Google
This is a digitai copy of a book that was prcscrvod for gcncrations on library shclvcs bcforc it was carcfully scannod by Google as pan of a project
to make the world's books discoverablc online.
It has survived long enough for the copyright to expire and the book to enter the public domain. A public domain book is one that was never subjcct
to copyright or whose legai copyright terni has expired. Whether a book is in the public domain may vary country to country. Public domain books
are our gateways to the past, representing a wealth of history, culture and knowledge that's often difficult to discover.
Marks, notations and other maiginalia present in the originai volume will appear in this file - a reminder of this book's long journcy from the
publisher to a library and finally to you.
Usage guidelines
Google is proud to partner with libraries to digitize public domain materials and make them widely accessible. Public domain books belong to the
public and we are merely their custodians. Nevertheless, this work is expensive, so in order to keep providing this resource, we have taken steps to
prcvcnt abuse by commercial parties, including placing technical restrictions on automatcd querying.
We also ask that you:
+ Make non-C ommercial use ofthefiles We designed Google Book Search for use by individuai, and we request that you use these files for
personal, non-commerci al purposes.
+ Refrain from automated querying Do noi send aulomated queries of any sort to Google's system: If you are conducting research on machine
translation, optical character recognition or other areas where access to a laige amount of text is helpful, please contact us. We encourage the
use of public domain materials for these purposes and may be able to help.
+ Maintain attributionTht GoogX'S "watermark" you see on each file is essential for informingpeopleabout this project andhelping them lind
additional materials through Google Book Search. Please do not remove it.
+ Keep il legai Whatever your use, remember that you are lesponsible for ensuring that what you are doing is legai. Do not assume that just
because we believe a book is in the public domain for users in the United States, that the work is also in the public domain for users in other
countries. Whether a book is stili in copyright varies from country to country, and we cani offer guidance on whether any speciflc use of
any speciflc book is allowed. Please do not assume that a book's appearance in Google Book Search means it can be used in any manner
anywhere in the world. Copyright infringement liabili^ can be quite severe.
About Google Book Search
Google's mission is to organize the world's information and to make it universally accessible and useful. Google Book Search helps rcaders
discover the world's books while helping authors and publishers reach new audiences. You can search through the full icxi of this book on the web
at|http : //books . google . com/|
Google
Informazioni su questo libro
Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell'ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere piti protetto dai diritti di copyriglit e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l'anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall'editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Linee guide per l'utilizzo
Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l'utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l'imposizione di restrizioni sull'invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo cotìcepiloGoogìcRiccrciì Liba per l'uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query auiomaiizzaie Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l'uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall'udlizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di fame un uso l^ale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
Informazioni su Google Ricerca Libri
La missione di Google è oiganizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e finibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell'intero testo di questo libro dalhttp: //books. google, coral
ANNALI UNIVERSALI
IH
MEDICINA E OHIKUEGIA
nrr
atà MWffTA »4 O. B. BOBSSIN A ■ M. BE-CRI8TOFORI8
A. CORRADI
COMSItLIO OIII€TTIVO
Dm Oiovammi Acsilli Rioordi ÀuiLaARi
Oouu Oamiu.0 Soarimcio AiraBLo
QuAouNO Antonio , Zuoohi Cablo
VOLUME 264
«.* mmtéwarrptM itss
MILANO
FHATBLLI KECHIEDEl EDITORI
*
1883
A
.1
3
t. • '
* 9
• *
• ♦ •
• ••
60 ^3
RIVISTA DERMO-SIFILOPATIOA
del prof. DOMBNIOO MA^JOCCHI di Parma.
!.• Parte dermatologiea.
Scarenzio — Prurito e prurigine.
Breda — Anatomia patologica del lupus laringeo.
Uona — Contribuzione alla patologia delle unghie»
Quyot — Sull'Aìnhutn*
Suchard — VAinhum.
Bosniep — Un*caso di eruzione bollosa dovuta al ioduro di potassio.
— Un caso di eruzione antracoide dovuta al medesimo agente.
Uaua — EcofoUatio arcata palmae manus et ewfoliatio areata linguae.
De Luca — SiUla Xantoma a grossi nodù
Breda ~ La trieoressi nodosa.
Giber — Il batterio del pemfigo*
Cornil — Nota sulla sede dei batteri nella lepra e sulle lesioni degli
organi in, questa malattia*
Vidal •— Della pitiriasi circinata 0 marginata, — Descrizione del suo
micoderma (Microsporon éUspar).
Hass -- Identità dell'erpete tonsurante e della pitiriasi circinata.
Majocchi — Esperimenti fisio^patologici, ooltolio di croton Hlium nei-
Verpete tonsurante.
Bachner — Osseroazioni critiche sulla etioU^ia.delP Area Celsi,
Scbultze — DeUe teorie stdVArea Gelsi.
Majocchi — Ricerche microscopiche sulla pelle dell'Area Gelsi.
2.® Parte aifilografioa.
Rasori — Sopra una complicanza non comune della hlennorragia.
Gourguea -^ Del permanganato di potassa e del suo impiego in te*
rapeuHea^ principalmente néUa blennorragia.
Taylor — Della cura abortiva dei bubboni mercè deW acido carbo*
lieo.
Becohiai — Contributo allo studio della sciatica blennorragiea.
HarUneau — il microbio della sifilide.
Patrowaki '^ mcerca delV influenza dei processi febbrili acuti suUa
eifllide.
Rollet — Degli antichi focolai della sifilide e delT origine americana
delfepidemia del secolo XV.
'-y/L'i- XÙ..9JL
60 ^3
RIVISTA DERMO-SIFILOPATIOA
del prof. DOMBNIOO MA^JOCCHI di Parma.
l.« Parte dermatologiea.
Scarenzio — Prurito e prurigine.
Breda — Anatomia patologica del lupu9 laringeo.
Uona — Contribuzione alla patologia delle unghie.
Guyot — Sull'Aìnhutn,
Suchard — VAinhum.
Bosniep — Un* caso di eruzione bollosa dovuta al ioduro di potassio.
— - Un caso di eruzione antracoide doouta al medesimo agente*
Uana — ExfoUatio areatapalmae manus et ewfoUatio areata linguae.
De Luca — SiUla Xantoma a grossi nodi.
Breda ~ La trieoressi nodosa.
Giber — Il batterio del pemfigo.
Cornil — - Nota sulla sede dei batteri nella lepra e sulle lesioni degli
organi in. questa malattia.
Vidal •— Della pitiriasi cireinata 0 marginata. — Descrizione del suo
micoderma (Microsporon dispar).
Hass -- Identità dell'erpete tonsurante e della pitiriasi cireinata.
Majocchi — Esperimenti fisto^patologici oolCoUo di croton tilium nel-
Verpete tonsurante.
Bachner — Ossermzioni critiche sulla etiolpgia.delP Area Celsi.
Scbultze -- DeUe teorie stdVArea Celsi.
Majocchi — Ricerche microscopiche sulla pelle dell'Area Celsi.
2.® Parte aifilografioa.
Rasori — Sopra una complicanza non comune della blennorragia.
Gourguea -^ Del permanganato di potassa e del suo impiego in te*
rapeuHoa^ principalmente nella blennorragia.
Taylor — DeUa cura abortiva dei bubboni mercè deW acido carbo*
Uco.
Becchini — CoiUributo allo studio della sciatica blennorragiea.
MarUneau — il microbio della sifilide.
Petrowaki '^Ricerca dell^ influenza dei processi febbrili acuti sulla
eifilide.
Roìlet — Degli antiohi focolai deUa sifilide e delV origine americana
delfepidemia del secolo X V.
: i i
t . - i
t ,
'•• ,
*»&.i\h
RIVISTA DERMO-SIFILOPATIOA
del prof. DOMBNIGO MA.JO0CHI di Panntt.
!.• Parto dmrmatologiea.
Scarenzio — Prurito e prurigine,
Breda — Anatomia patologica del lup%$9 laringeo.
Uona — Contribuzione alla patologia delle unghie»
Guyot — SuU'Aìnhutn,
Suchard — VAinhum.
Bosniep — Un' caso di eruzione bollosa domUa al ioduro di potassio.
— Un caso di eruzione antracoide dovuta al medesimo agente.
Uana — ExfóUatio areatapalmae manus et ewfoUatio areata linguae.
De Luca — Sìdla Xantoma a grossi nodi.
Breda ~ La trieoressi nodosa.
Gì ber — Il batterio del pemfigo.
Cornil — Nota sulla sede dei batteri nella lepra e sulle lesioni degli
organi in questa malattia.
Vidal •— Della pitiriasi cirdnata o marginata. — Descrizione del suo
micoderma (Microsporon dispar).
Hass -- Identità dell'erpete tonsurante e della pitiriasi eircinata.
Majocchi — Esperimenti fisio-patologici, coiTMo di croton tiUum neh
Verpete tonsurante.
Bachner — Osservazioni critiche sulla etiologia detfArea Celsi,
Scbultze -- DeUe teorie sulfArea Gelsi.
Majocchi — Ricerche microscopiche suUa peUe dell'Area Gelsi,
2^ Parte aUUograAoa.
Raaon «- Sopra wm eompUeanza non eememe della blennarragiéf,
QonrguBB — IM permanganato di potassa e del suo impiego m te*
rapeuUeOi principalmente netta Uennùrragia^
Taylor -* DOla cura abortita dei beibòoni mercè delf aeédù eetrbù^
Uea,
Becchini — Coninbuio allo studio deUa scianca bleum&fratfiea.
Martineaa — n microbio deUa MfMde.
Petrowaki -- mecrca éOf ie^/iuenza Od processi feb^iU aoetti eetoa
zifOide.
IMiet — LegU anOtìei foeeial d^la et^Ude é déK erigine anu^honcf
dOf epidemia dd secalo XY.
e RIVISTA
con tre gradi dMntensitò. Il primo è caratterizzato dallo «viluppo dì
una, 0 più fenditure longitudinali nella parte media deirunghia; nel se-
aondo ai esagera alquanto la detta lesione, il derma sottostante ai ar-
rossa e diviene: più sensibile alla pressione, e T unghia s* impi<^ciolisce
non poco. Nel terzo si arriva ad una distruzione completa delia parte
media dell' unghia, mentre le parti laterali diventano indipendenti , e
non sono più mantenute parallele convergendo Tana verso Taltra in
avanti» ^ ,
Le condizioni anatomiche che presiedano allo sviluppo di questa ma*-
lattia sono sconosciute ; ma Unna crede poterle rifenrè ad . una stasi
venosa della rete capillare delle unghie , basandosi sulla esistenza di
disturbi circolatori nella maggior parte degli ammalati. Difatti il primo
era affetto da enfisema polmonare con bronchite cronica ed abituai
mente costipato ed emorroidario. Il quarto soffriva di costipazione e di
gastrite cronica. Il terzo e il secondo presentavano fintomi di asfissia
delle estremità. Il quinto solamente non accusava alcun disturbo mor-
boso.
GuTOT. — SuU'ainhunoL (Progrès médicah 7 mai 1881).
L* Autore osserva che il primo sintomo consiste in una fenditura
anulare situata in un punto qualunque delle dita ; fenditura che addi-
viene sempre più profonda formando un peduncolo che più tardi si ta-
glia, lasciando sul moncone una cicatrice d^ ordinario poco apparente.
Le superfici che limitano la fenditura sono il più delle volte normali»
I tessuti della estremità, che va ad essere tagliata, possono aver su-
bita l'atrofia o la degenerazione grassa per difetto di nutrizione. Ei-
guardo alla natura di questa malattia T Autore ritiene che, Vainhum
non può essere confuso con nessun*altra malattia nò colla lepra nò colla
gangrena ; sebbene Tetiologia di essa sia tuttora sconosciuta. L' Autore
però sarebbe d'avviso che il primo momento causale fosse dovuto ad
una alterazione dei centri neuro-trofici.
SucHAKD. — L'ainhtim. {Progrès medicai, fóvrì^r 1882).
In questo lavoro P Autore espone le sue ricerche microscopiche ese*
guite sulla pelle deWainhum. Innanzi tutto fa notare che! tagli isto-
logici sono stati fatti sopra una fenditura di un millimetro di prò-»
fondita situata qella faccia palmare di una delle mani, la quale segnava
un periodo poco avanzato della malattia. Air orlo della ragade lo stato
del derma ò considerevolmente modificato. Nella parte più profonda si
osserva nn faccio di tessuto connettivo denso tagliato in. traverso. Que-
sto fascio che si trova dunque teso trasversalmente in fondo della ra*
gade, si continua nelle due parti col tessuto dermico. Esso ò formato
unicamente da tessuto fibroso denso senza iilcuna traccia di fibre ela-
stiche. Le ghiandole sudoripare sono distrutte n^l punto ov^, questo tes-
suto fibroso ò più sviluppato; io stesso si osserva per lei papille« Le
DXRM0-8IF1L0PATICA 7
aridrl09 radiale e cabftale, 6 i nervi delPaTambraecìo sono normali, la
aoa parola noti esiate cbè àaa lesione speciale del tessnto connettlTo
del derma, ehe disponendosi a fasci semicircolari e retraendosi, finisce
per strangolare le parti molli sottostanti e portare degenerazfone grassosa.
E. Beskier. — Vn caso d* enudone bollosa dovuta al ioduro
di potassio. — Un oaso d'emxione antracoido dovuta al me*
deaimo agente. (Annoi, de dermat. et de sypK pag. 168, 188^.
Nel 1/ caso T Antore racconta la storia di nna donna convalescente
di nna eresipela la qnaleTa presa, senza cansa nota, da una ernsione
acuta df eritema marginato, poi da nna flebite della safena esterna
dritta, e da un ingorgo periarticolare della regione tiblo-tarslca dritta.
Supponendo resistenza della sifilide, Besnier prescrisse iljodnro di po-
tassio alla dose di 1 grammo per giorno. Nelle prime 24 ore 1* eritema
alimenta considerevolmente , prodncendo dappertutto , ove esso si svi-
luppa, dolori insopportabili. Portata la dose del Joduro a 2 grammi,
succede nuova estensiene di eritema, cbe diviene bolloso a cblazte, e
si ha ta produzione di bolle numerose anche nei punti non eritematosi.
Sospeso Tuso del rimedio cessa l^eritema e le bolle non si riproducono
più. Dopo cinque giorni d'intervallo» si amministra di nuovo I grammo
di joduro, ed ecco riproduzione delle bolle e deireritemo. Nuovamente
si sospende il medicamento e si ottiene immediata cessazione del fe-
nomeni suddetti. Otto giorni dopo, il malato prende 10 ccntigrammi di
joduro in pozione per tre giorni. Nel secondo si ha la ricomparsa del-
reriteina, nel terzo ritornano le bolle pemflgoldi. Finalmente sospen-
sione del Joduro, guarigione definitiva.
Nel 2.* caso si tratta di un uomo di 40 anni circa, affetto da una de*
siquaroazione cutanea palmare, supposta sifilitica, e assoggettato airuso
del joduro di potassio alla dose di 2 grammi per giorno. Dopo nna set*
timana il malato vede ricoprirsi la pelle di tumori, di grandezza va-
riabili^ che hanno Taspetto di foruncoli antracoidi^ che incisi lasciano
uscire non altro che sangue. Questa eruzione produce al malato bru-
ciori tìtI, ma senza Talterazlone della salute generale. La sospensione
del medicamento e Tuso del gllcerolato di tannino furono sufficienti a
fare scomparire questa eruzione che Besnier riferisce a certe eruzioni
bromo-potassiche osservate negli epilettici saturati di bromuro di pe-
tassiOk (Vedi su quest'argomento la memoria del dott. Celso Pellizzari
negli € Ann. univ. di med. » CCLII, 425 e CCLIII, 211).
# « -
Unna. — Exioliatio areata palmas ìnanus et exfoUatlo arcata
linguae. {Vierteljar. fur Derm. u. sypfu pag. 293, 1882).
Le due affezioni descritte In questo lavoro, e che r Autore considera
ambedue d^ origine neuropatica, si sviluppano nello strato del rivesti-
mento epiteliale, e non si osservano mai negli stessi soggetti.
1.^ Nella mano la lesione si limita alla faccia palmare e laterale delle
ìm, mu è oàràitepiMAU dulia pr««*ìii« «i oortthl «é84ti4ttMfl> fhifHli
imMto w p«s$o H oittqa» à 4i6ei p/N<i^ ew fMMhli^Bi r«f<»llHPÌ9 0OBI0
tifltott «A Mo ftàtApiiio^ 0 léfgerflienla .«fiNi<iiiMk tè ««A)liiiil#«6 è
M«M mi|H'fl^^^ ^ ^^}« * >»«<l^ ^M i«p«rOet0 # pi4omioA lugg^nft^pté
rosee. Soirenté la regolarità dei margini eparisoe per eonfloonta dei pio •
eoli eeiiiL Qneeta afesieee noli <à prarMo e ga^rieee rapMameoM eoi*
i^oiòlt nna panata ioifof ola.
2.^ Vaiieiofié delia ibgaa é conoleiota ancora ceì noiie di IAmm
gèùt^èifeai niiélia iteeea|elie Oaepary ha deeorìtto eotto il nome di oMiii>
4e <K bmma naiura, e il Parrot sotto quello « di H/UW é$$iiHima*'
Hpa iMià UHfuà. ta ^eeorlcioiie data dair Autore riprpdeeé quella del
djufi^t e^lv* pieeote dirergense di dettagiio.
Vtiféfiiatióne aréaia della liagoa è earatterissata da ^hiaue pie e
meào grandi di eolorito bianeo-aryenteo, con depreiisione tfentrale^ do*
rota ad eitògliazione parziale delPepitelio nel centro , e ad aaa protife*
rasiooo più atUra dt eeio alla paritaria; eiee tieii creseono «ai e^ofi»-
iticamnnilé^ tna lo dai loro ioUlo àTerebbero la loro sede ed eateo-
eioxie 4oflnKttà«
ia qaante alla aainra di questa ttialattla, Dona la farebbe rientrare
fra le Heu^^rmtftoai ociel^c/^ deli' Anapits. Bgli la cdosidera eome
dof età ad ubo jlpasmo transitorio, ma ripeténiesii delle arteriòle della Un*
gna i epaimo oHa Tiene aecomfagnato da traiudasioae di liquido , e da
una tomeflisioBe acuta deirepltelio, oon eifogliatione eoeseeotlTa dello
sirato corneo di esso.
y Àatorè dà in seguito quidche epiegaeione relatira al diagnestieo
difiérenslale con te afie^ con la ìmMpkntin^ e con le uloeri oatarrali
della lingna. Ma» dal punto di tista torapentioo, A mene pessimietà di
Gaaparjr* A suo arriso ^ si otterrebbero rapidamente buoni effetti dal
trattamento solforoso. La formola elisegli eonsiglia A la seguente:
Aerila solforósa } ^^. iaa
Acqtia di ìneùta . f »» »00
Fióri di aòlfb «
f ana 100
ftiréppo semplice
Qòmida àiraitattlè •••.... 2
Il malato tra 0 quattro volte al giorao dovrà nettarsi eoa questo li-
t|nld% e temerlo In bocca per cinque minuti.
tu Ì)B Luca» ^ SuUn ^Inntoma à grosni nodi. ( Giornale delie
nmta$(tf eenerfe e HfiUÌMhe. Fase. III^ I88!^«
Premesse alcune geaeéilità sul àoti iantomatlel, \^ Autore aspoae un
caso di xiMMla a grossi nodi t esserraio sn di nti uomo di 25 anni e
che datava da cinque anni. I tumorettl avevano sede sulle coscia e eoi
torace ed erano accompagnati da vive dolore. U^ eiiame microsepplco
de'nMI) asportati coi il ce|tdnd« fli ritolto prlacipÉini^ute à stallarne lo
Bt^(p.d|i Yf|pi|^t«rtaii. Qo^iti fi moatravan» dUtUtti oaa «arati Ingros*
s%U per ù prolifara^^aa df Uà oaUola embriQDall dalla iwilabe, maaMmé
4aU*af)a9taUQ« Ifai punti, ava il proeasia ara pia antica Jl lama da^^aai
èra quatli dai taitp obliterato » d' oada 4itti di daganaroaloita adipoia«
dalllatoroo da*T|iai al(a i^rlfaria. Rla^orbitosi tt fraafo> tt suo poata
tiene Decapato a nmio a migiada taioato OfinaatUvo di patfOirniaiiona» il
quale poi» diventando compatto a fibroso» ^roisa» compflma^alrollsta i
bervVi.tatto clbi^ dà fina apifg^iciwi dei faaamaal dolariSelf aha tA os-
«ervavanò in questo ed in altri eonsimlU easii.Kio tlandola eadoriltoa
p^tecip^rabbaiTQ ai p^?oeo«io«
V ^Dtore ,4& tarmino al «no laTora aocaofiaado la divarse opialaat
messe innansi per epiegaro la pmseqza del fraMo aai aaatro dai nodi
di xantoma» iipiagaxioDat aba 4 facile a cbiara dopo V aaaliei mioroeoo-
plo^. desarit^tm .
Pron^uiiB 9<n#l^ Mpo XXV^ N« M^ 1888)^
i/ Antoro dopo arerà aoaennato al larari aateeedentl di Wilks » Wil-
son» Svisai, ,Dayorila» BiUi»- TUbary Faa, Kapaol» Bngol» Boser» Teenne,
ì(orl«i Smitbf HoggaB^ XhihrfiiA litiane obe la meoòaHeHu dairHabert»
1* e;0O(!omoof)e de), Qombariiiit • H P^ cott éoppiio nodo del fiulkiel ;
BoUa abbiano cba fara.eolia atrofia dal palo» eobela trieor$9H iwdoèa
non a^ putUQ di on'gim mi9$ii^»^
tale ààierto rione appoggiato dall' Autore sopra òlnqtta oasi di tri-
corèji^i podosa ofaecrati in oinqaa persona non dalla stessa costitu-
zlQoo^. mtL totte con l(k otasia cura pav la uetteieat il 1.* è prafes-
spre |;innii^3iaie ed ha anai trenta; li A- ò madieok d'antri irentadue;
il 3»f ji eommercianteideiratà di aaai troatadoes il 4^ è atadeate di
medicina o della stessa età del tarso i II 6v" h medieo di anni trentadue.
L* Autore afferma cbe la nettessa a#n basta a prerenire il morbo» cbò
può iniziarsi e progredirà sens^a malatti#r eludendo rattensiead del pa-
sientt» anche ao medici. Qll indlrMai attaoeatl dalia malattia erano tutti
gioTani. a in tutti si ebbe a manifestare eoa dlrersa t^pMità a seconda
anebe della dirarsa resistensa dei pali»
Esame fMco M péik -«» Oseerrando i peli dalla barba o del mu-
stf^ceU f^iq^afiraao essi meoso bruaiati; ma implegaado maggiore at-
tenzione si scorga eho queata aspetta prarielie dalla presensa di taluni
minuti ingrossamenti o nodi bianeo-glallognoli distribuiti lunghesso lo
Stalo 4oi poli V Autore oair^sama de* peU ha troruta di solito più di
un nodo per pelo: pia spesso quattro» poi tra a dùei raria reità satte
a nore. pjBsecra però tb^ U anmeno del nodi non iste in rapportò eolla
lunghezza del pefy difa^M trofbi..«aa mtdia.di dna in soggetto con peli
Ibnghi in medjA 40 apiilj^im^tsir la madia inrisee di ciaqde in persona eoa
p«Ìi lunghliA mq%>2È ipUlimotcl^.ln quanValtimo soggètto peli di 40
ipiiiimctri teppxMtp! Ilo aoìo .p^0|4iltri. di ao a tt a bseno anoora» sotte
10 KIViaTA
a nove. In uà gruppo di peli malati i più giovani fiono con un numero
di nodi maggiore dei più vecchi. L' Autore oMerva elie i nodi in un pelo
non sono dUpostl ad uguali distanze tra di loro, nò si trovano uguali
gli itttemodi in peli di uno stesso sito ed ugualmente lunghi, e che non
sempre i detti nodi risiedono nel ter^o del pelo verso la pnnta ^ terzo
esterno — (Kohn) ma che solamente preferiscono questa parte.
' Su 170 nodi r Autore ne ha contati 98 al terzo esterno, 67 al medio,
5 airintemo. In un pelo con 8 nodi ne ha registrali 3 al terzo bulbare,
4 al medio, e l airesterno.
Secondo il suo avviso le proporzioni rimarrebbero modificate a van***
taggio dei due terzi, medio e huHmre. Lo seidsnre che partivano dai
nodi furono notate nel cinque per cento dei peli. In una trentina di
peli canuti, strappati dai punti più infetti, non furono trovati nodi lun-
ghesso lo stelo, ma solo raramente qualche Ingrossamento sfibrato della
punta.
Osaervazione micro9copiea dei peK <«- Dopo questa minuta descri-
zione dei caratteri fisici dei pelr malati di tridoressf, 1* Autore si ferma
brevemente sopra i risultati microscopici ottenuti dall'esame di essi.
11 pelo si presenta normale in una parte del suo ambito , nell' altra si
hanno fibre deviate, spezzate, quelle di sopra incrociate con quelle di
sotto; il midollo più o meno rarefatto distrutto dal lato della rottura
delia corteccia, od in tutta la sua grossezza per una zona ristretta, e net
suo posto spazii a fessure o rotondeggianti, concedenti passaggio alla
luce : in genere Talterazione midollare sembra fosse più estesa nei pri-
mordi, di quella corticale. A nodo completo 11 pelo lascia vedere una
tomescenza fusiforme costituita dagli elementi cellulari delia corteccia
raccolti in colonne, in fibre spossate diflforenti per lunghezza a ft*astaglf,
che variamente si incrociano, offerendo nel loro assieme 1* immagine
di due pennelli, dove lo setole deirnno fossero penetrate in quelle del-
Taltro» La sostanza midollare costantemente è interrotta in corrispoh-
denza al massimo diametro del nodo. L'Autore aflérma di non avere
incontrato tanto frequente Tatrofia dei bulbi, e, se esistente, molto leg-
giera; grinternodi poi, sovente normali per nutrizione. Con ingrandi-
mento da 400 a 800 diametri, talvolta con la lente ad immersione, rAu«
tore riusci a rilevare ( forse in 6 peli sopra 100 ) rari micrococcht o
batteri^ ed anche questi sempre neilo spessore dei nodi, talora neppure*
vicino, ma più sovente sulla corteccia. Mai conidH tiè miceìif. Come lo
Sohwimmer, trovò ancora del corpi molto lucenti, e simulanti dei co«
nidiif ma che secondo il suo avviso, e quello del prof. Penzig devono'
ritenersi come cristalli, probabilmente spettanti al sistema cuhito.
Dair esame microscopico 1* Autore é condotto a ritenere che 1 nodi
della tricoressi non siano che, l'espressIOBe'di "dlitrofie di grado vario,
successive con intervalli di tempo diverse^ o iA altri termini, che la'
iniziale alterazione del midollo del pelo destinato ad ammalare di tri-
coressi provenga da alterazioni passeggiare, rlpetentlsl 4«a e là con vi^
D5RM0-81FIL0PATICA 1 1
cenda varia,, della papilla del pelo stesso. L'Autore però non sa se
quello ^sviluppo di gas in seno al midollo volato dal Beigel sia la vera
e prima lesione clie si effettua : ma crede cbe il modo di procedere del
morbo nel midollo, il modo di gonfiarsi e rompersi del rivestimento
corticale diano molta importanza a quella aopposidone. Chiude il suo
lavoro con alcune brevi eonsideraslonl sulla diagnosi e sulla cura della
tricoressi.
P. GiBBR. — La baotórie du pemphlgns. {it Batierio dèi pem-
figo)^ Bioerche sulla ettologia della febbre pemfigotde. In : Annàie^ des
dermat et de syphilU* psg. 101, 1889.
LVAutore avrebbe trovato nel pemfigo acuto un batierio cobìììììììo
nello stato adulto da una serie di articoli disposti a coronclncy da due
millesimi a un mezzo millesimo di millimetro di larghezza sopra una
lunghezza da 4 a 40 millesimi di millimetro. Esso forma delle catenelle
di due a venti articoli rotondi, che si confondono nel loro punti di con«
tatto. Questo batterlo, ò dotato di una mobilità assai grande, e allo stato
giovane, esso si presenta costituito da piccole granulazioni rotonde »
isolate 0 a gruppi, tanto senea ordine, quanto in zooglee. Questo batterio
si trova- in abbondanza nel liquido delle bolle fresche e nelle urine ; ma
r Autore non ha potuto costatarlo nel sangue. Esso è suscettibile di
riprodoztone mercè coltura in adatto liquido e particolarmente nel brodo
di pollo. Gli innesti &tti eolle ipjezioni sottocutanee del liquido^ delle
bolle in diversi animali (ooniglio, cane) non produssero disturbo alcuno.
CoRNiL. — - Nota stdla sede del batteri nella Lepra , e sulle
lesioni degli organi in questa malattia* (Union medicale^ 25, 27
dicembre 1B82). ^
Con questo scritto V Autore conferma gli studi! micologici dell* Han-
sen e Neisser. Egli ha trovato i batteri di dimensione variabile a
seconda della loro sede ; nelle grosse cellule dei tubercoli leprosi essi
sono iHOOoli assai numerosi e disposti a fascettl: invece sono ben più
voluminosi negli altri organi ove essi possono svilupparsi a loro beira-
gio. Nei tubali del testicolo i batteri misurano da IO a 15 (i.; e allora
presentano nel loro interno dei piccoli vacuoli refirangepti, ovvero delle
spore rotonde- fortemente colorate. Nel tessuto fibroso e dentro le la-
melle e fibre della sclerotica, del nevrilemma, o del tessuto cellulare
profondo del derma i batteri si dispongono in filamenti articolati , ret-
tilinei o flessuosi luoghi da 40 a 120 (x.
Nei tubercoli cutanei deU^ orecchio i batteri riempiono le grosse cel«
lule leprcsee gUspaei tra le. fibre del tessuto congiuntivo: i capillari
sono riempiti da ^animoesi' di ,i^ore libere die ne ohiudono II lume va-
saio : i vasi sanguigni più voluminosi presentano un ispessimento no-
tevole delle pareti,' una vera endo^arterite proliferante; le pareti sono
infiltrate di batteri.* . ^ . -
12 RIVISTA
Nella cornea e nella sderotlea m trovate moltì batMièiài o^ilel gttìBéì
filamenti arlieolfttf. Un moncone di nervo enMale sÉoeira nn' iepésel*
mento consideratole dd tesento cellulare perifsrieo a del aavrtlaaiaia^
la maggior parte del fasci dei tobi nenrMl edao rfeiafilti ii Ha tesMla
fibroso e infiltrati di batteri. In va ganglio linratfeo» I vasi luuiao In
parte patito la degenerasione amiloide x il tessale vaUeolai» è 4f Tettalo
completamente fibroso. Nd fegato, che ha avdto una degeaamatone
amiloide, e nn principio di cirrosi , i batteri oceopano il tessnto con-
giunti yo di naoTa formasievi a gli spa4 nNMimi ^1m nspstano^ le esl-
Inle epalicbe : queste medesime eéatengono ploeelissióil taaailMi Nel te«
sticolo i canalicoli seminiferi sono infiltriti M baUdstb
In una parola 1 tessati sono talmente riempiti da mierorganisttity e
talmente modificati, cii*d diffleiie secondo l'atYiso d^'Aut^re^ delét
minare con quale orgaao si ha a fori.
L' Aotore chiude il sao laroro dlTÌdendd in due Seria le lesioni li»
prose*
l.* I tobercoli e gli iaflltramentl iepii^si sonb darattéHnali da graadi
cellule in gran numero riempite da fihi bastoneblli ; In Im ergano ehs
possiede delle iaTit&, come i testicoli, i batteri direalana enormi ; in
questi tetsuti la cireolatione è poco aftitay e i capillari Sono Hpleal di
infarti batteHci.
Z^ Nella massima parte dei tessati fibrosi 1 batteri posseggono laa^
gbi filamenti negli interstisi delle fibre ) le celiali Issa del tisimto sono
poeo alterate^ ma soTcnte terminano con nna eelerasi degli eletneali
fibrosi.
E. YiPAL. ^ Du pityrUildB trireiBd «C uìBtffiaé. DaÉtn^Uon éa
Bon inycoderme, le miorosporon anomo^on, (ÌUoroa^ron Di*
spar). (Delia PiHriasi eircinaia e marginata^ DuerUione dH ftco mù
coderma^ il Microeporon anomoeon (Mierosporoi Dliipar); In: AnnaL
de dermae^ et de typhiU pag. 2k, 188?.
Un'altra dermatosi entrata Oggi nella classe delle parassitarie è la
piUriasi xsircintOa o marginala la quale, merci gli studi del Vidal fo
riconosciuta essere prodotta dà nn fango denominato dal ine scdpri'
tore^ ndcroeporen dispar. Questa erusione si manifesta eon maeehie
rosee alquanto sollerate dal liTclto della pelle , acoompagtti^ da de»
squammazione forforacea. Queste macchie irregolamtente distribuite
cominciano ordinariamente sul tronco i pia rammenta salle bréeeia e
sulle coscie. Il loro accrescimento è lento, e liilpfégano qdalelM mese prima
di giungere alle dimensioni di un pezso da un firanco. Oneste macchie
prescelgono certe regioni (ano e ascella), ieonfiniseono in ehiaaie pia
o meno grandi, che assumotio la forma leggirmente margkmkL QaeHa
che restano isolate guariscono nel centro^ mentre si estendono nei laro
bordi prendendo la forma eirdnaia. Quando la matatlia ha side iella
regione inguinale e ascellare, essa pub confondersi con una irartetè di
DERMO^SilItOPATICA l8
èMtQ9. UalhilaQ* »} f^ aite manea qaaai sempre di slalom i eogget-
Uit L«f iiaraiA maailma jklU malattia varia da tre a quattro, e fino a
«tw|iia: vimi» Qaiiar%|ai«jit# va confata eoa la pitiriasi rosea di cui pre-
lenta il colore e la desquammazione forforacea, ma se ne dislingae per
la mancansa delia eimmetrìa* per Taspetto irregolarci per la comparsa
inw ittnUi qaaUmq^e 4rt ampfie, e pan la ana Itiaga durata.
Vldal te Mtarfiato questa malattia i& toffetti di^i 6 at 86 anni, e pie
di ^quanta nella 4<inn0. Non d t^eq nota la cantagioaltà di qaesta af«
Aelonai Vaiurtmftiitft 4Hiioeiilaaiooe non è ancora riuscito.
SuariàUmi M pamnHa^ ^ lì parapita è neteTole per la sua estrei*
ma piecolesza. Baamiimido 0011*00* a immewiona, N. 10 Hartnack, la
c^lLaili •pitaUiU iHNoliiata sopra la ohiaaae di nna pitiriasi circinata, si
iiÌMnitra»o Asilla spara rotonde aventi in media na millesimo di mlN
limetro; molta «odo anche pia pieeole. Le più grosse, ma in minore
nnmero^ possono .arrivare ei^cei^^nalmente a 2 a S millasimi di milli
mttro. Óltre questa estrema piccolezza , e questa ineguagiianza delle
aptre (miorat^oron fmtwtmon o ài9par\ questo miooderma si distingue
per la disposlaioae delle epora in cerchio attorno alle cellule epiteliali i
per la rarità, rauenia, o almeno Testrama rarità di un micelio.
Questo iMirassita el rinviene. negli strati>uperficiali e particolarmente
nei madii dell'epidermide ; esso però può invadere l'orifleio dei follicoli
piliferi i Armmre alla base del pelo una guaina bianca costituita di epi'^
telio e di spore ; ma il pelo resta inalterato e il suo follicolo non s*in«
AammUé Noi peli strappati le spore del parassita non si trovanq nella
porzione radicale se non in vicinanza dell*orifloio.
Tale adesione A senza alcuna gravezza i essa viene a guarigione mereà
bagai solfovosi, e con gli antiparassitari (torbÌt|i, calomelano, preclpi*
tgto) adoperati satto fbrma di pomata.
▲« Hass, «^ Idantitat toh Herpaa tonsrovana, und Pltyviaala
oirainata ? (Xdtntiià d§lV Erpete éonsuranfe^ # delia pitiiHaH eiroi*
fiatai). In: JerKa. kUn. WotkemehK N. 17, pag. 250, 84 avril 1889.
Li* Autore |ia osservato in un piccolo cane bianco, cbe possedeva da
7 anaif nna abiazsa priva di peli, e arrossata, la quale si estendeva di
giorqo in giorao. llereè i'applicasieae di nna pomata con sublimato Ai-
raao arrestati i progressi di questa macchia. Poco appresso però V Au-
toro dice di avara risentito un vivo prudwe nella nuca, e la stesso fé*
nameaa provò qualche giorno dopo sua moglie. Nella sede del pro«
rito si sviluppa nna maoehia rossa rotondeggiante che si estende peri«
feriaamaata mentre impallidisce nel centro. Ma non basta s un dglio
di lui (uà aeeoato di li giorni) fu preso delle stesse chiazze erpeti*
chef il bambino tra^o^tte la malattia alla nutriee e poi alla ma«>
dre, nella quale rafteziooe si mostra sul dorso della mano. L'Au-
tore afltorma che tale malattia. aon ebbe gravi conseguenze e merco
Vusa. delia pomata al sublimata fu arrestata in tutti ad eooezione della
W RIVISTA
xnitdffa, ia oui raaianiB del détto rimedio non bastò ad impedire resten-
dersi dell'eruzione neiravambraccio, tanto che fu obbligato a rloorrére
all'aiHOlicazione di compresse al clorato di potassa, da cui ottónno la
guarigione.
D. Majogchi* — Esperimenti fisio-patologici coli' olio di Grò-
tontiltam neU' Erpete tonsurante. {BuU. della R. Accademia me-
dica di Eoma. Anno Vili, Fase. 7, pag. 190. Seduta del 22 ott. 1882).
Con queste ricerche sperimentali I* Autore ha voluto studiare le con-
disioni ebe possono favorire il passaggio deirerpete tonsurante in Ke-
rion e se questo, senza passare per altre forme di micosi tonsurante
possa trasmettersi direttamente. Alcuni fatti accidentali osservati nei-
r ospedale di S. Gallicano di Roma, dove de* fanciulli affetti da erpete
tonsurante ebbero a presentare lo sviluppo del Kerion per Tuso dei sa-
pone verde, suggerivano ali* Autore V idea teoretica suaccennata.
Dice di avere allora assoggettato divet^si fanciulli ammalati di erpete
tonsurante alle frizioni con olio di croton o assoluto o mescolato, a parti
uguali, coir olio d'amandorle dolci. La stessa cui*a venne usata dal
prof. Scbiiliag primario deir ospedale S. Gallicano: ma da quest'ul-
timo una soia volta su quindici casi si notò lo sviluppo del Kerion con
tutti i suoi caratteri, mentre pel restante si ebbero semplici forme di
dormiti. A studiare il perchò di questa povertà di risaltati, egli allora
voUe istituire una seconda serie di esperienze.
Già per molte ricerche microscopiche fatte sulla cute del Kerion sui
capelli divelti deirerpete tonsurante e sulle squame epidermiche l* Au-
tore era d'avviso, che il meccanismo d'introduzione del fungo nel fol-
licolo fosse dovuto alla forma miceUale del tricoflto, vale a dire, alla
proliferazione continua e progressiva de' stioi filamenti i/id, ì quali,
infiltrandosi o meglio spingendosi meccanicamente innanzi, col loro mol-
tiplicarsi -nel fondo del follicolo darebbero^ luogo ad uno stato infiam-
matorio essudativo di esso. Partendo perciò dai concetto, cbe la forma
conidica del fungo non ò favorevole allo sviluppo del Kerion, ma beasi
la forma miceliale, volle in ogni caso accertarsi, che il fungo era per-
venuto allo sviluppo miceliale, prima di venire con speranza di risul-
tato alla applicazione deirolio di croton. Accertata finalmente la pre-
senza del fungo neWa formio miceliale in due fanciulli affetti da erpete
tonsurante, con leggiere frizioni di olio di croton ottenne ben presto il
Kerion : ia un terzo caso invece, in cui si osservò il fungo sotto forma
conidica senza la presenza di filamenti ben definiti, il risultato fu ne-
gativo. Da questi fatti l* Autore ò indotto a concludere ; e che la fase
evolutiva miceliale del fungo neirerpete tonsurante ha una grande in-
fluenza sullo sviluppo del Kerion o in altri termini, il Kerion è il pro-
dotto della forma miceliale. »
L'Autore quindi. espone dettagliatamentelnn importantissimo e^ raro
caso di Kerion del dorso della mano sviluppatosit in -seguito ali* erpete
DEUCO-fllFILQPATICA 15
droinnaio, ìli un indlTldao molto peloso e die a?ef » fillio qaetidi&Ae
firizioni di uBa pomata solforosa.
Dai complesso de' risaltati sperimentali e daUe oeserTainni eUaieke,
r Autore si crede autorlszato a &re le eegaeati ooneiiisionl :
1/ L'erpete tonsimmte può sabire lo stadio ulteriore di Kerìon mercè
ima irritazione o acddentale o proTooata «olla onte da esso aiirtta.
2.* La condizione neeessaria per tale metamorfosi sarebbe io anluppo
wieeliàle del fango, mentre lo stimolo non farebbe che da eaaaa occa-
sionale.
8.« Se il Kerìon ò il prodotto della forma miceiiaie dai fiugo e se
questa rappresenta nna fase più perfetta e più tardiva di STiiappo dei
medesimo ne consegue necessariamente che il Kerion debba essere pie-
eedoto da un^altra forma di micosi relativa allo stadio di sviloppo in
col trovasi il fungo.
E qui l' Autore fa notare Terrore di quelli, cbe hanno negato la eoa-
tagiosità del Kerion per i risultati negativi dell* innesto de' eapeili di
questo ; ciò è contrario alla osservazione clinica, al fstto micologico e ai-
l'esperimento fiBiopatologico. Ond'egli pone quest'altra eoncUisione :
€ il Kerion non si trasmette come Kerion, ma sotto la fórma della mi-
cosi tonsurante >.
H. BucBi^Ea. — Kiitiaohe Bemerknngeii sor Aeillologle dar
Area Gelai (OstenMuiatd critiche suW eUoioffia delVArea CeUiU la :
Areh. YircJiow, pag. S27, i878.
L* Autore passa in. rassegna critica le divene teorie dominanti sulla
patogenesi deli' Area CeUi, e si forma soprattutto a confutare la tao*
ria neuroirofiea e la teoria paroMMitaria del Grubry.
Non accetta la prima porcile mancante di esperimenti appositi , e di
rioerche isto-patologiche sulle alterazioni dei nervi neil' area ; ricusa la
seconda perchò basata anlia seoperta causale di un fungo di mnflia nei
capélli, (Microeporon Audouini).
V Autore osserva che non pub trattarsi nell' Area Celai di aa fungo
di multa, poichò sarebbe esso stato trovato costantemente dai diversi
ricercatori, grazie alla sua grandezza relativamente eccezionale. Per ri-
solvere in qualche modo la questione, se esistono in qualche parte dei
capello minimi organismi come causa di disturbi nutritivi, occorre l'e-
same dei fui tsgli di cute. Sorprende invece « dice l'Autore, come un
solo ricercatore, il Yagenen, abbia avuto l'opportunità di esaadnare un
pezzo di cute coi capelli in eiiu. Ma intanto la critica viene resa dif-
fldle perchò gli autori non dicono m quale stadio della malattia eea-
minarono ii loro materiale»
Passa quindi T Antere a. dire la propria opinione sulla patogenesi del-
VÀreOf e dichiara, ma con qualche riserva, che aach* Egli pende verso
la teoria parassitaria, niai però non nel senso del Oraby* L'Aotom crede
trattarsi nell'Area non giù di un fu^go di muffa, ma sibbene di una
IS ItlVIStA
ferma éì sehltemteeto bea distrato, da lol trovata rij^tatamcnta la 911
caso e che Naegeli dichiara di noa avere ancora Tèdoto aoa HllftiU
téfma Belle molte coltare da lai fìitte, Tale microrganismo oonaiite 4|
un granalo di appena Oflòì millim. di diametro, brinante, di cfotOWi
fortemente delimitati con due appendici aottiliitime e brevi $ forma di
filamenti in direzione opposta. Codesti tanghi, secondo Tawleo delp^-
toro» hanno somigliante rln)archevole con eerte forme deperito del Toago
del carboAchlo, formante spore come si ottiene con la coltura ÌA Ui)ui4i
nutritivi non Idonei^
Dopo di avere toccato altre particolarità di iedé e di iMtfbtogia del
fango V Autore viene allo seguenti conclusioni ;
l.^ LMpotest secondo la quale IMunervatlone Impedita 4el nervi tro-
fici debba produrre la caduta del capelli in un* Area Gelsi hoa è Soste-
nibile per ragioni anatomiche e fisiologlchef
B> La splegaxione c)ie V Area Gelsi venga rioófidotta 4Uti iiliirlttloa#
diminuita» e al crescere minore del capelli itofi ò afflitto wk 8pl6|t-
zlone, ma solo una parafrasi dello stato di fhtto ritrovato.
9.* Oiostificata teoreticamente, sepondo fattuale oonoicefisa dell* Au-
tore, 4 ^Ipotesi del fhnghi. La mancanza finora della dimostratlohe ntl-
croscopica non distrugge ripotesi, poiohò nelle circostante attuali pie*
coli schizomiceti unicellulari, non colonijtzati , possono sottrarsi ali* os-
servazione, dhiudci dicendo, che eertezta in tale questione pqò solo
acquistarsi mercd ed esperimenti di riproduzione^ 0 eogli inaestf*
H. BCHULTZE. — Dto TheoiMen ùber die ^irta Cintai, {ÙMm liorte
Mulf Area CelH). In: Atehiv. Yirehùw^ 1880; Voi. IO, X, pag. 109.
È un lavoro critico e sporlmentate assai accurato intorno alle teorie
dell' Area Gelsi. L* Autore distingue (come già avevano Atto altri der-
matologi) due ferme di Area Gelsi; la forma ^ener/tte, e la eifùoscrttta.
Fa egli notare un carattere singolare di questa malattia che si riferisce
alla disposizione simmetrica delle chiazze alopeOiche. Desorlve asfft!
dettagliatamente le alterazioni istologiche che subiscono t capelli e le
guaine di essi nelF Area Gèlsi , e si ferma a dare le notlonl relative
al eambio aormale dei peli e alla loro perdita, ofide spiegare in qualche
modo la natura di questa malattia.
L'Autore aoeetta col Bftremsprung la teoria neuro^fro/fe^t; ma non
disprezza la teoria parassiiétria ; anzi rivolgendosi al Miohelson lo ritti*
provera , dicendogli ehe egH non è in dritto di parlare della teoria
mieòtiea éUfinitivatHmiiB messa da bandai esistono le scopefte Al
Buebner ed Bichhorst che provano Indubbiamente la presenza di fttnghi
in questa malattia. L'Autore però osserva th»^ flh qui, Aono troppo
scarsi 1 fotti in appoggio della teoria paraasttalFla.
Troppo lungo sarebbe segnire V Autore nelle stte argomentazioni eri-
ttoke e nelle sue rieerohe mlcroscoptche sopm queita lAalattta.* Stila-
mente ci limitiamo ^ s ieordare qii le ttcéi'ehe istologiche * fktte 1H1I--
DSRMO SIFILOPATICA 17
i^antoté sofyra sé stesso nella (Ielle deH*Area. AtTerte Eglf, come uq
solò ricereatore il VageBer , abbia esaminato finora tin pezzo di ente
eseissà dall' Area ; Ina il Yàgener non trovò alcana alterazione Irisibile
né Àelle gaainé deil capello, nò nelle glandolo catanee.
L* Autore dice di arerò fatto Tesarne mierosoopfeo di nn piccolo
lembo di ente preso alla periferia di nna chiazza alopecica recente da
òtli ^gH stesso era afitetto. Il pezzo di ente escissa comprendoTa pare
lo strato sottocutaneo di grasso. Dopo l* induramento del pezzo di cute
nell'acido picrico, ì tagli fatti su di esso mostrarono nessuna altera-
zione spiccata, airinfaori' di tracciò di comlficazione prematura? dei ca**
pelli. L' Autore però si tiene assai riseryato, ed avverte che Egli fece
Vesame' di un pezi&o di cute neirinizio della malattia, e ti risultato- ne-
gativo non giustifica ulteriori conclusioni.
MA;roccHU -* Blcerohe microflcopiche sulla pelle deU' Area
Gelei ( BoìletHno della M. Accademia medica, pag. 200, Anno VIU,
N. 7, 1882V
ià Autore ha istitnito alcune ricerche microscopiche sulla pelle del-
r Area Gelsi e ne fa notare V importanza che esse hanno sulla diagnosi
di questa malattia, da alcuni dermatologi ritenuta come una forma
neuropatica.
Bicorda che studi! Istologici sopra tale argomento furono intrapresi
dal Yagèner, dallo Schnltze, dal Malassez^ ma senza risultato alcana sotto
il rapporto micologico. Dice che le sue ricerche microscopiche fatte
mila peHe dell'area, presa dal cadavere di una donna morta per epi-
telioma dell' utero, diedero per la prtma volta una dimostrazione assai
convincente della presenza del Mieroeporon Audùuini e di alcune parti-
colarità di Sède dei medesimo. I tagli della pelle dell' Area furono trat-
tati coUa Bolazione acquosa di Bruno di Msmarek per la quale le
spore del fungo prendono un bel colore giallo-arancio. All'esame mi-
•CFOscopieo si scorge il fungo che ha sede negli strati .più superficiali delle
cellule epidermiche e mai si addentra nel reticolo di Malpighi. Si trova
ancóra raccolto in plcceli gruppi di poche spore sullo sbocco del folli-
colo, ovvero dentro esso rivestendone le pareti. L'Autore fa notare che
In alcune preparazioni si scorgano anche le gaaine iùflltrate dalle spore
4el Mieroeporùn, mentre il capello ò completamente risparmiato da
^ease.
Qualche volta non solo le membrane, ma il capello stesso è invaso
dal fungo che a guisa di guaina tutto intorno lo riveste, mai però si
tfideiitra nella sostaosa éeì capéllo stesso.
. Os0eitv*ishe^neU*istitaive21^eMaie diagaostico.poò verificarsi il fatto che,
estraendo un eapelio^ ^eesto <sia ch^ esda jnunite dalle sue membrane
ovvero privo di ^s^ non mestri la presenza del parassita essendo esso
rimasto aderente alle guaine o alle pareti del fellicolo ; quindi il risul-
taCo eegativo otleento dairesame microeoopicé del saie capello non deve
RittMim. %
18 KIVISTA
auiorissare il clinico ad escludere il parassitismo in un caso di Area
Celsio Bisogna adunque secondo l'Autore non fidarsi di un solo esame
del papello» ma ripetere molte ricerche su di esso e sopratutto sulle
squame epidermiclia prese alla periferia della chiazza alopecica | nelle
quali Tosservazione microscopica riesce, il più delle volte, a constatare
]a presenza del fungo. Finisce col dire che con questi suoi reperti mi-
croscopici ha voluto mettere in suiravviso il clinico^ onde non si pro-
nunzi con troppa sicurezza ^lla natura di questa forma alopeolca.
j r
2/ Parte jiiflUtiGa.
E. Rasori. -" Sopra una complicazione nozi comune della
Blennorragia. Lettura fatta alla Sooietà Lancisiana di Roma. {Gaz-
zetta degli Ospitali, N. 36, 1882).
Fra le complicanze dovute alla diffusione della uretrite blennorraglca
intensa al tessuto de' corpi erettili del pene è assai rara quella che si
distingue col nome di penite o indurimento de' corpi cavernosi, che dà
luogo alla formazione di intumescenze di consistenza figura e volume
variabile.
Accennato al poco, ohe ne dicono gli scrittori di malattie veneree,
air origine, alla natura, alla sintomatologia di questi tumori, T Autore
passa a narrarne un interessante caso osservato su di un commesso
viaggiatore assai dedito alla venere e che aveva già contratto parec-
chie volte la blennorragia.
Durante la defervescenza di una acuta e nuova blennorragia » ohe si
era complicata a cistite del collo, Tinfermo, tratto da una insolita de-
viazione del pene eretto, si accorse della comparsa, lungo i corpi ca-
vernosi e ad un centim. dall'uretra, di alcuni piccoli nodetti dolenti alla
palpazione di consistenza molle, che in breve crebbero di estensione e
volume.
Un mese circa più tardi uno de* nodi era come diviso in due da una
depressione, ed altri tre piccoli si notavano riuniti a guisa di rosario.
I nodi erano alquanto cresciuti di consistenza, ma meno dolorosi; il
coito e l'ejaculazione normali, Tasta deformata durante l'eresione. Due
mesi dopo i nodi erano dello stesse volume, ma più consistenti, l'uretra
normale, perdurava la deformazionejnella erezione. L'infermo non aveva
voluto continuare le frizioni risolutive, dalle quali si poteva forse. ape-
rare qualche vantaggio.
GouRouBs 0. — Du pennanganate de potasse et de son em-
piei en thórapeutiqniie, principalemant dans la Uennorrliaaie.
{Del permanoanaèo di potassa e del suo impiego in terapeutkm prin-
cipalmente nella blennorragia). In; Théses de Paris^ 1881.
li permanganato di potassa venne adoprato nelle adesioni blaonor-
ragiche dell'uretra e della vagina, e se ne ebbero sempre dall'Autore
BERHO^SiriLOPATIGA 19
ottimi risaltati. Coma medicamento anUsettico ed astringente Tiene
usato in solnzlbne airii500 nella uretrite acnta e allMiSSO nelle ure-
triti cronlclie e per tutte le forme di Taginite. Io questi ultimi oasi, in
cui le eauterizzazionf, i balsamiei, l*aUvmé erano riusciti inefUcaoi, Toso
di questo sale dfede risultati rapidi» senia poi destare alcun dolore. La
blennorragla acuta, eessati i primi fenomeni Ìnflammatori!| può guarire
nello spazio di 18 giorni circa» con una sola injezione quotidiana.
Taylor. — The abortive treatment ol bnbona vrlth carboUo
acid. (Del trattamento abwtivo dei buboni mercè Vacido earòoUeo).
In : Amer. Journ. of the med. ee. 1882L
L* Autore come cura abortirà dei bubboni sia speoifloi che in-
flammatorii» usa le ii^ezioni interstiziali di acido fenico. limetta dieci
fino a Tenti goccie di una miscela, composta di 30 grammi di acqua
distillata e di 40 a 50 centigrammi di acido fenico. Con questo metodo
di cura si otterrebbero quasi istantaneamente la cessazione del processo
infiammatorio e la scomparsa del dolore.
Bbccbikt. — Gontribato allo stadio della aoiatica blennorra-
gloa. {Lo Sperimentale^ 1882, Paso. 2.*).
È un interessante contributo ai rapporti fra la blennorragia e lo sri-
luppo della nevralgia del nerTo sciatico. A conferma di questo rapporto,
che può intercedere fra Vnna e l'altra affezione, TAutore narra la storia
di dne infermi, i quali in seguito ad uretrite blennorragioa furono presi
da dolori acutissimi lungo il decorso dello seiatico. Riusciti Tani^gli altri
mezzi di cura , la guarigione si ottenne in brere colia guarigione dalla
blennorragia risoluta coi ben noti mezzi.
Maetineau. ^ Le miorobe de la Sjrphilis. {R microbio della ei»
filide). In : Le Progrés méd. 1882, N. 3d.
Martineau ha inoculato in un porco il liquido di coltura derlTante
fdal raschiamento delPulcero duro. Nel sangne deiranimale, passati al-
<cnni giorni, si rinvennero dei batterli. Questi scomparvero ben presto,
ma nel punto ove era stata praticata l'inoculazione si ottenne un note-
vole induramento, poi le glandolo linfatiche vicine parimenti si indura-
rono e nello stesso tempo la cute dell* animale si coprì di una eru-
zione papulosa,' massime nelP addome. Dopo due mesi era seompana
ogni traccia di manifestazioni esterne.
Fu negativa affatto la inoculazione fatta su tf e altri animali ( due
j^orci e una scimmia) col prodotto di coltura delle papule del primo
animale soggetto di esperimehto, e che all^ esame microscopico aveva
mostrato batterli è micrococchl in quantità.
Martineau conclude da queste esperienza, che si potrà forse arrivare
^presto a^risuUati preziosi per la profilassi delia sifilide neirnomo.
S9 BlVIS^Xà
PsTiu)wsKt. «*- 2or Fxage naber den ffUnfliiMi «knftar flriiar*;
bpitter PrQoesfte auf cUa ByphiUs. (MUcerca detta inihumzm ùei^^rth
cesti fM)rUi acujCi euUa MfiUde). In: CenitraibìasU, deeember 1861).
iP'rutto di circ(i cinquecento pMerraziom è cotesto lavoro, sei Qmale
d<>po avere fatto ootare che i «Lfilografi ì^nuo «tudiato f>ooo questo ar-;
goxnejato, riporta la «toxia detti^Uata di tre casi <H «vancata aiflid»
seguiti da coxapleta guarigione per opera di eovragfioate ttaiaitie ftib-
brili infettive.
li primo ca«o r'j^ujird^ w^ nomo di trenf antii aimaatoto da ben «m^
paesi con tutti i segni locali e generali deUa «ifllide e areva riportata
quasi niun vantaggio dall' uso del preparati HierearialL È colpito dal
vajuolo, guarito il quale scomparvero tutte ie treccie delia sifilide.
I\'el secondo caso un soldato, c^e presentava i sintomi di ona sifilide
terziaria, colto da grave tifo addominale guarisce del morbo celtica ^
La terza osservszione iri occupa di nn altro giovane soldato, che coir
pito da risipola facciale, risana dalla sifilide.
L* Autore assevera, che questi tre infermi non presentarono mai negli
anni seguenti alcuna traccia di infezione celtica.
J. RoLLET. — Dea anoieni^ loyars de my^hUlM et da Torigin/^
amórioalae [da l'epidemia du XV slèole» {D00H antichi focolai
della sifilide, $ deW origine americana delV epidemia del secolo Zy)(
la: Annales de dermatologie et de syphUigraphie, 1882.
I documenti storici, ohe noi possedianoko, se dimostrano in maniera in-r
contrastata che la sifilide apparve per la prima volta in Europa alla fine
del XV secolo , dimostrano altresì, che essa è antichissima nella storia
deirumanità. Posto questo prinoipio, l'Autore oca un corredo di cognizioni
attinte alle fonti originali, servendosi delle tradizioni, delle storie, dei
poeti, de' monumenti, delle ossa scoperte nelle tombe si accinge alla
dimostrazione della sua tesi con quella eleganza oon quella obiaresza e
insieme con una ammirabile concisione, propria degli scrittori fìrancesl
di cose mediche,
il cu to di Lingam, i docamenti trovati da Klein negli annali mala-
barici e da Hessler nel Sugrutaa provano che uno de* più antichi foco-
lari della sifilide ò assai probabilmente V India,
Dabry avrebbe dimol&trato V esistenza della sifilide nella China dai
tempi immemorabili. Nei porti della Oceania relazioni, che risalgono
soltanto a non più di due secoli fa, farebbero credere , che vi ò stata
impprt^ta dagli Euroiiei : e la blennorra^a da appena un secolo. Nel-
r Africa la sifilide sarebbe stata trasportata daU*Buropa per messo de>
maomettani cacciati dalla Spagna al tempo di Isabella e Ferdinando; e
sulle coste del Senegal. Thevet ha trovato e descritto cqme endemica
una malattia, cbe ha la. più grande rassomigUanza colia sifilide»
L' Autore poi passa a dimostrare con molti 4o<»imenti, die i compa^
gni di Colombo di ritorno la prima volta in Europa importarono la si*
DEBMO filBILOPATIOA 2l
Alide' a BAVoeliona <l498)i ohe qaesia malattia «ra endemica ed ereil*
taria nelle AntilVe, ael Pen)^ nel Messico : che lesioni sifllitiohe faren^
Covate da pareooM antropologi su di antichissimi craaii perayiani ;
e éhe il èapltano- Gonsalva di Cordova, importò In Italia la sifilide nel«*
Tanno 1495.-
RoUet pei dia Ut scoperta di alcuni ayansi di scheletro preistorico,
òhe esaminati da Ini stesso e da molti altri illustri anatomo-patologl
|H*e6enterebbero evidenti traode di sifilide.
L'Autore viene poi ad enumerare le malattie di natura venerea, note
agli Ebrei, agli storici e medici greci, arabi, spagnuoli, romani ed arabi
e agli autori del medlo»evo. Per RoUist la peste de' Mjirrani , segnalata
dagli s(»»tttori della fine del XV secolo, non sarebbe che una epidemia
di tifo, non la sifilide, cib che aveva già detto il prof. A. Corradi negli
Annaii delle epidemie occorse in Italia (A. 1493).
Ma il fatto più- cai minante della storia della sifilide in Europa, è Te-
pldemia del XV secolo. Qui TAutore cita un numero assai considerevole
4i testimoniamte di quel tempo, ehe ne dimostrano l'origine americana.
Segue una accurata critica delle obbiezioni fatte alla importazione
•della sifilide in Europa ed alla sua origine americana, ed Infine il giu-
dizio, che nella stessa guisa che i Portoghesi, 1 Veneziani e 1 Genovesi
erano i principali navigatori del XV e XVI secolo, cosi si deve ai loro
viaggi e alla grande attività che regnava tra l' Europa e le altre parti
dei mondo, se la sifilide ha potuto espandersi lontano e arrivare come
«ra fatto nuovo là dove aveva potuto esistere più anticamente allo
stato di endemia locale.
MA.LABSRZ e Bbglus. — Sur les lesions hiBtologiques de la sy-
phlUa testlciilaire. (Sulle lesioni istologiche della sifiUde del testi'-
•càio). In: Archives de pìiysiolOffiCf 1881 eRevue des seiences medicatesi
15 cctobre 1882.
* Pare che la sifilide si manifesti specialmente nel tessuto interstiziale
^el testicolo, sotto forma di piccoli nodi costituiti la più parte da un
ammasso di piccole cellule rotonde {noduli linfoidi) e gli altri da grosse
cellule granulose (noduli epitelioid'Cj. Spesso sono misti, e i noduli lim-
foidl soltanto corrispondono agli stadi! più acuti. Molti noduli vicini,
possono riunirsi insieme formando masse o noduli conglomerati. Il
tessuto interstiziale del testicolo per il fatto di questo processo no-
4ttlare subisce una sclerosi ipertrofica progressiva^ e consecutivamente
{ tubuli seminiferi, ipertroflzzandosi la loro parete connettivale, si atro-
Hszano, si restringe sempre di più il loro lume, l'epitelio degenera, pos»
eono- ridursi in un semplice cordoncino fibroso. La glandola perde cosi
le sue funzioni.
Analoghi ammassi nodnlarì si trovano nella tunica media ed esterna
de' grossi vasi, d'onde una ristrettezza nel loro calibro; i capillari e le
piccole arterie e vene , pure inviluppati dall' infiltramento progressivo
ootfiettiYalei wM$cùno la ttegsa sorte, e da.oiò diAtorbi «Mipre j^è
grayì di naijpisf one. Infine, per questo carnaio di caafle» si formano della
necrosi più o meno estese, paragonabili alle necrosi aifiUtiehe delle os8%
cbe costitaisòono altrettante morte easeoiCf dapprima non endatidaief
poi enei^Hehe per nna buccia oonettìYale di neoformazione.
Le parti più perifericbe di qaesti centri caseosi, ne* quali si distin-
gnono tre strati, ano fibroso, ano più opaco, amo. più chiare, oltre al
detritus, sono invase da celiale embrionali, obe sembrano preparare il
lavoro di riassorbimento*
RB0LT7S Paul. — De la ayphlUa da testioiile. {Delia sifilide del
testicolo). In: Eevue des seiences mediealeSf 15 ottobre 1882. PariSf.
Masson 188?.
Questo lavoro comincia con una esposizione delie idee mediche salli^
sifilide del testicolo e lo stato attuale della quistione. Il capitolo ana-
tomo-patologioo, le cui linee principali abtidamo riassunto più sopra, è
il compendio di studii fatti insieme con Malaesez*
Dopo una dilìgente descrizione del sarcocele sifilitico volgare, l'Au-
tore dice, che senza causa occasionale qualche volta il testicolo in uà
sifilitico diventa sede di un processo acuto con vivo dolore, arrossa-
mento dello scroto e ingrossamento cospicuo della glandola, fenomeni»
ohe il trattamento specifico fa diminuire rapidamente, ma senza la te-
rapeutica ordinaria dell'orchite la risoluzione non si fa completamente.
Il male allora si svilnpoa ulteriormente come un sarcocele sifilitico
ordinario. Per rispetto al fungo del testicolo, 1' Autore ne distingue due
specie, un superficiale ed un profondo. Del primo fa due varietà; una
dipende dal denudamento di una piccola porzione di albuginea per ram*
mollimento della gomma e ulcerazione dello scroto e sporgenza di ve*
getazioni carnee; la seconda ò data dalla vera ernia del testicolo ch^
costituisce talora un enorme tumore. Il fungo profondo o parenchima-
toso deriva da una gomma intra-testicolare, che si fa strada all'esterno»
Rammollitasi ed eliminatasi la gomma, i tessuti della parete che la cir-
condava proliferando protunderebbero poi alla superficie dello scroto, e
cosi questo fungo parenchimatoso non avrebbe origine dal materiale
gommoso, ma dai tessuti che prima lo attorniavano.
Alcune magnifiche tavole cromo-litografate adornano questo pregor
volo studio.
D. Majocchi. — Ricerche isto-patdogiohe sulla endo-arterite
e peri-arterite nel sifiloma del palato osseo, (ifemort'e deUa
jS. Accademia medica di Eoma, Tom. I, Fase. I, con una Tavola).
Le alterazioni anatomo-patologiche del sistema vasaio, ohe pos-
sono succedere nella sifilide, hanno già dato, luogo alle ricerche di pa-
recchi autori tra cui il Marohiafava, rHeubner, Jo Charcot^ il Rabot^
il Pellizzari, il LancereauXi ecc. Gd ora TAutore indotto . dall' opportc^*
^ DSRMO- SflriLQPÀTlC A 2B
nità d! studiare tflie malati accolti ndl* Ospedale S» Glaeomo di Boma
nel 1879, poiymoiii per altra malattia (nei quali v'era la perfo-'
rasione del palato osseo), prese ad esaminare le lesioni vasai! rinve-
nate in prossimità del rafe. Queste lesioni spiegano , a sno gindisio ,
tanto il processo distruttivo gommoso , quanto il suo localizsarsi sulla
volta palatina*
Le rieerebe isto*patologiolie vennero dirette ai margini del foro fi-
stoloso e lungo il rafe, dopo cbe il pesco venne posto neiraoldo cro-
mico.
Descritte le alterazioni macroscopiclie , V Autore viene ad esporre le
sue ricerche microsoopiclie istituite sul reticolo malpighiano e sul
derma massime nello strato papillare. L'epitelio del reticolo » princi-
palmente lungo il rafe, si mostra in grande attività formativa , con
molte cellule fomite di grossi nuclei a due o più nucleoli distintivi ,
altre con nucleo semllunare, ed altre con nucleo vescicoloso jalino di
aspetto omogeneo (idrope nucleare). Tutto il corion della mucosa pala-
tina ò infiltrato da grande quantità di giovani elementi connettivali
formanti de' focolaj di aspetto gommoso. L' infiltramento invade cosi
uniformemente lo strato papillare e il connettivo sottomncoso e si estende
fino al periostio; il tessuto osseo infine in prossimità della fistola mo-
stra segni evidenti di un'osteite condensante.
L'Autore rivolge poi i suoi studj allo stato della tunica esterna, della
media 'e dell'endotelio dell'intima de'piceoU vasi situati in vicinanza del
foro fistoloso. Questi piccoli vasi sono in preda ad un processo di |i^t'-
arterite e di endo-arierite olMeranie*^ e tali risultati concordano per-
fettamente con quelli dell' Heubner e del Marchiafava, che ebbero a
studiare l'endo- arterite sifilitica dei vasi cerebrali. Per questi risultati
l^Autore non erede attendibile l' opinione del Banmgarten , che in una
sua pubblicazione vorrebbe considerare l' endo-arterite come un pro-
dotto di infiammazione semplice (reattiva) e la peri-arterite esclusiva-
mente come processo gommoso.
L'Autore dà termine al suo studio con alcune considerazioni intorna
alle conseguenze dei processi descritti sulle varie fasi della perfora-
zione del palato. La diminuzione del lume dei piccoli vasi, e quindi la
deficienza progrediente dei material! nutritivi deve influirenli necessità
sullo stadio ulcerativo del sifiloma , sulla necrosi del tessuto osseo ,
sulla durata ed estensione del processo neorobiotico e ancora sulla sede^^
costante della proliferazione lungo il rafe palatino. Per lo stato di mag-
giore vulnerabilità della mucosa, dovuto airinfiltramento gommoso cro-
nico , ne risulta per l'Autore un prezioso insegnamento circa la tera-
pia della perforazione del palato.
Egli insiste sulla necessità di una protesi meccanica eseguita, sia
nello stadio iniziale, sia nel necrobiotico del sifiloma ; e questa terapia,
correggendo i disturbi funzionali inevitabili in tale grave malattia, ri-
para la muc^osa del palato dagli attriti ed impedisce la recidiva del
processo, facile e sempre fatale quanto più si ripete. '
24 E?VISTA
Cabjlieu. — Etnde sur,^la , syphilis ^pulìnonaire. . {StudÀQ ^uUa
'H'^s '
sifilide polmonare}. Inr^Th^èdè^^ 1882.
Appogg^kndpsi a 70 '^osservazioni di sifilide polmonare, rAutore» {latta
eccezione da quella ereditaria che dà dei caratteri speciali , ammette ,
che si presenti sotto dae aspetti, di sclerosi, cioè, oppure di gomme.
Segue l'opinione di Cornila di Brissaud, di Sabourin, ecc., i quali so-
stengono la difficoltà^ e il più spesso la impossibilità» di un diagnostico
differenziale per mezzo del microscopio tra la gomma e il tubercolo ;
e coi clinici non sa trovare caratteri clinici speciali alla sifilide del
polmone. È soltanto il trattamento specifico che può stabilire una cer-
tezza assoluta al diagnostico fatto in un soggetto, che presenta le ma-
nifestazioni cutanee note.
Contrariamente poi alPopinione di Grandidier, TAutore prova, che il
lobo medio del polmone non à P esclusiva sede delle lesioni sifilitiche:
e contro quella di Schnitzler, che non sempre esistono nello stesso tempo
la sifilide della laringe e quella del polmone.
E. Wagner. — Die constitutionnelle Syphilis and die davon.
abhàngigen Nierenkrankheiten. (La sifilide costituzionale e le
affezioni del rene che ne dipendono). In : DeìAt. Archiv, fùr hlin, ife*
dicin.Band XXVIIl, Heft 1.
Sebbene sia difficile dimostrare in guisa indiscutibile » se la nefrite
sia una semplice coincidenza o. una vera complicanza della sifilide, tut«
tavia l'Autore, appoggiandosi su molti casi di «nefriti insorte durante
il corso della sifilide, crede che questa debba su quella esercitare una
efficace influenza. Egli menziona ad esempio sei casi di nefrite acuta
sovraggiunti ad un periodo precoce di sifilide, descrive quattro altri
casi di nefrite subacuta e sette appartenenti alla interstiziale comune.
AU^autopsia poi di sei individui affetti da sifilide costituzionale Wagner
trovò una grande atrofia di un solo rene e in due casi le arterie pre-
sentavano le alterazioni descritte dairHeubner. Per ben trentaoinqne
volte Egli trovò dei reni affetti da degenerazione amiloidea; e in due
casi avrebbe osservato dei sifilomi del rene.
CoHADON. .— Gontributioii à l'ótude de ralbuminuiie 8urv«-
nant dans le cours dea accidents seoondaires de la^syphiiis.
[Thèse de Paris, 1882).
Le conclusioni, a cui giunge TAutore sono le seguenti :
1.^ Durante il corso degli accidenti seoondarj la sifilide può causare
Talbuminuria.
2.® L'albumina appare nell'urina generalmente al loro inizio.
3»^ Questa albuminuria è persistente e di una durata assai lunga.
4.^ Nessun carattere spaciale permette riconoHcere la natura o Tal*
senza di altri accidenti sifilitici ooncomitanti o anteriori.
5.® L* albuminuria ò dovuta ad una lesione. dell' epitelio o i^ù proha-^
burnente ad una speciale alterazione del sangue.
; DSftM0-8IPIL0PATKIA 25
0»® La cara; m^reurMe ' misU eepUoe eoaduoe a guarigione T àlbh*
piinaria.
1? La dieta lattea ò un semplice ausiliare della oura.specifiea.
C. FsLLizzARi -> RebìleBioìie aifiUticà in due òonJugL (Lo iSp0-
rtmefi^o^^ marsD 188IS).
Uà uomo, dopo avere comunicata la sifilide alla propria mogUei pas-
sati dieci imni in completa salute, riammala di sifilidei ebe esordiHce
con la fórma di balanopostite ulcerativa, e di nuovo infetta la moglie.
Gioverà intanto rammentare» che la donna durante il decorso della prima
infezione ebbe a rimanere gravida e dio alla luce una bambina, che poi
orebbtf grama con evidenti manifestazioni della lue , sino alla ulcera-
sione del setto delle narici. Due altri figli vennero invece alla luce sani
e ben conformati, mentre la madre era sottoposta ad una cura jodo*
merenriale. La madre inoltre, benché guarita, aveva continuato sempre
a Air uso del jodnro di potassio ad ogni primavera e fino a quando ebbe
a rimanere contagiata per una seconda volta dal marito. Questo invece
non aveva mai fatto cura alcuna con rimedii specifici.
Quanto al decorso della nuova sifilide , il marito ebbe piccolissime
manifostazioni generali eruttive : la donna invece ha presentato eru-
zioni papulose sparse e ripetute, dolori al periostio e alle articolazioni
e grande scadimento nella nutrizione; e ciò, malgrado una cura attiva
locale e generale*
Da questo casO| l'Autore ricava alcune giuste conclusioni: e tra esse,
che per questo caso è confermata di nuovo in maniera indiscutibile la
possibilità di una reinfezione sifilitica e della guarigione spontanea della
sifilide.
R. Sturgis. — Syphilitic reinfection. {Reinfezione Hfilitica). In :
Amer, Joum. of the med, se. , p. 378, 1882.
L'Autore narra il caso di un uomo entrato ali* ospedale con due ul-
ceri dure, seguite da una eruzione papulosa, da dolori osteocopici| da
adenc^atie generalizzate e da irite doppia. Guari completamente dopo
otto mesi di cura, lasciò T ospedale e per quindici mesi non prese al-
cun medicamento.
A questo punto , tre giorni dopo il coito , e mentre da cinque mesi
non aveva avuto alcun rapporto sessuale, apparvero due ulceri sul fre-
nulo e sul prepuzio e con tutti i caratteri dell'ulcero infettante. L'auto-
inocnlazione dell'uno dei due ulceri produsse una pustola che non durò
che pochi giorni senza presentare le apparenze del vero ulcero molle.
Poco dopo si presentavano una sifilide papulosa, dolori osteocopici e
tutti gli altri sintomi di una sifilide giovane , di una nuova infezione.
Per lasciare la malattia alla sua naturale evoluzione , la cura mer-
curiale non fu istituita che quando i sintomi avevano preso uno sviluppo
sufficiente, ed allora essi cedettero rapidamente.
2& BIYISTA DBRM0*8I9IL0PàTIGA
L'Aàtore riipoarda questa otserrasione come nn eaflo indiseatlbile di
reinteione ailllitioa e pensa, ohe gli aloeri della seeonda iafezione erano
di natara mista.
ScAasNzio. ^ Caso di relntoBioiM sifilitica. — Nota letta nell*A-
donansa del 3 agosto 1882 del R. latitato Lombardo di scienze e let*
tere. (Oiomàle déile maiatHi vtneree e tiflliHehet fbsc. V dei 1882).
Dopo alcime osserrazioBl di ordine generale, FAntore espone il caso,
ohe forma argomento della Nota, occorsogli in ona donna, vedova, di
anni 35^ di gracile oostitnzione |manifestamente [scrofolosa, la quale al
momento del primo esame presentara traccio di sifilide terdaria. Da*
rante il tempo , in cai T ammalata era soggetta alla cara col jodaro
di potassio, amministrato per combattere quelle manifestazioni, Tenne
colta da malessere generale e poco appresso da una eruzione dif*
Dosa di roseola e da angina. Ricercando la causa di questi nuovi sin-
tomi , si seppe , che quattro mesi innanzi essa aveva avuto un uU
cero duro airostio vaginale susseguito da adenite inguinale non suppu-
rante.
Abbandonata allora la cura col joduro , la donna venne sottoposta
prontamente alle iogesloni di calomelano, in seguito alle quali scom«-
parvaro i sintomi accennati.
L'Autore termina il suo lavoro con alcune considerazioni dalle
quali, distrutta la teoria della pretesaHmmunUà contro la sifilide, sem-
pre pia si è spinti ad ammettere la possibilità dell* atOoinoculaMiùne ,
che spiegherebbe la frequente irregolarità sul decorso , la durata e la
facilità a recidivare della sifilide costituzionale.
87
RIVISTA D' ANTROPOLOGIA
IN RELAZIONE CON LA MEDICINA E L'IGIENE
del dott. ENRICO MORSELLI
INTOfeMore di CUniea ^lle malattie mentali in Torino
L — Grftniolpgia.
Topinard — La misura ditta capacUà del cranio secondo i registri
del Broca.
Solimidt — • StìUa determinazione della capacità del cranio.
Manoavrier — Bicerehe cCanatomia comparata e d'anatomia filosofica
sui caratteri del cranio e del cervello.
Ranke — Sui crani della popolazione rurale delVanOca Baviera,
Qegenbaur — • Suila parte facciale delVosso lagrimale nelVuomo.
Anontobine — Su alcune anomalie del cranio umano, con speciale ri"
guardo alla loro frequenza nelle razze : 1.* Anomalie del pte*
rion ; 2.* Osso degli Incas ; 3.* Sutura frontale.
Regalia — Oli angoli dati dal goniometro facciale laterale sono da
correggere.
Sergi — Vangelo facciale e un nuovo goniometro.
Ugolini — La costruzione e lo studio dei poligoni cranici.
Bono — Bel rapporto fra la forma del cranio e la refrazione ocu^
lare.
Ugolini — Anomalie nel cranio dei mammiferi.
Merkel — Contributo alla conoscenza dello sviluppo ^^ostemXìrionale
del cranio umano.
IL — Antropologia anatomica e comparata.
ManouTrier — Interpretazione del peso dell'encefalo.
Topinard — Il peso del cervello secondo le annotazioni di Paolo
Broca.
Loys —^ Contribuzione allo studio iuna statistica sul peso degli emi-
sferi cerebrali.
Garaon — La pelvimetria.
Testai — Sulle anomalie muscolari delTuomo spiegate coW anatomia
comparata e sulla loro importanza in antropologia.
Broca — La torsione dell'omero e il tripometro.
Chadzinski — Contribuzione allo studio delle variazioni muscolari
nelle razze umane.
18 RiyiSTi.
Ledouble — Nota su alcuni mìASCoU comuni agli afUmaìi ed alVtwmo»
OhadzinBki -* Anatomia comparata delVtmrang-outang e delVuomo.
Anderson *- / capeifli ricciuti e i follicoli curvati della testa dei
Negri.
Berttllòn Ad. — Ùn^applieaMione pratica délVantropometria.
Vincent — SuRa persistenza délVosso centrale nel carpo umano.
Henning — Sulla misura comparativa della lunghezza deìV intestiti}
nelVuomo e negli animali.
III. — Antropologia biologica.
Legoyt — Le influenze del clima sulla vita degli uomini e delie razze.
Deiannay »- SuWegtMgliansa e inoffìéogHanza dei due sessi.
Delaanay — SulVeguagìianza e ineguaglianza degli individui.
I)e Solaville — Le grandi longevità.
Delaanay — Metodo per distinguere Vinfluenza della razza e deìVam'
biente.
3édoc — Osservazioni sul colore dei eapegli e degli occhi.
IV. — Antropologia patologica.
Amadei ^ La capacità del cranio negìi alienati.
Amadei ^ Sulla craniologia degli epilettici.
Petrowsky — SiUla deformazione del cranio nelle diverse parti della
Russia.
De Mortillet — Sulle trapanazioni preistoriche.
Le Baron — Lesioni ossee delVuomo preistorico.
Fóro — Atrofia senile simmetrica dei parietali.
Fontan — IHeiassettesimo pajo di denti.
Ball — n cretino di BatignoUes.
Congaet e De Paoli — Studio di 20 cranj di criminali.
JB^eger e Dellemagne — Studio sopra i caratteri craniologici d'una se*
rie di assassini decapitati nel Belgio.
Bicoardi — Note antropologiche intomo ad alcuni giovani della\Casa
di custodia in Modena*
Veti\ Enrico — StudJ comparali di antropometria criminale [e nor-
male.
ftascli — Asimmetria della mandibola per sviluppo esagerato della
st$a metà sinistra.
Alien — Africani cornuti.
Altana -^ I tre microcefali di Riola.
Oig^ioli — Valbinismo.
. V — Antropologia atnologioa.
KoUmann — C<mtributo alla craniologia dei popoli BuropeL
ISehaltz — / caratteri fisici degli Ebrei.
Letoarneau — Questionario di sociologia ed eHìografia.
Glglioli e Zannetti — Istrtaionl per Vantrepologia ed etnologia.
D''AMTRa)POIiOGIA 29
I. — Cmniolosla.
Il 'ToPiNARD. «^ La i|ie&0nrBtio& de la oapaoitó da orane seloit
les registree de Paul Brooa. (La misura della capacità del cra-
nio secondo i registri di Paolo Broca), In: Revue d'Anthropologie ,
Tom. V» 1B82, ni faseicale, p. 306.
Quest' articolo ò an altro della serie che il Topinard sembra yoler
consacrare idle memoria del suo maestro. Vi si tratta di nna questione
che torse qaalcuno potrebbe sapporre come oramai risolta ; infatti» chi
non è disposto ad ammettere a priori che nulla sia pii!i facile e co-
stante quuito^ determinare la capacità cubica d*un cranio ? Eppure non
è cosi: anche le persone più pratiche, misurando più volte di seguito
lo stesso cranio » commettono errori più o meno grandi , talora di de-
cine di centimetri cubici. Ora il Topinard , a preyenire questi e simili
errori, crede opportuno tornare, illustrandolo, sul metodo di cubatura
prescritto dal Broca, e lo fa con una minuzia e sottigliezza di dettagli
da rendere impossibile Tanalisi del suo lavoro. Ci limiteremo perciò a
riferire alcune cifìre di capacità craniensi , giacchò la Rivista per la
quale scriviamo non può occuparsi della tecnica craniologica, riserbata
ad altri periodici.
Il Topinard insiste sulla, necessità di distinguere in ciascuna serie i
oraAi ^ sesse maschile da quelli di sesso femminile ; in qualunque
razzilo popolo la donna presenta sempre una eapacità oraniana minore.
Citiamo alcune medie caratteristiche:
Uomini Donne
Capacità Capacità Differenza
Numero media Numero mèdia incentcub»
Cranj «deirepoca della pietra .
ti^gliata (Solutrò) ... 12 1564 2 1395 . 169
Craig dell'epoca della pietra
pulita (Baye) .... 25 1534 14 1407 127
Merovingi 26 1596 19 1374 222
Parigini del XII secolo . . 67 1531 42 1320 211
Parigini del XIX secolo . 77 1559 41 1337 222
Olandesi ....... 22 1530 22 1390 140
Alvergniati 42 1609 36 1445 153
Bassi-Brettoni 32 1564 26 1366 198
Brettoni-Gallesi • ... 38 1599 26 U26 173
Baschi spagnuoli .... 30 1584 23 1395 189
Arabi . . ÌB 1474 3 1322 152
Egiziani della IV dinastia 21 1532 18 1397 135 .
Egiziani della XI dinastia 12 1443 17 1328 115
Egiziani della XYIII dinastia 9 1464 9 1323 141
;. Chinesi. ....•». 16 ji518 6 1383 , >35 . .
30 . BIT18TA
Uomijii Donne
Capacità Capacità Diflérensl»
Numero media Nomerò media, inoentcnli.
GiaTanesi 18 1590 6 1396 tM
Polineflani 21 1500 15 1881 119
Eeqaimeei 9 1585 9 1439 IW
Negri d* Africa K* serie .31 1462 12 1267 195
» » 2/ serie . 10 1423 7 1246 177
> » a^ serie . 13 1410 4 1237 173
Ottentotti e Boscimani • . S 1317 5 1253 64
Neo-Caledonesi 23 1460 23 1330 190
Tasmaniani 5 1406 4 1230 176
Papuani 7 1467 3 1279 188
Anstraliani 10 1347 6 1181 160
IL Topinard da queste cifre trae la conolttsione che non si può asse-
rire, come io pretendeva il Le Bon, ohe la distanza sessuale dMia oa-
pacità oranlense varia, nelle razze snperiori ad inferiori» secondo ana
legge determinata, cloò io ragione inversa dei grado di incivilimento.
Alia stessa conoiasione era già arrivato il Morselli nel suo libro : Cri^
tiea e riforma del metodo in antropologia (1880).
Ma il Morselli aveva già insistito anche sulla grande rariabilità in-
dividuale, che rendeva spesso inutile o dannosa la oosì detta media
aritmetica d'una serie; La media ò un valore ideale f ma in natura non
esiste. In natura esistono gli individui che più o meno si allontanano
dalla media, come ne fanno fede le cifre raccolte dal Topinard sui re-
gistri di Broca, Noi vediamo infatti che le variazioni della capacità
cranlonse raggiungono perfino 1 676 centimetri cubici In nn gruppo di
soli 78 cranj Alvergniati ; di 613 in un gruppo di 39 craig dell* epoca
neolitica; di 592 fra 118 cranj di Parigini contemporanei; di 493 fra
122 Brettoni, e cosi via via. Non ò però provato che nelle razze supe-
riori si noti una maggiore variabilità individuale ; piuttosto si osserve-
rebbe nel cranj femminili nn* estensione più limitata delle varietà che
non nei maschili.
Ciò che ò notevole nella memoria del Topinard ò T applicazione del
metodo seriale ; sebbene egli sostenga per onore della scuola francese
che tale metodo era adoperato prima che il Morselli se ne facesse il
propugnatore, pure basta la premura con la quale ora si dà posto nelle
memorie antropologiche francesi alle tabelle numeriche disposte serial-
mente , che prima erano del tatto dimenticate , per dimostrare che la
riforma b*ò operata anche nella scuola ufficiale ed ortodossa della em-
nlologia classica.
Lo stesso Topinard neir anzidetta Revae d^Anthropologie ha pubbli»
cato altre due memorie col titolo De VinOioe e^pfMiq^ie éwje orane et
d'antropolooia tt
9ur ìé f>ioant €Paprè9 Broea (p. 98)4 ^^ Vé^pé^rre céphàlomiMque
(p. 200)'; ma di esse fu fatto oeoiio nella Rlyifta d^Ànatomla del pre-
cedente Tolame (OOLXII),ii» 49, 60.
ScBMiDT. — Uéber die BMtlmmimg der SohàdelosiiMioitAt. (SuUa
determinazione della capacità del cranio). In : Archiv fur Anthropo'
logie, 1B82, gennajo 1.* fascicolo.
Fta le questioni più dibattute della tecnica oraniologica pnò certo met-
tersi in prima |lla quella della cubatura, ossia determinazione della ca-
pacità del cranio. Tale argomento può appena paragonarsi a quello della
linea orizzontale del cranio, che gli antropologi tedeschi Tanno discu-
tendo da tanti anni senza speranza di una possibile soluzione pratica.
Il motivò piii forte di dissensi intorno al processo di cubatura consi-
ste nella scelta della sostanza da introdurre nel cayo del cranio. In
generale gli antropologi tedeschi preferiscono i semi vegetali ; Welcker
osa l'orzo brillato, Sehaaphansen il miglio , che non danneggia i cranj
fragili ; Hudler , dopo arer provato il miglio , gli preferisce il panico
{Setaria italica f in tedesco Cannarischer Voffelsamen) ; altri adopera
il pepe bianco. Gli antropologi americani, come Merton, hanno invece
usato r acqua. Ma] il metodo più diffuso ed autorevole di cubatura
(ci^agé) è quello del Broca, il quale ne diede tutti i particolari, insi-
stendo specifilmente sulla necessità che ciascuna operazione fosse fatta
sempre secondo regole uniformi , massime nel misurare la quantità di
sostanza introdotta nel cranio (Jaugeage). La sostanza preferita dal
Broca era il piombo da caccia, precisamente del numero 8.
Io non credo necessario d' entrare nelle minuzie del processo , tanto
più che la presente Rivista non si dirige ai craniologi di professione ;
i quali troveranno nelle memorie originali del Broca ,* dell' Hudler ,
dello Schmidt e del Topinard tutti i particolari necessarj. Mi limiterò
piuttosto a riferire i risultati delle esperienze di Schmidt , per dimo-
strare che la discussione ha realmente deirimportanzai potendosi nella
cubatura del cranio commettere errori di 60 e perfino di 100 centime-
tri cubici, ossia di un Tentesimo. Nel calcolo di cubatura hanno molta
influenza i piccoli colpi che si danno ai recipienti di misura e al cra-
nio, quando sono pieni della sostanza granulare che serve a trovarne
la capacità. Esercita pure influenza la forma deir imbuto col, quale si
riempiono il cranio e il litro graduato sia in vetro, sia in latta; infine
si hanno differenze e non piccole, a seconda della rapidità'^o lentezza
con le quali si procède nel versare la sostanza granuliure. Ecco in prova
qualche cifra desunta da dieci esperimenti successivi praticati sullo
stesso cranio secondo 1 vaij metodi di cubatura :
rol niombo ( ^^^^^ orizzontali • • • cent. cub. 1346.0
Col p^e bianco «...•• » lavSJ^
9& RIVISTA
CSàtt^ono prilteto • • ceni. enb. 139^5
Imbuto con foro di scolo. largo 8 mm. > 1375.<>
> > > largo 12 mm. » 1391^
Riempiendo le provette rapidamente > 1414,0
lentamente » • 1S91.5
Col miglio I
^ . . i Riempiendo le pr
Col panico | *^^ *^
Come si Tede da qneste cifre, le differenze delle medie salgono alla
massima di 9.15 centìm. cubici fra il processo col piombo introdotto
con scosse yerticali e il processo col panico yersato lentamente nelle
provette.
Lo Schmidtr dopo lo stadio comparativo del vaij prooessi, ^k la pre-
ferenza al metodo francese del Broca, sebbene ancbe con questo me-
todo possano aversi differenze notevoli (+ 85.7 col piombo^ + 82.5 e. e.
col pepe bianco). Le variazioni però per un stesso cranio sono del tutto
insignifilcs^ntiy e si può dire che il Broca ha indicato il mezzo migliore
per determinare la capacità del cranio^(l).
MANouvaiER. — Recherches d'anatomie comparative et • d'a*
natomie philosophique sur les caraotòres du orane et da oer-
veau. (^Ricerche d'anatomia comparata e <V anatomia filosofioa sui
caratteri del cranio e del cervello). In: Bulletin de la [Société Zooìo^
gique de France^ Tom. VII, 188% pag. 1 13-230,
Questo luogo studlOi che l'Autore intende compiere secbndo 1* indi-
rizzo dei suoi precedenti lavori, si occupa d'una parte sola del
vasto argomento ; contiene cioò delle Recherches sur le developpemeni
guantitatif compare de Vencéphale et des diverses parties du eque-
letti. Sebbene noi non possiamo trovarci in tutto d'acoordo coir egregio
Autore, pure ne daremo un ampio sunto » quale richiede T importanza
del lavoro.
In una introduzione generale , TAutore indica dapprima lo scopo e
Tobbietto della craniologia, che ha preso in modo definitivo, grazie ai
lavori del Broca, il suo posto fra 1 varj rami dell' anatomia. Egli sta-
bilisce le principali divisioni che subisce così l'anatomia del cranio come
Tanatomia del cervello, basandosi sulle distinzioni già adottate per Ta-
natomia generale. Queste tre grandi divisioni subbiettlve della cranio-
Ipgia si collegano: l.^ all'anatomia descrittiva; 2.* airanatomia compa«
rata; 3.* air anatomia trascendentale o filosofica, e 1* Autore le pasta
brevemente in rivista, designando i vaij compiti di ciascuna, che sono;
1.* la descrizione dei caratteri anatomici, 2.* l'esame delle loro modifi-
cazioni secondo Tetà, il sesso, la razza e la specie; infine 3«^ la loro
interpretazione fisiologica e filosofica.
(i) Dobbiamo notare che tutti i più autorevoli anlropàlogi i tafani ,) cioè
Mantegezta, Regalia," ZanaettitCanestriai, Nicolucci, hanno adottato unifor^
memenfe 41 metedo di cubatura del- Broca. • '
Per riguardo airinierpretazione dei caratteri del cranio ^ U Manoa-
Trier pone in prinetpio ona coasiderazione di ordine generale, ohe può
eoneiderarsi oome il ponto di partenza delle sue rieerohe : % Fra i ca-
ratteri del <»rani0f aleanii cbe neiedono principalmente nella parte
eaterna, sono dovuti allo aTllnppo più o meno grande dei muscoli iu
rapporto col cranio e allo sviluppo generale dei sistemi osseo e mn«
scolare $ cioò dei sistemi la di cui funzione si traduee in lavoro meo*
canico: -* gli altri sono dovati allo sviluppo più o meno oonsid^evole,
assoluto o relativo dell' encefalo e delle varie sue parti. > Ora questi
ultimi caratteri sono essi pure influenzati parzialmente dallo sviluppo
del sistema osseo-muscolare o della forza meccanica, ,perchò si sa che
l'encefalo ò destinato a molte funzioni e il suo sviluppo dev'essere per-
eia in rapporto, non solo colla sensibilità e intelligenzai ma anche con
la motricità e colie funzioni puramente vegetative. È pur certo che le
diverse attività funzionali dell' enceftUo non sono proporzionali le une
alle altre, come la sensibilità e rintelligenza non sono proporzionali al
volume del sistema muscolare. Infine le proporzioni, nelle quali noi ve-
diamo combinate ed nnite fra loro le diverse funzioni nervose, debbono
corrispondere a proporzioni quantitative delle diverse parti dell'encefalo,
e queste poi debbono per loro parte corrispondere a differenze morfo-
logiche tanto cerebrali, quanto craniensi.
Perciò r interpretazione della grandezza e delia forma del cranio e
del cervello è estremamente complicata. Essa esigerebbei per essere
esatta, l'analisi e la valutazione quantitativa delle funzioni od apparec-
chi organici in rapporto coi centri encefalici.
La diffleoltà di tale operazione ò tale da scoraggiare, ma si può in«
tanto cominciare con un'analisi sommaria, la quale basterà almeno
per nn tentativo preliminare di spiegazione. Si possono cioò conside-
rare le funzioni del cervello come divise in due gruppi, l'intelligenza
colla sensibilità da una parte, le funzioni di movimentOiO di nutrizione
dell'altra; in altre parole rinsieme delie funzioni che il cervello eser-
cita in rapporto colla massa deirorganismo.
La valutazione della massa deirorganismo essendo immensamente più
facile che quella dell' intelligenza, conviene ricorrere ad essa prima di
spiegare una differenza anatomica per una differenza intellettuale. Il
Manouvrier crede perciò che sia utile fondare i confronti sullo schele-
tro, giacchò fra le parti molli dei diversi individui esistono differenze
enormL
Dopo avere esaminato quali siano le parti dello scheletro , il di cui
STiluppo più dare un' idea più adeguata dello sviluppo generale del
corpo, l'Autore crede averlo trovato nel pe^Q del femore ; questo peso
rappresenta, secondo lui, molto esattamente lo sviluppo dell'apparec-
chio locomotore connesso in modo si intimo coU'apparecchio eerebrale«
Un'altra parte dello scheletro possiede un significato prezioso dal
punto di vista fisiologico, ed è la mandiboUHt il di cui peso serve a
Riluta. 3
84 ' BITISTA.
rapproflendare JU> siilappo dell* appareoeUo digesUvo^ almanq in ..«na
atefifla apeoie o ia ana specie yioioa. Qoeeto risolili^ del MaaouTriar
collima con quelli che il Morielli ottenne iflno dal 1874*7^ nelle eae.rlr
ce»be.snl peto deUa mandiboia e del cranio in rapporto. eoi séno»
Infine lo ayllappo del cranio essendo eabordinato strettapMnte.a
quello dell* encefalo , riusclya di somma importanza di pacagonare 11
peso del cranio: 1.® colla capacità craniana {peso delVenoefàlo)^ £.* api
pe$o del femore (o peso MUo scheletro intero) \X^ coXpeso della man*
diòolOf mentre qaest^altime peso potere Taataggiosameate.paragonaisi
a quello del fempre e dello scheletro totale.
Lo stadio dei rapporti ponderali ohe esistono fra queste diTerae
parti dello scheletro, fa intrapreso dal Manouvrlar per nn doppio
scopo : 1.* qaello di trovare nello scheletro dei termini , ohe potessero
servire a rapipresentare lo sviluppo degli appareohi locomotore e diga*
stivo, e preparare così l'interpretazione dello sviluppo quantitativo e
morfologico delP encefalo ; 2.^ qaello di cominciare lo stadio dello svi-
luppo quantitativo comparato di tutte le parti dello scheletro ooniide-
rate nei loro rapporti ponderali le une colle altre, secondo gli individuif
le età, i sessi, le razze e le specie.
Non possiamo riferire tutte le conclusioni di questo stadio paziente e
particolareggiato. Una parte ò già contenuta nell' articolo dello etesso
Manonvrier, di cui diamo più sotto la rivista; qui ci contenteremo di
riassumere le deduzioni più importanti di questo bel lavoro :
1.* Tutti i rapporti studiati dair Autore variano considerevo|meate
secondo lo sviluppo generale dello scheletro espresso sia dal suo pese
totale, sia dal peso dei femori. Questi rapporti variano pure f secondo
Tetà, il sesso e la specie.
2.* Lo sviluppo quantitativo delle diverse parti dello scheletro è de-
terminato da quello degli organi attivi direttamente in rapporto con
esse, ma anche. dallo sviluppo generale del sistema osseo.
3.* Lo sviluppo relativo del cranio, come quello, dell'eneefalo ò enor-
me nel bambino neonato , e diminuisce gradatamente dall' infaneia al<*
l'età adulta, tanto più quanto più si sviluppa il sistema osseo«
La donna può essere considerata sotto questo riguardo come un uomo
di piooola statura.
Lo sviluppo relativo del cranio, come quello dell* encefalo, ò più de-
bole nelle scimie antropoidi ohe neiruomo.
4.^ Lo sviluppo deir encefalo per rispetto al cranio ò più considero»
vele nel fanciullo che neir adulto; nella donna e nell* uomo di debole
statura, che nell'uomo di alta e forte complessione; inAne nella iq;»eoie
umana che i£agli antropoidi.
5.* Avviene il oontrario dello sviluppo delia mandibola ,in nq^porto
eoli* encefalo o in rapporto eoi cranio; ma relativamente al femore-, la
mandibola è invece più sviluppata nel fanoiallc!, nella dento e nd.Vaomo
di pioccria statara, ohe neiraemo adulto e di Copte statunu^ -
» ,
V D*À)mtOMLOGIÀ C85
- 6.* Le «Ythippo relativo d«lla mandibola è più grande Bèlle rasce
"«Matte iiìfertori che ttelle mte ornane toperlcrf. dlf aseasshii tattatia
«tendono etd àyTiolBafai, sotto tale aepetto, alle fasce inferiori.
- 7.*' 1 diversi rappoM stadia^ fin qnt non possono oostitnire dei eai*
ratteri di snperiorftà e €tt inferiorità dal punto di 'vista delie ttatie
-evolnsionistlcliei se non si prendono in esame individni o gruppi di in«
«divieni aventi stotnni egaalé (?)•
9* Dal pento di vista dell^tà, PAntoré osserva che lo sviluppo pon*
derale dell* eàeefalo è il più precoce e 11 più rapido; poi vengono lo
«viluppo del cranio, poseia quello delia mandibola e in ultimo qneilo
4ei ibmori.
Bd è poi nello stesso ordine che ciascuna di queste parti sembra
raggiungere il suo peso massimo ; insomma, più grande è lo sviluppo
^1 fèmore e più debole riesce il peso delle altre parti relativamente
Bl peso delle parti che vengono dopo di esse, nell'ordine surriferito.
9.* I fatti studiati dai Manouvrier in questa memoria sollevano una
-questione capitale dal punto di vista della teoria trasformistica, ma
«enÈa risolverla; cieò ee la specie umana discenda da una specie pìt
«viluppata nel sistema muscolare o più debole.
10«^ Un'altra questione non meno importante d* anatomia filosofica è
eoUevata dalia precocità dello sviluppo dell'encefalo e del cranio, pre-
cocità i in virtù del quale il ftenciullo presenta un peso cerebrale ed un
peso eraniense relativamente enormi. Questo fiitto sembrerebbe con-
trmddire là legge dell'Haeckel, secondo la quale revolusione ontogenica
earebbe un riassunto dell* evoluzione filogenetica* L'Autore crede però
con giustessa che tale contraddirione sia soltanto apparente e si prò*
pone di studiarla in un prossimo lavoro.
< Rab&b. — Die Sehaedel dar altbayerisohen Lsmdbeydlkenuig.
i^Sui cranj della popolazione rurale deWantica Baviera). In : BeUràge
sur Anthropologie und UrgeecMehte Bayems^ Bd. Il, III, IV, 1873-1882
« preoisam. Bd. I, p. 227.
Il Ranl^é si ò proposto un piano veramente gigantesco in queste sue
OùfiMbUMioni alV antropologia e etoria primitiva della Baviera. Bglt
intende di raccogliere col mezzo dei suoi allievi e ooilegbi, e con iXf sto
4ì a^i oJsservatori , mtgliaja e migliaja di osservazioni sulla craniolo-
gia, craniometrìa» antropometria, óolorazione del capelli e degli occhi
4ella popelazione bavarese, onde formare deirantropolegia della Baviera
vsk monumento perenne alla sua valentia di scienziato e di antropologa.
•B se dobbiamo desumere il valore delP opera complessiva da quelle
delle parti fin qui apparse, noi dobbiamo convenire che mal nessun an*
tropc^oge avevii Ideato fin qui piano più vasto e più utile per la scienza»
(Ma noi ndn possiamo parlare su questa Rivista che delle memorie di
laileiiBsse generale^ e percid prescegliemmo quella del Banke stesso sulla
craniologia delle jiop^azioni campagnaole bavaresi } anzi della merioK^rià
86 RIYIOTA
lunga 300 pagine non ci oocuperemo che della prima parie», dove rMtoro'
8i propone lo etodio delle caute oosmìcheiflsiologicbe a iociali» ohe de^
terminano le diyerse forme del cranio fra gii abitanti delle campugne»
Sebbene le ricerche del Banke rlgaardino soltanto la BaTiera* pure ci
sembra ntiie diffonderne gli importantissimi risaltati.
' Partendo dal principio che i diversi agenti, il dima, il suolo, il nu«>
trimento, T eccesso di lavoro, il metodo d* allattamento , eoo,, debbono
avere la loro influenza speciale sullo sviluppo del cranio umano, parti-
colarmente nell* età infantile , il Ranke deduce con molta «ottigUesaa
ohe V atrofia del oervello, come anche il decorso troppo lento d' ossiflf^
cazione del cranio, essendo prodotte dalle or ricordate infiuenae, deter^
minano delle particolarità caratteristiche nella morfologia craniense in
generale. Queste particolarità, che persistono nel cranio dell' adulto ,
possono disporsi sotto due gruppi differenti, oioò 1.^ restringimento
della «parte temporale del cranio , o stenooraiafia del Virchow ; 2.^ air
largamente parziale della cavità craniana,
I. Per rispetto al primo gruppo di modificazioni, si sa dopo i lavori dei
Virchow, che alcune forme particolari caratteristiche, dovute air arre*
sto di sviluppo del cranio, sono riguardate da molti antropologi come
segni d' inferiorità di razza ; ora il Ranke, associandosi all' illustre an-t
tropologo berlinese, vi apporta però questa riserva, che molti di qne^
sti caratteri creduti proprj delle razze inferiori possono essere provo»
cati anche nelle razze superiori dagli agenti che arrestano lo sviluppo
normale dell'individuo, come ad esempio rinsafficienza del nutrimenta,
Teccesso di lavoro, Tallattamento artificiale.
Trovandosi, in possesso d* una numerosa serie di craiù appartenenti
ad una popolazione abbastanza omogenea, il Ranke ha fatto la stati-
stica di tutte le particolarità ohe le ossa di questi eranj presentavana
in conseguenza dei disordini di sviluppo. Vediamo che cosa egli sia riu^
scito a trovare per riguardo a tali caratteri e specialmente alla aten(hf
crotafla»
La stenocrotafia, o restringimento anormale delle regioni temporali
del cranio, ò dovuta principalmente all'atrofia del cervello. Il Virchow
ammette anzi che essa possa arrivare fino al grado di vera microce-
falia parziale (o temporale). Il rallentarsi dello sviluppo del cerVeUo^
nelle regioni laterali porta quest* effetto, che le ossa temporali nei
fanciulli si infossano, per così dire, verso Tinterno del cranio, determi-
nando un accavallamento delle ossa frontali ed occipitale sulle parie»
taji e temporali, in modo che la testa acquista una forma alquanto gì(h
bosa. Questo disturbo nello sviluppo della regione temporale pu6 lasoiare
anche nell'adulto in prova della suo azione pcegressa alc»ne p^rtieola^
rità morfologiche importanti ; una delle quali oonsiste neUa fbrmasioao^
di parti addizionali nella regione del pterion^ come, sarebbero l'apofiat
firputale della squama del temporale o pteriùH ricwvaia^óiék BiXHm »
i>*i.mBoroLoaiA 87
fftpòfisi temporale deiroiso frontale, oppure delle ossa wormiane pie*
rièbe. Altri' earatteri inyeoe ayrengono per una modificasioiie seoonda-*
tift delle dimensioni delie ossa; tali ad esempio la strettora anormale
dell'ala dello sfenoide e il raT7ielnamento anormale della squama dèi
temporale coli* osso fjrontale, ossia pterUm in K 6\ Broca. Ecco ora i
esattati statistiei ottenuti dal Banke :
' 1.* La preseusa dell*apofisi frontale del temporale fu notata 17
volte su 1000 cranj di contadini BaTaresi; ma secondo il Virebow, quo*
sto carattere sarebbe molto più Draqnento neirinsieme della popolazione
tedesca.
2.* I cranj Siavi e Francesi , secondo Gfiniker e Ylrchow, e i eraqj
Italiani (intomo ai quali TAutore dice di possedere dati iasufflcienti )
presentano questo caraUere con frequensa presso a che uguale, di modo
che potrebbe dirsi cbe la pretensa deirapoflsi frontale del tamporale
si trova in propondoni analoghe presso tutta le popolazioni di raaza
Aryana.
2L* Nelle razze non Arjane invece questa particolarita sarebbe assai
più frequente, come aveva osservato già il Yircbow : TAutare dice che
la frequenza ò decmpUL
4^ Nella popolazione Bavarese il carattare surricordato, come anche
tutti gli altri caratteri relativi alla stenoorotafia, variano di frequenza
secondo la posizione geografica ; lagginngono il loro maximum nelle
regioni montuose « ossia fra gli abitanti dei menti, e decrescono a mano
a mano si discende fra gli abitanti dei piano. Essendo del resto tali ca-
ratteri indipendenti dalla diversa mistione delle razze (Slava e Fran-
cese), se ne può desumere che la loro variabilita dipende dal genere
di vita che ò diverso tra il piano e il monte.
5.* La frequenza deir apoflsi temporale del frontale ò molto minore
41 quella deirapoflsi frontale del temporale.
0.* La causa principale della stenocrotafla deve essere cercata nelr
V insufficienza di nutrimento duranta la prima infanzia. In seguito al*
r atrofia del cervello, si produce una pressione negativa nell* intemo
della cavita craniense, ohe a sua volta porta T infossamento delia re-
gione temporale.
7.* La microcefalia temporale parziale coincido spesso col restringi-
mento della parte te^iporaie del cranio, come aveva detto il Virchov.
8.^ L'esistenza dell* apofisi frontale del temporale non significa per
necessita un disordine nello sviluppo del cervello, perchò spesso ir re-
stringimento temporale ò compensato dallo sviluppo esagerato d* altre
parti del crania
n. Passando ora al secondo gruppo di caratteri morfologici dipendenti
dalla modificasione generale del .cranio, noi dobbiamo occuparci del-
r allargamento parziale delia cavita del cranio. Quest'allargamento st
«fodnce prineipaimonte nelle regioni frontale ed oceiji^tale dei cranio;
88 XlYISTiL
fpéMo 6M0 eompeiiM il fesiringimoato della regioa* tMHpov^ , di
gain ohe il Tolnme totale della earità del craalo, oeeia la oepaéty^
eobiea, non varia punto e pad aaelie awneatare aon ottaale la tteao*-
erotafia.
L'allargamento parziale della eaTità dei cranio prednoe aloAli tm^
ratteri morfologici eecondarj degni di rlllOTO ; fra i quali ^teremo i»
primo luogo la pereietenza deUn sntara fronto-^fhmtale (metopiemv del
eraoio); in eecondo luogo la persistenza della satura trasverea e dell^
satura mediana della squama dell' occipitale^ fra 1 diversi panti di os-
sificazione del Meckely ed è a queste suture persistenti che si deve ìt^
formazione dell* osso pattale od epatialOi detto anche ùb$ù degìi Inomty.
come pure la formazione di ossa wormiane puntute deU' occipitale! 11-4
nahnente in terso luogo la presenza di punti d' ossifloasiona e di aaW
datura anormale nella regione della satura lambdoidea, alle qoali partii
colarità si collega l'esistenza dell'osso della fontanella posteriore, d^'
wormiane, infine d'ossa interparietali e intercoronarie.
Studiando la statistica che il Ranke ha eseguito pazientemente
tutte queste modificaiioni craniologiche nella popolazioBe Bavaiese^ noi
troviamo di importante quanto segue:
1.* La sutura metopica persiste totalmente nei oranj Bavaresi i volta
su 13 f la sua persistenza parziale s'incontra anzi 1 volta su I2l
2.* La frequenza della sutura frontale nei cranj Bavaresi è dunqoa
eguale a quella offerta dai cranj Stavi (1 su 14 secondo Gruber), ma è-
minore che nei Tedeschi in generale (1 su 8 secondo Welcker).N^po-^
tremmo aggiungere clie è minore anche delta proporzione oflerta dai
eranj Italiani, che secondo le ricerche di Canestrini, Calori, Morselli
la presenterebbero solo nella media del 5 per 100, mentre fra i erai^
Papuani s^avrebbe, secondo le belle indagini del Regalia, ta cifra di soli
3.49 per 100.
3.* In complesso, secondo il Ranke, si potrebbe dire che ta sutura
metopica si pronta con uguale frequenza ta tutu i popoli di razza
Aryana.
4.^ In una popolazione omogenea come» quella della Baviwa, il me«s
tepismo varia secondo il luogo di provenienza dei cranj. Nei cnug dei
montanari il metopismo è più frequente che in quelli dei ptanigiapi ,
piò che si accorda colla già ricordata differenza per rispetto alla ste-^
noerotafia.
5.* Quanto all'osso lacas, il Ranke trova esatte le asserzioni del Me»
ekel, che la persistenza ddlle suture fetali delta squama deli^occipitala^
ò in accordo colla formazione embrionarta di questa . stessa squama'
mercè quattro punti di ossificazione.
6.* Nella formazione dell'osso epattale notansi tre gradi r osso epat*
tata propriamente detto ; osso puntuto della squama deiroodpitalef per-*
aistenza delta sutura trasversa dell'occipitale nelle sue parti laterali*
7.* I/oaso degli Incas ò eccessivamente raro nei cranj Bavaresi ; ap»
D ANTROPOI^OOIA 3^
pMna Mt^ caio Bopva 1000 enmj , mentre ohe fhi i Perarlani s* avrebbe
bea (Slt volte au 1000 (Virchow(^ dimodoché tale oaratiere avrebbe ana
reale importaiiMi etnologica. Aaehe nei craiy Papuani della Nuova Gui-,
nea ii sarebbe oseervata una maggior frequenza dei grandi ossi wor<
mianl deUa regione )ambd<4dea (Riccardi).
8.* Le oiBa wormiane puntute della regione lambdoldea sMncontre*.
lébbero in proporsieoe del li.5 per 10J0;^la persistenza delle parti la-
tenti della Butora eceipitale trat versa nel 72.3 per 1000; infine laper-
sitteaza totale di questa stessa satura nel 94 per 1000 , cioò con pro-
poradeae eguale a quella del metopismo totale o parziale.
9.^ La frequenza delle formazioni epattali sta generalmente in rap-
petto inverso con quella del metopismo ; e il Virohow aveva già os-
servato che esiste sotto tal riguardo un vero contrasto etnico fra le
varia serie cranologiche,
10^* Fatta astrazione dal fktto che la persistenza delle suture fetali
del cranio può servire di compenso alla stenocrotofist resta pure molto
probabile ohe tal carattere sia dovuto all*eredità.
11.* Ib quanto ai punti di ossificazione e alle suture , ii Ranlce ha
trovato queste prot>orzioni : ossa della fontanella posteriore, 4 per 100 »
irormia&i numerosi, 15 per 100; ossa interparietali, 0.76 per 100; ossa
intercoronarie, 0.^0 per 100.
12.* Finalmente, rispetto alle modificazioni nello sviluppo del cer-
vello, è a notare che il metopismo denota sviluppo della parte frontale
del cervello; la persistenza della satura trasversa occipitale invece
sviluppo delle parti corrispondenti encefaliche. Inoltre la persistenza
della sutura trasveraa suddetta ò dovuta alla posizione più orizzontale,
che prende V occipitale in causa delia pressione esercitata su di esso
dalla oolonaa vertel^raie ; ed ò a questo abbassamento dell* occipite
verso la linea orizzontale che si deve la cosi detta impressione basi''
larCy cioò i' infossamento di tutta la parte che circonda il gran foro
versò Pinterno della cavità cranica..
Tali sono i risultati principali ottenuti dal Ran^e sulle modificazioni
generali dello sviluppo del cranio; egli studia però anche i rapporti
fra la capacità cubica e la circonferenza orizzontale, e anche di questa
parte dei suoi studj è utile sapere la conclusioni.
I cra^j femminili Bavaresi hanno una capacità minore di quella dei
maschili, ecco le cifre:
Capacità media Massima Minima
100 craDj di uomini . . 1503 1780 1260
100 cranj di donne . . 13^ 1683 1100
Ma si ottiene un risultato interessantissimo, se si confronta la capa-
cità dei normali con quella dei criminali. Quetto confronto fatto col
metodo seriale propugnato dal Morselli, dimostra che due serie eguali
di craiu, l^^^f^, di individui normali, Taltra di delinquenti, danno la me-
40 EiyisTA
desima media di capacità cubica; ma mentre nella serie oriminale 8i
banno crasj grandissimi e crarj piccoUcMBimi , nella eerie inr^ce dei
sani le variazioni individuali sono meno splcoate e abbondano 1 ertig
di capacità media. Ecco nn'altra prova cbe il confronto delle medie«
tanto caro alla scuola classica ft*anoese ed ai suoi pia o meno valenti
segnaci, a nulla approda.
Lo sviluppo della parte frontale del cranio ba ana grande influenza,
sulla capacità; questa varia spesso di 100 centimetri cubici» seooado
ohe la fronte ò più o meno prominente (come nei Bavaresi pari) e più
o meno fuggente (come nei Bavaresi di tipo misto, slavo e francese).
Quanto ai rapporti fra la oapacità e la circonferenza;, il Ranke- ba
trovato che in generale questa dà la misura di quellaé. In media [egli
valuta che, se la circonferenza aumenta di un millimetro^ la capacità
interna aumenta di dieci centimetri culficù Le cifre calcolate differi-
scono poco dalle cifre ottenute direttamente colla misura , almenp in
media ; ma qui, dice il Ranke, occorre procedere con prudenza. Difatti
nei cranj brachicefali la capacità calcolata sulla misura della circonfe-
renza orizzontale ò sempre nn po'più piccola della capacità effettiva ,
mentre avviene il contrario nei cranj dolicocefali. D'altra parte questo
rapporto [regolare fra circonferenza e capacità non si osserva cbe
nei cranj a fronte prominente o almeno diritta ; in quelli al contra-
rio con fronte sfuggente si possono commettere errori di 220 centime-
tri cubici.
Checché ne sia, il Banke non ba misurato direttamente cbe la capa-
oità cubica di 200 cranj Bavaresi d'ambo i sessi mescolati, ed ha avuto
la media di 1410 cent, cubici. Calcolando poi, secondo la circonferenza
media (250 millimetri), la capacità d* altri 673 cranj pure dei due sessi
commisti assieme, ba ottenuto la cifra di 1419 cent, cubici, che ò poco
diversa dalla precedente.
Geobnbaur. — Snlla parte facciale dell' osso lagrlmale nel-
ruomo. (Nei MfyrphologUche JahrhùcK T- VIL fase. I, 1881).
Il celebre anatomico avrebbe osservato in un certo numero di oranli
umani uno sviluppo esagerato della parte inferiore ^AV osso lagrlmale
{hamulu9\ di modo che il lagrlmale verrebbe a far parte del margine
inferiore dell* orbita e perfino si troverebbe qualche volta intercalato
nel mascellar superiore. Il Gegenbaur ha trovato la prima disposizione
5 volte su 120 cranii, e la seconda 2 volte soltanto su 200: ò dunque
nn nuovo carattere atavistico da studiare, e noi lo segnaliamo air at-
tenzione dei nostri giovani antropologi, che vanno sempre cercando
Argomenti di studio.
D*AMTBOPOLOaiA il
- A.MOtiTOfltKB (ÀtiiiUeMn Dimitr^)* Ueber ainlge Anomalien am
sneiiscdiUoIieii Sohàdel mit besonderer BeriiokBiolitigiing dett
TortemnMiis bei versobiedenen Rassen. ( Su alcune anofnàiie
del Iconio umanOf con epeeiaie riguardo alla loro frequenza nette
ratse). Moskmo, ÌBSKK ìb-^-^ ^i P&flT- ISO, con 104 fig. Originalmente la
lingua rassa. Vedi Bioìogitchee Cenirailblatt^ Jahr. Il, nameri )^ 3, 4
Questo lavoro megietrale dell'iliastre antropologo russo è diviso in
tre parti principati t nella prima tratta delle anomalie del pterion \
nella seconda dell* osso degli Incas : nella terza della sutura frontale.
1. Anomcdie det pterion. Le diverse forme del pterion nèlTuomo
e negli animali superiori.
La parte che si riferisce airimportantissimo argomento del pterion 4
forse la memoria antropologica più completa, che io conosca uscita
alla luce negli ultimi anni. Dopo aver ricordata tutta la letteratura
della questione (e noi vi vediamo con piacere ricordati i lavori dei
nostri Mantegazza e Calori], TAutore passa ai risultati delle sue esser*
vazioni. Le anomalie del pterion possono avere, secondo la loro na-
turai un valore molto diverso : un* anomalia nell uomo, che ò normale
o frequentissima nelle sciiùie superiori e che nello stesso tempo si
trova più spesso nelle razze inferiori rispetto alle superiori , è cer-
tamente di natura diversa da un' anomalia che caratterizza invece le
razze più alte, e non si presenta mai negli animali più vicini all'uomo.
L'una tenderehhe a scomparire neirumanità, l* altra a rendersi sempre
più frequente» Per determinare adunque il valore gerarchico d^una ano-
malia occorre partire da tre punti fondamentali : il conft'onto delle
razze umane fk*a loro, il confronto deiruomo cogli animali superiori, i
fatti dell'embrologia. tlS questo appunto l'indirizzo che TAnoutchine ha
seguito nel suo lavoro.
Le anomalie del pterion si riducono principalmente alle seguenti :
L® eaeo -* il temporale va ad unirsi al frontale per mezzo d*una larga
apoflsi ordinariamente di forma quadrangolare, e allora si ha la co-
siddetta e apoflsi frontale completa dell'osso temporale >; 2.* coto— Fa-
pofisi è incompleta e non arriva a toccare il frontale ; 3.* caso -«• rnnione
del temporale col frontale avviene senza intermezzo di un* apoflsi spe-
ciale, ma per reciproco avvicinamento delle due ossa ; 4.* caso — • esistono
delle ossa wormiane o epipteri nella regione del pterion ; 5.^ caso — esi-
ate invece un assottigliamento eccezionale di tutta la regione del pte-*
rion medesimo. Secondo TAutore, ogni pterion che misurato sulla lun-
ghezza della sutura sfeno-palatina resta al disotto degli S millimetri,
rientra in questa ultima categoria. Nel fare la rivista 4el Banke noi
abbiamo già parlato della stenocrotafia, e delle modificazioni craniensi
che ne dipendono nelle popolazioni campagnuole*
:L*aaalisi| ohe TAntore f a delia relativa frequenza di queste anomalie
mxvism
.irarte lant^ è con ptftteirtangi^to e foUD» «te .sol ooft piirti
IM MpUrio. CI tetterà rieordan» eome» Meoodo I0 di 1# ilMWli^ 1*9^.
poid fiponftala d#l tettpormla Mitta a«i onaU Magriia prapormw jM
UE fu 0|(>, flwatre aal eiaaii Soropei è appaoa del 1j5 p. (Ha UMuda
aariame taila le divene anomalìe, dall'apio completo dal temperile.
al^aempUee aaMittifllaaMafto del pterioa, ai te dm di«a ta meifcy «asta,
il 49 p» Old» dei eraaii di Negri è afistto da aaomalie della regiaaapte-
riea, meotre i eraaii BaTaresi daiebtero il rapporto di uà qaaiio a
mt^ia di S8 p. 0|0. Aaalisaaado poirtotte le aoria di raaza dìTaiaa elie
egU te potato raccogliere la nomerò di 15^109 eraaii, ai ottengono 1»
aegoanti proporsiotti riapetto ali* apoflai frontale del temporalCj ebe
è Panomate più importante a carattMìitica :
Razza bukga. Europei: Popolazione deIl*Allemagna,Italia,
BoMia, Aastiia e Francia : 9907 cranj, di cai 157 col-
Tapoflai completa 15.9 sa 1000
Popoli asiatici di razza bianca : 195Gaaea8Ìci: 314 In-
diani; 16S indiTìdai del Turkestan ; 617 Tarco-Finni ;
in totto 1194 eraaii, di cai 23 con apoflsi' completa 19JS sa 1000
Bazza americana. 775 cranii stadiali daU^Ànoatcbine, di
cui 15 con apoflsi completa 19.4 sa 1000
Razza mongolica. 596 eraoii, di cai 22 con Tapofisi compi. 37.0 sa 1009
Razza malese. 946 cranii« di col 35 con Tapofisi completa 37.0 sa 1000
Razza papuana. 697 cranii, di coi 60 con Tapofisi compi. 86.0 sa lOOO
Razza nbqba. 884 cranii, di coi 110 con l'apofisi completa 124.0 sa 1000
Australiani e tasbìanlanu 210 cranii« di cai 27 con Ta-
pofisi frontale completa Ì29.0 sa 1000
Aastraliaai soli : 166 cranii, di cai 26 con Tapoflsi sad-
detta 187.0 sa 1000
In complesso, per 15169 cranii di latte le razze, compresivi 1560
Americani ani qaali l'Antore ba potato troTare] notizie più o meno ai-
cure, la proporzione della frequenza deli'apofisr frontale complete 4al:
temporale era del 29.6 sa 1000 , o in cifre più piccole del 3 per lOOi
Qnanlo alle ^tre forme d^anomalie, ecco che cosa risolterebbe dalle
ricerche 4ell'Anoutchine.
L*apofisi frontale incompleta ò frequentaci cranii dei Melanesi (ILO
p. 0(0), dei Caneaaici, Tarcomanni e Tarco-Finni (10.7) : è pia rara in»
Tcce fra i Kòngoli (3.9) e i Feroviani (2.2).
Le casa -wormiane del pterion sonn più frequenti fra i detti popoli^
del Cancaao, Turkestan e Tarco-Finni. (66.5 p. 100) : mediocremente fru
gii AnattaliaM e Tasmaniani (29.4), Meianeai (2&9), Moniroli (16.0)^
Rossi (16.10; acino inTCce rare fra i Malesi (10^), Polinesiani (9.3), e Pe«
mTiaai (6.0).
Il pterion strettissimo troraai prevalentemente nei oranti di Anstra^ 1
iiani. Tasmaniani, Kegri, Mongoli e Meianeai (dal 2L§ al X41 p. OjO) •
del^ra^ , — ~, -^
nuw). H(wbw. ISSO. i^t-J." di p^r. 1^;.
Bngtu nun. Tadl iWpiariw*" (kmiimhtiu. .
Qawto laroro nwgirtnla daU'IllMUii anov
tre parti prinoipsli : Mila pnma ttatu ^'
Balla «eeonda dall'avo degli Sasn: sella -m»
L Anomalie del pMKon. £e dmerae form'-
La parte «he si riferisce all'ii
forse la memorta antropologica più cois:
alla laoe negli nltlmì anni. Dopo arer r:-
della qaetrtione (e noi vi TAdiamo coe t
nostri UantegsEza e Calori), l'Autore o^
Tazionl- Le aQomalIe del ptarian poflao:
tvra, nn Yslore molto diverso : an^anKii.
0 freqaentisaimEt nelle soimie mpsTr
trova più spesso nelle raEte infenor -r^
tamento di natura diversa da uo jmwl.
raise i^ù alte, e non si preeenu, m^
L'ana tenderebbe a scompuirii se^^i^
più &wqsente. Per dntnrminnn- irr^
malia ocooire pwlire da ii'e xm^ -
raiM umane fra loro, 11 nniiiiiinii m—
£atU dell'embrulogia. h tji— w-"^
Mgoito nel ano lavoro
- -v OiO),
■ I, Cau-
■" Peru-
' >ir apoflsi
I' antro-
compenso
iì serial»
vi,iMeIa-
I rettissimo,
r. teflon non
■ fra i Mon-
ili 3.9, fra l
"-ale si unisca
'"e nelle rane
- - la tendenea
■ ':rGtta. È cbtaro
va scomparendo
HKb' .\a razze,
e; ■ .e, le Bcimlo pre-
^^^- oione pterioa. Noi
*" .,j umano, ma ve-
.uporala col frontale
*^ ,.j questa particolarità
amano, costltnisce on
.atico.
^^ , -uè pei loro caratteri pia si
.-a massima delle nomali»
... a ohe nelle solmle tale earat-
„.i •":co che l'esame di 466 oranil
.iputito codesta suppoBlilMe.;
jiilla e nel ChlmpanEÓ 1' apofisi:
-yenerale, mentre Invece 1' Omng:
:aeate;anzi qnest'altimo gener»'
;^iODe minore di quella dei «ranll
<);j<)rEÌonBli: >
CranU eoa apoflal completa- ;
1000 su xoop
44 RIVISTA
Granii etm «poltA tompìéU
Cinocefali (81) 815 sa 1000
Ceroopitecii (63) 571 >
Semnopitecii (69) 391 >
Drang (65) 292 >
Oibbome (24) 125 >
L* Autore ha pare stadiato le condizioni del pterion nei cranii d'altri
mammiferi. Egli lia trovato che Tanione del temporale col frontale per
metto deirapoflsi non si incontra che nelle scimie e nelPaomo: ttegll
altri mammiferi Tanione si fa pel semplice ravvicinamento deile due
ossa. In eonclasione Tapoftsi frontale completa del temporale nell*aomo
è una anomalia più rara nelle razze superiori che nelle inferiori, e devo
essere considerata come an carattere pitecoide riprodotto talora neHa
specie umana per atavismo.
L'oltimo capitolo di questa stupenda memoria tratta la questiono
dello sviluppo deirapoflsi i^nto-temporale, quindi discute l'influenza deU
le anomalie del pterion sul cervello, e infine riassume tutte le rìcereho
dell'Anoutcbine. Diamo in succinto le conclusioni, non potendo arre-
starci più a lungo su questa parte :
1.* La riunione della squama del temporale col frontale ò un'anoma-
lia più o meno rara, che conviene considerare come una teremorAa^ e
il caso particolare in cui tale unione ha luogo mediante un'apofisi spe*
ciale può dirsi una teremarfia pUeetride , perchè si presenta come ca-
rattere normale in certi generi di Primati deirantico Continente ( An«
tropoidi e 8cimie catarrine).
2.* Nelle diverse razze umane la frequenza dell'anomalia del pterion
varia molto : nelle razze nere, a capelli lanosi ( Australiani , Papuani ,
Negri), l'apofisi frontale completa della squama temporale è la pia
frequente: vengono poi le rane Malese e Mongolica, poi le razze Ame*
ricana e Bianca, nelle quali l'anomalia s'incontra da 5 a 8 volte mene
che nelle razze Nere.
3.0 I diversi generi dei Primati si distinguono anche più tm loro per
la differente conformazione del pterion. Nel Gibboni^ Orang e Semnopi-
tedi Tapoflsi frontale completa non si incontra che per eccezione (ano-
malia!), anri nei primi la frequenza non eeoede quella dei Negri ed Au-
atralianL Invece negli altri generi di Catarrine questa anomalia acquista
di più in più il carattere d*una conformazione normale, specialmente nel
Macachi, Chimpanzé e Gorilla. Infine nelle scimie Platirrine ^ranomalia
è rarissima ed il pterion ha una forma speciale.
4.* All'opposto di quanto pensa il Qruber, Tapofisi frontale si forma
talvolta a spese di ossa wormiane che si saldano colla squama del
temporale. Esistono infatti molti esempii di ossa wormiane più o meno
rionMa chiaramente colia squama, ed anche nei Primati si osservano
>venti volte nella regione pterica del wormiani saldati talora colle
sa vicine.
L
d'amtropoi^ooià ^
5.* Parò la formazione di wormiani nella fontanella sfenoidale non ^
normale, e l'apoflsl può talvolta essere prodotta merco nn' escrescenza
dell' orlo della squama temporale, che si formi verso la fine dal pe-
iriodo fetale o poco dopo la nascita, a si inserisca nello spazio fra l'an-
golo del parlatala ed il pterion. L'aumento di volume deirapoflsi potrà
anotia farsi a spasa dei punti d* ossifloazione formatisi per avventura
nel tessuto fibroso della fontanella.
0/ Ignoriamo le causa che favoriscono lo sviluppo delle anomalie
del pterion : il solo infossamento del pterion verso 1* interno del cranio
sambra di carattere patologico. L'apoflsi frontale del temporale e la
ossa epiptara si sviluppano probabilmente in causa di un rallentamento
nell'ossificazione dei parlatali, il cui angulus antero^inferior stenta ad
unirsi eoi frontale e con lo sfenoide ed ò surrogato perciò dalla squama
del temporale. Frattanto si può accettare la spiegazione del Yirobow,
che tale anomalia si debba aireredità a più specialmente all'atavismo.
7/ L'apoflsi frontale incompleta non può riguardarsi come una te*
remorfia, perohò i Primati la presentano con minore frequenza della
specie umana. Carattere di maggiore inferiorità risulta invece l'anor*
mala strettezza del pterion, e più ancora l'unione diretta del frontale
a temporale merco il loro semplice ravvicinamento. In ogni caso Tuomo
non presenta queste conformazioni che per anomalia , e il più spesso
nella razza inferiori*
8.* La questione deirinfluenza dell' anomalie del pterion sul cervello
dev'essere ancora studiata: sembra però che tale influenza sia molto
piccola, eccettuatine i casi di depressione del pterion. Si conoscono casi
in cui l'esistenza dell' apoflsi frontale completa non influì menoma-
xneiAta sulla forma del cervello. Dippiù i Primati offrono il pterion con-
formato secondo due tipi» coma vedemmo; da una parte il Gorilla e il
Gbimpanzó, dall' altra il Gibbone e l' Orango ; eppure non presentano
una corrispondente varietà di tipi cerebrali. Anche sul cranio le ano-
malie del pterion esercitano poca influenza, dimodochò si può conclu-
dora che esse offrono piuttosto un'importanza morfologica e pretta-
mente antropologica cbe fisiologica o patologica. Sono però Importanti
per caratterizzare il grado geratrchico delle razze e determinare la loro
maggiore o minore tendenza alle formazioni teremorfe o pitecoidi.
IL Vo8so degli Incas e le formazioni anàloghe.
La seconda parte dell* opera dell' Ànoutchine s' occupa del cosldetto
< apattala od osso degli Incas » scoperto per la prima volta dallo Tschudi
nel 1844 e da lui ritenuto come una caratteristica morfologica della
razza Peruviana. Quast^osso, che si forma nella regione lambdoidea per
distacco d'una parte deUa squama occipitale, ha avuto dagli antropo-
logi diversi nomi, ma questi sembrano piuttosto riferirsi a varietà della
medesima formazione : os inierparietale , eìve eagitCale : — os gt«a-
4«
xinsTA
dratum^ Hte' fonticuìare posteriui: — òs apids ^tàìsmae ùcetpiums,
ti0e triquefrum : — 09 Ineae tripartitutn : •^ oé epadale pfopriunh
Hve Ineae,
L*Aatore in an primo oapttolo fa la storia- aocmratiBsima dell» qM-
tstione, e spaoiaìménte rifeiris'ee le stapendo ricerebe dol Vlrahow (18tB>.
fi curioso che la letteratara antropologica italiana non eonteaga ateim
lavoro di merito so questo interessante argomento.
Passando in rivista le varie formazioni ossee cbe si coUegaoo eon
resistensa dell' epattaloi TAutore ne fa nna olassificasionei -t^ qui non
possiamo riportare per la saa complioazlone : basti dire che si possoso
avere nella regione lambdoidea, cioò nella regione della fontanella pò-
steriore , ben dne gruppi principali di formazioni a seconda della loio
origine da ponti d*os8iflcazione normali o anormali ; diviso il primo di
questi gruppi in altri tre sotto-gmppi, e questi alia lor volta oomprea*
denti ben dtcianòve cùnformaHani diverse anomale. La più importante
e caratteristica ò però qaella deirosso Incas , cbe deriva dal ri^ianere
distinti mediante sutura il terzo e il quarto ptjo dei punti d'ossiflea*-
zione della squama occipitale. Si banno dne forme princlpaU dell* osso
dell'Incas ; una semplice, in cui l'osso ò tutto d'un pezzo ; una eemposta»
nella quale Tosso è diviso in due, tre o quattro pezzi, a seconda; della
l)ersistenza delle suture cbe dividono* i pnntl di ossificazione.
Ma venendo alla frequenza dell'anomalia nelle diverse razze umane,
l'Autore espone prima le ricerche dei varii antropologi cbe lo banno
preceduto in questo studio. L'antropologo fortunato fu fin qui il Lueae
cbe in 86 cranii trovò Tosso epattale ben 3 volte, cioè nel rapporto
del 3.5 p. 100: invece TAnoutcbine in 887 cranii di Russi lo trovò solo
3 volte, col rapporto del 0.3 p. 100. In complesso negli Europei la pro-
porzione sarebbe di 0.45 p. 100. Si può dunque dire cbe un tfold cranio
sa 200 di individui Europei presenta questa anomalia.
Ma vi banno delle razze nelle quali Tanomalia è ben più frequente:
basterà riassumere in un prospetto le namerosissime indagini del*
TAutore.
Proporzione per 100
dei orami
aventi Tosio Incas
completo
5.46 p. 100
3.89 »
Hazze
Peruviani
Americani (in genere)
Americani (senza. 1 Peruviani)
Negri
MalaJo«Polinesiani . . .
Mongoli • • . ...
Papuani • • • . •
Razza bianca (in generale) .
Popoli asiatici di razza bianca
Europei . .
Australiani e Tasmaniani .
Numero
dai eranii
esaminati
664
1054
300,
918
530
351
6871 -
970
5896
167
1.30
1.53
.1.09
0.56 '-
0.57
0.46-
0.51
0.45'
0.00 (!)
>
Cosi nei popoli Amarioani i*0880 lacaa 6ompieto al offra ciroa otto
volta più ft^oeate «ha nei popoli Earopal. La formazioni .Moondaria
anomala dalla ragiona lambdoidea si incontrano pura con frequenza dl-
Tarsa aacondo k-ranat non potendo dtlnngarolaAriportara altri quadri,
limitiamoci a dira ohe i casi nei qaaU l* osso Inoas si presenta , ora
oompleto, ora più o mano iaoomplatOv aono poro più freqaenti nella
razza Americana e specialmente nei ParuTlaai (6X)8 p. 100): medioora-
mantè frequenti nei Negri e Mongoli (3^86 e 2.66 p. 100 rispettiri):
più rari ancora nei Melanesi e Mai%ja-*Polina8Ì ; Infine rarissimi nella
razza Bianca e specialmente negli Bnropei (\M p. 100). Quanto agli An-
atndiani e Tasmaniani la pieooleiza deUA serie non pennette eonèiu-
sHanl precise.
Uos quadratum di Yirohow, ohe si ^Tiluppa come osso wormlano
della fontansHa oeoipltaley trovasi pure più spesso nella razza Negra ,
«ella Americana, spo^iaenie nei Peruviani ; nei Malajo-Polinesi e Au-
straliani; più. raro nei popoli Mongolici e Asiatici : rariMimo nelle razse
Bianche in generale. Non è il medesimo delibo* iriquetrum di Vir-
'diow, che se ò sempre più finente fra i Peruviani, Americani, Moni-
*^\\ e Melanesi, è più scarso f)ra gli Europei, i Negri e i Mals|o-Poli-
iiesi.
- Riunendo per6 tutte le anomalie della regione epatalica si otten-
gono le seguenti proporzioni veramente interessanti per ordine diseen-
'denle :
A ) 0s90 degli Incas é anomalie relative.
TìnK à inn ( PeroTlanl.
• m o » • per luu | ^^^^ ^^ ^^^^ ^^^^. j^jj^^^^^^^^^
f Negri.
D.3.U,8p..OO «S.
V Popoli Asiatici di raéza bianca.
r Malajo-Polinesiani,
Da 1 US a li2 p. leoj ^pjl'""* '" **""^*-
' (Australiani).*
B) Qua toormiane della fontanella occipitale.
Da 9 a 6 p. 100 [ ?•">▼«««'•
( JkUri popoli americani.
)JÌ8 UYISTA
Da4a2p. 100 J j,^,^
( Popoli Asiatici di rassA biaacii.
Ì Razza bianca in generale*
UU^Tpoimadani.
(Aaetraliaai),
L^Aatore stadia in aegaito le proporzioni delle ossa della fontanella
sagittale, che sono rarissime sa tatto le razze; poi esamina i'ioflaenza
delle formazioni epattali sulla forma del cranio, troTando ohe i crani!
forniti di osso Inoas, anzicchè aamentarei diminuiscono invece di lar-
ghezza massima, mentre crescono nel diametro bioccipitale ; infine cerca
di stabilire Timportanza comparativa di queste anomalie.
Come per le anomalie del pterion, cosi per quelle del lambda, l'Aa*
tore le crede caratteri di teremorfia, ossia trova che le ossa Interpa-
rietali « le ossa wormiane delle fontanelle eompsjono nell'uomo adalto
solo per anomalia regressiva, giacché ricordano i caratteri fisiologici
di specie animali inferiori. Tali formazioni sono dunque caratteristiche
d*una organizzazione inferiore.
Quanto ai rapporti che V anomalia dell' o# Incus può avere col co*
stume di deformare e schiacciare il cranio cosi proprio dei Peruviani,
dove appunto tale anomalia si incontra con sorprendente frequenza ,
PAutore non ammette la ipotesi del Gosse, che vi sia rapporto ^di cau-
salità : giacché i crani! d'altre razze, che non usano deformare il cranio^
presentano l'anomalia in forma eguale, se non in proporzione uguale a
quella dei Peruviani. Non possiamo però negare che 1' uso di compri-
mere il cranio dei bambini non debba esercitare la sua influenza , sia
direttamentes , ia per mezzo deir(eredità , nel rendere P anomalia del
lambda più frequente fra i popoli Americani.
III. Sulla sutura frontale nelVuomo adulto.
L'ultima parte tratta del metopismo , e V Autore vi porta il contri-
buto d'una meravigliosa erudizione. Le sue tabelle si riferiscono a 10,000
cranii, e da esse risulta che la sutura metopica o medio-frontale è as-
sai più frequente fra i popoli Europei che fra le altre razze.
Biportiamo nel seguente prospetto il riassunto delle lunghe ricerche
dell' Anoutchine :
I>*AMTROPOLOaiÀ
4»
Numero
Crani!
Rapporto
Raue
Popoli dei
eraoii
con
per lOÓ
oeiervati
metopismo
crani!
Francesi e Bascbi .
1105
109
9.9
Italiani ....
1777
181
9.1
Inglesi ....
497
45
9.0
Tedeschi (Olandesi, Svedesi) 4400
379
8.8
aiza Bianca
i Europei occidentali in genere
7924
717
9.0
Russi
2009
38
8.8
Popoli Torco-Finni .
450
30
8.7
Europei orientali in genere
2004
189
7.3
1 Popoli Asiatici di razza bianca
817
31
3.8
f Ohinesi e popoli affini .
300
2Q
8.7
Raxxa
\ Mongoli e popoli Mongoloidi
»
Mongolica
) dell'Asia settentrionale
321
8
1.9
( Melanesi • • • .
098
24
3.4
Razza
( Malesi . • . •
( Polinesiani
422
12
2.8
Malese
470
5
1.1
Razza
( Peruyiani . • . .
( Altri popoli Americani •
585
20
3.5
Americana
428
5
IJ2
Razza
Negra
1 Negri
959
12
1.2
Razza
Negritioa
( Australiani 1
f (Tasmaniani) J ' * •
199
2
1.0
Riunendo adunque le varie popolazioni secondo la razza si ha il se-
guente risultato :
100
Europei su crani! 10,078
8.7 p. 1
Razza bianca > 11,459
8.2 »
> mongolica » 821
5.1 »
» melanesica > 898
3.4 »
» americana » 1,191
2.1 >
» malese » 892
1.9 »
» negra > 959
1.2 >
> australiana » 199
1.2 >
Vi ò una scala discendente dagli Europei agli Australiani, ove cia-
scuna razza occuperebbe il posto comunemente assegnatogli nella ge-
rarchia antropologica e intellettuale.
Il Galmettes ha messo in rapporto il metopismo colla brachicefalia ,
ma dalie ricerche deirAutore, specialmente condotte sulle popolazioni
nltrabraclìicefale della Caucasia e Asia tartarica, tale rapporto non esi-
sterebbe.
iltvifle. 4
50 BinsTA
La conclQgioiie Anale che rAaontehine ricava da tutti i iuoi stadii
(da pag. ) 17-120 del suo libro) si riferisce al probtema ae tali carat-
teri craniologici possono elcTarsi al grado di caratteri spedflci j in al-
tre parole se la frequenza maggiore o minore di queste anomalie rf-
gnlflchl una diversità d' origine delle diverse razze umane , e se tale
diversità d'origine possa fare ammettere la distinzione di varie speeia
umane. Ora, solo che si riassumano in un prospetto 1 risultati generali
delle tre parti dell'opera, si ha questa classificazione :
Processo frontale
completo
Osso Incai
i
Satura metoi^toa
Australiani
15.«
Americani
53
Bianchi S2
Negri
12.4
Hegri
2^
Mongoli 5.1
Melanesi
8.0
Mongoli
2.3
Melanesi 3.4
Malesi
3.7
Melanesi
1.0
Americani 2Ll
Mongoli
3.7
Malesi
L4
Malesi 1.9
Americani
1.9
Bianchi
1.2
Negri IJ2
Bianchi
1.0
Australiani
0.8
Australiani 0.0
La disposizione delle razze in queste tre serie dimostra, secondo TAn-
tore, che la distinzione delle razze umane fondata sulla frequenza delle
anomalie craniche non ha un valore assoluto , giacché la proporzione
percentuale delle anomalie opposte, quali sarebbero V apofisi pterica e
la sutura metoplca, non segue un ordine regolare. Le razze umane
adunque non si mostrano come specie, nel senso zoologico della parola»
ben» solo come sotìo-specie o sotto-razze (Unterrassen) (?).
Bbgalia e. — Gli angoli cUiti dal goniometro iaccdale sono
da correggere. {Archivio per V Antropologìa^ Anno XIl, 1882, fase. 1).
L^Autore, con quella pazienza d*analisi e quella profonda conoscenza
dei metodi antropometrici che lo distinguono, essendosi accorto che la
applicazione del goniometro Cacciale laterale del Broca dava luogo ad
un errore^ ha voluto pome in avvertenza coloro che fossero obbligati
a servirsene.
B goniometro facciale laterale ha una costruzione difettosa, e produce
errori di qualelie grado nella misure dell'angolo facciale. Il difetto
indicato dal Regalia consiste principalmente in ciò che la sommità del-
rangole da misurare, in luogo d'essere situate sul bordo inferiore della
tavoletta orizzontale riunita all'asse dei turaccioli auricolari', cade in-
vece sul suo margine superiore. Ne provengono errori, che possono dare
un angolo facciale diverso dal reale di circa 4^
Ciò era utile a sapersi, e gli antropologi saranno riconoscenti al dotto
quanto modesto antropologo di Firenze per avere posto in luce questo
difetto del goniometro del Broca, il quale del resto ò stato fin qui il più
usatO| per ciò che noi sappiamo , dagli studiosi italiani. É preferibile
d'amtropolooia 51
usare adan^Do il goniometro facciale mediano inventato dallo ateeeo
froca. Oliare mlBurara l'angolo saila proiezione del cranio ottenuta
per mezzo dello stereograft) o del craniografo.
SjiRai a. -* L'angolo laooiale ed nn nuovo goniometro. {Ar*
•^ivio éP Antropologia^ Anno XII^ 1882, Cmc. I).
Il prof. Sergi, certo ignorando gli stadi! del Regalia angli errori di
^)08trazione del goniometro faccialei ma convinto per le sne ricerche
«he la misnrazione deirangolo facciale comune era di. poco vantaggio.
Ila immaginato un nuovo goniometro , che però dà un angolo facciale
modificato. La modificazione dipende dair avere scelto per linea orhs-
sontala la linea oondilo-alveolarei che determina pure il piano orizzon-
tale del Broc».
Stabilita la linea orizzontale, si tratta adunque soltanto di cercare la
verticale e le sue deviazioni: se la verticale ò perpendicolare, avremo
un angolo di 90*; lo avremo al di sotto dei 90*, se la verticale ò più
o meno inclinata all*indtetro. Oercando adunque la verticale del profilo
4ella faccia, si saprà di quanto essa devia dalla perpendicolare^ e la
deviazione segnata da un arco di cerchio graduato esprimerà in gradi
Tangolo di inclinazione della linea di profilo per rapporto alla linea
perpendicolare, ossia darà un € angolo facciale. >
La descrizione dello strumento non può farsi senza figure : ad ogni
modo esso ci par semplice, bene immaginato, e per di più T Autore ag-
giunge che è poco costoso. Ciò farà si che il goniometro del Sergi pren-
derà il suo posto nell'armamentario antropologico: e sebbene l'Autore
non abbia avuto fin qui opportunità di studiare il suo nuovo angolo
estesamente sopra serie numerose di cranii di diverse razze , pure of
sembra destinato a figurare con vantaggio nella numerosa categoria
degli angoli! facciali immaginati da Camper a Daubenton , da Broca a
Topinard ed a Welcker.
Uqouni doti Ugolino. — La oostruzione e lo stadio del poli-
goni oranioi (BuUeUino deUa Società Vernio- Trentina di scienMe
naturali, Anno 1881, Tom. II, N. 1).
U Autore vuol far rilevare l'importanza dei poligoni cranici ottenuti
mediante sezioni piane del cranio, e dei quali e i vertici ed i lati appar-
tengono, comejpunti e dimensioni, alle ossa costituenti lo stesso cranio. »
Due sono i modi di costruirli : < 1,* trasportando in un disegno 1 due
-^unti, estremità della linea, merco le loro altezze dal piano di sostegno
- distanza orizzontale che separa i piedi delle altezze i 2.* costruendo
'^olo «'»"•>'» « ''n^iio ohe forma nel cranio la linea considerata
"^ar che passi per una delle sue estremità. »
'ore limita le sue considerazioni alpo^ii^ofio
""chò questo € mentre ò il più agevole a
"portante di tutti, come quello ehe di*
52 RIVISTA
segna il contorno o profilo del cranfo* > Per trovare i livelli verticali'
e le distanze orizzontali dei panti presi di mira, si serve deila doppia^
squadra e della squadra senoiplice proposte d%l Topinard. Fa osservare-
ohe si può inoltre ptojettare nel poligono quanti si voglia punii late»
ralU ^ìoò situati fuor del j>iano del poligono. Conclude T Autore che i
rilievi offerti dai poligoni cranici si prestano a molte indagini di era-*
niometria analitica e una craniometria che nella molteplice varietà dei
suoi elementi può introdurre verso sintesi elevate». Dice di aver fatto
un'applicazione parziale di questo metodo in un Saggio analitico #u aU
euni cranii di scimmia^ che noi però non abbiamo ancora visto.
Bono G. B. — Del rapporto tra la forma del oranio a la re-
traaione oculare. (Qiornale della Società italiana d^ igiene , Anno 11^
1882, N. 9 e 10).
Di questo breve, ma succoso lavoro, diamo solo i risultati per bre-
vità di spazio:
L® LMpermetropia (dipendente da brachiroorfia del bulbo) suole essere
in rapporto colla brachicefalia. Il diametro antere-posteriore deirocchio
sarebbe in questi casi più corto, come ò più corto Tasse antere-poste-
riore del cranio.
2.* La miopia raramente si presenta in individui fortemente brachi-^
cefali. Accade però di trovare brachicefali miopi, mentre TAutore non
trovò (e con ciò non vuole escludere la possibilità che se ne trovi) ai^
solo ipermetropo dolicocefalo. La maggior parte dei dolicocefali da lui
esaminati erano miopi,
3.^ Gli emmetropi presentano un indice cefalico appena di poco su<^
periore a quello dei miopi e molto inferiore a quello degli ipermetropi*
4.® Questo avvicinarsi deirindice cefalico dei miopi e degli emmetropi
potrebbe forse spiegarsi pensando alla possibilità, che un certo numero^
di occhi miopi siano stati originariamente emmetropi (miopia acqui»
sita), mentre il distacco che e* ò fra questo indice cefalico e quello de*
gli ipermetropi si spiega pensando :
a) Che ripermetropia (negli occhi giovani) ò di regola congenita ;
ò) Che ò quasi esclusa la possibilità di una miopia acquisita per oc-
chi originariamente ipermetropi.
5.^ Anche facendo astrazione dalle ametropie dipendenti non dalla lun-
ghezza deirasse oculare, ma dalla curvatura dei mezzi, le quali almeno-
in linea di fatti possibili sono ammesse in ottalmologia, TAutore ò ben
lontano dallo asserire, che la refrazione oculare sia sempre e solo di--
pendente dalla forma cranica. Egli vuole essere tanto più prudente ia
quanto che nessuno, per quanto si sappia, nò in antropologia, nò in ot*
talmologia ha accennato ancora a questo argomento.
Le osservazioni delTA. sembrano provare resistenza di un rapporto tra
la forma cranica e la forma dei bulbo, ossia la redazione oculare. Fino-
a che punto questa relazione si faccia sentire in mezzo a tante diver0e^
oondisioni di' racsà» di tita» e di frazione, etìoo quanto dovranno stabi-
lire ulteriori ricerche.
Se queste veniBsero a dare un valore generale all'opinione dell*Autore>
nelle varietà delia refrazione bisognerebbe vedere una manifestazione
di più di quella difEérenza somatica Ara la classe agiata e la non agiata,
cui già accennarono Pagliani ed altri antropologi. Il fatto, ad esempio,
della minore frequenza (relativamente alla classe colta) della miopia,
anche presso artefici, che occupano la vista da vicino, in condizioni sfa-
vorevoli di luce , ecc., troverebbe , almeno in parte, la sua spiegazione
nella forma corta congenita del bulbo oculare collegata colla congenita
braoliimorfla del cranio.
< Ugolini dott. UaoLiNo. — Prima nota ;dl anomalie nel oranio
dei Mammiferi. (Bollettino della Società Veneto* Trentina di eeienze
naturali^ Anno 1881, voi. II, N. i).
Le anomalie osservate dall'Autore si riferiscono in minor parte a
condizioni delle ossa e delle connessioni Ara le ossa, e nella parte mag-
giore airesistenza di oseificazioni wórmiane.
Se si consideri il materiale piuttosto scarso, che egli ha potuto studiare,
sarà facile persuadersi che le anomalie vengono offerte dal cranio dei
mammiferi con una certa frequenza ed abbondanza, forse più che noi
siano quelle, già numerose, presentate dal cranio umano.
Un problema che gli sembra interessantissimo ò questo ; € vedere sé il
posto più 0 meno avanzato, che occupa una specie o un genere od una
famiglia nel sistema tassonomico e genealogico degli animali , influisca
0 no suir attitudine a deviare dalia forma ordinarla e produrre ano-
malie >•
L* Autore ha osservato anomalie del lacrimale in crani di volpe e di
cane; anomale connessioni e suture dei frontali e mascellari nella pe«-
Cora, nel cavallo, nel cane; anomalie deìpterion nel Mj/ceies ursinta b
in crani di Felis.
Come Qruber (che ha studiato tali ossificazioni anche negli animali,
secondo una citazione deirHyrtl) dell'Autore ha trovato wormiani in vari
punti di tutta la superficie del teschio : non ne mancano alla faccia, e
sono abbastanza curiosi; ma i più belli e numerosi appartengono ad una
linea-limite fra il cranio e la faccia , perchè interrompono il margine
inferiore delle lamine orbitali del frontale, e Una specie del legame tas-
somonico per regolare la comparsa dei vormiani sembra accennato
dalla frequenza, malto singolare, di ossificazioni identiche o strettamente
analoghe per numero, situazione e grandezza, nel cranio di una specie»
di un genere o di famiglie affini. »
54 ^TIBTA
JIbrkxl. -^ B^i^cAg* snr KonntiilM dnr post^nAryonaleii
Bntwiokelimg dea mnirchllohep. Sohftdels* {SuUo iPUuppo posi-
embrionale M ormio Minano). Bonn^lSSS. ( Dalla Bivista sperimentale
di Freniatria^ Anno Vili» fase. II e III).
I tedeidii danno tanta importanza alla qneatione bisBantina della linea
iòndamentale orixEontala del cranio, che P Autore ne fa argomento delle
prime pagine del eoo laToro,
Qnel ohe di più notevole vi è detto riguardo allo «viluppo del crania
umano, ò elle la linea orblto-anricoUire non può essere considerata come
orisccmtale nei primi anni della vita, nei quali deve essere sostituita
dalla linea tangente al margine superiore del xigomatioo, e cbe certi
rapporti di posisione delle parti non possono essere ben intesi, se non
si ricorre ad una conveniente linea orizzontale come base di confronto*.
Lo sviluppo postembrionale del cranio d diviso dall'Autore In due
ben distinti periodi.
n primo va dalla nascita al 7.® anno; e gli succede una sosta fino al
principio della pubertà, eoi quale inoomi^c^ il periodo secondo cbe
mena allo sviluppo completo.
II primo periodo presenta diverse fttsL La prima occupa il 1.^ anno
di vita, e dà luogo ad un accrescimento di tutte le parti del cranio in
proporzioni uguali. Solo l'occipite sUncnrva più fortemente, e perciò la
fossa cranica posteriore si fa relativamente più profonda.
Nella seconda s'incurva la calvaria neir occipite e nei parietali; il
distendersi della capsula cranica si fa in ogni parte pronunciato ; 1* al-
lungamento della base ò in proporzione sempre minore; Lo sviluppa
della Ikccia si effettua nelle sue parti laterali ; il temporale si sviluppa
in alto e in dietro e si inclina lateralmente. Nella fase terza cresoona
più sentitamente le ossa della volta, e s'allunga tutta la base cranica ; col
qnal fatto ò in connessione il più forte sviluppo in profondità della &e-
eia; questa cresce anche per so in lunghezza, in corrispondenza delle
proprie suture.
Alla fine di questo primo periodo la lunghezza dell' osso basilare ò
giunta al suo sviluppo completo, come pure la grandezza del foro oo»
cipitale e la distanza tra i processi pterigoidei ; anche la rocca petrosa
e la lamina cribrosa, ambedue strettamente connesse con gli organi dei
sensi, hanno raggiunto la loro definitiva grandezza.
Il periodo che comincia colla pubertà porta un prolungamento della
base, al quale si collega da una parte un più forte sviluppo del fttm-
taie, dairaltra un approfondersi della faccia. L'intiero cranio si Ingran-
disce fortemente e contemporaneamente da ambedue le parti. Il tempo-^
rale, che ruota colla parte anteriore verso l'esterno, produce un più forte
incurvamento all' infuori del zigomatico. L' allungamento del viso ha
luogo per {sviluppo dei margini alveolari e in una zona che corrisponde
alla regione nasale mediana.
n cranio si può considerare diviso in due metà, una anteriore, una
D*ANTROPOLOaiA 55
posteriore. Son distinte da una linea cbe va longo la sntara coronale e
poi ai margini posteriori dei processi pterigoidei. La metà posteriore è
più Tariabile nelle sue proporzioni , 1* anteriore più stabile. Ma anebe
questa può presentare delle considerevoli sproporzioni nelle singole parti,
senza cbe perciò tutta ne soflira. Nei crani normali, durante lo sviloppóf
il piano sfeno-etmoidale ed il processo pterigoldeo si dispongono in una
posizione molto oostantOi ma non perciò alcun punto osseo del cranio
resta completamente inyariabilB. Tutte le parti possono mutare posi-
zione e sviluppo, senza cbe le altre debbano perciò restarne influenzate
in una perfettamente determinata direzione, benobò fa casi favoreroli
possano aver luogo azioni compensatorie anobe di grandi deformità.
Le correlazioni di sviluppo studiate in questo lavoro meritano pure
molta attenzione. Vi ba una stretta connessione tra lo sviluppo della
parte anteriore della base cranica , la fronte e la faccia ; e si mostra
neirinfluenza delle più piccole variazioni di sviluppo dell*una parte sullo
sviluppo delle altre.
Non ò cosi della metà posteriore del cranio , cbe ba flra le sue parti
meno stretti rapporti. L^una metà poi poco influisce sull* altra. L* Au-*
toro non ammette, contro Topinione di Vlrobow e di altri, cbe il corpo
deiroccipUale abbia in alcuna maniera, sia pure indiretta, un'influenza
sulla metà anteriore del cranio. Secondo Vlrobow, quanto più lo afe-
nolde si abbassa, si fa più piccolo V angolo cbe il suo diametro longi-
tudinale fa col corpo dell'occipitale, si arretrano i processi pterigoidei,
il rostro si abbassa e le grandi ali rotano in avanti. Ma qui a torto,
secondo V Autore, si è preso per punto fisso il corpo dell' occipitale ,
mentre bisognava servirsi del corpo sfenoidale^; errore cbe si sarebbe
subito avvertito se fosse stata adottata come criterio una conveniente
linea orizzontale.
Ba ricercbe su crani patologici V Autore si persuase ancbe cbe la in-
clinazione del clivo è in assoluta correlazione colla disposizione della
squama occipitale ; questa si fa più diritta quando il clivo si appiana,
si abbassa quando il clivo si inchina. Ma la faccia e la fronte possono
indipendentemente da questi fatti essere di bellezza greca, ovvero ancbe
deformi.
La direzione molto inchinata dal olivo si osserva benissimo nei crani
a torre e in alcuni microcefali. Altre influenze suirinclinazione di que-
. sto piano sono, secondo 1* Autore, da ascriversi a cause ereditarie.
Tirchow crede cbe nella maggior parte dei casi , specialmente nella
regolare saldatura delle ossa, non avvenga più, dopo la chiusura della
sincondrosi condiloidea, nessuna notevole alterazione nella disposizione
del clivo e nella forma del tabercolo innominato, e cbe se tali altera-
zioni più tardi s'incontrano debbasi ritenere che si siano prodotte prima.
L'Autore crede invece che, appunto quando le suture occipitali sono
chiuse, la direzione del clivo viene definitivamente stabilita.
L'errore degli autori nel credere ad un'influenza del clivo sulla di-
56 RIVISTA.
■j^osizione della faccia deriva da ciò, che essi, per es«npk>, Il WeU
cker, credono che la sua direzione anormale derivi da osa inclina^
zione delio sfenoide ; mentre per le ricerclid dell' Autore al deve in essa
considerar solo la disposizione del corpo dell' occipitale, e si deva ri-
ferire al piano sfeno-etmoidale una maggiore influenza sulla metà ante-
riore del cranio, fronte e faccia, la quale per altro mostra meno varia-
zioni delia posteriore.
, IL — Anirop0logla anatomlea
Manouvrier. L. — De Tinterpretation da poids de l'enoe-
phale. (Interpretazione del peso déW encefalo). In : BuUeHns de la
Societé d'Antrqp. de PartV, iséance 2 e 16 février 1882.
Il Manouvrier da lungo tempo si occupa nel cercare un metodo piiì
sicuro ed esatto per valutare il peso assolntp e relativa del cervello*
Egli sostiene che il rapporto del peso encefalico o alla statura o al peso
del corpo non conduce ad alcun risultato soddisfacente. In generale le
specie grandi superano le piccole per il peso assoluto deirenoefaloy ma
le piccole d' altra parte superano le grandi pel peso relativo. Il peso
del cervello diminuisce relativamente alla statura dall' età ìnfiantile al-
Tetà adulta : infine il peso relativo aumenta in ragione inversa, mentre
il peso assoluto aumenta in ragione diretta colla massa del corpo. Da
che dipende questo fatto ì Se si ammette (ciò che del resto ò evidente)
che lo sviluppo delle facoltà intellettuali non ò proporzionale al peso
del corpo, si può rappresentare con i la massa del cervello corrispon-
dente airattività intellettuale e con m Tinsieme delle parti del cervello
corrispondente, il di cui peso varia proporzionalmente alla massa del
corpo M. 8e si ha i presso a poco eguale nei due gruppi d* individui,
mentre che M varierà molto nei due casi, il rapporto del peso dell*an-
cefalo m+i a M sarà evidentemente più elevato negli individui di cui
m e M sono più piccoli| e ciò per una semplice ragione matematica :
ae ai numeratori di due rapporti eguali si aggiunge una medesima quan-
tità, questi rapporti diventano ineguali , giacchò quello il cui numera-
tore era più piccolo diviene più grande deiraltro.
Se frattanto si trova nel corpo, o come vuole il Manouvrier, nello
scheletro, un termine di confronto serio ft*a V encefalo e la massa del
corpo, sarà facile, égli dice, determinare approssimativamente il valore
di i presso un dato numero di individui, nei quali questo valore varia
poco, ma dove ai contrario M varia molto. Allora, con un calcolo sem-
plicissimo di proporzioni, sarà facile determinare il rapporto di m a Af
e con questo processo ottenere il mezzo di conoscere in tutti i casi il
peso di i. È appunto quest'ultimo peso ohe deve servire ad una classi-
Reazione gerarchica dei cervelli. Donde in fine si può concludere, ohe
per il cervello le questioni di quantità cosi comprese dominano le qua-
ationi di forma.
d'antropologia 57
•
La lettora dt questa memoria in seno alla Società antropologica di
Parigi ha dato origine ad una importante discussione. Il Pozzi ha so-
0Ìeiiuto ohe il termine di confronto doveva cercarsi nel sistema mu-
acolare, ma non in tutto il sistema veramente, hensi in dati gruppi mu-
aoolari le cui funzioni siano come V espressione deir attività funzionale
di tatto il sistema. Egli crede che si potrebbero prescegliere i muscoli
pettorali oppure i gastroonemii.
Anche il prof. Parrot s^ occupa da lungo tempo di tale questione.
Dopo avere successivamente scelto tutti i termini di confronto fin qui
proposti, come la statura, il peso del corpo, la circonferenza della te-
sta, quella del corpo, la musculatura, diverse misure del tronco o delle
membra, certe ossa, ecc., il Parrot ha visto che non se ne avevano mal
fie non risultati contradditorii. Egli allora ha scelto il cuore come mo-
dulo (étaìùn) ! il cuore è Infatti il termine che varia meno così neira-
dulto come nel fanciullo e perfin neiranimale. Proporzionando il peso
del cuore a quello deir encefalo si ottiene 1* indice encefalo-cardiaco.
Dippiù si ha con tale indice un processo assai semplice di indagine :
basta porsi questo problema: € per 10 grammi di cuore quanti grammi
ai hanno di eervello? >
Il Le Bon (Gustavo) critica successivamente tutti i processi proposti:
egli pensa che la circonferenza del cranio costituisca un buonissimo
punto di confronto. Ma conriene però riflettere che con una stessa cir-
conferenza la capacità cranica può variare entro limiti assai estesi:
però con un attento esame si possono evitare tutte le cause di errore.
Il Le Bon sostiene che la statura e la circonferenza del cranio danno
simultaneamente degli eccellenti risultati.
TopiNABD. — Le poids da oerveau d'après les reglatrea da
Paul Brooa. {il peso del cervello secondo le annotazioni di Paolo
Broca). In : Revue d^Anthropologie 1882, Tom. V, fase, !•, pag. 1-30.
Vedi Bit>ista d'anatomia. {Annali di med. 1882, COLXII 50).
Lmrs. — Gontribution à l'ótude d'une statistlque sur le poida
dea hómiaphèrea oórebrauz. {Contributo aUo studio statistico dei
pesi degli emisferi cerebrali). In: V Eneephale^ 1881, N. 4
L* Autore ha studiato 32 cervelli adulti di sesso femminile dell' età
dai 18 ai 90 anni, appartenenti ad individui morti di malattie toraciche
oardiache o diverse, senza alcuna partecipazione dei centri encefalici.
Descritto il metodo da lui usato in queste ricerche, ohe del resto nulla
presenta di notevole, egli conolude che:
1.^ Allo stato normale 1* asimmetria dei due emisferi cerebrali ò la
regola nella specie umana e nella popolazione parigina attuale. Sopra 32
cerToUi, in 27 esisterà ineguaglianza dei due emisferi e solo in 5 essi erano
eguali in peso.
2.* La predominansa dell'emisfero sinistro ò parimente la regola. To-
5S BIVISTÀ
gliendo i 5 6errelli con emisferi dì peno egaale , restano i 27 asimme*
triciy in cui ben SI Tolte (78 Oio) l'emisfero sinistro pesava più del destro*
3.* La predominanza dell' emisfero destro fu trovata solo sei Tolte
(22 Oio) : ma in questi casi le differenze in peso non sorpassavano gli B
o 10 grammi.
4.* Allo stato patologico, e specialmente negli alienati, i rapporti di
peso fra i dne emisferi sono invertiti : sópra 55 cervelli di donne alie-
nate della popolazione parigina e dell'età compresa fhi i ricordati H«'
miti, la preponderanza in peso deiremisfero destrosi dall'Autore tro*-
vata 39 volte (71 0[o) ; quella invece deiremisfero sinistro solo 16 volte
(29 010).
Secondo 11 Luys, questo fatto dell'asimmetria dei dne emisferi cere»
brali con Tanòrmale superiorità del destro, quale si osserva negli alie^
nati, ha una notevole importanza. È evidente, egli dice, che se Tiper'»
trofia deiremisfero destro si fa in un modo insolito e progressivo, que-
sta deviazione delie funzioni nutritive di determinate regioni dell'enee*
falò deve provocare un perturbamento profondo nell'armonia delle fua*
zioni psichiche, e disordinare cosi necessariamente rìnsieme delle facoltà
avendo riguardo alle connessioni anatomiche e perciò anche fisiologiche
fra i due emisferi.
Garsom I. G. — Pelvimetry. (La pelvimetria). In: Journal of ana^
iomy and physiology, 881, Voi. XVJ, parte I, ottobre.
Secondo l' Autore, la pelvimetrìa ò dopo la craniometria il mezzo più
vantaggioso per determinare le razze umane: però occorre intendersi
sulle misure da scegliere e sul modo migliore di procedere in questa
misurazione. Il Verneau, che ha fatto fin qui il lavoro più completo sul
bacino, aveva stabilito 54 misure diverse, senza però designare le prin-
cj^ali: invece il Garson preferisce dare 1 risultati delle sue ricerche
solo per rispetto alle più vantaggiose.
Tanto pel cranio quanto pel bacino, si è fin qui proceduto al con-
fronto delle misure ragguagliandole ''fra di loro e cavandone degli in-
dici ; tali il rapporto della lunghezza alia larghezza, quelli della lar-
ghezza all'altezza massima, o quello dei diametri fra di loro. Il Garson
crede più utile invece prendere una misura cànone o modulo, e rap-
portarvi tutte le altre: la misura-campione del bacino^ preferibile se-
cóndo lui, ò il diametro trasverso del distretto superiore.
Gli strumenti di cui l'Autore si serve sono Vosteometro^ simile al
compasso a punta scorrevole del Broca, ma più grande: una specie di
forma da cappellajo per la misura dei diametri interni; ed un gonio-
metro, specialmente per l'angolo sotto*pubioo. Con tali strumenti ven-
nero esaminati 14 bacini di Europei, 5 Australiani, e 8 Andàmani di sesso
femminile. Le misure sono le seguenti : '
1.* Lungfiezza del sacrOf o lunghezza verticale delle cinque vertebre
sacrali, dal mezzo deirjorlo superiore del promontorio della prima sa-
D*AllTBOPOLOaU 59
erale al meno del margiae inferiore del corpo della quinta* Questa mi-
89rs varia ppoo pei tre grappi, se eonslderata in modo assolato; ma
Yaria invece sanabilmente se proporzionata alla misara-modalo, eioò al
diametro trasverso del distretto superiore: cosi nella donna Andaman%
riesce più lunga, neir Europea più certa , per cui la prima avrebbe il
baeina più profondo in avanti della seconda.
2p* Larghezza del sacro, presa sulla vertebra sacrale al punto mas-
siino 41 divergenza delle punte dei con^passo» Essa segue nelle sue va*
riazioni la misuia {^recedente.
^^ Larghezza fra le due spine Uiache aniero'superiori d*arnbo i laU^
prendendo non il margine interno della spina, come vuole Verneau, ma
il suo centro, come impone 11 Flower. Ecco le cifre di questa misura
tanto assolute, quanto relative al diametro trasverso del distretto su-
periore fatto » 100 :
•
ICiMura asioluta
Misura relatira
Europee
Australiane
Andamane
'231 mm.
19 >
172 >
173,8
167,8
167
4.* Larghezza massima da una cresta iliaca aXCaltra^ ponendo una
branca deiristrumento al di fuori delle labbra esterne.
Misura assoluta
Misura relatira
Europee
Australiane
Andamane
271,0 mm.
240.6 »
207.7 >
203,8
204,1
201,9
Risulta da queste cifre cbe il diametro bis-iliaco massimo varia presso
a poco come il diametro trasverso del distretto superiore.
5.* Altezza del hacinOf o altezza dell'osso innominato o cozale, dalla
parte più elevata della cresta iliaca alla parte più declive della tube-
rosità ischiatica. Questa misura importantissima era già stata studiata
dal Topinard sotto il nome di indice generale del bacino. Essa serve a
distinguere zoologicamente l' uomo dai mammiferi superiori, e special-
mente dagli antropomorfi, giacché ò in rapporto coir attitudine bipede
del corpo e dimostra che l'uomo ha il bacino più largo relativamente
cUla sua altezza che non le scimmie superiori, le quali poi a loro volta
r hanno più largo degli altri mammiferi. Anche nelle cìtre del Garson
si osserva che le razze inferiori presentano un bacino relativamente
meno largo per rispetto all'ai tozza, che non le razze superiori.]
Larghezza massima Altezza massima Rapporto a 100
del badino dfH bacino
Europee 271 201,7 132,8
AostralUne 240^^ 184,4 130,4
Andamane 207,7 167 126,5
60 BIYISTÀ
6»« Largherà deìVoato iUaeo dalla spina iliaca anterioraaporiore aite
«pina iliaca posterior-saperiore. Tarla nateyolmente nei diyeral grappi.
7.* Distanza fra le s^ne iliache posterior-euperiori, dal centro di
nna spina a quello dell'altra. Confrontandola allaxniaara N. 4 (cioè al}a.
iarghezsa massima del bacino), questa misora indica il grado d'inclina-,
zione deirosso cozale in addietro e Indentro, e perciò, qnello del re-*
stringimento del bacino.
Ifisnra assoluta
Misura relhtiTa
•1 diam. trasv. sup.
paropee
83
63,1
Australiane
85
72
Andamane
79
7«,1
Dalle misure precedenti risulta che nelle Europee le spine iliache an-
teriori sono lontanissime: la parte anteriore del bacino ò perciò pia
larga e la parte posteriore più stretta che nelle Australiane e Anda-
mane. Nelle donne Andamane, le spine iliache anteriori sono invece meno
distanti, mentre le posteriori si allontanano dippiù , ciò che porta uno
sviluppo corrispondente delle regioni vicine del bacino.
8.^ Larghezza einfieo'acetabuiare, ossia distanza dal bordo postero-
esterno della cavità cotìloidea di un lato alla sinfisi pubica. La misura
è più eorta nell'Europea, più lunga nell'Àndamana, intermediaria nella
Australiana.
9.^ La profùndità isehio-pubicaf ossia dalla faccia inferiore del pube
alla faccia inferiore dell*ischion presa in projezione col compasso di
spessore. Questa misura indica la profondità del piccolo bacino in avanti^
mentre la misura N. 1 dà la profondità in addietro. Ambedue le misure
forniscono i seguenti risultati assoluti e relativi al diametro-campione:
Misura assoluta Misura relativa
nTT %9. "ITT S.9.
Europee 101 91,4 7b^ eSfi
AustralUne 91,4 82,2 77,1 69,5
Andamane 91,4 76,4 88,3 73,8
Dal che sì ricava che nelle andamane il piccolo bacino ò più profondo
tanto in avanti, che indietro.
10-11. Diametri antero-posteriore e trasverso del distretto superiore
del piccolo bacino: il primo si misura dal mezzo del promontorio del
sacro al punto più vicino del labbro posteriore del pube (distanza mi-
nima) ; Taltro ò costituito dalla larghezza massima perpendicolare alla
precedente. Ecco le cifre :
Diametro Diametro
antero-posteriore trasverso
Europee 106,6 millimetri 133 millimetri
Australiane 108,6 > 118,2 »
Andamane 99,1 > 102,8 »
d'autropologia 6Ìf
Riunendo le sue colle misure analoghe del Yerneao, TÀutore trae
nmportante concluidone ebe il bacino delia donna Europea ò più ap-^'^*.
piattito dalPavanti airindietro per diminuzione del diametro antero-pòw-
sterlore (ctoò più rotondeggiante) che non nella donna Australiana. Ma
la razza che ofErirebbe il bacino più pitecoide sarebbe l'Àndamana, dove
11 diametro trasverso è ancora meno sviluppato nel senso antere-po-
steriore che nella razza Australiana. Questo sviluppo in lunghezza an
tero-posteriore del bacino sarebbe , secondo U Topinard , un carattere
animale, mentre lo sviluppo in larghezza sarebbe un carattere morfo-
logico umano.
Il diametro trasverso del distretto superiore ò dunque la misura più
fissa e meno variabile, non solo ma anche la più importante dal punto
di vista della anatomia comparata : di guisa che ben fece il àaraon a
prenderlo come termine o modulo fondamentale di confronto. Però vi
è un rapporto inverso costante fra il diametro antero*posteriore ed il
trasverso del bacino: quando l'uno aumenta Taltro diminuisce. Confron-
tando fra loro varie pelvi prese a tutta la serie animale, si vedrebbe
un graduale passaggio dalle forme più lunghe appiattite e strette dei
bacino fino alla forma larga, ampia del bacino della donna europea*
Quindi si potrà, come ha fatto il Garson , preferire come misura-cam-
pione il diametro trasverso del distretto superiore; ma, come nota il
Topinard, ciò sarà utile solo per una determinata specie, a mo' d' esem-
pio per la specie umana.
12*13. Diametro antera-posteriore e trasverso del distretto inferiore :
il primo peso dal mezzo dal bordo inferiore e anteriore della quinta
vertebra sacrale alla sinfisi pubica, il secondo perpendicolare al prece-
dente, e si prenda fra i punti più lontani dell' ischion.
14. Angolo sotto-ptMco^ aperto in basso e formato dairincontro delle
due blfanche ischio-pubiche. Ecco i risultati del Oaraon e del Yemeau*
Garson. Ybbnbau.
Numero Media Numero Media
dei casi deirangolo dei cati deli*aiigolo
Europee 14 76» 35 74»
Australiane 5 78<' 2 80*
Andamane 13 88* — —
Il Qarson nota poi che ò falsa la credenza comune fra gli anatomici
che il foro otturatore sia rotondo nel bacino femminile, triangolare nel
maschile: Tunica differenza ò che nella donna esso ò più grande.
Dalle figure congiunte alla memoria risulta anche più chiaramente
che nelle razze Inferiori, come i'Andamana, il bacino presenta dei ca-
ratteri pitecoidi che non à* incontrano nel bacino delle razze più eie-
Tate.
02 BIVI8TA
TX8T0T. — Sor IM ftttomalias muflcmlaiMs da llioiiima
pUqiiées par ranatomia oomparéa at sor laiir importanoa
Antliropalagia. (iSM/e onofiialfe miueoto^ clétTuoiiio gpteffote eoìTa^
natomia comparata € MHUa loro imporiainfa Ih Aniropoloffia). In : JHii-
l0liiif <l9 2a i9o0. d^Anihrqpologie^ Paris 1882, 16 novembre.
È qaeeto il riatsanto della prima parte d* mi*opera <^ V Autore, capo
del lavori anatomie! della Facoltà medica di Bordeaux, intende desti*-
nare allo stadio delle anomalie moaeolari deiraomo, elle tanta fmpoB-
tansa hanno per l'anatomia comparata e 1* antropologia non solo» aa
anche per la anatomia topografica e ehirnr^oa,
L'Autore per ora comunica i suoi studi! su! muscoli del tronco. Bgli
ha studiato completamente 60 individui , e conclude da queste sue ae-
eorate osservasioni che le anomalie del sistema muscolare presentata
dall^omo sono sempre la riproduzione di un tipo che è normale nella
serie zoologica. Descritta successivamente ciascuna anomalia mnseoiara
nmana, 1* Autore fa seguire la descrizione del muscolo corrispondente
d'una specie animale. Lo studio dei muscoli del tronco si divide poi in dna
parti: nella prima vengono esaminati i muscoli soprannumerar!!, e nella
seconda le variazioni morfologiche dei muscoli normali. Co^ vengono
successivamente passati in rivista il gruppo dei muicoìi pettorali^ il
piccolo pettorale^ il sottocìatricolare^ i muscoli clavicolari Moprannu'
merariif il gran dentato^ il MOprarCOitaìe, il pre^temàle^ il tombo-ooci*
pitale^ V omo-eleido-trasversale^ il soprannumerario dorso-epUroclea'-
re, ecc. Ciascun muscolo ò descritto dal punto di vista delle anomalia
d*inserzion6, delle saldature coi muscoli vicini, o al contrario della dia*
sociazione anormale dei suoi fasci, e ciascuna anomalia ò paragonata ai
tipi fisiologici omologhi o analoghi , che si incontrano fra gli animali,
in modo che ciascuna anomalia abbia la sua significazione anatomica) a
filosofica.
In un ulteriore capitolo, l'Autore si propone di studiare la frequenza
di queste anomalie, la loro predilezione per certi muscoli, il loro grado
di trasmissione ereditaria, e la loro presenza più o meno frequente se-
condo le diverse razze umane. Infine il confronto fra ! muscoli del-
l'uomo colle loro anomalie e quelli della scimmia colmerà la distanza che
sotto questo rapporto sembra esistere fra l'uomo e 1 Quadrumani.
Broca P. — La torsion de l'huménia at la tropomètra. (La
torsione delV omero e il tropometró). In : Eevue d' Anfhrqpologie, 1881,
fascicoli 2 .• 3.* e 4».
Il primo a volgere Tattenzione degli antropologi ed anatomici sulla
torsione deiromero nella serie animale e sul suo sfgaificato per cosi
dire filosofico fu Ch« MariSns, ai lavori del quale altri se ne aggiunsero
in breve per opera di Gegenbaur, di Welcfcer, di Broca. È una que-
stione che interessa tanto più la scienza anatomica in quanto porge il
mezzo di risolvere la dibattuta questione dell' omologia delie membra
D'A]fTBOPOl.OaiA CES
superiori ed ipfertorl (neiraomo), cioò anteriori e pottoriori (negli ani-
mali).
Il Broca, Tolendo riiolvere tale questione meroò Pesame delle Taria-
9ioni qualche yoUa assai estese ohe ogni carattere morfologico presenta
nella stessa speole e nella medesima razsa, deliberò di riunire un nu-
mero di fatti elle gU fosse sufficiente per determinare le m^die e per
OQDOscere cosi rimportansa delle differense indiTiduali. Bgli chiame an-
noto cU torsione qneirangolo diedro^ che è formato dall'incontro del piano
Terticale passante per Tasse dell'artloolasione dA gomito col piano pur
verticale passante per la Unea meridiana della testa delPooiera; ed
immaginò uno stmmentOy detto tropometro, col quale si pc^va indsu*
rare codesto angolo e cercare di diiq;»orre altrem V omero secondo una
lii|sa yerticale» Il Broca ayeva cominciato ooirestendere le sue ricerche
anche alTanatomia comparata, ma la mtrte non gli permise di ricavare
le conclusioni dalllngente materia leraccolto in molti anni di studio. Uno
dei suoi allievi più distintig il Manouvrier, si assunse rufQcfo di ordi-
nare i documenti lasciati dal campianto antropologo, e di coordinarli
in modo da giungere a qualche risultato. Ci sembra utile riportare qui
alcune delle proposizioni formulate dall' Autore.
1.^ La torsione deiromero raggiunge il suo grado massimo nella spe-
cie umana, con questo che i Negri servono da intermediarli, come in
molti altri caratteri morfologici, fra le razze umane superiori e gli An-
tropomorfi.
2.^ Esiste una transizione insensibile fra rangole di torsione dei grandi
Antropoidi e quello delTuomo.
3.^ La torsione dell'omero non differisce molto nei diversi ordini di
mammiferi e nei primati : s'aggiunga che la transizione tra le scimmie
inferiori (scimmie quadrupedi) ed i carnivori sembra aver luogo in modo
lento e graduato.
4.* L'angolo di torsione ò assai elevato negli Europei: è però meno
grande negli europei dei tempi preistorici che in quelli contemporanei.
5.^ L'angolo di torsione delTomero era più grande negli abitanti prei-
storici della Francia che nelle razze umane inferiori attuali.
6.^ In quasi tutte le serie l'omero sinistro ò più torto del destro, seb-
bene questa differenza diminuisca negli Europei moJerni.
7.® L'angolo omerale subisce variazioni notevolissime in una mede-
sima razza, sia che si consideri l'omero dello stesso lato, sia che si con-
siderino i due omeri di un dato individuo.
8.* La torsione è più grande in media nella donna che neiruomo.
9.* La torsione è minore nei fanciulli che negli adulti. Essa au-
menta col progredire dell* età, il che dimostra ohe essa si produce in
modo reale : ma siccome essa è abbastanza alta nel neonato, si po-
trebbe porre la dimanda se vi sia un periodo della vita in cui tale tor-
sione è soltanto. virtuale* Certo, vi è un dato grado di torsione che ò
trasmesso per mezzo deU'eredità, senza relazione colle cause meccani-
64 RIVISTJL
che, ohe poi darante resistenza deirindlvidoo serTiranno ad accrescerla
e a meglio determinarla.
Riguardo alla questione dell* omologia delle dae piga di arti , cioò
dei toracici e degli addominali , il Broca aveva già scritto , che se ò
comodo prendere il femore come termine di confronto per conside-
rare poi Tomero come an femore modificato, ò molto più conforme al
vero ed alle leggi della filosofia anatomica riferire Tane e l'altro ad nn
tipo comune, che si ò modificato per adattarsi rispettivamente alle fun-
zioni di membro toracico (braccio) e di membro pelvico (coscia).
Chudzinski. — Gontxlbutions H l'étnda das vatiations mu-
Boulalres dana las Racea humainas. ( Cfontribuxione allo studio
delle variazioni muscolari nelle razze umane). In: Revue d'AnthrO"
pologiCj 1883, N. 3 e 4, pag. 280 e 613.
L* Autore ha disseccato nel Laboratorio d* antropologia della scuola
degli stud)i superiori di Parigi, 21 cadaveri di razze esotiche, la mag-
gior parte di razza Negra, un Annamita, un Peruviano ed un Arabo. Seb-
bene il numero del soggetti esaminati sia troppo scarso per cavarne
delle deduzioni generali, crede però il Ghadzinski di poter fin d*ora sta-
bilire qualche punto importante per la miologia comparata delle razze
umane. Ommettendo di parlare d'alcune varietà muscolari molto rare,
per esempio il terzo capo dei gemelli della gamba, il terzo pettorale
pitecoide dell'indiano del Perù, ecc., restano altre varietà più frequenti
a constatare, e perciò più interessanti dal punto di vista dell* antropo-
logia etnologica.
In primo luogo nota FA. la fusione dei muscoli della nuca e dei muscoli
lunghi del dorso^ sia per i tendini, sia per i fasci carnosi generalmente
digastrici, di sorta che i muscoli lunghi del dorso si prolungano diret-
tamente fino alla nuca ed anche fino alla testa. B secondo carattere
dei muscoli di queste due regioni ò la variabilità delle loro inserzioni
e connessioni: essi sono più intimamente legati assieme nella razia
nera che nella razza bianca. Fra i muscoli della nuca, ò degno d'attea-
zione il romboide, perchò le sue inserzioni superiori, o quelle che si fieuino
al rafe mediano cervicale posteriore, si assomigliano del tatto alle in-
serzioni cervicali degli antropoidi, specialmente dei Ghimpansò. Infatti,
r Autore ha visto che nel negro le inserzioni cervicali del romboide ri-
salgono fino alPaltezza dell'apofisi spinosa della quinta vertebra cervi-
cale e in un individuo fino airapoflsi spinosa dell'asse.
In iecondo luogo, considerando i muscoU lunghi •flessori delle dita,
si nota una frequente fusione del lungo flessor del poUiee col lungo
flessine comune deUe dita , ciò che rende il pollice meno indipendente
dalle altre dita. H Chudzinski ha trovato questo carattere in sette Negri
sopra 15 sezionati.
Vengono in terzo luogo le anastomosi analoghe dei tendini del lungo
estensore delle dita del piede.
d'antropologia 6a
Nella categoria dei muscoli, ebe spesso mancano nelPnomo bianco e
cbe esistono pressecbò sempre nei Negri, conviene ricordare : 1.® il mu-
scoiò piccolo palmare ; 2." il piccolo fascio muscolare epitrocleare del
lungo flessor proprio del pollice, ove questo fascio esisteva dai dae
lati, eccettaatone TArabo ; 3.^ il muscolo piramidale deìVaddome^ salvo
nel Peruviano» cbe lo presentava solo a sinistra; 4.® il musca^ piantar
gracile, trovato in tutti i Negri tranne uno. Si sa cbe il muscolo piantar
gracile è molto utile alle scimmie quadrupedi o scimmie inferiori, presso
le quali esso serve a tendere Taponenrosi plantare media; ma negli an-
tropoidi o scimmie superiori e neiruomo questo muscolo diventa del
tutto inutile, giaccbò non ba più alcun rapporto con la detta aponeu-
rosi. Ecco percbò esso manca spesso neiruomo bianco, e percbò la sua
presenza quasi costante nói Negri ò un carattere pitecoide di somma
importanza.
I fasci soprannumerari! osservati più frequentemente dal Gbudzinski
sono: 1.* li terzo o quarto fascio del bicipite brachiale. Questi fasci
accessori del bicipite esistevano in otto Negri, in uno anzi il muscolo
era munito di più capi soprannumerarii. È a notare poi cbe il Cbud-
zinski ba trovato un terzo capo dello stesso muscolo in due sopra cin-
que Orang-outang da lui sezionati; 2.^ il fascio accessorio dei muscoli
peronei latrali, riscontrato in sette individui ; 3.® le intersezioni lendi-
nose dello stemO'JoideOf cbe sono abbastanza comuni; 4.* le interse-
Mioni Hndinose del muscolo sterno-tiroideo, cbe sono costanti e molto
laigbe, come del resto s'osserva sempre nei Primati ; 5." le intersezioni
tendinose del grande retto delTaddome, cbe possono nel negro diven-
tare cinque e perfino sei, e cbe non sono mai meno di quattro.
Infine fra i muscoli cbe mancano costantemente nei Negri, il Gbud-
zinski segnala il muscolo piccolo psoas-iliaco cbe manca qualobe volta
ancbe nel bianco. Al contrario esìste sempre nei Primati inferiori, anzi
è in essa più sviluppato obe neiruomo.
L* Autore promette uno studio speciale dei muscoli della faccia, cbe
riuscirà di molto interesse per la fisiognomonia comparata delle razze
umane, la quale, anzicbò fondarsi su assiomi volgari o su generalità
affrettate e azzardose, òome sembrano pensare alcuni scienziati, deve
invece trovare la sua più solida base sulla conoscenza sperimentale dei
numerosi elementi cbe concorrono alla straordinaria mobilità del viso
umano.
Lbdoubls. — Note sur oextains mosoles oonunTinB aux ani-
manx et à lliomme. (Nota su àleuni muscoli comuni agii animali
ed alTuomo). In : Setìue ctAnthropologie^ 1881, fase. 4^
L' Autore parla di muscoli anormali, cbe neir uomo riproducono le
disposizioni anatomicbe d'alcuni animali inferiori e cbe si trovano nelle
regioni della nuca , del dorso , delle parti anteriore e laterale del to-
race, della spalla e del eolio.
Mieisim. ^
66 BIVISTA
Alla naca si trova qualche volta un muscolo trasverso della nmca^
che nas^. dalla protuberanza occipitale eatema e dalla parte^ intama
della linea curva ^superiore dell' occipitale e termina in txkorx in modo
variabile (analogo a ciò che si riscontra in certi GhiroUeri). Si trovano
pure dei miiscoli spinosi superficiali della nuca sotto agli intar^pinaU
ordinarli (martora,. lontra,. foca).
Nella regione del dorso, T Autore indica l'esistenza anomala del mti-
scolo occipitO'Scapòlare^ ,o romlH>ide anteriore del Id^ckel, o romboide
della testa del Gnvier, che si incontra nella maggic^r parte dei mam-
miferi, e del muscQlo stilO'lombare cosi, ben dasoritto del Brooa.
Alla regione toracica anteriore si osserva iìal volta V esiatauza ^d* un
muscolo stemO'Clamcolare (che ò aviluppatissimo negli Uccelli, nei Chl-
rotteri e nella talpa) d* un mìMColo siemo^condro^scapolare (proprio
dell'agouti e della talpa) d^un mìMColo scapolo-clavicolare (del sorcio
o della talpa del Capo); infine d'un muscolo pr^temale ossia stemaUs
òrutorum, che fu dall'Autore trovato neiruomo biacco e nell'uomo nera
e venne già descritto da Broca, Tumer, Halb^stma, Halet^ lasanrat;
esso riproduce nelPuomo certi fasci del pelliccii\jo pettorale degiij ani**
mali.
La regione toracica laterale può possedere un muscolo sopra^costale
anteriore, che secondo il.Ledouble rappresenterebbe il mdscoìù stemo"
cogitale del cane, del coniglio e del tasso.
Nella spalla il LedoulHe descrive un muscolo sotto-scapolare acctft-
soriOf e un muscolo tensore della capsula, con inserzione all'indentro
sul manubrio dello sterno e sulla cartilagine della prima costa (si itt^
centra nel Ghimpanzò).
Infine al collo si trovano in certi casi |il muscolo 'omo-tracheliano e
il muscolo cleido'occipitale delle scimmie. Agli scaleni classici possono
poi aggiungersi degli scaleni soprannumerarii.
Cbudzinski. — Anatoxnte comparò» de l'ouraiig-outaag et de
rhòmme. {Anatomia comparata delVourang-oiUang e delTuomo). In :
Eev. d^Ànthrop, 1881 e Rem^e scientifique, 1881, 2.® sem. , p. 63.
L^orang sezionato dal Chudzinsl^i era quasi adulto ; la dentizione era
quasi completa ; la .statura di m. 1.38. Fra i caratteri anatomici più
importanti da paragonare a quelli dell* uomo, notiamo il velame enorme
dello stomaco, la più grande lunghezza del duodeno, la brevità assoluta
e soprattutto relativa dell' intestino tenue (fatto contradditorio all' opi-
nione, comune sui rapporti diretti fra la lunghezza del canale digestivo
e r alimentazione vegetale o frugivora). Ricordiamo A&eora libando
calibro del ceco e deirappendice vermiformi; il volume del .lobulo qui^«
drato del fegafo, del lobulo dello Spigelio e della vescicola biliare, in-
fine la sottigliezza e piccolezza della mil^a*
u '
D*AMTBOPOI#0 6U 67
àUDBBSON 8t0AIi^, -« Th» onrdad Balr and oimròd f olllòlè of
tkiè N^gro; ( I iutpcgli rieehrti e i folHcolì aurmii della UMta' dei
jMvrf)» la: Jtmmaìiof Anaimny and Phy^dtogy. VoL XVI , P. ni,
apdU 168SL
Lo Stewart» in ana oomimicasione letta alla Soetòtà Reale di 'MI-
«iMCOpla nel i.^ g>eitiKajo 1875, aveva detto, che < la porzione del ca-
lcito e dei foilteolo oontenata Mila pelle del cactjo cat>elliito è più'
ktaga' nel Negfo clie tnell^Eofopeo, ed ò notevolmente incurvata in modo
4a deecvivere d'ordioapioiin' meteo t^ireo lo. La papilla infondo al toW
iiooio è disfNieta Minontalmente o almeno inelinata obbilquamente al*
llodentro veteo il teaeuto adiposo eotto*t$utaneo. Un* altra differehza
Doa il Negro e il Bianco, èeiie nel primo le gliiandole sebacee sono
pÌà<plocole > (?)•
L'Andersen Stuart ritorna saH' argomento e crede di poter confer«
jsare le «ossarvasioni 'delio- Stewart. Egli ha esaminato una testa di
Ifsgro (e perchè una eola?), ma ha trovato ohe la parte balbare del
-pelo non descrive pld di nn <|uarto di circolo. In alcune preparazioni
microscopiche si vedeva che il pigmento dello strato Malpighlano del
K«gTo Ben si approfonda nel follicolo più in là dell'orificio della ghian-
dola sebacea e che la curva descritta dal follicolo fa seguito ad una
curva prolungata al di fuori del cuojo capelluto : dimodochò, secondo
l'iftitore, la curva della porsione di capello contenuta nel follicolo sple-
gfaeiiebbe la dlsposisione curva della parte libera. Anche nella lana di
mointoae il Maltfansius aveva da lungo tempo trovato una analoga di-
sposisione dei peli.
Bbbtxllon Alph. — Une appUoation pratiqua de l'Anthrcpa-
métrie. ( Un^ applicazione pratica delV Antropometria). In : Ànnales de
J)àfno$raphie intemationaie, 188.1.
Spesso, oi si domandai ohe approdino tutte le ricerche minate e sot-
tili degli antropologi sulla-^forma e sul volume del cranio , stille pro-
porzioni del oorpoi e sui mille altri caratteri dsicl umani. Ora ecco che
rAntorCf partendo dai principli dell'antropometria, viene a proporre un
ingegnoso processo di classificazione dei detenuti i che avrà, noi epe-
riame, un'utile applicazione nella pratica quotidiana della polizia nelle
.granidi oittà, e che, dal ponto di vista scientiflco, permetterà di rendere
q^ù. facile ed estesi gli studi! snll^uomo deHnqnente;
Ihprocesso. proposto dal BertiUen p^mette di ritrovare il nome rdi
un delinquente recidivo per mezso d'un solo connotato ,> di modo che
pab'QSseM applicato con frutto alla classiflcaslone generale delle foto-
grafie dei oriininatt deposte negli afficU di polizia, rendendo tsoA ine-
. stimabili vantaggi alla sicurezza pubblica ed alla giustizia.
Quando un individuo, che ha subito già una o più condanne, ò arre-
cstato per un nuovo delitto, egli ha interesse a nascondere il suo nome
^ero, e tale dissimulazione è cosi frequente fra le classi criminali della
68 RIVISTA
gi^andi cUtft ohe i gaardiaai spesso ne denuneiano all'astorltà giudUiaria
d a 10 a 12 oasi al giorno (in Parigi). Per eludere qaeste firodi, ai è lai^
maginaio di ritrattare tatti 1 condannati ; ma dopo pochi anni è faolle
comprendere qnal numero enorme di fotografie si va accumulando ne*
gli ufflzii della prefettura^ rendendo imposiibile stabilire ridentità per-
sonale dei nuovi ammessi. Si tratta dunque di disporre e classifleaarer
queste* fotografie in modo élie le ricer(^e possano essere limitate a od
gruppo dMndividai della stessa statura, per esempio, di &in5 centimd-
iri. In questo modo, misurata la statura del nuoTo ammesso, si sa im«
mediatamente in qual gruppo dev'essere cercata la sua carta.
Ma questo gruppo sarà a lungo andare composto, esso pure, da oeA-
tinaja e mlglìajadi fotografie: saranno adunque divise queste a seconda
di altri caratteri antropometrici difficilmente variabili , per esempio, la
lunghez2:a del piede. Infine, quando la prima soddiviaione non bastasse^
si potrà spingere la spartizione delle fotografie in gruppi ancbe al oar-
rattere del colore degli occhi; poi al carattere del colore dei capelli, e
cosi via via. In tal modo la ricerca del ritratto dell' imputato, in altre
parole la determinazione della sua identità personale sarà resa estra*
mamente fàcile e rapida, una volta che si conoscano i suoi connotati
antropometrici.
Questa classificazione ingegnosa dei ritratti dei recidivi e delinquenti
basata sul metodo seriale antropometrico ò analoga a quella usata "dai
botanici e dai zoologi. L'Autore anzi ha compiuto un lavoro impor-
tantissimo, effettuando nel 1880 quasi 10,000 misure di individui »
applicando loro il suo metodo, che darà, ne siamo convinti, molto pro*-
fitto tanto alla scienza antropològica pura, quanto nelle sue applica»
spioni alle discipline penali e carcerarie.
Vincent. — De la persistanoa de l'os centrai dans la oarpa
homain. (Sulìa persistenza deìVosao centrale nel carpo un%ano). A.U
ger, 1881. In : Remie dee ^eiencee midicales^ Tom. XX, pag. 39S.
Si può trovare talvolta, secondo le ricerche dell' Autore, nella mana
deiruomo un osso supplementare situato nella seconda fila del earpo-,.
ove esso si presenta cogli stessi rapporti che offre Tosso centrale degli
amflbii, dei rettili e del maggior numero dei mammiferi. U carpo del—
Tembrione umano contiefle una cartilagine soprannumeraria transitoria
(Henke, Reyher, Rosenberg), che scompare verso il principio del terzo-
mese: se per avventura essa persiste, ne origina un nono osso dei carpo-
analogo a quello dei vertebrati inferiori.
Ecco dunque una nuova anomalia di sviluppo da mettersi nella caio*-
gorìa dei caratteri atavistici o regressivi della specie umana*
V
d'a»tbopologijl 69
HsNNiNa. ^ Uebei^ die Targleiohende KeMung der Darml&n^*
i^SuUa misura comparativa deUa lunghezza deW intestino neWuamo
e negli aninuiU). In : Centraìblati f* die mecUeiniechen Wineneekaf-
ten, 1881, N. 2L
Ouando 8i è determinata la longliezsa relativa dell'iatestino nell'uomo
e 8i è stabilita a d volte iaoirca la langheua del eorpo (Spigelio)^ si é
tennto oonto doiraltezsa totale del corpo dal vertioe fino al calcagnò*
Invece* quando si ò proceduto a misure analoghe negli animali i si é
preso per lunghezza la distanea del vertice air ano. Il confronto , lo ai
vede» ò dunque inesatto.
Se si applica airnomo la regola adottata pel regno animale si trova
che il rapporto flra la lunghezza del corpo dal vertice al coccige » e la
kinghezza deirintestino dal piloro all'ano» cresce di 1 1 10 (i|10). Questa
cifra ò presso a poco quella del Chimpaozò che si nutre di frutta : il
ebe prova non essere esatta Fa^ermazione di molti fisiologi che Tuomo
eia tm animale onnivoro: l'uomo ha invece un intestino d'erbivoro»
L* Autore soggiunge che le misure sarebbero più esatte^ se la lunghezza
deirintestino yenisse proporzionata a quella del tronco^ dalla [vertebra
prominente al coccige»
Tali conclusioni deirHenningi mentre sono di grande valore per la
antropologia comparata, danno anche ragione a coloro che negli ultimi
tempi hanno nei paesi Anglo-Sassoni insistito sulla necessità di ritor-
nare i popoli civili airaUmentazione puramente vegetale. Ricorderemo
in proposito come si siano fondate delle sette o associazioni di Vege^
4ariitL
III. — Antropologia Molost^sa.
Lbqott. — Lea InfiLuenoes da GUmat sur la vie dea hommes
ot d«s xttoes. (Le influenze del <Mma naia vita degli uomini e deUe
razze). In : JRevue eeieniifiguef Tom. ZXIZ, de la III Sèrie, 1882, pa-
gina 73a
L* Autore, già noto per importanti lavori di statistica e di antropo*
logia generale^ si propone di cercare le probabilità d'aocUmamento de-
gli Buropei nelle regioni transatlantiche e specialmente nelle regioni
tropicali» Egli premette alcune considerazioni generali, che ci sembra
opportuno di riassumere in questa Rivista.
Le opinioni snll^aeclimamento degli Europei sono molto diverse, il
ohe dipende dalla scarsità dei documenti non solo, ma anche dalla dif«
Scolta di intendersi sui limiti del problema» Che cosa ò racclimamento f
n Boudin Io definisce e e la facoltà di vivere in un paese straniero e
inoltre la ilieoltà di ripredarviai e propagarvisi» » Il Simonot ha soste-
nuto che nelle regioni calde gli Europei non si acclimano che alla con-
dizione di mantenervisi in modo durevole col loro sangue, cioè senza
intervento di razze esotiche^ e di soddisflare alla loro sussistenza eolia
70 WTIBTA
i^>kisafbrM^Ha'iLB6r4lttoii^ 11» a»di^ meglio d^onsilDato le eondi-
£lOBi«'d)^raioel!iiram6iito, dcrtvendo qdantt) seg^e: « Qoando an essoro'
èft>a dhollìna O' solamente di Idogo, 00 11 mez2o nuovo è diffessntd^
dall*antico, si prodaoono nuova condizioni di esistenza, la natura dell»
relazioni che collegano l'individuo coirambiente ò oangiata^ e da db deve-
orlgrintuni una modificazione più o meno profónda, ma necessaria, del»^
l'organismo» 8e queste modificazioni sembrano compatibili colla vita 0
eoìla salute futura, si dirà che si efièttua racelimamento : questo sarà,
compiuto, quando tenninate le dette modiflcazionl e ristabilitosi Tequi*
librio, IMndfviduo ricupererà gli attributi della sanità, fra i quali prin^
dpalmente le fòrze necéssariie per mantenersi e^ per propagare la sna.
mzza, che a sua volta diventerà una razza modificata o acclimatata. >
Ippocrate e Celso fdrono i primi a notare T aztone ìnorbigena dei
cangiamenti bruschi di clima. Ma nei tempi moderni lo studio delld*
condizioni igieniche e sanitarie delle truppe, specialmente nei paesi prov«
visti di oolonie, per esempio, IMugbii terra, la Francia, T Olanda, la' Raa-»
sia, ha servito a meglio determinare gli effetti delle transizioni troppa
lapide da un clima all'altro. Nel paesi caldi due sono le condizioni pia
difficili deiracclimamento : la malaria e la ihiseria, a cui si rannoda la
impossibilità 0 difficoltà di variare il regime secondo le nuove circo-
stanze climateriche del paese. Forse l'alta temperatura delle regioni
tropicali non impedirebbe per so 1* aoelimamento degli Buropei; una
causa ben più* grave ò il miasma palustre. Del resto queste due fattori^
ciod caldo e malaria, si nniscona li più sovente per rendere estrema-
mente dannoso il soggiorno nei paesi transatlantici o tropicali. L*ef«
fetto dei climi caldi sugli Europei si traduce dapprima in una specie^
di esaltamento funzionale, che non tarda ad essere sostituito da un* a-
nemia tanto più rapida ed intensa quanto più 1* individuo proviene dal
sèileiitrioné del nosteo continente. Da ciò la maggior flÉcilità all'accll-
mamento che presentano gli Europei del mezzogiorno, cloò.glirltatiiBiif)
1 Maltesi, l Greci, gli Spagnuoli^ i. Portoghesi, i Corsi, gli Aibanesi. ^
L'acclimamento, considerando eguali tutte le altre condizloni|.di{»end0
dal sesso, dall'età, dalla razza, dalla salute e. dal regime. L'adullo an*
cor robusto lotterà più efficacemente contro le influenze morbigena di»
materiche, che non il fanciullo o ruomo arrivato alla. piena. matoi^ità e
soprattutto alla veecfaif^a. In condizioni; eguali d'età, la donna s'accli-*^
mera più facilmente deiruomo, e< IHmmigrante di buona salate più del
malaticcio e debole, sebbene sotto questo rapporto la cose non avven-
gono ugualmente per tatti i temperamenti e per tatto le costitnaioni^
Infine colui che adatterà il suo regime alle esigenze del nuovo edima
trionferà dei danni risultanti dalla insalubrità di questo, mentre le pidmir
vitttane saranno sempre coloro ohe intenderaaao continoaro' nelle abi-r
tndini ed usanze del loro paese nativo. .
