparlo  ;  ai  dovette  perciò 
rinunciarvi.  Una  peritonite  settica  trasse  alla  morte  due  giorni  dopo  la 
paziente.  Il  tumore  avea  la  grossezza  della  testa  di  un  nomo  adulto, 
stava  tutto  al  di  dietro  dei  visceri  e  davanti  air  aorta  e  non  aveva 
aderenze  con  nessun  viscere.  L'esame  miorosoopico,  ohe  ne  venne  fatto 
nell'Istituto  anatomo-patologico  dimostrò  che  esso  era  un  neuroma 
con  grandi  cellule  gangliari  fornite  di  prolungamenti ,  con  grossi  cor- 
doni nervosi  che  contenevano  anche  delle  fibre  midollari  e  che  si  di* 
ramavano  anche  dal  tumore  agli  organi  addominali ,  per  esempio ,  al 
pancreas. 

6.*  Caso.  Laparotomia  per  stasi  fecale  dovuta  ad  un  grosso  ascesso 
pancreatico. 

Una  donna  di  57  anni|  del  resto  sana,  aveva  avuto  due  mesi  prima, 
senza  eansa  nota,  stitichezza  e  forti  dolorL  Pronto  miglioramento. 
Dopo  6  settimane,  doò  20  giorni  prima  di  essere  veduta  dalP  Autore, 
di  nuovo  tenesmo  con  insuttciente  defecazione.  Da  8  giorni  stitichezza. 


16Q  RIVISTA  m  eSIRITRfflA 

fteqnefD^  Tornito  di  sostenze^  Tordfocie;  Gran^di»  prontraiioiie  di  fone» 
EaamifiaDda  la  paziente  FAutore  trovd  che  la  parte  sinistra  del  ven* 
tre  era  molto  gponfia;^  al  disotto  e  al  di  dietro  dello  «tomaeo,  assai  di* 
latato,  si  trovava  nn  tumore  flattoante ,  della  grossessa  deHa  testa  df 
nn  èambino,  immobile  e  non  estendentesl  fino  nel  pieeolo  baeino.  Le 
infezioni  di  acqua  con  una  canna  da  clistere  molto  longm  noa  feeere* 
nnlla;  perciò  accondiscese  alle  preghiere  della  paziente  di  eperarla- 
con  la  laparotomia.  Fece  una  inoisioae  lunghesso  la  linea  alba  ed 
ttn*altra  trasversale  a  livello  del  tumore.  Distaccato  il  cokm  teasversa 
cercò  di  scoprire  il  tumore  la  di  cui  periferia  era  però  tutta  infil- 
trata per  processo  flogistica.  Tentò  hivano  di  isolare  in  quel  punto. 

10  stomaco,  e  in  conclusione  lacerò  in  un  piccolo  luogo  il  tumore  e  ne^ 
venne  fbori  un  contenuto ,  che  in  principio  era  chiaro ,  poi  torbido  e 
puzzolento.  Si  potò  farlo  scolare  e  si  potò  cucire  il  sacco  cosi  aperto  ooi 
marghìi  della  ferita  addominalOi  senza  che  penetrasse  nella  cavità  brio* 
01010*  di  liquido.  Dopo  avere  ben  cucita  la  ferita  addominale»  venne  di-^ 
latata  la  piccola  apertura,  fatta  colla  lacerazione;  vi  si  introdusse  nn 
tubo  colatojo  e  la  si  sciacquò.  L'operata  non  si  riebbe  più  dal  eoMaiBo 
e  morì^  in  capo  a  6  ore.  Fatto  un  accurato  ^same  neir  istituto  paiolo*» 
gico  si  trovò  necrosi  del  pancreas;  e  la  supposta  eisti  non  era  ohe  un 
ascesso  svoltosi  dal  medesimo  tra,  il  ventricolo  e  il  piccolo  omento. 

11  ristagno  fecale  era  prodotto  dalla  compressione  prodotta  dal  detto 
ascesso  sulla  porzione  superiore  deirintestlno  tenue,  ohe  gli  si  era  Mto 
aderente  per  infiammazione.  Dimostrazione  del  preparato. 

(Continua}. 


^'wVM^  V_. 


161 


BIBLIOGRAFIA 


Post  GsoaGB  E.  —  On  tlie  Treatement  of  aoiae  Forms  ot 
tetostlnal  Olratraotiong  by  Opiam.  —  (Cura  di  alcune  spe- 
eie  d^occlusioni  intestinali  per  mezzo  deiroppio).  In  :  The  Medicai 
Record.  New  York,  1882,  Voi.  XXI,  N.  16,  pag.  431. 

Da  un  medico  che  sta  in  Siria,  sia  pare  Professore  nel  Syrian  Pro-' 
testoni  CoUege^  non  può  aspettarsi,  e  tanto  meno  pretendere  nn  arti** 
colo  obe  tratti  un  particolare  argomento  dal  pnnto  di  vista  deiremdi- 
zione  ;  ma  neppure  si  può  scusare  tanto  oblio  della  storia  della  propria 
scienasa  ed  arte  da  credere  cosa  affatto  nuova  ciò  che  da  secoli  è  no* 
tissimo. 

Così  ò  del  prof!  Post,  il  quale,  secondo  che  scrive,  pare  voglia  far  credere 
che  il  curare  certe  forme  di  ostruzione  intestinale  mediante  l'oppio  sia 
frutto  esclusivo  de'  suoi  studi ,  un'invenzione  tutta  di  lui.  Nondimeno 
poiché  l'articolo  contiene  pregevoli  osservazioni  cliniche  e  flsio-tera- 
peutlche,  cosi  giudico  di  far  cosa  grata  al  lettore  riassumendolo  ed 
esponendo  la  versione  letterale  di  alcuni  punti  di  particolare  impor- 
tanza. 

L' Autore  distingue  anzitutto  due  varietà  dell'  occlusione  intestinale, 
la  cronica  e  l'acuta.  La  cronica  si  presenta  sempre  quale  effètto  di  al- 
terazioni anatomo-patologiche  fisse  (tumori  addominali,  ascessi  della 
spina  e  della  pelvi,  anomalie  di  posizione  dell*  utero,  cancro  dell*  inte- 
testino,  briglie  cicatriziali). 

Più  svariate  sono  le  cause  anatomico-cliniche  che  danno  luogo  alla 
forma  acuta,  e  il  Post  le  distingue  in  sei  classi,  che  sono  le  seguenti: 

L®  Corpi  stranieri  indigeribili  arrestatisi  in  un  punto  idelVintestino,  — « 
Son  questi  rappresentati  molte  volte  da  scibale  fecali  indurite  e  aggio- 
morate.  Il  miglior  modo  per  combatterle  consiste  nei  purganti  drastici 
e  nei  clisterj,  e  talvolta  anche  nel  rompere  ed  estrarre  le  scibale  col-* 
riluto  delle  dita  o  di  un  apposito  cucchiajo. 

2.®  Ernia  strangolata  interna.  —  Questa  diagnosi  ò  difficilissima: 
quando  ò  possibile,  la  cura  consiste  nel  mettere  allo  scoperto  la  por* 
zione  erniosa  e  togliere  lo  strozzamento. 

3.*  Ernia  strangolata  estema.  —  Qui  T  Autore  comincia  a  trovare 
l' indicazione  terapeutica  dell'  oppio  e  dei  suoi  derivati.  €  Allorché,  dgU 
«  dice,  il  taxis  non  basta  a  ridurre  Ternia,  due  vie  sono  aperte  al  me- 
€  dico-chirnrgo  curante.  Se  i  sintomi  sono  urgenti,  il  chirurgo  fprooe- 
<  derà  all'^erniotomla,  purché  V  infermo  ed  i  suoi  famigliari  non  vi  si 


1.62  BIBLIOGRAFIA  —  POST 

«  oppongano.  Se  i  sintomi  non  sono  argenti  (per  esempio,  se  il  vomito  ò 

<  scarso  o  nnllo,  se  il  polso  ò  ancora,  sosteooto,  la  temperatura  pres- 
«  socliò  normale),  oppure,  anelìe  essendo  urgenti,  T infermo  od  i  saoi 

<  famigliari  ricusano  con  insistenza  il  sussidio  dell'atto  operativo,  allora 

<  il  medico  ricorrerà  airuso  dell'oppio.  I  purganti  in  simili  casi  soventi 

<  aggravano  il  turbamento  venendo  a  spingere  il  contennto  delle  in- 
«f  testina  posto  al  di  sopra  del  punto  strojszato  contro  la  porzione  ìq* 
€  carcerata  e  producendo  inconvenienti  gravi,  quali  rirrltazione  el^in- 

<  flammazione  del  contendto  del  sacco,  e  talvolta  lo  stravaso  d%11è'*ÌBCi 
«  nel  cavo  peritoneale.  In  simili  contingenze  Toppio  somministrato  per 
«  via  della  bocca  o  La  mcgrflna  p^  via  ipodermica,,  conibiilati  <S(|gli 
«  emollienti  estemi,  bastano  a  ridurre  la  tumefazione,  a  far  sì  cbe  il 
«  taxis  si  possa  ripetere  con  maggìOjTe  speranza  di  buon  risultato  .op- 
5  pure  agevolano  il  ritorno  della  permecU)ilità  del  tubo  intestinale^  > 

L' Autore  conforta  questo  asserto  coiresporre  due  casi  clinici  di  grande 
importanza.  Il  primo  di  essi  riguarda  una  donna  di  75  anni,  affetta  da 
j^mia  crurale  strozzata.  L'ernia  durava  da  parecchi  anni,  e  si  eràsem» 
pre  mostrata  irriducibile.  Falliti  i  purganti,  i  clisterj  e  il  taxis,  vennero 
latte  le  prescrizioni  segaentl:  mezzo  grano  di  oppio  ogni  sei  ore,  un- 
zione del  tumore  erniario  colP  unguento  di  belladonna,  cataplasmi  di 
^linseme  sul  tumore  •  sul  basso  ventre.  Dopo  il  terzo  giorno  di  questo 
jgftetodo  di  cura,  ai  cataplasmi  vennero  sostituite  le  pennellature  dióol- 
dedlon  elastico.  I  sintomi  di  strozzamento  cedettero  in  seguito  alle  prime 
.4osi  di  oppio,  e  al  6.^  giorno  dal  principio  della  cura,  la  paziente  éìSbe 
cinque  scariche  spontanee.  Il  secondo  caso  riguarda  un  uomo  di  65  anni, 
,  affetto  da  emii^  Inguinale  strozza^.  Fallito  il  taxis,  rifiutata  T  opera - 
.zione  dalla  famiglia  dell' inférmo,  si  ricorse  all'  oppio,  e  nel  7.*  ^òrno 
r  ernia  si  era  spontaneamente  ribotta.  Amendue  questi  casi  si  riferi- 
scono a  persone  d^  età  avanzata ,  nelle  quali  V  ernia  inguinale  o  cru- 
rale ò  affezione  frequentissima. 

;  4.^  Tumefazione  della  valvola  Ueo-cecale  giunta  a  tal  punto  da  im^ 
fedire  il  passaggio  delie  feci.  —  Si  riconosce  questo  stato  speciale^  più 
jaro  dei  precedenti,  pel  vivo  dolore. che  si  manifesta  in  corrispondenza 
^Ua  regione  ileo-oaoale,  pel  distendin^ento  dell' intestino  tènue,  la.  p^i- 
iioa,  ecci.  Anche  la  questo  stato  di  cose  l'oppio  torna  efficacissimo.  <  I 
ic  purganti,  dice  rAutpre,  in  simili  casi  hanno  l'inconveniente  4i  €[(ùn- 

<  gore  il  contenuto  degl'intestini  contro  una  barriera  insormontabile,  > 
:fi  quesito  il^pnnto  fórse  meglio  tratitato  dall'Autore  e  chei  merita  >ii$e- 

pur  questo  11  punto  intorno  al  quale  V  Au- 
sere  ha  raccolto  il  maggior  numero  di  casi,  citandone  ben  tre  per  con- 
(fOJTtftre  U  affo  aiigamento  sai  :  vantaggio ,  dell'oppio  in  questa  f^fm^  di 
jto^lVWtoDa:  lAtssttoale  escuta.  Fatto  che  mellita  qualche  riguarda,  meptre 
•i  sogigetti  QolpKi  da  ernia,  strozzata  qr^no  amendùe  vecchi^  ^QTaQi 
•tavÉOd  gli  ftttri  due  colpiti  d«  tumefaisiDne:  della  valvola  ileo-cec^lg. 
ili  primo  caso  rignartenQ  «omo .  d^U!  ed^  di  35  t^nni»  sorpresa,  .dja^/PQ- 


t } 


^^irativi  ,e  cpl,  cliflt^Pi.n  ;nj.€fdUKb  cabrante  «tfal^ili. adorai  .(Jlag^asji  .4A 
j^es9o  p^r^c^^le ,  e  in,  \^ss^  a  ci6.  preacyi^s^  (Tj^uti;  9igpa^^  fi^'9^14^% 

^^irinf^rmoy  stabili  mvec^  che  :8';a.Teya  ^  farA,PQD,.o^^rt<^i^nei  ìfeorifer 
eafe^  e  in  b^se  a  ci^  pr^scrifusfei Ja,  polycur^^.  fie\,J>oyfeji:iUcpi^^qìXQ  pr>«\nf. 
46^«  dapppji^a  s^i  gra^i  ogài  tp^i  qr^,  j^nq  a  chp  à  4oÌQr9  «i.^oissetBfin^ 
fiibj^f^eojbp; .  ijQltigatO-  UoitaiB^ntf  pracicri^ffa  ^tapljasi»>l  emQll^oii  ,dji 
Ijnseme  al  lato  destro  del  ventre.  Io  oapo  al  terzp.  giiprAi^.  daA  priA^ir, 
pio  di  questa  cjara  »   il  passaggio  r^dol  tabo   intesUfiale.  efasi  ,  r^^s^ir. 

Il j  secondo  caso  si  riferisce  ad  qq  gjoyanei  dii  30  ^nji%,  )\  fuale  Yi^^^ 
ipaprQYvis^mente  colpito  da  stipsi  ostinata  e  disaria.  I)i,mp|Lp  ^rppriq. 
ppese  un  en^rgiqo  porgente  e  ripetati  clisteri,  senza  ^^trp  effet|to,jqn^ 
41. Aggravare  i  sintomi,  apecialipepte  la  dlste^e^ione  del,  ventre*  Qaandqt 
P  Àatore.TQtnne  chiamato,  rinfei;mo.  versava  in  uno  sjtato  gràvifLslQ|ió  j 
la  tumefazione  e. la  timpanite  erano  maggiori  nelle  rqg^onC;  il^p-oa-^. 
Qale.  Ghe<fa  egli^^n  qi^.esto  fràag;^n]taj?.B8trae  I-orma  ool-G^.^i;^,I|]:e^ 
Iscrive  venti  mignatte  sul .  ponto,  pili  ran^molljitp' d^lla  iui?c^jra?:ip^ef.,^n- 
^iqnj  coirongueoto  di  l;)elladbona  e  cataplasioi  emoUienti  alla  ..parte  |p- 
jGariore  e  al  Lato  destro,  dal  ventre  :,  infiioe.  prescrive  tr^  grani, t4 
jpolverl  del  Dpwer  da  prendersi, pg^i, tre,, ore.  Jùa,  prima  4pie  di  ^quest^ 
po^vqre  vepne  Tejetta  per  voniito,  Djia  le  dosi,  successi  ve  .venperp  tpat- 
tenute^  i  sintomi,, cplicì  in  breve  si  .jfiitig^i^ojQq, . i},  ^ventre  VUpfìnpj  VXQ^I^ 
e  Ixajbtabile  ;.  i  sintomi  andaronp  sempii'p  .soccaesfy^jtx^tBj  i)PLlg^ipr,a^^^ 
flnchò  nella  sesta  giornata  dal  principio  della  cura  V  \nfermc)|^  {|9t^ 
^ypre  di|e  |3G{^?iobe  copipse.  Idrante  lejpr^p  gQ  ore^  f  ijìyS3rj;n[0\prQse 
f^oye.  greui  di.  polvere  del  Dower;  e  durante  jp  jj^iorpji  ff^^ose^  in  t9t^ 
una  dramma  di  detta  polvere*  Io.  segfiito  «,  queste  sceJ^i^lie  alyluf 
velane  HQsp^ao  Toso  d<^U' oppio»  ed.  in  so^  vee^.fV'dato  l*|Olio,efsenzial«| 
^  castoreo,  sommlnìetrandpne.venti  gpccie.pgni  dne  oret^np  ad  av^r.^ 
la  scarica  alvina»  ^  questa  si  pttepoe  s^biit^.neUap^ii^a  .notte  j^  01^49 
rinfernjo  in  breye^ tempo  guarì.;   .,    ,  ,  :    <    -  ^ 

.  ..Spggetto  del  ter;cp  caso  è  la  stessa  giovane  djel  aepondo.  Aleoni  m^- 
^ppo  coi)S9gi;iita  la  gnarjgipne  yen^  egU  ((^^%lit^  ^a  oinsecjondOc^ttajcqoY 
eoo  sintomi  pari  pei^,  forma  e  intensità  ai,prejeedenti.  Inv.eo^  della  pol«^ 
yere  del  DÒwei:  ]l\l?ost  soiQOiinistr^  la  mprPna:, reietto  pttienqto  f^ 
;9ire8aoeh^,,idfint|qo,  ppiphè  dopp  OQa^pttinia^a  .di  qi^ata  <;uraAWeraio 
eb)^  nn^  scfirifì^  a^yiua:^«gnita,pwitp.,4a  gp^yigipne  .  powpieta.  .VA*t 
tojpe  a^pew^aadialtpl'pasi  di  q.ues]fc?ijnc^tnpa>uoi  fluaUj^il  trattaipeptft.ijoj^ 
V9BR^?;fa' Wonfrtp;^a,Ti««lt^^^  .    >   .  >    '    -     1 

enetos^yanp^te,  pwnpftftp  #,i^pp4o:^,  l^ttpnflPPWiiqqwaff^^ J»  «W*» 

alvina*  ,,-. ';i-,.  .>  •:  e-    ••  j.:;'.'.w  ii'  ri»  .Jt..  u  t  i.  .... 

j,.A\\^^.^^\pvifi  ^IJi  ft|iz)fjq^ti  tra  p^si  jppgjiono:  Moupe:  Pwervazipnl 


l64  dlBUOAEAFIA  —  POST 

obe  meritano  di  essere  riferite  poichò  questa  forma  morbosa  della  ta^ 
mefazione  della  valvola  ileo-cecale  sembra  rara  presso  di  noi.  €  L*aBo- 

<  dell'oppio,  dice  V  Autore,  in  tutti  questi  casi  differenti  si  fonda  sopra 
«  un'unica  base  ed  ba  per  isoopo  di  mantenere  in  uno  stato  di  calma 

<  la  parte  irritata  o  congesta  od  infiammata  flncbò  V  irritazione  o  la 
«  congestione  o  l'inflammazione  sieno  completamente  vinte.  Ciò  otte* 

<  nuto,  l'intestino  ridiviene  pervio  ed  11  naturai  movimento  peristaltica 
€  Sgombra  il  tubo  dal  suo  contenuto.  La  considerazione  del  danni  ine- 
€  renti  airemia  strozzata  e  airocclusione  prodotta  dal  gonfiamento  della 

<  valvola  ileo*cecale,  dimostra  cbe  essi  non  si  debbono  riferire  all'in- 

<  carceramento  delle  materie  fecali  per  parecchi  giorni.  QuestMncarce- 
€  ramento  si  verifica  in  alcuni  individui  che  sono  abitualmente  costipati 
«  per  lo  spazio  di  parecchi  giorni,  senza  che  si  abbiano  1  gravi  sintomi- 
€  accennati.  Il  chirurgo  in  seguito  airoperazione  della  fistola  cisto-va- 
€  ginale  produce  coir  oppio  una  stipsi  artificiale  che  dura  uno  o  più 
€  giorni.  Parimente  il  medico  produce  la  stipsi,  nella  infiammazione  del 
€  peritoneo.  In  che  cosa  consistono  adunque  questi  danni  ?  Essi  consi- 

<  stono  nella  infiammazione  del  tubo  intestinale  o  dell'omento,  infiam- 

<  mazione  che  spesso  dà  luogo  a  gangrena,  e  nella  infiammazione  del 

<  peritoneo  cagionata  dalla  rottura  deirintestino  o  dalla  contusione  por- 
«  tata  dai  tentativi  di  taxis.  La  cura  coir  oppio  ò  commendevolissima 

<  in  tutti  questi  casi,  non  escluso  quello  in  cui  abbia  luogo  la  gangrenar 
«  anche  allora  l'oppio  giova  coU'arrestare  i  movimenti  peristaltici  fin- 
€  chò  la  linfa  effusa  tutto  airintorno  abbia  raggiunto  un  grado  di  con- 

<  sistenza  tale  da  non  esser  più  possibile  il  suo  stravaso  nel  cavo  pe^ 
€  ritoneale.  > 

5,®  Invaginazione  delVileo  nel  coloni  oppure  di  una  porzione  del  co^ 
lon  nella  rimanente,  — ^  La  diagnosi  di  questo  stato  di  cose,  spesso  non 
si  può  stabilire  se  non  quando  la  porzione  invaginata  sia  accessibile 
alle  dita  o  visibile  alPendoscopio.  Anche  in  questo  caso  ò  commende- 
volissimo  l'uso  dell'  oppio.  Lo  scopo  ò  sempre  l'identico,  quello  ciod  dr 
arrestare  il  movimento  peristaltico  e  mettere  in  uno  stato  di  perfetta 
quiete  tutte  le  parti  invaginate,  fino  a  che  la  connessione  fra  la  por- 
zione peritoneale  sita  al  di  sopra  e  quella  sita  al  di  sotto  del  punto  in- 
vaginato siasi  effettuata  in  modo  cosi  sicuro,  la  merco  di  un  copioso 
deposito  e  di  una  sufficiente  organizzazione  di  linfa  plastica,  da  impe- 
dire la  effusione  di  materiali  settici  nel  cavo  peritoneale. 

Quest'asserzione  ò  avvalorata  dalla  considerazione  di  uno  del  modi  di 
guarigione  naturale  della  invaginazione,  quale  ò  quello  che  ba  luogo  coi 
cadere  in  gaqgrena  della  porzione  invaginata  e  colla  sua  espulsione  per 
la  via  del  retto.  In  questi  casi  d'invaginazione  l'oppio  ha  però  un  altro 
scopo,  quello  cioò  di  mitigare  la  colica  e  diminuire  la  tensione  del  ven- 
tre, sintomi  di  grandissima  importanza  e  dai  quali  dipende  la  gravita 
maggiore  o  minore  di  ciascun  caso  speciale. 

Solo  quando  1  sintomi  anche  in  seguito  al  metodico  aso  dell'oppio  noa 


BIBLIOaRAFU  —  POST  165 

^accennino  punto  a  migliorare^  può  offrirsi  T  indicazione  dell*  intervento 
rchirurgico» 

0.*  La  eolica  spasmodica.  —  Qaest^altima  forma  di  occlasione  inte- 
«tinaie  acuta,  sostenuta  fra  i  clinici  contemporanei  dello  Jaccoud,  suole 
prediligere  le  persone  che  sono  abitualmente  costipate.  Essa  corrisponde 
all^  ileo  nervoso  di  altri  autori  »  alla  passio  iliaca  vera  di  Sydenham. 
Bencliò  questa  forma  esiga  l'uso  dei  drastici ,  pure  ò  molte  volte 
conveniente  il  far  precedere  un*  infezione  di  morfina  sul  punto  più  do* 
lente.  U  Autore  avvalora  questo  asserto  citando  il  caso  di  un  uomo  abi- 
tualmente costipato,  il  quale  venne  assalito  da  un  vivo  dolore  air  ipo- 
condrio destro,  in  corrispondenza  all'angolo  che  forma  il  colon  ascen- 
dente col  colon  trasverso,  accompagnato  da  vomito  e  da  disturbi  ge- 
nerali assai  gravi.  Prima  di  ricorrere  al  purgante  ed  al  olistere,  l*  Au- 
tore injottò  per  via  ipodermica  sul  punto  più  dolente  un  terzo  di  grano 
di  morfina.  Questo  metodo  curativo  venne  ripetuto  anche  negli  attacchi 
successivi,  ed  ebbe  sempre  per  risultato  quello  di  rilassare  lo  spasmo  e 
-e  di  agevolare  razione  del  purgativi. 

Perchò  mai,  mentre  nelle  prime  cinque  varietà  di  occlusione  intesti- 
nale acuta  si  usa  somministrare  V  oppio  od  i  suoi  derivati  e  composti 
^per  la  via  della  bocca,  in  quest'ultima  varietà  si  preferisce  T  injezione 
ipodermica  di  morfina?  L'Autore  si  affretta  di  esporne  i  motivi,  che 
fiono  soddisfacenti.  Nelle  prime  cinque  varietà  l' oppio  deve  portare  la 
sua  azione  sedativa  sullo  strato  mucoso  e  sullo  strato  muscolare  del 
tubo  intestinale  non  solo,  ma  anche  sul  peritoneo.  Di  qui  la  necessità 
che  l'oppio,  0  il  laudano,  o  la  polvere  del  Dower,  sieno  somministrati 
per  la  via  della  bocca.  Nel  caso  di  colica  spasmodica  per  lo  oontrario, 
ciò  che  il  medico  deve  anzitutto  cercare  ò  V  azione  antispasmodica^  e 
questa  si  ottiene  più  agevolmente  dalla  injezione  ipodermica  che  da  al- 
tri mezzi.  Ma  v'  ha  di  più  :  l'oppio  preso  per  via  della  booca  spiega 
sempre  un'azione  astringente  e  sedativa  sulla  membrana  mucosa  del* 
rintestino  ;  se  quest*  azione  nelle  prime  cinque  varietà,  non  si  oppone 
all'opera  dei  purgativi,  nel  caso  di  colica  spasmodica  tornerebbe  indub- 
biamente dannosa. 

Tali  i  concetti,  tali  le  pratiche  del  prof.  Post  Ma  quanta  somiglianza 
&a  questo  articolo  e  queUo  sullo  stesso  argomento  pubblicato  da  chi 
scrive  sugli  Annali  Univ.  di  med.  e  chirurgia^  nel  fascicolo  di  maggio 
dell'anno  1879,  Voi.  247!  In  queir  articolo  io  riferiva  anzitutto  T  esem- 
pio di  felice  applicazione  dell'oppio  in  un  caso  di  occlusione  intestinale 
ribelle  ai  purgativi  fatta  sin  dall'anno  1867  dall'egregio  dottor  Cesare 
Goggi,  attuale  medico  primario  nell'Ospedale  maggiore  di  Cremona.  Ma 
l'uso  dell'oppio  neirocclusione  intestinale  non  data  da  anni,  bensì  da  se- 
coli. Il  Tralles  in  un'operetta,  che  incominciò  a  pubblicarsi  a  Breslavia 
nel  1757  e  venne  ristampata  a  Napoli  nel  1789  col  titolo  Usw  qpii  sa 
ivibris  et  nocoius  in  morborum  medelOf  tratta  estesamente  dell*  oppio 
nei  casi  di  occlusione  intestinale,  chiamandolo  remedium  eìegantis§i*^ 


mufn  Himnie^  pf^fióukmi^^^pet  pldonimere  da  qaeifito  M^p^^^Ht* 
roso  deiroppio  nei  oasi  anzidetti ,  bisogna  risaiire  fin  presso  ai-j^HP 
mo^  deil^afttf.  Ak^teo  ràoeomaodavit  gtt  lanoéliiti»  -Tj^alllÀno  tioial^  I 
diisteri  d^oppio  e  giasqaiamù  nei  oasi  d*ileo,  non  pei^&  giusta  il  ooilèédtò^ 
odierno,  ma  solò  per  calmare  il  dolore  e  temperare  T  anione  dei  piu^. 
ganti.  Si  arvieinarone  di  più  al  oriterio  moderno  racoomandùido  IVp-^ 
j^to  nelPileo  nledioi  illustri  di  tempi  à  noi  pia  vioini^  qaall.  LenlIUdì. 
Wedeiio,  Sydénham,  HoffmanD,  Baglìvi,  Van-Swieten*  Di  tatti  i  iliedi^' 
dello  scorso  secolo,  il  Tralles  ò  però  quello  che  in  questo  pfiato  più-M 
iCVvictna  a^  noi.  Alcuni  suoi  tratti,  ohe  ho  ripetati  nella  mia  mé^' 
moria  sopra  citata,  si  direbbero  una  traduzione  di  questo  o  di  quel  passcP 
déirarticolo  del  prof.  E.  Post.  ' 

Se  avvi  grande  somiglianza :fra  il  criterio  clinico  per  T  amministra-^ 
dono  deiroppio  nei  casi  d'occlusione  intestinale  esposto  nella  mia  mè^ 
moria  e  qnelk)  esposto  neli^arlHcolo  del  periodico  americane  ,*  non  v^ha 
gfrande  divario  quanto  al  modo  di  somministrazione  e  alla  dose.  Solé^ 
il  prof.  Post  parla  della  injezione  ipodermica  di  morfina,  ch'egli  aServIa 
di  aver  trovato  efflèacissima  ih  alcune  forme  di  occlusione  intestiii^ie.. 
Óra,  per  quanto  ne  so,  heésuno  prima  di  iui,  trattò  deir  ii^ezione  ip^» 
dermica  di  morfina  nelle  occlusioni  intestinali  ;  perciò  il  lavorai^  dei^  pro^ 
fèssor  Post  segna  sn  questo  punto  un  reale  progresso.  Dfssi  che  non 
V'ha  grande  divario  :  neppure  riguardo  alle  dosi   hnplegate.  E  per  ah- 
mostrar  questo  con  un  esempio,  basti  osservare  che  il  mezzo  granò  di 
oppio  prescritto  ogni  sei  ore  nel  primo  caso  di  ernia  strozzata  esteiirna 
ricordato  dair  Autore,  corrisponde  approssimativamente  a  3  centigrammi' 
e  mezzo;  questa  dose  quindi  diBérisce  pòco  dai  4  centigrammi  d'oppiò 
prescritti  ogni  due  ore  dal  dott.  Oo^i  nel  caso  di  occlusione  intestinale 
da  me  narrato  nella  memoria  sopra  ricordata  :  e  meno  ancora  questa 
dose  differigce  da  quella  di  4  centigrammi  d'oppio  ogni  4  ore  prescritti 
dsd  sullodato  dott.  Ooggi  in  queirinfermo  che  forma  l'oggetto  della  sto-' 
ria  1è3  di  un'  altra  memoria  sullo  stesso   argomenta  da  me  pubblicata 
sul  fascicolo  di  settembre  1880,  Voi.  253  di  questi  Annali.  Per  quanta 
riguarda  la  polvere  del  Dower  usata  in  più  casi  di   occlusione  intesti** 
naie  e  con  molto  fìrutfó  del  'prof.  Poell,  non  posso  fare  alcun  raffronto 
poiiehè  essa  non  vénhe  impiegata  in  alduno  degli  iilfermi  che  formànò^ 
l'oggetto  delle  mie  memòrie.        ..'... 

Tra  le  varietà  di  ocola»ìònò{inte«tinaÌe  acuta,^  l'Autore  annovera  pure- 
Temia  strozzata.  Questo  fatto  è  nuovo,  ma  pure  sembrami  fondato  so- 
pra un  criterio  esatto»  L^ernia<slrotZBta,  eemé  prova  chiaram^te  P  Atr- 
toré  nei  casi  esporti ,  non  ispetta.]^iù  ésolusitameate  al-  campo  d&Ua^ 
chirurgia:  un'ernia  strozzata  pUòiridìirsi  mediante  l'oppio,  1  clisteri^  le 
Qttzioni  di  belladonna  e  i  cataplasmi  emollienti,  mezzi  tutti  che  ipét- 
tant>  àQa  ir&òdicina  non  operativa;  PartòeAte  il  volvolo,  là  tórbiofie^in--  * 
téisl^ttftlè,  non  Ispettanò  più  edòluéiVamentè^lià  medicina  pi^òpri<ònefihW^ 
dettai  ftimtl  totti  t  mezzi  càlztfa&tti  eompiMo  l'oppio,  f^Utto  l'entòré-^ 


elismà,  alforà  pub  nadcere  rindicazione  del!*  Intervento  eirirargioo  ehe 
ò'U  saj[ó*etno  rimedio.  La  grande  *  analogia  di  statomi ',  di*  esita  e  di- 
dìira'di  queste  affezioni  rende  giosto  e  razionale  T  abbracciarle  in  nna 
gola  filasse.  ET  per  tlemniegllo  mostrare  quest'analogia  notiamo  corner: 
àlcnni  illustri  clinic!  moderni,  quale  lo  Jaocoud,  racoomandino  di  esa^ 
minare  attentamente  gli  anelli  pei  <|uali  può  aver  Itiogo  1*  ernia,  «peci» 
\*  aneliti  inguinale  ed  il  crurale ,  in  ogni  òaso  di  occlusione  intestina!» 
acuta. 

Il  Post  non  fa  alcun  c^no  dèi  vantaggi  dell'oppio  nella  così  detta 
fbrma  cronica  di  occluidione  intestinale.  In  questa-  forma  egli  abbraccia 
tutte  quelle  varietà  di  occlusione  intestinale  che  sono  prodotte  da  tu- 
mori addominali,  da  ascessi  della  spina  é  della  pelvi  da  anomalie  di' 
posizione  deirutero>  dal  cancro  deirin'tesfino,  da  briglie  cicatriziali,  e 
(aggiungiamo  noi)  da  divertiooii  Intestinali.   Frattanto  il  caso  clinico' 
esposto  nella  inia  prima  meitioHa  {Ann.  Univ,  med,  1879,  GCXLYII,  2d7X 
riguarda  un  contadino  air  autossia  del  ^uale  si  trovarono  7  divertieoii'< 
intestinali  e  una  lunga  briglia  cicatriziale,  la  quale  dal  mesocolon  destro  - 
saliva  fino  alla  parte  superiore  del  mesocolon  sinistrn.  Questuerà  la  vera' 
causa  dell'occlusione  intestinale  cronica  sofferta  dall'infermo,  il  quale 
aveva  difatto  asserite  di  essere  abitualmente  oo^ipato.  Ora,  in  segnito* 
all'uso  dell'oppio  nell'inasprirsi  di  questa  forma  cronica,  l^infermo  ebbe 
diverse  scariche  alvine   con   sollievo   notevolissimo  ;  e  la  morte  ebbe 
luogo  coh  tutti  i  caratteri  della  ifiincope.  Piacemi  dunque  l' ammettere 
il  vantarlo  dóU'oppio  ancàiò  in  determinate  varietà  di  occlusione  inte- 
stinale che  l'Autore  appella  croniche.  E  invero,    comprendono  troppo 
facilmente  anche  i  profani  al^arte  che  una  occlusione   intestinale  cro- 
nica, nel  senso  letterale,  non  è  compatibile  colla  esistenza:  1  pazienti 
affetti  da  questa  forma  sono  abitualmente  stittici,  ma  la  vita  loro   non 
ò  minacbia'èS  èb\9  in  un  tìtometrte  in  >cii*'B!'fìi  ^àta  la  tórma  ìnorb&sa* 
cronica,  ciò  che  può  aver  iuogo  per  cause  «variate;  Per  -tal  guisa  que- 
ste forme  che  l'Autore  chiama  croniche  vengono,  quanto  alla  cura,  a 
cadere  nella  stessa  classe  delle  forme  acute. 

Un  altro  ammaestramento  può  trarsi  dal  citato  articolo  del  periodico 
americano.  Ed  è  che  non  torna  necessario  l'amministrare  l'oppio  puro^ 
nei  casi  dì  occlusione  intestinale:  effetti  identici  si  ottengono  dai  sufil^ 
composti  e  derivati,  quali  la  polvere  del  Dower  e  la  soluzione  di  mor*'' 
fina.  Nou  smettiamo  però  di  notare  come  fino  dal  suoi  tempi  Sydenham' 
raccomandasse  in  simili  casi  il  laudano,  e  Hoffmann  prescrivesse  una* 
miscela  di  liquore  anodino  e  di  laudano. 

I  fatti  esposti  ci  portano  a  concludere  che  l' oppio  ò  ^rimedio  so- 
vrano nella  cura  dell'occlusione  intestinale.  Non  vogliamo  con  ciò 
destituir^  del.  loro  giusto  valore  altri  sussii  di,  quali  l'intervento  chi- 
rurgico, il  bagno  ghiacciato  sul  ventre  tanto  raccomandato  dallo  Jac*?^ 
coud,  Vuso  deireletti'iòità  per  eccitare  il  movimento  vermicolare,  i  dra- 
stici,  il   mercurio   metallico,  é  Infine    l'enteroclisma.  Quest' altim» 


168  BIBLIOaRAFIA  —  POST 

espediente  non  di  cosi  reoente  datsi  presso  di  noi  come  si  crede 
e  che  in  Germania  corre  sotto  il  nome  di  metodo  dell'  Hegar  (1)  forse 
è  destinato  ad  occnpare  tra  breve  un  posto  importantissimo  nella  te-* 
rapia  delle  affezioni  intestinali  L*  enteroclisma  paò  riuscire  giorevoISs* 
Simo  cosi  in  alcune  forme  di  enterite  cronica,  come  in  alcune  forme  di 
occlusione  intestinale,  e  in  ispecle  nella  coprostasi  :  io  già  ebbi  occa- 
sione di  narrare  la  storia  di  un  contadino  affetto  da  diarrea  pellagrosa 
cronica  e  ribelle  ai  più  forti  astringenti  presi  per  bocca,  la  quale  oe- 
dette  solo  in  seguito  airenteroclisma  più  volte  ripetuto  (2).  Quanto  al- 
rocdusione  intestinale,  oltre  alle  lodi  tributate  ali*  enteroclisma  in  al«* 
cune  varietà  di  questa  forma  morbosa  da  valenti  clinici,  quali  il  Oan- 
tanì,  ricordo  un  esempio  che  ho  osservato  airagosto  dell'anno  1880  nel- 
ri.  R.  Ospedale  generale  di  Vienna.  Era  un  uomo  di  civile  condizione 
e  di  mezzana  età,  di  buona  costituzione,  affetto  da  occlusione  intestinale 
(assai  probabile  coprostasi)  con  meteorismo  considerevole  e  vomito.  I 
sintomi  cedettero  solo  in  seguito  alla  quotidiana  applicazione  deirente- 
roclisma,  fatto  con  acqua  semplice,  e  associato  al  bagno  ghiacciato  sul 
ventre  e  ai  calmanti  interni  (acqua  di  lauroceraso  e  morfina  in  piccole 
dosi).  Le  prime  applicazioni  dell'  enteroclisma  rimasero  senza  flutto  : 
ma  quelle  successive  erano  sempre  seguite  dall'  espulsione  di  qualche 
scibala:  e  l'infermo  venne  a  completa  guarigione. 

Cappi  Ercolano. 

Medico-chirurgo  di  Castelverde 

e  TredosH  di  Cremona, 


GOLGI  C.  —  Salla  ipertrofia  eompensatoria  del  reni.  (/204- 
diconti  del  R.  Istituto^Lombardo,  1882,  XY,  591). 

È  antico  assioma  di  fisiologia  e  patologia  che  nei  casi  di  mancanza 
congenita  od  acquisita  di  un  rene,  quello  rimasto  supplisce  con  un  rad« 
doppiamente  della  sua  attività  funzionale  ai  bisogni  dell'  organismo,  e 
che  in  conseguenza  di  tale  aumento  di  funzione  in  esso  accade  un  au- 
mento di  volume  e  di  peso,  ha  luogo  cioò  la  così  detta  ipertrofia  com^ 
pensatoria. 

Ma  quanto  ò  l'accordo  esistente  fra  i  patologi  nell'ammettere  il  fatto 


(1)  Ne  diede  le  prove  il  prof.  A  Corradi  in  questi  Annali  (A.  1879,  Voi.  COL, 
pag.  482,  488). 

(2)  «  Sulle  manifestazioni  cliniche  della  pellagra  nell'  agro  cremonese.  »  -^ 
«  Annali  Univ.  Med.  »  1880,  GCLI,  psg.  514. 


BIBLIOGRAFIA.  «—  GOLGI  169 

gdiiArioo  deli'  aumento  di  pese  e  yalume  del  rene  costretto  a  raddop- 
piato lavoro,  altrettante  sono  le  divergenze  allorchò  trattasi  di  inter- 
pretare i  fatti  istologìoi  ed  istogenìciy  che  stanno  a  fondamento  delPac- 
oesnata  alterazione. 

Per  esempio,  mentre  Ribbert,  in  nn  recentissimo  lavoro  ammette,  ma 
sansa  dimostrarla  e  solo  appoggiandosi  solla  numerazione  dei  nuclei  e 
sulla  misura  delia  distanza  fra  essi,  una  proliferazione  epiteliare  che  si 
associerebbe  ad  una  notevole  dilatazione  dei  canalicoli ,  Tizzoni  e  Pi- 
sentiy  in  altro  lavoro  testò  pubblicato,  asseriscono  che  nell'ipertrofia 
Gompensatoria,  gli  epiteli!  dei  tubuli  vecchi  si  comportano  sempre  pcis* 
H^amentei  quanto  ai  canalicoli  gli  stessi  osservatori  da  una  serie  di 
misure,  deducevano,  che  inveee  di  presentarsi  dilatati ,  offrono  anzi  un 
calibro  minore  del  normale,  e  ciò  perchò ,  sarebbero  compressi  da  ca- 
nalicoli di  nuova  formazione,  che  avrebbero  origine ,  per  un  differen* 
xiamewto  di  cellule  epiteliari  dalle  connettive,  nel  connettivo  reticolare 
interstiziale. 

Prendendo  in  considerazione  solo  un  lato  della  questione,  il  professor 
Qolgi  a  proposito  delle  qui  ricordate  opinioni  di  Tizzoni  e  Plsenti,  nella 
sua  comunicazione,  rilevava  anzitutto  come  questi  abbiano  asserito  che 
negli  epitelii  dei  canalicoli  non  si  osserva  mai  vera  moltiplicazione  e 
ohe  anzi  gli  stessi  epitelii  comportansi  sempre  passivamente,  senza  te^ 
ner  conto  del  più  importante,  forse  dell' unico  criterio  che  ora  si  pos- 
siede per  poter  con  sicurezza  dire,  che  negli  elementi  di  un  tessuto^ 
l'attività  formativa  trovati  in  atto  od  ò  soppressa. 

Applicando  neirinterpretazione  dei  risultati  delle  sue  esperienze  sagll 
animali  i  risultati  delle  moderne  ricerche  sulla  genesi  celialare  e  spe- 
cialmente quelle  di  Meyzel,  Hemraing,  Strassburger,  ecc.,  V  Autore  po- 
teva trovare  la  prova  che  in  seguito  alla  nefrectomia,  gli  epitelii  dei 
canalicoli  oriniferi  dell'  ipertrofizzato  rene  rimasto,  lungi  dal  compor- 
tarsi in  modo  affatto  passivo,  -hanno  invece  una  parte  attivissima,  vale 
a  dire  in  essi  ha  luogo  un  manifesto  processo  di  proliferazione,  la  quale 
proliferazione  si  verifica  secondo  le  note  leggi  della  cariocinesi. 

Nò  soltanto  egli  osservava  risveglio  dell'  attività  formativa  di  quella 
parte  dei  canalicoli  delia  sostanza  corticale,  ove  per  quanto  si  sa  del 
modo  di  comportarsi  deirepitelio  di  altre  ghiandole,  allorchò  in  esse  ha 
luogo  un  aumento  dell'  attività  funzionale,  il  fatto  potrebbe  facilmente 
essere  sospettato;  ma  verificava  lo  stesso  risveglio  ed  in  modo  assai 
spiccato  anche  nell'epitelio  di  quella  parte  di  canalicoli  (canalicoli  retti 
delle  piramidi  di  Malpighi  e  perfino  i  grossi  canalicoli  coiettori  delle 
papille)  riguardo  ai  quali  l'opinione  di  un  contegno  passivo  a  priori  ve* 
ramante  apparirebbe  molto  più  giustificata. 

Tanto  nel  primo  quanto  nel  secondo  sistema  di  canalicoli,  il  Golgi 
potò  infatti  osservare I  che  per  effetto  della  nefrectomia,  il  nucleo  di 
molte  cellule  epiteliari  presenta  le  diverse  metamorfosi  che  neirinsieme 
caratterizzano  la  cariocinesi  di  scissione  indiretta. 


l7ó  «M^ìfcnuruiL  ^éótm 

L'Autore  deseme va  eoi  Yolcctl  dettagli  II:  Tarlo  mode»  di presontaivir 
delle  figure  earfoci&etiche,  ii  eaceedersi  delle  medeef mi  aei  dltvrfsi  $%u 
riodl  dopo  la  estirpadone  del  rene ,  ecc^  dettagtt  ixstìX  étié  nòti  et'  |Ére* 
etano  ad  una  riaeiantiya  esposizione,  relativamente  al  quali  perelò,  noi 
rimandiamo  alla  memoria  originale. 

Noteremo  soltanto,  che  la  conelnslone  ohe  risdlta  da  qnéHe  jmrtfeo- 
lar^:giate  osservazioni,  ò  olle  F  ingrossamento  di  mi  rene  òonsegfdento 
alla  estirpazione  deiraltro,  vuol  essere  attribnita  ad  «no  iivliuppo  disi 
tessuto  ghiandolare  preesistente,  sviluppo  ciie  succede  sull'indirizzo  del- 
r acoresetmento  fisiologica.  E  qui  P Autore  si  pone  il  quesito',  se  a1U*a- 
questo  modo  di  accrescimento,  si  debba  ammetterò  ancbe  una  neàfè^ 
inazione  vera  di  canalicoli  nel  tessuto  interstiziale,  quale  venne  de* 
scritta  da  Tizzoni  e  Pisenti.  In  proposito  dichiara,  die  di  fironte  al  nty> 
tato  risveglio  deli'  attività  formativa  delle  oellule  éplleliari  del  veo* 
chi  canalicoli,  egli  non  si  crederebbe  autorizzato  a  sostenere -resistemBa 
anche  di  tale  neoformazione  vera. 

Ciò  che  Invece  crede  debba  essere  ammesso  senz'altro,  ò  che  il  modo 
di  accrescimento  patologico  del  tessuto  renale  da  lui  desciftto,  corri* 
spohde  al  modo  di  accrescimento  fisiologico  del  rene,  tanto  inh^  quanto 
eastra-uterino.  Infatti  egli  poteva  osservare  dei  pari ,  come  non  -sol- 
tanto nel  rene  fetale,  ma  anche  in  quello  dei  primi  giorni  é  d^le  prime 
jSéttimane  dopo  la  nascita,  le  figure  cariocinetiche  (scissióne  indiretta  dei 
nude!)  esistono  In  abbondanza ,  si  nell*  epitèlio  dei  canalicoli  contòrti, 
come  in  quello  dei  retti. 


•' 


^^glo  di  JLiiigl  BolJU&da.  —  Discorso  pronunzi^  dal  jprofessAra 
-  (SoROHA  il  2a  «prile  1882  neirUnivenità  di  Sassari^  Modena,  T^  di 
irtnoenzi  e  nipoti,  1882,  8.*.     '     ' 

L'esatta  esposizione  che  il  professor  Corona  fa  dei  lavóri  dei  celebre 
anatomico,  mostra  eh*  egli  ha  cognizione  delle  opere  numerosissime 
di  Luigi  Rolando.  Biologo  e  sperimentatore  il  Corona  seppe  affer- 
^re  11  pensiero  fisiologico  del  suo  predecessore  nell'Università  sas- 
sarese. 

'  Riassumeremo  in  poche  parole  ciò  che  in  questo  discorso  più  rf- 
iJette  la  fisiologia  cerebrale ,  chiedendo  scusa  all'  egregio  Autore  se 
ili  uh  pùnto  dissentiamo  relativamente  alia  priorità  di  una  veduta  fi- 
siologica. 

Il  Rolando  in  una  memoria,  sulle  cause' da  cui  dipende  ìa  vifà  in 
tutti  gli  esseri  organiztaH^  tenta  dilucidare  ufta  questione  iinportan- 
ttlBsima,  quella  dellfefìtabilità  Halleriana,"  e  dell'eccitabilità  delBrown; 
egli  vuole  che  la  forza  per  cui  tutti  i  tessuti  rispondono  8^11  stfmotf' 
debba  distinguersi  col  nome  di  mobiHtà^  in  quanto  dhè  egli  dice  tottli' 


ItlBUM&AJlA  -**  SLOQIO  K0LA3IDÓ  171 

iéssuti  irritati  rispondono  con  nn  moTÌmento,  e  clie  non  è  possibile 
Qdegaro  le  fonsioni  delT  encefalo  e  dei  nervi  se  non  se  accordando  nn 
morimento  alla  stessa  sostanza  cerebrale. 

Le  moltissime  indagini  institoite  dal  Rolando  snlla  Sensitiva^  sulla 
IHanea^  saìL^  Hedismrum,  snlle  IVemeile^  sui  SaUfero^  le  deduzioni  die 
egU  ne  trasse  antoriszano  il  prof.  CiNrona  ad  affermare  che  il  Rolando 
avrebbe  col  tempo  e  coi  mezzi  ulteriori  accettato  il  concetto  del  pnn 
toplaama. 

Bussando  in  seguito  a  rassegna  i  laTori  che  fecero  veramente  grande 
il  Isolando,  quelli  del  sistema  nervoso,  fa  rilevare  con  molta  precisione 
èome  invano  si  attribuisca  al  Gallio  ed  allo  Sparzbeim  la  priorità  d^ 
aver  «  localizzato  le  diverse  &coltà  intellettuali  nelle  diverse  parti  del 
óefVellOy  per  Rolando  invece  ciò  che  lo  preoccupa  si  ò  di  ricercare  la 
influenza  che  le  diverse  parti  dell'encefalo  hanno  sui  nervi,  sui  muscoli, 
sovra  ogni  parte  di  tessuti.  >  Rolando  dice  che  molto  tempo  avan^  die 
ì  medici  viennesi  Qall  e  Spurzfaeim  pubblicassero  le  loro  osservazione 
tflsatomiche  doveva  essere  a  lui  nota  la  descritta  struttura  del  oervelio, 
essendosene  servito  a  spiegare  le  fìiùzioni  degli  emisferi ,  del  cervel* 
letto,  del  midollo  allungato,  del  nervo  intercostale,  e  le  alterazioni  mor- 
bose le  più  difficili  a  comprendersi. 

'•  Il  Ooronà  dimostra  che  le  idee  di  Rolando  sulle  fnnzienni  del  mido&o 
SLÓniigato  (centro  di  tutte  le  sensazioni)  del  cervelietto  (destinato  alla^ 
i^créidone  della  sostanza  nervosa  che  diversamente  condotta  e  modifi- 
osta  si  conosce  atta  a  produrre  la  mobilità  e  il  movimento  muacolare) 
di^glit  emisferi  (destinati  alle  manifestazioni  intellettuali,  e  non  già  alla 
lere  produzione)  datano  dal  18DS,  e  che  \\  suo  postumo  lavoro  in 
pi^oposito  uscito  nel  18:86  non  ò  che  l'amplificazione  del  primo. 
-  Agli  è  percib  ebe  ben  «a  ragione  Rolando  entra  in  lotta  con  Plourens 
e  dice  ohe  queàti  <  non  sia  solito  a  fer  gli  esperimenti, -mai  si-  ooatelti 
di  presentar  quelli  già  fatti  introducendovi  soltanto  qualche  modiAe»- 
ziofie,  ci6  che  ò  meUo  più  facile,  dispensa  da  profonde  cognizioni  ana-» 
tofaiidie*  > 

Aeoenniamo  ora  al  punto  sul  quale  non  concordano  i  nòstri  apprez- 
zamenti. 

A  pagina  26  di  questo  elogio  si  legge  :  e  Sono  infine  numerosi  -ed  ol- 
€  tre  ogni  dire  importanti  le  idee  e  gli  esperimenlà  sugli  tmùferi.  Prima' 
€  di  tuUo  non  posso  passare  sotto  silenzio ,  ed  anzi  mi  piace  farvi  no- 
e  tare  come  il  Rolando  sia  il  primo  che  applichi  una  corrente  di  fluida 
«  galvanico  diretta  dal  cervello  alle  varie  ps^ti  del  corpo,  applicazione^ 
«  che  pochi  anni  or  sono ,  con  poche  varianti ,  nelle  mani  di  Hitzig  e 
«-Ferrier,  dovea  scoprire  i  centri  oesidetti  psico-metoriy  ed  essere  fente 
«  di'  utilissimi  studil  snlle  localizzazioni  nella  corteccia  cerebrale. 

Infktti.(l)  egli  scrive:  <  AUo  tCK^o  di  osservare  quàii  effetti  inOu^ 


il)  Tolume  2.^  pag.  183.  «  Sperienza  sul  cervello  dei  mammiferi  » 


172  BIBLIOGHIAFIA  —  BLOGIO  ROLANDO 

«  cesse  una  corrente  di  fluido  galvanico  diretta  dal  cervello  alle  va* 

<  rie  parti  del  corpo  ^  ho  trapanato  il  cranio  ad  un  majale^  quindi 
«  introdussi  un  conduttore  elettro-motore  del  Volta  negli  emisferi  del 
€  cervello  tasteggiando  ora  una  parte ,  ora  Valtra ,  nel  mentre  che 

<  Valtro  filo,  veniva  applicato  a  varie  parti  del  corpo.  Da  queste  espe- 

<  rienze  ripetute  in  varii  quadrupedi  e  volatili^  altro  non  ottenni  che 

<  violenti  contrazioni  ed  osservai  che  queste  erano  più  gagliarde 
€  quando  il  metallico  conduttore  penetrava  nel  cervelletto.  Da  queste 
«  sperienze  non  ho  subitamente  dedotte  quelle  conseguenze  che  traisi 
«  dopo  avere  scopato  essere  gli  emisferi  del  cervello  un  ammasso  di 
€  fibre  destinate  a  produrre  singolari  movimenti  e  dopo  aver  tentato 
€  altri  esperimenti  sopra  il  cervelletto.  Se  il  Rolando ,  ripeto ,  avesse 

<  dato  maggior  importanzai  che  non  annuisce  alla  sostanza  cinerea  oe« 
«  rebrale»  sarebbe  stato  tratto  alla  scoperta  dei  centri  psico-motori 
€  esistenti  nella  sostanza  grigia ,  precorrendo  quasi  di  un  secolo  l  la- 

<  Yorl  di  Hltzig  e  Eerrier,  sulla  corteccia  cerebrale.  > 

Le  idee  che  Rolando  si  era  fatte  della  disposizione  delle  fibre  midol- 
lari nel  cervello  f  non  >rano  tali  da  lasciargli  intravedere  le  differenti 
fiinzioni  di  motricitÀ  volontaria,  e  di  sensibilità  cosciente  localizzate  ia 
punti  determinati  degli  emisferi. 

Se  sì  immettono  nella  sostanza  cerebrale  gli  eccitatori  galvanici  senza 
graduarne  rintensità,  come  lo  possiamo  far  ora,  e  senza  ridurre  la  cor» 
rente  ad  un  estremo  grado  di  debolezza»  e  se  si  tiene  l*altro  metallico 
conduttore^  come  fece  Rolando,  applicato  alle  varie  parti  del  corpo,  si 
potranno  vedere  suir  animale  delle  contrazioni  più  o  meno  forti ,  ma 
nulla  che  accenni  a  dei  movimenti  distinti,  isolati,  che  corrispondano 
aireccitazione  di  determinati  punti  della  sostanza  grigia  corticale  degli 
emisferi,  come  fecero  Hitzig,  Ferrier,  Luciani,  Albertoni  ed  altri.  Le 
condizioni  sperimentali  che  si  richiedono  afdnchò  appigono  i  fenomeni 
di  localizzazione,  sono  assolutamente  diverse.  Vuoisi  che  Fanimale  sia 
profondamente  anestetizzato  fino  airabolizione  di  ogni  movimento  spon- 
taneo 0  riflesso  e  fino  anche  all'abolizione  della  sensibilità  ;  la  corrente 
deve  essere  debolissima,  che  appena  sia  sentita  dalla  lingua.  Se  la  cor- 
rente è  troppo  forte  si  hanno  effetti  disordinati ,  contrazione ,  e  feno- 
meni varii  per  diffusione  di  elettricità.  Da  quel  che  si  può  arguire,  Ro- 
lando si  trovava  in  condizioni  ben  diverse. 

Anche  dopo  i  lavori  di  Rolando  per  tutto  il  tempo  che  dominarono 
le  teorie  di  Floureni,  si  ritenne  sempre,  e  lo  si  ritenne  ancora  da  ta- 
luni, che  la  sostanza  grigia  fosse  ineccitabile. 

Fo  certamente  un  grandissimo  merito  di  Rolando  Taver  applicata  la 
eorrente  allo  studio  delle  funzioni  cerebrali,  ma,  colle  idee  cosi  mani- 
festamente erronee,  scusabili  però  a*  suoi  tempi ,  che  Rolando  profes* 
flava  suU'elettricità  e  sulle  funzioni  del  cervelletto,  crediamo  che  fosse 
ben  lungi  dal  supporre  le  funzioni  che  Hitzig  e  Ferrier  notarono  nella 
sostanza  grigia.  Le  idee  che  ebbero  sulle  funzioni  degli  emisferi  ì  più 


BIBLIOaRAFIA  —  ELOGIO    ROLANDO  17$ 

ardenti  ammiratori  e  stndiosi  delle  scoperte  di  Rolando  galla  vera 
struttura  del  cervello,  non  ci  lasciano  supporre  che  abbiano  trovato  nelle 
opere  del  grande  anatomico  le  traccio  degli  ultimi  studi  e  ricerche  sui 
centri  psico-motori. 

Prendiamo  in  esame  le  opere  ormai  classiche  del  Renzi  che,  colle 
tfue  sperienze  sui  centri  encefalici ,  rese  tanto  omaggio  al  Rolando ,  e 
cerchiamo  se,  colle  idee  da  quest'ultimo  tramandate,  si  può  dedurre  oh» 
supponesse  resistenza  delle  localizzazioni  cerebrali. 

Il  Renzi  a  pag.  74  del  III  fascicolo  sulla  fisiologia  sperimentale  dei 
centri  nervosi  (Milano  1864),  dopo  d'aver  portate  le  testuali  parole 
colle  quali  il  Rolando  descrisse  gli  emisferi,  dice:  «  da  queste  dottrine 

<  anatomiche  di  Rolando,  emergono  i  seguenti  fatti  :  la  contiguità  sem- 
€  plico,  e  non  la  continuità  immediata  delle  fibre  delle  piramidi  ante- 

<  rieri  con  quelle  del  midollo  spinale.  2.*  Lo  stato  di  isolamento  che  le 

<  dette  fibre  piramidali  mantengono  colle  vicine  fibre   spinali  nel  pro- 

<  iungarsi  che  esse  fanno  fino  al  cervello.  3.®  Lo  sviluppo  dei  corpi 
«  striati  e  degli  emisferi  cerebrali  sull*  unico  sistema  delle  fibre  pi- 
«  ramldali  che  vengono  perciò  ad  essere  le  radici  degli  emisferi.  >  Ed 
un  pò*  più  avanti  il  Benzi  toglie  ancora  dal  Rolando    queste  parole  • 

<  soggiungerò  inoltre  che  le  mie  esperienze  sugli  emisferi  ripetute  re- 
«  oentemente  da  Elourens,  provano  chiaramente  che  le  lesioni  di  questi 
€  organi  non  si  trasmettono  decisamente  al  midollo  spinale  e  nemmeno 
€  perciò  si  manifestano  dal  lato  opposto,  la  quale  osservazione  distrugge 
€  l'ammessa  continuazione  tra  le  fibre  delle  piramidi  e  quelle  del  mi- 
c  dolio  suddetto,  ed  il  supposto  incrociamento;  come  avrò  campo  di 
«  mostrare,  parlando  di  quelle  più  diffusamente.  >  Dopo  queste  citazioni 
«  il  Renzi  conchiude:  cocco  dunque  il  cervello  propriamente  sviluppato 
«  sopra  un  sistema  di  fibre  unico  ed  omogeneo,  siccome  uniche  ed 
«  omogenee  sono  le  funzioni  del  cervello  stesso,  non  continuo  con  quello 
«  dei  fasci  costituenti  il  midollo,  ò  quindi  nò  sensibile ,  nò  eceitàbile^ 
«  siccome  insensibile  ed  inneccitabile  ò  la  sostanza  propria  degli  emisferi 

<  cerebrali,  ma  semplicemente  contiguo  ai  detti  fasci  spinali,  e  quindi 
«  proprio  e  speciale,  siccome  proprie  e  speciali  sono  le  funzioni  di  detti 
€  emisferi  cerebrali  destinati  airesercizio  deirintelligenza.  > 

Le  idee  ed  1  fatti  che  condussero  Fritsch  ed  Hitzig  sono  ben  altri , 
essi  non  partirono  che  da  una  osservazione  fisiologica,  dal  fatto  cioò  che 
una  corrente  galvanica  traversando  nell'uomo  la  parte  posteriore  della 
testa  da  un*apofisi  mastoide  all'altra,  provoca  dei  movimenti  degli  oo- 
chi.  Mettendo  allora  a  nudo  una  certa  estensione  degli  emisferi  cerea- 
reno  se  non  si  fossero  potuti  ottenere  dei  movimenti  per  mezzo  ddlia 
eccitazione  elettrica  della  scorza  cerebrale.  In  queste  circostanze  ot» 
tennero  dei  movimenti  delle  membra  e  delia  faccia.  Ferrier  a  Londra 
istituì  le  stesse  esperienze  ed  ottenne  gli  stessi  risultati. 

Può  darsi  benissimo  che  Fritsch  ed  Hitzig,  non  contenti  delle  no- 
zioni che  si  avevano  sulle  funzioni  degli  emisferi,  legateci  da  Lorry,  e 


Q'ipurens  (}),.ohe  misero  semiure  ar^itamcoit^  la  Mee  nellavori  di  So- 
lando,  abbiano  volato  rlsfaire  aUe  fontì/e  cho,  percorrendo  ì  càpolar' 
yori  dell'anatomico  torlnesie»  si  siano  imbattuti  nel  frammento  ohe  tanip 
opportanamente  Tien  citato  dal  prof.  Corona,  e,  che  Tldea.dl  appUcac^ 
1^  deboli  correnti  alia  sostanza  grigia»  sia  venota  in  segai tò»  ina  pare' 
a  noi  c^e  «oUe  idee  di  Rolando  e  dei  saol  cóntemporànefe  éegnacj^ 
ibsae  difficile  arrivare  al  concetto  del^e  localiKxasipni  cerebi*ali  e  80|)rat- 
tatto  al  concetto  dei  centri  psico-motori. 

Queste  nostre  brevissime  osservazioni  nulla  tolgono  al  valore  deQa 
importante  lettura  fatta  dal  professor  Corpnà ,  che  merita  d' essere  at* 
tontamente  studiata. da  quanti  amano  gli'stadii  storici  in  medicina,  ed 
il  giusto  tributo  alle  glorie  patrie.  Enasmo  Rbt, 


*        à 


'<  > 


f  I 


'  (1)  Vulpian  nella  sua  «  Pysiologie  generale  et  comparéd  »  '  puhVlièaita  nel 
1866  —  nel  capitele  «  Fisiologia  del  eerrèllo  »,  dfce^eepHeftaméntB  :  «  atant 
d^aller  plas  loii^  Je  tiens  a  «oos  vappeler  qae  le*  exeiiations  expérimentalaa 
portant  sur  le  eervean  propremaBt  difc  n^  dtttetdiiiMiit  .aHeiin  eifet  ai^mel»'' 
h\e  soit  eomtne  douUnr,  soit  comma  conynVlion  ,  • . .  ,  ici  par  eonsequea^ 
non  senlement  la  aubstanoe  grise,  mais  e^one  la  sij|)tatanee  bianche  parai»f 
^at  inaxcitables  on  dg  mo^na,  comme  je  yiens  de  le  dire,  U  ne  semanifostf 
aucnne  reactlon,  reconnaissàble  de  seQsibilité,  on  de  mouveme^t ,  ■  soijis  ÌUfir 
Ifiuence  des  excitatiOA  expérimentales.  »' 


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Proti»  ComdL 


INDICE  DELLE  MATERIE 


RIVISTA  D' ANTROPOLOaiA 

IN  RELAZIONE  jO(»( .  LA. .  MQBI€IN A  E  L'IGIENE 

del  doti.  ENRICO  MORSELLI 
professore  di  Clinica  delle  màlsttie  mentali  in  Torino 

(Gontiniiazioiie  0  Une»  —  Vedi  Ikscieolo  precedente,  pag.  77). 
IV.  —  Antropologia  patologioa. 


Amadei  —  Xa  capacità  del  cranio  negli  Menati  —  81. 

Amadei  —  Sulla  craniologia  degli  f^pUetOci  —  82. 

Petrowsky  —  SUlla  deformaxUMe  dtt  cranio  nelle  diverse  parti  della 
Rnseia  —«83.  • 

De  Mortillet  —  Stdle  trapanoMiom  preittoriehe  —  84. 

Le  Baron  —  Lenoni  ossee  delTnomo  preistorico  —  85. 

Fere  »  Atrofia  senile  simmetrica  dei  pof^^MjH  86. 

Fantan  —  Diciassettesimo  pt^o  di  denti  —  86. 

Bali  —  il  cretino  di  Batt^noOee  — ^  d7. 

GoQgaet  e  De  Paoli  ^  Studio  di  20  cramj  di  criminali  ^  88. 

Heger  e  Dellemagne  —  Studio  sopra  i  caratteri  craniti  gìci  d'una  se- 
rie  di  asscusini  decapitati  nel  Belgio  —  89. 

Bicoardi  —  Note  antroptìlogieke  intomo  ad  alcuni  giovani  della  Casa 
di  custodia  in  Modena  ^  00. 

Ferri  Enrico  —  Siudj  comparati  di  antropometria  criminale  e  nor- 
male —  91. 

Boflch  —  Asimmetria  della  mandibola  per  sviluppo  esagerato  della 
sua  metà  sinistra  «  92.       - 

Alien  ^  Africani  cornuti  -;-  il3< 

Altana  -- 1  tre  microoefaU  di  Biola  —  96. 

GlglioU  ^  Uaìbinismo  —  95. 

V.  —  Antropologia  etncdogioa. 

KoUmann  —  Oontriouto  alla  craniologia  dei  popoli  Europei  —  95. 
Schalts  —  /  caratteri  fisici  degli  Ebrei  -  IW. 
Letoomeaa  —  Questionario  di  sociologia  ed  etnografia  —  101. 
Oiglioli  e  Zannetti  ^  Istruzioni  per  V antropologia  ed  etnologia  »  102. 


RIVISTA  DI   CHIRURGIA 

Patologìfli  .e  ^suxplm  generale. 

T.  fiergmann  — >  M  un^àUeraMione  del  sanane  n^le  malattie  infettive 

acute  —  108. 
Fischer  ^  Medicatura  cotta  noftaUna  —  !09. 
Ranke  —  Medicatura  col  Untolo  —  112. 
Nenl^r  —  Medicatura  con  la  polvere  di  torba  —  ,lia> 

5;Anim6l  —  Medicatura  inorganica  delle  ferite  col  sublimato  ^  .114. 
eller  —  Jodt^x^rmio  »  119. 


176 

T.  Langenbeck  —  Medhatura  col  jodoformio  «  119. 

Sonnenborg  —  Medicatura  delle  ferite  coi  bagni  permanenti  —  119» 

Gluck  —  Piemia  guarita  —  121. 

Muscoli. 

Helferiob  —  Trapiantamento  di  muscoli  —  122. 

Oflsai  artioolasioiìl. 

Schmid  —  Cura  delle  necrosi  —  123. 
Schede  —  Cura  delle  pseudartrosi  —  123. 
Flescb,  Biedel  —  Corpi  mobili  articolari  —  124* 
SchùUer  —  Malattie  articolari  sifiUtiche  —  126. 

Vasi. 

Braan  »  Legatura  circolare  e  legatura  laterale  delle  vene  —  127« 

Capo. 

Kùster  —  Ferite  d^arme  a  fuoco  del  cranio  —  129. 

Olaok  —  Besezione  del  temporale  —  131. 

Hahn  •*  Binoplastica  —  131. 

Guterbock  ^  Iperostosi  della  mascella  inferiore  —  132. 

Colonna  vertebrale. 

Kùster  —  Frattura  di  vertebra  —  132, 

Colio. 

Michael  —  Otturamento  della  trachea  —  133. 
Schede  ^  Estirpazione  di  laringe  —  134. 
Brano  —  Struma  maligna  —  135. 

Petto. 

Riedinger  —  CommoMione  toracica  —  136. 
Lo  stesso  —  Frattura  dello  stemo  —  137. 
Gluck  —  Aneuristni  delVaorta  —  138. 
Block  —  Ferite  del  cuore  —  140. 
Lo  stesso  —  Resezione  del  polmone  —  141. 

Tubo  gastro-enterioo  e  glandolo  addominali. 

Mikalicz  —  Qastroscopia  —  142. 

Lauenstein,  Rydigier  —  Besezione  del  piloro  —  146. 

Uhde  —  LaparO'Coloiomia  —  151. 

Schwalbe  —  Qv^rigione  radicale  delle  ernie  —  152. 

Tauber  —  Ano  preternaturale  —  153. 

GQterbock  —  Echinococco  sub- frenico  con  perforazione  intestinale  — 

154. 
Landau  —  Echinococchi  del  fegato  ^  154. 
Credo  —  Estirpazione  di  milza  —  155. 

Laparotomie. 

Rosenback  —  Le  laparotomie  nella  Clinica  di  Qottinga  —.157. 

BIBLIOGEAPIA. 

Post  —  Cura  di  alcune  specie  d'occlusioni  intestinali  per  mezzo  del^ 

loppio  —  16U  •    ' 

Golgi  —  Sulla  ipertrofia  compensatoria  dei  reni  —  168. 
Corona  —  Elogio  di  Luigi  Solando  —  170. 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTERITE 

NEGLI  ULTIMI  OTTO  ANNI 

BiTista  critica  del  doti.  ERNESTO  KORMANN  di  Goburgo 
tradotta  con  aggiunte  del  dott.  CABLO  RAIMONDI 


Uno  sguardo  alla  terapia  della  difterite  in  questi  ultimi  anni  avrà 
valore  non  dubbio  agli  occhi  del  medico  pratico» 

Il  dott  Kuttner  juniore  di  Dresda  aveva  iniziata  una  Rivista  di  la- 
vori su  questo  argomento,  ma  poi  mancandogli  il  tempo  di  proseguirla 
mise  a  disposizione  del  dott  Kormann,  il  materiale  già  preparato  per- 
chè* proseguisse  Topera. 

Oli  articoli  del  Kuttner  sono  contraddistinti  daile  iniziali  Ki:  tutti 
quelli  del  Kormann  non  portano  segno  ed  hanno  invece  un  i^,  le  ag- 
giunte del  traduttorei  che  riguardano  il  tributo  a  questo  studio  da  parte 
di  quei  medici  italiani,  e  sono  i  pià|  dei  cui  lavori  il  Kormann  non  ebbe 
a  far  cenno. 

Venne  rispettato  nella  traduzione,  l'ordine  dairAntore  tenuto  in  questa 
MivistOf  nella  quale  il  ricco  materiale  fa  possibilmente  disposto  seconde 
la  natura  de'  rimedj  adoperati.  Per  altro,  dice  bene  il  Kormann ,  tale 
piano  non  potò  essere  seguito  a  rigore,  poiché  un  gran  numero  di  ar- 
ticoli riguardano  parecchi  rimedj  impiegati  contemporaneamente  o  nei 
divemfi  stadj  della  malattia.  A  risparmio  di  ripetizioni  sono  tali  articoli 
accennati  in  que*  punti  dove  la  successione  cronologica  li  indicava. 

Soltanto  in  tal  modo  credesi  d'aver  reso  utile  la  presente  Rivista» 

I.  —  Profilassi. 

Poco,  almeno  relativamente,  ò  stato  scritto  sulla  Profilassi  della  dif- 
terite, di  cui  dobbiamo  anzitutto  occuparcU 

Il  dott  Oscar  Giacchi  (  «  Lo  Sperimentale,  >  marzo.  <  Gaz.  de  Paris,  > 
19,  pag.  241,  1874)  raccomanda  in  base  alla  sua  eziologica  provenienza 
come  profilassi  della  difterite  di  accrescere  la  resistenza  e  la  compat* 
tozza  della  mucosa  buccale  e  della  gola. 

A  questo  cenno  del  Kormann,  s'aggiunga  che  11  dott  Giacchi  avendo 
osservato  in  una  epidemia  di  difterite  che  i  montanari  del  Casentino 
erano  rimasti  immuni  dal  flagello  toccato  in  vasta  plaga  del  circostante 

SMita.  D 


178  RIVISTA 

paese,  volle  trovartie  la  ragione  nelP  azione  del  tannino  (di  cai  ò  ricca 
la  farina  di  castagne,  esclasivo  alimento  o  quasi  di  quelli) ,  capace  da 
indnrre  una  certa  resistenza  del  tessnto  dell*  ngola  e  delle  tonsille.  (£.) 

Marchionneschi  0.  (1)  ammette  gli  effetti  del  tannino  contenato  nella 
farina  di  castagne  dolci  sulla  mucosa  delle  fauci,  ma  non  crede  cbe  tale 
inspessimento  valga  per  so  a  difendere  dalla  difterite,  ed  a  prova  ri- 
corda casi  di  difterite  svoltisi  in  montanari  di  Montieri,  pur  essi  usi  a 
cibarsi  di  polenta  fatta  con  la  suaccennata  farina.  (E.) 

Il  dott.  Sabbata  (2)  in  Feletto  Umberto  dominando  la  difterite  nel 
novembre  1875  propose  ed  ottenne  che  si  facessero  le  ustioni  di  boWo 
in  tutto  il  paese  nelle  case  e  nelle  vie  per  sette  giorni  Non  si  ehbeto 
più  altri  casi  nuovi.  (R,) 

Il  dott.  Franco  (3)  consiglia  la  maggior  pulizia  e  ventilazione  nelle 
case,  rallontanamento  dei  bambini  dal  centro  dUnfezione,  Tevitare  tutto 
ciò  che  possa  diminuire  la  resistenza  deirorganismo.  (B.) 

Visconti  di  Milano  (4),  in  occasione  dell'epidemia  del  1873  stese 
con  apposita  Commissione  unMstruzione  al  popolo  della  città  e  dei  co- 
muni di  tutta  la  provincia.  Raccomandava  in  essa  la  maggior  pulizia 
delle  latrine,  la  neutralizzazione  con  disinfettanti  delle  materie  fecali. 
Svoltasi  la  difterite  in  una  famiglia ,  si  allontanino  i  bambini  :  non  si 
permetterà  che  venga  data  ai  bambini  la  poppa  di  balie  che  allat- 
tarono infanti  ammalati  di  difterite.  Le  persone  addette  alla  cura  dei 
difterici  dovranno  evitare  quanto  più  possibile  di  esporre  il  loro  viso 
davanti  alla  bocca  dei  malati  e  per  precauzione  faranno  gargarismi 
astringenti,  disinfettanti.  L'isolamento  dei  pazienti  dovrà  essere  rigoroso. 
Propagandosi  la  malattia  nel  Comune ,  sarà  vietato  1*  agglomeramento 
delle  persone,  specialmente  del  bambini  e  ragazzi  sulle  piazze,  nelle 
chiese  e  sospese  saranno  le  scuole.  (22.) 

Il  dott.  Felice  Dell'Acqua  (5)  insiste  nel  raccomandare:  ÌJ^  rinvio 
degli  ammalati  poveri  all'  ospedale  ;  2/  allontanare  le  persone  d' ogni 
età  non  strettamente  necessarie  alla  cura  degl'individui  infetti  curati 
a  domicilio.  I  bambini  e  fanciulli  rimasti  incolumi  sieno  tenuti  lontani 
dalla  casa  e  dalla  famiglia  che  fu  visitata  dal  morbo  per  il  maggior 


(i;  Marchionneschi  0.  «  Della  profilassi  e  cura  della  difterite.  »  Lettera  al 
dott  0.  Giacchi. 

(2)  A.  Sabbata.  «  Mezzo  profilattico  nella  difterite.  »  («  Annali  di  chimica 
applic.  alla  med.  >  1876,  voi.  102,  p.  61). 

(3)  Dott  Dom.  Franco.  «  Sulla  difterite.  »  —  «  Lo  Sperimentale.  »  1872 , 
voi.  29,  p.  11. 

(4)  ViscontL  «  La  difterite  e  le  Autorità  sanitarie  di  Milano.  »  —  «  Igea.  » 
*  1873,  p.  219. 

(5)  Dell'Acqua  F.  «  La  difterite  in  Milano  nel  triennio  1873-74-75.  («  Gazz. 
med.  ital.  Lomb.  »  1876,  p.  211,  ecc. 


SULLA  CURA  BELLA  DIFTERITE  179 

tempo  possibile;  3.^  impedire  le  rianionl  dei  ragazzi  nei  ritrovi  mala 
ventilata.  (R.) 

Il  dott.  Giuseppe  Ayr  (1)  per  saa  propria  esperienza  oonsiglia  di  cam- 
biare di  fìreqnente  Tarla  nella  camera  delTammalato  per  difterite  e  con 
Imposte  aperte  di  bruciare  dello  zolfo.  Anche  in  yia  preyentiTa  si  fac-* 
<)iano  gargarismi  dagli  adulti,  pennellature  nei  bambini  con  soluzioni  di 
Iposolfito  di  soda  e  si  amministri  internamente  solfito  di  magnesia.  (£). 

Il  dott.  Giov.  Ferrini  (2),  durante  una  epidemia  di  difterite  nella  città 
di  Tunisi^  consigliava  ai  suoi  clienti  che  avevano  figli  di  guardar  loro 
in  bocca  ed  alle  fauci  tutte  le  mattine  e  non  appena  vedessero  qualche 
cosa  d^anormale  chiamare  il  medico,  cosi  pure  se  dessero  qualche  segno 
di  corizza:  e  ciò  esser  meglio  che  una  cura  profilattica  con  i  solfitii  per- 
chè essendo  noto  che  la  difterite  introdotta  in  una  città  può  durare  de- 
gli anni,  il  far  prendere  per  misura  precauzionale  per  tanto  tempo  detti 
solfiti,  oltrechò  stancherebbe  la  pazienza  di  chichessia,  potrebbe  anche 
nuocere*  (R.) 

Il  dott  Faralli  (3)  asserisce  senza  ambagia  che  non  esiste  un  mezzo 
di  cui  la  proprietà  preservativa  della  difterite  sia  dimostrata,  nò  dai 
fatti  fino  ad  ora  osservati  rimane  comprovata  la  virtù  profilattica  dello 
zolfo.  (/?.) 

Senator  (cYolkmann^s  Samml.  klin.  Vortràge,  innere  Med.>  N.  27 
(N.  78)  1874)  avverte  di  guardarsi  durante  una  epidemia  da  quelle  cause 
nocevoli  che  possono  produrre  un  catarro  di  gola,  della  laringe  e  delle 
vie  aeree  e  raccomanda  il  frequente  ed  accurato  ripulimento.  della  bocca 
e  delle  fauci  mediante  gargarismi  (permanganato,  clorato  di  potassa  od 
acqua  di  calce  con  aggiunta  di  tintura  di  mirra). 

Il  dottor  A.  Jacobi  (e  Contributions,  ecc.^  New  Jork  1875)  ritiene 
come  specialmente  importante  sotto  il  riguardo  profilatÙpo  di  esami- 
nare regolarmente  la  bocca  e  la  faringe  dei  fanciulli,  di  curare  per 
tempo  le  espulsioni  al  capo  e  gli  ingorghi  ghiandolari  al  collo  e  cosi 
pure  il  catarro  di  gola  e  del  naso.  Le  tonsille  ipertrofiche  devono  Mi- 
sere esportate  j  se  però  non  domini  la  difterite,  perchò  nell'infùriare  di 
una  epidemia  ogni  ferita  può  essere  causa  ad  una  locale  o  generale  in- 
fezione difterica.  Inoltre  raccomanda  il  clorato  di  potassa  o  di  soda 
come  mezzi  precipui  contro  ogni  forma  di  stomatite  e  di  faringite,  che 
in  tempo  di  una  epidemia  di  difterite  ìsono  cosi  frequenti  ed  il  più  spesso 
poggiano  con  la  difterite  su  eguale  eziologia.  Detti  sali  devono   essere 


.   (1)  Ayr.  e  Osservazioni  teorico-cliniche  suriufezipue  difterica,  ecc.  »  («  Ann« 
xmiv.  di  med.  e  chir.  »  1873,  yol.  223,  p.  299). 

(2)  Ferrini  G.  «  Storia  clinica  della  difterite  osservata  nella  città  di  Tunisi 
negli  anni  1872-78.  »  (e  Sperimentale.  »  1874,  p.  11-288J. 

(3)  Dott.  Faralli.  «  StUdJ  intomo  alla  difterite  fatti  in  seno  della  Sezione  di 
medicina  della  Società  medico-fisica  di  Firenze.  »  —  «  Sperimezitaie.  »  1878, 
iom.  31,  p.  200. 


m 


Si  VISTA 


wpomo  osati  (ad  ogni  1(4  a  1(8  ora)  slechè  tHuto  eoniiuiiati  2-4  gmamf 
al  gimnio  (con  ciò  Jacob!  mette  in  guardia  dal  possibile  aTYeleaamaiit» 
fsr  dorato  di  potissa). 

J.  Lewis  Smith  (e  Amor.  Jonra.  of  Ostetr.  »  Vili  2,  pagina  288;  187^ 
Mito  vista  profilattica  dice  di  non  lasciare  mai  a  iitneinlli  frequentale 
loegU,  doro  la  difterite  abl^a  dominato,  se  non  dopo  molto  tempo^  » 
^po  che  ▼!  Siene  stati  largamente  adoperati  1  dkrinfetlantL  Qoando  la 
mefite  domini,  SmKh  fa  a  tutti  i  fanciulli  fiire  gargarismi  con  eofai«» 
zieni  di  clorato  di  potassa  :  e  qnando  sono  trc^^po  piccoli,  fa  prendere 
Memamente  di  1  in  28  ore  0,12-0;25  grammi  di  detta  soinnone.  Quandi^ 
fa  ana  famiglia,  che  ha  parecchi  fimcinlli  sopragginnga  na  caso  di  ^ 
ftevite,  dovranno  i  sani  essere  tosto  separati ,  sottopoeti  a  visita  ogni 
iglemo  e  te  loro  prendere  profilatticamente  del  diinino. 

n  doti  H.  Hensgen  (<  Deutsche  Wochenschr.  »  U^  30,  31  joli,  augi. 
Mli)  ritiene  come  profilatticamente  importante  di  separare  gli  amma» 
lati,  specialmente  i  primi  ad  ammalarsi  in  una  data  località.  I  sani  ven*^ 
gene  trasportati  via,  e  questi  ed  i  loro  abiti  siano  accuratamente  puliti 
e  disinfettati.  Dopo  cessata  la  malattia,  sono  da  spurgare  affatto  il  letto, 
ti  suolo,  le  stoviglie.  La  chiusura  delle  scuole  non  basterebbe  ad  impe» 
dire  la  diffndone. 

ft  dott  Carlo  Pauli,  in  Colonia  (e  Jahrb.  t,  Kinderiieilk.  >  li  F.  X  1  n  ;^ 
]^  217^  aug.  15,  1876)  ebbe  |NPova  deirutilitA  deiraeido  salicilico  in  un 
Émeiullo  di  3  li2  anni,  che  non  si  potò  separare  dai  suol  fratelli  am- 
miAkti  di  difterite:  lo  si  ibceva  diligentemente  sgargariasare  con  solU'^ 
rione  d'acido  salicilico  ed  esso  rimase  incolume. 

Il  doti  E.  Lewy  (<  Mitth.  d.  Ver.  fd.  Aerate  in  Nieder-Oeste.  »  II  ^ 
M,  pag.  383;  dee.  15,  1876)  riflt  la  storia  della  difterite  da  Areteo  di 
Gappadocia,  il  quale  descrìsse  le  ulcerazioni  del  collo  siriaehe  ed  s^'- 
lUane,  che  dai  suoi  seguaci  vennero  indicate  come  EynandU  (Honda* 
ialsband).  NeHUdioma  scozzese  mantiene  detto  male  il  nome  di  ermtp 
a  viene  quindi  dai  medici  come  dai  profhni  spesso  insieme  confìiso  il 
vero  con  il  psetsdo^eroup»  Questi  ultimi  sono  entrambi  mali  più  proprìi 
dèlia  laringe  non  contagiosi,  perciò  non  epidemici  La  difterite  invece 
A  contagiosa  in  alto  grado,  specialmente  per  le  secrezioni  orali  Dal 
Ihto  della  terapia,  il  trattamento  con  Tacldo  salicilico  ed  il  salicilato  di 
soda  ebbe  nessun  seguito.  Anche  la  tracheotomia  ò  in  Germania  per  la 
dolerite  sconsigliata  perchè  non  ha  salvato  maggior  numero  di  ilemaliilll 
di  quello  che  il  metodo  aspettativa  (li2  per  0|o)-  lu  riguardo  alla  etào^ 
logia  ritiene  V  Autore  come  di  gran  peso  la  miseria  di  certa  classe  del 
"popolo,  poichò  la  diffusione  della  difterite  ha  luogo  da  determinati  fooolaj 
(abitazioni  zeppe,  ecc.).  Qui  dovrebbero  seguirsi  le  opportune  norme^  le 
quali  guadagnano  significato,  quando  ogni  caso  sia  denunciato  dal  rispet"^ 
tivo  medico.  Tosto  che  V  ammalato  sia  guarito,  o  morto,  o  trasp<Nrtato 
nKVispedale,  può  essere  Catta,  sia  pure  in  via  coercitiva,  la  conveniente 
disinfezione  della  camera  deirammalato  e  degli  usati  effetti 


SULLA  CURA  DILLA  DIFTERITE  191 

Aneto  qaaado  il  fanciullo  ò  graai*itO)  ayanti  di  estece  ciammesao  Rai 
l^risUna  oerehio  41  famiglia,  deve  tare  un  bagno  adoperando  del  aapolsi 
fenicato*  Tutti  gli  oggetti  usati  devono  essere  perfettamente  diaiaiUU 
tati,  gli  oggetti  di  poco  valore  (paglia  4el  letto)  distratti  col  fuoco^  le 
iNiveti  della  camera  di  nuovo  intonacate,  il  pavimento ,  eco„  essere  la- 
yato  con  il  liscivio  di  Javelle.  I  vestiti  e  simili  devono  essere  disinM» 
tati|  né  devesi  poterli  regalare  o  vendere  prima  che  abbia  avnto  lnc|^ 
bene  la  disinfeslone. 

Si  è  .pur  pensato  (Ibid.  III.  1,  pag.  ì,  Jan.  1877)  alla  misura  profllRt- 
idca  di  non  mandare  a  scuola  i  ft*atelli  dei  fanciulli  ammalati  di  dyté» 
rito  e  solo  di  conoedere  questo  dopo  la  presentazione  d'  un  attestaAa 
medico:  inoltre  usare  deir acido  solforoso  in  s\]uto  della  disinfcEionèb  tt 
4ott.  von  Becker  consigliava  il  coercitivo  trasporto  degli  ammalali  in 
ospedali  (detti  case  di  contagio),  e  dovrebbero  anche  i  casi  lievi  di  aa« 
gina  catarrale  infettiva  essere  dai  medici,  infermiere  e  nutrici  moglie 
4ienuti  in  osservazione  che  non  siasi  fatto  fin  qui,  giaochò  le  forme  lievi 
d'infezione  sono  anche  da  altri  medici  confermate  (Oauster,  Telefef)» 
Inftne  venga  costituito  un  comitato  con  incarico  di  consigliare  le  ae>* 
cessarle  norme  da  seguirsi  in  una  epidemia  di  difterite. 

Heusinger  (<  Sitzber.  d.  Gres,  tur  Befórd.  d.fges.  Natur.  zu  Marbiirg«> 
|f.  2p  pag.  S2,  1877)  insiste  sempre  sulla  separazione  degli  ammalatii 
«ome  sulla  disinfezione  delle  camere  e  delle  vie.  La  camera  dell*amttii» 
lato  deve  essere  grande  e  nei  canti  non  dar  ricetto  a  muSé.  In  essH 
Tarla  deve  essere  di  frequente  rinnovata»  oltrecchò  disinfettata  con  !»« 
4iO|  acido-fenico  o  cloruro  di  calce.  Il  sapone  fenicato  per  lavarsi  ed  U 
permanganato  di  potassa  per  collutorio  sono  da  impiegarsi  dai  Mau 

A.  Jacobi  (<  Gerhardt's  Handb.  der  Kinderkr.  >  II,  pag.  675,  flg.  187Q 
ripete  le  sopraddette  regole,  con  che  esso  specialmente  sostiene  V  ntl- 
lità  del  clorato  di  potassa  o  di  soda,  opperò  accenna  al  pericolo  del- 
rimpiego  di  grandi  quantità.  I  fanciulli  fino  ad  un  anno  non  devefAO 
prenderne  più  che  1,0*1)5  grammi»  gli  adulti  non  al  disopra  di  6-6  0K 
Ri  giorno.    . 

C.  Rnuchfuss  (<  Oerhardt*s  Handb.  »  III,  2,  pag.  207,  1878)  fa  eenilB 
irtere  la  profilassi  nell'allontanamento  delle  caose  al  catarro  laringee  e 
.&el  prevenire  il  trasporto  della  difterite  (negli  ospedali  e  famiglie)»  coise 
nel  prevenire  restendersi  delPaflézione  difterica  della  gola  alla  larittgei 
Secondo  Laiseau  giova  sotto  il  rispetto  profilattico  Fapplicazione  di  éì*' 
lume  e  tannino  sulla  moeosa  delle  fauci. 

Il  prof.  F.  Beitz  (<  Bayr.  àrztl.  InteU.  >  Bl.  XXV,  6,  1878)  è  di  ^sp 
rere  chò  la  profilassi  della  difterite  richieda  decisamente  maggia  al* 
tenzione  di  quella  che  se  n*ebbe  finora  (isolamento  fino  a  guarigions 
completa  anche  nei  casi  leggieri),  ciò  che  specialmente  fa  rapporto  con 
la  difltasione  della  malattia  per  le  scuole.  La  disinfezione  di  tutto  dò 
s^  «i  trovò  in  possesso  degli  ammalati  di  difterite  sia  conveniei^te- 
mefite  praticata  (acqua  calda  ad  alto  grado,  cloro  i  acido  solforose^  ^ 


182  UYIBTA 

trlolo  di  tsrrOf  permanganati  alcalini,  pnlisia  della  eamerai  nitionl  di 
iolfo  e  ioambio  d*aria).  Inoltre  le  persone  ohe  debbono  etare  presao  gì 
ammalati»  fkre  più  Tolte  al  giorno  gargarismi  con  acqua  freeoa  o  coti 
diluita  acqua  di  cloro  o  di  calce. 

R.  Scarfenberg  (e  Inangural-DiM.  >  Breslan,  1878)  vuole  come  regola 
generale  di  profiiasei  la  disinfezione  non  solo  della  stanza  dell*ammalatd 
ma  di  tutti  gli  ambienti  della  casa  in  cui  la  malattia  si  STolsCi  noneliè 
l'Isolamento  degli  ammalati 

n  doti  E.  Lewy  accenna  In  una  2.*  Dissertazione  (a.  a.  O.  Y.  4,  pa- 
gina 56,  febr.  15,  1879)  a  questo  che  1*  epidemia  di  difterite  del  secolo 
scorso  durò  dal  1739  al  1778  e  che  Tattualcb  ohe  in  Vienna  appariva 
negli  anni  1876-77|  probabilmente  più  a  lungo  delle  altre  volte  durerà. 
Come  regola  fondamentale  contro  rulteriore  difltaslone.  ò  dal  lato  pub- 
blico che  privato,  la  regolare  denuncia  di  ogni  caso  di  malattia  all'nf- 
flcio  di  Sanità.  Indipendentemente  dalle  note  regole  generali  della  pro- 
filattica disinfesione  e  dairesolusfone  dei  ftatelli  dell'ammalato  dal  fre- 
quentare la  scuola,  1*  Autore  volge  1*  attenzione  dapprima  ai  mezzi  di 
trasporto  per  gli  ammalati,  che  fino  ad  ora  sono  assai  InaddattL  Vor- 
rebbesi  una  vettura  cosidetta  di  Sanità  per  ogni  rione  della  città,  da 
chiamarsi  al  bisogno,  e  questa  sia  poi  sempre  bene  disinfettata.  Ma 
specialmente  per  IHenna  richiede  V  Autore  un  apposito  Stabilimento  <B 
disinfezione.  Soltanto  in  questo  modo  può  il  commercio  con  vecchi  abiti, 
lingerie  e  simili  od  il  dono  dei  medesimi  esser  fotte  libero  dai  priueip} 
infettivi  che  vi  si  erano  appiccicatL  Un  pubblico  stabilimento  di  disinfé" 
zione  potrebbe  facilmente  essere  messo  in  communicazione  con  un'ospi- 
tale di  endemie.  Inoltre  dovrebbonsi  erigere  ospedali  appositi  per  f 
difterici,  poiché  1  fanciulli  ammalati  di  difterite  danno  fiusilmeate  oc- 
casione allo  svolgersi  di  endemo^pidemie  negli  ospedali  dei  bambini. 

Ballet  (1)  insiste  pur  esso  sulla  neoessità  di  raccogliere  gli  ammalati 
difterici  in  appositi  e  ben  isolati  ospedali  ;  ricorda  che  su  100  casi  di 
difterite  curati  negli  ospedali  de*  bambini,  15-20  volte  la  malattia  prese 
orìgine  per  contagio  nelle  sale:  nel  1877  all'ospedale  di  S.  Eugenia  su 
73  casi  se  ne  contano  18  di  sviluppo  entro  Tospedale  (R.) 

W.  N.  Thursfield  di  Birmingham  (  e  s.  Gesundheit,  >  IV,  9,  pag.  131, 
mai  1879)  considera  la  difterite  per  un  tipo  di  malattia  premunibile^ 
poichò  essa  nel  suo  nascere  e  nel  diffondersi  è  dipendente  da  difetti  di 
fabbricato,  viene  trasportata  fàcilmente  mediante  personale  infezione^ 
prevenibile  mediante  la  rimozione  di  talune  locali  oircostanze.  Nelle  fii- 
miglie  dove  il  dischiudimento,  la  disinfezione  e  la  pulizia  vengono  tra- 
scurate, sviluppasi  la  difterite  sotto  le  peggiori  forme.  Se  si  tien  conte 
delle  suddette  condizionii  si  potrà  contare  sui  favorevoli  esiti.  L'Au- 


(i)  Ballet  e  De  Tisolement  comme  moyen  prophylactiqae  applique  aux  ma^ 
ladies  infectieuses  et  contagieuses;.  »  («  Journal  de  Thérap.  »  1879,  p.  SSMtfi. 


SULLA  CURA  DBLLA  DIFTKRITB  188^ 

tare  crede  quindi  che  la  malattia  venga  immediatamente  inflaenzata  dai 
rapporti  dell'ammalato  :  Bpecialmente  di  preferenza  sono  attaccate  per- 
sone che  da  poco  tempo  abitano  nel  luogo  infetto  dalia  difterite.  Tntte 
le  Tic  snlle  quali  pan»  la  difterite,  devono  essere  sottoposte  a  vigilanza 
per  una  aocnrata  disinfezione.  Ma  non  sono  soitanto  da  disinfettare  gli 
alntii  le  masserizie  e  le  tappezzeriCi  ma  anche  i  eanali  di  scarico.  In- 
fine vuole  r  Autore  che  quando  in  una  scuola  si  mostrano  malattie  di 
gola  contagiose,  quella  debba  rimaner  chiusa  fino  a  che  presso  a  poco 
dura  lo  stadio  d'incubazione  della  difterite  (ana  settimana)  :  inoltre  de- 
vono durante  qneeto  tempo  le  latrine  e  le  pareti  deile  camera  essere 
totalmente  pulite  e  si  vada  cauti  nella  riammissione  dei  convalescenti. 

Il  dott.  E.  Wiss  di  Carlottenburg  (e  Die  Heiiung  und  YerhAtuDg  der 
Difteritis,  >  Berlin  1879,  A.  Hirschwald)  considera  come  non  suf^oiente 
il  mezzo  proposto  da  Gollin  per  impedire  il  passaggio  del  gas  delle 
cloache  nelle  abitazioni  (trasferimento  dei  principali  canali  di  sbocco 
nel  cortile,  far  uso  di  condotti  d'argilia  cotta  inverniciata  saldati  con 
cemento,  applicare  condotti  ventilatori,  che  finiscono  sul  letto,  a  tutte 
le  eanne  di  deflusso)  perchò  Tarla  del  buoIo  si  commescola  con  l*aria 
delTediflcio.  Egli  stesso  riferisce  alcuni  casi,  nei  quali  l'origine  del  tifo 
e  della  difterite  parve  proprio  devoluta  a  gas  putridi  accumulati  nei 
smaltitoi  della  casa.  Oltre  ai  difettosi  canali  di  asportazione,  vuoisi  prov- 
vedere alle  latrine  ed  ai  canali  di  scolo  delle  cucine  che  lasciano  pas- 
sare i  gas  pùtridi  nelle  abitazioni.  Qai  raccomandansi  delle  disposizioni, 
come  quelle  proposte  da  Alridge  e  da  Zeitler,  cioò  canali  ventilatori 
che  dalle  latrine  e  dai  canali  di  scolo  delle  cucine  salgono  al  tetto  (le 
valvole  di  questi  vengono  aperti  mediante  un  getto  d'acqua  e  sono  for- 
nite d*una  porticella  di  pulizia.  Ma  Wiss  dà  la  maggior  importanza  ai 
pozzi  neri  bene  cementati  e  perfettamente  chiusi  od  a  corrispondente 
sistema  di  barili  (di  Heldelberga)  ed  alla  .frequente  inodora  esporta- 
zione. Soltanto  quest'ultima  può  rendere  superflua  la  disinfezione. 

In  una  3.*  comunicazione  ripete  Jacobi  (  «  Treatise  on  Dlphtheria.  » 
New  York,  Wm.  Wood,  1880)  le  note  regole  rigaardo  alla  profilassi.  A 
proposito  delTamministrazione  del  clorato  di  potassa  o  di  soda  consi- 
glia le  firequenti  piccole  dosi. 

Il  dott  Lachmund  in  Leisnig  (e  Allg.  med.  centr.  Ztg.  >  IL,  1,  pag.  1, 
Jan.  1880)  raccomanda  sotto  vista  profilattica  quando  minacci  la  ma- 
lattia i  bagnolinl  freddi  specialmente  al  collo  ed  alla  faccia  ed  anche  al 
petto. 

Il  dott.  H.  Patton  di  West  Newton  (  <  Philad.  med.  and  surg.  Re- 
porter. >  XLII,  5,  pag.  107,  Jan.  1880)  dà  come  preservativi  gli  alcoo- 
liei,  specialmente  acquavite,  anche  al  fanciulli  in  moderate  dosi,  ripar- 
tite in  4  volte  al  giorno,  e  crede  con  ciò  di  poter  conseguire  buoni  ri- 
sultati. 

n  dott.  Nathan  Jacobson,  di  Siracusa  (  e  New  York  med.  Record.  » 
XYII,  pag,  308,  March  180,  1880)  cerca  di  neutralizzare  Inazione  del  eoa*»» 


{fèi  RIVISTA. 

tagio  già  invadente,  insistendo  m  ciò,  che  1  canali  siano  aconratameiEbe 
pnlitif  corretta  una  difettosa  ventilazione ,  impodito  an  eoverohia  sti- 
parsi nelle  abitazioni,  disinfezione  degli  escrementi,  con^  risolamento  de- 
gli ammalati  e  che  i  membri  rimasti  incolnmi  nella  famiglia  non-  tra^ 
smettano  ad  altri  il  male.  Inoltre  devono  tatti  gli  istramenti  usati  presto 
i*  difterici  essere  disinfettati,  prima  di  esser  impiegati  presso  malati  non 
difterici. 

Il  dott.  Coesfeld,  di  Barmen  (<  Dentsche  med.  Woohensohr.  »  VI, .  35, 
pag.  473,  ang.  28,  1880)  ritiene  importantissimo  dal  lato  della  profilassi 
come  ad  impedire  recidive,  il  ristabilire  in  condizioni  normali  le  ton- 
sille e  procnrame  Tindarimento  :  qaindi  gargarismi  con  solazione  di  sai 
di  cucina  o  d'acqua  di  mare,  pennellature  delle  tonsille  con  tintura  di 
jodio  od  asportazione  delle  medesime.  L*  indurimento  raggiungesi  con 
giornalieri  ripetuti  gargarismi  d'acqua  firedda,  larghe  bibite  della  me« 
desima,  lozioni  firedde  al  collo  e  poi  vigorose  finizioni,  aver  mente  di  re- 
spirare dal  naso  a  bocca  chiusa,  specialmente  quando  soffl  vento  di  le- 
vante e  di  settentrione. 

Il  dott,  Giuseppe  Mart,  di  Erlangen  (  «  Aroh.  f.  klin.  med.  »  XXVIf, 
1,  N.  2  1880)  vuole  ad  impedire  1*  ulteriore  diffusione  della  malattia  la 
separazione  degli  ammalati,  specialmente  dai  fiinciulli,  e  astenersi  dalia 
scuola  anche  per  le  più  leggiere  forme  catarrali.  L'evitare  atti  di  tane- 
rezza  (baci  e  cosi  via)  non  dovrebbe  mai  lasciarsi  inosservato. 

Il  dott.  R.  Weise  (  e  Beri.  klin.  Wochenschr.  »  XVIU,  4,  pagina  5^ 
Jan.  24,  1881)  fa  svolgere  mediante  il  suo  apparato  la  nebbia  fenica  di 
una  soluzione  al  5  per  0(0}  affine  di  proteggere  il  più  possibile  i  mem- 
bri della  famiglia  (Fnhrmann).  Sgraziatamente  da  parte  delle  antorità 
e  dei  medici  si  ò  fatto  troppo  poco  per  dissipare  quelle  condizicme  che 
dispongono  alle  endemie  croniche  (scarlattina  e  difterite) 

Il  dott  Giuseppe  Schmid  (4  Wien.  med.  Presse.  >  XXII,  18,  pag.  46S, 
aprii  10,  1881)  insiste  sulla  separazione  degli  ammalati  e  sulla  rigorosa 
disinfezione  delle  abitazioni  per  riguardare  almeno  dall'infezione  i  luo- 
ghi ciroostantL 

II.  —  Cura. 

Non  ostante  la  numerosa  serie  di  rimedj,  che  contro  si  micidiale  ma- 
lattia sono  stati  raccomandati,  fino  ad  oggi  nessuno  se  n'ò  trovato  che 
sotto  ogni  circostanza  valga  come  specifico,  quale  possediamo  nel  oM- 
nino  per  la  febbre  intermittente.  Ma  dalla  seguente  esposizione  ci  per- 
suaderemo che  la  via  sulla  quale  ci  siamo  messi  dovrà  pure  eondurci 
a  baon  fine. 

È  un  fatto  che  finora  ogni  rimedio,  che  in  nna  epidemia  od  in  una  re- 
gione si  mostrò  giovevole,  cosicohò  quasi  parve  uno  specificoi  in  altra 
serie  di  casi  quantunque  apparissero  consimili,  non  fu  efficace]:  e  ciò  forse 
fa  eflètto  di  condizioni  locali;  onde  che  siamo  tratti  ad  ammettere,  eonsa 


SULLA  CURA  DBLLA  DlfTBRITB 

la  Diirezione  della  e  Beatsch.  med.  Woolienschr.  >  (VI,  3,  pag.  31^  1880) 
fa  op|)ortanameBt6  osservare,  che  nella  difterite  debbono  inflaire  le  più 
grandi  differenze  di  laogo  e  di  tempo.  Perciò  deve  il  medico  pratieo 
conoscere  tatti  i  riÀiedJ  che  per  caso  furono  applicati  con  baon  esito- 
Vale  quindi  la  pena  di  registrare  tutte  le  esperienze  precedentemente 
ìstltni^,  oiò  che  noi  qnì  abbiamo  procurato  di  fare  11  meglio  che  ci  fti 
possibile. 

A)  RimedJ  solforosi.  —  Oscar  Giacchi  racóomanda  lo  zolfo  ed  i  ri- 
medi solforosi  ad  impedire  lo  svolgimento  dei  fermenti  malefici  (  «  Lo 
Sperimentale^  »  marzo;  e  Gaz.  de  Paris,  >  19,  pag.  241»  mai  1874). 

Lo  stesso  Autore  in  precedenti  pubblicazioni  aveva  portato  il  suo  tri- 
buto ali* applicazione  dei  solfiti,  da  lui  usati  air  interno  e  per  garga« 
rismo  (1).  .    .  (B.) 

SulPimpiego  dello  zolfo  e  del  rimedj  a  base  d'acido  solforoso  non  fanno 
difetto  le  note  di  medici  italiani. 

Morelli  e  Nesti  (S)  nel  decennio  1862-72  a  Firenze,  provarono  contro 
ia  difterite  fra  gli  altri  soccorsi,  anche  le  insufflazioni  di  fiori  di  solfo 
e  davano  internamente  il  magistero  di  solfo  in  muciiaggine  o  nel  de- 
cotto di  china.  (£.) 

Nelle  forme  anginose  difteriche  le  insufflazioni  di  solfo  giovarono  in 
mano  a  non  pochi.  Luti  (3)  ne  ebbe  vantaggio  manifestissimo  in  6  casi. 
Barbosa  di  Lisbona  in  18  casi  (4).  (JS.) 

Il  dott.  Becchini  (5)  su  200  casi  di  difterite  si  valse  del  decotto  di 
china  e  del  chinino  allMntemo,  oltre  le  spolverizzazioni  con  i  fiori  di 
solfo  :  ebbe  172  casi  guariti.  Il  dott.  Brambilla  (6)  nella  cura  topica  del- 
i'angina,  non  trovò  vantaggio  dalie  spolverature  oon  i  fiori  di.zoifo,  bentd 
dal  tocchi  colla  pietra  infernale.  (R) 

Ayr  (7),  Marchionneschl  (8),  Ferrini  (9)  usarono  dei  solfiti  non  solo 
airinterno  ma  pure  come  gargarismo.  (RJ) 


(i)  0.  Giacchi.  «  Natura  e  terapia  dell*  angina  difterica.  »  («  Lo  Sperimen- 
tale. »  1872,  voi.  80,  p.  472). 

Id.  «  Un*  altra  parola  sulla  difterite.  Sui  vantaggi  dalla  cura  solfitica.  » 
Lettera  al  prof.  Polli.  («  Lo  Sperimentale.  »  1873,  voi.  32,  p.  25). 

(2)  Morelli  C.  e  Nesti  Leop.  «  Istoria  clinica  ddla  difterite  osservata  nella 
città  di  Firenze  e  contorni  nel  decennio  1862-72.  »  —  e  Lo  Sperimentale»  » 
1872,  voi.  80,  p.  118  e  seg. 

(3)  Ivi. 

(4)  «  Insufflazioni  di  fiori  di  zolfo  nella  difterite.  »  (e  Lo  Sperimentale»  » 
1870,  facs.  2.«). 

V   (^)  Becchini.  «  Sulla  difterite.  »  («  Lo  Sperimentale.  »  1873,  voi.  3Ì,  p.'i44. 

(6)  Brambilla.  «  Sulla  cura  deir  angina  difterica  in  S.  Angelo  Lodigiano«  » 
.(«  Oazz.  med.  itat.  Lomb.  »  1876,  p.  61).  *  .  . 

(7):(8)  (9)  Opuscoli  relativi  citali. 


Da  1-2 

DaiM 

Da  4-8 

Da  8-iO  A 

anni. 

ft«ì|ì- 

aimi. 

20  aimU 

gr.    3 

6 

9. 

10 

»     1 

2 

2 

2 

»    50 

100 

150 

20O 

>    85 

25 

85 

25 

189  KITI8TA 

n  doti  Tamborlini,  di  PalmanoTa,  (1)  sa  110  oasi  di  difterite  curati 
iliio  al  1873  con  Tlpoa^fito  dissoda  (10  per  0\q  d'acqua),  amminiitcandola 
tulio  iniemamente,  quanto  per  gargarismot  ebbe  ioli  5  morti  L' anna 
dopo  riferlTa  intorno  ad  altri  59  casi  goaritl  sa  63  carati  {2)  e  di  al- 
tre 5  gaarigioni  ottenute  con  la  cara  soldtica  diede  relazione  più  tardi 
(1875)  (3).  («.) 

n  dott.  Bt  Franzoni  (4)  dorante  l'epidemia  di  difterite  nell'anno  1877^ 
fece  e  con  profitto  largo  uso  dell'iposolfito  di  soda  prescrivendolo  nella 
misora  e  forma  seguente  : 


Pr.  Iposolfito  di  soda    •  . 

Estr.  moU  di  cliina  •  . 

Acqua  di  fonte    •    •  . 

Sciroppo  di  cedro    •  « 

Il  doti  Barbieri  (5)  usò  come  gargarismo  il  solfito  di  soda  (gr«  25) 
neiracqaa  di  calce  (gr.  100)  con  miele  (gr.  50),  ed  internamente  ammi- 
nistraya  il  solfito  di  soda  (gr.  15)  nella  maoilaggine  (gr.  300)  con  sci- 
roppo di  china  (gr.  35).  {R) 

Il  dott.  Gnangiroli  (6)  nell'epidemia  di  dif teritOi  che  dominò  in  Saronno, 
nsò  con  Tantaggio  il  solfito  di  soda  nella  decozione  di  china  sia  Inter* 
namente  che  per  gargarismo.  (R.) 

E.  Averbeck  («  Wien.  med.  Wochenschr.  >  38,  39,  sept.  1876)  ha  per 
una. serie  d'anni  carata  con  buon  esito  la  difterite  con  alimenti  nutrienti 
liquidi,  con  le  insoffiazioni  di  fiori  di  zolfo  non  deparatoy  a  coi  più  tardi 
aggiunse  da  1[10  ad  1  per  Oiq  di  acido  salicilico  o  fenico,  la  qoal  pol- 
vere esso  insoffla  in  gola  o  nella  laringe  col  mezzo  di  una  cannola  di 
giunco,  ed  anche  si  potrebbe,  senza  pericolo,  introdorre  mediante  una 
palla  di  gomma,  come  l'Autore  stesso  adottò  una  volta.  Per  le  insuf- 
flazioni nelle  coane  egli  adopera  delle  cannule  di  vetro  piegate  ad 
angolo.  Ogni  mezz'ora  devono  farsi  2  a  3  insufflazioni ,  di  giorno  e  di 
notte,  Ano  a  che  ogni  traccia  di  pseudo-membrane  difteriche  sia  scom- 
parsa. Dopo  ogni  insufflazione,  deve  chi  le  ha  subite,  sciacquarsi  la 
bocca  con  una  soluzione  al  ì\2  per  0[o  di  acido  salicilico.  Se  l' amma- 


li) Tamborlini.  «  LMpoBolflto  di  soda  nella  difterite.  »  («  Gazz.  med.  lomb.  ») 

(2)  Tamborlini.  «  DellMposolfito  di  soda  neir  angina  difterica.  »  («  AnnaU 
di  chimica  »  del  Polli.  1874,  voi  99,  p.  244). 

(3)  Tamborlini»  «  Sulla  difterite.  »  («  Annali  di  chimica  »  1875,  toI.  iOl,  p.  31. 

(4)  Franzoni  B.  «  La  cura  solfitica  nella  difterite.  »  («  Ann.  di  chimica.  » 
1881,  voL  iiZ,  p.  100). 

(5)  Barbieri.  €  DelPuso  dei  solfiti,  nel  yajuolo,  nella  difterite  e  nel  colera.  » 
(«  Ann.  di  chim.  »  1873,  p.  349). 

(6)  Quangiroli.  «  Trattamento  dell*  angina  difterica  coi  solfiti.  »  («  Ann.  di 
chimica.  »  1873,  p.  169). 


SULLA  CURA  DBLLA  DUTBRITB  187 

lato  non  pnò  aprire  abbastanza  la  bocca,  T  Autore  fti  fare  (oltre  gUim- 
paccbi  di  Priessnltz  attorno  al  colio)  le  schizzettatnre  nella  faringe  con 
nna  soluzione  di  li2  ad  1  per  0[o  d'acido  fenico  o  salicilico,  per  mezzo  di 
un  pallone  di  gomma,  il  cni  becco  sia  introdotto  in  bocca  o  meglio  nel 
naso.  Sempre  deve  essere  aggiunta  una  cura  interna  ogni  qualvolta  si 
tratti  d*nn  processo  generale  difterico.  L' Autore  dà  al  fanciulli  grammi 
0,3-0,4  di  solftito  di  chinina  con  gr.  0,4-0,75  d'acido  solforico  in  120  gr. 
d^àcqua,  agli  adulti  poi  gr.  1,0  a  2,0  di  chinino  con  gr.  2,0  a  3,0  d'acido 
solforico  in  150  grammi  d'acqua. 

Il  dott.  È.  Chenery  (  e  Boston  med.  and  surg.  Journ.  >  XGI7,  pagina 
657,  June  6,  1876)  raccomanda,  appoggiato  a  158  casi  di  difterite  e  sulla 
teorìa  d'un  avrelenamento  zimotico  del  sangue,  come  cura  antifermen- 
tatiya,  la  frequente  amministrazione  dell'  iposolfito  di  soda.  Egli  ne  dà 
gr.  0,3-0^9  (e  più)  in  sciroppo  ogni  2-4  ore,  cioò  secondo  la  gravità 
della  malattia  e  l'età  del  paziente.  In  aggiunta  esso  dà  nel  latte  5  goc- 
cio fino  a  2  grammi  di  una  tintura  di  mirra  composta,  che  ottiene  per 
digestione  di  capsico,  mirra  e  gusjaco  in  polvere  ana  gr.  30  in  una  mez- 
zetta di  alcool.  In  nessuno  dei  casi  comunicati  che  molto  favorevol- 
mente decorsero,  venne  dato  l'alcool  (non  però  in  tinturs).        {R.) 

lì  dott.  Edwin  Burd,  di  Lisbona,  Jowa  (  <  Philad.  med.  and  surg.  Re- 
porter. »  XLIII,  21,  pag.  445,  nov.  1880)  osservava  in  8  casi,  che  egli 
curò  con  l'iposolfito  di  soda,  decorso  molto  benigno.  Egli  usa  dare  ad 
un  bambino  di  5  anni,  ad  esempio,  un  cucchiaino  ogni  4  ore  (di  giorno 
e  di  notte)  di  una  mistura  di  10,5  gr.  di  iposolfito  di  soda,  2,0  grammi 
di  solfato  ,'di  chinino  e  120,0  gr.  di  spirito  di  frumento  :  in  aggiunta  fa 
prendere  ogni  4  ore  un  cucchlajno  (tanto  di  giorno  che  di  notte)  di  una 
mistura  di  8  gr.  di  clorato  di  potassa,  8  gr.  di  tintura  di  percloruro  di 
ferro  e  120  gr.  di  sciroppo  semplice,  oltrecchò  fa  ogni  giorno  ripetere 
le  spolverizzazionl  di  fiori  di  zolfo.  Egli  spera  con  questo  trattamento, 
quando  sia  fatto  a  tempo,  di  poter  ottenere  in  ogni  caso  la  guarigione. 
Riguardo  come  causa  delia  malattia  particolari  bacteij. 

B)  Antisettici,  disinfettanti,  {Acido  fenico,  salicilico,  borico).  ^  Se« 
nator  (  e  Volkmann's  Samml.  klin.  Vortr.  »  N.  78;  <  Innere  Med.  >  N.  27, 
1878),  erode  che  non  si  possa  impedire  la  diffusione  della  squinanzie 
(o  Kynanche)  alla  laringe,  perchò  le  malattie  di  questa  appartcDgono 
alla  squinanzie  come  l'affezione  faringea  e  dei  reni  alla  scarlattina  (?) 
Ma  devesi  cercare  di  allontanare  ogni  stimolo  agli  organi  disposti  alla 
infiammazione.  La  flogosi  della  gola  può  promuovere  soltanto  la  diffusione 
deirinflammazione  alla  laringe.  Anzitutto  le  pseudo-membrane  non  sono 
la  malattia ,  ma  un  prodotto  di  questa.  Per  ciò  si  sono  con  ragione 
abbandonate  quasi  del  tutto  le  cauterìzzazioni.  Neil*  applicare  i  mezzi 
disinfettanti  alla  faringe  trovansi  molte  difficoltà,  con  ad  esempio^  o 
non  possono  quelli  essere  portati  in  tutti  i  meandri  dell'ulcera,  ovvero 
i  mezzi  adoperati  non  sono  abbastanza  potenti.  Se  applicati  troppo  forti 


I^  BIYISTA 

potrebl)ero  i  rhneAj  irritare  esageratamente  la  mucosa  delle  yie  aeree 
«  ciò  per  i  fanoinlli  piooolii  i  qaali  per  Tappanto  sono  al  massimo  grado 
minacciati,  dcTc  essere  afCatto  [risparmiato  (gaiiGfarismiy  injetioni  ogni 
10-15  minuti).  Con  tali  procedimenti  strillano  rauchi  i  fkncialli  e  questo 
è  un  nuovo  stimolo  t  Quando  nessuna  ripugnanza  Tiene  opposta,  Sena&or 
fa  sciacquare  le  ftraci  con  una  {soluzione  di  permanganato  di  pctessa 
(l:  300)  0  con  acqua  di  calce- o  con  una  soluzione  di  clorato  di  potassa 
ovvero  vi  passa  sopra  morbido  pennello  od  una  piccola  lE^ugna  ;  quando 
molto  viva  sia  rinfiammazione  pezzetti  d^  gUaccio  per  bocca.  Internamente 
dà  ogni  due  ore  gr.  0,05-0^3  di  clorato  di  potassa  sciolti  in  aequa.  Tosto  Glie 
la  laringe  sia  attaccata,  ò  indicato  un  decisivo  procedimento.  Dapprima 
sempre  un  emetico,  non  però  rapomorflna,  la  quale  fàcilmente  produce 
collasso,  ma  alte  dosi  d*ipecaquana  con  tenui  quantità  di  tartaro  eme- 
tico, ovvero  a  scelta  il  solfato  di  rame  o  di  zinco:  i  vomitivi  verranno 
i*eplicati  néirurgenza  respiratoria  o  per  accessi  di  sollòcazione.  Oltre  a 
ciò  inalazioni  di  vapor  acqueo  da  grandi  bacini  nei  fanciulli  predisposti 
anche  a  mezzo  dpll*  apparecchio  dMnaiazione  (pentola  con  imbuto  ed 
acqua  o  thò  di  camomilla  con  o  senza  acqua  di  calce,  acqua  nitrata, 
acido  lattico  e  bromo  secondo  il  metodo  di  Schutze)  ;  nei  fanciulli  vi* 
gorosi  e  con  febbre  alta,  firizionl  d^unguento  cinereo  al  collo  ;  nel  teaipo 
di  mezzo  alle  2  frizioni,  impacchi  idroterapici  nel  collo  o  avvolgimento 
di  esso  con  cotenna  di  lardo.  In  seguito,  nella  nàaggioranza  dei  casi 
gravi  si  tratterà  della  tracheotomia  e  del  giusto  momento  di  sua  at- 
tuazione. La  tracheotomia  ò  in  ogni  caso  indicata,  appena  che  la  la- 
ringe ò  oppilata.  La  condizione  dei  polmoni  non  presenta  controiadi- 
«azioni,  perchò  anzitutto  la  tracheotomia  non  modifica  la  prognosi,  ma 
soltanto  ripara  al  momentaneo  pericolo  di  soffocazione. 

Per  imminente  bisogno  respiratorio  o  negli  accessi  soffocativi,  da 
eausa  riposta  nella  laringe,  l*operazione  è  sempre  indicata.  Le  pandiai 
cedono  dietro  un  ricostituente  trattamento,  più  rapidamente  sotto  l'ap- 
plicazione dell'elettricità  (il  più  spesso  corrente  d*  Induzione).  Al  mmhl- 
festarsi  di  minacciosi  fenomeni  (di  paralisi  centrali)  si  somministrino 
gH  eccitanti. 

Giorgio  Johnson  (  e  Lancet,  »  I,  3  Jan.  1875),  raccomanda  anzttntto  i 
locali  rime4j  disinfettanti,  per  togliere  alla  malattia  il  carattere  di  tìp^^ 
eiflcità:  acqua  di  cloro,  permanganato  di  potassa,  acido  solforoso,  ma 
agli  preferisce  1  preparati  di  cloro.  Salter  dà  la  tintura  di  peroloniro 
di  ferrò  ;  per  gargarismi  usa  il  sai  comune  :  dieta  abbondante ,  spe- 
zialmente liquida  (vino  di  Porto).  Thomas  Stills  dà  specialmente  la 
soluzione  di  clorina  di  Beaufby  all'interno  e  p^  gargarismo,  più  tin- 
tura ferruginosa.  A  quest'  ultima  Johnson  ascrive  una  peculiare  azloae 
locale,  cosi  pure  ai  principj  astringenti  del  vino  di  Porto.  I  violenti  fi* 
medj  caustici,  cosi  anche  i  vescicanti  sono,  secondo  Johnson,  da  evi* 
tarsi,  quest'ultimi  perchò  il  denudamento  del  derma  durante  malattie 
Infettive  costituzionali  rende  più  fàcile  Centrata  al  veleno.  Quando  Fes- 


.  il 


SULLA  CURA  DBLLA  BTVTBRITE  189 

sadasiane  siasi  estesa  alle  vie  aerea»  Johnson  raccomanda  le  pennella^ 
tare  od  inalazioni,  specialmente  con  acido  solforoso,  perdio  questo  non 
irrita  di  troppo  i  polmoni  (cosi  il  doti  Joyce).  Tatti  i  rimedj  topici  de* 
vono  molto  di  frequente  essere  impiegati.  Se  ò  impossibile  Tinghiottire» 
deve  Tammalato  essere  nutrito  per  la  via  dell'intestino.  Le  camere  degli 
ammalati  devono  essere  bene  ventilate.  Se  la  difterite  viene  diffusa  per 
abitazioni  malsane,  devonsi  portar  via  quando  ò  possibile  gli  ammalati  od 
idmeno  porre  i  medesimi  il  più  lontano  che  sia  concesso  dalla  fonte  d'in« 
Unione.  Per  l'esame  raccomanda  Jolmson  nno  specchio  concaio  o  da  as* 
sicararst  alla  fronte  deirosservatore  e  tenere  una  fiamma  di  fianco  alla 
testa  del  paziente.  (Et) 

Il  prof.  A.  Jacob!,  (  e  Contrib.  to  the  Pathol.  and  Therap.  of  Diphthe- 
ria.  »  |New  Jork ,  1875.  Wm.  Wood.  —  <  Amor.  Journ.  of  Obste- 
tri&  »  VII,  pag.  628,  febr.  1875)  pone  al  trattamento  curativo  tre  indi- 
eaidoni  :  1.®  Sciogliere  le  pseudo-membrane,  specialmente  se  queste  sono 
poste  nella  laringe  (acqua  di  calce,  glioerina,  caldo-umido).  Ma  con  ciò 
talvolta  avviene  che  i  principi  infettivi  anche  più  facilmente  giungane 
al  più  profondi  strati  dei  tessuti;  2.^  Modificare  la  superficie,  dalla  quale 
fu  staecata  la  membrana  con  gli  astringenti  ed  in  primo  luogo  il  se- 
squiclomro  di  ferro,  sulla  di  cui  applicazione  nella  difterite  Jacobi  ag« 
giunge  alcune  notizie  storiche  ;  3.®  Ad  impedire  chimiche  alterazioni  ed 
a  dar  fine  alla  vita  di  parassiti,  quanto  a  prevenire  anche  le  infettive 
proprietà  deiressudato  difterico  stesso  (specialmente  acido  fenico)  deb- 
bonsi  usare  i  disinfettanti.  Come  antisettico  dovrebbe  essere  preso  il  chi- 
nino ad  alta  dose  :  si  deve  però  usarlo  a  .scopo  antipiretico  e  secondo 
Bini  non  da  amministrarlo  in  soluzione  acida. 

Jacobi  ha  tentato  la  rimozione  delle  membrane  ;  'ma  crede  che  da 
ciò  per  la  vulnerabilità  della  mucosa  faringea  più  danno  che  utile  se  ne 
possa  trarre.  Egli  prescrive  quindi  nei  casi  lievi,  frequenti  e  tenui  dosi 
di  clorato  di  potassa,  associato  con  acqua  di  calce  o  tintura  di  cloruro 
di  ferro  (gr.  2  fino  ad  8  gr.  al  giorno)  con  un  pò*  di  glicerina.  Contro 
gli  ingorghi  ghiandolari  al  collo  applicazioni  di  ghiacelo  ed  acqua  fredda. 
Nel  croup  membranoso  non  si  ha  alcuna  controindicazione  alla  tra<^ 
cheotomia,  tosto  che  insorge  soffocazione  per  effetto  dell*  affezione  la- 
ringea :  oltre  a  ciò  inalare  acqua  di  calce  od  acido  lattico.  Del  resto 
ogni  caso  a  so  deve  essere  trattato  diversamente. 

In  altro  luogo  (  e  Gerhardt's  Handb.  »  II ,  p.  760)  Jacobi  considera 
come  sempre  pericoloso  un  contegno  aspettante  nella  difterite,  perchò 
devonsi  anche  impedire  gli  improvvisi  cangiamenti  nel  carattere  di  una 
malattia.  Inoltre  nella  difterite  ò  più  pericoloso  il  dare  troppo  poco  che 
troppo ,  e  specialmente-  richiedesi  cognac ,  del  quale  un  bambino  di  3 
anni  ne  può  sopportare  da  30  a  150  gr.,  o  carbonato  di  ammoniaca  in 
dose  di  1,0  a  5^0  gr.  ovvero  canfora  o  muschio  da  0,5-1,0  nelle  24  ore. 
Jaeebl  fa  tre  classi  di  rimedj  topici.  Nella  prima  classe  annovera  le 
inalazioni  per  la  difterite  laringea  (acqua  di  calce,  glicerina,  acidp  laU- 


190  RIVISTA 

tico,  caldo-umido),  anche  dopo  eseguita  la  tracheotomia,  eoi  mezso  del 
polverizzatore.  Egli  non  potè  rilevare  però  alcuna  influenza  ftuli'  esito. 
Alla  seconda  classe  ascrive  Jacobi  il  clorato  di  potassa  e  di  soda  e  gli 
«stringenti,  contro  la  di  cui  applicazione  parlano  le  sue  proprie  espe- 
rienze. Qui  appartiene  anche  il  perdoruro  di  ferro,  dalla  cui  semmini- 
etrazione  per  bocca  Jacobi  vide  vantaggi,  quando  lo  amministrò  in  alte 
e  frequenti  dosi  (da  5-15  goccio  ogni  li4  a  li2  ora).  La  terza  classa  ab- 
braccia l  mezzi  disinfettanti,  fra  l  quali  l'acido  fenico  tiene  il  L*  posto 
(internamente  li2-2  gr.  nelle  24  ore ,  oltrecchò  topicamente  soluzioni 
di  li2-2  per  Oio).  Meno  soddisfacenti  furono  gli  effetti  dell'  acido  saUci* 
lieo  e  del  salicilato  di  soda,  all'infuori  dell'uso  intemo  contro  la  febbre 
di  grado  elevato.  £1  considera  V  azione  antisettica  del  chinino  eome 
un  effetto  del  contatto  immediato,  non  di  assorbimento  nello  stomaco. 
La  cauterizzazione  ò  già  controindicata  da  ciò  che  si  devono  rispar- 
miare nuove  ferite  ed  erosioni ,  ciò  che  con  la  cauterizzazione  non  ò 
possibile.  Al  più  sarebbe  da  adoprare  una  miscela  di  glicerina  e  d'a- 
cido fenico.  Dal  bromo  non  vide  esso  alcuna  azione  e  cosà  pure  pooo 
dallo  zolfo  e  dai  balsamici  (cubebe).  Il  distacco  meccanico  delle  mem- 
brane è  controindicato.  Infine  propone  speciali  trattamenti  della  dif- 
terite secondo  le  diverse  parti  (amigdale,  naso,  laringe).  Nel  croup  mem- 
branoso i  fenomeni  di  soffocazione  esigono  particolare  terapia,  la  tra- 
cheotomia cioè,  la  quale  ;  malgrado  la  cattiva  prognosi ,  ò  indicata  in 
tutti  1  casi  quando  minacci  V  asfissia.  Ma  la  prognosi  ò  cosi  infausta , 
che  Jacobi  àììe  volte  accondiscendeva  volentieri  alla  ripugnanza  dei 
parenti  per  l'operazione  l  (altri  furono  più  fortunati,  ad  esempio,  Wi- 
niwarter  in  un  bambino  di  10  mesi).  Le  paralisi  difteriche  debbonsi 
curare  con  agevolare  anzitutto  la  digestione  (pepsina  ed  acido  clori- 
drico, ed  essendo  la  temperatura  normale,  medianteala  corrente  faradica 
e  galvanica.  Oltre  al  ferro,  Jacobi  prescrive  la  stricnina  (iniezione  sotto- 
cutanea), e  nella  paralisi  dei  muscoli  della  dciclutizione  clisteri  nutrienti 
od  alimentazione  mediante  la  siringa  esofagea. 

Nel  suo  pregiato  <  Treatise  on  Diptheria  >  (New  Yorls,  1880)  Jaoobi 
ripete  di  curare  ogni  caso  con  ricostituenti,  stimolanti,  febbrifughi 
esternamente,  internamente  od  ipodermicamente.  La  maggiore  atten- 
zione richiede  il  manifestarsi  del  collasso.  Un  potente  sussidio  ò  l'alcool 
a  frequenti  e  grandi  dosi  da  2-12  oncie  al  giorno  ;  la  sottrazione  di 
sangue  ò  assolutamente  controindicata,  le  complicazioni  debilitanti  (diar- 
rea) devono  essere  tosto  curate.  Nella  difterite  locide  la  principale  in- 
dicazione sta  in  una  locale  disinfczione ,  perchò  nessun  mezzo  pos- 
sediamo per  disinfettare  efficacemente  il  sangue.  Bensì  i  [rapporti  nella 
casa,  nella  scuola  e  nella  società  vanno  cosi  modificati  che  possa  es- 
sere impedito  il  diffondersi  di  una  epidemia.  Fra  i  mezzi  curativi, 
raccomandati  nella  difterite,  Jaoobi  cita  le  inalazioni  di  vapori  medicati 
di  trementina  o  cloruro  ammonico,  larghe  bibite  d*acqua  con  aggiunta 
o  no  di  stimolanti,';il  ghiaccio  airinterno  e  localmente  ;  coadiuvati  questi 


SULLA  CURA  DSLLA  DIFTERITE  191 

rimedi  eon  1*iibo  interno  ed  eiterno  di  glicerina.  Secondo  i  suoi  eepeii» 
menti,  sono  molto  vantate  Inacqua  di  calce  e  i*acido  lattico  ;  InTece  Fal- 
larne ed  il  tannino  operano  sfavorevolmente  e  debbono  considerarsi  comd 
inutili  il  benzoato  di  soda,  l'eucalipto,  lo  zolfo  ;  utili  al  massimo  grado 
nellcasi  sporadici  1  mercuriali. 

Air  incontro  il  perdoruro  di  ferro  è  uno  de'  migliori  antisettici  ed 
BStringentìf  ma  deve  essere  amministrato  (come  già  si  ò  detto)  a  dosi 
non  «troppo  piccole,  spesso  ripetute.  Un  bambino  di  un  anno  deve  pren- 
derne almeno  4  gr.  al  giorno,  un  bambino  di  3-4  anni  da  8-15  gr., 
B  più  ancora  gli  adulti.  Perciò  diventano  le  applicazioni  locali  in  gola 
per  la  massima  parte  superflue.  In  appresso  possono  essere  impiegati  11 
Diorato  di  potasra  o  di  soda  (  entrambi  a  IM  gr  ),  acido  fenico  (local- 
mente ed  internamente  da  0,2-2,0  gr.  al  giorno),  V  acido  borico  allo 
estemo  come  applicazione  topica.  I  salicilati  operano  meglio  nelle  feb- 
bri infettive,  il  chinino  nelle  inflammatorie.  I  caustici  liquidi  sono  pe- 
ricolosi  ;  da  preferirsi  gli  acidi  minerali  e  specialmente  T  acido  fenico. 
Bssi  però  sono  soltanto  indicati,  quando  la  loro  azione  possa  essere  li- 
mitata alla  superficie  malata.  Le  pseudomembrane  non  possono  venire 
tolte  prima  cbe  sieno  disciolte. 

Malgrado  il  più  diligente  trattamento  (continuata  la  disinfezione  del 
naso  e  della  faringe  mediante  iDjezioni  giorno  e  notte,  altrettanto  se  vi 
vi  sieno  ingorghi  glandulari  o  no),  può  la  difterite  nasale  finire  con  la 
morte. 

La  difterite  laringea  finì  sempre  con  la  morte,  all' infuori  di  quando 
fu  fatta  la  tracheotomia,  la  quale  ha  men  buono  esito  se  l' epidemia 
od  il  caso  speciale  ha  un  carattere  settico.  Oli  emetici  possono  gio- 
vare soltanto  a  cacciare  fbori  le  pseudo-membrane  quasi  disciolte. 
Nello  stato  di  paralisi  sono  indicate  la  buona  dieta,  i  rimedj  ferrugi- 
nosi, la  stricnina,  relettro-terapia,  i  bagni.  Per  la  congiuntivite  difterica 
Jaoobi  raccomanda  ghiaccio  ed  acido  borico  :  contro  la  difterite>utanea 
valgono  i  caustici  e  le  disinfczioni. 

John  Davy  (e  Med.  Times  and  aaz.>  March.  27,  1875)  cura  la.  difte- 
rite con  rimedj  disinfettanti  miti,  non  irritanti.  La  solazione  eterea  di 
biossido  d'idrogeno  (etere  ozonico  di  Robbin)  da  12*16  gr.  mescolato  con 
240  grammi  d'acqua,  riesce  disinfettante  aggradevole  e  calmante  sul 
collo,  se  venga  applicato  con  pennello  di  crini  ad  ogni  ora,  ovvero  se 
ne  facciano  gargarismi.  Oltre  a  ciò  prescrive  Day  per  gargarismo  il 
permanganato  di  potassa  (0,25  su  240  gr.  d' acqua)  od  il  perossido  di 
manganese  (4,0  su  30,0),  ed  afferma  di  non  aver  osservato  mai ,  cosi 
facendo,  fenomeni  generali,  tranne  che  nella  difterite  nasiJe,  perchò  qui 
solitamente  gli  stessi  mezzi  non  sono  buoni  da  applicare. 

In  questi  casi  preferisce  i  vapori  d^  jodio.  Nel  casi  non  complicati  dà 
internamente  chinino  come  disinfettante,  ed  aggiunge  in  sostegno  che  IL 
sangue  di  pecora,  a  cui  fu  aggiunto  chinino,  dopo  14  giorni  non  era  pe- 
ranco  putrido.  {Kt) 


1^  BinSTÀ 

n  doti  Hanow,  la  Uekermunde,  (  «  Berlin,  klin,  Wochenscbr.  »  Xll, 
90,  mai  1875)  vanta  Tacido  salicilico.  Emo  diede  ad  nn  adulto  una  sola^ 
sione  di  0,5  gr.  d*acido  salicilico  e  5,0  gr.  di  solfato  di  soda  in  150  gr. 
d'acqoa,  ad  ogni  ora  un  cacchiajo  da  trangugiarsi  a  rilento,  In  tutti  sei 
i  casi  cominciò  dopo  la  3.*-4.*  dose  di  rimedio  il  rapido  staccarsi  delle 
inembrane. 

n  doti  Teodoro  Schùler»  in  Gustrin  (Ivi,  40 ,  oct.},  comunica  in«^ 
vece  casi  di  esiti  sfavorevoli  per  la  cura  con  l'acido  salicilico.  £i 
Qurò,  mutando  rimedio  ad  ogni  sei  mesi,  41_caBi  con  il  clorato  di  po- 
tassa (6  morti),  23  con  l'acido  fenico  (1  caso  di  morte)  e  15  con  Tacido 
salicilico  (7  casi  di  morte)  :  in  tutti  i  casi  fu  inoltre  Atta  una  energica 
cura  con  l'acqua  fredda.  In  uqo  dei  15  casi  trattati  con  l' acido  salici*^ 
lieo  si  svolse  una  nefrite  con  finale  esito  di  morte.  L'Autore  ritiene 
Taeldo  fenico  come  più  efficace  dell*  acido  salicilico ,  sebbene  oltre  il 
dott.  Wagner  (vedi  la  seguente  nota  di  Letzerich),  anche  il  doti  Font* 
heim  (  €  Journal  fur  praki  Ghemle.  >  N.  F.  XI,  1875)  in  32  casi  abbia 
osservato  favorevoli  esiti  con  Tacido  salicilico. 

Il  doti  Luigi  Letzerich,  in  Braunfels,  (  «Yirchow's  Arch.  LXIV,  1,. 
pag.  104,  luglio  1885)  studiò  al  microscopio  l'azione  dell'acido  salicilico 
sui  microrganismi  della  difterite  coltivati  per  innesto  in  tubetti.  Pre- 
parò soluzioni  d'acido  salicilico  di  diversi  gradi  di  forza  (1'  1*4  p 
d'alcool  e  40-480  d*acqua)  e  vide,  per  raggiunta  di  una  goccia  di  quelle, 
rapidamente  cessare  i  vivaci  movimenti  circolari  a  zig-zag  dei  bacteri  : 
i  globuli  plasmatici  perdevano  splendore  e  mostravano  presto  il  dop- 
pio contorno,  mentre  il  protoplasma  di  più  grossi  globi  plasmatici  che 
era  in  procinto  d'ingenerare  micrococchi,  spesso  appariva  alterato  per 
bollicine  d'aria  (vacuoli)  come  si  vedono  per  l'azione  dell* alcool  asso- 
luto. Due  prove  d'innesto  con  microrganismi  della  difterite  a  cui  eransi 
aggiunte  due  goccio  della  più  forte  soluzione  d'acido  salicilico  (1 : 1 :  40) 
rimasero  inattive.  Di  7  casi  di  difterite,  in  cui  l' Autore  impiegò  l'acida 
salicilico ,  V  esito  fu  buono.  In  5  casi  di  leggiera  difterite  (3  adulti,  2 
fanciulli  da  11  e  12  anni)  giovarono  i  gargarismi  con  una  'soluzione  di 
un  grammo  d'acido  salicilico  con  2  gr.  d'alcool  rettificato  in  220  gr.  di 
acqua  per  quattro  giorni.  In  due  casi  gravi  Letzerich  prescrisse  dap* 
prima  solo  internamente  ogni  2  ore  gr.  0,3  d'acido  salicilico  e  zucchero- 
a  p.  eg.  Ciò  migliorò  senza  dubbio  lo  stato  generale,  ma  le  pseudomera-^ 
brano  erano  ancora  grandi  come  prima.  Perciò  Letzerich  nettava  le 
tonsille  con  una  spugna  e  le  spolverava  dappoi  con  acijio  salicilico 
secco ,  per  il  che  i  depositi  (pseudomembrane)  presto  scomparivano  r 
in  un  caso  fh  sufficiente  nna  sola  spolveratura ,  in  un  secondo  Asi- 
rono  necessarie  due  solamente.  Pure  buon  esito  ebbe  il  dott.  Wagner  > 
in  Friedberg  su  15  casi  (  «  Journ.  f.  prakt.  Chemie.  >  N.  F.  XI,  jan. 
1875).  Qui  Letzerich  dà  notizia  di  tre  esperimenti  sugli  animali.  Dae 
conigli  id  quali  esso  inoculò  sotto  pelle  i  microbj  difterici  rimasero  la 
vita  per  Fuso  interno  di  acido  salicilico  (li).  In  entrambi  i  oasi  furono- 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTERITE  193 

i  microoocchl  e  Taoldo  salicilico  ritrovati  nell*  orina  (1!).  Per  terzo  espe- 
rimento prese  esso  uno  dei  conigli  risanati,  che  venne  inoculato  sotto 
la  mucosa  del  labbro  superiore  e  nel  frenulo  labiale.  Al  terzo  giorno 
eominoiò  Letzerioh  la  cura  con  T  acido  salicilicoi  che  non  valse  ad  im- 
pedire la  diffusione  del  processo  alla  mucosa  laringea,  nò  la  morte  del- 
Fanimale.  Letzerich  conchiude  col  notare  che  non  bisogna  soltanto  fi- 
darsi deiramministrazione  alllnterno  di  acido  salicilico,  madevesi  im» 
piegare  questo  topicamente. 

J.  L.  Smith  (e  Àmer.  Journ,  of  Obstetr.  »  Vili,  2,  Aug.  1875)  racco- 
manda come  fattibilissima  la  cura  preventiva  locale  della  difterite , 
perchò  almeno  in  principio  la  gravezza  della  malattia  sempre   dipende 
dalla  diffusione  del  processo  locale.  La  cura  ha  lo  scopo  di  tramutare 
rinflammazione  cruposa  in  una  catarrale ,  modificare  cioò  T infiamma- 
zione. 

L'esperimento  ha  mostrato  che  le  psendomembrane  difteriche  con- 
tengono il  veleno  specifido  inoculabile  e  che  l'aria  circumambiente  più 
o  meno  diventa  pregna  di  quello.  Qui  sta  il  pericolo  del  contagio  ad 
altri  e  dairauto-infezione  (affezione  laringea  secondaria  alla  primitiva 
lUigola)..!!  trattamento  locale  quindi  ha  per  iscopo  di  procurare  la  disin- 
fezione della  gola  e  delle  cavità  nasali  ed  impedire  l*avvelenamento  del 
sangue.  Essa  non  deve  produrre  dolore  ;  Smith  la  eseguisce  con  un  lungo 
pennello  di  crini.  Neirospedale  cattolico  per  i  trovatelli  furono  nei  primi 
5  mesi  dell'anno  1875  curati  32  bambini,  di  cui  sei  morirono  (ad  ecce- 
zione di  uno,  che  fini  con  la  morte,  vennero  tutti  presi  in  osservazione 
neirincominciar  del  male:  queirnnico  era  stato  accettato*ìn  6.*  giornata 
di  malattia).  Per  le  pennellature  (ogni  2-3  ore)  raccomanda  una  mi- 
scela di  acido  fenico  goccio  VI-YIII  e  12  gr.  di  liquore  di  solfato  di  ferro 
in  30  gr.  di  glicerina.  Neil'  affezione  della  membrana  Schneideriana  e 
delle  «avita  nasali  Terrà  injettato  nelle  cavità  anzidette  ogni  3-6  ore 
Il3-li2  cucchiaino  di  detto  liquido  con  altrettanta  quantità  d' acqua. 
Inoltre  sarà  amministrato  il  chinino  in  dose  di  0,06-0,12  gr.  (ogni  4  ore) 
secondo  l'età  deirammalato  e  la  gravezza  del  caso,  ed  infrattanto  ogni 
ora  li2*l  cucchiajo  di  clorato  di  potassa  della  seguente  mistura  (clo- 
rato di  potassa  della  seguente  mistura  (clorato  di  potassa  gr.  4-6|  tin- 
tura di  perclomro  di  ferro  gr.  4,  sciroppo  semplice  gr.  120).  È  da  rac- 
comandarsi raggiunta  di  una  goccia  d'acido  cloridrico.  Per  qualche  mi- 
nuto dopo  la  presa  della  medicina  non  bisogna  sia  data  alcuna  bevanda. 
Se  il  caso  decorre  favorevolmente,  dopo  3-4  giorni  il  rimedio  verrà  im- 
piegato meno  energicamente,  però  continuato  finchò  Tultima  traccia  di 
infiammazione  sia  scomparsa  perchò  fino  a  quando  dura  la  faringite,  ra- 
pidamente sorgono  nuove  membrane.  Infine  basta  una  soluzione  di  clo- 
rato di  potassa  da  bere  e  sgargarizzare.  Se  insorgono  Indìzi  d'infezione 
generale ,  sono  indicati  oltre  la  buona  dieta  gli  stimolanti  ed  i  tonici» 
Se  r  affezione  si  diffonde  alla  laringe,  Smith  dà  un  emetico,  più  vo- 
lentieri solfato  di  rame,  associato  ad  uno  stimolante  alcoolico  ;  I'  ipe« 


194  RIVISTA 

caqaana  e  «  Vhiv$  syrup  »  devono  essere  come  deprimenti  lasciati  da 
parte,  Smith  cura  le  paralisi  difteriche  con  la  stricnina  ed  i  tonici ,  ed 
usa  la  forma  deil'elixir  di  fosfato  di  ferro,  chinino  e  stricnina  :  in  quat- 
tro grammi  di  elixir  è  contenuto  0^001  di  stricnina. 

Roberto  Bell  (  e  Brìt  med.  Journ.  >  Jan.  29,  1876),  prescriTc ,  quando 
la  malattia  arreca  presto  coiiasso,  gli  stimolanti  di  tratto  in  tratto, 
nonché  alimentazione  ricostituente  in  forma  di  gelatine,  zuppa  e  latte, 
per  igntare  la  natura.  Topicamente  impiega  una  soluzione  di  1  p.  di 
acido  fenico,  3  p.  d' acido  solforoso  e  4  p.  di  sesquidoruro  di  ferro  in 
30  p.  di  glicerina  per  pennellature  o  come  spreti^  ogni  2  ore.  Oltre  a  ciò 
fa  diligentemente  pulire  la  bocca  con  una  debole  soluzione  di  Oondy 
neiracqua.  Internamente  dà  ogni  due  ore  sia  di  giorno  che  di  notte  un 
piccolo  cucchiaio  di  una  mistura  di  clorato  di  potassa  ISA  acido  solfo* 
riso  14,0,  tintura  di  perclornro  di  ferro  12,0,  glicerina  gr.  30,  acqaa  di- 
stillata gr.  180.  Dopo  che  esso  si  ò  attenuto  aSquesto  metodo  di  cura, 
ha  soltanto  avuto  iiue  casi  di  morte  In  flanciulii,  che  furono  renitenti 

alla  cura. 

Bouchut  (  <  Gaz.  des  Hop.  »  janvier  1876)  ottenne  in  un  caso  la  gua- 
rigione in  pochi  giorni  col  coaitar  saponificato  di  Leboeuf  introdotto 
con  la  siringa  esofagea,  oltre  la  buona  dieta.  Contro  le  paralisi  dif« 
teriche  Bouchut  raccomanda  (e  Gaz.  des  Hop.  >  47, 1880)  in  primo  luogb 
i  tonici  (cognac  o  Bordeaux  con  acqua,  vino  chinato  0,05  di  estratto  di 
china  su  un  grammo  di  soluzione)  in  secondo  luogo  gli  eccitanti  locali 
(frizioni  alle  gamico ,  bagni  a  vapore  aromatici ,  bagni  solforosi  o  sa- 
lati, applicazioi^e  della  corrente  elettrica  continua  od  intermittente,  di 
preferenza  quest*ultima  al  velopendolo,  ai  collo  ed  alla  parte  cervicale 
della  colonna  vertebrale.  Oltre  a  ciò  giovano  il  soggiorno  in  campagna, 
Taria  fresca,  l^idroterapia,  i  bagni  di  mare. 

B.  Robinson  (  <  Amer.  Journ.  of  Obstetric  »  IX,  2,  june  1876)  fece 
esperienze  sulle  sostanze  capaci  di  distruggere  1  contagi  ed  i  bacteri, 
ohe  esso  ritiene  portatori  del  contagio.  L*  acido  fenico  e  salicilico  non 
Bono  secondo  Robinson,  sebbene  siano  buoni  rimedj  preservativi  ed  an- 
timicrofitici,  da  ritenersi  rimedj  disinfettanti  nel  vero  senso ,  perchè  il 
veleno  effettivo  proprio  delle  malattie  virulente  non  viene  da  essi  at- 
taccato. Questo  deriva  specialmente  dal  principio  venefico  delle  malattie 
zimotiche,  alle  quali  anche  la  difterite  appartiene.  Ben  pochi  dei  cosi- 
detti  rimedj  disinfettanti,  e  forse  neppur  uno,  si  possono  impiegare 
nella  quantità  approssimativamente  sufficiente  per  disinfettare  tutta  la 
massa*  del  sangue. 

Perciò  vorrebbe  Robinson  sapere  esclusi  dalla  terapia  della  difterite 
il,  permanganato  di  potassa  e  l'acido  solforico.  Anche  il  chinino  (se  deve 
tornar  utile)  deve  esser  amministrato  in  dosi  rapidamente  crescenti,  le 
quali  non  tutti  1  pazienti  senza  pericolo  sopportano.  Devesi  perciò  pre- 
ferire le  piccole  dosi  di  sali  d' acido  solforoso  o  solfocarbolico  e  di 


ohinino. 

i 


SULLA  CURA  0BLLA  DIFTERITI  185 

'  Il  (tott.  W.  H.  Wright  di  Skelmersdele  (<  Lacnoet  >  Ut  1  ;  JaU  1876), 
lia  con  la  locale  applioasione  di  ima  sohisione  di  nna  parte  ia  pese  di 
aeido  fenice  sopra  sei  parti  di  glicerina  ottenuto  fàvoreroU  risultati.  In 
una  epidemia  di  difterite  Wright  dalle  pennellature  con  la  detta  sola* 
^tone  ebbe  a  lamentare  un  sol  caso  di  morte  ed  anche  in  qnesto  la 
<»>lpa  fa  la  negligenza  dei  parenti ,  1  quali  cercarono  troppo  tardi  i 
snesidi  medici.  li  dott  G.  Paoli  (<  Jahrb.  t  Kinderkrank.  »  N.  F.  2, 
p.'  217,  1876)y  caro  una  bambina  di  13  mesi  ed  un  bambino  di  2  aanii 
affetti  da  difterite,  con  T acido  salicilico^ (all' interno  0,05  fino  a  0,1 
grammi  in  polvere  ogni  due  ore).  Contro  il  parere  di  W.  Wagner 
(<  Prakt.  Boebaebt.  dber  die  Wirkung  der  Sacilylsàure  Allg.  med^ 
Gentr.-Ztg.  »  17,  Febr.  1876),  fu  costretto  in  un  caso  di  amministrare 
na  emetico ,  perchè  la  raucedine  e  la  tesse  abbaiante  s' erano  fSatt« 
grayi. 

Secondo  J.  Eisenschitz  (<  Wiener  med.  Woclinsehr.  >  XX VIL  8  m.  4, 
1877),  si  dcTc  fin  dapprincipio  distruggere  il  primitiTO  focolsjo  dèlia 
malattia,  per  il  che  1  rimedi  caustici  sono  applicabili  soltanto  in  prin-* 
<clpio  ne'  focolai  non  ancora  difiTusi  della  malattia.  Negli  stadi  più  avan- 
zati per  soddisfare  a  questa  indicazione  si  hanno  i  rimedi  antidoglsticr 
(impacchi  ghiacciati,  crawatia  di  PriessnUz)  la  disinfezione  dei  focolai 
del  morbo  (permanganato  di  potassa  acido  fenico,  pepsina,  acido  sati« 
lieo,  soluzione  di  sesquicloruro  di  ferro,  di  acido  solforoso  e  di  solfiti) 
come  pure  Tuso  di  «  medicature  che  agevolino  la  fine  del  processo 
locale  (vapori  d* acqua  calda,  come  usarono  Oertel  e  Hauke,  bromo* 
bromuro  di  potassfo,  acido  fenico^  acido  lattico,  acqua  di  calce,  Ari* 
zioni  con  unguento  cinereo).  Eisenschitz ,  impiega  là  dove  i  gargari-* 
smi  non  possono  essere  fatti  a  doverci  le  pennellature  (ogni  due,  quat« 
tre  ore),  nelle  quali  però  è  da  risparmiarsi  ogni  forte  raschiatura  del- 
repitellio.  Se  queste  non  seno  praticabili,  nei  bambini,  devesi  stare 
contenti  di  far  inghiottire  rimedi  disinfettanti  in  deboli  soluzioni.  Ed  a 
tal  uopo  sono  principalmente  da  raccomandare  T  acido  salicilico  ed  i 
salioiltiti.  Le  iniezioni  nel  naso  devono  con  prestezza  esser  fatte  in  guisa 
ohe  la  maggior  parte  del  liquido  possa  refluire  dalla  bocca  tenuta 
aperta.  Lo  stato  di  generale  patimento  sarà  efficacemente  combattuto 
con  la  buona  alimentazione,  chinino,  vino  chinato  (estratto  di  china 
preparato  a  freddo  nel  vino),  vini  forti,  cognac,  etere,  specialmente  etere 
acetico.  I  bambini  debbono  rimanere  a  letto  fino  a  che  siansi  propria- 
mente riavuti.  Appena  merita  d*  essere  accennata  1*  ipotesi  che  coi  ba- 
gni caldi  e  con  grimpacchi,  come  pure  con  l'amministrazione  di  ^  molte 
bibite  si  possano  espellere  dal  sangue  attraverso  ai  reni  i  microbi  delia 
difterite.  Nel  eroup  difterico  rindicazione  della  tracheotomia  dipende  da 
ciò  che  la  speranza  della  guarigione  esista  tuttora,  e  la  stenosi  delle 
vie  aeree  sia  tale  che  ne  minacci  un  immediato  pericolo. 

Il  dott.  Ad.  Wertheimber,  il  quale  nella  sua   nota  Monografia  («  La 
difterite  faringea  del  1870  >),  ha  raccomandato  la  cura  con  Tacido  fenico 


196  BIVISTA 

•d  acque  di  ealoe,  ossenra  (<  Bayer,  àrztl.  latell.  Bl.  »  XXIV.  6;  Febr» 
1877X  che  per  una  esperienza  Vaeido  saiicilieo  ed  ii  sàlicilaio  di  tod<t 
non  mostrarono  nessana  prerogatiya  degna  di  menzione.  Favorevole 
eegnito  ebbero  le  prove  fatte  con  l*aeido  borico,  che  in  8  scalati  (tra 
i  4-9  anni)  prestò  baon  servigio.  Dapprincipio  faceva  Wertheimber  an* 
che  inghiottire  dei  pezzetti  di  ghiaccio,  pennellare  le  piasl^e  difteriche 
2-3  voUe  al  giorno  con  anà  solozione  di  1  grammo  d' acido  fenico  cri- 
stallizzato nello  spirito  di  vino  e  glicerina  ana  grammi  10  ed  usare  per 
gargarismo  r acido  borico  nel  rapporto  di  1  sa  25-30  parti  d'acqua». 
Qaando  i  gargarismi  non  farono  possibili,  vennero  con  la  detta  soia- 
sione  fatte  iniezioni  (nel  naso  con  la  cannula  di  Weber).  Infine  Wer- 
theimber ha  del  tatto  abbondonato  il  clorato  di  potassa  ed  interna- 
mente amministra  soltanto  chinino ,  vino ,  cafiPÒ.  Per  il  frequente  in- 
ghiottire deiracido  borico  pub  insorgere  vomito  e  dolori  di  stomaco*. 
Fra  nna  gargarismo  e  T  altro  devono  esser  lasciati  i  necessari  inter- 
valli di  riposo.  Ogni  stiramento  43ulle  disciolte  membrane  ò  da  ri- 
sparmiarsi, cosi  pure  la  cauterizzazione. 

Anche  il  prof.  Francesco  Seitz  di  Monaco  (<  Bayer,  àrztl.  Intell  Bl.  » 
XXV.  30,  1880),  raccomanda  l' applicazione  topica  deir  acido  borico,  il 
quale  per  altro  già  dal  dott.  Yogel  in  Eisleben  con  buon  effetto  ò  stato 
impiegato  (e  Allg.  med.  Centr.  Ztg.  »  99,  100.  1876]. 

Il  dott.  H.  T.  von  Beclcer  (<  Zur  Pathol.  u.  Ther.  d.  Racben- 
diptherie  n.  s.  w.  »  Wien  1877.  «  Mittheil,  d.  Ver.  d.  Aerzte  in 
Nieder^  Oesterr.  >  III.  Febr.  Marz.  1877),  stabilisce  il  genere  di  cura 
secondo  T  affezione  looale  e  generale.  Il  trattamento  curativo  topico 
si^ risolve  nel  chirurgico  (raschiature,  scucchiamento ,  tonsillotomia), 
nel  trattamento  chimico  (cauterizzazione,  dissoluzione  delle  pseudo- 
membrane)  e  nel  trattamento  disinfettante  (clorato  di  potassa  e  per- 
manganato, cloro,  acido  fenico,  acido  salicilico).  Il  Neurin  agisce,  secondo 
Becker,  più  fortemente  come  dissolvente  le  masse  di  essudato  di  quello 
che  uno  degli  altri  ben  noti  rimedi,  ed  anche  11  fetore  che  dalla  bocca 
si  svolge  non  può  sotto  l'uso  di  tal  rimedio  raggiungere  un  grado  ele- 
vato. Lo  stato  generale  degli  ammalati  curati  col  Neurin  fa  buona 
malgrado  il  grande  sviluppo  della  forma  morbosa  locale.  Contro  i  primi 
fenomeni  infiammatori  ò  indicata  V  applicazione  del  freddo,  soltanto 
però  fino  a  che  la  piastra  si  delimitL  II  distacco  delle  membrane  viene 
accelerato  con  l'applicazione  del  caldo  (Oertel).  L*aria  veniva  condotta 
da  un  apparecchio  pneumatico  di  Haukes  attraverso  una  caldaia  di 
acqua  bollente  dove  era  portata  alla  temperatura  di  40-50^  B,  impre» 
gnata  di  vapore  acqueo,  condotta  poi  per  un  tubo  di  caoutchouc  cha 
dalla  caldaia  va  a  far  capo  ad  una  cannula  pure  di  caoat-chouc  ap- 
plicabile alla  parte  di  gola  ammalata.  La  cura  generale  si  rivolge 
opntro  la  febbre  (chinino,  specialmente  salicilato  di  soda),  e  contro  i 
•intomi  deiravvelenamento  del  sangue  (bagni  caldi,  eccitanti). 
.  Il  dott  Rodolfo  Tauszky  (<  The  CHnic.  »  XII.  10;  March  1877)  tratta. 


SULLA  CURA   DELLA  DIFTBBITE  197 

la  difterite  come  an  processo  patrido  coi  rimedi  disinfettanti,  i  qaalt 
non  sono  necessari  nel  croup.  Devesi  nella  difterite  impedire  1*  accre- 
scimento e  la  vegetazione  degli  organismi  esistenti  in  tanta  quantiià, 
ma  devonsi  tali  rimedi  applicare  per  tempo,  appena  cioè  siano  visibili 
i  primi  segni  della  putrefazione  e  la  formazione  di  membrane  difte- 
riche. 

Il  medico  distrettuale  Carlo  Stadler  di  Szombatbely  (e  Med.  Chir. 
Gentr.  fiL  >  XIL  27-29,  Juli  1877),  considera  la  difterite  infettiva  come 
tm  processo  morboso  generale  che  in  parecchie  epidemie  delude  ogni 
cura  e  fatica.  In  tal  modo  dominò  epidemicamente  la  difterite  in  un 
distretto  di  Comorn  e  nella  contea  di  Yesprim.  Quasi  tutti  [gli  'amma- 
lati morirono  tanto  se  sottoposti  a  cura  quanto  no.  Le  miserabili  abi- 
tazioni, r  indigenza  e  T  indifferenza  della  popolazione  appaiono  coni* 
la  verosimile  causa  del  cattivo  esito.  Stadler  dà  relazione  di  tre  casi 
importanti,  nei  quali  T impiego  dei  diversi  antisettici  e  disinfettanti 
ebbe  uguale  esito. 

1.^  In  un  luogo  dove  forse  la  difterite  mai  erasi  presentata,  amma* 
lava  una  bambina  di  4  anni  con  sintomi  gastrici  e  tosse  forte.  Sotto 
la  tonsilla  sinistra,  Stadler  trovò  un  piccolo  grumetto  d^essudato  bianco, 
grigio,  saldamente  aderente.  Pronto  allontanamento  dalla  casa  di  due 
bambini  e  due  adulti.  La  bambina  ammalata,  ma  senza  febbre,  tanno 
rimpacco  di  ghiaccio  al  collo,  prese  chinino,  e  pezzetti  di  ghiaccio;  la 
bocca  e  la  gola  venivano  lavate  con  soluzione  di  dorato  di  potassa. 
Nel  corso  di  tre  giorni  si  estese  più  oltre  il  processo,  specialmente 
verso  la  laringe,  sicchò  ne  sopravvenne  la  morte  per  asfissia. 

2.^  Un  bambino  di  3  anni,  figlio  di  persone  alle  quali  erano  stati 
affidati  1  4  membri  delle  famiglie  del  primo  caso,  ammalava  con  feno- 
meni di  alta  febbre  ed  irrequietudine:  ali*  esame  risultarono  già  esi- 
stenti in  gola  piastre  difteriche.  Ad  ogni  tre  minuti  si  mutavano  le 
compresse  ghiacciate,  ogni  due  ore  insufflazione  nelle  cavità  del  naso 
ed  in  gola  con  acqua  di  calce  ed  in  principio  tocchi  in  gola  con  una 
miscela  d*acido  fenico  e  glicerina.  Internamente  chinino  e  soluzione  di 
clorato  di  potassa  alternandone  l'uso.  Morte  in  sesta  giornata  per  ste- 
nosi laringea. 

3,"  Dei  tre  figli  della  prima  famiglia  ne  era  già  morto  un  secondo 
quando  il  terzo,  una  fanciulla  di  sei  anni  pur  essa  ammalava.  Due  in- 
tiere settimane  giacque  per  nueosite  catarrale  della  gola  con  febìtfo 
continua:  faceva  gargarismi  con  soluzioni  di  clorato  di  potassa  pren« 
deva  chinino  ed  era  ogni  giorno  esaminata.  Tre  settimane  dopo  la  ma- 
lattia del  primo  bambino,  le  comparve  un  deposito  difteroideo  sulla 
tonsilla;  a  cagione  dello  sfortunato  esito  nei  primi  due  oasi,  venne 
questa  fanciulla  curata  omeopaticamente,  ma  pur  essa  morì. 

Stadler  fa  notare  in  special  modo,  che  malgrado  V  infezione  dei  tvo 
bambini  (caso  primo  e  terzo)  verosimilmente  abbia  avuto  luogo  nello 
stesso  tempo,  pure  nel  secondo  bambino  eruppe  la  malattia  dopo  IZ 


196  lE^VISTA 

giornlt  nel  terzo  dopo  20  giorni  dall'ammalarai  del  primo  bambino.  L*e^ 
•ito  dMla  terapia  di  altri  medici  va  ricercato  nel  carattere  dei  easi^ 
itèsti. 

n  prof.  B.  Wagner  (t  Die  eronp&se  n.  diphther.  Bntzflndnng  dee  wei» 
ehen  fiaomene.  Ziemssen'e  Haadb.  der  epeo.  Pathol.  n.  Tlierapie.  »  VS^ 
Bd.  1  Hàlfte.  2  Àafl.  1878)^  consiglia  in  primo  laogo  il  rigoroso  isolamento 
tiegli  ammalati^  la  giusta  temperatura  e  la  yentilazlone  della  camera 
deirammalate.  Oionaliostante  non  può  la  diffosione  del  processo  mor- 
boso faringeo  alia  laringe  essere  impedito  da  alcun  rimedio.  In  Inogo 
della  primitiva  cura  caateriszante,  la  quale  facilmente  porta  a  ledes» 
la  parte  sana,  impiegansi  giusta  lo  scopo  rimedi  rlsoiventi  (acqua  di 
oAice,  acido  lattico,  carbonato  di  litinat  soluzione  di  pepsina^  non  ape» 
«Ifici  nò  parassiticidi  (insufflazioni  ed  inalazioni  di  allume,  di  tannine^ 
fiori  di  solfo,  clorato  di  potassa,  acido  fenico,  acido  salicilico,  acido 
solforoso,  diversi  sali  solfofenati,  jodio,  bromo,  permanganato  di  po- 
tassa, cinabro,  biossido  d*  idrogeno,  etere  solforico,  glicerina,  spirito 
Mtiiflcatissimo).  Sempre  ò  da  raccomandarsi  la  maggior  pulizia.  Quanto 
alla  cura  generale,  raccomanda  Wagner  cbe  anche  nelle  forme  pia 
lievi  si  stia  rigorosamente  in  letto.  Anche  con  alta  febbre  non  deve 
ftire  difetto  la  dieta:  cosi  gli  spiritosi  specialmente  nello  stato  d' a- 
dinamia ,  oltre  al  ghiaccio ,  chinino ,  clorato  di  potassa ,  bicarbonato 
di  soda  da  solo  o  con  nitro  o  salicilato  di  soda.  La  cura  dell'  acqua 
fredda  sia  fatta  soltanto  nella  febbre  duratura  da  più  giorni  e  nel 
vivi  dolori.  Nei  oasi  gravi  raccomanda  la  trasfusione  secondo  il  metodo 
di  Demmo. 

li  dott.  A.  Kien  di  Strasburgo  (e  Ctae.  med.  de  Strassb.  »  «  BolU  de 
Thèr.  »  Cp.  88.  Janv.  30,  1880),  eura  la  difterite  col  benzoato  di  soda, 
11  quale  agirebbe  da  antisettico  meglio  deir acido  fenico:  di  12  amma- 
lati nessuno  mori  con  tale  trattameato.  Kien  dava  ai  bambini  fino  ad 
nn  anno  ogni  ora  un  cucchiaio  da  tavola  d'una  soluzione  al  li2  per  100, 
ai  bambini  da  uno  a  tre  anni  un'  egnal  dose  ma  di  una  soluzione  al 
7-8  per  100,  ai  fanciulli  da  tre  ai  sette  anni  la  stessa  quantità  d' una 
soluzione  deirs-lO  per  100,  dai  7  ai  14  anni  una  del  10-15  per  100,  agli 
adulti  una  soluzione  dell*li-17  per  100:  oltre  a  ciò  prescriveva  garga* 
rismi  con  una  soluzione  al  5  per  100. 

Il  dott.  L.  M.  Renss  (<  Journal  de  Thór.  >  VIL  10,  pag.  389.  Mal 
25,  1880),  sostiene  che  non  si  ò  certi  se  la  malattia  sia  da  computarsi 
Dra  le  affezioni  settiche  o  parassitarie ,  pure  si  adattano  entrambe  lo 
teorie  al  benaoato  di  soda,  poichò  questo  rimedio  ò  ad  un  tempo  nn 
buon  antisettico  e  antiparassitico.  L'opinione  che  Letzerich  sia  stato  il 
IMTimo  ad  usare  del  benzoato  di  soda,  sembra  air  autore  non  del  tutto 
esatta,  per  quanto  esso  sia  stato  il  primo  a  proporre  la  giusta  dosi- 
metria per  tutte  le  età. 

Il  dott.  Mosè  Mosrachi  in  Salonicco  (e  Gaf.  des.  Hop.  >  117.  1886)^ 
ottenne  mediante  la  cura  col  benzoato  di  soJa  la  gaarigione  In  sei  casi. 


SULLA  CARA  DBLLA.  DIFTERITE  199 

la  UDO  di  qaesti,  trattayasi  di  grave  difterite  laringea  •  tracheale,  il 
rfmedio  si  mostrò  specialmente  attivo,  sebbene  fosse  con  altri  rime  li 
alternativamente  dato.  Anche  altri  medici  ne  confermavano  l'efti* 
cada. 

Il  dott  Michel  di  Winterthnr  (e  Jahrb.  f.  Kinderh.  »  N.  7,  XVI,  p.  35^ 
1880)|  ò  d'avviso  che  fin  tanto  che  la  natura  della  difterite  non  sia 
esattamente  conosciuta,  dovremo  rispetto  ai  rimedi  giovarci  di  quelli 
che  sono  più  atti  a  modificare  la  decomposizione  che  avviene  nelle 
pseudo-membrane.  A  questo  proposito,  non  propriamente  ad  impedire 
lo  sviluppo  dei  microbi  parassiti,  Michel  si  serve  d' una  soluzione  ne- 
bulizzata d'acido  fenico  airi  per  100  per  inalazione^  che  riusciva  a  mo« 
tivo  della  sua  azione  refrigerante  spesso  molto  gradita  agli  ammalati 
adulti  e  procura  anche  ai  bambini,  tostochè  vi  si  sieno  abituati,  qualche 
giovamento,  Pev  Tepistassi  ta  amministrata  la  glicerina  con  la  soluzione 
di  sesquicloruro  di  ferro.  Che  tale  rimedio  possa  servire  come  tonico, 
sembra  che  in  niun  modo  lo  possano  dimostrare  i  casi  fin  qui  osservati 
dairAutore.  Miglior  effetto  vide  esso  dagli  stimolanti;  vino,  alcoolici, 
nell'uso  dei  quali  non  ò  mai  abbastanza  presto  rincominciare.  Al  ritorna 
deli'  appetito  debbano  tenersi  le  stesse  precauzioni  come  dopo  un  tifo. 
Tutti  i  rimedi  che  qui  non  sono  menzionati,  passa  Michel  sotto  silenzio, 
sebbene  di  tratto  in  tratto  abbiano  avuto  una  applicazione. 

Giorgio  Hill  in  Hnghesville  (e  Philad.  med.  and  surg.  Reporter.  > 
XLII.  15,  p.  310,  aprii  10,  1880),  ricorda  che  nel  suo  paese  la  difterite 
è  apparsa  per  la  prima  volta  Tanno  1856,  mentre  in  18  anni  di  pra- 
tica non  ebbe  a  vederne  nessun  caso.  La  cura»  dalla  quale  Hill  ha 
veduto  esiti  soddisfacenti ,  consiste  nell*  amministrazione  di  una  mi- 
stura di  acqua  di  cloro  grammi  60,  solfo-fenato  di  soda  grammi  7-5^ 
glicerina  grammi  30  con  acqua  distillata  q.  s.  ffno  a  grammi  120;  ogni 
due  ore  due  cucchiaini  diluiti  coll'acqua,  così  pure  lo  zolfo  nel  sciroppo 
come  aperitivo.  Esternamente  impiegava  Hill  talvolta  insufflazioni  di 
tannino,  tal  altra  gargarismi  con  soluzione  concentrata  di  sale  comune» 
alle  volte  ancora  le  Inalazioni  di  vapori  di  calce  viva.  Questi  ultimi 
sono  prodotti  nel  seguente  modo:  45  grammi  di  calce  viva  si  versane 
in  una  padella  con-  mezza  pinta  di  acqua  freddi^,  sulla  padella  si 
capovolge  un  imbuto,  alla  cui  estremità  ò  congiunta  una  cannula  con 
imboccatura  mobile,  mediante  la  qnale  ì  vapori  svolgentesi  vengono 
inalati  per  una  mezz^ora.  Hill  raccomanda  queste  inalazioni  sol- 
tanto allora  che  esso  crede  di  poter  ottenere  mediante  la  loro  cau- 
stica azione  una  esfogliazione  pronta  del  deposito  difterico:  nei  casi 
comuni  gli  bastava  un  epitema  caldo  di  salvia  o  di  luppolo.  Sconsiglia 
il  trattamento  topico  con  tintura  di  iodio,  tintura  di  ferro,  soluzione 
di  pietra  infernale  od  altro  consimile,  perchè  tali  rimedj  molto  spessa 
danno  luogo  a  gravi  conseguenze.  Finalmente  si  dichiara  decisamente 
avverso  al  triste  uso  della  acquavite,  in  voga  nel  suo  paese. 

n  chirurgo  distrettuale  dott.  Walbaum  di  Gerolstein  (i  Allg.  med.. 


200  BIVISTA 

centr.-Ztg.  »  XLIX,  Td.  1880)y  Yide  baon  esito  dalle  layatore  poiBibU- 
mente  regolari  e  frequenti,  e  del  riseiaqnare  la  mucosa  faringea  e  naaald 
limmalate  per  mezzo  di  soluzioni  antisetUclie ,  fra  le  quali  prescriaaa 
Taoido  salioilico  al  4  per  lOO.  Egli  poi  le  faceva  fare  di  giorno 
ogni  due  ore,  di  notte  ogni  3-4  ore  mediante  una  oannnlai  e  di  |^& 
generali  lavature  con  acqua  tiepida*  Come  cannula  nasale  adoperava 
un  catetere  elastico  con  adatto  imbuto.  Oltre  a  ciò  prescrìveva  le  ap-« 
plicazicni  di  ghiaccio  al  collo,  Tuso  airinterno  di  pezzetti  di  ghiaccio 
ed  il  benzoato  di  soda  (ogni  due  ore  un  cucchiaio  di  una  solozione  al 
6  per  100)  e  vino  (Sherry)  in  abbondante  dose.  S2 

Il  trattamento  curativo  dei  dott.  VaL  Bigauer  (e  Die  Diphtherie  m. 
ihre  BehandU  dnrch  das  kalte  Nasenbad.  Leipzig  >  1880.  F.  C.  W. 
Vogul.  8,  98  S.,  mit  2  Tafeln),  consiste  essenzialmente  neli^applicasione 
di  antisettici  e  del  freddo,  il  quale  agisce  appunto  da.  antisettico  ed 
anestetico:  il  bagno  freddo  del  naso  ohe  Rigauer  raccomanda,  vale  inoi« 
tre  alla  pulizia  del  naso  e  deir  esofago ,  la  quale  dovrà  farsi  ogni  li4 
d^ora  In  li2  versando  acqua  fredda  entro  11  naso  con  un  cucchiaio  ad 
orlo  arrotondato,  poi  passare  per  bocca.  Possano  anche  essere 'usati 
degli  schizzetti  di  stagno  a  sbocco  conico  per  riniezione  in  bocca  e 
nel  naso.  Ultimamente  approfittava  Rigauer  per  i  bagni  del  naso  «dèi- 
r  acqua  d' Ems.  Come  anUparassitico  adopera  una  soluzione  d' acido 
fenico  al  2  ì\2  per  100,  parte  in  pennellature ,  parte  per  garga- 
rismi od  iniezioni  del  naso  :  anche  dair  acido  borico  vide  esso  buoni 
effettL  Soltanto  nelle  affezioni  della  laringe  e  delie  vie  aeree  egli  pre- 
scrive le  inalazionL  Nella  difterite  del  naso  egli  fa  versare  acqua 
ghiacciata  3-4  volte  entro  il  naso,  indi  un  cucchiaino  di  una  soluzione 
antisettica  (solozione  di  clorato  di  potassa  1-2  per  100,  d*  acido  borico 
al  3  per  100).  Crede  che  la  difterite  possa  essere  guarita  anche  sol- 
tanto coi  bagni  d*acqua  ghiacciata,  quando  non  esistano  però  sintomi 
49ettici  e  gravi  fenomeni  cerebrali.  Nella  spiccata  difterite  della  laringe 
non  vide  mai  seguirne  guarigione  senza  tracheotomia ,  che  egli  vuol 
«seguita  subito  dopo  il  primo  accesso  di  soffocazione.  Inoltre  racco- 
manda la  buona  dieta,  cognac  e  vino  spumante. 

Il  doti  I.  B.  fìlack  di  Newark^  Ohio  (e  Philad.  Med.  and  surg,  Be- 
porter.  >  XLIII,  20.  p.  561.  Die.  1880),  parte  dalla  consideratone  olle 
ogni  essudato  difterico  si  manifesta  con  la  malattia  costituzionale: 
quando  questa  manca,  non  trattasi  di  essudati  difterici.  Croup  e  difte« 
rito  sono  per  Black  malattie  diverse ,  malgrado  che  l'  anatomo-pato« 
lego  le  possa  cosi  poco  differenziare,  come  un'  ulcera  sifilitica  da  una 
non  sifilitica,  subito  che  esso  non  ha  un  punto  di  appoggio  nel  decorso 
del  caso. 

Quando  esso  più  innanzi  presenta  in  forma  di  tabelle  le  contrapposte 
difl'drenze.d^ntrambe  le  malattie,  solo  un  punto  ci  recò  sorpresa  e  cioò 
Il  fatto  che  la  difterite  infettiva  ha  la  sua  prima  sede  infàllibilmenta 
nelle  tonsille^  il  non  infettivo  croup  nella  larmge  l  II  metodo  di  cura  di 


SULLA  CUBA.  DELLA  DIFTERITE  201 

£lack  consiste  in  pennellature  ripetute  2  volte  al  giorno  in  gola  con 
la  seguente  mistnra:  glicerina  15,0,  tintura  di  iodio  gr.  2,0,  acido  sali^ 
cilieo  gr.  1«2.  Se  la  cavità  del  naso  è  altresì  offesa,  Black  fa  fare  delle 
Échiz^ettature  con  un  liquido  che  su  4  grammi  di  soluzione  d*acido  fenico 
(in  qnale  proporzione?)  contiene  28  grammi  di  una  soluzione  satura 
di  dorato  di  potassa.  Sotto  il  rispetto  profilattico  Black  fa  singolare 
attenzione  a  cbe  gli  ammalati  debbano  scbivare  di  cacciare  sputando  le 
membrane  difteriche  spappolate  sul  pavimento  o  sul  tappeto,  percbò  da 
questo  tutta  un'intiera  la  famiglia  ne  potrebbe  essere  infetta;  giacché 
r  espettorato  quando  sia  essicato  viene  come  polvere  insieme  air  aria 
inspirato  da  quelli  rimasti  fin  allora  sani. 

Il  dott.  R.  Weise  (<  Beri.  klin.  Wochenschr.  >  XVin,  4,  Jan.  1881), 
applica  il  trattamento  antisettico  e  non  ebbe  dalla  Pasqua  del  1879  più 
nessun  caso  di  morte.  Egli  si  meraviglia  che  con  innocui  antisettici  si 
ottengano  risultati  completamente  favorevoli.  Inoltre  fa  sgargarizzare 
con  una  soluzione  d^acido  salicilico  al  20  per  100  od  inalare  la  stessa 
mediante  uno  strumento  da  lui  inventato,  che  contiene  la  spatola  orale 
con  ^apparecchio  nebulizzatore.  La  soluzione  operata  a  tale  scopo  si  com- 
pone di  acido  salicilioo  gr.  2,  alcool  rettificato  e  glicerina  ana  gr.  50. 
Dopo  mezz'ora  amministra  un  cucchiaino  di  vino  ungheresci  di  nupvo 
dopo  mezz'ora  un  cucchiaino  di  benzoato  di  soda  al  2  li2  per  100,  indi 
ogni  mezz*  ora  vino  d' Ungheria  e  dopo  mezz'  ora  fa  gargarizzare  con 
una  soluzione  acquosa  d'acido  salicilico  ad  li3  per  100:  e  cosi  di  seguito 
nello  stesso  ordine  aggiungendo  vitto  nutriente. 

Il  dott.  Giacomo  B.  Ayer  (<  Boston  med.  and  surg.  Joum.  »  GY.  22, 
p.  513,  Dee.  1881),  adopra  per  cura  locale  la  pennellatura  delle  pseudo- 
membrane  con  una  soluzione  di  gr.  8  di  liquore  di  sotto-solfato  di  ferro 
e  gr.  0,50  d'acido  fenico  (fortius)  in  gr.  300  di  glicerina.  Dapprincipio 
vi  mescola  uguale  quantità  d'acqua  e  procura  col  pennello  di  penetrare 
sotto  le  pseudo-membrane.   Nella  difterite  del  naso  Ayer  v'inietta 
ogni  tre-quattro  ore  una  soluzione  di  24  goccio  di  acido  fenico  la  60 
grammi  di  glicerina  con  180  grammi  d'acqua.  Le  inspirazioni  di  va- 
pori, per  il  tempo  da  5  a  10  minuti,  ripetute  tutte  le  ore  sia  di  giorno 
che  di  notte,  sono  della  massima  importanza  e  suppliscono  perfetta* 
mente  ai  gargarismL  Per  questi  Ayer  adopera  parti  uguali  di  una  so- 
luzione d'acido  fenico  al  2  per  100  e  di  una  soluzione  satura  di  clorato 
di  potassa  e  d'acqua  di  calce;  anche  una  debole  soluzione  alcoolica  può 
essere  impiegata  allo  stesso  scopo.  La  cura  generale  ha  lo  scopo  so- 
pratutto di  combattere  la  debolezza  con  i  conosciuti  rimedi;  ond'ò  che 
^  tinche  ai  bambini  secondo  l' età  ogni  2-3-4  oi^e  ò  dato  un  cucchiaino 
di  acquavite.  La  pilocarpina  ed  altri  rimedi  debilitanti  dovrebbero^ 
'  isecondo  il  convincimento  dell'Autore,  non  essere  impiegati. 

Il  dott.  0.  Oiaochi  (1)  nei  casi  di  difterite,  che  ebbe  a  curare  durante 


(1)  0.  Giacchi.  «  Natura  e  terapia  dell'angina  difterica.  »  —  «  Lo  Sperimen- 
lale.  »  Voi.  80,  p.  iiS.  A.  1872. 


202  EtVlSTA 

repidemla  del  1S7S,  trovò  gioveroli  come  rimedio  topico  in  gola  pii\  le 
penneilatiire  con  l'acido  fenico  di  quello  che  ì  gargaHsmi  di  clorato  dk 
potassa;  e  così  pure  usò  delle  pennellatare  in  gola  con  la  solozione 
Iònica  li  dott  0.  Marchionneschi  (1).  (R.) 

Il  doti.  Brunetti  in  Costantinopoli  ai  malati  di  difterite  usava  pre- 
scrivere  all'interno  piccole  dosi  di  fenato  di  chinina,  faceva  delle  pen- 
nellature  sulle  amigdale  con  acido  fenico  nell'alcool  a  parti  eguali»  ol» 
tre  i  gargarismi  con  il  decotto  di  china  (2).  (i?.) 

n  dott.  GiOYanni  Calldgari  nell'epidemia  di  difterite  del  1871  in  Car- 
rodano  inferiore  (Prov.  di  QenoTa)i  usò  delle  soluzioni  deboli  d*  acido 
fenico  per  gargarismo,  alternando  con  altri  d' acqua  ed  aceto.  Con  tal 
metodo  su  58  casi  ebbe  a  lamentare  1  solo  decesso  (8).  (IS.) 

Il  doti  LoUi  nel  Friuli  ebbe  ad  ottenere  ottimi  risultati  nella  somma 
dei  casi  di  difterite  da  lui  curati  (4)  seguendo  le  seguenti  norme  :  1.®  Non 
cauterizzare  se  non  In  casi  di  gangrena.  2.*  Non  sottrarre  sangue. 
3.^  Far  prendere  vitto  nutriente.  4/  Favorire  le  funzioni  della  pelle 
5.*  Localmente  tocchi  con  pennello  bagnato  d*una  mistura  composta  di 
acqua  di  calce  oncie  4A2,  liquore  di  sesquidoruro  di  ferro  dr.  112-2» 
acido  fenico  grani  I,  scrup.  1,  miele  rosato  onde  3.  (R.) 

B  dott.  Felice  DeirAcqua  riassume  cosi  i  rimedi  usati  durante  Tepi- 
demla  di  difterite  in  Milano  nel  triennio  1873-74-75:  le  cauterizzazioni 
usate  in  principio  d'epidemia  vennero  poi  abbandonate  e  usate  invece 
le  spolverature  òon  allume,  i  bagnoli  ft>eddiy  le  lavature  con  soluzione 
fenica  al  2  per  100,  i  gargarismi  di  solfato  d'allumina  e  potassa,  il  chl- 
lìino  internamente  ad  alte  dosi  (5).  (R.) 

11  dott.  Fr.  Qatti  nella  Memoria  summentovata  espone  le  sue  convin- 
sioni  sulla  terapia  della  difterite,  che  brevemente  comprendiamo.  Vuoisi 
combattere  anzitutto  Tadinamia  con  il  chinino,  decotto  di  china,  vini 
alcòolici.  Giova  coadiuvare  la  rinnovazione  delle  piastre  difteriche,  ina 
riconosciuta  l'inefdcacia  dei  eausticl,  non  ò  da  consigliare  Tuso  dell'acido 
fobico  in  soluzione  alcoolica  concentrata  come  venne  indicato  da  Kemp- 
ster,  da  Rothe  e  da  MoritZi  invece  basterebbero  Io  pennellature  tre 
volte  al  giorno  con  soluzione  d'acido  fenico  al  3  per  100,  oltre  garga- 
rismi di  clorato  di  potassa:  nella  difterite  laringea  nega  TefClcacia  delle 
inalazioni  come  dei  vomitivi  per  rimuovere  le  pseudo-membrane  adese 
alla  glottide  ed  ò  necessario  fare  la  tracheotomia  il  più  presto  pos- 


(1)  0.  Marchionnesohi.  Lett.  cit 

(2).  Brunetti.  «  Sulla  difterite.  »  —  «  Annali  di  Chimica  »  1879.   Voi.  198^ 
pag.  229. 

(3)  Oallegwpi.  «  Acido  fenico  nell'  angina  difterica  »  —  e  Gazz.  med.  itaU 
lomb.  »  1871,  p.  395. 

(4)  Lolli.  «  Angina  difterica.  Sua  cwa.  »  —  «  Gazz.  med.  itaL  lomb.  »  i878^ 
pag.  8?.  ^ 

(5)  Dott  P.  DeirAcqua.  Op.  cit 


SULLA  CUBA  taSLhk  DIFTBRITB  23$ 

sibila,  da  non  tentarai  però  qaando  il  pericolo  provenga  dallo  stata 
generale.  Nella  convalescenza  il  decotto  di  ehioa,  i  ferraginoai,  il  sog- 
giorno alla  campagna  e  contro  le  paralisi  relettrici t&<  (R.) 

0).  ClatAto  di  poiasHi.  ^  Il  dott  Cesare  Giattaglia  di  Roma  cura  la 
difterite,  come  rilevasi  da  nna  relazione  di  L  P.  Steele  (<  Lancet.> 
II,  1;  Joli  18^6)«  con  grandi  dosi  di  clorato  di  potassa  allMnieirao,  cl^ 
cbe  iera  stato  da^  Vogai  provato  già  nel  1860,  e  topicamente  il  cloralio, 
che  per  la  prima  volta  è  stato  usato  da  Ferrini  a  Tonisi.  Giattaglia  pre- 
scrive 4  grammi  di  cloralio  in  20  grammi  di  glicerina  e  con  tale  mi- 
scela fa  sofiPtegare  con  an  pennello  8-4  volte  al  giorno  sulle  membrane 
nello  stesso  tempo  che  £a  prendere  il  clorato  di  potassa  alla  dose  di 
10-15  grammi  al  giorno  ai  bambini  da  3  ai  6  anni,  a  90  grammi  agli 
adulti  sciolti  in  140  grammi  d'acqua. 

Il  dott.  Mascherpa  (1),  prescrive^  un  vitto  nutriente  ma  facilmente 
digeribile  (minestre  nutrienti,  latte,  uova),  molto  vino  (In  rapporto  alla 
gravezza  della  malattia),  chinino  all^intemo  ma  nessun  rimedio  esterne.. 
Appena  cessata  la  febbre  dava  il  clorato  di  potassa  internamente  e 
per  gargarismo.  Malgrado  i  parecchi  casi  di  morte,  i  quali  pure  colpi 
reno  i  bambini  delicati  e  si  svolsero  sotto  sfavorevolissima  stagione, 
esso  ebbe,  rispetto  alla  causa  generale  del  monbo  a  trovarsi  eontento 
di  questo  metodo  curativo.  Quanto  ai  caustici  Mascherpa  si  dichiara  de- 
eiSamente  contrario:  li  considera  per  gli  argomenti  già  noti'ed  esposti 
diffusamente  come  non  utili,  talvolta  anche  dannosi.  (R.) 

Il  dott.  0.  Brambilla,  altro  medico  di  S.  Angelo  Lodigiano  (S),  non 
trovò  vantaggio  dall'uso  ^el  clorato  di  potassa,  si  invede  dai  tocchi  con 
il  nitrato  d'argento  dopo  raschiate  via  con  cucchiaio  le  piastre  difte» 
]^che.  (B.) 

Il  dott.  Fallani  per  la  Società  medico-fisica  di  FWnze  (3),  ha  senza 
ambagi  dichiarato  dannose  per  i  difterici  le  sottrazioni  di  sangue  e 
come  ammette  l'utilità  della  cura  locale  intesa  a  modificare  e  favorire 
Ut  dissoluzione  delle  membrane,  non  crede  a  ciò  necessari  i  caustici,^ 
ckB  sembra  abòiano  fallito  nelle  mani  àeUa  maggior  parte  dei  ms- 
diei.  (R.) 

Ghiglielmo  S.  Stewart  (i  Philad.  med.  Times.  »  VII,  p.  1.  N.  232.  Oct.  14»^ 
1376),  raccomanda  per  cara  dMla  difterite  il  clorato  di  potassa  assieme 


(i)  Dòtt  G.  Mascherpa.  «  Brevi  cenni  suU*  epidemia  di  difterite  che  negii^ 
anni  1875-76  dominò  in  altro  dei  circondari  medici  di  S.  Angelo  Lodigiano.  » 
—  «  Gazz.  med.  ital.  lomb.  »  1876,  pag.  ^i. 

(2)  Dott  G.  Brambilla.  «  Salia  cura  delFangina  di{fterica.  »  —  («  Gazz.  med. 
ital.  lomb.  »  1876,  p.  61). 

(3)  Fallani.  «  Studi  intorno  alla  difterite  fatti  in  seno  della  sezione  di  Ile- 
;dicina  della  Società  Medico-fisica  di  Firenze.  »  —  «  Lo  Sperimentale.  »  1S73 
pag.  S00^24. 


204  BITISTA 

al  chinino  ed  acido  solforico.  Se  le  membrane  sono  divenute  molte 
grosse,  egli  soffrega  le  parti  colpite  con  un  pezzo  di  tela  imbevalo  di 
liquore  di  persolfato  di  ferro,  finché  ogni  traccia  di  membrane  sia 
scomparsa  (2  volte  al  giorno  e  più  spesso).  Inoltre  ritiene  Stewart  in- 
dicati gli  stimolanti.  W.  G.  Gotton  (Ivi ,  N.  234 ,  Nov.  21) ,  che  ha 
sperimentata  la  cura  di  Stewart  in  parecchi  casi,  ritiene  la  medesima 
4ÌgaaIe  ad  ogni  altro  metodo^  in  vernn  modo  poi  bastevole  per  tatti  i 
casi.  (R> 

Il  dott.  A.  Seeligmnller  di  Halle  aiS.  (<  Jahrb.  t  Einderheilk.  N.  F.  > 
XI,  2,  u.  3,  p.  273.  Jnni  1877),  indica  come  specifico  per  la  difterite 
ana  soluzione  satura  di  clorato  di  potassa.  Aggiunge  che  il  dott  Sachie 
in  Berlino  già  fino  dal  1870  (<  Vlrchow's  Archiv.  >  LI,  p.  150),  aveva 
adoperato  il  clorato  di  potassa  (1 :  20)  nella  difterite,  ciò  che  fino  ad 
ora  era  stato  poco  considerato  anche  da  Letzerich  (<  Beri.  iLlin.  Wochen- 
schr.  >  N.  12.  1873),  e  da  Oertel  (e  Ziemssn's  |Handbuoh).  Sachse  non 
ritiene  necessari,  oltre  airaso  interno  del  clorato  di  potassa  (10:200, 
di  cui  ogni  ora  Ii2-I  cucchiaio  da  tavola  pieno  fino  all'età  di  3  anni!!), 
nò  pennellature,  nò  gargarismi,  né  fregiagioni  o  raschiamenti  dell^ulceri 
nò  cauterizzazione;  ma  la  detta  soluzione  deve  giorno  e  notte  esser  data 
e  prescritta  senza  aggiunta  di  sciroppo,  e  non  deve  in  seguito  l'amma- 
lato bere  acqua.  Fanciulli  più  grandicelli  possono  anche  sgargarizzarsi  con 
detta  soluzione  od  adoperarla  con  la  cannula  nasale,  ma  questo  non  ò 
Indispensabile.  Dapprima  scema  il  fetore  della  bocca,  poi  si  solleva 
l'escara  e  si  forma  presto  una  sana,  vivamente  rossa  superficie  di  gra- 
nulazioni. Specialmente  sorprendente  ò  il  pronto  miglioramento  dallo 
atato  generale  e  la  febbre,  il  delirio  presto  svaniscono.  Soltanto  ana 
volta  trovò  Sachse  necessario  di  dare  il  chinino,  perchè  il  polso  era 
piccolo  ed  aritmico.  Per  dietetico  esso  prescrive  lattei  brodo  con  novat 
alle  volte  Tokay  (di  rado  e  poco). 

Il  dott.  Gadet  de  Oassioourt  (<  Bull,  de  Thór.  >  XCII,  p.  481.  Juin  15, 
1877),  riferisce  intorno  alle  esperienze  terapeutiche,  che  esso  ha  contro 
la  difterite  istituite  negli  anni  1874-76  e  nel  primo  trimestre  dal  1877 
eon  il  clorato  di  potassa,  cubebe  e  balsamo  copaive^  ed  il  salicilato  di 
soda  nella  difterite.  Egli  distingue  1  casi  secondo  ehe  le  angine  difte- 
riche erano  complicate  o  no  dal  cronp.  Il  nuQiero  delie  angine  difte- 
riche non  complicate  ò  tenue,  37  su  241  casi  di  affezioni  difteriche.  La 
ragione  del  fatto  sta  in  ciò  che  gli  ammalati  difterici  senza  croup  soli- 
tamente non  sono  portati  all'  ospedale  (Hopital  Sainte-Eugénie).  Qui  si 
riassumono  i  risultati  ottenuti  con  ì  suddetti  rimedi  : 

Clorato  di  potassa        in  15  casi,  15  guar«  Nessun  morto 
Gubebe  e  baie,  eopaive  >7»6»—  1  » 

Salicilato  di  soda         >5»3>«—  2  » 

Dei  casi  in  cui  il  dorato  di  potassa  ta  impiegato  furono  segnati  do- 
dici come  leggieri,  quando  anche  le  glandule,  linfatiche  e  sottomasoet- 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTERITE  205 

lari  e  tattMntorno  al  collo  erano  più  o  meno  tumefatte.  In  dae  casi  la 
malattia  fti  mediocremente  grave:  neir ultimo  caso  yi  erano  grosse 
pseudo-membrane  nella  retrobocca,  cattivo  odore  dalla  bocca  e  copioso 
escreato  dal  naso.  Gadet  prescrive  al  più  IO  grammi  di  clorato  di  po- 
tassa nelle  24  orci  solitamente  6  grammi  (nel  sciroppo)  nò  vide  mal  in- 
sorgere disturbi  nel  generale  nò  di  appetito. 

Il  cubebe  venne  dato  in  6  casi  come  oleoresina  in  soluzione  in  dose 
da  0J5-2  grammi,  o  come  oleosaccaro  in  dose  di  15-20  grammi.  Que- 
st'ultima forma  conviene  specialmente  per  i  fanciulli.  Tre  di  questi  casi 
erano  mediocremente  gravi,  due  gravi:  In  6  segui  la  morte  dopo  Tina- 
spettata  insorgenza  di  gravi  fenomeni.  In  un  caso  molto  lieve  di  cui 
avvenne  la  guarigione  fu  adoperato  il  balsamo  copaive. 

Oadet  de  Gassicourt  dava  il  salicilato  di  soda  ad  1-4  grammi  al  giorno 
secondo  l'etÀ  del  malato  e  la  gravezza  del  caso.  I  5  casi  si  risolvono 
in  due  leggerissime  angine  che  guarirono,  1  caso  grave  che  pur  esso 
guari  e  due  casi  gravi  (1  di  natura  tòssica  ed  1  in  soggetto  tubercoloso} 
cbe  finirono  con  la  morte. 

Da  un*ulteriore  raccolta  in  forma  di  tabella  scaturisce  cbe  la  premi- 
nenza del  clorato  di  potassa  da  Cadet  de  Gassicourt  asserita  non  pu6 
essere  ammessa  senz'altro,  perchò  se  il  rimedio  suddetto  venne  nei  casi 
lievi  molto  spesso  usato  (12  volte),  nei  casi  più  gravi  non  lo  fu  affatto, 
sicchò  Tesito  può  farsi  dipendere  dalla  gravità  del  caso* 

L'Autore  distingue  i  casi  di  croup  difterico  con  o  senza  precedente 
angina ,  cosi  curati ,  in  quelli  ne*  quali  venne  fatta  la  tracheotomia  e 
quelli  in  cui  no.  Ecco  un  criterio  sulla  medicatura  ancor  più  difficile 
che  nelle  isolate  angine.  Venne  dato: 

Clorato  di  potassa  in  16  casi,  di  cui  4  senza  e  4  dopo  la  tracheoto- 
mia guarirono. 

Il  cubebe  in  12  casi,  di  cai  6  senza  e  2  dopo  la  tracheotomia  gua- 
rirono. 

Il  salicilato  di  soda  in  10  casi,  di  cui  due  guarirono  senza  la  tracheo- 
tomia e  sei  dopo  questa. 

Dopo  la  tracheotomia  morirono  sotto  Fuso  dei  detto  rimedio  8,  4  e  2 
malati. 

Cadet  de  Gassicourt  ne  conclude  che  1  tre  medicamenti  hanno  ugual 
merito  contro  il  croup  difterico,  sebbene  anche  per  l'uso  del  salicilato 
di  soda  meno  casi  di  morte  si  ebbero  che  per  il  clorato  di  potassa. 

Infine  l'Autore  conchiude  che  nessuno  di  questi  medicamenti  ha 
un'azione  specifica,  ma  che  perciò  non  sia  da  ritenersi  come  inutile^ 
e  però  ugni  modo  d'applicazione  ed  ogni  medicamento,  che  non  distur- 
bino la  nutrizione  ed  il  sonno,  vanno  provati. 

Secondo  il  dott  R«  Scharfenberg  (  e  Inaug.  Dlas.  >  Breslau  1878)  ven- 
nero Impiegati  nell'epidemia  di  difterite  a  Primkenau,  pezzetti  di  ghiac- 
cio per  bocca,  impacchi  di  ghiaccio,  nell'ulcerazione  delle  membrane  o 
niella  suppurazione  delle  glandule  cervicali  cataplasmi  caldo-umidi,  gar<^ 


206  RIVISTA 

prismi  di  dorata  di  potaasa»  carbonato  di  soda,  tannino,  acido  borico 
e  pennellatore  con  acqna  di  calce,  soluzione  di  nitrato  d'argento  0-6 
per  Oio)  od  acido  fenico.  Di  nessono  dei  rimediJ  osati  per  pennellatare, 
fu  rilevabile  con  certezza  an'azione.  Nelle  diffosioni  della  difterite  alll^ 
laringe  vennero  anche  fatte  frizioni  d'unguento  cinereo.  Nei  casi  gra-» 
▼issimi  si  discnsse  soltanto  di  far  la  tracheotomia,  sebbene  i  risultati 
di  questa  fossero  appena  appena  incoraggianti.  De'  rimelj  interni  furono 
impiegati  solo  sintomaticamente  il  clorato  di  potassa,  il  chinino  ed  il 
fèrro  in  via  sinj^omatica. 

Il  doti  Gzarnecki,  di  Christianstadt,  dichiarasi  (  «  Allg.  med.  Centr. 
Zeitung.  >  XL,  49,  1879:  IL,  68,  1880)  per  la  cura  locale  della  'difte- 
rite. In  principio  di  malattia  esso  fa  sgargarizzare  con  soluzioni  di  do* 
rato  di  potassa  od  acqua  di  cloro  diluita,  in  aggiunta  a  che  i  ricosti- 
tuenti ed  antipiretici.  Ai  bambini  che  non  possono  sgarizzare,  si  fisiramio 
schizzettature  con  soluzione  di  clorato  di  potassa,  che  loro  si  da  anche 
internamente. 

Nei  casi  gravi  Czameclci  fa  pennellature  in  gola  con  una  spugUQZza 
imbevuta  d'acqua  di  cloro  pura.  Specialmente  importa  che  gli  usati  pe- 
nelli,  spugne  e  vasi  sieno  accuratamente  disinfettati  o  distrutti. 

Il  dott.  J.  D.  Frickeiton  (  <  Ganadian  Journ.  of  med.  Phllad.  med. 
and  surg.  Reporter.  >  XLII,  pag.  17,  jan.  1880)  avrebbe  da  20  anni  Im- 
piegato con  grande  esito  favorevole  una  miscela  di  4,0^di  clorato  di  pò» 
tassa,  gr.  8,0  d'acido  cloridrico  diluito,  gr.  12,0  di  tintura  di  percloruro 
di  ferro  e  860  gr.  d'acqua  distillata.  Esso  ne  fa  prendere  ad  ogni  3  ore 
un  cucchiaino  e  nessuna  bibita  poi  per  un  quarto  d'ora.  Nei  casi  gravi 
fa  sgargarizzare  con  una  miscela  di  una  parte  di  tintura  di  ferro  e  due 
parti  della  suddetta  mistura,  nella  febbre  alta  fa  aggiungere  ad  ogni 
dose  alcune  goccio  di  tintura  d'aconito. 

Il  dott.  Rob.  Cullen  (  €  Phllad.  med«  and  surg.  Beporter.  »  C.  e.  pa- 
gina 20)  combatte  l'uso  delle  alte  dosi  di  clorato  di  potassa  raccoman* 
date  dal  dott.  Backer  (1.  e.  XLI,  die.  13,  1879).  Esso  aggiunge  che  In 
«eguito  all*ammini8trazione  di  una  mistura  di  gr.  12,0  di  clorato  di  po- 
tassa, 16,0  di  tintura  di  ferro,  glicerina  ed  acqua  distillata,  sana  gr.  60 
<ogni  15'  un  cucchiaino),  oltre  gli  impacchi  di  ighiaccio  al  collo,  anche 
ne'  piccoli  bambini,  all'infuori  del  noto  esantema,  non  avrebbe  mai  os- 
servato esiti  tristi.  Dopoché  però  in  più  casi  si  ebbe  esito  letale,  esso 
fece  aggiungere  a  ciascuna  dose  della  mistura  una  goccia  d'acido  ni- 
trico o  cloridrico  ed  assicura  d'aver  ottenuto  con  la  buona  cura  la  gua- 
rigione del  98  per  0(0  de'  suoi  casi. 

Il  dott.  Me.  Palls  {€  New- York  med.  Record.  >  XVII,  4,  pag.  89,  jan. 
1880)  ordina  le  frizioni  sulla  gola  mediante  pennello  bagnato  in  un  Qii- 
scuglio  delia  soluzione  di  Lugol  (forte  soluzione  di  fodio  e  Joiuro  pò- 
tasaico)  e  tannino.  Internamente  somministra  una  forte  soluzione  di 
clorato  di  potassa  e  tintura  di  ferro  oltre  che  il  chinino  ed  acquavite 
in  grandi  quantità.  Nella  stenosi  laringea  raccomanda  il  solfato  di  zinco 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTERITE  207 

come  vomitiYOi  nei  periodlei  accessi  di  dispnea  il  bromuro  di  potassio. 
Dalla  tracheotomia  non  attende  di  molto. 

Il  dott.  Tliom.  Barling  (e  Micliigan  med.  News.  »  IV,  pag.  41,  feb.  10, 
1881)  dal  laglio  1879  in  300  oasi  di  difterite  da  lui  carati  ha  ottenuto 
soddisfacenti  risultati  con  il  procedimento  seguente. 

Oitre  curare  la  maggior  pulizia,  ottiene  la  disinfczione  della  ca- 
mera deirammalato  ponendo  sotto  la  stufo  un  piatto  ripieno  a  metà  di 
terra  fresca,  in  cui  sono  impiantati  50-60  pezzetti  di  legno  resinoso  che 
producono  ozono  soprayyersandoyi  30-40  goccio  di  acido  fenico:  e 
ciò  va  ripetuto  3-4  volte  al  giorno.  Internamente  prescrive  una  (Sorte 
quantità  di  calomelano  e  6  ore  dopo  una  dose  d*olio  di  ricino;  la  fa- 
ringe sarà  curata  con  ghiaccio.  Oltre  a  ciò  impiega  una  soluzione  di 
acido  tartarico  e  clorato  di  potassa,  ana  gr.  0,18  in  acqua  distillata 
grammi  60,  di  cui  usa  prescrivere  per  gargarismo  ogni  20-30  minuti  un 
cucchiaino  con  2  di  acqua  ghiacciata^  del  che  un  pò*  verrà  inghiottito.  In- 
fine Barling  adopra  sempre  controstimolanti;  de* fazzoletti  inzuppati  in 
acqua  bollente,  e  spruzzati  con  1-2  cucchiai  di  kerosina,  verranno  po- 
sti attorno  al  collo  e  ricoperti  con  panno  asciutto  (3-4  volte  al  giorno). 
Tosto  che  si  formano  vescichette,  la  kerosina  sarà  sostituita  da  qual- 
che emolliente. 

Il  dott  Cadet  de  Gassicourt ,  riferisce  (  <  Bull,  de  Thér.  »  L.  4,  pa- 
gina 161,  aoùt  30,  1880)  intorno  ad  una  memoria  presentata  dal  dottor 
Peyraud  di  Libaurne,  alla  Società  di  Terapeutica,  risguardante  il  bro- 
muro di  potassio  nella  difterite.  li  dott.  Peyraud  ha  usato  di  que- 
sto rimedio  air  interno  e  come  topico,  e  cosi  anche  per  ioalazlone: 
fin  29  casi,  ne'  quali  la  difterite  aveva  attaccato  parti  diverse,  ebbe  27 
guariti:  i  due  casi  seguiti  da  morte  finirono  per  croup.  La  Commis- 
sione (composta  di  G.  Feróci  e  Bucquoy)  non  potò  convincersi  della  van- 
tata utilità.  Quelli  ammalati  leggermente  erano  guariti,  ne*  casi  gravi 
eoprav venne  la  morte,  come  si  osserva  in  tutte  le  maniere  di  cura,  spe- 
<sialmente  secondo  il  carattere  deirepidemia. 

Il  doti  Edoardo  H.  Sholl  (  «  Public.  Health.  >  IV.  179,  pag.  463,  j  une 
16,  1876;  ref.  aus  e  Boston  Journ.  of.  Ghemistry  >  )  ha  adoperato  in  un 
grave  caso  di  difterite  il  liquore  di  potassa  (potassa  caustica)  dopo  che 
il  ferro,  il  clorato  di  potassa  e  Tammonlaca  erano  stati  senza  buon  esito 
amministrati. 

Sholl  prescriveva  20  goccio  del  detto  liquore  di  potassa  ad  ogni  tre 
ore.  In  trentasei  ore  era  scomparsa  ogni  traccia  di  deposizione.  Ado- 
pera esso  in  ogni  caso  il  liquore  di  potassa  in  diversa  quantità  secondo 
l' età.  Solitamente  lo  dà  nei  primi  stu^J  alternando  con  quello  una 
forte  soluzione  di  clorato  di  potassa  e  aggiunge  a  120  gr.  di  questa,  4 
grammi  d'acido  cloridrico  ed  8  grammi  di  tintura  di  ferro  (sesquiclo- 
ruro  ?)  di  cui  venisse  dato  un  cucchiaino  neiracqua  ogni  tre  ore  ad  nn 
bambino  di  6  anni. 

Il  doti  Fehr,  in  Eidelberga  (i  Deutsche  Zeitschr,  f,  praki  med.  >  24j 


208  BIYISTA 

joiii  23»  1877)  uaò  il  carbonato  sodico,  [il  quale  per  le  indaga  di  Pa- 
aohatin  e  Tlegel  diatrngge  rapidamente  i  baeteij  e  miorococclii,  eome 
un  rimedio  ehe  rendesae  innocai  gli  organiami  parassiti  della  difterite 
(anclie  quelli  nel  sangue).  Per  gargarismo  ne  usaya  Felue  tanto  come 
una  punta  di  coltello  in  un  bicchiere  d*acqaa.  Internamente  preAnriTOTs 
una  soluzione  delP  1 :  150  (ogni  ora  un  cucohiigo  pieno) ,  e  toeoaTa 
i  punti  ammalati  della  gola  con  soda  poWerissata.  A  questo  modo  Ten» 
nero  trattati  con  ottimo  esito  27  casi  di  vera  difterite.  In  sul  principio 
Fehr  impiegò  tonicamente  i  caustici  senza  Tedeme  qualche  buon  ef- 
fetto; perdette  i  primi  ammalati,  percbè  il  pericolo  di  generale  in 
fezione  ò  con  questa  cara  grandissimo.  Infine  mostra  ancora  come  la 
difterite  (73  casi)  e  la  scarlattina  (103  casi)  neir  insieme  delle  sae  oe- 
servazioni  camminarono  parallele  e  quasi  sempre  contemporaneamMite 
se  non  che  la  mortalità  neila  scarlattina  fu  evidentemente  più  grande 
(15  casi)  che  nella  pura  difterite  (4  casi). 