Ciò premesso, il Legoyt passa in rivista tatti l latti più imporranti
4ihe:4»i. riferiseoBo airacoliinani0Bto degli Buropei nella varie regioni del
d'aktropolo6Ha 71
glòbo. Teniamo nota a buon conto che ancVegli confessa come in Al-
geria (e poterà aggiungervi i dati per la- Tunisia) g\i Italiani più di
tutti gli altri popoli , poi in seconda fila i Maltesi e gli SpagnnoU si
siano acclimati; invece i Francesi presentano nn tenaissSmo movimento
demografico, giaochò la mortalità ò in essi pressoché uguale alla nata»
lità (99,06 per 0]o), mentre fra i nostri compatrioti vi è nn* ecoedenza
notevolissima delle nascite sulle inerti (72,54 morti soltanto contro 100
nascita).vi Tedeschi non resistono al clima algerino, e meno ancora dei
Tedeschi tutti gli ajitri popoli Europei, ohe offrono sotto il clima aifri-
cano un'eccedenza spaventosa della mortalità sulla natalità., I Giudei e
gli Italiani presentano pure in Algeria la minore proporzione di morii,
cioò solo 2,90. e 2,96 su 100 abitanti, mentre i Francesi! danno il 3,64,
gli Spagnuoli il 3,75, i Maltesi il 8,74 e i Tedeechì il 5,05. Notiamo an-
cora un altro fatto che nelle provincie di Costantlna e di Orano 1* ac-
climamento degli Italiani ò più completo che nella provincia di Algeri :
i Francesi non presentano in eccedenza delle nascite sulle morti che
nella sola provincia di Orano : in tutto il resto deir Algeria le nascite
non bastano a scoprire i vuoti prodotti dalle malattie , dimodochò la
popolazione francese dell* Algeria non aumenta che per mezzo dellMm-
migrazione. Nò possiamo dimenticare che la mortalità del nostri com-
patrioti in quelle regioni è maggiore di quelle degli altri popoli : gli
Italiani hanno il numero minore di nascite illegittime, un numero anzi
che ò appunto la metà di quello dei coloni francesi.
Riassumendo le conclusioni dell'Autore, noi possiamo dire che la
maggior parte deir Africa è inabitabile per la razza Europea, eccetto
nei punti molto distanti dalle coste ed assai elevati sul livello del mare.
Vi è un solo esempio di perfetto accUmamento degli Europei neir A-
frica, ed ò quello degli Olandesi al Capo di Buona Speranza. In Algeria
r accUmamento pu6 considerarsi compiuto per gli Spagnuoli, Italiani,
Maltesi e Giudei : incomincia ora (?) per i francesi , mentre è ancora
negativa per le altre nazioni Europee.
In Asia il soggiorno neir India, almeno neir India inglese, ò fatale agli
Europei anche incrociati colle razze indigene. La situazione è meno
cattiva a Geylan. Dell* India francese (Pondichery) sembra che i creoli
vi si mantengano ma senza prosperare. La Cocincina è fatale alle troppe
deirarmata francese, e lo dev'essere perciò anche alla popolazione bor-
ghese.
In America racclimamento à completo negli Stati del Nord, nel Ga-..
nadà e in tutte le parti dell' America inglese : anzi i caratteri della
razza anglo^sassone vi si sono modiflcati al punto da dare origine ad ,
una razza speciale, che presenta ora una straordinaria affinità col suo '
dima, ed un'energia ammirabile nelle forze fisiche e mentali. In quanto
agli Stati del Sud, i documenti sono poco precisi. Neir America del Sud
e del centro rinamigrazione Europea si arresta specialmente nelle. città:,
i Tedeschi prosperano nel Brasile, ove col concorso del governo arrw
72 RIVISTA
yarono a fondare colonie stabili : la Gaiana è micidiale ai Francesi e
probabilmente anche agli Inglési. Quanto agli Italiani essi si sono ac-
climati (sebbene il Legoyt lo taccia) negli stati della zona temperata
dell' America meridionale, cioò nella Argentina, nel Paraguay , nell* U*
rugnay e meno nel Chili, Gli Spagnuoli si sono poi acclimati dapper-
tutt0| perfino nelle Antille.
L' Oceania presenta la meravigliosa salubrità del continente austra-
liano e delle isole vicine: fra poche decine di anni la razza inglese vi
sarà perfettamente acclimata. Cosi pure la Nuova Caledonia sembra
fornire ai Francesi Tunico punto esotico ove essi possano adattarsi alle
condizioni d'un nuovo clima.
Dblaunay. — De l'egalité et de rinegalité des deux sexes.
(Suir eguaglianza e ineguaglianza dei due sessi). In: Revue scienti*
fiqu^^ 1881 1 2.® semestre, pag. 304 e seguenti.
Idem — De l'egalité et de rinegalité des individua. {SulVe-
guaglianza e ineguaglianza degli individw). In: Ibidem^ 1832, 1.^ se-
mestre, pag. 621.
L'Autore si è proposto da molto tempo di riunire in una sintesi ta-
lora ardita, ma pur tuttavia basata sempre sui fatti , tutte le nostre
conoscenze intorno alle variszioni individuali morfologiche e fisiologiche
della specie umana e nello stesso temi)0 di dimostrarne l'importanza
dal punto di vista della antropologia generale.
In un primo lavoro il Delaunay studia le differenze sessuali, ed ecco
quali sono le principali conclusioni cui egli arriva.
La preponderanza del sesso femminile sul maschile non trovandosi
che imcerte specie o razze inferiori, e nei fanciulli delle razze supe-
riori, denota un grado inferiore d'evoluzione.
Ciò avYiene pure deireguaglianza fra i due sessi, la quale non si os-
serva che negli individui poco aranzati nell'evoluzione; nelle specie e.
razze inferiori, negli adolescenti, nei vecchi, nelle classi sociali infe-
riori.
Al contrario la preponderanza del maschio sulla femmina rappresenta
una fase superiore deirevolnzione, perchò caratterizza le specie e razze
superiori, l'età adulta e le classi elevate.
Dal punto di yista morale come dal punto di vista fisico, Pevoluzione
sembra procedere dalla preponderanza del sesso femminile a quella del
sesso maschile, e la uguaglianza dei due sessi sarebbe la transizione na-
turale fra le due fasi estreme dell'evoluzione.
Un secondo scritto si occupa delle differenze individuali eonsiderate
senza riguardo al sesso. Passate in rivista rapida e ooncisa le preci-
pue varietà dipendenti dalla specie, dalla razza, dal sesso, dall'età, co*
stltuzione, alimentazione, ecc., ecco come conclude:
Sarebbe importante, egli dice, di mostrare come Hnegnaglianza è do-
vuta allo sviluppo più 0 meno grande di certi caratteri di superiorità
D^ÀMTROFOIiOaiA 73
che i^pióoiM 8ao(mdo uà dotermlnato ordine nelle differenti fast della
eyoloiione. Questi irradi diversi di evoluzione sono T origine delle di*
•timieni «tabilite fra le ooatitazioni e le età o fasi di svilappoi le quali
sono più numerose negli individui superiori che negli inferiori.
In riassunto Tegnaglianza fisica, intellettuale e morale caratterizza gli
individui inferiori (specie , razze, e varietà inferiori^ donne, fanciulli,
deboli di spirito e di corpo). Al contrario rineguaglianza s^osserva ne*
l^li individui superiori o arrivati al termine della loro evoluzione (spe-
ciCi rafsze e varietà elevate; nomini, adulti, individui forti e intelli-
genti).
L^evoluzione ascendente procede adunque dall'eguaglianza all'inegua-
glianza, ed è favorita da tutte quelle circostanze che aumentano la nu-
trizione : cioè l'alimento abbondante, ^esercizio funzionale, ecc. Al con-
trario revoluzione discendente o retrograda è caratterizzata da un ri-
tomo aireguaglianza che si osserva nelle specie in via di estinzione,
nelle varietà o classi degenerate e nei vecchi
Db Solavillb. — Les grandes longévltés. (Le grandi longevità).
In : Bewte sdeniiftque, Annóe 1881, Tom. XXVIII (II de la III Sèrie),
pag» 176.
Articolo molto interessante^ nel quale si contengono curiose notizie
intorno alla lunghezza della vita raggiunta da alcuni uomini straordi-
nari! e intorno alla presenza dei centenarii fra le varie popolazioni. Ci
contenteremo di spigolare qualche fatto dei più spiccati.
La questione se l'uomo possa raggiungere e sorpassare Tetà di cento
anni è degna di attenzione, tanto da parte degli statistici e antropologi
che da parte dei medici e fisiologi. Secondo il Buffon, l' uomo poteva
considerarsi come adulto, cioè come nel suo completo sviluppo, al 16.^
anno di vita ; Buffon dava poi all'esistenza umana una durata sestupla di
questo tempo, cioè 76 anni. Il Flourens fissò a venti anni lo sviluppo
completo dell'uomo e a cinque volte questo tempo, cioè a 100 anni, la
durata dell'esistenza fisiologica umana: Tetà del massimo sviluppo po-
trebbe stabilirsi, secondo lui, dalla saldatura delle epifisi colle ossa. In-
atti il cavallo, ohe presenta questa saldatura al 5.^ anno, vive in media
venticinque anni ; il bue, che l' ha al 4.% vive venti anni ; il gatto, che
più precocemente roi&e al 1&? mese, non sorpassa d' ordinario i dieci
anni di vita. Da ciò la conclusione ohe, se Tnomo muore prima di rag-
giungere il limite fisiologico dell'esistenza, è perchò < l'homme se tue
plùtot quii ne menrt. »
Altri fisiologi sono stati anche più corrivi ad allungare la esistenza
umana : il Berthelot citava in prova il viaggiatore Delahaye, che dive-
nato padre a 70 anni, vivavi^ fino a 120, perchò era stato tardo nel suo
sviluppo. L' Heller ha sostenuto che r nomo può vivere anche due se-
4M>li (?) : r Hu£dland non trovava strano che V nomo vivesse al di là di
120 o 150 anni# e rHnfelandf in un libro conosointissimo intitolato Ma*
t4 iftVlSTA
HfràbioM^ e stattpato fn piA adfzfònf In tntte 16 lingue del mondo, toop>
ponendo* cbe l^Iomo'ei syf lappa lino al 25.* anno, ammetterà posalbile-
éhe f eelatensfa dnraase etto Tolte tanto, eioè ihie a 200 anni Molti waf^
tori tedeaehi, fra col fi Karnp, il Basclmef, éQcono lo ttesBO.
Meno Ottimisti sono gli ingieai, tn t qoali il flsielogo Gardtaef; adot-
tando il ppineipfo della mirara della eaistensa nmanà aeeondo la dorata
d^ periodo di formazione, sottiene che la durata della vita Taria fhiM
e 106 anni, giacché il periodo erolutivo Tarla fra 18 e 21 anni. Ma egli
non erede ebe possa mal l'oomo raggiungere l'età-limite, accordandosi
eoi 0>rnewal Lewis che pure non ammette per provata resistenza del
centenarii* Anche fi Thomas , combattendo la dottrina della longeritH
umana, ricorda un individuo morto nel 1870 in età di 102 anni, e scrive
essere quello runico caso messo in luce dalle accuratissime inchieste*
fhtte daHe società inglesi per l' assicurazione della vita. Tuttavia un
altro autore inglese, il Thompson, sostiene che la grande rarità dei lon^
gevi centenarli secondo le Compagnie d'assicurazione non ha alcun te»
loro, giacché 1 casi di centenarismo si troverebbero più specialmente
nelle elassi inferiori delle^ società, come fra gli agricoltori, che non hanno
molta previdenza e non si assicurano la vita.
Ad onta però di queste negative, noi sappiamo dalla storia, dalle cro-
nache, dal giornali, dai registri mortuarii e dalle statistiche che in tutti
i' tempi e in tutti i paesi si ebbero esempii notevoli di longevità, e che
alcuni individui poterono vivere oltre ai 100, ai 110 e perfino ai 120 anni.
Neirantichità sono celebri fra i centenarli molti moralisti , fllosoff, '
poeti ed artisti, di cui Luciano ed altri autori greci ci hanno lasciata
la biografia. Solone, Talete, Pittaco, Epimenide, quattro dei sette sapienti'
delia Grecia, avrebbero superato 1 100 anni ; anzi Plinio assegna ad '
EfUmenide Fetà di 154 anni. Aristarco, poeta tragico, mori di 100 anni ; '
Oratilo d' Atene, poeta comico, di 99 anni ; Sofocle componeva V Edipo '
nel suo centesimo anno (forse per mostrar vana la credenza che Testro'
poetico sia proprio dell'età giovanile!): Democrito, poeta satirico, moriTa'
a 109 anni; Gorgia, di Leonte, a 106; Isocrate, il grande oratore, rf'
lascia morir di fame a 99 anni, e anche Ippoorate, il padre delia medi* '
Cina, mori di 99 anni. Teofrasto filosofo Tisse 107 anni ; Gleanto d'Epiro
100 anni ; Gieronimo di Rodi, storico, 104 anni ; Galeno, altro fondatore
della medicina, staTa per comare il lOO' anno quando mori; Demonace^
filosofo, si lasciò morir di ietme a cent' anni. Anche lo scultore Bufbncro
sarebbe morto centenario.
Fra i Romani, Giovenale, Quinto Fabio Massimo>, Terenzia moglfe dl-
Topsiata di GicerodO morlreno centenarli; Tarrone visse 98 anni; ma
il notevole si è ehe molte donne raggiungevano anche allora un'età straor-'*
dinaria. Marziale riporta l'epitaflllo d'una vecchia morta nell'età favolosa
di SOO anni {ì% ma per citare dtti ben accertatati , la commediante
Lucia e la navieeili^a Gaieria divennero celebri perché non morirono '
ehe compiuto il 104* anno; una Claudia, m^ ' natore Ausilio,'
D*AìfTX9P0I«DajA 79
ETreUba aniioTisaoto 115 aiiiiÌ4 Rlegone; d^ nella «mi opamJDff Ipngmtxit
Felenoo di. UT centenarii moctlin diverto epeolie Dell'Impero Ramano^
e qoaada eptto Yespasiano sloperòil oensimeiito dell* Impevo (Aii«o.74
d. Gr.) B\ trovarono la una soia eirooserisioiie amoiiiiMratliva, V ¥111%
74 «entenarii sempUel; 114 individoi da 100^ a. ìKè- anni; due da i 10 a
12&; quattro da 125 a 130; quattro da 130 a 136; tre finalmente da 195
a 14Q (ìy Ma è a obiedersi se queste persole noa« avevano qnaleke in-
teresse a dichiararsi cosi longevi.
> yenendo all*epoca moderna, ci si presenta prima la Francia4o>ve, sa
lei nascite sono proponionalmente in minor nomerò che negllaltri^paesi,
la durata media della vita è invece più lunga. Non si posseggono* dati
ricnri anteriori al 1700: d'altra parte in una qnestione di età, oc*
corre fondarsi sui documenti autentici, 1 quali mancano molto spesso*.
Tuttavìa ha ragione De Solavllle nel notare che, aaehe ia manoansav di
prove documentate, la sola notorietà pubblica d'una vita oltsemodo lunga
è: un indizio presuntivo per le, verità dei fatto. In generale la tempo*
ransa ò il carattere comune ai longevi : ò strano però che fra i oentenatj
del XVIII secolo si incontrino due ubbriaooni. Citiamo dei centenarii
francesi i seguenti esempj.
n diplomatico De Vignanconrt morto a 108 anni nel pieno eseroisio
delle sue Ihnzioni ; i' avvocato Laroque d* Agen e IVavv. Costa di Bor-
deaux morti a 111 anni; l'avv. Grèvin di Pont^l'Evèque a 107; il sel-
laio Herbelot, che nel 1714 neiretà ben constatata di 114 anni rioevetta-
una pensione da Luigi XIV ; Golbert, fipatello del gran ministro, morto
a 104 anni; Fontenelle a 100 anni; Mabiliou» membro dell'Accademia,
a 106; la marchesa di Balestrio, celebre poi suoi versi e per la sua vena
satirica, a 117; Madama LùUin che à 100 anni riceveva un madrigale
da Voltaire; la celebre cortigiana Ninon d*Bnclos morta a quasi 100
anni, e cosi V altra non men celebre Marion Delorme. Air assemblea
nazionale, li 28 ottobre 1789, veniva presentato un individuo di 120 anni.
Nel secolo XIX sono famosi il medico De Beaupin, morto a Chateau-
briant in età di 117 anni; egli si età rimaritato' ad 80 anni e aveva
avuto numerosa figlinolanzà (?) ; il doti Dufournet' di Parigi, morto di
HO anni, maritato a 80 anni con una giovane di !S5 e padre fortunato
di due figli ; un pensionato' militare Huét, decorato nel 1822 in età di
117 anni; D'Ornois, erudito di Rouen, morto a 105; Mougeot, profes-
sare di matematica, a 1(3 anni, con facoltà intellettuali integre; il ce-
lebre Becquerel, nato nel 1778 e morto nel 1878^ ossia alPetà di eenttf
aani precisi.
L* Infrhilterra sarebbe, seconde il Thompson, la terra dei eentenarii'
no "Solo- XYIl sarebbe vissuto un contadino fino a 179^
T ^za vanne eotterrato a Westminster, là dove quo^
?arlo Darwin aceanto a Newton a a Liwingstc^ f
iglese famoso, vivente ancora nelle kadisioHi pò**
enkins, morto a 17^. anni. Anche Bacone da Ve^^
76 xmsTA
ralamio ammette che Taomo possa ragginngere Tetà di 150 e 160 anni
suonati. Ma il più celebre esempio di loogevità ereditaria ò qaello dellÀ
fkmiglia Parr: vi si contano parecchi centenarii di 120, 125, e perfino
130 anni. Uno di essi morto a Birmingham nei 1770 a 120 anni avevA
Tisto sotterrare centoquarantaqoattro individai della sua famigliai per
eoi non avendo più eredi lasciò tatto il suo per opere di beneficensa.
Un certo Jordan d^ Edimburgo sarebbe morto nel 1775 a 131 anxd.
Ma nel nostro secolo, dove i documenti statistici sono meglio tenuti
e più severamente consultati, questi esempii di straordinaria longevità
sono divenuti rari. In Inghilterra la vita militare ò, come altrove, con-
dizione favorevole a lunga vita: cosi pure la professione ecclesiastica*
Nella famiglia di certo Hingham , pastore evangelico che contava 103
anni airepooa della sua morte, erano esistiti altri due centeneriL
L' Autore non si estende su altri paesi d' Europa, ma dice che le sue
ricerche gli hanno rivelato che ovunque , senza distinzione di razza o
di clima, esistono individui centenarii d*ambo i sessi, pressoché sempre
nelle classi medie o inferiori delle societÀ, qualche volta anzi nelle classi
indigenti. Egli conclude il suo lavoro riportando qualche dato statistico
desunto dai censimenti Europei degli ultimi anni.
Sopra 21:^940,376 abitanti d' Europa si sarebbero verificati dal 1869
al 1872 ben 79,859 individui di età superiore ai 90 anni, e 3108 d' età
superiore a 100 annl« La longevità ò più frequente nella donna ; fra gli
individui centenarii il vantaggio del sesso femminile ò di circa il 00
per IGO. Dalle statistiche mortuarie si rileverebbe poi che, facendo eguali
a 100 tutte le morti, gli individui di età superiore a 90 anni sarebbero •
nella Gran-Brettagna 9,73 per 100
Svezia 7,39 »
Francia 0,58 >
Belgio 6,07 »
Svizzera 6,00 »
Olanda 4,47 >
Italia 3,76 »
Baviera 3,42 »
Prussia 3,00 »
Austria 2,61 >
Di guisa che in Inghilterra, s' avrebbe il numero più alto di vecchi,
poi in Svezia e in Francia.
Sarebbero a ricercarsi ora quali cause influiscano a produrre la lon-
gevità umana. Un certo numero di centenarii hanno fatto conoscere il
loro regime di vita. Malgrado qualche rarissima eccezione , conviene,
come dicemmo, mettere in prima fila la temperanza, la sobrietà e la
regolarità delle abitudini; vengono inseguito l'eredità, un benessere re-
lativo, l'assenza di forti e frequenti emozioni, il soggiorno alla campa-
gna, infine l'esercizio d'una professione pacifica e salabre.
d'antropologia 77
Delaunat. — Móthode poar faire la pari de la race et du
nillea. (Metodo jper distinguere Vinfluenxa della 'razza e déìV am*
tfienté). Nei CompU rend. de VAssociation frang. pour Vavancemeni
dee eciences, session de 1883).
Il metodo è abbastanza semplice e può riassumersi nella proposizione
seguente :
« Ogni carattere distintivo presentato da una varietà di uomini è
imputabile alla razza , quando non esiste negli altri esseri o individui
sottoposti allo stesso ambiente; ò invece imputabile airambiente, quando
si incontra in tutti gli esseri che vivono nelle medesime condizioni di
vita. >
BÉDOO. — Osservazioni sul oolore del capelli e degU occhi.
(BuUetins de la Societé d'Antrop^ 1882, sedute del marzo).
Il Bédoc ha notato in più paesi il colore dei capelli e il colore e le
dimensioni degli occhi, e fa in proposito questa singolare osservazione
da lungo tempo si ò constatato nelllnghilterra che le donne erano in
altri tempi più bionde che oggigiorno. Ravvicinando tale fatto con
Taltro da lui visto che il color brano era più frequente f^a le donne
maritate, si può vedervi un esempio evidente della selezione sessuale
scoperta dal Darwin negli animali e specialmente negli uccelli , e che
seoondo il celebre naturalista, potrebbe anche spiegare Torigine di m olte,
se non di tutte le razze umane. Il Bédoc ricorda invece come nel Fi-
nistére più le donne sono di capagli giallastri o scolorati , e più facil-
mente trovano da maritarsi, dimodoché nei due paesi la elezione ses-
suale avrebl)e un effetto opposto: nel prime farebbe crescere 11 nu-
mero delle donne brune, nell'altro quello delle bionde.
{Continua):
Jl Direttore e Gerente responeaòile
Prof. À. Corradi.
18
IMCE DELLE MATERIE
RIVISTA DERMO-SIFILOPATIGA.
del prof: DOMBNICO M&JOOCHI di PiTmi.
1.* Parte dermatologica.
Scarenzio — Prurito e prutigine — pag. 4.
Broda — Anaùmtia patologica del tupus kuHngeo *- 4.
Unna — Contribuzione alla patologia delle unghie — ^
Gnyot — SuirAinhum — 6.
Saohard — VAinhum — 6.
Bemier ^ Un caso di eruzione bollosa dovuta al ioduro di potasHo,
— Un caso di eruzione antraooide dovuta al medeHmo agente — 7.
Unna ^ Bxfoliatio arcata palmae manue et ewfoUatio arcata Unguae
— 7.
De Loca — Sulla Xantoma a grossi nodi ^ 8.
Breda — La trieorcssi nodosa — 9.
Giber -— Il batterio del pemfigo — IL
Cornil — Nota sulla sede dei batteri nella lepra e suUc lesioni deg
organi in questa malattia"^ 11.
Vldal — Della pitiriasi cireinata o marginata. — Descrizione da suo
micoderma XH^icrosporon dispar) — IZ
Hass — Identità dell'erpete tonsurante e della pitiriasi eiroinata'^ 13.
Majocohi — EspeHmenH fisio-patologiei eolTóHo di croton tHium nel»
Verpete tonsurante — 14.
Baehner — Osservasioni critiche sulla etiologia dMArea Gelsi — 15,
Schnltze — DeOe teorie sulVArea Gelsi — 16.
Majocchi — Ricerche microscopiche sulla pelle deWArea Gelsi — 17.
2.® Parte alfilografioa.
Rasori — Sopra una complicanza non comune della blennorragia — 1&
Oourgues — Del permanganato di potassa e del suo impiego in te--
rapeutica, principalmente nella blennorragia — 18.
Taylor — Della cura abortiva dei bubboni mercè deV acido carbo-
Uco — 19.
Becchini — Contributo allo studio della sciatica blennorragica — 19.
Marti nean — n microbio della sifilide — 19.
PetrowBki — mcerca delC influenza dei processi febbrili acuti sulla
sifilide ^20.
7»
RoUet ^ StgU wìUOU focQÌai àeOa sifiUOM € dOTariffine amsrietma
dOTepidemid da secolo XV — 20.
Malasses e Reeltft -* SlOte ìuioid MMtvfete dOM ttliUde dèi «r-
HiecHo — SI.
Reolus — Della sifilide del Ueiicoìo — 22.
Majocdii — Bieerehe UUhpojMoffiehe euUa endò^arierOe e pefi-aree-^
riie nel sifiloma del pàMo aeeeo, ierminaiUe ^eMa perforasùme
-22.
•Carlier — Shidie euUa eifiUde ptÀmonare — 21
Wagner — La HfiKde eoHUnsionede e le affèMknU del rene — 24.
Cohadon — Comiribusione aUo studio dtì^aUmmiHmria òhe avviene du*
Tante U corso degli aeddenH seeemdairi — 21
PeUinari — Reinf exione sifilitica in dna ooningii-^ 25.
Sturgis •* BeinfeMione «(/fittSea — 2S.
Seareniio — Caso .di reinfexUme sifilitica — 26.
RIVISTA D' ANTROPOLOCrlA
IN RELAZIONE CON LÀ MEDICINA E L'IGIENE
del detL ENRICO MORSELU
profetsOTB di diniea dello mlettiB Beatali te Torìeo
I. — Craniologia.
Topinard — La misnra dàOa capacità del cranio secondo i regista
del Broo% — 29.
Sflimàdt — jSMs deietuUnaMione della eapocAtt del cranio — 3L
MeaoaTrier — Bieerehe éTanatonnia eomparaia e d^ anatomia filoeofioa
md caratteri dei cranio e del ceroeUo — Si.
Ranke — Sui eranj della popolasione rttràle délfanOca Baviera — X.
Oegeitbaiir — SuUa parie faedaie delFosso lagrimaU nisStuaeso — 40.
Aneatehine — A» alenile anomalie dH cranio umano^ con speciale r^
guardo alla loro frequenta nelle razze : 1.* Anomalie del pie*
rion; 2.* Osso degli Jncas; 3.* Sutura frontaie — 41.
Regalia — OH angoli dati dai goniometro facdaie lanate sono da
correggere — 50.
Sergi — Vangalo facciale e un miooo goniometro — 51.
Ugolini — La costruzione e lo studio dei pofigoni cranici — 51.
Bono — Del rapporto fra la férma del cranio e la refrazione ocu^
lare^Bè.
UgoUai — AnomaKe nel cranio dei mammiferi — 53.
Merkel — CtmMftiUò atta eonoscensa delio smtuppo postembrionaU
^W eroiito umoiio — 51
80
II. — Antropologia anatomioa e oompamta.
Manonvrier — InUrpretasione del peso deWeneefalo » 56.
Topinard — Il peto del cervello secondo le annotasioni di Paola
Broea — 57.
Lays — • Coniribuzioanfi alio studio iuna staUstica s%^ peso degli emi-
sferi cerebrali — 57.
Garson — La pelvimetria — 58.
Testai — Sulle anomalie muscolari deWuomo spigate eolt anatomia
comparata e suUa loro importanza in antropologia — 6Z,
Broca — La torsione deU'omero e il tripomeiro — • 02!»
Ghadzinski — Contribuzione aUo studio delle variazioni muscolari
nelle razze umane — 64.
Ledoable — Nota su alcuni musooU comuni agU animali ed alVuomo
— 65.
Chadzinski — Anatomia comparata delV ourang-outang e delTuomo
— 66.
Anderson — / capegU ricciuti e i follicoli curvati della testa dei
Negri — 67.
Bertillon Ad. — ZMapplicazione pratica dMantropometria — 67.
Vincent — Sulla persistenza delVosso eentrale nel carpo umano — 68,
Henning — SuUa misura comparativa della lunghezza delf intestino
nelVuomo e negli animali — 69.
III. — Antropologia biologioa.
Legoyt — - Le influenze del clima sulla vita degli wmini e delle razze
— 69.
Delannay — SuiPeguàgUanza e ineguaglianza dei due sessi -* 72.
Delaunay — SuW^egiuxgUanza e ineguaglianza degli individui -« 72L j
Bo SolaTille — Le grandi longevità — 77.
Delannay — Metodo per distinguere rinfluenza detta razza e deWam-
biente.
Bódoc — Osservazioni sul colore dei capegli e degH occhi — 77.
RIVISTA D'ANTROPOLOGIA
IN RELAZIONE CON LÀ MEDICINA E L'IGIENE
del doti. ENRICO MCmSBLLI
profssaore di Clinica delle malattie mentali in Torino
(Continuazione e fine. — Vedi fìuieieolo preeedeote» pag. 77 )«
IV. — Antropologia patologica.
Amabbi. *- La capacità del cranio negli allenati. (Nei Rendi*
canti del X Congresso medico di Modena^ 1882. Vedi Itiviata di fre-
niixtriàj.
^ L' Autore ba fatte le proprie rloerche nell* Istituto psichiatrico di Reg'*
gio, il quale contiene la più ricca eoilesione di cranj di alienati ohe
esista, almeno in Italia. Vi sono raccolti 1 teschi di tutti gli alienati
morti negli ultimi anni, e di ogni individuo si conoscono i più minuti
particolari. Le cubature prese dall' Autore furono compite su 475 crani ,
195 uomini e 280 donne appartenenti in massima parte alle Provincie di
Reggio e di Modena, e col metodo di misurazione insegnato dai Broca
e dal Topinard.
Per porre in rapporto queste cifre con quelle dell'uomo sano di mente,
V Autore si serve delia capacità dei craig del {Museo nazionale d' An-
tropologia di Firenze, osservando però che queste sono probabilmunte
troppo piccole, non tanto pel metodo di misurazione usato, quanto per-
chè la capacità dei crani modenesi e reggiani normali ò un po^mag-»
giore di quella degli altri Italiani.
La media generale dei sani ò di cent. cub. 1474 per gli uomini, e di
>316 per le donne ; pei pazzi ò di 1544, per gli uomini e di 1341 per le
donne. Tale differenza rileva anche meglio nella disposizione seriale.
Il massimo di individui ò dato pei sani dalle capacità di 1400 a 1450
cent. cub. ; pei pazzi da quelle tra 1500 e 1550. Le capacità grandi dt
1050 cent cub. e più si trovano nella proporzione tenue dell' 8 per 100
tra i sani, ma nei pazzi in quella del 18.
Nel rapporto tra 1 due sessi mostrano i pazzi una distanza maggiore,
dovuta più all'eterogeneità degli elementi che si confrontano, che non
ad una maggiore differenziazione sessaale degli alienati, che santone
anzi, meno della norma, l' influenza del sesso sol cranio. Sotto queste
Bteisee. 0
^2 junsTA
Eapporto sono tra loro più. yicioi gli epilettici, poi i maniacii i pella-
grosi^ i melaneonioi, gli imbeclllU
Rigaardo alle forme mentali il basso della scala è tenuto dagli <m-
9eeiUi e dagli epileMci^ il sommo dai melùneonieii stanno in meszo l
pMagroii ed i maniaci»
Amapbi. — Sulla CSraxiiologia degli epilettici. {Ibidem).
1/ Antere studiò in 30 teschi del Museo-craniologico del Frenocomio
di Reggio e in 70 ricoverati del Manicomio di Imola, lo condizioni morr
fologiche del cranio e della faccia degli epilettici^ considerando col La-
sògue eolo quelli in cai V epilessia ò come una malattia di sTÌluppo •
appare tra i 10 e 18 anni.
Il Lasègne asserisce, in questo gruppo di epilettici» costante l' asim-
metria della faccia, che secondo luì ò doruta a quella della base del
cranio ; la ^uale,. perchè porta seco la deformità del foro occipitale, sa-
rebbe la causa prima del morbo comiziale. V Autore eeamina anche
criticamente questa dottrina, e da qnefto esame e dallo studio diretto
dei orani epilettici viene alle seguenti conclusioni :
1.* Gii epilettici, del gruppo determinato qui sopra, hanno crani oon
capacità m^dia inferiore alla comune, e con peso, epessore e compat-
tezza delle ossa, superiori.
2f^ Nella ^ran maggioranza i crani epilettici |iono anomali per forma*
La de^rmità più comune ad essi è la plagioeefalia con coyrelatipa o^K-
quiià della faeeia. B 1* Autore ne dà una descrizione particolareggiata
tanto del yivente, quanto del teschio, che non ò pos^ihil^ riassumer^
3.^ Ma questa forma non è caratteristica degli epilettici » perchò Ti
sono alcuni di questi che non la presentano^ e vi sono crarg che la
presentano e non furono di epilettici.
4* X gradi di asimmetria della testa, che possono offrire individui
non epilettici, possono essere cosi grandi, e 1 gradi di asimmetria degli
epilettici essere cosi piccoli, che non ò possibile stabilirne una dietin*
sione quantitativa.
5.® Lo stato della base del cranio non conferma le supposizioni teo-
riche del Lasèguow La deformità epilettica non deriva da anormidi si-
nostosi ; ò una plagioeefalia piuttosto legata col rachitismo, con prea-*
Bioni esteme oblique subite dalla testa, e con processi idrocefalici.
6.* Il foro occipitale in generale partecipa all'obliquità di tutto il cra-
nio epilettico, ma non sempre ; e di più crani non plagiocefalici o ad
ogni modo di non epilettici possono presentare fori basilari in vari modi
e misure asimmetrici, obliqui, deformi come quelli degli epilettici.
7.^ Il valore diagnostico della plagiocefolia con relativa asimmìetria
della fiiccia ò grande, ma non ò assoluto. Le varietà normali e quelle
degli epilettici, costituiscono delle serìe^ che rientrano le une nelle altre
a non si possono per nulla nettamente distinguere. .
^ Pò&iowa&V. £- De' ÌM déioftmmUou du ^rdne daiis ùUtèrénMmm
parties d« la Russie. (Sulla deformazione dei cranio nétte* à^óèrm
pa^ detta' tiuiHàY In: itetene €ril«i^ilr0i)Oft^'tf, l!80t, p^. ttl , fàiéi-
oolo 3.* • : ' - w
É noto eome presso alouDO popolasionl selvagge esista T osé siiigs'*^
lare' di deformare artiflctotmebts ii cranio, oso ^he yige del vaMtf sn4
<^e ÌSL mezzo alla società civile eoropea» come ne fanno fide \% modtfl*
«azioni arttflciali cbele levatfld, le natrioi e le madri di sleone F#o«
yincie 'francesi provocano nel^ cranio 4ei neonati' e bambini mediante^
la compressione di fasoie, di berrettino di maschers speetall {dépAnUm^
tUm totidoueaine degli antropologi francesi). Ora il PokrowslLy in 4as<>
sta nota presentata al Congresso antropologico di Mesca (1679) ba ii^^
iQstrato le deformazióni speciali che ptratloaao sol cranio aUmni' popoli
d^la Russia; \' ' • ' ' >.
Si sapeva già, per i lavori del Broea e del Virchow, otafs in eiesflè
Pròvincte del Ganeaao qnesto uso è molto diffuso, ma non basta: altre-
parti della'Russia offrirono- al Pokroirsky abitudini oensinsili. Nel €aii<«
caso Vnso era già stato segnalato da Ippocrate e Strabbne : meno ee«'
noìielnta è la diffusione di questo costumo neUa Russia bianca^' e presso^
V Lapponi del governo di Arcangeli a Ciflis» a Tartalini, nel distretto
di Akaltzik , di Sygnaek e di Deuchet , abitati speetalmente da (|eor-*
giani e da Armeni, infine sulle rive della IJalka ove abitaso priaol-
mente dei Greci, TAatore ha scoperto dei metodi speciali di deforma-
sibne. Per esempio, in Akaltzik si dà alia testa la-fòinna d'un poptfà^
sviluppato nel senso. verticale; sulla TJalka si stringe fortemente ir
testa dei bambini fino al 12.* o. 13.^ mose, nello scopo di impedirà eliev
e^a ingrossi, giacché T opinione volgare di (pici paesi ò ohe le teste
piccole siano più belle e denotino maggiore intelligenza. In realià il
volume della testa di quegli abitanti resta iaferipre a quello delle vi-:
eine popolazioni, anche di razza consimile. •
Presso i Tartari dei goyerno di Brivan^ la ìsignora Ostanewiteh lia
osservato ohe si circonda la testa del neonato con ovatta, ricoperta ft
sua volta da nn berretto o cuffia abbastanza consistente , mantenntst
in posto da un fazzoletto fasciato tntt' attorno. Soggiornando fì*a quei
nomadi, rillustre viaggiatrice potò constatare che la testa dei bambini^
dapprima rotonda, va a poco a poco allungandosi secondo il tipo ideala
che quei popoli hanno delia bellezza.
L* Autore descrive inoltre altri metodi di deformazione artificiale 4el
cranio usati dagli Armeni e Tartari del distretto di Cheroura-Dala-^
queltz, dai Ooustiani , dal Mussulmani di JCarabatch nel distretto di
Chouchin; dagli abitanti di Darghin nel Daghestan, dai Kapoutchini^
Koumiki, Tchetzì, Salotowiit e Negali. Non ò solo col mezzo di ber*
rette 0 fhsciature che i popoli Caucasici deformano la testa: la forma
delle culle, la posizione «del bambino mantenuto sempre sul dorso men*
tre ò in oqlls, producono appiattimento deiroccipite. Le stesse Iform*
H - RIVISTA / i
a iQoUa gt troYAiio nel TariL^tam ia Porsint e generalmentt nolP Asia
•Mitrale.
Ma anelie nella Bnssia Europea e spettalmente In Polonia » il Saka^
roff attesta d'avere scoperto che nei distretti di Ooomakalyari e di
Radomskt la leTatrice tenta sempre di dare oolla pressione delle mani
àHa testa del neonato la forma d^nna palla : qnando poi si yede che la
tèsta non corrisponde al tipo Tolnto, si ricorre anche alle fasciature.
Kella Rnssia bianca non si impie^no le fascio per dare alla testii del
bambino una forma determinata , ma per correggerne 1 possibili di»
feftti di strnttnra che vengono in generale rilevati dalle mammane»
C^ede TAntore che in questa parte della Russia il costume sia stato
importato dai Polacchi.
Quanto ai Lapponi» non sembra che il costume di deformare il crania
sia diffuso fra tutte le tribù nomadi : esso non ò praticato ohe per tra*^
disione da alcune fiamiglie o tribù. Quando si lava la testa del neo*
aato^ lo si copre in Lapponla con un berretto o cuffia particolare € de»
stinato a impedire Tenàrata deiracqua nel cranio e perciò ringrossa-
mento della testa >, giacché i Lapponi preferiscono anch* essi le teste
piccole alle grandi. Questo pregiudizio singolare farebbe supporre che
Tidrocefalia sia in realtà molto frequente in Lapponia: Infatti ò noto
che i cranii Lapponi hanno in generale una grande capacità cranlana
ed un'estrema brachicefalia.
' Db MoRTitLBT G. — De la trépanation dee Grànes próhietorl-
qoee {Sulle trapanazioni preistoriche). In: Bullet^de la Societè d'An*
ihróp. de Paris, 1882, sòance de 2 niars.
Il problema delle trapanazioni del cranio che i nostri antenati prei-
storici praticavano con certa frequenza, come ne fanno fede le scoperte
fatte negli ultimi ann{| non interessa solo la etnologia e la sociologia,
rivelandoci strane usanze e superstiziosi costumi ; ma tocca anche dav<»
vicino la chirurgia. Fu il dott. Pmniòres il primo a porre in luce che
nei cranii delle stazioni preistoriche esistevano vere trapanazioni, seb*
bene in quelle epoche remotissime Fuso dei metalli fosse ancora ignoto.
Il Broea fece una serie di esperienze per giungere a riprodurre sia su-
gli animali, sia sul cadaveri, un'operazione eguale. Egli pensava che la
perdita di sostanza Ibsse ottenuta merco un raschiamento prolungato so-
pra un punto della teca ossea messa allo scoperto, e per appoggio
tale spiegazione citava In appoggio la disposizione dei bordi deiroriflcio
che erano fatti a scalpello o a lungo becco di flauto (en hiseau). Ma
intanto si poteva obtsfettare, nota il Mortlllet, che fra gli oggetti prei-
storici si sono trovate delie vere rotelle (Irovenienti da cranii umani,
spesso traforate e che certo avevano dovuto servire da amuleti o talis-
mani. Il Broca rispondeva che forse v*eratto due modi di trapanazione :
Fona fatta con raschiatura sul vivente e in uno scopo terai^eutico, pi^e-
eisamente come si pratica ancora da quatohe tribù selvaggia ; e un* al-
D*AKTR0P0LdOU ÉS
tra, probabilmente connessa con qualche Idea sopersUslosa e che st pra«
ticava sol cadavere allo scopo di proenrarsi rotelle oraniclie portate poi
<oome amoleti.
ti De Mortillet opina che le opinioni del Broca fossero tròppe asso^
late, e-in appoggio del sno dire ha presentato alla Società antropotogM
ì\ modello d^an pezzo esistente nel Museo di LtsbonSi sai qaale sì possoiul
Ycrificare le traode dei due processi. Sembra che si sia cominciato col
raschiare la snperflcie del punto prescelto, che si troyata nn pò* al di
sotto della gobba parietale sinistra ; ma che in seguito si abbia con an
istrumento in selce scavato tutt'attorno nn solco, che è rimasta Incom*'
piuto. Un altro pezzo trovato dal Souchet in un tumulo preistorlèo def
dipartimento delle Doe-Sèvres mostra delle incisioni dirette, nette» cir*
conscriventi nn quadrato: anch'esse non vennero terminate/ Però in
qnesto ultimo caso roperasione pare fosse praticata con ano istramenta
In ferro : difatti il tumulo, ove fa trovato il craniOi ò di nn*epoca reb^
tivamente moderna.
Ln Baron. — Iieaiozui oasensea dm rHomma préhUitmiqw^
{Leikmi ossee deWuomo preistorico). Thèse de Paris^ 1881.
Una parte non poco interessante degli studi! antropologici sulle ossir
umane deirepoca preistorica ò quella che si rivolge a determinare la
leaioni che esse preseatano, per poterle confrontare con le affezioni che
attualmente travagliano le nostre geaerasiouL Noi abbiamo già par^'
lato su questa Rivista delle trapanazioni preistoriche e della supposta*
sifilide, ohe il Parrot dice aver constatato su quegli antichissimi avanzi.
Qq\ dunque basterà ricordare che il Le Baron avendo riunite 121 ossa
delle caverne, dei dolmens e dei tumuli della Francia e deirAlgeria, hi
▼eriflcato le traccia di numerose affezioni , sia dovute a caase dirette'
traumatiche, da a malattie speciali del tessuto osseo , sia anche coma
lesioni secondarie dipendenti da qualche malattia generale , oppure a
malattie delle parti vicine.
La prima e più sicura conclusione deirAutore è che in quelP epocÉ
le ferite èrano estremamente frequenti , e che per lo più gli nomini
preistorici si ferivano alla testa. Un* altra conclusione desunta dalle
traccio constatate sulle ossa è che V uomo era antropofligo air epoctf
della pietra.
Quanto alla sifilide, TAutore non osa pronunciarsi decisamente : però
dice d*avere constatato sopra una tibia del dolmen di Lery (Bure) ana
iperostosi che j^ sembrare sifilitica. Molti denti presentano le ero«^
aloni che il Parrot dice d'origine sifilitioa, ma che il Magitot mette in-
vece in relaziono eolle convulsioni dellMnfanitia.
L'Autore ha pure trovato esempli di trapanazioni preistoriche , ma
più interessante è lo stadio delle fratture , che egli ha visto 18 volte,
fra le quali ben 14 presentavano una saldatura normale. Tre di queste
fratture ben consolidate appartenevano alla clavicola, ed una era nien-*^
$1 iv9ipf¥l9^:L\\i
tiiiaeiio <she iiM'frtfttum IntraMpittls^ del famogt. Fm^ -|t«0itt «Mi'
|ioa'4K>AÓ Tenimeiitd pMMpriei» daUoido i^lo dall^opoei^^falUea-
Óitiamo ìnra le altre affezioni ossee stadiale dal Le ^v«o^ de)le ^h
triti Aregaenti, delle ciati del perioftie e delle esoetosi del mascettai^ ^
«p'altorasiene del cyranio fo^ae consecu^ya airoleerasione del ouejo ca--
yellatoy ana seoliosi^ più iperostosi del oranioi nnHperostoil della tibia
eerto seeoBdaria ad un^aleera della gambat anareaide della' roeea pe-n
^sa, an eancro (?) del masoellare .iiiferbjEe> aoa sia^eUre eioslop&
del cen^o delia mandibola, eoe. In.cpmplesso, la patologia del eistevKit
osseo dc^i uomini preistoriei eia iigoale a quella delle predenti
«aiioal. ,....,',
/. '
, FiRÉ« -* AAropUa séaUe aymmetrlqnie dea parie^nz- iÀtf^o-,
fa senili timmetriea dfi parietaU)^ In: BMeUmì^ laSode^, €iii^*,
tmique de Parii^ sedata! del -l** Inolia Ì9BÌ.. . . r.
L* Autore ha osservato spesso dei oasi di atrofie aeniU simmetiK^ebe^
localizzate alla Y61ta del cranio, e ne presenta alla Società anatomica
daeiebealpli deeisiarL : ') v - ; i : -- . .•
n primo cranio /i|ketta ad uaa. donna di ÌJ9 anni; al iiedein aMM>-dii»
^tecuA teto e al di fboii ideila regleae^ delL^e^e2lofl»,ua abbassaiMlito
della tavola estema |ilà:proii«nolaike: a dtsix« ,ebe: a aìAietra 0 liiriMei
te jcma sp^eie di ini^essiaiMte od oiie.- 1^ fatimi poetertosi aono ìsmIi
tolte iUiterate/aaa tertstonor tuttora deHe.traoeie ;deUa jet^ara metoK
1^3 e Iattura eorooark^ è dilstintiyBslma.- : :. 5 . : ; . ^ m <
/ L^altro esempio é molto analogo al preoedeate^: jssistoiai:dao li^ti M?«
Pebolif9i| aa assottigliamento 4el.pa?ietale,ppà flirto a deatosof anelli»
fOl.circeAd&to da un or)o Tilevato auf^ pia ^li|ei;tito. ^ oacUo.rfal
primo caso. Le sature non b^ì^i> tutte obliterate v la^ sola iambdoi4oa é
09l^mpai*saft i^a li^ metofloa è tuttora appareate in tatto il ;sno d»*
fiOrSO.^ . . : . \^ ' ■> (' ' [
Queste atrofie laterali sembrano STilupparei «f^temi^oMmeamento a
per cod dire in modo parallela: ma il fatto pia importaate é abo.Oi*
lieme con ì*atrofla senile dei paorietali coincide in ambo i casi ^ por-
sistepza delle suture anteriori 0 la cbiasurpi delia posteripri. Sopoidw*
fuea^nii ^ov^fmi nella porte anti^riore; Tecohl nella postenosoi «^ /:
.: FoNi^N. -- Dli:<4Mpt|èipaa paiaerdo &^tBìcfim Vhmpm9^,4P^
^ia^eiUeHmù-pa}p di denti). la: B^ll. Soe^ Ant)w(^ ^.gevneefit^nW^
1981« ^4* aémesfare p. j52). ^: . , e . ? .^
, L'Autore ba iu?tato ,nei eran} di Neo^^aledonoei dell'isola Km
una curiosa anomalia. Si tratterfbbe delPesisteoiia d'Q|i<P4J<9.4i«4iabV!ll
fiipplepaeatari dietro ai .molaifi snperier^^^ Questo 33i* e «3^f deotr^ia-
;cob!)ero nsgo^roiente cpllooati sa)la eorva dell* ai^to dentai .qDpa?
idorew )Sppo pieeoli | ma Wne Sf iluppfiti ; sulla super jcio trituiaiit# Mfr
hfiM UBO 0 due (?)^tuberi^qlijy ma,^ loro, coroaa aaa Wgloogift. r<»t?
iHlè ootMe dtgll: lilri denti, De hA n^rwMiU •ppotta iiiUa cke:
le fiieeift lieiMutfo. Jjà i^rméUt deniaFia di qneeU Individui a 84 ieaU
•ÉféM^'àdÌMiqflie qaeeta t
Firn qui PaiMiiaMat elle' rioeida la deatiilMie di molti animali iiife-
rtori ed ha perolò un carattere eminentemente atavistico^ fu constatata
dite vsJtté soj^ fil eriulj 4^daHi | .prepmreione 9.5 per 100. Nò può op«
peiHrt •ohe ei tratti' di denti di latte rimasti anche dopo l'evoluzione
della dentlslone permanente ; la posizione di questo XVII psjo di denti
non permette altra epiegaeione che quella d*ttn*anomalla reg^ressfva.
• BMìL< ^ Le Grétln da Batlgnoltos. (Il tretino di BaiignoUeay
hki rSnd^àle, 1889. Vedi pura' nei BuXIMfuà^ta SooiétédfAnmro^
ptXofftè^ Faiihi9j ' eéoneo • de 0 Jain^ 1882.
-^11 case ttluetrato dal BaH'à veramente straordinarie: ti. tratta d* uà
individuo affetto da ereHnismo 9poir€Meo^ perchè nato nelle adiacente
^' Parigi» ove il cretinismo boa esiste. Eppure quell* infelice oflire tutti
i' carttMei4 del eretiui. Kmo ha ora 81 anni , è alte appena 1 m. 10 , e
pèni seto 82 chilogrammi. La fleonomia è tipica , i tessuti flosci e ru^
fosit la *priie forma numerose pieghe attorno alla boooa ed agir oe-
dil! le lafthra sono grosse, cadenti; la formula dentarla è di Of 10» oMia
è ancora la prima dentinone, pia due incisivi mediani snperiori (?)• Lai.
fh»ttte ò però ahbàsiansa alta» non fuggente, e il cranio è dolicocefalo
(iadieè «aMieo 70) : < la punta delFocdpitale fa una forte salienza in alto
etn^^addletto, ct^ che dà un aspetto spella alia regione ;lambdeldea.
#U organi 'genitali sono, sviloppatlssimi» ma senza vitalità: mal r indi-
viduo ha erezioni. Dai punto di vista psichico , non ò altrettanto arre--
etato Dei suo sviluppo quanto nel flirico: egli parla come un fanciullo ;
è amabile, buono, snperiere Insomma alla generalità del cretini. Man-
eane-l^l anteeedentl ereditarli: sole si sa ohe a 11 mesilncansa d^una
cattiva e insufficienta alimentazione venne colto da convuiaioni , eha
daiareno fino a^ terzo anno di vita: d'allora in poi lo sviluppo fu com-
pletamente airestato.
* ^ella discussione che segni alla Società antropologica i dopo Ut prà--
senlazione del malato , Il Lunier prese la parola per dichiarare ohe
oeom« ben distinguere «ram^lente endemico pel cretinismo da quello
endemico pel gozzo : essi sono vicini, ma ben diversi (1)1 cretini non
si' temano se non^-in un defermlnato ambiente: tanto é vero che sa
nna.faàyglia delie regioni inibttèy dove siano esistiti dei casi di cretl-
alemoy si tra«tM>rtB; in altre località più^ salubri , l' endemia eessa del
tattd. Qnahto alla pesslbiUtà ohe dei casi di cretinismo Al producano
sporadicamente» è un &tto ohe le condizioni mal note cui si deveren-'
éemla oretiabsa, per esempio la catUiMZ igiene, rnmidità, lo scarso att-»
88 MTSMà
naaato, ik^mooo trojam aaebe. tielte oittà auiggioffi f ^MfllaliMiitr ji«
iiftUoh» e mal oostraite^ Nelle città tedesche 9i epsePTano apeeso dei
eretini, ma sono meno tipici di quelli delle vallata Alpine. Né I^endilàt
nò le malattie cerebrali possono in|;enerare il cretinismo yero, mentre
invece danno origine airidiotismo ; tì lia infotti questa dlffereaia che
mentre si diventa cretini per influenze esterne cioè per 1* azione d^*
l'ambiente, non si resta idioti che per ragioni laterae cioè cerebrali;
CouoNHT e Dk Pàoli. — Studio di 20 cra&ii di GrlminsdL .( ilr*
chivio di .Psichiatria ^ Scienze petMli e AntropoL Criminale , ldS2 «
fase* 1-11, pag, 107-117 con tav.).
Gli Autori hanno studiato 26 cranli di criminali esistenti nel Iiabp«
ratorìo di Medicina legale di Torino diretto dal prof. Lombroso: dei
^uali 9 erano d'assassini» fra cui due di donne, e 17 di ladri e truffatori.
Le principali anomalie riscontrate in questi cranli mediante un attento
esame furono: saldatura parsiale o completa delle suture: affiate. ae-
pracigliari sporgenti : fronte sfuggente : diametro bisigomallco elcT*-
tiflsimo: fossetta occipitale mediana; plagioce&lia ed asimmetria: tre-,
cocefalia: prognatismo: mandibole enormi : iperostosi: ozicefalia : aa*
tura media frontale e sutura anomala del melare : sub-mieroceAilia e
subscafocefalia, ecc. Una notevole anomalia è la saldatura dell* atlante
coU'occipitale» trovata nei sani col rapporto appena del 0.84 p. OfO, nei
delinquenti invece del 10 p. 0(0 : pure interessante è la freqnensa delia
fossetta occipitale mediana» 23 p* 0(0» che nei sani, secondo il RonUti ^
si troverebbe solo nel 5 p. 0[0 e negli alienati nel 12 p. 0(0.
. La capacità media dei ladri fu di 147d cenUmetri cubici» degli asaaa-
sini di 1492 ; ma mentre gli Autori la dicono inferiore aUa inedia M-
munet io invece la direi presso a poco eguale , se non anperiere aUa
cifra ordinaria. Applicando il metodo seriale » le ci^acità masiràme «p^
parterebbero agli assassini» le minime ai ladri; il che forse noa oelli^
merebbe con quanto fin qui riteneva la ecuoia antropolegica crinlinale*
L^area del foro occipitale fu trovata enorme» cioè 1015 mm« quadrati»
in un ladro con fossetta occipitale mediana e scarsa capacità cubica.
I^ capadtà orbitaria è in complesso piuttosto elevata» come già trova-
reno il Lombroso e 11 Tamassia. Quanto airindice cefolìco continua an*
che nei delinquenti la tendenza etnica» sebbene talora esagerando la
brachicefalla o la dolicocefalia comune. ^.
Qìi Autori hanno infine studiato le diverse parti della enrva antero«
posteriore» dividendola» secondo il metodo del Bordier» in quattro pasti
che vengono poi ragguagliate a 100 : cioè la curva sotto-cerebrale» la
curva fh)ntale» la parietale e roccipitale» Il Bordier aveva trovato prtr
dominare la curva parietale (34«41 p. O^Q) neir delinquenti» assai piÀ che
nei sani (circa il 35.5 p. 0(0) con una grande inferiorità dei flrootaie.
U Couguet ed 11 De Paoli» pur ammettendo il predominio del parietale^
non avrebbero trovato una cosi grave 4aficiea%a della curva froataka
I>*ANTEOMXiOaiÀ 8ft
per riapetfco fd nanì^ e indinaao perciò a ritenere eBagerata nmportanta
4iata dal Bordier prima, poi dall' Heger e dal Lacasaagne a quella
miaura.
Hbobr et Dallbmaohb. •-* Étado sur les oaraotéros oranìolo-
gtqnes d'uà» sèrie d'assassliis ézeontés en Belgiifuo. ( Studio
MCpra i caratteri eranioiogiei d^una éerie di assasHni decapitati nel
Beìgió), In : Annales de V Univereité de BruweUee^ 1881.
Quattro sono le serie di cranii stadiati dagli Autori : la prima con-
tiene lì cranii d*aeeasirini di Bruxeliee, la maggior parte di origine
flammingai ma tre di tipo Tallone : la seconda 9 cranii di assassini ap-
partenenti al Mosso di Liegi, ma non distinti secondo ia razsa; la
terza 10 craaii di assassini del Mosco di Gand: Analmente la quarta
S2 cisanii d*indiyidai non criminali d^origine Broxellese. Si comprende
che lo studio degli Autori è molto incompleto , sia ciie i 30 cranii di
delinquenti si uniscano in una serie sola, sia clie essi si lascino divisi
aeeondo la provenienza. Infatti nel primo caso ia serie risulta compo-
sta di elementi eterogenei, nel secondo i quattro gruppi sene poco nu-
merosi. Tuttavia la moderazione con la quale gii Autori lianno studiato
questi ao teschi e la llnezsa della loro analisi antropologica ci fanno
dare un giudizio molto favorevole alia loro memoria , la quale ha an-
che il merito di elevarsi ad alte considerazioni sociologiche per rispetto
all'arduo tema della natura della delinquenza*
Delle numerose misure prese da Heger e Daliemagne sui 30 cranii
d'assassini, noi non erodiamo utile qui intrattenere i nostri lettori: su
per giù le cifre della serie di criminali beigi presentano gli stessi carat-
teri craniologici di altre serie di criminali studiate dal Lombroso^ dal-
Cougaet, dal Tenkate , dal Bordier e dal Paw lowsky. Ci sembra sol-
tanto utile riferire le medie della capaeltà craniense, che essi mi-
soraroao col metodo del Broca , sebbene non seguendone ìetteràlmetUe
le Istruzioni, come sembra necessario se si vogliano ottenere risultati
c<«eordl e sicuri :
Capacità craniana: Assassini di Bruxelles • ce 1538
» di Llògi » 1565
» di Gand • • » 1487
Individui normali di Bruxelles » 1400
Sembra adunque ohe la capacità media degli assassini sia superiore
alla media degli individui normali, ciò che dei resto fa osservato anche
da altri antropologie II fatto è importante : esso si collega colla grande
mnpiesza cerebrale del pazzi e con quella pure grandissima degli uo*
mini preistorici di Cro-Magnon.
La semi-ourva tnUeHùre orizsontale è più grande nei cranii Belgi
normali ; la poeteriùte è invece più grande nei cranii di criminali. Cosi
questi cranii hanno la curva trasversale, la sopra-auricolare, la circonfe^
tenta oriszontàle totale 9 la etirTa'sotto-oèi^ebralaVlà etmra paretele,'
Fooaipitale totale, e IVuitero^pòstorlore totKle più graatf^t sembpa tUhm^
qtie che tatto qtieato mfsare segnano nel loro sTituppo la capacità era-
niana.
i^aeendo là corra «ntoro-postoiiore =» 100 ,' al "oaserra che la corra
èotto-cerebrale é relaiftamente più piccola negli aaaaaaini; la^omì^
frofatìile cerebrale è ÌHTcce piti grande. La corra parietale e roceipitaltr
invece sono moggiorl nei crani! Broxellesi normftlh Keglf assassini trto-^
jliaii dal Bordier» paragonati a tre serie di Parigini, I» corra sotto^cé-
rebral^ e là corrà parietale erano reiatiTamento più' grandi tla- corrà
frontale cerebrale era invece più piccola , é coili poire la córva occi^
pitale. ' '■ -•-
Totteié altre misoré, e diametri, e distante del cranio edeltafsccift
Bolla presentano di particolare: soltanto parrebbe agli Aotorl che ^
projezione anteriore e là postoriore del cranio presentino nei crani?
assassini on rapporto inverso a quello dei cranii normali , perchè nei
primi la projetione posteriore , negli altri ' invece i» projeeioné anto**
riore che predomina. In conoiosione, gli Aótori conelndono , concorde^
mento a Lombroso e al Bordier» che negli assassini predomina il tipa
parieto-occipitale cerebrale; ' ...
Però essi non ammettodo che i criminal! costitoiscaoo -ona varietà,'
più o meno degenerata, della specie umana. I caratteri craniologfiei
degli assassini dipendono prima di tutto dal tipo dalla ratta etti appar-
tongooòi'di modo che ò impossibile applicare loro ona tooria qoalslàs!»
Fra'! gru|;ipi' però olTertl dai criminali se ne trova ono più o meno'
Quineroso, dove f caratteri degenerativi predominano onitomento al pa-^
tològioi : sarebbe opportuno forse, dal punto di vista della giostifeia iso -
ciale; distingoerer questo grappo da totti gli altri, gfodieaodoh) come
issòlotamente Tefrattario alla inflnenta emendatrice' della peiia. dir Ào<^
tori paragonano glostamento qoesto riforma nel diritto e neirantropo^
h)gia criminale a quella che Chlarogi e Pine! operarono solla* fine déV
secolo scorso a favore degli allenati. . , .: >
• •'• *■ .« t,
BitiòARDi^P. — Notei antropoteglch^ latte intomo ad aloanl
glovMd della Rv Gasa di custodia di Bologna. {Archivio di Psieh.
Se. pm,:e 4n<vwip. criminaì^s Anno Ui,.l98?, p. 151).
È ono studio antropometrico e craniometrico condotto dall* Autore
seconde Tindirizzò del prof Lombroso. Il Riccardi cl^de importante 11
fatto dk Ini trovato che nei' giovani detenoti le differènte fira la glande
apertura delle bracéla é là stotura ijono 'alquante maggiori che neglf
<H(éti normali delle scuòle.* L* angolo ftiéchtle ha 'fornito quattro tìfeé
molto basse (sotto 70*) e In generale cfft^ poco nlto'i la massima fé
dIM*. Ma to nón'poiAso aècordarmi coirAtitóre^hèll'attribidre grande
importanza a questa mtsoni, speciàlÉstehto dtypo le tlcérchledèl To^nard
che hanno tsfKo quasi ogni valore al véccklo' angolo M Gampèr; iM
)mM0| Il ieanAoftto Atte dal Rlooirdl è ioeiatli : là bié^ *ét » giovimi
delfaMiiiaiti ^pafi toUL t«NN> I 15 «uni 4'ttà à, iedondo le su» alsMé
fldavt^ di 71M^ «i«Dt»e U madia di 40 woo^nì modMMl dalL^eU ear«^
riipoftdeiita aanl^lia di '701* 0 71*.
.. l'^iovsai'ilitaiiatl avrebbero poi iMa «irooBÌMreiis»'anMiiea IniiÉMor»
a.fMlfardal giowaatU. dalla aaaole iaodaaa0i«' ailraitai^ diaaai dal
diÉuwiga> blflfoataJa miaiaiou Ma alò au ool TAatota .vanraMa arraaUra
IfatiaBBioiia dagli * aàtropotogi ♦ paaalialA.è la graada firaquaiiaa dalli^
MiNttidia araalaba a [aamatiebat par aaampla, Taalmmalriik dal araala^*
la' éraa^la ad mm , i ^mnMmtl Idraoa&liai, la dafbnaaalonl <Hra&iaBat
dllairipoatillà» aatfooafUia, aabi«aft>oaiaUa)^ I tipi ialMriiifri (tipa mango^
laida e nei^oideX il tatuaggio, aoa. È impaaalbila, diea l*A«iora, irovaro
k^-uMtaarla di giavaal dalla noatre aooola tntta la aarfa di «noaiaiià
a dalbrmità cha agli hA trovato in aoli vanti minaranai raakiai nrtla
Olia di Onatòdta, *
Fbrri Enrioo. — Stadi oomparatl di antropomaftria «iMi'«
Mdé • éotmiBàt. {Arehftrto M Psm^ciMà, aoe. VoL il, ftusdoolo II,
< Bipbrtianio, omméttando solo ia taballii olia raaoompagnn^, qaaata
ìfavB aozonniaatloiia. pravantinr% parahè anonnsia riaaltatt oafaloadatrioi
Inportiuitl»
4 La manaansa, aeriva rAntorOt notata in tntti gliiatoi^Jt ^ >ne> noti#
di antropologia eriminala , di nna oompwaiiooa immediata e coatinoa
lira la r^rattansa offerta dail^aon^o deiinqoan^ e quelle proprie airaomo
normale» mi ha persaaso a intraprendere nairaatanno acorso nna serie
di ricerejie sSopra i delinquenti» i pazzi ed i solda^.
Ho stodiaAo e misurato, in tutto, 1700. individui ; e4 d la prima volta»
io eredo, òhe lo stesso osservatore, confano stesso piano di ricerche ,
ai dà ad no. simile lavoro, ohe pnre deva efsere, per la perfetta eom»
parabilità dei dati, assai'^concludente e positivo.
' RiaeÉtondami di pnbbliaara per aatafo 1 dati eiempntàri a la Idro
HsiiltanaevO laseiando ^ora. ^a parte ciò. ohe riguarda le osservazioni
psioofldoUigiohav, patmi . interessanta raatioipare. aleuna della ooneln^
aioiù» ohe Boatariae(»o dalle dfìre oaiUometrlche, sui delinqaanti a sai
aaldati* . . » .. . » . . . , . . i.
E siccome 11 mio scopo non era soltanto il confronto diretto fra uoi'
mini anormali e normali , ma anche fra le diverse categorie di delin-
q^fuék^cm distfagn«è 1 rtaaltati .attenuti ndlo: atodki dai forzati U-
plga) liei bagno di Pesaro .{in maggtpraosa dellnqiBBBii.«aii)^da^qnfaiii
dei detenuti nel carcere correzionale di Castelfranco (per lo più. delinei
tuo^ 41: oMMsione o:per al^itadi^; acquistata).
^ iDotto ,q«}adiel. miaoro) prese sul eorpo vivc^ mi lifaitanb nlls xsiBoen«»
Miam^i della ieata» Alia aemloireoaferensa anteriore (innaa eolla squa^
diro AVgicolare del , Mrof^) M alla larghezza d^Ua man^bala. * .
Stadiando col metodo feriale^ e ridoeendo al per Ofi ì dati ralatM g.
la oonclosione delle mie rieerohe, che riescono parlanti jse ridotte a»
rappreaentaiione grafica, secondo il metodo del doti Le Bon, è questa s;
che nelle serie stadiate, i delinqnenti danno una proyalensa di circon^
ferenze e di semioirconferense anteriori (lobi frontali) più piccole, e ,di
mandibole più grandi, in confronto ai normali* Non aolo; ma òlaoon*:.
ferma positiva di quel fatto da me previsto e preannnnsiato , che dai»
normali si discostano assai più i delinqnenti nati (fonati di Pesaro).
Qhe i delinquenti d^oecasione o per abitudine (detenuti di Gastrìfimnooy
quantunque tutti appartengono alle stesse Provincie di origine» E di
quei risultati, che costituiscono altrettanti caratteri d*inferiorit& , V nl'^
timo è singoiare , che riduce ad espressione numerica quel carattere
fisionomico notato dal Lombroso nei delinquenti, di nna freqnenxa mag*
giore di nu^ndibole grosse e quadrate.
Bd ecco come» non sdegnando le pazienti ricerche, anche 1* antropo-
metria si manifesti sempre più quale efficace mezzo di studio dell'uomo
delinquente. >
Il Regalia ha fatto un rilievo, di cui Tegregio Autore potrebbe forsac
giovarsi. La larghezza della mandibola ha variato da 89 o 90 a 131 o
132 mill.: dunque fino a 104 vi ha un terzo, e al dissopra di HO la
metà, 0 un poco più> della variazione. Ora, osserva il Regalia, dalla ta^
bella che l'Autore dà, ci risultano, salvo che siamo incorsi in qualche
4BVÌ8ta, queste proporzioni :
Parrebbe dunque che i delinquenti nati superassero quelli d* occa-
sione del 10.9 nel primo gruppo e del 2.5 p^ OfO nei primi due gruppi
riuniti, ossia nella prima metà della variazione, e oioò là dove dovreb-
bero essere più scarsi, e fossero più scarsi là dove dovrebbero essere
più numerosi. Noi speriamo che il prof. Ferri vorrà chiarire questa
eontraddizlone.
BuacH. — Aaimiìietria dalla mandibola per aTilnppo aaafla^
rato dalla sua mata alniatra. {Berìiner hlMs. TFocAen^c^
p. 127).
Questa anomalia merita attenzione, perchè a prima vist
ehe si trattasse d* una lussazione antica del mascellare
•causa della deviazione del mento dalla linea mediana e de
;glianza esistente fra le due arcate dentarie. Il primo incisix
Delinquenti
nati *
Delinquenti
d* occasione
Soldati
Fino a 104
Da 104 a 110
Sopra HO
85.2
33.1
9ìJt
24.3
41.6
33.7
34.9
40.9
23.7
-
99.6
096
99.5
*
d'amtropoloou 9^
0ÌAÌstro corrispondeva infatti al seoondo incisiYo destro laperiore, cioè
la' mandibola era deviata a destra per lo spazio di ciroa dae denti,
L'articolaiione temporo-mascellare era per6 in posto. Misorando dal
condilo air angolo mascellare , si aveya nn centimetro in più di Inn-
ghesza pel lato sinistro; dall* angolo mascellare alla spina mentoniera
ai averano invece dne centimetri di più sempre a sinistra. Poca era
la differensa neir altezza delle corone dentarie al di sopra del borda
alveolare della mandibola. Ma la masticazione era assai disturbata in
eansa del non corrispondersi delle due arcate dentarie. Il malato pre-
tendeva cbe tale asimmetria s* era venuta sviluppando solo dal 16.^
anno di età e che» progressivamente aumentando, aveva raggiunto uno
stato definitivo solo verso il 25** anno.
Allen. — Africani oornntl. (Nel Journal of the Anthropoiogieaì
Instituchef 1881. — V. pure Archivio d: Antropologia , Voi. XI, fasci-
colo a*).
Una fotografia recata dal ta t^ott Minehin dairAflrlca occidentale^
mostrava un uomo con una mai più vista escrescenza nella facois, e si
disse appartenere esso ad una famiglia in cai tutti avevano le stesse
corna, cbl più grandi, chi più piccole.
Il doti. Alien giunse, con estese ricerche, a sapere che cotesta gente
viveva neirAkim (paese degli Ascianti).
In un altro caso ò stato detto le corna trovarsi suir osso malare e
sporgere esternamente airocchio. Nella fotografia del Minehin il corno
sarebbe mascellare e come una sporgenza dell* orlo inferiore delP or-
bita. Il corrispondente aggiunge, che in verun cranio africano egli non
aTCva mai Tisto qualche cosa di simile.
Il dott. Alien scrisse poi che il Cap. Hay vide questa gente in
Akim.
Il Cap. 0*Brien vide quest^uomò in Eimina, e disse che non differiva
in alcun altro particolare dagli altri indigeni ; le corna oocupavano la
regione malare, erano lunghe circa due pollici (5 centi m.) , immobili e
coperte dalla pelle.
Dalla fotografia appare trattarsi di una escrescenza, che non ha ana-
logia con un corno ; essa ò situata a ciascun lato del naso e in basso.
SI desiderano notizie snlla natura di questa deformità, per sapere se
sia malattia o carattere di rasza.
Altana. — I tre microcefali di Riola. ( Lo Spallanxani. Anno
XI, fase. X-XI, 1882).
L'Autore ha avuto la rara fortuna di studiare tre casi di microcefalia
fratelli usciti d*un medesimo letto, e che offrono perciò una grande
inza dal punto ^Ml^delle leggi dell*eredltà,
Rateili microiiÉ^^^By^errebbero ad una famiglia, dove non
mai defoi^l^^^^^g^ malattie nervose. I genitori erano
msanguli
- La prima -h» oggi 14 wùìi fa sempre sana, ma non Aa mal patl«lQ»i
Qpmfaieiò a oamminare'a 4 ami» ma salo « ft- preaa la alaaiona aretW:
Non aVYerta i suoi bisogni: è sodi^ia a conTieiM imboeoarla. l^apatiaa';'
e appare ha imparato a ooaosoara i nomi degli oggetiti più comuni ;^
comprende però quando biette i^iamata a nome» ' •
il aeaondq dai fratelli ha 12 anni : te imunieto fin da piooolo a si
straao!n5 a quattro gambe Ano al nono anno» in oni; soltanto pota éke*:
▼arsi in piedi. È impreyidente, stupra in moto : non avferte i bisogni :
non ha linguaj^gio, né pianto. Non senta affesione per alenno.
^11 terso é di 8 anni, ed ha aYado ima sTilnppo altrettanto tardivo
quanto inòompleto. Non cammina ancorai ma si trascina: ha tendensft:
ad arrampicarsi, ò difddente, sempre sftdioio* Ba T ingegno (?) più svi*>.
lappato degli altri due.
I risaltati antropometrici e craniometHol del tre mi«rooefali sono
questi : ' \
Bota .
' Saltatore
Pietro
d*anni 14
4*anni
i2
d*anni 8
sutura .
1 m. 31
1 m.
12
0 m. 01
Circonf. del cranio
380 mm.
360 mm.
350 mm.
Cunra ant «poster.
180
176
170
» trasTcrsa
200
180
190
Diam. ani-poster.
115
125
m
» trasv. mass.
95
95
.
90
Altezza della fronte
25
25
20
DÌ8t,bizigomatica •
100
95
90
Lung. della faccia .
105
115
100 .
Indice cefalico
82
75
75
Noi possiamo dire, scrive TAutora , di trovarci di fronte a tre casi
rari di microcefalia unita ad idiotismo del più basso grado , e con ìOf
telligensa perfino inferiore a quella delle sclmie. Sarebbe il primo
esempio di microcefalia in Sardegna, ma la sua importanza è al tempoi
stesso accompagnata dalla difficoltà di spiegare come senza cause eo-
noscìute possano aversi tre figli successivamente microcefali, mentre
un quarto fratello , ad eccezione d' una leggera paralisi infantile alla
gamba sinistra, ò sano (!). Crede poi TAutore che in quanto alle causa
probabili si debba tener conto della osservazione fatta dalla madre, la
quale avrebbe visto ossificato completamente- fin dalia nascita il cranio
dei suoi tre figli.
É a dolersi che TAutore non abbia potato sottoporre questi micro-
cefali ad un esame più particolareggiato e scientifico : per esem^o, era
opportuno farne .lo studio delle proporzioni delle mombra. Bgli ha
avuto la gentilezza di mandarmi le fotografie dei tra idioti , e cosi dal
loro esame come dalla lettura della relazionci oredo che sia qaeste un
D ANirBQFQM>aiA
caso molto rai*(i, etae mariiiM^bbe di esaer» atodiato ^a più comodità.
0^* agnello AiUore» a perciò lo .acciiiamo a apn pardara di virta i.
aaoi.tra mierooafalip
OiaLiou prof* ENBioot. -^ L'Albinimao* (Randicoati dalla SociatÀ ÌU«n,
liana d'Antropologia, pobblioati nelVArchiviQ dal Mantagazza» AaaoZI,'
1880y fase 8.%
. Il figlioli» fooando vadere il ritra^tto di una I>iegra albina di S* Tho-
mas (Antilla)» bii iairatta^iito la SodatÀ italiana d*antropologla con una
oomnnicasionf molto intaraasanta auU* Albinismo. £aordisoa con alcuna
9onaidarazionl genarali auiralbinlsmo, risaballiamo a il malanianao: ùAX^
poi. una rapida raaaegoa di (inasta anormalità nalla varia classi dai var-
tebrati, dai pasci ai mammifari, si ferma a discorrerà pili dettagliata*
mania di <^b cbe riguarda la apaaia umana.
L^uomo prasanta spesso oasi di vero albinismo : sono individui dalla
palla bianchissima, con capelli a con tutto il resto dell* apparato peloso
bianchi a atopposi, a con occhi f che par la mancanza di iiigmento, ap-
partocono rossi e non possono sopportare la Inoe del gloruo. La razza
Ariane a la Mongoloidi contano rari casi di albini , pure si vuola cha
questi siano pii^ numerosi fra i Negri cha fra i bianchi e ancha Buffon
parla di negri albini più o meno completamente. É probabila che il fe-
nomeno di un negro bianco^ oiù singolare assai di quanto non ala un
bianco più bianco degli altri, abbia più spesso fermato ^attenzione dei
viaggiatori, e perciò si sia detto che l* albinismo ò più frequenta nella
razza negra. Beccarl a d'Albartls negli ultimi loro viaggi alla Nuova
Guinea raccontano di aver veduto Individui albini, ad II secondo di que-
sti naturalisti emette l'ipotesi che le razza bianche possono essere stata
originate da negri albini (?)• Fra gli animali non mancano esampi di razze
ohe si sono formate da individui albini (il topo, Il tordo, il canarino^ ecc.,)
ma non pertanto sembra poco ammissibile ohe originariamente nella
specie umana non esistessero razza bianche, e che poi queste siano state
originate da Individui afletti da albinismo completo ed ereditarlo.
Fra le razze Ariane soavi molti individui biondi con occhi cerulei e
sono detti Xantocroi ; quando fosse accertato che gli albini negri hanno
gU occhi cerulei, tutti i biondi e xantocroi si potrebbero forse consi'
derare come albini incipienti ; il GlgUoli anzi rammenta che Beccar!
asserisce di aver osservato un albino papuano con occhi cernlei.
Y. — Aniroiiologto etnologie».
KoLLMANN. — Beitrftge su einer Krasdoiogie der Europ&e*
Qchen Vòlker. (ConÉribuio aìia craniologia dei popoli Europei), In :
Archip fÙT AMlkTopologie^ Voi. XIII, 1881.
Di questa memoria dotUsaima non ci interessano , per lo scopo spa-
eiale di questa EivUtat P^® ^® P<^^^ generali ove V Autore espone aU
93 EIVISTA
l.*' Razza doUcocefala leptoprosopa. — Conosciuta da lango tempo
in craniologìa, corrisponde alla razza dolicocefalà ortognata di Retzias
u fa studiata da Ecker, da His e Rutimeyer. Secondo alcuni, questi do-
licocefali sarebbero gli antenati degli attuali Inglesi, Germani e'Scandi-
navi : secondo altri, sarebbero invece i Romani. Limitandoci ai soli ca-
ratteri anatomici, ecco come il Kollmann li riassume:
Scatola craniense lunga, stirata in addietro, ed allungata, con debol.
impronte muscolari. La parte facciale del cranio è stretta; orbite ro-
tonde e grandi ; naso stretto e prominente ; zigomi poco salienti ; ar-
cate zigomatìcle vicine; ossa mascellari strette; palato lunga e stretto.
Predominano fra questi dolicocefali gli ortognatf, ma vi sono anche dei
mesognati e dei prognati.
2.* Razza dolicocefalà cameprosopa, — Corrisponderebbe ai dolico-
cefali mesorrini di Broca, ed avrebbe i suoi più netti rappresentanti
nei craaii delle tombe a tumuli, nei cosidetti Anglo-sassoni di Davis e
Tburnam, nel tipo di Syon o di His e Rutimeyer, nel tipo germanico
di Hoelder. Essa è meno dolicocefalà della precedente.
Scatola craniense un pò* più larga : occipite largo e prominente ; tem*
pia appiattite ; impronte muscolari assai forti ; ossa pesanti e grosse.
La parte facciale del cranio ò bassa, quasi costretta; le orbite sono
cameconcbe, ossiaf microseme ; il naso ò corto, appiattito, scbiacciatoi
spesso sormontato da arcate sopraccigliari confluenti ; la mascella su-
periore è corta e larga; i zigomi salienti", le arcate zigomatiche lon-
tane; le arcate alveolari larghe danno una forma Cdi ferro di cavallo
al palato e alla mascella inferiore.
3.* Razza hrachicefala leptoprosopa. — È molto conosciuta, anzi ò
la più nota delle razze bracliicefale europee. Corrisponderebbe alla razza
hrachicefala ortognata del Betzius : ha molta estensione geografica ; però
non è esclusivamente ortognata, perchò comprende anche forme pro-
gnate, di guisa che la media del prognatismo ò spesso abbassata. Si
trova questa razza fra i resti degli antichi Romani. É il tipo di Dis-
sentiZf di His e Rutimeyer.
Cranio rotondo -ovalare, corto ; fronte, occipite e tempie proeminenti
(bombès). Inserzioni muscolari mediocri ; ossa non molto spesse. Faccia
lunga; naso allungato; orbite grandi e rotonde: mascelle strette; zi-
gomi non salienti; arcate zigomatiche ravvicinate.
4.* Razza drachicefaXa cameprosopa, — È l'opposta'della precedente.
Secondo il Virchow sarebbe rappresentata dal brachicefali di stirpe
Slava: il Prunerbey la chiamerebbe tipo Mongoloide.
La scatola del cranio ò caratterizzata da nna fronte larga e appiat-
tita e da un occipite retto disposto in senso verticale. Tempia appiat-
tite in avanti, regione auricolare allargata. Faccia bassa ; naso corto,
D'À^TBOPaZiO«IÀ ^ ^
largQ e sclUacciato ; arcate sopraccigliari alquanto a^gettate^ confluenti;
mascella sufieriore ìar^a e. corta; zigomi salienti; volta palatina ^e zna-
'sceila inferiore larghe ; ossa del cranio spesse e pesanti]; impronte mit-
'scolari forti. Angolo facciale inclinante verso il prognatismo e il mè-
aognatismo.
5.^ Razza mesocefala cameprotopa. — Si pone . intermediaria fra i
bracliicefali e i dolicocefali per il suo indice cefalico, e presenta carat-
teri verap(^ente , distinti. Il KoUmann l'aveva descjritta Ano, dal 1877.
Essa corrisponda alla Fórma antica di Turi^iq del Vircbow, al fipo
Baiavo di Spengel: alla i^orma Oermanico-turaniana di0oelder; alia
razza di Oro-magnon di Qaatrefages e Hamy. Il tipo dolicocefalo dei
;cra^ii canaeprosopi ricorda il Hpo Neanderthaloide di questi due ultimi
antropologi.
. Cranio di lunghezza mediai con fronte larga e con occipite proemi-
.uentOi spesso munito di uoa cresta mediana longitudinale; aspetto di
tetto, visto dalla norma occipitalU (forma subscafoidea). Faccia bassa';
naso corto e schiacpiato» eoa indice catarriniano elevatissimo: apertura
nasale larga. Arcate zigomatiche divergenti : orbite straordinariamente
camecoQche, ossia microseme; profilo spesso inclinato (prognatismo).
Crediamo utile, dopo la descrizione sommaria delle cinque razze del
KolJmapn, dare anche le medie degli indicL
Dolicocefali. Brachicefali. ICesocefiAli .
Indici.
Indice cefalico.
Rapporta dell'altezza colla
lunghezza.
Rapporto dell'altezza colla
larghezza.
Indice facciale.
» orbitario.
» nasale.
> palatino.
> della mascella super.
Àngolo di profilo (facciale ?).
Lepto* Game* Lepto- Carne- Game*
prosopl. prosopL prosopi. prosopL prosq;)!.
71,5 73,8 83,1 84,0 77;^
72,8 72^ 75,8 78,2 73,8
100,7
92,5
91,7
43,3
72,0
50,8
85,5*
99,2
76,2
76,1
47,0
82,7
48,2
89,3'>
92,3
104,0
87,1
46,4
75,0
54,2
88,5'^
92,7
82,0
77,5
48,4
85,1
46,9
83,3"
95,6
87,8
79,8
55,5
48,1
84,0»
Queste medie sono calcolate sopra piccole serie di 11 a 16 cranii, il
che a parer nostro toglie molto al loro valore.
Parrà strano che il KoUmann sostenga l'esistenza di cinque razze fra
le popolazioni d'Europa, ma esaminando i risultati della craniometria
e tenendo conto degli studii giÀ fatti sull'etnologia di molte regloni^la
asserzione dell' Autore assume un grande aspetto di verità. Dappertutto
100 RIVISTA
gli antropologi, nello stndiare le razze che popolano attualmente T Ett*
ropa, si sono trovati éì fronte a graTissime difleolt^ prorenfenti dàlia
diversità dei tipi ohe essi osservavano fra gli abitanti di una regione
anche circoscritta. Ma questa mescolanza dei tipi non è solo neirepocà
moderna: dice ginstamente il Koilmann che nelle epoche preistoriche^
avveniva lo stesso. Difàtti noi troviamo fra gli avanzi ^elie più remote^
età rappresentati sempre parecchi tipi etnici, per esempio in Francia,
in Baviera e neir Italia stessa (1). Infktti frale varie regioiti d'Eóropa.
' possono esistere alcune differenze dipendenti dal diverso grado di mesco-
lanza delle cinque razze fondamentali, oppure dal predominio di un tipo-
determinato. In ciascun gruppo nazionale, dice il Koilmann, il modo di
composizione ò diverso ; di guisa che le tribù, i popoli, le nazioni, tutti*
i grappi etnici grandi e piccoli, sono formati coi discendenti di più razze.
I gruppi etnici sono transitorii e perituri, e popoli innumerevoli scorna
pajono nel turbine dei tempi ; ciò che resta d invece la razza, essa per-^
siste coi suoi caratteri anche attraverso a molte generazioni, e la cra-
'niometria può col metodo analitico e spezialmente col metodo della
seriazione scoprirne il tipo anche !n mezzo alle popolazioni più com*
miste. ' .
ScHULTZ. — I caratteri fisici degli Ebrei. (Bulletin de la Classe
physicO'inathématique de l'Académie imperiale des Sciences. Pietro-
burgo, N, 87-88. — Riportato nel Scientific American Supplementi
1882, N. 261).
É noto che la razza giudea ha una singolare tenacia nel conservare
e trasmettere i suoi caratteri fisici, Qìì Ebrei portano sempre sotto
tutti i climi e in mezzo a qualsiasi popolo le traccio della loro origine
orientale. Essi hanno, secondo T opinione comune, un tronco relativa»
mente grande, estremità sottili, occhi neri , naso particolarmente pun-
tuto, mento saliente un pò Volto allMnsù, corpo magro, gambe curvate
in Wj andatura pronta e caratteristica, infine conservano nella voce e
nel dialetto un'impronta etnologica importantissima. Questi caratteri
fisici sono ammessi dallo Schultz, ma egli dice che le gambe in a; non
sono costanti e che il più importante carattere antropometrico degli
Ebrei ò il rapporto della grande apertura delle braccia colla statura.
fi) Io stesso, studiando or sono più di dieci anni i cranj antichi deirEmi*
lia, era arrivato alle medesime coaduaioni, e ne riferii in sunto alla Società
Antropologica italiana, sebbene la memoria completa non sia stata poi più
da me pubblicata (V. Archivio d'Antropologia, Anno II (1872), Voi. II, pag. 310)^
L*anno dopo, e con più particolari, esposi analoghe idée etnologiche nella
mia memoria Sui cranj Siciliani e suW SUnolùgia .della Sicilia (Arehivioi
suddetto, Anno III (1873), Voi. III, pag. 452) ; ma allora io dava molta impor*
tanza alla etnologia classica e quella mia xnomoria [se ne risente, là dove^
cerco di determinare Torigine dei tre o quattro tipi da me osservati nella.
craniologia della Sicilia. £!* Morselli.
D'ANTKOPaLOGIA 101*
Paragoaaada la etatara dei Rass!, Ebrei, Qircassii Lettoni, Estpnianl
e Negri, lo Sobultz trova che qaella degli Ebrei è la più piccola : la^
statara degli uomini varia in media dai 48 al 05 pollici;, mentre negli
altri popoli la varietà va dai 67.S0 ai 69.S4 pollici. La grande apertura
déì\e braccia paragonata alla statura ò sempre più piccola negli Ebrei»
qualche volta d*an pollice, mentre negli altri grappi etnici la statura
supera la grande apertura di 8 pollici (?).
L'altezza totale del corpo fatta uguale a 1000, la testa e il collo riu^
niti sono rappresentati da 185 negli Ebrei, 184 nei Russi, 179 nei Let-
toni, 180 nei Twouovachi, 182 nei Negri : ossia gli Ebrei hanno la testa
più voluminosa per rispetto al corpo.
Il perineo pure ò più lontano dalla testa negli Ebrei, essendo ^Vi««o
dal suolo f mentre negli altri gruppi ò a 460 , e perfino a 490 nei Ne-
gri. L'ombellico è a ^*Vto«o dal suolo nei Giudei, 598 nei Russi, 590 nei
Lèttoni, 597 negli Estopiani, 600 nel Negri.
L'avambraccio dei Giudei misura ^^Aott mentre che negli altri gruppi
sorpassa 150 e negli Estonianl raggiunse i 157. Finalmente la coscia
dei Giudei, dairanca al ginocchio , misura '^Viooo ^ quella del Let-
toni 267.
.-
Letournbau. — Onestionnalre de Sociologie et d'Ethnogra-
jpibie* (Questionario di Sociologia ed Etnografia). In: BuUetins de la
Soc, c^Anthrop. de Paris, séance de l.*' juln 1882.
Una delle grandi difficoltà da parte dei viaggiatori, che vogliono
contribuire agli studii dell'antropologia e sociologia comparata, è quella
di non sapere molte volte in qual direzione rivolgere le loro ricerche,
e quali indagini compiere sulle razze che essi visitano. Di qui la ne-
cessità, dei questionari! etnografici e psicologici ^ che le Società d' An-
tropologia di Firenze ( che fu la prima ), di Mosca e di Parigi ^hanno
fatto redigere in tempi diversi da apposite Commissioni. Della Com-
missione nominata dalla Società parigina era relatore il dott. Letour-
neao, che aveva pure collaborato col Mantegazza e con lo Zannettl al-
questionario ampio e diffuso diramato nel 1874 dalla Società fiorentina.
Noi crediamo di far piacere a molti lettori della Rivista riportando un
riassunto dei varli capitoli del questionario ^ tanto più che le ricerche
accennatevi hanno un certo rapporto cogli studii di psichiatria , di an-
tropologia criminale, e di statistica e topografia medica.
Le estrinsecazioni dell'attività umana possono distinguersi sotto cin-
que gruppi principali.
L Vita nutritiva, a) Alimentazione : natura degli alimenti, modo di
prepararli: pasti: sostanze inebbrianti (alimenti nervosi del Mante-
gazza).
IL Vita sensttiva: A. Come si sopportano il dolore, le malattie, ecc.
f) Tatto : esplorazione coir esteslometro. — b ) Ousto : i sapori , loro
percezione, quali sono 1 più graditi. — e) Odorato : ricerche analoghe»
ite- BIYISTA
— d) Udiio: sua acutezza: saoni preferiti* — e) Tisìa:, acatezia vi-*
flira, miopia, presbiopia» pereezione dei colori, colori preferiti.
B. Bdtetica : ornamenti : belle arti, a)^ Ornamenti : tatuaggio : — b) De-
formazioni e mutilazioni etniche, come e per quale scopo si praticano,.
-* e) Giojelli. -— d) Pettinature e coperture del capo. -^ e) Vestimenta».
— f) Danza: suoi caratteri «— g) Musica: strumenti preferiti, r- b) À.rti
grafiche e plastiche: scultura» disegno, pittura, architettura: predispo-
sizioni sessuali. , .
IIL Vita affbttiva. A. Generalità, —-a) Carattere, moralità: ga-
jezza, tristezza, coraggio, menzogna, amicizia, educazione, antropofa-
gia, eqc^ .-r* b) Dei £anciulli| come sono trattati :infanticidio,'aborto.pro-
ToòatOi ecc. r- e ) Vecchi e parenti. — d ) Condizione delle donne. — ^
e) Guerra. — f) Riti fùnebri.. ,
B. Religione, vita futura, a) Credenza alle omiìre, alla vita futura, eco»
— b) Feticci, idoli , culto , clero. ;^ e ) Idee della creazione , ctosmo-
genia, ecc.
rv. VrrA SOCIALE, a) FanoiigUa; parentela, eredità. — b) A.more; ma»
trimonio ; pratiche e forme del matrimonio'; monogamia, poligamia o
poliandria; condizione delle donne; contratti; prostituzione, eco» —
e) Proprietà, sua forma: proprietà mobiliare e immobiliare, agricQltura,
trasmissione della proprietà. — d) Governo : costituzione sociale , .sua
forma: caste, gerarchia sociale; schiavitù, imposte. — e) Giustizia': de»
litti che vengono previsti o tollerati ; chi esercita la giustizia: diritto
di conquista.
V. Vita intbllbttuale. A. Dati generali, a ) Caccia , pesca , ecc. ^^
b) Agricoltura, come si coltiva e chi coltiva. — e) Ceramica. — d) Mj^-
tallurgia. — e^ Armi, loro forme : materie impiegate : armi avvelenate*
^f) Navigazione. — g) Abitazioni, forme, materiali; se terrestre, acqua- .
tiche 0 aeree; se mobili. — h) Vestiti, forma, fabbricazione: sentimento
del pudore. — i) Mezzi di trasporto, animali, ruote. — k) Commercio ^
moneta, ecc.
B. Facoltà intellettuali : a ) Memoria : sue forme , sue varietà : rac-
conti antichi, calcoli, ecc. — b) Immaginazione, sogni, poesie: genio in-
ventivo. — e) Intelligenza, percezione, attenzione : sonno, scrittura, eoe»
— d) Spirito di osservazione, curiosità. — e) Patologia cerebrale : pazzl^
idioti, forme di pazzia, come sono trattate ; varietà sessuali, eec.
C. Applicazioni speciali deirintelligenza. -^ a) Linguaggio: varietà^
forme, caratteri, pronuncia, dialetti. — b) Numerazione :]quanto estesa :
sistema di numerazione e di cifre. — e) Computo del tempo : durata dei
mesi, delle settimane, ecc. ; determinazione delle epoche.
GioLiOLt e Zannbtti. — Antropologia ed Etnologia (nelle ptri/b^
zioni scientifiche pei viagffiatori raccolte da A. Issel , edite in Roijfià ^
1881 , un voi. di pa^. XII-556 ,. con flg. e tay. da pag. 316 a pag. 356),
Per la natura stessa di questo periodico noi non possiamo ocouparòi
d'àntrópologia 103
degli scritti di etnologia e di etnograda, clie costitniseono, specialmente
nelle pabblleazìoni straniere , la parte più ricca e caratteristica della
letteratura antropologica moderna. Cosi non avremmo ricordate qneste
istrarioni per Fantropologia ed etnologia dei professori Gigiioli e Zan*
netti se non per la parte generale relativa ai caratteri fisici a morali
umani, ai metodi migliori per istadiarli ed all'antropometria; ma vi è
un capitolo che merita tutta la nostra considerazione , contenendo un
saggio di classiflcazione delle razze umane che dobbiamo £ar conoscere
ai lettori di questa Rivista, essendo tali studj una vera novità nella
letteratura antropologica italiana. È noto in/latti che lo stesso professor
Mantegazza, in una lettera diretta dal prof. Oiglloii e da questo pre*
messa alla relazione tiffloiale sul Viaggio della « Magenta » intomo al
globo, aveva dichiarato esplicitamente le gravi difficoltà che si inoon-
trano nel classificare le specie o sotto- specie o razze umane , che dir
si voglia, e si era anzi limitato a riprodurre alcuni dei più noti tenta,
tivi di classificazioni etnologiche senza aggiungervi nulla più che un
quadro grafico delia gerarchia delle razze. Ecco ora ohe 1 professori
GìglioU e Zannetti tentano InVeoe rispondere al problema nella prima
parte delle loro istruzioni.
Le classificazioni fin qui proposte dagli antropologi peccano, essi
scrivono, di esclusivismo ora da un lato, ora dairaltro. Ciascun Autore
dà sempre soverchia importanza ad un carattere isolato oppure a ca*
ralteri insufficienti per costituire vere diagnosi differenziali , come la
forma del cranio, il colore della cute, la struttura dei capelli, il carat-
tere del linguaggio, ecc. Due sono le categorie che raggruppano sotto
di so tutte le classificazioni proposte fin qui; T anatomica o morfolo-
gica e la filologica. A. queste si potrebbe per6 aggiungere una terza
categoria di classificazioni miste, che a dire il vero sono le migliori.
In riguardo alle classificazioni etniche anatomiche, diremo che ben
soventi nei diversi membri di ciò che si considera come razza distinta^
variano non solo il colore della cute, la struttura dei capelli, la forma
del cranio, ma assumono perfino i caratteri creduti proprj d'un*altra razza»
Le classificazioni etniche a base filologica hanno anche più nume-
rose sorgenti di errore, perchò non ò raro il caso di popoli che abbia-
no adottata la lingua di altri invasori o conquistatori. Forse il meglio
sarebbe di non Cetre troppa analisi, di contentarsi cioò di larghe linee
sintetiche riducendo le razze a piccol numero ; ma specialmente fa-
cendo' poco conto delle pretese migrazioni dei popoli.
Linneo ammetteva varie specie nel genere Eomo e trascurando
quelle che erano basate su false notizie , possiamo citare le 4 fonda-
mentali : ffomo aUms, E. luridus , ff. rufus ed J?. niger. Queste cre-
dute specie umane servirono di base alla famosa classificazione del
Blnmenbacb, che ammetteva le cinque razze Caticasica, Mongolica f,
Maleee^ Americana ed Etiopica, oioò razze Bianca, Gialla, Bruna,.
Sossa e Nera, Varianti sullo stesso tono furono le classazioni di Buf-
104 RIVISTA
foB, Lacópéde, Damóril, Kant, Hanter, Virey, Jacqaiaot, eecu.Bory de
Saint- Vincent gìanse a frazionare le dette razxe in 15 i^eoie, Desmoa-
lins ne propose 16, Merton divise gli nomini in 22 famiglie, Luke Barke
propose 63 (!) razze, di cai- 28 sarebbero varietà intellettaali e 35 razze
fisielie. Nott e Gliddon sembrano inclinati ad accettare la classifica-
zione di Jacqai&ot, nella- qaale le varie razae soao ripartite iag^nosa*
mente sotto tre capi principali , CavLoasiana^ Mongolica e Negra i^ ma
l'AgassIz nel saggio etnologico che serve di introduzione alla loro grande
Gpevdk {Types of Manhind) adotta .nna ..classiUcazione prettamente,
geografica, in accordo colla sua ortodossa ipotesi del centri di crea-
zione. Metzan e Morray rids.8ero tatto le razze a dae sole, la Bianca
e la Nera. Il Pritchard, adottando come criterio etnologico 11 lingaag-
gio, fece una classificazione assai confosa, da cui si ricava parò se non
altro resistenza d*un numero strepitoso di varietà e sotto-varietà. Il
Geoffl!*oy SaintrHilaIre ridusse a sua volta a quattro i tipi principali »
cioè al Caucasico ortognato, al MonffoliùO eurignafOf a\V BHopico pro^
gnata e M' Ottentotio eurignaio e prognato: colloca per^ intorno a
queste quattro principali altre otte razze, aon una sintesi piuttosto ar-
dita e infelice. Finalmente il Pickerìng .ammise undici razze senza
escludere resistenza e la possibilità di altra
Tralasciamo di parlare delle classificazioni filogenetiche, ossia genea-
Ipgiche inaugurate dall'Haeckel e adottate oggidì dair Huxley , dal Fr.
MiiUer, e dai più reputati etnologi darwinisti, perchò gli Autori si di*
monticarono di parlarne in questo loro studio, e riferiamo senz'altro la
classificazione proposta dai professori GigUoli e ZannettL
Essi hanno pensato di dividere le razze umane sotto quattro groppi,
principali più o meno equivalenti, disponendole nel modo seguente :
À) AUBTBALOIDI.
1,* Razza Australiana (cranio dolicocefalo).
B) Nroroidi.
2P Razza Tasmaniana f cranio dolicocefalo).
3»^ Razza Negrità (cranio brachicefalo).
a) Ramo asiatico.
5) Ramo africano.
e) Ramo australiano.
4.^ Razza Negra (cranio dolicocefalo).
5.<^ Razza Gafira (idem).
6.^ Razza Abissinica (idem).
7.^ Razza Papuana (idem).
8.° Razza Polinesica (idem).
C) MONOOLOIDI.
9.^ Razza Iperborea (cranio brachicefalo).
10.^ Razza Americana (idem).
IL* Razza Malese (idem)*
!£.* Razza Mongola (idem).
d'antropologia lOS
D) CaOCasoidi.
13.* Ratea Aino (era&io mesocefàUoo).
14.** Baz2a DraTidiana (i<lo°i)-
15.® Bassa Iado«Boropea e Semitica (idem).
La seconda parte dalla istrazioni tratta delle misare , delle indica**
zloni Dàorfologiehe^ delle osservasioni fleiologiche e psioologiobe, flnaU
mente delle coUeKionk
'<}na&to alle mleare gli Astori aegaono le istruzioni deUa Società an-
ta^pologica' francese già da noi riassaate su qaesto stessa, giornale tre
anni or sonoi e per gli stramesti danno la isrefereosa a anelli febbri-
oati dal Matbien dietro le Indicazioni del prof. Broca* P«r obi Toglia
fai^e ano stadio cfaniometrleo e antropometrioo sopra' una data popo-
lèizione, e^si danne nn qoadro delle misnre principalit sai qoale ricbla*
miamo Tattenzione dei nostri lettori, parendoci cbe esso sia saf&ciente«
ma cbe non riportiamo per manoanza di spazio. Più atile ci sembra
riferire la classificazione morfologica dei capegli , essendo questo un
argomento poco conosciuto dalia generale dei medici*
I9ei capelli dorrà notersl «e. sono radi o folti, rigidi o docili, stesi ,
ondati, inanellatii ricciuti o arespL
I capelli stesi {cheveuw Usses) o come sogliono cbiamarsi, bencbè
impropriamente, liséHf non banno bisogno di essere definiti*
I capelli ondati {ondés) descrivono delle curve ampie e assai regolari.
I capelli inaneUoH {bowlés) si avvolgono formando degli anelli , ge«
neralmente incompleti e ben visibili*
I capelli ricciuti (firisés) formano degli anelli più piccoli , più fitti e
più finiti.
I capelli cre9pi o lanosi (laineum) diflèriscono dai ricointi per due
caratteri : fanno degli anelli ancbe più piccoli e si intricano eoi più vi*
Cini, facendo dei ciuffetti distìnti, tali da rammentare la lana.
I capelli in glomeruli {à graines de poivre) sono il massimo dMn-
crespatura : i cinffetti sono più strettamente avvolti, siccbò la capiglia-
tura è formata da tanti piccoli gomitoli, staccati gli ani dagli altri.
I capelli a peneri {en téte de vadrouille) sono grossi, stopposi, lun-
ghi, e descrivono in tutta loro lunghezza una stretta elica, formando
tutt'insieme un'enorme parrucca arruffata.
I capelli in glomeroli sodo caratteristici dei Negriti, Ottentotti e razze
affini : quelli a peneri dei Papuani* Non si incontrano mai nelle nostre
popolazioni.
La parte dello scritto relativa alle osservazioni psicologicbe è impor-
tantissima* Gli Autori credono che possa porsi questo grande principio :
— L'umanità nello spazio e nel tempo percorre le medesime fasi per
le quali passa tinditfiduo «^principio che può essere fecondo di molte
scoperte, poichò, se questo ò vero, ciò ohe sfugge airosservazione nel-
r individuo per la sua piccolezza, sarà manifesto invece nella umanità,
e la storia e l^antropologia diverranno i microscopii coi quali lo psico-
logo potrà osservare Tuomo ingrandito.
106
RIVISTA DI CHIRURGIA w
Patologia e terapia generale.
T.' Bergmann — Di un^alierazione del sangue nelle malattie infettive
acute.
Fischer — Medicatura eolla naftalina»
Ranke — Medicatura col Umolo.
Neuber — • Medicatura con la pólvere di torba.
Kummel — Medicatura inorganica delle ferite col sublimato,
Zeller — Iodoformio.
T. Langenbdck — Medicatura col jodoforfnio.
SoDnenbarg -- Medicatura delle ferite eoi bagni permanenti,
Glnck — Piemia guarita.
Mnsooli.
Helferich — Trapiantamento di muscoli. . .
Oftsa, artloolaaloiiL
Scbmid — Cura delle necrosi.
Schede — Cura delle pseudartrosi.
Flesch, Biedel — Corpi mobili articolari.
Schùller — Malattie articolari sifilitiche.
Vasi.
Braan — Legatura circolare e legatura laterale delle vene.
Capo.
Kfìster -— Ferite d^arme a fUoco del cranio,
Olack -« Resezione del temporale.
Hahn — Rinopìastica.
Guterbock — Iperostosi della mascella inferiore,
Gol02ina vertebrale.
Kuéter — Frattura di vertebra.
CoUo.
Michael — Otturamento della trachea.
Schede — Estirpazione di laringe.
Braan — Struma maligna.
(1) Comprende la relasione degli argomenti trattati nell' Zi Congreno del
ehirnrghi tedeschi tenuto dal 31 maggio al 3 giu^o 1882 in Berlino* Vedi <
Appendice al N. 29 del Centralblatt fùr Chirurgie^' ì^^ Trad. del dott Vlt^
torio Cavagnis.
RIVISTA DI CHIRURGIA . 107
Petto.
Riedinger — OommoMione toracica.
Lo siesso — > Frattura deUo stsmo.
Glnck — Aneurisìni dettaorta.
Block — Ferite del cuore.
Lo stesso — Beeezione del polmone.
Tnbó gastro-ULterioo e glandolo addominali.
Miknlicz — Gastroscopia.
Lanenstein, Rydigier — Resezione del piloro.
Xlhde — - Laparo-coHotomia.
Sobwalbe — Guarigione radicale delle ernie.
Tauber — Ano preternaturale.
Gnterbock — Echinococco sub- frenico con perforasione intestinale..
Landaa -^ Echinococchi del fegato.
Credo — Estirpazione di milza.
Laparotomie.
Rosenback — Le laparotomie nella OUniea di Gottinga.
Organi orinar).
Hahn — Réni mobili.
Sonnenbarg ^ Operazioni stdla vescica.
Jaiilard — Sutura della vescica.
Organi genitali.
Schmid — Operazione d^idrocele.
Arti.
Kùffer — Lussazione abituale della spalla.
Bosob -— Disarticolazione della spaUa.
^olff -- Resezione del gomito e del cotUe.
Schede ^-7 Frattura del radio.
Lo stesso — (finocchio valgo.
Hahn, Kraske — Resezione del ginocchio.
Kùster — Estirpazione dell* astragalo.
Kraske -— Lussazione ereditaria del piede.
Tecnica operatoria , istramentale e di medicatura.
Hagedorn — Porta^ago.
Schede — Mandaririo per il catetere di Nélaton.
Tialla — Cassetta per le fratture.
Beely — Apparati ortopedici.
XMmoBtMilone.
Eoch — Bacilli del tubercolo.
108 RIVISTA
Y. Bergmaj^n. — Di una alterazione del sangue nelle nxalat*
tie acute d'iniezione. . ,
In qaelle malattie acate d'infezione^ .che sono contrassegnate da ve*
stazione di bacteri nel sangue circolante, come ad esemplo, il carbon-
Ohio, la febbre ricorrente, la tabercoìosi acuta» e speoialmeate le forme
di setticemia sperimentalmente provocate nei conigli e nei topi dft Koch
e da Q&Skjf ì bacilli patogeni entrano in ano speciale rapporto coi lea-
citi del sangue. Sssi cioè vi penetrano, yi si ingrossano^ e li portano
«l disfacimento ed alla distruzione. Il disfacimento dei leucociti nel san-
gue circolante yiane però prodotto anche da altre sostanze, come a
dire le soluzioni. di varii fermenti non formali, chimicamente pure e
non contenenti alcun batterio del fermento della fibrina ^ della pepsina,
della tripsina, come pure della sepsina e deU*emoglobina» Secondo gli
studj di Alessandro Schmidt (1) la dottrina della coagulazione del sau*
gue è stabilita come segue : il disfacimento dei leuciti nel sangue del
salasso rende libere le sostanze fibrinogene e ne determina U unione in
coagulo. Ora si forma egualmente il coagulo , quando sì incettano nel
sangue delle forti dosi dei soprannominati fermenti ; e gli animali as-
soggettati a tali esperimenti muojono subito ; ed alUautopsia presentano
il cuor. destro ed i rami deli* arteria polmonare riempiti di trombi. Se
invece si ii^ettano piccole dosi di tali fernienti si sviluppa una forma
morbosa, analoga a quella data dalla intossicazione putrida ; si ha cioò,
febbre gastro-enterite, e debolezza cardiaca.
Questi fenomeni morbosi possono venire spiegati per il disfacimento
dei leuciti del sangue, specialmente daccbò Alessandro Schmidt riusci a
dimostrare, che i leuciti del sangue funzionante contengono maggior
fermento vitale, ed i leuciti del sangue morto contengono meno fibrina.
Ora se si ammette che sia una alterazione primitiva del sangue la causa
deirintossicazione putrida e deirintossicazione per fermento, è evidente
ohe l'organismo deve spiegare una straordinaria attività con tutti quei
mezzi che conservano costante la orasi sanguigna. Questi consistono spe-
(1) La dottrina di Schmidt sulla coagulazione del sangue consiste sempli-
oemente in ciò, che la fibrina non ò che il risultato della combinazione di
due albuminoidi del plasma, il fibrinogeno cioò, e la paraglobuUna.
I lavori di Schmidt sulla stona chimica della fibrina, sono stupendi e le
sue esperienze classiche ; ma egli non ha spiegato perchè il fibrinogeno e la
paraglobuUna restino liquide nel sangue circolante, mentre si combinano nel
cadavere ed in alcune peculiari condizioni della vita. Il prof. Mantegazza
{Sulla causa della coagulazione del sangue^ eco. Comunicazione preven-
tiva. « Gazzetta Medica Italiana Lombardia », 1899), provò che la coagulazio-
ne del sangue , della linfa e di altri liquidi fibrìnosi ò dovuta ad una irri-
tazione dei leuciti, i quali per contatto dì corpi stranieri o di tessuti infiam-
mati o tolti ftiori dalle condizioni flslologiohe. del loro scambio nutritivo»
mandano foori un albuminoide, che ò la soneente della fibrina o del coagulo
fibrinoso. G.
DI CHIRURQIÀ 109
dalmente nella s^crezioDo orinaria e neli*aamento dei processi d* ossi-
dazione nel sangue* Qaesti oltimi danno luogo a rialzo della tempera-
tara del corpo e con ciò al calor febbrile. L'affezióne gastro-intesttnale
poi e le numerose eccbimosl» che si trovano nel miocardio e sotto l'en-
docardio degli animali, assoggettati airesperimentOi sono eonsegnenze di
disturbi locali della circolazione ; e tali disturbi sono di leggieri pro-
dotti dal disfari^i nell* albero circolatorio di molti leuciti. Questo disfa-
cimento rende il sangue viscido e tegnente cosi ohe alla fine si soiTerma
nei capillari. Se questo arresto persiste , ne vengono tumefazioni, tra-
sudazioni ed infiltrazioni, sotto le quali T animale muore. Nei casi In-*
vece, in cui vennero Injettate sólo piccole quantità di fermento, ni hanno
le condizioni per il compenso del disordine circolatorio e questo sva*-
nisce. L'imbarazzo temporaneo del territorio capillare disteso nei pol-
moni si può benissimo imparare a conoscere misurando la pressione
sanguigna prima e dopo le injezioni di fermento, come ha fatto Angerer
in uno studio sui riassorbimento dei grandi stfavasi. La pressione del
sangue dopo Tinfezione scema in conseguenza della vacuità del cuore
sinistro ; ma se questo si riempie di nuovo perchè si rendono libere le
vie sanguigne del polmone , anche la pressione sanguigna si rinforza e
. ritoma airaltezza di prima.
Il disfacimento dei corpuscoli bianchi del nangue nel circolo, sia nel-
l'infezione per microorganismi vegetanti nel sangue, che nell' intossica-
zione per certi fermenti, come la pepsina , la tripsina , e la sepsina,
spiega i sintomi comuni ad ambedue le malattie, cioò la febbre di un
dato tipo, la tumefazione degli organi sanguiflcatori, della milza e delle
glandolo linfatiche, la colorazione itterica della pelle, i disturbi gastro-
intestinali e la debolezza cardiaca prontamente subentrante.
Ora sono appunto questi sintomi, unitamente ai cosidetti fenomeni ner-
vosi o tifosi, quelli che si sogliono riguardare come caratteristici, anzi
addirittura come patognomoniol delle malattie acute infettive. Mentre
pertanto i detti sintomi vengono spiegati dal mentovato disfacimento
dei globuli bianchi del sangue nel circolo, ha ragione di continuare a
sussistere l'idea dell'unità della febbre, la quale, invece di venire ricer-
cata nel sangue abnormemente caldo , viene piuttosto trovata in una
alterazione primitiva del sangue medesimo e simile, perorazione, a tutti
i fattori nocivi che concorrono neireziologia della febbre.
E. Fischer (di Strasburgo). — Della medicatura della ferite colla
naftalina.
La naftalina ò un idrocarburo della formola di C^^ H*, che venne pre-
parato nel 1820 da Garden dal catrame minerale ; esso ò un corpo cri*
stallino, bianoo, piuttosto volatile, che si fonde a 79^2 C. e bolle a 2W C.
del peso specifico di circa 1|1» brucia con fiamma molto fuligginosa, ed
ha un odore discretamente p^etrante ed un sapore acuto, che richiama
quello del catrame. Essa è quasi asBOlutamente insolubile nell' acqua e
110 BITI8TA
negli umori delle forite, coiùe pure negli alcali e negli aoidf dllaiti ; ò
facilmente, saiabile invece aelPetere già all^ordinaria temperatura» e nel-
Talcool boHentey. come pure neU*aoido solforico concentrato bollente ed
in varii olii grassi e yolatili. A 150* G« si snblima abbastanza presto in
sottili fogUette; essa viene facilissimamente trasportata col vapore
aoqueo, cosicehò se ne possono molto facilmente dimostrare traccio me-
diante la semplice distillazione^ nelle soluzioni acquose, oeirorina, nello
sterco e somiglianti » mentre i foglietti cristallini di naftalina aderi-
scono alle pareti dei recipienti fireddi e si trovano anche neiracqtia di-
stillata. La naftalina ò molto difltisa in natura, e si fórma sopraittutto
dove brodano corpi organioi contenenti molt' acqoa / perciò si tifova
in. considerevole quantità nelfbmo del tabacoo, dei camini, ecc. La con-
4servHSBÌone della carne affumicata dipende, in gran parte almeno, dalla
virtù anHsetHca della naftalina. Il catrame minerale contiene quantità
molto grandi di naftalina. Questa circostanza , unita alla facilità della
sua preparazione ed al suo poco uso n^la grande industria, spiega il
minimo prezzo della sfessa. ^
Mentre la naftalina, inalata come gae, ovvero usata intdrnamente ed
osternamente, non dà luogo a fenomeni d'avvelenamento nò sùir uoèlo,
nò sugli animali superiori , produce negli organismi inferiori di na-
tura sia animale sia vegetale (schizomiceti , fanghi della muffa ed al*
tri animali articolati , ecc.), degli effetti molto differenti, inquantoohò
essi non possono resistere all'azione prolungata della naftalina, ridotta
. allo stato gazoso (1). Essa entra perciò nella serie degli antisettici, e
venne come tale appunto impiegata nella clinica chirurgica di 8%ra8-
. burgo in molti casi per la medicatura delle ferite. Le quali grazie alla
naftalina, se anche prima erano sordide (come le plaghe alle gambe ,
le ulceri da lue, i carcinomi icorosi, ecc.), tosto assumono un bell'a-
spetto ; né si osservano punto fenomeni di irritazione locale né gene-
rale, nò si presentano eczemi, nò succedono alterazioni degli umori,
perchò la naftalina non forma minimamente una crosta con gli umori
medesimi delle ferite, i quali, anzi escono all'esterno come filtrati attra-
verso a sabbia.
Eelativamente al modo di usarla si noti che la naftalina venne applicata
in sostanza direttamente sulle ferite e fh anzi adoperata in grande quan-
tità per riempirne le cavità, come i tumori aperti ed icorosi, dopo la
estirpazione del retto, nei carcinomi della vagina, sulla bocca dell* u-
tero, nelle estese ferite cavitarie con cattiva secrezione, nella gan-
grena *che talora tien dietro alle ferite recenti, nelle amputazioni, ecc.
In seguito venne impiegata per impregnare il materiale di medicatura,
usandola sia in sostanza che in soluzione eterea od alcoolica. La sua
(1) Confrontisi in proposito la pubblicazione dei N. 8 e 0 della « Berlin,
klin. Woehenschr. », 1882.
DI OHIBURaiA 111
«olozìone '^rea poi jvénne impiegata per iiOesione nelle flitole , nelle
quali ei adoperò pare Tintrodazione dei bastoncelli di naftalina; la naf-
talina e la vaselina si combinarono per fame nngnenti ; insomma essa,
al pari del jodoformiOy venne nsnfruita in tutte le guise.
In alcune resipole maligne sncpessive a resezioni articolari, dopo il
completo riempimento delle ferite con naftalina si osservò immedia-
tamente avrestarsi il processo resipelatoso, scomparendone tutti i sin-
tomi in 2-3 giorni. Finora non si conoscono controindicazioni aU*im-i
piego della naftalina nella medicatura delle ferite»
Siccome quasi tutti i preparati di naftalina, che trovansi in commer-
cio, contengono delle miscele di fenoli, bisogna dlr^ersi ad Ohìgardt
et de. ; Naphtalinfabrih in Kehl (Baden\ per avere una naftalina pura,
.4a impiegarsi per la medicatura della difterite; eia detta ditta datale
pi^^p^rato puro a 1 Marco (L. Ital. 1,25) al chilogrammo. La naftalina
pura ò bianca, ma non candida, anzi tira leggerissimamente al fosco.
Per provare la purezza del suoi preparati, vale la seguente reazione ,
indicata dal dott. Scbultz, Docente privato di chimica.
Si prende una piccola, quantità (circa 10-15 gr.) della naftalina da
esaminare, la si fa bollire per alcuni minuti con poca acqua alla quale
siano state prima aggiunte alcune goccio di «oda caustica; si lascia
raffreddare e si filtra. Se nella naftalina ci erano dei fenoli, essi fhrono
discioltl e si troveranno perciò nel filtrato. Non si ha allora che da
rendere leggiermente acido quest* ultimo e da aggiungergli un poMi
acqaa bromata , perchò tosto si formi del fenolo bromato , il quale si
palesa direttamente per l'opalescenza che assume il filtrato ; oppure
se in questo si conteneva molto fenolo, si forma un precipitato latti-
ginoso.
Si debbono considerare quali speciali vantaggi della naftalina nella
medicatura' delle ferite i seguenti :
L* La comodità del suo uso;
2.° Il non esservi pericolo di intossicazione;
3.^ Il modesto prezzo, pel quale la sua introduzione viene special-
mente raccomandata nella pratica dei poveri, negli ospedali militari, ecc.
Oltre che nella medicatura delle ferite, fin dalPautunno del 1881 la
naftalina nel civico ospedale di Strasburgo viene ancora usata special-
mente :
\^ Qual mezzo generale di dislnfezione nelle sale degli ammalati,
negli aborti, ecc.
2.^ Nella policllnica chirurgica per unguento nelle varie malattie cu-
tanee parassitarie d*origine sia animale sia vegetale ;
3.® Nel riparto dei bambini del prof. Kohtz per mezzo di prolungate
inalazioni nelle malattie Infettive deir albero respiratorio, come crup,
difterite, bronchiti, ecc.
Il Fischer ha inoltre raccomandato la naftalina contro i parassiti degli
animali domestici, e delle piante, e specialmente per difendere le cruci-
112 EIVISTA
fere contro la davastaKione delle podare (insetti) , le patate contro il
fango loro, la vite cóntro 1 suoi parassiti ; e della saa favorevole azione
per la difesa delle crncifere egli stesso ha potato personalmente persaa-
dermi. Per osare praticamente la naftalina a protezione deUe patate e
della vite dovrebbero prima essere fatte delle prove.
In medicina la naftalina venne asata nel 1840 per breve tempo dai
medici Francesi (Rossignon, Emery, Dapasqaier), poi da Veiel, Klein-
hans e Simon, tanto nelle malattie della pelle (ecsema cronico, psoriasi,
lebbra volgare), quanto nelle malattie inteme, ma pare con poco 'vantag-
gio. Farbringer (1) V ha di naovo raccomandata come an baon rimedio
anti-scabbioso.
H. R. R4K0KB. — Dell' effioaoia antisettica della medicatura
con garza timolioa secondo le prove tettene nella clinica chi*
rurgica di Qroninga.
Qaantunqne il timolo siasi dimostrato con molte osservazioni teoriche
come un buon mezzo antibacterico, esso restò tuttavia finora nella pra-
tica al disotto delle concepite speranze; e tale disaccordo invitava a naove
prove. Per mettere la questione il più semplicemente che fosse possi-
bile si pensò di sostitaire paramento il timolo all'acido fenico della me*
dìcatura colla garza di Lister; e tale medicatura venne continuata per
4 anni nella clinica chirurgica di Groninga.
Le circostanze esterne vi erano sfavorevolissime e Tospedale non cor-
risponde minimamente alle condizioni che ora si esigono. Inoltre al
principiare di tal cura ci esistevano malattie infettive e ripetutamente
ve n*entrarono altre.
L'isolamento di questi ammalati fa possibile solo di rado per il fatto
del sovraempimento degli ambienti già per so insufficienti.
I risultati ottenuti con tali condizioni furono presentati al Congresso
disposti in tavole a seconda delle malattie e delle operazioni, le quali
furono amputazioni, resezioni, osteotomie, fratture complicate, amputa-
zioni di mammella, operazioni di idrocele e di ematoceie , castrazioni,
fognature di articolazioni e stiramenti di nervi ; ma non possono qui es-
sere singolarmente ripetuti. Per dirla in breve, si osservò che, fatta
eccezione del tetano, che fu osservato due volte , non si osservò nes-
suna malattia infettiva usando del timùlo , e che inoltre il decorso
delle medesime fu tipicamente asettico. Malgrado questi buoni risulr-
tati , che consonano colle notizie teoriche che si hanno pel timolo , e
malgrado che questo abbia numerosi vantaggi suir acido fenico, la me-
dicatura col medesimo non può senz'altro venir consigliata per V uso
generale perchè se ne trovano nel commercio solo quantità limitate, e
la bontà dei materiali di medicatura rlsf etto alla qualità ei alla quan^^
(1) « Beri. klin. Wochenschr. », 1S82, la
DI CmRI»OIA 113
tìtà realmente ccintenata di timolo assai dlffloilmeate può estere 4eter-
znfnata.
» i
G. NsuBER. — Sulle proprietà antipatride della polvere
torba: ' • '
La medicatara fissa (1)» osata ora' a Kiei, eonsiste in dae borse di
garza ripiene di polvere di torba cornane, dispoete intorno alla ferita
ed assicuratevi con bende poro di garza. Questo apparecchio si lascia
in pósto; senza toccarlo, flnehò sì presame cbe sìa avvenuta la guari*
gfone,"cioòy a seconda delia qualità e dell^estensione della feritai da 10
a é) giorni. À questo modo furono trattate 212 grandi ferite per ope-
razioni 0 per lesioni: e non morirono che 3 ammalati» ma per circo-
stanze, le quali nulla hanno a fare col metodo di cura usato delie ferite. Il
primo apparecchiò recrtò in posto 198 volte fino al termine giusto e
solo 11 volte venne levato prima del tempo; e nel 85 0[o dei casi si
ottenne perfettamente o quasi, la guarigione con una sola medicatura.
Questi buoni risultati se non sono da ascrivere del tutto alla torbai si
devono però in gran parte alla medesima, perchò essa non solo ò un
ottimo assorbente, ma possiedo anche in certe condizioni delle proprietà
antiputride.
A favore della proprietà antiputrida della torba depongono , ,per
esempio, 1 cadaveri trovati nelle torbiere dello Schlesvirig-Holstein ed al>
trovo. Per investigare se la torba agisce quale stimolo flogistico, ven-
nero fatti varii esperimenti. Neuber injettò nel tessuto connettivo sot-
tocutaneo e nella muscolatura dell'acqua da torbiera e non ne ebbe in-
fiammazione alcuna. Si introdussero inoltre nel cavo peritoneale di por-
ceiìitti d*India 2 centimetri cubici di torba e pure non ne segui punto
peritonite acuta; ed alcuni dei detti animali vivono ancora, altri so-
pravvissero più mesi air operazione* Anche le ferite recenti e le su*
perflci granulanti guarirono senza incidenti, ricoprendole eon questa
torba di mosco. Perciò dunqne, secondo V Autore, la torba non agisee
da stimolo flogistico* Il dott GaflTky poi, per consiglio di Neuber, fece
un*altra serie di esperienze su degli animali, colle quali si doveva sta-
bilire se la torba possiede delle proprietà antibacteriche ; e il loro ri-
saltato fa che la torba che contiene batterli, spore dei funghi della muffa
e di oidio, può' bensì ritardare ma.non impedire del tutto lo. sviluppo
degli organismi patogenici. ■ ' ; . *
' Che -poi malgrado ciò siansi ottenuti risultati cosi segnalati .colle in^e-
dicatare di torba, si può così spiegare: l.^.la torba assorbe molto ener-.
gicamente gli umori delle ferite ; 2.® la sua porosità favorisce T evapc-
razione, più pronta ohe ò possibile dei componenti liquidi delle detté'se-
(1) Pans^ment duràble ou rare dei Francesi, Dauerverhand deirAutore»
Jtitiua ' 8
114 BITISTA
cresio&i e perciò la medicatara diventa perfettamente asclatta.e ne segnò
la gnarigione sotto la crosta. Per il bnon esito si deve anche far oonto
della reazione acida della torba e dell' essere sicaramente riparata la
ferita dall'aria.^
Ricorda infine l' Antere ohe nella clinica di Kiel vennero fatte delle
prove anche con altre sostanze, quali la segatura di legno, la polvere
della concia delle pelli, la cenere, la sabbia, la crnsca, la. scorza di
quercia, ecc. Anche queste sostanze sarebbero convenienti per la oc-
correnza delle medicature, ma a tutte ò preferibile la torba, sia per
la sua porosità che per il suo più forte potere assorbente ; e solo
quando riescisse difficile il procurarsi della torba , come per esempio»
durante una guerra, si dovrebbero esse adoperare, dando la preferenza
alla segatura di legno. Neuber termina osservando che V esito di una
operazione antisettica dipende poco dalla scelta di questo o di questo
altro mezzo antisettico, o di uno o di altro materiale di medicatura,
ma dipende piuttosto dal modo con cui il mezzo prescelto viene im-
piegato.
RfiMMSLL (di Amburgo). — Di un nuovo inetodo di medioatnra
e dell'uso del sublimato in cliirurgia.
L' Autore comincia dal far rilevare Talto valore delle medicature con
polveri antisettiche in generale, la cui cognizione e diffusione ò dovuta
airintiipduzione del jodoformio, quantunque Tuso di questo mezzo voglia
essere estremamente limitato per le sue pericolose proprietà tossiche e
per 1 numerosi tristi esiti avutine. Nel desiderio di sostituire al jodo-
formio una polvere non nociva, ma però egualmente attiva ed antiset-
tica, vennero introdotti in chirurgia con buon esito i più differenti an-
tisettici, come Tacido salicilico da Kùster e da Schmidt, la naftalina da
Fischer e il sottonitrato di bismuto da Kocher.
Nel riparto di Schede , dopo vari! tentativi poco soddisfacenti fatti
eon miscele di cloruro di zinco e acetato d'allumina con argilla bianca,
carbonato di calce ed altre sostanze, venne alla fine trovato un sale
doppio fàcilmente solubile, in una mescolanza meccanica di polvere di
carbone di legna e di acetato di allumina, e questa polvere antisettica
ps6 per molti [rispetti sostituire il jodoformio. Essa venne impiegata
con vantaggio, col modo stesso del jodoformio, per riempiere le ferite
cavitarie, non appropriate per la guarigione per prima intenzione, re-
sidue a resezioni, necrotomie, estirpazioue di glandule, ecc. Vennero
con essa ottenuti risultati favorevoli specialmente doj^o V estirpazione
del retto, riempiendo completamente la cavità della ferita, senza prima
riunire alla pelle esterna il moncone rettale, con detta polvere e rico-
prendola con della carta pecora. In tre casi cosi trattati il decorso
della ferita ta affatto senza reazione, e la definitiva configurazione dei
nuovo ano a la fanzione della parte furono felicissimi.
In seguito alle raccomandazioni di Kooh venne usato quasi esclusi-
e
DI OBIRUBCU 116
yamente il sablirùato come antisettieo poteùtissimo e]eKe è molto attird
^ncbe se si adopera diiaitissimo. Dal principio 'di novembre esso fu
adoperato estesamente qaal liquido disinfettante , sciolto nelle propor»
zioni di 1 per 1000 a 5 per 1000 e solo più tardi in solnzfonl più con-
centrate di 1 0(0* Finora vennero osservati solo dae casi di comparsa
di fenomeni di intossicazione (cioò salivazione affatto passaggiera) in dna
individui decrepiti.
Coirosoidel sublimato le mani diventano aspre e ruvide per Tirritasione
della pelle, analogamente a quando si usa la soluzione al 5 0(o d* acido
fenico, ma non subiscono però la ingrata sensazione del formicolio e
deiranestesia.
Dalla soluzione di sublimato gli strumenti verrebbero molto intaccati
e resi ottusi : perciò per la loro disinfezione , come pure per la polve-
rizzazione si nsa ancora la soluzione al 5 0[o d^acido fenico. Le spugne
e le compresse si mantengono in nna soluzione di sublimato al 1 0[o; e
tutti i materiali di medicatura sono preparati col sublimato. La seta con
sublimato si prepara facendo bollire , come già faceva Hegar, il mate-
riale greggio per due ore in una soluzione di sublimato all' 1 Ofo e viene
poi conservata in nna soluzione ancora di sublimato dell* 1 per 1000. Si
prepara poi un catgut con sublimato, flessibile e di lunga conservazione
tenendo per 12 ore le minugie greggio di intestino in nna solnzione
acquosa di sublimato deli' 1 0|0, e quindi avvolgendole strettamente en
dei rocchetti e conservandole in una soluzione alcoolica di sublimato
4eì 4 per 1000, a cui siasi aggiunto il 100(0 di glicerina.
Si prepara poi al modo solito la garza e Tovatta con sublimato (che
contengono V 1 per 200 di sublimato ) » che si adoperano invece della
garza carbolica e deirovatta salicilica, impregnando i materiali sgrae*
«ati colla sopranominata soluzione alcoolica di sublimato, al 4 per 1000,
coir aggiunta di 10 0[o di glicerina. La quantità di liquido esuberante
viene poi tolta via con uno .speciale macchinismo , somigliante ad un
torchio.
Per preparare un materiale di medicatura , che , disinfettato prima
con sicurezza e facilmente meroò di molto alte temperature o con acidi
minerali concentrati^ si potesse poi rendere antisettico col sublimato, e
che assorbisse bastevolmente gli umori della ferita, e si potesse prepa-
rare ed avere dappertutto, e possedesse insieme il vantaggio del poco co-
sto, si impiegarono esclusivamente sostanze inorganiche , e cioè la ce-
nere, la sabbia e il cotone di vetro.
L' ordinaria sabbia bianca di quarzo venne arroventata a lungo in
un crogiuolo di creta e poi mescolata con nna solnzione eterea di su-
blimato nella proporzione deiri per 1000 e cosi bastarono 10 gr. di sn-
blimato sciolto in 200 di etere per preparare 10 chilogr. di sabbia ar-
roventata.
Questa sabbia con sublimato o si usa, come già il jodoformio e le al-
tre polveri antisettiche, per riempiere le cavità delle ferite e vi si fissn
US / ^BvnmA
( I
mediante alcuDi s^ati di garza preparata pure con sablimato e medhtnt^
una fascia; oppure si yersa abbondantemente sopra le ferite» che si corano^
per prima intenzione^ e che si cociscono, si ricoprono con cotone di ve-^
tro e si provvedono di tabi da fognatura capillari anch'essi di vetro é
ci si mantiene in egaal modo. Questa medicatura si dimostrò special-^
mente preferibile nelle ferite per operazioni agli arti ed al capo, nelle
spaccature degli ascessi, nella cura dei condotti fistolosi, ecc. • <
In quelle regioni del corpo , nelle quali torna dilficile 1* applicare un
apparecchio col silicato di . potassa, riescono l fftKmciaU di cenere. L»
La cenero di carbon fossile depurata dalle mescolanze accidentali mee*
caniche grossolane, viene leggiermente inumidita, per accrescere la ca-
pacità assorbente, con una soluzione acquosa di sublimato" ( 1 parte di
sublimato su 2500. di cenere) e viene quindi me&sain strétte' borse di
cotonp, previamente disinfettate (dopo averle ben ripulite) in una soht»
siane di sublimato airi per 200 con aggiuntovi il lOOfo di glicerina. >
Di tali guanciali di cenere se ne preparano di 5 differenti grandezze,.
da 12 a 40 centimetri quadrati, e si riempiono più o meno, trapuntando
i più grandi con una o due serie di punti. Essi si adattano benissim-o
alle differenze di livello delle .varie parti del corpo ed essendo molli
esercitano una forte compressione senza portare alcun pregiudizio.
' Il cotone di vetro, che ò finissioio, molto assorbente, e che filato ohe
sia si lava con fadlità e con sicurezza cogli- acidi' conèentrati, si con-
serva in una soluzione di sublimato all'I 0[0' riunito in' piumaccioli' e
leggermente spremuto, si applica i sulla ferita in* sottile strato. Per la
sua forte virtù essiccante^il cotone di' vetro tiene lontana ogni irrita-
alone e coopera air azione assorbente della fognatura, ed ha perciò un
considerevole vantaggio sul protettivo di Lister. * <
Dagli ultimi studii di Kehrer e di Hegar sui vantaggi e sui' danni
della fognatura capillare, 1* Autore venne indotto a preparare con del
eotòne di vetro appropriato, delle asticelle da fognatura capillari e con-
Tcnienti per il trattamento delle ferite in genere. Queste aste capillari
di vetro si preparano intrecciando il cotone di vetro, disposto in forma
di cordoni, che sono poi la cosi detta seta di vetro ; se ne fonno di quat-
tro diverse grossezze e si conservano in una soluzione di sublimato
all'I Oio.
Vantaggio speciale di queste aste da fognatura di vetro ò quello' di
eseròitare ancora una sufficiente azione aspirante anche essendo sotti-
lissime, avendo le più piccole di esse un diametro di 2 millimetri. Per-
ciò esse (anche le più lunghe) possono essere levate anche in una volta
3ola senza che ne segua ritenzione dei secreti , non essendo per esse
necessario un graduale accorciamento come ò spesso il caso dei tubi di
gomma. Questi sottili e piatti intrecci di vetro occupano cosi poco po-
sto e comprimono cosi poco i tessuti, con cui sono a contatto, che non
danno mal luogo alla formazione di un canale e che la adesione imme-
•diate e soda d'ambedue le soperfici delia ferita che appunto- costituì-
DI CHIBUBlCtlÀ 117
iseono il condotto non incontra il minimo ostacolo , teyata ohe sia V a*
stiealla da fog&atwa. Nessiiùa compressione poi e nessuna flfltesio'nè dèlie
dsUe asticelle capillari di yelan) pnò interrompere la loro aeio&e donti*
nuata; ed esse possono essere- direttamente condotte in un fifroisso strato
di sabbia o di qaalanqae altra polvere antisèttica Stavàchè resti impe-
ditala loro* finzione, còme avviene ai tubi di gomma, Qnandb il loro
Ipsne. si rende impervio. Usando di queste asticelle di vetro ben di rafo
si (aano. necessarieie.incisiòm.e lè' oontroincisioni alle più basse parti
delle 'ferite; sono anzi'taiora-^debtntto inutili, pbrcbè per capillarità gli
muori, delia fiorita vengono trasportati benissimo in alto anche dai punti
più declivi. Qeste asticelle sono poi di valore singolare per rendere
asìQintte quelle estese fbrite cavitarie che non permettono per lif loro
posizione: una controincisione, come, per esempio, quelle che restano ai
di dietro dello sterno, in seguito airestirpazione di tumori profondi del
G^lo ; come pure sono di grande vantaggio per la fognatura dello spà-
zio del Douglas. Bsse intanto convengono solo per gli umori separati
da&le ferite asettiche ; e quindi per evacuare i liquidi purulenti bisogna
ricorrere ancora ai tubi da fognatura.
11 meglio ò' mettere a posto ^queste asticèlle di vetro prima di fare la
satura della ferita : per la loro introduzione poi nei canali delle ferite
molto lunghi si trovarono assai opportune le pinzette per le arterie di
Billroth un po' più sottili e più lunghe.
* La tecnica della medicatura con sostanize inorganiòhe è sempliciMma!.
Dopo avere applicato le necessarie asticelle capillari di vetro, si copre
la ferita, per una sufficiente estensione di un sottile strato di cotone
di vetro, poi ci si applicano sopra' uno o due piccoli guanciali di cencio
un pò* inumiditi, e tA • copre il tutto con un guanciale pure di cenere
xìaturalmente più grande dei primi e Io si tiene fissato con una benda
di Muli, usando nna compressione non troppo debole. Non ò necessario
di. ricoprire rultimo guanciale di ceìiere con carta gommata o con carta
peoora.nò con. altro di simile, e neppure il chiudere la medicatura con
ovatta antisettica. ^ • .
i La prima medicatura si mantiene in posto quasi senza eccezione fino
alla presunta guarigione della ferita: circa al 7«"-l0.^ giorno, e nelle pie*
odLé ferite prima , . cambiando la medicatura si estraggono le asticelle
daTi fognatura' capillari in una volta sola, e si soprappone un guanciale
di cenere e si versa sopra ancora, se ne ò il caso, nel modo descritto,
della sabbia al sublimato. Dopo ciò la medicatura resta in posto fino
alia' definitiva guarigione. Soltanto' per eccezione è necessario un cam-
biamento di. medicatura prima del tempo fissato. '
t II più delle volte neL decorso della cura non ci ò fel)bre , osservan*
dosi molto più raramente con tale medicatura, che noi^oon tutte le
altre medicature antisettiche, la febbre «asettica delle ferite. L'assenzar
di irritazione sia nella ferita che sulla pelle circostante ò quanto si puòu
di meglio desiderare ; e la guarigione per prinut intensione riesce còit
118 RIVISTA
una sionrassa e €oii nna onilòcmità che non si ò mai «entità neanoli»
adopraado il più rigocoio aiatodo Listar. Non •! ossarvapono mai fi-
nota fiatate da fognatura, aò eesemi etttaDei , qaantnaqae sia 11 ootone-
di vetro che le asiioelle per la fognatura vengono a lungo tenute in nna-
solaiiaBe di snUimate dall' 1 Oio.
Con tale >m9todQ di ipedicatarasi ottengono le guarigioni deflnitiye
ip0r prima intensione nei più breve ^mpo ohe si può immaginare: oosi^
una amputacione di coscia guati in 13 giorni, delle erniotomie in 14.
I materiali di medicatura si possono dappertutto facilmente provve-
dere ( almeno le cose principali ) e qualunque medico può prepararli
seaia difficoltà^
La tecnica della medicatura, per la qualità sicurissimamente antiset-^
tica dei detti materiali, ò molto più semplice di quella tipica di Listar
e di qualunque altra medicatura antisettica per occlusione.
n costo poi delle medicature inorganiche ò minimo. Il sublimato ne-
cessario per la preparaiione di 100 litri della più forte solusione non
costa più di 0,65 marchi (L. Ital. 0,82). Dieci chilogrammi di sabbia con
sublimato esigendo solo 200 grammi di soluzione eterea di sublimato»
vengono a costare marchi 0,56 (L. Ital. 0,70) oltre al carbone neces-
sario per r arroventamento della sabbia stessa. La preparaziOBe di 2&
ehilogr. di cenere con sublimato costa 6 centesimi. Le asticelle di ve-
tro per fognatura costano, secondo la grossezsa, da marchi 0,10 a 0,30
al metro (da 13 a 38 cent ital.). Il materiale necessario per due medi-
cature di una amputazione di coscia, che decorse tipicamente, compresa
anche la soluzione di sublimato occorsa per i* operazione e le fascia
adoperate costò marchi 0,90 (L. Ital. 1|13): quello per le erniotomie co-
stò per ciascuna operazione marchi 0,41 (L. Ital. 0,52).
Nei tre mesi incirca, corsi dairintroduaione di questo nuovo metodo
di medicatura, non si sono più osservate nel comparto di Schede nel-
l'ospedale d' Amburgo, malattie dlnfezione traumatiche (le quali prima
vi si osservavano con formidabile frequenza ed esigevano le loro vit-
time) nelle ferite ricoperte da un apparecchio ad occlusione.
Per prima condizione capitale per potere ottenere buoni risultati colla
corretta applicazione di tale medicatura esige r Autore una sufficiente
antisepsi primaria eseguita a stretto rigore nei suoi più piccoli det-
tagli e quale seconda condizione vuole che sia lasciata in posto la prima
^ledicatura più a lungo ohe sia possibile, fino cioè a che si presame
che la ferita sia guarita.
La possibilità di potere agevolmente procurarsi dovunque il mate-
riale necessario per le medicature inoi^ganicàe, la relativamente plooole
quantità della sostanza antisettica necessaria per la preparazioua di
grandi quantità di liquido disinfettante, ed il poco costo fanno raooo-*
mandare Toso di questo nuovo metodo nella pratica delia chirurgia
belUoa.
Il metodo di medicatura in discorso possiede ^nche il vantaggio di
DI (^{ROR^IA 119
son Hmitarsi ad ufta determfiiata soataosa antisattica* Sa aaofaa avTa^
nisse cbe il sn'blimato per le sae proprietà teasicha o per altre eireo*
atanze si dimostrasse non più oltre naiiflraibile con vantaggio ; oib cha
non ritiene 1* Aatoroi nò erede di dover ammettere, si potrebbe rioor*
rere, senza pregindizio del metodo generale, ad altro afftoaea antiaatileo»
Una tabella di cirea 2(X^ oasi, trattati dai prinoiplo di marco 1888,
nell'Ospedale Generale d* Amburgo eolie medieatare inorgani<Aa iUoatra
i vantaggi del metodo rifento di medicatura facendone vedere i ùrfo*
revoli risultati avuti (1).
Zbller (di Berlino). — Esperienze clroa al riasaorblmeiito del-
Jodolormlo.
B. y. Langenbeck. — Del trattamento delle ferite col Jodolor^
mio e specialmente della medicatura con involnoro di ]odO'<
formio.
' Yeggasi per questi due lavori questa atessa Rivista^ fascicolo di no-
vembre 1882, pag. 413 e seguenti.
SoNKENBunG (di Berlino). — Dell'uso e dell'importanza dei ba-
gni permanenti nella cura deUe malattie ohirurgiolie»
Già da circa un anno sono in uso nella Clinica reale di Berlino e nei-*
l'Ospedale de' Giudei della stessa città i bagni permanenti nella cura
delle malattie cbirurgiche ed essi s'accostano alla immersione perma'«
nente delle ferite già raccomandata da Y. Langenbeck al prinoiplo dal
1850, ed essendo opportunamente dispostile perfezionati possono sod-
disfare a tutte le esigenze. Questi bagni sono fabbricati dalla ditta B&r-
ner et Co. di Berlino e sono cosi disposti cbe rendono possibile il con-
servare la temperatura sempre eguale giorno e notte e un continuo^
cambiamento d' acqua : l' ammalato vi si trova comodamente e vi ò a
sufficienza premunito contro il pericolo di affogare. Già da tempo sono
noti 1 favorevoli effetti dei bagni generali caldi permanenti nelle ma*
lattie della pelle, nelle scottature, nelle piaghe da decubito ed ancbe
nelle suppurazioni croniche: ora T Autore fa mettere gli operati nelba-^
gno d'acqua immediatamente dopo l'operazione. Tra gli altri egli vi ha
messi 5 operati di litotomia (taglio ipogastHco e taglio laterale); ed egli
trova poi commendevolissimo (fUesto metodo di cura delle ferite, dopo
restirpazione del retto e dell'utero, come pure dopo le operazioni sugli
intestini, e sulla vescica, e dopo Tesportazione di grossi tumori nella re*'
gione del bacino. I pazienti vi stanno senza punto di febbre e di dolore,
gli umori separati dalla ferita vengono trasportati via benissimo da sé
e l'andamento delle ferite non lascia nulla da desiderare. Nel corso di
■7"«sn^
(1) n materiale di medicatura y iene dato in commercio dalla fàbbrica di
xnatsilati per medicatura di Max Arnold a Ghemmits.
120 RIVISTA
cm amo vennei'o trattati c<ii detti bagni permanenti; ben 40 cail, re-
atandoci i pazienti da poehi giorni fino a. dei mesi, sensa che si siano
mai malattia aceidentaii delle ferite e senza che V età dei pazienti vi
osserYate oostitaisea nessuna controindicazione. .
. JHsouisione: fiagedorn :(di'Magdeburgo) ha già in uso da dicias-
sette' anpi neil* ospedale di Magdeborgo due apparecchi ' molto co-
modi per jbagni permanenti, che < egli chiama semplicemente letti per
bagni. Ne , fa . risaltare : i considerevoli vantaggi , specialmente nelle
scottature d*ogni grado; nelle scottature estese del tronco, questo bagno*
riesce sorprendentemente calmante e fa cessare del tutto il dolore. Qoe^
fti ammalati, che prima spasimavano pei dolore e non potevano dM7-
mire, trovavano tosto nel letto da bagno calma e lenimento al proprio
dolore anche quando per la gravezza del caso dovevano in seguito ssc-
cofbbere. L'acqua deve sempre stare a 30* R. altrimenti gli ammalati
si raffreddano e non possono resistere a starci colla temperatura di 29^ R.
non potendo sopportare a lungo il raffreddamento del corpo se Tacqua
è appena un po' meno calda. Appena, gli ammalati hanno provato il
beneficio che loro porta il ietto d*acqua, vi restano volentieri settimane
e nlesi.
Nò sono minori i risultati che se ne ottengono nei flemmoni estesi,
nelle gravi osteomieliti, nelle gangrene diffuse, in cui gli ammalati ven-
gono per le profuse suppurazione talmente a deperire ohe il sacro non
sole-, ma anche i talloni, i trocanteri ed in alcuni casi fin le scapole
cadono in decubito. Non pochi di tali ammalati guarirono, magari solo
dopo molti mesi ; e ad essi il* letto ad acqua salvò addirittura la vita.
La favorevole azione del letto ad acqua si fece conoscere . anche lìelle
lesioni, degli intestini che avevano dato luogo a fistola stercoracea o
ad ano preternaturale, come pure nella gangrena deli* intestino dopo
l'erniotomia, in quel tempo in cui non si pensava ancora alla resezione
deirintestino.
' •£^regia0iente vide corrispondere Hagedorn questo mezzo dopo la li-
totomia e rincisione deiruretra. Gli guarirono tutti i 16 operati di lito-
tomia, di cui 6 furono operati coiralto apparecchio e 10 col taglio inferiore
mediano (questi ultimi coU'ansa tagliente galvano-caustica) : tosto dopo
V operazione essi vennero messi nel letto ad acqua e vi rimasero fin
quasi a completa guarigione. A questi sperati egli prima introduceva
n vescica un tubo d^argento, ora introduce invece un tabe di gomma,
e ve io lascia per circa 8 giorni. Non sopravvenne mai una forte rea-
zione ; tutti anzi gli operati si trovavano benissimo, cessavano loro tutti
ì dolori, che prinaa per tanto tempo li avevano cosi tormentati. Hage-
dorn non potrebbe far senza del ietto ad acqua, della grande efficacia
del quale egli si ò pienamente persuaso colle sue numerose prove.
Schede (di Amburgo), ha impiegato su grande scaia il bagno gene-
rale permanente dal 1875, quando cominciò il sno servizio all' ospedale
Friedr^chshain, in parecchie affezioni e gli deve una serie di bellisifmi
DI OHIRURQIA 12L
risattati ed indubbiamente molte vite salvate. Egli non ha però. mai
xne08O nel letto ad acqua gli operati di recente, perchò égli lo riguarda
solo come nn ripiego a cui non ricorre se non per necessità, riservan-
dolo a quei casi, nei quali gli altri metodi curativi antisèttici, più* co-
modi e più' sicuri sono impossibili a praticarsi o restano senza effetto
{decubito, complicazioni di ferite della coscia o del bacino, con incon-
tinenza d^ orina, suppurazioni profuse, d' odore .molto penetrante ,' per
ascessi parametritici in puerpere settiche, ecc.). Schede cita molti esem-
pii, in cui degli ammalati con qualcuna di quéste affezioni restarono
fin 10 mesi nei bagni permanenti ed alla fine guarirono. Il bagno per-
manente ha sicuramente in sé stesso delle proprietà antisettiche, e neu-
tralizza nominatamente in forte grado l'azione delle feccie e deir orina
sulle ferite. Tali proprietà antisettiche risultano anche più attive quando
all'acqua del bagno siano state aggiunte delle sostanze antisettiche, ed
a questo riguardo sono appropriatissimi per il loro buon mercato e per
la loro innocuità specialmente gli ipofosfiti alcalini (Minnich) (1). ,
Schede raccomanda nelle circostanze che lo richiedono, di semplice-
mente distendere un lenzuolo nella tinozza e quindi di mettervi i pa-
zienti. Il tempo pel quale deve essere continuato il bagno permanente,
è pressoché indeterminato* Schede si ricorda di un ammalato della Cli-
nica di Halle, che aveva frattura delle vertebre che restò nell' acqua
giorno e nòtte di continuo per 15 mesi. Gli ammalati curati da Schede
col bagno generale permanente desideravano . che la temperatura del-
Tacqua fosse molto alta, la maggior parte e 30®, alcuni . anche di più,
0 giammai nessuno resse a 27^
Bardeleben (di Berlino) richiama il consiglio di Weber (di Halle) di-
sciogliere del cloruro di sodio neiracqua, perchò cosi le granulazioni si
gonfiano meno. Egli poi coir aggiungere timolo o acetato di allumina
all'acqua, le fa assumere una azione antisettica.
. Gluck (di Berlino). — ÈspoBizione di tin caso di piemia gua-
rita.
Un paziente affetto da carie venne operato di trapanazione dell'apo-
flsi mastoidea del temporale nella ^Clinica delle malattie dell' orecchio.
Dopo avere avuto ben 13 accessi di brividi di ft'eddo, fu esso messo in
Cora dell' Autore. •
^ Glnck notò che la regione epatica era molto sensibile , vi era una
(1) KAntore intende sicuramente di alludere al dott Angelo Minlch, chi-
rurgo ^fi^ìò nell'Ospedale Civile di Venezia, il cui scrìtto « Cura antiset-
tica dètfé^drito e pi^oposta di un nuovo metodo. > — « Oiomaile Veneto di
SciUkize Mediche », 187e, ò quanto di meglio si può desiderare per conoscere
e per imparare a praitidare la cura antisettica delle ferite. In.eno si trovano
molta assennalissime osservazioni sol sistema Listerà che ora vivamente in-
teressano i chirurghi tedeschi. C.
122 RIVISTA
leggiera dispnea ed itterizia, grandissima tumefazione ed infiltrazione
periarticolare d^ambedae le articolazioni del ginoochio con raccolta sie-
roso-purulenta.
I dolori atroci del paziente erano resi tollerabili con grandi dosi di
morfina.
II paziente prese ogni giorno dopo la sua entrata nella Olinica chi-
rurgica 10 gp. di salicilato di soda; e già dopo 24 ore era seguito ui^,
indubbio miglioramento; ed ogni volta che si sospendeva il rimedio i
dolori si esacerbavano.
Il paziente prese 400 gr. di salicilato di soda in 3 mesi e guari oom«
pietame&te.
Crede Gluck che si debba raccomandare questo sale come specifico'
non solo nel reumatismo articolare acuto , ma eziandio nelle monoar^
triti successive a tifo, ed anche nelle affezioni piemiche articolari.]
Hblfericb (di Monaco). — Del trapiantamento di muaooli nel-
l'uomp.
Nel caso comunicato si trattava di un tumore che risiedeva nell&
metà superiore del muscolo bicipite del braccio destro. Essendone in-
dicata r estirpazione per il crescere che esso faceva e per il conse-
guente disturbo funzionale, si previde di dovere esportare anche tutta
la metà superiore del detto muscolo: perciò l'Autore fece 1 necessari!
preparativi per poter, all'evenienza, neir operazione togliere il difetto
muscolare coir innesto di un pezzo corrispondente di muscolo di cane,
essendo t^le tentativo giustificato dopo gli studi sperimentali di Glock
in proposito. Il tumore venne infatti estirpato il 16 febbrajo 1882 e del
muscolo non potò essere rispettato che un sottile fascio , della groB«^
sozza neppure di una matita, e tutto il resto restò esportato per la lun*
ghezza di circa 12 centimetri. La mancanza residua venne colmata su-»
bito con un muscolo di cane (bicipite femorale), preparato allora allora
e della corrispondente (solo un pò* più grande) lunghezza e grossezza^:
vi venne esso cucito con 6 punti di catgut al capo superiore del ten-
dine e con 30 al capo inferiore costituito dal ventre del muscolo.
L'operazione venne fatta col rigoroso metodo antisettico, però senza
polverizzazione. Anche la medicatura fu fatta col metodo Lister, Tarto
si tenne applicato al torace in posizioua di flessione.
Al 10.* giorno si cambiò la medicatura e si trovò un piccolo pezzetta
muscolare caduto in necrosi, il quale comprendeva tutta la lunghezza
ùq\ muscolo innestato e solo un ottavo del suia grossezza. Dopo ^\\rì
10 giorni Ycnne ancora cambiata la Qtedioatura^ La guarigione 8eg)i4
qenza incidenti. Dopo un mese si cominciò, ad afiplicare V elettricità^ 19
col suo uso metodico si migliorò a vista d*oochiQ la fiinzione dell' art#
operato, e ora, tre mesi dopo roperaziotte, essaò qn^el normale» mi'»
gliore sicuramente di prima. Si può eon skiurezza accertare ola» it >bi^
eipite si contrae attivamente e produce la flessione deii*antibraeel& sai
braccio.
DI CHIRTJRAIA 12S
Helferioh dubita però ohe il pezzo di miuscolo trapiantato si comporti
da tessuto contrattile, e crede che la contrazione dei bicipite ayyenga
soltanto nella sua metà inferiore conservata; ed anche coiPeccitazione
elettrica una contrattilità del muscolo trapiantato non si ò potuta di»
mostrare con sicurezza.
Discussione: ÌMge (di Nuora York), ha pur esso impiantato un
grosso pezzo del muscolo ischiatico di un cane nei muscolo radiale di
un nomo» nel quale areva dovuto fare una larga breccia estirpando un
neuroma. Questo pezzo di muscolo vi aderì e si può sentire ancora at-
traverso alia pollo, ma non ha nessuna contrattilità; e Lange crede
difficilissimo che si contragga anche il pezzo di muscolo innestato da
Helferioh.
Gluck (di Berlino) ha sperimentalmente verificato che un muscolo in»
nestato può realmente attivamente contrarsi.
H. Schmid (dì Berlino). -^ Gag! di necrosi guarite, per dime-
strsure l'efficaoia della medicatura asciutta colla polvere sa-
licilica.
Viene presentato buon numero di necrotomie andate a guarigione,
nelle quali era stata impiegata la medicatura asciutta cella polvere
salicilica, come già fu raccomaudata nel 1.^ N. del 1882 del Centna-'
hlatt fùr Chirurgie.
Discussione : Esmarch (di Kiel), espone i vantaggi del Suo metodo di
cura delle necrosi, il quale consiste in ciò, che, finita che abbia la se-
questrotomia, non mette nessun antisettico nel vano lasciato dalla parte
necrosata, e tale vano viene perciò a riempirsi di sangue. Fa la sutura
della pelle e copre il tutto con una medicatura fissa antisettica, che
lascia in posto per sei settimane.
Schede (di Amburgo) dà la preferenza alle sue nuove medicature inor»
ganiche.
Schede (di Amburgo). — Sulla cura delle pseudartrosi.
Schede presenta 1* ago d*acciajo doratO| lungo 3 1^2 — 5 centimetri e
largo circa 2 millimetri, che egli ha impiegato con ottimo risultato in
una serie di casi, in cui oi era ritardo nella formazione del callo e si
erano perciò formate delle pseudartrosi. Questi aghi a lancia di Lan-
genbeck, vengono conficcati direttamente attraverso alla pelle nel con-
nettivo e neiPosBo rammollito confinante.
Il processo ò poco doloroso e gli ammalati non molto sensibili vi si
assoggettano volentieri senza narcosi. Gli aghi si ricoprono con una
medicatura antisettica per ocdusionei e si estraggono di solito dopo 14
giorni ; dopo altri 8 le piccole ferite sono di già guarite. Si può do-
sare a volontà il gradò di irritazione applicando più o meno aghi per
ogni seduta (Schede ne mette ordinariamente 10-12 per volta) e ripe-
tendone più 0 metfo di spesso 1* applicazione. Questo metodo liunisce
ÌSA AIVISTA
perciò la comodità e la innocuità degli aghi a lancia di Langenbeckad
una efflcacia mollo maggiore, la quale ò probabilmente superiore^ aii-^
che al chiodetti d'avorio. I cinque pazienti finora cosi curati sono tutti
«cariti. , ' ,.
Flbbch (di Wùrzburg). — Presentazione di nn preparato, IMr
«eryire alla storia della formazione.dei corpi mobili articolari.
, Il preparato presentato di Flesch ò forse capace, di contribuire alla
storia dell*origine di quei corpi articolari liberi, che dipendono dei pez-
zetti distaccatisi da una superficie articoiare.
, Ad un nomo robusto si distaccò, al capo inferiore del femore destro,
dialla parte mediana dei condili che guarda alla fossa intercondiloidea'
Ticino alilnserzione del legamento crociato posteriore, un pezzetto emi-
aferico di sostanza, lungo un centimetro e largo 6 millimetri, il quale
aderiva ancora mercè di un sottile e ristretto ponte cartilaneo all'orlo
della cavità, che esso stesso riempiva. Le superfici . delia cavità ohe si
guardano l'una Taltra, del pari che le superfici del corpo distaccatosi^
sono liscie a guisa di cartilagine, come si può facilmente rilevare col
far fuoriuscire alquanto il detto corpicciuolo dalla cavità che lo racco-
glie. Tagliando questo frammento distaccato di traverso, lo si. vede for-
mato . dalla cartilagine articolare e dalle vicine trabecòle ossee. Col
microscopio vi si rileva, sulla superficie libera degli spazii midollari
ohe vi si trovano, la presenza di cartilagini jaUne di nuova formazione
e un principio di arrotondamento* alla periferia, della cartilagine arti-
eolare originaria, dovuto ad una dissoluzione e ad uno sfibratnento dei
anoi orli.
Sulla origine di questo preparato, accidentalmente trovato nella sala
di dissezione di WOrzburg no a si può dir nulla di sicuro; le traccio di
pigmento che si trovano alla sua superficie pare che accennino a san-
gue riassorbito, la cui effusione fu forse conseguenza di un trauma.
È ragionevole V ammettere che per una causa relativamente lievis-
sima potevasi verificare il completo distacco del frammento e formarsi
eosi nn corpo articolare libero. In un caso osservato poco prima nella
Clinica di Bergmann a Wùrzburg, si trovò una gomma articolare li-
bera somigliantissima al preparato presentato, il quale era anoora pe-
duncolato; e vi erano tali circostanze .che rendevano verpsimilissimo
<$he fosse corso lungo tempo fra il trauma primitivo e il primo, dimo-
strabile comparire del corso libero. Riunendo queste due osservazioni»
qi devono prendere in considerazione due circostanze per la spiegazione
della, formazione di questi gangli! articolari, circostanze di tempo di-
yerso, una delle quali ò il trauma ohe produce, la rottura del fram-
mento e Taltra è il completo distacco del medesimo. Nel fhittempo poi,
restando il fìrampeato ancora alquanto connesso colla parte da cu! prò-
vieiie, ci ò la possibilità che andandovi materiali di nutrizione, vi sL
producano alla superficie delle vegetazioni oartilaglnee.
DI CHIRURGIA 125
' RiBDBL (di Aqnisgrana). — Dimostrazione di oorpi artioolari
d^l cavo dol glnoooldo. " ''' '
Quésti corpi' articolari del ginocchio si distingaono per la posisionee
per la loro forma e vennero tolti da una donna di 26 anni, la qàalè à Ì4
anni era cadata sai ginoochb) e da allora sofferse di dolori e di perio-
diche tnmefazioni di qaella articolazione, senza fenomeni proprii di com-
pressione. Malgrado che talora per caso si verificasse una sporgenza
nel cavo del ginocchio la diagnosi era tuttavia difficile perchè il ten-
dine del bicipite stava al di sopra dei detti corpi liberi che erano si-
tuati molto profondamente al latoesterno del cavo medesimo. Per fare
r esportazione si dovette recidere 11 capo esterno del gastrocnemo :
S corpi stranieri giacevano nel fondo cieco articolare posteriore e un
terzo stava fra il femore e la tibia, ed era perciò appiattito d* ambo i
lati. Di fronte a questi corpi, nella parete posteriore della capsula si
era formato un osso, grosso circa come un faginolo, che venne pure
estirpato al pari dei detti corpicciuoli, i quali erano cartilaginei.
SoHdLLBR. — Delle artropatie slfilitlohe.
' Schuller fa rilevare che mentre sono generalmente note e con ogni
esattezza investigate tutte le altre forme di manifestazione della sifilide,
regna invece tuttora una grande incertezza sulla comparsa delle affe-
zioni articolari della sifilide stessa e finora manca una conveniente de*
scrizione delle medesime. Stando alle sue proprie osservazioni cliniche
ed ai suoi esami anatomici, che concordano cogli studj della letteratura
che l'Autore ha fatto suirargomento, egli ritiene che le affezioni arti-
colari dipendenti dalla sifilide possono essere caratteristiche abbastanza
per rendere possibile l'intendere la loro comparsa e le varie loro ma-
nifestazioni* In base alle sue osservazioni, Schuller trova che le affé-
zioni articolari sifilitiche si presentano sotto le seguenti forme e con-
dizioni.:
, l.« Nella sifilide acquisita.
' a) Come infiammazione sierosa, acuta nella sifilide secondaria con
eruzione di sifilidi cutanee, talora accompagnata da febbre;
b) Come infiammazione sieroisa acuta, subacuta o cronica negli stadi!
tardivi della sifilide terziaria. Compaiono anche sotto forme croniche di
caratteristiche vegetazioni papillari delle sinoviall, accompagnata ta-
lora da ulcerazioni e cicatrici delle cartilagini, le quali 'però sono più
frequenti ancora nelle seguenti forme notate in e e d\
" e) Come infiammazioni prodotte da nodosità gommose articolari. Tali
iiiflàmmazioni possono essere sierose, papillari, gommose, suppurate, e
possono anche semplicemente accompagnare tali nodosità senza dipen-
derne ;
d) Come infiammazioni provocate da periostite, osteite od osteomie-
lite sifilitiche delle ossa lunghe confinanti. Queste Infiammaiionl pos*
Y
I2S KITISTA
Bono pare so^plioeiae&te accompagnarsi ai nominati procesi^ filflilMcr
6 fono o sierose o papillari, raramente sappnrate. Molto più frequente
(Iella contingenza della sappnrasione deir articolazione ò la sua chia-
snra per anchilosi sifllitica.
2."^ Nella si/ìlide ereditaria.
a) Come infiammazione sierosa subacuta deirarticolazione con tume-
fazione della capsula senza manifesta compartecipazione dei capi ossei
articolari, ma con focolaj necrotici caratteristici nella cartilagine ;
b) Geme infiammazioni (sierosci gommoso-suppurate) proYcnienti dalle
nodosità gommose o accompagnanti le medesime ;
e) Come infiammazione articolare dipendente da periostitCì osteite od
osteomielite sifilitica di uno degli ossi lunghi vicini ; tale infiammazione
é sierosa o papillare.
d) Come infiammazione articolare che accompagna o che sta subor-
dinata ad una afiPezione epifisaria sifilitica (stravaso sieroso con consi-
derevole tumefazione del periostio delle epifisi: infiammazioni suppu-
rate. Schuller discute a luogo se ed in quali rapporti si trovino alcune
di queste forme coirosteocondrite sifilitica delle linee^epifisarie descritta
da Wegner).
Schuller porta innanzi dei casi tolti dalla propria pratica e dalla
letteratura per ognuna delle forme di affezioni articolari sifilitiche de-
scritte sopra f sotto ai numeri 1 e 2 e di tutte mette brevemente in
rilievo i fenomeni clinici caratteristici e le alterazioni anatomiche e per
riguardo alla più diffusa spiegazione delie sae idee, come pure alla dia-
gnosi differenziale, egli rimanda alle sue pubblicazioni suiristesso ar-
gomento.
SoHULLBR. — Dimostrazione di un preparato di affezioni ar»
ticolari sifilitiche.
Questo preparato ò rarticolazione del ginocchio destro di una donna di
49 anni, alla cui autopsia si trovarono delle lesioni terziarie sifilitiche
diffuse a molti altri organi. Questo ginocchio presenta una infiamma-
zione articolare sifilitica caratteristica. Già esternamente esso è alquanto
ingrossato ; ed aprendo V articolazione ne sorte un cucchiijo e mezzo
da tavola di un liquido torbido, fioccoso, giallo-rossigno. La sinoviale è
tutta tempestata di piccole papille, specialmente nei dintorni della ro-
tula. La cartilagine della rotula ò irregolarmente scabra e presso al
suo orlo interno presenta una profonda depressione, o mancanza che
dir si voglia, la quale ò coperta da una cicatrice a raggi, bianco-splen-
dente. Si osservano altre più piccole depressioni Irregolari sul pericpn-
drlo dei condili femorali e del condilo interno della tibia, mentre in-
vece il pericondrio del condilo esterno della tibia presenta una man-
canza rotonda, deirestensione di una buona avellana, con depressione
imbutiforme, il cui fondo ò riempito di un tessuto molle, gommoso, il
DI GHlBUBaiA 127
quale ai approfopda Mohe per circa mezzo centimeftpo nella parie spa-
^noaa dell'epifisi della tibia. Soholler sospetta clie la depreeeione no^
tata nella cartilagine della rotala sia derivata da nna ulcerazione della
^cartilagine stessa, ed invece resta in dubbio per riguardo all'estesa num*
canza che il osserva nella cartilagine della tibia, se essa siasi origi-
aata da una formazione di gomma nel capo della tibia, oppnre se vi sia
stata la combinazione di una formazione di gomma neir osso con una
ulcerazione della cartilagine. SohuUer accenna alla caratteristica di que-
ste manifestazioni, delle quali sono egualmente espressive di lue le ei«
oatrici cartilaginee lor proprie e le formazioni di gomme.
Discutsùme : v. Langenbeok vorrebbe far rilevare solamente che an-
che Yirchow ha accennato alla caratteristica delie mancanze delle car-
tilagini nelle affezioni articolari sifilitiche.
SchùUer lo conferma ed aggiunge che nella Raccolta dell* Istituto
anatomo-patologico di Berlino vi sono parecchi altri preparati raccolti
da Yirchow di infiammazioni sifilitiche di articolazioni, nelle quali esi-
stono simili mancanze di cartilagine, e che inoltre tali fatti sono stati
osservati nei processi sifilitici delie articolazioni da molti altri aatori,
H« Bràum (Heidelberg). — Della legatura della vena femorale
néU'aroo del Poparsio e della legatura laterale delle vene.
Quasi in tutte le pubblicazioni degli ultimi anni, ad eccezione delia
nuovissima di Bergmann, la quale apparve solo dopoché erano finiti
gli esami qui comunicati» viene raccomandato, in una lesione della vena
femorale appena al disotto del legamento di Poparsio, specialmente se
tale lesione avvenne non durante l'estirpazione di tumori, ma per altre
•cause traumatiche di non passare alla legatura isolata di quel Taso,
ma di eseguire invece la legatura dell' arteria femorale o dell'iliaca
esterna, per togliere i disordini circolatorii. Braun, fondandosi sulle os-
servazioni già fatte, ma però finora non mai completamente raccolte, e
fondandosi anche sui proprii esami in merito al cambiamento della
pressione sanguigna dopo la legatura della vena, ritiene questa vista
generale come falsa e pericolosa. Per quanto riguarda il primo punto,
si trovano notate 12 legature isolate della vena femorale nel luogo no-
minato, e a 2 di esse tenne dietro la gangrena (ferite da punta) : le altre
10 invece non furono seguite da disturbo alcuno di circolo (7 legature
per estirpazione di tumori, 3 per altre lesioni). Dei 14 casi di chiusura
contemporanea delP arteria e della vena femorale 7 diedero gangrena
(3 estirpazioni di tumori e 4 altre lesioni) altri 7 no (4 estirpazioni di
tumori e 3 altre lesioni). Quale causa dei peggiori risultati di questa
eeconda serie di casi, si deve riguardare la legatura dell* arteria, la qnale
fa si che la pressione della vena non può tatmente crescere, come è
necessario, da rendere insufficienti le valvole delle anastomosi che si
trovano fra essa vena femorale e le vene del bacino. Infatti la pres-
aione della vena allacciata, quando essa è il solo vaso che esporta il
123 RIVISTA
.♦'»♦■• ... ,, ,, .
saiji^ae dall'arto, cresce dal momento della legatara in pochi Becondl
fino, ad una tale altézza che eguaglia quella deirarterla crurale od ^n-
chej[a supera», la conseguenza della pressione aortica che è più altft, e
che- vi si propaga,' come può dimostrarsi sulla curva del polso tolta ad
un cane, Ma [per vedere se in realtà, nell'uomo, dopo la legatura della
vexù] femorale un liquido iigettato nel suo capo periferico poss^i passare
nelle vene del bacino, e per misurare che grado di pressione sia ne-
cessario per ottenere ciò, furono fatte delle, prò ve su dei cadaveri, le
quali permisero, di leggere sul manometro la pressione precisamente
impiegata in ogni momento per tale iigezione. Si provò .qon ciò che in
circa 85 0[o dei casi, .si potevano rendere insufficienti le valvole con
una pressione di 10-180 millimetri di mercurio, e negli altri 15 O^o esse
non si. poterono superare neanclie con una pressione. di 200 e più mil-
limetri di mercurio. In seguito a queste esperienze si deve ritenere che
in alcuni casi può mantenersi la circolazione nèirarto dopo la legatura
isolata della vena femorale come pure se venne allacciata anche V ar-
teria» mentre in altri casi non sopravviene la'gangrena se Tarteria resta
libera, ma si forma tosto se questa si chiude. In altri casi poi la gan-
grena.deirarto può tener dietro alla .legatura della vena crurale,. ma
tale triste^ esito' non p\iò essere impedito neanche dalla contemporanea^
allacciatura deirarteria. È perciò desiderabile di arrestare r emorragia
della vena femorale senza renderla impervia, e ciò si può ottenere nelle
piccole lesioni di essa colla legatura laterale, impiegando la medicatura
antisettica. ,
Nelle esperienze fatte da . Brann , sui cani e sui conigli , la legatura
laterale, fatta colle .norme antisettiche , riuscì sempre 'senza che sue*
cedesse emorragia né trombosi della vena,' Dopo tutte queste spie-
gazioni si conchiude consigliando di eseguire la legatura doppia della
vena. femorale in tutti quei casi nei quali essa è notevolmente lesa ap-
pena al disotto dell'arco, del Poparzio, sia che tale lesione dipenda dal-
restirpazione di un tumore oda qualche altra causa, riservando la le-
gatura dell'arteria (la quale ò sempre sfavorevole alla circolazione del
sangue nell'arto) a quei rari casi, nei quali, legata che sia la vena, non
cessa, ancora l'emorragia. Si passerà poi alia legatura laterale della
vena .mettendo in opera la. medicatura antisettica , nei casi di piccole
lesioni della vena stessa, se non si. trovano fragili le sue pareti.
DUcusHone ; Schede ( di Amburgo ) ha fatto più volte la legatura
della vena femorale ed ha anche esciso delle ragguardevoli porzioni
della medesima nell'estirpazione di voluminosi tumori dell'inguine, e noni
vide mai in questi casi, nò in altri, osservati nella Tellnica di Halle ^
succedere alcun disordine circolatorio, e crede che la graduale ostra-
zidpe del circolo nella vena indottavi dal tumore che va crescendo e
che la comprime, egregiamente favorisce la formazione di un circola
eollaterale, cosicché, dopo la legatura del tronco principale, non porta
nessun disordine. In un caso di lesione della vena attiguamente allo
Di CHIRURGIA 129
sbocco delia vena grande safena in cai era tornata impossibile la sua
legatura laterale, l'Antore rianì la ferita ddla yena con an pnnto di
catgut e onci anche la gaaina vascolare della qaate era stato esportato
un pesaetto. La satura delia gaaina esercitaTa ancbe ana modica com-
pressione saìla yena.
Langenbeck osserva che Temorragia che tien dietro a lesiofie dalla
vena femorale viene il più delle volte arrestata cerila legatura di detta
vena ; si danno però delle circostanze in cui l'emorragia non s'arresta ed
allora devesi passare alla legatura anche delFarteria. Bgli ha pratioalo
la legatura laterale della vena ascellare con buon esito nell'occasione
di svuotamento del cavo ascellare in seguito all'amputazione della mam-
mella.
Kuster (di Berlino) loda la legatura laterale della vena; ma siccome
essa non ò sempre possibile, egli raccomanda la compressione laterale
con due pinzette, che si lasciano applicate per 12-24 ore e non chiu-
dono completamente il lume della vena.
Braun dice che dove ò possibile la legatura laterale , essa è preferi-»
bile alla compressione con pinzette.
Bartels (di Berlino) esegui la legatura laterale di un ramo laterale
della vena giagulare intema. Questo ramo erasi siffattamente infossato
nella vena giugulare, che era come se fosse stata lesa questa stessa.
La legatura del ramo indicato fini col reciderlo ; l' applicazione di una
pinzetta non potò mantenersi perchò la pinzetta scivolava via; perciò
si dovette passare alla legatura circolare della giugulare.
V. Langenbeck* Nelle lesioni della vena giugulare interna si può tea«
tare la compressione. Cosi estirpando egli un ateroma del collo prò*
fóndo, ferì la vena giugulare interna, e bastarono la compressione ed
un leggiero fasciatoio per arrestarne l'emorragia. Ciò avveniva prima
dell'introduzione della medicatura antisettica.
Braun. Si può provare la compressione nelle ferite per arme da
punta; ò però questionabile se essa riesca a bene quando si tratta della
vena femorale.
E. KdsTsa. — Dne ferite del cranio per curme da fnooo seguite
da guarigione, rimanendo i proiettili nella oavità cranioa.
Ambedue i casi ebbero nel loro decorso molta rassomiglianza. TraJt"
lavasi di due giovani, l'uno di 22^ Taltro di 17 anni. Il primo avaa ten-
tato di suicidarsi ; e la palla gli era penetrata profondamente nella fossa
temporale destra e dopo allargata la breccia cranica si potò consta*
tare che il projettile erasi insiniiato f^a la pia madre e. la dura madre
e probabilmente erasi conficcato nella rocca petrosa dell' oeao teovpo-
rale destro. Si manifestarono dei sintomi di fooolajo molto caratteri-
stipi, e si ebbe scolo ài pus per più giorni dall* orecchio destro e poi
^individuo gaari perfettamente. Nel 2.^ caso il fatto era stato acoiden*-
tale. n piccolo projettile era penetrato nell'osso frontale sbiisitro, e dopa
9
liìO RIVISTA
dilatata l'apertara d'entrata si potò scorgere che esso aveva attraver-
sato rosso. Tosto si manifestarono sintomi manifesti di fooolajo, poi
alalia, ed anche dei sintomi cerebrali diffusi. Tutti questi fenomeni
andarono poi scomparendo dopo molto tempo, e l'ammalato viene pre-
sentato pienamente guarito, senza che gli si possa riconoscere veruna
alterazione psichica.
JHscussione : Eraske (di Halla) ha pure fatto, di recente/Ia trapana-
zione del cranio in un caso per ferita penetrante d' arme a fuoco e ne
vide scolare della massa cerebrale senza aver potuto rinvenire il projet*
tile. Il paziente guari senza avere presentato fenomeni cerebrali.
V. Bergmann (di Wùrzburg). Nelle ferite penetranti del cranio per
colpi d'arme a fuoco dovute a projettlli di piccolo calibro, non si deve
né incidere nò trapanare.
V. Langenbeck (di Berlino) ò dello stesso parere. Egli ha osservato 5
casi di ferite del cranio penetranti, dovette a piccoli projettlli d' arme
a fuoco, che guarirono tutte senza trapanazione. Uno dei feriti venne
in seguito preso da pazzia.
Bardeleben (di Berlino) riferisce 4 casi analoghi andati a buon fine.
In tre di essi il projettile era andato a finire nel cranio o nel cervello ;
Taltro erasi probabilmente fissato nelle ossa della faccia. In uno dei tre
primi feriti (curati tutti in principio col solo metodo aspettante) venne
in seguito eseguita una dilatazione della ferita del cranio mercé di uno
scalpello. Ne seguì prolasso del cervello, ma Tindlviduo guari
Kùster domanda perché non si debba fare il pronto esame delle fe-
rite del cranio, penetranti, per arme a fuoco, quando ò necessario farlo
coU'immediata dilatazione collo scalpello. Senza tale dilatazione, non si
potrebbe pure estrarre né il projettile né le scheggio ossee, la cui pre-
senza nellMntemo del cranio tornerebbe alla innga sicuramente peri-
colosa.
V. Bergmann. Il numero delle lesioni per piccoli projettill d' arme a
fuoco andate a felice esito senza la trapanazione , é considerevole ; e
d'altronde anche colla trapanazione si riesce di raro a rinvenire il pro-
jettile e ad estrarre tutte le scheggio.
V. Langenbeck ò andato cercando parecchie volte con molta prudenza
i projettlli nel cervello collo specillo, senza poterli toccare : il projet-
tile restava dove era e i pazienti guarivano.
Kraske credeva nel suo caso di potere trovare sicuramente il projet-
tile dopo la trapanazione primitiva , ma invece non lo potò assoluta-
mente.
V. Bergmann. Tale insuccesso ò firequente colla trapanazione.
K^Sster, non fidandosi dello specillo, preferisce di trapanare per potere
introdurre il dito attraverso airapertura dilatata. Egli inoltre favorisce
col dito stesso l'uscita del projettile della breccia'cranica, perchò un pa-
ziente che tiene il projettile nella cavità cranica trovasi di continuo in
pericolo di vita.
DI CHIRURaiA 131
"Baum (di Danzlca). Anche usando il dito, un projeUile si paò diffi-
cilmente sentire nel cervello.
Glucil (di Berlino). — DI un oaso di resezione parziale della
rocca, petrosa del temporale con alcune considerazioni sulla
legatura della carotide intema nel canale carotideo.
In base a 15 prove fatte sul cadavere, Glack dindoatra la possibilità
di isolare la carotide interna per tatto il decorso del sqo canale sensa
.portare nessuna lesione agli importanti tronchi vascolari e nervosi vi-
cini e dimostra pure la possibilità di allacciarla. Egli ha fatto att-
iche sul vivente, dopo avere però fatti molti esperimenti in proposito,
la resezione della rocca petrosa del temporale collo scalpello, in un oaso
di otorrea cronica da suppurazione iatrameningea e si ò convinto della
praticabilità di tale operazione.
Venne portato via collo scalpello il terzo anteriore dell' apoflsi ma-
stoidea, la metà posteriore della rocca petrosa e parte della poriione
squammosa del temporale; e spaccata ampiamente la dura madre sor-
tirono 60 gr. di pus fetido. Fognatura. Medicatura col jodoformio.
Gluck consiglia di fare la resezione della rocca petrosa del temporale
collo scalpello specialmente nei processi di carie per aprire la via ad
una guarigione più radicale e consiglia tale resezione anche nei tumori
e nelle ferite. La legatura della carotide interna nel suo canale ò ri-
tenuta specialmente indicata dall' Autore anche negli aneurismi della
carotide cerebrale e su di ciò bisogna leggere Poriginale.
Discussione: Escher (di Trieste) ritiene che in tali casi saranno fre-
quentissime le emorragie venose. Egli conta 15 casi di otorrea, nei
quali colla trapanazione precoce dell' apoflsi mastoidea mise rimedio
alla carie ed ottenne la guarigione. Consiglia di fare la trapanazione
deir apoflsi mastoidea e la fognatura, in quei casi di otorrea, nei quali
si presentano i più piccoli segni del propagarsi del processo alla detta
apoflsi.
E. Hàhn (di Berlino). — Della rinoplastica.
Hahn presenta tre pazienti, ai quali ha fatto la rinoplastica.
I. Parziale distruzione dell* impalcatura ossea per sifilide. Mancanza
4el vomere, dei turbinati e del setto. La punta del naso si trova alla
altezza della palpebra inferiore. Distacco della parte cartilaginea del
naso dalla ossea e trapiantamento di un lembo frontale. Per riparare
il setto, Hahn prese un lembo dal pavimento della cavità nasale, il
quale era Oomposto di mucosa, periostio ed osso e si ripromise [di po-
ter con questo lembo formare non solo un buon setto, ma di dare an«
^he un buon appoggio airapice nel naso. ,
II. Distruzione completa deir impalcatura ossea per sifilide. Naso a
conca. La punta del naso spòrgeva al disopra del labbro superiore come
un bottoncino.
132 BmsTA
1.® Atto. Di0taedo e sotìevainé&to della punta del navo.
2.^ Atto. Distacco della pelle e del periostio del naso infossato a^
conca. Ponte d'attacco (per la nutrìzione) all'apertura piriforme.
af Atto* SoUeTamento dei prooesai^ aasaii e delle ossa nasali infbs-
^«Mrte^ che ìu parte «aaslstoiio ancisa;
4.® AttQj Stttara éétìb gvanoie aaiia linea mediana» in eonsegtfejita
dellA qnale le ossft nasali vengono tirate in sa e il labbro (il qaalé
prima era ad un livello superiore deile gnancie) iiene tirato In basso.
li» guancie servono con dipitnto d^ppoggio per il labbro e per le ossa
sollevate.
&® Atto. Incisione e sbrigliamento delle goancle parallela al naso
e distacco delle medesime.
6l* Atte. Sovrapposisione a tutta la parte di un esteso lembo firon-
tale, composto di pelle e di periostio, li quale viene (meito ai lati goUo
due InoliG^onl di cui all'atto 5.^, ìnfbriormente colla punta del naso »
«dia linea mediana coi due lembi distactmtl nel S.® atto.
Kel 8.^ paziente venne riparata con un lembo firontale la mancanza
della porzione cartilaginea del naso, approfittando però anche dei re*
aidui di cartilagine tuttora sussistenti.
GùTBRBOGK (di Berlino). — Iperostosi della msiscella inferiore.
GAterbock presenta un ragazzo di 9 anni , aflbtto da iperostosi della
mcrtà sinistra della mascella inferiore , ia quale fu Teffetto di una pa*
nosteite sviluppatasi da una comune parulite. Questa panosteite avea
portato la necrosi totale della detta metà del mascellare inferiore, flil^por-
tato il sequestro restò sempre un piccolo pezzetto osseo, cbe impediva
la guarigione. Quando esso venne esportato, un anno circa dopo la prima
necrolromia, si vide che ii pezzo presunto d* osso non era altro che un
dente molare permanente, e in breve si ebbe la guarigione* La specia-
lità del caso, secondo l' Autore, consiste in ciò che si verificò In seguito-
un riassorbimento parziale dell' osso reso iperostotico , e ciò vien resa
manifesto particolarmente confrontando lo stato attuale del paziente
con una fotografia del medesimo, di pia meisd prima.
E. KdSTBa (di Berlino). -« Antiche fratture di vertebre.
Discorre brevemente di due casi di antica frattura di vertebre, di cui
egli avea già tenuto parola nel Congresso precedente (vedesi la rela-»
^ione del 10.* Congresso. -^ Gaso di Watzer e di Dieger). Questi due
:amimalati, die allora erano in via di guarigione, sono in legulto piena»
mente guariti. Là colonaa verteft^rale del primo iòggetto (Wutzer) è ora
così diritta, che il paziente teme eeriamente di* dover andar soldato; l'ai»
tre (Dieger) viene presentato in persona. Bsso era stato ricevuto al-
l'espedale per paralisi delle quattro e)tftremità, in seguito a fìrattura
delle vertebre centrali, ma poi guari si bene che può darsi ad ogni
lavoro, e solo si stanca ancora facilmente.
DI cmBUBau 13ft
J. MiGHABL (di. Amburgo). *- attarameAto permapnite dèlte
^trachea.
Si fa qaesVoperazione yef so l'apertura superiore della iraekea in ae-
.guito alle estirpaxloi^ della llsgoa , della mascella inferiore a speofiil-
mente della laringe , ed la seguito alle tineolomie , per garantirsi «on
sicurezza contro le polmoniti che saccedoao alla scesa e penetratole
di amori q d'altpe xna(erie« Con tale ottorameato viene pure preire>-
nuta con certezza la oonaimile. polmonite nelle paralisi iella fairtng»
contentive a difterite p dipendenti da cause eentralL Si potrebbe an»
che ammettere ohe sia possibile il prevenire collo stasso espedlentei
il crup discendente e le polmoniti che tengono dietro alia difterite la-
ringea e faringea, la quale ò forse la causa del ornp e delle polmoniti
nominate per T inoculazione del male che si trasmette da mucosa a
mucosa. Non si deve però negare che qnest^ultima speransa espressa
in merito alla cura della difterite Abbisogna in prima della conferma di
un buon numero di osservazioni^ mentre già a priori può ritenersi asso-
lutamente giustificata la speranza di potere coi detto otturamento pre-
venire cotali polmoniti meccaniche o pasrive. I metodi finora usati per
premunirsi durante V operazione dal «sangue e dai liquido della ferita*
non convengono minimamente per una chiusura permanente. L* cecia-
sione della trachea col metodo di Gluck e Zelier ò una gravissima ope-
razione ; la giacitura continuata di Rose ò disaggradevolissima al pa-
ziente e si può difficilmente raggiungere : lo zaffo di Trendelenburg già
dopo 6 ore comincia per diffusione a lasciar sfuggire la sua aria. Ss*
scado l'accesso della trachea molto largo» lo si chiude semplicemenie
mettendo intorno alla cannula uno o più tubi da fognatura fiwahò il Inro
diametro corrisponda al lume della traòbea» la quale ne resta cosi per-
fettamente occlusa. Tale modo di agire venne già messo in opera in dna
casi. In uno di essi questa chiusura venne tollerata per ben 5 mesi,
sfloza che ne venlsae od irt itazione o decubito e senzaohò mai passassero
nei bronchi gli umori della ferita o particelle di cibo attraverso alle
fistole esofago-laringee esistenti.
Nei cari poi, nei quali non vi ò che una semplice apertura da tre*
•cheotomia, si può scegliere fra i due metodi seguenti :
Si prende nn pezzo di spagna cilindrico, del diametro di 1-2 li2 cen-
timetri, lo si trafora per lungo, lo si bagna e mediante nn filo lo si Lega
sulla cannula. Disseccato che esso sia, ha la grossezza di 1-3 millimetri:
^ allora lo si introduce in nn tabe fatto colla pellicola dei battiloro,
imbevuta di una soluzione di gatti^percha* Detto tubo viene in prima
allacciato in basso» si introdoce la cannala, quindi fra la spagna e il sao
i;abo involgente vengono injettati 1-2 schizzetti di acqua ed infine si al-
iacela il tubo anche superiormente. Allora la spugna si gonfia e serra
eoii Ul trachea» La sua astrazione poi riesce facilmente. Questo me*
iodo in due casi di puralisi della faringe si dimostrò efficacissimo.
H secondo metodo consiste in ciò , che si riempie un sacchetto dk
18é RIVISTA
gomma, come qnatlo. ohe adopera Trendeleubiugi di aoqaa o di glioe--
rlnai inreoe dbe di aria. A questo modo ii saochetio si conserra boD
pieno per settimane e mesi.
Per estrarre lo zaffo si fa prendere al paziente ana posizione alquanto
inclinata air innanzi, perchè gli amori che si trovano al disopra dello
zaffo stesso escano, per la bocca.
Per regolare poi l'uscita del liquidi e per potere contemporaneamente
fare la cura della laringe dalla apertura tracheale , 1* Autore ha fatto
eostrurre la seguente cannula. La cannula esterna presenta al disopra
una apertura, che può chiudersi dairestemo mediante una valvola nuH-
bil«. Oltre ad una ordinaria cannula interna, vi. è poi nella cannula del^-
r Autore anche una seconda cannula, la quale viene messa dentro,
estratta che si abbia la prima ora nominata per servire alla cura tor
pica; ed essa allora chiude nella sua parte discendente la cannala
estema» La sua parte orizzontale forma una docciatura, la quale riem-
pie solo la metà inferiore della cannula osterna. Tostochò si apre la
valvola, possono sobito uscire gli umori, che si trovino al disopra* Si
può pure introducendovi una sciringa far passare un liquido^ dalla la-
ringe alla bocca e viceversa per nettare la parte.
Le spugne, i tubi per mettere intorno. alla cannula ed i sacchetti
di gomma vengono somministrati dal farmacista P. Bejersdorf, in
Mùblenstrasse ad Amburgo , e le cannule da Oh. Balte , pure d' Am-
burgo.
Schede (d'Amburgo). — Sulla cura oonseoutiva nell' astirpa-
adone della laringe.
La cura consecutiva airestirpazione della laringe incontrò finora due
serii inconvenienti. Il primo, che ò il più grave, consiste nella difdeoltà
di impedire che la secrezione della ferita entri nella trachea e vi dia
perciò luogo a pneumonite da aspirazione, che riesce mortale (di 2^
estirpazioni di laringe ne morirono 12 nei primi giorni di cui dieci per
siffatta polmonite). A tale difficoltà crede però l'Autore che ora si
possa riparare merco dei processi di Michael, esposti da questo me-
desimo nel presente Congresso , e che trovansi sopra indicati. Un
operato di Schede tenne applicata per molte settimane una cannula
tracheale ingrossata per modo da un denso strato di materia gommosa
da riempire completamente il lume della trachea e cosi appuntino l'ottu-
rava, che si poteva irrigare a volontà la ferita, senza che mai pehe-^
trasse pur una goccia di liquido nella trachea.
Di minore importanza, ma però ancora sempre grave ò la questione-
del modo migliore di nutrire artificialmente ti paziente nei primi tempi
susseguenti all'operazione, specialmente nei casi, nei quali si dovette-
levare una buona parte deir^esofago e nei quali perciò si ò fatto ne»
cessano di continuare a luogo tale nntrizione artificiale. L' alimenta-»
2ione liquida, che ò la sola possibile artificialmente, presenta dei gravi
DI CHIKTTRGIA 135
iiioonYenienti negli ammalati assai deboli: e di regola il peto del corpo
eoema. Però Thierseli in nn eao casO| aggiungendo znocaro e tyorro al
latte, alle nova ed al brodo concentrato , ottenne vn aumento di peeo
di 4 chilogrammi in capo a un mese ; e si può anclie ottenere di più
se gli ammalati possono mangiare cibi solidi.
Schede presenta una siringa di vetro da lai costrutta a questo in-
tento. Bssa è ad imboccatura molto larga, cosicchò vi può eisere ap-
plicato esattamente anche il numero più alto di una siringa di gomma
esofagea. Questa viene reelsa di sbieco al suo capo inferiore, perdio
cori presenta l'apertura sul dinnanzi, e diviene perciò inutile la sua in-
troduEìone fino nello stomaco. Con tale siringa si possono comodamente
ifijettare anche delle pappe. Il paziente riceve perciò una nutrisione
sostansiosa, come un uomo sano, la mastica e la sputa in un vaso, dove
viene disciolta nel latte, nel brodo e somiglianti. Si estrae lo stilo
dalla soiringa, si riempie questa della pappa formata dai cibi nominati
e si injetta nell' esofago questa pappa. Con tale metodo il paziente di
Schede crebbe nella prima settimana di sei libbre, nella seconda di li
e cosi via, in modo da avere in un mese un aumento di 25 libbre.
H. Bratjn ( di Heidelberg ). — Contribuzioni allo stadio [della
stroma maligna.
Braun comunicò le sue osservazioni sulle strame maligne, le quali
riguardavano specialmente i rapporti anatomici di tali tumori cogli or-
gani circostanti, la possibilità della loro guarigione radicale mediante
l'estirpazione ed il prospetto delle tracheotomie intraprese a motivo di
questi tumori. Le relazioni anatomichci la posizione della trachea o del-
Tesofago e le loro stenosi, la dislocazione dei grossi vasi del collo, ecc.,
vennero dimostrate con disegni presi sui tagli trasversali eseguiti su
pareccia cadaveri congelati. Venne inoltre ricordato che l'ingrossamento
di tali tumori avvenne di spesso per il ooncrescere del tirocele con
glandolo linfatiche e con nodi secondarli, che trovavansi in vicinanza;
ed ò pure per tale processo che [avviene la maggior parte delle ade*
renze totali o parziali coi vasi del collo , colla trachea e coli' esofago.
Per risolvere la questione delle probabilità di una guarigione radicale
mediante P estirpazione , vennero prese in esame 20 operazioni fatte
da altri, óltre a 5 casi operati nella Clinica chirurgica di Heidelberg.
Su questi ^ ammalati in 17 avvenne la morte tosto dopo Toperazione,
in 6 si verificò una recidiva (uno di questi casi venne guarito con una
seconda esportazione) ; ed in un sol caso V ammalato si mantenne an*
Cora sano un anno dopo operato. Le cagioni di questi tristi risultati
dipendono, secondo Braun, non già dalla tecnica operatoria, né dalla
cura consecutiva, ma dalle nominate sfavorevoli circostanze locali, dalla
frequente infezione delle glandolo linfatiche cervicali, bronchiali e me*
diastiniche, dalla metastasi dei tumori negli organi intemi, dal diagno-
stico manchevole dèlia struma maligna in genere e dagli indicati rap-
136 RinsTA
pòrti in i8peoi6.'L* attenta oonsiderazioiie di questi «ingoi! pntiti ^Mt
concbiudere che tutte le eiiìrpazioni di etrame nialigne, «segala aegii
etadii avvanzati dello evilappo dei tnmore devono "dare sena^pre oattlirl
ridaltatiy e ohe pertanto Toperasione non dere eseera^ flitta c^ in <gi6l
casìy nei qnali il tamore è anoora piooolo, molHIe, e ei pnt ooa sieit*
rezza delimitare al disopra dello «temo e delle elayieole, ed in citÀA
sentono le pulsazioni della oarotide cornane id suo bordo poeteffier* e
non si riscontrano nò metastasi, né estese inflHraziomi delle glandolé
linfatiche. Anche i risaltati delle tracheotomie sono pessimi^ perchè 4fi
17 ammalati la più parte perì tostamente dopo reperazione e eolo uno
Tlsse fino al 12.° giorno ; la dispnea venne il più delle volte rimossa
solo momentaneamente, talora anche niente afiSatto, cosicchò Tesito le-
tale in conclusione ebbe quasi sempre luogo sotto ai sintomi della pia
grave dispnea.
ÌHtcìissione: Gussenbauer (di Praga) ha operato 3 casi di struma
maligna. Due degli operati morirono tosto dopo P operasfione i il terso
seampò (sono ora scorsi 4 mesi dairopecazi^Mie) quantunque iHaai éor
vuta esportare, insieme al tumore, anche la trachea pel tratto del soo
sesto anello superiore. La ferita venne mantenuta tamponata a po^*
manenza«
V. Langenbeck a Berlino ha osservato non frequenti l^ozzi maligni,
e i più di essi erano carcinomi. Di solito la possibilità di una estirpa-
zione è esclusa dalla estensione del tnmore, tantoché egli non T ha pra-
ticata ohe due volte, una con esito favorevole; l'altro operato mori di
una mediastinite. Si può sperare che tamponande la ferita col jodefe^
mio led owierà ora a tale insorgenza.
Braun (di Heidelberga). L* otturamento oolla garza di Lister qui pvr
troppo non bastò.
Volkmann (di Halla). I gozzi maligni da lui osserveti nei montanari
deir Harz erano tutti sarcomi e la più parte erano affatto inoperabiii*
V. Langenbeck ha veduto tanto dei piccoli car<rinoml come d^ grossi
sarcomi a cellule rotonde non operabili.
Schwalbe (di Magdeburgo). In oirca 500 gozzi da lai vedati vi erano
2 sarcomi e due carcinomi.
RuDmesE (di Wùrzbnrg). •— Della oominosloBe toraotoa.
La commozione toracica ò una delle lesioni meao, studiate. Alcuni
autori non la nominano, oppure stanno salle generali; altri poi la con-
fonpono colla contusione. Queste due forme si devoao invece tenere ben
distinte, perchè, mentre nella contusione succede grave guasto ai poi-
inònif rottura dei vasi, ecc., nella commozione non si tratta ohe di on
effètto dello sconqmasso senza eomplicarioni materiali grossolane. Quelli
ohe ricevono un colpo al petto, tosto dopo, fanno per solito una pro-
fonda inspirazione, seguita da una espirazione Interrotta ed aoconzpa-
«nata spesso da sospiri ; diventano pallidi , sì mettano a tpeaiave ed
DI CHIRPX^IA 137
iMiiiio mdor fraildo i^lU^ froate. Ln più parte di Uii pulenti si &*ba
wMi> (t9ti^,i putò tà eonoteonp anclie casi, ne' quali la morte tenne
f «Uie dietro al teaansa» Sfortunatamente la maggior parte dei casi non
é^iieeerittfr abtbaataiiia nartioolarmente per poter mettere fuori di dab*
bift il poro efletto delia commozione; a in altri oasit stando alle circo -
ntunfff) ^ si è sospettata una semplice commozione e si ò trovata una
eoitttwieiut. Peroift r Mtore ba oercato di poter dare G|>erimentalmente
«M eoBoscenza.pià esatta della ooaa. Tale via era stata già battuta da
Miniai ma i «noi esperimenti non sono esposti con precisione. Egli
▼#Qne ^a eonchiusione cbe la oo^unosione toracica dipende da una
Inribuiione del vaga e. da una paralisi del simpatico.
Gli esperimenti dell* Autore ebbero per oggetto dei conigli. La mag*
gier parte di questi animali Teniya legata in modo che si poteva co-
modamente insinuare nna mano sotto al loro dorso , e con ciò non te-
neva dietro ateun eontraocolpo al colpo che loro si dava. Nella maggior
pitfte dei oasi venne preso il disegno della respirasione e misorata la
freasìmie del sangue. In eompleseo dopo percosso il petto la pressione
.flangulgna diminuiva grandemente e poi di botto tendeva a ritornare
eil*altena. normale, Oi forano però dei easii nei quali essa restò a lungo
molto al disotto della norma. La respirazione invece presentò di solito
soltanto piccole modifleazioai. Se gli animali venivano subito slegati,
•essi vacillavano^ giaoevano in terra e divenivano dispnoici. Alcune volte
K autopsia diede solo risaltati negarvi; non raramente si trovavano
degli stravasi sì polmoni, di solito piccolissimi, spesso anche solo pun-
tiformi e^ semine aotto-pleuiici. Se i colpi inforti erano molto forti, in-
dnoevano anche fratture delle coste e lesioni oontnadenti dei polmoni,
# qualche volta anche dei fogato ; e gli animali di solito prontamente
vi aoooombevano.
L'Autore spiega il prodursi del soprfidndicato fatto della pronta e
l^ànde diminusicoie della presane sanguigna con una eccitazione di-
luita del vago, ed infotti la curva arteriosa che si ottiene é come quella
•che si ha applicando al vago una covrente interrotta* Quando la detta
pMSsimia sanguigna resta a lungo molto bassa , come ^^esso succede,
elò si deve airazione sia del simpatico, che del nervo deprimente, e di
altri cordoni nervoiri, ohe trovansi nel territorio della commozione. Che
poi la ooiunozioBe Éi estenda a gran tratto di territorio , lo dimostra
la circostanza che per colpi sul torace si verificano rotture del fogato, ecc.
La commozione toracica dipende dunque da un dissesto circolatorio
daL sistema nervoso smtvale^ii quale alla sua volta è dipendente in
prima llaea daU'arrasto^l euot9e|>in causa deireocitazione intratoracica
del vago ed in seconda linea ed in seguito dalla diminuzioiie òhe si
mantiene a lungo net .tono dei distretto vasooiare periforico.
RxBDimBR (di Wfirzbui^}. -^ Delle fratture dello eterna
La aaggifer parte delle fratture dello sterno sono trasversali e suo*
/^
138 «VISTA
cadono fra il «no manabrio e il corpo deU'owo. Questa soliuione ài con^
tinnita Tiene giadicata molto differentemente : aloimi la dicono fratkiffar
altri Inssazione ed altri ancora diaetaei. La dispnta pud venire rieotta
solo marcò Tesame anatomico delle parti intereeeate; e ciò yenne ried*^
noBciuto già da Maisonneave. In 5 indiridoi se ne trorarono dae, i qnaU
preeentavano solo delle cartilagini fibrose ; gli altri 3 invece ofErivaoB»
delle cartilagini di incrostazione o diartrodiali. Brinton in 30 preparasti
trovò 20 volte formazione di artioolasioney 7 volte cartilagine fibrosa
e 3 volte riunione ossea. Rivington osseryò in 100 sterni 83 rimdonl
articolari, 6 ossee e 1 1 indeterminate. Bagnlt in 32 st^ni trovò 20 volte
un'articolazione mobilissima, 3 volte la saldatura ossea e 8 volte trovò^
conservata Tarticolazione. Questi dati stanno in contradizione colle os-
servazioni di Luscbl&a, Henle, Hyrtl ed altri, 1 quali tutti ritengono oh»
la riunione sia cartilaginosa ; e Lusohka crede che sia una varietà 8»
si trova una cavità articolare divisoria. L' Autore presentando numis-
rosi preparati appoggia questo modo di vedere e dimostra che di solita
si possono distinguere tre differenti strati, cioò uno superiore ed una
inferiore, formati da cartilagini jaline ed uno mediano formato da oar*
tilagine fibrosa, cosicchò la soluzione di continuità fra il corpo della
sterno ed 11 manubrio deve riguardarsi piuttosto quale frattura che Ina*^
sazione. Al letto dell'ammalato una diagnosi differenziale riesce molta
difficile, se non impossibile, perchò non esiste nessun determinato cri-
terio per l'una pinttostochò per l'altra maniera di interruzione .di •con-
tinuità, neppure una linea piana e trasversale di soluzione. Presenta poi
r Autore molti preparati, nei quali la linea di riunione era affatto ob*^
bliqua. Il modo di vedere degli autori ò pure di spesso ben difibrente^
Ancelet rigetta il caso di Chevance, quantunque anche Malgaigne la
consideri come una lussazione e Brinton riguarda per dubbii anche i
casi di Mannoury e di Thore. Anche 11 postulato di Brinton, che <àoò
nelia lussazione le due seconde coste debbano restare riunite al manu-
brio, non costituisce una regola assoluta : infatti Fóré ha giudicato ohe
il suo fosse un caso di lussazione, quantunque non vi si verificasse
quanto pretende Brington. L'esperimento depone poi assolutamente per
ammettere una frattura ; ed i preparati presentati dall' Autore dimo-
strano che la cartilagine strappa come sempre un po' di osso ; e ciò sl^
vedeva anche in un preparato, nel quale il paziente era caduto da na
ponte e si era rotto lo sterno.
Glugk (di Berlino). — Dimostrassione di un anofazisma dalla
aorta toracica dlBoendente traumatico a. di un ananriama dal-
l'aorta addominale.
a) Aneurisma dell'aorta toracica discendente traumatico per ferita d&
arme da fuoco. Emotorace sinistro, evacuato colla puntura due volte dal-
l' Autore ; poi resezione costale e svnotaoiento completo del cava
pleurico. Dopo 7 settimane morte per pleuro-^polmonita sinislra. Alla
DI GHlRT:rRGIA 13&
i^ntopsia si troiFò asai manoanza ellttiea tratrersale nella parete ante*»
riore dell'aorta toracica diecendente, posta circa 4 centimetri al disopra
deli^apertnra aortica. Tale mancanza menava in iin sacco anenrismatico
del Tolome di nna piccola melai il qaale era riempiuto completamente
di sodi coaguli sangnigai* Nella letteratara non ci sono altre ' slmili os-
eerrazioni, alllnfùori del caso di Klebs , di anenrisma deir aorta addo-
minale per ferita d* arma a faoco. L* ammalato di Klebs soccombo per
emonÉgie secondarie; invece quello di Giuck mori d^una malattia ao-
Sdentale.
by Aneurisma della perete anteriore deir aorta addominale nella vi-
(Cinanza del tripode di Haller. Doppio sacco della grossezza di un pu-
gno : apertura delia parete aortica deirestensione di un tallero. Il sacco
riempito in parte di coaguli. Rottura deir aneurisma, emorragìa intra-
addominale mortale. É interessante la etiologia del caso. La paziente si
èva sempre allacciata molto stretto ed aveva portato un busto con
robustissime aste^ d'osso di balena. Esea doveva inoltre lavorare in pò»
sisione curva, cosicobò le aste di balena facevano una pressione conti-
nua proprio in vicinanza del tripode, suir addome di lei, che era gra-
cile e mingherlina. Il restante dell'apparato vascolare era assolutamente
intatto.