Fra  i  15  casi  di  morte  nella  scarlattina  sono  da  ascriversi  4  a  ne- 
fHte,  5  alla  febbre  d' elevato  grado,  6  alia  difterite  come  tale.  Anche 
nella  scarlattina  Fehr  fa  prendere  carbonato  di  soda  per  4  settimane 
fino  a  che  il  pericolo  della  nefrite  ò  svanito. 

n  doti  0.  V.  Heusinger  (e  Sfltz.  Ber.  d.  Gtos.  zur  Befdrd.  der  ges,  Na- 
turw.  zar  Marbarg.  >  N.  2,  1877)  neirepidemia  da  lui  osservata  ha  dato 
solo  di  rado  il  chinino  per  la  fèbbre  od  il  salicilato  di  soda,  sempre 
invece  il  clorato  di  potassa  e  più  tardi  un  preparato  di  ferro.  Come 
esso  erasi  convinto  del  danno  dairapplicazione  de*  caustici  e  del  mec- 
canico allontanamento  delle  membrane,  applicò  in  cura  locale  l' acqua 
di  calce  (per  gargarismo ,  inalazione ,  pennellatnre ,  iniezioni  nel  naso) 
od  anche  una  soluzione  di  clorato  di  potassa.  Specialmente  dimostra 
Heusinger  la  necessità  di  disinfettare  la  camera  deir  ammalato,  tutti 
gli  annessi  dopo  terminata  la  malattia. 

Il  dott  Andresse,  in  Teltow,  (e  Deutsche  med.  VWochenschr.  >  N.  5a, 
1879)  applicò  con  buon  esito  il  cloruro  di  calce  direttamente  sui  punti 
ammalati.  Con  li2  cucchiaino  di  cloruro  di  calce  ed  un  pò*  di  acqua  ùl 
una  poltiglia  da  far  applicare  dagli  assistenti  e  soffiregare  un  poco  ruvi- 
damente con  un  pennello  di  bambagia  e  ciò  ogni  2-3  ore  ossia  4 
volte  al  giorno.  Per  fanciulli  più  grandi  i  gargarismi  con  acqua  di  do» 
rnro  di  calce  (li2  cncchiigo  da  tavola  in  una  tazza  grande  d'acqua). 

D.  Rimedi  ferruginosi.  —  n  doti  Hothom ,  in  Halberstadt,  (  e  Allg; 
med.  Gentr.  Ztg.  >  XLY,  dee.  23,  1876)  vide  assai  fìivorevoli  esili  dal- 
Fuso  di  una  miscela  di  1-3  gr.  di  sesquioloruro  di  ferro  e  60  gr«  di  gli- 
cerina e  di  una  polvere  composta  di  25  gr.  di  zolfo  dep.  e  ana  gr.  25 
di  radice  di  liquirizia  e  licopodio.  Della  prima  devesi  dame  un  cuc- 
chiaino, della  seconda  possibilmente  una  punta  di  coltello  altemativa- 
mente  ogni  due  ore.  Inoltre>ono  da  farsi  gargarismi  con  acqua  di  calce^ 
allume  o  solazione  d^acido  salicilico,  fin  dove  questo  è  attuabile. 


SULLA.  CURA  DELLA  DIFTBRITB  20^ 

li  dott.  G.  E.  BilliDgtoa  («New  York  med.  Record,  n  ZIII,  pag.^U 
jaiL  12,  1878)  raccomanda  nna  mistara  di  4-6  gr.  di  liquore  di  sesqui* 
cloruro  di  ferro  con  ana  gr.  80  di  glicerlDa  ed  acqua  distillata,  come 
pare  una  «Boluzionè  dii  2-4-  gr.  di  clorato  di  potassa  in  gr.  15  di  glice- 
rina e  75  gr.  d'acqua-  di  calce.  Di  questi-  medicamenti  devesi  alternando 
aomministrare  un  cucchiajo  ogni  1(2  ora:  alcuni  minuti  dopo  la  presa 
del  rimedio,  Billington  fa  bagnare  col  mezzo  di  polverizzatore  la  gola  con 
una  soluzione  d'acido  fenico  (1 :  180),  neli'sffezìone  delia  mucosa  nasale^ 
iqjettare  più  volte  al  giorno  acqua  salata  tiepida.  Billington  non  usa 
mai  il  pennello  esofageo,  ma  soltanto  injetta  la  soluzione  fenica.  Non 
dà  mai  ai  bambini  chinino  ed  alcoolici,  invece  fa  prendere  molto  latte 
freddo  con  aggiunta  di  acqua  di  calce  e  nella  grande  debolezza  som- 
ministrare sugo  di  carne. 

Il  dott  Rodman  (<  New  York  med.  Record.  »  XIII,  4,  jan.  ^,  1878) 
cura  la  difterite  al  pari  di  Billington.  Prescrive  una  miscela  di  li- 
quore di  sesqnicloruro  di  ferro  e  clorato  di  potassa  ana  grammi  15  in 
sciroppo  di  limone  ed  acqua  distillata  ana  gr.  90,  di  cui  ogni  2  ore  un 
caoebiaino,  alternando  con  16  oentigr.  di  chinino  in  un  veicolo  fluido) 
Oltre  a  ciò  Rodman  consiglia  di  riempire  la  camera  di  vapori  d'acqua 
di  calce. 

n  dott.  Willard  (Ivi)  usa  dare  il  liquore  di  sesquicloruro  di  ferro  a 
4*6  gr.  commisto  a  glicerina  ed  acqua  distillata  ana  gr,  30:  contempo- 
raneamente prescrive  una  soluzione  di  4-8  gr.  di  tintura  di  solfato  di 
ferro  in  60  gr.  d'acqua  distillata  per  lavature  in  gola,  con  che  Tamma* 
lato  trangugia  alcune  goccio  di  detta  soluzione  alternandone  T  uso  con 
soluzioni  di  cloralio  di  potassa. 

Per  una  volta  Willard  dà  nel  giro  di  4-6  ore  i^acido  fenico  interna- 
mente e  fu  quindi  con  una  soluzione  del  medesimo  sgargarizzare,  ape* 
dalmente  avanti  il  pasto.  Ogni  giorno  4-6  volte  (ed  1-2  volte  durante 
la  notte  ne' casi  gravi)  esso  fa  inalare  acqua  di  calce  per  10'-20\  Pro- 
cura inoltre  esso  di  disgregare  il  più  presto  possibile  le  pseudomem- 
brane a  mezzo  di  un  bastoncello  di  balena. 

Il  dott.  V.  GoUan  (  «  Petersb.  med«  Wochenschr.  »  V.  30,  1880)  pre- 
iorive  una  miscela  di  0,5-1,0  gr.  di  liquore  di  sesquicloruro  di  ferro  in 
180  gr.  d'acqua  distillata  di  cui  sia  amministrato  un  cucchiaino]  ogni 
10*- 15'  minuti  durante  la  giornata,  nella  notte  ogni  15'-30'.  Oltre  a  ci6 
sarà  il  liquore  di  ferra  diluito  con  1-2  parti  d^acqua,  applicato  per  pen- 
nellature  2  volte  al  giorno  sulle  membrane  in  gola. 

Morelli  e  Nesti  (1)  videro  giovare  nella  difterite  le  pennellatara  con 
iolnzione  debole  di  nitrato  di  argento,  o  d'acqua  di  calce  eoa  glice- 
rina i  gargarismi  di  soluzione  fenica  ed  ali*  interno  il  percloruro  di 
ferro.  (U.) 


(1)  Memoria  dtata. 


tlO  B1TI8TA 

n  doti  L.  Regnoli  (1)  raeeomanda  vivamento  Tuo  interno  di  perdo- 
raro  di  ferro  con  la  segoente  formala  : 

Pereloraro  di  ferro  anidro      •       •       •       •      •       gr«   5 
Aeqna  dirtillaia »   15 

Di  questa  solanone  che  segna  15*  B.  si  prendano  goccio  30  da  dilaire 
con  180  gr.  d^  acqua  e  se  ne  diano  ai  fancialli  da  1-4  bicchierini ,  agii 
adulti  da  4-7  per  molto  tempo.  (J2.) 

Visconti  (2)  raccomandava  il  pereloraro  di  ferro  come  topico  nei  miele 
o  nella  glicerina,  e  detta  sostanza  fa  parte  della  mistura  raccomandata 
ad  uso  locale  ed  intemo  dal  Loili  (3).  (12.) 

Oltre  i  citati  medici  italiani  e  stranieri ,  usarono  del  perclomro  di 
ferro  anche  Noury  ed  Hagenbuch.  Il  primo  (4)  ha  impiegato  la  solu- 
zione di  perclororo  di  ferro  d' Adrian  adottata  dal  Codex«  e  come  Au- 
bnrn  (5)  ne  da  20-40  goccio  in  un  bicchier  d'acqua  pura  da  bersi  nelle 
24  ore.  {R) 

E)  Preparati  mereurialL  —  Ad  abbreviare  il  corso  del  processo 
difterico  e  ad  impedire  la  formazione  di  pseudo-membrane  A.  Erichsen 
si  serve  (aPetersb.  med.  Wochenschr.  »  II,  14,  pag.  115,  1877)  del  cia- 
nuro di  mercurio,  il  quale  con  severa  dosatura  amministrato  airintemo 
non  lede  affatto  il  tubo  intestinale,  anche  se  adoperato  a  lungo.  Se 
n'  ò  servito  in  bambini  di  tutte  le  età  dai  7  mesi  in  su ,  come  anche 
negli  adulti  ;  da  tutti  fu  egualmente  bene  sopportato  e  Tesito  fu  singo- 
larmente favorevole.  In  un  tempo  relativamente  breve  cominciarono 
le  membrane  a  diventare  sottili  e  più  lassamente  adese  e  sotto  Toso 
interno  del  cianuro  di  mercurio  e  1*  applicazione  esterna  di  spagne 
calde  segni  la  guarigione,  anche  quando  il  processo  erasi  diffuso  alla 
laringe  e  si  erano  presentati  fenomeni  di  stenosi  laringea.  Oltre  a  ciò 
questo  metodo  di  cura  ha  il  vantaggio  che  il  trattamento  locale  ò 
ridotto  al  minimo:  a  limitare  il  processò  basta  la  cauterizzazione 
1-2  volte  al  giorno  con  tintura  di  jodio.  Ai  bambini  fino  a  3  anni 
dava  li96  di  grano  (0,00064  gr.),  agli  adulti  li48  di  grano  (0,00125  gr.) 
nella  giornata  tutte  le  ore,  di  notte  ogni  2  ore  della  seguente  misturar 
(cianuro  di  mercurio  gr.  0,06,  acqua  distillata  gr.  180,  sciroppo  semplice 
gr.  15,  a  tutte  le  ore  1(2-1  cucchiaino).  Specialmente  nei  bambini  fino 


(1)  Doti  L.  RegnolL  «  Cura  della  difterite.  »  (<  Gazz.  med.  ital.  lomb.  > 
1874,  p.  138). 

(2)  ViscontL  Mem.  cit. 

(3)  LoliL  Mem.  cit 

(4)  Boti  J.  M.  Nourj»  «  Pereloru*o  di  ferro  airintemo  ad  alta  dose  aelia 
cura  della  difterite  e  specialmente  dell'angina  pseudomembranosa.  »  —  «  BolL 
delle  se.  med.  di  Bologna.  »  Serie  5.%  voi.  13|  p.  |K6i« 

(5)  «  Union  méd.  »  1860  Dee. 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTBRITB  211 

a  ^4  anni,  ne'  qaali  la  prognosi  per  altra  maniera  di  cura  ò  da  oonsi* 
dorarsi  come  incerta,  raccomanda  Ericlisen  l^aso  dell'anzidetto  rimediOé 
Di  25  casi  earati  da  Briclison  con  il  danaro  di  meroario  tre  finirono 
con  la  morte  (dei  quali  ano  per  paralisi  cardiaca ,  parotite  suppurata 
meningite),  ma  anche  in  questi  tre  casi  erasi  arrivati  alia  riHoluzlone 
del  processo  difterico. 

il  dott.  L.  Holst  (  <  Petersb.  med.  Woohenschr.  »  III,  13  aprii  1878), 
gii  ammalati  del  quale  erano  più  innanzi  che  quelli  carati  da  Erichsen, 
non  Tide  nell'aso  dei  cianuro  di  mercurio  nò  un'azione  certa  nò  un  più 
rapido  decorso,  sibbene  un  disgustoso  apparato  di  conseguenze  mor- 
bose (affezioni  del  tubo  intestinale  e  specialmente  della  mucosa  buc- 
eale).  Holst  prescriveva  ogni  2  ore  nn   cucchiaino  di  una  soluzione  di 
0,06  di  cianuro  di  mercurio  in  150  gr.  d'acqua  distillata,  oltrecchò  acqua 
di  calce  per  schizzettature  ed  acido   fenico  (4,0  su  8,0  d*  alcool  rettifi- 
cato). A  prova  di  quanto  sopra  comunica  sei  casi  (relativi  a  fan- 
ciulli di  16,  11,  10,  14,  17, 9  anni,  di  cui  cinque  finirono  a  guarire,  d*al« 
tronde  sotto  il  contemporaneo  uso  del  chinino  o  del  clorato  di  potassa. 
Un  fanciullo  molto  debole  (d*anni  17),  in  cui  Taffézione  difterica  fu  molto 
grave,  morì  ;  Holst  ò  di  parere  in  questo  caso  non  avrebbesi  dovuto  dare 
il  cianuro  di  mercurio,  ma  si  invece  il  chinino. 

Il  dott.  Annuschat  (  e  Beri,  klin,  Wochenschr.  »  XVII,  43,  oct.  1880) 
dopo  che  in  un^  epidemia  sotto  l'uso  del  clorato  di  potassa,  acido  sali- 
cilico, benzoato  di  soda,  inalazioni  di  acqua  di  calce  od  acido  lattico 
ebbe  perduto  i  primi  13  malati,  impiegò  per  la  prima  volta  il  cianuro 
di  mercurio  in  una  bambina  nella  qnale  si  vedeva  un'  ulcera  difterica 
sul  lato  sinistro  della  vagina  larga  8  centim.  protendentesi  verso  la 
coscia  corrispondente,  e  che  sotto  Tuso  del  nitrato  d'argento  e  dell*  a- 
cido  fenico  in  due  giorni  erasi  allargata  del  doppio.  L*  Autore  pre- 
scrisse un  cucchiaino  ad  ogni  ora  di  una  soluzione  di  0,1  cianuro  di 
mercurio  su  100  gr.  di  acqua  di  menta  peperita;  dopo  24  ore  oravi 
calma,  dopo  altre  24  ore  era  avviato  un  miglioramento  sì  notevole,  che 
il  rimedio  potò  essere  abbandonato*  Parimenti  buoni  servigi  prestò  detto 
rimedio  in  altri  due  casi  di  difterite  vaginale  senza  partecipazione  della 
gola. 

Annuschat  ha  poi  carato  col  cianuro  di  mercurio  120  fanciulli  am-* 
malati  di  difterite  faringea'  (dei  quali  nessuno  era  al  disotto  di  un  anno, 
due  al  di  là  dei  15  anni),  con  che  esso  faceva  fare  in  principio  pennel- 
lature  sulla  mucosa  faringea  con  la  tintura  di  jodio  o  con  soluzione  di 
nitrato  d'argento,  ma  più  tardi  con  un  polverizzatore  insuffiare  del  ben- 
zoato di  soda  in  gola  ed  entro  il  naso.  Con  tale  cura  di  120  malati  ne 
morirono  soltanto  14  (11,66  0[o)>  H  più  spesso  dopo  sole  24  oro  nessun 
progresso  più  della  difterite  era  rilevabile  :  in  parecchi  fanciulli  la  ma- 
lattia era  già  estinta,  in  altri  durava  6-8  giorni  prima  che  le  membrane 
fossero  al  tutto  disgregate.  In  un  certo  numero  di  casi  si  dovette  ac- 
vcrescere  la  quantità  di  cianuro  di  mercurio  fino  a  0,3-0,  4  per  0[0  :  an* 


218  BITISTA 

cli0  di  questa  soluasione  fa  giorno  e  notte  a  tutte  ie  ore  amminiatrst^ 
un  cacchiaino.  Soltanto  in  un  caso  si  svolse  in  una  ragazzina  d'anni  8^ 
uremica,  come  postumo  delia  malattia  Tambliopia.  Considera  ineffi«- 
oaee  il  cianuro  di  mercurio ,  appena  clie  la  laringe  sia  '  attaccata  od 
alméno  insufficiente  compenso,  t'er  altro  guarirono  0  bambini,  in  cui 
era  bensì  invasa  la  laringe,  ma  i  disordini  conseguenti  erano  assai 
lièti.  Poiché  ebbe  a  notare  una  recidiva  della  difterite  in  un  bambino 
dopo  14  giorni,  dava  esso  in  ultimo  più  a  lungo  il  rimedio  (per  844 
glorn4)  in  dose  decrescente  e  non  osservò  altre  teòidive.  Se  subeiitra 
il  vomito  dopo  ramministrazione  del  cianuro  di  moìfcario,  se  ne  diml" 
nuirà  la  dose  per  alcune  ore. 

Il  dott.  G.  G.  Rothe,  in  Altenburg,  (  <  AUg.  med.  Gentn  Ztg.  »  IL,  89^ 
nov.  6,  1880)  vide  per  il  tratto  di  11  anni  i  migliori  esiti  dalle  peimel*" 
lalure  ripetute  a  tutte  le^  ore  con  V  acido  fenico  jodato.  Per  4al  modo 
esso  non  aveva  avuto  nessun  caso  di  morte  ne'  primi  200  casi.  Per6 
dairanno  1874  in  poi,  nuUostante  l'uso  di  tal  rimedio,  la  mortalità  no& 
discese  mai  dal  12  0[0*  Più  volte  addprò  anche  il  bromo:  dieci  goccio 
di  dna  soluzione  di  1,0  di'  bromo  in  20,0  di  alcool  ogni  ora  in  un  cnc* 
Ghiaino  di  una  soluzione  di  bromuro  potassico  (0^8:60,0)  e  vide  con  oiò^ 
distruggersi  le  membrane. 

Più  tardi  raccolse  Rothe  esiti  ancora  più  favorevoli  col  cianuro  di 
mercurio  (cianuro  di  mercurio  0,02,  acqua  distillata  gr.  60,0,  tintura  di 
aconito  gr.  1,0,  ogni  ora  un  cucchiaino).  Nel  primo  caso  subentrò  inat- 
tesa e  rapida  la  guarigione.  Altri  11  malati  vennero  cosi  curati,  ma  nei 
primi  2  3  giorni  subirono  pennellature  tre  volte  al  giorno  con  acido 
fenico  jodato  :  guarirono  tutti. 

In  una  ulteriore  communicazione  lo  stesso  Bothe  riferisce  (e  Deutsche 
med.  Wochenschr.  »  VII,  34,  aug.  20,  1881)  di  altri  28  malati,  che  nella 
suddetta  guisa  curati,  tutti  quanti  guarirono.  Fanciulli  più  che  decenni 
o  gli  adulti  prendevano  un  cucchisjo  ogni  ora  di  una  mistura  di  cianuro 
di  mercurio  0,01,  acqua  distillata  gr.  120,0,  tintu]^  d'aconito  1,0.  Bi 
prescrive  inoltre  l'impacco  di  Priessnitz  al  collo  e  tre  volte  al  giorno 
pennellature  delle  fauci  con  acido  fenico  jodato  (acido  fenico  cri0talli&- 
zato,  alcool,  tintura  di  jodio  ana  gr.  1,  glicerina  pura  gr,  5,0. 
'  Inoltre  potrebbe  ancora  essere  ricordato  che  secondo  il  dott.  A.  Orth 
(<  AUg.  med.  Centr.  Ztg.  >  XLIX,  79, 1880)  non  ò  stato  Ericfasen  il  primo 
a  proporre  di  curare  la  difterite  con  il  cianuro  di  mercurio,  ma  ohe 
questo,  secondo  il  dott.  v.  Yillers  (<  Neue  Zeitschr.  f.  homdopath.  Kiin.  > 
1808)  già  nel  1868  era  stato  contro  la  difterite  provato  non  soltanto  in 
Bussià  ma  anche  in  Germania. 

Circa  Tapplicazione  dei  rimedio,  Orth  propone  òome  bastevole  di  darlo 
a  dosi  refratte. 

Il  dott  0.  Rauchfuss.  («Oerlitfdt's  Handbuc^  III,  2,  pag.  207,  1878)^ 
il  quale  ritiene  controindicate  nella  difterite  lo  sottraaioai  di  sangue» 
vide  esito  favorevole  dalfuso  dei  bioloruro  di  mercurio  seeondo  la  ro*^ 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTERITE  213 

:9ola  di  Barow,  oonsoci^to  ftUa  onra  delle  unzioni.  Esso  presoriva  da 
«omministratsi  tutte  le  ore  sia  di  giorno  che  di  notte  0,002  gr.  di  ga- 
blimato  oorroaivo  (bioloruro  di  mercurio  0,06  albume  d^uovo  uno,  acqua 
distillata  gr.  120^  ogni  ora  un  cucchiaino)  fino  a.O,^  0;25  gr»,  raramente 
«stende  Ranohfàss  Toso  del  mercurio  oltre  tre  giorni.  Con  ragione  è 
df&yyiao  che  solo  per  incidente  l'emetico  possa^essere  indicato  e  non  come 
rimedio  del  processo  medesimo.  Preyentive  inalasionl  di  yapor  d^acqua 
(inumidimeiito  dell'aria  della  camera)  o  di  liquidi  medicati  polverizaati 
iono.  utili  avanti  a  dopo  la  trachootomiai  quando  la  camera  sia  ben 
yenttlata  e  sa  ne  eviti  il  riscaldamento.  L^applicazione  del  freddo  e  del- 
ridroterapia  deve  farai  secondo  Tindole  del  caso  (inaflQamenti  per  l^n- 
^mlzante  insufficienza  respiratoria).  Di  medicamenti  ricorda  ancora 
Raucbfùes  il  carbonato  d'ammonio  (0,06-0,15  per  dose  in  soluzione)  ed 
il  muschio.  A  cagione  de'  fenomeni  dell'  infezione  difterica  la  tracheo- 
tomia non  À  mai  troppo  tardiva  (premesso  il  cateterismo  della  laringe), 
anche  se  si  vede  l'ammalato  minacciato  d'asfisaia,  subito  che  siavi  Tin- 
dioazione  principale  ed  il  cuore  batta  tuttora  sufficientemente. 

Il  dott«  W.  Poppar  (<  New  York  med.  Record^  »  june  25,  1881)  rlfe« 
fisco  di  un  bambino  di.5.anni,  che  con  la  solita  cura  (chinino,  dorato  d^ 
potassa)  sarebbe  andato  a  morte  con  fenomeni  d^  asfissia.  Al  7.^  giorno 
fK  malattia  furono  somministrati  0,002  ^.  di  sublimato  corrosivo  in  un 
alixir  di  pepsina  e  bismuto  con  2  goccio  di  tintura  di  noce  vomica  ad 
agni  due  ore.  con  che  nel  lasso  di  48  ore  subentrò  la  guarigione. 

Il  doti  Mùller-Warneck,  di  Bielefeld  (  <  Berlin,  klin.  Wochenschr.  » 
XV,  44,  45,  nov.  1878)  riferisce  che  il  prof.  Bartls  nella  clinica  di  Kiel 
fln  dallo  scorcio  del  1876  progredendo  il  processo  difterico  alla  traf 
-ehea  ed  ai  broophl^  ha  adoperato  di  preferenza  la  frizioni  d'unguento  ci* 
Mveo  (2^9^  gr.  ogni  ora  fino  a  60  gr.  al  giorno)  senza  poi  vedere  oon- 
aegnenze  tristi,  (mali  la  diarrea  sanguigne,  violenti  epistassi,  gravi  emor- 
ragie  cutanee,  stomatite.  Dopo  che  nell'ospetlale  curava  due  malati  per 
aiflHde  con  le  unzioni  di  unguento  cinereo  ed  il  protc^odnro  di  mercotio 
airinterno,  quelli  infermatiai  di  difterite  presto  morirono,  pure  la  cura 
mercvriale  fu  conservata. 

In  un  casa  d'isolata  difterite  £zringea,  impiegò  Bartes,  secondo  MAI- 
Ìer-Warnack,  all'  interno  ed  esternamente  ghiaccio,  all'  intemo  e  par 
imganismi  il  clorata  di  potassa  (5  0|p  ogni  ora  un  cucchiaino  della  so- 
luzione), topicamente  tannino  o  polvere  d'allume  e  bromuro  di  potassio. 
In  casi  gravi  (cominciando  T  asfissia)  fu  sempre  fatta  la  tracheoto- 
mia superiore,  in  piena  narcosi.  Bartes  del  resto  non  faceva  alcuna  dif* 
gerenza  tra  angina  membranosa,  croup  e  difterite:  esso  dinotava  col 
eroup  soltanto  un  sintoma  della  difterite ,  cioò  la  caratteristica  tosse 
aroupale. 

Oairanno  1867  fino  alla  fine  del  1877  furono  in  tutto  curati  131  ma- 
lati di  difterite  faringea,  laringea  e  bronchiale,  di  cui  ne  morirono  73. 
In  tutti  gli  83  malati  di  difterite  laringea  e  bronchiale  si  dovette  tàj» 


214  RIVISTA 

la  traebeotomla  a  motivo  della  steDosi  laringea  di  rilevante'  grado«  IH 
questi  ne  morirono  66 ,  con  ana  diflerensa  nell*  età  da  a  meei  fino  m 
12  anni. 

Il  dott.  Evangelista  Castmeei,  di  Firense,  in  an^epidemia  di  difterite 
trovò  vantaggio  dall'aso  del  niteato  d*argento  in  cara  locale  (gr,  1:20 
d'acqua)  e  del  solftaro  nero  di  mercorio  airiaterno  nella  dose  di  10*20-90 
cantigrammi:  su  83  malati  ebbe  78  gaaritj  (!)•  (JS.) 

Il  doti  Attilia,  di  Roma,  sa  17  casi  da  difterite  avuti  in  osservazione 
n*ebbe  nessun  morto  t  esso  dava  il  solfiiro  nero  di  mercurio  come  sopra 
è  detto  (2).  {E.) 

n  dott.  Luer  riferisce  due  casi  nei  quali  si  ebbe  buon  •'risultato  dal** 
Tubo  interno  del  calomelano  e  bicarbonato  di  soda  secondo  il  metodo 
d'Harlow  (3).  («.) 

Oltre  Tacido  fenico,  salicilico  e  borico  ricordato  in  molte  delle  accen* 
nate  memorie  come  rimedj  principali  per  la  difterite,  abbiamo  ancora  da 
menEionare  i  seguenti  tre,  che  hanno  trovato  soltanto  però  una  applica» 
zione  topica. 

II  dott  Bergeron  riferiva  alia  Società  di  med«  di  Parigi  (e  Philad. 
med.  and  snrg.  Reporter  XLII,  1,  pag.  19,  Jan.  1880)  intorno  ali*  a» 
zione  delle  inalazioni  d'acido  fluoridrico.  Un  grammo  di  questo  deve 
essere  evaporato  nel  lasso  di  3  ore  su  ogni  metro  cubico  di  spazio  nal 
quale  trovasi  V  ammalato.  Di  24  casi  curati  in  tal  modo,  dei  quali  17 
ftarono  assai  gravi,  sopravvenne  la  morte  solo  in  5,  di  cui  4  in  bambini. 
Bergeron  non  ha  mai  notato  tristi  conseguenze. 

Il  primo  a  provare  l'acido  fluoridrico  nella  difterite  era  stato  Bastiea 
(vedi  4  Union  med.  »  1870,  pag.  48)«  (£.) 

Il  dott  H.  Beyer  (  «  Brit.  med.  Journ.  »  may,  4,  1878)  vide  in  2  casi 
di  difterite  grave  assai  favorevole  esito  dallo  Spray  con  l'acido  lattico 
(Mancano  più  particolareggiate  notizie  intorno  al  grado  della  sola- 
sione), 

Kingsford  (4)  insegna  di  toccare  le  piastre  difteriche  con  pennello  in- 
zuppato in  una  soluzione  d' acido  lattico  nell*  acqua  nella  preparazione 
di  1 : 3.  (A.) 

Il  dott  Caspari,  di  Meinberg  (  <  Deutsche  med.  Wochenschr.  >  ni , 
18,  mai  1877)  ha  con  baon  esito  impiegato  V  acido  salicilico  (5 :  30  ^ 
glicerina)  con  o  senza  aggiunta  di  una  parte  d' acido  fenico  in  pen« 


(1)  B.  Castrucci.  «  Sulla  cura  della  difterìte   epidemica.  »  ^  «  Lo  Speri-^ 
mentale.  »  1874,  tom.  34,  p.  196. 

(2)  Vedi  Cadet  »  Sulla  cura  della  difterite.  »  —  <  Lo  Sperimentale.  >  1872, 
voi.  30,  p.  491. 

(3)  Luer.  «  Cura  della  difterite  faringea  con  Tiiso  interno  del  calomelano  è 
del^bicarbonato  di  soda.  »  («  Lo  Spallanzani.  »  1875,  p.  469.  Riv.). 

(4)  Kingsford.  «  Solution  ^contre  la  diphtherie.  »  —  L'Union  mód.  »  1880» 
p.  541. 


SULLA  OTTBJL  DILLA  DIFTERITE  21$» 

nellatare.  In  due  adaltii  in  cai  qaesto  rimedio  noa  mostrt)  abbastan^^a 
Pfonta  asione,  servivasl  d'una  soluzione  oonoentrata  d*aoido  citrico 
officinale  per  pennellature  della  gola  ogni  due  ore  con  ottimo  effetto 
e  dopo  questo  osservò  pure  favorevoli  esiti  dairapplioazione  topica  del 
l'acido  citrico  in  40  casi:  di  tutti  questi  malati  ne  morirono  due  sol- 
tanto, bambini  di  non  ancora  un  anno.  Negli  adulti  vale  la  soluzione 
concentrata  9  nei  bambini  diluita  con  10-30  perOfO  di  glicerina.  Tristi 
consegaenze  Caspari  non  ha  mai  osservato. 

Yidal  (1)  dà  molta  importanza  alla  cara  locale  e  raccomanda  per  pro- 
pria esperienza  la  seguente  miscela^  da  applicarsi  in  pennellature;  acido 
tartrico  gr.  10,  acqua  distillata  di  menta  gr.  25,  glicerina  gr.  15,  (12.) 

Il  dott.  Giuseppe  B.  Postdamer  riferisce  (e  Piladelph.  med.  and  surg. 
Reporter.  >  XLII»  15,  pag.  3 IT,  aprii  10.  1880)  nn  caso,  in  cui  le  ina* 
lazioni  d'ossigeno  ebbero  esito  si  fausto  che  si  potò  desistere  dal  pro- 
posito di  fare  la  già  indicata  tracheotomia. 

F)  Jl  cloralio  idrato  ò  stato  più  volte  adoperato  come  rimedio  topico 
nella  difterite. 

Il  prof.  V.  Rokitansky  (  e  Med.  chir.  Rundschau.  »  Nov.  187B)  riferisce 
tre  casi,  in  cui  esso  applicò  con  il  miglior  esito  possibile  le  pennella- 
ture di  cloralio  idrato  in  soluzione  concentrata  (50  0(o).  Appena  si  aveva 
un  miglioramento  Rokitansky  impiegava  soluzioni  più  debolL 

n  dott  R.  Carney  (  <  Canada  Lancet,  Fhiladelph.  med.  and  surg.  Re- 
porter, a  XLII,  pag.  104,  Jan.  1880)  vide  un'azione  favorevole  dai  garga- 
rismi ripetuti  ogni  1-2  ore  o  dalie  pennellature  con  una  soluzione  di  4 
parti  di  cloralio  idrato  su  30  parti  d'acqua  distillata. 

n  dott.  Giuseppe  Schwarz  (  e  Mitth.  d.  Ver.  der  Aerzte  in  Nfeder- 
-Oesterr.  >  TI,  pag.  22,  febr.  1880)  impiegò  in  un  caso  la  soluzione  di 
cloralio  al  50  per  Oio  raccomandata  da  Rokitansky,  per  peanellatare  più 
volte  ripetute  nella  giornata.  Già  dopo  24  ore  oravi  miglioramento  e  di 
U  a  tre  giorni  guarigione  perfetta.  In  due  altri  casi^  sotto  l'uso  del  clo- 
ralio idrato,  sebbene  non  dato  ad  eguale  intensità,  pure  si  ottepne  la 
guarigione:  furono  però  in  aggiunta  fatti  gargarismi  con  altri  liquidi. 

Molto  approvata  fU  l' applicazione  topica  di  cloralio  dal  doti  Korn 
di  Berlino,  (  e  Deutsche  med.  Wochonscbr.  »  VII,  22,  mai  1881).  Korn 
adopera,  secondo  l'età  dell'ammalato  e  la  gravezza  della  malattia,  una 
solnzione  di  15-30  parti  di  cloralio  in  100  parti  di  glicerina,  che  ad  ogni 
due  ore,  nei  casi  più  gravi  una  volta  anclie  nella  notte  precauzional- 
mente viene  applicata  in  pennellature.  In  seguita  a  queste  osservava 
Korn  più  o  men  forte  salivazione.  Egli  ha  adoperato  nell'  indicata  ma- 
niera il  cloralio  daS  a  0  anni  ed  anche  nascasi  gravi  vide  in  3-4  giorni 


•  •      ■ 

(I)  Yidal.  «  Pu  traitement  de  la  diphtherie.  »  («  BuUet  de  Thérap.  »  188a> 
voi.  98,  p.  5183). 


216  RIVISTA 

scomparire  le  piastre.  Per  saa  esperienza  non  yi  ha  mezEO  migliore  per 
impedire  od  arrestate  11  rammoUfttiento  infiammatorio  e  la  decompod- 
jsione  settioa  dei  tessuti  attaccati  dal  processo  difterico. 

Il  doti.  Ferrini  (1),  nislla  saa  pratica  in  Taoisf,  Tide  che  i  tocchi  col 
nitrato  d'argento  accrescono  gli  ingorghi  ghiandolari,  e  giovano  le  pen- 
Hellatare  di  sólnzionl  feniche  aleoolizzate,  più  tardi  esperimentò  oon 
traniaggio  le  penneilatare  dì  idrato  di  cioraUo  gr.  2*3  nella  glicerina 
gr.  15  20.        '  (-8.) 

Più  volte  hanno  trovato  applicazione  contro  la  difterite  gli  aleoolicif 
eccitanti  e  stimolanti, 

3.  H.  NQwlin  (<  Philad.  med.  and  snrg.  Reporter.  »  XXXIII,  18;  p.  S45* 
oct.  1875)  avrebbe  ottenuto  mirabili  esiti  con  il  sao  metodo  di  cura.  Ei 
prescrive  nna  miscela  di  spirito  di  frumento  (alcool  debole)  parte  90»  q^i- 
rito  d'ammoniaca  arem,  parti  4,  spirito  di  lavanda  comp.  parti  15,  da 
darsene  nn  cucchiaino  diluito  in  egnal  quantità  di  acqua  à  tutte  le  ore 
sia  di  giorno  che  di  notte:  oltre  a  ciò,  vitto  nutriente  ma  di  faoile 
digestione.  Inoltre  fa  sciaquare  la  gola  oon  una  soluzione  concentrata 
di  clorato  di  potassa,  con  addizione  del  8  per  Oiq  di  tannino,  e  poi  me- 
diante nn  pannolino^  portato  fin  dietro  le  tonailie,  soffrega  in  modo  clie 
ogni  molle  deposito  possa  essere  allontanato.  Contro  l' avvelenanseato 
del  sangue.  Nowlin  vanta  V  azione  di  grandi  dosi  d*  alcool,  fino  a  due 
cncchiaj  da  tavola  ad  ogni  ora  (anche  nei  bambini?)  (JCf.) 

Ford.  S.  Dodds  («  Philad.  med.  and  snrg.  Reporter.  »  XXXIV,  II,  pa- 
gina 804,  March.  1876)  ricorda  i  favorevoli  esiti  ohe  ha  ottenuto  oon 
Tantidoto  di  Bibron  per  il  veleno  de*  serpenti.  Consiste  esso  di  bromo 
liquido  10,0,  joduro  di  potassio  0,12,  sublimato  corrosivo  0,06,  alcool  di- 
luito ISO  grammi:  in  luogo  del  joduro  di  potassio  agginnge  Dodds 
ugual  quantità  di  clorato  di  potassa  e  ne  fa  prendere  un  cucchiaino 
sciolto  in  acqua  ogni  3-6  ore  dopo  cessati  i  fenomeni  infiammatoti,  al- 
ternando con  forti  dosi  di  Brandy  o  di  Whisky  in  forma  di  punch  eoi 
latte  o  birra  con  uovo  (egg-nog).  Dodds  trascura  tutti  i  rime^j  toptd, 
all'incontro  raccomanda  raggiunta  di  glicerina  a  tutti  i  medieameAtt 
che  vengono  prescritti  airinterno  nelle  affezioni  di  gola.  La  meièstaa 
deve  infiltrare  i  tessuti  ed  esercitare  un*  influenza  rammollente^  eal- 
mante.  (Kt) 

Tripe  (  <  On  diphtheria.  Med.  Bxam.  >  N.  125,  1878)  sostiene  obe  la 
medicatura  stimolante  sia  la  migliore  ;  e  Chapman  (  «  The  Oannadian 
Journal  of  med.  Se.  »  N.  9,  1878)  per  esperienza  propria  di  20  anni  e 
più  si  è  convinto  che  T  alcool  ò  per  il  veleno  difterico  uno  speoillco 
quasi  come  la  chinina  nelle  febbri  intermittenti  (  !!  ).  Baooomanda  alte 


(1)  Ferrini.  «  Difterite  osservata  nella  città  di  Tunisi  negli  anni  1872-78.  » 
(«  Lo  Sperimentale.  »  1S74,  voL  34,  p,  11-228).  —  «  Solusiotto  oontro  1»  difte— 
itite.  »  («  Union  méd.  »  1876,  p.  247)* 


SULLA  CUBA  MLLA  DIFTERITH  2lT 

dosi  e  fraqaentemeiite  ripetata.  La  comparazione  della  sua  8latiatioa.eoii 
quelle  di  altri  medici  ò  il  miglior  argomento. a  favore,  dol  suo  metodo 
di  cura*  (R.). 

Il  dott*  F.  H..Patton  (e Canada. Lancet;.Pliilad.  nwd.  and  snrg.  Re- 
porter. »  XLIIy  pag.  107|  Jan.  1880)  impiega  tanto  a  scopo  proQLattioo 
quanto  contro  Y  elemento  parassitario  gli  aleoolici,  e  propriamepte  ad 
alte  dosi  fino  al  principio,  deirinto^sioazione.  Al  proprio  figlio  d'anni  3^ 
dava  gr*  B  di  acquavite  pura  (per  il  tratto  di  30  oreX  Oltre  a  ciò  Pat- 
ton  prescrive  chinino  (ai  fanciulli  d'anni  10,  0|1)2  ad  ogni  4  ore,  o  se  il 
Tentricolo  ò  irritato,  gr.  0,6  per  il  retto.  Dalla  cura  topica  in  gola  non 
vide  Patton  alcun  effetto» 

Il  dott.  Nathan  Jacobson  (e  New  York  med.  Record,  »  XVIF,  12,  pa- 
gina  808»  March  20,  1880)  accenna  ai  diversi  rimedj  raccomandati  come 
specifici  nella  difterite.  È  d'avviso  che  nella  difterite  ogni  cura  de-^ 
bilitante  ò  da  proscriversi ,  e  siane  sempre  indicati  1'  alcool ,  il  ferro 
(tintura  di  percloruro  di  ferro  dializzato)  ed  il  chinino.  Buona  dieta  deve 
corroborare  il  trattamento  oarativo.  Nella  malattia  delle  cavità,  nasali 
è  indicata  la  disiqfesione  delle  medesime  con  l' apparecchio  a  doccia  o 
con  lo  sohizsetto. 

Alloraquando  vi  siano  coaguli  nel  cuore  ò  possibile  ancora  la  sal- 
vezza :  i  citrati  ed  acetati,  1*  ammoniaca  o  le  injezioni  di  soluzioni  al- 
caline nelle  vene  devono  sotto  tali  circostanze  venire  applicati.  Nella 
difterite  laringea  Jaool)son  ritiene  indicata  la  tracheotomia  e  propria- 
mente in  ogni  età. 

Il  dott.  Edel  (e New  York  med.  Record.»  Xni,  3;  Jan.  19,  1878)  vide 
t)Uoni!^^etti  aella  difterite  e  nel  croup  dall'olio  di  tramentina.  Versava  15 
goccio  d*olio  essenziale  di  trementina  nella  caldoja  d*un  apparecchio  ina- 
latore e  faceva  fare  la  inalazioni  ad  ogni  ora  (anche  di  notte)  per  IQ'  mi- 
nuti. Le  pseudo-membrane  ed  i  depositi  cruposi  a  forma  di  canale  pre- 
sto si  ridussero  sotto  queito  tfattaoMnto  ed  anche  la  febbre  cadde  ra- 
pidamente; 

.    Parimente  favorevoUsaimi  celti  osservava  per  le  inatasionl  àék  vapori 
dPolio  di  tremantlBai  il  dolt.  Mas.  Taube^  di  Lipsia  («  Deutsche^  Zeits. 
I.  prak.  med.»  37,  sept.  18(77).  Si  aer^e  tali  inalazioni  sempre  nei  ma- 
nifeat^rsi  dei  segni  di  diffusione  alla  laringe  e  fa  versare  15  goccio 
dVlio  di  trementina  in  un  bicchierino  riempito  d^acqua  di  uno  dei  so- 
liti apparecchi  per  le  inalazioni  di  vapori.  Il  bambino  va  ravvolto  in 
HB  lenzuolo  e  V  apparecchio  tenuto  dinanzi  alia  bocca  distante!  3*'  da 
questa  per  il  tempo  di  10-12  minuti.  La  faecia  sia  bene  unta  di  olio 
^  gli  occhi  ricoperti  d>un  piurnUkitiià  In  sul  princìpio  T  Autore  fa  fare 
le  inalazioni  a  tutte  le  ere  sia  di  giorno  che  di  notte.  In  12-24   ore 
cadde  la  febbre  e  le  membrane  prontamente  si  distaccaronOb  Egli  con- 
tflidera  Inazione  della  trementina  come  un  particolare  mas^atiif  della  gola 
per  il  che  non  si  forma  alcuna  pregiudizievole  piaga,  y  olio  passato 
4iel  sangue  rialza  )a  tensiomai  arteriosa  a  per  d'ozono  che  vi  si  svolge 


218  JCIYISTA 

lift  forse  azione  dif  infettanie.  Tanbe  non  potè  rileTare  mai  na*  aziona 
nociva  gai  reni  e  con  yia.  A  cara  conseoativa  raccomanda  le  inala- 
sionl  idi  Bolnzione  debole  di  sai  di  cncina.  Clio  per  altro  possano  anche 
presentarsi  disaggradcToli  fenomeni,  lo  dimostra  il  caso  aggionto  da 
TaabCy  in  cai  in  segaito  alP  azione  dell'  olio  di  trementina  si  formò  nn 
ascesso  nel  naso.  Oltre  a  questo  trattamento  ei  faceva  ancora  le  in* 
jezioni  con  solnsione  d*  acido  fenico  (3  per  Ofo)  direttamente  nel  tassato 
delle  tonsiile  (2-3  volte  al  giorno  l\2  siringa  di  Pravaz).  In  generale 
raccomanda  il  segnente  trattamento:  1.^  giorno  e  notte  a  tatto  la 
ore  inalazioni  d' olio  di  trementina  ;  2.®  infezioni  d*  acido  fenico,  2*3 
volte  al  giorno  ;  3.*  ad  ogni  ora  2-2  cacchiaini  di  vino  nero  o  madera 
compresse  fredde,  nna  vescica  di  ghiaccio  al  collo,  2-3  volte  al  giorno 
bagni  caldi  con  doccia  fredde  impacchi  bagnati,  aso  della  digitale  (0,5;  30 
gr.  d'acqua)  con  acido  benzoico  (1-2  gr.)  Per  dieta  latte  ed  nova,  contro 
le  ostruzioni  olio  di  semi  di  lino.  Per  la  espalsione  delle  membrane  na 
emetico  di  solfato  di  rame.  Anche  dopo  la  tracheotomia  devono  essere 
impiegati  entro  e  sopra  la  cannala  i  vapori  d*olto  di  trementina. 

Il  medico  maggiore  dott.  Lindemann,  in  Ifùnster  (  «  Allg.  med.  Cen* 
tralb.  Ztg.  »  XLVII,  84,  oct.  19,  1878)  impiegò  le  inspirazioni  dai  vapori 
di  trementina  con  esito  favorevole  in  ana  aignora  d^anni  26,  gravida  al 
7.^  mese,  la  quale  con  dispnea  di  grado  rilevante,  andava  soggetta  a 
fìreqnenti  e  intensissimi  attacchi  di  croup  con  afonia.  Le  tonsille  eran» 
intatte  (se  prima  abbia  avuto  difterite  faringea,  non  ò  detto).  A  cagione 
della  gravidanza  non  furono  dati  emetici.  LMntroduzione  d'un  catetere 
non  portò  nessun  sollievo.  Alle  prime  inspirazioni  di  olio  di  trementina 
paro  (un  cacchiaino  pieno  in  una  pentola  d'acqua  bollente)  vi  fa  pronto 
miglioramento.  Parecchi  giorni  dopo  furono  cacciati  dei  pezzi  d'essudaU 
•bronchiali  dentritici  ancora  foggiati  a  canale.  Nei  bambini  non  vide 
Lindemann  nessun  vantaggio  speciale  dalle  sopraddette  inalazioni,  poi- 
chà  queste  debbono  farsi  con  grande  energia. 

n  dottor  Bosso,  in'Domnau  (e  Beri.  klin.  Wochenschr.  »  XVII,  43; 
oct.  ISSO^XYIII,  10,  mars  1881)  curava  con  Tolio  di  trementina  23 
•malati.  Ne  dava  8  gr.  ai  bambini  dai  2*7  anni  d'età,  agli  adulti  U 
grammi  per  dose,  del  latte  freddo  veniva  preso  in  seguito  :  e  per  cara 
consecutiva  precauzionale  era  dato  11  clorato  di  potassa  fino  a  guari- 
gione. In  4  casi  dopo  24  ore  dalla  somministrazione  di  gr.  12.  il  depiO- 
sito  era  ancora  tenace  e  perciò  vennero  amministrati  ancora  una  volta 
gr.  10.  Sempre  giovò  il  rimedio  a  prontamente  disgregare  le  pseudo* 
membrane,  tanto  se  esso  fosse  dato  al  1.®  od  ar  3.*  giorno  dall'apparlra 
della  macchia.  Dopo  24  ore  dalla  2.*  applicazione  la  difterite  era  gofti- 
rita,  mentre  che  per  altro  trattamento  curativo  ne  morirono  4  sa  33 
malati.  Più  tardi  Bosso  applicò  l'olio  di  trementina  nella  stessa  maniera 
anche  in  densi  di  difterite  da  scarlattina,  senza  spiacevoli  eonsegaenze^ 
neanche  la  nefrite. 

Kel  2^  articolo  (1381)  dà  relazione  di  11  casi,  in  eoi  venne  adoperati» 


4 


6ULLÀ  CURA  BBLLA  DlfTB&ITB  219 

«oltanto  rollo  di  trementiiuu  Tatti  gli  ammalati  gnarirono  :  in  4  maiatf 
insoTie  il  vomito.  Per  vedere  le  il  clorato  di  potassa  prescritto  dap- 
prima la  aggiunta  abbia  un'azione  antiemetica,  diede  Bosso  ai  primi  2^ 
malati  dopo  Tolio  di  trementina  (6-12  gr«  in  nna  volta,  il  giorno  dopo 
la  stessa  od  una  pi&  piccole  dose)  nna  solnsione  di  clorato  di  potassa 
ai  5  per  Oio  In  11  ammalati  sopragginnse  11  vomito. 

Il  clorato  di  potassa  non  ha  dunque  manifestato  la  sperata  azione» 
Taluna  volta  l'insorta  diarrea  guari  da  so  per  V  uso  della  trementina. 
Soltanto  in  un  caso  Insorse  stranguria  (in  nna  signora  d*  anni  45,  con 
edemi  ai  malleoli). 

Fra  gli  ultimi  20  casi,  di  cui  Bosso  comunica  le  storie  nosologìche, 
trovansi  due  casi  di  morte  solamente»  gli  onici  che  ebbe  a  lamen- 
tare nel  tempo  trascorso  dal  luglio  1880  al  febbrajo  1881.  In  entrambi 
i  casi  gli  ammalati  vennero  in  cura  solo  in  istadio  avanzato  del  male, 
dimodoché  qualsiasi  altro  metodo  di  cura  avrebbe  portato  al  medesimo 
risultato.  Che  non  si  dovessero  attendere  tristi  conseguenze  dalle  dosi 
impiegate  da  Bosso  risulta  anche  da  questo  che  il  prof.  Naunyn  e  due 
altre  persone  neir  anno  1868  in  4  ore  ebbero  a  prendere  100  grammi 
di  trementina  neir emulsione  con  tuorlo  d'uovo  e  dopo  non  soffer- 
sero che  un  lieve  mal  di  capo.  Bosso  ritiene  V  applicazione  deli*  olia 
di  trementina  specialmente  raccomandabile  per  questo  che  le  pseudo- 
membrane  con  tale  cura  si  dissolvano  prontamente.  Per  suo  convinci- 
mento i  buoni  risultati  non  autorizzano  a  raccomandare  del  tutto  un 
rimedio,  mentre  le  vantate  cure,  di  cui  egli  porge  un  esempio,  talune 
volte  approdano  a  risultati  egualmente  buoni,  perchò  appunto  una  parte 
degli  ammalati  guarisce  con  qualsiasi  metodo  di  cura.  Il  relatore  ha 
finora  sperimentato  la  trementina  soltanto  in  un  caso  d*altronde  dispe- 
rato» pure  confessa  che  in  seguito  a  ciò  insorse  una  modificazione  ne^ 
fenomeni. 

Il  prof  Mosler,  in  Greifswald  (  e  BerU  klin.  Wochenschr.  »  XVI,  21,. 

mai  1879)  ha  impiegato  con  esito  fausto  rinalazione  d' olio  d' eucalipto. 

Egli  prescrive  per  10  Inalazioni  gr.  2-5  d' olio  d' eucalipto  tratto    dalle 

oglie,  gr.  20-25  di  alcool  rettificato  su  170-180  gr.  d'acqua  -distillata.  La 

ftniscela  avanti  d'essere  adoperata  deve  essere  dibattuta. 

Ajiche  Mosler  nota  come  fatto  fondamentale  della  locale  terapia  nella 
difterite,  il  frenare  1  processi  distruttivi  che  hanno  il  loro  punto  di 
partenza  dalla  faringe,  al  quale  scopo  anche  per  molte  sue  prove 
sono  da  raccomandarsi  in  luogo  dei  caustici  le  inalazioni  .e  propria- 
mente quelle  di  vapori  d'acqua  calda  (50®),  conformemente  allo  scopo 
oon  aggiunta  di  sai  marino,  come  anche  quelle  di  soluzioni  disinfettanti.. 
X  rlmedj  solitamente  usati  come  disinfettanti  quali  V  acido  fenico  o 
Salicilico,  il  permanganato  di  potassa,  non  sono  bene  adoperabili,, 
poichò  intrattenendo  rinalazione,  facilmente  maggior  o  minore  quan- 
tiU^  delle  dette  sostanze  arriva  ne^  bronchi  e  vi  potrebbero  provo* 
eare  fenomeni  d' irritazione.  Poichò  V  olio  di  trementina  per  il  conti- 


820  lOYlSTA 

naato  UBO.  lia  qaaléhe  sequela*  e  la  ioa  aaione  ''dlf indettante  non  A  f^f 
seralmente  rieonosointa.  Mosler  s'è  giovato  deU*oUo  d'eoeaUpto  per  ii^ 
talloni  cbe  &  eaegaire  oon  un  intervallo  di  li2  a  2  ore  per  15  o  30  ^': 
DQtL  fier  l' inalazione  adopera  da  ai^ni  m  appiureeeiiio  a  viipor^*  d«| 
^oalo  i  liquidi  medioati  ttetializzaiti  vengono  partati  por  mezzo  di  am^ 
pia  cannala  dinanzi  o  den^  boeca  del  paziente»^ 
,  La  questione  precipua  nella  cura  generale  è^  secondo  rAnterei,  di  fin* 
Corearo.  T organismo  con  la  buona  dieta  ed  i  tonici,  per  prevenire  gli 
ImproTviil  fenomeni  paralitic!,  specialmente  da  parte  del  cuore.  A  tioifi 
uopo  prescrive,  oltre  brodi  nutrienti,  il  liquoro  di  sesquieloraro  41 
ferro  con  alte  dosi  di  vino  generoso.  Contro  la  febbre  adoperfi  il  <4o- 
ridrato  di  chinino  cristallizzato  air  interno  od  il  cloridrato  amorfo  di 
«binino  in  acqua  carbonata  sotto  forma  di  clistere. 

Il  dQtt  Perató  da  due  anni  (  e  Bullet.  de  Tbér.  »  XL.  12,  pag.  529,  jahu 
^,  1880)  cura  la  difterite  faringea,  secondo  la  proposta  del  dott^  Sooló 
di  Somorantln,  (Le.  XCIY,  pag.  18,  janv.  1878),  con Tacido  fenico e«ii- 
forato  a  tocca  i  punti  ammalati  con  pennello  bagnato  in  una  solosione 
di  gr.  25.  di  ciAfora,  9  parti  d'acido  fenico  ed  oaa  parte  d'alcool  a  eoi 
fu  aggiunta  una  egual  quantità  d*olio  di  mandorle  (gr.  35),  ogni  due  ora 
di  giorno,  ogni  tre  ore  di  notte.  Dopo  alcuni  giorni ,  secondo  il  grado 
del  miglioramento  sono  da  praticarsi  le  pennellature  ogni  3-4-5  ore. 

Bambini  di  4  anni  già  si  avvezzavano  facilmente  alla  cura.  Nella  W* 
terite  della  gola  isolata  si  ottiene  in  tal  modo  più  o  man  presto  la  i^m- 
rigione  talvolta  nelle  24  ore.  Nella  difterite  diffusa  della  gola  con  ittr 
Itoi^bi  ghiandolari  od  edemi,  questi  ultimi  scomparvero  nel  lasso  di  24 
ore  :  dopo  48  ore  la  tumefazione  delle  gianduia  era  pure  diminuito.  Pa- 
rato loda  in  questo  metodo  curativo  specialmente  il  pronto  anmaato  41 
ione  e  di  appetito.  L'insorgenza  di  paralisi  secondarie,  quali  si  tptmh 
festano  nella  d  fiorite  grave,  non  ò  però,  come  ei  medesimo  fa.  notoMi 
del  tutto  impediu  per  que^.  metodo  di  cura.  Considera  V  asioae  del 
rimedio  più  come  locala  sebbene  non  neghi  anche  un  leggier  asaotUp 
«lento  del  liquido.  U  pronto  ritopio  degli  edemi  è  dipendente  dall^  ^ 
lione  locale. 

H)  A  proposito  del  rimedj  balsamici  contro  la  difterite»  diAblaino 
ùkT  menzione  di  una  contribuzione  del  dottore  Beverley  RobiaaoB 
(  «  Amor.  Joum.  N.  S.  >  GXLIII,  pag.  30;  jnly  1876)  sui  vantaggi  del 
eubebe.  Robinson,  il  quale  ecmsidera  la  dlfterìte  fira  le  affezioni  eatav* 
rali,  ha  adoperato  il  detto  rimedio  in  20  oasi  almoAo  di  fiiringite  paesie* 
membranosa,  di  eoi  8-10  BKwtrarono  i  segni  caratteristici  deirinfezioaa 
difterica.  Sotto  tale  cura  morirono  solamente  una  donna  di  60  oHal  ed 
.  1». bambbko,  %nest*  ultimo  in  meno  di  tre  gleni  dopo  l'insorgenza  del 
dnteiak  Tutti  gli  nttoi  malati  guarirono.  Gìrea  l'azione  del  eohebe  iiéUa 
41ft9rltef.eiU  ammette^  che  esso  influisca  sulla  superfleìe  mueosa  psr 
'^laUo  eoiktatio  e  per  eliminazione  del  suo  oìi^  etereo  avente  ÌMOga 


SULLA  CURA  DBLLA  DIFTERITE  Ì2I 

oMreféo&è  per  i  reni,  ndla  maggior  parte  attrarerflo  la  mnoòaa  degi» 
ofgani  respira teij. 

La  iecrezione  di  muoo  viene  aecresoidta  e  perciò  l'eseadazicmemem* 
Ixranaeea  non  può  iàrsi  eoei  prontamente^  abbondantemente.  Le  pseudo- 
zaeitobraiie  formafte  perdono  l'intima  loro  oolleganta  cob  le  parti  aotto* 
stanti  e  vengono  riassorbite  ovvero  staoeate  ed  eepettorate.  La  ten* 
dènsa  dei  processo  a  diffóndersi  alla  laringe  od  «Ile  cavità  nasftli,  ò  ces» 
sala.  I  ricordati  effetti  accaddero  al  pia  presto  circa  48  ore  dopo  ini- 
ziata la  cara  del  cubebe,  più  tardi  ai  3.^-4.*  giorno.  Per  altro  pnò  tra* 
scorrere  tatta  nna  settimana,  prima  chele  membrane  seeondarie  stana 
al  tatto  scomparse  dalla  faringe.  Assolute  coutroindicazioni  all'uso  dei 
edbebe  non  ve  ne  hanno.  Nella  digestione  torpida  agiscono  le  grande 
qnantità  stimolando  il  processo  digestivo. 

Da  alcuni  pazienti  furono  bene  sopportate  grandi  dosi ,  ma  talvolta 
^neorge  dispepsia  e  diarrea:  debbensi  in  tal  caso  impiegare  dosi  più 
pieoole.  Il  balsamo  copaiba  viene  molto  male  sopportato.  Robinson  agli 
adulti  fa  solitamente  prendere  una  miscela  di  gr.  30  di  polvere  di  cu- 
bebe recentemente  preparata  nel  sciroppo  di  corteccia  d'araneio  con 
acqua  di  menta  peperita  ana  gr.  30  nelle  24  ore  (ogni  due  ore  un  cuc 
ùìAaìo  da  tavola);  ad  un  bambino  di  3  anni  si  può  dare  li4  parte  fino 
a  1(2  della  suddetta  dose.  In  principio  di  malattia  Robinson  ritiene  an- 
cfaa  vantaggioso  V  uso  della  stricnina,  perchò  eserciti  un*  aaione  rinfor- 
zate il  miocardio.  Per  ultimo  Robinson  ricorda  che  anche  attri  medici 
hanno  per  sua  raccomandazione  usato  con  vantaggio  il  cubebe. 

Il  dott.  Trideau,  di  Aodoaillié,  il  quale,  come  ò  noto,  già  da  alquanti 
anni  adopera  i  balsaniiei  nella  difterite ,  che  considera  come  -un  prò- 
oesso  catarrale ,  fa  una  luaga  relazióne  (  <  Qtaz.  hebd.  >  2  Sèrie.  XIV» 
IS,  mars  1876)  intorno  airuso  del  cubebe  e  del  baisamo  oopaiba  come 
rimedj  abortivi  nella  difterite,  mentre  poi  li  rÌ;tieoe  inattivi  quAndo  il 
procéiM  ò  diffuso  alla  laringe.  Trideau  adopera  il  cubebe  sempre  in 
polvere»  mescolandolo  poco  prima  di  amministrarlo  a  sciroppo  o  ad 
iHsqaa  molto  zuccherata.  Si  deve  dare  il  medioamento  in  ripetute  dosi 
(ogni  dra),  cosicchò  ne  sia  dato  ai  bambini  al  disotto  di  un  anno  da 
8-10  grammi,  agli  adulti  25-40  grammi.  L*  amministrazione  del  medica- 
mento 4eve  essere  proseguita  per  alcuni  giorni  dopo  la  scomparsa  delle 
membrane.  Se  non  si  ottiene  nessun  miglioramento  in  di  2  o  3  giorni, 
si  dété  prontanàente  aumentare  la  dosoi  in  reiafestone  airetà  del  pa- 
ziente* 

~Al  miàfimof  indizio  di  Teèidiva,  il  rimedio  deve  di  n«ovo  essere  preso. 
All*apparnre' della  diaorràa  si  dia  ai  bambini  un  po' di  sciroppo  diacodio, 
agli  adulti  sciroppo  eoa  oppio*  Trideau  prescrive  solitamente  una  mi- 
scela di  12  a  15  grammi  di  polvere  di  cubebe  recentemente  preparato^ 
con  100  grammi  di  sciroppo  e  vino  di  Spagna  ed  acqua  distillata,  ana 
gr.  ^,  da  amministrarsi  1*3  volte  al  gierne  secondo  Fetà  deWsmmalato- 
e  la  gravezza  della  malattia.  Quando  col  ctAebe  sole  men  si^cfttiendt 


222  BIYISTA  . 

sessan  miglioramento,  oome  non  di  rado  oeeorre  negli  adnltj,  egli  ^ 
il  balsamo  oopaiya  insieme  al  onbebe.  Fa  preparare  dei  trochlsol  eoft 
0,35  gr.  di  detto  balsamo  lolidiflcato  (M ialhe)  e  0,15  grammi  di  polvere 
di  cubebe,  da  somministrarne  20-30  peszi  nella  giornata  :  ai  bambini  ne 
dà  qaotldianamente  tanti  pezzi  quanti  anni  contano.  Il  balsamo  coptdTO 
da  solo  ò  prescritto  nel  rapporto  di  Ì\3A\Ì  delia  quantità  maggiore  ; 
quindi  9-12  trochlsci  per  un  bambino  di  6  anni,  e  per  gli  adulti  fino  60 
troobisci  nelle  24  ore,  per  ottenere  l'eruzione  copaibica,  con  Tapparirè 
della  quale  solitamente  ò  rlievablle  un  miglioramento.  Tosto  cbe  queste 
è  apparso,  o  siano  scomparse  le  pseudo-membrane,  si  tralascia  di  am- 
ministrare i  trocbisoi. 

In  una  communicazione  su  di  una  epidemia  di  difterite  neir  ospedale 
di  S.  Eugenia  durante  Tanno  1876,  il  dott  Brochin  (  e  Gaz.  des  Hop«  » 
17,  1877)  riferisce  che  il  balsamo  copaiva,  giusta  la  proposta  di  Molzard, 
sembrò  porgere  vantaggi  nei  casi  in  cui  la  difterite  non  era  infetttva, 
oltrecchò  esso  favorisce  la  scomparsa  delle  pseudo-membrane  nella  fa- 
ringe* Bergeron  prescrive  ogni  due  ore  un  cncchiigo  pieno  di  una  mi« 
scela  di  gr.  100  d^aequa  di  menta  piperlta,  18  grammi  d^alcool  e  I{2-2 
grammi  di  balsamo  copaive.  Il  clorato  di  potassa  ò  stato  poco  adope* 
rato  in  questa  epidemia,  però  esso  servi  nò  meglio  nò  peggio  del  bal- 
aamo  copaive. 

Air  incontro  T  acido  salicilico  ha  più  volte  come  antisettico  (meno 
eome  antipiretico)  prestato  buon  servizio  (4  gr.  su  40  d'alcool  e  80  di 
acqua) 

Con  la  tracheotomia,  nel  detto  ospedale  durante  gli  ultimi  9  mesi  del- 
Tanno  1876  ottennesl  la  guarigione  soltanto  nel  12  0[0  dei  casi. 

Martineau  ha  dato  relazione  alla  Società  di  Terapeutica  di  Parigi  nella 
seduta  del  25  nov.  1874  di  un  caso  di  angina  difterica  in  un  faneinUo 
d*anni  9,  cbe  guari  con  Tamministrazione  del  saccaruro  di  cubebe  (1). 

Morell  Mackenzie  consiglia  di  sostenere  le  forze  con  la  buona  nutri« 
zione  e  prescrive  per  rimedio  locale  hi  pennellature  la  soluzione  eterea 
di  tolù.  {B.} 

Riguardo  alla  favorevole  azione  del  chinino  nella  difterite,  accennata 
in  molte  delle  accennate  memorie,  vi  hanno  alcune  altre  commnniea* 
zioni  da  ricordare. 

Il  dott.  E.  Q.  Zinke  (e The  Clinic. > XIII,  26,  pag.  301,  dea  1877)  ri- 
ferisce 7  casi,  di  cui  quattro  sotto  la  solita  cura  morirono ,  mentre  gli 
altri  tre  guarirono ,  in  seguito  all'avere  Zinke  usato  le  polverizzazioni 
in  gola  con  una  soluzione  di  gr.  8  di  solfato  di  chinina  in  30  gr.  d'acqua 
distillata  e  propinati  per  bocca  ogni  ora  5  oentigrammi  di  chinino.  La 


(i)  Martineau.  «  Diphthérìe  grate  traitée  par  le  saccharore  de  cubòbe. 
<«  Bulletln  de  Thérap.  »  1874,  toL  87,  p.  521). 


8TJLLA  CUBA  DSLLA  DIFTBRITB  223 

membrane  esaminate  al  microscopio  contenevano  molti  miorocoochi»  ma 
sema  indlzj  di  Titalità.  Per  ultimo  Zinker  oomnnioa  alcuni  esperimenti 
intesi  a  dimostrare  l'attiTìtà  del  chinino  sui  microoocohi,  ma  per  la  più 
parte  sono  poco  dimostrativi. 

Il  dott  E.  Wiss  (  e  Deutsche  Zeitschr.  t  pcBkt  Med.  »  34,  ang.  1878» 
—  «  La  guarigione  e  la  cura  preventiva  delia  difterite*  >  Berlino  1879X 
raccomanda  il  chinino  consociato  al  cloridrato  d'ammonio  che  esso 
preferisce  al  clorato  di  potassa  come  di  più  sicura  e  più  pronta  azio- 
ne, specialmente  sulle  ghiandole.  Wiss  prescrisse  una  soluzione  di 
0,4-0,9  grammi  di  chinino  e  2-6  grammi  di  cloridrato  d^  ammonio  in  90 
grammi  d*acqua  con  aggiunta  di  3  goccio  d*  acido  cloridrico  diluito  e 
gr.  30  di  sciroppo*  Dello  stesso  ne  verr&  somministrato  ogni  2  ore  un 
cucchiaino  da  tavola.  Ne'  casi  di  decorso  precipitoso  come  contro  la  de- 
hole27.a  ed  anemia  residue  Wiss  prescrive  la  tintura  di  sesquidoruro 
di  ferro  nell'acqua  addolcita. 

Siccome  insieme  alle  dift;eriche  insorgono  molte  angine  catarrali,  e 
come  un  preesistente  catarro  dispone  ad  ammalare  di  difterite,  Wiss 
inclina  a  considerare  la  difterite  come  un'affezione  locale  che  ha  per 
fondamento  un  processo  catarrale. 

L'indicazione  per  l'uso  del  chinino  Wiss  la  trova  nella  proprietà  del 
medesimo  di  agire  come  distruttore  dei  hacterj,  i  quali  nella  difterite 
ai  trovano  nel  sangue  come  negli  essudati  e  non  soltanto  come  latori, 
ma  sembra  proprio  che  siano  produttori  del  veleno.  Nel  temporario  uso 
Wiss  ha  col  proposto  procedimento  ottenuto  sempre  buon  esito. 

Il  dott.  Ang.  Lachmnnd,  in  Leisnig,  (  <  Allg.  med.  Gentr.  Ztg.  »  IL,  1, 
januar  1880)  curava  secondo  il  metodo  di  Wiss  71  bambini  ammalati  di 
difterite,  di  cui  tre  soltanto  morirono,  i  quali  avevano  soggiaciuto  alla 
scarlattina  e  tre  settimane  dopo  guarita  questa  furono  colpiti  dalla  dif- 
terite. Lachmund  faceva  prendere  della  mistura  proposta  da  Wiss  un 
cucchiajo  da  tavola  ad  ogni  ora,  oltre  le  inspirazioni  di  poche  goccio 
d*olio  di  trementina,  ne' fanciulli  più  avanzati  negli  anni  i  gargarismi 
con  una  soluzione  di  borato  di  potassa.  Per  cura  consecutiva  racco- 
mandava contro  laj  debolezza  il  liquore  di  sesquidoruro  di  ferro  ed 
il  decotto  di  china. 

L)  Fra  i  medicamenti  di  recente  commendati  vi  ò  in  special  modo 
la  pilocarpina,  la  quale  ha  trovato  grande  seguito  ed  ha  dato  molte  lu- 
singhe. 

Ài  4  d'ottobre  1880,  il  dott  Giorgio  Quttmann,  in  Constad»  0.  Slesia, 
(«  Beri.  klin.  Wochenschr.  >  XVII,  40)  faceva  noto  come  rimedio  ap- 
plicato con  huon  esito  nella  difterite,  e  ciò  da  più  di  un  anno,  la  pilo- 
carpina con  la  pepsina.  Lo  scopo  della  cura,  cioò  di  allontanare  il  più 
presto  possibile  il  principio  infettivo^  viene  raggiunto  con  Teccitata  se- 
erezione  di  saliva  mediante  o  senza  artificiale  stimolo,  nello  stesso 
modo  che  essa  insorge  per  Taso  interno  di  foglie  di  jaborandi  ode' suoi 
preparati. 


224  RIVISTA 

Ndl'aprila  1879  ammalarano  :dl  difterile  sette  -persone  «li  Dna  fami- 
glia, di  eoi  S  con  carattere  tifoideovln  6  oasi  impiegava  Oottmaoa  4ap« 
^ìma  la  pilocarpina  (0»05  gr.  per  giwno),  ma  in  appresso  diede  aaoha 
oliinino,  fece  fare  pennellatare  col  tannino,  gargarismi  con  aoqoa  di 
oaleè  e  pepsina.  Tatti  gli  ammalati  gnarirono  in  2-4  giorni.  Il  dottore 
Oeléner,  in  Pitschen,  ed  il  dottor  Dylewsky,  in  Orabow,  ebbero  esito, 
egnalmente  fovorevole,  cosi  nei  casi  più  gravi.  Gattmann  stesso  in  ae- 
galto  ha,  fino  a  tutto  laglio  1880,  carato  66  casi  di  difterite,  di  cai  15 
erano  molto  gravi  18  leggieri,  ma  33  erano  complicati  da  notevole  esten- 
sione delle  psendo-membrane  difteriche.  In  tatti  i  66  pazienti  vaaae- 
ammuustrato  all'interno  la  pilocarpina  con  pepsina:  gnarirono  tatti  nel 
corso  di  1  ad  11  giorni. 

In  base  ad  altre  considerazioni  Gnttmann  ritiene  specifica  la  pilocar-^ 
pina  contro  tatto  le  specie  dMnfiammazione  della  mncosa  orale  e  della 
gola,  come  contro  il  croap  laringeo.  Finalmente  esso  curava  nell'anno 
1880  4  malati  di  cai  2  erano  già  tanto  asfittici  che  la  pilocarpina  potè 
per  nulla  giovare,  mentre  i  due  a  tempo  presi  in  cura  si  riebbero  in  S 
a  4  giorni.  Anche  in  dae  casi  di  laringite  stridala  si  ottenne  pronto 
esito. 

Gattmann  prescrive  ai  bambini  secondo  Tota  ad  ogni  ora  nn  oac- 
ehiaino  di  nna  solazione  di  gr.  0,02-6,04  di  cloridrato  di  pilocarpina 
0,6-0,8  gr.  di  pepsina  su  80  gr.  d*acqaa  distillata  con  aggiunta  di  2  gee» 
eie  d'acido  cloridrico,  gli  adulti  prendono  ad  ogni  ora  un  encchii^o 
grande  d*una  soluzione  di  0,03-0,5  gr.  di  cloridrato  di  pilocarpina,  gr.  2 
di  pepsina  su  240  gr.  d'acqua  distillata  con  aggiunta  di  3  goccio  d'addo 
cloridrico  :  ad  ogni  dose  i  bambini  prendono  un  cucchiaino  di  generosa 
vino  ungherese ,  gli  adulti  un  cucchlajo  :  la  medicina  ed  il  vino  de- 
vono somministrarsi  regolarmente  andlie  durante   la  notte.  Il  flaseo 
salivale  insorse  sempre,  alle  volte  però  era  appena  accresoiato  bi- 
sogne di  sputare.  Dallo  spoglio  della  sua  rivista  vide  on  sol  caso  di 
difterite,  corata  dal  dCott.  (3eldner  con  la  pilocarpina,  che  abbia  avato 
decorso  sfavorevole.  Inoltre  fa  fare  l'impacco  di  Priessnitz  attorno  al 
collo  tre  volte  al  giorno,  fa  prendere  ogni  2  ore  poca  quantità  di  latte 
caldo,  caffo  o  minestre  sostanziose,  e  bere  di  frequente  molta  acqua 
fredda  ed  inghiottire  pezzetti  di  ghiaccio.  In  fine  riferisce  altri  15  casi 
(di  cai  7  molto  gravi),  ne'  quali  si  ebbe  per  la  accennata  cura  la  guari- 
gione in  1  a  5  giorni. 

Il  dott  E.  Lax,  in  Schollkrippen  (e  Bayr.  àrztl.  Intell.  BL  »  XXVU» 
43,  oet  S6)  curava  dal  24  settembre  al  15  ottobre  1880,  16  bambini  (da 
1*6  anni  d' età)  malati  di  difterite.  Nei  primi  6  osò  le  pennellatare 
con  una  w^asieae  al  5  Oiq  di  pietra  infernale,  ed  il  clorato  di  potassa 
intemameale  e  per  gargerlMse:  di  essi  ne  mcrtoono  dae.  Non  si  ebbe 
nessuna  vittima  fra  gli  altri  dieci,  ehe  presero  la  pilocarpiaa^pepsina 
nel  t^ai  ed  appUeoron»  impaeehi  eaW  al  eolio. 

B  dott  Wm»  (4Berl.  klin.  Woehenschr.»  XVUI,  4,  Jan.  USI)  vide 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTERITE  225 

in  5  easi  esito  favorevole  dairimpiego. della  pilocarpina  seeondo  il  me- 
todo Gattmann,  In  nn  6.*  caso  però  (ana  bambina  d*anni  5)  osservò  ano 
rtato  di  collassò  ebe  la  portò  a  morte.  Più  tardi  vide  tre  altri  oasi  ebe 
sotto  il  medesimo  trattamento  finirono  con  la  morte.  Da  ciò  insiste  esso 
tttx  minuziose  proscrizioni  ed  airosservanza  severa  per  parte  del  pnb^ 
blico.  Nel'  rispetto  storico  Weise  nota  ebe  la  pilocarpina  era  già  da 
parecchi  anni  adoperata  nel  Policlinico  di  Warzbarg.  Gattmann  (Op.  cit. 
N.  14,  pag.  108)  aggiange  dietro  notizie  avute  direttamente  ebe  la  pilo- 
carpina nella  Glinic&  di  Wùrzbnrg  non  fd  mai  adoperata  contro  la  dif- 
terite, e  ebe  ancbe  nel  Policlinico  non  lo  ò  stata  più  da  gran  tempo. 

Il  doti  F.  W.  Togel  (e  Boston  med.  and  surg.  Jonrn.  »  GIY,  40,  March 
1881)  riferisce  circonstanziatamente  sul  processo  difterico  in  tre  fratelli 
(on  fanciullo  di  7  anni,  un  bambino  di  2  anni,  una  bambina  di  8  mesi) 
in  cui  rese  assai  buoni  servigi  una  soluzione  di  gr.  0,03  (nel  più  giovane 
0,02)  di  pilocarpina  ed  1,25  gr.  di  pepsina  in  80  gr.  d'[acqua  distillata, 
con  2  goocie  d^  acido  cloridrico  (ogni  ora  un  cucchiaino).  Il  più  grand» 
dei  fanciulli  morì  8  giorni  dopo  superata  la  difterite  per  nefrite  con 
edema  polmonare. 

Il  dott  Hidor  Alfold,  in  Pancsova  (e  Wien.  med.  Presse.  >  XXII,  13, 
marz  1881)  non  ebbe  nessun  esito  favorevole  dalPuso  della  pilocarpina. 
Tutti  i  sei  casi,  in  cui  1*  esperimentò,  finirono  con  la  morte.  Lo  stessa 
dicasi  di  altri  5  casi  in  cui  medici  ungheresi  avevano  prescritto  la  pi- 
locarpina. Alfold  a  proposito  di  questo  metodo  di  cura  fa  notare  che 
esso  in  un  caso  (un  bambino  robusto  d'anni  5,  ammalato  da  2  giorni)^ 
vide  insorgere  un'edema  acuto  dei  polmoni  a  cagione  delia  pilocarpina 
(gr.  0,2  su  80)  di  cui  se  ne  amministrò  un  cucchiaino  ogni  ora,  in  tutto 
ee  ne  propinarono  5  cucchiaini. 

Il  medico  austriaco  dott.  Giuseppe  Schmid  (Op.  cit.  15,  pag.  452  aprile> 
nnivasi  al  medico  distrettuale  doti  Szymonowicz  ed  al  medico  primario 
deirospedale  dott.  Slarczynski  per  provare  nella  difterite  la  cura  della 
pilocarpina*:  si  mostrò  questa  cotanto  priva  d^azione,  che  Schmid  con- 
clude col  dire  che  la  pilocarpina  ò  un  rimedio  molto  costoso,  inattivo 
11  più  delle  volte  nella  difterite,  spesso  molto  nocivo. 

Tutti  tre  1  coUegbi  ripresero  il  primitivo  trattamento  curativo  della 
difterite,  cioò  risolamento  degli  ammalati,  Tuso  degli  analettici  e  degli 
antisettici,  dieta  ricostituente  ed  assoluta  dlsinfezìòne  delle  abitazioni. 

In  conseguenza  di  queste  pubblicazioni  il  dott.  Guttmann  vedesi  co- 
stretto (€  Breslauer  àrztL  Ztschr.  »  III,  8, 9,  aprile  e  maggio  1881)  a  so- 
stenere ancora  una  volta  1*  azione  specifica  della  pilocarpina,  che  cioè 
guarisca  il  morbo  stesso  immediatamente. 

Il  merito  di  avere  per  il  primo  fatto  menzione  di  ciò,  reclama  egli  a 
so,  per  quanto  già  avanti  la  sua  prima  pubblicazione,  fossero  stati  isti* 
tuiti  esperimenti  con  la  pilocarpina  (Weber  1877,  Demmo  1877,  Leh- 
^ess  1879,  Merkel  1880).  Riguardo  all^azloneldella  pilocarpina  egli  potè 

Rivista.  15 


226  BIYI8TA 

conyineeraiy  che  in  segaito  all'eocitamoAto  dell*  attMtit  fisiolo^^  della 
mucosa  malata  e  dei  rìspettiTl  organi  di  seerestone,  1  fenomeni  In- 
flammatoij  cedono  completamente.. Malgrado  qaeato  non  teanno  di<f 
fette  1  eaai  di  morte,  poiché  quando  l' infezione  generale  si  maniteta 
troppo  rapida,  nemmeno  gioverà  T eliminare  con  reecreato  la  ca- 
gione eccitatrice  del  male  ed  i  prodotti  di  essa.  Gnttmann  oonsiglia 
quindi  di  dare  in  aggiunta  rimedj  antimicotici  accertati  (specialmente 
chinino).  L'apparire  del  collasso  in  seguito  della  propinazione  ali*  in- 
temo della  pilocarpina,  non  Tha  mai  notato  ne* suol  120  cani.  Se  la 
somministrazione  del  Tino  non  ò  sicura  per  parte  degli  assistenti,  si  fa 
bene  a  prescriyerlo  a  guisa  di  medicina  (ad  esempio,  vino  di  Xeres  o 
oognao). 

Anche  nei  casi  di  morte  imputata  al  trattamento  con  la  pilocarpina» 
da  Weise  pubblicati,  Gnttmann  può  soltanto  raYYisarri  nna  paralisi  car^ 
dlaca  od  un  collasso  polmonare  in  conseguenza  delle  alterazioni  pro- 
dotte nel  sistema  nerroso  centrale  dal  processo  difterico.  Tutti  gii  oa> 
aervatori  s'accordano  sn  ciò  che  il  collasso  sia  sempre  da  preyenire  eoi 
cognac,  vino  e  nitrato  d*amile.  Per  amministrazione  sottocutanea,  la  quale 
di  raro  ò  necessaria,  Guttmann  consiglia  Tiigezione  di  1|2  siringa  (Pra- 
vaz)  di  nna  soluzione  al  2  per  Oio,  preceduta  e  seguita  da  bibite  apir 
ritose. 

Infine  1*  Autore  dà  relazione  di  un  caso  graye  di  un  fanciullo  d*anBi  8, 
oon  forte  angina,  completo  sopore  con  stertore,  affette  entrambe  le  car 
vita  del  naso,  otite  media  difterica  e  paralisi  della  deglutizione  da  30 
ore,  che  sotto  Y  uso  della  pilocarpina  passò  a  guarigione. 

Il  dott  Carlo  Dehio  (<  Petersb.  med.  Wochenschr.  >  VI,  19,  20,  21, 
mai  1881)  riferisce,  che  già  nel  1878  nelPospedale  dei  bambini  del  pria- 
oipe  di  Oldenbnrg  sono  state  impiegate  le  infezioni  sottocutanee  di  pi- 
locarpina nella  difterite  delle  fauci  e  della  laringe,  e  che  verso  la  fine 
deiranno  1878  Lehwess  di  Pietroburgo  (e  Petersb.  med.  Wochensohr.  > 
y,  1,  1880)  ottenne  favoreyole  esito  nella  difterite  della  gola,  Dehio  pa- 
rimente ha  sperimentato  la  pilocarpina  in  24  casi  di  difterite  :  in  14  caai 
Taffezione  era  limitata  alla  gola,  in  10  erano  intaccate  la  laringe  e  le 
vie  aeree  profonde.  Dehio  prescrive  nna  soluzione  di  gr.  0,02'-0^  di 
clorìdrato  di  pilocarpina  in  acqua  e  yino  di  Spagna  ana  gr.  50,  di  coi 
ne  Tengono  propinati  sia  di  giorno  che  di  notte  10  grammi  ogni  due 
ore.  Airinsorgenza  del  vomito  o  del  collasso  era  il  rimedio  lasciato  a 
parte.  Topicamente  venivano  fatte  ogni  due  ore  risciaquature  e  solna- 
zettature  con  soluzione  d'acido  borico  o  di  clorato  di  potassa  in  acqua  e 
tre  Tolte  al  giorno  pennellature  con  soluzione  di  tannhio  al  10  p.  G|o. 
oltre  le  inalazioni  di  bicarbonato  di  soda  nell'affezione  laringea.  In  tutti 
i  14  casi  di  difterite  delle  fauci,  i  quali  erano  in  parte  leggieri,  in  parte 
^sai  grayi,  segui  la  guarigione;  di  cinque  ò  data  relazione.  Tosto  che 
furono  aTTiate  la  soialorrea  e  la  diaforesi ,  tì  ebbe  una  modifloazio&e 
nel  processo  e  propriamente   in  due  casi  dopo  60  ore ,  in  5  4opo  48  » 


SULLA  CURA  DELLA  DIFTBBITB  227 

ip  1  dopo  40,  in  1  dopo  36,  in  3  dopo  24  ed  in  2  dopo  12  ore.  Pei  com« 
pleto  distacoo  ed  espuiaione  dell*  eseadato  oocorsero  in  i;n  oaao  15 
^orni,  in  nno  18  «riorni»  in  altro  8;  in  2  casi  7  giorni  ;  in  dne  6  giorni, 
in  2  oasi  2  giorni.  Dehio  deduce  da  ciò  come  la  più  importante  azione 
della  pilocarpina  sia  la  pronta  soppressione  del  processo  morboso.  Bsso 
fa  notare  come  diversamente  operino  i  differenti  preparati  di  pilo- 
carpina :  quello  fornito  da  Merli  in  Darmstad ,  apparve  il  più  effi- 
cace. 

Dei  nove  casi,  in  cui  oltre  la  gola,  fa  dal  processo  dlft0rioo  att^- 
oata  la  laringe,  5  finirono  con  la  morte,  4  guarirono.  Nel  caso  5.®  con 
esito  letale,  venne  al  manifestarsi  dell*  asfissia  > fatta  la  tracheotomia» 
Nei  4  oasi  di  guarigione,  ne' quali  con  Tesarne  laringoscopico  videsi 
apiccatamente  la  difterite  laringea,  non  fu  discusso  di  fare  la  tracheo- 
tomia. 

Il  caso  10.»  riguarda  un  fanciullo  di  9  anni,  con  laringite  fibrinosa 
^enza  contemporanea  malattia  della  gola.  Malgrado  V  impiego  della  pi- 
locarpina crebbe  tanto  la  stenosi,  che  la  tracheotomia  divenne  neces- 
4Baria  :  dopo  ciò  la  pilocarpina  non  venne  più  amministrata.  L' esito  fii 
di  gnarigipne.  Una  favorevole  influenza  della  trachee-bronchite  non  è 
stata  adunque  osservata.  All'incontro  fu  indubitato  in  più  casi  nn  pronto 
miglioramento  del  processo  locale. 

Nella  maggioranza  dei  casi  Dehio  non  vide  nessuna  sgradevole  con- 
seguenza :  alle  volte  insorse  il  vomito  dopo  1  o  2  dosi  di  pilocarpina,  più 
tardi  no.  Solamente  5  volte  si  manifestò  un  leggier  collasso,  ed  in  vero 
un  bambino  di  anni  1  li2,  aveva  in  8  ore  preso  gr.  0,009  di  pilocarpina, 
un.  bambino  di  4  anni  ed  un  fanciullo  di  8,  in  10  ore  gr.  0,02  di  pilo- 
earpina,  un  ragazzo  d^anni  9  in  48  ore  0,19  di  pilocarpina  ed  uno  di  11 
anni  in  4  ore  0,024.  Il  collasso  cessò  nel  lasso  di  tempo  dalie  4  alle  ^8 
^re.  Dehio  non  potò  da  ciò  ammettere  una  sfavorevole  influenza  della 
pilocarpina  suU'attività  cardiaca  e  sul  polso. 

In  conclusione  Dehio  ricorda  ancora  qui  che  il  prof.  W.  Laschkewitsch 
in  Charkow  in  10  casi  di  grave  difterite  di  gola  non  ottenne  nessun 
caso  di  guarigione  con  la  pilocarpina,  nullostanta  che  i  pazienti  aves- 
sero preso  nel  primo  giorno  di  malattia  gr.  0,02  di  pilocarpina  ogni 
due  ore,  in  seguito  ad  ogni  ora. 

Non  si  può  dunque,  ei  dice,  negare  la  favorevole  azione  della  pilo- 
carpina nella  difterite  della  gola  :  per  altro  ne^fcasi  più  gravi  di  difte- 
rite settica  fallisce  questo  come  ogni  altro  metodo  di  cura. 

Guttmann  (Op.  cit. ,  46)  ritiene  troppo  alte  le  singole  dosi  pre- 
scritte .da  Dehio,  dei  che  Dehio  stesso  in  ultimo  si  sareb)i)e  corretto. 
Outtmann  cominciò  con  dosi  di  4,  5  e  7  milligr.  ogni  2  ore,  ma  in 
seguito  trovò  bastevoli  delle  quantità  di  gr.  0,0012  fino  a  0,0025  ogni 
ora,  per  ottenere  l'effetto  specifico.  Ei  preferisce  Tnso  interno  aJlft 
Jnjezione  sottocutanea  e  dà  aì  bambini  al  dirotto  di  1  a  2  anni  gr.  0^02^ 
Jai  più  avanti  gr.  0,03  epiQ][;aticaipQnte,  agli  adulta  gr.  0,045  al  glorilo  a 


228  BIYISTA 

se  in  24  ore  non  si  manifesta  miglioramento  notabile,  aumenta  la  doge 
di  0,005-0,01. 

La  medicina  deve  essere  somministrata  di  continuo,  giorno  e  notte^ 
per  più  giorni  di  seguito.  Per  l'uso  intemo  Guttmann  non  vide  mai  col- 
lasso ,  per  introduzione  sottocutanea  solo  una  volta  in  un  accesso  ài 
croupy  elle  però  ò  guarito.  Di  109  ammalati  per  difterite  in  tal  guisa* 
eurati  morì  una  giovinetta ,  clie  fu  messa  in  cura  soltanto  quando  V  a- 
sfissia  già  minacciava. 

Qui  pure  Guttmann  cita  1  medici,  che  trovarono  efficace  il  suo  me- 
todo di  cura.  Con  questo  non  vide  in  nessun  caso  estendersi  la  difterite^ 
alla  laringe,  ciò  che  anche  parecchi  colleghi  confermarono.  E  qnanda 
tale  diffusione  fu  notata,  era  essa  già  esistente  avanti  di  cominciare  la 
cura,  forse  per  deficienza  della  necessaria  energia  d'innervazione  deglf 
organi  del  respiro,  il  di  cui  aumento  procura  Guttmann,  aggiungendo 
alla  soluzione  di  pilocarpina  il  liquore  anisato  d^ammoniacao.relìxir  di 
succo  di  liquirizia.  Se  non  si  giunge  con  ciò  ad  espettorare  le  disdolte 
membrane,  diventa  indispensabile  la  tracheotomia. 

La  pilocarpina,  che,  secondo  Dehio,  non  distrugge  i  mìcrococchi  della 
difterite,  naturalmente  può  in  principio  influire  sul  decorso  settico  della 
difterite,  perciocché  essa  prontamente  porta  via  dalla  cavità  della  gola 
i  prodotti  della  malattia  e  cosi  impedisce  un  aumento  di  materie  set- 
tiche, per  il  che  un^lnfezione  settica  già  incominciata  può  venire  inter- 
rotta. 

Il  dott  Neumeister  (e  Deutsche  med.  Wochenschr.  >  VII,  8,  pag.  95 
1881)  curava,  secondo  il  metodo  di  Guttmann,  28  malati  di  difterite. 
Di  5  adulti  3  ebbero  salivazione  (uno  morì)  ;  di  23  bambini  soltanto  S 
ebbero  spiccata  salivazione,  uno  Tebbe  dlnsignificante  grado  (13  mori- 
rono). Neumeister  vide  sei  volte  insorgere  1*  afflevolimento  del  polso. 
Per  bambini  rifiuta  tale  rimedio  perchè  incerto  Feffetto  sialagogo  e  può 
indurre  collasso.. 

G.  Paludi  (€  Post.  med.  chir.  Presse.  >  1881  N.  12)  vede  manifestarsi 
sicura  l' azione  della  pilocarpina  anche  per  uso  intemo ,  senza  però 
avere  un*  azione  specifica  contro  la  difterite,  nò  che  possa  impedire  la 
diffusione  alla  laringe  e  trachea. 

Il  dott.  Maurizio  Baschschitz ,  in  Zsarnovitz  (e  Wien.  med.  Presse.  > 
XXH,  21,  mai  22,  1881)  di  32  casi  avuti  contemporaneamente  in  osser- 
vazione, ne  curava  22  con  la  pilocarpina  e  6  senza  di  questa. 

Di  questi  6  casi  ne  morirono  tre,  dei  primi  26  soltanto  quattro.  In  17 
casi  Baschschitz,  per  osservazione  del  quale  i  poppanti  assai  di  rado 
vengono  colpiti  da  difterite  (!?),  potò  direttamente  conoscere  la  fonte 
dell'infezione.  Per  ultimo  Baschschitz  (per  la  scarsezza  del  materiale  non 
riusoendo  a  veruna  certa  conclusione)  dà  il  seguente  quadro  della  mor- 
talità nella  difterite. 

Il  doti  Settegast  (1873-1877)  ebbe  su  481  casi  302  decessi  (62,8  0\o)  t 
11  dott  Gnandinger  (benzoato  di  soda)  so  17  casi  8  morti  (47  0[o)  ;  Il 


SULLA  CnB4.  DELLA.  DIFTERITE  229 

*dott»  Bèrtz)  pennellatnre  col  tannino  sa  62  casi  22  morti  (35,5  0[o),  tre 
morti  (50  0[o)»  mentre  usando  la  piiocarìpina  in  26  casi  ebbe  soli  4  de- 
cessi (15,4  0|o}!;  Gattmann  (pilocarpina)  in  66  casi  nessun  morto.  (E  qtd 
aggiungiamo  che  il  dott.  Callimani  (1)  iù  Busto  Garolfo,  ebbe  in  due  ann^ 
la  rilevante  cifra  di  200  casi  di  difterite,  che  trattò  secondo  i  più  di* 
^parati  metodi  di  cura,  e  non  vide  vantaggi  speciali  da  uno  piuttosto 
che  da  altro,  e  l'esito  fh  letale  in  115  casi  (57  0[o)*  W    ^ 

11  dottor  Federico  Bòbm,  in  Niederwerm  (cBayr*  àrztU  Ini  Bl.  > 
XXXIII,  21,  mai  1881)^  vide  Tesito  della  cura  con  la  pilocarpina  rima- 
nere molto  al  disotto  della  sua  aspettazione.  Egli  ne  provò  razione  in 
JLO  bambini.  Malgrado  una  abbondante  separazione  di  muco,  pure  si 
espaììsero  rapidamente  i  depositi  difterici,  e  morirono  2  fanciulli  di  7 
anni,  no*  quali  erasi  svolta  una  forte  salivazione.  Bòhm  riprese  quindi 
la  cura  antisettica  con  soluzione  concentrata  d*  acido  borico,  in  casi 
ostinati  associata  alle  inalazioni  con  una  soluzione  d'  acido  fenico  al  3 
per  100.  Con  tale  cura  nessuno  più  mori  dei  rimanenti  malati  (in 
tutto  30). 

11  dott  Lereboullet  (e  Bullet.  de  Tbér.»  L.  12,  pag.1529.  juin.  30, 1881) 
impiegò  per  injezione  sottocutanea  la  pilocarpina  con  favorevole  efletto 
in  una  fanciulla  d'anni  8,  nella  quale  sotto  la  solita  cura  era  insorta 
afonia  completa,  contemporaneamente  anche  albuminuria  e  persisteva 
abbattimento  di  grado  notevole. 

Lereboullet  faceva  in  7."  giorno  di  malattia  un^injezione  sottocutanea 
di  gr.  0,005  di  pilocarpina  doroidrata  (soluta  in  1  e.  e.  d'acqua)  e  la  rin* 
BOVO  nei  seguenti  giorni  8,  9,  10,  11  di  malattia,  perfino  3  volte.  Sotto 
questo  trattamento  che  fu  coadjuva[to  dalFimpaoco  di  ghiaccio  al  collo, 
■dalle  inalazioni  d'acido  fenico  e  dall'alimentazione  forzata  con  i  clisteri 
di  peptone,  sopravvenne  la  scialorrea  e  l' ammalato  espettorò  grosse 
pseudo- membrane.  Il  sudore  abbondante,  polso  piccolo.  Più  tardi  ven- 
nero di  nuovo  amministrati  la  soluzione  di  percloruro  di  ferro,  la  china, 
^ed  il  solfato  di  chinino  a  causa  della  prostrazione.  Mentre  l'albuminu- 
ria  diminuiva,  si  manifestò  una  risipola  della  faccia,  con  che  la  durata 
della  malattia  si  protrasse  fino  a  4  1^2  settimane.  Anche  dopo  persi- 
stette la  paralisi  faringea  ed  un'incompleta  paraplegia,  più  evidente  dal 
Iato  sinistro. 

Lereboullet  crede  in  questo  caso  di  non  dover  ascrivere  la  guarigione 
esclusivamente  alla  pilocarpina,  perchò  si  ottenne  realmente  con  le  ina- 
lazioni antisettiche  e  con  i  clisteri  di  peptoni.  Ma  gli  sembra  che  la 
pilocarpina  abbia  impedito  l'insorgenza  deirasflssia,  conseguenza  dei  fe- 
nomeni del  croup  :  esso  considera  quindi  la  pilocarpina  come  rimedio 
preventivo  nella  difterite. 


(i)  Dott  G.  CallimanL  «  Una  parola  sulla  difterite.  »  —  «  Gazz.  med.  ItaL 
lomb.  »  1875,  N.  52,  p.  409. 


280  RlVIfiTA 

Il  dott.  Paolo  Landowski  (€  Joarn.  de  Thér.  >  Vili,  13,  pag.  485,  ìvàìÙst 
10,  1881)  espone  alcune  considerazicni  «alla  cara  della  difterite,  In  eul^ 
accenna  anche  alla  pilocarpina,  ^Come  trattamento  locale  preferisce  lo 
cauterizzazioni  con  Taddo  fenico  nella  glicerina  (4-5  gr.  d*acido  fénieO' 
su  àO  gr.  di  glicerina)  e  le  sohizzettature  con  acqua  zuccherata  fenl- 
eata  (4  gr.  d*acido  fenico  in  un  litro  d*  acqua  zuccherata).  Air  interno 
adopera  come  antisettico  il  benzoato  di  soda  (4-6  grammi  al  giorno)  o 
Tacido  salicilico  (2-3  gr.  al  giorno),  quest^ùltimo  specialmente  nella  feb* 
bre  alta.  Ha  per  nulla  affatto  sicura  razione  della  pilocarpina,  ispe- 
oialmente  ne'  bambini.  Talvolta  comincia  la  salivazione  dopo  la  sonimi* 
nistrazione  di  8  cucchiaini  (uno  ogni  ora)  di  una  soluzione  di  gr.  0,64 
di  doridrato  di  pilocarpina  in  80  gr.  d*  acqua  e  20  gr.  di  sciroppo  :  iù 
altri  casi  dopo  6-8  cucchiaini.  In  un  caso  segui  intensa  diaforesi  senza 
indizio  di  salivazione,  in  altri  poi  nò  Tuna  nò  Taltra.  Landowski  credid 
che  la  pilocarpina  eserciti  un*influenza  soltanto  sulla  difterite  della  gola 
e  non  ne  avrebbe  sulle  membrane  poste  profondamente  nella  laringe. 
Ne*  fanciulli  deboli  non  azzarda  esso  di  impiegare  la  pilocarphia,  per- 
chò  anche  dosi  piccole  possono  accrescere  1*  adinamia  in  modb  perico- 
loso.  Riguarda  le  inalazioni  di  ossigeno,  che  vide  seguite  da  buon 
esito,  come  rimedio  atto  a  guadagnar  tempo ,  specialmente  quando  tm 
ostacolo  respiratorio  impedisce  V  accesso  di  sufficiente  quantità  d*  aria* 
Oli  ammalati  aspirano  il  gas  assai  avidamente  da  un  pallone  (me- 

.  dtante  un  imbuto  di  gomma)  e  poi  da  un  altro  quando  il  primo  ò  tuo* 
tato. 

Il  doti  Corrado  Kùster  («  Beri.  klin.  Wochenschr.  »  XVIII,  27,  pÉc- 
gina  394,  1881)  ha  fatto  la  prova  che  la  pilocarpina  ò  di  tanto  più  at- 
tiva quanto  più  presto  viene  usata,  mentre  quando  esistono  pi^  estesi 

,  depositi  od  i  microbi  sieno  penetrati  negli  umori ,  perde  di  molto  in 
virtù  e  sicurezza  d'azione.  Quando  essa  venga  propinata,  pare  che  valga 

'  a  troncare  la  difterite  :  in  un  caso ,  che  Kùster  comunica  fra  gli  altrìt 
sembra  che  per  virtù  della  pilocarpina  non  si  sia  sviluppata  la  piastra 
difterica,  che  dai  primi  mutamenti  locali  era  da  attendersi.  Ma  secondo 
Kùster  il  rimedio  non  ha  nutazione  specifica  ma  soltanto  sintomaticat 
I<Iessuna  sgradita  conseguenza  vide  Kùster  dalF  uso  della  pilocarpina. 

Il  ^ott.  P.  Nanke  (e  Beri.  klin.  Wochenschr.  >  XVIII,  '38,  pag.  551» 
1881)  nella  sua  contribuzione  alla  casistica  della  tracheotomia  fa  pa- 
rola anche  deirapplicazione  delia  pilocarpina.  Esso  Tadoprò  in  una  serie 
di  casi  leggieri  e  gravi  di  difterite  e  nella  pura  angina  tonsillare.  Le 
dosi  proposte  da  fiuttmann  non  produssero  sempre  salivazione,  e  per6 
Nauke  impiegò  dosi  maggiori.  Diede  quindi  ai  fanciulli  dai  7-10  anni 
nel  corso  della  giornata  ogni  li2  ora  ad  1  ora  un  cucchicgo  d*  una  so- 
luzione di  gr.  0,05  di  cloridrato  di  pilocarpina  in  lOO  gr.  d'acqua,  e  dn- 

,  rante  la  notte  di  2  in  2  ore  :  inoltre  buon  vino,  impacchi  freddi  al  collo» 

^  diirgenti  gargarismi  di  clorìato  Ai  potassa.  Soltanto  in  un  caso  A  rittiÀd|o 
operò  prontamente  ed  intensamente,  nella  plufaKtà  del  cbsl  non  segikh 


BULLA  CURA  DELLA  DIFTIBITB  231 

ÈtìMotreA  ed  anobe  la  diaforeai  rimase  il  più  delle  volte  limitata  al 
eapO|  qaando  por  si  manifestò^  Nò  la  febbre  né  il  decorso  della  ma- 
lattia parvero  di  essere  influenzati  dalla  pilocarpina,  neppore  nel  caso 
Mi  qnale  prontamente  manifestossi  una  forte  salivazione»  Cosi  pure  poco 
operò  il  rimedio  neirangina  tonsillare.  Non  vi  ò  adunque  motivo  a  ri-» 
tenerla  un  sieuro  e  specifico  rimedio. 

'  U  dott.  Alft'edo  Mùller  (e  Tlierap.  Gaz.  N.  S.  >  II,  Irl,  pag.  403|  nov, 
1881)  vide  esito  buono  dairimpiego  della  pilocarpina  secondo  il  metodo 
di  Gnttmann.  Mùller  ricorda  inoltre  che  il  dott  Kuhlmann  ha  trovato 
utile  Testratto  di  foglie  di  Jaborandi. 

.  li  dott.  Archambault  (e  Ball,  et  Mém.  de  la  Soc.  de  Thór.  »  XIII,  30, 
pag.  211,  1881)  ha  adoperato  la  pilocarpina  in  21  casi,  di  cui  9  (dap- 
principio non  i;ravi)  finirono  con  la  guarigione ,  12  con  la  morte.  Ar- 
chambault prescrive  un  cucchiajo  d*  un»  soluzione  di  gr.  0,1  su  250  gr. 
di  liquido  ad  ogni  ora.  In  due  casi  fece  tre  volte  al  giorno  un*  inje- 
zione  ipodermica  di  5  milligr.  di  pilocarpina,  ma  siccome  presto  dopo 
la  prima  iojezlone  seguì  il  vomito  ed  in  un  caso  vi  fu  anche  grave  col- 
lasso, così  Archambault  dava  la  preferenza  air  introduzione  per  bocca. 
Nei  casi  gravi  si  riprodussero  le  pseudomembrane  dopo  il  loro  distacco 
ed  il  decorso  del  morbo  parve  non  fosse  influenzato  dalla  pilocarpina. 
Archambault  ne  [^conclude  che  la  pilocarpina  ò  inattiva  contro  la  dif- 
terite. 

Il  dott.  C.  Picot  («  Revue  méd.de  laSuisseRoms^de»  I,ll,pag.674, 
nov.  15,  1881)  dà  uno  sguardo  agli  esperimenti  da  noi  già  comunicati 
suirazione  della  pilocarpina  nella  difterite,  sia  introdotta  per  iniezione 
«yttoeutanea,  sia  allo  interno  ed  anche  per  clistere,  A  suo  avviso  i  fa- 
vorevoli esiti,  avuti  dai  singoli  medici  e  che  per  altro  anche  col  genio 
epidemico  si  potevano  spiegare,  indussero  a  proseguire  nelle  prove. 
^  De*  lavori  menzionati  nella  raccolta  del  Picot  ed  in  quella  analoga 
del  dott.  C.  Zuber  (e  Gaz.  hebd.  »  2\  Ser.  XVin,  37,  pag.  586,  1881) 
possono  venir  qui  ricordate  ancora  talune  relazioni  sulla  terapia  della 
difterite. 

U  prof.  Giulio  Lepidi-Chioti  (e  II  Morgagni  »)  ha  con  buon  esito  ado- 
perato la  pilocarpina  in  soluzione  in  3  malati  (2  adulti).  Esso  crede  che 
il  rimedio  promuova  reliminazione  del  virus  difterico  che  si  raggiunge 
a  mezsio  della  profusa  diaforesi.  Esso  vide  dopo  applicata  per  clistere 
una  soluzione  di  3  centigr.  di  cloridrato  di  pilocarpina  in  60  grammi 
d'acqua  distillata  insorgere  salivazione  dopo  10  a  15  minuti;  osserva* 
'Zione  che  ha  importanza  per  i  casi  in  cui  il  rimedio  non  viene  tolle- 
rata dallo  stomaco:  ad  ogni  modo  ai  bambini  non  sarebbe  da  ammini- 
strare che  a  tenui  dosi. 

Aggiunge  ancora  che  gli  incomodi  di  stomaco  susseguenti  all^am* 
ministrazione  della  pilocarpina  sono  spesso  superati  coi  prendere  in 
seguito  del  caffò. 

U  doti  Masini  (<  Imparziale  >)  riferisce  tre  casi,  di  cui  due  ebbene 


232  RIVISTA 

«sito  letale,  ed  U  doti.  Gaaita  pure  tre  casi,  di  cai  due  sarebbero  gas- 
riti  sotto  Taso  della  pilocarpina,  in  aggiunta  ad  altri  rImedL 

Cassin  in  Avignone  (e  Lyon  mód.  »)  in  un  caso  di  difterite  eam» 
plicata  con  cronp  in  un  fanciullo  d'anni  6  ottenne  la  guarigione  meroè 
lo  straordinario  efflusso  di  saliva  e  di  sudore. 

Il  dott  Leinoyne  di  Lorient  (c'Joum.  de  méd.  et  de  (Mt,  de  Lneas 
Championniere  »)  adoperò  le  iniezioni  ipodermiclie  di  nitrato  di  {Hloear- 
pina  in  un  fanciulle  d'anni  6,  nel  quale  era  stata  praticata  la  tracheo* 
tomìa,  causa  la  minacciante  asfissia. 

In  seconda  giornata  dopo  l'operazione  vennero  sotto  violenti  aeeeflsl 
fli  tosse,  espulse  delle  pseudomembrane  insieme  ad  una  grande  quan- 
tità di  saliva  ;  con  che  incominciò  la  guarigione. 

Jf).  n  dott  C.  R*  S.  Gnstis  (e  Boston  med.  and  surez.  Journ.>  C.  IV, 
marzo  1881)  ha  sperimentato  contro  lo  difterite  la  Juglans  nigra ,  da 
Nélaton  lodata  nella  pustola  maligna.  Ne  fa  preparare  un  decotto  densa 
di  foglie,  specialmente  del  mallo  verde  e  di  questo  prescrive  i  garga- 
rismi e  le  inalazioni  dei  vapori  ed  in  qualche  caso  anche  per  bibita. 
Oltreacoìò  prestarono  \pion  servigio  gli  impacchi  col  decotto  contro  le 
tumefazioni  delle  glandnle.  In  30  casi  osservò  buoni  effetti  dal  detta 
rimerò  ;  in  tutti  ne  segm  la  guarigione ,  ne*  casi  lievi  sotto  V  escln- 
aivo  uso  del  medesimo ,  nei  più  gravi  per  contemporaneo  impiego  dei 
preparati  di  iodio  (internamente  ed  allo  esterno),  come  anche  del  ohi-» 
nino  e  ferro. 

iV).  Un  rimedio,  ohe  promette  di  riuscire  di  grande  utilità  per  dis- 
solvere le  membrane  difteriche  e  cmpose,  ò  secondo  le  esperienze  isti- 
tuite dal  prof.  J.  M.  Rossbach,  la  Papigotina  (e  Beri.  klin.  Wchnsor.  > 
XVniy  IO,  marzo  1881).  Da  molto  tempo  ha  fatto  esperienze  per  tro- 
vare un  rimedio  atto  a  disciogliere  le*  membrane  crupose:  ma  tutti 
i  rimedi  che  in  soluzione  concentrata  raggiungono  tale  scopo ,  lascia* 
reno  insoddisfatti ,  quando  vennero  usati  in  tale  diluzione  da  poter 
venire  applicati  sul  corpo  umano  per  pennellature  od  inalazioni:  i  pei* 
zetti  di  membrane  galleggiavano  ancora  intatti  nei  rispettivi  liquidi  An- 
che la  prova  di  dissolvere  le  membrane  crupose  con  aggiunta  di  pep- 
sina e  deboli  soluzioni  di  acido  cloridrico  od  aceto  (1x10  -  li5  per  100) 
non  ebbe  esito  favorevole. 

Soddisfkcentissimi  risultati  atteneva  invece  dal  succo  latteo  di  pa^ 
payoHna^  che,  giusta  le  esperienze  fatte,  non  ha  azione  sulle  mucose  in- 
tegre nò  sul  tessuto  polmonare.  In  una  forte  soluzióne  di  quella  (0.1:2.0) 
un  pezzo  di  membrana  tubnlata  proveniente  dalla  trachea  d' un  barn- 
jblno  ammalato  di  difterite  dopo  un'ora  era  ridotta  in  minussoii ,  cÈm 
dopo  6  ore  erano  del  tutto  scomparsi  e  la  soluzione  perfettaments 
chiara.  In  una  soluzione  al  5  per  100  pezzi  di  membrane  erano  dopa 
S  ore  completamente  disciolti ,  solo  in  parte  in  una  soluzione  al  21x8 


SULLA  CURA  DBLLA  DIFTBRIT8  233 

«per  100  e  per  nulla  affatto  in  una  solazione  al  Ifi  per  100.  Soluzioni  a 
caldo  non  operano  come  dissolventi  più  rapidamente  di  quello  che  le 
fredde.  Meno  attivo  trovò  il  sacco  della  CSsr^a  Papaya^  un  estratto 
dalla  medesima  pianta,  che  per  il  colore  verde-scuro  e  sapore  amaro  si 
differenzia  dalla  papayqHna  preparata,  la  quale  ò  bianca  e  senza  sapore. 
In  una  soluzione  di  quello  dei  pezzi  della  pseudomembrana  adoprata  nelle 
precedenti  esperienze  si  ruppero  solo  dopo  12  ore  e  la  soluzione  perfetta 
npn  ebbe  luogo  neppure  dopo  parecchi  giorni.  Che  però  anche,  questo  pre- 
parato di  più  debole  azione  possa  accelerare  la  dissoluzione  delle  mem« 
brano,  lo  prova  un  fatto  narrato  da  Rossbach,  di  un  bambino  di  15  mesi 
d'età,  deboluccio,  che  soggiacque  alla  malattia  straordinariamente  grave, 
ma  in  cui  dopoché  erano  stati  amministrati  nel  lasso  di  24  ore  grammi  5 
di  una  concentrata  soluzione ,  tutta  la  gola  non  presentò  più  alcuna 
traccia  di  chiazze,  ma  solo  forte  arrossamento  e  tumefazione. 

Bossbach  consiglia  di  fare  le  pennellature  o  far  instillare  goccia  a 
goccia  sia  in  bocc^  che  nel  naso  una  soluzione  satura  di  papayotina  o 
di  succo  di  (7.  Papaya. 

U  Relatore  potò  fin  qui  solo  in  un  caso  adoperare  la  papayotina. 
Trattavasi  di  un  bambino  d'anni  5,  che  già  aveva  sofferto  di  lieve  m& 
assai  protratta  difterite  di  gola  (14  giorni  Ano  a  tre  settimane).  Nel-  ' 
rultimo  attacco  gli  fa  prescritta  una  soluzione  di  papayotina  a  1|2  per  100 
eecondo  il  metodo  di  Rossbach.  Questa  volta  ne  seguì  la  guarigione  in 
due  giorni. 

»  '    ■  ' 

0/  Il  doti  W.  Hale  White  (e  Lancet  »  II,  17,pag.  700,  ottob.  1881) 
raccomanda  per  disciogliere  le  membrane  difteriche  la  peptoglicerina 
adda  dì  Bullock,  che  esso  per  la  prima  volta  adoperò  in  una  bam- 
bina di  2  anni  e  1|2,  dopo  praticata  la  tracheotomia.  Bsso  faceva  ina- 
lare col  mezzo  d*un  apparecchio  neblizzatore  grammi  15  di  detto  rimedio 
ogni  due  ore.  La  cura  potò  essere  smessa  in  quarta  giornata,  dopochò 
per  18  ore  più  nessuna  membrana  fu  con  la  tosse  espulsa,  e  presto  le- 
vata via  anche  la  cannula.  La  bambina  mori  più  tardi  per  una  bron« 
xopolmonite  (il  tempo  non  ò  detto).  Alla  sezione  si  vide  che  la  solu- 
zione di  pepsina  non  aveva  pregiudizievolmente  influito  sulla  trachea  » 
«ni  bronchi  e  laringe. 

r  White  nota  che  presso  Bullock  e  G.  può  aversi  una  soluzione  di 
pepsina  con  meno  di  glicerina  di  quello  che  ne  contenga  la  solita 
jnlscela. 

-  PJ.  Ài  dianzi  citati  lavori,  che,  meno  alcuni  singoli .  rimedi ,  riguar- 
dano piuttosto  singoli  punti  del  trattamento  curativo  per  la  difterite , 
aggiungiamo  una  comunicazione  che  il  prof.  Stòrk  di  Vienna  ha  fatto 
4Balla  cura  della  difterite  (e  Wien.  med.  Woclienschr.  >  XXXI ,  46 , 
^ag.  1281,  1881). 
JSt&rk  fonda  rimpiego  del  suo^  metodo  su  30  casi  da  lui  esattanaenta 


àC  ilYlSTA 

éBisryati  e  eìie,  eceettoati  alooni  di  fimcialii  dafli  8  al  10  anni  d'eld^ 
risgaardaao  tatU  adulti  Per  la  Boa  esperleasa  ti  pub  nello  «tadlo  inU 
riale  della  difterite^  ebe  si  earatierizaa  per  la  formaiione  di  saffi  di  ee^ 
addato  blaneo^^igUutro  nelle  vie  d'esoresione  delle  tonsille  oon  tanie- 
&2ione  delle  medesime  e  dei  punti  elroonTielni ,  staoeare  oon  la  me« 
todica  pennellatora  fatta  per  pia  minuti  di  sein^ito  eon  peìmello  a 
eorti  peli  gli  infiltrati  insinuando  con  appropriati  moTimenti  i  peli  d^ 
fiennello  nelle  fessure  della  snperfioie  tonsillare.  La  pennellatora  deve 
essere  proseguita  fino  a  che  tutti  i  punticini  grigiastri  sieno  tutti  al- 
lontanati. Dapprincipio  usava  l'Autore  per  le  pennellature  dei  liquidi 
antisettici,  più  tardi  indifferenti  (acqua  di  calce,  alcool,  rham),  negli 
ultimi  tempi  spesso  acqua  pura.  Nei  casi  ostinati  V  operazione  de^e 
essere  ripetuto  anche  nel  secondo  giorno.  Con  il  distacco  dei  zaffi  d^es- 
sudato  sembra  che  la  difterite  maligna  sia  arrestata  nel  suo  progresso. 

Nella  riunione  dei  naturalisti  a  Salzhurg,  la  proposta  di  StOrk  trov6 
come  egli  stesso  confessa,  poca  accoglienza,  mentre  dalla  pluralità  del 
presenti  venne  ammessa  senza  contrasto  la  proposizione  €  i  oasi  leg* 
gerì  si  risolvono  spontaneamente,  le  difterite  gravi  finiscono  con  la 
morte  (Seitz).  » 

'  Le  opposizioni  di  St&rk  debbonsi  vedere  nell'originale.  Per  suo  modo 
di  vedere,  ritiene  ricuro  che  sistematiche  scbizzettature  con  debole  so* 
lozione  d'acido  salicilico,  borace  o  cognac  sieno  vivamente  da  raceo» 
mandare  in  molti  casi  anche  con  l' aggiunta  di  bibite  di  thò  chinese* 
Quando  minaccia  il  collasso  esso  fa  iniettare  del  vino  bianco  da  pasto 
iollto. 

L'inspirazione  di  vapori  d'acqua  od  i  gargarismi  con  acqua  calda  fu- 
rono più  volte  suggeriti. 

'  Il  dott.  Froelich  di  Neustadt  ai  Bagni  della  Selva  nera  (e  Deustohe 
Ztschr.  f.  prakt.  lied.  »  28, 1677)  prescriveva  inspirazioni  di  vapori  di 
acqua  calda,  oltre  gargarismi  col  clorato  di  potassa  con  il  permaiiga- 
"nato,  come  pure  V  uso  di  ghiaccio  allo  intemo  ed  esternamente ,  oon 
adeguata  cura  per  la  febbre. 

Per  le  tumefazioni  glandolar!  fa  applicare  dei  fomenti  e  spacca  per 
'tempo  Tascesso. 

Nell'uso  di  emetici  ò  necessario  andar  cauti:  debbono  abbandonarsi 
le  cauterizzazioni  e  la  meccanica  dissoluzione  dei  depositi  difterfèr  in 
gola. 

Froelich  ha  segoito  questo  metodo  curativo  per  tre  mesi  in  150  casi 

di  angina  parte  da  scarlattina,  parte  da  difterite  (40  angine  difteriche 

gravissime).  Morirono  4  dei  pazienti:  1  per  perdite  di  sangue, 2  dotiti 

'  nomeni  di  avvelenamento  per  acido  carbonico^  1  di  bronchite  oapillara. 

Concorde  nell'essenziale  con  il  trattamento  curativo  raccomandato  da 
Fr&lich,  ò  il  metodo  segótto  dal  dott.  Éelmkampf  di  Halberstadt  (Op* 
oli ,  37)  in  140  oasi.  Anch'  esso  avverte  di  astenersi  la  ogni  rimedio 
debilitantei  specialmente  dagli  emetici.  Riduce  la  cura  topica  all'ajppli* 


i 


SULLA  CX7RA>BLLÌ  DIFTBRITB  28Ì 

4)às!ofié  del  ghiaccio  (per  3  ò  4  giorni)  ed  alio  inalaiiioni  dei  vapori  dt 
acqua.  In  ani  principio  con  aggiunta  di  rimedi  disinfettanti.  Per  l'odore 
iétido  esalante  dalla  bocca,  prescriTc  nn  colluttorio  d'acido  fenica 
gndtixni  5^  alcool  dilnito  ed  acqna  di  menta  piperita  anagrammi  50,  del 
che  2-4  cncchiainl  in  1  bicchiere  d' acqna ,  servono  da  gargarismi  ad 
"Ogni  2  ore.  Nei  bambini  più  piccoli  Helmkampf  trovò  ntile  il  clorato 
'di  potassa  a  2-5  grammi  in  180  grammi  d'acqna  distillata  con  o  senza 
estrattò  di  china  regia  preparato  a  freddo^  o  tintura  di  cloruro  di  ferro,. 
o  tintura  di  cloruro  di  ferro  etereo  (ad  ogni  ora  un  cucchiaino). 

Negli  ingorghi  delle  gianduia  linfàtiche  sono  da  praticarsi  le  iniezioni 
ipodermiche  d'acido  fenico  In  soluzione  al  2  per  100,  tutti  i  giorni  1-2 
Tolte  due  o  tre  siringhe  per  volta,  e  gli  ascessi  debbono  possibilmente 
essere  per  tempo  aperti.  Ogni  debilitante  trattamento  (emetici)  ò  da  ri- 
sparmiarsL 

Il  dottE  Eidam  di  Gunzenhausen  (e  Beri.  Klin.  Wchuschr>XV,  34^ 
"ang.  1878)  si  dichiara  istessamente  contro  T  impiego  dei  caustici,  seb- 
bene sul  favoreyole  effetto  di  questi  sieno  state  comunicate  delle  prove 
(a.  a.  0.  XIII,  46,  1876).  Bldam  adopera  principalmente  le  inspirazioni 
dei  vapore  d'acqua,  con  che  verrebbe  ottimamente  raggiunta  la  disso- 
'  luzione  delle  membrane  e  con  queste  la  rimozione  di  funghi.  È  indiffe- 
rente per  Eidam  il  medicamento  da  usarsi  per  inalazioni  mediante  uH 
imbuto  di  vetro  per  30  minuti  con  pause  di  15-30  minuti ,  nella  notte 
'con  intervalli  più  lunghi.  Eidam  prescrive  inoltre  per  gargarismo  o  pen- 
neliature  una  soluzione  di  clorato  di  potassa  (1.20),  e  questa  pure  nel 
rapporto  di  1 :  30  per  uso  interno,  oltre  caldi  epitemi  intorno  al  coUo^ 
Anche  il  dott.  Giuseppe  Marx  di  Erbangen  (e  Dentsches  Arch.  f.  Klin« 
Med.  >  XXVII,  1 2, 1880)  avverte  nel  trattamento  curativo  della  difterite 
di  astenersi  dai  forti  rimedi  aggressivi  (caustici).  Egli  cerca  sulle  orme 
di  Oertel,  di  eccitare  la  formazione  del  pus  con  inalazioni  dei  vapori 
d'acqua  calda  (dapprincipio  almeno  ogoi  ora  per  15  minuti,  durante  la 
notte  ogni  3-4  ore).  Per  pulizia  della  cavità  orale  possono  venir  uti- 
lizzate delle  soluzioni  di  sai  comune,  di  clorato  o  permanganato  di  pof- 
tkssa  come  pure  d*acldo  fenico  o  salicilico.  In  casi  gravi  sono  inoltre 
utili  i  gargarismi  con  le  dette  soluzioni  come  pure  con  quelle  di  timolo, 
di  alcool  0  di  acqua  clorata. 

il  dott.  Èieck  di  Schbnborn  neirHolsteln  (<  AUg.  med.  Oent.  Zeitg.V 

L.  52,  pag.  1313,  dee.  1881)  fece  con  buon  effetto  inspirare  i  vapori  di 

'  una  soluzione  calda  di  sai  comune,  messe  in  un  bicchiere  da  reagenti 

mediante  un  tubo  di  gomma.  Per  gli  adulti  preferisce  i  gargarismi  con 

'soluzione  calda  di  sai  comune. 

Il  dott.  Coesfeld  di  Barmen  (e  Deutsche  med.  Woohensclir.  »  VI ,  35, 
pag.  473,  1880)  considera  come  cura  "frazionale  della  difterite  il  sem- 
plice gargarismo  con  acqua  calda  sola.  Ai  bambini,  che  non  sanno  pe- 
ranco  gargarizzare,  prendano  per  bibita  ad  ogni  mezz'ora  deli^ acqua 
calda  0  del  latte  caldo.  Con  i  gargarismi  d^acqua  calda  viene  la  di- 


2S6  RinsTA 

siruzione  delle  membraiie  energicamente  eoadlnvata  ed  aocelerata  dai 
movimenti  moficolari  che  seguono  nell'atto  del  gargarizzare  ;  e  quindi 
.a  diffusione  del  processo  difterico  alla  coanCi  alla  laringe  e  tromba 
d'Eustachio  sarà  resa  difficile,  quasi  impedita.  Nelle  inalazioni  di  Oer-^ 
tei,  in  cui  la  glottide  viene  al  massimo  dilatata ,  le  particelle  ^solubili 
vengono  spinte  entro  la  laringe,  cosiochò  si  può  artificialmente  £Eir  am* 
malare  la  laringe  stessa.  Neppure  la  difterite  laringea  va  ^curata  con 
le  inalazionii  ma  con  Tapomorfina,  con  la  radice  di  senega  e  con  Pa^ 
cido  benzoico  ;  e  cosi  la  difterite  settica  con  i  gargarismi  di  soluzione 
d* acido  fenico,  assieme  all'uso  interno  degli  antizimotici ,  anti-febbrili 
«d  eccitanti. 

Alla  questione  sulla  razionalità  della  diretta  applicazione  dei  caustici, 
è  risposto  negativamente  dalla  maggior  parte  degli  osservatori,  come 
Jippare  dalle  precedenti  comunicazioni. 

Ve  ne  ha  però  qualcuna,  in  cui  ò  risposto  in  modo  affermativo. 

E.  N.  Whittier  (e  Boston  medi  and  surg.  Journ.  »  ZCIII,  20  p.  547. 
NoY.  1875),  raccomanda  oltre  ai  gargarismi  ed  ai  disinfettanti,  di  usare 
della  pietra  infernale  o  meglio  ancora  deiripernitrato  o  del  perclornro  di 
ferro.  Ne  viene  quindi  che  il  trattamento  debba  essere  diverso  secondo 
la  specialità  del  caso  e  che  anche  in  quanto  al  trattamento  generale  (chi* 
.nino,  ferro,  grandi  quantità  di  alcool)  sia  da  avere  riguardo  allo  stadio 
della  malattia  ed  alla  ripugnanza  dell'ammalato.  E  del  resto  il  miglio- 
ramento locale  non  serva  mai  di  regola  per  la  prognosi.  Nella  mi- 
nacciante dispnea ,  Whittier  consiglia  di  fare  per  tempo  la  tracheo- 
tomia. 

Il  doti  W.  Hensgen  (e  Deutsche  med.  Wochenschr.  »  III,  30,  31  ;  Juli, 
Aug.  1876),  non  ha  veduto  neir  applicazione  topica  dell'  acido  fenico 
Spennellature)  favorevoli  risultati.  Esso  quindi  cura  la  difterite  an- 
cora secondo  il  vecchio  sistema  con  le  cauterizzazioni  con  la  pietra  in- 
iérnale  e  l'esportazione  delle  membrane  difteriche  [e  con  ciò  osservò 
la  più  pronta  dissoluzione  della  membrana  che  ricopre  la  mucosa. 
Cauterizzava  le  piastre  difteriche  2  o  3  volte  al  giorno  e  faceva  to- 
.glier  via  r  eseara  formatasi  mediante  un  bastoncello  involto  in  un 
pannilino,  ma  questo  pennello  deve  ogni  volta  bruciarsi.  Sulla  ripulita 
mucosa  era  poi  portata  una  soluzione  d' acido  fenico  al  15-20  per  100 
>Ogni  2  ore,  flnchò  i  depositi  di  nuova  formazione  rondavano  necessaria 
una  nuoTa  cauterizzazione.  Inoltre  prescriveva  Hensgen  il  ghiaccio  sai 
x^olio  ed  in  pezzetti  per  bocca.  Dello  zolfo  e  dell'acido  salicilico  usati  allo 
interno  e  come  gargarismo,  non  vide  buon  esito.  Nella  tosse  eron- 
pale  lasciò  da  parte  le  cauterizzazionie  fece  inalare  l'acqua  di  calce» 
Lai  tracheotomia  venne  fatta  soltanto  in  1  caso ,  che  fini  con  la 
morte. 

Il  dott.  Hagenbuch  (  <  Chicago  med.  Journ.  and  Exam.  »  XXXIV, 
p.  209.  March  1877),  trovò  necessaria  in  1  caso  la  cura  locale  per  17 
jflorni  di  seguito.  Su  83  casi  in  20,  nei  quali  ebbe  luogo  un  energia 


SULLA  CUBA  DBLLA  DIFTERITE  237 

cara  topioa,  ottenne  guarigione  più  completa  di  quello  che  in  quei  casi, 
in  cai  la  cara  aveva  consistito  soltanto  in  gargarismi  leggermente- 
astringenti.  Per  tale  nso  T  Autore  impiegò  una  naiscela^di  sesqui* 
cloruro  di  ferro  e  d*  acido  nitrico  diluito  a  parti  eguali,  che,  dopo  de- 
terse le  membrane  con  asciutto  filaticcio,  vi  veniva  applicata  con 
un  morbido  pennello.  Solamente  in  3  casi  venne  adoperata  una  forte 
soluzione;  a  so  medesimo  Hagenbuch  applicò  l'acido  nitrico  puro  con 
un  catetere  d'avorio.  Un  trattamento  locale  energico  in  tutti  i  casf 
arreca  manifesto  vantaggio.  Se  per  uil  giorno  intiero  venne  interrotto» 
il  male  peggiorò. 

Il  prot  0.  Heubner  (e  Jahrb.  f.  Kinderlieilk.  »  N.  P.  XIV,  p.  1.  JunJ 
1879),  considera  come  principale  scopo  di  promuovere  prontamente  una 
infiammazione  delimitatrice.  Fa  pennellare  i  punti  affetti  con  acido 
fenico  (1:4  di  alcool)  1-2  volte  al  giorno  e  vide  da  questo  trattamento 
parecchie  volte  assai  buoni  effetti:  in  altri  fu  inefficace.  In  2  casi  riu- 
sciva Pinalazione  di  vapori  di  trementina  ripetuta  ad  ogni  ora  ne'  primi 
due  giorni  di  malattia  (scarlattina)  ad  impedire  Taffezione  in  gola.  In 
un  caso  Heubner  contro  un'  ostinata  affezione  glandulare  fece  con 
esito  favorevole  unMniezione  d'acido  fenico  nel  tessuto  della  gian- 
duia. 

Il  dott.  C.  Schuster  in  Dieburg  (<  Deutsche  med.  Wochenschr.  »  VI,  3 
Jan.  1880),  curò  in  12  anni  tutti  quanti  gli  ammalati  di  difterite  (più 
di  500)  mediante  tocchi  di  pietra  caustica  ed  amministrazione  per 
bocca  di  clorato  di  potassa  (4-8  grammi  al  giorno).  Con  tale  me^ 
todo  non  ha  perduto  nessun  ammalato,  se  curati  in  tempo:  poiché  gli 
8  malati  che  vennero  a  morte,  si  erano  messi  in  cura  pressoché  ago* 
nizzanti  od  avevano  gravi  complicazioni  (polmonite,  difterite  laringea). 
Schuster  ritiene  infondato  il  timore  che  dalla  cauterizzazione  con  la 
pietra  caustica  ne  provengano  emorragie  od  infezione  del  sangue* 

Alla  domanda  sull'ammissibilità  delle  sottrazioni  di  sangue  nel  tratta- 
mento della  difterite  è  risposto  negativamente  da  E.  Headiam  Greenhow 
(<  Med.  Times  and  Oaz.  »  Jan.  6.  1877).  L'Autore  distingue  il  croup 
dalla  difterite,  anche  a  proposito  della  cura.  Per  quest'  ultima  devesi 
fin  dapprincipio  cercare  di  sostenere  le  forze:  un  contegno  diverso  ò 
qui  pregiudizievole,  mentrechò  nel  croup  il  sanguisugio,  i  vomitivi,  gli 
antimoniali  sono  bene  sopportati  e  sono  capaci  di  produrre  il  dissol- 
vimento delle  membrane;  perfino  una  generale  sottrazione  di  sangue 
ò  possibile  nei  fanciulli. 

Il  dott.  H.  Zeroni  sen.  di  Mannheim  (e  Aerztl.  Mittheil.  aus  Baden.  » 
XXXIl.  10,  1878.  —  <  Memorabilien.  >  XXIV,  p.  145.  1879),  non  vide 
mai  effetto  sanativo  dalle  locali  applicazioni  salla  superficie  dell'  essn^ 
dato.  Invece  prestarono  a  lui  migliori  servigi  le  cavate  di  sangue.  Per 
i  dolori  molto  violenti  al  capo  applicava  sanguisughe  dietro  i  pro- 
cessi mastoidei  d'ambo  le  parti  :  cosà  ai  primi  sintomi  di  malattia  della 
laringe  :  a  sollievo  degli  ammalati  devono  farsi  diligenti  lavacri  del 


2S8  RIVISTA 

collo,  pei  dolori  tìtì  con  l'acqua  ghiacciata  e  per  calmarli  amnibU-. 
atrare  soluzioni  di  clorato  di  potassa  o  di  nitrato  come  pnre  acidi  mi- 
nerali diluiti.  Gessata  la  febbre  Zeroni  ùl  fkre  impaccili  caldi  air 
torno  al  collo*  In  1  caso»  nel  quale  al  9.^  giorno  di  malattia  insorsero 
graTissimi  dolori  di  testa  e  delirio  fiirioso,  ottenne,  la  guarigione  eoa 
rappltoazione  di  12  mignatte  alle  tempia,  rimanendo  però  per  più  giorni 
dei  disturbi  di  vista.  In  altro  caso  di  difterite  laringea,  in  cui  la 
-tracheotomia'  restò  senza  effetto,  s'ebbe  esito  favoreycle  dalla  doccia 
fk*edda  all'occipite  ed  alla  cervice. 

La  tracheotomia,  di  cui  nelle  precedenti  relazioni  sono  più  volte  stati 
«da  noi  accennati  gli  effetti  e  le  indicazioni,  viene  peculiarmente  sosto* 
nuta  dalle  seguenti  note. 

Giusta  il  prof.  Kaulich  (e  Prag.  med.  Wochenschr.  >  IIL  Z  Jan.  1878) 
la  tracheotomia  ò  indicata  ne*  casi  di  accertato  ostacolo  alla  meo* 
canica  della  respirazione  per  difterite  dalle  vie  aeree,  come  indnbita- 
lamento  è  stata  ottenuta  la  guarigione  in  casi  di  grave  pericolo  di 
asfissia,  quantunque  si  possa  appena  supporre,  che  la  toacheotomia 
valga  a  mettere  fine  al  progredire  del  processo.  Soltanto  per  la  me- 
desima il  corpo  ritorna  in  calma,  ed  ò  indugiato  od  impedito  lo 
svolgersi  deirenfisema  acuto  dei  polmoni,  infine  vengano  con  una  ra- 
zionale medicatura  a  guadagnarsi  tempo  e  punti  di  presa.  Anohé  nei 
casi  nei  quali  la  tracheotomia  assicura  rispetto  all'  esito  poca  o  ninna 
probabilità  (polmonite),  non  devesi  essa,  secondo  Kaulich,  tralasciare 
poichò  quella  impedisce  le  angoscio  dell'asfissia,  o  rende  più  lieve  la 
morte  del  paziente  (non  sempre  ;  poichò  tutta  la  scena  può  ripetersi, 
subito  che  la  difterite  si  diffonde  al  disotto  della  cannala.  —  Bèiat) 

L'operazione  ò  adunque  sempre  ammissibile.  Non  si  può  però  tra* 
scnrare  il  giusto  momento,  e  far  uso  invece  di  emetici  ed  altri,  i  quali 
non  valgono  affatto  ad  espellere  le  membrane  difteriche  aderenti:  molto 
più  facilmente  giungono  ad  essere  espulse  le  quantità  di  muco  accnmi]^- 
late  nell'interno  della  laringe  dopo  la  tracheotomia.  Kaulich  consiglia 
perciò  di  sempre  praticare  la  tracheotomia  subito  che  i  primi  decisi 
fenomeni  di  stenosi  laringea  si  manifestarono.  Se  questa  non  esiste^  la 
tracheotomia  non  ha  verun  scopo,  e  riesce  superflua,  malgrado  la  gn^ 
vezza  dei  sintomi  insorti,  la  soggettiva  euforia,  la  quale  ò  accompagnata 
da  cianosi. 

Kaulich  d'altronde  accenna  espressamente  che  la  guarigione  dell'af- 
fezione difterica  locale  non  accerta  della  guarigione  del  morbo  :  possono 
seguirne  emorragie  dalla  ferita- prodotta  dall'operazione  o  dalle  erosioni 
della  mucosa  tracheale.  Ai  fanciulli  poi  operati  di  tracheotomia  dovasi 
prima  ripristinare  la  normale  respirazione,  avanti  che  possa  esser 
tolta  via  la  cannula. 

Dopo  la  comunicazione  di  Mnller-Warneck,  venne  nella  clinica  del 
prof.  Bartels  in  Kiel  fatta  la  tracheotomia»  come  noi  più  sopra  ab- 
biamo accennato,  sempre  dopo  i  primi  accessi  di  ortopnea:   la  ferita 


gULLA  CUBA  BBLLA  DITTSRITE  839 

bagnata  con  solazione  d*  aeido  fenico  al  5  per  100  e  dopo  la  onqitora» 
imbevuta  di  balsamo  peniviano.  OltreaQciò  fa  per  tatto  U  giorno  (ec* 
oetto  che  nel  bagno),  sparsa  sai  fiincìalii  la  nebbiat  prodotta  da  un  ap- 
parecchio  inalatore  (solazione  di  sai  comune  ad  1  per  100),  Malgrado 
ciò  Mùller^Wameck  non  può  pienamente  condividere  le  speranze  di 
Pauly  (e  Beitràge  zar  Tracheotomie:  >  Op.  oit.  8).  Se  nonostante  Tina- 
lazione,  il  processo  difterico  si  diffonde  alla  trachea  ed  ai  bronchi»  po- 
trebbero anche  seguirne  complicazioni  di  polmonite  catarrale:  edòan- 
òhe  cattivo  pronostico  lo  staccarsi,  a  causa  delle  iniziazioni,  di  grosse 
membrane  insieme  appiccicate.  Le  inalazioni  sono  sempre  gradite  al 
pazienti.  LMncrostazione  di  zaffi  entro  la  trachea  si  impedisce  benissimo 
con  lo  disgregamento]  dei  medesimi  per  mezzo  di  catetere  (molle  ài 
Mercier  od  un  semplice  catetere  francese  bagnato  in  acqua  calda),  che, 
dopo  levata  via  la  cannula  od  entro  questa\  vien  introdotto  fino  alla 
biforcazione  della  trachea.  Con  alcuni  movimenti  in  giro  e  prontamente 
ritirando  il  catetere,  sono  gli  zaffi  forati  e  staccati.  A  prevenire  il  dif- 
fondersi del  processo  difterico  alla  ferita. della  tracheotomia  sono  da 
raecomandarsi  le  pennellàture  di  balsamo  peruviano  su  tutta  la  super- 
ficie della  ferita.  Quando  malgrado  questo  comparvero  delle  piastre 
(difteriche)  queste  si  sperdettero  prontamente,  spargendovi  su  l'iodofor*- 
mio  in  polvere.  La  cannula  va  tolta  via  al  più  tardi  in  2.*  giornata 
dairoperazione:al5.^  giorno  essa  poteva  per  favorevole  decorso  essere 
affatto  abbandonata. 

Non  à  qui  concesso  di  far  un  cenno  delle  numerose  statistiche  rela- 
zioni sulPesito  della  tracheotomia.  Potrebbero  soltanto  trovar  interesse 
le  importanti  osservazioni  che  il  doti  H.  Settegast  di  Berlino  ha  ^tto 
nella  sua  relazione  sulla  sezione  chirurgica  neirospedale  di  Betanie  per 
gli  anni  1873-76  (t  Arch.  t  klin.  Chir.  >  XXII.  4  1878;  «  Chir.  Centr. 
Bl. »  Y.  95.  p.  583.  1878),  rispetto  all'applicazione  della  tracheotomia 
nella  difterite. 

Dei  568  casi  di  difterite  venuti  in  cura  in  tale  tempo  (274  maschi, 
2H  femmine)  morirono  315  (160  m.  155  f.)  ed  11  furono  dimessi  non 
guariti.  I  fanciulli  dell'  età  di  M5  anni  erano  481  (260  maschi ,  231 
femmine)  con  302  casi  di  morte  (154  m.  148  f.)  11  (7  m.  4  f«)  dimessi 
non  guariti.  Da  ciò  risulta  la  proporzione  di  guarigione  dei  bambini  di 
42.6  per  100,  per  gli  adulti  ^1  85  per  100.  Su  87  adulti  si  fece  in  6  la 
tracheotomia  con  esito  di  4  morti*;  su  481  bambini  375  tracheotomie 
(204  m.  171  f.)  con  250  deceufsi  (130  m.  120  f.);  6  furono  dimessi  non 
guariti.  Dei  106  malati,  su  cui  non  era  stata  eseguita  la  tracheotomia, 
ne  guarirono  49,  furono  dimessi  non  guariti  o  sono  morti  57.  In  16 
anpi  (1861-1376)  la  tracheotomia  venne  fatta  in  queirospitale  in  754  bam- 
]bÌDi,  dei  quali  morirono  512, 7  dimessi  non  guariti,  235  gualciti  (31.16  per 
100).  I  risultati  mensili,  i  risultati  grafici  annuali  e  Teventuale  influenza 
4eUe  stagioni y  Indicata  con  opportQne  tavole,  e  cosi  altri  particolari 
debbono  cercarsi  nel  lavoro  originale». 


210  BIVISTA 

Neiretà  al  disótto  dei  2  lt2  anni  forono  operati  soltanto  i  più  robasti, 
però  tatti  quelli  al  disotto  dei  2  anni  d^età  morirono.  Fino  agli  8  anni 
Tenne  quasi  esolnsivamente  fatta  la  tracheotomia  inferiore.  Per  cura 
oonsecntiva,  vennero  prescritte  le  inalazioni  di  liquidi  diversi,  senza  però 
che  ne  seguisse  unMnfluenza  sulla  mortalità  :  soltanto  Tespiettorazione  ne 
era  chiaramente  agevolata.  La  levata  della  cannula  non  avvenne  mai  prima 
del  3.*  giorno  il  più  delle  volte  al  5.^  L'esito  mortale  segui  il  più  spesso 
per  affezioni  polmonari  e  della  pleura.  In  un  caso  si  trovò  una  media- 
stinite  suppurata,  la  quale  non  era  stata  prodotta  da  ingresso  di  aria. 

Infine  ricordiamo  la  relazione  del  dott.  Werner  di  Markgròningen 
su  di  un  cattivo  esito  della  tracheotomia,  fortunatamente  raro  (e  Wùr- 
temb.  Corr.  Bl.  >  XLVIIL  10.  1878). 

Werner  aveva  compiuto  (senza  narcosi!)  la  tracheotomia  superiore 
in  un  bambino  d^anni  5,  nel  quale  malgrado  V  applicazione  dei  noti  ri- 
medi, erano  insorti  molti  accessi  di  soffocazione.  Tutto  era  pronto  per 
rintroduzione  della  cannula,  quando  il  bambino  assai  inquieto  fece  una 
violenta  mossa,  con  che  sviò  Tuncino  che  fissava  la  trachea.  Dopoché 
a  stento  quello  fu  rimesso  in  posto,  cercò  Werner  d' introdurre  il  ca- 
tetere di  Flourens,  ciò  che  per  altro  non  fu  possibile.  Dopo  allargata 
la  ferita,  allorchò  si  giunse  ad  introdurre  una  cannula,  il  bambino  era 
appunto  morto.  La  sezione  mostrò  che  la  trachea  era  aperta  non  pre- 
cisamente sulla  linea  mediana,  ma  alcune  linee  al  .disopra  dell*  istmo, 
la  ferita  comprendeva  non  tutta  la  trachea,  ma  soltanto  lo  strato  car- 
tilagineo, mentre  la  mucosa  sottile  come  carta  ora  rimasta  completa- 
mente intatta. 

Werner  raccomanda  quindi  in  luogo  deiruncino  di  Esmarch  di  ap- 
plicare pinzette  ad  entrambi  i  margini  della  ferita.  Il  relatore  ò  d'av- 
viso che  il  fare  la  narcosi  e  1*  infilzare  un  ago  con  filo  in  ciascua 
margine  della  ferita  della  trachea  possa  essere  ancora  di  maggior  van- 
taggio alla  sicurezza  dell'operazione. 

Goering  (1)  riferisce  un  caso,  che  non  migliorava  affatto  con  le  caa- 
terizzazìoni,  con  gli  emetici  e  vescicanti,  mostrò  invece  un  notevole 
miglioramento  per  le  inalazioni  di  bromo  e  bromuro  di  potasiSlo  (1 :  150 
d'acqua)  e  le  pennellature  con  la  medesima  soluzione  (2).  Ha  vedala 
ottimi  effetti  dalle  inalazioni  fatte  specialmente  nei  bambini  con  la  se- 
guente soluzione:  bromuro  di  potassio  gr.  0.20,  bromo  0,05,J]acqua  di- 
stillata gr.  150. 

E  con  tale  metodo  il  dott  Gottevald  (3)  ha  curato  18  casi  di  difterite 


(1)  Goering.  «  Cura  della  difterite.  »  (Riv.  din.  di  Bologna  »  1875»  p.  6^ 
C^)  Schutz.  «  Soluzione  antidifterica.  »  («  BulL  delle  se.  med.  di  Bologna  » 

Serie  5.»,  voL  17,  p.  395). 
(3)  Qottevald.  «  Uso  del  bromo  nella  difterite.  »  («  BnlL  delle  se,  med«  di 

Bologna.  «  Serìe  5.%  yoL  J^,  p.  156). 


SULLA  CURA.  DELLA.   DIFTSRITE  241 

di  cui  ne  guarirono  14  Dei  qàattro  oasi  con  esiio  letale,  due  morirono 
nella  stessa  giornata  che  erano  stati  aecolti  neirospedale  per  la  cura. 

In  una  adunanza  della  sesirione  di  medicina  deir  ultimo  congresso 
medico  a  Qenoya  (l\  a  proposito  di  una  discnssione  impegnatasi  sulla 
terapia  della  difterite,  il  doti  Giani  ha  sostenuto  i  rantaggi  del  san« 
guisngio  e  degli  eccoprotioi  (!),  il  dott.  Bocca  disse  d*  arer  sempre  ot- 
tenuto buoni  risultati  dalle  cauterizzasioni  col  nitrato  d'argento,  mentre 
il  Turri  negava  l'utilità  di  questo,  consigliando  invece  il  chinino  ad 
alta  dose,  i  gargarismi  con  aequa  di  calce  e  clorato  di  potassa.    (R.) 

Joll  j  (2)  ha  impiegato  il  collutorio  di  glicerina  pura  e  cloruro  di  calce 
ana  gr.  100;  il  Cenni  (3),  come  poscia  il  Gomillean  (^,  ha  provato  i  gar- 
garismi e  le  pennellature  con  la  soluzione  d' acido  ossalico;  il  dottor 
Clemens  (5)  usava  per  gargarismo  all'interno  l'acqua  di  eloro  eoi  bro- 
muro di  potassa.  (R.) 

In  fine  in  rapporto  al  sussidio  della  tracheotomia,  abbiamo  a  rife- 
rire il  parere  di  Wanscher  (6),  che  nei  casi  d'urgente  indicazione  dà 
la  preferenza  al  processo  di  traeheotomia  superiore,  e  si  riserva  di  fare 
la  tracheotomia  inferiore  nei  casi  in  cui  la  cannula  deve  restare  appli- 
cata a  lungo.  (R.) 

GONOLUaiONE. 

L' esposizione  ùx  lunga  e  fors'  anco  tediosa,  ma  era  bene  conoscere 
quali  e  quanti  rimedi  ed  in  qual  vario  modo  e  concetto  sono  stati  racco- 
mandati contro  un  morbo  tanto  grave  ed  esiziale  per  i  bambini  e 
fanciulli.  Quanto  ai  risultati  di  questo  stadio,  sono  sconfortanti  pur 
troppo,  dovendo  noi  concludere  che  fino  ad  ora  sono  riusciti  a  vuoto 
gli  sforzi  della  scienza  sia  per  iscoprire  e  toglier  di  mezzo  le  cause  della 
difterite,  sia  per  impedirne  l'insorgere  con  opportuni  mezzi  protìlattioi, 
preventivi  generali  od  individuali,  come  pure  furono  ben  povere  di  ri- 
saltati le  diverse  cure  mediche  e  chirurgiche  istituite  per  vincere  la 
malattia  in  atto.  Non  solo  non  si  ò  trovato  uno  specifico  per  la  difte- 
rite, ma  neanche  un  rimedio  nò  diretto  nò  indiretto  che  abbia  giovato 
nella  pluralità  dei  casi. 


(1)  «  Relazione  del  9.^   Congresso  medico  in  Genova.  »  («  Ann.  univ.  di 
med.  e  chir.  »  A.  1880,  voi.  254,  P.  Rìy.\  p.  464). 
^  Jolly.  «  Collutorio  contro  la  difterite.  »  («  L*Union  medicale.  »  1877,  N.  41. 

(3)  Gatti.  Mem.  cit 

(4)  Comilleau.  «  Traitement  de  la  diphthérie  par  Tacide  ozalique.  »  («  Ball, 
de  Thérap»  »  Ì880,  voL  89,  p.  479). 

(5)  Clemens.  «  Da  traitement  de  la  diphthérie.  »  («  Bull,  de  Thérap.  »  1875, 
voL  89,  p.  284). 

(6)  Wanscher.  «  Della  difteria ,  del  croup  e  della  tracheotomia.  »  («  Ann. 
univ.  di  med.  e  chir.  »  1879,  toI.  250,  p.  419). 

Rivista.  16 


242  BiViSTA  SULLA  CUBI  DSLLA  DIFTBBITB 

11  rioordaio  metodo  abortirò  di  Stòrk,  cbe  ò  pur  baoao  dice  Kormann, 
non  è  elle  troppo  lanmesteL  ap^caUle,  pereM  di  aolito  il  mediee  ò 
cbiamato  a  malattia  già  apiegata. 

L'onico  rimedio  deà-qoalo  non  ò  atato  fin  qui  riferito  pre?a  in  con- 
trario è  la  Papayotina,  ma  lo  oeaeryaiioni  nono  podio  per  eoaeeplre  la 
eperania  d'ayere  in  qneila  trovato  un  efdcaee  rimedio  oontro  la  dif* 


É  por  d'nopo  ileordare  ohe  la  difterite  aoole  presentare  neUe  aiagold 
epidemie  od  in  diTersi  momenti  d'ona  estesa  endemo-epidemia  nn  grado 
diffraente  di  malignità  e  d'infeziosità;  e  ciò  spiega  il  Ceitto  che  un  rime- 
dio vantato,  esaltafi)  come  epeeifico  da  taiani^  sia  stato  da  altri  trovato 
di  nessun  effetto  od  almeno  per  naiia  affatto  anperiore  a  qaaiii  da 
tempo  in  oso» 

In  oggi  pare,  per  concladere,  1  casi  lievi  di  difterite  possono  aver 
vantaggio  e  gnarire*cen.  i  più  disparati  rimedi,  ma  i  casi  gravi  non 
hanno  una  ben  doterminata  terapia  e  par  troppo  il  maggior  numero 
finisce  con  la  mortel 

Ma  questi  vani  sforzi  della  terapia  sono  da  incolpare  intieramente 
allHaefdcacia  dei  medicamenti  o  piuttosto  alle  insufflcienti  cognizioni 
che  noi  abbiamo  della  natura  propria  del  morbo! 

Le  tendenze  odierne  della  patologia  sono  di  assegnare  a  ciascun 
morbo  infettivo  una  causa  specifica,  un  parassita:  auguriamo  che  questi 
studi  sieno  fecondi  di  applicazioni  e  che  ai  progressi  delia  scienza  ri- 
sponda l'efficacia  dell'arte.  Ma  quando  pare  avvenga  questo  avventu- 
rato momento,  non  si  dovranno  mai  intermettere  quelle  indagini  e  quegli 
studi  che  possono  c<mdurre  più  che  a  curare,  a  prevenire  il  morbo  (1). 


(i)  La  Rivista  del  Kormann  ò  inserita  neir  ultima  dispensa  del  toh  CXCai 
degli  Schmidi's  Jahrlmcher  (p.  273). 


24S 


^RIVISTA  DI  OHIRURQIA 

(ConUaiuzloi^  o  flaa*  t-  Vedi  fascicolo  precedente,  pag.  160). 


E.  Hahn  (di  Berlino).  —  Operandone  per  fermare  1  mi  mobili. 

Hahn  presenta  nna  paziente,  nella  quale  egli  avea  fatto  immòbile  il 
rene  destro  9  mesi  prima  e  il  sinistro  da  5,  col  sao  metodo  pabbli- 
cato  nel  1881  nel  Oeniraìblait  fur  CMfurgU  (1). 

Cile  col  sno  metodo  gi  rendano  immobili  i  reni  in  modo  sienro  e  du- 
révole non  paò  essere  dnbbio  ;  se  pòi  in  tutti  i  casi  acompiyano  tatto 
le  molestie  che  ai  avevano  prima  dell'operazione  lo  potrà  dichiarare 
soltanto  Pesperienza.  Con  tal  metodo  V  Autore  ha  guarito  pienamente 
una  paziente.  In  altra  Tesito  ò  rimasto  sconosciuto  e  in  questa;  che  osa 
presenta,  vi  ò  un  gran  miglioramento. 

L'Autore  dichiara  che  la  sua  operazione  è  afEàtto  senza  pericolo  :  non- 
dimeno egli  la  fa  soltanto  quando  non  riescono  gli  ordinarli  mezzi  e 
quando  i  reni  mobili  producono  dei  gravi  disturbi. 

Nello  stato  attuale  della  questione  éi  ritiene  permessa  1*  estirpa- 
zione dei  reni  mobili  sani,  soltanto  quando  non  siasi  riesciti  a  renderli 
fissi. 

Egli  spera  che  grazie  al  sno  metodo  operatorio  si  porrà  una  barriera 
all'  estirpazione  dei  reni  sani  mobili ,  che  va  ognor  più  guadagnando 
terreno. 

Liseuisione:  Landau  (di  Berlino)  ritiene  che  la  sutura  dei  reni  di- 
slocati sia  non  che  inefficace  dannosa,  perchè  Colla  medesima  la  glan- 
dola non  viene  fissata  nella  sua  posizione  normale,  e  1  vasi  e  gli 
ureteri  soffrono  per  tale  loro  difettosa  disposizione;  e  specialmente  se 
si  sviluppa  una  gravidanza  gli  ureteri  verranno  fàcilmente  compressi  e 
potrà  perciò  seguirne  un*ldro-nefh>8i.  Nel  caso  di  rène  mobile  d'ambedue 
le  parti,  specialmente  se  è  congenito,  si  deve  astenersi  da  ogni  pratica 
operatoria.  Se  poi  tale  dislocazione  fu  prodotta  da  un  trauma,  allora  si 
deve  dare  una  dieta  che  ingrassi,  oltre  ad  usare  d'un  fasclatojo. 

Kùster  ed  Esmarch  hanno  anch'  essi  fissato  una  volta  per  ciascuno  i 
reni  mòbili  col  metodo  di  Hahn;  ed  In  ambedue  i  casi  ne  restarono  di- 
minuite le  molestie  degli  ammalati,  ma  non  vennero  però  tolte  del 
tutto.  Eguale  risultato  diede  loro  un  3.^  caso,  che  viene  comunicato. 


(i)  Vedi  la  relazione  seritta  dal  dott  Prati  di  operazione  cruenta  fatta  dal 
prot  Bassini,  per  rendere  fisse  un  rene  mobile,  ed  inserita  lo  aeerao  anno  in 
t[uasti  AfynuiU.  (Voi.  CCLXI,  pag.  881). 


244  RIVISTA 

E*  HahD.  —  Egli  ha  «pecialmente  volato  eoi  sao  metodo  operatorio  met» 
tere  nn  riparo  alla  nefrectomia  clie  tende  ^ppo  ad  eeleaderei.  Dai^tea 
fll  deve  sempre  oomfneiare  col  far  aso  di  fiuseiatoj,  posola,  se  qneeti  a  nnlla 
riescono,  ricorrere  alla  satura,  e  finalmente  qnando  lo  Étato  del  parieeti* 
non  ne  resti  ancora  migliorato,  si  dovrà  pensare  alla  nefreetomla. 

SoKNBKBxmci  (di  Berlino).  —  Delle  operftztoni  sulla  vesoloa  tiri» 
naria,  spedalmente  dal  punto  di  vista  dell'  estirpazione  di 
quest'organo  nei  oasi  di  inversione  del  medesimo  (oon  prò* 
sentazione  di  ammalati). 

Nell'estirpazione  di  un  grosso  tamore  ovarico,  ooncresciato  da  tutte. 
le  parti  cogli  organi  del  piccolo  bacino,  venne,  malgrado  ogni  cara,  nel 
rialzare  con  forza  il  tamore,  che  era  mc^to  pesante,  compreso  nella  le» 
gatara  an  pezzo  di  arooisti  e  quindi  reciso.  Si  sarebbe  potato  fare  be<^ 
nisrimo  la  satura  della  vescica,  se  inoltre  n6ll*estrarre  il  tumore  non  si 
fosse  anche  lacerata  la  parete  posteriore  e  laterale  deetra  della  veseioa 
stessa^  cosicchò  non  restò  in  sito  che  una  parte  relativamente  piccola 
della  medesima.  Per  mantenere  in  vita  la  paziente  1*  Autore  cuci  questo 
residao  di  vescica  coi  margini  della  ferita  addominale,  formandone  come 
una  specie  di  imbuto.  Fortunatamente  si  ottenne  la  guarigione  e  la  sal- 
datura della  vescica  mantenendo  la  paziente  in  nn  bagno  d*aeqiia  p^-» 
manente,  e  la  vescica  venne  In  seguito  coperta  con  un  lembo  cutaneo 
granulante,  il  quale  pure  cicatrizzò  bene,  tanto  da  non  lasciare  che  una 
piccola  fistola.  È  poi  rimarchevole  il  fatto  che  11  residuo  di  veseioa,, 
contro  quanto  si  aspettava,  si  dilatò  ancora  discretamente,  cosicché  la 
paziente  era  in  caso  di  trattenere  l'orina  fino  due  ore. 

Nei  casi  molto  gravi  à' inversione  della  vescica  l'Autore  ha  credato 
di  dovere  rinunciare  alla  formazione  di  uno  spazio  vescieale  (ìsecondo  il 
metodo  di  Thierscb)  ed  ha  ottenuto  un  risultato  sotto  ogni  riguardo 
favorevole  mediante  la  totale  estirpazione  [della  vescica  e  mediante  la 
sutura  degli  ureteri  recisi  nella  doccia  rudimentaiia  del  pene.  Perchè^ 
secondo  l' esperienza  propria  e  quella  di  molti  altri  chirurghi,  nei  detti 
casi,  non  potendosi  schivare  la  forte  tensione  del  lembi  cotanei  desti- 
nati alla  formazione  della  parete  anteriore  della  vescica,  non  sì  deva 
quasi  pensare  alla  formazione  di  una  parete  anteriore  della  vescica, 
astraendo  anche  dal  fatto  che  tale  operazione  ò  molto  lunga  e  che  spesso 
solo  dopo  degli  anni  si  può  ripromettersene  un  risultato  definitivo.  Si 
formano  inoltre  abbastanza  frequentemente  nella  nuova  vescica  delle 
IncrostaBioni,  dei  calcoli,  e  molti  di  tali  operati  muojono  per  pielite;  a 
tutto  ciò  giustifica  Tesportazione  della  vescica  con  recisione  ed  isola-^ 
mento  degli  ureteri,  che  vengono  cuciti  l'uno  di  contro  ali*  altro  net 
pene  radimentario.  Besta  d*  altronde  lo  sgocciolio  continuo  dell' orinai 
ma  in  seguito  airoperazione  si  migliora  moltissimo  qaesto  stato  col  mu- 
nire il  paziente  di  un  apparecchio  semplice  e  non  punto  Incomodo  (qaale 
egli  fa  vedere  In  nn  suo  operato).  Invece  1*  applicare  tale  urinale  nei 


i 


DI  cmRUBau  245 

•oasi  di  grave  inveniioDe  della  yesoica»  non  è  possibile  se  prima  non 
ai  ò  fatta  V  operazione  indicata  dall*  Autore ,  perchè  p^  la  posi- 
zione laterale  degli  ureteri  non  si  pnò  ottenere  un  sufficiente  cam- 
l>iamento  del  recipiente  dell'orina  senza  contare  le  continue  esco- 
riazioni ed  ulcerazioni  della  mucosa  vescicale  »  elie  aggiunte  ai  dolori 
elle  le  acoompagnaao,  permettono  appena  di  portare  tale  apparecchio. 
Negli  iadividul  che  si  trovano  ancora  nella  prima  infanzia  V  Autore  non 
esporta  tutta  la  vescica,  ma  solo  In  massima  parte  e  solo  più  tardi  egli 
isola  gli  ureteri  e  lì  cueisce  col  pene,  essendo  questo  troppo  piccolo  in 
4|aella  tenera  età  perehò  vi  si  faccia  il  2.®  atto  delPoperazione. 

DUeùssiom:  TUerjsch  (di  Lipsia)  presentando  due  operati  interviene 
a  &vore  del  ano  metodo  di  operare  le  fessure  veacicali,  al  cui  rispetto 
quello  di  Sonnenburg  ò  un  regresso.  Il  suo  metodo  ottiene  che  Tam- 
malato,  ohe  prima  era  sempre  bagnato,  incapace  di  lavorare  e  che  pnz- 
Zttva,  guarito  che  sia,  è  senza  cattivo  odore,  si  trova  asciutto  e  pub  lavo- 
rare. Egli  naturalmente  non  ha  mai  avuto  intenzione  di*voler  formare  uno 
eflntere,  a  cui  suppUsce  colla  compressione  di  un  cuscinetto.  Operando, 
ai  deve  sempre  procedere  coll'ordine  da  lui  indicato,  oioò  si  deve  dap- 
prima convertire  in  un  oanale  la  doccia  del  pene,  poi  incastrare  il  lembo 
laterale  per  ricoprire  la  metà  inferiore  della  vescica,  poscia  chiudere 
l'apertura  fra  Torlo  inferiore  di  detto  lembo  e  Tingresso  nel  canale  del 
pene  mediante  un  lembo  a  parte  tolto  dal  prepuzio  o  dallo  scroto  e  fi* 
nalmente  innestare.il  lembo  laterale  superiore  per  chiudere  del  tutto 
la  vescica.  Il  paziente  presentato  da  Thiersch,  che  ò  operato  già  da  6 
anni,  non  ha  avuto  in  tutto  questo  tempo  nessuna  cattiva  conseguenza 
dall'operazione  e  fu  sempre  in  grado  di  lavorare.  Biempiendoglf  con 
due  schizzetti  d'acqua  la  vescica,  esso  la  svuota  con  un  forte  zampillo 
Siccome  nelle  donne  non  si  pub  impiegare  nessun  cuscinetto  compri- 
mente per  la  chiusura  temperarla  dell'  uretra,  esse  dovevano  sempre 
portare  un  urinale,  e  per  togliere  anche  questo  Thiersch  faceva,  in  una 
pallente,  che  presentava  ai  congregati,  una  comunicazione  fìra  la  vescica 
formata  di  nuovo  e  l'intestino  coll'applicarle  ripetutamente  una  morsa, 
la  quale  in  un  punto  circoscritto  necrotizzò  le  pareti  della  vescica  e 
dell'intestino  prese  in  mezzo.  La  ragazza  non  perde  orina  e  finora  non 
ha  risentito  alcun  inconveniente  dal  passaggio  dell'orina  nell*intestino  ; 
trattiene  Torina  stessa  a  lungo  e  va  di  corpo  come  al  solito, 

Billroth  crede  che  già  dai  chirurghi  americani  sia  stato  tentato  di 
formare  una  fistola  vesoico-intestinale  per  1* anzidetto  scopo;  ma  rl- 
tiMie  éhe  alla  lunga  una  tale  comunicazione  non  sarà  tollerata  bene 
né  dall'intestino  nò  dalla  vescica.  Anch'  egli  in  una  ammalata  con  una 
inversione  della  vescica  quasi  chiusa  del  tutto ,  ha  messo  in  opera  un 
apparecchio  per  la  completa  chiusura  della  fistola  residua,  il  quale  con- 
sisteva in  un  catetere  di  gomma  chiuso  da  una  specie  di  morsetto,  sul 
quale  due  anelli  di  gomma,  cavi  a  ohe  si  potevano  rigonfiare  erano  per 
tal  modo  saldati,  che  gonfiandoli,  quello  dei  due  che  si  trovava  nel- 


M6  smnA 

nntano,  si  «pi^HeaTa  ralla  mnooia  dalla  VMete  maat  da 
perCrttamrata  mentre  Taltne  ri  i^plleava  mUo  •!«»  sodo  al  di  tad 
eolia  peUe.  La  paiieiite  pelerà  la  prima  eoa  tale  appeameeMo  tnila» 
nere  f  erfaa  per  2*3  ere^  am  la  BBgulio  rieone  di  aaova  aUPmriaala^ 
Billrolh  propoae  inreee  di  ektedeva  eea^lelameate  la  iaK  emamtati  la 
^teedea,  e  di  laeeiarvi  va  eateteve  a  permaaeaia,  aaaiogameala  al  aM> 
ledo  di  Ditte!  aell*IpeiiroÌla  proetatlea,  qaaado  aeeeiae  pansem  la  Am- 
edea, fa  eoi  si  appHea  UH»  eatetere  atlrawrea  all' apertala  artWniila 
RieMama  iaoltre  alla  memoria  ebe  giìadiridol  afléttt  da  aetopia  dMa 
Tefciea  è  Iwa  raro  elie  raggiangaac  aa'età  avaaata,  aeaeemfceado  di 
solito  prestameate  per  pielite^  prodotta  aadie  didla  r^iegatasa  degS 
areteri.  B  eoatro  tale  aeeideale  aalla  p«6  fioa  Fopeiaaieae  di  Tlifmaeli, 
perebd  eoa  qoeeta  11  prolasso  della  reaeiea  aea  ^laae  tlparaio»  ma  solo 
ricoperto,  e  la  parote  posteriore  della  ▼essiea'vlaae  di  eontiaae  apiata 
in  ftaori  dalla  pressieee  intra-addominale,  eesiediè  r  iateraeeaxloaa 
gittale  ddla  Tesciea  riempita  ri  Tede  dispesta  a  mena  lana,  la  va 
dividno  operato  eoa  tal  metodo  le  pareti  della  Teariea  dopo  4  aaal 
totte  eoplosamente  iaerostate  e  ri  dorette  iaeldera  la  parate  aatsrioffo 
della  Tesdea  stessa.  Dopo  poeb!  giorai  H  parieate  moriva  ed  att*aatepria 
ri  troTò  èhe  dei  reni  non  era  snperstile  ohe  vna  l»en  pieeola  partei  Tali 
incrostarioni  sono  da  sospettare  in  molti  easL  Nella  inTerrioae  della 
Tosriea  Billrotli  lia  Iktto  aaeora  altri  teatatiri  operatorli,  ma  tatti 
darono  a  male.  Una  ToUa  egli  lia  tentato  di  Isolde  rorelra  dalla 
connesrioni  e  di  tirarla  giù  Ha  sotto  alla  sìallri  pabiea,  oaraaadodi  fai 
fermarla.  Egli  sperala  ebe  la  riaflri  dlsginata  ri  potesse  ddadare  fi 
nnoTo;  ma  fl  pazieate  morL  la  va  altro  caso  egli  isolò  quari  fatta  la 
Tesrica  e  cercò  di  rivalrBe  sai  dairanti  i  margini  laterali,  con  ohe  la  to- 
sriea reriaTa  eUvsa.  Tale  ehiosora  era  ai^na  otteavta,  ma  d*altnmdo 
fl  lame  Teseleale  aeolòrmato  non  era  maggiore  di  nn  canaio  e  l'am- 
malato mori 

Tldorsch  espone  die  la  Agora  ddla  Toscica  è  eabordinata  al  gnrio 
della  pressione  iatra-addominale  e  di  qoella  del  cnsciaetto.  %li  ha^ope- 
rato  eoi  evo  metodo  20  indiridnl  e  19  di  esri  gnarirone  e  4  moxìroao. 
In  a  di  qoesU  era  stato  leso  11  peritoneo,  vn  3.^  mori  di  reripola,  U  4»*  di 
pielite  Insoiia  già  prima  dell'operasione.  Mon  erede  che  la  dllatarioan 
degli  areterl  e  qnanto  ne  dipende  sia  dogata  al  restar  esri  seUae- 
dati,  ma  platlosto  la  ritiene  dipendente  dalla  distandone  della  Teedca 
prima  della  sna  rottura  nel  feto.  Bgtì  non  ha  Tedato  die  dee  volte  for- 
marri  dei  calcoli  aella  nnoya  vescica.  La  formarioao  di  ealeeli  ri  t»a6 
poi  impedire  craentando  fin  calla  mucosa  qaaado  ri  opera,  teaeaiio  ben 
rlpalita  la  Tcsdca  ed  estirpaado  le  perdoni  della  pdle  da  adi^iarsl 
cbe  rieno  proTrisie  di  peli. 

Langeabaob  (di  Berlino)  ha  osservato  l'inTerriooe  ddla  resclea  la  aa 
Teecbio  di  75  aaal,  ed  ba  operato^  an  caso  secoado  il  metodo  di  8oa- 
aeabniv,  ottenendone  an  risaltato  egaale  a  quello  cbe  espone  lo  sissao 


DI  CHIftURGIA.  247 

Smienborg.  la  luk  2«*  caao  la  ferita  operatoria  Tenne  ioTasa  dalla  gaa« 
grena,  determinata  dalla  scarlattina. 

* 

JcLUARD  (di  Ginevra).  —  Satura  della  iresoioa. 

Si  trotta  di  naa  Ueerasione  della  yescica,  occorta  nel  fere  aa*OTa- 
riotomia,  nel  mentre  si  procoraTa  àk  dlstaoeare  la  dati  dalki  Tisoica  a 
Olii  adertTa.  La  laamaione  ebbe  Inoge  nella  parete  posteriore  della 
leeaeioay  la  qnale  ne  restò  divisa  per  totta  la  sna  larghessai  oiod  per  12 
centimetri;  e  la  cavità  della  Yescioa  restava  largamente  aperta. 

Riflettendo  che  qnando  la  snperflcie  di  dne  membrane  f^^ose  com- 
baciano» adwiscono  assai  prontamente  sene' altro,  T  Autore  ricorse  al 
metodo  di  Lembert  e  fece  la  sotora  della  vescica ,  come  si  fa  quella 
dell^itttestins,  con  15  punti  alla  distanza  di  un  centimetro  Tuno  dairaU 
ita,  avendo  cura  di  applicare  un  punto  proprio  dove  finiva  la  ferita  ad 
ambo  i  lati  e  di  metterne  ancora  un*  altro  un  centimetro  al  di  là,  con 
che  ottenne  una  riunione  della  ferita,  ohe  s'estendeva  un  centimetro  più 
in  là  dei  due  angoli  della  medesima.  A  tale  circostanza  egli  crede  di 
dover  dare  molto  peso,  perchè  egli  ha  osservato  che  nelle  suture  di 
questo  genere  ncn  ò  la  parte  di  mezzo  della  sutura  che  cede,  ma  i  li- 
quidi si  aprono  una  strada  speoialmente  agli  angoli  della  ferita. 

Per  tale  sutura  si  servì  del  catgut,  non  credendo  giusto  il  rimpro- 
vero che  gli  si  fBL  di  non  essere  forte  abbastanza.  Ma  per  la  sutura  della 
Tescica  ei  fa  la  stessa  considerazione  che  per  la  sutura  dell'  intestino  ; 
riflette  cioè  ohe  quello  che  in  questi  casi  più  importa  ò  Pavere  un  esatto 
combaciamento  delle  superfici  sierose:  per  far  ci6  basta  un  filo  che  ab- 
bia una  fòrza  appena  pia  che  comune,  quale  d  un  buon  filo  di  catgut 
fino,  il  quale  ha  poi  il  Tantaggio  sugli  altri  fili  di  Tcnir  riassorbito  :  ed 
esso  basta  ad  ottenere  la  necessaria  cbìnsura  della  ferita. 

Tosto  dopo  la  sutura,  T  Autori)  tenne  iu  vescica  una  siringa  per  5 
giorni^  per  il  completo  riposo  deirorgano. 

Il  seguito  di  questa  operazione  fa  semplicissimo  e  la  paziente  se  ne  è 
pienamente  ristabilita.  Nei  primi  due  giorni  Torina  era  sanguigna  :  nel 
terzo  non  ci  era  più  sangue,  ma  aveva  il  color  verdognolo  dell* acido 
fenico  ;  al  5/  giorno  era  tornata  affatto  normale,  nò  mai  contenne  muco 
o  pus,  e  neppure  si  fece  torbida. 

È  già  molto  tempo  che  ▼enne  in  mente  ad  alcuni  chirurghi  di  cucire 
la  Tcsoica.  Tale  sutura  nell*  uomo  yenne  però  due  volte  soltanto  ese- 
gnita  per  lacerazione  accidentale,  la  1.*  volta  da  WlUet,  la  2.*  da  Heath» 
ma  senza  buon  esito  ambedue  le  volte,  cosicchò  restava  dubbio  il  van- 
taggio di  simile  operazione. 

Airautopsia  della  sua  operata,  morta  7  mesi  dopo  per  carcinoma  del 
fegato,  il  Jnlliard  trovò  che  la  ferita  vescicale  era  guarita  per  prima 
intenzione,  e  la  cicatrice  era  costituita  da  una  linea  bianca ,  e  pareva 
una  cucitura.  La  vescica  poi  era  mobile  in  ogni  senso  e  normale.  Nes- 
suna traccia  dei  fili  di  catgut  adoprati.  Qnindi  concludeva  : 


248  RIVISTA 

1.^  La  satura  ò  il  miglior  modo  di  coirà  d^le  laoeraàoni  dalla 
orinarla; 
S.*  Basa  deve  essore  praticata  col  metodo  di  Lemkart  coma  V  «nta» 

rorafia; 

3»^  Possono  con  essa  guarire  per  prima  intensioiid  an^e  delle  fMite 
molto  estese,  sensa  inconvenienti  primltlTl  o  seoondariL 

I>Ucu9siane:  Esmarch  (di  Elei)  in  un  caso  aaaldge  ha  Iktto  la  an- 
tara  della  vescica  con  seta  fina,  mettendo  anche  U  catetere  *p«rmaiiente. 
L'esito  fii  felice. 

Billroth  (di  Vienna)  operando  aa  cancro  ovarico  vide  essersi  for- 
mata nna  estesa  laoerasione  della  vescica  e  la  end  con  seta.  Siecone 
ci  erano  andie  delle  estese  aderenae  coll'intestino  e  nel  cercare  di  di- 
staccarle,  si  predasse  ana  lacerazione  anche  dell*  intesUno^  si  dovette 
resecare  nna  parte  di  qnesto  e  iSsre  poi  renterorafla.  Non  venne  teoata 
permanente  la  siringa  e  anche  questo  caso  andò  bene^  essendo  la  pa- 
ziente guarita  in  20  giomL 

Sonnenborg  (di  Vienna)  in  nn  caso  analogo  di  estirpazioae  ovariea 
comprese  nella  legatura  una  buona  porsione  di  vescica.  Onesta  non  solo 
si  lacerò»  ma  rimase  cosi  grande  lacuna  che  non  si  poteva  pensare  a 
chiuderla  con  una  sutura.  Perciò  Sonnenbnig  cuci  con  grande  difflM^tà 
quel  poco  che  restava  di  yescica  coi  margini  della  ferita  addominale  e 
mise  l'operata  in  nn  bagno  permanente.  La  ferita  guari  interamente  ee« 
cotto  nel  luogo  corrispondente  al  resto  della  vescica,  il  quale  rimaneva 
in  forma  ad  imbuto  ed  era  del  volume  di  un  piccolo  pugno.  Per  co- 
prirlo anteriormente,  Sonnenburg  ed  Israel  vi  tirarono  sopra  nn  lesBÌbo 
cutaneo  granulante,  il  quale  infatti  fece  buona  presa  non  lasciando  che 
una  piccola  fistola,  la  quale  sfortunatamente  non  si  potò  chiudere  perohò 
la  paziente  imoazzL  Nondimeno  quel  pò*  di  vescica  si  dilatò,  essendo 
che  la  paziente  prima  d'impazzire  era  in  grado  di  tenere  T orina  per 
un'ora;  T orina  poi  era  di  solito  acida.  Sonnenburg  presmta  la  sua 
operata. 

H.  Schmid  (di  Boriino).  —  Appareoohio  aorotale  dopo  l' opava* 
SDUma  dell'idrooolo. 

Schmid  mostra  un  apparecchio,  che  egli  ha  i^pplicato  in  circa  20  casi, 
dopo  l'operazione  dell'  idrocele  di  Voikmann.  Tale  apparecchio  lascia 
libero  il  bacino  e  non  abbraccia  che  lo  scroto  ed  il  pene.  Un  assistente 
tiene  rialzato  il  pene;  e  intanto  si  dispone  Tai^areechio,  girando  in- 
tomo allo  scroto  prima  dairavanti  all*indietro^  poi  da  destra  a  sinistra, 
e  quindi  intorno  al  pene,  il  quale  viene  però  in  parte  lasciato  libero. 
TaU  giri  devono  essere  ben  tesi ,  altrimenti  sùvolano.  Nondimeno  ni 
badi,  specialmente  al  perineo,  che  nelle  ripiegature  non  si  formino  pia» 
ghe  di  decubito  o  che  si  formi  an  edema  troppo  forte  del  prepuzio.  Jk 
vantaggio  di  questo  apparecchio  in  confronto  di  quelli  che  abbracciano 
anche  il  bacino  consiste  in  ciò  che  la  compressione  da  lai  Xhtta  è  par- 


J' 


DI  OmRUSGIA  249 

/etta  ed  ttniformoi  ohe  dà  una  baona  occlasione  verso  il  perineo,  ohe  i 
pazienti  non  hanno  da  osseryare  nessuna  precauzione  speciale  nel  de- 
Usoare  e  che  già  dopo  4-6  giorni  possono  alzarsi,  raccomandando  allora 
rapparecchio  ad  nn  8oiH>onsorio. 

«  Al  disopra  dell*  appareoohio,  al  pene,  viene  messo  nn  pezzo  di  stoffa 
impermeahile  per  impedire  che  eseo  venga  gnastaio  dairorina. 

L'apparecchio  si  lascia  in  posto  per  8-14  giorni  e  dopo  ana  o  due  ap- 
idioazioni  di  esso  la  ferita  operatoria  ò  guarita. 

Viene  presentato  un  paziente,  che  porta  questo  apparecchio. 

E.  KasTER.  ^  Della  lussaBione  abituale  della  spalla. 

Ad  un  giovane,  essendo  caduta  nell'ottobre  del  1881  una  cassa  salla 
spalla,  si  produsse  una  lussazione  dell'omero,  la  quale,  felicemente  ri- 
dotta, si  riproduceva  2  settimane  dopo  e  5  altre  volte  in  seguito.  Kuster 
si  decise  di  fare  neirartloolazione  e  per  la  via  dell'ascella  un'incisione 
esploratorla,  per  vedere  se  vi  era  una  lacerazione  della  capsula  non 
saldatasi,  o  se  si  era  distaccata  qualche  porzione  d'osso  che  rendesse 
neeessaria  una  resezione.  Ma  non  trovò  la  sospettata  lacerazione  ;  anzi 
la  capsula  era  indurita  ed  ingrossata  molto  più  del  naturale,  invece 
trovò  che  mancava  non  piccola  parte  del  capo  articolare  senza  che  nel' 
l'articolazione  vi  fosse  il  pezzo  osseo  distaccatosi.  Venne  fatta  la  rese- 
zione del  capo  articolare  ;  ed  il  risultato,  7  settimane  dopo  l'operazione  t 
era  tale  che  l'operato  poteva  eseguire  tutti  i  movimenti  attivi  deirarto, 
eccetto  l'elevazione. 

J>Ueussione:  Kuster  (di  Halle)  espone  che  in  una  resezione  della 
spalla  fatta  in  Halla  per  la  stessa  indicazione,  ma  eseguita  sul  lato  an- 
teriore, si  trovò  una  lesione  del  capo  articolare  somigliantissima  a 
quella  veduta  da  Kuster  insieme  ad  un'altra  nella  fossa  glenoidea.  In  altro 
caso  di  anUca  lussazione  della  spalla  si  fece  parimente  in  Halla  la  re- 
sezione dalla  parte  dell'ascella,  incontrando  per  altro  gravi  difficoltà. 

Riedinger  (di  Wùrzburg)  inclinerebbe  a  riguardare  la  suddetta  per- 
dita del  capo  articolare,  quale  espressione  di  un'  erosione  per  effetto  di 
eompressione.  formatasi  gradatamente. 

Kuster  non  può  acconsentire  a  tale  spiegazione  perchò  il  capo  arti- 
colare non  stette  lussato  che,  relativamente,  per  poco  tempo,  e  dopo 
la  riduzione  rimase  nella  sua  cavità  normale, 

F.  BusGH  (di  Berlino).  —  Dimostrazione  di  un  caso  di  disar- 
ttoidiasione  della  spalla  per  osteite  dell'  omero  e  per  paralisi 
del  nervo  radiale. 

Il  paziente  era  un  giovane  di  21  anni ,  il  quale  3  anni  prima  si  era 

ammalato  di  osteomielite  acuta  dell'omero,  che  si  risolvette  colla  for- 

.  mazione  di  fistole,  che  poi,  circa  un'  anno  dopo  vennero  dilatate  per 

estrame  del  sequestri.  Pare  che  in  ciò  fare  foise  stato  reciso  il  nervo 

radiale,  perchè  tosto  dopo  l'operazione  la  mano  pendeva  giù  paralitica. 


250  «insTà 

sensaehè  questo  stato  Toaiase  modiftiato  eoU*apptlMMloiM  éalLN 
Le  ftrito  gaarlYon  in  pooiie  settimane ,  ira  reatarono  del  4oioiì  aeUa 
spaHa  e  inngo  il  braocio.  Questi  dolori  non  Tennero  oalmatL  dal  jodwo 
potassiooy  e  neppnre  esfogiiando  Tosso  per  bnon  tratta  noli* intento  di 
trorare  un  ascesso  eentrale.  U  pOTore  pasiento  desideBara  egli  atesso 
la  disarticolazione  peroliò  da  nna  parto  Tarto  non  gli  rlnaciTa  di  nee- 
snn  profitto  in  grasia  deile  paraUsi  del  radiale  e  dali*altra  gli  era  esso 
di  grare  incommodo  p«r  i  Ibrti  dolori  ossei  olie  vi  risentlTa.  Il  5  mag- 
gio qaella  Tenne  compioto  col  metodo  ordiaario ,  Dseeado  un  grosso 
lembo  estemo  ed  uno  piccolo  intomo.  La  ferita  gjam  in  2  settimane 
colla  medieatora  asointto  di  Litter,  dando  pooo  traaodi^  sieioHMUigai- 
nolento,  e  resto  nna  cicatrice  solida.  Dopo  d' allora  i  dolori  aoompar* 
yero  del  tatto. 

L*esame  anatomico  dell'arto  fece  Tederò  i  nerri  mediano  e  Tnlaare 
Uberi  e  non  altorati  :  il  neryo  radiale  inTcce,  nel  la<^o  in  coi  si  incro- 
cia col  lato  eatomo  dell*  omero,  per  V  estensione  di  drca  3  centimetri 
era  ingrossato  ed  appariTa  nodoso  ;  era  conglobato  in  ma  massa  dMisa 
di  tossnto  conaettiTo  cicatriziale  ed  aderlTa  sodamento  al  periostio* 
L'omero  para  considerevolmento  ingrassato  per  depositi  fattisi  ani  pe- 
riostio e  in  tale  stato  di  scierasi,  che  la  caTità  midoUara  era  quasi 
del  tatto  riempita  da  tessuto  osseo  denso  e  compatto,  in  meno  ai 
qaale  si  troTaTano  due  cavità  ripiene  di  tossnto  rasso  gelatinoso,  ma 
in  nessun  luogo  né  ascessi,  nò  sequestri. 

J.  WoLPF  (di  Berlino).  —  Della  resezione  del  oiiMto  e  del- 
ranca. 

L*  Prasentozlone  di  una  fanciulla  di  12  anni,  a  cui  l'Autore  stesso 
aTcra  fatto  10  anni  prima  la  rasezione  deirarticolazione  del  cubito  id- 
nìstro,  la  quale  conservava  la  motilità  attiTa  liberis^ma  e  forte  e  po- 
teva inoltra  snperara  coi  suoi  movimenti  il  campo  deUa  lora  escursione 
mmnaleLjL'omero  sinistro  misurava  al  pari  del  destro  26  centimetri  di  inn- 
gbozsa,  e  però  non  era  restato  nient*affatto  indietro  nel  croscerò,  ansi 
aveva  guadagnato  i  2  centimetri ,  cbe  gli  erano  stoti  resecati.  L*  ulna 
sinistra  era  lunga  18  centimetri,  la  destra  20  invece  :  e  siccome  il  pezzo 
resecato  datrulna  sinistra  era  di  centim.  2,9,  essa  crebbe  quasi  un  cen- 
timetro più  della  destra.  Le  cartilagini  epìfisarie  deirarticolazione  del 
cubito  non  solo  non  sono  dunque  di  poca  importanza  per  la  crascito 
delie  ossa,  cosa  cbe  già  si  sapeva,  ma  non  contano  proprio  nulla  affatto, 
almeno  durante  il  periodo  di  maggior  crescita,  cioò  dai  3  ai  18  anni 

2  *  Prasentazione  di  un  ragazzo  di  12  anni,  al  quale  pure  V  Autore 
aveva  &tto  10  anni  prima  la  rasezione  dell'articobizione  cotiloidea  de- 
stra, a  due  e  mezzo  centimetri  ai  di  sotto  del  trocantere.  Ancbe  qm  si 
ottenne  la  motìl  tà  attiva  deirarticolazione  liberissima  e  fortissima  con 
estensione  noTTìale  neir  esecuzione  di  tutti  i  movimenti,  il  ragazzo  pò-- 
tota  senza  bastone  peroorrera  delie  miglia  a  piedi ,  tara  dei  ginodii  e 


DI  cBiBtmoiA  2S1 

dei  Bàlia  BnWtatUt  operato,  «altare  eofi  agilità  solla  tavola,  e  senza  rta- 
eerea  ealtare  eoa  ambetee  i  piedi  iiieieiiie  sa  nna  eedia^  obe  gli  ei  met- 
teva davanti.  li  femore  destro  in  qoesti  IO  anni  era  '  restato  indietro 
solo  2  \\2  centimetri  nella  lunghezza  al  sinistro;  ma  tale  difetto  non 
potevasi  addebitare  alla  maneanza  della  eartilagglne  artieolare  levata 
via,  perehè  erano  aeooroiati  anche  la  tibia  destra  e  il  piede  destro  e  poi 
tali  aeooreiamenti  del  femore,  snceedono  anche  nelle  eotiiiti  gaarite  spoa» 
tanéameote.  In  questo  caso  1*  aecorclameato  ohe  si  osserva  è  ^tottiva» 
mente  Pespressione  di  un  disturbo  trofico  primitivo^  Ae  in  modo  ri* 
flesso  per  Tintermeszo  nervoso  si  d  irradiato  dall'  articolazione  amma- 
lata. Tali  accidenti  che  per  via  riflessa  sopravvengono  nelle  malattie 
artleolari  vennero  per  primo  dimostrati  dall'Autore  nel  1876  e  in  seguito 
da  scrittori  francesi  (Lefort,  Voltat,  Gharcot). 

8.^  Presentazidne  di  un  ragazzo  di  13  anni  operato  di  resezione  del 
cetile  e  guaritone  con  risultato  favorevolei  come  nei  casi  sopraesposti 
Quantunque  in  questo  caso  tutte  le  circostanze  sia  prima  <Ae  dopo  la 
resezione,  apparissero  motto  più  favorevoli,  tuttavia  la  fìmzione  della 
articolazione  dopo  la  resezione  stessa  si  trova  considerevolmente  più 
scadente  che  non  nel  caso  precedente  :  ciò  che  è  nna  nuova  prova  del 
ftitto  che  il  risultato  definitivo  dopo  una  resezione  ò  essenzialmente  de* 
terminato  dall'  intensità  degli  sconcerti  troflel  riflessi  nominati,  che  si 
trovano  nel  singoli  casi. 

Scsann  (di  Amburgo).  —  Cura  diella  frattura  olassioa  dell'api* 
fiat  Inferiore  del  radio. 

Schede  richiama  V  attenzione  sui  gravi  sconcerti  Ainzionali,  che  oc* 
corrono  non  tanto  di  rado  nella  ordinaria  fì*attura  del  radio  e  che  sono 
le  parziali  anchilosi  delie  articolazioni  delle  dita  o  di  quella  della  mano, 
le  adesioni  dei  tendini  alle  loro  guaine  e  le  retrazioni  del  muscoli.  Que<- 
sti  Inconvenienti  spesso  non  solo  difficilmente  e  dopo  molto  tempo  e 
lunghi  dolori  scompaiono,  ma  l' Autore  ha  visto  parecchi,  i  quali  eb- 
bero a  soffrire  per  tutta  la  vita  delie  conseguenze  di  detta  frattura 
senza  poter  mai  più  ricuperare  il  pieno  uso  della  mano.  La  maggior 
parte  del  ^ttatisti  degnano  tali  accidenti  appena  di  una  menzione,  e 
nessuno  di  quelli,  che  sono  noti  a  Schede,  porge  un  mezzo  sicuro  di 
prevenirli  ;  anzi  la  nota  opera  sulle  fratture  di  Hamilton  espressamente 
avverte  ohe  non  ò  sempre  possibile  il  farlo. 

Secondo  V  esperienza  dell'  Autore ,  questi  sconcerti  funzionali  sono 
piuttosto  la  conseguenza  del  rimanere  i  capi  fratturati  durante  la  cura 
troppo  a  lungo  e  soverchiamente  fissi  anzlchò  poco  od  insufficientemente^. 
Le  articolazioni  della  mano  e  delle  dita  meno  delle  altre  tollerano  una 
immobilità  prolungata,  e  le  parti  molli  della  mano  e  dell*  avambraccio 
perdono  molto  presto  la  loro  normale  estensibilità  e  la  scorrevolezza 
che  hanno  in  stato  normale  le  une  sulle  altre.  La  disposizione  ali'  an- 
chilosi colla  quiete  prolungata  ò  sempre  molto  forte  ;  ma  l'età  ci  ha  una 


252  BIYISTA 

influenza  grandissima*  V  età  infantile  non  vi  è  aflatto  disposte  e  to  è 
poco  aaehe  la  gioventù,  ma  tale  disposistone  cresee  coU'etiu  Le  più  gog- 
getto  sono  le  donne  di  età  aTTanzata,  e  fra  esse  quelle  ohe  si  troyaae. 
in  più  agiata  posizione.  \-     - 

Peroi6  nella  cura  dalle  fratture  del  radio  ali*  appareceliio  gessatOi  ^ 
quale  è  ùX  sua  natura  un  apparecchio  permanente  ed  è  applicate  .14^ 
punto  per  stare  in  posto  fino  a  ohe  si  ò  compiuta  la  consolidaalooA 
delPosso,  si  deve  sostituire  rappareechio  a  steeclìe,  che  si  eambia  moHo 
Daeilmente,  ancbe  astraendo  dal  fatto  che  1*  applicazione  esatta  di  un 
buon  apparecchio  gessato  nelle  fratture  del  radio  non  ò  punto  &oile  ed 
esige  fra  le  altre  cose  Tajnto  di  un  assistente  molto  pratico.  Ma  sono 
pure  da  esdadere  le  stecche,  che  fissano  anche  le  dita;  e  Schede  pre- 
senta una  stecca,  di  cui  egli  si  serve  già  da  sei  anni,  la  cui  parte  de- 
stinata a  ricevere  la  mano,  forma  eolla  parte  della  stessa  che  eorri- 
sponde  airantihraccio  una  forte  flessione  palmare  (di  circa  1\%  angolo 
retto)  e  una  flessione  cubitale  un  po'  minore.  Schede  attribuisce  una 
Importanza  speciale  al  fatto  che  la  stecca  non  sorpassa  in  basso  V  ar- 
4icolazione  metacarpo  falangea,  cosicchò  le  dita  restano  perfettaoMate 
libere.  Dopo  avere  ridotto  lo  spostamento  mercè  una  forte  flessione 
palmare  ed  ulnare^  si  applica  la  stessa  sulla  faccia  palmare  e  ve  la  si 
«ssicura  con  una  fascia  di  flanella  a  cui  si  soprappongano  delle  bende 
inamidate.  Il  paziente  viene  esortato  non  solo  a  muovere  di  spesso  le 
dita  fln  dai  principio,  ma  ogni  otto  giorni  gli  si  leva  la  stecca  per  fsigli 
fare  dei  movimenti  passivi  neir  articolazione  della  mane  ;  nò  id  deve 
esitare  a  far  ciò,  giacché  si  sa  che  le  fratture  del  radio  una  volta  ri- 
dotte  hanno  pochissima  tendenza  a  scomporsi  ancora.  Dopo  3  settimane 
poi  si  teglie  definitivamente  la  stecca;  e  Schede  in  più  centini^a  di 
fratture  del  radio,  curate  con  questo  suolmetodo,  non  ha  osservato  giam- 
mai la  rigidità,  neppure  passaggiera,  delle  dita  o  deirarticolazione  della 
mano.  Vide  pure  con  tal  metodo  prevenuta  ogni  e  qualunque  didoca- 
zione;  e  a  tede  risultato  contribuisce  naturalmente  in  parte  anche  il  ri- 
petuto controllo  della  posizione  dei  frammenti. 

Dopo  tali  fatti  l'Autore  ha  esteso  anche  ad  altri  casi  il  prlueipio  di 
lasciare  libere  le  dita  quando  si  devono  ausare  le  stecche  della  mano, 
perchè  rispondenti  airuopo,  e  ciò  specialmente  nelle  infiammazioni  d^e 
«rticolazioni  delia  mano  stessa.  Anche  qui  1  risultati  ottonati  frorono 
eguali  ai  sopra  indicati,  e  Schede  presenta  una  di  tali  stecche. 

JHscussione:  Schàfer  (di  Breslavia)  ricorda  la  stecca  di  A.  Oensmer, 
ohe  egli  ritiene  rispondente  al  bisogno. 

Bardeleben  è  al  pari  di  Schede  poco  propenso  all'uso  dell'appareoehlo 
gessato  nella  frattura  classica  del  radio.  Gli  pare  poi  che  la  stecca  di 
Schede  si  assomigli  molto  a  quella  di  Malgaigne.  Egli  pure  la  usa,  mtk 
la  applica  sul  lato  dorsale. 

Rosenbach  (di  Gottinga)  comunica  ohe  anche  nella  Cliniea  di  Got* 
ihiga  sono  abbandonati  gli  apparecchi  gessati  e  si  adoperano  delle  stec- 
ehe  dorsali. 


DI  CHIRUROIA  253^ 

Scb&obom  (di  Konisberga)  racoomanda  la  steeca  dorsale,  fatta  di  ca- 
napa gessata,  come  asa  Beely. 

Wagner  (di  KòDigsdatte)  sottopone  air  attenzione  dell' assenUea  la 
sleeca  di  Kars. 

Billroth  (di  Vienna)  crede  che  Ara  le  altre  cose  il  pericolo  della  for* 
masione  deiranehitosi  sia  datérminato  dalla  gravesza  delia  firaittiira.  SF 
trovano  infatti  non  di  rado  negli  ìndiTidni ,  con  frattura  del  radio  per 
grave  cadata,  e  che  soccombettero  ad  altre  maggiori  lesiani  contempo-^ 
rancamente  patite;  ma  in  essi  sono  si  gravi  lesioni  nel  capo  artiaolare 
del  radio,  ch^  quando  non  fosse  seguita  la  morte,  si  sarebbe  dotato 
aspettaci  una  anchilosi.  D'altronde  non  vi  ò  nessuna  frattura  più  fre- 
quente di  quella  del  radio ,  e  Billroth  ha  veduto  gli  inconvenienti  la- 
mentati da  Schede  anche  In  casi  di  tali  fratture,  che  non  furono  curati 
o  lo  fliroao  inadeguatamente.  Del  resto  ò  partigiano  deir  apparecchio 
gessato^  ohe  però  applica  sempre  in  modo  che  le  dita  ne  restino  libere. 

V.  Langenbeck  ha  parimente  mantenuto  V  apparecchio  gessato,  met- 
tendo la  mano  in  posixione  di  abduzione  ulnare  ;  e  giudiea  un  regresse 
l^mpiego  delle  stecche. 

Schede  ripete  che  ciò  che  è  essenziale  innanzi  tutto  ò  che  si  lascino 
libere  le  dita  ;  però  non  ò  neoessario  che  T  apparecchio  gessato  oom- 
prmide  le  dita. 

Langer  (di  Nuova  York)  non  crede  che  la  scomposizione  venga  tolta 
coir  applicazione  dell'apparecchio  in  flessione  e  abduzione  ulnare.  Egli 
fa  la  riduzione  col  cloroformio.  Schede  nota  che  ò  come  sottinteso  che 
la  riduzione  debba  essere  fatta  prima  di  applicare  Tapparecohio,  Egli  ò 
oontrariissime  all'uso  del  cloroformio. 

T.  Langenbeck  pure  ò  contrario  alla  narcosi  nella  riduzione  delle 
fratture  del  radio. 

ScfaiLller  applica  ^apparecchio  gessato  senza  narcosi,  lasciando  libere 
le  dita. 

ScUBDB  (di  Amburgo).  Della  oora  del  ginocohio  valgo. 

Nei  oasi  gravi  di  ginocchio  valgo  dell'  infanzia ,  Schede  consiglia  la 
osteoelasia  invece  della  riduzione  graduata  colle  stecche^  gli  apparec*» 
chi  gessati  o  l' estensione  permanente,  la  quale  riduzione  va  alla  lunga 
e  non  raggiunge  sempre  con  sionresza  lo  scopo.  Egli  dice  che  1*  azione 
di  tutti  questi  mezzi  ortopedici  poggia  principalmente  su  una  disten- 
sione dell'apparato  legamentcso  del  lato  esterno  e  sul  prodursi  di  una 
breeeia  cuneiforme  che  si  forma  tra  i  capi  articolari^  e  che  ha  la  base 
rivolta  in  basso.  Tale  breccia  deve  riempiersi  col  crescere  ''dell'osso,. 
che  a  ciò  si  adatta  ed  opportunamente  supplisce,  innanzi  che  si  possa 
discorrere  di  guarigione.  Prima  che  sia  dò  ottenuto  deve  dunque  tra- 
scorrere un  intervallo  di  tempo,  durante  il  quale  P  articolazione  viene 
ad  essere  artificialmente  dissestata;  e  tale  intervallo  sarà  sj^sbo  abba- 
stanza lungo  nei  ragazzi,  gravemente  rachitici,  nei  quali  il  crescere  delle 


I 
I 


251  BlYiSTA 

osaa  va  molto  adagio.  Se  poi,  come  apoMo  oocorre  nella  pratioa  amlm- 
laote,  i  parenti  dei  ragazd  perdono  prima  dal  riempo,  la  paaieaaaa  wm 
contiaiumo  più  la  eora  prima  di  ayara  ottanoto  na  piena  effettori  aite 
allora  fatto  più  male  che  bene.  Da  tale  rlmprorero  non  ìa  eeenta  eba 
la  para  cara  per  fleeeione  di  HfttMV  Ma  aach*eaiay  oUreeeliè  molta  lansa 
è  anche  d^effetto  incerto;  e  T  Antora  aoa  Im  mai  Todatecon  talmeaao 
saoeedeìre  delle  jiMùeigloni  in  poeiie  aettimaae,  come  dica  Hfiler»  od'  id« 
meno  eaee  sono  poarttilli  aolo  nei  oasi  leggieri. 

Stando  alia  eeparienza  di  Schede  si  riesce  ancora  abhaataaza  feeil- 
m^te»  nei  ragaisi  fira  i  6  ed  i  6  anni,  colla  a^  aaano  a  frattaraie  II 
feoMNre  o  la  tibia  al  luogo  preciso  in  cai  negli  adalti  si  aarebbe  btta  la 
osteotomia»  o  phittosto  a  frangerlo  perchè  di  regola  si  ottiene  aaa  aam- 
plico  inflraaione.  Un  assistente  prende  Tarto  Terso  la  sua  radice^  e  L'o- 
peratore lo  prende  nel  Inogo  in  cai  yuoI  produrre  la  ftattara  a  qniadi 
Ti  agisce  sopra  con  forza  gradatamente  creseante  e  non  a  acosse,  efi-^ 
tando  colla  massima  cara,  di  lacerare  1  legamenti  estemi.  Per  fraltarasa 
il  femore  non  si  dovrà  danqae  mai  impiegare  la  gami»  come  leva. 

L' Autore  ha  trovato  infondato  il  timore  che  non  si  possa  fissare  prer 
cisameate  il  luogo  della  firattnra.  Si  riesce  sempre  a  rompere  il  femoM 
appena  al  disopra  dei  coniili  e  la  tibia  appena  sotto  la  tuberosiUt,  ab* 
bastanza  vicino  airarticolazione  per  ottenere  comodamente  la  correaiOBe 
della  posizione  ed  abbastanza  distante  dalla  cartilagine  di  oo^Joga- 
aione  perchè  non  se  ne  abbia  a  tenere  nesson  pregiodizio  netta  crescita 
deirosso. 

La  guarigione  si  ottenne  in  tatti  i  cari  in  modo  molto  aemplice.  Venne 
tosto  applicato  un  apparecchio  gessato  nella  nuova  posizione  ottenota» 
e  di  solito  già  dopo  8  giorni  i  ragazzi  ponno  camminare  col  mededmo. 
Dopo  nn  mese  di  regola  la  consolidazione  ò  già  completa,  e  mai  occor^ 
sere  più  di  sei  settimane.  Se  l'apparato  legamentoso  era  prima  solido» 
la  cura  è  bell'e  fluita.  Se  invece  l'articolazione  era  dissestata  deve  di- 
rigersi la  cura  su  questa  stessa  a  mezzo  di  apparecchi  rigidi  o  arti- 
colati. 

Il  procedim^to  di  dolore  per  la  frattura  artificiale  è  troppo  rozio» 
ed  in  Germania  almenoi  non  ò  molto  diffuso;  dipende  dal  caso  se  con 
esso  si  ha  piuttosto,  una  lacerazione  dei  legamenti  laterali  esterni  od 
uno  strappamento  delle  loro  inserzioni»  oppure  una  frattura  od  vltl  di- 
stacco delle  epifisi»  se  detta  frattura  succeda  nel  femore  o  nella  Ubia» 
ae  essa  è  trasversale,  se  viene  distaccato  anche  il  condilo  interno  del 
femore  (MenzeI)  ;  in  confronto  di  esso  la  semplice  osteoclasia  ha  il  glande 
vantaggio  di  non  produrre  che  la  lesione,  che  si  desidera  e  che  pare  la 
più  conveniente  in  ogni  caso.  Si  piega  il  femore  o  la  tibia  a  seconda 
che  è  Tuno  oppur  Taltro  di  questi  ossi  che  più  entra  nella  formazione 
del  ginocchio  valgo  e  si  piegano  ambedue  se  lo  richiede  l' alto  grado 
della  deformità,  o  la  contemporanea  partecipazione  d^  ambedue  le  ossa 
Alla  formasione  della  deformità  stessa. 


DI  CHIBUBOIA  255 

Le  osteoolaaie  aiegaite  da  Sohede  pél  ginocchio  Talgo  sono  già  t  qo«« 
8i*ora  discretamente  namerose.  Egli  ne  fece  2  ad  ambedue  i  femori  e 
ai  ambedue  le  tibie  oontemporaDeamente»  ne  feoe  10  ad  ambedj^e  i  fe- 
mori soitanto  e  ne  fece  0  ad  un  sol  femore  per  ginoccbio  yalgo  d*on 
sol  lato.  In  ano  dei  emìf  la  oai  fece  1*  osteoclasia  ad  ambedue  i  femori 
ai'  trattata  di  ginoccbio  ralgo  dei  iato  sinistro  e  ginooclUo  yaro  al  de- 
stro* Rarissimamente  si  trovò  ebe  la  tibia  fosse  la  eansa  del  ginoccbio 
▼algo.  Due  Tolte  Tenne  eseguita  rosteoelasia  bilaterale,  e  4  Tolte  Tuni- 
laterale  in  na  caso  poi  a  sinisra  si  face  rosteoelasia  e  T  osteotomia  a 
destra.  la  tutto  dunque  furono  33  le  osteoclasie  del  femore  e  13  quelle 
deUa  tibia,  senza  cbe  mai  siane  seguito  alcun  accidente  spiaocTole. 

Per  quanto  riguarda  i  ragaszi  un  po'  più  grandicelli,  nei  quali  rosteo- 
elasia non  è  più  possibile,  Schede  fino  a  poco  tempo  fa  si  attencTa  alla 
regola  generalmente  riconosciuta,  di  non  appigliarsi  cioò  ad  operazioni 
cruente  flncbò  restasse  una  .speranza  di  un'altra  Tia  di  guarigione.  In 
conseguenza  egli  nei  primi  tempi  non  s*  ò  mal  deciso  per  V  osteoto- 
mia, nei  ragazzi  al  disotto  dei  12  anni  che  in  Tia  affatto  eccezionale 
in  casi  graTissiml ,  che  in  tatto  furono  3  soU,  facendo  in  essi  V  esci- 
aione  cuneiforme  della  tibia  ;  e  tutti  tre  i  detti  casi  (ebbero  decorso 
DaToreTole.  Ma  ora  egli  è  d'altro  aTTiso  dopoché  conobbe  i  risultati  fé- 
lieisshni  e  i^curi  dalla  osteotomia  sottocutanea  di  Macwen,  che  egli 
ha  ripetuto  da  circa  un  anno  21  Tdte  secondo  le  precise  regole  del  suo 
Autore,  adoprando  di  solito  un  solo  scalpello.  Di  queste  21  osteotomie 
16  Tennero  fatte  sul  femore  in  11  pazienti  per  ginocchio  Talgo,  Le  al- 
tre 5  Tennero  esegaite  per  deformità  del  femore  e  della  tibia  d*  altra 
natura.  In  tutti  i  casi  la  piccola  ferita  si  troTò  già  pienamente  chiusa 
dopo  8  giorni,  talchò  si  Tede  che  i  pericoli  dell'osteotomia  che  già  prima 
d*ora  erano  minimi,  col  processo  di  Macwen  appajono  del  tutto  rl-> 
mossi  e  non  si  doTo  più  oltre  esitare  a  far  partecipi  anche  i  ragazsi 
di  età  più  aTanzata  dei  Tantaggi  di  una  terapia  cosi  pronta  e  cosi  ef« 
lieace. 

DiscìMSione:  Riedel  (di  Aqaisgrana)  crede  che  neir  osteoclasia  la  ti- 
bia non  resti  fratturata,  e  cbe  inTcee  T  operatore  comprhna  la  linea 
eptflsaria  che  non  ò  ben  serrata. 

Mikulicz  (di  Vienna)  dichiara  che  alla  cura  ortopedica  si  oonTongono 
solo  i  casi  lieTì,  e  che  terminato  il  t;empo  del  crescere  si  doTc  ricor- 
rere alle  operazioni.  Nei  fanciulli  dai  2  ai  5  anai  i  casi  più  leggieri  si 
aggiustano  spontaneamente,  Nei  gradi  più  aTTanzati  (con  piede  Talgo) 
egli  dà  la  preferenza  alla  rottura  forzata  di  Dolore.  Del  resto  il  me- 
todo di  Schede  ò  nient*altro  che  il  metodo  di  Delore  istesso,  perchè 
questo  frange  appunto  ordinariamente  il  femore  senza  distacco  di  epi- 
HA  Se  la  rottura  non  riesce,  si  ricorre  airosteotomia  lineare. 

Schede  neirincurTatura  del  femore  non  si  serTc  della  tibia  come  IcTa» 
benai  dei  condili  del  femore  stesso  :  e  nella  incorTatura  della  tibia  tien 
fissa  l'articolazione  del  ginocchio  mentre  produce  la  rottura.  Oosi  non 


266  BIYISTA 

SQceade,  come  nel  metodo  di  Dolore,  la  lacerazione  dei  legamenti  ar- 
ticolari. 

Sonnenbnrg  (di  Berlino)  raccomanda  di  achlTare  l'immobilità  :  quindi 
una  macobina  ortopedica  che  differiece  dalle  altre  più  nenali  solo  perehè 
ba  nn  meccanismo  di  gomma  al  ginoccbio  e  Ti  manca  di  cerniera. 

T.  Winiwarter  (di  Liegi)  ricorda  che  fatta  l'osteotomia  resta  ancora 
spesso  da  raddrizzare  la  torsione  deirestremità.  Egli  consiglia  V  infira- 
zione  come  pure  raccomandò  Schede;  e  tale  infrazione  potrà  in  dati  casi 
essere  fatta  sia  al  femore  che  alla  tibia. 

Miknlicz  ha  usato  il  metodo  di  Dolore  applicando  in  segnito  V  appa- 
recchio gessato. 

Bidder  (di  Mannheim)  avrerte  che  i  ragazii  con  ginocchio  valgo  in 
nn  lato  possono  in  seguito  presentare  neiraltro  il  ginocchio  varo  se  essi 
fanno  sempre  pesare  il  corpo  sol  medesimo. 

Wagner  (  di  Kònigshùtte  )  ritiene  che  ciò  sia  possibile  solo  nei  ra- 
cbitici. 

Heusner  (di  Barmen)  domanda  se  per  la  lesione  della  cartilaggini  ept^ 
flsarie  non  siano  a  temere  degli  sconcerti  nella  crescita  delle  ossa. 

Schede  risponde  che  nei  suoi  casi  crede  che  la  soluzione  di  continuità 
sia  sempre  avvenuta  al  di  fhori  della  sfera  d' azione  delle  giunture  e 
accenna  alla  estrema  rarità  dell'  arresto  di  sviluppo  delle  ossa  anche 
dopoché  si  sono  veriflcati  sicuramente  dei  distacchi  di  essi. 

▼.  Langenbeck  ricorda  ancora  che  mediante  la  perforazione  sottocu- 
tanea deirosso  lo  si  può  rendere  poroso  e  determinare  con  ciò  la  parte 
precisa,  in  cui  si  vuole  dopo;  aver  la  frattura. 

E.  Hahn  (di  Berlino).  —  Della  resenione  dell'artioolaxione  d^ 
ginooòhlo. 

Presenta  tre  pazienti  a  cui  ha  fatto  la  resezione  deirarticolazione  dei 
ginocchio.  Uno  era  stato  operato  4  settimane  avanti  per  artrite  suppu- 
rata e  la  ferita  era  guarita  per  tutta  la  sua  estensione  e  pia  si  era  for- 
mata unn  completa  anchilosi  ossea.  Un  altro  era  stato  operato  8  setti- 
mane prima  per  artrite  fungosa  con  carie  e  con  sequestro  nel  capo  della 
tibia  del  volume  di  un  fagiublo;  il  3.*  poi  era  stato  operato  da  5  mesi 
per  artrite  fangosa  con  carie.  Anche  in  questi  due  ultimi  casi  di  decorso 
fh  eguale  a  quello  del  primo,  cioò  guarigione  per  prima  intensione  e 
anchilosi  ossea  dopo  circa  4  settimane.  Hahn  crede  che  in  certi  casi  di 
resezione  parziale  per  lesioni  recenti»  come  a  dire  fratture  per  colpi 
d'arme  a  fuoco,  nei  quali  si  può  sperare  di  ristabilire  completamente  la 
finzione  deirarticolazione  potrà  da  molti  a  buon  diritto  venir  conser- 
vato il  taglio  longitudinale  di  Langenbeclr,  perchò  esso  lascia  perfetta- 
mente  intatto  e  capace  di  funzionare  V  apparato  estensivo  della  parte. 
Ma  ò  ben  altro  nelle  resezioni,  in  cui  si  rinunzia  già  da  principio  alla 
mobilità  dell*  articolazione,  e  nelle  quali  V  anchilosi  ossea  è  quanto  di 
meglio  si  possa  desiderare ,  come  pure  nei  casi  in  cui  si  deve  soprat- 


DI  CHIBUJ^IA  257 

tatto  procurare  di  esportare  con  ogni  diligenza  tatto  le  parti  anunalate 
dell*  articolazione  ed  anche  in  quelle  resezioni  che  Tengono  latte  per 
artrite  sapparata  con  carie  o  per  artrite  fangosa. 

In  tutti  questi  easl  adunque  11  miglior  metodo  ò  quello  ohe  permette 
di  esportare  meglio  e  con  maggior  fSetcilità  la  slnoviale  ammalata,  e 
Yolkmann  ha  già  fin  dal  1877  fi&tto  rilevare  di  quale  grande  importanza 
sia  V  estrazione  di  tutta  la  sinoviale  fangosa  per  1*  andamento  delle  re« 
sezioni  del  ginocchio  ed  ha  anche  indicato  per  le  resezioni  dell*  artico- 
lazione  del  ginocchio  un  metodo  che  consiste  nel  segare  trasversalmente 
la  rotula. 

Dal  mese  di  febbrigo  1881  Hahn  ha  fatto  23  resezioni  dell'  articola- 
zione del  ginocchio,  e  propriamente  3  con  lembo  anteriore  e  20  col  me- 
todo seguente.  Egli  mette  Tarto  su  cui  deve  operare  e  che  venne  reso 
esangue  colla  benda  di  Esmarch,  in  posizione  di  estensione,  ed  appli- 
cando un  ordinario  coltello  da  amputazione  alla  parte  più  posteriore 
della  linea  articolare  intema,  recide  il  tendine  del  quadricipite  tosto  al 
disopra  della  rotula  e  va  a  finire  col  taglio  al  punto  più  posteriore  della 
linea  articolare  estema.  Questo  primo  taglio  deve  giungere  addirittura 
fin  sull'osso.  Allora  si  piega  fòrtemente  il  ginocchio,  e  con  ciò  si  rende 
beante  tutto  Tintemo  dell'articolazione,  cosicchò  si  può  facilmente  estir- 
pare con  prontezza  tutta  la  sinoviale.  Col  primo  taglio  resta  già  in  parto 
esportato  il  fondo  cieco,  superiore  dell'articolazione.  L*  Autore  crede  che 
il  suo  metodo  abbia  su  quello  di  Yolkmann  il  vantaggio  di  essere  più 
semplice  e  più  facile  perchò  ùl  a  meno  di  segare  la  rotula  e  di  cucirla 
la  quale  ultima  cosa  fa  perdere  molto  tempo  e  negli  adulti  richiede 
prima  che  l*osso  sia  perforato.  Col  suo  metodo  inoltre  si  può  esportare 
fàcilmente  anche  il  cui  di  sacco  superiore  dell'articolazione. 

Quanto  al  ristabilimento  della  funùone  del  quadricipite,  esso  si  con- 
segue con  pari  sicurezza  tanto  col  metodo  di  Hahn  quanto  con  quello 
di  Yolkmann. 

Hahn  ha  eurato  un  medico  e  due  altri  per  strappamento  del  tendine 
del  quadricipite,  prodotto  direttamente  dalla  distensione  di  esso.  In  tutti 
tre  si  ristabilì  completamente  la  funzione  del  quadricipite  stesso,  mal- 
grado che  la  diastasi  fosse  larga  come  una  mano,  colla  semplice  appli- 
cazione dell'apparecchio  gessato;  e  ciò  in  un  tempo  relativamente 
breve. 

Llncisione  trasversale  al  disopra  della  rotula  ha  i  seguenti  vantaggi 
in  confironto  all'incisione  a  lembo  anteriore  e  all'incisione  ad  H: 

1.*  Col  medesimo  si  ottiene  molto  più  sicuramente  la  guarigione  per 
1.*  intenzicme  perchò  la  ferita  non  si  trova  proprio  snll'  osso,  e  perchè 
le  parti  molli  che  si  trovano  al  disopra  della  rotula  pilone  essere  me- 
glio disposte  a  guarire  per  1.*  intenzione  ; 

2.*  Si  può  sempre  fognare  la  parte  più  profonda  della  ferita  e  fare 
eib  giusto  sulla  linea  articolare,  e  questo  ò  molto  importante»  Se  colla 
MMita.  il 


B58  JtinsTÀ 

Incisione  a  lembo  aiiteri<»e  si  yaol  mettere  a  nnde  il  fondo  eieeo  av- 
periore  dell*artieelaKlone,  bisogna  prolo&gare  molto  all'insù  le  esteenità 
deirincisione,  in  modo  che  esse  Tengano  a  troyarsi  al  disi^ra  della  ttiea 
artie<Aare. 

3.*  La  rotala  non  può  mai  renir  eacoiata  in  sa«  e  resta  inyeoe  appli- 
cata alla  linea  iater-artlcolare,  anmentando  la  solidità  della  rinniimti 

4.*  Vengono  sezionati  meno  wasl  arteriosi  e  perciò  i^  potè  sempre, 
eenza  arar  mai  a  lamentare  nna  emorragia  seocmdaria,  dopo  applicato 
un  apparecchio  alla  Listar,  levare  il  tabo  4i  B«narchy  eenza  rioerrare 
a  legatore. 

In  segnito  Hafan  espone  come  egli  invece  della  sntiira  ehe  fRceva  prima 
e  che  rìnsoiva  molto  difficile  e  dava  spesso  luogo  a  neorosi  sapsrfteialB 
applica  ora  dei  chiodi  speciali  ai  capi  articolarL  B  dacchò  egli  ricorre 
a  questo  mezzo,  eioè  dal  febbrajo  188l#  in  tutte  le  resezioni  del  ginoo- 
<^bio,  non  ha  più  Yednto  saccedere  delle  consegaenze  pregiadizievoli  e 
«he  crede  che  questo  inchiodamento  delle  ossa,  producendo  la  loro  mu- 
tua e  soda  contrapposUsione  ne  favorisca  il  più  pronto  e  più  sicuro  ade- 
rire merco  di  sostanza  ossea.  Perciò  si  serve  di  chiodi  del  miglior  ae- 
«ciajo ,  lunghi  circa  10  centimetri ,  del  diametro  di  3  millimetri ,  colla 
punta  iJBLtta  come  un  ordinario  tre  quarti  e  una  piccola  capocchia.  D 
chiodo  si  prende  come  un  trequarti,  si  infilza  nella  pelle  della  tibia 
e  con  un  pi\Jo  di  martellate  si  spinge  attraverso  alla  tibia  ed  al  fe- 
more. 

Di  solito  si  applicano  3  chiodi  parallelamente,  Tuno  accosto  al- 
Taltro. 

Naturalmente  1  detti  chiodi  si  disinfettano  ordinariamente,  prima  di 
usarli. 

Dopo  due  settimane  essi  di  solito  sono  ancora  molto  solidamente  in- 
fissi. La  prima  medicatura  viene  di  regola  cambiata  dopo  24  ore,  e  la 
2.*  medicatura  resta  in  posto  fino  alla  fine  della  3.*  settimana.  Allora 
1  chiodi  si  possono  assai  facilmente  estraire  con  una  pinzetta,  fìBUMDdoli 
ruotare  una  Tolta  intomo  al  loro  osse  longitbdinale  e  tirandoli  In  fiiori. 
Per  lo  più  allora  si  ò  già  ottenuta  una  riunione  ben  soda. 

Delle  dette  23  resezioni,  eseguite  nei  16  mesi  trascorsi  dal  fébbÉaio 
1881,  3  finirono  colla  morte:  e  cioò  !.•  mori  un  uomo  di  30  anni,  di 
tubercolosi  generale,  4  mesi  dopo  operato.  Gii  si  trovò  tubercolosi  ai 
polmoni,  ai  testicoli,  ali*  intestino,  con  osteomielite  tubercolare  del  fe- 
more; 2.^  un  ragazzo  di  5  anni  mori  di  difterite  faringea  e  brùnebite 
<3ruposa,  3  settimane  dopo  che  la  ferita  era  guarita  per  prima  inteu- 
tione;  3.^  un  ragazzo  operato  per  anchilosi  angolare  mori  di  setticemia. 
€on  tutta  probabilità  ^infezione  provenne  dal  riassorbimento  per  la* 
«ufdciente  sgorgo  di  umori  dall'osso.  La  morte  ebbe  luogo  14  gìemi 
dopo  lV>perazione.  Alla  sezione  si  trovò  la  ferita  d'aspetto  grigio  sporoo 
«d  asciutta:  IMnfiammazione  non  progrediva  punto,  e  ci  erano  delle 
oomerosissime  emorragie  nelle  glandolo  linfatiche  della  eoseia»  n  tutta 


DI  caixBTJAaiA  2W 


le  wèmbmùB  ileros»  e  sulla  maoosa  dell'  iaieetlao  per  tutta  la 
^eetensioiia 

Degli  altri  SO  operati  16  guarircelo  per  prima  intenzione,  in  14  se- 
llai la  riunione  ossea.  Quattro  volte  mancò  la  riunione  per  prima  in» 
tenzione  «  fra  questi  4  operati  si  trovano  2  dei  3  operati  a  lembo  an- 
terioee; 

Due  volte  si  formò  una  riunione  fibrosa  e  2  altre  volte  na  lieve 
mobilità  nell'articolazione.  Nei  due  ultimi  operati  Pesito  non  è  aaeova 
esorto  per  il  poco  tempo  trascorso  dairoperazione. 

I  due  primi  casi  di  morte  notati  non  richiedono  nessuna  spiegazione; 
•e  il  temo  si  sarebbe  potuto  prevenire*  Per  quante  riguarda  1*  età  degU 
operai  ecoone  la  tavola: 

6  avevano  dai  5  ai  10  anni 

4  »  »  18  »  20     » 

5  >  »  20  »  30  » 
5  »  »  30  »  40  » 
2  »  >  40  »  50  > 
1  aveva  5$  anni 

Nei  fanciulli  non  vennero  di  solito  estirpate  che  le  masse  fungose  e 
vennero  leggermente  cruentate  le  cartilagini  senza  ledere  la  linea  #pi^ 
Usarla. 

Per  quanto  riguarda  le  malattie  che  richiesero  le  operazioni,  re- 
tore espone  che  18  volte  operò  per  artrite  fungosa,  la  quale  era  in 
generale  associata  con  carie,  3  volte  per  artrite  suppurata  con  carie 
successiva  agonorrea,  od  a  reumatismo  articolare  acuto  od  a  febbre 
puerperale  e  2  volte  per  anchilosi  ossea  angolare* 

K&A8SX  (dì  HaHa  sulla  Saale).  —  Presentazione  di  un  OflUM>  di 
xeaeaiooe  dell'artioolazione  del  ginoooMo. 

Si  tratta  di  un  uomo  di  28  anni,  al  quale  4  anni  prima  era  sMa 
fatta  tale  resezione,  col  metodo  di  Yolkmann,  per  artrite  fungosa,  esi- 
stente già  fino  dai  22  anni,  e  per  difettosissima  posizione,  delFartieola^ 
^Lone  del  ginocchio  destro.  La  ferita  guari  per  L*  intenzione  e  come 
si  vede  con  riunione  ossea  dei  capi  articolari  riseoati;  anche  la  rotaia 
eegata  si  è  oonsolidata  di  nuovo  come  un  vero  osso  riunito,  QuanAun- 
que  la  superficie  cartilaginea  della  medesima  sia  stata  esportata  nel 
fare  la  resezione,  la  rotula  ò  restata  discretamente  mobile  sulle  ossa 
^be  le  stanno  di  contro.  Il  caso  dimostra  che  il  ristabilimento  deHia 
ilolidità  deirapparato  estensore  è  possibilissimo  in  modo  completissime 
-eoi  metodo  di  Yolkmann, 

DiseitsMione:  v.  Bergmann  (di  Wfirzburg)  ritiene  che  il  caso  rifbviio, 
per  essersi  fonnata  Tanchilosi  fra  il  femore  e  la  tibia,  non  può  essere 
f)Qrtata  in  campo  quale  prova  ehe  il  quadrieipite  ritorna  a  fnnzioatfPo 


260  BIVISTA 

perfettamente  dopOvil  processo  operatorio  di  Yotkmann.  lovece  oU>  è: 
provato  dagli  importanti  stadi  da  lai  fatti  in  iHK>po8itO|  aYendolo  egli 
più  Tolte  verificato  nei  oasi  nei  qoali  non  si  formò  la  sinostosi  fra  it 
femore  e  la  tibia. 

E.  EùSTBR  (di  Berlino),  —  Dell'estlrpaxione  dell'astragalo. 

Presentandone  i  pezzi»  V  Aatore  discorre  di  tre  casi  di  estirpasioiie^ 
dell'astragalo^  nei  quali  il  piede  ha  rigaadagnato  tutte  le  sue  funzioni 
Nel  1.^  caso  si  trattava  di  lussazione  del  corpo  deli^astragalOy  la  di  cui 
testa,  fratturatasi  al  collo,  era  restata  al  suo  posto.  U  2.^  caso  si  rife- 
risce ad  ona  lussazione  di  tatto  l'astragalo;  ed  il  3.*  riguarda  nna  ne«> 
erosi  dell'osso  per  osteomielite  acuta  infettiva,  limitatasi  al  medesimov 
In  tutti  tre  i  casi  la  forma  del  piede  ò  perfetta.  Noi  ci  figuriamo  che 
mancando  l'astragalo,  le  cose  si  diporteranno  come  segue:  1  malleoli 
poggiavano  nel  calcagno  ed  il  piede  verrà  perciò  a  restare  accorciata 
nel  suo  diametro  verticale,  mentre  lo  spazio  che  verrà  a  formarsi  fra  i 
due  malleoli  sarà  riempito  da  un  tessuto  connettivo  cicatriziale.  Cosi 
ò  sicuramente  avvenuto  nei  due  ultimi  casi;  nel  primo  invece,  che  viene 
presentato,  Ara  i  due  malleoli  si  trova  un  pezzo  d*  osso,  il  quale  alla 
palpazione  si  dimostra  somigliantissimo  all'astragalo,  cosicohò,  malgrado 
che  si  trovi  un  aceorciamento  nel  diametro  verticale  del  piede,  si  é 
costretti  ad  ammettere  che  sia  successa  nna  parziale  rigenerazione  dei- 
l'astragalo.  Siccome  in  quel  primo  caso  il  capo  ed  il  collo  dell 'astragalo 
restarono  in  posto',  così  la  detta  ammissione  ha  perciò  meno  dell'in* 
Tcrosimile  di  quello  che  sarebbe  se  il  caso  fosse  altrimenti. 

IHscussione:  Bidder  (di  Mannheim)  riferisce  che  un  ragazzo,  a  cid 
egli  ha  estirpato  l'astragalo  perchò  necrotico,  ora  cammina  benissimo^ 
e  1  malleoli  si  trovano  nello  stesso  relativamente  molto  in  alto. 

.Kraskb  (di  Halia  sulla  Saale).  — *  Della  lussazione  oongesdt» 
ereditaria  del  piede,  con  presentazioiie  di  ancunalati  e  dimo^ 
straaione  di  pezzi. 

Rraske  presentava  un  giovane  con  deformità  congenita  del  piede^  la» 
quale  venne  già  descritta  da  Yolkmann  nel  2.«  voi.  della  DetUMcJie  Z9U^ 
«ìhrift  f.  Chirurgie^  come  una  lussazione  congenita  ereditaria  di  anti^ 
bedne  la  articolazioni  del  piede  colla  gamba.  Le  due  gambe  soao  molto 
meno  lunghe  di  quello  che  dovrebbero  essere,  e  le  tibie,  che  del  resto, 
lianno  una  forma  regolare,  al  loro  capo  inferiore  si  rigonfiano  in  nna 
massa  claviforme  con  alquante  bozze  discretamente  liscie.  L'estremità, 
inferiore  di  questa  massa,  che  ò  poi  il  malleolo  interno,  discende  motto 
più  in  basso  del  malleolo  esterno.  I  due  malleoli  esterni^  sono  alquanto^ 
molli  ed  hanno  una  forma  regolare,  ma  non  sono  disposti  verticalmente^ 
benM  piuttosto  orizzontalmente.  DaU$  punta  dei  malleoli   esterni  dqii 
4Bi  riesce  a  trovare  il  corpo  del  perone  al  di  là  di  4  centimetri:  al  dì-- 
aoprai  i  due  peroni  mancavano  del  tutto  ed  anche  il  capo  sui^rioro: 


DI  CHIRtTRaiA  2BI 

^1  medesimi  non  M  travava  punto.  I  due  piedi  hanno  in  complesso  U 
oarattere  di  piedi  piatti  di  grado  leggiero  in  modioa  pronazione  e  forte 
abdnzione:  ed  essi  non  stanno  in  continnasione  dell'asse  delle  dae  gambe» 
ma  appaiono  piuttosto,  applicati  lateralmente  alle  medesime.  La  sorella 
di  questo  giovane»  delFetà  di  18  anni|  e  ohe  pur  venne  fatta  vedere, 
aveva  nelle  due  gambe  la  stessa  deformità.  Nella  Clinica  Chirurgica  dì 
Halla  le  venne  fatta  la  resezione  di  ambedue  le  articolazioni  della  gamba 
per  porre  rimedio  alla  difettosa  posizione  del  piede,  e  si  vide  che  si 
trattava  di  una  lussazione.  I  due  astragali  stavano  di  fianco  alle  ^sn* 
perflci  articolari  delle  due  tibie:  e  tale  superficie  era  da  entrambe  le 
parti  rivolta  molto  obliquamente  airestemo  ed  all'insu.  Al  lato  destro 
venne  esportato  Tapice  del  malleolo  intemo  ed  un  pezzo  discretamente 
grosso  di  astragalo;  al  lato  sinistro  venne  esportata  una  piccola  por- 
zione di  astragalo  e  tutta  la  epifisi  inferiore  della  tibia,  compresa  la 
commessura  cartilaginea.  Dopo  tale  operazione  la  posizione  del  piede 
restò  considerevolmente  migliorata;  e  ciò  ò  evidentissimo  specialmente 
confrontando  i  suol  piedi  con  quelli  di  suo  padre.  Kraske  presentava 
infine  le  estremità  inferiori  di  un  altro  ragazzo  della  stessa  famigliai 
morto  di  13  anni,  nel  quale  pure  la  deformità  dei  piedi  era  stata  con* 
genita.  Si  vedevano  le  gambe  abnormemente  brevi,  coi  malleoli  intemi 
molto  più  in  basso  degli  estemi;  e  le  fibule  giungevano  appena  fino 
alla  metà  delle  gambe  e  terminavano  superiormente  con  una  epifisi 
isolata,  come  dimostrava  anche  Tesarne  microscopio.  Dall'  apice  della 
medesima  si  staccava  un  solido  legamento,  il  quale  si  portava  al  con- 
dilo esterno  dal  femore.  Ambedue  i  piedi  si  trovavano  in  forte  abdu« 
zione  e  pronazione;  e  tale  difetto  la  posizione  era  determinata  da  ciò 
ehe  le  superfici  articolari  inferiori  della  tibia  non  erano  in  posizione 
•rìzzontale,  ma  erano  rivòlte  obliquamente  aU'insn.  Dette  superfici  ar- 
ticolari stavano  però  quasi  pienamente  a  contatto  delle  superfici  arti* 
oolari  delPastragalo;  talchò  la  cattiva  posizione  del  piede  era  da  rite- 
nersi piuttosto  una  sub^lussazione  esterna. 

Questa  deformità  che  presentavano  anche  molti  altri  membri  di  quella 
fiuniglia,  non  pare  dunque  che  al  momento  della  nascita  fosse  già  una 
lussazione  completa.  Sembra  piuttosto  che  il  fatto  principale  fosse  un 
éifetto  della  fibula  e  precisamente  della  sua  epifisi  superiore,  in  conse- 
guenia  della  quale  quest*  osso  restò  troppo  corto.  Il  malleolo  esterno 
renne  gradualmente  tirato  ali*  insù,  e  tutta  la  fibula,  restata  troppo 
corta  assunse  una  posizione  più  orizzontale,  cosicché  r  astragalo,  e  con 
esso  tutto  il  piede,  scivolò  ali*  estemo  della  superficie  articolare  d^la 
tibia,  la  quale  perciò  si  mise  in  posizione  obliqua  ed  alla  fin  fine  si 
ebbe  una  lussazione  completa. 

Saokdorn  (di  Magdeburgo).  —  DimostrOsioiie  di  un  naffTù  portsi« 
«90  per  gU  aghi  piatti. 
Questo  suo  porta«ago  ha  le  superficie  della  morsa,  colla  quide  prenda 


268  BinsTA 

llMrOf  parallele  l*ana  airdtra  per  tatta  la  aoa  eetensione.  P«reiè  es»^ 
miffllo  di  ogni  altro  porta-ago,  prende  mollo  soUdaBiekite  gà  agM  A 
piatti  oome  rotondi,  groeei  o  sottili,  corri  o  dirlttL 

L'istmiaento  è  eompoato  di  nna  aaticella  di  ferro,  rotonda,  e  groent 
mmo  eentimetra,  divisa  in  dne  metà,  di  cti  1*  mia  (anteriore  quando» 
si  impugna  i*ago  per  cncire),  è  ioetannta  da  nn  manico,  e  nelP  altro- 
capo  tiene  la  parte  anten'ore  d'nna  moraetta,  che  ai  adatta  eaattamente^ 
aM'altra  parte  della  morsetta  con  eoi  flniaoe  la  aeconda  metà  o  metà- 
posteriore  dell'asta  la  quale  si  paò  fkre  scorrere  sulla  prima.  Qneata 
dne  metà  rinnite  che  siano  formano  come  nna  sola  asta,  al  eni  capa 
avtmore,  mediante  il  morimento  dalla  metà  posteriore  snlf  anteriore^ 
si  ehinde  e  si  apre  la  morsa.  Tale  moTimento  si  effettua  me^anto- 
ma  IcTa  per  mezzo  dell'altro  manico  mobile;  e  due  cbiodelti  ser- 
nono  ad  ottenere  Tesattezza  del  moTimento  dell'  nna  metà  déù*  asta  di 
ferro  sniraltra.  Airestremità  del  manico  delllstrumento  un  beeeo  Aen^ 
tato  prende  e  tien  ben  ferma  Testremità  ottusa  dell'ago,  e  premenda 
con  forza  con  tutta  la  mano  sul  manico  si  serra  tosto  l'ago  sol  1.*,  sol 
2/^  o  sol  3.®  dente  del  becco,  come  si  Toole;  e  basta  ona  leggiera  prea» 
Siene  del  mignolo  sol  becco  stesso  per  aprire  la  morsa  e  toglier 
l'ago. 

Si  deve  fkr  in  modo  che  Pago  resti  sempre  nella  direzione  longtto-- 
diMala*  della  morsa  e  otte  la  eoa  estremità  ottusa  corrisponda  ali*  asta 
di  fsrro:  allora  l'ago  pub  agire  con  forza  e  non  si  smuove,  n  cucire 
con  questo  istrumento  riesce  facilissimo,  basta  applicare  la  mona  alim 
parte  con  cava  dell'ago  e  poi  girare  ristrnmento  un  po'  a  destra. 

I  vantaggi  di  questo  porta-ago  sono  i  seguenti: 

Bsso  prende  l'ago  più  sicnramento  e  lo  tien  fbrmo  meglio  d'ogni  altra 
ed  inoltre  permette  di  lasciar  la  presa  e  di  riprenderla  a  piacere; 
reeta  percib  ikdle  e  comodo  il  prendere  ed  il  lasciare  la  punta  dell'ago^ 
^piando  esso  ha  perforato  l'orlo  della  ferita,  e  perciò  non  ne  restano 
intaccati  né  la  punta,  nò  il  filo  degli  aghi  piatti.  E  non  solo  si  pro-^ 
teg^  la  ponta  dell'ago,  ma  si  in^)edl8ee  anche  con  tale  istromente  che 
essa  leda  e  ferisca  le  parti  molli,  il  che  nelle  suture  profonde  ò  molta 
vantaggioso. 

Sesta  addirittura  euDluse  che  questo  porta-ago  possa  rompere  anche 
Tago  più  ricurvo,  che  gli  venga  applicato,  fisso  laueia  Inoltre  Ubera 
quasi  tutto  l'ago,  e  si  può  maneggiara  con  fhcilità.  La  morsa  poi  è 
lunga  solo  8  ndllimetri  e  laiga  &  Si  può  fkr  costrorre  questo  porta-ago 
^augo  0  corto  a  volontà  non  avendosi  che  ad  aecoreiara  o  ad  abtani* 
gara  l'asta  di  ferro  senza  che  perciò  ne  resti  pregiudicato  il  suo  valore. 
I  modelli  longhi  potrebbero  specialmente  servire  per  le  sature  da 
flursi  nelle  cavità  ed  anche  nelle  operazioni  di  ginecologia,  dove  of* 
ÙMD  IhiUmeala  delle  dimooità  anche  gli  aghi  più  ricurvi  degU  altri 
porta-aghi. 

II  modello  eorto  di  questo  porta-ago,  che  ha  la  lunghezza  di  15  con* 


DI  CHIRURGIA  26$. 

tiaddtrL,  d  approprifttiflflimo  per  tott»  le  ordinarie  entiure  chimrgieiìeu 
Lo  stesso  porta-«go»  ma  in  dimensioni  più  piccole^  è  conTenientissimo 
per  le  operazioni  sagli  occhi  e  per  qaelle  di  plastica  fina. 

n  modello  della  iQnghexca  di  20  centimetri  è  adatiatissimo  special- 
mente per  le  sature  nelle  carità  e  perciò  in  molte  operazioni  glneco» 
logiche.. 

In  un  caso  solo  non  si  può  impiegare  qaesto  porta«>ago,  cioè  qnando 
si  doTe  fare  una  cacitara  sulla  sezione  mediana  del  corpo  nel  profondo 
di  una  cavitai  come  sarebbero  alcune  fistole  vescico-yaginali  poste 
molto  in  alto.  Per  tali  rari  casi  l'Autore  ha  applicato  ad  un  modello 
lungo  del  suo  porta-ago  la  morsa  e  le  superficie  delia  medesima  ia 
senso  obliquo,  in  modo  da  ayerne  una  morsa  molto  in  isbieco.  Questo 
porta-ago  così  modificato  egli  per  distinguerlo  lo  chiama  morsa  €òU^ 
fpu^  e  con  esso  si  può  agevolmente  praticare  la  sutura  anche  sul  piano 
mediano  del  corpo,  però  bisogna  confessare  che  11  far  la  presa  come  il 
lasciarla  non  ò  con  questa  morsa  obliqua  nò  cosi  comodo,  nò  cosi  si-» 
euro  come  col  porta-ago  ordinario  deirAutore. 

Si  troverà  sempre  in  qualcuno  di  questi  porta-aghi  uno  strumento 
da  sutura  adattato  e  giovevole  per  ogni  caso,  e  specialmente  usando 
gli  aghi  piatti  di  qualunque  forma  grandezza  e  robustezza. 


SoHEDB  (di  Amburgo).  —  Dimostrazione  di  una  guida  pel  oa» 
tatare  di  Nélaton. 

Questa  guida  od  anima  deve  essere  adoprato  in  quei  casi,  nei  quali 
occorre  una  siringa  a  permanenza,  ma  ò  impossibile  introdurre  la  si- 
ringa molle  di  gomma  nel  modo  solito.  I  fusti  usuali  sono  in  questa 
circostanze  perfettamente  inservibili,  per  essere  non  solo  troppo  deboli» 
ma  anche  molto  pericolosi,  perchò  la  loro  punta  sdrucciola  fuori  dal» 
rocchiello  del  catetere  e  lede  T  uretra.  Per  impedire  ciò  si  dovrebbe 
tenere  in  una  certa  tensione  II  catetere  sul  mandarino;  ma  ciò  ofTende 
moltissimo  la  sensibilità  della  parte.  Lo  strumento  di  Schede  ò  eom* 
posto  di  un^anima  metallica  d^alpacca,  ben  solida,  provvista  di  un  ma- 
nico mobile,  che  vien  fissato  a  vite.  A  questo  manico  sono  assicurati 
due  forti  fermagli  a  molla,  i  quali  tengono  nella  voluta  tensione  il  ca» 
tetere  di  gomma.  Il  guidare  questo  strumento  riesce  quasi  colia  stessa 
flBusilità  e  sicurezza,  come  quando  si  adopera  un  catetere  metallico.  Per 
facilitare  Testrazione  del  fusto  od  anima  che  attesa  la  necessaria  gros- 
sezza del  medesimo  potrebbe  facilmente  tornare  alquanto  difficile , 
riesce  Tantaggioso  di  ungerlo  ben  d'olio  prima  di  usarlo. 

FiALUL  (di  BttkarestX  —  Preaentasiona  di  una  oasaatta  par 
gU  arti. 

Sono  tante  canne  o  stecche  di  legno,  con  cui  si  possono  apprestare 
in  pochi  minuti  degli  apparecchi  che  poi  si  applicano  alle  estremitftì  a 


I 


S[64  RIVISTA 

specialmente  alle  iaferiori,  tanto  che  la  persona  stia  a  letto,  ovreiail 
nlzf;  nel  qoal  caso  eerrono  da  sostegno  dell'arto  ammalato. 

Bbblt.  —  Dimostrazloiie  di  apparati  ortopadicL 

*  1.*  Corsetti  di  filtro  per  scoliosi.  Qaesti  corsetti  differiscono  dal  prò*' 
cedenti  (confrontisi  OetUralbUiit  f.  Chir.  1881»  pag.  61,  SelazUme  del 
#0.*  Congresso  dei  Chirurgi  Udesehi)^  in  quanto  che  la  loro  porBione 
addominale  non  Tiene  più  imbolata  di  lana,  ma  viene  soltanto  rlnfor-» 
zata  con  alcane  sottili  stecche  d*acoiaio  e  perchè  selle  gravi  scoliosi 
si  dispone,  snlla  fàccia  dorsale  dell'apparecchio,  nn  congegno  per  poter 
esercitare  nna  maggior  pressione  sol  ponti  delle  coste,  che  più  spor-' 
gono  innanzi. 

2J*  Corsetti  con  cintura  pelvica  e  gmccie  ascellari  per  scoliosi  e  cl« 
fosi  (secondo  Hessing).  La  cinghia  pelvica  ò  composta  di  dne  parti  se- 
parate del  tatto,  le  quali  sono  cucite  sopra  un  uguale  corsetto  di  stoffst 
e  sono  riunite  firn  di  loro  sia  sul  davanti  che  airindietro  con  delle  cor- 
roggie  di  cuojo,  e  al  disopra  delle  creste  iliache  si  infossano  profon- 
damente nell'addome.  I  sostegni  delle  ascelle  sono  applicati  solidamente 
o  in  modo  mobile  alle  parti  pelviche. 

3.**  Apparecchi  di  stecche  a  docda  per  le  estremità  inferiori  (veggasi 
il  CentraXbìaU  fur  Chir.  1881,  p.  61,  Eeìasione  del  iOf  Congreuo  dd 
Chirurgi  tedeschi).  Gli  apparecchi  dimostrati  erano  destinati  a  pazienti 
con  piede  piatto  e  gonilite  cronica, 

4.®  Apparato  per  le  forme  leggiere  di  ginocchio  valgo  e  varo.  Que- 
st'apparato consta  di  doccio  femorali  e  di  doccio  per  la  gamba,  riunite 
con  una  stecca  laterale,  intema  od  estema  a  seconda  che  si  tratta  di 
ginocchio  varo  o  di  ginocchio  valgo.  A  livello  dell' articolazione  dèi 
ginocchio  si  trovano  snlla  stecca  dne  articolazioni,  una  subito  sopra 
Taltra,  una  delle  quali  coli'  asse  frontale,  P  altra  col  sagittale.  Al  lato 
intemo  od  estemo  dell'articolazione  del  ginocchio,  a  seconda  che  si 
tratta  di  ginocchio  valgo  o  di  ginocchio  varo,  ci  sono  due  liste  incro- 
ciate elastiche  le  quali  dalla  parte  femorale  della  stecca  si  portano  alla 
parte  della  medesima  che  sta  a  ridosso  della  gamba  ed  agiscono  rad- 
drizzando la  deformità. 

5.^  Apparato  per  le  forme  leggiere,  specialmente  spastiche,  di  piede 
oquino.  Una  correggia  di  cuojo,  che  arriva  fino  al  ginocchio,  ò  rinfor- 
zata da  nna  stecca  di  acciaio  elastica  e  che  si  articola  con  nna  suola 
usuale  mediante  con  chiodetto,  il  quale  riunisce  alla  stecca  il  cappel* 
letto  del  tomaio  del  calcagno  e  la  suola  di  quest'ultimo.  Due  liste  la- 
terali di  gomma  si  portano  dalla  parte  anteriore  della  suola  alla  metà 
della  stecca  posteriore  e  fàuno  da  antagonisti  ai  muscoli  del  poplito* 
Kell'articolazione  del  piede  non  resta  abolito  dd  tutto  nessun  movi- 
mento. 


\ 

r 
i 


\ 


m  CHmuBeii.  2SS1 

Baomi  dÉl  tobaroola 

n  eomdc^tf  di  goy«nio  dott  Koch  dimostrò  nel  Segio  Ufficio  di  Sa- 
nità a  bnoB  numero  di  membri  del  Gongreno  le  me  coltore  di  Tarli 
ftangM  inftrioriy  speoialmante  patogeniel,  firn  le  quali  si  eattiYarono  il 
maiwimft  intareése  innansi  tatto  qaelle  dei  bacilli  del  tobercolo  nel  siero 
sanguigno  congelato  e  di  ease  discorse  in  modo  spedale.  Qnali  esem- 
plali di  tabercolod  arUfldale  prodotta  dalT  innesto  di  bacilli  coltiTati 
Ti  erano  dd  peai^  messi  nell*aloool,  di  organi  di  conigli  e  di  porcellini 
dladìa.  In  fnesti  peni  l^eeTa  soriHrasa  Ferazione  nodnlare  raggrup- 
pata in  msHse,  H  Koch  dimosirb  inoltre  una  serie  di  preparati  mioro- 
«co^ciy  sia  di  mal  periaoeo,  sia  di  tubercolosi  da  innesto»  sia  di  tnber* 
colosi  umana  spontanea  (polmoni  e  sputi),  nei  quali  i  badili  erano  resi 
Tisibili  mediante  i  noti  metodi  di  coloraiione. 


V 


21» 


BIBLIOGRAFIA 


CARDILE  CIOPALO.  —  I^e  lébbri  infettlTe  nell«  spedale 
cÉMeo  pel  periede  1891-lgSl,  nHH^erteie  ali»  tmgma  - 
Un»  ed  alla  eaia  di  Palenne.  Siudi  tÉoOtticL  Palenno  1362^ 

L*  Aaloro  trae  Tantaggio  éalla  propria  positio&e  di  medici»  alatista 
presso  lo  spedale  citile  di  Palermo,  per  chiarire  alcane  qaistio&l  d*  i» 
glene  pobblioa,  che  interessano  vlTamente  qnella  città»  e  nello  etesso 
tempo  porta  nn  utile  contributo  agli  stadi  generali  sulla  pubblica  igiene 
^n  Italia.  La  statistica  sanitaria  ò  il  metodo  più  adatto  per  ii&r  cono- 
•cere  le  condizioni  igieniche  od  antigieniche  di  una  determinata  p<^« 
Iasione  ;  ed  è  indispensabile  ricorrere  ad  essa  per  formulare  on*  esatta 
diagnosi  delle  malattie  popolari;  primo  passo  per  poter  riescire  ad  in- 
dicarne la  terapeutica.  Per  tal  modo  la  statistica  medica  interviene 
come  mezzo  importante  di  studio,  per  chiarire  rindirizzo  da  tenersi  in 
molti  intricati  argomenti  amministrativi,  che  hanno  attinenza  colla  sa- 
lute della  popolazione.  Da  molti  anni  si  agitano  a  Palermo  le  qoistioni 
Sttiracqua  potabile ,  sulle  fogne ,  sulla  cala^  sul  porto,  e  su  tanti  altri 
argomenti  che  interessano  la  pubblica  igiene.  Molte  volte  nel  trattare 
tali  argomenti  si  portano  in  campo  criteri  erronei,  che  potrebbero  tra» 
Tiare  il  giudizio  dei  pubblici  amministratori.  A  nessun  criterio  deve 
essere  concessa  importanza  maggiore,  che  ai  responsi  della  ^statistica 
sanitaria,  interrogata  senza  idee  preconcette  e  con  severità  di  metodo. 

Il  dott  Cardile-Clofalo  ha  raccolto  sia  dai  registri  dell'ospedale  civico, 
sia  dalle  atatistiche  deirufflcio  municipale,  1  dati  relativi  al  numero  dei 
malati  e  dei  morti  per  febbri  di  natura  infettiva  in  Palermo. 

Bisulta  che  nel  novennio  1873-1881  furono  registrati  in  Palermo  8841 
morti  per  febbri  infettive,  comprese  fi*a  queste  la  febbre  tifoidea,  la 
febbre  miliare,  il  tifo,  il  morbillo,  la  scarlattina,  il  vajolo,  la  difterite» 
il  croup,  ecc.  La  proporzione  annua  media  fu  di  982  morti,  che,  sopra 
una  popolazione  media  per  lo  stesso  corso  di  anni  di  circa  230  mila 
abitanti,  dà  per  risultato  4,3  morti  per  mille  di  popolazione  alFanno. 

Limitando  Tindagine  alla  febbre  tifoidea,  ed  al  solo  triennio  1879-81» 
V  Autore  riferisce,  che  in  tale  tempo  morirono  per  questa  forma  mor- 
bosa 089  individui,  i  quali  su  una  popolazione  di  circa  240  mila  abitanti 
corrispondono  ad  1  decesso  su  mille  di  popolazione  all'anno. 

L'Autorcb  <)lio  paragona  questo  risultato  da  lui  ottenuto,  coi  dati  re- 
lativi a  molte  città  italiane,  e  da  me  registrati  nella  Geografia  Naso^ 
ìogica  deìC  Italia,  trova  opportunamente  che  questa  media  di  Palermo 
é  inferiore  a  quelle  di  Catania ,  Ferrara ,  Torino ,  Padova  i  Uvorno  e 


"^  BIBLIoaRAVU  -^  OARDlLE-ClOFAIiO  26T: 

Milano  I  e  poco  saperiore  a  quelle  di  Napoli ,  Verona ,  Bologna  e  Gè» 
nova.  E  se  altre  9  città  italiane  hanno  mortalità  alquanto  minore,  biso- 
gna [pnre  tener  conto  della  posizione  meridionale  di  Palermo,  e  della^ 
sna  situazione  topografleai  clie  tendono  piuttosto  ad  aggravare  le  con- 
dizioni tifogene. 

Da  questo  primo  raffronto  TAntore  deduce  quindi,  che  non  sarebbe  il 
caso  di  allarmarsi  troppo  sulla  ftrequenza  delle  febbri  ttfbidee  in  Pa-^ 
lermo. 

Occorreva  ftire  anche  un  altro  studio,  e  cioè  conoscere  se  il  numero 
di  queste  febbri  vada  di  anno  in  anno  aumentando,  come  si  asserisce 
da  molti  in  città.  Essendo  male  redatti  i  buUettini  sanitari  municipali 
fino  al  1879,  nò  potendo  da  essi  ricavare  notizie  sufficientemente  ana<» 
litiche,  1*  Autore  ricorse  al  registri  deirospedale  civile,  dai  quali  risultar 
che  il  numero  dei  malati  ricoverati  in  quel  nosocomio  neir  undicennlo 
ltnri-81  per  febbre  tifoidea  fu  di  294,  ossia  27  air  anno  in  media;  ma. 
mentre  nei  primi  anni  di  tale  tempo  oltrepassava  d'ordinario  i  30  ma* 
lati,  nelTultimo  si  ridusse  a  soli  9  ed  8  malati  I  morti,  che  furono  24 
nel  1871,  non  furono  che  5  nei  1881.  Onde  l'Autore'  conclude,  che  la 
febbre  tifoidea  in  Palermo,  almeno  per  ciò  che  se  ne  può  dedurre  dall» 
notizie  raccolte  nello  spedale,  si  può  credere  che  non  mostri  tendenza 
ad  aumentare,  si  bene  a  diminuire. 

Ricercando  a  quali  quartieri  di  Palermo  appartenevano  i  malati  ri- 
coverati neirospedale  dal  1871  al  1881  per  febbre  tifoidea  e  migliare  (?)» 
trova  che,  rapporto  alla  popolazione  di  daioun  quartiere,  il  ]itàggl#r 
numero  di  malati  si  ebbe  nel  Quartiere  Palazzo  Reale  (8,73  per  mill6> 
indi  in  quello  detto  Monte  di  Pietà  (  2,54  )  ;  il  quartiere  Casteilamara 
ebbe  1,19,  e  quello  dei  Tribunali  0,93.  Óra  T  Autore  fa  notare  che  la 
Cala,  luogo  ove  vanno  a  sboccare  le  fogne  della  città,  si  trova  nel  quar- 
tiere di  Gastellamare,  che  ebbe,  proporzionalmente,  un  numero  piceol9 
di  malati.  L*  Autore  spiega  questo  fatto,  avvertendo  che  questo  quar*» 
tiere  si  trova  nella  parte  bassa  della  città,  e  ohe  le  fogne  ohe  lo  at- 
traversano sono  perciò  più  rioche  di  acqua,  èonvoffUando  le  materia 
esererhentisie  con  sufficiente  velocità  ih  un  corpo  d'acqua  9uf fidente» 
mente  grande^  e  versandole  poscia  nel  bacino  della  Cala. 

0*onde  r Autore  conclude  che  il  bacino  non  ò  causa,  per  le  sue  ema- 
nazioni, di  maggiori  febbri  infettive  fra  gli  abitanti  che  alloggiano  nelle^ 
sue  vicinanze. 

n  metodo  seguito  dal  doti  Cardile-Ciofiilo  nel  trattare  tali  qniistioni  di 
Igiene  pubblica,  è  il  più  raccomandabile,  perchè  si  appoggia  sull*  esser* 
vazione,  e  sul  fatti  raccolti.  Ti  ha  soltanto  a  lamentare  che  la  stati<^ 
slica  deirospedale  comprenda  elementi  troppo  scalai  al  bisogno,  e  che 
quella  dellTJfflcio  municipale  si  riferisca  ad  un  tempo  troppo  breve,   . 

G.  SoRUAiri. 


^ 


•Vj^IòIETA 


.  Un»  €«mftlca  iiatontoto  nella  prima  meiit  del  eeeela 
JXT.  -^  Roberto  d' Angiò  Re  di  Napoli  il  3  novembre  1326  dava  la 
licenza  in  chinirgia  a  Sabeila  de  Berrò  vedova  di  Berlingieri  di  Villa* 
nova,  perohò  potesse  esercitare  qaella  proibssione  nella  Terra  di  La» 
voro,  nel  Contado  di  Molise  e  nei  due  Principati.  Madonna  SabéUa, 
nella  sua  istanza  avea  dichiarato  che  il  sno  principale  esereizio  (  og|^ 
4irebbesi  la  sna  spedalità)  era  in  medSeandis  pùùieribus  ei  apoitema- 
tilms  (1).  Nò  vi  metteva  restrizione  di  sesso  o  di  parti»  che  di  tatto , 
siccome  vedova,  era  esperta.  D'altronde  ella  volgevaai  a  Principe  assai 
favorevole  ai  medici,  se  tanto  pah  arguirsi  dal  numero  che  ci  ne  teneva 
seco.  Nel  1324  non  erano  meno  di  quattro ,  oltre  il  chirurgo ,  che  eea 
anche  ciamberlano,  lo  speziale  ed  il  botanico.  Nò  bastandogli  tutto  que* 
ato  collegio»  avea  fatto  venire  nel  marzo  del  medesimo  anno  dall'  Ar- 
menia f  avutane  licenza  dal  Be  Leone ,  maestro  Filippo  de  Baldac  ;  il 
^uale  non  sapendo  nò  di  latino,  nò  di  francese  avea  di  continuo  biiio- 
gno  deiriaterprete  {2)é 

IiafeevatoiJ  d' igiene  pubblica.  —  A  Parigi  U  Ministro  d*  a« 
gricoltura  e  commercio  ha  domandato  al  Parlamento  un  credito  di- 
30,000  firaachi  per  istituire  il  laboratorio  éPigiene  ptMliea  di  FranoUt^ 
addacendo  le  seguenti  ragioni. 

La  Commissione  dMgiene  pubblica  ha  più  volte  manifestato  il  desi- 
derio di  avere  un  laboratorio  per  eseguire  le  esperienze  ed  analisi  ri- 
«hieste  da  certe  incombenze  ad  essa  affidate.  Infatti  Tigiene  procede  oggf 
eo' metodi  esatti  delle  scienze  fisiche,  e  molte  questioni  non  possono 
essere  debitamente  risolute  se  non  sono  ftttte  oggetto  di  studio  speri- 
mentale. Ciò  sMntende  per  la  maggior  parte  delle  questioni  conceni«atl 
le  materie  alimentari,  le  bevande,  le  sostanze  tossiche ,  le  professioni 
insalubri,  la  disinfezione,  le  acque  in  generale,  ed  in  particolare  la 
acque  minerali.  Simili  domande  sono  spesso  presentate  alla  suddetta 
Commissione,  e  chi  ò  incaricato  di  trattarle,  se  non  ha  un  labora* 
torio  a  posta ,  si  vede  costretto  di  ricorrere  al  buon  volere  di  per- 
sone estranee  per  eseguire  le  ricerche  sperimentali  che  occorrono» 
Donde  i  ritardi,  le  possibili  incertezze,  ed  in  ogni  caso  una  dubbia  m» 
sponsabilità,  che  non  è  senza  inconvenienti.  La  Commissione  da  alcuni 


(1)  Minieri-Riecio  C  «  Genealogia  di  Carlo  d*Angiò.>  la  :  AreK  8tor.  ProVi 
Kapolet^  188C,  pag.  498. 
{$)  Iti,  pag.  486,  487. 


i 


VARIETÀ  2^ 

anni  ha  preso  a  rivedere  le  analisi  delle  acque  minerali  di  Francia  ; 
analisi  che  si  fanno  ora  al  laboratorio  della  Facoltà  di  medicina,  quan- 
tnnqae  non  abbia  le  condizioni  necessarie  per  cotali  indagini.  Ma  questo 
fierrizio  quando  fosse  pienamente  ordinato ,  si  confonderebbe  naturai-* 
mente  con  quello,  di  cui  si  domanda  ristituzione»  della  quale  non  si  po-^ 
trebbe  contestare  nò  l*utilitò,  né  i*  urgenza;  basti  ricordare  che  si  fatti 
labfMAtorj  sono  annessi  all'ufflclo  di  sanità  in  Oermania  ed  in  Inghil» 
terra»  Quello:  domandato  dalla  Commissione  d'igiene  si  terrebbe  almeno 
nei  primordi ,  in  modesti  limiti  :  le  prime  spese  di  collocamento  e  di 
ibrnitui*a  non  dovrebbero  superare  i  30  mila  fianchi  ;  assegnandone  ogni 
anno  15,G00  per  le  altre  relative  al  servizio ,  vale  a  dire  per  il  perso» 
naie  e  il  materUàe  (l). 

Mentre  ciò  ehiedevasi  a  Parigi,  il  Consiglio  Comunale  di  Milano,  ao» 
cogUendo  la  proposta  della  Commissione  sanitaria  municipale  ^  svolta 
BoUa  relazione  dei  professori  Agostino  Frapolli  e  Luigi  Gabba,  lodevole- 
mente,  deliberava  d'instituire  presso  il  Municipio  niìélàboratorio  chimico 
pet  Vaseaggio  e  Vanaliei  delle  sostanze  alimentari  e  di  altri  generi 
di  consumo^  allo  scopo  d^indagame  la  òontà^  le  alterazioni,  le  .falsi» 
^OMionif  diètro  richiesta  delle  autorità  o  dei  privati. 

Oli  Autori  della  relazione  intesero  a  dimostrare  che  T  esame  delle 
sostanze  alimentari  col  mezzo  di  laboratorj  a  posta  e  secondo  le  norme 
stabilite  da  un  regolamento,  o  meglio  da  una  legge,  ò  runico  modo 
efficace  ad  impedire  le  falsificazioni  e  tutelare  gl'interessi  della  pubblica 
igiene,  e  però  ricordavano  che  in  Inghilterra  nel  1872  si  trovarono  65 
falsificazioni  per  ogni  100  assaggi  di  alimenti;  nel  1875,  quando  andò- 
in  vigore  la  nuova  legge  (Sale  of  food  and  Drugs  Act)^  le  falsificazioni 
discesero  a  26  per  100,  nel  1877  a  18,  per  non  esser  più  che  di  16  nel 
1878  (2). 

Opere  presentate  alla  Direaslone 
degli   Mnnaii  i/niversati  di  Medicina. 

<  Annnal  Beport  of  the  national  Board  of  Health.  >  Washington,  Go- 
vernment printing  Office,  1882,  8.<> 

Areari  Angelo.  <  La  cura  delle  deviazioni  rachitiche  ;degli  arti  infe- 
riori. >  Milano,  Rechiedei,  1883,  8.«  <  Gazz.  med.  Lombardia.  > 

Jìalestieri  F.  Mi  <L8l  Piòvre  typhoìde  à  Génes  1880-81  et  le  Con- 
grès  international  d'Hjgiòne  a  Genove  1882.  »  Genova ,  Tip.  Sordo- 
Muti,  1882,  8.0 

BarbieH  QiiMeppe.  <  Della  vitalità  del  feto  dal  lato  ostetrico-mo*- 
rale.  »  Bergamo,  Tip.  Sant'Alessandro,  1882,  V 


(1)  «  Union  medicale.  »  N.  40,  J20  mani  1883,  p.  478r 

0)  «  Sulla  convenienza  di  istituire  in  Kilano  un  Laboratorio  chimico  mu-> 
nieipale.  »  Ilelazione  alla  Commissione  sanitaria  municipale»  Milano  1889». 
pag.  4L 


99!2 

nnnCE  BELLE  UTEBIE 

• 

SuUa  cura  delia  difterite  negU  vMtni  otto  onnL  —  JVviiftì  erUSea 
da  doti.  Ernesto  Kormaiin  di  Coburgo^  tradotta  eoH  oggUiin^  del 
dott.  Cablo  Raimondi  -^  pag.  178. 


RIVISTA  DI  CHIRURGIA     : 

(Coiitinuazioiie  e  fine.  —  Vedi  faicieolo  preeadento»  pag*  WiV 

Organi  orinar). 

"Bàha  —  Reni  moòiU  —  243. 

BonDenbnrg  ^^  OperoMioni  euUa  vescica  —  244. 

JuiUard  "^  Sutura  delia  vescica  —  247. 

Organi  genitali. 
Bobmid  —  Operazione  d^idrocele  —  248, 

Arti. 

'^ùflter  —  Luescudone  abituale  deUa  spàUa  —  249. 
BoBCh  ^  IHearticolazione  della  spalla  —  249. 
Hf olfT  •—  Reeejrìone  del  gomito  e  del  cotHe  —  250. 
Schede  -—  Frattura  del  radio  —  251. 
iàO  steseo  ^  Gimocchio  valgo  —  253. 
Hahny  Kraake  —  Beeesione  del  ginocchio  — -  258,  2S9. 
Koster  — *  Estirpazione  delVastragalo  —  260. 
Kraake  —  LussaMione  ereditaria  del  piede  —  280. 

Teonica  operatoria  «  istmmentale  e  di  medioatnnu 

Hagedorn  —  Porta^ago  —  261. 

Soliade  —  Mandarino  per  il  catetere  di  NUaton  —  283. 

Pialla  —  Cassetta  per  le  fratture  —  283. 

Beely  -^  Apparati  ortopedici  ^  284 

Dimostrasi<me. 

Koeh  —  Bacini  del  tubercolo  —  285. 

BIBLIOGSAFIA. 

Gardlle-Giofalo  ^  Le  febbri  infettive  neUo  Spedale  civico  pa  periodo 
i87i'8i  rapportate  àOa  fognatura  ed  atta  cala  di  Palermo  —  868» 

VABIETÀ. 

Una  eerusiea  patentata  nelia  prima  metà  del  jèfiolo  XIV  -^  288» 
Laboratori  d^igiene  pubblica  —  268. 

Opere  presentate  alla  Diretiione  degli  Àmoii  IMetrsaU  M  Medicina 
f-208L 


RIVISTA  DI  PATOLOGIA  SPECIALE  E  CLINICA  MEDICA 

del  Prof.  A.  DE-GIOVANNI  e  Dott.  P.  PENNATO 


Moretti  —  Contribuzione  alla  eamisHca  ed  allo  studio  degli  spaimi 
ritmici  localizzati. 

Vierordt  —  Sulle  paralisi  atròfiche  delle  estremità  superiori. 

Lépine  —  Sopra  una  forma  particolare  di  crisi  gastriche  non  gastral'^ 
giche  nelVatassia. 

De- Giovanni  —  Alcune  risultanze  terapeutiche  ottenute  mediante  Vip^ 
notismo. 

Brown  —  Storia  di  un  caso  raro  che  illustra  alcuni  disturbi  vaso-- 
motorj, 

Dippe  —  Vizio  cardiaco  complicato  —  emisistolia  —  tono  venoso  cru- 
rale. 

Proebsting  —  Sulla  tachicardia. 

Smolenski  —  Intorno  alla  teoria  del  movimento  del  cuore. 

Neidert  —  Del  polso  di  ritomo. 

Sarah  Post  —  Irritazione  cutanea  e  il  polso: 

Riegei  — -  Del  poUo  venoso  normale  e  patologico. 

Riegei  —  Sul  polso  venoso  normale^  e  sul  comportarsi  del  sistema  t?e- 
noso  negli  essudati  pericardici. 

Davison  —  Il  polso  carotideo  nelVinsufficiènza  aortica* 

Lópine  —  Del  remore  di  galoppo  in  generale  e  in  particolare  [nella 
nefrite  acuta. 

Concetti  —  Sulla  natura  e  guaribilità  della  tisi  polmonare. 

Maragliano  —  Sul  trattamento  della  pleurite  essudativa. 

Woodbury  —  Sul  trattamento  razionale  della  consunzione  polmonare. 

Petrone  —  Contribuzione  allo  studio  della  carcinosi  miliare  aeuta 
primitiva  della  sierose. 

De- Giovanni  -*  Casi  rari  di  malattia  delVaddome. 

Kohn  —  Caso  unico  di  corpo  straniero  nel  tubo  gastro-enterico. 

Brandt  —  XJn  caso  di  diarrea  tubulare. 

Luzzatto  •—  Angiocolite  suppurativa  con  pigmentazione  anomala  e  in- 
termittente  delle  orine.  ^  . 

Whittaker  '^Scoperta  dei  calcoli  biliari  con  un  ago  esploratore* 

Luzzatto  —  Dtée  casi  di  ileo^tifo  a  decorso  acutissimo. 

Martin  —  Un  caso  rarissimo,  fors0  unico,  di  eruzione  generale  vac- 
cinica. 

'  Rivista.  U 


274  RIVISTA 

Moretti  Odorico.  —  Gontribnzione  alla  casuistica  e  allo  aia* 
dio  degli  spasmi  ritmici  localizzati.  {Oiorn.  Intemaz,  1882,  N.  251, 
486  e  seguenti. 

L*  Autore  rìassame  il  lavoro  fatto  su  questo  tema  dal  prof.  Broole 
Oalvagni  {Rivista  Clinica  di  Bologna  1880),  e  pubblica  alcuni  casi  di 
propria  osservazione.  Tra  questi ,  due  sono  relativi  a  bambini  (primi 
mesi  della  vita),  che  presentavano  spasmo  bilaterale  nel  dominio  del- 
Taccessorlo.  Quanto  al  movimento  del  tronco  che  qualche  volta  come 
in  uno  di  questi  2  casi,  si  accompagna  al  dondolamento  del  capo,  l' Au- 
tore lo  crede  un  fatto  puramente  consensuale,  o  trasmesso  e  quindi  di 
non  molto  rilievo.  Un  terzo  caso  ancora  di  ipercinesi  (spasmo  bilate- 
rale deiraccessorio)  l'Autore  osservò  in  una  donna  di  67  anni,  che  a  39, 
io  seguito  ad  un  patema  cominciò  a  presentare  oscillazioni  del  capo  da 
destra  a  sinistra,  e  viceversa,  movimento  che  si  manteneva  abbastanza 
lipiltato,  si  sospendeva  solo  durante  il  sonno,  e  nel  giorno,  appena  per 
qualche  minuto  o  quando  l'ammalata  parlava  di  cosa  che  molto  la  in- 
tctressasse  :  non  si  notava  alcuna  contrazione  dei  muscoli  del*  collo,  e  la 
testa  eseguiva  bene  i  movimenti. 

Il  quarto  caso  (oscillazione  del  capo  antere -posteriore),  fu  osservato 
dall'  Autore  in  una  lavandaia  di  70  anni^  che  a  50  cominciò  ad  avere 
un  movimento  spastico  antero-posteriore  della  testa,  che  cessava  du- 
rante il  sonno,  e  nel  giorno  intermetteva  con  intervalli  di  otto  o  dieci 
minuti  di  riposo.  É  questa  storia  notevole  per  la  sua  rarità,  nel  lavoro 
di  Galvagnì  sopra  ricordato,  si  cita  un  solo  caso  analogo  di  Barnes  in 
bambino  nel  quale  il  moto  scomparve  poche  settimane  dopo.  Il  caso 
descritto  dall'  Autore  durava  da  20  anni,  non  vi  erano  muscoli  con* 
tratti,  nò  si  vedevano  in  essi  oscillazioni,  nò  movimenti  fibrillari:  vi 
«ra  dolore  ai  lati  delle  vertebre  cervicali. 

La  storia  quinta  e  sesta,  sono  di  ipercinesi  unilaterale  della  branca 
«sterna  deiraccessorio.  Si  tratta  nella  5."  di  una  donna  di  70  anni,  che 
a  40  cadde  da  un  albero  e  batto  la  testa  e  il  petto,  senza  cbe  avesse 
dalla  caduta  altra  conseguenza  che  una  oscillazione  irresistibile  o  tra- 
zione a  sinistra ,  a  cui  non  poteva  sottrarre  il  capo ,  e  che  allora  ap- 
parsa, più  non  scomparve.  Lo  sterno-cleido-mastoideo  sinistro,  era  più 
sviluppato  del  corrispondente,  si  faceva  più  duro  e  appariscente  quando 
la  donna  raddrizzava  il  capo.  Le  contrazioni  del  muscolo  si  eseguivano 
rapidissimo,  ma  dopo  otto  o  quindici  vi  era  una  piccola  pausa.  Il  mu- 
scolo preso  tra  le  mani  si  sentiva  qualche  volta  palpitare:  non  vi  era 
iaduramento  del  trapezio,  solo  di  quando  in  quando  si  faceva  visibile 
per  piccolo  rialzo  il  suo  stretto  bordo  anteriore.  La  storia  6.*  è  di  nna 
donna  di  48  anni,  cbe  all'età  di  ^  essendosi  esposta  alla  pioggia  e  al- 
l'umidità, avverti  prima  difficoltà  a  muovere  il  capo,  e  poi  tiratore  del 
capo  verso  sinistra,  con  movimenti  clonici  prima  rari,  poi  freanentto- 
«imi  che  facevano  sosta  solo  durante  il  sonno.  Avea  la  faccia  volta  a 
destra  ^l  mento  in  alto,  V  occipite  abbassato  verso  la  spalla  sinistra  a 


DI  PATOLOGIA  8PB0ULS  S  CLINICA  MEDICA  275 

«rapo*  tirato  indietro^  un  movimento  dn  sinistra  a  destra  e  ricev^sa» 
«  un  poco  dair  avanti  ali*  indietro  teneva  la  testa  oscillante  oon  mo- 
menti cortissimi  di  riposo  quasi  mai  completo,  tali  oscillazioni  erano 
166  al  minuto ,  involontarie.  Lo  sterno  cleido-mastoideo  sinistro ,  era . 
ipertrofico^  si  avanzava  sul  davanti  almeno  un  centimetro  in  confronto 
delPaltro,  compreso  fra  le  dita  faceva  sentire  una  oscillazione  o  meglio 
una  palpitazione.  Tatto  il  muscolo  cuculiare  era  manifestamente  con- 
tratto, non  si  vedeva  muovere  che  il  suo  fascio  anteriore  dall*  indietro 
alVavanti  e  viceversa,  nei  momenti  di  maggior  contrazione  dello  sterno 
cleido-mastoideo ,  quella  porzione  del  cuculiare  che  va  ali*  occipite  era 
molto  rialzata ,  la  rimanente  dura  come  legno  non  presentava  alcuna  ' 
oscillazione.  Colla  elettricità  si  otteneva  una  leggiera  diminuzione  nel 
mimerò  delle  oscillazioni.  Tanto  nel  caso  6.®  che  nel  6.*,  oravi  il  solco 
naso-labiale  destro  p^ù  profondOi  e  a  sinistra  la  narice  più  aperta,  e 
•qualche  alt^a  leggiera  assimetria,  ciò  che  mostra,  secondo  l' Autore,  un 
lieve  grado  di  eccitamento  in  alcuni  muscoli  della  faccia. 

Nei  due  casi,  a  sinistra  si  notò  pure  un  rialzo  di  temperatura,  fatto 
ohe  1*  Autore  farebbe  armonizzare  colle  osservazioni  di  Charcot  e  Bou- 
4shardy  circa  il  piccolo  aumento  di  calore  nei  movimenti  convulsivi  di- 
namici o  clonici.  L*  Autore  classificherebbe  il  suo  sesto  caso,  per  iper- 
•cinesia  della  branca  esterna  deiraccessorio  elonico-tonica  o  mista  per* 
chò  mentre  il  muscolo  sterno-cleido-mastoideo  presentava  lo  spasmo 
bionico,  il  cuculiare  presentava  lo  spasmo  tonico.  L*  Autore  esclude  ohe 
questi  fatti  dipendano  dal  diverso  grado  di  degenerazione,  avvenuta  nei 
due  muscoli,  perchò  la  posizione  del  capo  fa  sempre  la  stessa,  e  perchò 
la  contrattura  del  cuculiare  doveva  essere  antichissima  avendo  anche 
indotto  uno  spostamento  rilevante  ed  una  curva  esagerata  della  clavi- 
cola. Inoltre  la  potenza  contrattile  dello  sterno-oleidoi  non  era  affievo- 
lita ma  al  maximum  di  forza,  dando  166  movimenti  al  minnto  primo 
che  non  si  potevano  frenar  colle  dita. 

La  storia  7.*  fu  comunicata  all'Autore  dal  prof,  Galvagni:  riguarda 
nn  uomo  di  60  anni,  che  presentava  il  mento  in  preda  a  tremolio  sus- 
enltorio,  per  cui  chiudeva  ed  apriva  ritmicamente  la  bocca,  e  cresceva 
se  la  bocca  era  tenuta  aperta:  qui  lo  spasmo  clonico  aveva  sede  nei 
muscoli  elevatori  della  mascella  innervati  dalla  branca  motrice  del  5.% 
e  quindi  anche  in  questo  caso  si  tratterebbe  di  un  disturbo  funzionale  di 
nn  nervo  motore.  La  malattia  durava  da  20  anni. 

Vi  sono  poi  nel  lavoro  dell' Autore,  altre  5  storie  di  ipercinesia,  nel 
dominio  del  facciale.  Egli  crede  che  sia  tanto  più  facile  e  ft*equente  la 
turbata  funzionalità,  dei  muscoli  mimici,  per  quanto  i  rami  del  facciale 
che  ne  dirigono  razione  si  allontanano,  suddividendosi,  dal  tronco  prin- 
cipale. A  questa  proposizione  egli  crede  non  si  opponga  quanto  si  os« 
irerva  nella  paralisi  del  7.®,  perchò  questa  acinesia  ò  rara  relativamente 
al  frequente  precedersi  delle  oause  malefiche,  in  confronto  colia  posi- 
^iene  superficiale  del  tronco  principale  di  quel  nervo,  e  tra  tutti  quelli 


276  ì  BIVISTA 

che  si  espongono  ad  una  medesima  influenza  nociva,  pochissimi  amina-^ 
lano  di  paralisi  facciale,  ciò  che  mostrerebbe  la  poca  suscettibilità  del 
tronco  nervoso  ad  essere  impressionato.  In  ano  del  casi  di  spasmo  del 
facciale,  citato  dalP  Autore  vi  era  anche  la  salivazione  che  viene  da  lui 
attribuita  ad  irritamenti  diretti  degli  elementi  glandulari  per  la  con- 
trazione dei  muscoli  vicini.  La  quiete  momentanea  ottenuta  in  due  casi^ 
dopo  le  replicate  fregagioni  alla  metà  stessa  della  taccia,  la  attribuisce 
ad  una  modificazione  nei  rapporti  nerveo -muscolari,  pel  fatto  della  com- 
pressione o  ad  istantaneo  effetto  reflesso.  Quanto  airesordire  dell' iper* 
cinesia  facciale  molto  frequentemente  in  uno  o  due  mascoli,  estenden-. 
dosi  poi  a  tutto  il  gruppo,  e  viceversa,  il  rendersi  liberi  di  alcuni  dalle 
moleste  contrazioni  secondo  1*  Autore  può  far  pensare  ad  un  disordine 
molecolare  nel  nervi  ascendenti  prima,  che  cederebbe  poi,  in  via  discen- 
dente* 

Un'altra  storia  di  spasmi  funzionali  fu  offerta  all'Autore  dal  dottore 
Marcucci.  Si  trattava  di  una  donna  di  44  anni,  che  fin  dall'età  di  undici 
anni,  presentava  un  nistagmo  quasi  continuo.  L*oscillazione  dell'occhio 
si  compieva  più  specialmente  intorno  ali*  asse  verticale,  con  estensione 
prevalente  verso  l'interno  (adduzione),  nell'atto  del  rilasciamento  l'a-, 
zione  del  retto  esterno  riportava  a  posto  il  bulbo.  L' Autore  crede  che 
tale  affezione  se  non  ò  consecutiva  ad  alterazione  nell'apparecchio  vi- 
sivo come  era  appunto  nel  suo  caso  non  si  deve  rimandare  ai  trattati 
di  oculistica.  Lo  spasmo  era  bilaterale,  ciò  non  pertanto,  dice  l' Autore^ 
non  dipendeva  da  lesioni  centrali,  perchò  avvenuto  lo  spasmo  funzio- 
nale da  un  lato,  presto  avviene  dall'altro  ciò  che  per  lo  strabismo,  una 
specie  di  nistagmo  compensativo ,  oppure  si  può  dire  cì\fi  le  fibre  ner- 
vose che  riannodano  il  nucleo  d'origine  del  terzo  di  un  lato  con  quello 
del  sesto  dall'altro,  o  subiscano  modificazioni  nella  compage  moleco- 
lare, o  compiano  in  modo  fisiologico  l'associazione  del  movimenti  late- 
rali d'ambedue  gli  occhi. 

Anche  nel  dominio  di  nervi  misti  l' Autore  osservò  di  questi  spasmi 
funzionali.  Le  storie  sono  due.  Una  ò  di  una  signora  di  51  anni,  che  da, 
qualche  anno  presentava  nella  veglia  e  nel  sonno  un  movimento  nel 
pollice  destro,  di  flessione  e  di  estensione  e  qualche  volta  di  leggiera, 
torsione  ih  fuori  :  Testensione  in  certi  movimenti  si  esagerava  a  tale  da 
tirare  il  dito  in  direzione  dorso-radiale.  Tenendo  quel  dito  in  una  mano, 
si  avvertiva  sempre  il  ritmico   movimento.  Questo,  qualche  volta  era 
accompagnato  da  dolore  acuto,  che  talvolta  invece,  insorgeva  sponta- 
neo. Notevole  ò  il  caso  anche  per  la  guarigione  seguita  rapidamente 
(dopo  37  sedute  di  elettricità  faradica).  Qui,  secondo  1'  Autore,  non  j^o- 
tevasl  pensare  airaffezlone  di  Hammond,  perchò  ò  capitale  per  questa  in 
primo  tempo  l'emiplegia  (?)  e  la  lesione   verosimilmente  coglieva  i  se-, 
gUentl  nervi:  un  ramo  dell'lnterosseo,  che  anima  il  flessor  proprio  del 
pòllice,'  il  primo  ramo  in  cui  fendasi  il  mediano  giunto,  alla  vola  della 
mano,  e  che  suddiviso  anima  il  flessor  breve  abduttore  ed  opponente,  e. 


DI  PATOLOGIA  SPXCIALE  X  CLINICA  MEDICA  1277 

•  Tami  del  tronco  profondo  del  nervo  radiale  allungo  abduttore  ed  esten- 
sori del  pollice.  L*  Autore  confessa  di  non  sapersi  decidere,  se  si  debba 
ritenere  per  veramente  esistente  nn  identico  processo  patologico  loca- 
lizzato in  un  punto  del  tramite  terminale  di  nervi,  che  benchò  abbiano 
-comune  l'originèi  pure  sono  separati  nel  loro  ulteriore  decorso,  tutto 
concorrendo  a  dimostrare  che  in  essa  origine  non  esiste  alteramente  o 
si  deva  invece  pensare,  che  nella  vola  della  mano  (ove  avvenne  la  com- 
pressione esagerata  che  sarebbe  stata  la  causa  della  malattia)  il  tronco 
nervoso  abbia  subito  un  alteramente  qualsiasi  che  apportando  nnlper- 
cìnesia  del  gruppo  muscolare  flessore,  questo  dopo  il  massimo  dell'  a- 
zione  contrattile  si  esaurisca  dando  campo  agli  antagonisti  di  far  va- 
lere una  esagerata  potenza  estensiva. 

L'ultima  storia  ò  di  ipercinesia  di  muscoli  innervati  da  diramazioni 
dello  sciatico.  Fu  fornita  air  Autore  dal  prof.  Gal  vagai.  Riguarda  un 
uomo  di  38  anni,  merciajo  ambulante  che  presentava  nelParto  inferiore 
destro  dairinguine  al  piede  un  tremolio  che  non  poteva  esser  dominato 
dalla  volontà:  applicando  la  mano  nei  momenti  di  massima  intensità  del 
fenomeno  si  percepiva  una  palpitazione  muscolare  in  forma  di  pulsa- 
zioni così  rapide  da  poterne  numerare  fino  180  in  nn  minuto  primo,  ri- 
siedente nei  muscoli  della  faccia  anteriore  delia  gamba,  nei  gastroone- 
mii  o  nel  solco.  La  prima  falange  dell*  alluce  era  in  estensione  tonica. 
*II  paziente  guari  coiruso  della  noce  vomica,  ricaduto  poi  nella  stessa 
forma  presentò  anche  una  tensione  fortissima  del  tendine  deirestensore 
lungo  dell'alluce,  mentre  il  tendine  del  lungo  estensore  delle  dita  pre- 
sentava energici  movimenti  di  contrazione  e  rilasciamento.  Anche  que- 
sto caso  presentava  adunque  rassociazione  della  forma  tonica  alla  clo- 
nica. 

Le  conclusioni  che  l' Autore  fa,  dopo  alcune  considerazioni  esposte 
intorno  airinterpretazione  patogenica  di  questa  forma  morbosa  sono  le 
seguenti  ; 

.  l.**  La  nuova  e  indipendente  posizione  stabilita  dal  Galvagni  per  gli 
spasmi  ritmici  localizzati  ò  pienamente  giustificata. 
'  2.®  Gli  spasmi  che  manifestamente  dipendono  da  lesioni  centrali,  qnelli 
che  trovano  il  loro  substrato  noli*  isterismo ,  tutti  gli  altri  che  chiara- 
mente traggono  origine  da  alterazioni  e  disordini  funzionali  dei  nervi 
49ensibili,  non  dovrebbero  essere  ammessi  in  tale  categoria, 

8.®  Può  esser  posto  nn  qualche  dubbio,  se  il  movimento  bilaterale 
<lel  capo  dipenda  dall.a  vera  e  propria  ipercinesia  doppia  degli  spinali. 

4.*  Il  movimento  del  tronco  che  in  epoca  ulteriore  si  accompagna  al 
bilaterale  del  capo  è  consensuale,  e  quindi  di  ordine  affatto  secondario. 

5.®  I  tic  indolenti  non  essendo  che  spasmi  localizzati  in  cui  spessis- 
simo si  osserva  il  ritmo,  devono  essere  inclusi  e  accettati  nello  stesso 
gruppo. 

6.<^  Altrettanto  ò  a  farsi  per  quello  spasmo  limitato  a  certi  muscoli 
•del  globo  oculare  (nistagmo  essenziale  indipendente  da  lesioni  oculari). 


'SS  snnsTA 

7.*  Lo  spamno  elonioo  può  anehe  mostrani  al  solo  pollice  della  mano 


8b*  In  mufooli  ìnnerrati  dallo  atesao  nerro,  pnò  easervi  eontempora* 
aoamrntn  lo  apasmo  ionico  e  il  elonieob 

9.*  B  tronco  del  Sociale  ba  poca  Tnlnerabilità,  è  tanto  più  ihcUa  e 
frequente  la  turbata  ftanzionalità  dei  mnacoli  mimici,  per  quante  i  ri«^ 
apetti^  rami  del  focclale  Tanno  allontanandoal  dal  tronoo, 

10.*  La  legge  di  Nataaaon  (cloò  cbe  gli  apasmi  procedenti  dlretta-^ 
mente  dai  nervi  di  moto  doTono  aempre  eaaer  toniei,  e  clonici  Inreoe 
quelli  indiretti  o  refleaai)  offra  per  molti  casi  addentellati  filla  critica. 

11.*  Quando  ai  tratta  di  apaami  limitati  ad  un  ristretto  gruppo  mu- 
Bcolare,  regolato  da  diramazioni  di  un  solo  nerro,  raffesione  con  molta 
probabilità  dovrebbe  risiedere  in  un  punto  più  o  meno  periferico  dello 
aieaao  nervo  di  moto. 

12.*  La  grande  maic^oransa  dei  casi  di  Qalvagni  e  deir  Autore  in  cui 
erano  interessati  i  nervi  esclusivamente  motori,  appoggiano  indiretta- 
mente la  probabilità  che  le  contrazioni  ritmiche  localizzate  siano  indi- 
pendenti da  eccitamenti  dei  nervi  sensibili. 

13.*  Alcune  indagini  ed  esperimenti  (sulle  rane,  fatti  dall*  Autore)  in- 
dicano che  indipendentemente  dai  centri,  una  certa  attività  funzionale 
eaisle  nei  tronchi  nervosi  e  clie  questa  pel  solo  fatto  di  un  irritamento 
qualsiasi  nel  loro  decorso ,  potrebbe  esplicarsi  con  fenomem  di  iperoi» 
nesia  donica-tonica  o  mista»  date  condizioni  speciali  che  non  si  sauna 
determinare. 

14.*  Nel  massimo  numero  dei  casi  la  cura  non  porta  alcun  utile  rir 
aultato. 

YiBROBDT.  —  neber>trophÌ8Che  Làhmimgen  der  obem  Ezire- 

mit&ten.  (Sulle paralisi  atrofiche  delle  estremità  superim).  In  :  Deui. 
med.  Zeit  1883,  N.  2. 

Malgrado  la  ricchezza  delle  esperienze  fatte  sulle  paralisi  atroiièhe^ 
vi  é  una  grande  oscurità  sì  nella  sintomatologia,  come  nelle  diverse  con- 
dizioni  anatomiche  di  esse.  L'Autore  considera  quattro  gruppi  di  affe- 
zioni in  seguito  dei  quali  si  sono  osservate  le  suddette  paralisi. 

U*  Paràlisi  traumatiche  periferiche.  —  In  queste  .ralterazione  mo- 
toria sta  nel  dominio  nervoso  colpito,  è  seguita  da  maggiore  o  minore 
atrofia  dei  muscoli.  Alterazioni  di  sensibilità  nelle  lesioni  un  poco  gravi 
xnancano  quasi  mai,  ma  non  si  tengono  assolatamente  nei  confini  dei 
nervi  affetti,  limitansi  spesso  ad  una  parte  di  questi.  La  ricerca  elet*^ 
triea,  secondo  la  gravità  e  lo  stadio  della  malattia,  può  dare  risultati 
differenti. 

2.»  Nevriti  periferiche.  —  In  queste  le  alterazioni  motorie  occupano 
di  solito  un  determinato  dominio  nervoso.  Alcuni  muscoli  di  questo, 
possono  0  in  tutto  o  relativamente  essere  intatti ,  ma  prescindendo  da 
circostanze  particolari,  si  può  riconoscere  come  malato  uno  o  più  nervL 


DI  PATOLO0U  SPBCIÀLB  X  GLIKICA  ICEDICA  27d 

Le  debolezze  nella  fanzione  accadono ,  spesso  prima  clie  P  atrofia ,  ma 
non  sempre  ponno  ambidue  procedere  di  pari  passo.  La  sensibilità  di 
solito  nel  dominio  dei  nervi  colti,  ò  depressa,  ma  può  anche  essendoYi 
tuttavia  la  lesione  dei  muscoli,  essere  normale.  La  ricerca  elettrica, 
può  dare  risultati  molto  differenti,  ed  anche  può  esservi  differenza  nel 
risultato  dell'esame  dei  singoli  muscoli.  Di  solito  nel  grado  massimo 
della  malattia,  vi  ò  completa  o  parziale  reazione  degenerativa. 

3.®  Atrofia  muscolare  progresHva.  —  In  questa  mostrasi  più  o  meno 
diffusa,  qualche  volta  affatto  irregolare,  e  qualche  volta  ben  tipica  la 
malattia  di  differenti  nervi.  Comincia  per  lo  più  nei  piccoli  muscoli  della 
mano,  vi  ò  pronunciato  parallellismo  tra  atrofia  e  debolezza,  nessuna 
alterazione  di  sensibilità.  Di  solito  vi  è  una  reazione  degenerativa  par» 
ziale,  qualche  volta  completa,  che  spesso  ò  difficile  a  constatare;  negli 
stadj  ultimativi  non  v'ò  alcuna  reazione;  molto  frequentemente  con- 
trazioni fibrillari. 

4.®  Poliomielite  cronica  anteriore.  ^  La  malattia  dei  muscoli  non  sta 
in  un  determinato  territorio  d'innervazione^  ma  è  in  altra  maniera  più 
o  meno  tipica.  Nelle  forme  solite  la  paralisi  precede  l'atrofia,  nelle  forme 
medie  questo  rapporto  si  scambia.  Può  però  darsi  che  paralisi  e  atrofia 
decorrano  paralelle.  Mancano  rilevanti  alterazioni  di  sensibilità.  Vi  è 
completa  o  parziale  reazione  degenerativa. 

LÉPiNE.  —  Sur  une  forme  particulière  de  orises  gastriques 
non  gastralgiques  dans  Fatazie.  {Sopra  una  forma  particolare  ài 
crisi  gastriche  non  gastralgiche  nell'atassia).  In:  Lyon  Méd.  XLI,  N.  38. 

L'Autore  crede  che  oltre  le  crisi  gastralgiche  dell'atassia,  descritte 
da  Charcot,  vi  sia  una  forma  rarissima,  caratterizzata  essenzialmente  dà 
vomiti  non  dolorosi,  ma  incoercibili,  che  durano  per  un  periodo  di  pa-* 
racchi  giorni,  e  che  ribelli  ad  ogni  trattamento,  possono  mettere  in  pe- 
Ticolo  la  vita  del  paziente.  In  appoggio  di  questa  opinione  l'Autore  ri- 
ferisce di  un  marinajo  di  56  anoi,^  da  sei  sofferente  con  segni  manifesti 
di  atassia,  che  fu  colto  da  vomito  quasi  incessante ,  spontaneo ,  che  si 
riproduceva  dopo  Tingestlone  anche  di  una  goccia  di  liquido,  ma  senza 
dolori  gastrici.  Il  vomito  durò  ribelle  al  trattamento,  per  quattordici 
giorni,  non  vi  era  diarrea,  nò  acceleramento  notevole  del  polso.  Un  caso 
molto  analogo  a  questo,  ò  citato  da  Fournier,  anzi  in  questo,  i  vomiti 
iniziarono  il  quadro  della  tabe.  Erano  crisi  che  duravano  sei  giorni,  ca- 
ratterizzate da  vomiti  ripetuti,  con  intolleranza  assoluta  dello  stomaca 
per  ogni  specie  d'alimenti,  di  bevande,  o  di  farmachi.  Anche  l'acqua  e 
il  ghiaccio  erano  quasi  subito  reietti ,  cosicchò  il  paziente  si  riduceva 
alla  completa  astinenza  per  evitarsi  il  vomito.  Questo,  nel  caso  di  Four- 
nier era  accompagnato  da  qualche  molestia,  inevitabile  nel  vomito,  ma 
non  era  certo  caratterizzato  dai  dolori  atroci  segnalati  come  crisi  ga- 
stralgiche da  Charcot.  E  queste  forme  speciali,  V  Autore  le  chiamerebbe 
erisi  dì  intolleranza  gastrica  senza  gastralgia.  Egli  poi  crede  che  oltre^ 


280  RIVISTA 

a  queste  grandi  orisi,  ve  ne  siano  altre  meno  gravi  di  vomito  pure  non 
doloroso,  e  riporta  nn  caso  di  sna  osservazione  in  cui  il  malato  stesso, 
nn  nomo  di  50  anni,  indicò  come  principio  del  sao  male,  la  sintomato- 
logia gastrica.  Qaesto  paziente,  narrava  d'esser  stato,  dopo  nn  raffired- 
damento,  colto  da  vomiti  biliosi  frequentissimi,  che  in  un  anno  si  ri- 
prodnssesp  otto  volte,  e  durarono  una  settimana  circa,  ogni  volta*  Que- 
sti vomiti  però  non  erano  incessanti  nò  influenzati  dall*  alimentazione» 
potendo.  i*ammalato  digerire  qualcuno  dei  suoi  pasti.  Nessun  altro  fe- 
nomeno esisteva  in  lui,  eppure  T  Autore  per  la  mancanza  del  reflesso 
patellare  sospettò  che  la  forma  gastrica  non  gastralgica ,  iniziasse  una 
tabe,  ed  a  ragione  perchò  in  seguito  in  quel  paziente  sopravvennero 
dolori  folgoranti,  fenomeni  di  incoordinazione;  ed  infine  la  necroscopia 
segnalò  le  lesioni  caratteristiche  della  tabe.  L*  Autore  fa  pure  notare 
4he  in  questo  malato  negli  ultimi  tempi  eransi  manifestate  delle  vere 
crisi  gastriche  dolorose  con  vomiti.  Il  carattere  indolente  di  questi  ai- 
timi non  durò  dunque  per  tutto  il  tempo  delia  malattia. 

I  vomiti  indolenti  nel  corso  della  tabe,  furono  registrati  anche  in  os- 
servazioni antiche,  specialmente  in  un'osservazione  di  paraplegia  di 
Oull,  ed  in  due  tesi  di  Parigi.  E  Bernhardt  in  una  sua  memoria  dice  di 
aver  veduto  due  casi  purissimi  di  sintomi  dispeptici.negli  atassici,  i  ma- 
lati erano  per  questi  andati  a  Carlsbad:  in  mancanza  dei  dolori  ò 
difficilissimo  per  il  medico  di  pensare  ad  una  malattia  spinale  a  meno 
eh*  egli  non  abbia  continuamente  il  pensiero  rivolto  alla  possibilitÀ  di 
questi  fatti.  E  Fournier,  precitato,  dice:  vi  sono  malati  che  nel  periodo 
preatassico  delia  tabe,  sono  di  quando  in  quando  calti  da  vomito  ed  al- 
lora emettono  sia  materie  alimentari,  se  la  crisi  si  produce  ad  un^epoca 
vicina  al  pasto^  sia  (neli*  alternativa  inversa)  materie  liquide  mucose, 
qualche  volta  giallastre  o  verdastre. 

Db -Giovanni.  —  Alcnne  risultanze  terapentlche  ottennio  me- 
lante ripnotismo.  (Qazjg.  Med.  IL  Prov.  Venete.  XXV,  N.  43. 

In  una  malata  di  costituzione  nevrosica  esaurita  dall*  allattamento  e 
pellagrosa  sospetta,  afifetla  da  contratture  delle  estremità  inferiori,  TAa- 
tore  ottenne  facilmente  Tipnotismo.  Durante  questo  stato  che  continuò 
tre  quarti  d'ora  la  paziente  presentò  :  risoluzione  delle  muscolature,  ipe« 
restesia  ed  eccitabilità  dei  reflessi  spinali,  il  più  lieve  tocco  della  cute 
era  seguito  da  un  movimento  della  parte,  o  della  persona,  le  punture 
fatte  con  uno  spillo  sulla  pelle  erano  seguite  da  locale  paralisi  vaso- 
motoria, che  non  si  verificò  mai  fuori  del  periodo  del  sonno  artificiale. 
Dopo  il  sonno  ipnotico,  l' ammalata  annunciò  la  diminuzione  della  sua 
abituale  rachialgia  ;  questa,  nelle  successive  sedute  di  ipnotismo  scom- 
parve affatto  ed  anche  vi  fu  un  acquisto  di  sicurezza  in  tutti  i  feno- 
meni della  vita  di  relazione,  e  maggiore  espansività  morale. 

In  un'altra  donna  di  18  anni,  affetta  da  bronco-alveolite  dell*  apice, 
obsoleta,  e  che  presentava  oltre  ad  altri  fenomeni,  un  vomito  ribelle  a^ 


DI  PATOLOaiÀ  SPECIALE  E  CLIKIGA  MEDICA  :281 

.'ugni  trattamento,  nel  primo  tentativo  V  ipnotismo  riusoi,  e  si  vide  la 
paziente  accelerare  il  respiro  e  fare  frequenti  atti,  di  deglatizionei  im- 
pallidire alquanto,  e  insieme  chiuder  le  palpebre  e  cadere  in  sonno. 
Durante  questo,  si  osservò  esagerazione  dei  reflessi  patellari,  risoluzione 
muscolare,  anestesia  cutanea,  spasmo  delle  palpebre,  paralisi  vaso-mo- 
torie, come  nella  malata  precedente.  Il  vomito  cessò  continuandosi  nel- 
ripnotismo. 

In  un^  altra  malata  V  Autore  adoprò  pure  Tipnotismo.  Trattasi  di  una 
giovane  di  18  anni,  affetta  da  nevrosismo.  Era  una  forma  nevrosica  nella 
quale  si  notarono  molti  fenomeni  succedentisi  od  alternantisi  fra  cui 
artralgie,  anestesia  dei  piedi,  accessi  di  febbre,  emianestesia  destra,  di- 
plopia, glossalgia,  dolore  alla  laringe,  disfagia,  apatia,  accessi  istero- 
opilettici,  rachialgia,  forte  nevralgia  alle  spalle,  e  in  ultimo  debolezza 
agli  arti  inferiori,  incurvamento  della  schiena,  anestesia  estesa  simme- 
tricamente sulle  due  avambraccia^  sui  piedi,  e  sui  due  terzi  Inferiori 
■  della  gamba,  di  più  erano  anestesiche  le  congiuntive.  Le  cure  speri- 
. montate  in  precedenza  furono  inutili.  L'ipnotismo  non  riusci  che  alla 
terza  seduta.  Ideile  due  prime  si,  osservarono  moti  di  deglutizione,  fre- 
.quenza  di  respiro  e  polso,  aumento  della  .gastralgia  abituale,  e  tremito 
degli  arti,  del  quale  Tammalata  non  avea  affatto  coscienza.  Dopo  quin- 
dici giorni  di  cura  (ipnotismo  due  o  tre  volte  al  di)  si  ebbe  migliora-» 
mento  graduale  e  notevole  nei  dolori  nelle  anestesie,  nellMncesso.  Con- 
tinuando nella  cura  si  ebbe  la  guarigione  definitiva. 

L'Autore  poi  narra  un'altro  caso.  Riguarda  una  ragazza  di  nutri« 
zlone  apparentemente  floridissima  affetta  da  alopecia  arcata.  Cadeva 
facilmente  coiripnotismo  in  un  sonno  profondo,  e  in  completa  anestesia 
tanto  che  se  ne  approffilttò  per  esportare  un  pezzetto  di  cute  per  l' e- 
same  microscopico.  Durante  la  lieve  operazione,  la  cucitura,  e  la  me« 
dijsazione,  non  dio  segno  di  alcuna  sensazione  nò  di  coscienza.  Questa 
malata  inoltre,  durante  il  sonno  diceva  parole  che  si  riferivano  a  per- 
sone famigliari  o  amiche  ma  non  presenti.  In  essa  cessava  allora  ogni 
rappòrto  psichico  colle  persone  che  la  circondavano,  cessava  la  coscienza 
dol  luogo  in  cui  si  trovava,  e  invece  si  sostituivano  rapporti  psichici 
colla  madre,  coi  famigliari,  e  come  se  fosse  in  casa  propria. 

Da  ultimo,  V  Autore  riferisce  di  un  malato  di  coxite  destra  acutissima 
nel  quale  trattandosi  di  dover  applicare  un  apparecchio  si  dovea  fare 
Tanestesia  per  evitare  i  gravi  dolori  che  si  suscitavano  appena  lo  si 
toccava.  In  questo  caso  l' ipnotismo  col  solito  metodo  di  for  fissare  il 
.4ito  riuscì  solo  incompletamente,  ottenendosi  una  incompleta  risoluzione 
muscolare,  ed  essendo  ancora  vigile  la  sensibilità.  Si  ottenne  invece  un 
sonno  profondo  e  completa  anestesia  comprimendo  modicamente  le  tem- 
porali col  polpastrello  dell'indice,  medio,  ed  anulare  d'ambe  le  mani, 
mentre  col  pollice  dell'una  o  dell'altra  mano  si  toccava  lievissimamente 
la  radice  del  naso,  e  si  scorreva  in  alto  oltre  la  glabella  frontale.  L'a- 
nestesia e  la  risoluzione  muscolare  erano  complete ,  tanto  che  l' appa- 
recchio si  applicò  senza  che  il  paziente  avvertisse  nessun  dolore. 


SS2  RIVISTA 

L*  Àatore  fa  poi  aleane  eonsiderazioni  sa  qaesti  fktti.  Egli  crede  the 
la  mancata  percezione  dei  moti  convulsivi  (nella  sua  terza  malata)  non 
dipendesse  da  assopimento  del  centro  cerebrale,  ma  da  mancata  e  troppo 
searsa  tradnzioBe  delle  impressioni.  Vi  sarebbe  un  mutamento  nello 
stato  di  eccitabilità  dei  centri  che  risiedono  nel  midollo  allungato,  e  nn 
mutamento  anche  nella  direzione  secondo  la  quale  si  traducono  i  feno- 
meni nervosi  di  quei  medesimi  centri* 

Dal  fatto  che  le  malate  allo  svegliarsi  avvertivano  la  puntura  fatta 
durante  il  sonno  artificiale  sarebbe,  secondo  V  Autore,  provato  che  du- 
rante .il  ponno,  le  impressioni  non  venivano  normalmente  tradotte  ai 
cervello,  ma  esaurlvansl  in  maggiori  fenomeni  reflessi  nel  dominio  del 
midollo  spinale.  La  fibra  nervosa  stimolata,  non  esaurivasl  completa-- 
mente  durante  il  sonno  :  si  manifestava  come  uno  stato  di  ipereccita- 
mento  dopo  questo. 

Nel  caso  della  coxite,  era  notevole  che  i  dolori  fierissimi  spontanei» 
e  provocati  dai  movimenti  del  corpo,  non  erano  avvertiti,  mentre  i  ru- 
mori scuotevano  il  paziente.  Questi  però  qualche  volta  faceva  qualche  mo- 
vimento rifiesso  quando  veniva  toccato  sulla  regione  malata.  Qaesti  fatti 
secondo  TAutore,  vorrebbero  significare  che  durante  IMpnotismo  le  im- 
pressioni periferiche  (eccettuato  le  acustiche  le  quali  ò  provato  che  per- 
'dono  più  difficilmente  e  più  tardi  le  vie  del  cervello)  non  giungano  ai 
centro  psichico,  senbene  nel  dominio  dei  nervi  spinali  si  sogliono  ma- 
nifestare anche  fenomeni  di  ipereccitabilità. 

'  Nel  caso  dell*  alopecia,  V  Autore  notò  quando  il  sonno  cessava,  una 
persistenza  del  torpore  della  sensibilità  fatto  che  si  accorderebbe  eol- 
Tidea  precedentemente  esposta,  circa  il  modo  di  completarsi  dellMn- 
nervazione  spinale  durante  Tipnotismo. 

Intanto  senza  voler  fare  spiegazioni  e  teorie  per  le  quali  occorrono 
osservazioni  molto  numerose,  V  Autore  crede  che  air  ipnotismo  sia  ri- 
servata una  parte  nella  materia  medica.  (Vedi  nella  Parte  Originale, 
pag.  328,  lo  studio  del  prof.  Raggi  intorno  BXVJptwtismo). 

Brown.  —  The  history  of  a  unique  case  lUustrating  some 
vaso-xnotor  disturbance.  (Storia  di  un  caso  raro  che  illustra  al- 
cuni disturbi  vaso-mctorj).  In:  The  Medicai  Record.  22,  N.  4,  luglio  8 ?. 

L'Autore  narra  di  un  uomo  di  45  anni,  in  origine  robusto  di  coatiiu- 
zione,  che  per  il  suo  mestiere  (palombaro)  era  solito  di  portare  un  pesanìte 
apparecchio  accomodato  al  dorso  e  comprimente  la  regione  lombare. 

In  questa  regione,  da  due  anni  egli  aveva  notato  una  prominenza 
estesa  circa  quattro  pollici  In  lunghezza,  e  probabilmente  due  in  lar- 
ghezza, la  quale  protrudeva  dai  processi  spinosi  delle  vertebre  lombari 
un  mezzo  pollice.  Tale  prominenza  era  fissa,  immobile,  poco  dolente 
alla  pressione,  ma  i  dolori  vi  si  prodncevano  spontaneamente,  molto 
gravi.  In  essa  sembravano  inclusi  il  cellulare,  e  i  tessuti  molli  in  vi- 
cinanza della  colonna  vertebrale.  Quantunque  questo  tumore  a  poco  a 


DI  PÀTOLOaiA  SPECULES  CLINICA  MEDICA  ìSH 

poco  sempre  crescesse,  é  fòsse  causa  di  grave  dolore,  il  paziente  con*» 
tinaava  nel  sao  noiestiere;  intanto  fu  soprappreso  da  febbri  malariche  a 
tipo  remittente,  itterizia,  costipazione,  delirio,  paralisi  della  vescica,  do- 
lore alla  regione  lombare  cbe  si  estendeva  anche  alla  gamba  sieistra; 
Porina  era  torbida  e  alcalina.  In  quest'epoca  la  prominenza  snlla  regione 
lombare,  sporgeva  almeno  un  pollice  e  mezzo  dal  livello  dei  processi 
spinosi.  Era  assai  dura,  fermamente  attaccata  ai  tessuti  circostanti,  o 
sembrava  di  consistenza,  non  ossea  ma  cartilaginea. 

I  sintomi  malarici  scomparvero  completamente  con  un  opportuno  trat- 
tamento, ma  dopo  di  essi,  cominciarono  a  mostrarsi  fenomeni  speciali 
principalmente  di  carattere  nervoso  :  ò  anzitutto  a  notarsi  che  non  vi  era 
nessun  segno  di  curvatura  spinale,  nò  di  malattia  delle  ossa  vertebrali. 

Due  0  tre  settimane  dopo  la  cessazione  della  febbre,  la  regione  lom- 
bare continuava  ad  esser  sede  di  dolori  gravi,  vi  fu  poi  la  nevralgia  a 
sinistra  dello  sciatico,  del  crurale  e  delle  loro  principali  diramazioni 
fino  al  tallone  e  alle  dita,  con  marcata  anestesia  cutanea  alla  coscia  e 
porzione  della  gamba.  Eranvi  pure  parossismi  di  contrazioni  clonlche  dei 
flessori  delle  dita,  che  duravano  anche  per  ore,  ed  erano  evidentemente 
di  origine  centrale.  Un  senso  di  costrizione  e  tensione  al  diaframma,, 
faceva  pensare  che  anche  questo  muscolo  partecipasse  a  questi  spasmi 
clonici. 

Da  ultimo  (dopo  tre  mesi  dacchò  il  paziente  era  in  osservazione)  vi 
furono  contrazioni  involontarie  frequenti,  ai  muscoli  del  lato  sinistro 
della  faccia  e  dell'occhio  che  produssero  stiramento  delle  palpebre  e  dei 
muscoli  feicciali.  Questo  fu  seguito  da  ptosì,  eccessiva  dilatazione  della 
pupilla  e  perdita  della  visione  da  quel  lato.  La  memoria  del  paziente  si 
fece  difettosa,  e  diminuì  anche  assai  la  potenza  del  ragionamento. 

Le  paralisi  dunque  erano  limitate  alla  vescica  e  airocchio,  furono  di 
carattere  transitorio,  l'anestesia  invece  fu  permanente  essendo  durata 
per  alcuni  mesL 

Nella  gamba  affetta,  eccetto  alla  pianta  del  piede,  si  notarono  quoti- 
diani cambiamenti  di  temperatura,  raggiungendosi  in  essa  il  grado  di 
38*,3  0  38*^,8  mentre  il  resto  del  corpo  era  di  calore  normale.  Ed  era 
sempre  verso  le  ore  dieci  pomeridiane  che  si  notava  questa  regolare 
fSebbre  locale  indipendente  da  azioni  flogistiche.  Poi  la  temperatura  de- 
-Mesceva  fino  alla  norma  :  durante  le  esacerbazieni  di  febbre  locale  vi 
era  un  passeggiero  aumento  nella  vascolarità  dell'  arto.  La  gamba  as-^ 
sumeva  un  aspetto  più  roseo  della  destra,  le  arterie  pulsavano  più  vi- 
gorosamente, le  vene  erano  più  turgide.  Tutti  questi  segni  locali  dimi- 
nuivano col  venir  meno  della  temperatura. 

Qualche  volta  il  paziente  era  colto  da  febbre  generale  a  fìreddo,  che 
non  era  seguita  da  sudore,  febbre  che  facilmente  si  vinceva  col  chinino» 

Oltre  le  alternative  nella  vascolarizzazione  dell'arto  già  descritte,  a 
seconda  delle  varianti  della  temperatura  era  notevole  una  permanente 
dilatazione  delle  arterìole  per  cui  mentre  il  piede  e  la  gamba  sinistra 


:284  RIVISTA 

.erano  sempre  pallidi|  e  presentavano  uno  stato  normale  queste  parti  a 
ministra  erano  più  turgide,  coi  vasi  più  pieni,  e  più  calde. 

Un  altro  fatto  assai  notevole  ò  la  gangrena  alla  cute  del  tallone  si- 
nistroy  accaduta  in  pochi  giorni  dopo  esser  stata  preceduta  da  dolori 
atrocissimi.  Staocatasi  la  parte  morta,  restò  una  cavità  livida  di  brutto 
«spetto  ohe  però  in  dieci  o  dodici  giorni,  si  ricolmò  con  granulazioni 
tanto  esuberanti,  ohe  protrudevano  a  guisa  di  fungo  rosso  le  quali  ven- 
nero poi  assorbite,  e  si  formò  una  ben  definita  cicatrice.  Durante  que- 
sto processo,  il  malato  fu  esente  più  del  solito  dai  suoi  dolori  ;  nei  primi 
«tadii  di  produzione  delle  granulazioni,  veniva  secreta  dalla  piaga  una 
quantità  di  sostanza  gelatinosa  senza  odore,  trasparente»  tanto  da  ba- 
gnarne in  un  giorno  molte  pezzuole,  e  le  lingerie.  Poi,  durante  il  pe- 
riodo della  guarigione  la  secrezione  fh  semplicemente  purulenta.  Circa 
tre  settimane  dopo  la  cessazione  di  questi  sintomi  vi  fu  una  consimile 
secrezione  alla  pianta  del  piede  senza  indizio  di  rammollimento:  quan- 
tunque queste  affezioni  locali  completamente  guarissero  continuarono 
dolori  con  esacerbazieni  serotino  sulle  cicatrici.  Un  vescicatorio  appli- 
cato sul  tumore  della  regione  lombare,  produsse  una  effusione  non  di 
siero  ma  di  una  sostanza  gelatinosa  identica  a  quella  prima  accennata. 
<ìuanto  a  questi  fenomeni  di  essudazione  speciale  l' Autore  propone  la 
questione  se  dipendono  da  alterazione  del  sangue  o  da  un  disordine  dei 
vaso-motori. 

Alla  malattia  di  questo  sistema  molti  dei  fenomeni  osservato  nel  suo 
easo  possono,  secondo  l' Autore  essere  attribuiti.  Gita  gli  sperimenti  di 
Nussbaum  provanti  che  in  alcuni  animali  i  centri  vaso-motori  non  sono 
<sonfinati  alla  base  del  cranio,  ma  numerosi  filamenti  di  questi  nervi  si 
originano  pure  lungo  tutto  l'asse  spinale;  anche  Flint  appoggia  questo 
modo  di  vedere.  Per  questo  si  può  credere  che  una  malattia  alPorigine 
del  vaso-motori,  nel  cervello  o  nel  midollo  sia  capace  di  indurre,  ed  in- 
duca una  varietà  infinita  di  affe^Joni  locali  producendo  stati  anormali 
di  temperatura,  di  circolo,  nutrizione,  ossidazione,  producendo  contra- 
zioni vascolari  o  spasmi  o  dilatazione  estrema,  e  determinando  quindi 
ora  ipertrofie  e  iperplasie,  ora  atrofia  e  gangrene,  ecc. 

L' Autore  considera  quanta  parta  sia  da  farsi  alla  malattia  dei  vaso- 
motori nella  produzione  di  queste  locali  alterazioni  nei  vasi,  costituendo 
ingorghi  attivi  e  passivi,  rapida  proliferazione  cellulare  e  di  tessuto,  In- 
fiammazioni, disordinate  e  anormali  secrezioni  e  gangrene,  come  pure 
^quanto  quella  malattia  infinisca  su  anormali  tumori  e  probabilmente  su 
alcuna  di  quelle  intrattabili  affezioni  cutanee  costituite  da  ingorghi  di 
vasi  cutanei  da  infiammazioni  e  depositi  avventizii. 

Quanto  ai  malato  di  cui  P  Autore  riferi  la  storia,  il  trattamento  dopo 
.  la  cura  della  malaria  consistè  in  piccole  dosi  di  olio  di  trementina,  tin- 
tura  di  cantaride  e  di  noce  vomica,  per  la  paralisi  vescicale.  Per  il  do- 
lore intenso  al  piede,  alla  gamba  e  al  dorso,  optati,  e  più  di  tutto  giovò 
la  preparazione  detta  cìorodifia.  Per  il  riassorbimento  del  tumore  ioni- 


DI  PATOLOGIA  8PBCIAL8  B  OLIMIDA  ICBDICA  28S 

bare  TAatore  adoperò  yescicatorj,  jodaro  di  potassio»  chinina.  Con  qiie« 
sta  cura'i  le  paralisi  scomparvero,  la  visione  fa  ricuperata»  il  tumore 
lombare  quasi  scomparve.  L'infermo  però  soffre  ancora  per  i  dolori  al 
tallone  e  al  piede,  ma  in  grado  moderato  ;  un  piccolo  innalzamento  nella 
temperatura  dell'  arto  alla  sera,  precede  il  dolore,  L*  Autore  credeva 
dapprima  che  il  tumore  lombare  fosse  di  natura  sifilitica ,  ma  il  pa-^ 
ziente  non  fii  mai  sifilitico  nò  vi  erano  segni  dell*  infezione  secondaria  o- 
terziaria,  nò  alterazioni  di  sifilide  costituzionale. 

• 

DiPPE.  —  Ein  Fall  von  complioirtem  Herzfehler,  Hemisysta* 
lie  Gruralvenenton.  {Un  caso  di  vizio  cardiaco  ^complicato^  emisi" 
stolia.  Tono  sulla  vena  crurale).  In  :  Deut.  ArcK  f.  Klin.  Med,  Volume 
XXXI,  pag.  427. 

Un  sarto  di  39  anni,  aveva  per  la  prima  volta  superato  il  reuma- 
tismo articolare,  parecchi  anni  prima  di  presentarsi  ali'  osservazione 
dell'Autore.  Le  sofferenze  cardiache  datavano  solo  da  due  anni,  e  si 
sarebbero  iniziate  dopo  una  recidiva  della  forma  articolare.  Quanto  al 
cuore,  presentava  l' ingrandimento,  e  un  rumore  aspro ,  sistolico  alla 
punta  con  un  secondo  tono  oscuro.  Toni  aortici  non  ben  distinti,  ma 
non  accompagnati  da  rumori,  accentuazione  del  2.^  alla  polmonale,  alla 
tricuspide  un  debole  rumore  sistolico,  che  non  si  sapeva  bene  stabilire 
se  fosse  trasmesso  o  no.  Polso  assai  irregolare  un  poco  celere,  non  feb» 
bre.  Ci  fu  ascite  che  crebbe  rapidamente,  e  necessitò  la  paracentesi  : 
la  terapia  solita  giovò  a  nulla,  e  il  malato  però  coi  segni  deir  edema 
polmonare.  Nel  decorso  di  quest'ultima  fase,  si  notò  che  alla  punta  si 
era  fatto  anche  un  rumore  diastolico.  La  irregolarità  dell'  azione  car» 
diaca  a  poco  a  poco  venne  cessando  e  si  stabilì  in  modo  classico  il  fe- 
nomeno della  emisistolia,  che  si  poteva  osservare  assieme  all'insorgenza 
di  una  manifesta  pulsazione  delle  vene  del  collo.  Alla  tricuspide  il  ru» 
more  sistolico  erasi  fatto  più  musicale ,  che  il  rumore  alla  Lbicuspide. 
Facendo  Tascoltazione  del  cuore  ed  esplorando  contemporaneamente  il 
polso,  si  udivano  due  contrazioni  rapidamente  succedentesi ,  e  qualche 
volta  anche  una  terza,  alle  quali  non  corrispondeva  che  un  [polso  solo 
radiale.  Questo  segno  però  non  era  costante,  cosicchò  numerando  per 
uno  o  più  minuti,  non  si  trovava  esattamente  un  doppio  numero  di  con- 
trazioni cardiache.  (La  terza  contrazione  più  breve  delle  altre  non  sì 
contava). 

Alle  vene  del  collo,  si  notava  dal  lato  destro  una  vera  pulsazione  della 
giugulare  esterna  dilatata,  ed  esattamente  corrispondenti  alla  centra-' 
zione  del  cuore,  due  sollevamenti  della  vena;  quasi  regolarmente  e  ra* 
ramente  anche  un  terzo,  più  piccolo.  A  questi  tre  corrispondeva  sol- 
tanto un  polso  radiale,  o  un  polso  carotideo  (piccolo,  che  si  percepiva 
solo  profondamente).  A  sinistra  questi  fatti  erano  assai  meno  manifesti. 
Di  questi  due  sollevamenti  venosi,  era  sempre  il  secondo  (al  quale  non 
corrispcìndeva  nessuna  pulsazione  arteriosa)  il  più  manifesto.  Questo  si 


288  i^lviSTA 

poteva  forse  spiegare,  ammettendo  obe  in  tal  momento  le  Tene  poste  in 
Ticinanza  del  onore,  fossero  in  nno  stato  di  maggior  riempimento,  ehe 
barante  la  prima  contrazione  cardiaoa,  alla  quale  precedeva  nna  più 
fistesa  diastole  del  ventricolo  destro  e  un  maggior  accasciamento  delle 
vene.  Vi  era  pure  nn.  polso  epatico^  corrispondente  al  venoso.  Ascol- 
tando collo  stetoscopio  sui  grossi  vasi  della  coscia,  immediatamente 
«otto  il  legamento  di  Poupart  evitando  ogni  pressione,  si  percepiva  an 
primo  tono  leggiero  corto  sincrono  al  polso  radiale  e  alla  prima  pul- 
sazione venosa,  e  poi  corrispondente  alla  2/  pulsazione,  un  secondo  tono 
più  i^hiaro  e  sonoro,  e  qualche  volta  un  terzo,  corrispondente  alla  3/  pul- 
sazione, più  debole  dei  2  primi.  Non  di  rado  mancava  il  primo  di  que« 
sti  toni,  e  si  udiva  solo  il  secondo,  breve  tempo  dopo  il  polso  arte- 
rioso. 

.  Tutta  questa  sintomatologia,  si  raccolse  qualche  settimana  prima  del- 
l'esito letale,  poi  non  fu  più  possibile  constatarla,  per  la  sopravvenienza 
deiredema.  Alle  altre  regioni  delle  grandi  arterie,  non  si  ascoltò  niente 
di  particolare. 

Alla  necroscopia,  si  trovò  aumentato  assai  il  cuore,  specialmente  a 
destra,  ove  vi  era  dilatazione,  non  ipertrofia.  Valvole  del  cuor  destro 
non  rigide,  ostie  venoso  destro,  molto  largo.  Dilatazione  leggiera  del 
ventricolo  sinistro,  endocardio  torbido,  valvole  aortiche  un  poco  ispes- 
site e  rigide,  ostie  venoso  sinistro ,  stenosato  in  alto  grado.  L' arteria 
<srurale  liscia,  un  poco  larga.  Nella  vena  crurale  (destra)  che  veramente 
«ra  alquanto  larga,  sopra  il  legamento  di  Poupart,  si  introdusse  nna 
cannula,  iniettando  cautamente  acqua,  e  la  vena  si  riempio  dopo  la  le- 
gatura di  tutti  i  rami  collaterali ,  fino  a  sei  centimetri  sotto  il  lega- 
mento di  Poupart;  la  vena  al  di  là  di  questo  punto  (che  era  come  un 
rigido  anello)  era  accasciata,  nò  si  riusciva  a  distenderla  anclie  aumen- 
tando notevolmente  la  pressione.  Quando  la  si  incise,  si  vide  che  in  qvel 
luogo  la  resistenza  al  procedere  del  liquido  incettato,  era  data  da  una 
valvola  ben  sviluppata  di  aspetto  normale,  sei  centimetri  sopra  di  essa, 
oiroa  airaltezza  del  legamento  di  Poupart,  veVera  un'altra  ingrossata, 
intorbidata  ;  e  5  centimetri  e  mezzo  più  in  alto  di  questa  2.*  al  di  sotto 
della  vena  ipogastrica,  una  terza  valvola  appena  rudimentale. 

Questo  caso  ò  analogo  ad  uno  pubblicato  da  Friedreich^  {Arcìu  fur 
Min.  Med.  Voi.  XXI),  È  interessante,  dice  l'Autore,  il  fatto  del  doppio 
tono  alla  regione  crurale,  che  certo,  almeno  per  il  2»®  tono,  apparte- 
neva alla  vena,  e  che  ò  giustificato  dal  reperto  nelle  pareti  int^ne  della 
vena  crurale.  Difficile  a  decidersi  ò  se  anche  il  primo  tono  apparte- 
fiesse  alla  vena,  o  non  fosse  piuttosto  dovuto  all'arteria,  come  pure  non 
è  certo,  se  vi  fosse  nel  caso  attuale  anche  un  leggier  grado  di  insuf- 
ficienza aortica.  Per  la  spiegazione  del  fenomeno  interessante  della  »i- 
stolia,  e  speoialmente  per  la  decisione  di  quanta  parte  in  questo  avesse 
|1  ventricolo  sinistro,  questo  caso  non  sembra  appropriato. 

Le  sfigmografie  radiali,  mostravano  nn  sollevamento  alqnant<^  fòrta 


DI  PATOLOGIA  SPECIALE  E  CLIKIOA  MEDICA  2^7 

nella  linea  discendente,  ma  mai,  ad  ogni  modo,  il  vero  polso  bigemfao 
di  Riegei. 

PaoEBSTiNG.  —  Ueber  Tachykardie.  (  Sulla  Tachicardia  ).  In  : 
Deut  Arch   f.  Klln.  Mei.  31,  Bd.  3,  4,  Hft. 

Il  rallentamento  del  cuore  ò  dato  soltanto  dall'eccitamento  del  vago: 
le  fibre  del  simpatico  irritate  affrettano  il  battito  cardiaco,  ma  paraliz* 
zate  non  danno  alcuna  alterazione  nelle  pulsazioni  del  cuore  (Nicati)* 
L*acceleramento  ò  dato  da  paralisi  idei  vago  o  da  irritazione  d^l  sim- 
patico :  rallentamento  e  accelerazione  ponno  esser  prodotti  anche  da  le- 
fiioni  del  gangli!,  per  esempio,  per  diminuito  afflusso  di  sangue.  Oltre 
cbe  da  queste  dirette  influenza  nervose,  rattivitÀ  cardiaca  dipende  pure 
dal  tono  vasaio  (dilatazione  e  restringimento)  e  dagli  influssi  del  centro 
vaso-motorio,  che  a  sua  volta  viene  influenzato  dalla  quantità  di  acido 
carbonico  del  sangue.  Ma  di  qnest'  influenza  indiretta  parlando^  delle 
nevrosi  del  cuore  non  ò  da  occuparsi.  11  rallentamento  del  cuore,  ;pro- 
dotto  da  diretta  influenza  nervosa  ò  raramente  osservato,  ed  ò  ancor 
più  raro  che  dia  luogo  a  disturbi  generali.  L' Autore  nella  vecchia  let- 
teratura non  ne  trova  ohe  un  caso  descritto  da  Heine,  nella  recente 
alcuni  casi  di  Landouzy,  Samuelson  e  Flint.  Invece  Tipercinesi  o  Ta- 
chtcardia,  come  V  Autore  la  chiama,  prodotta  da  paralisi  del  sistema 
ritardatore,  e  da  eccitamento  dell'acceleratore,  richiama  frequentemente 
l'attenzione  dei  medici  per  la  gravità  dei  sintomi  e  per  i  disturbi  ge- 
nerali. L' Autore  nel  suo  lavoro  pubblica  tre  casi  di  tachicardia  appar- 
tenenti alla  pratica  di  Gerhardt,  cita  e  critica  varj  casi  di  tachicardia 
aocessionale  ed  abituale,  prodotta  da  paralisi  del  sistema  ritardatore,^ 
ed  alcuni  casi  di  tachicardia  aocessionale  prodotta  da  irritamento  del 
simpatico,  ed  mio  di  tachicardia  abituale  avente  la  stessa  origine,  e  ap- 
partenente ad  Eulemburg. 

La  tachicardia  sia  abituale  ohe  parossistica  ò  più  spesso  dipendente 
da  paralisi  del  sistema  ritardatore  che  da  eccitamento  delle  fibre  ecci* 
to-motrici.  L'etiologia  della  tachicardia  parossistica  ò  debolezza  gene- 
rale, anemia  e  nevrosismo,  in  un  caso  di  Traube  causa  della  tachicardia 
erano  gli  sforzi  muscolari,  qualche  volta  la  causa  è  reflessa  (dispepsia 
disturbi  gastrici).  Tra  le  cause  può  annoverarsi  anche  il  puerperio  ma 
è  incerto  se  invece  in  questo  caso  non  si  tratti  di  irritazione  del  «im- 
patjeo  reflessa  dalla  condizione  degli  organi  sessuali.  Dopo  nna  difterite 
grave  si  osservò  tachicardia  che  si  ascrisse  a  paralisi  periferica  del 
vago.  La  tachicardia  abituale  ò  quasi  sempre  prodotta  da  paralisi  del 
vago  ed  d  per  lo  più  perifèricar  prodotta  da  pressione  di  tumori  (gian- 
duia bronchiali  caseose,  tumori  del  mediastino  aneurismi  dell'aorta)  più 
frequentemente  che  il  vago  di  destra  ò  colto  da  questi  processi  il  vago 
di  sinistra  che  decorre  in  immediata  vicinanza  di  molte  gianduia.  Molta 
cwame  di  tachicardia  abituale  da  paralisi  del  centro  del  vago  possono 
«sservi:  frequente  ò  la  paralisi  bulbare  progressiva^  più  rara  la  scle- 
rosi multipla  ed  anche  tumori  cerebellari  o  della  midolla  allungatiu 


288  RIVISTA 

Il  flintoma  principale  d  la  fireqaenza  del  polso,  ohe  nella  forma  acces-^ 
stonale  pn^  arrivare  a  250  e  più,  nella  forma  abitaale  ò  nn  poco  mU 
nore  (120-100)  perchò  ò  a  notarsi  che  in  questi  casi  1  motori  del  onore 
si  spossano  alquanto.  Vi  ò  pnre  ansia  precordiale,  oppressióne  al  petto, 
dispnea  fino  aU'ortopnea,  dolore  alla  regione  cardiaca,  e  anche  llpoti» 
mia,  sintomi  che  sono  nella  forma  abitaale  meno  pronnnoiati  che  nella 
aooessionale.  Durante  gli  accessi  vi  ò  la  dilatazione  del  cuore,  1*  accen- 
tuazione del  secondo  tono  alla  polmonale,  romori  da  insufficienze  yal- 
Tolari,  polso  delle  vene  maggiori;  ai  polmoni  si  possono  trovare  segni 
di  edema,  focolaj  pneumonlci,  iperemie,  eaflsema  da  crampo  delle  fibre 
del  vago. 

1  singoli  accessi  ponno  durare  da  pochi  minuti  a  più  giorni.  Non  sona 
pericolosi  per  so  ;  la  prognosi  ò  assolutamente  infausta  solo  nei  casi  di 
occlusione  delle  coronarie. 

La  forma  abitaale  termina  qualche  volta  letalmente  perchè  d. legata 
a  carcinomi,  aneurismi  malattie  spinali,  ecc. 

Per  il  trattamento  bisogna  badare  all'etiologia. 

In  alcuni  casi,  ò  utile  la  cura  colla  faradizzazione  del  vago  al  collo, 
o  ai  precordj.  Internamente  si  può  dare  digitale,  morfina.  Roehrig  rac* 
comanda  un  preparato  speciale  (Naron  chlloinicum). 

Smolenskl  —  Zur  Theorie  der  HerxbeTTvegungen.  {Intorno  alla 
teoria  del  movimento  del  cuore).  In:  DetU.  Arch.  /.  klin,  Med.  YoL  31, 
pag.  209. 

Ziemssen  ha  pubblicato  nel  voL  XXX  del  <  Deut.  Arch.  t  kUn.  med.  » 
uno  studio  sul  movimento  del  onore  giovandosi  del  cuore  scoperto  di 
una  malata.  Nei  cardiogrammi  uniti  a  questo  studio,  Smolenski  trova 
alcuni  fatti  che  non  corrispondono  alle  idee  che  si  hanno  in  generale 
sui  movimenti  del  cuore.  Gita  in  proposito  Tosservazione  di  Kovczynski 
fatta  sulla  stessa  paziente  di  Ziemssen  e  concorde  con  quanto  esprime 
il  cardiogramma  di  Ziemssen. 

In  questo  furono  prese  simultaneamente  le  carve  della  polmonale  e 
del  ventricolo  destro,  e  si  vede  che  Tespansione  deirarteria  polmonare 
non  coincide  con  Tespandersi  del  ventricolo;  quindi  come  sistole  ven- 
trioolare  deve  ritenersi  non  il  momento  della  massima  protrasione  della 
parete  ventrioolare,  ma  il  deprimersi  di  questa.  Come  si  spiega,  do- 
manda l*Aatore,  che  la  linea  di  ascesa  della  curva  dell*  arteria  polmo- 
nare coincide  colla  maggior  porzione  delia  linea  di  discesa  del  cardio* 
gramma  ventricohure  e  oome  ò  da  intendersi  l'esatta  coincidenza  del 
principio  delia  linea  montante  della  carvft  della  polmonare  con  l'apice 
della  curva  ventricolare!  Perchò  il  sollevamento  dovuto  all'arto  di  ri- 
tomo nella  curva  ventricolare  non  è  contemporaneo  col  sollevamento 
mediano  nel  lato  discendente  della  curva  della  polmonare,  ma  lo  ò  in- 
vece col  suo  apice  f 

Questo,  secondo  TAatore,  accennerebbe  alla  poca  giustena  delle  vedute 


DI  FATOLOaiA  SPECIALX  B  CLINICA  MBDICA  28d 

che  si  hanno  sulla  funzione  sistolica  e  diastolica  e  forse  anche  alla  ne^ 
cessità  di  dare  al  cardiogramma  signlfioato  diverso  da  qaello  che  gli 
8i  dÀ  attualmente.  Qaesto  cambiamento  di  vedute  ò  già  stato  iniziato 
e  confortato  con  esperimenti  che  o  rimasero  ignoti  o  non  trovarono 
presso  i  fisiologi  ed  i  clinici  la  considerazione  che  meritavano.  Su  que- 
sto soggetto  l^Autore  cita  il  lavoro  di  Spring  Sur  les  mouvements  du 
coeur  (pubblicato  nel  Tomo  XXXIII  delle  «  Móm.  de  TAc.  roy.  Belg.  »), 
che,  sebben  lodato  da  Meissner  (e  Jahresb.  >  1861,  pag.  409),  cadde  in 
immeritata  dimenticanza.  Da  quel  lavoro,  TAutore  ricorda  solo  questo 
che  oltre  la  sistole  e  diastole  ò  da  considerare  anche  la  cosidetta  presi- 
stole come  dilatazione  attiva  del  ventricolo.  La  quale  secondo  Spring 
si  effettua  per  la  contrazione  delle  fibre  muscolari  longitudinali,  per  cui 
il  cuore  assumerebbe  una  figura  più  rotonda  e  la  sua  punta  si  avvici- 
nerebbe alla  base.  Durante  la  sistole  si  contrarrebbero  invece  le  fibre 
circolari;  per  cui  il  cuore  diverrebbe  più  piatto  e  il  suo  apice  si  allon- 
tanerebbe dalla  base.  Fra  sistole  e  preslstole  si  intromette  la  vera  dia- 
stole, ed  allora  tutta  la  muscolatura  del  cuore  ò  In  riposo. 

Questa  teoria  fu  confermata  anche  dal  prof.  Piotrowskì.  Elgli  nel  suo 
lavoro  (<  Ueber  den  Elnfluss  des  Yagus  auf  das  Herz  »)  dice  che  in 
contrapposto  alla  teoria  dèi  ritardo  e  dell'  arresto,  T  Influsso  del  vago 
sul  cuore  ò  reso  intelligibile  solo  per  le  vedute  di  Spring.  Il  Pio- 
trowskì trovò  Infatti  che  per  la  stimolazione  del  vago  11  cuore  resta 
in  presistole  e  che  l  muscoli  papillari  anatomicamente  dimostrati  come 
fibre  longitudinali  si  contraggono  validamente.  Ne  segue  che  durante 
la  preslstole  le  fibre  longitudinali  del  ventricolo  sono  attive  e  che  de- 
vesi  riguardare  il  vago  come  un  nervo  di  moto  che  si  distribuisce  nelle 
fibre  longitudinali  del  cuore  e  si  comporta  come  antagonista  del  sim- 
patico che  Innerva  le  fibre  circolari. 

L'Autore  osserva  anche  che  la  teoria  di  Spring  e  Protrowski  spiega 
molti  fatti  trovati  dagli  sperimentatori  sulla  funzione  cardiaca  (e  ac- 
cenna fi*a  gli  altri  Flint),  che  resterebbero  altrimenM  inesplioati. 

Questa  teoria  che  modifica  forse  anche  il  significato  del  cardiogramma, 
pub  Introdurre  utili  modificazioni  nella  patologia  clinica.  E  qcfi  l* Autore 
riporta  quanto  su  ciò  disse  Kovczinskl.  Secondo  il  quale,  il  remore 
presistollco  qualche  volta  assai  aspro  che  si  ode  sull'ostlo  atrio-ventri- 
colare sinistro  sarebbe  da  ascrivere  più  al  passivo  passaggio  del  san* 
gue  attraverso  la  ristretta  apertura,  che  alla  attiva  dilatazione  ventri- 
colare. Inoltre  si  spiegherebbe  il  detumefarsi  presistollco  della  vena 
giugulare  nei  casi  di  concrezione  del  cuore  col  pericardio.  DI  più  molti 
casi  che  ora  si  credono  dilatazioni  del  cuore  per  rilassamento  o  dege- 
nerazlone  dovrebbero-  riguardarsi  come  conseguenza  dell'  aumentata 
attività  nelle  fibre  longitudinali  con  indebolimento  delle  circolari. 

E  ancora,  la  forza  asplratrice  preslstolioa  spiega  il  meccanismo  della 
compensazione  in  quel  vizi  valvolari  in  cui  col  mantenimento  della 


[ 


290  RIVISTA 

forza  propalsiva  del  oaore  (dipendente  dairattlvita  delle  fibre  circolari), 
vi  ò  anche  la  potenza  asplratrice  dipendente  dalla  forza  delle  fibre  ion- 

^itadinalL 

Poi|  la  differenza  tra  l'Ipertrofia  cardiaca  nel  morbo  di  Briglìt  e  quella 
nella  nefHte  interstiziale  ai  potrebbe  fondare  sulla  attiTa  dilatatone 
del  onore,  essendo  la  quantità  del  sangue  aumentata  nella  prima  e  non 
nella  seconda,  dipendentemente  dalla  secrezione  orìnosa  là  ostacolata, 
e  mantenuta  normale  o  aumentata  neUa  forma  Interstizlaleu 

Da  ultimo  si  spiegherebbe  come  la  digitale  sia  vantaggiosa  pia  nelle 
malattie  delFostio  renoso  con  dilatazione  del  cuor  destro  che  in  quelle 
ileirostio  arterioso  sinistro  con  ipertrofia  del  ventrieolo  sinistro,  perchè 
la  digitale  influirebbe  il  vago  il  quale  innerva  le  fibre  muscolari  presi- 
stoliche. 

Neidbrt.  —  Der  rficklanfige  Pula.  (Del polio  di  ritomoj.  In:  Deut. 
Arch.  f.  klin.  MecL  XXX,  pag.  213. 

Jaccoud  per  primo  ha  attirata  T  attenzione  dei  medici  sul  polso  di 
ritorno.  Egli  lo  trovò  sempre  negli  individui  sani,  e  tra  1  malati  aven- 
dolo ricercato  solo  nei  pneumonici,  si  convinse  che  in  questi  a  seconda 
che  la  forza  del  cuore  diveniva  più  fiacca,  si  taceva  più  debole,  ed  an* 
che.  scompariva. 

L* Autore  conferma  questo  fatto  che  comprimendo  negli  individui  sani 
la  radiale,  ed  esplorando  poi  con  un  altro  dito  il  tronco  arterioso,  sot- 
toposto alla  compressione,  vi  si  ha  pure  un  polso,  affatto  simile  a  quello 
che  si  ottiene  quando  si  fisi  1*  esplorazione  diretta.  Facendo  invece  la 
ricerca  del  polso  di  ritorno  in  malati  degenti  ali*  ospitale  per  malattie 
diverse,  febbrili  o  no,  acute  o  croniche,  trovò  che  il  polso  di  ritorno 
non  si  effettuava  mai  come  nei  sani.  Quanto  più  tardi  si  manifestava  (In 
alcuni  casi  anche  trenta  secondi  dalla  compressione),  tanto  più  debole 
era  di  solito  anche  Tonda  di  ritorno.  L* Autore  fece  anche  delle  sfigmo- 
grafie del  polso  diretto,  e  del  polso  di  ritorno.  Dai  tracciati  paragonati 
fra  loro,  si  vede  che  nella  linea  ascendente  del  polso  di  ritomo,  vi  ò 
minore  altezza,  minore  verticalità,  una  inclinazione  verso  destra  vicino 
al  vertice.  Nella  linea  discendente,  vi  ò  minore  verticalità,  il  erotismo 
normale  ò  portato  più  vicino  al  vertice,  e  si  vedono  alcuni  altri  pic- 
coli erotismi  sotto  forma  di  oscillazioni.  Yi  ò  anche  in  tutto  il  tracciato 
qualche  irregolarità. 

L'Autore  crede  che  questi  criteri  sulla  forza  del  cuore  fomiti  dal 
pol8o  di  ritorno  non  siano  del  tutto  trascurabili.  Specialmente  potreb- 
bero divenir  utili  nei  casi  in  cui  non  si  può  fare  assegnamento  soli*  a- 
ficoltazione  del  cuore  e  sniresplorazione  diretta  del  polso  radiale.  Que- 
ste due  ricerche  che  si  fanno  ordinariamente  hanno  secondo  TAutore 
sempre  qualche  cosa  di  snbbiettiTO  mentre  nell*  esplorazione  del  polso 
di  ritorno  si  ha  un  risultato  molto  obbiettivo  e  di  fkorle  ricerca 


DI  PATOLOdU  SPECULI!  E  CLIKICA  MEDICA  291 

Sarah  Post.  «^  Gutaneous  irritatlon  and  the  pulse.  (Vlrriia^ 
sione  cutanea  e  il  polso/.  In  :  Thè  Medicai.  Record^  Seti.  1882,  XXII»  14. 

L*Aatore  stadio  gli  effetti  della  faradizzazione  cutanea  sai  polso.  -  La 
<^rrente  impiegata  (elettrodi  asciatti,  da  15  a  quarantacinque  minati 
di  durata)  avea  una  forza  maggiore  di  quella  che  per  solito  si  usa  per 
ottenere  la  contrazione,  ma  non  ora  mai  tale  da  produrre  dolori. 

In  generale  egli  osservò  rallentamento  del  polso.  Nei  casi  In  cui  il 
rallentamento  era  del  sette  per  cento,  vi  era  anche  sonnolenza,  pallore 
delia  faccia,  e  senso  di  caldo  alle  estremità,  e  con  questi  sintomi  coe- 
sisteva un  generale  effetto  tonico.  In  media  confì^ontando  il  numero 
delle  pulsazioni  prima  deiresperimento  con  quello  delle  pulsazioni  dopo 
di  esso,  si  ebbe  un  rallentamento  di  8.31  per  cento. 

Per  dimostrare  i  cambiamenti  nel  carattere  del  polso  ottenuti  in 
gualche  caso,  TÀatore  riporta  anche  le  sfigmografie  prese  prima  e  dopo 
^esperienza.  In  generale,  mostrano  aumento  di  tensione  dopo  l*applica- 
^one  al  dorso  ed  all'addome  ;  invece  una  diminuzione  o  nessun  cam- 
biamento, in  seguito  airapplioazione  agli  arti.  Riepilogando  i  risultati 
ottenuti  dai  suoi  sperimenti  TAutore  conclude: 

1.®  Si  ottiene  una  diminuzione  nella  frequenza,  e  questo  accade  sia 
'quando  il  polso  prima  deiresperimento  ò  lento,  sia  quando  ò  rapido. 

2.®  Tale  diminuzione  dipende  da  aumento  nella  pressione  intra-àrte- 
riosa,  determinato  dai  riflettersi  di  uno  stimolo  dei  nervi  cutanei. 

3.^  Tale  stimolo  ò  più  tenue  di  quello  necessario  ad  eccitare  perma» 
nentemente  il  polso. 

L'Autore  fece  inoltre  sperimenti  con  empiastri  senapizzati  (senape 
del  commercio  mista  ad  aceto,  e  non  tenuta  troppo  a  lungo  sulla  cute: 
il  rossore  fu  notevole  e  persistente  per  parecchi  giorni,  in  un  caso  ac- 
cadde desquammazione  d^irepidermide). 

Dalle  sfigmografie  ottenute  in  questi  sperimenti  l'Autore  conclude  ohe 
Ti  fu  un  aumento  di  pressione  con  acceleramento,  seguito  da  diminu- 
zione di  pressione  e  frequenza,  con  qualche  indebolimento  nella  forila 
del  cuòre. 

Da  ultimo  l'Autore  presenta  tracciati  nei  quali  si  vede  la  modifica- 
zione indotta  nel  polso  dall'applicazione  delle  coppette  secche:  facendo 
la  coppettazione  al  dorso  e  al  petto,  si  vede  un  immediato  aumento 
nella  tensione,  mentre  rapplicazione  fatta  agli  arti  non  produce  sensi- 
bili modificazioni.  Vi  ò  anche  un  tracciato  ohe  mostra  una  diminuzione , 
invece  che  un  aumento  nella  pressione  arteriosa:  fu  esso  ottenuto  coU'ap- 
plicazione  delie  coppetto  al  ventre  in  un  individuo  al  quale  già  prima 
erano  state  messe  altre  sei  od  otto  coppette.  É  un  effetto  simile  a 
quello  ottenuto  per  la  stimolazione  prolungata  di  un  nervo  sensitivo. 

Coir  aumentata  tensione  pa6  ooineidere.  un  poeo  di  aeoeleratione, 
mentre  in  un  altro  caso  si  ebbero  dalle  ooppatte  alla  spina,  pallore  e 
^sonnolenza  simili  a  quelli  ottenuti  dairoQeitamento  flsradico. 


293  RIVISTA 

RiBGBL.  —  Normalar  iind  pathologlscher  Venenpnls.  (TkUpoUo 
venoso^  normale  €  paMogicoJ.  In:  Bewt,  Areh,  f*  Kiin.  Med.  XXXI^ 
làBc.  2. 

I  risaltati  principali  delle  ricerehe  delPAutore  lo  condussero  alle  sa- 
gnenti  eonclasioni: 

1.^  Negli  animali  (cani  e  cavie)  Ti  ò  normalmente  un  movimento  pai- 
satorio  nella  vena  giagalare. 

2.*  In  molti  nomini  sani  paossi  egaalmente  vedere  ana  pulsazione 
nella  vena  giugulare,  ed  ò  a  ritenersi  come  molto  probabile  che  anche 
nell'uomo  vi  sia  normalmente  un  polso  nella  vena  giugulare. 

3.*  Il  polso  normale  della  vena  giugulare  ò  negativo,  non  dipende  da 
un'onda  reflua  durante  la  sistole  cardiaca,  ma  piuttosto  dal  deflusso 
del  sangue  venoso  nel  cuor  destro ,  ora  affrettato  ed  ora  rallentato  se- 
condo le  singole  fasi  cardiache.  IL  polso  normale  della  vena  giugulare 
vien  mancando  sincronamente  alla  sistole  cardiaca,  ed  a  quella  dell'a- 
trio. Esso  si  comporta  in  modo  opposto  al  polso  arterioso.  Nella  sistole 
cardiaca  rispettivamente  diastole  deiratrio  il  deflusso  del  sangue  venoso 
nel  cuor  destro  ò  ogni  volta  a&ettato  (collasso  venoso  coincidente  colla 
sistole  cardiaca):  nella  diastole  il  deflusso  ò  rallentato  e  diCflcoltato 
(intacgidimento  venoso  coincidente  colla  diastole  cardiaca). 

4P  n  polso  normale  della  vena  giugulare  non  ò  legato  in  nessuna 
maniera  all'insufflcienza  delle  valvole  delle  vene  del  collo. 

5.°  Non  vi  ò,  come  ammettono  alcuni  autori ,  una  distinzione  netta 
fra  ondulazione  e  polso  delle  vene.  Bisogna  invece  stabilire  una  ve- 
ra distinzione  fra  il  polso  venoso  negativo  e  il  polso  venoso  posi- 
tivo. 

6.^  Negli  animali  il  polso  venoso  si  può  vedere  non  soltanto  nella 
vens^  giugulare  ma  anche  in  molte  altre  vene  e  specialmente  in  una 
gran  parte  del  dominio  della  cava  inferiore. 

7.^  Il  polso  venoso  normale  non  ha  come  crede  Mosso  il  suo  fonda- 
mento nell*alterna  pressione  toracica  negativa  dipendente  dalle  oscil- 
lazioni nel  volume  del  cuore;  invece  sussiste  immutato  anche  dopo 
Tapertura  del  torace  (come  l'Autore  verificò  con  sperimenti  sugli  ani- 
mali) ed  ò  direttamente  prodotto  dalla  stessa  azione  cardiaca. 

8.*  Oltre  il  polso  venoso  normale  negativo  vi  ò  anche  un  polso  ve- 
noso positivo  coincidente  colla  sistole  cardiaca,  che  nell'  nomo  si  os- 
serva specialmente  alla  giugulare  e  al  fegato  (polso  venoso  epatico). 

9.^  Questo  polso  venoso  positivo  (di  ritorno)  può  soltanto  aversi  nel- 
l^insafiScienia  della  tricuspide  ed  ò  a  riguardarsi  come  un  segno  sicura 
di  questa. 

10.*  La  caratteristica  di  questo  polso  venoso  positivo  non  sta  in  ona 
forma  spoetale  dello  sfigmogramma,  ma  nei  rapporti  di  tempo  delle  sin- 
gole parti  del  tracciato.  Contrariamente  al  polso  venoso  normale,  que- 
sto durante  la  sistole  ò  positivo. 

(Bisogna  qui  notare  che  uniti  alla  memoria  dell'Autore  vi  sono  molti 


BI  PATOLOaiA    SPBCIALE  E  CLimCA  MBDICA  '293 

iBfigmogrammi  presi  da  uomini  sani  e  malati ,  nei  quali  si  Tedono 
ìBuIla  stessa  carta  il  tracciato  della  vena  e  quello  delParterla.  Su  questi 
'sfigmogrammi,  ai  quali  ò  pure  aggiunta  la  storia  anamnestica  ed  ob- 
biettiva e  in  qualche  caso  anche  il  reperto  necroscopico,  è  fondata  gran 
parte  delle  conclusioni.  É  inutile  aggiungere  che  alla  sola  ispezione 
dei  tracciati  si  vede  V  indipendenza  del  polso  venoso  dall'  arterioso  : 
nella  maggior  parte  dei  casi  infatti  lo  sfigmogramma  venoso  ò  assai 
più  ampio  deirarterioso). 

11.^  Il  polso  venoso  positivo,  sincrono  alla  sistole  del  cuore,  in  alto 
Bi  estendo  soltanto  fino  al  bulbo  della  vena  giugulare  e  costituisce  il 
polso  positivo  bulbare:  se  vi  ò  anche  insufficenza  delle  valvole  venose 
del  collo  il  polso  può  estendersi  in  su  anche  oltre  il  bulbo  (polso  po- 
sitivo delle  vene  del  collo). 

12.*  Oltre  il  polso  bulbare  positivo  sistolico  vi  ò  anche  un  polso  bui- 
bare  presistolico  che  si  osserva  nel  sovrempimento  del  cuor  destro  e 
ìlell'atrio,  ma  con  sufficienza  della  valvola  tricuspide. 

13.*  Il  polso  normale  venoso  ò  in  regola  anadicroto  catamonocroto, 
il  lato  anacroto  corrisponde  alla  diastole  del  cuore  e  sistole  dell'atrio 
il  catacroto  alla  sistole  dei  cuore. 

14.®  Alla  sistole  dell'atrio  corrisponde  non  il  primo  lato  dell'  onda 
anadicrota  ma  il  secondo  che  per  tempo  ò  più  corto  ma  per  lo  più 
sale  più  ripido.  Alla  sistole  del  ventricolo  corrisponde  il  lato  catacroto. 

15."  Nei  casi  di  debolezza  cardiaca  di  alto  grado  r  anadicrotismo  del 
polso  venoso  non  di  rado  manca  e  il  lato  anacroto  può  esser  mono- 
croio. 

16.  Anche  il  polso  venoso  delPinsufficienza  della  tricuspide  presenta 
dicrotismo  del  lato  ascendente  monocrotismo  del  lato  discendente.  Se 
la  forza  cardiaca  ò  deficiente,  anche  in  esso  l' anadicrotismo  diventa 
insignificante  ed  anche  scomparisce. 

17.®  La  grandezza  del  polso  venoso,  non  ò  criterio  assoluto  per  il  suo 
lignificato. 

Sarebbero  dunque  secondo  l'Autore,  a  distinguere  due  polsi  venosi: 
quello  normale  negativo  durante  la  sistole,  o  polso  venoso  diastolico 
presistolioo,  e  il  vero  polso  venoso  di  ritorno  o  positivo  presistolioo- 
«istolico  il  quale  si  ha  solo  nell'insufficienza  tricuspidale,  e  può  prodursi 
finche  nella  sezione  venosa  inferiore  ed  apparire  come  polso  venoso 
epatico,  che  ò  sempre  prasistolioo  sistolico  ed  ò  un  segno  sicuro  del- 
Finsufficienza  della  tricuspide. 

Come  forma  Intermedia  tra  questi  due  polsi  vi  ò  un  polso  diastolico 
presistolico  molto  marcato  il  quale  si  osserva  spesso  nelle  malattie  che  si 
accompagnano  a  sovrempimento  del  cuor  destro.  Questo  in  casi  di  stasi 
considerevoli  e  con  ben  mantenuta  forza  cardiaca  può  mostrarsi  sotto 
forma  di  polso  bulbare  presistoUco  che  presuppone  P  insufficenza  delia, 
-tricuspide  con  sufficienza  delle  valvole  del  bulbo. 


^4  RIVISTA 

RìBaEL.  —  Ueber  don  normaleu  Venenpltis  und  néber  éam^ 
T6rhalten  dea  Voxiensystem  bei  Perioardial-BrgiIsBea.  fSul 
polso  venoso  normale  e  sul  eomportarsi  dei  eistema  venoso  negli  es^ 
eudaH  perieardiei).  In:  DeuL  areh.  f.  klin.  med.  XXXI,  Y  e  YL 

L'Aatore  fece  sperimenti  Bagli  animali  per  studiare,  scrirencio  oon- 
temporaneamente  le  palsazioni  della  gingnlare  e  della  carotide ,  i  rap- 
porti di  tempo  ft«  i  due  polsi,  quesito  al  quale  egli  specialmente  avea 
diretta  la  sua  ricerca,  e  trovò  che  negli  animali  vi  è  un  polso  Tenoso 
normale  anadiorotOi  catamonocroto,  affatto  simile  a  quello  che  si  ha 
neiraomo.  Come  questo,  ò  negativoi  il  collasso  yenoso  essendo  sincrona 
alla  diastole  arteriosa  ;  ha  nel  lato  anadicroto  un  primo  tratto  coinci- 
dente col  principio  della  sistole  arteriosa,  e  quindi  colla  diastole  ven- 
tricolare ;  mentre  il  secondo  tratto,  che  sale  più  rapidamente,  coincide 
colla  sistole  del  seno.  È  insomma  diastolico-presistolico.  Alla  diastole 
del  seno,  e  quindi  sistole  ventricolare^  corrisponde  il  lato  catacroto,  e 
il  coUabirsi  delle  vene  ò  segnato  da  una  linea  di  discesa  brusca,  men- 
tre quella  deirascesa  d  più  lunga  e  meno  bruscaé  La  sistole  del  seno 
impedisce  il  deflusso  del  sangue  venoso,  e  in  questo  momento  si  ha  il 
polso  delle  vene  (presistolico)  al  quale  succede  la  sistole  ventricolare 
(diastole  del  seno)  e  la  linea  discendente. 

L'Autore  si  propose  di  ricercare,  se  nei  casi  di  versamento  pericar- 
dico,  vi  sia  il  polso  venoso  come  Friedreich  avea  già  osservato»  Anche 
per  questo,  ricorse  a  sperimenti  sugli  animali  come  avea  già  fatto  Fran- 
cesco Frank,  iniettando  aria  nel  pericardio  aveya  trovato  che  a  misura 
il  quale  la  pressione  intrapericardioa  aumentava,  diminuiva  la  pressione 
arteriosa  ed  anmentava  la  venosa,  e  che  con  una  compressione  forte 
non  era  più  dimostrabile  col  cbimografo  nessuna  pulsazione ,  mentre 
dagli  apparati  grafici  uniti  al  cuore  si  manifestava  ancora  sussistente 
la  pulsazione  cardiaca.  Consimili  risultati  ottennero  Knoll  e  Cohnheim. 
L^ Autore  cercò  se  in  queste  circostanze  il  polso  si  produceva  positivo 
0  negativo,  e  perciò  dispose  V  esperimento  in  modo  da  scrivere  con- 
temporaneamente la  pulsazione  venosa  e  l'arteriosa,  prima  e  durante 
riniezione  nel  pericardio.  Trovò  che  il  polso  carotideo  e  la  pressione 
arteriosa,  vanno  facendosi  a  poco  a  poco  più  deboli  a  seconda  che  aa- 
menta  la  quantità  del  liquido  nel  pericardio,  e  viceversa  il  polso  venoso 
si  fa  più  evidente;  ma  questo,  a  misura  che  il  seno  per  Taumento  nella 
quantità  del  liquido  iniettato  ò  soggetto  a  maggior  pressione,  diventa 
di  nuovo  piccolo,  e  può  accadere  che  malgrado  un'  alta  pressione  ve- 
nosa, il  polso  nelle  vene  divenga  sempre  più  piccolo,  e  manchi  del 
tutto.  Se  poi,  quando  la  pressione  intrapericardioa  ha  raggiunto  un 
grado  di  25  a  30  miliim.  di  mercurio,  si  lascia  sgorgare  il  liquido^  si 
vede  il  battito  arterioso  aumentare  rapidamente  d'intensità,  edanojie 
il  polso  venoso  farsi  di  nuovo  più  evidente  fino  a  ritornare  come  prima 
deiresperimento.  Mentre  il  liquido  defluisce,  si  osserva  pure  che  neUa 
«istole  ventricolare  'vi  d  un  onda  di  ritomo  del  liquido  verso  il  peri-^ 


DI  PATOLOaiA  8PSCULS  E  CLIKICA  MEDICA  295 

cardio,  e  nella  diastole  il  moto  inverso  di  propulsione';  fatto  che  si 
spiega  colla  pressione  negativa  intrapericardica  annientata  durante  la 
sistole  ventricolare.  Il  polso  venoso  negativo  dorante  la  sistole  si  po- 
trebbe in  p^rte  ascrivere  a  questa  pressione  negativa,  ina  in  massima 
parte  ò  dovuto  alla  diastole  del  seno. 

Sempre,  in  tutti  i  momenti  delle  varie  esperienze  TAutore  trovò  che 
il  polso  venoso  nei  casi  d*aumentata  pressione  intrapericardica  per  es- 
sudati o  trasudati^  ò  diastolico-presistolico,  e  mai  sincrono  alia  sistole 
cardiaca. 

Jambs  Davison.  —  The  carotld  pulse  in  aerilo  inoompetence. 
fn  polso  carotideo  nelVinsufficiefiMa  aortica).  In:  British  med,  Joum. 
1882»  pag.  719. 

L'Autore  esplorando  il  polso  carotideo  in  un  caso  di  insufficienza 
aortica,  trovò  che  era  differente  la  forza  di  esso  nei  due  lati.  Su  dieci 
casi  che  vennero  sotto  il  suo  esame  constatò,  che  in  un  gruppo  il,  con- 
sistente di  sei  casi,  il  polso  della  carotide  destra  era  più  valido  che 
quello  della  sinistra;  in  un  altro  gruppo  J?,  di  due  casi,  i  polsi  erano 
uguali;  in  un  terzo  gruppo  C,  degli  altri  due  casi,  era  più  manifesto  il 
polso  dalla  parte  sinistra.  In  tutti  questi  casi  i  polsi  radiali  aveano 
eguale  intensità.  Il  miglior  modo  di  esaminare  l'infermo  ò  metterlo  a 
sedere  su  una  sedia,  o  se  questo  non  è  possibile,  sul  letto,  col  capo 
leggermente  piegato  indietro,  collocandosi  di  dietro  di  esso  e  tenendo 
le  dita  airaltezza  del  margine  inferiore  della  cartilagine  tiroide.  È  ne- 
cessario non  solo  usare  della  stessa  pressione,  ma  anche  della  stessa 
maniera  di  porre  le  dita  da  una  parte  e  dair altra,  perchò  si  riceve 
una  differente  impressione  secondo  si  esplora  l'arteria  colle  dita  poste 
in  pieno  o  lateralmente. 

L'Autore  cercando  se  in  quei  gruppi  dei  suoi  oasi  vi  fosse  una  qual- 
che circostanza  a  tutti  comune,  si  accorse  che  in  nessuno  erano  aguali 
nò  il  grado  di  manchevolezza  nella  compensazione,  né  quello  deirostru  > 
zione  aortica,  nò  le  condizioni  del  polso,  nò  la  presènza  del  rigurgito 
mitrale.  Ma  invece  un'  altra  circostanza  distingueva  quei  gruppi  :  la 
relativa  grandezza  del  cuore. 

I  casi  in  cui  la  carotide  sinistra  pulsava  di  più,  aveano  il  cuore  di 
volume  maggiore.  Nei  casi  in  cui  i  polsi  erano  eguali,  il  cuore  era 
molto  grande:  degli  altri  sei  casi,  quattro  aveano  il  cuore  più  piccolo 
che  ognuno  dei  casi  delle  due  serie  precedenti,  uno  nel  quale  non  si 
potò  fare  la  percassione  in  vita,  avea  un  cuore  che  si  trovò  pesare 
soltanto  (l)  venti  oncie,  neiraltro  il  cuore  era  un  poco  più  grande  che 
nei  casi  del  gruppo  B^  meno  per  altro  che  in  quelli  del  gruppo  C 

Nello  stato  di  salute,  le  due  carotidi  pulsano  con  eguale  intensità» 
cosicchò  le  differenze  nel  polso  dei  due  lati  che  riscontransi  nelle  ma- 
lattie delle  valvole  aortiche,  non  ponno  riguardarsi  come  semplici  ac- 
cidenti relativi  al  lume  arterioso.  Le  differenze  nella  intensità  dei  polsi 


296  RIVISTA 

carotidei  sono  soggette  ad  occasionali  varianti  nello  stesso  indiyidoo  : 
TAutore  trovò  più  d*ana  volta  che  nei  oasi  in  cai  avea  notato  il  polso 
più  valido  a  destra  che  a  sinistra,  come  nei  casi  in  cai  il  polso  sini- 
stro era  stato  prima  trovato  più  valido  del  destro  essi  avevano  tutti 
due  regnale  intensità;  ma  non  trovò  mai  più  valido  dell^altro  qael  polso 
che  prima  era  stato  trovato  il  più  debole.  Normalmente  qaando  il 
ventricolo  sinistro  si  contrae,  spinge  avanti  an'onda  di  sangue  nell'aorta, 
le  pareti  della  quale  sono  distese  dalla  pressione  del  sangae  che  con* 
tengono.  E  quest'onda,  che  semplicemente  aumenta  la  pressione  sangai- 
gna,  agisce  egualmente  sulle  due  carotidi.  Ma  qaando  vi  ò  il  rigurgito 
aortico,  immediatamente  prima  della  sistole  cardiaca,  le  pareU  aortiche 
e  della  carotide  sono  per  un  certo  tratto  in  uno  stato  di  collasso,  e 
quelle  della  carotide  destra  più  che  quelle  della  sinistra,  perchò  il  suo 
asse  è  più  che  il  sinistro  in  linea  retta ,  coli'  orificio  aortico,  e  cosi  il 
vaso  di  destra  è  vuotato  più  completamente  che  quello  di  sinistra,  du- 
rante la  diastole. 

Ora,  quando  il  ventricolo  si  contrae.  Inonda  sanguigna  non  agisce  sol- 
tanto aumentando  la  pressione  del  sangue,  ma  anche  essa  deve  prima 
distendere  le  pareti  arteriose  parzialmente  collassate.  Neireffettuar  ciò, 
l'onda  va  diritta  alla  carotide  destra,  mentre  per  raggiungere  la  Bini* 
atra,  deve  prima  un  poco  fiaccarsi  per  distendere  la  parte  trasversa 
dell'arco.  Cosi  la  destra  carotide  ad  ogni  sistole  ventricolare  riceve 
più  sangue  che  ]ia  sinistra.  Di  qui  la  maggior  validità  nel  polso  delta 
carotide  destra,  fatto  che  al  tocco  colle  dita  ò  ancor  più  manifesto  per 
il  più  completo  vuotamente  successivo  della  carotide  di  questo  lato 
durante  la  diastole.  Dei  dieci  casi  deirAutore,  questa  condizione  si  tro- 
vava in  sei. 

Ma  quando  il  cuore  ò  assai  grande,  esso  trascina  seco  Taorta  ascen- 
dente, e  cosi  anche  la  carotide  sinistra  viene  portata  in  una  linea  che 
ha  coiroriflzio  aortico  quasi  lo  stesso  rapporto  ch%  Tasse  della  carotide 
destra.  In  queste  condizioni,  i  polsi  dei  due  lati  sono  eguali:  ed  erano 
appunto  1  casi  del  gruppo  B  in  cui  il  onore  era  molto  grande.  £  nei 
casi  del  gruppo  (7,  in  cui  il  cuore  era  grandissimo,  uno  spostamento 
ancora  maggiore  tra  1  rapporti  degli  assi  delle  carotidi  e  l'orificio  aoiv 
tico  può  spiegare  la  maggior  validità  del  polso  di  sinistra:  le  varianti 
poi  occasionali  possono  essere  determinate  da  temperar!  e  piccoli  spo- 
stamenti del  cuore,  per  meteorismo  o  altre  cause. 

L'Autore  dice  che  ad  ogni  modo,  se  anche  quella  che  egli  dà  non 
fosse  la  spiegazione  vera,  resta  sempre  il  fatto  che  le  differenze  nei 
polsi  carotidei  sono  neU'insnfQcienza  aortica  molto  frequenti.  Questa  ò 
importante  come  aiuto  alla  diagnosi  della  malattia,  ma  ancora  più  per 
la  possibilità  di  valutarlo  erroneamente  come  segno  di  aneurisma 
aortico. 


DI  PATOLOGIA   SPECIALE  E  CLINICA  MEDICA  297 

Lìpinb.  —  Da  brnit  de  galop  en  general,  et  en  partlooUer 
tlaxis  la  nóphrite  aigne.  (Del  rumore  di  galoppo  in  generale  ed  in 
parHcoìare  nella  nefrite  acuta).  In:  Lyon  medicai^  XL,  N.  34. 

Ogni  triplice  romore  (corrispondente  a  una  rivolozione  cardiaca)  non 
inerita  il  nome  di  romore  di  galoppo,  cosi  per  esempio  io  sdoppiamento 
del  secondo  tono,  che  si  ha  tanto  flreqaentemente  nella  stenosi  mitrale, 
non  ò  mai  stato  considerato  da  alcnno  come  un  romor  di  galoppo»  Per- 
ehò  vi  sia  romor  di  galoppo,  bisogna  che  il  terzo  romore  corrisponda 
a  quello  prodotto  dalie  valvole  sigmoidee  (aortiche  e  polmonari  ;  che 
allo  stato  normale  sembra  un  romore  unico)  o  almeno  al  primo  di  questi 
due  romori,  nel  caso  in  cui  siano  sdoppiati.  Ed  ancora,  ogni  triplo  re- 
more (anche  se  soddisfa  a  queste  condizioni)  non  ò  un  romore  di  ga* 
loppoi  bisogna  far  esclusione  da  uno  sdoppiamento  del  primo  tono,  sdop- 
piamento, secondo  Potain,  normale  nel  movimenti  esagerati  del  respiro, 
e  che  si  fa  manifesto  al  finire  dell* espirazione,  e  al  principio  deirinspi- 
raiione. 

Ma  meglio  che  la  patogenesi  di  questo  romore,  TAutore  crede  ne  sia 
accertato  il  significato  patologico:  lo  si  troverebbe  infatti  ogni  volta 
ohe  il  ventricolo  ò  in  presenza  di  una  esagerata  resistenza  relativa- 
mente all'energia  che  ò  capace  di  spiegare;  sarebbe  un  segno  di  debo- 
lezza relativa  del  cuore. 

Esso  non  indica  una  diminuzione  assoluta  deirenergia  cardiaca  perchè 
è  raro  neir  asistolia  vera  in  cui,  la  tensione  arteriosa  essendo  debolis- 
sima, non  vi  è  sproporzione  trsi  la  resistenza  da  vincere  e  la  poca  ener- 
gia deir  organo  centrale  della  circolazione.  D' altra  parte  se  ne  con- 
stata spesso  l'esistenza  in  casi  in  cui  il  ventricolo,  benchò  ipertrofico, 
non  ò  completamente  sufficente  al  suo  compito. 

Dalla  coincidenza  del  romore  di  galoppo  col  polso  duro  della  nefirite 
interstiziale  si  concluse,  secondo  l'Autore  con  poco  fondamento,  che 
^nel  romore  significhi  forte  tensione  arteriosa.  Diffatti  anche  Fràntzel 
dimostrò  che  esso  si  trova  anche  in  cast,  in  cui  la  tensione  arteriosa  ò 
manifestamente  diminuita. 

Nella  nefrite  interstiziale  con  polso  duro  e  nell'asistolia,  se  v'ò  romore 
di  galoppo,  vi  ò  sempre  per  condizione  comune  la  sproporzione  fra  la 
forza  del  cuore  e  la  resistenza  da  vincersi.  Nel  primo  caso  il  cuore 
ipertrofico  sviluppa  una  forza  superiore  alla  normale,  ma  insufficiente, 
avuto  riguardo  alla  tensione  del  sistema  aortico;  nel  secondo,  benchò 
■questa  sia  mediocre,  il  cuore  indebolito  ò  ancora  al  disòtto  del  lavoro 
da  compiere.  Il  trattamento  conferma  la  realtà  dell'esistenza  di  questa 
tsondizione  comune:  una  dose  conveniente  di  digitale  o  di  caffeina  au- 
menta la  forza  di  contrazione  del  cuore,  e  (&  cessare  il  romore  di  ga- 
loppo. Questo  segno  per  l'Autore  ò  di  grande  interesse  diagnostico  e 
pronostico.  Limitandosi  per  ora  ad  indicare  Tinteresse  che  offre  la  ri- 
cerca di  questo  sintomo  nella  nefrite  acuta  dei  giovani,  egli  pensa  che 
l'esistenza  di  un  romore  di  galoppo  in  un  giovane  colto  da  nefrite,  abbia 


298  mviSTA 

un'  importaazii  incontestabile»  per  dimostrare  r  inflaenza  del  rene  sai 
caore  (infatti,  egli  dice,  sia  direttamente,  sia  indlretftamentey  ò  il  sene 
che  agisce  snl  onore»  e  il  rene  soltanto,  in  nn  giovane  non  potendosi 
pensare  ad  nna  lesione  generale  del  sistema  Taseolare).  L' Antore  os- 
servò il  remore  -di  galoppo  in  parecdii  giovani  nefirìUci:  cita  il  caso 
di  nn  giovane  di  ventanni  che  presentava  scarsezsa  d'orina,  con  noie* 
vele  quantità  d' albumina  e  cilindri,  pallore^  cefialea,  forte  tensione  ar* 
teriosa,  remore  di  galoppo:  dopo  cinque  giorni  (la  lesione  datava  da 
un  mese)  di  cura  colla  digitale,  il  remore  di  galoppo  era  acompi^rso, 
e  Talbuminuria  diminuita.  Narra  pure  di  un  malato  di  quindici  anni  in 
cui  la  lesione  datava  da  pochi  giorni,  e  vi  era  gi&  un  romore  di  ga- 
loppo dei  più  netti,  che  scomparve  qualche  giorno  doiK>,  col  diininuire 
deiralbuminuria. 

La  nefrite  acuta,  dice  TAutore,  non  è  sempre  accompagnata  da  ro- 
more di  galoppo,  ma  i  fatti  negativi  non  tolgono  valore  ai  positivi,  e 
ponno  spiegarsi  ammettendo  che  la  nefrite  non  agisca  snl  cuore  o  per 
la  sua  poca  intensità,  o  perchò  la  sua  sede  non  ò  nella  parte  che  a 
preferenza  influenza  il  cuore  (la  glomerulare),  od  ammettendo  che 
(quantunque  vi  siano  nel  rene  le  circostanze  favorevoli)  il  cuore  Iper- 
trofizzandosi  non  manifesti  disordini  funzionali  ben  apparenti.  QuesVul- 
tima  idea  sarebbe  appoggiata  dai  fatti  necroscopici  (enorme  anmento 
di  peso  nel  cuore)  trovati  da  Friedlànder  e  Silbermann  nei  fanripiij 
morti  da  nefrite  scarlattinosa.  Dunque,  secondo  V  Antore  il  romore  di 
galoppo  ò  nn  segno  di  debolezza  relativa  del  cuore;  lo  si  riscontra 
abbastanza  spesso  cella  nefrite  acuta  dei  giovani,  e  in  questo  caso  prova 
il  riflettersi  della  lesione  renale  sul  cuore,  influenza  quesia  che  pn6 
esercitarsi  in  nna  maniera  più  o  meno  latente  senza  che  le  condiaionl 
che  danno  origine  al  romore  di  galoppo  siano  realizzate. 

Concetti.  —  Sulla  natura  e  gnaribilità  della  tisi  polmoi&are. 

(Qojgz.  Med.  di  Roma,  num.  13,  14^  15,  16,  17.  1882). 

L'Autore,  premesse  alcune  considerazioni  per  dimostrare  che  V  ana- 
tomia e  ristologia  patologica  senza  la  clinica  sono  insofiìcienti  a  sta- 
bilire la  natura  dei  processi  morbosi,  descrive  un  caso  della  sua  pratica^ 
importante  per  la  questione  della  natura  e  gnaribilità  della  tisi  pol- 
monare. 

Si  tratta  di  una  donna  gracile,  indebolita  da  lenta  enterite  e  da  un 
aborto,  che  cominciò  ad  aver  tosse  prima  secca,  poi  con  escreato  maco- 
salivale,  e  quindi  puriforme:  dopo  qualche  mese  dall' inizio  della^  ma- 
lattia, ambascia  e  senso  di  stringimento  alla  base  del  toraoa  destro; 
dopo  circa  un  anno,  qualche  leggera  febbre,  ed  emottisi,  che  nna  volta 
fu  una  vera  emorragia.  Quindi  incalzare  della  febbre,  deperimento  ge- 
nerale, e  quasi  d'improvviso  sintomi  razionali  di  eseavazione  del  pol- 
mone, segni  verificati  più  tardi  anche  dall'esan^e  fisico,  che  dimostrava 
alla  base  del  torace  destro,  V  esistenza  di  una  caverna  con  pleurite  e 
pneumonite  reattiva  circostante. 


DI  PATOLOGIA  SPECI  ALE.  E  CLINICA  MEDICA  299 

L'Antore  eselnde  clie  qui  si  trattasse  di  un  empiema»  perohò  non  vi 
Al  la  precedenza  di  plearite  aenta,  non  vi  era  l'abolizione  del  fremito 
tattile,  e  il  soffio  bronchiale  si  sentirà  non  snl  IìtcUo  superiore  del-- 
Tottnsitàt  ma  nel  centro  deirarea  ottusa.  Per  queste  stesse  ragioni,  & 
per  la  mancanza  degli  altri  segni  speciali,  non  poteva  secondo  TAutore^ 
trattarsi  di  cisti  da  Echinococco,  e  la  gangrena  polmonale  sarebbe  stata 
inammissibile  per  la  mancanza  dei  processi  che  solitamente  la  deter- 
minano, e  anche  per  l'assenza  dei  segni  suoi  particolari.  Anche  un 
ascesso  del  polmone  non  era  ammissibile;  mancava  infatti  la  precedenza 
di  una  bronchite  capillare,  o  di  una  pneumonite  crupale:  nò  vi  erano 
segni  fisici,  nò  la  patogenesi,  per  ammettere  una  forma  bronchiettasica. 
A  primo  tratto  avrebbesi  potuto  pensare  d^esser  dinanzi  ad  una  pneu- 
monite acuta,  non  risolta.  Qualche  volta  infatti,  la  pneumonite  non  si 
risolve,  e  l' essudato  si  trasforma  (quantunque  Buhl  lo  neghi)  in  ca- 
seoso. 

A  sostegno  di  questa  idea  cita  un  reperto  del  prof.  Marchlafava,  pub- 
blicato nel  BoHetHno  delV Accademia  di  Romat  1882.  E  invece  di  questa 
trasformazione  caseosa,  pu6  accaderne  anche  un'  altra  studiata  dalla 
stesso  Marchlafava,  la  quale  consiste  neìV  indurimento.  Questo  non  è 
nò  la  cirrosi,  nò  quella  forma  che  segue  a  malattie  del  cuore,  ma  ve- 
ramente una  sostituzione  di  zaffi  connettivali  agli  zaffi  cruposi:  si  for- 
merebbe una  neoformazione  connettivale,  che  Marchlafava  chiama  fi- 
broma endO'àlveolare  diffuso.  « 

Però  nel  caso  dell'Autore  era  dairanamnesi  assolutamente  escluso  che 
avesse  preceduto  una  forma  acuta:  l'inizio  fu  proprio  quello  delle  forme 
lente.  Ritenne  fosse  una  bronco-pneumonite  'catarrale ,  stabilitasi  alla 
base  invece  che  (come  di  solito)  agli  apici,  bronco-pneumonite  che  si 
trasformò  in  caseosa.  In  essa  stabilironsi .  dei  rammollimenti  parziali» 
delle  piccole  ulcerazioni  e  caverne,  che  a  poco  a  poco  estendendosi, 
davano  luogo  a  ricorrenti  emottisi,  ed  una  volta  ad  emorragia  vera, 
la  quale  in  questo  caso  ebbe  un^  Influenza  benefica ,  fondendo  cioò  in 
una  sola  tutte  le  pìccole  caverne,  ed  isolando  come  in  un  sequestro 
le  masse  caseose.  É  raro  che  una  caverna  formandosi,  non  sia  dì  pro- 
gnosi infausta,  ma  tuttavia  questa  possibilità  esiste,  ed  ò  ammessa  an- 
che da  Jaceoud.  Dopo  questi  fatti,  1*  ammalata  alquanto  migliorò,  ma 
prima  che  si  stabilisse  il  miglioramento  reale  e  duraturo,  dovette  su- 
perare una  riacutizzazione  del  processo,  e  perfino  gii  esaurimenti  di 
una  gravidanza,  che  condusse  a  termine.  D'allora  all'esame  del  polmone 
non  si  trovarono  più  nò  risonanze  bronchiali,  nò  rantoli,  nò  sfregamenti, 
.e  la  caverna,  secondo  l'Autore,  andò  gradatamente  restringendosi  come 
un  cavo  ascessuale  qualunque  per  formazione  di  buone  granulazioni,, 
enfisema,  e  aderenze  pleuriche. 

La  cura  consisto  neiramministrazione  di  latte  a  dosi  frazionate  nella 
gioniata,  olio  di  merluzzo  durante  i  pasti  principali,  arsenico  che  mi- 
gliora la  digestione  e  la  nutrizione,  calma  reccitamento  nervoso  e  di-^ 


SOO  RIVISTA 

minnisce  la  sensibilità^  e  Tipercinesi  cardio-vascolare,  essendo  secondo 
TAntore  asserito  a  torto  da  Cantani,  ohe  l'arsenico  sia  <  senza  alcun 
vantaggio,  e  T  effetto  della  moda  che  non  s'incarica  nò  di  logica  nò  di 
critica.  »  L'Autore  adoperò  pare  la  trementina,  ma  per  uso  iaterao 
(capsale):  delle  inalazioni  non  ò  partigiano;  le  crede  una  semplice  il- 
lusione. Adoperò  pare  a  seconda  che  si  mostravano  i  sintomi,  gli  opiati, 
la  chinina,  l'ergotina,  il  ghiaccio,  nonché  qualche  rivnislvo,  non  già  per 
le  idee  della  patologia  amorale,  ma  per  determinare  per  azione  reflessa 
^ai  nervi  della  cute,  an' attività  nutritiva  maggiore  nelle  parti  interne: 
a  qnesto  proposito  egli  fa  notare  l'esagerazione  di  Cantani,  che  dando 
Tostracismo  ai  rivalsivi  rinnega  l'osservazione  clinica  di  tanti  secoli. 

Il  caso  descritto  dairAatore  è  un  caso  di  tisi  guarita,  ma  non  ò  uaa 
tubercolosi.  Questa»  che  ò  contagiosa  (come  lo  dimostrano  le  osserva- 
zioni cliniche  antiche  e  moderne,  gli  sperimenti  dei  patologi,  la  sco- 
perta di  Koch,  i  divini  sperimenti  di  coltivazione  del  {.baelllo,  e  la  ma- 
niera della  diffusione  per  semplice  contatto  e  per  mezzo  dei  vasi  san- 
guigni) ò  tale  processo  che  coi  mezzi  attuali  della  scienza  non  si  guarisce, 
a  meno  che  non  si  vogliano  forzare  i  fatti,  e  dare  per  forme  tubercolari 
quelle  che  non  lo  sono.  Anche  Colomiatti  ha  protestato  (<  Giornale 
Intern,  Scienze  mediche,  »  Anno  III,  1881)  contro  tatti  coloro  che  pre- 
tendono aver  guarito  ana  simile  infezione  :  le  caverne  cicatrizzate  ap- 
partengono a  polmoni  dove  non  erano  tubercoli.  ^Se  ò  ingiusto  rite- 
nere incurabili  tutte  le  tisi  bell'idea  falsa  che  tutte  siano  tubercolari, 
ò  del  pari  ingiusto  ritenere  gaaribili  le  tubercolari  perchò  alcune  forme 
di  tisi  guariscono.  Quest'ultimo  fu  appunto  l'errore  di  Jaccond. 

È  vero  che  Grancher  sostiene  poter  il  neoplasma  tubercolare  gaa- 
xire  per  una  evoluzione  fibrosa  dei  suoi  elementi,  ma  TAutore  crede 
che  se  questo  avviene,  tali  casi  non  possano  dirsi  tubercolosi  guarite, 
perchò  dovrebbero  essere  cosi  limitati  i  processi,  che  nessuno  li  avrebbe 
potato  diagnosticare.  Sarebbe  piuttosto  da  ammettere  una  latenza  del 
virus,  ma  quando  questo  accade  non  si  guarisce:  ci  sono  delle  inter- 
mittenze che  finiscono  poi  collo  sviluppo  classico  della  tubercolosi. 

Se  il  microscopio  ha  dimostrato  che  nelle  masse  caseose  che  formano 
11  substrato  anatomico  delle  polmoniti  croniche  (dalla  dottrina  duali- 
stica divise  dalle  tubercolari)  vi  sono  gli  stessi  elementi  descritti  nel 
tubercolo,  tanto  che  Charcot  affnrma  che  nella  pneumonite  caseosa  il 
tubercolo  non  si  vede  perchò  enormemente  grande,  la  osservazione  cli- 
nica non  deve  abbandonarsi  per  correr  dietro  unicamente  alle  teorie 
dei  laboratori . 

Non  ò  poi  vero  che  la  caseificazione  sia  espressione  nnivoea  dell'  In- 
fezione tubercolare;  ò  come  dice  Yirchow  e  un  esito  di  diversi  procani 
morbosi  che  in  altre  eondizioni  potrebbero  aver  altro  esito.  >  Bisogna 
poi  distinguere  caseificazione  da  caseificazione  e  dice  Gohnhdlm  <  sC 
metterà  il  focolaio  caseoso  in  rapporto  colla  tubercolosi  solo  quando 
«ssd  stesso  ò  già  un  prodotto  del  virus.  > 


DI  PATOLOGIA  SPECIALE  S  CLINICA  MSDIGA  SOI 

Nei  casi  in  cui  si  trovano  le  masse  caseose  e  la  tuberoolosi  perchè 
non  può  ammettersi  invece  che  un  auto-infezione,  una  infezione  venuta 
dal  di  fuori!  infezione  tanto  facile  negli  ospitali?  Nei  casi  di  polmoni 
gravissimamente  lesi  da  processi  caseosi,  con  pochissimi  tubercoli,  bi- 
sogna pensare  ad  una  tubercolosi  locale,  analoga  a  quella  che  si  os- 
serverebbe in  qualunque  processo  flogistico,  che  non  ha  nulla  a  fare, 
colla  tubercolosi,  considerata  come  processo  infettivo.  Le  conclusioni 
che  l'Autore  dà  del  proprio  lavoro  sono  queste: 

1.^  L'anatomia  e  Pistologia  patologica  non  sono  da  so  sole  sufficienti 
a  stabilire  la  natura  dei  processi  tisiogeni,  ma  a  ciò  occorre  il  con- 
corso della  patologia  sperimentale  e  della  clinica,  la  quale  ultima  ha. 
un  valore  spesso  indiscutibilmente  assoluto, 

2»^  la  dualità  della  tisi  ossia  la  possibilità  di  una  tisi  non  tubercolare, 
risulta  evidente  dai  fatti  di  anatomia  patologica,  di  patologia  speri- 
mentale, e  di  clinica. 

3.°  mentre  per  le  forme  tubercolari  la  possibilità  di  guarigione  ò  assai 
discutibile,  non  lo  è  affatto  per  le  tisi  caseose  scevre  di  elemento  tu- 
bercolare. 

4.®  la  tubercolosi  è  malattia  infettiva  contagiosa. 

5.^  apparisce  chiara  V  estrema  necessità  di  formulare  una  diagnosi 
esatta  sulla  natura  del  processo  per  trarne  utili  conseguenze  tanto  pro- 
nostiche quanto  terapeutiche. 

Maragliano.  -*  Sul  trattamento  della  pleurite  essudativa. 
(Qazz.  degli  Ospit.  N.  52,  63,  54.  1882. 

La  tisichezza  polmonare  che  segue  alla  pleurite,  ò  secondo  TAutore, 
d'ordinario  in  rapporto  col  trattamento  della  pleurite.  Quanto  più  l*es- 
sudato  persiste  nella  pleura,  maggiore  ò  la  probabilità  di  quella  succes- 
sione morbosa:  crede  quindi  necessario  fare  al  più  presto  i'eliminazione 
dell'essudato.  Meglio  sarebbe  impedirne  la  formazione,  come  con  cure 
depletive  pretenderebbero  Andrai,  Bouillaud  e  anche  Peter,  ma  1*  Au- 
tore non  crede  a  queste  possibilità  perchè  anehe  dai  lavori  di  Andrai  e 
Bouillaud  emerge  che  nella  massima  parte  degli  individui  da  loro  cosi 
curati,  il  versamento  ad  ogni  modo  si  ò  manifestato,  e  perchè  sono  in- 
numerevoli gli  esempii  di  pleurite  che  senza  cura  depletiva  alcuna,  non 
produssero  versamenti.  I  vescicanti  sarebbero  utili  solo  nelle  prime 
ventiquattro  ore  dairiniziarsi  del  processo,  dopo  no. 

L'eliminazione  dell'essudato  per  riassorbimento  spontaneo  non  si  com-^ 
pie  tanto  presto  da  poterla  aspettare  inoperosi  :  il  catarro  bronchiale 
che  accompagna  la  pleurite  mentre  persiste  l'essudato,  facilmente  si 
propaga  agli  alveoli,  e  diventa  caseoso,  e  l' Autore  accettando  la  verità 
di  questo  pericolo  indicato  da  Cantani,  insiste  per  la  pronta  elimina- 
zione deir  essudato.  La  quale  non  si  ottiene  convenientemente  neanche 
dai  diuretici  e  daiirisolventi;  che  è  sempre  dubbio,  quando  si  adoperano, 
se  si  tratti  di  un  riassorbimento  spontaneo  o  di  un  riassorbimento  da 


1 


302  RIVISTA 

eMi  procurato,  nò  slouri  sono  i  me^zl  mecoanid  (compressione  del  to- 
race sano  proposta  da  Coneato  ;  iàradiszazione). 

B  mezzo  più  sienro  ò  il  Tnotamento.  Alcuni  lo  riserbano  solo  per  1 
casi  in  cai  Tessadato  per  la  saa  abbondanza  minaccia  V  asfissia»  altri 
anche  per  quei  casi  in  cai  ò  stazionario  e  non  vi  ò  più  speranza  di  un 
riassorbimento  spontaneo;  altri  lo  fanno  in  ogni  caso  in  eoi  tì  sia  una 
<^erta  quantità  di  liquido  nel  torace»  e  senza  preoccuparsi  se  tì  sia  feb* 

bre  o  no. 

La  ripugnanza  di  alcuni  per  la  toracentesi  non  ò  giustificata:  TAu- 
tore  crede  che  praticata  colle  dovute  cautele  sia  sempre  innocente.  Iie 
^motragie  intra^pieuraU  aYrengono  per  rottura  dei  tennissiim  Tasi 
delle  neo-membrane  specialmente  se  il  processo  è  avanzato,  e  quando 
si  es^ae  il  liquido  con  poca  accortezza.  Gli  embolismi  avvengono  sol- 
tanto in  essudati  vecchi  ed  abbondanti,  i  quali  producono  trombi  nel 
onore  e  nella  polmonale,  che  poi  si  distaccano.  Il  pneumo-toraee  (pre- 
scindendo dai  casi  in  coi  avviene  per  imperizia  dell'operatore)  si  pre- 
dace secondo  alcuni  per  sviluppo  improvviso  dei  gaz  disciolti  nell*  es- 
sudato, quando  viene  ad  abbassarsi  la  tensione  intrapleurale.  Ma  que- 
ste forme  di  pneumotorace  non  hanno  importanza  alcuna.  Le  morti  im- 
pravvise  senza  causa  apprezzabile  sono  rarissime,  e  accaddero  sempre 
in  oasi  di  vecchi  essudati.  La  pneumonite  sierosa  e  Y  emottisi  awen* 
gono  pure,  quando  si  tratta  di  vecchi  essudatL  Allora  inflEdtl  vi  sono  le 
circostanze  favorevoli  alla  loro  produzione:  invero  il  polmone  compresso 
ha  i  suoi  vasi  con  nutrizione  alterata  che  facilmente  si  rompono,  e  da 
altra  parte  esso  dilatandosi  poco  rapidamente  facilita  la  congestione 
dell*altro  polmone,  congestione  che  accade  anche  per  il  più  energico 
lavoro  del  cuore.  Tutte  le  accuse  adunque  che  si  sono  fatte  alla  tora- 
centesi lianno  poco  significato  e  dipendono  o  dairimperizia  dell'operatore 
o  dal  tempo  in'  cui  si  fece  la  toracentesi.  Secondo  l'Autore  tutti  i  pe- 
ricoli della  pleurite  essudativa  dipendendo  dall'  essudato,  lo  sbarazzare 
il  torace  dall'ospite  pericoloso  appena  si  presenta  e  malgrado  la  peisi- 
stenza  della  febbre  ò  un'  indicazione  costante,  assoluta,  univoca*  La  M- 
bre  secondo  alcuni  clinici,  sarebbe  una  circostanza  di  contro-indicosfane; 
ma  l'Autore  dice  non  esser  giusta  l'opinione  che  persistendo  lo  stato 
infiammatorio  prosegua  l' essudazione  a  dispetto  della  toraoentei^  e  si 
esacerbi  la  febbre;  anzi  De  Renzi  ha  spesso  trovato  che  dopo  la  toTZ- 
centesi  la  febbre  diminuisce.  Che  se  anche  si  riproduce  poi  il  ven&- 
mento,  non  ci  sarà  altro  a  fare  che  sottrarlo  di  nuovo.  Glie  poi  per 
l'atto  operativo  il  versamento  divenga  purulento  ò  obbiezione  Taeehia 
e  dimostrata  erronea  fino  dai  tempi  di  Tronsseau. 

La  legge  che  stabilirebbe  r  Aatore  sarebbe  questa:  t^?penaii^  mnéOff*' 
getto  eóìpito  da  pleurite  si  presenta  «m  ese/udato  che  giunga  alPmnffoìo 
delle  scapole  H  pratichi  la  toraeenteei  gmatunque  ne  sia  ia  matura. 

Perb  questa  legge  ha  qualche  eeeezione.  Cod,  per  esempiOt  qoando  il 
polmone  è  in  sito,  non  è  rlcaeeiate  la  alto^  ò  iperemieo,  e  fu  preda  a 


DI  PATOLOGIA   SPECIALE  E   CLINICA  MEDICA  303 

un  precesso  di  peripneamonite  bisogna  aspettare  che  il  livello  deires* 
sadato  divenga  più  alto.  Infatti  in  questi  casi  T  essudato  è  scarsissimo 
«  soltanto  circonda  il  polmone  :  la  diagnosi  di  queste  condizioni  si  fa 
lenendo  conto  che  quando  vi  è  pleurite  e  peri-pneumonite  persistono 
le  vibrazioni  vocali,  i  rumori  respiratoij,  v'ò  qualche  volta  espettora* 
zione  abbondante  e  mucosa,  la  linea  di  delimitaeione  superiore  ò  mar- 
catamente obliqua  e  il  livello  dell'ottasità  si  eleva  rapidamente. 

Quanto  ai  metodi  dì  vuotamente  V  Autore  preferirebbe  V  apparecchio 
di  Fraentzel  a  quello  di  Potain,  ma  in  generale  gli  apparecchi  di  aspi- 
razione hanno  rinoonveniente  gravissimo  di  non  coordinare  lo  svuota- 
mento alla  capacità  riduttiva  del  cavo  pleurico:  pericolo  grave  spe- 
<sialmente  negli  essudati  vecchi.  L*  Autore  fa  sempre  uso  di  un  tubo  di 
gomma  ripieno  di  soluzione  antisettica  adattato  ad  una  comune  cannula- 
tubo  che  pesca  in  una  bottiglia  avente  al  fondo  una  soluzione  antiset- 
tica. Questo  vuotamente  a  sifone  deve,  secondo  T  Autore,  esser  fatto 
quando  si  tratti  di  versamenti  tenui  antichi  (che  durano  cioè  da  più  di 
quattro  settimane).  Se  non  si  può  usare  il  sifone  e  si  adoperano  i  soliti 
aspiratori  bisogna  fare  il  vuotamente  colla  massima  lentezza  toglien- 
done non  più  di  mezzo  litro  per  sedata,  e  applicando  se  ò  possibile  un 
manometro  al  tubo  di  deflusso  e  smettendo  quando  la  pressione  intra- 
toracica si  abbassi  fino  a  +  10,  + 15. 

Nei  versamenti  appena  formati,  qualunque  sia  la  loro  abbondanza,  TAu* 
tore  consiglia  di  fare  coli* aspiratore  il  vuotamente  più  completo  possi- 
bile (lentamente)  ;  cosi  pure  nei  versamenti  tenui  già  vecchi  ma  poco 
abbondanti,  usando  sempre  cannule  sottili. 

Nei  casi  di  essudato  purulento  si  deve  fare  la  pleurotomia  colle  cau- 
tele antisettiche,  non  togliendo  il  tubo  a  drenaggio  che  quando  la  pro- 
grediente obliterazione  del  sacco  lo  abbia  completamente  spinto  àirin- 
fuori. 

Dopo  la  toracentesi,  si  deve  far  metodicamente  inspirare  all'ammalato 
Tarla  compressa  come  suggerirono  Seitz  e  Burresi  ;  applicare  un  vesci- 
eante  appena  dopo  evacuato  Tessudato  ;  e  somministrare  allUnfermo  una 
alimentazione  azotata  ed  i  ferruginosL 

WooDBORT.  —  On  the  rational  treatment  of  pulmonary  eon- 
sumptloai.  (Sui  trattamento  razUmaìe  della  consunzione  polnumale). 
In:  Philadelphia  med.  tinu  XII,  pag.  693. 

Woodbary  in  una  lettura  alla  società  medica  di  Filadelfia  trattò  que- 
st'argomento dal  quale  sono  però  escluse  le  forme  «ifilitiche  che  hanno 
una  terapia  specifica,  e  le  tubercolari.  L' Autore  rìoorda  anche  un  caso 
di  sua  osservazione  a  provare  la  benefica  influenza  del  trattamento  bene 
indirizzato,  il  quale  dev*  esser  diretto  :  1.*  a  mitigare  gintomi  argenti  ; 
2.9  a  rimediare  alla  eattiva  igiene  ;  3.*  a  rimuovere  la  discragia. 

Parlando  del  primo  scopo  l'Autore  dice  quanto  alla  tome  che  è  ancora 
diiyputabile  fino  a  qua!  ponto  si  debba  agire  oontro  di  essa  :  «olo  sq  si  pò- 


804  BIYISTA 

tesse  rimuovere  la  condizione  morbosa  dalla  quale  dipende  ci  si  potrebbo 
liberarsene  senta  danni.  Se  la  tosse  ò  a  parossismi  ed  esauriente  si  pos- 
sono adoperare  i  palliativi  :  respettorazione  durante  il  giorno  deve  &• 
vorirsi  per  aver  nella  notte  dairazione  di  un  ipnotico  un  riposo  pia  dn-  ^ 
raturo.  Be  la  tosse  ò  spasmodica  e  l'espettorazione  scarsa  la  migUor 
formulai  secondo  l' Autore ,  ò  la  morfina  e  IMpeoacuana  (tre  o  quattro 
pastiglie  al  di  contenenti  ciascuna  soltanto  un  milligrammo  di  morfina)  i 
se  vi  ò  broncorrea  fa  buona  prova  Testratto  di  ergotina  ohe  agisee  di- 
rettamente sui  vasi  della  mucosa  e  sul  circolo.  Possono  anche  usarsi 
una  volta  al  di  le  polverizzazioni  con  acqua  di  calce  e  belladonna,  o  (se 
le  secrezioni  sono  fetide)  con  soluzioni  di  acido  fenico,  salicilico  o  ti- 
mlco,  0  con  benzoato  di  soda;  e  quando  la  condizione  catarrale  ò  accen- 
tuata, r  Autore  trova  vantaggi  dair  uso  deir  acqua  medicata  con  olio 
volatile  di  eucalipto.  Questo  può  anche  usarsi  negli  apparecchi  di  ina* 
lezione  ad  acqua  calda  e  possono  pure  usarsi  la  tintura  composta  di 
bentoe  e  trementina,  o  preparati  jodici.  Tra  le  inalazioni  di  vapori 
V  Autore  dice  che  la  più  rinomata  ò  quella  del  cloroformio  ;  de?e  perly 
essere  regolata  dal  medico.  Se  la  tosse  ò  spasmodica  e  grave  si  può  &r 
inalare  ai  malati  una  miscela  di  etere  e  acqua  di  Colonia  (una  parta  sa 
quattro).  Qualche  volta  ò  efficace  inalare  una  volta  o  due  al  giorno  per 
dieci  0  quindici  minuti,  una  miscela  di  iodio  e  acido  fenico  (uno  su  tre) 
messa  a  goccio  su  cotone  imbevuto  con  olio  di  noce  moscata. 

L' Autore  insiste  nei  far  notare  V  abuso,  specialmente  della  pratica 
osp^italiera,  degli  oppiati.  Anche  nei  casi  in  cui  ogni  speranza  ò  perduta 
e  non  si  tratta  che  di  rendere  meno  penosa  la  morte  deve  tenoni  a 
mente  di  dare  gli  oppiati  a  minime  dosi  :  essi  affrettano  la  morte  per 
consunzione.  Sono  a  preferirsi  (quando  ò  richiesto  un  rimedio  per  la 
tosse)^ratropina,  l'iosciamo,  le  combmazioni  idrocianiche,  il  doralo  eoa 
bromuro  di  ammonio,  sodio  o  potassio  secondo  i  casi.  Quando  la  tosse 
è  continua  il  bromuro  di  potassio  agisee  benissimo,  ma  usato  eontiana- 
mente  deprime  troppo.  Nei  casi  in  coi  può  usarsi  l'oppio  ò  molto  van* 
taggiosa  la  prescrizione  del  prof*  Da  Costa  (tintura  di  oppio  deodorata» 
acido  solibrìco  diluito  e  sciroppo  di  ciliegie  selvatiche). 

L^inAiso  della  PnmtéM  yirginiana  ò  un  buon  antispasmodico  e  nello 
stesso  tempo  tonico.  Quello  del  Lycopmj  pure  di  Virginia,  gode  un*  alta 
riputazione  nel  trattamento  del  primo  periodo. della  tisi  :  contiene  un  olia 
TolatUe,  un  principio  amaro  e  tannino  ;  ò  tonico ,  sedativo  ed  astria» 
gente.  È  nn  rimedio  immeritamente  caduto  in  disuso. 

Quando  la  laringe  ò  affetta,  essa  si  mostra  irritata  e  tumida  per  i 
eoatinni  sfi>ni  di  tosse  ed  lia  ulceri  die  di  sdito  sono  seeondarie  a  aoa 
taberoolari.  Molta  vantaggio  può  arasi  del  trattamento  ioeaie  (polve- 
riaiKdoaa  eoa  acqua  di  calca,  o  applieazione  di  iodoformio  neir  etere) 
gargarismi  con  deboli  astringenti,  o  limonate  eonteoMiti  albume  di 
aovo^  eec* 

Qnaato  al  4téi9H  tU  Israet  poamio  venir  dinipatl  eoi  liaiaeati:  trer 


DI  PATOLOGIA  SPBCIALS  B  CLIKICA  MEDICA  805 

mentina,  olio  canforato ,  cloralio  in  linimento  saponate.  Tra  i  rime^j 
che  r  Autore  cita  in  questo  caso  ò  la  fasciatura  di  lana  ai  fianchi  te- 
nuta costantemente,  e  la  corrente  galvanica  costante. 

Neir  emottisi  riposo  a  letto  e  ghiaccio  e  internamente  ergotinai  ipe- 
cacuana, acetato  di  piombo  o  acido  gallico. 

L' Autore  non  ha  mai  impiegata  la  tintura  di  ferro  per  inalazione  coi 
polverizzatori  perchè  eccita  la  tosse,  preferirebbe  nelle  gravi  emorra- 
gie dare  Tetere  o  Tergotina  ipodermicamente. 

La  dispnea  se  dipende  da  un  accumulo  del  secreto  nei  polmoni,  e 
specialmente  se  vi  ò  enfisema,  deve  trattarsi  con  un  emetico,  per  esem- 
pio, ipecacuana  o  solfato  giallo  di  mercurio,  o  apomorfina  ipodermica- 
xnente  quando  si  vuole  un  pronto  effetto.  Quando  la  capacità  respira» 
toria  ò  molto  ridotta  sono  assai  utili  le  inalazioni  di  ossigeno.  Quando 
i  polmoni  siano  ingombri  per  catarro  o  prodotti  infiammatorj  tenaci  e 
densi,  Tuso  del  cloruro  d'ammonio  in  dosi  di  un  grammo  frequentemente 
ripetute,  o  dato  in  più  piccole  dosi  assieme  air  joduro  di  ammonio  o  di 
potassio  dà  rimarchevoli  risultati.  Bisogna  assicurarsi  coU'esame  fisico 
se  la  dispnea  possa  invece  esser  dovuta  a  pleurite  o  ad  enfisema.  Gran 
vantaggio  nella  pleurodinia  si  ha  adoperando  sul  torace  un  empiastro 
adesivo. 

Nella  congestione  polmonare  che  accade  dUmprovviso  nel  corso  della 
malattia  si  richiedon  riposo,  coppe  secche,  e  rivulsivi.  Siccome  general- 
mente precede  l*emottisi,  le  misure  adattate  a  questa  spesso  devono  essere 
adoperate.  V  induramento  di  una  parte  circoscritta  di  polmone  si  av- 
vantaggia spesso  coir  applicazione  successiva  dì  piccoli  vescicanti  che 
può  esser  convenientemente  fatta  con  applicazione  di  collodion  cantari- 
dato.  L' Autore  preferisce  questa  specie  di  rivulsivi  all'olio  di  croton  e 
alle  pennellature  con  tintura  di  jodio.  È  raro  il  caso  in  cui  le  unzioni 
mercuriali  portino  buoni  effetti  a  meno  che  non  si  tratti  di  forme  spe- 
cifiche. Le  unzioni  con  olio  di  cacao,  di  noce  moscata  e  con  grassi,  in 
tutte  le  forme  di  bronchite  cronica  migliorano  la  nutrizione  e  moderano 
la  congestione  della  mucosa  che  tappezza  le  vie  aeree.  Nei  bambini  Tolio 
di  fegato  di  merluzzo  può  essere  cosi  amministrato  applicandolo  sul 
petto  la  notte,  e  coprendo  la  parte  con  lana  e  cotone  ;  oppure  Tunziono 
può  farsi  dopo  il  bagno  del  mattino  su  tutta  la  pelle,  tenendo  poi  il 
bambino  coperto  per  una  mezz^ora:  così  una  considerevole  parte  no 
viene  assorbita* 

Quanto  ai  disturbi  del  circolo  V  Autore  dice  d' aver  frequentemente 
osservato  il  cardiopalmo  e  IMrregolarità  nelle  funzioni  cardiache,  in 
soggetti  colti  dalla  tisichezza  incipiente.  Questi  fatti  cardiaci  si  osser- 
vano nei  maschi  più  spesso  che  nelle  femmine  e  forse  sono  in  relaziono 
ooirabuso  del  tabacco.  Se  vi  è  un  poco  d'ipertrofia  ò  utile  il  bromuro 
di  potassio  specialmente  in  unione  a  cloralio  o  morfina.  Se  il  cuore  è 
fiacco  bisogna  dare  un  tonico  cardiaco,  per  esempio,  chinina,  digitale^ 
Tiscum  album.';  ma  se  l'ipertrofia  ò  molto  marcata  bisogna  ricorrere  ai 
BMua.  20 


gOg  KiyiSTA 

Teratram  viride.  Una  piccola  dose  di  alcool  in  una  bibita  calda  è  op- 
portanissima  quando  vi  ò  la  fiacchezza  del  circolo.  Ma  al  largo  uso 
deiralcool  nella  tisi  poimonale  P  Antere  si  oppone  recisamente  :  egli 
eMde  l'alcool  controindicato,  e  che  tutti  gli  stimolanti  siano  dan- 
nosi in  una  malattia  degeneratiya  come  questa.  Egli  pensa  che  i  casi 
di  consunzione  riportati  da  Flint  e  da  altri  come  guariti  con  alte  dosi 
di  alcool  siano  guarigioni  avvenute  per  altre  cause*  Le  piccole  dosi  in- 
vece ponno  esser  utili  per  razione  sullo  stomaco  e  sul  cuore. 

Combattendo  Tuso  dell'alcool  in  questa  malattia  1*  Autore  dice  :  nulla 
è  nella  clinica  più  sicuro  che  questo:  Talcool  in  continue  dosi  anche  se 
moderate  stimola  lo  sviluppo  ^eì  tessuto  connettivo  in  tutto  il  corpo  ; 
nulla  ò  in  patologia  più  evidente  del  fatto  che  Talcool  ò  una  causa  pò  • 
tento  di  malattie  polmonari  ;  nulla  in  tossicologia  è  meglio  stabilito 
dell'osservazione  deirazione  esercitata  dall'alcool  sul  centro  respirato- 
rio. Per  questa  ragione  ò  specialmente  dannoso  l'alcool  nella  tisichezza 
poimonale  perchò  con  esso  si  aggiunge  un  veleno  respiratorio  agli  esau* 
rienU  effetti  della  tosse.  Probabilmente  in  questi  casi  il  migliore  stimo- 
lante è  l'estratto  fluido  di  coca.  Per  lo  più  una  buona  tazza  di  brodo  o 
caffè  caldo  o  tò  ò  assai  più  utile  ai  pazienti  che  ralcool  della  migliore 
qualità.  Quando  un  malato  si  senta  freddo,  gli  oserei^  all'aria  libera  che 
sono  stimolanti  del  cuore  e  del  circolo  gioveranno  a  riscaldarlo  ben  più 
che  le  migliori  coperte. 

Per  la  febbre  V  Autore  preferisce  la  salicina  (un  grammo  due  ore 
prima  dell'accesso).  Se  vi  è  molta  prostrazione  si  possono  fare  spugna* 
ture  sulla  cute  di  tutto  il  corpo  con  rum,  o  con  aceto  e  acqua  oppure 
apugnatnre  calde  e  fredde. 

Per  i  eudori  noUumi  il  rimedio  più  efficace  ò  l'atropina,  ma  sfortu- 
natamente aumenta  la  sete  e  per  questo  ò  bene  unirla  con  ergotina  o 
jaborandi.  Son  pure  da  raccomandare  l'acido  solforico  aromatico  (dieci  a 
venti  goccie)  ed  anche  Tossido  di  zinco  (dieci  a  trenta  centigrammi  in 
pillole)  dato  alla  sera*  La  muscarina  e  il  physostigma  furono  pure  usati 
con  vantaggio, 

Fronmùller  di  recente  ha  molto  lodato  riAjezione  ipodermica  di  ho- 
matropina.  Però  ogni  rimedio  specifico,  secondo  l' Autore,  dopo  qualche 
tempo  fallisce  se  non  si  tien  contemporaneamente  d'occhio  l'igiene  del 
malato;  l'aggiunta  di  allume,  od  alcool,  o  sai  marino  all'acqua  che  si 
adopera  per  la  spugnatura  quotidiana  ò  utile  molto  per  ridurre  la  ten- 
denza della  cute  alla  traspirazione.  Si  possono  pure  adoperare  a  questo 
scopo,  alla  sera,  spugnature  con  acqua  calda. 

Quanto  aUa  dieta  di  questi  malati  deve  esser  curata  assai;  per  la 
concomitanza  del  catarro  gastrico  deve  sorvegliarsi  T  assunzione  d^li 
amidacei  che  facibnente  vanno  soggetti  a  fermentazione.  Una  dieta  con- 
tenente troppo  azoto  può  danneggiare  fegato  e  reni.  Se  v'  ò  diarrea  il 
ipiglior  alimento  ò  il  latte  bollito  ;  molto  utile  quando  vi  è  rirritaziona 
del  tubo  enterico  il  Koumyss.  L'estratto  d'orzo,  gli  iposolfiti,  lo  sciroppo 


DI  PATOLOGIA  SPECIALE  8  CLINICA  MEDICA  807 

composto  di  fosfato  di  calce,  ferro,  sodio  e  potassio  (cibo  chimico  di 
Parrisb)  specie  se  coll'aggianta  di  qaalclie  strionico,  sono  assai  vantag- 
giosi» assieme  al  cibo  ordinario.  Il  sangue  di  bue  per  evitare  la  natu- 
rale ripugnanza  può  darsi  utilmente  per  clistere.  È  a  ricordarsi  il  me- 
todo praticato  da  Debove  (  alimentazione  forzata  con  un  tubo  ),  che  ha 
gran  valore  nei  casi  in  cui  esistano  ulcerazioni  laringee  che  abbiano 
colto  anche  Tepiglottide,  e  quindi  vi  sia  difficoltà  di  deglutizione.  L'Àu- 
tre  oloda  assai  per  i  tisici  Tuso  delle  uova  fresche,  delle  quali  devono 
prenderne  quotidianamente  da  uno  a  tre.  Il  grasso  giallo  fosforato  (le- 
citina) del  tuorlo  ò  buono  per  la  riparazione  dei  tessuti  nervosi,  men- 
tre l'albume  ripara  le  perdite  fatte  con  Fespettorazione  e  le  emorragie. 

Quanto  alla  diarrea  può  frenarsi  con  suppositorj  di  belladonna  ed 
astratto  d^oppio  in  unione  alla  dièta  lattea.  Le  ulcerazioni  del  colon  e 
del  retto  molto  si  migliorano  qualche  volta  coirinjezione  di  nitrato  di 
argento  (un  centigr.  su  24  grammi).  Se  vi  ò  cosHpazioney  ai  purgativi 
sono  preferibili  semplici  clisteri  con  poche  goccio  di  canfora;ese  è  ne- 
cessario piuttosto  che  forti  catartici  si  diano  l'elixir  di  cascara;  o  granuli 
di  podofilUna  soli  o  con  atropina  e  stricnina.  Quanto  alla  presenza  di 
una  fistola  anale  di  lunga  durata  se  dal  punto  di  vista  chirurgico  deve 
«ssere  operata,  dal  punto  di  vista  medico  non  deve  esserlo  troppo  ra- 
pidamente, e  l'Autore  preferirebbe  al  coltello,  la  legatura.  Non  ò  senza 
fondamento  nei  fatti  la  vecchia  massima  di  non  chiudere  in  casi  di  ma- 
lattia di  vecchia  data«  uno  spurgo  cronico;  e  la  pratica  di  aprire  fon- 
ticoli  benché  modernamente  caduta  in  discredito,  ha  in  suo  fippoggio  la 
esperienza  delle  passate  generazioni  dei  nostri  buoni  vecchi  ed  è  so- 
Menuta  dall'  autorità  di  chirurghi  eminenti  come  Pancoast  e  Wood. 

Contro  Veretismo  che  si  trova  tanto  di  frequente  nei  tisici  i  quali  sono 
anche  facilmente  insonni  l'oppio  sarebbe  il  rimedio  più  utile,  ma  ò  an- 
che il  più  pericoloso  al  cervello  ed  ò  quanto  più  si  può,  da  evitare.  Pre- 
feribile benchò  soggetto  alla  stessa  obbiezione  è  il  cloralio,  cui  ò  buono 
unire  al  bromuro  d'ammonio  con  acqua  canforata  o  con  acqua  di  lauro- 
ceraso. L^amministrazione  di  qualche  cibo  verso  sera  favorisce  il  sonno; 
Tacido  lattico  ed  il  fosforico  furono  pure  raccomandati  a  tal  uopo.  La 
etnaciazione  e  la  debolezza  attribuibili  a  difetto  del  sistema  nervoso 
fiono  da  combattere  coi  rimedj  generali;  secondo  T  Autore  nessun  to- 
nico del  sistema  nervoso  ò  migliore  della  stricnina  e  della  noce  vomica 
unita  al  fosfuro  di  zinco  (pillole  di  Hammond)»  o  del  sciroppo  composto 
4ei  fosfati. 

Quanto  al  secondo  scopò  che  deve  proporsi  il  medico  nella  cura,  ciod 
zlmediare  alla  cattiva  igiene^  TAutore  crede  essenziale  insistere  sul  bi- 
sogno che  hanno  quésti  ammalati,  di  ossigeno.  tJn*  aria  che  ha  troppo 
acido  carbonico  o  troppa  umidità  ò  meno  propizia  air  esalazione  dai 
polmoni  di  acido  carbonico  e  di  vapor  acqueo.  Cita  in  appoggio  al  suo 
Diodo  di  vedere  ^esempio  del  dott.  Parrish  di  Filadelfia,  che  assai  pre- 
disposto per  ragione  di  eredità  ammalò  a  25  anni  di  tisichezza  polmonal^ 


308  mviSTA 

ma  eorandoBi  soltanto  con  la  bnona  igiene  ylase  fino  ai  aessantano.  Tro^ 
Yaronsi  alla  neeroscopia  oioatrici  nella  parte  snperiore  del  polmone. 

Allo  stato  della  cute  bisogna  pare  aver  molta  attenzione.  Negli  ani- 
mali inferiori  la  ftmzione  polmonale  ò  sapplita  o  sostitnita  dalla  onta- 
nea,  nell'aomo  un  equivalente  di  un  ventesimo  di  respirazione  polmo- 
nale è  tàVU}  attraverso  la  pelle.  Di  qui  la  necessità  di  tenerla  sana  e  di 
non  esporla  a  squiiibrii  di  temperatara.  La  biancheria  dev'essere  sem- 
pre aseiatta  e  di  frequente  cambiata,  la  stanza  da  letto  aereata.  L*  Au- 
tore raccomanda  molto  per  i  tisici  le  fregagioni  secche.  Esse  sono  più, 
adattate  che  le  frequenti  abluzioni,  le  quali  vengono  poco  tollerate  per 
la  poca  reazione  di  questi  malati.  I  letti  di  pinne  sono  per  questa  specie^ 
di  infermi  i  peggiori.  Sono  sempre  caldi  e  facilmente  si  impregnano  di 
sostanze  animali.  Il  letto  migliore  ò  quello  di  crine. 

£  necessario  ohe  rinfermo  dorma  solo,  sia  perchò  meno  ò  disturbato  e 
più  facilmente  riposa,  sia  perchè,  anche  prescindendo  dalla  ipotetica  pos- 
sibilità deUa  trasmissione  del  morbo,  sfugge  più  facilmente  gli  inviti  ai 
rapporti  sessuali.  Questi  sono  (specialmente  per  il  maschio)  esaurienti^ 
ma  neppure  alla  donna  riescono  innocui  :  T  Autore  riferisce  di  una  ti- 
sica che  quante  volte  avea  rapporti  col  suo  sposo  era  nel  giorno  appresso 
colta  da  congestione  polmonale  ed  emoftpe. 

Correggere,  la  discrasia  ò  il  terzo  scopo  che  il  medico  deve  proporsl 
nella  cura  di  questa  malattia.  L' Autore  si  giustifica  di  aver  adoperato 
questo  termine  discrasia  reliquia  della  vecchia  patologia  umorale,  di- 
cendo di  non  saperne  trovare  uno   migliore  che  esprima  un   peculiare 
disordine  generale  ed  una  tendenza  alle  suppurazioni  croniche  indiche- 
rebbe la  presenza  di  ciò  che  è  stato  detto  discrasia  tubercolare  o  scro^ 
foiosa.  Tale  tendenza  può  essere  ereditata  od  acquisita,  nel!' un  caso  e 
neiraltro  può  essere  vinta  dal  trattamento  lungo  e  sistematico.  Questa 
consiste  specialmente:  nella  sana  residenza,  nel  cambiare  le  abitudin 
sedentarie  in  attive,  nelle  fri^ùoni ,  neir  elettricità ,  nell'  uso  di  certi  ri- 
medj. 

.  Il  clima  deve  essere  moderatamente  elevato,  fresco,  non  soggetto  né 
a  troppe  variazioni  nò  a  venti  forti;  con  aria  pura  e  secca,  tanto  meglio 
se  ozonizzata  dall'esalazione  dei  pini.  L'^altezza  non  deve  essere  V  unico 
requisito  ;  ò  noto  che  molti  luoghi  montani  sono  umidi.  L' aria  secca, 
e  rarefatta  ristora  non  solo  la  funzione  circolatoria  e  del  respiro,  ma 
anche  migliora  la  digestione  e  rassimilazione ,  cosicchò  se  il  clima  ò 
stato  bene  scelto  si  ha  l'aumento  nel  peso  del  corpo.  Se  vi  ò  febbre,, 
per  il  cambiare  del  clima  il  caso  si  aggrava  :  se  vi  sono  alterazioni 
vasali,  cardiache  o  renali,  sarà  meglio  non  mandare  il  paziente  in  re-^ 
gleni  elevate.  Varia  del  mare^  benchò  potente  stimolante  della  nutri- 
zione per  Tumidità  e  densità  sua,  ò  appena  nello  stadio  di  incipienza^ 
consigliabile. 

.  Se  il  paziente  non  può  abbandonare  la  casa,  deve  fare  la  ginnastica^ 
specialmente  polmonale  (inspirazioni  profonde  al  mattino ,  canto).  Le. 


DI  PATOLOaiÀ  SPECIALE  £   CLINICA  MEDICA  809 

friMioni  e  V  eìetMeità  modificano  molto  la  natrizione  (elettrissazione 
generale). 