In seguito a questi casi Y Autore discorre di due ordini di esperienze
ftitte da lui, nelle quali egli aveva eseguito la legatura laterale e la su-
tura di grandi arterie e vene.
In tali esperienze gli riusci, come del resto gièi conferma l'esperienza
clinica, di portare a guarigione delle ferite di vasi, senza formazione
di trombo. Nelle sue esperienze suirestirpazlone del polmone, 1* Autore
ba già parlato di una guarigione per prima intenzione dei vasi polmo-
monari legati) oioò di nna proliferazione deirendotelio della intima, pro-
mossa dall'irritazione del trauma e di una contemporanea vegetazione
del tessuto connettivo dell* avventizia, che danno luogo ad una guari-
gione dello stelo polmonare senza formazione di trombo.
La sutura del vaso con conservazione della circolazione non riesco
che nelle ferite non più estese di 2-3 centim. Perchè se esse sono più
grandi, ocoorre la doppia legatura del vaso leso per arrestare l' emor-
ragia, oppure dovendo mettere le suture molto sode e profonde, ciò oc-
casiona una trombosi obbliterante del lume vascolare. (Si sperimento^
snirarteria e sulla vena femorale comune e sull'aorta di robusti' cani).
^ Gluck ba inoltre tentato di inventare un apparato, il quale sia in
grado di sostituirsi alla sutura dei vasi sanguigni e che possa restare
come corpo straniero nella parete dei vasi. Esso ò fatto d*avorio e per
la sua descrizione vedasi Foriginale.
■ L* Autore si ripromette grandi vantaggi per la terapia da una più
perfetta sutura delvasi sanguigni o dalla applicazione del suo istru-
^ento alle ferite da taglio da vasi stessi. Egli anzi non ritiene impos-
jAbile die si possono guarire degli aneurismi dell' aorta, come i sopra-
140 BinsiA
éucrtttif nitili«»in V eMrgtoÀoùo del musoo e U atttant MU ^uoti
d«l vaio.
SgU è ad 4WI 9oda eonviata che ti debbano proeafaiie la toeetiL
Tla le ine aanareae aepeneaiey pwebàei traiU di mi problttsa Impara
tfiffi^f*"*^ delia teii«ia cbinugiea, problema, cbe^ a eooaTvìio» ai pa<>
adofliera.
Block (di OaasieaV ^ Dalla tarito del oaim • della loro gva-
xf gioDia mniHanfa la sutiiim durante lleohamia.
Block eepone i risaltati delle eoe e^erieaie aoUa eotoia delie ferito
del caore (atta sotto all^isdiemia.
1^ aaimatie elie le caose della morta nelle forite del «aero aoao
qoattro. La pia iìreqaeate s Tasfissia per la raccolta del aaagae ad pe-
ricardio (caso di soieida la 10*20 minati al pia); la Z.^ caosaè remar*
ragia (Barmen. il caso di Heasner , morì a onesto modo di^o 63 ove) $
la 3u* è la dìstrozioiìe dei gan|^ propri! motori del coiMre, la 4.* è fl*
aalmente 1* obliterazioae dell'arteria coronaria. Secondo Beaold, come
pare secondo (Jonheim e Scholthess^Rcebboig, tale obliterazione la
ciq»o qnasi a dna minati dà laogo alla morte. Se dopo an minate ai
to^ie la legatara, artificialmente Citta dell'arteria coronaria» non sas-
eegoe la morte, se si tratta di conigli; saccede InToce se si tratta
di canL
Siccome finora i medid ripngaano ad aprire la caTità toracica, coma
an^rve aadie por la loro timidità rieletto alla reseiloao dm polmoei
ed essi lasciano perciò pacificameate morire i disgraiiaii cbe hanno
avato ana ferita al caore, mentre sarebbe bastato ana semplice inai*
anone nel pericardio pw presenrarii dalP asfissia, e ana satara ancor
pia sempUoe per sdTarii dalla morte per emorragia, l' Antore prese a
dimoatrare con e^erienie sa cani e sa conila che tali opevailoai mmo
relatiTamente senaa pericolo. Bsse si possoao compiere in 3-4 mianti»
e Papparecdiio istrnmentale necessario si trova nella aacooeeia d' ogni
medico^ non essendo con^osto che del bistorì, della Ibrbies^ delTago e
della ptosetta dentata.
L*apertara d' ambedoe le cavità toraciche e del pericardio Tiene par
poco tempo so^oriata dagli animali» come ne fiume fede i qnattro eo*
olgli operati, tattora TiventL
L*i^rtara dei dae TentricoU, come paro la forte tìnmpninsfoao di
tatto il caoro viene sopportata per aa certo tMapo ed alToopp teoae
presentati altri 4 animali, eoa trattati e paro viveati»
Anche ana laoerasione della'carne del onero con apwtoro di tette e tee le
-cavità toraddie e antan del polmone per ehindero le apsiiaro della
pleoza veane toUerota da nn cane molte vivace, che viene pseoastate.
Per non avaro rinconveniente dell' emorragia daranta la antan , ai
pronde il caoro alla saa ponte e le ai stiro fortemente ia foorl fiaahè
cessa il polso e il respiro, cosicché si po6 opaiaro eoi eaero fmmftWlt
DI CHIBORaiA HI
(Aéssan aniniale teoii per tul! proye), oppure bi tira atipena tanto
la ferita del onore si riduce ad una ftssura, con ohe eessa pure l*emop-
ragia, oontifruaBd^ però il polso ed il respiro. Tiene presentato «n pre-
fiarfttt) t<^to dà un coniglio, acddientalmente seìiiaoolato un mesa prima,
nei quale era stata ftttta la assolata isebemia, e vengono pare presen-
tati tre animali viventii ai quali, alcuni mesi prima, era stata fatta la.
sutura o la legatura del cuore, durante l'isobemia relativa.
La sutura del cuore, al i^irl delia reseeione del polmone, devono di-
ventare operazioni, che ogni medtoo prat!e0| in caso di neeesiità potrà,
immediatamente eseguire.
BLook (di Danzica). — Delhi reseaslone del polmone e delle eae
indioaiioni oon dimoetranione ài animali ftSBoggettati a tale
crperaasione.
L* Autore riferi sopra 1 risultati di 50*d(> resesioni di polmone, da Ini
fatte su conigli , cani , lepri , miglali , montoni e bovini , presentando
dei preparati di animali sani, di animali tubercolosi od altrimenti am*
malati e operati, e presentò pure buon numero di cani e di conigli, del
quali alcuni erano stati operati di esportazione di 1-4 lobi polmonari
da sei mesi e che continuavano ad essere sani.
Specialmente negli animali più gròssi , 1 quali sono più somiglianti
alPoomo, od anche In quelli, ammalati e sospetti di tubercolosi, i ri-
sultati sono soddisfacentissimiy perchè 1^ operazione viene compiuta in
pochi minuti (in 8 negli animali più piccoli) e fu 6-14 giorni , usando-
la naftalina, il jodofbrmio e Tacido fenico, successe la guarigione senza
mippurazione. In tatti gii ultimi casi la resezione polmonare guari senza
esportazione di coste e senza fognatura.
Block in seguito rese conto dei lavori di Virchow, Licbteim, Kònig,.
Hadlich, Schmidt e Gluck , i quali dimostrano che la soppressione di
rami deir arteria polmonare e di bronchi , come pare T estirpazione di
singoli porzioni dei polmoni, di intiere metà di polmone e di intieri lobi
polmonari d*ambo le parti, viene sopportata senza pregiudizio dagli ani-
mali. Si conoscono anche del casi clinici , nei quali si trovò neir uomo
Aiancare per intiero metà del polmone , sònza che ciò sia neanche
stato avvertito , e ci sono pure dei casi clinici (Weinleohner) nei quali
era stata sopportata senza nocumento V operazione dell' estirpazione di
iutieri lobi. Non è difetto deiroperazione, ma sibbene difetto, eventual-
mente evitabile, della cura consecutiva se si sviluppa piemia o settico--
mia* Anche U pneumotorace dovuto all^esporèazione non esercita il me-
nomo sfavorevole influssi sulla guarigione delle lesioni.
Indieaztorà della resezione polmonare sono le pneumorragte, ohe mi-
naeclMio di riuscire mortsaf, i tamorì, ! corpi stranieri , la gangrena e
Ifàacesso del polmene. L'Indicazione principale pei ò la tisi polmonare^,
epeolalmente neg^i staM primitivi , (Juando la malattia , che non è
eempre tobercotarei ecbò innanzi tutto non si deve scambiare colla
142 BiVlSTÀ
tirbercoloai miliare sperimentale degli animali, non ha colpito clie ano
dei lobi di an solo, o d* ambedue i polmoni. La tisi ò un processo lo«
cale, che già da tempo si combatte con baon saocesso mediante operazioni
nelle ossa, nelle articolazioni, nei testicoli, nei reni, nelle ovaje e nelle
glandolo. Anche nei casi più gravi, nei quali ne sono colti tutti i lobi,
«oiresportazione dei lobi Infiltrati e pieni di caverne si possono dimi-
nnire notevolmente gli inconvenienti principali e si può arrestare il
progredire- del male. OolP estirpazione di queste parti viene diminuito
Io scolo continuo o periodico del pus dalle caverne e lo stimolo della
tosse e viene pure moltissimo diminuita la febbre etica da riassorbi-
mento della materia decomposta.
Siccome Banmgarten ha dimostrato che i bacilli rinchiusi nelle cel-
lule giganti del tubercolo sono meno infettivi dei germi liberi , e sic-
come essi devono appunto diventare liberi in grazia della fusione pu-
rulenta delle caverne, risulta perciò indicato di esportare , quanto più
presto ò possibile , quei focolaj infettivi primitivi , per evitare 1* infe^
zione delle parti polmonari vicine, che sempre lentamente si estende.
MiKULicz (di Vienna). — Della gastroscopia e della esofagosco-
pia (oon dimostrazione sul vivo).
Mikulicz dimostrò l'apparato per la gastroscopia e per Tesofagoscopia
già descritto nel Centralblatt fur Chirurgie, e quindi si studiò di
farne conoscere la parte tecnica ossia il maneggio. LMntroduzione
dei detti due istrumenti, la posizione del paziente, la cautela da, ser-
bare durante Tosservazione, son cose che si possono rendere molto più
evidenti con una dimostrazione che non colla migliore descrizione.
L'autore fece venire con so da Vienna una donna, già abituata a tali
esami, e perciò adatta ad una pubblica dimostrazione; e ad essa
egli introdusse gli istrumenti e ne portò in vista ^esofago e rinterno
niello stomaco.
Le comunicazioni che furono aggiunte alla dimostrazione sono in
parte un breve riepilogo dei primi scritti in proposito, che si può qui
ripetere come segue. Cominciò Mikulicz col dare la storia della gastro-
scopia, al che gli diedero occasione due scritti di Baratoux di Parigi,
il quale rivendica la priorità dell* invenzione ai firancesi e specialmente
a Trouvé. Mikulicz richiama ciò che già più volte ha detto, che cioò
il cistoscopio e r uretroscopio di Nltze e di Leiter formarono il punto
di partenza degli strumenti costrutti da lui (Mikulicz) e dallo stesso
Leiter per T illuminazione del ventricolo e dell* esofago. Che prima
già esistessero degli strumenti, chiamati gastroscopii, fu pure espressa
mente dichiarato; ma tali strumenti non potevano soddisfare al loro
intento; e ciò ò ammesso anche da Leiter e Nltze rispetto ai loro
primi tentativi su questo proposito. Soltanto Trouvé di Parigi pare
non voglia rinunziare alla priorità dell' invenzione, e certamente egli
ha costrutto e descritto già da aleuni anni un gastroscopie ; ma è
DI CHIRUROIA 148
per lo meno molto inyerosimilo cbe già Bt^to adoperato con bnoa sue*
«esso neiraomo vivente. In primo luogo non se ne parlò mai estesa-
mente e solo fa mentovato ohe CoUin professore alla Seuola Veteri-
naria di Alfort illuminò lo stomaco di an toro da una fistola che si
trovava in detto stomaco, dò che si pnò fare anche con un semplice
taho retto, e con nno specchio riflettore» In secondo luogo si può ap-
pena pensare, stando alla descrizione ed alle figure presentate del ga-
stroscopie di Trouvói che IL medesimo abbia potato servire per Tesarne
oculare dello stomaco d^ruomo, e finalmente mancano del tutto 1 dati
sulle difficoltà della gastroscopia, come pare i mezzi per rimuoverli^
ciò che avrebbe dovuto sembrare importante a colui almeno, il quale
doveva avere eseguita la gastroscopia.
Riguardo alla esofagoscopia ricorda ancora Tautore gli studi di Schròt-
ter, di Stòrk e di Waldenburg» i quali adoperavano dei tubi congegnati
e degli specchi riflettori per Pesame visuale dell'esofago, principio che
in seguito Stòrk ha condotto. a perfezione.
In merito al metodo dell'esofagoscopia si devono principalmente tener
d'occhio 3 punti:
1.^ Il superare la resistenza all'entrata noir esofago spiegata dalla
laringe e dal costrittore inferiore delle faringe. Ciò riesce facile , im-
piegando come guida una sonda elastica conica.
2.* La conveniente posizione del paziente. Questo deve essere in po^-
sizione laterale, e la sua testa deve essere . tirata indietro da un assi-
stente. Si deve anche procurare che per tutto il tempo, in cui dura
Tesame, il muco e la saliva possano sortire dalla bocca del paziente.
3.^ Mikulicz ha sempre avuto cura in sulle prime di rimuovere con
una iniezione sottocutanea di morfina i movimenti riflessi del vomitare
e del deglutire; ma in seguito ha imparato sempre più a far senza di
questa precauzione. Ci sono molti, i quali già la prima volta sopportano
senza difficoltà Tesofagoscopo; e anche chi non riesce a poter essere esa-
minato la prima volta, colla ripetuta siringatura acquista di solito molto
prontamente il grado necessario di tolleranza. Ultimamente Mikulicz
ebbe molto di raro bisogno di giovarsi della iniezione di morfina per
l'esame deiresofago.
Quanto airintroduzione del gastroscopie, il processo ò in complesso
il medesimo; però l'intiero maneggio ò certamente più difficile; ed è
anche indispensabile che l'osservatore abbia fatto un conveniente eser-
cizio sul cadavere»
Però anche il gastroseopio in molti uomini si può introdurre fin dalla
prima volta senza preparazione: tuttavia di solito occorre prima smor-
zarne la sensibilità col cateterismo. Quelli che per varie malattie gastri-
che sono stati assoggettati più volte all' introduzione della antlia ga-
strica sono già per ciò stesso divenuti molto tolleranti. Siccome usando
il gastroseopio, fa di bispgno un esame più lungo e più tranquillo, che
non usando T esofagoscopie, crede T autore che debba per esso più di
frequente riesoire vantaggiosa la narcosi morfinica.
144 RIVISTA
Oltre ai già descritti ietramenti, ifikalicz dlmosM anehe an altr^
esofagoscopio ed va altro gafltroeoopio, di dimensioni alquanto maggiori
che servono ad alcuni nsi special. Presentò vari! altri istnuneAti a#^
cessori per Tesofagoscopia, qaaii un porta cotone per ripulire il campo^
Tisuale, un portacanstieo, alcune pinaette per estrarre i corpi etra*
iueri| ecc.
Quanto alla pratica fatta finora coi descritti metodi d'esame, Mtku*
licz non può ftire ancora alcuna comunicazione deflnitlTa. In merita
air esofagoscopia, Tautore avverte innanzi tutto clie ultimamente non
gli falli mai Tesarne in nessun caso, talchò egli erede che esso sia fat*
tibile in tutti gii uomini normalmente costituiti. Il numero degli indi-^
vidui fin qui sottoposti a tale esame é di 50; e finora non gli capita
mai di dover osservare, nò prima nò dopo Tesame, dei scrii inoonve-^
nienti; solamente alcuni pazienti si lamentano di un senso disaggrade-
vole di compressione alla sezione laringea, ohe di solito svanisce in
breve e che solo nei pazienti dotati di sensibilità speciale dura ancora
il secondo giorno dopo Pesame,
Belativamente alle condizioni fisiologiche dell* esofago Mikulicz ri-
chiama specialmente l'attenzione sul fatto molto importante che Teso»
fago nella sua porzione toracica ò un tubo aperto, pieno d' aria e non
chiuso verso lo stomaco. Le pulsazioni della adiacente aorta toracica
trasmesse airesofagoscopio si possono usufruire per ottenere la curva
sflgmografica del polso aortico; e Mikalicz presenta uno strumento co»
strutto a tal uopo : e ciò potrà forse giovare per la diagnosi delle ma*
lattie cardiache.
Rispetto alle circostanze patologiche dell'esofago, l*Atitore ha già
avuto occasione di osservare coir esofagoscopio le più gravi afTezioni»
come a dire stenosi cicatriziali, carcinomatose, e da compressione^
corpi stranieri, ulcerazioni catarrali ed altre. Di peculiare interesse tor
reno per l'autore parecchi casi di ectasia dell* esofago, semplice, fhsi-'
forme, accompagnate da gravi disordini flmzlonali, e specialmente dal
rigurgito. È questa una aflfèzione, almeno cosi sembra, rara e non ancor
ben chiarita (Zenker e Ziemssen ne trovarono 18 casi nella letteratura
medica), che solo può essere diagnosticata coir esofagoscopio. L* esofa»
goscopio paò fors* anche dare la spiegazione della natura di questa
singolare affezione, e Mikalicz crede che l*ectasia non sia che una ma*
nifestazione secondaria, provocata da una chiusura spastica al cardias»
talchò sarebbe forse meglio chiamare la malattia col nome di eardiO'*
spanno.
Circa al gastroscopie, Mikulicz non può ancora disporre di una pra*
tiea estesa; e perciò si limitò, principalmente a spiegare difldsamente
innanzi tutto, ancora la tecnica del metodo d' esame ed a studiare* in
prima il contenuto fisiologico dello stomaco. Stando al numero degli
individui fin qui con esso esaminati (che è di circa 20, di cui la mag-^
gior parte erano affetti da dilatazione dello stomaco e da carcinoma.
DI CHIKUROIA 445
del piloro), crede Mikulloz di poter ammettere che anche il gastrosco*
pio si possa introdurre pressoché in tatti gli individai» Siccome lo strn-
mento, quando è nello stomaco, è capace di estese escursioni, si ò in
grado di poter perciò esaminare la maggior parte deU^lntemo del yen*
tricolo e specialmente la porzione pilorica che più interessa.
Quanto alla pratica importanza d* ambedue questi metodi d* esame»
Mikuliez crede che già fin d* ora non si possa essa negare alla esofa-
goscopia, perchò quand' anche si pqssa^anche senza Tesofagoscopio dia-
gnosticare la maggior parte delle malattie ^deir esofago, esso però in
molti casi può dare una evidente spiegazione dei sintomi, oppure ren-
dere sicura la diagnosi. Riguardo alla gastroscopia, concede V autore
che presentemente si tratti soltanto del principio di un metodo d'e*
same, che sta sviluppandosi e che ò capace ancora di numerose sem-
plificazioni e miglioramenti; e giova sperare che colla cooperazione
dei chirurghi e degli assistenti negli ospedali anche la gastroscopia sarà
per raggiungere una vera importanza pratica.
Discuasione: Nitze (di Dresda) dubita del valore diagnostico dolga-
stroscopio di Mikuliez, trattandosi di uno strumento rigido e perciò
in generale quasi inservibile e vorrebbe pertantO| perchè divenisse più
facilmente introducibile , che esso fosse articolato , pieghevole. Cosi
modificato e munito di una leva, lo strumento si potrebbe facilmente
introdurre nella cavità del ventricolo e potrebbe venire conveniente-
mente spinto molto innanzi e si cambierebbo perciò in un tubo so-
lido e piegato ad angolo, solo al disopra della laringei e ad esso si
potrebbe benissimo applicare la necessaria combinazione ottica di ca-
nocchiali, la quale ò dovuta a lui, Nitze e non già a Benòche.
Mikuliez osserva che egli aveva sempre riconosciuto il grande me-
rito di Nitze nello sviluppare l'elettro-endoscopia e sempre anche di-
chiarato che gli uretroscopii ed i cistoscopii costrutti da Nitze e da
Leiter avevano costituito le basi degli strumenti qui da lui descritti.
Cionondimeno, era costretto a tenere per ineseguibile il piano ori-
ginario di Nitze , di costruire un gastroscopie articolato , ed a perse-
verare perciò nella sua opinione flnchò non gli sia stato provato il
contrario dalla costruzione di un gastroscopie flessibile, pratfcamento
servibile. Prima d! tutto egli ritiene che un tale strumento, per le leggi
deirottica, sia impossibile. Le lenti infatti dell'apparato ottico contenute
nel gastroscopie, devono esserci fissate colla stessa precisione, come
nel microscopio e nel telescopio, e ciò ò affatto impossibile, anche col
meccanismo più delicato, in un tubo flessibile; e le prove fatte per ben
due anni da Leiter in proposito, lo hanno dimostrato a sufficienza. Il
maneggio inoltre di uno strumento tanto complicato, diventa cosi dif-
ficile che si rende già molto problematico anche il suo valore pratico.
E poi un tubo articolato non ò senza pericolo, per essere esso flessibilò
solo durante Tintroduzionei dovendosi con adatto meccanismo rendere
RivUta. 11
146 RIVISTA
fisso in una determinata posizione, sotto ad un determinato angolo di
flessione. Ora se tale meecanismo si guasta, IMstPumento sta là eon*'
ficcato ed immobile^ e non lo si può tostamente estrarre, come speui»
torna necessario ; ed ecco perciò che il paziente si trova in assai grava
pericolo.
Gussenbaner (d! PrìEiga). In un caso, nel quale ristesse Lèiteip intro^-
dusse in Praga V apparecchio di Nltze-Leiter, senza che si sfa veduti^
nulla col medesimo, comparvero tosto neir ammalato del minacdosl
sintomi di soffocazione , che esigettero V immediata estrazione delKd
strumento, il quale invece se ne stava conficcato saldamente. Siccome
il pericolo della soffocazione cresceva di continuo, Gussenbaner, im^
piegando molta forza, astrasse l'istrumento, e insieme con esso vi erano
dei brandelli di mucosa deiresofago, 1 quali eransi impigliati nelle ar-
ticolazioni deirapparato. Non ne consegni serio danno : però egli ritiene
che il detto apparecchio sia inservibile.
Nitze. Non sarebbe succeduta quella disgrazia se Tapparecchio avesse
avuto una fodera di gomma.
Mikulici. Il suo strumento si può estrarre facilmente quando che sia.
Laubnstbin (di Amburgo). — Dimostrazione di un piloro re*
seoato.
L* autore presenta un tumore del piloro esportato colla resezione e
rintestino crasso d* una ammalata, la quale mori l'ottavo giorno dopo
l'operazione, e che all'autopsia presentò una gangrena circoscritta In cor-
rispondenza del colon trasverso.
Si trattava di una signora di 34 anni* che soffriva da anni di di-
sturbi al ventre. Da circa un anno poi si era accorta di avere nel ven-
tre un tumore mobile, che facilmente si lasciava ballottare dall' uno
alPaltro ipocondrio ed arrecava dei forti dolori ali' ammalata, sia che
questa camminasse o stesse ferma in piedi/Tali dolori si calmavano
durante la gravidanza e quando 1' ammalata si metteva a letto, assu-
mendo una posizione supina. Non si ebbero mai fenomeni caratteristici
di restringimento intestinale: perciò si era in dubbio circa al punto
di impianto del tumore. Due mesi prl^a dell* operazione, cioò nel no-
vembre 1881, il tumore appariva del volume di un pugno, si trovava
alla regione ombelicale, e di là si poteva con facilità portare nell' ipo-
condrio destro, mentre soltanto con del dolori si poteva tirare verso
ripocondrio sinistro. L*ammalata insisto per Tesportazione del tumore,
quantunque non fosse stato nascosto tanto a lei, che al marito il peri-
colo di una tale operazione.
L'autore fece l'operazione il 3 gennaio 1883, e aperto il ventre, trovò
sulla linea mediana, un tumore nella regione pilorica del ventrioolo, al
quale stavano uniti alcuni altri tumori glandolar! grossi come una
avellana, che erano posti sulla grande curvatura dello stomaco. Nel
piccolo e grande omento poi si trovavano ancora delle glandolo linfa-
DI OHIBURaU 147
"tLohe ingrossate ma più piccola» L'autore esegai la resezione col me*;
todo di Billroth e di Wòlfler, ed esportò ana porzione del piloro, lunga
15 oentimetri alla grande curvatura e 10 alla piccola. Distaccando la
grande curvatura egli restò molto sorpreso vedendo che essa non era
•solo attaccata, come di solito, al legamento gastro-colicp , ma che
ci erano inoltre delle aderenze solide ed antiche, che dalla grande cur-
vatura medesima si' estendevano alia faccia posteriore fino alla piccola
eurvatura. Lanenstein distaccò tali aderenze, mettendoci delle legature
In massa, servendosi perciò con molto vantaggio degli aghi d'avorio di
Thiersob, e potò inserire senza trazione, malgrado la estensione della
parte resecata, il duodeno alla grande curvatura. U colon trasverso
venne rimesso intatto nella cavità addominale.
In princìpio pareva ohe l'ammalata sopportasse bene la gravissima
operazione; ma al 5.* e 6.^ giorno si andarono gradatamente svilup-
pandosi r sintomi di peritonite, che crebbero flnchò Toperata airottavo
giorno dbpo l'operazione sventuratamente moriva.
All'apertura del ventre, ohe venne permessa, si trovò, in corrispon-
denza del luogo in cui si erano trovate le aderenze, che mancava
il mesocolon trasverso e si trovò che il colon stesso era necrosato per
Pestensiooe di 8-10 centim., a 32 oentim. al disotto del cieco. Proprio
al disotto della parte gangrenosa v' era nel grand* epiploon un piccolo
ascesso ; e il grande epiploon stesso a livello della ferita addominale
rimarginata aderiva al peritoneo parietale, e le anse deirintestlno tenue
trovaroDsi agglutinate le une colle altre di recente alla superficie an-
teriore e laterale del ventre. Non ci era del resto nessuna raccolta
liquida nel cavo ventrale. Lo stomaco e il duodeno si erano solida-
mente saldati uno coU'altro : il campo operatorio era asettico e verso
la flessura sigmoidea si trovò un coagulo sanguigno asettico.
Pare indiscutibile che la gangrena sia stata la conseguenza della
legatura dei rami arteriosi, òhe alimentano il colon in quella parte.
Tale spiegazione s' accorda perfettamente coi risultati dei lavori di
Litten — sulla obliterazione deirarteria mesenterica superiore — e delle
esperienze di Madelung sul distacco del mesenterio, esposti nel suo
scritto sulla sutura circolare deir intestino e sulla resezione dell* inte-
stino, che egli ha comunicati al congresso precedente.
Le poche esperienze di Rjdygier sullo stesso tema, malgrado i ri-
-sultati apparentemente oontradditorii, non pare che stiano in opposi-
«zione colle conclusioni dello scritto di Madelung.
Nella letteratura chirurgica si trovano pochissime osservazioni cli-
niche che informino del modo di comportarsi dell'intestino, quando ne
sia distaccato il mesenterio; e Pautore non conosce che due casi, nel
quali sia stato osservato e riferito il distacco dell' intestino tenue dal
mesenterio.
U primo del detti casi ò comunicato da Obhausen nella sua Chirurgia
ideile ovaie. Si trattava in esso deirestirpazione d*un tumore dell'ovaia»
^49 RiTIStFÀ
il quale avera* delle estese aderenze col mesenterio deirintestino tenue-
Il mesenterio si Lasciò in parte distaccare sensa lacerarsi, ma per Ve^'
stensione di 15 centim., si dovò incidere e legare. Al 12.* giorno dope^
l'operazione Toperata morì per embolismo polmonare e all'autopsia jH*.
trovò elle rintestino non era gangrenato.
E secondo casO| che ò molto interessante. Tenne eomanicato da ftfó^
ricke, poco tempo fa nella ZsUsehrifi far GeburtsTnuife wid OynSko^
loffie! Si trattava anche in esso deirestìrpazione di un tumere, il qnal^
era fibroso, e si era sviluppato fra le pagine del mesenterio della parte
inferiore dell'ileo. L^lotestino tenue vi aderiva così fortemente per T^»
steaslone di 30 centim. circa, che per separamelo eempletamente ven-
nero distaccati insieme al tumore anche dei brandelli di tunica mu^
scolare dellMotestino. In questo caso adunque rintestlno venne distac-
cato per 30 centim. circa dal suo mesenterio; l'ammalato ciò non oetante^
guarì senza nessuna diffleoltà»
Lauenstein ritiene che anche queste due osservazioni cliniche si pos-
sono mettere d'accordo colle osservazioni di Madelung, perchò non gli
pare da escludersi che prima dell'operazione si fosse sviluppato in am^
bedue un circolo collaterale suppletorio.
RvDTOiER (di Culm). — Presentazione di un ammalato, ùp^nttù
per ulcera del ventricolo di resezione pilorioa e guaritone:
dimostraziofie del pezzo reciso.
Rydygier presenta la paziente, alla quale il 21 novembre 1881 fece
la resezione del piloro per nlcera del ventricolo nella regione pilo-
rìea , che dava luogo a stenosi del pilcH'o stesso e dilatazione eonse*
cutiva dello stomaco di altissimo grado (veggasi Berlin, hlin, Wé^
henéchHft 18B2« N. 3, e Centralbl. f, Chir. 1882, N. 12). L^autore coglie
roccasione per svolgere due questioni che si connettono col suo caso;
e prima di tutto parla dell' indicazione dell'operazione. La miglior
prova che roperazioae era appieno giustificata ò la donna stessa oi>e-
rata, la quale prima deiroperazione non poteva più vivere e che ora
è sanissima e molto ben nutrita. Parla pure in questo senso il pezzo
presentato, nel quale infhtti si vede che il ristringimento o specialmente
la rigidità della porzione pilorica erano così forti che dovevano sicn-
ramente dar luogo ad una ritenzione degli alimenti nello stomaco e ad
una consecutiva dilatazione di questo. Oli alimenti perciò nello stomaco
imputridivano , e ciò , provocava febbre, come l' autore aveva vedute
.prima deiroperazione. Inoltre Tuleera non è ancora guarita e si appro-
fonda fino al pancreas, talché ne potevano venire ancora deUe altre
distruzioni. La stenosi pilorica del resto bastava da solo a far mo-
rire l'ammalato, come lo prova, fra gli altri, il caso di B. Wagner.
Dopo ciò , 1* Autore non riesce a intendere per quali motivi la Dir^
sione del CeniraXbìat fur Chirurgie, aUa relazione di Janicke inlla
^ detta prima resezione del piloro [)er ulcera del ventrioolOi abbia oredfato
y^.
DI CHIRURÒIA Ì49
<il agf iuDgere che era da sperare che tale resezione fosse anche Vut*
'tìma. L^aatare non ha alcun dubbio che l'ulcera dello stomaco [ohe d&
luogo a Bt^DoA non costituisca una iDdicazione per la resezione del pi«
loro, migliore del cancro pilorico, e ciò percbd mentre nel caso di
cancro 1>en di raro si fa T operazione cosi di buon* ora da potere
esportare tutta la parte cancerosa, e si pub in seguito arer a che fare
con recidive più o meno frequenti, egli ha ottenuto nella sua operata
tutto quelioi che si può desiderare da un* operazione, avendola piena-
mente ristabilita in salute, mentre prima col suo male non poteva più
vivere. Ij^ autore ha perciò speranza , che V anzidetto giudizio verrà
modificato.
. Tratta in secondo luogo V altra questione, che gli preme i e che ri-
guarda la priorità dell' avere introdotto il metodo del rimpicciolì-
mento del lume dello stomaco. GolP aiuto degli 8 disegni , che fenno
Tederò i casi di Billroth ed 1 suoi e che illustrano la direzione del
taglio e la figura che resta dopo la sutura, 1* autore prova che il suo
metodo nel principio non ò punto differente da quello seguito a Vienna»
come sostiene Wolfier, non essendoci altra differenza, ohe questa lie«-
vissima, che cioò la sua incisione obliqua ò fatta ad angolo aperto al*
X*innanzi, mentre col metodo di Billroth viene solo a formarsi un angolo
per rincontro della satura circolare colla sutura occludente. Siccome
poi questo punto per lUntersecarsi di tre ordini di suture viene ad es-
aere un punto di minore resistenza, ne viene soltanto accresciuto il pe-
ricolo per lo stiramento dovuto a tale piegatura e cosi questa modifi-
cazione Viennese ridonda alla fine solo a pregiudizio del metodo. Le
date notate allato ai disegni dimostrano poi che Rydygier ha indicato
ed eseguito questo metodo per primo e molto tempo innanzi che non
abbiano fatto a Vienna. Si osservino infatti queste date:
Rydygier operò con tale metodo il 16 novembre 1880 e pubblicò tale
operazione TU dicembre 1880 e r8 marzo 1881. Billroth invece non
operò il suo 3.^ caso, nel quale egli usò tale metodo, che il 13 marzo
1881 e lo pubblicò ai primi di maggio 1881.
Mscussione: E. Hahn (di Berlino) crede che nelle resezioni dello sto-
maeo spetti una importanza ed una influenza allo stato ed al contenato
del colon molto maggiori, per il ftvorevole esito deir operazione, di
quello che In generale si ritenga e che siasi dichiarato nelle pubblica-
;2ioni finora &tte. Egli ebbe occasione un mese f& di ftire una resezione
del Tentricolo per una considerevole ectasìa del medesimo : r operato
morì e Hahn ne attribuisce la morte all'influenza del vomito di materie
iacaU, ràe si ebbe» e ahe venne provooatio dal non essera stato preee^
daatemente abbastanza vuotato il coloa* Otto giorni prima essendoai
.^Nsentati fenomeni di ileo , venne continuata per più ore F appUea**
^io^e deli' entero-olisma e ne vennero emesse abbondantissime so-
stanze j(écali; però lo svuotamento del colon non deve essere stat6
completo , perchò alcuni giorni dopo V operazione insorse vomito fé-*
150 BIYISTA
QlJe, e neir &* giorno Toperato mori improTviflamente» quando già em,
del tntto senza reazione e senza febbre. Alla sezione si trovò che ia<
sutura oireolare aveva lasciato la presa (ciò clie deve essere successo
solo poco tempo prima delia morte) e si trovò tutto il colon ripieno;
di masse fecali molli è dure» Hahn è indotto a ritenere che le masse
fecali trovandosi nello stomaco^ sotto la pressione delPatto del vo-^
mito abbiano nel suo caso esercitato un* influenza deleteria sulla su-
tura e ritiene ohe lo stesso sia avvenuto negli altri casi consimili. ,
Bichter (di Breslavia), dichiara che in occasione della pubblicazione
del caso di Rjdygier di resezione pilorica per ulcera dello stomaco, ISr
Direzione del Oentralblat fur Chirurgie^ si era espressa contro Rydy-
gier solo in quanto al generalizzare tale operazione per quella malattia
come proponeva lo stesso Rydygier, appoggiato al buon esito di quel
suo caso. Mentre nel caso di cancro piloricop la resezione dello stomaco
ha di mira la rimozione di un male, che, se non viene tolto via mercà
di un'operazione, in breve sicuramente uccide, se si ha a fare invece
con una semplice stenosi cicatriziale del piloro, si può sostituire alla,
detta resezione» che ò un'operazione pericolosissima specialmente per
le aderenze fta il pancreas e lo stomaco, che prima dell* operazione
stessa non si possono diagnosticare e che esige molto tempo, l'altra ope-
razione, introdotta da Wòlfler, cioò la gastro-enterostomia, che gira
soltanto la stenosi e che ò molto meno pericolosa dell' estirpazione^
Questa venne, per quanto egli sa, fatta finora 18 volte e solo 3 di tali
operati vivono ancora.
Bydygier. La gastro-duodenostomia venne eseguita 3 volte ed ebba
8 successi mortali (1).
V. Langenbeck (di Berlino) ha praticato una resezione pilorica e iia
tale operazione restò ferito anche il pancreas. Il paziente morì collas*
sato poco dopo l'operazione.
Blllroth (di Vienna) resta meravigliato sentendo che venne cosi fre-
quentemente eseguita la resezione pilorica in causa di cancro. Quan-
{ì) Nel paziente di Woliler roperazione era riuscita beaissimo, e in capa
ad un mese Toperato aTeya delle defecazioni colorate e sode: esso aveva ma-
nifestamente dei tumori cancerosi in altre parti. L* operato di Billroth soo-
combò in decima giornata; in esso per lo stu*amento deiransa dell* intestina
tenue si era formato uno sprone, il quale respingeva nel ventricolo la bile
scorrente nel duodeno, e ciò diede luogo a frequenti vomiti biliosi. Vi fa
dunque in questo caso una mancanza nell* esecuzione dell* (^razione, man-
canza superabile negli altri casi ; del resto il paziente aveva ben • superata
quel che era Toperazione in sé stessa. Non so come sia andato il 3«* oasos
ma pare ad ogni modo , stando al decorso dei primi due casi , che la ga-
atro-enterostomiasia un* operazione molto nveno pericolosa della resezi<)n«
pilorica, la quale spesso direttamente riesce mortale. Ricbtbiu
DI CHIRURGIA 151
tunque egli sia stato invitato ultimamente aisai di spesso a Are tale
operazione, egli però trovò rarissimo il caso di risolversi ad operare ,
e ciò sia perchò i pazienti chiamano troppo tardi, sia perchè IMnflltra-'
zlone cancerosa I fin da principio, si presenta molto di£Ptisa e bea
presto si estende anche alle glandolo. E poi anche la diagnosi non ò
sempre sicura. Infatti la malattia, per cut egli la prima volta, dopo
avere indugiato ben 5 mesi, voleva fare la resezione pilorica, al-
Tapertura del ventre si dimostrò essere un linfoma del mesenterio ; ed
egli perciò tralasciò r estirpazione. Del pari che in questo caso, non
sì deve aver vergogna ad intralasciare ^operazione ed a tornare sem-
plicemente a chiudere la cavità addominale, quando, al diretto esame
del male, fatto nella cavità stessa , si riconosce che V estirpazione det
piloro ò molto pericolosa. Il maggior pericolo deiroperazione sta nella
lesione del pancreas. Egli non crede che il contenuto dello stomaco,
nò quello dell* intestino , agiscano sinistramente sulle suture, special-
mente se la ferita sia stata cucita a dovere, sì che sia restata coperta
in ogni dove dalla mucosa. Si abbia poi cura di adoprare per le su-
ture la seta e non il catgut, che resta assorbito troppo presto ; e non
si restringa troppo il lume dell' intestino colla sutura '^stessa. Le ste-
nosi, non cancerose, del piloro probabilmente danno dei risultati pli!^
favorevoli, ed è per esse innanzi tutto e per la dilatazione dello sto^
maco, che di solito dipende da ostacoli al piloro , le quali [coi metodi
di cura abituali guariscono rarissimamente, e spesso producono la morte,
che egli ritiene con Leube indicata la resezione pilorica e consiglia
di farla, quantunque non abbia mai potuto risolversi a metterla in
opera egli stesso. Non ò però d'altronde ancor certo che lo stomaco ,
dopoché si ò reso una volta assai dilatato , possa di nuovo centrarsi
come allo stato normale, quando si sia reso ancora pervio il piloro.
Gussenbauer (di Praga) riferisce su una resezione pilorica (la ^•*) *
da lui praticata, per cancro. Siccome il tumore era molto mobile , si
sperava che nell* operazione non si sarebbero trovate complicazioni »
ma invece si trovarono delle aderenze col pancreas, del quale se ne
dovette escidere una porzione. Sedici ore dopo il paziente moriva in
collasso. Non si era avuto punto emorragia, e la fòrita era restata ben
chiusa. Anch* egli ritiene che per V operazione siano più favorevoli le
stenosi non cancerose, delle Cancerose.
Uhde (di Brunswich). — Estrazione di nno strumento di legno
dal colon discendente mediante la laparocolotomia. Presen-
tazione di tale strumento.
Certo R. , d* anni 25 , 1{ 1.^ giugno 1881 , stando in carcere , si in*
trodusse dall'ano nel retto, dalla parte ottusa V ordigno di legno , eoi
quale doveva cucire dei sacchi di canape. Il 26 di quello stesso mese, in
un subitaneo movimento del corpo , fu colto da dolori di ventre ,
152 U^lSTiL
6 da allora non potò pift sentire bmie 11 detto legao nella patte
jBiolstra del ventre. Nel luglio venne preso da febbre, evacoastoni
aangoigne oon tenesmo , e disuria. Nel mese di ottobre eMie brividi
di freddo, e forti dolori air anca ed alla coscia iriaistrai 1 qoaU omb-
bere a segno da fargli desiderare d* essere liberato dal ^egno , leiié si
era introdotto; venne perciò ammesso il 6 aprile 1^2 nell* oi^*
dale dncale di Bninswiob. Esaminando il ventre» venne s«iti4a nefi^n-
temo della spina iliaca anteriore superiore una resistensa dura, la quale
dal paziente fu riferita ali* istrnmento di legno nominate. Il 7 aprile
eollMntroduzioae della mano destra e della parte inferiore dell^avam*'
braccio nel retto del paziente, non si potò trovare nessun eorpo itra-
niero. Il 13 di queiristesso mese gli venne fattala laparo^colotomia
colle regole Listeriane. Il taglio delle pareti ventrali cadde lunghesso
Torlo esterno della guaina del muscolo retto addominale sinistro. Indso
ohe si ebbe il peritoneo Fammalato ebbe vomito e ciò diede luogo alla
protrusione di alcune anse dell' intestino tenne, che vennero tosto ri-
messe. Il corpo straniero si trovava nel colon discendente ed era in-
cuneato fra le ultime coste e Tileo. L' incuneamento venne tolto oon
una oerta forza, e il colon discendente tirato insieme col legno netta ferita
ventrale; la parte di intestino, in cui stava il legno, venne indsa longi-
tudinalmente per 3-4 centimetri e, introdotto nell'inoisione fatta l'indice
della mano sinistra , sopra di -esso si condusse nna pinzetta per V e-
■ strazione del legno. Dopo essere la pnnta acuta del corpo straniero
sfbggita due volte alla presa della pinzetta, riusci ad Uhde di estrarlo
dairintestino. Per l'Insorgenza del vomito, nn tratto di ansa intestinale
fece ernia all^apertura addominale ; ma venne tosto ridotto. L' applica-
zione di ispngne intorno alla ferita delle pareti addominali impedi Ten-
trata del sangue e del contenuto intestinale nella cavità peritoneale.
Fatta la sutura di Gzerny adoprando seta molto fina e gli aghi di
Madelung e quelli a perla N. i2. Dopo averla ripulita con nna soluiio-
ne alpoolioa d'acido salicilico, si rimise, in cavità la detta portione di
intestino e si cuci la ferita addominale. L* operazione avea durato due
ore e mezzo. L* operato prese del ghiaccio , del vino e deiropplo e fri
spesso molestato da vomito e da singhiozzo. L'ordigao di legno estratto
era lungo ben 23,3 centimetri , aveva nella parte più voluminosa la
circonferenza di 9 centimetri e pesava , cosi umido oome si trovava ,
4BjS granuni. Operazione simile hanno fatto Reali nel |1848 e Studs-
gaard nel 1878. NelT ammalato di Stndsgaard il corpo straniero era
aog|flomato nel? intestino un giorno, in quello di Jleali 9 e in questo
41 Uhde 317 giorni ; e tutti tre son guariti,
SCHW4LBX (di Magdeburgo). — Dolisi cura radicale delle amie.
L* Autore riferisce sopra 34 oasi di guarigione xadicale di ernie otte-
nute merco le injezioni di alcool. Fra i detti casi Be[ne trovano di quelli
DI GHIBUROU 15 J
mi ^t^U la 4Wrigi»fte 4iira ^à d» é «d anehe 7 «imi / a il tpovaao
pure dei cusi di drnia molto yolamiiioae e oon apertwa molto J^giL
. Ciò pro.Vft eha questo matodo giova vpar la mena tanto oome i metodi
' uperatarii più umM , ai quali tutti aua ò preiteibile perchò è aeeola*
< -, taaeata senza perieoio* L* Autore ha pare provato ^estratto di eorteccia
- di quercia di.Haatoa, ma finora non ne ebbe nessun vantaggio sensi-
. 'bìla. jDoltva nasado la soluzione di Heaton, ooeorre usare grande pre-
: cam^oBa: parò su essa non ò anoor detta raltima parola* Le più fàcili
r, a guarire 41000 le ernia ombalioali e quelle dèlia linea alba, le più dif-
0oiU sono qoaUa deiringuina deiruomo: però anche in queste colla per-
iev^nama si riesce nel più dei casi a buon porto,
Useusikme : Bsrdeleben (di Berlino), a cui si rifarì Sohwalbe ooaia a
oonsulente in un caso di ernia guarita, dichiara che non ha visto questo
XMSOu 9^ cMik a gaarigiona aompleta, eU> oiàe non basta per poter stabi-
lire il /eliee esito della aura. Del resto ^§11 trovò all' ombeliao dal pa-
sieata una flassura erniaria, da cui però non faceva sporgenza nessun
Tisoera*
Banke (di Gottinga) ha trattato più che 100 arnie colla iq}eBÌoni di
alcool, e trova raccomandabile questo metodo per secondare la guari-
gione spontanea dalle piooole ernie e delle ernie dei bambini.
U lato svantaggioso di questa cura ò il dolore e le infiltrazioni te-
naci che vi tengono dietro, come nelle iajesloni di sublimato, Banke
non può dichiararsi in marita ai dafiniUvi risultati di tale cura, aven-
dola cominciata solo da quatU^o anni : egli crede però di potere giù fin
4*ora diehiiurare che questo metodo à inefficace nelle ernie a larga
apertura e nei sqggatti con pareti addaminali rilassate.
Gnssenbauer (di Praga) ha con tale metodo curalo 6 erniosi per
auBperimento e lo ritiene innocuo. Con esso in 40*90 giorni «1 nota
tale rimpicoolimento dalTapertura erniaria che Fintestiao non sorte più.
I snoi risultati invitano ad ulteriori prove eoa tale metodo, col quale
ai potrebbe forse ottenere, e ciò senza alcun pericolo, un restringimento
deirapertura erniaria negU anonalati ambulanti
Tàukr (di Varsavia). — Modifioasioiia osservata nelltatestino
ìa un caso di aato-pratamatiirale durato lungo tempo.
In conseguenza di una operazione andata a male si era formato nel
paziente, satte «mesi prima ohe si mettesse in cura deir Autore, un ano
preternaturale. Per toglierlo, Tauber resecò 36 centimetri di intestino,
a S giorni dopo il paziente moriva con fenomeni di peritonite; ed alla
autopsia si trovò che nella porzione di intestino sottostante all' ano-
preternaturale si erano formate molUsaima pieghe , la quali a mala
pana parmettavano r introduzione di una aottile matita. A preparato
ireana prasantato air Assemblea.
154 RIVISTA
OfiTsaBooK (di Berlino). — Ghiarigtone di un eoobf noooooo W9ttitoé
diaframmatloo.
P. Gtlterbock discorre di nn caso di ecehiBoeocoo eotto^iafimmiBa^
tioo, posto alla parte destra, goarito mercè la reseiione costale , dalf
4uale era aflètto un gioTane di 19 a&ni. In esso segid eontempora*^
neamente V apertura della cisti nel colon trasverso, o fòr8*anclie nella
flessura colica destra e l'appara nel polmone, eosiochè il paziente per
più giorni evacuò materie fecali sia per la bocoa che per 1* ano, come
pure per la ferita fatta colla resesione. In seguito a qnesto easo TAn^
tore dimostrò un apparecchio da fognatura, molto semplice, compostor
di due tubi di «omma, col quale egli riusci nel paziente nominato m
tenere pulita la cavità della ferita dalle scibale, che vi si raccoglievano.
Landau (di Berlino). — Del modo di operare gli eoòhlnoooow
ehi ohe si trovano nella oavltà addominale.
Landau fa rilevare che ancor oggi muore un gran numero di indivi^*
dui, affetti da ecchinococco del fegato o d'altri visceri addominali, dopo
essere stati curati solo sintomaticamente, i quali avrebbero potato es«*
sere salvati con nna operazione semplice e sicura nelle sue conseguenze;.
Non ò più ora permesso il discutere 1 metodi precedenti alla doppia
puntura di Simon, Però anche questa avrebbe degli evantaggi in con*
fronte del metpdo ultimamente raccomandato da Yolkmann , come la
dimostrano le relazioni degli antecedenti Congressi chirnr^ci. Landau
però fa a meno anche di questo metodo ed opera in un sol tempo,
come già raccomandarono (vivamente e fecero Sànger (di Groninga)
e Lindemann (di Hannover). Tuttavia egli in alcuni punti si scosta da
Lindemann, perchò egli dopo Tincisione delle pareti addominali non ria*
nisce subito il peritoneo separatamente colle pareti addominali mede-
sime e non coelsoe la cisti deireochinooocco, rispettivamente l'organo, in
coi essa sta, oioè la milza, il fegato, ecc., parallelamente coi bordi della
ferita delle pareti ventrali.
Inoltre egli parimente non incide recchinococco, già cncito alle'paretf
addominali e ciò ò essenziale ; ma lo svuota con una siringa di Dleu^
le^oy. Cosi resta sicuramente impedito il versamento del contenuto
della cisti deirechinococoo nella cavità peritoniale, il quale versaménto
è dannosissimo. Quando il sacco deirecchinococco non è più molto, teso^
soltanto allora lo incide, ne rovescia airestemo le pareti con forza, nel
caso che esse sovrabbondino ne escide quanto può, e le riunisce alle
pareti addominali con molti punti, che mette assai vicini, lascia aperta
la ferita e la fogna; e tutto ciò compie in una sola seduta.
Landau fa rilevare ancora alcuni punti speciali relativi airecchino-
cocco del fegato, che d fra tutti il più frequente, e oioò la consistenza
molle, propria del fegato normale, cosi che palpando si sente come una
cisti vuota, la secrezione biliare ; 1* odore caratteristico , che non di*
pende dalla diffusione dei gas intestinaii. Presenta qaìnM due operati
DI GHIRXTRGIÀ 155
toì 100 metodo. Uno era ana ragasia di 12 anni, T altro era pure nna
ragazza, ohe aveva 6 anni e che era stata operata da Ini. In questa vi
enno due saecld di ecchiaoeoccoi distinti e non oomunioanti l'uno col"
Feltro ; uno si trovava al lobo destro del fegato^ 1* altro al sinistro, ed
aaibedoe erano stati, estirpati in una sola seduta operando in un sol
tsanpo due mesi innaaid.
LtseuMtéOTue: Kllster (di Berlino) ha ultimamente operato tutti i casi
di ecchinococco del cavo addominale col metodo di Landau e ne ha
avuto buoni risultati ; ma egli non crede necessario che 11 sacco venga
eliminato noieroò la suppurazione Cosi non vi è seolo di bile, il quale
si osserva solo se il decorso deiroperasione non è asettico*
Landau domanda come possa avverarsi la guarigione senza suppu»
razione*
Kdstei^risponde che si forma una solida cicatriee, senza sappurazione
merco il raggrinzarsi della parte e merco la formazione di granula*
zioni.
Thiersch lo conferma e dichiara che dove si conserva V asepsi, non
vi è nessun cattivo odore.
• *■.»'
Crude juniore (di Dresda). — Bstirpaslone di vaxm mUza dege-
nerata, a presentaxioiie dèll'anunalato operato*
Il muratore V., di 43 anni, 10 anni addietro aveva ricevuto un colpo
di pietra alla regione della milza e ne aveva risentito dei dolori per
parecchi giorni. Perù stette poi 9 anni benissimo di salute. Un anno
prima deiroperazione egli si accorse di avere alla parte sinistra del
basso ventre un tumore, che cresceva lentamente si, ma di continuo, il
quale gli dava fastidio mecoanlcamente e specialmente mentre lavorava..
Esso gli rendeva inoltre dolorosa, comprimendogliela, un*emla ioguinale^
destra, che aveva da 23 anni, e che non poteva perciò più mantenere
ridotta co' solito bendaggio erniario. Il 25 settembre 1881, mediante una
incisione, praticata al bordo esterno del muscolo retto addominale si--
Bistro, venne messo a nudo un tumore mobilissimo , del volume della
testa di un bambino ricoperto dallMntestino e daireplploon. Lo si spacca
e ne sortirono 1350 grammi di liquido giallo-chiaro, contenente cole»
aterina. Il resto della milza venne estratto , ed il peduncolo venne le-
gato replicatamente e poi rimesso. Si ottenne la guarigione per prima
intenzione senza nessuna reazione. Malgrado però la piccolissima per-
dita di sangue e quantunque Toperato avesse buon appetito, la conva-
lesoenza Ai molto stentata e il paziente fece una ciera anemica. Che o|
fosse anemia lo confermò Pesame del sangue, fatto un mese dopo, col
quale vi si trovò un aumento considerevole dei corpuscoli bianchi ed
una diminuzione dei globuli rossi, ed oltre a ciò vi si riscontrò la pre-
senza di un gran numero di microciti, cioò di globulini rossi, nueleati»
VMo etesso tempo la glandola tiroide si fece dolente è si rese tumida
e come infiammata. Le altre Amzlonl si conservarono normali. Cinque
156 RIVISTA
mesi dopo Toperasioiie il saiigae e la tiroide erano xiiornati sormaM ed>
il paziente aveva ricaperaie le sae tane in modo che potè ripi^—rtewi
il SQO mestiere di murature. Non furono oetervati né dolori alle oam^
né tamefazloni delle glaadole l'infatiebe, né Toracità| aò^eaiaclbà; e^tMa^
%ofre oonohiade ohe la aiHza potrebbe entrare nella formaBeiiedol(n»r
gne più di quello ohe recentemente siasi ammeaeo» o sapipoaie iAb te
saa fansione consista aeUa 1a*asformazione dei gletaU biaaeht liel Hm*
^ue la globali rossi. Dopo la sua estirpazione pare diala «lUb Anno*
nalità venga supplita principalmente dalla glandola tiroide e dal mi-4
dolio rosso delle ossa, mentre non solo non venne osservats in qne-
sto caso una partecipazione delle glandolo linlKtiohe in luogo làéU»
milza, ma anzi potò tale funzione vicaria da parie di esse glandolo ve^
nira quasi esclusa.
Disotcotiono : (Hehauden (di Halle) raccomanda la legatnnimdastica
neir esUrpaziòtto della milza: anzi con essa si potranno probabtl<»
mente intraprendere anche delle resezioni parziali della milza e del
l(igato.
Braun (di Heidelberga) discorre di una estirpazione di mikzia ìngnos-
sata, ma non leucemica, fatta da Czerny nell* inverno 1877-78. L'opo»
rato ivlve ancora e n^ prima, nò dei» l' operazione non si poterono
dimostrare nella cojtt^^o^aloiie dei sangue dei oaogìamontt notevolL
Winkel ( di Dresda ) nota ehe lo stato di salute del paziente di
Orodè si ò migliorato sotto ogni rapporto. Bgli stesso ha in aura fin dal
1874 nna donna aUa quale si ò formata una dstl della milaain segnito
ad on colpo rlcevotavi. In questi 8 anni tale cisti venne già posta
iO volte. Due terzi della parete delia cisti sono ora calcificati, eosioofcè
la puntosi rmp^ con difflooltà. La paziente di tanto in tanto si lamenta
di fenomeni febbrili» durante 1 quali però non presenta aumento di tem*
peratura,. e ohe la rendono incapace di lavorare per tutto il tempo ^m
durano. Con tutta probabilità, se Teaisse estirpata la milza, tali Jtoo-
Aleni non si presenterebbero pia.
Langenbaeh (di Berlino) estirpando un tumore della milza, molto ve»
luminoso, osservò una emorragia , ohe potò appena essere stnestaia, e
il paziente poche ore dopo Toperazione mori, oertamente in conseguenza,
di emorragie secondarie nella cavità addominale* In un caso analogo di
emorragia secondaria nel cavo addominale, gli riuscì^ riapiondo ia Ir-
rita, di legare il ramo sanguinante deirarterta renale i ed egli propsiio
nei oasi eonsimill di tumori della milza di legare Tarteria Uenale.
K&ster (di Berlino) ha sperimentalmente fatto la legntnra in
4i tutti i vasi della milna, eeoetto una arteria ed una vena ed Im
date che a ciò teneva dietro nn oonsiderevolo raggriocamento dite
glandola* Ha pure tentato una volta tale|pralioa nell*aomo4 ma le dWi*
i>oltà che in ciò si inoontrano fhrono cosi gravi e Pesito eoei sfov(ora«»
volo (morte per peritonite settica), ehe egli oeonsiglia danlterfcMfi ten-
tativi analoghi*
DI CHIlttJR0IA 157
Kolaozek (di Breslavia) riferisce sa di una estirpavione à\ un tamore
di milza, ocoafionato dalla obliterazione della vena lienale. Tale» epe**
nHdiDii» Temile foUa nella Oliniea di Breslayia e fa eegoita dalla
mertoé
v'B^av ^- Heidelberga) espene cbe Gzerny Imi estirpato due volte del
immai leoceBoriei della mitoa, ed ambedue gii operati morirono» in oon*
segaensa di emorragie date da inolti pioooU vasi della glandefea e deU^
pwmtì add(MBiiiali inoiee. Finora poi nearan caso di eetirpaziene ùL ikiilxa
knMemica lia dato- uor eaito favorevide.
J» RoBBintA^SH ( di Gottinga ). — Aloime laparotomie, eseguite
nella Cainioa di Gottinga, degne di monaioine^ con dimostra-'
aieae di mi preparato di asoeseo del pancreas, il quale diede
luogo a ristagno di feoi e cpulndi alla kiparotomia.
L^ Caso. Operazione di an cancro del retto, clte si spingerà molto in
alto nel baeino, distaooandolo prima nel ventre e poi estirpandolo per
V ano.
Un> contadine, di 39 anni, soffriva delle molestie alla parte da al-
ipiantt mesi; e gli si trovò un cancro del retto, oireolare, sito molto
ia alto, tanto che la sua terminazione superiore non potè essere rag*
gIvBta neaaclie nella nareosi : palpando profondamente trovava una da»
rezza al disopra della sinfisi pubica. Siccome non si poteva sperare di
potere estirpare il carcinoma nel modo solito , neanche aprendo il pe-
ritoneo e tirando airinfuori Tintestino, si procedo nel modo seguente:
Si aperse Taddome appena al disopra del legamento sinistro di Fallop-
pie, si tirò infuori la flessura sigmoidea, e, dopo aver eonstatate cbe il
earefttoma sporgeva largamente nel piccolo bacino, si applicò sulla
detta flessura una doppia legatura, e la si recise. SI roderò poi asettici
su(^ due capi formatisi e rìnferlore venne rimesso nelllEiddome dopo
avergli ben applicato una plooola medicatura asettica, e dopo averne
dtstaectfte il mesenterio quasi fino in basso. Il capo superiore venne
cucito nella ferita addominale, dovendo servire da ano permanente, e
la detta ferita venne completamente chiusa. Allora, dopo avere ben pn«
lito la parte, venne cominciata dal basso, restirpazione dot capo infb^
riore dell'intestino per la via deirano. Psr fortuna riuscì fat)ifmente il
4ista6eo dalla vesciea.
Dopo aperto anteriormente il peritoneo, il capo legato dell' intestino
Teave ripiegato in ftiori e si potè compiere anche dalla parte poste-
riore restirpatione della parte, operando sempre su tessuti sani. Si do*-
vette poi estirpare buon nnmM'o di glandolo linfatiche retro rettali an-
<tfesse ammalate. Fognatura per l'apertura del retto , non Munita, che
Telane poi riempiuta di garza jodofbrmlea e eonvenientemente medicata.
nel 2»^ giorno dopo l'operatone^ eoltasso quasi inaspettato e morte. Sol-
tanto le anse istsstlnali, poste di ooatro alla ferita peritoneale inferiore
«pMseBtftva&o segni veeenti di peiitoaite.
158 EITISTA
I&* Caso. Operatione di una ciatifellaa idropica i eoateneata molti t
<3alcoli.
Bra una ragazza di 7 anni, la quale già dae anni prima ayea rimaci
caio che nella parte destra del Tentre le si andava formando nn tu» '
more. Quando la Tide T Autore, qneeto tumore era del volume <fi Qià
che nn pugno , era apparentemente fluttuante e si troyara sul metto^
della parte deatra del ventre. Solo alla metà di detto tumore^ li rl^.
scontrava una leggiera ottusità; la sua superfloie era liscia, e^ rotoii^
deggiante e il tumore era mobile. L* incisione fatta a livellò di esso^
scoperse la vescicola biliare, assai distesa, e niente allatto inflam».
mato, e sopra di essa si vedeva il bordo atrofizzato del fei^o. Sntuca':
di alcuni centimetri quadrati della superficie della oistlf^oa coi bentt
della ferita addominale; apertura della detta cistif<rileà dieci giorni do]^o
con fuoriuscita di molto liquido, chiaro, mucoso e di circa 40 caloolli
biliarL Qoarlgione senza reazione.
3.^ Gaso. Estrazione di calcoli biliari con apertura fortuita del peri^.
toneo e abbandono in questo di alcuni calcoli biliari.
Una donna di 36 anni, era ammalata da 2 anni con febbre e ddOEt
ai petto ed alla spalla sinistra. In seguito poi ad nn graye accesso di
colica le si era formata una nodosità alla parte destra del ventre, ehe
in capo a un anno avea raggiunto il volume della testa di on bambino
e che poi scoppiò e scomparve lasciando una fistola. Questa si trovava
a destra della linea mediana, quattro dita al disotto deir ombelico. In«
trodneendovi una siringa, questa penetrava verso destra ed airinsu e fi»
niva coi toccare dei calcoli. Spaccata con precauzione tale fistola ^ si
estrassero alcuni oidcoli e facendo altri delicati maneggi la pinzetta pe-
netrò improvvkiamente in uno spazio libero, il quale stava tutto a si*
nistra deirombeJico. In esso si poterono sentire altri calcoli, ma non si
poterono estrarre. Allungando il taglio a sinistra e coli* esame digitale
si sentirono 1 visceri addominali cosi a contatto colle dita stesse che
non si poteva qnasi credere che vi fosse ancora di mezzo una mem-
brana per quanto sottile, come per esempio, la vescichetta biliare assai
distesa. Sutura, fognatura a parte del peritoneo e della fistola con ovatta
sidicilata. Guarigione senza reazione.
4.^ Caso. Cisti dermoide retroviscerale.
In una donna di 36 anni , dopo un parto avvenuto due anni prima,
comineiò a farsi sentire un tumore nel ventre, il quale crebbe comsl^
derevolmente, dando luogo a molestie locali ed a disturbi generali di
nutrizione. Esaminandola, T Autore le trovò l'addome molto disteso in
causa di un grosso tumore, al di sopra del quale stavano sempre delle
anse intestinali, irregolarmente configurate. Il tumore, a sinistra si prò»
sentava fluttuante. Laparatomia a sinistra dell* ombelico. Dopo avere
tentato indamo di sollevare il grande epiploon insieme al colon tra-
«verso, si dovò recidere il mesocolon trasverso. Finalmente ai presenta
la parete bianca e fitta del tumore, di cui si conobbe il contenuto der-
DI GEIBU&aiA 15d
nioids médiaato ma pantora «aploratriee. Si tenta layano di afferrar»
II tumore dalla parte posteriore per introdarvi no tabe fognatore e
ooii apesto avaotario; Non restava pertanto ebe l' estirpatioae : ma yì
ai dovette riannoiara giaeehò il tumore «i impiantaya sodamente eoa
larga base sall'aorta. Si chiose la ferita delle pareti addomlaaii^ si fece
la aattira deUa porxione di cisti messa a nudo* intorno all'apertura della
puntura: apertura più estesa della medesima e laratura. Nelle medi*
oatuxe seguenti si estrassero delle lunghe ciocche di capelli. Decorso
aensa reasionoi discretamente regolare. Insorta in seguito una Tolta
aoddentalmente la putrescenza nella cisti, si potò essa facilmente to-
gliere. La paaiente venne dimessa, provveduta di un grosso tubo da
£9gnatura d'argento e si ripresentò poi in un ottimo stato di salute.
5«* Caso. Tumore congenito retro-peritoneale (neuroma del ganglio
solare?).
Una ragazsa di 9 anni, sana e robusta presentava Ano dall'età di due
anni una tumefazione del ventre dovuta a un tumore probabilmente
eongenito, il quale era andato crescendo di continuo. Non vi si trovava
<»abra di fluttuazione; ne era occupata tutta la metà superiore della
parte s&aistra del ventre e il detto tumore si estoideva anche nella
parte superiore della metà destra dell'addome. La sua superflcie era in
generale levigata : vi si trovavano però nodosità dure e abbastanza vo*
luminosey fra cui se ne trovava una a sinistra ai di sopra dell'ombelico
della groisezia del pugno di un bambino. Tutta la massa di neoforma-
zione era discretamente mobile; e lo erano del pari i singoli tumorettL
li tumore air insù si trovava al di dietro dello stomaco e si estendeva
evidentemente al di dietro degli archi costali per non piocol tratto^ e
ei poteva colla percussione delimitare facilmente dalla milza e difflcil*
mente dal fegato. Fatta la laparotomia i visceri si sfnaeero violente-
mente in fuori ; e quanto più si insisteva p^ isolare il tumore i tanto
più si rendeva evidente Pimpossibilità di estirparlo ; ai dovette perciò
rinunciarvi. Una peritonite settica trasse alla morte due giorni dopo la
paziente. Il tumore avea la grossezza della testa di un nomo adulto,
stava tutto al di dietro dei visceri e davanti air aorta e non aveva
aderenze con nessun viscere. L'esame miorosoopico, ohe ne venne fatto
nell'Istituto anatomo-patologico dimostrò che esso era un neuroma
con grandi cellule gangliari fornite di prolungamenti , con grossi cor-
doni nervosi che contenevano anche delle fibre midollari e che si di*
ramavano anche dal tumore agli organi addominali , per esempio , al
pancreas.
6.* Caso. Laparotomia per stasi fecale dovuta ad un grosso ascesso
pancreatico.
Una donna di 57 anni| del resto sana, aveva avuto due mesi prima,
senza eansa nota, stitichezza e forti dolorL Pronto miglioramento.
Dopo 6 settimane, doò 20 giorni prima di essere veduta dalP Autore,
di nuovo tenesmo con insuttciente defecazione. Da 8 giorni stitichezza.
16Q RIVISTA m eSIRITRfflA
fteqnefD^ Tornito di sostenze^ Tordfocie; Gran^di» prontraiioiie di fone»
EaamifiaDda la paziente FAutore trovd che la parte sinistra del ven*
tre era molto gponfia;^ al disotto e al di dietro dello «tomaeo, assai di*
latato, si trovava nn tumore flattoante , della grossessa deHa testa df
nn èambino, immobile e non estendentesl fino nel pieeolo baeino. Le
infezioni di acqua con una canna da clistere molto longm noa feeere*
nnlla; perciò accondiscese alle preghiere della paziente di eperarla-
con la laparotomia. Fece una inoisioae lunghesso la linea alba ed
ttn*altra trasversale a livello del tumore. Distaccato il cokm teasversa
cercò di scoprire il tumore la di cui periferia era però tutta infil-
trata per processo flogistica. Tentò hivano di isolare in quel punto.
10 stomaco, e in conclusione lacerò in un piccolo luogo il tumore e ne^
venne fbori un contenuto , che in principio era chiaro , poi torbido e
puzzolento. Si potò farlo scolare e si potò cucire il sacco cosi aperto ooi
marghìi della ferita addominalOi senza che penetrasse nella cavità brio*
01010* di liquido. Dopo avere ben cucita la ferita addominale» venne di-^
latata la piccola apertura, fatta colla lacerazione; vi si introdusse nn
tubo colatojo e la si sciacquò. L'operata non si riebbe più dal eoMaiBo
e morì^ in capo a 6 ore. Fatto un accurato ^same neir istituto paiolo*»
gico si trovò necrosi del pancreas; e la supposta eisti non era ohe un
ascesso svoltosi dal medesimo tra, il ventricolo e il piccolo omento.
11 ristagno fecale era prodotto dalla compressione prodotta dal detto
ascesso sulla porzione superiore deirintestlno tenue, ohe gli si era Mto
aderente per infiammazione. Dimostrazione del preparato.
(Continua}.
^'wVM^ V_.
161
BIBLIOGRAFIA
Post GsoaGB E. — On tlie Treatement of aoiae Forms ot
tetostlnal Olratraotiong by Opiam. — (Cura di alcune spe-
eie d^occlusioni intestinali per mezzo deiroppio). In : The Medicai
Record. New York, 1882, Voi. XXI, N. 16, pag. 431.
Da un medico che sta in Siria, sia pare Professore nel Syrian Pro-'
testoni CoUege^ non può aspettarsi, e tanto meno pretendere nn arti**
colo obe tratti un particolare argomento dal pnnto di vista deiremdi-
zione ; ma neppure si può scusare tanto oblio della storia della propria
scienasa ed arte da credere cosa affatto nuova ciò che da secoli è no*
tissimo.
Così ò del prof! Post, il quale, secondo che scrive, pare voglia far credere
che il curare certe forme di ostruzione intestinale mediante l'oppio sia
frutto esclusivo de' suoi studi , un'invenzione tutta di lui. Nondimeno
poiché l'articolo contiene pregevoli osservazioni cliniche e flsio-tera-
peutlche, cosi giudico di far cosa grata al lettore riassumendolo ed
esponendo la versione letterale di alcuni punti di particolare impor-
tanza.
L' Autore distingue anzitutto due varietà dell' occlusione intestinale,
la cronica e l'acuta. La cronica si presenta sempre quale effètto di al-
terazioni anatomo-patologiche fisse (tumori addominali, ascessi della
spina e della pelvi, anomalie di posizione dell* utero, cancro dell* inte-
testino, briglie cicatriziali).
Più svariate sono le cause anatomico-cliniche che danno luogo alla
forma acuta, e il Post le distingue in sei classi, che sono le seguenti:
L® Corpi stranieri indigeribili arrestatisi in un punto idelVintestino, — «
Son questi rappresentati molte volte da scibale fecali indurite e aggio-
morate. Il miglior modo per combatterle consiste nei purganti drastici
e nei clisterj, e talvolta anche nel rompere ed estrarre le scibale col-*
riluto delle dita o di un apposito cucchiajo.
2.® Ernia strangolata interna. — Questa diagnosi ò difficilissima:
quando ò possibile, la cura consiste nel mettere allo scoperto la por*
zione erniosa e togliere lo strozzamento.
3.* Ernia strangolata estema. — Qui T Autore comincia a trovare
l' indicazione terapeutica dell' oppio e dei suoi derivati. € Allorché, dgU
« dice, il taxis non basta a ridurre Ternia, due vie sono aperte al me-
€ dico-chirnrgo curante. Se i sintomi sono urgenti, il chirurgo fprooe-
< derà all'^erniotomla, purché V infermo ed i suoi famigliari non vi si
1.62 BIBLIOGRAFIA — POST
« oppongano. Se i sintomi non sono argenti (per esempio, se il vomito ò
< scarso o nnllo, se il polso ò ancora, sosteooto, la temperatura pres-
« socliò normale), oppure, anelìe essendo urgenti, T infermo od i saoi
< famigliari ricusano con insistenza il sussidio dell'atto operativo, allora
< il medico ricorrerà airuso dell'oppio. I purganti in simili casi soventi
< aggravano il turbamento venendo a spingere il contennto delle in-
«f testina posto al di sopra del punto strojszato contro la porzione ìq*
€ carcerata e producendo inconvenienti gravi, quali rirrltazione el^in-
< flammazione del contendto del sacco, e talvolta lo stravaso d%11è'*ÌBCi
« nel cavo peritoneale. In simili contingenze Toppio somministrato per
« via della bocca o La mcgrflna p^ via ipodermica,, conibiilati <S(|gli
« emollienti estemi, bastano a ridurre la tumefazione, a far sì cbe il
« taxis si possa ripetere con maggìOjTe speranza di buon risultato .op-
5 pure agevolano il ritorno della permecU)ilità del tubo intestinale^ >
L' Autore conforta questo asserto coiresporre due casi clinici di grande
importanza. Il primo di essi riguarda una donna di 75 anni, affetta da
j^mia crurale strozzata. L'ernia durava da parecchi anni, e si eràsem»
pre mostrata irriducibile. Falliti i purganti, i clisterj e il taxis, vennero
latte le prescrizioni segaentl: mezzo grano di oppio ogni sei ore, un-
zione del tumore erniario colP unguento di belladonna, cataplasmi di
^linseme sul tumore • sul basso ventre. Dopo il terzo giorno di questo
jgftetodo di cura, ai cataplasmi vennero sostituite le pennellature dióol-
dedlon elastico. I sintomi di strozzamento cedettero in seguito alle prime
.4osi di oppio, e al 6.^ giorno dal principio della cura, la paziente éìSbe
cinque scariche spontanee. Il secondo caso riguarda un uomo di 65 anni,
, affetto da emii^ Inguinale strozza^. Fallito il taxis, rifiutata T opera -
.zione dalla famiglia dell' inférmo, si ricorse all' oppio, e nel 7.* ^òrno
r ernia si era spontaneamente ribotta. Amendue questi casi si riferi-
scono a persone d^ età avanzata , nelle quali V ernia inguinale o cru-
rale ò affezione frequentissima.
; 4.^ Tumefazione della valvola Ueo-cecale giunta a tal punto da im^
fedire il passaggio delie feci. — Si riconosce questo stato speciale^ più
jaro dei precedenti, pel vivo dolore. che si manifesta in corrispondenza
^Ua regione ileo-oaoale, pel distendin^ento dell' intestino tènue, la. p^i-
iioa, ecci. Anche la questo stato di cose l'oppio torna efficacissimo. < I
ic purganti, dice rAutpre, in simili casi hanno l'inconveniente 4i €[(ùn-
< gore il contenuto degl'intestini contro una barriera insormontabile, >
:fi quesito il^pnnto fórse meglio tratitato dall'Autore e chei merita >ii$e-
pur questo 11 punto intorno al quale V Au-
sere ha raccolto il maggior numero di casi, citandone ben tre per con-
(fOJTtftre U affo aiigamento sai : vantaggio , dell'oppio in questa f^fm^ di
jto^lVWtoDa: lAtssttoale escuta. Fatto che mellita qualche riguarda, meptre
•i sogigetti QolpKi da ernia, strozzata qr^no amendùe vecchi^ ^QTaQi
•tavÉOd gli ftttri due colpiti d« tumefaisiDne: della valvola ileo-cec^lg.
ili primo caso rignartenQ «omo . d^U! ed^ di 35 t^nni» sorpresa, .dja^/PQ-
t }
^^irativi ,e cpl, cliflt^Pi.n ;nj.€fdUKb cabrante «tfal^ili. adorai .(Jlag^asji .4A
j^es9o p^r^c^^le , e in, \^ss^ a ci6. preacyi^s^ (Tj^uti; 9igpa^^ fi^'9^14^%
^^irinf^rmoy stabili mvec^ che :8';a.Teya ^ farA,PQD,.o^^rt<^i^nei ìfeorifer
eafe^ e in b^se a ci^ pr^scrifusfei Ja, polycur^^. fie\,J>oyfeji:iUcpi^^qìXQ pr>«\nf.
46^« dapppji^a s^i gra^i ogài tp^i qr^, j^nq a chp à 4oÌQr9 «i.^oissetBfin^
fiibj^f^eojbp; . ijQltigatO- UoitaiB^ntf pracicri^ffa ^tapljasi»>l emQll^oii ,dji
Ijnseme al lato destro del ventre. Io oapo al terzp. giiprAi^. daA priA^ir,
pio di questa cjara » il passaggio r^dol tabo intesUfiale. efasi , r^^s^ir.
Il j secondo caso si riferisce ad qq gjoyanei dii 30 ^nji%, )\ fuale Yi^^^
ipaprQYvis^mente colpito da stipsi ostinata e disaria. I)i,mp|Lp ^rppriq.
ppese un en^rgiqo porgente e ripetati clisteri, senza ^^trp effet|to,jqn^
41. Aggravare i sintomi, apecialipepte la dlste^e^ione del, ventre* Qaandqt
P Àatore.TQtnne chiamato, rinfei;mo. versava in uno sjtato gràvifLslQ|ió j
la tumefazione e. la timpanite erano maggiori nelle rqg^onC; il^p-oa-^.
Qale. Ghe<fa egli^^n qi^.esto fràag;^n]taj?.B8trae I-orma ool-G^.^i;^,I|]:e^
Iscrive venti mignatte sul . ponto, pili ran^molljitp' d^lla iui?c^jra?:ip^ef.,^n-
^iqnj coirongueoto di l;)elladbona e cataplasioi emoUienti alla ..parte |p-
jGariore e al Lato destro, dal ventre :, infiioe. prescrive tr^ grani, t4
jpolverl del Dpwer da prendersi, pg^i, tre,, ore. Jùa, prima 4pie di ^quest^
po^vqre vepne Tejetta per voniito, Djia le dosi, successi ve .venperp tpat-
tenute^ i sintomi,, cplicì in breve si .jfiitig^i^ojQq, . i}, ^ventre VUpfìnpj VXQ^I^
e Ixajbtabile ;. i sintomi andaronp sempii'p .soccaesfy^jtx^tBj i)PLlg^ipr,a^^^
flnchò nella sesta giornata dal principio della cura V \nfermc)|^ {|9t^
^ypre di|e |3G{^?iobe copipse. Idrante lejpr^p gQ ore^ f ijìyS3rj;n[0\prQse
f^oye. greui di. polvere del Dower; e durante jp jj^iorpji ff^^ose^ in t9t^
una dramma di detta polvere* Io. segfiito «, queste sceJ^i^lie alyluf
velane HQsp^ao Toso d<^U' oppio» ed. in so^ vee^.fV'dato l*|Olio,efsenzial«|
^ castoreo, sommlnìetrandpne.venti gpccie.pgni dne oret^np ad av^r.^
la scarica alvina» ^ questa si pttepoe s^biit^.neUap^ii^a .notte j^ 01^49
rinfernjo in breye^ tempo guarì.; ., , , : < - ^
. ..Spggetto del ter;cp caso è la stessa giovane djel aepondo. Aleoni m^-
^ppo coi)S9gi;iita la gnarjgipne yen^ egU ((^^%lit^ ^a oinsecjondOc^ttajcqoY
eoo sintomi pari pei^, forma e intensità ai,prejeedenti. Inv.eo^ della pol«^
yere del DÒwei: ]l\l?ost soiQOiinistr^ la mprPna:, reietto pttienqto f^
;9ire8aoeh^,,idfint|qo, ppiphè dopp OQa^pttinia^a .di qi^ata <;uraAWeraio
eb)^ nn^ scfirifì^ a^yiua:^«gnita,pwitp.,4a gp^yigipne . powpieta. .VA*t
tojpe a^pew^aadialtpl'pasi di q.ues]fc?ijnc^tnpa>uoi fluaUj^il trattaipeptft.ijoj^
V9BR^?;fa' Wonfrtp;^a,Ti««lt^^^ . > . > ' - 1
enetos^yanp^te, pwnpftftp #,i^pp4o:^, l^ttpnflPPWiiqqwaff^^ J» «W*»
alvina* ,,-. ';i-,. .> •: e- •• j.:;'.'.w ii' ri» .Jt.. u t i. ....
j,.A\\^^.^^\pvifi ^IJi ft|iz)fjq^ti tra p^si jppgjiono: Moupe: Pwervazipnl
l64 dlBUOAEAFIA — POST
obe meritano di essere riferite poichò questa forma morbosa della ta^
mefazione della valvola ileo-cecale sembra rara presso di noi. € L*aBo-
< dell'oppio, dice V Autore, in tutti questi casi differenti si fonda sopra
« un'unica base ed ba per isoopo di mantenere in uno stato di calma
< la parte irritata o congesta od infiammata flncbò V irritazione o la
« congestione o l'inflammazione sieno completamente vinte. Ciò otte*
< nuto, l'intestino ridiviene pervio ed 11 naturai movimento peristaltica
€ Sgombra il tubo dal suo contenuto. La considerazione del danni ine-
€ renti airemia strozzata e airocclusione prodotta dal gonfiamento della
< valvola ileo*cecale, dimostra cbe essi non si debbono riferire all'in-
< carceramento delle materie fecali per parecchi giorni. QuestMncarce-
€ ramento si verifica in alcuni individui che sono abitualmente costipati
« per lo spazio di parecchi giorni, senza che si abbiano 1 gravi sintomi-
€ accennati. Il chirurgo in seguito airoperazione della fistola cisto-va-
€ ginale produce coir oppio una stipsi artificiale che dura uno o più
€ giorni. Parimente il medico produce la stipsi, nella infiammazione del
€ peritoneo. In che cosa consistono adunque questi danni ? Essi consi-
< stono nella infiammazione del tubo intestinale o dell'omento, infiam-
< mazione che spesso dà luogo a gangrena, e nella infiammazione del
< peritoneo cagionata dalla rottura deirintestino o dalla contusione por-
« tata dai tentativi di taxis. La cura coir oppio ò commendevolissima
< in tutti questi casi, non escluso quello in cui abbia luogo la gangrenar
« anche allora l'oppio giova coU'arrestare i movimenti peristaltici fin-
€ chò la linfa effusa tutto airintorno abbia raggiunto un grado di con-
< sistenza tale da non esser più possibile il suo stravaso nel cavo pe^
€ ritoneale. >
5,® Invaginazione delVileo nel coloni oppure di una porzione del co^
lon nella rimanente, — ^ La diagnosi di questo stato di cose, spesso non
si può stabilire se non quando la porzione invaginata sia accessibile
alle dita o visibile alPendoscopio. Anche in questo caso ò commende-
volissimo l'uso dell' oppio. Lo scopo ò sempre l'identico, quello ciod dr
arrestare il movimento peristaltico e mettere in uno stato di perfetta
quiete tutte le parti invaginate, fino a che la connessione fra la por-
zione peritoneale sita al di sopra e quella sita al di sotto del punto in-
vaginato siasi effettuata in modo cosi sicuro, la merco di un copioso
deposito e di una sufficiente organizzazione di linfa plastica, da impe-
dire la effusione di materiali settici nel cavo peritoneale.
Quest'asserzione ò avvalorata dalla considerazione di uno del modi di
guarigione naturale della invaginazione, quale ò quello che ba luogo coi
cadere in gaqgrena della porzione invaginata e colla sua espulsione per
la via del retto. In questi casi d'invaginazione l'oppio ha però un altro
scopo, quello cioò di mitigare la colica e diminuire la tensione del ven-
tre, sintomi di grandissima importanza e dai quali dipende la gravita
maggiore o minore di ciascun caso speciale.
Solo quando 1 sintomi anche in seguito al metodico aso dell'oppio noa
BIBLIOaRAFU — POST 165
^accennino punto a migliorare^ può offrirsi T indicazione dell* intervento
rchirurgico»
0.* La eolica spasmodica. — Qaest^altima forma di occlasione inte-
«tinaie acuta, sostenuta fra i clinici contemporanei dello Jaccoud, suole
prediligere le persone che sono abitualmente costipate. Essa corrisponde
all^ ileo nervoso di altri autori » alla passio iliaca vera di Sydenham.
Bencliò questa forma esiga l'uso dei drastici , pure ò molte volte
conveniente il far precedere un* infezione di morfina sul punto più do*
lente. U Autore avvalora questo asserto citando il caso di un uomo abi-
tualmente costipato, il quale venne assalito da un vivo dolore air ipo-
condrio destro, in corrispondenza all'angolo che forma il colon ascen-
dente col colon trasverso, accompagnato da vomito e da disturbi ge-
nerali assai gravi. Prima di ricorrere al purgante ed al olistere, l* Au-
tore injottò per via ipodermica sul punto più dolente un terzo di grano
di morfina. Questo metodo curativo venne ripetuto anche negli attacchi
successivi, ed ebbe sempre per risultato quello di rilassare lo spasmo e
-e di agevolare razione del purgativi.
Perchò mai, mentre nelle prime cinque varietà di occlusione intesti-
nale acuta si usa somministrare V oppio od i suoi derivati e composti
^per la via della bocca, in quest'ultima varietà si preferisce T injezione
ipodermica di morfina? L'Autore si affretta di esporne i motivi, che
fiono soddisfacenti. Nelle prime cinque varietà l' oppio deve portare la
sua azione sedativa sullo strato mucoso e sullo strato muscolare del
tubo intestinale non solo, ma anche sul peritoneo. Di qui la necessità
che l'oppio, 0 il laudano, o la polvere del Dower, sieno somministrati
per la via della bocca. Nel caso di colica spasmodica per lo oontrario,
ciò che il medico deve anzitutto cercare ò V azione antispasmodica^ e
questa si ottiene più agevolmente dalla injezione ipodermica che da al-
tri mezzi. Ma v' ha di più : l'oppio preso per via della booca spiega
sempre un'azione astringente e sedativa sulla membrana mucosa del*
rintestino ; se quest* azione nelle prime cinque varietà, non si oppone
all'opera dei purgativi, nel caso di colica spasmodica tornerebbe indub-
biamente dannosa.
Tali i concetti, tali le pratiche del prof. Post Ma quanta somiglianza
&a questo articolo e queUo sullo stesso argomento pubblicato da chi
scrive sugli Annali Univ. di med. e chirurgia^ nel fascicolo di maggio
dell'anno 1879, Voi. 247! In queir articolo io riferiva anzitutto T esem-
pio di felice applicazione dell'oppio in un caso di occlusione intestinale
ribelle ai purgativi fatta sin dall'anno 1867 dall'egregio dottor Cesare
Goggi, attuale medico primario nell'Ospedale maggiore di Cremona. Ma
l'uso dell'oppio neirocclusione intestinale non data da anni, bensì da se-
coli. Il Tralles in un'operetta, che incominciò a pubblicarsi a Breslavia
nel 1757 e venne ristampata a Napoli nel 1789 col titolo Usw qpii sa
ivibris et nocoius in morborum medelOf tratta estesamente dell* oppio
nei casi di occlusione intestinale, chiamandolo remedium eìegantis§i*^
mufn Himnie^ pf^fióukmi^^^pet pldonimere da qaeifito M^p^^^Ht*
roso deiroppio nei oasi anzidetti , bisogna risaiire fin presso ai-j^HP
mo^ deil^afttf. Ak^teo ràoeomaodavit gtt lanoéliiti» -Tj^alllÀno tioial^ I
diisteri d^oppio e giasqaiamù nei oasi d*ileo, non pei^& giusta il ooilèédtò^
odierno, ma solò per calmare il dolore e temperare T anione dei piu^.
ganti. Si arvieinarone di più al oriterio moderno racoomandùido IVp-^
j^to nelPileo nledioi illustri di tempi à noi pia vioini^ qaall. LenlIUdì.
Wedeiio, Sydénham, HoffmanD, Baglìvi, Van-Swieten* Di tatti i iliedi^'
dello scorso secolo, il Tralles ò però quello che in questo pfiato più-M
iCVvictna a^ noi. Alcuni suoi tratti, ohe ho ripetati nella mia mé^'
moria sopra citata, si direbbero una traduzione di questo o di quel passcP
déirarticolo del prof. E. Post. '
Se avvi grande somiglianza :fra il criterio clinico per T amministra-^
dono deiroppio nei casi d'occlusione intestinale esposto nella mia mè^
moria e qnelk) esposto neli^arlHcolo del periodico americane ,* non v^ha
gfrande divario quanto al modo di somministrazione e alla dose. Solé^
il prof. Post parla della injezione ipodermica di morfina, ch'egli aServIa
di aver trovato efflèacissima ih alcune forme di occlusione intestiii^ie..
Óra, per quanto ne so, heésuno prima di iui, trattò deir ii^ezione ip^»
dermica di morfina nelle occlusioni intestinali ; perciò il lavorai^ dei^ pro^
fèssor Post segna sn questo punto un reale progresso. Dfssi che non
V'ha grande divario : neppure riguardo alle dosi hnplegate. E per ah-
mostrar questo con un esempio, basti osservare che il mezzo granò di
oppio prescritto ogni sei ore nel primo caso di ernia strozzata esteiirna
ricordato dair Autore, corrisponde approssimativamente a 3 centigrammi'
e mezzo; questa dose quindi diBérisce pòco dai 4 centigrammi d'oppiò
prescritti ogni due ore dal dott. Oo^i nel caso di occlusione intestinale
da me narrato nella memoria sopra ricordata : e meno ancora questa
dose differigce da quella di 4 centigrammi d'oppio ogni 4 ore prescritti
dsd sullodato dott. Ooggi in queirinfermo che forma l'oggetto della sto-'
ria 1è3 di un' altra memoria sullo stesso argomenta da me pubblicata
sul fascicolo di settembre 1880, Voi. 253 di questi Annali. Per quanta
riguarda la polvere del Dower usata in più casi di occlusione intesti**
naie e con molto fìrutfó del 'prof. Poell, non posso fare alcun raffronto
poiiehè essa non vénhe impiegata in alduno degli iilfermi che formànò^
l'oggetto delle mie memòrie. ..'...
Tra le varietà di ocola»ìònò{inte«tinaÌe acuta,^ l'Autore annovera pure-
Temia strozzata. Questo fatto è nuovo, ma pure sembrami fondato so-
pra un criterio esatto» L^ernia<slrotZBta, eemé prova chiaram^te P Atr-
toré nei casi esporti , non ispetta.]^iù ésolusitameate al- campo d&Ua^
chirurgia: un'ernia strozzata pUòiridìirsi mediante l'oppio, 1 clisteri^ le
Qttzioni di belladonna e i cataplasmi emollienti, mezzi tutti che ipét-
tant> àQa ir&òdicina non operativa; PartòeAte il volvolo, là tórbiofie^in-- *
téisl^ttftlè, non Ispettanò più edòluéiVamentè^lià medicina pi^òpri<ònefihW^
dettai ftimtl totti t mezzi càlztfa&tti eompiMo l'oppio, f^Utto l'entòré-^
elismà, alforà pub nadcere rindicazione del!* Intervento eirirargioo ehe
ò'U saj[ó*etno rimedio. La grande * analogia di statomi ', di* esita e di-
dìira'di queste affezioni rende giosto e razionale T abbracciarle in nna
gola filasse. ET per tlemniegllo mostrare quest'analogia notiamo corner:
àlcnni illustri clinic! moderni, quale lo Jaocoud, racoomandino di esa^
minare attentamente gli anelli pei <|uali può aver Itiogo 1* ernia, «peci»
\* aneliti inguinale ed il crurale , in ogni òaso di occlusione intestina!»
acuta.
Il Post non fa alcun c^no dèi vantaggi dell'oppio nella così detta
fbrma cronica di occluidione intestinale. In questa- forma egli abbraccia
tutte quelle varietà di occlusione intestinale che sono prodotte da tu-
mori addominali, da ascessi della spina é della pelvi da anomalie di'
posizione deirutero> dal cancro deirin'tesfino, da briglie cicatriziali, e
(aggiungiamo noi) da divertiooii Intestinali. Frattanto il caso clinico'
esposto nella inia prima meitioHa {Ann. Univ, med, 1879, GCXLYII, 2d7X
riguarda un contadino air autossia del ^uale si trovarono 7 divertieoii'<
intestinali e una lunga briglia cicatriziale, la quale dal mesocolon destro -
saliva fino alla parte superiore del mesocolon sinistrn. Questuerà la vera'
causa dell'occlusione intestinale cronica sofferta dall'infermo, il quale
aveva difatto asserite di essere abitualmente oo^ipato. Ora, in segnito*
all'uso dell'oppio nell'inasprirsi di questa forma cronica, l^infermo ebbe
diverse scariche alvine con sollievo notevolissimo ; e la morte ebbe
luogo coh tutti i caratteri della ifiincope. Piacemi dunque l' ammettere
il vantarlo dóU'oppio ancàiò in determinate varietà di occlusione inte-
stinale che l'Autore appella croniche. E invero, comprendono troppo
facilmente anche i profani al^arte che una occlusione intestinale cro-
nica, nel senso letterale, non è compatibile colla esistenza: 1 pazienti
affetti da questa forma sono abitualmente stittici, ma la vita loro non
ò minacbia'èS èb\9 in un tìtometrte in >cii*'B!'fìi ^àta la tórma ìnorb&sa*
cronica, ciò che può aver iuogo per cause «variate; Per -tal guisa que-
ste forme che l'Autore chiama croniche vengono, quanto alla cura, a
cadere nella stessa classe delle forme acute.
Un altro ammaestramento può trarsi dal citato articolo del periodico
americano. Ed è che non torna necessario l'amministrare l'oppio puro^
nei casi dì occlusione intestinale: effetti identici si ottengono dai sufil^
composti e derivati, quali la polvere del Dower e la soluzione di mor*''
fina. Nou smettiamo però di notare come fino dal suoi tempi Sydenham'
raccomandasse in simili casi il laudano, e Hoffmann prescrivesse una*
miscela di liquore anodino e di laudano.
I fatti esposti ci portano a concludere che l' oppio ò ^rimedio so-
vrano nella cura dell'occlusione intestinale. Non vogliamo con ciò
destituir^ del. loro giusto valore altri sussii di, quali l'intervento chi-
rurgico, il bagno ghiacciato sul ventre tanto raccomandato dallo Jac*?^
coud, Vuso deireletti'iòità per eccitare il movimento vermicolare, i dra-
stici, il mercurio metallico, é Infine l'enteroclisma. Quest' altim»
168 BIBLIOaRAFIA — POST
espediente non di cosi reoente datsi presso di noi come si crede
e che in Germania corre sotto il nome di metodo dell' Hegar (1) forse
è destinato ad occnpare tra breve un posto importantissimo nella te-*
rapia delle affezioni intestinali L* enteroclisma paò riuscire giorevoISs*
Simo cosi in alcune forme di enterite cronica, come in alcune forme di
occlusione intestinale, e in ispecle nella coprostasi : io già ebbi occa-
sione di narrare la storia di un contadino affetto da diarrea pellagrosa
cronica e ribelle ai più forti astringenti presi per bocca, la quale oe-
dette solo in seguito airenteroclisma più volte ripetuto (2). Quanto al-
rocdusione intestinale, oltre alle lodi tributate ali* enteroclisma in al«*
cune varietà di questa forma morbosa da valenti clinici, quali il Oan-
tanì, ricordo un esempio che ho osservato airagosto dell'anno 1880 nel-
ri. R. Ospedale generale di Vienna. Era un uomo di civile condizione
e di mezzana età, di buona costituzione, affetto da occlusione intestinale
(assai probabile coprostasi) con meteorismo considerevole e vomito. I
sintomi cedettero solo in seguito alla quotidiana applicazione deirente-
roclisma, fatto con acqua semplice, e associato al bagno ghiacciato sul
ventre e ai calmanti interni (acqua di lauroceraso e morfina in piccole
dosi). Le prime applicazioni dell' enteroclisma rimasero senza flutto :
ma quelle successive erano sempre seguite dall' espulsione di qualche
scibala: e l'infermo venne a completa guarigione.
Cappi Ercolano.
Medico-chirurgo di Castelverde
e TredosH di Cremona,
GOLGI C. — Salla ipertrofia eompensatoria del reni. (/204-
diconti del R. Istituto^Lombardo, 1882, XY, 591).
È antico assioma di fisiologia e patologia che nei casi di mancanza
congenita od acquisita di un rene, quello rimasto supplisce con un rad«
doppiamente della sua attività funzionale ai bisogni dell' organismo, e
che in conseguenza di tale aumento di funzione in esso accade un au-
mento di volume e di peso, ha luogo cioò la così detta ipertrofia com^
pensatoria.
Ma quanto ò l'accordo esistente fra i patologi nell'ammettere il fatto
(1) Ne diede le prove il prof. A Corradi in questi Annali (A. 1879, Voi. COL,
pag. 482, 488).
(2) « Sulle manifestazioni cliniche della pellagra nell' agro cremonese. » -^
« Annali Univ. Med. » 1880, GCLI, psg. 514.
BIBLIOGRAFIA. «— GOLGI 169
gdiiArioo deli' aumento di pese e yalume del rene costretto a raddop-
piato lavoro, altrettante sono le divergenze allorchò trattasi di inter-
pretare i fatti istologìoi ed istogenìciy che stanno a fondamento delPac-
oesnata alterazione.
Per esempio, mentre Ribbert, in nn recentissimo lavoro ammette, ma
sansa dimostrarla e solo appoggiandosi solla numerazione dei nuclei e
sulla misura delia distanza fra essi, una proliferazione epiteliare che si
associerebbe ad una notevole dilatazione dei canalicoli , Tizzoni e Pi-
sentiy in altro lavoro testò pubblicato, asseriscono che nell'ipertrofia
Gompensatoria, gli epiteli! dei tubuli vecchi si comportano sempre pcis*
H^amentei quanto ai canalicoli gli stessi osservatori da una serie di
misure, deducevano, che inveee di presentarsi dilatati , offrono anzi un
calibro minore del normale, e ciò perchò , sarebbero compressi da ca-
nalicoli di nuova formazione, che avrebbero origine , per un differen*
xiamewto di cellule epiteliari dalle connettive, nel connettivo reticolare
interstiziale.
Prendendo in considerazione solo un lato della questione, il professor
Qolgi a proposito delle qui ricordate opinioni di Tizzoni e Plsenti, nella
sua comunicazione, rilevava anzitutto come questi abbiano asserito che
negli epitelii dei canalicoli non si osserva mai vera moltiplicazione e
ohe anzi gli stessi epitelii comportansi sempre passivamente, senza te^
ner conto del più importante, forse dell' unico criterio che ora si pos-
siede per poter con sicurezza dire, che negli elementi di un tessuto^
l'attività formativa trovati in atto od ò soppressa.
Applicando neirinterpretazione dei risultati delle sue esperienze sagll
animali i risultati delle moderne ricerche sulla genesi celialare e spe-
cialmente quelle di Meyzel, Hemraing, Strassburger, ecc., V Autore po-
teva trovare la prova che in seguito alla nefrectomia, gli epitelii dei
canalicoli oriniferi dell' ipertrofizzato rene rimasto, lungi dal compor-
tarsi in modo affatto passivo, -hanno invece una parte attivissima, vale
a dire in essi ha luogo un manifesto processo di proliferazione, la quale
proliferazione si verifica secondo le note leggi della cariocinesi.
Nò soltanto egli osservava risveglio dell' attività formativa di quella
parte dei canalicoli delia sostanza corticale, ove per quanto si sa del
modo di comportarsi deirepitelio di altre ghiandole, allorchò in esse ha
luogo un aumento dell' attività funzionale, il fatto potrebbe facilmente
essere sospettato; ma verificava lo stesso risveglio ed in modo assai
spiccato anche nell'epitelio di quella parte di canalicoli (canalicoli retti
delle piramidi di Malpighi e perfino i grossi canalicoli coiettori delle
papille) riguardo ai quali l'opinione di un contegno passivo a priori ve*
ramante apparirebbe molto più giustificata.
Tanto nel primo quanto nel secondo sistema di canalicoli, il Golgi
potò infatti osservare I che per effetto della nefrectomia, il nucleo di
molte cellule epiteliari presenta le diverse metamorfosi che neirinsieme
caratterizzano la cariocinesi di scissione indiretta.
l7ó «M^ìfcnuruiL ^éótm
L'Autore deseme va eoi Yolcctl dettagli II: Tarlo mode» di presontaivir
delle figure earfoci&etiche, ii eaceedersi delle medeef mi aei dltvrfsi $%u
riodl dopo la estirpadone del rene , ecc^ dettagtt ixstìX étié nòti et' |Ére*
etano ad una riaeiantiya esposizione, relativamente al quali perelò, noi
rimandiamo alla memoria originale.
Noteremo soltanto, che la conelnslone ohe risdlta da qnéHe jmrtfeo-
lar^:giate osservazioni, ò olle F ingrossamento di mi rene òonsegfdento
alla estirpazione deiraltro, vuol essere attribnita ad «no iivliuppo disi
tessuto ghiandolare preesistente, sviluppo ciie succede sull'indirizzo del-
r acoresetmento fisiologica. E qui P Autore si pone il quesito', se a1U*a-
questo modo di accrescimento, si debba ammetterò ancbe una neàfè^
inazione vera di canalicoli nel tessuto interstiziale, quale venne de*
scritta da Tizzoni e Pisenti. In proposito dichiara, die di fironte al nty>
tato risveglio deli' attività formativa delle oellule éplleliari del veo*
chi canalicoli, egli non si crederebbe autorizzato a sostenere -resistemBa
anche di tale neoformazione vera.
Ciò che Invece crede debba essere ammesso senz'altro, ò che il modo
di accrescimento patologico del tessuto renale da lui desciftto, corri*
spohde al modo di accrescimento fisiologico del rene, tanto inh^ quanto
eastra-uterino. Infatti egli poteva osservare dei pari , come non -sol-
tanto nel rene fetale, ma anche in quello dei primi giorni é d^le prime
jSéttimane dopo la nascita, le figure cariocinetiche (scissióne indiretta dei
nude!) esistono In abbondanza , si nell* epitèlio dei canalicoli contòrti,
come in quello dei retti.
•'
^^glo di JLiiigl BolJU&da. — Discorso pronunzi^ dal jprofessAra
- (SoROHA il 2a «prile 1882 neirUnivenità di Sassari^ Modena, T^ di
irtnoenzi e nipoti, 1882, 8.*. ' '
L'esatta esposizione che il professor Corona fa dei lavóri dei celebre
anatomico, mostra eh* egli ha cognizione delle opere numerosissime
di Luigi Rolando. Biologo e sperimentatore il Corona seppe affer-
^re 11 pensiero fisiologico del suo predecessore nell'Università sas-
sarese.
' Riassumeremo in poche parole ciò che in questo discorso più rf-
iJette la fisiologia cerebrale , chiedendo scusa all' egregio Autore se
ili uh pùnto dissentiamo relativamente alia priorità di una veduta fi-
siologica.
Il Rolando in una memoria, sulle cause' da cui dipende ìa vifà in
tutti gli esseri organiztaH^ tenta dilucidare ufta questione iinportan-
ttlBsima, quella dellfefìtabilità Halleriana," e dell'eccitabilità delBrown;
egli vuole che la forza per cui tutti i tessuti rispondono 8^11 stfmotf'
debba distinguersi col nome di mobiHtà^ in quanto dhè egli dice tottli'
ItlBUM&AJlA -** SLOQIO K0LA3IDÓ 171
iéssuti irritati rispondono con nn moTÌmento, e clie non è possibile
Qdegaro le fonsioni delT encefalo e dei nervi se non se accordando nn
morimento alla stessa sostanza cerebrale.
Le moltissime indagini institoite dal Rolando snlla Sensitiva^ sulla
IHanea^ saìL^ Hedismrum, snlle IVemeile^ sui SaUfero^ le deduzioni die
egU ne trasse antoriszano il prof. CiNrona ad affermare che il Rolando
avrebbe col tempo e coi mezzi ulteriori accettato il concetto del pnn
toplaama.
Bussando in seguito a rassegna i laTori che fecero veramente grande
il Isolando, quelli del sistema nervoso, fa rilevare con molta precisione
èome invano si attribuisca al Gallio ed allo Sparzbeim la priorità d^
aver « localizzato le diverse &coltà intellettuali nelle diverse parti del
óefVellOy per Rolando invece ciò che lo preoccupa si ò di ricercare la
influenza che le diverse parti dell'encefalo hanno sui nervi, sui muscoli,
sovra ogni parte di tessuti. > Rolando dice che molto tempo avan^ die
ì medici viennesi Qall e Spurzfaeim pubblicassero le loro osservazione
tflsatomiche doveva essere a lui nota la descritta struttura del oervelio,
essendosene servito a spiegare le fìiùzioni degli emisferi , del cervel*
letto, del midollo allungato, del nervo intercostale, e le alterazioni mor-
bose le più difficili a comprendersi.
'• Il Ooronà dimostra che le idee di Rolando sulle fnnzienni del mido&o
SLÓniigato (centro di tutte le sensazioni) del cervelietto (destinato alla^
i^créidone della sostanza nervosa che diversamente condotta e modifi-
osta si conosce atta a produrre la mobilità e il movimento muacolare)
di^glit emisferi (destinati alle manifestazioni intellettuali, e non già alla
lere produzione) datano dal 18DS, e che \\ suo postumo lavoro in
pi^oposito uscito nel 18:86 non ò che l'amplificazione del primo.
- Agli è percib ebe ben «a ragione Rolando entra in lotta con Plourens
e dice ohe queàti < non sia solito a fer gli esperimenti, -mai si- ooatelti
di presentar quelli già fatti introducendovi soltanto qualche modiAe»-
ziofie, ci6 che ò meUo più facile, dispensa da profonde cognizioni ana-»
tofaiidie* >
Aeoenniamo ora al punto sul quale non concordano i nòstri apprez-
zamenti.
A pagina 26 di questo elogio si legge : e Sono infine numerosi -ed ol-
€ tre ogni dire importanti le idee e gli esperimenlà sugli tmùferi. Prima'
€ di tuUo non posso passare sotto silenzio , ed anzi mi piace farvi no-
e tare come il Rolando sia il primo che applichi una corrente di fluida
« galvanico diretta dal cervello alle varie ps^ti del corpo, applicazione^
« che pochi anni or sono , con poche varianti , nelle mani di Hitzig e
«-Ferrier, dovea scoprire i centri oesidetti psico-metoriy ed essere fente
« di' utilissimi studil snlle localizzazioni nella corteccia cerebrale.
Infktti.(l) egli scrive: < AUo tCK^o di osservare quàii effetti inOu^
il) Tolume 2.^ pag. 183. « Sperienza sul cervello dei mammiferi »
172 BIBLIOGHIAFIA — BLOGIO ROLANDO
« cesse una corrente di fluido galvanico diretta dal cervello alle va*
< rie parti del corpo ^ ho trapanato il cranio ad un majale^ quindi
« introdussi un conduttore elettro-motore del Volta negli emisferi del
€ cervello tasteggiando ora una parte , ora Valtra , nel mentre che
< Valtro filo, veniva applicato a varie parti del corpo. Da queste espe-
< rienze ripetute in varii quadrupedi e volatili^ altro non ottenni che
< violenti contrazioni ed osservai che queste erano più gagliarde
€ quando il metallico conduttore penetrava nel cervelletto. Da queste
« sperienze non ho subitamente dedotte quelle conseguenze che traisi
« dopo avere scopato essere gli emisferi del cervello un ammasso di
€ fibre destinate a produrre singolari movimenti e dopo aver tentato
€ altri esperimenti sopra il cervelletto. Se il Rolando , ripeto , avesse
< dato maggior importanzai che non annuisce alla sostanza cinerea oe«
« rebrale» sarebbe stato tratto alla scoperta dei centri psico-motori
€ esistenti nella sostanza grigia , precorrendo quasi di un secolo l la-
< Yorl di Hltzig e Eerrier, sulla corteccia cerebrale. >
Le idee che Rolando si era fatte della disposizione delle fibre midol-
lari nel cervello f non >rano tali da lasciargli intravedere le differenti
fiinzioni di motricitÀ volontaria, e di sensibilità cosciente localizzate ia
punti determinati degli emisferi.
Se sì immettono nella sostanza cerebrale gli eccitatori galvanici senza
graduarne rintensità, come lo possiamo far ora, e senza ridurre la cor»
rente ad un estremo grado di debolezza» e se si tiene l*altro metallico
conduttore^ come fece Rolando, applicato alle varie parti del corpo, si
potranno vedere suir animale delle contrazioni più o meno forti , ma
nulla che accenni a dei movimenti distinti, isolati, che corrispondano
aireccitazione di determinati punti della sostanza grigia corticale degli
emisferi, come fecero Hitzig, Ferrier, Luciani, Albertoni ed altri. Le
condizioni sperimentali che si richiedono afdnchò appigono i fenomeni
di localizzazione, sono assolutamente diverse. Vuoisi che Fanimale sia
profondamente anestetizzato fino airabolizione di ogni movimento spon-
taneo 0 riflesso e fino anche all'abolizione della sensibilità ; la corrente
deve essere debolissima, che appena sia sentita dalla lingua. Se la cor-
rente è troppo forte si hanno effetti disordinati , contrazione , e feno-
meni varii per diffusione di elettricità. Da quel che si può arguire, Ro-
lando si trovava in condizioni ben diverse.
Anche dopo i lavori di Rolando per tutto il tempo che dominarono
le teorie di Floureni, si ritenne sempre, e lo si ritenne ancora da ta-
luni, che la sostanza grigia fosse ineccitabile.
Fo certamente un grandissimo merito di Rolando Taver applicata la
eorrente allo studio delle funzioni cerebrali, ma, colle idee cosi mani-
festamente erronee, scusabili però a* suoi tempi , che Rolando profes*
flava suU'elettricità e sulle funzioni del cervelletto, crediamo che fosse
ben lungi dal supporre le funzioni che Hitzig e Ferrier notarono nella
sostanza grigia. Le idee che ebbero sulle funzioni degli emisferi ì più
BIBLIOaRAFIA — ELOGIO ROLANDO 17$
ardenti ammiratori e stndiosi delle scoperte di Rolando galla vera
struttura del cervello, non ci lasciano supporre che abbiano trovato nelle
opere del grande anatomico le traccio degli ultimi studi e ricerche sui
centri psico-motori.
Prendiamo in esame le opere ormai classiche del Renzi che, colle
tfue sperienze sui centri encefalici , rese tanto omaggio al Rolando , e
cerchiamo se, colle idee da quest'ultimo tramandate, si può dedurre oh»
supponesse resistenza delle localizzazioni cerebrali.
Il Renzi a pag. 74 del III fascicolo sulla fisiologia sperimentale dei
centri nervosi (Milano 1864), dopo d'aver portate le testuali parole
colle quali il Rolando descrisse gli emisferi, dice: « da queste dottrine
< anatomiche di Rolando, emergono i seguenti fatti : la contiguità sem-
€ plico, e non la continuità immediata delle fibre delle piramidi ante-
< rieri con quelle del midollo spinale. 2.* Lo stato di isolamento che le
< dette fibre piramidali mantengono colle vicine fibre spinali nel pro-
< iungarsi che esse fanno fino al cervello. 3.® Lo sviluppo dei corpi
« striati e degli emisferi cerebrali sull* unico sistema delle fibre pi-
« ramldali che vengono perciò ad essere le radici degli emisferi. > Ed
un pò* più avanti il Benzi toglie ancora dal Rolando queste parole •
< soggiungerò inoltre che le mie esperienze sugli emisferi ripetute re-
« oentemente da Elourens, provano chiaramente che le lesioni di questi
€ organi non si trasmettono decisamente al midollo spinale e nemmeno
€ perciò si manifestano dal lato opposto, la quale osservazione distrugge
€ l'ammessa continuazione tra le fibre delle piramidi e quelle del mi-
c dolio suddetto, ed il supposto incrociamento; come avrò campo di
« mostrare, parlando di quelle più diffusamente. > Dopo queste citazioni
« il Renzi conchiude: cocco dunque il cervello propriamente sviluppato
« sopra un sistema di fibre unico ed omogeneo, siccome uniche ed
« omogenee sono le funzioni del cervello stesso, non continuo con quello
« dei fasci costituenti il midollo, ò quindi nò sensibile , nò eceitàbile^
« siccome insensibile ed inneccitabile ò la sostanza propria degli emisferi
< cerebrali, ma semplicemente contiguo ai detti fasci spinali, e quindi
« proprio e speciale, siccome proprie e speciali sono le funzioni di detti
€ emisferi cerebrali destinati airesercizio deirintelligenza. >
Le idee ed 1 fatti che condussero Fritsch ed Hitzig sono ben altri ,
essi non partirono che da una osservazione fisiologica, dal fatto cioò che
una corrente galvanica traversando nell'uomo la parte posteriore della
testa da un*apofisi mastoide all'altra, provoca dei movimenti degli oo-
chi. Mettendo allora a nudo una certa estensione degli emisferi cerea-
reno se non si fossero potuti ottenere dei movimenti per mezzo ddlia
eccitazione elettrica della scorza cerebrale. In queste circostanze ot»
tennero dei movimenti delle membra e delia faccia. Ferrier a Londra
istituì le stesse esperienze ed ottenne gli stessi risultati.
Può darsi benissimo che Fritsch ed Hitzig, non contenti delle no-
zioni che si avevano sulle funzioni degli emisferi, legateci da Lorry, e
Q'ipurens (}),.ohe misero semiure ar^itamcoit^ la Mee nellavori di So-
lando, abbiano volato rlsfaire aUe fontì/e cho, percorrendo ì càpolar'
yori dell'anatomico torlnesie» si siano imbattuti nel frammento ohe tanip
opportanamente Tien citato dal prof. Corona, e, che Tldea.dl appUcac^
1^ deboli correnti alia sostanza grigia» sia venota in segai tò» ina pare'
a noi c^e «oUe idee di Rolando e dei saol cóntemporànefe éegnacj^
ibsae difficile arrivare al concetto del^e localiKxasipni cerebi*ali e 80|)rat-
tatto al concetto dei centri psico-motori.
Queste nostre brevissime osservazioni nulla tolgono al valore deQa
importante lettura fatta dal professor Corpnà , che merita d' essere at*
tontamente studiata. da quanti amano gli'stadii storici in medicina, ed
il giusto tributo alle glorie patrie. Enasmo Rbt,
* à
'< >
f I
' (1) Vulpian nella sua « Pysiologie generale et comparéd » ' puhVlièaita nel
1866 — nel capitele « Fisiologia del eerrèllo », dfce^eepHeftaméntB : « atant
d^aller plas loii^ Je tiens a «oos vappeler qae le* exeiiations expérimentalaa
portant sur le eervean propremaBt difc n^ dtttetdiiiMiit .aHeiin eifet ai^mel»''
h\e soit eomtne douUnr, soit comma conynVlion , • . . , ici par eonsequea^
non senlement la aubstanoe grise, mais e^one la sij|)tatanee bianche parai»f
^at inaxcitables on dg mo^na, comme je yiens de le dire, U ne semanifostf
aucnne reactlon, reconnaissàble de seQsibilité, on de mouveme^t , ■ soijis ÌUfir
Ifiuence des excitatiOA expérimentales. »'
•.' -it
' n
rrrp
? r
Proti» ComdL
INDICE DELLE MATERIE
RIVISTA D' ANTROPOLOaiA
IN RELAZIONE jO(»( . LA. . MQBI€IN A E L'IGIENE
del doti. ENRICO MORSELLI
professore di Clinica delle màlsttie mentali in Torino
(Gontiniiazioiie 0 Une» — Vedi Ikscieolo precedente, pag. 77).
IV. — Antropologia patologioa.
Amadei — Xa capacità del cranio negli Menati — 81.
Amadei — Sulla craniologia degli f^pUetOci — 82.
Petrowsky — SUlla deformaxUMe dtt cranio nelle diverse parti della
Rnseia —«83. •
De Mortillet — Stdle trapanoMiom preittoriehe — 84.
Le Baron — Lenoni ossee delTnomo preistorico — 85.
Fere » Atrofia senile simmetrica dei pof^^MjH 86.
Fantan — Diciassettesimo pt^o di denti — 86.
Bali — il cretino di Batt^noOee — ^ d7.
GoQgaet e De Paoli ^ Studio di 20 cramj di criminali ^ 88.
Heger e Dellemagne — Studio sopra i caratteri craniti gìci d'una se-
rie di asscusini decapitati nel Belgio — 89.
Bicoardi — Note antroptìlogieke intomo ad alcuni giovani della Casa
di custodia in Modena ^ 00.
Ferri Enrico — Siudj comparati di antropometria criminale e nor-
male — 91.
Boflch — Asimmetria della mandibola per sviluppo esagerato della
sua metà sinistra « 92. -
Alien ^ Africani cornuti -;- il3<
Altana -- 1 tre microoefaU di Biola — 96.
GlglioU ^ Uaìbinismo — 95.
V. — Antropologia etncdogioa.
KoUmann — Oontriouto alla craniologia dei popoli Europei — 95.
Schalts — / caratteri fisici degli Ebrei - IW.
Letoomeaa — Questionario di sociologia ed etnografia — 101.
Oiglioli e Zannetti ^ Istruzioni per V antropologia ed etnologia » 102.
RIVISTA DI CHIRURGIA
Patologìfli .e ^suxplm generale.
T. fiergmann — > M un^àUeraMione del sanane n^le malattie infettive
acute — 108.
Fischer ^ Medicatura cotta noftaUna — !09.
Ranke — Medicatura col Untolo — 112.
Nenl^r — Medicatura con la polvere di torba — ,lia>
5;Anim6l — Medicatura inorganica delle ferite col sublimato ^ .114.
eller — Jodt^x^rmio » 119.
176
T. Langenbeck — Medhatura col jodoformio « 119.
Sonnenborg — Medicatura delle ferite coi bagni permanenti — 119»
Gluck — Piemia guarita — 121.
Muscoli.
Helferiob — Trapiantamento di muscoli — 122.
Oflsai artioolasioiìl.
Schmid — Cura delle necrosi — 123.
Schede — Cura delle pseudartrosi — 123.
Flescb, Biedel — Corpi mobili articolari — 124*
SchùUer — Malattie articolari sifiUtiche — 126.
Vasi.
Braan » Legatura circolare e legatura laterale delle vene — 127«
Capo.
Kùster — Ferite d^arme a fuoco del cranio — 129.
Olaok — Besezione del temporale — 131.
Hahn •* Binoplastica — 131.
Guterbock ^ Iperostosi della mascella inferiore — 132.
Colonna vertebrale.
Kùster — Frattura di vertebra — 132,
Colio.
Michael — Otturamento della trachea — 133.
Schede ^ Estirpazione di laringe — 134.
Brano — Struma maligna — 135.
Petto.
Riedinger — CommoMione toracica — 136.
Lo stesso — Frattura dello stemo — 137.
Gluck — Aneuristni delVaorta — 138.
Block — Ferite del cuore — 140.
Lo stesso — Resezione del polmone — 141.
Tubo gastro-enterioo e glandolo addominali.
Mikalicz — Qastroscopia — 142.
Lauenstein, Rydigier — Besezione del piloro — 146.
Uhde — LaparO'Coloiomia — 151.
Schwalbe — Qv^rigione radicale delle ernie — 152.
Tauber — Ano preternaturale — 153.
GQterbock — Echinococco sub- frenico con perforazione intestinale —
154.
Landau — Echinococchi del fegato ^ 154.
Credo — Estirpazione di milza — 155.
Laparotomie.
Rosenback — Le laparotomie nella Clinica di Qottinga —.157.
BIBLIOGEAPIA.
Post — Cura di alcune specie d'occlusioni intestinali per mezzo del^
loppio — 16U • '
Golgi — Sulla ipertrofia compensatoria dei reni — 168.
Corona — Elogio di Luigi Solando — 170.
SULLA CURA DELLA DIFTERITE
NEGLI ULTIMI OTTO ANNI
BiTista critica del doti. ERNESTO KORMANN di Goburgo
tradotta con aggiunte del dott. CABLO RAIMONDI
Uno sguardo alla terapia della difterite in questi ultimi anni avrà
valore non dubbio agli occhi del medico pratico»
Il dott Kuttner juniore di Dresda aveva iniziata una Rivista di la-
vori su questo argomento, ma poi mancandogli il tempo di proseguirla
mise a disposizione del dott Kormann, il materiale già preparato per-
chè* proseguisse Topera.
Oli articoli del Kuttner sono contraddistinti daile iniziali Ki: tutti
quelli del Kormann non portano segno ed hanno invece un i^, le ag-
giunte del traduttorei che riguardano il tributo a questo studio da parte
di quei medici italiani, e sono i pià| dei cui lavori il Kormann non ebbe
a far cenno.
Venne rispettato nella traduzione, l'ordine dairAntore tenuto in questa
MivistOf nella quale il ricco materiale fa possibilmente disposto seconde
la natura de' rimedj adoperati. Per altro, dice bene il Kormann , tale
piano non potò essere seguito a rigore, poiché un gran numero di ar-
ticoli riguardano parecchi rimedj impiegati contemporaneamente o nei
divemfi stadj della malattia. A risparmio di ripetizioni sono tali articoli
accennati in que* punti dove la successione cronologica li indicava.
Soltanto in tal modo credesi d'aver reso utile la presente Rivista»
I. — Profilassi.
Poco, almeno relativamente, ò stato scritto sulla Profilassi della dif-
terite, di cui dobbiamo anzitutto occuparcU
Il dott Oscar Giacchi ( « Lo Sperimentale, > marzo. < Gaz. de Paris, >
19, pag. 241, 1874) raccomanda in base alla sua eziologica provenienza
come profilassi della difterite di accrescere la resistenza e la compat*
tozza della mucosa buccale e della gola.
A questo cenno del Kormann, s'aggiunga che 11 dott Giacchi avendo
osservato in una epidemia di difterite che i montanari del Casentino
erano rimasti immuni dal flagello toccato in vasta plaga del circostante
SMita. D
178 RIVISTA
paese, volle trovartie la ragione nelP azione del tannino (di cai ò ricca
la farina di castagne, esclasivo alimento o quasi di quelli) , capace da
indnrre una certa resistenza del tessnto dell* ngola e delle tonsille. (£.)
Marchionneschi 0. (1) ammette gli effetti del tannino contenato nella
farina di castagne dolci sulla mucosa delle fauci, ma non crede cbe tale
inspessimento valga per so a difendere dalla difterite, ed a prova ri-
corda casi di difterite svoltisi in montanari di Montieri, pur essi usi a
cibarsi di polenta fatta con la suaccennata farina. (E.)
Il dott. Sabbata (2) in Feletto Umberto dominando la difterite nel
novembre 1875 propose ed ottenne che si facessero le ustioni di boWo
in tutto il paese nelle case e nelle vie per sette giorni Non si ehbeto
più altri casi nuovi. (R,)
Il dott. Franco (3) consiglia la maggior pulizia e ventilazione nelle
case, rallontanamento dei bambini dal centro dUnfezione, Tevitare tutto
ciò che possa diminuire la resistenza deirorganismo. (B.)
Visconti di Milano (4), in occasione dell'epidemia del 1873 stese
con apposita Commissione unMstruzione al popolo della città e dei co-
muni di tutta la provincia. Raccomandava in essa la maggior pulizia
delle latrine, la neutralizzazione con disinfettanti delle materie fecali.
Svoltasi la difterite in una famiglia , si allontanino i bambini : non si
permetterà che venga data ai bambini la poppa di balie che allat-
tarono infanti ammalati di difterite. Le persone addette alla cura dei
difterici dovranno evitare quanto più possibile di esporre il loro viso
davanti alla bocca dei malati e per precauzione faranno gargarismi
astringenti, disinfettanti. L'isolamento dei pazienti dovrà essere rigoroso.
Propagandosi la malattia nel Comune , sarà vietato 1* agglomeramento
delle persone, specialmente del bambini e ragazzi sulle piazze, nelle
chiese e sospese saranno le scuole. (22.)
Il dott. Felice Dell'Acqua (5) insiste nel raccomandare: ÌJ^ rinvio
degli ammalati poveri all' ospedale ; 2/ allontanare le persone d' ogni
età non strettamente necessarie alla cura degl'individui infetti curati
a domicilio. I bambini e fanciulli rimasti incolumi sieno tenuti lontani
dalla casa e dalla famiglia che fu visitata dal morbo per il maggior
(i; Marchionneschi 0. « Della profilassi e cura della difterite. » Lettera al
dott 0. Giacchi.
(2) A. Sabbata. « Mezzo profilattico nella difterite. » (« Annali di chimica
applic. alla med. > 1876, voi. 102, p. 61).
(3) Dott Dom. Franco. « Sulla difterite. » — « Lo Sperimentale. » 1872 ,
voi. 29, p. 11.
(4) ViscontL « La difterite e le Autorità sanitarie di Milano. » — « Igea. »
* 1873, p. 219.
(5) Dell'Acqua F. « La difterite in Milano nel triennio 1873-74-75. (« Gazz.
med. ital. Lomb. » 1876, p. 211, ecc.
SULLA CURA BELLA DIFTERITE 179
tempo possibile; 3.^ impedire le rianionl dei ragazzi nei ritrovi mala
ventilata. (R.)
Il dott. Giuseppe Ayr (1) per saa propria esperienza oonsiglia di cam-
biare di fìreqnente Tarla nella camera delTammalato per difterite e con
Imposte aperte di bruciare dello zolfo. Anche in yia preyentiTa si fac-*
<)iano gargarismi dagli adulti, pennellature nei bambini con soluzioni di
Iposolfito di soda e si amministri internamente solfito di magnesia. (£).
Il dott. Giov. Ferrini (2), durante una epidemia di difterite nella città
di Tunisi^ consigliava ai suoi clienti che avevano figli di guardar loro
in bocca ed alle fauci tutte le mattine e non appena vedessero qualche
cosa d^anormale chiamare il medico, cosi pure se dessero qualche segno
di corizza: e ciò esser meglio che una cura profilattica con i solfitii per-
chè essendo noto che la difterite introdotta in una città può durare de-
gli anni, il far prendere per misura precauzionale per tanto tempo detti
solfiti, oltrechò stancherebbe la pazienza di chichessia, potrebbe anche
nuocere* (R.)
Il dott Faralli (3) asserisce senza ambagia che non esiste un mezzo
di cui la proprietà preservativa della difterite sia dimostrata, nò dai
fatti fino ad ora osservati rimane comprovata la virtù profilattica dello
zolfo. (/?.)
Senator (cYolkmann^s Samml. klin. Vortràge, innere Med.> N. 27
(N. 78) 1874) avverte di guardarsi durante una epidemia da quelle cause
nocevoli che possono produrre un catarro di gola, della laringe e delle
vie aeree e raccomanda il frequente ed accurato ripulimento. della bocca
e delle fauci mediante gargarismi (permanganato, clorato di potassa od
acqua di calce con aggiunta di tintura di mirra).
Il dottor A. Jacobi (e Contributions, ecc.^ New Jork 1875) ritiene
come specialmente importante sotto il riguardo profilatÙpo di esami-
nare regolarmente la bocca e la faringe dei fanciulli, di curare per
tempo le espulsioni al capo e gli ingorghi ghiandolari al collo e cosi
pure il catarro di gola e del naso. Le tonsille ipertrofiche devono Mi-
sere esportate j se però non domini la difterite, perchò nell'infùriare di
una epidemia ogni ferita può essere causa ad una locale o generale in-
fezione difterica. Inoltre raccomanda il clorato di potassa o di soda
come mezzi precipui contro ogni forma di stomatite e di faringite, che
in tempo di una epidemia di difterite ìsono cosi frequenti ed il più spesso
poggiano con la difterite su eguale eziologia. Detti sali devono essere
. (1) Ayr. e Osservazioni teorico-cliniche suriufezipue difterica, ecc. » (« Ann«
xmiv. di med. e chir. » 1873, yol. 223, p. 299).
(2) Ferrini G. « Storia clinica della difterite osservata nella città di Tunisi
negli anni 1872-78. » (e Sperimentale. » 1874, p. 11-288J.
(3) Dott. Faralli. « StUdJ intomo alla difterite fatti in seno della Sezione di
medicina della Società medico-fisica di Firenze. » — « Sperimezitaie. » 1878,
iom. 31, p. 200.
m
Si VISTA
wpomo osati (ad ogni 1(4 a 1(8 ora) slechè tHuto eoniiuiiati 2-4 gmamf
al gimnio (con ciò Jacob! mette in guardia dal possibile aTYeleaamaiit»
fsr dorato di potissa).
J. Lewis Smith (e Amor. Jonra. of Ostetr. » Vili 2, pagina 288; 187^
Mito vista profilattica dice di non lasciare mai a iitneinlli frequentale
loegU, doro la difterite abl^a dominato, se non dopo molto tempo^ »
^po che ▼! Siene stati largamente adoperati 1 dkrinfetlantL Qoando la
mefite domini, SmKh fa a tutti i fanciulli fiire gargarismi con eofai«»
zieni di clorato di potassa : e qnando sono trc^^po piccoli, fa prendere
Memamente di 1 in 28 ore 0,12-0;25 grammi di detta soinnone. Quandi^
fa ana famiglia, che ha parecchi fimcinlli sopragginnga na caso di ^
ftevite, dovranno i sani essere tosto separati , sottopoeti a visita ogni
iglemo e te loro prendere profilatticamente del diinino.
n doti H. Hensgen (< Deutsche Wochenschr. » U^ 30, 31 joli, augi.
Mli) ritiene come profilatticamente importante di separare gli amma»
lati, specialmente i primi ad ammalarsi in una data località. I sani ven*^
gene trasportati via, e questi ed i loro abiti siano accuratamente puliti
e disinfettati. Dopo cessata la malattia, sono da spurgare affatto il letto,
ti suolo, le stoviglie. La chiusura delle scuole non basterebbe ad impe»
dire la diffndone.
ft dott Carlo Pauli, in Colonia (e Jahrb. t, Kinderiieilk. > li F. X 1 n ;^
]^ 217^ aug. 15, 1876) ebbe |NPova deirutilitA deiraeido salicilico in un
Émeiullo di 3 li2 anni, che non si potò separare dai suol fratelli am-
miAkti di difterite: lo si ibceva diligentemente sgargariasare con solU'^
rione d'acido salicilico ed esso rimase incolume.
Il doti E. Lewy (< Mitth. d. Ver. fd. Aerate in Nieder-Oeste. » II ^
M, pag. 383; dee. 15, 1876) riflt la storia della difterite da Areteo di
Gappadocia, il quale descrìsse le ulcerazioni del collo siriaehe ed s^'-
lUane, che dai suoi seguaci vennero indicate come EynandU (Honda*
ialsband). NeHUdioma scozzese mantiene detto male il nome di ermtp
a viene quindi dai medici come dai profhni spesso insieme confìiso il
vero con il psetsdo^eroup» Questi ultimi sono entrambi mali più proprìi
dèlia laringe non contagiosi, perciò non epidemici La difterite invece
A contagiosa in alto grado, specialmente per le secrezioni orali Dal
Ihto della terapia, il trattamento con Tacldo salicilico ed il salicilato di
soda ebbe nessun seguito. Anche la tracheotomia ò in Germania per la
dolerite sconsigliata perchè non ha salvato maggior numero di ilemaliilll
di quello che il metodo aspettativa (li2 per 0|o)- lu riguardo alla etào^
logia ritiene V Autore come di gran peso la miseria di certa classe del
"popolo, poichò la diffusione della difterite ha luogo da determinati fooolaj
(abitazioni zeppe, ecc.). Qui dovrebbero seguirsi le opportune norme^ le
quali guadagnano significato, quando ogni caso sia denunciato dal rispet"^
tivo medico. Tosto che V ammalato sia guarito, o morto, o trasp<Nrtato
nKVispedale, può essere Catta, sia pure in via coercitiva, la conveniente
disinfezione della camera deirammalato e degli usati effetti
SULLA CURA DILLA DIFTERITE 191
Aneto qaaado il fanciullo ò graai*itO) ayanti di estece ciammesao Rai
l^risUna oerehio 41 famiglia, deve tare un bagno adoperando del aapolsi
fenicato* Tutti gli oggetti usati devono essere perfettamente diaiaiUU
tati, gli oggetti di poco valore (paglia 4el letto) distratti col fuoco^ le
iNiveti della camera di nuovo intonacate, il pavimento , eco„ essere la-
yato con il liscivio di Javelle. I vestiti e simili devono essere disinM»
tati| né devesi poterli regalare o vendere prima che abbia avnto lnc|^
bene la disinfeslone.
Si è .pur pensato (Ibid. III. 1, pag. ì, Jan. 1877) alla misura profllRt-
idca di non mandare a scuola i ft*atelli dei fanciulli ammalati di dyté»
rito e solo di conoedere questo dopo la presentazione d' un attestaAa
medico: inoltre usare deir acido solforoso in s\]uto della disinfcEionèb tt
4ott. von Becker consigliava il coercitivo trasporto degli ammalali in
ospedali (detti case di contagio), e dovrebbero anche i casi lievi di aa«
gina catarrale infettiva essere dai medici, infermiere e nutrici moglie
4ienuti in osservazione che non siasi fatto fin qui, giaochò le forme lievi
d'infezione sono anche da altri medici confermate (Oauster, Telefef)»
Inftne venga costituito un comitato con incarico di consigliare le ae>*
cessarle norme da seguirsi in una epidemia di difterite.
Heusinger (< Sitzber. d. Gres, tur Befórd. d.fges. Natur. zu Marbiirg«>
|f. 2p pag. S2, 1877) insiste sempre sulla separazione degli ammalatii
«ome sulla disinfezione delle camere e delle vie. La camera dell*amttii»
lato deve essere grande e nei canti non dar ricetto a muSé. In essH
Tarla deve essere di frequente rinnovata» oltrecchò disinfettata con !»«
4iO| acido-fenico o cloruro di calce. Il sapone fenicato per lavarsi ed U
permanganato di potassa per collutorio sono da impiegarsi dai Mau
A. Jacobi (< Gerhardt's Handb. der Kinderkr. > II, pag. 675, flg. 187Q
ripete le sopraddette regole, con che esso specialmente sostiene V ntl-
lità del clorato di potassa o di soda, opperò accenna al pericolo del-
rimpiego di grandi quantità. I fanciulli fino ad un anno non devefAO
prenderne più che 1,0*1)5 grammi» gli adulti non al disopra di 6-6 0K
Ri giorno. .
C. Rnuchfuss (< Oerhardt*s Handb. » III, 2, pag. 207, 1878) fa eenilB
irtere la profilassi nell'allontanamento delle caose al catarro laringee e
.&el prevenire il trasporto della difterite (negli ospedali e famiglie)» coise
nel prevenire restendersi delPaflézione difterica della gola alla larittgei
Secondo Laiseau giova sotto il rispetto profilattico Fapplicazione di éì*'
lume e tannino sulla moeosa delle fauci.
Il prof. F. Beitz (< Bayr. àrztl. InteU. > Bl. XXV, 6, 1878) è di ^sp
rere chò la profilassi della difterite richieda decisamente maggia al*
tenzione di quella che se n*ebbe finora (isolamento fino a guarigions
completa anche nei casi leggieri), ciò che specialmente fa rapporto con
la difltasione della malattia per le scuole. La disinfezione di tutto dò
s^ «i trovò in possesso degli ammalati di difterite sia conveniei^te-
mefite praticata (acqua calda ad alto grado, cloro i acido solforose^ ^
182 UYIBTA
trlolo di tsrrOf permanganati alcalini, pnlisia della eamerai nitionl di
iolfo e ioambio d*aria). Inoltre le persone ohe debbono etare presao gì
ammalati» fkre più Tolte al giorno gargarismi con acqua freeoa o coti
diluita acqua di cloro o di calce.
R. Scarfenberg (e Inangural-DiM. > Breslan, 1878) vuole come regola
generale di profiiasei la disinfezione non solo della stanza dell*ammalatd
ma di tutti gli ambienti della casa in cui la malattia si STolsCi noneliè
l'Isolamento degli ammalati
n doti E. Lewy accenna In una 2.* Dissertazione (a. a. O. Y. 4, pa-
gina 56, febr. 15, 1879) a questo che 1* epidemia di difterite del secolo
scorso durò dal 1739 al 1778 e che Tattualcb ohe in Vienna appariva
negli anni 1876-77| probabilmente più a lungo delle altre volte durerà.
Come regola fondamentale contro rulteriore difltaslone. ò dal lato pub-
blico che privato, la regolare denuncia di ogni caso di malattia all'nf-
flcio di Sanità. Indipendentemente dalle note regole generali della pro-
filattica disinfesione e dairesolusfone dei ftatelli dell'ammalato dal fre-
quentare la scuola, 1* Autore volge 1* attenzione dapprima ai mezzi di
trasporto per gli ammalati, che fino ad ora sono assai InaddattL Vor-
rebbesi una vettura cosidetta di Sanità per ogni rione della città, da
chiamarsi al bisogno, e questa sia poi sempre bene disinfettata. Ma
specialmente per IHenna richiede V Autore un apposito Stabilimento <B
disinfezione. Soltanto in questo modo può il commercio con vecchi abiti,
lingerie e simili od il dono dei medesimi esser fotte libero dai priueip}
infettivi che vi si erano appiccicatL Un pubblico stabilimento di disinfé"
zione potrebbe facilmente essere messo in communicazione con un'ospi-
tale di endemie. Inoltre dovrebbonsi erigere ospedali appositi per f
difterici, poiché 1 fanciulli ammalati di difterite danno fiusilmeate oc-
casione allo svolgersi di endemo^pidemie negli ospedali dei bambini.
Ballet (1) insiste pur esso sulla neoessità di raccogliere gli ammalati
difterici in appositi e ben isolati ospedali ; ricorda che su 100 casi di
difterite curati negli ospedali de* bambini, 15-20 volte la malattia prese
orìgine per contagio nelle sale: nel 1877 all'ospedale di S. Eugenia su
73 casi se ne contano 18 di sviluppo entro Tospedale (R.)
W. N. Thursfield di Birmingham ( e s. Gesundheit, > IV, 9, pag. 131,
mai 1879) considera la difterite per un tipo di malattia premunibile^
poichò essa nel suo nascere e nel diffondersi è dipendente da difetti di
fabbricato, viene trasportata fàcilmente mediante personale infezione^
prevenibile mediante la rimozione di talune locali oircostanze. Nelle fii-
miglie dove il dischiudimento, la disinfezione e la pulizia vengono tra-
scurate, sviluppasi la difterite sotto le peggiori forme. Se si tien conte
delle suddette condizionii si potrà contare sui favorevoli esiti. L'Au-
(i) Ballet e De Tisolement comme moyen prophylactiqae applique aux ma^
ladies infectieuses et contagieuses;. » (« Journal de Thérap. » 1879, p. SSMtfi.
SULLA CURA DBLLA DIFTKRITB 188^
tare crede quindi che la malattia venga immediatamente inflaenzata dai
rapporti dell'ammalato : Bpecialmente di preferenza sono attaccate per-
sone che da poco tempo abitano nel luogo infetto dalia difterite. Tntte
le Tic snlle quali pan» la difterite, devono essere sottoposte a vigilanza
per una aocnrata disinfezione. Ma non sono soitanto da disinfettare gli
alntii le masserizie e le tappezzeriCi ma anche i eanali di scarico. In-
fine vuole r Autore che quando in una scuola si mostrano malattie di
gola contagiose, quella debba rimaner chiusa fino a che presso a poco
dura lo stadio d'incubazione della difterite (ana settimana) : inoltre de-
vono durante qneeto tempo le latrine e le pareti deile camera essere
totalmente pulite e si vada cauti nella riammissione dei convalescenti.
Il dott. E. Wiss di Carlottenburg (e Die Heiiung und YerhAtuDg der
Difteritis, > Berlin 1879, A. Hirschwald) considera come non suf^oiente
il mezzo proposto da Gollin per impedire il passaggio del gas delle
cloache nelle abitazioni (trasferimento dei principali canali di sbocco
nel cortile, far uso di condotti d'argilia cotta inverniciata saldati con
cemento, applicare condotti ventilatori, che finiscono sul letto, a tutte
le eanne di deflusso) perchò Tarla del buoIo si commescola con l*aria
delTediflcio. Egli stesso riferisce alcuni casi, nei quali l'origine del tifo
e della difterite parve proprio devoluta a gas putridi accumulati nei
smaltitoi della casa. Oltre ai difettosi canali di asportazione, vuoisi prov-
vedere alle latrine ed ai canali di scolo delle cucine che lasciano pas-
sare i gas pùtridi nelle abitazioni. Qai raccomandansi delle disposizioni,
come quelle proposte da Alridge e da Zeitler, cioò canali ventilatori
che dalle latrine e dai canali di scolo delle cucine salgono al tetto (le
valvole di questi vengono aperti mediante un getto d'acqua e sono for-
nite d*una porticella di pulizia. Ma Wiss dà la maggior importanza ai
pozzi neri bene cementati e perfettamente chiusi od a corrispondente
sistema di barili (di Heldelberga) ed alla .frequente inodora esporta-
zione. Soltanto quest'ultima può rendere superflua la disinfezione.
In una 3.* comunicazione ripete Jacobi ( « Treatise on Dlphtheria. »
New York, Wm. Wood, 1880) le note regole rigaardo alla profilassi. A
proposito delTamministrazione del clorato di potassa o di soda consi-
glia le firequenti piccole dosi.
Il dott Lachmund in Leisnig (e Allg. med. centr. Ztg. > IL, 1, pag. 1,
Jan. 1880) raccomanda sotto vista profilattica quando minacci la ma-
lattia i bagnolinl freddi specialmente al collo ed alla faccia ed anche al
petto.
Il dott. H. Patton di West Newton ( < Philad. med. and surg. Re-
porter. > XLII, 5, pag. 107, Jan. 1880) dà come preservativi gli alcoo-
liei, specialmente acquavite, anche al fanciulli in moderate dosi, ripar-
tite in 4 volte al giorno, e crede con ciò di poter conseguire buoni ri-
sultati.
n dott. Nathan Jacobson, di Siracusa ( e New York med. Record. »
XYII, pag, 308, March 180, 1880) cerca di neutralizzare Inazione del eoa*»»
{fèi RIVISTA.
tagio già invadente, insistendo m ciò, che 1 canali siano aconratameiEbe
pnlitif corretta una difettosa ventilazione , impodito an eoverohia sti-
parsi nelle abitazioni, disinfezione degli escrementi, con^ risolamento de-
gli ammalati e che i membri rimasti incolnmi nella famiglia non- tra^
smettano ad altri il male. Inoltre devono tatti gli istramenti usati presto
i* difterici essere disinfettati, prima di esser impiegati presso malati non
difterici.
Il dott. Coesfeld, di Barmen (< Dentsche med. Woohensohr. » VI, . 35,
pag. 473, ang. 28, 1880) ritiene importantissimo dal lato della profilassi
come ad impedire recidive, il ristabilire in condizioni normali le ton-
sille e procnrame Tindarimento : qaindi gargarismi con solazione di sai
di cucina o d'acqua di mare, pennellature delle tonsille con tintura di
jodio od asportazione delle medesime. L* indurimento raggiungesi con
giornalieri ripetuti gargarismi d'acqua firedda, larghe bibite della me«
desima, lozioni firedde al collo e poi vigorose finizioni, aver mente di re-
spirare dal naso a bocca chiusa, specialmente quando soffl vento di le-
vante e di settentrione.
Il dott, Giuseppe Mart, di Erlangen ( « Aroh. f. klin. med. » XXVIf,
1, N. 2 1880) vuole ad impedire 1* ulteriore diffusione della malattia la
separazione degli ammalati, specialmente dai fiinciulli, e astenersi dalia
scuola anche per le più leggiere forme catarrali. L'evitare atti di tane-
rezza (baci e cosi via) non dovrebbe mai lasciarsi inosservato.
Il dott. R. Weise ( e Beri. klin. Wochenschr. » XVIU, 4, pagina 5^
Jan. 24, 1881) fa svolgere mediante il suo apparato la nebbia fenica di
una soluzione al 5 per 0(0} affine di proteggere il più possibile i mem-
bri della famiglia (Fnhrmann). Sgraziatamente da parte delle antorità
e dei medici si ò fatto troppo poco per dissipare quelle condizicme che
dispongono alle endemie croniche (scarlattina e difterite)
Il dott Giuseppe Schmid (4 Wien. med. Presse. > XXII, 18, pag. 46S,
aprii 10, 1881) insiste sulla separazione degli ammalati e sulla rigorosa
disinfezione delle abitazioni per riguardare almeno dall'infezione i luo-
ghi ciroostantL
II. — Cura.
Non ostante la numerosa serie di rimedj, che contro si micidiale ma-
lattia sono stati raccomandati, fino ad oggi nessuno se n'ò trovato che
sotto ogni circostanza valga come specifico, quale possediamo nel oM-
nino per la febbre intermittente. Ma dalla seguente esposizione ci per-
suaderemo che la via sulla quale ci siamo messi dovrà pure eondurci
a baon fine.
È un fatto che finora ogni rimedio, che in nna epidemia od in una re-
gione si mostrò giovevole, cosicohò quasi parve uno specificoi in altra
serie di casi quantunque apparissero consimili, non fu efficace]: e ciò forse
fa eflètto di condizioni locali; onde che siamo tratti ad ammettere, eonsa
SULLA CURA DBLLA DlfTBRITB
la Diirezione della e Beatsch. med. Woolienschr. > (VI, 3, pag. 31^ 1880)
fa op|)ortanameBt6 osservare, che nella difterite debbono inflaire le più
grandi differenze di laogo e di tempo. Perciò deve il medico pratieo
conoscere tatti i riÀiedJ che per caso furono applicati con baon esito-
Vale quindi la pena di registrare tutte le esperienze precedentemente
ìstltni^, oiò che noi qnì abbiamo procurato di fare 11 meglio che ci fti
possibile.
A) RimedJ solforosi. — Oscar Giacchi racóomanda lo zolfo ed i ri-
medi solforosi ad impedire lo svolgimento dei fermenti malefici ( « Lo
Sperimentale^ » marzo; e Gaz. de Paris, > 19, pag. 241» mai 1874).
Lo stesso Autore in precedenti pubblicazioni aveva portato il suo tri-
buto ali* applicazione dei solfiti, da lui usati air interno e per garga«
rismo (1). . . (B.)
SulPimpiego dello zolfo e del rimedj a base d'acido solforoso non fanno
difetto le note di medici italiani.
Morelli e Nesti (S) nel decennio 1862-72 a Firenze, provarono contro
ia difterite fra gli altri soccorsi, anche le insufflazioni di fiori di solfo
e davano internamente il magistero di solfo in muciiaggine o nel de-
cotto di china. (£.)
Nelle forme anginose difteriche le insufflazioni di solfo giovarono in
mano a non pochi. Luti (3) ne ebbe vantaggio manifestissimo in 6 casi.
Barbosa di Lisbona in 18 casi (4). (JS.)
Il dott. Becchini (5) su 200 casi di difterite si valse del decotto di
china e del chinino allMntemo, oltre le spolverizzazioni con i fiori di
solfo : ebbe 172 casi guariti. Il dott. Brambilla (6) nella cura topica del-
i'angina, non trovò vantaggio dalie spolverature oon i fiori di.zoifo, bentd
dal tocchi colla pietra infernale. (R)
Ayr (7), Marchionneschl (8), Ferrini (9) usarono dei solfiti non solo
airinterno ma pure come gargarismo. (RJ)
(i) 0. Giacchi. « Natura e terapia dell* angina difterica. » (« Lo Sperimen-
tale. » 1872, voi. 80, p. 472).
Id. « Un* altra parola sulla difterite. Sui vantaggi dalla cura solfitica. »
Lettera al prof. Polli. (« Lo Sperimentale. » 1873, voi. 32, p. 25).
(2) Morelli C. e Nesti Leop. « Istoria clinica ddla difterite osservata nella
città di Firenze e contorni nel decennio 1862-72. » — e Lo Sperimentale» »
1872, voi. 80, p. 118 e seg.
(3) Ivi.
(4) « Insufflazioni di fiori di zolfo nella difterite. » (e Lo Sperimentale» »
1870, facs. 2.«).
V (^) Becchini. « Sulla difterite. » (« Lo Sperimentale. » 1873, voi. 3Ì, p.'i44.
(6) Brambilla. « Sulla cura deir angina difterica in S. Angelo Lodigiano« »
.(« Oazz. med. itat. Lomb. » 1876, p. 61). * . .
(7):(8) (9) Opuscoli relativi citali.
Da 1-2
DaiM
Da 4-8
Da 8-iO A
anni.
ft«ì|ì-
aimi.
20 aimU
gr. 3
6
9.
10
» 1
2
2
2
» 50
100
150
20O
> 85
25
85
25
189 KITI8TA
n doti Tamborlini, di PalmanoTa, (1) sa 110 oasi di difterite curati
iliio al 1873 con Tlpoa^fito dissoda (10 per 0\q d'acqua), amminiitcandola
tulio iniemamente, quanto per gargarismot ebbe ioli 5 morti L' anna
dopo riferlTa intorno ad altri 59 casi goaritl sa 63 carati {2) e di al-
tre 5 gaarigioni ottenute con la cara soldtica diede relazione più tardi
(1875) (3). («.)
n dott. Bt Franzoni (4) dorante l'epidemia di difterite nell'anno 1877^
fece e con profitto largo uso dell'iposolfito di soda prescrivendolo nella
misora e forma seguente :
Pr. Iposolfito di soda • .
Estr. moU di cliina • .
Acqua di fonte • • .
Sciroppo di cedro • «
Il doti Barbieri (5) usò come gargarismo il solfito di soda (gr« 25)
neiracqaa di calce (gr. 100) con miele (gr. 50), ed internamente ammi-
nistraya il solfito di soda (gr. 15) nella maoilaggine (gr. 300) con sci-
roppo di china (gr. 35). {R)
Il dott. Gnangiroli (6) nell'epidemia di dif teritOi che dominò in Saronno,
nsò con Tantaggio il solfito di soda nella decozione di china sia Inter*
namente che per gargarismo. (R.)
E. Averbeck (« Wien. med. Wochenschr. > 38, 39, sept. 1876) ha per
una. serie d'anni carata con buon esito la difterite con alimenti nutrienti
liquidi, con le insoffiazioni di fiori di zolfo non deparatoy a coi più tardi
aggiunse da 1[10 ad 1 per Oiq di acido salicilico o fenico, la qoal pol-
vere esso insoffla in gola o nella laringe col mezzo di una cannola di
giunco, ed anche si potrebbe, senza pericolo, introdorre mediante una
palla di gomma, come l'Autore stesso adottò una volta. Per le insuf-
flazioni nelle coane egli adopera delle cannule di vetro piegate ad
angolo. Ogni mezz'ora devono farsi 2 a 3 insufflazioni , di giorno e di
notte, Ano a che ogni traccia di pseudo-membrane difteriche sia scom-
parsa. Dopo ogni insufflazione, deve chi le ha subite, sciacquarsi la
bocca con una soluzione al ì\2 per 0[o di acido salicilico. Se l' amma-
li) Tamborlini. « LMpoBolflto di soda nella difterite. » (« Gazz. med. lomb. »)
(2) Tamborlini. « DellMposolfito di soda neir angina difterica. » (« AnnaU
di chimica » del Polli. 1874, voi 99, p. 244).
(3) Tamborlini» « Sulla difterite. » (« Annali di chimica » 1875, toI. iOl, p. 31.
(4) Franzoni B. « La cura solfitica nella difterite. » (« Ann. di chimica. »
1881, voL iiZ, p. 100).
(5) Barbieri. € DelPuso dei solfiti, nel yajuolo, nella difterite e nel colera. »
(« Ann. di chim. » 1873, p. 349).
(6) Quangiroli. « Trattamento dell* angina difterica coi solfiti. » (« Ann. di
chimica. » 1873, p. 169).
SULLA CURA DBLLA DUTBRITB 187
lato non pnò aprire abbastanza la bocca, T Autore fti fare (oltre gUim-
paccbi di Priessnltz attorno al colio) le schizzettatnre nella faringe con
nna soluzione di li2 ad 1 per 0[o d'acido fenico o salicilico, per mezzo di
un pallone di gomma, il cni becco sia introdotto in bocca o meglio nel
naso. Sempre deve essere aggiunta una cura interna ogni qualvolta si
tratti d*nn processo generale difterico. L' Autore dà al fanciulli grammi
0,3-0,4 di solftito di chinina con gr. 0,4-0,75 d'acido solforico in 120 gr.
d^àcqua, agli adulti poi gr. 1,0 a 2,0 di chinino con gr. 2,0 a 3,0 d'acido
solforico in 150 grammi d'acqua.
Il dott. È. Chenery ( e Boston med. and surg. Journ. > XGI7, pagina
657, June 6, 1876) raccomanda, appoggiato a 158 casi di difterite e sulla
teorìa d'un avrelenamento zimotico del sangue, come cura antifermen-
tatiya, la frequente amministrazione dell' iposolfito di soda. Egli ne dà
gr. 0,3-0^9 (e più) in sciroppo ogni 2-4 ore, cioò secondo la gravità
della malattia e l'età del paziente. In aggiunta esso dà nel latte 5 goc-
cio fino a 2 grammi di una tintura di mirra composta, che ottiene per
digestione di capsico, mirra e gusjaco in polvere ana gr. 30 in una mez-
zetta di alcool. In nessuno dei casi comunicati che molto favorevol-
mente decorsero, venne dato l'alcool (non però in tinturs). {R.)
lì dott. Edwin Burd, di Lisbona, Jowa ( < Philad. med. and surg. Re-
porter. » XLIII, 21, pag. 445, nov. 1880) osservava in 8 casi, che egli
curò con l'iposolfito di soda, decorso molto benigno. Egli usa dare ad
un bambino di 5 anni, ad esempio, un cucchiaino ogni 4 ore (di giorno
e di notte) di una mistura di 10,5 gr. di iposolfito di soda, 2,0 grammi
di solfato ,'di chinino e 120,0 gr. di spirito di frumento : in aggiunta fa
prendere ogni 4 ore un cucchlajno (tanto di giorno che di notte) di una
mistura di 8 gr. di clorato di potassa, 8 gr. di tintura di percloruro di
ferro e 120 gr. di sciroppo semplice, oltrecchò fa ogni giorno ripetere
le spolverizzazionl di fiori di zolfo. Egli spera con questo trattamento,
quando sia fatto a tempo, di poter ottenere in ogni caso la guarigione.
Riguardo come causa delia malattia particolari bacteij.
B) Antisettici, disinfettanti, {Acido fenico, salicilico, borico). ^ Se«
nator ( e Volkmann's Samml. klin. Vortr. » N. 78; < Innere Med. > N. 27,
1878), erode che non si possa impedire la diffusione della squinanzie
(o Kynanche) alla laringe, perchò le malattie di questa appartcDgono
alla squinanzie come l'affezione faringea e dei reni alla scarlattina (?)
Ma devesi cercare di allontanare ogni stimolo agli organi disposti alla
infiammazione. La flogosi della gola può promuovere soltanto la diffusione
deirinflammazione alla laringe. Anzitutto le pseudo-membrane non sono
la malattia , ma un prodotto di questa. Per ciò si sono con ragione
abbandonate quasi del tutto le cauterìzzazioni. Neil* applicare i mezzi
disinfettanti alla faringe trovansi molte difficoltà, con ad esempio^ o
non possono quelli essere portati in tutti i meandri dell'ulcera, ovvero
i mezzi adoperati non sono abbastanza potenti. Se applicati troppo forti
I^ BIYISTA
potrebl)ero i rhneAj irritare esageratamente la mucosa delle yie aeree
« ciò per i fanoinlli piooolii i qaali per Tappanto sono al massimo grado
minacciati, dcTc essere afCatto [risparmiato (gaiiGfarismiy injetioni ogni
10-15 minuti). Con tali procedimenti strillano rauchi i fkncialli e questo
è un nuovo stimolo t Quando nessuna ripugnanza Tiene opposta, Sena&or
fa sciacquare le ftraci con una {soluzione di permanganato di pctessa
(l: 300) 0 con acqua di calce- o con una soluzione di clorato di potassa
ovvero vi passa sopra morbido pennello od una piccola lE^ugna ; quando
molto viva sia rinfiammazione pezzetti d^ gUaccio per bocca. Internamente
dà ogni due ore gr. 0,05-0^3 di clorato di potassa sciolti in aequa. Tosto Glie
la laringe sia attaccata, ò indicato un decisivo procedimento. Dapprima
sempre un emetico, non però rapomorflna, la quale fàcilmente produce
collasso, ma alte dosi d*ipecaquana con tenui quantità di tartaro eme-
tico, ovvero a scelta il solfato di rame o di zinco: i vomitivi verranno
i*eplicati néirurgenza respiratoria o per accessi di sollòcazione. Oltre a
ciò inalazioni di vapor acqueo da grandi bacini nei fanciulli predisposti
anche a mezzo dpll* apparecchio dMnaiazione (pentola con imbuto ed
acqua o thò di camomilla con o senza acqua di calce, acqua nitrata,
acido lattico e bromo secondo il metodo di Schutze) ; nei fanciulli vi*
gorosi e con febbre alta, firizionl d^unguento cinereo al collo ; nel teaipo
di mezzo alle 2 frizioni, impacchi idroterapici nel collo o avvolgimento
di esso con cotenna di lardo. In seguito, nella nàaggioranza dei casi
gravi si tratterà della tracheotomia e del giusto momento di sua at-
tuazione. La tracheotomia ò in ogni caso indicata, appena che la la-
ringe ò oppilata. La condizione dei polmoni non presenta controiadi-
«azioni, perchò anzitutto la tracheotomia non modifica la prognosi, ma
soltanto ripara al momentaneo pericolo di soffocazione.
Per imminente bisogno respiratorio o negli accessi soffocativi, da
eausa riposta nella laringe, l*operazione è sempre indicata. Le pandiai
cedono dietro un ricostituente trattamento, più rapidamente sotto l'ap-
plicazione dell'elettricità (il più spesso corrente d* Induzione). Al mmhl-
festarsi di minacciosi fenomeni (di paralisi centrali) si somministrino
gH eccitanti.
Giorgio Johnson ( e Lancet, » I, 3 Jan. 1875), raccomanda anzttntto i
locali rime4j disinfettanti, per togliere alla malattia il carattere di tìp^^
eiflcità: acqua di cloro, permanganato di potassa, acido solforoso, ma
agli preferisce 1 preparati di cloro. Salter dà la tintura di peroloniro
di ferrò ; per gargarismi usa il sai comune : dieta abbondante , spe-
zialmente liquida (vino di Porto). Thomas Stills dà specialmente la
soluzione di clorina di Beaufby all'interno e p^ gargarismo, più tin-
tura ferruginosa. A quest' ultima Johnson ascrive una peculiare azloae
locale, cosi pure ai principj astringenti del vino di Porto. I violenti fi*
medj caustici, cosi anche i vescicanti sono, secondo Johnson, da evi*
tarsi, quest'ultimi perchò il denudamento del derma durante malattie
Infettive costituzionali rende più fàcile Centrata al veleno. Quando Fes-
. il
SULLA CURA DBLLA BTVTBRITE 189
sadasiane siasi estesa alle vie aerea» Johnson raccomanda le pennella^
tare od inalazioni, specialmente con acido solforoso, perdio questo non
irrita di troppo i polmoni (cosi il doti Joyce). Tatti i rimedj topici de*
vono molto di frequente essere impiegati. Se ò impossibile Tinghiottire»
deve Tammalato essere nutrito per la via dell'intestino. Le camere degli
ammalati devono essere bene ventilate. Se la difterite viene diffusa per
abitazioni malsane, devonsi portar via quando ò possibile gli ammalati od
idmeno porre i medesimi il più lontano che sia concesso dalla fonte d'in«
Unione. Per l'esame raccomanda Jolmson nno specchio concaio o da as*
sicararst alla fronte deirosservatore e tenere una fiamma di fianco alla
testa del paziente. (Et)
Il prof. A. Jacob!, ( e Contrib. to the Pathol. and Therap. of Diphthe-
ria. » |New Jork , 1875. Wm. Wood. — < Amor. Journ. of Obste-
tri& » VII, pag. 628, febr. 1875) pone al trattamento curativo tre indi-
eaidoni : 1.® Sciogliere le pseudo-membrane, specialmente se queste sono
poste nella laringe (acqua di calce, glioerina, caldo-umido). Ma con ciò
talvolta avviene che i principi infettivi anche più facilmente giungane
al più profondi strati dei tessuti; 2.^ Modificare la superficie, dalla quale
fu staecata la membrana con gli astringenti ed in primo luogo il se-
squiclomro di ferro, sulla di cui applicazione nella difterite Jacobi ag«
giunge alcune notizie storiche ; 3.® Ad impedire chimiche alterazioni ed
a dar fine alla vita di parassiti, quanto a prevenire anche le infettive
proprietà deiressudato difterico stesso (specialmente acido fenico) deb-
bonsi usare i disinfettanti. Come antisettico dovrebbe essere preso il chi-
nino ad alta dose : si deve però usarlo a .scopo antipiretico e secondo
Bini non da amministrarlo in soluzione acida.
Jacobi ha tentato la rimozione delle membrane ; 'ma crede che da
ciò per la vulnerabilità della mucosa faringea più danno che utile se ne
possa trarre. Egli prescrive quindi nei casi lievi, frequenti e tenui dosi
di clorato di potassa, associato con acqua di calce o tintura di cloruro
di ferro (gr. 2 fino ad 8 gr. al giorno) con un pò* di glicerina. Contro
gli ingorghi ghiandolari al collo applicazioni di ghiacelo ed acqua fredda.
Nel croup membranoso non si ha alcuna controindicazione alla tra<^
cheotomia, tosto che insorge soffocazione per effetto dell* affezione la-
ringea : oltre a ciò inalare acqua di calce od acido lattico. Del resto
ogni caso a so deve essere trattato diversamente.
In altro luogo ( e Gerhardt's Handb. » II , p. 760) Jacobi considera
come sempre pericoloso un contegno aspettante nella difterite, perchò
devonsi anche impedire gli improvvisi cangiamenti nel carattere di una
malattia. Inoltre nella difterite ò più pericoloso il dare troppo poco che
troppo , e specialmente- richiedesi cognac , del quale un bambino di 3
anni ne può sopportare da 30 a 150 gr., o carbonato di ammoniaca in
dose di 1,0 a 5^0 gr. ovvero canfora o muschio da 0,5-1,0 nelle 24 ore.
Jaeebl fa tre classi di rimedj topici. Nella prima classe annovera le
inalazioni per la difterite laringea (acqua di calce, glicerina, acidp laU-
190 RIVISTA
tico, caldo-umido), anche dopo eseguita la tracheotomia, eoi mezso del
polverizzatore. Egli non potè rilevare però alcuna influenza ftuli' esito.
Alla seconda classe ascrive Jacobi il clorato di potassa e di soda e gli
«stringenti, contro la di cui applicazione parlano le sue proprie espe-
rienze. Qui appartiene anche il perdoruro di ferro, dalla cui semmini-
etrazione per bocca Jacobi vide vantaggi, quando lo amministrò in alte
e frequenti dosi (da 5-15 goccio ogni li4 a li2 ora). La terza classa ab-
braccia l mezzi disinfettanti, fra l quali l'acido fenico tiene il L* posto
(internamente li2-2 gr. nelle 24 ore , oltrecchò topicamente soluzioni
di li2-2 per Oio). Meno soddisfacenti furono gli effetti dell' acido saUci*
lieo e del salicilato di soda, all'infuori dell'uso intemo contro la febbre
di grado elevato. £1 considera V azione antisettica del chinino eome
un effetto del contatto immediato, non di assorbimento nello stomaco.
La cauterizzazione ò già controindicata da ciò che si devono rispar-
miare nuove ferite ed erosioni , ciò che con la cauterizzazione non ò
possibile. Al più sarebbe da adoprare una miscela di glicerina e d'a-
cido fenico. Dal bromo non vide esso alcuna azione e cosà pure pooo
dallo zolfo e dai balsamici (cubebe). Il distacco meccanico delle mem-
brane è controindicato. Infine propone speciali trattamenti della dif-
terite secondo le diverse parti (amigdale, naso, laringe). Nel croup mem-
branoso i fenomeni di soffocazione esigono particolare terapia, la tra-
cheotomia cioè, la quale ; malgrado la cattiva prognosi , ò indicata in
tutti 1 casi quando minacci V asfissia. Ma la prognosi ò cosi infausta ,
che Jacobi àììe volte accondiscendeva volentieri alla ripugnanza dei
parenti per l'operazione l (altri furono più fortunati, ad esempio, Wi-
niwarter in un bambino di 10 mesi). Le paralisi difteriche debbonsi
curare con agevolare anzitutto la digestione (pepsina ed acido clori-
drico, ed essendo la temperatura normale, medianteala corrente faradica
e galvanica. Oltre al ferro, Jacobi prescrive la stricnina (iniezione sotto-
cutanea), e nella paralisi dei muscoli della dciclutizione clisteri nutrienti
od alimentazione mediante la siringa esofagea.
Nel suo pregiato < Treatise on Diptheria > (New Yorls, 1880) Jaoobi
ripete di curare ogni caso con ricostituenti, stimolanti, febbrifughi
esternamente, internamente od ipodermicamente. La maggiore atten-
zione richiede il manifestarsi del collasso. Un potente sussidio ò l'alcool
a frequenti e grandi dosi da 2-12 oncie al giorno ; la sottrazione di
sangue ò assolutamente controindicata, le complicazioni debilitanti (diar-
rea) devono essere tosto curate. Nella difterite locide la principale in-
dicazione sta in una locale disinfczione , perchò nessun mezzo pos-
sediamo per disinfettare efficacemente il sangue. Bensì i [rapporti nella
casa, nella scuola e nella società vanno cosi modificati che possa es-
sere impedito il diffondersi di una epidemia. Fra i mezzi curativi,
raccomandati nella difterite, Jaoobi cita le inalazioni di vapori medicati
di trementina o cloruro ammonico, larghe bibite d*acqua con aggiunta
o no di stimolanti,';il ghiaccio airinterno e localmente ; coadiuvati questi
SULLA CURA DSLLA DIFTERITE 191
rimedi eon 1*iibo interno ed eiterno di glicerina. Secondo i suoi eepeii»
menti, sono molto vantate Inacqua di calce e i*acido lattico ; InTece Fal-
larne ed il tannino operano sfavorevolmente e debbono considerarsi comd
inutili il benzoato di soda, l'eucalipto, lo zolfo ; utili al massimo grado
nellcasi sporadici 1 mercuriali.
Air incontro il perdoruro di ferro è uno de' migliori antisettici ed
BStringentìf ma deve essere amministrato (come già si ò detto) a dosi
non «troppo piccole, spesso ripetute. Un bambino di un anno deve pren-
derne almeno 4 gr. al giorno, un bambino di 3-4 anni da 8-15 gr.,
B più ancora gli adulti. Perciò diventano le applicazioni locali in gola
per la massima parte superflue. In appresso possono essere impiegati 11
Diorato di potasra o di soda ( entrambi a IM gr ), acido fenico (local-
mente ed internamente da 0,2-2,0 gr. al giorno), V acido borico allo
estemo come applicazione topica. I salicilati operano meglio nelle feb-
bri infettive, il chinino nelle inflammatorie. I caustici liquidi sono pe-
ricolosi ; da preferirsi gli acidi minerali e specialmente T acido fenico.
Bssi però sono soltanto indicati, quando la loro azione possa essere li-
mitata alla superficie malata. Le pseudomembrane non possono venire
tolte prima cbe sieno disciolte.
Malgrado il più diligente trattamento (continuata la disinfezione del
naso e della faringe mediante iDjezioni giorno e notte, altrettanto se vi
vi sieno ingorghi glandulari o no), può la difterite nasale finire con la
morte.
La difterite laringea finì sempre con la morte, all' infuori di quando
fu fatta la tracheotomia, la quale ha men buono esito se l' epidemia
od il caso speciale ha un carattere settico. Oli emetici possono gio-
vare soltanto a cacciare fbori le pseudo-membrane quasi disciolte.
Nello stato di paralisi sono indicate la buona dieta, i rimedj ferrugi-
nosi, la stricnina, relettro-terapia, i bagni. Per la congiuntivite difterica
Jaoobi raccomanda ghiaccio ed acido borico : contro la difterite>utanea
valgono i caustici e le disinfczioni.
John Davy (e Med. Times and aaz.> March. 27, 1875) cura la. difte-
rite con rimedj disinfettanti miti, non irritanti. La solazione eterea di
biossido d'idrogeno (etere ozonico di Robbin) da 12*16 gr. mescolato con
240 grammi d'acqua, riesce disinfettante aggradevole e calmante sul
collo, se venga applicato con pennello di crini ad ogni ora, ovvero se
ne facciano gargarismi. Oltre a ciò prescrive Day per gargarismo il
permanganato di potassa (0,25 su 240 gr. d' acqua) od il perossido di
manganese (4,0 su 30,0), ed afferma di non aver osservato mai , cosi
facendo, fenomeni generali, tranne che nella difterite nasiJe, perchò qui
solitamente gli stessi mezzi non sono buoni da applicare.
In questi casi preferisce i vapori d^ jodio. Nel casi non complicati dà
internamente chinino come disinfettante, ed aggiunge in sostegno che IL
sangue di pecora, a cui fu aggiunto chinino, dopo 14 giorni non era pe-
ranco putrido. {Kt)
1^ BinSTÀ
n doti Hanow, la Uekermunde, ( « Berlin, klin, Wochenscbr. » Xll,
90, mai 1875) vanta Tacido salicilico. Emo diede ad nn adulto una sola^
sione di 0,5 gr. d*acido salicilico e 5,0 gr. di solfato di soda in 150 gr.
d'acqoa, ad ogni ora un cacchiajo da trangugiarsi a rilento, In tutti sei
i casi cominciò dopo la 3.*-4.* dose di rimedio il rapido staccarsi delle
inembrane.
n doti Teodoro Schùler» in Gustrin (Ivi, 40 , oct.}, comunica in«^
vece casi di esiti sfavorevoli per la cura con l'acido salicilico. £i
Qurò, mutando rimedio ad ogni sei mesi, 41_caBi con il clorato di po-
tassa (6 morti), 23 con l'acido fenico (1 caso di morte) e 15 con Tacido
salicilico (7 casi di morte) : in tutti i casi fu inoltre Atta una energica
cura con l'acqua fredda. In uqo dei 15 casi trattati con l' acido salici*^
lieo si svolse una nefrite con finale esito di morte. L'Autore ritiene
Taeldo fenico come più efficace dell* acido salicilico , sebbene oltre il
dott. Wagner (vedi la seguente nota di Letzerich), anche il doti Font*
heim ( € Journal fur praki Ghemle. > N. F. XI, 1875) in 32 casi abbia
osservato favorevoli esiti con Tacido salicilico.
Il doti Luigi Letzerich, in Braunfels, ( «Yirchow's Arch. LXIV, 1,.
pag. 104, luglio 1885) studiò al microscopio l'azione dell'acido salicilico
sui microrganismi della difterite coltivati per innesto in tubetti. Pre-
parò soluzioni d'acido salicilico di diversi gradi di forza (1' 1*4 p
d'alcool e 40-480 d*acqua) e vide, per raggiunta di una goccia di quelle,
rapidamente cessare i vivaci movimenti circolari a zig-zag dei bacteri :
i globuli plasmatici perdevano splendore e mostravano presto il dop-
pio contorno, mentre il protoplasma di più grossi globi plasmatici che
era in procinto d'ingenerare micrococchi, spesso appariva alterato per
bollicine d'aria (vacuoli) come si vedono per l'azione dell* alcool asso-
luto. Due prove d'innesto con microrganismi della difterite a cui eransi
aggiunte due goccio della più forte soluzione d'acido salicilico (1 : 1 : 40)
rimasero inattive. Di 7 casi di difterite, in cui l' Autore impiegò l'acida
salicilico , V esito fu buono. In 5 casi di leggiera difterite (3 adulti, 2
fanciulli da 11 e 12 anni) giovarono i gargarismi con una 'soluzione di
un grammo d'acido salicilico con 2 gr. d'alcool rettificato in 220 gr. di
acqua per quattro giorni. In due casi gravi Letzerich prescrisse dap*
prima solo internamente ogni 2 ore gr. 0,3 d'acido salicilico e zucchero-
a p. eg. Ciò migliorò senza dubbio lo stato generale, ma le pseudomera-^
brano erano ancora grandi come prima. Perciò Letzerich nettava le
tonsille con una spugna e le spolverava dappoi con acijio salicilico
secco , per il che i depositi (pseudomembrane) presto scomparivano r
in un caso fh sufficiente nna sola spolveratura , in un secondo Asi-
rono necessarie due solamente. Pure buon esito ebbe il dott. Wagner >
in Friedberg su 15 casi ( « Journ. f. prakt. Chemie. > N. F. XI, jan.
1875). Qui Letzerich dà notizia di tre esperimenti sugli animali. Dae
conigli id quali esso inoculò sotto pelle i microbj difterici rimasero la
vita per Fuso interno di acido salicilico (li). In entrambi i oasi furono-
SULLA CURA DELLA DIFTERITE 193
i microoocchl e Taoldo salicilico ritrovati nell* orina (1!). Per terzo espe-
rimento prese esso uno dei conigli risanati, che venne inoculato sotto
la mucosa del labbro superiore e nel frenulo labiale. Al terzo giorno
eominoiò Letzerioh la cura con T acido salicilicoi che non valse ad im-
pedire la diffusione del processo alla mucosa laringea, nò la morte del-
Fanimale. Letzerich conchiude col notare che non bisogna soltanto fi-
darsi deiramministrazione alllnterno di acido salicilico, madevesi im»
piegare questo topicamente.
J. L. Smith (e Àmer. Journ, of Obstetr. » Vili, 2, Aug. 1875) racco-
manda come fattibilissima la cura preventiva locale della difterite ,
perchò almeno in principio la gravezza della malattia sempre dipende
dalla diffusione del processo locale. La cura ha lo scopo di tramutare
rinflammazione cruposa in una catarrale , modificare cioò T infiamma-
zione.
L'esperimento ha mostrato che le psendomembrane difteriche con-
tengono il veleno specifido inoculabile e che l'aria circumambiente più
o meno diventa pregna di quello. Qui sta il pericolo del contagio ad
altri e dairauto-infezione (affezione laringea secondaria alla primitiva
lUigola)..!! trattamento locale quindi ha per iscopo di procurare la disin-
fezione della gola e delle cavità nasali ed impedire l*avvelenamento del
sangue. Essa non deve produrre dolore ; Smith la eseguisce con un lungo
pennello di crini. Neirospedale cattolico per i trovatelli furono nei primi
5 mesi dell'anno 1875 curati 32 bambini, di cui sei morirono (ad ecce-
zione di uno, che fini con la morte, vennero tutti presi in osservazione
neirincominciar del male: queirnnico era stato accettato*ìn 6.* giornata
di malattia). Per le pennellature (ogni 2-3 ore) raccomanda una mi-
scela di acido fenico goccio VI-YIII e 12 gr. di liquore di solfato di ferro
in 30 gr. di glicerina. Neil' affezione della membrana Schneideriana e
delle «avita nasali Terrà injettato nelle cavità anzidette ogni 3-6 ore
Il3-li2 cucchiaino di detto liquido con altrettanta quantità d' acqua.
Inoltre sarà amministrato il chinino in dose di 0,06-0,12 gr. (ogni 4 ore)
secondo l'età deirammalato e la gravezza del caso, ed infrattanto ogni
ora li2*l cucchiajo di clorato di potassa della seguente mistura (clo-
rato di potassa della seguente mistura (clorato di potassa gr. 4-6| tin-
tura di perclomro di ferro gr. 4, sciroppo semplice gr. 120). È da rac-
comandarsi raggiunta di una goccia d'acido cloridrico. Per qualche mi-
nuto dopo la presa della medicina non bisogna sia data alcuna bevanda.
Se il caso decorre favorevolmente, dopo 3-4 giorni il rimedio verrà im-
piegato meno energicamente, però continuato finchò Tultima traccia di
infiammazione sia scomparsa perchò fino a quando dura la faringite, ra-
pidamente sorgono nuove membrane. Infine basta una soluzione di clo-
rato di potassa da bere e sgargarizzare. Se insorgono Indìzi d'infezione
generale , sono indicati oltre la buona dieta gli stimolanti ed i tonici»
Se r affezione si diffonde alla laringe, Smith dà un emetico, più vo-
lentieri solfato di rame, associato ad uno stimolante alcoolico ; I' ipe«
194 RIVISTA
caqaana e « Vhiv$ syrup » devono essere come deprimenti lasciati da
parte, Smith cura le paralisi difteriche con la stricnina ed i tonici , ed
usa la forma deil'elixir di fosfato di ferro, chinino e stricnina : in quat-
tro grammi di elixir è contenuto 0^001 di stricnina.
Roberto Bell ( e Brìt med. Journ. > Jan. 29, 1876), prescriTc , quando
la malattia arreca presto coiiasso, gli stimolanti di tratto in tratto,
nonché alimentazione ricostituente in forma di gelatine, zuppa e latte,
per igntare la natura. Topicamente impiega una soluzione di 1 p. di
acido fenico, 3 p. d' acido solforoso e 4 p. di sesquidoruro di ferro in
30 p. di glicerina per pennellature o come spreti^ ogni 2 ore. Oltre a ciò
fa diligentemente pulire la bocca con una debole soluzione di Oondy
neiracqua. Internamente dà ogni due ore sia di giorno che di notte un
piccolo cucchiaio di una mistura di clorato di potassa ISA acido solfo*
riso 14,0, tintura di perclornro di ferro 12,0, glicerina gr. 30, acqaa di-
stillata gr. 180. Dopo che esso si ò attenuto aSquesto metodo di cura,
ha soltanto avuto iiue casi di morte In flanciulii, che furono renitenti
alla cura.
Bouchut ( < Gaz. des Hop. » janvier 1876) ottenne in un caso la gua-
rigione in pochi giorni col coaitar saponificato di Leboeuf introdotto
con la siringa esofagea, oltre la buona dieta. Contro le paralisi dif«
teriche Bouchut raccomanda (e Gaz. des Hop. > 47, 1880) in primo luogb
i tonici (cognac o Bordeaux con acqua, vino chinato 0,05 di estratto di
china su un grammo di soluzione) in secondo luogo gli eccitanti locali
(frizioni alle gamico , bagni a vapore aromatici , bagni solforosi o sa-
lati, applicazioi^e della corrente elettrica continua od intermittente, di
preferenza quest*ultima al velopendolo, ai collo ed alla parte cervicale
della colonna vertebrale. Oltre a ciò giovano il soggiorno in campagna,
Taria fresca, l^idroterapia, i bagni di mare.
B. Robinson ( < Amer. Journ. of Obstetric » IX, 2, june 1876) fece
esperienze sulle sostanze capaci di distruggere 1 contagi ed i bacteri,
ohe esso ritiene portatori del contagio. L* acido fenico e salicilico non
Bono secondo Robinson, sebbene siano buoni rimedj preservativi ed an-
timicrofitici, da ritenersi rimedj disinfettanti nel vero senso , perchè il
veleno effettivo proprio delle malattie virulente non viene da essi at-
taccato. Questo deriva specialmente dal principio venefico delle malattie
zimotiche, alle quali anche la difterite appartiene. Ben pochi dei cosi-
detti rimedj disinfettanti, e forse neppur uno, si possono impiegare
nella quantità approssimativamente sufficiente per disinfettare tutta la
massa* del sangue.
Perciò vorrebbe Robinson sapere esclusi dalla terapia della difterite
il, permanganato di potassa e l'acido solforico. Anche il chinino (se deve
tornar utile) deve esser amministrato in dosi rapidamente crescenti, le
quali non tutti 1 pazienti senza pericolo sopportano. Devesi perciò pre-
ferire le piccole dosi di sali d' acido solforoso o solfocarbolico e di
ohinino.
i
SULLA CURA 0BLLA DIFTERITI 185
' Il (tott. W. H. Wright di Skelmersdele (< Lacnoet > Ut 1 ; JaU 1876),
lia con la locale applioasione di ima sohisione di nna parte ia pese di
aeido fenice sopra sei parti di glicerina ottenuto fàvoreroU risultati. In
una epidemia di difterite Wright dalle pennellature con la detta sola*
^tone ebbe a lamentare un sol caso di morte ed anche in qnesto la
<»>lpa fa la negligenza dei parenti , 1 quali cercarono troppo tardi i
snesidi medici. li dott G. Paoli (< Jahrb. t Kinderkrank. » N. F. 2,
p.' 217, 1876)y caro una bambina di 13 mesi ed un bambino di 2 aanii
affetti da difterite, con T acido salicilico^ (all' interno 0,05 fino a 0,1
grammi in polvere ogni due ore). Contro il parere di W. Wagner
(< Prakt. Boebaebt. dber die Wirkung der Sacilylsàure Allg. med^
Gentr.-Ztg. » 17, Febr. 1876), fu costretto in un caso di amministrare
na emetico , perchè la raucedine e la tesse abbaiante s' erano fSatt«
grayi.
Secondo J. Eisenschitz (< Wiener med. Woclinsehr. > XX VIL 8 m. 4,
1877), si dcTc fin dapprincipio distruggere il primitiTO focolsjo dèlia
malattia, per il che 1 rimedi caustici sono applicabili soltanto in prin-*
<clpio ne' focolai non ancora difiTusi della malattia. Negli stadi più avan-
zati per soddisfare a questa indicazione si hanno i rimedi antidoglsticr
(impacchi ghiacciati, crawatia di PriessnUz) la disinfezione dei focolai
del morbo (permanganato di potassa acido fenico, pepsina, acido sati«
lieo, soluzione di sesquicloruro di ferro, di acido solforoso e di solfiti)
come pure Tuso di « medicature che agevolino la fine del processo
locale (vapori d* acqua calda, come usarono Oertel e Hauke, bromo*
bromuro di potassfo, acido fenico^ acido lattico, acqua di calce, Ari*
zioni con unguento cinereo). Eisenschitz , impiega là dove i gargari-*
smi non possono essere fatti a doverci le pennellature (ogni due, quat«
tre ore), nelle quali però è da risparmiarsi ogni forte raschiatura del-
repitellio. Se queste non seno praticabili, nei bambini, devesi stare
contenti di far inghiottire rimedi disinfettanti in deboli soluzioni. Ed a
tal uopo sono principalmente da raccomandare T acido salicilico ed i
salioiltiti. Le iniezioni nel naso devono con prestezza esser fatte in guisa
ohe la maggior parte del liquido possa refluire dalla bocca tenuta
aperta. Lo stato di generale patimento sarà efficacemente combattuto
con la buona alimentazione, chinino, vino chinato (estratto di china
preparato a freddo nel vino), vini forti, cognac, etere, specialmente etere
acetico. I bambini debbono rimanere a letto fino a che siansi propria-
mente riavuti. Appena merita d* essere accennata 1* ipotesi che coi ba-
gni caldi e con grimpacchi, come pure con l'amministrazione di ^ molte
bibite si possano espellere dal sangue attraverso ai reni i microbi delia
difterite. Nel eroup difterico rindicazione della tracheotomia dipende da
ciò che la speranza della guarigione esista tuttora, e la stenosi delle
vie aeree sia tale che ne minacci un immediato pericolo.
Il dott. Ad. Wertheimber, il quale nella sua nota Monografia (« La
difterite faringea del 1870 >), ha raccomandato la cura con Tacido fenico
196 BIVISTA
•d acque di ealoe, ossenra (< Bayer, àrztl. latell. Bl. » XXIV. 6; Febr»
1877X che per una esperienza Vaeido saiicilieo ed ii sàlicilaio di tod<t
non mostrarono nessana prerogatiya degna di menzione. Favorevole
eegnito ebbero le prove fatte con l*aeido borico, che in 8 scalati (tra
i 4-9 anni) prestò baon servigio. Dapprincipio faceva Wertheimber an*
che inghiottire dei pezzetti di ghiaccio, pennellare le piasl^e difteriche
2-3 voUe al giorno con anà solozione di 1 grammo d' acido fenico cri-
stallizzato nello spirito di vino e glicerina ana grammi 10 ed usare per
gargarismo r acido borico nel rapporto di 1 sa 25-30 parti d'acqua».
Qaando i gargarismi non farono possibili, vennero con la detta soia-
sione fatte iniezioni (nel naso con la cannula di Weber). Infine Wer-
theimber ha del tatto abbondonato il clorato di potassa ed interna-
mente amministra soltanto chinino , vino , cafiPÒ. Per il frequente in-
ghiottire deiracido borico pub insorgere vomito e dolori di stomaco*.
Fra nna gargarismo e T altro devono esser lasciati i necessari inter-
valli di riposo. Ogni stiramento 43ulle disciolte membrane ò da ri-
sparmiarsi, cosi pure la cauterizzazione.
Anche il prof. Francesco Seitz di Monaco (< Bayer, àrztl. Intell Bl. »
XXV. 30, 1880), raccomanda l' applicazione topica deir acido borico, il
quale per altro già dal dott. Yogel in Eisleben con buon effetto ò stato
impiegato (e Allg. med. Centr. Ztg. » 99, 100. 1876].
Il dott. H. T. von Beclcer (< Zur Pathol. u. Ther. d. Racben-
diptherie n. s. w. » Wien 1877. « Mittheil, d. Ver. d. Aerzte in
Nieder^ Oesterr. > III. Febr. Marz. 1877), stabilisce il genere di cura
secondo T affezione looale e generale. Il trattamento curativo topico
si^ risolve nel chirurgico (raschiature, scucchiamento , tonsillotomia),
nel trattamento chimico (cauterizzazione, dissoluzione delle pseudo-
membrane) e nel trattamento disinfettante (clorato di potassa e per-
manganato, cloro, acido fenico, acido salicilico). Il Neurin agisce, secondo
Becker, più fortemente come dissolvente le masse di essudato di quello
che uno degli altri ben noti rimedi, ed anche 11 fetore che dalla bocca
si svolge non può sotto l'uso di tal rimedio raggiungere un grado ele-
vato. Lo stato generale degli ammalati curati col Neurin fa buona
malgrado il grande sviluppo della forma morbosa locale. Contro i primi
fenomeni infiammatori ò indicata V applicazione del freddo, soltanto
però fino a che la piastra si delimitL II distacco delle membrane viene
accelerato con l'applicazione del caldo (Oertel). L*aria veniva condotta
da un apparecchio pneumatico di Haukes attraverso una caldaia di
acqua bollente dove era portata alla temperatura di 40-50^ B, impre»
gnata di vapore acqueo, condotta poi per un tubo di caoutchouc cha
dalla caldaia va a far capo ad una cannula pure di caoat-chouc ap-
plicabile alla parte di gola ammalata. La cura generale si rivolge
opntro la febbre (chinino, specialmente salicilato di soda), e contro i
•intomi deiravvelenamento del sangue (bagni caldi, eccitanti).
. Il dott Rodolfo Tauszky (< The CHnic. » XII. 10; March 1877) tratta.
SULLA CURA DELLA DIFTBBITE 197
la difterite come an processo patrido coi rimedi disinfettanti, i qaalt
non sono necessari nel croup. Devesi nella difterite impedire 1* accre-
scimento e la vegetazione degli organismi esistenti in tanta quantiià,
ma devonsi tali rimedi applicare per tempo, appena cioè siano visibili
i primi segni della putrefazione e la formazione di membrane difte-
riche.
Il medico distrettuale Carlo Stadler di Szombatbely (e Med. Chir.
Gentr. fiL > XIL 27-29, Juli 1877), considera la difterite infettiva come
tm processo morboso generale che in parecchie epidemie delude ogni
cura e fatica. In tal modo dominò epidemicamente la difterite in un
distretto di Comorn e nella contea di Yesprim. Quasi tutti [gli 'amma-
lati morirono tanto se sottoposti a cura quanto no. Le miserabili abi-
tazioni, r indigenza e T indifferenza della popolazione appaiono coni*
la verosimile causa del cattivo esito. Stadler dà relazione di tre casi
importanti, nei quali T impiego dei diversi antisettici e disinfettanti
ebbe uguale esito.
1.^ In un luogo dove forse la difterite mai erasi presentata, amma*
lava una bambina di 4 anni con sintomi gastrici e tosse forte. Sotto
la tonsilla sinistra, Stadler trovò un piccolo grumetto d^essudato bianco,
grigio, saldamente aderente. Pronto allontanamento dalla casa di due
bambini e due adulti. La bambina ammalata, ma senza febbre, tanno
rimpacco di ghiaccio al collo, prese chinino, e pezzetti di ghiaccio; la
bocca e la gola venivano lavate con soluzione di dorato di potassa.
Nel corso di tre giorni si estese più oltre il processo, specialmente
verso la laringe, sicchò ne sopravvenne la morte per asfissia.
2.^ Un bambino di 3 anni, figlio di persone alle quali erano stati
affidati 1 4 membri delle famiglie del primo caso, ammalava con feno-
meni di alta febbre ed irrequietudine: ali* esame risultarono già esi-
stenti in gola piastre difteriche. Ad ogni tre minuti si mutavano le
compresse ghiacciate, ogni due ore insufflazione nelle cavità del naso
ed in gola con acqua di calce ed in principio tocchi in gola con una
miscela d*acido fenico e glicerina. Internamente chinino e soluzione di
clorato di potassa alternandone l'uso. Morte in sesta giornata per ste-
nosi laringea.
3," Dei tre figli della prima famiglia ne era già morto un secondo
quando il terzo, una fanciulla di sei anni pur essa ammalava. Due in-
tiere settimane giacque per nueosite catarrale della gola con febìtfo
continua: faceva gargarismi con soluzioni di clorato di potassa pren«
deva chinino ed era ogni giorno esaminata. Tre settimane dopo la ma-
lattia del primo bambino, le comparve un deposito difteroideo sulla
tonsilla; a cagione dello sfortunato esito nei primi due oasi, venne
questa fanciulla curata omeopaticamente, ma pur essa morì.
Stadler fa notare in special modo, che malgrado V infezione dei tvo
bambini (caso primo e terzo) verosimilmente abbia avuto luogo nello
stesso tempo, pure nel secondo bambino eruppe la malattia dopo IZ
196 lE^VISTA
giornlt nel terzo dopo 20 giorni dall'ammalarai del primo bambino. L*e^
•ito dMla terapia di altri medici va ricercato nel carattere dei easi^
itèsti.
n prof. B. Wagner (t Die eronp&se n. diphther. Bntzflndnng dee wei»
ehen fiaomene. Ziemssen'e Haadb. der epeo. Pathol. n. Tlierapie. » VS^
Bd. 1 Hàlfte. 2 Àafl. 1878)^ consiglia in primo laogo il rigoroso isolamento
tiegli ammalati^ la giusta temperatura e la yentilazlone della camera
deirammalate. Oionaliostante non può la diffosione del processo mor-
boso faringeo alia laringe essere impedito da alcun rimedio. In Inogo
della primitiva cura caateriszante, la quale facilmente porta a ledes»
la parte sana, impiegansi giusta lo scopo rimedi rlsoiventi (acqua di
oAice, acido lattico, carbonato di litinat soluzione di pepsina^ non ape»
«Ifici nò parassiticidi (insufflazioni ed inalazioni di allume, di tannine^
fiori di solfo, clorato di potassa, acido fenico, acido salicilico, acido
solforoso, diversi sali solfofenati, jodio, bromo, permanganato di po-
tassa, cinabro, biossido d* idrogeno, etere solforico, glicerina, spirito
Mtiiflcatissimo). Sempre ò da raccomandarsi la maggior pulizia. Quanto
alla cura generale, raccomanda Wagner cbe anche nelle forme pia
lievi si stia rigorosamente in letto. Anche con alta febbre non deve
ftire difetto la dieta: cosi gli spiritosi specialmente nello stato d' a-
dinamia , oltre al ghiaccio , chinino , clorato di potassa , bicarbonato
di soda da solo o con nitro o salicilato di soda. La cura dell' acqua
fredda sia fatta soltanto nella febbre duratura da più giorni e nel
vivi dolori. Nei oasi gravi raccomanda la trasfusione secondo il metodo
di Demmo.
li dott. A. Kien di Strasburgo (e Ctae. med. de Strassb. » « BolU de
Thèr. » Cp. 88. Janv. 30, 1880), eura la difterite col benzoato di soda,
11 quale agirebbe da antisettico meglio deir acido fenico: di 12 amma-
lati nessuno mori con tale trattameato. Kien dava ai bambini fino ad
nn anno ogni ora un cucchiaio da tavola d'una soluzione al li2 per 100,
ai bambini da uno a tre anni un' egnal dose ma di una soluzione al
7-8 per 100, ai fanciulli da tre ai sette anni la stessa quantità d' una
soluzione deirs-lO per 100, dai 7 ai 14 anni una del 10-15 per 100, agli
adulti una soluzione dell*li-17 per 100: oltre a ciò prescriveva garga*
rismi con una soluzione al 5 per 100.
Il dott. L. M. Renss (< Journal de Thór. > VIL 10, pag. 389. Mal
25, 1880), sostiene che non si ò certi se la malattia sia da computarsi
Dra le affezioni settiche o parassitarie , pure si adattano entrambe lo
teorie al benaoato di soda, poichò questo rimedio ò ad un tempo nn
buon antisettico e antiparassitico. L'opinione che Letzerich sia stato il
IMTimo ad usare del benzoato di soda, sembra air autore non del tutto
esatta, per quanto esso sia stato il primo a proporre la giusta dosi-
metria per tutte le età.
Il dott. Mosè Mosrachi in Salonicco (e Gaf. des. Hop. > 117. 1886)^
ottenne mediante la cura col benzoato di soJa la gaarigione In sei casi.
SULLA CARA DBLLA. DIFTERITE 199
la UDO di qaesti, trattayasi di grave difterite laringea • tracheale, il
rfmedio si mostrò specialmente attivo, sebbene fosse con altri rime li
alternativamente dato. Anche altri medici ne confermavano l'efti*
cada.
Il dott Michel di Winterthnr (e Jahrb. f. Kinderh. » N. 7, XVI, p. 35^
1880)| ò d'avviso che fin tanto che la natura della difterite non sia
esattamente conosciuta, dovremo rispetto ai rimedi giovarci di quelli
che sono più atti a modificare la decomposizione che avviene nelle
pseudo-membrane. A questo proposito, non propriamente ad impedire
lo sviluppo dei microbi parassiti, Michel si serve d' una soluzione ne-
bulizzata d'acido fenico airi per 100 per inalazione^ che riusciva a mo«
tivo della sua azione refrigerante spesso molto gradita agli ammalati
adulti e procura anche ai bambini, tostochè vi si sieno abituati, qualche
giovamento, Pev Tepistassi ta amministrata la glicerina con la soluzione
di sesquicloruro di ferro. Che tale rimedio possa servire come tonico,
sembra che in niun modo lo possano dimostrare i casi fin qui osservati
dairAutore. Miglior effetto vide esso dagli stimolanti; vino, alcoolici,
nell'uso dei quali non ò mai abbastanza presto rincominciare. Al ritorna
deli' appetito debbano tenersi le stesse precauzioni come dopo un tifo.
Tutti i rimedi che qui non sono menzionati, passa Michel sotto silenzio,
sebbene di tratto in tratto abbiano avuto una applicazione.
Giorgio Hill in Hnghesville (e Philad. med. and surg. Reporter. >
XLII. 15, p. 310, aprii 10, 1880), ricorda che nel suo paese la difterite
è apparsa per la prima volta Tanno 1856, mentre in 18 anni di pra-
tica non ebbe a vederne nessun caso. La cura» dalla quale Hill ha
veduto esiti soddisfacenti , consiste nell* amministrazione di una mi-
stura di acqua di cloro grammi 60, solfo-fenato di soda grammi 7-5^
glicerina grammi 30 con acqua distillata q. s. ffno a grammi 120; ogni
due ore due cucchiaini diluiti coll'acqua, così pure lo zolfo nel sciroppo
come aperitivo. Esternamente impiegava Hill talvolta insufflazioni di
tannino, tal altra gargarismi con soluzione concentrata di sale comune»
alle volte ancora le Inalazioni di vapori di calce viva. Questi ultimi
sono prodotti nel seguente modo: 45 grammi di calce viva si versane
in una padella con- mezza pinta di acqua freddi^, sulla padella si
capovolge un imbuto, alla cui estremità ò congiunta una cannula con
imboccatura mobile, mediante la qnale ì vapori svolgentesi vengono
inalati per una mezz^ora. Hill raccomanda queste inalazioni sol-
tanto allora che esso crede di poter ottenere mediante la loro cau-
stica azione una esfogliazione pronta del deposito difterico: nei casi
comuni gli bastava un epitema caldo di salvia o di luppolo. Sconsiglia
il trattamento topico con tintura di iodio, tintura di ferro, soluzione
di pietra infernale od altro consimile, perchè tali rimedj molto spessa
danno luogo a gravi conseguenze. Finalmente si dichiara decisamente
avverso al triste uso della acquavite, in voga nel suo paese.
n chirurgo distrettuale dott. Walbaum di Gerolstein (i Allg. med..
200 BIVISTA
centr.-Ztg. » XLIX, Td. 1880)y Yide baon esito dalle layatore poiBibU-
mente regolari e frequenti, e del riseiaqnare la mucosa faringea e naaald
limmalate per mezzo di soluzioni antisetUclie , fra le quali prescriaaa
Taoido salioilico al 4 per lOO. Egli poi le faceva fare di giorno
ogni due ore, di notte ogni 3-4 ore mediante una oannnlai e di |^&
generali lavature con acqua tiepida* Come cannula nasale adoperava
un catetere elastico con adatto imbuto. Oltre a ciò prescrìveva le ap-«
plicazicni di ghiaccio al collo, Tuso airinterno di pezzetti di ghiaccio
ed il benzoato di soda (ogni due ore un cucchiaio di una solozione al
6 per 100) e vino (Sherry) in abbondante dose. S2
Il trattamento curativo dei dott. VaL Bigauer (e Die Diphtherie m.
ihre BehandU dnrch das kalte Nasenbad. Leipzig > 1880. F. C. W.
Vogul. 8, 98 S., mit 2 Tafeln), consiste essenzialmente neli^applicasione
di antisettici e del freddo, il quale agisce appunto da. antisettico ed
anestetico: il bagno freddo del naso ohe Rigauer raccomanda, vale inoi«
tre alla pulizia del naso e deir esofago , la quale dovrà farsi ogni li4
d^ora In li2 versando acqua fredda entro 11 naso con un cucchiaio ad
orlo arrotondato, poi passare per bocca. Possano anche essere 'usati
degli schizzetti di stagno a sbocco conico per riniezione in bocca e
nel naso. Ultimamente approfittava Rigauer per i bagni del naso «dèi-
r acqua d' Ems. Come anUparassitico adopera una soluzione d' acido
fenico al 2 ì\2 per 100, parte in pennellature , parte per garga-
rismi od iniezioni del naso : anche dair acido borico vide esso buoni
effettL Soltanto nelle affezioni della laringe e delie vie aeree egli pre-
scrive le inalazionL Nella difterite del naso egli fa versare acqua
ghiacciata 3-4 volte entro il naso, indi un cucchiaino di una soluzione
antisettica (solozione di clorato di potassa 1-2 per 100, d* acido borico
al 3 per 100). Crede che la difterite possa essere guarita anche sol-
tanto coi bagni d*acqua ghiacciata, quando non esistano però sintomi
49ettici e gravi fenomeni cerebrali. Nella spiccata difterite della laringe
non vide mai seguirne guarigione senza tracheotomia , che egli vuol
«seguita subito dopo il primo accesso di soffocazione. Inoltre racco-
manda la buona dieta, cognac e vino spumante.
Il doti I. B. fìlack di Newark^ Ohio (e Philad. Med. and surg, Be-
porter. > XLIII, 20. p. 561. Die. 1880), parte dalla consideratone olle
ogni essudato difterico si manifesta con la malattia costituzionale:
quando questa manca, non trattasi di essudati difterici. Croup e difte«
rito sono per Black malattie diverse , malgrado che l' anatomo-pato«
lego le possa cosi poco differenziare, come un' ulcera sifilitica da una
non sifilitica, subito che esso non ha un punto di appoggio nel decorso
del caso.
Quando esso più innanzi presenta in forma di tabelle le contrapposte
difl'drenze.d^ntrambe le malattie, solo un punto ci recò sorpresa e cioò
Il fatto che la difterite infettiva ha la sua prima sede infàllibilmenta
nelle tonsille^ il non infettivo croup nella larmge l II metodo di cura di
SULLA CUBA. DELLA DIFTERITE 201
£lack consiste in pennellature ripetute 2 volte al giorno in gola con
la seguente mistnra: glicerina 15,0, tintura di iodio gr. 2,0, acido sali^
cilieo gr. 1«2. Se la cavità del naso è altresì offesa, Black fa fare delle
Échiz^ettature con un liquido che su 4 grammi di soluzione d*acido fenico
(in qnale proporzione?) contiene 28 grammi di una soluzione satura
di dorato di potassa. Sotto il rispetto profilattico Black fa singolare
attenzione a cbe gli ammalati debbano scbivare di cacciare sputando le
membrane difteriche spappolate sul pavimento o sul tappeto, percbò da
questo tutta un'intiera la famiglia ne potrebbe essere infetta; giacché
r espettorato quando sia essicato viene come polvere insieme air aria
inspirato da quelli rimasti fin allora sani.
Il dott. R. Weise (< Beri. klin. Wochenschr. > XVin, 4, Jan. 1881),
applica il trattamento antisettico e non ebbe dalla Pasqua del 1879 più
nessun caso di morte. Egli si meraviglia che con innocui antisettici si
ottengano risultati completamente favorevoli. Inoltre fa sgargarizzare
con una soluzione d^acido salicilico al 20 per 100 od inalare la stessa
mediante uno strumento da lui inventato, che contiene la spatola orale
con ^apparecchio nebulizzatore. La soluzione operata a tale scopo si com-
pone di acido salicilioo gr. 2, alcool rettificato e glicerina ana gr. 50.
Dopo mezz'ora amministra un cucchiaino di vino ungheresci di nupvo
dopo mezz'ora un cucchiaino di benzoato di soda al 2 li2 per 100, indi
ogni mezz* ora vino d' Ungheria e dopo mezz' ora fa gargarizzare con
una soluzione acquosa d'acido salicilico ad li3 per 100: e cosi di seguito
nello stesso ordine aggiungendo vitto nutriente.
Il dott. Giacomo B. Ayer (< Boston med. and surg. Joum. » GY. 22,
p. 513, Dee. 1881), adopra per cura locale la pennellatura delle pseudo-
membrane con una soluzione di gr. 8 di liquore di sotto-solfato di ferro
e gr. 0,50 d'acido fenico (fortius) in gr. 300 di glicerina. Dapprincipio
vi mescola uguale quantità d'acqua e procura col pennello di penetrare
sotto le pseudo-membrane. Nella difterite del naso Ayer v'inietta
ogni tre-quattro ore una soluzione di 24 goccio di acido fenico la 60
grammi di glicerina con 180 grammi d'acqua. Le inspirazioni di va-
pori, per il tempo da 5 a 10 minuti, ripetute tutte le ore sia di giorno
che di notte, sono della massima importanza e suppliscono perfetta*
mente ai gargarismL Per questi Ayer adopera parti uguali di una so-
luzione d'acido fenico al 2 per 100 e di una soluzione satura di clorato
di potassa e d'acqua di calce; anche una debole soluzione alcoolica può
essere impiegata allo stesso scopo. La cura generale ha lo scopo so-
pratutto di combattere la debolezza con i conosciuti rimedi; ond'ò che
^ tinche ai bambini secondo l' età ogni 2-3-4 oi^e ò dato un cucchiaino
di acquavite. La pilocarpina ed altri rimedi debilitanti dovrebbero^
' isecondo il convincimento dell'Autore, non essere impiegati.
Il dott. 0. Oiaochi (1) nei casi di difterite, che ebbe a curare durante
(1) 0. Giacchi. « Natura e terapia dell'angina difterica. » — « Lo Sperimen-
lale. » Voi. 80, p. iiS. A. 1872.
202 EtVlSTA
repidemla del 1S7S, trovò gioveroli come rimedio topico in gola pii\ le
penneilatiire con l'acido fenico di quello che ì gargaHsmi di clorato dk
potassa; e così pure usò delle pennellatare in gola con la solozione
Iònica li dott 0. Marchionneschi (1). (R.)
Il doti. Brunetti in Costantinopoli ai malati di difterite usava pre-
scrivere all'interno piccole dosi di fenato di chinina, faceva delle pen-
nellature sulle amigdale con acido fenico nell'alcool a parti eguali» ol»
tre i gargarismi con il decotto di china (2). (i?.)
n dott. GiOYanni Calldgari nell'epidemia di difterite del 1871 in Car-
rodano inferiore (Prov. di QenoTa)i usò delle soluzioni deboli d* acido
fenico per gargarismo, alternando con altri d' acqua ed aceto. Con tal
metodo su 58 casi ebbe a lamentare 1 solo decesso (8). (IS.)
Il doti LoUi nel Friuli ebbe ad ottenere ottimi risultati nella somma
dei casi di difterite da lui curati (4) seguendo le seguenti norme : 1.® Non
cauterizzare se non In casi di gangrena. 2.* Non sottrarre sangue.
3.^ Far prendere vitto nutriente. 4/ Favorire le funzioni della pelle
5.* Localmente tocchi con pennello bagnato d*una mistura composta di
acqua di calce oncie 4A2, liquore di sesquidoruro di ferro dr. 112-2»
acido fenico grani I, scrup. 1, miele rosato onde 3. (R.)
B dott. Felice DeirAcqua riassume cosi i rimedi usati durante Tepi-
demla di difterite in Milano nel triennio 1873-74-75: le cauterizzazioni
usate in principio d'epidemia vennero poi abbandonate e usate invece
le spolverature òon allume, i bagnoli ft>eddiy le lavature con soluzione
fenica al 2 per 100, i gargarismi di solfato d'allumina e potassa, il chl-
lìino internamente ad alte dosi (5). (R.)