Quanto  all'oso  dei  rime^ji  V  Autore  preferisce  rjoduro  di  ferro  (Blan- 
card)  che  ha  un  potere  considerevole  sulle  ostinate  consolidazioni  del 
polmone»  Gli  jodnri  di  potassio  e  d'ammonio  sono  anche  utili  non  solo 
per  razione  loro  alterantCì  ma  eziandio  per  i  loro  effetti  suirepiteliò  tu- 
mido dei  bronchi  e  per  il  potere  di  liquefare  i  prodotti  morbosi  e  le 
secrezioni.  Il  latto«fosfato  di  calce  e  Toiio  di  fegato  di  merluzzo  sono 
molto  utili  ma  devono  darsi  separati. 

Nella  consunzione  polmonale  possono  essere  neceasarj  gli  stimolanti, 
e  Bartholow  raccomanda  Fuso  di  piccole  dosi  di  morfina  con  atropina. 
L'arsenico  sarebbe  raccomandato  piuttosto  come  profilattico. 

Riassumendo  T  Autore  dice  che  la  tisichezza  polmonale  ò  in  gran 
parte  una  malattia  che  sì  può  prevenire;  e  come  può  acquistarsi  la  dia- 
tesi esponendosi  a  non  sane  abitudini  di  vita,  si  può  rimediare  ad  essa 
con  la  appropriata  igiene.  Ricorda  il  motto  di  Ghomel  :  curare  U  pa- 
ziente e  non  la  malattia;  dice  da  ultimo  che  i  farmachi  hanno  in  que- 
sti casi  una  parte  secondaria ,  la  essenziale  consiste  negli  esercizi  al- 
l'aria libera,  nel  mantener  sana  la  pelle,  nel  cibo  conveniente ,  e  nella 
buona  aereazione  delle  abitazioni. 

Pbtronb.  —  Gontribuzione  allo  studio  della  caroinosi  miliare 
acuta  primitiva  delle  sierose.  (Lo  Sperimentale,  1882,  Tomo  L,  pa- 
gina 567). 

L' Autore  riferisce  di  un  uomo  di  58  anni,  che  da  sei  o  sette  mesi 
aveva  iuappetenza  e  nausea,  tensione  al  ventre,  deperimento  progres- 
sivo della  nutrizione  e  delle  forze.  Presentava  la  cute  di  colore  paglia- 
rino,  ventre  tumido^  vene  varicose  sulle  pareti,  e  al  palpamento  alcune 
tuberosità  del  volume  di  un  pisello,  o  di  una  nocella.  Fu  sempre  api- 
retico. 

Alla  necroscopia  si  trovò  modico  versamento  siero-ematico  nel  peri- 
toneo, che  avea  noduli  carcinomatosi  disseminati  su  tutta  la  lunghezza 
del  mesenterio,  snirepiplon,  sui  legamenti,  e  sul  foglietto  parietale  nella 
faocia  inferiore  del  diaframma,  e  nel  fondo  cieco  retto-vescicale  ;  nella 
regione  sotto-diaframmatica  del  peritoneo,  i  noduli  erano  specialmente 
lungo  i  vasi.  Nessuna  produzione  cancerosa  nei  visceri,  poche  granula- 
2ioni  carcinomatose  grigiastre  e  liscie,  sulla  pleura  polmonare  e  parie- 
tale. All'esame  istologico  sopra  qualche  taglio  (dei  noduli  peritoneali) 
ai  osservava  uno  stroma  fibrillare  contenente  cellule  e  nuclei,  disposti 
in  serie  lineari  negli  alveoli.  Nei  grandi  noduli  gli  elementi  centrali 
erano  degenerati.  Il  peritoneo  intestinale,  mesentericoi  epiploico,  infar- 
cito di  elementi  cellulari  carcinomatosi.  I  nodi  sulla  pleura  e  1  punti 
Ingrossati  di  questa  mostravano  alterazioni  identiche  a  quelle  del  pe- 
ritoneo,  senonchò  gli  elementi  cellulari  degli  alveoli  non  erano  doge* 
iterati  nel  centro.  I  polmoni,  anche  nei  luoghi  più  periferieii  erano  ri- 
fisparmiati  dalla  neoplasia. 


310  BIVIBTÀ 

Seooado  TAiitore  il  caso  dimostra  clie  la  sierosa  addominale  e  la  tora«> 
cica  possono  nella  vecchiezza  andare  incontro  ad  un  processo  carcino- 
matoso acuto,-  prìmitiTO,  nodolare.  Nel  suo  caso  non  si  potò  constatare 
rereditariet&.  Sarebbe  analogo  a  quello  di  Laporte  in  cni  1  nodi  carci- 
nomatosi liorono  riscontati  soltanto  nel  peritoneo»  e  nelle  picare  :  in  \m 
altro  caso  di  Laporte  vi  era  compartecipazione  anche  del  pericardio  r 
in  un  caso  di  Herard,  i  noduli  erano  solo  nelle  pleure  :  in  quello   di 
Raymond  erano  prese  le  sierose  del  petto  e  dell*  addome^  L' Autore 
crede  che  nel  proprio  caso  il  processo  si  fosse  originato  nel  peritoneo  ^ 
i  noduli  in&tti  tì  ayeano  un  colorito  rosso  giallastro  (degenerazione^ 
grassa  delle  cellule  centrali  del  nodulo),  mentre  il  colorito  dei  pochi 
nodi  pleurici  Mra  grigio.  Questa  ipotesi  suU*  età  del  processo  morboso, 
fondata  sul  colorito  e  sulla  nutrizione  degli  elementi  cellulari  secondo- 
r  Autore  sarebbe  adeguata,  ma  Jion  esatta.  Egli  crede  con  ComU  e  Ran- 
▼ier  che  gli  elementi  alveolari  del  carcinoma  siano  in  piena  comuni- 
caiione  coi  vasi  linfatici;  per  cui  questi,  in  date  circostanze,  ponno  tra- 
sportare cellule  e  nuclei  cancerigini  nel  circolo  e  depositarli  in  altre 
parti.  Bizozzero  e  Savioli  dimostrarono  (Archivio  scienze  mecL  1877y 
che  i  linfàtici  peritoneali  deirnomo  hanno  una  disposizione'  speciale,  cioè 
comunicano  con  numerose  aperture  chiuse  appena  dallo  strato  endote- 
liale  col  cavo  peritoneale.  Dimostrarono  pure  che  nel  peritoneo  dia- 
frammatico esistono  tre  strati  di  plessi  linfatici,  e  che  T  assorbimento 
avviene  massimamente  nella  sona  peritendinea  diaframmatica. 

Questi  ùlìU  dell*assorbimento  peritoneale  furono  confermati  anche  da 
Ludwig^  Schweiger-Seidel,  Recklinghausen  e' dal  nostro  Maffixcci,  e 
{piegherebbero,  secondo  V  Autore,  grande  difThsìone  del  processo  nel 
peritoneo  nel  caso  di  cni  fece  la  pubblicazione  ;  per  le  grandi  anasto- 
mosi linfatiche  peritoneali  gli  elementi  cancerosi  diedero  luogo  alPauto- 
infezione  in  tutte  le  parti  della  sierosa.  Dagli  sperimenti  di  Maffacci  (dif- 
fhsione  di  sostanze  granulari  introdotte  nel  peritoneo  dèi  cane,  nei  lin- 
fatici toracici)  ò  spiegata  la  diffusione  pleurale  avvenuta  nel  caso  del» 
r  Autore. 

Quanto  al  quadro  clinico  V  Autore  per  Tassenza  dell'ematemesi  e  della 
melena,  quantunque  vi  fossero  vomiti  e  diarree,  escluse  il  cancro  delló^ 
stomaco;  per  il  color  giallo  pagliarino  della  cute  per  il  senso  come 
di  gelatina  entro  Taddome,  e  per  le  tuberosità  che  vi  si  potevano  pal> 
pare,  arrivò  al  diagnostico  di  carcinosi  del  peritoneo,  benchò  in  casi 
consimili  si  possa  discutere  anche  il  diagnostico  della  tubercoIosL  Egli 
crederebbe  giusto  chiamare  queste  forme  morbose  neoplastiche  delle 
sierose  con  un  nome  che  in  omaggio  agli  studi!  di  Goncato  sulla  fbrma 
scrofolosa,  propone  di  chiamare  poliorromenite  cancerosa. 


Db-Giovanni.  —  Gasi  rari  di  malattia  dell'addome.  {Qaszeita^ 
med.  Hai.  prov.  ven.  N.  14,  18,  23,  26,  1882). 
L'Autore  narra  la  storia  di  un  carcinoma  primitivo  del  pancreas,  se- 


\ 


DI  PATOLOGIA   SPBOIALE  E  CLII9ICA  MEDICA  Slt 

condario  del  duodeno  e  del  fegato,  diagnostioato  In  Tita  e  confermato 
pienamente  alla  necroscopla.  L' Antore  crede  ebe  in  mezzo  alla  vaga 
sintomatologia  dai  trattatisti  esposta  nelle  lesioni  primitive  pancreati- 
che,  si  possa  (cercando  il  nesso  di  figliazione,  T  ordine  cronologico  del 
sintomi)  giungere  quasi  sempre  al  diagnostico  ;  le  difficoltà  speciali  del 
quale  hanno  fatto  si  che  finora,  nei  trattati  di  medicina»  le  malattie  di 
quest'organo  siano  trascurate.  De«Giovanni  crede  con  Verardini  che 
possa  <  rendersi ,  diligentemente  osservando ,  meno  arduo  di  qnef  che 
siasi  creduto  a  tntt'oggi  il  diagnosticare  dei  mali  al  pancreas.  » 

Prendendo  in  rivista  i  sintomi  che  furono  registrati  in  queste  ma- 
lattici  dice  che  sul  tumore  non  può  farsi  assegnamento,  perchè  esso  non 
sempre  è  sensibile ,  nò  si  può  facilmente  eliminare  il  meteorismo ,  o 
qualche  altra  circostanza  che  impedisce  1*  esame.  Poi,  se  il  tumore  è 
sensibile,  non  riesce  distinguerlo  da  quello  che  pub  all'epigastrio  es- 
sere prodotto  per  malattia  dello  stomaco,  del  fegato,  dell'  omento.  Pa- 
rimenti non  puossi  contare  sui  vomiti  ohe  non  sono  costanti  o  sono  in 
relazione  colla  concomitante  lesione  gastrica  $  nò  sulla  esistenza  di  ma» 
terie  grasse  nelle  feci  perchò  questo  sintoma  o  manca  o  può  ascriversi 
ad  alterazioni  epatiche  :  ò  nota  infatti  V  importanza  della  bile  nell'  as* 
sorbimento  ed  emulsionamento  dei  grassi.  Casi  come  quello  di  Bowditob 
in  cui  la  stearrea  durò  quattro  anni,  e  come  quello  di  Luithlen  in  cui 
fu  straordinariamente  abbondante,  sono  rarità. 

Grande  importanza  diagnostica  dà  1*  Autore  si  dolore  locale.  Questa 
è  osservato  nelle  malattie   del  pancreas  quasi   sempre,  ed  ha  '^grande 
valore  per  la  diagnosi  sia  che  si  presenti  nella  sua  forma  parossistica,  sia 
che  in  quella  di  squisita  sensibilità  epigastrica  superficiale  o  profonda^ 
od  in  quella  di  cupa,  insistente  sofferenza  alla  colonna  vertebrale,  alla 
altezza  delle  due  estreme  vertebre  lombari,  esaoerbantesi  o  no  coi  mo* 
vlmenti.  Póan  dice  che  il  dolore  non  presenta  in  questi  casi  niente  di 
caratteristico,  ma  non  ò  vero  ;  esso  richiama  a  quel  tipo  di  dolore  che 
Autenrieth  e  Bomberg  specificarono  come  nevralgia  celiaca  la  quale  è 
ben  differente  dalla  gastralgia.  Quel  dolore  è  probabilmente  legato  ad 
alterazioni  del  ganglio  celiaco  :  e  non  è  punto  da  accettare  quanto  am- 
mettono Eulenburg  e  Guttmann  sulla  fede  di  Bamberger,  che  questo  gan- 
gllo  non  subisca  alterazioni.  Il  dolore  del  paziente,  soggetto  di  questa 
pubblicazione,  era  gravativo  ai  lombi,  e  cingevagli  il  tronco  irradian- 
dosi anteriormente;  si  esacerbava  dopo  il  pasto,  e  quando  il  paziente 
decombeva  supino  allora  meglio  che  mai  si  concentrava  suirepigastrio 
L' Autore  dimostra  che  questo  dolore  non  era  emorroldario,  per  la  sua 
sede  troppo  alta;  non  dipendeva  da  dispepsia  gastralgica,  perchò  era 
continuo  e  si  esacerbava  anche  indipendentemente  dai  pasti;   non  di- 
pendeva da  sconcio  vertebrale,  perchò  l'incesso  del  malato  era  diritto  ; 
non  da  nevralgia  intercostale,  perchò  per  le  spontanee  espressioni  del  pa- 
ziente era  da  ascriversi  ad  una  forma  nevralgica  interna,  e  di  una  ne  - 
vralgia  intercostale  mancava  ogni  sintoma.  Né  dipendeva  da  una  affé» 


S12  RIVISTA     • 

zione  ulcerosa  del  ventrloolo,  perchò  era  un  dolore  senza  intervalli,  e 
invece  di  cominciare  epigastrico  si  concentrava  suir  epigastrio,  diflton- 
dendovisi  dalle  parti  posteriori.  Era,  secondo  V  Antere,  proprio  una  ne- 
vralgia celiaca:  egli  differenzia  la  gastralgia  e  la  nevralgia  celiaca: la 
prima  ò  un*espressione  dolorosa  suscitata  da  una  lesa  funzione  del  nervo 
che  si  manifesta  in  modo  centripeto  ;  Taltra  ò  una  forma  dolorosa  che 
invece  si  manifesta  in  modo  centrifago;  la  prima  ò  un  dolore  concen- 
trico, la  seconda  un  dolore  eccentrico.  Per  questa  forma  di  dolore  noi 
caso  in  questione  doveva  ammettersi  una  lesione  o  del  pancreas,  o  delle 
glandule  retro-peritoneali.  Ora  nelle  affezioni  di  queste  i  dolori  sono 
differenti,  avendo  la  testa  de)  pancreas  una  ricca  provvigione  di  nervi 
dalie  propaggini  del  plesso  celiaco.  Poi  il  tumore  si  sente  più  facilmente 
nella  degenerazione  delle  glandolo,  che  in  quella  del  pancreas  :  nel  caso 
attuale  tumore  non  si  sentiva,  era  quindi  più  giusto  pensare  che  la  ma- 
lattia risiedesse  nel  pancreas. 

Nel  caso  riferito  dall'  Autore,  vi  furono  come  fase  ultima  itterizia, 
modica  ascite,  edema  agli  arti  inferiori  e  melena.  Secondo  l' Autore  la 
testa  del  pancreas  ingrossando  fece  compressione  sul  coledoco,  e  sulla 
cava  determinando  gli  edemi  e  Titterizia  mentre  le  scariche  di  sangue 
si  dovevano  alla  diffasione  del  processo  al  duodeno.  Tale  diffusione  al 
duodeno  ed  al  fegato  sarebhe  stata  nella  storia  della  malattia  segna* 
lata  da  un  aumento  nei  dolori,  e  dal  rapido  deperimento  del  paziente. 
Il  flutto  di  questo  studio  clinico  è  compendiato  nelle  due  seguenti  pro- 
posizioni : 

1.^  La  nevralgia  celiaca  non  -deve  esser  confusa  colla  cardialgia  e  ga- 
stralgia. 

2.®  La  nevralgia  celiaca  assocciata  a  fenomeni  gastrici  ribelli,  seguita 
da  fenomeni  gastro-enterici,  ed  anche  da  deperimento  nutritizio  e  da  sfi- 
nimento, fa  sospettare  una  affezione  del  pancreas;  e  il  sospetto  tanto 
più  si  rafforza,  quanto  più  frequenti  e  palesi  sono  1  sintomi  che  a  que<- 
fite  affezioni  si  attribuiscono. 

Un  altro  caso  ò  narrato  dall'  Autore.  È  una  malattia  di  Addison,  in 
un  uomo  di  40  anni,  che  a  21  si  accorse  che  la  cute  del  pene  e  dello 
ecroto  si  era  fatta  di  colore  molto  oscuro,  fatto  che  restò  per  alcuni 
anni  come  isolato  ;  dal  27®  anno  in  poi  il  paziente  soffriva  frequente- 
mente dispepsia,  scariche  addominali,  e  cefalea;  ultimamente  fu  colto 
da  qualche  febbre,  deglutizione  difficile  per  le  sostanze  solide,  fiacchezza 
della  voce,  esacerbaziene  delle  sofferenze  addominali.  Contemporanea- 
mente la  cute  a  poco  a  poco  andava  cambiando  di  colore,  divenendo 
oscura,  d'una  tinta  come  quella  del  legno  lucido,  specialmente  alla  fac- 
cia ed  al  dorso.  Al  pene  ed  allo  scroto  come  pure  in  alcuni  punti  della 
fluperficie  interna  delle  coscie  la  pelle  era  di  color  grigio  scuro  splen- 
dente. La  pressione  ali* epigastrio  era  dolorosa;  negli  ultimi  giorni  si 
ggiunse  anche  un  dolore  intercostale,  vomito  e  singhiozzo. 

L'affievolimento  dei  polsi,  l'astenia  generale,  l'ambascia  gastralgica» 


i 


DI  PATOLOaiA  SPfiCULE  E  CLINICA  MEDICA  313 

^apatia,  la  discrasiai  la  diarrea,  sono  il  compendio  dei  sintomi  più  spe- 
ciosi di  questo  caso,  compendio  ebe  racchiude  la  triade  sintomatologica 
attribuita  dai  pratici  alla  malattia  di  Addisson  :  sofferenze  intestinali^ 
•cloroemia,  depressione  nervosa.  V'era  anche  la  melanodermia,  ma  que- 
sta ha  un  Talore  relativo.  Sonvi  colorazioni  cutanee  analoghe  dovute 
solamente  ai  fatti  di  ereditaria  colorazione  dei  tegumenti;  ò  noto  che  la 
cute  bronzina  si  vide  in  alcuni  per  l'avvelenamento  miasmatico,  e  Rus- 
sel  descrive  un  caso  di  colore  bronzino  della  cute,  simulante  la  malat- 
tia di  Addison.  Il  coloramento  non  ò  patognomonico  ;  vi  sono  casi  di 
cute  bronzina  senza  lesioni  delle  capsule  surrenali,  e  casi  di  malattia 
di  Addison  senza  cute  bronzina  in  cui  le  capsule  surrenali  erano  pro- 
fondamente lese. 

Questo  caso  è  singolare  per  la  lunga  durata  (27  anni). 

Si  sviluppò  in  un  individuo  che  v*era  predisposto  per  la  sua  costitu- 
zione linfatico-scrofolosa,  e  per  gli  abusi  sessuali.  L*  angoscia  incessante, 
e  profonda  airepigastrio,  sussiste  secondo  V  Autore  in  ogni  caso  di  ma- 
lattia di  Addison.  Nel  paziente  si  aveva  inoltre  qualche  altro  sintoma 
riferibile  a  lesione  nervosa,  come  un  dolore  al  terzo  spazio  intercostale 
ministro  (al  quale  non  corrispondeva  veruna  alterazione  di  parti  molli 
esteme,  nò  di  parti'  scheletriche^  nò  dei  visceri  toracici),  una  difficoltà 
nella  deglutizione,  un  dolore  intercostale  a  destra,  e  vomito  incoerci- 
bile. In  questi  fatti  si  devono  vedere  fenomeni  irritativi,  e  fenomeni  di 
depressione  nervosa  da  ascriversi  alla  nevralgia  celiaca,  e  alla  paresi 
di  nervi  emanati  dai  centri  celiaci.  Fece  quindi  la  diagnosi  di  malattia 
di  Addison,  tubercolosi  dei  reni  succenturiati  e  deirintestino,  probabili 
alterazioni  gravi  nei  centri  celiaci. 

Alla  necroscopia  si  trovò:  un  antico  focolajo  caseoso  nel  polmone  de- 
stro, e  tubercolosi  diffusa  deinieo  e  del  crasso,  un  vasto  focolajo  ca- 
seoso nel  rene  snccenturiato  sinistro  in  mezzo  al  quale  appena  qua  e  là 
si  notarono  traccio  di  confini  fibrosi  che  dovevano  aver  limitato  i  fo- 
colaj  primitivi,  i  quali  poi  finirono  a  fondersi  in  uno.  La  massa  caseosa 
vedovasi  inoltrarsi  dentro  la  sostanza  corticale  dell'organo,  della  quale 
erano  superstiti  alcune  piccole  zolle  di  colore  molto  più  chiaro  della 
costanza  corticale  del  rene  snccenturiato  sinistro,  zolle  che  erano  di 
durezza  coriacea;  la  corteccia  di  tutto  Tergano  era  costituita  da  un 
grosso  strato  di  fitto  tessuto  connettivo.  Del  simpatico  vennero  esa- 
minati un  ganglio  cervicale  destro,  e  uno  sinistro,  gli  inferiori  dor- 
sali, i  semi-lunari,  più  qualche  ramo  del  plesso  solare,  nonchò  l'estre- 
mità inferiore  dei  grandi  splancnici. 

Esaminati  macroscopicamente  non  presentavano  alterazioni,  meno  il 
semilunare  di  sinistra,  che  era  più  flaccido  e  più  piccolo  del  destro. 
L'esame  microscopico  dimostrò  in  tutte  le  suaccennate  parti  del  sim- 
patico una  ricca  infiltrazione  linfatica  a  ipertrofia  oonnettivale,  visibile 
appena  in  alcune  preparazioni,  le  cellule  dai  gangli  fortemente  pigmen- 
tate,  alcune  arteriole  con  ispessimento  del  connettivo  circumambiente. 


314  RIVISTA 

Tanto  negli  splancnioi  ijaanto  nel  pleiso  eobure,  eome  entro  id  gangli^ 
aleone  fibre  aTeyano  snbito  la  degenerasione  grasaosa. 

n  ganglio  semilnnare  siniatro  oltre  a'toito  questo  preeentaya  iagros* 
aamento  del  perlnenrio,  atrofia  notevoUaaima  delle  eellale  e  dcAle  flbr» 
nerrose. 

L*Aatore  crede  che  qneito  caso  ai  preati  aasid  bene  per  il  rlacontro 
delle  aofferenie  riferibili  alla  noTralgia  celiaca  e  dell*  aiterasione  ana- 
tomica dei  relatiTi  centri  nervoei,  e  che  airyalorì  la  diflérenza  ohe  derv» 
ùursi  fra  gastralgia  e  nevralgia  celiaca.  È  inclinato  ad  attriboire  le  par- 
ticolari aoflérenze  gastro-enteriche  della  malattia  di  Addison  alle  le- 
sioni  estese  del  simpatico,  perchò  queste  riscontraronsi  nella  maggio» 
ranza  dei  casi,  e  dove  questa  lesione  non  si  trovò  è  a  sospettarsi  aia 
rappresentata  da  alterazioni  spinali  L*  Autore  poi  nega  importanza  ai 
fatti  sperimentali  Ne  fecero  Brown-Séquard ,  Badge,  Pincus,  Adrian 
per  comprovare  la  Inflaenza  del  simpatico  sulla  produzione  dei  fono» 
meni  morbosi  della  malattia  di  Addisson,  e  furono  contraddetti  dagli 
sperimenti  di  Hariey,  Gratiolet,  Rossbacbi  Nothnagel,  Foà,  ecc.  Gli  qie* 
rimonti,  secondo  V  Autore,  non  valgono  perchò  si  tratta  anzitutto  di 
stabilire  quanto  le  alterazioni  nervose  influiscano  sui  fenomeni  intesti^ 
nali  della  malattia,  e  non  sulla  pigmentazione  cutanea,  poi,  perchò  la 
malattia  che  si  produce  negli  animaU  ò  artificiale,  neir  uomo  ò  oosti- 
tuzionale. 

L*  Autore  crede  inoltre  che  le  alterazioni  del  rene  suocenturiato  e 
quelle  dei  nenri  simpatici  spieghino  assai  bene  taluni  dei  sintomi  mor*^ 
bosi,  non  tutta  la  malattia.  Vi  sono  altri  sintomi  che  quelle  alterazioni 
Don  valgono  a  spiegare  ;  lo  stato  generale  costituzionale  dei  pazienti  nel 
morbo  di  Addison  finora  fu  trascurato  e  si  ammise  solo  questa  o  quella 
lesione  con  troppo  esclusivismo. 

La  teoria  chimica  di  KòUiker  e  di  Arnold,  che  ammette  nel  rene  800^» 
centuriato  esservi  una  sostanza  nera,  ò  inaccettabile  :  sono  ben  note  le 
obbiezioni  portate  contro  T ipotesi,  che  tutta  la  malattia  dipenda  dal 
rene  snccentnriato.  La  teoria  composta  o  mista  che  si  fonda  isul  con- 
cetto anatomico  della  strattura  dei  reni  succenturiati  che  rappresente- 
rebbero ad  un  tempo  un  organo  glandolare  e  nervoso,  ò  più  che  una 
teoria,  una  ipotesi.  La  teoria  nevrologica  che  poggia^sulle  alterate  fun- 
zioni del  simpatico  ò  incompleta:  l'elemento  costituzionale  dovrebbe 
completarla  ;  anzi,  secondo  V  Autore,  per  costituire  la  malattia  di  Ad- 
dison si  richiede  uno  stato  particolare  disorasico^assieme  ad  alterazioni 
nervose  nel  sistema  trofico, 

KoHN.  —  ▲  tinlque  case  of  foreign  bodies  in  the  gaatro-ln*^ 
teatlnal  canal.  ETacnation  per  aniun.  (Caso  unico  di  corpo  Mira- 
niero  nel  ittbo  gastro-enterico.  BoacuaMione  per  l'ano),  la:  The  med^ 
Meeord.  Voi.  22,  N.  4.  Luglio  1882. 

L'Autore  lamenta  la  scarsa  bibliografia  su  questo  importante  argo* 


DI  PATOLOGIA  SP^CIALS  E  CLINICA  MBDICA  .     31S 

mento:  narra  nn  caso  ehe  egli  crede,  ayendo  fatta  in  proposito  rivista 
di  molti  giornali,  unico. 

Si  tratta  di  una  donna  malinconica  con  intercorrenti  aooessi  maniaci, 
lioenziata  dall'ospitale,  diatro  istanza  dei  parenti.  A  casa  si  mostrarono 
con  maggior  gravezza  alcuni  sintomi  che  erano  già  insorti  durante  il 
sof^orno  airospitale,  cioò  vomito  verdastro,  stitichezza,  polso  piccolo  e 
rapido  (120),  temperatura  di  38.9,  aspetto  pallido,  affannato.  Segni  locali 
erano:  dolore  a  tutto  Taddome  specialmente  alla  regione  iliaca  destra,, 
meteorismo  modico,  lingua  molto  impaniata.  Dalla  paziente  non  si  po- 
teva ricavare  niente  altro  che  la  esistenza  di  un  dolore  interno  per  il 
quale  a  quanto  ella  diceva  non  poteva  più  vivere. 

La  diagnosi  di  peritonite  localizzata  alla  regione  iliaca  destra  sem- 
brava la  più  verosimile.  Dopo  tre  giorni  la  stitichezza  fece  luogo  a  diar- 
rea: con  questa  scomparvero  i  sintomi  più  minacciosi  :  temperatura  e 
polso  diminuirono,  non  divennero  però  normali.  Il  vomito  persisteva 
però  meno  grave  che  per  lo  passato,  esso  insorgeva  ogni  volta  che  la 
paziente  assumeva  cibi  solidi  ;  pertanto  i*alimentazione  si  faceva  sola- 
mente con  liquidi  o  semi-solidi.  Questa  remissione  durò  cinque  giorni  ^ 
dopo,  insorse  un  nuovo  attacco  di  peritonite  (?)  deirintensità  e  durata 
del  precedente  seguito  poi  da  remissione  analoga  a  quella  prima  no- 
tata. Con  questi  fatti  di  alterno  aggravarsi  e  miglioramento,  passarono 
cinque  settimane,  nel  quale  periodo  di  tempo  furonvi  quattro  volto 
ostruzioni  intestinali  parziali.  Il  trattamento  consisteva  in  opiati  e  ri- 
poso. Poco  appresso  la  madre  della  paziente,  esaminando,  come  le  era 
stato  ingiunto,  le  materie  fecali,  vi  trovò  una  massa  voluminosa  che 
conteneva  tre  cucchiai.  L'Autore  esaminandoli  vide  in  essi  le  traccio 
manifeste  del  loro  soggiorno  neirintQStino.  Questi  tre  cacchiai  devono 
esser  passati  attraverso  il  canale  enterico  in  apposizione  Tuno  sull'altro 
(la  convessità  deiruno  posando  sulla  concavità  dell'altro),  essendosi  no- 
tato che  sulle  parti  di  essi  in  contatto  coi  liquidi  e  coi  gaz  dell'  iute* 
stino  vi  era  un  colore  nero,  mentre  le  parti  difese  da  quei  contatti 
erano  del  colore  metallico.  La  lunghezza  dei  cucchiai  era  pollici  5  7i8,^ 
la  larghezza  pollici  1  li4. 

Lfi  paziente  dopo  l'evacuazione  di  questi  corpi  stranieri  guarì  di  tutti 
i  suoi  disturbi  addominali.  Essa  confessò  di  aver  ingoiato  i  tre  cucchiai 
neirintento  di  suicidarsi.  In  questo  sarebbe  riuscita  se  uno  di  essi  si 
fosse  disposto  trasversalmente  alia  direzione  di  qualche  ansa,  come  av- 
venne  in  un  altro  caso. 

Brandt.  —  ▲  case  of  diarrhoea  tubularis  {Un  caso  di  diarrea 
tubtUare),  In  :  The  medicai  Record.  8  luglio  1882. 

Una  donna  di  38  aiinìi  maritata,  senza  prole,  scrofolosa,'  che  non  fh 
mai  sifilitica,  si  lagnava  di  dolori  intermittenti  addominali  di  carattere 
colico  che  duravano  da  mezz'  ora  ad  un'  orai  e  si  ripetevano  quattro  o 
Bei  volte  al  di.  In  precedenza  avea  sofferto  dolori  al  ventre,  al  dorso 


318  RIVISTA. 

Fowier»  la  tintura  di  ferro,  e  V  estratto  fluido  di  i^nasia  amara  la  pa- 
ziente migliorò  e  poi  guarì,  benchò  non  sia  in  queste  forme  sicuro  che 
non  succeda  la  recidiva. 

L*  Autore  nota  con  sorpresa  ohe  una  malattia  tanto  intéressante  e 
causa  di  così  gravi  dolori  non  sia  stata  in  molte  opere  classiche  regi- 
strata. Non  se  ne  parla  né  da  Graves  nò  da  Trousseau  nò  da  Watson 
nò  da  Tanner  nò  da  Niemeyer;  e  poco  da  Wood  Àltlcen,  Bristowe  a 
Flint.  Meglio  ne  dicono  Bartholow  Lerche  e  Hartshorne.  Un  ammira- 
bile riassunto  della  patologia  della  diarrea  tubulare  appartiene  a  Wood- 
war.  Vi  si  accenna  alla  caratteristica  delie  feci  ohe  contengono  muco 
conformato  a  membrana  o  a  tubo,  ai  caratteri  macroscopici  e  micro- 
scopici, ai  nomi  vari  che  ebbe  questa  forma  morbosa  (gastro-enterite 
cronica,  pseudo-membranosa,  diarrea  tubulare,  fibrinosa,  oroup  cronico 
dell'intestino,  malattia  mucosa  del  colon,  enterite  membranosa,  ecc.),  dei 
^uali  ò  preferibile  quello  di  diarrea  tubulare  proposto  da  Mason  Good. 
L^Àutore  cita  poi  pubblicaitioni  di  Powel  e  i  caratteri  delle  pseudo- 
«lembrane  descritti  da  Willermé.  Scopo  di  questa  pubblicazione  fu,  dica 
TAutore  richiamare  Tattenzione  su  questa  forma  morbosa  che  in  pra- 
tica accade  più  frequente  di  quello  che  si  crede.  Gita  il  suggerimento 
di  Da  Costa  che  crede  necessario  in  ogni  caso  di  sintomi  nervosi  ano- 
mali (particolarmente  se  in  isteriche)  in  cui  vi  sia  qualche  dolore  ad- 
dominale, pensare  alla  possibilità  di  questa  malattia*  I  sintomi  nervosi 
in  tali  casi  possono  esser  tali  da  oscurare  quelli  forniti  dal  tubo  iute- 
pettinale.  Copeland  parla  di  unMsterica  in  cui  si  andava  fino  alla  cata* 
lessi,  nella  quale  si  trovarono  le  pseudo-membrane  nelle  feci,  e  pseudo- 
membrane  provenienti  anche  dall'utero.  Possono  darsi  secondo  TAuWre 
<$asi  o  piuttosto  singoli  attacchi  in  casi  in  cui  non  si  trovano  nelle  feci 
le  membrane  o  siano  solo  assai  poco  evidenti.  Il  diagnostico  allora  è 
soHanto  possibile  tenendo  conto  deirinsieme,  e  per  esclusione:  ò  gran- 
demente facilitato  se  una  qualche  volta  si  sia  veduta  qualche  membrana 
dopo  un  accesso. 

Quanto  alla  terapia  non  vi  sono  specifici;  essa  non  può  essere  ebe 
sintomatica.lTutto  quello  che  può  ottenersi  coi  farmachi  si  ottiene  colla 
morfina  (iniezioni-ipodermiche).  L*uso  interno  dell'arsenico,  del  ferro  e 
<[ell'ignazia  deve  nel  casi  cronici  esser  continuato  per  mesi  ;  dove  vi  sia 
intolleranza  gastrica,  V  Autore  raccomanda  la  soluzione  di  Fowler  ipo- 
4ermicam(»nte.  Se  nel  colon  vi  sono  feci  irritanti  si  eliminino  con  parti 
eguali  di  olio  di  ricino  e  siroppo  aromatico  di  rabarbaro,  e  poi  per 
evitar  costipazioni  si  foranno  clisteri. 

I  catartici  e  i  mercuriali  sono  molto  pericolosi  :  Bartholov  nei  oasi 
sub-acuti  e  cronici  raccomanda  le  tinture  di  noce  vomica  e  fava  del 
€alabar  quindici  a  venti  goccio  di  ciascuna  tre  volte  al  di.  Onmmings 
raccomanda  assai  Telettrieitò, 


DI  PATOLOGIA  SPECIALE  S  CLimCA  MEDICA  8(19 

LozzATTo.  «— Angiooolite  suppurativa  con  pigmentazione  ano- 
mala ed  intermittente  delle  orine.  la  :  Archivio  Med^  It  Maggio 
e  Giugno  1882. 

Oa  uomo  di  82  anni,  degente  da  parecchio  tempo  all^Oapitale  per  de- 
bolezza generale  e  pellagra,  un  giorno  (26  giugno),  pare  dopo  un  abuso 
dietetico  fa  colto  da  vomito,  sonnolenza,  e  febbre*  Da  quel  di  Ano  al 
19  luglio  in  cui  avvenne  la  morte  presentò  qualche  poco  di  tosse  secca, 
colore  itterico  della  cute  qualche  di  più,  qualche  di  meno  accentuato, 
fegato,  leggermente  ingrandito  (  e  solo  negli  ultimi  giorni  aumentato 
molto  in  volume),  feccie  di  colorito  normale.  Le  orine  presentavano 
questo  di  particolare  che  avevano  solo  qualche  volta  una  leggiera  e 
dubbia  reazione  di  pigmenti  biliari  (mentre  vi  era, itterizia. alla  cute  e 
4iUa  sclera  molto  pronunciata),  ma  invece  contenevano  un  pigmento 
anomalo  speciale  che  si  mostrava  nelle  orine  non  costantemente  ma  ad 
intermittenze  varie  anche  di  poche  ore  :  tali  modificazioni  che,  oltre  che 
nel  colorito,  si  aveano  anche  nella  densità  e  neir  albundna  contenuta , 
non  stavano  in  alcun  rapporto  con  le  variazioni  di  temperatura,  nò  coi 
vu>ii  periodi  della  giornata.  La  febbre,  per  lo  più  vespertina,  sembrava 
incominciasse  con  freddo  :  le  esacerbazieni  vespertine  non  erano  però  nò 
costanti,  nò  uguali  oscillando  esse  tra  38®  e  39V*  Qualche  volta  la  febbre 
era  invece  al  mattino,  qualche  altra  mancava  per  tutto  un  giorno. 

Alla  necroscopia  oltre  ad  altre  lesioni  secondarle  (catarro  bronchiale, 
pleuriti  vecchie  «  catarro  gastrico  ) ,  si  trovò  il  parenchima  epatico  se- 
minato da  un  gran  numero  di  ascessi  della  grandezza  fra  T  avellana 
ed  il  piccolo  pisello,  e  nello  spessore  del  lobo  sinistro  in  prossimità  alla 
base  contenuta  in  una  capsula  fibrosa  erano  tre  ealcoli  bruno- ver* 
dognoli  friabili, 'molto  leggieri.  Cistifellea  dilatata  coi  datti  epatico 
e  cistico  enormemente  dilatati ,  air  estremo  duodenale  del  coledoco  si 
teovò  un  calcolo  occludente  il  passaggio  della  bile.  Vi  era  anche  ne- 
frite cronica,  e  tre  piccoli  calcoli  innicchiati  airestremo  papillare  di  due 
piramidi  del  rene  destro. 

L'Autore  nelle  osservazioni  epicritiche  dimostra  in  questo  caso  1*  it- 
terizia non  essere  stata  prodotta  dal  calcolo  del  coledoco,  perohd  se  un 
ealcolo  avesse  chiuso  completamente  il  coledoco,  il  primo  fatto  conse- 
cutivo all'occlusione  avrebbe  dovuto  essere  la  stasi  biliare  con  ingran- 
dimento della  cistifellea  e  del  fegato  ed  itterizia  che  avrebbe  dovuto 
precedere  di  molto  la  febbre.  L' itterizia  invece  dovea  attribuirsi  ai 
ealcoli  entro  al  fegato.  Quando  nel  malato  deperito  per  la  yecchi^^a  e 
la  miseria  si  agi^iunse  la  tìttani  biliare  non  si  ebbe  (nò  per  molto  tempo 
dappoi)  segno  alcuno;  neanche  gli  accessi  di  colica,  fatto  abbastanza  fre- 
quente nei  vecchi  che  hanno  elementi  nervosi  meno  irritabili  Segni 
speciali  si  ebbero  solo  quando  si  manifestò  l'angiocolite  causa  della 
quale  sarebbe  stata  la  litiasi.  I  calcoli  epatici  dovevano  prima  aver 
aumentata  la  pressione  in  singoli  canalicoli  :  nelle  pareti  di  questi  per 
eiò  dilatate  ebbe  poi  luogo  una  irritazione  ed  esulcerazione,  donde  i 


820  RIVISTA 

focolaj  snpporatiTi  ;  i  quali  pare  alla  lor  Tolta  deyoiio  aver  reaa  più 
difficile  la  circolazione  epatica  e  quindi  contribuito  col  calcolo  ddl  co» 
ledooo  e  con  quelli  epatici  alla  produzione  delPitterizia. 

Dopo  la  necroscopia,  si  esaminò  la  bile  troyata  nella  cistifellea.  Era 
acida»  e  conteneva  i  pigmenti  non  sciolti  m  a  sospesi  ;  poichò,  filtrata , 
il  filtrato  non  dava  reazione  dei  pigmenti  biliari,  mentre  la  dava  il  de* 
posito  raccolto  sul  filtro.  L'Autore  spiega  questo  fletto  ammettendo  di- 
minuita Fattività  solvente  del  liquido,  infatti,  nella  bile  sono  i  sali  che 
tengono  sciolti  i  pigmenti  e  in  questo  caso,  essendo  acida  la  bile,  i  sali 
si  sdoppiavano  e  lasciavano  precipitare  i  pigmenti. 

Ora,  l'Autore  si  domanda,  come  con  questa  insolubilità  del  pigmento- 
biliare  coesisteva  un  poco  d*itterizia  nelle  orine,  fatto  che  suppone  ne- 
cessariamente la  soluzione  del  pigmento  ?  Poteva  darsi,  dice  egli,  o  clie 
durante  la  vita  Fattività  solvente  della  bile  fosse  maggiore  (  e  questo 
poteva  ben  essere  per  il  calore  aumentato  e  per  la  meno  facile  alte- 
razione della  bile);  o  poteva  pur  darsi  che  la  bile  della  cistifellea  fosse 
differente  da  quella  contenuta  nei  canalicoli  biliari,  nei  quali  forse  non 
aveva  ancora  subite  le  modificazioni  che  doveva  subire  nella  cisti- 
fellea. 

Mentre  vi  era  marcata  itterizia  cutanea ,  nelle  orine  non  era  repe- 
ribile pigmento  biliare,  ma  invece  un  pigmento  che  dava  all'orina  una 
tinta  tra  il  giallo-rosso  ed  il  rosso-bruno.  Queste  orine  presentavano 
col  calore  e  l'acido  cloridrico  spiccata  la  reazione  dell' urofeina ,  colla 
potassa  caustica  si  prdducevano  fiocchi  di  color  rossastro;  l'acetato  di 
piombo  dava  un  coagulo  roseo.  Una  volta  con  l' acido  nitroso-nitrioe 
si  ebbe  un  colorito  rosso-brunastro.  Il  cloroformio  si  tingeva  seconda 
V  intensità  della  tinta  dell'orina  in  rosso  sbiadito,  in  giallo  rossastro, 
in  rosso  sporco ,  o  in  rosso  bruno.  Mancarono  sempre  le  reazioni  del- 
Turoglaucina  e  uroxantina  (Primavera)  e  là  reazione  dell'ematina  (ool- 
l'acido  tannico). 

L'Autore  esclude  per  queste  reazioni  che  si  trattasse  di  urofeina  in 
eccesso,  o  di  uroeritrina,  o  di  pigmento  del  sangue  (mancava,  come  si 
disse,  la  reazione  dell'acido  tannico).  Credè  questo  abnorme  pigmento 
fosse  un  derivato  della  bilirubina  o  la  bilirubina  stessa,  le  cui  reazioni 
sarebbero  state  alterate  da  altra  sostanza  abnorme.  Che  potesse  esser 
stata  emafeina  (Gubler)  la  reazione  chimica  non  basta  a  decidere,  per** 
chò  vi  era  infatti  qualche  reazione  che  le  viene  attribuita,  ma  oe  n'era 
qualcuna  che  non  le  ò  propria  :  ma  poi  anche  l'emafeina  in  fin  dei  conti 
sarebbe  come  la  bilirubina  un  derivato  dell'emoglobina. 

Quanto  alla  spiegazione  dell'intermittenza  nella  presenza  del  pigmento 
nelle  orine,  l'Autore  ammette  l'ostacolo  intermittente  nel  rene.  Questa 
idea  era  appoggiata  dal  fatto  che  oscillazioni  analoghe  a  quelle  dell^n- 
tensità  nel  colorito  delle  orine  e  nella  loro  ricchezza  in  pigmenti  ano* 
mali  si  osservarono  pur  anco  neireiiminacione  delPalbumina,  nella  den* 
aita  e  nella  quantità  d'urea  che  veniva  escreta  dal  rene»  Perchè  se- 


PI  PATOLOGIA  SPECULA  ^  CLINICA  MEDICA  321 

anchd  il  pigmento  separato  dal  fegato  avesse  trovato  un  ostacolo  in- 
termittente ad  arrivare  in  circolo  fino  al  rene ,  il  sangue  ne  doveva 
aver  accolto  già  tanto  che  la  eliminazione  sarebbe  stata  oontinaa  a 
meno  che  anche  la  secrezione  renale  non  fosse  intermittente,  ciò  ohe 
non  era.  Nel  rene  adunque  ad  intervalli  sarebbero  accadute  varia- 
zioni nella  pressione  o  nella  composizione  del  sangue,  donde  la  dif- 
fusibilità dei  suoi  componenti  sarebbe  stata,  ora  maggiore  ora 'mi- 
nore* Sarebbe  accaduto  qualche  cosa  di  analogo  a  quello  che  accade 
nella  sclerosi  renale,  in  cui  si  osserva  che  T  eliminazione  delle  orine  è 
continua  e  copiosa,  e  quella  delle  sostanze  solide  diminuita  fintantoché, 
la  pressione  sanguigna  è  normale  od  anche  superiore  al  normale;  ma 
se  questa  si  faccia  minore  del  normale  in  allora  la  quantità  delle  orino 
diminuisce  e  ancor  più  scema  quella  delle  sostanze  solide. 

Benché  nella  patogenesi  di  questo  fenomeno  (  intermittenza  )  vi  sia 
sempre  qualche  cosa  di  oscurO|  la  spiegazione  si  può  fondare  (secondo 
l'Autore)  come  fatto  principale  sulle  accennate  lesioni  renali  che  crea* 
vano  nn  assai  debole  equilibrio  nella  diffusione  delle  sostanze  attraverso 
il  rene  e  quindi  rendevano  possibile  che  anche  per  lievi  circostanze- 
questo  equilibrio  si  rompesse  e  fosse  diminuita  Teiiminazione  di  alcune 
sostanze  e  inceppata  quella  di  altre.  Come  fatti  accessorii  la  spiega- 
zione si  fonderebbe  sulla  scarsezza  di  bile  assorbita  dal  sangue  (infatti 
la  quantità  di  pigmento  entrato  in  circolo  non  doveva  essere  molto 
notevole  se  ne  veniva  eliminato  ancora  tanto  da  colorire  le  feccie, 
sulle  oscillazioni  deirassorbimehto  attestate  anche  dal  òolorito  itterica 
della  cute  variante  da  un  di  all'altro,  e  finalmente  sulf  abbassamento 
permanente  e  ad  intervalli  aumentantesi  della  pressione  sanguigna. 

L'Autore  osserva  che  questo  caso  dimostra  che  non  bisogna  fidarsi 
troppo  sulle  reazioni  attribuite  ai  pigmentL  Un  appunto  si  può  fare 
particolarmente  alla  reazione  di  Heller  per  Temoglobulina,  e  a  quella 
dell'acetato  di  piombo  per  la  uroeritrina.  Nel  primo  caso  i  fosfati,  nel 
secondo  i  sali  in  genere,  trasportano  seco  il  pigmento,  ma  non  ò  certo 
che  assolutamente  sia  un  solo  il  pigmento  che  rispettivamente  essi 
fanno  precipitare.  Se  a  questo  criterio  si  fosse  abbandonato ,  1'  Autore 
avrebbe  dovuto  credere,  per  la  reazione  che  otteneva  colla  potassa,  di 
avere  a  fare  (  non  essendovi  emazie  libere  )  con  un  caso  di  emoglobu- 
linuria  che  sarebbe  poi  anche  stata  parossistica  o  almeno  intermittente, 
mentre  per  la  reaaione  coUìiQetato  di  piombo  avrebbe  dovuto  dire  che 
il  pigmento  speciale  si  riduceva  ad  essere  uroeritrina  ;  mentre,  se  non 
si  può  negare  che  tale  reazione  si  dovesse  ad  uroeritrina,  non  si  po- 
teva neanche  escludere  che  il  pigmento  biliare  anomalo  non  fosse  tra^» 
scinato  dai  sali  in  questa  reazione. 

Questo  caso,  secondo  l'Autore,  tenderebbe  a  dimostrare  che  quando 

un  pigmento  abnorme  esiste  nel  sangue,  se  coesiste  una  malattia  atta 

ad  alterare  i  caratteri  della  secrezione  renale,  il  pigmento  può  venire 

alterato;  e  ove  ci  sia  anche  il  concorso  di  talune  altre  cause  collaterali 

RivUta,  ^i 


S22  BtVlSTA 

il  saò  passaggio  attrayerso  il  rene  pa(>  farsi  intermittente.  E  sino  ad 
un  certo  punto  qnesti  fatti  potrebbero  contribnire  air  interpretazione 
di  alcnni  casi  d*emoglobulinaria  parossistica.  A  primo  tratto,  dice  TAu- 
tore,  potrebbe  parere  che  per  analogia  a  qnesto  caso  Si  potesse  am- 
mettere ohe  quando  l'emoglobina  ha  abbandonato  i  corpuscoli  del  san- 
gue, il  suo  passaggio  nelle  orine  possa  venire  influenzato  da  lesioni  re- 
nali eyentuaimente  coesistenti  :  e  potrebbe  pur  parere  che  il  caso  ap- 
poggiasse la  parte  della  teoria  di  Silvestrini  e  Conti  che  ripone  'nelle 
lesioni  renali  un  elemento  essenziale  nella  patogenesi  del  fenomeno. 

Ma.  veramente  le  lesioni  renali  erano  assai  più  profonde  di  quello 
che  finora  si  sìa  riscontrato  nell*  emoglobinuria ,  poi  difficilmente  una 
lesione  renale  permanente  pnò  indurre  una  intermittenza  di  fenomeni 
nella,  secrezione  delle  orine  se  non  si  aggiungono  altri  motivi.  Poi  nel- 
remoglobulinuria  per  lo  più  la  malattia  stessa  ò  a  parossismi  e  Inter- 
mittente, mentre  nel  caso  attuale  rintermittenza  riguardava  alcuni  fe- 
nomeni affatto  parziali. 

Whittakbr.  —  Detection  ol  gall-stones  by  the  explorlng  needle 

i Scoperta  dei  calcoli  biliari  con  un  ago  esploratore )n  In:  The  med» 
Record.  Voi  21.  Mag.  1882, 

La  diagnosi  di  colelitiasi  è  qualche  volta  assai  facile  :  il  reperto  di 
calcoli  nelle  feccie,  dà  sicurezza  alla  diagnosi,  ma  nella  maggior  parte 
dei  oasi  questi  sfuggiranno  alla  ricercai  se  non  .si  avrà  la  precauzione 
di  passar  le  feci  per  staccio.  Murchison  narra  che  Wolff,  il  quale  esa- 
minò anche  per  mesi  le  feocie  dopo  un  attacco  di  colica  biliare  in  cia- 
scuno dei  45  casi  occorsigli  in  un  periodo  di  43  anni,  trovò  sempre  il 
calcolo. 

Ma  alcune  volte  la  diagnosi  di  colelitiasi  è  circondata  da  molte  dif- 
ficoltà t  non  vi  è  alcun  segno  patognomonico,  talora  la  colica  manca  ed 
é  spesso  simulata  dalla  nevralgia  epatica  nò  T  itterizia  ha  per  sé  sòia 
valore  diagnostico,  essendosi  già  notato  da  von  Schneppel  che  mentre 
essa  può  darsi  in  altre  affezioni,  può  nella  colica  mancare  il  catarro 
duodenale;  poi,  accade  più  spesso  quando  non  si  tratta  dijcalcoli,  che 
quando  vi  sia. questa  condizione:  e  se  è  vero  che  il  sesso  femminile  ò 
più  facilmente  colto  dal  male,  nessuna  età  ne  ò  esente. 

Anche  Ewald  crede  che  in  qualche  caso  la  diagnosi  differenziale  sia 
impossibile,  e.  secondo  TAutore  una  diagnosi  assoluta  non  può  mai  farsi. 
Egli  poi  riferisce  un  caso  nel  quale  con  un  particolare  modo  di  inda- 
gine potò  stabilire  con  sicurezza  il  diagnostico. 

Si  tratta  di  un  uomo  di  76  anni  che  avea  da  sei  mesi  profonda  itte- 
rizia. Durante  questo  tempo  aveva  perduto  50  libbre  dì  peso.  Le  sca- 
riche somigliavano  a  calce,  V  orina  a  pece  :  in  generale  era  assai  ab- 
battuto. Il  fegato  si  mostrava  dilatato ,  sporgeva  dall'  arco  costale  àne 
pollici  e  mezzo;  la  vescica  biliare  costituiva  un  tumore  grande  quanto 
«n  ppgno,  liscio,  globoso,  mobile.  Yi  era  un  certo  grado  di  asdte.  Sem- 


DI  PÀTOLOaiÀ  8PBOIÌ.I4S  H  OLimOA  MBDIOA  98| 

brava  obe  questo  stato  dipendesse  dalla  ocolosione  totale  del  datto  00- 
mHDe.  La  diagnosi  era  incerta  tr^  la  caleoloai  e  il  cancro  :  in  favore 
éL  qaesto  yi  era  Taaniento  del  fegato  e  l'ascite,  in  favore  di  quella,  il 
tamore  della  cistifellea.  Ma  contro  tatto  e  dae  queste  forme  vi  era  la 
mancanza  del  dolore.  Il  malato  che  era  molto  intelligente  negava  af« 
Catto  di  aver  mai  avuto  dolore.  Contro  V  idea  del  cancro  vi  era  r  ai- 
aenza  di  ogni  deposito  primario. 

Per  assicurarsi  della  diagnori,  PAntore  stablti  di  esplorare  la  vescica 
biliare.  Per  tanto ,  fissatala  con  una  compressione  dal  basso  ali*  alto 
Terso  il  fegato,  introdusse  Tago  di  una  siringa  da  injetione  ipodermica  ^ 
«  lo  ritirò  pieno  di  bile  chiara.  Il  giorno  appresso ,  fissata  ugualmente 
la  cistifellea»  vi  introdusse  invece  un  ago  luogo  e  sottile»  il  più  lungo 
dell'aspiratore  Dieolafoy.  Dopo  la  penetrazione  del  peritoneo  non  trovò 
resistenze  (come  fosse  in  uno  spazio  vuoto)  al  progredire  dell'ago,  che 
spinse  in  direzione  del  condotto  coledoco  per  quattro  pollici  e  tre 
quarti.  A  questa  profondità  trovò  una  pietra  e  n'ebbe  chiara  e  distinta 
in^ressione  per  un  crepito  delicato. 

Il  paziente  non  sofferse  più  di  quello  che  per.  una  iqjezione  ipoder- 
mica. Avuta  la  certezza  nel  diagnostico  propose  al  paziente  la  coleli- 
totomia.  E  questa  fu  fatta  da  Bansohoff  dopo  che  questi  pura  avea  fatta 
Teq^lorazione  della  cistifellea  con  l'ago  esploratore,  e  sentito  il  calcolo. 

Le  pietre  estratto  furono  due,  una  pesava  138 ,  l'altra  162  grani  :  di 
queste  una  era  saldamente  nicchiata  nel  condotto  cistico  ;  tre  altre  pic- 
cole pietre  furono  estratte,  del  peso  di  nove,  cinquOi  e  quattro  grani. 

L'operato  peri  il  giorno  dopo  Toperazione. 
«  La  colecistotomia  fu  nel  1733  proposta  per  il  primo  da  Petit;  se- 
condo Hartshome  fu  giudicata  praticabile,  ed  indicata  da  Le  Dran,  Mor- 
gagni, Good,  Handfield  Jones,  Maunder,  Huglings  Jackson  e  Thudicum. 

L'Autore  conclude  la  sua  Memoria  dicendo  che,  quantunque  dopo  Bar- 
tholow  (che  fu  il  primo  ad  eseguire  l'operazione)  altri  molti  l'abbiano 
fatta,  egli  non  trovò  accennato  in  nessun  lavoro  questo  modo  sempli- 
dssimo  e  sicurissimo  di  accertare  il  diagnostico  :  r  esplorajsioné  con 
Pago. 

LuzzATTo.  —  Due  esisi  di  ileo-tifo  a  deoorso  sioutl88imo.  In  : 
43azz.  meòL  it.  Prov.  Ven.  N.  37,  1882. 

L'Autore  ricorda  le  anomalie  della  tifoide  specialmente  riguardo  alla 
durata^  che  talora  ò  molto  più  breve,  talora  molto  più  protratta  del 
Aormale. 

La  linea  termometrica  può  variare  potendosi  fin  dal  principio  aver 
«na  temperatura  di  40%  e  potendosi  pur  avere  intermittenze  della  du* 
irata  di  7  a  10  giorni.  La  febbre,  e  il  tumore  della  milza  possono  os- 
tiere i  soli  fenomeni  coi  quali  si  manifesti  la  infezione  tifoidea  :  molte 
(febbri  che  passano  sotto  il  nome  di  catarrali  o  reumatiche  sono  in- 
vece ifoidi.  Àirileo-Mfo  secondo  l'Autore  bisognerà  anzitutto  pensare. 


éìi  :    -     '  :         siVlSTA         . 

quando  •!  abbia  davanti  aaa  febbre  «Mensiala  e  qaiadi  manobiAO  lèiio-v 
ineni  catarrali  o  renmatioi  e  loiialisea^ionl,  e  aia  dairalteriore  deoorao-. 
esoioso  ohe  si  tratti  dell'  esordire  di  altri  processi  morbosi,  di  eoi  la 
natara  può  mantenersi  per  un  certo  periodo  eelata.  La  Buissima  psrie* 
dei  casi  di  febbri  essenziali ,  nei  quali  accanto  la  febbre  non  ai  pnbt. 
constatare  niente  altro  di  morboso  oltre  nn  certo  aamento  deU'ottoeitl^ 
splenica,  sono  casi  di  febbre  tifoide. 

'  Anche  i  fenomeni  cerebrali,  lo  stato  tifico,  possono  mancare,  ape- 
clalmente  se  per  tempo  si  faccia  ricorso  agli  eccitanti.  Né  1  fenomenL' 
Intestinali  esistono  sempre  :  vi  sono  casi  in  cni  mancano  i  dolori  ileo«r 
cecaliy  peri-ombellicall,  il  meteorismo  e  la  diarrea.  Nò  qaesto  ò  strano  f 
perchè  come  il  cancro  e  la  tubercolosi  dell'intestino  posaono  decorrere; 
senza  il  catarro ,  i  dolori  e  il  meteorismo ,  non  pnò  sorprendere  ohe 
questi  stessi  sìntomi  manchino   quando  tì  sia  1*  infiltrazione  di  poehft 
chiazze  del  Peyer.  Invece  altre  volte  i  sintomi  intestinali  sono  predo- 
minanti ,  e  l' ammalato  sulle  prime  può  sembrar  aflètto  da  peritonite 
per  il  meteorismo,  e  il  dolore  vivissimo:  altre  volte  sono  i  fenomeni 
gastrici  i  prevaienti,  ad  essi  può  associand  bmciore  alle  fknci  ed  al- 
resofisigo. 

Quantunque  tutte  queste  circostanze  debbano  far  ammettere'nna  grande 
varietà  nel  modo  di  presentarsi  della  febbre  tifoide,  l'Autore  restò  me» 
ravlgliàto  del  decorso  di  due  casi  a  lui  presentatisL  In  tutti  e  dne  ai 
rinvennero  alla  neeroscopia  segni  abbastanza  spiccati  del  tifo  (plaeohe 
del  Peyer  ingrossate  con  infiltrazione  adiposa  ).  In  essi  vi  fu  per  eoa 
dire  la  forma  fulminante.  Nel  primo  caso  infatti ,  trattasi  di  nn  nomo 
di  60  anni  colto  (dopo  due  giorni  di  diarrea)  da  fenomeni  di  grave  col* 
lassOi  coi  quali  condotto  airOspitale  in  terza  giornata  di  malattia  vena» 
a  morire.  L'altro  caso  riguarda  nn  prestinajo  di  40  anni,  che  al  mat* 
tino  mentre  stava  al  lavoro,  tutto  di  buon  umore,  Id  colto  d' improy-^ 
viso  da  un  deliquio  e  poi  da  uno  stato  di  sapore,  vomito,  e  febbre  a 
4S^fiz  la  morte  essendo  sopraggiunta  dopo   12  ore  di  degenza  all'O- 
spitale. —  Ad  onta  della  breve  durata  del  male,  le  lesioni  erano  ab« 
bastanza  progredite,  ciò  che  ò   interessante  perehò  potrebbe  soste* 
nere  Tipotesi  che  le  lesioni  della  tifoide  esordiscano   prima  dei  mani- 
festarsi dei  sintomi  morbosi,  ed  anche   T altra  che  rinfeztone  tifoide 
incominci  locale  neirintestino,  e  da  qui  si  diffonda  ai  linfiatici  del  me* 
senterio  e  a  tutto  Torganismo. 

Le  placche  del  Peyer  sarebbero  infiltrate  per  T  infezione ,  senza  che 
necessariamente  ne  conseguiti  uno  stato  febbrile.  Questo  sarebbe  pror 
vate  anche  dai  varj  casi  di  tifo  ambulatorio,  al  quale  i  dne  surriferiti 
non  appartengono  certo.  E  per  vero  i  casi  analoghi  sono  molto  di  rari» 
Murchison  ricorda  nn  bambino  perito  nel  coma  in  23  ore,  un  altro  in* 
135,  e  un  terzo  in  cui  la  morte  sopravvenne  il  secondo  giorno  di  malattia» 
I  due  esempj  riferiti  dairAutore  non  offrono  una  guida  per  la  diagnosi^ 
ee  altri  eeasimili  se  ne  presentassero  in  avvenire,  Infktti  egli  osserva^ 


DI  PATOLOGIA  BPMmél^:J^  CLINICA  MEDICA  fSB 


V^**'^ 


èke  la  febbre  da  malaria»  a  la  pernimoBa  Qeftdioa  potrabbeio  oSHra 
aa  qaadro  eonsiinile:  aota  pef6  ebe  ia  qii^ie.olUrae  forme^  ò  rara  luuv 
iflSDrgeaia  con  improTrisa;  e  di:  aolito  i  fenomeni  graTi  non  ai  pre- 
sentano fino  dal  prime  aeciMW»,  o  ò  xarq  ebe  il  primo  aeoesso  conduca 
all'esito  letale.  *,  :  i  -  ^ 

^  Poi  y  potrebbero  eeaere  ia  preìMona  molto  ragionoTolmente  àitr^ 
lòrme  infettiye,  qnali  il  Tajnolo  o  la  aeariattlna.  Forse  il  sospetto  sar 
rebbe  nn  poco  più  fondato  se  assieme»  al  caso  presentato  si  oonosoesa^ 
Pesistenza  di  epidemie  cireoseritte  di. lébbra  tifòide t  per  esemplo |  se 
nella  stessa  casa  tì  fossero  o  reeentemente  feumero  stati  altri  tifosi  come 
appunto  ÙL  nei  essi  riferiti  da  Mnr<^ison.  — ^  Le  due  osservasioni  delt 
PAntore  insegnano  ohe  la  tifoide  poò  insorgere  in  modo  brosce ,  con 
ibnomeni  gravi  di  collasso  con  temperaUira  fino  a  42^fi  e  ebe  pnò  ne* 
efdere  nelle  prime  dodici  ore, 

-^  Per  quanto  riguarda  la  patogenesi,  l'Autore  attribuisce  la  fonna  mo^ 
bosa  alla  notevole  intensitA  della  infesione:  forse  la  stagione,  la  loca- 
lità influiseono  pure:  intanto  d  a  notarsi, la  coiiicidenEa  ebe  i  due  ca^ 
61  presentarono  nello  stesso  dì^  e  ebe  contemporaneamente  ad  essi, 
altri  vi  erano  nellKìspitaie  per  abiure  tifoide. 

Martin.  —  A  most  rare^  poeallily  woiqo»^  €umm  ài  general 
^raption  of  "vmoàbdau  {Oh  e««o  rarUHmo^  far^e  umica,  di  tnutòag 
gmtràU  vaedmca).  In:  Medicai  Sccord,  1882.  XZI,  N.  15. 
'  L*Antore  e^nme  un  caso  ebe  crede  rarissimo^  dei  quale  non  potè 
trorare  un  consimile  neppure  nella  ricca  raccolta  di  casi  eooesionali 
registrati  dal  1803  in  poi  (anno  ddl'istltnslone  del. Gomitato  di  vaeei- 
naiione  a  Parigi,  e  negli  altri  dipartimenti  della  Francia). 
•  Si  tratterebbe  di  ana  emxione  generale  Taociaica,  peribtta.  In  aa 
«lattaate  ebe  la  coatrasae  poppando  dalla  madre  rifaocinata  doraate 
PaliaUamento.  B  più  ebe  per  la  rarità,  l'Autore  lo  crede  notevole  p^r 
la  sua  coanessione  eolla  teoria  deUa  identità  del  viduolo  e  del  vaedac^ 
teoria  da  alcaai  aceetUta  coim  defiaitivameate  aaadta.  Keruslone  gè- 
aerale  spontanea  di  vaccina  fti  sempre  aaa  aaoamlla  molto  rara,  per 
lo  più  i  casi  eoa  anaanciati  e  sono  emtioni  di  varieella  o  derivaao  dm 
anto-vaociaaiione  o  da  eoatatto  eoa  altri  vasciaati*  Bd  eceo  i  parti- 
eolari  del  eaao  descritto  dall'Autore. 

Una  aignora  di  Boston  di  36  anni  Ai  rivaedeata  al  13  lébbn^o  1883 
t^ims'vaccinieo  bovino).  H  bambino  non  fb  vaociaato  perdiè  aiccome 
'era  affetto  da  eeiema  si  temeva  ebe  la  vaeciaailono  aggravasse  questa 
-ooadijdone  cutanea»  Alla  madre  la  vaedaasieae  atteeebi  eoa  nna  teaae 
•eOorsseenia  ed  erasloBe  veseicoiare:  al  primo  di  mano  era  già  ea- 
-data  la  teaae  erosU  ebe  s*era  formata.  la  quelgiorae  (sedicesimo)  dalla 
'«ivaeeiaasioBe  maleraa,  il  bamblao  diveaae  inquieto  e  febbrieltaale  e 
'81  moctraroao  suUe  sue  braeela  ineeole  maedOe  roase»  ebe  poi  al  dif- 
taare  ancbe  ia  altri  iaotbit  aui  pia  speciaiflMato  la  quelli  dove  pcima 
ara  atato  Pectema. 


8B8  KnnjL 

L*AtttOfe  tite  II  temblM  par  la  prima  wlU  Ui  quarta  giornata  di 
qprnta  ovova  inaorimiaa.  La  teaiporaloffa  ava  on:  poooi  atevata:  aalk^ 
anparfleia  eataaaa  tI  erano  alquoao  400  Toaoloolo  perféttamenta  oirco<» 
lari  ombellloalob  L*ad<ioflio  o^il  ^npio  aimaa  qoaal  Uberi  dati*  eroiione,. 
elio  eomlgllaTa  moltiitiaio  a  qoeUa  del  nOoolo  in  S.*  o  0.*  giornata^ 
finllè  teseela  qoalehe  Toseledla  strappala  dai  bambino  «  laeeiaTa.  ebia* 
rameate  Tederò  la  partieolare  etruttora  eeUalare  della  Toeeleeia  tao-* 
einlea»  e  ao  agorgaTa  oaa  eoatlderoTolo  quantità  di  floido  peUaeido  pér^ 
ftttamonte  Ineoiofo.  Attorno  ad  ogni  vofeleola  aeparata  o  ad  un  gnn& 
di  eoM^  Ti  era  on*areola  di  forma  più  Tieiaa  alia  oiroolare  obe  qaella 
èhe  si  Todono  attorno  ailopnttoie  del  risolo,  del  Tiyaoioide  o  deUa^ 
Tarlcella,  Caleolaado  11  primo  giorno  in  oai  la  madre  ai  aeooree  d^- 
femslono  pepaiola  (1.^  marco)  oomo  e<MTlepoadettte  al  quarto  dopo^ 
la  Taeeinaaione»  l'Autore  arrebbo  Tedato.il  bambino  la  prima  TQita  la 
nona  giomatay  elee  nel  tempo  in  èai  1*  areola  del  Taocino  diretto  oo^ 
laineia  ad  apparire,  e  quella  Indotta  per  trasporto  del  Tìrua  dalTaomo 
è  pienamente  formata.  La  diagnosi  fli  di  eruzione:  Taocinioa  generalo*, 
m  fb  aflérmata  dalia  pronta  essioeaziono  seguita»  la  quale,  fii  molto  pi4 
rapida  di  quello  ebe  avvenga  fiollo  due  o  tre  Toaeiooie  ebe  di  solito 
risultano  dalia  ▼aoeinazione  ordinaria.  Ai  nove  di  marco  molte  eroste 
erano  èàdc^y  triAne  nei  loogbt  ove  la  foi^a  era  stata  donflaente.  Dova, 
si  oraào  staoeate  le  eroste  (aleune  ombeilioate)  A  vedeva  11  eorioa  mf. 
non  tanto  danneg^ato  da  avere  delle  infossatore.  . 

L* Autóre  rioorda  a  proposito  delie  eruzioni  generali  e  rash  ebe  ao-^ 

eadono  per  la  vaodnasioiie  eoi  virus  vacolnieo  rosservasione  di  Willaii' 

pobblleala  nel  1006,  di  eruzione  miliare  profosa  e  geoeraie.  Seoondo- 

Willan  aoeadrebbe  una  volta  su  cinquanta  oasi,  L*Aatore  conferma  quo* 

sfa-èsservadone.  Di  quando  in  quando^  bencbè  raramente,  allorcbò  Fa»- 

iwrfa  è  molto  vivida  nei  fanciulli  pletorici  e  nei  bambini  a  cute  molto 

vas^iarìssata,  si  manifostano  piccole  veseicbe  globulari,  non  ombeUi» 

:eate,  contenenti  un  fluido  ebe.  inoculato  resta  iaeffieacew  Ma  queste  sono- 

effusioni  sotto  l'epidermide  senza  carattere  specifico  ;  soltanto  prodotto- 

"dalla  congestione  intoasa  dei  vasi  del. corion.  La  eruzione  miliare  ml^ 

sutissitna,  ò  invece  composta  di  veseiebette  ebe  coU*igato  della. Imita  si 

vedono  ombellieato.  Vi  sono  poi  alcuna  formai  di  rosA,  simili  all'ant»> 

alone  di  roseola,  o  di  morbillo,  o  di  scarlattina  o  all' (Mrticaria,  o  im- 

-  émna  di  larghe  macebie  rosse  ricoprenti  parte  o  tutto  il  corpo.  Queste- 

eruzioni  sono  fugaci  ed  hanno  pochissima  importanza,  eccetto  che  pe^ 

gli  antì-vaccinatori.  Ebsù  accadono  seroi^  quando  T  arsola  è  al  suo 

acme  di  sviluppo,  e  trovano  qualche  analogia  nei  oasi  in  cui  oonga-- 

'Ottoni  infiammatorie  intense  occupano  una  porzione  limitata  di  cute» 

L* Autore  a  questo  punto  osserva  che  egli  parla  qui  soltanto  dei  sia^ 
tomi  prodotti  del  puro  virus  vaeciaico,  non  di  altri  prodotti  da  eatttve- 
o  fiwdolente  preparazionL 

L*Aatore  vide  altri  due  oasi  di  emione  vaeeiniea  generale,  flreMdnih 


DI  FATOLOeiA  8PICIAU  B  CLimCJL  XBDIGA  32^ 

1b  bambini  allbtti  da  esteia  erosione  di  eeienuL  Questa  non  è  egli  dice 
una  aemplioe  oolneidensa  ma  nna  eeservaxione  aitai  iateraesante  ed 
importante.  Molti  eaai  di  emsioBi  genwali  spontanee,  non  nono  real- 
mente tali. 

L'Antere  da  nltlme  rieorda  nn  caso  nn  poeo  analogo  a  qnello  da  lol 
pnbblieato,  eaao  ehe  al  troTa  regiatraio  nel  Rapporto  del  Gomitato  Cen- 
trale per  le  Taeeinationi  (  Parigi  1812).  Riguarda  nna  bambina  di  4 
anni  che  Adi  Taociaata  parecchie  volte  infrntlaoeamenie  nel  1809. 

NdI*anno  aegnente  fa  pnre  Tacdnata  sema  effetto.  Onesta  resi- 
stensa  snggeri  al  dott.  Gasala  (che  adoperava  per  la  Taednazione  le 
ereste  vaeciniche),  di  agevolare  1*  effetto  ftoendo  Inveee  prendere  per 
boeca  la  polvere  di  nna  crosta.  Così  fece,  e  la  bambina  non  ebbe  aleaa 
disturbo  fino  al  4.*  di.  Allora  ebbe  languore,  nauaen  e  vomito ,  febbre 
alta,  insonnie ,  prostrasione  estrema.  Questo  stato  durò  sei  giorni ,  ili 
mpo  ai  quali,  ti  vide  una  erusione  generale  di  180  vescicole  del  tipo 
vacciideo,  ciascuna  delle  quali  fece  il  suo  corso.  Le  croate  caddero  sol» 
tanto  dopo  21  giorni. 

L'Autore  tornando  ancora  al  caso  di  propria  osservasione  ricorda 
che  alla  sua  seconda  viriia  (decima  giornata)  carlcbdel  contenuto  delie 
pustole  I  suoi  aghi  da  Inneato.  Ed  inoculò  \ì  virus  cod  ottenuto  nel 
labbro  pudendo  di  nna  vitella  ottenendone  al  7.*  giorno  sei  pustole  ti* 
piche,  eolle  quaR  Inoculò  con  sueèesso  tre  bamninl  e  un  adulto.  Nel 
bambini  ottenne  belle  pustole  (non  erano  mal  prima  stati  vaeelnatl)^ 
Nell'adulto  si  trattava  di  rlvacoinasione.  Essa  ebbe  buon  effetto,  ma 
non  molto  manifesto. 

L*Autore  ricorda  pnre  la  grandessa  delle  vescicole  nel  caso  da  M 
descritto.  Brano  un  poco  più  piccole  die  quelle  che  ai  hanno  didla  ben 
riuscita  vaecinasìone  ordinarla»  Le  maggiori  tra  esse  erano  un  poco 
più  grandi  delle  ordinarie  pustole  vajac^oae,  mentre  tra  le  più  piceole 
alcune  non  non  erano  grandi  quanto  la  metà  di  queste.  La  grméeMa 
minore,  e  la  nessuna  eicatrice  residua  dimostrano  ehe  l*  intensità  e  la 
sviluppo  maggiore,  e  la  meno  rapida  essiccaslette  delle  due  o  tre  ve- 
seleole  di  vaecinaslone  ordinaria  con  un  virus  più  vigoroso,. risultano 
dal  limitarsi  del  processo  a  cori  pochi  punti.  Questo  inoltre  oòntribuisee 
a  dimostrare  la  necessità  e  importaiua  dei  pieno  sviluppo  delibi  ve* 
sdcole  e  areole  vaedniche,  e  dimostra  che  usando  virus  da  molto  temp0 
umaniisato,  è  molto  importante  moltiplicare  I  ponti  d^inocuiasioneL 


S28 


RIVISTA  DI  ELETTROTERAPIA 

del  Doti  PAOLO  GIUUO  m'ÓBIDS  di  Lipstft  (1)  * 
con  aggiante  del  Dott  Gav.  CESARE  BBDNELLI  di  Soma 


li  omnero  dei  lavori  suirElettroterapla  oomparri  in  ^aesio  tempo  ò 
ragguardevole;  moiti  sono  di  merito  ed  allargano  il  èampo  delle  nostra 
eognisioni,  nondimeno  non  havvi  nessnna  scoperta  che  fàecia  epoca;  ri 
tratta  piuttosto  di  perfezionamenti  ai  già  acquistato. 
/  Non  è  scarso  anclie  il  numero  delle  pubbliciuioni  che  non  contengono 
nulla  di  nuovo  ;  esse  aumentano  la  letteratura  senza  arriechirla.  Per 
cui  non  sarà  &tta  colpa  al  Réiaiore  se  ha  creduto  di  dover  essere 

Sono  compresi  in  questa  Rivista  solo  quei  lavori  che  considerano 
Telettricità  come  stimolo  fisiologico,  e  non  qnelli  che  ne  consideraiio 
gii  effetti  fisici  o  chimici. 

La,  gcdvanO'CauMtiea  e  VéleUroUH  per  conseguenza  sono  escluse,  co- 
statuendo  esse  metodi  chirurgici,  sa  cui  l' eiettroterapista  9  come  tale , 
non  ò  giudice  competente^ 

Egualmente  viene  esclusa  dalla  elettroterapia  la  luce  eìeiiriea  riman- 
dando per  lo  studio  delle  sue  applicazioni  ai  trattati  speciali. 
,  Quantunque  non  sia  possibile  dividere  completamente  Telettroterapia 
dalla  m$taUoterapia^  rientrando  ambedue  nei  metodi  estetiogmif  pure 
si  è  cercato  di  non  comprendere  1  lavori  che  abbiano  stretta  relazione 
colla  metaUoterapia  di  Burq  (2> 

*  .  -  .         - 

L  Tsmttati  e  CovKpewkAk, 

1)  RemaX  B.  ^  Elettrodiagnostica  ed  elettroterapia.  Wien  n.  Leipzig 

1880. 
^)  Clemens  Th.  — -  Suir  azione  curativa  della  elettricità  e  sua  appli  - 
cazione  efficace  in  diverse  malattie,  Frankfurt  a/2£.  1880. 

3)  £0  stesso.  —  L^eiettricità  come  mezzo  curativo.  Idem  1882. 

4)  Pierson  M.  E.  —  Compendio  di  elettroterapia ,  3.*  edizione.  Lipsia 

1882. 
h)  Erb  Th.  —  Manuale  di  elettroterapia  (3  Bd.  von  €  Ziemssen^s  fland- 
buch  d.  allg.  Therapie  >),  1*  parte.  Lipsia  1882. 


(1)  Articolo  inierito  nel  e  Sehmidt*B  Jahrbùcher  »  (1882,  N.  8»  p.  177). 
(t)  Vedi  su  qnesrargomento  gli  «  Annali  universali  di  Medicina.  »  A»  1879, 
CGXLVIII,  IS6,  Zi9i  COL,  157.  A.  183^  CCLIV,  314,  470.  A.  ISSI,  GCLVI,  890« 


BIVISTA  DI  BLfittROTERAPlA.  839 

f  1)  li  lavoro  dì  Itemàk  non  ostante  là  sua  brevità  è  oomplóto  estolto 
ricco  di  letteratura.  *  .    j. 

^  2,  3)  Clèmens  ha  ter^minato  la  sua  ot)erà  a  fascicoli  coidinciata  nel 
l876,  éon  tàtold  ràppre^entaiiti  i  saòi  apparecchi  «  L'elettricità  come 
mezzo  curativo  >  ne  ò  come^un  epilogo.    - 

^  4)  Il  Compendio  di  Pi^rson  fu  molto  completato  nella- 3.*  edizione. 
È  scritto  con  chiarezza '^ed  in  mòdo  sintetico.  Tutti  i  nuovi  lavóri  vi 
sono  passati  in  rassegna.  È  una  buona  guida  per  i  prinoipiantiè 

5)  Fra  le  recenti  pnbblicazit)ni  di  elettroterapia  la  più  importante  è 
ii  manuale  di  Erb»  Ne  ò  uscita  ora  la  parte  generale.  Naturalmente 
non  vi  poteva  essere  nulla  di  nuovo.  Sola  &  descritto  *un  nuovo  elei-* 
4rodo  (  V,  sotto  ).  Contiene  però  una  esposizione  cosi  chiara  della  elet- 
troterapia che  fin  qui  non  8*era  veduto  nulla  di  simile.  Due  capitoli 
specialmente  m^éttono  in  rilievo  i  pregi  del  libro:  uno  sulla  elettrofi- 
sica, Taltro  sul  metodi  di  esame  elettrico*  In  quello  viene  ti^attata  ià 
Inodo  magistrale  la  distribuzione  della  corrente  nel  corpo.  L'Autore  fa 
riattare  V  importanza  della  forma  degli  elettrodi ,  troppo  spesso  ve« 
nendo  queìBta  trascurata.  In  questi  sona  compresi  di  preferènza  i  latori 
speciali  deirAutore^  Sarebbe  bene  che  nessuno  prendesse  in  mano  gli 
ìslettrodi,  senza  aver  letta  accuratamente  questo  capitolo. 

II.  Elettrof isiciT^  AppareeeUi  eleitro-terap^utf  èL  C 

•w  -  m  .  I 

»-     -  »>  ... 

1)  Schioatbe.  -^  Nuova  batteria  costante  portatile.  Deutsche  med.  Wo- 

chenschr.  IV,  52,  1878.  .  ; 

è)  TavJbe.  -^  Batteria  galvanica  portatile  con  elementi  di  Spamer.  Idem. 
,      YI,  6,  1880. 
é)  Stein.  —  Nuova  batteria  costante.  Arch.  f.  Psychiatrie  XI,  1,  1880. 

4)  Blackioood  i2.  A  —  Sistemazione  di  una  discreta  batterìa  galvanica» 
"^     Phllad.  med.  and.  surg.  Reporter.  XLIII,  5,  1880. 

5)  YolMinU  —  Batteria  galvanica  per  galvana-oaustica ,  corrente  in- 

dotta e  continua,  elettrolisi   ed   elettromagnetismo.  BresU  &ntl. 
'       Ztscfar.  II,  15,  1880. 

13)  Stein.  —  Nuovi  apparati  etettroterapeutici  per  corrente  continua. 
'       Centr.  Bl.  f.  Nervenk.  IV,  14,  1881. 
**!)  Eirachmann.'  -^  Meccanica*  Nuovi  apparecchi  elettroterapeuticf. 

Idem  24.       • 
"S)  Macchina  magneto-elettricia  tascabile^  Làncet  I,  16  aprile  188L 
9)  Wyllie.  —  Modificazione  di  reofori  e  di  batteria  galvanica  per  l*n8o 

medico.  Edinb.  med.  Journ.  XXVI.  March  1181.  ^ 

'^10)  Poet^  Sarah  B.  -^  Istrumenti-  per  massaggio  elettrico.  New  York 
*        med.  Record.  XIX,  26,  1881. 

4l)  SeéUgtfniiller.  ^  Apparecchi  elettroterapeutici.  Centr.  BU  f.  Ner- 
^  ^  yénk.  IV,  12,  1881. 
12)  Felion  L.  E.  "^  Apparecchio  d*  induzione.  New  York  med.  tteèord. 

XXI,  5,  1882  (nulla  di  nuovo). 


SaO  WVXOTA  : 

ìXl^JMack  ^.  «»- ApiiarecohI  olettrloi  Mtomatiei^  PraeUiioner.XXBI^ 

4  «ttobre  1879. 
U)  Baré$t  -*  Bolla  diposidon^  èlattrologloa  di  Parigi  dal  punto  di 

Titta  medico  e  torapeotloo.  BoiU  4e  Tbér.  GII ,  p,  1^,  114,  1^^ 

JaoT.  15,  FéTr.  16,  28,  1882. 
15)  BeeiM  "W.  —  Gli  apparecohi  elettro-medici  alla  EsposizloDo  elettrioa 

di  Barigi.  Bayr.  kni\.  lutali.  BU  TJilX^  1S>  1882; 
18)  Catalogo  generale  nffloiale  della  esposizione  internaslonale  di  elet* 

trioitAi  Paris  1881.  Lahure  8,  199,  pp. 

17)  Vé  Bene,  r-  Sa  un  sistema  di  anità  elettriotae  s^solnte^  €entr.  BI^ 
f.  Ner?enbr.  II,  23»  1879. 

18)  BemhardL  -*-  Sulla  questione  del  galvanometro.  Idem  I^,  9,  I880w 

19)  De  WamviUe.  —  Idem.  N.  15.  . 

SO)  Remahp  -—  Balla  questione  del  galvanometro*  Idem.  N.  12  e  20. 
Sl>  Mmier  Fr.  •—  Balla  misqra  e  graduazione  della  corrente  co^tìnnii 

nella  elettrodiagnostica  ed  elettroterapia.  Memorabilien  ZXV,  p.  289^ 

1880. 
22)  Seure  t  -—  Sulla  graduazione  della  corrente  elettrica.  Bull  de 

Tbér.  01,  p.  2ia  Sept  1881.  (Piscussioni  fisicbe.  Nulla  di  nuovo). 
28)  Bóitaher  Jg.  —  Qalvaiometro  verticale.  Ztscbr.  t  angevandte  Blek» 

trict&tslebre,  età,  1882. 
24)  Siemesen.  •-*  Qalvanomeiro  Edelmann*  ad  unità  assolute.  Deutsche» 

^  Arch.  t.  Klin.  Med.  XXX,  1882. 
95)  Benneiit  Euffhee  il.  —  Un  nuovo  elettrodo  medico.  Lancet  Xf  2$^ 

Jane  188& 
,    (Bennett  descrive  un  elettrodo  cbe  contiene  interruttore ,  commula» 

toro  e  reostata.  Per  maggiori  dettagli  vedi  l'originale). 
.28)  *Eedinger.  —  Sopra  nuove  batterie  elettricbe.  Wurtemb.  Corr.  BL- 
,       LII,  1  e  2  1882. 

(L'Autore  descrive  le  batterie  esposte  a  Francoforte  sul  Meno  da  Be^ 
-  '    niger  a  da  Stóhrer. 

1)  La  batteria  di  SchwaXbe  pesa  col  liquido  4  cbilogrammL  Oli  ele- 
menti ai  compongono  di  tubi  di  vetro  ebiusi  da  ambo  le  parti  dà*  tu?» 
raccloli  di  gomma,  di  un  filo  di  platino  e  di  un  cilindro  di  zinco.  SI 
riempiono  con  una  soluzione  di  acido  solforico  e  cgg  carbone  di  stertii; 
Nella  posizione  eretta  lo  zinco  non  pesca  nel  liquido.  Rivoltando  F  ap- 
parecchio  resta  immerso  nel  liquido  a  la  pila  funsiona.  La  batteria  aar 
tebbe  molto  costante.  KHiger  di  Berlino  la  spedisce  per  90  marcb^. 

2)  Taube  ha  adattata  alia  batteria  di  Spamer  un  commutatore  e  iu» 
terruttora  j^er  tutte  e  due  le  correnti.  Trenta  piccoli  elementi  soiio  di- 
sposti in  3  cassette  di  10  elementi ,  ciascana  di  queste  vlen  sollevata 

.quando  jd  vuole  adoperare.  Gli  elementi  sono  collegati  per  mezzo  di  un 
congegno  a  slitta  poggiante  su  un'asta  d'ottone.  La  batteria  costa  pressa 
■MfCke  in  Lipsia  200  marcUL 


j 


DI  blbttrotsràpia  S81 

IX  Helaiore  per  propria  esperiensa  ritiene  le  batterie  di  Spamer  molto 
incostanti.  Lo  sforzarsi  di  ottenere  batterle  di  ikcile  maneggiamento 
nótf  è  sempre  per  il  meglio  delia  elettroterapia^  Più  le  macelline  INona 
sémplici  e  più  gH  Inesperti  sono  tentati  ad  adoperarle.  Troppo  spattso 
tiene  obbiiato  che  da  un  elettroterapista  più  si  richiede  ck»  non  U 
possesso  di  una  batteria. 

3)  Anche  Stein  ha  cercato  la  comodità  colla  piccolezza  degli  ele«> 
menti,  composti  di  zinchi  e  carboni  molto  piccoli  rinchiasi  in  vasetti 
dt  chftoiitchouc  f  e  riuniti  con  an  sistema  di  tubi  elastici.  Ogni  volta^ 
cho  si  Togltono  adoperare  si  riempiono  per  mezzo  di  una  bottiglia  di 
Wolff  annessa  all'apparecchio  e  quindi  si  vuotano. 

4)  BlackfBood  insegna  il  modo  di  costrnirsi  una  discreta  batterla  eoa 
rasi  di  chinino  e  strìscio  di  rame  e  isineOy  eoo. ,  come  si  pii6  Todero^ 
nell'originale. 

5)  YoUoliai  ha  modificato  il  suo  apparecchio  di  galvano*oanstica  onde 
renderlo  adatto  anche  ad  altre  applicazioni.  Per  Ottenere  la  corrente 
indòtta  vi  viene  invitato  un  rocchetto  d*  induzione.  Liquido  eocitatore- 
pUÒ  essere  acqua  di  fonte  o  acqua  minerale.  Per  la  corrente  oontinua 
si  cambiano  gli  elementi  e  la  disposizione.  Cassa,  meccanismo  e  liquida 
«coitatore  rimangono  gii  stessi.  La  batterìa  si  costruisce  da  Brade  ia 
fireslavia.  I  particolari  sono  da  vedersi  neirorìginale. 

6)  Siein  descrive  nuove  batterie  che  figuravano  alla  esposizione  baU 
iie0loìgica  di  Francoforte.  Degna  di  nota  ve  n*è  una  costrutta  da  Stdh-^ 
fistv  Sheila  quale  gli  elementi  sono  chiusi  In  vasetti  di  ebonite.  I  caf-* 
boni  sono  lunghi,  gli  zinchi  corti  in  modo  da  pescare  nel  liquido  solO' 
i|Uando  r  elemento  viene  rivoltato.  Il  Relatore  si  ò  servito  di  questa 
liatteria,  però  preferisce  le  vecchie  batterie  ad  immersione  di  Stóhrer^ 
Lù  Stesso  Stein  raccomanda  una  batteria  eostruita  da  Beiniger  ìn-Qiaith 
gart  a  scompartimenti  comunicanti.  Vedine  la  costruzione  neU' ori» 
ginale. 

7)  Sirst^tnann  descrive  il  suo  apparecchio  portatile  buono  per  amba 
le^  correnti  ;  più  una  batteria  portatile  e  patentata  con  disposizioni 
particolari  onde  limitare  il  consumo  dello  zinco. 

'  Bf  li  €  Lancet  »  descrive  una  maochioa-magneto^elettrìca,  costruita 
da  Lonffwiate  in  Sheffield,  la  quale  si  distingue  per  la  sua  piccolezziL 
*I>t  importante  vi  è  un  congegno  di  ruote  dentate  che  rendono  più  ù^r 
olle  e  più  celere  il  girare  del  rocchetto.  Per  il  resto  vedi  T originale.; 
9)  Wyllie  descrive  un  elettrodo  disposto  in  modo  da  lnterrompere> 
commutare  ed  inserìre  ora  la  corrente  faradica  ora  la  oontinua.  I  duo 
rflli  vanno  ili  reoforo  in  questionò  e  solo  da  questo  si  stacca  il  seconda 
:fllD  per  andare  all*altro  reofaro. 

:    li  Relatore  dabita  die  questi   artifici  rispondano  allo  scopo.  In  se^ 
:|tQito   Wpllie  raccomanda  una   batteria  semplice  con  elementi  Le^ 
cianche.  / 

e  10)  Bojl  descrive  elettrodi  per  massaggiò  elettrico;  Sono:  pna  s^àia- 


:S32  i\:     RIVISTA 

sola  elettrica,  uno  stampo  e  un  cUiodro  (rullo)  somigUante  i|gU;appa- 
tocchi  coperti  di  carta  fiugante  per  i  tavoli  da  wriTerOé  .  .; 

:  11)  SeeligmuUer  parla  di  un  nuovo  elettrodo  per  galvanizzare  il  mi- 
dollo opinale.  Si  compone  di  due  eooitatori  a  forma  di  rettangoli  al« 
lungati  che  al  alaoeiano  ooU'eLettrodo  e  sì  pongono  ai  due  iati  delle 
apofisi  spinose.  Consiglia  di  coprire  l'estremitàt  metallica  degli  elettrodi 
con  strìsce  di  feltro  che  si  fissano  agli  orli  con  cappueci  di  gomma 
elàstica.  Cosi  si  evitano  le  escare  prodotte  dal  passaggio  della  eorrente 
lungo  gli  orli  ed  ò  reso  facile  il  pulire  la  superficie  metallica*  — *  Pai 
descrive  un  apparecchio  per  batterla  di  facile  trasporto.  -«  Consiglia  ^ 
nei  bagno  elettrico,  di  porre  il  paziente  in  un  lenzuolo  a  forma  di  letto 
«pensile.  '^.  * 

*■  13)  lattata  ha  immaginato  varj  apparecchi  complicati  per  otteneira 
contrazioni  ritmiche  dei  muscoli  malati  e  facilitare  cosi  i  movimenti 
'tiaturali.  Può  vedersene  la  costruzione  noli' originale»  Ma^saranno  di 
applicazione  pratica?  * 

14)  Erb  loda  un  elettrodo  costruito  da  Stòhrer  per  V  esame  faradico 
4ella  sensibilità  cutanea.  Un  fascio  di  fili  metallici  isolati  è  rinchiaso 
In  un  anello  di  gomma  indurita  e  reso  di  superficie  levigata.  Questo 
«elettrodo  ha  sul  pennello  il  vantaggio  di  poter  esaere  applicato  forte- 
mente senza  irritare  menomamente  la  pelle*  Anche  il  ÌUlcUQre  ne  ha 
fatto  uso  con  vantaggio.  > 

15)  Sogli  apparecchi  elettroterapeutici  della  esposizione  elettrolc^oa 
di  Parigi  diamo  un  breve  cenno  dietro  la  relazione  fattane  da  JSeeis» 
•»  Secondo  lui  gli  apparecchi  esposti  non  avrebbero  annunciato  grande 
progresso.  Numerosissime  erano  le  pile  elettriche  per  lo  più  modifioa* 
aloni  dell'elemento  Danieli.  Si  vide  una  nuova  modificazione  della  pila 
Siemens  con  che  si  impediva  accuratamente  il  mescolarsi  dei  dna  li- 
quidi, e  l'elemento  di  Meidinger  esposto  da  Qaiffe  ^  nel  quale  si  evita 
il  depositarsi  del  rame  sulla  lastra  di  zinco  per  mezzo  di  un  diaframma 
di  rame«  —  Per  gli  elementi  ad  acido  cromico  sono  adoperate  diverse 
miscele.  Quella  di  Loieeau\  bicromato  di  potassa  e  solfato  di  soda$  e 
un'altra  di  Partz\  bicromato  di  potassa  e  oloruro  di  zinco  sono  state 
giudicate  buone.  Particolare  attenzione  fa  fatta  airelemento  LecìanK^é. 
JYegli  elementi  di  Barbio ,  Beau/ils  e  Leseing  si  suppliva  la  miscela 
■di  manganese  e  carbone  con  una  pasta  formata  dalle  medesime  so- 
stanze. Oai/fe  stratifica  grossolanamente  quei  corpi  e  rigenera  gli  ele- 
menti spossati,  facendoli  traversare  da  una  corrente  inversa  fornita,  da 
Un'altra  batterla.  Le  batterie  elettroterapiche  di  Cowelar  e  figlio  ta- 
^ece  della  lamina  di  carbone,  come  si  trova  nell'elemento  LeclàneMf 
contengono  una  lamina  di  platino  e  sono  chiuse  cosi  ermetioameate 
ehe  hon  soffrono  anche  se  trattate  con  poca  cura*  In  genere  ai  vide 
-predominare  la  tendenza  a  rendere  possibile  il  maneggio  delle  pile  el^ 
jiersone  poco  abili.  ^. 

-   Levarono  molto  rumore  le  pile  secondarie  di  PUMé  poco  ooaosoiate 


DI  ELBTTROTERAPIA  33^ 

in  Oermanìe.  Esse  ooostano  di  dae  lamine  di  piombo,  immerse  in  una 
solnzione  di  acido  solforico,  tra  le  qnali  si  fa  passare  a  più  riprese  una 
corrente  ora  in  nn  senso  ora  in  un  altro.  Preparata  cosi  la  pila  onde 
averne  maggior  effetto  di  polarizzazione ,  se  si  fa  passare  la  corrente 
primaria  in  direzione  costante  nna  lamina  di  piombo  resta  coperta  dt 
perossido  di  piombo  e  l^altra  di  piombo  ridotto.  Chiudendo  questo  cir<^ 
ènito  secondario  si  ha  una  forte  corrente  di  polarizzazione  e  il  peros- 
sido di  piombo  viene  di  nuovo  ridotto.  Le  pile  secondarie  di  ì^aure  ^ 
tanto  lodate  da  S.  W".  Thomson  sono  fondate  su  questo  medesimo  prin- 
cipio. —  Degli  apparecchi  d'induzione  si  videro  in  gran  parte  le  forme 
usuali.  Speciali  disposizioni  avevano  quelli  di  TrQUì)é  e  di  Qaiffe  onde 
regolare  a  piacimento  il  numero  delle  interruzioni;  i  primi  con  un  con- 
gegno di  orologeria,  i  secondi  col  regolare  una  leva  o  coli*  inclinare 
più  o  meno  11  martello  (nulla  di  nuovo).  Vi  erano  numerosi  apparec- 
chi di  soccorso,  sedie  da  elettrizzare,  disposizioni  per  pediluvio^  ma« 
niluvio  e  bagno  generale. 

Dopo  tutto,  la  parte  medica  della  esposizione  non  ha  corrisposto  alla 
grande  aspettativa  che  se  ne  aveva. 

Più  importanti  della  continua  ricerca  di  nuovi  elementi  e  ;  batterie 
sono  gli  studj  sulle  unità  di  misura  elettrica, 

17)  Heese  propose  di  adottare  il  sistema  di  misura»  usato  in  InghiU 
terra,  alla  determinazione  delle  correnti  elettroterapeutiche,  onde  averne 
l'intensità  in  unità  e  paragonabili  in  tutti  i  galvanometri.  Fino  ad  ora. 
Punita  di  forza  elettromotrice  era  un  €  Danieli  »  quella  di  resistenza 
una  unità  <  Siemens.  >  Nel  sistema  di  Gauss  e  Weber^,  adottato  dal- 
rassociazione  inglese  ,  V  unità  di  forza  elettromotrice  ò  un  <  Volt  > 
presso  a  poco  uguale  ad  un  elemento  Danieli.  L' unità  di  resistenza  a 
<  Ohm  >  ò  ugnale  a  1,0486  V.  S.  a  l'unità  di  intensità»  ossia  la  quan- 
tità di  elettricità  che  in  un  secondo  passa  a  traverso  ad  una  resistenza 
di  1  Ohm  con  una  forza  elettro- motrice  di  1  Volt,  ò  chiamata  e  Weber.  »^ 

Watteville  (<  A  practical  introductlon  to  med.  Electricity.  >  London 
1878)  ha  proposto  di  adottare  come  misura  medica  il  <  MlUi-Weber.  > 
Supposta  la  resistenza  del  corpo  umano  ascendere  a  3000  Ohm ,  una 
corrente  di  3  elementi  Danieli  che  la  traversasse,  segnerebbe  1  Milli- 
Weber,  una  corrente  di  15  elementi  segnerebbe  5  Milli- Weber  e  cosi 
di  seguito.  Il  galvanometro  dovrebbe  essere  diviso  in  Milli- Weber  e 
cosi  potrebbe  leggersi  direttamente  la  vera  intensità. 

18)  Bernfuirdt  accolse  la  proposta  di  Eesee  e  Watteville  e  dimostri^ 
come  formando  piccole  tabelle  per  ogni  galvanometro,  si  potesse  oaU 
colare  le  grandezze  assolute  corrispondenti  al  numero  dei  gradi, 

19)  Hemah  reclamò  per  so  la  priorità  del  metodo  di  calcolo  e  so- 
stenne essere  il  galvanometro  consigliato  da  lui  e  da  Erb  migliore  di 
^quelli  ad  unità  assolute. 

Ne  segui  una  breve  risposta  di  Bemhardi  ad  una  osservazione  di 
Watteville. 


^854  RIVISTA 

21)  MUier  pare  deaera  misare  assolate  di  iotensltà.  Descrive  il 
j^lTanometro  orissontale  semplice  costraito  da  Gaiffe  nel  1874,  con 
finau  scala  divisa  la  Milli-Weber.  Peevò  fa  osservare  che  q^aalanque  gal- 
vanometro  simile  è  esatto  solo  per  il  laogo  dove  fa  fabbricato  e  per  i 
.  paati  della  saperflcie  terrestre  nei  qaali  ò  agaale  Tintensità  della  com- 
fionente  oriszontale  del  magnetismo  terrestre. 

L'opinione  dei  medici  salle  naità  di  misura  dovrà  probabilmente  adat- 
tarsi alle  decisioni  prese  dal  Congresso  di  Parigi  dorante  F  esposizione 
elettrica.  Fa  stabilito  :  per  anità  di  forza  elettromotrice  il  Volt  (  =  0,9 
J^aniell),  per  anità  di  resistenza  TOhm  (»  1,05  U.  Siement),  per  unità 
d'intensità  TAmpòre  (  sostituendolo  semplicemente  al  Weber  ).  Per  cai 
un  galvanometro  moderno  dovrebbe  avere  una  scala  divisa  in  Ampère. 

Nel  naovo  galvanometro  prodotto  da  Hirsehmann  V  ago  pesca  in  un 
recipiente  di  glicerina.  Onde  si  ha  arresto  istantaneo  dell'ago  nel  punto 
eegnato. 

23)  Un  naovo  galvanometro  verticale,  dietro  indicazioni  di  BòtU^erg 
•è  stato  graduato  empiricamente  da  Stòhrer  nel  modo  seguente. 

La  misura  di  divisione  corrisponde  ad  una  intensità  di  un  elemento 
Danieli  per  una  resistenza  complessiva  di  1000  anità  Siemens  (=s  950 
Ohm).  Questa  intensità  ò  solo  di  5  per  100  più  grande  che  ^fi^^  Am- 
pera  (Milli  AmpÀre  anticamente  Milli- Weber)..  Lustramento  ha  due  Ali 
ravvolti  in  direzione  contraria,  così  che  la  deviazione  dell'ago  eviene 
a  destra  quando  si  leva  il  turacciolo  destro,  a  sinistra  quando  si  leva 
il  turacciolo  sinistro.  Nel  1.*  caso  la  correote  percorre  un  filo  lungo  e 
molto  ravvolto ,  nel  2.^  un  filo  corto  con  pochi  rivolgimenti.  La  metà 
destra  serve  a  misurare  le  correnti  deboli  (  elettroterapia  ) ,  la  sinistra 
•a  misurare  le  correnti  forti  con  lieve  resistenza  estema  (  galvanocan- 
stica).  La  resistenza  del  lungo  filo  moltiplicatore  ammonta  a  circa  ICQ 
V.  Siemens;  e  levando  un  determinato  turacciolo,  vieae  inserita  una 
ulteriore  resistenza  di  900  U.  Siemens  (  filo  più  fino  ).  Siccome  la  resi- 
steoza  interna  della  batteria  ò  comunemente  molto  piccola,  così  la  de- 
viazione deirago  misura  approssimativamente  la  forza  elettromotrice 
«della  batteria  in  LanieU. 

Aggiungendo  una  grande  resistenza,  per  esemplo,  quella  del  corpo 
amano,  se  ne  può  calcolare  il  valore,  poiché  si  conosce  la  forza  elet- 
tromotrice. La  resistenza  interna  della  pila  e  del  reofori  può  venire 
trascurata.  Finalmente  in  questo  galvanometro  si  può  regolare  dal  ài 
fuori  la  direzione  del  quadrante  insieme  ai  rocchetti,  in  modo  ohe  la 
inclinazione  delFago  riguardo  al  meridiano  magnetico  sia  normale.  Le 
oscillasioni  dell'ago  sono  smozzate,  trovandosi  questo  tra  due  forti  la- 
mine di  rame. 

Questo  magnifico  istrumento  risponde  alle  esigenze  di  chi  vuole  nd» 
aure  assolute.  In  ogni  modo  ò  da  preferirsi  al  .galvanometro  di  Qaiffe* 

24)  Ziemenn  descrive  un  galvanometro  orizzontale  del  dott.  Edeì" 
mann  docente  nella  scuola  superiore  tecnica  di  Monaco.  La  intensità 


DI  ELETTROTERAPIA  SSÌ 

yi  ò  espressa  in  Milli-Ampóre.  L*  ago  ò  formato  da  un  oiliodro  oavè 
(magnete  a  campana  dì  Siemens)  ob&  oscilla  dentro  ad  nna  sfera  «ava 
di  rame,  I  dne  rocchetti  del  galranometro ,  fra  i  qnali  oscilla  T  ago» 
sono  coperti  di  circa  12,000  giri  filo  fino.  Diversi  rocchetti  di  resistenza 
permettono  di  dtminnire  la  sensibilità  'dellMstra mento,  li  resto  pnò  ve- 
dersi neirorigini^e.  i\  doti  Edelmann  ha  costrnito  anehe^  un  galvano^ 
metro  tascabile  segnendo  le  disposizioni  del  precedente. 

III.  FMologla. 

«  -% 

•  -  -     .  k 

1)  Fischer  0.  ->-  Ricerche  esperimentali  sulla  galvanizzazione  tera* 

peutica  del  simpatico.  Deatsche  Arch.  f.  klin.  med.  XX  >  p.  175, 
1877. 

2)  Katyachev)  J.  — -  Sulla  eccitazione  elettrica  dei  cordoni-  del  simpa- 

tico ,  e  infiuenza  della  corrente  elettrica  sulla  pupilla  nelt*  uomo. 
Arch.  f.  Psychlatrie,  etc.  Vili,  p.  624,  1878. 

3)  Katyschew.  —  Snir  azione  vaso^costrittiva  della  faradizzazione  al 

collo.  Peters.  med.  Wochenschr.  V.  5,  1830. 

4)  Drosdoff.  —  Ricerche  sulla  eccitabilità  elettrica  della  pelle  nel  sano 

e  nel  malato.  Arch.  f.  Psychiatrie,  etc.  IX,  p.  208,  1870. 

S|)  Bemhardt  -^  Le  ricerche  di  Drosdoff  sulla  eccitabilità  elettrica 
della  pelle  nel  sano.  Idem,  p.  753.  . 

^)  Drosdoff.  —  Sulla  misura  della  ertezza  della  epidermide  nelle  di- 
verse parti  del  corpo  e  relazione  tra  la  sua  ertezza  e  la  sensibilità 
elettro-cutanea.  Arch.  de  phys.,  etc.  VI,  2,  p.  117,  1879. 

7)  Tschirieto  S.  e  À.  de  Watteville.  —  Sulla  eccitabilità  elettrica  d0lla 
pelle.  Brain  II,  p.  163,  1879. 

^)  Vigourouo)  R.  —  Importanza  della  resistenza  elettrica  dei  tessuti 
per  la  diagnosi  elettrica.  Gaz.  de  Paris,  51,  p.  657,  1879. 

^)  Glao)  /.  —  Influenza  della  faradizzazione,  dei  muscoli  del  ventre  sul 
riassorbimento  e  sulla  secrezione  delfurlna.  Deutsohes  Arch.  f.  klin. 
Med.  XXII,  p.  611,  1878. 

10)  Stolnihow.  —  Oscillazioni  della  quantità  di  urea  nella  urina  in  se- 
guito alla  eccitazione  elettrica  del  fegato,  Petersh.  med.  Wochen- 
schr. IV,  45,  1879. 

11)  Sigrist  W.  F.  —  Influenza  della  elettrizzazione  del  fegato  sulla  se- 
crezione deirurea.  Petersb.  med.  Wochenschr.  V.  12,  1880. 

12)  Baeumler.  ^  Influenza  della  corrente  faradica  sulle  contrazioni 
della  vescica  e  delle  intestimi.  Centr.  Bl.  f.  nerfenk.  II,  20,  1879. 

'  13)  Ziemssen.  — '  Sulla  eccitabilità  meccanica  ed  elettrica  del  cuore  e 
del  nervo  frenico.  Deutsohes  Arch.  f.  klin.  Med.  XXX ,  pag.  270  » 
1882. 

14)  ttosebach  M,  /.  —  Bulla  possibilità  di  eccitare  colla  corrente  elet- 
trica i  nervi  e  i  muscoli  della  laringe -a  traverso  della  pelle.  Mon. 
Schr.  f.  Ohhde,  etc.  XV,  10,  1881. 


^  RIVISTA 

)5)  Clemen^  Th^  -^  La  corrente  interrotta .  0ao  potere  promorente  il 
riassorbimento  ed  azione  molecolare.  Med,  Gentr.  Ztg.  XLIX  «  10^ 
,       15,  18,  83,  28,  34,  1880. 

16)  Gordon  L.  A.  —  loflaenza  della  faradizzazione  nella  iperidrosi*  Cent 
Bi.  f,  nervenli.  Ili,  18,  1880. 

17)  SchUl  L  •—  Sulla  elettroterapia.  Dentsches  Arctu  tklin.  Med.  ZXVII, 
p.  241,  1889. 

18)  Wcuteville  A.  de.  —  Le  condizioni  della  eccitazione  unipolare  la 
Fisiologia  e  Terapia.  Brain  IH,  p.  23,  1880. 

10)  Waller  A.  e  A.  de  Watteville.  •—  Influenza  della  corrente  "galva- 
nica  sulla  eccitabilltÀ  dei  nervi  motori  deU^uomo.  £[eurolog«  Gentr. 
Bl.  I,  7,  1882, 

20)  Leiourneau.  -^  Sulla  elettrizzazione  della  testa.  Bull*  de  Thérap. 
XGV,  p.  130,  sept.  15,  1878.  ;    . 

21)  Letoumeau^  —  Influenza  della  elettrizzazione  sulla  temperatura 
degli  organi.  Journ.  de  Thór.  Vili,  9,  p.  321,  1881. 

22)  Lùwenfeld  L»  «—  Ricerche  sperimentali  e  critiche  sulla  elettrota» 
rapia  del  cervello,  in  particolare  sul!'  azione  della  galvanizzazione 
della  testa.  Mùnchen  1881. 

23)  Watteville  A,  de,  —  Una  superstizione  elettroterapeutica;  la  gal- 
vanizzazione del  simpatico.  Brain  IV,  p.  207,  1881,  L*  Autore  pole- 
mizza contro  i  fautori  della  cosi  detta  <  Galvanizzazione  del  sim- 
patico. >  Propone  per  la  galvanizzazione  al  collo  il  nome  di  <  Qal* 
vanizzazione  sub-auricolare.  »  La  Memoria  non  contiene  nulla  di 
nuovo. 

24)  Móbius.  —  Sulle  persone  elettjro-sensitive.  Memorabilien  ZXVl 
p.  270,  1881. 

1)  Fischer  ha  oontfnnato  le  sue  ricerche  sulla  galvanizzazione  tera- 
peutica del  simpatico,  cominciate  nel  1875.  I  risultati  dell*  interessante 
lavoro  sono  questi.  È  possibile  influire  sulla  circolazione  intracranica 
per  mezzo  di  correnti  elettriche  applicate  sulla  pelle  del  collo;  'però 
il  nervo  simpatico,  a  cui  se  ne  era  attribuita  in  gran  parte  l'influenza, 
non  vi  ha  clie  una  parte  del  tutto  secondaria»  Fiecher  propone  perciò' 
di  chiamare  in  avvenire  «  Galvanizzazione  al  collo  >  la  cosi  detta  gal- 
vanizzazione del  simpatico. 

La  galvanizzazione  al  collo,  modificando  la  circolazione  della  testa 
può  avere,  secondo  le  circostanze,  valore  terapeutico.  Però  la  sua  azione 
non  ò  determioabile  con  precisione  |  non  dipende  nò  dalla  direzione 
della  corrente,  nò  dairazione  polare ,  ed  in  ogni  modo  ò  più  energica 
colla  corrente  faradica  che  colla  continua.  L*  influenza  della  galvaniz- 
zazione al  collo  sul  cervello  ò  indiretta ,  per  mezzo  dei  nervi  sensitivi 
della  pelle,  dei  cordoni  centripeti  del  vago  e  depressore  e  per  mesza 
delle  contrazioni  muscolari.  Il  nervo  simpatico  senza  dubbio  vien  1ÌL 
raggiunto  dalla  corrente  ;  pure  neir  effetto  complessivo  piglia  una  ini«^ 


DI  ELETTROTERAPIA  337 

Dima  pSLVte.  l  suoi  gangli  non  presentano   eccitabilità  maggiore  obe  il 
tronco  del  collo. 

Non  esiste  prova  alcuna  che  il  grenxsirang  reagisca  alla  oarrent^ 
continua  a  modo  di  un  nervo  motore.  Sembra  che  ad  eccitare  il  sim* 
patioo  siano  necessarie  frequenti  a  rapide  inversioni  di  corrente  e  cam- 
biamenti d'intensità.  Ciò  si  ottiene  colla  corrente  faradica  e  colle  al- 
ternative voltaiche.  Quantunque  1*  azione  del  galvanismo  al  collo  sia 
ancora  piuttosto  oscura,  pure  Fischer  la  consiglia  nei  casi  in  cui  em- 
piricamente Tha  trovata  utile. 

2)  Katysehew  deduce  da  considerazioni  anatomiche  ohe  nella  galva* 
nlzzazione  al  collo  la  corrente  non  vada  al  simpatico ,  sibbene  si  pro- 
paghi lungo  1  grossi  vasi  del  collo.  Cosi  la  corrente  eserciterà  una 
certa  influenza  sui  vasi  e  poca  o  nessuna  sulla  larghezza  delia  pupilla. 
E  ciò  spiega  come  nella  galvanizzazione  del  simpatico  sia  cosi  rara  la 
dilatazione  della  pupilla  e  sempre  cosi  insignificante ,  mentre  le  modi- 
ficazioni del  circolo  sanguigno  sono  molto  appariscenti. 

L'Autore  propone  di  applicare  piuttosto  gli  elettrodi  direttamente 
sulla  carotide  tra  lo  sterno  cleido-mastoideo  e  la  laringe.  In  questo 
modo ,  dice ,  galvanizzando ,  il  polso  diviene  €  pieno  e  raro  »  specie 
quando  la  corrente  venga  spesso  interrotta.  Neila  faradizzazione  del 
plesso  carotideo  il  polso  diviene  più  frequente  e  in  quello  della  radiale 
più  duro.  Per.  la  galvanizzazione  la  pupilla  si  cangia  poco  e  senza  co- 
stanza, mentre  per  la  faradizzazione  si  restrìnge  da  ambo  i  lati  cam- 
biandosi anche  il  colore  deiriride. 

Dalla  galvanizzazione  del  Trigonum  colli  «tip.  non  ebbe  effetti  favo- 
revoli.  Egli  ritiene  che  se  ne  ottenga  ristagno  nella  cavità  del  cranio. 
La  faradizzazione,  secondo  lui,  ò  più  attiva.  L*ha  usata  con  buon  ef- 
fetto nelle  cefalalgie  e  nel  Morbus  Basedovii.  Forte  pulsazione  delle 
carotidi  sarebbe  una  indicazione  sicura. 

3)  Katyschew  ha  veduto  scomparire  il  rossore  infiammatorio  del  tim- 
pano neila  Myringitis  e  nel  catarro  deirorecchio  medio,  in  seguito  alla 
faradizzazione  al  collo  ;  anche  i  dolori  e  i  sibili  diminuivano.  L' effetto 
durerebbe  parecchie  ore.  Uguale  effetto  si  avrebbe  colla  corrente  con- 
tìnua a  frequenti  interruzioni. 

4)  Drosdoff^' ^oco  contento  dei  metodi  seguiti  da  Leyden  e  da  Bern- 
hardt  onde  esplorare  la  sensibilità  delia  pelle,  ha  intrapreso  per  in- 
carico di  Efb  nuovi  studi  in  proposito.  Il  suo  metodo  fu  il  seguente. 
<  Si  serviva  di  una  corrente  d'induzione  secondaria  (tetanizirende)  for- 
nita da  un  apparecchio  Duiboiè  eccitato  da  2  elementi  Bunsen.  Il  polo 
positivo  a  forma  di  piastra  umida  veniva  fissato  sullo  sterno ,  il  polo 
negativo  a  forma  di  pennello  metallico  morbido  e  a  superficie  netta  ve- 
niva posato  dolcemente  sulle  parti  da  studiarsi.  Quindi  il  rocchetto  se- 
condario si  avvicinava  fino  ad  avere  una  minima  sensazione  di  solle- 
tico (  minimo  di  sensazione  ).  Notata  la  distanza  del  rocchetto,  questo 
si  avvicinava  di  nuovo  fino  che  si  avessero  le  prime  traece  chiare  di 

RitUtm.  %% 


833  EIVISTA 

dolore  (minimo  di  dolore).  Se  ne  notava  la  seeonda  disianza.  In  fine 
si  misarava  la  resistenza  elettrica  delle  porzioni  di  pelle  studiate  cool 
una  eorcente  di  12  elementi  Slòhrer  ed  un  galranometro  di  150  giri , 
notando  le  deviazioni  dell'ago.  > 

L*Antore  esaminò  molte  zone  di  pelle  in  dieci  persone  sane^  riunendo 
i  risultati  in  una  tavola.  Da  questa  trasse  le  seguenti  conclusioni  :  a)  Le 
oscillazioni  della  eccitabilità  elettrica  della  pelle  nelle  diverse  parti 
del  cprpo  fono  molto  rilevanti,  h)  Queste  variazioni  dipendono  più  dalla 
diversa  eccitabilità  dei  nervi  cutanei  che  non  dalla  resistenza  della  epi- 
dermide, perchò  spesso  la  eccitabilità  della  pelle  ò  in  disaccordo  colla 
sua  resistenza,  e)  La  eccitabilità  dei  nervi  cutanei  varia  nelle  diverse 
parti  con  naa  certa  regolarità,  in  modo  da  poter  dividere  tutta  la  su- 
perficie della  pelle,  secondo  la  sua  eccitabilità^  in  10  zone.  Le  zone  e  la 
distanze  del  rocciietto  (  in  millimetri  )  per  i  minimi  di  sensibilità  e  di 
dolore  sono  le  seguenti: 

Min.  Dolore    Dev.  dell'ago 

\.^  Zona  della  faccia 233,5  165,2  22,8 

2.®  >  del  collo    .......  212,0  156,5  9,3 

3.»  »  del  braccio 200,7  146,4  6,9 

4.*  »  deiravambraccio  ....  193,3  142,3  4,5 

5.^  »  della  sup.ant.  del  tronco    «  188,1  142,3  6,5 

6.*  >  della  coscia 184,2  140,0  5,3 

'      7.<>  >  del  dorso 184,6  143,0  7,1 

8."*  »  della  gamba 178,1  133,0  3,4 

9P  >  della  mano  • 154,2  123,6 ,  2,5 

10.<^  »  dellapiantadel  piede  (edita)  138,8  117,6'  2,9 

^)  Il  rapporto  tra  le  sensazioni  minime  e  le  doioriflche  oscilla  tra  6  e 
68  mill.  (media  11-73,6).  Le  distanze  del  rocchetto  diminuiscono  nelle 
sensazioni  dolorose  coiraccrescere  Tintensità  della  corrente,  e)  La  sen- 
sibilità elettro-cutanea  ò  quasi  ugnale  a  destra  e  a  sinistra,  f)  Nei  gio- 
vani ò  maggiore  che  nei  vecchi.  Le  occupazioni  mentali  1*  accrescono. 
^)  Vi  hanno  oscillazioni  Individuali ,  ma  niolto  piccole.  Collo  stesso 
metodo  furono  anche  esaminati  7  labetici,  riunendone  in  una  tavola  i 
risultati. 

Le  conclusioni  sono  :  a)  La  eccitabilità  elettro -faradica  della  pelle  nel 
tabetlci,  paragonata  con  quella  dei  sani,  ò  molto  abbassata,  e  per  tutto 
Il  corpo.  (Questa  asserzione  non  ò  giusta  per  tutti  i  casi.  Rei,)  h)  Nel 
tabetlci  la  diminuzione  della  sensibilità  cutanea  non  va  di  pari  passo 
colle  manifestazioni  atassiche,  specialmente  nella  metà  superiore  del 
corpo.  0)  I  confini  delle  zone  elettriche  scompajono  nei  tabetlci.  d)  La 
differenza  nella  distanza  del  rocchetto  tra  il  minimo  di  sensazione  e 
quello  di  dolore  ò  nel  più  dei  tabetlci  non  molto  superiore  al  normale, 
e)  Iperestesie  doioriflche  s'incontrano  in  singoli  punti  e  senza  alcuna 
vegolarità.  /)-La  resistenza  elettrica  ò  talora  nei  tabetlci  considero voU 


DI  BliETTROTBRAPIA  839 

milite  accreseiuta.  —  la  Une  seguono  varia  osservazioni  sul  fenomeno 
di  Semahf  saila  speoiflcità  del  senso  elettro^utaneo  e  sai  Nearamòbi* 
«oetro  di  Ecner^ 

5)  Bemhardt  trova  diverse  inesattezze  nel  lavoro  di  Droèétoff  e  os- 
serva elle  in  sostanza  1  risoltati  delia  i«*  parte  del  lavoro  non  sono 
«he  una  oonferma  di  stndj  anteriori. 

-6)  Droidoff  in  segaito,  sotto  direzione  di  jRanvter,  ha  latto  studj  snila 
ertezza  delia  epidermide  nelle  diverse  parti  del  corpo.  In  fini  tagli  tra« 
sversi  oolorati  coiracido  osmieo  ti  misurata  al  microscopio  la  gros- 
sezza delia  epidermide  e  dei  suoi  strati.  Lo  strato  corneo  fu  trovato 
«quasi  per  tutto  egualmente  erto  (escluse  le  superficie  palmare  e  pian» 
tace).  Ciò  vale  anche  per  il  corpo  mucoso,  quantunque  questo  sia  for- 
mato con  minore  regolarità.  L*  Autore  conobinde  che  T  ertezza  delia 
epidermide  non  può  avere  grande  influenza  sulle  oscillazioni  delia  sen- 
sibilità farado  «cutanea. 

7)  Tschiriew  e  de  Watt$ville  criticano  tutti  i  metodi  usati  fin  qui 
alla  determinazione  della  sensibilità  elettrica  della  pelle.  Essi  intendono 
di  riuscire  in  modo  sicuro,  facendo  uso  di  un  elettrodo  di  tale  resi* 
stenla  (2  millioni  Ohm),  che  la  resistenza  ddila  pelle  possa  venire  trsr 
scurata.  Inoltre  con  questo  elettrodo  intendono  di  escludere  IMnfluenza 
delle  diverse  diramazioni  nervose,  eccitando  egualmente  porzioni  più 
grandi  dì  pelle.  Con  ciò  credono  di  poter  stabilire  che  Feccitabilità  elet- 
trica  della  pelle  o  piuttosto  dei  suoi  nervi  ò  uguale  in  tutte  le  parti  del 
corpo. 

Il  Relatore  non  sa  se  esista  un  elettrodo  così  straordinario.  Bemhardt 
(«  Arch.  f.  Psychiatrie  >,  XI,  p.  827,  1881),  dice  di  aver  fatto  costruire 
da  Kruger,  secondo  le  indicazioni  dei  suUodati  Autori ,  un  simile  elet- 
todo.  Non  aggiunge  altro  di  più  preciso. 

8)  Yigouroux  insiste  sulla  importanza  del  determinare  la  resistenza. 
È  interessante  la  sua  osservazione  che  nelle  isteriche  spesso  il  lato 
anestetico  offre  molto  maggiore  resistenza  del  sano  e  che  nel  transfert 
la  anestesia  e  Taumento  di  resistenza  cambiano  lato  insieme. 

9)  Glaof  riporta  parecchi  casi  in  cui  colla  faradizzazione  delle  pareti 
addominali  fece  scomparire  asciti  e  aumentò  la  secrezione  dell' urina* 
In  un  caso  (enfisema  polmonare  con  insufficienza  della  mitrale),  la 
quantità  deirurina  da  930  centim.  sali  a  2900  centim.  dopo  la  faradiz- 
zazione, ed  in  pochi  giorni  ascite  ed  edema  erano  scomparsi.  Gli  elet- 
trodi venivano  posti  nei  punti  motori  dei  muscoli  addominali  e  si  pro- 
vocavano 50-100  contrazioni  in  ciascun  muscolo. 

10)  Stolnikow^  esperimentando  su  animali  a  cui  faradizzaya  il  fegato 
<»^a  a  traverso  della  palle  ora  con  aghi  immersi ,  trovò  che  nei  giorni 
deirelettrizzazione  Turlna  era  più  carica  d'urea  che  negli  altri.  Lo  stesso 
iàtto  fu  verificato  anche  neiruomo. 

-  il)  Sìgristf  avendo  fatto  esperimenti  consimili,  ritiene  dimostrato  che 
la  eccitazione  elettrica  del  fegato  aumenta  la  funzionci  che  gli  viene  at» 


340-  RIVISTA 

triboita,  di  formare  nrea*  Egli  faradizzava  ogni  giorno  per  15  mintiti^ 
uomini  flan),  mantenendoli  a  vitto  aniforme  onde  non  variasse  {a  quan-- 
tità  di  urea.  Un  elettrodo  veniva  posto  sotto  al  Proc.  xifoide  e  si  fa— 
ceva  trascorrere  l'altro  sulla  regione  epatica.  La  faradizzazione  veniva 
ripetuta  da  3  a  7  giorni  »  alternandola  qualche  volta   colla  corrente^^ 
continua.  Si  determinava  la  quantità  dell*  urea  col   metodo  di   Liebiff^ 
prima,  durante  e  dopo  i  giorni  di  esperimento ,  ed  ogni  giorno  si  nu- 
meravano i  globuli  sanguigni. 

In  tutti  i  giorni  della   faradizzazione  si  ebbe  maggiore  quantità  dh 
urea  che  prima  e  dopo,  e  anche  il  numero  dei  globuli  rossi  era  accre- 
sciuto notevolmente  dopo  ogni  faradizzazione.  La  corrente  indotta  ap-- 
plicata  alla  colonna  vertebrale  non  aumentò  la  quantità  di  urea,  ap- 
plicata alla  milza  TauBientò  solo  di  poco. 

.  In  un  caso  di  cirrosi  con  ingrandimento  del  fegato  l'Autore  potò  ac-^ 
crescere  la  secrezione  di  urea  e  rimpiccolire  il  fegato  col  solo  farà- 
dizzare  la  regione  epatica. 

In  due  casi  di  ciscite  per  cirrosi  del  fegato  descritti  minutamente 
(«  Petersb.  med.  Wochenschr.  >  N.  18,  1880),  ottenne  l'Autore  aumenta 
della  quantità  di  urina  e  scomparsa  graduale  dell'ascite  col  faradizzare 
i  muscoli  del  ventre. 

12)  Bàumler  introdusse  un  elettrodo  nella  vescica  urinaria  riempita 
d^acqua  (o  nello  stomaco)  e  vide  che  neppure  una  forte  corrente  d' in- 
duzione valeva  a  far  spremere  il  contenuto  dall'organo;  risultato  ch^ 
egli  aspettava. 

Nella  discussione  Kussmaul  si  espresse  molto  favorevolmente  sul 
trattamento  faradico  dello  stomaco  nella  dispepsia  nervosa,  senza  pere 
crederne  necessaria  una  diretta  eccitazione. 

13)  Ziemssen  ebbe  campo  di  fare  studj  sulla  eccitabilità  elettrica  del 
nervo  frenico  e  del  cuore  in  una  donna  (Caterina  Serafin)  che  presen- 
tava il  cuore  ricoperto  solo   dalla  pelle ,  dopo  1*  estirpazione   di   vasto-v 
encondroma  della  parete  anteriore  del  petto. 

Il  nervo  diaframmatico  sinistro  si  poteva  facilmente  eccitare  sotto  al 
solco  atrio-ventrìcolare  con  elettrodo  a  forma  di  bottone  e  della  gros« 
sezza  di  un  pisello.  L'elettrodo  indifferente  veniva  posto  sullo  sterno  a 
sulle  vertebre  dorsali.  Faradizzando  si  otteneva  contrazione  della  metà 
sinistra  del  diaframma,  con  istiramento  del  cuore  in  basso  ed  in  faori^ 

Il  cardiogramma  non  ne  era  alterato.  E  non  vi  era  dolore.  Colla  cor- 
rente galvanica  si  vide  che  il  nerro  frenico  reagiva  alla  maniera  del 
nervi  motori. 

Elettrizzando  il  cuore ,  si  osservò  che  con  forti  correnti  continue  i 
movimenti  ne  erano  molto  influenzafi ,  mentre  colla   corrente   indotta;, 
pochissimo.  Neppure  con  fortissime  correnti  indotte  si  poteva  notare 
un'alterazione  di  ritmo  e  di  frequenza.  Non  v'era   dolore  (la  cute  che- 
ricopriva  il  cuore  era  anestetica).  L'eccitazione  galvanica  del  cuore  A 
esegui  con  doppio  elettrodo  a  forma  di  bottone,  o<«con  un  solo  elettrodo» 


DI  ELETTBOTEBAPIA  SU 

mentre  Taltro  era  tenuto  sulla  scapola  o  sullo  sterno.  Si  ottennero  con- 
trazioni artlflciall  del  cuore  anche  con  moderate  correnti  (Gat.  G.G.  -*• 
An.  G.G.  —  An,  A.G.).  La  corrente  continua  modificava  il  ritmo  car- 
diaco, ed  in  modo  costante  se  costante  era  il  ritmo  elettrico.  Ogni  ec* 
citazione  galvanica  (invertimento)  era  seguita  da  contrazione  visibile  e 
palpabile  dei  due  ventricoli.  Una  delle  curve  disegnate  mostra  chiara- 
mente il  passagio  dal  ritmo  normale  con  frequenza  di  80  battiti  ad  una 
fì*equenza  di  140  al  minuto.  L*azione  maggiore  della  chiusura  del  ca- 
todo si  potò  dimostrare  colla  diversa  elevazione  dell' apice.  Gon  120 
commutazioni  si  ebbe  una  frequenza  di  120  battiti,  ecc.  Gessato  lo  stU 
molo,  tornava  prontamente  la  frequenza  normale.  La  malata  avvertiva 
durante  Teccitazione  un  senso  di  stiramento  dietro  alia  parte  inferiore 
dello  sterno  ;  nessun  dolore  ;  a  volte  una  sensazione  al  braccio  sinistra, 
^oh  fu  notato  alcun  cambiamento  nella  circolazione  periferica.' 
.  Facendo  circolare  una  forte  corrente  senza  interruzioni ,  se  questa 
agiva  su  taluni  punti  della  superficie  dei  ventricoli ,  si  aveva  accele- 
Taroento  delle  pulsazioni  fino  al  doppio  o  al  triplo  del  normale.  I  punti 
^eccitabili  si  estendevano  dal  solco  atrio-ventricolare  per  2  centim.  in 
giù  sul  ventricolo;  ciò  dipendeva  probabilmente  da  stimolo  del  ganglj. 
Dopo  ripetute  prove  aumentò  talmente  la  eccitabilità  di  questi  centri 
j(per  la  diminuita  resistenza  elettrica]  che  bastarono  correnti  molto  più 
leggiere  ad  accelerare  la  frequenza.  La  contrazione  del  muscolo  car- 
diaco, quando  avveniva,  sembrò  sempre  egualmente  forte,  o  ohe  fosse 
prodotta  da  corrente  intensa  o  leggiera. 

Si  giunse  anche  a  diminuire  la  frequenza  delle  contrazioni  del  cuora 
•molto  sotto  al  normale,  mediante  invertimenti  di  una  intensa  corrente 
^galvanica,  ma  le  curve  cosi  ottenute  non  furono  mal  del  tutto  regolari. 

Venne  accelerata  l'attività  cardiaca  anche  col  porre  un  polo  sulbi 
porzione  dorsale  della  spina  e  l'altro  sallo  sternO|  usando  però  una  cor- 
Tonte  fortissima  ed  invertendo  spesso  il  circuito.  Bipetendo  gli  espe- 
Timenti  su  molti  malati,  si  potè  concludere  che  il  cuore  ò  influenzabile 
'dalla  corrente  continua  anche  a  traverso  delle  pareti  toraciche.  E  le 
modificazioni  sono  tanto  nel  ritmo  che  nella  energia  delle  contrazioni. 

14)  Rossbach  ha  fatto  su  un  soggetto  ben  adatto  studj  accurati ,  dai 
^uall  sembra  risultare  ohe  sia  possibile  di  eccitare  i  muscoli  della  la" 
tinge  eolla  elettrizzasione  soltanto  cutanea.  Essi  dimostrano  inoltre 
ohe  le  contrazioni  della  laringe  cosi  ottenute  dipendono  da  diverse  ca- 
gioni —  a)  riflessi  da  parte  del  cervello  e  del  midollo  spinale  per  la 
eccitazione  dolorosa  della  pelle  ^-«ò)  movimenti  galvanici  di  degluti- 
zione —  e)  IMnfluenza  meccanica  sul  laringe  delle  contrazioni  dei  mnr 
43coli  del  collo  —  d)  finalmente  razione  diretta  della  corrente  sul  nervi 
-e  muscoli  del  laringe. 

e  Dopo  molte  prove  TAutore  ginnae  ad  eccitare  direttamente  il  nervo 
jricorrente.  La  corrente  deve  essere  debole  onde  non  produca  centra- 
«Ioni  dei  muscoli  del  eoUo.  Si  pianta  un  elettrodo  bottonato  tra  il  la^ 


S42  BIYISTA 

riage  e  lo  sterno  lotto  alForlo  anteriore  dello  8terao-oleido«ma8t<4doo^ 
"O- l'altro  ei  àppliea  in  an  punto  qaalunqoe  lontano.  Ad  ostai  chinrarm 
od  apertura  di  olrcnito  si  ottiene  chiaramente  nna'contraiione  delte^ 
eiwda  Toeale  corrispondente  aireiettrodo* 

Da  esperimenti  molteplioi  fifttii  in  tal  gnlsa»  rAotore  concbinde  étt^ 
•non  ò  necessario  elettrizzare  direttamente  la  laringe,  potendosi  ottendro- 
jagnale  effetto  con  la  elettrizzazione  cotanea. 

>  16)  Qùrdon  trovai,  insieme  a  Droidofff  che  In  persone  aflètte  da  sa- 
dòri  ostinati  delle  mani  e  del  piedi  -^  a\  la  sensibilità  elettro«cntanea' 
•e  la  tattile  erano  dlmlnnlte  nella  palma  delle  mani  e  pianta  dei  pìed^ 
-^  ft)  anche  la  temperatura  era  ivi  abbassata  — *  e)  la  fara^zzasione 
jistematica  (col  pennello)  migliorava  non  solo  la  secrezione  dèi  sudore^ 
.ma  anche  questi  ultimi  disordini  nerrosl.  - 

17)  9ehi€l  tenta  di  dimostrare  come  noli*  nomo  Tirente  persista  Fati-^ 
mento  di  oocitabilit&  anche  dopo  II  cessare  della  corrente  continua,  e- 
ohe  durante  il  passaggio  della  medesima  per  Io  membra  o  per  ti  al«* 
stema  nervoso  centrale^  vi  sia  un  aumento  di  forza  muscolare.  Poiehèr 
le  prove  che  ne  adduce  sono  poco  stringenti,  non  crediamo  di  doverci 
.intrattenere  su  ciò. 

Seguono  considerazioni  sulla  resistenza  elettrica  delle  ossa  del  cranio, 
sugli  effetti  termici  della  corrente ,  ecc.  In  fine  l'Autore  raccomanda, 
una  maniera  particolare  di  massaggio  faradico. 

18)  De  WatteviUe  parla  favorevolmente  del  metodo  polare  e  con* 
ferma  le  idee  di  Erb  sull'elettcotono ,  In  opposizione  ad  Eulembtirg  ed 
altri. 

.  19)  Walter  e  De  Waiteville  cercarono  di  dimostrare  Y  elettrotott|^« 
riunendo  in  un  circuito  la  corrente  polarizzante  e  quella  di  esperimento^ 

/P  eccitando  meccanicamente  proprio  il  nervo  eoir  elettrodo  polariz- 
zante. 

Interpretarono  i  fenomeni  ottenuti  coli*  appoggio  delle  seguenti  prò» 
messe  —  a)  Quando  si  applica  un  elettrodo  sulla  pelle  in  oorrispoiK 
denza  di  un  nervo,  in  questo  si  formano  2  serie  di  punti  polarizzati;. 

.nna  immediatamente  sotto  ali*  elettrodo  e  cogli  stessi  segni  eletlrloi^ 
•^  zona  polare;  l'altra  in  distanza  variabile  e  con  segni  elettrici  op-- 

.posti  —  zona  peripolare  —  ò)  nntensità  ò  maggiore  nella  zona  polaro- 
che  nella  peripolare  —  e)  le  leggi  di  diffusione  sono  uguali  tanto  por 

•la  corrente  galvanica  che  per  la  faradica;  anche  in  questa  predomlna^ 
l'azione  del  catodo,  giacchò  ogni  scossa  d'induzione  ecoita  oome  una. 

•chiusura  galvanica,  cioè  solo  nella  zona  del  catodo» 

I  risultati  degli  esperimenti  furono  ohe  ^  a)  durante  li  passaggio^ 
della  corrente  galvanica  la  Jzona  del  catodo  (polaro  o  peripolare)  al 
trova  in  uno  stato  di  eccitabilità  aumentata,  e  la  zona  (polare  o  peri- 
polare)  deiranodo  in'  uno  stato  di  eeeitabilità  diminuita  —  ò)  accrescendo' 
^intensità  di  una  corrente  polai^iiizante  oltre  un  eerto  grado ,  sembra 

avvenire  nna  invasione  del  campo  "cateld^otòniod  snll*  anelettrbtónic» 


DI  BLBTTROTERAPIA  S43 

(in  senso  fisiologico).  Per  esempio,  ponendo  Tanodo  faradico  nella  zona 
peripolare  di  una  moderata  corrente  galvanica  di  senso  opposto,  questa 
nona  da  catodica  che  era  diviene  anodica  e  in  consegnenza  si  ha  dimi» 
nnzione  o  annullamento  deir  effetto  di  eccitazione  ;  però  di  mano  in 
mano  che  si  rinforza  la  corrente  polarizzante ,  ricompirono  le  centra» 
zioni  e  raggiungono  nn  grado  superiore  al  normale  -*  e)  qnando  si  fn« 
terrompe  la  córrente  dopo  sufficiente  polarizzazione  segue  nella  re- 
gione catelettrotonioa  un  abbassamento  sensibile  della  eccitabilità  ,  e 
quindi  un  nuovo  aumento  di  lunga  durata  (per  esempio,  1  Vt  ot%).  B 
nella  regione  aneletirotonioa  alia  diminuzione  che  si  aveva  delia  eoci- 
tabliità  elettrica  succede  immediatamente  un  aumento  molto  pronun-^ 
ciato  di  questa,  e  l'aumento  persiste  lungamente. 

20)  Il  pensiero  (dominante  nel  lavoro  di  Letoumeau  è  che  si  posda 
agire  sulla  circolazione  del  cervello ,  applicando  i  poli  della  pila  sulla 
nuca  e  sul  ganglio  cervical  superiore.  Durante  1*  applicazione  si  avreb* 
boro  sintomi  «  vascolari  >  e  e  pupillari  >  comprovanti  Tinfiuenza  della 
corrente  sul  vasi-costrittorì  e  sui  dilatatori  dellMride*  L*  Autore  credo 
indicato  il  suo  metodo  in  certe  forme  di  psicosi  e  di  flussioni  prodotte 
da  eccessivo  lavoro  mentale.  Consiglia  :  durata  della  seduta  da  5  a  IO 
minuti,  seduta  giornaliera,  vigilanza  sul  cuore.  In  media  dopo  40  se- 
dute si  avrebbe  il  risultato  favorevole.  L'  Autore  appoggia  le  sue  ve* 
dnte  con  alcuni  esperimenti  su  animali.  In  un  cane  vide  prodursi  di-^ 
latazioue  della  pupilla,  sporgenza  del  bulbo  e  dilatazione  dei  vasi  della 
retina  ad  ogni  interruzione  (meglio  inversione)  di  una  corrente  che  an«^ 
dava  dalla  fronte  o  dall'angolo  delia  mascella  al  collo.  Più  tardi  Letour» 
neau  pubblicò  un  esperimento  su  un  giovane  gatto,  a  cui  scoprì  la 
dura  madre,  ed  applicò  l'anodo  di  dietro  alia  branca  ascendente  del 
mascellare  inferiore,  il  catodo  sulla' fronte.  Facendo  passare  per  10- 1& 
minuti  una  corrente  di  media  intensità ,  osservò  restringimento  dei 
vasi  meningei. 

Da  questo  esperimento  su  un  gatto  FAutore  non  si  perita  di  inferire 
che  anche  nell'uomo  sia  facile  produrre  anemia  temporanea  del  cer- 
vello con  una  corrente  ascendente  l 

21)  In  una  pubblicazione  successiva  Letoumeau  tentò  di  convalidare 
l'idea  che  colla  corrente  continua  si  •  contraggano  i  vasi  intracranici  f, 
dimostrando  un  abbassamento  della  temperatura  della  testa  dopo  l'e- 
lettrizzazione. Fece  esperimenti  sugli  animali  e  suU'uomo.  (Al  fielatora 
sembrano  inconcludenti).  Neiruomo  adoperò  una  fasciatura  che  teneva 
compressi  intomo  alla  testa  parecchi  termometri  (  secondo  Broca  ).  I 
termometri  raggiunsero  il  massimo  dopo  circa  1  ora  ;  quindi  venne  di* 
retta  per  0  minuti  dalla  fronte  alla  nuca  una  corrente  costante  con 
frequenti  interruzioni.  Dorante  l' esperittiento  e  per  20  minati  dopo 
venne  presa  la  temperatura  ogni  5  minuti.  Nella  maggioranza  dei  casi 
questa  si  abbassò  di  qualche  decimo  di  grado,  nella  minoranza  si  elevò. 
Per  coronare  Topera,  TAutore  traforò  il  cranio  a  4  giovani  cani  eh» 


:Skà  RIVISTA     . 

per  la  separazione  dalla  madre  e  per  il  cattivo  natrimento  erano  dl- 
yenuti  debolissimi^  piantò  loro  un  termometro  nel  cervello  *e  qnindi  di- 
resse una  corrente  discendente  a  traverso  della  testa.  La  temperatura 
si  abbassò  repentìDamente  di  circa  1  grado. 

.  22)  Ldicenfeld  ha  fatto  numerose  ricerche  sulla  influenza  che  eser«^ 
cita  l'eiettrizzazione  estema  nella  circolazione  del  cranio.  Il  suo  lavoro 
contiene  una  raccolta  di  tutto  ciò  che  si  ò  fatto  sulla  isalvaniszasione 
delVa  testa,  alcune  esperienze  elettroterapeutiche  proprie  ed  una  esatta 
descrizione  degli  esperimenti  che  egli  ha  fatto  su  una  quarantina  di 
animali.  Ai  conigli  venne  asportato  un  pezzo  di  teca  ossea,  e  si  osser- 
vavano 1  vasi  della  pia  madre  colia  lente  a  traverso  della  dura  madre. 
Talora  questa  si  allontanava.  Lanciata  una  corrente  continua  dalla 
fìronte  alla  nuca  o  vicevers.a,  si  studiarono  1  cambls^enti  che  avveni- 
vano nel  vasi  meningei  ad  ogni  chiusura  e  apertura  di  circuito  e  ad 
ogni  invertimento  della  corrente.  Da  questi  esperimenti  TAutore  crede 
di  poter  dedurre  —  a)  che  ò  possibile  influire  sulla  circolazione  in- 
traoranica  per  mezzo  della  elettrizzazione  cutanea  —  &  )  che  con  una 
eorrente  ascendente  i  vasi  arteriosi  del  cervello  si  dilatano  con  acce- 
leramento della  circolazione  —  e)  che  con  una  corrente  discendente  i 
vasi  arteriosi  generalmente  si  restringono  —  d)  che  con  una  corrente 
trasversa  alla  testa  si  ha  dilatazione  dei  vasi  meningei  dalla  parte  del- 
l'anodo e  restringimento  dalla  parte  del  catodo  —  e  )  che  correatl  in- 
dotte dirette  a  traverso  della  testa  inducono  nel  cervello  un  anniento 
della  massa  sanguigna» 

Il  Relatore,  dopo  un  esame  attento  di  questi  esperimenti,  crede  pro- 
babile una  certa  influenza  della  corrente  snirampiezza  dei  vasi,  ma  noa 
ritiene  lecito  trarne  deduzioni  assolute,  sia  per  la  diffleoltà  di  tali  os- 
servazioni sia  per  la  irregolarità  dei  risultati,  riconosciuta  anche  dallo 
stesso  Làwenféld,  Molto  meno  poi  sarebbe  corretto  il  dedurre  regole 
terapeutiche  da  questi  esperimenti  su  animali. 

24)  Móbius  ha  fatto  uno  studio  particolare  sulla  varietà  delle  rea- 
4Bioni  elettriche  individuali  e  specialmente  su  quelle  che  si  verificano 
solo  In  certe  determinate  persone.  Reazioni  di  questo  genere  sono: 
^sonnolenza  dopo  l'elettrizzazione,  aumento  di  appetito,  stimolo  alla  tosse, 
^salivazione,  sensazioni  eccentriche,  ecc.  Egli  propone  di  chiamare  per- 
sone elettro -sensitive  quelle  in  cui  sia  facile  il  provocare  simili  rea- 
zioni. In  talune  malate  potò  facilmente  produrre  lo  stato  ipnotico 
iisando  11  metodo  di  Breid.  Laonde  sarebbe  probabile  che  le  persone 
elettro-sensitive,  in  ispecie  quelle  che  divengono  sonnolenti  dopo  V  e- 
iettrlzzazione,- posseggano  le  proprietà  nervose  adatte  agli  esperimenti 
ipnotici, 

'  L'Autore  ha  osservato  che  nei  malati  elettro^sensitlvi  la  cura  elettrica 
è  più  proficua  che  negli  altri.  Per  cui ,  allorchò  durante  V  esame  elet- 
trico si  hanno  reazioni  rare,  si  può  fare  una  prognosi  fausta  riguardo 
«al  trattamento  elettrico. 


DI  ELETTROTERAPIA  846 

IV.  Generanti^  —  Metodi. 

1)  Brùchner.  —  Rapporto  elettroterapeutioo.  Momorabilien.  XXIII,  7, 
,,     8,.9f  1878  nalla  di  nuovo). 

2)  Blachwood  W.  -—  Contribuzioni  elettroterapiche,  Pbiiad,  med.  andj 
,     anrg.  Rep.  XXXIX.  Aug.  1878.  (  Comunicazioni  di  casii  in  parta 

mentovati  più  sotto). 
9)  Teisner  L,  L  —  De. la  valeur  thórap.  des  courants.  «continus.  .Par 

ris  1878.  (Esposizione  sintetica  di  cpse  oonosclute), 
A).Balfour  Q.  W.  *—  Snirapplicazione  clinica  della  elettricità.  Edinb* 

med.  Journ.  XXV,  p.  481,  1879.  (È  una  breve  rivista,  ma  ben  fotta). 
^)  Paole  Th.  W.  —  Elettricità  come  agente,  paralizzante.  New  Yorlc« 
<  med.  Becord.  XVI,  18,  23»  Nov.  Dee,  1879.  (Considerazioni  teore* 
i      tiche  prive  di  valore). 

«)  Nefiel  W.  B.  —  Idem.  Ibid.  20.   Nov.  1879.  (  Critica  del  prece- 
é      dente). 
^)  RochtoelL  —  Elettroterapia.  Boston  med.  and  surg..  Journ.  CI.  8, 

p.  2d5,  1879.  (Casuistica.  Nulla  di  nuovo). 

3)  Albert  E.  —  Storia  della  elettroterapia.  Wien.  med.  Presse  XXI, 
^      12,  1880,  (  Biporta  le  esperienze  elettroterapeutiche   del  canonica 

ZHwisch  nel  18.°  secolo). 
9)  Freusberg^  —  Sulla  contrattilità  elettrica  dei   muscoli  paralizzati» 
Arch.  f.  Psyohiatrie,  et  e.  IX,  p.  244,  1879. 

11)  R  medesimo,  —  Osservazioni  sulla  reazione  degenerativa.  Idem , 
,      p.  434.  ^ 

12)  il  medesimo.  — •  Aggiunte,  ecc.  Idem  p.  469.  (Il  lavoro  ò  di  natura 
,'     puramente  speculativa.  L'Autore  vuol  dare  una  teorìa  del  movi- 
mento molecolare  nel  muscolo  sano  e  nel  malato). 

JL3)  Morgan  L  E.  —  Applicazione  deir  elettricità  ai  nervi  per  mezzo 

.     deirago  puntura.  Lanoet  II,  13,  14  Sept.  Oct.  1879. 
14)  Kurs  E,  —  Risultati  terapeutici  della  fasadizzazione.  Memorabi- 

lien  XXVi,  4.^  p.  204,  1881.  (  Brevi  comunicazioni  su   casi  guariti 

di  nevralgie  sciatiche  »  crurali  e  brachiali,  reu^Latismo»  enuresi 

notturna,  tumore  di  milza,  parto  prematuro). 
jJB)  Seguia  E.  C.  —  Il  metodo  intraboccale  per  la  faradizzazione  del 

facciale  inferiore.  Arch.  of  Med.  IV,  1,  1880. 
)A)  Onimw.  —  Applicazione  medica  della  elettricità.  Journ.  d^  Thór»- 
^      Vili,  22,  23,  p.  851.  Nov.  Dee,  1881. 

17)  Renzi  E.  de.  —  Impiego  deirelettricità  in  diverse  malattie.  An- 
^      Dali  nnlv.  Voi  257,  p.  300.  Ott.  1881. 
Ì8)  Beard  G.  M.  —  Graduazione  della  corrente.  ;Jonro.  of  n^rv.  and» 

'    meni  Se  Jan.,  1880. 
Ì9)  Paul  C.  —  Corrente  galvanica  e  faradica.  Bull,  et  mém.  de  la  Soo. 
t_\    de  Thérap.  Xill,  9,  p.  103, 1881.  (L'Antore  critica  Tespresiione  ia« 

determinata  conrant  continn). 


^ 


S46  BIT18TA 

20}  Bartholùw  Wl  -r*^  Sulla  scelta  tra  la  corrente  galvanica  e  la  fura<^ 
dlciu  MecL  News  and.  Abstr.  XXXIX,  1,  p.  Jan.  1881.  (Esposizione 
^>  .  di  cose  conosciute). 

21)  Leegaard.  —  Sulla  reazione'degeneraUva.  DentschlMi  Aròh.  f.  klin» 
;      Med.  XXVi;  5,  6,  p.  459,  1880. 

22)  Beuielberffir»  — *  Stn«iJ  sperimentali  sulla  reazione  degeneratìTa. 
Idem  XXVII,  6,  p.  562,  1881. 

22  a)*  Jolly.  *-^  Snlle  irregolarità  della  légge  di  contrazioni  nell*  nome- 
Tivente.  NenroL  Centr.  Bl.  13,  1882. 

23)  Adamhimjoiez  A.  —  Reazione  isofaradica  ed  isogalTanica.  Chari- 
tóannalen,  Y  1880. 

24)  Uàtm  /.  Z>.  —  Importanza  diagnostica  della  contrattilità  elettrìca*. 
Brlt  med.  Joum.  July  16,  1881.  (Un  tentatiro  di  famigliarizzara 
gli  esercenti  inglesi  coiresame  elettrico  i  senza  menzione  alcuna- 
del  gaWanometra).       ....  ^ 

25  a)  Vigouroua  R,  —  Osserrazioni  sulP  effetto  polare  della  corrente 

•  *  indotta.  Comptes  rend.  des  Séances-  de  la  Soc.  de  Biol.  N.  14, 21^. 

avril  1882.  • 

■ 

25  b)  YigouroUx.  --Elettro-diagnostico  e  reazione  degeneratlTS.  Pro-^ 
grès  mód.  X,  14,  16,  1882.  (Non  contiene  nulla  di  nuovo,  se  non  la. 
curiosa  asserzione  che  nella  reazione  degeneratlra  il  muscolo  rea- 
gisce alla  corrente  di  chiusura  e  non  alla  corrente  di  apertura 
del  rocchetto  secondario); 

25  e)  Db  WattevUle.  —  Elettro' erapia  razionale  delle  paralisi  Me^« 
Times  and.  Gaz.  Aprii  22  e  29,  1882  (ò  una  esposizione  corrótta  f. 
ma  non  contiene  nulla  di  nuora). 

26)  ìiéhiùs.  '^  Blettricità  e  sua  azione  calmante  il  dolore.  BerL  klin^ 
Wochenscr.  XVir,  35,  1880. 

1S7)  Mtyer  M.  —  Sui  punti  dolenti  alla  pressione  come  punti  dì  rìtroTÀ- 

_   nell*  applicazione   galranica;  Berlin,   klin.  Wochenscr.  XVIII ,.  31^ 

1881.  .  - 

28)  Mé^ius.  -^  Sulla  faradizzazione  generale.  Idem.  ^VIÌ. 

29)  Engeìhorn.  ^  Idem.  Centr.  Bl.  f.  Nervenheilkde,  1,  1881.        ^ 

30)  3£aienflsch.  —  Idem.  Schwelz.  Corr.  Bl.  Xf,  22,  p.  721,  1881. 

81)  fUcher  /?*.  —  La  faradizzazione  generale.  Arch;  f.  Feychlatrie,  etcì 

Xir,  3,  1882.  • 

ISS)  Paut  C.  —  Cura  del  fremito  e  di  altri  disordini  di  "coordinazione 
-    per  mezzo  del  bagbo  galvanico.  Bull.- de   Thér.XClX,  5  ,  p.  1931 
-      Sept.  15,  1880.  -  ^    ^ 

33)  n  medesimo.  Bull,  et  mém.  de  la  Sòc.  de  Thérap.  Xìir.  11,  p;i2aL. 

•  Ug81.  •   ...  '     .  r? 

34)  Ishetoskp.  —  Bagno  elettrico.  Cent^  Bl.  f^  Nenrenheilkde ,  etè.  6  ; 

•  1882.  -  „  : 

•35)  De  Wi/ttetftVe.  —  GalTano-fara^izzazion-»!  Neurolog.  Centr.  Bl.  12. 

1882.  .  i       * 


DI  ELBTTBOTERAPIA  817* 

86)  ScMi  O.  -*  Elettricità  statica  e  aao  impiego  nell*  isterismo.  Pro«> 

.      ^óa  xnéd.  17,  18,  1881. 

97)  Srlenmeì/er.  —  Con8idera^ioni  soli*  azione  della  elettricità  statica 

fn  un  caso  di  paralisi  isterica.  Central*  Bl.  fùr  NerTenheilkde ,  1  « 

1879. 
88)  Marion  W.  L  •—  Elettroterapia  atatioa.  New  Jork  méd.  Recorder» 

XlXt  14  e  15,  1881. 

39)  Blackwood  W.  JR.  —  Impiego  della  elettricità  statica  in  terapia.--^ 
New  Jorl£  méd.  Record.  IX,  21,  p.  584,  1881. 

40)  Beard  O.  M.  —  Applicazione  medica  della  elettricità  statica.  Idem. 
XX,  14  ottob.  1S81. 

41)  Rockwell  A.  Z>.  —  Uso  della  elettricità  statica.  Idem  XX,  12  sept;. 
1881. 

42)  Drosdo/r»  -*  La  Franklinizzazione  nella  neuroterapia.   Gentr.  BL  f» 
Nervenhkde,  7  1882. 

4?)  ^nighe  /.  —  La  elettricità  statica  come  mezzo  terapeutico.  New 

Jork  1882.  (L*Autore  consiglia  relettricità  statica  e  per  luoga^espe- 

rienza  persoaale  e  per  i  lavori  di  Qolding  Bird). 
44)  Venturi^.  —  Utilità  del  galvanismo  associato  ai  bajfni  di  Trenschin* 

Teplltz.  Wien  med.  Wochenschr.,  13,  1879. 
44  a)  Stein  S.  TK  —  La  elettrizzazione  generale  del  corpo  umano.  -^ 
^       Contribozloni  elettrotecniche  alla  cura  della  debolezza  nervosa 
;^      (n^vrosismo  e  neuroastenia)  e  delle  neurosi  generali  affini.  Halle  a 

S.  1-^2. 
4^  Cletnens  Th,  —  Contribuzione  airimplego   metodico   delia  elettri'*- 

cita.  Med.  Cent  Zig.  LI,  28,  44,  1882  (nulla  di  nuovo)s 

e  13)  Morgan^  mosso  da  considerazioni  teoretiche  e  anche  da  qualche 
esperienza,  cons'glia  di  applicare  la  corrente  elettrica,  specialmente  la 
galvanica  per  mezzo  delia  agoptin*ura.  Ciò  sarebbe  in  partioolar  modo 
indicato  nelle  gravi  paralisi  e  anestesie  da  malattie  spinali ,  da  sifi-* 
dide  0  satarnismo  e  nelPatrofia  muscolare  progressiva. 

15)  Seguiti  propone  di  eccitare  con  un  piccolo  elettrodo,  da  «ntro  la 
bocca  il  ramo  inferiore  del  flEicciale.  Questo  processo  non  è  nuovo  per^ 
<ia  Oermania. 

18)  Beard  espone  cosi  le  sue  vedute  sulla  graduazione  dell'elettri'» 
«eità  --  a)  gii  effetti  terapeutici,  siano  eccitanti,  sedativi  o  tonici  si 
ottengono  con  ogni  polo  e  con  qualunque  direzione  della  corrente.  In. 
pratica  non  v*d  che  differenza  di  grado. 

In  generale  l'anodo  agisce  come  sedativo,  il. catodo  come  eccitante 
««*'  fi)  vi  sono  eccezioni,  ma  che. non  infirmano  la  regola  ^  e)  la  dose 
•0  gradoazione  deirelettricità  ò  il .  prodotto  della  InteDsità  della  cor- 
jente,  della  durata  deirapplicazione,  della  forma  degìi  elettrodi  e  loro> 
posizione,  del  metodo  prescelto  e  del  temperamento  del  malato — ^ 
4)  il  voler  graduare  matematicamente  dietro  le  deviazioni  del  galva*^ 


852  RIVISTA 

molto  eccitabile  nellMschlatico  della  rana,  e  anche  nel  conigli  di  a^er 
trovato  pnnti  eccitabili  airusclta  dei  nervi  della  coscia  e  nella  porzione^ 
oervicale  del  almpatico. 

28)  Móbius  ha  fatto  nna  relazione  salla  Faradizzazione  generale. 
Si  ò  valso  dei  lavori  di  Beard  e  Rockwell,  e  ha  notato  con  ragione  ohe 
in  Germania  sa  ciò  si  ò  fatto  molto  poco. 

là*  Autore  ha  usatosla  faradizzazione  generale  quasi  solo  nelle  nenro- 
astenie  e  ne  ha  vedato  buoni  effetti.  Dalla  sua  relazione  togliamo  il 
caso  seguente. 

Un  meroante,  di  41  anni ,  non  immune  anche  prima  da  sofferenze^ 
nervose,  3  anni  or  sono  ebbe  un  accesso  di  nausea»  vertigine  e  pas- 
séggiera  perdita  di  parola.  E  dopo  d'allora  fu  perseguitato  da  disturbi 
nervosi  d'ogni  specie:  nausea,  vomito,  diarrea  sporadica,  sonno  in-* 
quieto,  vivi  dolori  di  testa  a  sinistra,  crampi  dolorosi,  Intorpidimento 
delle  dita,  iperidrosi  nel  territorio  dell*  ulnare ,  e  debolezza  generale. 
Provata  Inutilmente  la  galvanizzazione  nel  collo,  VAtUore  ricorse  alla  fa- 
radizzazione generale,  mediante  la  quale  potò  trovare  molti  punti  do-^ 
lorosl.  Il  miglioramento  fu  sensibile  fino  dalla  prima  sedata.  Dopo  9  ap» 
plicazioni  il  malato  era  quasi  del  tatto  ristabilito. 

29)  Engélhorn  comnnioa  2  casi,  nel  qaali  ebbe  buon  effetto  la  farà* 
dizzazione  generale.  Nel  l.^  una  giovane  di  19  anni  pativa  di  smarri- 
menti epilettici  alternati  da  estremo  esaurimento  nervoso.  Con  12  8e-> 
dute  guarigione  completa.  Il  2  *  rigardava  una  signora  affetta  da  «  Iste» 
romelancolia.  >  Colla  faradizzazione  generale  11  sonno  divenne  migliore 
e  tornarono  le  forze. 

30)  Anche  Maienflsch  ha  vedato  buoni  effetti  dalla  faradizzazione  ge- 
nerale, specialmente  nelle  neuroastenie  e  negli  esaurimenti  nervosi  da 
eccessi  sessuali.  Lówenfeld  {Ueber  Behandlung,  eoe,  Munchen  1881)  de- 
scrive 2  casi.  Nel  1.^  si  trattava  di  un  individuo  neuropatico  fino  dalla 
nascita,  esaurito  per  isforzi  mentali  ed  abuso  di  cloralio  ;  nel  2.®  si  trat- 
tava egualmente  di  neuro-astenia  con  fondo  ereditario.  La  faradizza- 
zione produsse  notevole  miglioramento.  Il  sonno  soprattutto  fu  più  tran- 
quillo. 

31)  Lavoro  più  grande  sulla  faradizzazione  generale  ha  pubblicato 
Fr.  Fischer,  Egli  conferma  in  generale,  come  i  suoi  predecessori,  le 
idee  di  Beard  e  Rockwell.  E  descrive  3  casi  con  esattezza. 

I.  In  un  soggetto  debole,  con  germi  ereditari,  si  andò  svolgendo  nel 
decorso  di  10  anni  uno  stato  di  angoscia  melanconica  con  allucinazioni 
e  molteplici  ^manifestazioni  vaso-motorie  :  palpitazioni,  acceleramento 
del  polso,  battito  delle  carotidi,  calore  alla  testa,  dilatazione  di  papille,, 
rossore  della  pelle  a  chiazze,  oppressione  di  testa,  rumore  alle  orecchie, 
bruciore  di  gola  con  sete  inestinguibile,  formicolio  alle  gambe  e  disme» 
norrea.  Qaesto  stato  si  andava  sempre  più  aggravando  non  ostante  si 
fossero  tentati  tutti  i  mezzi.  Si  volle  tentare  la  faradizzazione  generale. 
Alla  prima  sedata  segui  subito  un  senso  di  vero  sollievo  per  mezz'ora.. 


DI  'ELETTROTERAPIA  353 

In  seguito  dopo  ogni  seduta  miglioravano  i  fenomeni  morbosi  pe^qual• 
che  ora;  ma  soltanto  dopo  15  sedate  si  ebbe  miglioramento  darevole* 
La  testa  divenne  libera,  il  sonno  tranquillo,  fazione  del  cuore  più  calma 
e  scomparve  il  tremito* 

IL  Uomo  di  35  anni  con  neuro-astenia  ipocondriaca  e  debolezza  del 
piede  destro.  Anche  qui  le  prime  sedute  produssero  un  vero  sollievo 
quantunque  passeggiero;  il  quale  però  divenne  persistente  dopo  29 
sedute. 

III.  Una  giovane  di  23  anni,  da  4  anni  clorotica,  soffriva  di  cefalea, 
vertigine,  deliqui,  fievolezza,  palpitazione,  mancanza  di  appetito,  vomito, 
diarrea,  insonnia,  ecc.  I  preparati  di  ferro  non  valsero  a  nulla.  Le  se-* 
dute  faradiche  erano  seguite  da  forte  bisogno  di  dormire,  e  più  tardi 
da  benessere  generale.  Dopo  26  sedute  anche  il  colore  delle  mucose  era 
migliore.  È  curioso  che  il  peso  del  corpo  diminuì  alquanto  durante  il 
trattamento  elettrico. 

Il  Rei.  da  poi  della  sua  prima  pubblicazione  ha  raccolto  gran  numero 
di  osservazioni.  Secondo  il  suo  parere,  la  faradizzazione  generale  giov^ 
molto  là  dove  si  tratta  di  semplice  debolezza  nervosa  senza  alterazione 
psichica.  Non  può  tacere  di  avere  avuto  anche  degli  insuccessi.  Molte 
volte  dopo  le  prime  sedute  sopraggiunse  uno  stato  di  eccitamento  gè» 
nerale  che  costrinse  a  sospendere  la  cura.  E  in  quei  casi  non  era  da 
incolparne  una  incauta  applicazione.  Quando  si  applica  la  faradizzazione 
generale  si  deve  avere  in  mente  che  la  sua  azione  ò  soltanto  regola- 
trice e  non  produttrice  di  forza.  Negli  esaurimenti  del  sistema  nervoso 
la  parte  precipua  l'ha  sempre  IMgiene,  mentre  l'elettrizzazione,  al  pari 
degli  altri  stimolanti,  non  ò  che  un  ausiliario. 

32)  Strenuo  difensore  del  bagno  galvanico  è  Constantin  Paul.  Egli 
usa  una  tinozza  di  latta  ben  verniciata,  con  due  lamine  di  carbone  Ale- 
sate alle  sue  estremità.  A  queste  lamine  si  uniscono  i  poli  dell'appa- 
recchio. La  corrente  traversa  il  corpo  del  bagnante  in  direzione  ascen- 
dente. Essa  ò  la  corrente  di  apertura  del  rocchetto  primario  di  un  ap- 
parecchio d'induzione,  eccitato  da  un  elemento  Bunsen.  Se  ne  regola  la 
intensità  o  coiravvicinare  più  o  meno  il  corpo  alle  piastre  di  carbone 
che  pescano  nel  liquido,  o  colla  graduazione  del  rocchetto;  in  modo  che 
essa  sia  realmente  sentita,  ma  non  riesca  sgradevole.  Il  bagno  deve 
durare  di  regola  mezz'  ora  e  ripetersi  ogni  3  giorni.  L' Autore  V  ha  usato 
principalmente  nei  tremori.  Perfino  nel  bagno  il  malato  suol  sentirsi 
calmato,  però  dopo  il  tremore  diviene  più  forte,  e  solo  nel  giorno  se- 
guente se  ne  ha  il  vero  efi'etto  sedativo. 

Paul  comunica  6  casi  di  tremore  mercuriale.  Tutti  furono  guariti 
per  mezzo  del  bagno.  Dopo  5  o  6  bagni  subentrò  miglioramento  evi- 
dente, dopo  20-30  guarigione  definitiva.  Quasi  tutti  i  malati  erano  stati 
prima  trattati  inutilmente  con  altri  mezzi:  bagni  solfurei,  joduro  di  po- 
tassio, corrente  continua.  Di  3  casi  di  tremore  alcooiico,  in  2  bastarono 
6  bagni  ed  in  1,  7  bagni. 

Bivisia,  2S 


.  V 


854  RIVISTA 

In  I  caso  di  sclerosi  multipla  (donna  di  63  anni)  il  tremore  Tenne 
molto  diminuito  cqI  bagno  galvanico  («ialla  descrisione  paò  anche  snp- 
porsi  obe  si  trattasse  di  semplice  tremore  senile). 

Egualmente  migliorato  ne  fu  un  vecchio  malato  di  paralisi  agitante. 
Furono  curati  2  casi  di  corea,  con  risultato  rapido  in  uno,  con  nessun 
effetto  neiraltro.  Una  paraplegia  con  tremito  ne  venne  quasi  del  tatto 
guarita.  Tre  malati  di  irritazione  spinale  furono  migliorati  considere- 
volmente. Un  malato  che  dopo  raffreddamento  era  stato  colto  da  pa- 
raplegia ed  in  seguito  da  tremore  delle  gambe  ed  incesso  ataaaico,  fa 
guarito  con  1 18  bagni.  Tre  tabetici  invece  peggiorarono.  Ed  un  malato 
di  atrofia  muscolare  progressiva  non  ne  senti  alcun  vantaggio. 

33^  In  un  lavoro  posteriore  1*  Autore  riporta  altre  due  guarigioni  di 
tremore  mercuriale.  I  caratteri  di  questo,  secondo  lui,  sarebbero:  ra- 
pida invasione  prima  delle  estremità  superiori,  poi  delle  inferiori  e  per- 
sistenza continua.  In  media  si  richiedono  25  bagni  alla  guarigione  del 
tremore  mercuriale.  Nel  tremore  alcoolico,  che  comincia  lentamente,  è 
alternato  da  soste,  e  non  diviene  mai  cosi  violento  come  quello,  ba- 
etano  in  genere  6  8  bagni.  Un  caso  piuttosto  complicato  di  corea  fu 
guarito  dopo. 20  bagni  generali  e  50  maniluvi.  Un  malato  di  emipZ^IT^ 
sifilitica  e  atassia  venne  pure  guarito  con  19  bagni,  senza  cura  io- 
terna. 

•  In  un  granchio  degli  scrittori  giovarono  i  bagni  ;  rimase  tuttavia  nna 
certa  debolezza  della  mano,  che  fu  vinta  colla  faradizzazione.  Il  caso 
era  molto  grave,  ed  il  malato  prima  della  cura  non  poteva  scrivere 
neanche  il  suo  nome,  mentre  dopo  31  bagni  scrisse,  a  dir  vero  con  fa- 
tica, ma  in  modo  leggibile  e  senza  tremito*  In  una  signora  con  tremore 
congenito  non  si  ottenne  alcun  giovamento.  Per  oontro  migliorò  abba* 
stanza  un  malato  che  probabilmente  era  affetto  da  sclerosi  multipla. 

L*  Autore  riporta  anche  la  scrittura  di  quasi  tutti  1  suoi  malati,  priiB* 
e  dopo  della  cura,  onde  far  meglio  conoscere  il  grado  del  miglio^^' 
mento. 

34)  Spronato  dalle  comunicazioni  di  Paul^  Ischevoshi  fece  numerose 
ricerche,  servendosi  dello  stesso  metodo.  Egli  venne  a  queste  condii' 
filoni:  a)  negli  uomini:  con  deboli  correnti  si  ebbe  sensazione  p^&^' 
vele,  con  correnti  più  intense  il  senso  del  faradismo,  e  con  correnti  an- 
che più  forti  tensione  e  contrazione  specialmente  dei  muscoli  più  vlcui^ 
all'elettrodo.  La  frequenza  del  polso  dopo  il  bagno  era  diminuita)  la  r^' 
spirazione  era  più  profonda  ;  la  sensibilità  della  pelle  e  la  contrattilità 
faradica  aumentate,  la  forza  muscolare  diminuita,  aumentato  il  P^ 
del  corpo  {ÌRel)\  b)  nelle  rane:  con  deboli  correnti  si  ebbero  leggi^^ 
contrazioni,  e  con  più  forte  tetano. 

Furono  curate  col  bagno  galvanico  le  malattie  seguenti  :  a)  nenros^ 
fanzlonali  per  anemia  e  cattivo  nutrimento;  h)  affezioni  reumaticlid 
e)  tremore  in  seguito  a  sforzi  eccessivi  ;  cQ  avvelenamento  ^da  piooQ^ 

In  generale  1  risultati  furono  buoni. 


DI  ELETTROTERAPIA  855 

35).2>e  Waiteville  fondandosi  sa  considerazioni  teoretiche  e  sa  qual- 
che esperienza  personale,  consiglia  la  galvano-faradizzazione,  cioè  il  pas- 
saggio simultaneo  delle  due  correnti  in  una  parte  del  corpo.  In  tin  cir* 
•paito  galvanico  viene  inserito  il  rocchetto  secondario  di  un  apparecchio 
d'induzione,  in  modo  che  la  corrente  indotta  di  apertura  abbia  la  me- 
desima direzione  che  la  galvanica.  L' Autore  descrive  un  discreto  ap* 
parecchio  d' inserzione,  per  il  quale  rimandiamo  alPoriginale. 

€  Poiché  le  due  correnti  seguono  le  stesse  leggi  di  diffusione,  traver- 
fieranno  insieme  i  tessuti  compresi  fra  gli  elettrodi,  e  ciascuna  impul- 
sione faradica  colpirà  muscoli  e  nervi ,  che  si  trovano  di  già  in  istato 
di  catelettrotono  o  di  eccitabilità  aumentata.  Per  tal  guisa  colla  gal- 
Tano-faradizzazione  si  possono  ottenere  effetti,  che  difdcilmente  si  ot* 
terrebbero  colla  faradizzazione.  > 

In  questi  ultimi  tempi  la  elettricità  statica  ò  tornata  in  gran  voga. 
A  dir  vero,  già  da  molti  anni  Frommhold  e  Schwanda  si  erano  ser- 
viti della  macchina  di  Eolz  a  scopo  terapeutico,  lodandosene  molto,  e 
Clemens  ripetutamente  l'aveva  consigliata,  e  successi  isolati  venivano 
riportati  da  parecchie  parti;  però  solo  di  fresco  ò  rinata  la  confidenza 
generale  nella  elettricità  di  sfregamento.  La  scuola  della  Salpètriòre  in 
particolar  modo  ha  caldeggiato  per  essa.  Vigourouof  l'adoperò  nelle  iste- 
riche in  connessione  agli  esperimenti  estesiogeni.  Buoni  trovaniosene 
gli  effetti,  furono  continuate  le  prove  anche  su  malate  non  isteriche. 

36)  Ballet  (per  relazioni  di  Charcot)  rende  conto  delle  esperienze 
fintte  a  Parigi.  Quivi  adoperano  una  macchina  di  Carré  modificata  ai- 
quando  da  Vigourouof.  Le  malate  vengono  poste  nello  sgabello  isolante 
e  caricate  di  elettricità  positiva  o  negativa  :  bagno  elettrostatico.  Si 
avvicina  loro  un  eccitatore  a  punta  fino  che  esse  sentano  un  leggiero 
soffio  :  vento  elettrico,  o  di  più  in  modo  che  scocchi  un  fiocco  di  scin- 
tille, o  finalmente  con  un  eccitatore  sferico  si  traggono  da  loro  scin- 
tille. Oltre  le  anestesie  e  contratture  isteriche,  furono  curate  colia  elet- 
tricità statica:  paralisi  periferiche  del  facciale,  irritazioni  spinali,  di- 
spepsia nervosa,  dismenorrea  e  perfino  paralisi  agitante ,  sebbene  con 

^^^^      effetto  passeggiero  per  quest'ultima. 

1^^'  37)  Anche  JSrlenmeu^r  usò  l'elettricità  statica  in  un  caso  d'isterismo, 

B  con  qualche  vantaggio;  mentre  le  altre  applicazioni  elettriche  ave- 
Tano  fallito. 

38)  Mortori  si  diffonde  lungamente  suUMmpiego  della  elettricità  sta- 
tica. Consiglia  la  macchina  di  Holz  perfezionata  e  riporta  diverse  espe- 
rienze incoraggianti. 

39)  Blachwood  ò  molto  contento  della  macchina  di  Toepler.  Con  essa 
0'      hh  vinto  molte  neuralgie  ostinate.  In  un  caso  di  antica  neuraigia  del 

trigemino,  ribelle  a  protratta  galvanizzazione ,  ottenne  in  poche  setti- 
mane effetto  completo.  Egual  successo  ne  ebbe  in  un  signore  affetto  da 
neuraigia  intercostale  ed  in  un  giovane  affetto  da  neuraigia  spermatica 
per  onanismo. 


ero?'' 


inSJv-'! 


356  RIVISTA 

40)  Beard  pure  ha  usato  yarie  Tolte  1*  elettricità  statica  con  buoni 
risaltati.  Egli  confida  in  esperieose  nlteriori,  e  crede  che  specialmente 
per  taluni  temperamenti  essa  sia  moito  adatta. 

41)  Rockwell  viene  a  queste  conciusioni:  a)  chela  FranklinlEsazione 
ha  effetti  tonici  e  sedativi»  ma^inferiori  di  grado  aila  faradizzazione  ge- 
nerale e  alla  galvanizzazione  centrale;  b)  che  essa  agisce  hene  solo  in 
dati  temperamenti;  e)  che  essa  giova  nelle  affezioni  reumatiche;  d)  che 
nelle  antiche  contratture  e  nelle  anestesie  offre  vantaggi  maggiori  che 
gli  altri  metodi;  e)  che  non  ò  da  adoperarsi  come  mezzo  diagnostico; 
f)  che  in  quanto  alle  neuralgie  guarisce  sopra  tutto  quelle  di  carattere 
isterico. 

42)  Drosdoff  usò  la  macchina  di  Holz  in  modo  unipolare  (il  malato 
non  veniva  isolato).  Chiama  Franklinizzazione  le  applicazioni  elettro- 
statiche. Curò  molti  casi  di  neuralgie  reumatiche,  e  riflesse  e  dì  reu- 
matismo muscolare  con  sedute  di  3-15  minuti.  Subito  dopo  la  sedata  i 
dolori  o  si  mitigavano  o  sparivano,  e  durante  tatto  il  giorno  persisteva 
il  miglioramento.  Dopo  ogni  franklinizzazione  le  neuralgie  divenivano 
sempre  più  leggiere.  Ano  a  dilegaarsl  completamente.  In  casi  recenti 
bastarono  3-4  sedute.  In  una  neuralgia  che  durava  da  12  anni  si  ebbe 
guarigione  completa  con  15  sedate.  L*  Autore  in  20  casi  non  ebbe  aa 
insuccesso. 

44  a)  Stein  vuol  dare  ai  medici  una  guida  pratica  per  l'impiego  delia 
faradizzazione  generale,  della  corrente  galvanica  e  della  elettricità 
statica. 

Nella  1.*  parte  tratta  della  faradizzazione  generale  e  del  galvanismo, 
descrive  apparecchi  e  metodi,  discutendo  sul  valore  terapeatico  di  que- 
sti ultiaii.  Gli  apparecchi  sono  già  noti  per  altre  pubblicazioni  (Diapason 
elettrico  di  Boudet  in  Parigi,  interruttore  a  orologeria  di  Onimus^  a 
leva  di  Trouvé,  rullo  per  massaggio  elettrico ,  elettrodo  che  si  bagna 
automaticamente,  e  sedia  per  le  applicazioni  elettriche).  Le  esperienze 
terapeutiche  furono  in  genere  favorevoli.  Sono  riportate  parecchie  sto- 
rie di  malati. 

Nella  2.*  parte  V  Autore  consiglia  il  bagno  farado-galvanico.  Questo 
in  sostanza  presta  il  medesimo  servizio  che  la  faradizzazione  generale 
senza  averne  gli  incomodi.  La  disposizione  per  bagni  descritta  da  Stein 
non  differisce  da  quella  data  prima  da  Paul. 

La  3.^  parte  ò  dedicata  alla  franklinizzazione,  ed  al  bagno  elettro-^ 
statico.  V  Autore  consiglia  la  macchina  di  Tb^^,  e  anche  quella  ùlHoU 
modificata  da  /•  TV.  Albert  di  Francoforte  a/M.  Il  suo  metodo  è  quello 
usato  nella  Salpètrière.  Egli  ha  usato  i^elettrlcità  statica  in  23  casi  di 
neurosi  ;  essi  *sono  :  6  casi  di  neuro-astenia  (nessuno  guarito),  3  casi  di 
isterismo  (2  guariti,  1  no),  3  casi  di  epilessia  (1  guarito,  2  no),  2  oasi  di 
corea  (1  guarito,  1  migliorato),  3  casi  di  insonnia  (2  guariti,  1  miglio- 
rato), 2  casi  di  oppressione  e  mal  di  testa  (guariti)i  1  caso  di  tremore, 
«ciatica,  tic  doloroso,  anestesia  (tutti  guariti). 


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DI  ELETTEOTBRAPIA  357 

^  Stein  coDYfdne  con  Yigourouiv  che  sia  da  consigliarsi,  la  elettricità 
«tatica  là  dove  ò  indicata  la  idroterapia. 

Finisce  con  osservazioni  sul  maneggio  degli  apparecchii  dei  diversi 
'«ìementi  della  macchina  elettro-statica  e  del  suo  motore,  35  belle  in- 
^\sioni  chiariscono  il  testo. 

^V.  Elettroterapia  delle  malattie  del  glstema  nerroso. 

|)  Vuìpian.  —  Influenza  della  faradizzazione  limitata  a  breve  tratto  di 

pelle  sulla  anestesia  d^origine  cerebrale.  Bull,  de  Thérap.  XGVII , 
f     p.  433,  481,  529,  1879  (pubblicato  anche  separato). 
é)  Léloir  E.  —  Effetto  favorevole  della  faradizzazione  locale  in  %  casi 

di  emianestesia  isterica  e  della  galvanizzazione  nelle  contrattare 

isteriche.  Gaz.  méd.  de  Paris,  89,  40,  1879. 
^)  Lòwenfeld  S.  —  Applicazione  delia  corrente  indotta  nelle  malattie 

del  cervello  e  del  midollo  spinale.  Munchen  1881,  19  S. 

4)  Itumpf  TK  ^  Trattamento  della  tabe  dorsale  col  pennello  faradico. 
Neurolog.  Centr.  Bl.  1-2,  1882.  (Yeii  la  nostra  prossima  pubblica» 
zione  sulla  tabe). 

5)  Idem,  —  Note  di  neuropatologia  ed  elettroterapia.  Deutsche  med. 
Wochenschr.,  32,  36,  37,  1881. 

6)  Yizioli  P.  ^  Elettroterapia  pratica.  Il  Morgagni ,  1878,^1879,  ISSO 
(nulla  di  nuovo), 

7)  Rockwell  A.  D.  —  Il  Galvanismo  nel  morbo  di  Basedow.  New  York 
med.  Record  XVI,  14,  1879;  XVIII,  11,  1880.  (L'Autore  ha  ottenuto 
buoni  risultati  nel  morbo  di  Banedow  servendosi  di  diversi  metodi 
elettrici,  7  malati  migliorarono,  2  no). 

-a)  Paole  Thos.  W,  —  L'elettricità  nel  gozzo  esoftalmico.  Ibid.  XVIII , 
'        ^       21,  1880.  (L'Autore  ritiene  razione  della  elettricità  nel  morbo  di 
)^'-  Basedow  come  e  paralizzante  »)l 

^        ò)  Rocktoell  A.  D.  —  Cura  della  epilessia  colla  elettrìoità.  New  York 
f^  med.  Record.  (  Tratta  l' epilessia  colla  faradizzazione  generale  e 

colla  galvanizzazione  centrale). 
&         10)  Caìonius.  —  Elettroterapia  nella  epilessia  e  violento  dolor  di  testa. 
•'  Finska  làkaresàllsk.  bandi.  XXI,  2,  p.  123,  1879.  (  Casi  di  epilessia 

1'         ^      e  di  violento  mal  di  testa  curati   con  più  o  meno  successo  per 

mezzo  della  corrente  continua). 
'         ^I)  Friedenreich,  —  Atassia  dei  movimenti  della  loquela  guarita  colla 
I'  corrente  contìnua,  Hosp.  Tid.  47,  1879. 

<         JL2)  Nefìel  W.  —  Trattamento  galvanico  della  tabe  dorsale  con  osser» 

yazioni  sulla  reazione  galvanica  abnorme  dei  nervi  sensitivi  della 

i  pelle.  Arch.  f.  Psychiatrie.  Xll,  3,  p.  616,  1882.  (L'Autore  con- 

^      siglia  nella  tabe  la  galvaniizazione  del  cervello  e  del  midolla 

iipinale  con  una  corrente  ascendente.  L*  anodo  sulle  vertebre  lom» 


,  1 


d58  WYISTJL 

bari  sarebbe  piA  doloroso  che  il  catodo  salla  nuca.  ProbabUment» 
si  tratta  di  ponti  iparestesici  nella  regione  lombare). 

13)  Neumann  S.  —  Neoralgia  intercostale  ribelle  alla  corrente  contlnoa^ 
guarita  con  2  sedute  di  (àradizsazione  cutanea.  Gas/mód.  de  Paris^ 
7,  1878.  (  La  nenralgia  duraya  da  un  anno ,  la  corrente  galvanici^ 
era  sUta  applicata  per  14  giorni). 

14)  Dubois  JL  —  Cura  delle  neuralgie  per  messo  della  elettricità  0- 
dell'idroterapia.  Tbòse  de  Paris  1878  (nulla  di  nuovo). 

16)  JMeh.  —  Paralisi  delle  estremità  inferiori  in  seguito  a  sciatica». 
Guarigione  colla  corrente  indotta.  Wien.med.  Pressoi  3, 1879  (poo9 
importante). 

16)  Neftel  TT.  —  Gontribusione  alla  conoscenza  e  cura  delle  neuralgie^ 
yiscerali.  Arcb.  t  Fsychiatriey  etc.  X,  p.  575,  1880. 

17)  WeUe —  Gaarigione  di  una  nenralgia  del  trigemino.  Beri,  klin» 
Wochenschr.  XYI,  43,  1879. 

18)  Siampacehia  B.  -*  Nnovo  metodo  elettroterapentico  nelle  neural- 
gie. Gioro.  intemaz.  delle  Se.  med.  If,  8,  p.  8ff7,  1880. 

19)  Oiàney,  —  Trattamento  galyanico  della  sciatica.  Reprint,  from  ihm 
Amerio.  Practitioner.  March  1869.  Indianopolis.  8,  26  pp.  1879. 
(L'Autore  descrive  15  casi  di  sciatica,  delle  4nali  11  furono  gua- 
rite e  4  migliorate  col  solo  uso  della  corrente  continua.  Egli  oon^ 
sigila  «  corrente  intensa  >  1*  anodo  snlla  regione  lombo-sacrale  a 
sdì  tronco  nervoso,  il  catodo  sul  laogo  del  dolore ,  nessuna  inter- 
ruzione ,  durata  della  sedata  di  circa  IO  minuti ,  applicazione  quo- 
tidiana). 

20)  JlU)cktoéll  A»  2).  —  Uso  della  corrente  galvanica  interrotta  nella 
cara  della  sciatica.  New  York  med.  Recorder  XIX,  23,  1881. 

21)  Fiéber.  —  Reazione  ottenuta  in  un  caso  di  contrattara  muscolare 
con  stimolo  meccanico  ed   elettrico.  Virebows  ArCb.  LXXYI ,  ft^. 
p.  364,  1879. 

22)  Me^er  M.  —  Cura  delle  contratture  colle  altematlYe  voltaicbe^ 
Berlin,  klin.  Wochenschr.  XVII,  51,  1880. 

23)  Remah  E.  —  Patologia  e  terapia  di  crampi  muscolari  localizzati* 
Beri.  klin.  Wochenschr.  XVIII,  21,  1881. 

24)  Remah  E.  —  Patologia  ed  elettroterapia  delle  paraìisi  del  nerrc^ 
radiale  da  cóTupressione.  Déatsche  Ztschr.  f.  prakt.  Med.,  27,  1878L. 

25)  Remah  E.  —  Paralisi  del  radiale.  Sep.  Abdr.  aus  d.  Real-Bncyklo*^ 
padie  d.  ges.  Heilkande  Ton  A.  Euìenburg.  Wien  1882. 

26)  Vecchi  Qiov.  de*  —  Atrofia  muscolare  progressiva  acuta  dopo  gràyè^ 
difierite  ;  rapida  gaarigione  colla  elettricità.  Ann.  univ.  Voi.  245^ 
p.  3,  loglip  1878  (nolla  di  particolare). 

27)  Wilhelm. —  Sai  valore  della  elettricità  nelle  paralisi  difteriohe. 
Wien  aligem.  med.  Zig.  Ì7,  Ìd79  (nulla  di  particolare). 

1^  Berger  O,  —  Cara  elettrica  del  tic  convulsivo  e  della  corea'minore^ 
Centr.  BL  t  Nervenhellkdè,  etc.,  10,  1879. 


DI  ELBTTROTXRAPIA  359 

29)  Ldwenfeld  X.  —  Elettroterapia  deir  angina  di  petto  ed  affezioni 

afflai.  Bayr.  arisi  IntelU  BL  XX Via,  39,  1881, 
90)  Schà/Psr,  ^  Asma  e  saa  cnnu  Deatsohe  med.  Woclienaehr.  Y.  32^ 

33,  1879. 

31)  Sehmitz  —  Gora  dell'asma  colla  elettricità.  Ibid.  YI,  47.  1880. 

32)  leo  /.  B.  —  Cora  dell'asma  colla  corrente  indotta.  Lancet  II,  20; 
BOY.  1880  (nulla  di  particolare). 

33)  Àtihaus  /.  —  Diabete  insi^do  trattato  colla  galyaniszaiione  del  mi- 
dollo spinale.  Med.  Times  and  Gaz.  N.  27,  1880  (an  caso  di  diabete 
insipido  antico  sarebbe  gaarito  con  ona  soli^  applicazione  di  cor- 
rente continua  al  midollo  allungato). 

34)  ChMe  C.  P.  B.  —  Diabete  insipi Jo  trattato  colla  elettricità.  Lancet 
U,  18,  oct.  1881. 

35)  Masseù  —  Paragone  tra  razione  della  corrente  continua  e  della 
indotta  nella  paralisi  delle  eorde  vocali.  Ann.  des  malad.  de  Po- 
reille,  eto.  YII,  1,  p.  1,  1881. 

36)  Torranee  R.  —  Afonia  completa  da  5  anni.  —  Guarigione  colla  fa* 
radizzazlone  delle  corde  TocalL  Lancet  I,  19>  may  1881. 

37)  CSnUelli  O.  —  Paralisi  reumatica  del  facciale,  guarita  colla  cor- 
rente continua.  Ann.  unir.  Yol.  259,  p.  422.  Maggio  1882  (graye  pa- 
ralisi del  facciale;  guarigione  in  3  mesi  di  galvanizzazione). 

1)  Vulpian  nel  1875  aveva  dimostrato  che  nel  malati  affetti  da  Smia^ 
neHesia  eerebraìe  H  poteva  rapidamente  far  cessare  V  anestesia  in 
tutto  intero  Varto^  faradiszando  fortemente  la  peUe  in  una  sona  cir- 
eoseritta.  (Arch.  de  Pbysiol.,  etc.  YII.  p.  877,  1873).  Dopo  d'allora  ebbo 
occasione  di  osservare  analoghi  risultati  in  una  serie  di  emiinestesia 
tanto  per  lesioni  organiche  che  funzionali.  L*azione  della  faradiszaziona 
cutanea  non  fu  sempre  così  rapida  come  in  quei  primi  casi,  però  anche 
nelle  guarigioni  lente  era  evidente  Tutilità  del  metodo.  Non  solo  V  a- 
nestesia  veniva  migliorata,  ma  anche  la  paralisi  motoria  e  qualche 
volta  perfino  Tafasia  e  il  torpore  intellettuale.  Il  processo  fd  sempre 
questo:  asciugata  il  più  possibile  la  pelle  dell' avambraccio  anestetico, 
se  ne  eccitava  molto  fortemente  col  pennello  elettrico  il  lato  ostensorio 
in  una  estensione  di  5,  10  centim.  A  conferma  delle  sue  asserzioni, 
Yulpian  comunica  7  casi,  alcuni  dei  quali  possiamo  riprodurre. 

L  Monoplegia  del  braccio  destro  con  anestesia.  Trattamento  faradico. 
Guarigione.  Un  giovane  di  18  anni ,  che  in  precedenza  aveva  sofferto 
di  scrofola,  il  18  agosto  1873  fu  colpito  da  un  insulto  apoplettico,  dop9 
aver  sofferto  per  parecchi  giorni  di  violento  mal  di  testa,  specie  a  si- 
nistra. Lo  stato  apopiettiforme  durò  SO  minuti ,  e  al  riprendere  cono- 
scenza il  malato  si  accorse  che  il  braccia  destro  era  completamenta 
paralizzato.  Tranne  leggiera  afasia  nel  primo  giorno ,  la  paralisi  si  li- 
mitò fino  dal  principio  a  quel  solo  meu^bro. 

La  paralisi  era  di  senso  e  di  moto,  ranesteaia  si  estendeva  fino  ai 


i 


360  BITi&TA 

collo  e  al  metto  della  scapola.  Il  malato  da  prima  Teime  earato  colla 
corrente  indottai  col  nitrato  d'argento  e  cloniro  sodico  d'oro  senta  sen- 
sibile Tantaggio.  Poi  coir  uso  della  corrente  continua  tornò  gra  lata- 
mente no  poco  di  sensibilità  alla  spaila  e  alla  parte  snperlore  del  brac- 
ciO|  e  si  ebbe  anche  qualche  movimeoto  delle  dita.  Il  31  dicembre  si 
cominciò  la  faradizzazione  circoscritta,  dando  internamente  jodaro  di 
potassio.  Ne  segni  grande  miglioramento. 

La  pelle  divenne  sensibile  dalla  spalla  in  giù.  Tale  a  dire  che  la  sen- 
sibilità si  ripristinò  dal  centro  alla  periferia.  Mentre  si  faradiszava 
r  antibraccio ,  il  malato  aTTertiva  una  sensazione  di  puntnra  nella  re- 
gione della  spalla.  La  motilità  e  la  forza  migliorarono  di  pari  passo 
colla  sensibilità.  Il  27  febbrajo  1879  il  malato  poteva  servirsi  della 
mano  destra  cosi  bene  come  della  sinistra.  Solamente  ohe  la  forza  ne 
era  un  poco  minore  e  l'abluzione  del  pollice  difficile. 

Yidpiim  inclina  a  credere  che  in  questo  caso  si  trattasse  di  una 
emorragia  nel  centro  corticale  del  braccio.  Non  si  dissimula  però  il 
dubbio  che  potrebbe  fhr  nascere  la  completa  anestesia  del  braccio.  Egli 
suppone  che  in  vicinanza  di  una  neoformazione  abbiano  avuto  luogo 
iperemie,  una  delle  quali  occasionò  1*  emorragia.  Al  pennello  faradico 
attribuisce  il  risultato  della  cura.  Quando  una  lesione  cerebrale  a  fo- 
colajo  non  d  troppo  estesa,  può  lasciare  illesi  molti  elementi  nervosi 
capaci  di  supplire  i  distrutti. 

Però  questa  sostituzione  non  può  avvenire  che  lentamente.  Qaegli 
elementi  abbisognano  di  langa  eccitazione  prima  di  assumere  la  ftin-* 
zione  della  parte  distrutta.  Egli  ò  dunque  probabile  che  gli  eccitamenti 
metodici  delle  terminazioni  dei  nervi  paralizzati ,  giungendo  al  rispet- 
tivo centro  cerebrale  e  alle  sue  vicinanze,  risveglino  quelle  parti  d^llo 
stato  d'inerzia  funzionale,  e  le  determinino  ad  assumere  il  nuovo  ufAcia 

II.  Lesione  a  focols^jo  delPemisfero  destro.  Emiplegia  sinistra  poco 
'pronunciata,  emianestesia  completa  del  medesimo  lato,  compresi  gli 
organi  dei  sensi,  dolore  neuralgico  nella  metà  sinistra  del  petto ,  tre- 
mito nei  muscoli  paralizzati.  Faradizzazione  cutanea.  Guarigione.  Un 
lavorante  di  45  anni  fu  colpito  da  apoplessia  il  13  marzo  I87d.  Ripresa 
conoscenza,  avverti  debolezza  nel  lato  sinistro  e  frequenti  vertigini. 
<La  loquela  non  fu  alterata.  D'improvviso  venne  un  dolore  violentissimo 
nella  metà  sinistra  del  torace.  E  ciò  Tindusse  a  ricoverarsi  ali*  Ospe- 
'dale  dopo  14  giorni.  L'esame  del  malato  diede:  strascico  del  piede  ai- 
Siistro,  debolezza  e  inettitudine  della  mano  sinistra,  anestesia  completa 
Molla  metà  sinistra  del  corpo,  perdita  del  gusto  e  indebolimento  della 
Tista  a  sinistra.  Il  dolore  neuralgico  al  petto  perdurava  intensissimo , 
divenendo  intollerabile  a  qualunque  moTimento.  A  volte  compariva  tre- 
^mito  nelle  membra  paretiche.  Furono  prescritte  pillole  di  stricnina 
(0,001  gr.  4  volte  al  giorno)  e  fu  fhradizzata  la  pelle  delPavambracclo. 
,In  seguito  si  ordinò  Joduro  di  potassio.  Tentate  inutilmente  le  ii\ie- 
^xioni  di  morfina  per  vincere  la  neuralgia  si  ricorse  alla  farad izaaiiona 
applicando  un  elettrodo  a  spugna  sul  luogo  dolente. 


DI  ELETTROTERAPU  861 

.  Si  ebbe  a  poco  a  poco  miglioramento.  Prima  ricomparve  la  sensibi* 
lità  nella  palma  della  mano  e  neli'  anca ,  più  tardi  neir  avambraccio  e 
nel  braccio,  e  per  ultimo  nella  faccia  e  nel  piede.  Il  dolore  andò  sempre 
più  scemando,  mano  e  piede  riacquistarono  la  forza  e  la  vista  mi- 
gliorò pare,  L'  11  maggio  rimaneva  ancora  qualche  zona  anestetica 
nelle  estremità  e  nella  faccia*  ma  V  incesso  era  più  sicuro  e  la  forza 
nelle  due  mani  quasi  uguale.  Il  malato  lasciò  1*  ospedale  come  guarito. 

Anche  in  questo  caso  Vulpìan  crede  trattarsi  di  emorragia  cere» 
brale;  per  la  sede  sta  in  forse  tra  la  capsula  interna  posteriore  e  il 
peduncolo  cerebrale,  propende  però  per  questo  ultimo.  Il  risaltato  della 
cara  fu  soddisfacente^  essendosi  ottenuta  in  2  y^  mesi  guarigione  quasi 
completa.  L^influenza  della  faradizzazione  era  evidente;  dopo  ogni  se* 
duta  si  notava  un  miglioramento  più  o  meno  pronanciato  della  sensi- 
bilità 0  della  motilità  o  di  entrambe  insieme.  L'azióne  favorevole  dello 
stimolo  elettrico  si  manifestò  non  solo  nel  braccio  direttamente  eoci* 
tato,  ma  anche  nella  gamba  che  non  ta  mai  elettrizzata. 
(,  Vulpian  conchiude  da  questi  risultati  che  la  elettricità  ò  un  prezioso 
ausiliario  della  natura,  potendosi  con  essa  ottenere  prontamente  gua- 
rigioni, che  altrimenti  sarebbero  lente  ed  incomplete. 

III.  Saturnismo.  Completa  anestesia  del  lato  destro,  compresi  i  sensi 
specifici.  Anestesia  leggiera  del  lato  sinistro.  Applicazione  della  corrente 
Indotta  ad  una  zona  circoscritta  dairavambraccio  destro.  Guarigione. 
.  Un  giovane  di  28  anni,  che  da  3  anni  lavorava  in  una  fabbrica  di 
specchi  con  frequente  maneggio  di  mìnio,  si  presentò  1*8  maggio  1878. 
Da  2  mesi  era  cominciata  la  malattia  con  dolori  alle  articolazioni  dei 
piedi.  Dopo  3  settimane  divennero  dolenti  anche  le  ginocchia  e  quindi 
tutte  intiere  le  gambe.  Accessi  violenti  di  dolore  tormentavano  il  ma* 
lato  specialmente  la  notte.  Mancanza  di  appetito,  paresi  delle  estro» 
mità  inferiori,  continuo  sapore  metallico,  dimagramento,  accessi  di  co- 
lica con  coprostasi,  e  in  fine  vertigine^  sibili  alle  orecchie  e  mal  di  testa 
a  destra  segnavano  i  progressi  della  malattia. 

«  Airesame  si  rilevò:  orlo  nerastro  delle  gengive ,  paresi  degli  esten- 
sori delle  mani  e  delle  dita,  prevalente  a  destra,  e  con  conservazione 
Clelia  contrattilità  elettrica,  paresi  della  gamba  destra»  emianestesia  de* 
,«tra,  sensibilità  diminuita  a  sinistra,  diminuzione  a  destra  del  potere 
visivo  (discromatopsia),  deirudito  e  del  senso  nella  metà  corrispondente 
•4ella  lingua.  La  sensibilità  tattile  e  termica  erano  abolite  a  destra» 
forte  pressione  veniva  avvertita  come  leggiero  tocco,  e  la  sensibilità 
elettro  musoolare  era  solo  indebolita. 

Cura:  bagni  solfurei,  joduro  di  potassio  e  faradizzazione  cutanea  lo- 
oalizzata.  Quest'ultima  ad  ogni  seduta  produceva  miglioramento  sensi*- 
ì^ile.  Dopo  circa  2  mesi  il  malato  era  presso  che  guarito* 
-  Nella  emianestesia  saturnina  le  lesioni  che  si  suppongono  nella  oap- 
-snia  interna. posteriore  sono  leggiere  e  iàoili  a  scomparire.  E  qui  Ta- 
.«ione  della  faradizzazione  cutanea  potrebbe  ras€omigliarsi  a  quella  di 


892  EIVISTA 

un  magnete.  Anche  questo  ò  stato  talora  applicato  con  vantaggio,  seb-» 
bene  in  qaesti  casi  non  abbia  il  valore  che  giostam^nte  gli  viene  at-» 
tribuito  nelle  emianestesie  isteriche. 

In  sai  finire  nota  YtUpian  che  sebbene  il  Inogo  d'applicazione  da  lai 
scelto  nell'avambraccio  sia  arbitrario,  pure  convenga  sempre  scieglier» 
un  punto  qualunque  delle  estremità  superiori.  Trattandosi  di  dover 
produrre  un  certo  scuotimento  nel  cervello ,  il  braccio  si  presta  a  cU> 
meglio  che  non  la  gamba  o  il  tronco,  maggiori  e  più  frequenti  essendo 
le  sue  relazioni  col  cervello.  Yulpian  consiglia 'ugualmente  la  faradiz- 
zazione cutanea  nelle  emiplegie  senza  aneeteeias  poichò  anche  in  esse 
ottenne  col  suo  metodo  rapido  miglioramento  dell'afasia  e  del  torpore 
intellettuale.  Si  usino  pelò  correnti  di  moderata  intensità. 

n  Rei.  in  un  caso  di  anestesia  probabilmente  corticale,  impiegò  con 
vantaggio  il  metodo  di  Yulpian^  mentre  nelle  emiplegie  puramente 
motorie  con  o  senza  afasia  non  ebbe  alcun  miglioramento. 

2)  Leìoir  dei^crive  2  casi  di  anestesia  isterica  ed  1  di  contrattura 
isterica  (dal  riparto  di  Yulpian).  Nei  primi  la  faradizzazione  cutanen 
localizzata,  nell'altro  la  corrente  continua  produsse  eccellente  risultato. 

3)  Lowenfeld^  dopo  aver  dato  un  ragguaglio  letterario  sui  oasi  di 
affezioni  centrali  curati  eolla  faradizzazione,  esprime  la  speranza  che  in 
avvenire  questo  metodo  acquisterà  maggior  importanza. 

5)  Rumpf^  nella  1.*  parte  del  suo  lavoro,  riferisce  un  caso  di  neurUe 
delV ottico  con  mielite  trasversa^  in  cui  fu  usato  con  successo  il  pen- 
nello elettrico. 

Una  donna  di  37  anni,  soffriva  dalla  morte  di  sua  madre,  di  tristezza 
e  confusione  di  testa.  Dopo  6  mesi  si  manifestarono  successivamente: 
rossore  intenso  degli  occhi  con  crescente  debolezza  di  vista,  fiacchezza 
delle  gambe  con  dolori  alla  spina,  senso  di  cingolo  e  a  volte  inconti- 
nenza di  urina.  Nel  gennajo  1880,  epoca  deiresame,  esisteva  paresi  delle 
estremità  inferiori  con  moderata  anestesia  estendentesi  fino  ali*  ombe- 
lico e  con  parestesie,  fenomeno  del  tendine  vivace ,  leggiera  epilesida 
spinale,  senso  di  cingolo,  stillicidio  di  urina,  confusione  di  testa  e  de* 
bolezza  generale.  L' acutezza  di  vista  era  diminuita  (Jàger  N.  14).  SI 
osservò  rigonfiamento  e  leggiera  opacità  della  papilla,  intensa  injezione 
dei  piccoli  vasellini  raggiati,  dilatazione  delle  arterie  e  delle  vene. 
{Móoren). 

U Autore  applicò  il  pennello  faradico.  €  Lo  faceva  scorrere  lenta- 
mente e  con  forza  sulla  parte  superiore  del  petto,  sulle  braccia  e  sol 
dorso,  ripetendo  per  2  volte  Poperazione.  Graduava  la  corrente  in  modo 
che  producesse  facile  contrazione  applicata  alla  piegatura  dei  gomito.  » 
La  durata  della  seduta  era  di  5-6  minuti  (dove  stava  il  S^  elettrodo  ìy, 
Qià  nel  3.®  giórno  era  diminuita  l'ii^ezlone  dell  ottico  e  al  6.*  la  ma- 
lata poteva  leggere  lager  N.  7  invece  del  N.  14.  La  spina  venne  trat- 
tata colla  corrente  continua  e  dopo  23  sedute  della  mielite  non  rima- 
neva più  altro  che  leggiera  vivacità  del  moto  riflesso  tendineo.  Senid- 


DI  ELETTROTERAPIA  363^ 

bilità  e  fanzione  della  vescica  erano  divenate  normali.  La  malata  cam- 
minava per  ore,  era  molto  contenta  e  volle  maritarsi.  Il  fondo  deiroc- 
chio  nulla  presentava  più  di  abnorme*  Poteva  essere  letto  lager  N.  3. 

V  Autore  crede  che  per  razione  del  pennello  faradico  si  ristabilisca  it 
tono  nei  vasi  della  papilla,  e  che  colla  loro  contrazione  svaniscano  ia 
manifestazioni  infiammatorie. 

Nella  2*  parte  del  suo  lavoro  intitolata:  «Il  pennello  faradico  nelle- 
iperemie  degli  organi  centrali  e  delle  loro  membrane  >  V  Autore  con- 
cede larga  parte  al  trattamento  neuroastenizzante.  Egli  oplDa  che,  ol- 
tre alle  neuroastenie  primarie  che  possono  decorrere  con  o  senza  di* 
sturbi  secondarii  di  circolazione,  vi  abbiano  forme  morbose,  nelle  qnalt 
non  sia  dimostrabile  una  affezione  primaria  del  sistema  nervoso,  anzi 
sia  improbabile.  E  qui  cita  malati  nei  quali  le  prime  manifestazioni 
morbose  furono  €  congestioni  >  e  nei  qnali  soltanto  più  tardi  oompar» 
vero  i  veri  sintomi  neuroastenici.  Esrti  avevano  il  viso  mdlto  colorito.. 
In  simili  circostanze  il  pennello  gli  ha  reso  buoni  servigli. 

Da  prima  riporta  2  casi  d' iperemia  cerebrale.  Tutte  e  due  i  malatf 
erano  robusti  e  senza  fondo  nervoso.  Dopo  fatiche  ed  eccitamenti  ap- 
parvero sintomi  di  congestione:  accensione  del  viso,  confusione,  mal  di 
testa  e  vertigine.  Solo  più  tardi  successe  insonnia ,  smemorataggine^ 
inettitudine  al  lavoro,  eccitabilità  esagerata.  Le  sofferenze  duravano  da. 
parecchi  mesi,  ed  ambo  i  malati  furono  guariti  col  metodo  suesposto^, 
uno  dopo  2  sedute,  Taltro  dopo  18. 

Seguono  2  casi  in  cui  erano  evidenti  i  sintomi  mielastenici ,  e  ch^ 
possono  servire  come  esempi  di  iperemia  del  midollo  spinale. 

Un  negoziante,  di  sana  famiglia,  dopo  un  raffreddamento  fu  colto  da. 
dolori  violenti  al  dorso  e  alle  gambe,  fiacchezza,  torpore  e  senso  di 
calore  nelle  estremità  inferiori,  e  insonnia;  guarigione  dopo  22  sedute.. 
Una  giovane  di  15  anni,  soffriva  di  dolori  alle  braccia,  dorso  e  spalle^ 
debolezza  e  torpore  nelle  mani,  sonno  inquieto  e  palpitazione  di  cuore^ 
guarigione  dopo  13  sedute  (come  sia  dimostrata  in  questi  casi  l' ipere-^ 
mia  spinale  realmente  non  si  vede.  Ciò  vale  anche  per  1  casi  seguenti. 
Reiy  Un  giovane  di  natura  eccitabile,  dedito  prima  all'onanismo  soffre 
di  pesantezza  e  accensioni  fugaci  alla  testa,  e  più  tardi  dolore  al  capo 
e  alla  spina.  Qaando  deve  parlare  in  pubblico  diviene  rosso  e  rimane 
por  lungo  tempo  impacciato,  dorme  male,  ha  frequenti  polluzioni,  sL 
sente  troppo  debole  per  camminare  e  scrivere;  guarigione  dopo  16  se- 
dute. Un  fabbricante  soffre  dall*  ultima  guerra  di  dolori  laceranti  alla 
spalla  sinistra  e  gamba  destra,  ed  in  seguito  di  confusione  di  testa  e 
vertigini,  sonno  inquieto,  smemorataggine,  inabilità  al  lavoro,  dolori  ai 
lombi,  formicolio  nelle  mani  e  pian!,  e  dolorabilità  della  spina:  guarir 
glene  dopo  13  sedute.  In  tutti  questi  malati  air  esame  obbiettivo  noa 
si  rilevava  altro  che  grande  vivacità  del  fenomeno  tendineo  è  dei  ri- 
flessi  cutanei,  sintomi  che  corrisponderebbero  allo  stato  di  coDgestione.. 
^inalmenle  V  Autore  espone  un  caso  piuttosto  complicato  di  emiplegia^ 
che  migliorò  sotto  l'uso  del  pennello. 


.364  BITISTA 

Il  malato  aveva  avuto  una  ferita  alla  testa  nella  campagna  del  1870, 
^  ne  conservaTa  cicatrìee  con  avvallamento  dell*  osso.  Dal  1872  si  la- 
gnava di  dolori  alla  spina  irradiantisi  a  destra,  formicolio  della  pianta 
dei  piedi,  insoonio,  mancanza  di  memoria  e  debolezza  del  lato  destro* 
All'esame  si  trovò  a  destra  leggiera  paralisi  del  facciale  e  strascico 
della  gamba  con  nn  poco  di  atassia;  analgesia  generale,  fenomeno  del 
tendine  vivace^  precessa  retinite  sinistra,  confasione  di  testa.  Fallita  la 
«cara  galvanica,  si  ricorse  al  pennello.  In  poco  tempo  sparirono  l  do* 
iori  e  le  parestesie ,  il  sonno  divenne  tranquillo  e  migliorò  la  paresL 
Popò  6  settimane  rimaneva  solo  lieve  stiramento  della  bocca  e  an  poco 
di  anestesia*  Àncbe  dopo  nn  anno  e  mezzo  il  paziente  fa  trovato  in 
istato  relativamente  bnono. 

Nelle  emiplegie  comnnl  e  nei  leggieri  disturbi  di  sensibilità,  V  Autore 
4ù  limita  al  metodo  di  Vulpian. 

Anche  il  JRehj  in  casi  simili  a  quelli  destritti  da  Rumpf  come  ipere- 
mie degli  organi  centrali,  ha  usato  con  vantaggio  il  pennello  faradico,  ma 
•non  ha  mai  veduto  effètti  cosi  brillanti  come  i  precedenti. 

21)  Fieber  narra  questo  caso*curioso. 

Una  donna  di  23  anni,  che  dall*  II.®  anno  soffriva  di  accessi  epiletti- 
formi  e  che  dal  20.®  aveva  menstmazione  scarsa,  fu  portata  all'ospe- 
dale con  contrattura  delle  gambe.  Questa  era  stata  preceduta  da  con- 
vulsiooi  cloniche.  All'esame  si  trovò:  dolorosa  la  pressione  suir ipoga- 
strio, flessione  delle  gambe  e  distensione  dei  piedi.  Tentando  di  via- 
•cere  la  contrattura  si  produceva  tremito  convulsivo.  Oltre  a  ciò  si  notò  : 
anestesia  della  superflcie  anteriore  e  interna  delle  gambe,  riflessi  cu- 
tanei viTacissimi,  contrattilità  elettrica  dei  muscoli  normale.  Applicando 
per  circa  1  minuto  il  polo  negativo  (30-40  elementi  Siemens  e  ffaisìke) 
Intorno  al  malleolo  esterno,  mentre  il  polo  positivo  era  tenuto  in  un 
luogo  indifferente,  il  piede  prese  gradatamente  la  posizione  normale. 
Ma  appena  cessata  la  corrente,  si  ripresentò  la  contrattura.  E  lo  stesso 
avvenne  nelle  altre  articolazioni.  Durante  il  passaggio  della  corrente  si 
ebbe  agio  di  cingere  il  membro  con  un  apparecchio  di  sostegno,  e  cosi 
timase  la  gamba  in  positura  normale.  Coir  apparecchio  la  malata  po- 
teva passeggiare;  però  se  si  toglieva  riappariva  subito  la  contrattura. 
La  cura  unica  in  questo  caso  fu  di  rinnovare  ogni  tanto  l'apparecchio 
di  sostegno,  facendo  flaire  la  corrente  continua  durante  tutta  V  opera- 
2ione.  Di  tanto  in  tanto  venivano  convulsioni  cloniche  e  talora  anche 
accessi  epilettiformi. 

22)  Meyer  riferisce  il  seguente  caso  di  contrattura  riflessa. 

Un  predicatore  di  35  anni,  soffriva  di  dolori  articolari  reumatici  dal- 
l'ultima guerra.  Nei  1879  cominciò  a  sentire  debolezza  al  ginocchio  si- 
nistro ed  in  seguito  anche  al  piede.  Verso  la  fine  del  1879  segni  devia* 
-Sione  della  spina  a  destra.  Il  malato  dovette  indossare  un  busto  di  ferro 
^  porre  una  suola  di  sughero  nello  stivale  destro.  Solo  In  tal  modo  po-> 
^va  camminare  per  breve  tratto  e  con  dolore.  L*  Autore  nel  1880  troT6 


DI  ELETTROTERAPIA  C6& 

forte  scoliosi  a  destra,  contrattara  solida  del  quadrato  dei  lombi  sini* 
stro.  Ammise  una  precessa  periostite  delle  vertebre  lombari.  Appli- 
cando un  largo  elettrodo  sul  muscolo  contratto  e  l'altro  sulle  vertebre 
lombari  e  producendo  alternative  voltaiche  con  una  corrente  di  40-50^ 
elementi,  il  quadrato  dei  lombi  diveniva  flaccido  e  Tincurvamento  della 
spina  diminuiva  in  proporzione.  Questo  effetto  persisteva  per  un  certo 
tempo.  Già  dopo  5  sedute  non  vi  fu  più  bisogno  della  suola  di  sughero 
e  i  dolori  erano  diminuiti  di  molto.  Dopo  14  sedute  la  scoliosi  era  quasi 
completamente  ridotta  ed  il  malato  indossando  il  busto  di  ferro  poteva 
camminare  per  parecchie  ore.  Dopo  6  mesi  persisteva  il  miglioramento^ 
e  non  era  più  necessario  il  busto. 

Incoraggiato  da  questo  buon  successo,  ìieytr  pensò  di  usare  le  alter- 
native voltaiche  anche  nelle  contratture  miqpatiche» 

Una  bambina  di  12  anni,  affetta  prima  da  corea,  fu  colta  dopo  uà 
raffreddamento  da  contrattura  del  levator  angolare  scapolare  sinistro. 
Con  3  sedute  ne  fu  liberata. 

Un  nomo,  con  paralisi  cerebrale  del  facciale  sinistro  e  vizio  di  cuore, 
presentava  contrattura  del  zigomatico,  triangul.  e  qnadratus  mentì,  del 
levator  al.  nasi  labiique  super,  e  dell*orblcolare  delle  palpebre.  Dopo  13 
sedute  vi  era  notevole  miglioramento. 

Anche  nelle  contratture  consecutive  a  reumatismo  muscolare  acuto^ 
V Autore  usò  le  alternative  voltaiche  col  grande  vantaggio. 

In  un  fanciullo  di  anni  7  1(2,  dopo  violenti  dolori  per  tutto  il  corpo^ 
rimase  una  contrattura  dello  splenio  sinistro.  Passato  il  periodo  acuto,, 
furono  usate  le  alternative  voltaiche.  In  30  sedute  fu  quasi  del  tutta 
vinta  la  contrattura. 

23)  E.  Remali  presenta  un  caso  di  paralisi  traumatica  del  facciale 
associata  a  tic  convulsivo;  e  quindi  discute  sul  processo  impiegato  in 
un  crampo  violentissimo  dei  muscoli  del  collo. 

Remah  sen,  aveva  guarito  nel  1862  il  malato  della  identica  forma. 
coirappUcare  l'anodo  al  Proc.  transversi  cervie.  Nel  1878  avvenne  una 
recidiva;  il  capo  veniva  lanciato  contiQuamente  qua  e  là,  e  nelle  brevi 
pause  rimaneva  contrattura  rigida  dei  muscoli  della  nuca.  Evidente- 
mente era  preso  il  campo  dell!accessorio  destro,  però  erano  interessata 
anche  muscoli  più  profondi  del  collo.  It<imak  jun.  ripeta  rapplicazione 
deiranodo  al  Proc.  transver,  cervie,  con  una  corrente  di  media  inten- 
sità (5-17  Milliweber).  Una  lunga  cura  quotidiana  (84  sedute)  produsse 
miglioramento  notevole.  Rimase  leggiero  spasmus  nictitans  dello  sfin- 
tere palpebrale  e  rari  spasmi  deiraccessorio. 

Anche  in  particolari  spasmi  ritmici  dei  muscoli  del  coVo,  con  base^ 
neurotica,  ebbe  V  Autore  buoni  effetti  dalla  cura  galvanica. 

Una  bambina  di  10  anni,  mentre  correva  sui  trampani  cadde.  Quattro 
settimane  dopo  la  colsero  spasmi  saltatori,  che  la  facevano  balzare  in 
aria  ogni  volta  che  si  alzava.  Questi  dopo  non  molto  diminuirono  e 
if  furono  infine  vinti  coir 'arsenico.  All'epoca  dell*  esame, \RemaA  trov(> 


S66  RIVISTA 

forti  contrazioni  ritmicbe  dei  muscoli  del  collo,  ohe  spingevano  indietro 
la  testa  un  60  volte  al  minuto.  Le  contrazioni  interessavano  principal- 
mente il  platysma,  ma  pure  1  muscoli  della  nuoa,  specie  gli  spleni.  Fa 
applicato  alia  nuca  l'anodo  di  una  debole  corrente.  Con  3  sedute  alla 
settimana  gli  spasmi  divennero  sempre  più  rari.  Dopo  37  sedute  si 
erano  ridotte  a  28  al  minuto.  Ed  infine  si  ebbe  guarigione  completa. 

M  Bernhardt  riporta  parecchie  reazioni  elettriche  rare  (<  Beitr.  zar 
Pathol.  der  peripber.  u.  spinalen  Làhmungen.  Yirchow*8  Arcb.  >  LXXVIII, 
pag.  267,  1879),  di  cui  daremo  brevi  cenni. 

In  una  paralisi  del  radiale,  1*  Autore  trovò  esagerazione  persistente 
della  contrattilità  senza  reazione  degenerativa.  Si  trattava  di  paralisi 
^accida  degli  estensori  della  mano  e  delle  dita  in  un  uomo  sano.  Colla 
eccitazione  faradica  e  galvanica,  diretta  ed  indiretta,  si  aveva  contra- 
^zione  più  presto  nel  lato  malato  che  nel  sano.  Miglioramento  dopo  14 
giorni.  Più  oltre  viene  descritta  una  paràlisi  del  facciale  con  semplice 
-diminuzione  della  contrattilità.  Paralisi  reumatica  senza  disturbo  del- 
Tudito  e  del  gusto.  Al  3.**  giorno  abbassamento  della  contrattilità.  AI 
16.®  miglioramento  della  motilità.  Guarigione  dopo  5  settimane.  Però 
Ja  contrattilità  rimase  diminuita,  per  ristabilirsi  dopo  altri  14  giorni, 
non  si  ebbero  mai  segni  di  reazione  degenerativa. 

Nelle  paralisi  saturnine  V  Autore  notò  in  paralisi  deir  estensore 
delle  dita  senza  reazione  degenerativa,  ineccitabilità  faradica  del  supi- 
natore lungo  senza  paralisi,  preponderanza  del  Ga.  CC.  sull'An.  CC.  nel- 
l'estensore delle  dita  non  ostante  precessa  reazione  degenerativa.  In 
una  probabile  poliomielite  subacuta  esisteva  paralisi  ed  atrofia  solo  dei 
piccoli  muscoli  della  mano,  eppure  i  muscoli  delle  braccia  e  gambe  non 
reagivano  allo  stimolo  faradico  diretto  ed  indiretto,  e  con  leggiere  con- 
trazioni allo  stimolo  galvanico  (Cat.  CC=An.  CC,  istantanea). 

F.  Fischer  jun.  ha  fatto  studii  sulla  Eccitabilità  elettrica  nelle  fe- 
sioni  spimli  della  demenza  paralitica.  (€  Arch.  f.  Psychiatrie,  ecc.,  > 
XI,  pag.  777,  1881).  In  3  malati  fece  un  accurato  esame  elettrico  col 
joaetodo  di  Erb.  Non  trovò  mal  alterazioni  rilevanti  della  contrattilità 
faradica,  diminuita  solo  un  poco  la 'contrattilità  galvanica  dei  peronieri. 
I  malati  avevano  paralisi  spastica  delle  estremità  inferiori.  Air  esame 
del  midollo  spinale  (Fr.  Schultze)  si  rinvenne  mielite  più  o  meno  estesa 
dei  cordoni  laterali.  Fischer  ribattè  vittoriosamente  le  asserzioni  di 
Svetlin  che  erano  in  contradizione  colle  leggi  fondamgntali  dell'elet- 
trodiagnostica. 

24,  25)  E  Remak  consiglia,  dietro  T  esempio  di  suo  padre,  di  appli- 
<5are,  nelle  frequenti  paralisi,  da  compressione  del  radiale,  il  catodo  di 
una  moderata  corrente  continua  sul  presuntivo  luogo  della  compres- 
sione, mettendo  l'altro  elettrodo  in  un  punto  indiflPérente.  Quindi  si  ac- 
cresce lentamente  la  corrente  per  mezzo  del  reostata  fluo  ad  una  de- 
terminata intensità  (in  media  l(P  del  galvanometro.  Eirschmann  di  60 
TJ.  S,  di  resistenza  =  a  circa  IO  Milli-Weber). 


DI  ELETTROTERAPIA  86? 

la  principio  il  inalato  avverte  uti  alleggerimento  soggettivo  della  mo-^ 
tilità,  e  quindi  alza  sempre  più  la  mano  e  distende  le  dita.  In  tal  modo 
dopo  poche  sedate  ò  ristabilita  la  condacibilità  dei  nervo  ed  allora  si 
paò  colla  galvaaizzazioae  labile  accelerare  la  gaarisione  definitiva. 
Usando  questo  metodo,  ì'Autorej  in  19  paralisi  da  compressione  di  forma 
leggiera  osservate  fino  a  completo  ristabilimento,  ha  ottenuto  la  guari- 
gione in  8-14  sedate;  e  tanto  più  presto  quanto  il  caso  era  più  recente. 
Nelle  forme  più  gravi  la  cura  richiede  maggior  tempo  (in  media  tre 
mesi)  qualunque  ne  sia  il  metodo.  Anche  qui  però  sembra  da  preferirsi 
la  galvanizzazione  stabile  del  punto  primario  della  compressione,  seguita 
da  una  applicazione  labile  non  troppo  forte.  Nelle  paralisi  del  radiale 
<son  totale  reazione  degenerativa  ò  da  sperarsi  un  risultato  solo  dopo 
molti  mesi  di  cura  galvanica  fatta  col  metodo  precedente. 

28)  Partendo  dalla  possibilità  che  parecchi  casi  di  Tic  convulsivo  e 
Corea  min,  dipendano  da  stato  irritativo  della  zona  motrice  corticale, 
O.  Berger  in  queste  affezioni  ha  spesso  applicato  sul  vertice  delia  testa 
Tanodo,  mentre  il  catodo  veniva  dato  in  mano  al  malato.  Si  faceva  pas- 
sare per  5-10  minati  una  corrente  costante  di  media  intensità,  insul- 
tati furono  buoni.  In  una  Epilessia  parziale,  V  Autore  ha  ottenuto  col 
suo  metodo  un  miglioramento  passeggiero. 

29)  Lòwenfeld  riporta  2  casi  di  Angina  pectoris  nei  quali  fa  usata 
con  soccesso  la  corrente  continua. 

Nel  1.®  si  trattava  di  un  uomo  di  47  anni ,  che  due  anni  dopo  una 
forte  ustione  della  pelle  ebbe  accessi  di  angina  pectoris.  Questi  erano 
violenti  e  duravano  per  ore.  Fu  applicato  l'anodo  ai  ganglio  cervicale 
inferiore,  il  catodo  al  cervical  superiore;  durata  della  corrente  un  mi- 
nuto da  ambo  le  parti.  Nella  1.*  seduta  si  affacciò  un  senso  di  oppres- 
sione che  era  solito  annunciare,  a  modo  di  aura,  Taccesso;  però  questo 
non  venne.  Furono  fatte  IO  sedute  in  3  settimane,  senza  che  vi  fosse 
più  nessun  accesso.  Dopo  2  anni  e  1(2  persisteva  la  guarigione. 

Nel  2fi  caso  esisteva  una  grave  cardiopatia  organica  accompagnata 
da  angina  pectoris.  Là  galvanizzazione  produsse  miglioramento.  In  una 
settimana  furono  fatte  5  sedute  :  nessun  accesso.  Quindi  morte  Improv- 
visa.  Non  fu  fatta  sezione. 

Ij  Autore  consiglia  la  galvanizzazione  al  collo  anche  nella  angoscia 
precordiale. 

30)  Schàjfer  tenta  di  dimostrare  con  una  serie  di  casi  che  l'applica- 
zione delia  corrente  indotta  al  collo  in  direzione  obliqua  sia  un  mezzo 
sintomatico  sicuro  negli  accessi  di  asma.  Essi  sparivano  già  dalla  prima 
jseduta. 

31)  Schmitz  conferma  le  esperienze  di  Sohà/fer,  La  faradizzazione 
troncava  l'accesso.  Dopo  12  sedute  l'asma  era  completamente  sparito, 
e  solo  dopo  molto  tempo  si  ebbero  nuovi  accessi. 

34)  Giubbe  narra  che  in  una  signora  di  35  anai  la  corrente  faradica 
diminuì  notevolmente  la  quantità  d' urina,  ohe  era  enorme,  e  migliorò 
lo  state  generale. 

35  )  Massei  tratta  dell'  elettrizzazione  intralarlngea  nella  paralisi 
delle  corde  vocali  di  origine  difterica,  isterica,  reumatica,  eco.  In  ge- 
nerale preferisce  la  corrente  galvanica ,  servendosi  deli'  indotta  come 
'Complemento. 

.36)  Terranee  trovò  in  nna  ragazza  di  24  anni,  non  isterica,  forte  ri- 
lasciamento delle  corde  vocali.  L'afonia  durava  da  5  anni  e  non  cedeva 
alla  narcosi.  Poche  sedute  faradiche  (coir  elettrodo  di  Machenzie)  fe- 
cero ricomparire  la  voce,  sebbene  aspra  e  monotona.  Solo  lentamente 
riprese  il  tono  primitivo. 

{Continuiii, 

Il  Direttore  e  Gerente  responsabile 
Prot  À.  Corradi. 


368' 

INDICE  DELLE  MATERIE 


RmSTÀ  DI  PÀTOlOGIi  SFEGIAU  E  GUNIGÀ  MEDICA 

del  Prof,  A,  DE-GIOVANNI  e  Doti.  P,  PENNATO 

Moretti  —  Contribuzione  alla  easuisHca  ed  allo  studio  degli  spasmi 
.  ritmici  localizzati  —  pag.  274. 

Vierordt  —  Sulle  paralisi  atrofiche  delle  estremità  superiori  —  278^ 

Lépìne  —  Sopra  una  forma  particolare  di  crisi  gastriche  non  gastral- 
giche nelVatassia  —  279. 

De-6iovanni  —  Alcune  risultanze  terapeutiche  ottenute  mediante  Vip* 
notismo  —  280. 

Bro'Wiì  —  Storia  di  un  caso  raro  che  illustra  alcuni  disturbi  vaso- 
motori —  282. 

Dippe  —  Vizio  cardiaco  complicato  —  emisistolia  —  tono  venoso  cru^ 
raìe  —  285. 

Proebsting  —  Sulla  tachicardia  —  287. 

Smolenski  —  Intorno  alla  teoria  del  movimento  del  cuore  -*  288. 

Neidert  —  Del  polso  di  ritomo  —  29X 

Sarah  Post  -^  Irritazione  cutanea  e  il  polso  —  291. 

Riegei  —  Del  polso  venoso  normale  e  patologico  —  292. 

Riegei  —  Sul  poUo  venoso  normale^  e  sul  comportarsi  del  sistema  ve^ 
noso  negli  essudati  pericardici  —  294. 

DaTlson  —  Il  polso  carotideo  nelVinsufficienza  aortica  —  295. 

Lépine  —  Del  romore  di  galoppo  in  generale  e  in  particolare  nella 
nefrite  acuta  —  297. 

CoDcett*.  —  Sulla  natura  e  guaribilità  della  tisi  polmonare  —  298. 

Maragllaoo  ~-  Sul  trattamento  della  pleurite  essudativa  —  301. 

Woodbury  —  Sul  trattamento  razionale  della  consunzione  polmonare 
—  803. 

Petrone  —  Contribuzione  allo  studio  della  carcinosi  miliare  Cicuta 
primitiva  della  sierose  —  309. 

De-GioyaDni  -^  Casi  rari  di  malattia  delVaddome  —  310. 

Kohn  —  Caso  unico  di  corpo  straniero  nel  tubo  gastro-enterico  —  314. 

Brandt  —  Un  caso  di  diarrea  tubulare  — ^  3i5. 

Luzzatto  -^  Angiocolite  suppurativa  con  pigmentazione  anomala  e  in- 
termittènte delie  orine  —  319. 

Whiltaker  —  Scoperta  dei  ealcoli  biliari  con  un  ago  esploratore  —  322» 

Lnzzatto  —  Lue  casi  di  ileo^tifo  a  decorso  acutissimo  —  323. 

Martin  —  Vn  caso  rarissimo  ^  forse  t«mco>  di  eruzione  generale  vac- 
cinica —  325. 


Mvista  di  elettroterapia  ^  dèi  dòti.  Paolo  Oiuliò  Mòmué  di  Lipsia^ 
coii  aggiunte  del  dott  cav.  Cesabb  Brunbl£i  di  Roma  -—  328w 


RIVISTA  DI  ELETTROTERAPIA 

del  Doti.  PÀOLO  GIULIO  m3BIUS  di  Lipsia  (1) 
con  aggiunte  del  Dott.  Gav.  CESARE  PBUNSLLI  di  Soma 

(Continuazione  e  flne.  —  Vedi  fascicolo  precedente,  pag.  S67). 


VI.  Elettroterapia  degli  organi  del  Bensì. 

1).  Fischer  jun.  Fr.  —  Inflaensa  della  corrente  galvanica  salle  aliaci» 
nazioni  acastiche.  Arcb.  f.  Psychiatrie,  etc.  IX,  p.  176,  1879. 

2)  L€idreii  de  Lacharriére.  —  Azione  della  corrente  costante  in  certe 

affezioni  deirorecchio  interno.  Ann.  des  mal.  de  roreille  II,  4,  p«  187, 
1880. 

3)  Woàkes  S.  —  Applicazione  deirelettricità  nelle  malattie  deirorecchio» 

Brit.  med.  Jonrn.  Jaly  16,  1881. 

4)  Neftel  W.  B.  —  Cara  galvanica  della  cataratta  incipiente.  New  York 

med.  Record.  XVII,  8,  13,  21,  22,  p.  211,  335,  679,  610,  188L 

5)  Nefìel  W.  B.  —  Contribazione  alla  reazione  galvanica  dell*  apparec- 

chio nervoso  ottico  nello  stato  sano  e  nel  malato.  Arch.  f.  Psy« 
chiatrie,  etc.  Vm,  p.  409,  1878. 
6}  Hirsehberg  L  ^  La  cataratta  è  gaaribile  senza  operazione  ?  Yir- 
chow's  Arch.  LXXX,  p.  503,  1880. 

7)  Agnetv  C.  R.  e  Webster,  -^  Sai  trattamento  elettrico  della  cataratta. 

New  York  med.  Eecord.  XVII,  20,  22,  p.  552,  610,  1880. 

8)  Enapp  E.  —  Idem.  Ibid.  XVII,  24,  p.  678. 

0)  Tseherbatseheu)  Barbara,  —  Influenza  della  corrente  continna  sai* 
l'occhio  normale.  Centr.  BL  f.  Nervenheilk.  15^  1880. 

10)  Noyee  JET.  D.  —  Cura  della  cataratta  per  me^zo  della  elettricità. 
Transact  of  the  Amer.  ophthalm.  Soc.  p.  305,  1881. 

11)  Cfirauél»Teuìofu  —  Gara  delle  opacità  del  corpo  vitreo  per  mezzo 
della  elettricità.  BalL  de  TAcad.  2,  S.  2.  p.  1259,  octobre  18 ,  1881. 

12)  BockwelU  —  Completa  anosmia  e  agensis  antica.  Rapida  guari- 
gione col  galvanismo.  New  York  med.  Record  XIX»  5,  1881. 

1)  Fischer  jun.  applicò  con  vantaggio  la  corrente  continua  in  un  nte- 
lanconico  anemico  affetto  da  rumori  soggettM  e  da  numerose  allU" 
cinazioni  acustiche*  Dopo  un  esame  elettrico  dell*  orecchio ,  fatto  con 
^  elem.  Stóhrer  senza  determinare  sensazioni  uditive,  tacquero  per 

Rivista.  Zi 


370  RIVISTA 

molti  giorni  e  la  Toei  »  del  malato.  La  corrente  veniva  applicata  quo- 
tidianamente alla  testa  in  direzione  longitadinale  e  obbliqoa.  Con  2 
mesi  di  cara  cessarono  del  tutto  le  aliucinasioni.  MigUorò  la  nntri- 
zione  generale,  ed  in  fine  segui  gnarigione  completa. 

2)  Ladreie  de  Laeharrière  crede  che  talani  casi  di  ottuHtà  nervosa 
delf  udito  debbano  attribuirsi  al  simpatico  che  indurrebbe  iperemia  per 
paresi  dei  vaso-motori.  Egli  ha  usato  Telettricità  con  molto  vantaggio. 

Una  giovane  di  23  anni,  dismenorroica,  era  sorda  da  4  anni.  La  ma- 
lattia era  cominciata  con  rumori  di  campane  e  vertigine.  Nessun  gio- 
vamento dal  cateterismo,  epispastioi  e  bromuro  di  potassio.  La  corrente 
continaa  vinse  i  rumori  soggettivi  e  la  vertigine. 

Una  signora  di  23  anni  aveva  da  qualche  tempo  la  menstruadone 
molto  scarsa,  che  alla  fine  durava  appena  un'ora.  Contemporaneamente 
avvertiva  grande  ottusità^  d'udito.  Nulla  aveva  giovato  la  doccia  d'aria 
usata  con  insistenza.  La  corrente  continua  (intensità  di  10-14  elementi^ 
2  volte  alla  settimana)  produsse  rapido  miglioramento. 

L'Autore  quindi  descrive  il  metodo  barbaro  di  Bonnafont  che  in- 
figgeva a  traverso  dei  timpano  un  elettrodo  ad  ago.  Consiglia  anche  il 
processo  di  DucTiennef  cioò  di  porre  in  ambo  le  orecchie  gli  elettrodi 
di  una  pila  di  12-14  elementi.  Egli  Tha  spesso  usato  e  sempre  con 
buon  risultato.  Sembra  che  per  T  Autore  la  elettrojatrìa  tedesca  eia 
un  campo  del  tutto  sconosciuto. 

3)  WoaTces  adduce  ragioni  poco  stringenti  contro  l'opinione  di  JBretmer 
che  la  corrente  raggiunga  il  nervo  acustico.  Egli  crede  in  una  eccita- 
zione riflessa.  E  per  questa  militerebbe  anche  la  reazione  paradossale 
dell'orecchio  non  armato. 

La  corrente  .ecciterebbe  il  tensore  del  timpano ,  e  la  contrazione  di 
questo  per  azione  meccanica  sulla  staflia  prodarrebbe  la  sensazione 
elettrica  di  snono. 

In  terapia  pare  che  si  sia  limitato  alla  elettrizzazione  muscolare  diA 
tuben.  Alla  debolezza  di  questi  ascrive  in  gran  parte  i  disordini  del- 
l' udito.  Sembra  non  abbia  ottenuto  gran  che.  Secondo  lai ,  la  cor- 
rente galvanica  avrebbe  lo  svantaggio  di  produrre  iperemia  dell*  o- 
reochio  medio.  Usa  solo  la  corrente  faradica,  ed  una  volta  per  set- 
timana. 

9)  Tscherbatschetv  avrebbe  osservato  su  sé  stesso,  dopo  langa  galva- 
mzzazione  degli  occhi,  dilatazione  del  campo  visivo  e  maggiore  acu- 
tezza della  percezione  dei  colori. 

5)  NefUl  conforma  in  generale  i  lavori  'di  Brenner  sulla  reazione 
galvanica  delVotHco^  specialmente  per  ciò  che  riguarda  la  variabilità 
individaale  delle  sensazioni.  Egli  ò  d'avviso  che  la  reazione  risulti  di 
due  diverse  modalità,  cioò  la  sensazione  di  luce  e  quella  dei  colori; 
trovò  persone  in  cui  mancava  la  prima,  ed  altre  in  cui  mancava  la 
seconda. 

Nell'iperestesia  del  nervo  ottico  la  reazione  galvanica  può  essere  de* 


tenninata  solo  da  1-3  elementi,  nel  torpore  deir  ottico  invece  ò  rara 
ad  arerai  anche  con  forti  correnti.  Neil'  ambliopia  unilaterale  la  rea- 
zione galvanica  segue  di  pari  passo  la  diminazione  del  potere  visivo. 

In  terapia  T  Autore  ha  vedato  buoni  efifetti  dalla  galvanizzazione 
degli  occhi.  In  un  caso  di  retinite  pigmentaria  asserisce  di  aver  ar- 
restato il  progredire  della  malattia  e  migliorato  di  molto  il  potere  vi* 
sivo  per  mezzo  di  una  lunga  cura  galvanica. 

Un  caso  di  distacco  di  retina  e  di  sclerocoroidite  fh  pure  migliorato 
tanto  dal  lato  soggettivo  che  dalP obbiettivo.  Il  suo  metodo  ò  questo: 
applica  il  catodo  di  una  corrente  leggiera  scila  nuca  e  l'anodo  su  una 
palpebra,  dopo  qualche  secondo  fa  scorrere  lentamente  questo  ultimo 
sulla  tempia  del  medesimo  lato,  sulla  fronte,  sull'altra  tempia,  sull'al- 
tra palpebra  ed  in  fine  sulla  fossa  auric.  maxill.  d*  ambo  le  parti.  Indi 
viene  ripetuta  rapidamente  l'operazione  eolia  corrente  rovesciata  e  per 
ultimo  si  ripete  tutto  il  processo  con  la  corrente  alquanto  rinforzata. 

4)  Con  cura  galvanica  asserisce  Neftel  di  aver  guarito  2  casi  di  ca« 
taratta  grigia,  la  cui  diagnosi  era  stata  fatta  da  distiuti  oculisti. 

Una  signora  di  62  anni  {Agneto  e  Webster)  soffriva  di  cataratta  bi- 
laterale. Se  ne  attendeva  la  maturità  per  procedere  ali'  operezione.  Il 
metodo  seguito  da  Neftel  fu  di  applicare  stabilmente  il  catodo  alla 
nuca  e  far  scorrere  l'anodo  lungo  la  fronte  e  gli  occhi,  e  quindi  di  in- 
vertire la  corrente,  ed  infine  di  aumentarla  ripetendo  tutto  il  processo 
(intensità  di  5-15  elementi  Siemens ,  aggiungendone  1  alia  volta  ;  du- 
rata della  seduta  10-15  minuti). 

Dopo  2S  sedute,  da  prima  quotidiane  e  poi  più  rare ,  si  dio  termine 
alla  cura.  La  vista  migliorò  sempre  più  fino  a  completo  ristabilimento^ 
▲nohe  la  presbiopia  richiese  lenti  più  deboli  che  prima.  Non  era  più 
visibile  alcuna  opacità. 

Un  nomo  di  65  anni  (dott^  Knapp)  aveva  da  2  anni  doppia  cataratta, 
^e  gli  impediva  di  distinguere  il  numero  delle  dita.  A  ciò  si  aggiun- 
gevano sintomi  dispeptici  e  grande .  debolezza.  Dopo  30  sedute  venne 
letta  con  facilità  una  scrittura  minuta,  dopo  44  (con  lopghe  pause)  la 
vista  fu  completamente  ristabilita,  r^on  vi  fa  più  bisogno  degli  occhiali, 
che  prima  erano  portati  per  la  presbiopia. 

L'Autore  crede  che  questi  effetti  rimarchevoli  si  possano  spiegare 
colle^  forti  oscillazioni  della  pressione  intra-ocolare  prodotta  dal  metodo 
descritto  e  colla  maggiore  facilità  di  riassorbimento  che  ne  consegue. 
Ogni  incipiente  cataratta  dovrebbe  d'ora  in  poi  essere  trattata  col  gal* 
vaniamo. 

6)  Mrschberg  pone  in  dubbio  i  successi  di  Neftel.  Già  anche  per  il 
passato  errori  diagnostici  avevano  prodotto  slmili  illusioni.  Ciò  av- 
venne quando  nel  leggieri  intorbidamenti  della  lente  non  si  pose  mente 
a  qualche  coesistente  cagione  di  disturbo  della  vista,  per  esempio,  un 
processo  irritativo  del  fondo  dell'occhio,  facile  ad  essere  vinto.  Anche 
il  Mto  .allegato  ^a  Neftel  del  miglioramento  della  presbiopia  non  hi^ 


872  miYisTÀ 

Talorei  perehò  è  ben  noto  agli  oftalmologi  ohe  negli  iaeipfénU   iatorlA-: 
damenti  della  lente  vi  ha  nn  certo  perìodo  in  cni  per  leggere  si  osano 
lenti  conTosse  più  deboli.  Del  resto  i  dottori  Agneta  e  Znajpp  dtatida^ 
Kefleì  come  autorità,  interrogati  in  proposito  risposero  chiaramente 
di  non  dlTidere  ^opinione  di  NefUh 

Onesto  tenta  di  ribattere  le  obbiezioni  di  HirnMerg.  Il  L*  malato 
dopo  2  anni  fh  riesaminato  eoiroftalmoscopio ,  e  In  tatto  furono  tro^ 
Tati  intorbidamenti  della  lente  ancora  parziali.  Nel  2.^  caso  dopo  qnasi 
1  anno  Kaapp  trovò  Tintorbidamento  poco  progredito.  Non  ritiene  nep- 
pure provato  che  opacità  anche  più  avanzate  della  lente  non  possano 
dileguarsi  dietro  una  cura  elettrica.  E  d'altronde  insiste  soli*  indubita* 
bile  miglioramento  della  vista  in  tutti  e  dae  i  casi  e  inclina  a  spie« 
garlo  colla  scomparsa  di  intorbidamenti  puramente  molecolari  della 
lente,  non  dimostrabili  eoiroftalmoscopio. 

In  seguito  Neftel  ha  ripetuto  gli  esperimenti  in  cataratte  mature,  e 
anche  in  queste  ha  veduto  che  la  corrente  continua  esercita  un'azione 
decisa  sulla  lente  catarattosa.  Egli  consiglia  la  cura  galvanica  :  a)  nella 
cataratta  incipiente  —  h)  nella  ambliopia  dei  vecchi  senza  reperto  of- 
talmoscopico —  e  )  nella  cataratta  con  glaucoma  ,  opacità  del  corpo 
vitreo,  coroidite,  neurite,  retinite,  ecc.  (come  cura  precedente  T  opera* 
zione)  —  d)  in  affezioni  intra-oculari  €  croniche  »  (  opacità  del  corpo 
vitreo,  ecc.). 

7)  Agneuo  e  Webster  danno  conto  del  I.®  caso  descritto  da  Nefiél  e 
dichiarano  che  secondo  loro  lo  stato  del  malato  dopo  la  cura  galva- 
nica non  era  per  niente  cambiato. 

*  8)  Knapp  dichiara  che  la  sua  malata  anche  prima  di  andare  da  Neftét 
poteva  leggere  carattere  minuto,  e  che  dopo  il  trattamento  elettrico, 
gli  intorbidamenti  della  lente  non  che  più  leggieri  erano  più  densi. 

Da  questa  polemica  si  può  ben  conchiudere  che  almeno  per  ora  non 
ò  permesso  d'illudersi  suireflScacia  del  galvanismo  nella  cura  della  ca<« 
titfatta. 

10)  Nóuee  descrive  una  guarigione  apparente  di  cataratta  grigia  oi^ 
tenuta  per  mezzo  della  elettricità. 

In  realtà  si  trattava  di  macchie  nel  corpo  vitreo  per  coroidite,  scorn* 
parse  dopo  una  cura  galvanica. 

11)  CKraud-Tetilon  pubblica  24  casi  di  intorbidamenti  del  corpo  vi* 
preOf  in  2^  dei  quali  si  ottenne  Teffetto. 

Noi  ne  riporteremo  qualcuno  come  esempio. 

n.  Un  sergente  aveva  completo  opacamente  del  corpo  vitreo  sinistro 
in  conseguenza  ferita  deir  osso  malare  per  arma  da  fhoco.  Otto  sedate 
bastarono  a  rischUrare  tanto  11  corpo  vitreo ,  che  si  potè  dlsUngaora 
la  retina  distaccata  e  fluttuante  e  Tatrofia  della  papilla. 

YL  Signora  di  40-45  anni,  emmetropica,  acutezza  visiva  Ii4  a  destra, 
nulla  a  sinistra.  All'oftalmoscopio  <  diminuzione  del   chreolo  -  arterioso 
della  papilU  >  nei  due  occhi,  e  hyalite  con  ^fiocchi  a  sinistra»  Gaoaa 


\ 


DI  ELBSrXRCfTiIPtAPIA  $78 

llireiiintiva:  menopamuu  Dopo  4  sedate  acutezza  Tifliva  «lai  nulla  era 
salita  a  2\5. 

,^  XII.  Signora  di  50  anni»  con  byallte  cronioa  e  opaoUÀ  quasi  completa 
a  destra,  incipiente  a  sinistra.  Acutezza  di  vista  S\5  a  sinistra  con  re- 
^inglmento  del  campo  visiTo.  Incipiente  atrofia  infiammatoria  della 
papilla.  Dopo  10-11  sedute  acutezza  di  vista  lilO  a  destra»  li2  a  sini- 
stra ;  dopo  22  sedute  1\2  a  destra  ed  a  sinistra  presso  che  U 

L^Autore  consiglia  una  corrente  di  8  elementi  Siemens,  prolungando 
la  seduta  per  5-10  minuti.  L^anodo  si  applica  sulla  palpebra  chiusa  e 
g  catodo  suirangolo  della  mascella  o  sulla  nuca.  Egli  cònchiude  che 
nelle  opacità  del  corpo  vitreo,  qualunque  ne  sia  il  grado  e  restensionci 
purchò  non  vi  siano  neoformazioni  solide,  la  corrente  continua  rappre- 
senta il  mezzo  curativo  più  potente  e  più  rapido. 

12)  Già  per  Taddietro  Socktoell  aveva  descritto  un  caso  di  anosmia 
^  ogetMis  complete.  Ora  ne  riferisce  un  altro.  Una  giovane  signora  in 
segnito  a  forte  raffreddore  aveva  perduto  il  gusto  e  ^odorata 

Dopo  10  mesi  venne  da  ItochwelL  Eccitando  la  lingua  coir  elettrodo 
era  appena  possibile  di  produrre  il  sapore  galvanico.  Però  dopo  poche 
sedute  il  nervo  del  gusto  reagiva  prontamente,  ed  in  15  giorni  il  senso 
era  del  tutto  ristabilito.  Dalla  storia  non  si  rileva  se  esistesse  o  no  iste- 
rismo. 

VII.  Elettfoterapla  degli  organi  sessuali  mullebjri. 

1)  Mbiuè  P.  L  —  Sulle  applicazioni  della  elettricità  in  ostetricia  e 

ginecologia.  Dentsch.  med.  Wochenschr.  VI,  26,  1880. 
2>.  Chéron  L  —  Sui  tumori  fibrosi  dell^utero  e  loro  cura  colla  corrente 
-     continua.  Gaz.  des  Hóp.,  29,  30,  33,  1879. 

3)  Rothe  C.  O*  ^  Dismenorrea  membranosa  e  menorraggia  prolungata* 
Guarigione  coirelettricità.  Memorabilien  XXIY,  11,  p.  481,  1879. 

4)  lAppert.  mm  Breve  contribuzione  alla  cura  degli  spostamenti  dell*  n- 

tero  per  mezzo  della  corrente  continua*  Allg.  Wiener  med.  Ztg, 
N.  4%  p.  458,  1879. 

5)  Rieeoe  L  C.  «—  Gravidanza  extra-uterina.  Impiego  favorevole  della 

elettricità.  Transact.  of  the  Amor;  Gynaecol.  Soc  lY,  p.  313,  188Q« 

6)  Qood  H  It.  -^  Utilità  della  corrente  costante  neiramenorrea.  Med«, 

Times  and  Gaz.  Nov.  13,  1880. 

7)  Kihn  K.  -—  L'elettricità  nelle  anomalie  della  menstruazione.  Allg« 
med.  Centr.  Ztg.  XLIX,  90.  Nov.  1880. 

8)  Federici  Z»  —  Yaginismo  guarito  colla  corrente  fìuradica.  Qazz.  lom. 

8,  S.  lY,  2.  1882. 

9)  Murray  R.  M^  —  Incontinenza  d*  urina  in  seguito  a  parto ,  guarita 

colla  faradizzazione.  EdinbuTg  med.  Journal  XXYI,  p.  907.  Aprii 
1881. 

10)  Apoeiolk  —  Nuova  .applicazione  deirelettricità  nel  parto.  Journ*  de 
Thórap.  YHI,  12,  p.  445,  1881. 


è74  VsriWA  :ì 

11)  Xaner  W.  l  — *  Inflaensa  della  eorrente  indotta  ani  parto.  Lniotk 

1,  1,  1881. 

12)  Mann  L  D.  -^  L*elettroierapia  nelle  malattie  dell^ntaro.  LancetH, 

2,  4,  1881. 

13)  III  E.  —  Atrofia  delPatero  trattata  colla  elettricltèu  New  York  med. 
Record  XK,  27,  1881. 

14)  Bàketoell  R.  E.  -^  Inversio  uteri»  emorragia  e  morte; imminente • 
Faradizzazione,  guarigione.  Lancet^  II,  16,  1881. 

1)  MóbitM  ebbe  in  animo  di  eccitare  Tattenàone  dei  ginecologi  tede- 
schi coiresporre  le  applicazioni  della  oorrenta  elettrica  alla  Gineeolo- 
già;  giacchò  essi  erano  rimaeti  indi£brenti,  non  ostante  i  ripetati  eon- 
eigU  degli  elettroterapisti  e  numerosi  layori  stranieri  rignardahU  tali 
applicazioni. 

In  Ostetricia  V  elettricità  ò  stata  usata  :  a)  nelle  eofUrazUmi  dtfei" 
tose  delVutero  nel  periodo  di  esptasione  e  in  quello  di  secondamento  / 
5)  nelle  metrorragie  dipendenti  da  atonia  delTutero  e  in  quelle  da  pla- 
centa previa;  e)  per  determinare  il  paho  prematuro.  Un  giudizio  in 
certo  qnal  modo  sicuro  si  può  dare  per  ora  solo  sul  3.*  punto.  Si  pos» 
seggono  parecchi  altri  mezzi  energici,  sicuri  e  scevri  di  perìcoio  onde 
determinare  il  parto  prematuro,  per  cui  potrebbe  ben  farsi  a  meno  della 
elettricità.  Oltre  a  ciò  dalle  ricerche  di  Welponer  fatte  nella  clinica  di 
JBraun  sembra  risultare  che  l'effetto  non  ne  è  nò  rapido  né  sicuro.  Le 
opinioni  degli  autori  sono  molto  discordi  sui  primi  due  punti,  oioò  se 
lo  stimolo  elettrico  giovi  nel  difetto  delle  doglie  e  nelle  metrorragie. 
Di  sicuro  Ti  ha  soltanto  questo,  che  cioò  1*  utero  gravido  o  no  si  con* 
trae  colla  corrente.  Effetti  brillanti  avrebbero  osservato  Dampsey,^  £» 
F)ranh,  Machenxief  Ràdfordf  Given  ed  altri  ;  contro  Telettricita  si  sa- 
rebbero schierati  Simpson  e  Seanzoni.  Laonde  resta  ancora  aperta  la 
questione  per  quello  che  riguarda  le  applicazioni  in  Ostetricia. 

Importanza  meno  contestata  gode  relettricita  in  ginecologia.  Avrebbe 
il  vantaggio  di  essere  scevra  di  pericolo,  non  dolorosa,  di  non  con- 
troindicare gli  altri  sussidii  e  di  essere  un  metodo  fisiologico. 

Fu  applicata  con  successo  nella  amenorrea,  dismenorrea  memòta' 
naceaj  spostamento  dèlV  utero,  o  sue  infiammazioni.  Sopra  tutto  effi* 
oace  sarebbe  la  corrente  in  quegli  spostamenti  dell'utero  dipendenti  da 
debolezza  o  atrofia  di  determinati  fasci  muscolari,  .in  ispecie  di  quelli 
situati  intomo  airoriflcio  interno.  Purohò  ben  inteso  si  tratti  di  atrofia 
semplice  e  non  degenerativa.  Gli  elettrodi  possono  venire  applicati  quasi 
a  contatto  delle  fibre  malate  e  ciò  spiega  la  favorevole  influenza  de^la 
fiiradizzazione  metodica. 

Nelle  metriti  T  azione  della  elettrlcita  ò  paragonabile  a  quella  del 
massaggio.  Potere  diretto  sul  decorso  della  infiammazione  V Autore  noa 
le  accorda.  Però  ò  un  fatto  che  gli  organi  sessuali  della  donna,  sentono 
in  un  mode  tutto  particolare  rinflosso  elettrico.  £!  cosa  molto  oomnao 


DI  ELETTROTBRAPIA  375*1 

U  vedere  la  menstraazione  accelerata  (tarante  ia  cura  elettrica  di  or- 
gani anche  molto  lontani.  E  oobì  in  gran  parte  ai  debbono  spiegare  1 
inani  effetti  neiramenorrea,  Oscnri  ma  accertati  sono  1  suooessi  della 
elettricitii  nella  dismenorrea  membranacea. 

Alle  predette  indicazioni  si  possono  aggiungere  le  segaenti:  a)  ad^ 
dome  lasso  e  sue  conseguenze;  b)  paresi  degli  sfinteri  vescicole  e  re^ 
Me\  e)  isteroìgia.  In  quest'ultima  affezione  i  dolori  sono  lungi  dal- 
Tessere  in  proporzione  alle  minime  lesioni  anatomiotae,  e  però  hanno 
non  di  rado  un  carattere  particolare,  il  nenralgloo.  In  conseguenza  il 
campo  ò  appropriato  alle  applicazioni  elettriche. 

Seguono  alcune  osservazioni  sui  vari  metodi  da  seguirsi.  Dopo  que- 
sta pubblicazione  V Autore  ha  raccolto  altri  casi.  Questi  confermano  la 
influenza  favorevole  della  elettricità .  nell'  amenorrea,  e  V  insensibilità 
elettrica  delPutero.  Avvenne  pure  che  Telettrizzazione  dell'  utero  nelle 
epoche  intermenstruali  provocò  fàcilmente  emorragie^  in  ispecie  se  la 
applicazione  era  intrauterina.  Anche  i  dolori  sacrali  dipendenti  da  ma- 
lattia dell'utero  cedettero  sovente  alPanodo  posto  sull'osso  sacro.  Se  si 
possano  ridurre  gli  spostamenti,  V  Autore  non  può  decidere,  perchò  il 
suo  materiale  era  piccolo,  e  le  malate  si  sottraevano  troppo  presto  alla 
cura. 

2)  CMron  per  molti  anni  si  ò  occupato  della  cura  elettrica  dei  J^'- 
dromi  delVutero.  Dopo  aver  notato  Tinutilità  dei  metodi  ordinarli,  de« 
acrive  quello  che  gli  ha  corrisposto  bene. 

Egli  si  serve  di  una  pila  a  molti  elementi  (oltre  100)  e  a  grande  su- 
perficie (ne  manca  una  descrizione  più  dettagliata)  gradua  la  corrente 
per  mezzo  di  un  reostata,  applica  un  elettrodo  al  collo  dell'utero,  l'al- 
tro alla  parete  addominale  e  fa  passare  una  corrente  intensa  con  in- 
terruzioni ritmiche  (intermittences).  La  distinzione  che  egli  fa  tra  in- 
termittenza e  interruzione  non  ò  facile  ad  intendersi.  Ad  illustrare  il 
vantaggio  del  suo  processo  riporta  2  storie  di  malati.  Noi  ne  riferiamo 
la  prima. 

Una  signora  di  38  anni,  che  aveva  partorito  2  volte  e  sofferto  sempre 
di  menstruazione  eccessiva  ed  irregolare,  7  anni  or  sono  avvertì  peso 
al  bacino  e  debolezza  di  gambe.  Al  peso  si  aggiunsero  in  breve  vio- 
lenti dolori  che  impedivano  qualunque  movimento  delle  estremità  in- 
ferlori.  Vennero  abbondanti  menorragie  che  ridussero  la  malata  in  uno 
stato  compassionevole.  Quando  s*  iniziò  la  cura,  il  fondo  dell*  utero  si 
trovava  3  dita  sopra  la  sidfisi,  la  sonda  entrava  per  16  centimetri,  la 
cervice  era  molto  ingrossata  e  di  color  violetto.  VAittore  usò  da  prima 
la  corrente  continua  nel  modo  ordinario.  Dopo  3  mesi  di  sedute  quoti- 
diane il  tumore  era  cresciuto  e  le  emorragie  raddoppiate.  Allora  si  ri- 
corse al  metodo  delle  intermittenze  (intermittences  da  oourant  continn) 
ed  in  poche  settimane  la  malata  si  senti  più  leggiera,  e  potò  fare  qual- 
passo  senza  avere  accessi  di  dolore.  Dopo  qualche  mese  il  tumore,  era 
molto  diminuito,  la  sonda  entrava  8,5  cen^m.  il  colore  della  cervice 


9!!$  RIVISTA 

oro  diveniito  normale.  Però  le  emorragie  comiaciaroiia  a  diminuire 
eola  al  3.^  mese.  La  malata  passò  qaalehe  tempo  in  oampagaa.  Al  ano 
]pitomo  si  manteneva  il  miglioramento.  Le  sedate  non  si  fecero  più  ogaL 
giorno  ma  3  volte  alla  settimana.  Il  tumore  prosegai  a  rimpiocollrsi* 
Jja  malata  potò  riprendere  le  sae  faccende*  Le  regole  erano  presso  clie 
normali*  Darata  della  cara  2  anni  e  mezzo. 

.  L*^u^ore  ha  carato  col  sao  metodo  42  fibromi  deiratero  e  con  Ivloù 
saccesso.  La  corrente^  secondo  lai,  produce  implcoiolimento  del  tumore, 
sgonfiamento  delPutc^  e  diminuzione  delle  emorragie.  È  vero  che  il 
tumore  non  viene  mai  del  tutto  guarlto^ma  il  miglioramento  delle  ma» 
late  ò  tale  che  ben  può  dirsi  essere  la  corrente  galvanica  interrotta  il 
miglior  mezzo  nella  cura  dei  fibromi  dell'utero.  Nei  oìsto*fibromi  Tap* 
plicazione  elettrica  fu  infruttuosa. 

3)  Rothe  riporta  la  seguente  storia. 

Una  signora,  cbe  aveva  avato  due  parti,  soffriva  da  parecchi  mesi  di 
ostinate  metrorragie  e  ali* epoca  menstmale  emetteva  dall'utero  con 
gran  dolori,  membrane  bianche  correnti.  Brano  fallite  tutte  le  care 
come  infezioni,  cauterizzazioni,  ecc.,  della  cavità  uterina.  Allora  TAu- 
tore  ricorse  alla  corrente.  Introdusse  l*  elettrodo  negativo  neir  utero, 
pose  Taltro  a  larga  superficie  prima  sulla  parete  addominale  quindi  sol 
aacro,  e  fece  passare  per  5  minuti  una  corrente  di  20  elementi  e  poi  di 
10.  Dopo  3  minuti  cessò  l'emorragia.  La  menstruazione  successiva  de-* 
corse  in  modo  normale  e  senza  espulsione  di  membrane.  Furono  ilatte 
altre  3  sedute  e  la  malata  si  riebbe  rapidamente  dairanemia.  Le  men- 
struazionl  continuavano  regolari  anche  dopo  molti  mesi. 

6)  Qood  aveva  più  volte  notato  che  durante  le  applicazioni  galvani* 
che  alle  neuralgie,  la  menstruazione  anticipava.  Comunicò  a  Chérot^ 
queste  osservazioni,  e  questi  gli  rispose  che  V  influenza  della  corrente 
continua  sulla  menstruazione  ò  un  fatto  bene  accertato.  Dopo  d*  allora 
egli  ha  trattato  S.amenorree  colla  corrente  galvanica;  5  furono  gua- 
rite, 2  migliorate  e  1  fh  ribelle  alla  cura.  Naturalmente  si  trattava  di 
disturbi  funzionali  e  non  di  lesione  organiche.  La  durata  della  cura  ta 
di  5-37  giorni  (una  sedata  di  1(2  ora  ogni  3  giorni).  La  corrente  veniva 
lipplicata  alla  parte  superiore  del  midollo  spinale,  alla  regione  lombare 
ed  ovarica  ed  ai  gangli  cervicali.  Infine  V  Autore  comunica  un  caso  di 
neuralgla  ovarica  guarita  colla  cura  galvanica  (tolto  daUa  dientebi  del 
dott  Marion  Simé). 

7)  Anche  Eihn  osservò  spesso  guarigioni  rapide  di  amenofwe  e  di- 
smenorree  colla  corrente  continua.  Cosi  pure  Blaektoood  (v.  gì.  IV,  2). 
.  8)  Federici  curò  una  donna  di  3g,  anni ,  nubile ,  non  isterica,  di  un 
TBginismo  0  per  meglio  dire  di  una  neuralgia  delle  parti  sessuali  esteme» 
la  quale  si  manifestava  con  vivi  dolori  e  grande  iperestesia  del  monte 
di  venere,  delle  labbra,  della  clitoride,  dell*  introitus  vaginae  e  del  co* 
eige.  £^  impossibile  qualunque  movimento  della  malata  e  questo  stato 
durava  da  2  anni»  Tutte  le  cure  erano  rimaste  infirattuose.  Alla  fine  la 

aradizzazione  locale  portò  rapida  guarigione. 


DI  ÈLBSPTBOTBBAPU  *  87T 

9)  U&ne  Murray  oansiglia  la  corrente  indotta  nelle  incontinénge 
dtwrina  dipendenti  da  paralisi  delUo  sfintere  yescicale,  dopo  il  parto, 
Desoriye  un  caso  in  coi  Tincontinenza  durava  da  14  mesi  ed  era  Tenuta 
di  repente  dopo  nn  parto  protratto.  La  faradizzazione  metodica  la  guari 
in  breve  tempo*  Un  elettrodo  veniva  introdotto  in  vescica,  T  altro  ap- 
plicato sul  sacro  o  sulla  sinfisi,  usando  da  prima  una  corrente  debole 
e  poi  più  forte,  Le  sedute  duravano  da  10  a  40  minuti* 

10)  Apostoli  si  loda  molto  della  faradizzazione  profilattica  dell'  utero 
d€^  il  partòf  onde  accelerarne  Vinnoluzione.  La  ripete  nei  parti  nor« 
mali  8-10  volte  in  circa  6  giorni,  e.  neg}i  aborti  e  parti  difficili  15-20 
volte  in  10*15  giorni.  Dalle  osservazioni  raccolte  in  32  casi  (11  aborti. 
21  parti  e  maturità)  V Autore  conchiude  che:  a)  la  faradizzazione  del* 
Vutero  ò  scevra  di  pericolo;  b)  esercita  sèmpre  azione  sedativa;  e)  ab- 
brevia la  convalescenza;  d)  accelera  il  ritorno  delle  funzioni  normali; 
e)  previene  tutte  le  complicazioni  uterine;  f)  diminuisce  apparentemente 
il  flusso  lochiale;  g)  la  sua  azione  (e  per  conseguenza  Tintensità  di  cor- 
rente) ò  in  ragione  inversa  della  inerzia  uterina  ;  h)  agisce  più  pronta- 
mente deirergotina.  Mancano  però  dettagli  più  precisi* 

11)  Kilner  ha  usato  la  corrente  faradica  n^\\A  debolezza  delle  doglie» 
Secondo  lui,  a  ciascun  lato  dell'utero  si  trova  un  punto  motorio,  circa 
a  metà  di  una  linea  tirata  dair  ombelico  al  mezzo  del  legamento  del 
Poupart.  Su  questi  punti  debbonsi  applicare  gli  elettrodi  e  chiudere  li 
circuito  elettrico  ad  ogni  contrazione  dell'utero.  V  Autore  usò  la  fara- 
dizzazione in  41  casi.  In  tutti  venne  mitigato  il  dolore  delle  doglie* 
Tranne  una  eccezione,  le  contrazioni  uterine  divennero  più  potenti* 
L^effetto  della  faradizzazione  era  reflrigerante,  le  donne  divenivano  con 
essa  più  tranquille,  le  pulsazioni  diminuivano  di  numero* 

Jj  Autore  spiega  questa  azione  calmante  col  supporre  che  al  dolore 
inerente  alle  contrazioni  uterine  spesso  se  ne  aggiunga  uno  neuralgioo  ; 
quest'ultimo  solo  sarebbe  rimosso  dalla  corrente.  Tre  casi  vengono  de- 
scritti minutamente* 

14)  BaketoeU  richiamò  a  vita  una  donna  per  mezzo  di  violenta  farà* 
dizzazione.  Essa  dopo  unUnversione  post  partum  riposta  si  trovava  pàl- 
lida, fredda,  senza  polsi,  e  proprio  in  sul  morire  non  ostante  tutte  le 
cure  prestatele* 

12)  Diaon  Mann  descrive  1  seguenti  casi,  facendoli  precedere  da  lun- 
ghe considerazioni  teoretiche. 

L  Atrofia  congenita  deirutero*  Una  giovane  di  18  anni,  cagionevole 
di  salute,  collo  stemo  prominente,  colle  mammelle  poco  sviluppate, 
non  era  mai  stata  menstrnata  e  neppure  aveva  mai  avuto  1  molimina. 
All'esame  si  trovò  utero  piccolo  ma  ben  conformato;  la  sonda  penetrò 
1  5i8  pollice. 

Due  anni  più  tardi  si  ebbe  il  medesimo  reperto.  La  malata  s'indusse 
finalmente  ad  assoggettarsi  ad  una  cura  elettrica.  Questa  fu  cosi  ese- 
guita: catodo  a  forma  di  catetere  intrauterino  introdotto  ne(la  cavità  delf 


878  HIViSTA 

Fateroy  anodo  a  larga  anperfleie  applicato  ora  sulla  porzione  lombare 
della  spina  ed  ora  snlla  regione  oVariea,  corrente  di  75  Dix-Hilli^eber, 
seduta  di  15  minati^  2  voite  per  settimana.  A  capò  di  3  mesi  la  lan- 
gbezza  della  cavità  aterina  sai.  a  1 7[8  pollice;  dopo  5  mesi  a  2  li4  pol- 
lice. Un  bel  giorno  la  malata  sentì  leggieri  dolori  al  dorso  ed  al  ven- 
tre. Per  riguardo  a  questi  moliminà  si  sostituì  la  corrente  indotta  alla 
continua.  Alla  sera  venne  uno  scarso  flusso  colorato.  Questo  fatto  si 
ripeto  nel  mese  seguente,  ma  con  flusso  più  copioso.  K  utero  misurò 
allora  2  3i8  pollice,  e  le  mammelle  si  erano  molto  sviluppate.  AD^  ot- 
tavo mese  fb  sospesa  la  cura.  Al  9.®  si  ebbe  menstruazione  di  4  giorni» 
D'allora  in  poi  essa  fu  sempre  regolare. 

II.  Giovane  di  28  anni,  priva  di  menstruazione  in  seguito  di  grave 
malattia.  Medesima  cura  del  caso  precedente.  Dopo  4  settimane  copioso 
flusso  leucorroico,  al  2.^  mese  leggiera  tinta  sanguigna,  al  3.*  mese  men- 
struazione normale. 

III.  Vedova  di  57  anni.  Frequenti  menorragie,  cervice  gonfia.  Dopa 
la  dilatazione  non  si  rinvenne  segno  alcuno  di  una  neoformazionei  sólo 
atrofia  della  mucosa  uterina,  tono  difettoso;  nessun  dolore,  nessun  di- 
sturbo generale.  Dopo  6  settimane  di  trattamento  elettrico,  notevole 
miglioramento.  Menstrui  normali. 

IV.  Dismenorrea  spasmodica.  Una  donna  di  26  anni,  cbe  non  aveva 
mai  partorito,  ad  ogni  menstruazione  soffriva  di  dolori  violentissimi  e 
vomito.  Non  esisteva  stenosi  deirorifloio  uterino.  Non  vi  erano  mani- 
festazioni isteriche.  Cura  elettrica:  An.  introdotto  nell'utero,  Oat.  ap- 
plicato sulle  vertebre  lombari,  intensità  di  corrente  75-85  Dix^Miliiwe- 
ber,  durata  delia  seduta  10  minuti,  3  volte  per  settimana.  La  menstrua- 
zione successiva  fu  meno  dolorosa.  Dopo  2  mesi  di  cura  il  migliora- 
mento fu  durevole. 

YIIL  Elettroterapia  di  dlTeme  malattie. 

1)  Gunfher  A.  —  Diverse  applicazioni  della  elettricità  in  medicina,  al- 

Plnfaori  delle  malattie  nervose.  Schweiz.  Oorr*  Bl.  X,  10,  1880. 

2)  JBuequoy.  —  Cura  della  invaginazione  intestinale  per  mezzo  della 

elettricità.  Journ.   de  Thérap.  V.  4,  5,  p.  121,  161.  Fevr.  Mara  , 
1878. 

8)  Chouet  ^  Ileo  per  trauma  del  ventre;  Guarigione  colla  corrente. 
Gaz.  hebd.  2.  S.  XV,  9,  1878. 

4)  V.  Batch.  —  Sincope  in  seguito  a  faradizzazione  della  parete  addo- 

minale. Wien.  med.  Blàtter.  N.  12,  1878. 

5)  Ballotihey  L  B.  -^  De  l'électricité  appliquóe  au  traltement  de  l'oc- 

clusion  intestinale.  Thòse  de  Paris,  1880. 

6)  CzemicM.  —  L'elettroterapia  nella  stiticbezza  ostinata.  Ree.  de  roém. 

de  mód.,  etc.,  millt.  3.  8.  XXXIV,  p.  476,  Sept..Oct.  1878. 

7)  Scarpari  8.  —  Impiego  della  elettoicità  nella  coprostasi  per  atonia 

intestinale.  Ann.  univ.  Voi.  255,  p.  17,  1881. 


DI  ELBTTBOTBRAPIA  ÒTA 

8)  Hotìie.  -^  L*elettrio!tà  neHa  colica  satarnina.  Memorabllien  XXT,  8; 
p.  367,  1880. 

If)  Tsi^fdaioshi.  -^  Sulla  Ikradiszazione  della  mllsa  nelle  fóbbri  inter- 
mittenti. Petersb.  med.  Wocbenscbr.  IIIi  SO,  1878. 

10)  Chvostek.  -*  Influenza  della  corrente  elettrioa  sai  tumori  di  milzat 
Wien.  med.  Blàtter.  N.  2-5,  1879. 

11)  JTurjr  JEf.  .<—  Trattamento  elettrico  di  una  milza  da  malaria.  Deut- 
acbe  med.  Wocbenschr.  Y.  29,  1879. 

12)  Schrdder  L.  -^  Uso  della  faradizzazione  nelle  febbri  intermittenti. 
*      Petersb.  Med.  Woofaenscbr.  N.  40,  1879. 

13)  Mader.  <—  Febbri  intermittenti.  Rimpfcoolimento  del  tumore  spie- 
nico  colla  faradizzazione  della  milza.  Widu.  med.  Presse.  N.  46, 
1880. 

14)  I>e  Renzi  R  —  Sulla  elettroterapia  nelle  febbri  da  malaria.  Ann. 
univ.  Voi.  257,  p.  310.  Ott.  1881. 

14  a)  Mills  M.  —  Trattamento  galvanico  del  decubito  e  delle  ulceri. 
Pbilad.  med.  and  surg.  Reporter  XXXYUI,  SI,  p.  405.  May  1878. 

15)  Armaingaud,  *-  Sclerodermie  (Solerema  aduli.)  Applicazione  van* 
taggiosa  della  corrente  continua.  L'Union  132,  1878. 

16)  Basiings.  — -  Guarigione  di  grave  tisi  in  una  fanciulla  di  8  1]2  anni 
per  mezzo  della  faradizzazione  metodica  dei  muscoli  respiratorii- 
Journ.  de  Brux.  LXVIII,  p.  117,  239.  Pevr.-Mars.,  1879. 

17)  Althaus  L  —  La  faradizzazione  nella  morte  apparente.  Brlt.  med. 
Journ.  June  28,  1879. 

18)  Herriek  0.  E.  —  Cura  dei  restringimenti  uretrali  e  della  gonorrea 
colla  corrente  continua.  Pbilad.  med,  and  surg.  Reporter  XL ,  17 , 
21,  1879. 

19)  Merton.  —  Guarigione  di  eczema  parziale  cronico  (  eczema  rnbr.  ) 
colla  galvanizzazione,  ecc.  Neurolog.  Contrlb.  I,  1,  p.  83«  1879. 

20)  Nitsel  O.  —  Sul  carattere  nervoso  deir  eczema ,  e  sua  cura  colla 
colia  elettricità  ed  ergotina.  Inaug.  Diss.  Berlin  1879. 

21)  S%^hin8on  W.  —  Opiofagia  guarita  colla  galvanizzazione.  New 
York  med.  Record.  XYI,  6.  Aug.  1879.  (Una  signora  che  consu* 
mava  giornalmente  4  gr.  d'oppio ,  ti  migliorata  colla  galvanizza- 
zione della  testa,  del  oollp  e  dell'epigastrio.  Invece  dell'  oppio  fece 
uso  di  clorodina,  e  dopo  qualche  mese  era  guarita). 

22)  Shand  Cappie.  —  Porpora  emorragica  e  sua  cura  cogli  astringenti 
e  coUa  corrente  faradica.  Lancet  II,  4,  1879. 

23)  Neumann  B,  —  Spermatorrea  guarita  colla  corrente  continua.  Gaz. 
méd.  de  Paris,  34,  1879. 

24)  Mdìfiua.  —  Cura  della  spermatorrea.  Memorabilien,  XXI Y,  12,  p.  845, 
1879. 

26)  Lush  TT.  J.  E.  -*  La  faradizzazione  nell'alcoolismo  cronico.  Lancet 
II,  22,  nov.  1879.  (L'Aulire  pretende  di  aver  guarito  certe  forme 
di  lUcoolismo  cronico  colla  condente  costante  !). 


SO)  da  mha  Aratro.  —  Gara  dell'elefantiasi  colla  elettricltiu  Qas,  mééL-; 
da  Bahia  XI,  10,  p*  441,  1879.  (L'Aatore  dice  di  ayere  ottenato  ri- 
sultati molto  faToreroli  nella  elefantiasi,  applicandc^  la  corraiit» 
costante  e  la  indotta). 

27)  Lagneau.  ~  L'idrofobia  nelPaomo,  ed  adone  che  Pelet^oità  eser- 
cita sn  essa.  Ball,  de  l'Àcad.  2.  S.  IX»  35,  37 ,  p.  879,  924,  1880. 
(Dopo  la  galvanizEazione  della  spina,  il  malato  potò  bere  acqua  €r 
mangiar  grappoli  d'uva.  Però  il  miglioramento  fa  passeggiero 
Tornarono  gli  spasmi,  e  ne  segui  in  breve  la  morte)* 

2B)  loffroy  A.  ^  Cura  di  talune  artropatie  colla  elettricità.  Arch.  gen. 
7,  S.  Vili,  p.  608,  1881. 

20)  Quermouprez.  —  Simulazione  del  dolore.  —  Diagnosi  colla  correntK 
indotta.  Qaz.  des  Hòp.,  104,  105,  1881. 

30)  Diem  W.  —  Corrmite  costante  e  compressione  nei  bubboni  simpar- 
tici  indolenti.  Bayr.  &rEtl.  InteU.  Bl.  XXXIX ,  22 ,  30 ,  mai  I882L 
(L'Autore  ha  ottenuto  in  3  casi  colla  corrente  continua  o  retro- 
cessione del  tumore,  o  rimpiccolimento  del  medesimo  con  miglio*- 
rata  suppurazione*  Corrente  intensa,  seduta  di  Ii4  d'ora,  frequenti 
interruzioni,  compressione  successiva). 

1)  Qunther  dà  conto  brevemente  della  sua  esperienza  elettrotera- 
pica. Egli  h^  usato  con  buon  successo  la  corrente  indotta  nell'asfissia  dei 
bambini  (  spennellatare  nella  regione  intrascapolare  e  precordiale  ),  nel 
ventre  rilasciato  delle  pluripare,  nella  stitichezza  abituale,  nella  cistite 
cronica  con  inspessimento  della  parete  vescicale  ed  incontinenza  d'urina, 
nella  impotenza. 

In  un  essudato  pleuritico  incapsulato,  pose  l'anodo  sullo  sterno  ed  il 
catodo  sui  punti  di  suono  ottuso  (18  elementi  Stókrer).  Dopo  12  giorni 
l'essudato  era  scomparso.  Una  periostite  del  mascellare  superiore  venne 
in  breve  guarita  colla  applicazione  del  catod  o. 

Anche  le  cicatrici  divennero  facilmente  morbide  e  simili  alla  pelle 
normale.  La  galvanizzazione  labile  fu  molto  giovevole  nel  reumatismo 
muscolare,  che  l'Autore  ritiene  per  una  affezione  neuritica. 
|ft2)  BuQQUOi^  riporta  3  casi  di  invagina^fione  intestinale^  due  delle 
quali  in  bambini  e  di  diagnosi  sicura.  Il  3.^  caso,  secondo  noi,  non  è 
del  tutto  chiaro. 

I  .Un  bambino  di  3  li2  anni,  con  denti  cariati,  ammalò  d'improvviso 
con  vomito,  colica  violenta  e  premiti.  Il  vomito  divenne  presto  bilioso 
e  dall'ano  uscirono  materie  muco-sanguinolenti.  Nel  lato  sinistro  del 
ventre  si  trovò  un  tumore  della  grossezza  di  una  arancia.  I  tratti  del 
ylsoi^erano  alterati.  Ai  ^^  giorno  l'Autore  ricorse  alla  fàradizzasFione  ; 
un  polo  nel  retto,  e  l'altro  fatto  scorrere  sulle  pareti  addominali  »  in- 
tensità di  corrente  leggiera,  durata  j8  minuti  ;  clistere  ^  aequa  firédda 
dopo  li2  ora.  Se  ne  ebbe  calma  immediata  e  dopo  qualche  ora  salu- 
tare evacuazione^  che  si  ripetè  il  giorno  seguente  mista  a  «angue.  Gessò 


DI  BLBTTROTERAPIA  881 

il  vomito.  Ad  ona  2.*  flAradiscaElone  segui  un'altra  copiosa  scarica ,  ed 
il  tamore  scomparTe.  H  giorno  segnente  ta  dato  olio  di  ricino, 

IL  Pochi  giorni  dopo  al  1.^  caso,  l'Aatore  ia  cliiamato  ad  assistere 
un  bambino  di  7  mesi,  robusto ,  che  di  repente  si  era  ammalato  con 
vomito,  colica  e  colapso.  Si  rinvenne  gonfiore  difToso  nel  lato  destro 
dei  Tcnti^.  Dopo  un  clistere  Ai  espulsa  una  quantità  di  puro  sangue , 
eosa  che  si  ripetè  nel  giorno  seguente.  La  faradiszaEione  non  ebbe  ef- 
fetto immediato,  ma  le  scariche  si  effettuarono  nel  giorno  successivo , 
e  si  ripeterono  ad  una  2.^  faradizzazione.  —  Quarigione. 

IIL  Nei  3«*  caso  si  trattava  di  una  ragazza  di  14  anni,  sana  lino  ad 
allora,  la  quale  dopo  2  giorni  che  la  menstruazione  era  finita,  fu  colta 
da  vomito  e  colica.  Sotto  airombelico  si  trovò  un  gonfiore  simile  ad 
un  utero  gravido.  Mancavano  dejezioni  ed  urina.  .Neanche  dopo  l'ap- 
plicazione elettrica  si  ebbero  scaj^che;  però  si  vuotò  la  vescica  sovra 
riempita*  Nel  giorno  seguente  2  sedute  elettriche  ed  un  clibtere  pur* 
gativo  produssero  una  scarica  di  materie  dure.  Il  tumore  rimase  tal 
quale.  Al  8.^  giorno  dopo,  gr.  SO  d*olio  di  ricino  ed  1  goccia  di  olio  di 
croton  si  ebbero  enormi  evacuazioni.  Lo  stesso  fatto  nei  giorni  suc- 
cessivi. A  volte  misto  alle  feccie  si  trovava  muco  sanguinolente.  Fre- 
quente era  il  bisogno  di  mingere.  La  malata  si  riebbe  gradatamente  ; 
il  tumore  però  non  iscomparve. 

L'Autore  conchiude  che  la  corrente  faradica  nelle  invaginazioni  del- 
rintestino  (  un  polo  nel  retto ,  V  altro  sulla  parete  addominale  )  sia  il 
rimedio  più  sicurOt  e  che  attenui  in  gran  parte  la  gravezza  della  pro- 
gnosi. Per  assicurarne  1*  effetto  ò  necessario  di  usare  la  corrente  per 
tempo  e  prima  che  sopraggiungano  complicazioni  infiammatorie^ 

A  queste  condizioni  soltanto  essa  ò  ben  tollerata ,  perfino  da  teneri 
bambini.  Due  o  tre  sedute,  di  circa  10  minuti,  in  genere  bastano  a  de- 
terminare evacuazioni.  Questa  cura  non  esclude  gii  altri  sussidi!,  come 
ghiaccio,  clisteri  freddi,  purganti,  ecc.,  chò  anzi  se  ne  trova  avvalorata. 

3)  C^umet  narra  un  caso  di  ileo  traumatico  in  un  impiegato  di  fer- 
rovia. La  malattia  venne  prodotta  da  un  colpo  di  vagone  sul  ventre. 
Colla  faradizzazione  deirintestino  scomparve  la  coprostasi  ostinata  e  la 

cor.tempranea  paralisi  vesoicaie.  Fu  usato  il  metodo  di  BtieqtMt/» 

4)  V.  Batch  non  ò  mai  riuscito  a  yincere  la  costipazione  intestinale 
atonica  per  mezzo  della  corrente  ;  ha  dovuto  desistere  da  ulteriori  ten* 
tativi  per  un  incidente  spiacevole.  Una  signora  molto  anemica  cadde 
in  profondo  deliquio  durante  la  faradizzazione.  Pare  che  si  trattasse 
però  di  uno  di  quegli  svenimenti  che  sono  fàcili  ad  avvenire  in  quar 
lunque  manualità  terapeutica. 

5)  BaiRouhev  conchiude  la  sua  tesi  col  proporre  questa  metodo  come 
il  migliore.  Da  prima  si  pongono  tutti  e  due  gli  elettrodi  sulla  parete 
addominale,  l'anodo  in  corrispondenza  del  punto  dell' ostruzione.  (Cor* 
rente  eostante  per  pochi  minuti).  Quindi  s'introduce  l'anodo  nei  retto. 
(Corrente  indotta  per  3-4  minuti),  e  senza  interrompere,  si  inseriscet 


883  BITISTA 

la  correntd  oontintia  con  apertare  frequenti  di  oireoito  (datata  ih!  mi- 
nuti). Si  lascia  riposare  il  paziente,  e  poi  alPaopo  si  ripete  roperazlona 
fino  a  8-4  yolte  al  giorno. 

Qaesto  metodo  doTrebbe  essere  adoperato  nelle  occltisioni  spast- 
oile e  paralitiche,  nelle  compressioni  da  diverticolo,  nel  volvolo  «  tor- 
sione,, e  inconeamento  di  corpi  estranei,  ecc.  Quando  nella  applicaaione 
elettrica  si  prendono  le  necessarie  precauzioni ,  corrente  iniziale  leg- 
gierai  aumento  graduale  fino  ad  una  media  intensità,  non  vi  ò  mal  pe« 
ricolo  di  rottura  intestinale.  Purcbò  ben  inteso  non  v|  sia  gi&  un  pro- 
cesso flogistico  avanzato.  Ne  segue  obe  V  applicazione  elettriea  deve 
essere  fatta  per  tempo»  È  utile  avvalorarne  dazione  con  clisteri^  ri- 
medii  interni,  ecc.  Nei  22  oasi  descritti  nella  tesi,  non  si  trova  neppure 
un  insuccesso  ;  air  incontro  si  trovano  risultati  addirittura  brillanti. 
Stato  generale  gravissimo,  vomito  fecale ,  tumore  dolentissimo,  immi- 
nenza dell'operazione  in  parecchi  casi  ;  enormi  scariche  dopo  poche  ore, 
guarigione  completa  in  2*4  giorni. 

7)  Searpari  comunica  i  suoi  stadj  8nll\azione  della  elettricità. neUa 
coprostasi  per  atonia  intestinale.  ,In  5  casi  ottenne  buoni   eflétti»  con 
una  cura  più  o  meno  lunga.  Conchiude  coirasserire  che  la  corrente  sia 
il  miglior  rimedio  nelle  stitichezze  da  atonia  deirintestino ,  e  prevenga 
In  modo  sicuro  la  colica  da  ostruzione  paralitica. 

Il  suo  effetto  ò  proporzionale  al  tono  muscolare  della  parete  addo- 
minale e  alla  pressione  con  cui  si  applica  reccitatore.  È  Insignifioanie 
quando  esista  forte  meteorismo.  Più  ò  lunga  T  applicazione  elettrica  e 
più  facilmente  si  raggiungerà  l'intento. 

Anche  Tk.  Stein  (<  Centr.  Bi.  f.  Nervenhl&de  >,  N.  9,  1882),  ò  pro- 
pugnatore della  faradizzazione  addominale  neiratonia  deirintestino.  Egli 
fa  passare  la  corrente  da  un  ipocondrio  airaltro ,  usando  grossi  elet- 
trodi. Con  una  ventina  di  sedute  ottenne  quasi  sempre  di  regolariuaie 
il  ventre.  Riferisce  6  casL 

8)  Moffief  in  un  caso  di  eolica  eaturnina ,  ribelle  agli  evacuanti ,  e 
con  vomito  dei  medicamenti,  applicò  una  forte  corrente  faradica  (un 
polo  nel  retto  e  l!aUro  sul  ventre  o  sulla  porzione  lombare  della  spina). 
Dopo  questa  applicazione  per  so  stessa  dolorcisa  cessarono  i  dolori  e 
in  breve  seguì  una  enorme  evacuazione ,  che  sollevò  lo  stato  dell'  in- 
fermo. 

6)  Czemieki  ottrane  bellissimo  ipisultato  in  un  caso  di  costipa- 
zione ostinata.  Tutti  i  mezzi  erano  falliti  ed  il  malato  si  trovava  in 
grande  ambascia.  Egli  introdusse,  alla  maniera  di  Duchenne ,  un  elet- 
trodo  nel  retto,  facendo  scorrere  T  altro  sulla  parete  del  ventre.  Du- 
rante questa  applicazione  dolorosa ,  il  malato  ebbe  come  una  «enea* 
sione  di  prelo  addominale;  e  la  prima  scarica  si  ebbe  in  breve  tempo* 

9)  Tsohidotoshi  ricorse  alla  faradizzazione  della  milza  in  quel  casi 
in  Qìù  il  chinino  o  non  aveva  effetto,  .o,  allontanando  per  qualche  tenapo 
gli  accessi  febbrili,  non  preservava  dalle  recidive.  Del  17  cacd  in  eni 


DI  BLBTTItaTBBAPIA  88$ 

fa  fatta  la  faradUzaslone ,  in  9  egli  stesso  potè  osservare  gli  aeceasi 
febbrilL  Quattro  inalati  di  febbre  intermittente  fàrono  trattati  prima 
oon  chinino  o  con  arsenico  e  chinino ,  quindi  colla  corrente  faradica; 
due  malati  di  febbre  quotidiana  solo  colla  corrente;  tre  malati  di  feb- 
bre terzana  solo  colla  corrente.  Nei  quattro  casi  del  1.^  gruppo  il  chi- 
nino ad  alta  dose  (1-2  gr.  prima  deiraccesso)  non  aveva  prodotto  alcun 
effetto,  mentre  con  1-2  faradizzazioni  della  milza  scomparvero  del  tutto 
gli  accessi.  La  durata  della  seduta  era  di  10  minati  ;  si  poneva  un 
elettrodo  sulla  milza  ingrossata  sull'  orlo  delle  false  coste  nella  linea 
mamillarei  e  Taltro  nello  spazio  intercostale  2-3  pollici  dalla  colonna 
vertebrale  ;  e  dopo  qualche  minato  si  applicavano  tatti  e  due  gli  elet- 
trodi sulla  linea  ascellare. 

Il  più  delle  volte  bastò  una  sola  applicazione  a  troncare  le  febbri.  E 
sempre  nello  stesso  tempo  fu  notato  aumento  deirappetito  e  migliora- 
mento dello  stato  generale.  Il  tumore  splenico  diminuiva  di  volume. 
Solamente  le  milze  dure  non  cambiarono. 

10)  Chvosteh  riprende  la  questione  della  faradizzazione  splenica, 
parla  dei  risaltati  degli  altri  Autori  e  riproduce  in  parte  le  sue  pub* 
blicazioni  anteriori  (1870).  Il  suo  metodo  consiste  nella  eccitazione  fa- 
radica della  pelle  in  sulla  regione  della  milza  con  2  pennelli  ed  una 
corrente  secondaria  di  media  intensità. 

Con  ciò  si  ottiene  in  qualunque  tumore  di  milza  un  rimpiccolimento 
dimostrabile  e  talora  rilevante  di  quesVorgano.  Le  sedute  durerebbero 
solo  3  minutL  I  casi  allegati  in  appoggio  sono  i  seguenti: 

1.*  Cachessia  palustre,  enorme  tumore  di  milza;  questo  non  era  di- 
minuito di  volume  con  Tuso  quotidiano  di  1  gr.  di  chinino  per  6  set- 
timancj  ma  cedette  prontamente  al  pennello  faradico.  2.^  Tumore  molto 
grande  di  milza,  nessuna  diminuzione  col  chinino,  considerevole  colla 
spennellazione.  3.*  Cachessia  palustre,  grande  tumore  di  milza.  Azione 
del  chinino  appena  percettibile.  Esso  scomparve  quasi  del  tutto  colle 
spennellazioni  faradiche.  4.^  Riduzione  di  grossa  milza  in  12  sedute. 
5.0  Tumore  di  milza  antico  ;  riduzione  in  25  sedute.  6.^  Impicciolimento 
già  fino  dalla  2.*  seduta  di  una  milza  che  aveva  resistito  al  chinino. 
7.*  Cachessia  palustre;  piedi  gelati,  trombosi  di  ambo  le  vene  della  co- 
scia. Il  tumore  di  milza  non  si  era  ridotto  coir  uso  del  chinino  conti- 
nuato per  un  mese,  e  invece  cedette  completamente  in  12  giorni  di  fa- 
radizzazione splenica.  8.*  Febbre  terzana.  Il  chinino  troncava  gli  ac- 
cessi, ma  lasciava  immutata  la  milza.  Riduzione  di  questa  in  12  se- 
dute elettriche.  9.*  Tumore  antico  di  milza.  Nessun  effetto  dal  chinino. 
Rimpicciolimento  moderato  ma  evidente  colla  faradizzazione. 

1.1)  B,  Kurz  comunica  questo  caso  singolare. 

Una  signora  di  42  anni  aveva  sofferto  per  6  anni  di  febbre  terzana. 
Gli  accessi  non  si  erano  più  veduti  da  2  anni,  ma  vi  era  decadimento 
di  fòrze,  dolori  alla  milza  ed  al  fegato ,  talora  estendentisi  a  tatto  il 
ventre  oon  vomito;  a  volte  colore  itterico  ed  edema  dei  piedi,  men- 


881  RIVISTA 

stroazione  irregolare.  Oltre  a  ciò  la  malata  si  lagnava  di  inappetenza, 
etiticliezza»  dolori  lancinanti  nella  regione  della  milza  e  del  fegato,  pal- 
pitazione di  cuore,  dispnea,  frequenti  yertigini,  insonnia,  debolezza  di 
Tista.  Airesame  di  questa  malata  anemica  si  trovò  forte  ingrossamento 
del  fegato  e  un  tumore  di  milza  che  sorpassava  della  larghezza  di  una 
mano  l'arco  costale,  intorbidamento  della  papilla  ottica  sinistra  con 
pigmentazione  della  coroidea. 

Prescrizioni  dietetiche  migliorarono  i  disturbi  digestivi*  La  vertigine 
non  cessò.  Dopo  faradizzazione  della  milza  per  1^4  d*ora  subentrò  mi- 
glioramento immediato ,  cessarono  i  dolori  e  il  senso  di  pesantezza, 
scomparve  la  vertigine  e  la  malata  poteva  di  nuovo  giacere  sul  lato 
sinistro.  Dopo  14  giorni  il  confine  della  nìilza  era  rientrato  di  circa  un 
céntim.,  la  palpazione  ne  era  indolente,  e  lo  stato  di  salute  era  dive- 
nuto eccellente.  La  malata  poteva  fare  lunghe  passeggiate.  Tollerava 
una  forte  corrente  indotta  e  dopo  la  seduta  avvertiva  prurito  nel  ven« 
tre  e  senso  di  alleggerimento.  Il  miglioramento  progredì  anche  più  nei 
mesi  successivi;  e  la  milza  giungeva  allora  solo  fino  alla  linea  mamil- 
lare  e  sotto  all'arco  costale  per  la  larghezza  di  3  dita.  Quando  improv- 
visamente la  malata  fii  colta  da  violenti  dolori  di  ventre,  brividi  e  sba- 
digli. Ben  presto  venne  meteorismo,  dispnea,  sete  ardente,  in  breve 
comparve  il  fenomeno  di  Cheune'StoTtes,  e  la  morte  segui  dopo  sole 
11  ore. 

La  sezione  fece  rilevare  molte  aderenza  antiche  del  peritoneo,  milza 
(213:10  centim.)  molto  ricca  di  tessuto  congiuntivo,  ed  ugualmente  11 
fegato  (in  questo  si  trovarono  più  tardi  tracce  di  degenerazione  ami- 
Ioide),  perforazione  del  duodeno  in  seguito  ad  ulcera  cronica. 

12)  Schróder  si  è  servito  con  vantaggio  della  corrente  faradica  nei 
tumori  acuti  e  cronici  di  milza  (durante  e  dopo  le  intermittenti).  Per 
lo  più  erano  casi  ribelli  al  chinino  ed  airarsenico.  Un  elettrodo  veniva 
spinto  neiripocondrio  sinistro,  e  l'altro  si  faceva  scorrere  lungo  il  con- 
fLae  superiore  della  milza.  Corrente  accresciuta  gradatamente,  durata 
di  5  minuti,  seduta  ogni  giorno.  Furono  cosi  curati  42  malati.  Alla  più 
lunga  in  14  giorni,  si  sentivano  essi  tanto  migliorati,  che  dimandavano 
di  far  locanda.  La  milza  era  spesso  rimpiccolita  già  dopo  2-3  sedute^ 
e  alla  fine  della  cura  era  di  grandezza  presso  che  normale.  In  oasi  ti- 
pici, gli  aspettati  accessi  febbrili  mancarono,  quando  la  milza  era  stata 
faradizzata  il  giorno  innanzi.  Di  rado  si  ebbero  a  notare  recidive.  Qual- 
o£e  volta  falli  tanto  il  chinino  che  la  faradizzazione,  mentre  che  tntU 
e  due  associati  produssero  l'effetto.  Solo  in  un  caso  non  si  ottenne  nulla 
dalla  corrente. 

13)  Mader  ha  veduto  qualche  volta  buoni  effetti  dalla  faradizzazione 
della  milza.  Crede  nel  rimpicoolimento  di  questa ,  ma  è  alquanto  scet- 
tico riguardo  alla  cura  faradica  delle  febbri  intermittenti  (per  maggioii 
particolari  vedi  «  Jahrbb.  CLXXXI,  pag.  219). 

14  a)  Milis^  stimolato  dai  consigli  dati  da  Spencer  Welle  nel  1847, 


DI  ELETTROTERAPIA.  C85 

ba  earato  il  decubito  ed  altre  ulcerazioni  croniche  ooUa  corrente  gal- 
vanica* Una  sottile  lamina  d'argento  di  grandezza  ugnale  vien  posta  so* 
pra  Tnlcera.  Un'  altra  lamina  di  zinco  viene  applicata  sulla  pelle  sana 
non  molto  distante,  interponendovi  nna  pelle  di  guanto  bagnata  con  acqua 
acidalata.  Si  congiungono  le  due  lamine  per  m^zzo  di  un  Aio  di  ramet 
e  vengono  fissate  con  striscio  di  cerotto  o  con  fascie.  In  breve  l'ulcero 
piglia  buon  aspetto  e  si  ricopre  di  rigogliose  granulazioni.  Appena  ap- 
pare un  orlo  di  cicatrice,  si  deve  levare  la  lamina  d'argento,  ricoprendo 
la  piaga  con  una  comune  fasciatura.  L' Autore  ha  guarito  così  profonde 
plaghe  di  decubito,  ed  in  breve  tempo.  Già  dopo  24  ore  comincia  a  ve* 
dorsi  un  piccolo  miglioramento.  Egli  ha  potuto  anche  confermare  ci5 
che  aveva  detto  Spencer  Wells^  cioò  che  guariscono  pure  altre  ulceri, 
parcbò  si  trovino  nella  linea  che  unisce  le  due  lamine.  Sovra  esse  non 
si  metterebbe  alcuna  lamina. 

15)  Àrmaiìigaud  In  un  caso  interessante,  caratterizzato  da  lui  per 
eclerodermia^  ha  ottenuto  rapido  miglioramento  colla  galvanizzazione. 

Una  donna  di  41  anni,  giammai  menstruata,  avvertì  7  anni  or  sono 
rigidità  del  collo  e  quindi  della  faccia.  In  seguito  anche  le  braccia  di- 
vennero rigide.  Non  vi  fu  mai  dolore,  solo  prurito  della  pelle.  lì  viso 
sembrava  quello  di  una  larva,  come  era  immobile,  senza  espressione  e 
colla  pelle  dura,  legnacea.  Le  mascelle  potevano  divaricarsi  al  più  di 
un  centimetro  e  a  traverso  di  loro  appariva  la  lingua  ingrossata  e  dura. 
In  eguali  condizioni  si  trovava  la  pelle  del  collo,  delle  braccia,  delle 
mammelle  e  di  tutto  il  tronco.  Qualunque  movimento  di  queste  parti 
era  estremamente  limitato.  Solo  le  gambe  erano  libere.  La  pelle  malata 
era  d'aspetto  un  poco  cianotico  ed  anestetica.  Joduro  di  potassio  e  ba- 
gni a  vapore  non  avevano  giovato.  Allora  V  Autore  ricorse  alla  corrente 
galvanica,  graduandola  da  1 2  a  27  elementi  deirapparecchio  di  Onimus. 
Pose  Panodo  sulla  colonna  vertebrale,  e  il  catodo  sul  braccio  destro, 
che  era  il  più  malato.  Fece  sedute  quotidiane  di  15  minuti.  Già  dopo 
poche  sedute  tanto  11  braccio  che  la  mammella  destra  erano  meno  duri 
e  rigidi.  E  dopo  3  mesi  la  donna  sembrava  tutt'altra.  I  lineamenti  del 
viso  erano  divenuti  naturali,  il  braccio  destro  era  mobile,  come  pure 
la  pelle  del  petto,  ventre  e  braccio  sinistro  era  più  morbida.  Mentre  in 
principio  si  elettrizzava  soltanto  il  braccio  destro,  migliorava  in  egual 
misura  anche  il  sinistro. 

16)  Basdnga  dà  conto  non  solo  del  caso  meraviglioso  accennato  nel 
titolo,  ma  anche  di  una  serie  di  guarigioni  altrettanto  incredibili,  come 
tisi,  anemia,  scrofolosi,  ecc.  Tutte  queste  malattie  croniche  dipendono, 
secondo  lui,  da  cattivo  stato  dei  sangue,  prodotto  da  respirazione  in- 
sufficiente. Siccome  col  faradizzare  1  muscoli  respiratori  se  ne  aumenta 
la  funzione,  cosi  ne  segue  che  la  corrente  guarirebbe  tutte  quelle  ma-,! 
lattie  croniche! 

18)  Serrich  consiglia  di  usare  la  corrente  galvanica  nei  restringi-- 
f^nto  da  gonorrea.  Si  dovrebbe  introdurre  Inell'uretra  un  catetere  di 
Rivistcu  25 


386  RIVISTA 

af genio  e  r'mnirlo  ad  una  lamina  di  zinco  par  mezzo  di  nn  filo  di  rame; 
la  lamina  di  zinco  si  porrebbe  in  nna  parte  qualunque  del  corpo,  sot- 
toponendovi una  spagna  imbevuta  di  acqna  aciduta.  Questo  apparecchio 
da  portarsi  per  6  ore  al  giorno  fino  ad  efifetto.  U  Autore  descrive  due 
casi  di  antichi  restringimenti,  per  nuova  flogosi  divenuti  impermeabili* 
L^ostacolo  fa  vinto  ben  presto  col  catetere  galvanico* 

22)  Cappie  Shand  racconta  questo  caso  : 

Una  fanciulla  di  8  anni,  dopo  2  mesi  di  malessere  generale,  si  am- 
malò con  emorragie  del  naso  e  dalla  bocca  e  con  echimon  diffusa 
della  pelle.  Ord.,  Ac.  nitro-muriat.  e  chin.  sulpb.  e  olio  di  fegato  di  mer- 
luzzo* Dopo  3  giorni  avvenne  pneumorragia  destra.  Ord«:  ergotina  e 
tannino.  Dopo  altri  2  giorni  segui  copiosa  enterorragia  e  vaginorragia 
con  prostrazione  estrema.  Allora  V  Autore  ricorse  alla  corrente  fara- 
dica. Fece  scorrere  gli  elettrodi  a  spugna  per  tutta  la  superflcie   del 
corpo,  ripetendo  ogni  2  ore  rapplicazione.  Si  ebbe  ancora  una  dejezione 
sanguigna,  ma  la  successiva  fu  normale.  Le  emorragie   non  tornarono 
più  e  la  bambina  si  riebbe* 

23)  Neumann  guarì  una  grave  spermalorrea  per  mezzo   della  cor* 
rente  galvanica. 

Un  commesso  di  30  anni,  soffriva  da  circa  un'anno  di  spermatorrea. 
Le  polluzioni  da  principio  erano  solo  notturne,  quindi  divennero  fire- 
quentissime  e  perfino  diurne  nel  defecare,  mingere,  a  qualunque  ecci- 
tamento e  al  più  leggiero  èoffregamento  del  glande.  La  potenza  en 
molto  indebolita.  Il  malato  era  pallido,  magro  e  si  lagnava  di  mal  d\ 
testa,  vertigine  e  palpitazione.  Esisteva  fotofobia  intensa.  Per  Taddietro 
vi  era  stato  onanismo.  Bromuro  di  potassio,  valeriana,  ergotina,  idro- 
terapia non  valsero  a  nulla.  La  cura  galvanica  fu  cominciata  il  28  no* 
Tcmbre;  il  catodo  nella  regione  lombare,  T  anodo  sul  perineo,  15  ele« 
menti  Trouvé,  seduta  di  3-4  minuti,  ogni  giorno.  Dopo  3  settimane  le 
perdite  divennero  soltanto  notturne,  ed  in  seguito  divennero  sempre  più 
rare.  Tanto  cbe  il  15  febbrajo  il  malato  non  aveva  avuto  nessuna  pol- 
luzione da  18  giorni.  Dopo  68  sedute  la  guarigione  fu  definitiva  e  du- 
revole, ed  il  malato  riacquistò  completamente  la  sua  potenza. 

24)  Móbius  distingue  due  forme  di  spermatorrea:  a)  quella,  in  cui  può 
venire  diagnosticata  una  lesione  anatomica;  b)  ed  un'altra,  in  cui  manca 
qualunque  lesione.  Quest'ultima  sarebbe  la  spermatorrea  nervosa.  Nella 
prima  esiste  per  lo  più  una  gonorrea  cronica ,  che  eccita  per  via  ri- 
flessa le  perdite  seminali,  e  che  deve  essere  curata  in  primo  luogo. 
Nella  seconda  si  tratta  in  genere  di  individui  neuropatici,  che  hanno 
abusato  di  onanismo  o  di  coito.  Or  bene  nella  spermatorrea  nervosa 
soltanto  sarebbe  indicato  il  galvanismo.  U  Autore  comunica  3  casi  fa- 
vorevoli. Egli  introduceva  nel  retto  per  5-6  centim.  un  elettrodo  a  forma 
di  sonda,  munito  di  bottone  metallico  e  rivestito  di  cautscuo,  ed  ap* 
plicava  Taltro  elettrodo  sui  perineo.  Quindi  faceva  passare  nna  corrente 
ftradica  di  media  intensità.  Poi  inseriva  la  corrente  oontinna,  lasciando 


DI  BLETTROtBRAPIA  887 

«m  polo  nel  retto  e  applicando  Taltro  sulla  porzione  lombare  della  spina. 
Barata  di  tutta  la  sedata  3-&  minati. 

•28)  Joffroy  ne!  reumatismi  articolari  cronici  progressivi  ha  tentato 
inutilmente  la  cura  elettrica;  non  cosi  però  nelle  affezioni  articolari 
croniche  senza  carattere  progressivo,  specialmente  in  quelle  da  blen^ 
norragia,  paerperio,  ecc.  Come  esempio  cita  il  caso  seguente  : 

Una  donna  di  29  anni,  durante  pelviperitonite  puerperale  fu  presa 
da  flogosi  dell'articolazione  del  piede  e  del  ginocchio.  Quella  retrocesset 
€[uesta  divenne  cronica*  Dopo  4  mesi  il  ginocchio  formava  un  tumore 
della  grossezza  di  una  testa  di  bambino  (44  centim.  di  circonferenza)  e 
risaltava  di  più  perchò  il  resto  della  gamba  era  atrofloo.  Il  tumore  era 
duro  alla  palpazione  e  poco  sensibile*  La  motilità  era  presso  che  an- 
nullata. Jodio,  vescicanti,  joduro  di  potassio ,  massaggio  non  avevano 
gioyato* 

Si  fece  nna  cura  elettrica:  l'anodo  suir  artioolazione,  il  catodo  fatto 
«correre  in  vicinanza,  intensità  considerevole  di  corrente,  durata  di  10 
minuti.  Dopo  uua  settimana  vi  era  già  mìglioram  ento,  dopo  due  la  cir« 
conferenza  del  ginocchio  era  ridotta  a  41  centim.  In  seguito  il  progresso 
fu  più  lento,  però  dopo  4  settimane  la  malata  potò  essere  licenziata  in 
istato  soddisfacente. 

In  tutti  i  casi  guariti  col  galvanismo  non  esisteva  profonda  lesione 
dell' articolazione;  si  trattava  piuttosto  di  infiltrazione  dei  tessuti  pe- 
riarticoiari. 

Secondo  V  Autore^  la  corrente  continua  dovrebbe  adoperarsi  solo 
quando  ò  trascorso  il  periodo  acùto^  sospendendola  nelle  esacerbazieni 
acute.  Agisce  in  modo  precipuo  sulle  lesioni  estra-articolari ,  inspessi- 
mento  dei  tessuti  fibrosi,  atrofia  dei  muscoli.  Non  ò  indicata  nelle  ar- 
triti che  hanno  per  baso  qualche  discrasia.  Perciò  non  ò  da  raccoman- 
darsi nella  gotta  e  nel  reumatismo  cronico  progressivo.  É  all'  incontro 
molto  giovevole  nelle  affezioul  articolari  traumatiche,  gonorroiche  e 
puerperali. 


Fin  qui  il  dott.  Mobius,  la  cui  Rassegna  ò  senza  dubbio  per  diversi 
titoli  importante.  Per  altro  essa  ci  ò  sembrata  manchevole  in  quella 
parte  che  riguarda  la  letteratura  italiana.  Se  ciò  provenga  da  noncu- 
ranza degli  stranieri  per  le  cose  nostre,  ovvero  dalla  poca  pubblicità 
che  noi  diamo  ai  nostri  prodotti  scientifici,  non  staremo  a  ricercare; 
probabilmente  dipenderà  da  tutte  due  queste  cagioni.  Comunque  noi  cre- 
diamo opportuno  di  supplire  alla  mancanza,  facendo  al  saddetto  arti- 
colo raggiunta  dei  seguenti  lavori  (1). 


(i)  Stimiamo  dover  qui  dichiarare  che  in  questa  aggiunta  non  figurano 
quegli  studj  italiani  di  elettrofisiologia  il  cui  scopo  fu  esclusivamente  queU<» 


888  mviSTA 

£leMrofl8tologto. 

L*  BuLOHiRi  GiusBPPB.  —  Dell'azione  dei  nervi  vaghi  eoi  etaere  t 
Ssaxne  critico  e  ricerche  sperimentali.  {Morgagni^  laglio  1878). 

Qoeste  ricerche  fbrono  esegaite  nel  Gabinetto  di  fisiologia  sperimene 
tale  e  in  quello  di  Elettroterapia  di  S.  Spirito  in  Roma. 

n  Balgheri  gioyandosi  dell'assistenza  dei  professori  Meriggia  e  Bra-^ 
nelli  trasse  dai  suol  stndj  elettro-fisiologici  alcune  conclusioni  contrarle 
airazione  moderatrice  del  vago  sul  cuore,  sostenuta  dal  Weber.  Secondo 
TAutore  la  detta  azione  apparterrebbe  ai  gangli  intracardiaci  come  a 
fattori  attivi.  La  corrente  elettrica  applicata  sul  vago  aumenta  il  nu- 
mero dei  battiti  ;  ma  ne  diminuisce  la  torza  ;  applicata  al  plesso  car- 
diaco ne  diminuisce  il  numero  e  ne  aumenta  l'impulso.  Questi  fatti 
sonosi  verificati  tanto  esperlmentando  sugli  animali  quanto  sall'uomo« 

2P  MuGGi  Domenico.  —  Nuova  legge  elettro-fisiologioa  relativa 
all'elettrotono  intrapolare.  (Sperimentale^  fase.  9.^  sett.  1880). 

Più  che  una  legge  sull'eie ttroto no  può  chiamarsi  elettrolitica  la  legge 
scoperta  dal  Mucci. 

Premettiamo  che  le  esperienze  vennero  eseguite  dall'Autore  suiruovo, 
sugli  animali  e  suiruomo.  Questa  legge  può  riassumersi  cosi  :  allorché 
quattro  aghi  di  acciajo  sono  infitti  in  un  tessuto  o   immersi  in  un  li- 
quido organico,  purcb^essi  stiano  in   linea  retta  e  possibilmente  eqaf- 
distanti  (  da  1-3  centimetri  l'uno  dall'altro  )  se  i  due  medii  sono  mesfliv 
in  comunicazione  metallica  tra  loro  e  i   due  estremi  si  congiungano  ^ 
l'uno  col  polo  positivo  e  l'altro  col  negativo  di  una  batteria  galvanica^ 
si  determina  subito,  nei  due  aghi  medii  comunicanti  tra  loro,  una  cor- 
rente intrapolare  che  ò  inversa  di  quella  che  circola  negli  aghi  In  rap- 
porto colla  batteria.  Se,  ad  esempio,  all'ago  N.  1  sta  T  anodo  e  al  4  il 
catodo  si  avrà  una  corrente  che  dal  1.^  ago  va  al  4.^  mentre  negli  aghi 
interni  s'induce  una  corrente  che  dal  2,^  va  al  2.^ 

I  fenomeni  elettro-chimici  ed  elettro- fisiologici  [che  si  determinano 
sui  tessuti  organici  e  sugli  aghi  stessi  vengono  in  conferma  della  detta 
legge. 

Prescindendo  dalla  utilità  pratica  che  questa  legge  può  arrecare  alla 
cura  degli  aneurismi  e  delle  varici ,  ove  il  coagulo  si  avrebbe  in  due 
punti  contemporaneamente  e  perciò  con  risparmio  di  tempo  e  di  sof- 
ferenze pel  malato,  noi  non  siamo  lontani  dal  credere  che  anche  la 
elettroterapia  generica  se  ne  possa  giovare. 


di  rischiarare  alcuni  problemi  di  neuropatologia;  e  che  forse  si  dovrà  in 
e^a  anche  deplorare  la  omissione  di  qualche  importante  pubblicazione  elet«^ 
trpjati*icai  Di  questa  omissione  &cciamo  le  nostre  scuse. 


DI  ELBTTBOTKRAPIÀ.  8^9 

EleÉlroierapia. 

P^i  lavori  di  elettroterapia  propriamente  detti ,  aegairemo  1*  ordine 
fonologico  della  loro  pabblioazione. 

3.^  Brunbllx  Gbsarb.  —  Doooia  Idroelettrloa.  (71  Galvani^  Annoia 

tÌEtóC.  2.*). 

^  Gii  elettroterapisti  si  sono  forzati  in  varie  epoche  di  giovarsi  del 
bagno  di  acqua ,  o  generale  o  parziale ,  come  mezzo  di  trasmissione 
della  corrente  elettrica  all'organismo  umano. 

Alcuni  ebbero  in  mira  di  rendere  possibile  T  apfrtlcazione  di  correnti 
abbastanza  forti  spino-muscolari,  o  spino-nervose',  aumentando  la  su- 
perficie di  contatto  dalla  parte  del  polo  che  induce  maggior  dolore 
<catode)j  ed  immaginarono  il  cosi  detto  pediluvio  elettrico  che  si  usa 
preferentemente  nelle  paralisi  infantili,  nelle  poliomieliti  anteriori  de- 
4^11  adulti,  nelle  paraplegie  spastiche ,  ecc. ,  ove  la  integrità  del  senso 
tattile  impone  maggiori  cautele,  onde  evitare  F  eccessivo  dolore  (Bra« 
nelli,  Namias  ).  Altri  videro  nel  bagni/  generale  una  condizione  favo- 
roTole  per  far  penetrare  nell'organismo  un'  onda  maggiore  di  elettri- 
cità e  diffonderne  razione  su  tutte  le  parti  (Moretin ,  Paul)  ;  ovvero  lo 
riguardarono  come  un  mezzo  atto  ad  introdurre  sostanze  medicamen- 
tose od  estrarre  metalli  nocivi  deirorganismo  (Semmola,  Goplin). 

Il  Brunelli  nelPlmmaginare  la  sua  doccia  idroelettrica  fu  guidato  da 
«in  altro  ordine  d'idee.  Considerando  che  nella  elettroterapia  le  appli- 
cazioni  centrali  andavano  conquistando  terreno  a  scapito  del  metodo 
periferico  o  localizzatore  del  Duchenne ,  nella  stessa  guisa  che  in  pa- 
tologia il  sistema  nervoso  centrale  acquistava  importanza  sempre  mag- 
giore dagli  stadlj  recenti  della  cllnica,  cosi  egli  pensò  ad  un  metodo 
elettroterapico  che  facilitasse  l'applicazione  di  forti  correnti  galvaniche 
•alla  spina  dorsale,  e  ha  creduto  trovarlo  nella  doccia  a  getto  unico 
oolla  quale  egli  trasmette  la  corrente  sul  malato.  La  sistemazione  della 
doccia  idro-elettrica  ò  semplicissima. 

Una  batteria  galvanica  abbastanza  forte  (Wollaston,  Danieli)  ha  uno 
^ei  9uoi  poli  in  comunicazione  con  una  larga  lamina  di  rame  sulla 
^uale  l'infermo  si  colloca  in  piedi,  Paltro  polo  mette  capo  alla  cannula 
metallica  da  cui  esce  la  doccia.  LMnfermo  dunque  rappresenta  uno  dei 
poli  della  pila  e  la  cannula  Tauro ,  ed  allorchò  il  getto  di  acqua  rag- 
giunge, senza  interrompersi,  la  regione  spinale,  si  chiude  il  circuito. 
La  lamina  sulla  quale  sta  il  malato  rappresenta  ora  il  catodo ,  ora  Fa* 
'  nodo  a  seconda  che  le  indicazioni  richiedano  una  corrente  discendente 
e  ascendente,  e  questo  cambiamento  si  fa  mediante  un  commutatore 
•che  s'intromette  nel  circuito  metallico.  Con  un  simile  metodo  si  ha  di 
più  il  vantaggio  di  riunire  l'azione  elettroterapica  all'idroterapica  ed  ò 
l>erciò  da  raccomandarsi. 


S90  RIVISTA 

4*  ScHiLUNO  Pietro.  —  Esfoliazioiie  dell'epidermide  ed  atro-> 
fia  dell'indice  e  poUioe  della  mano  destra  per  paralisi  vaso- 
motoria, {Gazz.  med.  di  Boma^  Anno  II,  puat.  14.*). 

Qaesto  caf  o  riferito  nella  Gazzetta  Medica  di  Roma  merita  d*es8ere 
qui  ricordato  per  la  gaarigione  che  66  ne  ottenne  dal  dott.  Branelll 
colla  galvaniszazione  del  simpatico  nella  regione  del  collo. 

5.®  Bianchi  Leonardo.  —  Sulla  psuralisi  della  faccia.  {Movimento 
fned.'Chir.  di  Napoli^  1877). 

Qnesto  lavoro  può  interessare  la  elettrojutria  in  quanto  che  yi  sono 
trattate  con  molta  chiarezza  le  questioni  diagnostiche  e  prognostieh» 
della  emiplegia  facciale  in  rapporto  al  modo  diverso  di  agire  dei  ma- 
acoli  alla  corrente  indotta  ed  alla  galvanica. 

Le  due  contrattilità  muscolari  (la  faradica  e  la  galvanica)  secondo 
anche  le  osservazioni  dell'Autore  sono; 

1.*  integre  nella  emiplegia  facciale  di  sede  cerebrale, 

2.^  diminuite  nella  emiplegia  facciale  di  sede  mesocefalica, 

3.®  diminuita  ed  anche  abolita  la  faradica,  mentre  resta  normale  od 
è  aumentata  la  galvanica  nella  paralisi  che  dipende  da  lesione  del  tronca 
del  facciale  dalla  sua  emergenza  nel  midollo  allungato  sino  al  di  lA 
della  sua  uscita  dal  forame  stilo-mastoideo. 

Discorse  le  varie  teorie  onde  spiegare  il  vario  modo  di  agire  della 
corrente  faradica  e  della  galvanica  in  queste  paralisi,  e  le  condisiov 
anatomiche  dei  nervi  e  dei  muscoli  corrispondenti  a  questa  partioolaio 
proprietà  delle  due  correnti,  l'Autore  si  pronunzia  per  la  teoria  elettro- 
chimica* Allorchò  le  paralisi  periferiche  del   facciale  sono  gravi  esiste 
evidentemente  un  disturbo  molecolare  del   nervo  che   non   può  essere 
modificato  che  dalla  corrente  continua  che  a  preferenza   della  indotta 
determina  un'azione  chimica  sui  tessuti   organici.  Quanto  all'  aumento 
delia  irritabilità  galvanica ,  per  cui  in  questa  specie  di  paralisi  si  può 
avere  contrazione  sensibile  fin  con  una  o  due   coppie,  stima  l'Autore 
che  ciò  possa  essere  cagionato  dallo  stesso  precesso   irritativo  stabili- 
tosi nel  nervo,  per  cui  uno  stimolo  più  leggero  induce  contrazione  pia 
facilmente  che  allo  stato  sano. 

Ciò  che  il  Bianchi  e  con  esso  molti  altri  hanno  trascurato  di  notare 
al  riguardo  di  questo  aumento  della  irritabilità  galvanica,  nelle  para- 
lisi periferiche  gravi  del  facciale,  si  ò  che  le  contrazioni  muscolari  si 
determinano  bensì  più  sollecitamente  che  nel  lato  sano  della  faccia  ; 
ma  esse,  anche  se  si  adoperino  molti  elementi  sono  fiacche  e  mancano 
di  quella  vivacità  che  si  nota  in  quelle  dei  muscoli  volontari  normali» 
Questo  carattere  speciale  ravvicina  le  dette  contrazioni  a  quelle  dei 
muscoli  a  fibre  lisce  e  ci  mette  forse  in  vista  la  condizione  anatomica 
che  n'ò  la  cagione. 

Dai  procedimenti  elettroterapici  dell'Autore  vengono  a  confermarsi 
queste  due  conseguenze: 


DI  SLKTTROTERAPIA  391 

1.^  Che  nelle  paralisi  periferiche  del  facciale  è  pi&  utile  quella  forma 
di  corrente  che  meglio  fa  contrarre  i  muscoli  paralizzati. 

2.*  Che  allorquando  esiste  esagerazione  della  irritabilità  galvanica  il 
miglioramento  non  incomincia  se  prima  non  sì  aTverte  la  diminuzione 
nella  detta  esagerazione. 

6.®  LuiSB  Luigi.  —  Sopra  un  caso  di  prosopalgìa  :  Annota- 
zioni patologico-cliniche.  {BuUeU^  delle  scienze  med.  di  Bologna , 
Ser.  VI,  Voi.  V,  1880). 

La  parte  di  questo  laYoro  che  interessa  la  elettroterapia  ò  ben  poca 
cosa.  L^Autore  ci  fa  sapere  che  un  anno  e  più  di  cura  d*ogni  specie 
non  yalsero  a  modificare  menomamente  gli  accessi  gravi  di  questa 
neuralgia  molto  diffusa  delle  Tarie  branche  del  trigemino  ;  e  che  il  solo 
galTanismo  valse  ad  arrestarla  per  molto  tempo;  ma  non  a  guarirla 
definitivamente. 

B  metodo  adottato  fu  IHmipolare:  anodo  alle  varie  branche  termi- 
nall  del  trigemino,  catodo  al  ginocchio. 

7.*  Brunello  Laurenzi,  Scalzl  —  La  elettrolisi  nei  calli  ossei 
non  consolidati 

Da  un  resoconto  delle  core  chirurgiche  eseguite  nell*  Ospedale  di  S. 
Maria  della  Consolazione  in  Boma  risulta  che  una  pseudo-artrosi  del 
femore  guarì  mediante  V  ago  elettro-puntura  eseguita  del  dott.  Scalzi 
con  un  apparecchio  faradico.  Posteriormente  a  questo  primo  tentativo 
rileviamo  che  in  varii  casi  di  fratture ,  nei  quali  per  coadizioni  orga- 
niche generali  non  si  giungeva  ad  ottenere  la  consolidazione  del  callo, 
malgrado  tutti  gli  ordinari  espedienti  messi  in  opera,  si  fece  uso,  dai 
tre  suddetti  Autori,  della  galvano-puntura  con  esito  del  tutto  favore- 
vole. Tre  fratture  non  consolidate  della  tibia  ed  una  del  femore  fu- 
rono trattate  col  seguente  metodo  dal  dott.  Bronelli.  Tre  o  quattro 
aghi  di  acciajo,  piuttosto  resisteati  venivano  infitti  per  1-2  centimetri 
di  profondità  nel  tessuto  fibro  cartilagineo  del  callo  e  messi  successi- 
vamente in  comunicazione  per  10  minuti  primi  col  polo  positivo  di  una 
batterìa,  mentre  il  negativo  era  collocato  nelle  vidnanze  della  firattnra, 
mediante  un  largo  eccitatore  umide. 

Fu  adoperato  un  apparecchio  Brassart  a  pile  di  Smee  e  s*  intercalò 
nel  circuito  da  10-20  elementi.  In  un  solo  caso  si  dovette  tare  una  se- 
conda applicazione  aUa  distanza  di  circa  20  giorni  dalla  prima.  Tra 
questi  casi  di  guarigione  ò  degno  di  nota  uno  di  pseudoartrosi  della 
tibia  nel  quale  il  tessuto  neoformato  consisteva  in  una  massa  di  con* 
nettivo  inerte  per  complicanze  sopraggiunte  che  richiesero  la  resezione 
di  una  parte  degli  estremi  fratturati  (Laurenzi). 

Questa  pratica  elettrolitica  eseguita  col  metodo  del  Branelli  ò  molto 
raccomandabile. 


B92  RIVISTA 

•..8.  SsHMOLA  ìlAmiJX<h  —  I«a  oonre&te  oostaaie  nella  ùtank.dml 
vomito  nervoso.  (Otorti,  iniem^  delle  scienze  tned*,  Aduo  I,  ùm.  K^« 
1879*  Naova  Serie)* 

Questo  layoro  dell*  Aaiore  fa  «egaito  In  qualche  modo  ai  coageneri 
da  lai  già  pabblicatl  snlla  elettroterapia  di  alcani  morbi  della  vita  or- 
gaaioa,  deriTanti  da  uà  disturbo  funzionale  del  sistema  nervoso  (diabete, 
morbo  di  Addison,  gozzo  esoftalmieo,  eec^. 

e  L^uso  della  elettricità  per  arrejBtare  il  vomito  nervoso,  senz'essere  una 
applicazione  nuova,  non  deve  però  mettersi  fl*a  le  più  comuni.  Gii  sto4] 
del  Semmola  sono  dunque  di  natura  da  allargare  semplicemente  il 
campo  già  esplorato  dalla  elettroterapia.  Dal  suo  lavoro  possono  trarsi 
due  principali  conseguenze  e  sono:  a)  esiste  un  vomito  nervoso  assolu- 
tamente idiopatico  per  neurosi  propria  dello  stomaco,  b)  Criterio  dia- 
.guostico  il  più  sicurp  per  differenziarlo  dal  sintomatico  ò  Teffetto  be- 
nefico istantaneo  che  si  trae  dairapplicazione  della  corrente  ooetaate» 

9.  Il  medesimo.  —  Contribuzioni  cliniche  alla  cura  locale  e 
generale  dei  tuznori  maligni  della  mammella  e  di  altre  sedi 

.'esterne.  (6ff'orn.  intem.  delle  eeienze  med  1882). 

Tutti  gli  altri  mezzi  curativi  locali»  dice  rAutore»  sono  di  niun  va* 
.  loro  comparativamente  alla  elettrolisi,  perchè  questa  non  distrugge  sol- 
tanto y  ma  modifica  direttamente  le  attività  chimiche  della  nutrizione 
locale  y  ed  in  conseguenza  ò  capace  di  mutare  completamente  la  dire- 
zione di  questo  lavorio  nutritivo.  Egli  riporta  sei  casi  di  guarigioni  di 
tumori  maligni  a  diagnosi  ben  constatata.  Le  sue  conclusioni  sono  : 

IJ*  La  cura  elettrolitica,  applicata  ai  tumori  maligni»  come  epiteliosia, 
sarcoma ,  fibro-sarcoma  ò  capace  di  guarirli  per  tre  modi  di  azione  « 
cioò: 

a)  Produceiìdo  piccoli  focolai  dMnfiammazione  con  sclerosi  consecutiva. 
Il  tumore  si  riduce  ad  un  volume  minimo  per  rispetto  al  suo  volarne 
primitivo  e  resta  nella  località  un  indurimento  definitivo  ed  innocente 
•come  caput  mortuum  (tessuto  cicatriziale). 

h)  Froducendo  una  trasformazione  colloide  e  grassa  nella  massa  del 
tumore,  soprattutto  allorcbò  è  in  via  di  rammollimento. 

e)  Provocando  unUnfiammazione  «con  suppurazione  disseccante,  ftekVkr 
mentazione  del  tumore  e  sua  uscita  in  pezzi. 

2.^  Con  la  cura  elettrolitica  si  adoperi  il  joduro  di  potassio  ad  alte 
dosi  e  con  grande  perseveranza,  per  modificare  profondamente  la  dire- 
zione dei  ricambi  nutritivi. 

10.  Morelli,  Melegarl  —  Aneurisma  del  tronco  brachio-cefa"- 
lioo  curato  coU'elettro-puntura.  (Rivista  clinica  di  Bologna^  ISS^S), 

L'operazione  fu  fatta  col  metodo  Clniselli  e  siccome  il  malato 
venne  a  morire  cinque  giorni  dopo  l'operazione  per  upa  grave  compii* 
eanza  pneumonica,  così  si  potò  fare  Paatossia  e  si  riconobbe  che  uà 


I 


DI  ELBTTROl^RAPIA  S99 

gtOBÉò  e  sodo  eoagalOy  aderènte,  dovuto  airazione  del  galTanismo  si  era 
ibrmato  nella  oavità  anenrismatioa.  Secondo  gli  autori  questo  caso  mo- 
Btra  una  volta  di  più  la  convenienza  del  metodo  elettrolitico  del  Cini- 
selli  per  ottenere  la  solidificazione  degli  aneurismi  Interni. 

11.  D^  ANCONA.  —  Del  valore  oomparatiTO  della  corrente  la» 
dotta  colla  galvanica  nella  cura  delle  malattie  del  sistema 
Nervoso.  (Adi  del  Congr.  medico  nazionale  di  Pisa^  1879). 

In  questa  breve  comunicazione  letta  al  Congresso  deir  Associazione 
medica  italiana  tenutosi  in  Pisa,  TAutore  non  reca  osservazioni  pro« 
prie  atte  a  metterci  in  vista  i  criteri  che  lo  hanno  guidato  nel  consi- 
gliare la  scelta  di  una  più  che  di  un'altra  corrente  elettrica.  Seguendo 
t>erò  le  più  note  opinioni  degli  elettroterapistl  d&  le  indicazioni  princi- 
pali per  Tuso  del  faradìsmo  e  del  galvanismo.  In  modo  generale  am- 
mette che  il  primo  giovi  quando  si  tratta  di  agire  sulla  eccitabilità  dei 
muscoli  o  dei  nervi  periferici  ;  ed  il  secondo  se  si  abbia  in  mira  di  mo- 
•dificare  il  chimismo  animale  e  di  recare  effetti  fisiologici  sul  midollo 
spinale  o  sul  cervello  e  soprattutto  sul  gran  simpatico.  Evidentemente 
r  Autore  ò  partigiano  convinto  del  gaWanismo.  Questa  convinzione  ò 
forse  un  pò*  in  ritardo,  se  si  consideri  che  una  imparziale  considera- 
zione dei  fatti  sembra  voler  far  pendere  di  nuovo  la  bilancia  in  fa- 
vore del  faradismo,  e  di  più  tornare  anche  in  onore  il  franklinismo  e 
la  elettricità  statica. 

12.  Di  Chiara  Francesco.  —  La  inflnenza  terapeutica  della 
corrente  continua  nella  ritenzione  dell'urina.  (Osservazioni  cli- 
niche. Palermo  1882) 

Questo  lavoro  divìso  in  tre  parti  comprende: 
a)  Le  ritenzioni  per  paralisi  vescicale;  b)  le  ritenzioni  per  ipertrofia 
della  prostata;  e)  le  ritenzioni  per  restringimenti  organici  deiruretra. 

a)  Tre  casi  di  paralisi  del  detrusore  della  vescica  furono  curati  dal- 
r  Autore  colla  corrente  continua,  applicando  il  polo  positivo  nell'interno 
della  vescicai  mediante  un  eccitatore  vescicale,  ed  il  negativo  nella  re« 
glene  sacro-lombare.  Risultati  eccellenti;  ma  in  seguito  a  molte  sedute. 
Furono  adoperati  da  12-18  elementi  della  batteria  Trouvé.  Contraria- 
mente a  quanto  si  suole  praticare  da  altri ,  V  applicazione  fu  sempre 
ftttta,  previo  il  vuotamente  della  vescica.  In  ciò  non  consentiamo  col- 
r  Autore  e  riteniamo  anzi  tanto  necessario  il  non  vuotar  la  vescica  che 
ove  sia  vuota  noi  consigliamo  riempirla  di  un  liquido  conduttore,  per* 
•chò  la  carrente,  in  questa  condizione,  agisce  più  diffusamente  sul  de- 
trusore. 

b)  Le  ipertrofie  della  prostata,  se  non  siano  complicate  ad  altra  ma- 
lattia delle  vie  urinarie,  vengono  favorevolmente  modificate  dairappli- 
cazione  della  corrente  continua.  Quattro  felici  risultati  riferisce  l'Au- 
tore in  conferma  dell*utilità  di  questo  metodo  di  cura,  sperimentato  del 


894  RIVISTA 

i 

resto  anche  da  altri  da  parecchio  tempo.  Il  dott»  Di  Chiara  adopera  an 
catetere  che  introdace  eiiio  air  uretra  prostatica  e  lo  mette  in  coma* 
DicaEione  col  polo  positivo  della  pila,  e  colloca  il  negativo  con  un  ec^ 
citatore  cutaneo  umido  nel  perineo. 

e)  Quanto  alle  ritenzioni  provenienti  da  restrlDgimenti  uretrali»  ecco 
quanto  1*  Autore  dice  riguardo  al  metodo  curativo  elettrico: 

€  La  manovra  operativa  non  ò  per  nulla  complicata:  r eccitatore  si 
introduce  nelPuretra  come  una  sonda  ordinaria,  facendolo  penetrare  sino 
al  punto  del  restringimento,  addattandovi  il  polo  positivo,  e  situando  il 
negativo  più  ordinariamente  alla  regione  perineale,  od  anche  alla  pa- 
hica,  0  sulle  vertebre  lombari.  » 

Facciamo  notare  che  tutti  i  casi  di  ritenzioni  appartenuti  alle  tre 
categorie  suddette  furono  dairautore  curati  con  un  metodo  molto  uni- 
forme, quantunque  non  ne  sia  bene  precisata  la  tecnica.  In  ogni  modo 
egli  applica  sempre  Tanode  entro  la  vescica  o  l'uretra,  ed  il  catodo  sulla 
cute. 

Quali  siano  stati  i  criteri  direttivi  per  l'adozione  di  un  tal  metodo, 
nei  restringimenti  organici  deiruretra,  noi  non  possiamo  rilevarlo»  L* Au- 
tore dice:  «  la  corrente  continua  agisce  dinamicamente  sopra  i  tessuti 
organici;  così  dessa  attivando  il  processo  di  assorbimento  degli  ele- 
menti che  han  dato  luogo  ai  restringimenti,  ne  avviene  la  scomparsa 
di  questi  e  quindi  il  ritorno  del  lume  del  canale  uretrale.  » 

Dal  che  si  deduce  che  per  T  Autore  sarebbe  indifferente  il  collocare 
l'anode  o  il  catodo  a  contatto  del  restringimento.  I  seguaci  della  teor/a 
elettro-chimica  noteranno  la  perfetta  opposizione  del  metodo  usato  dal- 
r  Autore  con  quello  che,  dai  fatti  sperimentali  di  galvano-caustica  chi- 
mica, risulterebbe  doversi  preferire  e  che  difatto  preferirono  il  Tripier 
ed  il  Mallet  che  primi  usarono  la  cura  elettrolitica  nei  restringimenti 
uretrali,  e  con  esito  favorevole.  Si  sa  che  allorchò  trattisi  di  distrug- 
gere tessuti  densamente  organizzati,  come  sono  d'ordinario  quelli  cica- 
triziali della  mucosa  uretrale,  è  da  anteporsi  la  così  detta  galvano- 
caustica alcalina  all'acida,  perchè  colla  prima  si  ottiene  un  escara  più 
addatta  a  rammollire  lo  stringimento.  Non  è  necessario  il  dire  che  la 
galvano-caustica  alcalina  ha  luogo  dalla  parte  del  polo  negativo  o  ca- 
todo. 

12.  Il  medesimo.  —  La  corrente  elettrica  applicata  a  talune 
malattie  di  chirm^gia  e  medicina.  (Palermo,  fase,  in  IV,  1882). 

Anche  in  questa  recentissima  pubblicazione  del  doit.  Di  Ghiadi  la 
parte  che  riguarda  le  applicazioni  chirurgiche  ò  la  più  estesa  ed  anche 
la  più  importante  al  detto  dello  stesso  Autore. 

Incoraggiato  dai  risultati  favorevoli  antecedentemente  ottenuti  colia 
elettrolisi  nei  restringimenti  uretrali,  allarga  ora  il  campo  delle  sue 
applicazioni  alle  stenosi  del  retto.  Egli  afferma  che  nessuno  degli  ordi- 
nari trattamenti  chirurgici  può  reggere  al  confi-onto  della  elettrotera- 


DI  ELBTTBOTBRAPIA  395 

piOt  Narra  tre  oasi  di  gaarigione  completa  di  restringimenti  anulari 
del  rettOi  nei  quali  la  dilatazione  graduale  e  la  stessa  rettotomia  riu- 
scirono inutili.  li  metodo  deli*  Autore  consiste  nella  introduzione  suc- 
cessiva di  eccitatori  rettali  di  forma  cilindrica  o  leggermente  conica^ 
lunghi  circa  15  centimetri  e  del  diametro  di  7-00  millimetri  La  pratica 
osservata  fu  sempre  dMncominciare  coir  eccitatore  a  diametro  minimo 
e  di  non  passare  al  successivo  di  maggior  diametro  se  prima  Tantece* 
dente  non  traversava  liberamente  lo  stringimento.  Oli  elementi  adope- 
rati non  sorpassavano  mai  il  numero  di  15  e  la  durata  della  seduta  si 
protraeva  qualche  volta  sino  ad  un*ora.  Nulla  si  dice  riguardo  ai  poli. 

Espone  quindi  una  serie  di  27  casi  di  restringimenti  uretrali ,  alcuni 
dei  quali  molto  organizzati  ed  antichi  e  tutti  guariti  collo  stesso  me- 
todo antecedentemente  usato  dall'Autore. 

Questi  meravigliosi  risultati  giustamente  lo  autorizzano  ad  affermare 
che  nessun  restringimento  organico  dell'uretra,  quale  ne  sia  la  esten- 
sione e  la  durata,  quali  le  complicanze,  resistere  può  all'  uso  sovrano 
della  corrente  continua.  Tutto  consiste ,  secondo  V  Autore,  ad  eseguire 
un  numero  maggiore  o  minore  di  sedute  (da  10  a  50)  a  seconda  della 
maggiore  o  minor  resistenza  dello  stringimento  da  curarsi.  Dobbiamo 
rilevare  anche  qui,  a  proposito  del  metodo,  che  l'Autore  non  precisa 
punto  le  norme  elettrotecniche  dell'applicazione  e  per  ciò  che  riguarda 
la  scelta  dei  poli,  ò  da  ritenersi  la  sua  pratica,  negli  stringimenti  ure- 
trali, passibile  delle  osservazioni  già  fatte  più  sopra.  Se  non  che  i  fatti 
son  fatti,  e  quelli  riportati  dall'  Autore  son  di  natura  da  lasciare  pur 
troppo  in  sospeso  il  giudizio  sulla  parte  della  tecnica  elettrica  relativa 
•alla  qualità  del  polo  da  applicarsi  allo  stringimento. 

L'orchite  cronica,  V  idrocele,  ed  il  gozzo  parenchimatoso  presentanp 
air  Autore  un  altro  campo  di  applicazione  della  corrente  continua.  An- 
che in  questo,  bene  inteso,  tutti  i  casi  riferiti  ebbero  esito  favorevo- 
lissimo. 

Il  silenzio  che  costantemente  serba  l'Autore,  riguardo  al  metodo,  an- 
che in  queste  varie  malattie,  ci  conferma  nel  dubbio  ch'egli  non  gli 
attribuisca  un  gran  valore.  Fiducioso  nella  virtù  deiragente  ch*egli  tiene 
in  sue  mani,  poco  o  nulla  si  cura  del  modo  di  applicarlo,  cotalchè  si  ar- 
guisce che  la'sua  pratica^  molto  semplice  ed  uniforme*  In  un  solo  caso 
d'idrocele  ci  fa  sapere  ch'egli  immerse  per  varie  volte  un  ago  nel  tu- 
more, mettendolo  in  comunicazione  col  polo  positivo  del  suo  apparec- 
chio, e  che  questa  pratica  rispose  mirabilmente  alla  sua  aspettativa.  Ma 
questa  eccezione  ch'egli  non  manca  di  segnalarci,  ci  convince  sempre  più 
che  il  suo  metodo  non  cangia  per  cangiar  di  malattia. 

Nulla  di  veramente  nuovo  avvi  a  notare  nell'ultima  parte  dal  libro 
del  Di  Chiara,  che  tratta  delle  applicazioni  della  corrente  continua  alle 
malattie  mediche,  se  si  eccettui  la  grande  costanza  colla  quale  l' Au- 
tore segue  i  suol  trattamenti  elettrici,  allorchò  sia  convinto  della  loro 
indicazione.  A  questa  costanza  si  devono  probabilmente  molti  dei  felici 


1 


"896  BITISTA 

risaltati  da  lai  annanoiati«  specialmente  in  an  caso  di  atassia  loeomo- 
trioe.  e  in  ano  di  sclerosi  a  placche.  Queste  dae  malattie  Tennero  trat- 
tate colle  correnti  galvaniche  ascendenti  inngo  la  regione  spinale  e  se 
*ii*ebbe,  dice  TAatore,  completa  gnarigione.  Sono  fotti  questi  abbastanza 
etraordinari  perchò  meritano  d' essere  ancora  tonati  in  osserràzionb 
dall*  Autore. 

13.  LosANA  Ottavio.  —  Osserraxlonl  di  elettroterapia  raooolte 
nel  <}abiiietto  elettroterapico  dell'oepedale  maggiore  di  S.  CUa- 
•oomo  in  Torino.  (Torino,  voi.  in  8.%  1882). 

È  qaesto  aa  libro  di  oltre  150  pagine  nel  quale  sono  accennate  con 
molto  criterio  le  vàrie  qnistioni  di  elettro-fisica  e  di  elettro-fisiologia 
ohe  hanno  relazione  colla  elettro*terapia»  e  vi  si  tratta  abbastanza  este- 
samente e  con  qualche  nuova  veduta  la  elettro-diagnostica.  Questa  parte 
del  lavoro  dell'  Autore  merita  che  se  ne  dica  qualcosa.  Noi  non  lo  se- 
guiremo nella  esposizione  di  fìatti  già  noti,  che  riguardano  le  altera- 
zioni qualitative  della  contrazione  elettro-mnscolare,  e  che  costituiscono 
eenza  dubbio  un  elemento  diagnostico  pregevolissimo;  ma  prenderemo 
nota  di  quanto  egli  dice  sopra  una  nozione  non  meno  importante  e  che 
ha  rapporto  alia  modificazione  che  in  ordine  di  tempo  subisce  la  detta 
oontrazione  elettro-muscolare. 

Si  sa  che  THelrnholtz  ha  provato  sperimentalmente,  mediante  un  ap- 
parecchio speciale  chiamato  miografo,  ohe  1*  irritazione  percorre  un 
nervo  colla  velocitÀ  dì  80  metri  per  minuto  secondo.  Se  si  fh  deaeri- 
tere  sopra  una  tavola  la  car?a  della  contrazione  muscolare  prodotta 
da  tale  irritazione,  si  nota  uno  speciale  fenomeno,  cioò  che  la  irrita* 
sione,  giunta  al  muscolo^  impiega  un  tempo  brevissimo  ma  esattamente 
misurabile  prima  di  trasformarsi  in  contrazione*  Questo  intervallo  di 
tempo  fu  detto  periodo  éCirritazione  laUnte, 

Or  bene  egli  ò  sulle  modificazioni  in  più  o  in  meno  di  questo  pe- 
riodo che  il  dott.  Losana  tenta  basare  un'altro  criterio  diagnostieo 
delle  lesioni  nerveo-muscolari  in  cui  i  rapporti  Ara  le  terminazioni  dei 
nervi  colle  fibre  del  muscoli  sono  alterati.  Come  non  ha  guari,  a  scopo 
diagnostico,  nelle  malattie  spinali  TEulenburg  immaginò  un  meccanismo 
per  la  rappresentazione  grafica  del  periodo  latente  che  tien  dietro  alla 
irritazione  meccanica  del  tendine  rotuleo,  cosi  il  nostro  Autore  volle 
fornire  la  pratica  d'un  apparecchio  che  avesse  il  medesimo  scopo  nelle 
malattie  muscolari  e  del  sistema  nervoso  periferico.  Fondandosi  sogli 
esperimenti  fisiologici  dell*  Helmlioitz  e  del  Du  Boys  Beymond  fece  oo« 
atruire  uno  spedale  miografo  destinato  a  segnare,  insieme  alla  curva 
della  contrazione  muscolare,  V  abbreviamento  o  la  protrazione  del  pe« 
riodo  della  irritazione  latente. 

Ci  auguriamo  che  i  risultati  che  1*  Autore  sarà  per  ottenere  con  que- 
sto strumento  (ancora  non  abbastanza  esperimentato)  siano  conformi  al 
desideri. 


DI  ELETTROTERAPIA  S87 

Anche  la  pratica  elettro-diagnostica,  olie  consiste  nel  saggiare  le  yarie 
impressipni  sensitive^  non  Tenne  trascurata  dair  Autore.  In  parecchi 
easi»  egli  dice»  d'irritasione  spinale»  la  sensazione  gustativa  (ordinaria- 
mente sapore  metallico)  ò  già  aTYcrtita  dai  malati  quando  1*  anodo  è 
collocato  verso  la  medietà  della  regione  dorso«spinale.  Si  sa  che  allo 
stato  normale  la  detta  sensasione  si  ha,  oltre  ai  campo  dei  trigemina 
bene  inteso^  alla  regione  cervicale  della  spina  ;  ma  cessa  al  di  sotto. 

Un  tal  fatto  fti  anche  da  noi  osservato  nelle  irritasioni  spinali  ;  nelle 
quali  rilevammo  pure  il  fenomeno  di  una  rapida  espirazione  a  forma  di 
un  colpo  di  tosse,  allorchò  si  applichi  uno  dei  due  poli  di  una  batteria 
alla  iegi<Hie  dorsale  superiore»  ovvero  s' interrompa  una  corrente  ohe 
percorra  dairalto  al  basso,  o  viceversa,  la  regione  cervico-dorsale. 

Nella  parte  elettro-terapica  di  questo  lavoro,  ci  limiteremo  a  notare 
che  r  Autore  usa  con  molta  preferenza  il  galvanismo,  tranne  che  nelle 
neuralgie,  ed  è  partigiano  delle  applicazioni  centrali.  Dice,  per  esempio^ 
d*aver  adoperato  con  vantaggio  il  galvanismo  lungo  la  spina  nelle  ane- 
mie profonde  ;  d*aver  guarito  alcuni  casi  di  mogi^frafla  facendo  altra* 
versare  una  corrente  galvanica  alla  base  dei  cervello  |nel  diametro  bi* 
mastoideo  ;  d*aver  fatto  cessiure  in  un  caso  dìdrofobia  la  forte  disfagia 
spasmodica  con  una  corrente  leggera  e  protratta  per  qualche  ora  dalla 
nuca  alle  gambe;  d'aver  fatto  cessare  1*  insonnia  applicandola  dalla  re- 
gione sottocipitale  alla  dorso-spinale,  ecc. 

Noteremo  finalmente  che  T  Autore  fa  uso  ordinariamente  di  correnti 
non  molto  forti  e  ciò  ò  in  rapporto  alle  sue  vedute  sulle  correnti  se- 
condarie 0  di  polarizzazione  e  che  divengono  a  suo  credere  causa  ab- 
bastanza duratura  di  modificazioni  dinamiche  del  sistema  nervoso. 


898 


RIVISTA  D' ANATOMIA  PATOLOGICA 

del  dotf.  GIOVANNI  WEISS 

Professore  nell*  UnirersiU  di  Messina 


Wei?ert  —  Intorno  ai  tubercoli  delle  vene  e  i  loro  rapporti  eolla  in* 
fezione  tubercolare  del  eangue, 

Stilling  —  Della  trombosi  {sviluppo  di  tubercoli)  nel  condotto  toracico. 

Schuchardt  —  La  tubercolosi  innestata  delV  occhio  e  i  suoi  rapporti 
colla  tubercolosi  generale  da  innesto» 

Arnold  —  Intorno  alla  tubercolosi  miliare  disseminata  dei  polmoni. 

'Weichselbaum  —  Ricerche  sperimentali  intomo  alla  tubercolosi  ina^ 
lata* 

MaragliaDo  -—  Per  ìa  patogenesi  del  tifo  abominale. 

Orifflnl  --  Sulla  immunità  contro  il  carbonchio. 

Marchand  —  Breve  osservazione  intomo  alVeziologia  della  malaria^ 

Johne  —  L'actinomicosi. 

Braan  —  Intorno  alla  provenienza  del  Bothriocephalas  latus* 

Huber  —  Artrite  suppurativa  multipla  reumatica  in  una  bambina^ 

Stilliog  —  Intorno  alVosteocondrite  sifilitica  dei  neonati. 

Habar  —  Un  caso  raro  di  esostosi  multiple  cartilaginee. 

Gohnstein  —  Contributo  all'eziologia  dei  miomi  uterini. 

Hauser  —  Contributo  alla  genesi  dei  sarcomi  primitivi. 

Boegehold  —  Intorno  allo  sviluppo  dei  tumori  maligni  da  cicatrici. 

Ginsburg  —  Del  mx)do  di  comportarsi  delle  cellule  tendinee  nella  in- 
fiammazione. 

MafTucci  —  Studj  anatomici  e  sperimentali  sulV  atrofia  biliare  e  la 
cirrosi  ipertrofica  del  fegato* 

Tizzoni ,  Filetti ,  Foà ,  Grifflni  —  Sulla  riproduzione  parziale  della 
milza, 

Ziino  —  SulVestirpazione  parziale  del  polmone. 
Maflfnccl  —  Esperimenti  sulV assorbimento  del  peritoneo. 
Neumann  —  La  legge  di  di/fissione  del  midollo  osseo ,  giallo  e  rosso , 
nelle  estremità. 

Bidder  —  Un  osteoma  del  corpo  striato  in  un  caso  à^  emiplegia  t'«- 
fantUe. 

Bianchi  —  Reperì)  anatomico  e  istologico  di  due  casi  della  cosidttta 
paralisi  spinale  spastica^ 

Homen  —  Intorno  alla  degenerazione  secondaria  nel  midollo  allun- 
gato e  nel  midollo  spinale. 


RIVISTA  d'anatomia  PATOLOGICA  399 

Adamklewiez  -^  Intorno  alla  frequente  manóanza  di  alcune  radici 

spinali  nelVuomo, 
Davida  '—  Intorno  allo  stato  delle  radici  e  dei  gangli  spinali  dei  nervi 

cervicali  in  un  caso  di  perobrachia^ 
Friedlànder  --*  Intorno  alla  cretificazione  delle  cellule  ganglionari. 
Werra  —  Degli  effetti  della  legatura  transitoria  e  permanente  deUe 

arterie  renali, 
Litten  —  Intorno  alV  influenza  delV  anemia  arteriosa  sulle  pareti  dei 

vasi. 
Ribbert  —  Intorno  aìVipertrofia  compensatrice  dei  reni. 
Haber  '—  Intorno  alla  malattia  d'Addison, 
Thoma  -^  Quattro  casi  di  ernia  diaframmatica. 
Schipiloff  ^-^  Intorno  al  modo  di  prodursi  della  rigidità  cadaverica* 


Prof.  Weigert.  —  Ueber  Venentuberckel  und  ihre  Beziehun^ 
gen  zar  tuberculosen  Blutinfection*  (Intorno  ai  tubercoli  delle 
vene  e  ai  loro  rapporti  colla  infezione  tubercolare  del  sangue).  In: 
Vircìmo's  Arch.  Voi.  88,  pag.  307. 

L' interessante  lavoro  dell*  Autore  è  diviso  in  tre  parti  ed  ò  prece- 
duto da  una  specie  di  proemio.  In  questo  egli  stabilisce  i  vari  modi  coi 
quali  ammettendo  dimostrata  la  teoria  infettiva,  si  possono  considerare 
anche  dal  solo  punto  di  vista  anatomico  i  prodotti  della  tubercolosi; 
potendosi  a  suo  credere  cercare  nei  medesimi  o  la  presenza  del  virus 
tubercolare  organizzato  scoperto  recentemente  dal  Kochi  ovvero  le  le- 
sioni primitive  dei  tessuti,  oppure  il  modo  di  prodursi  dei  nuovi  eie* 
menti,  o  finalmente  le  differenze  grossolane  dei  processi  tubercolari  per 
ciò  che  riguarda  la  forma,  la  grandezza,  la  sede  e  la  propagazione. 
Di  queste  ultime  ricerche  si  occupa  l'Autore  in  questa  memoria  pro- 
curando di.  determinare  le  vie  di  propagazione  della  tubercolosi  nelle 
varie  parti  del  corpo  da  un  focolaio  tubercolare  primitivo  non  solo,  ma 
ben  anche  la  probabile  comunicazione  di  questo  all'  esterno ,  a  fine 
di  chiarire  la  penetrazione  del  virus  nella  regione  alterata  prima  di 
ogni  altra.  La  prima  parte  del  lavoro  si  aggira  intorno  falle  genera- 
lità della  infezione  tubercolare  del  sangue  e  più  specialmente  intorno 
a  talune  forme  della  tubercolosi  generalizzata  e  ai  suoi  rapporti  colla 
tubercolosi  delle  vene.  L'Autore  determina  in  primo  luogo  il  concetto 
della  tubercolosi  generalizzata,  intendendo  per  essa  solamente  T  infe- 
zione generale  del  sangue  mediante  il  virus  tubercolare,  e  il  deposi- 
tarsi di  questa  nei  vari  organi,  e  sotto  varie  forme,  delle  quali  i  tipi 
più  frequenti  sarebbero:  1.*  la  tubercolosi  generale  acuta  che  non  ò 
tanto  frequente  come  si  crede  e  che  raramente  s' accompagna  alla  tisi 
polmonare;  2.®  la  forma  chiamata  dall' Autore  di  transizione  nella  quale 
solo  pochi  tubercoli  si  formano  in  quegli  organi  che  solo  mediante  la 
corrente  sanguigna  possono  rimanere  infetti;  3.^  la  tubercolosi  gene- 


400  RIVISTA 

rtle  eronicai  earstterissata  dalla  formasione  oronìea  di  focolai  Uiber» 
eolari  di  Taria  grandezza  e  lolitainoiite  oaaeosi.  Il  paragdlma'dl  latte  è 
aèmpre  la  tnboroolosl  generale  aeata»  ohe  p4»rci<^  viene  seguita  eoa 
amore  apedale  dall'Autore;  egli  dimostra  eolia  statistica  alla. mano 
che  essa  non  è  poi  tanto  frequente  oome  si  erede  e,  soyratatto ,  cbe 
solo  raramente  s^aceompagna  alla  tisi  polmonare*  Qaesto  fatto  dimostra 
come  non  basti  la  presenza  di  focolai  oaseosl  a  produrre  una  generalo 
eruzione  di  tubercoli  miliari,  ognuno  dei  quali  dOTO  necessariamente 
contenere  una  partieella  di  Toleno  tnberoolare;  ma  che  ò  condizione 
indispensabile  la  penetrazione  del  virus  nella  eorrente  sanguigna  e  V  Au* 
toro  indica  la  tubercolosi  del  condotto  toracico  scoperta  dai  Ponfiok  e 
quella  delle  vene,  annunziata  la  prima  volta  da  lui  e  dal  Mugge,  oome 
le  due  condizioni  anatomiche  nelle  quali  il  veleno  può  realmente  me- 
scolarsi al  sangue  circolante. 

L'Autore  attribuisce  il  massimo  valore  alla  tubercolosi  delle  vene  e 
ài  questa  quasi  esclusivamente  si  occupa  nella  seconda  parte  del  la* 
vero,  riferendo  e  minutamente  descrivendo  un  notevole  numero  di  oasi 
nuovi,  divisi  in  vari  groppi.  Il  primo  grappo  comprende  i  casi  di  tu» 
bercolosi  generale  acuta  causata  da  voluminosi  tubercoli  delle  vene. 
Nel  primo  caso  (tubercolosi  miliare  acuta  procedente  da  grossi  tabei^ 
coli  delle  vene  polmonari)  l*  Autore  fa  notare  che  la  generale  eruzione 
era  stata  da  tempo  preceduta  da  tubercolosi  deirintestino  tenue  e  d^ 
crasso,  la  quale  non  poteva  spiegarsi  coir  azione  infettiva  di  spati  in> 
gojati,  poichò  non  esisteva  la  tisi  polmonare,  e  che  perciò  doveva  es- 
sere riferita  a  cibi  contenenti  il  veleno  tubercolare;  che  esistevano  pa- 
recchie ghiandole  linfatiche  caseose  alle  quali  dovevano  subordinarsi  t 
focolai  tubercolari  voluminosi  delle  vene  polmonari;  che  dal  sinistro 
di  essi,  ulcerato,  avea  preso  origine  l'infezione  tubercolare  del  sangue, 
che  a  sua  volta  avea  prodotto  la  tubercolosi  miliare  generale  aouta» 
Anche  ì\  2.^  il  3.^  e  il  5.^  caso  erano  costituiti  da  tubercolosi  miliare 
acuta  universale,  che  aveva  il  punto  di  partenza  da  un  grosso  tuber- 
colo delle  vene  polmonari  ;  nel  4."  invece  si  trattava  di  tubercolosi  mi- 
liare acuta  generale,  procedente  da  un  grosso  tubercolo  della  vena  so- 
pra renale  ;  le  alterazioni  principali  erano  una  tisi  limitata  *al  polmone 
sinistro,  una  tubercolosi  degli  organi  genito-orinari>  e  la  tirosi  d*  am- 
bedue gli  epireni,  senza  modificazioni  nel  colore  della  cute.  Le  piccole 
vene  degli  epireni  erano  tubercolose;  nel  tronco  principale  della  vena 
soprarenale  destra  avea  sede  un  fooolajo  tubercolare  rammollito ,  dal 
quale  era  partita  la  tubercolosi  miliare  acuta. generale.  Nel  6.^  caso  la 
tubercolosi  miliare  acuta  erasi  probabilmente  propagata  da  un  fooolajo 
nella  vena  tireoidea,  in  comunicazione  con  un  focolajo  caseoso  della 
ghiandola  tiroidea. 

Il  secondo  gruppo  contiene  due  casi  di  tubercolosi  miliare  acuta  con 
tubercoli  miliari  nelle  vene,  propagatasi  dalla  tubercolosi  del  eondotto 
toracico. 


d'anatomia  patologica  401; 

Finalmente  dae  casi  di  grossi  tabercoii  nel  Uomiaio  delia  vena  porto 
non  segniti  da  tabercolosi  generale,  costitalsoono  il  terzo  gruppo.  Nel 
primo  caso  esistevano  Toramente  dei  tabercoii  in  eopia  in  pareccbt 
organi*  ma  ciò  nnllameno  V  Aotore  da  tutto  rinaieme  giadicò  trattarsi 
di  tabercolosi  generale  cronica,  e  non  dell'acuta;  i  tubercoli  avrebbero 
avato  due  origini  ;  da  due  nodali  tubercolari  della  vena  glogalare  in*^ 
terna  destra  sarebbe  partita  l'infezione  generale  cbe  apportò  i  suoi  ef- 
fetti in  quasi  tutti  gli  organi  e  specialmente  neir  apparato  genito-ori« 
nario  e  nella  miiza  ;  la  tabercolosi  di  questa  si  sarebbe  propagata  ai 
rami  della  vena  lienale,  donde  ana  squisita  tubercolosi  del  fegato. 

Anche  nel  2.^  caso  si  trattava  di  tabercolosi  miliare  cronica  origi- 
nata dalla  tubercolosi  della  vena  anonima  sinistra  ;  qui  si  distinguevano 
tre  generazioni  di  tubercoli  delle  vene;  alcuni  provenivano  da  gbian- 
dolo  bronchiali  caseose,  altri  da  tubercoli  sviluppatisi  successivamente 
nella  milza,  altri  infine  ebbero  origine  dai  tubercoli  delle  vene  sple- 
niche  e  si  propagarono  alla  vena  porta  ed  al  fegato,  donde  si  estesero 
pare  alle  vene  epatiche» 

Esaminando  tutti  1  casi  conosciuti  di  tabercolosi  delle  vene,  V  Autore 
stabili  chiassa  comparve  fluora  nelle  seguenti:  nella  tiroidea,  nella  so- 
prarenale, nella  giugulare  interna  sinistra,  nelle  anonime,  nell'  azigos 
nella  epatica,  nella  vena  porta,  nella  lienale,  e  nella  polmonare  ;  quivi 
tanto  sottoforma  di  noduli  miliari,  come  di  focolai  tnbercolari  volu- 
minosi* 

Nella  .terza  ed  ultima  parte  della  pregevole  memoria  destinata  a 
trarre  dalla  casistica  deduzioni  utili  al  dottrinale  della  infezione  tu- 
bercolare del  sangue,  l' Autore  dimostra  che  tutte  le  alteìrazioni  delle 
vene  sono  di  natura  tnbercolare^  che  tutte  provengono  da  prossimi  ap- 
parecchi ghiandolari  lioflsttici  tubercolari,  dove  ò  facile  immaginare 
come  il  veleno  tubercolare  possa  dairesterno  penetrarvi,  che  i  volumi- 
nosi tubercoli  delle  vene  quantunque  abbiano  Taspetto  di  trombi,  pare 
non  si  debbono  considerare  per  tali  ma  per  veri  tabercoii.  Finalmente 
r  Autore  discute  le  condizioni  nelle  quali  dai  focolai  tubercolari  venosi 
può  aver  luogo  una  infezione  tubercolare  del  sangue,  e  le  riassume  in 
questi  concetti  fondamentali:  i  tubercoli  venosi  debbono  apparire  più 
vecchi  dei  tubercoli  miliari  insorti  acutamente;  la  vena  o  il  vaso  lin- 
fatico ove  si  sviluppa  il  processo  tubercolare  devono  essere  perviif;  la 
eruzione  tubercolare  dev'  essere  tale  da  render  evidente  rientrata  nel 
sangue  d*una  copia  notevole  di  veleno;  questo  (il  microbo)  deve  real- 
mente invadere  la  superficie  del  focol^o  tubercolare;  la  tubercolosi 
delle  vene  non  deve  risiedere  in  una  radice  della  vena  porta ,  poichò 
in  questo  caso  la  massima  parte  del  veleno  viene,  trattenuta  dal  fegato. 


RiwUta.  26 


402  RIVISTA 

Dott.  Stillino.  *-  Ueber  Thrombose  im  Ductos  thoradous. 
lJ)eUa  trombosi  (sviluppo  di  tuòercqli)  nel  condotto  toracico).  In:  Pir- 
ehoto's  Arch.  Voi.  88»  pag.  Uh 

La  comaaicasione  dal  Ponlick  intorno  alla  tabercolosi  del  condotto  to- 
raoicoy  richiamò  rinteresse  degli  anatomo-patologi  a  qaesta  regione  delle 
Me  linfiitieliey  ohe  dopo  esser  stata  in  tempi  più  remoU  l'oggetto  di  luti* 
ghi  ed  amorosi  stadi,  era  caduta  in  an  miserevole  oblio.  L*  Autore  in* 
fatti  esaminò  il  dotto  toracico  di  molti  cadaveri  per  scoprirne  le  alte- 
rasioni;  solo  6  volte  riesci  neirintento;  in  cinque  casi  si  trattava  di 
tubercolosi  generale  acuta  dei  polmoni  e  degli  organi  addominali;  in 
due  aveavi  pure  tubercolosi  dell'endocardio  del  ventricolo  destro;  gli 
individui  colpiti  non  erano  più  giovani  ;  il  meno  vecchio  avea  38  anni, 
il  più  vecchio  69.  Processi  caseosi  antichi  nel  senso  della  teoria  di 
Bnhl  furono  notati  solo  due  volte.  Nella  tubercolosi  deirintestino  e  delle 
ghiandole  mesenteriche,  aflfezione  cosi  comune  nei  bambini,  il  dotto  to- 
raclcOt  contro  T  aspettazione  dell*  Autore,  era  costantemente  iatatto. 
Invece  era  profondamente  leso  in  un  caso  dubbio  di  antica  tubercolosi 
primitiva  della  pleura  senza  generalizzazioni  di  sorta  alcuna. 

Le  alterazioni  principali  del  condotto  toracico  erano  :  Notevole  dilata- 
zione del  calibro  e  innumerevoli  noduli  miliari  o  trasparenti  od  opachi, 
sulla  superficie  interna  del  dotto;  oltre  a  ciò  notavansi  pure  delle  premi- 
Aenze  più  voluminose  opache  e  giallognole  in  corrispondenza  della  val- 
vole. Quivi  sembra  esordisca  il  male  ;  poicbò  nei  casi  meno  gravi  n 
osservano  i  noduli  soltanto  nei  punti  ove  sboccano  più  vasi,  e  in  cor- 
rispondenza delle  valvolOi  i  cui  margini  sono  ruvidi,  ispessiti  e  provve- 
duti di  piccole  prominenze;  nelle  tasche  valvolari  si  trova  una  sostanza 
grigia,  piuttosto  opaca;  dalla  regressione  delle  piccole  e  delle  gri^ndi 
prominenze  hanno  origine  le  cosidette  ulceri  tubercolari,  costituite  da 
masse  giallognole  d'aspetto  caseoso,  composte  di  più  strati  di  fibrina 
più  o  meno  degenerata,  e  contenente  delle  cellule  linfoidi.  Tanto  in 
corrispondenza  di  queste,  come  dei  noduli,  le  pareti  del  vaso  acne  in- 
filtrate di  cellule  embrionali,  e  in  qualche  punto  quasi  trasformate  in 
tessuto  di  granulazione.  L*  Autore  non  crede  che  i  noduli  e  le  promi- 
nenze posseggano  i  caratteri  istiologici  del  tubercolo ,  bensì  quello  di 
trombi  depositatisi  sopra  regioni  infiammate  del  dotto  toracico  ;  ritiene 
però  che  questi  fenomeni  abbiano  stretto  rapporto  colla  tubercolosi  mi- 
liare nel  senso  che  il  condotto  toracico  sia  stato  attraversato  da  an 
veleno  specifico  e  non  nel  senso  della  teoria  di  Buhl  che  da  antichi  fo* 
colai  r  infezione  siasi  generalizzata  per  la  via  dei  linfatici.  L*  Anto  re 
chinde  la  sua  pregevole  memoria  rivendicando  al  Cooper  (1798)  il  me- 
rito  d'aver  descritto,  disegnato,  e  riconosciuto  la  natura  dell'alterazione 
in  discorso,  mentre  Gendrin  (1826)  descrisse  bensì  rinflammazione  del 
dotto  toracico  nei  suoi  vari  stadi,  ma  tanto  egli  come  1*  Andrai  non  ne 
riconobbero  la  natura  e  confusero  talvolta  i  trombi  tubercolari  coi 
trombi  carcinomatosi. 


d'anatomia  patologica  4(}ft 

Doti.  ScHuoBARDT.  —  Die  Impitiili«roulo89  dea  Anges  tmd  Ihr 
Susanmienhang  mit  der  aUgemeinen  Impftuberciilosa.  CLà  tu* 
òercoloti  innestata  nelVccohio  e  i  suoi  rapporti  eolla  tubercolosi  gene- 
rale da  innesto).  In:  yirch:s  Areh.  Voi,  88,  pag.  28. 

Gli  innesti  di  sostante  tubercolare  nella  camera  anteriore  fatti  dai 
Clobntieim  riescirono  a  stabilire  che  la  tubercolosi  da  innesto  si  può 
svilnppare  senza  uno  stadio  intermedio  di  essudazione  caseosa.  Lb  ri» 
cerche  furono  proseguite  dai  Saiomonsen  e  dall'  Haenseli,  i  quali  dimo» 
strarono  che  rimanendo  in  vita  gli  animali  innestati  per  un  tempo  più 
o  meno  lungo,  alla  tubercolosi  locale  teneva  dietro  la  tubercolosi  ge- 
nerale. Quindi  vennero  le  ricerche  di  Detschmann  e  di  Bogoslowsky  le 
<|uali  permisero  di  conchiudere  che  il  potere  infettivo  della  materia  in- 
nestata non  apparteneva  allo  siero,  quantunque  ricco  di  microbi  simili 
al  <  monas  tuberculosum  >  ma  soltanto  alle  particelle  solide  caseose. 
Finalmente  il  Baumgarten  provò  che  anche  il  sangue  degli  animali  tu* 
faereolosi  possedeva  proprietà  infettanti,  se  iiijettato  nella  camera  an- 
teriore di  animali  sani. 

L'Autore  colpito  dal  fatto  che  non  sempre,  nelle  esperienze  del  Sa- 
iomonsen e  dell'Haensell,  alla  tubercolosi  locale  teneva  dietro  la  ge- 
nerale, intraprese  una  serie  d^esperienze  nell'intento  soprattutto  di  pre» 
dsare  rinfluenza  dell* innesto  di  sostanze  tubercolose,  tolte  da  uomini 
già  resi  cadaveri,  sopra  tutto  i'  organismo  degli  animali  sottoposti  al- 
resperimento.  A  tale  scopo  egli  si  servi  di  II  conigli  e  di  un  cane;  in 
questo  l'esito  fu  negativo.  Nei  conigli  invece  l'innesto  fu  costantemente 
seguito  da  tubercolosi  oculare,  preceduta  però  sempre  da  una  grave 
infiammazione  d'indole  caseosa;  complicazione  questa  che  viene  dal- 
l'Autore  subordinata  alFaver  egli  adoperato  della  materia  tubercolare 
tolta  dai  cadaveri.  Nel  maggior  numero  dei  casi  la  tubercolosi  rimase 
locale,  non  si  generalizzò;  quantunque  gli  animali  sieno  rimasti  invita 
per  lungo  tempo.  L' Autore  paragona  questo  fatto  a  ciò  che  avviene 
nell'umano  organismo,  dove  una  tubercolosi  locale  può  cosi  rimanere  per 
molti  anni  senza  dar  luogo  a  tubercolosi  generale.  Le  eanse  che,  tanto 
negli  esperimenti  come  nel  processi  morbosi  determinano  la  trasfor- 
mazione della  tubercolosi  locale  nella  generale,  sono  ancora  ignorate. 
Più  conosciute  invece  sono  le  vie  per  le  quali  la  generalizzazione  sne- 
eede,  dopo  le  osservazioni  di  tubercolosi  del  condotto  toracico  e  del  vasi 
sanguigni,  fatte  dal  Ponflck,  dal  Mùgge  e  dal  Welgert.  Nei  tre  esperi- 
menti segniti  da  tubercolosi  generale,  V  Autore  non  fu  in  grado  di  sco- 
prire la  via  percorsa  dai  virus  tubercoloso;  riferisce  però  che  il  Dent- 
schmann  potò  confermare  in  un  caso  la  continuata  propagazione  della 
tubercolosi  dall'occhio  al  nervo  ottico  e  alle  meningi,  donde  poscia  ebbe 
campo  di  ulteriormente  espandersi  per  la  via  dei  vasi.  Egli  invece  a 
sostegno  di  quest'  idea  descrive  un  caso  da  lui  osservato  in  una  donna 
nella  quale  l*auto8sla  dimostrò:  Tubercolosi  cronica  delie  ghiandole  lin- 
fàtiche cervicali,  mesenteriche  e  retroperitoneali;  tubercolosi  generala 


4JM  BIVISTA 

aeata;  flebite  tabercolare  della  vena  giognlare  interna  ed  estema  ai- 
nlatre;  tubercoli  eall^endooardio  destro;  dna  grossi  tubercoli  suUMntima^ 
aortioa  e  molte  altre  condizioni  tubercolari  in  moltissimi  organi. 

Prof.  Arnold.  —  Uéber  «ttsaembilrte  ISillartaberoiiloae  der 
Lnngen.  (Intorno  alia  tubercoloH  miliare  disseminata  dei  polmoni)^ 
In:  Yirch.'s  Areh.  Voi.  88,  pag.  997. 

L*  Autore  con  questo  lavoro  intende  di  chiarire  alcuni  ponti  oscarr 
intomo  alla. tubercolosi  disseminata  che  avviene  nei  polmoni  dopo  de* 
génerasioni  caseose  di  ghiandole  linfatiche,  ovvero  dopo  lesioni  artico- 
lari di  natura  fungosa,  e  dopo  infiammazioni  caseose  delle  ossa,  pro- 
cessi ulcerativi  dell'intestino  e  via  dicendo.  Ed  infatti  egli  riferisce  non 
meno  di  22  casi  di  tubercolosi  polmonare  disseminata,  nei  quali  i  ta^ 
berceli  miliari  aveano  avuto  origine  dall^nna  o  dall'altra  delle  condi- 
zioni patologiche  accennate.  Le  sue  ricerche  lo  trassero  a  conchiadere  r 
1.*  che  i  noduli  miliari  possono  essere  interlobnlari  ed  interfondibolari, 
come  pure  possono  aver  sede  nel  tessuta  interalveolare,  ovvero  nella 
atessa  parete  degli  alveoli;  che  oltre  a  ciò  ha  luogo  un  ingrossamento 
circolare  dei  cordoni  connettivali  interalveolari  ed  interinfondibolari  a 
danno  degli  spazii  alveolari  e  infondibolari;  2.®  che  a  costituire  i  no- 
duli concorre  una  neoformazione  eonnettlvale  ed  una  proliferazione  de** 
gli  epiteli  alveolari  e  di  quelli  dei  dotti  alveolari  ;  la  prima  forma  la 
periferia,  la  seconda,  il  centro  del  nodulo;  poróse  questo  viene  colpito 
da  metamorfosi  regressive,  assume  ovunque  un  aspetto  omogeneo  corno 
i  noduli  di  esclosiva  origine  connettivale  ;  3.*  che  qualche  nodulo  ò  for- 
mato esclusivamente  da  alveoli  ripieni  di  cellule,  mentre  il  tessuto  in- 
teralveolare non  offre  che  lievi  alterazioni. 

L*  Autore  nota  le  differenze  che  corrono  fra  queste  conclusioni  e^ 
quelle  di  molti  altri  osservatori,  soflermandosi  in  modo  speciale  salle^ 
opinioni  di  Buhl,  di  Oering,  di  Brodowskl  di  Grancher,  di  Martin,  di 
Sanderson  e  d^altri  parecchi.  Qaindi  prendendo  ad  esame  i  prodotti  tu- 
bercolari di  varia  natura,  afferma  che  anche  gringrossamenti  circolari^ 
devono  essere  ritenuti  d*  indole  tabercolare  e  che  quindi  il  tubercolo 
nulPaltro  rappresenta  che  un  focolajo  circoscritto  d^nflammazione;  che 
anche  repitelio  partecipa  al  processo  proliferando  talvolta  prima  an- 
cora che  noi  connessivo  avvengano  alterazioni  di  sorta  alcuna,  e  dando 
in  seguito  origine  a  cellule  giganti  epiteliari,  dovute  alla  confluenza  di 
cellule  minori;  anche  i  noJull  di  natura  epiteliare  sono  dall'Autore 
ritenuti  per  focolai  infiammatori. 

I  sottilissimi  bronchi  partecipano  pure  al  processo,  non  essendo  raro- 
il  caso  di  trovare  nel  centro  d*  un  tubercolo  migliare  un  piccolo  tronco 
tagliato  trasversalmente  od  obbliquamente^  riempito  di  cellule  e  colle 
pareti  ispessite  e  caseose.  Nella  vagina  dei  grossi  bronchi,  nei  prossimi 
alveoli  e  neirinterno  di  essi,  sotto  repitelio,  occorrono  pure  nodali  tu<^ 
bercolari  di  varia  formai  Meno  conosciute  sono  le  alterazioni  tuberco^ 


d'anatomia  patologica  40S 

huri  dei  Tasi  ohe  potsono  effettuarsi  tanto  nei  tessuto  prossimo  ad  essi, 
come  nell'avventizia,  come  pare  nell'intima.  Oltre  di  queste  forme  cir- 
coscritte, r  Antere  vi  notò  pare  delle  forme  diffuse  di  natara  infiam- 
matoria tanto  nell^avrentizia  come  aeirintima,  sotto  forma  di  endarte- 
rite  obbliterante.  La  sede  favorita  di  questi  prodotti  erano  i  rami  del- 
Tarteria  e  della  vena  polmonare  ;  fra  essi  e  la  tubercolosi  miliare  acuta 
furono  trovati,  dal  Weigert  e  dal  Mugge,  dei  rapporti  ohe  l'Autore  non 
orede  ancora  abbastanza  dimostrati. 

Oott  WsioBSELBAOic  —  Bzperimontelle  Untersnchungen  tkber 
Inhalatioiis«Tiiberkiilo8o.  (Ricerche  MperimeniaU  intomo  aUa  tu* 
bercoìosi  inalata).  In:  Centralo,  f.  m.  Wisi.  1882,  N.  19,  pag.  338. 

V  Autore  di  fronte  alle  discordi  opinioni  del  Tappeiner  e  dello  Schot* 
telius  intorno  alla  tubercolosi  da  inalazione ,  ripetè  gli  esperimenti  di 
ambedue. 

Ad  II  cani  inalò  dello  spato  tabereoloso;  la  dorata  della  ricerca  va- 
ni fra  2  giorni  e  due  mesi  e  mezzo,  il  numero  delle  inalazioni,  da  1  a 
24;  in  tatti  i  casi  egli  ottenne  tubercolosi  dei  polmoni  e  dei  reni,  non- 
chò  tumefazione  delle  ghiandole  bronchiali  e  talvolta  anche  delle  me- 
senteriche, accompagnata  da  tubercoli  microscopici  ;  il  grado  dell'  alte- 
razione  fu  proporzionale  alla  dorata  deiresperimento> 

A  3  cani  inalò  un*  emulsione  di  formaggio  ;  i  due  primi,  pei  quali  si 
adoperò  del  formaggio  fetido  morirono  di  gastro-enterite  e  non  mo- 
strarono traccia  nessuna  di  tubercoli,  nel  terzo  inalato  con  una  qualità 
non  fetida  di  formaggio,  ed  ucciso  dopo  17  giorni,  si  trovarono  nei 
polmoni  24  nodali  migliar],  e  un  nodulo  migliare  in  ciascun  rene.  Però 
le  ixyezioni  nella  cavità  addominale  di  quest'ultima  emulsione  rimasero 
senza  risaltato,  come  pure  T  iiyezione  di  sputi  tubercolosi  sottoposti  a 
cottara,  mentre  V  infezione  degli  sputi  crudi  diede  origine  ad  una  co- 
piosa eruzione  tubercolare  dell'omento  e  del  mesenterio. 

L'inalazione  di  marcia  proveniente  da  costole  cariate,  fece  svilappare 
nei  polmoni  dei  noduli  sparpagliati  tubercoloidi  ;  l'inalazione  di  milza  di 
bue  fresca  non  diede  risaltati. 

L'Autore  orede  d'aver  colle  sue  ricerche  dimostrato:  U^che  la  pro- 
prietà di  generare  dei  nodali  tubercoloidi  non  spetta  solo  allo  sputo  dei 
tubercolosi,  ma  anche  ad  altre  sostanze  organiche;  2.®  che  queste  però 
li  producono  solo  in  determinate  circostanze  e  in  poca  quantità,  men- 
tre nelle  sputo  ò  contenuto  un  veleno  che  penetrato  nell'organismo  an- 
che in  quantità  tenuissima  provoca  costantemente  una  copiosa  eruzione 
4i  noduli  tubercoloidi. 

Le  inalazioni  coi  microbi  ottenuti  dalla  coltura  degli  sputi  o  degli 
umori  raccolti  dalla  superficie  di  polmoni  tubercolosi  non  diede  all'  Au« 
tore  risultati  positivi.  Invece  la  prova  contrarla  gli  riesci,  poichò  avendo 
inalato  dello  sputo  cotto  o  trattato  col  sublimato  corrosivo  (l  :  2500) 
per  uccidere  previamente  i  germi,  non  ottenne  la  tubercolosi.  Perciò 


iOft  RIVISTA 

r  Autore  ai  dichiara  favoravoU  alla  teoria  paraisiUrui  iielia  Uih0t* 
ooiosi. 

Prof.  Ed/Maraoluko*  —  Della  ^latogenesi  del  tifo  addominale^ 
(OtmràìòlcUi  fUr  die  med.  Wùs,  1882,  N»  41,  pag.  7:^6). 

L' Ebertb,  il  Kleba  e  molti  altri  aveaao  osservato  dei  micro«organiiml 
speoiali  nei  tessuti  dei  morti  per  tifo  addominale.  L'Autore  si  prefisse" 
di  vedere  se  1  medesimi  circolavano  pure  nei  sangue  dei  tifosi  durante 
la  vita.  A  questo  scopo  egli  esaminò  il  sangue  della  oircolazione  gene« 
rale  togliendolo  nei  solito  modo  e  con  tutte  le  cautele  necessacie  dal 
polpastrello  delle  dita;  esaminò  pure  quello  della  milza- procurandosela 
col  mezso  d'una  soiringa  di  Pravaz  fatta  penetrare  nel  pareachima^ 
come  pel  primo  esegui  il  doti.  Sciamane  di  Roma,  volendo  esaminare 
il  sangue  dei  colpiti  della  malaria» 

Le  ricerche  furono  15  e  diedero  i  seguenti  risultati:  Nell'acme  del 
morbo  il  sangue  contiene  realmente  dei  micro -organismi  isolati  e  riu- 
niti a  colonia;  quasi  tutti  sono  microcoechi;  solo  nel  sangue  della mWza 
si  trovaco  pure  dei  bacilli  perfettamente  simili  a  quelli  descritti  dal 
Klebs  e  dall'  Eberth  ma  in  numero  relativamente  scarso.  Nella  conva* 
lescenza  i  micro-organismi  scompajono  tanto  dal  sangue  delia  milza 
come  delia  circolazione  generale  ;  i  medesimi  non  si  trovano  affatto  op* 
pure  solo  in  poca  quantità  nei  tifosi  curati  con  alte  dosi  di  chiniaa. 

La  cultura  frazionata  del  sangue  diede  per  risaltate  una  grau  oopi» 
di  bacilli  ancora  più  lunghi  di  quelli  rinvenuti  durante  la  vita  ed  ide^ 
tici  a  quelli  descritti  dal  Klebs. 

L'Autore  ben  a  ragione  ritiene  che  i  risultati  delle  sue  ricerolie  con- 
fermino quelli  del  Klebs  e  deir  Eberth,  combattendo  essi  vittoriosamente 
l'obbiezione  che  i  funghi  trovati  dai  due  patologi  tedeschi  siansi  svi- 
luppati solo  dopo  la  morte.  Con  ciò  però  l'Autore  non  crede  di  ri- 
solvere il  quesito  della  patogenesi  del  tifo,  ma  solo  di  portarvi  il  suo 
contributo. 

Prof.  GaiFFiNi.  —  Sulla  immunità  oontro  il  oarbonohio.  {Gaz- 
setta  degli  Ospitali^  1882,  N«  60. 

A  spiegare  Tim  munita  acquisita  contro  il  carbonchio  il  Pasteur  anoi* 
mise  razione  preservatrice  dello  stesso  bacillo  indebolito,  il  Ghaveau  e 
il  Toussaint  invece  o  la  mancanza  nel  sangue  di  sostanze  necessarie 
alla  proliferazione  del  bacilliM  atUhraeis^  ovvero  la  presenza  in  esso  di 
sostanze  nocevoli  a  questa  proliferazione. 

I  fatti  su  cui  si  fondava  Tultima  teoria  erano  l'assoluta  mancanza  di 
bacilli  nei  feti  di  madri  carbonchiose  e  1  immunità  assoluta  degli  agnelli 
nati  da  madre  inoculata. 

L'Autore  di  fronte  a  tale  disparità  di  vedute,  9i  accinse  a  compro «> 
Tare  i  fatti  sa  cui  si  fondano  o  trovò:  l.^  che  il  sangue  dei  feti  di  cavie 
infettate  e  morte  di  carbonchio  se  non  contiene  1  bacilli ,  ne   contiene 


D* ANATOMIA  PATOLOGICA  407 

però  le  spore  ooltivabili  ;  2.*  ohe  lo  siero  del  sangae  di  cai  si  aocisero 
I  bacilli  con  ana  temperatura  di  55^  C  non  produsse  nò  il  carbonchio, 
nò  lUmmnnità,  e  che  perciò  il  sangue  adoperato  dal  Toussaint  per  vac- 
cinare, dovea  contenere  delle  spore  durevoli ,  non  uccise  dalla  accen- 
nata temperatura;  3.^  che  le  spore  durevoli  si  trovano  nel  sangue  molto 
prima  dei  bacilli  i  quali  compajono  solo  poche  ore  prima  della  morte  ; 
4.**  che  le  spore,  i  filamenti  e  gli  stessi  bacilli  del  baeillus  anthraeis 
vegetano  rigogliosamente  nel  sangue  di  animali  resi  immuni  col  metodo 
Pasteur  ovvero  da  una  grave  malattia  carbonchiosa;  5.*  che  nel  sangue 
di  queste  vacche  non  esistono  microfiti  di  sorta. 

Con  ciò  r Autore  intende  aver  dimostrato  non  dipendere  l'immunità 
dalla  mancanza  nel  sangue  di  sostanze  necessarie  alla  proliferazione  del 
baeillus  0  dalla  esistenza  di  sostanze  dannose  alla  sua  vegetazione,  e 
neppure  dalla  esistenza  nel  sangue  di  microfiti.  Egli  perciò  ritiene  col 
Grawitz  che  V  immunità  dipenda  da  un*accresciuta  resistenza  acquistata 
dagli  elementi  dei  tessuti  colle  vaccinazioni. 

Prof,  Marchand»  ^  Knrze  Bemerkung  znr  Aerologie  der  Ma« 
laria.  (Breve  osservazione  intomo  aW eziologia  della  malaria).  In: 
TircTi.s'  Arch.  Voi-  88,  pag.  104. 

I  lavori  del  Tommasi  Crudeli,  del  Klebs,  del  Cubonì,  del  Macohiafava 
e  del  Lanzi,  intorno  al  microbo  malarico  sono  noti.  L'Autore  che  fino 
dal  76  avea  esaminato  il  sangue  d*un  malarico  durante  lo  stadio  algido 
della  febbre  e  vi  avea  rinvenuto  dei  bacilli  speciali,  confronta  adesso  il 
suo  reperto  d'allora  con  quelli  dei  nominati  patologi  per  giungere  alla 
conseguenza  che  durante  lo  stadio  algido  della  febbre  esistono  nel  san-^ 
gue  bacilli  caratteristici  i  quali  all'estremità  sono  forniti  di  piccoli  ri- 
gonfiamenti,  sono  pieghevoli  e  semoventi. 

Prof.  JoHNB.  —  Aotinomykose.  (L' actinomicosi).  In  :  Centralblatt 
fUr  die  med.  Wiss.  1882,  N.  35,  pag.  625. 

L'Autore  crede  possa  ritenersi  molto  dubbiosa  l'identità  dell' actino- 
micosi  dell'uomo  con  quella  del  bove  e  la  trasmissibilità  della  mede- 
sima dall'uomo  agli  animali,  perchè,  avendo  egli  innestato  un  vitello  e 
due  majali  con  del  materiale  procurato  durante  la  vita,  gì*  innesti  rie- 
scirono  completamente  infecondi. 

Dott.  Braun.  —  Ueber  die  Herkunft  von  Bothriocephalus  la- 
tua.  {Intorno  alla  provenienza  del  Bothriocephalus  laius).  In;  YirchM 
ÀlhcK  Voi.  88,  pag.  119. 

L'Autore  considerando  che  gli  animali  invasi  del  botriocefalo  o  si 
cibano  esclusivamente  di  pesci,  ovvero  ne  sono  ghiotti;  considerando 
inoltre  che  effettivamente  si  trovarono  in  parecchi  pesci  le  fasi  gio« 
vanili  del  botriocefalo,  si  determinò  ad  esaminare  i  pesci  che  più  cò« 
munemente  vengono  posti  in  vendita,  col  fine  di  vedere  se  i  muscoli|. 


408  RIVISTA 

ovvero  le  ghiandole  lestaali,  e  il  fegato,  o  la  mìtsa,  in  una  parola  se 
le  parti  commeatibiU  dei  medesimi  ospitassero  il  parassita.  Ed  infatti 
egli  ne  trovò  un  nomerò  ragguardevole  della  laaghezza  da  dna  a  tre 
centimetri»  nel  Incelo  e  nel  capitone.  Con  ciò  egli  si  persaase  dolla  pos- 
sibilità d' an'  infezione  dell'aomo  per  meuo  di  questi  pesci  che  cosi  tre- 
qaentemente  servono  di  cibo  alla  parte  più  povera  della  popolazione. 
Ma  di  ciò  non  contento  volle  darne  nna  prova  irreftatabile  cibando  della 
carne  di  pesce  infetta  parecchi  cani  e  gatti,  dai  quali  egli  avea  allon- 
tanato qualsiasi  parassita  colla  Kamala ,  e  che  durante  V  esperimento 
furono  nudriti  con  cibi  esenti  da  qualsiasi  sospetto  potessero  contenere 
dei  botriocefali  giovani;  gli  animali  presentarono  dopo  qualche  tempo 
dei  botriocefali  sviluppati,  d' una  lunghezza  proporzionale  alla  dorata 
deiresperimento,  e  del  tutto  identici  al  botriocefalo  deir  uomo.  Cosi  fu 
dimostrato  il  trasferimento  dai  pesci  nell'uomo  del  Bothrioeephalut  Ea» 
ttu  Brevnh. 

Doti,  HuBER.  -—  Arthritia  suppurativa  multiplex  rheumatica 
beim  Kinde.  (Artrite  suppurativa  multipla  reumatica  in  una  bam^ 
lina).  In:   Yireh:i  Arch.  Voi.  88,  pag.  246. 

Una  bambina  di  14  giorni  morì  colla  diagnosi  di  atrofia  generala* 
La  sezione  invece  mise  in  chiaro  una  multipla  poliartrite  supporativa, 
una  mediastinite  suppurativa,  rachitide  congenita,  ematoma  della  durs 
madre,  edema  polmonare,  decubito  sacrale  e  infarto  uratico  del  reo* 
sinistro,  il  tutto  accompagnato  da  atrofia  generale.  Le  articolazioni  ce 
pite  dallMnflammazione  suppurativa  erano  quasi  tutte  quelle  delle  maià 
e  dei  pieJi,  quelle  del  ginocchio,  la  scapolare  e  cozo-femorale  a  destra, 
Tarticolazione  del  gomito  a  sinistra.  Tale  alterazione  delle  articolasioni 
costituisce  certamente  il  fatto  più  importante  sia  per  la  rarità  oon  cui 
avviene  in  un'età  cosi  giovanile,  sia  perchò  non  poteva  essere  snbor- 
dinata  a  nessuna  delle  riscontrate  condizioni  patologiche;  non  airema* 
toma,  non  alla  piaga  di  decubito,  non  alla  rachitide ,  non  alla  media- 
stinite che  era  effetto  deiralterazione  dell'articolo  sterno-clavicolare;  e 
nemmeno  si  potevano  invocare  dei  processi  piemioi,  ovverà  la  tuberco- 
losi o  la  sifilide  delle  ossa,  perchò  di  esse  non  aveavi  la  menoma  trac- 
cia. Invece  risultò  dalle  praticate  ricerche  che  la  madre  era  affetta  do- 
rante la  gravidanza  ed  li  parto  da  conclamato  reumatismo  poli-arti* 
colare  acuto.  L' Autore  ritiene  che  il  virus  reumatico  sia  passato  dalla 
madre  alla  figlia  durante  la  gravidanza  per  la  via  del  sangue,  non  po- 
tendo ammettere  l'infezione  estrauterioa  perchò  a  quelFetà  non  fa  mai 
osservata  e  perchò  il  bambino  non  fu  nutrito  dalla  madre* 

Doti  Stillino.  —  Ueber  die  syphilitiBoiie  Osteoohoiidritis  der 
neugeborenen.  (latomo  alVoMteocondrite  sifilitica  dei  neonati).  In  : 
,Yireh:s  Arch.  Voi.  88,  pag.  509. 

Intorno  airosteocondrité  sifilitica  dei  neonati,  descritta  per  la  prima 


d'anatomia  patologica  409 

Tolta  dftl  Wagner,  sorsero  parecchie  diyergenze,  non  ancora  appianate^ 
flpeoialmente  riguardo  alla  Tera  sede  del  distacco  spontaneo  della  epi» 
fisi,  che  costltaisoe  V  oitima  fase  del  processo  morboso.  Il  Wegner  lo 
ritiene  prodotto  da  un  processo  infiammatorio  che  si  svolge  fra  la  dia« 
fisi  e  r  epifisi  nella  linea  d*  ossificazione  ;  Yeraguth  crede  che  la  8olu« 
zione  avvenga  nella  cartilagine,  Oornil  e  Ranvier  opinano  che  la  sepa- 
razione deirepifisl  sia  dovnta  a  fratture  prodotte  da  cause  esterne.  Qne* 
flte  fondamentali  differenze  d*  opinione  spronarono  V  Autore  a  ripren- 
dere l'argomento  e  farne  oggetto  di  nuove  indagini*  Da  queste  egli  crede 
di  poter  con  tutta  certezza  affermare  che  il  processo  si  svolge  vera- 
mente nella  zona  ossificante  come  vuole  il  Wegner,  alla  descrizione  dei 
quale,  in  ciò  che  riguarda  i  primi  stadi  non  ha  nulla  da  aggiungere  o 
da  togliere.  Invece  le  alterazioni  del  terzo  stadio  gli  sembrano  tanto 
importanti  da  richiedere  una  dettagliata  descrizione,  dalla  quale  si  ap- 
prende che  immediatamente  sotto  la  cartilagine  esiste  un  tessuto  di 
granulazione  screziato  di  bruno  e  di  giallo  racchiudente  delle  piccole 
lacune  ripiene  di  detrito,  le  quali  unendosi  insieme  sono  cagione  del 
distacco  della  epifisi  che  in  prossimità  della  diafisi  esiste  invece  del 
tessuto  mucoso  povero  di  vasi  e  intersecato  da  zone  connettivali  spe* 
ciali  che  altro  non  sono  se  non  le  trabecole  ossee  decalcificate  e  ri- 
dotte in  fibrille:  i  corpuscoli  ossei  sembravano  immutati;  in  questa 
metamorfosi  della  sostanza  ossea  non  rappresentavano  parte  alcuna  le 
cellule  giganti  che  invece  esistevano  numerose  dove  la  sostanza  spu- 
gnosa si  distruggeva  per  rammollimento.  AI  limite  estremo  deir  epifisi 
r  Autore  vide  tessuto  di  granulazione,  tessuto  connettivo  formato,  cel- 
lule giganti,  trabecole  ossee  alterate  e  in  via  di  assorbimento  ;  da  que- 
sta zona  si  partivano  delle  anse  vascolari  e  delle  propagini  di  tessuto 
di  granulazione  e  penetravano  bene  addentro  nella  cartilagine  separando 
porzioni  considerevoli  della  sostanza  spugnosa  e  dello  strato  prolife- 
rante della  cartilagine;  a  poco  a  poco  si  alterano  pure  le  prossime  re- 
gioni della  cartilagine  ;  la  cui  sostanza  fondamentale  si  muta  in  tessuto 
mucoso  ricco  di  vasi,  e  le  cellule  si  muniscono  di  prolungamenti  ;  an- 
che qui  si  formano  delle  lacune,  queste  si  congiungono  alle  prime  e 
poco  per  volta  T epifisi  si  distacca;  ma  la  linea  di  separazione  non  ò 
diritta  nò  si  attiene  costantemente  al  limite  d*  ossificazione.  Il  pro- 
cesso tutto  ò  di  natura  infiammatoria»  come  affermava  il  Wegner  ;  l*Au* 
toro  non  ritrovò  nessuna  circostanza  ohe  deponesse  per  una  neoforma- 
zione specifica. 

Infine  l'Autore  descrive  un  caso  di  guarigione  della  malattia  in  di- 
scorso, nel  quale  le  porzioni  distaccate  si  unirono  di  bel  nuovo. 

Dott.  HuBBR.  —  Eia.  seltenerer  Fall  von  multiplen  cartilagi- 
nfiren  Bxostosen.  \Un  caso  raro  di  esostosi  multiple  cartilaginee). 
In  :  Yirch's  Arch.  Voi.  88,  pag.  256. 

Un  tale,  fu  da  bambino  assalito  da  una  specie  di  debolezza  deU*estre- 


410  RIVISTA 

mità  InferloM  destra  eai  segni  mia  doTiasione  del  piede  corrispondente 
ohe  gianse  a  poggiare  colla  saperficie  intema  ;  il  ginocchio  pnre  divenne 
Talgo.  Dopo  molti  anni  la  gamba  destra  iaeomjnciò  a  dolere  e  gonfiò 
oonsiderevolmentOy  in  ano  alle  corrispondenti  ghiandole  ingainali  ;  prima 
ancora  s'erano  sviluppati  dei  pioooll  tamori  in  corrispondenza  delle  ossa 
del  piede»  li  paziente  si  lagnava  di  difficoltà  nel  mingere  e  d'  ana  de* 
bolesza  sempre  crescente;  morì  15  giorni  dopo  la  sua  entrata  nelPo- 
spedale»  ove  si  constatò  pnre  V  esistenza  di  tumori  in  corrispondenza 
del  gomito  destro  e  della  mano, 

L*autos8Ìa  rivelò  una  profonda  atrofia  di  tutti  gli  organi»  edema  pol- 
monare e  cistite.  I  tumori  appartenevano  tutti  al  sistema  osseo  erano 
molto  più  numerosi  di  quello  che  appariva  in  vita  ed  erano  di  due 
sorla.  Alcuni  appartenevano  alla  categoria  delle  esostosi  cartilaginee; 
erano  oioò  per  la  massima  parte  costituiti  da  tessuto  osseo,  e  ricoperti 
da  uno  strato  cartilagineo  che  talora  offriva»  alla  sommità  dei  sìngoli 
tumori,  una  specie  di  cisti  a  pareti  liscie»  a  contenuto  pallido  e  viscido. 
Queste  esostosi  aveano  sede  in  corrispondenza  o  in  prossimiUi  deWe 
cartilagini  epifisarie»  e  si  trovavano  più  numerose  alla  superficie  in- 
tema della  metà  destra  toracica,  alle  mani  ed  ai  piedi»  sempre  però 
prevalendo  a  destra;  quindi  agli  omeri»  alle  vertebre  e  a  parecohie  ossa 
craniali. 

Altri  tumori  appartenevano  senza  dubbio  ai  condromizom! ,  poicU 
erano  costituiti  prevalentemente  da  tessuto  cartilagineo  e  da  tesante 
mucoso;  anch'essi  aveano  origine  dalle  ossa  e  preferivano  le  linee  e^ 
flsarie»  ma  differivano  dalle  esostosi  accennate  sia  per  la  stmttnra  sii 
pel  volume.  Il  tumore  più  voluminoso  di  questa  specie  era  quello  del 
femore  destro  ove  sostituiva  totalmente  il  collo,  i  due  trocanteri  e  per 
circa  6  centimetri  anche  la  dìafisi  ;  superiormente  avea  invaso   paree- 
Ghie  ossa  del  bacino  ed  era  pur  penetrato  nella  metà  destra  della  pelvi» 
attraverso  il  foro  otturato  e  Tìncisura  ischiatica  maggiore.  Dei  tamori 
più  piccoli  esistevano  sulle  ossa  delle  mani  o  dei  piedi»  tanto  in  corri- 
spondenza  delle  epifisi  che  delle  diafisi,  le  quali  apparivano  assai  de- 
formi  e  dilatate.  Il  midollo  osseo  era  ovunque  intatto.  Nelle  ghiandole 
inguinali  destre»  nei  lobi   polmonari  inferiori  e  nel  rene  sinistro,  6si> 
stevano  noduli  di  natura  identica. 

L'Autore  crede  cbe  da  germi  cartilaginei  embrionali  sien&i  sviluppati 
tanto  le  esostosi  come  1  condromi. 

Dott.  CouNSTEiN.  —  Znr  Aetiologie  der  Uteras-Myome.  (Con- 
trìbuto  alla  eziologia  dei  miomi  uterini).  In:  CentraLbL  fùr  die  med, 
Wiss.  1882»  N.  37,  pag.  657. 

L' Autore  riferisce  la  storia  di  tre  signore  che  dopo  aver  subita  una 
operazione  chirurgica  intrauterina  (raschiatura  e  cauterizzazione  della 
mucosa»  estirpazione  di  polipi  mucosi»  allontanamento  di  proliferazioni 
delia  decidua)  videro  in  un  lasso  di  tempo  che  variò  dai  18  mesi  a  tre 


B  ÀKÀTOMIA  PATOLOaiCA  411 

anni  e  mezzo,  svitupparai  dei  miomi  uterini  di  raggoardevole  volume» 
mentre  un  esame  accuratissimo  al  momento  deir  operazione  non  avea 
potato  scoprire  nessuna  faccia  dei  medesimi.  Dopo  l'operazione  la  sa- 
lute delle  pazienti  si  mantennero  buona  per  qualche  tempo  ;  il  tumore 
si  sviluppò  appunto  nelle  regioni  maltrattate  dall'atto  operativo.  L' Au- 
tore non  può  escludere  la  possibilità  che  al  momento  dell'  insulto  esi» 
stessero  già  nel  tessuto  muscolare  dei  noduli  tanto  piccoli  da  sottrarsi 
alle  indagini  le  più  accurate,  a  perciò  si  limita  a  stabilire  il  fatto  cha 
Patto  operativo  provocò  lo  sviluppo  dei  miomi. 

Dott,  Hauser.  —  Beitr&ge  sur  (danese  dea  prim&ran  Sohaiden* 
asurooma.  {Contributo  alla  genesi  dei  sarcomi  primitivi  della  vagina). 
In:   Yirch:s  Arch.  Voi,  88,  pag.  165. 

n  caso  che  porse  airAutore  argomento  alla  presente  memoria  ò  que* 
sto:  Una  bambina  nata  da  genitori  sani  e  che  mai  avvertirono  nò  sa 
ad  medesimi,  nò  nelle  loro  famiglie  traccia  alcuna  di  neoformazioni, 
mostrava  alFetà  di  6  mesi  un  piccolo  tumore  della  vagina,  che  crebbe 
rapidamente  ed  ulcerò.  Operato  dopo  circa  3  mesi  per  la  prima  volta, 
ripullulò  prestamente,  tanto  che  dopo  6  mesi  una  seconda  esportazione 
fu  necessaria,  a  dopo  questa  una  terza  ed  una  quarta,  tutte  collo  stessa 
esito;  di  modo  che  la  piccola  paziente  venne  licenziata  della  clinica 
non  guarita,  essendosi  rese  inutile  ed  impossibile  ogni  ulteriore  atto 
operativa. 

L' Autore  esaminò  il  solo  tumore  estirpato  la  terza  volta.  Esso  era 
peduncolato  bernoccoluto  ampolliforme  papilloso,  molle  e  prevalente- 
mente costituito  da  cellule  fusiformi  e  rotonde;  gli  strati  d'epitelio  che 
lo  ricoprivano ,  divenivano  mano  a  mano  più  spessi ,  a  misura  che  si 
allontanavano  dalla  base,  e  nelle  regioni  interpapillari  si  fondevano  in- 
sieme. Oltre  a  questi  elementi  l'Autore  rinvenne  in  copia  fibre  musco- 
lari liscie  9  striate  a  vari  gradi  di  sviluppo,  e  degli  accumuli  isolati  di 
di  cellule  epitelioidi. 

L'Autore  prende  argomento  dalla  presenza  di  questi  elementi  per 
oonchiudere,  dopo  molte  osservazioni  di  natura  ipotetica,  che  il  tumore 
dovea  essersi  iniziato  durante  la  vita  fetale,  da  germi  aberrati.  Degli  S 
casi  di  sarcoma  primitivo  della  vagina  da  lui  conosciuti,  a  4  attribuisce 
la  stessa  origine  per  gli  altri  4  la  suppone,  non  avendo  nessuna  ragione 
per  non  ammetterla. 

NB,  U  Autore  non  si  occupò,  fra  le  altre  cose ,  del  caso  congenere 
pubblicato  dal  Golomiatti.  Questi  esaminò  il  tumore  primo  e  i  succes- 
sivi ripollulamenti  e  avendo  notato  fra  essi  eseoziali  differenze  istio* 
logiche  conchiuse  invece  contro  la  ipotesi  del  Oohnheim.  W. 


412  RIVISTA 

Dott.  BoEGBROLD.  —  UeboT  die  Entwiokehing  Ton  malignali. 
Tamoren  aus  Narben.  (Intorno  allo  wUuppo  di  tumori  maligni  da 
'Cicatrici).  In  :  T^rcA/^  Arch.  Voi.  88,  pag.  229. 

L* Autore  ebbe  modo  di  osseryare  tre  oasi  squisiti  di  tumori  maligni 
sviluppatisi  da  estese  cieatrloi  cutanee,  formatesi  in  seguito  a  scotta* 
tura.  Nel  primo  caso  si  trattava  di  un  uomo  che  alPetà  di  15  aani  s'era 
bruciata  la  schiena  ;  la  cicatrice  s^era  in  seguito  aperta  a  varie  riprese 
ma  sempre  si  rinnovava  flnchò  airetà  di  32  anni  si  ulcerò  nuovamente 
per  non  chiudersi  più.  L'ulcera  era  lunga  12,  larga  13  cm.;  i  margini  erano 
ispessiti,  il  fondo  bernoccoluto,  costituito  da  granulazioni  dare  rico* 
porte  di  pus,  e  intersecato  da  zone  griggie  e  gialle^  le  ghiandole  in- 
guinali d*ambo  l  lati  oostituivano  un  tumore  esuloerato  del  volume  di 
un  pugno.  •—  L*esame  microscopico  dimostrò  la  natura  carcinomatosa 
della  neoformazione  del   dorso  e  delie  ghiandola  —  L*  epitelio  della 
porzione  di  cicatrice  non  ancora  degenerata  pareva  intatto,  ma  dm  esso 
partivano  delle  zone  di  cellule  epiteliari  che  invadevano  il  sottoposto 
tessuto  fibroso  oicatriceo.  Il  Z?  caso  simile  al  precedente  ;  estesa  nsUone 
del  braccio  destro,  cicatrizzazione  assai  lenta ,  la  cicatrice  più  volte 
esulcerata  finchò  a  un  dato  momento  non  si  formò  più,  e  dei  noduli  e 
ulceri  si  notarono  nel  territorio  delle  estesissime  cicatrici;  Tesarne  mi- 
eroscopico  rivelò   la  natura  carcinomatosa  della  neoformazione.  — -  Si 
amputò  il  braccio,  non  essendo  infiltrate  le  ghiandole  ascellari  ;  queste 
però  alcuni  mesi  dopo  divennero  cancerose  e  fh  necessario  esportarle; 
ma  indarno  poiché  poco  dopo  V  inferma  mori ,  pare ,  di  cancro  al  6- 
gate  ;  la  sezione  non  fu  praticata.  Il  terzo  caso  si  riferisce  ad  an  uoid 
che  pure,  all'età  di  17  anni,  avea  subito  un'ustione  estesa  e  profondi, 
l&no  alla  tibia,  della  superficie  anteriore  e  laterale  delia  gamba  sini- 
stra ;  anche  qui  si  ripeterono  gli  stessi  fenomeni  ;  le  eicatrici    che  ne 
risultarono  si  aprirono  e  si  chiusero  più  volte,  finchò  in  causa  del  con- 
tinuo attrito  della  calzatura  si  formò  un'ulcera  ribelle  a  qualsiasi  eurs, 
sulla  quale  comparve  un  tumore  hernoccoluto  del  volume   d'una  noc- 
ciuola  che  crebbe  fino  a  raggiungere  un  diametro  di  3  1(2  centimetri; 
anch'esso  era  un  carcinoma,  circondato  tutt'all'intorno  da  una  sona  di 
granulazioni  comuni ,  le  quali ,  non  contenevano  traccia  di  elementi 
epiteliari.  Le  ghiandole  poplitee  non  erano  infiltrate.  —  Il  tumore,  ge- 
nerosamente esportato,  più  non  comparve. 

Alla  descrizione  dei  suoi  tre  casi  l'Autore  fa  precedere  uno  sohiizo 
sommario  di  tutti  quelli  a  lui  noti,  osservati  da  altri  ;  il  primo  ò  quello 
di  Marjolin  (1828)  ;  vengono  quindi  le  osservazioni  di  Hawkins  (  1833  , 
e  1835),  poscia  quelle  di  Follin  (1849),  di  Schmidt  (1860j,  di  Wernher 
(1849),  di  Pherson  (1814),  di  Adelmann  (1859),  di  Demarquay  (1865),  di 
Clement  (1867),  di  Rudnou,  di  Petitflls  (1879),  di  Burdel  (1879).  — Dal- 
l'analisi del  copioso  materiale  risulta  chiara  all'  Autore  la  malignità 
delle  neoformazioni  e  la  loro  struttura  carcinomatosa,  quantunque  que- 
sta sia  negata  dal  Follin  e   dallo  Schmidt.  Egli  poi  si  vale  di  questi 


I>*ANATOMU  PATOLOaiCiL  4lS 

casi  per  combattere  la  teoria  tutta  ipfotetica  del  Coboheim  rispetto  la* 
i'esiologla  dei  tamorf,  e  per  dimostrare  come  ioTcce  a  tatti  questi  casi 
8'attagU  Tipotesi  del  Vircliow  basata  suiPirritazìone  meccauloa  ;  a  tale 
intento  ricorda  il  caso  di  Werner  e  il  terzo  suo  proprio ,  nei  quali 
Pustione  avea  abbruciato  cute»  muscoli,  tendini,  ed  avea  quindi  neces* 
[^riamente  dovuto  distruggere  i  germi  ipotetici,  se  per  avventura  aves- 
Àeto  esistito.  ^  L'esistenza  d^una  zona  di  granulazioni  comuni ,  prive 
di  elementi  epiteliari,  attorno  al  tumore  sviluppatosi  nel  terzo  caso  da 
lui  descritto,  gli  offre  il  destro  di  spezzare  una  lancia  a  favore  dell'  o* 
rigine  connettivale  eteroplastica  degli  elementi  epiteliari  neoformati. 

Dott  GiNSBURO.  —  Ueber  das  Verlialten  der  Sehnexusellen  bel 
dar  Entzfindiing.  (  Del  modo  di  comportarsi  delle  cellule  tendinee 
neltinflammazione).  In  :  Vircfu^e  Arch.  Voi.  88,  pag.  263. 
'  L'Autore  dopo  aver  riferito  i  risultati  discordi  di  molti  patologi  che 
e^occnparono  deirargomento,  passa  alla  descrizione  dei  suoi  esperimenti 
praticati  sui  cani  e  sui  conigli  dai  quali  viene  a  suo  credere  dimo- 
strato :  1.®  Che  i  primi  fenomeni  in  un  tendine  irritato  sono  d' indola 
regressiva,  analoghi  a  quelli  che  costituiscono  la  necrosi  di  coagula- 
zione del  Weigert,  e  rappresentati  dalla  sparizione  dei  nuclei  la  cui 
sostanza  s'unisce  al  protoplasma  cellulare,  costituendo  un  accumulo  di 
granuli  elementari  ;  questi  alla  lor  volta  subiscono  una  serie  di  meta- 
morfosi regressive,  l'ultima  espressione  delle  qoali  ò  la  formazione  di 
corpi  jalìni.  2.®  Che  le  cellule  e  la  sostanza  fibrillare  subiscono  pure- 
processi  degenerativi,  purchò  rirritazione  del  tendine  duri  un  po*a  lungo. 
3.®  Che  le  porzioni  degenerate  vengono  sollecitamente  riassorbite ,  ma 
contemporaneamente  proliferano  le  cellule  prossime  al  focoligo  di  de- 
generazione ed  occupano  il  posto  del  tessuto  distrutto.  4.®  Che  anche 
il  connettivo  lasso  dal  quale  i  tendini  sono  circondati  partecipa  al 
processo  di  reintegrazione,  propagandosi  per  entro  al  tessuto  disorga- 
nizzato» 5.^  Che  le  nuove  cellule  non  solo  sostituiscono  le  distratte,  ma 
che  una  parte  del  protoplasma,  come  pure  i  prolungamenti,  si  mutano 
in  fibre  tendinee. 

Doti.  ÀNOBLO  Maffucci.  ^  Studll  anatomioi  e  sperixnentall 
fhill*atrofia  biliare  e  oirrosi  ipertrofica  del  legato.  (  Giorn»  in- 
tern.  Anno  IV,  fase.  9-10,  p.  889). 

L'Autore  convinto  che  fìra  la  sclerosi  epatica  dovuta  a  ritenzione  di 
bile  e  quella  dovuta  alla  semplice  infiammazione  delle  vie  biliari  del 
grandi  e  minimi  rami  interlobulari  corrono  gravi  differenze  eziologiche- 
ed  anatomiche,  intraprese  una  serie  di  esperimenti  e  di  osservazioni 
anatomiche  che  lo  condussero  alle  seguenti  conclusioni:  !•*  La  cirrosi 
da  stasi  biliare  ha  tutt'altra  origine  e  significato  della  cirrosi  ipertro- 
fica con  itterizia.  2.®  Nella  cirrosi  da  stasi  biliare  tanto  clinica  che 
aperìmentale  precede  una  distruzione  del  parenchima  epatico  il  quale 


àU  IIIYISTA  .      . 

Tiene  riparato  4alla  neoformazione  di  tessato  oonnesplyo  e  Tie  ]t>iliarl , 
il  cai  epitelio  proviene  dai  tubi  preesistenti.  3.^  Nella  cirrosi  Iperiro* 
fica  gli  acini  restano  intatti,  le  loro  trabeoole  sono  trasformate  :ia  yoA 
tubi  embrionali,  ed  il  tessuto  connettiTo  aceoqapagn^  e  segue  le  Riverse 
fasi  dello  stesso  parenchima  epatico.  4.*  Molto  simile  alla  cirrosi  iper* 
trofica  ò  il  processo  sperimentale  ottenuto  senza  ritenzione   di  bijbiu 
5.*  Tanto  nella  cirrosi  da  stasi  biliare  che  nella  cirrosi  ipertroflca  ^  è 
on'aDgiocolite  :  nella  prima  sta  sul  conto  della  ritenzione  della  bile  i 
nella  2.^  invece  dipende  da  varie  cause  per  ora  non  tutte  note*  6,®  Nella 
cirrosi  ipertrofica  l' irritazione  del  parenchima  epatico  può  proyenire 
dai  grossi  dotti  biliari,  come  si  ò  ottenuto  negli  esperimenti  o  da  cause 
ohe  agiscano  direttamente  sul  parenchima,  come  nei  casi  clinici.  7,*  Non 
è  la  neoformazione  di  connettivo  che  circonda  ed  invade  gli  acini ,  né 
la  neoformazione  di  vie  biliari  dalle  precedenti ,  che  costituisce  il  ca- 
rattere culminante  della  cirrosi  ipertrofica  ;  bensì  il  modo  come  cor- 
risponde il  suo  parenchima ,  che  non  si  distrugge ,  ma  invece  si  tra* 
sforma  in  tubi  epiteliari  biliari,  circondati  da  neoprodnzione  di  tesauio 
connettivo. 

Snlla  rlprodnsBlone  della  mllas. 

Tizzoni  e  Eilbtt.  —  StudJ  patologici  e  ohimici  sulla  <"*^iifffT»^ 
ematopoetioa.  (AtH  della  R.  Accad»  dei  Lincei.  Anno  1880-81.  Sedo^ 
del  5  Giugno). 

Tizzoni.  —  Sulla  riproduzione  della  milza.  (Ibidem), 

Tizzoni.  —  Sulla  scoperta  della  riproduzione  della  mila. 
iLo  Spallanzani.  Anno  X.  Fase.  VIH,  Ser.  2,\  1881). 

FoÀ..  —  Sulla  cesidetta  riproduxione  della  milza.  {Lo  Spallai^ 
Mani.  Anno  XI.  Fase.  I  e  II.  Sez.  2.*  1882). 

Griffini.  *-  Sulla  riproduzione  parziale  della  milza.  —  Co- 
municazione  preventiva.  (  Qiomale  intemazionale  delle  te.  mediche, 
VoL  VI,  Fase.  3.*,  1888). 

Tizzoni.  —  Sulle  milze  accessorie  e  sulla  neoformazione  della 
milza  per  processi  patologici  della  milza  primaria.  (AUi  delia 
R.  Accademia  dei  Lincei.  Anmo  1881-82.  Seduta  25  Giugno  1882). 

Gli  esperimenti  del  Philipeaux  pubblicati  nei  Comptee  renduz  de  VA' 
cad.  dee  seiences ,  ^866-67  avevano  stabilito  che  la  sola  estirpazione 
parziale  della  milza  era  seguita  da  rigenerazione,  e  quest'idea,  sorretta 
da  nuovi  esperimenti  del  Yulpian ,  era  stata  completamente  accettata 
dal  Griffini  che  dal  1/  Gennajo  al  2.^  Maggio  del  1880  fece  sui  cani 
delle  esportazioni  parziali  di  quest*  organo  neU'  intento  di  cercare  ae 
<  eoìVesatta  cognizione  di  tutH  i  particolari  del  proeeeso  di  nfjprociti* 
xione  si  pateeee  giungere  a  chiarire  alcuni  punH  oscuri  della  eirui'- 
tura  della  milza  ed  iudireUamente  conMbuire  anche  aUo  etudio  del 
euo  eviluppo  embrionale.  »  Le  sae  ricerche  erano  gìh  mature  per  la 


d' ANATOMIA  PATOLOGICA  415 

pobblioazlone  qaando  comparve  la  comnaìoazione  preyentiva  del  Tiz- 
xoni  SDlla  riprodozione  della  milzi  segaita  dopo  alcani  mefti  da  nna 
fstesa  Memoria  stampata  negli  Atti  della  R.  Accademia  dei  LinceU 
In  questa  II  Tizzoni  dimostra  come  in  seguito  alla  asportazione  della 
milza  se  ne  possa  avere  la  riproduzione  sotto  forma  di  nodali  scari , 
di  varia  grossezza  y  diffusi  nel  grande  epiploon  e  come  si  possano  in 
questi  seguire  tutte  le  fasi  del  loro  sviluppo  e  accrescimento ,  dalla 
formazione  dei  corpuscoli  di  Malpigbi  che  sono  sempre  i  primi  a  com- 
parire, fino  alla  costitozione  di  piccoli  noduli  che  per  Taspetto  maoro-* 
ficopico  ed  istologico  in  niente  differiscono  dalla  milza  ordinaria  (1).  A 
tali  conclusioni  egli  giunse  dopo  aver  diligentemente  studiato  lo  svi- 
luppo del  corpuscoli  di  Malpighi,  la  neoformazione  della  capsula  e  della 
polpa  splenica»  quella  delle  vene  cavernose,  del  reticolo  definitivo  della 
polpa  e  dei  suoi  elementi  liberi ,  nonchò  la  struttura  delle  milze  ri- 
prodotte e  il  loro  successivo  accrescimento  ;  osservazioni  tutte  illu- 
strate da  numerose  e  bellissime  figure  che  rendono  la  Memoria  più 
pregevole. 