11 dott. Fr. Qatti nella Memoria summentovata espone le sue convin-
sioni sulla terapia della difterite, che brevemente comprendiamo. Vuoisi
combattere anzitutto Tadinamia con il chinino, decotto di china, vini
alcòolici. Giova coadiuvare la rinnovazione delle piastre difteriche, ina
riconosciuta l'inefdcacia dei eausticl, non ò da consigliare Tuso dell'acido
fobico in soluzione alcoolica concentrata come venne indicato da Kemp-
ster, da Rothe e da MoritZi invece basterebbero Io pennellature tre
volte al giorno con soluzione d'acido fenico al 3 per 100, oltre garga-
rismi di clorato di potassa: nella difterite laringea nega TefClcacia delle
inalazioni come dei vomitivi per rimuovere le pseudo-membrane adese
alla glottide ed ò necessario fare la tracheotomia il più presto pos-
(1) 0. Marchionnesohi. Lett. cit
(2). Brunetti. « Sulla difterite. » — « Annali di Chimica » 1879. Voi. 198^
pag. 229.
(3) Oallegwpi. « Acido fenico nell' angina difterica » — e Gazz. med. itaU
lomb. » 1871, p. 395.
(4) Lolli. « Angina difterica. Sua cwa. » — « Gazz. med. itaL lomb. » i878^
pag. 8?. ^
(5) Dott P. DeirAcqua. Op. cit
SULLA CUBA taSLhk DIFTBRITB 23$
sibila, da non tentarai però qaando il pericolo provenga dallo stata
generale. Nella convalescenza il decotto di ehioa, i ferraginoai, il sog-
giorno alla campagna e contro le paralisi relettrici t&< (R.)
0). ClatAto di poiasHi. ^ Il dott Cesare Giattaglia di Roma cura la
difterite, come rilevasi da nna relazione di L P. Steele (< Lancet.>
II, 1; Joli 18^6)« con grandi dosi di clorato di potassa allMnieirao, cl^
cbe iera stato da^ Vogai provato già nel 1860, e topicamente il cloralio,
che per la prima volta è stato usato da Ferrini a Tonisi. Giattaglia pre-
scrive 4 grammi di cloralio in 20 grammi di glicerina e con tale mi-
scela fa sofiPtegare con an pennello 8-4 volte al giorno sulle membrane
nello stesso tempo che £a prendere il clorato di potassa alla dose di
10-15 grammi al giorno ai bambini da 3 ai 6 anni, a 90 grammi agli
adulti sciolti in 140 grammi d'acqua.
Il dott. Mascherpa (1), prescrive^ un vitto nutriente ma facilmente
digeribile (minestre nutrienti, latte, uova), molto vino (In rapporto alla
gravezza della malattia), chinino all^intemo ma nessun rimedio esterne..
Appena cessata la febbre dava il clorato di potassa internamente e
per gargarismo. Malgrado i parecchi casi di morte, i quali pure colpi
reno i bambini delicati e si svolsero sotto sfavorevolissima stagione,
esso ebbe, rispetto alla causa generale del monbo a trovarsi eontento
di questo metodo curativo. Quanto ai caustici Mascherpa si dichiara de-
eiSamente contrario: li considera per gli argomenti già noti'ed esposti
diffusamente come non utili, talvolta anche dannosi. (R.)
Il dott. 0. Brambilla, altro medico di S. Angelo Lodigiano (S), non
trovò vantaggio dall'uso ^el clorato di potassa, si invede dai tocchi con
il nitrato d'argento dopo raschiate via con cucchiaio le piastre difte»
]^che. (B.)
Il dott. Fallani per la Società medico-fisica di FWnze (3), ha senza
ambagi dichiarato dannose per i difterici le sottrazioni di sangue e
come ammette l'utilità della cura locale intesa a modificare e favorire
Ut dissoluzione delle membrane, non crede a ciò necessari i caustici,^
ckB sembra abòiano fallito nelle mani àeUa maggior parte dei ms-
diei. (R.)
Ghiglielmo S. Stewart (i Philad. med. Times. » VII, p. 1. N. 232. Oct. 14»^
1376), raccomanda per cara dMla difterite il clorato di potassa assieme
(i) Dòtt G. Mascherpa. « Brevi cenni suU* epidemia di difterite che negii^
anni 1875-76 dominò in altro dei circondari medici di S. Angelo Lodigiano. »
— « Gazz. med. ital. lomb. » 1876, pag. ^i.
(2) Dott G. Brambilla. « Salia cura delFangina di{fterica. » — (« Gazz. med.
ital. lomb. » 1876, p. 61).
(3) Fallani. « Studi intorno alla difterite fatti in seno della sezione di Ile-
;dicina della Società Medico-fisica di Firenze. » — « Lo Sperimentale. » 1S73
pag. S00^24.
204 BITISTA
al chinino ed acido solforico. Se le membrane sono divenute molte
grosse, egli soffrega le parti colpite con un pezzo di tela imbevalo di
liquore di persolfato di ferro, finché ogni traccia di membrane sia
scomparsa (2 volte al giorno e più spesso). Inoltre ritiene Stewart in-
dicati gli stimolanti. W. G. Gotton (Ivi , N. 234 , Nov. 21) , che ha
sperimentata la cura di Stewart in parecchi casi, ritiene la medesima
4ÌgaaIe ad ogni altro metodo^ in vernn modo poi bastevole per tatti i
casi. (R>
Il dott. A. Seeligmnller di Halle aiS. (< Jahrb. t Einderheilk. N. F. >
XI, 2, u. 3, p. 273. Jnni 1877), indica come specifico per la difterite
ana soluzione satura di clorato di potassa. Aggiunge che il dott Sachie
in Berlino già fino dal 1870 (< Vlrchow's Archiv. > LI, p. 150), aveva
adoperato il clorato di potassa (1 : 20) nella difterite, ciò che fino ad
ora era stato poco considerato anche da Letzerich (< Beri. iLlin. Wochen-
schr. > N. 12. 1873), e da Oertel (e Ziemssn's |Handbuoh). Sachse non
ritiene necessari, oltre airaso interno del clorato di potassa (10:200,
di cui ogni ora Ii2-I cucchiaio da tavola pieno fino all'età di 3 anni!!),
nò pennellature, nò gargarismi, né fregiagioni o raschiamenti dell^ulceri
nò cauterizzazione; ma la detta soluzione deve giorno e notte esser data
e prescritta senza aggiunta di sciroppo, e non deve in seguito l'amma-
lato bere acqua. Fanciulli più grandicelli possono anche sgargarizzarsi con
detta soluzione od adoperarla con la cannula nasale, ma questo non ò
Indispensabile. Dapprima scema il fetore della bocca, poi si solleva
l'escara e si forma presto una sana, vivamente rossa superficie di gra-
nulazioni. Specialmente sorprendente ò il pronto miglioramento dallo
atato generale e la febbre, il delirio presto svaniscono. Soltanto ana
volta trovò Sachse necessario di dare il chinino, perchè il polso era
piccolo ed aritmico. Per dietetico esso prescrive lattei brodo con novat
alle volte Tokay (di rado e poco).
Il dott. Gadet de Oassioourt (< Bull, de Thór. > XCII, p. 481. Juin 15,
1877), riferisce intorno alle esperienze terapeutiche, che esso ha contro
la difterite istituite negli anni 1874-76 e nel primo trimestre dal 1877
eon il clorato di potassa, cubebe e balsamo copaive^ ed il salicilato di
soda nella difterite. Egli distingue 1 casi secondo ehe le angine difte-
riche erano complicate o no dal cronp. Il nuQiero delie angine difte-
riche non complicate ò tenue, 37 su 241 casi di affezioni difteriche. La
ragione del fatto sta in ciò che gli ammalati difterici senza croup soli-
tamente non sono portati all' ospedale (Hopital Sainte-Eugénie). Qui si
riassumono i risultati ottenuti con ì suddetti rimedi :
Clorato di potassa in 15 casi, 15 guar« Nessun morto
Gubebe e baie, eopaive >7»6»— 1 »
Salicilato di soda >5»3>«— 2 »
Dei casi in cui il dorato di potassa ta impiegato furono segnati do-
dici come leggieri, quando anche le glandule, linfatiche e sottomasoet-
SULLA CURA DELLA DIFTERITE 205
lari e tattMntorno al collo erano più o meno tumefatte. In dae casi la
malattia fti mediocremente grave: neir ultimo caso yi erano grosse
pseudo-membrane nella retrobocca, cattivo odore dalla bocca e copioso
escreato dal naso. Gadet prescrive al più IO grammi di clorato di po-
tassa nelle 24 orci solitamente 6 grammi (nel sciroppo) nò vide mal in-
sorgere disturbi nel generale nò di appetito.
Il cubebe venne dato in 6 casi come oleoresina in soluzione in dose
da 0J5-2 grammi, o come oleosaccaro in dose di 15-20 grammi. Que-
st'ultima forma conviene specialmente per i fanciulli. Tre di questi casi
erano mediocremente gravi, due gravi: In 6 segui la morte dopo Tina-
spettata insorgenza di gravi fenomeni. In un caso molto lieve di cui
avvenne la guarigione fu adoperato il balsamo copaive.
Oadet de Gassicourt dava il salicilato di soda ad 1-4 grammi al giorno
secondo l'etÀ del malato e la gravezza del caso. I 5 casi si risolvono
in due leggerissime angine che guarirono, 1 caso grave che pur esso
guari e due casi gravi (1 di natura tòssica ed 1 in soggetto tubercoloso}
cbe finirono con la morte.
Da un*ulteriore raccolta in forma di tabella scaturisce cbe la premi-
nenza del clorato di potassa da Cadet de Gassicourt asserita non pu6
essere ammessa senz'altro, perchò se il rimedio suddetto venne nei casi
lievi molto spesso usato (12 volte), nei casi più gravi non lo fu affatto,
sicchò Tesito può farsi dipendere dalla gravità del caso*
L'Autore distingue i casi di croup difterico con o senza precedente
angina , cosi curati , in quelli ne* quali venne fatta la tracheotomia e
quelli in cui no. Ecco un criterio sulla medicatura ancor più difficile
che nelle isolate angine. Venne dato:
Clorato di potassa in 16 casi, di cui 4 senza e 4 dopo la tracheoto-
mia guarirono.
Il cubebe in 12 casi, di cai 6 senza e 2 dopo la tracheotomia gua-
rirono.
Il salicilato di soda in 10 casi, di cui due guarirono senza la tracheo-
tomia e sei dopo questa.
Dopo la tracheotomia morirono sotto Fuso dei detto rimedio 8, 4 e 2
malati.
Cadet de Gassicourt ne conclude che 1 tre medicamenti hanno ugual
merito contro il croup difterico, sebbene anche per l'uso del salicilato
di soda meno casi di morte si ebbero che per il clorato di potassa.
Infine l'Autore conchiude che nessuno di questi medicamenti ha
un'azione specifica, ma che perciò non sia da ritenersi come inutile^
e però ugni modo d'applicazione ed ogni medicamento, che non distur-
bino la nutrizione ed il sonno, vanno provati.
Secondo il dott R« Scharfenberg ( e Inaug. Dlas. > Breslau 1878) ven-
nero Impiegati nell'epidemia di difterite a Primkenau, pezzetti di ghiac-
cio per bocca, impacchi di ghiaccio, nell'ulcerazione delle membrane o
niella suppurazione delle glandule cervicali cataplasmi caldo-umidi, gar<^
206 RIVISTA
prismi di dorata di potaasa» carbonato di soda, tannino, acido borico
e pennellatore con acqna di calce, soluzione di nitrato d'argento 0-6
per Oio) od acido fenico. Di nessono dei rimediJ osati per pennellatare,
fu rilevabile con certezza an'azione. Nelle diffosioni della difterite alll^
laringe vennero anche fatte frizioni d'unguento cinereo. Nei casi gra-»
▼issimi si discnsse soltanto di far la tracheotomia, sebbene i risultati
di questa fossero appena appena incoraggianti. De' rimelj interni furono
impiegati solo sintomaticamente il clorato di potassa, il chinino ed il
fèrro in via sinj^omatica.
Il doti Gzarnecki, di Christianstadt, dichiarasi ( « Allg. med. Centr.
Zeitung. > XL, 49, 1879: IL, 68, 1880) per la cura locale della 'difte-
rite. In principio di malattia esso fa sgargarizzare con soluzioni di do*
rato di potassa od acqua di cloro diluita, in aggiunta a che i ricosti-
tuenti ed antipiretici. Ai bambini che non possono sgarizzare, si fisiramio
schizzettature con soluzione di clorato di potassa, che loro si da anche
internamente.
Nei casi gravi Czameclci fa pennellature in gola con una spugUQZza
imbevuta d'acqua di cloro pura. Specialmente importa che gli usati pe-
nelli, spugne e vasi sieno accuratamente disinfettati o distrutti.
Il dott. J. D. Frickeiton ( < Ganadian Journ. of med. Phllad. med.
and surg. Reporter. > XLII, pag. 17, jan. 1880) avrebbe da 20 anni Im-
piegato con grande esito favorevole una miscela di 4,0^di clorato di pò»
tassa, gr. 8,0 d'acido cloridrico diluito, gr. 12,0 di tintura di percloruro
di ferro e 860 gr. d'acqua distillata. Esso ne fa prendere ad ogni 3 ore
un cucchiaino e nessuna bibita poi per un quarto d'ora. Nei casi gravi
fa sgargarizzare con una miscela di una parte di tintura di ferro e due
parti della suddetta mistura, nella febbre alta fa aggiungere ad ogni
dose alcune goccio di tintura d'aconito.
Il dott. Rob. Cullen ( € Phllad. med« and surg. Beporter. » C. e. pa-
gina 20) combatte l'uso delle alte dosi di clorato di potassa raccoman*
date dal dott. Backer (1. e. XLI, die. 13, 1879). Esso aggiunge che In
«eguito all*ammini8trazione di una mistura di gr. 12,0 di clorato di po-
tassa, 16,0 di tintura di ferro, glicerina ed acqua distillata, sana gr. 60
<ogni 15' un cucchiaino), oltre gli impacchi di ighiaccio al collo, anche
ne' piccoli bambini, all'infuori del noto esantema, non avrebbe mai os-
servato esiti tristi. Dopoché però in più casi si ebbe esito letale, esso
fece aggiungere a ciascuna dose della mistura una goccia d'acido ni-
trico o cloridrico ed assicura d'aver ottenuto con la buona cura la gua-
rigione del 98 per 0(0 de' suoi casi.
Il dott. Me. Palls {€ New- York med. Record. > XVII, 4, pag. 89, jan.
1880) ordina le frizioni sulla gola mediante pennello bagnato in un Qii-
scuglio delia soluzione di Lugol (forte soluzione di fodio e Joiuro pò-
tasaico) e tannino. Internamente somministra una forte soluzione di
clorato di potassa e tintura di ferro oltre che il chinino ed acquavite
in grandi quantità. Nella stenosi laringea raccomanda il solfato di zinco
SULLA CURA DELLA DIFTERITE 207
come vomitiYOi nei periodlei accessi di dispnea il bromuro di potassio.
Dalla tracheotomia non attende di molto.
Il dott. Tliom. Barling (e Micliigan med. News. » IV, pag. 41, feb. 10,
1881) dal laglio 1879 in 300 oasi di difterite da lui carati ha ottenuto
soddisfacenti risultati con il procedimento seguente.
Oitre curare la maggior pulizia, ottiene la disinfczione della ca-
mera deirammalato ponendo sotto la stufo un piatto ripieno a metà di
terra fresca, in cui sono impiantati 50-60 pezzetti di legno resinoso che
producono ozono soprayyersandoyi 30-40 goccio di acido fenico: e
ciò va ripetuto 3-4 volte al giorno. Internamente prescrive una (Sorte
quantità di calomelano e 6 ore dopo una dose d*olio di ricino; la fa-
ringe sarà curata con ghiaccio. Oltre a ciò impiega una soluzione di
acido tartarico e clorato di potassa, ana gr. 0,18 in acqua distillata
grammi 60, di cui usa prescrivere per gargarismo ogni 20-30 minuti un
cucchiaino con 2 di acqua ghiacciata^ del che un pò* verrà inghiottito. In-
fine Barling adopra sempre controstimolanti; de* fazzoletti inzuppati in
acqua bollente, e spruzzati con 1-2 cucchiai di kerosina, verranno po-
sti attorno al collo e ricoperti con panno asciutto (3-4 volte al giorno).
Tosto che si formano vescichette, la kerosina sarà sostituita da qual-
che emolliente.
Il dott Cadet de Gassicourt , riferisce ( < Bull, de Thér. » L. 4, pa-
gina 161, aoùt 30, 1880) intorno ad una memoria presentata dal dottor
Peyraud di Libaurne, alla Società di Terapeutica, risguardante il bro-
muro di potassio nella difterite. li dott. Peyraud ha usato di que-
sto rimedio air interno e come topico, e cosi anche per ioalazlone:
fin 29 casi, ne' quali la difterite aveva attaccato parti diverse, ebbe 27
guariti: i due casi seguiti da morte finirono per croup. La Commis-
sione (composta di G. Feróci e Bucquoy) non potò convincersi della van-
tata utilità. Quelli ammalati leggermente erano guariti, ne* casi gravi
eoprav venne la morte, come si osserva in tutte le maniere di cura, spe-
<sialmente secondo il carattere deirepidemia.
Il doti Edoardo H. Sholl ( « Public. Health. > IV. 179, pag. 463, j une
16, 1876; ref. aus e Boston Journ. of. Ghemistry > ) ha adoperato in un
grave caso di difterite il liquore di potassa (potassa caustica) dopo che
il ferro, il clorato di potassa e Tammonlaca erano stati senza buon esito
amministrati.
Sholl prescriveva 20 goccio del detto liquore di potassa ad ogni tre
ore. In trentasei ore era scomparsa ogni traccia di deposizione. Ado-
pera esso in ogni caso il liquore di potassa in diversa quantità secondo
l' età. Solitamente lo dà nei primi stu^J alternando con quello una
forte soluzione di clorato di potassa e aggiunge a 120 gr. di questa, 4
grammi d'acido cloridrico ed 8 grammi di tintura di ferro (sesquiclo-
ruro ?) di cui venisse dato un cucchiaino neiracqua ogni tre ore ad nn
bambino di 6 anni.
Il doti Fehr, in Eidelberga (i Deutsche Zeitschr, f, praki med. > 24j
208 BIYISTA
joiii 23» 1877) uaò il carbonato sodico, [il quale per le indaga di Pa-
aohatin e Tlegel diatrngge rapidamente i baeteij e miorococclii, eome
un rimedio ehe rendesae innocai gli organiami parassiti della difterite
(anclie quelli nel sangue). Per gargarismo ne usaya Felue tanto come
una punta di coltello in un bicchiere d*acqaa. Internamente preAnriTOTs
una soluzione delP 1 : 150 (ogni ora un cucohiigo pieno) , e toeoaTa
i punti ammalati della gola con soda poWerissata. A questo modo Ten»
nero trattati con ottimo esito 27 casi di vera difterite. In sul principio
Fehr impiegò tonicamente i caustici senza Tedeme qualche buon ef-
fetto; perdette i primi ammalati, percbè il pericolo di generale in
fezione ò con questa cara grandissimo. Infine mostra ancora come la
difterite (73 casi) e la scarlattina (103 casi) neir insieme delle sae oe-
servazioni camminarono parallele e quasi sempre contemporaneamMite
se non che la mortalità neila scarlattina fu evidentemente più grande
(15 casi) che nella pura difterite (4 casi).
Fra i 15 casi di morte nella scarlattina sono da ascriversi 4 a ne-
fHte, 5 alla febbre d' elevato grado, 6 alia difterite come tale. Anche
nella scarlattina Fehr fa prendere carbonato di soda per 4 settimane
fino a che il pericolo della nefrite ò svanito.
n doti 0. V. Heusinger (e Sfltz. Ber. d. Gtos. zur Befdrd. der ges, Na-
turw. zar Marbarg. > N. 2, 1877) neirepidemia da lui osservata ha dato
solo di rado il chinino per la fèbbre od il salicilato di soda, sempre
invece il clorato di potassa e più tardi un preparato di ferro. Come
esso erasi convinto del danno dairapplicazione de* caustici e del mec-
canico allontanamento delle membrane, applicò in cura locale l' acqua
di calce (per gargarismo , inalazione , pennellatnre , iniezioni nel naso)
od anche una soluzione di clorato di potassa. Specialmente dimostra
Heusinger la necessità di disinfettare la camera deir ammalato, tutti
gli annessi dopo terminata la malattia.
Il dott Andresse, in Teltow, (e Deutsche med. VWochenschr. > N. 5a,
1879) applicò con buon esito il cloruro di calce direttamente sui punti
ammalati. Con li2 cucchiaino di cloruro di calce ed un pò* di acqua ùl
una poltiglia da far applicare dagli assistenti e soffiregare un poco ruvi-
damente con un pennello di bambagia e ciò ogni 2-3 ore ossia 4
volte al giorno. Per fanciulli più grandi i gargarismi con acqua di do»
rnro di calce (li2 cncchiigo da tavola in una tazza grande d'acqua).
D. Rimedi ferruginosi. — n doti Hothom , in Halberstadt, ( e Allg;
med. Gentr. Ztg. > XLY, dee. 23, 1876) vide assai fìivorevoli esili dal-
Fuso di una miscela di 1-3 gr. di sesquioloruro di ferro e 60 gr« di gli-
cerina e di una polvere composta di 25 gr. di zolfo dep. e ana gr. 25
di radice di liquirizia e licopodio. Della prima devesi dame un cuc-
chiaino, della seconda possibilmente una punta di coltello altemativa-
mente ogni due ore. Inoltre>ono da farsi gargarismi con acqua di calce^
allume o solazione d^acido salicilico, fin dove questo è attuabile.
SULLA. CURA DELLA DIFTBRITB 20^
li dott. G. E. BilliDgtoa («New York med. Record, n ZIII, pag.^U
jaiL 12, 1878) raccomanda nna mistara di 4-6 gr. di liquore di sesqui*
cloruro di ferro con ana gr. 80 di glicerlDa ed acqua distillata, come
pare una «Boluzionè dii 2-4- gr. di clorato di potassa in gr. 15 di glice-
rina e 75 gr. d'acqua- di calce. Di questi- medicamenti devesi alternando
aomministrare un cucchiajo ogni 1(2 ora: alcuni minuti dopo la presa
del rimedio, Billington fa bagnare col mezzo di polverizzatore la gola con
una soluzione d'acido fenico (1 : 180), neli'sffezìone delia mucosa nasale^
iqjettare più volte al giorno acqua salata tiepida. Billington non usa
mai il pennello esofageo, ma soltanto injetta la soluzione fenica. Non
dà mai ai bambini chinino ed alcoolici, invece fa prendere molto latte
freddo con aggiunta di acqua di calce e nella grande debolezza som-
ministrare sugo di carne.
Il dott Rodman (< New York med. Record. » XIII, 4, jan. ^, 1878)
cura la difterite al pari di Billington. Prescrive una miscela di li-
quore di sesqnicloruro di ferro e clorato di potassa ana grammi 15 in
sciroppo di limone ed acqua distillata ana gr. 90, di cui ogni 2 ore un
caoebiaino, alternando con 16 oentigr. di chinino in un veicolo fluido)
Oltre a ciò Rodman consiglia di riempire la camera di vapori d'acqua
di calce.
n dott. Willard (Ivi) usa dare il liquore di sesquicloruro di ferro a
4*6 gr. commisto a glicerina ed acqua distillata ana gr, 30: contempo-
raneamente prescrive una soluzione di 4-8 gr. di tintura di solfato di
ferro in 60 gr. d'acqua distillata per lavature in gola, con che Tamma*
lato trangugia alcune goccio di detta soluzione alternandone T uso con
soluzioni di cloralio di potassa.
Per una volta Willard dà nel giro di 4-6 ore i^acido fenico interna-
mente e fu quindi con una soluzione del medesimo sgargarizzare, ape*
dalmente avanti il pasto. Ogni giorno 4-6 volte (ed 1-2 volte durante
la notte ne' casi gravi) esso fa inalare acqua di calce per 10'-20\ Pro-
cura inoltre esso di disgregare il più presto possibile le pseudomem-
brane a mezzo di un bastoncello di balena.
Il dott. V. GoUan ( « Petersb. med« Wochenschr. » V. 30, 1880) pre-
iorive una miscela di 0,5-1,0 gr. di liquore di sesquicloruro di ferro in
180 gr. d'acqua distillata di cui sia amministrato un cucchiaino] ogni
10*- 15' minuti durante la giornata, nella notte ogni 15'-30'. Oltre a ci6
sarà il liquore di ferra diluito con 1-2 parti d^acqua, applicato per pen-
nellature 2 volte al giorno sulle membrane in gola.
Morelli e Nesti (1) videro giovare nella difterite le pennellatara con
iolnzione debole di nitrato di argento, o d'acqua di calce eoa glice-
rina i gargarismi di soluzione fenica ed ali* interno il percloruro di
ferro. (U.)
(1) Memoria dtata.
tlO B1TI8TA
n doti L. Regnoli (1) raeeomanda vivamento Tuo interno di perdo-
raro di ferro con la segoente formala :
Pereloraro di ferro anidro • • • • • gr« 5
Aeqna dirtillaia » 15
Di questa solanone che segna 15* B. si prendano goccio 30 da dilaire
con 180 gr. d^ acqua e se ne diano ai fancialli da 1-4 bicchierini , agii
adulti da 4-7 per molto tempo. (J2.)
Visconti (2) raccomandava il pereloraro di ferro come topico nei miele
o nella glicerina, e detta sostanza fa parte della mistura raccomandata
ad uso locale ed intemo dal Loili (3). (12.)
Oltre i citati medici italiani e stranieri , usarono del perclomro di
ferro anche Noury ed Hagenbuch. Il primo (4) ha impiegato la solu-
zione di perclororo di ferro d' Adrian adottata dal Codex« e come Au-
bnrn (5) ne da 20-40 goccio in un bicchier d'acqua pura da bersi nelle
24 ore. {R)
E) Preparati mereurialL — Ad abbreviare il corso del processo
difterico e ad impedire la formazione di pseudo-membrane A. Erichsen
si serve (aPetersb. med. Wochenschr. » II, 14, pag. 115, 1877) del cia-
nuro di mercurio, il quale con severa dosatura amministrato airintemo
non lede affatto il tubo intestinale, anche se adoperato a lungo. Se
n' ò servito in bambini di tutte le età dai 7 mesi in su , come anche
negli adulti ; da tutti fu egualmente bene sopportato e Tesito fu singo-
larmente favorevole. In un tempo relativamente breve cominciarono
le membrane a diventare sottili e più lassamente adese e sotto Toso
interno del cianuro di mercurio e 1* applicazione esterna di spagne
calde segni la guarigione, anche quando il processo erasi diffuso alla
laringe e si erano presentati fenomeni di stenosi laringea. Oltre a ciò
questo metodo di cura ha il vantaggio che il trattamento locale ò
ridotto al minimo: a limitare il processò basta la cauterizzazione
1-2 volte al giorno con tintura di jodio. Ai bambini fino a 3 anni
dava li96 di grano (0,00064 gr.), agli adulti li48 di grano (0,00125 gr.)
nella giornata tutte le ore, di notte ogni 2 ore della seguente misturar
(cianuro di mercurio gr. 0,06, acqua distillata gr. 180, sciroppo semplice
gr. 15, a tutte le ore 1(2-1 cucchiaino). Specialmente nei bambini fino
(1) Doti L. RegnolL « Cura della difterite. » (< Gazz. med. ital. lomb. >
1874, p. 138).
(2) ViscontL Mem. cit.
(3) LoliL Mem. cit
(4) Boti J. M. Nourj» « Pereloru*o di ferro airintemo ad alta dose aelia
cura della difterite e specialmente dell'angina pseudomembranosa. » — « BolL
delle se. med. di Bologna. » Serie 5.% voi. 13| p. |K6i«
(5) « Union méd. » 1860 Dee.
SULLA CURA DELLA DIFTBRITB 211
a ^4 anni, ne' qaali la prognosi per altra maniera di cura ò da oonsi*
dorarsi come incerta, raccomanda Ericlisen l^aso dell'anzidetto rimediOé
Di 25 casi earati da Briclison con il danaro di meroario tre finirono
con la morte (dei quali ano per paralisi cardiaca , parotite suppurata
meningite), ma anche in questi tre casi erasi arrivati alia riHoluzlone
del processo difterico.
il dott. L. Holst ( < Petersb. med. Woohenschr. » III, 13 aprii 1878),
gii ammalati del quale erano più innanzi che quelli carati da Erichsen,
non Tide nell'aso dei cianuro di mercurio nò un'azione certa nò un più
rapido decorso, sibbene un disgustoso apparato di conseguenze mor-
bose (affezioni del tubo intestinale e specialmente della mucosa buc-
eale). Holst prescriveva ogni 2 ore nn cucchiaino di una soluzione di
0,06 di cianuro di mercurio in 150 gr. d'acqua distillata, oltrecchò acqua
di calce per schizzettature ed acido fenico (4,0 su 8,0 d* alcool rettifi-
cato). A prova di quanto sopra comunica sei casi (relativi a fan-
ciulli di 16, 11, 10, 14, 17, 9 anni, di cui cinque finirono a guarire, d*al«
tronde sotto il contemporaneo uso del chinino o del clorato di potassa.
Un fanciullo molto debole (d*anni 17), in cui Taffézione difterica fu molto
grave, morì ; Holst ò di parere in questo caso non avrebbesi dovuto dare
il cianuro di mercurio, ma si invece il chinino.
Il dott. Annuschat ( e Beri, klin, Wochenschr. » XVII, 43, oct. 1880)
dopo che in un^ epidemia sotto l'uso del clorato di potassa, acido sali-
cilico, benzoato di soda, inalazioni di acqua di calce od acido lattico
ebbe perduto i primi 13 malati, impiegò per la prima volta il cianuro
di mercurio in una bambina nella qnale si vedeva un' ulcera difterica
sul lato sinistro della vagina larga 8 centim. protendentesi verso la
coscia corrispondente, e che sotto Tuso del nitrato d'argento e dell* a-
cido fenico in due giorni erasi allargata del doppio. L* Autore pre-
scrisse un cucchiaino ad ogni ora di una soluzione di 0,1 cianuro di
mercurio su 100 gr. di acqua di menta peperita; dopo 24 ore oravi
calma, dopo altre 24 ore era avviato un miglioramento sì notevole, che
il rimedio potò essere abbandonato* Parimenti buoni servigi prestò detto
rimedio in altri due casi di difterite vaginale senza partecipazione della
gola.
Annuschat ha poi carato col cianuro di mercurio 120 fanciulli am-*
malati di difterite faringea' (dei quali nessuno era al disotto di un anno,
due al di là dei 15 anni), con che esso faceva fare in principio pennel-
lature sulla mucosa faringea con la tintura di jodio o con soluzione di
nitrato d'argento, ma più tardi con un polverizzatore insuffiare del ben-
zoato di soda in gola ed entro il naso. Con tale cura di 120 malati ne
morirono soltanto 14 (11,66 0[o)> H più spesso dopo sole 24 oro nessun
progresso più della difterite era rilevabile : in parecchi fanciulli la ma-
lattia era già estinta, in altri durava 6-8 giorni prima che le membrane
fossero al tutto disgregate. In un certo numero di casi si dovette ac-
vcrescere la quantità di cianuro di mercurio fino a 0,3-0, 4 per 0[0 : an*
218 BITISTA
cli0 di questa soluasione fa giorno e notte a tutte ie ore amminiatrst^
un cacchiaino. Soltanto in un caso si svolse in una ragazzina d'anni 8^
uremica, come postumo delia malattia Tambliopia. Considera ineffi«-
oaee il cianuro di mercurio , appena clie la laringe sia ' attaccata od
alméno insufficiente compenso, t'er altro guarirono 0 bambini, in cui
era bensì invasa la laringe, ma i disordini conseguenti erano assai
lièti. Poiché ebbe a notare una recidiva della difterite in un bambino
dopo 14 giorni, dava esso in ultimo più a lungo il rimedio (per 844
glorn4) in dose decrescente e non osservò altre teòidive. Se subeiitra
il vomito dopo ramministrazione del cianuro di moìfcario, se ne diml"
nuirà la dose per alcune ore.
Il dott. G. G. Rothe, in Altenburg, ( < AUg. med. Gentn Ztg. » IL, 89^
nov. 6, 1880) vide per il tratto di 11 anni i migliori esiti dalle peimel*"
lalure ripetute a tutte le^ ore con V acido fenico jodato. Per 4al modo
esso non aveva avuto nessun caso di morte ne' primi 200 casi. Per6
dairanno 1874 in poi, nuUostante l'uso di tal rimedio, la mortalità no&
discese mai dal 12 0[0* Più volte addprò anche il bromo: dieci goccio
di dna soluzione di 1,0 di' bromo in 20,0 di alcool ogni ora in un cnc*
Ghiaino di una soluzione di bromuro potassico (0^8:60,0) e vide con oiò^
distruggersi le membrane.
Più tardi raccolse Rothe esiti ancora più favorevoli col cianuro di
mercurio (cianuro di mercurio 0,02, acqua distillata gr. 60,0, tintura di
aconito gr. 1,0, ogni ora un cucchiaino). Nel primo caso subentrò inat-
tesa e rapida la guarigione. Altri 11 malati vennero cosi curati, ma nei
primi 2 3 giorni subirono pennellature tre volte al giorno con acido
fenico jodato : guarirono tutti.
In una ulteriore communicazione lo stesso Bothe riferisce (e Deutsche
med. Wochenschr. » VII, 34, aug. 20, 1881) di altri 28 malati, che nella
suddetta guisa curati, tutti quanti guarirono. Fanciulli più che decenni
o gli adulti prendevano un cucchisjo ogni ora di una mistura di cianuro
di mercurio 0,01, acqua distillata gr. 120,0, tintu]^ d'aconito 1,0. Bi
prescrive inoltre l'impacco di Priessnitz al collo e tre volte al giorno
pennellature delle fauci con acido fenico jodato (acido fenico cri0talli&-
zato, alcool, tintura di jodio ana gr. 1, glicerina pura gr, 5,0.
' Inoltre potrebbe ancora essere ricordato che secondo il dott. A. Orth
(< AUg. med. Centr. Ztg. > XLIX, 79, 1880) non ò stato Ericfasen il primo
a proporre di curare la difterite con il cianuro di mercurio, ma ohe
questo, secondo il dott. v. Yillers (< Neue Zeitschr. f. homdopath. Kiin. >
1808) già nel 1868 era stato contro la difterite provato non soltanto in
Bussià ma anche in Germania.
Circa Tapplicazione dei rimedio, Orth propone òome bastevole di darlo
a dosi refratte.
Il dott 0. Rauchfuss. («Oerlitfdt's Handbuc^ III, 2, pag. 207, 1878)^
il quale ritiene controindicate nella difterite lo sottraaioai di sangue»
vide esito favorevole dalfuso dei bioloruro di mercurio seeondo la ro*^
SULLA CURA DELLA DIFTERITE 213
:9ola di Barow, oonsoci^to ftUa onra delle unzioni. Esso presoriva da
«omministratsi tutte le ore sia di giorno che di notte 0,002 gr. di ga-
blimato oorroaivo (bioloruro di mercurio 0,06 albume d^uovo uno, acqua
distillata gr. 120^ ogni ora un cucchiaino) fino a.O,^ 0;25 gr», raramente
«stende Ranohfàss Toso del mercurio oltre tre giorni. Con ragione è
df&yyiao che solo per incidente l'emetico possa^essere indicato e non come
rimedio del processo medesimo. Preyentive inalasionl di yapor d^acqua
(inumidimeiito dell'aria della camera) o di liquidi medicati polverizaati
iono. utili avanti a dopo la trachootomiai quando la camera sia ben
yenttlata e sa ne eviti il riscaldamento. L^applicazione del freddo e del-
ridroterapia deve farai secondo Tindole del caso (inaflQamenti per l^n-
^mlzante insufficienza respiratoria). Di medicamenti ricorda ancora
Raucbfùes il carbonato d'ammonio (0,06-0,15 per dose in soluzione) ed
il muschio. A cagione de' fenomeni dell' infezione difterica la tracheo-
tomia non À mai troppo tardiva (premesso il cateterismo della laringe),
anche se si vede l'ammalato minacciato d'asfisaia, subito che siavi Tin-
dioazione principale ed il cuore batta tuttora sufficientemente.
Il dott« W. Poppar (< New York med. Record^ » june 25, 1881) rlfe«
fisco di un bambino di.5.anni, che con la solita cura (chinino, dorato d^
potassa) sarebbe andato a morte con fenomeni d^ asfissia. Al 7.^ giorno
fK malattia furono somministrati 0,002 ^. di sublimato corrosivo in un
alixir di pepsina e bismuto con 2 goccio di tintura di noce vomica ad
agni due ore. con che nel lasso di 48 ore subentrò la guarigione.
Il doti Mùller-Warneck, di Bielefeld ( < Berlin, klin. Wochenschr. »
XV, 44, 45, nov. 1878) riferisce che il prof. Bartls nella clinica di Kiel
fln dallo scorcio del 1876 progredendo il processo difterico alla traf
-ehea ed ai broophl^ ha adoperato di preferenza la frizioni d'unguento ci*
Mveo (2^9^ gr. ogni ora fino a 60 gr. al giorno) senza poi vedere oon-
aegnenze tristi, (mali la diarrea sanguigne, violenti epistassi, gravi emor-
ragie cutanee, stomatite. Dopo che nell'ospetlale curava due malati per
aiflHde con le unzioni di unguento cinereo ed il protc^odnro di mercotio
airinterno, quelli infermatiai di difterite presto morirono, pure la cura
mercvriale fu conservata.
In un casa d'isolata difterite £zringea, impiegò Bartes, secondo MAI-
Ìer-Warnack, all' interno ed esternamente ghiaccio, all' intemo e par
imganismi il clorata di potassa (5 0|p ogni ora un cucchiaino della so-
luzione), topicamente tannino o polvere d'allume e bromuro di potassio.
In casi gravi (cominciando T asfissia) fu sempre fatta la tracheoto-
mia superiore, in piena narcosi. Bartes del resto non faceva alcuna dif*
gerenza tra angina membranosa, croup e difterite: esso dinotava col
eroup soltanto un sintoma della difterite , cioò la caratteristica tosse
aroupale.
Oairanno 1867 fino alla fine del 1877 furono in tutto curati 131 ma-
lati di difterite faringea, laringea e bronchiale, di cui ne morirono 73.
In tutti gli 83 malati di difterite laringea e bronchiale si dovette tàj»
214 RIVISTA
la traebeotomla a motivo della steDosi laringea di rilevante' grado« IH
questi ne morirono 66 , con ana diflerensa nell* età da a meei fino m
12 anni.
Il dott. Evangelista Castmeei, di Firense, in an^epidemia di difterite
trovò vantaggio dall'aso del niteato d*argento in cara locale (gr, 1:20
d'acqua) e del solftaro nero di mercorio airiaterno nella dose di 10*20-90
cantigrammi: su 83 malati ebbe 78 gaaritj (!)• (JS.)
Il doti Attilia, di Roma, sa 17 casi da difterite avuti in osservazione
n*ebbe nessun morto t esso dava il solfiiro nero di mercurio come sopra
è detto (2). {E.)
n dott. Luer riferisce due casi nei quali si ebbe buon •'risultato dal**
Tubo interno del calomelano e bicarbonato di soda secondo il metodo
d'Harlow (3). («.)
Oltre Tacido fenico, salicilico e borico ricordato in molte delle accen*
nate memorie come rimedj principali per la difterite, abbiamo ancora da
menEionare i seguenti tre, che hanno trovato soltanto però una applica»
zione topica.
II dott Bergeron riferiva alia Società di med« di Parigi (e Philad.
med. and snrg. Reporter XLII, 1, pag. 19, Jan. 1880) intorno ali* a»
zione delle inalazioni d'acido fluoridrico. Un grammo di questo deve
essere evaporato nel lasso di 3 ore su ogni metro cubico di spazio nal
quale trovasi V ammalato. Di 24 casi curati in tal modo, dei quali 17
ftarono assai gravi, sopravvenne la morte solo in 5, di cui 4 in bambini.
Bergeron non ha mai notato tristi conseguenze.
Il primo a provare l'acido fluoridrico nella difterite era stato Bastiea
(vedi 4 Union med. » 1870, pag. 48)« (£.)
Il dott H. Beyer ( « Brit. med. Journ. » may, 4, 1878) vide in 2 casi
di difterite grave assai favorevole esito dallo Spray con l'acido lattico
(Mancano più particolareggiate notizie intorno al grado della sola-
sione),
Kingsford (4) insegna di toccare le piastre difteriche con pennello in-
zuppato in una soluzione d' acido lattico nell* acqua nella preparazione
di 1 : 3. (A.)
Il dott Caspari, di Meinberg ( < Deutsche med. Wochenschr. > ni ,
18, mai 1877) ha con baon esito impiegato V acido salicilico (5 : 30 ^
glicerina) con o senza aggiunta di una parte d' acido fenico in pen«
(1) B. Castrucci. « Sulla cura della difterìte epidemica. » ^ « Lo Speri-^
mentale. » 1874, tom. 34, p. 196.
(2) Vedi Cadet » Sulla cura della difterite. » — < Lo Sperimentale. > 1872,
voi. 30, p. 491.
(3) Luer. « Cura della difterite faringea con Tiiso interno del calomelano è
del^bicarbonato di soda. » (« Lo Spallanzani. » 1875, p. 469. Riv.).
(4) Kingsford. « Solution ^contre la diphtherie. » — L'Union mód. » 1880»
p. 541.
SULLA OTTBJL DILLA DIFTERITE 21$»
nellatare. In due adaltii in cai qaesto rimedio noa mostrt) abbastan^^a
Pfonta asione, servivasl d'una soluzione oonoentrata d*aoido citrico
officinale per pennellature della gola ogni due ore con ottimo effetto
e dopo questo osservò pure favorevoli esiti dairapplioazione topica del
l'acido citrico in 40 casi: di tutti questi malati ne morirono due sol-
tanto, bambini di non ancora un anno. Negli adulti vale la soluzione
concentrata 9 nei bambini diluita con 10-30 perOfO di glicerina. Tristi
consegaenze Caspari non ha mai osservato.
Yidal (1) dà molta importanza alla cara locale e raccomanda per pro-
pria esperienza la seguente miscela^ da applicarsi in pennellature; acido
tartrico gr. 10, acqua distillata di menta gr. 25, glicerina gr. 15, (12.)
Il dott. Giuseppe B. Postdamer riferisce (e Piladelph. med. and surg.
Reporter. > XLII» 15, pag. 3 IT, aprii 10. 1880) nn caso, in cui le ina*
lazioni d'ossigeno ebbero esito si fausto che si potò desistere dal pro-
posito di fare la già indicata tracheotomia.
F) Jl cloralio idrato ò stato più volte adoperato come rimedio topico
nella difterite.
Il prof. V. Rokitansky ( e Med. chir. Rundschau. » Nov. 187B) riferisce
tre casi, in cui esso applicò con il miglior esito possibile le pennella-
ture di cloralio idrato in soluzione concentrata (50 0(o). Appena si aveva
un miglioramento Rokitansky impiegava soluzioni più debolL
n dott R. Carney ( < Canada Lancet, Fhiladelph. med. and surg. Re-
porter, a XLII, pag. 104, Jan. 1880) vide un'azione favorevole dai garga-
rismi ripetuti ogni 1-2 ore o dalie pennellature con una soluzione di 4
parti di cloralio idrato su 30 parti d'acqua distillata.
n dott. Giuseppe Schwarz ( e Mitth. d. Ver. der Aerzte in Nfeder-
-Oesterr. > TI, pag. 22, febr. 1880) impiegò in un caso la soluzione di
cloralio al 50 per Oio raccomandata da Rokitansky, per peanellatare più
volte ripetute nella giornata. Già dopo 24 ore oravi miglioramento e di
U a tre giorni guarigione perfetta. In due altri casi^ sotto l'uso del clo-
ralio idrato, sebbene non dato ad eguale intensità, pure si ottepne la
guarigione: furono però in aggiunta fatti gargarismi con altri liquidi.
Molto approvata fU l' applicazione topica di cloralio dal doti Korn
di Berlino, ( e Deutsche med. Wochonscbr. » VII, 22, mai 1881). Korn
adopera, secondo l'età dell'ammalato e la gravezza della malattia, una
solnzione di 15-30 parti di cloralio in 100 parti di glicerina, che ad ogni
due ore, nei casi più gravi una volta anclie nella notte precauzional-
mente viene applicata in pennellature. In seguita a queste osservava
Korn più o men forte salivazione. Egli ha adoperato nell' indicata ma-
niera il cloralio daS a 0 anni ed anche nascasi gravi vide in 3-4 giorni
• • ■
(I) Yidal. « Pu traitement de la diphtherie. » (« BuUet de Thérap. » 188a>
voi. 98, p. 5183).
216 RIVISTA
scomparire le piastre. Per saa esperienza non yi ha mezEO migliore per
impedire od arrestate 11 rammoUfttiento infiammatorio e la decompod-
jsione settioa dei tessuti attaccati dal processo difterico.
Il doti. Ferrini (1), nislla saa pratica in Taoisf, Tide che i tocchi col
nitrato d'argento accrescono gli ingorghi ghiandolari, e giovano le pen-
Hellatare di sólnzionl feniche aleoolizzate, più tardi esperimentò oon
traniaggio le penneilatare dì idrato di cioraUo gr. 2*3 nella glicerina
gr. 15 20. ' (-8.)
Più volte hanno trovato applicazione contro la difterite gli aleoolicif
eccitanti e stimolanti,
3. H. NQwlin (< Philad. med. and snrg. Reporter. » XXXIII, 18; p. S45*
oct. 1875) avrebbe ottenuto mirabili esiti con il sao metodo di cura. Ei
prescrive nna miscela di spirito di frumento (alcool debole) parte 90» q^i-
rito d'ammoniaca arem, parti 4, spirito di lavanda comp. parti 15, da
darsene nn cucchiaino diluito in egnal quantità di acqua à tutte le ore
sia di giorno che di notte: oltre a ciò, vitto nutriente ma di faoile
digestione. Inoltre fa sciaquare la gola oon una soluzione concentrata
di clorato di potassa, con addizione del 8 per Oiq di tannino, e poi me-
diante nn pannolino^ portato fin dietro le tonailie, soffrega in modo clie
ogni molle deposito possa essere allontanato. Contro l' avvelenanseato
del sangue. Nowlin vanta V azione di grandi dosi d* alcool, fino a due
cncchiaj da tavola ad ogni ora (anche nei bambini?) (JCf.)
Ford. S. Dodds (« Philad. med. and snrg. Reporter. » XXXIV, II, pa-
gina 804, March. 1876) ricorda i favorevoli esiti ohe ha ottenuto oon
Tantidoto di Bibron per il veleno de* serpenti. Consiste esso di bromo
liquido 10,0, joduro di potassio 0,12, sublimato corrosivo 0,06, alcool di-
luito ISO grammi: in luogo del joduro di potassio agginnge Dodds
ugual quantità di clorato di potassa e ne fa prendere un cucchiaino
sciolto in acqua ogni 3-6 ore dopo cessati i fenomeni infiammatoti, al-
ternando con forti dosi di Brandy o di Whisky in forma di punch eoi
latte o birra con uovo (egg-nog). Dodds trascura tutti i rime^j toptd,
all'incontro raccomanda raggiunta di glicerina a tutti i medieameAtt
che vengono prescritti airinterno nelle affezioni di gola. La meièstaa
deve infiltrare i tessuti ed esercitare un* influenza rammollente^ eal-
mante. (Kt)
Tripe ( < On diphtheria. Med. Bxam. > N. 125, 1878) sostiene obe la
medicatura stimolante sia la migliore ; e Chapman ( « The Oannadian
Journal of med. Se. » N. 9, 1878) per esperienza propria di 20 anni e
più si è convinto che T alcool ò per il veleno difterico uno speoillco
quasi come la chinina nelle febbri intermittenti ( !! ). Baooomanda alte
(1) Ferrini. « Difterite osservata nella città di Tunisi negli anni 1872-78. »
(« Lo Sperimentale. » 1S74, voL 34, p, 11-228). — « Solusiotto oontro 1» difte—
itite. » (« Union méd. » 1876, p. 247)*
SULLA CUBA MLLA DIFTERITH 2lT
dosi e fraqaentemeiite ripetata. La comparazione della sua 8latiatioa.eoii
quelle di altri medici ò il miglior argomento. a favore, dol suo metodo
di cura* (R.).
Il dott* F. H..Patton (e Canada. Lancet;.Pliilad. nwd. and snrg. Re-
porter. » XLIIy pag. 107| Jan. 1880) impiega tanto a scopo proQLattioo
quanto contro Y elemento parassitario gli aleoolici, e propriamepte ad
alte dosi fino al principio, deirinto^sioazione. Al proprio figlio d'anni 3^
dava gr* B di acquavite pura (per il tratto di 30 oreX Oltre a ciò Pat-
ton prescrive chinino (ai fanciulli d'anni 10, 0|1)2 ad ogni 4 ore, o se il
Tentricolo ò irritato, gr. 0,6 per il retto. Dalla cura topica in gola non
vide Patton alcun effetto»
Il dott. Nathan Jacobson (e New York med. Record, » XVIF, 12, pa-
gina 808» March 20, 1880) accenna ai diversi rimedj raccomandati come
specifici nella difterite. È d'avviso che nella difterite ogni cura de-^
bilitante ò da proscriversi , e siane sempre indicati 1' alcool , il ferro
(tintura di percloruro di ferro dializzato) ed il chinino. Buona dieta deve
corroborare il trattamento oarativo. Nella malattia delle cavità, nasali
è indicata la disiqfesione delle medesime con l' apparecchio a doccia o
con lo sohizsetto.
Alloraquando vi siano coaguli nel cuore ò possibile ancora la sal-
vezza : i citrati ed acetati, 1* ammoniaca o le injezioni di soluzioni al-
caline nelle vene devono sotto tali circostanze venire applicati. Nella
difterite laringea Jaool)son ritiene indicata la tracheotomia e propria-
mente in ogni età.
Il dott. Edel (e New York med. Record.» Xni, 3; Jan. 19, 1878) vide
t)Uoni!^^etti aella difterite e nel croup dall'olio di tramentina. Versava 15
goccio d*olio essenziale di trementina nella caldoja d*un apparecchio ina-
latore e faceva fare la inalazioni ad ogni ora (anche di notte) per IQ' mi-
nuti. Le pseudo-membrane ed i depositi cruposi a forma di canale pre-
sto si ridussero sotto queito tfattaoMnto ed anche la febbre cadde ra-
pidamente;
. Parimente favorevoUsaimi celti osservava per le inatasionl àék vapori
dPolio di tremantlBai il dolt. Mas. Taube^ di Lipsia (« Deutsche^ Zeits.
I. prak. med.» 37, sept. 18(77). Si aer^e tali inalazioni sempre nei ma-
nifeat^rsi dei segni di diffusione alla laringe e fa versare 15 goccio
dVlio di trementina in un bicchierino riempito d^acqua di uno dei so-
liti apparecchi per le inalazioni di vapori. Il bambino va ravvolto in
HB lenzuolo e V apparecchio tenuto dinanzi alia bocca distante! 3*' da
questa per il tempo di 10-12 minuti. La faecia sia bene unta di olio
^ gli occhi ricoperti d>un piurnUkitiià In sul princìpio T Autore fa fare
le inalazioni a tutte le ere sia di giorno che di notte. In 12-24 ore
cadde la febbre e le membrane prontamente si distaccaronOb Egli con-
tflidera Inazione della trementina come un particolare mas^atiif della gola
per il che non si forma alcuna pregiudizievole piaga, y olio passato
4iel sangue rialza )a tensiomai arteriosa a per d'ozono che vi si svolge
218 JCIYISTA
lift forse azione dif infettanie. Tanbe non potè rileTare mai na* aziona
nociva gai reni e con yia. A cara conseoativa raccomanda le inala-
sionl idi Bolnzione debole di sai di cncina. Clio per altro possano anche
presentarsi disaggradcToli fenomeni, lo dimostra il caso aggionto da
TaabCy in cai in segaito alP azione dell' olio di trementina si formò nn
ascesso nel naso. Oltre a questo trattamento ei faceva ancora le in*
jezioni con solnsione d* acido fenico (3 per Ofo) direttamente nel tassato
delle tonsiile (2-3 volte al giorno l\2 siringa di Pravaz). In generale
raccomanda il segnente trattamento: 1.^ giorno e notte a tatto la
ore inalazioni d' olio di trementina ; 2.® infezioni d* acido fenico, 2*3
volte al giorno ; 3.* ad ogni ora 2-2 cacchiaini di vino nero o madera
compresse fredde, nna vescica di ghiaccio al collo, 2-3 volte al giorno
bagni caldi con doccia fredde impacchi bagnati, aso della digitale (0,5; 30
gr. d'acqua) con acido benzoico (1-2 gr.) Per dieta latte ed nova, contro
le ostruzioni olio di semi di lino. Per la espalsione delle membrane na
emetico di solfato di rame. Anche dopo la tracheotomia devono essere
impiegati entro e sopra la cannala i vapori d*olto di trementina.
Il medico maggiore dott. Lindemann, in Ifùnster ( « Allg. med. Cen*
tralb. Ztg. » XLVII, 84, oct. 19, 1878) impiegò le inspirazioni dai vapori
di trementina con esito favorevole in ana aignora d^anni 26, gravida al
7.^ mese, la quale con dispnea di grado rilevante, andava soggetta a
fìreqnenti e intensissimi attacchi di croup con afonia. Le tonsille eran»
intatte (se prima abbia avuto difterite faringea, non ò detto). A cagione
della gravidanza non furono dati emetici. LMntroduzione d'un catetere
non portò nessun sollievo. Alle prime inspirazioni di olio di trementina
paro (un cacchiaino pieno in una pentola d'acqua bollente) vi fa pronto
miglioramento. Parecchi giorni dopo furono cacciati dei pezzi d'essudaU
•bronchiali dentritici ancora foggiati a canale. Nei bambini non vide
Lindemann nessun vantaggio speciale dalle sopraddette inalazioni, poi-
chà queste debbono farsi con grande energia.
n dottor Bosso, in'Domnau (e Beri. klin. Wochenschr. » XVII, 43;
oct. ISSO^XYIII, 10, mars 1881) curava con Tolio di trementina 23
•malati. Ne dava 8 gr. ai bambini dai 2*7 anni d'età, agli adulti U
grammi per dose, del latte freddo veniva preso in seguito : e per cara
consecutiva precauzionale era dato 11 clorato di potassa fino a guari-
gione. In 4 casi dopo 24 ore dalla somministrazione di gr. 12. il depiO-
sito era ancora tenace e perciò vennero amministrati ancora una volta
gr. 10. Sempre giovò il rimedio a prontamente disgregare le pseudo*
membrane, tanto se esso fosse dato al 1.® od ar 3.* giorno dall'apparlra
della macchia. Dopo 24 ore dalla 2.* applicazione la difterite era gofti-
rita, mentre che per altro trattamento curativo ne morirono 4 sa 33
malati. Più tardi Bosso applicò l'olio di trementina nella stessa maniera
anche in densi di difterite da scarlattina, senza spiacevoli eonsegaenze^
neanche la nefrite.
Kel 2^ articolo (1381) dà relazione di 11 casi, in eoi venne adoperati»
4
6ULLÀ CURA BBLLA DlfTB&ITB 219
«oltanto rollo di trementiiuu Tatti gli ammalati gnarirono : in 4 maiatf
insoTie il vomito. Per vedere le il clorato di potassa prescritto dap-
prima la aggiunta abbia un'azione antiemetica, diede Bosso ai primi 2^
malati dopo Tolio di trementina (6-12 gr« in nna volta, il giorno dopo
la stessa od una pi& piccole dose) nna solnsione di clorato di potassa
ai 5 per Oio In 11 ammalati sopragginnse 11 vomito.
Il clorato di potassa non ha dunque manifestato la sperata azione»
Taluna volta l'insorta diarrea guari da so per V uso della trementina.
Soltanto in un caso Insorse stranguria (in nna signora d* anni 45, con
edemi ai malleoli).
Fra gli ultimi 20 casi, di cui Bosso comunica le storie nosologìche,
trovansi due casi di morte solamente» gli onici che ebbe a lamen-
tare nel tempo trascorso dal luglio 1880 al febbrajo 1881. In entrambi
i casi gli ammalati vennero in cura solo in istadio avanzato del male,
dimodoché qualsiasi altro metodo di cura avrebbe portato al medesimo
risultato. Che non si dovessero attendere tristi conseguenze dalle dosi
impiegate da Bosso risulta anche da questo che il prof. Naunyn e due
altre persone neir anno 1868 in 4 ore ebbero a prendere 100 grammi
di trementina neir emulsione con tuorlo d'uovo e dopo non soffer-
sero che un lieve mal di capo. Bosso ritiene V applicazione deli* olia
di trementina specialmente raccomandabile per questo che le pseudo-
membrane con tale cura si dissolvano prontamente. Per suo convinci-
mento i buoni risultati non autorizzano a raccomandare del tutto un
rimedio, mentre le vantate cure, di cui egli porge un esempio, talune
volte approdano a risultati egualmente buoni, perchò appunto una parte
degli ammalati guarisce con qualsiasi metodo di cura. Il relatore ha
finora sperimentato la trementina soltanto in un caso d*altronde dispe-
rato» pure confessa che in seguito a ciò insorse una modificazione ne^
fenomeni.
Il prof Mosler, in Greifswald ( e BerU klin. Wochenschr. » XVI, 21,.
mai 1879) ha impiegato con esito fausto rinalazione d' olio d' eucalipto.
Egli prescrive per 10 Inalazioni gr. 2-5 d' olio d' eucalipto tratto dalle
oglie, gr. 20-25 di alcool rettificato su 170-180 gr. d'acqua -distillata. La
ftniscela avanti d'essere adoperata deve essere dibattuta.
Ajiche Mosler nota come fatto fondamentale della locale terapia nella
difterite, il frenare 1 processi distruttivi che hanno il loro punto di
partenza dalla faringe, al quale scopo anche per molte sue prove
sono da raccomandarsi in luogo dei caustici le inalazioni .e propria-
mente quelle di vapori d'acqua calda (50®), conformemente allo scopo
oon aggiunta di sai marino, come anche quelle di soluzioni disinfettanti..
X rlmedj solitamente usati come disinfettanti quali V acido fenico o
Salicilico, il permanganato di potassa, non sono bene adoperabili,,
poichò intrattenendo rinalazione, facilmente maggior o minore quan-
tiU^ delle dette sostanze arriva ne^ bronchi e vi potrebbero provo*
eare fenomeni d' irritazione. Poichò V olio di trementina per il conti-
820 lOYlSTA
naato UBO. lia qaaléhe sequela* e la ioa aaione ''dlf indettante non A f^f
seralmente rieonosointa. Mosler s'è giovato deU*oUo d'eoeaUpto per ii^
talloni cbe & eaegaire oon un intervallo di li2 a 2 ore per 15 o 30 ^':
DQtL fier l' inalazione adopera da ai^ni m appiureeeiiio a viipor^* d«|
^oalo i liquidi medioati ttetializzaiti vengono partati por mezzo di am^
pia cannala dinanzi o den^ boeca del paziente»^
, La questione precipua nella cura generale è^ secondo rAnterei, di fin*
Corearo. T organismo con la buona dieta ed i tonici, per prevenire gli
ImproTviil fenomeni paralitic!, specialmente da parte del cuore. A tioifi
uopo prescrive, oltre brodi nutrienti, il liquoro di sesquieloraro 41
ferro con alte dosi di vino generoso. Contro la febbre adoperfi il <4o-
ridrato di chinino cristallizzato air interno od il cloridrato amorfo di
«binino in acqua carbonata sotto forma di clistere.
Il dQtt Perató da due anni ( e Bullet. de Tbér. » XL. 12, pag. 529, jahu
^, 1880) cura la difterite faringea, secondo la proposta del dott^ Sooló
di Somorantln, (Le. XCIY, pag. 18, janv. 1878), con Tacido fenico e«ii-
forato a tocca i punti ammalati con pennello bagnato in una solosione
di gr. 25. di ciAfora, 9 parti d'acido fenico ed oaa parte d'alcool a eoi
fu aggiunta una egual quantità d*olio di mandorle (gr. 35), ogni due ora
di giorno, ogni tre ore di notte. Dopo alcuni giorni , secondo il grado
del miglioramento sono da praticarsi le pennellature ogni 3-4-5 ore.
Bambini di 4 anni già si avvezzavano facilmente alla cura. Nella W*
terite della gola isolata si ottiene in tal modo più o man presto la i^m-
rigione talvolta nelle 24 ore. Nella difterite diffusa della gola con ittr
Itoi^bi ghiandolari od edemi, questi ultimi scomparvero nel lasso di 24
ore : dopo 48 ore la tumefazione delle gianduia era pure diminuito. Pa-
rato loda in questo metodo curativo specialmente il pronto anmaato 41
ione e di appetito. L'insorgenza di paralisi secondarie, quali si tptmh
festano nella d fiorite grave, non ò però, come ei medesimo fa. notoMi
del tutto impediu per que^. metodo di cura. Considera V asioae del
rimedio più come locala sebbene non neghi anche un leggier asaotUp
«lento del liquido. U pronto ritopio degli edemi è dipendente dall^ ^
lione locale.
H) A proposito del rimedj balsamici contro la difterite» diAblaino
ùkT menzione di una contribuzione del dottore Beverley RobiaaoB
( « Amor. Joum. N. S. > GXLIII, pag. 30; jnly 1876) sui vantaggi del
eubebe. Robinson, il quale ecmsidera la dlfterìte fira le affezioni eatav*
rali, ha adoperato il detto rimedio in 20 oasi almoAo di fiiringite paesie*
membranosa, di eoi 8-10 BKwtrarono i segni caratteristici deirinfezioaa
difterica. Sotto tale cura morirono solamente una donna di 60 oHal ed
. 1». bambbko, %nest* ultimo in meno di tre gleni dopo l'insorgenza del
dnteiak Tutti gli nttoi malati guarirono. Gìrea l'azione del eohebe iiéUa
41ft9rltef.eiU ammette^ che esso influisca sulla superfleìe mueosa psr
'^laUo eoiktatio e per eliminazione del suo oìi^ etereo avente ÌMOga
SULLA CURA DBLLA DIFTERITE Ì2I
oMreféo&è per i reni, ndla maggior parte attrarerflo la mnoòaa degi»
ofgani respira teij.
La iecrezione di muoo viene aecresoidta e perciò l'eseadazicmemem*
Ixranaeea non può iàrsi eoei prontamente^ abbondantemente. Le pseudo-
zaeitobraiie formafte perdono l'intima loro oolleganta cob le parti aotto*
stanti e vengono riassorbite ovvero staoeate ed eepettorate. La ten*
dènsa dei processo a diffóndersi alla laringe od «Ile cavità nasftli, ò ces»
sala. I ricordati effetti accaddero al pia presto circa 48 ore dopo ini-
ziata la cara del cubebe, più tardi ai 3.^-4.* giorno. Per altro pnò tra*
scorrere tatta nna settimana, prima chele membrane seeondarie stana
al tatto scomparse dalla faringe. Assolute coutroindicazioni all'uso dei
edbebe non ve ne hanno. Nella digestione torpida agiscono le grande
qnantità stimolando il processo digestivo.
Da alcuni pazienti furono bene sopportate grandi dosi , ma talvolta
^neorge dispepsia e diarrea: debbensi in tal caso impiegare dosi più
pieoole. Il balsamo copaiba viene molto male sopportato. Robinson agli
adulti fa solitamente prendere una miscela di gr. 30 di polvere di cu-
bebe recentemente preparata nel sciroppo di corteccia d'araneio con
acqua di menta peperita ana gr. 30 nelle 24 ore (ogni due ore un cuc
ùìAaìo da tavola); ad un bambino di 3 anni si può dare li4 parte fino
a 1(2 della suddetta dose. In principio di malattia Robinson ritiene an-
cfaa vantaggioso V uso della stricnina, perchò eserciti un* aaione rinfor-
zate il miocardio. Per ultimo Robinson ricorda che anche attri medici
hanno per sua raccomandazione usato con vantaggio il cubebe.
Il dott. Trideau, di Aodoaillié, il quale, come ò noto, già da alquanti
anni adopera i balsaniiei nella difterite , che considera come -un prò-
oesso catarrale , fa una luaga relazióne ( < Qtaz. hebd. > 2 Sèrie. XIV»
IS, mars 1876) intorno airuso del cubebe e del baisamo oopaiba come
rimedj abortivi nella difterite, mentre poi li rÌ;tieoe inattivi quAndo il
procéiM ò diffuso alla laringe. Trideau adopera il cubebe sempre in
polvere» mescolandolo poco prima di amministrarlo a sciroppo o ad
iHsqaa molto zuccherata. Si deve dare il medioamento in ripetute dosi
(ogni dra), cosicchò ne sia dato ai bambini al disotto di un anno da
8-10 grammi, agli adulti 25-40 grammi. L* amministrazione del medica-
mento 4eve essere proseguita per alcuni giorni dopo la scomparsa delle
membrane. Se non si ottiene nessun miglioramento in di 2 o 3 giorni,
si dété prontanàente aumentare la dosoi in reiafestone airetà del pa-
ziente*
~Al miàfimof indizio di Teèidiva, il rimedio deve di n«ovo essere preso.
All*apparnre' della diaorràa si dia ai bambini un po' di sciroppo diacodio,
agli adulti sciroppo eoa oppio* Trideau prescrive solitamente una mi-
scela di 12 a 15 grammi di polvere di cubebe recentemente preparato^
con 100 grammi di sciroppo e vino di Spagna ed acqua distillata, ana
gr. ^, da amministrarsi 1*3 volte al gierne secondo Fetà deWsmmalato-
e la gravezza della malattia. Quando col ctAebe sole men si^cfttiendt
222 BIYISTA .
sessan miglioramento, oome non di rado oeeorre negli adnltj, egli ^
il balsamo oopaiya insieme al onbebe. Fa preparare dei trochlsol eoft
0,35 gr. di detto balsamo lolidiflcato (M ialhe) e 0,15 grammi di polvere
di cubebe, da somministrarne 20-30 peszi nella giornata : ai bambini ne
dà qaotldianamente tanti pezzi quanti anni contano. Il balsamo coptdTO
da solo ò prescritto nel rapporto di Ì\3A\Ì delia quantità maggiore ;
quindi 9-12 trochlsci per un bambino di 6 anni, e per gli adulti fino 60
troobisci nelle 24 ore, per ottenere l'eruzione copaibica, con Tapparirè
della quale solitamente ò rlievablle un miglioramento. Tosto cbe queste
è apparso, o siano scomparse le pseudo-membrane, si tralascia di am-
ministrare i trocbisoi.
In una communicazione su di una epidemia di difterite neir ospedale
di S. Eugenia durante Tanno 1876, il dott Brochin ( e Gaz. des Hop« »
17, 1877) riferisce che il balsamo copaiva, giusta la proposta di Molzard,
sembrò porgere vantaggi nei casi in cui la difterite non era infetttva,
oltrecchò esso favorisce la scomparsa delle pseudo-membrane nella fa-
ringe* Bergeron prescrive ogni due ore un cncchiigo pieno di una mi«
scela di gr. 100 d^aequa di menta piperlta, 18 grammi d^alcool e I{2-2
grammi di balsamo copaive. Il clorato di potassa ò stato poco adope*
rato in questa epidemia, però esso servi nò meglio nò peggio del bal-
aamo copaive.
Air incontro T acido salicilico ha più volte come antisettico (meno
eome antipiretico) prestato buon servizio (4 gr. su 40 d'alcool e 80 di
acqua)
Con la tracheotomia, nel detto ospedale durante gli ultimi 9 mesi del-
Tanno 1876 ottennesl la guarigione soltanto nel 12 0[0 dei casi.
Martineau ha dato relazione alla Società di Terapeutica di Parigi nella
seduta del 25 nov. 1874 di un caso di angina difterica in un faneinUo
d*anni 9, cbe guari con Tamministrazione del saccaruro di cubebe (1).
Morell Mackenzie consiglia di sostenere le forze con la buona nutri«
zione e prescrive per rimedio locale hi pennellature la soluzione eterea
di tolù. {B.}
Riguardo alla favorevole azione del chinino nella difterite, accennata
in molte delle accennate memorie, vi hanno alcune altre commnniea*
zioni da ricordare.
Il dott. E. Q. Zinke (e The Clinic. > XIII, 26, pag. 301, dea 1877) ri-
ferisce 7 casi, di cui quattro sotto la solita cura morirono , mentre gli
altri tre guarirono , in seguito all'avere Zinke usato le polverizzazioni
in gola con una soluzione di gr. 8 di solfato di chinina in 30 gr. d'acqua
distillata e propinati per bocca ogni ora 5 oentigrammi di chinino. La
(i) Martineau. « Diphthérìe grate traitée par le saccharore de cubòbe.
<« Bulletln de Thérap. » 1874, toL 87, p. 521).
8TJLLA CUBA DSLLA DIFTBRITB 223
membrane esaminate al microscopio contenevano molti miorocoochi» ma
sema indlzj di Titalità. Per ultimo Zinker oomnnioa alcuni esperimenti
intesi a dimostrare l'attiTìtà del chinino sui microoocohi, ma per la più
parte sono poco dimostrativi.
Il dott E. Wiss ( e Deutsche Zeitschr. t pcBkt Med. » 34, ang. 1878»
— « La guarigione e la cura preventiva delia difterite* > Berlino 1879X
raccomanda il chinino consociato al cloridrato d'ammonio che esso
preferisce al clorato di potassa come di più sicura e più pronta azio-
ne, specialmente sulle ghiandole. Wiss prescrisse una soluzione di
0,4-0,9 grammi di chinino e 2-6 grammi di cloridrato d^ ammonio in 90
grammi d*acqua con aggiunta di 3 goccio d* acido cloridrico diluito e
gr. 30 di sciroppo* Dello stesso ne verr& somministrato ogni 2 ore un
cucchiaino da tavola. Ne' casi di decorso precipitoso come contro la de-
hole27.a ed anemia residue Wiss prescrive la tintura di sesquidoruro
di ferro nell'acqua addolcita.
Siccome insieme alle dift;eriche insorgono molte angine catarrali, e
come un preesistente catarro dispone ad ammalare di difterite, Wiss
inclina a considerare la difterite come un'affezione locale che ha per
fondamento un processo catarrale.
L'indicazione per l'uso del chinino Wiss la trova nella proprietà del
medesimo di agire come distruttore dei hacterj, i quali nella difterite
ai trovano nel sangue come negli essudati e non soltanto come latori,
ma sembra proprio che siano produttori del veleno. Nel temporario uso
Wiss ha col proposto procedimento ottenuto sempre buon esito.
Il dott. Ang. Lachmnnd, in Leisnig, ( < Allg. med. Gentr. Ztg. » IL, 1,
januar 1880) curava secondo il metodo di Wiss 71 bambini ammalati di
difterite, di cui tre soltanto morirono, i quali avevano soggiaciuto alla
scarlattina e tre settimane dopo guarita questa furono colpiti dalla dif-
terite. Lachmund faceva prendere della mistura proposta da Wiss un
cucchiajo da tavola ad ogni ora, oltre le inspirazioni di poche goccio
d*olio di trementina, ne' fanciulli più avanzati negli anni i gargarismi
con una soluzione di borato di potassa. Per cura consecutiva racco-
mandava contro laj debolezza il liquore di sesquidoruro di ferro ed
il decotto di china.
L) Fra i medicamenti di recente commendati vi ò in special modo
la pilocarpina, la quale ha trovato grande seguito ed ha dato molte lu-
singhe.
Ài 4 d'ottobre 1880, il dott Giorgio Quttmann, in Constad» 0. Slesia,
(« Beri. klin. Wochenschr. > XVII, 40) faceva noto come rimedio ap-
plicato con huon esito nella difterite, e ciò da più di un anno, la pilo-
carpina con la pepsina. Lo scopo della cura, cioò di allontanare il più
presto possibile il principio infettivo^ viene raggiunto con Teccitata se-
erezione di saliva mediante o senza artificiale stimolo, nello stesso
modo che essa insorge per Taso interno di foglie di jaborandi ode' suoi
preparati.
224 RIVISTA
Ndl'aprila 1879 ammalarano :dl difterile sette -persone «li Dna fami-
glia, di eoi S con carattere tifoideovln 6 oasi impiegava Oottmaoa 4ap«
^ìma la pilocarpina (0»05 gr. per giwno), ma in appresso diede aaoha
oliinino, fece fare pennellatare col tannino, gargarismi con aoqoa di
oaleè e pepsina. Tatti gli ammalati gnarirono in 2-4 giorni. Il dottore
Oeléner, in Pitschen, ed il dottor Dylewsky, in Orabow, ebbero esito,
egnalmente fovorevole, cosi nei casi più gravi. Gattmann stesso in ae-
galto ha, fino a tutto laglio 1880, carato 66 casi di difterite, di cai 15
erano molto gravi 18 leggieri, ma 33 erano complicati da notevole esten-
sione delle psendo-membrane difteriche. In tatti i 66 pazienti vaaae-
ammuustrato all'interno la pilocarpina con pepsina: gnarirono tatti nel
corso di 1 ad 11 giorni.
In base ad altre considerazioni Gnttmann ritiene specifica la pilocar-^
pina contro tatto le specie dMnfiammazione della mncosa orale e della
gola, come contro il croap laringeo. Finalmente esso curava nell'anno
1880 4 malati di cai 2 erano già tanto asfittici che la pilocarpina potè
per nulla giovare, mentre i due a tempo presi in cura si riebbero in S
a 4 giorni. Anche in dae casi di laringite stridala si ottenne pronto
esito.
Gattmann prescrive ai bambini secondo Tota ad ogni ora nn oac-
ehiaino di nna solazione di gr. 0,02-6,04 di cloridrato di pilocarpina
0,6-0,8 gr. di pepsina su 80 gr. d*acqaa distillata con aggiunta di 2 gee»
eie d'acido cloridrico, gli adulti prendono ad ogni ora un encchii^o
grande d*una soluzione di 0,03-0,5 gr. di cloridrato di pilocarpina, gr. 2
di pepsina su 240 gr. d'acqua distillata con aggiunta di 3 goccio d'addo
cloridrico : ad ogni dose i bambini prendono un cucchiaino di generosa
vino ungherese , gli adulti un cucchlajo : la medicina ed il vino de-
vono somministrarsi regolarmente andlie durante la notte. Il flaseo
salivale insorse sempre, alle volte però era appena accresoiato bi-
sogne di sputare. Dallo spoglio della sua rivista vide on sol caso di
difterite, corata dal dCott. (3eldner con la pilocarpina, che abbia avato
decorso sfavorevole. Inoltre fa fare l'impacco di Priessnitz attorno al
collo tre volte al giorno, fa prendere ogni 2 ore poca quantità di latte
caldo, caffo o minestre sostanziose, e bere di frequente molta acqua
fredda ed inghiottire pezzetti di ghiaccio. In fine riferisce altri 15 casi
(di cai 7 molto gravi), ne' quali si ebbe per la accennata cura la guari-
gione in 1 a 5 giorni.
Il dott E. Lax, in Schollkrippen (e Bayr. àrztl. Intell. BL » XXVU»
43, oet S6) curava dal 24 settembre al 15 ottobre 1880, 16 bambini (da
1*6 anni d' età) malati di difterite. Nei primi 6 osò le pennellatare
con una w^asieae al 5 Oiq di pietra infernale, ed il clorato di potassa
intemameale e per gargerlMse: di essi ne mcrtoono dae. Non si ebbe
nessuna vittima fra gli altri dieci, ehe presero la pilocarpiaa^pepsina
nel t^ai ed appUeoron» impaeehi eaW al eolio.
B dott Wm» (4Berl. klin. Woehenschr.» XVUI, 4, Jan. USI) vide
SULLA CURA DELLA DIFTERITE 225
in 5 easi esito favorevole dairimpiego. della pilocarpina seeondo il me-
todo Gattmann, In nn 6.* caso però (ana bambina d*anni 5) osservò ano
rtato di collassò ebe la portò a morte. Più tardi vide tre altri oasi ebe
sotto il medesimo trattamento finirono con la morte. Da ciò insiste esso
tttx minuziose proscrizioni ed airosservanza severa per parte del pnb^
blico. Nel' rispetto storico Weise nota ebe la pilocarpina era già da
parecchi anni adoperata nel Policlinico di Warzbarg. Gattmann (Op. cit.
N. 14, pag. 108) aggiange dietro notizie avute direttamente ebe la pilo-
carpina nella Glinic& di Wùrzbnrg non fd mai adoperata contro la dif-
terite, e ebe ancbe nel Policlinico non lo ò stata più da gran tempo.
Il doti F. W. Togel (e Boston med. and surg. Jonrn. » GIY, 40, March
1881) riferisce circonstanziatamente sul processo difterico in tre fratelli
(on fanciullo di 7 anni, un bambino di 2 anni, una bambina di 8 mesi)
in cui rese assai buoni servigi una soluzione di gr. 0,03 (nel più giovane
0,02) di pilocarpina ed 1,25 gr. di pepsina in 80 gr. d'[acqua distillata,
con 2 goocie d^ acido cloridrico (ogni ora un cucchiaino). Il più grand»
dei fanciulli morì 8 giorni dopo superata la difterite per nefrite con
edema polmonare.
Il dott Hidor Alfold, in Pancsova (e Wien. med. Presse. > XXII, 13,
marz 1881) non ebbe nessun esito favorevole dalPuso della pilocarpina.
Tutti i sei casi, in cui 1* esperimentò, finirono con la morte. Lo stessa
dicasi di altri 5 casi in cui medici ungheresi avevano prescritto la pi-
locarpina. Alfold a proposito di questo metodo di cura fa notare che
esso in un caso (un bambino robusto d'anni 5, ammalato da 2 giorni)^
vide insorgere un'edema acuto dei polmoni a cagione delia pilocarpina
(gr. 0,2 su 80) di cui se ne amministrò un cucchiaino ogni ora, in tutto
ee ne propinarono 5 cucchiaini.
Il medico austriaco dott. Giuseppe Schmid (Op. cit. 15, pag. 452 aprile>
nnivasi al medico distrettuale doti Szymonowicz ed al medico primario
deirospedale dott. Slarczynski per provare nella difterite la cura della
pilocarpina*: si mostrò questa cotanto priva d^azione, che Schmid con-
clude col dire che la pilocarpina ò un rimedio molto costoso, inattivo
11 più delle volte nella difterite, spesso molto nocivo.
Tutti tre 1 coUegbi ripresero il primitivo trattamento curativo della
difterite, cioò risolamento degli ammalati, Tuso degli analettici e degli
antisettici, dieta ricostituente ed assoluta dlsinfezìòne delle abitazioni.
In conseguenza di queste pubblicazioni il dott. Guttmann vedesi co-
stretto (€ Breslauer àrztL Ztschr. » III, 8, 9, aprile e maggio 1881) a so-
stenere ancora una volta 1* azione specifica della pilocarpina, che cioè
guarisca il morbo stesso immediatamente.
Il merito di avere per il primo fatto menzione di ciò, reclama egli a
so, per quanto già avanti la sua prima pubblicazione, fossero stati isti*
tuiti esperimenti con la pilocarpina (Weber 1877, Demmo 1877, Leh-
^ess 1879, Merkel 1880). Riguardo all^azloneldella pilocarpina egli potè
Rivista. 15
226 BIYI8TA
conyineeraiy che in segaito all'eocitamoAto dell* attMtit fisiolo^^ della
mucosa malata e dei rìspettiTl organi di seerestone, 1 fenomeni In-
flammatoij cedono completamente.. Malgrado qaeato non teanno di<f
fette 1 eaai di morte, poiché quando l' infezione generale si maniteta
troppo rapida, nemmeno gioverà T eliminare con reecreato la ca-
gione eccitatrice del male ed i prodotti di essa. Gnttmann oonsiglia
quindi di dare in aggiunta rimedj antimicotici accertati (specialmente
chinino). L'apparire del collasso in seguito della propinazione ali* in-
temo della pilocarpina, non Tha mai notato ne* suol 120 cani. Se la
somministrazione del Tino non ò sicura per parte degli assistenti, si fa
bene a prescriyerlo a guisa di medicina (ad esempio, vino di Xeres o
oognao).
Anche nei casi di morte imputata al trattamento con la pilocarpina»
da Weise pubblicati, Gnttmann può soltanto raYYisarri nna paralisi car^
dlaca od un collasso polmonare in conseguenza delle alterazioni pro-
dotte nel sistema nerroso centrale dal processo difterico. Tutti gii oa>
aervatori s'accordano sn ciò che il collasso sia sempre da preyenire eoi
cognac, vino e nitrato d*amile. Per amministrazione sottocutanea, la quale
di raro ò necessaria, Guttmann consiglia Tiigezione di 1|2 siringa (Pra-
vaz) di nna soluzione al 2 per Oio, preceduta e seguita da bibite apir
ritose.
Infine 1* Autore dà relazione di un caso graye di un fanciullo d*anBi 8,
oon forte angina, completo sopore con stertore, affette entrambe le car
vita del naso, otite media difterica e paralisi della deglutizione da 30
ore, che sotto Y uso della pilocarpina passò a guarigione.
Il dott Carlo Dehio (< Petersb. med. Wochenschr. > VI, 19, 20, 21,
mai 1881) riferisce, che già nel 1878 nelPospedale dei bambini del pria-
oipe di Oldenbnrg sono state impiegate le infezioni sottocutanee di pi-
locarpina nella difterite delle fauci e della laringe, e che verso la fine
deiranno 1878 Lehwess di Pietroburgo (e Petersb. med. Wochensohr. >
y, 1, 1880) ottenne favoreyole esito nella difterite della gola, Dehio pa-
rimente ha sperimentato la pilocarpina in 24 casi di difterite : in 14 caai
Taffezione era limitata alla gola, in 10 erano intaccate la laringe e le
vie aeree profonde. Dehio prescrive nna soluzione di gr. 0,02'-0^ di
clorìdrato di pilocarpina in acqua e yino di Spagna ana gr. 50, di coi
ne Tengono propinati sia di giorno che di notte 10 grammi ogni due
ore. Airinsorgenza del vomito o del collasso era il rimedio lasciato a
parte. Topicamente venivano fatte ogni due ore risciaquature e solna-
zettature con soluzione d'acido borico o di clorato di potassa in acqua e
tre Tolte al giorno pennellature con soluzione di tannhio al 10 p. G|o.
oltre le inalazioni di bicarbonato di soda nell'affezione laringea. In tutti
i 14 casi di difterite delle fauci, i quali erano in parte leggieri, in parte
^sai grayi, segui la guarigione; di cinque ò data relazione. Tosto che
furono aTTiate la soialorrea e la diaforesi , tì ebbe una modifloazio&e
nel processo e propriamente in due casi dopo 60 ore , in 5 4opo 48 »
SULLA CURA DELLA DIFTBBITB 227
ip 1 dopo 40, in 1 dopo 36, in 3 dopo 24 ed in 2 dopo 12 ore. Pei com«
pleto distacoo ed espuiaione dell* eseadato oocorsero in i;n oaao 15
^orni, in nno 18 «riorni» in altro 8; in 2 casi 7 giorni ; in dne 6 giorni,
in 2 oasi 2 giorni. Dehio deduce da ciò come la più importante azione
della pilocarpina sia la pronta soppressione del processo morboso. Bsso
fa notare come diversamente operino i differenti preparati di pilo-
carpina : quello fornito da Merli in Darmstad , apparve il più effi-
cace.
Dei nove casi, in cui oltre la gola, fa dal processo dlft0rioo att^-
oata la laringe, 5 finirono con la morte, 4 guarirono. Nel caso 5.® con
esito letale, venne al manifestarsi dell* asfissia > fatta la tracheotomia»
Nei 4 oasi di guarigione, ne' quali con Tesarne laringoscopico videsi
apiccatamente la difterite laringea, non fu discusso di fare la tracheo-
tomia.
Il caso 10.» riguarda un fanciullo di 9 anni, con laringite fibrinosa
^enza contemporanea malattia della gola. Malgrado V impiego della pi-
locarpina crebbe tanto la stenosi, che la tracheotomia divenne neces-
4Baria : dopo ciò la pilocarpina non venne più amministrata. L' esito fii
di gnarigipne. Una favorevole influenza della trachee-bronchite non è
stata adunque osservata. All'incontro fu indubitato in più casi nn pronto
miglioramento del processo locale.
Nella maggioranza dei casi Dehio non vide nessuna sgradevole con-
seguenza : alle volte insorse il vomito dopo 1 o 2 dosi di pilocarpina, più
tardi no. Solamente 5 volte si manifestò un leggier collasso, ed in vero
un bambino di anni 1 li2, aveva in 8 ore preso gr. 0,009 di pilocarpina,
un. bambino di 4 anni ed un fanciullo di 8, in 10 ore gr. 0,02 di pilo-
earpina, un ragazzo d^anni 9 in 48 ore 0,19 di pilocarpina ed uno di 11
anni in 4 ore 0,024. Il collasso cessò nel lasso di tempo dalie 4 alle ^8
^re. Dehio non potò da ciò ammettere una sfavorevole influenza della
pilocarpina suU'attività cardiaca e sul polso.
In conclusione Dehio ricorda ancora qui che il prof. W. Laschkewitsch
in Charkow in 10 casi di grave difterite di gola non ottenne nessun
caso di guarigione con la pilocarpina, nullostanta che i pazienti aves-
sero preso nel primo giorno di malattia gr. 0,02 di pilocarpina ogni
due ore, in seguito ad ogni ora.
Non si può dunque, ei dice, negare la favorevole azione della pilo-
carpina nella difterite della gola : per altro ne^fcasi più gravi di difte-
rite settica fallisce questo come ogni altro metodo di cura.
Guttmann (Op. cit. , 46) ritiene troppo alte le singole dosi pre-
scritte .da Dehio, dei che Dehio stesso in ultimo si sareb)i)e corretto.
Outtmann cominciò con dosi di 4, 5 e 7 milligr. ogni 2 ore, ma in
seguito trovò bastevoli delle quantità di gr. 0,0012 fino a 0,0025 ogni
ora, per ottenere l'effetto specifico. Ei preferisce Tnso interno aJlft
Jnjezione sottocutanea e dà aì bambini al dirotto di 1 a 2 anni gr. 0^02^
Jai più avanti gr. 0,03 epiQ][;aticaipQnte, agli adulta gr. 0,045 al glorilo a
228 BIYISTA
se in 24 ore non si manifesta miglioramento notabile, aumenta la doge
di 0,005-0,01.
La medicina deve essere somministrata di continuo, giorno e notte^
per più giorni di seguito. Per l'uso intemo Guttmann non vide mai col-
lasso , per introduzione sottocutanea solo una volta in un accesso ài
croupy elle però ò guarito. Di 109 ammalati per difterite in tal guisa*
eurati morì una giovinetta , clie fu messa in cura soltanto quando V a-
sfissia già minacciava.
Qui pure Guttmann cita 1 medici, che trovarono efficace il suo me-
todo di cura. Con questo non vide in nessun caso estendersi la difterite^
alla laringe, ciò che anche parecchi colleghi confermarono. E qnanda
tale diffusione fu notata, era essa già esistente avanti di cominciare la
cura, forse per deficienza della necessaria energia d'innervazione deglf
organi del respiro, il di cui aumento procura Guttmann, aggiungendo
alla soluzione di pilocarpina il liquore anisato d^ammoniacao.relìxir di
succo di liquirizia. Se non si giunge con ciò ad espettorare le disdolte
membrane, diventa indispensabile la tracheotomia.
La pilocarpina, che, secondo Dehio, non distrugge i mìcrococchi della
difterite, naturalmente può in principio influire sul decorso settico della
difterite, perciocché essa prontamente porta via dalla cavità della gola
i prodotti della malattia e cosi impedisce un aumento di materie set-
tiche, per il che un^lnfezione settica già incominciata può venire inter-
rotta.
Il dott Neumeister (e Deutsche med. Wochenschr. > VII, 8, pag. 95
1881) curava, secondo il metodo di Guttmann, 28 malati di difterite.
Di 5 adulti 3 ebbero salivazione (uno morì) ; di 23 bambini soltanto S
ebbero spiccata salivazione, uno Tebbe dlnsignificante grado (13 mori-
rono). Neumeister vide sei volte insorgere 1* afflevolimento del polso.
Per bambini rifiuta tale rimedio perchè incerto Feffetto sialagogo e può
indurre collasso..
G. Paludi (€ Post. med. chir. Presse. > 1881 N. 12) vede manifestarsi
sicura l' azione della pilocarpina anche per uso intemo , senza però
avere un* azione specifica contro la difterite, nò che possa impedire la
diffusione alla laringe e trachea.
Il dott. Maurizio Baschschitz , in Zsarnovitz (e Wien. med. Presse. >
XXH, 21, mai 22, 1881) di 32 casi avuti contemporaneamente in osser-
vazione, ne curava 22 con la pilocarpina e 6 senza di questa.
Di questi 6 casi ne morirono tre, dei primi 26 soltanto quattro. In 17
casi Baschschitz, per osservazione del quale i poppanti assai di rado
vengono colpiti da difterite (!?), potò direttamente conoscere la fonte
dell'infezione. Per ultimo Baschschitz (per la scarsezza del materiale non
riusoendo a veruna certa conclusione) dà il seguente quadro della mor-
talità nella difterite.
Il doti Settegast (1873-1877) ebbe su 481 casi 302 decessi (62,8 0\o) t
11 dott Gnandinger (benzoato di soda) so 17 casi 8 morti (47 0[o) ; Il
SULLA CnB4. DELLA. DIFTERITE 229
*dott» Bèrtz) pennellatnre col tannino sa 62 casi 22 morti (35,5 0[o), tre
morti (50 0[o)» mentre usando la piiocarìpina in 26 casi ebbe soli 4 de-
cessi (15,4 0|o}!; Gattmann (pilocarpina) in 66 casi nessun morto. (E qtd
aggiungiamo che il dott. Callimani (1) iù Busto Garolfo, ebbe in due ann^
la rilevante cifra di 200 casi di difterite, che trattò secondo i più di*
^parati metodi di cura, e non vide vantaggi speciali da uno piuttosto
che da altro, e l'esito fh letale in 115 casi (57 0[o)* W ^
11 dottor Federico Bòbm, in Niederwerm (cBayr* àrztU Ini Bl. >
XXXIII, 21, mai 1881)^ vide Tesito della cura con la pilocarpina rima-
nere molto al disotto della sua aspettazione. Egli ne provò razione in
JLO bambini. Malgrado una abbondante separazione di muco, pure si
espaììsero rapidamente i depositi difterici, e morirono 2 fanciulli di 7
anni, no* quali erasi svolta una forte salivazione. Bòhm riprese quindi
la cura antisettica con soluzione concentrata d* acido borico, in casi
ostinati associata alle inalazioni con una soluzione d' acido fenico al 3
per 100. Con tale cura nessuno più mori dei rimanenti malati (in
tutto 30).
11 dott Lereboullet (e Bullet. de Tbér.» L. 12, pag.1529. juin. 30, 1881)
impiegò per injezione sottocutanea la pilocarpina con favorevole efletto
in una fanciulla d'anni 8, nella quale sotto la solita cura era insorta
afonia completa, contemporaneamente anche albuminuria e persisteva
abbattimento di grado notevole.
Lereboullet faceva in 7." giorno di malattia un^injezione sottocutanea
di gr. 0,005 di pilocarpina doroidrata (soluta in 1 e. e. d'acqua) e la rin*
BOVO nei seguenti giorni 8, 9, 10, 11 di malattia, perfino 3 volte. Sotto
questo trattamento che fu coadjuva[to dalFimpaoco di ghiaccio al collo,
■dalle inalazioni d'acido fenico e dall'alimentazione forzata con i clisteri
di peptone, sopravvenne la scialorrea e l' ammalato espettorò grosse
pseudo- membrane. Il sudore abbondante, polso piccolo. Più tardi ven-
nero di nuovo amministrati la soluzione di percloruro di ferro, la china,
^ed il solfato di chinino a causa della prostrazione. Mentre l'albuminu-
ria diminuiva, si manifestò una risipola della faccia, con che la durata
della malattia si protrasse fino a 4 1^2 settimane. Anche dopo persi-
stette la paralisi faringea ed un'incompleta paraplegia, più evidente dal
Iato sinistro.
Lereboullet crede in questo caso di non dover ascrivere la guarigione
esclusivamente alla pilocarpina, perchò si ottenne realmente con le ina-
lazioni antisettiche e con i clisteri di peptoni. Ma gli sembra che la
pilocarpina abbia impedito l'insorgenza deirasflssia, conseguenza dei fe-
nomeni del croup : esso considera quindi la pilocarpina come rimedio
preventivo nella difterite.
(i) Dott G. CallimanL « Una parola sulla difterite. » — « Gazz. med. ItaL
lomb. » 1875, N. 52, p. 409.
280 RlVIfiTA
Il dott. Paolo Landowski (€ Joarn. de Thér. > Vili, 13, pag. 485, ìvàìÙst
10, 1881) espone alcune considerazicni «alla cara della difterite, In eul^
accenna anche alla pilocarpina, ^Come trattamento locale preferisce lo
cauterizzazioni con Taddo fenico nella glicerina (4-5 gr. d*acido fénieO'
su àO gr. di glicerina) e le sohizzettature con acqua zuccherata fenl-
eata (4 gr. d*acido fenico in un litro d* acqua zuccherata). Air interno
adopera come antisettico il benzoato di soda (4-6 grammi al giorno) o
Tacido salicilico (2-3 gr. al giorno), quest^ùltimo specialmente nella feb*
bre alta. Ha per nulla affatto sicura razione della pilocarpina, ispe-
oialmente ne' bambini. Talvolta comincia la salivazione dopo la sonimi*
nistrazione di 8 cucchiaini (uno ogni ora) di una soluzione di gr. 0,64
di doridrato di pilocarpina in 80 gr. d* acqua e 20 gr. di sciroppo : iù
altri casi dopo 6-8 cucchiaini. In un caso segui intensa diaforesi senza
indizio di salivazione, in altri poi nò Tuna nò Taltra. Landowski credid
che la pilocarpina eserciti un*influenza soltanto sulla difterite della gola
e non ne avrebbe sulle membrane poste profondamente nella laringe.
Ne* fanciulli deboli non azzarda esso di impiegare la pilocarphia, per-
chò anche dosi piccole possono accrescere 1* adinamia in modb perico-
loso. Riguarda le inalazioni di ossigeno, che vide seguite da buon
esito, come rimedio atto a guadagnar tempo , specialmente quando tm
ostacolo respiratorio impedisce V accesso di sufficiente quantità d* aria*
Oli ammalati aspirano il gas assai avidamente da un pallone (me-
. dtante un imbuto di gomma) e poi da un altro quando il primo ò tuo*
tato.
Il doti Corrado Kùster (« Beri. klin. Wochenschr. » XVIII, 27, pÉc-
gina 394, 1881) ha fatto la prova che la pilocarpina ò di tanto più at-
tiva quanto più presto viene usata, mentre quando esistono pi^ estesi
, depositi od i microbi sieno penetrati negli umori , perde di molto in
virtù e sicurezza d'azione. Quando essa venga propinata, pare che valga
' a troncare la difterite : in un caso , che Kùster comunica fra gli altrìt
sembra che per virtù della pilocarpina non si sia sviluppata la piastra
difterica, che dai primi mutamenti locali era da attendersi. Ma secondo
Kùster il rimedio non ha nutazione specifica ma soltanto sintomaticat
I<Iessuna sgradita conseguenza vide Kùster dalF uso della pilocarpina.
Il ^ott. P. Nanke (e Beri. klin. Wochenschr. > XVIII, '38, pag. 551»
1881) nella sua contribuzione alla casistica della tracheotomia fa pa-
rola anche deirapplicazione delia pilocarpina. Esso Tadoprò in una serie
di casi leggieri e gravi di difterite e nella pura angina tonsillare. Le
dosi proposte da fiuttmann non produssero sempre salivazione, e per6
Nauke impiegò dosi maggiori. Diede quindi ai fanciulli dai 7-10 anni
nel corso della giornata ogni li2 ora ad 1 ora un cucchicgo d* una so-
luzione di gr. 0,05 di cloridrato di pilocarpina in lOO gr. d'acqua, e dn-
, rante la notte di 2 in 2 ore : inoltre buon vino, impacchi freddi al collo»
^ diirgenti gargarismi di clorìato Ai potassa. Soltanto in un caso A rittiÀd|o
operò prontamente ed intensamente, nella plufaKtà del cbsl non segikh
BULLA CURA DELLA DIFTIBITB 231
ÈtìMotreA ed anobe la diaforeai rimase il più delle volte limitata al
eapO| qaando por si manifestò^ Nò la febbre né il decorso della ma-
lattia parvero di essere influenzati dalla pilocarpina, neppore nel caso
Mi qnale prontamente manifestossi una forte salivazione» Cosi pure poco
operò il rimedio neirangina tonsillare. Non vi ò adunque motivo a ri-»
tenerla un sieuro e specifico rimedio.
' U dott. Alft'edo Mùller (e Tlierap. Gaz. N. S. > II, Irl, pag. 403| nov,
1881) vide esito buono dairimpiego della pilocarpina secondo il metodo
di Gnttmann. Mùller ricorda inoltre che il dott Kuhlmann ha trovato
utile Testratto di foglie di Jaborandi.
. li dott. Archambault (e Ball, et Mém. de la Soc. de Thór. » XIII, 30,
pag. 211, 1881) ha adoperato la pilocarpina in 21 casi, di cui 9 (dap-
principio non i;ravi) finirono con la guarigione , 12 con la morte. Ar-
chambault prescrive un cucchiajo d* un» soluzione di gr. 0,1 su 250 gr.
di liquido ad ogni ora. In due casi fece tre volte al giorno un* inje-
zione ipodermica di 5 milligr. di pilocarpina, ma siccome presto dopo
la prima iojezlone seguì il vomito ed in un caso vi fu anche grave col-
lasso, così Archambault dava la preferenza air introduzione per bocca.
Nei casi gravi si riprodussero le pseudomembrane dopo il loro distacco
ed il decorso del morbo parve non fosse influenzato dalla pilocarpina.
Archambault ne [^conclude che la pilocarpina ò inattiva contro la dif-
terite.
Il dott. C. Picot (« Revue méd.de laSuisseRoms^de» I,ll,pag.674,
nov. 15, 1881) dà uno sguardo agli esperimenti da noi già comunicati
suirazione della pilocarpina nella difterite, sia introdotta per iniezione
«yttoeutanea, sia allo interno ed anche per clistere, A suo avviso i fa-
vorevoli esiti, avuti dai singoli medici e che per altro anche col genio
epidemico si potevano spiegare, indussero a proseguire nelle prove.
^ De* lavori menzionati nella raccolta del Picot ed in quella analoga
del dott. C. Zuber (e Gaz. hebd. » 2\ Ser. XVin, 37, pag. 586, 1881)
possono venir qui ricordate ancora talune relazioni sulla terapia della
difterite.
U prof. Giulio Lepidi-Chioti (e II Morgagni ») ha con buon esito ado-
perato la pilocarpina in soluzione in 3 malati (2 adulti). Esso crede che
il rimedio promuova reliminazione del virus difterico che si raggiunge
a mezsio della profusa diaforesi. Esso vide dopo applicata per clistere
una soluzione di 3 centigr. di cloridrato di pilocarpina in 60 grammi
d'acqua distillata insorgere salivazione dopo 10 a 15 minuti; osserva*
'Zione che ha importanza per i casi in cui il rimedio non viene tolle-
rata dallo stomaco: ad ogni modo ai bambini non sarebbe da ammini-
strare che a tenui dosi.
Aggiunge ancora che gli incomodi di stomaco susseguenti all^am*
ministrazione della pilocarpina sono spesso superati coi prendere in
seguito del caffò.
U doti Masini (< Imparziale >) riferisce tre casi, di cui due ebbene
232 RIVISTA
«sito letale, ed U doti. Gaaita pure tre casi, di cai due sarebbero gas-
riti sotto Taso della pilocarpina, in aggiunta ad altri rImedL
Cassin in Avignone (e Lyon mód. ») in un caso di difterite eam»
plicata con cronp in un fanciullo d'anni 6 ottenne la guarigione meroè
lo straordinario efflusso di saliva e di sudore.
Il dott Leinoyne di Lorient (c'Joum. de méd. et de (Mt, de Lneas
Championniere ») adoperò le iniezioni ipodermiclie di nitrato di {Hloear-
pina in un fanciulle d'anni 6, nel quale era stata praticata la tracheo*
tomìa, causa la minacciante asfissia.
In seconda giornata dopo l'operazione vennero sotto violenti aeeeflsl
fli tosse, espulse delle pseudomembrane insieme ad una grande quan-
tità di saliva ; con che incominciò la guarigione.
Jf). n dott C. R* S. Gnstis (e Boston med. and surez. Journ.> C. IV,
marzo 1881) ha sperimentato contro lo difterite la Juglans nigra , da
Nélaton lodata nella pustola maligna. Ne fa preparare un decotto densa
di foglie, specialmente del mallo verde e di questo prescrive i garga-
rismi e le inalazioni dei vapori ed in qualche caso anche per bibita.
Oltreacoìò prestarono \pion servigio gli impacchi col decotto contro le
tumefazioni delle glandnle. In 30 casi osservò buoni effetti dal detta
rimerò ; in tutti ne segm la guarigione , ne* casi lievi sotto V escln-
aivo uso del medesimo , nei più gravi per contemporaneo impiego dei
preparati di iodio (internamente ed allo esterno), come anche del ohi-»
nino e ferro.
iV). Un rimedio, ohe promette di riuscire di grande utilità per dis-
solvere le membrane difteriche e cmpose, ò secondo le esperienze isti-
tuite dal prof. J. M. Rossbach, la Papigotina (e Beri. klin. Wchnsor. >
XVniy IO, marzo 1881). Da molto tempo ha fatto esperienze per tro-
vare un rimedio atto a disciogliere le* membrane crupose: ma tutti
i rimedi che in soluzione concentrata raggiungono tale scopo , lascia*
reno insoddisfatti , quando vennero usati in tale diluzione da poter
venire applicati sul corpo umano per pennellature od inalazioni: i pei*
zetti di membrane galleggiavano ancora intatti nei rispettivi liquidi An-
che la prova di dissolvere le membrane crupose con aggiunta di pep-
sina e deboli soluzioni di acido cloridrico od aceto (1x10 - li5 per 100)
non ebbe esito favorevole.
Soddisfkcentissimi risultati atteneva invece dal succo latteo di pa^
payoHna^ che, giusta le esperienze fatte, non ha azione sulle mucose in-
tegre nò sul tessuto polmonare. In una forte soluzióne di quella (0.1:2.0)
un pezzo di membrana tubnlata proveniente dalla trachea d' un barn-
jblno ammalato di difterite dopo un'ora era ridotta in minussoii , cÈm
dopo 6 ore erano del tutto scomparsi e la soluzione perfettaments
chiara. In una soluzione al 5 per 100 pezzi di membrane erano dopa
S ore completamente disciolti , solo in parte in una soluzione al 21x8
SULLA CURA DBLLA DIFTBRIT8 233
«per 100 e per nulla affatto in una solazione al Ifi per 100. Soluzioni a
caldo non operano come dissolventi più rapidamente di quello che le
fredde. Meno attivo trovò il sacco della CSsr^a Papaya^ un estratto
dalla medesima pianta, che per il colore verde-scuro e sapore amaro si
differenzia dalla papayqHna preparata, la quale ò bianca e senza sapore.
In una soluzione di quello dei pezzi della pseudomembrana adoprata nelle
precedenti esperienze si ruppero solo dopo 12 ore e la soluzione perfetta
npn ebbe luogo neppure dopo parecchi giorni. Che però anche, questo pre-
parato di più debole azione possa accelerare la dissoluzione delle mem«
brano, lo prova un fatto narrato da Rossbach, di un bambino di 15 mesi
d'età, deboluccio, che soggiacque alla malattia straordinariamente grave,
ma in cui dopoché erano stati amministrati nel lasso di 24 ore grammi 5
di una concentrata soluzione , tutta la gola non presentò più alcuna
traccia di chiazze, ma solo forte arrossamento e tumefazione.
Bossbach consiglia di fare le pennellature o far instillare goccia a
goccia sia in bocc^ che nel naso una soluzione satura di papayotina o
di succo di (7. Papaya.
U Relatore potò fin qui solo in un caso adoperare la papayotina.
Trattavasi di un bambino d'anni 5, che già aveva sofferto di lieve m&
assai protratta difterite di gola (14 giorni Ano a tre settimane). Nel- '
rultimo attacco gli fa prescritta una soluzione di papayotina a 1|2 per 100
eecondo il metodo di Rossbach. Questa volta ne seguì la guarigione in
due giorni.
» ' ■ '
0/ Il doti W. Hale White (e Lancet » II, 17,pag. 700, ottob. 1881)
raccomanda per disciogliere le membrane difteriche la peptoglicerina
adda dì Bullock, che esso per la prima volta adoperò in una bam-
bina di 2 anni e 1|2, dopo praticata la tracheotomia. Bsso faceva ina-
lare col mezzo d*un apparecchio neblizzatore grammi 15 di detto rimedio
ogni due ore. La cura potò essere smessa in quarta giornata, dopochò
per 18 ore più nessuna membrana fu con la tosse espulsa, e presto le-
vata via anche la cannula. La bambina mori più tardi per una bron«
xopolmonite (il tempo non ò detto). Alla sezione si vide che la solu-
zione di pepsina non aveva pregiudizievolmente influito sulla trachea »
«ni bronchi e laringe.
r White nota che presso Bullock e G. può aversi una soluzione di
pepsina con meno di glicerina di quello che ne contenga la solita
jnlscela.
- PJ. Ài dianzi citati lavori, che, meno alcuni singoli . rimedi , riguar-
dano piuttosto singoli punti del trattamento curativo per la difterite ,
aggiungiamo una comunicazione che il prof. Stòrk di Vienna ha fatto
4Balla cura della difterite (e Wien. med. Woclienschr. > XXXI , 46 ,
^ag. 1281, 1881).
JSt&rk fonda rimpiego del suo^ metodo su 30 casi da lui esattanaenta
àC ilYlSTA
éBisryati e eìie, eceettoati alooni di fimcialii dafli 8 al 10 anni d'eld^
risgaardaao tatU adulti Per la Boa esperleasa ti pub nello «tadlo inU
riale della difterite^ ebe si earatierizaa per la formaiione di saffi di ee^
addato blaneo^^igUutro nelle vie d'esoresione delle tonsille oon tanie-
&2ione delle medesime e dei punti elroonTielni , staoeare oon la me«
todica pennellatora fatta per pia minuti di sein^ito eon peìmello a
eorti peli gli infiltrati insinuando con appropriati moTimenti i peli d^
fiennello nelle fessure della snperfioie tonsillare. La pennellatora deve
essere proseguita fino a che tutti i punticini grigiastri sieno tutti al-
lontanati. Dapprincipio usava l'Autore per le pennellature dei liquidi
antisettici, più tardi indifferenti (acqua di calce, alcool, rham), negli
ultimi tempi spesso acqua pura. Nei casi ostinati V operazione de^e
essere ripetuto anche nel secondo giorno. Con il distacco dei zaffi d^es-
sudato sembra che la difterite maligna sia arrestata nel suo progresso.
Nella riunione dei naturalisti a Salzhurg, la proposta di StOrk trov6
come egli stesso confessa, poca accoglienza, mentre dalla pluralità del
presenti venne ammessa senza contrasto la proposizione € i oasi leg*
gerì si risolvono spontaneamente, le difterite gravi finiscono con la
morte (Seitz). »
' Le opposizioni di St&rk debbonsi vedere nell'originale. Per suo modo
di vedere, ritiene ricuro che sistematiche scbizzettature con debole so*
lozione d'acido salicilico, borace o cognac sieno vivamente da raceo»
mandare in molti casi anche con l' aggiunta di bibite di thò chinese*
Quando minaccia il collasso esso fa iniettare del vino bianco da pasto
iollto.
L'inspirazione di vapori d'acqua od i gargarismi con acqua calda fu-
rono più volte suggeriti.
' Il dott. Froelich di Neustadt ai Bagni della Selva nera (e Deustohe
Ztschr. f. prakt. lied. » 28, 1677) prescriveva inspirazioni di vapori di
acqua calda, oltre gargarismi col clorato di potassa con il permaiiga-
"nato, come pure V uso di ghiaccio allo intemo ed esternamente , oon
adeguata cura per la febbre.
Per le tumefazioni glandolar! fa applicare dei fomenti e spacca per
'tempo Tascesso.
Nell'uso di emetici ò necessario andar cauti: debbono abbandonarsi
le cauterizzazioni e la meccanica dissoluzione dei depositi difterfèr in
gola.
Froelich ha segoito questo metodo curativo per tre mesi in 150 casi
di angina parte da scarlattina, parte da difterite (40 angine difteriche
gravissime). Morirono 4 dei pazienti: 1 per perdite di sangue, 2 dotiti
' nomeni di avvelenamento per acido carbonico^ 1 di bronchite oapillara.
Concorde nell'essenziale con il trattamento curativo raccomandato da
Fr&lich, ò il metodo segótto dal dott. Éelmkampf di Halberstadt (Op*
oli , 37) in 140 oasi. Anch' esso avverte di astenersi la ogni rimedio
debilitantei specialmente dagli emetici. Riduce la cura topica all'ajppli*
i
SULLA CX7RA>BLLÌ DIFTBRITB 28Ì
4)às!ofié del ghiaccio (per 3 ò 4 giorni) ed alio inalaiiioni dei vapori dt
acqua. In ani principio con aggiunta di rimedi disinfettanti. Per l'odore
iétido esalante dalla bocca, prescriTc nn colluttorio d'acido fenica
gndtixni 5^ alcool dilnito ed acqna di menta piperita anagrammi 50, del
che 2-4 cncchiainl in 1 bicchiere d' acqna , servono da gargarismi ad
"Ogni 2 ore. Nei bambini più piccoli Helmkampf trovò ntile il clorato
'di potassa a 2-5 grammi in 180 grammi d'acqna distillata con o senza
estrattò di china regia preparato a freddo^ o tintura di cloruro di ferro,.
o tintura di cloruro di ferro etereo (ad ogni ora un cucchiaino).
Negli ingorghi delle gianduia linfàtiche sono da praticarsi le iniezioni
ipodermiche d'acido fenico In soluzione al 2 per 100, tutti i giorni 1-2
Tolte due o tre siringhe per volta, e gli ascessi debbono possibilmente
essere per tempo aperti. Ogni debilitante trattamento (emetici) ò da ri-
sparmiarsL
Il dottE Eidam di Gunzenhausen (e Beri. Klin. Wchuschr>XV, 34^
"ang. 1878) si dichiara istessamente contro T impiego dei caustici, seb-
bene sul favoreyole effetto di questi sieno state comunicate delle prove
(a. a. 0. XIII, 46, 1876). Bldam adopera principalmente le inspirazioni
dei vapore d'acqua, con che verrebbe ottimamente raggiunta la disso-
' luzione delle membrane e con queste la rimozione di funghi. È indiffe-
rente per Eidam il medicamento da usarsi per inalazioni mediante uH
imbuto di vetro per 30 minuti con pause di 15-30 minuti , nella notte
'con intervalli più lunghi. Eidam prescrive inoltre per gargarismo o pen-
neliature una soluzione di clorato di potassa (1.20), e questa pure nel
rapporto di 1 : 30 per uso interno, oltre caldi epitemi intorno al coUo^
Anche il dott. Giuseppe Marx di Erbangen (e Dentsches Arch. f. Klin«
Med. > XXVII, 1 2, 1880) avverte nel trattamento curativo della difterite
di astenersi dai forti rimedi aggressivi (caustici). Egli cerca sulle orme
di Oertel, di eccitare la formazione del pus con inalazioni dei vapori
d'acqua calda (dapprincipio almeno ogoi ora per 15 minuti, durante la
notte ogni 3-4 ore). Per pulizia della cavità orale possono venir uti-
lizzate delle soluzioni di sai comune, di clorato o permanganato di pof-
tkssa come pure d*acldo fenico o salicilico. In casi gravi sono inoltre
utili i gargarismi con le dette soluzioni come pure con quelle di timolo,
di alcool 0 di acqua clorata.
il dott. Èieck di Schbnborn neirHolsteln (< AUg. med. Oent. Zeitg.V
L. 52, pag. 1313, dee. 1881) fece con buon effetto inspirare i vapori di
' una soluzione calda di sai comune, messe in un bicchiere da reagenti
mediante un tubo di gomma. Per gli adulti preferisce i gargarismi con
'soluzione calda di sai comune.
Il dott. Coesfeld di Barmen (e Deutsche med. Woohensclir. » VI , 35,
pag. 473, 1880) considera come cura "frazionale della difterite il sem-
plice gargarismo con acqua calda sola. Ai bambini, che non sanno pe-
ranco gargarizzare, prendano per bibita ad ogni mezz'ora deli^ acqua
calda 0 del latte caldo. Con i gargarismi d^acqua calda viene la di-
2S6 RinsTA
siruzione delle membraiie energicamente eoadlnvata ed aocelerata dai
movimenti moficolari che seguono nell'atto del gargarizzare ; e quindi
.a diffusione del processo difterico alla coanCi alla laringe e tromba
d'Eustachio sarà resa difficile, quasi impedita. Nelle inalazioni di Oer-^
tei, in cui la glottide viene al massimo dilatata , le particelle ^solubili
vengono spinte entro la laringe, cosiochò si può artificialmente £Eir am*
malare la laringe stessa. Neppure la difterite laringea va ^curata con
le inalazionii ma con Tapomorfina, con la radice di senega e con Pa^
cido benzoico ; e cosi la difterite settica con i gargarismi di soluzione
d* acido fenico, assieme all'uso interno degli antizimotici , anti-febbrili
«d eccitanti.
Alla questione sulla razionalità della diretta applicazione dei caustici,
è risposto negativamente dalla maggior parte degli osservatori, come
Jippare dalle precedenti comunicazioni.
Ve ne ha però qualcuna, in cui ò risposto in modo affermativo.
E. N. Whittier (e Boston medi and surg. Journ. » ZCIII, 20 p. 547.
NoY. 1875), raccomanda oltre ai gargarismi ed ai disinfettanti, di usare
della pietra infernale o meglio ancora deiripernitrato o del perclornro di
ferro. Ne viene quindi che il trattamento debba essere diverso secondo
la specialità del caso e che anche in quanto al trattamento generale (chi*
.nino, ferro, grandi quantità di alcool) sia da avere riguardo allo stadio
della malattia ed alla ripugnanza dell'ammalato. E del resto il miglio-
ramento locale non serva mai di regola per la prognosi. Nella mi-
nacciante dispnea , Whittier consiglia di fare per tempo la tracheo-
tomia.
Il doti W. Hensgen (e Deutsche med. Wochenschr. » III, 30, 31 ; Juli,
Aug. 1876), non ha veduto neir applicazione topica dell' acido fenico
Spennellature) favorevoli risultati. Esso quindi cura la difterite an-
cora secondo il vecchio sistema con le cauterizzazioni con la pietra in-
iérnale e l'esportazione delle membrane difteriche [e con ciò osservò
la più pronta dissoluzione della membrana che ricopre la mucosa.
Cauterizzava le piastre difteriche 2 o 3 volte al giorno e faceva to-
.glier via r eseara formatasi mediante un bastoncello involto in un
pannilino, ma questo pennello deve ogni volta bruciarsi. Sulla ripulita
mucosa era poi portata una soluzione d' acido fenico al 15-20 per 100
>Ogni 2 ore, flnchò i depositi di nuova formazione rondavano necessaria
una nuoTa cauterizzazione. Inoltre prescriveva Hensgen il ghiaccio sai
x^olio ed in pezzetti per bocca. Dello zolfo e dell'acido salicilico usati allo
interno e come gargarismo, non vide buon esito. Nella tosse eron-
pale lasciò da parte le cauterizzazionie fece inalare l'acqua di calce»
Lai tracheotomia venne fatta soltanto in 1 caso , che fini con la
morte.
Il dott. Hagenbuch ( < Chicago med. Journ. and Exam. » XXXIV,
p. 209. March 1877), trovò necessaria in 1 caso la cura locale per 17
jflorni di seguito. Su 83 casi in 20, nei quali ebbe luogo un energia
SULLA CUBA DBLLA DIFTERITE 237
cara topioa, ottenne guarigione più completa di quello che in quei casi,
in cai la cara aveva consistito soltanto in gargarismi leggermente-
astringenti. Per tale nso T Autore impiegò una naiscela^di sesqui*
cloruro di ferro e d* acido nitrico diluito a parti eguali, che, dopo de-
terse le membrane con asciutto filaticcio, vi veniva applicata con
un morbido pennello. Solamente in 3 casi venne adoperata una forte
soluzione; a so medesimo Hagenbuch applicò l'acido nitrico puro con
un catetere d'avorio. Un trattamento locale energico in tutti i casf
arreca manifesto vantaggio. Se per uil giorno intiero venne interrotto»
il male peggiorò.
Il prot 0. Heubner (e Jahrb. f. Kinderlieilk. » N. P. XIV, p. 1. JunJ
1879), considera come principale scopo di promuovere prontamente una
infiammazione delimitatrice. Fa pennellare i punti affetti con acido
fenico (1:4 di alcool) 1-2 volte al giorno e vide da questo trattamento
parecchie volte assai buoni effetti: in altri fu inefficace. In 2 casi riu-
sciva Pinalazione di vapori di trementina ripetuta ad ogni ora ne' primi
due giorni di malattia (scarlattina) ad impedire Taffezione in gola. In
un caso Heubner contro un' ostinata affezione glandulare fece con
esito favorevole unMniezione d'acido fenico nel tessuto della gian-
duia.
Il dott. C. Schuster in Dieburg (< Deutsche med. Wochenschr. » VI, 3
Jan. 1880), curò in 12 anni tutti quanti gli ammalati di difterite (più
di 500) mediante tocchi di pietra caustica ed amministrazione per
bocca di clorato di potassa (4-8 grammi al giorno). Con tale me^
todo non ha perduto nessun ammalato, se curati in tempo: poiché gli
8 malati che vennero a morte, si erano messi in cura pressoché ago*
nizzanti od avevano gravi complicazioni (polmonite, difterite laringea).
Schuster ritiene infondato il timore che dalla cauterizzazione con la
pietra caustica ne provengano emorragie od infezione del sangue*
Alla domanda sull'ammissibilità delle sottrazioni di sangue nel tratta-
mento della difterite è risposto negativamente da E. Headiam Greenhow
(< Med. Times and Oaz. » Jan. 6. 1877). L'Autore distingue il croup
dalla difterite, anche a proposito della cura. Per quest' ultima devesi
fin dapprincipio cercare di sostenere le forze: un contegno diverso ò
qui pregiudizievole, mentrechò nel croup il sanguisugio, i vomitivi, gli
antimoniali sono bene sopportati e sono capaci di produrre il dissol-
vimento delle membrane; perfino una generale sottrazione di sangue
ò possibile nei fanciulli.
Il dott. H. Zeroni sen. di Mannheim (e Aerztl. Mittheil. aus Baden. »
XXXIl. 10, 1878. — < Memorabilien. > XXIV, p. 145. 1879), non vide
mai effetto sanativo dalle locali applicazioni salla superficie dell' essn^
dato. Invece prestarono a lui migliori servigi le cavate di sangue. Per
i dolori molto violenti al capo applicava sanguisughe dietro i pro-
cessi mastoidei d'ambo le parti : cosà ai primi sintomi di malattia della
laringe : a sollievo degli ammalati devono farsi diligenti lavacri del
2S8 RIVISTA
collo, pei dolori tìtì con l'acqua ghiacciata e per calmarli amnibU-.
atrare soluzioni di clorato di potassa o di nitrato come pnre acidi mi-
nerali diluiti. Gessata la febbre Zeroni ùl fkre impaccili caldi air
torno al collo* In 1 caso» nel quale al 9.^ giorno di malattia insorsero
graTissimi dolori di testa e delirio fiirioso, ottenne, la guarigione eoa
rappltoazione di 12 mignatte alle tempia, rimanendo però per più giorni
dei disturbi di vista. In altro caso di difterite laringea, in cui la
-tracheotomia' restò senza effetto, s'ebbe esito favoreycle dalla doccia
fk*edda all'occipite ed alla cervice.
La tracheotomia, di cui nelle precedenti relazioni sono più volte stati
«da noi accennati gli effetti e le indicazioni, viene peculiarmente sosto*
nuta dalle seguenti note.
Giusta il prof. Kaulich (e Prag. med. Wochenschr. > IIL Z Jan. 1878)
la tracheotomia ò indicata ne* casi di accertato ostacolo alla meo*
canica della respirazione per difterite dalle vie aeree, come indnbita-
lamento è stata ottenuta la guarigione in casi di grave pericolo di
asfissia, quantunque si possa appena supporre, che la toacheotomia
valga a mettere fine al progredire del processo. Soltanto per la me-
desima il corpo ritorna in calma, ed ò indugiato od impedito lo
svolgersi deirenfisema acuto dei polmoni, infine vengano con una ra-
zionale medicatura a guadagnarsi tempo e punti di presa. Anohé nei
casi nei quali la tracheotomia assicura rispetto all' esito poca o ninna
probabilità (polmonite), non devesi essa, secondo Kaulich, tralasciare
poichò quella impedisce le angoscio dell'asfissia, o rende più lieve la
morte del paziente (non sempre ; poichò tutta la scena può ripetersi,
subito che la difterite si diffonde al disotto della cannala. — Bèiat)
L'operazione ò adunque sempre ammissibile. Non si può però tra*
scnrare il giusto momento, e far uso invece di emetici ed altri, i quali
non valgono affatto ad espellere le membrane difteriche aderenti: molto
più facilmente giungono ad essere espulse le quantità di muco accnmi]^-
late nell'interno della laringe dopo la tracheotomia. Kaulich consiglia
perciò di sempre praticare la tracheotomia subito che i primi decisi
fenomeni di stenosi laringea si manifestarono. Se questa non esiste^ la
tracheotomia non ha verun scopo, e riesce superflua, malgrado la gn^
vezza dei sintomi insorti, la soggettiva euforia, la quale ò accompagnata
da cianosi.
Kaulich d'altronde accenna espressamente che la guarigione dell'af-
fezione difterica locale non accerta della guarigione del morbo : possono
seguirne emorragie dalla ferita- prodotta dall'operazione o dalle erosioni
della mucosa tracheale. Ai fanciulli poi operati di tracheotomia dovasi
prima ripristinare la normale respirazione, avanti che possa esser
tolta via la cannula.
Dopo la comunicazione di Mnller-Warneck, venne nella clinica del
prof. Bartels in Kiel fatta la tracheotomia» come noi più sopra ab-
biamo accennato, sempre dopo i primi accessi di ortopnea: la ferita
gULLA CUBA BBLLA DITTSRITE 839
bagnata con solazione d* aeido fenico al 5 per 100 e dopo la onqitora»
imbevuta di balsamo peniviano. OltreaQciò fa per tatto U giorno (ec*
oetto che nel bagno), sparsa sai fiincìalii la nebbiat prodotta da un ap-
parecchio inalatore (solazione di sai comune ad 1 per 100), Malgrado
ciò Mùller^Wameck non può pienamente condividere le speranze di
Pauly (e Beitràge zar Tracheotomie: > Op. oit. 8). Se nonostante Tina-
lazione, il processo difterico si diffonde alla trachea ed ai bronchi» po-
trebbero anche seguirne complicazioni di polmonite catarrale: edòan-
òhe cattivo pronostico lo staccarsi, a causa delle iniziazioni, di grosse
membrane insieme appiccicate. Le inalazioni sono sempre gradite al
pazienti. LMncrostazione di zaffi entro la trachea si impedisce benissimo
con lo disgregamento] dei medesimi per mezzo di catetere (molle ài
Mercier od un semplice catetere francese bagnato in acqua calda), che,
dopo levata via la cannula od entro questa\ vien introdotto fino alla
biforcazione della trachea. Con alcuni movimenti in giro e prontamente
ritirando il catetere, sono gli zaffi forati e staccati. A prevenire il dif-
fondersi del processo difterico alla ferita. della tracheotomia sono da
raecomandarsi le pennellàture di balsamo peruviano su tutta la super-
ficie della ferita. Quando malgrado questo comparvero delle piastre
(difteriche) queste si sperdettero prontamente, spargendovi su l'iodofor*-
mio in polvere. La cannula va tolta via al più tardi in 2.* giornata
dairoperazione:al5.^ giorno essa poteva per favorevole decorso essere
affatto abbandonata.
Non à qui concesso di far un cenno delle numerose statistiche rela-
zioni sulPesito della tracheotomia. Potrebbero soltanto trovar interesse
le importanti osservazioni che il doti H. Settegast di Berlino ha ^tto
nella sua relazione sulla sezione chirurgica neirospedale di Betanie per
gli anni 1873-76 (t Arch. t klin. Chir. > XXII. 4 1878; « Chir. Centr.
Bl. » Y. 95. p. 583. 1878), rispetto all'applicazione della tracheotomia
nella difterite.
Dei 568 casi di difterite venuti in cura in tale tempo (274 maschi,
2H femmine) morirono 315 (160 m. 155 f.) ed 11 furono dimessi non
guariti. I fanciulli dell' età di M5 anni erano 481 (260 maschi , 231
femmine) con 302 casi di morte (154 m. 148 f.) 11 (7 m. 4 f«) dimessi
non guariti. Da ciò risulta la proporzione di guarigione dei bambini di
42.6 per 100, per gli adulti ^1 85 per 100. Su 87 adulti si fece in 6 la
tracheotomia con esito di 4 morti*; su 481 bambini 375 tracheotomie
(204 m. 171 f.) con 250 deceufsi (130 m. 120 f.); 6 furono dimessi non
guariti. Dei 106 malati, su cui non era stata eseguita la tracheotomia,
ne guarirono 49, furono dimessi non guariti o sono morti 57. In 16
anpi (1861-1376) la tracheotomia venne fatta in queirospitale in 754 bam-
]bÌDi, dei quali morirono 512, 7 dimessi non guariti, 235 gualciti (31.16 per
100). I risultati mensili, i risultati grafici annuali e Teventuale influenza
4eUe stagioni y Indicata con opportQne tavole, e cosi altri particolari
debbono cercarsi nel lavoro originale».
210 BIVISTA
Neiretà al disótto dei 2 lt2 anni forono operati soltanto i più robasti,
però tatti quelli al disotto dei 2 anni d^età morirono. Fino agli 8 anni
Tenne quasi esolnsivamente fatta la tracheotomia inferiore. Per cura
oonsecntiva, vennero prescritte le inalazioni di liquidi diversi, senza però
che ne seguisse unMnfluenza sulla mortalità : soltanto Tespiettorazione ne
era chiaramente agevolata. La levata della cannula non avvenne mai prima
del 3.* giorno il più delle volte al 5.^ L'esito mortale segui il più spesso
per affezioni polmonari e della pleura. In un caso si trovò una media-
stinite suppurata, la quale non era stata prodotta da ingresso di aria.
Infine ricordiamo la relazione del dott. Werner di Markgròningen
su di un cattivo esito della tracheotomia, fortunatamente raro (e Wùr-
temb. Corr. Bl. > XLVIIL 10. 1878).
Werner aveva compiuto (senza narcosi!) la tracheotomia superiore
in un bambino d^anni 5, nel quale malgrado V applicazione dei noti ri-
medi, erano insorti molti accessi di soffocazione. Tutto era pronto per
rintroduzione della cannula, quando il bambino assai inquieto fece una
violenta mossa, con che sviò Tuncino che fissava la trachea. Dopoché
a stento quello fu rimesso in posto, cercò Werner d' introdurre il ca-
tetere di Flourens, ciò che per altro non fu possibile. Dopo allargata
la ferita, allorchò si giunse ad introdurre una cannula, il bambino era
appunto morto. La sezione mostrò che la trachea era aperta non pre-
cisamente sulla linea mediana, ma alcune linee al .disopra dell* istmo,
la ferita comprendeva non tutta la trachea, ma soltanto lo strato car-
tilagineo, mentre la mucosa sottile come carta ora rimasta completa-
mente intatta.
Werner raccomanda quindi in luogo deiruncino di Esmarch di ap-
plicare pinzette ad entrambi i margini della ferita. Il relatore ò d'av-
viso che il fare la narcosi e 1* infilzare un ago con filo in ciascua
margine della ferita della trachea possa essere ancora di maggior van-
taggio alla sicurezza dell'operazione.
Goering (1) riferisce un caso, che non migliorava affatto con le caa-
terizzazìoni, con gli emetici e vescicanti, mostrò invece un notevole
miglioramento per le inalazioni di bromo e bromuro di potasiSlo (1 : 150
d'acqua) e le pennellature con la medesima soluzione (2). Ha vedala
ottimi effetti dalle inalazioni fatte specialmente nei bambini con la se-
guente soluzione: bromuro di potassio gr. 0.20, bromo 0,05,J]acqua di-
stillata gr. 150.
E con tale metodo il dott Gottevald (3) ha curato 18 casi di difterite
(1) Goering. « Cura della difterite. » (Riv. din. di Bologna » 1875» p. 6^
C^) Schutz. « Soluzione antidifterica. » (« BulL delle se. med. di Bologna »
Serie 5.», voL 17, p. 395).
(3) Qottevald. « Uso del bromo nella difterite. » (« BnlL delle se, med« di
Bologna. « Serìe 5.% yoL J^, p. 156).
SULLA CURA. DELLA. DIFTSRITE 241
di cui ne guarirono 14 Dei qàattro oasi con esiio letale, due morirono
nella stessa giornata che erano stati aecolti neirospedale per la cura.
In una adunanza della sesirione di medicina deir ultimo congresso
medico a Qenoya (l\ a proposito di una discnssione impegnatasi sulla
terapia della difterite, il doti Giani ha sostenuto i rantaggi del san«
guisngio e degli eccoprotioi (!), il dott. Bocca disse d* arer sempre ot-
tenuto buoni risultati dalle cauterizzasioni col nitrato d'argento, mentre
il Turri negava l'utilità di questo, consigliando invece il chinino ad
alta dose, i gargarismi con aequa di calce e clorato di potassa. (R.)
Joll j (2) ha impiegato il collutorio di glicerina pura e cloruro di calce
ana gr. 100; il Cenni (3), come poscia il Gomillean (^, ha provato i gar-
garismi e le pennellature con la soluzione d' acido ossalico; il dottor
Clemens (5) usava per gargarismo all'interno l'acqua di eloro eoi bro-
muro di potassa. (R.)
In fine in rapporto al sussidio della tracheotomia, abbiamo a rife-
rire il parere di Wanscher (6), che nei casi d'urgente indicazione dà
la preferenza al processo di traeheotomia superiore, e si riserva di fare
la tracheotomia inferiore nei casi in cui la cannula deve restare appli-
cata a lungo. (R.)
GONOLUaiONE.
L' esposizione ùx lunga e fors' anco tediosa, ma era bene conoscere
quali e quanti rimedi ed in qual vario modo e concetto sono stati racco-
mandati contro un morbo tanto grave ed esiziale per i bambini e
fanciulli. Quanto ai risultati di questo stadio, sono sconfortanti pur
troppo, dovendo noi concludere che fino ad ora sono riusciti a vuoto
gli sforzi della scienza sia per iscoprire e toglier di mezzo le cause della
difterite, sia per impedirne l'insorgere con opportuni mezzi protìlattioi,
preventivi generali od individuali, come pure furono ben povere di ri-
saltati le diverse cure mediche e chirurgiche istituite per vincere la
malattia in atto. Non solo non si ò trovato uno specifico per la difte-
rite, ma neanche un rimedio nò diretto nò indiretto che abbia giovato
nella pluralità dei casi.
(1) « Relazione del 9.^ Congresso medico in Genova. » (« Ann. univ. di
med. e chir. » A. 1880, voi. 254, P. Rìy.\ p. 464).
^ Jolly. « Collutorio contro la difterite. » (« L*Union medicale. » 1877, N. 41.
(3) Gatti. Mem. cit
(4) Comilleau. « Traitement de la diphthérie par Tacide ozalique. » (« Ball,
de Thérap» » Ì880, voL 89, p. 479).
(5) Clemens. « Da traitement de la diphthérie. » (« Bull, de Thérap. » 1875,
voL 89, p. 284).
(6) Wanscher. « Della difteria , del croup e della tracheotomia. » (« Ann.
univ. di med. e chir. » 1879, toI. 250, p. 419).
Rivista. 16
242 BiViSTA SULLA CUBI DSLLA DIFTBBITB
11 rioordaio metodo abortirò di Stòrk, cbe ò pur baoao dice Kormann,
non è elle troppo lanmesteL ap^caUle, pereM di aolito il mediee ò
cbiamato a malattia già apiegata.
L'onico rimedio deà-qoalo non ò atato fin qui riferito pre?a in con-
trario è la Papayotina, ma lo oeaeryaiioni nono podio per eoaeeplre la
eperania d'ayere in qneila trovato un efdcaee rimedio oontro la dif*
É por d'nopo ileordare ohe la difterite aoole presentare neUe aiagold
epidemie od in diTersi momenti d'ona estesa endemo-epidemia nn grado
diffraente di malignità e d'infeziosità; e ciò spiega il Ceitto che un rime-
dio vantato, esaltafi) come epeeifico da taiani^ sia stato da altri trovato
di nessun effetto od almeno per naiia affatto anperiore a qaaiii da
tempo in oso»
In oggi pare, per concladere, 1 casi lievi di difterite possono aver
vantaggio e gnarire*cen. i più disparati rimedi, ma i casi gravi non
hanno una ben doterminata terapia e par troppo il maggior numero
finisce con la mortel
Ma questi vani sforzi della terapia sono da incolpare intieramente
allHaefdcacia dei medicamenti o piuttosto alle insufflcienti cognizioni
che noi abbiamo della natura propria del morbo!
Le tendenze odierne della patologia sono di assegnare a ciascun
morbo infettivo una causa specifica, un parassita: auguriamo che questi
studi sieno fecondi di applicazioni e che ai progressi delia scienza ri-
sponda l'efficacia dell'arte. Ma quando pare avvenga questo avventu-
rato momento, non si dovranno mai intermettere quelle indagini e quegli
studi che possono c<mdurre più che a curare, a prevenire il morbo (1).
(i) La Rivista del Kormann ò inserita neir ultima dispensa del toh CXCai
degli Schmidi's Jahrlmcher (p. 273).
24S
^RIVISTA DI OHIRURQIA
(ConUaiuzloi^ o flaa* t- Vedi fascicolo precedente, pag. 160).
E. Hahn (di Berlino). — Operandone per fermare 1 mi mobili.
Hahn presenta nna paziente, nella quale egli avea fatto immòbile il
rene destro 9 mesi prima e il sinistro da 5, col sao metodo pabbli-
cato nel 1881 nel Oeniraìblait fur CMfurgU (1).
Cile col sno metodo gi rendano immobili i reni in modo sienro e du-
révole non paò essere dnbbio ; se pòi in tutti i casi acompiyano tatto
le molestie che ai avevano prima dell'operazione lo potrà dichiarare
soltanto Pesperienza. Con tal metodo V Autore ha guarito pienamente
una paziente. In altra Tesito ò rimasto sconosciuto e in questa; che osa
presenta, vi ò un gran miglioramento.
L'Autore dichiara che la sua operazione è afEàtto senza pericolo : non-
dimeno egli la fa soltanto quando non riescono gli ordinarli mezzi e
quando i reni mobili producono dei gravi disturbi.
Nello stato attuale della questione éi ritiene permessa 1* estirpa-
zione dei reni mobili sani, soltanto quando non siasi riesciti a renderli
fissi.
Egli spera che grazie al sno metodo operatorio si porrà una barriera
all' estirpazione dei reni sani mobili , che va ognor più guadagnando
terreno.
Liseuisione: Landau (di Berlino) ritiene che la sutura dei reni di-
slocati sia non che inefficace dannosa, perchè Colla medesima la glan-
dola non viene fissata nella sua posizione normale, e 1 vasi e gli
ureteri soffrono per tale loro difettosa disposizione; e specialmente se
si sviluppa una gravidanza gli ureteri verranno fàcilmente compressi e
potrà perciò seguirne un*ldro-nefh>8i. Nel caso di rène mobile d'ambedue
le parti, specialmente se è congenito, si deve astenersi da ogni pratica
operatoria. Se poi tale dislocazione fu prodotta da un trauma, allora si
deve dare una dieta che ingrassi, oltre ad usare d'un fasclatojo.
Kùster ed Esmarch hanno anch' essi fissato una volta per ciascuno i
reni mòbili col metodo di Hahn; ed In ambedue i casi ne restarono di-
minuite le molestie degli ammalati, ma non vennero però tolte del
tutto. Eguale risultato diede loro un 3.^ caso, che viene comunicato.
(i) Vedi la relazione seritta dal dott Prati di operazione cruenta fatta dal
prot Bassini, per rendere fisse un rene mobile, ed inserita lo aeerao anno in
t[uasti AfynuiU. (Voi. CCLXI, pag. 881).
244 RIVISTA
E* HahD. — Egli ha «pecialmente volato eoi sao metodo operatorio met»
tere nn riparo alla nefrectomia clie tende ^ppo ad eeleaderei. Dai^tea
fll deve sempre oomfneiare col far aso di fiuseiatoj, posola, se qneeti a nnlla
riescono, ricorrere alla satura, e finalmente qnando lo Étato del parieeti*
non ne resti ancora migliorato, si dovrà pensare alla nefreetomla.
SoKNBKBxmci (di Berlino). — Delle operftztoni sulla vesoloa tiri»
naria, spedalmente dal punto di vista dell' estirpazione di
quest'organo nei oasi di inversione del medesimo (oon prò*
sentazione di ammalati).
Nell'estirpazione di un grosso tamore ovarico, ooncresciato da tutte.
le parti cogli organi del piccolo bacino, venne, malgrado ogni cara, nel
rialzare con forza il tamore, che era mc^to pesante, compreso nella le»
gatara an pezzo di arooisti e quindi reciso. Si sarebbe potato fare be<^
nisrimo la satura della vescica, se inoltre n6ll*estrarre il tumore non si
fosse anche lacerata la parete posteriore e laterale deetra della veseioa
stessa^ cosicchò non restò in sito che una parte relativamente piccola
della medesima. Per mantenere in vita la paziente 1* Autore cuci questo
residao di vescica coi margini della ferita addominale, formandone come
una specie di imbuto. Fortunatamente si ottenne la guarigione e la sal-
datura della vescica mantenendo la paziente in nn bagno d*aeqiia p^-»
manente, e la vescica venne In seguito coperta con un lembo cutaneo
granulante, il quale pure cicatrizzò bene, tanto da non lasciare che una
piccola fistola. È poi rimarchevole il fatto che 11 residuo di veseioa,,
contro quanto si aspettava, si dilatò ancora discretamente, cosicché la
paziente era in caso di trattenere l'orina fino due ore.
Nei casi molto gravi à' inversione della vescica l'Autore ha credato
di dovere rinunciare alla formazione di uno spazio vescieale (ìsecondo il
metodo di Thierscb) ed ha ottenuto un risultato sotto ogni riguardo
favorevole mediante la totale estirpazione [della vescica e mediante la
sutura degli ureteri recisi nella doccia rudimentaiia del pene. Perchè^
secondo l' esperienza propria e quella di molti altri chirurghi, nei detti
casi, non potendosi schivare la forte tensione del lembi cotanei desti-
nati alla formazione della parete anteriore della vescica, non sì deva
quasi pensare alla formazione di una parete anteriore della vescica,
astraendo anche dal fatto che tale operazione ò molto lunga e che spesso
solo dopo degli anni si può ripromettersene un risultato definitivo. Si
formano inoltre abbastanza frequentemente nella nuova vescica delle
IncrostaBioni, dei calcoli, e molti di tali operati muojono per pielite; a
tutto ciò giustifica Tesportazione della vescica con recisione ed isola-^
mento degli ureteri, che vengono cuciti l'uno di contro ali* altro net
pene radimentario. Besta d* altronde lo sgocciolio continuo dell' orinai
ma in seguito airoperazione si migliora moltissimo qaesto stato col mu-
nire il paziente di un apparecchio semplice e non punto Incomodo (qaale
egli fa vedere In nn suo operato). Invece 1* applicare tale urinale nei
i
DI cmRUBau 245
•oasi di grave inveniioDe della yesoica» non è possibile se prima non
ai ò fatta V operazione indicata dall* Autore , perchè p^ la posi-
zione laterale degli ureteri non si pnò ottenere un sufficiente cam-
l>iamento del recipiente dell'orina senza contare le continue esco-
riazioni ed ulcerazioni della mucosa vescicale » elie aggiunte ai dolori
elle le acoompagnaao, permettono appena di portare tale apparecchio.
Negli iadividul che si trovano ancora nella prima infanzia V Autore non
esporta tutta la vescica, ma solo In massima parte e solo più tardi egli
isola gli ureteri e lì cueisce col pene, essendo questo troppo piccolo in
4|aella tenera età perehò vi si faccia il 2.® atto delPoperazione.
DUeùssiom: TUerjsch (di Lipsia) presentando due operati interviene
a &vore del ano metodo di operare le fessure veacicali, al cui rispetto
quello di Sonnenburg ò un regresso. Il suo metodo ottiene che Tam-
malato, ohe prima era sempre bagnato, incapace di lavorare e che pnz-
Zttva, guarito che sia, è senza cattivo odore, si trova asciutto e pub lavo-
rare. Egli naturalmente non ha mai avuto intenzione di*voler formare uno
eflntere, a cui suppUsce colla compressione di un cuscinetto. Operando,
ai deve sempre procedere coll'ordine da lui indicato, oioò si deve dap-
prima convertire in un oanale la doccia del pene, poi incastrare il lembo
laterale per ricoprire la metà inferiore della vescica, poscia chiudere
l'apertura fra Torlo inferiore di detto lembo e Tingresso nel canale del
pene mediante un lembo a parte tolto dal prepuzio o dallo scroto e fi*
nalmente innestare.il lembo laterale superiore per chiudere del tutto
la vescica. Il paziente presentato da Thiersch, che ò operato già da 6
anni, non ha avuto in tutto questo tempo nessuna cattiva conseguenza
dall'operazione e fu sempre in grado di lavorare. Biempiendoglf con
due schizzetti d'acqua la vescica, esso la svuota con un forte zampillo
Siccome nelle donne non si pub impiegare nessun cuscinetto compri-
mente per la chiusura temperarla dell' uretra, esse dovevano sempre
portare un urinale, e per togliere anche questo Thiersch faceva, in una
pallente, che presentava ai congregati, una comunicazione fìra la vescica
formata di nuovo e l'intestino coll'applicarle ripetutamente una morsa,
la quale in un punto circoscritto necrotizzò le pareti della vescica e
dell'intestino prese in mezzo. La ragazza non perde orina e finora non
ha risentito alcun inconveniente dal passaggio dell'orina nell*intestino ;
trattiene Torina stessa a lungo e va di corpo come al solito,
Billroth crede che già dai chirurghi americani sia stato tentato di
formare una fistola vesoico-intestinale per 1* anzidetto scopo; ma rl-
tiMie éhe alla lunga una tale comunicazione non sarà tollerata bene
né dall'intestino nò dalla vescica. Anch' egli in una ammalata con una
inversione della vescica quasi chiusa del tutto , ha messo in opera un
apparecchio per la completa chiusura della fistola residua, il quale con-
sisteva in un catetere di gomma chiuso da una specie di morsetto, sul
quale due anelli di gomma, cavi a ohe si potevano rigonfiare erano per
tal modo saldati, che gonfiandoli, quello dei due che si trovava nel-
M6 smnA
nntano, si «pi^HeaTa ralla mnooia dalla VMete maat da
perCrttamrata mentre Taltne ri i^plleava mUo •!«» sodo al di tad
eolia peUe. La paiieiite pelerà la prima eoa tale appeameeMo tnila»
nere f erfaa per 2*3 ere^ am la BBgulio rieone di aaova aUPmriaala^
Billrolh propoae inreee di ektedeva eea^lelameate la iaK emamtati la
^teedea, e di laeeiarvi va eateteve a permaaeaia, aaaiogameala al aM>
ledo di Ditte! aell*IpeiiroÌla proetatlea, qaaado aeeeiae pansem la Am-
edea, fa eoi si appHea UH» eatetere atlrawrea all' apertala artWniila
RieMama iaoltre alla memoria ebe giìadiridol afléttt da aetopia dMa
Tefciea è Iwa raro elie raggiangaac aa'età avaaata, aeaeemfceado di
solito prestameate per pielite^ prodotta aadie didla r^iegatasa degS
areteri. B eoatro tale aeeideale aalla p«6 fioa Fopeiaaieae di Tlifmaeli,
perebd eoa qoeeta 11 prolasso della reaeiea aea ^laae tlparaio» ma solo
ricoperto, e la parote posteriore della ▼essiea'vlaae di eontiaae apiata
in ftaori dalla pressieee intra-addominale, eesiediè r iateraeeaxloaa
gittale ddla Tesciea riempita ri Tede dispesta a mena lana, la va
dividno operato eoa tal metodo le pareti della Teariea dopo 4 aaal
totte eoplosamente iaerostate e ri dorette iaeldera la parate aatsrioffo
della Tesdea stessa. Dopo poeb! giorai H parieate moriva ed att*aatepria
ri troTò èhe dei reni non era snperstile ohe vna l»en pieeola partei Tali
incrostarioni sono da sospettare in molti easL Nella inTerrioae della
Tosriea Billrotli lia Iktto aaeora altri teatatiri operatorli, ma tatti
darono a male. Una ToUa egli lia tentato di Isolde rorelra dalla
connesrioni e di tirarla giù Ha sotto alla sìallri pabiea, oaraaadodi fai
fermarla. Egli sperala ebe la riaflri dlsginata ri potesse ddadare fi
nnoTo; ma fl pazieate morL la va altro caso egli isolò quari fatta la
Tesrica e cercò di rivalrBe sai dairanti i margini laterali, con ohe la to-
sriea reriaTa eUvsa. Tale ehiosora era ai^na otteavta, ma d*altnmdo
fl lame Teseleale aeolòrmato non era maggiore di nn canaio e l'am-
malato mori
Tldorsch espone die la Agora ddla Toscica è eabordinata al gnrio
della pressione iatra-addominale e di qoella del cnsciaetto. %li ha^ope-
rato eoi evo metodo 20 indiridnl e 19 di esri gnarirone e 4 moxìroao.
In a di qoesU era stato leso 11 peritoneo, vn 3.^ mori di reripola, U 4»* di
pielite Insoiia già prima dell'operasione. Mon erede che la dllatarioan
degli areterl e qnanto ne dipende sia dogata al restar esri seUae-
dati, ma platlosto la ritiene dipendente dalla distandone della Teedca
prima della sna rottura nel feto. Bgtì non ha Tedato die dee volte for-
marri dei calcoli aella nnoya vescica. La formarioao di ealeeli ri t»a6
poi impedire craentando fin calla mucosa qaaado ri opera, teaeaiio ben
rlpalita la Tcsdca ed estirpaado le perdoni della pdle da adi^iarsl
cbe rieno proTrisie di peli.
Langeabaob (di Berlino) ha osservato l'inTerriooe ddla resclea la aa
Teecbio di 75 aaal, ed ba operato^ an caso secoado il metodo di 8oa-
aeabniv, ottenendone an risaltato egaale a quello cbe espone lo sissao
DI CHIftURGIA. 247
Smienborg. la luk 2«* caao la ferita operatoria Tenne ioTasa dalla gaa«
grena, determinata dalla scarlattina.
*
JcLUARD (di Ginevra). — Satura della iresoioa.
Si trotta di naa Ueerasione della yescica, occorta nel fere aa*OTa-
riotomia, nel mentre si procoraTa àk dlstaoeare la dati dalki Tisoica a
Olii adertTa. La laamaione ebbe Inoge nella parete posteriore della
leeaeioay la qnale ne restò divisa per totta la sna larghessai oiod per 12
centimetri; e la cavità della Yescioa restava largamente aperta.
Riflettendo che qnando la snperflcie di dne membrane f^^ose com-
baciano» adwiscono assai prontamente sene' altro, T Autore ricorse al
metodo di Lembert e fece la sotora della vescica , come si fa quella
dell^itttestins, con 15 punti alla distanza di un centimetro Tuno dairaU
ita, avendo cura di applicare un punto proprio dove finiva la ferita ad
ambo i lati e di metterne ancora un* altro un centimetro al di là, con
che ottenne una riunione della ferita, ohe s'estendeva un centimetro più
in là dei due angoli della medesima. A tale circostanza egli crede di
dover dare molto peso, perchè egli ha osservato che nelle suture di
questo genere ncn ò la parte di mezzo della sutura che cede, ma i li-
quidi si aprono una strada speoialmente agli angoli della ferita.
Per tale sutura si servì del catgut, non credendo giusto il rimpro-
vero che gli si fBL di non essere forte abbastanza. Ma per la sutura della
Tescica ei fa la stessa considerazione che per la sutura dell' intestino ;
riflette cioè ohe quello che in questi casi più importa ò Pavere un esatto
combaciamento delle superfici sierose: per far ci6 basta un filo che ab-
bia una fòrza appena pia che comune, quale d un buon filo di catgut
fino, il quale ha poi il Tantaggio sugli altri fili di Tcnir riassorbito : ed
esso basta ad ottenere la necessaria cbìnsura della ferita.
Tosto dopo la sutura, T Autori) tenne iu vescica una siringa per 5
giorni^ per il completo riposo deirorgano.
Il seguito di questa operazione fa semplicissimo e la paziente se ne è
pienamente ristabilita. Nei primi due giorni Torina era sanguigna : nel
terzo non ci era più sangue, ma aveva il color verdognolo dell* acido
fenico ; al 5/ giorno era tornata affatto normale, nò mai contenne muco
o pus, e neppure si fece torbida.
È già molto tempo che ▼enne in mente ad alcuni chirurghi di cucire
la Tcsoica. Tale sutura nell* uomo yenne però due volte soltanto ese-
gnita per lacerazione accidentale, la 1.* volta da WlUet, la 2.* da Heath»
ma senza buon esito ambedue le volte, cosicchò restava dubbio il van-
taggio di simile operazione.
Airautopsia della sua operata, morta 7 mesi dopo per carcinoma del
fegato, il Jnlliard trovò che la ferita vescicale era guarita per prima
intenzione, e la cicatrice era costituita da una linea bianca , e pareva
una cucitura. La vescica poi era mobile in ogni senso e normale. Nes-
suna traccia dei fili di catgut adoprati. Qnindi concludeva :
248 RIVISTA
1.^ La satura ò il miglior modo di coirà d^le laoeraàoni dalla
orinarla;
S.* Basa deve essore praticata col metodo di Lemkart coma V «nta»
rorafia;
3»^ Possono con essa guarire per prima intensioiid an^e delle fMite
molto estese, sensa inconvenienti primltlTl o seoondariL
I>Ucu9siane: Esmarch (di Elei) in un caso aaaldge ha Iktto la an-
tara della vescica con seta fina, mettendo anche U catetere *p«rmaiiente.
L'esito fii felice.
Billroth (di Vienna) operando aa cancro ovarico vide essersi for-
mata nna estesa laoerasione della vescica e la end con seta. Siecone
ci erano andie delle estese aderenae coll'intestino e nel cercare di di-
staccarle, si predasse ana lacerazione anche dell* intesUno^ si dovette
resecare nna parte di qnesto e iSsre poi renterorafla. Non venne teoata
permanente la siringa e anche questo caso andò bene^ essendo la pa-
ziente guarita in 20 giomL
Sonnenborg (di Vienna) in nn caso analogo di estirpazioae ovariea
comprese nella legatura una buona porsione di vescica. Onesta non solo
si lacerò» ma rimase cosi grande lacuna che non si poteva pensare a
chiuderla con una sutura. Perciò Sonnenbnig cuci con grande difflM^tà
quel poco che restava di yescica coi margini della ferita addominale e
mise l'operata in nn bagno permanente. La ferita guari interamente ee«
cotto nel luogo corrispondente al resto della vescica, il quale rimaneva
in forma ad imbuto ed era del volume di un piccolo pugno. Per co-
prirlo anteriormente, Sonnenburg ed Israel vi tirarono sopra nn lesBÌbo
cutaneo granulante, il quale infatti fece buona presa non lasciando che
una piccola fistola, la quale sfortunatamente non si potò chiudere perohò
la paziente imoazzL Nondimeno quel pò* di vescica si dilatò, essendo
che la paziente prima d'impazzire era in grado di tenere T orina per
un'ora; T orina poi era di solito acida. Sonnenburg presmta la sua
operata.
H. Schmid (di Boriino). — Appareoohio aorotale dopo l' opava*
SDUma dell'idrooolo.
Schmid mostra un apparecchio, che egli ha i^pplicato in circa 20 casi,
dopo l'operazione dell' idrocele di Voikmann. Tale apparecchio lascia
libero il bacino e non abbraccia che lo scroto ed il pene. Un assistente
tiene rialzato il pene; e intanto si dispone Tai^areechio, girando in-
tomo allo scroto prima dairavanti all*indietro^ poi da destra a sinistra,
e quindi intorno al pene, il quale viene però in parte lasciato libero.
TaU giri devono essere ben tesi , altrimenti sùvolano. Nondimeno ni
badi, specialmente al perineo, che nelle ripiegature non si formino pia»
ghe di decubito o che si formi an edema troppo forte del prepuzio. Jk
vantaggio di questo apparecchio in confronto di quelli che abbracciano
anche il bacino consiste in ciò che la compressione da lai Xhtta è par-
J'
DI OmRUSGIA 249
/etta ed ttniformoi ohe dà una baona occlasione verso il perineo, ohe i
pazienti non hanno da osseryare nessuna precauzione speciale nel de-
Usoare e che già dopo 4-6 giorni possono alzarsi, raccomandando allora
rapparecchio ad nn 8oiH>onsorio.
« Al disopra dell* appareoohio, al pene, viene messo nn pezzo di stoffa
impermeahile per impedire che eseo venga gnastaio dairorina.
L'apparecchio si lascia in posto per 8-14 giorni e dopo ana o due ap-
idioazioni di esso la ferita operatoria ò guarita.
Viene presentato un paziente, che porta questo apparecchio.
E. KasTER. ^ Della lussaBione abituale della spalla.
Ad un giovane, essendo caduta nell'ottobre del 1881 una cassa salla
spalla, si produsse una lussazione dell'omero, la quale, felicemente ri-
dotta, si riproduceva 2 settimane dopo e 5 altre volte in seguito. Kuster
si decise di fare neirartloolazione e per la via dell'ascella un'incisione
esploratorla, per vedere se vi era una lacerazione della capsula non
saldatasi, o se si era distaccata qualche porzione d'osso che rendesse
neeessaria una resezione. Ma non trovò la sospettata lacerazione ; anzi
la capsula era indurita ed ingrossata molto più del naturale, invece
trovò che mancava non piccola parte del capo articolare senza che nel'
l'articolazione vi fosse il pezzo osseo distaccatosi. Venne fatta la rese-
zione del capo articolare ; ed il risultato, 7 settimane dopo l'operazione t
era tale che l'operato poteva eseguire tutti i movimenti attivi deirarto,
eccetto l'elevazione.
J>Ueussione: Kuster (di Halle) espone che in una resezione della
spalla fatta in Halla per la stessa indicazione, ma eseguita sul lato an-
teriore, si trovò una lesione del capo articolare somigliantissima a
quella veduta da Kuster insieme ad un'altra nella fossa glenoidea. In altro
caso di anUca lussazione della spalla si fece parimente in Halla la re-
sezione dalla parte dell'ascella, incontrando per altro gravi difficoltà.
Riedinger (di Wùrzburg) inclinerebbe a riguardare la suddetta per-
dita del capo articolare, quale espressione di un' erosione per effetto di
eompressione. formatasi gradatamente.
Kuster non può acconsentire a tale spiegazione perchò il capo arti-
colare non stette lussato che, relativamente, per poco tempo, e dopo
la riduzione rimase nella sua cavità normale,
F. BusGH (di Berlino). — Dimostrazione di un caso di disar-
ttoidiasione della spalla per osteite dell' omero e per paralisi
del nervo radiale.
Il paziente era un giovane di 21 anni , il quale 3 anni prima si era
ammalato di osteomielite acuta dell'omero, che si risolvette colla for-
. mazione di fistole, che poi, circa un' anno dopo vennero dilatate per
estrame del sequestri. Pare che in ciò fare foise stato reciso il nervo
radiale, perchè tosto dopo l'operazione la mano pendeva giù paralitica.
250 «insTà
sensaehè questo stato Toaiase modiftiato eoU*apptlMMloiM éalLN
Le ftrito gaarlYon in pooiie settimane , ira reatarono del 4oioiì aeUa
spaHa e inngo il braocio. Questi dolori non Tennero oalmatL dal jodwo
potassiooy e neppnre esfogiiando Tosso per bnon tratta noli* intento di
trorare un ascesso eentrale. U pOTore pasiento desideBara egli atesso
la disarticolazione peroliò da nna parto Tarto non gli rlnaciTa di nee-
snn profitto in grasia deile paraUsi del radiale e dali*altra gli era esso
di grare incommodo p«r i Ibrti dolori ossei olie vi risentlTa. Il 5 mag-
gio qaella Tenne compioto col metodo ordiaario , Dseeado un grosso
lembo estemo ed uno piccolo intomo. La ferita gjam in 2 settimane
colla medieatora asointto di Litter, dando pooo traaodi^ sieioHMUigai-
nolento, e resto nna cicatrice solida. Dopo d' allora i dolori aoompar*
yero del tatto.
L*esame anatomico dell'arto fece Tederò i nerri mediano e Tnlaare
Uberi e non altorati : il neryo radiale inTcce, nel la<^o in coi si incro-
cia col lato eatomo dell* omero, per V estensione di drca 3 centimetri
era ingrossato ed appariTa nodoso ; era conglobato in ma massa dMisa
di tossnto conaettiTo cicatriziale ed aderlTa sodamento al periostio*
L'omero para considerevolmento ingrassato per depositi fattisi ani pe-
riostio e in tale stato di scierasi, che la caTità midoUara era quasi
del tatto riempita da tessuto osseo denso e compatto, in meno ai
qaale si troTaTano due cavità ripiene di tossnto rasso gelatinoso, ma
in nessun luogo né ascessi, nò sequestri.
J. WoLPF (di Berlino). — Della resezione del oiiMto e del-
ranca.
L* Prasentozlone di una fanciulla di 12 anni, a cui l'Autore stesso
aTcra fatto 10 anni prima la rasezione deirarticolazione del cubito id-
nìstro, la quale conservava la motilità attiTa liberis^ma e forte e po-
teva inoltra snperara coi suoi movimenti il campo deUa lora escursione
mmnaleLjL'omero sinistro misurava al pari del destro 26 centimetri di inn-
gbozsa, e però non era restato nient*affatto indietro nel croscerò, ansi
aveva guadagnato i 2 centimetri , cbe gli erano stoti resecati. L* ulna
sinistra era lunga 18 centimetri, la destra 20 invece : e siccome il pezzo
resecato datrulna sinistra era di centim. 2,9, essa crebbe quasi un cen-
timetro più della destra. Le cartilagini epìfisarie deirarticolazione del
cubito non solo non sono dunque di poca importanza per la crascito
delie ossa, cosa cbe già si sapeva, ma non contano proprio nulla affatto,
almeno durante il periodo di maggior crescita, cioò dai 3 ai 18 anni
2 * Prasentazione di un ragazzo di 12 anni, al quale pure V Autore
aveva &tto 10 anni prima la rasezione dell'articobizione cotiloidea de-
stra, a due e mezzo centimetri ai di sotto del trocantere. Ancbe qm si
ottenne la motìl tà attiva deirarticolazione liberissima e fortissima con
estensione noTTìale neir esecuzione di tutti i movimenti, il ragazzo pò--
tota senza bastone peroorrera delie miglia a piedi , tara dei ginodii e
DI cBiBtmoiA 2S1
dei Bàlia BnWtatUt operato, «altare eofi agilità solla tavola, e senza rta-
eerea ealtare eoa ambetee i piedi iiieieiiie sa nna eedia^ obe gli ei met-
teva davanti. li femore destro in qoesti IO anni era ' restato indietro
solo 2 \\2 centimetri nella lunghezza al sinistro; ma tale difetto non
potevasi addebitare alla maneanza della eartilagglne artieolare levata
via, perehè erano aeooroiati anche la tibia destra e il piede destro e poi
tali aeooreiamenti del femore, snceedono anche nelle eotiiiti gaarite spoa»
tanéameote. In questo caso 1* aecorclameato ohe si osserva è ^tottiva»
mente Pespressione di un disturbo trofico primitivo^ Ae in modo ri*
flesso per Tintermeszo nervoso si d irradiato dall' articolazione amma-
lata. Tali accidenti che per via riflessa sopravvengono nelle malattie
artleolari vennero per primo dimostrati dall'Autore nel 1876 e in seguito
da scrittori francesi (Lefort, Voltat, Gharcot).
8.^ Presentazidne di un ragazzo di 13 anni operato di resezione del
cetile e guaritone con risultato favorevolei come nei casi sopraesposti
Quantunque in questo caso tutte le circostanze sia prima <Ae dopo la
resezione, apparissero motto più favorevoli, tuttavia la fìmzione della
articolazione dopo la resezione stessa si trova considerevolmente più
scadente che non nel caso precedente : ciò che è nna nuova prova del
ftitto che il risultato definitivo dopo una resezione ò essenzialmente de*
terminato dall' intensità degli sconcerti troflel riflessi nominati, che si
trovano nel singoli casi.
Scsann (di Amburgo). — Cura diella frattura olassioa dell'api*
fiat Inferiore del radio.
Schede richiama V attenzione sui gravi sconcerti Ainzionali, che oc*
corrono non tanto di rado nella ordinaria fì*attura del radio e che sono
le parziali anchilosi delie articolazioni delle dita o di quella della mano,
le adesioni dei tendini alle loro guaine e le retrazioni del muscoli. Que<-
sti Inconvenienti spesso non solo difficilmente e dopo molto tempo e
lunghi dolori scompaiono, ma l' Autore ha visto parecchi, i quali eb-
bero a soffrire per tutta la vita delie conseguenze di detta frattura
senza poter mai più ricuperare il pieno uso della mano. La maggior
parte del ^ttatisti degnano tali accidenti appena di una menzione, e
nessuno di quelli, che sono noti a Schede, porge un mezzo sicuro di
prevenirli ; anzi la nota opera sulle fratture di Hamilton espressamente
avverte ohe non ò sempre possibile il farlo.
Secondo V esperienza dell' Autore , questi sconcerti funzionali sono
piuttosto la conseguenza del rimanere i capi fratturati durante la cura
troppo a lungo e soverchiamente fissi anzlchò poco od insufficientemente^.
Le articolazioni della mano e delle dita meno delle altre tollerano una
immobilità prolungata, e le parti molli della mano e dell* avambraccio
perdono molto presto la loro normale estensibilità e la scorrevolezza
che hanno in stato normale le une sulle altre. La disposizione ali' an-
chilosi colla quiete prolungata ò sempre molto forte ; ma l'età ci ha una
252 BIYISTA
influenza grandissima* V età infantile non vi è aflatto disposte e to è
poco aaehe la gioventù, ma tale disposistone cresee coU'etiu Le più gog-
getto sono le donne di età aTTanzata, e fra esse quelle ohe si troyaae.
in più agiata posizione. \- -
Peroi6 nella cura dalle fratture del radio ali* appareceliio gessatOi ^
quale è ùX sua natura un apparecchio permanente ed è applicate .14^
punto per stare in posto fino a ohe si ò compiuta la consolidaalooA
delPosso, si deve sostituire rappareechio a steeclìe, che si eambia moHo
Daeilmente, ancbe astraendo dal fatto che 1* applicazione esatta di un
buon apparecchio gessato nelle fratture del radio non ò punto &oile ed
esige fra le altre cose Tajnto di un assistente molto pratico. Ma sono
pure da esdadere le stecche, che fissano anche le dita; e Schede pre-
senta una stecca, di cui egli si serve già da sei anni, la cui parte de-
stinata a ricevere la mano, forma eolla parte della stessa che eorri-
sponde airantihraccio una forte flessione palmare (di circa 1\% angolo
retto) e una flessione cubitale un po' minore. Schede attribuisce una
Importanza speciale al fatto che la stecca non sorpassa in basso V ar-
4icolazione metacarpo falangea, cosicchò le dita restano perfettaoMate
libere. Dopo avere ridotto lo spostamento mercè una forte flessione
palmare ed ulnare^ si applica la stessa sulla faccia palmare e ve la si
«ssicura con una fascia di flanella a cui si soprappongano delle bende
inamidate. Il paziente viene esortato non solo a muovere di spesso le
dita fln dai principio, ma ogni otto giorni gli si leva la stecca per fsigli
fare dei movimenti passivi neir articolazione della mane ; nò id deve
esitare a far ciò, giacché si sa che le fratture del radio una volta ri-
dotte hanno pochissima tendenza a scomporsi ancora. Dopo 3 settimane
poi si teglie definitivamente la stecca; e Schede in più centini^a di
fratture del radio, curate con questo suolmetodo, non ha osservato giam-
mai la rigidità, neppure passaggiera, delle dita o deirarticolazione della
mano. Vide pure con tal metodo prevenuta ogni e qualunque didoca-
zione; e a tede risultato contribuisce naturalmente in parte anche il ri-
petuto controllo della posizione dei frammenti.
Dopo tali fatti l'Autore ha esteso anche ad altri casi il prlueipio di
lasciare libere le dita quando si devono ausare le stecche della mano,
perchè rispondenti airuopo, e ciò specialmente nelle infiammazioni d^e
«rticolazioni delia mano stessa. Anche qui 1 risultati ottonati frorono
eguali ai sopra indicati, e Schede presenta una di tali stecche.
JHscussione: Schàfer (di Breslavia) ricorda la stecca di A. Oensmer,
ohe egli ritiene rispondente al bisogno.
Bardeleben è al pari di Schede poco propenso all'uso dell'appareoehlo
gessato nella frattura classica del radio. Gli pare poi che la stecca di
Schede si assomigli molto a quella di Malgaigne. Egli pure la usa, mtk
la applica sul lato dorsale.
Rosenbach (di Gottinga) comunica ohe anche nella Cliniea di Got*
ihiga sono abbandonati gli apparecchi gessati e si adoperano delle stec-
ehe dorsali.
DI CHIRUROIA 253^
Scb&obom (di Konisberga) racoomanda la steeca dorsale, fatta di ca-
napa gessata, come asa Beely.
Wagner (di KòDigsdatte) sottopone air attenzione dell' assenUea la
sleeca di Kars.
Billroth (di Vienna) crede che Ara le altre cose il pericolo della for*
masione deiranehitosi sia datérminato dalla gravesza delia firaittiira. SF
trovano infatti non di rado negli ìndiTidni , con frattura del radio per
grave cadata, e che soccombettero ad altre maggiori lesiani contempo-^
rancamente patite; ma in essi sono si gravi lesioni nel capo artiaolare
del radio, ch^ quando non fosse seguita la morte, si sarebbe dotato
aspettaci una anchilosi. D'altronde non vi ò nessuna frattura più fre-
quente di quella del radio , e Billroth ha veduto gli inconvenienti la-
mentati da Schede anche In casi di tali fratture, che non furono curati
o lo fliroao inadeguatamente. Del resto ò partigiano deir apparecchio
gessato^ ohe però applica sempre in modo che le dita ne restino libere.
V. Langenbeck ha parimente mantenuto V apparecchio gessato, met-
tendo la mano in posixione di abduzione ulnare ; e giudiea un regresse
l^mpiego delle stecche.
Schede ripete che ciò che è essenziale innanzi tutto ò che si lascino
libere le dita ; però non ò neoessario che T apparecchio gessato oom-
prmide le dita.
Langer (di Nuova York) non crede che la scomposizione venga tolta
coir applicazione dell'apparecchio in flessione e abduzione ulnare. Egli
fa la riduzione col cloroformio. Schede nota che ò come sottinteso che
la riduzione debba essere fatta prima di applicare Tapparecohio, Egli ò
oontrariissime all'uso del cloroformio.
T. Langenbeck pure ò contrario alla narcosi nella riduzione delle
fratture del radio.
ScfaiLller applica ^apparecchio gessato senza narcosi, lasciando libere
le dita.
ScUBDB (di Amburgo). Della oora del ginocohio valgo.
Nei oasi gravi di ginocchio valgo dell' infanzia , Schede consiglia la
osteoelasia invece della riduzione graduata colle stecche^ gli apparec*»
chi gessati o l' estensione permanente, la quale riduzione va alla lunga
e non raggiunge sempre con sionresza lo scopo. Egli dice che 1* azione
di tutti questi mezzi ortopedici poggia principalmente su una disten-
sione dell'apparato legamentcso del lato esterno e sul prodursi di una
breeeia cuneiforme che si forma tra i capi articolari^ e che ha la base
rivolta in basso. Tale breccia deve riempiersi col crescere ''dell'osso,.
che a ciò si adatta ed opportunamente supplisce, innanzi che si possa
discorrere di guarigione. Prima che sia dò ottenuto deve dunque tra-
scorrere un intervallo di tempo, durante il quale P articolazione viene
ad essere artificialmente dissestata; e tale intervallo sarà sj^sbo abba-
stanza lungo nei ragazzi, gravemente rachitici, nei quali il crescere delle
I
I
251 BlYiSTA
osaa va molto adagio. Se poi, come apoMo oocorre nella pratioa amlm-
laote, i parenti dei ragazd perdono prima dal riempo, la paaieaaaa wm
contiaiumo più la eora prima di ayara ottanoto na piena effettori aite
allora fatto più male che bene. Da tale rlmprorero non ìa eeenta eba
la para cara per fleeeione di HfttMV Ma aach*eaiay oUreeeliè molta lansa
è anche d^effetto incerto; e T Antora aoa Im mai Todatecon talmeaao
saoeedeìre delle jiMùeigloni in poeiie aettimaae, come dica Hfiler» od' id«
meno eaee sono poarttilli aolo nei oasi leggieri.
Stando alia eeparienza di Schede si riesce ancora abhaataaza feeil-
m^te» nei ragaisi fira i 6 ed i 6 anni, colla a^ aaano a frattaraie II
feoMNre o la tibia al luogo preciso in cai negli adalti si aarebbe btta la
osteotomia» o phittosto a frangerlo perchè di regola si ottiene aaa aam-
plico inflraaione. Un assistente prende Tarto Terso la sua radice^ e L'o-
peratore lo prende nel Inogo in cai yuoI produrre la ftattara a qniadi
Ti agisce sopra con forza gradatamente creseante e non a acosse, efi-^
tando colla massima cara, di lacerare 1 legamenti estemi. Per fraltarasa
il femore non si dovrà danqae mai impiegare la gami» come leva.
L' Autore ha trovato infondato il timore che non si possa fissare prer
cisameate il luogo della firattnra. Si riesce sempre a rompere il femoM
appena al disopra dei coniili e la tibia appena sotto la tuberosiUt, ab*
bastanza vicino airarticolazione per ottenere comodamente la correaiOBe
della posizione ed abbastanza distante dalla cartilagine di oo^Joga-
aione perchè non se ne abbia a tenere nesson pregiodizio netta crescita
deirosso.
La guarigione si ottenne in tatti i cari in modo molto aemplice. Venne
tosto applicato un apparecchio gessato nella nuova posizione ottenota»
e di solito già dopo 8 giorni i ragazzi ponno camminare col mededmo.
Dopo nn mese di regola la consolidazione ò già completa, e mai occor^
sere più di sei settimane. Se l'apparato legamentoso era prima solido»
la cura è bell'e fluita. Se invece l'articolazione era dissestata deve di-
rigersi la cura su questa stessa a mezzo di apparecchi rigidi o arti-
colati.
Il procedim^to di dolore per la frattura artificiale è troppo rozio»
ed in Germania almenoi non ò molto diffuso; dipende dal caso se con
esso si ha piuttosto, una lacerazione dei legamenti laterali esterni od
uno strappamento delle loro inserzioni» oppure una frattura od vltl di-
stacco delle epifisi» se detta frattura succeda nel femore o nella Ubia»
ae essa è trasversale, se viene distaccato anche il condilo interno del
femore (MenzeI) ; in confronto di esso la semplice osteoclasia ha il glande
vantaggio di non produrre che la lesione, che si desidera e che pare la
più conveniente in ogni caso. Si piega il femore o la tibia a seconda
che è Tuno oppur Taltro di questi ossi che più entra nella formazione
del ginocchio valgo e si piegano ambedue se lo richiede l' alto grado
della deformità, o la contemporanea partecipazione d^ ambedue le ossa
Alla formasione della deformità stessa.
DI CHIBUBOIA 255
Le osteoolaaie aiegaite da Sohede pél ginocchio Talgo sono già t qo««
8i*ora discretamente namerose. Egli ne fece 2 ad ambedue i femori e
ai ambedue le tibie oontemporaDeamente» ne feoe 10 ad ambedj^e i fe-
mori soitanto e ne fece 0 ad un sol femore per ginoccbio yalgo d*on
sol lato. In ano dei emìf la oai fece 1* osteoclasia ad ambedue i femori
ai' trattata di ginoccbio ralgo dei iato sinistro e ginooclUo yaro al de-
stro* Rarissimamente si trovò ebe la tibia fosse la eansa del ginoccbio
▼algo. Due Tolte Tenne eseguita rosteoelasia bilaterale, e 4 Tolte Tuni-
laterale in na caso poi a sinisra si face rosteoelasia e T osteotomia a
destra. la tutto dunque furono 33 le osteoclasie del femore e 13 quelle
deUa tibia, senza cbe mai siane seguito alcun accidente spiaocTole.
Per quanto riguarda i ragaszi un po' più grandicelli, nei quali rosteo-
elasia non è più possibile, Schede fino a poco tempo fa si attencTa alla
regola generalmente riconosciuta, di non appigliarsi cioò ad operazioni
cruente flncbò restasse una .speranza di un'altra Tia di guarigione. In
conseguenza egli nei primi tempi non s* ò mal deciso per V osteoto-
mia, nei ragazzi al disotto dei 12 anni che in Tia affatto eccezionale
in casi graTissiml , che in tatto furono 3 soU, facendo in essi V esci-
aione cuneiforme della tibia ; e tutti tre i detti casi (ebbero decorso
DaToreTole. Ma ora egli è d'altro aTTiso dopoché conobbe i risultati fé-
lieisshni e i^curi dalla osteotomia sottocutanea di Macwen, che egli
ha ripetuto da circa un anno 21 Tdte secondo le precise regole del suo
Autore, adoprando di solito un solo scalpello. Di queste 21 osteotomie
16 Tennero fatte sul femore in 11 pazienti per ginocchio Talgo, Le al-
tre 5 Tennero esegaite per deformità del femore e della tibia d* altra
natura. In tutti i casi la piccola ferita si troTò già pienamente chiusa
dopo 8 giorni, talchò si Tede che i pericoli dell'osteotomia che già prima
d*ora erano minimi, col processo di Macwen appajono del tutto rl->
mossi e non si doTo più oltre esitare a far partecipi anche i ragazsi
di età più aTanzata dei Tantaggi di una terapia cosi pronta e cosi ef«
lieace.
DiscìMSione: Riedel (di Aqaisgrana) crede che neir osteoclasia la ti-
bia non resti fratturata, e cbe inTcee T operatore comprhna la linea
eptflsaria che non ò ben serrata.
Mikulicz (di Vienna) dichiara che alla cura ortopedica si oonTongono
solo i casi lieTì, e che terminato il t;empo del crescere si doTc ricor-
rere alle operazioni. Nei fanciulli dai 2 ai 5 anai i casi più leggieri si
aggiustano spontaneamente, Nei gradi più aTTanzati (con piede Talgo)
egli dà la preferenza alla rottura forzata di Dolore. Del resto il me-
todo di Schede ò nient*altro che il metodo di Delore istesso, perchè
questo frange appunto ordinariamente il femore senza distacco di epi-
HA Se la rottura non riesce, si ricorre airosteotomia lineare.
Schede neirincurTatura del femore non si serTc della tibia come IcTa»
benai dei condili del femore stesso : e nella incorTatura della tibia tien
fissa l'articolazione del ginocchio mentre produce la rottura. Oosi non
266 BIYISTA
SQceade, come nel metodo di Dolore, la lacerazione dei legamenti ar-
ticolari.
Sonnenbnrg (di Berlino) raccomanda di achlTare l'immobilità : quindi
una macobina ortopedica che differiece dalle altre più nenali solo perehè
ba nn meccanismo di gomma al ginoccbio e Ti manca di cerniera.
T. Winiwarter (di Liegi) ricorda che fatta l'osteotomia resta ancora
spesso da raddrizzare la torsione deirestremità. Egli consiglia V infira-
zione come pure raccomandò Schede; e tale infrazione potrà in dati casi
essere fatta sia al femore che alla tibia.
Miknlicz ha usato il metodo di Dolore applicando in segnito V appa-
recchio gessato.
Bidder (di Mannheim) avrerte che i ragazii con ginocchio valgo in
nn lato possono in seguito presentare neiraltro il ginocchio varo se essi
fanno sempre pesare il corpo sol medesimo.
Wagner ( di Kònigshùtte ) ritiene che ciò sia possibile solo nei ra-
cbitici.
Heusner (di Barmen) domanda se per la lesione della cartilaggini ept^
flsarie non siano a temere degli sconcerti nella crescita delle ossa.
Schede risponde che nei suoi casi crede che la soluzione di continuità
sia sempre avvenuta al di fhori della sfera d' azione delle giunture e
accenna alla estrema rarità dell' arresto di sviluppo delle ossa anche
dopoché si sono veriflcati sicuramente dei distacchi di essi.
▼. Langenbeck ricorda ancora che mediante la perforazione sottocu-
tanea deirosso lo si può rendere poroso e determinare con ciò la parte
precisa, in cui si vuole dopo; aver la frattura.
E. Hahn (di Berlino). — Della resenione dell'artioolaxione d^
ginooòhlo.
Presenta tre pazienti a cui ha fatto la resezione deirarticolazione dei
ginocchio. Uno era stato operato 4 settimane avanti per artrite suppu-
rata e la ferita era guarita per tutta la sua estensione e pia si era for-
mata unn completa anchilosi ossea. Un altro era stato operato 8 setti-
mane prima per artrite fungosa con carie e con sequestro nel capo della
tibia del volume di un fagiublo; il 3.* poi era stato operato da 5 mesi
per artrite fangosa con carie. Anche in questi due ultimi casi di decorso
fh eguale a quello del primo, cioò guarigione per prima intensione e
anchilosi ossea dopo circa 4 settimane. Hahn crede che in certi casi di
resezione parziale per lesioni recenti» come a dire fratture per colpi
d'arme a fuoco, nei quali si può sperare di ristabilire completamente la
finzione deirarticolazione potrà da molti a buon diritto venir conser-
vato il taglio longitudinale di Langenbeclr, perchò esso lascia perfetta-
mente intatto e capace di funzionare V apparato estensivo della parte.
Ma ò ben altro nelle resezioni, in cui si rinunzia già da principio alla
mobilità dell* articolazione, e nelle quali V anchilosi ossea è quanto di
meglio si possa desiderare , come pure nei casi in cui si deve soprat-
DI CHIBUJ^IA 257
tatto procurare di esportare con ogni diligenza tatto le parti anunalate
dell* articolazione ed anche in quelle resezioni che Tengono latte per
artrite sapparata con carie o per artrite fangosa.
In tutti questi easl adunque 11 miglior metodo ò quello ohe permette
di esportare meglio e con maggior fSetcilità la slnoviale ammalata, e
Yolkmann ha già fin dal 1877 fi&tto rilevare di quale grande importanza
sia V estrazione di tutta la sinoviale fangosa per 1* andamento delle re«
sezioni del ginocchio ed ha anche indicato per le resezioni dell* artico-
lazione del ginocchio un metodo che consiste nel segare trasversalmente
la rotula.
Dal mese di febbrigo 1881 Hahn ha fatto 23 resezioni dell' articola-
zione del ginocchio, e propriamente 3 con lembo anteriore e 20 col me-
todo seguente. Egli mette Tarto su cui deve operare e che venne reso
esangue colla benda di Esmarch, in posizione di estensione, ed appli-
cando un ordinario coltello da amputazione alla parte più posteriore
della linea articolare intema, recide il tendine del quadricipite tosto al
disopra della rotula e va a finire col taglio al punto più posteriore della
linea articolare estema. Questo primo taglio deve giungere addirittura
fin sull'osso. Allora si piega fòrtemente il ginocchio, e con ciò si rende
beante tutto Tintemo dell'articolazione, cosicchò si può facilmente estir-
pare con prontezza tutta la sinoviale. Col primo taglio resta già in parto
esportato il fondo cieco, superiore dell'articolazione. L* Autore crede che
il suo metodo abbia su quello di Yolkmann il vantaggio di essere più
semplice e più facile perchò ùl a meno di segare la rotula e di cucirla
la quale ultima cosa fa perdere molto tempo e negli adulti richiede
prima che l*osso sia perforato. Col suo metodo inoltre si può esportare
fàcilmente anche il cui di sacco superiore dell'articolazione.
Quanto al ristabilimento della funùone del quadricipite, esso si con-
segue con pari sicurezza tanto col metodo di Hahn quanto con quello
di Yolkmann.
Hahn ha eurato un medico e due altri per strappamento del tendine
del quadricipite, prodotto direttamente dalla distensione di esso. In tutti
tre si ristabilì completamente la funzione del quadricipite stesso, mal-
grado che la diastasi fosse larga come una mano, colla semplice appli-
cazione dell'apparecchio gessato; e ciò in un tempo relativamente
breve.
Llncisione trasversale al disopra della rotula ha i seguenti vantaggi
in confironto all'incisione a lembo anteriore e all'incisione ad H:
1.* Col medesimo si ottiene molto più sicuramente la guarigione per
1.* intenzicme perchò la ferita non si trova proprio snll' osso, e perchè
le parti molli che si trovano al disopra della rotula pilone essere me-
glio disposte a guarire per 1.* intenzione ;
2.* Si può sempre fognare la parte più profonda della ferita e fare
eib giusto sulla linea articolare, e questo ò molto importante» Se colla
MMita. il
B58 JtinsTÀ
Incisione a lembo aiiteri<»e si yaol mettere a nnde il fondo eieeo av-
periore dell*artieelaKlone, bisogna prolo&gare molto all'insù le esteenità
deirincisione, in modo che esse Tengano a troyarsi al disi^ra della ttiea
artie<Aare.
3.* La rotala non può mai renir eacoiata in sa« e resta inyeoe appli-
cata alla linea iater-artlcolare, anmentando la solidità della rinniimti
4.* Vengono sezionati meno wasl arteriosi e perciò i^ potè sempre,
eenza arar mai a lamentare nna emorragia seocmdaria, dopo applicato
un apparecchio alla Listar, levare il tabo 4i B«narchy eenza rioerrare
a legatore.
In segnito Hafan espone come egli invece della sntiira ehe fRceva prima
e che rìnsoiva molto difficile e dava spesso luogo a neorosi sapsrfteialB
applica ora dei chiodi speciali ai capi articolarL B dacchò egli ricorre
a questo mezzo, eioè dal febbrajo 188l# in tutte le resezioni del ginoo-
<^bio, non ha più Yednto saccedere delle consegaenze pregiadizievoli e
«he crede che questo inchiodamento delle ossa, producendo la loro mu-
tua e soda contrapposUsione ne favorisca il più pronto e più sicuro ade-
rire merco di sostanza ossea. Perciò si serve di chiodi del miglior ae-
«ciajo , lunghi circa 10 centimetri , del diametro di 3 millimetri , colla
punta iJBLtta come un ordinario tre quarti e una piccola capocchia. D
chiodo si prende come un trequarti, si infilza nella pelle della tibia
e con un pi\Jo di martellate si spinge attraverso alla tibia ed al fe-
more.
Di solito si applicano 3 chiodi parallelamente, Tuno accosto al-
Taltro.
Naturalmente 1 detti chiodi si disinfettano ordinariamente, prima di
usarli.
Dopo due settimane essi di solito sono ancora molto solidamente in-
fissi. La prima medicatura viene di regola cambiata dopo 24 ore, e la
2.* medicatura resta in posto fino alla fine della 3.* settimana. Allora
1 chiodi si possono assai facilmente estraire con una pinzetta, fìBUMDdoli
ruotare una Tolta intomo al loro osse longitbdinale e tirandoli In fiiori.
Per lo più allora si ò già ottenuta una riunione ben soda.
Delle dette 23 resezioni, eseguite nei 16 mesi trascorsi dal fébbÉaio
1881, 3 finirono colla morte: e cioò !.• mori un uomo di 30 anni, di
tubercolosi generale, 4 mesi dopo operato. Gii si trovò tubercolosi ai
polmoni, ai testicoli, ali* intestino, con osteomielite tubercolare del fe-
more; 2.^ un ragazzo di 5 anni mori di difterite faringea e brùnebite
<3ruposa, 3 settimane dopo che la ferita era guarita per prima inteu-
tione; 3.^ un ragazzo operato per anchilosi angolare mori di setticemia.
€on tutta probabilità ^infezione provenne dal riassorbimento per la*
«ufdciente sgorgo di umori dall'osso. La morte ebbe luogo 14 gìemi
dopo lV>perazione. Alla sezione si trovò la ferita d'aspetto grigio sporoo
«d asciutta: IMnfiammazione non progrediva punto, e ci erano delle
oomerosissime emorragie nelle glandolo linfatiche della eoseia» n tutta
DI caixBTJAaiA 2W
le wèmbmùB ileros» e sulla maoosa dell' iaieetlao per tutta la
^eetensioiia
Degli altri SO operati 16 guarircelo per prima intenzione, in 14 se-
llai la riunione ossea. Quattro volte mancò la riunione per prima in»
tenzione « fra questi 4 operati si trovano 2 dei 3 operati a lembo an-
terioee;
Due volte si formò una riunione fibrosa e 2 altre volte na lieve
mobilità nell'articolazione. Nei due ultimi operati Pesito non è aaeova
esorto per il poco tempo trascorso dairoperazione.
I due primi casi di morte notati non richiedono nessuna spiegazione;
•e il temo si sarebbe potuto prevenire* Per quante riguarda 1* età degU
operai ecoone la tavola:
6 avevano dai 5 ai 10 anni
4 » » 18 » 20 »
5 > » 20 » 30 »
5 » » 30 » 40 »
2 » > 40 » 50 >
1 aveva 5$ anni
Nei fanciulli non vennero di solito estirpate che le masse fungose e
vennero leggermente cruentate le cartilagini senza ledere la linea #pi^
Usarla.
Per quanto riguarda le malattie che richiesero le operazioni, re-
tore espone che 18 volte operò per artrite fungosa, la quale era in
generale associata con carie, 3 volte per artrite suppurata con carie
successiva agonorrea, od a reumatismo articolare acuto od a febbre
puerperale e 2 volte per anchilosi ossea angolare*
K&A8SX (dì HaHa sulla Saale). — Presentazione di un OflUM> di
xeaeaiooe dell'artioolazione del ginoooMo.
Si tratta di un uomo di 28 anni, al quale 4 anni prima era sMa
fatta tale resezione, col metodo di Yolkmann, per artrite fungosa, esi-
stente già fino dai 22 anni, e per difettosissima posizione, delFartieola^
^Lone del ginocchio destro. La ferita guari per L* intenzione e come
si vede con riunione ossea dei capi articolari riseoati; anche la rotaia
eegata si è oonsolidata di nuovo come un vero osso riunito, QuanAun-
que la superficie cartilaginea della medesima sia stata esportata nel
fare la resezione, la rotula ò restata discretamente mobile sulle ossa
^be le stanno di contro. Il caso dimostra che il ristabilimento deHia
ilolidità deirapparato estensore è possibilissimo in modo completissime
-eoi metodo di Yolkmann,
DiseitsMione: v. Bergmann (di Wfirzburg) ritiene che il caso rifbviio,
per essersi fonnata Tanchilosi fra il femore e la tibia, non può essere
f)Qrtata in campo quale prova ehe il quadrieipite ritorna a fnnzioatfPo
260 BIVISTA
perfettamente dopOvil processo operatorio di Yotkmann. lovece oU> è:
provato dagli importanti stadi da lai fatti in iHK>po8itO| aYendolo egli
più Tolte verificato nei oasi nei qoali non si formò la sinostosi fra it
femore e la tibia.
E. EùSTBR (di Berlino), — Dell'estlrpaxione dell'astragalo.
Presentandone i pezzi» V Aatore discorre di tre casi di estirpasioiie^
dell'astragalo^ nei quali il piede ha rigaadagnato tutte le sue funzioni
Nel 1.^ caso si trattava di lussazione del corpo deli^astragalOy la di cui
testa, fratturatasi al collo, era restata al suo posto. U 2.^ caso si rife-
risce ad ona lussazione di tatto l'astragalo; ed il 3.* riguarda nna ne«>
erosi dell'osso per osteomielite acuta infettiva, limitatasi al medesimov
In tutti tre i casi la forma del piede ò perfetta. Noi ci figuriamo che
mancando l'astragalo, le cose si diporteranno come segue: 1 malleoli
poggiavano nel calcagno ed il piede verrà perciò a restare accorciata
nel suo diametro verticale, mentre lo spazio che verrà a formarsi fra i
due malleoli sarà riempito da un tessuto connettivo cicatriziale. Cosi
ò sicuramente avvenuto nei due ultimi casi; nel primo invece, che viene
presentato, Ara i due malleoli si trova un pezzo d* osso, il quale alla
palpazione si dimostra somigliantissimo all'astragalo, cosicohò, malgrado
che si trovi un aceorciamento nel diametro verticale del piede, si é
costretti ad ammettere che sia successa nna parziale rigenerazione dei-
l'astragalo. Siccome in quel primo caso il capo ed il collo dell 'astragalo
restarono in posto', così la detta ammissione ha perciò meno dell'in*
Tcrosimile di quello che sarebbe se il caso fosse altrimenti.
IHscussione: Bidder (di Mannheim) riferisce che un ragazzo, a cid
egli ha estirpato l'astragalo perchò necrotico, ora cammina benissimo^
e 1 malleoli si trovano nello stesso relativamente molto in alto.
.Kraskb (di Halia sulla Saale). — * Della lussazione oongesdt»
ereditaria del piede, con presentazioiie di ancunalati e dimo^
straaione di pezzi.
Rraske presentava un giovane con deformità congenita del piede^ la»
quale venne già descritta da Yolkmann nel 2.« voi. della DetUMcJie Z9U^
«ìhrift f. Chirurgie^ come una lussazione congenita ereditaria di anti^
bedne la articolazioni del piede colla gamba. Le due gambe soao molto
meno lunghe di quello che dovrebbero essere, e le tibie, che del resto,
lianno una forma regolare, al loro capo inferiore si rigonfiano in nna
massa claviforme con alquante bozze discretamente liscie. L'estremità,
inferiore di questa massa, che ò poi il malleolo interno, discende motto
più in basso del malleolo esterno. I due malleoli esterni^ sono alquanto^
molli ed hanno una forma regolare, ma non sono disposti verticalmente^
benM piuttosto orizzontalmente. DaU$ punta dei malleoli esterni dqii
4Bi riesce a trovare il corpo del perone al di là di 4 centimetri: al dì--
aoprai i due peroni mancavano del tutto ed anche il capo sui^rioro:
DI CHIRtTRaiA 2BI
^1 medesimi non M travava punto. I due piedi hanno in complesso U
oarattere di piedi piatti di grado leggiero in modioa pronazione e forte
abdnzione: ed essi non stanno in continnasione dell'asse delle dae gambe»
ma appaiono piuttosto, applicati lateralmente alle medesime. La sorella
di questo giovane» delFetà di 18 anni| e ohe pur venne fatta vedere,
aveva nelle due gambe la stessa deformità. Nella Clinica Chirurgica dì
Halla le venne fatta la resezione di ambedue le articolazioni della gamba
per porre rimedio alla difettosa posizione del piede, e si vide che si
trattava di una lussazione. I due astragali stavano di fianco alle ^sn*
perflci articolari delle due tibie: e tale superficie era da entrambe le
parti rivolta molto obliquamente airestemo ed all'insu. Al lato destro
venne esportato Tapice del malleolo intemo ed un pezzo discretamente
grosso di astragalo; al lato sinistro venne esportata una piccola por-
zione di astragalo e tutta la epifisi inferiore della tibia, compresa la
commessura cartilaginea. Dopo tale operazione la posizione del piede
restò considerevolmente migliorata; e ciò ò evidentissimo specialmente
confrontando i suol piedi con quelli di suo padre. Kraske presentava
infine le estremità inferiori di un altro ragazzo della stessa famigliai
morto di 13 anni, nel quale pure la deformità dei piedi era stata con*
genita. Si vedevano le gambe abnormemente brevi, coi malleoli intemi
molto più in basso degli estemi; e le fibule giungevano appena fino
alla metà delle gambe e terminavano superiormente con una epifisi
isolata, come dimostrava anche Tesarne microscopio. Dall' apice della
medesima si staccava un solido legamento, il quale si portava al con-
dilo esterno dal femore. Ambedue i piedi si trovavano in forte abdu«
zione e pronazione; e tale difetto la posizione era determinata da ciò
ehe le superfici articolari inferiori della tibia non erano in posizione
•rìzzontale, ma erano rivòlte obliquamente aU'insn. Dette superfici ar-
ticolari stavano però quasi pienamente a contatto delle superfici arti*
oolari delPastragalo; talchò la cattiva posizione del piede era da rite-
nersi piuttosto una sub^lussazione esterna.
Questa deformità che presentavano anche molti altri membri di quella
fiuniglia, non pare dunque che al momento della nascita fosse già una
lussazione completa. Sembra piuttosto che il fatto principale fosse un
éifetto della fibula e precisamente della sua epifisi superiore, in conse-
guenia della quale quest* osso restò troppo corto. Il malleolo esterno
renne gradualmente tirato ali* insù, e tutta la fibula, restata troppo
corta assunse una posizione più orizzontale, cosicché r astragalo, e con
esso tutto il piede, scivolò ali* estemo della superficie articolare d^la
tibia, la quale perciò si mise in posizione obliqua ed alla fin fine si
ebbe una lussazione completa.
Saokdorn (di Magdeburgo). — DimostrOsioiie di un naffTù portsi«
«90 per gU aghi piatti.
Questo suo porta«ago ha le superficie della morsa, colla quide prenda
268 BinsTA
llMrOf parallele l*ana airdtra per tatta la aoa eetensione. P«reiè es»^
miffllo di ogni altro porta-ago, prende mollo soUdaBiekite gà agM A
piatti oome rotondi, groeei o sottili, corri o dirlttL
L'istmiaento è eompoato di nna aaticella di ferro, rotonda, e groent
mmo eentimetra, divisa in dne metà, di cti 1* mia (anteriore quando»
si impugna i*ago per cncire), è ioetannta da nn manico, e nelP altro-
capo tiene la parte anten'ore d'nna moraetta, che ai adatta eaattamente^
aM'altra parte della morsetta con eoi flniaoe la aeconda metà o metà-
posteriore dell'asta la quale si paò fkre scorrere sulla prima. Qneata
dne metà rinnite che siano formano come nna sola asta, al eni capa
avtmore, mediante il morimento dalla metà posteriore snlf anteriore^
si ehinde e si apre la morsa. Tale moTimento si effettua me^anto-
ma IcTa per mezzo dell'altro manico mobile; e due cbiodelti ser-
nono ad ottenere Tesattezza del moTimento dell' nna metà déù* asta di
ferro sniraltra. Airestremità del manico delllstrumento un beeeo Aen^
tato prende e tien ben ferma Testremità ottusa dell'ago, e premenda
con forza con tutta la mano sul manico si serra tosto l'ago sol 1.*, sol
2/^ o sol 3.® dente del becco, come si Toole; e basta ona leggiera prea»
Siene del mignolo sol becco stesso per aprire la morsa e toglier
l'ago.
Si deve fkr in modo che Pago resti sempre nella direzione longtto--
diMala* della morsa e otte la eoa estremità ottusa corrisponda ali* asta
di fsrro: allora l'ago pub agire con forza e non si smuove, n cucire
con questo istrumento riesce facilissimo, basta applicare la mona alim
parte con cava dell'ago e poi girare ristrnmento un po' a destra.
I vantaggi di questo porta-ago sono i seguenti:
Bsso prende l'ago più sicnramento e lo tien fbrmo meglio d'ogni altra
ed inoltre permette di lasciar la presa e di riprenderla a piacere;
reeta percib ikdle e comodo il prendere ed il lasciare la punta dell'ago^
^piando esso ha perforato l'orlo della ferita, e perciò non ne restano
intaccati né la punta, nò il filo degli aghi piatti. E non solo si pro-^
teg^ la ponta dell'ago, ma si in^)edl8ee anche con tale istromente che
essa leda e ferisca le parti molli, il che nelle suture profonde ò molta
vantaggioso.
Sesta addirittura euDluse che questo porta-ago possa rompere anche
Tago più ricurvo, che gli venga applicato, fisso laueia Inoltre Ubera
quasi tutto l'ago, e si può maneggiara con fhcilità. La morsa poi è
lunga solo 8 ndllimetri e laiga & Si può fkr costrorre questo porta-ago
^augo 0 corto a volontà non avendosi che ad aecoreiara o ad abtani*
gara l'asta di ferro senza che perciò ne resti pregiudicato il suo valore.
I modelli longhi potrebbero specialmente servire per le sature da
flursi nelle cavità ed anche nelle operazioni di ginecologia, dove of*
ÙMD IhiUmeala delle dimooità anche gli aghi più ricurvi degU altri
porta-aghi.
II modello eorto di questo porta-ago, che ha la lunghezza di 15 con*
DI CHIRURGIA 26$.
tiaddtrL, d approprifttiflflimo per tott» le ordinarie entiure chimrgieiìeu
Lo stesso porta-«go» ma in dimensioni più piccole^ è conTenientissimo
per le operazioni sagli occhi e per qaelle di plastica fina.
n modello della iQnghexca di 20 centimetri è adatiatissimo special-
mente per le sature nelle carità e perciò in molte operazioni glneco»
logiche..
In un caso solo non si può impiegare qaesto porta«>ago, cioè qnando
si doTe fare una cacitara sulla sezione mediana del corpo nel profondo
di una cavitai come sarebbero alcune fistole vescico-yaginali poste
molto in alto. Per tali rari casi l'Autore ha applicato ad un modello
lungo del suo porta-ago la morsa e le superficie delia medesima ia
senso obliquo, in modo da ayerne una morsa molto in isbieco. Questo
porta-ago così modificato egli per distinguerlo lo chiama morsa €òU^
fpu^ e con esso si può agevolmente praticare la sutura anche sul piano
mediano del corpo, però bisogna confessare che 11 far la presa come il
lasciarla non ò con questa morsa obliqua nò cosi comodo, nò cosi si-»
euro come col porta-ago ordinario deirAutore.
Si troverà sempre in qualcuno di questi porta-aghi uno strumento
da sutura adattato e giovevole per ogni caso, e specialmente usando
gli aghi piatti di qualunque forma grandezza e robustezza.
SoHEDB (di Amburgo). — Dimostrazione di una guida pel oa»
tatare di Nélaton.
Questa guida od anima deve essere adoprato in quei casi, nei quali
occorre una siringa a permanenza, ma ò impossibile introdurre la si-
ringa molle di gomma nel modo solito. I fusti usuali sono in questa
circostanze perfettamente inservibili, per essere non solo troppo deboli»
ma anche molto pericolosi, perchò la loro punta sdrucciola fuori dal»
rocchiello del catetere e lede T uretra. Per impedire ciò si dovrebbe
tenere in una certa tensione II catetere sul mandarino; ma ciò ofTende
moltissimo la sensibilità della parte. Lo strumento di Schede ò eom*
posto di un^anima metallica d^alpacca, ben solida, provvista di un ma-
nico mobile, che vien fissato a vite. A questo manico sono assicurati
due forti fermagli a molla, i quali tengono nella voluta tensione il ca»
tetere di gomma. Il guidare questo strumento riesce quasi colia stessa
flBusilità e sicurezza, come quando si adopera un catetere metallico. Per
facilitare Testrazione del fusto od anima che attesa la necessaria gros-
sezza del medesimo potrebbe facilmente tornare alquanto difficile ,
riesce Tantaggioso di ungerlo ben d'olio prima di usarlo.
FiALUL (di BttkarestX — Preaentasiona di una oasaatta par
gU arti.
Sono tante canne o stecche di legno, con cui si possono apprestare
in pochi minuti degli apparecchi che poi si applicano alle estremitftì a
I
S[64 RIVISTA
specialmente alle iaferiori, tanto che la persona stia a letto, ovreiail
nlzf; nel qoal caso eerrono da sostegno dell'arto ammalato.
Bbblt. — Dimostrazloiie di apparati ortopadicL
* 1.* Corsetti di filtro per scoliosi. Qaesti corsetti differiscono dal prò*'
cedenti (confrontisi OetUralbUiit f. Chir. 1881» pag. 61, SelazUme del
#0.* Congresso dei Chirurgi Udesehi)^ in quanto che la loro porBione
addominale non Tiene più imbolata di lana, ma viene soltanto rlnfor-»
zata con alcane sottili stecche d*acoiaio e perchè selle gravi scoliosi
si dispone, snlla fàccia dorsale dell'apparecchio, nn congegno per poter
esercitare nna maggior pressione sol ponti delle coste, che più spor-'
gono innanzi.
2J* Corsetti con cintura pelvica e gmccie ascellari per scoliosi e cl«
fosi (secondo Hessing). La cinghia pelvica ò composta di dne parti se-
parate del tatto, le quali sono cucite sopra un uguale corsetto di stoffst
e sono riunite firn di loro sia sul davanti che airindietro con delle cor-
roggie di cuojo, e al disopra delle creste iliache si infossano profon-
damente nell'addome. I sostegni delle ascelle sono applicati solidamente
o in modo mobile alle parti pelviche.
3.** Apparecchi di stecche a docda per le estremità inferiori (veggasi
il CentraXbìaU fur Chir. 1881, p. 61, Eeìasione del iOf Congreuo dd
Chirurgi tedeschi). Gli apparecchi dimostrati erano destinati a pazienti
con piede piatto e gonilite cronica,
4.® Apparato per le forme leggiere di ginocchio valgo e varo. Que-
st'apparato consta di doccio femorali e di doccio per la gamba, riunite
con una stecca laterale, intema od estema a seconda che si tratta di
ginocchio varo o di ginocchio valgo. A livello dell' articolazione dèi
ginocchio si trovano snlla stecca dne articolazioni, una subito sopra
Taltra, una delle quali coli' asse frontale, P altra col sagittale. Al lato
intemo od estemo dell'articolazione del ginocchio, a seconda che si
tratta di ginocchio valgo o di ginocchio varo, ci sono due liste incro-
ciate elastiche le quali dalla parte femorale della stecca si portano alla
parte della medesima che sta a ridosso della gamba ed agiscono rad-
drizzando la deformità.
5.^ Apparato per le forme leggiere, specialmente spastiche, di piede
oquino. Una correggia di cuojo, che arriva fino al ginocchio, ò rinfor-
zata da nna stecca di acciaio elastica e che si articola con nna suola
usuale mediante con chiodetto, il quale riunisce alla stecca il cappel*
letto del tomaio del calcagno e la suola di quest'ultimo. Due liste la-
terali di gomma si portano dalla parte anteriore della suola alla metà
della stecca posteriore e fàuno da antagonisti ai muscoli del poplito*
Kell'articolazione del piede non resta abolito dd tutto nessun movi-
mento.
\
r
i
\
m CHmuBeii. 2SS1
Baomi dÉl tobaroola
n eomdc^tf di goy«nio dott Koch dimostrò nel Segio Ufficio di Sa-
nità a bnoB numero di membri del Gongreno le me coltore di Tarli
ftangM inftrioriy speoialmante patogeniel, firn le quali si eattiYarono il
maiwimft intareése innansi tatto qaelle dei bacilli del tobercolo nel siero
sanguigno congelato e di ease discorse in modo spedale. Qnali esem-
plali di tabercolod arUfldale prodotta dalT innesto di bacilli coltiTati
Ti erano dd peai^ messi nell*aloool, di organi di conigli e di porcellini
dladìa. In fnesti peni l^eeTa soriHrasa Ferazione nodnlare raggrup-
pata in msHse, H Koch dimosirb inoltre una serie di preparati mioro-
«co^ciy sia di mal periaoeo, sia di tubercolosi da innesto» sia di tnber*
colosi umana spontanea (polmoni e sputi), nei quali i badili erano resi
Tisibili mediante i noti metodi di coloraiione.
V
21»
BIBLIOGRAFIA
CARDILE CIOPALO. — I^e lébbri infettlTe nell« spedale
cÉMeo pel periede 1891-lgSl, nHH^erteie ali» tmgma -
Un» ed alla eaia di Palenne. Siudi tÉoOtticL Palenno 1362^
L* Aaloro trae Tantaggio éalla propria positio&e di medici» alatista
presso lo spedale citile di Palermo, per chiarire alcane qaistio&l d* i»
glene pobblioa, che interessano vlTamente qnella città» e nello etesso
tempo porta nn utile contributo agli stadi generali sulla pubblica igiene
^n Italia. La statistica sanitaria ò il metodo più adatto per ii&r cono-
•cere le condizioni igieniche od antigieniche di una determinata p<^«
Iasione ; ed è indispensabile ricorrere ad essa per formulare on* esatta
diagnosi delle malattie popolari; primo passo per poter riescire ad in-
dicarne la terapeutica. Per tal modo la statistica medica interviene
come mezzo importante di studio, per chiarire rindirizzo da tenersi in
molti intricati argomenti amministrativi, che hanno attinenza colla sa-
lute della popolazione. Da molti anni si agitano a Palermo le qoistioni
Sttiracqua potabile , sulle fogne , sulla cala^ sul porto, e su tanti altri
argomenti che interessano la pubblica igiene. Molte volte nel trattare
tali argomenti si portano in campo criteri erronei, che potrebbero tra»
Tiare il giudizio dei pubblici amministratori. A nessun criterio deve
essere concessa importanza maggiore, che ai responsi della ^statistica
sanitaria, interrogata senza idee preconcette e con severità di metodo.