Nel  periodo  corso  fra  la  pubblicazione  preventiva  e  T  accennata  Me- 
moria comparve  nel  giornale  Lo  Spallanzani  un  lavoro  del  prof.  Pa- 
glia nel  quale  si  esponevano  i  risultati  ottenuti  colla  esportazione  della 
milza  dal  prof.  Velia  fino  dal  1864. 

Ma  tosto  il  prof.  Tizzoni  sorgeva  a  dichiarare  nella  Memoria.  «  Sulla 
scoperta  delia  riproduzione  della  milza  »  che  la  comunicazione  molto 
serotina  del  Puglia  non  poteva  in  modo  alcuno  diminuire  i  suol  di- 
ritti, altra  cosa  essendo  osservare  ed  altra  il  pubblicare.  Di  più  negava 
ai  pochi  noduli  dal  Velia  ottenuti  il  carattere  di  piccole  milze  neofor« 
mate  ;  sia  pel  piccol  numero  dei  noduli ,  sia  per  la  loro  sede  nel  me- 
senterio, sia  finalmente  per  la  deficienza  e  la  poca  precisione  del  re- 
perto microscopico  il  quale  più  che  alla  milza  si  attagliava  benissimo  ai 
follicoli  linfatici  o  alle  ghiandole  linfatiche  mesaraiche  dilacerate.  E 
cosi  appunto  il  Tizzoni  giudica  le  tre  piccole  pretese  milze  del  Velia 
ritenendo  assai  probabile  eh*  esse  altro  non  rappresentassero  se  non 
piccole  piandole  meseraiche  ingrossate  ^  indurate  e  arrossate  forte- 
mente nella  loro  sostanza  midollare. 

Ma  d*altra  parte  il  Foà  sospettava  che  i  noduli  splenici  i  quali  si 
rinvengono  in  taluni  cani  su  varie  parti  del  peritoneo  ed  in  diverse 
fasi  di  sviluppo  Siena  un  prodotto  normale  che  si  trova ,  in  compa- 
gnia  deUa  milza  ordinaria  per  sede  e  per  struttura  perfettamente  fi- 
Biologica^  in  individui  che  non  furono  mai  soggetti  ad  alcuno  esperi'^ 


(i)  Gli  esperimenti  istituiti  dal  Tizzoni  e  dal  Filati  allo  scopo  di  studiare 
la  funzione  ematopoeiica  dèlia  milza  furono  9.  In  questi  la  riproduzione  della 
milza  fti  osservata  due  sole  volte;  neir autopsia  praticata  il  8  giugno  1880 
dopo  quasi  3  li2  masi  dalla  eseguita  splenectomia,  e  neirautopsia  16  giugno 
dopo  47  giorni  dalla  operazione. 


416  KXVISTA 

metUo.  lì  Foà  gioBiifloava  i  suoi  dabbj  eoa  pareecbj  argomenti  :  la 
primo  luogo  egli  si  eonvinse»  leggendo  attentamente  la  deacrlzione  dei 
proceeso  operativo  naato  e  deeerttto  dal  Ticsoni  «  che  qaeati  non  po« 
teya  durante  Toperaiione  rodere  ee  Tepipioon  e  le  altre  parti   del  pe* 
ritoneo  da  esso  ritenute  sede  delle  miixe  neoprodotte ,  ne  fossero  real* 
mente  prive  anche  prima  dell'operazione;  in  secondo  luogo  aceeona  a 
4  reperti  neoroscopici  di  cani  adoperati  per  TarJ  scopi  sperimentali , 
dai  quali  risulta  evidente  la  esistenza  di  noduli  sull'epiploon  e  sui  le- 
gamento gastro-splenico,  coi  caratteri  macro  e  microscopioi'i  identici  a 
quelli  descritti  dal  Tissonì,  ma  colia  simultanea  presenza  della  milsa 
grande  in  istato  perfettamente  fisiologico  ;  ed  a  prova  di  ciò  presentava 
ai  membri  della  Società  di  medicina  e  chirurgia  di  Modena,  lo  stomaco, 
la  milza  e  l'epiploon  d' un  robusto  e  giovane  cane  da  caccia  eoi  loro 
rapporti  intatti,  nei  quali  si  scorgono  lungo  i  vasi  dell'  epiploon  a  del 
legamento  gastro-splenico  numerosissimi  noduli  di  varia  grandezza,  di 
superficie  irregolare,  di  color  rosso-cupo,  che  corrispondono  anche  nel- 
l'intima struttura  a  quelli  disegnati  e  descritti  dal  Tizzoni.  PinaVmeattt 
riferisce  pure  di  non  aver  rinvenuto  noduli  di  sorta  in  due  cani  «mU* 
zati  un  mese  prima,  nei  quali  avea,  durante  V  operazione ,  potato  con- 
statarne l'assenza. 

A  questo  punto  il  Griffini,  che  sebbene  da  parecchi*  mesi  si  occu- 
passe dell'argomento  era  stato  prevenuto ,  come  dicemmo ,  dal  Tizzov 
credette  opportuno  per  due  motivi  d*intervenire  :  pei  dubl^   eioò  aolV' 
vati  dal  Foà,  e  perchò  offrendo  la  riproduzione  parziale  della    nis 
molta  analogia  collo  sviluppo  dei  noduli  descritti  dai  Tizzoni»  potevi» 
le  sue  osservazioni  gettar  luce  maggiore  sul  processo  della  riproda- 
zione  della  milza  in  generale*  Nell'atto  perciò  che  s'accingeva  ad  isti- 
tuire una  nuova  serie  di  esperienze  a  fine  di  riempire  le  lacune  dell» 
prime,  pubblicava  in  una  Memoria  preventiva  i  risultati  di  questaw  Gii 
esperimenti  del  1880  furono  fatti  sopra  U  cani  che  dopo  aver    aabita 
l'asportazione  di  pezzi  cuneiformi  di  milza,  vennero  uccisi  in  un  tempo 
che  oscillò  tra,  le  ore  40  e  i  giorni  68.  La  milza  fu  costantemente  rein- 
tegrata da  nuovo  tessuto  splenico  costituito  da  folliooli  e  dalla  polpa; 
di  frequente  la  neoformazione  si  mostrò   perfino  esuberante ,   sorpas- 
sando 1  limiti  della  lesione;  qualche  volta  si  offersero  delle  neoforma* 
zioni  splenlche  di  varia  forma  sulla  superficie  della  milza ,  prossime  o 
discoste  dalla  lesione,  aVtre  volte  invece  si  videro  più  o  meno  lontane 
dalla  milza,  nell'epiploon  ;  alcuni  di  questi  noduli  erano  perfettamente 
eguali  a  quelli  descritti  dal  Tizzoni.  Il  Griffini  descrive  pure  con  molti 
particolari,  sebbene  si  trattasse  di  comunicazione  preventiva,  il  prò- 
cesso  intimo  della  neoformazione  la  quale  nella  generalitii  dei  casi  ebbe 
origine  dall'epiploon,  aderente  alla  milza,  o  introflesso  nella  ferita.  Tntte 
le  osservazioni  sparse  nella  pregevole  Memoria  sono  riassunta  nelle  tre 
«conclusioni  seguenti:  1.*  La  riproduzione  del  parenchima  della  milza 
in  seguito  ad  esportazioni  parziali  avviene  costantemeate  e  nella  mas- 


d'anatomia  patologica  417 

filma  parte  dei  casi  a  spese  dell'epiploon  che  s*iiisinait  nella  soluzione 
di  continao,  o  aderisce  e  manda  in  essa  del  tessuto  di  neoformazione; 
quindi  la  neoformazione  del  parenchima  splenico  si  fa  secondo  il  modo 
dello  sviluppo  embrionale,  2;^  È  assai  probabile  che  anche  il  tessuto 
preesìstente  della  milza  prenda  parta  alia  neoformazione,  specialmente 
nei  casi  in  cui  mancò  l' inslnuazioue  o  1*  aderenza  dell*  epiploon.  3.^  In 
alcuni  casi  per  condizioni  speciali  finora  non  determinate,  in  seguito 
airesportazione  di  uno  o  più  pezzi,  si  desta  nella  milza  e  talora  anche 
nell'epiploon  una  eccezionale  attività  formativa  che  si  manifesta  colla 
produzione  di  noduletti  di  parenchima  splenico  nella  milza  stessa  e 
neirepiploon. 

Ma  intanto  il  Tizzoni  imprendeva  nuovi  esperimenti  e  nuovi  studj  ^ 
resi  di  pubblica  regione  nella  Memoria ,  pur  corredata  di  bellissime 
tavole  «  Sulle  milze  accessorie  e  stUla  neoformazione  della  milza 
per  'processi  patologici  della  milza  primaria,  »  In  essa  gli  argomenti 
accennati  sono  diffusamente  svolti  e  validamente  sorretti  da  osserva- 
zioni anatomo-patologiche  y  da  minuziose  ricerche  istlologiche  estese 
pure  alla  non  ancora  ben  nota  struttura  dell'  omento  normale.  Le  con* 
siderazioni  mirano  sovratutto  a  ben  precisare  le  differenze  d*  aspetto , 
di  sede,  di  processo  e  di  struttura  esistenti  fra  le  milze  accessorie ,  la 
neoformazione  di  tessuto  splenico  per  processi  patologici  della  milza 
primaria  e  quella  dovuta  alla  splenectomia.  I  più  spiccati  caratteri  dif- 
ferenziali sono  condensati  nelle  conclusioni  finaii  dello  stesso  Tizzoni, 
qui  riprodotte:  1.^  Le  milze  sopranumerarie  dipendono  da  aberrazioni 
dello  sviluppo  embrionale,  per  le  quali  delle  piccole  porzioni  di  milza 
restano  escluse  dalla  massa  principale  di  quest'organo.  2.^  Queste  milze 
sopranumerarie  sono  sempre  in  numero  molto  limitato  (  1-3  )  presen- 
tano gli  stessi  caratteri  istologici  e  le  stesse  alterazioni  della  milza 
grande  e  non  mostrano  mai,  nò  entro  nò  fuori  della  capsula,  corpu- 
scoli 0  polpa  splenica  in  via  di  sviluppo.  3.*  La  neoformazione  non  spe- 
rimentale della  milza»  che  si  rinviene  nel  grand'aumento  e  nell'epiploon 
gastro  splenico,  si  accompagna  sempre  a  speciali  alterazioni  della  milza 
grande,  in  seguito  alle  quali  le  parti  ammalate  dell'organo  non  si  la- 
sciano espandere  dall'onda  sanguigna.  4.^  Queste  alterazioni  consistono 
in  una  splenite  interstiziale  (indurante)  più  o  meno  circoscritta,  che  ha 
origine  probabilmente  da  rotture  spontanee  della  milza  le  quali  si  os- 
servano specialmente  negli  animali  a  stazione  orizzontale  e  a  corsa  ve- 
loce. 5.®  La  splenite  indurante ,  tanto  la  circoscritta  che  la  diffusa  in- 
teressa la  capsula,  le  grosse  trabecole,  il  reticolo  del  Tigri  e  la  parete 
dei  vasi,  dando  luogo  alla  formazione  di  grossi  fasci  e  grosse  chiazze 
di  connettivo  compatto  che  distruggono  la  polpa  e  i  corpuscoli  di  Mal* 
pighi  che  comprendono.  6.^  Il  grado  della  lesione  della  milza  corrisponde 
sempre,  per  intensità  e  per  estensione ,  al  grado  della  neoformaziona , 
meno  il  caso  nel  quale  il  grand'omento  ò  penetrato  nella  rottura  della 
milza  ed  ha  compensato  in  parte  le  lesioni  di  questa  con  una  neopro- 
Bivista.  27 


418  RIVISTA 

dazione  locale  di  ocrpascoli  e  di  polpa*  7.^  La  neof ormazicae  di  tes- 
iBaio  aplenico  ba  sempre  origine  dalle  yieioanze  della  milia  e  da  queste 
parti  si  diffonde  poi  in  ponti  più  lontani,  onde  in  vicinansa  delia  milu 
e  tanto  neirepiploon  gastro  splenico  quanto   nel  grand'  omeato  che  ba 
contratto  adesioni  anormali  con  la  milza,  trovasi  sempre  la  ueoforma* 
zione  piti  abbondante  e  più  avanzata,  8,®  Qaesta  neoformazione  nei  casi 
osserTati  si  limita  generalmente  al  grande  omento  e  airepiploon  gastro* 
splenico,  ma  può  anche  estendersi  ai  altri  punti  della  sierosa  perito- 
neale, come  at  peritoneo  di  rivestimento  degli  organi,  quando  il  grande 
omento  ba  contratto  con  questi  delle  aderenze  e  si  sono  stabiliti  rap- 
porti vascolari  diretti  fra  i  due  punU   della  sierosa.  9.**  La  Deoforma- 
«ione  sperimentale  della  milza,  che  ba  sempre  principio  dalla  forma- 
zione dei  corpuscoli  di  Malpighi,  segue  regolarmente  le  varie  fasi  dello 
sviluppo  embrionale,  e  termina  col  possedere,  per  numero,  formai 
disposizione  delle  sue  parti ,  la  stessa  struttura  istologica  della  mHz^ 
grande  normale  di  un  animale   adulto ,  mentre  la  neoformazione  clie 
tien  dietro  a  processi  patologici  della  milza  primaria  ha  principio  or- 
dinariamente dalla  polpa,  in  molti  noduli  ò  sprovvista  di  corpuaooli  di 
Malpigbi,  e  di  regola  si  arresta  ai  primi  periodi  di  sviluppo,  ossia  ad 
un  semplice  infiltramento  di  sangue  del  connettivo  neoformato.  10/  ^ 
milze  cbe  tengono  dietro  alle  splenectomie ,  al  pari  della  milza  eo- 
brlonale,  contengono  globuli  rossi  nucleati ,  ohe  mancano  invece  nelD 
neoformazione  di  tessuto  splenico  cbe  ba  origine  da  splenite  indarantti 
forse  perchò  in  questi  casi  la  neoformazione  ò  sorpresa  di  solito  in  P^ 
riodi  più  avanzati  e  quando  già  riveste  i  caratteri  della  milza  d'adalto. 
IL*  Il  modo  di  accrescimento  delle  due  varietà  di   milze  neoforfflat6< 
sperimentale  e  per  processi  patologici  della  milza  primaria,  ò  perfet»' 
mente  identico  al  loro  modo  di  sviluppo ,  quindi  presenta  qaelle  dp* 
renze  notate  nella  conclusione  9.*  e  10/  Solo  in  qualche  nodulo,  ^P^' 
ciaimente  nei  casi  nei  quali  ò  maggiore  l'alterazione  della  mìltA  graodoi 
lo  sviluppo,  raocrescimento  e  la  struttura  della  neoformazione,  avven* 
gono  in  modo  regolare  e  completo,  e  sono  identici  a  quelli  delle  mi» 
prodotte  per  spleneotomìa.  13.*  Le  differenze  istologiche  fra  i  da«  <^'* 
dini  di  neoproduzione  y  sperimentale  e  per  processi  patologici  >  dipd  ^ 
dono  probabilmente  dal  modo  lento  e  rapido  di  loro  formazione  r^ 
modo  completo  o  incompleto  col  quale  devono  compensare  1a  ^^^^^  . 
della  milza,  a  seconda  cioò  cbe  questa  fu  totalmente  asportata  o  ^ 
parzialmente  djstrutte.  14 .•  Le  alterazioni  della  milza ,  la  presenw  ^ 
numerosi  noduli  scuri  nell'epiploon  gastro-splenico  o  nel  grand^omeo 
cbe  ba  contratto  anormali  aderenze  con  le  parti  alterate  dalla  ^' 
primaria,  rendono  sempre  possibile  di  diagnosticare  duranU  la  ^^^^^^^ 
tomia,  la  neoprodozione  di  piccole  milze  nell'omento ,  senza  il  ^j., 
di  ricorrere  ad  un  minuzioso  esame  di  qaesta  sierosa.  15.^  ^^  ^^  ^ 
mazione  della  milza  per  processi  patologici,  ci  rappresenta  ^^^^^^^^ 
più  semplice,  il  meno  perfetto ,  cbe  può  adempiere  alla  funzione  ^^ 


D'AKATOMI A.  PATOLOGICA  0$ 

»Uza,  qualunque  essa  sia,  e  quasi  no  anello  di  eongiui^slone  frsei  il 
eòmpllce  tessato  oonnettivo  e  la  struttura  complessa  della  milza  nor« 
male  deiranimale  adulto. 

Le  ooncluslon!  del  Tizzoni  non  ohiudono  certamente  T  adito  a  nuove 
rioerohe.  Senza  tener  conto  di  quelle  promesse  da  lui  e  dal  Grifflni , 
altre  se  ne  debbano  attendere  dal  Foà ,  i  risultati  del  quale  diffe* 
risoono  essenisialmente  da  quelle  del  primo.  E  noi  auguriamo  che  de' 
nuovi  lavori  sempre  più  s*  avvantaggi  la  scienza  in  un  argomento 
la  cui  soluzione  importa  grandemente  si  alla  fisiologia ,  come  alla 
patologia.  < 

Prof.  ZuNo.  —  Sull'estirpazione  par2siale  del  polmone.  (  Qiam. 
intem.  delle  eeienze  mediche.  Anno  IV,  pag.  695). 

L'Autore  volle  ripetere  gli  esperimenti  di  Gluck  sulla  estirpazione 
del  polmone  per  convincersi  vie  meglio  che  i  traumi  dell*  apparecchio 
respiratorio  non  sono  assolutamente  mortali,  quantunque  sieno  di  en« 
tità  ragguardevole. 

Gli  animali  assoggettati  airesperimento  furono  cinque  ;  4  cani  e  1  co- 
niglio. L' esperimento  consisteva  nell'  aprire  il  torace  e  nel  tagliare 
porzione  maggiore  o  minore  del  polmone,  giovandosi  nel  miglior  modo 
possibile  del  metodo  antisettico,  : 

Le  conclusioni  riferite  dallo  stesso  Autore  sono  queste:  1.**  I  cani  e 
i  conigli  tollerano  assai  bene  la  estirpazione  parziale,  ed  anche  se  no- 
tevolmente estesa,  del  polmone  tanto  a  sinistra  che  a  destra.  2.^  La 
morte  sopravviene  rapida  quando  si  tenti  V  operazione  da  entrambi  i 
lati,  e  n'  ò  cagione  prossima  il  processo  flogistico  della  pleura  e  del 
polmone ,  non  la  pericarditd  come  Gluck  asserisce  e  che  air  Autore 
giammai  ò  occorso  di  vedere.  3.*  La  cicatrizzazione  del  polmone  ope- 
rato si  fa  ora  per  aderenza  alla  superficie  interna  della  cavità  al  punto 
per  dove  in  essa  si  penetra  dall' operatore  ora  per  addossamento  al 
^pericardio  e  ad  altre  località,  ora  per  libero  risanamento  come  accade 
dei  peduncoli  nelle  ovariotomie  e  in  altre  operazioni  consimili,  ora  fi- 
nalmente per  tramezze  connettìvali  che  imbrigliano  e  fermano  il  pol- 
mone reciso  a  mo'd'un  sostegno  da  cui  possa  comodamente  penzolare. 
4.*  Le  ferite  del  polmone,  sieno  pure  con  perdita  di  sostanza,  non  rie- 
scono costantemente  letali  e  divengono  più  facilmente  cagion  di  morte 
per  processo  flogistico  suppurativo  ohe  per  pneumotorace  o  per  in- 
terno spandimento  di  sangue. 

Vanno  beninteso  escluse  dal  novero  di  siffatte  lesioni  a  processo , 
quelle  che  uccidono  quasi  ictu  fulmìneo  per  guasti  enormi  disorga- 
nauti  dei  polmoni,  come  la  perforazione  dei  medesimi  per  projettili 
lanciati  da  arma  a  fuoco,  la  lacerazione  per  passaggio  di  carri  sul  petto, 
o  caduta  da  considerevoli  altezze  e  simili. 


420  RITISTA 

Maffucci.  —  Esperimenti  stili'  aBsorbimento  del  peritoneo* 
{Oiomale  intemazionale  di  scienze  mediche.  Anno  IV,  Fase.  7-8,  p.  6^» 

L*Aatore  neiriniento  di  portare  il  aao  contribato  alla  dottrina  del 
potere  assorbente  del  peritoneo ,  praticò  una  serie  d' esperimenti  ohe 
consistevano  neirinjettare  nella  cavità  peritoneale  di  animali  tiri  pa- 
reccbie  sostanze  facilmente  riconoscibili  ;  e  poscia  accfderli  dopo  deter- 
minate ore  ohe  variarono  da  1  ora  a  96.  Le  sostanze  injettate  farono 
il  sangue,  il  latte,  il  cinabro  e  specialmente  Tinchiostro  di  oliina.  I  cBnl 
sottoposti  airesperimento  furono  36^  tenendo  conto  di  4  injettatf  per  la 
gingalare  e  di  4  che  servirono  allo  stadio  delie  membrane  normali 

I  quesiti  che  si  propose  TAutore  furono  i  seguenti  : 

1.*^  Se  oltre  al  diafiramma  Vhanno  altri  punti  assorbenti  della  caYit& 
addominale,  ovvero  se  questa  ò  in  tutta  la  sua  estensione  una  larga 
superfloie  assorbente. 

2,^  Se  nelle  regioni  deassorbimento  il  peritoneo  ha,  come  il  diafnnuna 
una  struttura  speciale. 

3.®  Se  le  sostanze  vengono  assorbite  per  semplice  penetrazione  ov- 
vero se  esistono  aperture  permanenti  o  temporanee. 

AJ*  Se  la  via  percorsa  dalle  sostanze  assorbite  sia  la  linfotlca,  o  la 
sanguigna,  ovvero  ambedue. 

Le  conclusioni  furono  queste: 

I.*  Il  diaframma,  il  grande  omento,  il  ligamento  lato,  il  ligamento 
gastro-epatico  e  gastro-splenico,  le  pieghe  del  Duglas,  il  mesoretto  ed 
eccezionalmente  il  mesentere  sono  vie  assorbenti  di  sostanze  corpu- 
scolari. 

2.^  Dove  avviene  l'assorbimento  di  queste  sostanze  vi  d  una  modifl* 
cazione  di  struttura  nel  peritoneo  tanto  nell*  endotelio  che  nel  teBSoto 
sottostante  ;  nel  diaframma  vi  sono  lacune  linfatiche,  nel  rimanente  del 
peritoneo,  follicoli  linfatici  che  da  questi  esperimenti  ricevono  la  loro 
importanza  fisiologica,  finora  solamente  supposta. 

3.^  Le  sostanze  corpuscolari  sono  raccolte  dalle  ghiandole  dei  lombii 
deiraorta,  deiPilo  del  fegato,  dell'ilo  della  milza  e  della  curvatara  dello 
stomaco. 

4.®  Queste  sostanze  assorbite  dal  diaframma  si  versano  tanto  néiì^ 
ghiandole  più  complesse  del  mediastino ,  come  nel  sistema  dei  foUioon 
dei  quali  pure  da  questi  esperimenti  viene  chiarita  V  azione  fisiologica* 

5.®  Subordinando  la  cavità  addominale  e  il  mediastino  al  concetto 
generale  dell^anatomia  del  sistema  linfatico,  ambedue  possono  conside- 
rarsi, nei  cane,  come  una  ghiandola  linfatica  coi  rispettivi  follicoli* 

II  bel  lavoro  se  pecca  alquanto  nell'esposizione,  qaa  e  là  piattoato 
oscura^  è  in  compenso  illustrato  da  due  bellissime  tavole. 


d'anatomia  patologica  421 

'  Nbumann.  —  Das  Gesetz  der  Verbreitung  dea  gelben  tmd 
rothen  If  arckes  in  den  Eztremit&tenknochen.  (La  legge  di  dif* 
fusione  del  midollo  osseo  giallo  e  rosso  nelle  estremitc^).  In  :  Ceniralbl^ 
f.  m.  Wies,  1882,  N.  18,  psg.  221 . 

È  generalmente  ammesso  che  la  sostanza  spugnosa  delle  epifisi  con« 
tenga  midollo  rosso  e  la  diafisi ,  invece,  midollo-giallo.  —  L'Autore  in 
Séguito  a  molte  osservazioni  si  convinse  che  questa  antitesi  fra  Tepifisi 
e  la  diaflsi  rispetto  alla  qualità  del  inidoUo ,  non  esiste  ;  nelle  persone 
adulte  egli  rinvenne  più  volte  midollo  giallo  tanto  neirepiflsi  che  nella 
diaflsi,  più  di  frequente  ancora  Testremità  superiore  delle  ossa  (non  la 
sola  epifisi ,  ma  anche  un  tratto  della  prossima  diafisi  )  fornita  di  mi- 
dollo linfoide,  e  T  estremità  inferiore  di  midollo  giallo.  La  trasforma- 
zione patologica  del  midollo  giallo  in  rosso  avviene  sempre  in  dire- 
zione centrifugale,  invadendo  dapprima  tutto  Tornerò  e  il  femore  e  po- 
scia le  epifisi  superiori  delle  ossa  del  braccio  e  delia  gamba,  quindi  le 
successive  diafisi  poscia  le  epifisi"  inferiori  e  così  via  fino  alle  ultime 
falangi.  —  Nelle  estremità  superiori  la  propagazione  del  midollo  rosso 
ò  di  frequente  più  accentuata  che  nelle  inferiori. 

L^Autore  perciò  conchiude  che  in  luogo  dell'assoluto  contrasto  Ara 
l'epifisi  e  la  diafisi  si  deve  ammettere  quello  fra  le  porzioni  ossee  pros- 
sime al  tronco  e  quelle  da  esso  distanti. 

L'Autore  non  può  dare  ancora  dati  precisi  intorno  al  primo  compa- 
rire e  alla  graduata  diffusione  del  midollo  giallo  durante  raccrescimento 
gli  sembra  però  ch'esso  ad  ogni  modo  incominci  assai  presto  seguendo 
all'opposto  del  midollo  rosso  nei  processi  patologici ,  una  via  centri- 
petaie, 

Dott.  BiDDER.  — *  Ein  Osteom  des  Corpus  striatum  bei  Hemi- 
plegia  infantilis.  (JJn  osteoma  del  corpo  striato  in  un  caso  di  evni" 
plegia  infantile).  In:  Virch\s  ArcK  Voi.  88,  pag,  91. 

L'Autore  narra  la  storia  d'un  uomo  emiplegico  fin  dalT  infanzia ,  che 
essendo  morto  in  causa  di  fessura  del  cranio ,  T  autossia  dimostrò  la 
presenza  nella  metà  del  cervello  opposta  alla  parte  paralizzata,  un  vo- 
luminoso osteoma. 

Di  esso  l'Autore  ne  dà  un  minuzioso  reperto  microscopico,  e  riliene 
ohe  abbia  esistito  fin  dalla  prima  infanzia ,  forse  in  seguito  allo  svi- 
luppo di  uno  di  quei  germi  che  sono  il  fondamento  dell'  ipotesi  del 
Cohnheim.  Egli  non  mette  dubbio  che  l'emiplegia  sia  stata  l'effetto  della 
neoformazione  cerebrale,  e  crede  puranco  che  le  alterazioni  trofiche 
delle  regioni  paralizzate  debbano  subordinarsi  alla  lesione  medesima,  a 
iostegno  di  quest'idea  cita  un'  caso  d'una  ragazza  emiplegica  fino  dalla 
primissima  età  (2  anni)  nella  quale  si  potevano  notare  lesioni  trofiche 
affatto  identiche  a  quelle  accennate. 


42à  RIVISTA 

Dott.  BuNCHi.  —  Reperto  anatomico  e  istologico  tU  due  cast 
della  ooBà>  detta  paralisi  spinale  spastica.  (  Il  nummenio  medico 
éMrurgièù.  Fate.  50,  1882). 

L'Autore  nell*  intento  di  dimostrare  cbe  si  può  incontmre  li"  oom- 
plesso  tipico  sintomatico  della  paralisi  spinale  spastica  sansa  iesiose 
del  fasoio  piramidale  in  tutto  il  midollo  spinale  fino  al  ponte,  potendo 
quei  sintomi  comparire  identici  anche  qunndo  la  lesione  abbia  colto  le 
sole  fibre  piramidali  del  cervello,  pubblica  due  casi  della  malattia  ao* 
eennata* 

Nel  primo  fu  esaminato  il  solo  midollo,  non  offrendo  il  ceryello  nulla 
di  notevole.  Es80  era  ridotto  ad  una  vera  poltiglia  dalla  estremità 
lombare  fino  alla  terza  radice  dorsale  ;  le  sezioni  a  diversa  altezza  del 
midollo  cervicale  dimostrarono  normali  la  sostanza  grigia  ed  i  fasci 
midollari,  ad  eccezione  dei  cordoni  di  Qoll  che  erano  sclerosati.  Questa 
alterazione  però  non  ha  nulla  a  fare ,  secondo  V  Autore ,  colla  paralisi 
spinale  spastica,  alla  quale  quindi  manca  in  questo  caso  ogni  substrato 
anatomico,  non  potendo  esser  ritenuto  per  tale  il  rammollimento,  per- 
chè senza  dubbio  questo  era  di  data  p'ù  recente  e  consecutivo  a  quella 
qualsiasi  lesione  primitiva  che  non  si  potò  scoprire. 

Nel  2.®  caso  aveavi  sclerosi  del  fascio  piramidale,  incominciando  dal 
rigonfiamento  lombare  fino  alla  porzione  cervicale ,  sclerosi  delle  fibre 
piramidali  tanto  incrociate  che  prima  deirincrociamento,  sclerosi  delle 
piramidi,  sclerosi  delle  fibre  del  fascicolo  piramidale  cbe  costitaiscono 
il  fascicolo  medio  del  peduncolo  e  che  decorrono  nei  due  terzi  ante* 
rieri  del  segmento  posteriore  della  capsula  interna  che  ha  pure  doge* 
nerata  la  metà  posteriore  del  segmento  anteriore  e  il  ginocchio.  Dalla 
capsula  interna  il  focolajo  sclerotico  si  propaga  nel  centro  ovale  inva- 
dendo i  fasci  delle  circonvoluzioni  frontali  2.*  e  3.'  e  quelli  della  fron- 
tale ascendente  e  della  parietale  ascendente. 

Degno  di  speciale  menzione  ò  il  fatto  che  le  cellule  ganglionari  delle 
corna  anteriori  erano  notevolmente  degenerate  e  ciò  nullameuo  i  mue 
scoli  si  mostravano  bene  nutriti  e  rispondevano  bene  alla  corrente 
elettrica. 

Il  lavoro  ò  corredato  d'una  tavola  ricca  di  disegni  molto  ben  fatti. 

Dott,  HoMÉN.  •*-  Ueber  sectindàre  Degeneration  im  Verliin- 
gerten  Mark  und  Rùckenmark.  (Intorno  alla  degenerazione  #e- 
condaria  nel  midollo  allungato  e  nel  midollo  spinale).  In  :  YirehJ^ 
Arch.  Voi.  88,  pag.  61. 

L'importanza  acquistata  dalle  degenerazioni  secondarie  dei  centri 
nervosi  dopo  i  lavori  di  Turck,  di  Flechsig,  di  Bouchard  e  di  Oharcot, 
spronarono  T  Autore  allo  studio  anatomo-patologico  delle  medesime,  che 
egli  intraprese  giovandosi  del  ricco  materiale  raccolto  del  dott  Fried- 
l&nder. 

Otto  furono  i  casi  da  lui  studiati.  Nel  primo  si  trattava  di  arterito 


d'anatomia  PATOLOaiOA  42S 

sifilitica  ohe  avea  prodotto  la  totale  occlasione  della  porzione  anteriore 
dell'arteria  basilare  e  di  parecchie  arterie  del  ponte,  e  dei  focolai  di 
rammollimento  successivi  nelle  dae  metà  del  ponte,  con  cretìficazione 
delle  cellule  ganglionari;  le  manifestazioni  cliniche  erano  state  parec-^ 
chi  insulti  apoplettici  con  parziali  paralisi;  il  focolajo  sinistro  esiste va^ 
da  due  anni  e  comprendeva  parte  del  cordone  piramidale  ;  aveavi  inol* 
tre  degenerazione  discendente  ed  atrofia  della  piramide  sinistra  e  delle 
sue  propagini  nel  midollo  spinale;  i  nervi  colpiti  dalla  degenerazione 
erano  completamente  scomparsi  ;  il  focolcO^  destro  comprendeva  pure 
il  cordone  piramidale,  datava  da  5  settimane  ed  era  pure  [accompa- 
gnato da  degenerazione  del  tratto  piramidale;  le  fibre  nervose  erano 
però  ancora  conservate,  e  solo  il  cilindro  asse  delle  medesime  era  scom- 
parso; come  complicazione  si  notava  la  degenerazione  grigia  dei  cor» 
doni  posteriori. 

Il  2.®  caso  era  costituito  da  un  voluminoso  focolajo  del  rammolli-^ 
mento  della  metà  sinistra  del  ponte  che  avea  avuto  luogo  3  anni  ad- 
dietro,  causando  un  insulto  apoplettico  e  una  emiplegia  destra;  si  no- 
tava inoltre  una  degenerazione  grigia  quasi  totale  della  piramide  sini- 
stra e  della  sua  continuazione  nel  midollo  colla  completa  scomparsa, 
delle  fibre  nervose,  ed  una  degenerazione  discendente  della  fionda  nella 
porzione  inferiore  del  ponte  e  nel  midollo  allungato. 

Nel  3.^  caso  si  potò  notare  delle  emorragie  nei  grossi  gangli  si- 
nistri avvenuti  tre  settimane  prima  della  morte  dando  origine  all'emi- 
plegia  destra;  degenerazione  discendente  delle  vie  piramidali  e  scom- 
parsa del  cilindrasse,  essendo  ancora  conservate  le  fibre  nervose  ;  mol- 
tiplicazione di  nuclei. 

Nel  4.^  caso  v*  era  rammollimento  nei  grossi  gangli  a  sinistra  av- 
venuto 5  settimane  prima  della  morte  con  fenomeni  di  emiplegia  de- 
stra; degenerazione  discendente  nel  dominio  delle  piramidi  come  nel 
terzo  caso. 

Nel  5.°  caso,  rammollimento  della  fionda  a  destra  avvenuto  due  mesi 
prima  con  fenomeni  di  paralisi  a  sinistra. 

Nel  6.^  caso,  distruzione  emorragica  dei  grossi  gangli  a  destra  avve- 
nuto 10  settimane  prima  della  morte. 

Nel  7.^  caso,  l'emorragia  dei  grossi  gangli  era  pure  a  destra,  datava 
da  3  mesi  e  mezzo  e  avea  causato  emiplegia  sinistra. 

L'8.°  caso  era  costituito  da  una  distruzione  della  mielina  alla  metà 
del  midollo  dorsale,  avvenuta  7  mesi  prima  ;  aveavi  degenerazione  ascen* 
dente  e  discendente,  scomparsa  dei  cilindri  assiali  le  prime  traccio  di 
scomparsa  delle  fibre  nervose,  cellule  granulose. 

Di  ogni  caso  V  Autore  riferisce  sommariamente  la  storia  clinica  e  il 
reperto  cadaverico  arrestandosi  di  preferenza  sui  risultati  ottenuti  dal- 
l'esame microscopico.  Le  particolarità  di  quest'ultimo  e  le  lungbè  os- 
servazioni dall'  Autore  dedotte  dallo  studio  complessivo  di  tutte  le  os- 
servazioni, devono  esser  lette  per  intero. 


424  RIVISTA 

Le  coDclusioDi  finali  sono  queste:  l.*  che  le  prime  tilterazloiii  iiìL- 
siali  avvengono  non  nella  guaina  midollare,  ma  nei  oilindri  assiali  che 
oion  ciò  rappresentano  il  punto  di  partenza  dei  processo  degenerativo; 
2.^  che  ò  dimostrabile  una  degenerazione  del  midollo  dopo  sole  3  set- 
timane della  fesione  cerebrale,  essendovi  già  a  qneirepoca  una  notevole 
proliferazione  di  nuclei  ;  3.®  che  la  degenerazione  discendente  colpisca 
pure  lo  strato  della  fionda  del  ponte  e  del  midollo  allungate  ;  4*®  che 
può  aver  luogo  una  insignificante  atrofia  delle  corna  anteriorì  della  so- 
stanza grigia,  come  pure  una  leggiera  degenerazione  delle  radici  ante- 
riori, senza  dimostrabili  alterazioni  delle  cellule  ganglianari  anteriori. 

Prof.  Adamkibwicz.  —  Ueber  den  hatifigen  Mangel  dorsaler 
Rttckenxaacks^vtirzelii  belxn  Menschen.  (Intorno  alla  freqtiente 
mancanza  di  alcune  radici  spinali  nell'uomo).  In  :  Vircìi,**  Arch^  Yo* 
lum  88,  pag.  388. 

É  dogma  anatomico  che  il  midollo  spinale  possegga  31  pi\ja  di  radici 
spinali.  L' Autore  avendo  per  caso  osservato  che  il  numero  di  esa»  era 
talvolta  inferiore,  ne  fece  oggetto  di  speciale  ricerca.  Essa  ebbe  per 
risultato  che  sopra  16  cadaveri,  13  volte  il  midollo  difettava  di  radici 
Spinalii  vale  a  dire  V  81  per  Oiq.  Le  radici  mancanti  appartengono  di 
preferenza  alla  porzione  dorsale  del  midollo  e  specialmente  a  destra. 

Dott.  Davida..  —  Ueber  das  Verhalten  der  apinal'Vfnxrzelii  nnd 
Spinalganglien  der  Halsnerven  in  einem  Falle  von  Perobra- 
Ghie.  {^Intorno  allo  stato  delle  radici  e  dei  gangli  spinali  dei  nervi 
cervicali  in  un  caso  di  Perobraehia).  In:  Virch^^s  Arch.  Voi.  88,  pa- 
gina 99. 

In  un  indivi  Ino  nel  quale  Tavambraccio  e  la  mano  destra  erano  sol* 
tanto  rudimentali,  V  Autore  constatò  che  le  aste  anteriori  dei  tre  nervi 
inferiori  cervicali  e  del  primo  dorsale,  quelle  adunque  da  cui  princi- 
palmente hanno  origine  i  nervi  delie  estremità  superiori,  erano  più  sot- 
tili a  destra,  che  a  sinistra. 

I  cani  raccolti  dal  Forster,  dal  Vrolich,  dal  SédlUot  e  da  altri  sono 
molti,  ma  nessuno  ò  corredato  dalFesame  del  sistema  nervoso  centrale, 
del  quale  ben  a  ragione  V  Autore  rileva  l'importanza.  Rispetto  alle  cause 
egli  non  accetta  Tipotesi  delle  impressioni  morali  materne,  e  nemmeno 
quella  che  fa  risiedere  la  causa  dell'alterazione  in  un  cordone  ombel- 
licale  troppo  lungo  ;  ritiene  poi,  in  opposizione  al  Forster  che  le  lesioni 
nervose  sieno  primitive,  e  le  alterazioni  del  braccio,  secondarie. 

Dott.  Friedlaender.  ^  Ueber  Verkalknng  der  GanglienseÙen. 
{Intorno  alla  cretificazione  delle  cellule  gangliari),  la:  Vireh**s 
Arch.  Voi.  88,  pag.  84. 

L*  Autore  riferisce  tre  casi  di  polimielite  acuta,  due  in  bambini  ed 
uno  in  adulto,  nei  quali  ebbe  campo  di  osservare  la  cretificazione  delle 


D*A17AT0MIA  PATOLOGICA  425 

iseliule  ganglionari.  Egli  crede  che  tale  fenomeno  accompagni  costante- 
mente la  poliomielite  acuta,  e  non  la  poliomielite  cronica  e  che  quindi 
corrisponda  ad  un  esordio  acuto  del  morbo;  molto  più  che  anche  ie 
ossenrazionì  fondamentali  del  Virchow,  relative  alla  cretiflcazione  delle 
cellule  ganglionari  in  seguito  a  tr&nmi,  tendono  a  dimostrare  che  le 
cellule  s'infiltrarono  di  soli  calcarei  soltanto  dopo  che  la  commozione 
cerebrale  le  rese  necrotiche.  A  questo  proposito  1*  Autore  cita  un  fatto 
che  dimostra  come  la  cretificazione  avesse  avuto  luogo  dopo  soli  13 
giorni  dal  patito  insulto  ;  e  fa  pur  notare  che  non  i  soli  rammollimenti 
cerebrali  traumatici  offrono  tale  fenomeno,  potendosi  facilmente  riscon* 
trarlo  nella  metà  circa  di  tutti  i  rammollimenti  cerebrali* 

Doti  Werra.  —  Ueber  die  Folgen  dea  vorùbergehenden  und 
dauerden  Verschlusses  dar  Nierenarterie.  {Degli  effetti  della  Ze« 
gatura  transitoria  e  permanente  delle  arterie  renali).  In:  Virchjs 
Arch.  Tol.  88,  pag.  198. 

Della  legatura  transitorio  e  permanente  delle  arterie  renali  s' occu- 
parono di  preferenza  il  Cohnheim,  il  Litten  ed  il  Talma,  giungendo  a 
conclusioni  discordi,  che  T  Autore  intende  di  spiegare  con  questo  la- 
voro. Esso  sperimentò  specialmente  sui  conigli,  poche  volte  sui  cani. 
La  legatura  transitoria  durò  quasi  sempre  un* ora  sola;  gli  effetti  si 
fecero  prevalentemente  sentire  sogli  epiteli  dei  canalicoli  specialmente 
della  sostanza  corticale,  che  s'offuscarono  e  parecchi  si  desquammarono, 
e  finalmente  cretificarono  :  però  la  cretificazione  neila  seconda  o  terza 
Settimana  sparisce  e  i  canalicoli  ridivengono  normali,  ciò  che  non  suc- 
cedeva se  la  legatura  avea  durato  due  ore,  come  negli  esperimenti  del  Lit- 
ten ;  poiché  in  questo  caso  gli  epiteli  si  devono  considerare  morti  in 
modo  assoluto.  Dai  vasi  sanguigni  trapelavano  sempre  globuli  rossi  e 
fibrina,  nel  lume  delle  capsule  di  Bowmann  e  nei  canalicoli;  di  più  il 
rene  diventava  iperemico  durante  la  legatura  e  tale  rimaneva  per  un 
certo  tempo  anche  dopo  tolta,  fenomeno  che  V  Autore  spiega  con  una 
debolezza  della  parete  vasaio  e  lo  unisce  agii  altri  per  ritenere  alte- 
rata la  parete  del  vaso  come  affermava  il  Cohnheim  e  nega  il  Litten. 
Anche  la  funzione  renale  si  ripristina  dopo  un  certo  tempo;  (25  giorni 
dalla  legatura)  l'Autore  lo  dimostrò  incettando  nei  reni  dell' indacosol- 
Dato  di  soda  e  trattandoli  poscia  coli' alcool  assoluto;  i  reni  sottoposti 
alla  legatura  si  colorirono,  meno  lievi  differenze,  nella  stessa  misura 
dei  reni  fisiologici. 

Come  risultati  della  legatura  permanente,  T Autore  dà  i  seguenti: 
Atrofia  dei  reni  indotta  da  infiammazione  interstiziale  che  s' inizia  ai 
punti  d'entrata  dei  vasi  collaterale,  vale  a  dire  sotto  la  capsula  e  ai 
confini  fra  la  sostanza  corticale  e  la  midollare. 


'^ 


■ 


42&  Riy  ISTA 

LiTTBic.  — *  Uebor  don  Einflass  arterleller  ATiflmfa  ant  die> 
Oef&B8^7ande.  {Intorno  alTinfluensa  delTanamia  arteriosa  suUe  pa^ 
rete  dei  vati).  In:  Tireh.'e  Areh.  Voi.  88,  pag.  585. 

L' Aatore  con  beliiasimi  esperimenti  area  dimostrato  in  nn  precedente 
lavoro  che  l'infarto  emorragico  non  dipendeva  da  interazioni  iflcbemiclie 
delie  pareti  Tesali,  ma  da  quelle  alterazioni  che  sono  conseeative  alias 
stasi;  inoltre  avea  pur  messo  in  chiaro  che  il  riflnsso  del  sangue  ve*- 
noso  non  avea  Timportanza  attribaitagli  dai  Goholieim  nella  formasione 
dell'inflEurto  poichò  l'afflnsso  di  sangue  nel  territorlOi  anemico  era  di  na- 
tura arteriosa.  A  spiegare  poi  questa  specie  di  stasi  arteriosa  egli  am- 
metteva elle  4a  quantità  di  sangue  defluente  dalie  vene  fosse  minore 
di  quella  affluente  per  mezzo  delie  arterie,  e  ciò  perohò  mancava  la 
necessaria  pressione  sanguigna  in  causa  della  legatura  deirarteria  prin- 
cipale. Questa  spiegazione  non  fu  accettata  nò  dal  Lewinskj,  né  dal 
Talmai  nò  dal  Werra,  il  quarultimo  si  pronunciò  invece  in  ogni  par» 
ticolare  favorevole  alle  opinioni  del  Cohnheim.  . 

L*  Autore  in  questo  lavoro  combatte  passo  a  passo  tutti  gli  asaerU 
del  Werra  dimostrando  e  con  argomenti  e  con  nuovi  esperimenti,  la 
insostenibilità  dei  medesimi  sia  in  ciò  che  riguarda  Taiterazione  vasco» 
lare  ischemica  dal  Werra  sostenuta^  sia  per  ciò  che  concerne  le  alte» 
razioni  degli  organi  consecutive  ali*  anemia,  per  le  quali  non  occorre 
menomamente  e  secondo  V  Autore,  un'alterazione  vascolare,  sia  rispetto 
al  volume  del  rene  sottoposto  alla  legatura  che  il  Werra  vide  rima« 
nere  immutato,  mentre  l'Autore  lo  osservò  costantemente  diminoito. 
La  differenza  più  notevole  tra.  ì  risultati  dei  due  esperimentatori  sta 
in  ciò,  che  i  reni  su  cui  esperimentò  il  Werra  ritornarono  allo  stato 
normale,  quantunque  in  essi  fosse,  avvenuto  il  raggrinzamento  degli 
epiteli  la  scomparsa  dei  loro  nuclei  e  la  cretiflcazione,  mentre  quelli  su 
cui  esperimentò  l'  Autore  non  ritornarono  più  allo  stato  primiero  ;  egli 
non  può  spiegare  questa  differenza  se  non  attribuendola  alla  durata  di- 
versa dell'esperimento. 

Doti  BiBBBRT.  —  Ueber  compensatorische  Hypertrophie  der 
Nieren.  (Intorno  olV  ipertrofia  compensatrice  dei  reni),  la  :  Vireh»s 
Arch,  Xol.  88,  pag.  11. 

Le  ricerche  intorno  all'ipertrofia  compensatrice  dei  reni  non  avendo 
condotto  a  risultati  decisivi,  parve  all'Autore  che  ciò  potesse  dipen- 
dere dell'esser  desse  state  istituite  sopra  animali  già  adulti,  e  ritenne 
quindi  non  inopportuno  ripeterle  sopra  animali  che  non  aveano  ancora 
raggiunto  il  loro  sviluppo  normale.  A  questo  scopo  egli  si  procurò  due 
cani  nati  contemporaneamente  da  una  stessa  madre;  uno  lo  lasciò  in* 
tatto,  all'altro  estirpò  un  rene  ;  quindi  li  sottopose  ambedue  allo  stessa 
nutrimento  e  alle  stesse  condizioni  dì  vita,  nella  presunzione  ohe  a 
questo  modo  lo  sviluppo  generale  e  quello  dei  singoli  organi  sarebbe 
riescito  uguale  in  ambedue.  Allo  stesso  modo  si  comportò  con  due  paja 


I 


d'anatomia  fatologica  427. 

di  conigli;  due  di  qnesti  ▼isserò  soli  8  giorni,  gii  altri  due,  30,  i  cani 
làrono  uociei  nel  32*  giorno.  Quindi  egli  confrontò  l*onico  rene  rimasto 
ail*aidmale  operato  col  corrispondente  dell'animale  lasciato  integro, 
rivolgendo  speciale  attensione  al  volume  complessivo,  alla  quantità  di 
acqua  da  ognuno  spostata ,  ai  rapporti  fm  la  sostanza  corticale  e  la 
uidoUare  al  diametro  delle  capaole  di  Bewmann  e  dei  glomeruli»  non« 
dio  a  quello  dei  tubuli  oriniferU 

Le  conclusioni  furono  queste  :  U*  NeUMpertrofla  compcnsatrice  di  reni 
ncm  ancora  completamente  sviluppati  aumenta  considerevolmente  la 
sostanza  corticale.  Quest'aumento  in  volume  dipende  da  un  notevole 
ingrossamento  dei  corpuscoli  malpighiani  e  dei  tubuli  contorti.  2.*  L*ac« 
crescimento  compensatore  dei  reni  giovanili  ha  luogo  in  causa  d' un 
aumento  numerico  dei  tubuli  orinifari  e  dell'epitelio  glomerulare  (iper* 
plasia)  e  d*un  ingrossamento  dei  tubuli  e  dello  stesso  epitelio  (iper- 
trofia). L*ampiezza  della  capsula  del  glomeruli  e  quella  del  lume  dei 
tubuli  retti  e  contorti  aumenta  pure  alquanto  notevolmente. 

M 

Dott  HuBBR.  —  Ueber  Addison'sclien  Krankheit.  (Iniùmo  alla, 
malaUia  dTAddinson).  In:  Virch.'s  Arch.  Voi.  88,  pag.  252. 
'  Un  individuo  d'anni  21,  gravemente  anemico,  mori  coi  sintomi  d*una 
profonda  anemia  e  prostrazione  dopo  un  mese  e  mezzo  circa  di  malat-* 
tla,  i  sintomi  della  quale  s'erano  limitati  a  disturbi  mano  a  mano  più 
pronunciati  degli  organi  digerenti,  a  dolori  di  capo  e  vertigini,  a  lieve 
e  transitoria  itterizia  della  sclerotica  e  a  catarro  dell'  apice  polmonare 
destro. 

L' autossia  rivelò  una  squisita  tubercolosi  d' ambi  gli  eplreni  e  nul* 
l'altro  di  notevole,  se  si  eccettua  l'  assenza  di  qualsiasi  coloramento 
cutaneo. 

Ciò  nulla  di  meno  l' Autore  colloca  questo  caso  nella  categoria  del 
morbus  Addinson,  ammettendo  che  la  pigmentazione  cutanea  non  rap- 
presenti che  un  sintoma  non  necessario  della  malattia,  alla  comparsa 
del  quale  occorra  un  determinato  periodo  di  tempo  e  forse  anche  spe- 
ciali lesioni  degli  epireni.  Ed  invero  solo  le  alterazioni  sifilitichQ  e  la 
tubercolosi  provocano  quel  complesso  di  sintomi  che  contraddistinguono 
il  morbus  Addinson,  ai  quali  appartiene  pure  la  colorazione  cutanea; 
invece  le  alterazioni  d*  altra  natura,  come  ad  esempio ,  la  regressione 
a  miloide  degli  stessi  organi,  non  sono  seguite  dalla  sindrome  caratte- 
ristica, forse  perchò  non  hanno  influenza  di  sorta  sulla  loro  energia 
specifica  di  carattere  squisitamente  nervoso» 

Prof.  Thosìa.  —  Vier  Falle  von  Hernla  diaphragmatica.  (Qtuii^ 
tro  casi  di  ernia  diaframmatica).  In:  Yirch^s  ArcK  Voi.  88,  pag.  515. 

Il  desiderio  di  recar  maggior  luce  intorno  all'argomento  delle  ernie 
diaframmatiche  spinse  l'Autore  a  pubblicarne  due  casi  di  propria  os-> 
servazione,  ai  quali  altri  due  ne  aggiunse,  da  altri  osservati.  Nel  primo 


42&  .  BinsTA 

caso  di  vera  ernia  diafirammatica  parasteniale  deatra  esiflieva  un  forO' 
rotondo  fìra  la  porzione  sternale  e  la  porzione  costale  del  diaframma}' 
attrarerso  il  quale  s^era  Catta  strada  nn"  appendice  del  peritoneo  sotto. 
ta  forma  di  un  saeoo  erniario  contenente  alcnne  anse  del  colon  ed  nna 
porzione  del  grande  omento.  Dalle  deformità  dei  polmone  destro,  della 
plenra,  dello  stomaco,  deirintestino,  del  mesocolon  e  del  grande  aumento 
che  esistevano  in  qnesto  caso,  T Antere  tira  la  conclnsioae  che  1* ernia 
doveva  essersi  formata  al  piò  tardo  Terso  11  17.*  anno  di  vita. 

Nel  Z?  caso  avea  avuto  luogo  uno  sventramento  diaframmatico  si- 
nistro,  accompagnato  da  spostamento  del  cuore  verso  destra,  da  defor- 
mità d'ambedue  i  polmoni,  da  ernia  inguinale  sinistra,  da  ernia  ingoi* 
naie  destra  strozzata,  di  ree  ente  operata,  e  da  ernia  interna  della  pic- 
cola pelvi.  La  morte  era  avvenuta  in  seguito  a  peritonite  settica  dif-v 
fusa  accompagnata  da  edema  polmonare.  Il  sacco  dell' ernia  era  for- 
mato dal  diaframma  molto  assottigliato  e  quasi  interamente  composto 
di  tessuto  connessivo.  Le  anomalie  dei  polmoni,  la  molteplicità  delle 
ernie  e  dei  sacchi  erniosi  peritoneali,  e  le  deformità  del  duodeno  e  del 
retto,  fanno  credere  airAutore  che  Ternia  in  questo  caso  sia  stata  con- 
genita. 

Il  3.*  caso  era  rappresentato  da  un*emia  diaframmatica  spuria  sini- 
stra: in  un  foro  antico  limitato  da  margini  lisci  s'era  insinuata  una  por- 
zione dello  stomaco  della  grandezza  d*una  mela  ordinaria:  Tapice  della 
porzione  di  stomaco  prolassata  offriva  un'apertura  circondata  da  mar- 
gini scolorati. 

Nel  4.^  caso  si  notava  quasi  una  completa  assenza  della  metà  sini- 
stra del  diaframma;  la  diagnosi  anatomica  si  fu  di  ernia  diaframma- 
tica spuria  sinistra;  anche  questa  ò  ritenuta  dall'Autore  congenita  sia 
per  la  mancanza  della  metà  sinistra  del  torace ,  sia  per  lo  stato  del 
polmone  sinistro. 

Dopo  la  descrizione  di  questi  casi  1'  Autore  giovandosi  degli  stadi  del 
Leictenstein  e  del  Lacher  sottopone  a  critico  esame  non  meno  di  290 
casi  di  ernia  diaframmatica  finora  resi  di  pubblica  ragione,  dividendoli 
da  un  punto  di  vista  puramente  anatomico  senza  riguardo  alcuno  alla 
eziologia  e  allo  sviluppo,  per  poscia  trarre  conclusioni  rispetto  alla  gè* 
nesi  e  alle  cause  delle  medesime.  Questa  parte  del  diligentissimo  lavoro 
deve  esser  letta  nell'  originale  non  adattandosi  ad  un  riassunto  per 
quanto  dettagliato  ed  esteso. 

ScHiPiLOFF  Caterina.  —  Ueber  die  Enstehung^^eiBe  dar  Ma- 
skelstarre.  (Intorno  al  modo  di  prodursi  della  rigidità  cadaveriea)^ 
In:  Centrala,  f,  med.  Woch.  1882,  N.  17,  pag,  291. 

L'Autrice  messa  in  sulla  via  da  talune  osservazioni  di  fatto  si  pro- 
pose di  ernire:  1.*  Se  la  rigidità   cadayerica  spontanea  non  sia  effetto 
4'una  transitoria  separazione  della  miosina  inalterata  dal  plasma  mu- 
scolare; 2.*  se  questa  separazione  non  sia  influenzata  dagli  acidi  che 


d'anatomia  PATOLOaiCA  43$^ 

poco  a  poco  si  sviluppano  dopo  la  morte  ;  3.^  se  la  spontanea  seom* 
parsa  delta  rigidità  non  dipenda  per  avventura  dal  potere  solvente  di 
una  quantità  maggiore  dei  medesimi  acidi. 

A  tale  seopo  istitai  una  lunga  serie  di  ricerche  sperimentali,  la  mas. 
sima  parte  consistenti  neir  injesione  di  soluzioni  acide  ed  alcaline,  nel 
vasi  sanguigni,  dalle  quali  si  credette  autorizzata  a  conchiudere  che  la 
rigidità  cadaverica  dipende  appunto  da  una  separazione  temporaria 
delia  miosina  chimicamente  immutata  dallo  stato  semifluido  che  pos- 
siede nel  plasma  muscolare,  che  questa- separazione  è  dovuta  allo  svi* 
luppo  cadaverico  di  acidi  nei  tessvsH  e  che  lo  spontaneo  rilasciamento 
della  rigidità  nei  muscoli  non  ancora  caduti  in  preda  della  putrefa 
xione  è  legata  allo  sviluppo  d'una  quantità  maggiore  di  acidi. 


<i90 


BIBLIOGRAFIA 


G.  ruggì.  —  Malattie  infiammatorie  [delP  articolazione 

del  ginoeoldo.  —  lì^apoli,  Detken,  1882.  8.^  p.  228  con  tav.  crom 
litografica  o  figure  nel  testo.  — *  Sunto  del  dott  R»  BrugiAi  ì'a'- 
stente  nelV  Ospedale  Maggiore- di  Bologna. 

§  I.*  Come  alla  conoscenza  della  vita  morbosa  ò  necessaria  la  cono- 
scenza della  vita  normale,  cosi  la  fisiologia  e  Tanatomia  normale  diiu 
organo  ò  introdazione  necessaria  allo  stadio  patologico  di  esso.  E  per- 
ciò nel  due  primi  capitoli  del  suo  lavoro  V  Antore  fa  brevemente  l'a- 
natomia chirurgica  del  ginocchio  prima  di  entrare  a  discorrere  degli 
stati  morbosi  di  questa  Importantissima  articolazione.  B  sa  tale  argo- 
mento el  non  si  limita  ad  una  narrazione  arida  e  scolastica  di  fatti 
anatomici,  ma  espone  In  prlncipal  modo  le  cognizioni  più  strettamente 
legate  al  tema,  che  si  propone  di  svolgere,  richiamando  II  lettore,  ai 
ogni  piò  sospinto,  a  pratiche  applicazioni. 

E  però,  mentre  sorvola  su  precetti  di  anatomia  elementare,  ai 
ferma  a  lungo  su  quelle  minute  osservazioni,  desunte  da  esperienze  prò* 
prie  e  d'altrui,  che  sono  più  acconce  a  dilacidare  alcuni  fatti  morbosi; 
sicchò  lo  studioso  in  questi  stessi  preliminari  troverà  la  giusta  espli- 
cazione di  fenomeni  patologici ,  di  quelli  in  i specie  che  appartengono 
alla  sintomatologìa. 

E  così,  Innanzi  tratto,  descrive  \q  parti  moli  periarHcolari  delS^' 
nocchio  prima  della  regione  anteriore  e  laterale ,  posola  della  poat^' 
riore,  richiamando  a  tutta  prima  Tattenzione  all'aspetto  esteriore  deils 
regione  nelle  varie  attitudini  della  gamba  (flessa  o  distesa)  e  gi^||| 
queste  preliminari  e  sottili  osservazioni  si  scorge  Tintendimeoto  di  ^ 
vuole  e  sa  trarre  11  massimo  partito  dalle  forme  esteriori  normali  p 
giudicare  di  lesa  struttura  pel  solo  fatto  del  variare  di  esse.  Dal  pari 
a  proposito  della  mobilità  della  rotala  (che  nel  rilasciamento  del  mQ' 
scolo  quadrlclpite  crurale  si  verifica  In  tutte  le  direzioni  fuorché  dal 
Tavantl  airindietro)  r  Autore  osserva  ohe  il  suo  spostamento  pia  ^^' 
pio  e  più  facile  accade  dairinterno  alPesterno,  contraddicendo  con 
asserzione  Topinione  di  altri  anatomici,  tra  l  quali  dell*Hyrtl 

Un'altra  osservazione  degna  di  essere  ricordata  fa  l'Autore 
rendo  della  cute  del  ginocchio,  la  quale,  mentre  ò  meno  vasoolarii''^ 
e  perciò  più  fìredda  delle  parti  contigue,  nella  flogosl  si  mostra  al  ^  ^ 
motatto  più  calda  che  nelle  altre  regioni  :  all'Incontro  i  nervi  (emao'j 
zlone  del  safeno  Interno)  sono  ivi  abbondantlssimU  talchò  le  V^^^  L 
compasso  di  Weber  si  sentono  qai  distinte  a  minor  distansa  etie  a 
coscie  e  alle  gambe. 


BIBLIOGRAFIA   —  RUaGI  431 

Bammenta  in  sedilo  la  borsa  mucosa  prepatellare,  come  quella  che 
Infiammandosi  pn&  dare  la  falsa  sensazione  di  una  raccolta  di  liqoido 
«ndo-articolare,  rammenta  le  diramazioni  delle  vene  e  dei  nervi  che  si 
trovano  nel  tessalo  cellalare  sottocutaneo,^  tra  le  lamine  deiraponeurosi 
fiuperflciale  e  spende  alcune  parole  a  descrivere  Taponeurosi  fascia  lata» 
della  quale  dà  un  concetto  chiaro  e  preciso,  come  quella  che  ha  unu 
grande  importanza  per  Tintelligenza  di  alcune  forme  morbose. 

La  qual  descrizione  ò  principalmente  intesa  a  rilevare  i  rapporti  che 
con  la  rotula  ha  la  fascia  lata.  E  cosi  le  fibre  laterali  di  questa  robusta 
aponeurosi,  che  discendono  dalla  parte  esterna  della  cresta  iliaca  (le- 
gamento ileo-tibiale  del  Mayer)  e  le  posteriori  ohe  derivano  dal  grande 
gluteo,  passano  al  disotto  della  rotala  i  rivestono  il  legamento  rotule- 
tibiale  e  s'inseriscono  nella  parte  superiore  della  tibia  :  le  altre  invece, 
che  sono  in  diretta  commanicazione  col  muscolo  tensore  delia  fascia 
lata,  costituiscono  nel  loro  insieme  due  lamine,  V  una  delle  quali  so- 
vrasta alla  rotella  (talora  immediatamente,  taraltra  con  Tintermezzo  di 
una  borsa  mucosa,  che  può  infiammarsi  e  dar  luogo  ad  igroma),  Taltra 
va  ad  Inserirsi  al  lato  esterno  della  rotella  stesse  costituendone  il  le- 
gamento laterale  esterno,  il  quale  non  s'inserisce,  come  afferma  ilNe- 
laton,  al  condilo  esterno  del  femore,  ma  si  continua  con  la  porzione  più 
robusta  deiraponeurosi  fascia  lata  e  col  muscolo  vasto  esterno. 

Per  la  disposizione  del  legamento  del  Mayer,  ad  arto  esteso,  il  con- 
dilo esterno  del  femore  viene  lasciato  scoperto  dalla  fascia  lata,  che  gli 
passa  un  buon  pollice  innanzi,  mentre,  a  gamba  flessa,  le  fibre  di  essa 
si  tendono  e  si  dispiegano  a  mo'  di  ventaglio,  in  guisa  che  il  condilo  ne 
viene  coperto  interamente. 

Nella  descrizione  dei  muscoli  della  regione  anteriore  e  laterale  del 
ginocchio  (che  sono  precipuamente  quelli  che  compongono  l'estremità 
del  quadricipite  crurale)  l'Autore  si  discosta  alquanto  dalla  ordinaria 
descrizione  degli  anatomici.  Cosi  ritiene  che  a  meglio  comprendere  ìa 
disposizione  del  muscolo  vasto  esterno,  lo  si  debba  dividere  in  una  por- 
zione esterna  e  posteriore  (più  profonda)  e  in  una  interna  e  anteriore 
(più  superficiale):  la  più  esterna  sMnserisce  ora  al  legamento  esterno 
della  rotula,  più  spesso  intrecciato  a  questo  legamento,  termina  al  mar- 
gine corrispondente  della  rotula  stessa,  più  di  rado  degenera  in  un  ten- 
dine che  confuso  alle  fibre  del  legamento  rotuleo  va  a  inserirsi  alla 
tibia,  la  più  interna  e  superficiale  termina  sul  margine  esterno  e  su- 
periore della  rotula:  ambedue  queste  porzioni  hanno  direzione  obliqua 
tlall'esterno  all'interno  e  dal  di  dietro  in  avanti,  il  che  spiega  certi  spo- 
stamenti patologici  della  rotula  airinfùori,  durante  la  fiessiane  del  gi- 
nocchio. Anche  il  muscolo  vasto  interno  vien  considerato  composto  di 
due  porzioni,  che  sebbene  sullo  stesso  piano,  hanno  direzione  e  punte 
di  attacco  diverso.  Infatti  la  porzione  più  mediana  o  più  esterna  s'in- 
serisce al  margine  superiore  della  rotula  e  la  più  interna  si  continua 
con  una  |span8ione  aponeurotica»  ohe  discende  tra  il  condilo  interno  del 


432  BIBLIOGRAFIA  —  RUGai 

femore  ed  il  margine  corrispondente  della  rotala  e  si  va  a  inserire  alla 
parte  superiore  delia  tibia:  qnest*  nltima  per  la  soa^  disposinone  do- 
Trebbe  avere  una  potenza  maggiore  o  per  ispostare  la  rotola  airinterso 
0  per  elidere  le  potenze  esteme.       ' 

Dopo  di  cbe  1*  Antere  descrìve  qneirespansione  aponenrotica  (xampa 
d'oea)  che  con  Tintermezzo  di  nna  borsa  macosa  si  attacca  alla  parte 
snperiore  della  cresta  anteriore  della  tibia  ;  rammenta  il  muscolo  sub* 
crurale  dell*  Albino ,  tensore  della  capsula  articolare  del  giaoeehio  e 
spende  alcune  parole  sul  legamento  laterale  intemo  (retlnacaiam)  della 
rotula,  il  quale  staccandosi  dal  condilo  interno  del  femore,  si  porta  la 
avanti  e  verso  Testerno  e  va  ad  inserirsi  al  tendine  del  vasto  interno 
ed  al  margine  interno  della  rotola:  ò  molto  più  sottile  e  debole  del- 
resterno;  rammenta  infine  il  lei^amento  rotuleo,  l'adipe  che  eeiitetri 
questo  e  la  membrana  capsulare  dell'articolazione  (che  infiammandosi 
può  far  credere  a  un  ascesso),  la  borsa  mucosa  sottotendinea  cbe  i 
ritrova  un  po' sopra  il  punto  d'inserzione  del  legamento  e  finalmente! 
Tasi  arteriosi  e  i  linfàtici  della  regione  anteriore  e  laterale  del  gi* 
nocchio. 

Passando  alla  regione,  del  poplite,  v*  ò  accuratamente  studiato  il  modo 
di  attacco  del  bicipite,  in  ispecie  di  quei  fascettl  muscolari,  che  appar- 
tengono al  suo  capo  corto,  i  quali  se  per  regola  s*  immedesimano  coi 
runico  tendine  cbe  va  a  inserirsi,  per  la  massima  parte,  alle  testa  dei 
perone,  possono  per  eccezione  portarsi  direttamente  alla  parte  ante- 
riore delia  tuberosità  esterna  della  tibia  od  al  margine  posteriore  dellt 
fascia  lata,  la  quale  ha  in  questo  tratto  le  sue  fibre  nella  direzione  pii^ 
acconcia  ad  eseguire  il  movimento  di  rotazione  esterna  della  gamba* 
§  2«*  Allo  stadio  delle  parti  molli  periar  ti  colar!  del  ginocchio  aegoe 
quello  deli'  articolazione^  la  quale  risulta  dalf  unione  di  due  articola- 
zioni distinte  (femoro-tibiale,  femore -rotuleo)  o  di  tre,  se  coi  Malgaigo^ 
e  Petrequin  si  considera  anche  rarticolazione  peroneo-tibiale. 

Fra  le  altre  cose  ricorda  che  nel  femore  disgiunto  dallo  scheletro,!! 
condilo  interno  d  più  lungo  dell'  esterno,   mentre  tale  dislivello  scom- 
pare neir  individuo  :  del  quale  fatto,  dà  la  ragione  nella  direzione  obli- 
qua del  femore  dall'alto  al  basso  e  dall' esterno  air  interno.  Discorrendo 
dei  legamenti  extra-articolari,  del  posteriore  cloò  (leg*  del  Winalo^)» 
del  laterale   esterno  e  dell'  interno  ,  avverte  che  quest'ultimo  ò  asaal 
robusto  e  serve  ad  impedire  che  nella   stazione  eretta  aumenti  la  di* 
rezione  obliqua  del  femore,  il  qual  fatto   avverandosi  si  ha  quella  de- 
formità nota  col  nome  di  genu  valgum.  Quindi  descritti  i  legamenti  ia^ 
terarticolari  (legamenti  crociati  e  legamento  adiposo)  e  il  loro  speciale 
ufficio  desunto  dalla  loro  disposizione  anatomica  non  che  da  prove ap^ 
rimentali  fatte  sopra  il  cadavere  ;  descrive  la  capsula  sinovlale,  e  sog- 
giunge censiderazioni  fisiologiche  sui  movimenti  normali  della  gamba,  In 
relazione  alle  parti  dell'  articolazione  del  ginocchio   su  cui  talf  moti* 
menti  si  eseguiscono  ed  ai  gmppi  muscolari  che  li  determinano. 


BIBLIOGRAFIA  —  RUGGÌ  433 

Pane  quindi  in  rilievo  alcune  particolarità  deir  articoiazione  diansi 
non  Ricordate  :  cosi  si  sofferma  alquanto  sui  caratteri  fisici  della  sinovie, 
umore  di  colorito  giallastro ,  diafano  come  il  vetro  e  di  viscidità  ca- 
ratteristica e  sulle  apparenze  delia  membrana,  che  lo  secerne,  consi- 
derata un  tempo  come  una  mucosa,  oggi  invece  ragguagliata  per  rap- 
porti molteplici  alle  sierose  :  questa  membrana  sinoviale  ove  sia  con- 
siderata come  una  specie  di  ponte  formato  dal  periostio  e  gettato  dal 
femore  alla  tibia  spiega  il  diffondersi  di  certi  processi  da  un  [osso  al- 
l'altro, senza  offendere  T  articolazione.  Descrive  una  speciale  ripiega- 
tura, che  la  sinoviale  forma  nel  punto  ov*  essa  aderisce  al  margine  li- 
bero della  cartilagine  d'incrostazione,  e  che  diviene  vistosissima  in  certi 
processi  patologici:  dalla  quale  ripiegatura  (costituita  da  connettiva 
soffice,  reticolato  e  ricco  di  vasi)  nascono  quei  prolungamenti  villosi 
rivestiti  da  epitelio  e  contenenti  un  vasellino  capillare  ad  ansa,  che  ta- 
lora contengono  cellule  cartilaginee  e  diventano  centro  della  forma- 
zione dei  corpi  mobili  articolari. 

Queste  frangio  sinoviali  si  possono  ben  riconoscere  ad  occhio  nudo, 
mettendo  sotto  acqua  V  articolazione  aperta  e  agitandola  dolcemente, 
nel  quale  sperimento  esse  si  spiegano  in  forma  di  villosità  ondeggianti. 

Riguardando  poscia  la  sinoviale  nella  costituzione  istologica  vi  di- 
stingue tre  strati;  r interno  costituito  da  un  epitelio  pavimentoso,  il 
medio  formato  da  connettivo  poco  vascolarizzato,  V  esterno  da  connet- 
tivo ricco  di  vasi  sanguigni,  di  linfatici  e  di  nervi,  di  cui  non  ò  anco 
dimostrata  la  terminazione  alla  superficie  della  sinoviale.  I  linfatici  si 
comporterebbero  in  modo  analogo  a  quello  dei  linfatici  descritti  da 
Recklinghansen  nel  peritoneo  e  nelle  altre  membrane  sierose. 

Interessante  è  il  rapporto  istologico  della  sinoviale  con  la  cartilagine 
dMncrostazione,  nei  cui  strati  più  superficiali  passano  le  fibre  superfi- 
ciali della  sinoviale,  mentre  le  più  profonde  descrivono  degli  archi,  di 
cui  le  estremità  si  attaccano^  alle  epifisi  delle  ossa:  pel  quale  duplice 
rapporto  si  spiega  il  diffondersi  di  un  processo  patologico  della  sino- 
viale alla  cartilagine  d'incrostazione. 

L'istologia  delle  cartilagini  articolari  non  è  del  tutto  assodata:  per 
afcnni  esse  risulterebbero  di  pretto  tessuto  connettivo,  per  altri  (e  di 
questa  opinione  è  anche  1*  Autore)  vi  sarebbe  commisto  anche  del  tes- 
suto cartilagineo  :  quello  che  ò  certo  si  ò  che  alla  loro  periferia  hanno 
con  la  sinoviale  saldo  rapporto,  il  che  fa  comprendere  commesse  si  al- 
terino ed  anche  scompajano  nelle  malattie  del  ginocchio  assai  gravi, 
per  es.,  nelle  sinoviti  fangose:  anzi  vi  ha  qualche  anatomico  (Hyrtl, 
Hneter)  che  crede,  che  alla  superficie  dei  menischi  interarticolari  si  con- 
tinui Tepitelio  della  sinoviale,  opinione  che  V  Autore  non  professa. 

§  3."  Dopo  questi  preliminari  entra  l'Autore  in  materia  con  lo  stu- 
dio delia' sinovite  acuta  del  ginocchio  ad  essudato  siero^flbrinosOf  che 
tra  le  diverse  forme  di  sinoviti  ò  la  più  sémplice  e  la  più  benigna  quando 
non  proceda  da  una  generale  infezione  (dei  quali  casi  non  occorre  qui 
Rivista^  n 


,.  '   .  ' 


-.;■ 


434  bibliografìa  -  ruggì 

intrattenersi)  ovvero  non  sia  Tesordio  di  un  processo  più  gravo  tuttora 
latente* 

'La  sinovito  acnta  8iero*flbrìnosa  sorge  talora  senza  caasa  nota,  tal- 
volta s'invoca  come  caasa  ana  misteriosa  inflnenza  reumatica  che  solo 
in  certi  casi  speciali  appare  ben  determinata  :  sotto  la  quale  influenza 
ora  si  manifesta  d*  un  tratto  il  processo  locale,  ora  preceduto  da  tutti 
i  fenomeni  di  una  reumartrite  generale,  che  da  ultimo  si  localizza  al 
h  ginocchio.  Più  spesso  quest'affezione  viene  determinata  dalle  contusioni 

e  dalle  distrazioni  deirarticolazione,  cause  codeste  che  in  sogg^etti  sani 
producono  generalmente  effetti  lievi  e  sempre  ad  ogni  modo  propor- 
zionali con  Tintensità  del  traumatismo,  ma  che  coadjuvate  da  adatte 
condizioni  predisponenti  (ad  esempio,  la  scrofola)  possono  agire  come 
cause  occasionali  di  processi  morbosi  assai  più  gravi  che  non  una  sem- 
plica  fiogosi  essudativa. 

Ad  una  contusione  del  ginocchio  in  un  soggetto  robusto  succede  an 
dolore  immediato,  scomparso  il  qaale  1*  articolazione  infiammandosi  si 
ingrossa,  raggiungendo  dopo  3  o  4  giorni  il  massimo  del  turgore  flo- 
gistico: talvolta  però  il  gonfiarsi  ò  immediato  per  versamento  endoar- 
ticolare  di  sangue  (emartro),  talora  tanto  abbondante ,  da  distendere 
enormemente  la  cute  e  da  farla  splendente:  in  tali  casi  la  compressiood 
e  il  bagno  freddo  usati  cautamente  sono  mezzi  semplici  ed  adatti  di 
cura. 

Tanto  nelPemartro  che  nella  sinovite  siero-fibrinosa  si  ha  la  disten- 
sione della  capsula  articolare  e  lo  spostamento  in  avanti  della  rotoli 
rispetto  air  emartro  V  Autore  mette  lo  studioso  suir  avvertita  di  i^ 
sensazione  speciale  di  crepitio  (che  si  avverte  palpando)  datA^ 
sangue  coagulato  e  suggerisce  le  norme  opportune  per  stabilire  la  ^ 
gnosi  differenziale  con  le  fratture  dalla  rotula  e  col  versamento  di  sai* 
gne  nelle  borse  mucose,  specialmente  prerotuliane.  Le  brattare  delli 
rotula  si  diagnosticano  facilmente,  se  trasversali  :  le  longitudinali  V^' 
^>:,  sono  venir  scambiate  con  le  contusioni  semplici ,  con  le  quali  si  eoo- 

^>  fondono  talvolta  anche  le  fessure  dell*  epifisi  articolari,  in  ispecied'^ 

Y  A  femore  e  ciò  con  grave  scapito  del  giudizio  pronostico. 

Una  seconda  causa  traumatica  capace  di  produrre  la  sinovite  siero* 
fibrinosa  ò,  come  si  ò  detto,  la  distrazione  articolare,  per  la  quale  il^ 
gamenti  si  tendono  eccessivamente  e  parzialmente  si  lacerano:  al  ^^^ 
proposito  r  Autore  cita  le  interessanti  esperienze  fatte  dal  Boooet  p^ 
dimostrare  le  alterazioni  (d'altronde  poco  note)  che  possono  soccedef^ 
sui  singoli  tessuti  articolari  come  conseguenze  delle  distrazioni. 

L'anatomia  patologica  della  lesione  in  discorso  ò  poco  nota,  po^^ 
tale  lesione  non  essendo  mortale,  sono  scarsi  1  reperti  necroscopici^l'' 
I  '.  essa  studiati  in  individui  morti   per  altre  più  gravi  cagioni  ooa 

tanti.  Le  migliori  dilucidazioni  ce  le  offre  il  Richet  del  quale  V 
riferisce  sommariamente  le  ricerche  sperimentali» 

L'esame  obiettivo  dimostra  ohe  tali  infermi  tengono  di  prefereof» 


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BiBLiooBAFu  —  Ruaai  435 

l^mba  estesa  e  solo  nella  eccessiva  distensione  della  sinoviale  appena 
appena  flessa  sulla  coscia,  nella  qual  ultima  posizione  (esperienze  del 
Bonnet)  si  ha  la  maggior  capienza  articolare  :  del  resto  1  movimenti 
articolari  attivi  e  passivi  sono  sempre  inceppati  e  dolorosi  e  talora  as- 
solutamente aboliti.  Il  dolore  ò  un  sintoma  costante  ed  ò  tanto  più  in- 
tenso quanto  più  sollecita  e  considerevole  ò  la  distensione  della  capsula, 
«i  estrinseca  ora  come  un  senso  di  peso,  ora  di  stiramento,  ora  di  oa- 
loro  talvolta  urente  ;  il  termotatto  rileva  nella  parte  la  temperatura 
aumentata  :  questi  sintomi  soggettivi  hanno,  naturalmente ,  gradi  di- 
versi. 

Obiettivamente,  il  ginocchio  appare  gonfio  e  qualche  volta  arrossato: 
le  fosse  laterali  sono,  scomparse  e  sostituite  da  due  tumefazioni  divise 
trasversalmente  dai  legamenti  laterali  della  rotula,  con  il  palpamento  (se 
il  dolore  lo  rende  possìbile)  si  avverte  un  senso  di  fluttuazione  e  si  nota 
la  rotula  spostata  in  avanti.  La  durata  media  deiracuzie  varia  tra  1  6 
e  gli  8  giorni  :  indi  comincia  il  riassorbimento  del  liquido.  La  cura  nei 
primi  momenti  dev^essere  assolutamente  antiflogistica  e  Tuso  del  freddo 
o  mediante  vescica  di  ghiaccio,  o  con  pezze  intrise  in  acqua  fredda  o 
«on  rirrigatore  del  Leiter  trova  qui  una  giusta  applicazione. 

Nelle  forti  e  rapide  raccolte  di  essudato  endoarticolare  V  estrazione 
<lel  liquido  effuso  solleva  istantaneamente  l'infermo,  ma  questo  mezzo 
<ll  cura  non  è  sempre  necessario  nò  deve,  come  taluno  fa,  tanto 
facilmente  ripetersi:  si  adopera  all'uopo  o  l'aspiratore  del  Dieulafoy  o 
quello  di  Potain,  o  quello  di  Codmann  e  Shurtleff  o  altri,  e  in  mancanza 
di  meglio  semplicemente  un  trequarti  ordinario ,  nel  qual  caso  il  li- 
quido fuoriesce  per  la  elasticità  della  sinoviale  e  per  la  pressione  ap- 
plicata alFesterno.  La  puntura  va  fatta  alla  parte  interna,  al  disopra 
subito  del  legamento  laterale  intemo  della  rotula,  dove  la  sinoviale  è 
ampia  e  superflclale  e  la  cute  va  spostata  in  modo  che  quando  la  can- 
nula ò  tolta  scivoli  a  suo  posto  e  impedisca  così  la  comunicazione  tra 
Tarla  esterna  e  la  cavità  sinoviale. 

L'applicazione  di  un  apparecchio  inamovibile  (di  cui  V  Autore  fa  bre- 
vemente la  storia)  può  essere,  senza  altra  cura  che  preceda,  invocato 
come  mezzo  di  guarigione  della  sinovite  sierosa  acuta,  per  la  compres- 
sione uniforme  che  determina  sull'articolazione  e  per  la  immobilità  per- 
fetta che  le  assicura.  Molteplici  sono  le  variazioni  di  tali  apparecchi 
che  usati  ab  antiquo  esclusivamente  per  le  fratture,  furono  di  mano 
in  mano  perfezionati  ed  estesi  con  successo  alla  cura  di  altre  affezioni. 
In  ispecie  delle  malattie  articolari:  i  più  generalmente  usati  oggidì 
sono  quelli  fatti  col  gesso,  o  solo,  o  unito  all'allume  (Billroth)  o  unito 
A  un  po'  dì  gomma  sottilmente  polverizzata  (Ruggì). 

L'appUcazione  di  tali  apparecchi  gessati,  con  ovatta  o  senza,  richiede 
all'  atto  pratico  lungo  ed  attento  esercizio ,  per  superare  le  difdcoltà 
tecniche  che  s'incontrano  ed  evitare  i  grandi  inconvenienti  che  possono 
4erivare  da  un  apparecchio  inamovibile  male  applicato. 


495  BiBLioaiuvii.  —  Ruaoi 

Nel  ginooebio  Pappareccbio  inamovibile,  percbò  raggianga  esatta* 
mente  lo  scopo  di  un'assolata  immobilità  delibar ticolazione,  dev*  esserci^ 
esteso  dai  malleoli  e  meglio  anche  dal  piede  alla  radice  della  coscia: 
per  applicarlo  P  infermo  può  restar  coricato  nel  letto  (tatto  al  più  con 
un  grosso  cascino  sotto  le  natiche)  mentre  l'arto  afferrato  da  nn  infer- 
miere vien  sollevato  dolcemente  dal  piano  sa  cai  il  malato  riposa. 

Termina  V  Autore  questo  capitolo  descrivendo  per  incidenza  nn  ap- 
parecchio di  sospensione  da  lui  ideato  e  già  comunicato  nella  HitMUt 
CUniea  di  Bologna  (1874)  per  V  applicazione  del  coxarto  di  nn  appa- 
recchio inamovibile  dalia  coscia  al  bacino,  apparecchio  di  cui  egli  si  ò^ 
mrvito  molte  volte,  in  casi  gravi,  ottenendo  dei  risaltati  favorevoli. 

§  4  *  Spesse  volte  la  sinovite  sierosa  acuta,  invece  di  risolversi  o 
degenerare  in  una  forma  cronica,  dà  luogo  ad  una  forma  dioica  assai 
più  grave  ed  importante,  cioò  alla  sinovite  suppurativa:  la  quale  in 
tal  caso  ha  per  cagioni  occasionali  tutte  quelle,  traumatiche  o  no,  ri- 
cordate nell'argomento  che  precede  e  per  causa  predisponente  unUdio- 
sincrasia  speciale  che  sfugge  all'investigazione  del  clinico.  Altre  volte- 
invece  la  sinovite  é  suppurativa  dal  suo  primo  esordire  ed  allora  ri- 
conosce per  causa  o  nn  processo  infettivo  (febbri  settiche,  puerpe- 
rali,  ecc.,)  o  una  ferita  penetrante  deirarticolazione,  vuoi  da  punta  vuoi 
da  arma  da  fuoco. 

L'apertura  della'borsa  sinoviale  per  ferita  da  punta  ò  una  lesione  som» 
pre  grave  per  l'introduzione  nel  cavo  articolare  di  materiali  infettivi^ 
i  quali  vi  penetrano  talora  immediatamente  pel  libero  accesso'  deir  a- 
ria   ovvero  trasportati  dall'istrnmento  feritore  intriso  in  sostanze  tos* 
siche,  tal'altra  secondariamente   pel  trasporto ,  lungo  il  tramite  della 
ferita,  delle  sostanze  flogogene  prodottesi  nell'esterna  soluzione  di  con- 
tinuo. Più  gravi  ancora  però  sono  le  ferite  penetranti  da  arma  da  faoco 
e  le  lacero-contuse,  sia  per  1  guasti   che   producono  nelle  parti  molli 
periarticolari  del  ginocchio,  sia   per  le  lesioni  che  recano  al  cavo  ar* 
ticolare  e  alle  eplOsi  dove  talvolta  il  proiettile  si  conficca,  sia  infine 
percbò,  oltre  il  proiettile,  penetrano  per   entro  all'articolazione  bran- 
delli di  vestimenta,  che  per  essere  estratte  obbligano  talvolta  il  chi- 
rurgo a  eseguire  vasti  sbrigliamenti. 

La  sintomatologìa  della  sinovite  purulenta  si  compendia  nella  febbre 
intensa,  nel  forte  dolore  e  neirattitudine  della  gamba  flessa,  ad  angolo 
talora  acutissimo,  sulla  coscia  ;  la  quale  attitudine,  in  un  grado  iniziale, 
si  ha  anche  nella  sinovite  siero- fibrinosa  ad  essudato  molto  abbon- 
dante, ma  ò  assai  più  spiccata  nella  sinovite  suppurativa,  di  cui  rap- 
presenta la  caratteristica  più  importante. 

Molte  sonde  ipotesi  invocate  a  spiegare  questo  sintoma  oaratterl* 
stlco  della  sinovite  purulenta;   nessuna  però  che  risponda  scientifica- 
mente a  fatti  i  casi  morbosi.  Così  ò  giusta,  ma  insufficiente»  l'opinione  ; 
antica  di  Carlo  Bell,  secondo  la  quale  gli  infermi  prenderebbero  la  po- 
sizione più  acconcia  ad  alleviare  le  loro  sofferenze.  Insufficiente  del 


ir       •    . 

BIBLIOGFRAFIA  —  RUGGÌ  437 

pari  ò  ropinione  del  Bcnnet  pel  qaale  II  liqaido  endoarfcfcoiftrey  diaten- 
dendo  al  massimo  la  capsula^  determinerebbe  questo  fatto  della  fles- 
sione» e  le  sue  stesse  esperienze  infirmano  la  sua  ipotesi,  giacohò  le 
più  forti  pressioni  endoarticolari,  ottenute  artificialmente,  non  sono  ca- 
paci  che  di  stabilire  nell'arto  quel  grado  di  flessione  iniziale  che  si  ha 
nelle  siooviti  sierose  con  abbondante  essudato  ;  oltre  di  che  la  nota  ca» 
ratteristica  della  flessione  si  ha  anche  manifestissima  in  siaoYiti  sap- 
puranti con  scarsissimo  pus. 

Quest*ultimo  fatto,  confrontato  col  casi  di  sinoTiti  semplici  essadatLye 
con  molto  dolore,  fortissima  distensione  della  capsula  slnoyiale  ma 
estensione  perfetta  della  gamba,  contraddice  apertamente  ropinione  del 
Bichet,  il  quale  asserisce  che  la  flessione  della  gamba  sia  prescelta 
dagli  infermi  per  alleviare  la  pressione  del  liquido  sulla  sensibile  si-» 
noviale  infiammata. 

La  contrazione  involontaria  dei  muscoli  flessori  per  simpatia  con  la 
articolazione  malata  (Hanter)  o  pia  scientificamente  per  movimento  ri- 
flesso destato  nei  muscoli  flessori  dallo  stimolo  fiuogistico  della  slno- 
yiale (Billroth)  ò  stato  invocato  per  ispiegare  il  sintoma  in  discoi*SQ  ; 
resta  però  sempre  enigmatico  (e  il  Billroth  lo  dichiara  esplicitamente) 
intendere  il  perchò  grinfermi  abbiano  sollievo  da  questi  speciali  mu- 
tamenti articolari. 

Finalmente  il  Yerneuil  si  dichiara  propenso  a  ritenere  la  flessione 
della  gamba  sulla  coscia  come  fatto  secondario  dovuta  alla  preponde- 
ranza dei  flessori  per  atrofia  degli  estensori  (il  che  è  vero  in  aU^unl 
casi  cronici  e  specialmente  in  alcune  forme  lente  di  sinoviti  fungose), 
e  il  Yolckmann,  senza  dare  spiegazione  sua  propria,  ^ì^^^wa  che 
si  ha  forse  a  che  fare  con  condizioni  molto  più  compiiqatf^  ^)m  i\on  si 
erede. 

La  disamina  di  opinioni  tanto  disparate  mostra  chiar.9niente  la  defl- 
<3ienza  di  un'  ipotesi  che  spieghi  interamente  il  fatto  e  reggia  agli  at- 
tacchi della  critica  scientifica;  tale  ipotesi  T  Autore  afferma  doversi 
trarre  dalle  speciali  condizioni  anatomo-fisiologiche  deirarticolazione  e 
dalle  lesioni  che  in  essa  determina  il  processo  flogistico.  Non  esclude 
però  rintervento  dell'azione  riflessa  involontaria,  Eimile  a  quella  che 
istintivamente  e'  invita  ad  allontanare  una  parte  del  nostro  corpo  da 
uno  stimolo  qualsiasi.  Pertanto,  prosegue  a  dire  ,  agr  infermi  di  sino- 
vite  suppurativa  o  di  qualsiasi  altro  processo  flogistico  dei  ginocchio, 
in  cui  le  superfici  articolari  siano  lese  iperestesche,  riuscirà  più  van- 
taggiosa quella  posizione  in  cui  tra  esse  superficie  è  minore  i'  esten- 
sione e  rintimità  di  contatto.  Ora  a  gamba  distesa  il  combaciamento 
del  femore  con  la  tibia,  mediante  le  cartilagini  semilunari,  è  ampio, 
intimo  e  saldo,  vuoi  perchò  ò  la  parte  anteriore  larga  e  pianeggiante 
dei  condili  del  femore  che  si  mette  in  rapporto  con  la  sup6i:'fici0  arti- 
<solare  della  tibia,  vuoi  perchò  in. tale  attitudine  i  legamenti  articolari 
sì  trovano  al  massimo  della  loro  tensione.  Nella  flessione  del  glnocchi<> 


488  BIBLIOaBAFIi.  —  Ruaoi 

invece  è  solo  la  parte  posteriore  rotondeggiante  dei  condili  femorafì 
che  ha  con  la  superficie  articolare  della  tibia  rapporti  circoscritti  dì 
contatto  e  oltre  a  ciò  sono  rilasciati  i  legamenti  laterali  deli*  articola- 
zione,  massime  Testerno,  in  gaisa  che  ò  anche  possibile  rallontanameiito 
del  condilo  esterao  del  femore  dalla  corrispondente  superficie  tibiale^ 
come  si  osserva  nei  movimenti  di  adduzione  della  tibia  stessa. 

Laonde  ò  chiaro  perchò  gli  infermi  cerchino  istiniivamente  la  fles- 
sione del  ginocchio,  come  quella  che  scema  le  loro  sofferenze.  Anche 
per  altre  articolazioni  V  Autore  ha  potuto  confermare  la  legge  mede* 
sima  che  cioò  i  mutamenti  di  rapporto  delle  ossa,  che  avvengono  spon- 
taneamente in  certe  condizioni  morbose  modificano  a  un  tempo  e  la 
estensione  del  contatto  tra  le  snperfici  articolari  e  P  energia  della 
pressione  e  la  tensione  dei  legamenti. 

L' Anatomia  patologica  della  sinovite  suppurativa  e*  insegna  come  H 
processo  esordisca  con  fortissima  congestione  della  sinoviale,  spesso 
associata  a  neoformazione  di  psendomembrane  fibrinose  stratificate  ; 
alla  quale  congestione  segue  in  appresso  1*  emigrazione  dei  leueoc\U 
(Cohnheim)  dai  vasi  enormemente  dilatati  ;  talchò  la  sinoviale  nei  piimi 
momenti  assume  ^aspetto  di  una  mucosa  affetta  di  catarro  acato  per 
apparire  più  tardi  analoga  ad  una  larga  piaga  granulante  che  secerna 
continuamente  del  pus. 

Dalla  sinoviale  la  flogosi  passa  rapidamente  alle  superflci  articolari, 
distruggendo  1  menischi  semilunari  e  le  cartilagini  d*  incrostazione,  ) 
quali  per  un  processo  passivo  di  rammollimento  o  per  una   specie  L 
macerazione  (Billroth)  cadono,  come  cade  la  cornea  nella  congiantiviU 
blennorragica. 

Il  fluido  articolare  intanto,  trasformato  completamente  in  pus,  tende 
a  faUBi  strada  all'esterno  e  i  punti  preferiti  alla  rottura  sono  i  meno 
tutelali  dagl'involucri  periferici   (per  lo  più  il  fornire  dell' insaccatora 
sinoviale  al  disopra  della  rotula,  men  di  frequente  i  lati  del  legamento 
rotuleo).  Avvenuta  poi  la  rottura  del  sacco  sinovial,  le  marcie  filtrano 
profon  lamenta,  distaccando  muscoli  e  vasi  dai  loro  rapporti  col  femore 
e  risalendo  talvolta  fino  al  gran  trocantere;  mal  però  non  s'inslnaano 
verso  la  faccia  posteriore  della  coscia,  impedendolo  le  espansioni  apa« 
neurotiche  intermuscolari  della  fascia  lata.  Talora  le  marcie  compresse 
filtrano  anche  in  uno  strato  muscolare  più  tuperficiale  o  tenendo  dietro 
al  tramite  dei  vasi  e  dei  nervi,  o  seguendo   gì'  intermezzi   dei  mascoli^ 
0  Smagliando  le  stesse  fibre  muscolari.  Si  formano  talora  anche  degli 
ascessi    periarticolari,  che  non  comunicano   con  la  cavità  sinoviale; 
questi  hanno  poca  importanza.  Il  Billroth  ne  spiega  la  genesi  con  la 
ipotesi  che  il  pus  del  cavo  articolare  assorbito  dai  linfatici  sia  trasporr 
tato  nel  connettivo  per  iart  ice  lare  ;  in  tal  caso  però  le  glandolo  linfati- 
che inguinali  dovrebbero  essere  tumide. 

La  prognosi  della  sinovite  suppurativa  del  ginocchio  è  gravissima 
«ssendo  Panchilosi  del  ginocchio  la  risultanza  più  fortunata;  molte  roìté 


BIBLIOGRAFIA  -*  RUGGÌ  439 

Taontie  e  la  graTità  del  processo  impongono  l'amputazione  della  cesoia^ 
in  altri  casi  la  flogosi  prende  un  andamento  subacuto  poscia  cronico^ 
trasformandosi  infine  in  una  sinovite  fangosa. 

La  cura  ò  essenzialmente  diversa,  a  seconda  ohe  il  cavo  articolaro 
abbia  o  no  comunicazione  con  l'aria  esterna  ;  nel  primo  caso  il  chirurgo 
o  preverrà  la  flogosi  o  la  combatterà  impedendole  di  direnire  suppu- 
rativa e  allora  il  suo  interrento  avrà  ottenuto  il  più  completo  suc- 
cesso. Laonde  per  piccola  ferita,  determinata  da  arma  non  inficiente^ 
avrà  sollecita  cura  d'incapsulare  il  ginocchio  con  le  più  minuta 
precauzioni  antisettiche ,  immobilizzaDdoIo  convenientemente  e  co- 
stringendo il  malato  a  dieta  e  a  rigoroso  riposo;  chò  se  la  ferita  non 
è  recente,  o  ò  ampia  o  d  inquinata  da  materiali  infettivi,  allora  le  cau» 
tele  della  dislnfezione  sono  più  che  mai  necessarie,  perchò  non  resti 
traccia  di  materiali  eterogenei  per  entro  il  cavo  articolare  ;  il  quale 
se  dair  esterno  non  sia  dominabile  completamente],  il  chirurgo  dovrà 
fare  sbrigliamenti  adatti  e  contro-aperture ,  prendendo  opportuna 
norma  dalla  specialità  del  caso  e  dalla  anatomia  della  regione.  Pas- 
sando poscia  alla  chiusura  della  ferita  e  alla  medicatura,  userà  prefe- 
ribilmente la  sutura  con  seta  fenicata  avvertendo  di  non  chiudere  er« 
meticamente  la  ferita  (qualora  si  attenga  per  intero  ai  precetti  di  Li* 
ster)  per  evitare  il  ristagno  dei  materiali  che  nei  primi  giorni  la  sino- 
viale  secerne  ;  al  quale  scopo  anzi  torna  oltremodo  giovevole  l'applica- 
zione nelle  parti  più  declivi  di  tubi  fognatori  corti  e  grossi,  i  quali  vanno 
tolti  non  appena  abbiano  compiuto  l'ufficio  loro.  Se  il  processo  flogistico 
suppurativo  ò  di  già  iniziato  ranchilosi  retta  del  ginocchio  ò  la  termi- 
nazione più  fortunata  ed  oggi  è  anche  la  più  comune ,  da  poi  che  la 
chirurgia  ha  per  potente  alleato  la  medicatura  antisettica;  un  tempo 
Invece  la  guarigione  delle  sinoviti  suppurative  era  subordinata  o  alla 
resezione  articolare  o  alPampucazione,  dopo  ohe  gl'infermi  eran  passati 
per  una  serie  infinita  di  complicazioni.  Lo  sòopo  del  chirurgo  in  tali  casi 
ò  di  evitare  il  ristagno  delle  marcie ,  mercè  sbrigliamenti,  controaper- 
ture,  injezioni  detersive  e  apparecchi  fognatori  acconciamente  applicati. 

Se  nel  cavo  articolare,  per  causa  non  traumatica,  si  desta  una  sup- 
purazione 0  se  una  fiogosi  suppurativa  acuta  ha  avuto  luogo  dopo  la 
cicatrizzazione  di  una  ferita  esterna,  sicché  neirun  caso  e  nell'altro  il 
cavo  articolare  non  comunichi  con  l'atmosfera,  il  chirurgo  dovrà  a  tutta 
prima  ricorrere  ad  un*  energica  medicatura  antiflogistica  non  trascu- 
rando di  mettere  1*  arto  in  estensione ,  perchò  avvenuta  Tancbilosi,  si 
trovi  in  condizioni  favorevoli  a  funzionare;  chò  se  a  tale  pratica  non 
si  fosse  preventivamente  pensato,  bisogna  tosto  rimediare  all'ommis- 
sione  praticando  la  distensione  dell'arto  sotto  la  narcosi  cloroformica. 
Ciò  fatto,  prima  che  il  malato  si  ridesti,  si  applica  dal  piede  alla  ra- 
dice della  coscia  un  apparecchio  innamovibile  che  offre  il  doppio  van- 
taggio di  dare  alla  parte  malata  una  salda  e  immobile  posizione  e  di 
permettere  ^applicazione  del  ghiaccio.  Talora  l' infermo  allo  svegliarsi 


4M  BIBLIOaBAFIA  —  RUGGÌ 

sente  dolore  al  ginocchio»  che  di  solito  sollecitamente  si  ealma;  se  perù 
qaesto  dolore  ò  soverchio  e  persistente  si  ricorre  a  qualche  calmaate, 
evitancio  per6  il  cloralio,  pericoloso  per  la  pregressa  cloroformizza* 
zlone. 

Se  il  liquido  marcioso  nella  cavità  sinoviale  sia  in  grande  copia  sarà 
utile  darghi  esito  o  con  nn  comune  trequarti  o  con  un  aspiratore  ;b 
certi  casi  anche  più  gravi  però  questa  pratica  ò  insufficiente  e  fa  d'oopo 
ricorrere  ad  ampie  aperture  per  render  facile  lo  scolo  del  pus  ed  il  la- 
vacro deirestesa  superficie  suppurativa. 

Finalmente  se  per  considerevole  perdita  di  materiali  la  vita  di  db 
infermo  di  sinovite  suppurativa  fosse  in  pericolo,  ci  resta  ultima  risorsa 
l'amputazione  della  coscia  che  fatta  col  metodo  scrupolosamente  aoti- 
settico  dà  una  guarigione  immancabile  e  rapida  ;  il  processo  ohe  io  tal 
caso  r Autore  raccomanda  ò  quello  a  dae  lembi  (anteriore  e  poste- 
riore) il  quale  dà  guarigione  sollecita  per  la  facilità  onde  gli  umori  pM- 
sono  scolare  dalla  ferita  mediante  tubi  fognatori  laterali,  e  no  solido 
moncone  per  le  forti  masse  muscolari  che  contribuiscono  a  ixif^^ 
Testremità  delFosso  femore  segato. 

S  5.®  L'idrope  articolare  cronica  del  ginocchio  (idrartro^  sinovite  i^- 
rosa  cronica)  è  caratterizzata  dair  aumento  e  dalia  mutata  composi- 
zione del  liquido  intracapsulare  ;  ora  ò  primitiva,  ora  ò  secondaria  a Qi^ 
processo  acuto  e  riconosce  per  cagioni  nel  primo  caso,  una  speciale i^ 
ritazione  articolare  congiunta  ad  uno  stato  generale  discraslco,  nel  se- 
condo la  causa  stessa  che  generò  la  malattia  primitiva.  Il  liquido  ìQ- 
tracapsulàre  ora  ba  le  apparenze  dell'acqua  pura,  ora  ò  simile  alla» 
novia,  ora  denso,  gelatinoso  colloide  e  in  quest*ultlmo  caso  contieni 
cellule  e  frammenti  cellulari  .di  epitelio  degenerato  ;  per  la  quantità  ti' 
ria  assaissimo  e  può  perfino  saggiungere  i  5C0  grammi.  I  sintomi  cli- 
nici della  flogosl  articolare  o  mancano  o  sono  appena  sensibili  e  perlt* 
più  periodici  e  causati  da  soverchio  esercizio  con  Tarlo  malato;  d'or 
dinario  il  processo  decorre  subdolo  e  l' infermo  se  ne  accorge  appeoi 
pel  gonfiore  e  per  qualche  lieve  disturbo  funzionale  concomitante;^ 
'quest'affezione  sono  colpiti  i  giovani  di  preferenza. 

L*  anatomia  patologica  mostra  ora  un*  irritazione  semplice  epiteliale 
ora  un  po' di  vascolarizzazione  nella  sinoviale  (periodi  dMrritazlone)  ora 
un^iperplasia  del  connettivo  sotto-sinoviale ,  per  cui  la  membrana  si  & 
grossa  e  resistente  ;  costantemente  poi  si  ha  T  allungamento  delle  vii* 
losità  articolari  pel  moltipllcarsi  ai  loro  apici  del  vaseliini  capili&^t 
che  formano  un'  ansa  vascolare  in  ogni  singolo  villo. 

L'esame  obiettivo  tende  ad  accertare  la  presenza  del  liquido  nel  cave 
deirarticolazione  ;  il  quale,  essendo  scarso  allorché  la  malattia  ò  nel  sao 
esordio  darà  difficilmente  indizio  di  so,  laddove  a  processo  inoltrato  si 
mostrerà  chiaramente,  per  lo  spostamento  caratteristico  della  rotolalo 
«vanti,  per  T  imprimersi  dei  suoi  legamenti  sulla  sinoviale  distesa  a  P^i 
senso  di  fluttuazione  avvertito  in  tutta  la  superficie  anteriore  del  f 


nocchio  e  più  noteTolmente  nelle  singole  borse  perirotalee,  nelle  quali 
la  sinoviale  distesa  fa  quasi  ernia  e  sembra  talora  sottocutanea.] 

Il  liquido  endoarticolare  può  anche  distendere  le  borse  mucose  ohe 
comnnicano  col  cavo  sinoYiàle ,  nel  qual  caso  si  formano  tumidezze 
fluttuanti,  manifeste  specialmente  al  poplite^  che  scompaiono  con  lo 
{^comparire  del  liquido  intracapsularó  e  non  devono  essere  menoma- 
mente confuse  con  altre  raccolte  peri-sinoviali  non  comunicanti  con  la 
articolazione,  quali^  ad  es.,  la  idrope  della  borsa  mucosa  sottostante  al 
legamento  rotuleo  presso  la  sua  insezione  alla  tibia  e  V  idrope  della 
"borsa  sopraròtulea  sottostante  al  quadricipite  ;  ambedue  queste  idropisie 
non  determinano  giammai  spostamenti  della  rotula,  come  succede  in- 
vece per  le  raccolte  di  liquido  nell'interno  della  sinoviale. 

Nò  però  si  creda  che  il  discostarsl  della  rotula  dei  sottostanti  con- 
cili del  femore  sia  caratteristica  esclusiva  del  versamenti  intrarticolarl: 
può  infatti  accadere  che  una  raccolta  di  liquido  (un  ascesso,  ad  es.»  al 
disotto  del  qnadricipite)  distacchi  la  borsa  sinoviale  in  quel  tratto  che 
aderisce  alla  faccia  anteriore  del  femore,  e  determini  lo  schiacciamento 
deir  insaccatura  soprarotulea  dair  indietro  in  avanti  ;  la  rotula  in  tal 
Caso  verrà  spostata  in  avanti  e  inclinata  verso  il  basso  ;  per  tale  incli- 
nazione il  processo  ora  indicato  (che  può  essere  anche  riprodotto  ar- 
tificialmente sul  cadavere)  si  differenzia  dair  altro  in  cui  la  rotula  per 
raccolta  endo-sinoviale  si  sposta  direttamente  in  avanti. 

Il  pronostico,  per  ciò  che  riguarda  il  riassorbimento,  ò  riservato  nelle 
forme  primitivamente  croniche,  più  favorevole  negli  idrati  cronici  con- 
secutivi a  processi  acuti  ;  talora  però  la  gravezza  del  caso  dipende  dalla 
perduta  solidità  deirarticolazione  e  dairabolizione  in  grado  maggiore  o 
minore  delle  funzioni  dell'arto;  il  quale  effetto  ò  dovuto  air  allun- 
garsi e  al  rilasciarsi  dei  legamenti  del  ginocchio  sia  per  V  azione  di- 
straente del  liquido  endoarticolare,  sia  per  un  processo  attivo  che  in 
essi  si  svolge,  influendo  sulla  loro  nutrizione. 

Ma  Fazione  meccanica  del  liquido  non  si  fa  sentire  soltanto  sul  le- 
gamenti che  saldano  la  gamba  alla  coscia  (laterali  e  crociati),  bensì  an- 
cora su  quelli  che  tengon  fissa  la  rotula,  di  guisa  che  questa  si  lussa 
incompletamente  airesterno,  con  un  meccanismo  ben  diverso  da  quello 
che  determina  la  lussazione  completa  della  rotula  nelle  forme  di  sino- 
yiti  fungose  in  cui  Parto  ò  tenuto  flesso  ;  in  questo  caso  molte  forze  si 
congiungono  al  medesimo  scopo,  laddove  nelfidrarto  cronico,  in  cui  la 
gamba  ò  tenuta  in  estensione,  lo  spostamento  della  rotula  ha  per  unico 
coefficiente  razione  attiva  del  liquido  endoarticolare  coadiuvata  dalla 
ipernutrizione  dei  legamenti;  la  cagione  poi  onde  detta  lussazione  non 
si  fa  mai  air  Interno  ò  tutta  anatomica,  essendo  il  legamento  laterale 
esterno  più  robusto,  più  breve,  più  protetto  e  quindi  più  atto  a  resi- 
'stere  alla  distensione;  oltre  a  ciò  la  capacità  della  capsula  sinoviale  ò 
più  ampia  al  disotto  del  legamento  interno,  e  nelle  forti  distensioni  ri- 
cetta maggior  copia  di  liquido. 


442  BiBUcaiunÀ  — -  RuaGi 

Passando  alla  cura  delPidrartro  e  non  tenendo  gtastamente  alcan  cal- 
colo dei  rimedi  interni,  1*  Autore  fa  una  rapida  riYista  dei  Tari  mezzi 
di  cnra  locale,  ai  quali  la  pratica  ora  concesse ,  ora  negò  il  vanto  di 
splendidi  risaltati.  Di  tali  mezzi  taluni  non  addimandano  solazione  di 
oontinuità  (apparecchi  contentivi»  compressione,  applicazioni  rìsolTcntl, 
doccio,  ecc.),  altri  agiscono  irritando  la  cute  (epispastici  e  caustici),  al- 
tri infine  sono  vere  operazioni  con  le  quali  si  agisce  direttamente  sulla 
sinoviale  (setone,  puntura  e  svuotamento,  incisione,  iniezioni  di  so- 
stanze irritanti,  ecc.,).  Quanto  agli  antiflogistici  possono  recare  van- 
taggi nei  casi  recenti  e  subacuti. 

Gli  effetti  salutari  di  tanto  svariata  terapia  sono,  come  si  ò  detto 
innanzi,  assai  contrastati  ;  la  pluralità  del  chirurghi  peraltro  ò  d*  ac- 
cordo nel  rigettare,  come  pericolosissima  la  pratica  deirincisione,  men- 
tre accoglie  a  titolo  di  cura  palliativa  la  puntura  evacuaiiTa,  fatta  in 
modo  da  impedire  la  penetrazione  delParia  ;  molte  guarigioni  si  otten- 
gono facendo  seguire  la  puntura  da  iniezioni,  nel  cavo  articolare,  di 
sostanze  irritanti  (ad  esempio  la  tintura  di  jodio),    . 

Fra  tutte  le  cure  deiridrartro  però  la  più  efficace  e  meno  pericolosa 
ò  la  compressione,  specialmente  associata  a  qualche  blando  irritante. 
Il  Volkmann  la  consiglia  calorosamente,  ma  l'applicazione  ch'Egli  ne 
fa  (mediante  fasciatura  di  flanella)  riesci  sempre  dolorosa,  spesso  in- 
tollerabile agl'infermi.  L'Autore  si  serve  invece  con  un'idea  affatto 
nuova  di  succhettl  di  tela  ripieni  di  palline  da  caccia  che  colloca  sul 
ginocchio  e  di  cui  regola  il  peso  in  proporzione  del  bisogno  è  della 
tolleranza  delPammalato  ;  durante  il  riposo  sostituisce  a  questo  mezzo 
una  fasciatura  di  flanella  molto  serrata. 

A  così  fatto  genere  di  compressione  i  malati  di  leggieri  si  abitaano^ 
di  guisa  che,  grado  grado,  sono  tollerati  pesi  maggiori  con  evidente 
vantaggio  del  riassorbimento;  purchò  naturalmente  siano  osservate  le 
regole  tecniche  che  l'Autore  consiglia,  di  porre  cioò  l'arto  nella  più 
perfetta  estensione  con  un  cuscino  sotto  il  poplite,  acciocché  i  vasi  po- 
plitei  non  siano  compressi,  e  di  applicare  dei  cuscinetti  di  ovatta  nella 
parte  anteriore  del  ginocchio,  su  cai  deve  gravitare  il  peso,  accioechò 
la  pressione  sia  trasmessa  indirettamente  sul  liquido,  escludendo  per 
quanto  ò  possibile  la  rotula. 

Finalmente  nei  casi  in  cui  per  il  rilasciarsi  dei  legamenti  articolari 
l'arto  divenga  insufdciente  al  sostegno  del  corpo,  bisogna  o  ricorrere 
ad  un  apparecchio  ortopedico,  o  tentare  i  mezzi  atti  a  determinare  una 
anchilosi  retta;  riuscendo  inutili  le  quali  prove  si  ricorrerà  all'uso  d^ 
fuoco  per  trasflsioae,  alla  resezione  e  per  ultimo  anche  all'amputazione 
della  coscia. 

§  6.^  Dopo  aver  discorso  deiridrope  articolare  cronica  del  ginocchio» 
passa  r  Autore  ad  un  argomento  importantissimo ,  cioò  alla  sit%ovite 
fungosa  e  svolge  questo  studio  ampiamente,  sia  perchò,  com*  egli  dice^ 
esso  raccoglie  in  so  i  punti  principali  del  soggetto,  sia  perchè  in  esso 
la  chirurgia  moderna  ha  dimostrato  tutta  la  sua  potenza. 


BlBLIOaBAFU  —  RUGGÌ  44S 

La  sinovite  fhngosa,  è  oggi  meno  frequente  che  non  fòsse  qualche 
anno  indietra,  grazie  a  più  razionale  trattamento  delle  malattie  arti*» 
colari.  Col  Yolckmann  l'Autore  distingue  la  denominazione  di  tumor 
idoneo  da  quella  di  artroeaee^  indicando  con  la  prima  le  sinoTitl  fun- 
gose che  hanno  dalla  sinoviale  il  loro  inizio,  con  la  seconda  quelle  che 
cominciano  nelle  estremità  delle  ossa;  distinzione  codesta  assai  impor* 
tante  e  possibili  più  spesso  al  letto  del  malato  che  non  sul  tavolo  ne- 
croscopico. 

Discorre  poscia  delle  modificazioni  anatomo-patologiche  indotte  dal 
processo  nella  sinoviale,  nella  quale  innanzi  a  tutto  accade  un'iperemia 
intensa  dei  vasi,  poscia  una  formazione  di  neocapillari  congiunta  alla 
proliferazione  degli  elementi  cellulari  della  sinoviale  e  alla  fuoriuscita 
dei  leucociti  dai  vasi  ;  onde  ben  presto  l' epitelio  cade,  si  formano  le 
granulazioni  e  nella  cavità  articolare  si  versano  quantità  maggiori  o 
minori  di  pus,  talora  in  tanta  copia  da  determinare  una  fluttuazione 
distinta,  tarai  tra  in  cosi  scarsa  quantità  da  non  esserne  possibile  la 
statazione  all'esame  obiettivo.  Questo  pus  ò  conseguenza  della  prolife* 
razione  superficiale,  laddove  la  proliferazione  ed  il  lussureggiare  delle 
cellule  tra  le  pareti  della  sinoviale  inducono  T inspessimento  di  essa; 
questi  due  fatti  sono  in  certa  guisa  in  antagonismo,  tantoché  scema  la 
formazione  del  pus  col  progredire  della  vegetazione  nelle  pareti;  più 
avanti  però  anche  il  tessuto  di  neoformazione  prende  parte  alla  sup- 
purazionci  la  quale  si  fa  abbondantissima  e  tende  a  farsi  strada'  verso 
l'esterno. 

DI  conserva  con  tali  alterazioni  procede  la  neoformazione  perisino* 
viale  invadendo  tutte  le  parti  molli  circumambienti,  onde  l' articola- 
zione sìngrossa  la  cute  si  fa  liscia  e  anemica  ed  assume  queli'  aspetto 
biancastro  per  cui  la  malattia  prese  nome  dì  tnmor  bianco;  talora  que» 
sto  neo-connettivo  periarticolare  degenera  e  dà  luogo  ad  ascessi,  che 
si  aprono  all'esterno  la  merco  di  seni  fistolosi.  Tali  seni,  dice  T  Autore, 
bisogna  saperli  differenziare  da  quelli  che  si  formano  per  la  rottura 
della  capsula  sinoviale  e  per  tale  distinzione  ricorda  alcuni  segni  dif- 
ferenziali e  nella  qualità  delle  marce  e  nel  punto  ove  detti  seni  si 
aprono;  peraltro  aggiunge  che  in  tali  giudizi  ottima  maestra  ò  la  pra- 
tica. 

Proseguendo  in  questa  disamina  anatomo-patologica  accenna  aira* 
trofia  e  alla  degenerazione  grassa  dei  muscoli  della  coscia  e  della 
gamba  corrispondenti  al  ginocchio  malato  e  in  antagonismo  con  questo 
fatto  airipertrofla  del  pannicolo  adiposo  sottocutaneo.  Dell'atrofia  mu- 
scolare trova  la  ragione  nell'inazione  dell'arto  e  nel  suo  pervertimento 
nutritivo  pel  richiamo  di  più  abbondante  materiale  al  punto  infiammato; 
11  secondo  fatto  lo  spiega  per  la  cessata  contrazione  delle  sottostanti 
masse  muscolari,  sicchò  diminuisce  ad  un  tempo  e  la  pressione  eccen- 
trica sul  pannicolo  e  Tattrito  che  normalmente  ne  produce  il  consumo 
«  rassottigliamento. 


444  BiBLiooiUFi  —  Ruaei 

Anche  i  nervi  catanei  alla  periferia  di  questi  centri  fiogiatici  ai  Danno 
ipertrofici,  deila  quale  osservazione  la  patologia  cliirnrgloa  deve  aaper 
.grado  al  Bnggi,  il  quale  pel  primo  ha  avvertito  questo  fatto   e  lo  lia 
aottoposto  ali*  esame  degli  anatomicL  Egli  se  ne  avvide ,  mentre  per 
spiegarsi  i  dolori  Assi,  che  seguono  con  certa  costanza  alle  sinoviti  fan- 
gose, esaminava  strato  a  strato  Iq  parti  molli  periarticolari  di  alenni 
ginocehi  affetti  da  tumor  biauoo  ;  quivi  infatti  osservava  che  le  dira- 
mazioni in  sottocutanee  del  nervo  safeno  interno  sono  evidentemente 
più  grosse  che  non  sogliono  essere  in  ginocchi  sani  in  identiche  con- 
dizioni di  età.  E  Tosservazione   microscopica  confermara  che  i  singoli 
cordoni  del  nervo  malato  hanno  un  diametro  maggiore  di  quelli  di  un 
neryo  fisiologico  omonimo,  che  il  perinervo  di  ciascun  eordone  mostra 
io  sviluppo  più  pronunciato  di  alcune  cellule  e  che  delle  singole  fibre 
nervose  (disgiunte  le  une  dalle  altre  da  una  sostanza  amorfa  grigio- 
pallida  di  neoformazione)  alcune  sono  4  o  5  volte  maggiori  della  norma, 
altre  invece  sono  rimpicciolite  sino  a  un  grado   estremo;  le  fibre  più 
grosse  occultano  il  loro  cilindro  assile  mercè  più  abbondante  sostanza 
midollare  di  appetto  granuloso. 

.  Sulla  mobilità  abnorme  dell'  articolazione  si  ferma  in  seguito  1*  Au- 
tore e  la  spiega  per  l'allungamento  dei  legamenti  articolari,  ora  pri- 
mitivo, come  succede  nelle  forme  epifisarie,  ora  secondarlo  alla  scom- 
parsa delle  cartilagini  d^incrostazione  e  delle  semiinnari  e  al  logorio  dei 
capi  ossei  articolari. 

Le  cartilagini  semilunari,  pei  rapporti  intimi  che  hanno  con  la  sino- 
ylale,  scompaiono  prima  ancora  che  nelle  cartilagini  d*  incrostasione 
avvengano  quelle  gravi  alterazioni  caratteristiche  prodotte  al  tempo 
stesso  dalla  pressione  scambievole  delle  ossa  e  dalla  proliferazione  pe- 
ricartilagìnea  della  sinoviale. 

DI  codeste  alterazioni  quelle  suscitate  dall' irritazione  per  contatto 
hanno  maggiore  intensità  in  quei  punti  ove  le  ossa  che  compongono 
rarticolazione  del  ginocchio  aderiscono  più  strettamente  tra  loro,  cioò 
tra  il  condilo  interno  del  fèmore  e  la  superficie  articolare  corrispon- 
dente deila  tibia,  sia  ad  arto  disteso,  per  la  maggior  sporgenza  del  con- 
dilo interno,  sia  ad  arto  disteso,  per  la  maggior  sporgenza  del  condilo 
interno,  sia  a  ginocchio  flesso ,  per  la  minor  lunghezza  del  corrisjpon- 
dente  legamento  laterale. 

Questo  fatto  (che  ha  costante  riscontro  in  analoghe  condizioni  mor- 
bose di  altre  articolazioni)  spiega  la  prevalenza  del  dolore,  nelle  sino- 
yiti  fungose,  al  lato  interno  del  ginocchio,  la  quale  non  ò  già  devoluta, 
come  asseriva  il  Ricbet,  allo  stiramento  dell'in  terno  legamento  laterale^ 
ma  alla  prevalente  lesione  della  cartilagine  dMncrostaziooe  di  qaesto 
lato  e  alla  successiva  carie  del  sottostante  osso.  Chò  se  infatti  per  qual- 
siasi ragione  venga  stirato  l'arto  infermo  in  guisa  da  allontanare  le  su- 
perfici  articolari  cessano  come  per  incanto  le  sofferenze  dell'ammalato. 

Nel  mentre  che,  nei  punti  di  pressione  delle  ossa,  le  cartilagini  si 


BIBLIOGRAFU  —  Bueai  445 

dis^aggono,  non  per  processo  assolatamente  passivo,  ma  per  attiva 
proliferazione  degli  elementi  cellulari  (Virchow,  Volckmann,  ecc.,)  negli 
altri  pnnti  pare  cedono  al  soverchio  proliferare  dell«  grannlazionl  che 
si  svolgono  da  tutta  la  superficie  della  sinoviale  ;  dai  margini  liberi  della 
quale  si  avanzano  delle  anse  vascolari,  cui  tengono  dietro  granulazioni 
rosse  e  fungose  e  queste  a  guisa  del  panno  carnoso  della  cornea  coprono 
le  superfici  delle  cartilagini  d'incrostazione  a  traverso  la  quale  mandan 
propagini;  la  cartilagine  viene  cosi  a  poco  a  poco  corrosa,  fino  a  scom- 
parire completamente.  Esaminata  col  microscopio  ora  si  trovano  le  cel- 
lule infiltrate  dai  leucociti  migranti  dei  vasi,  mentre  si  fonde  la  so  - 
stanza  intercellulare  jalina,  orasi  scorge  che  le  cellule  cartilaginee 
partecipan  poco  al  proceìsso  di  proliferazione  e  che  il  riassorbimento 
accade  piuttosto  passivamente,  forse  anche  per  rammollimento. 

Nei  tumori  bianchi  adunque  le  erosioni  cartilaginee  di  aspetto  ulce- 
roso progrediscono  dalla  periferia  al  centro  e  dal  centro  alla  periferia  ; 
queste  sono  il  frutto  delle  irritazioni  scambievoli  delie  ossa,  (quelle  il 
risultato  della  proliferazione  pericartilaginea  della  sinoviale;  in  certi 
casi  la  distruzione  ò  completa  (carie  fungosa  periferica  dell'  epifisi)  e  1 
condili  erosi  e  trasformati  sono  immersi  in  un  sacco  pieno  di  marcia, 
la  quale  per  mezzo  di  seni  fistolosi  non  tarda  a  farsi  strada  airesterno* 

L*  osteomielite  epiflsaria  può  associarsi  al  processo  e  ciò  accade  se- 
condariamente nei  tumori  bianchi,  primitivamente  negli  artrocaci;  si 
ha  In  tal  caso  la  distruzione  della  compage  ossea  epifisaria.  In  alcune 
forme  però  le  fungosità  dell'epifisi  si  fondono  con  quelle  della  sinoviale 
e  si  organizzano,  cangiandosi  ora  in  tessuto  fibroso,  ora  in  sostanza  os- 
sea, alla  formazione  della  quale  pare  partecipino  largamente  anche  le 
cartilagini  d'incrostazione  ;  peraltro,  in  speciali  soggetti,  la  flogosl  può 
anche  diffondersi  dairepifisì  alla  diafisi ,  seguendo  il  tramite  della  mi- 
dolla. 

Se  Tinizio  del  processo  ò  una  carie  epiflsaria,  centrale  o  periferica^ 
la  sinovite  che  si  suscita  a  traverso  la  cartilagine,  ha  tutte  le  carat- 
teristiche enunciate  ;  talvolta  alle  vegetazioni  della  sinoviale  si  aggiunge 
una  carie  subcondrica  e  allora  la  cartilagine  sta  tra  dae  strati  di  gra- 
nulazioni. Per  i  processi  flogistici  epifisarìi  talvolta  le  ossa  cessano  di 
allungarsi,  talvolta  Tarto  malato  cresce  più  del  sano  e  tale  permuta- 
mento nutritivo,  in  più  o  in  meno,  si  fa  sentire  su  tutto  Tarto;  peraltro 
nelle  sinoviti  fungose  epifisarie  del  ginocchio  prevalgono  le  atrofie,  do- 
vute talora  alla  distruzione,  ta^altra  alla  sospensione  o  alla  modifica- 
zione funzionale  della  cartilagine  epifisaria  depatata  all^  allungamento 
osseo;  non  è  poi  facile  a  spiegare  come  l'atrofia  si  faccia"  sentire  su 
l'arto  intero. 

La  formazione  di  sequestri  ossei,  per  cui  si  hanno  lunghe  e  pertinaci 
suppurazioni,  tien  dì  frequente  dietro  alle  forme  articolari  epifisarie; 
in  seguito  alle  quali  si  osservano  anche  dei  veri  ascessi,  più  o  meno  , 
grandi,  ohe  si  versano  ora  nel  cavo  articolare,  suscitando  quivi  solle- 


440  BIBLIOGRAFIA  —  Ruaai 

! 

cltamenie  una  flogosl,  ora  airesterao;  i  seni  fistolosi  che  la  tal  gi 
«1  formano  debbono  essere  distinti  da  quelli  che  si  oris^n&QO  per  ] 
tura  della  sinoyiale. 

Non  sempre  le  sinoviti  fangose  danno  luogo  a  sapporazioni  e  ai  a 
fistolosi  e  grandi  distruzioni  articolari^  in  soggetti  robusti,  possono  i 
oadere  senza  che  airesterno  si  versi  una  goccia  di  pas  ;  la  simili  e 
le  articolazioni  appajono  grosse  e  dure  per  ipertrofia  della  partì  ma 
periarticolari  e  qualche  rara  volta  per  osteofiti  sorti  dal  periostio  e] 
flsario. 

Nelle  cosi  dette  forme  secche  le  granulazioni  si  sclero tizzano  e  si  I 
un  corrugamento  che  non  esclude  T  ulteriore  proliferazione  granal&r^ 
in  modo  che  la  distruzióne  dell*  osso  prosegue  ugaalmente.  la  certi 
punti  della  sinoviale  però  si  formano  a  quando  a  quando  delle  raceoltt* 
di  pus,  che  non  potendosi  aprire  all'  esterno  per  la  resistenza  dei  taf- 
enti  circumambienti,  finiscono  col  degenerare  in  sostanza  caseotf  A' 
bercolosi  ossea  degli  antichi)  che  assorbita,  pu6  essere  11  punto  ili  P>^ 
tenza  di  veri  processi  tubercolari. 

%  7.^  Le  ricerche  eziologiche  sulla  slnovite  fungosa  talora  sono  afii^ 
negative,  taPaltra  si  compendiano  in  azioni  renmatiche  o  trauma^ 
le  quali  agiscono,  come  causa  occasionale,  in  soggetti  particoiarmeat^ 
predisposti;  la  cagione  predisponente  che  più  spesso  si  riscontra  è  li 
scrofolosi  di  cui  l*artrite  fangosa  (ora  in  una,  ora  in  più  artico/azM 
ò  talora  una  manifestazione  speciale.  Qualche  volta  peraltro  lo 
generale  deirorganismo  non  ha  rapporti  col  processa  morbosa  lo(^ 
che  ò  conseguenza  di  un  franco  processo  flogistico  e  in  tale  caso,  » 
lontanata  la  parte  inferma,  cessa  il  deperimento  del  malato,  che 
risorge  a  nuova  vita. 

L'età  giovanile  (prima  dei  25  anni)  ò  quella  in  cui  di  pveferenxB^ 
svolge  Tartrite  fungosa ,  per  la  grande  attività  formativa  che  la  ^ 
epoca  posseggono  le  articolazioni  e  lo  sviluppo  di  tal  processo  morbo^" 
(quando  non  segue  a  un'affezione  acuta)  ò  il  più  delle  volte  subdolo  < 
lento,  talchò  l'infermo  si  accorge  assai  tardi  delia  malattia  clie  lo  ^' 

fligge. 

Il  dolore,  che  nelle  forme  a  decorso  lentissimo  dà,  neirinizio,  apP^ 
appena  sentore  di  so,  ò  in  genere  il  primo  sintomo  che  richfa'oia  & 
parte  rattenzione  del  malato  e  del  parenti;  anzi  in  certi  casiòl'uo^ 
sintomo  che  conduce  alla  diagnosi  di  osteomielite  epifisaria  oentFB  ^ 
primitiva  ;  generalmente  ò  spontaneo,  ma  può  essere  suscitato  od  e^^' 
cerbato  da  movimenti  della  gamba.  L' aumento  di  sensibilità  alis  P^ 
eusslone  sulle  epifisi  e  il  cambiamento  di  tono  nella  percussione  stes 
sarebbero,  secondo  il  Lùcke,  un  dato  obiettivo  per  riconoscere  l^ost^ 
mielite  epifisaria  centrale  in  mancanza  di  altri  segni  ;  V  Autore  ^^^ 
pone  in  dubbio  il  valore.  n. 

Al  dolore  segue  da  prima  ^impedimento,  poscia  la  soomp&i^^^ 
funzione  articolare  o  la  sostituzione ,  ai  normali ,  di  moviffio^^  ^ 


BlBLIOftBAPU  —  BUOGI  447 

I  ■  .^.tologioi  di  lateralità  a  gamba  perfettamente  estesa;  qaesti  moyimentl' 

patologici  accennano  airallungamento  assolato  o  relativo  dei  legamenti 
'  '^^e  impongono  una  prognosi  sfaTorevole,  quando  anche  Tarticolazione  non 

sembri  all'apparenza  assai  compromessa. 
V^    Aitro  sintoma  costante  della  slnovite  fungosa  ò  la  deformità  nell'ar- 
'^^''^^^'ticolasione  e  nell'arto,  che  dipende  in  parte   dal  layorio  flogistico,  in 
'^"^'^ parte  dai  mutamenti  di  direzione  e  di  rapporto  delle  ossa;  il  ginocchio 

'ora  sMngrossa  uniformemente  per  la  infiltrazione  delle  parti  molli  pe« 
^"^^ riarticolari,  ora  assume  aspetto  irregolare  e  variato;  vuoi  per  ascessi 

snperflciali  o  profondi,  vuoi  per  rientramenti  cicatriziali,  vuoi  per  seni 
m^  fistolosi,  che  si  aprono  qua  e  colà  e  air  orificio  esterno  dei  quali  tro  • 
mj3!  y^Qgl  talora  zaffi  di  granulazioni.  Queste  singole  contingenze  morbose 
ìììm  cangiano  variamente  il  colorito  della  pelle,  la  quale  nel  processo  mor- 
^''o^boso  in  discorso  ò  stirata,  pallida,  anemica  e  al  termotatto  più  calda 
)siitAiehe  nelle  regioni  adiacenti.  Su  quest'argomento  della  sintomatologia  il 
QM  fli  Raggi  ha  fatto  lunghi,  pazienti  ed  accurati  studj  ;  e  ha  potuto  trarne 
il  psc  considerazioni  affatto  nuove. 

La  gamba  ordinariamente  è  flessa  sulla  coscia  per  le  condizioni  istesse 
loraf  che  al  dire  deir  Autore  costringono  gli  ammalati  a  tale  attitudine  nella 
0  tit  sinovite  suppurativa  ;  non  ci  ò  altra  differenza  che  nelle  sinoviti  fun- 
nw  gose  [la  flessione  tarda  maggior  tempo  a  presentarsi  e  talora  anche 
iiH  manca  del  tutto  ;  il  primo  di  qaesti  fatti  devesi  ripetere  dalla  maggior 
0  lentezza  onde  avvengono  nella  sinovite  fungosa  le  ulcerazioni  delle  car- 
'altiv  tilagini  d'incrostazione  e  delle  ossa,  tanto  più  se  il  processo  si  svolga 
irì0  dalle  epifisi  a  maggiore  o  minor  distanza  dalla  superficie  articolare; 
ili'*  quanto  al  secondo  fatto,  cioò  al  rimanere  la  gamba  estesa,  esso  accade 
iQ^é    ogni  qual  volta  la  sinovite  fungosa  resti  limitata  o  prevalente  airarti- 

colazione  femoro- rotulea;  quando  infatti  ciò  avvenga  T Autore  dimo- 
•i'^  stra  che  Tetensione  della  gamba  ò  la  posizione  più  acconcia  a  scemare 
e}<  le  sofferenze  dell'  infermo,  pel  rilasciamento  in  cui  sono  poste  allora 
0  tutte  le  parti  molli  della  regione  anteriore  del  ginocchio  e  per  la  mi- 
ii  nor  pressione  che  esercita  la  rotula  contro  la  corrispondente  superficie 
^'     articolare  del  femore.  In  certi  casi  peraltro  avviene  che  la  infiamma- 

zione  deir  articolazione  femore-rotulea  duri  si  a  lungo  che  si  stabili- 
if     scono  delle  aderenze  tra  rotula  e  femore,  non  che  coartazioni  e  retra- 

0  zioni  dei  tessuti  molli  anteriori  al  ginocchio  :  in  allora,  sebbene  conso- 
li     cutivamente  la  flogosi  si  diffonda  all'articolazione  femoro-tibiale,  manca 

1  non  pertanto  la  flessione  della  gamba. 

Nelle  malattie  fungose  articolari,  che  si  originano  con  un  processo 
di  osteomielite  epifisaria,  il  malato  ò  obbligato  o  no  alla  flessione  a  se- 
conda che  la  flogosi  si  svolge  in  vicinanza  o  a  distanza  dalle  superflci 
articolari  ;  cosi  neir  osteomielite  subcondrica  il  bisogno  di  fletter  la 
gamba  ò  sollecitamente  sentito,  ed  esso  infatti  si  compie  a  meno  che  le 
ossa  non  siano  saldate  tra  loro  o  rattratte  le  parti  molli  periarticolari, 
in  gnisa  ohe  nessun  movimento  spontaneo  o  comunicato  sia  più  possi- 
bile all'articolazione. 


448  BIBLIOGRAFIA  —  RUGGÌ 

Oltre  a  fletter  la  gamba  salta  coscia  gli  iofermi  di  sinoYita  fangosa 
flettono  eziandio  la  coscia  sai  bacino  e  raotando  air  esterno  Y  intero 
arto,  lo  dispongono  in  guisa  da  dargli  ana  comoda  giacitura  sul  letto 
sul  quale  i*arto  riposa  col  suo  lato  esterno;  nella  qnal  posizioqp  non 
solo  gli  ammalati  si  trovano  a  miglior  agio  pel  più  facile  riposo,  ma  . 
eziandio  perchò  si  ha  una  maggiore  limitazione  di  contatto  tra  femore 
e  tibia.  Infatti  nella  flessione  del  ginocchio  accade,  per  movimento  fi- 
siologico, Tadduzione  della  gamba,  mercè  la  quale  la  superficie  artico- 
lare estema  della  tibia  viene  allontanata  dal  corrispondente  condilo; 
questo  allontanamento  ò^proporzionato  alla  lunghezza  del  legamento 
laterale  esterno  e  dei  legamenti  crociati,  ad  ottenere  una  minor  ten- 
sione dei  quali,  per  altro  movimento  fisiologico,  la  gamba  vien  ruotata 
all'esterno:  questa  rotazione  si  compie  in  piccola  parte  pel  peso  del 
piede,  ma  principalmente  per  V  azione  poderosa  del  muscolo  bicipite 
crurale,  che  ò  il  vero  rotatore  esterno  della  gamba. 

Tale  opinione  (che  V  Autore  divide  coi  Weber)  contraddice  la  teoria 
del  Palasciano,  il  quale  intese  di  dimostrare  che  il  rotatore  per  ec- 
cellenza della  gamba  airesterno  ò  il  muscolo  tensore  della  fascia  lata, 
sul  quale  argomento  fino  dal  1870  T  Autore  pubblicò  una  dotta  memoria 
(Bollettino  delle  scienze  mediche^  Serie  V,  Voi.  9.**,  pag,  35). 

Perdurando  gli  infermi  neirattitudine  suddescritta  e  volgendo  il  pro- 
cesso a  guarigione  relativa,  le  ossa  si  saldano  in  questi  viziati  rapporti 
e  si  nota  talvolta  (alfesame  del  pezzo  patologico)  che  la  tibia  nella  sua 
parte  superiore  è  leggermente  curvata  ed  ò  spostata  insieme  al  perone 
verso  resterno.  Altre  volte  invece,  nel  mentre  i  poveri  infermi  provan 
sollievo  da  tale  giacitura,  che  alla  parte  esterna  delP  articolazione  eli- 
mina il  contatto  tra  superficie  ossee  divenute  sensibilissime  ;  per  la 
prevalente  pressione  al  lato  interno,  si  determina  quivi  un  rapido  pro- 
cesso ulcerativo,  associato  a  così  forti  dolori  che  il  paziente  cerca  di 
cangiare  l'adduzione  della  gamba  in  abduzione,  per  diminuire  la  pres- 
sione delle  ossa  airinterno  ;  il  sollievo  però  ò  lieve,  non  essendo  effet- 
tuabile Tabduzione  della  gamba  se  non  dopo  il  rilasciamento  patologico 
del  legamento  laterale  interno. 

Altrettanto  dicasi  della  posizione  verticale  dellMntero  membro,  in  cui 
talora  (ma  solo  per  breve  tempo)  Tinfermo  si  atteggia,  tenendo  la  na» 
tica  e  la  pianta  del  piede  sul  piano  del  letto,  mentre  la  faccia  anteriore 
del  ginocchio  guarda  verso  Talto.  In  tale  posizione,  previo  il  rilaaeia- 
mento  primitivo  o  secondario  dei  legamenti  articolari,  accade  talvolta 
lo  spostamento  airindietro  della  tibia  e  del  perone,  determinato  in  parte 
dal  peso  della  gamba,  in  parte  dalla  contrazione  dei  muscoli  flessori  di 
essa,  cui  non  contrasta  il  quadricipite  estensore,  reso  inerte  per  atrofia. 

L'abduzione  della  ganàba  che,  come  si  è  di  anzi  affermato,  ò  cercata 
qualche  volta  dall'  infermo,  come  mezzo  atto  a  scemare  temporanea- 
mente le  sae  sofferenze,  può  essere  anche  prodotta,  nella  giacitura  or- 
dinaria, con  rotazione  esterna  dell*  intero  arto ,  dall*  abitudine  che  ha 


BIBLIOOKAFIA  —  BUOGI  449" 

talYolta  Tinferrao  di  tenere  sotto  la  parte  esterna  del  ginocchio  un  cu- 
soino^  il  quale  mentre  limita  in  certo  modo  il  moYimento  di  adduzione^ 
della  gamba  ne  favorisce  Tabduzione. 

Per  altro  cotesto  spostamento  più  di  frequente  ba  una  patoge- 
nesi affatto  diversa:  così  non  di  rado  avviene  eh*  esso  sia  determinato 
da  tentativi  di  deambulazione  fatti  dall'infermo,  il  quale  al  primo  in- 
sorgere della  malattia  non  essendo  che  raramente  costretto  al  letto,  si 
strascica  come  può  meglio,  con  l'ajuto  del  bastone  o  delle  grucce,  fino 
a  un  periodo  assai  inoltrato  del  processo  morboso:  nò  il  meccanisma 
di  tale  spostamento  ò  difficile  a  interpretarsi,  ove  si  rifletta  alla  ne- 
cessità che  ha  l'ammalato  di  tenere  il  peso  der corpo  sull'arto  sano  a 
in  vicinanza  allo  stesso.  Neiratto  quindi  del  camminare  sarà  la  parta 
interna  del  ginocchio  malato  la  più  acconcia  a  sostenere  il  corpo  per 
quella  minima  frazione  di  tempo  necessaria  allo  scambio  del  passo;  la 
qual  cosa  è  più  che  idonea  a  far  deviare  la  gamba  verso  l'esterno,  es- 
sendo i  legamenti  del  ginocchio  rammolliti  ed  allungati.  Tale  fattore 
meccanico  spiega  la  saa  azione  non  solo  sui  ginocchi  semiflessi,  ma  pia 
ancora  in  quelli  in  perfetta  estensione,  nel  qual  ultimo  caso  contribuisce 
all'effetto  la  naturale  inclinazione  che  ha  il  femore  sulla  tibia. 

Altre  cagioni  atte  a  determinare  l'abduzione  della  gamba  si  tro- 
vano nella  giacitura  del  malato  in  letto  con  l'arto  rotato  all'interno  6 
neHe  condizioni  anatomiche  relative  allo  sviluppo  maggiore  del  condilo 
intemo  del  femore.  Questo  ultimo  fatto  (che  si  osserva  specialmente 
nei  ginocchi  flessi)  ò  in  relazione  con  la  prevalenza  dell*  attività  flogi- 
stica alla  parte  interna  del  ginocchio,  per  cui  non  solo  le  cartilagini  di 
incrostazione  son  quivi  sede  di  un  processo  di/ulcerazione  più  rapido 
che  alla  parte  esterna,  ma  anche  nella  porìioné  ]  òorrìspondente  delle 
cartilagini  epiflsarie,  specialmente  del  femore,  accade  un'esagerata  at- 
tività neoformatica  ;  onde  11  maggiore  accrescimento  in  lunghezza  del 
condilo  interno  del  femore  e  la  concomitante  deviazione  della  tibia  al- 
Testerno. 

Parla  in  seguito  degli  spostamenti  della  rotula,  i  qasM  nei  ginocchi 
tenuti  in  perfetta  estensione  sono  incompleti  e  dipendono  delle  cagioni 
accennate  parlando  dell' igromai  mentre  possono  essere  completi  nei 
ginocchi  flessi  ;  nei  quali  li  meccanismo  dello  spostamento  ò  prodotto  da 
diversi  fattori. 

Il  Bonnet  credette  spiegarne  la  patogenesi  ammettendo  che  la  tibia» 
ruotandosi  verso  Testerno,  trascini  con  so  la  rotula  nella  medesima  di- 
rezione; ma  tale  opinione,  secondo  l'Autore,  sebbene  vada  per  la  mag- 
giore, ò  insufficiente  alla  giusta  interpretazione  dei  fatti,  coi  quali  spesse 
volte  trovasi  in  evidente  contraddizione.  Invero  non  avviene  in  tutti  i 
oasi,  come  afferma  il  Bonnet,  che  il  legamento  rotuleo,  deviato ,  abbia 
vna  direzione  obliqua  dall'alto  al  basso  e  dall'interno  all'esterno,  ma  in 
molti  pezzi  patologici  l'Autore  ha  notato  precisamente  là  direzione 


450  BXBLlOttKAFlA  —    EUGGI 

opposta  (obliqua  cioò  dal  basso  all'alto  e  dainaterno  all'esterno)  il  quale 
fatto  evidentemente  infirma  la  teoria  del  celebre  chirurgo  fìTAncese. 

Secondo  V  Autore,  ad  ispiegare  lo  spostamento  della  rotula  verso 
l'esterno  nei  ginocchi  flessi,  potrà  invocarsi,  come  cagione  coefficiente 
il  liquido  raccolto  nella  capsula  articolare,  il  quale,  come  negl'  igromi, 
distragga  il  legamento  interno  rotuleo  ;  ma  questa  cagione,  per  so,  non 
è  atta  a  produrre  che  uno  spostamento  incompleto.  Bisogna  pertanto 
qui  pure,  come  altrove,  cercare  l'interpretazione  del  sintoma  nelle  par- 
ticolari condizioni  anatomiche  della  regione;  e  anche  in  tal  caso  rifulge 
TutilitÀ  di  quelle  specialissime  osservazioni  di  anatomia,  che  V  Alatore 
ha  messe  come  proemio. 

Se  si  considera  infatti  la  disposizione,  altrove  chiaramente  descritta, 
della  fascia  lata  ed  ai  rapporti  ch'essa  contrae  con  la  rotula  nella  sua 
parte  esterna  (dando  inserzione  al  cosi  detto  legamento  esterno  rotu* 
leo),si  comprenderà  di  leggeri  come  retraendosi  questa  lamina  aponen- 
Totica,  in  forza  del  processo  iperplastico  periarticolare,  la  rotala  possa 
venir  richiamata  all'esterno,  lussandosi  più  o  meno,  a  seconda  della  ri- 
duzione sofferta  dalla  lamina  stessa.   Se  di  più  si  considera  il  grado 
massimo  di  tensione  in  cui  (nella  flessione  della  gamba  sulla  coscia  e 
nella  contemporanea  rotazione  dell*  intero  arto  all'esterno)  ai  dispon- 
gono le  fibre  del  legamento  ileo-tibiale  del  Mayer  e  la  porzione    ante- 
riore di  fascia  lata,  che  è  in  diretta  comunicazione  col  muscolo  tensore 
della  medesima,  s'intenderà  del  pari  facilmente  come  una  tale  disposi- 
zione possa  in  certa  guisa  influire  sulla  lussazione  della  rotula  stando 
il  ginocchio  flesso. 

Però  l'agente  principale  delle  lussazioni  patologiche  completo  della 
rotula  deve  ricercarsi  nella  forza  attiva  del  muscolo  vasto  esterno,  tanto 
della  parte  esterna  e  posteriore  di  esso  quanto  della  porzione  interna 
ed  anteriore;  del  quale  muscolo  T Autore  ricorda  anche  una  volta  la 
disposizione  tutta  particolare,  assai  acconcia  a  produrre  T  effetto  in 
esame,  date  certe  speciali  condizioni  morbose. 

La  rotula  spostata,  generalmente,  si  salda  nella  viziata  posizione  per 
adesioni  ossee  e  ben  di  frequente  anche  per  la  retrazione  deiraponeu- 
rosi  fascia  lata,  la  quale  la  fissa  tenacemente  nel  suoi  nuovi  rapporti; 
contemporaneamente  si  allunga  per  necessità  il  legamento  interno  ro- 
tuleo e  il  musoolo  vasto  interno  si  sposta  per  seguire  la  rotula,  la  quale 
si  colloca  per  regola  contro  il  condilo  esterno  del  femore,  ma  in  qual- 
che raro  caso  si  caccia  tra  esso  condilo  e  la  superficie  articolare]  cor- 
rispondente della  tibia.  Quando  ciò  avvenga  cangia  del  tutto  la  fànzio- 
nalltà  del  muscolo  qnadricipite  crurale,  che  da  estensore  diventa  ro- 
tatore  della  gamba  airesterno  ed  anche  in  parte  flessore* 

La  sintomatologia  esposta  sin  qui  subisce  alcune  varianti  nelle  eino- 
viti  fangose,  che  si  svolgono  a  preferenza  nelle  epifisi,  per  le  quali  ora 
si  ha  atrofia,  ora  ipertrofia  in  lunghezza  dell'  intero  arto  malato  ;  nel 
primo  caso  la  deambnlasiotie  (ove  aia  permessa)  si  efléttoa  eoa  ona 


B1BL10GRA.FIA    —  RUaGI  451 

claudicazione  più  o  meno  sensibile,  e  la  inclinazione  laterale  del  bacino 
'O  la  contorsione  deirintero  tronoo  sono  in  relazione  con  racoorciamento 
dell'arto;  ma  ^atrofia  non  ispiega  una  speciale  influenza  sulla  direzione 
di  esso. 

Nel  secondo  caso  invece  tale  influenza  è  sensibilissima.  Infatti  os- 
iservando  un  individuo  affetto  da  osteomielite  epiflsaria  lenta  delle  ossa 
componenti  T  articolazione  del  ginocchio,  con  ipertrofia  in  lunghezza 
dell'intero  arto  si  scorge  che  mentre  in  letto  esso  tiene  la  gamba  in 
«stensione,  la  flette  invece,  con  un  angolo  di  circa  130^  nella  posizione 
verticale  e  nella  deambulazione.  Anzi  a  siffatti  infermi  il  camminare 
con  Tarto  disteso  riesce  faticoso  e  stentato,  poichò,  mentre  a  ginocchio 
ilesso  il  bacino  non  ò  che  lievemente  inclinato  pel  bisogno  che  sente  i 
malato  di  mantenere  il  peso  del  corpo  sull'arto  sano,  distendendo  il  gi- 
nocchio, tale  ifìdinazione  si  fa  immediatamente  considerevole,  senza 
però  essere  accompagnata  da  verun  mutamento  sul  livello  dei  femori. 

A  questo  primo  movimento  del  bacino  intorno  al  suo  asse  antero- 
posteriore  si  associa  rinclinazione  dello  stesso  in  avanti  e  la  sua  rota- 
zione suirasse  verticale,  con  spostamento  in  addietro  deiranello  pelvico 
dai  lato  ammalato;  ai  quali  singoli  movimenti  tendono  dietro  corri- 
spondenti deviazioni  della  soprastante  colonna  vertebrale  e  del  tronco, 
à  compienso  del  disiquilibrio  che  altrimenti  nascerebbe  nel  centrò  di 
^gravità. 

I  mutamenti  meccanico-funzionali  or  ora  accennati,  si  possono  stu- 
4iare  in  modo  anche  più  evidente  sullo  scheletro  di  un  soggetto  jshe  in 
vita  abbia  sofferto  di  una  simile  malattia:  che  essi  poi  dipendano  ve- 
ramente dalla  differenza  in  lunghezza  degli  arti  si  prova  col  fatto  del 
loro  dileguarsi,  quando  artificialmente  con  adatta  scarpa,  a  grossa  suola 
•di  legno,  si  allunghi  Tarto  sano  di  quel  tanto  che  lo  differenzia  dal- 
Tarto  malato.  Di  più,  tutti  gli  annunciati  spostamenti  si  possono  anche 
determinare  in  nn  individuo  normale,  solo  ch^egli  ponga  sotto  a  un  suo 
piede,  un  corpo  atto  a  tenerlo  in  un  piano  superiore  alFaltro,  che  ri- 
sposa direttamente  sul  suolo. 

E  qui  il  Ruggì  ai  volge  a  cercare  la  spiegazione  patogenetica  di 
•queste  modificazioni  scheletriche  ;  non  tanto  dell*  inclinazione  laterale 
4el  bacino  e  delle  deviazioni  che  conseguentemente  subiscono  la  colonna 
vertebrale  e  il  tronco  (i  quali  fenomeni  sono  di  assai  facile  interpreta- 
i^ione)  ;  quanto  dell'inclinazione  anteriore  deiranello  pelvico  e  della  sua 
rotazione  intorno  a  un  asse  verticale;  sui  quali  spostamenti  T  Autore  ha 
.richiamata  per  primo  Tattenzlone  dei  chirurghi,  non  avendone  discorso 
nò  il  Langenbeck,  nò  il  Pitha,  nò  il  Robert,  nò  altri  che  scrissero  in- 
corno agli  accennati  allungamenti  degli  arti. 

Dopo  aver  preparato  in  un  cadavere  normale  la  colonna  vertebrale, 
il  bacino  e  i  femori  col  rispettivi  legamenti,  se  uno  dei  femori  si  tiene 
fiso,  mentre  alFaltro  s'imprime  un  movimento' dMnnalzamento,  si  scorge 
^e  nello  scheletro  accadono  gli  stessi  spostamenti  ohB  si  verificano  nel 


!• 


^2  BIBLIOGRAFIA  —  RUGGÌ 

corpo  Tivente  ;  si  osserya  inoltre  che  mentre  si  adduce  il  femore  che 
s^nnalza,  Taltro  relatiyamente  si  abduce»  allontanandosi  dal  medesimo 
il  bacino  di  tanto  quanto  il  primo  femore  vi  si  aYYicina. 

E  poichò  a  rendere  più  esteso  il  moTimento  di  abduzione  della  coscia, 
ò  necessario  fletterla  sul  bacino,  per  rilasciare  il  legamento  del  Bertin 
e  d'altronde  la  flessione  della  coscia  equivale  alla  inclinazione  anteriore 
dell'anello  pelvico,  potrebbe  questa  ritenersi  come  effetto  dell'  allODta-> 
namento  del  bacino  dall'  arto  che  sta  fermo,  cioò  come  effètto  di  una 
forzata  abduzione  deirarto  stesso. 

però  la  cosa  non  ò  propriamente  cosi,  e  gli  spostamenti  in  esame  sono 
invece  prodotti  dal  legamento  capsulare  dell'arto  che  s*  innalza  e  nello- 
stesso  tempo  si  adduce  ;  e  di  questo  legamento  capsulare  le  flbre  dopa* 
tate  a  questo  ufficio  sono  le  più  esterne  del  legamento  del  Bertioi,  lo 
quali  appunto  nel  movimento  di  adduzione  si  tendono.  Se  infatti,  nella 
scheletro  preparato  come  dianzi,  sMncide  per  trasverso  il  legamento- 
capsulare  dell'arto  che  viene  tenuto  fermo,  si  ripeteranno  durante  Tin- 
naizamento  dell'altro  femore  i  tre  movimenti  del  bacino  che  abl^amo 
indicati;  mentre  non  si  conserva  che  il  solo  movimento  dMnclìDazione 
laterale  del  bacino,  ove,  invertendo  l'ordine  dello  sperimento,  s'innalzi 
l'arto  sul  quale  il  legamento  capsulare  fu  inciso. 

Da  quanto  l'Autore  ò  esposto  sin  qui,  risulta  evidentemente  come 
nelle  malattie  epiflsarie  del  ginoccbio,  associate  o  no  a  lesioni  artico- 
lari 0  periarticoiari>  la  flessione  della  gamba  sulla  coscia  (determinata 
da  leggi  di  statica  imprescendibili)  è  cercata  dal  malato  come  compenso 
al  successivo  accrescimento  in  lunghezza  deirarto.  Mal  si  apporrebbe 
pertanto  chi  cercasse  in  tali  casi  complicati  da  anchilosi  vera  o  spuria 
di  raddrizzare  l'arto,  a  meno  di  non  determinare  contemporaneamente 
un  allungamento  artificiale  dell'estremità  illesa:  in  simili  casi  ò  logico 
il  propendere  per  la  resezione. 

A  comiiere  la  sintomatologia  della  sicovite  fungosa  parla  T  Au- 
tore delle  marcie  che  s'infiltrano  tra  gli  strati  muscolari  e  delle  modi- 
ficazioni ch'esse  possono  indurre  nella  sindrome  fenomenale  del  prò* 
cesso  morboso. 

Rotta  la  capsula  articolare,  il  pus  si  espande  al  disotto  delle  grandi 
masse  muscolari  proprie  alla  regione  anteriore  della  coscia  e  mentre 
quivi  si  avvertono  ascessi,  più  o  meno  vasti,  più  o  meno  profondi,  ai 
distende  spontaneamente  la  gamba,  che  era  sino  allora  costretta  nella 
attitudine  della  flessione  ;  tale  distensione  non  solo  ò  resa  possibile  pel 
distacco  dei  legamenti  laterali  del  ginocchio  e  per  il  loro  assoluto  o 
relativo  allurgamento,  ma  diviene  un  fatto  d'imprescendiblle  necessità, 
perchò  scema  la  tensione  delle  masse  carnose  proprie  agli  estensori 
della  gamba  e  delle  altre  molli  foste  Eulla  faccf a  anteriore  della  ccscia 

Queste  deduzioni  teoretiche  sono  confermate  dall'  Autore  alla  stregua 
di  sperimenti  anatomici,  coi  quali  egli,  dimostra  che  la  tensione  di  aU 
cune  parti  molli  della  regione  anteriore  della  coscia  (considerate  1a 


BlBLIOaBAJ-IA  —  RUGGÌ  453 

^assa  o  Bìngolarmente)  influisce  sulla  estensiond  della  gamba ,  solo 
Quando  però  la  coscia  sia  perfettamente  eslesa  sai  bacino.  Tali  parti 
sono,  per  ordine  di  dissezione,  l'aponeurosi  fascia  lata,  il  muócolo  ten- 
:fiore  di  essa,  il  muscolo  retto  anteriore.  Vi  sono  però  degli  altri  mu- 
scoli (muscolo  crurale  e  vasti)  i  quali  non  mutano  la  loro  influenza  sulla 
jg;atnba  nò  con  Testensione  nò  con  ia  flessione  della  coscia. 

Concludendo  pertanto  l'Autore  ritiene  ohe  le  raccolte  liquide  al  di- 
sotto della  fascia  lata  e  del  retto  anteriore  influiscano  a  coscia  estesa 
ìBulla  estensione  della  gamba  e  che  a  coscia  flessa  questa  estensione  sia 
determinata  principalmente  dalla  tensione  del  crurale  e  dei  Tasti,  che 
Tormano  io  strato  muscolare  più  profondo. 

Queste  cose  tutte  dovrà  avere  innanzi  alla  mente  il  pratico,  che  dei 
Ìà,tti  morbosi  cerca  la  giusia  interpretazione. 

§  8.*  Dopo  quanto  ò  stato  esposto  nella  sintomatologia  parrebbe  su- 
perfluo parlare  della  diagnosi  delle  affezioni  fungose  del  ginocchio  ;  tut- 
tavia l'Autore  sempre  memore  dello  scopo  pratico  che  ha  avuto  in 
mira,  rileva  innanzi  tutto  T  importanza  di  raccoglierd  con  la  maggior 
l>08Sibi!e  esattezza  le  notizie  anamnestiche,  principalmente  allo  scopo  di 
farsi  un  giusto  concetto  dello  stadio  in  cui  il  processo  si  ritrova  e  di 
stabilire  ia  vera  patogenesi  di  molti  degli  spostamenti  e  di  molte  delle 
modiflcazioni  che  si  riscontrano  in  un  arto  malato. 

Spesse  volte  però,  in  ispec'e  trattandosi  di  piccoli  infermi  e  di  forme 
a  decorso  subdolo  e  lento,  l'anamnesi  ci  dà  scarso  e  insufflciente  ajuto 
e  in  allora  Tesarne  obiettivo  ò  il  solo  mezzo  che  richiami  e  meriti  la 
attenzione  del  chirurgo  ;  con  1'  ajuto  del  quale  mezzo  egli  ò  in  grado 
non  solo  di  stabilire  la  forma  delia  flogosi|  ma  di  ricostruire,  pàrzial- 
tnente  almeno,  l'anamnesi.        * 

£  qui  passa  in  accurata  rassegna  i  vari  mezzi  onde  si  può  valere  il 
chirurgo  nelle  sue  ricerche  obiettive  e  innanzi  tutto  discorre  dell'ispe- 
zione e  del  singoiar  vantaggio  ch'essa  reca  per  giudicare  delie  condi- 
zioni esterne  del  ginocchio  malato,  del  suo  volume  e  degli  spostamenti 
accaduti  nelle  ossa  che  ne  compongono  T  articolazione.  Il  palpamento 
conferma  le  accennate  cose  e  di  più  valuta  la  grossezza  del  pannicolo 
adiposo,  l'ingrossamento  e  la  sensibilità  delle  parti  molli  periarticolari, 
l'ipertrofia  e  la  dolorabilità  delle  ossa  ;  col  palpamento  si  avverte  ezian« 
dio  il  senso  di  fluttuazione  e  si  riesce  talvolta  a  determinare  se  nna 
'taocolta  di  liquido  sia  o  no  endoarticoiare;  tale  diagnosi  differenziale 
h  oltremodo  difficile  nei  ginocchi  flessi,  più  Tacile  a  ginocchio  disteso, 
nella  quale  attitudine  le  raccolte  intracapsulari  di  pus  spostano  in  avanti 
la  rotula* 

Finalmente ,  palpando  qualche  volta  1  condili ,  il  tatto  avverte  una 
sensazione  specialissima  di  scricchiolio,  ragguagliabile  a  quella  che  si 
prova  premendo  lievemente  la  cartapecora  ;  questa  particolare  sensa- 
zione si  osserva  nelle  forme  epiflsarie  o  pel  rammollimento  della  mi- 
dolla 0  per  una  raccolta  di  pus  al  disotto  di  uno  strato  sottilissimo  di 


454  BIBLIOaBAHÀ  —  RUGO! 

osso;  può  anche  osservarsi  peraltro  in  forme  maligne  (ad  es.,  roeieo- 
sarcoma)  che  si  srolgano  nella  spessezza  deirepiflsi  del  femore  o  dell» 
tibia;  per  la  quale  circostanza  l' Autore  ioToca  Tarvedatezza  'del  pra- 
tico, acclocchò  non  confonda  Tuna  con  Taltra  dae  malattie  ohe  impor* 
tano  una  prognosi  diversa  e  richiedono  mezzi  differenti  di  terapia. 

Dai  movimenti  attivi  tuttora  possibili  neli^arto  infermo  qualche  cosa 
pah  imparare  U  cdirurgo,  nulla  o  quasi  nulla  dalla  totale  abolizione  di 
essi  ;  più  proficuo  invece  riesce  Tesarne  dei  movimenti  comunicati  o  con 
la  narcosi  oloroformica  o  senza,  mediante  il  quale  esame  si  é  in  grada 
di  determinare  quanto  è  relativo  alia  spasmodica  contrazione  dei  mu- 
scoli, che  tengono  fisse  le  ossa  in  una  yiziata  posizione  e  di  stabilire  se 
siano  peranco  accadute  quelle  gravi  modificazioni  che  importano  lo  slo- 
gamento articolare.  Questa  disamina  inoltre  ò  interessante  per  le  ma- 
nifestazioni dolorose  che  provoca  e  che  bene  intarpr^tate  denotano  la 
presenza  piuttosto  di  questa  o  di  quella  lesione  anatomica,  invocando  a 
seconda  dei  casi  un  mezzo,  piuttosto  che  un'altro,  di  terapia. 

L'introdurre  lo  specillo,  a  traverso  dei  tramiti  fistolosi,  giova  più  che  al» 
tro  per  le  forme  ossee,  determinandosi  talvolta  per  tal  modo  non  solo  la 
estensione,  ma  la  natura  eziandio  del  processo  morboso  :  infatti  lo  specillo 
è  in  grado  di  distinguere  dalla  earie  una  complicante  necrosi  e  di  de* 
terminare  se  il  sequestro  osseo  ò  libero  e  in  condizioni  da  poter  esser 
impunemente  rimosso.  Tale  esame  può  anche  servire  a  stabilire  se 
esista  distacco  di  parti  molli  e  filtrazioni  di  marce  nel  perimetro  arti* 
colare,  nel  qnal  caso  però  non  sono  mai  eccessive  le  cautele  per  non 
rendere  articolare  un  processo  che  non  si  era  peranco  aperta  strada 
neirarticolazlone. 

Anche  la  misura  ò  un  tnezzo  di  ricerca  obiettiva ,  specialmente 
in  rapporto  ai  cangiamenti  in  lunghezza  che  possono  subire  gli  arti  af- 
fetti da  fiogosi  epifisaria.  A  valersi  con  esattezza  di  questo  mezzo  l*An- 
tore  dà  regole  opportune  e  ricorda  che  solo  con  gran  diligenza  e  molta 
pratica  si  riesce  talvolta  ad  avvertire  piccole  differenze  tra  arto  sano 
e  malato  ;  però  queste  diffeitenze  non  hanno  che  lieve  valore  e  nei  casi 
veramente  importanti  il  misurare  tornerà  vantaggioso  anche  nelle 
mani  dei  .meno  esperti  per  accertare  o  eliminare  un  sospetto  concepito 
alla  semplice  ispezione  della  parte  malata. 

Finalmente,  notandosi  al  letto  deiriofermo  o  difficoltà  o  assoluta  Im- 
potenza di  solle  /are  dal  piano,  su  cui  riposa,  l'  arto  tenuto  in  perfetta 
estensione;  a  stabilire  se  ciò  dipenda  da  insufficienza  del  qnadricipité 
crurale  o  non  piuttosto  dal  dolore  che  la  contrazione  di  questo  muscolo 
fa  risentire  agli  infermi,  ci  potrà  essere  di  gran  giovamento  Tuso  della 
elettricità  indotta.  Ed  invero,  essa  può  in  primo  luogo  dimosti'arci  se  la 
contrattilità  dellMndicato  muscolo  persiste  ancora  e  in  grado  tale  da 
determinare  il  sollevamento  dell'arto  in  estensione;  in  secondo  luogo 
poi,  dato  il  caso  afferniativo,  giova  notare  se  Tarto  si  sollevi  con 
dolore  o  senza  nella  parte  malata;  il  che  riesce  di  singolare  Imppr- 


BIBLIOeltAFiA  —  RUQGI  45S 

tanza  per  il  pronostieo,  stantecbò  Passenza  del  dolore,  sotto  le  eontra- 
zfoni  del  quadrìcipite,  accenna  sempre  alla  gaarigione  del  processo  flo» 
gistico  articolare. 

Poche  parole  spende  in  appresso  l' Àntore  salla  prognosi  della  sino» 
Tito  fangosa,  la  quale  (sebbene  varia  nei  singoli  oasi)  concerne  sempre 
esclasivamente  la  possibilità  di  conseryare  Tarto  o  la  vita  del  paziente^ 
non  essendo  da  far  parola  rispetto  alla  funzionalità  deirarticolazione. 

Non  ò  utile  alla  prognosi  e  non  ò  sempre  possibile  distinguere ,  con 
certi  trattatisti»  tre  successivi  periodi  della  sinovite  fungosa  (la  tn/fam- 
mazitme^  la  suppurazione^  il  marasma)  \  inquantochò  anche  prima  che 
siano  formate  le  marcie,  può  essere  necessaria  una  sollecita  amputa- 
zione. In  generale  si  amputerà  se  si  trovino  lesioni  profonde ,  in- 
compatibili con  l'esistenza,  ma  non  dominabili  con  una  resezione;  che 
se  le  alterazioni  anatomiche,  sebbene  gravi,  si  giudicheranno  invece  do- 
minabili con  tale  processo,  allora  muta  grandemente  la  prognosi,  per 
rispetto  alla  conservazione  di  un  arto  servibile.  Ma  ad  un  retto  giudi- 
zio non  guidano  norme  teoretiche,  ma  la  buona  esperienza  clinica,  alla 
quale  V  Autore  invita  il  chirurgo  che  al  letto  del  malato  deve  saggia- 
mente sciogliere  tra  due  mezzi,  tanto  disparati,  di  terapia, 

Ricorda  da  ultimo  alcune  condiziuni  che  fanno  la  prognosi  della  si* 
novite  fungosa  più  riservata  (cachessia,  oligoemia),  altre  che  la  rendono 
assolutamente  infausta  (degenerazione  amiloide  dei  visceri  addominali, 
processi  tisiogeni,  ecc.,);  onde  la  necessità  di  un  esame  obiettivo  com- 
pleto innanzi  di  pronunciare  un  giudizio  prognostico. 

Finalmente  sulla  cura  della  sinovite  fungosa  si  trattiene  a  lungo 
l'Autore,  esponendo  su  tale  argomento  i  dettati  più  sicuri  della  ohi-^ 
rurgia,  la  quale  ha  qui  più  che  altrove  mostrato  la  molta  sua  effi- 
cacia. 

Sarebbe  troppo  lungo  riandare,  anche  sommariamente,  tutti  i  mezzi 
di  terapia  eh*  egli  enumera ,  assegnando  a  ciascuno  il  giusto  valore  e 
la  congrua  indicazione.  Mi  limiterò  pertanto  a  ricordare  come  nelle 
forme  iniziali  egli  lodi  le  sottrazioni  sanguigne  locali,  Timpiego  del  freddo 
nelle  sue  diverse  applicazioni,  gli  apparecchi  inamovibili;  mentre  poca 
o  niuna  fiducia  ha  nell'azione  topica  della  tintura  di  jodlo. 

AUorchò  il  ginocchio  malato  mostra  qualche  tendenza  alla  flessione  ò 
necessaria  l'applicazione  sollecita  di  un  apparecchio  inamovibile  il  quale  ! 

ha  eziandio  il  vantaggio  di  dileguare,  quasi  per  incanto,  le  sofferenze  ' 

deirinfermo  nei  oasi  in  cui  il  processo  flogistico  ha  avuto  svolgimento 
dalla  sinoviale  e  il  dolore  sia  suscitato  da  ulcerazioni  cartilaginee  ed 
ossee.  Nelle  forme  epifisarie  invece  tale  sollievo  non  si  manifesta  e  in  4 

allora  giovano  i  potenti  rivulsivi,  che  richiamano  il  sangue  all'  esterno^ 
scaricando  le  epifisi  ;  questi  mezzi  nei  tumori  bianchi  riescono  manife- 
stamente nocivi  e  ad  essi  V  Autore  si  dichiara  del  tutto  avverso.  Cosi 
nelle  infiammazioni  epifisarie  giova  l'applicazione  dei  caustici  potenziali^ 
in  corrispondenza  dei  condili  del  femore  e  della  tibia,  giova  T applica- 


M 

1 


456  BIBLIOGBAFU  -r^  BUaGL 

sione  del  ferro  trascorrente,  che  determina  una  forte  ed  istantanea  ri-^ 
▼nlsione  alla  ente,  giovano  le  ignipuntnre^del  Bichet,  che  anzi,  a  detta 
4el  Koclier,  sarebbero  idonee  ad  abortire  il  processo  flogistico.  Lo  atra- 
mento  ad  hoc,  ideato  dal  Richet,  ò  un  piccolo  caaterio  ad  oliva  sa  ca! 
sta  unito  a  vite  un  sottile  ago  di  platino,  lungo  5  o  6  centimetri  con  la 
base  di  3  a  4  miilim.  ottuso  airestremità.  Segnati  i  punti  che  s*  inten- 
flono  perforare  e  preparati  vari  di  questi  cauterii  incandescenti  a*  in- 
figgono gli  aghi  successivamente  e  rapidamente  nei  tessuti,  osservando 
eh*  essi  non  penetrino  tanto  che  V  oliva  giunga  a  cauterizzare  la  pelle; 
Altrettanto  bene»  allo  scopo  medesimo  serve  il  sottile  punteruolo  del 
termo-cauterio  del  Paquelln.  Infine  si  possono  anche  adoperare,  per 
distruggere  le  fungosità,,  dei  cunei  di  ferro  incandescenti,  come  già  pra* 
4icò  il  Kocher  e,  dietro  il  suo  esempio,  V  Autore,  ottenendone  brillan- 
tissimi risultati,  in  quei  casi  in  ispecie  in  cui  V  osteomielite  epiflsaria 
associata  al  processo  articolare,  estendendosi  anche  in  parte  alla  dia- 
fisi,  potrebbe  compromettere  seriamente  il  buon  andamento  di  una  re- 
sezione. 

Le  injezioni  parenchimatose  di  sostanze  irritanti  ed  antisettiche  che 
i*Hueter  consiglia  per  ridestare  un  processo  attivo  nelle  germoglianti 
grannlazioni  delle  sinoviti  fungosi  e  per  arrestare  la  propagazione  dei 
microrganismi  apportatori  della  flogosi  costituiscono  un  mezzo  assai 
commendato  di  terapia  del  quale  si  ò  parlato  e  discasso  nei  più  accre- 
ditati periodici  anche  italiani. 

Secondo  THueter  che  ripetutamente  si  servi  di  tal  metodo  e  nello 
^stesso  soggetto  lo  ripete  più  di  cento  volte,  esso  darebbe  ottimi  risal- 
tati nelle  infiammazioni  articolari  croniche  iperplastiche  con  tendenza 
a  parziale  suppurazione,  nel  tnmor  bianco  incipiente,  neir  artrocace . 
nei  quali  casi  il  tessuto  granulante  che  influenzato  da  stimoli  dannosi 
ìiBL  tendenza  alla  metamorfosi  purulenta,  si  trasformerebbe,  merco  qae- 
ate  injezioni,  in  un  tessuto  che  inclinerebbe  invece  alla  cicatrizzazione^ 
Il  Lucke  in  casi  consimili  preferisce  le  injezioni  fatte  con  ^la  tintara 
di  jodio,  appoggiato  in  questa  pratica  dal  Kocher,  il  quale  asa  la  aola* 
zione  di  jodlo  a  goccio  o  nella  quantità  di  1(4  o  di  li2  della  siringa  d 
Pravaz  ;  questo  metodo,  secondo  V  Hueter,  ò  troppo  energico  e  Tale, 
esso  dice,  come  aggiungere  esca  al  fuoco  ;  dlflatti  lo  stesso  Kocher  con- 
fessa che  in  taluni  casi  questo  trattan^nto  accelerò  il  corso  sfavore-* 
volo  della  malattia. 

Per  questa  confessione  il  Ruggì  si  è  ben  guardato  dal  far  nso  di  un 
mezzo  cosi  incerto  di  terapia,  preferendo  la  soluzione  deiracido  fenico 
alla  maniera  dell*  Hueter;  dal  risultati  chVgli  ha  cosi  ottenuti  non  erede 
Ifiustiflcata  la  fede  entusiastica  riposta  da  alcuni  chirurghi  in  codesto 
metodo  di  terapia,  dal  quale  egli  non  ha  avuto  giammai  dei  vantaggi 
sensibili  e  solo  qualche  miglioramento  locale  eh  egli  ò  Incerto  se  non 
debba  piuttosto  attribuire  all*apparecchio  inamovìbile  applicato  all'arto- 
Kel  periodo  i^  cui  sia  già  un  fatto  compiuto  la  flessione  del  ginooohio 


BIBLIOGRAFIA  —  BUGai  45? 

in  un  grado  più.  o  meno  forte  associata  o  no  a  spostamenti  articolari  ò 
necessario  il  raddrizzamento  dell'arto  o  gradaale  (eseguito  con  le  mani 
ovvero  merco  speciale  apparecchio)  o  istantaneo,  nel  qual  caso  ò  ne* 
cessaria  una  perfetta  narcosi,  clie  elimini  il  dolore  e  la  resistenza  mu- 
fioolaro* 

Il  raddrizzamento  lento  e  progressivo  si  pn6  anche  eseguire  mediante 
adatto  traimento  e  come  esso  è  meno  doloroso  e  più  scevro  di  pericoli 
fiarebbe  certamente  da  preferirsi  se  in  ogni  caso  desse  soddisfacenti  ri- 
fluitati» Ma  j^venturatamente  non  è  così  e  moltissime  volte  il  chirurgo 
è  costretto  di  valersi  del  mezzo  istantaneo,  adoperato  nei  debiti  modi» 
«enza  molto  forzare,  spesso  aiutato  con  qualche  tenotomia  dei  tendini 
più  resistenti  e  seguito  dalia  salda  applicazione  di  un  apparecchio  ina- 
movibile dal  piede  alla  radice  della  coscia  ;  con  tali  cautele  si  evitano 
i  disastri  che  alcuni  chirurghi  hanno  attribuito  a  codesto  metodo  e  l'in- 
fermo, dopo  Toperazione,  risente  spesso  un  vero  sollievo  delle  sue  sof- 
ferenze. Chò  se  per  la  distruzione  delle  cartilagini  d'incrostazione  o  per 
l'esistenza  di  ascessi  suboondrici,  persistette  il  dolore,  ad  onta  della 
perfetta  Immobilità  dell'arto,  tornerà  giovevolissimo  lo  stiramento  sulla 
gamba,  allo  scopo  di  allontanare  le  superflci  cbe  si  alterano  vieppiù 
col  contatto  e  danno  fastidiosissime  sofferenze;  il  mezzo  più  semplice 
di  cui  si  vale  l' Autore,  è  la  trazione  mediante  tubi  elastici  che  dal 
piede  vanno  ad  attaccarsi  all'estremità  del  letto* 

Gli  ascessi  periarticolari  vanno  ampiamente  aperti  sotto  la  nebbia 
carbolica  e  le  loro  superdci  raschiate  col  cucchiajo  di  Yolckmann,  sia 
ebe  essi  non  comunichino  col  cavo  articolare  o  con  una  cavità  sotto - 
muscolare  piena  di  pus  e  tappezzata  di  granulazioni,  sia  invece  che 
tale  comunicazione  esista;  nel  quale  caso,  allargato  il  tramite,  si  pra- 
ticano abbondanti  lavacri  fenicati  e  si  asportano,  con  la  cucchlaja  del 
Yolckmann,  tutte  le  ftmgosìtà  dominabili,  vuoi  neirinterno  dell'artico- 
lazione, vuoi  per  entro  a  queste  cavità  ascessuali..  Si  applicheranno  in 
seguito  alla  ferita  esterna  molti  punti  di  sutura  fatti  con  seta  fenicata 
e  si  collocheranno  esattamente  dei  tubi  di  drenaggio  per  ottenere  una 
perfetta  ed  esatta  chiusura  della  ferita. 

I  seni  fistolosi  trovano  una  cura  adeguata  nell'uso  dei  caustici,  e  nelle 
infezioni,  per  entro  ai  tramiti,  di  sostanze  irritanti  (acido  fenico,  ni- 
trato d'argento,  j odio,  ecc.,);  ma  quando  questi  seni  si  rendano  fungosi, 
inerti  o  faccian  capo  in  piaghe  fungose,  allora  ò  di  grandissimo  giova- 
mento la  medicatura  con  il  jodoforme.  Di  questa  l'Autore  fa  degno  en- 
comio, notando  come  la  sua  azione  sia  portentosa  (forse  per  lo  sviluppo 
di  una  certa  quantità  di  jodio  allo  stato  nascente)  nelle  lesioni  scrofo- 
lose delle  par4  molli  e  delle  ossa  ;  però  non  si  associa  all'  entusiasmo 
eaagerato  di  quei  chirurghi  che  vorrebbero  usarla  anche  nelle  ferite  re- 
centi e  del  tutto  asettiche,  sostituendola  alla  benefica  medicatura  del 
Lister.  Allorchò  non  sia  possibile  ottenere  la  perfetta  estensione  della 
^amba  o  quando  le  lesioni  articolari  siano  tanto  profonde  da  non  pò-» 


158  BIBLIOaiUVIA  —  RXJGat 

tersene  sperare  la  guarigione  allora  si  ricorrerà,  come  ad  ultimo  espe» 
dtentei  ad  an  prooeeso  di  demolizione,  totale  o  pan^iale,  a  seconda  del 
caso. 

Non  vi  sono  regole  prestabilite  per  dar  piuttosto  la  preferenza  alla 
resezione  o  airamputazlone  della  coscia;  ogni  infermo,  che  rìchiada  tali 
mezii  di  terapia,  è  nn  problema  sempre  nuovo  da  risolvere;  certo  è 
per^  cbe,  potendosi  calcolare  sa  di  nn  risaltato,  la  resezione  è  sempre 
da  preferirsi  airamputazlone  e  che  un  arto  anchilosato  vai  sempre  me- 
glio di  nn  fittone  ed  anche  del  più  perfetto  apparecchio  di  oKopedia. 
L'amputazione  deve  riservarsi  ai  casi  in  cui  la  resezione  non  sia  né 
possibile  nò  utile  ;  il  generalizzarla  ò  pratica  antica  e  contraria  ai  pria- 
cipil  solidamente  affermati  dalla  odierna  chirurgia. 

Goal  la  resezione  dovrà  teotarsi  là  dove  le  distruzioni  ossee  sieno 
limitate. ai  capi  articolari  e  le  lesioni  delle  parti  molli  sleno  tali  da 
rendere  possibile  e  profittevole  il  tentativo;  naturalmente  i  tomori 
bianchi,  per  ragioni  che  ò  superfiao  ripetere,  si  prestano  a  tale  atto 
operatorio  meglio  che  non  gli  artrocaci. 

E  qui  r  Autore  entra  nella  storia  della  resezione  prtioolare  completa 
del  ginocchio,  uno  dei  più  grandi  acquisti  onde  la  chirurgia  può  menar 
Tanto  e  rende  ossequio  di  meritato  ricordo  a  Filkin  di  Norwich  (il 
primo  che  nel  1792  esegui  questa  operazione)  ed  ai  chirurghi  stranieri 
e  italiani  che  ne  seguirono  Timpolso,  fidenti  nell'efficacia  di  questo 
nuovo  mezzo  di  cura  e  nello  splendido  avvenire  ad  esso  riservato,  mal- 
grado che  nel  suo  esordio  fossero  piuttosto  sfavorevoli  i  risultati. 

Da  Filkin  a  noi,  questa  operazione  fu  ripetuta  con  alterna  Toce  ed 
ogni  nuovo  tentativo  fu  scuola  al  chirurghi^  i  quali  appresero  a  modi- 
ficare ora  il  processo  operatorio  ora  la  tecnica  della  cara  locale  im- 
mediata e  consecutiva;  in  guisa  che  alla  perfine  si  giunsero  ad  otte- 
nere splendidi  risultati,  dappolchò  in  ispecie  fu  nota  la  medicatura  alla 
Lister,  alla  quale  i  chirurghi,  anche  i  più  recalcitranti  al  prc^^esso, 
fecero,  presto  o  tardi,  riverente  atto  di  ossequio. 

In  Italia  il  Bartoll  compì  con  successo  la  prima  resezione  parsiale 
di  ginocchio,  la  prima  totale  fu  eseguita,  nel  1865,  dal  professore  Yan- 
zetti  di.  Padova  ;  il  quale  poscia  la  ripeto  in  due  altri  Individui  avendo 
in  ciascun  caso  esito  fortunato.  Del  quarto  buon  successo  ha  merito  il 
Ruggì,  il  quale  nel  1880,  resecò  il  ginocchio  destro  in  nna  giovinetta 
di  15  anni;  la  cura  consecutiva  fu  lunga  e  paziente,  non  avendosi  al* 
lora  il  potente  sussidio  dell'antisepsi,  ma  la  guarigione  altrettanto  splen- 
dida. Dopo  il  quale  primo  caso  felice,  egli  eseguì  per  sette  volte  an- 
Cora  la  resezione  del  ginocchio,  valendosi  però  sempre  della  medicatura 
alla  Lister  e  la  eseguì  una  volta  per  anchilosi  angolare,  un'  altra  per 
ginocchio  valgo  e  in  cinque  casi  per  sinovite  fangosa.  Nel  totale  di 
queste  otto  resezioni  egli  conta  sei  guarigioni,  un^  amputazione  secon- 
daria ed  una  morte,  avvenuta  quest'  ultima,  due  giorni  dopo  V  opera- 
sione,  per  narcosi  provocata  dalla  somministrazione  di  un  grammo  di 
«lornlio. 


BIBUOGBAFU  —  EUGCU  45^ 

Termina  qaastl  cenni  storici,  facendo  opportunamente  menzione  dei 
cbirurghl  italiani  che  dopo  esso  si  accinsero  a  quest'atto  operatorict^ 
Topera  dei  qaali  egli  mette  in  evidenza  in  un  quadretto  statistico,  ag* 
giungendo  in  appendice  alcune  delle  principali  relazioni. 

Dopo  si  fa  a  discorrere  della  tecnica  operatoria  e  innanzi  tutto  dei 
Tari  metodi  d'incisione  clie  seguono  i  diversi  chirurghi  per  aprire  e 
dominare  il  caso  dell*  articolazione  ;  i  quali  metodi  egli  partitamente 
menziona,  accennando,  con  l'esempio  di  un  caso  da  lui  operato,  come 
il  chirurgo  possa  e  debha  modificarli,  a  seconda  delle  particolari  cour 
dizioni  patologiche  in  cui  versano  le  parti  molli  periarticolari. 

Sul  valore  di  questi  diversi  processi  cita  1*  opinione  del  Losser,  il 
quale  ritiene  che  i  capi  articolari  si  scoprano  assai  facilmente  col  ta- 
glio ad  U  del  Moreau,  ridotto  opportunamente  dal  Mackenzie  a  ferro  dì 
cavallo  ;  il  quale  taglio  del  Mackenzie  è  manifestamente  superiore  a 
quello  del  Textor  (arcuato  verso  il  basso  in  guisa  da  contornare  il 
bordo  inferiore  della  rotella)  a  quello  ad  H  di  Moreau  figlio  e  a  quella 
di  Heyfeldej*  (obliquo  dalla  parte  superiore  esterna  dell'articolazione 
alla  parte  interna  e  inferiore). 

Il  Volckmann  fa  un  taglio  trasversale  unico,  col  quale  divide  a  mezzo 
la  rotula,  servendosi  negli  adulti  della  sega  e  nei  fanciulli ,  in  cui  la 
rotella  ò  quasi  tutta  cartilaginea ,  dello  stesso  coltello  che  gli  ha 
servito  per  la  incisione  dei  tessuti  soprarotulei  ;  indi  asporta  le  parti 
malate  e  fa  la  sutura ,  prima  della  tibia  sul  femore ,  poscia  dei  seg- 
menti della  rotula  e  quella  infine  delle  parti  molli.  Di  questo  processo 
fecero  uso  il  Riedel,  il  Lumniczer  e  il  nostro  Novaro,  ottenendo  una 
fialda  unione  ossea  della  rotula  segata. 

Da  ultimo  il  Park  ha  proposto  una  semplice  incisione  longitudinale 
interna,  la  quale  serve  tanto  poco  alla  remozione  dei  capi  articolari,^ 
quanto  la  esterna  decantata  dallo  Chassaignac.  Qualunque  sia  il  metodo 
d'incisione,  aperto  il  cavo  articolare  e  staccata  completamente  la  tibia 
dal  femore  il  chirurgo  deve  stabilire  la  estensione  del  processo  e  pra^ 
ticare ^a  sezione  dell'osso  malato;  rispetto  alla  rotula,  secondo  l'Au- 
tore, ò  sempre  da  preferirne  l'asportazione. 

La  sezione  delle  ossa  può  eseguirsi  con  la  sega-catena  ;  meritano  però- 
la  preferenza  la  sega  coltellare  del  Pott  e  la  sega  ad  arco  di  But- 
cher;  quanto  alla  direzione  della  sezione  servono  di  norma  le  lesioni 
anatomo- patologiche  che  si  trovano ,  sebbene  in  generale  si  seghi 
trasversalmente  all'asse  dell'arto  e  perpendicolarmente  alla  faccia  an* 
teriore  di  esso;  rispetto  però  ai  condili  (discendendo  l'interno  più  in 
basso)  una  sezione  perpendicolare  airasse  neasportarebbe  una  troppo 
forte  quantità  e  ne  risulterebbe  una  deviazione  del  ginocchio  ali*  in» 
fuori  ;  la  sezione  dei  condili  va  quindi  condotta  parallela  al  piano  delle 
loro  superfici  libere. 

Per  la  tendenza  che  ha  11  femore  a  spostarsi  continuamente  in  avanti 
a  cagione  in  ispecie  delle  contrazioni  dello  psoas  iliaco,  il  Billroth  prò-- 


460  BlBLlOaRAPU  —  RUGGÌ 

pone  di  segare  obliquamente  le  ossa,  in  guisa  che  avvicinando  le  àu- 
t)erflci  di  sezione,  la  tibia  stia  al  davantì  e  sormonti  la  sezione  obliqua 
del  femore }  per  la  stessa  ragione  il  Sédillot  faceva  nel  femore  e  nella 
tibia  due  sezioni  trasversali  ed  oblique  che  s'incontrano  ad  angolo  aoutog 
in  modo  che  11  femore  presenta  una  sporgenza  angolare  che  s'incastra  in 
una  corrispondente  scannellatura  dell'estremità  superiore  della  tibia*  Il 
Hoter  per  opporsi  alla  sporgenza  del  moncone  superiore ,  consigliò  la 
punta  di  Malgaigne  e  il  Billroth  adattò  questa  punta  ad  una  doccia  ar- 
ticolata. Dopo  resecate  le  ossa  ò  necessario  facilitare  e  mantenere  la 
coartazione  degli  estremi,  per  render  possibile  la  medicatura  della  parte 
operata  e  a  questo  intento  la  medicatura  alla  Lister  ha  resi  superflai 
tutti  quei  complicati  apparecchi,  dei  quali  faceva  sfoggio  1*  antica  arte 
chirurgica. 

L*  Autore  si  serve  all'uopo  di  due  lunghe  stecche  di  legnO|  bene  ovat- 
tate, eh*  egli  colloca  ai  lati  e  un  po' posteriormente,  fissandole  tanto 
alla  gamba  'che  alla  coscia  mediante  una  fasciatura  gesso-gommata; 
eseguita  quindi  la  medicatura^  con  la  più  rigorosa  antisepsi,  applica  al- 
l'intero arto  un  apparecchio  inamovibile  che  ha  il  vantaggio  [di  poter 
«ssere  all'occorrenza  tolto  o  fenestrato  con  facilità.  Gli  apparecchi  fe- 
nestrati 0  a  ponti,  usati  sino  da  bel  principio,  annullano,  secondo  V  Au- 
tore, il  beneficio  dell'  incampsulamento  antisettico  ;  ond'  egli  li  riserva 
nelle  resezioni  di  piccole  articolazioni  o  quando,  dopo  varil  giorni  dal- 
l'atto operatorio  ò  di  molto  scemato  la  secrezione  della  ferita. 

Di  tale  opinione  non  sono  altri  insigni  chirurghi,  ad  esempio,  il  Yolck- 
mann  e  il  Langenbeck,  i  quali  dopo  avere  applicata,  dalla  parte  della 
flessione  dell'arto,  una  lunga  ferula  gessata  (assicurandola  alla  coscia  e 
alla  gamba  con  girl  circolari  di  fascia  parimente  ingessata)  rinforzano 
questo  apparecchio  con  un  robusto  arco  di  ferro  gettato  a  modo  di 
ponte  sulla  regione  articolare  anteriore  e  fissato  anch*esso  alla  gamba 
e  alla  coscia  con  un'adatta  fasciatura  a  gesso;  al  disotto  di  questo  ponte 
viene  eseguita  la  medicatura» 

Il  Caselli  sostituisce  rapplicazione  della  ferula  gessata  con  due  ponti 
laterali,  oltre  l'anteriore,  quando  esitano  al  poplite  lesioni  di  qualche 
Rilievo,  che  impediscano  l'applicazione  della  compressa  gessata* 

Un  altro  mezzo  atto  a  mantenere  il  contatto  delle  ossa  sezionate  è 
la  sutura  metallica  col  filo  di  platino,  consigliata  dai  Lannelongae:  nel 
qual  mezzo  l' Autore,  per  prova  da  esso  tentata,  ha  limitata  fiducia,  non 
per  l'esito  immediato  ma  pel  risultato  consecutivo. 

Nella  medicatura  immediata  si  useranno  le  maggiori  cautele  per  al- 
lontanare le  parti  estranee  e  le  fungosità  che  possono  compromettere 
la  riunione  di  prima  intenzione,  al  quale  intento  giova  mirabilmente  la 
Taschiatura  delle  parti  sospette  mercè  la  cucchiaja  di  Yolckmann* 
L'Autore  anzi  consiglia  di  spingere  questa  benefica  demolizione  altefl- 
fiuto  spongioso  delle  epifisi,  fino  a  scoprire  tanto  nel  femore  che  nella 
tibia  le  cartilagini  epifisarie  ;  la  quale  pratica  non  solo  ò  di  evidente 


BIBLIOGRAFIA.  —  RUGGÌ  461 

vantagg'o  quando  questo  tessuto  spongìoso  sia  affetto  da  osteomielite, 
ma  forse  giova  in  ciascun  caso  a  cagione  della  facilità  onde  cade  in 
necrosi  (per  difetto  di  nutrimento)  qnel  piccolo  strato  di  sostanza  spu*~ 
gnosa  chQ  resta  libero  sulla  cartilagine  epiflsaria.  Del  pari  torna  giove- 
vole  Io  svuotamento  di  una  parte  della  diafisi,  per  allontanare  quantità 
più  0  meno  considerevoli  di  sostanza  midollare,  nei  casi  in  cui  il  pro- 
cesso flogistico  in  un  grado  non  esagerato,  abbia  oltrepassate  le  epifisi;, 
in  tale  contingenza  torna  opportuna  l'apertura  del  canale  osseo  e  l'ap- 
plicazione di  adatti  drenaggi  per  lo  svuotamento  successivo  delle  marce»^ 

Anche  l'emostasi  richiede  la  massima  diligenza  e  le  più  grandi  cau- 
tele; fatta  la  quale  si  passa  alla  sutura  delle  parti  molli  assicu- 
rando con  numerosi  punti  l'immediato  e  perfetto  contatto  dei  tessuti. 
Finalmente ,  collocati  1  tubi  fognatori,  con  le  regole  d'arte  e  nei  punti 
più  declivi  e  sovrapposte  alla  ferita  delle  compresse  di  garza  o  di  co- 
tone fenicato,  s'involgerà  tutto  l'arto  nel  noto  apparecchio  alla  Lister. 

Durante  Tintera  operazione  e  la  medicatura  uno  o  più  polverizzatori 
irrorano  di  un'atmosfera  antisettica  il  campo  operatorio  ;  al  quale  scopo, 
meglio  di  qualsiasi  altro  apparecchio ,  serve  lo  Spray  ideato  dall'  Au- 
tore e  già  noto  alla  scienza  per  la  descrizione  ch'egli  stesso  ne  diede  nel» 
l'altro  suo  libro  :  LelVarte  di  medicare  secondo  il  metodo  Lister. 

Dopo  24  ore  dall'  atto  operatorio  o  dopo  36  ore  al  più  ò  necessario 
mutare  la  medicatura  ;  il  che  si  esegue  sotto  la  solita  polverizzazione»^ 
pulendo  esattamente  con  soluzione  fenicata  (al  2  1(2  0[o}  tutte  le  parti 
e  rknettendo  gli  apparecchi,  tanto  quello  di  medicatura  che  l'inamovi- 
bile ;  tutte  queste  manovre  debbono  essere  delicatissime  per  evitare  1& 
reazione  muscolare,  che  il  dolore  suscita  negli  infermi  ed  addimandano 
pazienza  e  pratica  nel  chirurgo,  destrezza  negli  assistenti  che  gli  por* 
gono  aiuto. 

Il  secondo  apparecchio  si  lascia  in  posto  dai  tre  ai  sette  giorni  & 
norma  delle  condizioni  che  accompagnano  l'andamento  consecutivo  del- 
l'operazione ;  il  quble  se  è  oltremodo  favorevole,  bastano  sei  od  otta 
medicature  per  ottenere  la  guarigione  perfetta. 

Termina  l'Autore  il  discorso  sulla  cura  della  sinovite  fungosa  accen- 
nando ai  pochi  mezzi  farmaceutici  (ferro,  arsenico,  china,  jodio,  ecc.)»^ 
proposti  a  correggere  o  semplicemente  a  migliorare  la  costituislone  ge- 
Berale  del  malato,  insiste  invece  sulla  efficacia  dell'  igiene  consigliando 
a  questi  poveri  infermi  (condannati  talora  ad  una  vita  casalinga,  tal'aU 
tra  costretti  al  letto  per  mesi  interi)  aria  e  luce  in  aperta  campagna  o 
sulla  spiaggia  del  mare  e  vitto  sano  e  nutritivo,  anche  quando  esista. 
febbre,  purché  non  associata  a  disturbi  gastrici. 

Quest'  ultima  indicazione  terapeutica  ha  una  grande  importanza  in- 
quantochò  spesse  volte  il  soffermarsi  di  quantità  insignificante  di  mar- 
cia per  entro  a  seni  fistolosi  di  neoformazione,  stretti  e  contorti,  pro- 
duce una  lieve  infezione  di  sostanze  pirogene  che  non  alterano  gran^ 
demente  ^individuo,  ma  non  pertanto  accelerano  il  processo  di  ridun^ 


^2  BIBLIOGRAFIA   -      HUGO! 

zione  ;  da  qui  la  necessità  ohe  questi  individui,  in  cui  giornalmente  si 
osserva  un'elevazione  di  temperatura  abbastanza  considereroU  (38*, 
38*  li2)  In  ispecie  nelle  ore  vespertine,  riparino  con  un' alimentMsioiie 
corroborante  alle  perdite  quotidiane  subite  dal  loro  organismo. 

§  9.^  Esaurito  il  vasto  argomento  della  sinovite  fungosa,  passa  1*  Au- 
tore a  discorrere  dell'  anchilosi  del  ginocchio ,  con  la  quale  denomi- 
nazione si  comprendono  tutte  le  lesioni  articolari  o  periartlcolari .  oa^ 
paci  di  togliere  la  funzione  dell'  articolazione  -,  per  modo  ohe  la  pa- 
rola anchilosi,  perduto  il  suo  signifloato  etimologico  di  curvatura,  oggi 
più  che  altro  suona  immobilità. 

Nel  ginocchio  si  hanno,  a  seconda  dei  casi,  anchilosi  rette  e  angolari 
«,  come  in  tutte  le  altre  articolazioni ,  si  distinguono  le  vere  (in  cui  ò 
permanentemente  e  completamento  abolita  la  funzione  arUoolare  )  e 
le  false  o  spurie  (in  cui  la  funzione  ò  semplìciraente  sospesa).  Le  pri- 
me sono  l'effetto  di  processi  gravissimi,  anzi  il  più  benigno  effetto; 
le  seconde  seguono  a  procesil  periartlcolari  (retrazioni  aponeorotlclie 
o  tendinee,  coartazione  del  connettivo  periarticolare,  del  legamenti,  eco.,) 
od  anche  a  flogosi  lievi  dell'articolazione  (sino viti  fibrinose  e  siero-fl- 
brinose)  i  cui  effetti  si  lasciano  vincere  da  una  terapia  opportunamente 
applicata.  Ma  le  anchilosi  spurie  si  notano  ancora  quali  conseguenze 
del  prolungato  riposo  dell'  articolazione  ;  del  qual  fatto  si  ha  riscontro, 
in  un  grado  iniziale,  in  quella  rigidità  caratteristica  che  segue,  per  es., 
l'inazione  di  un  arto  colpito  da  frattura. 

E  qui  r  Autore  ricorda  le  disparate  opinioni  emesse  dal  chirurghi  per 
la  interpretazione  di  questo  fatto  morboso.  Cosi  11  Cloquet  ritiene  eiie 
nna  sostanza  cartilaginea  di  neoformazione  cementi  gli  estremi  artico- 
lari, il  Teissler  invece  e  il  Bonnet  sono  di  comune  accordo  nell' am- 
mettere che  nel  cavo  articolare  accadano  varie  modificazioni  flogisti- 
che, tra  cui  la  formazione  di  pseudo membrane. 

Importantissime  sono  le  esperienze  del  Menzel,  il  quale,  studiando  sni 
-conigli  trovò  nella  sinoviale  tutte  le  caratteristiche  di  una  flogosi  emor- 
ragica e  nelle  cartilagini  d'incrostazione,  alterazioni  anche  più  profonde 
{scissione  dalla  sostanza  intercellulare,  neoformazione  di  cellule  giganti 
e  di  vasi  sangnlgnf,  proliferazione  del  nuclei,  ecc.);  quali  alterazioni  il 
Redfern  vide  seguire  alle  più  svariate  irritazioni  delie  cartilagini. 

Di  queste  modificazioni  anatomo-patologiche  il  Petit  e  il  Quérin  dà&no 
•ima  spiegazione  non  convincente  ;  il  Menzel  invece  fondandosi  sul  Catto 
<te  le  gravi  alterazioni  nelle  cartilagini  precedono  tutti  gli  altri  di» 
«tnrbi  dell'articolazione,  ritiene  che  tale  processo,  determinato  dalla 
pressione  reciproca  delle  ossa,  non  sia  infine  che  un  decnbito  uiceroso, 
non  però  assolutamente  passivo,  ma  iniziato  ed  accompagnato  da  prò- 
•cessi  eminentemente  vitali. 

Quanto  alla  rigidità  articolare  sarebbe  dovuta,  stando  allo  stesso  Mea« 
sei,  a  retrazione  delle  fascio  e  dei  muscoli  e  non  dipender«sbhe  in  nes- 
sun easo  da  retrazione  nò  della  sinoviale^ nà  dei  legamenti;  ond*è  ehe 
tali  rigidità  sono  le  più  facilmente  dominabili. 


BIBLIOGRAFIA  —  BUGGI  463 

Secondo  il  Volckmann  le  alterazioni  sopranotate  sarebbero  determi- 
nate dai  primi  tentativi  di  deambulazione  eseguiti  dall'infermo;  inatti 
«sso  nota  che  a  questi  primi  movimenti  succede  una  essudazione  en* 
doarticolare.  L'Autore  confuta  questa  opinione  nella  quale  ò  conAiso 
riflètto  con  la  onasa»  essendo,  secondo  esso,  la  infiammazione  conae- 
•cutiva  un  vero  processo  flogistico  simile  in  tutto  a  quello  che  si  deter- 
mina consecutivamente  ad  una  patita  distorsione  articolare. 

Le  anchilosi  conservano  1*  impronta  dei  processo  morboso  onde  trag- 
^i^no  la  loro  origine;  per  cui  risultano  a  gamba  estesa  quando  sono 
Teffetto  finale  di  sinoviti  siero-fibrinose  o  di  sinoviti  suppurative  e  fun- 
gose curate  con  la  debita  applicazione  di  apparecchi  estensivi  mentre 
invece,  quando  esse  derivano  dalle  stesse  sinoviti  suppurate  e  fungose 
abbandonate  a  so  stesse  si  presentano  in  attitudine  flessa  e  con  tutta 
ì&  serie  degli  spostamenti,  che  conseguono  alla  flessione  ;  dei  quali^fu 
ampiamente  discorso  trattando  della  sintomatologia. 

E  qui  I'  Autore  riprende  in  esame  le  idee  che  il  Palasciano  di  Na- 
poli espose  (sulla  patogenesi  degli  accennati  spostamenti)  in  una  me- 
moria che  vide  la  luce  in  Francia  nel  1847  e  17  anni  appresso  fu  tra- 
dotta dal  francese  e  ristampata  in  Napoli. 

In  questa  memoria,  con  una  teoria  affatto  nuova,  ingegnosa  se 
vuoisi,  ma  non  consentanea  al  vero,  il  Palasciano  tentò  di  mostrare  che 
al  mnscolo  tensore  della  fascia  lata  ò  fisiologicamente  affidata  la  rota- 
zione esterna  della  gamba  e  che,  in  condizioni  patologiche,  ad  esso  ò 
del  pari  dovuto  il  movimento  rotatoria  esterno  di  essa  la  sua  abdu- 
zione e  il  suo  spostamento  airindietro. 

Questa  teoria,  nata  in  tempo  propizio  a  tal  genere  di  studll,  per  la 
sua  semplicità  e  pei  mezzi  di  cura,  arditi  ed  energici ,  che  pareva  do- 
vessero conseguirne,  non  trovò  opposizione  ;  ma  1'  Autore,  ora  sono  IO 
anni,  faceva  notare  che  il  Palasciano  partendo  dair  osservazione  di  un 
Hatto  vero  in  so  stesso,,  ne  dava  erronea  interpretazione. 

È  vero  difetti  che  in  alcune  anchilosi  angolari  del  ginocchio,  mentre 
si  fanno  dei  tentativi  di  estensione  sulla  gamba,  il  legamento  ileo-tibiale 
del  Mayer  appare  teso,  a  mo'  di  corda,  al  lato  esterno  del  ginocchio  e 
<ihe  codesta  tensione  cresce  in  ragion  diretta  delle  trazioni  esercitate 
«nlla  gamba  stessa;  ò  vero  altresì  che  Tincisione  di  questa  striscia  apo» 
neurotlca  facilita  talvolta  la  estensione  dell'arte  anchilosato  e  la  ridu- 
zione degli  altri  spostamenti  che  si  associano  a  tale  deformità;  ma  da 
<lliesti  fatti  alle  conclusioni  del  Palasciano  non  si  arriva  logicamente, 
almeno  di  non  adattare  al  fatto  clinico  Panatomia  e  le  risultanze  spe- 
rimentali. 

^Invece  la  disposizione  anatomica  della  fascia  iieo-tibiala  del  Meyer 
spiega  i  casi  patologici  accennati  dai  Palasciano  senza  bisogno  di  ri- 
correre alla  sua  teoria  ;  se  infatti  si  pensa  che  a  ginocchio  estesa  la 
parte  inferiore  di  detta  fasciji,  stretta  e  aggrinzita  per  pieghe  longita- 
•dinali»  sta  raccolta  al  davanti  del  femore,  mentre  a  ginocchio  fleeso  si 


464  BIBLIOGRAFIA  —  RUGGÌ 

dispiega  a  mo*  di  ventaglio,  coprendo  il  condilo  estierno  e  discendendo 
per  un  buon  tratto  al  didietro  di  esso,  si  comprenderà  di  leggeri,  come^ 
in  nn  ginocchio  condannato  lungamente  alla  flessione,  le  fibre  aponen» 
rotiche  possano  rattrarsl  (per  la  loro  compartecipazione  più  o  meno- 
grare  al  processo  articolare)  costituendo  alla  riduzione  degli  sposta» 
menti  un  ostacolo  d^origine  puramente  passiva. 

L*  Autore  quindi,  confortato  eziandio  da  esperimenti  eseguiti  sul  ca- 
davere, nega  al  muscolo  tensore  della  fascia  lata  rinfluenza  che  il  Pa- 
lasciano  vorrebbe  attribuirgli,  tanto  più  che,  a  ginocchio  flesso,  le  flbre^ 
aponeurotlche  del  legamento  ileo-tibiale,  che  restano  al  didietro  del 
condilo,  scambio  di  essere  tese,  sono  in  istato  di  rilassamento  e  si  ri- 
lassano più  ancora  con  la  rotazione  esterna  della  gamba. 

Resta  però  il  valore  terapeutico  delle  incisioni  sottocutanee  nella  fa- 
scia lata  consigliate  dal  Palasciano,  della  quale  manualità  chirurgici^ 
muta  soltanto  la  interpretazione. 

Seguono  in  appresso  pochi  cenni  suU'  anatomia  patologica  delle  an- 
chilosi, in  ispecie  per  ciò  che  riguarda  la  natura  delle  aderenze  dea* 
trici  tra  le  corrispondenti  snperflcl  articolari. 

Queste  raramente  sono  cartilaginee,  più  spesso  fibrose  e  in  taluni  4ML8ì 
ossificate.  Sulle  anchilosi  per  sostanza  cartilaginea  son  citati  gli  stndii 
del  Lucke»  del  Volckmann  e  del  Tizzoni. 

La  diagnosi  di  anchilosi,  in  generale^  non  è  difficile;  difficile  invece 
è  lo  stabilire  da  quale  condizione  anatomo -patologica  cria  mantenuta; 
al  qual  proposito  non  ò  sempre  vero  il  concetto  che  sia  avvenuta  una 
ossiflcazjone,  quando  si  riscontri  assoluta  immobilità,  potendo  questa 
dipendere  da  aderènze  molto  estese  in  superficie;  però  se  la  diagnosi 
non  ò  certa  ò  probabile,  tanto  più  se  la  completa  immobilità  dura  da 
lungo  tempo. 

A  farsi  un  giusto  criterio  gioverà  in  qualsiasi  caso  provare  come  fun* 
zioni  rarticolazlone  sotto  l'anestesia  doroformica. 

Rispetto  alla  cura,  nulla  dovrà  tentare  il  chirurgo  per  le  anchilosi 
rette,  mentre  per  le  angolari  userà  con  profitto  la  resezione  articolare 
ortopedica  dell*  Ollier,  associata  o  no  all'  incisione  dei  tendini  flessori 
della  gamba;  di  tal  mezzo  di  terapìa  ò  opportuno  valersi  anche  nelle 
anchilosi  spurie,  con  forte  spostamento  e  deformità  del  ginocchio,  in 
cui  nulla  giovano  le  riduzioni  parziali,  non  che  nelle  pseudo-anchilosi 
associate  ad  allungamento  dell'arto  causato  da  Irritazione  epifisaria. 

Nelle  semplici  rigidità  articolari  giova  imprimere  all'articolazione  dei 
movimenti  passivi,  usati  però  con  metodo  e  con  cautela  ed  alutati  da 
qualche  applicazione  topica  emolliente  e  calmante  o  da  fomenti  ani- 
mai}, da  immersione  in  olio  caldo,  da  fanghi,  ecc.  Queste  manovre  pn6 
eseguirle  il  chirurgo  o  qualsiasi  altra  persona  intelligente  e  ammae- 
strata all'uopo ,  non  chò  lo  stesso  infermo,  usando  di  svariati  mezzi 
meccanici,  il  più  semplice  dei  quali  ò  11  traimento  merco  tubi  elastici. 

,Se  gli  indicati  siezzi  falliscono  potranno  giovare  le  trazioni  e  l.  mo^ 


BIBLIOGRAFIA  —  RUGOI  465 

cimenti  forzati  esegaiti  sotto  la  narcosi  cloroformica,  facendo  però  pre« 
cedere  all'estensione  dell*anchilo8i  l'esagerata  flessione  della  gamba  per 
facilità  il  distacco  della  rotula  che  si  salda  alla  faccia  anteriore  del 
condilo  esterno  del  femore;  che  se  nell'estensione  i  muscoli  flessori 
della  gamba,  enormemente  tèsi,  non  cedessero  ali*  azione  dello  stira» 
mento,  ad  evitare  lo  spostamento  della  tibia  aiPindletro,  sarà  giovevole 
e  razionale  ricorrere  alla  resezione  dei  tendini. 

L'uso  degli  apparecchi  meccanici,  dei  quali  non  è  possibile  misurare 
nò  l'azione  nò  la  potenza  ò  oggi  generalmente  bandito  dalla  pratica  chi- 
rurgica; talché  abbandonate  le  macchine  del  Louvrier,  del  Borelll,  del 
Bizzoli  e  di  altri,  i  chirurghi  affidano  la  riduzione  delle  anchilosi  an- 
golari alla  trazione  or  ricordata  ed  ai  movimenti  forzati,  associati  o  no 
alla  recisione  sottocutanea  delle  parti  molli  che  si  oppongono  con  la  loro 
resistenza  alla  riduzione  degli  spostamenti  della  tibia  e  della  rotula. 

B  qui  seguono  le  regole  per  compiere  in  cosi  fatto  modo  la  riduzione 
delle  anchilosi  per  fare  la  tenotomia,  tanto  dei  muscoli  poplitei,  eseguita 
per  la  prima  volta  dal  Michelis,  quanto  del  muscolo  bicipite;  di  cai  il 
tendine  offre  qualche  difficoltà  alla  recisione,  per  i  stretti  rapporti  che 
ha  col  nervo  popliteo  esterno;  secondo  l'Autore  ò  miglior  pratica  in- 
cidere col  tenotomo  dall'esterno  all'interno,  che  tagliare  dalle  parti  pro- 
fonde alle  superficiali. 

Il  Palasciano  in  certi  casi  assai  gravi  ha  fatta  la  recisione  sottocu- 
tanea del  quairicipite  e  dell'aponeurosi  fascia  lata  per  facilitare  il  di- 
stacco della  rotula,  incidendo  a  tale  scopo  la  pelle  al  lato  esterno  ;  il 
Bonnet  invece  ritiene  più  opportuno  cominciare  dair  interno  e  portare 
il  tenotomo  fin  contro  T  incisione  già  fatta  per  il  taglio  dei  tendini  ed 
aponeurosi  del  lato  esterno,  unendo  cosi  le  due  incisioni  sotto  i  comuni 
integumenti. 

Tagliate  quindi  le  parti  molli  si  ruota  e  si  flette  l' arto  per  infran- 
gere le  aderenze  interartioolari;  poscia  si  mette  nella  maggior  possibile 
estensione,  seguendo  anche,  ove  ;occorra,  l'esempio  dell'  illustre  Mazzoni 
di  Roma,  di  praticare  cioò  il  distacco  cruento  della  rotula  dal  condilo 
esterno  del  femore. 

Venendo  finalmente  ai  casi  gravissimi,  dominabili  solo  con  la  rese- 
zione articolare,  V  Autore  fa  riflettere  come  quivi  le  care  del  chirargo 
siano- intese  esciui)ivamente  al  raddrizzamento  della  giuntura  e  alla  di- 
sposizione delle  parti  per  modo  che  l'un  osso  possa  facilmente  fondersi 
nell'altro.  A  tale  uopo  sono  indicati  varii  processi ,  tra  i  quali  quello 
di  Rhea  Barton,  che  consiste  nell'asportare  dalla  parte  di  femore  im- 
mediatamente superiore  airarticolazione  un  cuneo  (con  la  base  dinanzi 
e  l'apice  in  addietro)  sufficiente  a  compensare  l'angolo  deirartìcolazione, 
con  tal  processo  la  gamba  vien  raddrizzata,  senza  che  l'articolazione  sia 
menomamente  intaccata.  Il  cuneo  osseo  può  anche  farsi  tagliando  daU 
l'apice  del  ginocchio  porzione  di  femore  o  di  tibia,  previa  o  no  aspor- 
tazione della  rotula. 

Hivhta.  SO 


466  BIBLIOGRAFIA.  —  RUOai 

L'anchilosi  ossea  è  la  risultanza  veramente  giovevole  di  tali  atti  ope- 
ratorli,  non  ritraendosi  secondo  l'Autore  che  un  vantaggio  illusorio 
dalle  pseudo-artrosi. 

Le  più  scrupolose  cautele  antisettiche  sono  qui,  come  sempre»  rac- 
.<ìomandabili  ;  che  se  taluno  accusò  la  medicatura  listeriana  di  render 
difficile  la  riunione  delle  ossa  per  vera  slnostosi,  ciò  non  dipende  dal 
metodo  per  sé  medesimo,  ma  dalla  troppo  prolungata  conservazione  del 
mackintosoh,  che  impedendo  l'evaporazione  del  liquidi  rende  le  granu- 
lazioni di  neo  formazione  molli  e  cedevoli.  Si  ovvia  pertanto  a  questo 
inconveniente  rimovendo  con  sollecitudine  questo  strato  impermeabile, 
hppena  sia  cessato  il  soverchio  prodotto  di  materiali  e  la  riunione  delle 
parti  molli  sia  molto  avanzata. 

Si  applica  quindi  un  apparecchio  gessato  completo,  al  disopra  del  li- 
«teriano,  privo  di  makintosch,  il  quale  serve  a  mantener  V  arto  nella 
dovuta  direzione  e  stabilità.  A  questi  apparecchi  si  possono  affidare  gli 
arti  operati  dopo  15  o  20  giorni  e  si  può  farne  la  remozione  ogni  10  o 
12  a  norma  dei  casi.  Ma  l' Autore  fa  giustamente  osservare  che  in  sl- 
mili operazioni  vi  sono  molte  cose  che  ad  apprenderle  ci  vuol  la  pra- 
tica e  rosservazione  clinica  al  letto  deirinfermo. 

%  IO.  Ultimo  argomento  deirimportante  monografia  ò  Vartrite  defoT' 
mantef  rara  nel  ginocchio,  frequentissima  nell'articolazione  coxo-femo- 
.rale  (malum  senile  coxae).  Di  questa  V  Autore  tratta  molto  alla  breve 
«  più  che  altro  ne  tratta,  rispetto  al  corpi  mobili  articolari ,  ai  quali 
•essa  può  dare  origine. 

Sede  primitiva  deirartrlte  deformante  sono  le  cartilagini  d' incrosta- 
zione e  solo  secondariamente  la  sinoviale,  il  periostio  e  le  ossa  sono 
invase  da  questo  processo  ;  il  quale  talora  sussiste  senza  contemporaneo 
versamento  nella  cavita  articolare  (artrite  secca),  taValtra  ò  preceduto 
od  accompagnato  da  una  slnovite  ad  essudato  sieroso. 

A  chi  esamini  i  capi  articolari  di  un  ginocchio  affatto  dal  processo 
in  discorso,  apparirà  chiaramente  la  coesistenza  di  due  fattori,  Pano 
distruttivo,  r  altro  formativo,  che  combinati  insieme  deformano  total- 
mente l'apparenza  primitiva  dei  capi  articolari,  dando  origine  alle  più 
bizzarre  configurazioni  ;  infatti  nei  punti  di  contatto  articolare  si  ha 
erosione  della  cartilagine,  mentre  si  ha  proliferazione  ed  ossificazione  suc- 
cessiva nei  bordi  liberi  che  stanno  perifericamente  ai  capi  stessi.  Tal- 
volta questa  proliferazione  ò  irregolare  e  a  forma  di  stalattite  in  guisa 
da  imprimere  ai  margini  delle  ossa  un  aspetto  dentellato,  che  contrasta 
oon  le  snperflci  ossee  di  contatto,  le  quali,  scabre  da  prima,  per  la  con* 
fricazione  reciproca,  si  consumano  di  mano  in  mano  e  si  levigano  scam- 
bievolmente. 

Le  cartilagini  d*incrostiteione,  macroscopicamente,  appaiono  scifive  in 
fibrille  e,  in  un  periodo  più  inoltrato,  si  scorgono  consumate  qua  e  là 
in  guisa  da  lasciar  scoperto  V  osso  sottostante.  Al  microscopio  poi  ai 
scorge  che  la  sostanza  jalina  intorcellulare  ha  perduta,  la  sua  jippa- 


BIBLIOQRAFIA  —  RUGGÌ  467 

fenza  omogenea  acquistando  strattara  fibrillare  e  che  le  cellule  carti- 
laginee si  sono  cangiate  in  otricoli  ripiene  di  cellule  figlie  col  diametro 
maggiore  ora  perpendicolare  ora  trasversale  alla  direzione  deirosso. 

Le  parti  intrarticolari  ben  presto  scompajono,  dopo  aver  subita  meta- 
morfosi grassa  ed  essersi  decomposta  in  fibrille  :  quanto  alla  sinovia,  ab- 
bondante qualche  volta  nell'esordio  del  male,  diviene  scarsa,  densa,  vi- 
schiosa e  contiene  cellule  epiteliali  degenerate,  pezzi  microscopici  di  car- 
tilagini e  brandelli  di  frange  articolari.  Queste  ft*angie  costituite  da  con- 
Siettiyo  possono  farsi  ipertrofiche  e  degenerate  in  adipe,  in  cartilagine  ed 
anche  in  osso,  possono  dar  luogo  ai  corpi  mobili  detto  anche  sorci  arti- 
<solari. 

Più  raramente  delle  alterazioni  ora  descritte  accadono  le  ossificazioni 
della  sinoviale  e  della  capsula  articolare,  che  talora  circondano  di  un 
rivestimento  osseo  completo  tutta  la  cavità  deirarticolazione. 

Esposte  queste  cognizioni  anatomo-patologiche  del  processo  in  di- 
scorso 1*  Autore  accenna  brevemente  alla  sua  eziologia  la  quale  egli 
compendia  in  una  cagione  dMndole  generale  (reumatica  o  infettiva) 
quando  raffezìone  dopo  aver  colpite  più  articolazioni  si  localizza  al  gi- 
nocchio, mentre  la  forma  mono-articolare  egli  crede  debba  ripetersi  da 
una  causa  genuinamente  traumatica  (fratture  intrarticolari  del  ginoc- 
chio, contusioni,  distrazioni,  ecc.). 

L'andamento  della  malattia  ò  sempre  cronico,  sempre  continuo  e  re- 
lativamente alla  guarigione  è  di  prognosi  infausta.  Solo  dopo  vari  anni 
di  decorso  può  farsene  la  diagnosi  con  assoluta  certezza,  giacchò  i  sintomi 
Iniziali  di  questo  processo  sono  gli  stessi  di  una  sinovite  cronica  del 
ginocchio  e  manca  anche,  nei  primi  momenti,  un  sensibile  ingrossamento 
deirarticolazione,  a  meno  di  una  concomitante  sinovite  essudativa. 

L'infermo  si  lamenta  soltanto  di  rigidità  articolare  e  solo  in  ano 
43tadio  più  avanzato  esso  avverte  dolori  in  ispecie  ai  lati  del  ginocchio. 
La  ente  ò  più  fredda  del  consueto  e  Tapplioazione  della  mano  sulla  re- 
gione anteriore  avverte  nei  movimenti  un  po^  esagerati  un  senso  carat- 
teristico di  scricchiolio. 

È  solo  più  innanzi  che  il  ginocchio  si  deforma,  specialmente  in  cor- 
yTispondenza  del  condili  che  sporgono  al  disotto  della  cute  assottigliata, 
mentre  la  gamba  e  la  coscia  scemano  alquanto  di  spessore;  perfetta- 
mente ìntegra,  però  rimane  la  tonicità  muscolare. 

La  terapia  ò  assolatamente  nulla  e  il  trattamento  non  può  essere  che 
sintomatico  e  diretto  a  scemare  il  dolore,  a  sviluppare  l  muscoli  e  a 
mantenere  per  quanto  ò  possibile  esteso  il  movimento  dell*  articolazio- 
ne ;  questo  ultimo  scopo  si  raggiunge  con  i*applicazione  metodica  e  non 
esagerata  di  movimenti  passivi  e  col  consiglio  dato  agli  infermi  di  va- 
lersi della  propria  articolazione  anche  a  costo  di  sentire  dolore.  Sono 
«tati  consigliati  da  taluno  i  bagni  freddi ,  da  altri  i  ba^ni  tiepidi  per 
^oa(]yuvare  la  possibilità  dei  movimenti  e  qualche  giovamento  ha  ve* 
4ato  r  Autore  neiruso  dei  fanghi  di  Abano  e  di  Acqui  e  dei  bagni 


468  BIBLIOGBAFXA  —   RUQOI 

{ermali  delHsola  d*  Ischia.  Qaali  cure  interne  ò  commendato  Tj odoro 
di  potassio»  i*  iodio  e  la  tintara  di  oolciiico. 

Se  all'artrite  deformante  si  associa  nna  sinovite  acnta,  si  far&  la  cara 
di  questa,  se  nna  vera  idrope  articolare  si  vaoterà  il  liqaido  e  a*  iniet- 
terà nell'articolazione  la  tintara  di  iodio,  allo  scopo  anche  di  ridestare 
nn  processo  attivo  che  possa  infine  condurre  alla  saldatura  dei  oapi 
articolari  a  gamba  distesa.  Chò  se  invece  rimanesse  il  ciondolamento 
della  gamba  e  rinservibilità  deirarto  sarà  opportuna  la  resezione  arti- 
colare, la  quale  pure  ò  da  consigliarsi  nei  oasi  in  cni  anche  senza  ver"- 
samento,  la  funzionale  dell'arto  ò  seriamente  impedita  per  la  consi- 
derevole deformazione  dei  capi  articolari:  un'anchilosi  retta  ben  ria- 
scita  avrà  eziandio  il  vantaggio  di  liberare  da  acerbi  e  continui  dolori 
il  povero  infermo. 

Dopo  aver  ragionato  dell'artrite  deformante  s'intrattiene  TAutore  sur 
carpi  mòbili  articolari,  i  quali  sono  causa  di  serii  disturbi  funzionali  e 
non  si  trovano  solo  nell'  affezione  dianzi  studiata ,  ma  anche  in  altri 
processi  articolari  assai  più  semplici,  quali  le  sinoviti  croniche  ad  essu- 
dato sieroso,  cui  anzi  in  gran  parte  mantengono  attive  con  la  loro  per- 
manente irritazione. 

E  a  tutta  prima  tesse  succintamente  la  storia  di  tale  affezione,*  da 
Ambrogio  Pareo,  che  nel  1558  ne  osservò  il  primo  caso  in  nn  igroma 
e  giudicò  trattarsi  di  una  pietra  simile  a  quelle  della  vescica,  a.Peclìlin 
ohe  133  anni  di  poi  ebbe  a  vedere  il  secondo  corpo  libero,  cui  credette 
cartilagineo  ed  a  Moreau  che  nel  1736  descrisse  il  primo  corpo  intrarti- 
colare  aderente,  peduncolato  e  di  natura  ossea.  Oggi  la  conoscenza  dei 
corpi  mobili  articolari  è  affatto  completa,  vuoi  per  ciò  che  riguarda  la 
loro  patogenesi,  vuoi  per  ciò  che  si  riferisce  al  loro  numero,  alla  loro 
struttura  e  alla  terapia  Tale  volo  a  scongiurarne  gli  effetti. 

In  una  cavità  articolare  si  può  trovare  una  vera  miriade  di  corpi 
mobili  (PAmabile  di  Napoli  in  un  ginocchio  ne  trovò  92  e  il  Volokmann 
in  un  altro  caso  ne  contò  fino  a  200):  i  casi  però  che  interessano  al 
chirurgo  e  in  cui  ò  giovevole  il  suo  intervento  son  quelli  in  cni  l'arti» 
colazione  contiene  uno  o  tutto  al  più  due  corpi  mobili:  anche  il  lora 
volume  è  variabilissimo  e  oscilla  dalla  grossezza  minima  di  un  granella 
di  miglio  a  quella  massima  di  una  rotula. 

Yi  sono  poi  corpi  mòbili  artioolari  liberi  e  peduncolati:  questi  ultimi- 
hanno  inserzioni  assai  varie,  ma  generalmente  sorgono  dal  ciglio  8ino« 
viale  frangiato  che  sta  al  bordo  periferico  delle  cartilagini  d'incrosta- 
zione: quanto  alla  lunghezza  del  peduncolo  è  anche  essa  varia  e  il  The<^ 
den  narra  di  un  caso  in  cui  esso  era  lungo,  tre  pollici. 

Sebbene  ridestata  ai  giorni  nostri  dal  Jobert  è  tuttavia  assolutamente 
vieta  l'opinione  del  Pareo  che  riconoscerebbe  negli  ariroliti  dèlie  con» 
erezioni  saline:  Tessenza  istologica  infatti  dei  corpi  mobili  articolari  ò^ 
quella  dei  condromi  calcificati  per  una  estensione  più  o  meno  grande? 
in  essi  alle  volte  Tosso  ò  alTesterno  e  la  cartilagine  airintemo,  talora 


BIBUOGRAFIA  —  BUGai    .  469 

V 

«invece  la  cartilagine  ò  esteriore  e  qualche  rara  volta  le  dae  sostanze 
4Siono  disposte  tra  loro  a  mosaico  (encondroma  ossificato  di  Yirchow). 

L^Amabile  ba  fatto  su  tale  argomento  osservazioni  tutte  nuove  e  con- 
i;rarie  alle  idee  invalse  sino  allora:  mentre  invero  prima  di  lui  si  pen- 
sava che  1  corpi  mobili  cartilaginei  si  ossificassero  rendendosi  liberi,  egli 
'^a  dimostrato  invece  che  accade  it  fatto  precieamente  opposto:  e  per  vero 
col  distaccarsi  dei  corpi  aderenti,  costituiti  da  sostanza  ossea,  cessa 
per  manco  di  vasi  sanguigni  la  loro  nutrizione  ed  essi  subiscono  quindi 
la  metamorfosi  regressiva  in  cartilagine. 

Se  esistano  corpi  mobili  articolari  lipomatosi  e  fibrosi  non  ò  tuttora 
^bene  accertato:  si  può  tuttavia  ammettere  come  fatto  probabilci  per 
ragione  di  analogia,  trovandosi  non  raramente  co&i  fatte  produzioni  in 
tntte  le  sierose  del  corpo  umanO|  con  le  quali  la  sino  viale  ha  grandis- 
sima somiglianza. 

Sulla  patogenesi  dei  corpi  mobili  articolari,  considerati  come  ùl  l'Au- 
tore in  rapporto  all'artrite  deformante,  vanno  prese  principalmente  di 
mira  le  vegetazioni  neoplastiche  ed  iperplastiche  che  derivano  dalle 
^cartilagini  d'incrostazione  del  femore  e  delia  tibia.  Ma  non  sempre  il 
«orpo  mobile  ha  cosi  fatta  origine  e  nella  sua  genesi  va  considerata 
l'ipertrofia  e  il  successivo  distacco  delle  frangio  della  sinoviale  collo- 
cate al  margine  cartilagineo  (Morgagni),  va  considerato  il  tessuto  con- 
nettivo sottosinoviale,  da  cui  possono  originare  piccoli  neoplasmi  (Laèn- 
iiec)  atti  a  migrare  per  entro  la  cavità  sinoviale,  vanno  finalmente 
considerate  le  vegetazioni  del  periostio  capaci  di  produrre  uguale  effetto 
(Brodie). 

A  tutte  queste  possibilità  si  aggiungono  quelle  che  derivano  esclu» 
sivamente  da  un  traumatismo  che  viene  a  colpire  il  ginocchio,  produ- 
cendo nel  cavo  articolare  tali  rotture  da  dar  luogo  a  frammenti  di 
tessuti  atti  a  trasformarsi  in  seguito  in  corpi  mobili  articolari  (bran- 
delli di  cartilagini  semilunari,  di  cartilagini  dMncrostazione,  frammenti 
ossei,  ecc.). 

La  sintomatologia  clinica  presentata  da  tali  infermi  ò  affatto  carat- 
teristica per  la  saltuaria  ed  istantanea  comparsa  dei  disturbi  funzionali, 
i  quali  si  compendiano  in  un  improvviso  dolore  al  ginocchio  che  ò  as- 
sociato ad  impossibilità  di  movimento.  Tale  ImpeJimento  si  dilegua 
con  ugnale  rapidità  e  dietro  uno  sforzo  maggiore  fatto  dairinfermo  che 
.avverte  allora  uno  scroscio  e  portando  la  muno  alla  parte  anteriore 
del  ginocchio  nota  un  corpicciuolo  che  rapidamente  guizza  per  entro 
alla  sacca  sinoviale. 

Questo  semplice  racconto  dell'Infermo  guida  razionalmente  alla  dia- 
;gìkosU  la  quale  però  ò  certa  solo  quando  il  chirurgo  abbia  la  fortuna 
vdi  sorprendere  il  corpo  mobile  quando  si  trova  nella  parte  anteriore 
odell'articolasione:  ciò  però  ò  difficile  per  la  velocità  ond'essi,  sguii- 
2ando,  fuggono;  per  cui  appunto  si  ebbero  nome  di  sorci  articolarL 
.    Facile  ò  rinterpretazione  di  questa  sindrome  fenomenale,  dipendendo 


470  BiBLiaasAFiA  —  Rueor 

iì  dolore  e  Timpedito  movimento  dall*interposiziono  del  corpo  estràneo^ 
tra  le  ossa,  o  ^a  un  osso  e  il  rispettivo  legamento  eapsnlare;  i  qaali' 
fenomeni  di  un  tratto  scompaiono  non  appena  il  corpicciuolo  sia  rimossa 
dair incastro:  resta  però  1* irritazione  la  quale  si  estrinseca  con  le  ca- 
ratteristiclie  di  una  sinoyite  acuta  di  varia  intensità,  che  a  lungo  an* 
dare  disturba  e  indebolisce  l'articolazione,  rende  triste  e  preoccupata 
rinfermo  e  richiede  Tallontanamento  del  corpo  mobile. 

La  lussazione  di  un  menisco  interartlcolare,  in  ispeclal  modo  delire- 
sterno,  può  simulare  la  presenza  di  un  corpo  mobile:  ad  evitare  questo^ 
errore  dì  diagnosi  l'Autore  ricorda  che  tale  lussazione  ha  sempre  bi- 
sogno di  un  trauma  che  la  determini,  che  la  sua  riduzione  non  si  ot- 
tiene che  dopo  speciali  manovre  eseguite  dal  chirurgo,  che  finalmente 
Pesame  delia  periferia  esterna  dèi  ginocchio  constata  in  essa  una  lieve 
deformità  causata  dallo  spostamento  deiraccennata  cartilagine. 

Dopo  di  che  si  intrattiene  sulla  cura  dei  corpi  mobili  articolari  del 
ginocchio,  che  ò  esclusivamente  chirurgica  e  che  abbraccia  due  cate- 
gorie diverse  di  mezzi,  gli  uni  destinati  a  fissare  detti  corpi  nel  cava 
articolare,  gli  altri  ad  estrarli.  E  benchò  i  metodi  e  i  processi  incinsi 
nella  prima  classe  siano  oggi  generalmente  abbandonati,  tuttavia  piace- 
airAutore  di  farne  a  titolo  storico,  una  breve  menzione. 

Parimente  in  due  diverse  categorie  son  suddistinti  i  processi  imagi*^ 
glnati  per  Testrazione  dei  corpi  mobili  del  ginocchio.  Questi  infatti  si  pos- 
sono spostare  dalfinterno  della  capsula,  dopo  eseguita  un*ìndsione  sot- 
tocutanea e  allora  si  hanno  i  processi,  oggi  caduti  in  disuso,  di  Goyrand^ 
di  Liston,  di  Bonnet,  di  Alquiò,  di  Chassaignac  e  di  altri,  cui  V  Antere 
ricorda,  ma  non  descrive.  Il  corpo  lìbero  si  può  invece  estrarre  diret- 
tamente dalla  cavità  articolare,  in  cui  oggi  si  può  penetrare  senza  pe^ 
ricoli  grazie  alla  medicatura  antisettica;  e  in  allora  si  ha  il  processa 
clàssico,  eseguito  per  accidentalità  dal  Pareo  e  deliberatamente  dal 
Pecbiin,  dal  Simpson  e  da  altri. 

Tale  processo  consiste  nei  fissare  con  le  dita  il  corpo  mobile  in  un 
punto  conveniente  deirinsaccatura  sinoviale  e  nel  praticare  al  disopra 
dello  stesso,  un  incisione  tanto  ampia  e  profonda  eh*  esso  facilmente 
possa  uscir  fuori:  se  esiste  un  peduncolo  se  ne  fa  previamente  la  le- 
gatura con  catgut,  per  evitare  11  rischio  di  un'emorragia  intrsrticolare- 

Le  cautele  antisettiche  rendono  vane  le  varie  regole  seguite  dai  chi- 
rurghi perchè,  a  processo  compiuto,  non  ci  sia  corrispondenza  tra  Tin- 
cisìone  della  pelle  e  quella  della  capsula  articolare. 

Si  esegue  infine  una  cucitura  esatta  con  seta  imbevuta  d'acido  fenica 
e  si  applica  nn  apparecchio  completo  alla  Lister  ricoperto  a  sua  volta 
da  un  apparecchio  inamovibile  esteso  dal  piede  alla  radice  della  coscia. 

Come  mezzo  antifluogisto  si  applicherà  sulla  parte  una  vescica  piena, 
di  ghiaccio  e  si  raccomanderà  al  rinfermo  la  massima  quiete,  come  sé 
si  trattasse  di  una  fì*attura. 

Scorsi-  otto  giorni  ò  snperato  in  gran  parte  il  pericolo,  ma  per  un'ala 
tra  settimana  o  due  Tinfermo  non  dovrà  scuotere  questi  riguardi. 


BIBLIOGRAFIA   —  RUGGÌ  471 

Ultima  norma  che  1*  Autore  suggerisce  ò  la  scelta  del  momento  op-^ 
portano  per  operare,  dovendo  essere  T  articolazione  in  uno  stato  di 
relativa  normaliti\:  che  se  questa  condizione  mancasse  si  dovranno  pre- 
stare le  cure  adatte,  prima  di  accingersi  all'atto  operatorio  che  dal- 
Pommissione  di  questa  cautela  potrebbe  venire  seriamente  compro-^ 
messo. 


Traité  cllniq[ae  de  la  folle  h  doable  forme,  etc.  —  Trat» 
tato  clinico  della  pazzia  di  doppia  forma  ;  del  dottor  A.  RITTI  me- 
dico  dell*  Asilo  Nazionale  di  Ckarenton,  Segretario  generale  della 
Società  medico-psicologica,  —  Opera  premiata  dalla  Accademia  di 
medicina  (premio  Falret,  1880).  Parigi,  Q.  Doin,  1883. 

È  questo  certamente  uno  del  migliori  studj  di  frenopatologia  che 
siano  oggidì  apparsi  in  Francia  :  1*  argomento  della  pazzia ,  designata» 
sotto  le  denominazioni  di  pazzia  cir colar e^  pazzia  di  doppia  forma^. 
pazzia  di  forma  alternante,  ò  benissimo  svolto.  Il  libro  è  diviso  in  I^ 
capitoli,  ne' quali  molta  ò  la  copia  così  delle  osservazioni  come  delle 
disquisizioni,  esposte  anche  in  modo  da  renderne  sempre  più  proficua 
la  lettura. - 

Nel  capitolo  primo,  dopo  di  aver  passato  in  rassegna  le  più  'recenti 
scoperte  della  patologia  mentale,  definisce  la  pazzia  di  doppia  forma  di- 
stinguendone,  a  seconda  del  decorso,  la  forma  a  tipo  periodico  e  la 
forma  a  tipo  circolare,  toccando  brevemente  di  quella  la  sinonimia.  Ciò* 
premesso  discorre  della  storia  della  pazzia  di  doppia  forma  e,  facendo 
precedere  uno  sguardo  retrospettivo  sugli  autori,  che  da  Ippocrate  fino- 
a  Tommaso  Willis,  ne  lasciarono  dai  loro  scritti  trasparire  una  lontano^ 
intuizione^  afferma  che,  primo  il  Baìllarger  nel  1854,  la  segnalava  e  poco 
dopo  per  opera  di  Falret,  dissenziente  in  qualche  punto,  si  raggiungeva 
la  più  chiara  conoscenza  della  nuova  forma  morbosa,  massime  dal  puntO' 
di  vista  del  predominio  della  causa  ereditaria,  della  maggiore  frequenza 
nella  donna  e  dell'infausto  suo  pronostico.  BJ  a  compiere  le  notizie  sto- 
riche, nota  come  una  serie  di  osservazioni  si  pubblicasse  in  seguito  dai 
più  chiari  scrittori  di  rsichiatria,  quali  Billod,  Morel,  Dagonet,  Marcel 
Geoffroy,  Foville  e  G.  Falret-  in  Francia  e  dagli  stranieri  Griesinger, 
Maudsley,  L.  Majer,  L.  Kirn,  Krafst*Ebing,  i  quali  tutti  contribuirono 
per  l'appunto  alla  trattazione  più  vasta  deirargomento  in  discorso. 

Il  capitolo  secondo  ò  dair  Autore  destinato  a  descrivere  i  sintomi  delli^ 
pazzia  di  doppia  forma  ed  in  esso  più  segnatamente  si  occupa  di  quelli 
che  si  manifestano  nel  primo  periodo  dc-lla  malattia;  dimostra  come 
diversi  gradi  di  depressione  debbansi  nel  medesimo  riconoscere,  qnaU 
sono  :  lo  stato  di  depressione  melanconica,  il  delirio  melanconico  e  la 


472  BlBLIOGRAFLl  —  EITTI 

melanconia  con  stopore.  Merco  1*  appoggio  di  numerosi  oasi  clinici*  in 
parte  propij,  in  parte  riprodotti  dui  lavori  del  Baillarger  e  di  altri 
antorfi  il  doti.  Ritti  dà*an*  idea  esattissima  dei  tre  stati  depressivi  più 
sopra  enunciati  e  mette  mirabilmente  in  evidenza  le  caratteristiche  se- 
condo le  quali  si  presentano ,  con  tale  acume  e  con  si  squisito  spirito 
di  osservazione  da  indurre  clii  legge  nella  convinzione  più  completa. 
La  descrizione  clinica  che  Bgli  dà  del  paziente,  nelle  svariate  manife- 
stazioni morbose  della  malattia,  forma  il  quadro  più  vero  che  mai  si 
possa  figurare  e  che  noi  stessi  abbiamo  avuto  roccasione  di  constatare 
in  un  nostco  infermo  in  questo  manicomio  con  varianti  di  poco  o  nes- 
sun momento. 

Altrettanto  dicasi  del  modo  col  quale  T  Autore  nel  Capitolo  terzo, 
svolge  la  sintomatologia  dei  2.'  periodo  della  pazzia  di  doppia  forma 
^caratterizzato  :  1.^  dallo  stato  di  semplice  esaltazione  mentale  ;  2.^  dal- 
r agitazione  maniaca  con  incoerenza;  3.^  dalla  mania  con  delirio  di 

grandezza. 

E  tutto  ciòy  beninteso,  sempre  in  base  alla  pràtica  osservazione  di  cui 
espone  numerosissimi  esempj  clinici  da  lui  stesso  studiati  oppure  tolti 
dalle  pubblicazioni  di  altri  autori. 

È  argomento  del  Capitolo  terzo  1*  evoluzione  dell'accesso  e  revolozlone 
della  malattia  :  relativamente  alla  prima  giustifica,  dalla  rassomiglianza 
degli  accessi  che  si  succedono  in  un  medesimo  malato,  la  classificazione 
della  follia  a  doppia  forma  fra  le  forme  di  pazzia  periodica  e,  movendo 
dal  fatto  che  la  malattia  presenta  quasi  sempre  uno  stato  iniziale  me- 
lanconico più  o  meno  prolungato,  oume  venne  ammesso  da  L.  Majer  e 
da  G.  Falret,  propende  a  ritenere  che  inaccesso  si  sviluppa  più  comune- 
mente dal  periodo  di  depressione  anzi  che  dal  periodo  di  eccitamento. 
Dice  poi  dei  modi  coi  quali  si  effettua  la  transizione  dall*  uno  air  altro 
dei  due  periodi,  variabili  per  la  comparsa  repentina  oppure  lenta  e  gra- 
duata degli  accessi  e  per  la  loro  durata  più  o  meno  lunga  nel  1.*  e 
nel  2.^  caso.  Cita  inoltre  un  3.®  modo  di  transizione  descritto  da  G.  Falret 
col  nome  di  transizione  per  oscillazioni  successive  e  che  sarebbe  costi- 
tuito dairalternarsi  della  mania  colla  melanconia,  sotto  specie  di  accessi 
vicinissimi  gli  uni  agli  altri  ;  accenna  finalmente  airopinlone  secondo  la 
^uale  alcuni  autori  riconoscono  1*  esistenza  di  un  lucido  intervallo  fra  1 
due  periodi  suddescritti  :  opinione  che  il  dott  Ritti  combatte  per  non 
essere  essa  basata  sulla  maggioranza  dei  oasi,  nel  mentre  che,  distrutta 
Tunione  dei  due  periodi  verrebbe  manomesso  uno  dei  caratteri  fonda- 
mentali della  pazzia  di  doppia  forma. 

Intorno  air  evoluzione  della  malattia,  fa  osservare  che  la  medesima 
sviluppasi  (per  lo  più  dopo  la  pubertà  e  qualche  volta  più  tardi)  in 
modo  deciso,  esif-àbrupto^  oppure  come  in  alcuni  casi  si  osserva^  prima 
di  manifestarsi  è  preceduta  da  molteplici  accessi  di  depressione  o  di 
eccitamento,  i  quali  sono  intercalati  da  Incidi  intervalli|  danno  luogo 
alia  pazzia  a  doppia  forma  a  tipo  periodico,  che  può  offrire  una  varietà 


BIBLIOGRAFIA  —  BITTI  47& 

«d  accessi  isolati  ed  altra  ad  accessi  combitiati,  e  quando  invece  sono 
<;ontinul  costltnisoono  la  follia  di  doppia  forma  con  tipo  continuo  o  cir- 
colare. E  terminando  di  stendere  il  tema  deireyoluzione  di  questa  ma- 
lattia, conclude  col  reputarne  assai  rara  la  guarigione,  essere  per  pro- 
pria natura  essenzialmente  cronica,  benchò  ne  sia  rara  la  trasforma- 
zione nella  demenza  o  almeno  dopo  molti  anni  ed  incomplata  ;  potendo 
cioè  permanere  integre  in  alcuni  malati  le  fucoltà  intellettuali  in  onta 
•alla  loro  età  ed  alla  diuturnità  della  malattia  ;  osseryarsi  pure,  qualche 
Tolta,  il  passaggio  della  pazzia  di  doppia  forma  nella  melanconia  o  nella 
mania  semplice,  la  quale  trasformazione  parve  favorire  talora  la  gua* 
pigione  ;  essere  finalmente  infrequente  la  morte  in  questa  forma  di  paz- 
zia e  quasi  sempre  prodotta  da  gravi  accidenti  cerebrali  che  possano 
«opraggiungere  durante  il  periodo  di  eccitamento  o  per  suicidi  o  du- 
rante il  periodo  di  depressione. 

Nei  capitoli  V  e  VI  sono  ampiamente  svolti  gli  argomenti  relativi 
alla  diagnosi  ed  alla  prognosi  ;  in  ordine  alla  prima  avverte  fin  dove 
sia  difficile  pronunciarsi  con  risolutezza  e  per  la  varietà  ed  instabilità 
dei  sintomi  e  per  la  loro  comunanza  con  quelli  di  altre  forme  di  alie- 
nazione mentale.  Incertezza  diagnostica  tanto  più  deplorevole  in  quan- 
iocbò,  se  si  ignora  il  decorso  della  malattia,  quando  questa  ò  di  data 
remota,  oppure  se  si  tratta  di  un  primo  accesso,  ò  possibile  scambiare 
la  vera  guarigione  con  lo  stato  di  apparente  equilibrio  mentale  e  di- 
mettere il  malato  dall^asilo  per  riaccoglierlo  poco  dopo  in  preda  al  se- 
condo periodo.  Gasi  simili  accaddero  anche  al  Baillarger  ed  al  Krafft- 
Ebing.  Però  come  fa  saggiamente  notare  V  Autore,  in  certi  casi  ò  pure 
prevedibile  la  trasformazione  del  U^  periodo  nel  periodo  successivo,  per 
la  presenza  di  alcune  affezioni  accidentali;  catarro  gastrico,  diarrea; 
oppure  per  la  manifestazioni  dell'  erpete  labiale  o  deUa  bulimia,  come 
r  Autore  ebbe  a  notare  in  un  caso  clinico  dettagliatamente  descritto. 
Oltre  a  ciò  può  intervenire  che  Tammalato  stesso  preannunci  al  medico 
il  sopraggiungere  del  2*  periodo,  o  perohò  il  medesimo  ò  preceduto  da 
Insonnie  oppure  da  indicibile  angoscia  nella  quale  lotta  disperatamente 
prima  di  cadere  soprafatto  dallo  stupore.  Non  meno  imbarazzante  di* 
viene  la  diagnosi  della  pazzia  di  doppia  forma  allorché  si  tratta  di  dif- 
ferenziarne il  periodo  di  eccitamento  dalla  espansività  colla  quale  esor- 
disce la  paralisi  generale ,  dai  fenomeni  congestivi  e  dai  disturbi  mo- 
ioii  ohe  accompagnano  questa  forma  morbosa.  Parchappe  e  Baiilax^er 
«tesai  ne  furono  tratti  in  errore. 

Tre  categorie  di  sintomi  sono  tuttavia  distinte  dall' Autore  in  ijuto 
alla  diagnosi  differenziale,  tali  sono  i  sintomi  fisici  ed  i  disturbi  Intel* 
lettuali  e  morali  ohe,  pure  offrendo  qualche  analogia  con  quelli  proprj 
della  pazzia  di  doppia  forma,  ciò  non  di  meno,  per  i  caratteri  loro  ape» 
0àli  e  ohe  V  Autore  diffusamente  enumera,  possono  servire  di  guida^  in 
uno  all'elemento  diagnostico  ohe  Rógls  ha  rilevato  nello  studio  del  ca- 
rattere individuale,  a  formulare,  nella  maggioranza  dei  casi,  la  diagnosi 


476  BIBLIOaRAFIA.  *-  BITTI 

Alla  geoonda  indicazione,  cbe  por  troppo  ò  la  più  frequente  nella  cura 
della  pazzia  di  doppia  forma,  sono  da  prescriversi  tatti  qnei  mezzi  che 
singolarmente  possono  essere  suggeriti  dalle  particolari  condizioni  rela- 
tive ai  due  periodi  della  malattia;  quale  sussidio  profilattico  morale, 
infine,  consiglia  di  allontanare  dal  paziente  tutto  ciò  cbe  potrebbe  es* 
«ergli  causa  di  toppo  vive  sensazioni. 

Nel  X  ed  ultimo  capitolo  si  discute  della  responsabilità  personale  e 
della  capacità  mentale  degli  individui  ammalati  di  pazzia  di  doppia 
ferma  e  l' Autore  non  si  perita  di  consigliare  la  clausura  di  quelli  che 
trovandosi  sotto  il  predominio  dei  gravi  sintomi  propij  dell'uno  o  del- 
Taltro  periodo  della  malattia,  Tanno  fatalmente  ad  esserne  vittime,  e 
saviamente  esorta  alla  massima  prudenza  nel  dimettere  cotali  soggetti, 
essendo  pur  troppo  facilissimo  confondere,  il  periodo  di  transizione  colla 
convalescenza  o  la  guarigione.  Di  numerose  prove  anche  questo  punto 
•è  corroborato  dai  dott.  Ritti,  dalle  quali  traspare  all'evidenza  la  neces- 
sità imperiosa  di  mantenersi  nel  più  scrupoloso  riserbo  allorchò  si  è 
chiamati  ad  esprimere  un  giudizio  circa  alla  pazzia  con  doppia  forma. 
L'Autore  poi  conchiude  colle  classiche  parole  di  Falret  Padre,  e  cioò 
«he  la  medicina  legale  deve  fondarsi  sullo  studio  clinico  del  decorso 
naturale  della  malattia,  più  presto  che  sull'apprezzamento  individuale 
dei  caratteri  dell'  atto  incriminato ,  oppure  sulla  medica  osservazione 
ristretta  a  un  dato  momento.  Il  perito  medico-legale  potrà  in  questo 
modo  favorire  la  giustizia,  sia  che  si  tratti  di  un  preteso  sequestro  il- 
legale, sia  che  debba  pronunciare  il  proprio  parere  circa  un  fatto  che 
riuscirebbe  criminoso  quando  non  fosse  giustificato  dall'  alienazione 
mentale. 

Dalla  breve  Rivista  che  n^abbiamo  fatto,  il  lettore  si  sarà  senza  dab- 
bio  persuaso  che  11  libro  del  dott  Ritti  ò  pregevole  non  solamente  per 
Popportuna  distribuzione  della  materia  e  per  la  copiosa  raccolta  di  fatti 
4sui  quali  ò  ordito,  ma  altresì  per  Tordine  con  cui  ò  condotto  :  aggiun- 
gasi la  chiarezza  dell'esposizione. 
Pesaro,  aprile  1883. 

Dott  L.  FaiOBEio. 


477 


V^IÒIETÀ. 


Onoranse  a  SEaarizio  Bufalini  in  Cesena*  ^  Premio  ^u* 
falinù  — -  Il  31  marzo  di  quest'anno,  scoprivasi  ia  Cesena  il  monamento^ 
che  con  danari  raccolti  da  ogni  parte  d*  Italia,  si  volle  erigere  per  mana 
del  giovane  scultore  Cesare  Zoochi  al  ristauratore  della  medicina  ita." 
liana  là  dove  nacque  (4  giugno  1787)  e  dove  volle  sepoltura,  quantun- 
que morto  a  Firenze  il  31  marzo  1875, 

In  queiroccasione  veniva  pubblicato  un  dotto  discorso  del  dott»  Ro- 
busto Mori,  Segretario  del  Comitato  pel  Monumento  presieduto  dal  Se- 
natore Gaspare  Finali,  nel  quale  venivano  ritratte  le  virtù  civili  e  soien-» 
tificbe  deir  Autore  dei  Fondamenti  di  Patologia  analitica. 

Il  prof.  Filippi  nel  Giornale  lo  Sperimentale  narrava  queste  solenni 
onoranze,  questi  Parentali  (Fase,  d'aprile,  pag.  341). 

Successivamente  la  Sezione  di  medicina  e  chirurgia  del  IL  Istituto 
di  etudi  superiori  pratici  e  di  perfezionamento  di  Firenze  bandiva  11 
Concorso  al  Premio  Bufalini  intorno  al  Tema  che  l'illustre  Uomo  pro- 
poneva nel  suo  testamento  del  12  settembre  1874  con  queste  stesse  pa- 
role :  €  Posta  Tevidenza  della  necessità  di  assicurard  al  solo  metodo  spe- 
€  rimentale  la  verità  e  1*  ordine  di  tutte  le  scienze,  dimostrare  in  una 
«  prima  parte,  quanto  veramente  sia  da  usarsi  in  ogni  scientifico  argo- 
€  montare  il  metodo  suddetto,  ed  in  una  seconda  parte,  quanto  le  sin* 
€  golari  scienze  se  ne  siano  prevalso  nel  tempo  trascorso  dall'  ultima 
<  concorso  fino  ad  ora  (1)  e  come  possono  esse  ricondursi  nella  più 
€  fedele  ed  intiera  osservanza  del  metodo  medesimo,  > 

Il  premio  sarà  di  Lire  5000;  le  memorie  scritte  in  italiano  o  in  la- 
tino verranno  trasmesse  anonime  e  con  le  consuete  forme  non  più  tardi 
del  31  ottobre  1884  al  Cancelliere  della  predetta  Sezione  in  Firenze. 

Cloncorso  al  prima  premio  afAdato  alla  .SoeietH  ita- 
liana di  Chirurgia  istituito  dal  Senatore  Palasciano.  — 

Tema.  —  Studio  su  quanto  riguarda  la  neutralità  dei  feriti  e  l'aumento 
dei  soccorsi  alle  vittime  della  guerra  in  questi  ultimi  25  anni.  Norme 
e  consigli  per  cavarne  maggior  profitto  in  avvenire. 
Programma.  —  Scrivere  la  storia  autentica  e  documentata  della  vera 


(1)  n  tema  scritto  nel  suo  testamento  del  prof.  Bufalini  deve  esser  ripro- 
posto di  ventennio  in  ventennio  e  perciò  Tillustre  Professore  parla  del  tempo 
trascorso  dal  concorso  ultimo. 


478  TARIETA 

K)rigiDe  della  convenzione  di  Ginevra  del  1864,  della  sua  revisione  del 
1868,  mostrando  i  titoli  rispettivi  della  scieozi  medioa,  dei  filantropi  e 
dei  governi  su  questo  portato  della  odierna  civiltà.  Ricercare  le  diffi- 
coltà già  prevedute  e  poscia  incontrate  nell'applicaz  one  del  nuovo  patio 
internazionale  si  nella  guerra  franco-germanica  che  nella  rasso-tarca« 
Esaminare  la  misnra,  la  qualità  e  gii  effetti  deir  aumento  dei  soceorai 
in  tutte  le  guerre  avvenute  in  Europa,  Afk*ica  ed  America  dal  1859  al 
1883,  ed  il  valore  dei  soccorsi  intemazionali.  Proporre  gli  emendamenti 
«  le  pratiche  indispensabili  perchò  la  convenzione  possa  utilmente  e 
seriamente  fuozlonare.  Indicare  i  modi  onde  si  possa  assicurare  T  au- 
mento necessario  dei  soccorsi,  cavando  il  massimo  utile  dalla  carità 
cittadina  con  le  minori  spese  ed  il  minóre  sciupo  possibile. 

Condizioni.  —  1.®  Ogni  lavoro  può  essere  scritto  in  una  delle  lingae 
—  latina,  italiana  o  francese,  e  dovrà  essere  corredato  di  un  motto  ohe 
serve  a  coprire  il  nome  dell'  Autore  ed  II  suo  indirizzo  scritti  in  scheda 
separata. 

2.®  I  lavori  dovranno  consegnarsi  al  segretario  generale  della  società 
italiana  di  chirurgia  non  più  tardi  del  31  gennaio  1884. 

3.®  La  detta  società  giudicherà  del  concorso  nella  sua  adunanza  ge- 
nerale del  1884  votando  sopra  relazione  di  una  commissione  composta 
da  tutti  i  suoi  membri,  che  sono  direttori  di  cllnica  chirurgica  univer- 
sitaria in  esercizio. 

4.®  La  relazione  ed  il  lavoro  premiato  saranno  stampati  negli  atti 
^ella  società, 

5.®  Il  premio  consta  di  cinquanta  copie  del  lavoro  stampato,  e  di  una 
medaglia  d*oro  del  valore  effettivo  di  L.  500,  la  cui  coniazione  nella 
spesa  prevista  di  lire  dnecentotredici  e  centesimi  78  rimane  affidata  ai 
donatore. 

Premio  Tolto.  —  Il  Governo   francese  ha  aperto  il  concorso  ài 

premio  Volta  di  Fr.  50,000  e  ohe  sarà  concesso  a  chi  scoprirà  un  mezzo 

per  applicare  economicamente  l'elettricità  come  sorgente  di  calore,  di 

luce,  come  forza  meccanica ,  come  mezzo  di  trasmissione  di  dispàcci  o 

4iome  rimedio  di  malattie.  Il  premio  verrà  aggiudicato  nell'anno  1887. 

Il  concorso  è  aperto  agli  studiosi  di  tutte  le  nazioai  fino  al  30  giugno 
4887. 


Il  Direttore  e  Oerente  reeponsabOe 
Prot  A,  Corradi. 


479 

INDICE  DELLE  MATERIE 


Rivista  di  elettroterapia  —  del  dott.  Paolo  Oiuuo  Mòbius  di  Lipsia^ 
con  aggiunte  del  dott^  c^v.  Qbsarb  BauNBLu  di  Roma  (Coatinua- 
zione  e  fiae)  —  369. 


RIVISTA  D*  ANATOMIA  PATOLOGICA 

del  dott.  GIOVANNI  WEISS 
Professore  nòli' UoiTersiU  di  Mesaina 

Wei^ept  —  Intorno  ai  tubercoli  delle  vene  e  i  loro  rapporti  eolla  in* 

fezione  tubercolare  del  sangue  —  899. 
iStilUng  —  Delia  trombosi  {sviluppo  di  tubercoli)  nel  condotto  toracico 

-  402. 

Schachardt  — •  Lct  tubercolosi  innestata  delV  occhio  e  i  suoi  rapporti 

colla  tubercolosi  generale  da  innesto  —  403, 
Arnold'—  Intorno  alla  tubercolosi  miliare  disseminata  dei  polmoni 

-  404. 

^Weleliselbauin  —  Ricerche  sperimentali  intorno  alla  tubercolosi  ina^ 

lata  —  405. 
Maragliano  —  Per  la  patogenesi  del  tifo  addominale  —  406, 
Oriffinl  —  Sulla  immunità  contro  il  carbonchio  —  406. 
Marchand  —  Breve  osservazione  intorno  alV  eziologia  della  malaria 

-  407, 

Tobne  —  Vactinomicù^i  —  407. 

Braan  —  Intorno  alla  provenienza  del  Bothriocephalag  latus  * —  407. 

Haber'  —  Artrite  suppurativa  multipla  reumatica  in  una  bambina  — 

408. 
Stilling  —  Intorno  alVosteocondrite  sifilitica  dei  neonati  —  408. 
Haber  —  Un  caso  raro  di  esostosi  multiple  cartilaginee  —  409. 
Cobnstein  —  Contributo  alVeziologia  dei  miomi  uterini  —  410. 
Hauser  —  Contributo  alla  genesi  dei  sarcomi  primitivi  —  411. 
Boegehold  —  Intorno  aUo  sviluppo  dei  tumori  maligni  da  cicatrici  — 

412. 
Oinsburg  —  Del  modo  di  comportarsi  delle  cellule  tendinee  nella  in' 

fiammazione  «—  413. 
Maffacci  —  Studj  anatomici  e  sperimentaìi  sulV  atrofia  biliare  e  la 

cirrosi  ipertrofica  del  fegato  —  413L 


480 

Tizzoni ,  Filetti ,   Foà ,  Grifflni  —  Sulla  riprodusitme  parziale  delU^ 

milza  —  414. 
Ziioa  —  SulVesHrpazione  parziale  del  polmone  —  419. 
Maffacci  —  Esperimenti  suirassorbimento  del  peritoneo  —  420. 
Neumann  —  La  legge  di  di/fusione  del  midollo  oeeeo ,  giiOlo  e  roeeo , 

nelle  estremità  —  421. 
Bidder  —  Un  osteoma  del  corpo  etriaio  in  un  caso  d?  emiplegia  in-- 

fannie  —  421. 
Bianchi  —  Reperto  anatomico  e  istologico  di  due  casi  della  cosidetta^ 

paralisi  spinale  spastica  —  422. 
Homen  —  Intorno  alla  degenerazione  secondaria  nel  midollo  allun- 
gato e  nel  midollo  spinale  —  422. 
Adamkiewies  —  Intorno  alla  frequente  mancanza  di  alcune  radici 

spinali  nell'uomo  -—  424. 
Df  Vida  —  Intorno  allo  stato  delle  radici  e  dei  gangli  spinali  dei  nervi. 

cervicali  in  un  caso  di  perobraehia  —  424, 
Friedl&nder  —  Intorno  alla  creUficazione  delle  eeUule  ganglionari  ^^ 

424.  \ 

Werra  —  Degli  effetti  della  legatura  transitoria  e  permanente  delie 

arterie  renali  —  425. 
Litten  —  Intorno  alt  influenza  deiW  anemia  arteriosa  sulle  pareti  det 

vasi  —  426.  «► 

Ribbert  —  Intorno  alVipertrofia  compensatrice  dei  reni  ~  426. 
Haber  —  Intorno  alla  malattia  d'Addison  —  427. 
Thoma  —  Quattro  casi  di  ernia  diaframmatica  —  427. 
Schipiloff  —  Intorno  al  modo  di  prodursi  della  rigidità  cadaverica  -» 

428. 

BIBLIOGBAFIA. 

Ruggì  —  Malattie  infiammatorie  delV  articolazione  del  ginocchio  — 

480. 
Ritti  —  Trattato  clinico  della  pazzia  di  doppia  forma  ~  471. 

VARIETÀ. 

Onoranze  a  Maurizio  Bufàlini  in  Cesena  —  477. 

Concorso  al  primo  premio  affidato  alla  Società  italiana  di  Chirurgia 

istituito  dal  Senatore  Palasciano  ^  477. 
Premio  Tolta  —  478. 


RIVISTA  DI  TERAPEUTICA  E  PARMACOLOGIA 

del  prof,  A.  CORRADI. 


Hesse  —  Ricerche  sulla  costituzione  di  alcuni  alcaloidi  della  china  e 

sulla  propionilchinina» 
Hesse  — *  Sulla  cinconidina  è  romocinconidina. 
Glaos  —  Sugli  alcaloidi  della  china. 
Glaus  e  Bock  —  Derivati  •metilici  delVomocinconidina. 
Clause  e  Baetke  ^  SuUa  fenil'Omocinconidina* 
Hesse  -^  Sugli  alcaloidi  della  china. 
Skraup  —  Cinconidina  e  omocinconidina. 
Hesse  —  Della  cinconina, 

Glaus  e  Kemperdick  *-  Derivati  etili  della  cinconina. 
Glaus  e  Mfiller  —  Derivati  metili  della  cinconina, 
Glaus  e  Treupel  —  Derivati  "benzili  della  cinconina, 
Donath  —  La  chinolina^  suo  tartrjto,  suoi  usi  farmaceutici. 
Galassi  —  Metodo  semplice  ed  efficace  per  la  cura  delle  febbri  inter» 

mittenti  osiirate  con  i  preparati  di  china. 
Attfleld  —  La  maltina  e  i  suoi  composti. 
Hayem  —  Del  valore  delle  injezioni  sotto-cutanee  d^ etere  in  caso  di 

morte  imminente  per  emorragia. 
Filehne  ■—  La  Kairina  e  la  Kairolina  nuove  sostanze  adoperate  per 

rimettere  e  regolare  la  temperatura  febbrile. 
Minich  —  Sulle  medicazioni  chirurgiche  col  iodoformio. 


Hesse  0.  —  Ricerche  sulla  costituzione  di  alcuni  aloaloidp 
della  china  e  sulla  propionilchinina.  {Annalen  der  Chemie.  GGV, 
314.  Journ.  de  Pharm.  et  de  Cfiìmie,  1882,  V.  450). 

Nel  1873  Zorn  disse  che  gli  alcali  della  chiua  hanno  una  funzione 
conforme  a  quella  degli  alcool.  Per  yerificare  quest'ipotesi,  Hesse 
studiò  razione  dell* anidride  acetica  su  questi  alcali.  Questa  reazione 
era  già  stata  studiata  da  Wright  e  Beckett  i  quali  conclusero  :  la  chi* 
nina  e  la  chinidina  danno  della  acetil-chinicina ,  mentre  la  cinconina 
e  la  cinconidina  danno  deir  acetiNcinconicina.  Hesse  ottenne  risultati 
diversi,  essendo  riuscito  a  preparare  i  derivati  acetili  della  chinina, 
della  chinidina  I  della  cinconina  e  della  cinconidina,  derivati  che  sotto 

Rivista.  81 


482  BIVISTA. 

rinflaenza  della  potassa  forniscono  gli  alcali  precedenti  e  Tacido  acetico. 
Le  divergenze  tra  il  lavoro  dei  chimici  inglesi  e  qaello  del  oMmico 
tedesco  pare  si  possano  spiegare  facilmente  con  qaesto  fatto  che  la 
temperatura  a  cui  fu  fatta  la  reazione  era  più  elevata  nel  primo  caso 
che  non  nel  secondo  ;  ora  si  sa  che  sotto  lìnfluenza  del  calore  la  chi- 
nina e  la  chinidina  si  trasformano  in  chinicina,  come  la  cinconina  e  la 
cinconldina  si  cambiano  in  cinconicina.  Hesse ,  infatti ,  sperimentava 
una  temperatura  molto  bassa  ;  riscaldava  V  alcali  su  cui  voleva  agire 
coli*  anidride  acetica  tra  i  60*-80*  soltanto ,  T  alcali  essendo  libero  o 
combinato  cogli  acidi  cloridrico  e  solforico.  Dopo  alcune  ore,  la  rea- 
zione essendo  terminata,  aggiungeva  un  poM^acqua,  evaporava  a  bagno- 
maria, trattava  con  acqua  il  residuo,  neutralizzava  con  qualche  goccia 
d'  ammoniaca  e  toglieva  il  derivato  etereo  dal  miscuglio  merco  del- 
Tagitazione  con  etere. 

Vacetil-chinina ,  C**  H*^  (C*  H»  0*)  Az«  0*,  cristallizza  dalla  sola- 
Kione  eterea  in  prismi  scoloriti  e  brillanti,  fusibili  a  108^  sciabili  neK 
Palcool  e  nel  cloroformio,  meno  solubili  nell* etere.  In  soluzione  al  2 

p.  100  nell'alcool  a  97*^,  possiede  a  15®  un  potere  rotatorio  *0  =  ~  54°  ,3, 

I  sali  doppj  di  platino  e  d*oro  fanno  precipitati  fioccosi;  il  secondo  ò 
talvolta  cristallino.  Le  soluzioni  sono  fluorescenti  ed  inverdiscono  con 
il  cloro  e  Tammontaca. 

iJacetihchinidina  ha  la  stessa  composizione.  É  un  corpo  amorfo,  un 
po'più  solubile  nell'etere  del  precedente.  Il  suo  potere  rotatorio,  in  so- 
luzione al  2  p.  100  nell'alcool  a  97*,  è  *p  =  +  127^6.  Forma  un  sale 

doppio  di  platino  che  è  amorfo.  Le  soluzioni  sono  fluorescenti  ed  in- 
verdiscono con  il  cloro  e  Tammoniaca. 

h'acetil-cinconina,  a  cui  l'Autore  dà  la  formola:  C"  H*i  (C*  H^  0*) 
Az^  0*f  è  amorfa,  fusibile  a  bassa  temperatura,  molto  solubile  nel- 
r  etere.  Il   suo  potere  rotatorio  misurato  nelle  predette  condizioni 

^j^  ==  +  114%l.  Il  cloro-platinato  ò  cristallizzato  ed  il  cloro-aurato  è 

amorfo. 

Ia  acetil'dnconidina ^  isomera  del  composto  precedente,  ò  in  poi* 
vere,  fusibile  a  42%  poco  solubile  nell'acqua,   moltissimo  nell'alcool, 

etere  e  cloroformio.  Il  potere  rotatorio  è  ^j^  sss:  —  38*',4.  Il  cloro-pla« 

linaio  cristallizza  con  due  equivalenti  d'acqua;  il  cloro-aurato  è 
amorfo. 

La  propionihchinina  C*o  H»3  (  e»  H^  0*  )  Az*  0*  si  prepara  come  il 
derivato  acetico  corrispondente.  Cristallizza  nell'  etere  in  prismi  orto- 
rombici,  ò  fusibile  a  129»,  solubile  nell'alcool  e  nell'etere,  insolubile  nel- 
l'acqua. È  amara  ed  alcalina  ;  le  sue  soluzioni  sono  fluorescenti  ed  in- 
verdiscono con  il  cloro  e  l'ammoniaca.  Il  potere  rotatorio  del  suo  ciò- 


DI  FARMACOLOGIA  li  TERAPEUTICA  483 

rldrato  è  *jj  =  —  108°,8.  Il  cloro-platinato  ed  il  cloro-aurato  sono  cri- 

Mallizzati. 

Azione  delVacido  cloridrico^  —  Zorn  (i),  facendo  agire  a  150*  Tacido 
cloridrico  saturato  a  0%  sugli  alcali  della  china ,  ottenne  degli  alcali 
contenenti  cloro  fta  i  loro  elementi,  Hesse  ebbe  risultati  analogbi  ed 
anche  dei  corpi  non  clorati  intermediarìL 

Ìf(;  Azione  delVacido  cloridrico  diluito.  —  Hesse  riscaldò  prima  gii  al-* 
cali  tra  140^  e  150°  per  circa  dieci  ore,  con  acido  cloridrico  della  den- 
sità l|125y  cioè  con  acido  relativamente  debole.  Dalla  chinina  e  chini- 
dina  si  è  separato  déìVeiere  metU'Cloridrico  che  faceva  pressione  per 
entro  tubi  ;  dalia  cinconina  e  cinconidina  nulla  di  ciò. 

Lasciando  a  parte  Vomocineonidina^  del  cui  essere  non  si  ò  ben  si- 
curj|  i  prodotti  formati  in  queste  condizioni  sono  i  seguenti: 

La  chinina  dà  deirapochinina  e  deiretere  metil- cloridrico, 

La  cbinidina  dà  deirapochinidina  e  dell'etere  metil-cloridrico. 

La  cinconina  dà  delFapocinconina  e. della  diapocinoonina. 

La  cinconidina  dà  della  (p)  cinconidina  e  deirapocinconidina. 

Uapochinina^  C^^  H**  Az<  OS  si  precipita  in  flocchi  voluminosi  quando 
si  aggiunge  deirammoniaca  al  prodotto  della  reazione  deir  acido  clori- 
drico sulla  chinina.  È  amorfa,  amara,  ed  alcalina,  solubilissima  neire- 
tere,  nel  cloroformio,  neiralcool  e  negli  alcali,  poco  solubile  nell'acqua 
fredda,  solubilissima  nell'acqua  calda.  Fonde  a  160*  alterandosi.  La  sua 
soluzione  solforica  non  è  fluorescente  ma  inverdisce  con  il  cloro  e  Tarn- 
znoniaca.  In  soluzione  al  2  p.  100  neiralcool  a  97^  il  suo  potere  rota- 
torio è  *p  =  —  178*,1.  L' alcaloide  prosciugato  'all'  aria  fredda  con- 
tiene 2  equivalenti  d'acqua  in  più.  I  sali  osservati,  cloridrato,  tartrato 
e  cloroplatinato  sono  amorfl. 

Vapochinidina,  C^»  H««  Az*  0*,  è  molto  analoga  all'apochlnina.  Fonde 

a  137*».  Il  potere  rotatorio  ò'^j^  =  +  156^3i  È  solubile  nell'ammoniaca. 

Il  cloridrato  cristallizza. 

Vapoeinconina  G^^  H^^  Az^  0^  ò  isomera  della  cinconina;  deve  es- 
sere separata  dalla  diapocinoonina  che  si  forma  contemporaneamente,' 
A  questo  scopo  la  si  fa  cristallizzare  neir  alcool  in  presenza  dell'  am- 
moniaca, poi  nell'alcool  puro  :  la  diapocinoonina  resta  nei  liquidi.  L*  a-; 
pooinconina  fonna  dei  prismi  senza  colore.  Fusibile  a  209^  poco  solu- 
bile nell'etere  e  cloroformio,  alcalina,  amara  e  destrogira  :  *jj  =  +  100^ 

Il  cloridrato  ed  il  solfato  cristallizzano.  Scaldata  sola  circa  a  140®  od 
in  presenza  dell'acido  solforico  a  120^^  si  cangia  in  apocinconicioa. 
La  diapocinconina  presenta  la  stessa  composizione  dell'  alcali  prece- 


(i)  «  Journ.  fiir  prakt.  Chemie.  »  Vili,  1^79 


484  RIVISTA 

d^nte»  He8i[e  le  assegna  una  ^  forinola  doppia.  La  estrae  dalle  acqae 
madri  aloooliche,  fatte  neutre,  distlUanio  Palcool,  precipitando  coU'am- 
m.oniaoa  ed  estraendo  merco  dell*  etere  ;  il  residuo  dell'  evaporazione 
dell'etere,  trattato  con  un  poM^etere  paro,  cede  a  questo  ladiapocinco- 
nina.  Questa  base  è  amorfa ,  solubile  nek*  alcool  »  etere  e  cloroformio. 
Alcuni  de*8uoi  sali  non  cristallizzano. 

.  La  cinconidina  (P)  si  produce  specialmente  quando  Inazione  delFa- 
cido  cloridrico  sulla  cinconidina  non  durò  che  poco  tempo.  &i  separa 
dal  precipitato  che  dà  Tammoniaca  nel  prodotto  della  reazione,  qaando 
dopo  averlo  essiccato,  lo  si  tratta  coU'alcool  diluito  in  cui  è  solubile. 
Il  dorldrato  neutro  col  ^ale  di  Seignette  (tartrato  di  potassa  e  di  soda) 
dà  un  precipitato  di  tartrato  di  (P)  cinconidina,  che  coli' ammoniaca 
fornisce  V  alcaloide  libero ,  il  quale  si  purifica  facendolo  cristallizzare 
neiralcool.  Questo  composto  si  distingue,  secondo  Hesse,  dalla  cinconi- 
dina per  Palterarsi  che  fh  prendendo  color  bruno  mentre  fonde,  elod  a 
207^  lie  differenze  notate  sono  poco  distinte  ed  insufficienti. 

L*  apocinconidina  C*  H**  Az*  0^ ,  si  ha  pure  con  facilità  a  motivo 
della  débole  solubilità  neiralcool  diluito.  Cristallizza  nelPalcool  forte  in 
laminette  brillanti^  poco  solubile  neiretere  e  nel  cloroformio,  insolubile 
neiracqua.  La  sua  soluzione  alcoolica  ò  alcalina.  È  precfpitata  da*  suoi 
sali  coirammoniaoa,  sotto  forma  di  fiocchi  che  si  fanno  a  poco  a  poco 
cristallini.  Il  cloro«p1atinato  è  cristallino. 

I  derivati  acetici  delle  basi  precedenti  furono  pure  studiati  da  Hesse. 

Azione  delV  acido  cloridrfeo  saturo,  —  I  prodotti  di  questa  rea- 
zione sono  quelli  veduti  da  Zorn.  In  via  generale  gli  alcali  naturali 
'della  china  e  le  basi  precedenti  che  ne  derivano  danno  in  queste  con- 
dizioni gli  stessi  prodotti.  I  sali  formati  contengono  tutti  tre  equiva- 
lenti di  cloro,  ma  due  sono  allo  stato  di  acido  cloridrico ,  che  satura 
una  base  contenente  un  equivalente  di  cloro.  .1  cloridrati  cosi  formati 
sono  tutti  decomposti  dall'acqua. 

Vidroclorapochinina  C^*  H<*  CI  Az*  0^  è  la  base  che  fornice  la  chi. 
nina.  L'ammoniaca  la  precipita  in  fiocchi  fusibili  a  160* ,.  solubili  nei- 
ralcool, etere  e  cloroformio.  È  levogira  *  °^j^  =*  -^  149^,1  in  solazione 

alcoolica.  Il  mono-cloridrato  ed  il  cloro«platinato  sono  cristallizzati. 
.    Uidroclorapochinidina  ò  isomera  della  base   precedente  alla  quale 

rassomiglia.  Fonde  a  164''  ed  ò  destrogira  :  ^^  =  +  203^7  in   solu- 
zione alcoolica.  Il  mono-cloridrato  ed  il  cloro-platinato  cristallizzano. 

V  idroelorapoeinconina  C^*  E*^  CI  Az*  0*,  cristallizza  in  aghi  fhsi. 
bili  a  197%  poco  solubili  nell'alcool,  nelFetere  e  nel  cloroformio.  E  de- 

..strogira.  Il  dorldrato  ed  il  didoridrato  sono  cristallizzati.  Il   cloro- 
platinato  ò  amorfo. 

V  idrocloropocinconidina  isomera  della  base  precedente  cristalliz- 
za in  laminette  fusibili  a  200^  È  un  po'  solubile  neiralcool ,  nell'etere 


DI  FARMACOLOGIA  B  TERAPEUTICA  485 

e  cloroformio.  È  fortemente  levogira.  I  cloridrati  ed  i  solfati  sono  cri- 
stallizzati.  I  due  primi  di  queste  basi  clorate,  trattati  coiranidride  ace- 
tica, formano  dei  derivati  diacetici  e  gli  altri  daé  dei  derivati  monoa- 
cetici. Sembra  dunque  che  il  cloro  noti  si  trovi  punto  allo  stato  di 
etere  cloridrico. 

Hesse  0.  —  Sulla  cinoonidiua  e  romóolnconidina  (1). 

Claus  Ad.  —  Sugli  alcaloidi  della  china  (2), 

Claus  Ap.  e  Boci^  R.  —  Derivati  metilici  dell'  omooinoonidi- 
na  (3). 
^  Claus  Ad.  e  Bàetchb  C.  —  Sulla  fenil-omocincònidina  (4). 

Hesse  0.  —  Sugli  alcaloidi  della  china  (5). 

Skraup  Z.  H.  —  Ginoonidina  ed  omooinconidina  (6). 

Si  ammettono  isomere  la  cinconidina  e  la  cinconina  ;  ma  resta  da  sa- 
peroy  e  la  questione  è  stata  recentemente  discussa;  se  la  cinconina  ab- 
bia per  composizione  C*«  H"  Az«  0*  oppure  C»«  H«i  Az«  0«.  (Vedi  l'arti- 
colo  che  segue).  Hesse  ha  studiato  sotto  lo  stesso  punto  di  vista  la  cin- 
conidinai  ma,  come  si  poteva  aspettare,  i  risultati  analitici  ch'egli  fornisce 
non  permettono  di  risolvere  la  questione^  poicbò  la  differenza  che  esi- 
ste tra  le  composizioni  centesimali  espresse  dalle  suddette  due  formolo 
ò  minore  di  quella  che  di  solito  s*  osserva  nelle  diverse  analisi  d' una 
stessa  sostanza.  È  cosi  che  le  formolo  indicate  corrispondono  alle  cifre 
77,92  e  77,55  pel  carbonio,  e  7,79  e  7,48  per  l'idrogeno,  le  analisi  pub- 
blicate da  Hesse  danno  numeri  compresi  tra  76,56  e  77,96  pei  carbonio,- 
tra  7,60  e  7,86  per  Tidrogeno.  L' Autore  considera  tuttavia  la  seconda 
formola  come  preferibile  alla  prima. 

Nel]1877  lo  stesso  chimico  avverti  un  alcaloide  che  spesso  accompagna 
la  cinconidina  e  da  lui  ritenuto  come  un  omologo  di  essa;  ma  poiché 
non  aveva  allora  indicata  la  preparazione  di  si  fatto  corpo  tornava  a 
studiarlo.  Otteneva  Vomocinconidina  separandola  dalla  cinconidina  com-« 
mereiaio  con  cristallizzazioni  separate  prima  delle  due  basi  commiste,  poi 
dei  loro  solfati  :  l' omooinconidina  si  accumula  nelle  acque-madri  dei 
solfati,  il  solfato  d*omocinconidina  cristallizzando  quasi  solo  sotto  1  35^ 

L'omocinconidina  sarebbe  isomera  della  cinconina ,  della  cinconidina 
e'della  cinconlcina,  non  già  omologa  come  Hessa  aveva  la  prima  creduto. 
É  cristallizzata  in  laminette,  solubili  in  20,5  parti  d'alcool  a  97  cente- 
simali a  13*  e  in  216  parti  d'etere  a  15^,  solubilissima  nel  cloroformio; 
insolubile  nell'acqua.  Si  mostra  alcalina  con  la  carta  di  girasole  e  ie- 


(1)  «  Annalen  dar  Chemie  »,  GGV,  194. 

Ò^)  «  Berichtd  dei*  deutsch.  chem.  »  Gesellsch  XIII,  2184. 

(3)  iTi,  p.  2191. 

(4)  Ivi,  p.  2194. 

(5)  I?i,  XVI,  45. 

(6)  «  Monatshefte  fùr  Chemie  »,  II,  345» 


DI  FARMACOLOGU  B  TBRAPEUTIGA  487 

Le  analisi  ch'egli  fece  della  eiacoaiaa  e  dei  derivati  della  eineoniaa, 
eome  qaelle  dei  sqoì  collaboratori,  gli  hanno  dato  dei  numeri  costante? 
mente  compresi  tra  le  dae  formolo  in  discnssioDe, 

Faremo  notare  ohe  le  oomposisioni  rappresentate  dalle  dae  formolo 
sopraccitate  non  differiscono  che  per  poco  :  0,37  per  100  sai  carbonio, 
0,31  per  100  sairidrogeno  e  0,44  per  100  snir  azoto.  Queste  differense 
toccano  il  limite  d'errore  sperimentale  e  non  permettono  di  concludere 
con  certesia. 

Claus  Ad.  e  Kbmpbrdick.  —  Deridati  etili  della  oinoonina  (1)* 

GI.AUS  An.  e  MìIllbr  H.  ~  Derivati  metili  della  dnconiiìa  (2). 

Claus  Ad.  e  Trsupbl  W.  —  Derivati  benzili  deUa  cinconina  (3). 
(/Olirti,  de  Psftorffu  et  de  Citmie,  188^,  V  458). 

Stahlschmidt  aveva  già  preparato  il  jodaro  di  metil-cinconina  merco 
dell'etere  metil-jodidrico  salla  cinconina,  ma  lo  stadio  delle  cinconine 
sestitoite  finora  assai  poco  progrediva.  Perciò  faremo  cenno  delle  ri« 
cerche  precedenti. 

L'etere  jodidrico  scaldato  in  un  apparecchio  a  riflusso  con  una  soia- 
sione  alooolica  di  cinconina  in  quantità  teorica,  dà  un  bel  composto 
cristallistato  senta  colore,  anidro  alterabile  alla  luce,  il  Joduro  di  etU* 
eàie(miHa,  C~  H"  (C*  ET)  Ae»  0»,  HI  ovvero  C*>  H»  (C*  H^)  As*  0»,  HI, 
secondo  la  composisione  ammessa  per  la  einconina. 

La  potassa  mette  in  libertà  la  base  stessa,  VetU-eineoninOt  che  forma 
dei  cristalli  anidri,  fosihiU  a  49*-50*.  Il  eloro  platinato  cristallissa  con 
dne  molecole  d'acqua,  sotto  forma  di  aghi  fini 

Il  cloro-aurato  ò  molto  alterabile. 

L'etll*cinconina  si  combina  pure  facilmente  eoU'etere  Jodidrico  dando 
un  corpo  cristallitzato  in  aghi  fini,  senza  colore,  fusibili  a  34e*  alte- 
randosi, con  la  composisione  di  C^  H*^  (C«  H^)  Kz*  0*,  C«  H'  I.  Questo 
derivato  trattato  colla  potassa  dà  un  alcali  solubile  nell'  acqua  e  nel- 
retore,  ma  non  ancora  studiato. 

Il  joduro  di  etil-cincooina,  scaldato  a  150*  con  un  equivalente  di  etere 
jodidrico,  come  la  cinconina  scaldata  con  una  proponìone  doppia  dello 
stesso  reattivo,  fomisee  una  combinasione,  G«  B*^  At*  0*  (C«  H^  P), 
corpo  solubilissimo  nell' aequa  cristallliiabile  in  prismi  voluminosi  che 
contengono  una  molecola  d*  acqua,  fusibili  e  alterabili  verso  254^  La 
potassa  sposta  l'acido  jodidrico  di  questa  combinasione  e  mette  in  li« 
berta  una  base  resinosa  solubilissima  nell'etere. 

L'asione  diretta,  a  fireddo  ed  in  presensa  dell'  aleoo),  delia  cinconina 
sull'etere  metil-bromidrico,  dà  origine  al  Wemidraio  di  fnetUdmaminm 


(1)  «  Berichto  der  deutsch  chem.  Oesellseh.  »  XIII,  p.  228d. 

(2)  Ivi,  p.  £2901 
(S)  Ivi,  p.  2294. 


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,  ,  ,.  ^ .,-.,. ^^  fl"  .'i    ,  ,...i:  ,... ialini    ^.  ,v    i(niTtn«»n  "m»»»!**  'iiatBi^ 

,..    ■  ,.,      ,„^_ „,.,...  ,1     ,,:,,    -,.nrtrn»m*mti!  lo   -^i'--".!.  iMfXVM.'jt.iHBo 

^;    :„   ;■,... H'>      ■.■■-1,  III' 11,  itiii'<i  r^ivi-'n"!-*^  "t<- Tfcfn-'jWttMto». 

le'inaes'cen*'  o  ■^ri^'nlijy^tii')  (1-'"''-'')m!>Titi';  l'hor^  #  iM*l«hiltì- 
■■.nua.  nv-\  fiii'ilm»nto  soliiViHn  nc1l'nl"frfi1.  rFmrrf«r*«,  rW(' (tlflfrr..i>( 
benzina  fi  nel  Ik^ii-li  nmlnsflil. 

Il  lartratrt  di  oliinnilm  rrlotTltif"?  in  rr^W  iM-r-Ml,  |f  «**•■' 
l'altiera,  mi  l'dfTnn   riflimpritfl  l,i  «-("ffll*!  jtrt^  rn']'rM  * 
senza  ili  mandorle  a'nirc.  n  uni  «ipi-fn  'ili'n"i^..i 

.S'Jconilo  sii  njiiicrimcntl  (.•r^pnitt.-i  ,.  t\*ir<^»^:f.l  »  t 
nolina  gode  prf>fi!"o  n  pi"'"  df>|l"  mei). •*!•••"  (■•-•p'MfA  Mdt 
la  temperatura  dpi  sa'isru".  *  antiflnMtf-v  (npHNiHi  I» 
putri'ia.  D'altra  parte  la  c'iint'itn^  -  '      "•  (, 

•Ielle  ^hhrl  putride.  di-Ile  -.«r'-i'^f  «mm  ^i 

I)  dorJilà,  cnme  inrei^  i>»  K  i-Mm  | 


DI  FARUACOLOOIà  B  TEBjVPBTTICÀ  489 

Si  prescFive  agli  adulti  alla  dose  di  0,6  gt.  ad  1  grammo  dae  volte 
al  giorno.  Nelle  affezioni  intermittenti  se  ne  fa  prendere  tre  ore  prima 
dell'accesso,  1  grammo,  che  poi  si  ripete  due  o  tre  volte,  sia  nel  pane 
azlmo,  sia  sciolto  in  53  grammi  d'aoqua  distillata  con  sciroppo  di  lam- 
pioni ed  1  a  3  gr.  di  acqua  dfatillata  di  lauroceraso. 

Tenendo  conto  delle  proprietà  antisettiche  del  tartrato  di  clilnollna, 
nel  male  dei  denti,  delle  gengive,  e  per  pulire  la  bocca  é  stata  sugge* 
rita  questa  solnzlone,  cbe  Bt  allunga  con  5  o  10  volte  d'acqua  secondo 


Tartrato  di  chinolina .    gr.    1,50 

Acqua  distillata >  140,00 

Alcool  rettificato >    20,00 

Essenza  di  menta goccio  1, 

Oalassi  Luiot.  —  Metodo  semplice  ed  etSoace  per  la  cara 
delle  febbri  Intermittenti  ostinate   oou  1  preparati  di  china. 

(BoUettino  deJla  S.  Accademia  medica  di  Roma.  —  Roma,  Tip.  dell'O- 
pinione, 188S,  8.°]. 

Il  prof.  Qalusai  riconferma  la  grande  erflcaoia  del  preparati  chinacel 
contro  te  molteplici  e  svariate  forme  delle  febbri  Intermittenti  mala- 
riche e  massime  delle  peraicloap,  ma  spesso,  quantunque  cessino  gli  ac- 
cessi febbrili,  le  ricadute  con  tregue  più  o  meno  lunghe  si  rinnovano 
e  talvolta  per  uno  o  più  anni. 

In  tali  casi  egli  amministrò  i  chiaacei  col  metodo  delle  piccole  dosi 
date  negli  Intervalli  di  dette  febbri,  ma  non  ebbe  buona  fortuna;  ri- 
corse al  metodo,  prima  proclamato  dal  Bretonnean  e  poi  modificato  dal 
Trousseau,  delle  grandi  dosi,  necessarie  cioò  a  sopprimere  gli  accessi 
febbrili,  ripetute  con  nn  certo  ordine  negli  intervalli;  ma  ebbe  gli  stessi 
infortuni. 

Allora  penst)  di  sottoporre  ad  nn  nno  vo  esame  questi  metodi,  sta- 
biliti dal  sommi  maestri  nell'arte  di  curare,  Sydenham  e  Torti,  e  s'ac- 
corse che  so  da  una  parte  si  appoggiavano  ad  nn  fatto  Indiscutibile, 
cioè  che  gli  accessi  delle  vere  fabbri  intermittenti  miasmatiche  si  sop- 
primono con  una  giusta  doso  di  preparati  chinacei  propinata  in  breve 
^mpo  poco  prima  deU'acceaso  o  nella  sua  declinazione,  d'altra  parte 
ilvaao  Ja  una  mera  supposizione,  oioò  che  to  stesso  rimèdio  dato 
^intervalli ,  dopo  tolti  gli  accessi ,  valga  ad  impedirne  li  ri- 
I)iffatti ,  qualunque  sia  1'  azione  della  china,  la  condizione  del- 
t  sotto  gli  accesali  febbrili,  non  pub  essere  Identica  a  quella 
no  stesso  in  cui  gli  accessi  farono  rimossi. 
'«re  '  -ì  si  voIbo  airesperimento  sui  malati,  e  de- 

^  necessaria  a  sopprimere  gli  accessi   ogni 

-  e  vide  che  dopo  aver  fatto  cib  due  o  tra 
a  più  breve  e  più  leggiero:  edogn^ 


\ 


490  RIVISTA 

Tolta  ohe  esperimentò  questo  metodo   ebbe  sempre  lo  stesso  risaltato  ; 
per  eoi  non  diede  più  1  chinacei  negli  intervalli  a  scopo  profilattico. 

Consaltando  in  proposito  a  questo  metodo  gli  autori  antichi  e  mo- 
derni trovò  che  il  dott.  Graves  di  Dublino,  V  aveva  già  indicato  chia- 
ramente (1). 

Egli  dunque  si  ò  coiresperienza  convinto  che  le  dosi  dei  preparati 
ehinacei  che  si  danno  negli  intervallii  soppressi  che  siano  gli  ac* 
cessif  non  solo  non  valgono  a  scopo  profilatticoi  ma  sono  d'impedimento 
alla  cura  completa  di  dette  febbri,  e  perciò  riescono  nocive  e  contra- 
rie allo  scopo.  Anzi  vide  dall'uso  continuato  ed  inopportuno  del  sali  di 
chinina  venire  in  alcuni  casi  la  paralisi  del  cuore  ed  in  altri,  massime 
nelle  persone  attempate  dei  catarri  vescicall. 

Avverte  però  che  seguendo  il  metodo  semplicissimo  del  Graves  bi- 
sogna non  permettere  mai  che  si  ripetano  parecchi  accessi  di  seguito 
e  che  si  procuri  di  farli  cessare  prima  che  si  innoltri  la  stagione  fredda 
perchè  in  questa  si  diminaisce  molto  razione  curativa  della  china.  Egli 
quindi  non  può  convenire  coi  dottori  Pantaleoni  e  Lanzi,  i  quali  nella  di« 
scusslone  che  seguiva  in  proposito  nell'Accademia  medica  di  Roma,  am- 
mettevano razione  preventi vaf  della  chinina;  bensì  raccomanda  il  suo  me- 
todo semplicissimo  soggiungendo  che  non  sono  necessarie  altre  cure, 

ae  La  memoria  del  prof.  Galassi  ci  ricorda -ria  dissertazione  del  prò* 
fossore  Pietro  Rubini  scritta  sul  principio  del  secolo,  e  premiata  dalla 
Società  italiana  delle  scienze^  quando  queirillnstre  Accademia  non  ere- 
deva  di  scemare  in  dignità  occupandosi  di  cose  mediche  (2).  Ne  leviamo 
il  §  50,  premettendo  che  T  Autore  metteva  come  baso  delle  intermit- 
tenti vere  la  debolezza,  e  cagione  delle  recidive  una  rimanenza  di  ciò 
che  produce  la  malattia  prima^  ossia  xm^aetenia  superstite. 

e  Al  fine  di  toglier  l'astenia  rapidamente,  io  esibisco  con  ardire  e 
sollecitudine  in  pochi  giorni  quella  dose  di  tonici  (corteccia  di  china 
sola,  0  con  altri  tonici  più  diffusibili),  che  sarebbe  relativamente  neces- 
saria, e  che  altri  sogliono  amministrar  lentamente,  e  ripartita  in  pia 
lunghi  intervalli  di  settimane  o  di  mesi.  Io  ho  sempre  trovato  più  facile 


(1)  «  J'essayai  d*an  troisiòme  procèdo  :  j^attendais  pour  donner  le  sei  de 
quinine  l'appari tion  d*an  accòs ,  complet  ou  tronquó ,  peu  importe  ;  et  Je  le 
donnais  alors  à  hautes  doses  de  fa^on  à  couper  le  paroxysmes  le  plus  iòt 
possihle.  Dos  que  j'avais  obtenu  ce  résultat,  je  auspendais  Tusage  da  medi- 
camene juaque  au  prochain  accòs,  que  je  traitais  de  mdme.  G*e8t  là  ea  somme 
la  meilleure  méthode;  les  paroxysmes  sont  rapidement  arrétés  et  le  remòde 
est  tenu  'en  resetve  Jusqae  à  leur  retour.  »(«  Lenona  cliniques  »  trad.  par 
Jaccoud.  Le^on  XXVI.  Paris  1863,  T.  1,  p.  497). 

(2)  «  Sopi*a  la  maniera  meglio  atta  ad  impedire  la  recidiva  delle  febbri  pe* 
riodiche  già  troncate  col  mezzo  della  chinachina.  »  Dissertazione.  Modena 
1805. 


DI  FARMACOLOGIA  E  TERAPEUTICA  491 

e  meno  fastidioso  per  T  infermo  il  fargli  prender  rimedj,  quando  op- 
presso dal  peso  della  malattia  ne  sente  con  maggior  forsa  il  bisogno» - 
quando  trovasi  obbligato  alla  casa  ed  al  letto,  quando  il  desiderio  di 
liberarsi  da  un  male  presente  fa  c^e  non  senta  o  non  calcoli  la  nausea 
de'rimedj,  di  quello  che  sia  il  farglieli  continuare  a  lungo  in  convale- 
scenza, e  fuori  di  casa,  o  in  mezzo  agli  affari,  quando  più  non  lo  pressa 
il  bisogno  sensibile,  quando  più  nel  rimedio  ei  non  vede  che  un  disgu* 
sto  presente  per  evitare  un  malo  lontano,  e  forse  incerto.  Per  tale  ma- 
niera di  medicare  cessando  più  presto  il  morbo  e  la  debolezza,  cessa 
anche  più  presto  con  sommo  piacere  deirinfermo  la  noja  di  trangugiare 
rimedj.  Il  Baumé,  de  Vusage  du  Quinquina  dans  les  fièvres  remWentes, 
avea  già  scritto  a  proposito  della  corteccia:  il  est  hon  d^dbaerver  que 
plus  les  maìades  en  prenneat  en  peu  de  temz^  et  moins  ils  en  mettent 
à  en  continuer  V^age.  . 

Attfibld.  —  La  Maltina  e  i  suoi  compostL  {JJnion  medicale^ 
1882,  7  novembre,  N.  151,  pag.  752). 

Importata  dair  America  in  questi  ultimi  anni,  la  maltina  prende  ogni 
dì  più  un  posto  importante  in  farmacologia  ed  in  terapeutica. 

Si  conoscevano  da  molto  tempo  sotto  il  nome  di  estratti  di  Malt  di- 
verse preparazioni  provenienti  dall^orzo  germogliato.  La  maltina  ne 
differisce  sensibilmente.  Essa  si  ottiene  dall'infusione  non  solo  delPorzo, 
ma  anche  del  frumento  e  dell'avena  germogliati  e  contiene  per  conse- 
guenza i  principi!  nutritivi  di  questi  tre  cereali. 

Si  conosce  del  resto  che  il  frumento  e  l'avena  contengono  una  mag- 
giore proporzione  di  elementi  album  ino  idi  e  nitrogeni  che  Terzo.  Il 
glutine  che  si  trova  in  grande  quantità  nel  frumento  è  la  sola  sostanza 
vegetale  che  possa  conservare  indefinitamente  la  vita.  I  principii  ni- 
trogeni contenuti  nell'avena  e  nel  frumento  germogliati  sono  del  resto 
molto  più  solubili  di  quelli  contenuti  nell'orzo. 

La  maltina  dunque  contiene  nelle  migliori  proporzioni  i  principii  nu-> 
tritivi  dei  tre  cereali.  Costituisce  quindi  un  elemento  perfettamente 
esente  dei  prodotti  della  fermentazione  e  non  contiene  punto  alcool.  Vi 
ò  qui  una  condizione  importante,  pe]^chò  si  sa  come  i  preparati  alcoo- 
liei,  oggi  cotanto  estesi,  sono  nocivi  agli  stomachi  dispeptici. 

fi  questo  che  spiega  i  successi  della  maltina  nei  malati  che  non  po- 
tevano sopportare  nò  lo  stouf^  nò  il  vino,  nò  alcuna  bevanda  alcoolica 
0  fermentata. 

Insieme  a  proprietà  nutritive,  la  maltina  possiede  delle  proprietà  di- 
gerenti che  si  spiegano  per  la  grande  quantità  di  diastasi  che  essa  con- 
tiene naturalmente.  La  maltina  ò  dunque  ad  un  tempo  un  alimento  ed' 
un  agente  digerente  di  primo  ordine.  Essa  contribuisce  molto  alla  ri* 
parazione  dei  tessuti  e  facilita  il  compimento  della  funzione  digerente  e 
r assimilazione  degli  alimenti  amilacei.  Essa,  come  disse  il  profes- 
sore Attfield,  contiene  in  tutta  la  loro  fòrza  e  pienezza    IMnsieme  dei 


402  BIYISTA 

priDcipii  nutritivi  e  digostivi  che  si  possano  estrarre  dal  frumento,  dal- 
l'avena e  dall'orzo  germogliatL 

La  teoria,  al  pari  della  clinica,  danno  ragione  per  lodare  questo  prò* 
dotto  che  ha  già  superato  le  prime  prove.  In  tutti  i  casi  in  cui  bisogna 
sollevare  l'organismo  la  maXUna  ò  eccellente  rimedio.  Essa  ò  giusta* 
mente  considerata  come  l'ottimo  dei  ricostituenti.  Di  piacevole  sapore 
non  contiene  nò  alcool,  nò  acidi,  ed  ò  tollerata  dagli  stomachi  più  de- 
licati. Nella  convalescenza  delle  malattie  acute,  in  tutte  le  forme  della 
dispepsia  e  della  cachessia,  nella  tisi  e  nella  diatesi  sifilitica  e  scrofo- 
losa ha  dato  ottimi  effetti. 

La  maltina  sostituisce  l'olio  di  fegato  di  merluzzo  neiresordire  delle 
affezioni  tubercolose  :  piace  di  più  ai  malati  e  fornisce  loro  un  buon 
elemento  di  calore.  L'uso  empirico  dell'olio  di  fegato  di  merluzzo 
produce  spesso  spiacevoli  effetti:  amministrato  ai  tisici  opportuna- 
mente diviene  sovrano  alimento ,  ma  quando  ò  dati  a  caso  ,  non  fa 
che  accrescere  la  fatica  di  uno  stomaco  già  malmenato  da  cattira  di- 
gestioni. 

Questi  iuconvenienti  non  si  hanno  a  temere  se  si  abbia  cura  di  com- 
binare la  maltina  coll'olio  di  fegato  di  merluzzo  ;  si  ottiene  allora  una 
emulsione  che  assai  facilmente  viene  digerita  ed  assimilata. 

La  maltina  si  associa  benissimo  con  tutte  le  maggiori  sostanze  me- 
dicinali :  e  però,  combinata  con  la  pepsina  e  la  pancreatina,  riesce  un  vero 
fipeoiflco  contro  la  dispepsia.  Con  gV  ipofosfiti  ed  i  fosfati ,  sostituisce 
benissimo  i  molti  sciroppi  ed  eiixir  tuttora  in  uso.  Si  unisce  egualmente 
col  ferro,  colla  chinina  e  stricnina  per  formare  un  tonico  potente.  In 
fine  si  associa  cogli  alteranti:  lo  jodio,  1  jodurii  i  cloruri,  i  mercuriali 
e  moltissime  sostanze  che  senza  questa  felice  combinazione ,  sarebbero 
difficilmente  sopportate  dallo  stomaco. 

Questa  proprietà  della  maltina  di  sciogliersi  rapidamente  neil*  acqua 
e  di  facilitare  la  digestione  dei  medicamenti  fu  messa  a  profitto  dai 
medici  inglesi  ed  americani  ohe  se  ne  servono  come  eccipiente  in  tutte 
lo  pozioni  ove  essa  sostituisce  proficuamente  i  diversi  sciroppi*  Ogni 
volta  che  il  pratico  trova  convenienti  gli  sciroppi,  potrà  ordinare  la  mal- 
tina così  come  oggi  prescrive  per  comporre  pomate  la  vaselina  in  luogo 
deirassungia.  Indichiamo  ancora,  tra  le  applicazioni  più  recenti  proposite 
da  Carnrick,  al  quale  dobbiamo  le  migliori  preparazioni  della  maltina , 
due  nuovi  preparati  :  l'uno  detto  malto^mburnina^  contiene  il  principio 
attivo  del  vibumum  prunifoUum,  medicamento  recentemente  commen- 
dato nella  dismenorrea;  Taltro,  la  tnalto-yerbina,  contiene  il  principio 
attivo  delia  yerba  santa  adoperato  come  espettorante  nella  bronchite 
ei  in  altre  affezioni  polmonari. 


DI  FARMACOLOGIA.  E  TERAPEUTICA  498 

Hayem.  —  De  la  valeur  des  Injections  sous-outanée  d'óther 
^n  oas  de  mort  imminente  par  hénorragie.  (Del  valore  delle 
{infezioni  sottO'Cutanee  d'etere  in  caso  di  morte  imminente  per  emor^ 
ragia).  In:  Qazette  des  Bopitauco^  1882,  N.  147,  pag.  117£. 

Sa  si  sottoponga  an  cane  ad  un^emorragia  cosi  copiosa  da  poter  ec* 
citare  immediatamente  convulsioni  tetaniclie,  che  sono  foriere  di  vicina 
morte,  le  injezioni  sotto-cutanee  d^etere  non  possono  rimuovere  il  pe- 
ricolo e  non  sono  susseguite  da  alcun  effetto  durevole.  Tuttavia,  in  tal 
caso,  la  trasfusione  fatta  col  sangue  completo  produce  una  vera  risur* 
rezione. 

Del  pari  riescono  inefficaci  le  injezioni  allorquando  si  estrae  dagli  ani- 
mali una  quantità  di  sangue  calcolata  di  guisa  (lil9  del  peso  del  corpo) 
che  dopo  l*emorragia  gli  animali  stessi  si  trovino  in  uno  stato  presso 
che  intermedio  fra  la  mòrte  e  la  possibilità  di  sopravvivere;  invece  in 
la  trasfusione  del  sangue  completo  assicurerebbe  il  proseguimento  della 
vita:  anzi  questo  pu6  essere  ottenuto  diluendo  semplicemente  il  sangue 
restante  neir  organismo  con  del  siero  naturale  tolto  da  un  animale 
della  medesima  specie. 

Non  ò  dunque  esatto  il  dire  che  la  trasfusione  del  sangue  è  una 
operazione  inutile,  la  quale  pub  essere  sostituita  dallo  stimolo,  indotto 
dall'etere  adoprato  in  iniezioni  sotto -cutanee.  Quoto  stimolo  non  si  pa- 
lesa  allora  se  non  con  un  accrescimento  nelP  energia  delle  contrazioni 
cardiache  ed  un  acceleramento  notevole  del  numero  delle  pulsazioni  ; 
esso  non  aumenta  nò  la  pressione  del  sangue,  nò  la  temperatura  nell'in- 
testino retto. 

FiLEHNE.  —  De  la  Eairine  et  de  la  Eairoline.  Substanoes 
nouvelles  employées  pour  ramener  à  la  normale  tempera- 
ture fébrile.  (La  Kairina  e  la  Kairolina  nuove  sostanze  adoperate 
per  rimettere  e  regolare  la  temperatura  febbrile).  In:  Journal  de  jWe- 
decine  de  Paris.  10  février  1883. 

La  Kairina  ò  una  polvere  cristallina  di  color  biondo  pallido.  É  lieve- 
mente solubile  nell'  acqua ,  di  sapore  amaro  ed  aromatico ,  che  piace 
ad  alcuni,  quantunque  non  si  possa  considerarla  gradevole.  General- 
mente la  si  amministra  chiusa  in  ostie,  ed  è  bene  di  far  soprabbere 
ogni  volta  molt' acqua,  perchè  accade  spesso  che  la  polvere  non  sia 
purissima,  ed  allora  potrebbe  irritare  le  mucose.  Questa  sostanza  fu 
sperimentata  nella  clinica  del  doti  Leube  in  molti  casi  di  affezioni  feb- 
brili a  decorso  acuto  o  cronico.  L'azione  fu  sempre  la  stessa. 

Ecco  in  breve  compendiate  le  cose  principali  che  occorre  di  sapere 
su  la  dose  e  le  proprietà  della  Kairina. 

Nei  soggetti  sani  e  robusti  le  dosi  di  un  grammo,  o  d'un  grammo  e 
mezzo  sono  senz'effetto;  la  temperatura  in  particolare  non  si  altera,  nò 
si  ha  verun  malessere,  come  sarebbero  la  cefalalgia,  il  tinnito  d'orec- 
chi, il  vomito,  ecc. 


494  RIVISTA 

•  Negli  ammalati,  specialmente  se  un  po'  deboli,  non  si  deve  oltrepas- 
sare la  dose  di  1  grammo ,  ogni  due  ore ,  per  non  incorrere  ne'  sia- 
tomi  di  cianosi.  Il  dott  Filehne  adopera  di  preferenza  la  dose  di  30 
a  50  oentigrammi  ogni  ora  od  ogni  ora  e  mezzo  negli  adnlti  febbrici- 
tanti. 

Gioverà  far  prendere  le  dosi  di  1  grammo  almeno  ogni  dae  ora  e 
mezzo,  e  quelle  di  50  centigr.  almeno  ogni  due  ore  ed  anche  piuttosto 
ogni  ora  e  mezzo.  Se  si  vuole  un'azione  minore,  a  cagione  della  com- 
plessione dell'ammalato  o  per  un  motivo  qualsiasi,  si  dovranno  dare  dosi 
più  piccole,  ma  si  avrà  cura  di  ripeterle  in  modo  regolare ,  come  si  d 
detto.  Le  dosi  di  1  grammo  agiscono  per  circa  tre  ore;  quelle  di  50 
centigr.  per  due  ore  e  mezzo,  e  quando  quest'azione  sta  per  finire,  si 
vede  la  temperatura  abbassarsi  rapidamente  al  segno  da  produrre  dei 
brividi.  Le  dosi  inferiori  a  30  centigr.  date  una  volta  sola  non  mutano 
quasi  punto  la  temperatura  ;  invece  le  altre  di  30-50  centigr.  ed  anche 
di  1  grammo  date  in  una  sol  volta  abbassano  già  la  temperatura  in 
modo  notabile  da  0^5  a  2®  e  più  ancora,  ma  se,  prima  che  sia  esaurita 
razione  della  prima  dose,  si  ripete  questa  stessa  dose,  allora  la  tem- 
peratura si  abbassa  sempre  più,  e  ripetendo  la  dose  di  50  centigr.  ogni 
ora,  si  trova  che  alla  quarta  dose,  (spesso  alla  terza  ed  anche  alla  se- 
conda) la  temperatura  ritorna  al  grado  normale  ed  anche  vi  va  sotto. 
Ma  arrivata  a  37^  ed  a  36^,5  non  discende  più  oltre,  quand'anche  si 
continui  questa  medicatura  energica. 

L'azione  delle  dosi  di  50  centigr.  ad  1  grammo  incomincia  25  minati 
circa  dopo  Tìntroduzione  del  medicamento  nello  stomaco  (non  si  ò  ri« 
corso  airinjezione  sotto -cutanea,  nò  ai  clisteri).  La  temperatura  discende 
tanto  più  rapidamente,  quanto  più  elevata  sia  la  dose.  Ogni  volta  scom- 
parendo la  febbre  segue  copiosa  traspirazione  che  dura  quanto  l'abbas- 
samento della  temperatura  ed  anche  più.  Quando  la  temperatura  ò  tor- 
nata normale,  e  meno  che  normale ,  od  in  generale  quando  ha  rag- 
giunto il  limite  più  basso,  ciò  che  succede,  come  abbiamo  detto,  dopo 
ramministrazione  di  due  a  quattro  dosi,  si  vede  cessare  la  traspirazione 
e  la  temperatura  si  mantiene  così  bassa  senza  che  vi  siano  sudori,  che 
durino  quanto  si  vorrebbe,  vale  a  dire  per  tatto  quel  tempo  che  si  am- 
ministra il  medicamento. 

Questo  fatto,  al  pari  del  non  esservi  sudore  nei  soggetti  sani,  prova 
che  la  traspirazione  non  ò  l'effetto  primitivo  del  medicamento,  e  l' ab- 
bassamento della  temperatura  l'effetto  secondario,  bensì  che  il  sudore 
si  manifesta  perchè  in  una  medicatura  diretta  allo  scopo  di  abbassare 
la  temperatura,  l'organismo  tenta,  col  mezzo  dei  sudori  critici  di  rea- 
gire contro  l'eccessivo  calore,  che  esiste  in  conseguenza  della  febbre; 
cosi  cessa  il  sudore  quando  si  ò  avuto  l'abbassamento  della  tempera- 
tura. I  malati  sentono  un  indicibile  benessere  per  effetto  dell'abbassa- 
mento della  temperatura  nello  stesso  momento  dei  sudori,  ma  soprat- 
tutto quando  la  traspirazione  sia  cessata,  il  che  si  nota  specialmente 
nei  soggetti  colpiti  da  pneumoniti  cruposa. 


DI  FARMACOLOGIA  £  TEBAPEI3TICA  495 

.  L'abbassamento  della  temperaturai  la  diminuzione  della  frequenza  del 
movimenti  respiràtorj,  la  scomparsa  del  dolore  pantorio  laterale,  nello 
stesso  tempo  che  aumenta  la  forza  del  polso,  o  che  il  ritmo  ne  di* 
Tiene  regolare,  sono  tutte  circostanze  che  contribuiscono  a  dare  ai 
pneumonici  un  senso  di  miglioramento  nel  loro  stato,  e  che  tendono 
anche  a  far  loro  credere  di  essere  guariti. 

Se  si  tralascia  il  medicamento  dopo  di  non  averlo  dato  che  per  poco 
tempo,  tutti  i  sintomi  ritornano  dopo  due  o  tre  ore  e  mezzo  (secondo 
la  dose  adoperata).  Pertanto  nei  pneumonici  si  può,  dopo  tolto  il  me- 
dicamento, vedere  che  la  sua  azione  si  prolunga  per  un  tempo  mag- 
giore quando  siasi  adoperato  metodicamente  per  15  a  24  ore. 

Ma  occorrono  molte  e  molte  osservazioni  per  dire  se  la  kairina  ab* 
bia  un'azione  specifica  contro  la  pneumonite. 

Amministrando  questa  sostanza  V orina  diventa  di  color  fosco,  ma 
non  contiene  nò  zucchero,  nò  albume. 

Per  altro  ò  fastidioso  per  l'ammalato  ed  in  pari  tempo  per  gl'infer- 
mieri il  fatto  che  volendo  seguire  il  metodo  di  cura  sovra  indicato,  ogni 
dose  del  medicamento  debba  essere  presa  ogni  due  ore  e  mezzo,  almeno 
quando  si  voglia  impedire  il  brivido  tanto  spiacevole  pel  malato  ;  il 
quale  in  tal  modo  resta  disturbato  per  tutta  la  notte. 

V  ha  ancora  quest'inconveniente  che  per  una  parte  della  notte  la  tem* 
peratura  s'innalza  contemporaneamente  alla  comparsa  del  brivido,  ciò 
che  si  può  evitare  od  attenuare  in  diversi  modi.  Si  potrà  dapprima  evi- 
tare il  brivido  dando  ogni  due  ore  74  centigr.  del  medicamento.  SI  può 
ancora  evitare  quest'  inconveniente,  quando  si  potrà  avere  della  kairo- 
lina  (metilidruro  di  chinolina)  perfettamente  preparata,  e  la  si  darà 
alla  sera,  in  sostituzione  della  kairina  alla  dose  di  1  grammo  e  mezzo 
a  2  grammi  prima  che  l'ammalato  s' addormenti.  La  sua  azione  dura 
per  sei  ore,  e  la  temperatura  s'innalza  senza  che  succeda  il  brivido. 

Quando  non  si  potrà  e  non  si  vorrà  prendere  della  kairina  nel  corso 
della  notte,  si  dovrà  regolare  l'amministrazione  delle  dosi  in  modo  con- 
veniente. Il  dott.  Filehne  si  vale  per  ciò  e  con  vantaggio  di  due  pro- 
cessi. Col  primo  fa  sorgere  il  brivido  in  quel  momento  della  giornata, 
in  cui  la  remissione  febbrile  ò  maggiore,  poichò  si  sa  che  più  la  tem- 
peratura sarà  bassa ,  più  mite  sarà  il  brivido.  Col  secondo  metodo  la- 
scia che  la  temperatura  salga  a  poco  a  poco  diminuendo  progressiva- 
mente la  dose  della  sera,  dando,  per  esempio,  ad  otto  ore  50  centigr. 
e  non  dandone  che  25  alle  ore  9,  10, 11  e  12,  perchò  più  la  temperatura 
s'eleva  in  modo  progressivo  ,  più  mite  ò  il  brivido ,  che  si  manifesta 
quando  ò  raggiunto  il  massimo  termico.  Il  Filehne  crede  di  poter  sop- 
primere, mediante  l'uno  o  l'altro  processo,  Tinconveniente  sopra  descritto 
quando  avrà  anche  maggiormente  esperienza  del  medicamento.  È  dap- 
poichò  questo  dirige  la  sua  azione  sul  sintoma  febbre  sempre  nel  me- 
desimo modo  e  nello  stesso  tempo  nelle  diverse  malattie  acute  o  cro- 
niche, era  naturale  il  credere  che  dovrebbe  agire  non  meno  bene  in 


496  RIVISTA 

qualsiasi  affezione  febbrile,  ma  V  esperienza  dovrà  dire  so  ciò  sia  rero, 
Sarebbe  assai  interessante  di  sapere  come  si  comporti  rispetto  alla  mala' 
ria  questa  sostanza,  che  ha  molta  affiniti  colla  chinina.  A  cagione  del- 
l'azione fugace  della  kairina  bisognerebbe  darla  alla  dose  di  1  grammo 
ogni  ora,  incominciando  tre  ore  prima  deiraccesso  intermittente,  e  con- 
tinuare per  circa  cinque  ore;  nella  febbre  terzana  si  dovrebbe  ripetere 
la  dose  il  terzo  giorno. 

Il  metilidruro  di  chinolina  del  K&nig  (detto  hairoUna)  e  il  composto 
etilico  analogo  di  Wischnegradsky  hanno  la  medesima  azione.  Questi 
corpi  differiscono  dalla  kairina  in  ciò  che  non  agiscono  quando  si  danno 
alle  dosi  di  30  centigr.  ad  1  grammo  in  una  sol  volta,  mentre  la  kai- 
rina agisce  sempre  a  questa  dose.  Se  si  dà  una  dose  ,di  1  grammo  e 
mezzo  a  2  grammi  gli  effetti  tardano  di  più  a  manifestarsi,  ma  durano 
bensì  maggior  tempo,  per  circa  6  ore  e  tardano  di  più  a  scomparire,  e 
Teffetto  totale  è  paragonabile  a  quello  di  tre  a  quattro  dosi  di  50  cen« 
tigr.  di  kairina. 

Neirintermittenza  il  sudore  è  un  po'più  abbondante  che  colla  kaÀrina 
ma  quando  la  temperatura  si  eleva  di  nuovo,  il  brivido  manca  del  tutto 
od  è  insignificante. 

Noi  abbiamo  già  accennato  come  sarebbe  importante  di  adoprare  la 
hairoìina  alia  sera,  quando  si  possa  averla  con  facilità,  e  pura,  e  quando 
il  suo  sapore  non  sia  tanto  sgradevole.  Se  si  volesse  cercar  di  spiegare 
la  differente  azione  delia  kairolina  e  della  kairina  si  potrebbe  forse 
invocare  la  chimica,  la  quale  ha  stabilito  che  i  composti  idrossili  della 
kairolina  e  della  benzina  sono  più  ossidabili  che  i  corpi  analoghi  non 
ossigenati.  Potremmo  cosi  darci  ragione  dell'azione  più  sollecita  e  più 
lieve  della  kairina  il  cui  effetto  è  immediato  si,  ma  si  esaurisce  più 
presto  di  quello  della  kairolina,  sostanza  non  ossigenata ,  la  quale  non  si 
ossida  se  non  a  poco  a  poco  neirorganlsrao. 

MiNiCH  Angelo.  —  Sulle  medicazioni  chirurgiche  col  iodofor- 
mio. Osservazioni  pratiche.  Venezia,  Antonelli,  1883.  (Estr.  del  Voi.  I 
degli  Atti  del  R.  Istituto  Veneto  di  scienze  lettere  ed  arti). 

Questo  diligente  lavoro  che  alle  osservazioni  proprie  aggiunge  il  fìmtto 
delle  altrui  debitamente  esaminate,  forma  complemento  all'ampia  ras- 
segna suirwjo  del  iodoformio  in  chirurgia  che  il  dott.  Cavagnis  diede 
in  questi  nostri  Annali  nel  fascicolo  del  novembre  scorso. 

L' Autore,  che  è  chirurgo  primario  anziano  nell'ospedale  civile  di  Ve  - 
nezia,  chiude  il  suo  scritto  con  i  seguenti  corollarj  : 

1.*  Il  jodoformio  ò  rimedio  da  usarsi  nelle  medicazioni  per  la  sua 
azione  antisettica; 

2.9  non  è  rimedio  specifico  contro  le  malattie  tubercolari  delle  ossa 
e  delle  parti  molli  ; 

3.**  ò  rimedio  pericoloso  ed  esige  molta  attenzione  nel  suo  uso  ; 

4.^  non  ò  da  applicarsi  sopra  grandi  superficie,  specialmente  nei  tes- 


DI  FABMACOLOOIA  E  TBRAPSUTICA  49^ 

snti  ricohi  di  grasso,  nella  cavità  del  ventre,  nei  vecchi,  nogli  individui 
con  degenerazione  adiposa  dei  cuore,  od  affetti  da  albuxninnria,  e  nelle 
persone  isteriche  o  negli  ipocondriaci; 

5.°  la  4ose  sarà  piccola,  non  oltrepassando  possibilmente  quattro 
grammo; 

6.^  rindividno  trattato  col  iodoformio  deve  essere  sorvegliato  con  as- 
sidua diligenza,  esaminando  specialmente  la  frequenza  e  forza  del  polso, 
la  tendenza  al  sonno  e  lo  stato  della  mente  ; 

7.®  insorgendo  fenomeni  anche  sospetti,  si  deve  mutare  la  medica* 
ziona,  eliminando  subito  con  frequenti  e  prolungati  lavacri,  anche  le 
piccole  particelle  di  jodoformio  ; 

r  8.®  soltanto  col  jodoformio  ò  possibile  la  medioazione  antisettica  nelle 
operazioni  eseguite  nella  bocca»  nella  vagina  e  nel  retto. 

I  casi  di  avvelenamento  troppo  frequente  nel  passato,  adesso  diven- 
tano sempre  più  rari,  perchè  i  chirurghi,  ammaestrati  dall*  esperienza, 
usano  il  jodoformio  in  piccole  dosi.  Neirospedale  di  Venezia  non  si  eb- 
bero mai  a  deplorare  tristi  accidenti.  Soltanto  un  individuo  pellagrosa 
trattato  per  flemmone  diffuso  della  vaginale  del  testicolo  destro,  e  cu- 
rato col  jodoformio,  dopo  parecchi  giorni  incominciò  a  balbettare.  Lap 
vata  però  accuratamente  la  ferita  ed  eliminato  il  jodoformio,  dopo  al» 
cuni  giorni  cessò  la  balbuzie. 


Rivista 


82 


488 


RIVISTA  D' OFTALMOJATRIA 

Atti  della  ÀBSoeiazione  Ottàlmologica  Italiana 
Sessione  di  Padova  —  Settembre  1882  (1) 


Si  dovevano  trattare  interessaDti  argomenti:  molta  memorie ,  che 
non  poterono  per  la  stretiezia  del  tempo  easere  lette  e  diacosse,  fa- 
rono  depositate  sai  baneo  del  Presidente  prod  Gradenigo  :  di  queste  , 
o  per  lo  meno  delle  prinoipali,  daremo  più  tardi  un  cenno.  Ora  limitia- 
moci alie  materie  discasse. 

ÀNaBLUcci.  —  Ricerohe  ottalmometriohe  per  determlnaxe  Va- 
stigmatlsmo  irregolare  delle  oomee  coniche. 

L' Aatore  contlnnando  le  ricerche  di  Raehlmann ,  sarebbe  giunto  a 
qaestl  risoltati  : 
*    €  1.®  la  ogni  cornea  conica  esiste  un  astigmatismo  irregolaTe. 

€  2.®  Io  uno  stesso  meridiano  si  ha  un  astigmatismo  centrale ,  uno 
medio  ed  uno  periferico:  la  forza  dell'astigmatismo  decresce  progres- 
sivamente dal  centro  alia  periferia. 

e  3.^  Nel  maggior  numero  dei  casi  V  asse  visuale  non  corrisponde 
coirasse  della  cornea.  » 

L'intento  pratico  dell* Autore,  nell'allestire  le  sue  ricerche,  fti  di  poter 
sostituire ,  in  dati  casi,  alla  correzione  dell*  astigmatismo  derivante  dal 
cheratocono  un  sistema  di  lenti  coniche  o  iperboliche,  di  cui  non  si  potò 
ancor  ottenere  l'esatta  scala,  delle  quali  tuttavolta  deriverebbe  all'oc- 
chio un  non  p\ccolo  vantaggio  nella  acutezza  della  visione. 

SiMi.  —  Dell'ottalmia  pnmlenta. 

Dopo  avere  messo  a  raffronto  i  mezzi  più  recenti  a  tal  uopo  consi- 
gliati, TAutore  venne  a  queste  conclusioni  : 

e  ].'  Nò  col  metodo  di  Dor  (acido  tannico  e  benzoato  di  soda) ,  né 
collo  jodoforme  si  guarisce  Pottalmia  purulenta  meglio  che  col  metodo 
classico  (nitrato  di  argento). 

€  2.^  Tra  gli  antisettici  nella  terapia  oculare  la  resorcina  ò  il  prefò- 
ribile. 

€  3.^  Nessuno  di  questi  mezzi  vale  però  come  cura  diretta  specifica 
e  nessuno  dà  risultati  migliori  di  quelli,  che  si  ottengono  colla  cura  del 
nitrato  d'argento.  > 


(1)  Dagli  Annali  di  Ottalmologia,  fascicolo  di  Maggio  1883. 


&IYI8TA  D*OFtÀLMOLO0U  1^ 

Dalla  dlsoQSsione  fattasi  iùtomo  Targomeiito  preiénté  nulla  è  eìaétsa 
ohe  modificasse  le  vedate  del  Simi  :  éi  ò  messo  anzi  in  sodo  che  il  ni- 
trato d'argento  è  ancora  il  mezzo  migliore  che  iioi  abbiamo  per  iàom- 
battere  Tottalmo-blennorrea  dei  neonati.  B  anche  noi  siamo  di  iiuel- 
l'avviso  e  pensiamo  che  tal  cara,  combinata  con  larghi  lavacri  IMU 
con  acqna  distillata,  come  consiglia  il  Gradénigo,  costitnisca  la  mag^ 
giore  antisepsi  e  valga  più  che  altra  a  guarire  il  male.  Crediamo  tat^ 
tavia  che  la  resoroina,  preconizzata  dal  Maslnl  e  dal  Simi,  si  possa  eòh 
molto  vantaggio  applicare  come  mezzo  ansiliario  di  cura  (1). 

Rbtmond.  —  Esportazione  di  tumori  nelle  palpebre  di  natura 
amiloidea,  e  neurotomia  ottioo-òigliare. 

Dalie  palpebre  di  un  individuo  affetto  da  iperplasia  glandolare  pàro^ 
tidea  e  ascellare  TAutore  asportava  due  tumori  riconosciuti  di  natura 
amUoidéa.  Circa  la  neurotomia  ottieo^etgliare  neir  ottalmia  simpatica 
conchiudeva  non  essere  questa  un  mezzo  sicuro  di  cura ,  nel  qnal  giu- 
dizio ha  avuto  consenziente  anche  il  prof.  Gradenigo, 

MoTNE.  —  Suiresatne  della  facoltà  visiva  e  oromatioà  del 
personale  ferroviario  e  marittimo. 

Cominciava  dal  ricordare  che  V  argomento  da  parecchi  anni  ò  preso 
in  singolare  considerazione  nei  Congressi  oculistici  per  V  alta  sua  im- 
portanza, e  ricordava  pure  <  che  la  congenita  ed  acquisita  alterazione 
cromatica  si  presenta  con  diverse  forme  e  diversi  gradi  ;  che  la  per. 
cezione  della  luce  deve  essere  distinta  da  quella  dei  colori  ;  che  il  dal- 
tonista  congenito  ò  più  frequente  di  quello,  che  per  lo  passato  si  cre- 
deva e  che  i  mezzi  diagnostici  non  sono  ancora  perfetti.  »  Invitava  per- 
tanto i  colleghi  ad  attendere  ne'loro  rispettivi  esami  a  mettere  in  chiaro  : 
<  1.^  quali  apparecchi  siano  da  preferire  per  la  diagnosi  della  perce- 
zione cromatica,  dalle  semplici  matassine  di  lana  di  Holmgren  sino  agli 
ultimi  apparecchj  più  o  meno  complicati  :  2.*  in  quali  proporzioni  Éiano 
i  daltonici  in  Italia  si  congeniti  che  acquisiti  tra  Talta  e  la  bassa  Italia 
per  la  diversità  di  clima  e  genere  di  vita.  » 

Sullo  stesso  argomento  hanno  discusso  il  Yelardi,  il  Simi  e  il  Moyne 
stesso,  nel  complesso  ponendo  in  rilievo  che ,  praticamente  parlando , 
sono  alFuopo  più  facili  e  pronti  per  ora  i  metodi  deirHolmgren  e  delto 
Stilling,  quantunque  manchevoli  per  qualche  riguardo,  e  facendo  voti  che 
il  Governo  solleciti  largamente  consimili  osservazioni. 


(1)  Di  uaa  buona  dissertazione  del  prof.  De-Viaceutls ,  su  di  un  caso  di 
strabismo  conjugato  paralitico  da  tubercolo  nel  nucleo  d' origine  del  sesto 
pajo  cranico,  noi  non  abbiamo  maggiori  notizie  nel  testo  degli  Attif  e  però 
ne  serbiamo  la  opportuna  comunicazione  allorquando  quella  sarà  pubbli- 
cata. 


Romm.  —  Terapia  della  ottalmia  simpatica» 

Dalla  oonsiderasioae  dei  oasi  oocorBigli  nella  saa  pratica ,  il  dottor 
Rosmini  ò  gionto  a  questi  risaltati  : 

e  L^  Che  non  sempre  la  ottalmia  simpatica  ò  data  da  nvelti  a  de- 
corso maligno,  ma  che  molte  volte  si  deve  ritenere  effetto  di  semplice 
irritazione  nervosa  e  ohe  anche  senza  t^aama  o  presenza  di  un  corpo 
straniero  nn*  affezione  spontaneamente  svilappatasi  nell'occhio  pnò  prò  • 
Tocare  e  mantenere  per  sola  azione  riflessa  una  forma  simpatica. 

«  2.^  Che  molte  volte  il  differire  la  enadeazione  del  bulbo  ò  perico« 
leso.  Quando  la  pusillanimità  del  paziente  si  opponga  alla  enucleazione 
ita  consigliato  di  fare  riridectomia  e  la  estrazione  della  lente  »  ma  an- 
che nei  casi,  in  cui  ricorse  a  questa  pratica  dovette  passare  poi  alla 
enucleazione,  ritraendone  minori  vantaggi,  di  quello  che  se  Tavesse  fatto 
^  tempo  opportuno. 

€  3.^  Che  tutti  gli  atti  operativi,  eccetto  T enucleazione ,  aggravano 
la  malattia. 

€  4.^  Che,  contrariamente  a  quanto  fu  sostenuto  al  Congresso  d\ 
Londra,  anche  neùe  degenerazioni  glaueomatose  egli  preferisce  T  enu- 
cleazione. In  un  caso,  sebbene  avesse  fatta  la  sclerotomia  e  in  altro  la 
nevrotomia,  dovette  poi  fare  renudeazlone.  » 

Successivamente  il  dott.  Simi  faceva  alcune  riserve  intorno  Venu- 
cleaMUme  del  bulbo,  allo  scopo  di  prevenire  una  possibile  ottalmia  sim- 
patica ,  riconoscendo  nondimeno  la  prestanza  dell'  enucleazione  stessa 
sulla  .neurotomia  otHco-dgliare. 

• 

GaA.DBNiao.  —  Della  profilassi  antisettica  nelle  operazioni 
oculari. 

Olà  in  un  lavoro  innanzi  pubblicato  ha  l'oratore  trattato  con  molta 
convinzione  quest'ai^omento ,  insistendo  essere  il  migliore  trattamento 
profilattico,  antisettico,  quello  fatto  con  semplici  e  copiosi  lavacri  di 
acqua  distillata  prima,  durante  e  dopo  i  diversi  atti  operativi  da  ese- 
guirsi sull'  occhio  0  sui  suoi  annessi.  Or  V  Autore,  confortato  da  nuove 
prove  suireccellenza  del  mezzo  da  lui  proposto  (e  giustamente  a  parar 
nostrOf  che  in  molte  operazioni  di  cataratta  Tabbiamo  esperimentato)  ò 
tornato  a  ribadire  le  sue  convinzioni,  succintamente,  ma  fòrtemente 
avvalorandole  con  il  ragionamento  ed  il  fatto.  Singolarmente  in  una 
grave  epidemia  di  congiuntivite  follicolare,  che  [sorprese  oltre  a  tre- 
cento militari  di  cavalleria  e  artiglieria  della  guarnigione  di  Padova, 
affezione,  che  dal  prof  Gradenigo  fu  dimostrata  essere  ingenerata  da 
quella  polvere  che  si  solleva  nella  stregghlatura  dei  cavalli  e  che  i>e- 
netra  nei  fornici  congiuntivali),  fh  riconosciuta  T  efficacia  curativa  del 
metodo  proposto. 

In  merito  alla  questione  della  profilassi  antisettica  oculare ,  discor- 
^sero:  Angelucci,  il  quale  crede  che  le  lavature  proposte  dal  Ora- 
denigo  debbano  giovare  per  la  ragione,  che,  avendo  i  bacterii  bisogno 


I 


D*  OFTALMOLOGIA  501 

di  traqqaillità  ed  alimento  per  svilupparsi  e  moltiplicarsi ,  la  tranquil- 
lità vien  loro  turbata  e  l'alimento  sottratto  coi  lavacri  :  —  Reymond,  che, 
pur  attestando  essere  Pacldo  fenico  tollerato  anche  delP  occhio  se  usato 
con  metodo,  nella  opportuna  dose  e  puro,  ha  nel  suggerimento  di  Ora- 
denigo  veduto  un  ritorno  alla  scrupolosa  osservanza  della  massima  net- 
tezza :-—  Masini,  che  all'acqua  distillata  vorrebbe  sostituita  quella  con  re* 
sorcina:  —  Gosotti,  il  quale  ha  temperato  gli  entusiasmi  sulla  antisepsi 
oculare,  mostrando  come  gli  accidenti  operativi  vogllansi  pure  in  parte 
incolpare  alla  qualità  e  quantità  del  trauma  :  —  Simi  che  airacqua  di- 
stillata vorrebbe,  pur  egli,  aggiunta  alcuna  sostanza  antisettica  e  pre- 
feribilmente la  resorcina. 

Guaita  L.  —  Sulla  óura  delle  cheratiti  ulcerose.d'orlgine  in- 
lettiva. 

Espresse  il  parere  doversi  seguire  i  criterii ,  che  sono  norma  nella 
chirurgia  generale.  L'oratore,  stabilito  che  il  metodo  antisettico  ò  un 
valido  coadiuvante  a  quell'intento,  si  è  occupato  di  ricercare  la  sostanza 
antisettica  più  opportuna,  usando  successivamente  l'acido  fenico,  il  ti- 
mico  ed  il  borico.  (V.  a  questo  proposito  una  Memoria  in  eatenso  pub- 
blicata  dal  Guaita  stesso  negli  Annali  di  Ottalmologia ,  Anno  XI ,  fa- 
scicoli 5  e  6).  L'acido  borico  al  3-4  per  100  fu  il  meglio  tollerato  tanto 
nelle  medicature  locali,  che  usato  per  nebulizzazione.  L'Anfore  ha  con- 
temporaneamente fatto  uso  di  una  pomata  composta  di  20  centigr.  di 
eserina,  l  gr.  di  acido  borico  e  20  gr.  di  vaselina.  Ne  risentirono  van* 
taggio  di  questa  cura  singolarmente  le  ulcere  torpide  in  generale,  meno 
le  catarrali  e  le  rodenti.  Quest'ultime  furon  dovute  trattare  sempre  con 
l'incisione  lineare  della  cornea. 

Il  Rosmini  e  il  Reymond  hanno  pure  commendata  la  medicatura 
delle  ulcere  e  degli  ascessi  corneali  con  l'acido  borico. 

Lo  stesso  Guaita  ha  poi  presentate  delle  microfotografie  del  fondo  del- 
Tocchio  da  lui  allestite  e  perfettamente  riuscite. 

De  YiNGENTis.  —  Dello  xantelsusma. 

In  questa  comunicazione  l'Autore  riconfermava  un  suo  concetto  già 
innanzi  espresso ,  che  quella  forma  morbosa  cioè  si  debba  considerare 
quale  una  vera  neoplasia  di  elementi  endotelìali  e  non  quale  una  sem- 
plice iperplasia  del  connettivo  con  infiltrazione  di  granuli  pigmentosi. 
Le  cellule  endoteliali  subirebbero  delle  fasi  regressive  e  si  riempireb- 
bero di  uno  speciale  contenuto  adiposo,  donde  il  caratteristico  colo- 
rito della  neoplasia.  Preparazioni  microscopiche  dimostrative  hanno 
<sontribuito  a  chiarire  il  concetto  deirAntore  ai  convenuti  (1). 


(l)  In  fine  della  seduta  il  doti.  Mojne   presentò  un  suo  ottometro^  che  in^ 
vei*o  si  riassume  in  una  modificazione  portata  air  omonimo  apparecchio  in- 
nanzi conosciuto,  allo  scopo  di  ottenere:  a,  un  più  semplice  e  facile  man6g«» 
gio  dello  strumento;  6,  una  diminuzione  nel  suo  prezzo  consueto. 


&9ft  7     EIYIOTA 

GiMM^moo  P.  —  Del  massaggio  nella  terapia  ooolistioa. 

Tonfando  so  argomento  da  lai  già  messo  in  disoasslone  nel  Congresso 
di  ìi»9oli,  trattaya  brevemente  del  massimfgio  nella  terapia  ooalistica. 
Disse:  essere  questo  nn  presidio  effloaoe  per  l*aomo  dell*  arte  e  eoa  ve- 
niva e)ie  sia  Iktto  con  la  mano  intelligente.  L'oratore  ha  da  prima  11- 
mitete  il  massello  alle  malattie  delle  psJpebrei  poi  Tha  esteso  a  quelle 
del  giebo  ooolare,  speeialmente  allo  scopo  di  diminaime  la  tensione.  A. 
dixeos^rasìone  dell'assunto  lia  raccontato  il  caso  a  Ini  occorso  di  una 
donna,  nella  quale  con  quel  mezzo  meccanico  ha  guarito  cm  non  lieve 
esottalmo  unilaterale,  accompagnato  da  gravi  dolori,  che  parve  dovalx> 
a  primitiva  tenonite.  Da  sue  speciali  osservazioni  il  prof.  Gradenigo  è 
condotto  a  credere  che  «  il  massaggio  ò  utile  nelle  malattie  delle  pai- 
pe|re^  dei  muscoli,  del  bulbo  con  aumento  di  tensione  interna  e  perfino 
in  quelle  del  nervo  ottico  stesso  nella  cavità  orbitale  e  fors'ancho  quando 
allevi  versamento  nelle  sue  guaine.  >  Col  massaggio  si  favorisce  la  cir- 
eo)fizj(one  venosa  deirorbita  e  del  bulbo,  nel  che  sta  l' azione  benefica  : 
il  Moyne  s^aceorda  con  Gradenigo,  specialmente  per  ci6  clie  spetta  alle 
malattie  palpebrali  e  lo  Scellingo  aggiunge  pure  delle  prove  a  dimostra- 
zioi^  della  efficacia  curativa  del  massaggio.  Osservazioni  in  proposito 
mossei^o  il  Maslni  e  il  De-Vinoentiis. 

OosBTTi  F.  —  Sulla  astenopidi  sua  patogenesi  e  cura. 

Di  questa  memoria  non  troviamo  nel  testo  neppure  il  sunto:  essa 
verrà  stampata  per  intero  in  uno  dei  prossimi  fascicoli  degli  Annali  di 
Otfalmologia.  Si  comprendo  tuttavolta  dalla  discussione,  come  il  Go- 
setti  abbia  inteso  parlare  non  tanto  della  astenopia,  che  ò  sintomatica 
di  ametropie  ben  determinabili,  quanto  di  quella  che  ò  la  espressione 
di  una  condizione  generale  di  debolezza  organica;  in  una  parola  di 
quella  astenopia,  a  cui  non  giova  sempre  applicazione  di  lenti,  e  che 
può  sorprendere  occhi  perfettamente  emmetropici,  con  ampiezza  nor- 
male di  accomodazione  e  senza  l'ombra  di  deficiente  attività  nei  mu- 
scoli adduttori. 

Sopra  discussione  sorta  nel  comgresso  a  proposito  della  comunica- 
zione di  Gosetti,  questi,  rispondendo  a  Velardi,  disse  di  non  aver  inteso 
accennare  a  una  nuova  forma  di  astenopia;  ma  d'aver  solo  avuto  in 
animo  di  mostrare,  come,  malgrado  i  elassici  lavori  di  Graefe  e  Don- 
ders^  noi  siam  ben  lontani  d'aver  acquistata  intorno  la  astenopia  V  ul- 
tima nozione  e  che  anche  la  cura  di  essa  rimane;  in  alcuna  parte,  un 
desiderato  in  oculistica.  Rispondendo  a  Gradenigo,  l'oratore  disse  pure 
convenire  con  lui,  che  in  determinati  casi  ù^aatenopia  muicolare  ì  mi- 
gliori risultati  ponno  aversi  dalla  tenotomia  o  antitrazione  dei  Retti 
interni. 

CoLLiCA  Accordino.  —  Sulla  cura  delle  granulasioni  oon  la 
cauterizzazione  di  nitrato  d'argento. 

L^Autore  ò  d'avviso  che  non  ci  sia  mezzo  più  opportuno  di  cotesto 


b'  oftalmologia  505 

per  la  gaarig^ono  delle  granalazionl  e  del  tracomi*  Anzi  el  crede  ohe 
siffatto  uso  sia  indispensabile,  innocao  anche,  pardiò  s'abbia  di  mira  di 
non  oltrepassare  certi  limiti.  Sta  nella  sagaoità  deir  oculista  di  saper 
ravvisare  questi  limiti. 

Giustamente  banno  obbjettato  il  Gosettl  e  il  Gradenigo  al  CoUioa- 
Accordino  ;  il  1/  che  nelle  ulcerazioni  della  cornea  coesistenti  con  lo 
granulazioni  e  steniche  il  caustico  non  potrebbe  giovare;  il  2.®  che  so 
per  caustico  s*  ha  da  intendere  una  sostanza  (Hstruggitrice  del  tessuta 
(come  ò  comune  avviso),  un  tal  mezzo  ò  non  solo  inopportuno,  ma  no- 
civo là,  dove  il  OoUica  lo  trova  indispensabile  e  innocuo.  Altro  ò  mo-^ 
dificare  e  altro  è  distruggere- 

SiMi  A.  —  Deglt  occhi  artificiali  che  si  fabbricane  a  Venesla. 

Questi  occhi,  quantunque  per  la  bontà  dello  smalto  e  per  la  esattezza 
del  lavoro  sieno  giunti  a  un  grado  non  indifferente  di  valore ,  nondi- 
meno, osservava  l'Autore,- lasciano  ancora  a  desiderare  in  alcuni  punti; 
né  oziosa  cosa  ò  parsa  in  verità  air  oratore  P  intrattenersi  di  tal  sog- 
getto,  che  ò  parte  integrante  della  terapia  oculare  :  la  protesi^  Pertanto 
egli  svolse  alcuni  gii»ti  appunti,  facendo  voti  che  i  fabbricatori  non 
andassero  a  caso  nel  fornire  i  loro  occhi  artificiali,  slbbene  s'acconcias- 
sero a  un  esatto  concetto  direttivo,  ad  esempio,  stabilire  una  collezione 
di  occhi  secondo  1  tipi  più  comuni  della  cavità,  che  devono  occupare  e 
secondo  dati  tipi  di  forma,  di  grandezza,  di  colorito  degli  occhi  mede- 
simi. 

Il  prof.  Gradenigo  alle  giuste  osservazioni  di  Siml  ha  aggiunto  di 
avere  già  innanzi  per  proprio  conto  fatto  arrovesciare  airinterno  l'orlo 
deirocchio  artificiale  in  modo,  da  avere  una  superficie  regolarmente 
curva  e  liscia,  quindi  meno  irritante  la  congiuntiva  (1). 

Dott,  R.  Bampoldi. 


(1)  Il  Congresso  sceglieva  per  sede  della  nuova  riunione  (Settembre  1S83> 
la  città  di  Palermo ,  nominando  il  prof.  De  Yincentis  a  Presidente  della 
Commissione  ordinatrice. 


504 


LA  NAFTALINA  ED  IL  NAFTOL  p  IN  TEBAPIA 
Bivista  del  dott.  CABLO  RAIMONDI 


Naftalina.  —  Notizie  storiche. 

Alph.  Dupjiquier  (1842).  —  Emploi  de  la  naphtaliae  comme  mòdica- 
xnent  incisi^  expectorant.  Formules  poar  son  administratlon.  (  Joamal 
de  Pharm.  et  de  Gbimie,  1842,  p.  513). 

Emen^  (1842)»  ^  Un  mot  Bur  l*emploi  de  là  ppmmade  à  la  naphta- 
liae concrete  daas  le  traitement  da  pBoriaais. 

Rossignon  (1843).  —  Naphtaline,  8on  emploi  módioal.  (Anm^es  de  Thè- 
rap.  et  de  Mat.  mód.  de  Pharm.  et  de  Toxio.,  1843»  p.  64). 

Wàod  and  Baéhe  (1851).  —  Naphaline.  Dispensatory  of  the  XJidied. 
Statee  of  America  1851,  p.  1356. 

Posner  und  Simon  (1855).  —  Das  Naphtalln.  Handbach  der  specieU 
ien  Àrznei  Verordnangslelire.  Berlin  1855,  p.  234. 

Le  Vejel  (1852-1862).  —  Mittheilungen  nber  die  Bebandlang  der  chro- 
niscen  HaatkraDkheiten  in  der  Heilanstalt  far  Flchtenkranke  in  Cannatatt. 
Stuttgart  1852-1854-1862. 

Hebra  (1860)  —  Das  Naphtalln.  Han  ibacb  der  speclellen  Patbologie 
und  Tberapie.  Bd.  IIL  Acato  Exantheme  and  Haatkrankheiten.  Br- 
langen  1860»  p.  808. 

Mdleinhans,  (1862).  —  Erfabrangen  aus  dem  Gebiete  der  Hautkrankbel- 
ten.  Coblenz  1892,  p.  54. 

Hebra  und  Kaposi  (1874).  —  Das  Naphtalln.  Lehrbach  der  Haaikran- 
kheiten.  Erlangen  1874. 

Espeiieiìze  reoenti. 

E.  Fischer  (1881).  —  Ein  neaes  antisepticam.  Berlin,  klin.  Woohen- 
schrift  1881,  N.  48. 

—  (188?).  —  Untersuchungen  ùber  die  Wirkang  des  Naphtalln.  Ber- 
lin, klin.  Wochenschrift  1882,  N.  8-9. 

—  (1882).  —  Ueber  den  Wundverband  mit  Naphtalln.  Aróhiv.  f:  klin. 
Chir.  Bd.  XXVIII,  hefts. 

Furhringer  (1882).  —  Naphtalln  ala  antlscabiosam.  Berlin,  klin.  Wo- 
chenschrift 1882,  N.  10. 

AnsehuU  (1882).  —  Resaltate  einiger  Versoche  mit  dem  Naphtalin- 
yerbande.  Clentralblatt  fùr  Chirurgie  1882,  N.  32. 

Eoffinann  (1882).  —  Versuche  ùber  das  Naphtalln  als  VerbandmitteL 
€entralblatt  fùr  Ghirorgie  1882,  N.  43. 


RIVISTA  —  LA.  NAFTALINA  ED  IL  NAFTOL  P,  ECC.  505 

a  Bonning  (1882).  —  Ueber  die  Wandbehandlang  mit  Naphtalia. 
Tbòse.  Strassbarg»  E.  Heiis,  1882. 

E.  Fischer  (1883).  ^  Das  Napbtalin  in  der  Heilkande  aad  in  der 
Landwirtbschaft.  Strassbarg,  K.  Tr&bner,  1883. 

Nafiol  p 

KapoH  (!881).  —  Ueber  ein  neues  Hellmittel,  napbtol  gegen  Haut- 
krankbeiten.  Wiener,  med.  Wocbenschrift  1881.  N.  22^  23,  24. 

Neisser  (1881).  —  Dea  Haemoglobnlinarie  erzeugendie  Wirkung  dea 
Napbtols.  Centralblatt  fOr  die  med.  Wiasenscliaft  I88I,  N.  30. 

KapoH  (1882).  —  Indikrtionen  ond  Methoden  der  Behandlung  der 
Hautkrankheiten  mittelst  NaphtoL  Wiener  med.  Wocbenschrift  1882, 
N.  30-31. 

Ed.  Lesser  (1883).  Ein  Fall  von  acater  Nepbritis  nacb  ansserer  ap- 
plication yon  Napbtol.  yierte^abreachrift  fùr  Dermat.  and  Sypbilia  X 
Jg.  1883,  1  Heft  S.  87. 

A.  Jarisch  (1888).  —  Cbrysarobiny  Pyrogallussaare,  Napbtol.  Central- 
blatt f.  d.  ges.  Tberapie.  Jg.  1883,  Heft  £  a.  II. 

La  Naftalina  (C^^  H*)  ed  il  Naftol  p  (C^<>  H*  0),  cbe  come  dicono  il  nome 
e  la  formula  sono  sostanze  in  istretta  parentela  tvA  loro  e  derivate  dal 
catrame,  banno  entrambe  avato  un^  applicazione  in  dermatojatria  e  la 
prima  come  antisettico  ancbe  nella  medicatora  delle  piagbe,  ferite,  eco. 
La  naftalina  si  ricava  in  copia  dai  residai  della  fabbricazione  del  gas 
illaminante  e^  quando  ò  depurata  si  presenta  cristallizzata  in  tavole 
trasparenti,  d'odore  analogo  al  catrame,  di  sapore  bruciante;  ò  insolu- 
bile neiracqua,  poco  neiralcool  a  freddo,  meglio  a  caldo,  e  più  neire- 
tere  e  negli  olj  grassi  e  volatili  :  i  suoi  vapori  si  diffondono  nell'atmo* 
sfera  ed  ancbe  attraverso  liquidi  acquosi  :  ad  essi  deve  la  sua  virtù  an- 
tisettica. 

Fino  dal  1842  venne  questo  carburo  idrato  sperimentato  nel  campo 
medico  in  Francia  per  opera  di  Dupasquier,  di  Emery  e  Rossignon.  Il 
primo  lo  prescriveva  all'  interno  ai  malati  di  broncbite  come  il  migliore 
becbico,  stimolante  Teapettorazione,  alla  dose  giornaliera  di  li2-l-2  gr« 
in  un  loocb  o  sciroppo. 

Nessuno  cb*  io  mi  sappia  segui  quest'uso.  Recenti  esperienze  del  dot- 
tor C  Bonning  dimostrano  cbe  la  naftalina  ò  male  sopportata  air  in- 
terno ed  alla  dose  di  gr.  3  produce  con  dolori  colici,  abbondanti  sca- 
ricbe. 

Emery  usò  la  naftalina  airestemo  in  pomata  (5-10  per  Oiq  nei  casi  di 
psoriasi,  e  Rotffignon  pure  la  pomata,  come  collirio,  nelle  blefariti  ed  an- 
cbe per  frisiont^'nelle  contusioni,  distorsioni, reumatismi  muscolari:  per 
questi  ultimi  preferiva  la  soluzione  alcoollca  di  naftalina  ai  linimenti 


506  RIVISTA 

canforati  ;  ali*  interno  l' amministrò  con  buon  efletto  nei  casi  di  vermi  • 
nazione^ 

Non  ostante  le  raccomandaKioni  di  questi  tre  autori,  l*nso  della  nafta-^ 
lina  non  incontrò  gran  fotte  ed  ò  molto  se  nei  manuali  di  materia  me- 
dica e  ne*  periodici  di  dermatologia  se  ne  trova  fatto  cenno  :  Wood  e 
Baohe  ni  limitano  a  riferire  le  esperienze  dei  tre  citati  medici  ed  al- 
trettanto fecero  Posner  e  Simon  ;  altri  ripeterono  gli  esperimenti  di 
Emery,  ma  non  ne  rimasero  soddisfatti  (Yejel,  Hebra,  Kaposi).  Klein- 
hans  provò  la  pomata  di  naftaima  in  casi  d*  eczema  cronico ,  ma  ba 
dovuto  persuadersi  che  l'azione  di  detto  rimedio  <  est  loin  éCétre  ausH 
sure  que  eelle  du  gùudran  et  de  VhuUe  de  cadef  qui  orU  é(é  empiof^és 
dane  les  mémes  eoe  et  dana  dee  cas  eemblablee.  » 

Vi  fii  quindi  un  fungo  tempo  d* abbandono,  ma  in  oggi  pare  voglia 
la  naftalina  riprendere  uso  e  buon  posto  nella  terapia  :  incoraggiano  a 
cosi  credere  gli  esperimenti  fatti  nella  clinica  ed  al  policlinico  chirurgico 
del  prof.  Lucke  di  Strasburgo.  Devesi  al  dott  E.  Fischer,  già  assistente 
presso  detta  clinica,  V  aver  pel  primo  studiata  V  azione  delia  natoUiia 
sui  microrganismi  ed  in  base  a  detti  studj  proposta  e  provata  la  naf- 
talina nella  medicatura  delle  piaghe ,  ferite ,  ecc.  Di  tali  esperimenti 
ed  osservazioni  cliniche  ò  stato  dato  già  un  largo  cenno  in  questi  An- 
nali, con  la  Rivista  di  chirurgia  nel  Fascicolo  di  febbraio  p.  p.;  ba- 
sterà qui  ricordare ,  che  la  naftalina  ò  attiva  per  la  sua  parte  vo- 
latile, la  quale,  vale  ad  arrestare  o  ad  impedire  affatto  lo  sviluppo 
dei  bacterj  e  bacilli,  delle  mucedinee  alla  superficie  e  nell' interno 
di  tessuti  organici  ed  ò  deleteria  ancora  per  molte  specie  d*  insettL 
L*uomo  e  gli  animali  delle  classi  elevate  non  risentono  danno  alcuno 
dai  vapori  di  naftalina  ;  applicata  questa  sulla  cute  sana  non  produce 
nò  eritema  nò  flictene.  Cospergendone  superflcj  piagate  non  forma  cro- 
sta con  gli  umori  che  se  ne  separano  ;  che  anzi,  questi  resi  più  sierosi, 
possono  liberamente  fluire  attraverso  lo  strato  di  naftalina.  La  piagra  ò 
resa  asettica  e  ne  ò  favorita  la  cicatrizzazione,  senza  produrre  lussureg- 
giamento  di  granulazioni. 

La  naftalina  non  essendo  assorbibile  neppure  produce  modifloazioni 
di  sorta  nella  orina:  se  questa  assumesse  una  tinta  scura,  ci  sarà  in- 
dizio dMmpurità  del  preparato  per  fenoli. 

Il  dott.  Fischer  in  omaggio  alle  odierne  vedute  suireziologia  del  pro«> 
cessi  infettivi,  sulle  cause  che  hanno  un^lnfluenza  su)  onono  o  cattivo 
andamento  delle  piaghe ,  ferite,  operazioni  chirargic  le  in  genere  f  ha 
proposto  di  usare  la  naftalina  come  si  fa  deirjodoforiiilo  nella  medica- 
tura antisettica,  applicandola  come  tale  in  polvere  sulle  parti  lese  od 
anche  entro  sacchetti  di  garza,  ciò  che  specialmente  conviene  nelle  pia- 
ghe cave  od  in  organi  profondi  come  retto  e  vagina. 

Il  dott.  Carlo  Bonning  ha  nella  tesi  di  laurea  raccolto  molte  ed  accu- 
rate storie  di  malati  sottoposti  nella  clinica  del  professore  Lùoke  a 
grandi  operazioni  (13  amputazioni,  il  resezioni,  17  estirpazioni  di  tu- 


LA  KA7TALIKA  ED  Ih  HAFTOl  P  IK  TBRAPIA  507 

mori)  e  medicati  esdasivamenie  eoa  naftalina:  tutti  ebbero  buon  esito. 
A  qaesti  sono  da  aggiangersi  266  casi  di  malati  carati  aellMstituta 
policlinico  nel  lasso  di  un  anno:  trattasi  di 


»      ai  piedi > 

Paterecci .  .  > 

Flemmoni  alle  mani > 

Lesioni  alle  dita » 

alle  mani » 

alla  testa > 

alle  braccia » 

alla  faccia  ....••  > 

alle  gambe ......  » 

ai  piedi > 

Unghie  incarnate  operate   .  > 


» 


Necrosi N.    4 

Ulceri ,  .  .  .  .  »  83 

Ascessi »  25 

Furuncoli >  3 

Antrace  • >  1 

Ateromi >  i 

Scottature  • >  10 

Pustole  d'ectima »  1 

Sicosi  .  •  •  • >  3 

Eczema »  9 

Pidocchi  del  capo >  3 

>       del  pube »  l 

»       del  corpo »  1 

Totale  266 


dei  quali  nessuno  morì,  nessuno  ebbe  risipola  od  altra  complicazione. 

Il  prof.  Furbringer  provò  la  naftalina  in  soluzione  oleosa  (5- 10-12 
per  Oio)  contro  la  scabbia:  ai  malati  faceva  anzitutto  fare  un  bagno, 
poi  tre  0  quattro  generali  frizioni  col  detto  oleato  nello  spazio  di  24-36 
ore  :  in  60  casi  non  osservò  mai  alcun  accidentCì  mai  eritema  nò  pa- 
pale d'eczema  o  d'orticaria. 

Il  dott.  Anschutz  su  90  casi  di  affezioni  chirurgiche  sperimentava  la 
medicatura  colla  naftalina,  ma  non  ne  fu  gran  chò  soddisfatto,  avendo 
più  volte  avuto  a  lamentare  gli  effetti  di  una  troppo  viva  irritazione 
sulle  parti  piagate.  Anche  Hòftman  in  Konlsberg  avrebbe  notato  questi 
inconvenienti,  più  un  vivo  dolore  al  momento  deir  applicazione  della 
naftalina  su  parti  ulcerate,  e  spesso  formazione  di  croste  con  effetto  di 
ristagno  degli  umori.  Conchiude  T  Autore  sconsigliando  dalP  usare  la 
naftalina  nella  medicatura  di  recenti  ferite  da  operazioni  chirurgiche  o 
non  chirurgiche,  nonché  per  vaste  piaghe  cavitarie,  dove  richiedesl  una 
benintesa  e  grande  disinfezione  :  ò  fiavorevoie  invece  ad  adoperarla  nel 
casi  di  piaghe  ed  ulceri  superficiali,  atoniche. 

Nella  clinica  di  Strasburgo,  dice  il  Bonning,  usando  naftalina  cbimi- 
camente  pura,  non  si  ebbero  mai  a  lamentare  accidenti  di  sorta,  mai 
dolore  o  sensazione  molesta  qualsiasi  risentirono  i  malati  medicati  con 
quella. 

Ancora  dall'ultima  pubblicazione  del  dottor  Fischer  (1883)  possiamo 
trarre  le  seguenti  conclusioni  sulla  medicatura  con  la  naftalina  :  1.^  I  van- 
taggi stanno  nella  semplicità  e  assoluta  innocnità  della  medicatura 
stessa,  nel  tenue  suo  costo;  per  questo  preferibile  in  molti  casi  all'jo- 
doformio  ed  al  cotone  fenicato.  I  medici  militari,  i  medici  nelle  campa- 


508  BitrisTA 

gae  ne  potrebbero  trarre  grande  profitto.  Sarà  specialmente  da  usarsi 
la  naftalina  per  i  bambini  e  nei  malati  di  pelle  fina,  fletcilmente  irrita- 
bile» nei  casi  di  complicante  nefrite,  e  di  ulcerazioni  e  piagbe  in  cavità, 
sulle  piaghe  ancora  con  risipola  oircumambiente. 

2J^  Controindicazioni  propriamente  dette  non  ve  n*  ha  per  la  naftaUnsi 
ove  si  eccettui  Todore  sao,  che  per  altro  non  6  più  sgradevole  di  quello 
dell'acido  fonico  e  deirjodoformio. 

Certo  ò  anche  che  la  naftalina  non  può  supplire  in  tutto  e  per  tutto 
la  medicatura  listeriana:  detto  carburo  essendo  insolubile  neir  acqua, 
non  potrà  servire  alla  disinfezione  delle  ferite  che  si  vogliono  chiudere 
per  satura  e  tanto  meno'  alla  dishifezione  degFistrumenti  chirargio^  del 
campo  d*una  recente  operazione  e  delle  mani  del  chirurgo  e  suoi  aH- 
sistenti.  Per  vaste  piaghe,  aleno  cavitarie  o  no,  gioverà  dopo  una  prima 
lavatura  con  acqua  fehfcà,  medicare  e  fasciare  con  garza  impregnata  di 
naftalina  :  e  così  a  complemento  del  metodo  listeriano,  varrà  a  rendere 
anche  più  rari  1  casi  di  carbolismo. 

Per  ultimo  il  dott.  Fischer  consiglia  di  spargere  la  naftalina  in  pol- 
vere, ovvero  mettere  dei  vasi  d*acqua  con  naftalina  nelle  sale  degli 
ospedali  a  scopo  disinfettante.  Da  quando  tale  pratica  fu  seguita  nella 
cllnica  pediatrica  del  prof.  Kohts  in  Strasburgo,  non  si  videro  più  casi 
di  contagio  dalle  sale  dei  malati  di  scarlattina  e  di  difterite  alle  altre. 

Naitol  p. 

Nella  serie  aromatica  e  nel  groppo  dei  fenoli  con  un  atomo  d'ossigeno, 
troviamo  i  due  naftoli  isomeri  a  e  ^  (C^^  U'  0),  entrambi  derivati  dal 
catrame,  ma  che  si  possono  preparare  anche  ad  arte,  trattando  con  acido 
nitroso  le  relative  naftilamine  a  e  p.  Il  naftol  p  si  trova  in  commercio  in 
grossi  pezzi  cristallizzati  di  color  azzurrognolo  sporco^  ma  purificandolo 
si  ha  in  lamelle  trasparenti,  senza  colore  ;  fonde  a  122°,  bolle  a  285%  dif- 
ficilmente solubile  nelFacqua  anche  a  caldo,  meglio  invece  neiralcool  e 
nell'etere,  negli  olj  e  grassi  d'ogni  specie. 

L'efficacia  incontestata  del  catrame  e  deirolio  di  pece  in  molte  forme 
morbose  cutanee,  efficacia  che  consiste  specialmente  nel  processo  di  re- 
gressione degli  stati  subinfiammatorj  dello  strato  papillare  della  cute, 
nel  cessare  prontamente  il  tanto  molesto  prurito,  nella  lenta  mortifica- 
zione degli  strati  superiori  dell'epidermide,  incitò  il  Kaposi  a  ricercare 
nella  serie  dei  derivati  del  catrame  se  ve  ne  fosse  uno  che  produceado 
uguali  buoni  effetti,  non  ne  avesse  poi  gli  inconvenienti,  che  sono  Todore 
troppo  forte,  l'azione  qualche  volta  tossica,  il  coloramento  della  «pelle^ 
la  lordura  e  il  guasto  della  biancheria. 

Ludwig  consigliava  al  Kaposi  il  naftol  p,  e  questo  fu  messo  subito  a 
prova  su  106  malati,  di  cui  52  di  scabbie,  21  d'ecsema,  17  di  psoriasi, 
6  di  pruriggine,  2  d'ittiosi,  4  di  pitiriasi,  ecc. 
"  Kaposi  usò  la  pomata  nel  rapporto  dèli'  1-5-10  per  0[0  di  grasso.  Ap* 


LA  KAPTALINA  BD  IL  NAPTOL  p  IN  TERAPIA  50^ 

plioata  questa  su  cute  sana,  ne  aumeata  la  morbidezza,  non  cagiona 
eritema  nò  efflorescenze. 

Il  naftol  assorbito  passa  nelle  arine,  che  diventano  torbide  ed  oscure: 
non  tinge  né  la  pelle,  né  i  capelli,  non  macchia  la  biancheria.  Negli  scab- 
biosi, anche  senza  bagno  preventivo,  due  frizioni  col  suindicato  unguento 
bastarono  ad  uccidere  il  parasita  e  far  disseccare  le  gallerie  scavate 
da  esso:  non  si  ebbe  mai  a  lamentare  per  l'uso  del  naftol,  nò  eritemi, 
nò  eczemi,  come  pur  troppo  notasi  non  raramente  adoperando  la  po- 
mata di  Wllkinson. 

I  casi  di  psoriasi  presi  in  osservazione  dal  Kaposi  erano  dei  più  in- 
veterati: la  pomata  col  naftol,  dopo  una  sola  frizione  fece  staccare 
le  piastre  epidermiche  :  in  breve  tempo  si  ebbe  la  guarigione.  Come  al 
solito  per  questa  malattia  e  di  tutti  i  rime^j  fin  qui  contro  di  essa  usati 
airesterno,  non  valse  il  naftol  ad  impedire  le  recidive. 

Ne*  casi  d*  eczema  squammoso  ed  intertriginoso  il  naftol  ha  subito 
giovato,  specialmente  nel  periodo  subacuto  del  male. 

L*unico  accidente  prodotto  dal  naftol  fu  un  leggier  grado  di  albumi- 
nuria  con  emoglobulinuria  in  un  bambino,  al  quale  si  erano  fatte  fri- 
zioni con  la  pomata  di  naftol  per  cura  di  una  prurìgine. 

II  Neisser  avendo  preso  nota  di  questo  caso  fece  esperimenti  su  ani* 
mali  e  con  infezioni  sottocutanee  di  naftol  produsse  ematuria  in  cani  e 
conigli  :  trovò  pure  che  gr.  1,50  di  naftol  soluto  neirolio,  introdotto  per 
via  ipodermica  basta  per  uccidere  in  meno  di  tre  ore  un  cane  del  peso 
di  chilogr.  4. 

Peraltro  dal  complesso  dei  risultati  avuti,  il  Kaposi  fh  incoraggiato 
a  continuare  i  suoi  esperimenti  col  naftol  e  dall*  aprile  1831  a  tutto 
marzo  1882  sottopose  alla  medicatura  anzidetta  mille  casi  delle  più  di- 
sparate forme  di  dermatosi. 

Oltre  la  solita  pomata,  provò  le  soluzioni  oleose  ed  alcooliche  di  naf- 
tol :  quesf  ultime  nel  rapporto  di  0.25  a  0.50  per  O^o  vanno  adoperate 
con  cautela  e  su  piccola  estensione,  perchò  facilmente  producono  eri- 
tema orticato. 

In  casi  d*eczema  crostoso  del  cuojo  capelluto  ha  ben  servito  la  solu- 
zione di  una  parte  di  naftol  su  100  parti  d'olio  d'ulive  o  di  mandorle  o 
di  fegato  di  merluzzo  con  Interpolati  lavacri  con  sapone  di  naftol  (5  0[0) 
o  col  sapone  di  potassa  comune  o  col  solfonaftolico. 

Kaposi  usò  con  vantaggio  il  naftol  ne'  cmì  d' acne  semplice,  'd'  acne 
rosacea,  di  sicosi,  di  lupus,  d'erpete  tonsurante,  alternando  Tapplicazione 
de'  diversi  preparati  e  cioò  del  sapone  di  naftol  o  solfonaftolico ,  della 
pasta  alcoolizzata  solfonaftolica. 

Dal  totale  delle  mille  e  più  osservazioni  fatte  ò  risultato  che  il  pre- 
parato meno  offensivo  e  più  comodo  ò  ancora  la  pomata,  composta  come 
segue: 

Naftol  10-15  parti  ^  Assungia  100  parti  —  Sapone  verde  50  parti  -* 
Cera  bianca  in  polvere  10  parti. 


510  RIVISTA  —  LA  HAFTLINA  ED  IL  NAFTOL  p,  ECC. 

I  pazienti,  aia  per  ea^  di  psoriasi,  sens*  aitra  eara  preventiva,  (knno 
con  la  detta  pomata  ana  frisione  salie  parti  affette,  indi  le  spolverano 
con  amido  e  si  avvolgono  con  coperta  di  lana* 

Quanto  ai  risultati  ottenuti  nelle  singole  forme  di  dermatosi,  Kaposi 
riassume  presaga  poco  eod  le  sue  conclusioni  :  il  naftol  giova  assai  in  al- 
cune forme  d'eozema,  e  cioò  neir  eezema  squammoso  con  poco  o  ponto 
d'iperemia  del  derma,  nell*  eczema  cronico  sia  pure  un  caso  complesso 
di  scabbie  con  ittiosi  e  pnirigine. 

Nella  pnirigine  ò  il  naftol  rimedia  migliore  di  quanti  Uno  ad  ora 
usati  :  ne'  casi  lievi  basta  una  sola  frizione  per  portare  la  guarigione, 
nei  più  gravi ,  vanno  alternate  le  frizioni  con  la  pomata ,  1  bagni  e  le 
fregagioni  con  sapone  comune  o  col  nafbol. 

Per  la  psoriasi  la  pomata  di  naftol  vale  nò  più  nò  meno  di  tanti  al« 
tri  rimecf]  ;  però  quando  le  piastre  psoriache  comprendano  il  capo^  la  fac* 
da,  sarà  da  preferirsi  il  nafbol  airaoido  pirogallico  ed  alla  erisaroMoa, 
che  danno  un  eritema  attorno  alle  parti  medicate  e  lasciano  nn  co- 
lore abnorme  della  pelle,  che  dura  un  pò*  a  lungo. 

Malgrado  le  raccomandazioni  di  Kaposi,  Fuso  del  naftol  non  ha  avuto 
molto  seguito  presso  i  dermatojatri.  Il  Lesser  avendolo  preso  in  espe- 
rimento, ebbe  un  caso  disgraziato:  trattasi  di  un  giovane  affetto  da 
scabbia,  che  sottoposto  a  due  finizioni  con  pomata  di  naftol  (15  per  Ofo), 
ne  ebbe  una  diffusa  e  grande  eruzione  pnstolare,  consimile  al  viguolo, 
con  albuminuria:  sospeso  il  rimedio,  non  si  ebbe  più  accidente  di  sorta. 
Jarisch  ha  fatto  bensì  una  serie  di  osservazioni,  ma  non  ne  fu  soddi- 
sfatto, come  invece  ne  disse  il  Kaposi.  Mette  in  guardia  per  casi  di  der- 
matosi estese,  dair  usare  il  naftol  che  assorbito  in  alta  dose  produce 
dissoluzione  del  sangue  ed  emoglobnlinuria,  ed  anche  in  quantità  medio- 
cre produce  intorbidamento  e  color  scuro  delle  urine. 

Nei  casi  di  eczema  da  scabbie,  Jarisch  preferisce  al  naftol  la  pomata 
di  Wilkinson,  che,  caeteris  paribus^  gli  parve  abbia  in  maggior  numero 
di  casi  che  il  naftol  ha  impedito  le  recidive. 

Gli  ha  giovato  invece  la  pomata  di  naftol  contro  i  fenomeni  secon- 
dari della  prurigine.  Ne^  casi  d*eczema  crostaceo  del  capo  rapplicazione 
del  naftol  neirolio  (I  per  Oio)  non  giovò  più  che  Pollo  puro:  infine  Ja- 
risch sconsiglia  dali'osare  Talcoolato  di  naftol  ne^  casi  anche  di  ecsema 
squammoso,  avendone  veduto  poco  incoraggianti  effetti,  e  neppure  scevri 
da  pericolo. 


su 


BIBLIOGRAFIA 


CARDARELLI  ANTONIO.  —  Iie  malattie  nervoge  e  Cauzio- 
nali del  onore»  —  Napoli,  Pasquale^  1882,  8.*  pag.  527  {cott  una 
tavola  fotografica  e  50  incisioni  in  legno). 

L'Aatore  si  propone  nel  suo  pregevole  lavoro  di  riohiamare  Tatten^ 
zione  dei  clinici  su  di  una  parte  importantissima  della  patologia  del 
onore,  a  torto  ordinariamente  trascurata  dai  trattatisti,  la  quale  si  ri- 
ferisoe  allo  studio  delle  malattie  nervose  e  funzionali  del  cuore.  L' o- 
pera  è  suddivisa  in  due  parti,  nella  prima  delle  quali  dà  un  ampio  e 
ben  particolareggiato  sviluppo  alle  malattie  nervose,  comprendendovi 
il  morbo  di  Basedow,  T  angina  pectoriSf  il  palpito  nervoso,  le  aritmie 
nervose,  la  irritazione  e  la  paralisi  del  vago.  Nella  seconda,  tratta 
delle  malattie  funzionali,  riserbando  altrettanti  capìtoli  per  Tipersi- 
stella,  lo  sfòrzo  e  la  stanchezza  cardiaca,  1* insufldcenza  funzionale» 
Delle  varie  forme  morbose  l' Autore  dà  un  completo  e  ordinato  qua- 
dro nosologico,  diffondendosi  in  modo  speciale  sulla  parte  che  ri- 
sguarda  la  sintomatologia  e  la  patogenesi.  Onde  meglio  servire  allo 
scopo  pratico,  nella  parte  sintomatologica,  cerca  di  delineare  per  >iene 
la  fisionomia  clinica  delle  singole  malattie,  fissandosi  dapprima  sui  fe- 
nomeni più  caratteristici  e  più  comuni ,  ed  enumerando  successiva- 
mente le  più  rare  manifestazioni  delle  medesime.  Analizza  poi  sin- 
golarmente i  diversi  fenomeni  clinici ,  cercando  di  interpretarne  V  o- 
rigine  ed  il  loro  nesso  etiologico.  Nelle  patogenesi  riassume  e  discute 
le  varie  teorie,  e  sempre  coirappoggio  dei  fatti  da  lui  raccolti  nella  sua 
estesa  pratica,  espone  le  proprie  idee  in  proposito.  Soprattutto  interes- 
santi sono  i  capitoli  relativi  alla  irritazione  e  paralisi  del  vago,  altera- 
zioni cardiache  che  TAutore  considera  come  distinte  entità  nosologiche 
e  delle  qnali,  sulla  guida  delle  nozioni  fisiologiche,  e  coir  appoggio  di 
numerosi  fatti  clinici,  riesce  a  dare  un  esatto  e  completo  quadro  mor- 
boso, illustrandolo  con  importanti  tracciati  sfigmograflci. 

Noi  daremo  un  breve  cenno  delle  cose  maggiormente  degne  di  nota 
che  abbiamo  rilevato  nell'attenta  lettura  dei  diversi  capitoli* 

Morbo  di  Basedoto.  —  Secondo  TAutorc'aarebbe  più  frequente  di  quello 
*che  si  ammette  ordinariamente.  Trova  ohe  spesso  la  malattia  non  viene 
Ticonosciata  appunto  perchò  si  suol  dare  una  soverchia  importanza  alla 
famosa  triade  sintomatica,  trascurandosi  gli  altri  fatti  che  ad  essa  so- 
glicmo  associarsi.  Dimostra  per  ciò  la  necessità  di  considerare  la  ma- 
lattia sotto  un  aspetto  più  complesso,  studiando  insieme  al  suoi  feno- 
meni più  grossolani  anche  le  molteplici  manifestazioni  che  entrano  a 


512  BIBLIOGRAVU  —  CARDARELLI 

fEur  parte  integrale  del  suo  quadro  8iiitom<itico,  onde  trarne  profitto  nalla 
diagnosi  delie  ane  forme  ineomplete  ed  atipiche,  e  nello  stesso  tempo 
per  dilaoidarne  la  patogenesi.  Paragona  il  morbo  di  Basedow  ali*  iste^ 
risme  ed  alla  corea,  ritenendolo  nna  para  neurosi,  in  base  alla  natura 
delle  sne  cause,  al  sue  modo  di  insorgere  e  di  decorrere,  alla  facile 
variabilità  dei  suoi  fenomeni  principali ,  ed  alla  mancanza  di  lesioni 
anatomiche  apprezsabili,  le  quali,  se  in  alcuni  oasi  farouo  tardivamente 
riscontrate  nel  gangli  cervicali  del  simpatico»  sono  da  ritenersi  come 
altrettanti  effetti  della  malattia  stessa,  l  fenomeni  principali  che  in  que- 
ste si  osservano  sono  indubbiamente  da  riferirsi  al  simpatico  del  collo, 
ma  non  esclasivamente  ad  esso  dal  momento  che  altre  ed  egualmente 
importanti  manifestazioni,  dimostrano  Y  alterata  funzione  non  solo  di 
tutto  il  sistema  gangliare,  ma  ben'  anche  del  sistema  cerebro-^loale. 
Per  qilànto  sostenga  ohe  nella  pluralità  dei  casi  si  debba  ritenere  il 
gozzo  esoftalmico  come  una  nevrosi,  non  nega  in  modo  assolato  che 
esso  possa  in  alcuni  casi  essere  P  espressione  di  un  processo  organico 
risiedente  non  pure  nei  gangli  cervicali,  ma  anche  nel  centro  loro  néV- 
rencefalo.  La  forma  acutissima  della  malattia  ò  ritenuta  dalr  Autore 
assai  più  frequente  di  quanto  può  credersi,  ed  1  fenomeni  di  eretismo 
nervoso  ammessi  come  prodromi  sono  da  lui  inter^pretati  come  parte 
delle  modificazioni  nervose  istesse  costituenti  l'essenza  della  malattia,  I 
ifatti  primordiali  e  più  costanti  sono  1  cardiaco-vascolari  e  T  asserzione 
del  Benibarte  che  il  palpito  non  sia  costante,  non  ò  accettato  dair  Au- 
tore, il  quale  considera  il  gozzo  e  Tesottalmo  che  talora  osservanaì  senza 
il  cardiopalmo,'  come  risultanze  della  malattia  stessa  già  spenta  e  deri- 
vanti da  alterazioni  nutritive  profonde  e  persistenti  orditosi  nel  tiroide 
e  nel  connettivo  retrobulbare  in  causa  della  lunga  durata  della  mede- 
sima. L'impulso  del  cuore  non  ostante  la  sua  frequenza,  che  può  oltre* 
passare  i  200  battiti  al  minuto  primo,  conservasi  solitamente  regolare,  e 
Tarea  cardiaca  può  segnarsi  normale  od  aumentata.  Gli  ordinari  rumori 
sistolici  avvertibili  alla  base  ed  alla  punta  del  cuore,  nonchò  le  paisà* 
zioni  che  non  di  rado  osservansi  nelle  vene  giugulari  sono  dall'  Autore 
attribuite  ad  insufQcienza  funzionale  prodotta  da  paresi  dei  muscoli  pa- 
pillari e  da  sfiancamento  delle  pareti  ventricolari.  In  un  suo  caso  ha 
potuto  fissare  un  rumore  diastolico  che  pure  scomparve  col  riordinarsi 
dell'azione  del  cuore.  Le  modificazioni  neir  ampiezza  e  nella  forza  del 
polso  carotideo  possono  pure  avverarsi  in  tutte  le  arterie  del  corpo  nei 
casi  di  generalizzazione  della  forma  morbosa,  e  V  Autore  non  annette 
a  questo  fatto  queir  importanza  prognostica  che  vuole  lo  Jaceoad.  Da 
un  certo  valore  differenziale  pel  gozzo  che  osservasi  in  questa  malattia, 
al  suo  presentarsi  sotto  forma  di  una  tumefazione  diffusa,  e  gradata- 
mente disperdentisi  nelle  parti  laterali  del  collo,  ciò  che  V  Autore  at* 
tribuisce  alla  natura  vascolare  del  gozzo  e  ad  un  legger  grado  di  edema 
del  connettivo  circostante.  Come  il  gozzo  anche  l*esottalmo  può  assu- 
mere in  breve  tempo  proporzioni  notevoli  e  qui  T  Autore  accenna   ad 


BIBLIOGBAFIA  —  CARDARELLI  513 

un  SUO  ammalato  in  cai  qaesto  fatto  occorse  in  meno  di  48  ore.  In  rari 
casi  i'esottalmo  ò  unilaterale  ed  allora,  come  suol  verificarsi  per  il 
gozzo,  ò  per  lo  più  nel  lato  destro.  Asserisce  di  aver  ottenuta  una  ri- 
duzione dell'esottalmo  mediante  una  metodica  pressione  sui  bulbi,  e  di 
aver  notato  lo  stesso  fatto  in  coincidenza  con  una  copiosa  lacrima* 
zione.  Il  fatto  riferibile  alla  difettosa  motilità  delle  palpebre  superiori^ 
le  quali  non  asseconderebbero,  come  ha  notato  il  Graefe,  il  movimento 
in  basso  del  bulbi  oculari,  non  fu  avvertito  in  nessuno  dei  casi  osser- 
vati dair  Autore.  Assai  interessante  per  la  patogenesi  ò  V  edema  che 
r  Autore  spesso  ha  rilevato  alla  congiuntiva  palpebrale  e  del  bulbo  e 
che  talvolta  può  assumere  proporzioni  considerevoli  fino  ad  estendersi 
a  tutta  la  faccia.  Circa  lo  stato  delie  pupille  non  ha  notate  modifica- 
zioni importanti.  Dopo  ciò  T  Autore  rivolge  T  attenzione  allo  studio  di 
altre  importanti  manifestazioni  della  malattia,  riferendosi  in  modo  spe* 
ciale  alle  osservazioni  da  lui  raccolte.  Per  ciò  ohe  spetta  alla  tempe-^ 
ratura  trova  che  nulla  vi  ha  di  positivo.  Riferisce  di  un  giovinetto  in 
cui  avverti  un  aumento  considerevole  del  calore  limitato  alla  gota 
di  quel  lato  dove  alternativamente  corrispondeva  un  insolito  rossore 
che  durava  per  più  ore.  LMperirdrosi  può  notarsi  generale  o  circoscritta 
come  in  un  caso  deir  Autore  in  cui  era  limitata  al  collo  ed  alla  faccia, 
ed  accompagnata  da  vampe  isteriche  con  arrossamento  notevole  del 
viso.  Contrariamente  air  opinione  del  Guttman  e  dell' Eulenburg  ritiene 
che  Taumento  del  sudore  non  sta  in  rapporto  con  P eccitamento  car- 
diaco-vascolare, avendolo  osservato  contemporaneo  ad  un  periodo  di 
calma  del  cuore.  Vide  pure  il  vomito  e  la  diarrea  e  quest'ultima  in  un 
caso  alternavasi  coiriperirdrosi  generale.  Cita  4  casi  in  cui  l'esame  uro- 
scopico  svelò  la  presenza  dell'albumina,  la  quale  starebbe,  secondo  Ini^ 
in  relazione  colla  flussione  intensa  e  ricorrente  dei  reni.  Tra  i  feno- 
meni nervosi  notò  frequentemente  uno  stato  di  tremito  generale  o  par- 
ziale e  specialmente  sensibile  gli  arti  superiori,  tremito  per  lo  più  con- 
tinuo, ma  che  può  anche  presentarsi  in  modo  ricorrente  come  gli  altri 
fenomeni  della  malattia.  Notò  pure  talvolta  una  vera  contrazione  h-- 
brillare  in  diversi  muscoli  insieme  ad  un  lieve  grado  di  atrofia,  e  que- 
sto fatto  era  manifestissimo  in  un'inferma,  la  quale  presentava  agli  arti 
inferiori  una  contrattura  muscolare  di  natura  isterica  e  che  durò  per  & 
mesi.  In  una  delle  istorie  riferite  ò  fatto  cenno  di  una  paraplegia  com- 
pleta insorta  nel  corso  del  morbo  di  Basedow,  le  quale  pure  riteneva 
dei  caratteri  delle  paralisi  isteriche.  L'Autore  annovera  fra  le  diverse 
visceralgie  che  possono  presentarsi  transitoriamente  nel  corso  della  ma- 
lattia, l'angina  pectoris.  Osservò  in  uno  de' suoi  casi  una  anestesia 
limitata  al  dominio  del  cubitale.  Conferma  il  fatto  osservato  da  diversa 
scrittori  relativamente  alle  modificazioni  del  carattere  morale,  e  nota 
come  fra  i  frequenti  disturbi  nella  mestruazione  la  più  comune  sia  Ta- 
menorrea. 

Dalle  osservazioni  dell'  Autore  risultano  pure  fatti  riferibili  a  disturbi 

JRivUta.  88 


514  BIBLIOGRAFIA  —  CARDARELLI 

vaacolarl  e  trofici  e  fra  questi  ultimi  ricorda  una  speciale  forma  di 
Titiligine  che  si  presentò  in  modo  simmetrico  alle  mani.  Il  deperimento 
nutritivo  secondo  il  Cardarelli  non  istà  sempre  in  rapporto  coi  disturbi 
funzionali  gastrici  ed  intestinali  ed  in  proposito  egli  osserva  che  tale 
deperimento  può  anche  essere  lieve  specialmente  nel  casi  «di  decorso 
acuto  della  malattia.  Richiama  da  ultimo  Tattenzione  dei  clinici  sul  fatto 
Importantissimo  da  lui  osservato  della  coincidenza  col  gozzo  esottal- 
mlco  di  un  incipiente  atrofia  muscolare  e  di  una  paralisi  pseudo-iper- 
trofica. 

Circa  la  fisio-patologia  dei  sintomi,  T  Autore  non  accetta  relativa- 
mente al  palpito  cardiaco  le  diverse  teorie  che  lo  subordinano  a  lesioni 
del  simpatico  cervicale  e  spiega  invece  la  frequenza  del  ritmo  ammet- 
tendolo come  effetto  di  uno  stato  paralitico  del  vago»  Non  ritiene  esclu- 
sivamente subordinato  alla  dilatazione  paralitica  del  vasi  tiroidei  la 
formazione  del  gozzo,  alla  cui  patogenesi  fa  entrare  in  parte  il  disor- 
dine di  azione  cardiaca,  11  quale  coirostacolo  al  reflusso  venoso  favori- 
rebbe il  turgore  vascolare  del  tiroide.  Per  Tesottalmo  trova  liuftoslftnU 
bile  ridea  di  attribuirlo  ad  uno  spasmo  del  muscolo  orbitale  del  MùUer 
e  quindi  ad  uno  stato  irritativo  del  ^simpatico,  poiché  in  questo  caso 
non  si  saprebbe  concepire  la  durata  ed  il  grado  del  fenomeno  morboso, 
nò  la  possibile  persistenza  del  medesimo  dopo  la  guarigione  della  ma- 
lattia. £1  non  esita  a  ritenerlo  come  una  conseguenza  dell*  iperenùa  e 
deiredema  retro-oculare,  basandosi   specialmente  sul  fatto  dell^edeTua 
che  pure  frequentemente  si  nota  nella  congiuntiva  e  nelle  palpebre,  ti 
in  rari  casi  alla  faccia,  della  possibile  riduzione  colla  pressione,   ridv 
zione  che  ò  pure  favorita  da  una  copiosa  lacrimazione.  L*edema  sarebbe 
dato,  secondo  il  Cardarelli,  dalla  paralisi  del  simpatico  cervicale,  e  dal- 
l'ostacolo al  reflusso  venoso  prodotto  dal  concitato  ritmo  cardiaco.  Su- 
bordina a  lesioni  gangliari  Taumento  della  temperatura  e  le  iperemie  ed 
emorragie,  la  diarrea,  le  diverse  dermatosi,  le  gangrene  multiple  e  Tan- 
gina  pectorls  che  talora  entrano  a  far  parte  del  quadro  morboso.  Nota 
coinè  11  solo  disturbo  di  innervazione  gangliare  possa  spiegare  la  mei- 
lituria,  mentre  la  semplice  poliuria  starebbe  piuttosto  in  rapporto   con 
una  disturbata  azione  cerebrale.  Non   disconosce  la  partecipazione   del 
simpatico  nel  produrre  l'atrofia  muscolare  e  la  pseudo-ipertrofia  e  qai 
rivolge  a  so  stesso  la  domanda  se  mal  un  semplice  disturbo  funzionale 
potesse  in  questi  casi  dar  luogo  ad  una  alterazione  nutritiva  dei   ma* 
scoli,  prima  che  siasi  stabilito  un  processo   nel  midollo  spinale  o  nel 
simpatico. 

Nei  casi  osservati  dall*  Autore  T  esito  delle  malattie  di  Basedow  fa 
ordinariamente  la  guarigione.  Crede  che  il  disaccordo  In  cui  trovasi  sa 
ciò  cogli  altri  scrittori  sia  dovuto  alla  diversa  estensione  che  si  dà  alla 
malattia,  la  quale  una  volta  ammessa  anche  nelle  sue  forme  lievi  ed 
iniziali,  lascia  luogo  ad  una  prognosi  più  lieta,  che  non  considerandola 
nei  soli  casi  tipici,  dove  la  guarigione  suol  essere  in  realtà  più   rara« 


J 


BIBLIOGRAFIA  —  OABDARELLI  51  > 

Attribuisce  la  sua  maggiore  gramezza  negli  uomini  e  negli  adulti  in  con* 
fronto  delle  donne  e  dei  giovani  alla  natura  stessa  della  malattia,  la 
quale  nei  primi  anzichò  da  semplice  disturbo  di  innervazione»  può  più 
facilmente  derivare  da  qualche  organica  lesione.  Consiglia  di  fondare  il 
criterio  prognostico  sui  segni  eventuali  che  rivelano  nel  caso  speciale 
la  natura  più  o  meno  nervosa  della  malattia,  e  basandosi  fiulla  pro- 
pria esperienza  a38erisce  in  termini  generali  che  spesso  la  guarigione 
ò  più  facile  in  quei  casi  in  cui  la  malattia  si  presenta  con  forme  im- 
ponenti e  minacciose  e  che  si  svolge  in  modo  rapido  e  tramultnario» 
in  confronto  di  quelli  che  presentano  fenomeni  limitati,  ed  in  cui  il 
morbo  sorge  lentamente  e  gradatamente  progredisce. 

Come  sommo  precetto  curativo  consiglia  il  riposo  intellettuale  e 
fisico ,  il  soggiorno  in  campagna ,  e  raccomanda  di  ricorrere  tosto  a 
quest*ultimo  mezzo  non  appena  venga  riconosciuto  la  nessuna  efficacia 
degli  ordinari  mezzi  farmaceutici.  Più  che  dall'uso  della  digitale,  la  quale 
pub  tornare  dannosa  pel  gozzo  e  per  V  esottalmo^  accrescendo  la  pres- 
sione vascolare,  V  Autore  ottenne  vantaggi  dalla  veratrina  che  sommi* 
nistra  nella  dose  di  li2  ad  I  centigr.  Trovò  efficaci  i  bromuri  di  po- 
tassio e  di  zinco  nei  casi  di  spiccato  eretismo  nervoso.  Raccomanda  la 
massima  cautela  nelle  applicazioni  idroterapiche,  le  quali  vanno  riser- 
vate in  quei  casi  in  cui  il  sistema  nervoso  ò  poco  eccitabile. 

Ritiene  assai  utile  altresì  la  galvanizzazione  del  simpatico  cerebrale. 

At^ifia  pectoris.  —  L*  Autore  non  trova  giustificata  la  denominazione 
di  nevralgia  applicata  a  questa  forma  morbosa,  notando  come  il  dolore 
spesso  lieve  e  fugace,  non  costituisce  sempre  il  fenomeno  clinico  più 
spiccato  della  malattia,  della  quale  ò  invece  caratteristico  quel  senso  di 
angoscia  mortale  che  dà  alfinfermo  la  penosissima  sensazione  di  subi- 
tanea mancanza  della  vita.  La  considera  perciò  una  nevrosi  cardiaca 
in  cui  possono  prender  parte  non  pure  i  nervi  sensitivi ,  ma  anche  gli 
altri  che  regolano  diversamente  il  moto  del  cuore,  o  unitamente  o  se- 
paratamente. 

Neiranatomia  patologica  stabilisce  dapprima  un  rapporto  di  frequenza 
tra  l'angina  pectoris  e  le  singole  lesioni  anatomiche.  Dallo  studio  dei 
casi  finora  pubblicati  e  dalle  proprie  osservazioni  risulterebbero  per 
r  Autore  in  primo  luogo  le  lesioni  aortiche  o  sole,  o  con  affezioni  d| 
cuore  e  delle  coronarie  (2[3  dei  casi),  indi  i  vizii  delle  coronaria  (li2 
dei  casi)  e  da  ultimo  le  malattie  proprie  del  cuore.  Nota  come  sia  rara 
nei  morbi  dell'endocardio  e  della  mitrale,  e  nella  degenerazione  adiposa 
del  cuore.  Le  lesioni  aortiche  più  frequenti  sono  l' ateromasia ,  e  più 
raramente  T  aneurisma  ;  per  le  coronarie  ò  pure  l' endoarterite  defor- 
mante quella  che  più  comunemente  dà  luogo  alla  forma  stenocardica» 
Assai  limitati  sono  i  casi  in  cui  furono  notati  fatti  di  pericardite 
acuta  0  cronica,  e  più  rari  quelli  di  endocardite.  Farla  diffusamente 
delle  alterazioni  osservate  nei  plessi  cardiaci  e  nei  nervi  del  cuore»  e 
cita  i  oasi  importantissimi  notati  dall'  ^eine,  Lancereauz,  Haddon,  Pe- 


516  BIBLIOGRAFU.  —  CilKDABBLlit 

ter.  Da  altimo  osserva  ebe  ia  parecchie  osservazioni  risaltò  affatto  ne* 
gativo  il  reperto  anatomico» 

Per  qaanto  Y  Antere  ammetta  la  grande  prevalenza  della  malattia 
nell'aomo,  non  si  accorda  coli'  enorme  sproporzione  segnata  per  i  due 
sessi  nelle  statistiche  di  Forbes,  di  Lardigaes  e  Lnssana.  Osserva  che 
quando  si  considera  con  maggior  attenzione  l'angina  pectoris  degli  eveU 
tistici,  e  la  cosi  detta  angina  vaso*motoria  il  contingente  dato  dalle 
donne  viene  ad  essere  di  molto  aumentato. 

Nei  cardiaci  si  sviluppa  più  frequentemente  in  quelli  che  tendono  alla 
obesità^  e  degli  erettistici  preferisce  i  gracili.  L*  Autore  la  vide  inol- 
tre nel  maggior  numero  dei  suoi  casi  in  persone  ricche  e  solo  rara- 
mente nei  poveri.  Fa  derivare  questo  fatto  dair  abuso  della  vita  in 
genere,  dalla  gotta  e  dalla  costituzione  polisarcica  più  frequenti  nella 
classe  agiata,  ed  osserva  come  soltanto  per  mezzo  di  queste  ultime  ca- 
gioni dispieghi  la  sua  influenza  l*eredità. 

Gli  attacchi  stenocardici  sarebbero  più  frequenti  nella  stagione  fredda^ 
e  nei  rapidi  cangiamenti  atmosferici.  Segnò  altresì  il  predominio  de\\a 
angina  pectoris  in  quelli  che  abitano  la  città,  ed  in  parecchi   dei  saol 
casi  bastò  la  dimora  in  campagna  per  veder  cessare  ì  parossismi  angl» 
nosi«  Avendo  di  mira  lo  scopo  pratico  V  Autore  trova  utilissima  la  di- 
stinzione delle  cause  determinanti  in  quelle  che  valgono  a  produrre  la 
malattia,  ed  in  altre  che  possono  eccitare  gli  accessi  della  stessa.  Di- 
vide la  prima  in  tre  categorie:  cagioni  organiche  risiedenti   nel  cuore 
e  nei  grossi  vasi  ;  cagioni  che  operano   sul  generale,  e  cagioni  ohe  i 
trovano  in  organi  più  o  meno  lontani.  Fra  le  prime  ricorda  le  varie 
alterazioni  riportate  nell'anatomia  patologica,  e  fra  le  seconde,  la  gotta, 
il  reumatismo,  l'Isterismo  od  erettismo  nervoso  ed  il  tetano.  Riconosce 
nella  gotta  una  causa  potentissima  e  capace  di  determinare  la  malattia 
anche  come  semplice  neurosi  del  plesso  cardiaco  e  quindi  indipenden- 
temente da  lesioni  cardiaco-vascolari.  Fonda  il  suo  giudizio  sui   risnl- 
tati  deirosservazione  clinica,  la  quale  fa  vedere  in  molti  casi   la  svi- 
luppo della  stenocardia  in  gottosi  nei  quali,  fuori  dell'accesso,  V  esame 
il  più  attento  non  sa  rilevare  alcuna  alterazione  organica  o  funzionale 
del  cuore,  stenocardia  la  quale  scompare  dopo  un  opportuno   tratta- 
mento curativo  o  eoi  semplice  manifestarsi  di  un  accesso  di  gotta  re- 
golare. Bitiene  sempre  un  grave  segno  pel  prognostico  la  tendenza  della 
gotta  ad  attaccare  i  tessuti  ed  i  nervi  del  cuore.  Ammette  come  molto 
rara  Tinfluenza  del  reumatismo  nel  determinare  la  malattia ,  la  quale 
spesso  fu  vista  da  lui  insorgere  nell'isterismo  e  neirerettismo  nerroso, 
unitamente  al  cardiopalmo..  Bd  in  tali  circostanze  come  nel  corso  del- 
l^pilessiày  viene  la  stenocardia  considerata  dall' Autore  come  espres* 
sione  del  disturbo  nervoso  proprio  di  tali  nevropatie.  L' abuso  del  ta* 
bacco  dispiegherebbe  specialmente  la  sua  azione  sui  deboli  ed  eretti-, 
siici  e  negli  esauriti ,  od  alterando  dapprima  la  digestione,  od  agenda 
direttamente  sai  nervi  del  onore.  Fra  le  cause  risiedenti  in  organi  ion* 


jblBLIOaBAFU  —  CARDARELLI  517 

iani  ricorda  come  più  freqnenti  le  affezioni  di  stomaco  ed  in  special- 
modo  la  dispepsia,  nonchò  le  affezioni  deirutero  e  del  suol  annessi. 

Come  cause  eccitanti  dei  parossismi  sono  citati  1  movimenti  corporei, 
le  emozioni  dell'animo,  gli  eccitamenti  venerei|  razione  repentina  di  una 
corrente  di  aria ,  T  esporsi  al  vento  camminando,  la  presenza  del  cibo 
nello  stomaco,  la  semplice  bibita  di  acqua  ghiacciata.  Crede  che  tutte 
queste  diverse  cagioni  abbiano  di  comune  la  loro  azione  sui  nervi  car« 
diaci. 

Nella  patogenesi  V  Autore,  ammesso  come  indiscutibile  che  la  malat« 
tia  risieda  nei  nervi  del  cuore,  non  crede  che  si  possa  limitarne  la  sede 
nel  vago.  Nota  in  proposito  :  che  la  sensibilità  del  simpatico  può  esa- 
gerarsi al  punto  da  dar  luogo  a  vere  nevralgie;  che  la  frequenza  del 
polso,  la  quale  ordinariamente  si  ha  già  airinsorgere  dell'  accesso  ste- 
nocardìco  toglie  qaell*  analogia  che  lo  Jaccond  ha  voluto  trovare  fra  i 
fenomeni  prodotti  deirirritazione  del  vago  al  collo  e  quelli  deiraccesso 
stenocardico,  i  cui  disturbi  riferibili  al  vago  si  possono  benissimo  inter- 
pretare come  fenomeni  riflessi.  Crede  che  la  frequenza  colla  quale  Tan- 
ginà  si  collega  all'asma  ed  alla  gastralgia  anziché  ad  affinità  di  processo, 
la  si  debba  attribuire  ad  uguaglianza  di  cause  che  In  tali  circostanze 
solitamente  sono  rappresentate  dalla  gotta  e  dall'isterismo.  Da  ultimo 
nota  come  in  casi  di  confermate  lesioni  del  vago  non  corrisposero,  in 
vita  1  fenomeni  stenocardie]. 

Dopo  ciò  espone  diversi  argomenti  in  base  a  cui  ò  portato  a  localiz- 
Bare  piuttosto  nel  simpatico  la  malattia.  L'osservazione  clinica  dimostra 
ohe  le  nevralgie  viscerali,  ritenute  come  appartenenti  ai  rispettivi  plessi 
ganglionari,  d'ordinario  si  presentano  come  ospressionl  di  offesa  dei  vi- 
sceri in  cui  hanno  sede  ;  analogamente,  osserva  V  Autore,  si  dovrà  pen- 
sare per  la  stenocardia,  la  quale  pure  conservasi  in  un  rapporto  fre- 
quentissimo con  le  organiche  affezioni  del  cuore  e  dei  grossi  vasi.  La 
aumentata  frequenza  del  ritmo  cardiaco ,  che  sempre ,  salvo  casi  del 
tatto  eccezionali,  accompagna  questa  malattia,  ci  allontana  dal  vago,  la 
cui  irritazione  dà  luogo  al  ritardo  cospicuo  delle  rivoluzioni  cardia- 
che. Nel  carattere  stesso  del  dolore,  nella  facilità  e  molteplicità  delle 
Irradiazioni  e  dei  fatti  riflessi,  l'Autore  vede  qualche  cosa  di  più  atti- 
nente alle  nevralgie  generalmente  ritenute  del  simpatico.  Aggiunge  che 
alcune  delle  cause  più  comuni  della  malattia,  quali  la  gotta,  il  the,  il 
caffo  ed  il  tabacco,  agiscono  di  preferenza  sul  simpatico,  e  cosi  ritiene 
per  molte  delle  cause  anatomiche  riferendosi  specialmente  alle  altera* 
zioni  delie  coronarie  per  gli  stretti  rapporti  che  queste  hanno  coi  nervi 
ganglionari.  Non  esclude  però  in  modo^  assoluto  che  in  singoli  casi  i^ 
vago  possa  essere  interessato  e  non  solo  per  irradiazione  ma  anche  in 
modo  primitivo,  fi  richiama  oltre  a  ciò  l*attenzione  sulla  possibile  par* 
teoipazione  dei  nervi  vaso-motorii  e  trofici,  basandosi  su  alcuni  casi  da 
lui  osservati  in  cui  ad  attacchi  di  angina,  susseguirono  chiare  manife- 
stazioni di  turbata  innervazione  trofica,  rappresentate  da  eruzione  di 


I 

L 


518  BIBUOaaAFIA  —  oardarbli^i 

* 

veBoicole  di  zoster  alla  parete  toracica  ed  alle  mani.  Diatingae,  avaio 
riguardo  alla  natnra  deiraffezionci  ran^^oa  pectoris  organica,  da  qaelU  ! 
che  egli  chiama  fhnzionale  o  nervosa,  e  crede  che  ambedue  rappreeen- 
tino  ordinariamente  uno  stato  di  eccitamento  anzichò  un  fatto  opposto 
di  paralisi,  il  qnale  sarebbe  solo  da  ammettersi  in  quei  casi  in  cai  esi- 
stano  lesioni  distruttive  nei  nervi  cardìaci.  Non  ammette  che  le  alte» 
razioni  dell'aorta,  del  cuore  e  delle  coronarie  e  dei  tessuti  vioinl  prò* 
ducano  la  stenocardia  soltanto  per  mezzo  della  nevrite,  ma  crede  che 
le  medesime, possano  agire  anche  solo  meccanicamente. sul  plesso  car- 
diaco e  sulle  sue  ramificazioni,  senza  quindi  determinarvi  alcun  fatto 
^levabile  airautopsia.  L' Autore  ò  pure  d^awiso  che  un  sempliee  pro« 
cesso  di  endo-arterite  può  in  modo  diretto  eccitare  morbosamente  le 
Tamiflcazioni  dei  nervi  nel  tessuto  aortico  ed  analogamente  sulle  ter- 
minazioni nervose  crede  possano  agire  le  alterazioni  del  miocardio, 
dell'endocardio  e  soprattutto  del  pericardio. 

Nella  esposizione  dei  sintomi  fa  risaltare  V  importanza  dello  studio 
delle  forme  atipiche  deiraccesso  stenoeardico,  le  quali,  secondo  la  sua 
esperienza,  sono  le  più  frequenti  ad  osservarsi  nella  pratica.  In  una 
forma  di  stenocardia  cbe  egli  chiama  senza  irradiazione^  l'infermo  non 
accusa  che  un  senso  di  angoscia,  di  peso  al  petto,  che  si  esacerba  a 
brevi  intervalli  senza  mai  dissiparsi  completamente.  In  questa  crede  ai 
possa  preferibilmente  pensare  a  nevrite  del  plesso  cardiaco.  In  una 
forma  chiamata  incompleta  od  àbortivOf  mancano  le  irradiazioni,  il  do- 
lore ò  assai  vivo  ed  accompagnato  da  senso  angoscioso,  con  intervatf 
di  calma  perfetta.  In  una  terza  forma  molto  rara,  che  V  Autore  distia 
gue  col  nome  di  inversa  il  dolore  può  avere  i  più  lontani  punti  di  par- 
tenza, e  di  là  irradiarsi  successivamente  verso  il  cuore.  Eccezionalmente 
il  dolore  può  risiedere  nel  mezzo  dello  sterno  od  anche  a  destra  con 
corrispondente  irraziazione  al  braccio  ;  ed  in  questo  caso,  la  stenocardia 
deve  ammettersi  solo  dopo  avere  attentamente  eliminata  l'esistenia  del* 
r  aneurisma  aortico ,  o  dellTinnominato.  Da  ultimo  accenna  alla  forma 
asmatica  o  motoria.  In  essa  r  infermo  dopo  uno  sforzo  o  successiva- 
mente al  pasto,  ò  di  botto  colpito  da  un  senso  angoscioso  airepigastrlo» 
e  contemporaneamente  da  angustia  indefinibile  respiratoria  che  lo  ob- 
bliga ad  incomplete  e  rapide  respirazioni,  accompagnate  da  frequenza 
ed  irregolarità  del  ritmo  cardiaco. 

Come  un  segno  della  natura  sintomatica  della  malattia  ritiene  il  sue- 
cedersi  degli  accessi  a  brevi  intervalli  e  con  poca  intensità  in  modo  che 
l'infermo  resta  come  permanentemente  molestato  da  una  serie  di  pa- 
rossismi incompleti  ed  abortivi.  Non  assegna  limiti  per  la  durata  totale 
del  morbo,  la  quale,  secondo  lui,  ò  indipendente  dalla  natura  dello  stessa» 
In  riguardo  alfesito  crede  esagerate  le  spaventevoli  statistiche  fatta  da 
vecchi  scrittori.  Da  85  casi  da  lui  consultati  negli  ultimi  10  anni  e  dalle 
proprie  osservazioni  ò  condotto  ad  asserire  che  la  stenocardia  per  sè^ 
e  prescindendo  dall' eventuale  vizio  organico  che  la  sostiene,  in  baoa 


:s 


BIBLIOGRAFIA  —  CARDARELLI  519 

Bnmero  dei  casi  guarisce.  Dalla  sua  pratica  ò  portato  alle  seguenti  con* 
siderazioni  prognostiche  :  la  stenocardia  nei  giovani,  nelle  isteriche,  mas- 
sime  se  provocata  da  emozioni  morali  gravi,  e  senza  che  si  riscontri 
'^  alcuna  affezione  cardiaca  merita  prognosi  lieve  ;  per  l' opposto  quella 
'^'  che  si  ha  nell'età  avanzata,  in  individui  non  nervosi,  e  che  sorge  re- 
'^  pentinameiìte  e  per  cause  leggere,  per  quanto  non  si  notino  segni  rife- 
ribili al  cuore  od  ai  vasi  maggiori,  richiede  prognosi,  se  non  grave, 
'^'  almeno  sempre  riservata.  La  gravezza  della  malattia  più  che  dalle  ir- 
'  radiazioni  dolorose  la  desume  dalle  modificazioni  che  durante  Taccesso 
'  si  avverano  nella  funzione  cuore,  del  e  dal  senso  di  ^angoscia  precor- 
diale. 
'  Insiste  sulla  cura  preventiva,  invitando  il  pratico  a  tener  conto  ao- 

'  curatamente  delle  cause,  per  quanto  in  apparenza  futili,  che  nei  sin- 

goli casi  possono  eccitare  l'accesso  anginoso.  Più  che  nei  mezzi  farma- 
ceutici fa  assegnamento  sulle  norme  igieniche^  sottoponendo  V  infermo 
al  riposo  assoluto,  ad  una  dieta  rigorosa  e  preferibilmente  lattea,  ed 
allontanandolo  da  qualsiasi  eccitamento  morale  o  venere^.  Nei  casi 
in  cui  potè  vasi  sospettare  la  nevrite,  ritrasse  vantaggi  della  cura  anti- 
flogistica per  x&ezzo  di  sanguisugi,  coi  cataplasmi  tiepidi,  e  vesci- 
canti. Raccomanda  moltissimo  le  iniezioni  ipodermiche  di  morfina  sia 
contro  Taccesso  già  in  atto,  che  come  mezzo  per  prevenirlo.  Non  divide 
le  idee  del  Peter  circa  i)  pericolo  che  può  derivare  dall'  idroterapia  ed 
anzi,  se  esita'ad  usarla  quando  esistano  vizii  aortici,  volentieri  vi  ricorre 
ogni  qualvolta  si  tratti  di  sternocardia  puramente  nervosa  in  soggetti 
isterici,  clorotioi,  ed  esauriti.  Raccomanda  la  corrente  galvanica  come 
più  efficace  e  meno  pericolosa  della  faradica. 

Pàlpito  nervoso.  —  Fa  consistere  questa  forma  morbosa  neiraumento 
di  frequenza  e  celerità  delle  sistoli  cardiache,  dipendenti  da  modificata 
innervazione  del  cuore,  escludendo  cosi  le  diverse  modificazioni  funzio- 
nali che  avvengono  in  conseguenza  di  ostacoli  circolatori  periferici.  Af- 
ferma che  il  palpito  che  si  nota  nei  vizii  cardiaci  può,  per  quanto  ra- 
ramente, essere  indipendente  da  questi  e  puramente  nervoso;  e  come 
tale  interpreta  quel  cardiopalmo  ricorrente  che  talvolta  si  presenta 
nei  cardiaci  e  che  prontamente  si  dissipa  tostochè  siasi  riordinata  V  a« 
zlone  del  cuore.  Accenna  alla  possibilità  di  un  palpito  da  eccitamento 
diretto  sui  nervi  cardiaci,  nei  vizii  e  nelle  dilataizioni  aneurismatiche 
deiraorta.  Fra  le  cause  ricorda  l'epilessia  e  la  corea  le  quali,  indipen- 
dentemente dalla  frequenza  degli  accessi  convulsivi,  e  da  alterazioni 
cardiache  secondarie ,  possono  dar  luogo  al  palpito  nervoso ,  il  quale 
in  alcuni  casi  fu  visto  dall'  Autore  precedere  P  accesso  sotto  forma  di 
aura  epilettica.  Nelle  forme  riflesse  del  cardiopalmo  menziona  Tinfluenza 
delio  stomaco,  delPintestino,  dell'utero  e  suoi  annessi,  della  vescica  uri* 
naria  e  dell'uretra.  Fra  le  malattie  dello  stomaco  qtlella  più  atta  a  dar 
luogo  a  questa  forma  morbosa  ò  la  dispepsia  la  quale  agisce  in  diversi 
modi,  0  per  l'anemia  secondaria  alla  diffettosa  assimilazione,  o  per  mezzo 


$20  BIBLiOORAFIA.  —    CARDARELLI 

della  gastralgia,  od  in  modo  meccanico  per  la  dilatazione  soT^rchia  che 
Porgano  sabisce  sotto  Tatto  digestivo,  o  per  anomala  stimolazione  sui 
nervi  dello  stomaco.  Delle  affezioni,  uterine  le  metriti  e  ricorda  special- 
mente le  catarrali  le  quali,  oltreochò  in  modo  riflesso,  agiscono  debilitando 
Torganismo  colle  perdite  leucorroiche,  le  deviazioni,  le  stenosi  dei  canale 
cervicale,  i  disturbi  menstrnali.  La  gravidanza  può  pure  già  nei  primi 
mesi  sostenere  il  palpito  nervoso;  delle  malattie  della  vescica  e  del* 
l'uretra,  valgono  a  produrlo  preferibilmente  quelle  che  rendono  difficile 
e  dolorosa  la  emissione  deirurina,  come  la  cistite  del  collo,  gli  stringi- 
menti uretrali,  la  prostatite  blennorragica.  Delle  affezioni  addominali, 
la  colica  epatica  e  nefritica  possono  essere  occasionali  del  palpito,  che 
in  molti  casi  persiste  anche  dopo  cessato  Taccesso  doloroso.  Agiscono 
pure  turbando  Tinnervazione  del  cuore  il  the,  il  caffo  ed  il  tabacco.  La 
gotta  ed  il  reumatismo  possono,  indipendentemente  da  lesioni  organiche 
del  cuore ,  dar  luogo  al  palpito  nervoso ,  e  P  Autore  lo  trovò  pareo* 
Ghie  volte  in  giovani  predisposti  alla  gotta  per  eredità.  Fra  le  cause 
che  operano  sui  centri  di  innervazione  cardiaca,  o  direttamente  sul 
plessi  e  sui  nervi  del  cuore,  stanno  le  malattie  del  midollo  spinale  e  spe- 
cialmente della  porzione  bulbare,  e  le  lesioni  che  il  vago  ed  il  simpa* 
ileo  possono  subire  lungo  il  loro  decorso;  in  proposito  accenna  ad  un  suo 
caso  in  cui  il  palpito  non  p  oteva  che  attribuirsi  ad  una  probabile  ade- 
nopatia  peribronchiale. 

Quanto  alla  patogenesi  l'Autore  conclude:  1.®  Il  cardiopalmo  che  va 
riguardato  come  una  forma  morbosa  unica,  comprende  in  sé  due  diffe* 
renti  modificazioni  della  innervazione  cardiaca;  2.°  probabilmente  sono 
da  riferirsi  a  paralisi  del  vago  quelle  forme  in  cai  si  ha  l'estrema  fre- 
quenza nel  ritmo  con  diminuzione  di  forza  del  cuore,  ed  in  cui  non  si 
hanno  accessi  contemplabili,  ma  T alterazione  ritmica  é  permanente; 
potrebbero  ritenersi  come  irritazioni  del  simpatico  i  casi  di  mediocre 
aumento  di  frequenza,  con  poca  o  nessuna  modificazione  della  forza  dei 
cuore,  e  che  ricorrono  ad  accessi. 

Come  sintomi  principali  della  malattìa  segna  le  modificazioni  di  ritmo 
e  di  forza  del  cuore,  e  la  sensazione  di  palpito.  Il  ritmo  comunemente 
regolare  anche  nei  gradi  di  massima  frequenza  dei  battiti ,  può  farsi 
irregolare ,  fino  a  presentare  vere  intermittenze  ,  e  ciò  specialmente  » 
negli  intervalli  degli  accessi,  o  subito  dopo  la  tregua  di  un  parossismo 
nervoso.  Rispetto  alla  frequenza,  trovò  nella  sua  pratica  cbe  nei  casi, 
^  sono  i  più  ordinari,  in  cui  Taumento  di  essa  ò  mediocre  (100,  120)  e 
a  forza  delie  contrazioni  cardiache  perciò  aumentata,  il  palpito  ricorre 
ad  accessi,  lasciando  intervalli  liberi;  mentre  nei  casi  di  frequenza 
estrema  (150,  200)  in  cui  la  forza  ò  minorata,  gli  accessi  non  sono  ben 
distinti,  e  mancano  gli  intervalli  di  calma.  D'ordinario  la  forza  delle 
contrazioni  è  più  debole,  e  se  in  alcuni  casi  essa  ò  in  realtà  anmen* 
tata,  in  altri  lo  ò  solo  apparentemente;  e  qui  T  Autore  aggiunge  che 
spesse  volte  ha  potuto  fissare  un  disaccordo  tra  l'impulso  cardiaco 


BIBLI0aBÀ.7XA  —  CARDARELLI  521 

rinvigorito,  ed  il  polso  arterioso  alquanto  più  debole,  e  crede  di  po- 
ter attribnire  questo  fatto ,  frequente  nelle  isteriche  ed  in  coincidenza 
con  altri  disturbi  vaso -moto  ri,  ad  uno  spasmo  delle  arterie  periferi- 
che ohe  sì  associa  air  eccitamento  ipercinetico  del  cuore.  Il  senso 
snbbiettivo  del  cardiopalmo  non  sempre  corrispondente  al  grado  del- 
IMpercinesi  cardiaca,  è  dair Autore  ritenuto  in  parte  come  effetto  di 
un  esaltamento  dei  ner^l  sensitivi  del  cuore,  ed  in  parte  dipendente 
del  senso  di  stanchezza  che  il  muscolo  cardiaco  risente  dopo  un  la- 
voro eccessivo  e  sproporzionato  alla  sua  attività  nutritiva.  Relativa* 
mente  ai  dati  obbiettivi  crede  che  pel  semplice  cardiopalmo  possano 
avverarsi  alterazioni  organiche  transitorie,  e  che  i  rumori  sistolici  alla 
punta  e  Taumento  dell'  area  cardiaca  siano  dovuti  rispettivamente  ad 
insufdcienza  funzionale  della  mitrale  e  tricuspidale,  e  a  dilatazione  spe- 
cialmente del  cuore  destro.  LUm  potenza  dei  muscoli  papillari  dipende- 
rebbe, oltrecchò  dal  concitato  moto  cardiaco,  della  loro  flaccidezza  e  stan- 
chezza; mentre  il  consecutivo  turbamento  nel  circolo  intracardiaoo  e  la 
flaccidezza  ,del  miocardio  spiegherebbe  la  dilatazione  delle  sue  cavità* 
Nota  come  per  Tesagerarsi  dei  disordini  .funzionali  possa  il  palpito  as- 
sumere le  parvenze  di  una  grave  cardiopatia,  il  che  avviene  di  osser- 
vare in  quei  casi  in  cui  l'estrema  frequenza  del  ritmo  non  si  presenta 
sotto  forma  di  accessi ,  ma  continua.  Nel  giudizio  diagnostico  racco- 
manda al  pratico  di  esaminare  sempre  col  massimo  rigore  il  cuore  onde 
escludere  quelle  alterazioni  che  possono  simulare  la  malattia,  e"fra  que- 
ste ricorda  la  stenosi  mitrale,  e  certe  forme  di  pericardite  secca.  Come 
criterio  differenziale  del  palpito  che  si  accompagna  ad  insufdcenza  fun- 
zionale e  ad  aumento  dell'area  cardiaca,  oltrechà  alla  variabilità  e  fu- 
gacità dei  sintomi  plessici  ed  acustici,  dà  molto  valore  alla  coesistenza 
di  un  rumore  sistolico  nel  posto  della  mitrale  e  della  tricuspidale, 
al  polso  venoso  più  o  meno  manifesto  nelle  giugulari;  il  quale,  secondo 
r  Autore,  ò  facile  a  trovarsi  nelle  clorotiche  come  manifestazione  della 
insufldcienza  funzionale  della  valvola  tricuspidale. 