Il dott Cardile-Clofalo ha raccolto sia dai registri dell'ospedale civico,
sia dalle atatistiche deirufflcio municipale, 1 dati relativi al numero dei
malati e dei morti per febbri di natura infettiva in Palermo.
Bisulta che nel novennio 1873-1881 furono registrati in Palermo 8841
morti per febbri infettive, comprese fi*a queste la febbre tifoidea, la
febbre miliare, il tifo, il morbillo, la scarlattina, il vajolo, la difterite»
il croup, ecc. La proporzione annua media fu di 982 morti, che, sopra
una popolazione media per lo stesso corso di anni di circa 230 mila
abitanti, dà per risultato 4,3 morti per mille di popolazione alFanno.
Limitando Tindagine alla febbre tifoidea, ed al solo triennio 1879-81»
V Autore riferisce, che in tale tempo morirono per questa forma mor-
bosa 089 individui, i quali su una popolazione di circa 240 mila abitanti
corrispondono ad 1 decesso su mille di popolazione all'anno.
L'Autorcb <)lio paragona questo risultato da lui ottenuto, coi dati re-
lativi a molte città italiane, e da me registrati nella Geografia Naso^
ìogica deìC Italia, trova opportunamente che questa media di Palermo
é inferiore a quelle di Catania , Ferrara , Torino , Padova i Uvorno e
"^ BIBLIoaRAVU -^ OARDlLE-ClOFAIiO 26T:
Milano I e poco saperiore a quelle di Napoli , Verona , Bologna e Gè»
nova. E se altre 9 città italiane hanno mortalità alquanto minore, biso-
gna [pnre tener conto della posizione meridionale di Palermo, e della^
sna situazione topografleai clie tendono piuttosto ad aggravare le con-
dizioni tifogene.
Da questo primo raffronto TAntore deduce quindi, che non sarebbe il
caso di allarmarsi troppo sulla ftrequenza delle febbri ttfbidee in Pa-^
lermo.
Occorreva ftire anche un altro studio, e cioè conoscere se il numero
di queste febbri vada di anno in anno aumentando, come si asserisce
da molti in città. Essendo male redatti i buUettini sanitari municipali
fino al 1879, nò potendo da essi ricavare notizie sufficientemente ana<»
litiche, 1* Autore ricorse al registri deirospedale civile, dai quali risultar
che il numero dei malati ricoverati in quel nosocomio neir undicennlo
ltnri-81 per febbre tifoidea fu di 294, ossia 27 air anno in media; ma.
mentre nei primi anni di tale tempo oltrepassava d'ordinario i 30 ma*
lati, nelTultimo si ridusse a soli 9 ed 8 malati I morti, che furono 24
nel 1871, non furono che 5 nei 1881. Onde l'Autore' conclude, che la
febbre tifoidea in Palermo, almeno per ciò che se ne può dedurre dall»
notizie raccolte nello spedale, si può credere che non mostri tendenza
ad aumentare, si bene a diminuire.
Ricercando a quali quartieri di Palermo appartenevano i malati ri-
coverati neirospedale dal 1871 al 1881 per febbre tifoidea e migliare (?)»
trova che, rapporto alla popolazione di daioun quartiere, il ]itàggl#r
numero di malati si ebbe nel Quartiere Palazzo Reale (8,73 per mill6>
indi in quello detto Monte di Pietà ( 2,54 ) ; il quartiere Casteilamara
ebbe 1,19, e quello dei Tribunali 0,93. Óra T Autore fa notare che la
Cala, luogo ove vanno a sboccare le fogne della città, si trova nel quar-
tiere di Gastellamare, che ebbe, proporzionalmente, un numero piceol9
di malati. L* Autore spiega questo fatto, avvertendo che questo quar*»
tiere si trova nella parte bassa della città, e ohe le fogne ohe lo at-
traversano sono perciò più rioche di acqua, èonvoffUando le materia
esererhentisie con sufficiente velocità ih un corpo d'acqua 9uf fidente»
mente grande^ e versandole poscia nel bacino della Cala.
0*onde r Autore conclude che il bacino non ò causa, per le sue ema-
nazioni, di maggiori febbri infettive fra gli abitanti che alloggiano nelle^
sue vicinanze.
n metodo seguito dal doti Cardile-Ciofiilo nel trattare tali qniistioni di
Igiene pubblica, è il più raccomandabile, perchè si appoggia sull* esser*
vazione, e sul fatti raccolti. Ti ha soltanto a lamentare che la stati<^
slica deirospedale comprenda elementi troppo scalai al bisogno, e che
quella dellTJfflcio municipale si riferisca ad un tempo troppo breve, .
G. SoRUAiri.
^
•Vj^IòIETA
. Un» €«mftlca iiatontoto nella prima meiit del eeeela
JXT. -^ Roberto d' Angiò Re di Napoli il 3 novembre 1326 dava la
licenza in chinirgia a Sabeila de Berrò vedova di Berlingieri di Villa*
nova, perohò potesse esercitare qaella proibssione nella Terra di La»
voro, nel Contado di Molise e nei due Principati. Madonna SabéUa,
nella sua istanza avea dichiarato che il sno principale esereizio ( og|^
4irebbesi la sna spedalità) era in medSeandis pùùieribus ei apoitema-
tilms (1). Nò vi metteva restrizione di sesso o di parti» che di tatto ,
siccome vedova, era esperta. D'altronde ella volgevaai a Principe assai
favorevole ai medici, se tanto pah arguirsi dal numero che ci ne teneva
seco. Nel 1324 non erano meno di quattro , oltre il chirurgo , che eea
anche ciamberlano, lo speziale ed il botanico. Nò bastandogli tutto que*
ato collegio» avea fatto venire nel marzo del medesimo anno dall' Ar-
menia f avutane licenza dal Be Leone , maestro Filippo de Baldac ; il
^uale non sapendo nò di latino, nò di francese avea di continuo biiio-
gno deiriaterprete {2)é
IiafeevatoiJ d' igiene pubblica. — A Parigi U Ministro d* a«
gricoltura e commercio ha domandato al Parlamento un credito di-
30,000 firaachi per istituire il laboratorio éPigiene ptMliea di FranoUt^
addacendo le seguenti ragioni.
La Commissione dMgiene pubblica ha più volte manifestato il desi-
derio di avere un laboratorio per eseguire le esperienze ed analisi ri-
«hieste da certe incombenze ad essa affidate. Infatti Tigiene procede oggf
eo' metodi esatti delle scienze fisiche, e molte questioni non possono
essere debitamente risolute se non sono ftttte oggetto di studio speri-
mentale. Ciò sMntende per la maggior parte delle questioni conceni«atl
le materie alimentari, le bevande, le sostanze tossiche , le professioni
insalubri, la disinfezione, le acque in generale, ed in particolare la
acque minerali. Simili domande sono spesso presentate alla suddetta
Commissione, e chi ò incaricato di trattarle, se non ha un labora*
torio a posta , si vede costretto di ricorrere al buon volere di per-
sone estranee per eseguire le ricerche sperimentali che occorrono»
Donde i ritardi, le possibili incertezze, ed in ogni caso una dubbia m»
sponsabilità, che non è senza inconvenienti. La Commissione da alcuni
(1) Minieri-Riecio C « Genealogia di Carlo d*Angiò.> la : AreK 8tor. ProVi
Kapolet^ 188C, pag. 498.
{$) Iti, pag. 486, 487.
i
VARIETÀ 2^
anni ha preso a rivedere le analisi delle acque minerali di Francia ;
analisi che si fanno ora al laboratorio della Facoltà di medicina, quan-
tnnqae non abbia le condizioni necessarie per cotali indagini. Ma questo
fierrizio quando fosse pienamente ordinato , si confonderebbe naturai-*
mente con quello, di cui si domanda ristituzione» della quale non si po-^
trebbe contestare nò l*utilitò, né i* urgenza; basti ricordare che si fatti
labfMAtorj sono annessi all'ufflclo di sanità in Oermania ed in Inghil»
terra» Quello: domandato dalla Commissione d'igiene si terrebbe almeno
nei primordi , in modesti limiti : le prime spese di collocamento e di
ibrnitui*a non dovrebbero superare i 30 mila fianchi ; assegnandone ogni
anno 15,G00 per le altre relative al servizio , vale a dire per il perso»
naie e il materUàe (l).
Mentre ciò ehiedevasi a Parigi, il Consiglio Comunale di Milano, ao»
cogUendo la proposta della Commissione sanitaria municipale ^ svolta
BoUa relazione dei professori Agostino Frapolli e Luigi Gabba, lodevole-
mente, deliberava d'instituire presso il Municipio niìélàboratorio chimico
pet Vaseaggio e Vanaliei delle sostanze alimentari e di altri generi
di consumo^ allo scopo d^indagame la òontà^ le alterazioni, le .falsi»
^OMionif diètro richiesta delle autorità o dei privati.
Oli Autori della relazione intesero a dimostrare che T esame delle
sostanze alimentari col mezzo di laboratorj a posta e secondo le norme
stabilite da un regolamento, o meglio da una legge, ò runico modo
efficace ad impedire le falsificazioni e tutelare gl'interessi della pubblica
igiene, e però ricordavano che in Inghilterra nel 1872 si trovarono 65
falsificazioni per ogni 100 assaggi di alimenti; nel 1875, quando andò-
in vigore la nuova legge (Sale of food and Drugs Act)^ le falsificazioni
discesero a 26 per 100, nel 1877 a 18, per non esser più che di 16 nel
1878 (2).
Opere presentate alla Direaslone
degli Mnnaii i/niversati di Medicina.
< Annnal Beport of the national Board of Health. > Washington, Go-
vernment printing Office, 1882, 8.<>
Areari Angelo. < La cura delle deviazioni rachitiche ;degli arti infe-
riori. > Milano, Rechiedei, 1883, 8.« < Gazz. med. Lombardia. >
Jìalestieri F. Mi <L8l Piòvre typhoìde à Génes 1880-81 et le Con-
grès international d'Hjgiòne a Genove 1882. » Genova , Tip. Sordo-
Muti, 1882, 8.0
BarbieH QiiMeppe. < Della vitalità del feto dal lato ostetrico-mo*-
rale. » Bergamo, Tip. Sant'Alessandro, 1882, V
(1) « Union medicale. » N. 40, J20 mani 1883, p. 478r
0) « Sulla convenienza di istituire in Kilano un Laboratorio chimico mu->
nieipale. » Ilelazione alla Commissione sanitaria municipale» Milano 1889».
pag. 4L
99!2
nnnCE BELLE UTEBIE
•
SuUa cura delia difterite negU vMtni otto onnL — JVviiftì erUSea
da doti. Ernesto Kormaiin di Coburgo^ tradotta eoH oggUiin^ del
dott. Cablo Raimondi -^ pag. 178.
RIVISTA DI CHIRURGIA :
(Coiitinuazioiie e fine. — Vedi faicieolo preeadento» pag* WiV
Organi orinar).
"Bàha — Reni moòiU — 243.
BonDenbnrg ^^ OperoMioni euUa vescica — 244.
JuiUard "^ Sutura delia vescica — 247.
Organi genitali.
Bobmid — Operazione d^idrocele — 248,
Arti.
'^ùflter — Luescudone abituale deUa spàUa — 249.
BoBCh ^ IHearticolazione della spalla — 249.
Hf olfT •— Reeejrìone del gomito e del cotHe — 250.
Schede -— Frattura del radio — 251.
iàO steseo ^ Gimocchio valgo — 253.
Hahny Kraake — Beeesione del ginocchio — - 258, 2S9.
Koster — * Estirpazione delVastragalo — 260.
Kraake — LussaMione ereditaria del piede — 280.
Teonica operatoria « istmmentale e di medioatnnu
Hagedorn — Porta^ago — 261.
Soliade — Mandarino per il catetere di NUaton — 283.
Pialla — Cassetta per le fratture — 283.
Beely -^ Apparati ortopedici ^ 284
Dimostrasi<me.
Koeh — Bacini del tubercolo — 285.
BIBLIOGSAFIA.
Gardlle-Giofalo ^ Le febbri infettive neUo Spedale civico pa periodo
i87i'8i rapportate àOa fognatura ed atta cala di Palermo — 868»
VABIETÀ.
Una eerusiea patentata nelia prima metà del jèfiolo XIV -^ 288»
Laboratori d^igiene pubblica — 268.
Opere presentate alla Diretiione degli Àmoii IMetrsaU M Medicina
f-208L
RIVISTA DI PATOLOGIA SPECIALE E CLINICA MEDICA
del Prof. A. DE-GIOVANNI e Dott. P. PENNATO
Moretti — Contribuzione alla eamisHca ed allo studio degli spaimi
ritmici localizzati.
Vierordt — Sulle paralisi atròfiche delle estremità superiori.
Lépine — Sopra una forma particolare di crisi gastriche non gastral'^
giche nelVatassia.
De- Giovanni — Alcune risultanze terapeutiche ottenute mediante Vip^
notismo.
Brown — Storia di un caso raro che illustra alcuni disturbi vaso--
motorj,
Dippe — Vizio cardiaco complicato — emisistolia — tono venoso cru-
rale.
Proebsting — Sulla tachicardia.
Smolenski — Intorno alla teoria del movimento del cuore.
Neidert — Del polso di ritomo.
Sarah Post — Irritazione cutanea e il polso:
Riegei — - Del poUo venoso normale e patologico.
Riegei — Sul polso venoso normale^ e sul comportarsi del sistema t?e-
noso negli essudati pericardici.
Davison — Il polso carotideo nelVinsufficiènza aortica*
Lópine — Del remore di galoppo in generale e in particolare [nella
nefrite acuta.
Concetti — Sulla natura e guaribilità della tisi polmonare.
Maragliano — Sul trattamento della pleurite essudativa.
Woodbury — Sul trattamento razionale della consunzione polmonare.
Petrone — Contribuzione allo studio della carcinosi miliare aeuta
primitiva della sierose.
De- Giovanni -* Casi rari di malattia delVaddome.
Kohn — Caso unico di corpo straniero nel tubo gastro-enterico.
Brandt — XJn caso di diarrea tubulare.
Luzzatto •— Angiocolite suppurativa con pigmentazione anomala e in-
termittente delle orine. ^ .
Whittaker '^Scoperta dei calcoli biliari con un ago esploratore*
Luzzatto — Dtée casi di ileo^tifo a decorso acutissimo.
Martin — Un caso rarissimo, fors0 unico, di eruzione generale vac-
cinica.
' Rivista. U
274 RIVISTA
Moretti Odorico. — Gontribnzione alla casuistica e allo aia*
dio degli spasmi ritmici localizzati. {Oiorn. Intemaz, 1882, N. 251,
486 e seguenti.
L* Autore rìassame il lavoro fatto su questo tema dal prof. Broole
Oalvagni {Rivista Clinica di Bologna 1880), e pubblica alcuni casi di
propria osservazione. Tra questi , due sono relativi a bambini (primi
mesi della vita), che presentavano spasmo bilaterale nel dominio del-
Taccessorlo. Quanto al movimento del tronco che qualche volta come
in uno di questi 2 casi, si accompagna al dondolamento del capo, l' Au-
tore lo crede un fatto puramente consensuale, o trasmesso e quindi di
non molto rilievo. Un terzo caso ancora di ipercinesi (spasmo bilate-
rale deiraccessorio) l'Autore osservò in una donna di 67 anni, che a 39,
io seguito ad un patema cominciò a presentare oscillazioni del capo da
destra a sinistra, e viceversa, movimento che si manteneva abbastanza
lipiltato, si sospendeva solo durante il sonno, e nel giorno, appena per
qualche minuto o quando l'ammalata parlava di cosa che molto la in-
tctressasse : non si notava alcuna contrazione dei muscoli del* collo, e la
testa eseguiva bene i movimenti.
Il quarto caso (oscillazione del capo antere -posteriore), fu osservato
dall' Autore in una lavandaia di 70 anni^ che a 50 cominciò ad avere
un movimento spastico antero-posteriore della testa, che cessava du-
rante il sonno, e nel giorno intermetteva con intervalli di otto o dieci
minuti di riposo. É questa storia notevole per la sua rarità, nel lavoro
di Galvagnì sopra ricordato, si cita un solo caso analogo di Barnes in
bambino nel quale il moto scomparve poche settimane dopo. Il caso
descritto dall' Autore durava da 20 anni, non vi erano muscoli con*
tratti, nò si vedevano in essi oscillazioni, nò movimenti fibrillari: vi
«ra dolore ai lati delle vertebre cervicali.
La storia quinta e sesta, sono di ipercinesi unilaterale della branca
«sterna deiraccessorio. Si tratta nella 5." di una donna di 70 anni, che
a 40 cadde da un albero e batto la testa e il petto, senza cbe avesse
dalla caduta altra conseguenza che una oscillazione irresistibile o tra-
zione a sinistra , a cui non poteva sottrarre il capo , e che allora ap-
parsa, più non scomparve. Lo sterno-cleido-mastoideo sinistro, era più
sviluppato del corrispondente, si faceva più duro e appariscente quando
la donna raddrizzava il capo. Le contrazioni del muscolo si eseguivano
rapidissimo, ma dopo otto o quindici vi era una piccola pausa. Il mu-
scolo preso tra le mani si sentiva qualche volta palpitare: non vi era
iaduramento del trapezio, solo di quando in quando si faceva visibile
per piccolo rialzo il suo stretto bordo anteriore. La storia 6.* è di nna
donna di 48 anni, cbe all'età di ^ essendosi esposta alla pioggia e al-
l'umidità, avverti prima difficoltà a muovere il capo, e poi tiratore del
capo verso sinistra, con movimenti clonici prima rari, poi freanentto-
«imi che facevano sosta solo durante il sonno. Avea la faccia volta a
destra ^l mento in alto, V occipite abbassato verso la spalla sinistra a
DI PATOLOGIA 8PB0ULS S CLINICA MEDICA 275
«rapo* tirato indietro^ un movimento dn sinistra a destra e ricev^sa»
« un poco dair avanti ali* indietro teneva la testa oscillante oon mo-
menti cortissimi di riposo quasi mai completo, tali oscillazioni erano
166 al minuto , involontarie. Lo sterno cleido-mastoideo sinistro , era .
ipertrofico^ si avanzava sul davanti almeno un centimetro in confronto
delPaltro, compreso fra le dita faceva sentire una oscillazione o meglio
una palpitazione. Tatto il muscolo cuculiare era manifestamente con-
tratto, non si vedeva muovere che il suo fascio anteriore dall* indietro
alVavanti e viceversa, nei momenti di maggior contrazione dello sterno
cleido-mastoideo , quella porzione del cuculiare che va ali* occipite era
molto rialzata , la rimanente dura come legno non presentava alcuna '
oscillazione. Colla elettricità si otteneva una leggiera diminuzione nel
mimerò delle oscillazioni. Tanto nel caso 6.® che nel 6.*, oravi il solco
naso-labiale destro p^ù profondOi e a sinistra la narice più aperta, e
•qualche alt^a leggiera assimetria, ciò che mostra, secondo l' Autore, un
lieve grado di eccitamento in alcuni muscoli della faccia.
Nei due casi, a sinistra si notò pure un rialzo di temperatura, fatto
ohe 1* Autore farebbe armonizzare colle osservazioni di Charcot e Bou-
4shardy circa il piccolo aumento di calore nei movimenti convulsivi di-
namici o clonici. L* Autore classificherebbe il suo sesto caso, per iper-
•cinesia della branca esterna deiraccessorio elonico-tonica o mista per*
chò mentre il muscolo sterno-cleido-mastoideo presentava lo spasmo
bionico, il cuculiare presentava lo spasmo tonico. L* Autore esclude ohe
questi fatti dipendano dal diverso grado di degenerazione, avvenuta nei
due muscoli, perchò la posizione del capo fa sempre la stessa, e perchò
la contrattura del cuculiare doveva essere antichissima avendo anche
indotto uno spostamento rilevante ed una curva esagerata della clavi-
cola. Inoltre la potenza contrattile dello sterno-oleidoi non era affievo-
lita ma al maximum di forza, dando 166 movimenti al minnto primo
che non si potevano frenar colle dita.
La storia 7.* fu comunicata all'Autore dal prof, Galvagni: riguarda
nn uomo di 60 anni, che presentava il mento in preda a tremolio sus-
enltorio, per cui chiudeva ed apriva ritmicamente la bocca, e cresceva
se la bocca era tenuta aperta: qui lo spasmo clonico aveva sede nei
muscoli elevatori della mascella innervati dalla branca motrice del 5.%
e quindi anche in questo caso si tratterebbe di un disturbo funzionale di
nn nervo motore. La malattia durava da 20 anni.
Vi sono poi nel lavoro dell' Autore, altre 5 storie di ipercinesia, nel
dominio del facciale. Egli crede che sia tanto più facile e ft*equente la
turbata funzionalità, dei muscoli mimici, per quanto i rami del facciale
che ne dirigono razione si allontanano, suddividendosi, dal tronco prin-
cipale. A questa proposizione egli crede non si opponga quanto si os«
irerva nella paralisi del 7.®, perchò questa acinesia ò rara relativamente
al frequente precedersi delle oause malefiche, in confronto colia posi-
^iene superficiale del tronco principale di quel nervo, e tra tutti quelli
276 ì BIVISTA
che si espongono ad una medesima influenza nociva, pochissimi amina-^
lano di paralisi facciale, ciò che mostrerebbe la poca suscettibilità del
tronco nervoso ad essere impressionato. In ano del casi di spasmo del
facciale, citato dalP Autore vi era anche la salivazione che viene da lui
attribuita ad irritamenti diretti degli elementi glandulari per la con-
trazione dei muscoli vicini. La quiete momentanea ottenuta in due casi^
dopo le replicate fregagioni alla metà stessa della taccia, la attribuisce
ad una modificazione nei rapporti nerveo -muscolari, pel fatto della com-
pressione o ad istantaneo effetto reflesso. Quanto airesordire dell' iper*
cinesia facciale molto frequentemente in uno o due mascoli, estenden-.
dosi poi a tutto il gruppo, e viceversa, il rendersi liberi di alcuni dalle
moleste contrazioni secondo 1* Autore può far pensare ad un disordine
molecolare nel nervi ascendenti prima, che cederebbe poi, in via discen-
dente*
Un'altra storia di spasmi funzionali fu offerta all'Autore dal dottore
Marcucci. Si trattava di una donna di 44 anni, che fin dall'età di undici
anni, presentava un nistagmo quasi continuo. L*oscillazione dell'occhio
si compieva più specialmente intorno ali* asse verticale, con estensione
prevalente verso l'interno (adduzione), nell'atto del rilasciamento l'a-,
zione del retto esterno riportava a posto il bulbo. L' Autore crede che
tale affezione se non ò consecutiva ad alterazione nell'apparecchio vi-
sivo come era appunto nel suo caso non si deve rimandare ai trattati
di oculistica. Lo spasmo era bilaterale, ciò non pertanto, dice l' Autore^
non dipendeva da lesioni centrali, perchò avvenuto lo spasmo funzio-
nale da un lato, presto avviene dall'altro ciò che per lo strabismo, una
specie di nistagmo compensativo , oppure si può dire cì\fi le fibre ner-
vose che riannodano il nucleo d'origine del terzo di un lato con quello
del sesto dall'altro, o subiscano modificazioni nella compage moleco-
lare, o compiano in modo fisiologico l'associazione del movimenti late-
rali d'ambedue gli occhi.
Anche nel dominio di nervi misti l' Autore osservò di questi spasmi
funzionali. Le storie sono due. Una ò di una signora di 51 anni, che da,
qualche anno presentava nella veglia e nel sonno un movimento nel
pollice destro, di flessione e di estensione e qualche volta di leggiera,
torsione ih fuori : Testensione in certi movimenti si esagerava a tale da
tirare il dito in direzione dorso-radiale. Tenendo quel dito in una mano,
si avvertiva sempre il ritmico movimento. Questo, qualche volta era
accompagnato da dolore acuto, che talvolta invece, insorgeva sponta-
neo. Notevole ò il caso anche per la guarigione seguita rapidamente
(dopo 37 sedute di elettricità faradica). Qui, secondo 1' Autore, non j^o-
tevasl pensare airaffezlone di Hammond, perchò ò capitale per questa in
primo tempo l'emiplegia (?) e la lesione verosimilmente coglieva i se-,
gUentl nervi: un ramo dell'lnterosseo, che anima il flessor proprio del
pòllice,' il primo ramo in cui fendasi il mediano giunto, alla vola della
mano, e che suddiviso anima il flessor breve abduttore ed opponente, e.
DI PATOLOGIA SPXCIALE X CLINICA MEDICA 1277
• Tami del tronco profondo del nervo radiale allungo abduttore ed esten-
sori del pollice. L* Autore confessa di non sapersi decidere, se si debba
ritenere per veramente esistente nn identico processo patologico loca-
lizzato in un punto del tramite terminale di nervi, che benchò abbiano
-comune l'originèi pure sono separati nel loro ulteriore decorso, tutto
concorrendo a dimostrare che in essa origine non esiste alteramente o
si deva invece pensare, che nella vola della mano (ove avvenne la com-
pressione esagerata che sarebbe stata la causa della malattia) il tronco
nervoso abbia subito un alteramente qualsiasi che apportando nnlper-
cìnesia del gruppo muscolare flessore, questo dopo il massimo dell' a-
zione contrattile si esaurisca dando campo agli antagonisti di far va-
lere una esagerata potenza estensiva.
L'ultima storia ò di ipercinesia di muscoli innervati da diramazioni
dello sciatico. Fu fornita air Autore dal prof. Gal vagai. Riguarda un
uomo di 38 anni, merciajo ambulante che presentava nelParto inferiore
destro dairinguine al piede un tremolio che non poteva esser dominato
dalla volontà: applicando la mano nei momenti di massima intensità del
fenomeno si percepiva una palpitazione muscolare in forma di pulsa-
zioni così rapide da poterne numerare fino 180 in nn minuto primo, ri-
siedente nei muscoli della faccia anteriore delia gamba, nei gastroone-
mii o nel solco. La prima falange dell* alluce era in estensione tonica.
*II paziente guari coiruso della noce vomica, ricaduto poi nella stessa
forma presentò anche una tensione fortissima del tendine deirestensore
lungo dell'alluce, mentre il tendine del lungo estensore delle dita pre-
sentava energici movimenti di contrazione e rilasciamento. Anche que-
sto caso presentava adunque rassociazione della forma tonica alla clo-
nica.
Le conclusioni che l' Autore fa, dopo alcune considerazioni esposte
intorno airinterpretazione patogenica di questa forma morbosa sono le
seguenti ;
. l.** La nuova e indipendente posizione stabilita dal Galvagni per gli
spasmi ritmici localizzati ò pienamente giustificata.
' 2.® Gli spasmi che manifestamente dipendono da lesioni centrali, qnelli
che trovano il loro substrato noli* isterismo , tutti gli altri che chiara-
mente traggono origine da alterazioni e disordini funzionali dei nervi
49ensibili, non dovrebbero essere ammessi in tale categoria,
8.® Può esser posto nn qualche dubbio, se il movimento bilaterale
<lel capo dipenda dall.a vera e propria ipercinesia doppia degli spinali.
4.* Il movimento del tronco che in epoca ulteriore si accompagna al
bilaterale del capo è consensuale, e quindi di ordine affatto secondario.
5.® I tic indolenti non essendo che spasmi localizzati in cui spessis-
simo si osserva il ritmo, devono essere inclusi e accettati nello stesso
gruppo.
6.<^ Altrettanto ò a farsi per quello spasmo limitato a certi muscoli
•del globo oculare (nistagmo essenziale indipendente da lesioni oculari).
'SS snnsTA
7.* Lo spamno elonioo può anehe mostrani al solo pollice della mano
8b* In mufooli ìnnerrati dallo atesao nerro, pnò easervi eontempora*
aoamrntn lo apasmo ionico e il elonieob
9.* B tronco del Sociale ba poca Tnlnerabilità, è tanto più ihcUa e
frequente la turbata ftanzionalità dei mnacoli mimici, per quante i ri«^
apetti^ rami del focclale Tanno allontanandoal dal tronoo,
10.* La legge di Nataaaon (cloò cbe gli apasmi procedenti dlretta-^
mente dai nervi di moto doTono aempre eaaer toniei, e clonici Inreoe
quelli indiretti o refleaai) offra per molti casi addentellati filla critica.
11.* Quando ai tratta di apaami limitati ad un ristretto gruppo mu-
Bcolare, regolato da diramazioni di un solo nerro, raffesione con molta
probabilità dovrebbe risiedere in un punto più o meno periferico dello
aieaao nervo di moto.
12.* La grande maic^oransa dei casi di Qalvagni e deir Autore in cui
erano interessati i nervi esclusivamente motori, appoggiano indiretta-
mente la probabilità che le contrazioni ritmiche localizzate siano indi-
pendenti da eccitamenti dei nervi sensibili.
13.* Alcune indagini ed esperimenti (sulle rane, fatti dall* Autore) in-
dicano che indipendentemente dai centri, una certa attività funzionale
eaisle nei tronchi nervosi e clie questa pel solo fatto di un irritamento
qualsiasi nel loro decorso , potrebbe esplicarsi con fenomem di iperoi»
nesia donica-tonica o mista» date condizioni speciali che non si sauna
determinare.
14.* Nel massimo numero dei casi la cura non porta alcun utile rir
aultato.
YiBROBDT. — neber>trophÌ8Che Làhmimgen der obem Ezire-
mit&ten. (Sulle paralisi atrofiche delle estremità superim). In : Deui.
med. Zeit 1883, N. 2.
Malgrado la ricchezza delle esperienze fatte sulle paralisi atroiièhe^
vi é una grande oscurità sì nella sintomatologia, come nelle diverse con-
dizioni anatomiche di esse. L'Autore considera quattro gruppi di affe-
zioni in seguito dei quali si sono osservate le suddette paralisi.
U* Paràlisi traumatiche periferiche. — In queste .ralterazione mo-
toria sta nel dominio nervoso colpito, è seguita da maggiore o minore
atrofia dei muscoli. Alterazioni di sensibilità nelle lesioni un poco gravi
xnancano quasi mai, ma non si tengono assolatamente nei confini dei
nervi affetti, limitansi spesso ad una parte di questi. La ricerca elet*^
triea, secondo la gravità e lo stadio della malattia, può dare risultati
differenti.
2.» Nevriti periferiche. — In queste le alterazioni motorie occupano
di solito un determinato dominio nervoso. Alcuni muscoli di questo,
possono 0 in tutto o relativamente essere intatti , ma prescindendo da
circostanze particolari, si può riconoscere come malato uno o più nervL
DI PATOLO0U SPBCIÀLB X GLIKICA ICEDICA 27d
Le debolezze nella fanzione accadono , spesso prima clie P atrofia , ma
non sempre ponno ambidue procedere di pari passo. La sensibilità di
solito nel dominio dei nervi colti, ò depressa, ma può anche essendoYi
tuttavia la lesione dei muscoli, essere normale. La ricerca elettrica,
può dare risultati molto differenti, ed anche può esservi differenza nel
risultato dell'esame dei singoli muscoli. Di solito nel grado massimo
della malattia, vi ò completa o parziale reazione degenerativa.
3.® Atrofia muscolare progresHva. — In questa mostrasi più o meno
diffusa, qualche volta affatto irregolare, e qualche volta ben tipica la
malattia di differenti nervi. Comincia per lo più nei piccoli muscoli della
mano, vi ò pronunciato parallellismo tra atrofia e debolezza, nessuna
alterazione di sensibilità. Di solito vi è una reazione degenerativa par»
ziale, qualche volta completa, che spesso ò difficile a constatare; negli
stadj ultimativi non v'ò alcuna reazione; molto frequentemente con-
trazioni fibrillari.
4.® Poliomielite cronica anteriore. ^ La malattia dei muscoli non sta
in un determinato territorio d'innervazione^ ma è in altra maniera più
o meno tipica. Nelle forme solite la paralisi precede l'atrofia, nelle forme
medie questo rapporto si scambia. Può però darsi che paralisi e atrofia
decorrano paralelle. Mancano rilevanti alterazioni di sensibilità. Vi è
completa o parziale reazione degenerativa.
LÉPiNE. — Sur une forme particulière de orises gastriques
non gastralgiques dans Fatazie. {Sopra una forma particolare ài
crisi gastriche non gastralgiche nell'atassia). In: Lyon Méd. XLI, N. 38.
L'Autore crede che oltre le crisi gastralgiche dell'atassia, descritte
da Charcot, vi sia una forma rarissima, caratterizzata essenzialmente dà
vomiti non dolorosi, ma incoercibili, che durano per un periodo di pa-*
racchi giorni, e che ribelli ad ogni trattamento, possono mettere in pe-
Ticolo la vita del paziente. In appoggio di questa opinione l'Autore ri-
ferisce di un marinajo di 56 anoi,^ da sei sofferente con segni manifesti
di atassia, che fu colto da vomito quasi incessante , spontaneo , che si
riproduceva dopo Tingestlone anche di una goccia di liquido, ma senza
dolori gastrici. Il vomito durò ribelle al trattamento, per quattordici
giorni, non vi era diarrea, nò acceleramento notevole del polso. Un caso
molto analogo a questo, ò citato da Fournier, anzi in questo, i vomiti
iniziarono il quadro della tabe. Erano crisi che duravano sei giorni, ca-
ratterizzate da vomiti ripetuti, con intolleranza assoluta dello stomaca
per ogni specie d'alimenti, di bevande, o di farmachi. Anche l'acqua e
il ghiaccio erano quasi subito reietti , cosicchò il paziente si riduceva
alla completa astinenza per evitarsi il vomito. Questo, nel caso di Four-
nier era accompagnato da qualche molestia, inevitabile nel vomito, ma
non era certo caratterizzato dai dolori atroci segnalati come crisi ga-
stralgiche da Charcot. E queste forme speciali, V Autore le chiamerebbe
erisi dì intolleranza gastrica senza gastralgia. Egli poi crede che oltre^
280 RIVISTA
a queste grandi orisi, ve ne siano altre meno gravi di vomito pure non
doloroso, e riporta nn caso di sna osservazione in cui il malato stesso,
nn nomo di 50 anni, indicò come principio del sao male, la sintomato-
logia gastrica. Qaesto paziente, narrava d'esser stato, dopo nn raffired-
damento, colto da vomiti biliosi frequentissimi, che in un anno si ri-
prodnssesp otto volte, e durarono una settimana circa, ogni volta* Que-
sti vomiti però non erano incessanti nò influenzati dall* alimentazione»
potendo. i*ammalato digerire qualcuno dei suoi pasti. Nessun altro fe-
nomeno esisteva in lui, eppure T Autore per la mancanza del reflesso
patellare sospettò che la forma gastrica non gastralgica , iniziasse una
tabe, ed a ragione perchò in seguito in quel paziente sopravvennero
dolori folgoranti, fenomeni di incoordinazione; ed infine la necroscopia
segnalò le lesioni caratteristiche della tabe. L* Autore fa pure notare
4he in questo malato negli ultimi tempi eransi manifestate delle vere
crisi gastriche dolorose con vomiti. Il carattere indolente di questi ai-
timi non durò dunque per tutto il tempo delia malattia.
I vomiti indolenti nel corso della tabe, furono registrati anche in os-
servazioni antiche, specialmente in un'osservazione di paraplegia di
Oull, ed in due tesi di Parigi. E Bernhardt in una sua memoria dice di
aver veduto due casi purissimi di sintomi dispeptici.negli atassici, i ma-
lati erano per questi andati a Carlsbad: in mancanza dei dolori ò
difficilissimo per il medico di pensare ad una malattia spinale a meno
eh* egli non abbia continuamente il pensiero rivolto alla possibilitÀ di
questi fatti. E Fournier, precitato, dice: vi sono malati che nel periodo
preatassico delia tabe, sono di quando in quando calti da vomito ed al-
lora emettono sia materie alimentari, se la crisi si produce ad un^epoca
vicina al pasto^ sia (neli* alternativa inversa) materie liquide mucose,
qualche volta giallastre o verdastre.
Db -Giovanni. — Alcnne risultanze terapentlche ottennio me-
lante ripnotismo. (Qazjg. Med. IL Prov. Venete. XXV, N. 43.
In una malata di costituzione nevrosica esaurita dall* allattamento e
pellagrosa sospetta, afifetla da contratture delle estremità inferiori, TAa-
tore ottenne facilmente Tipnotismo. Durante questo stato che continuò
tre quarti d'ora la paziente presentò : risoluzione delle muscolature, ipe«
restesia ed eccitabilità dei reflessi spinali, il più lieve tocco della cute
era seguito da un movimento della parte, o della persona, le punture
fatte con uno spillo sulla pelle erano seguite da locale paralisi vaso-
motoria, che non si verificò mai fuori del periodo del sonno artificiale.
Dopo il sonno ipnotico, l' ammalata annunciò la diminuzione della sua
abituale rachialgia ; questa, nelle successive sedute di ipnotismo scom-
parve affatto ed anche vi fu un acquisto di sicurezza in tutti i feno-
meni della vita di relazione, e maggiore espansività morale.
In un'altra donna di 18 anni, affetta da bronco-alveolite dell* apice,
obsoleta, e che presentava oltre ad altri fenomeni, un vomito ribelle a^
DI PATOLOaiÀ SPECIALE E CLIKIGA MEDICA :281
.'ugni trattamento, nel primo tentativo V ipnotismo riusoi, e si vide la
paziente accelerare il respiro e fare frequenti atti, di deglatizionei im-
pallidire alquanto, e insieme chiuder le palpebre e cadere in sonno.
Durante questo, si osservò esagerazione dei reflessi patellari, risoluzione
muscolare, anestesia cutanea, spasmo delle palpebre, paralisi vaso-mo-
torie, come nella malata precedente. Il vomito cessò continuandosi nel-
ripnotismo.
In un^ altra malata V Autore adoprò pure Tipnotismo. Trattasi di una
giovane di 18 anni, affetta da nevrosismo. Era una forma nevrosica nella
quale si notarono molti fenomeni succedentisi od alternantisi fra cui
artralgie, anestesia dei piedi, accessi di febbre, emianestesia destra, di-
plopia, glossalgia, dolore alla laringe, disfagia, apatia, accessi istero-
opilettici, rachialgia, forte nevralgia alle spalle, e in ultimo debolezza
agli arti inferiori, incurvamento della schiena, anestesia estesa simme-
tricamente sulle due avambraccia^ sui piedi, e sui due terzi Inferiori
■ della gamba, di più erano anestesiche le congiuntive. Le cure speri-
. montate in precedenza furono inutili. L'ipnotismo non riusci che alla
terza seduta. Ideile due prime si, osservarono moti di deglutizione, fre-
.quenza di respiro e polso, aumento della .gastralgia abituale, e tremito
degli arti, del quale Tammalata non avea affatto coscienza. Dopo quin-
dici giorni di cura (ipnotismo due o tre volte al di) si ebbe migliora-»
mento graduale e notevole nei dolori nelle anestesie, nellMncesso. Con-
tinuando nella cura si ebbe la guarigione definitiva.
L'Autore poi narra un'altro caso. Riguarda una ragazza di nutri«
zlone apparentemente floridissima affetta da alopecia arcata. Cadeva
facilmente coiripnotismo in un sonno profondo, e in completa anestesia
tanto che se ne approffilttò per esportare un pezzetto di cute per l' e-
same microscopico. Durante la lieve operazione, la cucitura, e la me«
dijsazione, non dio segno di alcuna sensazione nò di coscienza. Questa
malata inoltre, durante il sonno diceva parole che si riferivano a per-
sone famigliari o amiche ma non presenti. In essa cessava allora ogni
rappòrto psichico colle persone che la circondavano, cessava la coscienza
dol luogo in cui si trovava, e invece si sostituivano rapporti psichici
colla madre, coi famigliari, e come se fosse in casa propria.
Da ultimo, V Autore riferisce di un malato di coxite destra acutissima
nel quale trattandosi di dover applicare un apparecchio si dovea fare
Tanestesia per evitare i gravi dolori che si suscitavano appena lo si
toccava. In questo caso l' ipnotismo col solito metodo di for fissare il
.4ito riuscì solo incompletamente, ottenendosi una incompleta risoluzione
muscolare, ed essendo ancora vigile la sensibilità. Si ottenne invece un
sonno profondo e completa anestesia comprimendo modicamente le tem-
porali col polpastrello dell'indice, medio, ed anulare d'ambe le mani,
mentre col pollice dell'una o dell'altra mano si toccava lievissimamente
la radice del naso, e si scorreva in alto oltre la glabella frontale. L'a-
nestesia e la risoluzione muscolare erano complete , tanto che l' appa-
recchio si applicò senza che il paziente avvertisse nessun dolore.
SS2 RIVISTA
L* Àatore fa poi aleane eonsiderazioni sa qaesti fktti. Egli crede the
la mancata percezione dei moti convulsivi (nella sua terza malata) non
dipendesse da assopimento del centro cerebrale, ma da mancata e troppo
searsa tradnzioBe delle impressioni. Vi sarebbe un mutamento nello
stato di eccitabilità dei centri che risiedono nel midollo allungato, e nn
mutamento anche nella direzione secondo la quale si traducono i feno-
meni nervosi di quei medesimi centri*
Dal fatto che le malate allo svegliarsi avvertivano la puntura fatta
durante il sonno artificiale sarebbe, secondo V Autore, provato che du-
rante .il ponno, le impressioni non venivano normalmente tradotte ai
cervello, ma esaurlvansl in maggiori fenomeni reflessi nel dominio del
midollo spinale. La fibra nervosa stimolata, non esaurivasl completa--
mente durante il sonno : si manifestava come uno stato di ipereccita-
mento dopo questo.
Nel caso della coxite, era notevole che i dolori fierissimi spontanei»
e provocati dai movimenti del corpo, non erano avvertiti, mentre i ru-
mori scuotevano il paziente. Questi però qualche volta faceva qualche mo-
vimento rifiesso quando veniva toccato sulla regione malata. Qaesti fatti
secondo TAutore, vorrebbero significare che durante IMpnotismo le im-
pressioni periferiche (eccettuato le acustiche le quali ò provato che per-
'dono più difficilmente e più tardi le vie del cervello) non giungano ai
centro psichico, senbene nel dominio dei nervi spinali si sogliono ma-
nifestare anche fenomeni di ipereccitabilità.
' Nel caso dell* alopecia, V Autore notò quando il sonno cessava, una
persistenza del torpore della sensibilità fatto che si accorderebbe eol-
Tidea precedentemente esposta, circa il modo di completarsi dellMn-
nervazione spinale durante Tipnotismo.
Intanto senza voler fare spiegazioni e teorie per le quali occorrono
osservazioni molto numerose, V Autore crede che air ipnotismo sia ri-
servata una parte nella materia medica. (Vedi nella Parte Originale,
pag. 328, lo studio del prof. Raggi intorno BXVJptwtismo).
Brown. — The history of a unique case lUustrating some
vaso-xnotor disturbance. (Storia di un caso raro che illustra al-
cuni disturbi vaso-mctorj). In: The Medicai Record. 22, N. 4, luglio 8 ?.
L'Autore narra di un uomo di 45 anni, in origine robusto di coatiiu-
zione, che per il suo mestiere (palombaro) era solito di portare un pesanìte
apparecchio accomodato al dorso e comprimente la regione lombare.
In questa regione, da due anni egli aveva notato una prominenza
estesa circa quattro pollici In lunghezza, e probabilmente due in lar-
ghezza, la quale protrudeva dai processi spinosi delle vertebre lombari
un mezzo pollice. Tale prominenza era fissa, immobile, poco dolente
alla pressione, ma i dolori vi si prodncevano spontaneamente, molto
gravi. In essa sembravano inclusi il cellulare, e i tessuti molli in vi-
cinanza della colonna vertebrale. Quantunque questo tumore a poco a
DI PÀTOLOaiA SPECULES CLINICA MEDICA ìSH
poco sempre crescesse, é fòsse causa di grave dolore, il paziente con*»
tinaava nel sao noiestiere; intanto fu soprappreso da febbri malariche a
tipo remittente, itterizia, costipazione, delirio, paralisi della vescica, do-
lore alla regione lombare cbe si estendeva anche alla gamba sieistra;
Porina era torbida e alcalina. In quest'epoca la prominenza snlla regione
lombare, sporgeva almeno un pollice e mezzo dal livello dei processi
spinosi. Era assai dura, fermamente attaccata ai tessuti circostanti, o
sembrava di consistenza, non ossea ma cartilaginea.
I sintomi malarici scomparvero completamente con un opportuno trat-
tamento, ma dopo di essi, cominciarono a mostrarsi fenomeni speciali
principalmente di carattere nervoso : ò anzitutto a notarsi che non vi era
nessun segno di curvatura spinale, nò di malattia delle ossa vertebrali.
Due 0 tre settimane dopo la cessazione della febbre, la regione lom-
bare continuava ad esser sede di dolori gravi, vi fu poi la nevralgia a
sinistra dello sciatico, del crurale e delle loro principali diramazioni
fino al tallone e alle dita, con marcata anestesia cutanea alla coscia e
porzione della gamba. Eranvi pure parossismi di contrazioni clonlche dei
flessori delle dita, che duravano anche per ore, ed erano evidentemente
di origine centrale. Un senso di costrizione e tensione al diaframma,,
faceva pensare che anche questo muscolo partecipasse a questi spasmi
clonici.
Da ultimo (dopo tre mesi dacchò il paziente era in osservazione) vi
furono contrazioni involontarie frequenti, ai muscoli del lato sinistro
della faccia e dell'occhio che produssero stiramento delle palpebre e dei
muscoli feicciali. Questo fu seguito da ptosì, eccessiva dilatazione della
pupilla e perdita della visione da quel lato. La memoria del paziente si
fece difettosa, e diminuì anche assai la potenza del ragionamento.
Le paralisi dunque erano limitate alla vescica e airocchio, furono di
carattere transitorio, l'anestesia invece fu permanente essendo durata
per alcuni mesL
Nella gamba affetta, eccetto alla pianta del piede, si notarono quoti-
diani cambiamenti di temperatura, raggiungendosi in essa il grado di
38*,3 0 38*^,8 mentre il resto del corpo era di calore normale. Ed era
sempre verso le ore dieci pomeridiane che si notava questa regolare
fSebbre locale indipendente da azioni flogistiche. Poi la temperatura de-
-Mesceva fino alla norma : durante le esacerbazieni di febbre locale vi
era un passeggiero aumento nella vascolarità dell' arto. La gamba as-^
sumeva un aspetto più roseo della destra, le arterie pulsavano più vi-
gorosamente, le vene erano più turgide. Tutti questi segni locali dimi-
nuivano col venir meno della temperatura.
Qualche volta il paziente era colto da febbre generale a fìreddo, che
non era seguita da sudore, febbre che facilmente si vinceva col chinino»
Oltre le alternative nella vascolarizzazione dell'arto già descritte, a
seconda delle varianti della temperatura era notevole una permanente
dilatazione delle arterìole per cui mentre il piede e la gamba sinistra
:284 RIVISTA
.erano sempre pallidi| e presentavano uno stato normale queste parti a
ministra erano più turgide, coi vasi più pieni, e più calde.
Un altro fatto assai notevole ò la gangrena alla cute del tallone si-
nistroy accaduta in pochi giorni dopo esser stata preceduta da dolori
atrocissimi. Staocatasi la parte morta, restò una cavità livida di brutto
«spetto ohe però in dieci o dodici giorni, si ricolmò con granulazioni
tanto esuberanti, ohe protrudevano a guisa di fungo rosso le quali ven-
nero poi assorbite, e si formò una ben definita cicatrice. Durante que-
sto processo, il malato fu esente più del solito dai suoi dolori ; nei primi
«tadii di produzione delle granulazioni, veniva secreta dalla piaga una
quantità di sostanza gelatinosa senza odore, trasparente» tanto da ba-
gnarne in un giorno molte pezzuole, e le lingerie. Poi, durante il pe-
riodo della guarigione la secrezione fh semplicemente purulenta. Circa
tre settimane dopo la cessazione di questi sintomi vi fu una consimile
secrezione alla pianta del piede senza indizio di rammollimento: quan-
tunque queste affezioni locali completamente guarissero continuarono
dolori con esacerbazieni serotino sulle cicatrici. Un vescicatorio appli-
cato sul tumore della regione lombare, produsse una effusione non di
siero ma di una sostanza gelatinosa identica a quella prima accennata.
<ìuanto a questi fenomeni di essudazione speciale l' Autore propone la
questione se dipendono da alterazione del sangue o da un disordine dei
vaso-motori.
Alla malattia di questo sistema molti dei fenomeni osservato nel suo
easo possono, secondo l' Autore essere attribuiti. Gita gli sperimenti di
Nussbaum provanti che in alcuni animali i centri vaso-motori non sono
<sonfinati alla base del cranio, ma numerosi filamenti di questi nervi si
originano pure lungo tutto l'asse spinale; anche Flint appoggia questo
modo di vedere. Per questo si può credere che una malattia alPorigine
del vaso-motori, nel cervello o nel midollo sia capace di indurre, ed in-
duca una varietà infinita di affe^Joni locali producendo stati anormali
di temperatura, di circolo, nutrizione, ossidazione, producendo contra-
zioni vascolari o spasmi o dilatazione estrema, e determinando quindi
ora ipertrofie e iperplasie, ora atrofia e gangrene, ecc.
L' Autore considera quanta parta sia da farsi alla malattia dei vaso-
motori nella produzione di queste locali alterazioni nei vasi, costituendo
ingorghi attivi e passivi, rapida proliferazione cellulare e di tessuto, In-
fiammazioni, disordinate e anormali secrezioni e gangrene, come pure
^quanto quella malattia infinisca su anormali tumori e probabilmente su
alcuna di quelle intrattabili affezioni cutanee costituite da ingorghi di
vasi cutanei da infiammazioni e depositi avventizii.
Quanto ai malato di cui P Autore riferi la storia, il trattamento dopo
. la cura della malaria consistè in piccole dosi di olio di trementina, tin-
tura di cantaride e di noce vomica, per la paralisi vescicale. Per il do-
lore intenso al piede, alla gamba e al dorso, optati, e più di tutto giovò
la preparazione detta cìorodifia. Per il riassorbimento del tumore ioni-
DI PATOLOGIA 8PBCIAL8 B OLIMIDA ICBDICA 28S
bare TAatore adoperò yescicatorj, jodaro di potassio» chinina. Con qiie«
sta cura'i le paralisi scomparvero, la visione fa ricuperata» il tumore
lombare quasi scomparve. L'infermo però soffre ancora per i dolori al
tallone e al piede, ma in grado moderato ; un piccolo innalzamento nella
temperatura dell' arto alla sera, precede il dolore, L* Autore credeva
dapprima che il tumore lombare fosse di natura sifilitica , ma il pa-^
ziente non fii mai sifilitico nò vi erano segni dell* infezione secondaria o-
terziaria, nò alterazioni di sifilide costituzionale.
•
DiPPE. — Ein Fall von complioirtem Herzfehler, Hemisysta*
lie Gruralvenenton. {Un caso di vizio cardiaco ^complicato^ emisi"
stolia. Tono sulla vena crurale). In : Deut. ArcK f. Klin. Med, Volume
XXXI, pag. 427.
Un sarto di 39 anni, aveva per la prima volta superato il reuma-
tismo articolare, parecchi anni prima di presentarsi ali' osservazione
dell'Autore. Le sofferenze cardiache datavano solo da due anni, e si
sarebbero iniziate dopo una recidiva della forma articolare. Quanto al
cuore, presentava l' ingrandimento, e un rumore aspro , sistolico alla
punta con un secondo tono oscuro. Toni aortici non ben distinti, ma
non accompagnati da rumori, accentuazione del 2.^ alla polmonale, alla
tricuspide un debole rumore sistolico, che non si sapeva bene stabilire
se fosse trasmesso o no. Polso assai irregolare un poco celere, non feb»
bre. Ci fu ascite che crebbe rapidamente, e necessitò la paracentesi :
la terapia solita giovò a nulla, e il malato però coi segni deir edema
polmonare. Nel decorso di quest'ultima fase, si notò che alla punta si
era fatto anche un rumore diastolico. La irregolarità dell' azione car»
diaca a poco a poco venne cessando e si stabilì in modo classico il fe-
nomeno della emisistolia, che si poteva osservare assieme all'insorgenza
di una manifesta pulsazione delle vene del collo. Alla tricuspide il ru»
more sistolico erasi fatto più musicale , che il rumore alla Lbicuspide.
Facendo Tascoltazione del cuore ed esplorando contemporaneamente il
polso, si udivano due contrazioni rapidamente succedentesi , e qualche
volta anche una terza, alle quali non corrispondeva che un [polso solo
radiale. Questo segno però non era costante, cosicchò numerando per
uno o più minuti, non si trovava esattamente un doppio numero di con-
trazioni cardiache. (La terza contrazione più breve delle altre non sì
contava).
Alle vene del collo, si notava dal lato destro una vera pulsazione della
giugulare esterna dilatata, ed esattamente corrispondenti alla centra-'
zione del cuore, due sollevamenti della vena; quasi regolarmente e ra*
ramente anche un terzo, più piccolo. A questi tre corrispondeva sol-
tanto un polso radiale, o un polso carotideo (piccolo, che si percepiva
solo profondamente). A sinistra questi fatti erano assai meno manifesti.
Di questi due sollevamenti venosi, era sempre il secondo (al quale non
corrispcìndeva nessuna pulsazione arteriosa) il più manifesto. Questo si
288 i^lviSTA
poteva forse spiegare, ammettendo obe in tal momento le Tene poste in
Ticinanza del onore, fossero in nno stato di maggior riempimento, ehe
barante la prima contrazione cardiaoa, alla quale precedeva nna più
fistesa diastole del ventricolo destro e un maggior accasciamento delle
vene. Vi era pure nn. polso epatico^ corrispondente al venoso. Ascol-
tando collo stetoscopio sui grossi vasi della coscia, immediatamente
«otto il legamento di Poupart evitando ogni pressione, si percepiva an
primo tono leggiero corto sincrono al polso radiale e alla prima pul-
sazione venosa, e poi corrispondente alla 2/ pulsazione, un secondo tono
più i^hiaro e sonoro, e qualche volta un terzo, corrispondente alla 3/ pul-
sazione, più debole dei 2 primi. Non di rado mancava il primo di que«
sti toni, e si udiva solo il secondo, breve tempo dopo il polso arte-
rioso.
. Tutta questa sintomatologia, si raccolse qualche settimana prima del-
l'esito letale, poi non fu più possibile constatarla, per la sopravvenienza
deiredema. Alle altre regioni delle grandi arterie, non si ascoltò niente
di particolare.
Alla necroscopia, si trovò aumentato assai il cuore, specialmente a
destra, ove vi era dilatazione, non ipertrofia. Valvole del cuor destro
non rigide, ostie venoso destro, molto largo. Dilatazione leggiera del
ventricolo sinistro, endocardio torbido, valvole aortiche un poco ispes-
site e rigide, ostie venoso sinistro , stenosato in alto grado. L' arteria
<srurale liscia, un poco larga. Nella vena crurale (destra) che veramente
«ra alquanto larga, sopra il legamento di Poupart, si introdusse nna
cannula, iniettando cautamente acqua, e la vena si riempio dopo la le-
gatura di tutti i rami collaterali , fino a sei centimetri sotto il lega-
mento di Poupart; la vena al di là di questo punto (che era come un
rigido anello) era accasciata, nò si riusciva a distenderla anclie aumen-
tando notevolmente la pressione. Quando la si incise, si vide che in qvel
luogo la resistenza al procedere del liquido incettato, era data da una
valvola ben sviluppata di aspetto normale, sei centimetri sopra di essa,
oiroa airaltezza del legamento di Poupart, veVera un'altra ingrossata,
intorbidata ; e 5 centimetri e mezzo più in alto di questa 2.* al di sotto
della vena ipogastrica, una terza valvola appena rudimentale.
Questo caso ò analogo ad uno pubblicato da Friedreich^ {Arcìu fur
Min. Med. Voi. XXI), È interessante, dice l'Autore, il fatto del doppio
tono alla regione crurale, che certo, almeno per il 2»® tono, apparte-
neva alla vena, e che ò giustificato dal reperto nelle pareti int^ne della
vena crurale. Difficile a decidersi ò se anche il primo tono apparte-
fiesse alla vena, o non fosse piuttosto dovuto all'arteria, come pure non
è certo, se vi fosse nel caso attuale anche un leggier grado di insuf-
ficienza aortica. Per la spiegazione del fenomeno interessante della »i-
stolia, e speoialmente per la decisione di quanta parte in questo avesse
|1 ventricolo sinistro, questo caso non sembra appropriato.
Le sfigmografie radiali, mostravano nn sollevamento alqnant<^ fòrta
DI PATOLOGIA SPECIALE E CLIKIOA MEDICA 2^7
nella linea discendente, ma mai, ad ogni modo, il vero polso bigemfao
di Riegei.
PaoEBSTiNG. — Ueber Tachykardie. ( Sulla Tachicardia ). In :
Deut Arch f. Klln. Mei. 31, Bd. 3, 4, Hft.
Il rallentamento del cuore ò dato soltanto dall'eccitamento del vago:
le fibre del simpatico irritate affrettano il battito cardiaco, ma paraliz*
zate non danno alcuna alterazione nelle pulsazioni del cuore (Nicati)*
L*acceleramento ò dato da paralisi idei vago o da irritazione d^l sim-
patico : rallentamento e accelerazione ponno esser prodotti anche da le-
fiioni del gangli!, per esempio, per diminuito afflusso di sangue. Oltre
cbe da queste dirette influenza nervose, rattivitÀ cardiaca dipende pure
dal tono vasaio (dilatazione e restringimento) e dagli influssi del centro
vaso-motorio, che a sua volta viene influenzato dalla quantità di acido
carbonico del sangue. Ma di qnest' influenza indiretta parlando^ delle
nevrosi del cuore non ò da occuparsi. 11 rallentamento del cuore, ;pro-
dotto da diretta influenza nervosa ò raramente osservato, ed ò ancor
più raro che dia luogo a disturbi generali. L' Autore nella vecchia let-
teratura non ne trova ohe un caso descritto da Heine, nella recente
alcuni casi di Landouzy, Samuelson e Flint. Invece Tipercinesi o Ta-
chtcardia, come V Autore la chiama, prodotta da paralisi del sistema
ritardatore, e da eccitamento dell'acceleratore, richiama frequentemente
l'attenzione dei medici per la gravità dei sintomi e per i disturbi ge-
nerali. L' Autore nel suo lavoro pubblica tre casi di tachicardia appar-
tenenti alla pratica di Gerhardt, cita e critica varj casi di tachicardia
aocessionale ed abituale, prodotta da paralisi del sistema ritardatore,^
ed alcuni casi di tachicardia aocessionale prodotta da irritamento del
simpatico, ed mio di tachicardia abituale avente la stessa origine, e ap-
partenente ad Eulemburg.
La tachicardia sia abituale ohe parossistica ò più spesso dipendente
da paralisi del sistema ritardatore che da eccitamento delle fibre ecci*
to-motrici. L'etiologia della tachicardia parossistica ò debolezza gene-
rale, anemia e nevrosismo, in un caso di Traube causa della tachicardia
erano gli sforzi muscolari, qualche volta la causa è reflessa (dispepsia
disturbi gastrici). Tra le cause può annoverarsi anche il puerperio ma
è incerto se invece in questo caso non si tratti di irritazione del «im-
patjeo reflessa dalla condizione degli organi sessuali. Dopo nna difterite
grave si osservò tachicardia che si ascrisse a paralisi periferica del
vago. La tachicardia abituale ò quasi sempre prodotta da paralisi del
vago ed d per lo più perifèricar prodotta da pressione di tumori (gian-
duia bronchiali caseose, tumori del mediastino aneurismi dell'aorta) più
frequentemente che il vago di destra ò colto da questi processi il vago
di sinistra che decorre in immediata vicinanza di molte gianduia. Molta
cwame di tachicardia abituale da paralisi del centro del vago possono
«sservi: frequente ò la paralisi bulbare progressiva^ più rara la scle-
rosi multipla ed anche tumori cerebellari o della midolla allungatiu
288 RIVISTA
Il flintoma principale d la fireqaenza del polso, ohe nella forma acces-^
stonale pn^ arrivare a 250 e più, nella forma abitaale ò nn poco mU
nore (120-100) perchò ò a notarsi che in questi casi 1 motori del onore
si spossano alquanto. Vi ò pnre ansia precordiale, oppressióne al petto,
dispnea fino aU'ortopnea, dolore alla regione cardiaca, e anche llpoti»
mia, sintomi che sono nella forma abitaale meno pronnnoiati che nella
aooessionale. Durante gli accessi vi ò la dilatazione del cuore, 1* accen-
tuazione del secondo tono alla polmonale, romori da insufficienze yal-
Tolari, polso delle vene maggiori; ai polmoni si possono trovare segni
di edema, focolaj pneumonlci, iperemie, eaflsema da crampo delle fibre
del vago.
1 singoli accessi ponno durare da pochi minuti a più giorni. Non sona
pericolosi per so ; la prognosi ò assolutamente infausta solo nei casi di
occlusione delle coronarie.
La forma abitaale termina qualche volta letalmente perchè d. legata
a carcinomi, aneurismi malattie spinali, ecc.
Per il trattamento bisogna badare all'etiologia.
In alcuni casi, ò utile la cura colla faradizzazione del vago al collo,
o ai precordj. Internamente si può dare digitale, morfina. Roehrig rac*
comanda un preparato speciale (Naron chlloinicum).
Smolenskl — Zur Theorie der HerxbeTTvegungen. {Intorno alla
teoria del movimento del cuore). In: DetU. Arch. /. klin, Med. YoL 31,
pag. 209.
Ziemssen ha pubblicato nel voL XXX del < Deut. Arch. t kUn. med. »
uno studio sul movimento del onore giovandosi del cuore scoperto di
una malata. Nei cardiogrammi uniti a questo studio, Smolenski trova
alcuni fatti che non corrispondono alle idee che si hanno in generale
sui movimenti del cuore. Gita in proposito Tosservazione di Kovczynski
fatta sulla stessa paziente di Ziemssen e concorde con quanto esprime
il cardiogramma di Ziemssen.
In questo furono prese simultaneamente le carve della polmonale e
del ventricolo destro, e si vede che Tespansione deirarteria polmonare
non coincide con Tespandersi del ventricolo; quindi come sistole ven-
trioolare deve ritenersi non il momento della massima protrasione della
parete ventrioolare, ma il deprimersi di questa. Come si spiega, do-
manda l*Aatore, che la linea di ascesa della curva dell* arteria polmo-
nare coincide colla maggior porzione delia linea di discesa del cardio*
gramma ventricohure e oome ò da intendersi l'esatta coincidenza del
principio delia linea montante della carvft della polmonare con l'apice
della curva ventricolare! Perchò il sollevamento dovuto all'arto di ri-
tomo nella curva ventricolare non è contemporaneo col sollevamento
mediano nel lato discendente della curva della polmonare, ma lo ò in-
vece col suo apice f
Questo, secondo TAatore, accennerebbe alla poca giustena delle vedute
DI FATOLOaiA SPECIALX B CLINICA MBDICA 28d
che si hanno sulla funzione sistolica e diastolica e forse anche alla ne^
cessità di dare al cardiogramma signlfioato diverso da qaello che gli
8i dÀ attualmente. Qaesto cambiamento di vedute ò già stato iniziato
e confortato con esperimenti che o rimasero ignoti o non trovarono
presso i fisiologi ed i clinici la considerazione che meritavano. Su que-
sto soggetto l^Autore cita il lavoro di Spring Sur les mouvements du
coeur (pubblicato nel Tomo XXXIII delle « Móm. de TAc. roy. Belg. »),
che, sebben lodato da Meissner (e Jahresb. > 1861, pag. 409), cadde in
immeritata dimenticanza. Da quel lavoro, TAutore ricorda solo questo
che oltre la sistole e diastole ò da considerare anche la cosidetta presi-
stole come dilatazione attiva del ventricolo. La quale secondo Spring
si effettua per la contrazione delle fibre muscolari longitudinali, per cui
il cuore assumerebbe una figura più rotonda e la sua punta si avvici-
nerebbe alla base. Durante la sistole si contrarrebbero invece le fibre
circolari; per cui il cuore diverrebbe più piatto e il suo apice si allon-
tanerebbe dalla base. Fra sistole e preslstole si intromette la vera dia-
stole, ed allora tutta la muscolatura del cuore ò In riposo.
Questa teoria fu confermata anche dal prof. Piotrowskì. Elgli nel suo
lavoro (< Ueber den Elnfluss des Yagus auf das Herz ») dice che in
contrapposto alla teoria dèi ritardo e dell' arresto, T Influsso del vago
sul cuore ò reso intelligibile solo per le vedute di Spring. Il Pio-
trowskì trovò Infatti che per la stimolazione del vago 11 cuore resta
in presistole e che l muscoli papillari anatomicamente dimostrati come
fibre longitudinali si contraggono validamente. Ne segue che durante
la preslstole le fibre longitudinali del ventricolo sono attive e che de-
vesi riguardare il vago come un nervo di moto che si distribuisce nelle
fibre longitudinali del cuore e si comporta come antagonista del sim-
patico che Innerva le fibre circolari.
L'Autore osserva anche che la teoria di Spring e Protrowski spiega
molti fatti trovati dagli sperimentatori sulla funzione cardiaca (e ac-
cenna fi*a gli altri Flint), che resterebbero altrimenM inesplioati.
Questa teoria che modifica forse anche il significato del cardiogramma,
pub Introdurre utili modificazioni nella patologia clinica. E qcfi l* Autore
riporta quanto su ciò disse Kovczinskl. Secondo il quale, il remore
presistollco qualche volta assai aspro che si ode sull'ostlo atrio-ventri-
colare sinistro sarebbe da ascrivere più al passivo passaggio del san*
gue attraverso la ristretta apertura, che alla attiva dilatazione ventri-
colare. Inoltre si spiegherebbe il detumefarsi presistollco della vena
giugulare nei casi di concrezione del cuore col pericardio. DI più molti
casi che ora si credono dilatazioni del cuore per rilassamento o dege-
nerazlone dovrebbero- riguardarsi come conseguenza dell' aumentata
attività nelle fibre longitudinali con indebolimento delle circolari.
E ancora, la forza asplratrice preslstolioa spiega il meccanismo della
compensazione in quel vizi valvolari in cui col mantenimento della
[
290 RIVISTA
forza propalsiva del oaore (dipendente dairattlvita delle fibre circolari),
vi ò anche la potenza asplratrice dipendente dalla forza delle fibre ion-
^itadinalL
Poi| la differenza tra l'Ipertrofia cardiaca nel morbo di Briglìt e quella
nella nefHte interstiziale ai potrebbe fondare sulla attiTa dilatatone
del onore, essendo la quantità del sangue aumentata nella prima e non
nella seconda, dipendentemente dalla secrezione orìnosa là ostacolata,
e mantenuta normale o aumentata neUa forma Interstizlaleu
Da ultimo si spiegherebbe come la digitale sia vantaggiosa pia nelle
malattie delFostio renoso con dilatazione del cuor destro che in quelle
ileirostio arterioso sinistro con ipertrofia del ventrieolo sinistro, perchè
la digitale influirebbe il vago il quale innerva le fibre muscolari presi-
stoliche.
Neidbrt. — Der rficklanfige Pula. (Del polio di ritomoj. In: Deut.
Arch. f. klin. MecL XXX, pag. 213.
Jaccoud per primo ha attirata T attenzione dei medici sul polso di
ritorno. Egli lo trovò sempre negli individui sani, e tra 1 malati aven-
dolo ricercato solo nei pneumonici, si convinse che in questi a seconda
che la forza del cuore diveniva più fiacca, si taceva più debole, ed an*
che. scompariva.
L* Autore conferma questo fatto che comprimendo negli individui sani
la radiale, ed esplorando poi con un altro dito il tronco arterioso, sot-
toposto alla compressione, vi si ha pure un polso, affatto simile a quello
che si ottiene quando si fisi 1* esplorazione diretta. Facendo invece la
ricerca del polso di ritorno in malati degenti ali* ospitale per malattie
diverse, febbrili o no, acute o croniche, trovò che il polso di ritorno
non si effettuava mai come nei sani. Quanto più tardi si manifestava (In
alcuni casi anche trenta secondi dalla compressione), tanto più debole
era di solito anche Tonda di ritorno. L* Autore fece anche delle sfigmo-
grafie del polso diretto, e del polso di ritorno. Dai tracciati paragonati
fra loro, si vede che nella linea ascendente del polso di ritomo, vi ò
minore altezza, minore verticalità, una inclinazione verso destra vicino
al vertice. Nella linea discendente, vi ò minore verticalità, il erotismo
normale ò portato più vicino al vertice, e si vedono alcuni altri pic-
coli erotismi sotto forma di oscillazioni. Yi ò anche in tutto il tracciato
qualche irregolarità.
L'Autore crede che questi criteri sulla forza del cuore fomiti dal
pol8o di ritorno non siano del tutto trascurabili. Specialmente potreb-
bero divenir utili nei casi in cui non si può fare assegnamento soli* a-
ficoltazione del cuore e sniresplorazione diretta del polso radiale. Que-
ste due ricerche che si fanno ordinariamente hanno secondo TAutore
sempre qualche cosa di snbbiettiTO mentre nell* esplorazione del polso
di ritorno si ha un risultato molto obbiettivo e di fkorle ricerca
DI PATOLOdU SPECULI! E CLIKICA MEDICA 291
Sarah Post. «^ Gutaneous irritatlon and the pulse. (Vlrriia^
sione cutanea e il polso/. In : Thè Medicai. Record^ Seti. 1882, XXII» 14.
L*Aatore stadio gli effetti della faradizzazione cutanea sai polso. - La
<^rrente impiegata (elettrodi asciatti, da 15 a quarantacinque minati
di durata) avea una forza maggiore di quella che per solito si usa per
ottenere la contrazione, ma non ora mai tale da produrre dolori.
In generale egli osservò rallentamento del polso. Nei casi In cui il
rallentamento era del sette per cento, vi era anche sonnolenza, pallore
delia faccia, e senso di caldo alle estremità, e con questi sintomi coe-
sisteva un generale effetto tonico. In media confì^ontando il numero
delle pulsazioni prima deiresperimento con quello delle pulsazioni dopo
di esso, si ebbe un rallentamento di 8.31 per cento.
Per dimostrare i cambiamenti nel carattere del polso ottenuti in
gualche caso, TÀatore riporta anche le sfigmografie prese prima e dopo
^esperienza. In generale, mostrano aumento di tensione dopo l*applica-
^one al dorso ed all'addome ; invece una diminuzione o nessun cam-
biamento, in seguito airapplioazione agli arti. Riepilogando i risultati
ottenuti dai suoi sperimenti TAutore conclude:
1.® Si ottiene una diminuzione nella frequenza, e questo accade sia
'quando il polso prima deiresperimento ò lento, sia quando ò rapido.
2.® Tale diminuzione dipende da aumento nella pressione intra-àrte-
riosa, determinato dai riflettersi di uno stimolo dei nervi cutanei.
3.^ Tale stimolo ò più tenue di quello necessario ad eccitare perma»
nentemente il polso.
L'Autore fece inoltre sperimenti con empiastri senapizzati (senape
del commercio mista ad aceto, e non tenuta troppo a lungo sulla cute:
il rossore fu notevole e persistente per parecchi giorni, in un caso ac-
cadde desquammazione d^irepidermide).
Dalle sfigmografie ottenute in questi sperimenti l'Autore conclude ohe
Ti fu un aumento di pressione con acceleramento, seguito da diminu-
zione di pressione e frequenza, con qualche indebolimento nella forila
del cuòre.
Da ultimo l'Autore presenta tracciati nei quali si vede la modifica-
zione indotta nel polso dall'applicazione delle coppette secche: facendo
la coppettazione al dorso e al petto, si vede un immediato aumento
nella tensione, mentre rapplicazione fatta agli arti non produce sensi-
bili modificazioni. Vi ò anche un tracciato ohe mostra una diminuzione ,
invece che un aumento nella pressione arteriosa: fu esso ottenuto coU'ap-
plicazione delie coppetto al ventre in un individuo al quale già prima
erano state messe altre sei od otto coppette. É un effetto simile a
quello ottenuto per la stimolazione prolungata di un nervo sensitivo.
Coir aumentata tensione pa6 ooineidere. un poeo di aeoeleratione,
mentre in un altro caso si ebbero dalle ooppatte alla spina, pallore e
^sonnolenza simili a quelli ottenuti dairoQeitamento flsradico.
293 RIVISTA
RiBGBL. — Normalar iind pathologlscher Venenpnls. (TkUpoUo
venoso^ normale € paMogicoJ. In: Bewt, Areh, f* Kiin. Med. XXXI^
làBc. 2.
I risaltati principali delle ricerehe delPAutore lo condussero alle sa-
gnenti eonclasioni:
1.^ Negli animali (cani e cavie) Ti ò normalmente un movimento pai-
satorio nella vena giagalare.
2.* In molti nomini sani paossi egaalmente vedere ana pulsazione
nella vena giugulare, ed ò a ritenersi come molto probabile che anche
nell'uomo vi sia normalmente un polso nella vena giugulare.
3.* Il polso normale della vena giugulare ò negativo, non dipende da
un'onda reflua durante la sistole cardiaca, ma piuttosto dal deflusso
del sangue venoso nel cuor destro , ora affrettato ed ora rallentato se-
condo le singole fasi cardiache. IL polso normale della vena giugulare
vien mancando sincronamente alla sistole cardiaca, ed a quella dell'a-
trio. Esso si comporta in modo opposto al polso arterioso. Nella sistole
cardiaca rispettivamente diastole deiratrio il deflusso del sangue venoso
nel cuor destro ò ogni volta a&ettato (collasso venoso coincidente colla
sistole cardiaca): nella diastole il deflusso ò rallentato e diCflcoltato
(intacgidimento venoso coincidente colla diastole cardiaca).
4P n polso normale della vena giugulare non ò legato in nessuna
maniera all'insufflcienza delle valvole delle vene del collo.
5.° Non vi ò, come ammettono alcuni autori , una distinzione netta
fra ondulazione e polso delle vene. Bisogna invece stabilire una ve-
ra distinzione fra il polso venoso negativo e il polso venoso posi-
tivo.
6.^ Negli animali il polso venoso si può vedere non soltanto nella
vens^ giugulare ma anche in molte altre vene e specialmente in una
gran parte del dominio della cava inferiore.
7.^ Il polso venoso normale non ha come crede Mosso il suo fonda-
mento nell*alterna pressione toracica negativa dipendente dalle oscil-
lazioni nel volume del cuore; invece sussiste immutato anche dopo
Tapertura del torace (come l'Autore verificò con sperimenti sugli ani-
mali) ed ò direttamente prodotto dalla stessa azione cardiaca.
8.* Oltre il polso venoso normale negativo vi ò anche un polso ve-
noso positivo coincidente colla sistole cardiaca, che nell' nomo si os-
serva specialmente alla giugulare e al fegato (polso venoso epatico).
9.^ Questo polso venoso positivo (di ritorno) può soltanto aversi nel-
l^insafiScienia della tricuspide ed ò a riguardarsi come un segno sicura
di questa.
10.* La caratteristica di questo polso venoso positivo non sta in ona
forma spoetale dello sfigmogramma, ma nei rapporti di tempo delle sin-
gole parti del tracciato. Contrariamente al polso venoso normale, que-
sto durante la sistole ò positivo.
(Bisogna qui notare che uniti alla memoria dell'Autore vi sono molti
BI PATOLOaiA SPBCIALE E CLimCA MBDICA '293
iBfigmogrammi presi da uomini sani e malati , nei quali si Tedono
ìBuIla stessa carta il tracciato della vena e quello delParterla. Su questi
'sfigmogrammi, ai quali ò pure aggiunta la storia anamnestica ed ob-
biettiva e in qualche caso anche il reperto necroscopico, è fondata gran
parte delle conclusioni. É inutile aggiungere che alla sola ispezione
dei tracciati si vede V indipendenza del polso venoso dall' arterioso :
nella maggior parte dei casi infatti lo sfigmogramma venoso ò assai
più ampio deirarterioso).
11.^ Il polso venoso positivo, sincrono alla sistole del cuore, in alto
Bi estendo soltanto fino al bulbo della vena giugulare e costituisce il
polso positivo bulbare: se vi ò anche insufficenza delle valvole venose
del collo il polso può estendersi in su anche oltre il bulbo (polso po-
sitivo delle vene del collo).
12.* Oltre il polso bulbare positivo sistolico vi ò anche un polso bui-
bare presistolico che si osserva nel sovrempimento del cuor destro e
ìlell'atrio, ma con sufficienza della valvola tricuspide.
13.* Il polso normale venoso ò in regola anadicroto catamonocroto,
il lato anacroto corrisponde alla diastole del cuore e sistole dell'atrio
il catacroto alla sistole dei cuore.
14.® Alla sistole dell'atrio corrisponde non il primo lato dell' onda
anadicrota ma il secondo che per tempo ò più corto ma per lo più
sale più ripido. Alla sistole del ventricolo corrisponde il lato catacroto.
15." Nei casi di debolezza cardiaca di alto grado r anadicrotismo del
polso venoso non di rado manca e il lato anacroto può esser mono-
croio.
16. Anche il polso venoso delPinsufficienza della tricuspide presenta
dicrotismo del lato ascendente monocrotismo del lato discendente. Se
la forza cardiaca ò deficiente, anche in esso l' anadicrotismo diventa
insignificante ed anche scomparisce.
17.® La grandezza del polso venoso, non ò criterio assoluto per il suo
lignificato.
Sarebbero dunque secondo l'Autore, a distinguere due polsi venosi:
quello normale negativo durante la sistole, o polso venoso diastolico
presistolioo, e il vero polso venoso di ritorno o positivo presistolioo-
«istolico il quale si ha solo nell'insufficienza tricuspidale, e può prodursi
finche nella sezione venosa inferiore ed apparire come polso venoso
epatico, che ò sempre prasistolioo sistolico ed ò un segno sicuro del-
Finsufficienza della tricuspide.
Come forma Intermedia tra questi due polsi vi ò un polso diastolico
presistolico molto marcato il quale si osserva spesso nelle malattie che si
accompagnano a sovrempimento del cuor destro. Questo in casi di stasi
considerevoli e con ben mantenuta forza cardiaca può mostrarsi sotto
forma di polso bulbare presistoUco che presuppone P insufficenza delia,
-tricuspide con sufficienza delle valvole del bulbo.
^4 RIVISTA
RìBaEL. — Ueber don normaleu Venenpltis und néber éam^
T6rhalten dea Voxiensystem bei Perioardial-BrgiIsBea. fSul
polso venoso normale e sul eomportarsi dei eistema venoso negli es^
eudaH perieardiei). In: DeuL areh. f. klin. med. XXXI, Y e YL
L'Aatore fece sperimenti Bagli animali per studiare, scrirencio oon-
temporaneamente le palsazioni della gingnlare e della carotide , i rap-
porti di tempo ft« i due polsi, quesito al quale egli specialmente avea
diretta la sua ricerca, e trovò che negli animali vi è un polso Tenoso
normale anadiorotOi catamonocroto, affatto simile a quello che si ha
neiraomo. Come questo, ò negativoi il collasso yenoso essendo sincrona
alla diastole arteriosa ; ha nel lato anadicroto un primo tratto coinci-
dente col principio della sistole arteriosa, e quindi colla diastole ven-
tricolare ; mentre il secondo tratto, che sale più rapidamente, coincide
colla sistole del seno. È insomma diastolico-presistolico. Alla diastole
del seno, e quindi sistole ventricolare^ corrisponde il lato catacroto, e
il coUabirsi delle vene ò segnato da una linea di discesa brusca, men-
tre quella deirascesa d più lunga e meno bruscaé La sistole del seno
impedisce il deflusso del sangue venoso, e in questo momento si ha il
polso delle vene (presistolico) al quale succede la sistole ventricolare
(diastole del seno) e la linea discendente.
L'Autore si propose di ricercare, se nei casi di versamento pericar-
dico, vi sia il polso venoso come Friedreich avea già osservato» Anche
per questo, ricorse a sperimenti sugli animali come avea già fatto Fran-
cesco Frank, iniettando aria nel pericardio aveya trovato che a misura
il quale la pressione intrapericardioa aumentava, diminuiva la pressione
arteriosa ed anmentava la venosa, e che con una compressione forte
non era più dimostrabile col cbimografo nessuna pulsazione , mentre
dagli apparati grafici uniti al cuore si manifestava ancora sussistente
la pulsazione cardiaca. Consimili risultati ottennero Knoll e Cohnheim.
L^ Autore cercò se in queste circostanze il polso si produceva positivo
0 negativo, e perciò dispose V esperimento in modo da scrivere con-
temporaneamente la pulsazione venosa e l'arteriosa, prima e durante
riniezione nel pericardio. Trovò che il polso carotideo e la pressione
arteriosa, vanno facendosi a poco a poco più deboli a seconda che aa-
menta la quantità del liquido nel pericardio, e viceversa il polso venoso
si fa più evidente; ma questo, a misura che il seno per Taumento nella
quantità del liquido iniettato ò soggetto a maggior pressione, diventa
di nuovo piccolo, e può accadere che malgrado un' alta pressione ve-
nosa, il polso nelle vene divenga sempre più piccolo, e manchi del
tutto. Se poi, quando la pressione intrapericardioa ha raggiunto un
grado di 25 a 30 miliim. di mercurio, si lascia sgorgare il liquido^ si
vede il battito arterioso aumentare rapidamente d'intensità, edanojie
il polso venoso farsi di nuovo più evidente fino a ritornare come prima
deiresperimento. Mentre il liquido defluisce, si osserva pure che neUa
«istole ventricolare 'vi d un onda di ritomo del liquido verso il peri-^
DI PATOLOaiA 8PSCULS E CLIKICA MEDICA 295
cardio, e nella diastole il moto inverso di propulsione'; fatto che si
spiega colla pressione negativa intrapericardica annientata durante la
sistole ventricolare. Il polso venoso negativo dorante la sistole si po-
trebbe in p^rte ascrivere a questa pressione negativa, ina in massima
parte ò dovuto alla diastole del seno.
Sempre, in tutti i momenti delle varie esperienze TAutore trovò che
il polso venoso nei casi d*aumentata pressione intrapericardica per es-
sudati o trasudati^ ò diastolico-presistolico, e mai sincrono alia sistole
cardiaca.
Jambs Davison. — The carotld pulse in aerilo inoompetence.
fn polso carotideo nelVinsufficiefiMa aortica). In: British med, Joum.
1882» pag. 719.
L'Autore esplorando il polso carotideo in un caso di insufficienza
aortica, trovò che era differente la forza di esso nei due lati. Su dieci
casi che vennero sotto il suo esame constatò, che in un gruppo il, con-
sistente di sei casi, il polso della carotide destra era più valido che
quello della sinistra; in un altro gruppo J?, di due casi, i polsi erano
uguali; in un terzo gruppo C, degli altri due casi, era più manifesto il
polso dalla parte sinistra. In tutti questi casi i polsi radiali aveano
eguale intensità. Il miglior modo di esaminare l'infermo ò metterlo a
sedere su una sedia, o se questo non è possibile, sul letto, col capo
leggermente piegato indietro, collocandosi di dietro di esso e tenendo
le dita airaltezza del margine inferiore della cartilagine tiroide. È ne-
cessario non solo usare della stessa pressione, ma anche della stessa
maniera di porre le dita da una parte e dair altra, perchò si riceve
una differente impressione secondo si esplora l'arteria colle dita poste
in pieno o lateralmente.
L'Autore cercando se in quei gruppi dei suoi oasi vi fosse una qual-
che circostanza a tutti comune, si accorse che in nessuno erano aguali
nò il grado di manchevolezza nella compensazione, né quello deirostru >
zione aortica, nò le condizioni del polso, nò la presènza del rigurgito
mitrale. Ma invece un' altra circostanza distingueva quei gruppi : la
relativa grandezza del cuore.
I casi in cui la carotide sinistra pulsava di più, aveano il cuore di
volume maggiore. Nei casi in cui i polsi erano eguali, il cuore era
molto grande: degli altri sei casi, quattro aveano il cuore più piccolo
che ognuno dei casi delle due serie precedenti, uno nel quale non si
potò fare la percassione in vita, avea un cuore che si trovò pesare
soltanto (l) venti oncie, neiraltro il cuore era un poco più grande che
nei casi del gruppo B^ meno per altro che in quelli del gruppo C
Nello stato di salute, le due carotidi pulsano con eguale intensità»
cosicchò le differenze nel polso dei due lati che riscontransi nelle ma-
lattie delle valvole aortiche, non ponno riguardarsi come semplici ac-
cidenti relativi al lume arterioso. Le differenze nella intensità dei polsi
296 RIVISTA
carotidei sono soggette ad occasionali varianti nello stesso indiyidoo :
TAutore trovò più d*ana volta che nei oasi in cai avea notato il polso
più valido a destra che a sinistra, come nei casi in cai il polso sini-
stro era stato prima trovato più valido del destro essi avevano tutti
due regnale intensità; ma non trovò mai più valido dell^altro qael polso
che prima era stato trovato il più debole. Normalmente qaando il
ventricolo sinistro si contrae, spinge avanti an'onda di sangue nell'aorta,
le pareti della quale sono distese dalla pressione del sangae che con*
tengono. E quest'onda, che semplicemente aumenta la pressione sangai-
gna, agisce egualmente sulle due carotidi. Ma qaando vi ò il rigurgito
aortico, immediatamente prima della sistole cardiaca, le pareU aortiche
e della carotide sono per un certo tratto in uno stato di collasso, e
quelle della carotide destra più che quelle della sinistra, perchò il suo
asse è più che il sinistro in linea retta , coli' orificio aortico, e cosi il
vaso di destra è vuotato più completamente che quello di sinistra, du-
rante la diastole.
Ora, quando il ventricolo si contrae. Inonda sanguigna non agisce sol-
tanto aumentando la pressione del sangue, ma anche essa deve prima
distendere le pareti arteriose parzialmente collassate. Neireffettuar ciò,
l'onda va diritta alla carotide destra, mentre per raggiungere la Bini*
atra, deve prima un poco fiaccarsi per distendere la parte trasversa
dell'arco. Cosi la destra carotide ad ogni sistole ventricolare riceve
più sangue che ]ia sinistra. Di qui la maggior validità nel polso delta
carotide destra, fatto che al tocco colle dita ò ancor più manifesto per
il più completo vuotamente successivo della carotide di questo lato
durante la diastole. Dei dieci casi deirAutore, questa condizione si tro-
vava in sei.
Ma quando il cuore ò assai grande, esso trascina seco Taorta ascen-
dente, e cosi anche la carotide sinistra viene portata in una linea che
ha coiroriflzio aortico quasi lo stesso rapporto ch% Tasse della carotide
destra. In queste condizioni, i polsi dei due lati sono eguali: ed erano
appunto 1 casi del gruppo B in cui il onore era molto grande. £ nei
casi del gruppo (7, in cui il cuore era grandissimo, uno spostamento
ancora maggiore tra 1 rapporti degli assi delle carotidi e l'orificio aoiv
tico può spiegare la maggior validità del polso di sinistra: le varianti
poi occasionali possono essere determinate da temperar! e piccoli spo-
stamenti del cuore, per meteorismo o altre cause.
L'Autore dice che ad ogni modo, se anche quella che egli dà non
fosse la spiegazione vera, resta sempre il fatto che le differenze nei
polsi carotidei sono neU'insnfQcienza aortica molto frequenti. Questa ò
importante come aiuto alla diagnosi della malattia, ma ancora più per
la possibilità di valutarlo erroneamente come segno di aneurisma
aortico.
DI PATOLOGIA SPECIALE E CLINICA MEDICA 297
Lìpinb. — Da brnit de galop en general, et en partlooUer
tlaxis la nóphrite aigne. (Del rumore di galoppo in generale ed in
parHcoìare nella nefrite acuta). In: Lyon medicai^ XL, N. 34.
Ogni triplice romore (corrispondente a una rivolozione cardiaca) non
inerita il nome di romore di galoppo, cosi per esempio io sdoppiamento
del secondo tono, che si ha tanto flreqaentemente nella stenosi mitrale,
non ò mai stato considerato da alcnno come un romor di galoppo» Per-
ehò vi sia romor di galoppo, bisogna che il terzo romore corrisponda
a quello prodotto dalie valvole sigmoidee (aortiche e polmonari ; che
allo stato normale sembra un romore unico) o almeno al primo di questi
due romori, nel caso in cui siano sdoppiati. Ed ancora, ogni triplo re-
more (anche se soddisfa a queste condizioni) non ò un romore di ga*
loppoi bisogna far esclusione da uno sdoppiamento del primo tono, sdop-
piamento, secondo Potain, normale nel movimenti esagerati del respiro,
e che si fa manifesto al finire dell* espirazione, e al principio deirinspi-
raiione.
Ma meglio che la patogenesi di questo romore, TAutore crede ne sia
accertato il significato patologico: lo si troverebbe infatti ogni volta
ohe il ventricolo ò in presenza di una esagerata resistenza relativa-
mente all'energia che ò capace di spiegare; sarebbe un segno di debo-
lezza relativa del cuore.
Esso non indica una diminuzione assoluta deirenergia cardiaca perchè
è raro neir asistolia vera in cui, la tensione arteriosa essendo debolis-
sima, non vi è sproporzione trsi la resistenza da vincere e la poca ener-
gia deir organo centrale della circolazione. D' altra parte se ne con-
stata spesso l'esistenza in casi in cui il ventricolo, benchò ipertrofico,
non ò completamente sufficente al suo compito.
Dalla coincidenza del romore di galoppo col polso duro della nefirite
interstiziale si concluse, secondo l'Autore con poco fondamento, che
^nel romore significhi forte tensione arteriosa. Diffatti anche Fràntzel
dimostrò che esso si trova anche in cast, in cui la tensione arteriosa ò
manifestamente diminuita.
Nella nefrite interstiziale con polso duro e nell'asistolia, se v'ò romore
di galoppo, vi ò sempre per condizione comune la sproporzione fra la
forza del cuore e la resistenza da vincersi. Nel primo caso il cuore
ipertrofico sviluppa una forza superiore alla normale, ma insufficiente,
avuto riguardo alla tensione del sistema aortico; nel secondo, benchò
■questa sia mediocre, il cuore indebolito ò ancora al disòtto del lavoro
da compiere. Il trattamento conferma la realtà dell'esistenza di questa
tsondizione comune: una dose conveniente di digitale o di caffeina au-
menta la forza di contrazione del cuore, e (& cessare il romore di ga-
loppo. Questo segno per l'Autore ò di grande interesse diagnostico e
pronostico. Limitandosi per ora ad indicare Tinteresse che offre la ri-
cerca di questo sintomo nella nefrite acuta dei giovani, egli pensa che
l'esistenza di un romore di galoppo in un giovane colto da nefrite, abbia
298 mviSTA
un' importaazii incontestabile» per dimostrare r inflaenza del rene sai
caore (infatti, egli dice, sia direttamente, sia indlretftamentey ò il sene
che agisce snl onore» e il rene soltanto, in nn giovane non potendosi
pensare ad nna lesione generale del sistema Taseolare). L' Antore os-
servò il remore -di galoppo in parecdii giovani nefirìUci: cita il caso
di nn giovane di ventanni che presentava scarsezsa d'orina, con noie*
vele quantità d' albumina e cilindri, pallore^ cefialea, forte tensione ar*
teriosa, remore di galoppo: dopo cinque giorni (la lesione datava da
un mese) di cura colla digitale, il remore di galoppo era acompi^rso,
e Talbuminuria diminuita. Narra pure di un malato di quindici anni in
cui la lesione datava da pochi giorni, e vi era gi& un romore di ga-
loppo dei più netti, che scomparve qualche giorno doiK>, col diininuire
deiralbuminuria.
La nefrite acuta, dice TAutore, non è sempre accompagnata da ro-
more di galoppo, ma i fatti negativi non tolgono valore ai positivi, e
ponno spiegarsi ammettendo che la nefrite non agisca snl cuore o per
la sua poca intensità, o perchò la sua sede non ò nella parte che a
preferenza influenza il cuore (la glomerulare), od ammettendo che
(quantunque vi siano nel rene le circostanze favorevoli) il cuore Iper-
trofizzandosi non manifesti disordini funzionali ben apparenti. QuesVul-
tima idea sarebbe appoggiata dai fatti necroscopici (enorme anmento
di peso nel cuore) trovati da Friedlànder e Silbermann nei fanripiij
morti da nefrite scarlattinosa. Dunque, secondo V Antore il romore di
galoppo ò nn segno di debolezza relativa del cuore; lo si riscontra
abbastanza spesso cella nefrite acuta dei giovani, e in questo caso prova
il riflettersi della lesione renale sul cuore, influenza quesia che pn6
esercitarsi in nna maniera più o meno latente senza che le condiaionl
che danno origine al romore di galoppo siano realizzate.
Concetti. — Sulla natura e gnaribilità della tisi polmoi&are.
(Qojgz. Med. di Roma, num. 13, 14^ 15, 16, 17. 1882).
L'Autore, premesse alcune considerazioni per dimostrare che V ana-
tomia e ristologia patologica senza la clinica sono insofiìcienti a sta-
bilire la natura dei processi morbosi, descrive un caso della sua pratica^
importante per la questione della natura e gnaribilità della tisi pol-
monare.
Si tratta di una donna gracile, indebolita da lenta enterite e da un
aborto, che cominciò ad aver tosse prima secca, poi con escreato maco-
salivale, e quindi puriforme: dopo qualche mese dall' inizio della^ ma-
lattia, ambascia e senso di stringimento alla base del toraoa destro;
dopo circa un anno, qualche leggera febbre, ed emottisi, che nna volta
fu una vera emorragia. Quindi incalzare della febbre, deperimento ge-
nerale, e quasi d'improvviso sintomi razionali di eseavazione del pol-
mone, segni verificati più tardi anche dall'esan^e fisico, che dimostrava
alla base del torace destro, V esistenza di una caverna con pleurite e
pneumonite reattiva circostante.
DI PATOLOGIA SPECI ALE. E CLINICA MEDICA 299
L'Antore eselnde clie qui si trattasse di un empiema» perohò non vi
Al la precedenza di plearite aenta, non vi era l'abolizione del fremito
tattile, e il soffio bronchiale si sentirà non snl IìtcUo superiore del--
Tottnsitàt ma nel centro deirarea ottusa. Per queste stesse ragioni, &
per la mancanza degli altri segni speciali, non poteva secondo TAutore^
trattarsi di cisti da Echinococco, e la gangrena polmonale sarebbe stata
inammissibile per la mancanza dei processi che solitamente la deter-
minano, e anche per l'assenza dei segni suoi particolari. Anche un
ascesso del polmone non era ammissibile; mancava infatti la precedenza
di una bronchite capillare, o di una pneumonite crupale: nò vi erano
segni fisici, nò la patogenesi, per ammettere una forma bronchiettasica.
A primo tratto avrebbesi potuto pensare d^esser dinanzi ad una pneu-
monite acuta, non risolta. Qualche volta infatti, la pneumonite non si
risolve, e l' essudato si trasforma (quantunque Buhl lo neghi) in ca-
seoso.
A sostegno di questa idea cita un reperto del prof. Marchlafava, pub-
blicato nel BoHetHno delV Accademia di Romat 1882. E invece di questa
trasformazione caseosa, pu6 accaderne anche un' altra studiata dalla
stesso Marchlafava, la quale consiste neìV indurimento. Questo non è
nò la cirrosi, nò quella forma che segue a malattie del cuore, ma ve-
ramente una sostituzione di zaffi connettivali agli zaffi cruposi: si for-
merebbe una neoformazione connettivale, che Marchlafava chiama fi-
broma endO'àlveolare diffuso. «
Però nel caso dell'Autore era dairanamnesi assolutamente escluso che
avesse preceduto una forma acuta: l'inizio fu proprio quello delle forme
lente. Ritenne fosse una bronco-pneumonite 'catarrale , stabilitasi alla
base invece che (come di solito) agli apici, bronco-pneumonite che si
trasformò in caseosa. In essa stabilironsi . dei rammollimenti parziali»
delle piccole ulcerazioni e caverne, che a poco a poco estendendosi,
davano luogo a ricorrenti emottisi, ed una volta ad emorragia vera,
la quale in questo caso ebbe un^ Influenza benefica , fondendo cioò in
una sola tutte le pìccole caverne, ed isolando come in un sequestro
le masse caseose. É raro che una caverna formandosi, non sia dì pro-
gnosi infausta, ma tuttavia questa possibilità esiste, ed ò ammessa an-
che da Jaceoud. Dopo questi fatti, 1* ammalata alquanto migliorò, ma
prima che si stabilisse il miglioramento reale e duraturo, dovette su-
perare una riacutizzazione del processo, e perfino gii esaurimenti di
una gravidanza, che condusse a termine. D'allora all'esame del polmone
non si trovarono più nò risonanze bronchiali, nò rantoli, nò sfregamenti,
.e la caverna, secondo l'Autore, andò gradatamente restringendosi come
un cavo ascessuale qualunque per formazione di buone granulazioni,,
enfisema, e aderenze pleuriche.
La cura consisto neiramministrazione di latte a dosi frazionate nella
gioniata, olio di merluzzo durante i pasti principali, arsenico che mi-
gliora la digestione e la nutrizione, calma reccitamento nervoso e di-^
SOO RIVISTA
minnisce la sensibilità^ e Tipercinesi cardio-vascolare, essendo secondo
TAntore asserito a torto da Cantani, ohe l'arsenico sia < senza alcun
vantaggio, e T effetto della moda che non s'incarica nò di logica nò di
critica. » L'Autore adoperò pare la trementina, ma per uso iaterao
(capsale): delle inalazioni non ò partigiano; le crede una semplice il-
lusione. Adoperò pare a seconda che si mostravano i sintomi, gli opiati,
la chinina, l'ergotina, il ghiaccio, nonché qualche rivnislvo, non già per
le idee della patologia amorale, ma per determinare per azione reflessa
^ai nervi della cute, an' attività nutritiva maggiore nelle parti interne:
a qnesto proposito egli fa notare l'esagerazione di Cantani, che dando
Tostracismo ai rivalsivi rinnega l'osservazione clinica di tanti secoli.
Il caso descritto dairAatore è un caso di tisi guarita, ma non ò uaa
tubercolosi. Questa» che ò contagiosa (come lo dimostrano le osserva-
zioni cliniche antiche e moderne, gli sperimenti dei patologi, la sco-
perta di Koch, i divini sperimenti di coltivazione del {.baelllo, e la ma-
niera della diffusione per semplice contatto e per mezzo dei vasi san-
guigni) ò tale processo che coi mezzi attuali della scienza non si guarisce,
a meno che non si vogliano forzare i fatti, e dare per forme tubercolari
quelle che non lo sono. Anche Colomiatti ha protestato (< Giornale
Intern, Scienze mediche, » Anno III, 1881) contro tatti coloro che pre-
tendono aver guarito ana simile infezione : le caverne cicatrizzate ap-
partengono a polmoni dove non erano tubercoli. ^Se ò ingiusto rite-
nere incurabili tutte le tisi bell'idea falsa che tutte siano tubercolari,
ò del pari ingiusto ritenere gaaribili le tubercolari perchò alcune forme
di tisi guariscono. Quest'ultimo fu appunto l'errore di Jaccond.
È vero che Grancher sostiene poter il neoplasma tubercolare gaa-
xire per una evoluzione fibrosa dei suoi elementi, ma TAutore crede
che se questo avviene, tali casi non possano dirsi tubercolosi guarite,
perchò dovrebbero essere cosi limitati i processi, che nessuno li avrebbe
potato diagnosticare. Sarebbe piuttosto da ammettere una latenza del
virus, ma quando questo accade non si guarisce: ci sono delle inter-
mittenze che finiscono poi collo sviluppo classico della tubercolosi.
Se il microscopio ha dimostrato che nelle masse caseose che formano
11 substrato anatomico delle polmoniti croniche (dalla dottrina duali-
stica divise dalle tubercolari) vi sono gli stessi elementi descritti nel
tubercolo, tanto che Charcot affnrma che nella pneumonite caseosa il
tubercolo non si vede perchò enormemente grande, la osservazione cli-
nica non deve abbandonarsi per correr dietro unicamente alle teorie
dei laboratori .
Non ò poi vero che la caseificazione sia espressione nnivoea dell' In-
fezione tubercolare; ò come dice Yirchow e un esito di diversi procani
morbosi che in altre eondizioni potrebbero aver altro esito. > Bisogna
poi distinguere caseificazione da caseificazione e dice Gohnhdlm < sC
metterà il focolaio caseoso in rapporto colla tubercolosi solo quando
«ssd stesso ò già un prodotto del virus. >
DI PATOLOGIA SPECIALE S CLINICA MSDIGA SOI
Nei casi in cui si trovano le masse caseose e la tuberoolosi perchè
non può ammettersi invece che un auto-infezione, una infezione venuta
dal di fuori! infezione tanto facile negli ospitali? Nei casi di polmoni
gravissimamente lesi da processi caseosi, con pochissimi tubercoli, bi-
sogna pensare ad una tubercolosi locale, analoga a quella che si os-
serverebbe in qualunque processo flogistico, che non ha nulla a fare,
colla tubercolosi, considerata come processo infettivo. Le conclusioni
che l'Autore dà del proprio lavoro sono queste:
1.^ L'anatomia e Pistologia patologica non sono da so sole sufficienti
a stabilire la natura dei processi tisiogeni, ma a ciò occorre il con-
corso della patologia sperimentale e della clinica, la quale ultima ha.
un valore spesso indiscutibilmente assoluto,
2»^ la dualità della tisi ossia la possibilità di una tisi non tubercolare,
risulta evidente dai fatti di anatomia patologica, di patologia speri-
mentale, e di clinica.
3.° mentre per le forme tubercolari la possibilità di guarigione ò assai
discutibile, non lo è affatto per le tisi caseose scevre di elemento tu-
bercolare.
4.® la tubercolosi è malattia infettiva contagiosa.
5.^ apparisce chiara V estrema necessità di formulare una diagnosi
esatta sulla natura del processo per trarne utili conseguenze tanto pro-
nostiche quanto terapeutiche.
Maragliano. -* Sul trattamento della pleurite essudativa.
(Qazz. degli Ospit. N. 52, 63, 54. 1882.
La tisichezza polmonare che segue alla pleurite, ò secondo TAutore,
d'ordinario in rapporto col trattamento della pleurite. Quanto più l*es-
sudato persiste nella pleura, maggiore ò la probabilità di quella succes-
sione morbosa: crede quindi necessario fare al più presto i'eliminazione
dell'essudato. Meglio sarebbe impedirne la formazione, come con cure
depletive pretenderebbero Andrai, Bouillaud e anche Peter, ma 1* Au-
tore non crede a queste possibilità perchè anehe dai lavori di Andrai e
Bouillaud emerge che nella massima parte degli individui da loro cosi
curati, il versamento ad ogni modo si ò manifestato, e perchè sono in-
numerevoli gli esempii di pleurite che senza cura depletiva alcuna, non
produssero versamenti. I vescicanti sarebbero utili solo nelle prime
ventiquattro ore dairiniziarsi del processo, dopo no.
L'eliminazione dell'essudato per riassorbimento spontaneo non si com-^
pie tanto presto da poterla aspettare inoperosi : il catarro bronchiale
che accompagna la pleurite mentre persiste l'essudato, facilmente si
propaga agli alveoli, e diventa caseoso, e l' Autore accettando la verità
di questo pericolo indicato da Cantani, insiste per la pronta elimina-
zione deir essudato. La quale non si ottiene convenientemente neanche
dai diuretici e daiirisolventi; che è sempre dubbio, quando si adoperano,
se si tratti di un riassorbimento spontaneo o di un riassorbimento da
1
302 RIVISTA
eMi procurato, nò slouri sono i me^zl mecoanid (compressione del to-
race sano proposta da Coneato ; iàradiszazione).
B mezzo più sienro ò il Tnotamento. Alcuni lo riserbano solo per 1
casi in cai Tessadato per la saa abbondanza minaccia V asfissia» altri
anche per quei casi in cai ò stazionario e non vi ò più speranza di un
riassorbimento spontaneo; altri lo fanno in ogni caso in eoi tì sia una
<^erta quantità di liquido nel torace» e senza preoccuparsi se tì sia feb*
bre o no.
La ripugnanza di alcuni per la toracentesi non ò giustificata: TAu-
tore crede che praticata colle dovute cautele sia sempre innocente. Iie
^motragie intra^pieuraU aYrengono per rottura dei tennissiim Tasi
delle neo-membrane specialmente se il processo è avanzato, e quando
si es^ae il liquido con poca accortezza. Gli embolismi avvengono sol-
tanto in essudati vecchi ed abbondanti, i quali producono trombi nel
onore e nella polmonale, che poi si distaccano. Il pneumo-toraee (pre-
scindendo dai casi in coi avviene per imperizia dell'operatore) si pre-
dace secondo alcuni per sviluppo improvviso dei gaz disciolti nell* es-
sudato, quando viene ad abbassarsi la tensione intrapleurale. Ma que-
ste forme di pneumotorace non hanno importanza alcuna. Le morti im-
pravvise senza causa apprezzabile sono rarissime, e accaddero sempre
in oasi di vecchi essudati. La pneumonite sierosa e Y emottisi awen*
gono pure, quando si tratta di vecchi essudatL Allora inflEdtl vi sono le
circostanze favorevoli alla loro produzione: invero il polmone compresso
ha i suoi vasi con nutrizione alterata che facilmente si rompono, e da
altra parte esso dilatandosi poco rapidamente facilita la congestione
dell*altro polmone, congestione che accade anche per il più energico
lavoro del cuore. Tutte le accuse adunque che si sono fatte alla tora-
centesi lianno poco significato e dipendono o dairimperizia dell'operatore
o dal tempo in' cui si fece la toracentesi. Secondo l'Autore tutti i pe-
ricoli della pleurite essudativa dipendendo dall' essudato, lo sbarazzare
il torace dall'ospite pericoloso appena si presenta e malgrado la peisi-
stenza della febbre ò un' indicazione costante, assoluta, univoca* La M-
bre secondo alcuni clinici, sarebbe una circostanza di contro-indicosfane;
ma l'Autore dice non esser giusta l'opinione che persistendo lo stato
infiammatorio prosegua l' essudazione a dispetto della toraoentei^ e si
esacerbi la febbre; anzi De Renzi ha spesso trovato che dopo la toTZ-
centesi la febbre diminuisce. Che se anche si riproduce poi il ven&-
mento, non ci sarà altro a fare che sottrarlo di nuovo. Glie poi per
l'atto operativo il versamento divenga purulento ò obbiezione Taeehia
e dimostrata erronea fino dai tempi di Tronsseau.
La legge che stabilirebbe r Aatore sarebbe questa: t^?penaii^ mnéOff*'
getto eóìpito da pleurite si presenta «m ese/udato che giunga alPmnffoìo
delle scapole H pratichi la toraeenteei gmatunque ne sia ia matura.
Perb questa legge ha qualche eeeezione. Cod, per esempiOt qoando il
polmone è in sito, non è rlcaeeiate la alto^ ò iperemieo, e fu preda a
DI PATOLOGIA SPECIALE E CLINICA MEDICA 303
un precesso di peripneamonite bisogna aspettare che il livello deires*
sadato divenga più alto. Infatti in questi casi T essudato è scarsissimo
« soltanto circonda il polmone : la diagnosi di queste condizioni si fa
lenendo conto che quando vi è pleurite e peri-pneumonite persistono
le vibrazioni vocali, i rumori respiratoij, v'ò qualche volta espettora*
zione abbondante e mucosa, la linea di delimitaeione superiore ò mar-
catamente obliqua e il livello dell'ottasità si eleva rapidamente.
Quanto ai metodi dì vuotamente V Autore preferirebbe V apparecchio
di Fraentzel a quello di Potain, ma in generale gli apparecchi di aspi-
razione hanno rinoonveniente gravissimo di non coordinare lo svuota-
mento alla capacità riduttiva del cavo pleurico: pericolo grave spe-
<sialmente negli essudati vecchi. L* Autore fa sempre uso di un tubo di
gomma ripieno di soluzione antisettica adattato ad una comune cannula-
tubo che pesca in una bottiglia avente al fondo una soluzione antiset-
tica. Questo vuotamente a sifone deve, secondo T Autore, esser fatto
quando si tratti di versamenti tenui antichi (che durano cioè da più di
quattro settimane). Se non si può usare il sifone e si adoperano i soliti
aspiratori bisogna fare il vuotamente colla massima lentezza toglien-
done non più di mezzo litro per sedata, e applicando se ò possibile un
manometro al tubo di deflusso e smettendo quando la pressione intra-
toracica si abbassi fino a + 10, + 15.
Nei versamenti appena formati, qualunque sia la loro abbondanza, TAu*
tore consiglia di fare coli* aspiratore il vuotamente più completo possi-
bile (lentamente) ; cosi pure nei versamenti tenui già vecchi ma poco
abbondanti, usando sempre cannule sottili.
Nei casi di essudato purulento si deve fare la pleurotomia colle cau-
tele antisettiche, non togliendo il tubo a drenaggio che quando la pro-
grediente obliterazione del sacco lo abbia completamente spinto àirin-
fuori.
Dopo la toracentesi, si deve far metodicamente inspirare all'ammalato
Tarla compressa come suggerirono Seitz e Burresi ; applicare un vesci-
eante appena dopo evacuato Tessudato ; e somministrare allUnfermo una
alimentazione azotata ed i ferruginosL
WooDBORT. — On the rational treatment of pulmonary eon-
sumptloai. (Sui trattamento razUmaìe della consunzione polnumale).
In: Philadelphia med. tinu XII, pag. 693.
Woodbary in una lettura alla società medica di Filadelfia trattò que-
st'argomento dal quale sono però escluse le forme «ifilitiche che hanno
una terapia specifica, e le tubercolari. L' Autore rìoorda anche un caso
di sua osservazione a provare la benefica influenza del trattamento bene
indirizzato, il quale dev* esser diretto : 1.* a mitigare gintomi argenti ;
2.9 a rimediare alla eattiva igiene ; 3.* a rimuovere la discragia.
Parlando del primo scopo l'Autore dice quanto alla tome che è ancora
diiyputabile fino a qua! ponto si debba agire oontro di essa : «olo sq si pò-
804 BIYISTA
tesse rimuovere la condizione morbosa dalla quale dipende ci si potrebbo
liberarsene senta danni. Se la tosse ò a parossismi ed esauriente si pos-
sono adoperare i palliativi : respettorazione durante il giorno deve &•
vorirsi per aver nella notte dairazione di un ipnotico un riposo pia dn- ^
raturo. Be la tosse ò spasmodica e l'espettorazione scarsa la migUor
formulai secondo l' Autore , ò la morfina e IMpeoacuana (tre o quattro
pastiglie al di contenenti ciascuna soltanto un milligrammo di morfina) i
se vi ò broncorrea fa buona prova Testratto di ergotina ohe agisee di-
rettamente sui vasi della mucosa e sul circolo. Possono anche usarsi
una volta al di le polverizzazioni con acqua di calce e belladonna, o (se
le secrezioni sono fetide) con soluzioni di acido fenico, salicilico o ti-
mlco, 0 con benzoato di soda; e quando la condizione catarrale ò accen-
tuata, r Autore trova vantaggi dair uso deir acqua medicata con olio
volatile di eucalipto. Questo può anche usarsi negli apparecchi di ina*
lezione ad acqua calda e possono pure usarsi la tintura composta di
bentoe e trementina, o preparati jodici. Tra le inalazioni di vapori
V Autore dice che la più rinomata ò quella del cloroformio ; de?e perly
essere regolata dal medico. Se la tosse ò spasmodica e grave si può &r
inalare ai malati una miscela di etere e acqua di Colonia (una parta sa
quattro). Qualche volta ò efficace inalare una volta o due al giorno per
dieci 0 quindici minuti, una miscela di iodio e acido fenico (uno su tre)
messa a goccio su cotone imbevuto con olio di noce moscata.
L' Autore insiste nei far notare V abuso, specialmente della pratica
osp^italiera, degli oppiati. Anche nei casi in cui ogni speranza ò perduta
e non si tratta che di rendere meno penosa la morte deve tenoni a
mente di dare gli oppiati a minime dosi : essi affrettano la morte per
consunzione. Sono a preferirsi (quando ò richiesto un rimedio per la
tosse)^ratropina, l'iosciamo, le combmazioni idrocianiche, il doralo eoa
bromuro di ammonio, sodio o potassio secondo i casi. Quando la tosse
è continua il bromuro di potassio agisee benissimo, ma usato eontiana-
mente deprime troppo. Nei casi in coi può usarsi l'oppio ò molto van*
taggiosa la prescrizione del prof* Da Costa (tintura di oppio deodorata»
acido solibrìco diluito e sciroppo di ciliegie selvatiche).
L^inAiso della PnmtéM yirginiana ò un buon antispasmodico e nello
stesso tempo tonico. Quello del Lycopmj pure di Virginia, gode un* alta
riputazione nel trattamento del primo periodo. della tisi : contiene un olia
TolatUe, un principio amaro e tannino ; ò tonico , sedativo ed astria»
gente. È nn rimedio immeritamente caduto in disuso.
Quando la laringe ò affetta, essa si mostra irritata e tumida per i
eoatinni sfi>ni di tosse ed lia ulceri die di sdito sono seeondarie a aoa
taberoolari. Molta vantaggio può arasi del trattamento ioeaie (polve-
riaiKdoaa eoa acqua di calca, o applieazione di iodoformio neir etere)
gargarismi con deboli astringenti, o limonate eonteoMiti albume di
aovo^ eec*
Qnaato al 4téi9H tU Israet poamio venir dinipatl eoi liaiaeati: trer
DI PATOLOGIA SPBCIALS B CLIKICA MEDICA 805
mentina, olio canforato , cloralio in linimento saponate. Tra i rime^j
che r Autore cita in questo caso ò la fasciatura di lana ai fianchi te-
nuta costantemente, e la corrente galvanica costante.
Neir emottisi riposo a letto e ghiaccio e internamente ergotinai ipe-
cacuana, acetato di piombo o acido gallico.
L' Autore non ha mai impiegata la tintura di ferro per inalazione coi
polverizzatori perchè eccita la tosse, preferirebbe nelle gravi emorra-
gie dare Tetere o Tergotina ipodermicamente.
La dispnea se dipende da un accumulo del secreto nei polmoni, e
specialmente se vi ò enfisema, deve trattarsi con un emetico, per esem-
pio, ipecacuana o solfato giallo di mercurio, o apomorfina ipodermica-
xnente quando si vuole un pronto effetto. Quando la capacità respira»
toria ò molto ridotta sono assai utili le inalazioni di ossigeno. Quando
i polmoni siano ingombri per catarro o prodotti infiammatorj tenaci e
densi, Tuso del cloruro d'ammonio in dosi di un grammo frequentemente
ripetute, o dato in più piccole dosi assieme air joduro di ammonio o di
potassio dà rimarchevoli risultati. Bisogna assicurarsi coU'esame fisico
se la dispnea possa invece esser dovuta a pleurite o ad enfisema. Gran
vantaggio nella pleurodinia si ha adoperando sul torace un empiastro
adesivo.
Nella congestione polmonare che accade dUmprovviso nel corso della
malattia si richiedon riposo, coppe secche, e rivulsivi. Siccome general-
mente precede l*emottisi, le misure adattate a questa spesso devono essere
adoperate. V induramento di una parte circoscritta di polmone si av-
vantaggia spesso coir applicazione successiva dì piccoli vescicanti che
può esser convenientemente fatta con applicazione di collodion cantari-
dato. L' Autore preferisce questa specie di rivulsivi all'olio di croton e
alle pennellature con tintura di jodio. È raro il caso in cui le unzioni
mercuriali portino buoni effetti a meno che non si tratti di forme spe-
cifiche. Le unzioni con olio di cacao, di noce moscata e con grassi, in
tutte le forme di bronchite cronica migliorano la nutrizione e moderano
la congestione della mucosa che tappezza le vie aeree. Nei bambini Tolio
di fegato di merluzzo può essere cosi amministrato applicandolo sul
petto la notte, e coprendo la parte con lana e cotone ; oppure Tunziono
può farsi dopo il bagno del mattino su tutta la pelle, tenendo poi il
bambino coperto per una mezz^ora: così una considerevole parte no
viene assorbita*
Quanto ai disturbi del circolo V Autore dice d' aver frequentemente
osservato il cardiopalmo e IMrregolarità nelle funzioni cardiache, in
soggetti colti dalla tisichezza incipiente. Questi fatti cardiaci si osser-
vano nei maschi più spesso che nelle femmine e forse sono in relaziono
ooirabuso del tabacco. Se vi è un poco d'ipertrofia ò utile il bromuro
di potassio specialmente in unione a cloralio o morfina. Se il cuore è
fiacco bisogna dare un tonico cardiaco, per esempio, chinina, digitale^
Tiscum album.'; ma se l'ipertrofia ò molto marcata bisogna ricorrere ai
BMua. 20
gOg KiyiSTA
Teratram viride. Una piccola dose di alcool in una bibita calda è op-
portanissima quando vi ò la fiacchezza del circolo. Ma al largo uso
deiralcool nella tisi poimonale P Antere si oppone recisamente : egli
eMde l'alcool controindicato, e che tutti gli stimolanti siano dan-
nosi in una malattia degeneratiya come questa. Egli pensa che i casi
di consunzione riportati da Flint e da altri come guariti con alte dosi
di alcool siano guarigioni avvenute per altre cause* Le piccole dosi in-
vece ponno esser utili per razione sullo stomaco e sul cuore.
Combattendo Tuso dell'alcool in questa malattia 1* Autore dice : nulla
è nella clinica più sicuro che questo: Talcool in continue dosi anche se
moderate stimola lo sviluppo ^eì tessuto connettivo in tutto il corpo ;
nulla ò in patologia più evidente del fatto che Talcool ò una causa pò •
tento di malattie polmonari ; nulla in tossicologia è meglio stabilito
dell'osservazione deirazione esercitata dall'alcool sul centro respirato-
rio. Per questa ragione ò specialmente dannoso l'alcool nella tisichezza
poimonale perchò con esso si aggiunge un veleno respiratorio agli esau*
rienU effetti della tosse. Probabilmente in questi casi il migliore stimo-
lante è l'estratto fluido di coca. Per lo più una buona tazza di brodo o
caffè caldo o tò ò assai più utile ai pazienti che ralcool della migliore
qualità. Quando un malato si senta freddo, gli oserei^ all'aria libera che
sono stimolanti del cuore e del circolo gioveranno a riscaldarlo ben più
che le migliori coperte.
Per la febbre V Autore preferisce la salicina (un grammo due ore
prima dell'accesso). Se vi è molta prostrazione si possono fare spugna*
ture sulla cute di tutto il corpo con rum, o con aceto e acqua oppure
apugnatnre calde e fredde.
Per i eudori noUumi il rimedio più efficace ò l'atropina, ma sfortu-
natamente aumenta la sete e per questo ò bene unirla con ergotina o
jaborandi. Son pure da raccomandare l'acido solforico aromatico (dieci a
venti goccie) ed anche Tossido di zinco (dieci a trenta centigrammi in
pillole) dato alla sera* La muscarina e il physostigma furono pure usati
con vantaggio,
Fronmùller di recente ha molto lodato riAjezione ipodermica di ho-
matropina. Però ogni rimedio specifico, secondo l' Autore, dopo qualche
tempo fallisce se non si tien contemporaneamente d'occhio l'igiene del
malato; l'aggiunta di allume, od alcool, o sai marino all'acqua che si
adopera per la spugnatura quotidiana ò utile molto per ridurre la ten-
denza della cute alla traspirazione. Si possono pure adoperare a questo
scopo, alla sera, spugnature con acqua calda.
Quanto aUa dieta di questi malati deve esser curata assai; per la
concomitanza del catarro gastrico deve sorvegliarsi T assunzione d^li
amidacei che facibnente vanno soggetti a fermentazione. Una dieta con-
tenente troppo azoto può danneggiare fegato e reni. Se v' ò diarrea il
ipiglior alimento ò il latte bollito ; molto utile quando vi è rirritaziona
del tubo enterico il Koumyss. L'estratto d'orzo, gli iposolfiti, lo sciroppo
DI PATOLOGIA SPECIALE 8 CLINICA MEDICA 807
composto di fosfato di calce, ferro, sodio e potassio (cibo chimico di
Parrisb) specie se coll'aggianta di qaalclie strionico, sono assai vantag-
giosi» assieme al cibo ordinario. Il sangue di bue per evitare la natu-
rale ripugnanza può darsi utilmente per clistere. È a ricordarsi il me-
todo praticato da Debove ( alimentazione forzata con un tubo ), che ha
gran valore nei casi in cui esistano ulcerazioni laringee che abbiano
colto anche Tepiglottide, e quindi vi sia difficoltà di deglutizione. L'Àu-
tre oloda assai per i tisici Tuso delle uova fresche, delle quali devono
prenderne quotidianamente da uno a tre. Il grasso giallo fosforato (le-
citina) del tuorlo ò buono per la riparazione dei tessuti nervosi, men-
tre l'albume ripara le perdite fatte con Fespettorazione e le emorragie.
Quanto alla diarrea può frenarsi con suppositorj di belladonna ed
astratto d^oppio in unione alla dièta lattea. Le ulcerazioni del colon e
del retto molto si migliorano qualche volta coirinjezione di nitrato di
argento (un centigr. su 24 grammi). Se vi ò cosHpazioney ai purgativi
sono preferibili semplici clisteri con poche goccio di canfora;ese è ne-
cessario piuttosto che forti catartici si diano l'elixir di cascara; o granuli
di podofilUna soli o con atropina e stricnina. Quanto alla presenza di
una fistola anale di lunga durata se dal punto di vista chirurgico deve
«ssere operata, dal punto di vista medico non deve esserlo troppo ra-
pidamente, e l'Autore preferirebbe al coltello, la legatura. Non ò senza
fondamento nei fatti la vecchia massima di non chiudere in casi di ma-
lattia di vecchia data« uno spurgo cronico; e la pratica di aprire fon-
ticoli benché modernamente caduta in discredito, ha in suo fippoggio la
esperienza delle passate generazioni dei nostri buoni vecchi ed è so-
Menuta dall' autorità di chirurghi eminenti come Pancoast e Wood.
Contro Veretismo che si trova tanto di frequente nei tisici i quali sono
anche facilmente insonni l'oppio sarebbe il rimedio più utile, ma ò an-
che il più pericoloso al cervello ed ò quanto più si può, da evitare. Pre-
feribile benchò soggetto alla stessa obbiezione è il cloralio, cui ò buono
unire al bromuro d'ammonio con acqua canforata o con acqua di lauro-
ceraso. L^amministrazione di qualche cibo verso sera favorisce il sonno;
Tacido lattico ed il fosforico furono pure raccomandati a tal uopo. La
etnaciazione e la debolezza attribuibili a difetto del sistema nervoso
fiono da combattere coi rimedj generali; secondo T Autore nessun to-
nico del sistema nervoso ò migliore della stricnina e della noce vomica
unita al fosfuro di zinco (pillole di Hammond)» o del sciroppo composto
4ei fosfati.
Quanto al secondo scopò che deve proporsi il medico nella cura, ciod
zlmediare alla cattiva igiene^ TAutore crede essenziale insistere sul bi-
sogno che hanno quésti ammalati, di ossigeno. tJn* aria che ha troppo
acido carbonico o troppa umidità ò meno propizia air esalazione dai
polmoni di acido carbonico e di vapor acqueo. Cita in appoggio al suo
Diodo di vedere ^esempio del dott. Parrish di Filadelfia, che assai pre-
disposto per ragione di eredità ammalò a 25 anni di tisichezza polmonal^
308 mviSTA
ma eorandoBi soltanto con la bnona igiene ylase fino ai aessantano. Tro^
Yaronsi alla neeroscopia oioatrici nella parte snperiore del polmone.
Allo stato della cute bisogna pare aver molta attenzione. Negli ani-
mali inferiori la ftmzione polmonale ò sapplita o sostitnita dalla onta-
nea, nell'aomo un equivalente di un ventesimo di respirazione polmo-
nale è tàVU} attraverso la pelle. Di qui la necessità di tenerla sana e di
non esporla a squiiibrii di temperatara. La biancheria dev'essere sem-
pre aseiatta e di frequente cambiata, la stanza da letto aereata. L* Au-
tore raccomanda molto per i tisici le fregagioni secche. Esse sono più,
adattate che le frequenti abluzioni, le quali vengono poco tollerate per
la poca reazione di questi malati. I letti di pinne sono per questa specie^
di infermi i peggiori. Sono sempre caldi e facilmente si impregnano di
sostanze animali. Il letto migliore ò quello di crine.
£ necessario ohe rinfermo dorma solo, sia perchò meno ò disturbato e
più facilmente riposa, sia perchè, anche prescindendo dalla ipotetica pos-
sibilità deUa trasmissione del morbo, sfugge più facilmente gli inviti ai
rapporti sessuali. Questi sono (specialmente per il maschio) esaurienti^
ma neppure alla donna riescono innocui : T Autore riferisce di una ti-
sica che quante volte avea rapporti col suo sposo era nel giorno appresso
colta da congestione polmonale ed emoftpe.
Correggere, la discrasia ò il terzo scopo che il medico deve proporsl
nella cura di questa malattia. L' Autore si giustifica di aver adoperato
questo termine discrasia reliquia della vecchia patologia umorale, di-
cendo di non saperne trovare uno migliore che esprima un peculiare
disordine generale ed una tendenza alle suppurazioni croniche indiche-
rebbe la presenza di ciò che è stato detto discrasia tubercolare o scro^
foiosa. Tale tendenza può essere ereditata od acquisita, nel!' un caso e
neiraltro può essere vinta dal trattamento lungo e sistematico. Questa
consiste specialmente: nella sana residenza, nel cambiare le abitudin
sedentarie in attive, nelle fri^ùoni , neir elettricità , nell' uso di certi ri-
medj.
. Il clima deve essere moderatamente elevato, fresco, non soggetto né
a troppe variazioni nò a venti forti; con aria pura e secca, tanto meglio
se ozonizzata dall'esalazione dei pini. L'^altezza non deve essere V unico
requisito ; ò noto che molti luoghi montani sono umidi. L' aria secca,
e rarefatta ristora non solo la funzione circolatoria e del respiro, ma
anche migliora la digestione e rassimilazione , cosicchò se il clima ò
stato bene scelto si ha l'aumento nel peso del corpo. Se vi ò febbre,,
per il cambiare del clima il caso si aggrava : se vi sono alterazioni
vasali, cardiache o renali, sarà meglio non mandare il paziente in re-^
gleni elevate. Varia del mare^ benchò potente stimolante della nutri-
zione per Tumidità e densità sua, ò appena nello stadio di incipienza^
consigliabile.
. Se il paziente non può abbandonare la casa, deve fare la ginnastica^
specialmente polmonale (inspirazioni profonde al mattino , canto). Le.
DI PATOLOaiÀ SPECIALE £ CLINICA MEDICA 809
friMioni e V eìetMeità modificano molto la natrizione (elettrissazione
generale).
Quanto all'oso dei rime^ji V Autore preferisce rjoduro di ferro (Blan-
card) che ha un potere considerevole sulle ostinate consolidazioni del
polmone» Gli jodnri di potassio e d'ammonio sono anche utili non solo
per razione loro alterantCì ma eziandio per i loro effetti suirepiteliò tu-
mido dei bronchi e per il potere di liquefare i prodotti morbosi e le
secrezioni. Il latto«fosfato di calce e Toiio di fegato di merluzzo sono
molto utili ma devono darsi separati.
Nella consunzione polmonale possono essere neceasarj gli stimolanti,
e Bartholow raccomanda Fuso di piccole dosi di morfina con atropina.
L'arsenico sarebbe raccomandato piuttosto come profilattico.
Riassumendo T Autore dice che la tisichezza polmonale ò in gran
parte una malattia che sì può prevenire; e come può acquistarsi la dia-
tesi esponendosi a non sane abitudini di vita, si può rimediare ad essa
con la appropriata igiene. Ricorda il motto di Ghomel : curare U pa-
ziente e non la malattia; dice da ultimo che i farmachi hanno in que-
sti casi una parte secondaria , la essenziale consiste negli esercizi al-
l'aria libera, nel mantener sana la pelle, nel cibo conveniente , e nella
buona aereazione delle abitazioni.
Pbtronb. — Gontribuzione allo studio della caroinosi miliare
acuta primitiva delle sierose. (Lo Sperimentale, 1882, Tomo L, pa-
gina 567).
L' Autore riferisce di un uomo di 58 anni, che da sei o sette mesi
aveva iuappetenza e nausea, tensione al ventre, deperimento progres-
sivo della nutrizione e delle forze. Presentava la cute di colore paglia-
rino, ventre tumido^ vene varicose sulle pareti, e al palpamento alcune
tuberosità del volume di un pisello, o di una nocella. Fu sempre api-
retico.
Alla necroscopia si trovò modico versamento siero-ematico nel peri-
toneo, che avea noduli carcinomatosi disseminati su tutta la lunghezza
del mesenterio, snirepiplon, sui legamenti, e sul foglietto parietale nella
faocia inferiore del diaframma, e nel fondo cieco retto-vescicale ; nella
regione sotto-diaframmatica del peritoneo, i noduli erano specialmente
lungo i vasi. Nessuna produzione cancerosa nei visceri, poche granula-
2ioni carcinomatose grigiastre e liscie, sulla pleura polmonare e parie-
tale. All'esame istologico sopra qualche taglio (dei noduli peritoneali)
ai osservava uno stroma fibrillare contenente cellule e nuclei, disposti
in serie lineari negli alveoli. Nei grandi noduli gli elementi centrali
erano degenerati. Il peritoneo intestinale, mesentericoi epiploico, infar-
cito di elementi cellulari carcinomatosi. I nodi sulla pleura e 1 punti
Ingrossati di questa mostravano alterazioni identiche a quelle del pe-
ritoneo, senonchò gli elementi cellulari degli alveoli non erano doge*
iterati nel centro. I polmoni, anche nei luoghi più periferieii erano ri-
fisparmiati dalla neoplasia.
310 BIVIBTÀ
Seooado TAiitore il caso dimostra clie la sierosa addominale e la tora«>
cica possono nella vecchiezza andare incontro ad un processo carcino-
matoso acuto,- prìmitiTO, nodolare. Nel suo caso non si potò constatare
rereditariet&. Sarebbe analogo a quello di Laporte in cni 1 nodi carci-
nomatosi liorono riscontati soltanto nel peritoneo» e nelle picare : in \m
altro caso di Laporte vi era compartecipazione anche del pericardio r
in un caso di Herard, i noduli erano solo nelle pleure : in quello di
Raymond erano prese le sierose del petto e dell* addome^ L' Autore
crede che nel proprio caso il processo si fosse originato nel peritoneo ^
i noduli in&tti tì ayeano un colorito rosso giallastro (degenerazione^
grassa delle cellule centrali del nodulo), mentre il colorito dei pochi
nodi pleurici Mra grigio. Questa ipotesi suU* età del processo morboso,
fondata sul colorito e sulla nutrizione degli elementi cellulari secondo-
r Autore sarebbe adeguata, ma Jion esatta. Egli crede con ComU e Ran-
▼ier che gli elementi alveolari del carcinoma siano in piena comuni-
caiione coi vasi linfatici; per cui questi, in date circostanze, ponno tra-
sportare cellule e nuclei cancerigini nel circolo e depositarli in altre
parti. Bizozzero e Savioli dimostrarono (Archivio scienze mecL 1877y
che i linfàtici peritoneali deirnomo hanno una disposizione' speciale, cioè
comunicano con numerose aperture chiuse appena dallo strato endote-
liale col cavo peritoneale. Dimostrarono pure che nel peritoneo dia-
frammatico esistono tre strati di plessi linfatici, e che T assorbimento
avviene massimamente nella sona peritendinea diaframmatica.
Questi ùlìU dell*assorbimento peritoneale furono confermati anche da
Ludwig^ Schweiger-Seidel, Recklinghausen e' dal nostro Maffixcci, e
{piegherebbero, secondo V Autore, grande difThsìone del processo nel
peritoneo nel caso di cni fece la pubblicazione ; per le grandi anasto-
mosi linfatiche peritoneali gli elementi cancerosi diedero luogo alPauto-
infezione in tutte le parti della sierosa. Dagli sperimenti di Maffacci (dif-
fhsione di sostanze granulari introdotte nel peritoneo dèi cane, nei lin-
fatici toracici) ò spiegata la diffusione pleurale avvenuta nel caso del»
r Autore.
Quanto al quadro clinico V Autore per Tassenza dell'ematemesi e della
melena, quantunque vi fossero vomiti e diarree, escluse il cancro delló^
stomaco; per il color giallo pagliarino della cute per il senso come
di gelatina entro Taddome, e per le tuberosità che vi si potevano pal>
pare, arrivò al diagnostico di carcinosi del peritoneo, benchò in casi
consimili si possa discutere anche il diagnostico della tubercoIosL Egli
crederebbe giusto chiamare queste forme morbose neoplastiche delle
sierose con un nome che in omaggio agli studi! di Goncato sulla fbrma
scrofolosa, propone di chiamare poliorromenite cancerosa.
Db-Giovanni. — Gasi rari di malattia dell'addome. {Qaszeita^
med. Hai. prov. ven. N. 14, 18, 23, 26, 1882).
L'Autore narra la storia di un carcinoma primitivo del pancreas, se-
\
DI PATOLOGIA SPBOIALE E CLII9ICA MEDICA Slt
condario del duodeno e del fegato, diagnostioato In Tita e confermato
pienamente alla necroscopla. L' Antore crede ebe in mezzo alla vaga
sintomatologia dai trattatisti esposta nelle lesioni primitive pancreati-
che, si possa (cercando il nesso di figliazione, T ordine cronologico del
sintomi) giungere quasi sempre al diagnostico ; le difficoltà speciali del
quale hanno fatto si che finora, nei trattati di medicina» le malattie di
quest'organo siano trascurate. De«Giovanni crede con Verardini che
possa < rendersi , diligentemente osservando , meno arduo di qnef che
siasi creduto a tntt'oggi il diagnosticare dei mali al pancreas. »
Prendendo in rivista i sintomi che furono registrati in queste ma-
lattici dice che sul tumore non può farsi assegnamento, perchè esso non
sempre è sensibile , nò si può facilmente eliminare il meteorismo , o
qualche altra circostanza che impedisce 1* esame. Poi, se il tumore è
sensibile, non riesce distinguerlo da quello che pub all'epigastrio es-
sere prodotto per malattia dello stomaco, del fegato, dell' omento. Pa-
rimenti non puossi contare sui vomiti ohe non sono costanti o sono in
relazione colla concomitante lesione gastrica $ nò sulla esistenza di ma»
terie grasse nelle feci perchò questo sintoma o manca o può ascriversi
ad alterazioni epatiche : ò nota infatti V importanza della bile nell' as*
sorbimento ed emulsionamento dei grassi. Casi come quello di Bowditob
in cui la stearrea durò quattro anni, e come quello di Luithlen in cui
fu straordinariamente abbondante, sono rarità.
Grande importanza diagnostica dà 1* Autore si dolore locale. Questa
è osservato nelle malattie del pancreas quasi sempre, ed ha '^grande
valore per la diagnosi sia che si presenti nella sua forma parossistica, sia
che in quella di squisita sensibilità epigastrica superficiale o profonda^
od in quella di cupa, insistente sofferenza alla colonna vertebrale, alla
altezza delle due estreme vertebre lombari, esaoerbantesi o no coi mo*
vlmenti. Póan dice che il dolore non presenta in questi casi niente di
caratteristico, ma non ò vero ; esso richiama a quel tipo di dolore che
Autenrieth e Bomberg specificarono come nevralgia celiaca la quale è
ben differente dalla gastralgia. Quel dolore è probabilmente legato ad
alterazioni del ganglio celiaco : e non è punto da accettare quanto am-
mettono Eulenburg e Guttmann sulla fede di Bamberger, che questo gan-
gllo non subisca alterazioni. Il dolore del paziente, soggetto di questa
pubblicazione, era gravativo ai lombi, e cingevagli il tronco irradian-
dosi anteriormente; si esacerbava dopo il pasto, e quando il paziente
decombeva supino allora meglio che mai si concentrava suirepigastrio
L' Autore dimostra che questo dolore non era emorroldario, per la sua
sede troppo alta; non dipendeva da dispepsia gastralgica, perchò era
continuo e si esacerbava anche indipendentemente dai pasti; non di-
pendeva da sconcio vertebrale, perchò l'incesso del malato era diritto ;
non da nevralgia intercostale, perchò per le spontanee espressioni del pa-
ziente era da ascriversi ad una forma nevralgica interna, e di una ne -
vralgia intercostale mancava ogni sintoma. Né dipendeva da una affé»
S12 RIVISTA •
zione ulcerosa del ventrloolo, perchò era un dolore senza intervalli, e
invece di cominciare epigastrico si concentrava suir epigastrio, diflton-
dendovisi dalle parti posteriori. Era, secondo V Antere, proprio una ne-
vralgia celiaca: egli differenzia la gastralgia e la nevralgia celiaca: la
prima ò un*espressione dolorosa suscitata da una lesa funzione del nervo
che si manifesta in modo centripeto ; Taltra ò una forma dolorosa che
invece si manifesta in modo centrifago; la prima ò un dolore concen-
trico, la seconda un dolore eccentrico. Per questa forma di dolore noi
caso in questione doveva ammettersi una lesione o del pancreas, o delle
glandule retro-peritoneali. Ora nelle affezioni di queste i dolori sono
differenti, avendo la testa de) pancreas una ricca provvigione di nervi
dalie propaggini del plesso celiaco. Poi il tumore si sente più facilmente
nella degenerazione delle glandolo, che in quella del pancreas : nel caso
attuale tumore non si sentiva, era quindi più giusto pensare che la ma-
lattia risiedesse nel pancreas.
Nel caso riferito dall' Autore, vi furono come fase ultima itterizia,
modica ascite, edema agli arti inferiori e melena. Secondo l' Autore la
testa del pancreas ingrossando fece compressione sul coledoco, e sulla
cava determinando gli edemi e Titterizia mentre le scariche di sangue
si dovevano alla diffasione del processo al duodeno. Tale diffusione al
duodeno ed al fegato sarebhe stata nella storia della malattia segna*
lata da un aumento nei dolori, e dal rapido deperimento del paziente.
Il flutto di questo studio clinico è compendiato nelle due seguenti pro-
posizioni :
1.^ La nevralgia celiaca non -deve esser confusa colla cardialgia e ga-
stralgia.
2.® La nevralgia celiaca assocciata a fenomeni gastrici ribelli, seguita
da fenomeni gastro-enterici, ed anche da deperimento nutritizio e da sfi-
nimento, fa sospettare una affezione del pancreas; e il sospetto tanto
più si rafforza, quanto più frequenti e palesi sono 1 sintomi che a que<-
fite affezioni si attribuiscono.
Un altro caso ò narrato dall' Autore. È una malattia di Addison, in
un uomo di 40 anni, che a 21 si accorse che la cute del pene e dello
ecroto si era fatta di colore molto oscuro, fatto che restò per alcuni
anni come isolato ; dal 27® anno in poi il paziente soffriva frequente-
mente dispepsia, scariche addominali, e cefalea; ultimamente fu colto
da qualche febbre, deglutizione difficile per le sostanze solide, fiacchezza
della voce, esacerbaziene delle sofferenze addominali. Contemporanea-
mente la cute a poco a poco andava cambiando di colore, divenendo
oscura, d'una tinta come quella del legno lucido, specialmente alla fac-
cia ed al dorso. Al pene ed allo scroto come pure in alcuni punti della
fluperficie interna delle coscie la pelle era di color grigio scuro splen-
dente. La pressione ali* epigastrio era dolorosa; negli ultimi giorni si
ggiunse anche un dolore intercostale, vomito e singhiozzo.
L'affievolimento dei polsi, l'astenia generale, l'ambascia gastralgica»
i
DI PATOLOaiA SPfiCULE E CLINICA MEDICA 313
^apatia, la discrasiai la diarrea, sono il compendio dei sintomi più spe-
ciosi di questo caso, compendio ebe racchiude la triade sintomatologica
attribuita dai pratici alla malattia di Addisson : sofferenze intestinali^
•cloroemia, depressione nervosa. V'era anche la melanodermia, ma que-
sta ha un Talore relativo. Sonvi colorazioni cutanee analoghe dovute
solamente ai fatti di ereditaria colorazione dei tegumenti; ò noto che la
cute bronzina si vide in alcuni per l'avvelenamento miasmatico, e Rus-
sel descrive un caso di colore bronzino della cute, simulante la malat-
tia di Addison. Il coloramento non ò patognomonico ; vi sono casi di
cute bronzina senza lesioni delle capsule surrenali, e casi di malattia
di Addison senza cute bronzina in cui le capsule surrenali erano pro-
fondamente lese.
Questo caso è singolare per la lunga durata (27 anni).
Si sviluppò in un individuo che v*era predisposto per la sua costitu-
zione linfatico-scrofolosa, e per gli abusi sessuali. L* angoscia incessante,
e profonda airepigastrio, sussiste secondo V Autore in ogni caso di ma-
lattia di Addison. Nel paziente si aveva inoltre qualche altro sintoma
riferibile a lesione nervosa, come un dolore al terzo spazio intercostale
ministro (al quale non corrispondeva veruna alterazione di parti molli
esteme, nò di parti' scheletriche^ nò dei visceri toracici), una difficoltà
nella deglutizione, un dolore intercostale a destra, e vomito incoerci-
bile. In questi fatti si devono vedere fenomeni irritativi, e fenomeni di
depressione nervosa da ascriversi alla nevralgia celiaca, e alla paresi
di nervi emanati dai centri celiaci. Fece quindi la diagnosi di malattia
di Addison, tubercolosi dei reni succenturiati e deirintestino, probabili
alterazioni gravi nei centri celiaci.
Alla necroscopia si trovò: un antico focolajo caseoso nel polmone de-
stro, e tubercolosi diffusa deinieo e del crasso, un vasto focolajo ca-
seoso nel rene snccenturiato sinistro in mezzo al quale appena qua e là
si notarono traccio di confini fibrosi che dovevano aver limitato i fo-
colaj primitivi, i quali poi finirono a fondersi in uno. La massa caseosa
vedovasi inoltrarsi dentro la sostanza corticale dell'organo, della quale
erano superstiti alcune piccole zolle di colore molto più chiaro della
costanza corticale del rene snccenturiato sinistro, zolle che erano di
durezza coriacea; la corteccia di tutto Tergano era costituita da un
grosso strato di fitto tessuto connettivo. Del simpatico vennero esa-
minati un ganglio cervicale destro, e uno sinistro, gli inferiori dor-
sali, i semi-lunari, più qualche ramo del plesso solare, nonchò l'estre-
mità inferiore dei grandi splancnici.
Esaminati macroscopicamente non presentavano alterazioni, meno il
semilunare di sinistra, che era più flaccido e più piccolo del destro.
L'esame microscopico dimostrò in tutte le suaccennate parti del sim-
patico una ricca infiltrazione linfatica a ipertrofia oonnettivale, visibile
appena in alcune preparazioni, le cellule dai gangli fortemente pigmen-
tate, alcune arteriole con ispessimento del connettivo circumambiente.
314 RIVISTA
Tanto negli splancnioi ijaanto nel pleiso eobure, eome entro id gangli^
aleone fibre aTeyano snbito la degenerasione grasaosa.
n ganglio semilnnare siniatro oltre a'toito questo preeentaya iagros*
aamento del perlnenrio, atrofia notevoUaaima delle eellale e dcAle flbr»
nerrose.
L*Aatore crede che qneito caso ai preati aasid bene per il rlacontro
delle aofferenie riferibili alla noTralgia celiaca e dell* aiterasione ana-
tomica dei relatiTi centri nervoei, e che airyalorì la diflérenza ohe derv»
ùursi fra gastralgia e nevralgia celiaca. È inclinato ad attriboire le par-
ticolari aoflérenze gastro-enteriche della malattia di Addison alle le-
sioni estese del simpatico, perchò queste riscontraronsi nella maggio»
ranza dei casi, e dove questa lesione non si trovò è a sospettarsi aia
rappresentata da alterazioni spinali L* Autore poi nega importanza ai
fatti sperimentali Ne fecero Brown-Séquard , Badge, Pincus, Adrian
per comprovare la Inflaenza del simpatico sulla produzione dei fono»
meni morbosi della malattia di Addisson, e furono contraddetti dagli
sperimenti di Hariey, Gratiolet, Rossbacbi Nothnagel, Foà, ecc. Gli qie*
rimonti, secondo V Autore, non valgono perchò si tratta anzitutto di
stabilire quanto le alterazioni nervose influiscano sui fenomeni intesti^
nali della malattia, e non sulla pigmentazione cutanea, poi, perchò la
malattia che si produce negli animaU ò artificiale, neir uomo ò oosti-
tuzionale.
L* Autore crede inoltre che le alterazioni del rene suocenturiato e
quelle dei nenri simpatici spieghino assai bene taluni dei sintomi mor*^
bosi, non tutta la malattia. Vi sono altri sintomi che quelle alterazioni
Don valgono a spiegare ; lo stato generale costituzionale dei pazienti nel
morbo di Addison finora fu trascurato e si ammise solo questa o quella
lesione con troppo esclusivismo.
La teoria chimica di KòUiker e di Arnold, che ammette nel rene 800^»
centuriato esservi una sostanza nera, ò inaccettabile : sono ben note le
obbiezioni portate contro T ipotesi, che tutta la malattia dipenda dal
rene snccentnriato. La teoria composta o mista che si fonda isul con-
cetto anatomico della strattura dei reni succenturiati che rappresente-
rebbero ad un tempo un organo glandolare e nervoso, ò più che una
teoria, una ipotesi. La teoria nevrologica che poggia^sulle alterate fun-
zioni del simpatico ò incompleta: l'elemento costituzionale dovrebbe
completarla ; anzi, secondo V Autore, per costituire la malattia di Ad-
dison si richiede uno stato particolare disorasico^assieme ad alterazioni
nervose nel sistema trofico,
KoHN. — ▲ tinlque case of foreign bodies in the gaatro-ln*^
teatlnal canal. ETacnation per aniun. (Caso unico di corpo Mira-
niero nel ittbo gastro-enterico. BoacuaMione per l'ano), la: The med^
Meeord. Voi. 22, N. 4. Luglio 1882.
L'Autore lamenta la scarsa bibliografia su questo importante argo*
DI PATOLOGIA SP^CIALS E CLINICA MBDICA . 31S
mento: narra nn caso ehe egli crede, ayendo fatta in proposito rivista
di molti giornali, unico.
Si tratta di una donna malinconica con intercorrenti aooessi maniaci,
lioenziata dall'ospitale, diatro istanza dei parenti. A casa si mostrarono
con maggior gravezza alcuni sintomi che erano già insorti durante il
sof^orno airospitale, cioò vomito verdastro, stitichezza, polso piccolo e
rapido (120), temperatura di 38.9, aspetto pallido, affannato. Segni locali
erano: dolore a tutto Taddome specialmente alla regione iliaca destra,,
meteorismo modico, lingua molto impaniata. Dalla paziente non si po-
teva ricavare niente altro che la esistenza di un dolore interno per il
quale a quanto ella diceva non poteva più vivere.
La diagnosi di peritonite localizzata alla regione iliaca destra sem-
brava la più verosimile. Dopo tre giorni la stitichezza fece luogo a diar-
rea: con questa scomparvero i sintomi più minacciosi : temperatura e
polso diminuirono, non divennero però normali. Il vomito persisteva
però meno grave che per lo passato, esso insorgeva ogni volta che la
paziente assumeva cibi solidi ; pertanto i*alimentazione si faceva sola-
mente con liquidi o semi-solidi. Questa remissione durò cinque giorni ^
dopo, insorse un nuovo attacco di peritonite (?) deirintensità e durata
del precedente seguito poi da remissione analoga a quella prima no-
tata. Con questi fatti di alterno aggravarsi e miglioramento, passarono
cinque settimane, nel quale periodo di tempo furonvi quattro volto
ostruzioni intestinali parziali. Il trattamento consisteva in opiati e ri-
poso. Poco appresso la madre della paziente, esaminando, come le era
stato ingiunto, le materie fecali, vi trovò una massa voluminosa che
conteneva tre cucchiai. L'Autore esaminandoli vide in essi le traccio
manifeste del loro soggiorno neirintQStino. Questi tre cacchiai devono
esser passati attraverso il canale enterico in apposizione Tuno sull'altro
(la convessità deiruno posando sulla concavità dell'altro), essendosi no-
tato che sulle parti di essi in contatto coi liquidi e coi gaz dell' iute*
stino vi era un colore nero, mentre le parti difese da quei contatti
erano del colore metallico. La lunghezza dei cucchiai era pollici 5 7i8,^
la larghezza pollici 1 li4.
Lfi paziente dopo l'evacuazione di questi corpi stranieri guarì di tutti
i suoi disturbi addominali. Essa confessò di aver ingoiato i tre cucchiai
neirintento di suicidarsi. In questo sarebbe riuscita se uno di essi si
fosse disposto trasversalmente alia direzione di qualche ansa, come av-
venne in un altro caso.
Brandt. — ▲ case of diarrhoea tubularis {Un caso di diarrea
tubtUare), In : The medicai Record. 8 luglio 1882.
Una donna di 38 aiinìi maritata, senza prole, scrofolosa,' che non fh
mai sifilitica, si lagnava di dolori intermittenti addominali di carattere
colico che duravano da mezz' ora ad un' orai e si ripetevano quattro o
Bei volte al di. In precedenza avea sofferto dolori al ventre, al dorso
318 RIVISTA.
Fowier» la tintura di ferro, e V estratto fluido di i^nasia amara la pa-
ziente migliorò e poi guarì, benchò non sia in queste forme sicuro che
non succeda la recidiva.
L* Autore nota con sorpresa ohe una malattia tanto intéressante e
causa di così gravi dolori non sia stata in molte opere classiche regi-
strata. Non se ne parla né da Graves nò da Trousseau nò da Watson
nò da Tanner nò da Niemeyer; e poco da Wood Àltlcen, Bristowe a
Flint. Meglio ne dicono Bartholow Lerche e Hartshorne. Un ammira-
bile riassunto della patologia della diarrea tubulare appartiene a Wood-
war. Vi si accenna alla caratteristica delie feci ohe contengono muco
conformato a membrana o a tubo, ai caratteri macroscopici e micro-
scopici, ai nomi vari che ebbe questa forma morbosa (gastro-enterite
cronica, pseudo-membranosa, diarrea tubulare, fibrinosa, oroup cronico
dell'intestino, malattia mucosa del colon, enterite membranosa, ecc.), dei
^uali ò preferibile quello di diarrea tubulare proposto da Mason Good.
L^Àutore cita poi pubblicaitioni di Powel e i caratteri delle pseudo-
«lembrane descritti da Willermé. Scopo di questa pubblicazione fu, dica
TAutore richiamare Tattenzione su questa forma morbosa che in pra-
tica accade più frequente di quello che si crede. Gita il suggerimento
di Da Costa che crede necessario in ogni caso di sintomi nervosi ano-
mali (particolarmente se in isteriche) in cui vi sia qualche dolore ad-
dominale, pensare alla possibilità di questa malattia* I sintomi nervosi
in tali casi possono esser tali da oscurare quelli forniti dal tubo iute-
pettinale. Copeland parla di unMsterica in cui si andava fino alla cata*
lessi, nella quale si trovarono le pseudo-membrane nelle feci, e pseudo-
membrane provenienti anche dall'utero. Possono darsi secondo TAuWre
<$asi o piuttosto singoli attacchi in casi in cui non si trovano nelle feci
le membrane o siano solo assai poco evidenti. Il diagnostico allora è
soHanto possibile tenendo conto deirinsieme, e per esclusione: ò gran-
demente facilitato se una qualche volta si sia veduta qualche membrana
dopo un accesso.
Quanto alla terapia non vi sono specifici; essa non può essere ebe
sintomatica.lTutto quello che può ottenersi coi farmachi si ottiene colla
morfina (iniezioni-ipodermiche). L*uso interno dell'arsenico, del ferro e
<[ell'ignazia deve nel casi cronici esser continuato per mesi ; dove vi sia
intolleranza gastrica, V Autore raccomanda la soluzione di Fowler ipo-
4ermicam(»nte. Se nel colon vi sono feci irritanti si eliminino con parti
eguali di olio di ricino e siroppo aromatico di rabarbaro, e poi per
evitar costipazioni si foranno clisteri.
I catartici e i mercuriali sono molto pericolosi : Bartholov nei oasi
sub-acuti e cronici raccomanda le tinture di noce vomica e fava del
€alabar quindici a venti goccio di ciascuna tre volte al di. Onmmings
raccomanda assai Telettrieitò,
DI PATOLOGIA SPECIALE S CLimCA MEDICA 8(19
LozzATTo. «— Angiooolite suppurativa con pigmentazione ano-
mala ed intermittente delle orine. la : Archivio Med^ It Maggio
e Giugno 1882.
Oa uomo di 82 anni, degente da parecchio tempo all^Oapitale per de-
bolezza generale e pellagra, un giorno (26 giugno), pare dopo un abuso
dietetico fa colto da vomito, sonnolenza, e febbre* Da quel di Ano al
19 luglio in cui avvenne la morte presentò qualche poco di tosse secca,
colore itterico della cute qualche di più, qualche di meno accentuato,
fegato, leggermente ingrandito ( e solo negli ultimi giorni aumentato
molto in volume), feccie di colorito normale. Le orine presentavano
questo di particolare che avevano solo qualche volta una leggiera e
dubbia reazione di pigmenti biliari (mentre vi era, itterizia. alla cute e
4iUa sclera molto pronunciata), ma invece contenevano un pigmento
anomalo speciale che si mostrava nelle orine non costantemente ma ad
intermittenze varie anche di poche ore : tali modificazioni che, oltre che
nel colorito, si aveano anche nella densità e neir albundna contenuta ,
non stavano in alcun rapporto con le variazioni di temperatura, nò coi
vu>ii periodi della giornata. La febbre, per lo più vespertina, sembrava
incominciasse con freddo : le esacerbazieni vespertine non erano però nò
costanti, nò uguali oscillando esse tra 38® e 39V* Qualche volta la febbre
era invece al mattino, qualche altra mancava per tutto un giorno.
Alla necroscopia oltre ad altre lesioni secondarle (catarro bronchiale,
pleuriti vecchie « catarro gastrico ) , si trovò il parenchima epatico se-
minato da un gran numero di ascessi della grandezza fra T avellana
ed il piccolo pisello, e nello spessore del lobo sinistro in prossimità alla
base contenuta in una capsula fibrosa erano tre ealcoli bruno- ver*
dognoli friabili, 'molto leggieri. Cistifellea dilatata coi datti epatico
e cistico enormemente dilatati , air estremo duodenale del coledoco si
teovò un calcolo occludente il passaggio della bile. Vi era anche ne-
frite cronica, e tre piccoli calcoli innicchiati airestremo papillare di due
piramidi del rene destro.
L'Autore nelle osservazioni epicritiche dimostra in questo caso 1* it-
terizia non essere stata prodotta dal calcolo del coledoco, perohd se un
ealcolo avesse chiuso completamente il coledoco, il primo fatto conse-
cutivo all'occlusione avrebbe dovuto essere la stasi biliare con ingran-
dimento della cistifellea e del fegato ed itterizia che avrebbe dovuto
precedere di molto la febbre. L' itterizia invece dovea attribuirsi ai
ealcoli entro al fegato. Quando nel malato deperito per la yecchi^^a e
la miseria si agi^iunse la tìttani biliare non si ebbe (nò per molto tempo
dappoi) segno alcuno; neanche gli accessi di colica, fatto abbastanza fre-
quente nei vecchi che hanno elementi nervosi meno irritabili Segni
speciali si ebbero solo quando si manifestò l'angiocolite causa della
quale sarebbe stata la litiasi. I calcoli epatici dovevano prima aver
aumentata la pressione in singoli canalicoli : nelle pareti di questi per
eiò dilatate ebbe poi luogo una irritazione ed esulcerazione, donde i
820 RIVISTA
focolaj snpporatiTi ; i quali pare alla lor Tolta deyoiio aver reaa più
difficile la circolazione epatica e quindi contribuito col calcolo ddl co»
ledooo e con quelli epatici alla produzione delPitterizia.
Dopo la necroscopia, si esaminò la bile troyata nella cistifellea. Era
acida» e conteneva i pigmenti non sciolti m a sospesi ; poichò, filtrata ,
il filtrato non dava reazione dei pigmenti biliari, mentre la dava il de*
posito raccolto sul filtro. L'Autore spiega questo fletto ammettendo di-
minuita Fattività solvente del liquido, infatti, nella bile sono i sali che
tengono sciolti i pigmenti e in questo caso, essendo acida la bile, i sali
si sdoppiavano e lasciavano precipitare i pigmenti.
Ora, l'Autore si domanda, come con questa insolubilità del pigmento-
biliare coesisteva un poco d*itterizia nelle orine, fatto che suppone ne-
cessariamente la soluzione del pigmento ? Poteva darsi, dice egli, o clie
durante la vita Fattività solvente della bile fosse maggiore ( e questo
poteva ben essere per il calore aumentato e per la meno facile alte-
razione della bile); o poteva pur darsi che la bile della cistifellea fosse
differente da quella contenuta nei canalicoli biliari, nei quali forse non
aveva ancora subite le modificazioni che doveva subire nella cisti-
fellea.
Mentre vi era marcata itterizia cutanea , nelle orine non era repe-
ribile pigmento biliare, ma invece un pigmento che dava all'orina una
tinta tra il giallo-rosso ed il rosso-bruno. Queste orine presentavano
col calore e l'acido cloridrico spiccata la reazione dell' urofeina , colla
potassa caustica si prdducevano fiocchi di color rossastro; l'acetato di
piombo dava un coagulo roseo. Una volta con l' acido nitroso-nitrioe
si ebbe un colorito rosso-brunastro. Il cloroformio si tingeva seconda
V intensità della tinta dell'orina in rosso sbiadito, in giallo rossastro,
in rosso sporco , o in rosso bruno. Mancarono sempre le reazioni del-
Turoglaucina e uroxantina (Primavera) e là reazione dell'ematina (ool-
l'acido tannico).
L'Autore esclude per queste reazioni che si trattasse di urofeina in
eccesso, o di uroeritrina, o di pigmento del sangue (mancava, come si
disse, la reazione dell'acido tannico). Credè questo abnorme pigmento
fosse un derivato della bilirubina o la bilirubina stessa, le cui reazioni
sarebbero state alterate da altra sostanza abnorme. Che potesse esser
stata emafeina (Gubler) la reazione chimica non basta a decidere, per**
chò vi era infatti qualche reazione che le viene attribuita, ma oe n'era
qualcuna che non le ò propria : ma poi anche l'emafeina in fin dei conti
sarebbe come la bilirubina un derivato dell'emoglobina.
Quanto alla spiegazione dell'intermittenza nella presenza del pigmento
nelle orine, l'Autore ammette l'ostacolo intermittente nel rene. Questa
idea era appoggiata dal fatto che oscillazioni analoghe a quelle dell^n-
tensità nel colorito delle orine e nella loro ricchezza in pigmenti ano*
mali si osservarono pur anco neireiiminacione delPalbumina, nella den*
aita e nella quantità d'urea che veniva escreta dal rene» Perchè se-
PI PATOLOGIA SPECULA ^ CLINICA MEDICA 321
anchd il pigmento separato dal fegato avesse trovato un ostacolo in-
termittente ad arrivare in circolo fino al rene , il sangue ne doveva
aver accolto già tanto che la eliminazione sarebbe stata oontinaa a
meno che anche la secrezione renale non fosse intermittente, ciò ohe
non era. Nel rene adunque ad intervalli sarebbero accadute varia-
zioni nella pressione o nella composizione del sangue, donde la dif-
fusibilità dei suoi componenti sarebbe stata, ora maggiore ora 'mi-
nore* Sarebbe accaduto qualche cosa di analogo a quello che accade
nella sclerosi renale, in cui si osserva che T eliminazione delle orine è
continua e copiosa, e quella delle sostanze solide diminuita fintantoché,
la pressione sanguigna è normale od anche superiore al normale; ma
se questa si faccia minore del normale in allora la quantità delle orino
diminuisce e ancor più scema quella delle sostanze solide.
Benché nella patogenesi di questo fenomeno ( intermittenza ) vi sia
sempre qualche cosa di oscurO| la spiegazione si può fondare (secondo
l'Autore) come fatto principale sulle accennate lesioni renali che crea*
vano nn assai debole equilibrio nella diffusione delle sostanze attraverso
il rene e quindi rendevano possibile che anche per lievi circostanze-
questo equilibrio si rompesse e fosse diminuita Teiiminazione di alcune
sostanze e inceppata quella di altre. Come fatti accessorii la spiega-
zione si fonderebbe sulla scarsezza di bile assorbita dal sangue (infatti
la quantità di pigmento entrato in circolo non doveva essere molto
notevole se ne veniva eliminato ancora tanto da colorire le feccie,
sulle oscillazioni deirassorbimehto attestate anche dal òolorito itterica
della cute variante da un di all'altro, e finalmente sulf abbassamento
permanente e ad intervalli aumentantesi della pressione sanguigna.
L'Autore osserva che questo caso dimostra che non bisogna fidarsi
troppo sulle reazioni attribuite ai pigmentL Un appunto si può fare
particolarmente alla reazione di Heller per Temoglobulina, e a quella
dell'acetato di piombo per la uroeritrina. Nel primo caso i fosfati, nel
secondo i sali in genere, trasportano seco il pigmento, ma non ò certo
che assolutamente sia un solo il pigmento che rispettivamente essi
fanno precipitare. Se a questo criterio si fosse abbandonato , 1' Autore
avrebbe dovuto credere, per la reazione che otteneva colla potassa, di
avere a fare ( non essendovi emazie libere ) con un caso di emoglobu-
linuria che sarebbe poi anche stata parossistica o almeno intermittente,
mentre per la reaaione coUìiQetato di piombo avrebbe dovuto dire che
il pigmento speciale si riduceva ad essere uroeritrina ; mentre, se non
si può negare che tale reazione si dovesse ad uroeritrina, non si po-
teva neanche escludere che il pigmento biliare anomalo non fosse tra^»
scinato dai sali in questa reazione.
Questo caso, secondo l'Autore, tenderebbe a dimostrare che quando
un pigmento abnorme esiste nel sangue, se coesiste una malattia atta
ad alterare i caratteri della secrezione renale, il pigmento può venire
alterato; e ove ci sia anche il concorso di talune altre cause collaterali
RivUta, ^i
S22 BtVlSTA
il saò passaggio attrayerso il rene pa(> farsi intermittente. E sino ad
un certo punto qnesti fatti potrebbero contribnire air interpretazione
di alcnni casi d*emoglobulinaria parossistica. A primo tratto, dice TAu-
tore, potrebbe parere che per analogia a qnesto caso Si potesse am-
mettere ohe quando l'emoglobina ha abbandonato i corpuscoli del san-
gue, il suo passaggio nelle orine possa venire influenzato da lesioni re-
nali eyentuaimente coesistenti : e potrebbe pur parere che il caso ap-
poggiasse la parte della teoria di Silvestrini e Conti che ripone 'nelle
lesioni renali un elemento essenziale nella patogenesi del fenomeno.
Ma. veramente le lesioni renali erano assai più profonde di quello
che finora si sìa riscontrato nell* emoglobinuria , poi difficilmente una
lesione renale permanente pnò indurre una intermittenza di fenomeni
nella, secrezione delle orine se non si aggiungono altri motivi. Poi nel-
remoglobulinuria per lo più la malattia stessa ò a parossismi e Inter-
mittente, mentre nel caso attuale rintermittenza riguardava alcuni fe-
nomeni affatto parziali.
Whittakbr. — Detection ol gall-stones by the explorlng needle
i Scoperta dei calcoli biliari con un ago esploratore )n In: The med»
Record. Voi 21. Mag. 1882,
La diagnosi di colelitiasi è qualche volta assai facile : il reperto di
calcoli nelle feccie, dà sicurezza alla diagnosi, ma nella maggior parte
dei oasi questi sfuggiranno alla ricercai se non .si avrà la precauzione
di passar le feci per staccio. Murchison narra che Wolff, il quale esa-
minò anche per mesi le feocie dopo un attacco di colica biliare in cia-
scuno dei 45 casi occorsigli in un periodo di 43 anni, trovò sempre il
calcolo.
Ma alcune volte la diagnosi di colelitiasi è circondata da molte dif-
ficoltà t non vi è alcun segno patognomonico, talora la colica manca ed
é spesso simulata dalla nevralgia epatica nò T itterizia ha per sé sòia
valore diagnostico, essendosi già notato da von Schneppel che mentre
essa può darsi in altre affezioni, può nella colica mancare il catarro
duodenale; poi, accade più spesso quando non si tratta dijcalcoli, che
quando vi sia. questa condizione: e se è vero che il sesso femminile ò
più facilmente colto dal male, nessuna età ne ò esente.
Anche Ewald crede che in qualche caso la diagnosi differenziale sia
impossibile, e. secondo TAutore una diagnosi assoluta non può mai farsi.
Egli poi riferisce un caso nel quale con un particolare modo di inda-
gine potò stabilire con sicurezza il diagnostico.
Si tratta di un uomo di 76 anni che avea da sei mesi profonda itte-
rizia. Durante questo tempo aveva perduto 50 libbre dì peso. Le sca-
riche somigliavano a calce, V orina a pece : in generale era assai ab-
battuto. Il fegato si mostrava dilatato , sporgeva dall' arco costale àne
pollici e mezzo; la vescica biliare costituiva un tumore grande quanto
«n ppgno, liscio, globoso, mobile. Yi era un certo grado di asdte. Sem-
DI PÀTOLOaiÀ 8PBOIÌ.I4S H OLimOA MBDIOA 98|
brava obe questo stato dipendesse dalla ocolosione totale del datto 00-
mHDe. La diagnosi era incerta tr^ la caleoloai e il cancro : in favore
éL qaesto yi era Taaniento del fegato e l'ascite, in favore di quella, il
tamore della cistifellea. Ma contro tatto e dae queste forme vi era la
mancanza del dolore. Il malato che era molto intelligente negava af«
Catto di aver mai avuto dolore. Contro V idea del cancro vi era r ai-
aenza di ogni deposito primario.
Per assicurarsi della diagnori, PAntore stablti di esplorare la vescica
biliare. Per tanto , fissatala con una compressione dal basso ali* alto
Terso il fegato, introdusse Tago di una siringa da injetione ipodermica ^
« lo ritirò pieno di bile chiara. Il giorno appresso , fissata ugualmente
la cistifellea» vi introdusse invece un ago luogo e sottile» il più lungo
dell'aspiratore Dieolafoy. Dopo la penetrazione del peritoneo non trovò
resistenze (come fosse in uno spazio vuoto) al progredire dell'ago, che
spinse in direzione del condotto coledoco per quattro pollici e tre
quarti. A questa profondità trovò una pietra e n'ebbe chiara e distinta
in^ressione per un crepito delicato.
Il paziente non sofferse più di quello che per. una iqjezione ipoder-
mica. Avuta la certezza nel diagnostico propose al paziente la coleli-
totomia. E questa fu fatta da Bansohoff dopo che questi pura avea fatta
Teq^lorazione della cistifellea con l'ago esploratore, e sentito il calcolo.
Le pietre estratto furono due, una pesava 138 , l'altra 162 grani : di
queste una era saldamente nicchiata nel condotto cistico ; tre altre pic-
cole pietre furono estratte, del peso di nove, cinquOi e quattro grani.
L'operato peri il giorno dopo Toperazione.
« La colecistotomia fu nel 1733 proposta per il primo da Petit; se-
condo Hartshome fu giudicata praticabile, ed indicata da Le Dran, Mor-
gagni, Good, Handfield Jones, Maunder, Huglings Jackson e Thudicum.
L'Autore conclude la sua Memoria dicendo che, quantunque dopo Bar-
tholow (che fu il primo ad eseguire l'operazione) altri molti l'abbiano
fatta, egli non trovò accennato in nessun lavoro questo modo sempli-
dssimo e sicurissimo di accertare il diagnostico : r esplorajsioné con
Pago.
LuzzATTo. — Due esisi di ileo-tifo a deoorso sioutl88imo. In :
43azz. meòL it. Prov. Ven. N. 37, 1882.
L'Autore ricorda le anomalie della tifoide specialmente riguardo alla
durata^ che talora ò molto più breve, talora molto più protratta del
Aormale.
La linea termometrica può variare potendosi fin dal principio aver
«na temperatura di 40% e potendosi pur avere intermittenze della du*
irata di 7 a 10 giorni. La febbre, e il tumore della milza possono os-
tiere i soli fenomeni coi quali si manifesti la infezione tifoidea : molte
(febbri che passano sotto il nome di catarrali o reumatiche sono in-
vece ifoidi. Àirileo-Mfo secondo l'Autore bisognerà anzitutto pensare.
éìi : - ' : siVlSTA .
quando •! abbia davanti aaa febbre «Mensiala e qaiadi manobiAO lèiio-v
ineni catarrali o renmatioi e loiialisea^ionl, e aia dairalteriore deoorao-.
esoioso ohe si tratti dell' esordire di altri processi morbosi, di eoi la
natara può mantenersi per un certo periodo eelata. La Buissima psrie*
dei casi di febbri essenziali , nei quali accanto la febbre non ai pnbt.
constatare niente altro di morboso oltre nn certo aamento deU'ottoeitl^
splenica, sono casi di febbre tifoide.
' Anche i fenomeni cerebrali, lo stato tifico, possono mancare, ape-
clalmente se per tempo si faccia ricorso agli eccitanti. Né 1 fenomenL'
Intestinali esistono sempre : vi sono casi in cni mancano i dolori ileo«r
cecaliy peri-ombellicall, il meteorismo e la diarrea. Nò qaesto ò strano f
perchè come il cancro e la tubercolosi dell'intestino posaono decorrere;
senza il catarro , i dolori e il meteorismo , non pnò sorprendere ohe
questi stessi sìntomi manchino quando tì sia 1* infiltrazione di poehft
chiazze del Peyer. Invece altre volte i sintomi intestinali sono predo-
minanti , e l' ammalato sulle prime può sembrar aflètto da peritonite
per il meteorismo, e il dolore vivissimo: altre volte sono i fenomeni
gastrici i prevaienti, ad essi può associand bmciore alle fknci ed al-
resofisigo.
Quantunque tutte queste circostanze debbano far ammettere'nna grande
varietà nel modo di presentarsi della febbre tifoide, l'Autore restò me»
ravlgliàto del decorso di due casi a lui presentatisL In tutti e dne ai
rinvennero alla neeroscopia segni abbastanza spiccati del tifo (plaeohe
del Peyer ingrossate con infiltrazione adiposa ). In essi vi fu per eoa
dire la forma fulminante. Nel primo caso infatti , trattasi di nn nomo
di 60 anni colto (dopo due giorni di diarrea) da fenomeni di grave col*
lassOi coi quali condotto airOspitale in terza giornata di malattia vena»
a morire. L'altro caso riguarda nn prestinajo di 40 anni, che al mat*
tino mentre stava al lavoro, tutto di buon umore, Id colto d' improy-^
viso da un deliquio e poi da uno stato di sapore, vomito, e febbre a
4S^fiz la morte essendo sopraggiunta dopo 12 ore di degenza all'O-
spitale. — Ad onta della breve durata del male, le lesioni erano ab«
bastanza progredite, ciò che ò interessante perehò potrebbe soste*
nere Tipotesi che le lesioni della tifoide esordiscano prima dei mani-
festarsi dei sintomi morbosi, ed anche T altra che rinfeztone tifoide
incominci locale neirintestino, e da qui si diffonda ai linfiatici del me*
senterio e a tutto Torganismo.
Le placche del Peyer sarebbero infiltrate per T infezione , senza che
necessariamente ne conseguiti uno stato febbrile. Questo sarebbe pror
vate anche dai varj casi di tifo ambulatorio, al quale i dne surriferiti
non appartengono certo. E per vero i casi analoghi sono molto di rari»
Murchison ricorda nn bambino perito nel coma in 23 ore, un altro in*
135, e un terzo in cui la morte sopravvenne il secondo giorno di malattia»
I due esempj riferiti dairAutore non offrono una guida per la diagnosi^
ee altri eeasimili se ne presentassero in avvenire, Infktti egli osserva^
DI PATOLOGIA BPMmél^:J^ CLINICA MEDICA fSB
V^**'^
èke la febbre da malaria» a la pernimoBa Qeftdioa potrabbeio oSHra
aa qaadro eonsiinile: aota pef6 ebe ia qii^ie.olUrae forme^ ò rara luuv
iflSDrgeaia con improTrisa; e di: aolito i fenomeni graTi non ai pre-
sentano fino dal prime aeciMW», o ò xarq ebe il primo aeoesso conduca
all'esito letale. *, : i - ^
^ Poi y potrebbero eeaere ia preìMona molto ragionoTolmente àitr^
lòrme infettiye, qnali il Tajnolo o la aeariattlna. Forse il sospetto sar
rebbe nn poco più fondato se assieme» al caso presentato si oonosoesa^
Pesistenza di epidemie cireoseritte di. lébbra tifòide t per esemplo | se
nella stessa casa tì fossero o reeentemente feumero stati altri tifosi come
appunto ÙL nei essi riferiti da Mnr<^ison. — ^ Le due osservasioni delt
PAntore insegnano ohe la tifoide poò insorgere in modo brosce , con
ibnomeni gravi di collasso con temperaUira fino a 42^fi e ebe pnò ne*
efdere nelle prime dodici ore,
-^ Per quanto riguarda la patogenesi, l'Autore attribuisce la fonna mo^
bosa alla notevole intensitA della infesione: forse la stagione, la loca-
lità influiseono pure: intanto d a notarsi, la coiiicidenEa ebe i due ca^
61 presentarono nello stesso dì^ e ebe contemporaneamente ad essi,
altri vi erano nellKìspitaie per abiure tifoide.
Martin. — A most rare^ poeallily woiqo»^ €umm ài general
^raption of "vmoàbdau {Oh e««o rarUHmo^ far^e umica, di tnutòag
gmtràU vaedmca). In: Medicai Sccord, 1882. XZI, N. 15.
' L*Antore e^nme un caso ebe crede rarissimo^ dei quale non potè
trorare un consimile neppure nella ricca raccolta di casi eooesionali
registrati dal 1803 in poi (anno ddl'istltnslone del. Gomitato di vaeei-
naiione a Parigi, e negli altri dipartimenti della Francia).
• Si tratterebbe di ana emxione generale Taociaica, peribtta. In aa
«lattaate ebe la coatrasae poppando dalla madre rifaocinata doraate
PaliaUamento. B più ebe per la rarità, l'Autore lo crede notevole p^r
la sua coanessione eolla teoria deUa identità del viduolo e del vaedac^
teoria da alcaai aceetUta coim defiaitivameate aaadta. Keruslone gè-
aerale spontanea di vaccina fti sempre aaa aaoamlla molto rara, per
lo più i casi eoa anaanciati e sono emtioni di varieella o derivaao dm
anto-vaociaaiione o da eoatatto eoa altri vasciaati* Bd eceo i parti-
eolari del eaao descritto dall'Autore.
Una aignora di Boston di 36 anni Ai rivaedeata al 13 lébbn^o 1883
t^ims'vaccinieo bovino). H bambino non fb vaociaato perdiè aiccome
'era affetto da eeiema si temeva ebe la vaeciaailono aggravasse questa
-ooadijdone cutanea» Alla madre la vaedaasieae atteeebi eoa nna teaae
•eOorsseenia ed erasloBe veseicoiare: al primo di mano era già ea-
-data la teaae erosU ebe s*era formata. la quelgiorae (sedicesimo) dalla
'«ivaeeiaasioBe maleraa, il bamblao diveaae inquieto e febbrieltaale e
'81 moctraroao suUe sue braeela ineeole maedOe roase» ebe poi al dif-
taare ancbe ia altri iaotbit aui pia speciaiflMato la quelli dove pcima
ara atato Pectema.
8B8 KnnjL
L*AtttOfe tite II temblM par la prima wlU Ui quarta giornata di
qprnta ovova inaorimiaa. La teaiporaloffa ava on: poooi atevata: aalk^
anparfleia eataaaa tI erano alquoao 400 Toaoloolo perféttamenta oirco<»
lari ombellloalob L*ad<ioflio o^il ^npio aimaa qoaal Uberi dati* eroiione,.
elio eomlgllaTa moltiitiaio a qoeUa del nOoolo in S.* o 0.* giornata^
finllè teseela qoalehe Toseledla strappala dai bambino « laeeiaTa. ebia*
rameate Tederò la partieolare etruttora eeUalare della Toeeleeia tao-*
einlea» e ao agorgaTa oaa eoatlderoTolo quantità di floido peUaeido pér^
ftttamonte Ineoiofo. Attorno ad ogni vofeleola aeparata o ad un gnn&
di eoM^ Ti era on*areola di forma più Tieiaa alia oiroolare obe qaella
èhe si Todono attorno ailopnttoie del risolo, del Tiyaoioide o deUa^
Tarlcella, Caleolaado 11 primo giorno in oai la madre ai aeooree d^-
femslono pepaiola (1.^ marco) oomo e<MTlepoadettte al quarto dopo^
la Taeeinaaione» l'Autore arrebbo Tedato.il bambino la prima TQita la
nona giomatay elee nel tempo in èai 1* areola del Taocino diretto oo^
laineia ad apparire, e quella Indotta per trasporto del Tìrua dalTaomo
è pienamente formata. La diagnosi fli di eruzione: Taocinioa generalo*,
m fb aflérmata dalia pronta essioeaziono seguita» la quale, fii molto pi4
rapida di quello ebe avvenga fiollo due o tre Toaeiooie ebe di solito
risultano dalia ▼aoeinazione ordinaria. Ai nove di marco molte eroste
erano èàdc^y triAne nei loogbt ove la foi^a era stata donflaente. Dova,
si oraào staoeate le eroste (aleune ombeilioate) A vedeva 11 eorioa mf.
non tanto danneg^ato da avere delle infossatore. .
L* Autóre rioorda a proposito delie eruzioni generali e rash ebe ao-^
eadono per la vaodnasioiie eoi virus vacolnieo rosservasione di Willaii'
pobblleala nel 1006, di eruzione miliare profosa e geoeraie. Seoondo-
Willan aoeadrebbe una volta su cinquanta oasi, L*Aatore conferma quo*
sfa-èsservadone. Di quando in quando^ bencbè raramente, allorcbò Fa»-
iwrfa è molto vivida nei fanciulli pletorici e nei bambini a cute molto
vas^iarìssata, si manifostano piccole veseicbe globulari, non ombeUi»
:eate, contenenti un fluido ebe. inoculato resta iaeffieacew Ma queste sono-
effusioni sotto l'epidermide senza carattere specifico ; soltanto prodotto-
"dalla congestione intoasa dei vasi del. corion. La eruzione miliare ml^
sutissitna, ò invece composta di veseiebette ebe coU*igato della. Imita si
vedono ombellieato. Vi sono poi alcuna formai di rosA, simili all'ant»>
alone di roseola, o di morbillo, o di scarlattina o all' (Mrticaria, o im-
- émna di larghe macebie rosse ricoprenti parte o tutto il corpo. Queste-
eruzioni sono fugaci ed hanno pochissima importanza, eccetto che pe^
gli antì-vaccinatori. Ebsù accadono seroi^ quando T arsola è al suo
acme di sviluppo, e trovano qualche analogia nei oasi in cui oonga--
'Ottoni infiammatorie intense occupano una porzione limitata di cute»
L* Autore a questo punto osserva che egli parla qui soltanto dei sia^
tomi prodotti del puro virus vaeciaico, non di altri prodotti da eatttve-
o fiwdolente preparazionL
L*Aatore vide altri due oasi di emione vaeeiniea generale, flreMdnih
DI FATOLOeiA 8PICIAU B CLimCJL XBDIGA 32^
1b bambini allbtti da esteia erosione di eeienuL Questa non è egli dice
una aemplioe oolneidensa ma nna eeservaxione aitai iateraesante ed
importante. Molti eaai di emsioBi genwali spontanee, non nono real-
mente tali.
L'Antere da nltlme rieorda nn caso nn poeo analogo a qnello da lol
pnbblieato, eaao ehe al troTa regiatraio nel Rapporto del Gomitato Cen-
trale per le Taeeinationi ( Parigi 1812). Riguarda nna bambina di 4
anni che Adi Taociaata parecchie volte infrntlaoeamenie nel 1809.
NdI*anno aegnente fa pnre Tacdnata sema effetto. Onesta resi-
stensa snggeri al dott. Gasala (che adoperava per la Taednazione le
ereste vaeciniche), di agevolare 1* effetto ftoendo Inveee prendere per
boeca la polvere di nna crosta. Così fece, e la bambina non ebbe aleaa
disturbo fino al 4.* di. Allora ebbe languore, nauaen e vomito , febbre
alta, insonnie , prostrasione estrema. Questo stato durò sei giorni , ili
mpo ai quali, ti vide una erusione generale di 180 vescicole del tipo
vacciideo, ciascuna delle quali fece il suo corso. Le croate caddero sol»
tanto dopo 21 giorni.
L'Autore tornando ancora al caso di propria osservasione ricorda
che alla sua seconda viriia (decima giornata) carlcbdel contenuto delie
pustole I suoi aghi da Inneato. Ed inoculò \ì virus cod ottenuto nel
labbro pudendo di nna vitella ottenendone al 7.* giorno sei pustole ti*
piche, eolle quaR Inoculò con sueèesso tre bamninl e un adulto. Nel
bambini ottenne belle pustole (non erano mal prima stati vaeelnatl)^
Nell'adulto si trattava di rlvacoinasione. Essa ebbe buon effetto, ma
non molto manifesto.
L*Autore ricorda pnre la grandessa delle vescicole nel caso da M
descritto. Brano un poco più piccole die quelle che ai hanno didla ben
riuscita vaecinasìone ordinarla» Le maggiori tra esse erano un poco
più grandi delle ordinarie pustole vajac^oae, mentre tra le più piceole
alcune non non erano grandi quanto la metà di queste. La grméeMa
minore, e la nessuna eicatrice residua dimostrano ehe l* intensità e la
sviluppo maggiore, e la meno rapida essiccaslette delle due o tre ve-
seleole di vaecinaslone ordinaria con un virus più vigoroso,. risultano
dal limitarsi del processo a cori pochi punti. Questo inoltre oòntribuisee
a dimostrare la necessità e importaiua dei pieno sviluppo delibi ve*
sdcole e areole vaedniche, e dimostra che usando virus da molto temp0
umaniisato, è molto importante moltiplicare I ponti d^inocuiasioneL
S28
RIVISTA DI ELETTROTERAPIA
del Doti PAOLO GIUUO m'ÓBIDS di Lipstft (1) *
con aggiante del Dott Gav. CESARE BBDNELLI di Soma
li omnero dei lavori suirElettroterapla oomparri in ^aesio tempo ò
ragguardevole; moiti sono di merito ed allargano il èampo delle nostra
eognisioni, nondimeno non havvi nessnna scoperta che fàecia epoca; ri
tratta piuttosto di perfezionamenti ai già acquistato.
/ Non è scarso anclie il numero delle pubbliciuioni che non contengono
nulla di nuovo ; esse aumentano la letteratura senza arriechirla. Per
cui non sarà &tta colpa al Réiaiore se ha creduto di dover essere
Sono compresi in questa Rivista solo quei lavori che considerano
Telettricità come stimolo fisiologico, e non qnelli che ne consideraiio
gii effetti fisici o chimici.
La, gcdvanO'CauMtiea e VéleUroUH per conseguenza sono escluse, co-
statuendo esse metodi chirurgici, sa cui l' eiettroterapista 9 come tale ,
non ò giudice competente^
Egualmente viene esclusa dalla elettroterapia la luce eìeiiriea riman-
dando per lo studio delle sue applicazioni ai trattati speciali.
, Quantunque non sia possibile dividere completamente Telettroterapia
dalla m$taUoterapia^ rientrando ambedue nei metodi estetiogmif pure
si è cercato di non comprendere 1 lavori che abbiano stretta relazione
colla metaUoterapia di Burq (2>
* . - . -
L Tsmttati e CovKpewkAk,
1) RemaX B. ^ Elettrodiagnostica ed elettroterapia. Wien n. Leipzig
1880.
^) Clemens Th. — - Suir azione curativa della elettricità e sua appli -
cazione efficace in diverse malattie, Frankfurt a/2£. 1880.
3) £0 stesso. — L^eiettricità come mezzo curativo. Idem 1882.
4) Pierson M. E. — Compendio di elettroterapia , 3.* edizione. Lipsia
1882.
h) Erb Th. — Manuale di elettroterapia (3 Bd. von € Ziemssen^s fland-
buch d. allg. Therapie >), 1* parte. Lipsia 1882.
(1) Articolo inierito nel e Sehmidt*B Jahrbùcher » (1882, N. 8» p. 177).
(t) Vedi su qnesrargomento gli « Annali universali di Medicina. » A» 1879,
CGXLVIII, IS6, Zi9i COL, 157. A. 183^ CCLIV, 314, 470. A. ISSI, GCLVI, 890«
BIVISTA DI BLfittROTERAPlA. 839
f 1) li lavoro dì Itemàk non ostante là sua brevità è oomplóto estolto
ricco di letteratura. * . j.
^ 2, 3) Clèmens ha ter^minato la sua ot)erà a fascicoli coidinciata nel
l876, éon tàtold ràppre^entaiiti i saòi apparecchi « L'elettricità come
mezzo curativo > ne ò come^un epilogo. -
^ 4) Il Compendio di Pi^rson fu molto completato nella- 3.* edizione.
È scritto con chiarezza '^ed in mòdo sintetico. Tutti i nuovi lavóri vi
sono passati in rassegna. È una buona guida per i prinoipiantiè
5) Fra le recenti pnbblicazit)ni di elettroterapia la più importante è
ii manuale di Erb» Ne ò uscita ora la parte generale. Naturalmente
non vi poteva essere nulla di nuovo. Sola & descritto *un nuovo elei-*
4rodo ( V, sotto ). Contiene però una esposizione cosi chiara della elet-
troterapia che fin qui non 8*era veduto nulla di simile. Due capitoli
specialmente m^éttono in rilievo i pregi del libro: uno sulla elettrofi-
sica, Taltro sul metodi di esame elettrico* In quello viene ti^attata ià
Inodo magistrale la distribuzione della corrente nel corpo. L'Autore fa
riattare V importanza della forma degli elettrodi , troppo spesso ve«
nendo queìBta trascurata. In questi sona compresi di preferènza i latori
speciali deirAutore^ Sarebbe bene che nessuno prendesse in mano gli
ìslettrodi, senza aver letta accuratamente questo capitolo.
II. Elettrof isiciT^ AppareeeUi eleitro-terap^utf èL C
•w - m . I
»- - »> ...
1) Schioatbe. -^ Nuova batteria costante portatile. Deutsche med. Wo-
chenschr. IV, 52, 1878. . ;
è) TavJbe. -^ Batteria galvanica portatile con elementi di Spamer. Idem.
, YI, 6, 1880.
é) Stein. — Nuova batteria costante. Arch. f. Psychiatrie XI, 1, 1880.
4) Blackioood i2. A — Sistemazione di una discreta batterìa galvanica»
"^ Phllad. med. and. surg. Reporter. XLIII, 5, 1880.
5) YolMinU — Batteria galvanica per galvana-oaustica , corrente in-
dotta e continua, elettrolisi ed elettromagnetismo. BresU &ntl.
' Ztscfar. II, 15, 1880.
13) Stein. — Nuovi apparati etettroterapeutici per corrente continua.
' Centr. Bl. f. Nervenk. IV, 14, 1881.
**!) Eirachmann.' -^ Meccanica* Nuovi apparecchi elettroterapeuticf.
Idem 24. •
"S) Macchina magneto-elettricia tascabile^ Làncet I, 16 aprile 188L
9) Wyllie. — Modificazione di reofori e di batteria galvanica per l*n8o
medico. Edinb. med. Journ. XXVI. March 1181. ^
'^10) Poet^ Sarah B. -^ Istrumenti- per massaggio elettrico. New York
* med. Record. XIX, 26, 1881.
4l) SeéUgtfniiller. ^ Apparecchi elettroterapeutici. Centr. BU f. Ner-
^ ^ yénk. IV, 12, 1881.
12) Felion L. E. "^ Apparecchio d* induzione. New York med. tteèord.
XXI, 5, 1882 (nulla di nuovo).
SaO WVXOTA :
ìXl^JMack ^. «»- ApiiarecohI olettrloi Mtomatiei^ PraeUiioner.XXBI^
4 «ttobre 1879.
U) Baré$t -* Bolla diposidon^ èlattrologloa di Parigi dal punto di
Titta medico e torapeotloo. BoiU 4e Tbér. GII , p, 1^, 114, 1^^
JaoT. 15, FéTr. 16, 28, 1882.
15) BeeiM "W. — Gli apparecohi elettro-medici alla EsposizloDo elettrioa
di Barigi. Bayr. kni\. lutali. BU TJilX^ 1S> 1882;
18) Catalogo generale nffloiale della esposizione internaslonale di elet*
trioitAi Paris 1881. Lahure 8, 199, pp.
17) Vé Bene, r- Sa un sistema di anità elettriotae s^solnte^ €entr. BI^
f. Ner?enbr. II, 23» 1879.
18) BemhardL -*- Sulla questione del galvanometro. Idem I^, 9, I880w
19) De WamviUe. — Idem. N. 15. .
SO) Remahp -— Balla questione del galvanometro* Idem. N. 12 e 20.
Sl> Mmier Fr. •— Balla misqra e graduazione della corrente co^tìnnii
nella elettrodiagnostica ed elettroterapia. Memorabilien ZXV, p. 289^
1880.
22) Seure t -— Sulla graduazione della corrente elettrica. Bull de
Tbér. 01, p. 2ia Sept 1881. (Piscussioni fisicbe. Nulla di nuovo).
28) Bóitaher Jg. — Qalvaiometro verticale. Ztscbr. t angevandte Blek»
trict&tslebre, età, 1882.
24) Siemesen. •-* Qalvanomeiro Edelmann* ad unità assolute. Deutsche»
^ Arch. t. Klin. Med. XXX, 1882.
95) Benneiit Euffhee il. — Un nuovo elettrodo medico. Lancet Xf 2$^
Jane 188&
, (Bennett descrive un elettrodo cbe contiene interruttore , commula»
toro e reostata. Per maggiori dettagli vedi l'originale).
.28) *Eedinger. — Sopra nuove batterie elettricbe. Wurtemb. Corr. BL-
, LII, 1 e 2 1882.
(L'Autore descrive le batterie esposte a Francoforte sul Meno da Be^
- ' niger a da Stóhrer.
1) La batteria di SchwaXbe pesa col liquido 4 cbilogrammL Oli ele-
menti ai compongono di tubi di vetro ebiusi da ambo le parti dà* tu?»
raccloli di gomma, di un filo di platino e di un cilindro di zinco. SI
riempiono con una soluzione di acido solforico e cgg carbone di stertii;
Nella posizione eretta lo zinco non pesca nel liquido. Rivoltando F ap-
parecchio resta immerso nel liquido a la pila funsiona. La batteria aar
tebbe molto costante. KHiger di Berlino la spedisce per 90 marcb^.
2) Taube ha adattata alia batteria di Spamer un commutatore e iu»
terruttora j^er tutte e due le correnti. Trenta piccoli elementi soiio di-
sposti in 3 cassette di 10 elementi , ciascana di queste vlen sollevata
.quando jd vuole adoperare. Gli elementi sono collegati per mezzo di un
congegno a slitta poggiante su un'asta d'ottone. La batteria costa pressa
■MfCke in Lipsia 200 marcUL
j
DI blbttrotsràpia S81
IX Helaiore per propria esperiensa ritiene le batterie di Spamer molto
incostanti. Lo sforzarsi di ottenere batterle di ikcile maneggiamento
nótf è sempre per il meglio delia elettroterapia^ Più le macelline INona
sémplici e più gH Inesperti sono tentati ad adoperarle. Troppo spattso
tiene obbiiato che da un elettroterapista più si richiede ck» non U
possesso di una batteria.
3) Anche Stein ha cercato la comodità colla piccolezza degli ele«>
menti, composti di zinchi e carboni molto piccoli rinchiasi in vasetti
dt chftoiitchouc f e riuniti con an sistema di tubi elastici. Ogni volta^
cho si Togltono adoperare si riempiono per mezzo di una bottiglia di
Wolff annessa all'apparecchio e quindi si vuotano.
4) BlackfBood insegna il modo di costrnirsi una discreta batterla eoa
rasi di chinino e strìscio di rame e isineOy eoo. , come si pii6 Todero^
nell'originale.
5) YoUoliai ha modificato il suo apparecchio di galvano*oanstica onde
renderlo adatto anche ad altre applicazioni. Per Ottenere la corrente
indòtta vi viene invitato un rocchetto d* induzione. Liquido eocitatore-
pUÒ essere acqua di fonte o acqua minerale. Per la corrente oontinua
si cambiano gli elementi e la disposizione. Cassa, meccanismo e liquida
«coitatore rimangono gii stessi. La batterìa si costruisce da Brade ia
fireslavia. I particolari sono da vedersi neirorìginale.
6) Siein descrive nuove batterie che figuravano alla esposizione baU
iie0loìgica di Francoforte. Degna di nota ve n*è una costrutta da Stdh-^
fistv Sheila quale gli elementi sono chiusi In vasetti di ebonite. I caf-*
boni sono lunghi, gli zinchi corti in modo da pescare nel liquido solO'
i|Uando r elemento viene rivoltato. Il Relatore si ò servito di questa
liatteria, però preferisce le vecchie batterie ad immersione di Stóhrer^
Lù Stesso Stein raccomanda una batteria eostruita da Beiniger ìn-Qiaith
gart a scompartimenti comunicanti. Vedine la costruzione neU' ori»
ginale.
7) Sirst^tnann descrive il suo apparecchio portatile buono per amba
le^ correnti ; più una batteria portatile e patentata con disposizioni
particolari onde limitare il consumo dello zinco.
' Bf li € Lancet » descrive una maochioa-magneto^elettrìca, costruita
da Lonffwiate in Sheffield, la quale si distingue per la sua piccolezziL
*I>t importante vi è un congegno di ruote dentate che rendono più ù^r
olle e più celere il girare del rocchetto. Per il resto vedi T originale.;
9) Wyllie descrive un elettrodo disposto in modo da lnterrompere>
commutare ed inserìre ora la corrente faradica ora la oontinua. I duo
rflli vanno ili reoforo in questionò e solo da questo si stacca il seconda
:fllD per andare all*altro reofaro.
: li Relatore dabita die questi artifici rispondano allo scopo. In se^
:|tQito Wpllie raccomanda una batteria semplice con elementi Le^
cianche. /
e 10) Bojl descrive elettrodi per massaggiò elettrico; Sono: pna s^àia-
:S32 i\: RIVISTA
sola elettrica, uno stampo e un cUiodro (rullo) somigUante i|gU;appa-
tocchi coperti di carta fiugante per i tavoli da wriTerOé . .;
: 11) SeeligmuUer parla di un nuovo elettrodo per galvanizzare il mi-
dollo opinale. Si compone di due eooitatori a forma di rettangoli al«
lungati che al alaoeiano ooU'eLettrodo e sì pongono ai due iati delle
apofisi spinose. Consiglia di coprire l'estremitàt metallica degli elettrodi
con strìsce di feltro che si fissano agli orli con cappueci di gomma
elàstica. Cosi si evitano le escare prodotte dal passaggio della eorrente
lungo gli orli ed ò reso facile il pulire la superficie metallica* — * Pai
descrive un apparecchio per batterla di facile trasporto. -« Consiglia ^
nei bagno elettrico, di porre il paziente in un lenzuolo a forma di letto
«pensile. '^. *
*■ 13) lattata ha immaginato varj apparecchi complicati per otteneira
contrazioni ritmiche dei muscoli malati e facilitare cosi i movimenti
'tiaturali. Può vedersene la costruzione noli' originale» Ma^saranno di
applicazione pratica? *
14) Erb loda un elettrodo costruito da Stòhrer per V esame faradico
4ella sensibilità cutanea. Un fascio di fili metallici isolati è rinchiaso
In un anello di gomma indurita e reso di superficie levigata. Questo
«elettrodo ha sul pennello il vantaggio di poter esaere applicato forte-
mente senza irritare menomamente la pelle* Anche il ÌUlcUQre ne ha
fatto uso con vantaggio. >
15) Sogli apparecchi elettroterapeutici della esposizione elettrolc^oa
di Parigi diamo un breve cenno dietro la relazione fattane da JSeeis»
•» Secondo lui gli apparecchi esposti non avrebbero annunciato grande
progresso. Numerosissime erano le pile elettriche per lo più modifioa*
aloni dell'elemento Danieli. Si vide una nuova modificazione della pila
Siemens con che si impediva accuratamente il mescolarsi dei dna li-
quidi, e l'elemento di Meidinger esposto da Qaiffe ^ nel quale si evita
il depositarsi del rame sulla lastra di zinco per mezzo di un diaframma
di rame« — Per gli elementi ad acido cromico sono adoperate diverse
miscele. Quella di Loieeau\ bicromato di potassa e solfato di soda$ e
un'altra di Partz\ bicromato di potassa e oloruro di zinco sono state
giudicate buone. Particolare attenzione fa fatta airelemento LecìanK^é.
JYegli elementi di Barbio , Beau/ils e Leseing si suppliva la miscela
■di manganese e carbone con una pasta formata dalle medesime so-
stanze. Oai/fe stratifica grossolanamente quei corpi e rigenera gli ele-
menti spossati, facendoli traversare da una corrente inversa fornita, da
Un'altra batterla. Le batterie elettroterapiche di Cowelar e figlio ta-
^ece della lamina di carbone, come si trova nell'elemento LeclàneMf
contengono una lamina di platino e sono chiuse cosi ermetioameate
ehe hon soffrono anche se trattate con poca cura* In genere ai vide
-predominare la tendenza a rendere possibile il maneggio delle pile el^
jiersone poco abili. ^.
- Levarono molto rumore le pile secondarie di PUMé poco ooaosoiate
DI ELBTTROTERAPIA 33^
in Oermanìe. Esse ooostano di dae lamine di piombo, immerse in una
solnzione di acido solforico, tra le qnali si fa passare a più riprese una
corrente ora in nn senso ora in un altro. Preparata cosi la pila onde
averne maggior effetto di polarizzazione , se si fa passare la corrente
primaria in direzione costante nna lamina di piombo resta coperta dt
perossido di piombo e l^altra di piombo ridotto. Chiudendo questo cir<^
ènito secondario si ha una forte corrente di polarizzazione e il peros-
sido di piombo viene di nuovo ridotto. Le pile secondarie di ì^aure ^
tanto lodate da S. W". Thomson sono fondate su questo medesimo prin-
cipio. — Degli apparecchi d'induzione si videro in gran parte le forme
usuali. Speciali disposizioni avevano quelli di TrQUì)é e di Qaiffe onde
regolare a piacimento il numero delle interruzioni; i primi con un con-
gegno di orologeria, i secondi col regolare una leva o coli* inclinare
più o meno 11 martello (nulla di nuovo). Vi erano numerosi apparec-
chi di soccorso, sedie da elettrizzare, disposizioni per pediluvio^ ma«
niluvio e bagno generale.
Dopo tutto, la parte medica della esposizione non ha corrisposto alla
grande aspettativa che se ne aveva.
Più importanti della continua ricerca di nuovi elementi e ; batterie
sono gli studj sulle unità di misura elettrica,
17) Heese propose di adottare il sistema di misura» usato in InghiU
terra, alla determinazione delle correnti elettroterapeutiche, onde averne
l'intensità in unità e paragonabili in tutti i galvanometri. Fino ad ora.
Punita di forza elettromotrice era un € Danieli » quella di resistenza
una unità < Siemens. > Nel sistema di Gauss e Weber^, adottato dal-
rassociazione inglese , V unità di forza elettromotrice ò un < Volt >
presso a poco uguale ad un elemento Danieli. L' unità di resistenza a
< Ohm > ò ugnale a 1,0486 V. S. a l'unità di intensità» ossia la quan-
tità di elettricità che in un secondo passa a traverso ad una resistenza
di 1 Ohm con una forza elettro- motrice di 1 Volt, ò chiamata e Weber. »^
Watteville (< A practical introductlon to med. Electricity. > London
1878) ha proposto di adottare come misura medica il < MlUi-Weber. >
Supposta la resistenza del corpo umano ascendere a 3000 Ohm , una
corrente di 3 elementi Danieli che la traversasse, segnerebbe 1 Milli-
Weber, una corrente di 15 elementi segnerebbe 5 Milli- Weber e cosi
di seguito. Il galvanometro dovrebbe essere diviso in Milli- Weber e
cosi potrebbe leggersi direttamente la vera intensità.
18) Bernfuirdt accolse la proposta di Eesee e Watteville e dimostri^
come formando piccole tabelle per ogni galvanometro, si potesse oaU
colare le grandezze assolute corrispondenti al numero dei gradi,
19) Hemah reclamò per so la priorità del metodo di calcolo e so-
stenne essere il galvanometro consigliato da lui e da Erb migliore di
^quelli ad unità assolute.
Ne segui una breve risposta di Bemhardi ad una osservazione di
Watteville.
^854 RIVISTA
21) MUier pare deaera misare assolate di iotensltà. Descrive il
j^lTanometro orissontale semplice costraito da Gaiffe nel 1874, con
finau scala divisa la Milli-Weber. Peevò fa osservare che q^aalanque gal-
vanometro simile è esatto solo per il laogo dove fa fabbricato e per i
. paati della saperflcie terrestre nei qaali ò agaale Tintensità della com-
fionente oriszontale del magnetismo terrestre.
L'opinione dei medici salle naità di misura dovrà probabilmente adat-
tarsi alle decisioni prese dal Congresso di Parigi dorante F esposizione
elettrica. Fa stabilito : per anità di forza elettromotrice il Volt ( = 0,9
J^aniell), per anità di resistenza TOhm (» 1,05 U. Siement), per unità
d'intensità TAmpòre ( sostituendolo semplicemente al Weber ). Per cai
un galvanometro moderno dovrebbe avere una scala divisa in Ampère.
Nel naovo galvanometro prodotto da Hirsehmann V ago pesca in un
recipiente di glicerina. Onde si ha arresto istantaneo dell'ago nel punto
eegnato.
23) Un naovo galvanometro verticale, dietro indicazioni di BòtU^erg
•è stato graduato empiricamente da Stòhrer nel modo seguente.
La misura di divisione corrisponde ad una intensità di un elemento
Danieli per una resistenza complessiva di 1000 anità Siemens (=s 950
Ohm). Questa intensità ò solo di 5 per 100 più grande che ^fi^^ Am-
pera (Milli AmpÀre anticamente Milli- Weber).. Lustramento ha due Ali
ravvolti in direzione contraria, così che la deviazione dell'ago eviene
a destra quando si leva il turacciolo destro, a sinistra quando si leva
il turacciolo sinistro. Nel 1.* caso la correote percorre un filo lungo e
molto ravvolto , nel 2.^ un filo corto con pochi rivolgimenti. La metà
destra serve a misurare le correnti deboli ( elettroterapia ) , la sinistra
•a misurare le correnti forti con lieve resistenza estema ( galvanocan-
stica). La resistenza del lungo filo moltiplicatore ammonta a circa ICQ
V. Siemens; e levando un determinato turacciolo, vieae inserita una
ulteriore resistenza di 900 U. Siemens ( filo più fino ). Siccome la resi-
steoza interna della batteria ò comunemente molto piccola, così la de-
viazione deirago misura approssimativamente la forza elettromotrice
«della batteria in LanieU.
Aggiungendo una grande resistenza, per esemplo, quella del corpo
amano, se ne può calcolare il valore, poiché si conosce la forza elet-
tromotrice. La resistenza interna della pila e del reofori può venire
trascurata. Finalmente in questo galvanometro si può regolare dal ài
fuori la direzione del quadrante insieme ai rocchetti, in modo ohe la
inclinazione delFago riguardo al meridiano magnetico sia normale. Le
oscillasioni dell'ago sono smozzate, trovandosi questo tra due forti la-
mine di rame.
Questo magnifico istrumento risponde alle esigenze di chi vuole nd»
aure assolute. In ogni modo ò da preferirsi al .galvanometro di Qaiffe*
24) Ziemenn descrive un galvanometro orizzontale del dott. Edeì"
mann docente nella scuola superiore tecnica di Monaco. La intensità
DI ELETTROTERAPIA SSÌ
yi ò espressa in Milli-Ampóre. L* ago ò formato da un oiliodro oavè
(magnete a campana dì Siemens) ob& oscilla dentro ad nna sfera «ava
di rame, I dne rocchetti del galranometro , fra i qnali oscilla T ago»
sono coperti di circa 12,000 giri filo fino. Diversi rocchetti di resistenza
permettono di dtminnire la sensibilità 'dellMstra mento, li resto pnò ve-
dersi neirorigini^e. i\ doti Edelmann ha costrnito anehe^ un galvano^
metro tascabile segnendo le disposizioni del precedente.