Nella  cura  raccomanda  Telettroterapia  ed  in  special  modo  Tidrotera- 
pia,  che  trovò  efficacissima  in  quelle  forme  di  cardiopalmo,  che  non  sono 
congiunte  a  grande  eretismo  nervoso  e  nelle  quali  è  ragionevole  il  pen- 
sare ad  un  prevalente  stato  paralitico. 

Irritazione  del  vago.  —  L*  Autore  alio  scopo  di  meglio  illustrare  il 
quadro  di  questa  forma  morbosa  espone  e  cpmmenta  alcuni  casi  clinici 
'  da  lui  e  da  altri  osservati,  e  dai  quali  risultano  le  molteplici  manife- 
stazioni riferibili  airirritazione  del  vago  che  si  ebbero  in  diverse  alte- 
razioni cerebrali,  e  spinali  e  soprattutto  del  midollo  allungato,  nonchò 
in  lesioni  periferiche  del  decimo. 

Segna  fra  le  cause  predisponenti  Tetà  senile,  nella  quale  il  pneumo- 
gastrico  può  venire  irritato  o  nelle  sue  espansioni  terminali,  o  lungo 
il  suo  decorso,  od  anche  nelle  sue  origini  centrali,  secondariamente  ad 
alterazioni  provocate  dall'ateromasia  neiPaorta,  nelle  coronarie,  nelle 


$22  BIBLIOaBAFIA  —  CABDÀRELLI 

arterie  carotidee  e  cerebrali.  Distinse  le  cause  determinanti  in  centrallt 
periferiche,  riflesse,  organiclie  ed  inorganiche.  Fra  le  prime  comprende 
le  diverse  affezioni  cerebrali  e  specialmente  quelle  che  interessano  il 
midollo  allungato.  Oltre  al  fatto  comune  ad  osservarsi  del  ralienta^» 
mento  del  polso  in  rapporto  con  iperemie  ed  emorragie  del  cervello, 
r  Autore  riferendosi  ai  casi  da  lui  desòritti,  fissa  rattenzione  sul  polso 
lento  cbe  talora  improvvisamente  si  manifesta  in  individui  vecchi,  spesso 
non  accompagnato  cbe  da  lievi  e  fttgaci  manifestazioni  cerebrali,  e  ohe 
da  solo  può  indicarci  l'esistenza  di  processi  cerebrali  e  bulbari  in  ispe- 
eie.  Considera  come  centrale  le  forme  di  irritazione  del  vago  che  nelle 
storie  da  lui  riferite  sf  associarono  ad  attacchi  sincopali  ed  epiletti- 
formi,  i  quali  ultimi  come  il  polso  lento  sono  deir  Autore  subordinati 
a  lesioni  bulbari.  Soggiunge  però  che  la  forma  epilettica  che  va  unita 
al  polso  lento  non  ò  sempre  indizio  di  affezione  centrale,  poicbd  in  pa« 
recchi  casi  si  ò  ottenuta  Tepilessia  associata  al  polso  lento  permanente 
offendendo  il  vago  lungo  il  suo  decorso  mediante  la  compressione  di 
questo  cervo  nel  collo.  Le  lesioni  della  porzione  cervicale  del  mldoWo 
possono  ugualmente  produrre  la  presente  forma  morbosa,  ed  a  con- 
ferma di  ciò  r  Autore  cita  fifa  gli  altri  T  autorità  di  Charcot,  il  q^uale 
notò  la  lentezza  del  polso  nelle  lesioni  traumatiche  e  nei  morbi  irri- 
tativi di  questa  parte  del  midollo  spinale.  Fra  le  cause  periferiche  ac- 
cenna  alle  lesioni  del  vago  nel  collo  e  nel  torace,  richiamando  in  modo 
speciale  Tattenzione  sulle  alterazioni  carotidee,  pei  rapporti  anatomici 
che  esistono  fra  questi  vasi  ed  il  pneumo-gastrico.  Per  ciò  che  spetta 
alle  cause  che  agiscono  per  via  riflessa,  TAutore  si  riferisce  agli  impor- 
tanti lavori  del  Franch  e  di  altri,  dai  quali  risulta  che  razione  riflessa 
moderatrice  del  vago  sul  cuore  può  essere  suscitata  col  mezzo  di  ec- 
citazioni sensitive  non  solo  sulle  ramificazioni  terminali  del  decimo,  ma 
anche  nel  territorio  di  nervi  più  o  meno  lontani  deirasse  cerebro-spi- 
nale, e  nello  stesso  sisiema  gangliare.  Oltreché  da  emozioni  morali  FAu- 
tore  ammette  che  razione  riflessa  moderatrice  può  partire  dal  cuore 
stesso  per  eccitazione  de*  suol  nervi  sensitivi  e  ritornare  sullo  stesso 
organo  pel  vago,  determinando  il  rallentamento  del  ritmo  del  cuora  e 
persino  il  suo  arresto  in  diastole. 

Prima  di  tracciare  la  sintomatologia  di  questa  forma  clinica,  V  Au- 
tore trova  opportuno  il  premettere  i  risultati  da  lui  ottenuti  colla  ir- 
ritazione sperimentale  del  vago  nell'uomo,  i  quali  si  accordano  perfet- 
tamente colle  osservazioni  institnìte  in  proposito  da  altri  scrittori.  Ba- 
cone i  punti  principali. 

€  Gli  effetti  della  pressione  riescono  più  sicuri  e  completi  premendo 
col  polpastrello  del  pollice  nel  bordo  intemo  dello  sterno-cleldo-mastoi- 
deo,  airaltezza  del  bordo  superiore  del  tiroide. 

Il  fenomeno  del  rallentamento  cardiaco  si  avvera  prevalentemente 
premendo  sul  lato  destro,  ed  una  tale  differenza  di  grado  forse  deriva 
dalla  prevalente  influenza  che  il  vago  destro  ha  sui  cuore. 


BIBLroaRAFlA  —  CARDABBLLI  523 

B  fenomeno  non  si  avvera  in  tutti  gli  individui  —  ò  più  facile  ad 
aversi  in  coloro  die  presentano  disturbi  cerebrali  specialmente  riferibili 
alle  parti  posteriori  del  cervello  ed  al  midollo  allungato^  in  vecchi,  ne- 
gli esauriti  ed  anemici, 

L'efiPetto  primo  delia  pressione  non  è  sempre  il  rallentamento  ritmico, 
il  quale  anche  nello  stesso  individuo  può  essere  in  altre  prove  prece- 
duto dall'arresto  del  cuore. 

Quanto  più  istantanea  e  forteto  la  pressione,  tanto  più  prolungata  ò 
la  fermata  del  cuore. 

Se  dopo  una  pressione  che  ha  fermato  il  cuore,  se  ne  pratica,  fra 
pochi  secondi  un  altra,  questa, ''per  quanto  forte,  il  più  delle  volte  non. 
fa  ohe  rallentare  appena  le  pulsazioni. 

Il  rallentamento  ò  talvolta  minimo  e  tar altra  significantissimo,  ed  i 
battiti  cardiaci  possono  scendere  Ano  alla  metà  od  al  terzo  del  loro 
numero  ordinario  —  la  durata  della  sospensione  può  corrispondere  a 
2  0  più  secondi  e  la  più  lunga' ottenuta  daìrAutore  fu  di  7**. 

Le  pulsazioni  arteriose  non  solo  si  fanno  più  rare  ma  diventano 
più  ampie  e  più  celeri,  e  contemporaneamente  si  ha  un  abbassamento 
nella  tensione  arteriosa.  Ci  ò  per  conseguenza  tin  polso  che  l'Autore 
chiama  proprio  deirirritazione  del  vago  e  che  è  raro^  ampio,  celere.  ^ 

Gli  effetti  della  compressione  durano  variamente  a  seconda  della  du- 
rata ed  intensità  della  pressione  e  della  disposizione  individuale.  Al- 
rirritazione  transitoria  dei  nervo  segue  la  paresi  per  esaurimento  dello 
stesso.  Ed  infatti  scemando  gli  effetti  della  pressione  le  pulsazioni  si 
fàuno  meno  rare,  ampie  e  celeri  ed  in  ultimo  fluiscono  coir  essere  più 
frequenti  e  meno  ampie  di  quanto  erano  prima  della  pressione  —  e 
così  pure  si  modifica  la  tensione  arteriosa. 

Quando  la  sospensione  ò  abbastanza  lunga  si  ha  con  una  certa  co- 
stanza, che  il  primo  battito  del  cuore  nel  riprendere  questo  la  sua  azione 
d  irregolare  —  la  ascoltazione  fk  sentire  quattro  toni  che  si  precedono 
rapidamente  e  con  un  ritmo  speciale,  e  questo  fatto  deriva  dair  avve- 
rarsi due  sistoli  ventricolari  di  diversa  forza  con  brevissimo  intervallo. 

Si  ha  perciò  un  bigeminismo  cardiaco  che  si  rivela  allo  sfigmografo 
ogniqualvolta  la  sistola  successiva  alla  lunga  fermata  del  cuore  non  ò 
abbastanza  forte  per  liberare  i  ventricoli  dalla  copia  eccessiva  di  san- 
gue affluitovi  nella  prolungata  aspirazione  diastolioa.  Il  rallentamento 
del  polso  in  parecchi  individui  non  dà  luogo  ad  alcun  disturbo,  mentre 
ad  altri  provoca  sensazioni  più  o  tneno  penose,  od  anche  deliquio  e 
sincope. 

Il  primo  fatto  col  quale  clinicamente  si  rivela  Tirritazione  del  vago 
è  la  diminuita  frequenza  del  ritmo  cardiaco.  La  rarità  del  polso  non 
fta  mal  rimarcata  dair Autore  al  di  là  di  18  pulsazioni  al  minuto,  ed 
anche  qnesto  fu  in  modo  transitorio  ed  in  condizioni  speciali.  Torna 
assai  interessante  il  rapporto  notato  dal  Cardarelli  tra  il  rallenta- 
mento massimo  del  polso  e  suooessive   o  precedenti  forme  convnl- 


624  BIBLIOaRiLFIA.  —  OÀRDARBLLI 

8ive.  Barante  Taccesso  razione  cardiaca  può  aumentare  di  frequenza, 
od  al  contrario  Bospendersi,  ed  indipendentemente  da  qualsiasi  causa 
il  polso  può  da  un  momento  airaltro  acquistare  una  notevole  e  relativa 
frequenza  in  relazione  al  yicendeTole  alternarsi  dello  stato  irritativo 
coiresaurimento  del  vago.  Oltre  a  queste  diverse  modificazioni  nella*fre- 
quenza  del  polso,  TAutore  ha  potuto  talvolta  avvertire  transitoriamente 
anche  una  irregolarità  dello  Stesso  rilevabile  allo  sfigmografo  e  colla 
ascoltazione»  e  che  consiste  nel  polso  bigemino.  Questo  indicherebbe  ^ 
secondo  il  Cardarelli ,  T  incapacità  del  ventricolo  a  svuotarsi  in  un 
solo  atto  sistolico,  o  perchò  la  dilatazione  diastolica  ò  stata  ecces- 
siva, o  perchò  la  forza  del  muscolo  cardiaco  ò  poco  valida,  e  sarebbe 
per  conseguenza  un  indizio  di  maggiore  gravezza  della  malattia.  Il 
polso  oltreché  raro,  si  presenta  forte,  ampio  e  celere  e  quasi  coi  ca- 
ratteri dello  scoccante.  Dei  toni  cardiaci  il  sistolico  é  brevissimo,  ma 
non  sempre  forte  ^  il  tono  diastolico  sìdV aorta  quasi  sempre  è  debole^ 
ed  in  qualche  caso  lo  si  avverte  appena.  Quando  si  ha  il  polso  bfgemino 
i  toni  si  succedono  con  quel  ritmo  speciale  già  descritto  e  distinto  ool 
nome  di  bigeminismo  cardiaco.  Considerando  i  diversi  fenomeni  che 
sono  propri  di  questa  forma  clinica,  1*  Autore  si  dichiara  propenso  a 
riconoscere  VattMtà  della  diastole  cardiaca,  ed  a  ritenere  che  nella 
irritazione  del  vago,  anzichò  di  una  paralisi  del  cuore,  si  tratti  di  una 
sua  forzata  ed  esagerata  dilatazione  diastolica. 

Ammesso  il  rallentamento  ritmico  del  cuore  come  effetto  di  una  pro- 
lungata diastole  risulta  più  facile  V  interpretazione  dei  vari  fenomeirì. 
morbosi.  Infatti  l'abbassarsi  della  tensione  arteriosa  non  sarebbe  altro 
ohe  Teffetto  della  diastole  protratta  la  quale  favorirebbe  un  più  completo 
svuotamento  delle  vene  nel  cuore.  Per  la  minore  tensione  arteriosa,  il 
polso,  come  lo  ha  dimostrato  il  Marrey,  deve  sembrare  più  forte,  ed 
una  tale  forza,  che  in  realtà  risponde  ad  una  maggiore  ampiezza,  sarà 
aumentata  dall'  ondata  più  grande  di  sangue  che  in  ogni  sistole  vien 
spinta  neirarteria  dopo  da  una  diastole  prolungata.  E  qui  ^Autore  fa 
notare  che  questo  fatto  non  infirma  punto  le  risultanze  fisiologiche  ot- 
tenute dal  Arloing  e  dal  Tripier,  secondo  le  quali  col  passaggio  della 
corrente  nel  vago  le  pulsazioni  arteriose  molto  ampie  corrispondono  a 
sistoli  cardiache  meno  forti  dell'  ordinarlo,  inquantoehò  col  scemarsi 
della  tensione  vasaio  il  ventricolo  sinistro,  onde  spingere  il  sangue  af- 
fluitovi in  maggior  copia,  abbisogna  di  minor  forza  per  sollevare  le  val- 
vole arteriose  sottoposte  a  minor  pressione. 

In  vista  di  ciò  TAutore  denota  una  tale  modificazione  sfigmjca  col 
nome  di  polso  forte  paradossale.  La  celerità  del  polso  trova  finalmeate 
la  sua  ragione  nel  rapido  deprimersi  della  tensione  arteriosa  addizionale 
che  ha  luogo  per  il  facilitato  svuotamento  dei  capillari  che  consegue 
alla  diminuita  tensione  venosa,  attesa  la  protratta  aspirazione  diasto* 
lica.  Coll'alterarsi  dell'  attività  e  della  nutrizione  del  miocardio,  man- 
cando un  tale  compenso  agli  effetti  oircolatari  dell'irritazione  del  vago, 


BIBLIO&RAPIÀ  ' — CARDAKBLLI  525 

ne  deriyano  in  un  coli* irregolarità  del  ritmo,  altri  fatti  che  sono 
propri  dell'ipersistolia  e  della  dilatazione  cardiaca.  Ricorda  fra  i  feno- 
meni che  possono  aversi  nell'irritazione  del  vago,  la  tosse  spastica^ 
lo  spasmo  glottideo,  la  disfagia,  il  vomito  e  le  più  importanti  forme 
sincopali  ed  epilettiche.  Interpreta  le  prime  come  espressione  di  ane- 
mia bolbare,  e  crede  olie  repilessia  possa  anche  ritenersi  come  un  fatto 
riflesso  e  provocato  direttamente  dair  irritazione  del  vago. 

Da  un  raffronto  che  TAutore  instituisce  fra  i  vari  fenomeni  dell'irri» 
tazione  patologica  del  vago  e  quelli  ottenuti  colla  compressione  dello 
stesso  nel  collo,  o  con  razione  della  digitale  risulta:  <  a)  tanto   nella 

<  irritazione  sperimentale  che  morbosa  i  fenomeni  di  irritazione  del 

<  vago  possono  essere  limitati  soltanto  alla  sua  porzione  cardiaca,  quan- 
«  tunque  la  eccitazione  cade  suir  intero  tronco  nervoso  ;  b)  le  manife- 
<,  stazioni  più  frequenti  ad  osservarsi  assieme  al  rallentamento  del  polso 
«  sono  le  forme  sincopali  ed  epilettiche;  e)  gli  effetti  della  compressione 
€  sul  vago  si  hanno  con  straordinaria  preponderanza  nei  vecchi,  1  quali 
«  pure  danno  la  massima  parte  dei  casi  di  polso  lento  ;  d)  un  perfetto 
€  rapporto  esiste  tra  11  polso  deirirritazione  sperimentale  e  quello  della 
r  patologica;  e)  le  modificazioni  del  polso  indotto  dall'uso  della  digitale 
«  per  la  quale  è  dimostrata  un'azione  eccitante  sul  decimo,  concordano 
€  pienamente  con  quella  che  si  notano  nella  irritazione  del  vago  car- 
«  diaco.  > 

Il  decorso  della  malattia  si  può  dire  contimo  per  quanto  il  polso 
lento  permanente^  presenti  in  realtà  a  brevi  intervalli  delle  oscillazioni 
di  maggiore  a  minore  frequenza,  di  regolarità  ed  irregolarità,  deno- 
tanti la  tregua  neirirritazlone  del  nervo,  o  1'  esaurimento  dello  stesso. 
Talvolta  il  morbo  può  presentare  degli  accessi  più  o  meno  tumultuari, 
durante  i  quali,  colla  massima  rarità  del  polso,  si  nota  un  aggrava- 
mento generale  della  malattia.  La  durata  può  anche  essere  breve  ed 
aversi  entro  pochi  giorni  la  guarigione  o  l'esito  letale  sotto  uno  degli 
accessi.  Molte  volte  dura  a  lungo  senza  che  si  abbiano  altri  fatti,  tranne 
il  semplice  rallentamento  del  polso.  La  morte  può  avvenire  istantanea 
per  sincope  o  per  graduato  sfinimento  del  miocardio. 

Asserisce  il  Cardarelli  che  la  diagnosi  di  questa  forma  morbosa  ò  più 
facile  quando  insieme  alle  modificazioni  del  ritmo  cardiaco  siano  in  atto 
altre  manifestazioni  riferibili  ai  vago,  quali  lo  spasmo  glottideo,  Ilvo-, 
miito,  ecc.  Ugualmente  pensa  per  quei  casi  nei  quali  coesistano  forme 
epilettriche,  od  in  cui  Talterazlone  ritmica  è  in  rapporto  con  cause  che 
possono  aver  agito  sul  vago,  come  affezioni  del   cervello,  del  midollo 
allungato,  traumi  e  tumori  nel  collo,  nel  torace,  ecc.  Trova  difficile 
Invece  il  riconoscerla  in  quelle  forme  di  rallentamento  cardiaco   che 
decorrono  senza  altri  fenomeni  e  che  si  sono  svolte  senza  note  cagioni/ 
Afferma  che  l'irritazione  del  vago  entra  come  elemento  causale,  oltreccbò 
neirazione  della  digitale,  anche  nelle  forme  di  rallentamento  del  polso 
che  si  osservano  nell'  itterizia  e  nel  puerperio.  Nella  prima,  anzichò 


.< 


r    <. 


t 


526  BIBUOaRAFU  —  CARDAEBLLI 

all'azione  degli  acidi  biliari  sai  nervi  del  oaore,  crede  più  razionale  il 
snbordinare  la  rarità  del  polso  ad  an  eccitamento  riflesso  del  vago  prò- 
Tocato  dalla  irritazione  che  le  sue  fibre  terminali  risentano  nel  fegato, 
in  consegaenza  della  stasi  biliare;  e  nello  stato  paerperale  ritiene  clie 
r aumento  rapido  della  tensione  arteriosa  cbe  ne  deriva,  agisca  stimo- 
lando il  vago  come  nervo  sensoriale  e  determinando  nel  medesimo  una 
eccitazione  che  trasmessa  al  centro^  eccita  un'azione  moderatrice  riflessa 
sui  nervo  istesso. 

Nella  cura  raccomanda  sopratutto  di  aver  di  mira  Telemento  etiologioo 
e  la  rigorosa  osservanza  dei  precetti  igienici  e  dietetici.  Quanto  alla 
indicazione  nosologica  crede  che  possa  giovare  l'atropina,  e  consiglia 
di  usarla  preferibilmente  per  iniezione  epidermica  e  nella  dose  progres- 
siva di  1  a  S  milligrammi. 

Paràlisi  del  vago,  —  Oltre  alle  cause  già  menzionate  per  il  palpito 
nervoso  e  per  Tirritazione  del  vago,  valgono  a  produrre  particolarmente 
questa  forma  morbosa,  alcune  lesioni  del  vago  lungo  il  suo  decorso 
nel  collo  e  nel  torace ,  occasionate  da  tumori ,  o  da  alterazioni  trau- 
matiche, 0  da  affezioni  proprie  del  nervo.  La  paralisi  del  vago  può  an- 
che avverarsi  nel  corso  di  malattie  acute  febbrili  ed  ò  sopratutto  fre« 
quente  nei  morbi  infettivi  e  specialmente  nella  difterite.  UAutore  crede 
che  quella  maggior  frequenza  del  polso  che  talora  si  nota  in  tali  af- 
fezioni, in  nessun  rapporto  colla  elevazione  della  temperatura,  in  corso 
avanzato  della  malattia,  e  senza  che  siasi  notato  un  progressivo  deprì- 
mersi dell'attività  cardiaca,  anziché  a  processi  degenerativi  del  mio- 
cardio, sia  più  giusto  di  subordinarla  a  turbata  innervazione  del  cuora 
È  rat*o  cbe  la  paralisi  del  vago  si  riveli  con  fenomeni  riferibili  alla  sola 
porzione  cardiaca  del  nervo;  più  frequentemente  di  quello  che  avvenga 
nell'irritazione,  nella  paralisi  insieme  all'  alterazione  del  ritmo  si  asso- 
ciano altri  fatlA  più  o  meno  rilevanti  da  parte  di  altre  funzioni  riferibili 
per  lo  più  alla  respirazione,  alla  fonazione  ed  alla  digestione.  La  ma- 
lattia può  assumere  una  forma  parossistica  ed  un'  altra  UfUa,  Nella 
prima  si  ha  il  quadro  di  un  accesso  violento  di  palpito  nervoso,   ac- 
compagnato o  meno  da  abnorme  frequenza  e  profondità  degli  atti  re- 
spiratori, da  sibili  e  rantoli  alla  base  del  torace  insieme  a  tosse  secca 
susseguita  da  espettorati  mucosi  e  talora  sanguinolenti.  Unitamente 
a  questi  fenomeni  si  notano  in  taluni  casi  dolori  più  o  meno  vivi  al- 
Tepigastrio,  invito  al  vomito,  costrizione  alla  gola,  e  protraendosi  a 
lungo  il  parosismo  perfino  tumefazione  iperemica  del  fegato,  ed  alba* 
mlnurla.  La  durata  di  questo  accesso  imponente  può  essere  breyOi  o 
protrarsi  a  lungo  e  fino  a  48  ore.  Gli  Intervalli  di  calma  sono  propor- 
zionati alla  causa  che  sostiene  la  paralisi  del  vago,  ed  alia  frequenza 
e  durata  del  parossismi.  L'Autore  nota  che  non  sempre  ò  possibile  de- 
durre delia  frequenza  degli  accessi  la  natura  organica  o  nevropatiea 
della  malattia.  Nella  forma  leata  i  sintomi  si  svolgono  gradatamente» 
per  cui  nei  casi  lievi  le  sofferenze  non  sono  tali  di  còstriagere  I*  in- 


BIBLIOaBÀFIA  —  CARDARELLI  627 

fermo  ad  un  riposo  assoluto.  Il  sintomo  predominante  è  la  frequenza 
del  ritmo  cardiaco;  il  polso  ò  piccolo,  debole  e  bassoi  e  non  ostante 
la  sua  frequenza,  che  da  120  può  salire  nel  casi  estremi  fino  a  208  pul- 
sazioni al  minuto,  si  conserva  regolare.  Alla  punta  del  cuore  si  ha  tal- 
volta un  soffio  sistolico  dolce,  che  più  spesso  ha  un  massimo  d'intensità 
sulla  tricuspidale,  e  che  si  accompagna  in  quesVoltimo  caso  ad  un  polso 
nella  giugulare  specialmente  visibile  a  destra^  Le  modificazioni  che  av- 
vengono nella  respirazione  non  sempre  sono  esclusivamente  devolute 
alla  paralisi  del  vago,  ma  spesse  volte  sono  subordinate  alle  cause 
stesse  che  danno  luogo  alla  paralisi,  oltreochò  a  disturbi  nel  piccolo 
circolo  secondari  alPalterazione  cardiaca.  Da  ciò  deriva  il  disaccordo 
che  talora  esìste  tra  le  osservazioni  cliniche  e  le  ricerche  fisiologiche. 
Il  vomito,  le  vertigini ,  le  sincopi  sono  fenomeni  ohe  raramente  si  no- 
tano in  questa  forma  morbosa,  e  derivano  dall'  offesa  del  vago  [ed  in 
parte  dal  difetto  di  irrigazione  cerebrale.  Circa  V  interpretazione  delle 
diverse  modificazioni  circolatorie  e  del  polso,  PAutore  crede  che  tutte 
dipendano  dall*  incompleta  aspirazione  diastolica.  Gli  effetti  di  questo 
stato  di  ipo-diastoJia  f  dapprincipio  lievi  perchò  compensati  delPau- 
ipento  numerico  degli  atti  cardiaci,  possono  più  tardi  rivelarsi  con  fe- 
nomeni di  stasi  generale,  quali  si  notano  negli  ultimi  stadii  delle  car- 
diopatie organiche.  La  malattia  decorre  ordinariamente  in  modo  lento, 
presentando  di  tanto  in  tanto  degli  accessi  più  o  meno  tumultuari, 
sotto  i  quali  si  esacerbano  notevolmente  le  sofferenze  delP  infermo. 
L'esito  può  essere  la  guarigione  completa  con  maggiore  o  minore 
tendenza  alla  ricaduta.  La  morte  in  singoli  casi  avviene  o  per  stan- 
chezza, 0  per  degenerazione  del  miocardio,  o  per  complicazioni  dipen- 
denti dalia  stessa  causa  che  ha  prodotta  la  paralisi  del  vago.  Eccet- 
tuati i  casi  rarissimi  in  cui  la  forma  morbosa  ò  data  da  lesioni  distrut- 
tive 0  bilaterali  del  nervo,  TAntore  ha  sempre  ottenuto  una  notevolis- 
sima riduzione  nella  frequenza  del  ritmo  mediante  la  compressione  del 
vago  al  collo.  Questo  dato  avrebbe  per  lui  un  grande  valore  per  la  dia- 
gnosi del  palpito  paralitico,  poichò  un  tale  rallentamento  lo  si  avrebbe 
solo  in  grado  brevissimo  nei  casi  di  palpito  da  irritazione  del  simpa- 
tico cardiaco.  Nella  cura  oltre  ai  rimedj  cardiocinetici  in  genere, 
TAutore  raccomanda  in  modo  speciale  Fuso  della  digitale ,  e  dell'  elet- 
troterapia. Soggiunge  che  nei  casi  in  cui  la  paralisi  ò  inorganica  e  spe- 
cialmente quando  si  abbiano  accessi  più  o  meno  violenti  e  tumultuari, 
i  quali  esigono  un  pronto  soccorso,  torna  di  somma  utilità  la  eccitazione 
meccanica  del  vago  nel  oollo. 

Aritmia  nervosa.  —  Per  quanto  questa  non  esprima  altro  che  una 
irritazione  od  una  paralisi  del  vago  o  del  simpatico,  TAutore  trova  ne- 
cessario di  parlarne  separatamente,  e  di  riguardarla  come  un'entità  no- 
sografica  distinta.  Sotto  un  tal  nome  comprende  anche  V  intermittenza 
cardiaca,  ritenendo  inesatto  e  contrarlo  all'  osservazione  clinica  ed  al- 
l'esperienza fisiologica  la  distinzione  che  si  ò  voluto  fare  da  diversi 


528  BIBLIOGRAFIA  —  CAEDARBLLI 

scrittori  tra  IMatermittenza  e  T  aritmia  nervosa.  Nella  forma  di  arit- 
mia chiamata  atipica  il  ritmo  cardiaco  presenta  il  inasBimo  disordine. 
Dai  tracciati  sflgmograflci  riportati  risolta  per  che  per  qnanto  grande 
possa  essere  11  disordine  del  ritmo ,  sempre  vi  esiste  qualche  cosa  di 
regolare,  e  T  Autore  crede  che  una  certa  periodicità  nel  ritomo  di 
pulsazioni  normali  si  potrebhe  meglio  riconoscere  qualora  si  raccoglies- 
sero  curve  molto  lunghe.  Ciò  dimostrerebbe  secondo  il  Cardarelli  la  ve- 
rità della  legge  :  che  il  ritmo  cardiaco  ha  una  tendenza  alla  uniformità. 
Riferibili  alla  seconda  forma  detta  bigemina  o  bigeminismo  carcUaeo^ 
presenta  altre  curve  importantissime,  dalle  quali  si  rileva  che  tutte  le 
linee  ascendenti  sono  superiormente  allo  stesso  livello,  che  ò  quello  del 
polso  normale,  e  che  il  limite  inferiore  ò  diverso;  che  la  prima  linea 
ascendente  del  polso  bigemino  comincia  allo  stesso  livello  di  quello 
normale,  e  la  seconda  alla  metà  circa  dell'altezza;  ciò  dimostrerebbe 
che  Tonda  sanguigna  delia  prima  sistole  ò  uguale  a  quella  che  dà,  la 
sistole  regolare,  e  che  quella  della  seconda  ò  meao  delia  metà.  La  dia- 
stole precedente  il  bigemlnismo  ò  più  protratta  dalle  altre.  Talvolta  \e 
differenze  fra  le  due  sistoli  conjugate  ò  pochissima,  in  altri  casi  la  de- 
bolezza della  seconda  sistole  ò  tale  da  potersi  riguardare  come  abor- 
tiva, e  da  essere  il  bigeminismo  soltanto  rilevabile  airascoltazione  del 
cuore  e  non  coiresame  del  polso» 

Talora  corrispondentemente  al  bigeminismo  sentito  coU'ascoltazione  al 
ha  il  prolungamento  delle  linee  diastoliche  delle  arterie ,  cioò  il  polso 
raro.  L'Autore  considera  come  una  varietà  del  bigemino  il  ritmo  al* 
fernante^  in  cui  la  seconda  sistole  ò  separata  dalla  sistole  forte  successive 
da  una  pausa  più  breve  da  quella  che  la  separa  dalle  sistole  forte  pre- 
cedente. Nell'aritmia  distinta  col  nome  di  ineguaglianza  ritmica  sue* 
eessiva^  la  frequenza  ed  in  parte  anche  la  forza  delle  sistoli  cardiache^ 
varia  da  un  momento  air  altro ,  ma  con  una  successione  regolare.  La 
I^ù  importante  delle  forme  aritmiche  ò  la  intermittenza  cardiaca.  Il 
Cardarelli  non  accetta  la  differenza  fatta  dal  Laénec  delle  vere  e  false 
intermittenze,  la  quale  se  vale  relativamente  al  polso  arterioso ,  noa 
regge  pel  cuore  in  cui  non  ò  ammissibile  che  una  intermittenza  vera , 
quella  cioò  che  corrisponde  alla  sospensione  completa  di  una  o  più  si- 
stoli, mentre  quella  che  dicesi  falsa  ò  da  considerarsi  come  una  forma 
molto  analoga  a  quella  del  bigeminismo  cardiaco.  Questa  forma  molto 
rara  ad  osservarsi  nella  clinica,  e  che  si  può  ottenere  colla  compres  - 
sione  del  vago  al  collo ,  ò  daU*  Autore  considerata  come  un  effetto  di 
una  irritazione  forte  e  transitoria  di  questo  nervo ,  la  quale  darebbe 
luogo  col  prolungamento  della  diastole  all'  intermittenza  delia  sistole 
successiva*  Perciò,  secondo  lui,  la  vera  intermittenza  cardiaca  non  rap« 
presenta  che  una  diastole  più  o  meno  prolungata.  La  medesima  pu(> 
aversi  tanto  con  un  ritmo  nel  resto  regolare ,  quanto  in  mezzo  ad  una 
aritmia  più  o  meno  disordinata.  Nella  intermittenza,  più  frequentemente 
che  in  altre  forme  di  aritmia»  si  pub  avere  un  tipo  più  o  meno  reg& 


BIBLIOGRAFIA  —  CARDARELLI  529 

lare  e  periodico.  Fra  le  cause  che  portano  modifloazionl  neir  aritmia 
TAatore  ricorda  in  modo  speciale  la  digestione ,  le  emozioni  modali , 
Veeci fazione  meccanica  del  vago  nel  collo ^  e  la  digitale.  Fra  sintomi 
snbbiettiyi  nota  che  specialmente  neirintermlttenza  puramente  nervosa» 
rinfermo  accusa  in  coincidenza  con  questa  una  sensazione  di  sussulto 
cardiaco,  la  quale  ò  di  più  avvertita  allorquando  T  intermittenza  si  ri- 
pete ad  intervalli  lontani.  I  disturbi  circolatorii   dapprincipio  lievi,  ovt 
anche  mancanti,  col  protrarsi  del  disordine  cardiaco  aumentano,  e 
possono  dar  luogo  alle  forme  più  gravi  dì  asistolia;  e  qualora  si  con- 
siderino le  modificazioni  che  avvengono  nella  circolazione  intracar- 
diaca  in  conseguenza  deir  aritmia ,  non  ò  possibile  il  negare  che  pos- 
sono derivarne  vizii  di  cuore  e  specialmente  la  sua  dilatazione.  Il 
bigeminismo,  che  insieme  alle  altre  forme  di  aritmia  pub  avverarsi 
nel  corso  di  malattie  cerebrali ,  e  della  porzione  cervicale  del  mi  lollo, 
non  ha  per  TAutore  quella  frequenza  e  tanto  meno  quel  valore  progno- 
stico grave  che  gli  si  vuol  attribuire  specialmente  dal  Traube.  Fra  la 
altre  cause  più  frequenti  ed   importanti  delP  aritmia  nervosa  ricorda  i 
disturbi  gastrici,  gli  ostacoli  nella  circolazione  generale,  e  la  stanchezisa 
cardiaca;  da  ultimo  riferendosi  ad  osservazioni  proprie  ed  ai  risultati 
fisiopatologie!  ottenuti  dal  Knoll,  dair  Heidenhain  e  dal  Troquart  con- 
creta in  riguardo  alla  patogenesi  dell'aritmia  che  questa,  e  segnatamente 
la  sua  forma  bigemina,  si  manifesta  nelle  condizioni   segtienti  :  per  le 
irritazioni  dei  nervi  periferici  o  del  midollo  allungato,  che  determinano 
un  aumento  notevole  nella  pressione  sanguigna  ;  per  spasmo  vasaio  ; 
per  azione  della  digitale  e  del  cloralio  e  da  ultimo  per  1*  irritazione 
sperimentale  o  patologica  del  vago.  In  ciascuna  di   queste   circostanze 
TAutore  crede  che  il  vero  punto  di  partenza  deir  aritmia  cardiaca  sia 
l'irritazione  del  vago.  Indipendentemente  da  questa  ammette  che  Tarit- 
mia  possa  avverarsi  per  un  fatto  puramente  meccanico  nel  semplice 
aumento  di  tensione  arteriosa  e  nella  stanchezza  del  cuore.  La  diagnosi 
patogenetica  ò  di  difficilissima  e  non  sempre  possibile  determinazione  cli- 
nica. In  propobito  ritiene  che  la  forma  bigemina  e  la  intermittente  col- 
legata ad  un  ritmo  più  o  meno  raro  siano  senz'altro  da  subordinarsi  ad 
irritazione,  del  vago  alla  quale  ò  dovuta  pure  V  aritmia  alternante  spe- 
cialmente quando  il  ritmo  ò  raro,  e  le  pulsazioni  più  alte  sono  abbastanza 
forti  ed  elevate.  Il  bigeminismo  derivante  daU*accresciuta  tensione  arte- 
riosa lo  si  distingue  mediante  lo  sfigmografo,  il  quale  segna  in  questo  caso 
un  aumento  della  tensione  vasaio  che  nel  polso  bigemino  da  irritazione 
del  vago  è  sempre  al  disottb  del  normale.  Di  grande  importanza  per  la 
diagnosi  patogenetica  deirarltmia  ò  secondo  il  Cardarelli,  la  prova  della 
pressione  del  vago  al  collo.  Dalle  sue  numerose  osservazioni  risulta  che 
ci  sono  aritmie,  le  quali  coirirritazlone  dìel  vago  al  collo,  o  non  si  mo- 
dificano affatto ,  od  anche  si  esagerano ,  ed  in  quest'  ultimo  caso  egli 
dice  che  con  molta  probabilità  l'aritmia  dipende  da  irritazione  del  vago* 
Allorquando  invece  un  tal  mezzo  basta  per  riordinare  il  ritmo  cardiaco. 
Rivista.  84 


530  BIBLIOORAFIA  —  CARDARBLU 

allora  ò  gioaio  il  pensare  ad  an^aritmla  sostennta  da  paralisi  del  vago. 
Da  ultimo  raccomanda  di  badare  attentamente  alle  qualità  delle  canee 
che  nel  caso  speciale  hanno  prodotto  Taritmla,  nonchò  alle  modiflcasioni 
che  la  medesima  ha  sabito  dopo  1*  oso  di  alcuni  rimedj  e  specialmente 
della  digitale  e  deiratropina. 

Distingue  la  cura  in  etiologica  e  patogenica.  Nei  oasi  di  aritmia  per 
aumentata  tensione  trova  indicate  le  sottrazioni  di  sangue,  e  nelle  arit- 
mie puramente  nervose  varia  il  trattamento  curativo  a  seconda  della 
loro  derivazione  da.  Uno  stato  paralitico  od  irritativo  del  vago.  Nelle 
forme  subordinate  ad  irritazione  di  questo  nervo ,  quali  la  bigemina , 
Taltemante,  e  rintermittente  e  nelle  quali  Tatropina  torna  efficacissima , 
è  al  contrario  controindicata  la  digitale»  la  quale  serve  invece  nei  casi 
di  straordinaria  fì*equenza  del  polso  ed  in  quelle  aritmie  che  sono  ac- 
compagnate da  un  polso  frequente  e  basso. 

Iper^UtoUa^  sforzo  e  stanchezza  del  cuore*  —  L'Autore  fk  precedere 
allo  svolgimento  nosogradco  e  clinico  di  tali  alterazioni  fuDsional/  del 
cuore  un  lungo  capitolo,  nel  quale  analizza  e  discute  ampiamenle  Ve  di- 
verse cagioni,  che  ostacolando  in  vario  modo  il  circolo,  valgono  a  prò* 
durre  Tipersistolia.  Ed  a  tal  riguardo  conclude:  (pag.  448)« 

1.®  Se  ci  sono  ostacoli  alla  circolazione  piccola  e  grande,  che  elevino 
la  tensione  arteriosa,  il  cuore  ò  costretto  ad  aumentare  proporzionata- 
mente il  suo  «lavoro,  e  questo  stato  può  àvtAipersistoliao  sforzo  car^ 
diaoo; 

2.^  Questo  stato  può  avverarsi,  come  per  altre  cagioni,  cosi  pure  per 
sforzi  muscolari, 

3.®  L'aumento  del  lavoro  cardiaco  dà  luogo,  per  so  solo,  a  lepionl 
organiche  e  ad  alterazioni  funzionali  del  cuore. 

4.»  Le  lesioni  organiche  più  frequenti  sono  la  dilaCasione  e  Viperero- 
fia  cardiaca  e  forse  anche  la  degenerazione  adiposa;  in  secondo  luogo 
vengono  i  processi  endoarteriali  e  le  lesioni  valvolari  ;  in  ultimo  luogo 
i  vizii  delle  coronarie  e  gli  aneurismi  aortici, 

5.^  Le  modificazioni  funzionali  sono  Vipersistolia  o  sforzo  cardiaco^  e 
la  stanchezza  del  miocardio. 

6.^  La  stanchezza  del  cuore  suole  seguire  alle  lesioni  organiche ,  ma 
può  anche  avverarsi  indipendentemente  da  essci  e  con  la  perfetta  in* 
tegrità  delia  fibra  muscolare. 

Prima  di  tracciare  il  quadro  sintomatico  deiriperslstolia  osserva  che 
una  esposizione  esatta  e  basata  suir  osservazione  clinica  di  questo  di- 
sturbo funzionale  non  ò  facile,  sia  perchò  lorstadio  ipersistoiico  puro, 
non  accompagnato  da  ipertrofia  e  da  dilatazione  del  cuore ,  ò  breve , 
eia  perchè  l'infermo  raramente  si  presenta  al  medico  in  questa  prima 
fase  dello  sforzo  cardiaco.  Oltre  a  ciò  un  tale  disturbo  non  può  rive* 
larsi  agli  ordinarj  mezzi  di  osservazione ,  dei  quali  il  più  sicuro ,  per 
hen  determinare  Taumento  del  lavoro  cardiaco,  sarebbe  il  metodo  gra« 
fico,  la  cui  applicazione  ò  ingiustamente  trascurata  nelle  abituali  inda- 
gini cliniche. 


BÌBLIOaRAVIA  —  CARDABBLLt  531' 

Gli  effetti  deiraamentata  tensione  arteriosa,  in  seguito  di  ostacoli  al 
oorso  del  sangue  nella  grande  circolazione,  furono  studiati  dall'Autore 
col  metodo  grafico  e  determinando  una  forte  compressione  sui  grossi 
tronchi  arteriosi.  Da  numerose  ricerche  gli  risultò  comprovato  il  fatto 
già  notato  da  Marey,  che  il  polso  in  seguito  alla  aumentata  ten- 
sione sanguigna  nelle  arterie  si  fa  più  raro,  e  che  meno  manifesto  ri- 
salta allo  sfigmografo  il  dicrotismo.  Osserva  che  in  parecchi  casi  corri- 
spondentemente airanmento  di  tensione,  il  dicrotismo  acquistò  una  mag- 
giore esplicazione,  e  crede  che  una  tale  differenza  nei  risaltati  sflgmlci 
abbia  la  sua  ragione  nelle  diverse  condizioni  della  elasticità  arteriosa 
e  della  varia  spinta  cardiaca.  Allorquando  Postacelo  sta  nella  piccola 
circolazione,  e  la  ipersistolia,  dipendente  della  aumentata  tensione  neU 
r arteria  polmonare,  si  avvera  nel  ventricolo  destro,  notasi  l'aumento 
del  secondo  tono  sulla  polmonare,  un  impulso  più  o  meno  notévole 
verso  la  base  dello  sterno  o  nella  fossa  sotto-sternale,  il  polso  arte- 
rioso piccolo  e  debole,  e  la  tensione   arteriosa  pure  indebolita  con- 
trariamente a  ciò  che  si  avvera  nella  ipersistolia  del  ventricolo  sinistro. 
Si  avranno  perciò  le  note  della  debole  tensione  arteriosa  ;  polso  fre- 
quente, dicroto  e  che  presenta  d'ordinario  le  oscillazio/ti  respiratorie 
in  modo  notevoUssimo.  L'ipersistolia  può  dar  luogo  a  forme  sintoma- 
tiche più  o  meno  rilevanti,  ed  i  fenomeni  da  parte  del  cuore  sono  tanto 
più  spiccati  quanto  più  la  modificata  tensione  vasaio  avviene   rapida- 
mente e  senza  che  il  cuore  abbia  potuto  adattarsi  ai  sopraggiunti  ostà- 
coli circolatori!.  L'angina  pectoris  vaso-motoria  del  Nothnagel,  è  consi- 
derata dal  Cardarelli,  appunto  come  una  forma  acutissima  di  ipersistolia 
che  sussegue  ad  un  rapido  aumento  di  tensione  arteriosa  prodotta    da 
spasmo  vasaio  più  o  meno  esteso. 

Stanchezza  cardiaca,  —  Le  sue  prime  manifestazioni  si  riferiscono 
a  disturbi  della  respirazione,  i  quali  in  un  primo  periodo  si  presentano 
ad  accessi  che  facilmente  scompajono  col  semplice  riposo.  Questo  stato 
iniziale  della  malattia  ò  dall'Autore  chiamato  stanchezza  cardiaca  ri- 
corrente. Ool  progredire  della  malattia  gli  accessi  di  ansia  respiratoria 
e  di  palpito  ricorrono  a  più  brevi  intervalli  e  per  cause  le  più  lievi, 
costringendo  Tinfermo  ad  un  assoluto  riposo.  Questo  secondo  stadio  di- 
stinto col  nome  di  stanchezza  permanette  assume  V  identico  quadro 
sintomatico  degli  ultimi  periodi  delle  cardiopatie  organiche.  L'area  car- 
diaca può  allora  presentare  un  aumento  notevole,  massime   relativa- 
mente al  cuore  destro  ;  e  non  di  rado  si  può  avvertire  un  soffio  sisto  - 
lieo  sulla  mitrale  o  come  ò  più  frequente  sulla  tricuspidale.  Un  tal  ru- 
more, dall'Autore  Indebitatamente  attribuito  ad  insofdcienza  funzionale 
delle  valvole  atrio-ventricolari,  deriva,  o  da  impotenza  dei  muscoli  pa- 
pillari a  sostenere  T azione  valvolare ,   o  da  insufficienza  relativa   di 
quelle  stesse  valvole  per  eccessiva  dilatazione  dei  rispettivi   orifici.  La 
comparsa  di  tali  rumori  nel  decorso  protratto  della  malattia,  allor- 
quando ò  al  massimo  la  debolezza  cardiaca ,  dimostra  il  loro  rapporto 


532  BIBLIOGRAFIA  -      CARDABSLLI 

con  la  defloente  forza  del  miocardio,  oppo^tameote  a  quello  che  si  ba 
nei  mmori  da  vlzii  organici  i  quali  si  fanno  meno  intensi  e  cessano  ta*^ 
lora  completamente  col  progressivo  indebolirsi  deirasione  cardiaca* 
I  fenomeni  clinici  della  stanchezza  cardiaca  possono  manifestarsi  .an- 
che in  nn  onore  con  precedenti  alterazioni  organiche  consecntive  alla. 
ipersistolia  stessa  o  ad  affezioni  valvolari.  La  malattia  può  passare  ad 
nna  guarigione  completa,  o  dar  luogo  airesito  letale  dopo  un  primo  at- 
tacco o  dopo  una  o  più  ricadute.  Il  reperto  anatomico  suol  essere  ne- 
gativo. 

Nella  diagnosi  non  si  confonderà   l' ipersistolia  senza  ipertrofia  oar» 
diaca  col  palpito  nervoso,  per  la  grande  frequenza  del  ritmo  e  per  la 
contemporanea  debolezza  degli  atti  cardiaci  che  si  nota  in  quest'olUma 
forma  morbosa,  quando  ò  sostenuta  da  paralisi  del  vago.  L*  esame  del- 
r  itto-cardiaco,  1*  ascoltazione  del  toni  più  o  meno  intensi,  e  special- 
mente Tanmento  notevole  del  secondo  suir  aorta,  o  sulla  polmonare  a 
seconda  della  sede  deir^iperslstolia ,  la  forza  del  polso  nelle  radiali,  e 
nelle  carotidi,  la  poca  frequenza  od  anche  la  rarità  dello  stesso,  e  ao- 
prattutto  Tesame  delle  curve  sfigmografiche,  servono  pure  a  differen- 
ziare ripersistolia  dal  palpito  prodotto  da  eccitazione  del  simpatico. 
Come  criteri  differenziali  per  Tipertrofia  e  la  dilatazione  del  onore  che 
diconsi  semplici,  basteranno  i  segni  forniti  della  percussione  e  dal  palpa- 
mento, quali  Taumenf  0  dell'area  cardiaca,  e  l'impulso  più  esteso  e  ftiori 
del  normale.  Maggiori  difficoltà  si  presentano  al  clinico  nella   diagnosi 
della  stanchezza  cardiaca.  Spesso  infatti  torna  diCdcilissimo  il  poter  de- 
t'^rminare  se  la  forma  clinica  della  asistolia  sia  semplice  effetto  della 
stanchezza  del  cuore  ovvero  dipenda  da  sue  lesioni  organiche.  Tale  in- 
certezza avviene  allorquando,  per  circostanze  spedali,  i  fatti  obbiettivi 
inerenti  al  cuore  sono  minimi,  o  quasi  indeterminati,  e  quando  Tanam- 
nesl  e  Tesame  dell'infermo  non  presentano  dati  abbastanza  chiari  e  sicuri* 
E  ftra  le  alterazioni  organiche  che  possono  decorrere  subdolamente  e 
fenza  rivelarsi  all'esame  clinico  T  Autore  ricorda  alcune  stenosi  atrio- 
ventricolari  successive  ad  endocarditi  decorrenti  a  lungo  senza  ap- 
prezzabili segni  obbiettivi,  i  residui  di  una  pericardite^  le  aìteretzioni 
aortiche^  le  degenerazioni  del   miocardio^  gli   accumuU  eccessivi  di 
gl'asso  nel  cuore^  e  le  aUerazioni  delle  coronarie.  Innanzi  a  tali  e  tante 
difficoltà  diagnostiche  T  Autore  invita  il  pratico  a  studiare  colla   mas- 
sima accuratézza  il  caso  che  ha  presente,  od  a  tener  conto   diligente* 
mente  di  tutto  ciò  che  può  valere,  ad  illnstrarlo.  È  di  gran  valore  per  il 
giudizio  di  stanchezza  cardiaca,  e  di  asistolia  inorganica  la  comparsa, 
in  un  periodo  avvanzato  della  malattia,  del  soffio  sistolico  alla   punta» 
0  meglio  sulla  tricuspidale  ed  in  coincidenza  con  un  semplice  riflusso 
nelle  giugulari,  nonchò  il  ano  modo  di  comportarsi,  del  tutto  opposto 
a  quello  che  si  ba  nei  vizU  valvolari,  in  rapporto  all'  aumento  ad  alla 
diminazione  della  forza  del  cuore.  Le  indicazioni  terapeutiche   della 
ipersistolia  e  della  stanchezza  cardiaca  si  riassumono  nel  precetto   di 


ÈIBLIOaEAFIA  —  gàkdàbellì  S38 

diminuire  le  resistenze  circolatorie.  A  tal  aopo,  oltreché  il  riposo  ed 
an  rigoroso  regime  dietetico  tornano  yantagglosi  i  blandi  purgativi  di- 
retti a  favorire  la  circolazione  addominale,  i  diuretici,  e  gli  espetto- 
ranti nel  caso  di  grande  accamalo  di  secreto  nei  bronclii.  Mentre  ri- 
serva la  paracentesi  pei  soli  casi  di  eccessiva  distensione  dell*  addome, 
l'Autore  ricorre  invece  molto  frequentemente  alle  incisioni  larghe  e 
profonde  della  cute  negli  arti  edematosi,  cLe  egli  trova  di  nessun  pe- 
ricolo e  sempre  assai  vantaggiose  onde  togliere  Tostacelo  che  in  molti 
casi  gli  edemi  esercitano  sulla  circolazione.  Ritiene  assai  incerta  e  prò- 
blematica  razione  dei  rimedi  cardio  cinetici  i  quali  difficilmente  rispon- 
dono nella  pratica. 

Insufficenza  funzionale  delle  valvole.  —  Per  le  valvole  [sémilunari, 
le  quali  compiono  il  loro  ufficio  in  un  modo  puramente  meccanico,  non 
è  ammissibile  una  insufficenza  funzionale ,  fino  a  quando  le  medesime 
ed  i  rispetttvi  orifici  arteriosi  sleno  normali.  Altrettanto  non  avviene 
per  le  valvole  atrio-ventricolari,  le  quali  sono  regolate  e  sostenute  nella 
loro  funzione  da  potenze  attive,  per  cui  ne  deriva,  che,  indipendente- 
mente da  lesioni  materiali,  paò  avverarsi  la  loro  insufficenza  funzionale 
per  una  semplice  modificazione  della  sostanza  muscolare  del  cuore. 
Quanto  al  processo  di  chiusura  delle  valvole  atrio-ventricolari,  T  Au- 
tore ritiene  che  il  propagarsi  della  contrazione  dagli  atrii  alle  valvole, 
merco  l'azione  associata  delle  fibre   muscolari  longitudinali  e  circolari 
che  della  orecchietta  scendono  nei  segmenti  valvolari,  opera  la  chiusura 
dell'orificio,  che  la  pressione  idrostatica  contribuisce  a  sollevare  le  la- 
mine valvolari,  e  che  i  muscoli  papillari  sono  la  vera  potenza  che  so- 
stiene l'azione  valvolare  nella  valida  contrazione  dei  vantricoli.  In  base 
a  questo  concetto  fisiologico  stabilisce  una  insufficienza  funzionale 
adinamica^  la  più  frequente  ad  osservarsi,  ed  il  cui  meccanismo  di- 
pende dalla  debilitata  azione  cardiaca.  Nei  casi  di  disordinata  innerva- 
zione del  cuore  ammette  che  possa  avverarsi  un  disaccordo  nelTazione 
del  singoli  fasci  muscolari  e  tale  da  dar  luogo  ad  un' insufficenza  fun^ 
zionale  atossica.  La  firequenza  eccessiva  del  cuore,  rendendo  meno  com- 
plete le  sistoli  e  secondariamente  meno  energica  razione  dei  muscoli 
papillari,  può  pure  essere  una  facile  causa  di  ìnsufflceuza  funzionale. 
Da  ultimo  richiama  in  modo  particolare  l'attenzione  dei  pratici  sul  modo 
di  interpretare  Tinsufficenza  atrio- ventricolare  che  accompagna  la  grande 
dilatazione  del  cuore.  Asserisce  che  non  sempre  l' insufficenza  relativa 
ò  data  dalPaliargamento  delPorificio,  il  quale  in  parecchi  casi  conser- 
vasi di  ampiezza  normale,  malgrado  una  grande  dilatazione  del  ventri- 
coli; in  tal  caso  il  soffio  sistolico  intensamente  avvertito  in  vita  sui 
foooli^  della  mitrale  e  della  tricuspidale,  non  può  essere  altrimenti  in- 
terpretato che  subordinando  l' insufficenza  alla  difléttosa  funzione  dei 
muscoli  papillari,  i  quali  strettamente  uniti,  per  mezzo  di  trabecoie  mu- 
scolari alle  pareti  dei  ventricoli,  non  possono  nei  gradi  eccessivi  di  di- 
latazione allungarsi  al  punto  da  compensare  l'allargamento  del  ventri* 


S84  BIBUOGRAPIA  —  CAraABBLU 

colo.  Qaesto  UMo  è  più  bacile  ai  osserTarsi  nella  tricuspidale,  atteso  ìm^ 
più  debole  maaoolatara  del  cuor  destro  e  la  soa  maggiore  facilità  a 
dilatarsi.  LMoscffioenza  delle  Taivole  semiloBari  si  avvera  solo  nel  caso 
di  anmentata  ampiesia  deirorifloio  arterioso ,  sasse^ente  a  dilatazione 
Tcntrioolare.  Ammette  come  dubbia  assai  la  possibilità  di  una  inaoitt- 
cenza  delle  yalvole  arteriose  devota  ad  on  loro  stato  di  flacidezsa  e  di 
poca  resistenza,  e  crede  che  ad  una  tal  causa  potrebbero  forse  attri* 
bnirsi  quei  rumori  diastolici  manifestissimi»  che  talvolta  transitoria- 
mente si  avvertono  nella  clorosi  e  nella  anemia.  L' insofdcenza  valvo» 
lare  può  pure  avvenire  per  dilatazione  della  stessa  arteria  e  1*  Aatone 
crede  che  neirallargamento  deiroriflcio  contribuisca  assai  più  la  dila-* 
tazione  dell'arteria  nella  sua  origine  che  non  quella  dei  ventricolo.  Sog- 
giunge che  nella  chiusura  dell*  orificio  arterioso  T  avvicinamento  dei 
margini  valvolari  avvenendo  nel  cavo  dell'arteria  e  ad  un  livello  al- 
quanto superiore  al  piano  deiroriflcio,  ne  deriva,  che  pur  restando  im* 
modificato  quesVultimo,  se  il  diametro  deirarterla  ò  aumeatato,  gli  orli 
valvolari  potranno  essere  più  o  meno  tenuti  lontani  nel  momento  deWa 
chiusura.  In  tal  modo  spiega  i  rumori  diastolici  che  talvolta  si  sentono 
sui  punti  speciali  delPaorta  e  della  polmonare  e  che  si  credono  dovati  ad 
insuffioenza  delle  sigmoidi  per  processo  ad  esse  propagatosi  di  endoar- 
terite  deformante,  mentre  alFautossia  non  si  trova  che  la  dilatazione  del 
vaso,  essendo  normali  le  valvole  e  roriflcio  corrispondente.  A  questo 
punto  l'Autore  lamenta  la  trascuranza  colla  quale  i  pratici  considerano 
rinsufficienza  funzionale  delle  valvole  del  cuore  che  egli  crede  molto  tte- 
quente  ad  incontrarsi  nella  pratica.  U  palpito  nervoso,  Tirritazione  e  le  pa- 
ralisi del  vago,  opperò  lo  stesso  morbo  di  Basedow  possono  esaere  cagione 
di  ÌDsufficenza  valvolare,  alla  quale  ò  pure  da  attribuirsi  quel  rumore  di 
soffio  sistolico  che  si  avverte  alla  punta  del  cuore  neir  itterizia,  e  che 
insieme  al  polso  raro  rappresenta  un   fenomeno  della  irritazione  del 
vago.  Asserisce  che  i  rumori  anemici  od  inorganici  in  molti  casi  sono 
espressione  di  una  vera  insuffioenza  funzionale,  la  quale  spesso  può  ac- 
compagnarsi ad  un  notevole  grado  di  dilatazione  del  cuore.  Da  altimo 
nota  cbe  inaufficenxe  funzionali  possono  essere  consecutìve  a  lesioni 
vaivolari;  cosi  un  rumore  sistolico  sulla  tricuspidale  o  diastolioo  suUa 
polmonare  può  segnare  un'  insuffioenza  funzionale  della  tricuspide  o 
delle  sigmoidi  polmonari,  consecutive  ad  insufficenza  organica  della  mi- 
trale, allo  stesso  modo  che  un  soffio  sistolico  stdla  mitrale  può  mani- 
festarsi neir  insufficenza  aortica  in  seguito  a  dilaUzione  o  ad  indeboli- 
mento della  muscolatura  del  ventricolo  sinistro.  Soggiunge  che  nella 
stenosi  o  neìV  insufficenza  della  mitrale^  la  turgidezza^  il  pofso  viei- 
W?e  nelle  giugulari,  od  un  rumore  sistolico  verso  l'appendice  enHfor^ 
me  opiù  in  fuori,  sogliono  essere,  prima  degli  altri  fatti,  i  forieri  della 
eccessiva  disters  one  e  della  impotenza  del  ventricolo  destro.  (Pag.  499). 
LMnsufflcienza  funzionale  della  tricuspide  può  derivare  ààWaumento  di 
tensione  sanguigna  nel  ventricolo  destro,  per  impedito  deflusso  delia 


BIÉLIOGRAFIA  •*  CARDARELLI  gSb 

arteria  polmonare  e  senna  notevole  dilatazione  del  ventrieoìo  deetro 
a  qaesta  vanno  attribuiti  qaei  rumori  che  acutamente,  ed  in  modo  tran* 
sitorio  81  vedono  comparire  nella  tricuspide  in  pneumoniti  con  teteso 
èdèma f  od  in  bronehiti  diffuse^  ed  i  polet  venosi  che  si  hanno  in  que- 
ste malattie  ed  in  altre  consimili,  senza  che  si  possa  dimostrare  una 
notevole  dilatazione  della  cavità  destra  del  caore.  L^  Autore  avrer^ 
tali  insufflcenze  transitorie  prevalentemente  nel  catarri  bronchiali  acuti 
dififusi,  e  specialmente  nei  bambini,  aoziohò  nelle  affezioni  croniche,  quali 
renflsema  in  cui  IMpertrofla  compensativa  dei  muscoli  papillari  fa  in 
modo  che  ad  onta  della  dilatazione,  essi  valgano  a  prevenire  V  insofli- 
oenza.  Reputa  Importante  dal  punto  di  vista  diagnostico  di  distin- 
guere rinsufflcenza  relativa  dalla  funzionale  nella  quale  il  difetto^ 
anzichò  nell*oriticio,  risiede  nelle  valvole  stesse  sconcertate  nella  loro 
funzione.  I  segni  clinici  di  queste  alterazioni  funzionali  del  cuore  sono 
gli  stessi  che  si  hanno  nella  insufflcenza  organica.  In  ambedue  può 
mancare  il  rumore  proprio  dell'  insufficenza ,  e  ciò  avverrà  tanto  più 
nella  funzionale,  in  cui  sono  anche  più  làciil  l  disturbi  generali  di  cir- 
eolo,  attese  le  condizioni  speciali  di  debolezza  cardiaca  iu  cui  essa  si 
veriflca.  La  diagnosi  delP  insufficenza  funzionale  della  trioìMpide  è 
facile  e  si  basa  sulla  conoscenza  delle  cause  capaci  di  determinarla 
noncfaò  sulla  estrema  rarità  del  vlzll  organici  del  cuor  destro.  Estre- 
mamente rara  ò  la  insufficenza  delle  sigmoidi  la  quale  ò  rivelata 
da  un  rumore  dlustolico  nel  secondo  spazio  intercostale  sinistro ,  e 
che  circoscritto  più  o  meno  in  vicinanza  del  bordo  sternale,  non  si  pro- 
paga in  basso  lungo  lo  sterno,  nò  In  alto  lungo  l'aorta.  Maggiori  difd- 
coltà  &i  presentano  nella  diagnosi  della  insufflcenza  delia  mitrale,  la 
quale  spesso  va  confusa  con  i  rumori  anemici,  e  col  sfregamenti  peri- 
cardici.  Più  che  al  carattere  di  dolcezza  del  rumore,  T  Autore  dà  im- 
portanza alle  facili  modificazioni  di  sede,  di  forza  e  di  carattere  che  11 
medesimo  può  subire  anche  durante  una  stessa  osservazione.  Crede  im- 
possibile una  diagnosi  differenziale  tra  IMnsufflcenza  relativa  ed  orga- 
nica, e  perciò  che  riguarda  la  insufflcenza  relativa  della  mitrale  ritiene 
che  nella  clorosi,  nella  anemia  ed  in  tutte  quelle  cachessie,  in  cai  si  ha 
nn  sofflo  sistolico  sulla  mitrale,  ò  più  giusto  il  pensare  ali*  insufficenza 
funzionale  anzichò  alla  relativa,  perchò  non  vi  si  nota  mal  tanta  dila- 
tazione del  cuore  da  poter  rendere  l'orificio  insufficente.  L' insufficenza 
aortica  relativa  ò  più  frequente  nella  pratica  di  quanto  suole  credersi, 
e  V  Autore  sull*  appoggio  di  molte  autopsie  asserisce  che  quei  soffi! 
ampil  non  molto  aspri  che  sì  sentono  sulle  sigmoidi  e  che  si  propagano 
in  basso  lungo  lo  sterno,  possono  essere  dipendenti  più  dalla  grande 
ampiezza  dell'oriflcio  che  dallo  stato  delle  valvole.  Conclude  che  a  lato 
dell'insufficenza  organica  delle  valvole ,  spesso  sta  un'  insufficenza  re- 
lativa, la  qua'e  talvolta  ò  la  sola  che  trovi  riscontro  alla  tavola  au.i^ 
tomica. 

Dott.  Enrico  Gomìni. 


^6  BlBLIOaRAFIA  —  DUNAliT 

Qnatrième  Congrès  tnÉernafomil  d'Jafygièiie  et  de  né^ 
mograpliie  It  Genere  (  da  4  an  9  septombre  1S8S  )•  — 

Ojmpies'iendus  et  mémoires  puòliés  par  le  Prof.  Dunant,  secrétaire 
généralf  eeCé  Tome  L  Genève  1883. 

In  grazia  dell'  atilvissimo  aegretario  generale,  prof.  Dnnant,  gli  atti 
del  Congresso  vennero  compilati  con  una  esattezza  e  con  una  soUeoi- 
tadine,  che  non  potrebbero  essere  abbastanza  lodate  (1).  Il  primo  volarne 
di  557  pagine»  e  con  tre  grandi  tavole  graficheVvlde  la  Ince  entro  i  ael 
mesi  dalla  data  del  Congresso;  esempio  questo  di  una  solerte  iaborio- 
sitàt  meritevole  d*essere  encomiata  ed  imitata. 

Per  non  estendere  eccessivamente  i  confini  di  questa  Riylsta»  toc- 
cherò soltanto  delle  principali  discussioni,  che  si  svolsero  nelle  adunanze 
generali,  ed  in  quelle  della  1.*  sezione* 

I.  — >  Nell'adunanza  generale  del  5  settembre  il  prof.  Pasteur  trattò 
l'argomento,  di  cai  oggi  tanto  si  discorre,  Vatientutziofic  dei  virue. 

Il  primo  virus  ad  essere  attenuato,  fu  quello  del  cholera  dei  polli  (1880). 
Per  un'azione  combinata  dell'ossigeno  dell'aria  e  delia  temperatura,  an 
virus  può  essere  attenuato  nella  sua  virulenza,  senza  variare  nella  sua 
morfologia,  ma  acquistando  proprietà,  che  trasmette  a^  suoi  germi  coi 
mezzo  della  coltura,  proprietà  per  le  quali  si  ottiene  la  produzione  di 
una  malattia  d'identica  natura,  ma  as8  i  più  lieve  e  passeggiera,  ma- 
lattia che  preserva  l'organismo  che  l' h.^  subita  dai  contrarre  le  forme 
più  gravi. 

Il  microbio  del  cholera  dei  polli  conservato  a  contatto  dell'aria  fredda 
in  pochi  mesi  perde  della  sua  viralenza,  mentre  mantenuto  lontano  dal 
contatto  deirossigeno  la  sua  virulenza  persiste  per  molti  anni.  Da  qaesta 
prima  osservazione  Pasteur  fu  condotto  a  coltivare  tale  microbio  a 
contatto  dell'aria,  e  ad  una  temperatura  fra  42  e  43  centigradi.  Cosi  si 
ottiene  un  bacillo,  che  non  forma  più  spore,  ma  si  moltiplica  soltanto 
per  divisione,  e  presenta  le  proprietà  del  virus  attenuato. 

Per  il  virus  carbonchioso  Pasteur  osservò  pure,  che  coltivandolo  a 
42*^-43»  a  in  tubi  chiusi  ed  in  tubi  aperti  ai  contatto  dell'aria,  il  primo 
manteneva  la  sua  virulenza,  l'altro  la  perdeva  mano  mano» 

Toussaint  aveva  già  ottenuta  TatteQuazione  del  virus  carbonchioso  scal- 
dandolo, ma  Pasteur  dimostrò  che  con  tale  metoJo  1  bacilli  attenaati 
non  trasmettono  le  loro  nuove  proprietà  ài  bacilli  delle  sncoessive  col- 
ture ;  mentre  aggiungendo  alla  temperatura  anche  l'azione  deirossigeno 
^i  ottiene  questo  risultato  della  massima  importanza. 

Pasteur  nega  che  il  bacillut  antrhade  possa  per  successive  coitala 


(i)  Cosi  Tenne  tenuta  la  promessa  della  quale  ti  fatto  cenno  nel  fkscieolo 
«di  settembre  dello  scorso  anno  di  questo  Oiornale.  (Voi.  OGLXI,  pag*  887). 


BIBLlOaUAFU  —  DUNANT  5&7 

trasformarsi  nel  bafiUlus  mòtilis  del  fieno ,  o  viceversa,  come  fa  an- 
nunciato da  Buchner. 

Uno  dei  virus,  del  quale  più  recentemente  fb  tentata  1*  attenuazione 
dal  Pasteur,  in  coUaborasione  coi  dottori  Ghamberland,  Boux  e  Thnillier, 
ùx  quello  della  Idrofobia.  Senonchò  qui  le  difficoltà  incontrate  furono 
maggiori,  percbò  nella  saliva  delle  persone  e  degli  animali  affetti  da 
idrofobia  s'incontrano  tre  specie  di  microbi  ;  il  bacterio  piogeno  comone 
ohe  uccide  rapidamente  gli  animali  per  pioemia;  un  microbio  speciale 
della  saliva,  che  inoculato  passa  nel  sangue,  si  moltiplica  e  si  coltiva 
nel  brodo  di  vitello,  e  che  produce  febbre  e  morte;  il  microbio,  ancora 
incerto,  produttore  della  idrofobia.  I  due  primi  s'incontrano  anche  nella 
saliva  degli  individui  sani  ;  tuttavia  il  secondo  ò  più  numeroso  nella  sa- 
liva degli  idrofobi.  Coltivando  a  contatto  deirossigeno  questo  microbio 
speciale  della  saliva  (non  d^idrofobi),  Pasteur  giunse  ad  attenuarlo,  ed 
a  produrre  nei  conigli  Timmunità  per  lo  stesso  microbio  virulento*  Que- 
sto caso  speciale  ha  poca  importanza  pratica,  perchò  non  si  conosce 
una  malattia  dovuta  a  questo  microbio  in  particolare,  ma  ha  impor- 
tanza teorica,  perchò  dimostra  che  l'attenuazione  dei  virus  può  otte- 
nersi applicando  sempre  la  medesima  legge. 

Nel  muco  nasale  dei  cavalli  morti  per  febbre  tifoide,  si  trova  un  mi^ 
crobio,  che  ha  una  forma  simile  alia  cifra  8,  con  strozzamento  alquanto 
allungato.  Questo  microbio  trasportato  sui  conigli  produce  una  febbre 
rapidamente  mortale,  e  vi  si  trova  nel  sangue.  Ma  coltivato  nel  brodo 
a  contatto  dell'aria,  per  successive  colture,  riprese  volta  a  volta  colla 
coltura,  che  precedette  di  un  giorno  la  morte  di  ciascuna  serie  di  col- 
ture, si  ottiene  un  virus  attenuato,  che  produce  nei  conigli  ascessi  ta- 
lora vastissimi,  ma  dà  loro  la  resistenza  contro  iMnfezione  la  pia  viru- 
lenta. Anche  qui  Pasteur  fa  notare,  che  non  si  tratta  veramente  dei 
microbio  produttore  della  febbre  tifoide  del  eavallo,  ma  di  un  microbio 
che  trovasi  nel  muco  nasale  di  questi  animali  morti  o  malati  per  tale 
affezione. 

Come  vedesi  l'attenuazione  di  questi  ultimi  due  virus  riesce  di  assai 
minore  importanza,  che  quella  del  virus  carbenchiosa. 

IL  —  Nell'adunanza  generale  del  giorno  6  settembre,  il  prof.  À.  Cor- 
radi espose  la  tesi,  di  non  minore  importanza  ed  interessi,  relativa  alla 
Eziologia  della  tisi  polmonare.  Ricordò  cella  sua  grande  competenza 
Topinione  di  tanti  autori  che  ne  ammettevano  la  contagiosità,  o  ohe  al- 
meno non  avevano  ardire  di  negarla,  finchò  venne  a  toccare  dei  recenti 
studi  sperimentali  di  Villen^in  e  di  Koch.  Invocò  l'osservazione  clinica 
come  la  sola  che  possa  pórre  giustamente  le  questioni ,  e  che  possa 
dare  una  esatta  interpretazione  alle  risultanze  della  patologia  speri- 
mentale. 

Questi  studi  interessano  V  Igiene,  perchò  sui  medesimi  dev'essere  ba- 
sata la  profilassi  speciale  della  tubercolosi.  ^ 

Le  conclusioni  del  prof.  Corradi  furono  già  pubblicate  in  questi  ilfi- 
noli.  (A.  1882,  Voi.  CCLXT,  pag.  324). 


588  BIBUO0RAFIA  —  DUKAlTr 

Il  doti  Leadet,  direttore  della  Scoola  di  medioina  di  Raoen  rifari  il 
rif aitato  di  lunghe  e  non  interrotte  oaservaxionl  relative  a  133  Cuftlglfe' 
di  quella  eittà,  fkmiglle  nelle  qaall  si  ossenrarono  casi  di  morte  per 
taberoolosi. 

Sa  16  matrimonli  in  cai  11  marito  era  tabeNM>Ì080  o  lo  dlTenne  fin 
dal  primi  anni  della  saa  Tita  maritale,  la  moglie  divenne  tabereolosa  & 
▼olte;  ma  In  tre  oasi  però  eranvl  tali  precedenti  anamnestiol,  da  po- 
tersi spiegare  Tlnvaslone  della  malattia  anche  ali*  Infbori  del  contagio 
maritale. 

In  41  matrimoni  Invece  la  tisi  si  manifestò  prima  nella  donna.  la 
questi  casi  tre  volte  soltanto  11  marito  diventò  tabercoloso;  ed  ano  di 
questi  aveva  precedenti  in  famiglia.  L^Antore  condade  adunque  che 
nella  vita  coniugale  11  contagio  della  tabercolosl  è  più  flrequente  dal- 
Tnomo  alla  donna,  che  viceversa. 

Nella  prima  categoria  dei  15  matrimoni,  10  mogli  scamparono  dalla 
tubercolosi,  ma  5  di  queste  ebbero  figli,  che  morirono  tubercolosi.  Que- 
sto fatto  non  sembra  favorevole  al  contagio.  Ma  d*altra  parte  sulle  133^ 
famiglie  osservate  se  ne  contano  23^  che  ebbero^,  3,  e  fin  4  tubercolosa 
contemporaneamente;  il  che  parlerebbe  in  favore  del  contagio. 

L*  Autore  viene  alle  seguenti  conclusioni  : 

A)  Conclusioni  patologiche.  —  1.^  Durante  il  matrimonio  il  contagio 
della  tubercolosi  dal  marito  alla  moglie,  sembra  più  frequente  che  dalla 
moglie  al  marito. 

2.*  La  moglie  non  contaminata  da  un  marito  tubercoloso,  può  pro- 
creare bambini  che  maojono  tisici,  senza  che  essa  sia  alteriormente 
colpita  dalla  stessa  malattia. 

3.*  n  matrimonio  di  persone  tubercolose  affiretta  soventi  Teslto  fatale 
della  malattia. 

4.®  Lo  svilappo  a  breve  intervallo  della  tubercolosi  fra  1  diversi  mem- 
bri d*una  stessa  famiglia,  ò  abbastanza  frequente,  anche  senza  una  pre- 
disposizione ereditaria. 

B)  Conclusioni  igieniche.  —  1.®  Il  matrimonio  dei  tubercolosi  deve 
essere  sconsigliato. 

2.^  La  dispersione  dei  bambini  d' una  famiglia  ove  la  tubercolosi  è 
ereditaria,  ò  da  consigliarsi. 

8.*  L^isolamento  dei  tubercolosi  è  11  più  spesso  impossibile  ad  eflél- 
tuarsi;  infatti  sonvl  dei  tubercolosi  che,  non  solo  in  principio  di  ma- 
lattia, ma  anche  negli  stadi  ulteriori,  possono  continuare  le  loro  occu- 
pazioni, e  ciò  talora  per  un  numero  considerevole  di  anni. 

4.*  LMsolamento  reale  del  malati  non  ò  fàcile  ad  attuarsi  nemmeno 
negli  ospedali. 

Sulla  proposta  del  prof.  Corradi,  (Articolo  11),  di  Institulre  ospedali 
speciali  per  i  tisici,  si  solleva  una  discussione  viva,  fra  i  dottori  Tal- 
Un,  Lubelski,  Smith,  Landowski^  Felix,  e  lo  stesso  prot  Corradi. 

Lubelski  chiede  esperimenti  a  comprovare  se  le  biancherie  personali 


BIBLIOGRAFIA  —  DUNAKT  5S9 

o  di  letto  dei  tisici,  ed  i  loro  sudori,  siano  realmente  tmsmissorl  di 
contagio. 

Smith  Terrebbe  sperimentare  se  Tarla  infetta  delle  fogne  o  delle  abU 
iasioni  agglomerate  e  ristrette  favoriscano  lo  sviluppo  del  bacillo  della  tisi. 

III.  ^  Il  dott  Varrentrapp  di  Pranooforte  espone  i  principii  che  lo  gai- 
davano  nelFideare  la sna proposta  pevìe colonie dU scolari  in  vacanza^ 
gli  ottimi  risaltati  ottenuti.  Egli  al  estende  nel  suo  minuzioso  e  pre* 
ciso  rapporto  anche  ai  più  piocoll  particolari,  per  dare  un  esatto  con- 
cetto della  oi^anizzazione  di  tali  colonie.  I  fanciulli  vi  sono  ammessi 
nell'età  tra  gli  8  ed  i  14  anni;  ne  sono  esclusi  gli  efifettivamente  ma* 
lati.  I  giovanetti  o  le  ragazze  sono  aggruppati  in  colonie  da  10  a  20  e 
sottoposti  ad  nn  sorvegliante  del  medesimo  sesso.  Il  soggiorno  alla  mon- 
tagna dev'essere  nn  vero  tempo  di  vacanza,  ove  nulla  deve  ricordare 
la  scuola.  I  fancinlli  devono  portarsi  del  proprio,  abiti  sufficienti,  e  spe  • 
cialmente  buona  calzatura.  L'alimento  consisterà  soprattutto  in  pane, 
carne,  latte  e  legami.  I  ragazzi  faranno  della  ginnastica,  e  se  occorre 
anche  dell'  idroterapia ,  e  saranno  istruiti  praticamente  sulle  bellezze 
della  natura. 

Enumera  2S  città,  che  hanno  già  fondato  tali  colonie  per  gli  scolari 
poveri  e  malaticci.  La  durata  del  soggiorno  in  montagna  varia  da  due 
a  quattro  settimane. 

L'aumento  di  peso  varia  in  media,  da  chil.  1  ad  1  li2  ma  in  alcuni 
casi  oltrepassò  i  4  chilogrammi. 

Si  osservò  che  queste  colonie  oltre  ai  più  soddisfacenti  risultati  fi- 
sici, producono  anche  eccellenti  efifetti  educativi  e  morali.  Varrentrapp 
non  esclude  le  vacanze  col  sistema  della  dispersione  del  giovani  nelle 
famiglie  dei  coloni,  ma  preferisce  le  piccole  colonie  riunite,  e  rette  da 
abile  e  volonteroso  istitutore. 

De  Cristoforis  e  Pini  espongono  i  risultati  della  prima  colonia  italiana 
fondata  pei  bambini  di  Milano;  Mittendorff  parla  delia  colonia  di  01- 
nevra  e  Lubelski  di  quella  fondata  in  Varsavia  dal  dott.  Markiewicz. 

IV.  —  Nelle  adunanze  generali  dei  giorni  8  e  9  settembre  si  discus- 
sero i  seguenti  argomenti: 

l.«  Influenze  igieniche^  profilattiche  e  terapeutiche  deUe  altitudini'^ 
Lombard,  Bert  e  Marcet  esposero  i  risultati  dei  loro  dòtti  studi. 

2^  Prevenzione  della  cecità;  Rapporti  interessanti  dei  dottori  Hal- 
tenhoff,  Fieuzal  e  Roth. 

Il  dott.  Fanvel  lesse  il  Rapporto  che  conferiva  il  premio  internaz  io- 
naie  al  prof.  Layet  per  la  sua  opera  :  Igiene  e  malattie  dei  contadini^ 

La  2^  parte  del  volume  pubblicato  si  riferisce  ai  lavori  della  1.*  Se- 
zione (Igiene  generale  ed  amministrativa). 

V.  —  Il  doti  Proust  espone  interessanti  considerazioni  d'igiene  inter- 
nazionale, in  vista  di  una  possibile  nuova  propagazione  del  cholera  in  Eu« 
ropa.  Asserisce  che  l' Hedjaz,  regione  ove  siede  La  Mecca,  non  ò  un  fo^ 
colajo  che  dia  origine  al  cholera,  ma  un  terreno  feracissimo  a  svilup^ 


5é0  BIU^IOGRAVU  —  nONANT 

parne  ed  a  moitiplicarne  i  germi  importati  ;  i  qnali  provengono  sempre 
dali*  India,  sia  eoi  pellegrini,  che  arrivano  in  carovane  attraTerso  il  de^ 
serto,  sia  con  qaeHi  che  vi  glangono  per  la  via  del  mare.  La  regola 
generale  però  ò  segnata  da  questi  ultimi;  come  si  potò  confermare  neUe 
epidemie  di  cholera  occorse  alla  Mecoa  dorante  gli  anni  18dS^  1872, 
1OT7  e  18Si.  È  noto  come  il  cholera  del  18d5  portato  dalla  Meooa  in 
Bgitto,  invase  tosto  V  Europa  e  vi  mantenne  durevole  epidemia,  ohe  per 
parecchi  anni  devastò  molti  paesi  europei.  Le  misure  d*  igiene  interna- 
zionale ooncordate  prima  a  Costantinopoli  nella  conferenza  del  1865  e 
meglio  definite  a  Vienna  nel  1873  applicate  con  giusto  rigore,  salva- 
rono l'Europa  dalle  possibili  invasioni  cholerose  degli  anni  1872;  1977 
e  1881. 

Il  dott«  Proust  nota  questi  fatti  per  dimostrare,  come  le  previsioni 
degli  igienisti  siansl  confermate,  e  come  convenga  perciò  insistere  nella 
rigorosa  applicazione  delle  misure  prescritte. 

V  Europa  deve  specialmente  proporsi  di  proteggere  1*  Egitto  contro 
rimportazione  del  cholera  fattovi  dai  pellegrini  ohe  ritornano  a  Suez 
per  la  via  del  mare.  Preservando  V  Egitto,  V  Europa  ò  difesa  ;  ma  se 
l'Egitto  ò  invaso  non  vi  ha  più  barriera  che  protegga  T Europa.  Le 
potenze  europee  devono  quindi  dare  forza  ed  autorità  al  Consiglio  sa- 
nitario intemazionale  di  Alessandria,  che  ò  una  Commissione  composta 
di  delegati  dei  diversi  paesi. 

Il  dott.  Fauvel  richiama  l' attenzione  del  Congresso  sulla  possibilità 
d^importare  il  cholera  in  Egitto,  e  quindi  anche  in  Europa,  eoi  mezzo 
delle  truppe,  che  T  Inghilterra  trasportò  dall'  India  in  Egitto,  dorante 
la  recente  guerra;  e  quindi  espose  la  necessità  di  procedere  anche  per 
questa  via  a  visite  e  quarantene  rigorose. 

Il  dott.  Ovile,  di  Madrid ,  espone  un  esteso  rapporto,  nel  qnale  egli 
buon  conoscitore  delle  regioni  e  dei  costumi  della  costa  d' Africa ,  di- 
mostra la  possibilità  che  V  Europa  sia  invasa  anche  per  altre  vie,  e 
specialmente  per  quella  del  Marocco. 

IV.  —  Il  professore  Arnould  legge  un  interessante  e  voluminoso  rap- 
porto sulla  eziologia  e  profilassi  della  febbre  tifoidea;  di  questa  malattia, 
che  ÙL  tante  vittime  specialmente  nella  classe  più  robusta  delle  popolazioni, 
e  coglie  nel  fior  dell'età,  ed  in  mezzo  alla  più  florida  salute.  Discasse 
il  valore  di  molte  fra  le  più  attendibili  teorie  emesse  a  spiegare  la 
oscura  eziologia  di  questo  morbo,  e  si  fermò  con  predilezione  solla  teo- 
ria micro-parassltaria,  accettando  di  preferenza  la  descrizione  del  mi- 
crobio datane  da  Eberth  (di  Zurigo)  negli  Archìvi  di  Virchownel  1880 
e  1881.  Tale  microbio  avrebbe  forma  di  bacillo,  alqui^nto  fàsiforme,  ad 
estremità  arrotondate,  e  che  visti  in  isbieco  e  perpendicolarmente  pos- 
sono assomigliare  a  micrococchi.  In  rari  casi  tali  bacilli  contendono 
spore.  Carattere  distintivo  di  questi  sarebbe  una  debolissima  colorazione 
ottenuta  col  violetto  di  metile,  al  contrario  dì  ciò  che  avviene  pop  fl 
liacterio  della  putre&zione,  che  assomiglia  molto  a  quello  della  tifoide^ 


BIBLIOGRAFIA  —  DUNANT  541 

ma  si  colora  fortemente.  Il  baoillo  grosso  e  corto  (baoterio)  descritto 
da  Eberth  ò  anche  accettato  da  Roberto  Koch  ;  al  contrario  del  fila- 
menti descritti  da  Elebs,  che  hanno  tutta  l'apparenza  del  comuni  bac- 
terl  della  putrefazione;  e  cosi  sarebbe  anche  dei  miorococchi  di  cai 
parlò  Letzerich. 

Il  parassita  della  febbre  tifoide  secondo  Eberth  non  sì  troverebbe  che 
nelle  ghiandole  del  Peyer  e  nella  milza  ;  secondo  altri  autori  invade- 
rebbe anche  il  fegato»  i  reni,  i  polmoni,  le  meaingi|  eco» 

H  prof.  Arnonld  riassame  i  risultati  delle  osservazioni,  talora  con- 
tradditorie, e  qualche  volta  anche  inattendibili,  cui  giunsero  gli  autor 
che  studiarono  di  preferenza  la  malattia  dal  punto  di  vista  micro-pa^ 
rassitario,  fra  i  quali  non  tralascia  di  citare  il  prof.  Tizzoni;  ma  con- 
clude molto  giustamente  che ,  per  quanto  i  risaltati  siano  ancora  al- 
quanto incerti,  non  si  deve  gettare  il  minimo  discredito  su  questi  la- 
vori, il  cui  indirizzo  ò  eminentemente  scientifico,  e  Tesecuzione  difficile 
e  delicata.  Per  ora  dobbiamo  limitarci  a  concludere  che  in  molti  casi 
di  febbre  tifoide  il  sangue  e  taluni  organi  e  tessuti  contengono  real- 
mente dei  microrganismi,  che  non  vi  si  trovano  mai  nello  stato  di  sa- 
lute. Durante  lo  stato  normale,  soltanto  il  tubo  gastro-enterico,  e  le  vie 
aeree  contengono  bacterl. 

L' Autore  accetta  la  teoria  tellurica  della  febbre  tifoide,  ma  non  pre- 
cisamente nei  termini  di  Pettenkofer,  bensì  piuttosto  in  quelli  più  re- 
centi del  dott.  Port,  di  Monaco.  La  febbre  tifoide  ha  una  diretta  dipen- 
denza dal  suolo;  ma  la  disposizione  individuale  ò  indispensabile  per 
contrarre  la  malattia. 

L*  Autore  ò  poco  disposto  ad  ammettere,  che  Tacqna  potabile  sia  fa- 
cile veicolo  del  miasma  tifogeno  ;  Tarla,  specialmente  quella  che  emana 
dal  suolo,  trasporta  con  so  il  germe  infettante.  Il  dott.  Port  nega 
recisamente  la  Trinhwasseriheoriet  che  sarebbe  invece  ammessa  dai 
doti  Wolfsteiner,  pure  di  Monaco. 

Il  prof.  Àrnould  non  nega  la  possibilità  d^una  trasmissione  per  mezzo 
delle  acque  potabili,  ma  ritiene  che  questo  sia  il  caso  meno  frequente. 
L'aria  sarebbe  il  principale  veicolo  dei  germi  :  i  quali  ben  di  rado  si 
portano  direttamente  dal  malato  al  sano  ;  più  spesso  vanno  dal  malato 
al  suolo,  e  da  questo  agli  Individui  esposti  al  contagio.  La  ragione  di 
questo  fatto  starebbe,  secondo  l'Arnould,  non  tanto  nella  teoria  della 
necessaria  coltura  del  bacillo  tifoso  nel  suolo  come  mezzo  di  speciale 
coltivazione,  o  di  generazione  alternante,  quanto  nel  fatto  che  il  veleno 
tifoso  ò  rejetto  dal  malato  insieme  a  sostanze  liquide,  che  ne  impedi- 
scono la  esalazione  neir  aria.  Mentre  poi  il  tempo  caldo  ed  asciutto, 
rendendo  secche  le  sostanze  tifogene  alla  superficie  del  snolo,  ne  favo- 
risce la  polverizzazione  e  la  esalazione.  Ma  non  Tarla  che  contiene  ema- 
nazioni organiche  genera  la  febbre  tifoide,  bensì  quella  soltanto  che 
contiene  emanazioni  specifiche. 

L'Autore  riferisce  storie  di  casi  dimostranti  ohe  il  germe  tifoso  rest^ 


f42  BIBLIOaRAFIA  —  DUNAirr 

lonc^amente  imprigionato  nell'  individuo  cbe  lo  portava,  e  scoppiò  sol* 
tanto  al  avvenendo  di  determinate  circoatans^ 

Analizzando  le  storie  di  epidemie  di  febbri  tifoidee  dovnte  agli  ali- 
menti, r  Autore  conclade  trattarsi  qnì  probabilmente  di  altre  affezioni, 
aimili,  ma  non  eguali,  alla  malattia  in  discorso. 

Ma  il  virus  tifoso  non  attecchisce  cbe  negli  organismi  disposti  ad  ao* 
cordargli  una  favorevole  recettività  ;  la  quale  viene  a  cessare  per  ef- 
fetto di  un  precedente  attacco.  L'età  soprattutto  è  condizione  propizia; 
dai  16  ai  40  anni  ;  ma  il  massimo  si  osserva  dal  20  al  28  anni 

L'abitudine  a  vivere  In  mezzo  alle  emanazioni  tifogene  produce  nel- 
Torganismo  una  speciale  vaccinazione,  cbe  lo  rende  meno  sascettibile 
alle  infezioni;  mentre  11  vivere  nelParia  pura  del  campi,  rende  i  gio- 
vani coscritti  molto  suscettibili  dUnfermare  di  tifoide  appena  rincUast 
nelle  caserme  delle  grandi  città. 

Anche  le  fatiche  eccessive,  le  passioni  deprimenti,  gli  eccessi  nei  vizi 
e  nei  bagordi,  consumando  le  resistenze  organiche,  dispongoio  gif  in- 
dividui a  resistere  meno  alia  infezione  tifosa. 

Esaurita  Tamplissima  quistione  della  eziologia,  passò  l'Autore  a  quella 
della  profilassi,  la  quale  viene  naturalmente  a  modellarsi  in  [armoiùa 
<solla  prima. 

Proteggere  II  suolo  del  luoghi  abitati  contro  l'inquinamento  da  so- 
stanze organiche,  ma  specialmente  allontanare  dalle  abitazioni  e  dagli 
aggregati  di  abit'izioni  le  materie  escrementizie  ;  al  quale  scopo  l' Au- 
tore propende  per  una  buona  canalizzazione  generale.  Provvedere  le 
città  di  buone  acque  potabili,  condottevi  da  sorgenti  pure  col  mezzo  di 
eanale.  Costrurre  le  abitazioni  per  molo,  che  siavi  facile  ventila- 
zione. Mantenere  pulitissime  le  vie  delle  città.  Evacuare  il  fooolijo 
tifogeno,  tutte  le  volte  che  si  manifesti  un'  endemia  d^abitazione.  Nulla 
può  farsi  per  modificare  la  recettività,  salvo  il  caso  in  cui  si  trovasse 
modo  di  attenuare  anche  il  virus  tifoso.  I  germi  tifosi  essendo  sparsi 
ovunque,  si  deve  tentare  di  spegnerli  colla  maggloret  possibile  nettezza 
generale  ed  individuale. 

Durante  una  endemia  od  epidemia  di  tifoide,  si  dovrà  trattare  le  so- 
stanze rejette  dal  malato,  ed  11  malato  stesso,  cogli  stessi  mezzi  disin- 
fettanti come  se  si  trattasse  di  malattia  dovuta  decisamente  ad  un  pa- 
rassita.; quindi  relativo  isolamento  ;  allontanamento  delle  persone  che 
offrono  la  maggiore  recettività  ;  evacuazione  del  focolc^o  tifogeno  ;  di* 
sinfezione  generale  e  speciale. 

Il  dott.  Crenville  prese  in  seguito  a  discorrere  per  riferire  con  me- 
todo statistico  e  con  ottime  considerazioni  l'andamento  delle  endemie 
di  febbre  tifoidea  in  Losanna,  esponendo  le  osservazioni  proprie  e  del 
dott.  De  la  Harpe.  Risulta  da  questi  studi  che  i  lavori  di  rimozione  del 
snolo,  le  canalizzazioni,  le  aperture  di  fossati,  gli  scavi  per  le  nuove 
costruzioni,  ecc.,  furono  sempre  accompagnati  da  recrudescenza  nelle 
■endemie  tifose. 


BIBLIOaUAFIA  -^  DUNA  NT  543 

L'inqainamento  delle  acque  potabili  ò  pare  una  delle  priQcipali  cause 
predisponenti  alla  febbre  tifoide;  tanto  cbe  il  migliore  approvvigiona- 
mento di  acque  potabili  eseguito  nel  1877  fu  subito  seguito  da  una  mar» 
oatisstma  e  costante  dimlUuzione  delle  febbri  tifoidee  nella  città.  Una 
tavola  grafica  ne  dimostra  con  esattezza  il  rapporto  dei  fatti  osservati. 
Il  dott.  Proust  espone  alla  Sezione  il  Programma  già  da  lui  redatto 
per  ordinare  gli  studi  sulla  eziologia  della  febbre  tifoide  su  basi  uni- 
formi; chieUendo  che  venga  nominata  una  Commissione  internazionale 
scientìfica,  incaricata  di  dirigere  tali  osservazioni,  e  di  redigere  il  la- 
Toro  di  sintesi  da  presentarsi  ai  futuri  congressi  d'igiene. 

Il  dott.  Soyka  di  Monaco,  assistente  di  Pettenkofer,  espone  in  una 
breve  memoria  importantissimi  studi  sulla  influenza  delle  condizioni  del 
suolo,  e  specialmente  del  livello  delle  acque  sotterranee,  rispetto  alle 
endemie  di  febbre  tifoidea.  Queste  osservazioni  riescono  dimostrative 
mediante  una  carta  grafica,  dalla  quale  risulta  che  dal  185d  al  1881:  in 
Monaco,  ad  ogni  innalzamento  di  livello  delle  aeque,  corrisponde  un  ab- 
bassamento nelle  cifre  di  mortalità,  e  viceversa. 

VII.  —  La  questione  della  febbe  tifoidea  occupò  per  la  sua  Importanza, 
la  magglor*parte  del  tempo  della  1.*  Sezione.  Nell'adunanze  successive  si 
trattarono  le  quistioni  sull*  alcoolismo,  sul  riposo  domenicale,  e  sulla 
febbre  gialla.  Su  quest'ultimo  argomento  parlarono  con  grande  compe- 
tenza il  dott  Fermento  di  Nuova  Orleans;  il  dott.  Bourra,  professore 
di  patologia  esotica  e  d' igiene  alla  scuola  di  Rochefort  ;  il  dottor  Da 
Silva  Amado,  professore  d'igiene  a  Lisbona.  Una  carta  geografica,  re-  - 
datta  dal  dott.  Ferré  sotto  la  direzione  del  prof.  Layet,  espone  a  colpo, 
d^oochio  la  via  percorsa  dalle  più  recenti  e  più  gravi  epidemie  di  feb- 
bre gialla,  nò  vi  fu  dimenticata  quella  unica  che  riguarda  T  Italia,  e  che 
'l        nel  1804  colpiva  Livorno. 

Il  volume  importantissimo  termina  col  catalogo  degli  oggetti  pre- 

^     *  sentati  alla  esposizione  ;  e  colla  statistica  dei  membri  che  presero  parte 

''       al  Congresso^  dalla  quale  risulta  che  sui  528  membri  aderenti,  452  pre- 

^       sero  effettivamente  parte  al  Congresso,  e  fra  questi  sì  contavano  ben  43 

ItalianL  G.  Sormani. 


ZAMPA  RAFFAELE.  —  Bella  salate  pubbliea  e  delFordi* 
namento  del  serrizio  sanitario  in  Italia.  Relazióne  alVo^ 
norevoìe  signor  Ministro  delVIntemo.  Pisa  Vannucci,  1883,  4*. 

Ecco  un  opuscolo  che  per  diverse  ragioni  dovrà  dare  a  pensare  al- 
TonoTevole  Ministro  degli  affari  interni;  a  noi  basterebbe  vi  pensasse 
per  qnel  tanto  che  importa  airamministrazione  sanitaria,  la  quale  ò  or- 
mai tempo  sia  riguardata  non  dirò,  come  suol  dirsi,  con  occhio  beni- 


544  BIBLIOGEAFIA  —  ZAMPA 

gno,  perohò  non  si  tratta  di  accattarle  fovori,  bensì  con  occhio  acato 
e  sollecito,  trattanosi  in  fin  dei  conti  della  pabblica  salate,  che  ò  fon- 
damento e  nerbo  della  prosperità  dello  Stato. 

n  dott  Zampa  non  dice,  nò  chiede  cose  sostanzialmente  nuove  ;  ma 
il  sno  dire  e  chiedere  acquista  particolare  importanza  dappoiché ,    egli 
è  addetto  a  quella  parte  del  Ministero  di  cui  denuda  le  piaghe,  e  chia- 
matovi da  poco  tempo  per  assisterla  nei  negozi  coneementi  la  può- 
dìica  salute.  La  quale  chiamata  non  ò  senza  significato,  anzi  ha  molto 
Talora  perchò  mostra  come  pur  là  entro  sia  sentita  la  necessità  d'avere 
il  consiglio  e  Topera  di  medico  esperto  in  simili  nego^  ;  di  essa  noi  ci 
compiacevamo  come  segno  di  migliori  intenzioni,  come  primo  passo  a 
maggiori  acquisti,  i  quali  si  sarebbero  conseguiti   senza  dubbio  perse- 
verando iLsque  ad  finem.  Ma  questa  via  ò  sembrata  all'  Autore  troppo 
lenta,  o  poco  gloriosa  ;  ha  preferito  di  dare  Tassalto  alla  rocca,  che  forse 
all'  impeto  potrà  resistere,  laddova  che  al  lento  assedio  avrebbe  dorato 
cedere.  Comunque,  a  noi,  sollevandoci  dalle  quistionl  e  di  persone  e  di 
disciplina,  non  resta  ora  se  non  che  augurare  vengano  accolte  le  pro- 
poste, diremo  fondamentali,  della  Relazione,  ossia  che  il  superiore  *er- 
vizio  di  sanità  sia  reso  indipendente  da  ogni  alira  amministraMione 
e  sia  retto  dal  criterio  scientifico  (I);  che  il  servizio  di  medicina  pub- 
blica nei  comuni  e  nelle  provinole,  debitamente  corretto,  sia  coordinato 
a  quello  delVufflcio  centrale  così  riformato.  Possano  finalmente  avere 
ascolto  queste  nuove  voci  in  quelle  aule  dove  le  prime  risonarono  in- 
vano :  sia  di  esse  come  dell'  eco,  la  quale  meglio  del  suono  ohe  la  ge- 
nera colpisce  rorecchio! 


(1)  €  La  sezione  di  sanità  si  trasformi  in  ufficio  a  aò  sotto  la  immediata 
dipendenza  del  ministro  deirinterno  ;  che  il  detto  ufficio  sia  retto  da  uomini 
di  scienza;  abbia  un  medico  direttore  o  capo  di  divisione,  e  un  medico  vice 
direttore  o  capo  sezione:  uno  dei  due  funzionerà  da  segretario  del  Consiglio 
superiore  di  sanità,  i  cui  atti,  corrispondenze,  ecc.,  verranno  mandati  innanzi 
neirnfflcio  medesimo:  che  rimangano  a  questo  due  segretari  e  due  contahili, 
come  sono  al  presente,  1  primi  pei  negozi  di  ordine  amministrativo  e  ^uri- 
dico,  i  secondi  per  la  contabilità  e  pei  lavori  statistici  (pag.  69).  » 


i> 


"V-A-K/IETA. 


Oongresso  internazionale  in  Napoli  per  V  Idrologia  e 
la  dlimatologia.  —  Qaesto  Congresso  bandito  dapprima  per  il  1882, 
diflérito  qnindi  al  1884,  viene  nuovamente  protratto  airanno  sncoesslvo, 
e  ciò  perchè  all'  aprirsi  del  1885  nn  grande  avvenimento  si  compirà  in 
Napoli  ed  importante  non  solo  sotto  il  lato  igienico,  ma  altresì  clima- 
tologico,  l'arrivo  cioò  delle  acque  del  Serino,  da  tanto  tempo  sospirate. 

La  Commissione  esecutrice  trasportando  il  Congresso  Idrologico  Ano  a 
quel  momento  si  propone  di  solennizzare  degnamente  un'opera  di  tanta 
utilità  pubblica  e  privata  ed  insieme  di  e  fruire  del  concorso  e  dell'atti- 
vità scientifica  di  tutte  le  persone  tecniche,  che  onorando,  nella  fausta 
occasione,  il  paese  della  loro  presenza,  potranno  prendere  utilmente 
parte  alle  nostre  discussioni.  > 

Un'altra  ragione  non  meno  importante  ha  suggerito,  essa  dice,  la  op- 
portunità di  questo  differimento:  quella,  cioò,  di  dar  tempo  ai  proprie- 
tarli,  ai  Comuni,  alle  Provincie,  ecc.,  di  provvedere,  volendo,  alle  ana- 
lisi delle  rispettive  loro  acque  minerali,  qualora  amino  di  farle  figurare 
neirEsposizione  che  andrà  unita  al  Congresso,  e  formarne,  se  non  un 
argomento  d'industria,  almeno  di  lustro  pel  proprio  paese* 

Inoltre  l' indicato  Congresso  non  è  fatto  nell'  interesse  soltanto  di 
Napoli ,  bensì  di  tutta  V  Italia ,  e  principalmente  delle  provinole  del 
mezzogiorno,  dove  il  numero  delle  acque  minerali  è  maggiore  siVnia 
poco  conosciute  ed  apprezzate.  Ed  è  indubitato,  che  esso  riuscirà  tanto 
più  solenne  ed  autorevole,  quanto  maggiore  sarà  la  contribuzione  dei 
singoli  espositori ,  avvertendo ,  che  delle  acque  sfornite  di  qualunque 
analisi  il  Congresso  non  potrà  tenere  verun  conto. 

Esposizione  generale  italiana  in  Torino  —  1884.  --- 
In  questa  Mostra  nazionale  sarà  fatto  all'  Igiene  largo  posto ,  ed  ò  già 
buon  segno  il  vedere  che  alla  Commissione  di  previdenza  ed  assistenza 
pubblica  è  stata  aggiunta  una  Sottocommissione  d' Igiene^  a  cui  sta  a 
capo  il  prof.  Luigi  Pagliani,  che  ò  Presidente  della  Sezione  Piemontese 
della  R,  Società  italiana  d' Igiene,  alla  quale  Società  appunto  si  deve 
principalmente  se  nella  precedente  Mostra  tenuta  in  Milano,  T  Igiene 
potò  figurarvi  in  modo  distinto. 

Ora  in  questa  di  Torino,  la  prima  Classe  della  XI  Sezione  della 
Esposizione  Generale,  che  comprende  quanto  si  riferisce  all'Igiene,  ò 
riservata  alla  Statistica,  alla  Geografia  medica  ed  alla  Topografia  sa* 
nitaria.  La  1.*  Categoria  {Statistica)  è  suddivisa  in  Statistica  demo^ 
4frafi€a  e  Statistica  medica. 

Rivista,  35 


^(5  vawbtì 

Clasohedutt  Espotótore  sceglierà  «nza  dubbio  quel  statom.  di  «j^^^^ 
..nbà.iona  oraflca.  ohe  meglio  coaven*  w  ▼alorl  numenol  o  statistort 
X^^S™~:»lla«eao  per  fiicilltare  la  Intelllge».  deUuajlrt 
M^SS  a^arere  della  predetta  8otto.comml8.lone.  prefenre .  «.to 

Tt^pre,mtasi<nU  grafiche  a  cotoW.  senreadosl  nella  ««Ieri.. 
«.rL  «dlvorie  gradazioni  o  tìnte  d'un  medesimo  odore,  piuttosto  eh 
rSleoi^cSon  divenrt.  Potranno  InTeoe  «on  vantaggio  adotW 
;14«1  oolori  in  una  collezione  di  carte,  facendone  oosì  delle  ro«e  dell. 

Ciati  S  contmnl,  alle  superflcle  rettangolari  ed  aUe  «npef8c,eat- 

"S;rcnrderB%-CTl  compllcaro  so.ercWa«e.ie .  tra. 
«laTe  le  «IrlfLl  Lle  tavole  grafiche:  vai  meglio  mol«pUc«.q.e. 
:ne  abbondare  nel  particolari  o  combinare  «-«»»  ^^t 
numeriche.  La  semplicità  e  la  chiarezza  agevoleranno  at  viritottnv» 

cottieto  di  ntlll  nozioni,  „  ^ ,   .        .    ji  «i»ri  », 

K  ohi  voglia  tradurre  In  carte  e  linee  grafiche  le  sene  di  wlort  » 
aerici  che  costituiscono  11  ricco  materiale  <»«»*  Statistica,  ddhi  2; 
grafia,  dell'Antropologia,  della  Geografia  medica  e  Toi»f7»';^ 
J'aJ  consigliato  di  adottare  le  carte  già  in  commercio  col  fondo  W 
rmllSi.  Con  ci6  si  otterrà  maggiore  regolarità  e  compii* 
delle  tavole,  che  saranno  anche  di  più  facile  e  comoda  costn.«  «• 
Per  la  seconda  categoria  di  questa  Classe  sarà  necessario  Ud«o 
gli  strumenti  ed  apparecchi  coi  quali  si  esplora  la  natura  dei  sooi^ 
Jotrà  pero  mandarne  anche  dei  modelli  ridotti,  ma  in  ogni  cawj* 
Terrà  nnlrvl  le  Istruzioni  particolareggiate  sul  loro  uso,  '«>»<>«'' 
risultati  pratici  già  ottenuti  e,  se  ciò  è  possibile,  anche  na  mi 

oaesti  risultati.  ,  ,  -,,1 

In  quanto  riguarda  i  plani  sistematici  per  11  risanamento  dei  w 
{paludi,  maremme,  stagni),  per  la  fognatura  e  per  l'  i"f  "«"«"rn 
Espositori.  oHre  alle  piante  topografiche,  ai  disegni  "latiTi,  ai  p»!»\ 
e  60  si  crede,  al  modelli  e  riproduzioni  su  scala  ridotta,  umraiin»  ^ 
«he  i  documenti  per  la  parte  finanziarla  ed  economica,  le  not  » 
risultati  ottenuti  e  sulle  applicazioni  pratiche  che  si  fossero  gì» 

del  loro  piani.  _    ,  _ .  «.-.jk, 

Del  materiali  disinfettanti  del  terreno  e  dell'aria  occorrerà  rjn.^^ 

«oi  campioni,  tutti  l  dati  sulla  origine,  sulla  composizione  chunicu», 

mezzo  d'usarli,  sui  risultati  pratici  già  ottenutine.  .^ 

I  documenti  editi,  le  stampe,  le  pubblicazioni  relative  *"*  '""  |jj 

geografia  e  topografia  medica  serviranno  a  porgere  flna)""*°jf  .j,„. 

tatore  dell'  Esposi«ione  un  concetto  completo  di  quanto  s' e  fatto 

lia  Intorno  a  questi  importantissimi  argomenti.  .    ^ 

Nelle  classi  III,  V  e  VI  entreranno  Ytgitne  delle  àbifasmh 

dei  vestiti,  la  pulixia  personale  e  l'igiene  del  lavoro. 


yaribtJL  547 

Questo  deir  igiene  deUe  abitusioni  ò  un  concorso  tutto  mtoyo  per  gli 
ingegneri  ed  igienisti  italiano,  nel  quale  avrà  il  miglior  plauso  chi  saprà 
trovar  un  più  razionale  accoppiamento  del  bello  eoi  buono,  avendo  stn» 
diate  in  che  cosa  consista  il  vero  buonOi  igienico  ed  economico. 

Vi  potranno  figurare  i  modelUi  piani  e  disegni  di  progetti  già  attuati, 
o  ohe  sono  in  via  di  attuaslone,  gli  studi  e  le  proposte  per  Pavvenire. 

Ognf  trovato  di  pratica  applicasione ,  che  nel  campo  dell*  iogegneria 
valga  a  portare  un  miglioramento  nelle  condirionl  di  salubrità  della 
casa  particolare  o  collettiva,  di  quella  dell'agiato  o  del  povero^  dell'  o« 
peraio  o  deiragricoltore,  del  soldato,  del  carcerato,  ecc.,  ecc.,  che  valga 
a  dare  un  qualche  valido  concorso  al  Alantropo  od  al  medico  nella  rie- 
scita  delle  loro  cure  morali  o  fisiche,  vi^verrà  accolto  messo  nel  mi* 
glior  posto. 

Non  meno  interesse  troveranno  insieme  coi  mezzi  di  difendere  le  abi«> 
tazioni  in  genere  dairnmidità,  dal  rigore  del  freddo,  dall'  eccessivo  09l^ 
lore,  0  di  favoritavi  il  ricambio  dell'aria,  tutti  quegli  apparecchi  che  ser- 
vano a  determinare  e  misurare  queste  condizioni  fisiche  dell'ambiente, 
rispondendo  alle  esigenze  della  esattezza  scientifica,  o  di  una  approssW 
t    mazione  sufficiente  alia  pratica  giornaliera* 

^  Per  resposizione  dei  vestiti  e  degli  oggetti  di  pulizia  personale  vi  sa- 
Il  ranno  5  categorie  distinte  per  raccogliere  tutto  quanto  riguarda  questa 
i   parte  speciale  deirigiene. 

p  La  1.*  di  queste  categorie  sarà  riservata  alle  materie  atte  alle  varie 
i  coperture. 

'*  Nella  2**  categoria  troveranno  posto  i  tipi  igienici  di  vestiti,  divisi 
ii  naturalmente  a  seconda  dell'uso  al  quale  sono  destinati,  delle  parti  del 
i  corpo  che  debbono  coprire  o  riparare,  secondo  la  loro  tessitura,  il  loro 
f  potere  igrometrico,  il  loro  colore,  la  loro  forma,  le  loro  proprietà  in 
jjt  rapporto  colla  professione^  col  sesso,  coU'età,  colla  stagione. 

Un  posto  distinto  verrà  riservato  in  questa  categoria  ad  una  mostra 
j2  di  quanto  riguarda  le  coperture,  gli  abiti,  le  fascio,  le  culle  dei  barn- 
^^  bini,  di  tutti  quegli  oggetti  ohe  appartengono  airigiene  ed  alla  pulizia 
jj^  della  prima  età.  Del  pari  vi  saranno  accolti  tipi  igienici  di  letti,  di  pa» 
■.^  gliericci,  di  materassi,  lenzuola,  coperte,  ecc. 

^     Nella  3.^  categoria  andranno  compresi  i  saponi  ed  i  materiali  igie* 
à  nici  di  pulizia  e  di  disinfezlone  personale. 

La  categoria  4.*  raccoglierà  i  disegni  dei  migliori  stabilimenti  di  bap 
A  gni  pubblici  e  privati,  istituiti  a  solo  scopo  igienico  ;  i  disegni  od  i  mo- 
yl  delli  di.  tinozze,  di  vasche  e  di  piscine;  i  disegni  di  bagni  costrutti  sui 
fiumi,  sul  mare,  di  hammane^  ecc.,  i  esegui  dei  migliori  lavatoi  pnb- 
i  blici,  i  modelli  degli  apparecchi  più  utili,  ecc.,  ecc. 
'.)  Nella  categoria  5.^  verranno  classificati  gli  oggetti  e  gli  apparecchi 
g  che  servono  alla  pulizia  generale  e  parziale  del  corpo  ;  le  migliori  spai- 
'  zolette  per  i  denti  e  per  le  unghie,  i  pettini,  le  pettinette,  le  spazsole» 
.«  i  rasoi,  le  forbici  da  teletta,  le  pinzette,  le  vasche,  1  semicupi,  le  broc* 
^  che,  le  bacinelle,  le  clisopompe,  le  siringhe,  eco ,  ecci 


Nella  Gaise  Igiene  del  Uwaro  verràiino  raccolte  tattele 
speciali  prese  da  piiTate  o  pubbliche  ammiDisirazlon!,  ogni  pubblica* 
zlone  o  stadio  fatto  in  proposito. 

Vi  dovranno  figurare  tatti  quei  meszl  che  in  ogni  specie  di  industria 
o  di  lavoro  manaale  alP  aperto ,  negli  opiflzi,  nelle  miniere,  nei  (uif 
neU,  ecc.»  ec&,  abbiano  per  intento  di  prevenire  1  pericoli  a  cai  yanos 
soggetti  gli  operai,  È  del  massimo  interesse  si  moltipliclìino  e  si  fac- 
ciano conoscere  generalmente  le  ntili  precnasioni  trovate  per  eyltare 
anche  in  questo  i  mali  che  poi  riesce  sempre  difficile,  se  non  talvolta 
impossibile  il  riparare. 

Entrano  in  questa  categoria  tatti  qae'mezsl,  che  valgono  a  migliorare 
le  condizioni  fisiche  delFambiente  in  cui  T operaio  lavora;  a  difenderlo 
dai  gas  o  dalle  polveri  eterogenee  e  tossiche  che  si  svolgono  nell'aria 
4)he  respira,  a  impedire  che  la  sua  pelle  assorba  1  materiali  noclTi  che  egli 
maneggia,  a  togliere  ogni  pericolo  di  offesa  per  parte  dei  woi  ^a- 
^enti  ed  attrezzi  o  delle  macchine  che  esso  sorveglia,  diriga  ^^^^^® 
.  In  questa  stessa  Classe  debbono  per  ultimo  entrare  ancora  le  'mven< 
«zioni  speciali  atte  a  prevenire  gli  accidenti  a  cui  espongono  UarU^^z' 
di  locomozione,  ohe  sono  F anima  dei  commerci  e  dei  rapporti fira  1« 
popolazioni. 

L*  igiene  degli  animali  domestici,  di  cui  più  particolarmente  si  oe»^ 
la  Medicina  Veterinaria,  si  collega  strettamente  coir  igiene  dell' Qo^^ 
fSia  perchè  i  più  di  essi  gli  servono  come  prezioso  materiale  di  i 
mento,  il  cui  prezzo  e  la  cui  salubrità  dipendono  dalle  care  igidoi^- 
loro  prestate,  sia  perchò  tatti  convivono  coirnomo  in  così  continnoti 
lintiino  rapporto  di  vita  e  di  abitazione  da  potergli  con  tatta  faciì'^ 
trasmettere  la  malattie  infettive  loro  speciali.  E  però  venne  assegni^ 
'Una  Classe  speciale  per  l'Igiene  Veterinaria,  la  quale  si  comporrà  <i^"l 
tre  seguenti  categorie. 

Categoria  1.*  -^  Mezzi  preventivi  contro  le  malattie  contagiose  ^ 
•smessibili  dagli  animali  airnomo. 

Ca<l0(jporto2.*  — Mezzi*preventivi  contro  le  epizoozie  (museraoleiis^ 
«menti  di  innesto  preventivo,  mezzi  di  trasporto  e  distruzione  dei<^ 
veri  degli  animali  infetti). 

.    I  migliori  modi  igienici  di  prevenire  lo   sviluppo  nel   bestiame  I 

mestico  di  molte  malattie  accidentali,  specialmente  diretti  a  modai 

-od  annientare  i  cattivi  effetti  delle  troppo  alte  e  basse  temperati 

della  siccità  e  della  umidità»  delle  meteore,  della  troppo  viva  lQce,J 

oscurità  e  di  varii  altri  agenti  pocivi  che  influenzano  la  salate. 

Disegni  e  moduli  di  ricoveri  igienici  per  gli  animali ,  acuderiei  < 
porcili,  conigliere,  ecc. 

Modelli  di  arnesi  e  strumenti  per  guidare  e  coeroire  il  besUamc 
:mestico,  rendendo  più  utile  e  meno  penosa  e  pericolosa  l'opera  sa^ 
^. che  di  quelli  più  convenienti  per  pulirlo  e  medicarlQ. 

Ferratura  del  cavallo  e  del  bue  ;  ferri  correttori  o  stromenti  di 
pedia  veterinariai 


•; 


•ii' 


# 


varietI  Sid 

Mèzsi  di  prevenire  e  correggere  i  varii  vizii  e  difetti  dei  domestici 
animali  e  particolarmente  di  qaeìU  da  laToro.        ^i^" 

Modalif  mezzi  e  sistemi  di  preparazione  e  conservazione  degli  alimenti 
destinati  ai  domestici  animali,  e  speoialmenie  al  cavallo  in  tempo,  di 
pace  e  di  guerra. 

Categoria  3.*  —  Disinfezione  delle  stalle. 

Qislnfezione  e  conservazione  degli  arnesi  ed  utensili  che  vi  vengono 
depositati. 

ProfllasBl  del  cliolera.  —  La  memoria  testò  letta  air  Accade- 
mia delle  scienze  di  Parigi  del  dott.  Fauvel  nell'  adunanza  del  4  giu<» 
gno  (1)  ba  speciale  importanza  dappoiohò  nuovi  pericoli  ci  minacciano. 
Ci  rallegriamo  nel  sentire  clie  si  sono  fatti  progressi  neli*  etio  logia  e 
nella  profilassi  del  cbolera,  ed  auguriamo  che  nessuna  delle  conclusioni 
relative  M'immunità  venga  contraddetta  o  invalidata. 

One  fotti  nuovi  nel  1882  confermarono  »  dice  il  Fauvel ,  V  efficacia 
delle  quarantene  come  una  delle  misure  profilattiche  contro  la  diffu- 
sione del  cholera. 

Il  primo  riguarda  il  trasporto  in  Egitto  di  truppe  indiane  per  prender 
parte  alla  spedizione  inglese. 

Molto  più  si  doveva  temere  che  quella  soldatesca  portasse  seco  il 
cholera.  le  autorità  inglesi  dell'  Inéin  sostenendo,  non  ostante  ciò  che 
aveva  dimostrato  l'esperienza,  che  il  trasporto  non  era  da  temere, 
quando  il  cholera  non  vestiva  carattere  ^epidemico  là ,  dove  ò  ende- 
mico. 

Per  buona  ventura,  di  fronte  ad  un  interesse  cosi  importante,  quale 
era  quello  di  evitare  Tintroduzione  del  cholera  in  Egitto,  quando  stava 
per  farsi  Tanzidetta  spedizione,  il  governo  inglese  non  esitò  a  porre  in  non 
cale  la  dottrina  inventata  nell'India,  in  vista  d*nn  interesse  esclusivamente 
commerciale,  ed  imporre  alle  sue  truppe  le  più  severe  misure  profilattiche, 
Jn  virtù  delle  quali  poterono  arrivare  in  Egitto  afifatto  libero  di  oholera. 
Cosi  l'esercito  inglese  e  P  Egitto  furono  del  tutto  preservati  da  questo 
morbo.  Il  secondo  fatto  fu  Topposto  del  primo.  Poche  settimane  dopo 
una  nave  carica  di  pellegrini  partita  da  Bombay  ebbe  il  cholera  a  bordo 
nel  tragitto  fino  ad  Aden.  Mandata  in  quarantena  in  un*  isola  del  mar 
Rosso ,  il  cholera  vi  prese  le  proporzioni  d' una  epidemia:  altre  navi 
della  stessa  provenienza  si  recarono  direttamente  a  Dieddah,  vi  sbar- 
carono i  passeggieri,  e  ben  tosto  il  cholera  scoppiò  fra  i  pellegrini 
quando  appunto  si  riunivano  per  le  feste  del  Courban-Bairam.  Si  pro- 
cedette immediatamente  alle  misure  di  quarantena  adoperate  Tanno 


(1)  Dei  acquiiitioni  zoientiflques  réoentes  concemant  Tétiologie  et  la  pio- 
phylaxie  da  Cholera  In  ;  «  Gazette  Medicale  de  Parti,  »  S8  Join  i8^  pag.  fS9SL 


960  yuosTi 

prima  pei  pellei^&i,  ohe  ritornaTano  per  mare  in  Egitto,  e  «i  ebbero 
gli  etessi  buoni  saccessi.  U  oholera  nitidamente  si  spense  e  T  Egitto 
fa  intieramente  preserrato. 

Qc^ti  fatti  eoao  molto  eioqnentii  ed  ii  primo  dimostra  in  quale  con- 
siderazione il  governo  inglese  tenga  la  dottrina  commerciale  Indiana, 
qnando  y'iia  un  interesse  maggiore  che  sovrasti» 

Gli  acquisti  scientifici  recenti  rìgoardanti  i'etlologia  e  la  profllàsai  del 
cholera  si  riferiscono  presflT  a  poco  esclusivamente  a  certe  questioni  di 
immunità  che  le  conferense  di  Costantinopoli  e  di  Vienna  avevano  in- 
dicato senza  poterle  risolvere. 

Tre  grandi  fatti  scaturiscono  dalle  ricerche  dell'  Autore  su  questo 
«rgomento: 

1  •*  V  immunità  generale  di  cui  godono  gì*  indigeni  dei  porti  deli'  In- 
dia dove  il  cholera  ò  endemico; 

2.®  L' immunità  relativa  osservata  fra  le  popolazioni  dell*  Hedjaz 
quando  il  cholera  vi  regna  fra  i  pellegrini; 

^*  L*  immunità  temporanea  e  più  o  meno  intera  ohe  tieu  dielro  \u 
tutti  paesi  ad  nn^epidemia  di  cholera  in  un  luogo  qualsiasi. 

A  questi  tre  fatti  principali  si  ammettono  delle  conseguenze  secon- 
darie, di  cui  la  più  importante  ò  che  un'epidemia  grave  di  cbolera  non 
ai  svolge  che  là  dove  la  malattia  non  ò  endemica,  e  ne  diviene  in  qual- 
che modo  il  criterio. 

Qasdraple  anipatSKionl  guarite.  —  Pare  non  se  ne  contio; 
che  2  casi  :  uno  di  Cbampenois,  Taltro  di  Tremaine.  In  questo  le  brac- 
cia e  le  gambe  agghiacciate  erano  cadute  in  cangrenai  e  l*  operazicoe 
venne  fatta  nel  forte  Dodge  neir  America  settentrionale  nel  1S72;  lidi- 
sgraziato  aveva  85  anni  (1).  L'altra  operazione  invece  venne  fktta  nel* 
Tospitale  di  Blidah  in  Algeria  su  d'un  giovine  arabo  malconcio  a  qoel 
modo  su  d'una  strada  ferrata  (2). 

Anche  al  Billroth  nelPospitale  di  Zurigo  capitò  da  dover  fare  consi- 
mile operazione,  le  membra  essendo  assiderate  :  ma  l'ammalato  la  re- 
spinse e  soccombette  per  effetto  di  pioemia. 

Da  noi  il  Bresciani  De  Borsa  di  Verona,  molti  anni  fa,  tagliava  ad  im 
tempo  ambedue  le  gambe  sotto  il  ginocchio  essendo  divenute  p^r  fi'eddo 
tutte  cangrenose  ;  il  giovane  cosi  amputato  guariva,  siccome  guariva  il 
ferito  a  cui  il  dott.  Tenderini  di  Carrara  dovò  spiccare  non  che  le  dae 
gambe  il  braccio  destro  (3). 


(1)  Tremaine  W.  S.  «  A  successful  case  of  quadruple  amputatfon.  »  («  New 
York  Medie*  Journ.  >)  1882,  XXXY,  38. 

(2)  «  Union  medicale.  »  1883,  N.  77,  pag.  960. 

-^3;  Corradi  A.  «  Della  Chirurgia  in  Italia.  »  Bologna,  1871,  pag.  288. 


tàribtJL  551 

I  regolamenti  relatiTl  alla  prostitaslone.  —  Se  n*  ò  par^ 

lato  testò  in  Parlamento:  fra  ronorevole  dott.  Bertani  che  li  voleva  le- 
vati di  mezzo  e  l' onorevole  Sperino  elle  se  ne  fece  valido  difensore  si 
venne  airespediente  di  affidare  ad  nna  Commissione  lo  stadio  dell*  arr 
gomento  ;  il  qaale,  sia  pare  che  piga  larido  e  labrico/ò  importante  per- 
chè riguarda  alla  salate  ed  alla  morale  pobbllca.  Intanto  che  aspettiamo 
la  risposta  di  tali  stadj,  che  non  potrà  essere  molto  sollecita,  viene  op- 
portuno ricordare  che  testé  usciva  a  Parigi  un  libro  importante  del 
dott»  Armando  Despròs  (1)»  il  quale  ò  stato  scritto  per  soddisfare  alla 
promessa  di  cooperare  allo  scopo  che  si  prefigge  la  Federazione  in- 
glese e  continentale  di  abolire  le  leggi  eulla  prostituzione.  Or  bene 
egli,  respingendo  come  inefficaci  le  comuni  misure  di  medica  polizia,  vor- 
rebbe trovarne  i  provvedimenti  in  un*  ordine  d*idee  più  elevate  ;  e  però 
vorrebbe  che  ad  ognuno  si  lasciasse  la  cura  di  premunirsi  dal  pericolo- 
di  simili  malattie  contagiose  mediante  il  matrimonioi  d*altra  parte  poi- 
chò  ciò  non  ò  ognora  possibile,  e  neppure  ò  lecito  che  uomini  e  donne, 
cui  ò  mestieri  di  concedere  quélques  loisirs^  portino  in  giro  il  male,  pro- 
pone che  per  legge  venga  sancito:  «  Chiunque,  sapendolo,  avrà  co- 
municato altrui  un  male  contagioso  andrà  punito  col  carcere  da  sei 
mesi  a  due  anni,  senza  pregiudizio  della  separazione  se  si  tratti  di  con- 
Jogi  :  in  caso  di  recidiva  le  circostanze  attenuanti  non  saranno  ammesse. 
Chi  poi  avrà  trasmesso  il  male  senza  saperlo  e  per  imprudenza  sarà 
condannato  al  rifacimento  dei  danni.  »  Nò  basta:  i  malati  pericolosi  e 
incapaci  di  comprendere  il  pericolo  che  portano  con  so  dovranno  es- 
sere curati  In  un  ospitale  da  cui  non  potranno  uscire  se  non  quando 
per  giudizio  de'  medici  ogni  timore  di  contagio  sia  rimosso.  11  medico 
poi,  o  chiunque  curi,  n'abbia  o  no  facoltà,  Bimili  infermi  e  non  li  av- 
verta dei  pericolo  in  cui  sono  di  trasmettere  il  loro  male,  potrà  essere 
dichiarato  civilmente  responsaòile;  del  pari  chi  conduce  un  postribolo 
e  vi  abbia  una  donna  infetta  dovrà  psgare  le  spese  e  i  danni  delle  vit- 
time del  contagio  di  cai  qaegU  ò  cagione  sebbene  involontaria. 

U  dott  Desprós  non  crede  che  oggi  tali  proposte  possano  aver  ef- 
fetto; ma  egli  spera  molto  neiravvenire.  Chi  sa  cosa  avrebbe  detto  di 
esse  l'onorevole  nostro  Ministro  degli  affari  interni  se  le  avesse  cono* 
solute  ;  ei  che,  forse  per  celia,  disse  troppo  spartane  le  conclusioni  vo  - 
tate  nella  Riunione  degli  Igienisti  di  Milano,  perchò  proponevano  che 
anche  gli  uomini  fossero  soggetti  alla  visita  sanitaria.  Ma  in  verità  ecco^ 
quanto  fa  allora  proposto  e  votato. 

<  La  visita  sanitaria  settimanale  alle  truppe  deiresercito  e  della  ma* 
rina  militare,  dev'essere  mantenuta  e  scrupolosamente  eseguita.  Una. 
simile  visita  sanitaria  dovrebbe  anche,  essere  istituita  (coi.  debiti  ri- 


Ci)  La  «  prostitution  en  France,  études  morales  et  de  nogi'aphiques.  »  (Pa-* 
rls,  Baillióre,  1883). 


552  varietX 

guardi  all'età  (pdr  la  ciarma  della  marraa  meroantile,  per  gif  operai 
maschi  degli  ardenalt  e  delle  grand!  fabbriche  dipendenti  dallo  Stato  o 
dalie  amministrazioni  pubbliche,  agii  operai  delle  fabbriche  di  vetri,  e 
agli  arrestati  d' ambo  i  sessi  per  oziosità,  vagabondaggio  e  manoaaza 
contro  il  baon  costume  (1).  » 

fi  poi  singolare  che  mentre  si  pubblicava  il  libro  del  chirurgo  fran- 
cese e  quindi  poc*  anzi  che  sorgesse  la  predetta  discussione  nel  nostro 
Parlamento,  una  Commissione  speciale  di  membri  di  altro  Parlamento 
(ringlese)  dopo  molU  anni  di  studj  e  di  indagini  intorno  aireffetto  pra- 
tico delle  leggi  relative  alia  prostituzione  presentava  un*  informazione, 
nella  quale  concludeva  che  lo  Stato  tollera  semplicemente,  come  ne- 
cessità, la  prostituzione,  senza  esserne  connivente;  ma  tollerandola  ha 
l'obbligo  di  cercare  d*attenuarne  quanto  ò  possibile  i  tristi  effetti. 

Sembra  dice  il  Lecour,  che  la  Commissione  inglese  abbia  volato  ri- 
spondere a  traverso  lo  stretto  agli  alleati  francesi  degli  avversari  dei 
regolamenti  inglesi  sulla  prostituzione  (2);  e  come  agli  alleati  francesi 
avrà  pure  risposto  agii  altri  di  altre  nazioni. 

Nò  soltanto  nel  Parlamento  nostro  s'ò  agitata  la  quistione  se  si  debba 
o  no  invigilare  sulla  prostituzione  dal  punto  di  vista  delia  pubblica  salate. 
L*  Associazione  Costituzionale  delle  Romagna  fin  dal  giugno  dello  seorso 
anno  nominava  una  Commissione  psrchò  studiasse  e  riferisse  sull'  im- 
portanìe  tema  delVabolizione  o  riforma  della  polizia  dei  costumi^  e  la 
relazione  letta  nell'adunanza  del  22  marzo  p.  p.  è  stata  testé  pubbli- 
cata. Ne  leviamo  la  savia  e  prudente  conclusione,  la  quale  va  d'accordo 
con  quella  della  sopraddetta  Commissione  parlamentare  inglese. 

«  La  prostituzione  ò  non  solo  un  male  morale  inerente  alia  umana 
natura,  ma  che  potrebbe  eziandio  rivestire  1  caratteri  che  oostituisoono 
un  reato,  perchò  offende  la  dignità  umana,  perverte  la  morale,  e  com- 
promette la  pubblica  igiene.  Lo  Stato  la  tollera  perchò  non  può  effica- 
cemente impedirla,  e  la  tollera  perchò  é  una  necessità,  e  solo  in  qaanto 
é  una  necessità*  La  condizione  quindi  delie  prostitute  e  dei  lenoni  deve 
riguardarsi  sempre  come  analoga  a  quella  delie  persone  sospette  in  qaaaio 
la  loro  turpe  industria  ò  di  per  so  stessa  un  male  morale  e  può  facil- 
mente convertirsi  in  reato  o  in  fatto  punibile  laddove  trapassi  i  confini 
che  le  sono  assegnati.  Onde  é  che  un  regolamento  salia  prostitusione 
<ieve  avere  analogia  alle  leggi  di  prevenzione  contro  le  persone  sospette, 
lia  Commissione  quindi  sopra  questo  terreno  crede  di  potere  con  sica- 
rezza  conchiudere  che  non  ò  già  in  un  bene  inteso  sistema  di  Regola- 
mento riguardo  alla  prostituzione,  ma  nella  abolizione  di  qnalfliasii  di- 


ci) Atti  della  prima  Biuaione  d' Igienisti  iUlUni  in  Kilano,  1881.  Milano 
^882,  pag.  91. 

<2)  «  Archi Yes  générales  de  médecine  »  1883,  mai,  psg.  608. 


YiillSTÀ.  553 

soipiina  in  questa  materia  cho  si  deve  riconoscere  una  protezione  i  un 
incoraggiamento  dei  vizio  e  della  immoralità  (i).  » 

La  Commissione  stessa  dopo  mataro  esame  lia  pur  dovato  concludere 
clie  torna  meglio  all'interesse  della*  Società  il  mantenere  le  cosi  dette 
case  di  tolleranza,  anzi  clie  lasciare  iil>ere  e  sparse  per  la  città  le  pro- 
stitute; e  ciò  principalmente  perchè  in  siffatte  case  si  può  esercitare  più 
facilmente  e  con  maggior  assiduità  la  sorveglianza  onde  poi  si  infrenano 
il  ìenodnio  clandestino  e  la  prostituzione  clandestina  tanto  più  perico* 
losi  ed  infesti  alla  moralità  ed  all'igiene.  E  dai  concetti  'generali  scen- 
dendo ai  particolari  venivano  proposte  alcune  modificazioni  alle  parti 
più  importanti  dei  Regolamento  vigente  nMinteresse  specialmente  della 
moralità,  ed  a  garanzia  della  libertà  della  donna  e  del  decoro  della 
autorità  governativa.  Per  esempio,  ai  divieti  che  Tart.  65  fa  ai  condut- 
tori di  postriboli  di  vendere  commestibili  e  di  tenere  giuochi,  altri  se 
ne  dovrebbero  aggiungere  per  impedire  trattenimenti,  danze,  conviti  ed 
altre  simili  riunioni  che  finiscono  di  solito  in  schifosissime  orgie.  Gli 
articoli  40  e  41  che  stabiliscono  una  classificazione  dei  postriboli  e  le 
rispettive  tariffe  dei  prezzi  dovrebbero  essere  tolte,  lasciando  esclusi- 
vamente un  tale  assunto  ai  conduttori  di  postriboli  e  ai  frequentatori 
dei  medesimi.  Del  pari  non  si  vorrebbe  fosse  dato  per  parte  deirauto» 
rità  alla  meretrice  un  libretto  nei  quale  anche  sia  fatta  fede  della  sua 
salute  dal  medico  visitatore  (A^r.  26,  92  e  92)  :  dovrebbe  bastare  che  le 
prostitute  siano  inscritte  nei  registri  della  Questura,  alla  quale  avreb* 
bere  essere  direttamente  trasmesse  le  relazioni  dei  medici  visitatori. 

Non  V*  ha  dubbio  che  ottima  ò  la  prima  proposta  modificazione  ;  per 
le  altre  due  invece  potrelibesi  disputare,  essendo  che  in  pratica  ne  se- 
guirebbero più  inccnvenienti  ohe  vantaggi* 

Comunque,  V  Associazione  romagnola  ha  fatto  assai  bene  a  chiamare 
su  cotesto  punto  Tattenzione  del  pubblico  ;  -e  la  Relazione  che  vi  venne 
letta  ha  tanto  maggiore  valore  quanto  che  v^ha  preso  parte  il  profes- 
sore Pietro  Gamberini,  che,  per  gli  studj  suoi  speciali  e  per  la  lunga 
pratica,  ò  in  tale  materia  oompetentisslmo  (2).  L*  Associazione  poi  fece 
prova  di  assennata  temperanza  deliberando  che  il  voto  di  uno  dei  com- 
missari, Silvio  Silvestri,  che  non  s*accordava  con  {quello  dei  colleghi 
f  jsse  stampato  di  seguito  alla  suddetta  Relazione.  E  noi,  imitando  il 
buon  esempio,  diremo  in  breve  come  la  pensi  Toppositore. 

Ei  non  crede  che  la  prostituzione  sia  piaga  da  non  potersi  evitare; 
ò  un  vizio,  e  come  tale  con  uno  sforzo  di  buon  volere  può  essere  vinto* 
La  prostitnzione  pertanto  dovrebb*essere  energicamente  ed  ovunque  com* 


(1)  «  Relazione  suir  abolizione  e  riforma  della  polizia  dei  costumi,  ecc.  » 
Bologna  issa,  pag.  ZA. 

(2)  Presiedeva  la  Commissione  il  chiar.  prof.  Qt%  B.  Brcolani,  ne  furono  re-* 
latori  i  signori  R.  Marchesino,  M.  Pedriae. 


S54  VARlfiTÀ 

battuta  ;  e  d^altra  parte  dovrebbe  essere  abolita  la  poUsià  dei  coHumi 
considerando  : 

1.^  Che  qaalanqne  regolamentò  sia  pnr  rlstrottivo  sulla  prostitazione 
d  in  contraddizione  colle  leggi  fondamentali  dello  Stato,  perchd  non 
conforme  alle  prescrizioni  della  moralità,  deirigiene  e  della  giustizia. 

2.®  Cbe  dal  punto  di  vista  dei  costumi  crea  una  ineguaglianza  legale 
tm  Tnomo  e  la  donna,  e  che  la  piaga  fisica  e  morale  si  estende  in'  forza 
della  legalizzazione  e  sanzione  governativa  anche  solo  apparente,  quindi 
una  minaccia  continua  alla  Camiglia,  e  conseguentemente  alto  Stato  (1)« 

I  medici  condotti  e  la  proposta  riforma  della  Iiogge 
eomanale  e  proTlnclale.  —  La  R.  Società  italiana  d'Igiene  giu- 
stamente considerando  llmportanza  cbe  dovrebbe  avere  il  medico  con- 
dotto in  una  ben  ordinata  amministrazione  sanitaria  per  promuovere  la 
prosperità  fisica  e  morale  del  popolo,  specialmente  nelle  campagne,  ban* 
diva  una  riunione  di  medici  per  esaminare  ìi  progetto  di  riforma  deUa 
Legge  comunale  eprovineiale  relativamente  al  eervisio  dei  mediai  con- 
dotti^ nelVinterefse  della  ealute  pubblica  e  a  tutela  del  decoro  pro^ 
fessionale.  La  riunione,  tenuta  il  7  giugno,  nella  sala  dell'  Istituto  Lom- 
bardo, fu  numerosissima;  la  discussione  fu  viva  e  nondimeno  procedette 
con  mirabile  ordine  perchè  sempre  da  chi  ne  teneva  la  presidenza  con- 
tenuta ne*  giusti  termini  e  in  vista  d'anno  scopo  ben  determinato,  le 
grandi  riforme  non  potendosi  compiere  d*un  tratto  e  Topinione  pubblica 
dovendo  preparare  reffettuazioue  non  per  subitaneo  commovimento,  ma 
per  vera  convinzione,  la  quale  non  può  fermarsi  che  a  gradi,  siccome 
quella  che  vuole  non  clamori,  ma  dimostrazioni. 

Diamo  le  conclusioni  della  diligente  relazione  stesa  dal  dottor  Carlo 
Znccbi,  vice  presidente  della  Societò^  le  quali  vennero  interamente  ap» 
provate. 

1.*  La  Società  riconosce  che  la  disposizione  contemplata  nelPart.  13 
del  disegno  di  legge  comunale  e  provinciale,  di  sottoporre  dod  le  de- 
liberazioni concementi  la  nomina,  la  sospensione  e  la  revocazione  dei 
sanitari!  comunali  airappròvazione  del  Consiglio  provinciale  di  Sanità^ 
è  un  atto  emanato  in  omaggio  al  principio  delle  rispettive  competenze 
cbe  preserverà  i  medici  comunali  da  inscienti  ed  ingiuste  misure  e  vi 
applaude,  semprecbò  le  decisioni  del  Consiglio  provinciale  di  sanità  so- 
pra tale  argomento  abbiano  carattere  esecutivo. 

2.*  La  Società,  lamentando  che  nel  progetto  di  le^rge  sopraindicato, 
non  sia  fatto  cenno  delle  condotte  mediche  veterinarie,  ripetutamente 
reclamate  dai  congressi  delle  associazioni  dei  medici  e  def  medici  vtì- 
terinarii,  fa  voti  perchè  queste  vengano  istituite  non  solamente  nell'in* 
ieresse  professionale,  ma  a  tutela  altresì  della  salute  pubblica. 


(1)  Relazione  citata,  pag.  80. 


tahirtì  55S 

3.*  La  Società  confida  che  le  rifbrme  previste  nel  disegno  di  legge 
comanale  e  provinciale,  siano  punto  di  partenza  di  altre  importanti  di- 
sposlBloni  sanitarie,  tendenti  a  proteggere  il  Ubero  esercizio  della  pab- 
blioa  igiene  in  modo  che  il  medico  comanale  sia  ad  nn  tempo  medieo 
sanitario  del  Comune  e  medico  dei  poveri. 

4*  Finalmente  la  Società,  considerando  che  l'amministrazione  sociale 
ò  materia  per  natura  sna  mutabile  e  che  nelle  attnali  condizioni  un  co- 
dice sanitario  comprensivo ,  sarebbe  di  difficile  attuazione,  esprime  il 
voto  che  il  Governo  provveda  sollecitamente  alla  presentazione  di  una 
legge  sanitaria  organicai  avente  per  isoopo  1*  ordinamento  di  tutti  gli 
uffici  sanitarli  e  dell*  insegnamento  speciale  della  medicina  pubbltcat 
senza  però  ritardare  Tadosione  degli  altri  provvedimenti  legislativi  che^ 
il  Ministro  d'agricoltura  e  commercio,  ha  predisposti  a  tutela  della  sa- 
lute delle  classi  lavoratrici. 

Perolié  1  medici  iUastrl  TlTono  poco?  —  Il  dott.  Enrico 
Bennet  s'è  proposto  il  curioso  quesito  ed  ha  cercato  di  darne  ragione. 

In  tutte  le  statistiche  si  trova  che  i  medici  formano  una  classe  di 
uomini  di  vita  breve,  ed  in  cui  la  media  dei  decessi  ò  come  quella  data 
dalle  professioni  insalubri. 

Donde  ciò?  Io  generale  i  medici  sono  gente  che  si  nutre  bene,  ha 
buona  casa  e  buone  vesti.  Gli  eventuali  pericoli  a  cui  vanno  incontro 
nel  curare  le  malattie  contagiose  pesano  poco  sul  conto  della  vita  breve», 
della  veochiaja  prematura,  delle  malattie  e  della  morte  di  essi. 

Simili  pensieri  m' hanno  spesso,  dice  il  Bennet,  colpito  in  questi  ul- 
timi anni.  Quando  uno  ha  oltrepassato  la  cinquantina,  i  suoi  contempo- 
ranei e  coUegbi  incominciano  a  mancargli  d*  intorno  in  buon  numero» 
in  tutte  le  classi  della  società  ;  ma,  nella  nostra  professione  la  mortalità 
è  senza  dubbio  più  grande  che  nelle  altre.  Questa  mortalità  inoltre  ò 
evidentemente  maggiore  fra  le  persone  più  ragguardevoli  per  sapere  e^ 
per  ingegno  del  corpo  medico ,  e  pare  che  in  ciò  si  racchiuda  la  ri- 
sposta al  quesito  propostomi. 

Non  potrebbe  darsi  che  questi  uomini  muojano  e  scompajano  dalle 
nostre  fila  perchè  hanno  lavorato  di  molto  e  per  conseguenza  si  sono 
spinti  più  in  su? 

Se  così  sta  la  cosa,  se  le  vite  più  preziose  nella  nostra  professione 
sono  costantemente  esposte  ad  una  morte  prematura  per  T  abuso  del 
potere  vitale^  che  Tamor  della  gloria  trascina  con  sd,  non  sarebbe  utile^ 
di  dimostrare  e  di  far  conoseere  più  generalmente  il  pericolo  positivo, 
che  minaccia  la  vita  di  coloro,  che  eccellono? 

I  nostri  libri  classici,  le  lezioni  dateci  mostrano  i  danni  della  pigri -^ 
zia,  deirinazione,  del  letargo  mentale.  Non  si  potrebbero  qui  aggiungere 
alcune  parole  sui  pericoli  del  lavoro  e  dei  trionfi  ?  Scegli  ò  così,  questo- 
avvertimento  sarebbe  dato  con  qaalche  peso  da  uno,  che  pochi  anni  fa 
è  stato  abbattuto  fisicamente  per  aver  abusato  delle  forze  sue  intel-- 


Jettoali  e  fi8iehe«  e  solo  scampò  dalla  morto  accottando  e  segaondo  i 
preoetti  deirigienoi  cbo  prima  trascurava. 

Pare  sia  proprio  della  professione  medica  che  il  lavoro  aumenti 
coiretà  essendo  che  il  puhhlioo  non  vuol  capirle  di  tenere  1  vecohi 
medici  in  conto  di  yeterani  ;  anzi  esige  da  essi  il  layoro,  che  potrebbe 
/are.  un  giovane,  in  tutte  le  altre  professioni,  a  misura  che  si  avapza 
l'età,  che  si  accresce  con  la  riputazione  ed  il  benessere,  T  assistenza  e 
l'ajuto  vengono  da  so. 

L'avvocato  attempato  ò  coadijuvato  da  un  avvocato  più  giovane,  che 
ne  prepara  1  lavori,  il  notajo  ha  de'  commessi,  il  vescovo  de*  vicaij,  il 
colonnello  degli  ufficiali,  il  mercante  ed  il  banchiere  hanno  dei  soci,  ma 
il  medico  consulente  ed  il  chirurgo  salito  in  riputazione  deve  restar 
solo,  qualunque  sia  Tetà,  efar  tutto  da  so  per  tutto  il  tempo  che  eser- 
cita. Donde  ne  viene  che  quando  ha  oltrepassato  i  quaranta  o  cinquan- 
t^anni  le  ore  del  lavoro  reale,  anzichò  diminuire,  aumentano  rapida- 
mente. Fra  i  quaranta  e  i  cinquantanni  un  uomo  di  discreta  comples- 
sione ò  in  grado  di  adempiere  tutti  i  suoi  uffici  e  di  sostenere  la  molta 
fatica  in  questo  od  in  quel  ramo  della  professione,  ò  in  grado  di  lavo- 
rare giorno  e  notte,  di  sostenere  il  peso  della  sua  riputazione,  quantun- 
que i  più  deboli  vi  soccombano ,  come  fu  di  Todd ,  Brinton  e  di  molti 
altri,  che  potrei  ricordare.  Ma  quando  è  raggiunta  la  cinquantina,  e  vi 
siva  oltre,  l'econo  mia  umana  incomincia  a  declinare.  I  capelli  si  fanno 
grigi,  la  forza  visiva  diminuisce,  la  gengiva  distaccasi  dai  denti,  si  for- 
mano depositi  di  adipe  in  luoghi  inopportuni,  e  si  manifestano  altri  se- 
gni di  alterata  nutrizione.  Senza  dubbio  il  potere  nutritivo  è  diminuito 
in  tutta  V  economia ,  ed  aumenta  in  modo  costante  la  tendenza  ad  una 
nutrizione  morbosa. 

ÈJquesto  appunto  il  momento,  in  cui  massimo  ò  il  lavoro  del  pratico 
di  grido  ;  e  poichd  il  cervello,  in  un  uomo  occupato  da  lavori  intellet- 
tuali ò  Tultimo  ad  alterarsi,  il  medico  lavora  sotto  una  pressione  men- 
tale e  nervosa. 

All'  incirca  verso  1  sessant*  anni  la  misura  è  colma,  il  corpo  stanco 
Riessa  di  rispondere  alle  eccitazioni  mentali,  e  la  morte  arriva  sotto 
gualche  forma  d*aberrata  nutrizione,  che  ha  progredito  lentamente  ma  in 
modo  sicuro. 

La  morte  prematura  degli  antesignani  della  nostra  professione  può 
forse  essere  arrestata  od  impedita  ?  Io  credo  che  ciò  sia  possibile  ae 
smettiamo  di  vivere  come  se  fossimo  imniortali,  e  come  se  le  malattie^ 
che  vediamo,  non  ci  potessero  colpire  ;  se  ascoltiamo  1  precetti  della 
flsioiogia,  e  se  deponiamo  il  vanitoso  pensiero  di  crederci  eccezioni  alle 
regole  generali,  e  di  essere  a  cinquanta  e  sessant^anni  tanto  giovani  • 
vigorosi  quanto  lo  eravamo  a  trenta  e  quaranta.  Nondimeno  per  met- 
tere in  pratica  questo  avvertimento  dobbiamo  far  l'analisi  di  noi  atemi, 
«  se  troviamo  che  ci  faccia  difetto  la  potenza  vitale,  dobbiamo  lasoiaro 
Abl  lato  il  manto  regale  degli  stimolanti  :  alcool,  thò,  caffo  la  mercè  dei 


VARIETÀ.  557 

qaali  gli  uomini  in  generale  che  molto  lavorano,  e  particolarmente  i 
medici,  fanno  degli  sforzi  incompatibili  colla  potenza  reale  nutritiva  e 
vitale. 

Un  nomo  ohe  cerca  di  supplire  cogli  stimolanti  alcoolici,  presi  anche 
moderatamente,  con  del  caffo  o  del  thò  alla  debole  complessionei  alla  poca 
energia,  all'età  non  più  giovane  nasconde  a  bò  stesso  il  vero  stato  della 
sua  nutrizione.  Quando  i  dee  sistemi  muscolare  e  nervoso  sono  esau- 
riti e  non  più  riparati  colla  vera  nutrizione,  cioò  con  carne,  con  pane 
e  vino,  V  uomo  può  galvanizzare  so  stesso  cogli  stimolanti ,  in  guisa 
da  rimediare  presso  a  poco  a  ciò  che  gli  manca;  ma  questo  modo  di 
vivere  ò  esiziale ,  esaurisce  la  forza  vitale ,  distrugge  la  sana  nutri- 
zione, e  pone  le  basi  di  un  cambiamento  morboso  negli  organi.  Per 
mezzo  degli  stimolanti  alcoolici  adoprati  ripetutamente,  flnchò  soprag- 
giunga l'esaurimento,  la  potenza  del  lavoro  può  conservarsi  fino  a  pochi 
giorni  o  poche  ore  avanti  la  morte,  come  si  osserva  nelle  infime  classi 
sociali.  Il  thè  e  il  caffo  pressochò  nello  stesso  grado  hanno  Pefflcacia  dì 
stimolare  i  nervi  e  di  conservare  la  forza  :  se  alcuno  ne  dubita,  fategli 
prendere  una  tazza  di  thò  o  di  caffo  concentrato  quando  sarà  spossato 
per  deficiente  nutrizione  o  per  troppa  fatica;  scompariranno  in  pochi 
momenti  e  il  desiderio  d'alimento  per  riparare  le  perdite,  e  il  senso 
della  fatica,  e  quegli  potrà  sopportare  agevolmente  per  un  pajo  d*ore  e 
più  Tastinenza  od  il  lavoro.  Che  abbiamo  fatto  noi?  L'organizzazione 
fisica  ha  bisogno  di  essere  riparata,  essa  manca  di  elementi  nutritivi, 
il  sistema  nervoso  ha  bisogno  di  riposare,  e  noi  facoiamo  peggio  che  se 
lo  cibassimo  con  delle  pietre,  lo  abbattiamo,  lo  galvanizziamo  perchò  con* 
tinnì  ad  agire. 

Il  lavoro  della  notte  ò  fatto  specialmente  in  virtù  di  questi  stimo- 
lanti :  e  nello  studiolo  si  sorbe  del  thò  o  dei  caffè.  Il  cervello  stancò 
ha  bisogno  di  sonno  ;  Invece  ò  galvanizzato  e  spinto  al  lavoro  intellet- 
tuale. Y*ha  quindi  da  meravigliarsi  che  in  tali  ooDdizioni  si  producano 
col  lungo  andare  dellea  Iterazioni  organiche  ?  Dobbiamo  ricordarci  che 
le  leggi  del  sistema  nervoso  regolano  tutti  i  cambiamenti  organici  e  nu* 
tritivi  normali  ed  anormali. 

Che  sì  deve  fare  per  evitare  i  mali  prodotti  da  un  eccessivo  lavoro 
in  età  avanzata  ?  Molti  de*  nostri  colleghi  non  possono  aiutarsi  da  so 
stessi.  Sono  come  soldati  in  una  battaglia,  la  res  angusta  domi  oppone 
un  ostacelo  insuperabile.  Non  possono  riposare,  debbono  andar  sempre 
avanti.  Nondimeno  alcuni  fra  di  essi  potrebbero,  volendolo,  accrescere 
la  probabilità  dì  vita  non  facendo  soverchio  conto  delle  ricchezze,  la- 
sciando ì  clienti  meno  importanti  a  giovani  medici,  abbandonando  le  ca- 
riche pubbliche,  limitando  il  lavoro  a  quanto  permette  la  potenza  intel- 
lettuale reale,  sincera,  senza  aiuto,  e  finalmente  ritirandosi  in  parte  o 
interamente  dal  campo  d*azione,  prima  che  la  Vita  non  sia  del  tutto  lo« 
gora  dal  lavoro.  Non  ritrarranno  più  dalla  professione  che  una  tenue 
parte  dì  quei  guadagno,  che  ricavavano  in  gioventù.  Ma  forse  che  il 


\ 


553  yaristI 

eolonnello,  Pammiraglio  oon  si  ritirano  con  mesza  paga,  ed  in  compenso 
non  giungono  ad  on*età  molto  avanzata  t 

Oi6  che  ai  dice  de*  nostri  colleghi  nella  professione  medica,  sMatendt 
di  tatti  ;  noi  siamo  in  dovere  di  arrestarci,  quando  siamo  anoora  la 
tempo. 

Non  ò  forse  vero,  che  abbiamo  testò  perduto  ano  de*  nostri  più  di- 
atinti  letterati,  Carlo  Dickens,  neiretà  poco  avaniata  di  58  anni,  in  ar- 
guito di  ana  eccitazione  esagerata  e  conUnaa  del  sistema  nenroso,  «d 
in  questo  caso  assolutamente  senza  scusa  ?  Ritornato  dati*  America 
scrisse  cbe  le  sue  lezioni  pubbliche,  durante  il  suo  viaggio  negli  Stati 
Uniti,  l'avevano  affaticato  ed  indebolito.  I  viaggi  continui,  reccitasione 
delle  pubbliche  riunioni,  1  banchetti,  i  ricevimenti  erano  troppo  depri- 
menti per  luL  Avrebbe  dovuto  capire  allora  che  lavorava  a  eoapito 
della  sua  età,  e  della  sua  forza  vitale  indebolita,  che  insomma  arri* 
achiava  la  vita  ;  in  breve  avrebbe  dovuto  riposare,  e  l'avremmo  aaeon 
in  mezzo  a  noi;  ma  continuò  a  lavorare  nello  stesso  modo,  continobad 
eccitare  il  sistema  nervoso,  e  morì  innanzi  tempo  di  malattia  oerebraid 
compianto  dair  Intiera  nazione.  (Journal  de  Méd-^eine  de  Parisp  1883* 
1  fóvrier). 

Opere  presentate  alla  Dlreslone 
degli   jMtmmtt  ilniwerMmU  M  Medieinm. 

Baldi  Dario.  <  Sul  decorso  della  secrezione  biliare  » ,  ricerche  spe- 
rimentali. Firenze.  Tip.  Genniniana,  1873,  8.*  «Lo  Sperimentale  >t 
Aprile. 

Bonaccorsi  G.  e  Delogu  O.  <  Sui  principio  attivo  del  Oametrio  e  eoa 
azione  fisiologica.  »  Ricerche  sperimentali.  Catania,  Pastore,  1833,4." 
<  Archivio  medico  italiano.  » 

BonfigU  C.  «  Intorno  un  caso  di  peritiflite.  >  Annotazioni  clinicheì 
Bologna  1883.  «  Rivista  Olinica.  » 

CaneUa  Pietro.  «  Storia  del  Pio  Istituto  di  S.  Corona  di  Milano.  » 
Milano,  Cognati,  1883,  8.*  p.  220. 

Cantani  Arnaldo.  «  Patologia  e  terapia  del  ricambio  materiale.  » 
Voi.  II.  Milano,  Vallardi,  1883,  S.'^ 

«  Comune  di  Milano.  >  Bollettino  neorologico  mensile:  Gennajo-Aprile 
1883. 

Fanzago  Franceeco.  e  Sui  prezzi  delle  derrate  alimentari  »,  appanti 
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1883,  a* 

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varietI  ,559 

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Le  Blond  A,  et  Fissauoo.  ?  De  Tempio!  de  la  Rósorcine  dans  le  trai- 
tement  da  cbancre  simple  cbez  la  femme.  >  Paris,  Laawereyns,  1883, 
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Maggioli  Vincenzo,  e  Sairematoma  ed  ematocele  pelvico.  >  Tesi  di 
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sta  di  Filosofia  scientifica.  »  Anno  I,  Voi.  I. 

Morselli  Enrico  e  Bueola  Oabriele,  e  Contributo  clinico  alla  dottrina 
della  Pazzia  sistematizzata  primitiva.  »  Torino,  Gelanza,  1883, 8.®  e  Gior- 
nale deirAccad.  di  Med.  di  Torino.  »  Aprile-Maggio. 

Negri  Paolo,  «  Di  un  bacino  cifotico  con  carie  ileo-femorale.  »  Nota. 
<  Annali  d^Ostetricia.  »  A.  1882. 

^  €  Di  una  ovariotomia  precoce ,  contributo  alla  cura  dei  tumori 
o varici  a  sviluppo  extra- peritoneale.  Ivi. 

—  <  Può  il  palpamentp  addominale  contribuire  alla  diagnosi  della 
morte  del  feto?  »  Nota.  Ivi.  A,  1883. 

—  «  Rottura  del  setto  vagino-rettale  e  spaccatura  della  vagina  du- 
rante il  parto  spontaneo  »,  tre  osservazioni.  Ivi. 

—  «  La  cesarea  estirpazione  totale  dell'  utero  rivendicata  agli  Ita* 
liani.  »  —  Ovario-isterectomia  cesarea.  Osservazioni  e  Lo  Sperimen- 
tale. »  A.  1883,  febbrajo. 

Paci  Agostino,  «  Della  lussazione  anteriore  ileo-pubica  del  femore.  > 
Considerazioni  e  casi  clinici.  Firenze,  Tip.  Cenniniana,  1883 ,  8.®  «  Lo 
Sperimentale.  » 

Paglioni  Luigi,  e  Suir eziologia  dell'epidemia  di  febbri  tifoidee  In 
Parigi.  »  Torino,  Gelanza,  1883,  8.®  «  Giornale  della  R.  Aocad.  di  Med. 
di  Torino.  » 

Peli  Giuseppe.  «  Sulla  relativa  lunghezza  del  collo  in  ambo  i  sessi 
e  sulla  disposizione  da  darsi  al  capo  nelle  ricerche  antropometriche.  » 
Bologna,  Gamberini  e  Parmeggiani,  1888,  4.<>  <  Mem.  deir  Accademia 
delle  Scienze  dell'Istituto  di  Bologoa.  »  Serie  IV,  Tom.  IV. 


Il  Direttore  e  Gerente  responsabile 
Prof.  A.  Corradi. 


560 


INDICE  DELLE  MATERIE 


RIVISTA  DI  TERAPBDTIGA  E  FARHAGOLOGIA 

del  prof.  A.  CORRADI, 

Hesse  —  Rioerchei  sulia  costituzione  di  alcuni  alcaloidi  deUa  china  e 
suHa  propionilchinina  —    482. 

Hesse  —  Suila  cinconid  na  e  Vomocincofiidina  —  485. 

Glans  ^  Sugli  alcaloidi  della  china  —  485. 

Glaus  e  Bock  —  Derivati  metilici  delVomocinconidina  —  485, 

Glaase  e  Baetke  —  SuUa  fenU-omocinconidina  —  485. 

Hesse  —  Sugli  alcaloidi  della  china  —  485. 

Skraup  —  CinconicUna  e  omodnconidina  —  485. 

Hesse  —  Della  cinconina  —  486. 

Claus  e  Kemperdick  —  Derivati  etili  della  cifìconina  —  487. 

Glaas  e  Mfiller  —  Derivati  metili  della  cinconina  —  4E7. 

Claus  e  Trenpel  —  Derivati  benzili  della  cinconina  —  487. 

Donath  —  La  chinolina,  suo  tartrato,  stioi  vsi  farmaceutici  —  488. 

Galassl  —  Metodo  semplice  ed  efficace  per  la  cura  delle  febbri  inter- 
mittenti ostirate  con  i  preparati  di  china  —  489. 

Attfleld  —  La  malUna  e  i  suoi  composti  —  49]. 

Hayem  —  Del  valore  delle  infezioni  sotto-cutanee  d*  etere  ineoiodz 
morte  imminente  per  emorragia  —  493. 

Filehne  —  La  Kairina  e  la  Kairolin%  nuove  sostanze  adoperaU  per 
rimettere  e  regolare  la  temperatura  febbrile  —  493. 

Minich  —  Sulle  medicazioni  chirurgiche  col  iodoformio  —  496. 


Rivista  d'oftalmologia.  —  Atti  delV Associazione  ottalmologiea  di  Fa* 
dova  —  498. 


La  Naftalina  ed  il  Naftol  p  in  terapia.  —  RivUta  del  dott.  Carlo  Rai- 
mondi —  504. 

BIBLIOGRAFIA. 

Cardarelli  —  Le  malattie  nervose  e  funzionali  del  cuore  —  681 
Dunant  —  Quatrième  Congrès  intemational  d'Hygiine  et  de  Dèmo- 

graphie  à  Genève  (du  4  au  9  septembre  1882)  —  536. 
Zampa  —  Della  salute  pubblica  e  delV ordinamento  del  servizio  sani- 
tario in  Italia  —  543, 

VARIETÀ. 

Congresso^  internazionale  in  Napoli  per  V  idrologia  e  la  elimaiologia 
—  545.  ' 

IBsposizione  generale  italiana  in  Torino,  £884  —  545 

Profilassi  del  cholera  —  549. 

Quadruple  amputazioni  puarite  —  550. 

/  regolamenti  relativi  alla  prostituzione  —  551. 

I  medici  condotti  e  la  proposta  riforma  della  Legge  comunale  e  pro- 
vinciale —  554.  ^  ^"* 

Perchè  i  medici  illustri  vivono  poco  —  555. 

Opere  presentate  aUa  Direzione  degli  Annali   Universali  di  Medicina 


INDICE 

DELLA    PARTE    RIVISTA 

TTol  GCLZIV.  —  1."  Semestre.  —  1883. 

« 


Indice  alfabetico  delle  sezioni 


Annunjfi  hibliografici  —  269,  558. 

Bibliografia  —  161,  266,  430,  511. 

Rivista  di  anatomia  patologica  —  898. 

Rivista  étantropologia  —  27. 

Rivista  di  chirurgia  —  106,  243. 

Rivista  dermosifilopatica  —  3. 

Rivista  di  elettroterapia  —  328,  369. 

Rivista  d'oftalmojatria  —  498. 

Rivista  di  patologia  speciale  e  clinica  medica  —  273. 

Rivista  di  terapeutica  e  farmacologia  —  431. 

Rivista  intorno  alla  cura  della  difterite  -^  177. 

Varietà  -  268,  477,  545. 


Indice  alfabetico  degli  Antori 


Adamklewlez  r^  350,  424. 
Airnew  C.  R.  e  "^BVehmUr  —  372. 
AÌBh«m  —  6. 
AlfSld  -  225. 
AUm  —  93. 
Alterna  —  93. 
AauUIel  —  81,  82. 
Aa4er«*B  Stuart  —  67. 
Aadrease  —  208. 
Ang^laeel  —  498. 
Aaa«|«litBe  —  4L 
Aiu«|i«ts  —  501. 

itivista. 


Apostoli  —  377.  . 
Arehamliaalt  —  231. 
Armaloffand  —  385. 
Arnold  —  404. 
Attllold  —  491. 
Attilla  -^  214. 
Annnoeliat  —  211. 
ATorboek  H.  —  186. 
Ayer  Ci.  B.  —  2  >1. 
Ayr  G.  —  179,  185. 
Bacile  —  501. 
Baetehe  C  —  485. 


86 


562 

Bakeirell  R.  H.  —  377. 
Ball  —  87. 
Ballet  —  182,  356. 
BalUwliey  I.  B.  —  381. 
Barbieri  —  186. 
Barllar  T.  —  207. 
Bartes  ^  213. 
BaMli  V.  —  33U 
BaseliMliIts  M.  —  228. 

Basteiberir^i*  --  319. 
Bastlen  —  214. 

BasUnir*  —  385. 

B&amler  —  340. 

Bcar4  G.  M.  —  356. 

BeehlBl  —  19,  185. 

Becker  —  181,  196. 

Bédee  —  77. 

Beeljr  —  264. 

Beeiz  yB¥.  —  332. 

Bell  R.  —  195. 

Berirer  O.  —  367. 

lÈergermn  —  214. 

Bernhardt  —  3^  339. 

Beri^mann  ~  108. 

BertliUB  A.  —  67. 

Besnler  —  7. 

Beyer  H.  —  214. 

BUnehl  Leonarde  —  390,  422. 

Bllllnrl^n  C.  E.  —  209. 

BIdder  —  421. 

Blaek  I.  B.  —  200. 

BUekwoed  B.  B.  —  331. 

Blaekwed  1¥.  B.  —  355. 

Bleek  —  140,  14L 

Beek  B.  —  485. 

Bebgeheld  —  412. 

Bobm  F.  —  229. 

Benalnir  ^'  —  505. 
Bene  G.  B.  —  52. 
Besee  —  218. 
Betteher  B.  —  334. 
Benehai  —  191. 
Bramlillla  —  181, 203. 
Brandt  —  315. 
Brann  B.  -  127,  135,  407. 
Breda  A.  ~  4.  9. 
Breea  P.  —  62. 
Breehln  —  222. 
Brewn  —  282. 

Bm^l»  R.  —  430. 

Bmoelil  Cesare  —  328,  389,  391. 

BmneUl  —  202. 

Braehner  fl.  -«  15« 

Bne^ney  —  880. 

Bnlirli«rt  Glneenwe  ^  388. 

Bnrd  Edwin  —  187. 

Bnsek  —  92. 

Cade!  de  Gaseleenri  —  204,  207. 

Callernri  G.  —  202. 

CalllaianI  G.  -  229. 

Cappi  E.  —  168. 

Cardarelli  A.  —  511. 

Cardile  Clofale  G.  *-  266. 

Camey  —  215u 

Carller  -  24. 


Caapari  —  2U. 

Cassia  —  232. 

CsstmeeI  E.  —  214. 

CaTarnIs  —  106. 

Cenni  —  241. 

Chenerjr  E.  —  187. 

Chéren  I.  —  375. 

Chen«i  —  381. 

Chndzlnskl  —  64,  66. 

ChTssteh  —  333. 

ClaUarlla  CL  —  20d. 

Clans  Ad.  -  485,  487. 

Clemens  —  241,  329. 

ClnUe  C.  P.  B.  —  367. 

Coesfeld  —  184,  235. 

Cebaden  —  24. 

Cehnstein  —  410. 

Cslian  —  209. 

Cellles  Aeerdlne  —  502. 

Celien  IV.  G.  —  20i. 

CeneeUl  -  298 

Cemlnl  E.  —  535. 

Cernii  —  11. 

Cemlllean  A.  —  24L 

Csrena  A.  ^  170. 

Corradi  A.  —  48L 

Cenirnel  ^  88. 

Crede  —  155* 

Cnllen  B.  —  206. 

Cnstis  C.  B.  B.  —  232. 

Csarseekl  —  206. 

Csemlekl  —  382. 

Ballemag'ne  —  89. 

B^Aneona  —  393. 

Barlsen  I.  -»  295. 

Bavlda  —  424. 

Be  Gievanui  A.  -  273,  280,  310. 

Behio  C.  -  226. 

Be  Welel  —  5)4. 

Belannay  —  72,  77. 

BeirAeqna  F.  -  178,  202. 

Be  Linea  B.  —  8. 

Be  Merdllei  —  84. 

Be  Paoli  —  88. 

Be  Solavllle  —  73. 

Be  Tlneentls  —  501. 

Bl  Chiara  Franeesee  —  893«  39i 

Blppe  »  285. 

Bodds  —  216. 

Benaih  J.  —  488. 

Brosdeir  —  336,  339,  356. 

Bonanl  —  536. 

Bnpasqnler  —  504. 

Bdel  ^  217. 

Eldam  B.  —  235. 

Elletl  —  414. 

Bisensebllz  J.  —  195. 

Emery  —  504. 

Engelhem  —  352. 

Erk  Th.  ^  329,  332. 

Erlehsen  —  211. 

Erlenmeyer  —  355. 

Fallanl  1.  --.  203. 

Falndl  G.  --  228. 

ralle  -  206. 


563 


FarAlll  —  179. 
Fedcrlel  Z.  ^  376. 
Felir  —  207. 
■fere  —  OD. 
Ferri  Enrlee  —  9L 
FerrlDi  O.  -  17,9,  185,  216. 
Flalla  -  263. 
Fielier  ~  364. 

FUehne  —  493. 

Fischer  E.  -  ir9,  504,  505. 

Flselier  F.  —  852.  369, 

Fltfclier  G.  -*  336. 

Flesoli  -  i24. 

Fontaa  —  86. 

Franco  D,  —  178. 

FranzoDl  B.  —  186. 

FrtekeltoB  -^  20& 

Friediaender  —  424. 

Friirerie  £.•  —  476. 

Froeltcli  ~  234. 

Farbring-er  —  504. 

esalassi  L..  —  490. 

Ciarson  I.  O.  ^  58. 

Gatti  F.  —  202. 

Geifenliaur  —  40. 

Olaeelil  O.  -  177,  185,  201. 

GiaMl  -  241. 

Ollier  r.  —  11. 

Girlioli  Enrlee  —  95,  102. 

Cilnsbarir  —  413. 

«irand-TenloB  —  372. 

«lax  J.  ~  339. 

Olaek  —  121,  138. 

OoerlBiT  —  240. 

Golirl  e.  —  168. 

Ooed  R.  R.  —  376. 

Gottevald  —  240. 

Oorden  E..  A.  -  842. 
Ciosetti  F.  -^  502. 
Cvouriraes  O.  —  18. 
Cvradenlgo  Pietro  —  500,  502. 
Cvreeoiiow  Headlaai  B.  —  237. 

Grtfnni  -  406,  414. 
Cviialta  V.  —  501. 
Gnanglrolt  —  186. 
OJintlier  A.  —  380. 
«ottmaBn  «.  —  223,  225,  227. 
«ajrot  -  6. 
««terboelc  -  132,  156. 
Hoffedorn  —  261. 
HMroBliucli  —  210,  236. 
flfaln  E.  -  131,243,256. 
Hanow  ^  192, 
Haao  A.  --  13. 
Ha«oer  •-  411. 
Hayem  —  493. 
nebra  —  504. 
aerer  —  89. 
nelrerleii  —  122. 
aolmkaBrar  -  235. 
nenoroB  i¥.  —  236. 
tterrlek  O.  E.  »  885b 
HoBoe  -  333,  481,  485^  486. 
neubaer  O.  —  237* 
tteanlng  —  69. 


HeaolBiror  O.  —  181,  208. 
Hill  a.  -  199. 

Hlrsehberir  «V*  —  371. 

HlraebmaBB  —  331. 

HoffaianB  —  504, 

HoUt  E,.  —  211« 

HomÓB  —  422. 

Hotbom  —  208. 

Hnber  -^  408,  409,  427. 

Jaeobl  A.  -  179,  181,  183,  189. 

Jaeobson  W.  —  183,  217. 

JarUeh  A.  ^  505. 

Joilaeb  Fr.  —  332. 

JolTi-oy  A.  —  387. 

JoliBoon  O.  -.  188. 

Jolly  —  349. 

Jsebewsky  ^  354. 

JBlllard  .  247. 

Kaposl  —  504,  505. 

Katyoehew  —  336. 

KaBlieb  —  238. 

Kemperdlek  —  487. 

Klen  A.  —  19& 

KihB  K.  —  376« 

Kiiaer  UT.  J.  —  377. 

Kiag-srord  ~  214. 

KleinbauB  —  464. 

Knapp  H.  -  372. 

Koeh  —  265. 

Koko  —  314. 

KollmaBB  —  95. 

ICormaBB  E.  —  177. 

Kora  —  215. 

Kraske  —  259,  260. 

KumBAel  —  114. 

Karz  E.  —  383. 

Kaster  -  129,  132,  230,  249,  26a 

Kattner  Jna.  —  177. 

l<adrelt  de  l«aebarrlér0  —  370. 

Etaadau  —  154. 

JLaadowskl  P.  —  230. 

l'ang'eubeek  V.  —  119. 

l<aueB8teÌB  •—  146. 

l<aBrenzi  —  891. 

liBX  E.  -  224. 

l«e  Baron  —  85. 

Eiedouble  —  65. 

JLee|r<^rd  Cr.  —  318. 
Mj^gojt  —  69. 
Eieloir  H.  ^  362. 
liOBioyBe  —  232. 
l«epldl-€hlotl  G.  ^  23h 
JLéplae  —  279,  297. 
lioreboaliet  —  229. 
l«eaaer  E   —  505. 
l«eto«rnea«  —  101,  343. 
L.etzeriek  I..  -  192,  204. 
E,owy  E.  —  180,  182. 
UBdoBiaBB  —  218. 
Eilttea  —  426. 
Eiolll  —  20!L  210. 
liOaaBa  Ottavio  ^  396. 
Loweareid  —  344^  862,  867. 
liaer  —  214. 
li«ÌBO  Eiaiiri  —  891. 


564 


l.«ll  ^  185. 

l.«zsalto  —  319, 323. 

'Kdmjm  —  57.  » 

MMkMslè  ■■•r^ll  -  222. 

Mader  —  384. 

Maffaeel  —  413,  420. 

Malenflseli  —  352. 

Mi4«eehl  D^meale*  —  3, 14, 17, 22. 

Malassem  —  21. 

Man  I.  ».  -*  377. 

Man«Bvrler  ^  32,  56. 

Mara|rll*M  E.  —  3)1,  40& 

MarekaDd  —  407. 

llarehUBD«schl  O.  —  178, 186^  202, 

Mlart  C  -  184. 

MartlB  —  32& 

llartlii«a«  —  19,  222. 

Man  -  235. 

Mascherpa  —  208. 

Massel  —  367. 

Meleiparl  —  392. 

Merk«l  ~  54. 

Meyer  M.  —  351,  364. 

Mlehael  J.  —  133. 

Mlehel  —  199. 

Mlknlles  —  142. 

Mllls  M.  —  884. 

MlBleh  A.  —  496. 

Moblas  —  328, 344, 350, 352, 374, 386. 

Morelli  C.  —  185,  209,  392. 

M«reil  Maekenzle  -*  2SSU 

M«relil  O.  —  274. 

MoriTAB  J*  K-  —  -^47. 
Morselli  -  27,  81. 
M«ri«o  1¥.  Wu—  355. 
Mosler  —  219. 
Mosraekt  M.  ^  198. 
Moyne  —  499. 
Moeel  Domealea  —  388. 
Miàll«r  A.  —  231. 
Mailer  Fr.  —  331. 
Mailer  0.  -  487. 
Maller-lVameek  —  213,  239. 
Murray  R.  M.  —  377. 
Haake  P.  —  230. 
Uefiel  "W.  B.  —  370,  371. 
Heidert  —  290. 
Helaser  —  505. 
]«e«mel84er  —  228. 
Hestl  E..  -  185,  209. 
IVenber  C.  —  113. 
IVeamann  E.  —  386,  421. 
Hovry  J.  M.  —  210. 
IVowlin  —  216. 
IVayes  H.  D.  -  372. 
Oertet  —  204. 
Orth  A.  —  212. 
Parate  —  220. 
Pation  H.  —  183. 
Pani  C.  -  353,  354. 
Pani!  C.  —  180. 
Pelltzzari  Celao  —  25. 
Pennata  P.  —  273. 
Pepper  1¥.  —  213. 
Petrose  Mj.  —  309. 


Petrowakl  —  20. 

Pleot  €.  —  23L 

PleraoB  R.  H.  —  829. 

Pokrowaky  —  83, 

Posner  —  504. 

Post  C  —  161. 

Post  fli.  —  291,  331. 

Postdaner  C>.  B.  ^  215. 

RalnondI  C.  —  177,  504. 

Ranpoldl  R.  —  503. 

Raneke  B.  R.  —  112. 

Raneke  —  35. 

Raaorl  B.  —  18. 

Ranehftass  €.  —  181,  212. 

Reelna  —  21,  22. 

Regralia  E.  —  5Ò. 

Rernoli  E..  —  210. 

Remak  B.  —  329.  333,  365,  966. 

Renss  L.  M   —  198. 

Rey  B.  —  174. 

Reymond  —  499. 

Rlbbert  —  426. 

RIeeardi  P.  —  90. 

RIeek  —  235. 

RIedInrer  —  136,  137. 

Rteir«l  —  292. 

Rliranor  \.  —  200. 

Ritti  ji.  —  471. 

Robinson  B.  —  194,  220. 

Roeea  —  241. 

Rockwell  A.  D.  —  356,  373. 

Rodman  —  209. 

Rokitansky  —  215. 

Rollet  J.  —  20. 

Rosenbaeh  —  157. 

Rosmini  —  £00. 

Rosshaek  J.  M.  —  232,  341. 

Rossiipnon  -*  504. 

Rotke  C.  G.  —  212,  376^  382. 

Rnmph  Tk.  —  862. 

Rydig-ier  -^  148. 

Sabbata  A.  —  178. 

Saekse  --  204. 

Scalzi  >-  391. 

Searenzlo  Ang-^lo  —  4,  26. 

Searparl  S.  —  382. 

Scb&ITer  —  367. 

fikkarrenberir  R.  —  182,  205 

Sebede  -  123,  134,  251«  253.  263u 

Sehiel  J.  ~  342 

Sehilllng*  Pietro  —  390. 

Sekiplloff  —  428. 

Sehmld  G.  —  184,  225. 

(Sekimtd  H.  -  123,  248.  . 

Sehmidt  —  31. 

Sckmitz  —  367. 

Sekroder  L.  —  384. 

Sebnckardt  —  403. 

Sehuler  T.  —  192. 

Sebiilier  —  125,  126. 

Scknltz  —  lOa 

Behnltie  H.  *>  16. 

Sekaster  C  —  237. 

Sckalz  —  240.' 


56S 


«•liwalbe  —  152,  330. 
Sehwarx  G.  ^215. 
Seelig-miiller  A.  —  204,  332. 

S«ilx  F,  —  181,  196. 
SeniBola  Harlano  —  392. 
Senaiar  —  179,  187. 
Serial  C>.  —  51. 
Seitesrast  H.  —  239. 
Shand  Capple  —  386. 
Sholl  E.  H.  —  207. 
Sl^rlst  "W.  F.  —  339. 
Siml  A.  —  498,  503. 
Slinaii  —  504. 
Skranp  Z.  H.  —  485,  486. 
Smith  Lewis  J.  —  180,  193. 
Sonnenbari^  —  119,  214 
Sonlé  —  220. 
Sarmant  G.  -  267,  5ia 
Stadler  C.  —  197. 
Stala  —  331,  356. 
Stewart  S.  G.  —  203. 
SdlllDff  —  402.  408. 
Stolnlkaw  —  339. 
Stork  -  233. 
Starg-ls  B.  —  25. 
Saehard  —  6. 
Tamborllnl  —  186. 
Taabe  —  217,  330. 
Taaber  —  153. 
T'ausxky  R.  —  196 
Taylor  —  19. 
Testat  —  62. 
Thonar  —  427. 
TharsHeld  "W.  H.  -  182. 
Tlsxanl  G.  —  414. 
Toplnard  —  29,  57. 
Torranee  R.  —  367. 
Treapel  1^.  —  487. 
Trldeaa  -  221. 
Tripe  —  216. 

Tseherbatsehaw  Barbara  — 
Tsahlriew  S—  339. 
Tsebnlowskt  —  882. 


370. 


VirollBl  13.  —  51,  53. 

Uhde  -^  151. 

Dona  —  5.  7. 

Vida!  E.  -  12,  215. 

irierordt  —  278. 

VìgonrouiL  R.  —  339,  350. 

ITIn^ent  —  68. 

VUeoott  A.  —  178,  210. 

Tag-el  —  181,  225. 

ToltollDl  —  331. 

Tatpiao  —  359. 

"Wmtmw  E.  —  24, 198. 

l¥albaani  -*  199. 

l^aller  A.  e  de  l^raUevIlle   A. 

—  342. 
W^attevIUe  A.  >-  339,  342,  335. 
"Wanseber  —  241. 
l¥alebjselba«Bi  —  405. 
l^elg-ert  —  399. 
l¥eise  B.  —  184,  201,  225. 
I¥ei8s  G.  —  398. 
'Werner  -^  240. 
liTerra  —  425. 
l¥erlbeÌBiber  A.  —  195. 
l¥blte  Hale  1¥.  —  233. 
Uliltiter  B.  H  •-  236. 
l¥illard  —  209. 
l¥hlttaker  —  322. 
liTUs  E.  —  183,  223. 
liToakes  B.  —  370. 
l¥olff  J.  —  244. 
liTeed  -  504. 
'Vroodbvry  —  303. 
liTrif  bt  1¥.  B.  -  195. 
l^yllle  —  331. 
Zampa  R.  —  543. 
Zaonettl  .-  1C2. 
Zeller  —  119. 
Zereiil  R.  —  237. 
Ziemssea  —  334,  340. 
ZIIdo  ~  419. 
Zloke  E.  G.  -^  222. 
Zaber  C  —  231. 


566 


Mee  alfabetico  delle  materie 


Acido  fenico  nella  cara  abortìTa  dai  bablK>ai  ^  19. 

Acido  salicilico  in  poWere  snile  necroii  —  ìfS. 

Addison  (Bfalattia  d*)  —  427. 

Addome  (Casi  rari  di  malattie  dell^  —  810. 

Afonia  (Elettricità  nell^  -  359, 

Africani  cornuti  —  93. 

Agenstia  guarita  con  Telettricità  -*  873. 

Albinismo  —  95. 

Albnminnria  nella  sifilide  —  24. 

AUncinazioni  acustiche  (Influenza  della  corrente  galtanica  nelle)  —  ^^9. 

Ambiente  (Metodo  per  distinguere  Tinfluenza  dell*)  — >  77. 

Amenorrea  (Blettricità  nell*)  —  376. 

Amputazioni  quadruple  guarite  —  550. 

Anca  (Resezione  dell*)  —  250. 

Anestesia  d^origine  cerebrale  (Elettricità  nell*)  —  357. 

Aneurisma  deiraorta  toracica  e  deiraddominale  -—  138. 

Angina  di  petto  (Elettricità  neir)  —  359. 

Angiocolite  suppurativa  -^  319. 

Ano  preternaturale  con  rlleTantemodiflcazionl  consecutive  nell*  intestino  -* 

153. 
Anosmia  guai  ita  con  Telettricità  —  373. 
Antropologia  (Questionario  d*)  —  102. 
Antropometria  (Applicazione  dell*)  —  67. 
Antropometria  criminale  --91. 
Area  Gelsi  (Etiologia  dell*)  -  15,  16,  17. 
Arterite  (Endo  e  peri)  nel  sifiloma  del  palato  osseo  —  222. 
Ai*trite  suppurativa  reumatica  —  408 
Artropatie  elettricità  nelle)  —  387. 
Artropatie  sifiliticlie  —  125,  126. 
Asfissia  dei  bambini  (Elettricità  nell*)  —  380. 
Asma  (Elettricità  nell*)  —  359. 
Astenopia  (Patogenesi  e  cura  dell*)  -^  502. 
Astigmatismo  irregolare  (lUcerche  ottalmometriche  per^determinare  1*)  — 

498. 
Astragalo  (Estirpazione  dell*)  —  260. 
Assorbimento  (Influenza  deirelettricità  sul!*)  —  335,  336. 
Atassia  (Crisi  gastriche  non  gastralgiche  néll')  —  279. 
Atrofia  simmetrica  dei  parietali-^  86» 
Atrofia  biliare  ^  4l3. 
Atrofia  delle  dita  per  paralisi  vaso-motoria  —  390* 


567 


Bacilli  del  tubercolo  —  265. 

Bagni  pei*manenti  in  chirurgia  —  ii9. 

Bigno  gaWanico  ^  3id. 

Batterio  del  pemfigo  e  della  lebbra  -*  10. 

Bleanorragia  (Complicazione  non  comune  nella)  — -  18. 

Bletnorragia  (Permanganato  di  potassa  nella)  ^  18. 

Botriocefalo  (Proyenienza  del)  —  407. 

Bubboni  (Cura  abortiva  con  l'acido  fenico  dei)  —  19- 

Bufalìni  Maurizio  (Onoranze  a)  —  477. 

C 

Calcoli  biliari  (Diagnosi  di)  mediante  un  ago  esploratore  —  32^. 

Calli  ossei  non  consolidali  (BlettroUsl  nei)  —  391. 

Capelli  (Colore  dei)  —  77. 

Capelli  ricciuti  dei  negri  —  67. 

Carbonchio  (Immunità  contro  il)  —  406. 

Carcinosi  miliare  delle  sierose  —  309. 

Carpo  (Persistenza  deirosso  centi*ale  nel)  —  68. 

Cassetta  per  gli  arti  —  263. 

Cataratta  (Elettricità  nella  cura  della)  —  370,  371,  872. 

Catetere  di  Nélaton  (Guida  pel)  —  263. 

Cefalalgia  (Elettricità  nella)  -^  357. 

Cellule  gangliari  (Cretiflcazione  delle)  —  424. 

Cellule  tendinee  nelVinflammazione  —  413. 

Cerusica  patentata  del  secolo  XIV  ^  268. 

Cervello  (Caratteri  anatomici  del)  --  32. 

Cervello  (Elettricità  nelle  malattie  del)  —  857. 

Cervello  (Elettroterapia  del)  —  336. 

Cervello  (Interpretazione  del  peso  del)  —  56. 

Cervello  (Peso  del)  secondo  Broca  —  57. 

Cheratiti  ulcerose  infettive  (Cura  delle)  —  501. 

China  (Costituzione  di  alcuni  alcaloidi  della)  —  481,  485. 

Chinolina  (Tartrato  di)  —  488. 

Chinolina  (Usi  farmaceutici  della)  —  488. 

Cholera  (Profilassi  del)  —  549. 

Cicatrici  (Tumori  maligni  sulle)  —  412. 

Cinconidina  e  omocinconidina  —  81. 

Cinconina  (Composizione  della)  —  486. 

Cinconina  (Derivati  etili,  metili,  benzlli  della)  —  487. 

Cirrosi  ipertrofica  del  fegato  —  413. 

Cistifellea  (Idrope  e  calcoli  della)  —  158. 

Clima  (Influenza  del)  sulla  vita  ^  69. 

Colica  saturnina  (Elettricità  nella)  —  382. 

Colon  discendente  (Estrazione  d^uno  strumento  di  legno  dal)  —  151. 

Commozione  toracica  —  136. 

Condotto  toracico  (Tubercoli  nel;  —  402. 

Congresso  internazionale  d*Igiene  in  Ginevra  (A.tti  del  IV)  —  536. 

Congresso  internazionale  in  Napoli  per  i*  Idrologia  e  Climatologia  —  515. 


S68 

Contratture  isteriche  (Elettricità  nelle)  -  357. 

Contratture  muscolari  (BlettricitA  nelle)  —  358. 

Coprostasi  (Elettricità  nella)  —  382. 

Corde  Toeali  (Elettricità  nella  paralisi  delle)  —  359. 

Corea  (Elettricità  nella)  —  358.  . 

Corpi  mobili  articolari  (Formaiione  dei)  ^  121. 

Corpo  estraneo  nel  tubo  gastro-enterico  (Gaso  unico  di)  —  314. 

Corpo  striato  (Otteoma  del)  —  421. 

Corpo  viti^eo  (Intorbidamento  deb  guarito  con  Telettricità  —  372. 

Crani  de^CQntadini  dell'antica  Bayiera  ^  35. 

Cranio  di  delinquenti  —  88,  89,  90. 

Cranio  degli  Europei  —  95, 

Cranio  dei  pazzi  (Capacità  del)  —  81. 

Cranio  degli  epilettici  •--  82. 

Cranio  dei  Russi  (Deformazioni  artificiali  del)  —  83 . 

Cranio  (Trapanazioni  preistoriche  del)  —  84. 

Cranio  nei  mammiferi  (Anomalie  nel)  —  53. 

Cranio  e  refrazione  oculare  (Rapporto  fra)  —  52* 

Cranio  (Ferite  del)  guarito,  rimasti  entro  i  projettili  ^  129. 

Cranio  (Misura  della  capacità  del)  —  29,  31. 

Cranio  (Caratteri  del)  —  32. 

Cranio  (Anomalie  del)  — •  41. 

Cranio  (Poligoni  del)  —  51. 

Cranio  (Sviluppo  postembrionale  del)  —  54.  ^ 

Cretino  di  Batignolles  —  87. 

Crisi  gastriche  non  gasti*algiche  nelFatassia  —  279. 

Cubito  (Resezione  del)  —  250. 

Cuore  (Azione  dei  nervi  vaghi  sul)  —  388. 

Cuore  (Eccitabilità  elettrica  del)  ^  335. 

Cuore  (Sutura  delle  ferite  del)  —  140. 

Cuore  (Malattie  nervose  e  funzionali  del)  —  511. 

Cuore  (Vizio  complicato  di)  ^  285. 

Cute  (IiTitazione  della)  rispetto  al  polso  —  291. 


Decubito  (Elettricità  nelle  piaghe  di)  -  385. 

Delinquenti  (Cranio  di)  —  88,  89,  90. 

Delinquenti  (Antropometria  dei)  —  91. 

Denti  (17.'  pajo  di)  —  86. 

Diabete  insipido  (Elettricità  nel)  ^  359. 

Diarrea  tubulare  —  315. 

Disarticolazione  della  spalla  —  249. 

Dismenorrea  membranosa  (Elettricità  nella)  —  378. 

Dita  (Atrofia  de.le)  ~  890. 

Doccia  idroelettrica  —  889. 


Ebrei  (Cai:atteri  fisici  degli)  —  100. 

Eccitazione  unipolare  in  flaiolos^ia  e  terapia  —  336. 


Echinococco  sótto  diaframmatico  tt^nad^one  di)  —  154. 

Bchinococco  (Operazione  nel  casi  di)  nella  cavitÀ  i^ddominale  -•  154. 

Elettricità,  elettroterapia  (Opere  di)  -r  328,  369. 

Elettricità  statica  —  347.  .    . 

Elettro-agopuntura  —  3i5. 

Elettrolisi  nei  calli  ossei  non  consolidati  —  391. 

Elettrolisi  nei  tumori  maligni  estemi  —  392. 

Elettroterapeutici  (Apparecchi)  —  329,  330,  331. 

Elettroterapia  (Osservazioni  di)  —  396^ 

Elettrotono  intrapolare  (Nuoya  legge  elettro-fisiologica  dell')  —  388. 

Bmianestesia  isterica  (Elettricità  nell*)  —  357t 

Emisistolia  —  285. 

Emorragie  (Elettricità  nelle)  —  38Q. 

EpUessU  (Elettricità  neirj  —  357. 

Epidermide  (Esfoliazione  delV;  per  paralisi  vaso-motoria  —  390. 

Epilettici  (Cranio  degli)  -  82. 

Ernia  diaframmatica  (Casi  di)  —  427. 

Ernie  (Cura  radicale  delle).—  152. 

Erpete  tonsurante  e  pitiriasi  ciroinata  (Se  vi  sia  identità  fra)  —  13. 

Erpete  tonsurante  (Esperimento  coirolio  di  croton  nell*)  —  14. 

Esofagoscopia  —  142. 

Esostosi  multiple  .cartilaginee  —  409. 

Esposizione  generale  in  Torino  (L'Igiene  neir)  —  545. 

Etere  (Valore  delle  injezioni  sottocutanee  d'>  —  493. 

Etnografia  (Questionario  d*)  —  10Ì,  102. 

Europei  (Cranio  degli)  —  95. 

Exfoliato  areata  —  7. 


Facciale  (Angolo)  —  5L 

Facciale  (Elettiicità  nella  paralisi  reumatica  del)  —  359. 

Faradizzazione  generale  —  345,  346. 

Febbre  (Influsso  della)  sulla  sifilide  —  20. 

Febbri  infettive  in  Palermo  —  266. 

Febbri  intermittenti  ^Elettricità  nelle)  —  384. 

Febbri  intermittenti  ostinate  (Metodo  per  la  cura  delle)  —  489. 

Fegato  (Cirrosi  ipertrofica  del)  —  413. 

Fegato  (Influenza  deireccitazione  del)  sulla  quantità  deirurea  —  335. 

Fenil-omocinconidina  —  485. 

Fibromi  dell'utero  (Elettricità  nella  cura  dei)  —  375. 

Follicoli  del  cuojo  capelluto  dei  negri  —  67, 

Franklinizzazione  nella  neuroterapia  —  347. 

Frenico  (Eccitabilità  elettrica  del  nervo)  —  335. 


Gastroscopia  —  142. 

Ginecologia  (Elettricità  in)  —  374. 

Ginocchio  (Malattìe  infiammatorie  dell'artìcolaidonLe  del)  —  430. 

Ginoccììio  (Resezione  dell'articolasione  del)  —  256»  259. 

Ginocchio  valgo  (Cura  del)  —  253. 


570 

Goniometro  fìaeeiale  (Correzioni  al)  -^  l^« 

Goniometro  (NaoTO)  —  51. 

Granchi  muscolari  (Elettricità  nei)'^  858. 

Granulazioni  (Gnra  delle)  con  il  nitrato  d'argento  -*  S02» 


Idrocele  (Apparecchio  scrotale  dopo  Toperazione  delH  —  ^* 

Igiene  pabl>lica  (Laboratori  d*)  —  268. 

Igiene  (L)  neirEsposizione  generale  di  Torino  —  545. 

neo-tifo  acntissimo  —  823. 

Incontinenza  d*orina  (Elettricità  nell*)  —  377. 

Individui  (Uguaglianza  e  disuguaglianza  dégF)  —  7^ 

Infettive  malattie  (Alterazioni  del  sangue  nelle)  —  108. 

Infezione  tubercolare  —  399. 

Infiammazione  (Cellule  tendinee  nell*)  —  413. 

Insufficienza  aortica  (Polso  carotideo  nell*)  —  1^. 

Intestini  (Gaso  unico  di  corpo  estraneo  negl*)  —  314. 

Intestini  (Elettricità  neirinvaginazione  deglV  —  380,  381. 

Intestini  (Influenza  della  corrente  faradica  sulle  contrazioni  degl*)  ^  335^ 

Intestino  (Lunghezza  dell*)  nelVuomo  e  negli  animali  —  69. 

Intestino  (Occlusioni  dell')  curate  p«r  mezzo'  deiroppio  — ^  161. 

Invaginazione  intestinale  (Elettricità  neir)  —  380,  381. 

Ipnotismo  (Efliitti  terapeutici  dell*)  —  280. 

Ischialgia  (Elettricità  nella)  -  358. 

Italia  (Salute  pubblica  e  ordinamento  del  servizio  sanitario  in)  ^  513. 


Jodoformio  (Medicature  con  il)  —  496. 
Jodoformio  (Usi  del)  in  chirurgia  —  119. 


Kairina  e  Kairolina  ^  493. 


Lagrìmale  (Parte  facciale  delFosso)  —  40. 

Laparacolotomia  —  151. 

Laparatomie  —  157. 

Laringe  (Cura  consecutiva  nelFestlrpazlone  della)  —  184. 

Laringe  (Eccitazione  elettrica  dei  nervi  e  muscoli  della)  —  333. 

Lebbra  (Batterio  della)  —  11.  ^ 

Longevità  —  73. 

Loquela  (Elettricità  nell'atassia  dei  movimenti  della)  —  357. 

Lupus  laringeo  (Anatomia  patologica  di)  —  4. 

Lussazione  congenita  ereditaria  del  piede  -^  260. 

Lussezlone  della  spalla  —  219, 


.1 


871         ; 

Magneto-elettrici  (Apparecchi)  —  S)^,  3S3,  831. 

Malaria  (Eziologia  della)  —  407. 

Malattie  chirargiclLe  e  mediche  (Corrente  elettrica  nella  cura  di)  —  394* 

Maltina  e  suol  pompoati  —  49U 

Mandibola  (Asimmetria  della)  —  92. 

Mascella  inferiore  (Iperostosi  della)  —  132. 

Medici  condotti  (I)  e  la  proposta  riforma  della  legge  comunale  e  proTinciale 

—  554. 
Medici  illustri  (Vita  breve  dei)  —  555. 
Mestruazione  (Blettricità  nelle  anomalie  della)  —  376. 
Microbio  della  sifilide  —  19. 
Microcefali  di  Ri  ola  -«  93. 
Microsporon  anomoeon  della  pitiriasi  —  12. 
Midollo  allungato  e  spinale  (Degenerazione  secondaria  del)  —  422. 
Midollo  osseo  giallo  e  rosso  delle  estremità  (Diffusione  del)  —  421. 
Milza  degenerata  (Estirpazione  di)  -*  i55« 
Milza  (BlettricitA  nei  tumori  di)  —  383,  384, 
Milza  (Riproduzione  della)  ^  414. 
Miomi  uteiini  (Eziologia  dei)  ^  410. 
Morbo  di  Basedow  (Elettricità  nel)  —  357, 

Motori  nervi  (Influenza  della  corrente  galvanica  suireccitabilità  dei)  ^  336. 
Muscolari  anomalie  (Spiegazione  delle)  —  62. 
Muscolari  anomalie  nelle  razze  umane  —  64. 
Muscoli  addominali  ^Influenza  della  faradizzazione  di)  sul  riassorbimento  e 

sulla  secrezione  deirorina  ~  335. 
Muscoli  comuni  airuomo  e  agli  animali  —  65. 
Muscoli  paralizzati  (Contrattilità  elettrica  dei)  —  345. 
Muscoli  (Trapiantamento  di)  —  122. 


Naftalina  e  Naftol  (Usi  della)  —  504. 

Naftalina  nella  medicatura  delle  ferite  -*  109. 

Necrosi  guarite  con  polvere  salicilica  —  123. 

Nefrite  acuta  (Rumore  di  galoppo  nella)  —  297. 

Negri  (Capelli  ricciuti  e  follicoli  del  cnojo  capelluto  dei)  —  67. 

Nervose  malattie  (Valore  comparativo  della  corrente  indotta  e  galvanica  nella 

cura  delle)  —  393. 
Neuralgie  (Eletti*icità  nelle)  -^  358. 
Neuroma  del  ganglio  solare  —  159. 
Neuroterapia  (La  franklinizzazione  nella)  —  347. 
Neurotomia  ottico>cigliare  —  499. 
Nitrato  d*argento  (Cauterizzazioni  di)  nella  cura  delle  granulazioni  —  502. 


Occhi  artificiali  di  Venezia  —  503. 

Occhi  e  capelli  (Colore  degli)  —  77. 

Occhio  (Influenza  della  corrente  galvanica  sull*)  —  371. 


k 


572 

Occhio  (Tabereolosi  innestata  nell")  -*  403. 

Omero  (Toraione  dell*)  —  62. 

Omocinconidina  e  einoonidina  —  4:^  5.  . 

Oppio  nella  enra  di  alonne  ooclusioni  intestinali —  161* 

Orecchio  (AppUcaziona  dell'elettricità  nelle  malattie  dell*)  —  370. . 

Orina  (Influenza  terapeutica  della  elettricità  nell*  incontinenza  e  ritenzione 

d*)  -  377,  393. 
Ortopedia  (Apparati  di)  —  264.  .     : 
Ossa  (Lesioni  delle)  neirnomo  preistorico  —  85. 
Osso  centrale  nel  carpo  (Persistenza  delP)  —  63. 
Osteocondrite  sifilitica  -*  408. 
Osteoma  del  corpo  striato  —  421* 
Ostetricia  (Elettricità  in)  —  374.  ' 
Ottalmla  purulenta  —  498. 
Ottalmia  simpatica  --  500. 
Ourang-outang  e  uomo  (Anatomia  comparata  dell')  —  66. 


Palermo  (Febbri  infettire  in)  —  266. 

Palpebre  (Esportazione  di  tumori  nelle)  -^  499. 

Pancreas  (Ascesso  del)  —  157. 

Paralisi  atrofiche  delle  estremità  superiori  —  278. 

ParaUsi  (Elettricità  nelle)  --  358. 

Paralisi  (Elettroterapia  razionale  delle)  —  346. 

Paralisi  spinale  spastica  (Gasi  di)  —  itt. 

Paralisi  vasomotoria  —  390. 

Parietali  (Atrofia  simmetrica  dei)  —  86. 

Parto  (Elettricità  nel)  —  377. 

Pazzia  di  doppia  forma  —  471. 

Pazzi  (Capacità  del  cranio  dei)  —  81. 

Pelle  (Eccitabilità  elettrica  della)  —  335. 

Pelvimetria  —  58. 

Pemflgo  (Batterio  del)  —  11. 

Peritoneo  (Assorbimento  del)  —  420. 

Perobrachia  (Stato  delle  radici  spinali  nella)  —  424. 

Piaghe  di  decubito  (Elettricità  nelle)  —  385. 

Piede  (Lussazione  congenita  ereditaria  del)  —  260. 

Piemia  guarita  (Caso  di)  ^  121. 

Piloro  (Resezione  del)  —  146,  148. 

Pitiriasi  circinata  ed  erpete  tonsurante  (Se  vi  sia  identità  fra)  —  13» 

Pitiriasi  circinata  e  marginata  —  12. 

Pleurite  essudativa  (Cura. della)  ~-  301. 

Polmone  (Estirpazione  pai*zlale  del)  —  419. 

Polmone  (Resezione  del)  —  141. 

Polmoni  (Tubercolosi  miliare  disseminata  dei)  —  404. 

Polso  (Irritazione  cutanea  rispetto  al)  —  291. 

Polso  di  ritomo  —  290. 

Polso  venoso  —  292. 

Polso  carotideo  ^  295. 

Portago  per  gli  aghi  piatti  —  26L 


573 

Premio  Palasciano  —  477. 

Profllassi  antisettica  nelle  operazioni  oculari  —  SOOl 

Propionilchinina  i   48L 

Proflopalgia  (Elettricità  nella)  —  391. 

Prestitnzione  (Regolamenti  relativi  alla)  —  551. 

Prurito  e  prurìgine  —  4. 

PseudartroBi  (Cura  delle)  —  123. 

Pupilla  (Influenza  della  corrente  elettrica  sulla)  —  335. 


Radio  (Cura  della  flrattura  deirepiflsi  inferiore  del)  —  25L 

Razza  (Metodo  per  distinguere  Tinfluenza  della)  —  77. 

Refrazione  oculare  .e  forma  del  cranio  (Rapporto  fra)  —  52« 

Reinfezione  sifilitica  —  25,  26. 

Renali  arterie  (Effetti  della  legatura  delle)  —  425. 

Renali  malattie  nella  sifilide  —  24. 

Reni  (Ipertrofia  compensatoria  dei)  —  168,  426. 

Reni  mobili  ^Operazione  per  fermare  i)  —  243. 

Resezione  del  cubito  e  deiranca  —  250.  * 

Resezione  deirartìcolazione  del  ginocchio  -*  256,  259. 

Retio  (Cancro  deirintestino)  —  158. 

Rigidità  cadaverìca  (Modo  di  prodursi  della)  —  428. 

Rinoplastìca  —  131. 

Ritenzione  d^orina  (Corrente  continua  nella  cura  della)  •*  S93. 

Rolando  Luigi  (Elogio  di)  —  170. 

Rumore  di  galoppo  —  297. 

s 

Salute  pubblica  in  Italia  —  543. 

Sangue  nelle  malattie  d'infezione  (Alterazione  del)  —  108. 

Sarcomi  primitivi  della  vagina  —  411. 

Sciatica  blennorragica  ^  19. 

Sclerodermia  (Elettricità  nella)  —  386. 

Servizio  sanitario  in  Italia  (Ordinamento  del)  —  543. 

Sessi  (Uguaglianza  e  disuguaglianza  dji)  —  72. 

Sifilide  (Albuminuria  nella)  —  24. 

Sifilide  (Malattie  renali  nella)  —  24. 

Sifilide  dei  polmoni  —  24. 

Sifiloma  del  palato  osseo  (Endo  e  periarterite  nel)  —  222. 

Sifilide  del  testicolo  —  21. 

Sifilide  (Influsso  delle  malattie  febbrili  sulla)  —  20. 

Sifilide  (Antichità  ed  origine  americana  della)  —  20», 

Sifilide  (Microbio  della)  -  19. 

Sifilide  del  testicolo  (Lesioni  istologiche  nella)  — •  21t 

Sifilide  polmonare  —  24.  .     . 

Sifilide  (Reinfezione  della)  —  25,  26. 

Simpatico  (Galvanizzazione  del)  —  835,  336. 

Sociologia  (Questionario  di)  —  lOi. 

Spalla  (Lussazictne^ abituale  della)  •*  .249» 


] 


574 

Spalla  (Disarticolazione  dalla)  —  249. 

Spaami  ritmici  localizzati  —  274. 

Spermatorrea  (BUttricità  neUa)  —  88d. 

Spinale  midollo  (Elettricità  nelle  malattie  dello)  —  357. 

Spinali  radici  (Frequente  mancanza  di)  -r  424. 

Spinali  radici  (Stato  delle)  in  caso  di  perobrachia  t-  424. 

Stemo  (Prattare  dello)  —  137. 

Stomaco  (Resezione  dello)  —  146,  i4S. 

Stmma  maligna  —  135. 

Sublimato  (Uso  del)  in  chinirgia  —  114. 

Sudore  (Inflaenza  della  corrente  elettrica  sai)  —  336* 


Tabe  dorsale  (Elettricità  nella)  —  357. 

Temperatura  febbrile  (Medicamento  per  moderare  la)  —  493. 

Temperatura  (Influenza  deirelettricità  sulla)  —  336. 

Tessuti  (Resistenza  elettrica  dei)  —  335. 

Testicolo  (Sifilide  del)  —  21«  22. 

Tifo  addominale  (Patogenesi  del)  —  406. 

Timolo  (Efficacia  antisettica  della  medicatura  con  il)  —  112* 

Tisi  polmonare  (Elettricità  nella)  —  385. 

Tisi  polmonare  (Natura  e  guaribllità  della)  —  29& 

Tisi  polmonare  (Cura  razionale  della)  ^  303. 

Torba  (Proprietà  antiputride  della)  —  113. 

Trachea  (Otturamento  della)  —  133. 

Trapanazione  preistorica  del  cranio  —  84. 

Trapiantamento  di  muscoli  —  122. 

Tremito  (Cura  del)  col  bagno  galTanico  —  343. 

Tricoressi  nodosa  —  9. 

Tropometro  —  62. 

Tubercoli  delle  rene  —  899. 

Tubercolo  del  condotto  toracico  —  402. 

Tubercolosi  innestata  neirocchio  —  403. 

Tubercolosi  miliare  disseminata  —  404. 

Tubercolosi  prodotta  per  inalazioni  •—  405. 

Tumori  di  milza  (Elettricità  nei)  —  383,  381. 

Tumori  fibrosi  deirutero  (Elettricità  nella  cura  dei)  ^  374. 

Tumori  maligni  sulle  cicatrici  -«  412. 

Tumori  maligni  estemi  (Elettrolisi  nei)  —  392. 


Ulceri  croniche  (Elettricità  nelle)  —  385. 
Unghie  (Patologia  delle)  —  5. 
Uomo  e  Onrang-outang  —  66. 

Urea  (Variazione  dell*)  per  effetto  dell^ecoitazione  elettrica  del  fegato  —  335. 
Uretrali  restringimenti  (Corrente  galtanica  negli)  —  385. 
Urina  (Secrezione  dell*)  in  seguito  alla  faradizzazione  dei  musooli  addominali 
-  835. 

Utero  (Élettridtà  nella  cara  dei  tumori  fibrosi  dell')  -  375b 


..  j?  ». 


S75 


UlK«  (BMineltà  BaOt  naìttkfio  MOT)  — 
Utero  (Eiìotecìa  dn  wteii  UT)  --  41QL 


YmaàJÈO  ffnnio—  gmmtl^  dq  —  3aSw 
V«|^  (AikMM  dai  MTfi)  ni  ewm  —  3S«. 
Ti^aa  CSweomì  prijoaltiTi  dalU  —  4iL 

▼mo  Motori  (Distarti)  —  fgL 

T«aa  teMMnte  Q^^s^t^burm  d»]li)  —  127. 

T«M  (L^s«tva  latente  dtil^  ->  127. 

Toae  (TabMT^oli  ddte^  —  S98L 

VaiMM  (Aalì^a  ftattare  dalte)  —  1& 

Taaeiea  (taflanaiK  daUa  eorrante  tendiea  salld  aoalraiteai  ddla)  ^  SS^ 

Veacioa  (Opanskiai  pm  rsawaìoat  ddla)  —  UL 

Vaaotea  (^tara  d«lte)  —  MI 

Yiste  CBmhm  daUà)  ael  panoaate  itetatftegìM  •  MaiilliMo  —  ^WL 

Vite  dataoBia  dal  dòaa  «alte)  ~  GOL 

ToMito  aenaao  (Conreate  eosteate  aéQa  onra  dal)  ^  SOt 


Xaatelaana^  501. 


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