III. FMologla.
« -%
• - - . k
1) Fischer 0. ->- Ricerche esperimentali sulla galvanizzazione tera*
peutica del simpatico. Deatsche Arch. f. klin. med. XX > p. 175,
1877.
2) Katyachev) J. — - Sulla eccitazione elettrica dei cordoni- del simpa-
tico , e infiuenza della corrente elettrica sulla pupilla nelt* uomo.
Arch. f. Psychlatrie, etc. Vili, p. 624, 1878.
3) Katyschew. — Snir azione vaso^costrittiva della faradizzazione al
collo. Peters. med. Wochenschr. V. 5, 1830.
4) Drosdoff. — Ricerche sulla eccitabilità elettrica della pelle nel sano
e nel malato. Arch. f. Psychiatrie, etc. IX, p. 208, 1870.
S|) Bemhardt -^ Le ricerche di Drosdoff sulla eccitabilità elettrica
della pelle nel sano. Idem, p. 753. .
^) Drosdoff. — Sulla misura della ertezza della epidermide nelle di-
verse parti del corpo e relazione tra la sua ertezza e la sensibilità
elettro-cutanea. Arch. de phys., etc. VI, 2, p. 117, 1879.
7) Tschirieto S. e À. de Watteville. — Sulla eccitabilità elettrica d0lla
pelle. Brain II, p. 163, 1879.
^) Vigourouo) R. — Importanza della resistenza elettrica dei tessuti
per la diagnosi elettrica. Gaz. de Paris, 51, p. 657, 1879.
^) Glao) /. — Influenza della faradizzazione, dei muscoli del ventre sul
riassorbimento e sulla secrezione delfurlna. Deutsohes Arch. f. klin.
Med. XXII, p. 611, 1878.
10) Stolnihow. — Oscillazioni della quantità di urea nella urina in se-
guito alla eccitazione elettrica del fegato, Petersh. med. Wochen-
schr. IV, 45, 1879.
11) Sigrist W. F. — Influenza della elettrizzazione del fegato sulla se-
crezione deirurea. Petersb. med. Wochenschr. V. 12, 1880.
12) Baeumler. ^ Influenza della corrente faradica sulle contrazioni
della vescica e delle intestimi. Centr. Bl. f. nerfenk. II, 20, 1879.
' 13) Ziemssen. — ' Sulla eccitabilità meccanica ed elettrica del cuore e
del nervo frenico. Deutsohes Arch. f. klin. Med. XXX , pag. 270 »
1882.
14) ttosebach M, /. — Bulla possibilità di eccitare colla corrente elet-
trica i nervi e i muscoli della laringe -a traverso della pelle. Mon.
Schr. f. Ohhde, etc. XV, 10, 1881.
^ RIVISTA
)5) Clemen^ Th^ -^ La corrente interrotta . 0ao potere promorente il
riassorbimento ed azione molecolare. Med, Gentr. Ztg. XLIX « 10^
, 15, 18, 83, 28, 34, 1880.
16) Gordon L. A. — loflaenza della faradizzazione nella iperidrosi* Cent
Bi. f, nervenli. Ili, 18, 1880.
17) SchUl L •— Sulla elettroterapia. Dentsches Arctu tklin. Med. ZXVII,
p. 241, 1889.
18) Wcuteville A. de. — Le condizioni della eccitazione unipolare la
Fisiologia e Terapia. Brain IH, p. 23, 1880.
10) Waller A. e A. de Watteville. •— Influenza della corrente "galva-
nica sulla eccitabilltÀ dei nervi motori deU^uomo. £[eurolog« Gentr.
Bl. I, 7, 1882,
20) Leiourneau. -^ Sulla elettrizzazione della testa. Bull* de Thérap.
XGV, p. 130, sept. 15, 1878. ; .
21) Letoumeau^ — Influenza della elettrizzazione sulla temperatura
degli organi. Journ. de Thór. Vili, 9, p. 321, 1881.
22) Lùwenfeld L» «— Ricerche sperimentali e critiche sulla elettrota»
rapia del cervello, in particolare sul!' azione della galvanizzazione
della testa. Mùnchen 1881.
23) Watteville A, de, — Una superstizione elettroterapeutica; la gal-
vanizzazione del simpatico. Brain IV, p. 207, 1881, L* Autore pole-
mizza contro i fautori della cosi detta < Galvanizzazione del sim-
patico. > Propone per la galvanizzazione al collo il nome di < Qal*
vanizzazione sub-auricolare. » La Memoria non contiene nulla di
nuovo.
24) Móbius. — Sulle persone elettjro-sensitive. Memorabilien ZXVl
p. 270, 1881.
1) Fischer ha oontfnnato le sue ricerche sulla galvanizzazione tera-
peutica del simpatico, cominciate nel 1875. I risultati dell* interessante
lavoro sono questi. È possibile influire sulla circolazione intracranica
per mezzo di correnti elettriche applicate sulla pelle del collo; 'però
il nervo simpatico, a cui se ne era attribuita in gran parte l'influenza,
non vi ha clie una parte del tutto secondaria» Fiecher propone perciò'
di chiamare in avvenire « Galvanizzazione al collo > la cosi detta gal-
vanizzazione del simpatico.
La galvanizzazione al collo, modificando la circolazione della testa
può avere, secondo le circostanze, valore terapeutico. Però la sua azione
non ò determioabile con precisione | non dipende nò dalla direzione
della corrente, nò dairazione polare , ed in ogni modo ò più energica
colla corrente faradica che colla continua. L* influenza della galvaniz-
zazione al collo sul cervello ò indiretta , per mezzo dei nervi sensitivi
della pelle, dei cordoni centripeti del vago e depressore e per mesza
delle contrazioni muscolari. Il nervo simpatico senza dubbio vien 1ÌL
raggiunto dalla corrente ; pure neir effetto complessivo piglia una ini«^
DI ELETTROTERAPIA 337
Dima pSLVte. l suoi gangli non presentano eccitabilità maggiore obe il
tronco del collo.
Non esiste prova alcuna che il grenxsirang reagisca alla oarrent^
continua a modo di un nervo motore. Sembra che ad eccitare il sim*
patioo siano necessarie frequenti a rapide inversioni di corrente e cam-
biamenti d'intensità. Ciò si ottiene colla corrente faradica e colle al-
ternative voltaiche. Quantunque 1* azione del galvanismo al collo sia
ancora piuttosto oscura, pure Fischer la consiglia nei casi in cui em-
piricamente Tha trovata utile.
2) Katysehew deduce da considerazioni anatomiche ohe nella galva*
nlzzazione al collo la corrente non vada al simpatico , sibbene si pro-
paghi lungo 1 grossi vasi del collo. Cosi la corrente eserciterà una
certa influenza sui vasi e poca o nessuna sulla larghezza delia pupilla.
E ciò spiega come nella galvanizzazione del simpatico sia cosi rara la
dilatazione della pupilla e sempre cosi insignificante , mentre le modi-
ficazioni del circolo sanguigno sono molto appariscenti.
L'Autore propone di applicare piuttosto gli elettrodi direttamente
sulla carotide tra lo sterno cleido-mastoideo e la laringe. In questo
modo , dice , galvanizzando , il polso diviene € pieno e raro » specie
quando la corrente venga spesso interrotta. Neila faradizzazione del
plesso carotideo il polso diviene più frequente e in quello della radiale
più duro. Per. la galvanizzazione la pupilla si cangia poco e senza co-
stanza, mentre per la faradizzazione si restrìnge da ambo i lati cam-
biandosi anche il colore deiriride.
Dalla galvanizzazione del Trigonum colli «tip. non ebbe effetti favo-
revoli. Egli ritiene che se ne ottenga ristagno nella cavità del cranio.
La faradizzazione, secondo lui, ò più attiva. L*ha usata con buon ef-
fetto nelle cefalalgie e nel Morbus Basedovii. Forte pulsazione delle
carotidi sarebbe una indicazione sicura.
3) Katyschew ha veduto scomparire il rossore infiammatorio del tim-
pano neila Myringitis e nel catarro deirorecchio medio, in seguito alla
faradizzazione al collo ; anche i dolori e i sibili diminuivano. L' effetto
durerebbe parecchie ore. Uguale effetto si avrebbe colla corrente con-
tìnua a frequenti interruzioni.
4) Drosdoff^' ^oco contento dei metodi seguiti da Leyden e da Bern-
hardt onde esplorare la sensibilità delia pelle, ha intrapreso per in-
carico di Efb nuovi studi in proposito. Il suo metodo fu il seguente.
< Si serviva di una corrente d'induzione secondaria (tetanizirende) for-
nita da un apparecchio Duiboiè eccitato da 2 elementi Bunsen. Il polo
positivo a forma di piastra umida veniva fissato sullo sterno , il polo
negativo a forma di pennello metallico morbido e a superficie netta ve-
niva posato dolcemente sulle parti da studiarsi. Quindi il rocchetto se-
condario si avvicinava fino ad avere una minima sensazione di solle-
tico ( minimo di sensazione ). Notata la distanza del rocchetto, questo
si avvicinava di nuovo fino che si avessero le prime traece chiare di
RitUtm. %%
833 EIVISTA
dolore (minimo di dolore). Se ne notava la seeonda disianza. In fine
si misarava la resistenza elettrica delle porzioni di pelle studiate cool
una eorcente di 12 elementi Slòhrer ed un galranometro di 150 giri ,
notando le deviazioni dell'ago. >
L*Antore esaminò molte zone di pelle in dieci persone sane^ riunendo
i risultati in una tavola. Da questa trasse le seguenti conclusioni : a) Le
oscillazioni della eccitabilità elettrica della pelle nelle diverse parti
del cprpo fono molto rilevanti, h) Queste variazioni dipendono più dalla
diversa eccitabilità dei nervi cutanei che non dalla resistenza della epi-
dermide, perchò spesso la eccitabilità della pelle ò in disaccordo colla
sua resistenza, e) La eccitabilità dei nervi cutanei varia nelle diverse
parti con naa certa regolarità, in modo da poter dividere tutta la su-
perficie della pelle, secondo la sua eccitabilità^ in 10 zone. Le zone e la
distanze del rocciietto ( in millimetri ) per i minimi di sensibilità e di
dolore sono le seguenti:
Min. Dolore Dev. dell'ago
\.^ Zona della faccia 233,5 165,2 22,8
2.® > del collo ....... 212,0 156,5 9,3
3.» » del braccio 200,7 146,4 6,9
4.* » deiravambraccio .... 193,3 142,3 4,5
5.^ » della sup.ant. del tronco « 188,1 142,3 6,5
6.* > della coscia 184,2 140,0 5,3
' 7.<> > del dorso 184,6 143,0 7,1
8."* » della gamba 178,1 133,0 3,4
9P > della mano • 154,2 123,6 , 2,5
10.<^ » dellapiantadel piede (edita) 138,8 117,6' 2,9
^) Il rapporto tra le sensazioni minime e le doioriflche oscilla tra 6 e
68 mill. (media 11-73,6). Le distanze del rocchetto diminuiscono nelle
sensazioni dolorose coiraccrescere Tintensità della corrente, e) La sen-
sibilità elettro-cutanea ò quasi ugnale a destra e a sinistra, f) Nei gio-
vani ò maggiore che nei vecchi. Le occupazioni mentali 1* accrescono.
^) Vi hanno oscillazioni Individuali , ma niolto piccole. Collo stesso
metodo furono anche esaminati 7 labetici, riunendone in una tavola i
risultati.
Le conclusioni sono : a) La eccitabilità elettro -faradica della pelle nel
tabetlci, paragonata con quella dei sani, ò molto abbassata, e per tutto
Il corpo. (Questa asserzione non ò giusta per tutti i casi. Rei,) h) Nel
tabetlci la diminuzione della sensibilità cutanea non va di pari passo
colle manifestazioni atassiche, specialmente nella metà superiore del
corpo. 0) I confini delle zone elettriche scompajono nei tabetlci. d) La
differenza nella distanza del rocchetto tra il minimo di sensazione e
quello di dolore ò nel più dei tabetlci non molto superiore al normale,
e) Iperestesie doioriflche s'incontrano in singoli punti e senza alcuna
vegolarità. /)-La resistenza elettrica ò talora nei tabetlci considero voU
DI BliETTROTBRAPIA 839
milite accreseiuta. — la Une seguono varia osservazioni sul fenomeno
di Semahf saila speoiflcità del senso elettro^utaneo e sai Nearamòbi*
«oetro di Ecner^
5) Bemhardt trova diverse inesattezze nel lavoro di Droèétoff e os-
serva elle in sostanza 1 risoltati delia i«* parte del lavoro non sono
«he una oonferma di stndj anteriori.
-6) Droidoff in segaito, sotto direzione di jRanvter, ha latto studj snila
ertezza delia epidermide nelle diverse parti del corpo. In fini tagli tra«
sversi oolorati coiracido osmieo ti misurata al microscopio la gros-
sezza delia epidermide e dei suoi strati. Lo strato corneo fu trovato
«quasi per tutto egualmente erto (escluse le superficie palmare e pian»
tace). Ciò vale anche per il corpo mucoso, quantunque questo sia for-
mato con minore regolarità. L* Autore conobinde che T ertezza delia
epidermide non può avere grande influenza sulle oscillazioni delia sen-
sibilità farado «cutanea.
7) Tschiriew e de Watt$ville criticano tutti i metodi usati fin qui
alla determinazione della sensibilità elettrica della pelle. Essi intendono
di riuscire in modo sicuro, facendo uso di un elettrodo di tale resi*
stenla (2 millioni Ohm), che la resistenza ddila pelle possa venire trsr
scurata. Inoltre con questo elettrodo intendono di escludere IMnfluenza
delle diverse diramazioni nervose, eccitando egualmente porzioni più
grandi dì pelle. Con ciò credono di poter stabilire che Feccitabilità elet-
trica della pelle o piuttosto dei suoi nervi ò uguale in tutte le parti del
corpo.
Il Relatore non sa se esista un elettrodo così straordinario. Bemhardt
(« Arch. f. Psychiatrie >, XI, p. 827, 1881), dice di aver fatto costruire
da Kruger, secondo le indicazioni dei suUodati Autori , un simile elet-
todo. Non aggiunge altro di più preciso.
8) Yigouroux insiste sulla importanza del determinare la resistenza.
È interessante la sua osservazione che nelle isteriche spesso il lato
anestetico offre molto maggiore resistenza del sano e che nel transfert
la anestesia e Taumento di resistenza cambiano lato insieme.
9) Glaof riporta parecchi casi in cui colla faradizzazione delle pareti
addominali fece scomparire asciti e aumentò la secrezione dell' urina*
In un caso (enfisema polmonare con insufficienza della mitrale), la
quantità deirurina da 930 centim. sali a 2900 centim. dopo la faradiz-
zazione, ed in pochi giorni ascite ed edema erano scomparsi. Gli elet-
trodi venivano posti nei punti motori dei muscoli addominali e si pro-
vocavano 50-100 contrazioni in ciascun muscolo.
10) Stolnikow^ esperimentando su animali a cui faradizzaya il fegato
<»^a a traverso della palle ora con aghi immersi , trovò che nei giorni
deirelettrizzazione Turlna era più carica d'urea che negli altri. Lo stesso
iàtto fu verificato anche neiruomo.
- il) Sìgristf avendo fatto esperimenti consimili, ritiene dimostrato che
la eccitazione elettrica del fegato aumenta la funzionci che gli viene at»
340- RIVISTA
triboita, di formare nrea* Egli faradizzava ogni giorno per 15 mintiti^
uomini flan), mantenendoli a vitto aniforme onde non variasse {a quan--
tità di urea. Un elettrodo veniva posto sotto al Proc. xifoide e si fa—
ceva trascorrere l'altro sulla regione epatica. La faradizzazione veniva
ripetuta da 3 a 7 giorni » alternandola qualche volta colla corrente^^
continua. Si determinava la quantità dell* urea col metodo di Liebiff^
prima, durante e dopo i giorni di esperimento , ed ogni giorno si nu-
meravano i globuli sanguigni.
In tutti i giorni della faradizzazione si ebbe maggiore quantità dh
urea che prima e dopo, e anche il numero dei globuli rossi era accre-
sciuto notevolmente dopo ogni faradizzazione. La corrente indotta ap--
plicata alla colonna vertebrale non aumentò la quantità di urea, ap-
plicata alla milza TauBientò solo di poco.
. In un caso di cirrosi con ingrandimento del fegato l'Autore potò ac-^
crescere la secrezione di urea e rimpiccolire il fegato col solo farà-
dizzare la regione epatica.
In due casi di ciscite per cirrosi del fegato descritti minutamente
(« Petersb. med. Wochenschr. > N. 18, 1880), ottenne l'Autore aumenta
della quantità di urina e scomparsa graduale dell'ascite col faradizzare
i muscoli del ventre.
12) Bàumler introdusse un elettrodo nella vescica urinaria riempita
d^acqua (o nello stomaco) e vide che neppure una forte corrente d' in-
duzione valeva a far spremere il contenuto dall'organo; risultato ch^
egli aspettava.
Nella discussione Kussmaul si espresse molto favorevolmente sul
trattamento faradico dello stomaco nella dispepsia nervosa, senza pere
crederne necessaria una diretta eccitazione.
13) Ziemssen ebbe campo di fare studj sulla eccitabilità elettrica del
nervo frenico e del cuore in una donna (Caterina Serafin) che presen-
tava il cuore ricoperto solo dalla pelle , dopo 1* estirpazione di vasto-v
encondroma della parete anteriore del petto.
Il nervo diaframmatico sinistro si poteva facilmente eccitare sotto al
solco atrio-ventrìcolare con elettrodo a forma di bottone e della gros«
sezza di un pisello. L'elettrodo indifferente veniva posto sullo sterno a
sulle vertebre dorsali. Faradizzando si otteneva contrazione della metà
sinistra del diaframma, con istiramento del cuore in basso ed in faori^
Il cardiogramma non ne era alterato. E non vi era dolore. Colla cor-
rente galvanica si vide che il nerro frenico reagiva alla maniera del
nervi motori.
Elettrizzando il cuore , si osservò che con forti correnti continue i
movimenti ne erano molto influenzafi , mentre colla corrente indotta;,
pochissimo. Neppure con fortissime correnti indotte si poteva notare
un'alterazione di ritmo e di frequenza. Non v'era dolore (la cute che-
ricopriva il cuore era anestetica). L'eccitazione galvanica del cuore A
esegui con doppio elettrodo a forma di bottone, o<«con un solo elettrodo»
DI ELETTBOTEBAPIA SU
mentre Taltro era tenuto sulla scapola o sullo sterno. Si ottennero con-
trazioni artlflciall del cuore anche con moderate correnti (Gat. G.G. -*•
An. G.G. — An, A.G.). La corrente continua modificava il ritmo car-
diaco, ed in modo costante se costante era il ritmo elettrico. Ogni ec*
citazione galvanica (invertimento) era seguita da contrazione visibile e
palpabile dei due ventricoli. Una delle curve disegnate mostra chiara-
mente il passagio dal ritmo normale con frequenza di 80 battiti ad una
fì*equenza di 140 al minuto. L*azione maggiore della chiusura del ca-
todo si potò dimostrare colla diversa elevazione dell' apice. Gon 120
commutazioni si ebbe una frequenza di 120 battiti, ecc. Gessato lo stU
molo, tornava prontamente la frequenza normale. La malata avvertiva
durante Teccitazione un senso di stiramento dietro alia parte inferiore
dello sterno ; nessun dolore ; a volte una sensazione al braccio sinistra,
^oh fu notato alcun cambiamento nella circolazione periferica.'
. Facendo circolare una forte corrente senza interruzioni , se questa
agiva su taluni punti della superficie dei ventricoli , si aveva accele-
Taroento delle pulsazioni fino al doppio o al triplo del normale. I punti
^eccitabili si estendevano dal solco atrio-ventricolare per 2 centim. in
giù sul ventricolo; ciò dipendeva probabilmente da stimolo del ganglj.
Dopo ripetute prove aumentò talmente la eccitabilità di questi centri
j(per la diminuita resistenza elettrica] che bastarono correnti molto più
leggiere ad accelerare la frequenza. La contrazione del muscolo car-
diaco, quando avveniva, sembrò sempre egualmente forte, o ohe fosse
prodotta da corrente intensa o leggiera.
Si giunse anche a diminuire la frequenza delle contrazioni del cuora
•molto sotto al normale, mediante invertimenti di una intensa corrente
^galvanica, ma le curve cosi ottenute non furono mal del tutto regolari.
Venne accelerata l'attività cardiaca anche col porre un polo sulbi
porzione dorsale della spina e l'altro sallo sternO| usando però una cor-
Tonte fortissima ed invertendo spesso il circuito. Bipetendo gli espe-
Timenti su molti malati, si potè concludere che il cuore ò influenzabile
'dalla corrente continua anche a traverso delle pareti toraciche. E le
modificazioni sono tanto nel ritmo che nella energia delle contrazioni.
14) Rossbach ha fatto su un soggetto ben adatto studj accurati , dai
^uall sembra risultare ohe sia possibile di eccitare i muscoli della la"
tinge eolla elettrizzasione soltanto cutanea. Essi dimostrano inoltre
ohe le contrazioni della laringe cosi ottenute dipendono da diverse ca-
gioni — a) riflessi da parte del cervello e del midollo spinale per la
eccitazione dolorosa della pelle ^-«ò) movimenti galvanici di degluti-
zione — e) IMnfluenza meccanica sul laringe delle contrazioni dei mnr
43coli del collo — d) finalmente razione diretta della corrente sul nervi
-e muscoli del laringe.
e Dopo molte prove TAutore ginnae ad eccitare direttamente il nervo
jricorrente. La corrente deve essere debole onde non produca centra-
«Ioni dei muscoli del eoUo. Si pianta un elettrodo bottonato tra il la^
S42 BIYISTA
riage e lo sterno lotto alForlo anteriore dello 8terao-oleido«ma8t<4doo^
"O- l'altro ei àppliea in an punto qaalunqoe lontano. Ad ostai chinrarm
od apertura di olrcnito si ottiene chiaramente nna'contraiione delte^
eiwda Toeale corrispondente aireiettrodo*
Da esperimenti molteplioi fifttii in tal gnlsa» rAotore concbinde étt^
•non ò necessario elettrizzare direttamente la laringe, potendosi ottendro-
jagnale effetto con la elettrizzazione cotanea.
> 16) Qùrdon trovai, insieme a Droidofff che In persone aflètte da sa-
dòri ostinati delle mani e del piedi -^ a\ la sensibilità elettro«cntanea'
•e la tattile erano dlmlnnlte nella palma delle mani e pianta dei pìed^
-^ ft) anche la temperatura era ivi abbassata — * e) la fara^zzasione
jistematica (col pennello) migliorava non solo la secrezione dèi sudore^
.ma anche questi ultimi disordini nerrosl. -
17) 9ehi€l tenta di dimostrare come noli* nomo Tirente persista Fati-^
mento di oocitabilit& anche dopo II cessare della corrente continua, e-
ohe durante il passaggio della medesima per Io membra o per ti al«*
stema nervoso centrale^ vi sia un aumento di forza muscolare. Poiehèr
le prove che ne adduce sono poco stringenti, non crediamo di doverci
.intrattenere su ciò.
Seguono considerazioni sulla resistenza elettrica delle ossa del cranio,
sugli effetti termici della corrente , ecc. In fine l'Autore raccomanda,
una maniera particolare di massaggio faradico.
18) De WatteviUe parla favorevolmente del metodo polare e con*
ferma le idee di Erb sull'elettcotono , In opposizione ad Eulembtirg ed
altri.
. 19) Walter e De Waiteville cercarono di dimostrare Y elettrotott|^«
riunendo in un circuito la corrente polarizzante e quella di esperimento^
/P eccitando meccanicamente proprio il nervo eoir elettrodo polariz-
zante.
Interpretarono i fenomeni ottenuti coli* appoggio delle seguenti prò»
messe — a) Quando si applica un elettrodo sulla pelle in oorrispoiK
denza di un nervo, in questo si formano 2 serie di punti polarizzati;.
.nna immediatamente sotto ali* elettrodo e cogli stessi segni eletlrloi^
•^ zona polare; l'altra in distanza variabile e con segni elettrici op--
.posti — zona peripolare — ò) nntensità ò maggiore nella zona polaro-
che nella peripolare — e) le leggi di diffusione sono uguali tanto por
•la corrente galvanica che per la faradica; anche in questa predomlna^
l'azione del catodo, giacchò ogni scossa d'induzione ecoita oome una.
•chiusura galvanica, cioè solo nella zona del catodo»
I risultati degli esperimenti furono ohe ^ a) durante li passaggio^
della corrente galvanica la Jzona del catodo (polaro o peripolare) al
trova in uno stato di eccitabilità aumentata, e la zona (polare o peri-
polare) deiranodo in' uno stato di eeeitabilità diminuita — ò) accrescendo'
^intensità di una corrente polai^iiizante oltre un eerto grado , sembra
avvenire nna invasione del campo "cateld^otòniod snll* anelettrbtónic»
DI BLBTTROTERAPIA S43
(in senso fisiologico). Per esempio, ponendo Tanodo faradico nella zona
peripolare di una moderata corrente galvanica di senso opposto, questa
nona da catodica che era diviene anodica e in consegnenza si ha dimi»
nnzione o annullamento deir effetto di eccitazione ; però di mano in
mano che si rinforza la corrente polarizzante , ricompirono le centra»
zioni e raggiungono nn grado superiore al normale -* e) qnando si fn«
terrompe la córrente dopo sufficiente polarizzazione segue nella re-
gione catelettrotonioa un abbassamento sensibile della eccitabilità , e
quindi un nuovo aumento di lunga durata (per esempio, 1 Vt ot%). B
nella regione aneletirotonioa alia diminuzione che si aveva delia eoci-
tabliità elettrica succede immediatamente un aumento molto pronun-^
ciato di questa, e l'aumento persiste lungamente.
20) Il pensiero (dominante nel lavoro di Letoumeau è che si posda
agire sulla circolazione del cervello , applicando i poli della pila sulla
nuca e sul ganglio cervical superiore. Durante 1* applicazione si avreb*
boro sintomi « vascolari > e e pupillari > comprovanti Tinfiuenza della
corrente sul vasi-costrittorì e sui dilatatori dellMride* L* Autore credo
indicato il suo metodo in certe forme di psicosi e di flussioni prodotte
da eccessivo lavoro mentale. Consiglia : durata della seduta da 5 a IO
minuti, seduta giornaliera, vigilanza sul cuore. In media dopo 40 se-
dute si avrebbe il risultato favorevole. L' Autore appoggia le sue ve*
dnte con alcuni esperimenti su animali. In un cane vide prodursi di-^
latazioue della pupilla, sporgenza del bulbo e dilatazione dei vasi della
retina ad ogni interruzione (meglio inversione) di una corrente che an«^
dava dalla fronte o dall'angolo delia mascella al collo. Più tardi Letour»
neau pubblicò un esperimento su un giovane gatto, a cui scoprì la
dura madre, ed applicò l'anodo di dietro alia branca ascendente del
mascellare inferiore, il catodo sulla' fronte. Facendo passare per 10- 1&
minuti una corrente di media intensità , osservò restringimento dei
vasi meningei.
Da questo esperimento su un gatto FAutore non si perita di inferire
che anche nell'uomo sia facile produrre anemia temporanea del cer-
vello con una corrente ascendente l
21) In una pubblicazione successiva Letoumeau tentò di convalidare
l'idea che colla corrente continua si • contraggano i vasi intracranici f,
dimostrando un abbassamento della temperatura della testa dopo l'e-
lettrizzazione. Fece esperimenti sugli animali e suU'uomo. (Al fielatora
sembrano inconcludenti). Neiruomo adoperò una fasciatura che teneva
compressi intomo alla testa parecchi termometri ( secondo Broca ). I
termometri raggiunsero il massimo dopo circa 1 ora ; quindi venne di*
retta per 0 minuti dalla fronte alla nuca una corrente costante con
frequenti interruzioni. Dorante l' esperittiento e per 20 minati dopo
venne presa la temperatura ogni 5 minuti. Nella maggioranza dei casi
questa si abbassò di qualche decimo di grado, nella minoranza si elevò.
Per coronare Topera, TAutore traforò il cranio a 4 giovani cani eh»
:Skà RIVISTA .
per la separazione dalla madre e per il cattivo natrimento erano dl-
yenuti debolissimi^ piantò loro un termometro nel cervello *e qnindi di-
resse una corrente discendente a traverso della testa. La temperatura
si abbassò repentìDamente di circa 1 grado.
. 22) Ldicenfeld ha fatto numerose ricerche sulla influenza che eser«^
cita l'eiettrizzazione estema nella circolazione del cranio. Il suo lavoro
contiene una raccolta di tutto ciò che si ò fatto sulla isalvaniszasione
delVa testa, alcune esperienze elettroterapeutiche proprie ed una esatta
descrizione degli esperimenti che egli ha fatto su una quarantina di
animali. Ai conigli venne asportato un pezzo di teca ossea, e si osser-
vavano 1 vasi della pia madre colia lente a traverso della dura madre.
Talora questa si allontanava. Lanciata una corrente continua dalla
fìronte alla nuca o vicevers.a, si studiarono 1 cambls^enti che avveni-
vano nel vasi meningei ad ogni chiusura e apertura di circuito e ad
ogni invertimento della corrente. Da questi esperimenti TAutore crede
di poter dedurre — a) che ò possibile influire sulla circolazione in-
traoranica per mezzo della elettrizzazione cutanea — & ) che con una
eorrente ascendente i vasi arteriosi del cervello si dilatano con acce-
leramento della circolazione — e) che con una corrente discendente i
vasi arteriosi generalmente si restringono — d) che con una corrente
trasversa alla testa si ha dilatazione dei vasi meningei dalla parte del-
l'anodo e restringimento dalla parte del catodo — e ) che correatl in-
dotte dirette a traverso della testa inducono nel cervello un anniento
della massa sanguigna»
Il Relatore, dopo un esame attento di questi esperimenti, crede pro-
babile una certa influenza della corrente snirampiezza dei vasi, ma noa
ritiene lecito trarne deduzioni assolute, sia per la diffleoltà di tali os-
servazioni sia per la irregolarità dei risultati, riconosciuta anche dallo
stesso Làwenféld, Molto meno poi sarebbe corretto il dedurre regole
terapeutiche da questi esperimenti su animali.
24) Móbius ha fatto uno studio particolare sulla varietà delle rea-
4Bioni elettriche individuali e specialmente su quelle che si verificano
solo In certe determinate persone. Reazioni di questo genere sono:
^sonnolenza dopo l'elettrizzazione, aumento di appetito, stimolo alla tosse,
^salivazione, sensazioni eccentriche, ecc. Egli propone di chiamare per-
sone elettro -sensitive quelle in cui sia facile il provocare simili rea-
zioni. In talune malate potò facilmente produrre lo stato ipnotico
iisando 11 metodo di Breid. Laonde sarebbe probabile che le persone
elettro-sensitive, in ispecie quelle che divengono sonnolenti dopo V e-
iettrlzzazione,- posseggano le proprietà nervose adatte agli esperimenti
ipnotici,
' L'Autore ha osservato che nei malati elettro^sensitlvi la cura elettrica
è più proficua che negli altri. Per cui , allorchò durante V esame elet-
trico si hanno reazioni rare, si può fare una prognosi fausta riguardo
«al trattamento elettrico.
DI ELETTROTERAPIA 846
IV. Generanti^ — Metodi.
1) Brùchner. — Rapporto elettroterapeutioo. Momorabilien. XXIII, 7,
,, 8,.9f 1878 nalla di nuovo).
2) Blachwood W. -— Contribuzioni elettroterapiche, Pbiiad, med. andj
, anrg. Rep. XXXIX. Aug. 1878. ( Comunicazioni di casii in parta
mentovati più sotto).
9) Teisner L, L — De. la valeur thórap. des courants. «continus. .Par
ris 1878. (Esposizione sintetica di cpse oonosclute),
A).Balfour Q. W. *— Snirapplicazione clinica della elettricità. Edinb*
med. Journ. XXV, p. 481, 1879. (È una breve rivista, ma ben fotta).
^) Paole Th. W. — Elettricità come agente, paralizzante. New Yorlc«
< med. Becord. XVI, 18, 23» Nov. Dee, 1879. (Considerazioni teore*
i tiche prive di valore).
«) Nefiel W. B. — Idem. Ibid. 20. Nov. 1879. ( Critica del prece-
é dente).
^) RochtoelL — Elettroterapia. Boston med. and surg.. Journ. CI. 8,
p. 2d5, 1879. (Casuistica. Nulla di nuovo).
3) Albert E. — Storia della elettroterapia. Wien. med. Presse XXI,
^ 12, 1880, ( Biporta le esperienze elettroterapeutiche del canonica
ZHwisch nel 18.° secolo).
9) Freusberg^ — Sulla contrattilità elettrica dei muscoli paralizzati»
Arch. f. Psyohiatrie, et e. IX, p. 244, 1879.
11) R medesimo, — Osservazioni sulla reazione degenerativa. Idem ,
, p. 434. ^
12) il medesimo. — • Aggiunte, ecc. Idem p. 469. (Il lavoro ò di natura
,' puramente speculativa. L'Autore vuol dare una teorìa del movi-
mento molecolare nel muscolo sano e nel malato).
JL3) Morgan L E. — Applicazione deir elettricità ai nervi per mezzo
. deirago puntura. Lanoet II, 13, 14 Sept. Oct. 1879.
14) Kurs E, — Risultati terapeutici della fasadizzazione. Memorabi-
lien XXVi, 4.^ p. 204, 1881. ( Brevi comunicazioni su casi guariti
di nevralgie sciatiche » crurali e brachiali, reu^Latismo» enuresi
notturna, tumore di milza, parto prematuro).
jJB) Seguia E. C. — Il metodo intraboccale per la faradizzazione del
facciale inferiore. Arch. of Med. IV, 1, 1880.
)A) Onimw. — Applicazione medica della elettricità. Journ. d^ Thór»-
^ Vili, 22, 23, p. 851. Nov. Dee, 1881.
17) Renzi E. de. — Impiego deirelettricità in diverse malattie. An-
^ Dali nnlv. Voi 257, p. 300. Ott. 1881.
Ì8) Beard G. M. — Graduazione della corrente. ;Jonro. of n^rv. and»
' meni Se Jan., 1880.
Ì9) Paul C. — Corrente galvanica e faradica. Bull, et mém. de la Soo.
t_\ de Thérap. Xill, 9, p. 103, 1881. (L'Antore critica Tespresiione ia«
determinata conrant continn).
^
S46 BIT18TA
20} Bartholùw Wl -r*^ Sulla scelta tra la corrente galvanica e la fura<^
dlciu MecL News and. Abstr. XXXIX, 1, p. Jan. 1881. (Esposizione
^> . di cose conosciute).
21) Leegaard. — Sulla reazione'degeneraUva. DentschlMi Aròh. f. klin»
; Med. XXVi; 5, 6, p. 459, 1880.
22) Beuielberffir» — * Stn«iJ sperimentali sulla reazione degeneratìTa.
Idem XXVII, 6, p. 562, 1881.
22 a)* Jolly. *-^ Snlle irregolarità della légge di contrazioni nell* nome-
Tivente. NenroL Centr. Bl. 13, 1882.
23) Adamhimjoiez A. — Reazione isofaradica ed isogalTanica. Chari-
tóannalen, Y 1880.
24) Uàtm /. Z>. — Importanza diagnostica della contrattilità elettrìca*.
Brlt med. Joum. July 16, 1881. (Un tentatiro di famigliarizzara
gli esercenti inglesi coiresame elettrico i senza menzione alcuna-
del gaWanometra). .... ^
25 a) Vigouroua R, — Osserrazioni sulP effetto polare della corrente
• * indotta. Comptes rend. des Séances- de la Soc. de Biol. N. 14, 21^.
avril 1882. •
■
25 b) YigouroUx. --Elettro-diagnostico e reazione degeneratlTS. Pro-^
grès mód. X, 14, 16, 1882. (Non contiene nulla di nuovo, se non la.
curiosa asserzione che nella reazione degeneratlra il muscolo rea-
gisce alla corrente di chiusura e non alla corrente di apertura
del rocchetto secondario);
25 e) Db WattevUle. — Elettro' erapia razionale delle paralisi Me^«
Times and. Gaz. Aprii 22 e 29, 1882 (ò una esposizione corrótta f.
ma non contiene nulla di nuora).
26) ìiéhiùs. '^ Blettricità e sua azione calmante il dolore. BerL klin^
Wochenscr. XVir, 35, 1880.
1S7) Mtyer M. — Sui punti dolenti alla pressione come punti dì rìtroTÀ-
_ nell* applicazione galranica; Berlin, klin. Wochenscr. XVIII ,. 31^
1881. . -
28) Mé^ius. -^ Sulla faradizzazione generale. Idem. ^VIÌ.
29) Engeìhorn. ^ Idem. Centr. Bl. f. Nervenheilkde, 1, 1881. ^
30) 3£aienflsch. — Idem. Schwelz. Corr. Bl. Xf, 22, p. 721, 1881.
81) fUcher /?*. — La faradizzazione generale. Arch; f. Feychlatrie, etcì
Xir, 3, 1882. •
ISS) Paut C. — Cura del fremito e di altri disordini di "coordinazione
- per mezzo del bagbo galvanico. Bull.- de Thér.XClX, 5 , p. 1931
- Sept. 15, 1880. - ^ ^
33) n medesimo. Bull, et mém. de la Sòc. de Thérap. Xìir. 11, p;i2aL.
• Ug81. • ... ' . r?
34) Ishetoskp. — Bagno elettrico. Cent^ Bl. f^ Nenrenheilkde , etè. 6 ;
• 1882. - „ :
•35) De Wi/ttetftVe. — GalTano-fara^izzazion-»! Neurolog. Centr. Bl. 12.
1882. . i *
DI ELBTTBOTERAPIA 817*
86) ScMi O. -* Elettricità statica e aao impiego nell* isterismo. Pro«>
. ^óa xnéd. 17, 18, 1881.
97) Srlenmeì/er. — Con8idera^ioni soli* azione della elettricità statica
fn un caso di paralisi isterica. Central* Bl. fùr NerTenheilkde , 1 «
1879.
88) Marion W. L •— Elettroterapia atatioa. New Jork méd. Recorder»
XlXt 14 e 15, 1881.
39) Blackwood W. JR. — Impiego della elettricità statica in terapia.--^
New Jorl£ méd. Record. IX, 21, p. 584, 1881.
40) Beard O. M. — Applicazione medica della elettricità statica. Idem.
XX, 14 ottob. 1S81.
41) Rockwell A. Z>. — Uso della elettricità statica. Idem XX, 12 sept;.
1881.
42) Drosdo/r» -* La Franklinizzazione nella neuroterapia. Gentr. BL f»
Nervenhkde, 7 1882.
4?) ^nighe /. — La elettricità statica come mezzo terapeutico. New
Jork 1882. (L*Autore consiglia relettricità statica e per luoga^espe-
rienza persoaale e per i lavori di Qolding Bird).
44) Venturi^. — Utilità del galvanismo associato ai bajfni di Trenschin*
Teplltz. Wien med. Wochenschr., 13, 1879.
44 a) Stein S. TK — La elettrizzazione generale del corpo umano. -^
^ Contribozloni elettrotecniche alla cura della debolezza nervosa
;^ (n^vrosismo e neuroastenia) e delle neurosi generali affini. Halle a
S. 1-^2.
4^ Cletnens Th, — Contribuzione airimplego metodico delia elettri'*-
cita. Med. Cent Zig. LI, 28, 44, 1882 (nulla di nuovo)s
e 13) Morgan^ mosso da considerazioni teoretiche e anche da qualche
esperienza, cons'glia di applicare la corrente elettrica, specialmente la
galvanica per mezzo delia agoptin*ura. Ciò sarebbe in partioolar modo
indicato nelle gravi paralisi e anestesie da malattie spinali , da sifi-*
dide 0 satarnismo e nelPatrofia muscolare progressiva.
15) Seguiti propone di eccitare con un piccolo elettrodo, da «ntro la
bocca il ramo inferiore del flEicciale. Questo processo non è nuovo per^
<ia Oermania.
18) Beard espone cosi le sue vedute sulla graduazione dell'elettri'»
«eità -- a) gii effetti terapeutici, siano eccitanti, sedativi o tonici si
ottengono con ogni polo e con qualunque direzione della corrente. In.
pratica non v*d che differenza di grado.
In generale l'anodo agisce come sedativo, il. catodo come eccitante
««*' fi) vi sono eccezioni, ma che. non infirmano la regola ^ e) la dose
•0 gradoazione deirelettricità ò il . prodotto della InteDsità della cor-
jente, della durata deirapplicazione, della forma degìi elettrodi e loro>
posizione, del metodo prescelto e del temperamento del malato — ^
4) il voler graduare matematicamente dietro le deviazioni del galva*^
852 RIVISTA
molto eccitabile nellMschlatico della rana, e anche nel conigli di a^er
trovato pnnti eccitabili airusclta dei nervi della coscia e nella porzione^
oervicale del almpatico.
28) Móbius ha fatto nna relazione salla Faradizzazione generale.
Si ò valso dei lavori di Beard e Rockwell, e ha notato con ragione ohe
in Germania sa ciò si ò fatto molto poco.
là* Autore ha usatosla faradizzazione generale quasi solo nelle nenro-
astenie e ne ha vedato buoni effetti. Dalla sua relazione togliamo il
caso seguente.
Un meroante, di 41 anni , non immune anche prima da sofferenze^
nervose, 3 anni or sono ebbe un accesso di nausea» vertigine e pas-
séggiera perdita di parola. E dopo d'allora fu perseguitato da disturbi
nervosi d'ogni specie: nausea, vomito, diarrea sporadica, sonno in-*
quieto, vivi dolori di testa a sinistra, crampi dolorosi, Intorpidimento
delle dita, iperidrosi nel territorio dell* ulnare , e debolezza generale.
Provata Inutilmente la galvanizzazione nel collo, VAtUore ricorse alla fa-
radizzazione generale, mediante la quale potò trovare molti punti do-^
lorosl. Il miglioramento fu sensibile fino dalla prima sedata. Dopo 9 ap»
plicazioni il malato era quasi del tatto ristabilito.
29) Engélhorn comnnioa 2 casi, nel qaali ebbe buon effetto la farà*
dizzazione generale. Nel l.^ una giovane di 19 anni pativa di smarri-
menti epilettici alternati da estremo esaurimento nervoso. Con 12 8e->
dute guarigione completa. Il 2 * rigardava una signora affetta da « Iste»
romelancolia. > Colla faradizzazione generale 11 sonno divenne migliore
e tornarono le forze.
30) Anche Maienflsch ha vedato buoni effetti dalla faradizzazione ge-
nerale, specialmente nelle neuroastenie e negli esaurimenti nervosi da
eccessi sessuali. Lówenfeld {Ueber Behandlung, eoe, Munchen 1881) de-
scrive 2 casi. Nel 1.^ si trattava di un individuo neuropatico fino dalla
nascita, esaurito per isforzi mentali ed abuso di cloralio ; nel 2.® si trat-
tava egualmente di neuro-astenia con fondo ereditario. La faradizza-
zione produsse notevole miglioramento. Il sonno soprattutto fu più tran-
quillo.
31) Lavoro più grande sulla faradizzazione generale ha pubblicato
Fr. Fischer, Egli conferma in generale, come i suoi predecessori, le
idee di Beard e Rockwell. E descrive 3 casi con esattezza.
I. In un soggetto debole, con germi ereditari, si andò svolgendo nel
decorso di 10 anni uno stato di angoscia melanconica con allucinazioni
e molteplici ^manifestazioni vaso-motorie : palpitazioni, acceleramento
del polso, battito delle carotidi, calore alla testa, dilatazione di papille,,
rossore della pelle a chiazze, oppressione di testa, rumore alle orecchie,
bruciore di gola con sete inestinguibile, formicolio alle gambe e disme»
norrea. Qaesto stato si andava sempre più aggravando non ostante si
fossero tentati tutti i mezzi. Si volle tentare la faradizzazione generale.
Alla prima sedata segui subito un senso di vero sollievo per mezz'ora..
DI 'ELETTROTERAPIA 353
In seguito dopo ogni seduta miglioravano i fenomeni morbosi pe^qual•
che ora; ma soltanto dopo 15 sedate si ebbe miglioramento darevole*
La testa divenne libera, il sonno tranquillo, fazione del cuore più calma
e scomparve il tremito*
IL Uomo di 35 anni con neuro-astenia ipocondriaca e debolezza del
piede destro. Anche qui le prime sedute produssero un vero sollievo
quantunque passeggiero; il quale però divenne persistente dopo 29
sedute.
III. Una giovane di 23 anni, da 4 anni clorotica, soffriva di cefalea,
vertigine, deliqui, fievolezza, palpitazione, mancanza di appetito, vomito,
diarrea, insonnia, ecc. I preparati di ferro non valsero a nulla. Le se-*
dute faradiche erano seguite da forte bisogno di dormire, e più tardi
da benessere generale. Dopo 26 sedute anche il colore delle mucose era
migliore. È curioso che il peso del corpo diminuì alquanto durante il
trattamento elettrico.
Il Rei. da poi della sua prima pubblicazione ha raccolto gran numero
di osservazioni. Secondo il suo parere, la faradizzazione generale giov^
molto là dove si tratta di semplice debolezza nervosa senza alterazione
psichica. Non può tacere di avere avuto anche degli insuccessi. Molte
volte dopo le prime sedute sopraggiunse uno stato di eccitamento gè»
nerale che costrinse a sospendere la cura. E in quei casi non era da
incolparne una incauta applicazione. Quando si applica la faradizzazione
generale si deve avere in mente che la sua azione ò soltanto regola-
trice e non produttrice di forza. Negli esaurimenti del sistema nervoso
la parte precipua l'ha sempre IMgiene, mentre l'elettrizzazione, al pari
degli altri stimolanti, non ò che un ausiliario.
32) Strenuo difensore del bagno galvanico è Constantin Paul. Egli
usa una tinozza di latta ben verniciata, con due lamine di carbone Ale-
sate alle sue estremità. A queste lamine si uniscono i poli dell'appa-
recchio. La corrente traversa il corpo del bagnante in direzione ascen-
dente. Essa ò la corrente di apertura del rocchetto primario di un ap-
parecchio d'induzione, eccitato da un elemento Bunsen. Se ne regola la
intensità o coiravvicinare più o meno il corpo alle piastre di carbone
che pescano nel liquido, o colla graduazione del rocchetto; in modo che
essa sia realmente sentita, ma non riesca sgradevole. Il bagno deve
durare di regola mezz' ora e ripetersi ogni 3 giorni. L' Autore V ha usato
principalmente nei tremori. Perfino nel bagno il malato suol sentirsi
calmato, però dopo il tremore diviene più forte, e solo nel giorno se-
guente se ne ha il vero efi'etto sedativo.
Paul comunica 6 casi di tremore mercuriale. Tutti furono guariti
per mezzo del bagno. Dopo 5 o 6 bagni subentrò miglioramento evi-
dente, dopo 20-30 guarigione definitiva. Quasi tutti i malati erano stati
prima trattati inutilmente con altri mezzi: bagni solfurei, joduro di po-
tassio, corrente continua. Di 3 casi di tremore alcooiico, in 2 bastarono
6 bagni ed in 1, 7 bagni.
Bivisia, 2S
. V
854 RIVISTA
In I caso di sclerosi multipla (donna di 63 anni) il tremore Tenne
molto diminuito cqI bagno galvanico («ialla descrisione paò anche snp-
porsi obe si trattasse di semplice tremore senile).
Egualmente migliorato ne fu un vecchio malato di paralisi agitante.
Furono curati 2 casi di corea, con risultato rapido in uno, con nessun
effetto neiraltro. Una paraplegia con tremito ne venne quasi del tatto
guarita. Tre malati di irritazione spinale furono migliorati considere-
volmente. Un malato che dopo raffreddamento era stato colto da pa-
raplegia ed in seguito da tremore delle gambe ed incesso ataaaico, fa
guarito con 1 18 bagni. Tre tabetici invece peggiorarono. Ed un malato
di atrofia muscolare progressiva non ne senti alcun vantaggio.
33^ In un lavoro posteriore 1* Autore riporta altre due guarigioni di
tremore mercuriale. I caratteri di questo, secondo lui, sarebbero: ra-
pida invasione prima delle estremità superiori, poi delle inferiori e per-
sistenza continua. In media si richiedono 25 bagni alla guarigione del
tremore mercuriale. Nel tremore alcoolico, che comincia lentamente, è
alternato da soste, e non diviene mai cosi violento come quello, ba-
etano in genere 6 8 bagni. Un caso piuttosto complicato di corea fu
guarito dopo. 20 bagni generali e 50 maniluvi. Un malato di emipZ^IT^
sifilitica e atassia venne pure guarito con 19 bagni, senza cura io-
terna.
• In un granchio degli scrittori giovarono i bagni ; rimase tuttavia nna
certa debolezza della mano, che fu vinta colla faradizzazione. Il caso
era molto grave, ed il malato prima della cura non poteva scrivere
neanche il suo nome, mentre dopo 31 bagni scrisse, a dir vero con fa-
tica, ma in modo leggibile e senza tremito* In una signora con tremore
congenito non si ottenne alcun giovamento. Per oontro migliorò abba*
stanza un malato che probabilmente era affetto da sclerosi multipla.
L* Autore riporta anche la scrittura di quasi tutti 1 suoi malati, priiB*
e dopo della cura, onde far meglio conoscere il grado del miglio^^'
mento.
34) Spronato dalle comunicazioni di Paul^ Ischevoshi fece numerose
ricerche, servendosi dello stesso metodo. Egli venne a queste condii'
filoni: a) negli uomini: con deboli correnti si ebbe sensazione p^&^'
vele, con correnti più intense il senso del faradismo, e con correnti an-
che più forti tensione e contrazione specialmente dei muscoli più vlcui^
all'elettrodo. La frequenza del polso dopo il bagno era diminuita) la r^'
spirazione era più profonda ; la sensibilità della pelle e la contrattilità
faradica aumentate, la forza muscolare diminuita, aumentato il P^
del corpo {ÌRel)\ b) nelle rane: con deboli correnti si ebbero leggi^^
contrazioni, e con più forte tetano.
Furono curate col bagno galvanico le malattie seguenti : a) nenros^
fanzlonali per anemia e cattivo nutrimento; h) affezioni reumaticlid
e) tremore in seguito a sforzi eccessivi ; cQ avvelenamento ^da piooQ^
In generale 1 risultati furono buoni.
DI ELETTROTERAPIA 855
35).2>e Waiteville fondandosi sa considerazioni teoretiche e sa qual-
che esperienza personale, consiglia la galvano-faradizzazione, cioè il pas-
saggio simultaneo delle due correnti in una parte del corpo. In tin cir*
•paito galvanico viene inserito il rocchetto secondario di un apparecchio
d'induzione, in modo che la corrente indotta di apertura abbia la me-
desima direzione che la galvanica. L' Autore descrive un discreto ap*
parecchio d' inserzione, per il quale rimandiamo alPoriginale.
€ Poiché le due correnti seguono le stesse leggi di diffusione, traver-
fieranno insieme i tessuti compresi fra gli elettrodi, e ciascuna impul-
sione faradica colpirà muscoli e nervi , che si trovano di già in istato
di catelettrotono o di eccitabilità aumentata. Per tal guisa colla gal-
Tano-faradizzazione si possono ottenere effetti, che difdcilmente si ot*
terrebbero colla faradizzazione. >
In questi ultimi tempi la elettricità statica ò tornata in gran voga.
A dir vero, già da molti anni Frommhold e Schwanda si erano ser-
viti della macchina di Eolz a scopo terapeutico, lodandosene molto, e
Clemens ripetutamente l'aveva consigliata, e successi isolati venivano
riportati da parecchie parti; però solo di fresco ò rinata la confidenza
generale nella elettricità di sfregamento. La scuola della Salpètriòre in
particolar modo ha caldeggiato per essa. Vigourouof l'adoperò nelle iste-
riche in connessione agli esperimenti estesiogeni. Buoni trovaniosene
gli effetti, furono continuate le prove anche su malate non isteriche.
36) Ballet (per relazioni di Charcot) rende conto delle esperienze
fintte a Parigi. Quivi adoperano una macchina di Carré modificata ai-
quando da Vigourouof. Le malate vengono poste nello sgabello isolante
e caricate di elettricità positiva o negativa : bagno elettrostatico. Si
avvicina loro un eccitatore a punta fino che esse sentano un leggiero
soffio : vento elettrico, o di più in modo che scocchi un fiocco di scin-
tille, o finalmente con un eccitatore sferico si traggono da loro scin-
tille. Oltre le anestesie e contratture isteriche, furono curate colia elet-
tricità statica: paralisi periferiche del facciale, irritazioni spinali, di-
spepsia nervosa, dismenorrea e perfino paralisi agitante , sebbene con
^^^^ effetto passeggiero per quest'ultima.
1^^' 37) Anche JSrlenmeu^r usò l'elettricità statica in un caso d'isterismo,
B con qualche vantaggio; mentre le altre applicazioni elettriche ave-
Tano fallito.
38) Mortori si diffonde lungamente suUMmpiego della elettricità sta-
tica. Consiglia la macchina di Holz perfezionata e riporta diverse espe-
rienze incoraggianti.
39) Blachwood ò molto contento della macchina di Toepler. Con essa
0' hh vinto molte neuralgie ostinate. In un caso di antica neuraigia del
trigemino, ribelle a protratta galvanizzazione , ottenne in poche setti-
mane effetto completo. Egual successo ne ebbe in un signore affetto da
neuraigia intercostale ed in un giovane affetto da neuraigia spermatica
per onanismo.
ero?''
inSJv-'!
356 RIVISTA
40) Beard pure ha usato yarie Tolte 1* elettricità statica con buoni
risaltati. Egli confida in esperieose nlteriori, e crede che specialmente
per taluni temperamenti essa sia moito adatta.
41) Rockwell viene a queste conciusioni: a) chela FranklinlEsazione
ha effetti tonici e sedativi» ma^inferiori di grado aila faradizzazione ge-
nerale e alla galvanizzazione centrale; b) che essa agisce hene solo in
dati temperamenti; e) che essa giova nelle affezioni reumatiche; d) che
nelle antiche contratture e nelle anestesie offre vantaggi maggiori che
gli altri metodi; e) che non ò da adoperarsi come mezzo diagnostico;
f) che in quanto alle neuralgie guarisce sopra tutto quelle di carattere
isterico.
42) Drosdoff usò la macchina di Holz in modo unipolare (il malato
non veniva isolato). Chiama Franklinizzazione le applicazioni elettro-
statiche. Curò molti casi di neuralgie reumatiche, e riflesse e dì reu-
matismo muscolare con sedute di 3-15 minuti. Subito dopo la sedata i
dolori o si mitigavano o sparivano, e durante tatto il giorno persisteva
il miglioramento. Dopo ogni franklinizzazione le neuralgie divenivano
sempre più leggiere. Ano a dilegaarsl completamente. In casi recenti
bastarono 3-4 sedute. In una neuralgia che durava da 12 anni si ebbe
guarigione completa con 15 sedate. L* Autore in 20 casi non ebbe aa
insuccesso.
44 a) Stein vuol dare ai medici una guida pratica per l'impiego delia
faradizzazione generale, della corrente galvanica e della elettricità
statica.
Nella 1.* parte tratta della faradizzazione generale e del galvanismo,
descrive apparecchi e metodi, discutendo sul valore terapeatico di que-
sti ultiaii. Gli apparecchi sono già noti per altre pubblicazioni (Diapason
elettrico di Boudet in Parigi, interruttore a orologeria di Onimus^ a
leva di Trouvé, rullo per massaggio elettrico , elettrodo che si bagna
automaticamente, e sedia per le applicazioni elettriche). Le esperienze
terapeutiche furono in genere favorevoli. Sono riportate parecchie sto-
rie di malati.
Nella 2.* parte V Autore consiglia il bagno farado-galvanico. Questo
in sostanza presta il medesimo servizio che la faradizzazione generale
senza averne gli incomodi. La disposizione per bagni descritta da Stein
non differisce da quella data prima da Paul.
La 3.^ parte ò dedicata alla franklinizzazione, ed al bagno elettro-^
statico. V Autore consiglia la macchina di Tb^^, e anche quella ùlHoU
modificata da /• TV. Albert di Francoforte a/M. Il suo metodo è quello
usato nella Salpètrière. Egli ha usato i^elettrlcità statica in 23 casi di
neurosi ; essi *sono : 6 casi di neuro-astenia (nessuno guarito), 3 casi di
isterismo (2 guariti, 1 no), 3 casi di epilessia (1 guarito, 2 no), 2 oasi di
corea (1 guarito, 1 migliorato), 3 casi di insonnia (2 guariti, 1 miglio-
rato), 2 casi di oppressione e mal di testa (guariti)i 1 caso di tremore,
«ciatica, tic doloroso, anestesia (tutti guariti).
'!>'
DI ELETTEOTBRAPIA 357
^ Stein coDYfdne con Yigourouiv che sia da consigliarsi, la elettricità
«tatica là dove ò indicata la idroterapia.
Finisce con osservazioni sul maneggio degli apparecchii dei diversi
'«ìementi della macchina elettro-statica e del suo motore, 35 belle in-
^\sioni chiariscono il testo.
^V. Elettroterapia delle malattie del glstema nerroso.
|) Vuìpian. — Influenza della faradizzazione limitata a breve tratto di
pelle sulla anestesia d^origine cerebrale. Bull, de Thérap. XGVII ,
f p. 433, 481, 529, 1879 (pubblicato anche separato).
é) Léloir E. — Effetto favorevole della faradizzazione locale in % casi
di emianestesia isterica e della galvanizzazione nelle contrattare
isteriche. Gaz. méd. de Paris, 89, 40, 1879.
^) Lòwenfeld S. — Applicazione delia corrente indotta nelle malattie
del cervello e del midollo spinale. Munchen 1881, 19 S.
4) Itumpf TK ^ Trattamento della tabe dorsale col pennello faradico.
Neurolog. Centr. Bl. 1-2, 1882. (Yeii la nostra prossima pubblica»
zione sulla tabe).
5) Idem, — Note di neuropatologia ed elettroterapia. Deutsche med.
Wochenschr., 32, 36, 37, 1881.
6) Yizioli P. ^ Elettroterapia pratica. Il Morgagni , 1878,^1879, ISSO
(nulla di nuovo),
7) Rockwell A. D. — Il Galvanismo nel morbo di Basedow. New York
med. Record XVI, 14, 1879; XVIII, 11, 1880. (L'Autore ha ottenuto
buoni risultati nel morbo di Banedow servendosi di diversi metodi
elettrici, 7 malati migliorarono, 2 no).
-a) Paole Thos. W, — L'elettricità nel gozzo esoftalmico. Ibid. XVIII ,
' ^ 21, 1880. (L'Autore ritiene razione della elettricità nel morbo di
)^'- Basedow come e paralizzante »)l
^ ò) Rocktoell A. D. — Cura della epilessia colla elettrìoità. New York
f^ med. Record. ( Tratta l' epilessia colla faradizzazione generale e
colla galvanizzazione centrale).
& 10) Caìonius. — Elettroterapia nella epilessia e violento dolor di testa.
•' Finska làkaresàllsk. bandi. XXI, 2, p. 123, 1879. ( Casi di epilessia
1' ^ e di violento mal di testa curati con più o meno successo per
mezzo della corrente continua).
' ^I) Friedenreich, — Atassia dei movimenti della loquela guarita colla
I' corrente contìnua, Hosp. Tid. 47, 1879.
< JL2) Nefìel W. — Trattamento galvanico della tabe dorsale con osser»
yazioni sulla reazione galvanica abnorme dei nervi sensitivi della
i pelle. Arch. f. Psychiatrie. Xll, 3, p. 616, 1882. (L'Autore con-
^ siglia nella tabe la galvaniizazione del cervello e del midolla
iipinale con una corrente ascendente. L* anodo sulle vertebre lom»
, 1
d58 WYISTJL
bari sarebbe piA doloroso che il catodo salla nuca. ProbabUment»
si tratta di ponti iparestesici nella regione lombare).
13) Neumann S. — Neoralgia intercostale ribelle alla corrente contlnoa^
guarita con 2 sedute di (àradizsazione cutanea. Gas/mód. de Paris^
7, 1878. ( La nenralgia duraya da un anno , la corrente galvanici^
era sUta applicata per 14 giorni).
14) Dubois JL — Cura delle neuralgie per messo della elettricità 0-
dell'idroterapia. Tbòse de Paris 1878 (nulla di nuovo).
16) JMeh. — Paralisi delle estremità inferiori in seguito a sciatica».
Guarigione colla corrente indotta. Wien.med. Pressoi 3, 1879 (poo9
importante).
16) Neftel TT. — Gontribusione alla conoscenza e cura delle neuralgie^
yiscerali. Arcb. t Fsychiatriey etc. X, p. 575, 1880.
17) WeUe — Gaarigione di una nenralgia del trigemino. Beri, klin»
Wochenschr. XYI, 43, 1879.
18) Siampacehia B. -* Nnovo metodo elettroterapentico nelle neural-
gie. Gioro. intemaz. delle Se. med. If, 8, p. 8ff7, 1880.
19) Oiàney, — Trattamento galyanico della sciatica. Reprint, from ihm
Amerio. Practitioner. March 1869. Indianopolis. 8, 26 pp. 1879.
(L'Autore descrive 15 casi di sciatica, delle 4nali 11 furono gua-
rite e 4 migliorate col solo uso della corrente continua. Egli oon^
sigila « corrente intensa > 1* anodo snlla regione lombo-sacrale a
sdì tronco nervoso, il catodo sul laogo del dolore , nessuna inter-
ruzione , durata della sedata di circa IO minuti , applicazione quo-
tidiana).
20) JlU)cktoéll A» 2). — Uso della corrente galvanica interrotta nella
cara della sciatica. New York med. Recorder XIX, 23, 1881.
21) Fiéber. — Reazione ottenuta in un caso di contrattara muscolare
con stimolo meccanico ed elettrico. Virebows ArCb. LXXYI , ft^.
p. 364, 1879.
22) Me^er M. — Cura delle contratture colle altematlYe voltaicbe^
Berlin, klin. Wochenschr. XVII, 51, 1880.
23) Remah E. — Patologia e terapia di crampi muscolari localizzati*
Beri. klin. Wochenschr. XVIII, 21, 1881.
24) Remah E. — Patologia ed elettroterapia delle paraìisi del nerrc^
radiale da cóTupressione. Déatsche Ztschr. f. prakt. Med., 27, 1878L.
25) Remah E. — Paralisi del radiale. Sep. Abdr. aus d. Real-Bncyklo*^
padie d. ges. Heilkande Ton A. Euìenburg. Wien 1882.
26) Vecchi Qiov. de* — Atrofia muscolare progressiva acuta dopo gràyè^
difierite ; rapida gaarigione colla elettricità. Ann. univ. Voi. 245^
p. 3, loglip 1878 (nolla di particolare).
27) Wilhelm. — Sai valore della elettricità nelle paralisi difteriohe.
Wien aligem. med. Zig. Ì7, Ìd79 (nulla di particolare).
1^ Berger O, — Cara elettrica del tic convulsivo e della corea'minore^
Centr. BL t Nervenhellkdè, etc., 10, 1879.
DI ELBTTROTXRAPIA 359
29) Ldwenfeld X. — Elettroterapia deir angina di petto ed affezioni
afflai. Bayr. arisi IntelU BL XX Via, 39, 1881,
90) Schà/Psr, ^ Asma e saa cnnu Deatsohe med. Woclienaehr. Y. 32^
33, 1879.
31) Sehmitz — Gora dell'asma colla elettricità. Ibid. YI, 47. 1880.
32) leo /. B. — Cora dell'asma colla corrente indotta. Lancet II, 20;
BOY. 1880 (nulla di particolare).
33) Àtihaus /. — Diabete insi^do trattato colla galyaniszaiione del mi-
dollo spinale. Med. Times and Gaz. N. 27, 1880 (an caso di diabete
insipido antico sarebbe gaarito con ona soli^ applicazione di cor-
rente continua al midollo allungato).
34) ChMe C. P. B. — Diabete insipi Jo trattato colla elettricità. Lancet
U, 18, oct. 1881.
35) Masseù — Paragone tra razione della corrente continua e della
indotta nella paralisi delle eorde vocali. Ann. des malad. de Po-
reille, eto. YII, 1, p. 1, 1881.
36) Torranee R. — Afonia completa da 5 anni. — Guarigione colla fa*
radizzazlone delle corde TocalL Lancet I, 19> may 1881.
37) CSnUelli O. — Paralisi reumatica del facciale, guarita colla cor-
rente continua. Ann. unir. Yol. 259, p. 422. Maggio 1882 (graye pa-
ralisi del facciale; guarigione in 3 mesi di galvanizzazione).
1) Vulpian nel 1875 aveva dimostrato che nel malati affetti da Smia^
neHesia eerebraìe H poteva rapidamente far cessare V anestesia in
tutto intero Varto^ faradiszando fortemente la peUe in una sona cir-
eoseritta. (Arch. de Pbysiol., etc. YII. p. 877, 1873). Dopo d'allora ebbo
occasione di osservare analoghi risultati in una serie di emiinestesia
tanto per lesioni organiche che funzionali. L*azione della faradiszaziona
cutanea non fu sempre così rapida come in quei primi casi, però anche
nelle guarigioni lente era evidente Tutilità del metodo. Non solo V a-
nestesia veniva migliorata, ma anche la paralisi motoria e qualche
volta perfino Tafasia e il torpore intellettuale. Il processo fd sempre
questo: asciugata il più possibile la pelle dell' avambraccio anestetico,
se ne eccitava molto fortemente col pennello elettrico il lato ostensorio
in una estensione di 5, 10 centim. A conferma delle sue asserzioni,
Yulpian comunica 7 casi, alcuni dei quali possiamo riprodurre.
L Monoplegia del braccio destro con anestesia. Trattamento faradico.
Guarigione. Un giovane di 18 anni , che in precedenza aveva sofferto
di scrofola, il 18 agosto 1873 fu colpito da un insulto apoplettico, dop9
aver sofferto per parecchi giorni di violento mal di testa, specie a si-
nistra. Lo stato apopiettiforme durò SO minuti , e al riprendere cono-
scenza il malato si accorse che il braccia destro era completamenta
paralizzato. Tranne leggiera afasia nel primo giorno , la paralisi si li-
mitò fino dal principio a quel solo meu^bro.
La paralisi era di senso e di moto, ranesteaia si estendeva fino ai
i
360 BITi&TA
collo e al metto della scapola. Il malato da prima Teime earato colla
corrente indottai col nitrato d'argento e cloniro sodico d'oro senta sen-
sibile Tantaggio. Poi coir uso della corrente continua tornò gra lata-
mente no poco di sensibilità alla spaila e alla parte snperlore del brac-
ciO| e si ebbe anche qualche movimeoto delle dita. Il 31 dicembre si
cominciò la faradizzazione circoscritta, dando internamente jodaro di
potassio. Ne segni grande miglioramento.
La pelle divenne sensibile dalla spalla in giù. Tale a dire che la sen-
sibilità si ripristinò dal centro alla periferia. Mentre si faradiszava
r antibraccio , il malato aTTertiva una sensazione di puntnra nella re-
gione della spalla. La motilità e la forza migliorarono di pari passo
colla sensibilità. Il 27 febbrajo 1879 il malato poteva servirsi della
mano destra cosi bene come della sinistra. Solamente ohe la forza ne
era un poco minore e l'abluzione del pollice difficile.
Yidpiim inclina a credere che in questo caso si trattasse di una
emorragia nel centro corticale del braccio. Non si dissimula però il
dubbio che potrebbe fhr nascere la completa anestesia del braccio. Egli
suppone che in vicinanza di una neoformazione abbiano avuto luogo
iperemie, una delle quali occasionò 1* emorragia. Al pennello faradico
attribuisce il risultato della cura. Quando una lesione cerebrale a fo-
colajo non d troppo estesa, può lasciare illesi molti elementi nervosi
capaci di supplire i distrutti.
Però questa sostituzione non può avvenire che lentamente. Qaegli
elementi abbisognano di langa eccitazione prima di assumere la ftin-*
zione della parte distrutta. Egli ò dunque probabile che gli eccitamenti
metodici delle terminazioni dei nervi paralizzati , giungendo al rispet-
tivo centro cerebrale e alle sue vicinanze, risveglino quelle parti d^llo
stato d'inerzia funzionale, e le determinino ad assumere il nuovo ufAcia
II. Lesione a focols^jo delPemisfero destro. Emiplegia sinistra poco
'pronunciata, emianestesia completa del medesimo lato, compresi gli
organi dei sensi, dolore neuralgico nella metà sinistra del petto , tre-
mito nei muscoli paralizzati. Faradizzazione cutanea. Guarigione. Un
lavorante di 45 anni fu colpito da apoplessia il 13 marzo I87d. Ripresa
conoscenza, avverti debolezza nel lato sinistro e frequenti vertigini.
<La loquela non fu alterata. D'improvviso venne un dolore violentissimo
nella metà sinistra del torace. E ciò Tindusse a ricoverarsi ali* Ospe-
'dale dopo 14 giorni. L'esame del malato diede: strascico del piede ai-
Siistro, debolezza e inettitudine della mano sinistra, anestesia completa
Molla metà sinistra del corpo, perdita del gusto e indebolimento della
Tista a sinistra. Il dolore neuralgico al petto perdurava intensissimo ,
divenendo intollerabile a qualunque moTimento. A volte compariva tre-
^mito nelle membra paretiche. Furono prescritte pillole di stricnina
(0,001 gr. 4 volte al giorno) e fu fhradizzata la pelle delPavambracclo.
,In seguito si ordinò Joduro di potassio. Tentate inutilmente le ii\ie-
^xioni di morfina per vincere la neuralgia si ricorse alla farad izaaiiona
applicando un elettrodo a spugna sul luogo dolente.
DI ELETTROTERAPU 861
. Si ebbe a poco a poco miglioramento. Prima ricomparve la sensibi*
lità nella palma della mano e neli' anca , più tardi neir avambraccio e
nel braccio, e per ultimo nella faccia e nel piede. Il dolore andò sempre
più scemando, mano e piede riacquistarono la forza e la vista mi-
gliorò pare, L' 11 maggio rimaneva ancora qualche zona anestetica
nelle estremità e nella faccia* ma V incesso era più sicuro e la forza
nelle due mani quasi uguale. Il malato lasciò 1* ospedale come guarito.
Anche in questo caso Vulpìan crede trattarsi di emorragia cere»
brale; per la sede sta in forse tra la capsula interna posteriore e il
peduncolo cerebrale, propende però per questo ultimo. Il risaltato della
cara fu soddisfacente^ essendosi ottenuta in 2 y^ mesi guarigione quasi
completa. L^influenza della faradizzazione era evidente; dopo ogni se*
duta si notava un miglioramento più o meno pronanciato della sensi-
bilità 0 della motilità o di entrambe insieme. L'azióne favorevole dello
stimolo elettrico si manifestò non solo nel braccio direttamente eoci*
tato, ma anche nella gamba che non ta mai elettrizzata.
(, Vulpian conchiude da questi risultati che la elettricità ò un prezioso
ausiliario della natura, potendosi con essa ottenere prontamente gua-
rigioni, che altrimenti sarebbero lente ed incomplete.
III. Saturnismo. Completa anestesia del lato destro, compresi i sensi
specifici. Anestesia leggiera del lato sinistro. Applicazione della corrente
Indotta ad una zona circoscritta dairavambraccio destro. Guarigione.
. Un giovane di 28 anni, che da 3 anni lavorava in una fabbrica di
specchi con frequente maneggio di mìnio, si presentò 1*8 maggio 1878.
Da 2 mesi era cominciata la malattia con dolori alle articolazioni dei
piedi. Dopo 3 settimane divennero dolenti anche le ginocchia e quindi
tutte intiere le gambe. Accessi violenti di dolore tormentavano il ma*
lato specialmente la notte. Mancanza di appetito, paresi delle estro»
mità inferiori, continuo sapore metallico, dimagramento, accessi di co-
lica con coprostasi, e in fine vertigine^ sibili alle orecchie e mal di testa
a destra segnavano i progressi della malattia.
« Airesame si rilevò: orlo nerastro delle gengive , paresi degli esten-
sori delle mani e delle dita, prevalente a destra, e con conservazione
Clelia contrattilità elettrica, paresi della gamba destra» emianestesia de*
,«tra, sensibilità diminuita a sinistra, diminuzione a destra del potere
visivo (discromatopsia), deirudito e del senso nella metà corrispondente
•4ella lingua. La sensibilità tattile e termica erano abolite a destra»
forte pressione veniva avvertita come leggiero tocco, e la sensibilità
elettro musoolare era solo indebolita.
Cura: bagni solfurei, joduro di potassio e faradizzazione cutanea lo-
oalizzata. Quest'ultima ad ogni seduta produceva miglioramento sensi*-
ì^ile. Dopo circa 2 mesi il malato era presso che guarito*
- Nella emianestesia saturnina le lesioni che si suppongono nella oap-
-snia interna. posteriore sono leggiere e iàoili a scomparire. E qui Ta-
.«ione della faradizzazione cutanea potrebbe ras€omigliarsi a quella di
892 EIVISTA
un magnete. Anche questo ò stato talora applicato con vantaggio, seb-»
bene in qaesti casi non abbia il valore che giostam^nte gli viene at-»
tribuito nelle emianestesie isteriche.
In sai finire nota YtUpian che sebbene il Inogo d'applicazione da lai
scelto nell'avambraccio sia arbitrario, pure convenga sempre scieglier»
un punto qualunque delle estremità superiori. Trattandosi di dover
produrre un certo scuotimento nel cervello , il braccio si presta a cU>
meglio che non la gamba o il tronco, maggiori e più frequenti essendo
le sue relazioni col cervello. Yulpian consiglia 'ugualmente la faradiz-
zazione cutanea nelle emiplegie senza aneeteeias poichò anche in esse
ottenne col suo metodo rapido miglioramento dell'afasia e del torpore
intellettuale. Si usino pelò correnti di moderata intensità.
n Rei. in un caso di anestesia probabilmente corticale, impiegò con
vantaggio il metodo di Yulpian^ mentre nelle emiplegie puramente
motorie con o senza afasia non ebbe alcun miglioramento.
2) Leìoir dei^crive 2 casi di anestesia isterica ed 1 di contrattura
isterica (dal riparto di Yulpian). Nei primi la faradizzazione cutanen
localizzata, nell'altro la corrente continua produsse eccellente risultato.
3) Lowenfeld^ dopo aver dato un ragguaglio letterario sui oasi di
affezioni centrali curati eolla faradizzazione, esprime la speranza che in
avvenire questo metodo acquisterà maggior importanza.
5) Rumpf^ nella 1.* parte del suo lavoro, riferisce un caso di neurUe
delV ottico con mielite trasversa^ in cui fu usato con successo il pen-
nello elettrico.
Una donna di 37 anni, soffriva dalla morte di sua madre, di tristezza
e confusione di testa. Dopo 6 mesi si manifestarono successivamente:
rossore intenso degli occhi con crescente debolezza di vista, fiacchezza
delle gambe con dolori alla spina, senso di cingolo e a volte inconti-
nenza di urina. Nel gennajo 1880, epoca deiresame, esisteva paresi delle
estremità inferiori con moderata anestesia estendentesi fino ali* ombe-
lico e con parestesie, fenomeno del tendine vivace , leggiera epilesida
spinale, senso di cingolo, stillicidio di urina, confusione di testa e de*
bolezza generale. L' acutezza di vista era diminuita (Jàger N. 14). SI
osservò rigonfiamento e leggiera opacità della papilla, intensa injezione
dei piccoli vasellini raggiati, dilatazione delle arterie e delle vene.
{Móoren).
U Autore applicò il pennello faradico. € Lo faceva scorrere lenta-
mente e con forza sulla parte superiore del petto, sulle braccia e sol
dorso, ripetendo per 2 volte Poperazione. Graduava la corrente in modo
che producesse facile contrazione applicata alla piegatura dei gomito. »
La durata della seduta era di 5-6 minuti (dove stava il S^ elettrodo ìy,
Qià nel 3.® giórno era diminuita l'ii^ezlone dell ottico e al 6.* la ma-
lata poteva leggere lager N. 7 invece del N. 14. La spina venne trat-
tata colla corrente continua e dopo 23 sedute della mielite non rima-
neva più altro che leggiera vivacità del moto riflesso tendineo. Senid-
DI ELETTROTERAPIA 363^
bilità e fanzione della vescica erano divenate normali. La malata cam-
minava per ore, era molto contenta e volle maritarsi. Il fondo deiroc-
chio nulla presentava più di abnorme* Poteva essere letto lager N. 3.
V Autore crede che per razione del pennello faradico si ristabilisca it
tono nei vasi della papilla, e che colla loro contrazione svaniscano ia
manifestazioni infiammatorie.
Nella 2* parte del suo lavoro intitolata: «Il pennello faradico nelle-
iperemie degli organi centrali e delle loro membrane > V Autore con-
cede larga parte al trattamento neuroastenizzante. Egli oplDa che, ol-
tre alle neuroastenie primarie che possono decorrere con o senza di*
sturbi secondarii di circolazione, vi abbiano forme morbose, nelle qnalt
non sia dimostrabile una affezione primaria del sistema nervoso, anzi
sia improbabile. E qui cita malati nei quali le prime manifestazioni
morbose furono € congestioni > e nei qnali soltanto più tardi oompar»
vero i veri sintomi neuroastenici. Esrti avevano il viso mdlto colorito..
In simili circostanze il pennello gli ha reso buoni servigli.
Da prima riporta 2 casi d' iperemia cerebrale. Tutte e due i malatf
erano robusti e senza fondo nervoso. Dopo fatiche ed eccitamenti ap-
parvero sintomi di congestione: accensione del viso, confusione, mal di
testa e vertigine. Solo più tardi successe insonnia , smemorataggine^
inettitudine al lavoro, eccitabilità esagerata. Le sofferenze duravano da.
parecchi mesi, ed ambo i malati furono guariti col metodo suesposto^,
uno dopo 2 sedute, Taltro dopo 18.
Seguono 2 casi in cui erano evidenti i sintomi mielastenici , e ch^
possono servire come esempi di iperemia del midollo spinale.
Un negoziante, di sana famiglia, dopo un raffreddamento fu colto da.
dolori violenti al dorso e alle gambe, fiacchezza, torpore e senso di
calore nelle estremità inferiori, e insonnia; guarigione dopo 22 sedute..
Una giovane di 15 anni, soffriva di dolori alle braccia, dorso e spalle^
debolezza e torpore nelle mani, sonno inquieto e palpitazione di cuore^
guarigione dopo 13 sedute (come sia dimostrata in questi casi l' ipere-^
mia spinale realmente non si vede. Ciò vale anche per 1 casi seguenti.
Reiy Un giovane di natura eccitabile, dedito prima all'onanismo soffre
di pesantezza e accensioni fugaci alla testa, e più tardi dolore al capo
e alla spina. Qaando deve parlare in pubblico diviene rosso e rimane
por lungo tempo impacciato, dorme male, ha frequenti polluzioni, sL
sente troppo debole per camminare e scrivere; guarigione dopo 16 se-
dute. Un fabbricante soffre dall* ultima guerra di dolori laceranti alla
spalla sinistra e gamba destra, ed in seguito di confusione di testa e
vertigini, sonno inquieto, smemorataggine, inabilità al lavoro, dolori ai
lombi, formicolio nelle mani e pian!, e dolorabilità della spina: guarir
glene dopo 13 sedute. In tutti questi malati air esame obbiettivo noa
si rilevava altro che grande vivacità del fenomeno tendineo è dei ri-
flessi cutanei, sintomi che corrisponderebbero allo stato di coDgestione..
^inalmenle V Autore espone un caso piuttosto complicato di emiplegia^
che migliorò sotto l'uso del pennello.
.364 BITISTA
Il malato aveva avuto una ferita alla testa nella campagna del 1870,
^ ne conservaTa cicatrìee con avvallamento dell* osso. Dal 1872 si la-
gnava di dolori alla spina irradiantisi a destra, formicolio della pianta
dei piedi, insoonio, mancanza di memoria e debolezza del lato destro*
All'esame si trovò a destra leggiera paralisi del facciale e strascico
della gamba con nn poco di atassia; analgesia generale, fenomeno del
tendine vivace^ precessa retinite sinistra, confasione di testa. Fallita la
«cara galvanica, si ricorse al pennello. In poco tempo sparirono l do*
iori e le parestesie , il sonno divenne tranquillo e migliorò la paresL
Popò 6 settimane rimaneva solo lieve stiramento della bocca e an poco
di anestesia* Àncbe dopo nn anno e mezzo il paziente fa trovato in
istato relativamente bnono.
Nelle emiplegie comnnl e nei leggieri disturbi di sensibilità, V Autore
4ù limita al metodo di Vulpian.
Anche il JRehj in casi simili a quelli destritti da Rumpf come ipere-
mie degli organi centrali, ha usato con vantaggio il pennello faradico, ma
•non ha mai veduto effètti cosi brillanti come i precedenti.
21) Fieber narra questo caso*curioso.
Una donna di 23 anni, che dall* II.® anno soffriva di accessi epiletti-
formi e che dal 20.® aveva menstmazione scarsa, fu portata all'ospe-
dale con contrattura delle gambe. Questa era stata preceduta da con-
vulsiooi cloniche. All'esame si trovò: dolorosa la pressione suir ipoga-
strio, flessione delle gambe e distensione dei piedi. Tentando di via-
•cere la contrattura si produceva tremito convulsivo. Oltre a ciò si notò :
anestesia della superflcie anteriore e interna delle gambe, riflessi cu-
tanei viTacissimi, contrattilità elettrica dei muscoli normale. Applicando
per circa 1 minuto il polo negativo (30-40 elementi Siemens e ffaisìke)
Intorno al malleolo esterno, mentre il polo positivo era tenuto in un
luogo indifferente, il piede prese gradatamente la posizione normale.
Ma appena cessata la corrente, si ripresentò la contrattura. E lo stesso
avvenne nelle altre articolazioni. Durante il passaggio della corrente si
ebbe agio di cingere il membro con un apparecchio di sostegno, e cosi
timase la gamba in positura normale. Coir apparecchio la malata po-
teva passeggiare; però se si toglieva riappariva subito la contrattura.
La cura unica in questo caso fu di rinnovare ogni tanto l'apparecchio
di sostegno, facendo flaire la corrente continua durante tutta V opera-
2ione. Di tanto in tanto venivano convulsioni cloniche e talora anche
accessi epilettiformi.
22) Meyer riferisce il seguente caso di contrattura riflessa.
Un predicatore di 35 anni, soffriva di dolori articolari reumatici dal-
l'ultima guerra. Nei 1879 cominciò a sentire debolezza al ginocchio si-
nistro ed in seguito anche al piede. Verso la fine del 1879 segni devia*
-Sione della spina a destra. Il malato dovette indossare un busto di ferro
^ porre una suola di sughero nello stivale destro. Solo In tal modo po->
^va camminare per breve tratto e con dolore. L* Autore nel 1880 troT6
DI ELETTROTERAPIA C6&
forte scoliosi a destra, contrattara solida del quadrato dei lombi sini*
stro. Ammise una precessa periostite delle vertebre lombari. Appli-
cando un largo elettrodo sul muscolo contratto e l'altro sulle vertebre
lombari e producendo alternative voltaiche con una corrente di 40-50^
elementi, il quadrato dei lombi diveniva flaccido e Tincurvamento della
spina diminuiva in proporzione. Questo effetto persisteva per un certo
tempo. Già dopo 5 sedute non vi fu più bisogno della suola di sughero
e i dolori erano diminuiti di molto. Dopo 14 sedute la scoliosi era quasi
completamente ridotta ed il malato indossando il busto di ferro poteva
camminare per parecchie ore. Dopo 6 mesi persisteva il miglioramento^
e non era più necessario il busto.
Incoraggiato da questo buon successo, ìieytr pensò di usare le alter-
native voltaiche anche nelle contratture miqpatiche»
Una bambina di 12 anni, affetta prima da corea, fu colta dopo uà
raffreddamento da contrattura del levator angolare scapolare sinistro.
Con 3 sedute ne fu liberata.
Un nomo, con paralisi cerebrale del facciale sinistro e vizio di cuore,
presentava contrattura del zigomatico, triangul. e qnadratus mentì, del
levator al. nasi labiique super, e dell*orblcolare delle palpebre. Dopo 13
sedute vi era notevole miglioramento.
Anche nelle contratture consecutive a reumatismo muscolare acuto^
V Autore usò le alternative voltaiche col grande vantaggio.
In un fanciullo di anni 7 1(2, dopo violenti dolori per tutto il corpo^
rimase una contrattura dello splenio sinistro. Passato il periodo acuto,,
furono usate le alternative voltaiche. In 30 sedute fu quasi del tutta
vinta la contrattura.
23) E. Remali presenta un caso di paralisi traumatica del facciale
associata a tic convulsivo; e quindi discute sul processo impiegato in
un crampo violentissimo dei muscoli del collo.
Remah sen, aveva guarito nel 1862 il malato della identica forma.
coirappUcare l'anodo al Proc. transversi cervie. Nel 1878 avvenne una
recidiva; il capo veniva lanciato contiQuamente qua e là, e nelle brevi
pause rimaneva contrattura rigida dei muscoli della nuca. Evidente-
mente era preso il campo dell!accessorio destro, però erano interessata
anche muscoli più profondi del collo. It<imak jun. ripeta rapplicazione
deiranodo al Proc. transver, cervie, con una corrente di media inten-
sità (5-17 Milliweber). Una lunga cura quotidiana (84 sedute) produsse
miglioramento notevole. Rimase leggiero spasmus nictitans dello sfin-
tere palpebrale e rari spasmi deiraccessorio.
Anche in particolari spasmi ritmici dei muscoli del coVo, con base^
neurotica, ebbe V Autore buoni effetti dalla cura galvanica.
Una bambina di 10 anni, mentre correva sui trampani cadde. Quattro
settimane dopo la colsero spasmi saltatori, che la facevano balzare in
aria ogni volta che si alzava. Questi dopo non molto diminuirono e
if furono infine vinti coir 'arsenico. All'epoca dell* esame, \RemaA trov(>
S66 RIVISTA
forti contrazioni ritmicbe dei muscoli del collo, ohe spingevano indietro
la testa un 60 volte al minuto. Le contrazioni interessavano principal-
mente il platysma, ma pure 1 muscoli della nuoa, specie gli spleni. Fa
applicato alia nuca l'anodo di una debole corrente. Con 3 sedute alla
settimana gli spasmi divennero sempre più rari. Dopo 37 sedute si
erano ridotte a 28 al minuto. Ed infine si ebbe guarigione completa.
M Bernhardt riporta parecchie reazioni elettriche rare (< Beitr. zar
Pathol. der peripber. u. spinalen Làhmungen. Yirchow*8 Arcb. > LXXVIII,
pag. 267, 1879), di cui daremo brevi cenni.
In una paralisi del radiale, 1* Autore trovò esagerazione persistente
della contrattilità senza reazione degenerativa. Si trattava di paralisi
^accida degli estensori della mano e delle dita in un uomo sano. Colla
eccitazione faradica e galvanica, diretta ed indiretta, si aveva contra-
^zione più presto nel lato malato che nel sano. Miglioramento dopo 14
giorni. Più oltre viene descritta una paràlisi del facciale con semplice
-diminuzione della contrattilità. Paralisi reumatica senza disturbo del-
Tudito e del gusto. Al 3.** giorno abbassamento della contrattilità. AI
16.® miglioramento della motilità. Guarigione dopo 5 settimane. Però
Ja contrattilità rimase diminuita, per ristabilirsi dopo altri 14 giorni,
non si ebbero mai segni di reazione degenerativa.
Nelle paralisi saturnine V Autore notò in paralisi deir estensore
delle dita senza reazione degenerativa, ineccitabilità faradica del supi-
natore lungo senza paralisi, preponderanza del Ga. CC. sull'An. CC. nel-
l'estensore delle dita non ostante precessa reazione degenerativa. In
una probabile poliomielite subacuta esisteva paralisi ed atrofia solo dei
piccoli muscoli della mano, eppure i muscoli delle braccia e gambe non
reagivano allo stimolo faradico diretto ed indiretto, e con leggiere con-
trazioni allo stimolo galvanico (Cat. CC=An. CC, istantanea).
F. Fischer jun. ha fatto studii sulla Eccitabilità elettrica nelle fe-
sioni spimli della demenza paralitica. (€ Arch. f. Psychiatrie, ecc., >
XI, pag. 777, 1881). In 3 malati fece un accurato esame elettrico col
joaetodo di Erb. Non trovò mal alterazioni rilevanti della contrattilità
faradica, diminuita solo un poco la 'contrattilità galvanica dei peronieri.
I malati avevano paralisi spastica delle estremità inferiori. Air esame
del midollo spinale (Fr. Schultze) si rinvenne mielite più o meno estesa
dei cordoni laterali. Fischer ribattè vittoriosamente le asserzioni di
Svetlin che erano in contradizione colle leggi fondamgntali dell'elet-
trodiagnostica.
24, 25) E Remak consiglia, dietro T esempio di suo padre, di appli-
<5are, nelle frequenti paralisi, da compressione del radiale, il catodo di
una moderata corrente continua sul presuntivo luogo della compres-
sione, mettendo l'altro elettrodo in un punto indiflPérente. Quindi si ac-
cresce lentamente la corrente per mezzo del reostata fluo ad una de-
terminata intensità (in media l(P del galvanometro. Eirschmann di 60
TJ. S, di resistenza = a circa IO Milli-Weber).
DI ELETTROTERAPIA 86?
la principio il inalato avverte uti alleggerimento soggettivo della mo-^
tilità, e quindi alza sempre più la mano e distende le dita. In tal modo
dopo poche sedate ò ristabilita la condacibilità dei nervo ed allora si
paò colla galvaaizzazioae labile accelerare la gaarisione definitiva.
Usando questo metodo, ì'Autorej in 19 paralisi da compressione di forma
leggiera osservate fino a completo ristabilimento, ha ottenuto la guari-
gione in 8-14 sedate; e tanto più presto quanto il caso era più recente.
Nelle forme più gravi la cura richiede maggior tempo (in media tre
mesi) qualunque ne sia il metodo. Anche qui però sembra da preferirsi
la galvanizzazione stabile del punto primario della compressione, seguita
da una applicazione labile non troppo forte. Nelle paralisi del radiale
<son totale reazione degenerativa ò da sperarsi un risultato solo dopo
molti mesi di cura galvanica fatta col metodo precedente.
28) Partendo dalla possibilità che parecchi casi di Tic convulsivo e
Corea min, dipendano da stato irritativo della zona motrice corticale,
O. Berger in queste affezioni ha spesso applicato sul vertice delia testa
Tanodo, mentre il catodo veniva dato in mano al malato. Si faceva pas-
sare per 5-10 minati una corrente costante di media intensità, insul-
tati furono buoni. In una Epilessia parziale, V Autore ha ottenuto col
suo metodo un miglioramento passeggiero.
29) Lòwenfeld riporta 2 casi di Angina pectoris nei quali fa usata
con soccesso la corrente continua.
Nel 1.® si trattava di un uomo di 47 anni , che due anni dopo una
forte ustione della pelle ebbe accessi di angina pectoris. Questi erano
violenti e duravano per ore. Fu applicato l'anodo ai ganglio cervicale
inferiore, il catodo al cervical superiore; durata della corrente un mi-
nuto da ambo le parti. Nella 1.* seduta si affacciò un senso di oppres-
sione che era solito annunciare, a modo di aura, Taccesso; però questo
non venne. Furono fatte IO sedute in 3 settimane, senza che vi fosse
più nessun accesso. Dopo 2 anni e 1(2 persisteva la guarigione.
Nel 2fi caso esisteva una grave cardiopatia organica accompagnata
da angina pectoris. Là galvanizzazione produsse miglioramento. In una
settimana furono fatte 5 sedute : nessun accesso. Quindi morte Improv-
visa. Non fu fatta sezione.
Ij Autore consiglia la galvanizzazione al collo anche nella angoscia
precordiale.
30) Schàjfer tenta di dimostrare con una serie di casi che l'applica-
zione delia corrente indotta al collo in direzione obliqua sia un mezzo
sintomatico sicuro negli accessi di asma. Essi sparivano già dalla prima
jseduta.
31) Schmitz conferma le esperienze di Sohà/fer, La faradizzazione
troncava l'accesso. Dopo 12 sedute l'asma era completamente sparito,
e solo dopo molto tempo si ebbero nuovi accessi.
34) Giubbe narra che in una signora di 35 anai la corrente faradica
diminuì notevolmente la quantità d' urina, ohe era enorme, e migliorò
lo state generale.
35 ) Massei tratta dell' elettrizzazione intralarlngea nella paralisi
delle corde vocali di origine difterica, isterica, reumatica, eco. In ge-
nerale preferisce la corrente galvanica , servendosi deli' indotta come
'Complemento.
.36) Terranee trovò in nna ragazza di 24 anni, non isterica, forte ri-
lasciamento delle corde vocali. L'afonia durava da 5 anni e non cedeva
alla narcosi. Poche sedute faradiche (coir elettrodo di Machenzie) fe-
cero ricomparire la voce, sebbene aspra e monotona. Solo lentamente
riprese il tono primitivo.
{Continuiii,
Il Direttore e Gerente responsabile
Prot À. Corradi.
368'
INDICE DELLE MATERIE
RmSTÀ DI PÀTOlOGIi SFEGIAU E GUNIGÀ MEDICA
del Prof, A, DE-GIOVANNI e Doti. P, PENNATO
Moretti — Contribuzione alla easuisHca ed allo studio degli spasmi
. ritmici localizzati — pag. 274.
Vierordt — Sulle paralisi atrofiche delle estremità superiori — 278^
Lépìne — Sopra una forma particolare di crisi gastriche non gastral-
giche nelVatassia — 279.
De-6iovanni — Alcune risultanze terapeutiche ottenute mediante Vip*
notismo — 280.
Bro'Wiì — Storia di un caso raro che illustra alcuni disturbi vaso-
motori — 282.
Dippe — Vizio cardiaco complicato — emisistolia — tono venoso cru^
raìe — 285.
Proebsting — Sulla tachicardia — 287.
Smolenski — Intorno alla teoria del movimento del cuore -* 288.
Neidert — Del polso di ritomo — 29X
Sarah Post -^ Irritazione cutanea e il polso — 291.
Riegei — Del polso venoso normale e patologico — 292.
Riegei — Sul poUo venoso normale^ e sul comportarsi del sistema ve^
noso negli essudati pericardici — 294.
DaTlson — Il polso carotideo nelVinsufficienza aortica — 295.
Lépine — Del romore di galoppo in generale e in particolare nella
nefrite acuta — 297.
CoDcett*. — Sulla natura e guaribilità della tisi polmonare — 298.
Maragllaoo ~- Sul trattamento della pleurite essudativa — 301.
Woodbury — Sul trattamento razionale della consunzione polmonare
— 803.
Petrone — Contribuzione allo studio della carcinosi miliare Cicuta
primitiva della sierose — 309.
De-GioyaDni -^ Casi rari di malattia delVaddome — 310.
Kohn — Caso unico di corpo straniero nel tubo gastro-enterico — 314.
Brandt — Un caso di diarrea tubulare — ^ 3i5.
Luzzatto -^ Angiocolite suppurativa con pigmentazione anomala e in-
termittènte delie orine — 319.
Whiltaker — Scoperta dei ealcoli biliari con un ago esploratore — 322»
Lnzzatto — Lue casi di ileo^tifo a decorso acutissimo — 323.
Martin — Vn caso rarissimo ^ forse t«mco> di eruzione generale vac-
cinica — 325.
Mvista di elettroterapia ^ dèi dòti. Paolo Oiuliò Mòmué di Lipsia^
coii aggiunte del dott cav. Cesabb Brunbl£i di Roma -— 328w
RIVISTA DI ELETTROTERAPIA
del Doti. PÀOLO GIULIO m3BIUS di Lipsia (1)
con aggiunte del Dott. Gav. CESARE PBUNSLLI di Soma
(Continuazione e flne. — Vedi fascicolo precedente, pag. S67).
VI. Elettroterapia degli organi del Bensì.
1). Fischer jun. Fr. — Inflaensa della corrente galvanica salle aliaci»
nazioni acastiche. Arcb. f. Psychiatrie, etc. IX, p. 176, 1879.
2) L€idreii de Lacharriére. — Azione della corrente costante in certe
affezioni deirorecchio interno. Ann. des mal. de roreille II, 4, p« 187,
1880.
3) Woàkes S. — Applicazione deirelettricità nelle malattie deirorecchio»
Brit. med. Jonrn. Jaly 16, 1881.
4) Neftel W. B. — Cara galvanica della cataratta incipiente. New York
med. Record. XVII, 8, 13, 21, 22, p. 211, 335, 679, 610, 188L
5) Nefìel W. B. — Contribazione alla reazione galvanica dell* apparec-
chio nervoso ottico nello stato sano e nel malato. Arch. f. Psy«
chiatrie, etc. Vm, p. 409, 1878.
6} Hirsehberg L ^ La cataratta è gaaribile senza operazione ? Yir-
chow's Arch. LXXX, p. 503, 1880.
7) Agnetv C. R. e Webster, -^ Sai trattamento elettrico della cataratta.
New York med. Eecord. XVII, 20, 22, p. 552, 610, 1880.
8) Enapp E. — Idem. Ibid. XVII, 24, p. 678.
0) Tseherbatseheu) Barbara, — Influenza della corrente continna sai*
l'occhio normale. Centr. BL f. Nervenheilk. 15^ 1880.
10) Noyee JET. D. — Cura della cataratta per me^zo della elettricità.
Transact of the Amer. ophthalm. Soc. p. 305, 1881.
11) Cfirauél»Teuìofu — Gara delle opacità del corpo vitreo per mezzo
della elettricità. BalL de TAcad. 2, S. 2. p. 1259, octobre 18 , 1881.
12) BockwelU — Completa anosmia e agensis antica. Rapida guari-
gione col galvanismo. New York med. Record XIX» 5, 1881.
1) Fischer jun. applicò con vantaggio la corrente continua in un nte-
lanconico anemico affetto da rumori soggettM e da numerose allU"
cinazioni acustiche* Dopo un esame elettrico dell* orecchio , fatto con
^ elem. Stóhrer senza determinare sensazioni uditive, tacquero per
Rivista. Zi
370 RIVISTA
molti giorni e la Toei » del malato. La corrente veniva applicata quo-
tidianamente alla testa in direzione longitadinale e obbliqoa. Con 2
mesi di cara cessarono del tutto le aliucinasioni. MigUorò la nntri-
zione generale, ed in fine segui gnarigione completa.
2) Ladreie de Laeharrière crede che talani casi di ottuHtà nervosa
delf udito debbano attribuirsi al simpatico che indurrebbe iperemia per
paresi dei vaso-motori. Egli ha usato Telettricità con molto vantaggio.
Una giovane di 23 anni, dismenorroica, era sorda da 4 anni. La ma-
lattia era cominciata con rumori di campane e vertigine. Nessun gio-
vamento dal cateterismo, epispastioi e bromuro di potassio. La corrente
continaa vinse i rumori soggettivi e la vertigine.
Una signora di 23 anni aveva da qualche tempo la menstruadone
molto scarsa, che alla fine durava appena un'ora. Contemporaneamente
avvertiva grande ottusità^ d'udito. Nulla aveva giovato la doccia d'aria
usata con insistenza. La corrente continua (intensità di 10-14 elementi^
2 volte alla settimana) produsse rapido miglioramento.
L'Autore quindi descrive il metodo barbaro di Bonnafont che in-
figgeva a traverso dei timpano un elettrodo ad ago. Consiglia anche il
processo di DucTiennef cioò di porre in ambo le orecchie gli elettrodi
di una pila di 12-14 elementi. Egli Tha spesso usato e sempre con
buon risultato. Sembra che per T Autore la elettrojatrìa tedesca eia
un campo del tutto sconosciuto.
3) WoaTces adduce ragioni poco stringenti contro l'opinione di JBretmer
che la corrente raggiunga il nervo acustico. Egli crede in una eccita-
zione riflessa. E per questa militerebbe anche la reazione paradossale
dell'orecchio non armato.
La corrente .ecciterebbe il tensore del timpano , e la contrazione di
questo per azione meccanica sulla staflia prodarrebbe la sensazione
elettrica di snono.
In terapia pare che si sia limitato alla elettrizzazione muscolare diA
tuben. Alla debolezza di questi ascrive in gran parte i disordini del-
l' udito. Sembra non abbia ottenuto gran che. Secondo lai , la cor-
rente galvanica avrebbe lo svantaggio di produrre iperemia dell* o-
reochio medio. Usa solo la corrente faradica, ed una volta per set-
timana.
9) Tscherbatschetv avrebbe osservato su sé stesso, dopo langa galva-
mzzazione degli occhi, dilatazione del campo visivo e maggiore acu-
tezza della percezione dei colori.
5) NefUl conforma in generale i lavori 'di Brenner sulla reazione
galvanica delVotHco^ specialmente per ciò che riguarda la variabilità
individaale delle sensazioni. Egli ò d'avviso che la reazione risulti di
due diverse modalità, cioò la sensazione di luce e quella dei colori;
trovò persone in cui mancava la prima, ed altre in cui mancava la
seconda.
Nell'iperestesia del nervo ottico la reazione galvanica può essere de*
tenninata solo da 1-3 elementi, nel torpore deir ottico invece ò rara
ad arerai anche con forti correnti. Neil' ambliopia unilaterale la rea-
zione galvanica segue di pari passo la diminazione del potere visivo.
In terapia T Autore ha vedato buoni efifetti dalla galvanizzazione
degli occhi. In un caso di retinite pigmentaria asserisce di aver ar-
restato il progredire della malattia e migliorato di molto il potere vi*
sivo per mezzo di una lunga cura galvanica.
Un caso di distacco di retina e di sclerocoroidite fh pure migliorato
tanto dal lato soggettivo che dalP obbiettivo. Il suo metodo ò questo:
applica il catodo di una corrente leggiera scila nuca e l'anodo su una
palpebra, dopo qualche secondo fa scorrere lentamente questo ultimo
sulla tempia del medesimo lato, sulla fronte, sull'altra tempia, sull'al-
tra palpebra ed in fine sulla fossa auric. maxill. d* ambo le parti. Indi
viene ripetuta rapidamente l'operazione eolia corrente rovesciata e per
ultimo si ripete tutto il processo con la corrente alquanto rinforzata.
4) Con cura galvanica asserisce Neftel di aver guarito 2 casi di ca«
taratta grigia, la cui diagnosi era stata fatta da distiuti oculisti.
Una signora di 62 anni {Agneto e Webster) soffriva di cataratta bi-
laterale. Se ne attendeva la maturità per procedere ali' operezione. Il
metodo seguito da Neftel fu di applicare stabilmente il catodo alla
nuca e far scorrere l'anodo lungo la fronte e gli occhi, e quindi di in-
vertire la corrente, ed infine di aumentarla ripetendo tutto il processo
(intensità di 5-15 elementi Siemens , aggiungendone 1 alia volta ; du-
rata della seduta 10-15 minuti).
Dopo 2S sedute, da prima quotidiane e poi più rare , si dio termine
alla cura. La vista migliorò sempre più fino a completo ristabilimento^
▲nohe la presbiopia richiese lenti più deboli che prima. Non era più
visibile alcuna opacità.
Un nomo di 65 anni (dott^ Knapp) aveva da 2 anni doppia cataratta,
^e gli impediva di distinguere il numero delle dita. A ciò si aggiun-
gevano sintomi dispeptici e grande . debolezza. Dopo 30 sedute venne
letta con facilità una scrittura minuta, dopo 44 (con lopghe pause) la
vista fu completamente ristabilita, r^on vi fa più bisogno degli occhiali,
che prima erano portati per la presbiopia.
L'Autore crede che questi effetti rimarchevoli si possano spiegare
colle^ forti oscillazioni della pressione intra-ocolare prodotta dal metodo
descritto e colla maggiore facilità di riassorbimento che ne consegue.
Ogni incipiente cataratta dovrebbe d'ora in poi essere trattata col gal*
vaniamo.
6) Mrschberg pone in dubbio i successi di Neftel. Già anche per il
passato errori diagnostici avevano prodotto slmili illusioni. Ciò av-
venne quando nel leggieri intorbidamenti della lente non si pose mente
a qualche coesistente cagione di disturbo della vista, per esempio, un
processo irritativo del fondo dell'occhio, facile ad essere vinto. Anche
il Mto .allegato ^a Neftel del miglioramento della presbiopia non hi^
872 miYisTÀ
Talorei perehò è ben noto agli oftalmologi ohe negli iaeipfénU iatorlA-:
damenti della lente vi ha nn certo perìodo in cni per leggere si osano
lenti conTosse più deboli. Del resto i dottori Agneta e Znajpp dtatida^
Kefleì come autorità, interrogati in proposito risposero chiaramente
di non dlTidere ^opinione di NefUh
Onesto tenta di ribattere le obbiezioni di HirnMerg. Il L* malato
dopo 2 anni fh riesaminato eoiroftalmoscopio , e In tatto furono tro^
Tati intorbidamenti della lente ancora parziali. Nel 2.^ caso dopo qnasi
1 anno Kaapp trovò Tintorbidamento poco progredito. Non ritiene nep-
pure provato che opacità anche più avanzate della lente non possano
dileguarsi dietro una cura elettrica. E d'altronde insiste soli* indubita*
bile miglioramento della vista in tutti e dae i casi e inclina a spie«
garlo colla scomparsa di intorbidamenti puramente molecolari della
lente, non dimostrabili eoiroftalmoscopio.
In seguito Neftel ha ripetuto gli esperimenti in cataratte mature, e
anche in queste ha veduto che la corrente continua esercita un'azione
decisa sulla lente catarattosa. Egli consiglia la cura galvanica : a) nella
cataratta incipiente — h) nella ambliopia dei vecchi senza reperto of-
talmoscopico — e ) nella cataratta con glaucoma , opacità del corpo
vitreo, coroidite, neurite, retinite, ecc. (come cura precedente T opera*
zione) — d) in affezioni intra-oculari € croniche » ( opacità del corpo
vitreo, ecc.).
7) Agneuo e Webster danno conto del I.® caso descritto da Nefiél e
dichiarano che secondo loro lo stato del malato dopo la cura galva-
nica non era per niente cambiato.
* 8) Knapp dichiara che la sua malata anche prima di andare da Neftét
poteva leggere carattere minuto, e che dopo il trattamento elettrico,
gli intorbidamenti della lente non che più leggieri erano più densi.
Da questa polemica si può ben conchiudere che almeno per ora non
ò permesso d'illudersi suireflScacia del galvanismo nella cura della ca<«
titfatta.
10) Nóuee descrive una guarigione apparente di cataratta grigia oi^
tenuta per mezzo della elettricità.
In realtà si trattava di macchie nel corpo vitreo per coroidite, scorn*
parse dopo una cura galvanica.
11) CKraud-Tetilon pubblica 24 casi di intorbidamenti del corpo vi*
preOf in 2^ dei quali si ottenne Teffetto.
Noi ne riporteremo qualcuno come esempio.
n. Un sergente aveva completo opacamente del corpo vitreo sinistro
in conseguenza ferita deir osso malare per arma da fhoco. Otto sedate
bastarono a rischUrare tanto 11 corpo vitreo , che si potè dlsUngaora
la retina distaccata e fluttuante e Tatrofia della papilla.
YL Signora di 40-45 anni, emmetropica, acutezza visiva Ii4 a destra,
nulla a sinistra. All'oftalmoscopio < diminuzione del chreolo - arterioso
della papilU > nei due occhi, e hyalite con ^fiocchi a sinistra» Gaoaa
\
DI ELBSrXRCfTiIPtAPIA $78
llireiiintiva: menopamuu Dopo 4 sedate acutezza Tifliva «lai nulla era
salita a 2\5.
,^ XII. Signora di 50 anni» con byallte cronioa e opaoUÀ quasi completa
a destra, incipiente a sinistra. Acutezza di vista S\5 a sinistra con re-
^inglmento del campo visiTo. Incipiente atrofia infiammatoria della
papilla. Dopo 10-11 sedute acutezza di vista lilO a destra» li2 a sini-
stra ; dopo 22 sedute 1\2 a destra ed a sinistra presso che U
L^Autore consiglia una corrente di 8 elementi Siemens, prolungando
la seduta per 5-10 minuti. L^anodo si applica sulla palpebra chiusa e
g catodo suirangolo della mascella o sulla nuca. Egli cònchiude che
nelle opacità del corpo vitreo, qualunque ne sia il grado e restensionci
purchò non vi siano neoformazioni solide, la corrente continua rappre-
senta il mezzo curativo più potente e più rapido.
12) Già per Taddietro Socktoell aveva descritto un caso di anosmia
^ ogetMis complete. Ora ne riferisce un altro. Una giovane signora in
segnito a forte raffreddore aveva perduto il gusto e ^odorata
Dopo 10 mesi venne da ItochwelL Eccitando la lingua coir elettrodo
era appena possibile di produrre il sapore galvanico. Però dopo poche
sedute il nervo del gusto reagiva prontamente, ed in 15 giorni il senso
era del tutto ristabilito. Dalla storia non si rileva se esistesse o no iste-
rismo.
VII. Elettfoterapla degli organi sessuali mullebjri.
1) Mbiuè P. L — Sulle applicazioni della elettricità in ostetricia e
ginecologia. Dentsch. med. Wochenschr. VI, 26, 1880.
2>. Chéron L — Sui tumori fibrosi dell^utero e loro cura colla corrente
- continua. Gaz. des Hóp., 29, 30, 33, 1879.
3) Rothe C. O* ^ Dismenorrea membranosa e menorraggia prolungata*
Guarigione coirelettricità. Memorabilien XXIY, 11, p. 481, 1879.
4) lAppert. mm Breve contribuzione alla cura degli spostamenti dell* n-
tero per mezzo della corrente continua* Allg. Wiener med. Ztg,
N. 4% p. 458, 1879.
5) Rieeoe L C. «— Gravidanza extra-uterina. Impiego favorevole della
elettricità. Transact. of the Amor; Gynaecol. Soc lY, p. 313, 188Q«
6) Qood H It. -^ Utilità della corrente costante neiramenorrea. Med«,
Times and Gaz. Nov. 13, 1880.
7) Kihn K. -— L'elettricità nelle anomalie della menstruazione. Allg«
med. Centr. Ztg. XLIX, 90. Nov. 1880.
8) Federici Z» — Yaginismo guarito colla corrente fìuradica. Qazz. lom.
8, S. lY, 2. 1882.
9) Murray R. M^ — Incontinenza d* urina in seguito a parto , guarita
colla faradizzazione. EdinbuTg med. Journal XXYI, p. 907. Aprii
1881.
10) Apoeiolk — Nuova .applicazione deirelettricità nel parto. Journ* de
Thórap. YHI, 12, p. 445, 1881.
è74 VsriWA :ì
11) Xaner W. l — * Inflaensa della eorrente indotta ani parto. Lniotk
1, 1, 1881.
12) Mann L D. -^ L*elettroierapia nelle malattie dell^ntaro. LancetH,
2, 4, 1881.
13) III E. — Atrofia delPatero trattata colla elettricltèu New York med.
Record XK, 27, 1881.
14) Bàketoell R. E. -^ Inversio uteri» emorragia e morte; imminente •
Faradizzazione, guarigione. Lancet^ II, 16, 1881.
1) MóbitM ebbe in animo di eccitare Tattenàone dei ginecologi tede-
schi coiresporre le applicazioni della oorrenta elettrica alla Gineeolo-
già; giacchò essi erano rimaeti indi£brenti, non ostante i ripetati eon-
eigU degli elettroterapisti e numerosi layori stranieri rignardahU tali
applicazioni.
In Ostetricia V elettricità ò stata usata : a) nelle eofUrazUmi dtfei"
tose delVutero nel periodo di esptasione e in quello di secondamento /
5) nelle metrorragie dipendenti da atonia delTutero e in quelle da pla-
centa previa; e) per determinare il paho prematuro. Un giudizio in
certo qnal modo sicuro si può dare per ora solo sul 3.* punto. Si pos»
seggono parecchi altri mezzi energici, sicuri e scevri di perìcoio onde
determinare il parto prematuro, per cui potrebbe ben farsi a meno della
elettricità. Oltre a ciò dalle ricerche di Welponer fatte nella clinica di
JBraun sembra risultare che l'effetto non ne è nò rapido né sicuro. Le
opinioni degli autori sono molto discordi sui primi due punti, oioò se
lo stimolo elettrico giovi nel difetto delle doglie e nelle metrorragie.
Di sicuro Ti ha soltanto questo, che cioò 1* utero gravido o no si con*
trae colla corrente. Effetti brillanti avrebbero osservato Dampsey,^ £»
F)ranh, Machenxief Ràdfordf Given ed altri ; contro Telettricita si sa-
rebbero schierati Simpson e Seanzoni. Laonde resta ancora aperta la
questione per quello che riguarda le applicazioni in Ostetricia.
Importanza meno contestata gode relettricita in ginecologia. Avrebbe
il vantaggio di essere scevra di pericolo, non dolorosa, di non con-
troindicare gli altri sussidii e di essere un metodo fisiologico.
Fu applicata con successo nella amenorrea, dismenorrea memòta'
naceaj spostamento dèlV utero, o sue infiammazioni. Sopra tutto effi*
oace sarebbe la corrente in quegli spostamenti dell'utero dipendenti da
debolezza o atrofia di determinati fasci muscolari, .in ispecie di quelli
situati intomo airoriflcio interno. Purohò ben inteso si tratti di atrofia
semplice e non degenerativa. Gli elettrodi possono venire applicati quasi
a contatto delle fibre malate e ciò spiega la favorevole influenza de^la
fiiradizzazione metodica.
Nelle metriti T azione della elettrlcita ò paragonabile a quella del
massaggio. Potere diretto sul decorso della infiammazione V Autore noa
le accorda. Però ò un fatto che gli organi sessuali della donna, sentono
in un mode tutto particolare rinflosso elettrico. £! cosa molto oomnao
DI ELETTROTBRAPIA 375*1
U vedere la menstraazione accelerata (tarante ia cura elettrica di or-
gani anche molto lontani. E oobì in gran parte ai debbono spiegare 1
inani effetti neiramenorrea, Oscnri ma accertati sono 1 suooessi della
elettricitii nella dismenorrea membranacea.
Alle predette indicazioni si possono aggiungere le segaenti: a) ad^
dome lasso e sue conseguenze; b) paresi degli sfinteri vescicole e re^
Me\ e) isteroìgia. In quest'ultima affezione i dolori sono lungi dal-
Tessere in proporzione alle minime lesioni anatomiotae, e però hanno
non di rado un carattere particolare, il nenralgloo. In conseguenza il
campo ò appropriato alle applicazioni elettriche.
Seguono alcune osservazioni sui vari metodi da seguirsi. Dopo que-
sta pubblicazione V Autore ha raccolto altri casi. Questi confermano la
influenza favorevole della elettricità . nell' amenorrea, e V insensibilità
elettrica delPutero. Avvenne pure che Telettrizzazione dell' utero nelle
epoche intermenstruali provocò fàcilmente emorragie^ in ispecie se la
applicazione era intrauterina. Anche i dolori sacrali dipendenti da ma-
lattia dell'utero cedettero sovente alPanodo posto sull'osso sacro. Se si
possano ridurre gli spostamenti, V Autore non può decidere, perchò il
suo materiale era piccolo, e le malate si sottraevano troppo presto alla
cura.
2) CMron per molti anni si ò occupato della cura elettrica dei J^'-
dromi delVutero. Dopo aver notato Tinutilità dei metodi ordinarli, de«
acrive quello che gli ha corrisposto bene.
Egli si serve di una pila a molti elementi (oltre 100) e a grande su-
perficie (ne manca una descrizione più dettagliata) gradua la corrente
per mezzo di un reostata, applica un elettrodo al collo dell'utero, l'al-
tro alla parete addominale e fa passare una corrente intensa con in-
terruzioni ritmiche (intermittences). La distinzione che egli fa tra in-
termittenza e interruzione non ò facile ad intendersi. Ad illustrare il
vantaggio del suo processo riporta 2 storie di malati. Noi ne riferiamo
la prima.
Una signora di 38 anni, che aveva partorito 2 volte e sofferto sempre
di menstruazione eccessiva ed irregolare, 7 anni or sono avvertì peso
al bacino e debolezza di gambe. Al peso si aggiunsero in breve vio-
lenti dolori che impedivano qualunque movimento delle estremità in-
ferlori. Vennero abbondanti menorragie che ridussero la malata in uno
stato compassionevole. Quando s* iniziò la cura, il fondo dell* utero si
trovava 3 dita sopra la sidfisi, la sonda entrava per 16 centimetri, la
cervice era molto ingrossata e di color violetto. VAittore usò da prima
la corrente continua nel modo ordinario. Dopo 3 mesi di sedute quoti-
diane il tumore era cresciuto e le emorragie raddoppiate. Allora si ri-
corse al metodo delle intermittenze (intermittences da oourant continn)
ed in poche settimane la malata si senti più leggiera, e potò fare qual-
passo senza avere accessi di dolore. Dopo qualche mese il tumore, era
molto diminuito, la sonda entrava 8,5 cen^m. il colore della cervice
9!!$ RIVISTA
oro diveniito normale. Però le emorragie comiaciaroiia a diminuire
eola al 3.^ mese. La malata passò qaalehe tempo in oampagaa. Al ano
]pitomo si manteneva il miglioramento. Le sedate non si fecero più ogaL
giorno ma 3 volte alla settimana. Il tumore prosegai a rimpiocollrsi*
Jja malata potò riprendere le sae faccende* Le regole erano presso clie
normali* Darata della cara 2 anni e mezzo.
. L*^u^ore ha carato col sao metodo 42 fibromi deiratero e con Ivloù
saccesso. La corrente^ secondo lai, produce implcoiolimento del tumore,
sgonfiamento delPutc^ e diminuzione delle emorragie. È vero che il
tumore non viene mai del tutto guarlto^ma il miglioramento delle ma»
late ò tale che ben può dirsi essere la corrente galvanica interrotta il
miglior mezzo nella cura dei fibromi dell'utero. Nei oìsto*fibromi Tap*
plicazione elettrica fu infruttuosa.
3) Rothe riporta la seguente storia.
Una signora, cbe aveva avato due parti, soffriva da parecchi mesi di
ostinate metrorragie e ali* epoca menstmale emetteva dall'utero con
gran dolori, membrane bianche correnti. Brano fallite tutte le care
come infezioni, cauterizzazioni, ecc., della cavità uterina. Allora TAu-
tore ricorse alla corrente. Introdusse l* elettrodo negativo neir utero,
pose Taltro a larga superficie prima sulla parete addominale quindi sol
aacro, e fece passare per 5 minuti una corrente di 20 elementi e poi di
10. Dopo 3 minuti cessò l'emorragia. La menstruazione successiva de-*
corse in modo normale e senza espulsione di membrane. Furono ilatte
altre 3 sedute e la malata si riebbe rapidamente dairanemia. Le men-
struazionl continuavano regolari anche dopo molti mesi.
6) Qood aveva più volte notato che durante le applicazioni galvani*
che alle neuralgie, la menstruazione anticipava. Comunicò a Chérot^
queste osservazioni, e questi gli rispose che V influenza della corrente
continua sulla menstruazione ò un fatto bene accertato. Dopo d* allora
egli ha trattato S.amenorree colla corrente galvanica; 5 furono gua-
rite, 2 migliorate e 1 fh ribelle alla cura. Naturalmente si trattava di
disturbi funzionali e non di lesione organiche. La durata della cura ta
di 5-37 giorni (una sedata di 1(2 ora ogni 3 giorni). La corrente veniva
lipplicata alla parte superiore del midollo spinale, alla regione lombare
ed ovarica ed ai gangli cervicali. Infine V Autore comunica un caso di
neuralgla ovarica guarita colla cura galvanica (tolto daUa dientebi del
dott Marion Simé).
7) Anche Eihn osservò spesso guarigioni rapide di amenofwe e di-
smenorree colla corrente continua. Cosi pure Blaektoood (v. gì. IV, 2).
. 8) Federici curò una donna di 3g, anni , nubile , non isterica, di un
TBginismo 0 per meglio dire di una neuralgia delle parti sessuali esteme»
la quale si manifestava con vivi dolori e grande iperestesia del monte
di venere, delle labbra, della clitoride, dell* introitus vaginae e del co*
eige. £^ impossibile qualunque movimento della malata e questo stato
durava da 2 anni» Tutte le cure erano rimaste infirattuose. Alla fine la
aradizzazione locale portò rapida guarigione.
DI ÈLBSPTBOTBBAPU * 87T
9) U&ne Murray oansiglia la corrente indotta nelle incontinénge
dtwrina dipendenti da paralisi delUo sfintere yescicale, dopo il parto,
Desoriye un caso in coi Tincontinenza durava da 14 mesi ed era Tenuta
di repente dopo nn parto protratto. La faradizzazione metodica la guari
in breve tempo* Un elettrodo veniva introdotto in vescica, T altro ap-
plicato sul sacro o sulla sinfisi, usando da prima una corrente debole
e poi più forte, Le sedute duravano da 10 a 40 minuti*
10) Apostoli si loda molto della faradizzazione profilattica dell' utero
d€^ il partòf onde accelerarne Vinnoluzione. La ripete nei parti nor«
mali 8-10 volte in circa 6 giorni, e. neg}i aborti e parti difficili 15-20
volte in 10*15 giorni. Dalle osservazioni raccolte in 32 casi (11 aborti.
21 parti e maturità) V Autore conchiude che: a) la faradizzazione del*
Vutero ò scevra di pericolo; b) esercita sèmpre azione sedativa; e) ab-
brevia la convalescenza; d) accelera il ritorno delle funzioni normali;
e) previene tutte le complicazioni uterine; f) diminuisce apparentemente
il flusso lochiale; g) la sua azione (e per conseguenza Tintensità di cor-
rente) ò in ragione inversa della inerzia uterina ; h) agisce più pronta-
mente deirergotina. Mancano però dettagli più precisi*
11) Kilner ha usato la corrente faradica n^\\A debolezza delle doglie»
Secondo lui, a ciascun lato dell'utero si trova un punto motorio, circa
a metà di una linea tirata dair ombelico al mezzo del legamento del
Poupart. Su questi punti debbonsi applicare gli elettrodi e chiudere li
circuito elettrico ad ogni contrazione dell'utero. V Autore usò la fara-
dizzazione in 41 casi. In tutti venne mitigato il dolore delle doglie*
Tranne una eccezione, le contrazioni uterine divennero più potenti*
L^effetto della faradizzazione era reflrigerante, le donne divenivano con
essa più tranquille, le pulsazioni diminuivano di numero*
Jj Autore spiega questa azione calmante col supporre che al dolore
inerente alle contrazioni uterine spesso se ne aggiunga uno neuralgioo ;
quest'ultimo solo sarebbe rimosso dalla corrente. Tre casi vengono de-
scritti minutamente*
14) BaketoeU richiamò a vita una donna per mezzo di violenta farà*
dizzazione. Essa dopo unUnversione post partum riposta si trovava pàl-
lida, fredda, senza polsi, e proprio in sul morire non ostante tutte le
cure prestatele*
12) Diaon Mann descrive 1 seguenti casi, facendoli precedere da lun-
ghe considerazioni teoretiche.
L Atrofia congenita deirutero* Una giovane di 18 anni, cagionevole
di salute, collo stemo prominente, colle mammelle poco sviluppate,
non era mai stata menstrnata e neppure aveva mai avuto 1 molimina.
All'esame si trovò utero piccolo ma ben conformato; la sonda penetrò
1 5i8 pollice.
Due anni più tardi si ebbe il medesimo reperto. La malata s'indusse
finalmente ad assoggettarsi ad una cura elettrica. Questa fu cosi ese-
guita: catodo a forma di catetere intrauterino introdotto ne(la cavità delf
878 HIViSTA
Fateroy anodo a larga anperfleie applicato ora sulla porzione lombare
della spina ed ora snlla regione oVariea, corrente di 75 Dix-Hilli^eber,
seduta di 15 minati^ 2 voite per settimana. A capò di 3 mesi la lan-
gbezza della cavità aterina sai. a 1 7[8 pollice; dopo 5 mesi a 2 li4 pol-
lice. Un bel giorno la malata sentì leggieri dolori al dorso ed al ven-
tre. Per riguardo a questi moliminà si sostituì la corrente indotta alla
continua. Alla sera venne uno scarso flusso colorato. Questo fatto si
ripeto nel mese seguente, ma con flusso più copioso. K utero misurò
allora 2 3i8 pollice, e le mammelle si erano molto sviluppate. AD^ ot-
tavo mese fb sospesa la cura. Al 9.® si ebbe menstruazione di 4 giorni»
D'allora in poi essa fu sempre regolare.
II. Giovane di 28 anni, priva di menstruazione in seguito di grave
malattia. Medesima cura del caso precedente. Dopo 4 settimane copioso
flusso leucorroico, al 2.^ mese leggiera tinta sanguigna, al 3.* mese men-
struazione normale.
III. Vedova di 57 anni. Frequenti menorragie, cervice gonfia. Dopa
la dilatazione non si rinvenne segno alcuno di una neoformazionei sólo
atrofia della mucosa uterina, tono difettoso; nessun dolore, nessun di-
sturbo generale. Dopo 6 settimane di trattamento elettrico, notevole
miglioramento. Menstrui normali.
IV. Dismenorrea spasmodica. Una donna di 26 anni, cbe non aveva
mai partorito, ad ogni menstruazione soffriva di dolori violentissimi e
vomito. Non esisteva stenosi deirorifloio uterino. Non vi erano mani-
festazioni isteriche. Cura elettrica: An. introdotto nell'utero, Oat. ap-
plicato sulle vertebre lombari, intensità di corrente 75-85 Dix^Miliiwe-
ber, durata delia seduta 10 minuti, 3 volte per settimana. La menstrua-
zione successiva fu meno dolorosa. Dopo 2 mesi di cura il migliora-
mento fu durevole.
YIIL Elettroterapia di dlTeme malattie.
1) Gunfher A. — Diverse applicazioni della elettricità in medicina, al-
Plnfaori delle malattie nervose. Schweiz. Oorr* Bl. X, 10, 1880.
2) JBuequoy. — Cura della invaginazione intestinale per mezzo della
elettricità. Journ. de Thérap. V. 4, 5, p. 121, 161. Fevr. Mara ,
1878.
8) Chouet ^ Ileo per trauma del ventre; Guarigione colla corrente.
Gaz. hebd. 2. S. XV, 9, 1878.
4) V. Batch. — Sincope in seguito a faradizzazione della parete addo-
minale. Wien. med. Blàtter. N. 12, 1878.
5) Ballotihey L B. -^ De l'électricité appliquóe au traltement de l'oc-
clusion intestinale. Thòse de Paris, 1880.
6) CzemicM. — L'elettroterapia nella stiticbezza ostinata. Ree. de roém.
de mód., etc., millt. 3. 8. XXXIV, p. 476, Sept..Oct. 1878.
7) Scarpari 8. — Impiego della elettoicità nella coprostasi per atonia
intestinale. Ann. univ. Voi. 255, p. 17, 1881.
DI ELBTTBOTBRAPIA ÒTA
8) Hotìie. -^ L*elettrio!tà neHa colica satarnina. Memorabllien XXT, 8;
p. 367, 1880.
If) Tsi^fdaioshi. -^ Sulla Ikradiszazione della mllsa nelle fóbbri inter-
mittenti. Petersb. med. Wocbenscbr. IIIi SO, 1878.
10) Chvostek. -* Influenza della corrente elettrioa sai tumori di milzat
Wien. med. Blàtter. N. 2-5, 1879.
11) JTurjr JEf. .<— Trattamento elettrico di una milza da malaria. Deut-
acbe med. Wocbenschr. Y. 29, 1879.
12) Schrdder L. -^ Uso della faradizzazione nelle febbri intermittenti.
* Petersb. Med. Woofaenscbr. N. 40, 1879.
13) Mader. <— Febbri intermittenti. Rimpfcoolimento del tumore spie-
nico colla faradizzazione della milza. Widu. med. Presse. N. 46,
1880.
14) I>e Renzi R — Sulla elettroterapia nelle febbri da malaria. Ann.
univ. Voi. 257, p. 310. Ott. 1881.
14 a) Mills M. — Trattamento galvanico del decubito e delle ulceri.
Pbilad. med. and surg. Reporter XXXYUI, SI, p. 405. May 1878.
15) Armaingaud, *- Sclerodermie (Solerema aduli.) Applicazione van*
taggiosa della corrente continua. L'Union 132, 1878.
16) Basiings. — - Guarigione di grave tisi in una fanciulla di 8 1]2 anni
per mezzo della faradizzazione metodica dei muscoli respiratorii-
Journ. de Brux. LXVIII, p. 117, 239. Pevr.-Mars., 1879.
17) Althaus L — La faradizzazione nella morte apparente. Brlt. med.
Journ. June 28, 1879.
18) Herriek 0. E. — Cura dei restringimenti uretrali e della gonorrea
colla corrente continua. Pbilad. med, and surg. Reporter XL , 17 ,
21, 1879.
19) Merton. — Guarigione di eczema parziale cronico ( eczema rnbr. )
colla galvanizzazione, ecc. Neurolog. Contrlb. I, 1, p. 83« 1879.
20) Nitsel O. — Sul carattere nervoso deir eczema , e sua cura colla
colia elettricità ed ergotina. Inaug. Diss. Berlin 1879.
21) S%^hin8on W. — Opiofagia guarita colla galvanizzazione. New
York med. Record. XYI, 6. Aug. 1879. (Una signora che consu*
mava giornalmente 4 gr. d'oppio , ti migliorata colla galvanizza-
zione della testa, del oollp e dell'epigastrio. Invece dell' oppio fece
uso di clorodina, e dopo qualche mese era guarita).
22) Shand Cappie. — Porpora emorragica e sua cura cogli astringenti
e coUa corrente faradica. Lancet II, 4, 1879.
23) Neumann B, — Spermatorrea guarita colla corrente continua. Gaz.
méd. de Paris, 34, 1879.
24) Mdìfiua. — Cura della spermatorrea. Memorabilien, XXI Y, 12, p. 845,
1879.
26) Lush TT. J. E. -* La faradizzazione nell'alcoolismo cronico. Lancet
II, 22, nov. 1879. (L'Aulire pretende di aver guarito certe forme
di lUcoolismo cronico colla condente costante !).
SO) da mha Aratro. — Gara dell'elefantiasi colla elettricltiu Qas, mééL-;
da Bahia XI, 10, p* 441, 1879. (L'Aatore dice di ayere ottenato ri-
sultati molto faToreroli nella elefantiasi, applicandc^ la corraiit»
costante e la indotta).
27) Lagneau. ~ L'idrofobia nelPaomo, ed adone che Pelet^oità eser-
cita sn essa. Ball, de l'Àcad. 2. S. IX» 35, 37 , p. 879, 924, 1880.
(Dopo la galvanizEazione della spina, il malato potò bere acqua €r
mangiar grappoli d'uva. Però il miglioramento fa passeggiero
Tornarono gli spasmi, e ne segui in breve la morte)*
2B) loffroy A. ^ Cura di talune artropatie colla elettricità. Arch. gen.
7, S. Vili, p. 608, 1881.
20) Quermouprez. — Simulazione del dolore. — Diagnosi colla correntK
indotta. Qaz. des Hòp., 104, 105, 1881.
30) Diem W. — Corrmite costante e compressione nei bubboni simpar-
tici indolenti. Bayr. &rEtl. InteU. Bl. XXXIX , 22 , 30 , mai I882L
(L'Autore ha ottenuto in 3 casi colla corrente continua o retro-
cessione del tumore, o rimpiccolimento del medesimo con miglio*-
rata suppurazione* Corrente intensa, seduta di Ii4 d'ora, frequenti
interruzioni, compressione successiva).
1) Qunther dà conto brevemente della sua esperienza elettrotera-
pica. Egli h^ usato con buon successo la corrente indotta nell'asfissia dei
bambini ( spennellatare nella regione intrascapolare e precordiale ), nel
ventre rilasciato delle pluripare, nella stitichezza abituale, nella cistite
cronica con inspessimento della parete vescicale ed incontinenza d'urina,
nella impotenza.
In un essudato pleuritico incapsulato, pose l'anodo sullo sterno ed il
catodo sui punti di suono ottuso (18 elementi Stókrer). Dopo 12 giorni
l'essudato era scomparso. Una periostite del mascellare superiore venne
in breve guarita colla applicazione del catod o.
Anche le cicatrici divennero facilmente morbide e simili alla pelle
normale. La galvanizzazione labile fu molto giovevole nel reumatismo
muscolare, che l'Autore ritiene per una affezione neuritica.
|ft2) BuQQUOi^ riporta 3 casi di invagina^fione intestinale^ due delle
quali in bambini e di diagnosi sicura. Il 3.^ caso, secondo noi, non è
del tutto chiaro.
I .Un bambino di 3 li2 anni, con denti cariati, ammalò d'improvviso
con vomito, colica violenta e premiti. Il vomito divenne presto bilioso
e dall'ano uscirono materie muco-sanguinolenti. Nel lato sinistro del
ventre si trovò un tumore della grossezza di una arancia. I tratti del
ylsoi^erano alterati. Ai ^^ giorno l'Autore ricorse alla fàradizzasFione ;
un polo nel retto, e l'altro fatto scorrere sulle pareti addominali » in-
tensità di corrente leggiera, durata j8 minuti ; clistere ^ aequa firédda
dopo li2 ora. Se ne ebbe calma immediata e dopo qualche ora salu-
tare evacuazione^ che si ripetè il giorno seguente mista a «angue. Gessò
DI BLBTTROTERAPIA 881
il vomito. Ad ona 2.* flAradiscaElone segui un'altra copiosa scarica , ed
il tamore scomparTe. H giorno segnente ta dato olio di ricino,
IL Pochi giorni dopo al 1.^ caso, l'Aatore ia cliiamato ad assistere
un bambino di 7 mesi, robusto , che di repente si era ammalato con
vomito, colica e colapso. Si rinvenne gonfiore difToso nel lato destro
dei Tcnti^. Dopo un clistere Ai espulsa una quantità di puro sangue ,
eosa che si ripetè nel giorno seguente. La faradiszaEione non ebbe ef-
fetto immediato, ma le scariche si effettuarono nel giorno successivo ,
e si ripeterono ad una 2.^ faradizzazione. — Quarigione.
IIL Nei 3«* caso si trattava di una ragazza di 14 anni, sana lino ad
allora, la quale dopo 2 giorni che la menstruazione era finita, fu colta
da vomito e colica. Sotto airombelico si trovò un gonfiore simile ad
un utero gravido. Mancavano dejezioni ed urina. .Neanche dopo l'ap-
plicazione elettrica si ebbero scaj^che; però si vuotò la vescica sovra
riempita* Nel giorno seguente 2 sedute elettriche ed un clibtere pur*
gativo produssero una scarica di materie dure. Il tumore rimase tal
quale. Al 8.^ giorno dopo, gr. SO d*olio di ricino ed 1 goccia di olio di
croton si ebbero enormi evacuazioni. Lo stesso fatto nei giorni suc-
cessivi. A volte misto alle feccie si trovava muco sanguinolente. Fre-
quente era il bisogno di mingere. La malata si riebbe gradatamente ;
il tumore però non iscomparve.
L'Autore conchiude che la corrente faradica nelle invaginazioni del-
rintestino ( un polo nel retto , V altro sulla parete addominale ) sia il
rimedio più sicurOt e che attenui in gran parte la gravezza della pro-
gnosi. Per assicurarne 1* effetto ò necessario di usare la corrente per
tempo e prima che sopraggiungano complicazioni infiammatorie^
A queste condizioni soltanto essa ò ben tollerata , perfino da teneri
bambini. Due o tre sedute, di circa 10 minuti, in genere bastano a de-
terminare evacuazioni. Questa cura non esclude gii altri sussidi!, come
ghiaccio, clisteri freddi, purganti, ecc., chò anzi se ne trova avvalorata.
3) C^umet narra un caso di ileo traumatico in un impiegato di fer-
rovia. La malattia venne prodotta da un colpo di vagone sul ventre.
Colla faradizzazione deirintestino scomparve la coprostasi ostinata e la
cor.tempranea paralisi vesoicaie. Fu usato il metodo di BtieqtMt/»
4) V. Batch non ò mai riuscito a yincere la costipazione intestinale
atonica per mezzo della corrente ; ha dovuto desistere da ulteriori ten*
tativi per un incidente spiacevole. Una signora molto anemica cadde
in profondo deliquio durante la faradizzazione. Pare che si trattasse
però di uno di quegli svenimenti che sono fàcili ad avvenire in quar
lunque manualità terapeutica.
5) BaiRouhev conchiude la sua tesi col proporre questa metodo come
il migliore. Da prima si pongono tutti e due gli elettrodi sulla parete
addominale, l'anodo in corrispondenza del punto dell' ostruzione. (Cor*
rente eostante per pochi minuti). Quindi s'introduce l'anodo nei retto.
(Corrente indotta per 3-4 minuti), e senza interrompere, si inseriscet
883 BITISTA
la correntd oontintia con apertare frequenti di oireoito (datata ih! mi-
nuti). Si lascia riposare il paziente, e poi alPaopo si ripete roperazlona
fino a 8-4 yolte al giorno.
Qaesto metodo doTrebbe essere adoperato nelle occltisioni spast-
oile e paralitiche, nelle compressioni da diverticolo, nel volvolo « tor-
sione,, e inconeamento di corpi estranei, ecc. Quando nella applicaaione
elettrica si prendono le necessarie precauzioni , corrente iniziale leg-
gierai aumento graduale fino ad una media intensità, non vi ò mal pe«
ricolo di rottura intestinale. Purcbò ben inteso non v| sia gi& un pro-
cesso flogistico avanzato. Ne segue obe V applicazione elettriea deve
essere fatta per tempo» È utile avvalorarne dazione con clisteri^ ri-
medii interni, ecc. Nei 22 oasi descritti nella tesi, non si trova neppure
un insuccesso ; air incontro si trovano risultati addirittura brillanti.
Stato generale gravissimo, vomito fecale , tumore dolentissimo, immi-
nenza dell'operazione in parecchi casi ; enormi scariche dopo poche ore,
guarigione completa in 2*4 giorni.
7) Searpari comunica i suoi stadj 8nll\azione della elettricità. neUa
coprostasi per atonia intestinale. ,In 5 casi ottenne buoni eflétti» con
una cura più o meno lunga. Conchiude coirasserire che la corrente sia
il miglior rimedio nelle stitichezze da atonia deirintestino , e prevenga
In modo sicuro la colica da ostruzione paralitica.
Il suo effetto ò proporzionale al tono muscolare della parete addo-
minale e alla pressione con cui si applica reccitatore. È Insignifioanie
quando esista forte meteorismo. Più ò lunga T applicazione elettrica e
più facilmente si raggiungerà l'intento.
Anche Tk. Stein (< Centr. Bi. f. Nervenhl&de >, N. 9, 1882), ò pro-
pugnatore della faradizzazione addominale neiratonia deirintestino. Egli
fa passare la corrente da un ipocondrio airaltro , usando grossi elet-
trodi. Con una ventina di sedute ottenne quasi sempre di regolariuaie
il ventre. Riferisce 6 casL
8) Moffief in un caso di eolica eaturnina , ribelle agli evacuanti , e
con vomito dei medicamenti, applicò una forte corrente faradica (un
polo nel retto e l!aUro sul ventre o sulla porzione lombare della spina).
Dopo questa applicazione per so stessa dolorcisa cessarono i dolori e
in breve seguì una enorme evacuazione , che sollevò lo stato dell' in-
fermo.
6) Czemieki ottrane bellissimo ipisultato in un caso di costipa-
zione ostinata. Tutti i mezzi erano falliti ed il malato si trovava in
grande ambascia. Egli introdusse, alla maniera di Duchenne , un elet-
trodo nel retto, facendo scorrere T altro sulla parete del ventre. Du-
rante questa applicazione dolorosa , il malato ebbe come una «enea*
sione di prelo addominale; e la prima scarica si ebbe in breve tempo*
9) Tsohidotoshi ricorse alla faradizzazione della milza in quel casi
in Qìù il chinino o non aveva effetto, .o, allontanando per qualche tenapo
gli accessi febbrili, non preservava dalle recidive. Del 17 cacd in eni
DI BLBTTItaTBBAPIA 88$
fa fatta la faradUzaslone , in 9 egli stesso potè osservare gli aeceasi
febbrilL Quattro inalati di febbre intermittente fàrono trattati prima
oon chinino o con arsenico e chinino , quindi colla corrente faradica;
due malati di febbre quotidiana solo colla corrente; tre malati di feb-
bre terzana solo colla corrente. Nei quattro casi del 1.^ gruppo il chi-
nino ad alta dose (1-2 gr. prima deiraccesso) non aveva prodotto alcun
effetto, mentre con 1-2 faradizzazioni della milza scomparvero del tutto
gli accessi. La durata della seduta era di 10 minati ; si poneva un
elettrodo sulla milza ingrossata sull' orlo delle false coste nella linea
mamillarei e Taltro nello spazio intercostale 2-3 pollici dalla colonna
vertebrale ; e dopo qualche minato si applicavano tatti e due gli elet-
trodi sulla linea ascellare.
Il più delle volte bastò una sola applicazione a troncare le febbri. E
sempre nello stesso tempo fu notato aumento deirappetito e migliora-
mento dello stato generale. Il tumore splenico diminuiva di volume.
Solamente le milze dure non cambiarono.
10) Chvosteh riprende la questione della faradizzazione splenica,
parla dei risaltati degli altri Autori e riproduce in parte le sue pub*
blicazioni anteriori (1870). Il suo metodo consiste nella eccitazione fa-
radica della pelle in sulla regione della milza con 2 pennelli ed una
corrente secondaria di media intensità.
Con ciò si ottiene in qualunque tumore di milza un rimpiccolimento
dimostrabile e talora rilevante di quesVorgano. Le sedute durerebbero
solo 3 minutL I casi allegati in appoggio sono i seguenti:
1.* Cachessia palustre, enorme tumore di milza; questo non era di-
minuito di volume con Tuso quotidiano di 1 gr. di chinino per 6 set-
timancj ma cedette prontamente al pennello faradico. 2.^ Tumore molto
grande di milza, nessuna diminuzione col chinino, considerevole colla
spennellazione. 3.* Cachessia palustre, grande tumore di milza. Azione
del chinino appena percettibile. Esso scomparve quasi del tutto colle
spennellazioni faradiche. 4.^ Riduzione di grossa milza in 12 sedute.
5.0 Tumore di milza antico ; riduzione in 25 sedute. 6.^ Impicciolimento
già fino dalla 2.* seduta di una milza che aveva resistito al chinino.
7.* Cachessia palustre; piedi gelati, trombosi di ambo le vene della co-
scia. Il tumore di milza non si era ridotto coir uso del chinino conti-
nuato per un mese, e invece cedette completamente in 12 giorni di fa-
radizzazione splenica. 8.* Febbre terzana. Il chinino troncava gli ac-
cessi, ma lasciava immutata la milza. Riduzione di questa in 12 se-
dute elettriche. 9.* Tumore antico di milza. Nessun effetto dal chinino.
Rimpicciolimento moderato ma evidente colla faradizzazione.
1.1) B, Kurz comunica questo caso singolare.
Una signora di 42 anni aveva sofferto per 6 anni di febbre terzana.
Gli accessi non si erano più veduti da 2 anni, ma vi era decadimento
di fòrze, dolori alla milza ed al fegato , talora estendentisi a tatto il
ventre oon vomito; a volte colore itterico ed edema dei piedi, men-
881 RIVISTA
stroazione irregolare. Oltre a ciò la malata si lagnava di inappetenza,
etiticliezza» dolori lancinanti nella regione della milza e del fegato, pal-
pitazione di cuore, dispnea, frequenti yertigini, insonnia, debolezza di
Tista. Airesame di questa malata anemica si trovò forte ingrossamento
del fegato e un tumore di milza che sorpassava della larghezza di una
mano l'arco costale, intorbidamento della papilla ottica sinistra con
pigmentazione della coroidea.
Prescrizioni dietetiche migliorarono i disturbi digestivi* La vertigine
non cessò. Dopo faradizzazione della milza per 1^4 d*ora subentrò mi-
glioramento immediato , cessarono i dolori e il senso di pesantezza,
scomparve la vertigine e la malata poteva di nuovo giacere sul lato
sinistro. Dopo 14 giorni il confine della nìilza era rientrato di circa un
céntim., la palpazione ne era indolente, e lo stato di salute era dive-
nuto eccellente. La malata poteva fare lunghe passeggiate. Tollerava
una forte corrente indotta e dopo la seduta avvertiva prurito nel ven«
tre e senso di alleggerimento. Il miglioramento progredì anche più nei
mesi successivi; e la milza giungeva allora solo fino alla linea mamil-
lare e sotto all'arco costale per la larghezza di 3 dita. Quando improv-
visamente la malata fii colta da violenti dolori di ventre, brividi e sba-
digli. Ben presto venne meteorismo, dispnea, sete ardente, in breve
comparve il fenomeno di Cheune'StoTtes, e la morte segui dopo sole
11 ore.
La sezione fece rilevare molte aderenza antiche del peritoneo, milza
(213:10 centim.) molto ricca di tessuto congiuntivo, ed ugualmente 11
fegato (in questo si trovarono più tardi tracce di degenerazione ami-
Ioide), perforazione del duodeno in seguito ad ulcera cronica.
12) Schróder si è servito con vantaggio della corrente faradica nei
tumori acuti e cronici di milza (durante e dopo le intermittenti). Per
lo più erano casi ribelli al chinino ed airarsenico. Un elettrodo veniva
spinto neiripocondrio sinistro, e l'altro si faceva scorrere lungo il con-
fLae superiore della milza. Corrente accresciuta gradatamente, durata
di 5 minuti, seduta ogni giorno. Furono cosi curati 42 malati. Alla più
lunga in 14 giorni, si sentivano essi tanto migliorati, che dimandavano
di far locanda. La milza era spesso rimpiccolita già dopo 2-3 sedute^
e alla fine della cura era di grandezza presso che normale. In oasi ti-
pici, gli aspettati accessi febbrili mancarono, quando la milza era stata
faradizzata il giorno innanzi. Di rado si ebbero a notare recidive. Qual-
o£e volta falli tanto il chinino che la faradizzazione, mentre che tntU
e due associati produssero l'effetto. Solo in un caso non si ottenne nulla
dalla corrente.
13) Mader ha veduto qualche volta buoni effetti dalla faradizzazione
della milza. Crede nel rimpicoolimento di questa , ma è alquanto scet-
tico riguardo alla cura faradica delle febbri intermittenti (per maggioii
particolari vedi « Jahrbb. CLXXXI, pag. 219).
14 a) Milis^ stimolato dai consigli dati da Spencer Welle nel 1847,
DI ELETTROTERAPIA. C85
ba earato il decubito ed altre ulcerazioni croniche ooUa corrente gal-
vanica* Una sottile lamina d'argento di grandezza ugnale vien posta so*
pra Tnlcera. Un' altra lamina di zinco viene applicata sulla pelle sana
non molto distante, interponendovi nna pelle di guanto bagnata con acqua
acidalata. Si congiungono le due lamine per m^zzo di un Aio di ramet
e vengono fissate con striscio di cerotto o con fascie. In breve l'ulcero
piglia buon aspetto e si ricopre di rigogliose granulazioni. Appena ap-
pare un orlo di cicatrice, si deve levare la lamina d'argento, ricoprendo
la piaga con una comune fasciatura. L' Autore ha guarito così profonde
plaghe di decubito, ed in breve tempo. Già dopo 24 ore comincia a ve*
dorsi un piccolo miglioramento. Egli ha potuto anche confermare ci5
che aveva detto Spencer Wells^ cioò che guariscono pure altre ulceri,
parcbò si trovino nella linea che unisce le due lamine. Sovra esse non
si metterebbe alcuna lamina.
15) Àrmaiìigaud In un caso interessante, caratterizzato da lui per
eclerodermia^ ha ottenuto rapido miglioramento colla galvanizzazione.
Una donna di 41 anni, giammai menstruata, avvertì 7 anni or sono
rigidità del collo e quindi della faccia. In seguito anche le braccia di-
vennero rigide. Non vi fu mai dolore, solo prurito della pelle. lì viso
sembrava quello di una larva, come era immobile, senza espressione e
colla pelle dura, legnacea. Le mascelle potevano divaricarsi al più di
un centimetro e a traverso di loro appariva la lingua ingrossata e dura.
In eguali condizioni si trovava la pelle del collo, delle braccia, delle
mammelle e di tutto il tronco. Qualunque movimento di queste parti
era estremamente limitato. Solo le gambe erano libere. La pelle malata
era d'aspetto un poco cianotico ed anestetica. Joduro di potassio e ba-
gni a vapore non avevano giovato. Allora V Autore ricorse alla corrente
galvanica, graduandola da 1 2 a 27 elementi deirapparecchio di Onimus.
Pose Panodo sulla colonna vertebrale, e il catodo sul braccio destro,
che era il più malato. Fece sedute quotidiane di 15 minuti. Già dopo
poche sedute tanto 11 braccio che la mammella destra erano meno duri
e rigidi. E dopo 3 mesi la donna sembrava tutt'altra. I lineamenti del
viso erano divenuti naturali, il braccio destro era mobile, come pure
la pelle del petto, ventre e braccio sinistro era più morbida. Mentre in
principio si elettrizzava soltanto il braccio destro, migliorava in egual
misura anche il sinistro.
16) Basdnga dà conto non solo del caso meraviglioso accennato nel
titolo, ma anche di una serie di guarigioni altrettanto incredibili, come
tisi, anemia, scrofolosi, ecc. Tutte queste malattie croniche dipendono,
secondo lui, da cattivo stato dei sangue, prodotto da respirazione in-
sufficiente. Siccome col faradizzare 1 muscoli respiratori se ne aumenta
la funzione, cosi ne segue che la corrente guarirebbe tutte quelle ma-,!
lattie croniche!
18) Serrich consiglia di usare la corrente galvanica nei restringi--
f^nto da gonorrea. Si dovrebbe introdurre Inell'uretra un catetere di
Rivistcu 25
386 RIVISTA
af genio e r'mnirlo ad una lamina di zinco par mezzo di nn filo di rame;
la lamina di zinco si porrebbe in nna parte qualunque del corpo, sot-
toponendovi una spagna imbevuta di acqna aciduta. Questo apparecchio
da portarsi per 6 ore al giorno fino ad efifetto. U Autore descrive due
casi di antichi restringimenti, per nuova flogosi divenuti impermeabili*
L^ostacolo fa vinto ben presto col catetere galvanico*
22) Cappie Shand racconta questo caso :
Una fanciulla di 8 anni, dopo 2 mesi di malessere generale, si am-
malò con emorragie del naso e dalla bocca e con echimon diffusa
della pelle. Ord., Ac. nitro-muriat. e chin. sulpb. e olio di fegato di mer-
luzzo* Dopo 3 giorni avvenne pneumorragia destra. Ord«: ergotina e
tannino. Dopo altri 2 giorni segui copiosa enterorragia e vaginorragia
con prostrazione estrema. Allora V Autore ricorse alla corrente fara-
dica. Fece scorrere gli elettrodi a spugna per tutta la superflcie del
corpo, ripetendo ogni 2 ore rapplicazione. Si ebbe ancora una dejezione
sanguigna, ma la successiva fu normale. Le emorragie non tornarono
più e la bambina si riebbe*
23) Neumann guarì una grave spermalorrea per mezzo della cor*
rente galvanica.
Un commesso di 30 anni, soffriva da circa un'anno di spermatorrea.
Le polluzioni da principio erano solo notturne, quindi divennero fire-
quentissime e perfino diurne nel defecare, mingere, a qualunque ecci-
tamento e al più leggiero èoffregamento del glande. La potenza en
molto indebolita. Il malato era pallido, magro e si lagnava di mal d\
testa, vertigine e palpitazione. Esisteva fotofobia intensa. Per Taddietro
vi era stato onanismo. Bromuro di potassio, valeriana, ergotina, idro-
terapia non valsero a nulla. La cura galvanica fu cominciata il 28 no*
Tcmbre; il catodo nella regione lombare, T anodo sul perineo, 15 ele«
menti Trouvé, seduta di 3-4 minuti, ogni giorno. Dopo 3 settimane le
perdite divennero soltanto notturne, ed in seguito divennero sempre più
rare. Tanto cbe il 15 febbrajo il malato non aveva avuto nessuna pol-
luzione da 18 giorni. Dopo 68 sedute la guarigione fu definitiva e du-
revole, ed il malato riacquistò completamente la sua potenza.
24) Móbius distingue due forme di spermatorrea: a) quella, in cui può
venire diagnosticata una lesione anatomica; b) ed un'altra, in cui manca
qualunque lesione. Quest'ultima sarebbe la spermatorrea nervosa. Nella
prima esiste per lo più una gonorrea cronica , che eccita per via ri-
flessa le perdite seminali, e che deve essere curata in primo luogo.
Nella seconda si tratta in genere di individui neuropatici, che hanno
abusato di onanismo o di coito. Or bene nella spermatorrea nervosa
soltanto sarebbe indicato il galvanismo. U Autore comunica 3 casi fa-
vorevoli. Egli introduceva nel retto per 5-6 centim. un elettrodo a forma
di sonda, munito di bottone metallico e rivestito di cautscuo, ed ap*
plicava Taltro elettrodo sui perineo. Quindi faceva passare nna corrente
ftradica di media intensità. Poi inseriva la corrente oontinna, lasciando
DI BLETTROtBRAPIA 887
«m polo nel retto e applicando Taltro sulla porzione lombare della spina.
Barata di tutta la sedata 3-& minati.
•28) Joffroy ne! reumatismi articolari cronici progressivi ha tentato
inutilmente la cura elettrica; non cosi però nelle affezioni articolari
croniche senza carattere progressivo, specialmente in quelle da blen^
norragia, paerperio, ecc. Come esempio cita il caso seguente :
Una donna di 29 anni, durante pelviperitonite puerperale fu presa
da flogosi dell'articolazione del piede e del ginocchio. Quella retrocesset
€[uesta divenne cronica* Dopo 4 mesi il ginocchio formava un tumore
della grossezza di una testa di bambino (44 centim. di circonferenza) e
risaltava di più perchò il resto della gamba era atrofloo. Il tumore era
duro alla palpazione e poco sensibile* La motilità era presso che an-
nullata. Jodio, vescicanti, joduro di potassio , massaggio non avevano
gioyato*
Si fece nna cura elettrica: l'anodo suir artioolazione, il catodo fatto
«correre in vicinanza, intensità considerevole di corrente, durata di 10
minuti. Dopo uua settimana vi era già mìglioram ento, dopo due la cir«
conferenza del ginocchio era ridotta a 41 centim. In seguito il progresso
fu più lento, però dopo 4 settimane la malata potò essere licenziata in
istato soddisfacente.
In tutti i casi guariti col galvanismo non esisteva profonda lesione
dell' articolazione; si trattava piuttosto di infiltrazione dei tessuti pe-
riarticoiari.
Secondo V Autore^ la corrente continua dovrebbe adoperarsi solo
quando ò trascorso il periodo acùto^ sospendendola nelle esacerbazieni
acute. Agisce in modo precipuo sulle lesioni estra-articolari , inspessi-
mento dei tessuti fibrosi, atrofia dei muscoli. Non ò indicata nelle ar-
triti che hanno per baso qualche discrasia. Perciò non ò da raccoman-
darsi nella gotta e nel reumatismo cronico progressivo. É all' incontro
molto giovevole nelle affezioul articolari traumatiche, gonorroiche e
puerperali.
Fin qui il dott. Mobius, la cui Rassegna ò senza dubbio per diversi
titoli importante. Per altro essa ci ò sembrata manchevole in quella
parte che riguarda la letteratura italiana. Se ciò provenga da noncu-
ranza degli stranieri per le cose nostre, ovvero dalla poca pubblicità
che noi diamo ai nostri prodotti scientifici, non staremo a ricercare;
probabilmente dipenderà da tutte due queste cagioni. Comunque noi cre-
diamo opportuno di supplire alla mancanza, facendo al saddetto arti-
colo raggiunta dei seguenti lavori (1).
(i) Stimiamo dover qui dichiarare che in questa aggiunta non figurano
quegli studj italiani di elettrofisiologia il cui scopo fu esclusivamente queU<»
888 mviSTA
£leMrofl8tologto.
L* BuLOHiRi GiusBPPB. — Dell'azione dei nervi vaghi eoi etaere t
Ssaxne critico e ricerche sperimentali. {Morgagni^ laglio 1878).
Qoeste ricerche fbrono esegaite nel Gabinetto di fisiologia sperimene
tale e in quello di Elettroterapia di S. Spirito in Roma.
n Balgheri gioyandosi dell'assistenza dei professori Meriggia e Bra-^
nelli trasse dai suol stndj elettro-fisiologici alcune conclusioni contrarle
airazione moderatrice del vago sul cuore, sostenuta dal Weber. Secondo
TAutore la detta azione apparterrebbe ai gangli intracardiaci come a
fattori attivi. La corrente elettrica applicata sul vago aumenta il nu-
mero dei battiti ; ma ne diminuisce la torza ; applicata al plesso car-
diaco ne diminuisce il numero e ne aumenta l'impulso. Questi fatti
sonosi verificati tanto esperlmentando sugli animali quanto sall'uomo«
2P MuGGi Domenico. — Nuova legge elettro-fisiologioa relativa
all'elettrotono intrapolare. (Sperimentale^ fase. 9.^ sett. 1880).
Più che una legge sull'eie ttroto no può chiamarsi elettrolitica la legge
scoperta dal Mucci.
Premettiamo che le esperienze vennero eseguite dall'Autore suiruovo,
sugli animali e suiruomo. Questa legge può riassumersi cosi : allorché
quattro aghi di acciajo sono infitti in un tessuto o immersi in un li-
quido organico, purcb^essi stiano in linea retta e possibilmente eqaf-
distanti ( da 1-3 centimetri l'uno dall'altro ) se i due medii sono mesfliv
in comunicazione metallica tra loro e i due estremi si congiungano ^
l'uno col polo positivo e l'altro col negativo di una batteria galvanica^
si determina subito, nei due aghi medii comunicanti tra loro, una cor-
rente intrapolare che ò inversa di quella che circola negli aghi In rap-
porto colla batteria. Se, ad esempio, all'ago N. 1 sta T anodo e al 4 il
catodo si avrà una corrente che dal 1.^ ago va al 4.^ mentre negli aghi
interni s'induce una corrente che dal 2,^ va al 2.^
I fenomeni elettro-chimici ed elettro- fisiologici [che si determinano
sui tessuti organici e sugli aghi stessi vengono in conferma della detta
legge.
Prescindendo dalla utilità pratica che questa legge può arrecare alla
cura degli aneurismi e delle varici , ove il coagulo si avrebbe in due
punti contemporaneamente e perciò con risparmio di tempo e di sof-
ferenze pel malato, noi non siamo lontani dal credere che anche la
elettroterapia generica se ne possa giovare.
di rischiarare alcuni problemi di neuropatologia; e che forse si dovrà in
e^a anche deplorare la omissione di qualche importante pubblicazione elet«^
trpjati*icai Di questa omissione &cciamo le nostre scuse.
DI ELBTTBOTKRAPIÀ. 8^9
EleÉlroierapia.
P^i lavori di elettroterapia propriamente detti , aegairemo 1* ordine
fonologico della loro pabblioazione.
3.^ Brunbllx Gbsarb. — Doooia Idroelettrloa. (71 Galvani^ Annoia
tÌEtóC. 2.*).
^ Gii elettroterapisti si sono forzati in varie epoche di giovarsi del
bagno di acqua , o generale o parziale , come mezzo di trasmissione
della corrente elettrica all'organismo umano.
Alcuni ebbero in mira di rendere possibile T apfrtlcazione di correnti
abbastanza forti spino-muscolari, o spino-nervose', aumentando la su-
perficie di contatto dalla parte del polo che induce maggior dolore
<catode)j ed immaginarono il cosi detto pediluvio elettrico che si usa
preferentemente nelle paralisi infantili, nelle poliomieliti anteriori de-
4^11 adulti, nelle paraplegie spastiche , ecc. , ove la integrità del senso
tattile impone maggiori cautele, onde evitare F eccessivo dolore (Bra«
nelli, Namias ). Altri videro nel bagni/ generale una condizione favo-
roTole per far penetrare nell'organismo un' onda maggiore di elettri-
cità e diffonderne razione su tutte le parti (Moretin , Paul) ; ovvero lo
riguardarono come un mezzo atto ad introdurre sostanze medicamen-
tose od estrarre metalli nocivi deirorganismo (Semmola, Goplin).
Il Brunelli nelPlmmaginare la sua doccia idroelettrica fu guidato da
«in altro ordine d'idee. Considerando che nella elettroterapia le appli-
cazioni centrali andavano conquistando terreno a scapito del metodo
periferico o localizzatore del Duchenne , nella stessa guisa che in pa-
tologia il sistema nervoso centrale acquistava importanza sempre mag-
giore dagli stadlj recenti della cllnica, cosi egli pensò ad un metodo
elettroterapico che facilitasse l'applicazione di forti correnti galvaniche
•alla spina dorsale, e ha creduto trovarlo nella doccia a getto unico
oolla quale egli trasmette la corrente sul malato. La sistemazione della
doccia idro-elettrica ò semplicissima.
Una batteria galvanica abbastanza forte (Wollaston, Danieli) ha uno
^ei 9uoi poli in comunicazione con una larga lamina di rame sulla
^uale l'infermo si colloca in piedi, Paltro polo mette capo alla cannula
metallica da cui esce la doccia. LMnfermo dunque rappresenta uno dei
poli della pila e la cannula Tauro , ed allorchò il getto di acqua rag-
giunge, senza interrompersi, la regione spinale, si chiude il circuito.
La lamina sulla quale sta il malato rappresenta ora il catodo , ora Fa*
' nodo a seconda che le indicazioni richiedano una corrente discendente
e ascendente, e questo cambiamento si fa mediante un commutatore
•che s'intromette nel circuito metallico. Con un simile metodo si ha di
più il vantaggio di riunire l'azione elettroterapica all'idroterapica ed ò
l>erciò da raccomandarsi.
S90 RIVISTA
4* ScHiLUNO Pietro. — Esfoliazioiie dell'epidermide ed atro->
fia dell'indice e poUioe della mano destra per paralisi vaso-
motoria, {Gazz. med. di Boma^ Anno II, puat. 14.*).
Qaesto caf o riferito nella Gazzetta Medica di Roma merita d*es8ere
qui ricordato per la gaarigione che 66 ne ottenne dal dott. Branelll
colla galvaniszazione del simpatico nella regione del collo.
5.® Bianchi Leonardo. — Sulla psuralisi della faccia. {Movimento
fned.'Chir. di Napoli^ 1877).
Qnesto lavoro può interessare la elettrojutria in quanto che yi sono
trattate con molta chiarezza le questioni diagnostiche e prognostieh»
della emiplegia facciale in rapporto al modo diverso di agire dei ma-
acoli alla corrente indotta ed alla galvanica.
Le due contrattilità muscolari (la faradica e la galvanica) secondo
anche le osservazioni dell'Autore sono;
1.* integre nella emiplegia facciale di sede cerebrale,
2.^ diminuite nella emiplegia facciale di sede mesocefalica,
3.® diminuita ed anche abolita la faradica, mentre resta normale od
è aumentata la galvanica nella paralisi che dipende da lesione del tronca
del facciale dalla sua emergenza nel midollo allungato sino al di lA
della sua uscita dal forame stilo-mastoideo.
Discorse le varie teorie onde spiegare il vario modo di agire della
corrente faradica e della galvanica in queste paralisi, e le condisiov
anatomiche dei nervi e dei muscoli corrispondenti a questa partioolaio
proprietà delle due correnti, l'Autore si pronunzia per la teoria elettro-
chimica* Allorchò le paralisi periferiche del facciale sono gravi esiste
evidentemente un disturbo molecolare del nervo che non può essere
modificato che dalla corrente continua che a preferenza della indotta
determina un'azione chimica sui tessuti organici. Quanto all' aumento
delia irritabilità galvanica , per cui in questa specie di paralisi si può
avere contrazione sensibile fin con una o due coppie, stima l'Autore
che ciò possa essere cagionato dallo stesso precesso irritativo stabili-
tosi nel nervo, per cui uno stimolo più leggero induce contrazione pia
facilmente che allo stato sano.
Ciò che il Bianchi e con esso molti altri hanno trascurato di notare
al riguardo di questo aumento della irritabilità galvanica, nelle para-
lisi periferiche gravi del facciale, si ò che le contrazioni muscolari si
determinano bensì più sollecitamente che nel lato sano della faccia ;
ma esse, anche se si adoperino molti elementi sono fiacche e mancano
di quella vivacità che si nota in quelle dei muscoli volontari normali»
Questo carattere speciale ravvicina le dette contrazioni a quelle dei
muscoli a fibre lisce e ci mette forse in vista la condizione anatomica
che n'ò la cagione.
Dai procedimenti elettroterapici dell'Autore vengono a confermarsi
queste due conseguenze:
DI SLKTTROTERAPIA 391
1.^ Che nelle paralisi periferiche del facciale è pi& utile quella forma
di corrente che meglio fa contrarre i muscoli paralizzati.
2.* Che allorquando esiste esagerazione della irritabilità galvanica il
miglioramento non incomincia se prima non sì aTverte la diminuzione
nella detta esagerazione.
6.® LuiSB Luigi. — Sopra un caso di prosopalgìa : Annota-
zioni patologico-cliniche. {BuUeU^ delle scienze med. di Bologna ,
Ser. VI, Voi. V, 1880).
La parte di questo laYoro che interessa la elettroterapia ò ben poca
cosa. L^Autore ci fa sapere che un anno e più di cura d*ogni specie
non yalsero a modificare menomamente gli accessi gravi di questa
neuralgia molto diffusa delle Tarie branche del trigemino ; e che il solo
galTanismo valse ad arrestarla per molto tempo; ma non a guarirla
definitivamente.
B metodo adottato fu IHmipolare: anodo alle varie branche termi-
nall del trigemino, catodo al ginocchio.
7.* Brunello Laurenzi, Scalzl — La elettrolisi nei calli ossei
non consolidati
Da un resoconto delle core chirurgiche eseguite nell* Ospedale di S.
Maria della Consolazione in Boma risulta che una pseudo-artrosi del
femore guarì mediante V ago elettro-puntura eseguita del dott. Scalzi
con un apparecchio faradico. Posteriormente a questo primo tentativo
rileviamo che in varii casi di fratture , nei quali per coadizioni orga-
niche generali non si giungeva ad ottenere la consolidazione del callo,
malgrado tutti gli ordinari espedienti messi in opera, si fece uso, dai
tre suddetti Autori, della galvano-puntura con esito del tutto favore-
vole. Tre fratture non consolidate della tibia ed una del femore fu-
rono trattate col seguente metodo dal dott. Bronelli. Tre o quattro
aghi di acciajo, piuttosto resisteati venivano infitti per 1-2 centimetri
di profondità nel tessuto fibro cartilagineo del callo e messi successi-
vamente in comunicazione per 10 minuti primi col polo positivo di una
batterìa, mentre il negativo era collocato nelle vidnanze della firattnra,
mediante un largo eccitatore umide.
Fu adoperato un apparecchio Brassart a pile di Smee e s* intercalò
nel circuito da 10-20 elementi. In un solo caso si dovette tare una se-
conda applicazione aUa distanza di circa 20 giorni dalla prima. Tra
questi casi di guarigione ò degno di nota uno di pseudoartrosi della
tibia nel quale il tessuto neoformato consisteva in una massa di con*
nettivo inerte per complicanze sopraggiunte che richiesero la resezione
di una parte degli estremi fratturati (Laurenzi).
Questa pratica elettrolitica eseguita col metodo del Branelli ò molto
raccomandabile.
B92 RIVISTA
•..8. SsHMOLA ìlAmiJX<h — I«a oonre&te oostaaie nella ùtank.dml
vomito nervoso. (Otorti, iniem^ delle scienze tned*, Aduo I, ùm. K^«
1879* Naova Serie)*
Questo layoro dell* Aaiore fa «egaito In qualche modo ai coageneri
da lai già pabblicatl snlla elettroterapia di alcani morbi della vita or-
gaaioa, deriTanti da uà disturbo funzionale del sistema nervoso (diabete,
morbo di Addison, gozzo esoftalmieo, eec^.
e L^uso della elettricità per arrejBtare il vomito nervoso, senz'essere una
applicazione nuova, non deve però mettersi fl*a le più comuni. Gii sto4]
del Semmola sono dunque di natura da allargare semplicemente il
campo già esplorato dalla elettroterapia. Dal suo lavoro possono trarsi
due principali conseguenze e sono: a) esiste un vomito nervoso assolu-
tamente idiopatico per neurosi propria dello stomaco, b) Criterio dia-
.guostico il più sicurp per differenziarlo dal sintomatico ò Teffetto be-
nefico istantaneo che si trae dairapplicazione della corrente ooetaate»
9. Il medesimo. — Contribuzioni cliniche alla cura locale e
generale dei tuznori maligni della mammella e di altre sedi
.'esterne. (6ff'orn. intem. delle eeienze med 1882).
Tutti gli altri mezzi curativi locali» dice rAutore» sono di niun va*
. loro comparativamente alla elettrolisi, perchè questa non distrugge sol-
tanto y ma modifica direttamente le attività chimiche della nutrizione
locale y ed in conseguenza ò capace di mutare completamente la dire-
zione di questo lavorio nutritivo. Egli riporta sei casi di guarigioni di
tumori maligni a diagnosi ben constatata. Le sue conclusioni sono :
IJ* La cura elettrolitica, applicata ai tumori maligni» come epiteliosia,
sarcoma , fibro-sarcoma ò capace di guarirli per tre modi di azione «
cioò:
a) Produceiìdo piccoli focolai dMnfiammazione con sclerosi consecutiva.
Il tumore si riduce ad un volume minimo per rispetto al suo volarne
primitivo e resta nella località un indurimento definitivo ed innocente
•come caput mortuum (tessuto cicatriziale).
h) Froducendo una trasformazione colloide e grassa nella massa del
tumore, soprattutto allorcbò è in via di rammollimento.
e) Provocando unUnfiammazione «con suppurazione disseccante, ftekVkr
mentazione del tumore e sua uscita in pezzi.
2.^ Con la cura elettrolitica si adoperi il joduro di potassio ad alte
dosi e con grande perseveranza, per modificare profondamente la dire-
zione dei ricambi nutritivi.
10. Morelli, Melegarl — Aneurisma del tronco brachio-cefa"-
lioo curato coU'elettro-puntura. (Rivista clinica di Bologna^ ISS^S),
L'operazione fu fatta col metodo Clniselli e siccome il malato
venne a morire cinque giorni dopo l'operazione per upa grave compii*
eanza pneumonica, così si potò fare Paatossia e si riconobbe che uà
I
DI ELBTTROl^RAPIA S99
gtOBÉò e sodo eoagalOy aderènte, dovuto airazione del galTanismo si era
ibrmato nella oavità anenrismatioa. Secondo gli autori questo caso mo-
Btra una volta di più la convenienza del metodo elettrolitico del Cini-
selli per ottenere la solidificazione degli aneurismi Interni.
11. D^ ANCONA. — Del valore oomparatiTO della corrente la»
dotta colla galvanica nella cura delle malattie del sistema
Nervoso. (Adi del Congr. medico nazionale di Pisa^ 1879).
In questa breve comunicazione letta al Congresso deir Associazione
medica italiana tenutosi in Pisa, TAutore non reca osservazioni pro«
prie atte a metterci in vista i criteri che lo hanno guidato nel consi-
gliare la scelta di una più che di un'altra corrente elettrica. Seguendo
t>erò le più note opinioni degli elettroterapistl d& le indicazioni princi-
pali per Tuso del faradìsmo e del galvanismo. In modo generale am-
mette che il primo giovi quando si tratta di agire sulla eccitabilità dei
muscoli o dei nervi periferici ; ed il secondo se si abbia in mira di mo-
•dificare il chimismo animale e di recare effetti fisiologici sul midollo
spinale o sul cervello e soprattutto sul gran simpatico. Evidentemente
r Autore ò partigiano convinto del gaWanismo. Questa convinzione ò
forse un pò* in ritardo, se si consideri che una imparziale considera-
zione dei fatti sembra voler far pendere di nuovo la bilancia in fa-
vore del faradismo, e di più tornare anche in onore il franklinismo e
la elettricità statica.
12. Di Chiara Francesco. — La inflnenza terapeutica della
corrente continua nella ritenzione dell'urina. (Osservazioni cli-
niche. Palermo 1882)
Questo lavoro divìso in tre parti comprende:
a) Le ritenzioni per paralisi vescicale; b) le ritenzioni per ipertrofia
della prostata; e) le ritenzioni per restringimenti organici deiruretra.
a) Tre casi di paralisi del detrusore della vescica furono curati dal-
r Autore colla corrente continua, applicando il polo positivo nell'interno
della vescicai mediante un eccitatore vescicale, ed il negativo nella re«
glene sacro-lombare. Risultati eccellenti; ma in seguito a molte sedute.
Furono adoperati da 12-18 elementi della batteria Trouvé. Contraria-
mente a quanto si suole praticare da altri , V applicazione fu sempre
ftttta, previo il vuotamente della vescica. In ciò non consentiamo col-
r Autore e riteniamo anzi tanto necessario il non vuotar la vescica che
ove sia vuota noi consigliamo riempirla di un liquido conduttore, per*
•chò la carrente, in questa condizione, agisce più diffusamente sul de-
trusore.
b) Le ipertrofie della prostata, se non siano complicate ad altra ma-
lattia delle vie urinarie, vengono favorevolmente modificate dairappli-
cazione della corrente continua. Quattro felici risultati riferisce l'Au-
tore in conferma dell*utilità di questo metodo di cura, sperimentato del
894 RIVISTA
i
resto anche da altri da parecchio tempo. Il dott» Di Chiara adopera an
catetere che introdace eiiio air uretra prostatica e lo mette in coma*
DicaEione col polo positivo della pila, e colloca il negativo con un ec^
citatore cutaneo umido nel perineo.
e) Quanto alle ritenzioni provenienti da restrlDgimenti uretrali» ecco
quanto 1* Autore dice riguardo al metodo curativo elettrico:
€ La manovra operativa non ò per nulla complicata: r eccitatore si
introduce nelPuretra come una sonda ordinaria, facendolo penetrare sino
al punto del restringimento, addattandovi il polo positivo, e situando il
negativo più ordinariamente alla regione perineale, od anche alla pa-
hica, 0 sulle vertebre lombari. »
Facciamo notare che tutti i casi di ritenzioni appartenuti alle tre
categorie suddette furono dairautore curati con un metodo molto uni-
forme, quantunque non ne sia bene precisata la tecnica. In ogni modo
egli applica sempre Tanode entro la vescica o l'uretra, ed il catodo sulla
cute.
Quali siano stati i criteri direttivi per l'adozione di un tal metodo,
nei restringimenti organici deiruretra, noi non possiamo rilevarlo» L* Au-
tore dice: « la corrente continua agisce dinamicamente sopra i tessuti
organici; così dessa attivando il processo di assorbimento degli ele-
menti che han dato luogo ai restringimenti, ne avviene la scomparsa
di questi e quindi il ritorno del lume del canale uretrale. »
Dal che si deduce che per T Autore sarebbe indifferente il collocare
l'anode o il catodo a contatto del restringimento. I seguaci della teor/a
elettro-chimica noteranno la perfetta opposizione del metodo usato dal-
r Autore con quello che, dai fatti sperimentali di galvano-caustica chi-
mica, risulterebbe doversi preferire e che difatto preferirono il Tripier
ed il Mallet che primi usarono la cura elettrolitica nei restringimenti
uretrali, e con esito favorevole. Si sa che allorchò trattisi di distrug-
gere tessuti densamente organizzati, come sono d'ordinario quelli cica-
triziali della mucosa uretrale, è da anteporsi la così detta galvano-
caustica alcalina all'acida, perchè colla prima si ottiene un escara più
addatta a rammollire lo stringimento. Non è necessario il dire che la
galvano-caustica alcalina ha luogo dalla parte del polo negativo o ca-
todo.
12. Il medesimo. — La corrente elettrica applicata a talune
malattie di chirm^gia e medicina. (Palermo, fase, in IV, 1882).
Anche in questa recentissima pubblicazione del doit. Di Ghiadi la
parte che riguarda le applicazioni chirurgiche ò la più estesa ed anche
la più importante al detto dello stesso Autore.
Incoraggiato dai risultati favorevoli antecedentemente ottenuti colia
elettrolisi nei restringimenti uretrali, allarga ora il campo delle sue
applicazioni alle stenosi del retto. Egli afferma che nessuno degli ordi-
nari trattamenti chirurgici può reggere al confi-onto della elettrotera-
DI ELBTTBOTBRAPIA 395
piOt Narra tre oasi di gaarigione completa di restringimenti anulari
del rettOi nei quali la dilatazione graduale e la stessa rettotomia riu-
scirono inutili. li metodo deli* Autore consiste nella introduzione suc-
cessiva di eccitatori rettali di forma cilindrica o leggermente conica^
lunghi circa 15 centimetri e del diametro di 7-00 millimetri La pratica
osservata fu sempre dMncominciare coir eccitatore a diametro minimo
e di non passare al successivo di maggior diametro se prima Tantece*
dente non traversava liberamente lo stringimento. Oli elementi adope-
rati non sorpassavano mai il numero di 15 e la durata della seduta si
protraeva qualche volta sino ad un*ora. Nulla si dice riguardo ai poli.
Espone quindi una serie di 27 casi di restringimenti uretrali , alcuni
dei quali molto organizzati ed antichi e tutti guariti collo stesso me-
todo antecedentemente usato dall'Autore.
Questi meravigliosi risultati giustamente lo autorizzano ad affermare
che nessun restringimento organico dell'uretra, quale ne sia la esten-
sione e la durata, quali le complicanze, resistere può all' uso sovrano
della corrente continua. Tutto consiste , secondo V Autore, ad eseguire
un numero maggiore o minore di sedute (da 10 a 50) a seconda della
maggiore o minor resistenza dello stringimento da curarsi. Dobbiamo
rilevare anche qui, a proposito del metodo, che l'Autore non precisa
punto le norme elettrotecniche dell'applicazione e per ciò che riguarda
la scelta dei poli, ò da ritenersi la sua pratica, negli stringimenti ure-
trali, passibile delle osservazioni già fatte più sopra. Se non che i fatti
son fatti, e quelli riportati dall' Autore son di natura da lasciare pur
troppo in sospeso il giudizio sulla parte della tecnica elettrica relativa
•alla qualità del polo da applicarsi allo stringimento.
L'orchite cronica, V idrocele, ed il gozzo parenchimatoso presentanp
air Autore un altro campo di applicazione della corrente continua. An-
che in questo, bene inteso, tutti i casi riferiti ebbero esito favorevo-
lissimo.
Il silenzio che costantemente serba l'Autore, riguardo al metodo, an-
che in queste varie malattie, ci conferma nel dubbio ch'egli non gli
attribuisca un gran valore. Fiducioso nella virtù deiragente ch*egli tiene
in sue mani, poco o nulla si cura del modo di applicarlo, cotalchè si ar-
guisce che la'sua pratica^ molto semplice ed uniforme* In un solo caso
d'idrocele ci fa sapere ch'egli immerse per varie volte un ago nel tu-
more, mettendolo in comunicazione col polo positivo del suo apparec-
chio, e che questa pratica rispose mirabilmente alla sua aspettativa. Ma
questa eccezione ch'egli non manca di segnalarci, ci convince sempre più
che il suo metodo non cangia per cangiar di malattia.
Nulla di veramente nuovo avvi a notare nell'ultima parte dal libro
del Di Chiara, che tratta delle applicazioni della corrente continua alle
malattie mediche, se si eccettui la grande costanza colla quale l' Au-
tore segue i suol trattamenti elettrici, allorchò sia convinto della loro
indicazione. A questa costanza si devono probabilmente molti dei felici
1
"896 BITISTA
risaltati da lai annanoiati« specialmente in an caso di atassia loeomo-
trioe. e in ano di sclerosi a placche. Queste dae malattie Tennero trat-
tate colle correnti galvaniche ascendenti inngo la regione spinale e se
*ii*ebbe, dice TAatore, completa gnarigione. Sono fotti questi abbastanza
etraordinari perchò meritano d' essere ancora tonati in osserràzionb
dall* Autore.
13. LosANA Ottavio. — Osserraxlonl di elettroterapia raooolte
nel <}abiiietto elettroterapico dell'oepedale maggiore di S. CUa-
•oomo in Torino. (Torino, voi. in 8.% 1882).
È qaesto aa libro di oltre 150 pagine nel quale sono accennate con
molto criterio le vàrie qnistioni di elettro-fisica e di elettro-fisiologia
ohe hanno relazione colla elettro*terapia» e vi si tratta abbastanza este-
samente e con qualche nuova veduta la elettro-diagnostica. Questa parte
del lavoro dell' Autore merita che se ne dica qualcosa. Noi non lo se-
guiremo nella esposizione di fìatti già noti, che riguardano le altera-
zioni qualitative della contrazione elettro-mnscolare, e che costituiscono
eenza dubbio un elemento diagnostico pregevolissimo; ma prenderemo
nota di quanto egli dice sopra una nozione non meno importante e che
ha rapporto alia modificazione che in ordine di tempo subisce la detta
oontrazione elettro-muscolare.
Si sa che THelrnholtz ha provato sperimentalmente, mediante un ap-
parecchio speciale chiamato miografo, ohe 1* irritazione percorre un
nervo colla velocitÀ dì 80 metri per minuto secondo. Se si fh deaeri-
tere sopra una tavola la car?a della contrazione muscolare prodotta
da tale irritazione, si nota uno speciale fenomeno, cioò che la irrita*
sione, giunta al muscolo^ impiega un tempo brevissimo ma esattamente
misurabile prima di trasformarsi in contrazione* Questo intervallo di
tempo fu detto periodo éCirritazione laUnte,
Or bene egli ò sulle modificazioni in più o in meno di questo pe-
riodo che il dott. Losana tenta basare un'altro criterio diagnostieo
delle lesioni nerveo-muscolari in cui i rapporti Ara le terminazioni dei
nervi colle fibre del muscoli sono alterati. Come non ha guari, a scopo
diagnostico, nelle malattie spinali TEulenburg immaginò un meccanismo
per la rappresentazione grafica del periodo latente che tien dietro alla
irritazione meccanica del tendine rotuleo, cosi il nostro Autore volle
fornire la pratica d'un apparecchio che avesse il medesimo scopo nelle
malattie muscolari e del sistema nervoso periferico. Fondandosi sogli
esperimenti fisiologici dell* Helmlioitz e del Du Boys Beymond fece oo«
atruire uno spedale miografo destinato a segnare, insieme alla curva
della contrazione muscolare, V abbreviamento o la protrazione del pe«
riodo della irritazione latente.
Ci auguriamo che i risultati che 1* Autore sarà per ottenere con que-
sto strumento (ancora non abbastanza esperimentato) siano conformi al
desideri.
DI ELETTROTERAPIA S87
Anche la pratica elettro-diagnostica, olie consiste nel saggiare le yarie
impressipni sensitive^ non Tenne trascurata dair Autore. In parecchi
easi» egli dice» d'irritasione spinale» la sensazione gustativa (ordinaria-
mente sapore metallico) ò già aTYcrtita dai malati quando 1* anodo è
collocato verso la medietà della regione dorso«spinale. Si sa che allo
stato normale la detta sensasione si ha, oltre ai campo dei trigemina
bene inteso^ alla regione cervicale della spina ; ma cessa al di sotto.
Un tal fatto fti anche da noi osservato nelle irritasioni spinali ; nelle
quali rilevammo pure il fenomeno di una rapida espirazione a forma di
un colpo di tosse, allorchò si applichi uno dei due poli di una batteria
alla iegi<Hie dorsale superiore» ovvero s' interrompa una corrente ohe
percorra dairalto al basso, o viceversa, la regione cervico-dorsale.
Nella parte elettro-terapica di questo lavoro, ci limiteremo a notare
che r Autore usa con molta preferenza il galvanismo, tranne che nelle
neuralgie, ed è partigiano delle applicazioni centrali. Dice, per esempio^
d*aver adoperato con vantaggio il galvanismo lungo la spina nelle ane-
mie profonde ; d*aver guarito alcuni casi di mogi^frafla facendo altra*
versare una corrente galvanica alla base dei cervello |nel diametro bi*
mastoideo ; d*aver fatto cessiure in un caso dìdrofobia la forte disfagia
spasmodica con una corrente leggera e protratta per qualche ora dalla
nuca alle gambe; d'aver fatto cessare 1* insonnia applicandola dalla re-
gione sottocipitale alla dorso-spinale, ecc.
Noteremo finalmente che T Autore fa uso ordinariamente di correnti
non molto forti e ciò ò in rapporto alle sue vedute sulle correnti se-
condarie 0 di polarizzazione e che divengono a suo credere causa ab-
bastanza duratura di modificazioni dinamiche del sistema nervoso.
898
RIVISTA D' ANATOMIA PATOLOGICA
del dotf. GIOVANNI WEISS
Professore nell* UnirersiU di Messina
Wei?ert — Intorno ai tubercoli delle vene e i loro rapporti eolla in*
fezione tubercolare del eangue,
Stilling — Della trombosi {sviluppo di tubercoli) nel condotto toracico.
Schuchardt — La tubercolosi innestata delV occhio e i suoi rapporti
colla tubercolosi generale da innesto»
Arnold — Intorno alla tubercolosi miliare disseminata dei polmoni.
'Weichselbaum — Ricerche sperimentali intomo alla tubercolosi ina^
lata*
MaragliaDo -— Per ìa patogenesi del tifo abominale.
Orifflnl -- Sulla immunità contro il carbonchio.
Marchand — Breve osservazione intomo alVeziologia della malaria^
Johne — L'actinomicosi.
Braan — Intorno alla provenienza del Bothriocephalas latus*
Huber — Artrite suppurativa multipla reumatica in una bambina^
Stilliog — Intorno alVosteocondrite sifilitica dei neonati.
Habar — Un caso raro di esostosi multiple cartilaginee.
Gohnstein — Contributo all'eziologia dei miomi uterini.
Hauser — Contributo alla genesi dei sarcomi primitivi.
Boegehold — Intorno allo sviluppo dei tumori maligni da cicatrici.
Ginsburg — Del mx)do di comportarsi delle cellule tendinee nella in-
fiammazione.
MafTucci — Studj anatomici e sperimentali sulV atrofia biliare e la
cirrosi ipertrofica del fegato*
Tizzoni , Filetti , Foà , Grifflni — Sulla riproduzione parziale della
milza,
Ziino — SulVestirpazione parziale del polmone.
Maflfnccl — Esperimenti sulV assorbimento del peritoneo.
Neumann — La legge di di/fissione del midollo osseo , giallo e rosso ,
nelle estremità.
Bidder — Un osteoma del corpo striato in un caso à^ emiplegia t'«-
fantUe.
Bianchi — Reperì) anatomico e istologico di due casi della cosidttta
paralisi spinale spastica^
Homen — Intorno alla degenerazione secondaria nel midollo allun-
gato e nel midollo spinale.
RIVISTA d'anatomia PATOLOGICA 399
Adamklewiez -^ Intorno alla frequente manóanza di alcune radici
spinali nelVuomo,
Davida '— Intorno allo stato delle radici e dei gangli spinali dei nervi
cervicali in un caso di perobrachia^
Friedlànder --* Intorno alla cretificazione delle cellule ganglionari.
Werra — Degli effetti della legatura transitoria e permanente deUe
arterie renali,
Litten — Intorno alV influenza delV anemia arteriosa sulle pareti dei
vasi.
Ribbert — Intorno aìVipertrofia compensatrice dei reni.
Haber '— Intorno alla malattia d'Addison,
Thoma -^ Quattro casi di ernia diaframmatica.
Schipiloff ^-^ Intorno al modo di prodursi della rigidità cadaverica*
Prof. Weigert. — Ueber Venentuberckel und ihre Beziehun^
gen zar tuberculosen Blutinfection* (Intorno ai tubercoli delle
vene e ai loro rapporti colla infezione tubercolare del sangue). In:
Vircìmo's Arch. Voi. 88, pag. 307.
L' interessante lavoro dell* Autore è diviso in tre parti ed ò prece-
duto da una specie di proemio. In questo egli stabilisce i vari modi coi
quali ammettendo dimostrata la teoria infettiva, si possono considerare
anche dal solo punto di vista anatomico i prodotti della tubercolosi;
potendosi a suo credere cercare nei medesimi o la presenza del virus
tubercolare organizzato scoperto recentemente dal Kochi ovvero le le-
sioni primitive dei tessuti, oppure il modo di prodursi dei nuovi eie*
menti, o finalmente le differenze grossolane dei processi tubercolari per
ciò che riguarda la forma, la grandezza, la sede e la propagazione.
Di queste ultime ricerche si occupa l'Autore in questa memoria pro-
curando di. determinare le vie di propagazione della tubercolosi nelle
varie parti del corpo da un focolaio tubercolare primitivo non solo, ma
ben anche la probabile comunicazione di questo all' esterno , a fine
di chiarire la penetrazione del virus nella regione alterata prima di
ogni altra. La prima parte del lavoro si aggira intorno falle genera-
lità della infezione tubercolare del sangue e più specialmente intorno
a talune forme della tubercolosi generalizzata e ai suoi rapporti colla
tubercolosi delle vene. L'Autore determina in primo luogo il concetto
della tubercolosi generalizzata, intendendo per essa solamente T infe-
zione generale del sangue mediante il virus tubercolare, e il deposi-
tarsi di questa nei vari organi, e sotto varie forme, delle quali i tipi
più frequenti sarebbero: 1.* la tubercolosi generale acuta che non ò
tanto frequente come si crede e che raramente s' accompagna alla tisi
polmonare; 2.® la forma chiamata dall' Autore di transizione nella quale
solo pochi tubercoli si formano in quegli organi che solo mediante la
corrente sanguigna possono rimanere infetti; 3.^ la tubercolosi gene-
400 RIVISTA
rtle eronicai earstterissata dalla formasione oronìea di focolai Uiber»
eolari di Taria grandezza e lolitainoiite oaaeosi. Il paragdlma'dl latte è
aèmpre la tnboroolosl generale aeata» ohe p4»rci<^ viene seguita eoa
amore apedale dall'Autore; egli dimostra eolia statistica alla. mano
che essa non è poi tanto frequente oome si erede e, soyratatto , cbe
solo raramente s^aceompagna alla tisi polmonare* Qaesto fatto dimostra
come non basti la presenza di focolai oaseosl a produrre una generalo
eruzione di tubercoli miliari, ognuno dei quali dOTO necessariamente
contenere una partieella di Toleno tnberoolare; ma che ò condizione
indispensabile la penetrazione del virus nella eorrente sanguigna e V Au*
toro indica la tubercolosi del condotto toracico scoperta dai Ponfiok e
quella delle vene, annunziata la prima volta da lui e dal Mugge, oome
le due condizioni anatomiche nelle quali il veleno può realmente me-
scolarsi al sangue circolante.
L'Autore attribuisce il massimo valore alla tubercolosi delle vene e
ài questa quasi esclusivamente si occupa nella seconda parte del la*
vero, riferendo e minutamente descrivendo un notevole numero di oasi
nuovi, divisi in vari groppi. Il primo grappo comprende i casi di tu»
bercolosi generale acuta causata da voluminosi tubercoli delle vene.
Nel primo caso (tubercolosi miliare acuta procedente da grossi tabei^
coli delle vene polmonari) l* Autore fa notare che la generale eruzione
era stata da tempo preceduta da tubercolosi deirintestino tenue e d^
crasso, la quale non poteva spiegarsi coir azione infettiva di spati in>
gojati, poichò non esisteva la tisi polmonare, e che perciò doveva es-
sere riferita a cibi contenenti il veleno tubercolare; che esistevano pa-
recchie ghiandole linfatiche caseose alle quali dovevano subordinarsi t
focolai tubercolari voluminosi delle vene polmonari; che dal sinistro
di essi, ulcerato, avea preso origine l'infezione tubercolare del sangue,
che a sua volta avea prodotto la tubercolosi miliare generale aouta»
Anche ì\ 2.^ il 3.^ e il 5.^ caso erano costituiti da tubercolosi miliare
acuta universale, che aveva il punto di partenza da un grosso tuber-
colo delle vene polmonari ; nel 4." invece si trattava di tubercolosi mi-
liare acuta generale, procedente da un grosso tubercolo della vena so-
pra renale ; le alterazioni principali erano una tisi limitata *al polmone
sinistro, una tubercolosi degli organi genito-orinari> e la tirosi d* am-
bedue gli epireni, senza modificazioni nel colore della cute. Le piccole
vene degli epireni erano tubercolose; nel tronco principale della vena
soprarenale destra avea sede un fooolajo tubercolare rammollito , dal
quale era partita la tubercolosi miliare acuta. generale. Nel 6.^ caso la
tubercolosi miliare acuta erasi probabilmente propagata da un fooolajo
nella vena tireoidea, in comunicazione con un focolajo caseoso della
ghiandola tiroidea.
Il secondo gruppo contiene due casi di tubercolosi miliare acuta con
tubercoli miliari nelle vene, propagatasi dalla tubercolosi del eondotto
toracico.
d'anatomia patologica 401;
Finalmente dae casi di grossi tabercoii nel Uomiaio delia vena porto
non segniti da tabercolosi generale, costitalsoono il terzo gruppo. Nel
primo caso esistevano Toramente dei tabercoii in eopia in pareccbt
organi* ma ciò nnllameno V Aotore da tutto rinaieme giadicò trattarsi
di tabercolosi generale cronica, e non dell'acuta; i tubercoli avrebbero
avato due origini ; da due nodali tubercolari della vena glogalare in*^
terna destra sarebbe partita l'infezione generale cbe apportò i suoi ef-
fetti in quasi tutti gli organi e specialmente neir apparato genito-ori«
nario e nella miiza ; la tabercolosi di questa si sarebbe propagata ai
rami della vena lienale, donde ana squisita tubercolosi del fegato.
Anche nel 2.^ caso si trattava di tabercolosi miliare cronica origi-
nata dalla tubercolosi della vena anonima sinistra ; qui si distinguevano
tre generazioni di tubercoli delle vene; alcuni provenivano da gbian-
dolo bronchiali caseose, altri da tubercoli sviluppatisi successivamente
nella milza, altri infine ebbero origine dai tubercoli delle vene sple-
niche e si propagarono alla vena porta ed al fegato, donde si estesero
pare alle vene epatiche»
Esaminando tutti 1 casi conosciuti di tabercolosi delle vene, V Autore
stabili chiassa comparve fluora nelle seguenti: nella tiroidea, nella so-
prarenale, nella giugulare interna sinistra, nelle anonime, nell' azigos
nella epatica, nella vena porta, nella lienale, e nella polmonare ; quivi
tanto sottoforma di noduli miliari, come di focolai tnbercolari volu-
minosi*
Nella .terza ed ultima parte della pregevole memoria destinata a
trarre dalla casistica deduzioni utili al dottrinale della infezione tu-
bercolare del sangue, l' Autore dimostra che tutte le alteìrazioni delle
vene sono di natura tnbercolare^ che tutte provengono da prossimi ap-
parecchi ghiandolari lioflsttici tubercolari, dove ò facile immaginare
come il veleno tubercolare possa dairesterno penetrarvi, che i volumi-
nosi tubercoli delle vene quantunque abbiano Taspetto di trombi, pare
non si debbono considerare per tali ma per veri tabercoii. Finalmente
r Autore discute le condizioni nelle quali dai focolai tubercolari venosi
può aver luogo una infezione tubercolare del sangue, e le riassume in
questi concetti fondamentali: i tubercoli venosi debbono apparire più
vecchi dei tubercoli miliari insorti acutamente; la vena o il vaso lin-
fatico ove si sviluppa il processo tubercolare devono essere perviif; la
eruzione tubercolare dev' essere tale da render evidente rientrata nel
sangue d*una copia notevole di veleno; questo (il microbo) deve real-
mente invadere la superficie del focol^o tubercolare; la tubercolosi
delle vene non deve risiedere in una radice della vena porta , poichò
in questo caso la massima parte del veleno viene, trattenuta dal fegato.
RiwUta. 26
402 RIVISTA
Dott. Stillino. *- Ueber Thrombose im Ductos thoradous.
lJ)eUa trombosi (sviluppo di tuòercqli) nel condotto toracico). In: Pir-
ehoto's Arch. Voi. 88» pag. Uh
La comaaicasione dal Ponlick intorno alla tabercolosi del condotto to-
raoicoy richiamò rinteresse degli anatomo-patologi a qaesta regione delle
Me linfiitieliey ohe dopo esser stata in tempi più remoU l'oggetto di luti*
ghi ed amorosi stadi, era caduta in an miserevole oblio. L* Autore in*
fatti esaminò il dotto toracico di molti cadaveri per scoprirne le alte-
rasioni; solo 6 volte riesci neirintento; in cinque casi si trattava di
tubercolosi generale acuta dei polmoni e degli organi addominali; in
due aveavi pure tubercolosi dell'endocardio del ventricolo destro; gli
individui colpiti non erano più giovani ; il meno vecchio avea 38 anni,
il più vecchio 69. Processi caseosi antichi nel senso della teoria di
Bnhl furono notati solo due volte. Nella tubercolosi deirintestino e delle
ghiandole mesenteriche, aflfezione cosi comune nei bambini, il dotto to-
raclcOt contro T aspettazione dell* Autore, era costantemente iatatto.
Invece era profondamente leso in un caso dubbio di antica tubercolosi
primitiva della pleura senza generalizzazioni di sorta alcuna.
Le alterazioni principali del condotto toracico erano : Notevole dilata-
zione del calibro e innumerevoli noduli miliari o trasparenti od opachi,
sulla superficie interna del dotto; oltre a ciò notavansi pure delle premi-
Aenze più voluminose opache e giallognole in corrispondenza della val-
vole. Quivi sembra esordisca il male ; poicbò nei casi meno gravi n
osservano i noduli soltanto nei punti ove sboccano più vasi, e in cor-
rispondenza delle valvolOi i cui margini sono ruvidi, ispessiti e provve-
duti di piccole prominenze; nelle tasche valvolari si trova una sostanza
grigia, piuttosto opaca; dalla regressione delle piccole e delle gri^ndi
prominenze hanno origine le cosidette ulceri tubercolari, costituite da
masse giallognole d'aspetto caseoso, composte di più strati di fibrina
più o meno degenerata, e contenente delle cellule linfoidi. Tanto in
corrispondenza di queste, come dei noduli, le pareti del vaso acne in-
filtrate di cellule embrionali, e in qualche punto quasi trasformate in
tessuto di granulazione. L* Autore non crede che i noduli e le promi-
nenze posseggano i caratteri istiologici del tubercolo , bensì quello di
trombi depositatisi sopra regioni infiammate del dotto toracico ; ritiene
però che questi fenomeni abbiano stretto rapporto colla tubercolosi mi-
liare nel senso che il condotto toracico sia stato attraversato da an
veleno specifico e non nel senso della teoria di Buhl che da antichi fo*
colai r infezione siasi generalizzata per la via dei linfatici. L* Anto re
chinde la sua pregevole memoria rivendicando al Cooper (1798) il me-
rito d'aver descritto, disegnato, e riconosciuto la natura dell'alterazione
in discorso, mentre Gendrin (1826) descrisse bensì rinflammazione del
dotto toracico nei suoi vari stadi, ma tanto egli come 1* Andrai non ne
riconobbero la natura e confusero talvolta i trombi tubercolari coi
trombi carcinomatosi.
d'anatomia patologica 4(}ft
Doti. ScHuoBARDT. — Die Impitiili«roulo89 dea Anges tmd Ihr
Susanmienhang mit der aUgemeinen Impftuberciilosa. CLà tu*
òercoloti innestata nelVccohio e i suoi rapporti eolla tubercolosi gene-
rale da innesto). In: yirch:s Areh. Voi, 88, pag. 28.
Gli innesti di sostante tubercolare nella camera anteriore fatti dai
Clobntieim riescirono a stabilire che la tubercolosi da innesto si può
svilnppare senza uno stadio intermedio di essudazione caseosa. Lb ri»
cerche furono proseguite dai Saiomonsen e dall' Haenseli, i quali dimo»
strarono che rimanendo in vita gli animali innestati per un tempo più
o meno lungo, alla tubercolosi locale teneva dietro la tubercolosi ge-
nerale. Quindi vennero le ricerche di Detschmann e di Bogoslowsky le
<|uali permisero di conchiudere che il potere infettivo della materia in-
nestata non apparteneva allo siero, quantunque ricco di microbi simili
al < monas tuberculosum > ma soltanto alle particelle solide caseose.
Finalmente il Baumgarten provò che anche il sangue degli animali tu*
faereolosi possedeva proprietà infettanti, se iiijettato nella camera an-
teriore di animali sani.
L'Autore colpito dal fatto che non sempre, nelle esperienze del Sa-
iomonsen e dell'Haensell, alla tubercolosi locale teneva dietro la ge-
nerale, intraprese una serie d^esperienze nell'intento soprattutto di pre»
dsare rinfluenza dell* innesto di sostanze tubercolose, tolte da uomini
già resi cadaveri, sopra tutto i' organismo degli animali sottoposti al-
resperimento. A tale scopo egli si servi di II conigli e di un cane; in
questo l'esito fu negativo. Nei conigli invece l'innesto fu costantemente
seguito da tubercolosi oculare, preceduta però sempre da una grave
infiammazione d'indole caseosa; complicazione questa che viene dal-
l'Autore subordinata alFaver egli adoperato della materia tubercolare
tolta dai cadaveri. Nel maggior numero dei casi la tubercolosi rimase
locale, non si generalizzò; quantunque gli animali sieno rimasti invita
per lungo tempo. L' Autore paragona questo fatto a ciò che avviene
nell'umano organismo, dove una tubercolosi locale può cosi rimanere per
molti anni senza dar luogo a tubercolosi generale. Le eanse che, tanto
negli esperimenti come nel processi morbosi determinano la trasfor-
mazione della tubercolosi locale nella generale, sono ancora ignorate.
Più conosciute invece sono le vie per le quali la generalizzazione sne-
eede, dopo le osservazioni di tubercolosi del condotto toracico e del vasi
sanguigni, fatte dal Ponflck, dal Mùgge e dal Welgert. Nei tre esperi-
menti segniti da tubercolosi generale, V Autore non fu in grado di sco-
prire la via percorsa dai virus tubercoloso; riferisce però che il Dent-
schmann potò confermare in un caso la continuata propagazione della
tubercolosi dall'occhio al nervo ottico e alle meningi, donde poscia ebbe
campo di ulteriormente espandersi per la via dei vasi. Egli invece a
sostegno di quest' idea descrive un caso da lui osservato in una donna
nella quale l*auto8sla dimostrò: Tubercolosi cronica delie ghiandole lin-
fàtiche cervicali, mesenteriche e retroperitoneali; tubercolosi generala
4JM BIVISTA
aeata; flebite tabercolare della vena giognlare interna ed estema ai-
nlatre; tubercoli eall^endooardio destro; dna grossi tubercoli suUMntima^
aortioa e molte altre condizioni tubercolari in moltissimi organi.
Prof. Arnold. — Uéber «ttsaembilrte ISillartaberoiiloae der
Lnngen. (Intorno alia tubercoloH miliare disseminata dei polmoni)^
In: Yirch.'s Areh. Voi. 88, pag. 997.
L* Autore con questo lavoro intende di chiarire alcuni ponti oscarr
intomo alla. tubercolosi disseminata che avviene nei polmoni dopo de*
génerasioni caseose di ghiandole linfatiche, ovvero dopo lesioni artico-
lari di natura fungosa, e dopo infiammazioni caseose delle ossa, pro-
cessi ulcerativi dell'intestino e via dicendo. Ed infatti egli riferisce non
meno di 22 casi di tubercolosi polmonare disseminata, nei quali i ta^
berceli miliari aveano avuto origine dall^nna o dall'altra delle condi-
zioni patologiche accennate. Le sue ricerche lo trassero a conchiadere r
1.* che i noduli miliari possono essere interlobnlari ed interfondibolari,
come pure possono aver sede nel tessuta interalveolare, ovvero nella
atessa parete degli alveoli; che oltre a ciò ha luogo un ingrossamento
circolare dei cordoni connettivali interalveolari ed interinfondibolari a
danno degli spazii alveolari e infondibolari; 2.® che a costituire i no-
duli concorre una neoformazione eonnettlvale ed una proliferazione de**
gli epiteli alveolari e di quelli dei dotti alveolari ; la prima forma la
periferia, la seconda, il centro del nodulo; poróse questo viene colpito
da metamorfosi regressive, assume ovunque un aspetto omogeneo corno
i noduli di esclosiva origine connettivale ; 3.* che qualche nodulo ò for-
mato esclusivamente da alveoli ripieni di cellule, mentre il tessuto in-
teralveolare non offre che lievi alterazioni.
L* Autore nota le differenze che corrono fra queste conclusioni e^
quelle di molti altri osservatori, soflermandosi in modo speciale salle^
opinioni di Buhl, di Oering, di Brodowskl di Grancher, di Martin, di
Sanderson e d^altri parecchi. Qaindi prendendo ad esame i prodotti tu-
bercolari di varia natura, afferma che anche gringrossamenti circolari^
devono essere ritenuti d* indole tabercolare e che quindi il tubercolo
nulPaltro rappresenta che un focolajo circoscritto d^nflammazione; che
anche repitelio partecipa al processo proliferando talvolta prima an-
cora che noi connessivo avvengano alterazioni di sorta alcuna, e dando
in seguito origine a cellule giganti epiteliari, dovute alla confluenza di
cellule minori; anche i noJull di natura epiteliare sono dall'Autore
ritenuti per focolai infiammatori.
I sottilissimi bronchi partecipano pure al processo, non essendo raro-
il caso di trovare nel centro d* un tubercolo migliare un piccolo tronco
tagliato trasversalmente od obbliquamente^ riempito di cellule e colle
pareti ispessite e caseose. Nella vagina dei grossi bronchi, nei prossimi
alveoli e neirinterno di essi, sotto repitelio, occorrono pure nodali tu<^
bercolari di varia formai Meno conosciute sono le alterazioni tuberco^
d'anatomia patologica 40S
huri dei Tasi ohe potsono effettuarsi tanto nei tessuto prossimo ad essi,
come nell'avventizia, come pare nell'intima. Oltre di queste forme cir-
coscritte, r Antere vi notò pare delle forme diffuse di natara infiam-
matoria tanto nell^avrentizia come aeirintima, sotto forma di endarte-
rite obbliterante. La sede favorita di questi prodotti erano i rami del-
Tarteria e della vena polmonare ; fra essi e la tubercolosi miliare acuta
furono trovati, dal Weigert e dal Mugge, dei rapporti ohe l'Autore non
orede ancora abbastanza dimostrati.
Oott WsioBSELBAOic — Bzperimontelle Untersnchungen tkber
Inhalatioiis«Tiiberkiilo8o. (Ricerche MperimeniaU intomo aUa tu*
bercoìosi inalata). In: Centralo, f. m. Wisi. 1882, N. 19, pag. 338.
V Autore di fronte alle discordi opinioni del Tappeiner e dello Schot*
telius intorno alla tubercolosi da inalazione , ripetè gli esperimenti di
ambedue.
Ad II cani inalò dello spato tabereoloso; la dorata della ricerca va-
ni fra 2 giorni e due mesi e mezzo, il numero delle inalazioni, da 1 a
24; in tatti i casi egli ottenne tubercolosi dei polmoni e dei reni, non-
chò tumefazione delle ghiandole bronchiali e talvolta anche delle me-
senteriche, accompagnata da tubercoli microscopici ; il grado dell' alte-
razione fu proporzionale alla dorata deiresperimento>
A 3 cani inalò un* emulsione di formaggio ; i due primi, pei quali si
adoperò del formaggio fetido morirono di gastro-enterite e non mo-
strarono traccia nessuna di tubercoli, nel terzo inalato con una qualità
non fetida di formaggio, ed ucciso dopo 17 giorni, si trovarono nei
polmoni 24 nodali migliar], e un nodulo migliare in ciascun rene. Però
le ixyezioni nella cavità addominale di quest'ultima emulsione rimasero
senza risaltato, come pure T iiyezione di sputi tubercolosi sottoposti a
cottara, mentre V infezione degli sputi crudi diede origine ad una co-
piosa eruzione tubercolare dell'omento e del mesenterio.
L'inalazione di marcia proveniente da costole cariate, fece svilappare
nei polmoni dei noduli sparpagliati tubercoloidi ; l'inalazione di milza di
bue fresca non diede risaltati.
L'Autore orede d'aver colle sue ricerche dimostrato: U^che la pro-
prietà di generare dei nodali tubercoloidi non spetta solo allo sputo dei
tubercolosi, ma anche ad altre sostanze organiche; 2.® che queste però
li producono solo in determinate circostanze e in poca quantità, men-
tre nelle sputo ò contenuto un veleno che penetrato nell'organismo an-
che in quantità tenuissima provoca costantemente una copiosa eruzione
4i noduli tubercoloidi.
Le inalazioni coi microbi ottenuti dalla coltura degli sputi o degli
umori raccolti dalla superficie di polmoni tubercolosi non diede all' Au«
tore risultati positivi. Invece la prova contrarla gli riesci, poichò avendo
inalato dello sputo cotto o trattato col sublimato corrosivo (l : 2500)
per uccidere previamente i germi, non ottenne la tubercolosi. Perciò
iOft RIVISTA
r Autore ai dichiara favoravoU alla teoria paraisiUrui iielia Uih0t*
ooiosi.
Prof. Ed/Maraoluko* — Della ^latogenesi del tifo addominale^
(OtmràìòlcUi fUr die med. Wùs, 1882, N» 41, pag. 7:^6).
L' Ebertb, il Kleba e molti altri aveaao osservato dei micro«organiiml
speoiali nei tessuti dei morti per tifo addominale. L'Autore si prefisse"
di vedere se 1 medesimi circolavano pure nei sangue dei tifosi durante
la vita. A questo scopo egli esaminò il sangue della oircolazione gene«
rale togliendolo nei solito modo e con tutte le cautele necessacie dal
polpastrello delle dita; esaminò pure quello della milza- procurandosela
col mezso d'una soiringa di Pravaz fatta penetrare nel pareachima^
come pel primo esegui il doti. Sciamane di Roma, volendo esaminare
il sangue dei colpiti della malaria»
Le ricerche furono 15 e diedero i seguenti risultati: Nell'acme del
morbo il sangue contiene realmente dei micro -organismi isolati e riu-
niti a colonia; quasi tutti sono microcoechi; solo nel sangue della mWza
si trovaco pure dei bacilli perfettamente simili a quelli descritti dal
Klebs e dall' Eberth ma in numero relativamente scarso. Nella conva*
lescenza i micro-organismi scompajono tanto dal sangue delia milza
come delia circolazione generale ; i medesimi non si trovano affatto op*
pure solo in poca quantità nei tifosi curati con alte dosi di chiniaa.
La cultura frazionata del sangue diede per risaltate una grau oopi»
di bacilli ancora più lunghi di quelli rinvenuti durante la vita ed ide^
tici a quelli descritti dal Klebs.
L'Autore ben a ragione ritiene che i risultati delle sue ricerolie con-
fermino quelli del Klebs e deir Eberth, combattendo essi vittoriosamente
l'obbiezione che i funghi trovati dai due patologi tedeschi siansi svi-
luppati solo dopo la morte. Con ciò però l'Autore non crede di ri-
solvere il quesito della patogenesi del tifo, ma solo di portarvi il suo
contributo.
Prof. GaiFFiNi. — Sulla immunità oontro il oarbonohio. {Gaz-
setta degli Ospitali^ 1882, N« 60.
A spiegare Tim munita acquisita contro il carbonchio il Pasteur anoi*
mise razione preservatrice dello stesso bacillo indebolito, il Ghaveau e
il Toussaint invece o la mancanza nel sangue di sostanze necessarie
alla proliferazione del bacilliM atUhraeis^ ovvero la presenza in esso di
sostanze nocevoli a questa proliferazione.
I fatti su cui si fondava Tultima teoria erano l'assoluta mancanza di
bacilli nei feti di madri carbonchiose e 1 immunità assoluta degli agnelli
nati da madre inoculata.
L'Autore di fronte a tale disparità di vedute, 9i accinse a compro «>
Tare i fatti sa cui si fondano o trovò: l.^ che il sangue dei feti di cavie
infettate e morte di carbonchio se non contiene 1 bacilli , ne contiene
D* ANATOMIA PATOLOGICA 407
però le spore ooltivabili ; 2.* ohe lo siero del sangae di cai si aocisero
I bacilli con ana temperatura di 55^ C non produsse nò il carbonchio,
nò lUmmnnità, e che perciò il sangue adoperato dal Toussaint per vac-
cinare, dovea contenere delle spore durevoli , non uccise dalla accen-
nata temperatura; 3.^ che le spore durevoli si trovano nel sangue molto
prima dei bacilli i quali compajono solo poche ore prima della morte ;
4.** che le spore, i filamenti e gli stessi bacilli del baeillus anthraeis
vegetano rigogliosamente nel sangue di animali resi immuni col metodo
Pasteur ovvero da una grave malattia carbonchiosa; 5.* che nel sangue
di queste vacche non esistono microfiti di sorta.
Con ciò r Autore intende aver dimostrato non dipendere l'immunità
dalla mancanza nel sangue di sostanze necessarie alla proliferazione del
baeillus 0 dalla esistenza di sostanze dannose alla sua vegetazione, e
neppure dalla esistenza nel sangue di microfiti. Egli perciò ritiene col
Grawitz che V immunità dipenda da un*accresciuta resistenza acquistata
dagli elementi dei tessuti colle vaccinazioni.
Prof, Marchand» ^ Knrze Bemerkung znr Aerologie der Ma«
laria. (Breve osservazione intomo aW eziologia della malaria). In:
TircTi.s' Arch. Voi- 88, pag. 104.
I lavori del Tommasi Crudeli, del Klebs, del Cubonì, del Macohiafava
e del Lanzi, intorno al microbo malarico sono noti. L'Autore che fino
dal 76 avea esaminato il sangue d*un malarico durante lo stadio algido
della febbre e vi avea rinvenuto dei bacilli speciali, confronta adesso il
suo reperto d'allora con quelli dei nominati patologi per giungere alla
conseguenza che durante lo stadio algido della febbre esistono nel san-^
gue bacilli caratteristici i quali all'estremità sono forniti di piccoli ri-
gonfiamenti, sono pieghevoli e semoventi.
Prof. JoHNB. — Aotinomykose. (L' actinomicosi). In : Centralblatt
fUr die med. Wiss. 1882, N. 35, pag. 625.
L'Autore crede possa ritenersi molto dubbiosa l'identità dell' actino-
micosi dell'uomo con quella del bove e la trasmissibilità della mede-
sima dall'uomo agli animali, perchè, avendo egli innestato un vitello e
due majali con del materiale procurato durante la vita, gì* innesti rie-
scirono completamente infecondi.
Dott. Braun. — Ueber die Herkunft von Bothriocephalus la-
tua. {Intorno alla provenienza del Bothriocephalus laius). In; YirchM
ÀlhcK Voi. 88, pag. 119.
L'Autore considerando che gli animali invasi del botriocefalo o si
cibano esclusivamente di pesci, ovvero ne sono ghiotti; considerando
inoltre che effettivamente si trovarono in parecchi pesci le fasi gio«
vanili del botriocefalo, si determinò ad esaminare i pesci che più cò«
munemente vengono posti in vendita, col fine di vedere se i muscoli|.
408 RIVISTA
ovvero le ghiandole lestaali, e il fegato, o la mìtsa, in una parola se
le parti commeatibiU dei medesimi ospitassero il parassita. Ed infatti
egli ne trovò un nomerò ragguardevole della laaghezza da dna a tre
centimetri» nel Incelo e nel capitone. Con ciò egli si persaase dolla pos-
sibilità d' an' infezione dell'aomo per meuo di questi pesci che cosi tre-
qaentemente servono di cibo alla parte più povera della popolazione.
Ma di ciò non contento volle darne nna prova irreftatabile cibando della
carne di pesce infetta parecchi cani e gatti, dai quali egli avea allon-
tanato qualsiasi parassita colla Kamala , e che durante V esperimento
furono nudriti con cibi esenti da qualsiasi sospetto potessero contenere
dei botriocefali giovani; gli animali presentarono dopo qualche tempo
dei botriocefali sviluppati, d' una lunghezza proporzionale alla dorata
deiresperimento, e del tutto identici al botriocefalo deir uomo. Cosi fu
dimostrato il trasferimento dai pesci nell'uomo del Bothrioeephalut Ea»
ttu Brevnh.
Doti, HuBER. -— Arthritia suppurativa multiplex rheumatica
beim Kinde. (Artrite suppurativa multipla reumatica in una bam^
lina). In: Yireh:i Arch. Voi. 88, pag. 246.
Una bambina di 14 giorni morì colla diagnosi di atrofia generala*
La sezione invece mise in chiaro una multipla poliartrite supporativa,
una mediastinite suppurativa, rachitide congenita, ematoma della durs
madre, edema polmonare, decubito sacrale e infarto uratico del reo*
sinistro, il tutto accompagnato da atrofia generale. Le articolazioni ce
pite dallMnflammazione suppurativa erano quasi tutte quelle delle maià
e dei pieJi, quelle del ginocchio, la scapolare e cozo-femorale a destra,
Tarticolazione del gomito a sinistra. Tale alterazione delle articolasioni
costituisce certamente il fatto più importante sia per la rarità oon cui
avviene in un'età cosi giovanile, sia perchò non poteva essere snbor-
dinata a nessuna delle riscontrate condizioni patologiche; non airema*
toma, non alla piaga di decubito, non alla rachitide , non alla media-
stinite che era effetto deiralterazione dell'articolo sterno-clavicolare; e
nemmeno si potevano invocare dei processi piemioi, ovverà la tuberco-
losi o la sifilide delle ossa, perchò di esse non aveavi la menoma trac-
cia. Invece risultò dalle praticate ricerche che la madre era affetta do-
rante la gravidanza ed li parto da conclamato reumatismo poli-arti*
colare acuto. L' Autore ritiene che il virus reumatico sia passato dalla
madre alla figlia durante la gravidanza per la via del sangue, non po-
tendo ammettere l'infezione estrauterioa perchò a quelFetà non fa mai
osservata e perchò il bambino non fu nutrito dalla madre*
Doti Stillino. — Ueber die syphilitiBoiie Osteoohoiidritis der
neugeborenen. (latomo alVoMteocondrite sifilitica dei neonati). In :
,Yireh:s Arch. Voi. 88, pag. 509.
Intorno airosteocondrité sifilitica dei neonati, descritta per la prima
d'anatomia patologica 409
Tolta dftl Wagner, sorsero parecchie diyergenze, non ancora appianate^
flpeoialmente riguardo alla Tera sede del distacco spontaneo della epi»
fisi, che costltaisoe V oitima fase del processo morboso. Il Wegner lo
ritiene prodotto da un processo infiammatorio che si svolge fra la dia«
fisi e r epifisi nella linea d* ossificazione ; Yeraguth crede che la 8olu«
zione avvenga nella cartilagine, Oornil e Ranvier opinano che la sepa-
razione deirepifisl sia dovnta a fratture prodotte da cause esterne. Qne*
flte fondamentali differenze d* opinione spronarono V Autore a ripren-
dere l'argomento e farne oggetto di nuove indagini* Da queste egli crede
di poter con tutta certezza affermare che il processo si svolge vera-
mente nella zona ossificante come vuole il Wegner, alla descrizione dei
quale, in ciò che riguarda i primi stadi non ha nulla da aggiungere o
da togliere. Invece le alterazioni del terzo stadio gli sembrano tanto
importanti da richiedere una dettagliata descrizione, dalla quale si ap-
prende che immediatamente sotto la cartilagine esiste un tessuto di
granulazione screziato di bruno e di giallo racchiudente delle piccole
lacune ripiene di detrito, le quali unendosi insieme sono cagione del
distacco della epifisi che in prossimità della diafisi esiste invece del
tessuto mucoso povero di vasi e intersecato da zone connettivali spe*
ciali che altro non sono se non le trabecole ossee decalcificate e ri-
dotte in fibrille: i corpuscoli ossei sembravano immutati; in questa
metamorfosi della sostanza ossea non rappresentavano parte alcuna le
cellule giganti che invece esistevano numerose dove la sostanza spu-
gnosa si distruggeva per rammollimento. AI limite estremo deir epifisi
r Autore vide tessuto di granulazione, tessuto connettivo formato, cel-
lule giganti, trabecole ossee alterate e in via di assorbimento ; da que-
sta zona si partivano delle anse vascolari e delle propagini di tessuto
di granulazione e penetravano bene addentro nella cartilagine separando
porzioni considerevoli della sostanza spugnosa e dello strato prolife-
rante della cartilagine; a poco a poco si alterano pure le prossime re-
gioni della cartilagine ; la cui sostanza fondamentale si muta in tessuto
mucoso ricco di vasi, e le cellule si muniscono di prolungamenti ; an-
che qui si formano delle lacune, queste si congiungono alle prime e
poco per volta T epifisi si distacca; ma la linea di separazione non ò
diritta nò si attiene costantemente al limite d* ossificazione. Il pro-
cesso tutto ò di natura infiammatoria» come affermava il Wegner ; l*Au*
toro non ritrovò nessuna circostanza ohe deponesse per una neoforma-
zione specifica.
Infine l'Autore descrive un caso di guarigione della malattia in di-
scorso, nel quale le porzioni distaccate si unirono di bel nuovo.
Dott. HuBBR. — Eia. seltenerer Fall von multiplen cartilagi-
nfiren Bxostosen. \Un caso raro di esostosi multiple cartilaginee).
In : Yirch's Arch. Voi. 88, pag. 256.
Un tale, fu da bambino assalito da una specie di debolezza deU*estre-
410 RIVISTA
mità InferloM destra eai segni mia doTiasione del piede corrispondente
ohe gianse a poggiare colla saperficie intema ; il ginocchio pnre divenne
Talgo. Dopo molti anni la gamba destra iaeomjnciò a dolere e gonfiò
oonsiderevolmentOy in ano alle corrispondenti ghiandole ingainali ; prima
ancora s'erano sviluppati dei pioooll tamori in corrispondenza delle ossa
del piede» li paziente si lagnava di difficoltà nel mingere e d' ana de*
bolesza sempre crescente; morì 15 giorni dopo la sua entrata nelPo-
spedale» ove si constatò pnre V esistenza di tumori in corrispondenza
del gomito destro e della mano,
L*autos8Ìa rivelò una profonda atrofia di tutti gli organi» edema pol-
monare e cistite. I tumori appartenevano tutti al sistema osseo erano
molto più numerosi di quello che appariva in vita ed erano di due
sorla. Alcuni appartenevano alla categoria delle esostosi cartilaginee;
erano oioò per la massima parte costituiti da tessuto osseo, e ricoperti
da uno strato cartilagineo che talora offriva» alla sommità dei sìngoli
tumori, una specie di cisti a pareti liscie» a contenuto pallido e viscido.
Queste esostosi aveano sede in corrispondenza o in prossimiUi deWe
cartilagini epifisarie» e si trovavano più numerose alla superficie in-
tema della metà destra toracica, alle mani ed ai piedi» sempre però
prevalendo a destra; quindi agli omeri» alle vertebre e a parecohie ossa
craniali.
Altri tumori appartenevano senza dubbio ai condromizom! , poicU
erano costituiti prevalentemente da tessuto cartilagineo e da tesante
mucoso; anch'essi aveano origine dalle ossa e preferivano le linee e^
flsarie» ma differivano dalle esostosi accennate sia per la stmttnra sii
pel volume. Il tumore più voluminoso di questa specie era quello del
femore destro ove sostituiva totalmente il collo, i due trocanteri e per
circa 6 centimetri anche la dìafisi ; superiormente avea invaso paree-
Ghie ossa del bacino ed era pur penetrato nella metà destra della pelvi»
attraverso il foro otturato e Tìncisura ischiatica maggiore. Dei tamori
più piccoli esistevano sulle ossa delle mani o dei piedi» tanto in corri-
spondenza delle epifisi che delle diafisi, le quali apparivano assai de-
formi e dilatate. Il midollo osseo era ovunque intatto. Nelle ghiandole
inguinali destre» nei lobi polmonari inferiori e nel rene sinistro, 6si>
stevano noduli di natura identica.
L'Autore crede cbe da germi cartilaginei embrionali sien&i sviluppati
tanto le esostosi come 1 condromi.
Dott. CouNSTEiN. — Znr Aetiologie der Uteras-Myome. (Con-
trìbuto alla eziologia dei miomi uterini). In: CentraLbL fùr die med,
Wiss. 1882» N. 37, pag. 657.
L' Autore riferisce la storia di tre signore che dopo aver subita una
operazione chirurgica intrauterina (raschiatura e cauterizzazione della
mucosa» estirpazione di polipi mucosi» allontanamento di proliferazioni
delia decidua) videro in un lasso di tempo che variò dai 18 mesi a tre
B ÀKÀTOMIA PATOLOaiCA 411
anni e mezzo, svitupparai dei miomi uterini di raggoardevole volume»
mentre un esame accuratissimo al momento deir operazione non avea
potato scoprire nessuna faccia dei medesimi. Dopo l'operazione la sa-
lute delle pazienti si mantennero buona per qualche tempo ; il tumore
si sviluppò appunto nelle regioni maltrattate dall'atto operativo. L' Au-
tore non può escludere la possibilità che al momento dell' insulto esi»
stessero già nel tessuto muscolare dei noduli tanto piccoli da sottrarsi
alle indagini le più accurate, a perciò si limita a stabilire il fatto cha
Patto operativo provocò lo sviluppo dei miomi.
Dott, Hauser. — Beitr&ge sur (danese dea prim&ran Sohaiden*
asurooma. {Contributo alla genesi dei sarcomi primitivi della vagina).
In: Yirch:s Arch. Voi, 88, pag. 165.
n caso che porse airAutore argomento alla presente memoria ò que*
sto: Una bambina nata da genitori sani e che mai avvertirono nò sa
ad medesimi, nò nelle loro famiglie traccia alcuna di neoformazioni,
mostrava alFetà di 6 mesi un piccolo tumore della vagina, che crebbe
rapidamente ed ulcerò. Operato dopo circa 3 mesi per la prima volta,
ripullulò prestamente, tanto che dopo 6 mesi una seconda esportazione
fu necessaria, a dopo questa una terza ed una quarta, tutte collo stessa
esito; di modo che la piccola paziente venne licenziata della clinica
non guarita, essendosi rese inutile ed impossibile ogni ulteriore atto
operativa.
L' Autore esaminò il solo tumore estirpato la terza volta. Esso era
peduncolato bernoccoluto ampolliforme papilloso, molle e prevalente-
mente costituito da cellule fusiformi e rotonde; gli strati d'epitelio che
lo ricoprivano , divenivano mano a mano più spessi , a misura che si
allontanavano dalla base, e nelle regioni interpapillari si fondevano in-
sieme. Oltre a questi elementi l'Autore rinvenne in copia fibre musco-
lari liscie 9 striate a vari gradi di sviluppo, e degli accumuli isolati di
di cellule epitelioidi.
L'Autore prende argomento dalla presenza di questi elementi per
oonchiudere, dopo molte osservazioni di natura ipotetica, che il tumore
dovea essersi iniziato durante la vita fetale, da germi aberrati. Degli S
casi di sarcoma primitivo della vagina da lui conosciuti, a 4 attribuisce
la stessa origine per gli altri 4 la suppone, non avendo nessuna ragione
per non ammetterla.
NB, U Autore non si occupò, fra le altre cose , del caso congenere
pubblicato dal Golomiatti. Questi esaminò il tumore primo e i succes-
sivi ripollulamenti e avendo notato fra essi eseoziali differenze istio*
logiche conchiuse invece contro la ipotesi del Oohnheim. W.
412 RIVISTA
Dott. BoEGBROLD. — UeboT die Entwiokehing Ton malignali.
Tamoren aus Narben. (Intorno allo wUuppo di tumori maligni da
'Cicatrici). In : T^rcA/^ Arch. Voi. 88, pag. 229.
L* Autore ebbe modo di osseryare tre oasi squisiti di tumori maligni
sviluppatisi da estese cieatrloi cutanee, formatesi in seguito a scotta*
tura. Nel primo caso si trattava di un uomo che alPetà di 15 aani s'era
bruciata la schiena ; la cicatrice s^era in seguito aperta a varie riprese
ma sempre si rinnovava flnchò airetà di 32 anni si ulcerò nuovamente
per non chiudersi più. L'ulcera era lunga 12, larga 13 cm.; i margini erano
ispessiti, il fondo bernoccoluto, costituito da granulazioni dare rico*
porte di pus, e intersecato da zone griggie e gialle^ le ghiandole in-
guinali d*ambo l lati oostituivano un tumore esuloerato del volume di
un pugno. •— L*esame microscopico dimostrò la natura carcinomatosa
della neoformazione del dorso e delie ghiandola — L* epitelio della
porzione di cicatrice non ancora degenerata pareva intatto, ma dm esso
partivano delle zone di cellule epiteliari che invadevano il sottoposto
tessuto fibroso oicatriceo. Il Z? caso simile al precedente ; estesa nsUone
del braccio destro, cicatrizzazione assai lenta , la cicatrice più volte
esulcerata finchò a un dato momento non si formò più, e dei noduli e
ulceri si notarono nel territorio delle estesissime cicatrici; Tesarne mi-
eroscopico rivelò la natura carcinomatosa della neoformazione. — - Si
amputò il braccio, non essendo infiltrate le ghiandole ascellari ; queste
però alcuni mesi dopo divennero cancerose e fh necessario esportarle;
ma indarno poiché poco dopo V inferma mori , pare , di cancro al 6-
gate ; la sezione non fu praticata. Il terzo caso si riferisce ad an uoid
che pure, all'età di 17 anni, avea subito un'ustione estesa e profondi,
l&no alla tibia, della superficie anteriore e laterale delia gamba sini-
stra ; anche qui si ripeterono gli stessi fenomeni ; le eicatrici che ne
risultarono si aprirono e si chiusero più volte, finchò in causa del con-
tinuo attrito della calzatura si formò un'ulcera ribelle a qualsiasi eurs,
sulla quale comparve un tumore hernoccoluto del volume d'una noc-
ciuola che crebbe fino a raggiungere un diametro di 3 1(2 centimetri;
anch'esso era un carcinoma, circondato tutt'all'intorno da una sona di
granulazioni comuni , le quali , non contenevano traccia di elementi
epiteliari. Le ghiandole poplitee non erano infiltrate. — Il tumore, ge-
nerosamente esportato, più non comparve.
Alla descrizione dei suoi tre casi l'Autore fa precedere uno sohiizo
sommario di tutti quelli a lui noti, osservati da altri ; il primo ò quello
di Marjolin (1828) ; vengono quindi le osservazioni di Hawkins ( 1833 ,
e 1835), poscia quelle di Follin (1849), di Schmidt (1860j, di Wernher
(1849), di Pherson (1814), di Adelmann (1859), di Demarquay (1865), di
Clement (1867), di Rudnou, di Petitflls (1879), di Burdel (1879). — Dal-
l'analisi del copioso materiale risulta chiara all' Autore la malignità
delle neoformazioni e la loro struttura carcinomatosa, quantunque que-
sta sia negata dal Follin e dallo Schmidt. Egli poi si vale di questi
I>*ANATOMU PATOLOaiCiL 4lS
casi per combattere la teoria tutta ipfotetica del Coboheim rispetto la*
i'esiologla dei tamorf, e per dimostrare come ioTcce a tatti questi casi
8'attagU Tipotesi del Vircliow basata suiPirritazìone meccauloa ; a tale
intento ricorda il caso di Werner e il terzo suo proprio , nei quali
Pustione avea abbruciato cute» muscoli, tendini, ed avea quindi neces*
[^riamente dovuto distruggere i germi ipotetici, se per avventura aves-
Àeto esistito. ^ L'esistenza d^una zona di granulazioni comuni , prive
di elementi epiteliari, attorno al tumore sviluppatosi nel terzo caso da
lui descritto, gli offre il destro di spezzare una lancia a favore dell' o*
rigine connettivale eteroplastica degli elementi epiteliari neoformati.
Dott GiNSBURO. — Ueber das Verlialten der Sehnexusellen bel
dar Entzfindiing. ( Del modo di comportarsi delle cellule tendinee
neltinflammazione). In : Vircfu^e Arch. Voi. 88, pag. 263.
' L'Autore dopo aver riferito i risultati discordi di molti patologi che
e^occnparono deirargomento, passa alla descrizione dei suoi esperimenti
praticati sui cani e sui conigli dai quali viene a suo credere dimo-
strato : 1.® Che i primi fenomeni in un tendine irritato sono d' indola
regressiva, analoghi a quelli che costituiscono la necrosi di coagula-
zione del Weigert, e rappresentati dalla sparizione dei nuclei la cui
sostanza s'unisce al protoplasma cellulare, costituendo un accumulo di
granuli elementari ; questi alla lor volta subiscono una serie di meta-
morfosi regressive, l'ultima espressione delle qoali ò la formazione di
corpi jalìni. 2.® Che le cellule e la sostanza fibrillare subiscono pure-
processi degenerativi, purchò rirritazione del tendine duri un po*a lungo.
3.® Che le porzioni degenerate vengono sollecitamente riassorbite , ma
contemporaneamente proliferano le cellule prossime al focoligo di de-
generazione ed occupano il posto del tessuto distrutto. 4.® Che anche
il connettivo lasso dal quale i tendini sono circondati partecipa al
processo di reintegrazione, propagandosi per entro al tessuto disorga-
nizzato» 5.^ Che le nuove cellule non solo sostituiscono le distratte, ma
che una parte del protoplasma, come pure i prolungamenti, si mutano
in fibre tendinee.
Doti. ÀNOBLO Maffucci. ^ Studll anatomioi e sperixnentall
fhill*atrofia biliare e oirrosi ipertrofica del legato. ( Giorn» in-
tern. Anno IV, fase. 9-10, p. 889).
L'Autore convinto che fìra la sclerosi epatica dovuta a ritenzione di
bile e quella dovuta alla semplice infiammazione delle vie biliari del
grandi e minimi rami interlobulari corrono gravi differenze eziologiche-
ed anatomiche, intraprese una serie di esperimenti e di osservazioni
anatomiche che lo condussero alle seguenti conclusioni: !•* La cirrosi
da stasi biliare ha tutt'altra origine e significato della cirrosi ipertro-
fica con itterizia. 2.® Nella cirrosi da stasi biliare tanto clinica che
aperìmentale precede una distruzione del parenchima epatico il quale
àU IIIYISTA . .
Tiene riparato 4alla neoformazione di tessato oonnesplyo e Tie ]t>iliarl ,
il cai epitelio proviene dai tubi preesistenti. 3.^ Nella cirrosi Iperiro*
fica gli acini restano intatti, le loro trabeoole sono trasformate :ia yoA
tubi embrionali, ed il tessuto connettiTo aceoqapagn^ e segue le Riverse
fasi dello stesso parenchima epatico. 4.* Molto simile alla cirrosi iper*
trofica ò il processo sperimentale ottenuto senza ritenzione di bijbiu
5.* Tanto nella cirrosi da stasi biliare che nella cirrosi ipertroflca ^ è
on'aDgiocolite : nella prima sta sul conto della ritenzione della bile i
nella 2.^ invece dipende da varie cause per ora non tutte note* 6,® Nella
cirrosi ipertrofica l' irritazione del parenchima epatico può proyenire
dai grossi dotti biliari, come si ò ottenuto negli esperimenti o da cause
ohe agiscano direttamente sul parenchima, come nei casi clinici. 7,* Non
è la neoformazione di connettivo che circonda ed invade gli acini , né
la neoformazione di vie biliari dalle precedenti , che costituisce il ca-
rattere culminante della cirrosi ipertrofica ; bensì il modo come cor-
risponde il suo parenchima , che non si distrugge , ma invece si tra*
sforma in tubi epiteliari biliari, circondati da neoprodnzione di tesauio
connettivo.
Snlla rlprodnsBlone della mllas.
Tizzoni e Eilbtt. — StudJ patologici e ohimici sulla <"*^iifffT»^
ematopoetioa. (AtH della R. Accad» dei Lincei. Anno 1880-81. Sedo^
del 5 Giugno).
Tizzoni. — Sulla riproduzione della milza. (Ibidem),
Tizzoni. — Sulla scoperta della riproduzione della mila.
iLo Spallanzani. Anno X. Fase. VIH, Ser. 2,\ 1881).
FoÀ.. — Sulla cesidetta riproduxione della milza. {Lo Spallai^
Mani. Anno XI. Fase. I e II. Sez. 2.* 1882).
Griffini. *- Sulla riproduzione parziale della milza. — Co-
municazione preventiva. ( Qiomale intemazionale delle te. mediche,
VoL VI, Fase. 3.*, 1888).
Tizzoni. — Sulle milze accessorie e sulla neoformazione della
milza per processi patologici della milza primaria. (AUi delia
R. Accademia dei Lincei. Anmo 1881-82. Seduta 25 Giugno 1882).
Gli esperimenti del Philipeaux pubblicati nei Comptee renduz de VA'
cad. dee seiences , ^866-67 avevano stabilito che la sola estirpazione
parziale della milza era seguita da rigenerazione, e quest'idea, sorretta
da nuovi esperimenti del Yulpian , era stata completamente accettata
dal Griffini che dal 1/ Gennajo al 2.^ Maggio del 1880 fece sui cani
delle esportazioni parziali di quest* organo neU' intento di cercare ae
< eoìVesatta cognizione di tutH i particolari del proeeeso di nfjprociti*
xione si pateeee giungere a chiarire alcuni punH oscuri della eirui'-
tura della milza ed iudireUamente conMbuire anche aUo etudio del
euo eviluppo embrionale. » Le sae ricerche erano gìh mature per la
d' ANATOMIA PATOLOGICA 415
pobblioazlone qaando comparve la comnaìoazione preyentiva del Tiz-
xoni SDlla riprodozione della milzi segaita dopo alcani mefti da nna
fstesa Memoria stampata negli Atti della R. Accademia dei LinceU
In questa II Tizzoni dimostra come in seguito alla asportazione della
milza se ne possa avere la riproduzione sotto forma di nodali scari ,
di varia grossezza y diffusi nel grande epiploon e come si possano in
questi seguire tutte le fasi del loro sviluppo e accrescimento , dalla
formazione dei corpuscoli di Malpigbi che sono sempre i primi a com-
parire, fino alla costitozione di piccoli noduli che per Taspetto maoro-*
ficopico ed istologico in niente differiscono dalla milza ordinaria (1). A
tali conclusioni egli giunse dopo aver diligentemente studiato lo svi-
luppo del corpuscoli di Malpighi, la neoformazione della capsula e della
polpa splenica» quella delle vene cavernose, del reticolo definitivo della
polpa e dei suoi elementi liberi , nonchò la struttura delle milze ri-
prodotte e il loro successivo accrescimento ; osservazioni tutte illu-
strate da numerose e bellissime figure che rendono la Memoria più
pregevole.
Nel periodo corso fra la pubblicazione preventiva e T accennata Me-
moria comparve nel giornale Lo Spallanzani un lavoro del prof. Pa-
glia nel quale si esponevano i risultati ottenuti colla esportazione della
milza dal prof. Velia fino dal 1864.
Ma tosto il prof. Tizzoni sorgeva a dichiarare nella Memoria. « Sulla
scoperta delia riproduzione della milza » che la comunicazione molto
serotina del Puglia non poteva in modo alcuno diminuire i suol di-
ritti, altra cosa essendo osservare ed altra il pubblicare. Di più negava
ai pochi noduli dal Velia ottenuti il carattere di piccole milze neofor«
mate ; sia pel piccol numero dei noduli , sia per la loro sede nel me-
senterio, sia finalmente per la deficienza e la poca precisione del re-
perto microscopico il quale più che alla milza si attagliava benissimo ai
follicoli linfatici o alle ghiandole linfatiche mesaraiche dilacerate. E
cosi appunto il Tizzoni giudica le tre piccole pretese milze del Velia
ritenendo assai probabile eh* esse altro non rappresentassero se non
piccole piandole meseraiche ingrossate ^ indurate e arrossate forte-
mente nella loro sostanza midollare.
Ma d*altra parte il Foà sospettava che i noduli splenici i quali si
rinvengono in taluni cani su varie parti del peritoneo ed in diverse
fasi di sviluppo Siena un prodotto normale che si trova , in compa-
gnia deUa milza ordinaria per sede e per struttura perfettamente fi-
Biologica^ in individui che non furono mai soggetti ad alcuno esperi'^
(i) Gli esperimenti istituiti dal Tizzoni e dal Filati allo scopo di studiare
la funzione ematopoeiica dèlia milza furono 9. In questi la riproduzione della
milza fti osservata due sole volte; neir autopsia praticata il 8 giugno 1880
dopo quasi 3 li2 masi dalla eseguita splenectomia, e neirautopsia 16 giugno
dopo 47 giorni dalla operazione.
416 KXVISTA
metUo. lì Foà gioBiifloava i suoi dabbj eoa pareecbj argomenti : la
primo luogo egli si eonvinse» leggendo attentamente la deacrlzione dei
proceeso operativo naato e deeerttto dal Ticsoni « che qaeati non po«
teya durante Toperaiione rodere ee Tepipioon e le altre parti del pe*
ritoneo da esso ritenute sede delle miixe neoprodotte , ne fossero real*
mente prive anche prima dell'operazione; in secondo luogo aceeona a
4 reperti neoroscopici di cani adoperati per TarJ scopi sperimentali ,
dai quali risulta evidente la esistenza di noduli sull'epiploon e sui le-
gamento gastro-splenico, coi caratteri macro e microscopioi'i identici a
quelli descritti dal Tissonì, ma colia simultanea presenza della milsa
grande in istato perfettamente fisiologico ; ed a prova di ciò presentava
ai membri della Società di medicina e chirurgia di Modena, lo stomaco,
la milza e l'epiploon d' un robusto e giovane cane da caccia eoi loro
rapporti intatti, nei quali si scorgono lungo i vasi dell' epiploon a del
legamento gastro-splenico numerosissimi noduli di varia grandezza, di
superficie irregolare, di color rosso-cupo, che corrispondono anche nel-
l'intima struttura a quelli disegnati e descritti dal Tizzoni. PinaVmeattt
riferisce pure di non aver rinvenuto noduli di sorta in due cani «mU*
zati un mese prima, nei quali avea, durante V operazione , potato con-
statarne l'assenza.
A questo punto il Griffini, che sebbene da parecchi* mesi si occu-
passe dell'argomento era stato prevenuto , come dicemmo , dal Tizzov
credette opportuno per due motivi d*intervenire : pei dubl^ eioò aolV'
vati dal Foà, e perchò offrendo la riproduzione parziale della nis
molta analogia collo sviluppo dei noduli descritti dai Tizzoni» potevi»
le sue osservazioni gettar luce maggiore sul processo della riproda-
zione della milza in generale* Nell'atto perciò che s'accingeva ad isti-
tuire una nuova serie di esperienze a fine di riempire le lacune dell»
prime, pubblicava in una Memoria preventiva i risultati di questaw Gii
esperimenti del 1880 furono fatti sopra U cani che dopo aver aabita
l'asportazione di pezzi cuneiformi di milza, vennero uccisi in un tempo
che oscillò tra, le ore 40 e i giorni 68. La milza fu costantemente rein-
tegrata da nuovo tessuto splenico costituito da folliooli e dalla polpa;
di frequente la neoformazione si mostrò perfino esuberante , sorpas-
sando 1 limiti della lesione; qualche volta si offersero delle neoforma*
zioni splenlche di varia forma sulla superficie della milza , prossime o
discoste dalla lesione, aVtre volte invece si videro più o meno lontane
dalla milza, nell'epiploon ; alcuni di questi noduli erano perfettamente
eguali a quelli descritti dal Tizzoni. Il Griffini descrive pure con molti
particolari, sebbene si trattasse di comunicazione preventiva, il prò-
cesso intimo della neoformazione la quale nella generalitii dei casi ebbe
origine dall'epiploon, aderente alla milza, o introflesso nella ferita. Tntte
le osservazioni sparse nella pregevole Memoria sono riassunta nelle tre
«conclusioni seguenti: 1.* La riproduzione del parenchima della milza
in seguito ad esportazioni parziali avviene costantemeate e nella mas-
d'anatomia patologica 417
filma parte dei casi a spese dell'epiploon che s*iiisinait nella soluzione
di continao, o aderisce e manda in essa del tessuto di neoformazione;
quindi la neoformazione del parenchima splenico si fa secondo il modo
dello sviluppo embrionale, 2;^ È assai probabile che anche il tessuto
preesìstente della milza prenda parta alia neoformazione, specialmente
nei casi in cui mancò l' inslnuazioue o 1* aderenza dell* epiploon. 3.^ In
alcuni casi per condizioni speciali finora non determinate, in seguito
airesportazione di uno o più pezzi, si desta nella milza e talora anche
nell'epiploon una eccezionale attività formativa che si manifesta colla
produzione di noduletti di parenchima splenico nella milza stessa e
neirepiploon.
Ma intanto il Tizzoni imprendeva nuovi esperimenti e nuovi studj ^
resi di pubblica regione nella Memoria , pur corredata di bellissime
tavole « Sulle milze accessorie e stUla neoformazione della milza
per 'processi patologici della milza primaria, » In essa gli argomenti
accennati sono diffusamente svolti e validamente sorretti da osserva-
zioni anatomo-patologiche y da minuziose ricerche istlologiche estese
pure alla non ancora ben nota struttura dell' omento normale. Le con*
siderazioni mirano sovratutto a ben precisare le differenze d* aspetto ,
di sede, di processo e di struttura esistenti fra le milze accessorie , la
neoformazione di tessuto splenico per processi patologici della milza
primaria e quella dovuta alla splenectomia. I più spiccati caratteri dif-
ferenziali sono condensati nelle conclusioni finaii dello stesso Tizzoni,
qui riprodotte: 1.^ Le milze sopranumerarie dipendono da aberrazioni
dello sviluppo embrionale, per le quali delle piccole porzioni di milza
restano escluse dalla massa principale di quest'organo. 2.^ Queste milze
sopranumerarie sono sempre in numero molto limitato ( 1-3 ) presen-
tano gli stessi caratteri istologici e le stesse alterazioni della milza
grande e non mostrano mai, nò entro nò fuori della capsula, corpu-
scoli 0 polpa splenica in via di sviluppo. 3.* La neoformazione non spe-
rimentale della milza» che si rinviene nel grand'aumento e nell'epiploon
gastro splenico, si accompagna sempre a speciali alterazioni della milza
grande, in seguito alle quali le parti ammalate dell'organo non si la-
sciano espandere dall'onda sanguigna. 4.^ Queste alterazioni consistono
in una splenite interstiziale (indurante) più o meno circoscritta, che ha
origine probabilmente da rotture spontanee della milza le quali si os-
servano specialmente negli animali a stazione orizzontale e a corsa ve-
loce. 5.® La splenite indurante , tanto la circoscritta che la diffusa in-
teressa la capsula, le grosse trabecole, il reticolo del Tigri e la parete
dei vasi, dando luogo alla formazione di grossi fasci e grosse chiazze
di connettivo compatto che distruggono la polpa e i corpuscoli di Mal*
pighi che comprendono. 6.^ Il grado della lesione della milza corrisponde
sempre, per intensità e per estensione , al grado della neoformaziona ,
meno il caso nel quale il grand'omento ò penetrato nella rottura della
milza ed ha compensato in parte le lesioni di questa con una neopro-
Bivista. 27
418 RIVISTA
dazione locale di ocrpascoli e di polpa* 7.^ La neof ormazicae di tes-
iBaio aplenico ba sempre origine dalle yieioanze della milia e da queste
parti si diffonde poi in ponti più lontani, onde in vicinansa delia milu
e tanto neirepiploon gastro splenico quanto nel grand' omeato che ba
contratto adesioni anormali con la milza, trovasi sempre la ueoforma*
zione piti abbondante e più avanzata, 8,® Qaesta neoformazione nei casi
osserTati si limita generalmente al grande omento e airepiploon gastro*
splenico, ma può anche estendersi ai altri punti della sierosa perito-
neale, come at peritoneo di rivestimento degli organi, quando il grande
omento ba contratto con questi delle aderenze e si sono stabiliti rap-
porti vascolari diretti fra i due punU della sierosa. 9.** La Deoforma-
«ione sperimentale della milza, che ba sempre principio dalla forma-
zione dei corpuscoli di Malpighi, segue regolarmente le varie fasi dello
sviluppo embrionale, e termina col possedere, per numero, formai
disposizione delle sue parti , la stessa struttura istologica della mHz^
grande normale di un animale adulto , mentre la neoformazione clie
tien dietro a processi patologici della milza primaria ha principio or-
dinariamente dalla polpa, in molti noduli ò sprovvista di corpuaooli di
Malpigbi, e di regola si arresta ai primi periodi di sviluppo, ossia ad
un semplice infiltramento di sangue del connettivo neoformato. 10/ ^
milze cbe tengono dietro alle splenectomie , al pari della milza eo-
brlonale, contengono globuli rossi nucleati , ohe mancano invece nelD
neoformazione di tessuto splenico cbe ba origine da splenite indarantti
forse perchò in questi casi la neoformazione ò sorpresa di solito in P^
riodi più avanzati e quando già riveste i caratteri della milza d'adalto.
IL* Il modo di accrescimento delle due varietà di milze neoforfflat6<
sperimentale e per processi patologici della milza primaria, ò perfet»'
mente identico al loro modo di sviluppo , quindi presenta qaelle dp*
renze notate nella conclusione 9.* e 10/ Solo in qualche nodulo, ^P^'
ciaimente nei casi nei quali ò maggiore l'alterazione della mìltA graodoi
lo sviluppo, raocrescimento e la struttura della neoformazione, avven*
gono in modo regolare e completo, e sono identici a quelli delle mi»
prodotte per spleneotomìa. 13.* Le differenze istologiche fra i da« <^'*
dini di neoproduzione y sperimentale e per processi patologici > dipd ^
dono probabilmente dal modo lento e rapido di loro formazione r^
modo completo o incompleto col quale devono compensare 1a ^^^^^ .
della milza, a seconda cioò cbe questa fu totalmente asportata o ^
parzialmente djstrutte. 14 .• Le alterazioni della milza , la presenw ^
numerosi noduli scuri nell'epiploon gastro-splenico o nel grand^omeo
cbe ba contratto anormali aderenze con le parti alterate dalla ^'
primaria, rendono sempre possibile di diagnosticare duranU la ^^^^^^^
tomia, la neoprodozione di piccole milze nell'omento , senza il ^j.,
di ricorrere ad un minuzioso esame di qaesta sierosa. 15.^ ^^ ^^ ^
mazione della milza per processi patologici, ci rappresenta ^^^^^^^^
più semplice, il meno perfetto , cbe può adempiere alla funzione ^^
D'AKATOMI A. PATOLOGICA 0$
»Uza, qualunque essa sia, e quasi no anello di eongiui^slone frsei il
eòmpllce tessato oonnettivo e la struttura complessa della milza nor«
male deiranimale adulto.
Le ooncluslon! del Tizzoni non ohiudono certamente T adito a nuove
rioerohe. Senza tener conto di quelle promesse da lui e dal Grifflni ,
altre se ne debbano attendere dal Foà , i risultati del quale diffe*
risoono essenisialmente da quelle del primo. E noi auguriamo che de'
nuovi lavori sempre più s* avvantaggi la scienza in un argomento
la cui soluzione importa grandemente si alla fisiologia , come alla
patologia. <
Prof. ZuNo. — Sull'estirpazione par2siale del polmone. ( Qiam.
intem. delle eeienze mediche. Anno IV, pag. 695).
L'Autore volle ripetere gli esperimenti di Gluck sulla estirpazione
del polmone per convincersi vie meglio che i traumi dell* apparecchio
respiratorio non sono assolutamente mortali, quantunque sieno di en«
tità ragguardevole.
Gli animali assoggettati airesperimento furono cinque ; 4 cani e 1 co-
niglio. L' esperimento consisteva nell' aprire il torace e nel tagliare
porzione maggiore o minore del polmone, giovandosi nel miglior modo
possibile del metodo antisettico, :
Le conclusioni riferite dallo stesso Autore sono queste: 1.** I cani e
i conigli tollerano assai bene la estirpazione parziale, ed anche se no-
tevolmente estesa, del polmone tanto a sinistra che a destra. 2.^ La
morte sopravviene rapida quando si tenti V operazione da entrambi i
lati, e n' ò cagione prossima il processo flogistico della pleura e del
polmone , non la pericarditd come Gluck asserisce e che air Autore
giammai ò occorso di vedere. 3.* La cicatrizzazione del polmone ope-
rato si fa ora per aderenza alla superficie interna della cavità al punto
per dove in essa si penetra dall' operatore ora per addossamento al
^pericardio e ad altre località, ora per libero risanamento come accade
dei peduncoli nelle ovariotomie e in altre operazioni consimili, ora fi-
nalmente per tramezze connettìvali che imbrigliano e fermano il pol-
mone reciso a mo'd'un sostegno da cui possa comodamente penzolare.
4.* Le ferite del polmone, sieno pure con perdita di sostanza, non rie-
scono costantemente letali e divengono più facilmente cagion di morte
per processo flogistico suppurativo ohe per pneumotorace o per in-
terno spandimento di sangue.
Vanno beninteso escluse dal novero di siffatte lesioni a processo ,
quelle che uccidono quasi ictu fulmìneo per guasti enormi disorga-
nauti dei polmoni, come la perforazione dei medesimi per projettili
lanciati da arma a fuoco, la lacerazione per passaggio di carri sul petto,
o caduta da considerevoli altezze e simili.
420 RITISTA
Maffucci. — Esperimenti stili' aBsorbimento del peritoneo*
{Oiomale intemazionale di scienze mediche. Anno IV, Fase. 7-8, p. 6^»
L*Aatore neiriniento di portare il aao contribato alla dottrina del
potere assorbente del peritoneo , praticò una serie d' esperimenti ohe
consistevano neirinjettare nella cavità peritoneale di animali tiri pa-
reccbie sostanze facilmente riconoscibili ; e poscia accfderli dopo deter-
minate ore ohe variarono da 1 ora a 96. Le sostanze injettate farono
il sangue, il latte, il cinabro e specialmente Tinchiostro di oliina. I cBnl
sottoposti airesperimento furono 36^ tenendo conto di 4 injettatf per la
gingalare e di 4 che servirono allo stadio delie membrane normali
I quesiti che si propose TAutore furono i seguenti :
1.*^ Se oltre al diafiramma Vhanno altri punti assorbenti della caYit&
addominale, ovvero se questa ò in tutta la sua estensione una larga
superfloie assorbente.
2,^ Se nelle regioni deassorbimento il peritoneo ha, come il diafnnuna
una struttura speciale.
3.® Se le sostanze vengono assorbite per semplice penetrazione ov-
vero se esistono aperture permanenti o temporanee.
AJ* Se la via percorsa dalle sostanze assorbite sia la linfotlca, o la
sanguigna, ovvero ambedue.
Le conclusioni furono queste:
I.* Il diaframma, il grande omento, il ligamento lato, il ligamento
gastro-epatico e gastro-splenico, le pieghe del Duglas, il mesoretto ed
eccezionalmente il mesentere sono vie assorbenti di sostanze corpu-
scolari.
2.^ Dove avviene l'assorbimento di queste sostanze vi d una modifl*
cazione di struttura nel peritoneo tanto nell* endotelio che nel teBSoto
sottostante ; nel diaframma vi sono lacune linfatiche, nel rimanente del
peritoneo, follicoli linfatici che da questi esperimenti ricevono la loro
importanza fisiologica, finora solamente supposta.
3.^ Le sostanze corpuscolari sono raccolte dalle ghiandole dei lombii
deiraorta, deiPilo del fegato, dell'ilo della milza e della curvatara dello
stomaco.
4.® Queste sostanze assorbite dal diaframma si versano tanto néiì^
ghiandole più complesse del mediastino , come nel sistema dei foUioon
dei quali pure da questi esperimenti viene chiarita V azione fisiologica*
5.® Subordinando la cavità addominale e il mediastino al concetto
generale dell^anatomia del sistema linfatico, ambedue possono conside-
rarsi, nei cane, come una ghiandola linfatica coi rispettivi follicoli*
II bel lavoro se pecca alquanto nell'esposizione, qaa e là piattoato
oscura^ è in compenso illustrato da due bellissime tavole.
d'anatomia patologica 421
' Nbumann. — Das Gesetz der Verbreitung dea gelben tmd
rothen If arckes in den Eztremit&tenknochen. (La legge di dif*
fusione del midollo osseo giallo e rosso nelle estremitc^). In : Ceniralbl^
f. m. Wies, 1882, N. 18, psg. 221 .
È generalmente ammesso che la sostanza spugnosa delle epifisi con«
tenga midollo rosso e la diafisi , invece, midollo-giallo. — L'Autore in
Séguito a molte osservazioni si convinse che questa antitesi fra Tepifisi
e la diaflsi rispetto alla qualità del inidoUo , non esiste ; nelle persone
adulte egli rinvenne più volte midollo giallo tanto neirepiflsi che nella
diaflsi, più di frequente ancora Testremità superiore delle ossa (non la
sola epifisi , ma anche un tratto della prossima diafisi ) fornita di mi-
dollo linfoide, e T estremità inferiore di midollo giallo. La trasforma-
zione patologica del midollo giallo in rosso avviene sempre in dire-
zione centrifugale, invadendo dapprima tutto Tornerò e il femore e po-
scia le epifisi superiori delle ossa del braccio e delia gamba, quindi le
successive diafisi poscia le epifisi" inferiori e così via fino alle ultime
falangi. — Nelle estremità superiori la propagazione del midollo rosso
ò di frequente più accentuata che nelle inferiori.
L^Autore perciò conchiude che in luogo dell'assoluto contrasto Ara
l'epifisi e la diafisi si deve ammettere quello fra le porzioni ossee pros-
sime al tronco e quelle da esso distanti.
L'Autore non può dare ancora dati precisi intorno al primo compa-
rire e alla graduata diffusione del midollo giallo durante raccrescimento
gli sembra però ch'esso ad ogni modo incominci assai presto seguendo
all'opposto del midollo rosso nei processi patologici , una via centri-
petaie,
Dott. BiDDER. — * Ein Osteom des Corpus striatum bei Hemi-
plegia infantilis. (JJn osteoma del corpo striato in un caso di evni"
plegia infantile). In: Virch\s ArcK Voi. 88, pag, 91.
L'Autore narra la storia d'un uomo emiplegico fin dalT infanzia , che
essendo morto in causa di fessura del cranio , T autossia dimostrò la
presenza nella metà del cervello opposta alla parte paralizzata, un vo-
luminoso osteoma.
Di esso l'Autore ne dà un minuzioso reperto microscopico, e riliene
ohe abbia esistito fin dalla prima infanzia , forse in seguito allo svi-
luppo di uno di quei germi che sono il fondamento dell' ipotesi del
Cohnheim. Egli non mette dubbio che l'emiplegia sia stata l'effetto della
neoformazione cerebrale, e crede puranco che le alterazioni trofiche
delle regioni paralizzate debbano subordinarsi alla lesione medesima, a
iostegno di quest'idea cita un' caso d'una ragazza emiplegica fino dalla
primissima età (2 anni) nella quale si potevano notare lesioni trofiche
affatto identiche a quelle accennate.
42à RIVISTA
Dott. BuNCHi. — Reperto anatomico e istologico tU due cast
della ooBà> detta paralisi spinale spastica. ( Il nummenio medico
éMrurgièù. Fate. 50, 1882).
L'Autore nell* intento di dimostrare cbe si può incontmre li" oom-
plesso tipico sintomatico della paralisi spinale spastica sansa iesiose
del fasoio piramidale in tutto il midollo spinale fino al ponte, potendo
quei sintomi comparire identici anche qunndo la lesione abbia colto le
sole fibre piramidali del cervello, pubblica due casi della malattia ao*
eennata*
Nel primo fu esaminato il solo midollo, non offrendo il ceryello nulla
di notevole. Es80 era ridotto ad una vera poltiglia dalla estremità
lombare fino alla terza radice dorsale ; le sezioni a diversa altezza del
midollo cervicale dimostrarono normali la sostanza grigia ed i fasci
midollari, ad eccezione dei cordoni di Qoll che erano sclerosati. Questa
alterazione però non ha nulla a fare , secondo V Autore , colla paralisi
spinale spastica, alla quale quindi manca in questo caso ogni substrato
anatomico, non potendo esser ritenuto per tale il rammollimento, per-
chè senza dubbio questo era di data p'ù recente e consecutivo a quella
qualsiasi lesione primitiva che non si potò scoprire.
Nel 2.® caso aveavi sclerosi del fascio piramidale, incominciando dal
rigonfiamento lombare fino alla porzione cervicale , sclerosi delle fibre
piramidali tanto incrociate che prima deirincrociamento, sclerosi delle
piramidi, sclerosi delle fibre del fascicolo piramidale cbe costitaiscono
il fascicolo medio del peduncolo e che decorrono nei due terzi ante*
rieri del segmento posteriore della capsula interna che ha pure doge*
nerata la metà posteriore del segmento anteriore e il ginocchio. Dalla
capsula interna il focolajo sclerotico si propaga nel centro ovale inva-
dendo i fasci delle circonvoluzioni frontali 2.* e 3.' e quelli della fron-
tale ascendente e della parietale ascendente.
Degno di speciale menzione ò il fatto che le cellule ganglionari delle
corna anteriori erano notevolmente degenerate e ciò nullameuo i mue
scoli si mostravano bene nutriti e rispondevano bene alla corrente
elettrica.
Il lavoro ò corredato d'una tavola ricca di disegni molto ben fatti.
Dott, HoMÉN. •*- Ueber sectindàre Degeneration im Verliin-
gerten Mark und Rùckenmark. (Intorno alla degenerazione #e-
condaria nel midollo allungato e nel midollo spinale). In : YirehJ^
Arch. Voi. 88, pag. 61.
L'importanza acquistata dalle degenerazioni secondarie dei centri
nervosi dopo i lavori di Turck, di Flechsig, di Bouchard e di Oharcot,
spronarono T Autore allo studio anatomo-patologico delle medesime, che
egli intraprese giovandosi del ricco materiale raccolto del dott Fried-
l&nder.
Otto furono i casi da lui studiati. Nel primo si trattava di arterito
d'anatomia PATOLOaiOA 42S
sifilitica ohe avea prodotto la totale occlasione della porzione anteriore
dell'arteria basilare e di parecchie arterie del ponte, e dei focolai di
rammollimento successivi nelle dae metà del ponte, con cretìficazione
delle cellule ganglionari; le manifestazioni cliniche erano state parec-^
chi insulti apoplettici con parziali paralisi; il focolajo sinistro esiste va^
da due anni e comprendeva parte del cordone piramidale ; aveavi inol*
tre degenerazione discendente ed atrofia della piramide sinistra e delle
sue propagini nel midollo spinale; i nervi colpiti dalla degenerazione
erano completamente scomparsi ; il focolcO^ destro comprendeva pure
il cordone piramidale, datava da 5 settimane ed era pure [accompa-
gnato da degenerazione del tratto piramidale; le fibre nervose erano
però ancora conservate, e solo il cilindro asse delle medesime era scom-
parso; come complicazione si notava la degenerazione grigia dei cor»
doni posteriori.
Il 2.® caso era costituito da un voluminoso focolajo del rammolli-^
mento della metà sinistra del ponte che avea avuto luogo 3 anni ad-
dietro, causando un insulto apoplettico e una emiplegia destra; si no-
tava inoltre una degenerazione grigia quasi totale della piramide sini-
stra e della sua continuazione nel midollo colla completa scomparsa,
delle fibre nervose, ed una degenerazione discendente della fionda nella
porzione inferiore del ponte e nel midollo allungato.
Nel 3.^ caso si potò notare delle emorragie nei grossi gangli si-
nistri avvenuti tre settimane prima della morte dando origine all'emi-
plegia destra; degenerazione discendente delle vie piramidali e scom-
parsa del cilindrasse, essendo ancora conservate le fibre nervose ; mol-
tiplicazione di nuclei.
Nel 4.^ caso v* era rammollimento nei grossi gangli a sinistra av-
venuto 5 settimane prima della morte con fenomeni di emiplegia de-
stra; degenerazione discendente nel dominio delle piramidi come nel
terzo caso.
Nel 5.° caso, rammollimento della fionda a destra avvenuto due mesi
prima con fenomeni di paralisi a sinistra.
Nel 6.^ caso, distruzione emorragica dei grossi gangli a destra avve-
nuto 10 settimane prima della morte.
Nel 7.^ caso, l'emorragia dei grossi gangli era pure a destra, datava
da 3 mesi e mezzo e avea causato emiplegia sinistra.
L'8.° caso era costituito da una distruzione della mielina alla metà
del midollo dorsale, avvenuta 7 mesi prima ; aveavi degenerazione ascen*
dente e discendente, scomparsa dei cilindri assiali le prime traccio di
scomparsa delle fibre nervose, cellule granulose.
Di ogni caso V Autore riferisce sommariamente la storia clinica e il
reperto cadaverico arrestandosi di preferenza sui risultati ottenuti dal-
l'esame microscopico. Le particolarità di quest'ultimo e le lungbè os-
servazioni dall' Autore dedotte dallo studio complessivo di tutte le os-
servazioni, devono esser lette per intero.
424 RIVISTA
Le coDclusioDi finali sono queste: l.* che le prime tilterazloiii iiìL-
siali avvengono non nella guaina midollare, ma nei oilindri assiali che
oion ciò rappresentano il punto di partenza dei processo degenerativo;
2.^ che ò dimostrabile una degenerazione del midollo dopo sole 3 set-
timane della fesione cerebrale, essendovi già a qneirepoca una notevole
proliferazione di nuclei ; 3.® che la degenerazione discendente colpisca
pure lo strato della fionda del ponte e del midollo allungate ; 4*® che
può aver luogo una insignificante atrofia delle corna anteriorì della so-
stanza grigia, come pure una leggiera degenerazione delle radici ante-
riori, senza dimostrabili alterazioni delle cellule ganglianari anteriori.
Prof. Adamkibwicz. — Ueber den hatifigen Mangel dorsaler
Rttckenxaacks^vtirzelii belxn Menschen. (Intorno alla freqtiente
mancanza di alcune radici spinali nell'uomo). In : Vircìi,** Arch^ Yo*
lum 88, pag. 388.
É dogma anatomico che il midollo spinale possegga 31 pi\ja di radici
spinali. L' Autore avendo per caso osservato che il numero di esa» era
talvolta inferiore, ne fece oggetto di speciale ricerca. Essa ebbe per
risultato che sopra 16 cadaveri, 13 volte il midollo difettava di radici
Spinalii vale a dire V 81 per Oiq. Le radici mancanti appartengono di
preferenza alla porzione dorsale del midollo e specialmente a destra.
Dott. Davida.. — Ueber das Verhalten der apinal'Vfnxrzelii nnd
Spinalganglien der Halsnerven in einem Falle von Perobra-
Ghie. {^Intorno allo stato delle radici e dei gangli spinali dei nervi
cervicali in un caso di Perobraehia). In: Virch^^s Arch. Voi. 88, pa-
gina 99.
In un indivi Ino nel quale Tavambraccio e la mano destra erano sol*
tanto rudimentali, V Autore constatò che le aste anteriori dei tre nervi
inferiori cervicali e del primo dorsale, quelle adunque da cui princi-
palmente hanno origine i nervi delie estremità superiori, erano più sot-
tili a destra, che a sinistra.
I cani raccolti dal Forster, dal Vrolich, dal SédlUot e da altri sono
molti, ma nessuno ò corredato dalFesame del sistema nervoso centrale,
del quale ben a ragione V Autore rileva l'importanza. Rispetto alle cause
egli non accetta Tipotesi delle impressioni morali materne, e nemmeno
quella che fa risiedere la causa dell'alterazione in un cordone ombel-
licale troppo lungo ; ritiene poi, in opposizione al Forster che le lesioni
nervose sieno primitive, e le alterazioni del braccio, secondarie.
Dott. Friedlaender. ^ Ueber Verkalknng der GanglienseÙen.
{Intorno alla cretificazione delle cellule gangliari), la: Vireh**s
Arch. Voi. 88, pag. 84.
L* Autore riferisce tre casi di polimielite acuta, due in bambini ed
uno in adulto, nei quali ebbe campo di osservare la cretificazione delle
D*A17AT0MIA PATOLOGICA 425
iseliule ganglionari. Egli crede che tale fenomeno accompagni costante-
mente la poliomielite acuta, e non la poliomielite cronica e che quindi
corrisponda ad un esordio acuto del morbo; molto più che anche ie
ossenrazionì fondamentali del Virchow, relative alla cretiflcazione delle
cellule ganglionari in seguito a tr&nmi, tendono a dimostrare che le
cellule s'infiltrarono di soli calcarei soltanto dopo che la commozione
cerebrale le rese necrotiche. A questo proposito 1* Autore cita un fatto
che dimostra come la cretificazione avesse avuto luogo dopo soli 13
giorni dal patito insulto ; e fa pur notare che non i soli rammollimenti
cerebrali traumatici offrono tale fenomeno, potendosi facilmente riscon*
trarlo nella metà circa di tutti i rammollimenti cerebrali*
Doti Werra. — Ueber die Folgen dea vorùbergehenden und
dauerden Verschlusses dar Nierenarterie. {Degli effetti della Ze«
gatura transitoria e permanente delle arterie renali). In: Virchjs
Arch. Tol. 88, pag. 198.
Della legatura transitorio e permanente delle arterie renali s' occu-
parono di preferenza il Cohnheim, il Litten ed il Talma, giungendo a
conclusioni discordi, che T Autore intende di spiegare con questo la-
voro. Esso sperimentò specialmente sui conigli, poche volte sui cani.
La legatura transitoria durò quasi sempre un* ora sola; gli effetti si
fecero prevalentemente sentire sogli epiteli dei canalicoli specialmente
della sostanza corticale, che s'offuscarono e parecchi si desquammarono,
e finalmente cretificarono : però la cretificazione neila seconda o terza
Settimana sparisce e i canalicoli ridivengono normali, ciò che non suc-
cedeva se la legatura avea durato due ore, come negli esperimenti del Lit-
ten ; poiché in questo caso gli epiteli si devono considerare morti in
modo assoluto. Dai vasi sanguigni trapelavano sempre globuli rossi e
fibrina, nel lume delle capsule di Bowmann e nei canalicoli; di più il
rene diventava iperemico durante la legatura e tale rimaneva per un
certo tempo anche dopo tolta, fenomeno che V Autore spiega con una
debolezza della parete vasaio e lo unisce agii altri per ritenere alte-
rata la parete del vaso come affermava il Cohnheim e nega il Litten.
Anche la funzione renale si ripristina dopo un certo tempo; (25 giorni
dalla legatura) l'Autore lo dimostrò incettando nei reni dell' indacosol-
Dato di soda e trattandoli poscia coli' alcool assoluto; i reni sottoposti
alla legatura si colorirono, meno lievi differenze, nella stessa misura
dei reni fisiologici.
Come risultati della legatura permanente, T Autore dà i seguenti:
Atrofia dei reni indotta da infiammazione interstiziale che s' inizia ai
punti d'entrata dei vasi collaterale, vale a dire sotto la capsula e ai
confini fra la sostanza corticale e la midollare.
'^
■
42& Riy ISTA
LiTTBic. — * Uebor don Einflass arterleller ATiflmfa ant die>
Oef&B8^7ande. {Intorno alTinfluensa delTanamia arteriosa suUe pa^
rete dei vati). In: Tireh.'e Areh. Voi. 88, pag. 585.
L' Aatore con beliiasimi esperimenti area dimostrato in nn precedente
lavoro che l'infarto emorragico non dipendeva da interazioni iflcbemiclie
delie pareti Tesali, ma da quelle alterazioni che sono conseeative alias
stasi; inoltre avea pur messo in chiaro che il riflnsso del sangue ve*-
noso non avea Timportanza attribaitagli dai Goholieim nella formasione
dell'inflEurto poichò l'afflnsso di sangue nel territorlOi anemico era di na-
tura arteriosa. A spiegare poi questa specie di stasi arteriosa egli am-
metteva elle 4a quantità di sangue defluente dalie vene fosse minore
di quella affluente per mezzo delie arterie, e ciò perohò mancava la
necessaria pressione sanguigna in causa della legatura deirarteria prin-
cipale. Questa spiegazione non fu accettata nò dal Lewinskj, né dal
Talmai nò dal Werra, il quarultimo si pronunciò invece in ogni par»
ticolare favorevole alle opinioni del Cohnheim. .
L* Autore in questo lavoro combatte passo a passo tutti gli asaerU
del Werra dimostrando e con argomenti e con nuovi esperimenti, la
insostenibilità dei medesimi sia in ciò che riguarda Taiterazione vasco»
lare ischemica dal Werra sostenuta^ sia per ciò che concerne le alte»
razioni degli organi consecutive ali* anemia, per le quali non occorre
menomamente e secondo V Autore, un'alterazione vascolare, sia rispetto
al volume del rene sottoposto alla legatura che il Werra vide rima«
nere immutato, mentre l'Autore lo osservò costantemente diminoito.
La differenza più notevole tra. ì risultati dei due esperimentatori sta
in ciò, che i reni su cui esperimentò il Werra ritornarono allo stato
normale, quantunque in essi fosse, avvenuto il raggrinzamento degli
epiteli la scomparsa dei loro nuclei e la cretiflcazione, mentre quelli su
cui esperimentò l' Autore non ritornarono più allo stato primiero ; egli
non può spiegare questa differenza se non attribuendola alla durata di-
versa dell'esperimento.
Doti BiBBBRT. — Ueber compensatorische Hypertrophie der
Nieren. (Intorno olV ipertrofia compensatrice dei reni), la : Vireh»s
Arch, Xol. 88, pag. 11.
Le ricerche intorno all'ipertrofia compensatrice dei reni non avendo
condotto a risultati decisivi, parve all'Autore che ciò potesse dipen-
dere dell'esser desse state istituite sopra animali già adulti, e ritenne
quindi non inopportuno ripeterle sopra animali che non aveano ancora
raggiunto il loro sviluppo normale. A questo scopo egli si procurò due
cani nati contemporaneamente da una stessa madre; uno lo lasciò in*
tatto, all'altro estirpò un rene ; quindi li sottopose ambedue allo stessa
nutrimento e alle stesse condizioni dì vita, nella presunzione ohe a
questo modo lo sviluppo generale e quello dei singoli organi sarebbe
riescito uguale in ambedue. Allo stesso modo si comportò con due paja
I
d'anatomia fatologica 427.
di conigli; due di qnesti ▼isserò soli 8 giorni, gii altri due, 30, i cani
làrono uociei nel 32* giorno. Quindi egli confrontò l*onico rene rimasto
ail*aidmale operato col corrispondente dell'animale lasciato integro,
rivolgendo speciale attensione al volume complessivo, alla quantità di
acqua da ognuno spostata , ai rapporti fm la sostanza corticale e la
uidoUare al diametro delle capaole di Bewmann e dei glomeruli» non«
dio a quello dei tubuli oriniferU
Le conclusioni furono queste : U* NeUMpertrofla compcnsatrice di reni
ncm ancora completamente sviluppati aumenta considerevolmente la
sostanza corticale. Quest'aumento in volume dipende da un notevole
ingrossamento dei corpuscoli malpighiani e dei tubuli contorti. 2.* L*ac«
crescimento compensatore dei reni giovanili ha luogo in causa d' un
aumento numerico dei tubuli orinifari e dell'epitelio glomerulare (iper*
plasia) e d*un ingrossamento dei tubuli e dello stesso epitelio (iper-
trofia). L*ampiezza della capsula del glomeruli e quella del lume dei
tubuli retti e contorti aumenta pure alquanto notevolmente.
M
Dott HuBBR. — Ueber Addison'sclien Krankheit. (Iniùmo alla,
malaUia dTAddinson). In: Virch.'s Arch. Voi. 88, pag. 252.
' Un individuo d'anni 21, gravemente anemico, mori coi sintomi d*una
profonda anemia e prostrazione dopo un mese e mezzo circa di malat-*
tla, i sintomi della quale s'erano limitati a disturbi mano a mano più
pronunciati degli organi digerenti, a dolori di capo e vertigini, a lieve
e transitoria itterizia della sclerotica e a catarro dell' apice polmonare
destro.
L' autossia rivelò una squisita tubercolosi d' ambi gli eplreni e nul*
l'altro di notevole, se si eccettua l' assenza di qualsiasi coloramento
cutaneo.
Ciò nulla di meno l' Autore colloca questo caso nella categoria del
morbus Addinson, ammettendo che la pigmentazione cutanea non rap-
presenti che un sintoma non necessario della malattia, alla comparsa
del quale occorra un determinato periodo di tempo e forse anche spe-
ciali lesioni degli epireni. Ed invero solo le alterazioni sifilitichQ e la
tubercolosi provocano quel complesso di sintomi che contraddistinguono
il morbus Addinson, ai quali appartiene pure la colorazione cutanea;
invece le alterazioni d* altra natura, come ad esempio , la regressione
a miloide degli stessi organi, non sono seguite dalla sindrome caratte-
ristica, forse perchò non hanno influenza di sorta sulla loro energia
specifica di carattere squisitamente nervoso»
Prof. Thosìa. — Vier Falle von Hernla diaphragmatica. (Qtuii^
tro casi di ernia diaframmatica). In: Yirch^s ArcK Voi. 88, pag. 515.
Il desiderio di recar maggior luce intorno all'argomento delle ernie
diaframmatiche spinse l'Autore a pubblicarne due casi di propria os->
servazione, ai quali altri due ne aggiunse, da altri osservati. Nel primo
42& . BinsTA
caso di vera ernia diafirammatica parasteniale deatra esiflieva un forO'
rotondo fìra la porzione sternale e la porzione costale del diaframma}'
attrarerso il quale s^era Catta strada nn" appendice del peritoneo sotto.
ta forma di un saeoo erniario contenente alcnne anse del colon ed nna
porzione del grande omento. Dalle deformità dei polmone destro, della
plenra, dello stomaco, deirintestino, del mesocolon e del grande aumento
che esistevano in qnesto caso, T Antere tira la conclnsioae che 1* ernia
doveva essersi formata al piò tardo Terso 11 17.* anno di vita.
Nel Z? caso avea avuto luogo uno sventramento diaframmatico si-
nistro, accompagnato da spostamento del cuore verso destra, da defor-
mità d'ambedue i polmoni, da ernia inguinale sinistra, da ernia ingoi*
naie destra strozzata, di ree ente operata, e da ernia interna della pic-
cola pelvi. La morte era avvenuta in seguito a peritonite settica dif-v
fusa accompagnata da edema polmonare. Il sacco dell' ernia era for-
mato dal diaframma molto assottigliato e quasi interamente composto
di tessuto connessivo. Le anomalie dei polmoni, la molteplicità delle
ernie e dei sacchi erniosi peritoneali, e le deformità del duodeno e del
retto, fanno credere airAutore che Ternia in questo caso sia stata con-
genita.
Il 3.* caso era rappresentato da un*emia diaframmatica spuria sini-
stra: in un foro antico limitato da margini lisci s'era insinuata una por-
zione dello stomaco della grandezza d*una mela ordinaria: Tapice della
porzione di stomaco prolassata offriva un'apertura circondata da mar-
gini scolorati.
Nel 4.^ caso si notava quasi una completa assenza della metà sini-
stra del diaframma; la diagnosi anatomica si fu di ernia diaframma-
tica spuria sinistra; anche questa ò ritenuta dall'Autore congenita sia
per la mancanza della metà sinistra del torace , sia per lo stato del
polmone sinistro.
Dopo la descrizione di questi casi 1' Autore giovandosi degli stadi del
Leictenstein e del Lacher sottopone a critico esame non meno di 290
casi di ernia diaframmatica finora resi di pubblica ragione, dividendoli
da un punto di vista puramente anatomico senza riguardo alcuno alla
eziologia e allo sviluppo, per poscia trarre conclusioni rispetto alla gè*
nesi e alle cause delle medesime. Questa parte del diligentissimo lavoro
deve esser letta nell' originale non adattandosi ad un riassunto per
quanto dettagliato ed esteso.
ScHiPiLOFF Caterina. — Ueber die Enstehung^^eiBe dar Ma-
skelstarre. (Intorno al modo di prodursi della rigidità cadaveriea)^
In: Centrala, f, med. Woch. 1882, N. 17, pag, 291.
L'Autrice messa in sulla via da talune osservazioni di fatto si pro-
pose di ernire: 1.* Se la rigidità cadayerica spontanea non sia effetto
4'una transitoria separazione della miosina inalterata dal plasma mu-
scolare; 2.* se questa separazione non sia influenzata dagli acidi che
d'anatomia PATOLOaiCA 43$^
poco a poco si sviluppano dopo la morte ; 3.^ se la spontanea seom*
parsa delta rigidità non dipenda per avventura dal potere solvente di
una quantità maggiore dei medesimi acidi.
A tale seopo istitai una lunga serie di ricerche sperimentali, la mas.
sima parte consistenti neir injesione di soluzioni acide ed alcaline, nel
vasi sanguigni, dalle quali si credette autorizzata a conchiudere che la
rigidità cadaverica dipende appunto da una separazione temporaria
delia miosina chimicamente immutata dallo stato semifluido che pos-
siede nel plasma muscolare, che questa- separazione è dovuta allo svi*
luppo cadaverico di acidi nei tessvsH e che lo spontaneo rilasciamento
della rigidità nei muscoli non ancora caduti in preda della putrefa
xione è legata allo sviluppo d'una quantità maggiore di acidi.
<i90
BIBLIOGRAFIA
G. ruggì. — Malattie infiammatorie [delP articolazione
del ginoeoldo. — lì^apoli, Detken, 1882. 8.^ p. 228 con tav. crom
litografica o figure nel testo. — * Sunto del dott R» BrugiAi ì'a'-
stente nelV Ospedale Maggiore- di Bologna.
§ I.* Come alla conoscenza della vita morbosa ò necessaria la cono-
scenza della vita normale, cosi la fisiologia e Tanatomia normale diiu
organo ò introdazione necessaria allo stadio patologico di esso. E per-
ciò nel due primi capitoli del suo lavoro V Antore fa brevemente l'a-
natomia chirurgica del ginocchio prima di entrare a discorrere degli
stati morbosi di questa Importantissima articolazione. B sa tale argo-
mento el non si limita ad una narrazione arida e scolastica di fatti
anatomici, ma espone In prlncipal modo le cognizioni più strettamente
legate al tema, che si propone di svolgere, richiamando II lettore, ai
ogni piò sospinto, a pratiche applicazioni.
E però, mentre sorvola su precetti di anatomia elementare, ai
ferma a lungo su quelle minute osservazioni, desunte da esperienze prò*
prie e d'altrui, che sono più acconce a dilacidare alcuni fatti morbosi;
sicchò lo studioso in questi stessi preliminari troverà la giusta espli-
cazione di fenomeni patologici , di quelli in i specie che appartengono
alla sintomatologìa.
E così, Innanzi tratto, descrive \q parti moli periarHcolari delS^'
nocchio prima della regione anteriore e laterale , posola della poat^'
riore, richiamando a tutta prima Tattenzione all'aspetto esteriore deils
regione nelle varie attitudini della gamba (flessa o distesa) e gi^|||
queste preliminari e sottili osservazioni si scorge Tintendimeoto di ^
vuole e sa trarre 11 massimo partito dalle forme esteriori normali p
giudicare di lesa struttura pel solo fatto del variare di esse. Dal pari
a proposito della mobilità della rotala (che nel rilasciamento del mQ'
scolo quadrlclpite crurale si verifica In tutte le direzioni fuorché dal
Tavantl airindietro) r Autore osserva ohe il suo spostamento pia ^^'
pio e più facile accade dairinterno alPesterno, contraddicendo con
asserzione Topinione di altri anatomici, tra l quali dell*Hyrtl
Un'altra osservazione degna di essere ricordata fa l'Autore
rendo della cute del ginocchio, la quale, mentre ò meno vasoolarii''^
e perciò più fìredda delle parti contigue, nella flogosl si mostra al ^ ^
motatto più calda che nelle altre regioni : all'Incontro i nervi (emao'j
zlone del safeno Interno) sono ivi abbondantlssimU talchò le V^^^ L
compasso di Weber si sentono qai distinte a minor distansa etie a
coscie e alle gambe.
BIBLIOGRAFIA — RUaGI 431
Bammenta in sedilo la borsa mucosa prepatellare, come quella che
Infiammandosi pn& dare la falsa sensazione di una raccolta di liqoido
«ndo-articolare, rammenta le diramazioni delle vene e dei nervi che si
trovano nel tessalo cellalare sottocutaneo,^ tra le lamine deiraponeurosi
fiuperflciale e spende alcune parole a descrivere Taponeurosi fascia lata»
della quale dà un concetto chiaro e preciso, come quella che ha unu
grande importanza per Tintelligenza di alcune forme morbose.
La qual descrizione ò principalmente intesa a rilevare i rapporti che
con la rotula ha la fascia lata. E cosi le fibre laterali di questa robusta
aponeurosi, che discendono dalla parte esterna della cresta iliaca (le-
gamento ileo-tibiale del Mayer) e le posteriori ohe derivano dal grande
gluteo, passano al disotto della rotala i rivestono il legamento rotule-
tibiale e s'inseriscono nella parte superiore della tibia : le altre invece,
che sono in diretta commanicazione col muscolo tensore delia fascia
lata, costituiscono nel loro insieme due lamine, V una delle quali so-
vrasta alla rotella (talora immediatamente, taraltra con Tintermezzo di
una borsa mucosa, che può infiammarsi e dar luogo ad igroma), Taltra
va ad Inserirsi al lato esterno della rotella stesse costituendone il le-
gamento laterale esterno, il quale non s'inserisce, come afferma ilNe-
laton, al condilo esterno del femore, ma si continua con la porzione più
robusta deiraponeurosi fascia lata e col muscolo vasto esterno.
Per la disposizione del legamento del Mayer, ad arto esteso, il con-
dilo esterno del femore viene lasciato scoperto dalla fascia lata, che gli
passa un buon pollice innanzi, mentre, a gamba flessa, le fibre di essa
si tendono e si dispiegano a mo' di ventaglio, in guisa che il condilo ne
viene coperto interamente.
Nella descrizione dei muscoli della regione anteriore e laterale del
ginocchio (che sono precipuamente quelli che compongono l'estremità
del quadricipite crurale) l'Autore si discosta alquanto dalla ordinaria
descrizione degli anatomici. Cosi ritiene che a meglio comprendere ìa
disposizione del muscolo vasto esterno, lo si debba dividere in una por-
zione esterna e posteriore (più profonda) e in una interna e anteriore
(più superficiale): la più esterna sMnserisce ora al legamento esterno
della rotula, più spesso intrecciato a questo legamento, termina al mar-
gine corrispondente della rotula stessa, più di rado degenera in un ten-
dine che confuso alle fibre del legamento rotuleo va a inserirsi alla
tibia, la più interna e superficiale termina sul margine esterno e su-
periore della rotula: ambedue queste porzioni hanno direzione obliqua
tlall'esterno all'interno e dal di dietro in avanti, il che spiega certi spo-
stamenti patologici della rotula airinfùori, durante la fiessiane del gi-
nocchio. Anche il muscolo vasto interno vien considerato composto di
due porzioni, che sebbene sullo stesso piano, hanno direzione e punte
di attacco diverso. Infatti la porzione più mediana o più esterna s'in-
serisce al margine superiore della rotula e la più interna si continua
con una |span8ione aponeurotica» ohe discende tra il condilo interno del
432 BIBLIOGRAFIA — RUGai
femore ed il margine corrispondente della rotala e si va a inserire alla
parte superiore delia tibia: qnest* nltima per la soa^ disposinone do-
Trebbe avere una potenza maggiore o per ispostare la rotola airinterso
0 per elidere le potenze esteme. '
Dopo di cbe 1* Antere descrìve qneirespansione aponenrotica (xampa
d'oea) che con Tintermezzo di nna borsa macosa si attacca alla parte
snperiore della cresta anteriore della tibia ; rammenta il muscolo sub*
crurale dell* Albino , tensore della capsula articolare del giaoeehio e
spende alcune parole sul legamento laterale intemo (retlnacaiam) della
rotula, il quale staccandosi dal condilo interno del femore, si porta la
avanti e verso Testerno e va ad inserirsi al tendine del vasto interno
ed al margine interno della rotola: ò molto più sottile e debole del-
resterno; rammenta infine il lei^amento rotuleo, l'adipe che eeiitetri
questo e la membrana capsulare dell'articolazione (che infiammandosi
può far credere a un ascesso), la borsa mucosa sottotendinea cbe i
ritrova un po' sopra il punto d'inserzione del legamento e finalmente!
Tasi arteriosi e i linfàtici della regione anteriore e laterale del gi*
nocchio.
Passando alla regione, del poplite, v* ò accuratamente studiato il modo
di attacco del bicipite, in ispecie di quei fascettl muscolari, che appar-
tengono al suo capo corto, i quali se per regola s* immedesimano coi
runico tendine cbe va a inserirsi, per la massima parte, alle testa dei
perone, possono per eccezione portarsi direttamente alla parte ante-
riore delia tuberosità esterna della tibia od al margine posteriore dellt
fascia lata, la quale ha in questo tratto le sue fibre nella direzione pii^
acconcia ad eseguire il movimento di rotazione esterna della gamba*
§ 2«* Allo stadio delle parti molli periar ti colar! del ginocchio aegoe
quello deli' articolazione^ la quale risulta dalf unione di due articola-
zioni distinte (femoro-tibiale, femore -rotuleo) o di tre, se coi Malgaigo^
e Petrequin si considera anche rarticolazione peroneo-tibiale.
Fra le altre cose ricorda che nel femore disgiunto dallo scheletro,!!
condilo interno d più lungo dell' esterno, mentre tale dislivello scom-
pare neir individuo : del quale fatto, dà la ragione nella direzione obli-
qua del femore dall'alto al basso e dall' esterno air interno. Discorrendo
dei legamenti extra-articolari, del posteriore cloò (leg* del Winalo^)»
del laterale esterno e dell' interno , avverte che quest'ultimo ò asaal
robusto e serve ad impedire che nella stazione eretta aumenti la di*
rezione obliqua del femore, il qual fatto avverandosi si ha quella de-
formità nota col nome di genu valgum. Quindi descritti i legamenti ia^
terarticolari (legamenti crociati e legamento adiposo) e il loro speciale
ufficio desunto dalla loro disposizione anatomica non che da prove ap^
rimentali fatte sopra il cadavere ; descrive la capsula sinovlale, e sog-
giunge censiderazioni fisiologiche sui movimenti normali della gamba, In
relazione alle parti dell' articolazione del ginocchio su cui talf moti*
menti si eseguiscono ed ai gmppi muscolari che li determinano.
BIBLIOGRAFIA — RUGGÌ 433
Pane quindi in rilievo alcune particolarità deir articoiazione diansi
non Ricordate : cosi si sofferma alquanto sui caratteri fisici della sinovie,
umore di colorito giallastro , diafano come il vetro e di viscidità ca-
ratteristica e sulle apparenze delia membrana, che lo secerne, consi-
derata un tempo come una mucosa, oggi invece ragguagliata per rap-
porti molteplici alle sierose : questa membrana sinoviale ove sia con-
siderata come una specie di ponte formato dal periostio e gettato dal
femore alla tibia spiega il diffondersi di certi processi da un [osso al-
l'altro, senza offendere T articolazione. Descrive una speciale ripiega-
tura, che la sinoviale forma nel punto ov* essa aderisce al margine li-
bero della cartilagine d'incrostazione, e che diviene vistosissima in certi
processi patologici: dalla quale ripiegatura (costituita da connettiva
soffice, reticolato e ricco di vasi) nascono quei prolungamenti villosi
rivestiti da epitelio e contenenti un vasellino capillare ad ansa, che ta-
lora contengono cellule cartilaginee e diventano centro della forma-
zione dei corpi mobili articolari.
Queste frangio sinoviali si possono ben riconoscere ad occhio nudo,
mettendo sotto acqua V articolazione aperta e agitandola dolcemente,
nel quale sperimento esse si spiegano in forma di villosità ondeggianti.
Riguardando poscia la sinoviale nella costituzione istologica vi di-
stingue tre strati; r interno costituito da un epitelio pavimentoso, il
medio formato da connettivo poco vascolarizzato, V esterno da connet-
tivo ricco di vasi sanguigni, di linfatici e di nervi, di cui non ò anco
dimostrata la terminazione alla superficie della sinoviale. I linfatici si
comporterebbero in modo analogo a quello dei linfatici descritti da
Recklinghansen nel peritoneo e nelle altre membrane sierose.
Interessante è il rapporto istologico della sinoviale con la cartilagine
dMncrostazione, nei cui strati più superficiali passano le fibre superfi-
ciali della sinoviale, mentre le più profonde descrivono degli archi, di
cui le estremità si attaccano^ alle epifisi delle ossa: pel quale duplice
rapporto si spiega il diffondersi di un processo patologico della sino-
viale alla cartilagine d'incrostazione.
L'istologia delle cartilagini articolari non è del tutto assodata: per
afcnni esse risulterebbero di pretto tessuto connettivo, per altri (e di
questa opinione è anche 1* Autore) vi sarebbe commisto anche del tes-
suto cartilagineo : quello che ò certo si ò che alla loro periferia hanno
con la sinoviale saldo rapporto, il che fa comprendere commesse si al-
terino ed anche scompajano nelle malattie del ginocchio assai gravi,
per es., nelle sinoviti fangose: anzi vi ha qualche anatomico (Hyrtl,
Hneter) che crede, che alla superficie dei menischi interarticolari si con-
tinui Tepitelio della sinoviale, opinione che V Autore non professa.
§ 3." Dopo questi preliminari entra l'Autore in materia con lo stu-
dio delia' sinovite acuta del ginocchio ad essudato siero^flbrinosOf che
tra le diverse forme di sinoviti ò la più sémplice e la più benigna quando
non proceda da una generale infezione (dei quali casi non occorre qui
Rivista^ n
,. ' . '
-.;■
434 bibliografìa - ruggì
intrattenersi) ovvero non sia Tesordio di un processo più gravo tuttora
latente*
'La sinovito acnta 8iero*flbrìnosa sorge talora senza caasa nota, tal-
volta s'invoca come caasa ana misteriosa inflnenza reumatica che solo
in certi casi speciali appare ben determinata : sotto la quale influenza
ora si manifesta d* un tratto il processo locale, ora preceduto da tutti
i fenomeni di una reumartrite generale, che da ultimo si localizza al
h ginocchio. Più spesso quest'affezione viene determinata dalle contusioni
e dalle distrazioni deirarticolazione, cause codeste che in sogg^etti sani
producono generalmente effetti lievi e sempre ad ogni modo propor-
zionali con Tintensità del traumatismo, ma che coadjuvate da adatte
condizioni predisponenti (ad esempio, la scrofola) possono agire come
cause occasionali di processi morbosi assai più gravi che non una sem-
plica fiogosi essudativa.
Ad una contusione del ginocchio in un soggetto robusto succede an
dolore immediato, scomparso il qaale 1* articolazione infiammandosi si
ingrossa, raggiungendo dopo 3 o 4 giorni il massimo del turgore flo-
gistico: talvolta però il gonfiarsi ò immediato per versamento endoar-
ticolare di sangue (emartro), talora tanto abbondante , da distendere
enormemente la cute e da farla splendente: in tali casi la compressiood
e il bagno freddo usati cautamente sono mezzi semplici ed adatti di
cura.
Tanto nelPemartro che nella sinovite siero-fibrinosa si ha la disten-
sione della capsula articolare e lo spostamento in avanti della rotoli
rispetto air emartro V Autore mette lo studioso suir avvertita di i^
sensazione speciale di crepitio (che si avverte palpando) datA^
sangue coagulato e suggerisce le norme opportune per stabilire la ^
gnosi differenziale con le fratture dalla rotula e col versamento di sai*
gne nelle borse mucose, specialmente prerotuliane. Le brattare delli
rotula si diagnosticano facilmente, se trasversali : le longitudinali V^'
^>:, sono venir scambiate con le contusioni semplici , con le quali si eoo-
^> fondono talvolta anche le fessure dell* epifisi articolari, in ispecied'^
Y A femore e ciò con grave scapito del giudizio pronostico.
Una seconda causa traumatica capace di produrre la sinovite siero*
fibrinosa ò, come si ò detto, la distrazione articolare, per la quale il^
gamenti si tendono eccessivamente e parzialmente si lacerano: al ^^^
proposito r Autore cita le interessanti esperienze fatte dal Boooet p^
dimostrare le alterazioni (d'altronde poco note) che possono soccedef^
sui singoli tessuti articolari come conseguenze delle distrazioni.
L'anatomia patologica della lesione in discorso ò poco nota, po^^
tale lesione non essendo mortale, sono scarsi 1 reperti necroscopici^l''
I '. essa studiati in individui morti per altre più gravi cagioni ooa
tanti. Le migliori dilucidazioni ce le offre il Richet del quale V
riferisce sommariamente le ricerche sperimentali»
L'esame obiettivo dimostra ohe tali infermi tengono di prefereof»
A
I -
4
■ , f
K'.
; • ; f
IT / I
I:
■«
ax.<L.f
BiBLiooBAFu — Ruaai 435
l^mba estesa e solo nella eccessiva distensione della sinoviale appena
appena flessa sulla coscia, nella qual ultima posizione (esperienze del
Bonnet) si ha la maggior capienza articolare : del resto 1 movimenti
articolari attivi e passivi sono sempre inceppati e dolorosi e talora as-
solutamente aboliti. Il dolore ò un sintoma costante ed ò tanto più in-
tenso quanto più sollecita e considerevole ò la distensione della capsula,
«i estrinseca ora come un senso di peso, ora di stiramento, ora di oa-
loro talvolta urente ; il termotatto rileva nella parte la temperatura
aumentata : questi sintomi soggettivi hanno, naturalmente , gradi di-
versi.
Obiettivamente, il ginocchio appare gonfio e qualche volta arrossato:
le fosse laterali sono, scomparse e sostituite da due tumefazioni divise
trasversalmente dai legamenti laterali della rotula, con il palpamento (se
il dolore lo rende possìbile) si avverte un senso di fluttuazione e si nota
la rotula spostata in avanti. La durata media deiracuzie varia tra 1 6
e gli 8 giorni : indi comincia il riassorbimento del liquido. La cura nei
primi momenti dev^essere assolutamente antiflogistica e Tuso del freddo
o mediante vescica di ghiaccio, o con pezze intrise in acqua fredda o
«on rirrigatore del Leiter trova qui una giusta applicazione.
Nelle forti e rapide raccolte di essudato endoarticolare V estrazione
<lel liquido effuso solleva istantaneamente l'infermo, ma questo mezzo
<ll cura non è sempre necessario nò deve, come taluno fa, tanto
facilmente ripetersi: si adopera all'uopo o l'aspiratore del Dieulafoy o
quello di Potain, o quello di Codmann e Shurtleff o altri, e in mancanza
di meglio semplicemente un trequarti ordinario , nel qual caso il li-
quido fuoriesce per la elasticità della sinoviale e per la pressione ap-
plicata alFesterno. La puntura va fatta alla parte interna, al disopra
subito del legamento laterale intemo della rotula, dove la sinoviale è
ampia e superflclale e la cute va spostata in modo che quando la can-
nula ò tolta scivoli a suo posto e impedisca così la comunicazione tra
Tarla esterna e la cavità sinoviale.
L'applicazione di un apparecchio inamovibile (di cui V Autore fa bre-
vemente la storia) può essere, senza altra cura che preceda, invocato
come mezzo di guarigione della sinovite sierosa acuta, per la compres-
sione uniforme che determina sull'articolazione e per la immobilità per-
fetta che le assicura. Molteplici sono le variazioni di tali apparecchi
che usati ab antiquo esclusivamente per le fratture, furono di mano
in mano perfezionati ed estesi con successo alla cura di altre affezioni.
In ispecie delle malattie articolari: i più generalmente usati oggidì
sono quelli fatti col gesso, o solo, o unito all'allume (Billroth) o unito
A un po' dì gomma sottilmente polverizzata (Ruggì).
L'appUcazione di tali apparecchi gessati, con ovatta o senza, richiede
all' atto pratico lungo ed attento esercizio , per superare le difdcoltà
tecniche che s'incontrano ed evitare i grandi inconvenienti che possono
4erivare da un apparecchio inamovibile male applicato.
495 BiBLioaiuvii. — Ruaoi
Nel ginooebio Pappareccbio inamovibile, percbò raggianga esatta*
mente lo scopo di un'assolata immobilità delibar ticolazione, dev* esserci^
esteso dai malleoli e meglio anche dal piede alla radice della coscia:
per applicarlo P infermo può restar coricato nel letto (tatto al più con
un grosso cascino sotto le natiche) mentre l'arto afferrato da nn infer-
miere vien sollevato dolcemente dal piano sa cai il malato riposa.
Termina V Autore questo capitolo descrivendo per incidenza nn ap-
parecchio di sospensione da lui ideato e già comunicato nella HitMUt
CUniea di Bologna (1874) per V applicazione del coxarto di nn appa-
recchio inamovibile dalia coscia al bacino, apparecchio di cui egli si ò^
mrvito molte volte, in casi gravi, ottenendo dei risaltati favorevoli.
§ 4 * Spesse volte la sinovite sierosa acuta, invece di risolversi o
degenerare in una forma cronica, dà luogo ad una forma dioica assai
più grave ed importante, cioò alla sinovite suppurativa: la quale in
tal caso ha per cagioni occasionali tutte quelle, traumatiche o no, ri-
cordate nell'argomento che precede e per causa predisponente unUdio-
sincrasia speciale che sfugge all'investigazione del clinico. Altre volte-
invece la sinovite é suppurativa dal suo primo esordire ed allora ri-
conosce per causa o nn processo infettivo (febbri settiche, puerpe-
rali, ecc.,) o una ferita penetrante deirarticolazione, vuoi da punta vuoi
da arma da fuoco.
L'apertura della'borsa sinoviale per ferita da punta ò una lesione som»
pre grave per l'introduzione nel cavo articolare di materiali infettivi^
i quali vi penetrano talora immediatamente pel libero accesso' deir a-
ria ovvero trasportati dall'istrnmento feritore intriso in sostanze tos*
siche, tal'altra secondariamente pel trasporto , lungo il tramite della
ferita, delle sostanze flogogene prodottesi nell'esterna soluzione di con-
tinuo. Più gravi ancora però sono le ferite penetranti da arma da faoco
e le lacero-contuse, sia per 1 guasti che producono nelle parti molli
periarticolari del ginocchio, sia per le lesioni che recano al cavo ar*
ticolare e alle eplOsi dove talvolta il proiettile si conficca, sia infine
percbò, oltre il proiettile, penetrano per entro all'articolazione bran-
delli di vestimenta, che per essere estratte obbligano talvolta il chi-
rurgo a eseguire vasti sbrigliamenti.
La sintomatologìa della sinovite purulenta si compendia nella febbre
intensa, nel forte dolore e neirattitudine della gamba flessa, ad angolo
talora acutissimo, sulla coscia ; la quale attitudine, in un grado iniziale,
si ha anche nella sinovite siero- fibrinosa ad essudato molto abbon-
dante, ma ò assai più spiccata nella sinovite suppurativa, di cui rap-
presenta la caratteristica più importante.
Molte sonde ipotesi invocate a spiegare questo sintoma oaratterl*
stlco della sinovite purulenta; nessuna però che risponda scientifica-
mente a fatti i casi morbosi. Così ò giusta, ma insufficiente» l'opinione ;
antica di Carlo Bell, secondo la quale gli infermi prenderebbero la po-
sizione più acconcia ad alleviare le loro sofferenze. Insufficiente del
ir • .
BIBLIOGFRAFIA — RUGGÌ 437
pari ò ropinione del Bcnnet pel qaale II liqaido endoarfcfcoiftrey diaten-
dendo al massimo la capsula^ determinerebbe questo fatto della fles-
sione» e le sue stesse esperienze infirmano la sua ipotesi, giacohò le
più forti pressioni endoarticolari, ottenute artificialmente, non sono ca-
paci che di stabilire nell'arto quel grado di flessione iniziale che si ha
nelle siooviti sierose con abbondante essudato ; oltre di che la nota ca»
ratteristica della flessione si ha anche manifestissima in siaoYiti sap-
puranti con scarsissimo pus.
Quest*ultimo fatto, confrontato col casi di sinoTiti semplici essadatLye
con molto dolore, fortissima distensione della capsula slnoyiale ma
estensione perfetta della gamba, contraddice apertamente ropinione del
Bichet, il quale asserisce che la flessione della gamba sia prescelta
dagli infermi per alleviare la pressione del liquido sulla sensibile si-»
noviale infiammata.
La contrazione involontaria dei muscoli flessori per simpatia con la
articolazione malata (Hanter) o pia scientificamente per movimento ri-
flesso destato nei muscoli flessori dallo stimolo fiuogistico della slno-
yiale (Billroth) ò stato invocato per ispiegare il sintoma in discoi*SQ ;
resta però sempre enigmatico (e il Billroth lo dichiara esplicitamente)
intendere il perchò grinfermi abbiano sollievo da questi speciali mu-
tamenti articolari.
Finalmente il Yerneuil si dichiara propenso a ritenere la flessione
della gamba sulla coscia come fatto secondario dovuta alla preponde-
ranza dei flessori per atrofia degli estensori (il che è vero in aU^unl
casi cronici e specialmente in alcune forme lente di sinoviti fungose),
e il Yolckmann, senza dare spiegazione sua propria, ^ì^^^wa che
si ha forse a che fare con condizioni molto più compiiqatf^ ^)m i\on si
erede.
La disamina di opinioni tanto disparate mostra chiar.9niente la defl-
<3ienza di un' ipotesi che spieghi interamente il fatto e reggia agli at-
tacchi della critica scientifica; tale ipotesi T Autore afferma doversi
trarre dalle speciali condizioni anatomo-fisiologiche deirarticolazione e
dalle lesioni che in essa determina il processo flogistico. Non esclude
però rintervento dell'azione riflessa involontaria, Eimile a quella che
istintivamente e' invita ad allontanare una parte del nostro corpo da
uno stimolo qualsiasi. Pertanto, prosegue a dire , agr infermi di sino-
vite suppurativa o di qualsiasi altro processo flogistico dei ginocchio,
in cui le superfici articolari siano lese iperestesche, riuscirà più van-
taggiosa quella posizione in cui tra esse superficie è minore i' esten-
sione e rintimità di contatto. Ora a gamba distesa il combaciamento
del femore con la tibia, mediante le cartilagini semilunari, è ampio,
intimo e saldo, vuoi perchò ò la parte anteriore larga e pianeggiante
dei condili del femore che si mette in rapporto con la sup6i:'fici0 arti-
<solare della tibia, vuoi perchò in. tale attitudine i legamenti articolari
sì trovano al massimo della loro tensione. Nella flessione del glnocchi<>
488 BIBLIOaBAFIi. — Ruaoi
invece è solo la parte posteriore rotondeggiante dei condili femorafì
che ha con la superficie articolare della tibia rapporti circoscritti dì
contatto e oltre a ciò sono rilasciati i legamenti laterali deli* articola-
zione, massime Testerno, in gaisa che ò anche possibile rallontanameiito
del condilo esterao del femore dalla corrispondente superficie tibiale^
come si osserva nei movimenti di adduzione della tibia stessa.
Laonde ò chiaro perchò gli infermi cerchino istiniivamente la fles-
sione del ginocchio, come quella che scema le loro sofferenze. Anche
per altre articolazioni V Autore ha potuto confermare la legge mede*
sima che cioò i mutamenti di rapporto delle ossa, che avvengono spon-
taneamente in certe condizioni morbose modificano a un tempo e la
estensione del contatto tra le snperfici articolari e P energia della
pressione e la tensione dei legamenti.
L' Anatomia patologica della sinovite suppurativa e* insegna come H
processo esordisca con fortissima congestione della sinoviale, spesso
associata a neoformazione di psendomembrane fibrinose stratificate ;
alla quale congestione segue in appresso 1* emigrazione dei leueoc\U
(Cohnheim) dai vasi enormemente dilatati ; talchò la sinoviale nei piimi
momenti assume ^aspetto di una mucosa affetta di catarro acato per
apparire più tardi analoga ad una larga piaga granulante che secerna
continuamente del pus.
Dalla sinoviale la flogosi passa rapidamente alle superflci articolari,
distruggendo 1 menischi semilunari e le cartilagini d* incrostazione, )
quali per un processo passivo di rammollimento o per una specie L
macerazione (Billroth) cadono, come cade la cornea nella congiantiviU
blennorragica.
Il fluido articolare intanto, trasformato completamente in pus, tende
a faUBi strada all'esterno e i punti preferiti alla rottura sono i meno
tutelali dagl'involucri periferici (per lo più il fornire dell' insaccatora
sinoviale al disopra della rotula, men di frequente i lati del legamento
rotuleo). Avvenuta poi la rottura del sacco sinovial, le marcie filtrano
profon lamenta, distaccando muscoli e vasi dai loro rapporti col femore
e risalendo talvolta fino al gran trocantere; mal però non s'inslnaano
verso la faccia posteriore della coscia, impedendolo le espansioni apa«
neurotiche intermuscolari della fascia lata. Talora le marcie compresse
filtrano anche in uno strato muscolare più tuperficiale o tenendo dietro
al tramite dei vasi e dei nervi, o seguendo gì' intermezzi dei mascoli^
0 Smagliando le stesse fibre muscolari. Si formano talora anche degli
ascessi periarticolari, che non comunicano con la cavità sinoviale;
questi hanno poca importanza. Il Billroth ne spiega la genesi con la
ipotesi che il pus del cavo articolare assorbito dai linfatici sia trasporr
tato nel connettivo per iart ice lare ; in tal caso però le glandolo linfati-
che inguinali dovrebbero essere tumide.
La prognosi della sinovite suppurativa del ginocchio è gravissima
«ssendo Panchilosi del ginocchio la risultanza più fortunata; molte roìté
BIBLIOGRAFIA -* RUGGÌ 439
Taontie e la graTità del processo impongono l'amputazione della cesoia^
in altri casi la flogosi prende un andamento subacuto poscia cronico^
trasformandosi infine in una sinovite fangosa.
La cura ò essenzialmente diversa, a seconda ohe il cavo articolaro
abbia o no comunicazione con l'aria esterna ; nel primo caso il chirurgo
o preverrà la flogosi o la combatterà impedendole di direnire suppu-
rativa e allora il suo interrento avrà ottenuto il più completo suc-
cesso. Laonde per piccola ferita, determinata da arma non inficiente^
avrà sollecita cura d'incapsulare il ginocchio con le più minuta
precauzioni antisettiche , immobilizzaDdoIo convenientemente e co-
stringendo il malato a dieta e a rigoroso riposo; chò se la ferita non
è recente, o ò ampia o d inquinata da materiali infettivi, allora le cau»
tele della dislnfezione sono più che mai necessarie, perchò non resti
traccia di materiali eterogenei per entro il cavo articolare ; il quale
se dair esterno non sia dominabile completamente], il chirurgo dovrà
fare sbrigliamenti adatti e contro-aperture , prendendo opportuna
norma dalla specialità del caso e dalla anatomia della regione. Pas-
sando poscia alla chiusura della ferita e alla medicatura, userà prefe-
ribilmente la sutura con seta fenicata avvertendo di non chiudere er«
meticamente la ferita (qualora si attenga per intero ai precetti di Li*
ster) per evitare il ristagno dei materiali che nei primi giorni la sino-
viale secerne ; al quale scopo anzi torna oltremodo giovevole l'applica-
zione nelle parti più declivi di tubi fognatori corti e grossi, i quali vanno
tolti non appena abbiano compiuto l'ufficio loro. Se il processo flogistico
suppurativo ò di già iniziato ranchilosi retta del ginocchio ò la termi-
nazione più fortunata ed oggi è anche la più comune , da poi che la
chirurgia ha per potente alleato la medicatura antisettica; un tempo
Invece la guarigione delle sinoviti suppurative era subordinata o alla
resezione articolare o alPampucazione, dopo ohe gl'infermi eran passati
per una serie infinita di complicazioni. Lo sòopo del chirurgo in tali casi
ò di evitare il ristagno delle marcie , mercè sbrigliamenti, controaper-
ture, injezioni detersive e apparecchi fognatori acconciamente applicati.
Se nel cavo articolare, per causa non traumatica, si desta una sup-
purazione 0 se una fiogosi suppurativa acuta ha avuto luogo dopo la
cicatrizzazione di una ferita esterna, sicché neirun caso e nell'altro il
cavo articolare non comunichi con l'atmosfera, il chirurgo dovrà a tutta
prima ricorrere ad un* energica medicatura antiflogistica non trascu-
rando di mettere 1* arto in estensione , perchò avvenuta Tancbilosi, si
trovi in condizioni favorevoli a funzionare; chò se a tale pratica non
si fosse preventivamente pensato, bisogna tosto rimediare all'ommis-
sione praticando la distensione dell'arto sotto la narcosi cloroformica.
Ciò fatto, prima che il malato si ridesti, si applica dal piede alla ra-
dice della coscia un apparecchio innamovibile che offre il doppio van-
taggio di dare alla parte malata una salda e immobile posizione e di
permettere ^applicazione del ghiaccio. Talora l' infermo allo svegliarsi
4M BIBLIOaBAFIA — RUGGÌ
sente dolore al ginocchio» che di solito sollecitamente si ealma; se perù
qaesto dolore ò soverchio e persistente si ricorre a qualche calmaate,
evitancio per6 il cloralio, pericoloso per la pregressa cloroformizza*
zlone.
Se il liquido marcioso nella cavità sinoviale sia in grande copia sarà
utile darghi esito o con nn comune trequarti o con un aspiratore ;b
certi casi anche più gravi però questa pratica ò insufficiente e fa d'oopo
ricorrere ad ampie aperture per render facile lo scolo del pus ed il la-
vacro deirestesa superficie suppurativa.
Finalmente se per considerevole perdita di materiali la vita di db
infermo di sinovite suppurativa fosse in pericolo, ci resta ultima risorsa
l'amputazione della coscia che fatta col metodo scrupolosamente aoti-
settico dà una guarigione immancabile e rapida ; il processo ohe io tal
caso r Autore raccomanda ò quello a dae lembi (anteriore e poste-
riore) il quale dà guarigione sollecita per la facilità onde gli umori pM-
sono scolare dalla ferita mediante tubi fognatori laterali, e no solido
moncone per le forti masse muscolari che contribuiscono a ixif^^
Testremità delFosso femore segato.
S 5.® L'idrope articolare cronica del ginocchio (idrartro^ sinovite i^-
rosa cronica) è caratterizzata dair aumento e dalia mutata composi-
zione del liquido intracapsulare ; ora ò primitiva, ora ò secondaria a Qi^
processo acuto e riconosce per cagioni nel primo caso, una speciale i^
ritazione articolare congiunta ad uno stato generale discraslco, nel se-
condo la causa stessa che generò la malattia primitiva. Il liquido ìQ-
tracapsulàre ora ba le apparenze dell'acqua pura, ora ò simile alla»
novia, ora denso, gelatinoso colloide e in quest*ultlmo caso contieni
cellule e frammenti cellulari .di epitelio degenerato ; per la quantità ti'
ria assaissimo e può perfino saggiungere i 5C0 grammi. I sintomi cli-
nici della flogosl articolare o mancano o sono appena sensibili e perlt*
più periodici e causati da soverchio esercizio con Tarlo malato; d'or
dinario il processo decorre subdolo e l' infermo se ne accorge appeoi
pel gonfiore e per qualche lieve disturbo funzionale concomitante;^
'quest'affezione sono colpiti i giovani di preferenza.
L* anatomia patologica mostra ora un* irritazione semplice epiteliale
ora un po' di vascolarizzazione nella sinoviale (periodi dMrritazlone) ora
un^iperplasia del connettivo sotto-sinoviale , per cui la membrana si &
grossa e resistente ; costantemente poi si ha T allungamento delle vii*
losità articolari pel moltipllcarsi ai loro apici del vaseliini capili&^t
che formano un' ansa vascolare in ogni singolo villo.
L'esame obiettivo tende ad accertare la presenza del liquido nel cave
deirarticolazione ; il quale, essendo scarso allorché la malattia ò nel sao
esordio darà difficilmente indizio di so, laddove a processo inoltrato si
mostrerà chiaramente, per lo spostamento caratteristico della rotolalo
«vanti, per T imprimersi dei suoi legamenti sulla sinoviale distesa a P^i
senso di fluttuazione avvertito in tutta la superficie anteriore del f
nocchio e più noteTolmente nelle singole borse perirotalee, nelle quali
la sinoviale distesa fa quasi ernia e sembra talora sottocutanea.]
Il liquido endoarticolare può anche distendere le borse mucose ohe
comnnicano col cavo sinoYiàle , nel qual caso si formano tumidezze
fluttuanti, manifeste specialmente al poplite^ che scompaiono con lo
{^comparire del liquido intracapsularó e non devono essere menoma-
mente confuse con altre raccolte peri-sinoviali non comunicanti con la
articolazione, quali^ ad es., la idrope della borsa mucosa sottostante al
legamento rotuleo presso la sua insezione alla tibia e V idrope della
"borsa sopraròtulea sottostante al quadricipite ; ambedue queste idropisie
non determinano giammai spostamenti della rotula, come succede in-
vece per le raccolte di liquido nell'interno della sinoviale.
Nò però si creda che il discostarsl della rotula dei sottostanti con-
cili del femore sia caratteristica esclusiva del versamenti intrarticolarl:
può infatti accadere che una raccolta di liquido (un ascesso, ad es.» al
disotto del qnadricipite) distacchi la borsa sinoviale in quel tratto che
aderisce alla faccia anteriore del femore, e determini lo schiacciamento
deir insaccatura soprarotulea dair indietro in avanti ; la rotula in tal
Caso verrà spostata in avanti e inclinata verso il basso ; per tale incli-
nazione il processo ora indicato (che può essere anche riprodotto ar-
tificialmente sul cadavere) si differenzia dair altro in cui la rotula per
raccolta endo-sinoviale si sposta direttamente in avanti.
Il pronostico, per ciò che riguarda il riassorbimento, ò riservato nelle
forme primitivamente croniche, più favorevole negli idrati cronici con-
secutivi a processi acuti ; talora però la gravezza del caso dipende dalla
perduta solidità deirarticolazione e dairabolizione in grado maggiore o
minore delle funzioni dell'arto; il quale effetto ò dovuto air allun-
garsi e al rilasciarsi dei legamenti del ginocchio sia per V azione di-
straente del liquido endoarticolare, sia per un processo attivo che in
essi si svolge, influendo sulla loro nutrizione.
Ma Fazione meccanica del liquido non si fa sentire soltanto sul le-
gamenti che saldano la gamba alla coscia (laterali e crociati), bensì an-
cora su quelli che tengon fissa la rotula, di guisa che questa si lussa
incompletamente airesterno, con un meccanismo ben diverso da quello
che determina la lussazione completa della rotula nelle forme di sino-
yiti fungose in cui Parto ò tenuto flesso ; in questo caso molte forze si
congiungono al medesimo scopo, laddove nelfidrarto cronico, in cui la
gamba ò tenuta in estensione, lo spostamento della rotula ha per unico
coefficiente razione attiva del liquido endoarticolare coadiuvata dalla
ipernutrizione dei legamenti; la cagione poi onde detta lussazione non
si fa mai air Interno ò tutta anatomica, essendo il legamento laterale
esterno più robusto, più breve, più protetto e quindi più atto a resi-
'stere alla distensione; oltre a ciò la capacità della capsula sinoviale ò
più ampia al disotto del legamento interno, e nelle forti distensioni ri-
cetta maggior copia di liquido.
442 BiBUcaiunÀ — - RuaGi
Passando alla cura delPidrartro e non tenendo gtastamente alcan cal-
colo dei rimedi interni, 1* Autore fa una rapida riYista dei Tari mezzi
di cnra locale, ai quali la pratica ora concesse , ora negò il vanto di
splendidi risaltati. Di tali mezzi taluni non addimandano solazione di
oontinuità (apparecchi contentivi» compressione, applicazioni rìsolTcntl,
doccio, ecc.), altri agiscono irritando la cute (epispastici e caustici), al-
tri infine sono vere operazioni con le quali si agisce direttamente sulla
sinoviale (setone, puntura e svuotamento, incisione, iniezioni di so-
stanze irritanti, ecc.,). Quanto agli antiflogistici possono recare van-
taggi nei casi recenti e subacuti.
Gli effetti salutari di tanto svariata terapia sono, come si ò detto
innanzi, assai contrastati ; la pluralità del chirurghi peraltro ò d* ac-
cordo nel rigettare, come pericolosissima la pratica deirincisione, men-
tre accoglie a titolo di cura palliativa la puntura evacuaiiTa, fatta in
modo da impedire la penetrazione delParia ; molte guarigioni si otten-
gono facendo seguire la puntura da iniezioni, nel cavo articolare, di
sostanze irritanti (ad esempio la tintura di jodio), .
Fra tutte le cure deiridrartro però la più efficace e meno pericolosa
ò la compressione, specialmente associata a qualche blando irritante.
Il Volkmann la consiglia calorosamente, ma l'applicazione ch'Egli ne
fa (mediante fasciatura di flanella) riesci sempre dolorosa, spesso in-
tollerabile agl'infermi. L'Autore si serve invece con un'idea affatto
nuova di succhettl di tela ripieni di palline da caccia che colloca sul
ginocchio e di cui regola il peso in proporzione del bisogno è della
tolleranza delPammalato ; durante il riposo sostituisce a questo mezzo
una fasciatura di flanella molto serrata.
A così fatto genere di compressione i malati di leggieri si abitaano^
di guisa che, grado grado, sono tollerati pesi maggiori con evidente
vantaggio del riassorbimento; purchò naturalmente siano osservate le
regole tecniche che l'Autore consiglia, di porre cioò l'arto nella più
perfetta estensione con un cuscino sotto il poplite, acciocché i vasi po-
plitei non siano compressi, e di applicare dei cuscinetti di ovatta nella
parte anteriore del ginocchio, su cai deve gravitare il peso, accioechò
la pressione sia trasmessa indirettamente sul liquido, escludendo per
quanto ò possibile la rotula.
Finalmente nei casi in cui per il rilasciarsi dei legamenti articolari
l'arto divenga insufdciente al sostegno del corpo, bisogna o ricorrere
ad un apparecchio ortopedico, o tentare i mezzi atti a determinare una
anchilosi retta; riuscendo inutili le quali prove si ricorrerà all'uso d^
fuoco per trasflsioae, alla resezione e per ultimo anche all'amputazione
della coscia.
§ 6.^ Dopo aver discorso deiridrope articolare cronica del ginocchio»
passa r Autore ad un argomento importantissimo , cioò alla sit%ovite
fungosa e svolge questo studio ampiamente, sia perchò, com* egli dice^
esso raccoglie in so i punti principali del soggetto, sia perchè in esso
la chirurgia moderna ha dimostrato tutta la sua potenza.
BlBLIOaBAFU — RUGGÌ 44S
La sinovite fhngosa, è oggi meno frequente che non fòsse qualche
anno indietra, grazie a più razionale trattamento delle malattie arti*»
colari. Col Yolckmann l'Autore distingue la denominazione di tumor
idoneo da quella di artroeaee^ indicando con la prima le sinoTitl fun-
gose che hanno dalla sinoviale il loro inizio, con la seconda quelle che
cominciano nelle estremità delle ossa; distinzione codesta assai impor*
tante e possibili più spesso al letto del malato che non sul tavolo ne-
croscopico.
Discorre poscia delle modificazioni anatomo-patologiche indotte dal
processo nella sinoviale, nella quale innanzi a tutto accade un'iperemia
intensa dei vasi, poscia una formazione di neocapillari congiunta alla
proliferazione degli elementi cellulari della sinoviale e alla fuoriuscita
dei leucociti dai vasi ; onde ben presto l' epitelio cade, si formano le
granulazioni e nella cavità articolare si versano quantità maggiori o
minori di pus, talora in tanta copia da determinare una fluttuazione
distinta, tarai tra in cosi scarsa quantità da non esserne possibile la
statazione all'esame obiettivo. Questo pus ò conseguenza della prolife*
razione superficiale, laddove la proliferazione ed il lussureggiare delle
cellule tra le pareti della sinoviale inducono T inspessimento di essa;
questi due fatti sono in certa guisa in antagonismo, tantoché scema la
formazione del pus col progredire della vegetazione nelle pareti; più
avanti però anche il tessuto di neoformazione prende parte alla sup-
purazionci la quale si fa abbondantissima e tende a farsi strada' verso
l'esterno.
DI conserva con tali alterazioni procede la neoformazione perisino*
viale invadendo tutte le parti molli circumambienti, onde l' articola-
zione sìngrossa la cute si fa liscia e anemica ed assume queli' aspetto
biancastro per cui la malattia prese nome dì tnmor bianco; talora que»
sto neo-connettivo periarticolare degenera e dà luogo ad ascessi, che
si aprono all'esterno la merco di seni fistolosi. Tali seni, dice T Autore,
bisogna saperli differenziare da quelli che si formano per la rottura
della capsula sinoviale e per tale distinzione ricorda alcuni segni dif-
ferenziali e nella qualità delle marce e nel punto ove detti seni si
aprono; peraltro aggiunge che in tali giudizi ottima maestra ò la pra-
tica.
Proseguendo in questa disamina anatomo-patologica accenna aira*
trofia e alla degenerazione grassa dei muscoli della coscia e della
gamba corrispondenti al ginocchio malato e in antagonismo con questo
fatto airipertrofla del pannicolo adiposo sottocutaneo. Dell'atrofia mu-
scolare trova la ragione nell'inazione dell'arto e nel suo pervertimento
nutritivo pel richiamo di più abbondante materiale al punto infiammato;
11 secondo fatto lo spiega per la cessata contrazione delle sottostanti
masse muscolari, sicchò diminuisce ad un tempo e la pressione eccen-
trica sul pannicolo e Tattrito che normalmente ne produce il consumo
« rassottigliamento.
444 BiBLiooiUFi — Ruaei
Anche i nervi catanei alla periferia di questi centri fiogiatici ai Danno
ipertrofici, deila quale osservazione la patologia cliirnrgloa deve aaper
.grado al Bnggi, il quale pel primo ha avvertito questo fatto e lo lia
aottoposto ali* esame degli anatomicL Egli se ne avvide , mentre per
spiegarsi i dolori Assi, che seguono con certa costanza alle sinoviti fan-
gose, esaminava strato a strato Iq parti molli periarticolari di alenni
ginocehi affetti da tumor biauoo ; quivi infatti osservava che le dira-
mazioni in sottocutanee del nervo safeno interno sono evidentemente
più grosse che non sogliono essere in ginocchi sani in identiche con-
dizioni di età. E Tosservazione microscopica confermara che i singoli
cordoni del nervo malato hanno un diametro maggiore di quelli di un
neryo fisiologico omonimo, che il perinervo di ciascun eordone mostra
io sviluppo più pronunciato di alcune cellule e che delle singole fibre
nervose (disgiunte le une dalle altre da una sostanza amorfa grigio-
pallida di neoformazione) alcune sono 4 o 5 volte maggiori della norma,
altre invece sono rimpicciolite sino a un grado estremo; le fibre più
grosse occultano il loro cilindro assile mercè più abbondante sostanza
midollare di appetto granuloso.
. Sulla mobilità abnorme dell' articolazione si ferma in seguito 1* Au-
tore e la spiega per l'allungamento dei legamenti articolari, ora pri-
mitivo, come succede nelle forme epifisarie, ora secondarlo alla scom-
parsa delle cartilagini d^incrostazione e delle semiinnari e al logorio dei
capi ossei articolari.
Le cartilagini semilunari, pei rapporti intimi che hanno con la sino-
ylale, scompaiono prima ancora che nelle cartilagini d* incrostasione
avvengano quelle gravi alterazioni caratteristiche prodotte al tempo
stesso dalla pressione scambievole delle ossa e dalla proliferazione pe-
ricartilagìnea della sinoviale.
DI codeste alterazioni quelle suscitate dall' irritazione per contatto
hanno maggiore intensità in quei punti ove le ossa che compongono
rarticolazione del ginocchio aderiscono più strettamente tra loro, cioò
tra il condilo interno del fèmore e la superficie articolare corrispon-
dente deila tibia, sia ad arto disteso, per la maggior sporgenza del con-
dilo interno, sia ad arto disteso, per la maggior sporgenza del condilo
interno, sia a ginocchio flesso , per la minor lunghezza del corrisjpon-
dente legamento laterale.
Questo fatto (che ha costante riscontro in analoghe condizioni mor-
bose di altre articolazioni) spiega la prevalenza del dolore, nelle sino-
yiti fungose, al lato interno del ginocchio, la quale non ò già devoluta,
come asseriva il Ricbet, allo stiramento dell'in terno legamento laterale^
ma alla prevalente lesione della cartilagine dMncrostaziooe di qaesto
lato e alla successiva carie del sottostante osso. Chò se infatti per qual-
siasi ragione venga stirato l'arto infermo in guisa da allontanare le su-
perfici articolari cessano come per incanto le sofferenze dell'ammalato.
Nel mentre che, nei punti di pressione delle ossa, le cartilagini si
BIBLIOGRAFU — Bueai 445
dis^aggono, non per processo assolatamente passivo, ma per attiva
proliferazione degli elementi cellulari (Virchow, Volckmann, ecc.,) negli
altri pnnti pare cedono al soverchio proliferare dell« grannlazionl che
si svolgono da tutta la superficie della sinoviale ; dai margini liberi della
quale si avanzano delle anse vascolari, cui tengono dietro granulazioni
rosse e fungose e queste a guisa del panno carnoso della cornea coprono
le superfici delle cartilagini d'incrostazione a traverso la quale mandan
propagini; la cartilagine viene cosi a poco a poco corrosa, fino a scom-
parire completamente. Esaminata col microscopio ora si trovano le cel-
lule infiltrate dai leucociti migranti dei vasi, mentre si fonde la so -
stanza intercellulare jalina, orasi scorge che le cellule cartilaginee
partecipan poco al proceìsso di proliferazione e che il riassorbimento
accade piuttosto passivamente, forse anche per rammollimento.
Nei tumori bianchi adunque le erosioni cartilaginee di aspetto ulce-
roso progrediscono dalla periferia al centro e dal centro alla periferia ;
queste sono il frutto delle irritazioni scambievoli delie ossa, (quelle il
risultato della proliferazione pericartilaginea della sinoviale; in certi
casi la distruzione ò completa (carie fungosa periferica dell' epifisi) e 1
condili erosi e trasformati sono immersi in un sacco pieno di marcia,
la quale per mezzo di seni fistolosi non tarda a farsi strada airesterno*
L* osteomielite epiflsaria può associarsi al processo e ciò accade se-
condariamente nei tumori bianchi, primitivamente negli artrocaci; si
ha In tal caso la distruzione della compage ossea epifisaria. In alcune
forme però le fungosità dell'epifisi si fondono con quelle della sinoviale
e si organizzano, cangiandosi ora in tessuto fibroso, ora in sostanza os-
sea, alla formazione della quale pare partecipino largamente anche le
cartilagini d'incrostazione ; peraltro, in speciali soggetti, la flogosl può
anche diffondersi dairepifisì alla diafisi , seguendo il tramite della mi-
dolla.
Se Tinizio del processo ò una carie epiflsaria, centrale o periferica^
la sinovite che si suscita a traverso la cartilagine, ha tutte le carat-
teristiche enunciate ; talvolta alle vegetazioni della sinoviale si aggiunge
una carie subcondrica e allora la cartilagine sta tra dae strati di gra-
nulazioni. Per i processi flogistici epifisarìi talvolta le ossa cessano di
allungarsi, talvolta Tarto malato cresce più del sano e tale permuta-
mento nutritivo, in più o in meno, si fa sentire su tutto Tarto; peraltro
nelle sinoviti fungose epifisarie del ginocchio prevalgono le atrofie, do-
vute talora alla distruzione, ta^altra alla sospensione o alla modifica-
zione funzionale della cartilagine epifisaria depatata all^ allungamento
osseo; non è poi facile a spiegare come l'atrofia si faccia" sentire su
l'arto intero.
La formazione di sequestri ossei, per cui si hanno lunghe e pertinaci
suppurazioni, tien dì frequente dietro alle forme articolari epifisarie;
in seguito alle quali si osservano anche dei veri ascessi, più o meno ,
grandi, ohe si versano ora nel cavo articolare, suscitando quivi solle-
440 BIBLIOGRAFIA — Ruaai
!
cltamenie una flogosl, ora airesterao; i seni fistolosi che la tal gi
«1 formano debbono essere distinti da quelli che si oris^n&QO per ]
tura della sinoyiale.
Non sempre le sinoviti fangose danno luogo a sapporazioni e ai a
fistolosi e grandi distruzioni articolari^ in soggetti robusti, possono i
oadere senza che airesterno si versi una goccia di pas ; la simili e
le articolazioni appajono grosse e dure per ipertrofia della partì ma
periarticolari e qualche rara volta per osteofiti sorti dal periostio e]
flsario.
Nelle cosi dette forme secche le granulazioni si sclero tizzano e si I
un corrugamento che non esclude T ulteriore proliferazione granal&r^
in modo che la distruzióne dell* osso prosegue ugaalmente. la certi
punti della sinoviale però si formano a quando a quando delle raceoltt*
di pus, che non potendosi aprire all' esterno per la resistenza dei taf-
enti circumambienti, finiscono col degenerare in sostanza caseotf A'
bercolosi ossea degli antichi) che assorbita, pu6 essere 11 punto ili P>^
tenza di veri processi tubercolari.
% 7.^ Le ricerche eziologiche sulla slnovite fungosa talora sono afii^
negative, taPaltra si compendiano in azioni renmatiche o trauma^
le quali agiscono, come causa occasionale, in soggetti particoiarmeat^
predisposti; la cagione predisponente che più spesso si riscontra è li
scrofolosi di cui l*artrite fangosa (ora in una, ora in più artico/azM
ò talora una manifestazione speciale. Qualche volta peraltro lo
generale deirorganismo non ha rapporti col processa morbosa lo(^
che ò conseguenza di un franco processo flogistico e in tale caso, »
lontanata la parte inferma, cessa il deperimento del malato, che
risorge a nuova vita.
L'età giovanile (prima dei 25 anni) ò quella in cui di pveferenxB^
svolge Tartrite fungosa , per la grande attività formativa che la ^
epoca posseggono le articolazioni e lo sviluppo di tal processo morbo^"
(quando non segue a un'affezione acuta) ò il più delle volte subdolo <
lento, talchò l'infermo si accorge assai tardi delia malattia clie lo ^'
fligge.
Il dolore, che nelle forme a decorso lentissimo dà, neirinizio, apP^
appena sentore di so, ò in genere il primo sintomo che richfa'oia &
parte rattenzione del malato e del parenti; anzi in certi casiòl'uo^
sintomo che conduce alla diagnosi di osteomielite epifisaria oentFB ^
primitiva ; generalmente ò spontaneo, ma può essere suscitato od e^^'
cerbato da movimenti della gamba. L' aumento di sensibilità alis P^
eusslone sulle epifisi e il cambiamento di tono nella percussione stes
sarebbero, secondo il Lùcke, un dato obiettivo per riconoscere l^ost^
mielite epifisaria centrale in mancanza di altri segni ; V Autore ^^^
pone in dubbio il valore. n.
Al dolore segue da prima ^impedimento, poscia la soomp&i^^^
funzione articolare o la sostituzione , ai normali , di moviffio^^ ^
BlBLIOftBAPU — BUOGI 447
I ■ .^.tologioi di lateralità a gamba perfettamente estesa; qaesti moyimentl'
patologici accennano airallungamento assolato o relativo dei legamenti
' '^^e impongono una prognosi sfaTorevole, quando anche Tarticolazione non
sembri all'apparenza assai compromessa.
V^ Aitro sintoma costante della slnovite fungosa ò la deformità nell'ar-
'^^''^^^'ticolasione e nell'arto, che dipende in parte dal layorio flogistico, in
'^"^'^ parte dai mutamenti di direzione e di rapporto delle ossa; il ginocchio
'ora sMngrossa uniformemente per la infiltrazione delle parti molli pe«
^"^^ riarticolari, ora assume aspetto irregolare e variato; vuoi per ascessi
snperflciali o profondi, vuoi per rientramenti cicatriziali, vuoi per seni
m^ fistolosi, che si aprono qua e colà e air orificio esterno dei quali tro •
mj3! y^Qgl talora zaffi di granulazioni. Queste singole contingenze morbose
ìììm cangiano variamente il colorito della pelle, la quale nel processo mor-
^''o^boso in discorso ò stirata, pallida, anemica e al termotatto più calda
)siitAiehe nelle regioni adiacenti. Su quest'argomento della sintomatologia il
QM fli Raggi ha fatto lunghi, pazienti ed accurati studj ; e ha potuto trarne
il psc considerazioni affatto nuove.
La gamba ordinariamente è flessa sulla coscia per le condizioni istesse
loraf che al dire deir Autore costringono gli ammalati a tale attitudine nella
0 tit sinovite suppurativa ; non ci ò altra differenza che nelle sinoviti fun-
nw gose [la flessione tarda maggior tempo a presentarsi e talora anche
iiH manca del tutto ; il primo di qaesti fatti devesi ripetere dalla maggior
0 lentezza onde avvengono nella sinovite fungosa le ulcerazioni delle car-
'altiv tilagini d'incrostazione e delle ossa, tanto più se il processo si svolga
irì0 dalle epifisi a maggiore o minor distanza dalla superficie articolare;
ili'* quanto al secondo fatto, cioò al rimanere la gamba estesa, esso accade
iQ^é ogni qual volta la sinovite fungosa resti limitata o prevalente airarti-
colazione femoro- rotulea; quando infatti ciò avvenga T Autore dimo-
•i'^ stra che Tetensione della gamba ò la posizione più acconcia a scemare
e}< le sofferenze dell' infermo, pel rilasciamento in cui sono poste allora
0 tutte le parti molli della regione anteriore del ginocchio e per la mi-
ii nor pressione che esercita la rotula contro la corrispondente superficie
^' articolare del femore. In certi casi peraltro avviene che la infiamma-
zione deir articolazione femore-rotulea duri si a lungo che si stabili-
if scono delle aderenze tra rotula e femore, non che coartazioni e retra-
0 zioni dei tessuti molli anteriori al ginocchio : in allora, sebbene conso-
li cutivamente la flogosi si diffonda all'articolazione femoro-tibiale, manca
1 non pertanto la flessione della gamba.
Nelle malattie fungose articolari, che si originano con un processo
di osteomielite epifisaria, il malato ò obbligato o no alla flessione a se-
conda che la flogosi si svolge in vicinanza o a distanza dalle superflci
articolari ; cosi neir osteomielite subcondrica il bisogno di fletter la
gamba ò sollecitamente sentito, ed esso infatti si compie a meno che le
ossa non siano saldate tra loro o rattratte le parti molli periarticolari,
in gnisa ohe nessun movimento spontaneo o comunicato sia più possi-
bile all'articolazione.
448 BIBLIOGRAFIA — RUGGÌ
Oltre a fletter la gamba salta coscia gli iofermi di sinoYita fangosa
flettono eziandio la coscia sai bacino e raotando air esterno Y intero
arto, lo dispongono in guisa da dargli ana comoda giacitura sul letto
sul quale i*arto riposa col suo lato esterno; nella qnal posizioqp non
solo gli ammalati si trovano a miglior agio pel più facile riposo, ma .
eziandio perchò si ha una maggiore limitazione di contatto tra femore
e tibia. Infatti nella flessione del ginocchio accade, per movimento fi-
siologico, Tadduzione della gamba, mercè la quale la superficie artico-
lare estema della tibia viene allontanata dal corrispondente condilo;
questo allontanamento ò^proporzionato alla lunghezza del legamento
laterale esterno e dei legamenti crociati, ad ottenere una minor ten-
sione dei quali, per altro movimento fisiologico, la gamba vien ruotata
all'esterno: questa rotazione si compie in piccola parte pel peso del
piede, ma principalmente per V azione poderosa del muscolo bicipite
crurale, che ò il vero rotatore esterno della gamba.
Tale opinione (che V Autore divide coi Weber) contraddice la teoria
del Palasciano, il quale intese di dimostrare che il rotatore per ec-
cellenza della gamba airesterno ò il muscolo tensore della fascia lata,
sul quale argomento fino dal 1870 T Autore pubblicò una dotta memoria
(Bollettino delle scienze mediche^ Serie V, Voi. 9.**, pag, 35).
Perdurando gli infermi neirattitudine suddescritta e volgendo il pro-
cesso a guarigione relativa, le ossa si saldano in questi viziati rapporti
e si nota talvolta (alfesame del pezzo patologico) che la tibia nella sua
parte superiore è leggermente curvata ed ò spostata insieme al perone
verso resterno. Altre volte invece, nel mentre i poveri infermi provan
sollievo da tale giacitura, che alla parte esterna delP articolazione eli-
mina il contatto tra superficie ossee divenute sensibilissime ; per la
prevalente pressione al lato interno, si determina quivi un rapido pro-
cesso ulcerativo, associato a così forti dolori che il paziente cerca di
cangiare l'adduzione della gamba in abduzione, per diminuire la pres-
sione delle ossa airinterno ; il sollievo però ò lieve, non essendo effet-
tuabile Tabduzione della gamba se non dopo il rilasciamento patologico
del legamento laterale interno.
Altrettanto dicasi della posizione verticale dellMntero membro, in cui
talora (ma solo per breve tempo) Tinfermo si atteggia, tenendo la na»
tica e la pianta del piede sul piano del letto, mentre la faccia anteriore
del ginocchio guarda verso Talto. In tale posizione, previo il rilaaeia-
mento primitivo o secondario dei legamenti articolari, accade talvolta
lo spostamento airindietro della tibia e del perone, determinato in parte
dal peso della gamba, in parte dalla contrazione dei muscoli flessori di
essa, cui non contrasta il quadricipite estensore, reso inerte per atrofia.
L'abduzione della ganàba che, come si è di anzi affermato, ò cercata
qualche volta dall' infermo, come mezzo atto a scemare temporanea-
mente le sae sofferenze, può essere anche prodotta, nella giacitura or-
dinaria, con rotazione esterna dell* intero arto , dall* abitudine che ha
BIBLIOOKAFIA — BUOGI 449"
talYolta Tinferrao di tenere sotto la parte esterna del ginocchio un cu-
soino^ il quale mentre limita in certo modo il moYimento di adduzione^
della gamba ne favorisce Tabduzione.
Per altro cotesto spostamento più di frequente ba una patoge-
nesi affatto diversa: così non di rado avviene eh* esso sia determinato
da tentativi di deambulazione fatti dall'infermo, il quale al primo in-
sorgere della malattia non essendo che raramente costretto al letto, si
strascica come può meglio, con l'ajuto del bastone o delle grucce, fino
a un periodo assai inoltrato del processo morboso: nò il meccanisma
di tale spostamento ò difficile a interpretarsi, ove si rifletta alla ne-
cessità che ha l'ammalato di tenere il peso der corpo sull'arto sano a
in vicinanza allo stesso. Neiratto quindi del camminare sarà la parta
interna del ginocchio malato la più acconcia a sostenere il corpo per
quella minima frazione di tempo necessaria allo scambio del passo; la
qual cosa è più che idonea a far deviare la gamba verso l'esterno, es-
sendo i legamenti del ginocchio rammolliti ed allungati. Tale fattore
meccanico spiega la saa azione non solo sui ginocchi semiflessi, ma pia
ancora in quelli in perfetta estensione, nel qual ultimo caso contribuisce
all'effetto la naturale inclinazione che ha il femore sulla tibia.
Altre cagioni atte a determinare l'abduzione della gamba si tro-
vano nella giacitura del malato in letto con l'arto rotato all'interno 6
neHe condizioni anatomiche relative allo sviluppo maggiore del condilo
intemo del femore. Questo ultimo fatto (che si osserva specialmente
nei ginocchi flessi) ò in relazione con la prevalenza dell* attività flogi-
stica alla parte interna del ginocchio, per cui non solo le cartilagini di
incrostazione son quivi sede di un processo di/ulcerazione più rapido
che alla parte esterna, ma anche nella porìioné ] òorrìspondente delle
cartilagini epiflsarie, specialmente del femore, accade un'esagerata at-
tività neoformatica ; onde 11 maggiore accrescimento in lunghezza del
condilo interno del femore e la concomitante deviazione della tibia al-
Testerno.
Parla in seguito degli spostamenti della rotula, i qasM nei ginocchi
tenuti in perfetta estensione sono incompleti e dipendono delle cagioni
accennate parlando dell' igromai mentre possono essere completi nei
ginocchi flessi ; nei quali li meccanismo dello spostamento ò prodotto da
diversi fattori.
Il Bonnet credette spiegarne la patogenesi ammettendo che la tibia»
ruotandosi verso Testerno, trascini con so la rotula nella medesima di-
rezione; ma tale opinione, secondo l'Autore, sebbene vada per la mag-
giore, ò insufficiente alla giusta interpretazione dei fatti, coi quali spesse
volte trovasi in evidente contraddizione. Invero non avviene in tutti i
oasi, come afferma il Bonnet, che il legamento rotuleo, deviato , abbia
vna direzione obliqua dall'alto al basso e dall'interno all'esterno, ma in
molti pezzi patologici l'Autore ha notato precisamente là direzione
450 BXBLlOttKAFlA — EUGGI
opposta (obliqua cioò dal basso all'alto e dainaterno all'esterno) il quale
fatto evidentemente infirma la teoria del celebre chirurgo fìTAncese.
Secondo V Autore, ad ispiegare lo spostamento della rotula verso
l'esterno nei ginocchi flessi, potrà invocarsi, come cagione coefficiente
il liquido raccolto nella capsula articolare, il quale, come negl' igromi,
distragga il legamento interno rotuleo ; ma questa cagione, per so, non
è atta a produrre che uno spostamento incompleto. Bisogna pertanto
qui pure, come altrove, cercare l'interpretazione del sintoma nelle par-
ticolari condizioni anatomiche della regione; e anche in tal caso rifulge
TutilitÀ di quelle specialissime osservazioni di anatomia, che V Alatore
ha messe come proemio.
Se si considera infatti la disposizione, altrove chiaramente descritta,
della fascia lata ed ai rapporti ch'essa contrae con la rotula nella sua
parte esterna (dando inserzione al cosi detto legamento esterno rotu*
leo),si comprenderà di leggeri come retraendosi questa lamina aponen-
Totica, in forza del processo iperplastico periarticolare, la rotala possa
venir richiamata all'esterno, lussandosi più o meno, a seconda della ri-
duzione sofferta dalla lamina stessa. Se di più si considera il grado
massimo di tensione in cui (nella flessione della gamba sulla coscia e
nella contemporanea rotazione dell* intero arto all'esterno) ai dispon-
gono le fibre del legamento ileo-tibiale del Mayer e la porzione ante-
riore di fascia lata, che è in diretta comunicazione col muscolo tensore
della medesima, s'intenderà del pari facilmente come una tale disposi-
zione possa in certa guisa influire sulla lussazione della rotula stando
il ginocchio flesso.
Però l'agente principale delle lussazioni patologiche completo della
rotula deve ricercarsi nella forza attiva del muscolo vasto esterno, tanto
della parte esterna e posteriore di esso quanto della porzione interna
ed anteriore; del quale muscolo T Autore ricorda anche una volta la
disposizione tutta particolare, assai acconcia a produrre T effetto in
esame, date certe speciali condizioni morbose.
La rotula spostata, generalmente, si salda nella viziata posizione per
adesioni ossee e ben di frequente anche per la retrazione deiraponeu-
rosi fascia lata, la quale la fissa tenacemente nel suoi nuovi rapporti;
contemporaneamente si allunga per necessità il legamento interno ro-
tuleo e il musoolo vasto interno si sposta per seguire la rotula, la quale
si colloca per regola contro il condilo esterno del femore, ma in qual-
che raro caso si caccia tra esso condilo e la superficie articolare] cor-
rispondente della tibia. Quando ciò avvenga cangia del tutto la fànzio-
nalltà del muscolo qnadricipite crurale, che da estensore diventa ro-
tatore della gamba airesterno ed anche in parte flessore*
La sintomatologia esposta sin qui subisce alcune varianti nelle eino-
viti fangose, che si svolgono a preferenza nelle epifisi, per le quali ora
si ha atrofia, ora ipertrofia in lunghezza dell' intero arto malato ; nel
primo caso la deambnlasiotie (ove aia permessa) si efléttoa eoa ona
B1BL10GRA.FIA — RUaGI 451
claudicazione più o meno sensibile, e la inclinazione laterale del bacino
'O la contorsione deirintero tronoo sono in relazione con racoorciamento
dell'arto; ma ^atrofia non ispiega una speciale influenza sulla direzione
di esso.
Nel secondo caso invece tale influenza è sensibilissima. Infatti os-
iservando un individuo affetto da osteomielite epiflsaria lenta delle ossa
componenti T articolazione del ginocchio, con ipertrofia in lunghezza
dell'intero arto si scorge che mentre in letto esso tiene la gamba in
«stensione, la flette invece, con un angolo di circa 130^ nella posizione
verticale e nella deambulazione. Anzi a siffatti infermi il camminare
con Tarto disteso riesce faticoso e stentato, poichò, mentre a ginocchio
ilesso il bacino non ò che lievemente inclinato pel bisogno che sente i
malato di mantenere il peso del corpo sull'arto sano, distendendo il gi-
nocchio, tale ifìdinazione si fa immediatamente considerevole, senza
però essere accompagnata da verun mutamento sul livello dei femori.
A questo primo movimento del bacino intorno al suo asse antero-
posteriore si associa rinclinazione dello stesso in avanti e la sua rota-
zione suirasse verticale, con spostamento in addietro deiranello pelvico
dai lato ammalato; ai quali singoli movimenti tendono dietro corri-
spondenti deviazioni della soprastante colonna vertebrale e del tronco,
à compienso del disiquilibrio che altrimenti nascerebbe nel centrò di
^gravità.
I mutamenti meccanico-funzionali or ora accennati, si possono stu-
4iare in modo anche più evidente sullo scheletro di un soggetto jshe in
vita abbia sofferto di una simile malattia: che essi poi dipendano ve-
ramente dalla differenza in lunghezza degli arti si prova col fatto del
loro dileguarsi, quando artificialmente con adatta scarpa, a grossa suola
•di legno, si allunghi Tarto sano di quel tanto che lo differenzia dal-
Tarto malato. Di più, tutti gli annunciati spostamenti si possono anche
determinare in nn individuo normale, solo ch^egli ponga sotto a un suo
piede, un corpo atto a tenerlo in un piano superiore alFaltro, che ri-
sposa direttamente sul suolo.
E qui il Ruggì ai volge a cercare la spiegazione patogenetica di
•queste modificazioni scheletriche ; non tanto dell* inclinazione laterale
4el bacino e delle deviazioni che conseguentemente subiscono la colonna
vertebrale e il tronco (i quali fenomeni sono di assai facile interpreta-
i^ione) ; quanto dell'inclinazione anteriore deiranello pelvico e della sua
rotazione intorno a un asse verticale; sui quali spostamenti T Autore ha
.richiamata per primo Tattenzlone dei chirurghi, non avendone discorso
nò il Langenbeck, nò il Pitha, nò il Robert, nò altri che scrissero in-
corno agli accennati allungamenti degli arti.
Dopo aver preparato in un cadavere normale la colonna vertebrale,
il bacino e i femori col rispettivi legamenti, se uno dei femori si tiene
fiso, mentre alFaltro s'imprime un movimento' dMnnalzamento, si scorge
^e nello scheletro accadono gli stessi spostamenti ohB si verificano nel
!•
^2 BIBLIOGRAFIA — RUGGÌ
corpo Tivente ; si osserya inoltre che mentre si adduce il femore che
s^nnalza, Taltro relatiyamente si abduce» allontanandosi dal medesimo
il bacino di tanto quanto il primo femore vi si aYYicina.
E poichò a rendere più esteso il moTimento di abduzione della coscia,
ò necessario fletterla sul bacino, per rilasciare il legamento del Bertin
e d'altronde la flessione della coscia equivale alla inclinazione anteriore
dell'anello pelvico, potrebbe questa ritenersi come effetto dell' allODta->
namento del bacino dall' arto che sta fermo, cioò come effètto di una
forzata abduzione deirarto stesso.
però la cosa non ò propriamente cosi, e gli spostamenti in esame sono
invece prodotti dal legamento capsulare dell'arto che s* innalza e nello-
stesso tempo si adduce ; e di questo legamento capsulare le flbre dopa*
tate a questo ufficio sono le più esterne del legamento del Bertioi, lo
quali appunto nel movimento di adduzione si tendono. Se infatti, nella
scheletro preparato come dianzi, sMncide per trasverso il legamento-
capsulare dell'arto che viene tenuto fermo, si ripeteranno durante Tin-
naizamento dell'altro femore i tre movimenti del bacino che abl^amo
indicati; mentre non si conserva che il solo movimento dMnclìDazione
laterale del bacino, ove, invertendo l'ordine dello sperimento, s'innalzi
l'arto sul quale il legamento capsulare fu inciso.
Da quanto l'Autore ò esposto sin qui, risulta evidentemente come
nelle malattie epiflsarie del ginoccbio, associate o no a lesioni artico-
lari 0 periarticoiari> la flessione della gamba sulla coscia (determinata
da leggi di statica imprescendibili) è cercata dal malato come compenso
al successivo accrescimento in lunghezza deirarto. Mal si apporrebbe
pertanto chi cercasse in tali casi complicati da anchilosi vera o spuria
di raddrizzare l'arto, a meno di non determinare contemporaneamente
un allungamento artificiale dell'estremità illesa: in simili casi ò logico
il propendere per la resezione.
A comiiere la sintomatologia della sicovite fungosa parla T Au-
tore delle marcie che s'infiltrano tra gli strati muscolari e delle modi-
ficazioni ch'esse possono indurre nella sindrome fenomenale del prò*
cesso morboso.
Rotta la capsula articolare, il pus si espande al disotto delle grandi
masse muscolari proprie alla regione anteriore della coscia e mentre
quivi si avvertono ascessi, più o meno vasti, più o meno profondi, ai
distende spontaneamente la gamba, che era sino allora costretta nella
attitudine della flessione ; tale distensione non solo ò resa possibile pel
distacco dei legamenti laterali del ginocchio e per il loro assoluto o
relativo allurgamento, ma diviene un fatto d'imprescendiblle necessità,
perchò scema la tensione delle masse carnose proprie agli estensori
della gamba e delle altre molli foste Eulla faccf a anteriore della ccscia
Queste deduzioni teoretiche sono confermate dall' Autore alla stregua
di sperimenti anatomici, coi quali egli, dimostra che la tensione di aU
cune parti molli della regione anteriore della coscia (considerate 1a
BlBLIOaBAJ-IA — RUGGÌ 453
^assa o Bìngolarmente) influisce sulla estensiond della gamba , solo
Quando però la coscia sia perfettamente eslesa sai bacino. Tali parti
sono, per ordine di dissezione, l'aponeurosi fascia lata, il muócolo ten-
:fiore di essa, il muscolo retto anteriore. Vi sono però degli altri mu-
scoli (muscolo crurale e vasti) i quali non mutano la loro influenza sulla
jg;atnba nò con Testensione nò con ia flessione della coscia.
Concludendo pertanto l'Autore ritiene ohe le raccolte liquide al di-
sotto della fascia lata e del retto anteriore influiscano a coscia estesa
ìBulla estensione della gamba e che a coscia flessa questa estensione sia
determinata principalmente dalla tensione del crurale e dei Tasti, che
Tormano io strato muscolare più profondo.
Queste cose tutte dovrà avere innanzi alla mente il pratico, che dei
Ìà,tti morbosi cerca la giusia interpretazione.
§ 8.* Dopo quanto ò stato esposto nella sintomatologia parrebbe su-
perfluo parlare della diagnosi delle affezioni fungose del ginocchio ; tut-
tavia l'Autore sempre memore dello scopo pratico che ha avuto in
mira, rileva innanzi tutto T importanza di raccoglierd con la maggior
l>08Sibi!e esattezza le notizie anamnestiche, principalmente allo scopo di
farsi un giusto concetto dello stadio in cui il processo si ritrova e di
stabilire ia vera patogenesi di molti degli spostamenti e di molte delle
modiflcazioni che si riscontrano in un arto malato.
Spesse volte però, in ispec'e trattandosi di piccoli infermi e di forme
a decorso subdolo e lento, l'anamnesi ci dà scarso e insufflciente ajuto
e in allora Tesarne obiettivo ò il solo mezzo che richiami e meriti la
attenzione del chirurgo ; con 1' ajuto del quale mezzo egli ò in grado
non solo di stabilire la forma delia flogosi| ma di ricostruire, pàrzial-
tnente almeno, l'anamnesi. *
£ qui passa in accurata rassegna i vari mezzi onde si può valere il
chirurgo nelle sue ricerche obiettive e innanzi tutto discorre dell'ispe-
zione e del singoiar vantaggio ch'essa reca per giudicare delie condi-
zioni esterne del ginocchio malato, del suo volume e degli spostamenti
accaduti nelle ossa che ne compongono T articolazione. Il palpamento
conferma le accennate cose e di più valuta la grossezza del pannicolo
adiposo, l'ingrossamento e la sensibilità delle parti molli periarticolari,
l'ipertrofia e la dolorabilità delle ossa ; col palpamento si avverte ezian«
dio il senso di fluttuazione e si riesce talvolta a determinare se nna
'taocolta di liquido sia o no endoarticoiare; tale diagnosi differenziale
h oltremodo difficile nei ginocchi flessi, più Tacile a ginocchio disteso,
nella quale attitudine le raccolte intracapsulari di pus spostano in avanti
la rotula*
Finalmente , palpando qualche volta 1 condili , il tatto avverte una
sensazione specialissima di scricchiolio, ragguagliabile a quella che si
prova premendo lievemente la cartapecora ; questa particolare sensa-
zione si osserva nelle forme epiflsarie o pel rammollimento della mi-
dolla 0 per una raccolta di pus al disotto di uno strato sottilissimo di
454 BIBLIOaBAHÀ — RUGO!
osso; può anche osservarsi peraltro in forme maligne (ad es., roeieo-
sarcoma) che si srolgano nella spessezza deirepiflsi del femore o dell»
tibia; per la quale circostanza l' Autore ioToca Tarvedatezza 'del pra-
tico, acclocchò non confonda Tuna con Taltra dae malattie ohe impor*
tano una prognosi diversa e richiedono mezzi differenti di terapia.
Dai movimenti attivi tuttora possibili neli^arto infermo qualche cosa
pah imparare U cdirurgo, nulla o quasi nulla dalla totale abolizione di
essi ; più proficuo invece riesce Tesarne dei movimenti comunicati o con
la narcosi oloroformica o senza, mediante il quale esame si é in grada
di determinare quanto è relativo alia spasmodica contrazione dei mu-
scoli, che tengono fisse le ossa in una yiziata posizione e di stabilire se
siano peranco accadute quelle gravi modificazioni che importano lo slo-
gamento articolare. Questa disamina inoltre ò interessante per le ma-
nifestazioni dolorose che provoca e che bene intarpr^tate denotano la
presenza piuttosto di questa o di quella lesione anatomica, invocando a
seconda dei casi un mezzo, piuttosto che un'altro, di terapia.
L'introdurre lo specillo, a traverso dei tramiti fistolosi, giova più che al»
tro per le forme ossee, determinandosi talvolta per tal modo non solo la
estensione, ma la natura eziandio del processo morboso : infatti lo specillo
è in grado di distinguere dalla earie una complicante necrosi e di de*
terminare se il sequestro osseo ò libero e in condizioni da poter esser
impunemente rimosso. Tale esame può anche servire a stabilire se
esista distacco di parti molli e filtrazioni di marce nel perimetro arti*
colare, nel qnal caso però non sono mai eccessive le cautele per non
rendere articolare un processo che non si era peranco aperta strada
neirarticolazlone.
Anche la misura ò un tnezzo di ricerca obiettiva , specialmente
in rapporto ai cangiamenti in lunghezza che possono subire gli arti af-
fetti da fiogosi epifisaria. A valersi con esattezza di questo mezzo l*An-
tore dà regole opportune e ricorda che solo con gran diligenza e molta
pratica si riesce talvolta ad avvertire piccole differenze tra arto sano
e malato ; però queste diffeitenze non hanno che lieve valore e nei casi
veramente importanti il misurare tornerà vantaggioso anche nelle
mani dei .meno esperti per accertare o eliminare un sospetto concepito
alla semplice ispezione della parte malata.
Finalmente, notandosi al letto deiriofermo o difficoltà o assoluta Im-
potenza di solle /are dal piano, su cui riposa, l' arto tenuto in perfetta
estensione; a stabilire se ciò dipenda da insufficienza del qnadricipité
crurale o non piuttosto dal dolore che la contrazione di questo muscolo
fa risentire agli infermi, ci potrà essere di gran giovamento Tuso della
elettricità indotta. Ed invero, essa può in primo luogo dimosti'arci se la
contrattilità dellMndicato muscolo persiste ancora e in grado tale da
determinare il sollevamento dell'arto in estensione; in secondo luogo
poi, dato il caso afferniativo, giova notare se Tarto si sollevi con
dolore o senza nella parte malata; il che riesce di singolare Imppr-
BIBLIOeltAFiA — RUQGI 45S
tanza per il pronostieo, stantecbò Passenza del dolore, sotto le eontra-
zfoni del quadrìcipite, accenna sempre alla gaarigione del processo flo»
gistico articolare.
Poche parole spende in appresso l' Àntore salla prognosi della sino»
Tito fangosa, la quale (sebbene varia nei singoli oasi) concerne sempre
esclasivamente la possibilità di conseryare Tarto o la vita del paziente^
non essendo da far parola rispetto alla funzionalità deirarticolazione.
Non ò utile alla prognosi e non ò sempre possibile distinguere , con
certi trattatisti» tre successivi periodi della sinovite fungosa (la tn/fam-
mazitme^ la suppurazione^ il marasma) \ inquantochò anche prima che
siano formate le marcie, può essere necessaria una sollecita amputa-
zione. In generale si amputerà se si trovino lesioni profonde , in-
compatibili con l'esistenza, ma non dominabili con una resezione; che
se le alterazioni anatomiche, sebbene gravi, si giudicheranno invece do-
minabili con tale processo, allora muta grandemente la prognosi, per
rispetto alla conservazione di un arto servibile. Ma ad un retto giudi-
zio non guidano norme teoretiche, ma la buona esperienza clinica, alla
quale V Autore invita il chirurgo che al letto del malato deve saggia-
mente sciogliere tra due mezzi, tanto disparati, di terapia,
Ricorda da ultimo alcune condiziuni che fanno la prognosi della si*
novite fungosa più riservata (cachessia, oligoemia), altre che la rendono
assolutamente infausta (degenerazione amiloide dei visceri addominali,
processi tisiogeni, ecc.,); onde la necessità di un esame obiettivo com-
pleto innanzi di pronunciare un giudizio prognostico.
Finalmente sulla cura della sinovite fungosa si trattiene a lungo
l'Autore, esponendo su tale argomento i dettati più sicuri della ohi-^
rurgia, la quale ha qui più che altrove mostrato la molta sua effi-
cacia.
Sarebbe troppo lungo riandare, anche sommariamente, tutti i mezzi
di terapia eh* egli enumera , assegnando a ciascuno il giusto valore e
la congrua indicazione. Mi limiterò pertanto a ricordare come nelle
forme iniziali egli lodi le sottrazioni sanguigne locali, Timpiego del freddo
nelle sue diverse applicazioni, gli apparecchi inamovibili; mentre poca
o niuna fiducia ha nell'azione topica della tintura di jodlo.
AUorchò il ginocchio malato mostra qualche tendenza alla flessione ò
necessaria l'applicazione sollecita di un apparecchio inamovibile il quale !
ha eziandio il vantaggio di dileguare, quasi per incanto, le sofferenze '
deirinfermo nei oasi in cui il processo flogistico ha avuto svolgimento
dalla sinoviale e il dolore sia suscitato da ulcerazioni cartilaginee ed
ossee. Nelle forme epifisarie invece tale sollievo non si manifesta e in 4
allora giovano i potenti rivulsivi, che richiamano il sangue all' esterno^
scaricando le epifisi ; questi mezzi nei tumori bianchi riescono manife-
stamente nocivi e ad essi V Autore si dichiara del tutto avverso. Cosi
nelle infiammazioni epifisarie giova l'applicazione dei caustici potenziali^
in corrispondenza dei condili del femore e della tibia, giova T applica-
M
1
456 BIBLIOGBAFU -r^ BUaGL
sione del ferro trascorrente, che determina una forte ed istantanea ri-^
▼nlsione alla ente, giovano le ignipuntnre^del Bichet, che anzi, a detta
4el Koclier, sarebbero idonee ad abortire il processo flogistico. Lo atra-
mento ad hoc, ideato dal Richet, ò un piccolo caaterio ad oliva sa ca!
sta unito a vite un sottile ago di platino, lungo 5 o 6 centimetri con la
base di 3 a 4 miilim. ottuso airestremità. Segnati i punti che s* inten-
flono perforare e preparati vari di questi cauterii incandescenti a* in-
figgono gli aghi successivamente e rapidamente nei tessuti, osservando
eh* essi non penetrino tanto che V oliva giunga a cauterizzare la pelle;
Altrettanto bene» allo scopo medesimo serve il sottile punteruolo del
termo-cauterio del Paquelln. Infine si possono anche adoperare, per
distruggere le fungosità,, dei cunei di ferro incandescenti, come già pra*
4icò il Kocher e, dietro il suo esempio, V Autore, ottenendone brillan-
tissimi risultati, in quei casi in ispecie in cui V osteomielite epiflsaria
associata al processo articolare, estendendosi anche in parte alla dia-
fisi, potrebbe compromettere seriamente il buon andamento di una re-
sezione.
Le injezioni parenchimatose di sostanze irritanti ed antisettiche che
i*Hueter consiglia per ridestare un processo attivo nelle germoglianti
grannlazioni delle sinoviti fungosi e per arrestare la propagazione dei
microrganismi apportatori della flogosi costituiscono un mezzo assai
commendato di terapia del quale si ò parlato e discasso nei più accre-
ditati periodici anche italiani.
Secondo THueter che ripetutamente si servi di tal metodo e nello
^stesso soggetto lo ripete più di cento volte, esso darebbe ottimi risal-
tati nelle infiammazioni articolari croniche iperplastiche con tendenza
a parziale suppurazione, nel tnmor bianco incipiente, neir artrocace .
nei quali casi il tessuto granulante che influenzato da stimoli dannosi
ìiBL tendenza alla metamorfosi purulenta, si trasformerebbe, merco qae-
ate injezioni, in un tessuto che inclinerebbe invece alla cicatrizzazione^
Il Lucke in casi consimili preferisce le injezioni fatte con ^la tintara
di jodio, appoggiato in questa pratica dal Kocher, il quale asa la aola*
zione di jodlo a goccio o nella quantità di 1(4 o di li2 della siringa d
Pravaz ; questo metodo, secondo V Hueter, ò troppo energico e Tale,
esso dice, come aggiungere esca al fuoco ; dlflatti lo stesso Kocher con-
fessa che in taluni casi questo trattan^nto accelerò il corso sfavore-*
volo della malattia.
Per questa confessione il Ruggì si è ben guardato dal far nso di un
mezzo cosi incerto di terapia, preferendo la soluzione deiracido fenico
alla maniera dell* Hueter; dal risultati chVgli ha cosi ottenuti non erede
Ifiustiflcata la fede entusiastica riposta da alcuni chirurghi in codesto
metodo di terapia, dal quale egli non ha avuto giammai dei vantaggi
sensibili e solo qualche miglioramento locale eh egli ò Incerto se non
debba piuttosto attribuire all*apparecchio inamovìbile applicato all'arto-
Kel periodo i^ cui sia già un fatto compiuto la flessione del ginooohio
BIBLIOGRAFIA — BUGai 45?
in un grado più. o meno forte associata o no a spostamenti articolari ò
necessario il raddrizzamento dell'arto o gradaale (eseguito con le mani
ovvero merco speciale apparecchio) o istantaneo, nel qual caso ò ne*
cessaria una perfetta narcosi, clie elimini il dolore e la resistenza mu-
fioolaro*
Il raddrizzamento lento e progressivo si pn6 anche eseguire mediante
adatto traimento e come esso è meno doloroso e più scevro di pericoli
fiarebbe certamente da preferirsi se in ogni caso desse soddisfacenti ri-
fluitati» Ma j^venturatamente non è così e moltissime volte il chirurgo
è costretto di valersi del mezzo istantaneo, adoperato nei debiti modi»
«enza molto forzare, spesso aiutato con qualche tenotomia dei tendini
più resistenti e seguito dalia salda applicazione di un apparecchio ina-
movibile dal piede alla radice della coscia ; con tali cautele si evitano
i disastri che alcuni chirurghi hanno attribuito a codesto metodo e l'in-
fermo, dopo Toperazione, risente spesso un vero sollievo delle sue sof-
ferenze. Chò se per la distruzione delle cartilagini d'incrostazione o per
l'esistenza di ascessi suboondrici, persistette il dolore, ad onta della
perfetta Immobilità dell'arto, tornerà giovevolissimo lo stiramento sulla
gamba, allo scopo di allontanare le superflci cbe si alterano vieppiù
col contatto e danno fastidiosissime sofferenze; il mezzo più semplice
di cui si vale l' Autore, è la trazione mediante tubi elastici che dal
piede vanno ad attaccarsi all'estremità del letto*
Gli ascessi periarticolari vanno ampiamente aperti sotto la nebbia
carbolica e le loro superdci raschiate col cucchiajo di Yolckmann, sia
ebe essi non comunichino col cavo articolare o con una cavità sotto -
muscolare piena di pus e tappezzata di granulazioni, sia invece che
tale comunicazione esista; nel quale caso, allargato il tramite, si pra-
ticano abbondanti lavacri fenicati e si asportano, con la cucchlaja del
Yolckmann, tutte le ftmgosìtà dominabili, vuoi neirinterno dell'artico-
lazione, vuoi per entro a queste cavità ascessuali.. Si applicheranno in
seguito alla ferita esterna molti punti di sutura fatti con seta fenicata
e si collocheranno esattamente dei tubi di drenaggio per ottenere una
perfetta ed esatta chiusura della ferita.
I seni fistolosi trovano una cura adeguata nell'uso dei caustici, e nelle
infezioni, per entro ai tramiti, di sostanze irritanti (acido fenico, ni-
trato d'argento, j odio, ecc.,); ma quando questi seni si rendano fungosi,
inerti o faccian capo in piaghe fungose, allora ò di grandissimo giova-
mento la medicatura con il jodoforme. Di questa l'Autore fa degno en-
comio, notando come la sua azione sia portentosa (forse per lo sviluppo
di una certa quantità di jodio allo stato nascente) nelle lesioni scrofo-
lose delle par4 molli e delle ossa ; però non si associa all' entusiasmo
eaagerato di quei chirurghi che vorrebbero usarla anche nelle ferite re-
centi e del tutto asettiche, sostituendola alla benefica medicatura del
Lister. Allorchò non sia possibile ottenere la perfetta estensione della
^amba o quando le lesioni articolari siano tanto profonde da non pò-»
158 BIBLIOaiUVIA — RXJGat
tersene sperare la guarigione allora si ricorrerà, come ad ultimo espe»
dtentei ad an prooeeso di demolizione, totale o pan^iale, a seconda del
caso.
Non vi sono regole prestabilite per dar piuttosto la preferenza alla
resezione o airamputazlone della coscia; ogni infermo, che rìchiada tali
mezii di terapia, è nn problema sempre nuovo da risolvere; certo è
per^ cbe, potendosi calcolare sa di nn risaltato, la resezione è sempre
da preferirsi airamputazlone e che un arto anchilosato vai sempre me-
glio di nn fittone ed anche del più perfetto apparecchio di oKopedia.
L'amputazione deve riservarsi ai casi in cui la resezione non sia né
possibile nò utile ; il generalizzarla ò pratica antica e contraria ai pria-
cipil solidamente affermati dalla odierna chirurgia.
Goal la resezione dovrà teotarsi là dove le distruzioni ossee sieno
limitate. ai capi articolari e le lesioni delle parti molli sleno tali da
rendere possibile e profittevole il tentativo; naturalmente i tomori
bianchi, per ragioni che ò superfiao ripetere, si prestano a tale atto
operatorio meglio che non gli artrocaci.
E qui r Autore entra nella storia della resezione prtioolare completa
del ginocchio, uno dei più grandi acquisti onde la chirurgia può menar
Tanto e rende ossequio di meritato ricordo a Filkin di Norwich (il
primo che nel 1792 esegui questa operazione) ed ai chirurghi stranieri
e italiani che ne seguirono Timpolso, fidenti nell'efficacia di questo
nuovo mezzo di cura e nello splendido avvenire ad esso riservato, mal-
grado che nel suo esordio fossero piuttosto sfavorevoli i risultati.
Da Filkin a noi, questa operazione fu ripetuta con alterna Toce ed
ogni nuovo tentativo fu scuola al chirurghi^ i quali appresero a modi-
ficare ora il processo operatorio ora la tecnica della cara locale im-
mediata e consecutiva; in guisa che alla perfine si giunsero ad otte-
nere splendidi risultati, dappolchò in ispecie fu nota la medicatura alla
Lister, alla quale i chirurghi, anche i più recalcitranti al prc^^esso,
fecero, presto o tardi, riverente atto di ossequio.
In Italia il Bartoll compì con successo la prima resezione parsiale
di ginocchio, la prima totale fu eseguita, nel 1865, dal professore Yan-
zetti di. Padova ; il quale poscia la ripeto in due altri Individui avendo
in ciascun caso esito fortunato. Del quarto buon successo ha merito il
Ruggì, il quale nel 1880, resecò il ginocchio destro in nna giovinetta
di 15 anni; la cura consecutiva fu lunga e paziente, non avendosi al*
lora il potente sussidio dell'antisepsi, ma la guarigione altrettanto splen-
dida. Dopo il quale primo caso felice, egli eseguì per sette volte an-
Cora la resezione del ginocchio, valendosi però sempre della medicatura
alla Lister e la eseguì una volta per anchilosi angolare, un' altra per
ginocchio valgo e in cinque casi per sinovite fangosa. Nel totale di
queste otto resezioni egli conta sei guarigioni, un^ amputazione secon-
daria ed una morte, avvenuta quest' ultima, due giorni dopo V opera-
sione, per narcosi provocata dalla somministrazione di un grammo di
«lornlio.
BIBUOGBAFU — EUGCU 45^
Termina qaastl cenni storici, facendo opportunamente menzione dei
cbirurghl italiani che dopo esso si accinsero a quest'atto operatorict^
Topera dei qaali egli mette in evidenza in un quadretto statistico, ag*
giungendo in appendice alcune delle principali relazioni.
Dopo si fa a discorrere della tecnica operatoria e innanzi tutto dei
Tari metodi d'incisione clie seguono i diversi chirurghi per aprire e
dominare il caso dell* articolazione ; i quali metodi egli partitamente
menziona, accennando, con l'esempio di un caso da lui operato, come
il chirurgo possa e debha modificarli, a seconda delle particolari cour
dizioni patologiche in cui versano le parti molli periarticolari.
Sul valore di questi diversi processi cita 1* opinione del Losser, il
quale ritiene che i capi articolari si scoprano assai facilmente col ta-
glio ad U del Moreau, ridotto opportunamente dal Mackenzie a ferro dì
cavallo ; il quale taglio del Mackenzie è manifestamente superiore a
quello del Textor (arcuato verso il basso in guisa da contornare il
bordo inferiore della rotella) a quello ad H di Moreau figlio e a quella
di Heyfeldej* (obliquo dalla parte superiore esterna dell'articolazione
alla parte interna e inferiore).
Il Volckmann fa un taglio trasversale unico, col quale divide a mezzo
la rotula, servendosi negli adulti della sega e nei fanciulli , in cui la
rotella ò quasi tutta cartilaginea , dello stesso coltello che gli ha
servito per la incisione dei tessuti soprarotulei ; indi asporta le parti
malate e fa la sutura , prima della tibia sul femore , poscia dei seg-
menti della rotula e quella infine delle parti molli. Di questo processo
fecero uso il Riedel, il Lumniczer e il nostro Novaro, ottenendo una
fialda unione ossea della rotula segata.
Da ultimo il Park ha proposto una semplice incisione longitudinale
interna, la quale serve tanto poco alla remozione dei capi articolari,^
quanto la esterna decantata dallo Chassaignac. Qualunque sia il metodo
d'incisione, aperto il cavo articolare e staccata completamente la tibia
dal femore il chirurgo deve stabilire la estensione del processo e pra^
ticare ^a sezione dell'osso malato; rispetto alla rotula, secondo l'Au-
tore, ò sempre da preferirne l'asportazione.
La sezione delle ossa può eseguirsi con la sega-catena ; meritano però-
la preferenza la sega coltellare del Pott e la sega ad arco di But-
cher; quanto alla direzione della sezione servono di norma le lesioni
anatomo- patologiche che si trovano , sebbene in generale si seghi
trasversalmente all'asse dell'arto e perpendicolarmente alla faccia an*
teriore di esso; rispetto però ai condili (discendendo l'interno più in
basso) una sezione perpendicolare airasse neasportarebbe una troppo
forte quantità e ne risulterebbe una deviazione del ginocchio ali* in»
fuori ; la sezione dei condili va quindi condotta parallela al piano delle
loro superfici libere.
Per la tendenza che ha 11 femore a spostarsi continuamente in avanti
a cagione in ispecie delle contrazioni dello psoas iliaco, il Billroth prò--
460 BlBLlOaRAPU — RUGGÌ
pone di segare obliquamente le ossa, in guisa che avvicinando le àu-
t)erflci di sezione, la tibia stia al davantì e sormonti la sezione obliqua
del femore } per la stessa ragione il Sédillot faceva nel femore e nella
tibia due sezioni trasversali ed oblique che s'incontrano ad angolo aoutog
in modo che 11 femore presenta una sporgenza angolare che s'incastra in
una corrispondente scannellatura dell'estremità superiore della tibia* Il
Hoter per opporsi alla sporgenza del moncone superiore , consigliò la
punta di Malgaigne e il Billroth adattò questa punta ad una doccia ar-
ticolata. Dopo resecate le ossa ò necessario facilitare e mantenere la
coartazione degli estremi, per render possibile la medicatura della parte
operata e a questo intento la medicatura alla Lister ha resi superflai
tutti quei complicati apparecchi, dei quali faceva sfoggio 1* antica arte
chirurgica.
L* Autore si serve all'uopo di due lunghe stecche di legnO| bene ovat-
tate, eh* egli colloca ai lati e un po' posteriormente, fissandole tanto
alla gamba 'che alla coscia mediante una fasciatura gesso-gommata;
eseguita quindi la medicatura^ con la più rigorosa antisepsi, applica al-
l'intero arto un apparecchio inamovibile che ha il vantaggio [di poter
«ssere all'occorrenza tolto o fenestrato con facilità. Gli apparecchi fe-
nestrati 0 a ponti, usati sino da bel principio, annullano, secondo V Au-
tore, il beneficio dell' incampsulamento antisettico ; ond' egli li riserva
nelle resezioni di piccole articolazioni o quando, dopo varil giorni dal-
l'atto operatorio ò di molto scemato la secrezione della ferita.
Di tale opinione non sono altri insigni chirurghi, ad esempio, il Yolck-
mann e il Langenbeck, i quali dopo avere applicata, dalla parte della
flessione dell'arto, una lunga ferula gessata (assicurandola alla coscia e
alla gamba con girl circolari di fascia parimente ingessata) rinforzano
questo apparecchio con un robusto arco di ferro gettato a modo di
ponte sulla regione articolare anteriore e fissato anch*esso alla gamba
e alla coscia con un'adatta fasciatura a gesso; al disotto di questo ponte
viene eseguita la medicatura»
Il Caselli sostituisce rapplicazione della ferula gessata con due ponti
laterali, oltre l'anteriore, quando esitano al poplite lesioni di qualche
Rilievo, che impediscano l'applicazione della compressa gessata*
Un altro mezzo atto a mantenere il contatto delle ossa sezionate è
la sutura metallica col filo di platino, consigliata dai Lannelongae: nel
qual mezzo l' Autore, per prova da esso tentata, ha limitata fiducia, non
per l'esito immediato ma pel risultato consecutivo.
Nella medicatura immediata si useranno le maggiori cautele per al-
lontanare le parti estranee e le fungosità che possono compromettere
la riunione di prima intenzione, al quale intento giova mirabilmente la
Taschiatura delle parti sospette mercè la cucchiaja di Yolckmann*
L'Autore anzi consiglia di spingere questa benefica demolizione altefl-
fiuto spongioso delle epifisi, fino a scoprire tanto nel femore che nella
tibia le cartilagini epifisarie ; la quale pratica non solo ò di evidente
BIBLIOGRAFIA. — RUGGÌ 461
vantagg'o quando questo tessuto spongìoso sia affetto da osteomielite,
ma forse giova in ciascun caso a cagione della facilità onde cade in
necrosi (per difetto di nutrimento) qnel piccolo strato di sostanza spu*~
gnosa chQ resta libero sulla cartilagine epiflsaria. Del pari torna giove-
vole Io svuotamento di una parte della diafisi, per allontanare quantità
più 0 meno considerevoli di sostanza midollare, nei casi in cui il pro-
cesso flogistico in un grado non esagerato, abbia oltrepassate le epifisi;,
in tale contingenza torna opportuna l'apertura del canale osseo e l'ap-
plicazione di adatti drenaggi per lo svuotamento successivo delle marce»^
Anche l'emostasi richiede la massima diligenza e le più grandi cau-
tele; fatta la quale si passa alla sutura delle parti molli assicu-
rando con numerosi punti l'immediato e perfetto contatto dei tessuti.
Finalmente , collocati 1 tubi fognatori, con le regole d'arte e nei punti
più declivi e sovrapposte alla ferita delle compresse di garza o di co-
tone fenicato, s'involgerà tutto l'arto nel noto apparecchio alla Lister.
Durante Tintera operazione e la medicatura uno o più polverizzatori
irrorano di un'atmosfera antisettica il campo operatorio ; al quale scopo,
meglio di qualsiasi altro apparecchio , serve lo Spray ideato dall' Au-
tore e già noto alla scienza per la descrizione ch'egli stesso ne diede nel»
l'altro suo libro : LelVarte di medicare secondo il metodo Lister.
Dopo 24 ore dall' atto operatorio o dopo 36 ore al più ò necessario
mutare la medicatura ; il che si esegue sotto la solita polverizzazione»^
pulendo esattamente con soluzione fenicata (al 2 1(2 0[o} tutte le parti
e rknettendo gli apparecchi, tanto quello di medicatura che l'inamovi-
bile ; tutte queste manovre debbono essere delicatissime per evitare 1&
reazione muscolare, che il dolore suscita negli infermi ed addimandano
pazienza e pratica nel chirurgo, destrezza negli assistenti che gli por*
gono aiuto.
Il secondo apparecchio si lascia in posto dai tre ai sette giorni &
norma delle condizioni che accompagnano l'andamento consecutivo del-
l'operazione ; il quble se è oltremodo favorevole, bastano sei od otta
medicature per ottenere la guarigione perfetta.
Termina l'Autore il discorso sulla cura della sinovite fungosa accen-
nando ai pochi mezzi farmaceutici (ferro, arsenico, china, jodio, ecc.)»^
proposti a correggere o semplicemente a migliorare la costituislone ge-
Berale del malato, insiste invece sulla efficacia dell' igiene consigliando
a questi poveri infermi (condannati talora ad una vita casalinga, tal'aU
tra costretti al letto per mesi interi) aria e luce in aperta campagna o
sulla spiaggia del mare e vitto sano e nutritivo, anche quando esista.
febbre, purché non associata a disturbi gastrici.
Quest' ultima indicazione terapeutica ha una grande importanza in-
quantochò spesse volte il soffermarsi di quantità insignificante di mar-
cia per entro a seni fistolosi di neoformazione, stretti e contorti, pro-
duce una lieve infezione di sostanze pirogene che non alterano gran^
demente ^individuo, ma non pertanto accelerano il processo di ridun^
^2 BIBLIOGRAFIA - HUGO!
zione ; da qui la necessità ohe questi individui, in cui giornalmente si
osserva un'elevazione di temperatura abbastanza considereroU (38*,
38* li2) In ispecie nelle ore vespertine, riparino con un' alimentMsioiie
corroborante alle perdite quotidiane subite dal loro organismo.
§ 9.^ Esaurito il vasto argomento della sinovite fungosa, passa 1* Au-
tore a discorrere dell' anchilosi del ginocchio , con la quale denomi-
nazione si comprendono tutte le lesioni articolari o periartlcolari . oa^
paci di togliere la funzione dell' articolazione -, per modo ohe la pa-
rola anchilosi, perduto il suo signifloato etimologico di curvatura, oggi
più che altro suona immobilità.
Nel ginocchio si hanno, a seconda dei casi, anchilosi rette e angolari
«, come in tutte le altre articolazioni , si distinguono le vere (in cui ò
permanentemente e completamento abolita la funzione arUoolare ) e
le false o spurie (in cui la funzione ò semplìciraente sospesa). Le pri-
me sono l'effetto di processi gravissimi, anzi il più benigno effetto;
le seconde seguono a procesil periartlcolari (retrazioni aponeorotlclie
o tendinee, coartazione del connettivo periarticolare, del legamenti, eco.,)
od anche a flogosi lievi dell'articolazione (sino viti fibrinose e siero-fl-
brinose) i cui effetti si lasciano vincere da una terapia opportunamente
applicata. Ma le anchilosi spurie si notano ancora quali conseguenze
del prolungato riposo dell' articolazione ; del qual fatto si ha riscontro,
in un grado iniziale, in quella rigidità caratteristica che segue, per es.,
l'inazione di un arto colpito da frattura.
E qui r Autore ricorda le disparate opinioni emesse dal chirurghi per
la interpretazione di questo fatto morboso. Cosi 11 Cloquet ritiene eiie
nna sostanza cartilaginea di neoformazione cementi gli estremi artico-
lari, il Teissler invece e il Bonnet sono di comune accordo nell' am-
mettere che nel cavo articolare accadano varie modificazioni flogisti-
che, tra cui la formazione di pseudo membrane.
Importantissime sono le esperienze del Menzel, il quale, studiando sni
-conigli trovò nella sinoviale tutte le caratteristiche di una flogosi emor-
ragica e nelle cartilagini d'incrostazione, alterazioni anche più profonde
{scissione dalla sostanza intercellulare, neoformazione di cellule giganti
e di vasi sangnlgnf, proliferazione del nuclei, ecc.); quali alterazioni il
Redfern vide seguire alle più svariate irritazioni delie cartilagini.
Di queste modificazioni anatomo-patologiche il Petit e il Quérin dà&no
•ima spiegazione non convincente ; il Menzel invece fondandosi sul Catto
<te le gravi alterazioni nelle cartilagini precedono tutti gli altri di»
«tnrbi dell'articolazione, ritiene che tale processo, determinato dalla
pressione reciproca delle ossa, non sia infine che un decnbito uiceroso,
non però assolutamente passivo, ma iniziato ed accompagnato da prò-
•cessi eminentemente vitali.
Quanto alla rigidità articolare sarebbe dovuta, stando allo stesso Mea«
sei, a retrazione delle fascio e dei muscoli e non dipender«sbhe in nes-
sun easo da retrazione nò della sinoviale^ nà dei legamenti; ond*è ehe
tali rigidità sono le più facilmente dominabili.
BIBLIOGRAFIA — BUGGI 463
Secondo il Volckmann le alterazioni sopranotate sarebbero determi-
nate dai primi tentativi di deambulazione eseguiti dall'infermo; inatti
«sso nota che a questi primi movimenti succede una essudazione en*
doarticolare. L'Autore confuta questa opinione nella quale ò conAiso
riflètto con la onasa» essendo, secondo esso, la infiammazione conae-
•cutiva un vero processo flogistico simile in tutto a quello che si deter-
mina consecutivamente ad una patita distorsione articolare.
Le anchilosi conservano 1* impronta dei processo morboso onde trag-
^i^no la loro origine; per cui risultano a gamba estesa quando sono
Teffetto finale di sinoviti siero-fibrinose o di sinoviti suppurative e fun-
gose curate con la debita applicazione di apparecchi estensivi mentre
invece, quando esse derivano dalle stesse sinoviti suppurate e fungose
abbandonate a so stesse si presentano in attitudine flessa e con tutta
ì& serie degli spostamenti, che conseguono alla flessione ; dei quali^fu
ampiamente discorso trattando della sintomatologia.
E qui I' Autore riprende in esame le idee che il Palasciano di Na-
poli espose (sulla patogenesi degli accennati spostamenti) in una me-
moria che vide la luce in Francia nel 1847 e 17 anni appresso fu tra-
dotta dal francese e ristampata in Napoli.
In questa memoria, con una teoria affatto nuova, ingegnosa se
vuoisi, ma non consentanea al vero, il Palasciano tentò di mostrare che
al mnscolo tensore della fascia lata ò fisiologicamente affidata la rota-
zione esterna della gamba e che, in condizioni patologiche, ad esso ò
del pari dovuto il movimento rotatoria esterno di essa la sua abdu-
zione e il suo spostamento airindietro.
Questa teoria, nata in tempo propizio a tal genere di studll, per la
sua semplicità e pei mezzi di cura, arditi ed energici , che pareva do-
vessero conseguirne, non trovò opposizione ; ma 1' Autore, ora sono IO
anni, faceva notare che il Palasciano partendo dair osservazione di un
Hatto vero in so stesso,, ne dava erronea interpretazione.
È vero difetti che in alcune anchilosi angolari del ginocchio, mentre
si fanno dei tentativi di estensione sulla gamba, il legamento ileo-tibiale
del Mayer appare teso, a mo' di corda, al lato esterno del ginocchio e
<ihe codesta tensione cresce in ragion diretta delle trazioni esercitate
«nlla gamba stessa; ò vero altresì che Tincisione di questa striscia apo»
neurotlca facilita talvolta la estensione dell'arte anchilosato e la ridu-
zione degli altri spostamenti che si associano a tale deformità; ma da
<lliesti fatti alle conclusioni del Palasciano non si arriva logicamente,
almeno di non adattare al fatto clinico Panatomia e le risultanze spe-
rimentali.
^Invece la disposizione anatomica della fascia iieo-tibiala del Meyer
spiega i casi patologici accennati dai Palasciano senza bisogno di ri-
correre alla sua teoria ; se infatti si pensa che a ginocchio estesa la
parte inferiore di detta fasciji, stretta e aggrinzita per pieghe longita-
•dinali» sta raccolta al davanti del femore, mentre a ginocchio fleeso si
464 BIBLIOGRAFIA — RUGGÌ
dispiega a mo* di ventaglio, coprendo il condilo estierno e discendendo
per un buon tratto al didietro di esso, si comprenderà di leggeri, come^
in nn ginocchio condannato lungamente alla flessione, le fibre aponen»
rotiche possano rattrarsl (per la loro compartecipazione più o meno-
grare al processo articolare) costituendo alla riduzione degli sposta»
menti un ostacolo d^origine puramente passiva.
L* Autore quindi, confortato eziandio da esperimenti eseguiti sul ca-
davere, nega al muscolo tensore della fascia lata rinfluenza che il Pa-
lasciano vorrebbe attribuirgli, tanto più che, a ginocchio flesso, le flbre^
aponeurotlche del legamento ileo-tibiale, che restano al didietro del
condilo, scambio di essere tese, sono in istato di rilassamento e si ri-
lassano più ancora con la rotazione esterna della gamba.
Resta però il valore terapeutico delle incisioni sottocutanee nella fa-
scia lata consigliate dal Palasciano, della quale manualità chirurgici^
muta soltanto la interpretazione.
Seguono in appresso pochi cenni suU' anatomia patologica delle an-
chilosi, in ispecie per ciò che riguarda la natura delle aderenze dea*
trici tra le corrispondenti snperflcl articolari.
Queste raramente sono cartilaginee, più spesso fibrose e in taluni 4ML8ì
ossificate. Sulle anchilosi per sostanza cartilaginea son citati gli stndii
del Lucke» del Volckmann e del Tizzoni.
La diagnosi di anchilosi, in generale^ non è difficile; difficile invece
è lo stabilire da quale condizione anatomo -patologica cria mantenuta;
al qual proposito non ò sempre vero il concetto che sia avvenuta una
ossiflcazjone, quando si riscontri assoluta immobilità, potendo questa
dipendere da aderènze molto estese in superficie; però se la diagnosi
non ò certa ò probabile, tanto più se la completa immobilità dura da
lungo tempo.
A farsi un giusto criterio gioverà in qualsiasi caso provare come fun*
zioni rarticolazlone sotto l'anestesia doroformica.
Rispetto alla cura, nulla dovrà tentare il chirurgo per le anchilosi
rette, mentre per le angolari userà con profitto la resezione articolare
ortopedica dell* Ollier, associata o no all' incisione dei tendini flessori
della gamba; di tal mezzo di terapìa ò opportuno valersi anche nelle
anchilosi spurie, con forte spostamento e deformità del ginocchio, in
cui nulla giovano le riduzioni parziali, non che nelle pseudo-anchilosi
associate ad allungamento dell'arto causato da Irritazione epifisaria.
Nelle semplici rigidità articolari giova imprimere all'articolazione dei
movimenti passivi, usati però con metodo e con cautela ed alutati da
qualche applicazione topica emolliente e calmante o da fomenti ani-
mai}, da immersione in olio caldo, da fanghi, ecc. Queste manovre pn6
eseguirle il chirurgo o qualsiasi altra persona intelligente e ammae-
strata all'uopo , non chò lo stesso infermo, usando di svariati mezzi
meccanici, il più semplice dei quali ò 11 traimento merco tubi elastici.
,Se gli indicati siezzi falliscono potranno giovare le trazioni e l. mo^
BIBLIOGRAFIA — RUGOI 465
cimenti forzati esegaiti sotto la narcosi cloroformica, facendo però pre«
cedere all'estensione dell*anchilo8i l'esagerata flessione della gamba per
facilità il distacco della rotula che si salda alla faccia anteriore del
condilo esterno del femore; che se nell'estensione i muscoli flessori
della gamba, enormemente tèsi, non cedessero ali* azione dello stira»
mento, ad evitare lo spostamento della tibia aiPindletro, sarà giovevole
e razionale ricorrere alla resezione dei tendini.
L'uso degli apparecchi meccanici, dei quali non è possibile misurare
nò l'azione nò la potenza ò oggi generalmente bandito dalla pratica chi-
rurgica; talché abbandonate le macchine del Louvrier, del Borelll, del
Bizzoli e di altri, i chirurghi affidano la riduzione delle anchilosi an-
golari alla trazione or ricordata ed ai movimenti forzati, associati o no
alla recisione sottocutanea delle parti molli che si oppongono con la loro
resistenza alla riduzione degli spostamenti della tibia e della rotula.
B qui seguono le regole per compiere in cosi fatto modo la riduzione
delle anchilosi per fare la tenotomia, tanto dei muscoli poplitei, eseguita
per la prima volta dal Michelis, quanto del muscolo bicipite; di cai il
tendine offre qualche difficoltà alla recisione, per i stretti rapporti che
ha col nervo popliteo esterno; secondo l'Autore ò miglior pratica in-
cidere col tenotomo dall'esterno all'interno, che tagliare dalle parti pro-
fonde alle superficiali.
Il Palasciano in certi casi assai gravi ha fatta la recisione sottocu-
tanea del quairicipite e dell'aponeurosi fascia lata per facilitare il di-
stacco della rotula, incidendo a tale scopo la pelle al lato esterno ; il
Bonnet invece ritiene più opportuno cominciare dair interno e portare
il tenotomo fin contro T incisione già fatta per il taglio dei tendini ed
aponeurosi del lato esterno, unendo cosi le due incisioni sotto i comuni
integumenti.
Tagliate quindi le parti molli si ruota e si flette l' arto per infran-
gere le aderenze interartioolari; poscia si mette nella maggior possibile
estensione, seguendo anche, ove ;occorra, l'esempio dell' illustre Mazzoni
di Roma, di praticare cioò il distacco cruento della rotula dal condilo
esterno del femore.
Venendo finalmente ai casi gravissimi, dominabili solo con la rese-
zione articolare, V Autore fa riflettere come quivi le care del chirargo
siano- intese esciui)ivamente al raddrizzamento della giuntura e alla di-
sposizione delle parti per modo che l'un osso possa facilmente fondersi
nell'altro. A tale uopo sono indicati varii processi , tra i quali quello
di Rhea Barton, che consiste nell'asportare dalla parte di femore im-
mediatamente superiore airarticolazione un cuneo (con la base dinanzi
e l'apice in addietro) sufficiente a compensare l'angolo deirartìcolazione,
con tal processo la gamba vien raddrizzata, senza che l'articolazione sia
menomamente intaccata. Il cuneo osseo può anche farsi tagliando daU
l'apice del ginocchio porzione di femore o di tibia, previa o no aspor-
tazione della rotula.
Hivhta. SO
466 BIBLIOGRAFIA. — RUOai
L'anchilosi ossea è la risultanza veramente giovevole di tali atti ope-
ratorli, non ritraendosi secondo l'Autore che un vantaggio illusorio
dalle pseudo-artrosi.
Le più scrupolose cautele antisettiche sono qui, come sempre» rac-
.<ìomandabili ; che se taluno accusò la medicatura listeriana di render
difficile la riunione delle ossa per vera slnostosi, ciò non dipende dal
metodo per sé medesimo, ma dalla troppo prolungata conservazione del
mackintosoh, che impedendo l'evaporazione del liquidi rende le granu-
lazioni di neo formazione molli e cedevoli. Si ovvia pertanto a questo
inconveniente rimovendo con sollecitudine questo strato impermeabile,
hppena sia cessato il soverchio prodotto di materiali e la riunione delle
parti molli sia molto avanzata.
Si applica quindi un apparecchio gessato completo, al disopra del li-
«teriano, privo di makintosch, il quale serve a mantener V arto nella
dovuta direzione e stabilità. A questi apparecchi si possono affidare gli
arti operati dopo 15 o 20 giorni e si può farne la remozione ogni 10 o
12 a norma dei casi. Ma l' Autore fa giustamente osservare che in sl-
mili operazioni vi sono molte cose che ad apprenderle ci vuol la pra-
tica e rosservazione clinica al letto deirinfermo.
% IO. Ultimo argomento deirimportante monografia ò Vartrite defoT'
mantef rara nel ginocchio, frequentissima nell'articolazione coxo-femo-
.rale (malum senile coxae). Di questa V Autore tratta molto alla breve
« più che altro ne tratta, rispetto al corpi mobili articolari , ai quali
•essa può dare origine.
Sede primitiva deirartrlte deformante sono le cartilagini d' incrosta-
zione e solo secondariamente la sinoviale, il periostio e le ossa sono
invase da questo processo ; il quale talora sussiste senza contemporaneo
versamento nella cavita articolare (artrite secca), taValtra ò preceduto
od accompagnato da una slnovite ad essudato sieroso.
A chi esamini i capi articolari di un ginocchio affatto dal processo
in discorso, apparirà chiaramente la coesistenza di due fattori, Pano
distruttivo, r altro formativo, che combinati insieme deformano total-
mente l'apparenza primitiva dei capi articolari, dando origine alle più
bizzarre configurazioni ; infatti nei punti di contatto articolare si ha
erosione della cartilagine, mentre si ha proliferazione ed ossificazione suc-
cessiva nei bordi liberi che stanno perifericamente ai capi stessi. Tal-
volta questa proliferazione ò irregolare e a forma di stalattite in guisa
da imprimere ai margini delle ossa un aspetto dentellato, che contrasta
oon le snperflci ossee di contatto, le quali, scabre da prima, per la con*
fricazione reciproca, si consumano di mano in mano e si levigano scam-
bievolmente.
Le cartilagini d*incrostiteione, macroscopicamente, appaiono scifive in
fibrille e, in un periodo più inoltrato, si scorgono consumate qua e là
in guisa da lasciar scoperto V osso sottostante. Al microscopio poi ai
scorge che la sostanza jalina intorcellulare ha perduta, la sua jippa-
BIBLIOQRAFIA — RUGGÌ 467
fenza omogenea acquistando strattara fibrillare e che le cellule carti-
laginee si sono cangiate in otricoli ripiene di cellule figlie col diametro
maggiore ora perpendicolare ora trasversale alla direzione deirosso.
Le parti intrarticolari ben presto scompajono, dopo aver subita meta-
morfosi grassa ed essersi decomposta in fibrille : quanto alla sinovia, ab-
bondante qualche volta nell'esordio del male, diviene scarsa, densa, vi-
schiosa e contiene cellule epiteliali degenerate, pezzi microscopici di car-
tilagini e brandelli di frange articolari. Queste ft*angie costituite da con-
Siettiyo possono farsi ipertrofiche e degenerate in adipe, in cartilagine ed
anche in osso, possono dar luogo ai corpi mobili detto anche sorci arti-
<solari.
Più raramente delle alterazioni ora descritte accadono le ossificazioni
della sinoviale e della capsula articolare, che talora circondano di un
rivestimento osseo completo tutta la cavità deirarticolazione.
Esposte queste cognizioni anatomo-patologiche del processo in di-
scorso 1* Autore accenna brevemente alla sua eziologia la quale egli
compendia in una cagione dMndole generale (reumatica o infettiva)
quando raffezìone dopo aver colpite più articolazioni si localizza al gi-
nocchio, mentre la forma mono-articolare egli crede debba ripetersi da
una causa genuinamente traumatica (fratture intrarticolari del ginoc-
chio, contusioni, distrazioni, ecc.).
L'andamento della malattia ò sempre cronico, sempre continuo e re-
lativamente alla guarigione è di prognosi infausta. Solo dopo vari anni
di decorso può farsene la diagnosi con assoluta certezza, giacchò i sintomi
Iniziali di questo processo sono gli stessi di una sinovite cronica del
ginocchio e manca anche, nei primi momenti, un sensibile ingrossamento
deirarticolazione, a meno di una concomitante sinovite essudativa.
L'infermo si lamenta soltanto di rigidità articolare e solo in ano
43tadio più avanzato esso avverte dolori in ispecie ai lati del ginocchio.
La ente ò più fredda del consueto e Tapplioazione della mano sulla re-
gione anteriore avverte nei movimenti un po^ esagerati un senso carat-
teristico di scricchiolio.
È solo più innanzi che il ginocchio si deforma, specialmente in cor-
yTispondenza del condili che sporgono al disotto della cute assottigliata,
mentre la gamba e la coscia scemano alquanto di spessore; perfetta-
mente ìntegra, però rimane la tonicità muscolare.
La terapia ò assolatamente nulla e il trattamento non può essere che
sintomatico e diretto a scemare il dolore, a sviluppare l muscoli e a
mantenere per quanto ò possibile esteso il movimento dell* articolazio-
ne ; questo ultimo scopo si raggiunge con i*applicazione metodica e non
esagerata di movimenti passivi e col consiglio dato agli infermi di va-
lersi della propria articolazione anche a costo di sentire dolore. Sono
«tati consigliati da taluno i bagni freddi , da altri i ba^ni tiepidi per
^oa(]yuvare la possibilità dei movimenti e qualche giovamento ha ve*
4ato r Autore neiruso dei fanghi di Abano e di Acqui e dei bagni
468 BIBLIOGBAFXA — RUQOI
{ermali delHsola d* Ischia. Qaali cure interne ò commendato Tj odoro
di potassio» i* iodio e la tintara di oolciiico.
Se all'artrite deformante si associa nna sinovite acnta, si far& la cara
di questa, se nna vera idrope articolare si vaoterà il liqaido e a* iniet-
terà nell'articolazione la tintara di iodio, allo scopo anche di ridestare
nn processo attivo che possa infine condurre alla saldatura dei oapi
articolari a gamba distesa. Chò se invece rimanesse il ciondolamento
della gamba e rinservibilità deirarto sarà opportuna la resezione arti-
colare, la quale pure ò da consigliarsi nei oasi in cni anche senza ver"-
samento, la funzionale dell'arto ò seriamente impedita per la consi-
derevole deformazione dei capi articolari: un'anchilosi retta ben ria-
scita avrà eziandio il vantaggio di liberare da acerbi e continui dolori
il povero infermo.
Dopo aver ragionato dell'artrite deformante s'intrattiene TAutore sur
carpi mòbili articolari, i quali sono causa di serii disturbi funzionali e
non si trovano solo nell' affezione dianzi studiata , ma anche in altri
processi articolari assai più semplici, quali le sinoviti croniche ad essu-
dato sieroso, cui anzi in gran parte mantengono attive con la loro per-
manente irritazione.
E a tutta prima tesse succintamente la storia di tale affezione,* da
Ambrogio Pareo, che nel 1558 ne osservò il primo caso in nn igroma
e giudicò trattarsi di una pietra simile a quelle della vescica, a.Peclìlin
ohe 133 anni di poi ebbe a vedere il secondo corpo libero, cui credette
cartilagineo ed a Moreau che nel 1736 descrisse il primo corpo intrarti-
colare aderente, peduncolato e di natura ossea. Oggi la conoscenza dei
corpi mobili articolari è affatto completa, vuoi per ciò che riguarda la
loro patogenesi, vuoi per ciò che si riferisce al loro numero, alla loro
struttura e alla terapia Tale volo a scongiurarne gli effetti.
In una cavità articolare si può trovare una vera miriade di corpi
mobili (PAmabile di Napoli in un ginocchio ne trovò 92 e il Volokmann
in un altro caso ne contò fino a 200): i casi però che interessano al
chirurgo e in cui ò giovevole il suo intervento son quelli in cni l'arti»
colazione contiene uno o tutto al più due corpi mobili: anche il lora
volume è variabilissimo e oscilla dalla grossezza minima di un granella
di miglio a quella massima di una rotula.
Yi sono poi corpi mòbili artioolari liberi e peduncolati: questi ultimi-
hanno inserzioni assai varie, ma generalmente sorgono dal ciglio 8ino«
viale frangiato che sta al bordo periferico delle cartilagini d'incrosta-
zione: quanto alla lunghezza del peduncolo è anche essa varia e il The<^
den narra di un caso in cui esso era lungo, tre pollici.
Sebbene ridestata ai giorni nostri dal Jobert è tuttavia assolutamente
vieta l'opinione del Pareo che riconoscerebbe negli ariroliti dèlie con»
erezioni saline: Tessenza istologica infatti dei corpi mobili articolari ò^
quella dei condromi calcificati per una estensione più o meno grande?
in essi alle volte Tosso ò alTesterno e la cartilagine airintemo, talora
BIBUOGRAFIA — BUGai . 469
V
«invece la cartilagine ò esteriore e qualche rara volta le dae sostanze
4Siono disposte tra loro a mosaico (encondroma ossificato di Yirchow).
L^Amabile ba fatto su tale argomento osservazioni tutte nuove e con-
i;rarie alle idee invalse sino allora: mentre invero prima di lui si pen-
sava che 1 corpi mobili cartilaginei si ossificassero rendendosi liberi, egli
'^a dimostrato invece che accade it fatto precieamente opposto: e per vero
col distaccarsi dei corpi aderenti, costituiti da sostanza ossea, cessa
per manco di vasi sanguigni la loro nutrizione ed essi subiscono quindi
la metamorfosi regressiva in cartilagine.
Se esistano corpi mobili articolari lipomatosi e fibrosi non ò tuttora
^bene accertato: si può tuttavia ammettere come fatto probabilci per
ragione di analogia, trovandosi non raramente co&i fatte produzioni in
tntte le sierose del corpo umanO| con le quali la sino viale ha grandis-
sima somiglianza.
Sulla patogenesi dei corpi mobili articolari, considerati come ùl l'Au-
tore in rapporto all'artrite deformante, vanno prese principalmente di
mira le vegetazioni neoplastiche ed iperplastiche che derivano dalle
^cartilagini d'incrostazione del femore e delia tibia. Ma non sempre il
«orpo mobile ha cosi fatta origine e nella sua genesi va considerata
l'ipertrofia e il successivo distacco delle frangio della sinoviale collo-
cate al margine cartilagineo (Morgagni), va considerato il tessuto con-
nettivo sottosinoviale, da cui possono originare piccoli neoplasmi (Laèn-
iiec) atti a migrare per entro la cavità sinoviale, vanno finalmente
considerate le vegetazioni del periostio capaci di produrre uguale effetto
(Brodie).
A tutte queste possibilità si aggiungono quelle che derivano esclu»
sivamente da un traumatismo che viene a colpire il ginocchio, produ-
cendo nel cavo articolare tali rotture da dar luogo a frammenti di
tessuti atti a trasformarsi in seguito in corpi mobili articolari (bran-
delli di cartilagini semilunari, di cartilagini dMncrostazione, frammenti
ossei, ecc.).
La sintomatologia clinica presentata da tali infermi ò affatto carat-
teristica per la saltuaria ed istantanea comparsa dei disturbi funzionali,
i quali si compendiano in un improvviso dolore al ginocchio che ò as-
sociato ad impossibilità di movimento. Tale ImpeJimento si dilegua
con ugnale rapidità e dietro uno sforzo maggiore fatto dairinfermo che
.avverte allora uno scroscio e portando la muno alla parte anteriore
del ginocchio nota un corpicciuolo che rapidamente guizza per entro
alla sacca sinoviale.
Questo semplice racconto dell'Infermo guida razionalmente alla dia-
;gìkosU la quale però ò certa solo quando il chirurgo abbia la fortuna
vdi sorprendere il corpo mobile quando si trova nella parte anteriore
odell'articolasione: ciò però ò difficile per la velocità ond'essi, sguii-
2ando, fuggono; per cui appunto si ebbero nome di sorci articolarL
. Facile ò rinterpretazione di questa sindrome fenomenale, dipendendo
470 BiBLiaasAFiA — Rueor
iì dolore e Timpedito movimento dall*interposiziono del corpo estràneo^
tra le ossa, o ^a un osso e il rispettivo legamento eapsnlare; i qaali'
fenomeni di un tratto scompaiono non appena il corpicciuolo sia rimossa
dair incastro: resta però 1* irritazione la quale si estrinseca con le ca-
ratteristiclie di una sinoyite acuta di varia intensità, che a lungo an*
dare disturba e indebolisce l'articolazione, rende triste e preoccupata
rinfermo e richiede Tallontanamento del corpo mobile.
La lussazione di un menisco interartlcolare, in ispeclal modo delire-
sterno, può simulare la presenza di un corpo mobile: ad evitare questo^
errore dì diagnosi l'Autore ricorda che tale lussazione ha sempre bi-
sogno di un trauma che la determini, che la sua riduzione non si ot-
tiene che dopo speciali manovre eseguite dal chirurgo, che finalmente
Pesame delia periferia esterna dèi ginocchio constata in essa una lieve
deformità causata dallo spostamento deiraccennata cartilagine.
Dopo di che si intrattiene sulla cura dei corpi mobili articolari del
ginocchio, che ò esclusivamente chirurgica e che abbraccia due cate-
gorie diverse di mezzi, gli uni destinati a fissare detti corpi nel cava
articolare, gli altri ad estrarli. E benchò i metodi e i processi incinsi
nella prima classe siano oggi generalmente abbandonati, tuttavia piace-
airAutore di farne a titolo storico, una breve menzione.
Parimente in due diverse categorie son suddistinti i processi imagi*^
glnati per Testrazione dei corpi mobili del ginocchio. Questi infatti si pos-
sono spostare dalfinterno della capsula, dopo eseguita un*ìndsione sot-
tocutanea e allora si hanno i processi, oggi caduti in disuso, di Goyrand^
di Liston, di Bonnet, di Alquiò, di Chassaignac e di altri, cui V Antere
ricorda, ma non descrive. Il corpo lìbero si può invece estrarre diret-
tamente dalla cavità articolare, in cui oggi si può penetrare senza pe^
ricoli grazie alla medicatura antisettica; e in allora si ha il processa
clàssico, eseguito per accidentalità dal Pareo e deliberatamente dal
Pecbiin, dal Simpson e da altri.
Tale processo consiste nei fissare con le dita il corpo mobile in un
punto conveniente deirinsaccatura sinoviale e nel praticare al disopra
dello stesso, un incisione tanto ampia e profonda eh* esso facilmente
possa uscir fuori: se esiste un peduncolo se ne fa previamente la le-
gatura con catgut, per evitare 11 rischio di un'emorragia intrsrticolare-
Le cautele antisettiche rendono vane le varie regole seguite dai chi-
rurghi perchè, a processo compiuto, non ci sia corrispondenza tra Tin-
cisìone della pelle e quella della capsula articolare.
Si esegue infine una cucitura esatta con seta imbevuta d'acido fenica
e si applica nn apparecchio completo alla Lister ricoperto a sua volta
da un apparecchio inamovibile esteso dal piede alla radice della coscia.
Come mezzo antifluogisto si applicherà sulla parte una vescica piena,
di ghiaccio e si raccomanderà al rinfermo la massima quiete, come sé
si trattasse di una fì*attura.
Scorsi- otto giorni ò snperato in gran parte il pericolo, ma per un'ala
tra settimana o due Tinfermo non dovrà scuotere questi riguardi.
BIBLIOGRAFIA — RUGGÌ 471
Ultima norma che 1* Autore suggerisce ò la scelta del momento op-^
portano per operare, dovendo essere T articolazione in uno stato di
relativa normaliti\: che se questa condizione mancasse si dovranno pre-
stare le cure adatte, prima di accingersi all'atto operatorio che dal-
Pommissione di questa cautela potrebbe venire seriamente compro-^
messo.
Traité cllniq[ae de la folle h doable forme, etc. — Trat»
tato clinico della pazzia di doppia forma ; del dottor A. RITTI me-
dico dell* Asilo Nazionale di Ckarenton, Segretario generale della
Società medico-psicologica, — Opera premiata dalla Accademia di
medicina (premio Falret, 1880). Parigi, Q. Doin, 1883.
È questo certamente uno del migliori studj di frenopatologia che
siano oggidì apparsi in Francia : 1* argomento della pazzia , designata»
sotto le denominazioni di pazzia cir colar e^ pazzia di doppia forma^.
pazzia di forma alternante, ò benissimo svolto. Il libro è diviso in I^
capitoli, ne' quali molta ò la copia così delle osservazioni come delle
disquisizioni, esposte anche in modo da renderne sempre più proficua
la lettura. -
Nel capitolo primo, dopo di aver passato in rassegna le più 'recenti
scoperte della patologia mentale, definisce la pazzia di doppia forma di-
stinguendone, a seconda del decorso, la forma a tipo periodico e la
forma a tipo circolare, toccando brevemente di quella la sinonimia. Ciò*
premesso discorre della storia della pazzia di doppia forma e, facendo
precedere uno sguardo retrospettivo sugli autori, che da Ippocrate fino-
a Tommaso Willis, ne lasciarono dai loro scritti trasparire una lontano^
intuizione^ afferma che, primo il Baìllarger nel 1854, la segnalava e poco
dopo per opera di Falret, dissenziente in qualche punto, si raggiungeva
la più chiara conoscenza della nuova forma morbosa, massime dal puntO'
di vista del predominio della causa ereditaria, della maggiore frequenza
nella donna e dell'infausto suo pronostico. BJ a compiere le notizie sto-
riche, nota come una serie di osservazioni si pubblicasse in seguito dai
più chiari scrittori di rsichiatria, quali Billod, Morel, Dagonet, Marcel
Geoffroy, Foville e G. Falret- in Francia e dagli stranieri Griesinger,
Maudsley, L. Majer, L. Kirn, Krafst*Ebing, i quali tutti contribuirono
per l'appunto alla trattazione più vasta deirargomento in discorso.
Il capitolo secondo ò dair Autore destinato a descrivere i sintomi delli^
pazzia di doppia forma ed in esso più segnatamente si occupa di quelli
che si manifestano nel primo periodo dc-lla malattia; dimostra come
diversi gradi di depressione debbansi nel medesimo riconoscere, qnaU
sono : lo stato di depressione melanconica, il delirio melanconico e la
472 BlBLIOGRAFLl — EITTI
melanconia con stopore. Merco 1* appoggio di numerosi oasi clinici* in
parte propij, in parte riprodotti dui lavori del Baillarger e di altri
antorfi il doti. Ritti dà*an* idea esattissima dei tre stati depressivi più
sopra enunciati e mette mirabilmente in evidenza le caratteristiche se-
condo le quali si presentano , con tale acume e con si squisito spirito
di osservazione da indurre clii legge nella convinzione più completa.
La descrizione clinica che Bgli dà del paziente, nelle svariate manife-
stazioni morbose della malattia, forma il quadro più vero che mai si
possa figurare e che noi stessi abbiamo avuto roccasione di constatare
in un nostco infermo in questo manicomio con varianti di poco o nes-
sun momento.
Altrettanto dicasi del modo col quale T Autore nel Capitolo terzo,
svolge la sintomatologia dei 2.' periodo della pazzia di doppia forma
^caratterizzato : 1.^ dallo stato di semplice esaltazione mentale ; 2.^ dal-
r agitazione maniaca con incoerenza; 3.^ dalla mania con delirio di
grandezza.
E tutto ciòy beninteso, sempre in base alla pràtica osservazione di cui
espone numerosissimi esempj clinici da lui stesso studiati oppure tolti
dalle pubblicazioni di altri autori.
È argomento del Capitolo terzo 1* evoluzione dell'accesso e revolozlone
della malattia : relativamente alla prima giustifica, dalla rassomiglianza
degli accessi che si succedono in un medesimo malato, la classificazione
della follia a doppia forma fra le forme di pazzia periodica e, movendo
dal fatto che la malattia presenta quasi sempre uno stato iniziale me-
lanconico più o meno prolungato, oume venne ammesso da L. Majer e
da G. Falret, propende a ritenere che inaccesso si sviluppa più comune-
mente dal periodo di depressione anzi che dal periodo di eccitamento.
Dice poi dei modi coi quali si effettua la transizione dall* uno air altro
dei due periodi, variabili per la comparsa repentina oppure lenta e gra-
duata degli accessi e per la loro durata più o meno lunga nel 1.* e
nel 2.^ caso. Cita inoltre un 3.® modo di transizione descritto da G. Falret
col nome di transizione per oscillazioni successive e che sarebbe costi-
tuito dairalternarsi della mania colla melanconia, sotto specie di accessi
vicinissimi gli uni agli altri ; accenna finalmente airopinlone secondo la
^uale alcuni autori riconoscono 1* esistenza di un lucido intervallo fra 1
due periodi suddescritti : opinione che il dott Ritti combatte per non
essere essa basata sulla maggioranza dei oasi, nel mentre che, distrutta
Tunione dei due periodi verrebbe manomesso uno dei caratteri fonda-
mentali della pazzia di doppia forma.
Intorno air evoluzione della malattia, fa osservare che la medesima
sviluppasi (per lo più dopo la pubertà e qualche volta più tardi) in
modo deciso, esif-àbrupto^ oppure come in alcuni casi si osserva^ prima
di manifestarsi è preceduta da molteplici accessi di depressione o di
eccitamento, i quali sono intercalati da Incidi intervalli| danno luogo
alia pazzia a doppia forma a tipo periodico, che può offrire una varietà
BIBLIOGRAFIA — BITTI 47&
«d accessi isolati ed altra ad accessi combitiati, e quando invece sono
<;ontinul costltnisoono la follia di doppia forma con tipo continuo o cir-
colare. E terminando di stendere il tema deireyoluzione di questa ma-
lattia, conclude col reputarne assai rara la guarigione, essere per pro-
pria natura essenzialmente cronica, benchò ne sia rara la trasforma-
zione nella demenza o almeno dopo molti anni ed incomplata ; potendo
cioè permanere integre in alcuni malati le fucoltà intellettuali in onta
•alla loro età ed alla diuturnità della malattia ; osseryarsi pure, qualche
Tolta, il passaggio della pazzia di doppia forma nella melanconia o nella
mania semplice, la quale trasformazione parve favorire talora la gua*
pigione ; essere finalmente infrequente la morte in questa forma di paz-
zia e quasi sempre prodotta da gravi accidenti cerebrali che possano
«opraggiungere durante il periodo di eccitamento o per suicidi o du-
rante il periodo di depressione.
Nei capitoli V e VI sono ampiamente svolti gli argomenti relativi
alla diagnosi ed alla prognosi ; in ordine alla prima avverte fin dove
sia difficile pronunciarsi con risolutezza e per la varietà ed instabilità
dei sintomi e per la loro comunanza con quelli di altre forme di alie-
nazione mentale. Incertezza diagnostica tanto più deplorevole in quan-
iocbò, se si ignora il decorso della malattia, quando questa ò di data
remota, oppure se si tratta di un primo accesso, ò possibile scambiare
la vera guarigione con lo stato di apparente equilibrio mentale e di-
mettere il malato dall^asilo per riaccoglierlo poco dopo in preda al se-
condo periodo. Gasi simili accaddero anche al Baillarger ed al Krafft-
Ebing. Però come fa saggiamente notare V Autore, in certi casi ò pure
prevedibile la trasformazione del U^ periodo nel periodo successivo, per
la presenza di alcune affezioni accidentali; catarro gastrico, diarrea;
oppure per la manifestazioni dell' erpete labiale o deUa bulimia, come
r Autore ebbe a notare in un caso clinico dettagliatamente descritto.
Oltre a ciò può intervenire che Tammalato stesso preannunci al medico
il sopraggiungere del 2* periodo, o perohò il medesimo ò preceduto da
Insonnie oppure da indicibile angoscia nella quale lotta disperatamente
prima di cadere soprafatto dallo stupore. Non meno imbarazzante di*
viene la diagnosi della pazzia di doppia forma allorché si tratta di dif-
ferenziarne il periodo di eccitamento dalla espansività colla quale esor-
disce la paralisi generale , dai fenomeni congestivi e dai disturbi mo-
ioii ohe accompagnano questa forma morbosa. Parchappe e Baiilax^er
«tesai ne furono tratti in errore.
Tre categorie di sintomi sono tuttavia distinte dall' Autore in ijuto
alla diagnosi differenziale, tali sono i sintomi fisici ed i disturbi Intel*
lettuali e morali ohe, pure offrendo qualche analogia con quelli proprj
della pazzia di doppia forma, ciò non di meno, per i caratteri loro ape»
0àli e ohe V Autore diffusamente enumera, possono servire di guida^ in
uno all'elemento diagnostico ohe Rógls ha rilevato nello studio del ca-
rattere individuale, a formulare, nella maggioranza dei casi, la diagnosi
476 BIBLIOaRAFIA. *- BITTI
Alla geoonda indicazione, cbe por troppo ò la più frequente nella cura
della pazzia di doppia forma, sono da prescriversi tatti qnei mezzi che
singolarmente possono essere suggeriti dalle particolari condizioni rela-
tive ai due periodi della malattia; quale sussidio profilattico morale,
infine, consiglia di allontanare dal paziente tutto ciò cbe potrebbe es*
«ergli causa di toppo vive sensazioni.
Nel X ed ultimo capitolo si discute della responsabilità personale e
della capacità mentale degli individui ammalati di pazzia di doppia
ferma e l' Autore non si perita di consigliare la clausura di quelli che
trovandosi sotto il predominio dei gravi sintomi propij dell'uno o del-
Taltro periodo della malattia, Tanno fatalmente ad esserne vittime, e
saviamente esorta alla massima prudenza nel dimettere cotali soggetti,
essendo pur troppo facilissimo confondere, il periodo di transizione colla
convalescenza o la guarigione. Di numerose prove anche questo punto
•è corroborato dai dott. Ritti, dalle quali traspare all'evidenza la neces-
sità imperiosa di mantenersi nel più scrupoloso riserbo allorchò si è
chiamati ad esprimere un giudizio circa alla pazzia con doppia forma.
L'Autore poi conchiude colle classiche parole di Falret Padre, e cioò
«he la medicina legale deve fondarsi sullo studio clinico del decorso
naturale della malattia, più presto che sull'apprezzamento individuale
dei caratteri dell' atto incriminato , oppure sulla medica osservazione
ristretta a un dato momento. Il perito medico-legale potrà in questo
modo favorire la giustizia, sia che si tratti di un preteso sequestro il-
legale, sia che debba pronunciare il proprio parere circa un fatto che
riuscirebbe criminoso quando non fosse giustificato dall' alienazione
mentale.
Dalla breve Rivista che n^abbiamo fatto, il lettore si sarà senza dab-
bio persuaso che 11 libro del dott Ritti ò pregevole non solamente per
Popportuna distribuzione della materia e per la copiosa raccolta di fatti
4sui quali ò ordito, ma altresì per Tordine con cui ò condotto : aggiun-
gasi la chiarezza dell'esposizione.
Pesaro, aprile 1883.
Dott L. FaiOBEio.
477
V^IÒIETÀ.
Onoranse a SEaarizio Bufalini in Cesena* ^ Premio ^u*
falinù — - Il 31 marzo di quest'anno, scoprivasi ia Cesena il monamento^
che con danari raccolti da ogni parte d* Italia, si volle erigere per mana
del giovane scultore Cesare Zoochi al ristauratore della medicina ita."
liana là dove nacque (4 giugno 1787) e dove volle sepoltura, quantun-
que morto a Firenze il 31 marzo 1875,
In queiroccasione veniva pubblicato un dotto discorso del dott» Ro-
busto Mori, Segretario del Comitato pel Monumento presieduto dal Se-
natore Gaspare Finali, nel quale venivano ritratte le virtù civili e soien-»
tificbe deir Autore dei Fondamenti di Patologia analitica.
Il prof. Filippi nel Giornale lo Sperimentale narrava queste solenni
onoranze, questi Parentali (Fase, d'aprile, pag. 341).
Successivamente la Sezione di medicina e chirurgia del IL Istituto
di etudi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze bandiva 11
Concorso al Premio Bufalini intorno al Tema che l'illustre Uomo pro-
poneva nel suo testamento del 12 settembre 1874 con queste stesse pa-
role : € Posta Tevidenza della necessità di assicurard al solo metodo spe-
€ rimentale la verità e 1* ordine di tutte le scienze, dimostrare in una
« prima parte, quanto veramente sia da usarsi in ogni scientifico argo-
€ montare il metodo suddetto, ed in una seconda parte, quanto le sin*
€ golari scienze se ne siano prevalso nel tempo trascorso dall' ultima
< concorso fino ad ora (1) e come possono esse ricondursi nella più
€ fedele ed intiera osservanza del metodo medesimo, >
Il premio sarà di Lire 5000; le memorie scritte in italiano o in la-
tino verranno trasmesse anonime e con le consuete forme non più tardi
del 31 ottobre 1884 al Cancelliere della predetta Sezione in Firenze.
Cloncorso al prima premio afAdato alla .SoeietH ita-
liana di Chirurgia istituito dal Senatore Palasciano. —
Tema. — Studio su quanto riguarda la neutralità dei feriti e l'aumento
dei soccorsi alle vittime della guerra in questi ultimi 25 anni. Norme
e consigli per cavarne maggior profitto in avvenire.
Programma. — Scrivere la storia autentica e documentata della vera
(1) n tema scritto nel suo testamento del prof. Bufalini deve esser ripro-
posto di ventennio in ventennio e perciò Tillustre Professore parla del tempo
trascorso dal concorso ultimo.
478 TARIETA
K)rigiDe della convenzione di Ginevra del 1864, della sua revisione del
1868, mostrando i titoli rispettivi della scieozi medioa, dei filantropi e
dei governi su questo portato della odierna civiltà. Ricercare le diffi-
coltà già prevedute e poscia incontrate nell'applicaz one del nuovo patio
internazionale si nella guerra franco-germanica che nella rasso-tarca«
Esaminare la misnra, la qualità e gii effetti deir aumento dei soceorai
in tutte le guerre avvenute in Europa, Afk*ica ed America dal 1859 al
1883, ed il valore dei soccorsi intemazionali. Proporre gli emendamenti
« le pratiche indispensabili perchò la convenzione possa utilmente e
seriamente fuozlonare. Indicare i modi onde si possa assicurare T au-
mento necessario dei soccorsi, cavando il massimo utile dalla carità
cittadina con le minori spese ed il minóre sciupo possibile.
Condizioni. — 1.® Ogni lavoro può essere scritto in una delle lingae
— latina, italiana o francese, e dovrà essere corredato di un motto ohe
serve a coprire il nome dell' Autore ed II suo indirizzo scritti in scheda
separata.
2.® I lavori dovranno consegnarsi al segretario generale della società
italiana di chirurgia non più tardi del 31 gennaio 1884.
3.® La detta società giudicherà del concorso nella sua adunanza ge-
nerale del 1884 votando sopra relazione di una commissione composta
da tutti i suoi membri, che sono direttori di cllnica chirurgica univer-
sitaria in esercizio.
4.® La relazione ed il lavoro premiato saranno stampati negli atti
^ella società,
5.® Il premio consta di cinquanta copie del lavoro stampato, e di una
medaglia d*oro del valore effettivo di L. 500, la cui coniazione nella
spesa prevista di lire dnecentotredici e centesimi 78 rimane affidata ai
donatore.
Premio Tolto. — Il Governo francese ha aperto il concorso ài
premio Volta di Fr. 50,000 e ohe sarà concesso a chi scoprirà un mezzo
per applicare economicamente l'elettricità come sorgente di calore, di
luce, come forza meccanica , come mezzo di trasmissione di dispàcci o
4iome rimedio di malattie. Il premio verrà aggiudicato nell'anno 1887.
Il concorso è aperto agli studiosi di tutte le nazioai fino al 30 giugno
4887.
Il Direttore e Oerente reeponsabOe
Prot A, Corradi.
479
INDICE DELLE MATERIE
Rivista di elettroterapia — del dott. Paolo Oiuuo Mòbius di Lipsia^
con aggiunte del dott^ c^v. Qbsarb BauNBLu di Roma (Coatinua-
zione e fiae) — 369.
RIVISTA D* ANATOMIA PATOLOGICA
del dott. GIOVANNI WEISS
Professore nòli' UoiTersiU di Mesaina
Wei^ept — Intorno ai tubercoli delle vene e i loro rapporti eolla in*
fezione tubercolare del sangue — 899.
iStilUng — Delia trombosi {sviluppo di tubercoli) nel condotto toracico
- 402.
Schachardt — • Lct tubercolosi innestata delV occhio e i suoi rapporti
colla tubercolosi generale da innesto — 403,
Arnold'— Intorno alla tubercolosi miliare disseminata dei polmoni
- 404.
^Weleliselbauin — Ricerche sperimentali intorno alla tubercolosi ina^
lata — 405.
Maragliano — Per la patogenesi del tifo addominale — 406,
Oriffinl — Sulla immunità contro il carbonchio — 406.
Marchand — Breve osservazione intorno alV eziologia della malaria
- 407,
Tobne — Vactinomicù^i — 407.
Braan — Intorno alla provenienza del Bothriocephalag latus * — 407.
Haber' — Artrite suppurativa multipla reumatica in una bambina —
408.
Stilling — Intorno alVosteocondrite sifilitica dei neonati — 408.
Haber — Un caso raro di esostosi multiple cartilaginee — 409.
Cobnstein — Contributo alVeziologia dei miomi uterini — 410.
Hauser — Contributo alla genesi dei sarcomi primitivi — 411.
Boegehold — Intorno aUo sviluppo dei tumori maligni da cicatrici —
412.
Oinsburg — Del modo di comportarsi delle cellule tendinee nella in'
fiammazione «— 413.
Maffacci — Studj anatomici e sperimentaìi sulV atrofia biliare e la
cirrosi ipertrofica del fegato — 413L
480
Tizzoni , Filetti , Foà , Grifflni — Sulla riprodusitme parziale delU^
milza — 414.
Ziioa — SulVesHrpazione parziale del polmone — 419.
Maffacci — Esperimenti suirassorbimento del peritoneo — 420.
Neumann — La legge di di/fusione del midollo oeeeo , giiOlo e roeeo ,
nelle estremità — 421.
Bidder — Un osteoma del corpo etriaio in un caso d? emiplegia in--
fannie — 421.
Bianchi — Reperto anatomico e istologico di due casi della cosidetta^
paralisi spinale spastica — 422.
Homen — Intorno alla degenerazione secondaria nel midollo allun-
gato e nel midollo spinale — 422.
Adamkiewies — Intorno alla frequente mancanza di alcune radici
spinali nell'uomo -— 424.
Df Vida — Intorno allo stato delle radici e dei gangli spinali dei nervi.
cervicali in un caso di perobraehia — 424,
Friedl&nder — Intorno alla creUficazione delle eeUule ganglionari ^^
424. \
Werra — Degli effetti della legatura transitoria e permanente delie
arterie renali — 425.
Litten — Intorno alt influenza deiW anemia arteriosa sulle pareti det
vasi — 426. «►
Ribbert — Intorno alVipertrofia compensatrice dei reni ~ 426.
Haber — Intorno alla malattia d'Addison — 427.
Thoma — Quattro casi di ernia diaframmatica — 427.
Schipiloff — Intorno al modo di prodursi della rigidità cadaverica -»
428.
BIBLIOGBAFIA.
Ruggì — Malattie infiammatorie delV articolazione del ginocchio —
480.
Ritti — Trattato clinico della pazzia di doppia forma ~ 471.
VARIETÀ.
Onoranze a Maurizio Bufàlini in Cesena — 477.
Concorso al primo premio affidato alla Società italiana di Chirurgia
istituito dal Senatore Palasciano ^ 477.
Premio Tolta — 478.
RIVISTA DI TERAPEUTICA E PARMACOLOGIA
del prof, A. CORRADI.
Hesse — Ricerche sulla costituzione di alcuni alcaloidi della china e
sulla propionilchinina»
Hesse — * Sulla cinconidina è romocinconidina.
Glaos — Sugli alcaloidi della china.
Glaus e Bock — Derivati •metilici delVomocinconidina.
Clause e Baetke ^ SuUa fenil'Omocinconidina*
Hesse -^ Sugli alcaloidi della china.
Skraup — Cinconidina e omocinconidina.
Hesse — Della cinconina,
Glaus e Kemperdick *- Derivati etili della cinconina.
Glaus e Mfiller — Derivati metili della cinconina,
Glaus e Treupel — Derivati "benzili della cinconina,
Donath — La chinolina^ suo tartrjto, suoi usi farmaceutici.
Galassi — Metodo semplice ed efficace per la cura delle febbri inter»
mittenti osiirate con i preparati di china.
Attfleld — La maltina e i suoi composti.
Hayem — Del valore delle injezioni sotto-cutanee d^ etere in caso di
morte imminente per emorragia.
Filehne ■— La Kairina e la Kairolina nuove sostanze adoperate per
rimettere e regolare la temperatura febbrile.
Minich — Sulle medicazioni chirurgiche col iodoformio.
Hesse 0. — Ricerche sulla costituzione di alcuni aloaloidp
della china e sulla propionilchinina. {Annalen der Chemie. GGV,
314. Journ. de Pharm. et de Cfiìmie, 1882, V. 450).
Nel 1873 Zorn disse che gli alcali della chiua hanno una funzione
conforme a quella degli alcool. Per yerificare quest'ipotesi, Hesse
studiò razione dell* anidride acetica su questi alcali. Questa reazione
era già stata studiata da Wright e Beckett i quali conclusero : la chi*
nina e la chinidina danno della acetil-chinicina , mentre la cinconina
e la cinconidina danno deir acetiNcinconicina. Hesse ottenne risultati
diversi, essendo riuscito a preparare i derivati acetili della chinina,
della chinidina I della cinconina e della cinconidina, derivati che sotto
Rivista. 81
482 BIVISTA.
rinflaenza della potassa forniscono gli alcali precedenti e Tacido acetico.
Le divergenze tra il lavoro dei chimici inglesi e qaello del oMmico
tedesco pare si possano spiegare facilmente con qaesto fatto che la
temperatura a cui fu fatta la reazione era più elevata nel primo caso
che non nel secondo ; ora si sa che sotto lìnfluenza del calore la chi-
nina e la chinidina si trasformano in chinicina, come la cinconina e la
cinconldina si cambiano in cinconicina. Hesse , infatti , sperimentava
una temperatura molto bassa ; riscaldava V alcali su cui voleva agire
coli* anidride acetica tra i 60*-80* soltanto , T alcali essendo libero o
combinato cogli acidi cloridrico e solforico. Dopo alcune ore, la rea-
zione essendo terminata, aggiungeva un poM^acqua, evaporava a bagno-
maria, trattava con acqua il residuo, neutralizzava con qualche goccia
d' ammoniaca e toglieva il derivato etereo dal miscuglio merco del-
Tagitazione con etere.
Vacetil-chinina , C** H*^ (C* H» 0*) Az« 0*, cristallizza dalla sola-
Kione eterea in prismi scoloriti e brillanti, fusibili a 108^ sciabili neK
Palcool e nel cloroformio, meno solubili nell* etere. In soluzione al 2
p. 100 nell'alcool a 97*^, possiede a 15® un potere rotatorio *0 = ~ 54° ,3,
I sali doppj di platino e d*oro fanno precipitati fioccosi; il secondo ò
talvolta cristallino. Le soluzioni sono fluorescenti ed inverdiscono con
il cloro e Tammontaca.
iJacetihchinidina ha la stessa composizione. É un corpo amorfo, un
po'più solubile nell'etere del precedente. Il suo potere rotatorio, in so-
luzione al 2 p. 100 nell'alcool a 97*, è *p = + 127^6. Forma un sale
doppio di platino che è amorfo. Le soluzioni sono fluorescenti ed in-
verdiscono con il cloro e Tammoniaca.
h'acetil-cinconina, a cui l'Autore dà la formola: C" H*i (C* H^ 0*)
Az^ 0*f è amorfa, fusibile a bassa temperatura, molto solubile nel-
r etere. Il suo potere rotatorio misurato nelle predette condizioni
^j^ == + 114%l. Il cloro-platinato ò cristallizzato ed il cloro-aurato è
amorfo.
Ia acetil'dnconidina ^ isomera del composto precedente, ò in poi*
vere, fusibile a 42% poco solubile nell'acqua, moltissimo nell'alcool,
etere e cloroformio. Il potere rotatorio è ^j^ sss: — 38*',4. Il cloro-pla«
linaio cristallizza con due equivalenti d'acqua; il cloro-aurato è
amorfo.
La propionihchinina C*o H»3 ( e» H^ 0* ) Az* 0* si prepara come il
derivato acetico corrispondente. Cristallizza nell' etere in prismi orto-
rombici, ò fusibile a 129», solubile nell'alcool e nell'etere, insolubile nel-
l'acqua. È amara ed alcalina ; le sue soluzioni sono fluorescenti ed in-
verdiscono con il cloro e l'ammoniaca. Il potere rotatorio del suo ciò-
DI FARMACOLOGIA li TERAPEUTICA 483
rldrato è *jj = — 108°,8. Il cloro-platinato ed il cloro-aurato sono cri-
Mallizzati.
Azione delVacido cloridrico^ — Zorn (i), facendo agire a 150* Tacido
cloridrico saturato a 0% sugli alcali della china , ottenne degli alcali
contenenti cloro fta i loro elementi, Hesse ebbe risultati analogbi ed
anche dei corpi non clorati intermediarìL
Ìf(; Azione delVacido cloridrico diluito. — Hesse riscaldò prima gii al-*
cali tra 140^ e 150° per circa dieci ore, con acido cloridrico della den-
sità l|125y cioè con acido relativamente debole. Dalla chinina e chini-
dina si è separato déìVeiere metU'Cloridrico che faceva pressione per
entro tubi ; dalia cinconina e cinconidina nulla di ciò.
Lasciando a parte Vomocineonidina^ del cui essere non si ò ben si-
curj| i prodotti formati in queste condizioni sono i seguenti:
La chinina dà deirapochinina e deiretere metil- cloridrico,
La cbinidina dà deirapochinidina e dell'etere metil-cloridrico.
La cinconina dà delFapocinconina e. della diapocinoonina.
La cinconidina dà della (p) cinconidina e deirapocinconidina.
Uapochinina^ C^^ H** Az< OS si precipita in flocchi voluminosi quando
si aggiunge deirammoniaca al prodotto della reazione deir acido clori-
drico sulla chinina. È amorfa, amara, ed alcalina, solubilissima neire-
tere, nel cloroformio, neiralcool e negli alcali, poco solubile nell'acqua
fredda, solubilissima nell'acqua calda. Fonde a 160* alterandosi. La sua
soluzione solforica non è fluorescente ma inverdisce con il cloro e Tarn-
znoniaca. In soluzione al 2 p. 100 neiralcool a 97^ il suo potere rota-
torio è *p = — 178*,1. L' alcaloide prosciugato 'all' aria fredda con-
tiene 2 equivalenti d'acqua in più. I sali osservati, cloridrato, tartrato
e cloroplatinato sono amorfl.
Vapochinidina, C^» H«« Az* 0*, è molto analoga all'apochlnina. Fonde
a 137*». Il potere rotatorio ò'^j^ = + 156^3i È solubile nell'ammoniaca.
Il cloridrato cristallizza.
Vapoeinconina G^^ H^^ Az^ 0^ ò isomera della cinconina; deve es-
sere separata dalla diapocinoonina che si forma contemporaneamente,'
A questo scopo la si fa cristallizzare neir alcool in presenza dell' am-
moniaca, poi nell'alcool puro : la diapocinoonina resta nei liquidi. L* a-;
pooinconina fonna dei prismi senza colore. Fusibile a 209^ poco solu-
bile nell'etere e cloroformio, alcalina, amara e destrogira : *jj = + 100^
Il cloridrato ed il solfato cristallizzano. Scaldata sola circa a 140® od
in presenza dell'acido solforico a 120^^ si cangia in apocinconicioa.
La diapocinconina presenta la stessa composizione dell' alcali prece-
(i) « Journ. fiir prakt. Chemie. » Vili, 1^79
484 RIVISTA
d^nte» He8i[e le assegna una ^ forinola doppia. La estrae dalle acqae
madri aloooliche, fatte neutre, distlUanio Palcool, precipitando coU'am-
m.oniaoa ed estraendo merco dell* etere ; il residuo dell' evaporazione
dell'etere, trattato con un poM^etere paro, cede a questo ladiapocinco-
nina. Questa base è amorfa , solubile nek* alcool » etere e cloroformio.
Alcuni de*8uoi sali non cristallizzano.
. La cinconidina (P) si produce specialmente quando Inazione delFa-
cido cloridrico sulla cinconidina non durò che poco tempo. &i separa
dal precipitato che dà Tammoniaca nel prodotto della reazione, qaando
dopo averlo essiccato, lo si tratta coU'alcool diluito in cui è solubile.
Il dorldrato neutro col ^ale di Seignette (tartrato di potassa e di soda)
dà un precipitato di tartrato di (P) cinconidina, che coli' ammoniaca
fornisce V alcaloide libero , il quale si purifica facendolo cristallizzare
neiralcool. Questo composto si distingue, secondo Hesse, dalla cinconi-
dina per Palterarsi che fh prendendo color bruno mentre fonde, elod a
207^ lie differenze notate sono poco distinte ed insufficienti.
L* apocinconidina C* H** Az* 0^ , si ha pure con facilità a motivo
della débole solubilità neiralcool diluito. Cristallizza nelPalcool forte in
laminette brillanti^ poco solubile neiretere e nel cloroformio, insolubile
neiracqua. La sua soluzione alcoolica ò alcalina. È precfpitata da* suoi
sali coirammoniaoa, sotto forma di fiocchi che si fanno a poco a poco
cristallini. Il cloro«p1atinato è cristallino.
I derivati acetici delle basi precedenti furono pure studiati da Hesse.
Azione delV acido cloridrfeo saturo, — I prodotti di questa rea-
zione sono quelli veduti da Zorn. In via generale gli alcali naturali
'della china e le basi precedenti che ne derivano danno in queste con-
dizioni gli stessi prodotti. I sali formati contengono tutti tre equiva-
lenti di cloro, ma due sono allo stato di acido cloridrico , che satura
una base contenente un equivalente di cloro. .1 cloridrati cosi formati
sono tutti decomposti dall'acqua.
Vidroclorapochinina C^* H<* CI Az* 0^ è la base che fornice la chi.
nina. L'ammoniaca la precipita in fiocchi fusibili a 160* ,. solubili nei-
ralcool, etere e cloroformio. È levogira * °^j^ =* -^ 149^,1 in solazione
alcoolica. Il mono-cloridrato ed il cloro«platinato sono cristallizzati.
. Uidroclorapochinidina ò isomera della base precedente alla quale
rassomiglia. Fonde a 164'' ed ò destrogira : ^^ = + 203^7 in solu-
zione alcoolica. Il mono-cloridrato ed il cloro-platinato cristallizzano.
V idroelorapoeinconina C^* E*^ CI Az* 0*, cristallizza in aghi fhsi.
bili a 197% poco solubili nell'alcool, nelFetere e nel cloroformio. E de-
..strogira. Il dorldrato ed il didoridrato sono cristallizzati. Il cloro-
platinato ò amorfo.
V idrocloropocinconidina isomera della base precedente cristalliz-
za in laminette fusibili a 200^ È un po' solubile neiralcool , nell'etere
DI FARMACOLOGIA B TERAPEUTICA 485
e cloroformio. È fortemente levogira. I cloridrati ed i solfati sono cri-
stallizzati. I due primi di queste basi clorate, trattati coiranidride ace-
tica, formano dei derivati diacetici e gli altri daé dei derivati monoa-
cetici. Sembra dunque che il cloro noti si trovi punto allo stato di
etere cloridrico.
Hesse 0. — Sulla cinoonidiua e romóolnconidina (1).
Claus Ad. — Sugli alcaloidi della china (2),
Claus Ap. e Boci^ R. — Derivati metilici dell' omooinoonidi-
na (3).
^ Claus Ad. e Bàetchb C. — Sulla fenil-omocincònidina (4).
Hesse 0. — Sugli alcaloidi della china (5).
Skraup Z. H. — Ginoonidina ed omooinconidina (6).
Si ammettono isomere la cinconidina e la cinconina ; ma resta da sa-
peroy e la questione è stata recentemente discussa; se la cinconina ab-
bia per composizione C*« H" Az« 0* oppure C»« H«i Az« 0«. (Vedi l'arti-
colo che segue). Hesse ha studiato sotto lo stesso punto di vista la cin-
conidinai ma, come si poteva aspettare, i risultati analitici ch'egli fornisce
non permettono di risolvere la questione^ poicbò la differenza che esi-
ste tra le composizioni centesimali espresse dalle suddette due formolo
ò minore di quella che di solito s* osserva nelle diverse analisi d' una
stessa sostanza. È cosi che le formolo indicate corrispondono alle cifre
77,92 e 77,55 pel carbonio, e 7,79 e 7,48 per l'idrogeno, le analisi pub-
blicate da Hesse danno numeri compresi tra 76,56 e 77,96 pei carbonio,-
tra 7,60 e 7,86 per Tidrogeno. L' Autore considera tuttavia la seconda
formola come preferibile alla prima.
Nel]1877 lo stesso chimico avverti un alcaloide che spesso accompagna
la cinconidina e da lui ritenuto come un omologo di essa; ma poiché
non aveva allora indicata la preparazione di si fatto corpo tornava a
studiarlo. Otteneva Vomocinconidina separandola dalla cinconidina com-«
mereiaio con cristallizzazioni separate prima delle due basi commiste, poi
dei loro solfati : l' omooinconidina si accumula nelle acque-madri dei
solfati, il solfato d*omocinconidina cristallizzando quasi solo sotto 1 35^
L'omocinconidina sarebbe isomera della cinconina , della cinconidina
e'della cinconlcina, non già omologa come Hessa aveva la prima creduto.
É cristallizzata in laminette, solubili in 20,5 parti d'alcool a 97 cente-
simali a 13* e in 216 parti d'etere a 15^, solubilissima nel cloroformio;
insolubile nell'acqua. Si mostra alcalina con la carta di girasole e ie-
(1) « Annalen dar Chemie », GGV, 194.
Ò^) « Berichtd dei* deutsch. chem. » Gesellsch XIII, 2184.
(3) iTi, p. 2191.
(4) Ivi, p. 2194.
(5) I?i, XVI, 45.
(6) « Monatshefte fùr Chemie », II, 345»
DI FARMACOLOGU B TBRAPEUTIGA 487
Le analisi ch'egli fece della eiacoaiaa e dei derivati della eineoniaa,
eome qaelle dei sqoì collaboratori, gli hanno dato dei numeri costante?
mente compresi tra le dae formolo in discnssioDe,
Faremo notare ohe le oomposisioni rappresentate dalle dae formolo
sopraccitate non differiscono che per poco : 0,37 per 100 sai carbonio,
0,31 per 100 sairidrogeno e 0,44 per 100 snir azoto. Queste differense
toccano il limite d'errore sperimentale e non permettono di concludere
con certesia.
Claus Ad. e Kbmpbrdick. — Deridati etili della oinoonina (1)*
GI.AUS An. e MìIllbr H. ~ Derivati metili della dnconiiìa (2).
Claus Ad. e Trsupbl W. — Derivati benzili deUa cinconina (3).
(/Olirti, de Psftorffu et de Citmie, 188^, V 458).
Stahlschmidt aveva già preparato il jodaro di metil-cinconina merco
dell'etere metil-jodidrico salla cinconina, ma lo stadio delle cinconine
sestitoite finora assai poco progrediva. Perciò faremo cenno delle ri«
cerche precedenti.
L'etere jodidrico scaldato in un apparecchio a riflusso con una soia-
sione alooolica di cinconina in quantità teorica, dà un bel composto
cristallistato senta colore, anidro alterabile alla luce, il Joduro di etU*
eàie(miHa, C~ H" (C* ET) Ae» 0», HI ovvero C*> H» (C* H^) As* 0», HI,
secondo la composisione ammessa per la einconina.
La potassa mette in libertà la base stessa, VetU-eineoninOt che forma
dei cristalli anidri, fosihiU a 49*-50*. Il eloro platinato cristallissa con
dne molecole d'acqua, sotto forma di aghi fini
Il cloro-aurato ò molto alterabile.
L'etll*cinconina si combina pure facilmente eoU'etere Jodidrico dando
un corpo cristallitzato in aghi fini, senza colore, fusibili a 34e* alte-
randosi, con la composisione di C^ H*^ (C« H^) Kz* 0*, C« H' I. Questo
derivato trattato colla potassa dà un alcali solubile nell' acqua e nel-
retore, ma non ancora studiato.
Il joduro di etil-cincooina, scaldato a 150* con un equivalente di etere
jodidrico, come la cinconina scaldata con una proponìone doppia dello
stesso reattivo, fomisee una combinasione, G« B*^ At* 0* (C« H^ P),
corpo solubilissimo nell' aequa cristallliiabile in prismi voluminosi che
contengono una molecola d* acqua, fusibili e alterabili verso 254^ La
potassa sposta l'acido jodidrico di questa combinasione e mette in li«
berta una base resinosa solubilissima nell'etere.
L'asione diretta, a fireddo ed in presensa dell' aleoo), delia cinconina
sull'etere metil-bromidrico, dà origine al Wemidraio di fnetUdmaminm
(1) « Berichto der deutsch chem. Oesellseh. » XIII, p. 228d.
(2) Ivi, p. £2901
(S) Ivi, p. 2294.
- i fT ■r:j.:.«a.;n wr^«ari o
-■%
t.iì:x..
:i a 7,
'. '.\.-^j^Kmm.j^-
?sitt«nu al
i'«i«rfi
nut.i-Hii ÌJ.CC1
^'
3 rnet.
L-- J*- . ;- _.
':
..,-, cr:3ia:tiiia.aLtar=_
■<■.:.(.:
ina i!a.
..i r«a7.
,;.-,r
-1 1 ,•
■j ■;»♦ t
lt",-':-' :i= r"
..->.
i ;i -i
,'. ii -.--■.■oi'iau.-
■'■'>.
;,a f.;
W3 lirj.
crx 11 .esziKoto-
-.'■
r "l'n
nmact
>i ciu::iiEr ai caa-
■ •■ _ .- ... ..,„.j.? -/."j ,-.,.. ■..,.•.-•1 ,■ ,„■ i.-.i^HanA 18:12, p,.z. Jl7. —
, ..-.. n, ■■ .-.-.-,,..-i -_| —■ .1 ,(s HiKii^e. nel 'ì.itrdHB u-:t «ai e
.j ., ..—a ■- ■'.-..-.Jw^T il ■)ri"in'tn .)i>iin ■l!*fiitfi»if>n»-.i»(in j.^mia
, , ,. ^ .,-.,. ^^ fl" .'i , ,...i: ,... ialini ^. ,v i(niTtn«»n "m»»»!** 'iiatBi^
,.. ■ ,., ,„^_ „,.,... ,1 ,,:,, -,.nrtrn»m*mti! lo -^i'--".!. iMfXVM.'jt.iHBo
^; :„ ;■,... H'> ■.■■-1, III' 11, itiii'<i r^ivi-'n"!-*^ "t<- Tfcfn-'jWttMto».
le'inaes'cen*' o ■^ri^'nlijy^tii') (1-'"''-'')m!>Titi'; l'hor^ # iM*l«hiltì-
■■.nua. nv-\ fiii'ilm»nto soliiViHn nc1l'nl"frfi1. rFmrrf«r*«, rW(' (tlflfrr..i>(
benzina fi nel Ik^ii-li nmlnsflil.
Il lartratrt di oliinnilm rrlotTltif"? in rr^W iM-r-Ml, |f «**•■'
l'altiera, mi l'dfTnn riflimpritfl l,i «-("ffll*! jtrt^ rn']'rM *
senza ili mandorle a'nirc. n uni «ipi-fn 'ili'n"i^..i
.S'Jconilo sii njiiicrimcntl (.•r^pnitt.-i ,. t\*ir<^»^:f.l » t
nolina gode prf>fi!"o n pi"'" df>|l" mei). •*!•••" (■•-•p'MfA Mdt
la temperatura dpi sa'isru". * antiflnMtf-v (npHNiHi I»
putri'ia. D'altra parte la c'iint'itn^ - ' "• (,
•Ielle ^hhrl putride. di-Ile -.«r'-i'^f «mm ^i
I) dorJilà, cnme inrei^ i>» K i-Mm |
DI FARUACOLOOIà B TEBjVPBTTICÀ 489
Si prescFive agli adulti alla dose di 0,6 gt. ad 1 grammo dae volte
al giorno. Nelle affezioni intermittenti se ne fa prendere tre ore prima
dell'accesso, 1 grammo, che poi si ripete due o tre volte, sia nel pane
azlmo, sia sciolto in 53 grammi d'aoqua distillata con sciroppo di lam-
pioni ed 1 a 3 gr. di acqua dfatillata di lauroceraso.
Tenendo conto delle proprietà antisettiche del tartrato di clilnollna,
nel male dei denti, delle gengive, e per pulire la bocca é stata sugge*
rita questa solnzlone, cbe Bt allunga con 5 o 10 volte d'acqua secondo
Tartrato di chinolina . gr. 1,50
Acqua distillata > 140,00
Alcool rettificato > 20,00
Essenza di menta goccio 1,
Oalassi Luiot. — Metodo semplice ed etSoace per la cara
delle febbri Intermittenti ostinate oou 1 preparati di china.
(BoUettino deJla S. Accademia medica di Roma. — Roma, Tip. dell'O-
pinione, 188S, 8.°].
Il prof. Qalusai riconferma la grande erflcaoia del preparati chinacel
contro te molteplici e svariate forme delle febbri Intermittenti mala-
riche e massime delle peraicloap, ma spesso, quantunque cessino gli ac-
cessi febbrili, le ricadute con tregue più o meno lunghe si rinnovano
e talvolta per uno o più anni.
In tali casi egli amministrò i chiaacei col metodo delle piccole dosi
date negli Intervalli di dette febbri, ma non ebbe buona fortuna; ri-
corse al metodo, prima proclamato dal Bretonnean e poi modificato dal
Trousseau, delle grandi dosi, necessarie cioò a sopprimere gli accessi
febbrili, ripetute con nn certo ordine negli intervalli; ma ebbe gli stessi
infortuni.
Allora penst) di sottoporre ad nn nno vo esame questi metodi, sta-
biliti dal sommi maestri nell'arte di curare, Sydenham e Torti, e s'ac-
corse che so da una parte si appoggiavano ad nn fatto Indiscutibile,
cioè che gli accessi delle vere fabbri intermittenti miasmatiche si sop-
primono con una giusta doso di preparati chinacei propinata in breve
^mpo poco prima deU'acceaso o nella sua declinazione, d'altra parte
ilvaao Ja una mera supposizione, oioò che to stesso rimèdio dato
^intervalli , dopo tolti gli accessi , valga ad impedirne li ri-
I)iffatti , qualunque sia 1' azione della china, la condizione del-
t sotto gli accesali febbrili, non pub essere Identica a quella
no stesso in cui gli accessi farono rimossi.
'«re ' -ì si voIbo airesperimento sui malati, e de-
^ necessaria a sopprimere gli accessi ogni
- e vide che dopo aver fatto cib due o tra
a più breve e più leggiero: edogn^
\
490 RIVISTA
Tolta ohe esperimentò questo metodo ebbe sempre lo stesso risaltato ;
per eoi non diede più 1 chinacei negli intervalli a scopo profilattico.
Consaltando in proposito a questo metodo gli autori antichi e mo-
derni trovò che il dott. Graves di Dublino, V aveva già indicato chia-
ramente (1).
Egli dunque si ò coiresperienza convinto che le dosi dei preparati
ehinacei che si danno negli intervallii soppressi che siano gli ac*
cessif non solo non valgono a scopo profilatticoi ma sono d'impedimento
alla cura completa di dette febbri, e perciò riescono nocive e contra-
rie allo scopo. Anzi vide dall'uso continuato ed inopportuno del sali di
chinina venire in alcuni casi la paralisi del cuore ed in altri, massime
nelle persone attempate dei catarri vescicall.
Avverte però che seguendo il metodo semplicissimo del Graves bi-
sogna non permettere mai che si ripetano parecchi accessi di seguito
e che si procuri di farli cessare prima che si innoltri la stagione fredda
perchè in questa si diminaisce molto razione curativa della china. Egli
quindi non può convenire coi dottori Pantaleoni e Lanzi, i quali nella di«
scusslone che seguiva in proposito nell'Accademia medica di Roma, am-
mettevano razione preventi vaf della chinina; bensì raccomanda il suo me-
todo semplicissimo soggiungendo che non sono necessarie altre cure,
ae La memoria del prof. Galassi ci ricorda -ria dissertazione del prò*
fossore Pietro Rubini scritta sul principio del secolo, e premiata dalla
Società italiana delle scienze^ quando queirillnstre Accademia non ere-
deva di scemare in dignità occupandosi di cose mediche (2). Ne leviamo
il § 50, premettendo che T Autore metteva come baso delle intermit-
tenti vere la debolezza, e cagione delle recidive una rimanenza di ciò
che produce la malattia prima^ ossia xm^aetenia superstite.
e Al fine di toglier l'astenia rapidamente, io esibisco con ardire e
sollecitudine in pochi giorni quella dose di tonici (corteccia di china
sola, 0 con altri tonici più diffusibili), che sarebbe relativamente neces-
saria, e che altri sogliono amministrar lentamente, e ripartita in pia
lunghi intervalli di settimane o di mesi. Io ho sempre trovato più facile
(1) « J'essayai d*an troisiòme procèdo : j^attendais pour donner le sei de
quinine l'appari tion d*an accòs , complet ou tronquó , peu importe ; et Je le
donnais alors à hautes doses de fa^on à couper le paroxysmes le plus iòt
possihle. Dos que j'avais obtenu ce résultat, je auspendais Tusage da medi-
camene juaque au prochain accòs, que je traitais de mdme. G*e8t là ea somme
la meilleure méthode; les paroxysmes sont rapidement arrétés et le remòde
est tenu 'en resetve Jusqae à leur retour. »(« Lenona cliniques » trad. par
Jaccoud. Le^on XXVI. Paris 1863, T. 1, p. 497).
(2) « Sopi*a la maniera meglio atta ad impedire la recidiva delle febbri pe*
riodiche già troncate col mezzo della chinachina. » Dissertazione. Modena
1805.
DI FARMACOLOGIA E TERAPEUTICA 491
e meno fastidioso per T infermo il fargli prender rimedj, quando op-
presso dal peso della malattia ne sente con maggior forsa il bisogno» -
quando trovasi obbligato alla casa ed al letto, quando il desiderio di
liberarsi da un male presente fa c^e non senta o non calcoli la nausea
de'rimedj, di quello che sia il farglieli continuare a lungo in convale-
scenza, e fuori di casa, o in mezzo agli affari, quando più non lo pressa
il bisogno sensibile, quando più nel rimedio ei non vede che un disgu*
sto presente per evitare un malo lontano, e forse incerto. Per tale ma-
niera di medicare cessando più presto il morbo e la debolezza, cessa
anche più presto con sommo piacere deirinfermo la noja di trangugiare
rimedj. Il Baumé, de Vusage du Quinquina dans les fièvres remWentes,
avea già scritto a proposito della corteccia: il est hon d^dbaerver que
plus les maìades en prenneat en peu de temz^ et moins ils en mettent
à en continuer V^age. .
Attfibld. — La Maltina e i suoi compostL {JJnion medicale^
1882, 7 novembre, N. 151, pag. 752).
Importata dair America in questi ultimi anni, la maltina prende ogni
dì più un posto importante in farmacologia ed in terapeutica.
Si conoscevano da molto tempo sotto il nome di estratti di Malt di-
verse preparazioni provenienti dall^orzo germogliato. La maltina ne
differisce sensibilmente. Essa si ottiene dall'infusione non solo delPorzo,
ma anche del frumento e dell'avena germogliati e contiene per conse-
guenza i principi! nutritivi di questi tre cereali.
Si conosce del resto che il frumento e l'avena contengono una mag-
giore proporzione di elementi album ino idi e nitrogeni che Terzo. Il
glutine che si trova in grande quantità nel frumento è la sola sostanza
vegetale che possa conservare indefinitamente la vita. I principii ni-
trogeni contenuti nell'avena e nel frumento germogliati sono del resto
molto più solubili di quelli contenuti nell'orzo.
La maltina dunque contiene nelle migliori proporzioni i principii nu->
tritivi dei tre cereali. Costituisce quindi un elemento perfettamente
esente dei prodotti della fermentazione e non contiene punto alcool. Vi
ò qui una condizione importante, pe]^chò si sa come i preparati alcoo-
liei, oggi cotanto estesi, sono nocivi agli stomachi dispeptici.
fi questo che spiega i successi della maltina nei malati che non po-
tevano sopportare nò lo stouf^ nò il vino, nò alcuna bevanda alcoolica
0 fermentata.
Insieme a proprietà nutritive, la maltina possiede delle proprietà di-
gerenti che si spiegano per la grande quantità di diastasi che essa con-
tiene naturalmente. La maltina ò dunque ad un tempo un alimento ed'
un agente digerente di primo ordine. Essa contribuisce molto alla ri*
parazione dei tessuti e facilita il compimento della funzione digerente e
r assimilazione degli alimenti amilacei. Essa, come disse il profes-
sore Attfield, contiene in tutta la loro fòrza e pienezza IMnsieme dei
402 BIYISTA
priDcipii nutritivi e digostivi che si possano estrarre dal frumento, dal-
l'avena e dall'orzo germogliatL
La teoria, al pari della clinica, danno ragione per lodare questo prò*
dotto che ha già superato le prime prove. In tutti i casi in cui bisogna
sollevare l'organismo la maXUna ò eccellente rimedio. Essa ò giusta*
mente considerata come l'ottimo dei ricostituenti. Di piacevole sapore
non contiene nò alcool, nò acidi, ed ò tollerata dagli stomachi più de-
licati. Nella convalescenza delle malattie acute, in tutte le forme della
dispepsia e della cachessia, nella tisi e nella diatesi sifilitica e scrofo-
losa ha dato ottimi effetti.
La maltina sostituisce l'olio di fegato di merluzzo neiresordire delle
affezioni tubercolose : piace di più ai malati e fornisce loro un buon
elemento di calore. L'uso empirico dell'olio di fegato di merluzzo
produce spesso spiacevoli effetti: amministrato ai tisici opportuna-
mente diviene sovrano alimento , ma quando ò dati a caso , non fa
che accrescere la fatica di uno stomaco già malmenato da cattira di-
gestioni.
Questi iuconvenienti non si hanno a temere se si abbia cura di com-
binare la maltina coll'olio di fegato di merluzzo ; si ottiene allora una
emulsione che assai facilmente viene digerita ed assimilata.
La maltina si associa benissimo con tutte le maggiori sostanze me-
dicinali : e però, combinata con la pepsina e la pancreatina, riesce un vero
fipeoiflco contro la dispepsia. Con gV ipofosfiti ed i fosfati , sostituisce
benissimo i molti sciroppi ed eiixir tuttora in uso. Si unisce egualmente
col ferro, colla chinina e stricnina per formare un tonico potente. In
fine si associa cogli alteranti: lo jodio, 1 jodurii i cloruri, i mercuriali
e moltissime sostanze che senza questa felice combinazione , sarebbero
difficilmente sopportate dallo stomaco.
Questa proprietà della maltina di sciogliersi rapidamente neil* acqua
e di facilitare la digestione dei medicamenti fu messa a profitto dai
medici inglesi ed americani ohe se ne servono come eccipiente in tutte
lo pozioni ove essa sostituisce proficuamente i diversi sciroppi* Ogni
volta che il pratico trova convenienti gli sciroppi, potrà ordinare la mal-
tina così come oggi prescrive per comporre pomate la vaselina in luogo
deirassungia. Indichiamo ancora, tra le applicazioni più recenti proposite
da Carnrick, al quale dobbiamo le migliori preparazioni della maltina ,
due nuovi preparati : l'uno detto malto^mburnina^ contiene il principio
attivo del vibumum prunifoUum, medicamento recentemente commen-
dato nella dismenorrea; Taltro, la tnalto-yerbina, contiene il principio
attivo delia yerba santa adoperato come espettorante nella bronchite
ei in altre affezioni polmonari.
DI FARMACOLOGIA. E TERAPEUTICA 498
Hayem. — De la valeur des Injections sous-outanée d'óther
^n oas de mort imminente par hénorragie. (Del valore delle
{infezioni sottO'Cutanee d'etere in caso di morte imminente per emor^
ragia). In: Qazette des Bopitauco^ 1882, N. 147, pag. 117£.
Sa si sottoponga an cane ad un^emorragia cosi copiosa da poter ec*
citare immediatamente convulsioni tetaniclie, che sono foriere di vicina
morte, le injezioni sotto-cutanee d^etere non possono rimuovere il pe-
ricolo e non sono susseguite da alcun effetto durevole. Tuttavia, in tal
caso, la trasfusione fatta col sangue completo produce una vera risur*
rezione.
Del pari riescono inefficaci le injezioni allorquando si estrae dagli ani-
mali una quantità di sangue calcolata di guisa (lil9 del peso del corpo)
che dopo l*emorragia gli animali stessi si trovino in uno stato presso
che intermedio fra la mòrte e la possibilità di sopravvivere; invece in
la trasfusione del sangue completo assicurerebbe il proseguimento della
vita: anzi questo pu6 essere ottenuto diluendo semplicemente il sangue
restante neir organismo con del siero naturale tolto da un animale
della medesima specie.
Non ò dunque esatto il dire che la trasfusione del sangue è una
operazione inutile, la quale pub essere sostituita dallo stimolo, indotto
dall'etere adoprato in iniezioni sotto -cutanee. Quoto stimolo non si pa-
lesa allora se non con un accrescimento nelP energia delle contrazioni
cardiache ed un acceleramento notevole del numero delle pulsazioni ;
esso non aumenta nò la pressione del sangue, nò la temperatura nell'in-
testino retto.
FiLEHNE. — De la Eairine et de la Eairoline. Substanoes
nouvelles employées pour ramener à la normale tempera-
ture fébrile. (La Kairina e la Kairolina nuove sostanze adoperate
per rimettere e regolare la temperatura febbrile). In: Journal de jWe-
decine de Paris. 10 février 1883.
La Kairina ò una polvere cristallina di color biondo pallido. É lieve-
mente solubile nell' acqua , di sapore amaro ed aromatico , che piace
ad alcuni, quantunque non si possa considerarla gradevole. General-
mente la si amministra chiusa in ostie, ed è bene di far soprabbere
ogni volta molt' acqua, perchè accade spesso che la polvere non sia
purissima, ed allora potrebbe irritare le mucose. Questa sostanza fu
sperimentata nella clinica del doti Leube in molti casi di affezioni feb-
brili a decorso acuto o cronico. L'azione fu sempre la stessa.
Ecco in breve compendiate le cose principali che occorre di sapere
su la dose e le proprietà della Kairina.
Nei soggetti sani e robusti le dosi di un grammo, o d'un grammo e
mezzo sono senz'effetto; la temperatura in particolare non si altera, nò
si ha verun malessere, come sarebbero la cefalalgia, il tinnito d'orec-
chi, il vomito, ecc.
494 RIVISTA
• Negli ammalati, specialmente se un po' deboli, non si deve oltrepas-
sare la dose di 1 grammo , ogni due ore , per non incorrere ne' sia-
tomi di cianosi. Il dott Filehne adopera di preferenza la dose di 30
a 50 oentigrammi ogni ora od ogni ora e mezzo negli adnlti febbrici-
tanti.
Gioverà far prendere le dosi di 1 grammo almeno ogni dae ora e
mezzo, e quelle di 50 centigr. almeno ogni due ore ed anche piuttosto
ogni ora e mezzo. Se si vuole un'azione minore, a cagione della com-
plessione dell'ammalato o per un motivo qualsiasi, si dovranno dare dosi
più piccole, ma si avrà cura di ripeterle in modo regolare , come si d
detto. Le dosi di 1 grammo agiscono per circa tre ore; quelle di 50
centigr. per due ore e mezzo, e quando quest'azione sta per finire, si
vede la temperatura abbassarsi rapidamente al segno da produrre dei
brividi. Le dosi inferiori a 30 centigr. date una volta sola non mutano
quasi punto la temperatura ; invece le altre di 30-50 centigr. ed anche
di 1 grammo date in una sol volta abbassano già la temperatura in
modo notabile da 0^5 a 2® e più ancora, ma se, prima che sia esaurita
razione della prima dose, si ripete questa stessa dose, allora la tem-
peratura si abbassa sempre più, e ripetendo la dose di 50 centigr. ogni
ora, si trova che alla quarta dose, (spesso alla terza ed anche alla se-
conda) la temperatura ritorna al grado normale ed anche vi va sotto.
Ma arrivata a 37^ ed a 36^,5 non discende più oltre, quand'anche si
continui questa medicatura energica.
L'azione delle dosi di 50 centigr. ad 1 grammo incomincia 25 minati
circa dopo Tìntroduzione del medicamento nello stomaco (non si ò ri«
corso airinjezione sotto -cutanea, nò ai clisteri). La temperatura discende
tanto più rapidamente, quanto più elevata sia la dose. Ogni volta scom-
parendo la febbre segue copiosa traspirazione che dura quanto l'abbas-
samento della temperatura ed anche più. Quando la temperatura ò tor-
nata normale, e meno che normale , od in generale quando ha rag-
giunto il limite più basso, ciò che succede, come abbiamo detto, dopo
ramministrazione di due a quattro dosi, si vede cessare la traspirazione
e la temperatura si mantiene così bassa senza che vi siano sudori, che
durino quanto si vorrebbe, vale a dire per tatto quel tempo che si am-
ministra il medicamento.
Questo fatto, al pari del non esservi sudore nei soggetti sani, prova
che la traspirazione non ò l'effetto primitivo del medicamento, e l' ab-
bassamento della temperatura l'effetto secondario, bensì che il sudore
si manifesta perchè in una medicatura diretta allo scopo di abbassare
la temperatura, l'organismo tenta, col mezzo dei sudori critici di rea-
gire contro l'eccessivo calore, che esiste in conseguenza della febbre;
cosi cessa il sudore quando si ò avuto l'abbassamento della tempera-
tura. I malati sentono un indicibile benessere per effetto dell'abbassa-
mento della temperatura nello stesso momento dei sudori, ma soprat-
tutto quando la traspirazione sia cessata, il che si nota specialmente
nei soggetti colpiti da pneumoniti cruposa.
DI FARMACOLOGIA £ TEBAPEI3TICA 495
. L'abbassamento della temperaturai la diminuzione della frequenza del
movimenti respiràtorj, la scomparsa del dolore pantorio laterale, nello
stesso tempo che aumenta la forza del polso, o che il ritmo ne di*
Tiene regolare, sono tutte circostanze che contribuiscono a dare ai
pneumonici un senso di miglioramento nel loro stato, e che tendono
anche a far loro credere di essere guariti.
Se si tralascia il medicamento dopo di non averlo dato che per poco
tempo, tutti i sintomi ritornano dopo due o tre ore e mezzo (secondo
la dose adoperata). Pertanto nei pneumonici si può, dopo tolto il me-
dicamento, vedere che la sua azione si prolunga per un tempo mag-
giore quando siasi adoperato metodicamente per 15 a 24 ore.
Ma occorrono molte e molte osservazioni per dire se la kairina ab*
bia un'azione specifica contro la pneumonite.
Amministrando questa sostanza V orina diventa di color fosco, ma
non contiene nò zucchero, nò albume.
Per altro ò fastidioso per l'ammalato ed in pari tempo per gl'infer-
mieri il fatto che volendo seguire il metodo di cura sovra indicato, ogni
dose del medicamento debba essere presa ogni due ore e mezzo, almeno
quando si voglia impedire il brivido tanto spiacevole pel malato ; il
quale in tal modo resta disturbato per tutta la notte.
V ha ancora quest'inconveniente che per una parte della notte la tem*
peratura s'innalza contemporaneamente alla comparsa del brivido, ciò
che si può evitare od attenuare in diversi modi. Si potrà dapprima evi-
tare il brivido dando ogni due ore 74 centigr. del medicamento. SI può
ancora evitare quest' inconveniente, quando si potrà avere della kairo-
lina (metilidruro di chinolina) perfettamente preparata, e la si darà
alla sera, in sostituzione della kairina alla dose di 1 grammo e mezzo
a 2 grammi prima che l'ammalato s' addormenti. La sua azione dura
per sei ore, e la temperatura s'innalza senza che succeda il brivido.
Quando non si potrà e non si vorrà prendere della kairina nel corso
della notte, si dovrà regolare l'amministrazione delle dosi in modo con-
veniente. Il dott. Filehne si vale per ciò e con vantaggio di due pro-
cessi. Col primo fa sorgere il brivido in quel momento della giornata,
in cui la remissione febbrile ò maggiore, poichò si sa che più la tem-
peratura sarà bassa , più mite sarà il brivido. Col secondo metodo la-
scia che la temperatura salga a poco a poco diminuendo progressiva-
mente la dose della sera, dando, per esempio, ad otto ore 50 centigr.
e non dandone che 25 alle ore 9, 10, 11 e 12, perchò più la temperatura
s'eleva in modo progressivo , più mite ò il brivido , che si manifesta
quando ò raggiunto il massimo termico. Il Filehne crede di poter sop-
primere, mediante l'uno o l'altro processo, Tinconveniente sopra descritto
quando avrà anche maggiormente esperienza del medicamento. È dap-
poichò questo dirige la sua azione sul sintoma febbre sempre nel me-
desimo modo e nello stesso tempo nelle diverse malattie acute o cro-
niche, era naturale il credere che dovrebbe agire non meno bene in
496 RIVISTA
qualsiasi affezione febbrile, ma V esperienza dovrà dire so ciò sia rero,
Sarebbe assai interessante di sapere come si comporti rispetto alla mala'
ria questa sostanza, che ha molta affiniti colla chinina. A cagione del-
l'azione fugace della kairina bisognerebbe darla alla dose di 1 grammo
ogni ora, incominciando tre ore prima deiraccesso intermittente, e con-
tinuare per circa cinque ore; nella febbre terzana si dovrebbe ripetere
la dose il terzo giorno.
Il metilidruro di chinolina del K&nig (detto hairoUna) e il composto
etilico analogo di Wischnegradsky hanno la medesima azione. Questi
corpi differiscono dalla kairina in ciò che non agiscono quando si danno
alle dosi di 30 centigr. ad 1 grammo in una sol volta, mentre la kai-
rina agisce sempre a questa dose. Se si dà una dose ,di 1 grammo e
mezzo a 2 grammi gli effetti tardano di più a manifestarsi, ma durano
bensì maggior tempo, per circa 6 ore e tardano di più a scomparire, e
Teffetto totale è paragonabile a quello di tre a quattro dosi di 50 cen«
tigr. di kairina.
Neirintermittenza il sudore è un po'più abbondante che colla kaÀrina
ma quando la temperatura si eleva di nuovo, il brivido manca del tutto
od è insignificante.
Noi abbiamo già accennato come sarebbe importante di adoprare la
hairoìina alia sera, quando si possa averla con facilità, e pura, e quando
il suo sapore non sia tanto sgradevole. Se si volesse cercar di spiegare
la differente azione delia kairolina e della kairina si potrebbe forse
invocare la chimica, la quale ha stabilito che i composti idrossili della
kairolina e della benzina sono più ossidabili che i corpi analoghi non
ossigenati. Potremmo cosi darci ragione dell'azione più sollecita e più
lieve della kairina il cui effetto è immediato si, ma si esaurisce più
presto di quello della kairolina, sostanza non ossigenata , la quale non si
ossida se non a poco a poco neirorganlsrao.
MiNiCH Angelo. — Sulle medicazioni chirurgiche col iodofor-
mio. Osservazioni pratiche. Venezia, Antonelli, 1883. (Estr. del Voi. I
degli Atti del R. Istituto Veneto di scienze lettere ed arti).
Questo diligente lavoro che alle osservazioni proprie aggiunge il fìmtto
delle altrui debitamente esaminate, forma complemento all'ampia ras-
segna suirwjo del iodoformio in chirurgia che il dott. Cavagnis diede
in questi nostri Annali nel fascicolo del novembre scorso.
L' Autore, che è chirurgo primario anziano nell'ospedale civile di Ve -
nezia, chiude il suo scritto con i seguenti corollarj :
1.* Il jodoformio ò rimedio da usarsi nelle medicazioni per la sua
azione antisettica;
2.9 non è rimedio specifico contro le malattie tubercolari delle ossa
e delle parti molli ;
3.** ò rimedio pericoloso ed esige molta attenzione nel suo uso ;
4.^ non ò da applicarsi sopra grandi superficie, specialmente nei tes-
DI FABMACOLOOIA E TBRAPSUTICA 49^
snti ricohi di grasso, nella cavità del ventre, nei vecchi, nogli individui
con degenerazione adiposa dei cuore, od affetti da albuxninnria, e nelle
persone isteriche o negli ipocondriaci;
5.° la 4ose sarà piccola, non oltrepassando possibilmente quattro
grammo;
6.^ rindividno trattato col iodoformio deve essere sorvegliato con as-
sidua diligenza, esaminando specialmente la frequenza e forza del polso,
la tendenza al sonno e lo stato della mente ;
7.® insorgendo fenomeni anche sospetti, si deve mutare la medica*
ziona, eliminando subito con frequenti e prolungati lavacri, anche le
piccole particelle di jodoformio ;
r 8.® soltanto col jodoformio ò possibile la medioazione antisettica nelle
operazioni eseguite nella bocca» nella vagina e nel retto.
I casi di avvelenamento troppo frequente nel passato, adesso diven-
tano sempre più rari, perchè i chirurghi, ammaestrati dall* esperienza,
usano il jodoformio in piccole dosi. Neirospedale di Venezia non si eb-
bero mai a deplorare tristi accidenti. Soltanto un individuo pellagrosa
trattato per flemmone diffuso della vaginale del testicolo destro, e cu-
rato col jodoformio, dopo parecchi giorni incominciò a balbettare. Lap
vata però accuratamente la ferita ed eliminato il jodoformio, dopo al»
cuni giorni cessò la balbuzie.
Rivista
82
488
RIVISTA D' OFTALMOJATRIA
Atti della ÀBSoeiazione Ottàlmologica Italiana
Sessione di Padova — Settembre 1882 (1)
Si dovevano trattare interessaDti argomenti: molta memorie , che
non poterono per la stretiezia del tempo easere lette e diacosse, fa-
rono depositate sai baneo del Presidente prod Gradenigo : di queste ,
o per lo meno delle prinoipali, daremo più tardi un cenno. Ora limitia-
moci alie materie discasse.
ÀNaBLUcci. — Ricerohe ottalmometriohe per determlnaxe Va-
stigmatlsmo irregolare delle oomee coniche.
L' Aatore contlnnando le ricerche di Raehlmann , sarebbe giunto a
qaestl risoltati :
* € 1.® la ogni cornea conica esiste un astigmatismo irregolaTe.
€ 2.® Io uno stesso meridiano si ha un astigmatismo centrale , uno
medio ed uno periferico: la forza dell'astigmatismo decresce progres-
sivamente dal centro alia periferia.
e 3.^ Nel maggior numero dei casi V asse visuale non corrisponde
coirasse della cornea. »
L'intento pratico dell* Autore, nell'allestire le sue ricerche, fti di poter
sostituire , in dati casi, alla correzione dell* astigmatismo derivante dal
cheratocono un sistema di lenti coniche o iperboliche, di cui non si potò
ancor ottenere l'esatta scala, delle quali tuttavolta deriverebbe all'oc-
chio un non p\ccolo vantaggio nella acutezza della visione.
SiMi. — Dell'ottalmia pnmlenta.
Dopo avere messo a raffronto i mezzi più recenti a tal uopo consi-
gliati, TAutore venne a queste conclusioni :
e ].' Nò col metodo di Dor (acido tannico e benzoato di soda) , né
collo jodoforme si guarisce Pottalmia purulenta meglio che col metodo
classico (nitrato di argento).
€ 2.^ Tra gli antisettici nella terapia oculare la resorcina ò il prefò-
ribile.
€ 3.^ Nessuno di questi mezzi vale però come cura diretta specifica
e nessuno dà risultati migliori di quelli, che si ottengono colla cura del
nitrato d'argento. >
(1) Dagli Annali di Ottalmologia, fascicolo di Maggio 1883.
&IYI8TA D*OFtÀLMOLO0U 1^
Dalla dlsoQSsione fattasi iùtomo Targomeiito preiénté nulla è eìaétsa
ohe modificasse le vedate del Simi : éi ò messo anzi in sodo che il ni-
trato d'argento è ancora il mezzo migliore che iioi abbiamo per iàom-
battere Tottalmo-blennorrea dei neonati. B anche noi siamo di iiuel-
l'avviso e pensiamo che tal cara, combinata con larghi lavacri IMU
con acqna distillata, come consiglia il Gradénigo, costitnisca la mag^
giore antisepsi e valga più che altra a guarire il male. Crediamo tat^
tavia che la resoroina, preconizzata dal Maslnl e dal Simi, si possa eòh
molto vantaggio applicare come mezzo ansiliario di cura (1).
Rbtmond. — Esportazione di tumori nelle palpebre di natura
amiloidea, e neurotomia ottioo-òigliare.
Dalie palpebre di un individuo affetto da iperplasia glandolare pàro^
tidea e ascellare TAutore asportava due tumori riconosciuti di natura
amUoidéa. Circa la neurotomia ottieo^etgliare neir ottalmia simpatica
conchiudeva non essere questa un mezzo sicuro di cura , nel qnal giu-
dizio ha avuto consenziente anche il prof. Gradenigo,
MoTNE. — Suiresatne della facoltà visiva e oromatioà del
personale ferroviario e marittimo.
Cominciava dal ricordare che V argomento da parecchi anni ò preso
in singolare considerazione nei Congressi oculistici per V alta sua im-
portanza, e ricordava pure < che la congenita ed acquisita alterazione
cromatica si presenta con diverse forme e diversi gradi ; che la per.
cezione della luce deve essere distinta da quella dei colori ; che il dal-
tonista congenito ò più frequente di quello, che per lo passato si cre-
deva e che i mezzi diagnostici non sono ancora perfetti. » Invitava per-
tanto i colleghi ad attendere ne'loro rispettivi esami a mettere in chiaro :
< 1.^ quali apparecchi siano da preferire per la diagnosi della perce-
zione cromatica, dalle semplici matassine di lana di Holmgren sino agli
ultimi apparecchj più o meno complicati : 2.* in quali proporzioni Éiano
i daltonici in Italia si congeniti che acquisiti tra Talta e la bassa Italia
per la diversità di clima e genere di vita. »
Sullo stesso argomento hanno discusso il Yelardi, il Simi e il Moyne
stesso, nel complesso ponendo in rilievo che , praticamente parlando ,
sono alFuopo più facili e pronti per ora i metodi deirHolmgren e delto
Stilling, quantunque manchevoli per qualche riguardo, e facendo voti che
il Governo solleciti largamente consimili osservazioni.
(1) Di uaa buona dissertazione del prof. De-Viaceutls , su di un caso di
strabismo conjugato paralitico da tubercolo nel nucleo d' origine del sesto
pajo cranico, noi non abbiamo maggiori notizie nel testo degli Attif e però
ne serbiamo la opportuna comunicazione allorquando quella sarà pubbli-
cata.
Romm. — Terapia della ottalmia simpatica»
Dalla oonsiderasioae dei oasi oocorBigli nella saa pratica , il dottor
Rosmini ò gionto a questi risaltati :
e L^ Che non sempre la ottalmia simpatica ò data da nvelti a de-
corso maligno, ma che molte volte si deve ritenere effetto di semplice
irritazione nervosa e ohe anche senza t^aama o presenza di un corpo
straniero nn* affezione spontaneamente svilappatasi nell'occhio pnò prò •
Tocare e mantenere per sola azione riflessa una forma simpatica.
« 2.^ Che molte volte il differire la enadeazione del bulbo ò perico«
leso. Quando la pusillanimità del paziente si opponga alla enucleazione
ita consigliato di fare riridectomia e la estrazione della lente » ma an-
che nei casi, in cui ricorse a questa pratica dovette passare poi alla
enucleazione, ritraendone minori vantaggi, di quello che se Tavesse fatto
^ tempo opportuno.
€ 3.^ Che tutti gli atti operativi, eccetto T enucleazione , aggravano
la malattia.
€ 4.^ Che, contrariamente a quanto fu sostenuto al Congresso d\
Londra, anche neùe degenerazioni glaueomatose egli preferisce T enu-
cleazione. In un caso, sebbene avesse fatta la sclerotomia e in altro la
nevrotomia, dovette poi fare renudeazlone. »
Successivamente il dott. Simi faceva alcune riserve intorno Venu-
cleaMUme del bulbo, allo scopo di prevenire una possibile ottalmia sim-
patica , riconoscendo nondimeno la prestanza dell' enucleazione stessa
sulla .neurotomia otHco-dgliare.
•
GaA.DBNiao. — Della profilassi antisettica nelle operazioni
oculari.
Olà in un lavoro innanzi pubblicato ha l'oratore trattato con molta
convinzione quest'ai^omento , insistendo essere il migliore trattamento
profilattico, antisettico, quello fatto con semplici e copiosi lavacri di
acqua distillata prima, durante e dopo i diversi atti operativi da ese-
guirsi sull' occhio 0 sui suoi annessi. Or V Autore, confortato da nuove
prove suireccellenza del mezzo da lui proposto (e giustamente a parar
nostrOf che in molte operazioni di cataratta Tabbiamo esperimentato) ò
tornato a ribadire le sue convinzioni, succintamente, ma fòrtemente
avvalorandole con il ragionamento ed il fatto. Singolarmente in una
grave epidemia di congiuntivite follicolare, che [sorprese oltre a tre-
cento militari di cavalleria e artiglieria della guarnigione di Padova,
affezione, che dal prof Gradenigo fu dimostrata essere ingenerata da
quella polvere che si solleva nella stregghlatura dei cavalli e che i>e-
netra nei fornici congiuntivali), fh riconosciuta T efficacia curativa del
metodo proposto.
In merito alla questione della profilassi antisettica oculare , discor-
^sero: Angelucci, il quale crede che le lavature proposte dal Ora-
denigo debbano giovare per la ragione, che, avendo i bacterii bisogno
I
D* OFTALMOLOGIA 501
di traqqaillità ed alimento per svilupparsi e moltiplicarsi , la tranquil-
lità vien loro turbata e l'alimento sottratto coi lavacri : — Reymond, che,
pur attestando essere Pacldo fenico tollerato anche delP occhio se usato
con metodo, nella opportuna dose e puro, ha nel suggerimento di Ora-
denigo veduto un ritorno alla scrupolosa osservanza della massima net-
tezza :-— Masini, che all'acqua distillata vorrebbe sostituita quella con re*
sorcina: — Gosotti, il quale ha temperato gli entusiasmi sulla antisepsi
oculare, mostrando come gli accidenti operativi vogllansi pure in parte
incolpare alla qualità e quantità del trauma : — Simi che airacqua di-
stillata vorrebbe, pur egli, aggiunta alcuna sostanza antisettica e pre-
feribilmente la resorcina.
Guaita L. — Sulla óura delle cheratiti ulcerose.d'orlgine in-
lettiva.
Espresse il parere doversi seguire i criterii , che sono norma nella
chirurgia generale. L'oratore, stabilito che il metodo antisettico ò un
valido coadiuvante a quell'intento, si è occupato di ricercare la sostanza
antisettica più opportuna, usando successivamente l'acido fenico, il ti-
mico ed il borico. (V. a questo proposito una Memoria in eatenso pub-
blicata dal Guaita stesso negli Annali di Ottalmologia , Anno XI , fa-
scicoli 5 e 6). L'acido borico al 3-4 per 100 fu il meglio tollerato tanto
nelle medicature locali, che usato per nebulizzazione. L'Anfore ha con-
temporaneamente fatto uso di una pomata composta di 20 centigr. di
eserina, l gr. di acido borico e 20 gr. di vaselina. Ne risentirono van*
taggio di questa cura singolarmente le ulcere torpide in generale, meno
le catarrali e le rodenti. Quest'ultime furon dovute trattare sempre con
l'incisione lineare della cornea.
Il Rosmini e il Reymond hanno pure commendata la medicatura
delle ulcere e degli ascessi corneali con l'acido borico.
Lo stesso Guaita ha poi presentate delle microfotografie del fondo del-
Tocchio da lui allestite e perfettamente riuscite.
De YiNGENTis. — Dello xantelsusma.
In questa comunicazione l'Autore riconfermava un suo concetto già
innanzi espresso , che quella forma morbosa cioè si debba considerare
quale una vera neoplasia di elementi endotelìali e non quale una sem-
plice iperplasia del connettivo con infiltrazione di granuli pigmentosi.
Le cellule endoteliali subirebbero delle fasi regressive e si riempireb-
bero di uno speciale contenuto adiposo, donde il caratteristico colo-
rito della neoplasia. Preparazioni microscopiche dimostrative hanno
<sontribuito a chiarire il concetto deirAntore ai convenuti (1).
(l) In fine della seduta il doti. Mojne presentò un suo ottometro^ che in^
vei*o si riassume in una modificazione portata air omonimo apparecchio in-
nanzi conosciuto, allo scopo di ottenere: a, un più semplice e facile man6g«»
gio dello strumento; 6, una diminuzione nel suo prezzo consueto.
&9ft 7 EIYIOTA
GiMM^moo P. — Del massaggio nella terapia ooolistioa.
Tonfando so argomento da lai già messo in disoasslone nel Congresso
di ìi»9oli, trattaya brevemente del massimfgio nella terapia ooalistica.
Disse: essere questo nn presidio effloaoe per l*aomo dell* arte e eoa ve-
niva e)ie sia Iktto con la mano intelligente. L'oratore ha da prima 11-
mitete il massello alle malattie delle psJpebrei poi Tha esteso a quelle
del giebo ooolare, speeialmente allo scopo di diminaime la tensione. A.
dixeos^rasìone dell'assunto lia raccontato il caso a Ini occorso di una
donna, nella quale con quel mezzo meccanico ha guarito cm non lieve
esottalmo unilaterale, accompagnato da gravi dolori, che parve dovalx>
a primitiva tenonite. Da sue speciali osservazioni il prof. Gradenigo è
condotto a credere che « il massaggio ò utile nelle malattie delle pai-
pe|re^ dei muscoli, del bulbo con aumento di tensione interna e perfino
in quelle del nervo ottico stesso nella cavità orbitale e fors'ancho quando
allevi versamento nelle sue guaine. > Col massaggio si favorisce la cir-
eo)fizj(one venosa deirorbita e del bulbo, nel che sta l' azione benefica :
il Moyne s^aceorda con Gradenigo, specialmente per ci6 clie spetta alle
malattie palpebrali e lo Scellingo aggiunge pure delle prove a dimostra-
zioi^ della efficacia curativa del massaggio. Osservazioni in proposito
mossei^o il Maslni e il De-Vinoentiis.
OosBTTi F. — Sulla astenopidi sua patogenesi e cura.
Di questa memoria non troviamo nel testo neppure il sunto: essa
verrà stampata per intero in uno dei prossimi fascicoli degli Annali di
Otfalmologia. Si comprendo tuttavolta dalla discussione, come il Go-
setti abbia inteso parlare non tanto della astenopia, che ò sintomatica
di ametropie ben determinabili, quanto di quella che ò la espressione
di una condizione generale di debolezza organica; in una parola di
quella astenopia, a cui non giova sempre applicazione di lenti, e che
può sorprendere occhi perfettamente emmetropici, con ampiezza nor-
male di accomodazione e senza l'ombra di deficiente attività nei mu-
scoli adduttori.
Sopra discussione sorta nel comgresso a proposito della comunica-
zione di Gosetti, questi, rispondendo a Velardi, disse di non aver inteso
accennare a una nuova forma di astenopia; ma d'aver solo avuto in
animo di mostrare, come, malgrado i elassici lavori di Graefe e Don-
ders^ noi siam ben lontani d'aver acquistata intorno la astenopia V ul-
tima nozione e che anche la cura di essa rimane; in alcuna parte, un
desiderato in oculistica. Rispondendo a Gradenigo, l'oratore disse pure
convenire con lui, che in determinati casi ù^aatenopia muicolare ì mi-
gliori risultati ponno aversi dalla tenotomia o antitrazione dei Retti
interni.
CoLLiCA Accordino. — Sulla cura delle granulasioni oon la
cauterizzazione di nitrato d'argento.
L^Autore ò d'avviso che non ci sia mezzo più opportuno di cotesto
b' oftalmologia 505
per la gaarig^ono delle granalazionl e del tracomi* Anzi el crede ohe
siffatto uso sia indispensabile, innocao anche, pardiò s'abbia di mira di
non oltrepassare certi limiti. Sta nella sagaoità deir oculista di saper
ravvisare questi limiti.
Giustamente banno obbjettato il Gosettl e il Gradenigo al CoUioa-
Accordino ; il 1/ che nelle ulcerazioni della cornea coesistenti con lo
granulazioni e steniche il caustico non potrebbe giovare; il 2.® che so
per caustico s* ha da intendere una sostanza (Hstruggitrice del tessuta
(come ò comune avviso), un tal mezzo ò non solo inopportuno, ma no-
civo là, dove il OoUica lo trova indispensabile e innocuo. Altro ò mo-^
dificare e altro è distruggere-
SiMi A. — Deglt occhi artificiali che si fabbricane a Venesla.
Questi occhi, quantunque per la bontà dello smalto e per la esattezza
del lavoro sieno giunti a un grado non indifferente di valore , nondi-
meno, osservava l'Autore,- lasciano ancora a desiderare in alcuni punti;
né oziosa cosa ò parsa in verità air oratore P intrattenersi di tal sog-
getto, che ò parte integrante della terapia oculare : la protesi^ Pertanto
egli svolse alcuni gii»ti appunti, facendo voti che i fabbricatori non
andassero a caso nel fornire i loro occhi artificiali, slbbene s'acconcias-
sero a un esatto concetto direttivo, ad esempio, stabilire una collezione
di occhi secondo 1 tipi più comuni della cavità, che devono occupare e
secondo dati tipi di forma, di grandezza, di colorito degli occhi mede-
simi.
Il prof. Gradenigo alle giuste osservazioni di Siml ha aggiunto di
avere già innanzi per proprio conto fatto arrovesciare airinterno l'orlo
deirocchio artificiale in modo, da avere una superficie regolarmente
curva e liscia, quindi meno irritante la congiuntiva (1).
Dott, R. Bampoldi.
(1) Il Congresso sceglieva per sede della nuova riunione (Settembre 1S83>
la città di Palermo , nominando il prof. De Yincentis a Presidente della
Commissione ordinatrice.
504
LA NAFTALINA ED IL NAFTOL p IN TEBAPIA
Bivista del dott. CABLO RAIMONDI
Naftalina. — Notizie storiche.
Alph. Dupjiquier (1842). — Emploi de la naphtaliae comme mòdica-
xnent incisi^ expectorant. Formules poar son administratlon. ( Joamal
de Pharm. et de Gbimie, 1842, p. 513).
Emen^ (1842)» ^ Un mot Bur l*emploi de là ppmmade à la naphta-
liae concrete daas le traitement da pBoriaais.
Rossignon (1843). — Naphtaline, 8on emploi módioal. (Anm^es de Thè-
rap. et de Mat. mód. de Pharm. et de Toxio., 1843» p. 64).
Wàod and Baéhe (1851). — Naphaline. Dispensatory of the XJidied.
Statee of America 1851, p. 1356.
Posner und Simon (1855). — Das Naphtalln. Handbach der specieU
ien Àrznei Verordnangslelire. Berlin 1855, p. 234.
Le Vejel (1852-1862). — Mittheilungen nber die Bebandlang der chro-
niscen HaatkraDkheiten in der Heilanstalt far Flchtenkranke in Cannatatt.
Stuttgart 1852-1854-1862.
Hebra (1860) — Das Naphtalln. Han ibacb der speclellen Patbologie
und Tberapie. Bd. IIL Acato Exantheme and Haatkrankheiten. Br-
langen 1860» p. 808.
Mdleinhans, (1862). — Erfabrangen aus dem Gebiete der Hautkrankbel-
ten. Coblenz 1892, p. 54.
Hebra und Kaposi (1874). — Das Naphtalln. Lehrbach der Haaikran-
kheiten. Erlangen 1874.
Espeiieiìze reoenti.
E. Fischer (1881). — Ein neaes antisepticam. Berlin, klin. Woohen-
schrift 1881, N. 48.
— (188?). — Untersuchungen ùber die Wirkang des Naphtalln. Ber-
lin, klin. Wochenschrift 1882, N. 8-9.
— (1882). — Ueber den Wundverband mit Naphtalln. Aróhiv. f: klin.
Chir. Bd. XXVIII, hefts.
Furhringer (1882). — Naphtalln ala antlscabiosam. Berlin, klin. Wo-
chenschrift 1882, N. 10.
AnsehuU (1882). — Resaltate einiger Versoche mit dem Naphtalin-
yerbande. Clentralblatt fùr Chirurgie 1882, N. 32.
Eoffinann (1882). — Versuche ùber das Naphtalln als VerbandmitteL
€entralblatt fùr Ghirorgie 1882, N. 43.
RIVISTA — LA. NAFTALINA ED IL NAFTOL P, ECC. 505
a Bonning (1882). — Ueber die Wandbehandlang mit Naphtalia.
Tbòse. Strassbarg» E. Heiis, 1882.
E. Fischer (1883). ^ Das Napbtalin in der Heilkande aad in der
Landwirtbschaft. Strassbarg, K. Tr&bner, 1883.
Nafiol p
KapoH (!881). — Ueber ein neues Hellmittel, napbtol gegen Haut-
krankbeiten. Wiener, med. Wocbenschrift 1881. N. 22^ 23, 24.
Neisser (1881). — Dea Haemoglobnlinarie erzeugendie Wirkung dea
Napbtols. Centralblatt fOr die med. Wiasenscliaft I88I, N. 30.
KapoH (1882). — Indikrtionen ond Methoden der Behandlung der
Hautkrankheiten mittelst NaphtoL Wiener med. Wocbenschrift 1882,
N. 30-31.
Ed. Lesser (1883). Ein Fall von acater Nepbritis nacb ansserer ap-
plication yon Napbtol. yierte^abreachrift fùr Dermat. and Sypbilia X
Jg. 1883, 1 Heft S. 87.
A. Jarisch (1888). — Cbrysarobiny Pyrogallussaare, Napbtol. Central-
blatt f. d. ges. Tberapie. Jg. 1883, Heft £ a. II.
La Naftalina (C^^ H*) ed il Naftol p (C^<> H* 0), cbe come dicono il nome
e la formula sono sostanze in istretta parentela tvA loro e derivate dal
catrame, banno entrambe avato un^ applicazione in dermatojatria e la
prima come antisettico ancbe nella medicatora delle piagbe, ferite, eco.
La naftalina si ricava in copia dai residai della fabbricazione del gas
illaminante e^ quando ò depurata si presenta cristallizzata in tavole
trasparenti, d'odore analogo al catrame, di sapore bruciante; ò insolu-
bile neiracqua, poco neiralcool a freddo, meglio a caldo, e più neire-
tere e negli olj grassi e volatili : i suoi vapori si diffondono nell'atmo*
sfera ed ancbe attraverso liquidi acquosi : ad essi deve la sua virtù an-
tisettica.
Fino dal 1842 venne questo carburo idrato sperimentato nel campo
medico in Francia per opera di Dupasquier, di Emery e Rossignon. Il
primo lo prescriveva all' interno ai malati di broncbite come il migliore
becbico, stimolante Teapettorazione, alla dose giornaliera di li2-l-2 gr«
in un loocb o sciroppo.
Nessuno cb* io mi sappia segui quest'uso. Recenti esperienze del dot-
tor C Bonning dimostrano cbe la naftalina ò male sopportata air in-
terno ed alla dose di gr. 3 produce con dolori colici, abbondanti sca-
ricbe.
Emery usò la naftalina airestemo in pomata (5-10 per Oiq nei casi di
psoriasi, e Rotffignon pure la pomata, come collirio, nelle blefariti ed an-
cbe per frisiont^'nelle contusioni, distorsioni, reumatismi muscolari: per
questi ultimi preferiva la soluzione alcoollca di naftalina ai linimenti
506 RIVISTA
canforati ; ali* interno l' amministrò con buon efletto nei casi di vermi •
nazione^
Non ostante le raccomandaKioni di questi tre autori, l*nso della nafta-^
lina non incontrò gran fotte ed ò molto se nei manuali di materia me-
dica e ne* periodici di dermatologia se ne trova fatto cenno : Wood e
Baohe ni limitano a riferire le esperienze dei tre citati medici ed al-
trettanto fecero Posner e Simon ; altri ripeterono gli esperimenti di
Emery, ma non ne rimasero soddisfatti (Yejel, Hebra, Kaposi). Klein-
hans provò la pomata di naftaima in casi d* eczema cronico , ma ba
dovuto persuadersi che l'azione di detto rimedio < est loin éCétre ausH
sure que eelle du gùudran et de VhuUe de cadef qui orU é(é empiof^és
dane les mémes eoe et dana dee cas eemblablee. »
Vi fii quindi un fungo tempo d* abbandono, ma in oggi pare voglia
la naftalina riprendere uso e buon posto nella terapia : incoraggiano a
cosi credere gli esperimenti fatti nella clinica ed al policlinico chirurgico
del prof. Lucke di Strasburgo. Devesi al dott E. Fischer, già assistente
presso detta clinica, V aver pel primo studiata V azione delia natoUiia
sui microrganismi ed in base a detti studj proposta e provata la naf-
talina nella medicatura delle piaghe , ferite , ecc. Di tali esperimenti
ed osservazioni cliniche ò stato dato già un largo cenno in questi An-
nali, con la Rivista di chirurgia nel Fascicolo di febbraio p. p.; ba-
sterà qui ricordare , che la naftalina ò attiva per la sua parte vo-
latile, la quale, vale ad arrestare o ad impedire affatto lo sviluppo
dei bacterj e bacilli, delle mucedinee alla superficie e nell' interno
di tessuti organici ed ò deleteria ancora per molte specie d* insettL
L*uomo e gli animali delle classi elevate non risentono danno alcuno
dai vapori di naftalina ; applicata questa sulla cute sana non produce
nò eritema nò flictene. Cospergendone superflcj piagate non forma cro-
sta con gli umori che se ne separano ; che anzi, questi resi più sierosi,
possono liberamente fluire attraverso lo strato di naftalina. La piagra ò
resa asettica e ne ò favorita la cicatrizzazione, senza produrre lussureg-
giamento di granulazioni.
La naftalina non essendo assorbibile neppure produce modifloazioni
di sorta nella orina: se questa assumesse una tinta scura, ci sarà in-
dizio dMmpurità del preparato per fenoli.
Il dott. Fischer in omaggio alle odierne vedute suireziologia del pro«>
cessi infettivi, sulle cause che hanno un^lnfluenza su) onono o cattivo
andamento delle piaghe , ferite, operazioni chirargic le in genere f ha
proposto di usare la naftalina come si fa deirjodoforiiilo nella medica-
tura antisettica, applicandola come tale in polvere sulle parti lese od
anche entro sacchetti di garza, ciò che specialmente conviene nelle pia-
ghe cave od in organi profondi come retto e vagina.
Il dott. Carlo Bonning ha nella tesi di laurea raccolto molte ed accu-
rate storie di malati sottoposti nella clinica del professore Lùoke a
grandi operazioni (13 amputazioni, il resezioni, 17 estirpazioni di tu-
LA KA7TALIKA ED Ih HAFTOl P IK TBRAPIA 507
mori) e medicati esdasivamenie eoa naftalina: tutti ebbero buon esito.
A qaesti sono da aggiangersi 266 casi di malati carati aellMstituta
policlinico nel lasso di un anno: trattasi di
» ai piedi >
Paterecci . . >
Flemmoni alle mani >
Lesioni alle dita »
alle mani »
alla testa >
alle braccia »
alla faccia ....•• >
alle gambe ...... »
ai piedi >
Unghie incarnate operate . >
»
Necrosi N. 4
Ulceri , . . . . » 83
Ascessi » 25
Furuncoli > 3
Antrace • > 1
Ateromi > i
Scottature • > 10
Pustole d'ectima » 1
Sicosi . • • • > 3
Eczema » 9
Pidocchi del capo > 3
> del pube » l
» del corpo » 1
Totale 266
dei quali nessuno morì, nessuno ebbe risipola od altra complicazione.
Il prof. Furbringer provò la naftalina in soluzione oleosa (5- 10-12
per Oio) contro la scabbia: ai malati faceva anzitutto fare un bagno,
poi tre 0 quattro generali frizioni col detto oleato nello spazio di 24-36
ore : in 60 casi non osservò mai alcun accidentCì mai eritema nò pa-
pale d'eczema o d'orticaria.
Il dott. Anschutz su 90 casi di affezioni chirurgiche sperimentava la
medicatura colla naftalina, ma non ne fu gran chò soddisfatto, avendo
più volte avuto a lamentare gli effetti di una troppo viva irritazione
sulle parti piagate. Anche Hòftman in Konlsberg avrebbe notato questi
inconvenienti, più un vivo dolore al momento deir applicazione della
naftalina su parti ulcerate, e spesso formazione di croste con effetto di
ristagno degli umori. Conchiude T Autore sconsigliando dalP usare la
naftalina nella medicatura di recenti ferite da operazioni chirurgiche o
non chirurgiche, nonché per vaste piaghe cavitarie, dove richiedesl una
benintesa e grande disinfezione : ò fiavorevoie invece ad adoperarla nel
casi di piaghe ed ulceri superficiali, atoniche.
Nella clinica di Strasburgo, dice il Bonning, usando naftalina cbimi-
camente pura, non si ebbero mai a lamentare accidenti di sorta, mai
dolore o sensazione molesta qualsiasi risentirono i malati medicati con
quella.
Ancora dall'ultima pubblicazione del dottor Fischer (1883) possiamo
trarre le seguenti conclusioni sulla medicatura con la naftalina : 1.^ I van-
taggi stanno nella semplicità e assoluta innocnità della medicatura
stessa, nel tenue suo costo; per questo preferibile in molti casi all'jo-
doformio ed al cotone fenicato. I medici militari, i medici nelle campa-
508 BitrisTA
gae ne potrebbero trarre grande profitto. Sarà specialmente da usarsi
la naftalina per i bambini e nei malati di pelle fina, fletcilmente irrita-
bile» nei casi di complicante nefrite, e di ulcerazioni e piagbe in cavità,
sulle piaghe ancora con risipola oircumambiente.
2J^ Controindicazioni propriamente dette non ve n* ha per la naftaUnsi
ove si eccettui Todore sao, che per altro non 6 più sgradevole di quello
dell'acido fonico e deirjodoformio.
Certo ò anche che la naftalina non può supplire in tutto e per tutto
la medicatura listeriana: detto carburo essendo insolubile neir acqua,
non potrà servire alla disinfezione delle ferite che si vogliono chiudere
per satura e tanto meno' alla dishifezione degFistrumenti chirargio^ del
campo d*una recente operazione e delle mani del chirurgo e suoi aH-
sistenti. Per vaste piaghe, aleno cavitarie o no, gioverà dopo una prima
lavatura con acqua fehfcà, medicare e fasciare con garza impregnata di
naftalina : e così a complemento del metodo listeriano, varrà a rendere
anche più rari 1 casi di carbolismo.
Per ultimo il dott. Fischer consiglia di spargere la naftalina in pol-
vere, ovvero mettere dei vasi d*acqua con naftalina nelle sale degli
ospedali a scopo disinfettante. Da quando tale pratica fu seguita nella
cllnica pediatrica del prof. Kohts in Strasburgo, non si videro più casi
di contagio dalle sale dei malati di scarlattina e di difterite alle altre.
Naitol p.
Nella serie aromatica e nel groppo dei fenoli con un atomo d'ossigeno,
troviamo i due naftoli isomeri a e ^ (C^^ U' 0), entrambi derivati dal
catrame, ma che si possono preparare anche ad arte, trattando con acido
nitroso le relative naftilamine a e p. Il naftol p si trova in commercio in
grossi pezzi cristallizzati di color azzurrognolo sporco^ ma purificandolo
si ha in lamelle trasparenti, senza colore ; fonde a 122°, bolle a 285% dif-
ficilmente solubile nelFacqua anche a caldo, meglio invece neiralcool e
nell'etere, negli olj e grassi d'ogni specie.
L'efficacia incontestata del catrame e deirolio di pece in molte forme
morbose cutanee, efficacia che consiste specialmente nel processo di re-
gressione degli stati subinfiammatorj dello strato papillare della cute,
nel cessare prontamente il tanto molesto prurito, nella lenta mortifica-
zione degli strati superiori dell'epidermide, incitò il Kaposi a ricercare
nella serie dei derivati del catrame se ve ne fosse uno che produceado
uguali buoni effetti, non ne avesse poi gli inconvenienti, che sono Todore
troppo forte, l'azione qualche volta tossica, il coloramento della «pelle^
la lordura e il guasto della biancheria.
Ludwig consigliava al Kaposi il naftol p, e questo fu messo subito a
prova su 106 malati, di cui 52 di scabbie, 21 d'ecsema, 17 di psoriasi,
6 di pruriggine, 2 d'ittiosi, 4 di pitiriasi, ecc.
" Kaposi usò la pomata nel rapporto dèli' 1-5-10 per 0[0 di grasso. Ap*
LA KAPTALINA BD IL NAPTOL p IN TERAPIA 50^
plioata questa su cute sana, ne aumeata la morbidezza, non cagiona
eritema nò efflorescenze.
Il naftol assorbito passa nelle arine, che diventano torbide ed oscure:
non tinge né la pelle, né i capelli, non macchia la biancheria. Negli scab-
biosi, anche senza bagno preventivo, due frizioni col suindicato unguento
bastarono ad uccidere il parasita e far disseccare le gallerie scavate
da esso: non si ebbe mai a lamentare per l'uso del naftol, nò eritemi,
nò eczemi, come pur troppo notasi non raramente adoperando la po-
mata di Wllkinson.
I casi di psoriasi presi in osservazione dal Kaposi erano dei più in-
veterati: la pomata col naftol, dopo una sola frizione fece staccare
le piastre epidermiche : in breve tempo si ebbe la guarigione. Come al
solito per questa malattia e di tutti i rime^j fin qui contro di essa usati
airesterno, non valse il naftol ad impedire le recidive.
Ne* casi d* eczema squammoso ed intertriginoso il naftol ha subito
giovato, specialmente nel periodo subacuto del male.
L*unico accidente prodotto dal naftol fu un leggier grado di albumi-
nuria con emoglobulinuria in un bambino, al quale si erano fatte fri-
zioni con la pomata di naftol per cura di una prurìgine.
II Neisser avendo preso nota di questo caso fece esperimenti su ani*
mali e con infezioni sottocutanee di naftol produsse ematuria in cani e
conigli : trovò pure che gr. 1,50 di naftol soluto neirolio, introdotto per
via ipodermica basta per uccidere in meno di tre ore un cane del peso
di chilogr. 4.
Peraltro dal complesso dei risultati avuti, il Kaposi fh incoraggiato
a continuare i suoi esperimenti col naftol e dall* aprile 1831 a tutto
marzo 1882 sottopose alla medicatura anzidetta mille casi delle più di-
sparate forme di dermatosi.
Oltre la solita pomata, provò le soluzioni oleose ed alcooliche di naf-
tol : quesf ultime nel rapporto di 0.25 a 0.50 per O^o vanno adoperate
con cautela e su piccola estensione, perchò facilmente producono eri-
tema orticato.
In casi d*eczema crostoso del cuojo capelluto ha ben servito la solu-
zione di una parte di naftol su 100 parti d'olio d'ulive o di mandorle o
di fegato di merluzzo con Interpolati lavacri con sapone di naftol (5 0[0)
o col sapone di potassa comune o col solfonaftolico.
Kaposi usò con vantaggio il naftol ne' cmì d' acne semplice, 'd' acne
rosacea, di sicosi, di lupus, d'erpete tonsurante, alternando Tapplicazione
de' diversi preparati e cioò del sapone di naftol o solfonaftolico , della
pasta alcoolizzata solfonaftolica.
Dal totale delle mille e più osservazioni fatte ò risultato che il pre-
parato meno offensivo e più comodo ò ancora la pomata, composta come
segue:
Naftol 10-15 parti ^ Assungia 100 parti — Sapone verde 50 parti -*
Cera bianca in polvere 10 parti.
510 RIVISTA — LA HAFTLINA ED IL NAFTOL p, ECC.
I pazienti, aia per ea^ di psoriasi, sens* aitra eara preventiva, (knno
con la detta pomata ana frisione salie parti affette, indi le spolverano
con amido e si avvolgono con coperta di lana*
Quanto ai risultati ottenuti nelle singole forme di dermatosi, Kaposi
riassume presaga poco eod le sue conclusioni : il naftol giova assai in al-
cune forme d'eozema, e cioò neir eezema squammoso con poco o ponto
d'iperemia del derma, nell* eczema cronico sia pure un caso complesso
di scabbie con ittiosi e pnirigine.
Nella pnirigine ò il naftol rimedia migliore di quanti Uno ad ora
usati : ne' casi lievi basta una sola frizione per portare la guarigione,
nei più gravi , vanno alternate le frizioni con la pomata , 1 bagni e le
fregagioni con sapone comune o col nafbol.
Per la psoriasi la pomata di naftol vale nò più nò meno di tanti al«
tri rimecf] ; però quando le piastre psoriache comprendano il capo^ la fac*
da, sarà da preferirsi il nafbol airaoido pirogallico ed alla erisaroMoa,
che danno un eritema attorno alle parti medicate e lasciano nn co-
lore abnorme della pelle, che dura un pò* a lungo.
Malgrado le raccomandazioni di Kaposi, Fuso del naftol non ha avuto
molto seguito presso i dermatojatri. Il Lesser avendolo preso in espe-
rimento, ebbe un caso disgraziato: trattasi di un giovane affetto da
scabbia, che sottoposto a due finizioni con pomata di naftol (15 per Ofo),
ne ebbe una diffusa e grande eruzione pnstolare, consimile al viguolo,
con albuminuria: sospeso il rimedio, non si ebbe più accidente di sorta.
Jarisch ha fatto bensì una serie di osservazioni, ma non ne fu soddi-
sfatto, come invece ne disse il Kaposi. Mette in guardia per casi di der-
matosi estese, dair usare il naftol che assorbito in alta dose produce
dissoluzione del sangue ed emoglobnlinuria, ed anche in quantità medio-
cre produce intorbidamento e color scuro delle urine.
Nei casi di eczema da scabbie, Jarisch preferisce al naftol la pomata
di Wilkinson, che, caeteris paribus^ gli parve abbia in maggior numero
di casi che il naftol ha impedito le recidive.
Gli ha giovato invece la pomata di naftol contro i fenomeni secon-
dari della prurigine. Ne^ casi d*eczema crostaceo del capo rapplicazione
del naftol neirolio (I per Oio) non giovò più che Pollo puro: infine Ja-
risch sconsiglia dali'osare Talcoolato di naftol ne^ casi anche di ecsema
squammoso, avendone veduto poco incoraggianti effetti, e neppure scevri
da pericolo.
su
BIBLIOGRAFIA
CARDARELLI ANTONIO. — Iie malattie nervoge e Cauzio-
nali del onore» — Napoli, Pasquale^ 1882, 8.* pag. 527 {cott una
tavola fotografica e 50 incisioni in legno).
L'Aatore si propone nel suo pregevole lavoro di riohiamare Tatten^
zione dei clinici su di una parte importantissima della patologia del
onore, a torto ordinariamente trascurata dai trattatisti, la quale si ri-
ferisoe allo studio delle malattie nervose e funzionali del cuore. L' o-
pera è suddivisa in due parti, nella prima delle quali dà un ampio e
ben particolareggiato sviluppo alle malattie nervose, comprendendovi
il morbo di Basedow, T angina pectoriSf il palpito nervoso, le aritmie
nervose, la irritazione e la paralisi del vago. Nella seconda, tratta
delle malattie funzionali, riserbando altrettanti capìtoli per Tipersi-
stella, lo sfòrzo e la stanchezza cardiaca, 1* insufldcenza funzionale»
Delle varie forme morbose l' Autore dà un completo e ordinato qua-
dro nosologico, diffondendosi in modo speciale sulla parte che ri-
sguarda la sintomatologia e la patogenesi. Onde meglio servire allo
scopo pratico, nella parte sintomatologica, cerca di delineare per >iene
la fisionomia clinica delle singole malattie, fissandosi dapprima sui fe-
nomeni più caratteristici e più comuni , ed enumerando successiva-
mente le più rare manifestazioni delle medesime. Analizza poi sin-
golarmente i diversi fenomeni clinici , cercando di interpretarne V o-
rigine ed il loro nesso etiologico. Nelle patogenesi riassume e discute
le varie teorie, e sempre coirappoggio dei fatti da lui raccolti nella sua
estesa pratica, espone le proprie idee in proposito. Soprattutto interes-
santi sono i capitoli relativi alla irritazione e paralisi del vago, altera-
zioni cardiache che TAutore considera come distinte entità nosologiche
e delle qnali, sulla guida delle nozioni fisiologiche, e coir appoggio di
numerosi fatti clinici, riesce a dare un esatto e completo quadro mor-
boso, illustrandolo con importanti tracciati sfigmograflci.
Noi daremo un breve cenno delle cose maggiormente degne di nota
che abbiamo rilevato nell'attenta lettura dei diversi capitoli*
Morbo di Basedoto. — Secondo TAutorc'aarebbe più frequente di quello
*che si ammette ordinariamente. Trova ohe spesso la malattia non viene
Ticonosciata appunto perchò si suol dare una soverchia importanza alla
famosa triade sintomatica, trascurandosi gli altri fatti che ad essa so-
glicmo associarsi. Dimostra per ciò la necessità di considerare la ma-
lattia sotto un aspetto più complesso, studiando insieme al suoi feno-
meni più grossolani anche le molteplici manifestazioni che entrano a
512 BIBLIOGRAVU — CARDARELLI
fEur parte integrale del suo quadro 8iiitom<itico, onde trarne profitto nalla
diagnosi delie ane forme ineomplete ed atipiche, e nello stesso tempo
per dilaoidarne la patogenesi. Paragona il morbo di Basedow ali* iste^
risme ed alla corea, ritenendolo nna para neurosi, in base alla natura
delle sne cause, al sue modo di insorgere e di decorrere, alla facile
variabilità dei suoi fenomeni principali , ed alla mancanza di lesioni
anatomiche apprezsabili, le quali, se in alcuni oasi farouo tardivamente
riscontrate nel gangli cervicali del simpatico» sono da ritenersi come
altrettanti effetti della malattia stessa, l fenomeni principali che in que-
ste si osservano sono indubbiamente da riferirsi al simpatico del collo,
ma non esclasivamente ad esso dal momento che altre ed egualmente
importanti manifestazioni, dimostrano Y alterata funzione non solo di
tutto il sistema gangliare, ma ben' anche del sistema cerebro-^loale.
Per qilànto sostenga ohe nella pluralità dei casi si debba ritenere il
gozzo esoftalmico come una nevrosi, non nega in modo assolato che
esso possa in alcuni casi essere P espressione di un processo organico
risiedente non pure nei gangli cervicali, ma anche nel centro loro néV-
rencefalo. La forma acutissima della malattia ò ritenuta dalr Autore
assai più frequente di quanto può credersi, ed 1 fenomeni di eretismo
nervoso ammessi come prodromi sono da lui inter^pretati come parte
delle modificazioni nervose istesse costituenti l'essenza della malattia, I
ifatti primordiali e più costanti sono 1 cardiaco-vascolari e T asserzione
del Benibarte che il palpito non sia costante, non ò accettato dair Au-
tore, il quale considera il gozzo e Tesottalmo che talora osservanaì senza
il cardiopalmo,' come risultanze della malattia stessa già spenta e deri-
vanti da alterazioni nutritive profonde e persistenti orditosi nel tiroide
e nel connettivo retrobulbare in causa della lunga durata della mede-
sima. L'impulso del cuore non ostante la sua frequenza, che può oltre*
passare i 200 battiti al minuto primo, conservasi solitamente regolare, e
Tarea cardiaca può segnarsi normale od aumentata. Gli ordinari rumori
sistolici avvertibili alla base ed alla punta del cuore, nonchò le paisà*
zioni che non di rado osservansi nelle vene giugulari sono dall' Autore
attribuite ad insufQcienza funzionale prodotta da paresi dei muscoli pa-
pillari e da sfiancamento delle pareti ventricolari. In un suo caso ha
potuto fissare un rumore diastolico che pure scomparve col riordinarsi
dell'azione del cuore. Le modificazioni neir ampiezza e nella forza del
polso carotideo possono pure avverarsi in tutte le arterie del corpo nei
casi di generalizzazione della forma morbosa, e V Autore non annette
a questo fatto queir importanza prognostica che vuole lo Jaceoad. Da
un certo valore differenziale pel gozzo che osservasi in questa malattia,
al suo presentarsi sotto forma di una tumefazione diffusa, e gradata-
mente disperdentisi nelle parti laterali del collo, ciò che V Autore at*
tribuisce alla natura vascolare del gozzo e ad un legger grado di edema
del connettivo circostante. Come il gozzo anche l*esottalmo può assu-
mere in breve tempo proporzioni notevoli e qui T Autore accenna ad
BIBLIOGBAFIA — CARDARELLI 513
un SUO ammalato in cai qaesto fatto occorse in meno di 48 ore. In rari
casi i'esottalmo ò unilaterale ed allora, come suol verificarsi per il
gozzo, ò per lo più nel lato destro. Asserisce di aver ottenuta una ri-
duzione dell'esottalmo mediante una metodica pressione sui bulbi, e di
aver notato lo stesso fatto in coincidenza con una copiosa lacrima*
zione. Il fatto riferibile alla difettosa motilità delle palpebre superiori^
le quali non asseconderebbero, come ha notato il Graefe, il movimento
in basso del bulbi oculari, non fu avvertito in nessuno dei casi osser-
vati dair Autore. Assai interessante per la patogenesi ò V edema che
r Autore spesso ha rilevato alla congiuntiva palpebrale e del bulbo e
che talvolta può assumere proporzioni considerevoli fino ad estendersi
a tutta la faccia. Circa lo stato delie pupille non ha notate modifica-
zioni importanti. Dopo ciò T Autore rivolge T attenzione allo studio di
altre importanti manifestazioni della malattia, riferendosi in modo spe*
ciale alle osservazioni da lui raccolte. Per ciò ohe spetta alla tempe-^
ratura trova che nulla vi ha di positivo. Riferisce di un giovinetto in
cui avverti un aumento considerevole del calore limitato alla gota
di quel lato dove alternativamente corrispondeva un insolito rossore
che durava per più ore. LMperirdrosi può notarsi generale o circoscritta
come in un caso deir Autore in cui era limitata al collo ed alla faccia,
ed accompagnata da vampe isteriche con arrossamento notevole del
viso. Contrariamente air opinione del Guttman e dell' Eulenburg ritiene
che Taumento del sudore non sta in rapporto con P eccitamento car-
diaco-vascolare, avendolo osservato contemporaneo ad un periodo di
calma del cuore. Vide pure il vomito e la diarrea e quest'ultima in un
caso alternavasi coiriperirdrosi generale. Cita 4 casi in cui l'esame uro-
scopico svelò la presenza dell'albumina, la quale starebbe, secondo Ini^
in relazione colla flussione intensa e ricorrente dei reni. Tra i feno-
meni nervosi notò frequentemente uno stato di tremito generale o par-
ziale e specialmente sensibile gli arti superiori, tremito per lo più con-
tinuo, ma che può anche presentarsi in modo ricorrente come gli altri
fenomeni della malattia. Notò pure talvolta una vera contrazione h--
brillare in diversi muscoli insieme ad un lieve grado di atrofia, e que-
sto fatto era manifestissimo in un'inferma, la quale presentava agli arti
inferiori una contrattura muscolare di natura isterica e che durò per &
mesi. In una delle istorie riferite ò fatto cenno di una paraplegia com-
pleta insorta nel corso del morbo di Basedow, le quale pure riteneva
dei caratteri delle paralisi isteriche. L'Autore annovera fra le diverse
visceralgie che possono presentarsi transitoriamente nel corso della ma-
lattia, l'angina pectoris. Osservò in uno de' suoi casi una anestesia
limitata al dominio del cubitale. Conferma il fatto osservato da diversa
scrittori relativamente alle modificazioni del carattere morale, e nota
come fra i frequenti disturbi nella mestruazione la più comune sia Ta-
menorrea.
Dalle osservazioni dell' Autore risultano pure fatti riferibili a disturbi
JRivUta. 88
514 BIBLIOGRAFIA — CARDARELLI
vaacolarl e trofici e fra questi ultimi ricorda una speciale forma di
Titiligine che si presentò in modo simmetrico alle mani. Il deperimento
nutritivo secondo il Cardarelli non istà sempre in rapporto coi disturbi
funzionali gastrici ed intestinali ed in proposito egli osserva che tale
deperimento può anche essere lieve specialmente nel casi «di decorso
acuto della malattia. Richiama da ultimo Tattenzione dei clinici sul fatto
Importantissimo da lui osservato della coincidenza col gozzo esottal-
mlco di un incipiente atrofia muscolare e di una paralisi pseudo-iper-
trofica.
Circa la fisio-patologia dei sintomi, T Autore non accetta relativa-
mente al palpito cardiaco le diverse teorie che lo subordinano a lesioni
del simpatico cervicale e spiega invece la frequenza del ritmo ammet-
tendolo come effetto di uno stato paralitico del vago» Non ritiene esclu-
sivamente subordinato alla dilatazione paralitica del vasi tiroidei la
formazione del gozzo, alla cui patogenesi fa entrare in parte il disor-
dine di azione cardiaca, 11 quale coirostacolo al reflusso venoso favori-
rebbe il turgore vascolare del tiroide. Per Tesottalmo trova liuftoslftnU
bile ridea di attribuirlo ad uno spasmo del muscolo orbitale del MùUer
e quindi ad uno stato irritativo del ^simpatico, poiché in questo caso
non si saprebbe concepire la durata ed il grado del fenomeno morboso,
nò la possibile persistenza del medesimo dopo la guarigione della ma-
lattia. £1 non esita a ritenerlo come una conseguenza dell* iperenùa e
deiredema retro-oculare, basandosi specialmente sul fatto dell^edeTua
che pure frequentemente si nota nella congiuntiva e nelle palpebre, ti
in rari casi alla faccia, della possibile riduzione colla pressione, ridv
zione che ò pure favorita da una copiosa lacrimazione. L*edema sarebbe
dato, secondo il Cardarelli, dalla paralisi del simpatico cervicale, e dal-
l'ostacolo al reflusso venoso prodotto dal concitato ritmo cardiaco. Su-
bordina a lesioni gangliari Taumento della temperatura e le iperemie ed
emorragie, la diarrea, le diverse dermatosi, le gangrene multiple e Tan-
gina pectorls che talora entrano a far parte del quadro morboso. Nota
coinè 11 solo disturbo di innervazione gangliare possa spiegare la mei-
lituria, mentre la semplice poliuria starebbe piuttosto in rapporto con
una disturbata azione cerebrale. Non disconosce la partecipazione del
simpatico nel produrre l'atrofia muscolare e la pseudo-ipertrofia e qai
rivolge a so stesso la domanda se mal un semplice disturbo funzionale
potesse in questi casi dar luogo ad una alterazione nutritiva dei ma*
scoli, prima che siasi stabilito un processo nel midollo spinale o nel
simpatico.
Nei casi osservati dall* Autore T esito delle malattie di Basedow fa
ordinariamente la guarigione. Crede che il disaccordo In cui trovasi sa
ciò cogli altri scrittori sia dovuto alla diversa estensione che si dà alla
malattia, la quale una volta ammessa anche nelle sue forme lievi ed
iniziali, lascia luogo ad una prognosi più lieta, che non considerandola
nei soli casi tipici, dove la guarigione suol essere in realtà più rara«
J
BIBLIOGRAFIA — OABDARELLI 51 >
Attribuisce la sua maggiore gramezza negli uomini e negli adulti in con*
fronto delle donne e dei giovani alla natura stessa della malattia, la
quale nei primi anzichò da semplice disturbo di innervazione» può più
facilmente derivare da qualche organica lesione. Consiglia di fondare il
criterio prognostico sui segni eventuali che rivelano nel caso speciale
la natura più o meno nervosa della malattia, e basandosi fiulla pro-
pria esperienza a38erisce in termini generali che spesso la guarigione
ò più facile in quei casi in cui la malattia si presenta con forme im-
ponenti e minacciose e che si svolge in modo rapido e tramultnario»
in confronto di quelli che presentano fenomeni limitati, ed in cui il
morbo sorge lentamente e gradatamente progredisce.
Come sommo precetto curativo consiglia il riposo intellettuale e
fisico , il soggiorno in campagna , e raccomanda di ricorrere tosto a
quest*ultimo mezzo non appena venga riconosciuto la nessuna efficacia
degli ordinari mezzi farmaceutici. Più che dall'uso della digitale, la quale
pub tornare dannosa pel gozzo e per V esottalmo^ accrescendo la pres-
sione vascolare, V Autore ottenne vantaggi dalla veratrina che sommi*
nistra nella dose di li2 ad I centigr. Trovò efficaci i bromuri di po-
tassio e di zinco nei casi di spiccato eretismo nervoso. Raccomanda la
massima cautela nelle applicazioni idroterapiche, le quali vanno riser-
vate in quei casi in cui il sistema nervoso ò poco eccitabile.
Ritiene assai utile altresì la galvanizzazione del simpatico cerebrale.
At^ifia pectoris. — L* Autore non trova giustificata la denominazione
di nevralgia applicata a questa forma morbosa, notando come il dolore
spesso lieve e fugace, non costituisce sempre il fenomeno clinico più
spiccato della malattia, della quale ò invece caratteristico quel senso di
angoscia mortale che dà alfinfermo la penosissima sensazione di subi-
tanea mancanza della vita. La considera perciò una nevrosi cardiaca
in cui possono prender parte non pure i nervi sensitivi , ma anche gli
altri che regolano diversamente il moto del cuore, o unitamente o se-
paratamente.
Neiranatomia patologica stabilisce dapprima un rapporto di frequenza
tra l'angina pectoris e le singole lesioni anatomiche. Dallo studio dei
casi finora pubblicati e dalle proprie osservazioni risulterebbero per
r Autore in primo luogo le lesioni aortiche o sole, o con affezioni d|
cuore e delle coronarie (2[3 dei casi), indi i vizii delle coronaria (li2
dei casi) e da ultimo le malattie proprie del cuore. Nota come sia rara
nei morbi dell'endocardio e della mitrale, e nella degenerazione adiposa
del cuore. Le lesioni aortiche più frequenti sono l' ateromasia , e più
raramente T aneurisma ; per le coronarie ò pure l' endoarterite defor-
mante quella che più comunemente dà luogo alla forma stenocardica»
Assai limitati sono i casi in cui furono notati fatti di pericardite
acuta 0 cronica, e più rari quelli di endocardite. Farla diffusamente
delle alterazioni osservate nei plessi cardiaci e nei nervi del cuore» e
cita i oasi importantissimi notati dall' ^eine, Lancereauz, Haddon, Pe-
516 BIBLIOGRAFU. — CilKDABBLlit
ter. Da altimo osserva ebe ia parecchie osservazioni risaltò affatto ne*
gativo il reperto anatomico»
Per qaanto Y Antere ammetta la grande prevalenza della malattia
nell'aomo, non si accorda coli' enorme sproporzione segnata per i due
sessi nelle statistiche di Forbes, di Lardigaes e Lnssana. Osserva che
quando si considera con maggior attenzione l'angina pectoris degli eveU
tistici, e la cosi detta angina vaso*motoria il contingente dato dalle
donne viene ad essere di molto aumentato.
Nei cardiaci si sviluppa più frequentemente in quelli che tendono alla
obesità^ e degli erettistici preferisce i gracili. L* Autore la vide inol-
tre nel maggior numero dei suoi casi in persone ricche e solo rara-
mente nei poveri. Fa derivare questo fatto dair abuso della vita in
genere, dalla gotta e dalla costituzione polisarcica più frequenti nella
classe agiata, ed osserva come soltanto per mezzo di queste ultime ca-
gioni dispieghi la sua influenza l*eredità.
Gli attacchi stenocardici sarebbero più frequenti nella stagione fredda^
e nei rapidi cangiamenti atmosferici. Segnò altresì il predominio de\\a
angina pectoris in quelli che abitano la città, ed in parecchi dei saol
casi bastò la dimora in campagna per veder cessare ì parossismi angl»
nosi« Avendo di mira lo scopo pratico V Autore trova utilissima la di-
stinzione delle cause determinanti in quelle che valgono a produrre la
malattia, ed in altre che possono eccitare gli accessi della stessa. Di-
vide la prima in tre categorie: cagioni organiche risiedenti nel cuore
e nei grossi vasi ; cagioni che operano sul generale, e cagioni ohe i
trovano in organi più o meno lontani. Fra le prime ricorda le varie
alterazioni riportate nell'anatomia patologica, e fra le seconde, la gotta,
il reumatismo, l'Isterismo od erettismo nervoso ed il tetano. Riconosce
nella gotta una causa potentissima e capace di determinare la malattia
anche come semplice neurosi del plesso cardiaco e quindi indipenden-
temente da lesioni cardiaco-vascolari. Fonda il suo giudizio sui risnl-
tati deirosservazione clinica, la quale fa vedere in molti casi la svi-
luppo della stenocardia in gottosi nei quali, fuori dell'accesso, V esame
il più attento non sa rilevare alcuna alterazione organica o funzionale
del cuore, stenocardia la quale scompare dopo un opportuno tratta-
mento curativo o eoi semplice manifestarsi di un accesso di gotta re-
golare. Bitiene sempre un grave segno pel prognostico la tendenza della
gotta ad attaccare i tessuti ed i nervi del cuore. Ammette come molto
rara Tinfluenza del reumatismo nel determinare la malattia , la quale
spesso fu vista da lui insorgere nell'isterismo e neirerettismo nerroso,
unitamente al cardiopalmo.. Bd in tali circostanze come nel corso del-
l^pilessiày viene la stenocardia considerata dall' Autore come espres*
sione del disturbo nervoso proprio di tali nevropatie. L' abuso del ta*
bacco dispiegherebbe specialmente la sua azione sui deboli ed eretti-,
siici e negli esauriti , od alterando dapprima la digestione, od agenda
direttamente sai nervi del onore. Fra le cause risiedenti in organi ion*
jblBLIOaBAFU — CARDARELLI 517
iani ricorda come più freqnenti le affezioni di stomaco ed in special-
modo la dispepsia, nonchò le affezioni deirutero e del suol annessi.
Come cause eccitanti dei parossismi sono citati 1 movimenti corporei,
le emozioni dell'animo, gli eccitamenti venerei| razione repentina di una
corrente di aria , T esporsi al vento camminando, la presenza del cibo
nello stomaco, la semplice bibita di acqua ghiacciata. Crede che tutte
queste diverse cagioni abbiano di comune la loro azione sui nervi car«
diaci.
Nella patogenesi V Autore, ammesso come indiscutibile che la malat«
tia risieda nei nervi del cuore, non crede che si possa limitarne la sede
nel vago. Nota in proposito : che la sensibilità del simpatico può esa-
gerarsi al punto da dar luogo a vere nevralgie; che la frequenza del
polso, la quale ordinariamente si ha già airinsorgere dell' accesso ste-
nocardìco toglie qaell* analogia che lo Jaccond ha voluto trovare fra i
fenomeni prodotti deirirritazione del vago al collo e quelli deiraccesso
stenocardico, i cui disturbi riferibili al vago si possono benissimo inter-
pretare come fenomeni riflessi. Crede che la frequenza colla quale Tan-
ginà si collega all'asma ed alla gastralgia anziché ad affinità di processo,
la si debba attribuire ad uguaglianza di cause che In tali circostanze
solitamente sono rappresentate dalla gotta e dall'isterismo. Da ultimo
nota come in casi di confermate lesioni del vago non corrisposero, in
vita 1 fenomeni stenocardie].
Dopo ciò espone diversi argomenti in base a cui ò portato a localiz-
Bare piuttosto nel simpatico la malattia. L'osservazione clinica dimostra
ohe le nevralgie viscerali, ritenute come appartenenti ai rispettivi plessi
ganglionari, d'ordinario si presentano come ospressionl di offesa dei vi-
sceri in cui hanno sede ; analogamente, osserva V Autore, si dovrà pen-
sare per la stenocardia, la quale pure conservasi in un rapporto fre-
quentissimo con le organiche affezioni del cuore e dei grossi vasi. La
aumentata frequenza del ritmo cardiaco , che sempre , salvo casi del
tatto eccezionali, accompagna questa malattia, ci allontana dal vago, la
cui irritazione dà luogo al ritardo cospicuo delle rivoluzioni cardia-
che. Nel carattere stesso del dolore, nella facilità e molteplicità delle
Irradiazioni e dei fatti riflessi, l'Autore vede qualche cosa di più atti-
nente alle nevralgie generalmente ritenute del simpatico. Aggiunge che
alcune delle cause più comuni della malattia, quali la gotta, il the, il
caffo ed il tabacco, agiscono di preferenza sul simpatico, e cosi ritiene
per molte delle cause anatomiche riferendosi specialmente alle altera*
zioni delie coronarie per gli stretti rapporti che queste hanno coi nervi
ganglionari. Non esclude però in modo^ assoluto che in singoli casi i^
vago possa essere interessato e non solo per irradiazione ma anche in
modo primitivo, fi richiama oltre a ciò l*attenzione sulla possibile par*
teoipazione dei nervi vaso-motorii e trofici, basandosi su alcuni casi da
lui osservati in cui ad attacchi di angina, susseguirono chiare manife-
stazioni di turbata innervazione trofica, rappresentate da eruzione di
I
L
518 BIBUOaaAFIA — oardarbli^i
*
veBoicole di zoster alla parete toracica ed alle mani. Diatingae, avaio
riguardo alla natnra deiraffezionci ran^^oa pectoris organica, da qaelU !
che egli chiama fhnzionale o nervosa, e crede che ambedue rappreeen-
tino ordinariamente uno stato di eccitamento anzichò un fatto opposto
di paralisi, il qnale sarebbe solo da ammettersi in quei casi in cai esi-
stano lesioni distruttive nei nervi cardìaci. Non ammette che le alte»
razioni dell'aorta, del cuore e delle coronarie e dei tessuti vioinl prò*
ducano la stenocardia soltanto per mezzo della nevrite, ma crede che
le medesime, possano agire anche solo meccanicamente. sul plesso car-
diaco e sulle sue ramificazioni, senza quindi determinarvi alcun fatto
^levabile airautopsia. L' Autore ò pure d^awiso che un sempliee pro«
cesso di endo-arterite può in modo diretto eccitare morbosamente le
Tamiflcazioni dei nervi nel tessuto aortico ed analogamente sulle ter-
minazioni nervose crede possano agire le alterazioni del miocardio,
dell'endocardio e soprattutto del pericardio.
Nella esposizione dei sintomi fa risaltare V importanza dello studio
delle forme atipiche deiraccesso stenoeardico, le quali, secondo la sua
esperienza, sono le più frequenti ad osservarsi nella pratica. In una
forma di stenocardia cbe egli chiama senza irradiazione^ l'infermo non
accusa che un senso di angoscia, di peso al petto, che si esacerba a
brevi intervalli senza mai dissiparsi completamente. In questa crede ai
possa preferibilmente pensare a nevrite del plesso cardiaco. In una
forma chiamata incompleta od àbortivOf mancano le irradiazioni, il do-
lore ò assai vivo ed accompagnato da senso angoscioso, con intervatf
di calma perfetta. In una terza forma molto rara, che V Autore distia
gue col nome di inversa il dolore può avere i più lontani punti di par-
tenza, e di là irradiarsi successivamente verso il cuore. Eccezionalmente
il dolore può risiedere nel mezzo dello sterno od anche a destra con
corrispondente irraziazione al braccio ; ed in questo caso, la stenocardia
deve ammettersi solo dopo avere attentamente eliminata l'esistenia del*
r aneurisma aortico , o dellTinnominato. Da ultimo accenna alla forma
asmatica o motoria. In essa r infermo dopo uno sforzo o successiva-
mente al pasto, ò di botto colpito da un senso angoscioso airepigastrlo»
e contemporaneamente da angustia indefinibile respiratoria che lo ob-
bliga ad incomplete e rapide respirazioni, accompagnate da frequenza
ed irregolarità del ritmo cardiaco.
Come un segno della natura sintomatica della malattia ritiene il sue-
cedersi degli accessi a brevi intervalli e con poca intensità in modo che
l'infermo resta come permanentemente molestato da una serie di pa-
rossismi incompleti ed abortivi. Non assegna limiti per la durata totale
del morbo, la quale, secondo lui, ò indipendente dalla natura dello stessa»
In riguardo alfesito crede esagerate le spaventevoli statistiche fatta da
vecchi scrittori. Da 85 casi da lui consultati negli ultimi 10 anni e dalle
proprie osservazioni ò condotto ad asserire che la stenocardia per sè^
e prescindendo dall' eventuale vizio organico che la sostiene, in baoa
:s
BIBLIOGRAFIA — CARDARELLI 519
Bnmero dei casi guarisce. Dalla sua pratica ò portato alle seguenti con*
siderazioni prognostiche : la stenocardia nei giovani, nelle isteriche, mas-
sime se provocata da emozioni morali gravi, e senza che si riscontri
'^ alcuna affezione cardiaca merita prognosi lieve ; per l' opposto quella
'^' che si ha nell'età avanzata, in individui non nervosi, e che sorge re-
'^ pentinameiìte e per cause leggere, per quanto non si notino segni rife-
ribili al cuore od ai vasi maggiori, richiede prognosi, se non grave,
'^' almeno sempre riservata. La gravezza della malattia più che dalle ir-
' radiazioni dolorose la desume dalle modificazioni che durante Taccesso
' si avverano nella funzione cuore, del e dal senso di ^angoscia precor-
diale.
' Insiste sulla cura preventiva, invitando il pratico a tener conto ao-
' curatamente delle cause, per quanto in apparenza futili, che nei sin-
goli casi possono eccitare l'accesso anginoso. Più che nei mezzi farma-
ceutici fa assegnamento sulle norme igieniche^ sottoponendo V infermo
al riposo assoluto, ad una dieta rigorosa e preferibilmente lattea, ed
allontanandolo da qualsiasi eccitamento morale o venere^. Nei casi
in cui potè vasi sospettare la nevrite, ritrasse vantaggi della cura anti-
flogistica per x&ezzo di sanguisugi, coi cataplasmi tiepidi, e vesci-
canti. Raccomanda moltissimo le iniezioni ipodermiche di morfina sia
contro Taccesso già in atto, che come mezzo per prevenirlo. Non divide
le idee del Peter circa i) pericolo che può derivare dall' idroterapia ed
anzi, se esita'ad usarla quando esistano vizii aortici, volentieri vi ricorre
ogni qualvolta si tratti di sternocardia puramente nervosa in soggetti
isterici, clorotioi, ed esauriti. Raccomanda la corrente galvanica come
più efficace e meno pericolosa della faradica.
Pàlpito nervoso. — Fa consistere questa forma morbosa neiraumento
di frequenza e celerità delle sistoli cardiache, dipendenti da modificata
innervazione del cuore, escludendo cosi le diverse modificazioni funzio-
nali che avvengono in conseguenza di ostacoli circolatori periferici. Af-
ferma che il palpito che si nota nei vizii cardiaci può, per quanto ra-
ramente, essere indipendente da questi e puramente nervoso; e come
tale interpreta quel cardiopalmo ricorrente che talvolta si presenta
nei cardiaci e che prontamente si dissipa tostochè siasi riordinata V a«
zlone del cuore. Accenna alla possibilità di un palpito da eccitamento
diretto sui nervi cardiaci, nei vizii e nelle dilataizioni aneurismatiche
deiraorta. Fra le cause ricorda l'epilessia e la corea le quali, indipen-
dentemente dalla frequenza degli accessi convulsivi, e da alterazioni
cardiache secondarie , possono dar luogo al palpito nervoso , il quale
in alcuni casi fu visto dall' Autore precedere P accesso sotto forma di
aura epilettica. Nelle forme riflesse del cardiopalmo menziona Tinfluenza
delio stomaco, delPintestino, dell'utero e suoi annessi, della vescica uri*
naria e dell'uretra. Fra le malattie dello stomaco qtlella più atta a dar
luogo a questa forma morbosa ò la dispepsia la quale agisce in diversi
modi, 0 per l'anemia secondaria alla diffettosa assimilazione, o per mezzo
$20 BIBLiOORAFIA. — CARDARELLI
della gastralgia, od in modo meccanico per la dilatazione soT^rchia che
Porgano sabisce sotto Tatto digestivo, o per anomala stimolazione sui
nervi dello stomaco. Delle affezioni, uterine le metriti e ricorda special-
mente le catarrali le quali, oltreochò in modo riflesso, agiscono debilitando
Torganismo colle perdite leucorroiche, le deviazioni, le stenosi dei canale
cervicale, i disturbi menstrnali. La gravidanza può pure già nei primi
mesi sostenere il palpito nervoso; delle malattie della vescica e del*
l'uretra, valgono a produrlo preferibilmente quelle che rendono difficile
e dolorosa la emissione deirurina, come la cistite del collo, gli stringi-
menti uretrali, la prostatite blennorragica. Delle affezioni addominali,
la colica epatica e nefritica possono essere occasionali del palpito, che
in molti casi persiste anche dopo cessato Taccesso doloroso. Agiscono
pure turbando Tinnervazione del cuore il the, il caffo ed il tabacco. La
gotta ed il reumatismo possono, indipendentemente da lesioni organiche
del cuore , dar luogo al palpito nervoso , e P Autore lo trovò pareo*
Ghie volte in giovani predisposti alla gotta per eredità. Fra le cause
che operano sui centri di innervazione cardiaca, o direttamente sul
plessi e sui nervi del cuore, stanno le malattie del midollo spinale e spe-
cialmente della porzione bulbare, e le lesioni che il vago ed il simpa*
ileo possono subire lungo il loro decorso; in proposito accenna ad un suo
caso in cui il palpito non p oteva che attribuirsi ad una probabile ade-
nopatia peribronchiale.
Quanto alla patogenesi l'Autore conclude: 1.® Il cardiopalmo che va
riguardato come una forma morbosa unica, comprende in sé due diffe*
renti modificazioni della innervazione cardiaca; 2.° probabilmente sono
da riferirsi a paralisi del vago quelle forme in cai si ha l'estrema fre-
quenza nel ritmo con diminuzione di forza del cuore, ed in cui non si
hanno accessi contemplabili, ma T alterazione ritmica é permanente;
potrebbero ritenersi come irritazioni del simpatico i casi di mediocre
aumento di frequenza, con poca o nessuna modificazione della forza dei
cuore, e che ricorrono ad accessi.
Come sintomi principali della malattìa segna le modificazioni di ritmo
e di forza del cuore, e la sensazione di palpito. Il ritmo comunemente
regolare anche nei gradi di massima frequenza dei battiti , può farsi
irregolare , fino a presentare vere intermittenze , e ciò specialmente »
negli intervalli degli accessi, o subito dopo la tregua di un parossismo
nervoso. Rispetto alla frequenza, trovò nella sua pratica cbe nei casi,
^ sono i più ordinari, in cui Taumento di essa ò mediocre (100, 120) e
a forza delie contrazioni cardiache perciò aumentata, il palpito ricorre
ad accessi, lasciando intervalli liberi; mentre nei casi di frequenza
estrema (150, 200) in cui la forza ò minorata, gli accessi non sono ben
distinti, e mancano gli intervalli di calma. D'ordinario la forza delle
contrazioni è più debole, e se in alcuni casi essa ò in realtà anmen*
tata, in altri lo ò solo apparentemente; e qui T Autore aggiunge che
spesse volte ha potuto fissare un disaccordo tra l'impulso cardiaco
BIBLI0aBÀ.7XA — CARDARELLI 521
rinvigorito, ed il polso arterioso alquanto più debole, e crede di po-
ter attribnire questo fatto , frequente nelle isteriche ed in coincidenza
con altri disturbi vaso -moto ri, ad uno spasmo delle arterie periferi-
che ohe sì associa air eccitamento ipercinetico del cuore. Il senso
snbbiettivo del cardiopalmo non sempre corrispondente al grado del-
IMpercinesi cardiaca, è dair Autore ritenuto in parte come effetto di
un esaltamento dei ner^l sensitivi del cuore, ed in parte dipendente
del senso di stanchezza che il muscolo cardiaco risente dopo un la-
voro eccessivo e sproporzionato alla sua attività nutritiva. Relativa*
mente ai dati obbiettivi crede che pel semplice cardiopalmo possano
avverarsi alterazioni organiche transitorie, e che i rumori sistolici alla
punta e Taumento dell' area cardiaca siano dovuti rispettivamente ad
insufdcienza funzionale della mitrale e tricuspidale, e a dilatazione spe-
cialmente del cuore destro. LUm potenza dei muscoli papillari dipende-
rebbe, oltrecchò dal concitato moto cardiaco, della loro flaccidezza e stan-
chezza; mentre il consecutivo turbamento nel circolo intracardiaoo e la
flaccidezza ,del miocardio spiegherebbe la dilatazione delle sue cavità*
Nota come per Tesagerarsi dei disordini .funzionali possa il palpito as-
sumere le parvenze di una grave cardiopatia, il che avviene di osser-
vare in quei casi in cui l'estrema frequenza del ritmo non si presenta
sotto forma di accessi , ma continua. Nel giudizio diagnostico racco-
manda al pratico di esaminare sempre col massimo rigore il cuore onde
escludere quelle alterazioni che possono simulare la malattia, e"fra que-
ste ricorda la stenosi mitrale, e certe forme di pericardite secca. Come
criterio differenziale del palpito che si accompagna ad insufdcenza fun-
zionale e ad aumento dell'area cardiaca, oltrechà alla variabilità e fu-
gacità dei sintomi plessici ed acustici, dà molto valore alla coesistenza
di un rumore sistolico nel posto della mitrale e della tricuspidale,
al polso venoso più o meno manifesto nelle giugulari; il quale, secondo
r Autore, ò facile a trovarsi nelle clorotiche come manifestazione della
insufldcienza funzionale della valvola tricuspidale.
Nella cura raccomanda Telettroterapia ed in special modo Tidrotera-
pia, che trovò efficacissima in quelle forme di cardiopalmo, che non sono
congiunte a grande eretismo nervoso e nelle quali è ragionevole il pen-
sare ad un prevalente stato paralitico.
Irritazione del vago. — L* Autore alio scopo di meglio illustrare il
quadro di questa forma morbosa espone e cpmmenta alcuni casi clinici
' da lui e da altri osservati, e dai quali risultano le molteplici manife-
stazioni riferibili airirritazione del vago che si ebbero in diverse alte-
razioni cerebrali, e spinali e soprattutto del midollo allungato, nonchò
in lesioni periferiche del decimo.
Segna fra le cause predisponenti Tetà senile, nella quale il pneumo-
gastrico può venire irritato o nelle sue espansioni terminali, o lungo
il suo decorso, od anche nelle sue origini centrali, secondariamente ad
alterazioni provocate dall'ateromasia neiPaorta, nelle coronarie, nelle
$22 BIBLIOaBAFIA — CABDÀRELLI
arterie carotidee e cerebrali. Distinse le cause determinanti in centrallt
periferiche, riflesse, organiclie ed inorganiche. Fra le prime comprende
le diverse affezioni cerebrali e specialmente quelle che interessano il
midollo allungato. Oltre al fatto comune ad osservarsi del ralienta^»
mento del polso in rapporto con iperemie ed emorragie del cervello,
r Autore riferendosi ai casi da lui desòritti, fissa rattenzione sul polso
lento cbe talora improvvisamente si manifesta in individui vecchi, spesso
non accompagnato cbe da lievi e fttgaci manifestazioni cerebrali, e ohe
da solo può indicarci l'esistenza di processi cerebrali e bulbari in ispe-
eie. Considera come centrale le forme di irritazione del vago che nelle
storie da lui riferite sf associarono ad attacchi sincopali ed epiletti-
formi, i quali ultimi come il polso lento sono deir Autore subordinati
a lesioni bulbari. Soggiunge però che la forma epilettica che va unita
al polso lento non ò sempre indizio di affezione centrale, poicbd in pa«
recchi casi si ò ottenuta Tepilessia associata al polso lento permanente
offendendo il vago lungo il suo decorso mediante la compressione di
questo cervo nel collo. Le lesioni della porzione cervicale del mldoWo
possono ugualmente produrre la presente forma morbosa, ed a con-
ferma di ciò r Autore cita fifa gli altri T autorità di Charcot, il q^uale
notò la lentezza del polso nelle lesioni traumatiche e nei morbi irri-
tativi di questa parte del midollo spinale. Fra le cause periferiche ac-
cenna alle lesioni del vago nel collo e nel torace, richiamando in modo
speciale Tattenzione sulle alterazioni carotidee, pei rapporti anatomici
che esistono fra questi vasi ed il pneumo-gastrico. Per ciò che spetta
alle cause che agiscono per via riflessa, TAutore si riferisce agli impor-
tanti lavori del Franch e di altri, dai quali risulta che razione riflessa
moderatrice del vago sul cuore può essere suscitata col mezzo di ec-
citazioni sensitive non solo sulle ramificazioni terminali del decimo, ma
anche nel territorio di nervi più o meno lontani deirasse cerebro-spi-
nale, e nello stesso sisiema gangliare. Oltreché da emozioni morali FAu-
tore ammette che razione riflessa moderatrice può partire dal cuore
stesso per eccitazione de* suol nervi sensitivi e ritornare sullo stesso
organo pel vago, determinando il rallentamento del ritmo del cuora e
persino il suo arresto in diastole.
Prima di tracciare la sintomatologia di questa forma clinica, V Au-
tore trova opportuno il premettere i risultati da lui ottenuti colla ir-
ritazione sperimentale del vago nell'uomo, i quali si accordano perfet-
tamente colle osservazioni institnìte in proposito da altri scrittori. Ba-
cone i punti principali.
€ Gli effetti della pressione riescono più sicuri e completi premendo
col polpastrello del pollice nel bordo intemo dello sterno-cleldo-mastoi-
deo, airaltezza del bordo superiore del tiroide.
Il fenomeno del rallentamento cardiaco si avvera prevalentemente
premendo sul lato destro, ed una tale differenza di grado forse deriva
dalla prevalente influenza che il vago destro ha sui cuore.
BIBLroaRAFlA — CARDABBLLI 523
B fenomeno non si avvera in tutti gli individui — ò più facile ad
aversi in coloro die presentano disturbi cerebrali specialmente riferibili
alle parti posteriori del cervello ed al midollo allungato^ in vecchi, ne-
gli esauriti ed anemici,
L'efiPetto primo delia pressione non è sempre il rallentamento ritmico,
il quale anche nello stesso individuo può essere in altre prove prece-
duto dall'arresto del cuore.
Quanto più istantanea e forteto la pressione, tanto più prolungata ò
la fermata del cuore.
Se dopo una pressione che ha fermato il cuore, se ne pratica, fra
pochi secondi un altra, questa, ''per quanto forte, il più delle volte non.
fa ohe rallentare appena le pulsazioni.
Il rallentamento ò talvolta minimo e tar altra significantissimo, ed i
battiti cardiaci possono scendere Ano alla metà od al terzo del loro
numero ordinario — la durata della sospensione può corrispondere a
2 0 più secondi e la più lunga' ottenuta daìrAutore fu di 7**.
Le pulsazioni arteriose non solo si fanno più rare ma diventano
più ampie e più celeri, e contemporaneamente si ha un abbassamento
nella tensione arteriosa. Ci ò per conseguenza tin polso che l'Autore
chiama proprio deirirritazione del vago e che è raro^ ampio, celere. ^
Gli effetti della compressione durano variamente a seconda della du-
rata ed intensità della pressione e della disposizione individuale. Al-
rirritazione transitoria dei nervo segue la paresi per esaurimento dello
stesso. Ed infatti scemando gli effetti della pressione le pulsazioni si
fàuno meno rare, ampie e celeri ed in ultimo fluiscono coir essere più
frequenti e meno ampie di quanto erano prima della pressione — e
così pure si modifica la tensione arteriosa.
Quando la sospensione ò abbastanza lunga si ha con una certa co-
stanza, che il primo battito del cuore nel riprendere questo la sua azione
d irregolare — la ascoltazione fk sentire quattro toni che si precedono
rapidamente e con un ritmo speciale, e questo fatto deriva dair avve-
rarsi due sistoli ventricolari di diversa forza con brevissimo intervallo.
Si ha perciò un bigeminismo cardiaco che si rivela allo sfigmografo
ogniqualvolta la sistola successiva alla lunga fermata del cuore non ò
abbastanza forte per liberare i ventricoli dalla copia eccessiva di san-
gue affluitovi nella prolungata aspirazione diastolioa. Il rallentamento
del polso in parecchi individui non dà luogo ad alcun disturbo, mentre
ad altri provoca sensazioni più o tneno penose, od anche deliquio e
sincope.
Il primo fatto col quale clinicamente si rivela Tirritazione del vago
è la diminuita frequenza del ritmo cardiaco. La rarità del polso non
fta mal rimarcata dair Autore al di là di 18 pulsazioni al minuto, ed
anche qnesto fu in modo transitorio ed in condizioni speciali. Torna
assai interessante il rapporto notato dal Cardarelli tra il rallenta-
mento massimo del polso e suooessive o precedenti forme convnl-
624 BIBLIOaRiLFIA. — OÀRDARBLLI
8ive. Barante Taccesso razione cardiaca può aumentare di frequenza,
od al contrario Bospendersi, ed indipendentemente da qualsiasi causa
il polso può da un momento airaltro acquistare una notevole e relativa
frequenza in relazione al yicendeTole alternarsi dello stato irritativo
coiresaurimento del vago. Oltre a queste diverse modificazioni nella*fre-
quenza del polso, TAutore ha potuto talvolta avvertire transitoriamente
anche una irregolarità dello Stesso rilevabile allo sfigmografo e colla
ascoltazione» e che consiste nel polso bigemino. Questo indicherebbe ^
secondo il Cardarelli , T incapacità del ventricolo a svuotarsi in un
solo atto sistolico, o perchò la dilatazione diastolica ò stata ecces-
siva, o perchò la forza del muscolo cardiaco ò poco valida, e sarebbe
per conseguenza un indizio di maggiore gravezza della malattia. Il
polso oltreché raro, si presenta forte, ampio e celere e quasi coi ca-
ratteri dello scoccante. Dei toni cardiaci il sistolico é brevissimo, ma
non sempre forte ^ il tono diastolico sìdV aorta quasi sempre è debole^
ed in qualche caso lo si avverte appena. Quando si ha il polso bfgemino
i toni si succedono con quel ritmo speciale già descritto e distinto ool
nome di bigeminismo cardiaco. Considerando i diversi fenomeni che
sono propri di questa forma clinica, 1* Autore si dichiara propenso a
riconoscere VattMtà della diastole cardiaca, ed a ritenere che nella
irritazione del vago, anzichò di una paralisi del cuore, si tratti di una
sua forzata ed esagerata dilatazione diastolica.
Ammesso il rallentamento ritmico del cuore come effetto di una pro-
lungata diastole risulta più facile V interpretazione dei vari fenomeirì.
morbosi. Infatti l'abbassarsi della tensione arteriosa non sarebbe altro
ohe Teffetto della diastole protratta la quale favorirebbe un più completo
svuotamento delle vene nel cuore. Per la minore tensione arteriosa, il
polso, come lo ha dimostrato il Marrey, deve sembrare più forte, ed
una tale forza, che in realtà risponde ad una maggiore ampiezza, sarà
aumentata dall' ondata più grande di sangue che in ogni sistole vien
spinta neirarteria dopo da una diastole prolungata. E qui ^Autore fa
notare che questo fatto non infirma punto le risultanze fisiologiche ot-
tenute dal Arloing e dal Tripier, secondo le quali col passaggio della
corrente nel vago le pulsazioni arteriose molto ampie corrispondono a
sistoli cardiache meno forti dell' ordinarlo, inquantoehò col scemarsi
della tensione vasaio il ventricolo sinistro, onde spingere il sangue af-
fluitovi in maggior copia, abbisogna di minor forza per sollevare le val-
vole arteriose sottoposte a minor pressione.
In vista di ciò TAutore denota una tale modificazione sfigmjca col
nome di polso forte paradossale. La celerità del polso trova finalmeate
la sua ragione nel rapido deprimersi della tensione arteriosa addizionale
che ha luogo per il facilitato svuotamento dei capillari che consegue
alla diminuita tensione venosa, attesa la protratta aspirazione diasto*
lica. Coll'alterarsi dell' attività e della nutrizione del miocardio, man-
cando un tale compenso agli effetti oircolatari dell'irritazione del vago,
BIBLIO&RAPIÀ ' — CARDAKBLLI 525
ne deriyano in un coli* irregolarità del ritmo, altri fatti che sono
propri dell'ipersistolia e della dilatazione cardiaca. Ricorda fra i feno-
meni che possono aversi nell'irritazione del vago, la tosse spastica^
lo spasmo glottideo, la disfagia, il vomito e le più importanti forme
sincopali ed epilettiche. Interpreta le prime come espressione di ane-
mia bolbare, e crede olie repilessia possa anche ritenersi come un fatto
riflesso e provocato direttamente dair irritazione del vago.
Da un raffronto che TAutore instituisce fra i vari fenomeni dell'irri»
tazione patologica del vago e quelli ottenuti colla compressione dello
stesso nel collo, o con razione della digitale risulta: < a) tanto nella
< irritazione sperimentale che morbosa i fenomeni di irritazione del
< vago possono essere limitati soltanto alla sua porzione cardiaca, quan-
« tunque la eccitazione cade suir intero tronco nervoso ; b) le manife-
<, stazioni più frequenti ad osservarsi assieme al rallentamento del polso
« sono le forme sincopali ed epilettiche; e) gli effetti della compressione
€ sul vago si hanno con straordinaria preponderanza nei vecchi, 1 quali
« pure danno la massima parte dei casi di polso lento ; d) un perfetto
€ rapporto esiste tra 11 polso deirirritazione sperimentale e quello della
r patologica; e) le modificazioni del polso indotto dall'uso della digitale
« per la quale è dimostrata un'azione eccitante sul decimo, concordano
€ pienamente con quella che si notano nella irritazione del vago car-
« diaco. >
Il decorso della malattia si può dire contimo per quanto il polso
lento permanente^ presenti in realtà a brevi intervalli delle oscillazioni
di maggiore a minore frequenza, di regolarità ed irregolarità, deno-
tanti la tregua neirirritazlone del nervo, o 1' esaurimento dello stesso.
Talvolta il morbo può presentare degli accessi più o meno tumultuari,
durante i quali, colla massima rarità del polso, si nota un aggrava-
mento generale della malattia. La durata può anche essere breve ed
aversi entro pochi giorni la guarigione o l'esito letale sotto uno degli
accessi. Molte volte dura a lungo senza che si abbiano altri fatti, tranne
il semplice rallentamento del polso. La morte può avvenire istantanea
per sincope o per graduato sfinimento del miocardio.
Asserisce il Cardarelli che la diagnosi di questa forma morbosa ò più
facile quando insieme alle modificazioni del ritmo cardiaco siano in atto
altre manifestazioni riferibili ai vago, quali lo spasmo glottideo, Ilvo-,
miito, ecc. Ugualmente pensa per quei casi nei quali coesistano forme
epilettriche, od in cui Talterazlone ritmica è in rapporto con cause che
possono aver agito sul vago, come affezioni del cervello, del midollo
allungato, traumi e tumori nel collo, nel torace, ecc. Trova difficile
Invece il riconoscerla in quelle forme di rallentamento cardiaco che
decorrono senza altri fenomeni e che si sono svolte senza note cagioni/
Afferma che l'irritazione del vago entra come elemento causale, oltreccbò
neirazione della digitale, anche nelle forme di rallentamento del polso
che si osservano nell' itterizia e nel puerperio. Nella prima, anzichò
.<
r <.
t
526 BIBUOaRAFU — CARDAEBLLI
all'azione degli acidi biliari sai nervi del oaore, crede più razionale il
snbordinare la rarità del polso ad an eccitamento riflesso del vago prò-
Tocato dalla irritazione che le sue fibre terminali risentano nel fegato,
in consegaenza della stasi biliare; e nello stato paerperale ritiene clie
r aumento rapido della tensione arteriosa cbe ne deriva, agisca stimo-
lando il vago come nervo sensoriale e determinando nel medesimo una
eccitazione che trasmessa al centro^ eccita un'azione moderatrice riflessa
sui nervo istesso.
Nella cura raccomanda sopratutto di aver di mira Telemento etiologioo
e la rigorosa osservanza dei precetti igienici e dietetici. Quanto alla
indicazione nosologica crede che possa giovare l'atropina, e consiglia
di usarla preferibilmente per iniezione epidermica e nella dose progres-
siva di 1 a S milligrammi.
Paràlisi del vago, — Oltre alle cause già menzionate per il palpito
nervoso e per Tirritazione del vago, valgono a produrre particolarmente
questa forma morbosa, alcune lesioni del vago lungo il suo decorso
nel collo e nel torace , occasionate da tumori , o da alterazioni trau-
matiche, 0 da affezioni proprie del nervo. La paralisi del vago può an-
che avverarsi nel corso di malattie acute febbrili ed ò sopratutto fre«
quente nei morbi infettivi e specialmente nella difterite. UAutore crede
che quella maggior frequenza del polso che talora si nota in tali af-
fezioni, in nessun rapporto colla elevazione della temperatura, in corso
avanzato della malattia, e senza che siasi notato un progressivo deprì-
mersi dell'attività cardiaca, anziché a processi degenerativi del mio-
cardio, sia più giusto di subordinarla a turbata innervazione del cuora
È rat*o cbe la paralisi del vago si riveli con fenomeni riferibili alla sola
porzione cardiaca del nervo; più frequentemente di quello che avvenga
nell'irritazione, nella paralisi insieme all' alterazione del ritmo si asso-
ciano altri fatlA più o meno rilevanti da parte di altre funzioni riferibili
per lo più alla respirazione, alla fonazione ed alla digestione. La ma-
lattia può assumere una forma parossistica ed un' altra UfUa, Nella
prima si ha il quadro di un accesso violento di palpito nervoso, ac-
compagnato o meno da abnorme frequenza e profondità degli atti re-
spiratori, da sibili e rantoli alla base del torace insieme a tosse secca
susseguita da espettorati mucosi e talora sanguinolenti. Unitamente
a questi fenomeni si notano in taluni casi dolori più o meno vivi al-
Tepigastrio, invito al vomito, costrizione alla gola, e protraendosi a
lungo il parosismo perfino tumefazione iperemica del fegato, ed alba*
mlnurla. La durata di questo accesso imponente può essere breyOi o
protrarsi a lungo e fino a 48 ore. Gli Intervalli di calma sono propor-
zionati alla causa che sostiene la paralisi del vago, ed alia frequenza
e durata del parossismi. L'Autore nota che non sempre ò possibile de-
durre delia frequenza degli accessi la natura organica o nevropatiea
della malattia. Nella forma leata i sintomi si svolgono gradatamente»
per cui nei casi lievi le sofferenze non sono tali di còstriagere I* in-
BIBLIOaBÀFIA — CARDARELLI 627
fermo ad un riposo assoluto. Il sintomo predominante è la frequenza
del ritmo cardiaco; il polso ò piccolo, debole e bassoi e non ostante
la sua frequenza, che da 120 può salire nel casi estremi fino a 208 pul-
sazioni al minuto, si conserva regolare. Alla punta del cuore si ha tal-
volta un soffio sistolico dolce, che più spesso ha un massimo d'intensità
sulla tricuspidale, e che si accompagna in quesVoltimo caso ad un polso
nella giugulare specialmente visibile a destra^ Le modificazioni che av-
vengono nella respirazione non sempre sono esclusivamente devolute
alla paralisi del vago, ma spesse volte sono subordinate alle cause
stesse che danno luogo alla paralisi, oltreochò a disturbi nel piccolo
circolo secondari alPalterazione cardiaca. Da ciò deriva il disaccordo
che talora esìste tra le osservazioni cliniche e le ricerche fisiologiche.
Il vomito, le vertigini , le sincopi sono fenomeni ohe raramente si no-
tano in questa forma morbosa, e derivano dall' offesa del vago [ed in
parte dal difetto di irrigazione cerebrale. Circa V interpretazione delle
diverse modificazioni circolatorie e del polso, PAutore crede che tutte
dipendano dall* incompleta aspirazione diastolica. Gli effetti di questo
stato di ipo-diastoJia f dapprincipio lievi perchò compensati delPau-
ipento numerico degli atti cardiaci, possono più tardi rivelarsi con fe-
nomeni di stasi generale, quali si notano negli ultimi stadii delle car-
diopatie organiche. La malattia decorre ordinariamente in modo lento,
presentando di tanto in tanto degli accessi più o meno tumultuari,
sotto i quali si esacerbano notevolmente le sofferenze delP infermo.
L'esito può essere la guarigione completa con maggiore o minore
tendenza alla ricaduta. La morte in singoli casi avviene o per stan-
chezza, 0 per degenerazione del miocardio, o per complicazioni dipen-
denti dalia stessa causa che ha prodotta la paralisi del vago. Eccet-
tuati i casi rarissimi in cui la forma morbosa ò data da lesioni distrut-
tive 0 bilaterali del nervo, TAntore ha sempre ottenuto una notevolis-
sima riduzione nella frequenza del ritmo mediante la compressione del
vago al collo. Questo dato avrebbe per lui un grande valore per la dia-
gnosi del palpito paralitico, poichò un tale rallentamento lo si avrebbe
solo in grado brevissimo nei casi di palpito da irritazione del simpa-
tico cardiaco. Nella cura oltre ai rimedj cardiocinetici in genere,
TAutore raccomanda in modo speciale Fuso della digitale , e dell' elet-
troterapia. Soggiunge che nei casi in cui la paralisi ò inorganica e spe-
cialmente quando si abbiano accessi più o meno violenti e tumultuari,
i quali esigono un pronto soccorso, torna di somma utilità la eccitazione
meccanica del vago nel oollo.
Aritmia nervosa. — Per quanto questa non esprima altro che una
irritazione od una paralisi del vago o del simpatico, TAutore trova ne-
cessario di parlarne separatamente, e di riguardarla come un'entità no-
sografica distinta. Sotto un tal nome comprende anche V intermittenza
cardiaca, ritenendo inesatto e contrarlo all' osservazione clinica ed al-
l'esperienza fisiologica la distinzione che si ò voluto fare da diversi
528 BIBLIOGRAFIA — CAEDARBLLI
scrittori tra IMatermittenza e T aritmia nervosa. Nella forma di arit-
mia chiamata atipica il ritmo cardiaco presenta il inasBimo disordine.
Dai tracciati sflgmograflci riportati risolta per che per qnanto grande
possa essere 11 disordine del ritmo , sempre vi esiste qualche cosa di
regolare, e T Autore crede che una certa periodicità nel ritomo di
pulsazioni normali si potrebhe meglio riconoscere qualora si raccoglies-
sero curve molto lunghe. Ciò dimostrerebbe secondo il Cardarelli la ve-
rità della legge : che il ritmo cardiaco ha una tendenza alla uniformità.
Riferibili alla seconda forma detta bigemina o bigeminismo carcUaeo^
presenta altre curve importantissime, dalle quali si rileva che tutte le
linee ascendenti sono superiormente allo stesso livello, che ò quello del
polso normale, e che il limite inferiore ò diverso; che la prima linea
ascendente del polso bigemino comincia allo stesso livello di quello
normale, e la seconda alla metà circa dell'altezza; ciò dimostrerebbe
che Tonda sanguigna delia prima sistole ò uguale a quella che dà, la
sistole regolare, e che quella della seconda ò meao delia metà. La dia-
stole precedente il bigemlnismo ò più protratta dalle altre. Talvolta \e
differenze fra le due sistoli conjugate ò pochissima, in altri casi la de-
bolezza della seconda sistole ò tale da potersi riguardare come abor-
tiva, e da essere il bigeminismo soltanto rilevabile airascoltazione del
cuore e non coiresame del polso»
Talora corrispondentemente al bigeminismo sentito coU'ascoltazione al
ha il prolungamento delle linee diastoliche delle arterie , cioò il polso
raro. L'Autore considera come una varietà del bigemino il ritmo al*
fernante^ in cui la seconda sistole ò separata dalla sistole forte successive
da una pausa più breve da quella che la separa dalle sistole forte pre-
cedente. Nell'aritmia distinta col nome di ineguaglianza ritmica sue*
eessiva^ la frequenza ed in parte anche la forza delle sistoli cardiache^
varia da un momento air altro , ma con una successione regolare. La
I^ù importante delle forme aritmiche ò la intermittenza cardiaca. Il
Cardarelli non accetta la differenza fatta dal Laénec delle vere e false
intermittenze, la quale se vale relativamente al polso arterioso , noa
regge pel cuore in cui non ò ammissibile che una intermittenza vera ,
quella cioò che corrisponde alla sospensione completa di una o più si-
stoli, mentre quella che dicesi falsa ò da considerarsi come una forma
molto analoga a quella del bigeminismo cardiaco. Questa forma molto
rara ad osservarsi nella clinica, e che si può ottenere colla compres -
sione del vago al collo , ò daU* Autore considerata come un effetto di
una irritazione forte e transitoria di questo nervo , la quale darebbe
luogo col prolungamento della diastole all' intermittenza delia sistole
successiva* Perciò, secondo lui, la vera intermittenza cardiaca non rap«
presenta che una diastole più o meno prolungata. La medesima pu(>
aversi tanto con un ritmo nel resto regolare , quanto in mezzo ad una
aritmia più o meno disordinata. Nella intermittenza, più frequentemente
che in altre forme di aritmia» si pub avere un tipo più o meno reg&
BIBLIOGRAFIA — CARDARELLI 529
lare e periodico. Fra le cause che portano modifloazionl neir aritmia
TAatore ricorda in modo speciale la digestione , le emozioni modali ,
Veeci fazione meccanica del vago nel collo ^ e la digitale. Fra sintomi
snbbiettiyi nota che specialmente neirintermlttenza puramente nervosa»
rinfermo accusa in coincidenza con questa una sensazione di sussulto
cardiaco, la quale ò di più avvertita allorquando T intermittenza si ri-
pete ad intervalli lontani. I disturbi circolatorii dapprincipio lievi, ovt
anche mancanti, col protrarsi del disordine cardiaco aumentano, e
possono dar luogo alle forme più gravi dì asistolia; e qualora si con-
siderino le modificazioni che avvengono nella circolazione intracar-
diaca in conseguenza deir aritmia , non ò possibile il negare che pos-
sono derivarne vizii di cuore e specialmente la sua dilatazione. Il
bigeminismo, che insieme alle altre forme di aritmia pub avverarsi
nel corso di malattie cerebrali , e della porzione cervicale del mi lollo,
non ha per TAutore quella frequenza e tanto meno quel valore progno-
stico grave che gli si vuol attribuire specialmente dal Traube. Fra la
altre cause più frequenti ed importanti delP aritmia nervosa ricorda i
disturbi gastrici, gli ostacoli nella circolazione generale, e la stanchezisa
cardiaca; da ultimo riferendosi ad osservazioni proprie ed ai risultati
fisiopatologie! ottenuti dal Knoll, dair Heidenhain e dal Troquart con-
creta in riguardo alla patogenesi dell'aritmia che questa, e segnatamente
la sua forma bigemina, si manifesta nelle condizioni segtienti : per le
irritazioni dei nervi periferici o del midollo allungato, che determinano
un aumento notevole nella pressione sanguigna ; per spasmo vasaio ;
per azione della digitale e del cloralio e da ultimo per 1* irritazione
sperimentale o patologica del vago. In ciascuna di queste circostanze
TAutore crede che il vero punto di partenza deir aritmia cardiaca sia
l'irritazione del vago. Indipendentemente da questa ammette che Tarit-
mia possa avverarsi per un fatto puramente meccanico nel semplice
aumento di tensione arteriosa e nella stanchezza del cuore. La diagnosi
patogenetica ò di difficilissima e non sempre possibile determinazione cli-
nica. In propobito ritiene che la forma bigemina e la intermittente col-
legata ad un ritmo più o meno raro siano senz'altro da subordinarsi ad
irritazione, del vago alla quale ò dovuta pure V aritmia alternante spe-
cialmente quando il ritmo ò raro, e le pulsazioni più alte sono abbastanza
forti ed elevate. Il bigeminismo derivante daU*accresciuta tensione arte-
riosa lo si distingue mediante lo sfigmografo, il quale segna in questo caso
un aumento della tensione vasaio che nel polso bigemino da irritazione
del vago è sempre al disottb del normale. Di grande importanza per la
diagnosi patogenetica deirarltmia ò secondo il Cardarelli, la prova della
pressione del vago al collo. Dalle sue numerose osservazioni risulta che
ci sono aritmie, le quali coirirritazlone dìel vago al collo, o non si mo-
dificano affatto , od anche si esagerano , ed in quest' ultimo caso egli
dice che con molta probabilità l'aritmia dipende da irritazione del vago*
Allorquando invece un tal mezzo basta per riordinare il ritmo cardiaco.
Rivista. 84
530 BIBLIOORAFIA — CARDARBLU
allora ò gioaio il pensare ad an^aritmla sostennta da paralisi del vago.
Da ultimo raccomanda di badare attentamente alle qualità delle canee
che nel caso speciale hanno prodotto Taritmla, nonchò alle modiflcasioni
che la medesima ha sabito dopo 1* oso di alcuni rimedj e specialmente
della digitale e deiratropina.
Distingue la cura in etiologica e patogenica. Nei oasi di aritmia per
aumentata tensione trova indicate le sottrazioni di sangue, e nelle arit-
mie puramente nervose varia il trattamento curativo a seconda della
loro derivazione da. Uno stato paralitico od irritativo del vago. Nelle
forme subordinate ad irritazione di questo nervo , quali la bigemina ,
Taltemante, e rintermittente e nelle quali Tatropina torna efficacissima ,
è al contrario controindicata la digitale» la quale serve invece nei casi
di straordinaria fì*equenza del polso ed in quelle aritmie che sono ac-
compagnate da un polso frequente e basso.
Iper^UtoUa^ sforzo e stanchezza del cuore* — L'Autore fk precedere
allo svolgimento nosogradco e clinico di tali alterazioni fuDsional/ del
cuore un lungo capitolo, nel quale analizza e discute ampiamenle Ve di-
verse cagioni, che ostacolando in vario modo il circolo, valgono a prò*
durre Tipersistolia. Ed a tal riguardo conclude: (pag. 448)«
1.® Se ci sono ostacoli alla circolazione piccola e grande, che elevino
la tensione arteriosa, il cuore ò costretto ad aumentare proporzionata-
mente il suo «lavoro, e questo stato può àvtAipersistoliao sforzo car^
diaoo;
2.^ Questo stato può avverarsi, come per altre cagioni, cosi pure per
sforzi muscolari,
3.® L'aumento del lavoro cardiaco dà luogo, per so solo, a lepionl
organiche e ad alterazioni funzionali del cuore.
4.» Le lesioni organiche più frequenti sono la dilaCasione e Viperero-
fia cardiaca e forse anche la degenerazione adiposa; in secondo luogo
vengono i processi endoarteriali e le lesioni valvolari ; in ultimo luogo
i vizii delle coronarie e gli aneurismi aortici,
5.^ Le modificazioni funzionali sono Vipersistolia o sforzo cardiaco^ e
la stanchezza del miocardio.
6.^ La stanchezza del cuore suole seguire alle lesioni organiche , ma
può anche avverarsi indipendentemente da essci e con la perfetta in*
tegrità delia fibra muscolare.
Prima di tracciare il quadro sintomatico deiriperslstolia osserva che
una esposizione esatta e basata suir osservazione clinica di questo di-
sturbo funzionale non ò facile, sia perchò lorstadio ipersistoiico puro,
non accompagnato da ipertrofia e da dilatazione del cuore , ò breve ,
eia perchè l'infermo raramente si presenta al medico in questa prima
fase dello sforzo cardiaco. Oltre a ciò un tale disturbo non può rive*
larsi agli ordinarj mezzi di osservazione , dei quali il più sicuro , per
hen determinare Taumento del lavoro cardiaco, sarebbe il metodo gra«
fico, la cui applicazione ò ingiustamente trascurata nelle abituali inda-
gini cliniche.
BÌBLIOaRAVIA — CARDABBLLt 531'
Gli effetti deiraamentata tensione arteriosa, in seguito di ostacoli al
oorso del sangue nella grande circolazione, furono studiati dall'Autore
col metodo grafico e determinando una forte compressione sui grossi
tronchi arteriosi. Da numerose ricerche gli risultò comprovato il fatto
già notato da Marey, che il polso in seguito alla aumentata ten-
sione sanguigna nelle arterie si fa più raro, e che meno manifesto ri-
salta allo sfigmografo il dicrotismo. Osserva che in parecchi casi corri-
spondentemente airanmento di tensione, il dicrotismo acquistò una mag-
giore esplicazione, e crede che una tale differenza nei risaltati sflgmlci
abbia la sua ragione nelle diverse condizioni della elasticità arteriosa
e della varia spinta cardiaca. Allorquando Postacelo sta nella piccola
circolazione, e la ipersistolia, dipendente della aumentata tensione neU
r arteria polmonare, si avvera nel ventricolo destro, notasi l'aumento
del secondo tono sulla polmonare, un impulso più o meno notévole
verso la base dello sterno o nella fossa sotto-sternale, il polso arte-
rioso piccolo e debole, e la tensione arteriosa pure indebolita con-
trariamente a ciò che si avvera nella ipersistolia del ventricolo sinistro.
Si avranno perciò le note della debole tensione arteriosa ; polso fre-
quente, dicroto e che presenta d'ordinario le oscillazio/ti respiratorie
in modo notevoUssimo. L'ipersistolia può dar luogo a forme sintoma-
tiche più o meno rilevanti, ed i fenomeni da parte del cuore sono tanto
più spiccati quanto più la modificata tensione vasaio avviene rapida-
mente e senza che il cuore abbia potuto adattarsi ai sopraggiunti ostà-
coli circolatori!. L'angina pectoris vaso-motoria del Nothnagel, è consi-
derata dal Cardarelli, appunto come una forma acutissima di ipersistolia
che sussegue ad un rapido aumento di tensione arteriosa prodotta da
spasmo vasaio più o meno esteso.
Stanchezza cardiaca, — Le sue prime manifestazioni si riferiscono
a disturbi della respirazione, i quali in un primo periodo si presentano
ad accessi che facilmente scompajono col semplice riposo. Questo stato
iniziale della malattia ò dall'Autore chiamato stanchezza cardiaca ri-
corrente. Ool progredire della malattia gli accessi di ansia respiratoria
e di palpito ricorrono a più brevi intervalli e per cause le più lievi,
costringendo Tinfermo ad un assoluto riposo. Questo secondo stadio di-
stinto col nome di stanchezza permanette assume V identico quadro
sintomatico degli ultimi periodi delle cardiopatie organiche. L'area car-
diaca può allora presentare un aumento notevole, massime relativa-
mente al cuore destro ; e non di rado si può avvertire un soffio sisto -
lieo sulla mitrale o come ò più frequente sulla tricuspidale. Un tal ru-
more, dall'Autore Indebitatamente attribuito ad insofdcienza funzionale
delle valvole atrio-ventricolari, deriva, o da impotenza dei muscoli pa-
pillari a sostenere T azione valvolare , o da insufficienza relativa di
quelle stesse valvole per eccessiva dilatazione dei rispettivi orifici. La
comparsa di tali rumori nel decorso protratto della malattia, allor-
quando ò al massimo la debolezza cardiaca , dimostra il loro rapporto
532 BIBLIOGRAFIA - CARDABSLLI
con la defloente forza del miocardio, oppo^tameote a quello che si ba
nei mmori da vlzii organici i quali si fanno meno intensi e cessano ta*^
lora completamente col progressivo indebolirsi deirasione cardiaca*
I fenomeni clinici della stanchezza cardiaca possono manifestarsi .an-
che in nn onore con precedenti alterazioni organiche consecntive alla.
ipersistolia stessa o ad affezioni valvolari. La malattia può passare ad
nna guarigione completa, o dar luogo airesito letale dopo un primo at-
tacco o dopo una o più ricadute. Il reperto anatomico suol essere ne-
gativo.
Nella diagnosi non si confonderà l' ipersistolia senza ipertrofia oar»
diaca col palpito nervoso, per la grande frequenza del ritmo e per la
contemporanea debolezza degli atti cardiaci che si nota in quest'olUma
forma morbosa, quando ò sostenuta da paralisi del vago. L* esame del-
r itto-cardiaco, 1* ascoltazione del toni più o meno intensi, e special-
mente Tanmento notevole del secondo suir aorta, o sulla polmonare a
seconda della sede deir^iperslstolia , la forza del polso nelle radiali, e
nelle carotidi, la poca frequenza od anche la rarità dello stesso, e ao-
prattutto Tesame delle curve sfigmografiche, servono pure a differen-
ziare ripersistolia dal palpito prodotto da eccitazione del simpatico.
Come criteri differenziali per Tipertrofia e la dilatazione del onore che
diconsi semplici, basteranno i segni forniti della percussione e dal palpa-
mento, quali Taumenf 0 dell'area cardiaca, e l'impulso più esteso e ftiori
del normale. Maggiori difficoltà si presentano al clinico nella diagnosi
della stanchezza cardiaca. Spesso infatti torna diCdcilissimo il poter de-
t'^rminare se la forma clinica della asistolia sia semplice effetto della
stanchezza del cuore ovvero dipenda da sue lesioni organiche. Tale in-
certezza avviene allorquando, per circostanze spedali, i fatti obbiettivi
inerenti al cuore sono minimi, o quasi indeterminati, e quando Tanam-
nesl e Tesame dell'infermo non presentano dati abbastanza chiari e sicuri*
E ftra le alterazioni organiche che possono decorrere subdolamente e
fenza rivelarsi all'esame clinico T Autore ricorda alcune stenosi atrio-
ventricolari successive ad endocarditi decorrenti a lungo senza ap-
prezzabili segni obbiettivi, i residui di una pericardite^ le aìteretzioni
aortiche^ le degenerazioni del miocardio^ gli accumuU eccessivi di
gl'asso nel cuore^ e le aUerazioni delle coronarie. Innanzi a tali e tante
difficoltà diagnostiche T Autore invita il pratico a studiare colla mas-
sima accuratézza il caso che ha presente, od a tener conto diligente*
mente di tutto ciò che può valere, ad illnstrarlo. È di gran valore per il
giudizio di stanchezza cardiaca, e di asistolia inorganica la comparsa,
in un periodo avvanzato della malattia, del soffio sistolico alla punta»
0 meglio sulla tricuspidale ed in coincidenza con un semplice riflusso
nelle giugulari, nonchò il ano modo di comportarsi, del tutto opposto
a quello che si ba nei vizU valvolari, in rapporto all' aumento ad alla
diminazione della forza del cuore. Le indicazioni terapeutiche della
ipersistolia e della stanchezza cardiaca si riassumono nel precetto di
ÈIBLIOaEAFIA — gàkdàbellì S38
diminuire le resistenze circolatorie. A tal aopo, oltreché il riposo ed
an rigoroso regime dietetico tornano yantagglosi i blandi purgativi di-
retti a favorire la circolazione addominale, i diuretici, e gli espetto-
ranti nel caso di grande accamalo di secreto nei bronclii. Mentre ri-
serva la paracentesi pei soli casi di eccessiva distensione dell* addome,
l'Autore ricorre invece molto frequentemente alle incisioni larghe e
profonde della cute negli arti edematosi, cLe egli trova di nessun pe-
ricolo e sempre assai vantaggiose onde togliere Tostacelo che in molti
casi gli edemi esercitano sulla circolazione. Ritiene assai incerta e prò-
blematica razione dei rimedi cardio cinetici i quali difficilmente rispon-
dono nella pratica.
Insufficenza funzionale delle valvole. — Per le valvole [sémilunari,
le quali compiono il loro ufficio in un modo puramente meccanico, non
è ammissibile una insufficenza funzionale , fino a quando le medesime
ed i rispetttvi orifici arteriosi sleno normali. Altrettanto non avviene
per le valvole atrio-ventricolari, le quali sono regolate e sostenute nella
loro funzione da potenze attive, per cui ne deriva, che, indipendente-
mente da lesioni materiali, paò avverarsi la loro insufficenza funzionale
per una semplice modificazione della sostanza muscolare del cuore.
Quanto al processo di chiusura delle valvole atrio-ventricolari, T Au-
tore ritiene che il propagarsi della contrazione dagli atrii alle valvole,
merco l'azione associata delle fibre muscolari longitudinali e circolari
che della orecchietta scendono nei segmenti valvolari, opera la chiusura
dell'orificio, che la pressione idrostatica contribuisce a sollevare le la-
mine valvolari, e che i muscoli papillari sono la vera potenza che so-
stiene l'azione valvolare nella valida contrazione dei vantricoli. In base
a questo concetto fisiologico stabilisce una insufficienza funzionale
adinamica^ la più frequente ad osservarsi, ed il cui meccanismo di-
pende dalla debilitata azione cardiaca. Nei casi di disordinata innerva-
zione del cuore ammette che possa avverarsi un disaccordo nelTazione
del singoli fasci muscolari e tale da dar luogo ad un' insufficenza fun^
zionale atossica. La firequenza eccessiva del cuore, rendendo meno com-
plete le sistoli e secondariamente meno energica razione dei muscoli
papillari, può pure essere una facile causa di ìnsufflceuza funzionale.
Da ultimo richiama in modo particolare l'attenzione dei pratici sul modo
di interpretare Tinsufficenza atrio- ventricolare che accompagna la grande
dilatazione del cuore. Asserisce che non sempre l' insufficenza relativa
ò data dalPaliargamento delPorificio, il quale in parecchi casi conser-
vasi di ampiezza normale, malgrado una grande dilatazione del ventri-
coli; in tal caso il soffio sistolico intensamente avvertito in vita sui
foooli^ della mitrale e della tricuspidale, non può essere altrimenti in-
terpretato che subordinando l' insufficenza alla difléttosa funzione dei
muscoli papillari, i quali strettamente uniti, per mezzo di trabecoie mu-
scolari alle pareti dei ventricoli, non possono nei gradi eccessivi di di-
latazione allungarsi al punto da compensare l'allargamento del ventri*
S84 BIBUOGRAPIA — CAraABBLU
colo. Qaesto UMo è più bacile ai osserTarsi nella tricuspidale, atteso ìm^
più debole maaoolatara del cuor destro e la soa maggiore facilità a
dilatarsi. LMoscffioenza delle Taivole semiloBari si avvera solo nel caso
di anmentata ampiesia deirorifloio arterioso , sasse^ente a dilatazione
Tcntrioolare. Ammette come dubbia assai la possibilità di una inaoitt-
cenza delle yalvole arteriose devota ad on loro stato di flacidezsa e di
poca resistenza, e crede che ad una tal causa potrebbero forse attri*
bnirsi quei rumori diastolici manifestissimi» che talvolta transitoria-
mente si avvertono nella clorosi e nella anemia. L' insofdcenza valvo»
lare può pure avvenire per dilatazione della stessa arteria e 1* Aatone
crede che neirallargamento deiroriflcio contribuisca assai più la dila-*
tazione dell'arteria nella sua origine che non quella dei ventricolo. Sog-
giunge che nella chiusura dell* orificio arterioso T avvicinamento dei
margini valvolari avvenendo nel cavo dell'arteria e ad un livello al-
quanto superiore al piano deiroriflcio, ne deriva, che pur restando im*
modificato quesVultimo, se il diametro deirarterla ò aumeatato, gli orli
valvolari potranno essere più o meno tenuti lontani nel momento deWa
chiusura. In tal modo spiega i rumori diastolici che talvolta si sentono
sui punti speciali delPaorta e della polmonare e che si credono dovati ad
insuffioenza delle sigmoidi per processo ad esse propagatosi di endoar-
terite deformante, mentre alFautossia non si trova che la dilatazione del
vaso, essendo normali le valvole e roriflcio corrispondente. A questo
punto l'Autore lamenta la trascuranza colla quale i pratici considerano
rinsufficienza funzionale delle valvole del cuore che egli crede molto tte-
quente ad incontrarsi nella pratica. U palpito nervoso, Tirritazione e le pa-
ralisi del vago, opperò lo stesso morbo di Basedow possono esaere cagione
di ÌDsufficenza valvolare, alla quale ò pure da attribuirsi quel rumore di
soffio sistolico che si avverte alla punta del cuore neir itterizia, e che
insieme al polso raro rappresenta un fenomeno della irritazione del
vago. Asserisce che i rumori anemici od inorganici in molti casi sono
espressione di una vera insuffioenza funzionale, la quale spesso può ac-
compagnarsi ad un notevole grado di dilatazione del cuore. Da altimo
nota cbe inaufficenxe funzionali possono essere consecutìve a lesioni
vaivolari; cosi un rumore sistolico sulla tricuspidale o diastolioo suUa
polmonare può segnare un' insuffioenza funzionale della tricuspide o
delle sigmoidi polmonari, consecutive ad insufficenza organica della mi-
trale, allo stesso modo che un soffio sistolico stdla mitrale può mani-
festarsi neir insufficenza aortica in seguito a dilaUzione o ad indeboli-
mento della muscolatura del ventricolo sinistro. Soggiunge che nella
stenosi o neìV insufficenza della mitrale^ la turgidezza^ il pofso viei-
W?e nelle giugulari, od un rumore sistolico verso l'appendice enHfor^
me opiù in fuori, sogliono essere, prima degli altri fatti, i forieri della
eccessiva disters one e della impotenza del ventricolo destro. (Pag. 499).
LMnsufflcienza funzionale della tricuspide può derivare ààWaumento di
tensione sanguigna nel ventricolo destro, per impedito deflusso delia
BIÉLIOGRAFIA •* CARDARELLI gSb
arteria polmonare e senna notevole dilatazione del ventrieoìo deetro
a qaesta vanno attribuiti qaei rumori che acutamente, ed in modo tran*
sitorio 81 vedono comparire nella tricuspide in pneumoniti con teteso
èdèma f od in bronehiti diffuse^ ed i polet venosi che si hanno in que-
ste malattie ed in altre consimili, senza che si possa dimostrare una
notevole dilatazione della cavità destra del caore. L^ Autore avrer^
tali insufflcenze transitorie prevalentemente nel catarri bronchiali acuti
dififusi, e specialmente nei bambini, aoziohò nelle affezioni croniche, quali
renflsema in cui IMpertrofla compensativa dei muscoli papillari fa in
modo che ad onta della dilatazione, essi valgano a prevenire V insofli-
oenza. Reputa Importante dal punto di vista diagnostico di distin-
guere rinsufflcenza relativa dalla funzionale nella quale il difetto^
anzichò nell*oriticio, risiede nelle valvole stesse sconcertate nella loro
funzione. I segni clinici di queste alterazioni funzionali del cuore sono
gli stessi che si hanno nella insufflcenza organica. In ambedue può
mancare il rumore proprio dell' insufficenza , e ciò avverrà tanto più
nella funzionale, in cui sono anche più làciil l disturbi generali di cir-
eolo, attese le condizioni speciali di debolezza cardiaca iu cui essa si
veriflca. La diagnosi delP insufficenza funzionale della trioìMpide è
facile e si basa sulla conoscenza delle cause capaci di determinarla
noncfaò sulla estrema rarità del vlzll organici del cuor destro. Estre-
mamente rara ò la insufficenza delle sigmoidi la quale ò rivelata
da un rumore dlustolico nel secondo spazio intercostale sinistro , e
che circoscritto più o meno in vicinanza del bordo sternale, non si pro-
paga in basso lungo lo sterno, nò In alto lungo l'aorta. Maggiori difd-
coltà &i presentano nella diagnosi della insufflcenza delia mitrale, la
quale spesso va confusa con i rumori anemici, e col sfregamenti peri-
cardici. Più che al carattere di dolcezza del rumore, T Autore dà im-
portanza alle facili modificazioni di sede, di forza e di carattere che 11
medesimo può subire anche durante una stessa osservazione. Crede im-
possibile una diagnosi differenziale tra IMnsufflcenza relativa ed orga-
nica, e perciò che riguarda la insufflcenza relativa della mitrale ritiene
che nella clorosi, nella anemia ed in tutte quelle cachessie, in cai si ha
nn sofflo sistolico sulla mitrale, ò più giusto il pensare ali* insufficenza
funzionale anzichò alla relativa, perchò non vi si nota mal tanta dila-
tazione del cuore da poter rendere l'orificio insufficente. L' insufficenza
aortica relativa ò più frequente nella pratica di quanto suole credersi,
e V Autore sull* appoggio di molte autopsie asserisce che quei soffi!
ampil non molto aspri che sì sentono sulle sigmoidi e che si propagano
in basso lungo lo sterno, possono essere dipendenti più dalla grande
ampiezza dell'oriflcio che dallo stato delle valvole. Conclude che a lato
dell'insufficenza organica delle valvole , spesso sta un' insufficenza re-
lativa, la qua'e talvolta ò la sola che trovi riscontro alla tavola au.i^
tomica.
Dott. Enrico Gomìni.
^6 BlBLIOaRAFIA — DUNAliT
Qnatrième Congrès tnÉernafomil d'Jafygièiie et de né^
mograpliie It Genere ( da 4 an 9 septombre 1S8S )• —
Ojmpies'iendus et mémoires puòliés par le Prof. Dunant, secrétaire
généralf eeCé Tome L Genève 1883.
In grazia dell' atilvissimo aegretario generale, prof. Dnnant, gli atti
del Congresso vennero compilati con una esattezza e con una soUeoi-
tadine, che non potrebbero essere abbastanza lodate (1). Il primo volarne
di 557 pagine» e con tre grandi tavole graficheVvlde la Ince entro i ael
mesi dalla data del Congresso; esempio questo di una solerte iaborio-
sitàt meritevole d*essere encomiata ed imitata.
Per non estendere eccessivamente i confini di questa Riylsta» toc-
cherò soltanto delle principali discussioni, che si svolsero nelle adunanze
generali, ed in quelle della 1.* sezione*
I. — > Nell'adunanza generale del 5 settembre il prof. Pasteur trattò
l'argomento, di cai oggi tanto si discorre, Vatientutziofic dei virue.
Il primo virus ad essere attenuato, fu quello del cholera dei polli (1880).
Per un'azione combinata dell'ossigeno dell'aria e delia temperatura, an
virus può essere attenuato nella sua virulenza, senza variare nella sua
morfologia, ma acquistando proprietà, che trasmette a^ suoi germi coi
mezzo della coltura, proprietà per le quali si ottiene la produzione di
una malattia d'identica natura, ma as8 i più lieve e passeggiera, ma-
lattia che preserva l'organismo che l' h.^ subita dai contrarre le forme
più gravi.
Il microbio del cholera dei polli conservato a contatto dell'aria fredda
in pochi mesi perde della sua viralenza, mentre mantenuto lontano dal
contatto deirossigeno la sua virulenza persiste per molti anni. Da qaesta
prima osservazione Pasteur fu condotto a coltivare tale microbio a
contatto dell'aria, e ad una temperatura fra 42 e 43 centigradi. Cosi si
ottiene un bacillo, che non forma più spore, ma si moltiplica soltanto
per divisione, e presenta le proprietà del virus attenuato.
Per il virus carbonchioso Pasteur osservò pure, che coltivandolo a
42*^-43» a in tubi chiusi ed in tubi aperti ai contatto dell'aria, il primo
manteneva la sua virulenza, l'altro la perdeva mano mano»
Toussaint aveva già ottenuta TatteQuazione del virus carbonchioso scal-
dandolo, ma Pasteur dimostrò che con tale metoJo 1 bacilli attenaati
non trasmettono le loro nuove proprietà ài bacilli delle sncoessive col-
ture ; mentre aggiungendo alla temperatura anche l'azione deirossigeno
^i ottiene questo risultato della massima importanza.
Pasteur nega che il bacillut antrhade possa per successive coitala
(i) Cosi Tenne tenuta la promessa della quale ti fatto cenno nel fkscieolo
«di settembre dello scorso anno di questo Oiornale. (Voi. OGLXI, pag* 887).
BIBLlOaUAFU — DUNANT 5&7
trasformarsi nel bafiUlus mòtilis del fieno , o viceversa, come fa an-
nunciato da Buchner.
Uno dei virus, del quale più recentemente fb tentata 1* attenuazione
dal Pasteur, in coUaborasione coi dottori Ghamberland, Boux e Thnillier,
ùx quello della Idrofobia. Senonchò qui le difficoltà incontrate furono
maggiori, percbò nella saliva delle persone e degli animali affetti da
idrofobia s'incontrano tre specie di microbi ; il bacterio piogeno comone
ohe uccide rapidamente gli animali per pioemia; un microbio speciale
della saliva, che inoculato passa nel sangue, si moltiplica e si coltiva
nel brodo di vitello, e che produce febbre e morte; il microbio, ancora
incerto, produttore della idrofobia. I due primi s'incontrano anche nella
saliva degli individui sani ; tuttavia il secondo ò più numeroso nella sa-
liva degli idrofobi. Coltivando a contatto deirossigeno questo microbio
speciale della saliva (non d^idrofobi), Pasteur giunse ad attenuarlo, ed
a produrre nei conigli Timmunità per lo stesso microbio virulento* Que-
sto caso speciale ha poca importanza pratica, perchò non si conosce
una malattia dovuta a questo microbio in particolare, ma ha impor-
tanza teorica, perchò dimostra che l'attenuazione dei virus può otte-
nersi applicando sempre la medesima legge.
Nel muco nasale dei cavalli morti per febbre tifoide, si trova un mi^
crobio, che ha una forma simile alia cifra 8, con strozzamento alquanto
allungato. Questo microbio trasportato sui conigli produce una febbre
rapidamente mortale, e vi si trova nel sangue. Ma coltivato nel brodo
a contatto dell'aria, per successive colture, riprese volta a volta colla
coltura, che precedette di un giorno la morte di ciascuna serie di col-
ture, si ottiene un virus attenuato, che produce nei conigli ascessi ta-
lora vastissimi, ma dà loro la resistenza contro iMnfezione la pia viru-
lenta. Anche qui Pasteur fa notare, che non si tratta veramente dei
microbio produttore della febbre tifoide del eavallo, ma di un microbio
che trovasi nel muco nasale di questi animali morti o malati per tale
affezione.
Come vedesi l'attenuazione di questi ultimi due virus riesce di assai
minore importanza, che quella del virus carbenchiosa.
IL — Nell'adunanza generale del giorno 6 settembre, il prof. À. Cor-
radi espose la tesi, di non minore importanza ed interessi, relativa alla
Eziologia della tisi polmonare. Ricordò cella sua grande competenza
Topinione di tanti autori che ne ammettevano la contagiosità, o ohe al-
meno non avevano ardire di negarla, finchò venne a toccare dei recenti
studi sperimentali di Villen^in e di Koch. Invocò l'osservazione clinica
come la sola che possa pórre giustamente le questioni , e che possa
dare una esatta interpretazione alle risultanze della patologia speri-
mentale.
Questi studi interessano V Igiene, perchò sui medesimi dev'essere ba-
sata la profilassi speciale della tubercolosi. ^
Le conclusioni del prof. Corradi furono già pubblicate in questi ilfi-
noli. (A. 1882, Voi. CCLXT, pag. 324).
588 BIBUO0RAFIA — DUKAlTr
Il doti Leadet, direttore della Scoola di medioina di Raoen rifari il
rif aitato di lunghe e non interrotte oaservaxionl relative a 133 Cuftlglfe'
di quella eittà, fkmiglle nelle qaall si ossenrarono casi di morte per
taberoolosi.
Sa 16 matrimonli in cai 11 marito era tabeNM>Ì080 o lo dlTenne fin
dal primi anni della saa Tita maritale, la moglie divenne tabereolosa &
▼olte; ma In tre oasi però eranvl tali precedenti anamnestiol, da po-
tersi spiegare Tlnvaslone della malattia anche ali* Infbori del contagio
maritale.
In 41 matrimoni Invece la tisi si manifestò prima nella donna. la
questi casi tre volte soltanto 11 marito diventò tabercoloso; ed ano di
questi aveva precedenti in famiglia. L^Antore condade adunque che
nella vita coniugale 11 contagio della tabercolosl è più flrequente dal-
Tnomo alla donna, che viceversa.
Nella prima categoria dei 15 matrimoni, 10 mogli scamparono dalla
tubercolosi, ma 5 di queste ebbero figli, che morirono tubercolosi. Que-
sto fatto non sembra favorevole al contagio. Ma d*altra parte sulle 133^
famiglie osservate se ne contano 23^ che ebbero^, 3, e fin 4 tubercolosa
contemporaneamente; il che parlerebbe in favore del contagio.
L* Autore viene alle seguenti conclusioni :
A) Conclusioni patologiche. — 1.^ Durante il matrimonio il contagio
della tubercolosi dal marito alla moglie, sembra più frequente che dalla
moglie al marito.
2.* La moglie non contaminata da un marito tubercoloso, può pro-
creare bambini che maojono tisici, senza che essa sia alteriormente
colpita dalla stessa malattia.
3.* n matrimonio di persone tubercolose affiretta soventi Teslto fatale
della malattia.
4.® Lo svilappo a breve intervallo della tubercolosi fra 1 diversi mem-
bri d*una stessa famiglia, ò abbastanza frequente, anche senza una pre-
disposizione ereditaria.
B) Conclusioni igieniche. — 1.® Il matrimonio dei tubercolosi deve
essere sconsigliato.
2.^ La dispersione dei bambini d' una famiglia ove la tubercolosi è
ereditaria, ò da consigliarsi.
8.* L^isolamento dei tubercolosi è 11 più spesso impossibile ad eflél-
tuarsi; infatti sonvl dei tubercolosi che, non solo in principio di ma-
lattia, ma anche negli stadi ulteriori, possono continuare le loro occu-
pazioni, e ciò talora per un numero considerevole di anni.
4.* LMsolamento reale del malati non ò fàcile ad attuarsi nemmeno
negli ospedali.
Sulla proposta del prof. Corradi, (Articolo 11), di Institulre ospedali
speciali per i tisici, si solleva una discussione viva, fra i dottori Tal-
Un, Lubelski, Smith, Landowski^ Felix, e lo stesso prot Corradi.
Lubelski chiede esperimenti a comprovare se le biancherie personali
BIBLIOGRAFIA — DUNAKT 5S9
o di letto dei tisici, ed i loro sudori, siano realmente tmsmissorl di
contagio.
Smith Terrebbe sperimentare se Tarla infetta delle fogne o delle abU
iasioni agglomerate e ristrette favoriscano lo sviluppo del bacillo della tisi.
III. ^ Il dott Varrentrapp di Pranooforte espone i principii che lo gai-
davano nelFideare la sna proposta pevìe colonie dU scolari in vacanza^
gli ottimi risaltati ottenuti. Egli al estende nel suo minuzioso e pre*
ciso rapporto anche ai più piocoll particolari, per dare un esatto con-
cetto della oi^anizzazione di tali colonie. I fanciulli vi sono ammessi
nell'età tra gli 8 ed i 14 anni; ne sono esclusi gli efifettivamente ma*
lati. I giovanetti o le ragazze sono aggruppati in colonie da 10 a 20 e
sottoposti ad nn sorvegliante del medesimo sesso. Il soggiorno alla mon-
tagna dev'essere nn vero tempo di vacanza, ove nulla deve ricordare
la scuola. I fancinlli devono portarsi del proprio, abiti sufficienti, e spe •
cialmente buona calzatura. L'alimento consisterà soprattutto in pane,
carne, latte e legami. I ragazzi faranno della ginnastica, e se occorre
anche dell' idroterapia , e saranno istruiti praticamente sulle bellezze
della natura.
Enumera 2S città, che hanno già fondato tali colonie per gli scolari
poveri e malaticci. La durata del soggiorno in montagna varia da due
a quattro settimane.
L'aumento di peso varia in media, da chil. 1 ad 1 li2 ma in alcuni
casi oltrepassò i 4 chilogrammi.
Si osservò che queste colonie oltre ai più soddisfacenti risultati fi-
sici, producono anche eccellenti efifetti educativi e morali. Varrentrapp
non esclude le vacanze col sistema della dispersione del giovani nelle
famiglie dei coloni, ma preferisce le piccole colonie riunite, e rette da
abile e volonteroso istitutore.
De Cristoforis e Pini espongono i risultati della prima colonia italiana
fondata pei bambini di Milano; Mittendorff parla delia colonia di 01-
nevra e Lubelski di quella fondata in Varsavia dal dott. Markiewicz.
IV. — Nelle adunanze generali dei giorni 8 e 9 settembre si discus-
sero i seguenti argomenti:
l.« Influenze igieniche^ profilattiche e terapeutiche deUe altitudini'^
Lombard, Bert e Marcet esposero i risultati dei loro dòtti studi.
2^ Prevenzione della cecità; Rapporti interessanti dei dottori Hal-
tenhoff, Fieuzal e Roth.
Il dott. Fanvel lesse il Rapporto che conferiva il premio internaz io-
naie al prof. Layet per la sua opera : Igiene e malattie dei contadini^
La 2^ parte del volume pubblicato si riferisce ai lavori della 1.* Se-
zione (Igiene generale ed amministrativa).
V. — Il doti Proust espone interessanti considerazioni d'igiene inter-
nazionale, in vista di una possibile nuova propagazione del cholera in Eu«
ropa. Asserisce che l' Hedjaz, regione ove siede La Mecca, non ò un fo^
colajo che dia origine al cholera, ma un terreno feracissimo a svilup^
5é0 BIU^IOGRAVU — nONANT
parne ed a moitiplicarne i germi importati ; i qnali provengono sempre
dali* India, sia eoi pellegrini, che arrivano in carovane attraTerso il de^
serto, sia con qaeHi che vi glangono per la via del mare. La regola
generale però ò segnata da questi ultimi; come si potò confermare neUe
epidemie di cholera occorse alla Mecoa dorante gli anni 18dS^ 1872,
1OT7 e 18Si. È noto come il cholera del 18d5 portato dalla Meooa in
Bgitto, invase tosto V Europa e vi mantenne durevole epidemia, ohe per
parecchi anni devastò molti paesi europei. Le misure d* igiene interna-
zionale ooncordate prima a Costantinopoli nella conferenza del 1865 e
meglio definite a Vienna nel 1873 applicate con giusto rigore, salva-
rono l'Europa dalle possibili invasioni cholerose degli anni 1872; 1977
e 1881.
Il dott« Proust nota questi fatti per dimostrare, come le previsioni
degli igienisti siansl confermate, e come convenga perciò insistere nella
rigorosa applicazione delle misure prescritte.
V Europa deve specialmente proporsi di proteggere 1* Egitto contro
rimportazione del cholera fattovi dai pellegrini ohe ritornano a Suez
per la via del mare. Preservando V Egitto, V Europa ò difesa ; ma se
l'Egitto ò invaso non vi ha più barriera che protegga T Europa. Le
potenze europee devono quindi dare forza ed autorità al Consiglio sa-
nitario intemazionale di Alessandria, che ò una Commissione composta
di delegati dei diversi paesi.
Il dott. Fauvel richiama l' attenzione del Congresso sulla possibilità
d^importare il cholera in Egitto, e quindi anche in Europa, eoi mezzo
delle truppe, che T Inghilterra trasportò dall' India in Egitto, dorante
la recente guerra; e quindi espose la necessità di procedere anche per
questa via a visite e quarantene rigorose.
Il dott. Ovile, di Madrid , espone un esteso rapporto, nel qnale egli
buon conoscitore delle regioni e dei costumi della costa d' Africa , di-
mostra la possibilità che V Europa sia invasa anche per altre vie, e
specialmente per quella del Marocco.
IV. — Il professore Arnould legge un interessante e voluminoso rap-
porto sulla eziologia e profilassi della febbre tifoidea; di questa malattia,
che ÙL tante vittime specialmente nella classe più robusta delle popolazioni,
e coglie nel fior dell'età, ed in mezzo alla più florida salute. Discasse
il valore di molte fra le più attendibili teorie emesse a spiegare la
oscura eziologia di questo morbo, e si fermò con predilezione solla teo-
ria micro-parassltaria, accettando di preferenza la descrizione del mi-
crobio datane da Eberth (di Zurigo) negli Archìvi di Virchownel 1880
e 1881. Tale microbio avrebbe forma di bacillo, alqui^nto fàsiforme, ad
estremità arrotondate, e che visti in isbieco e perpendicolarmente pos-
sono assomigliare a micrococchi. In rari casi tali bacilli contendono
spore. Carattere distintivo di questi sarebbe una debolissima colorazione
ottenuta col violetto di metile, al contrario dì ciò che avviene pop fl
liacterio della putre&zione, che assomiglia molto a quello della tifoide^
BIBLIOGRAFIA — DUNANT 541
ma si colora fortemente. Il baoillo grosso e corto (baoterio) descritto
da Eberth ò anche accettato da Roberto Koch ; al contrario del fila-
menti descritti da Elebs, che hanno tutta l'apparenza del comuni bac-
terl della putrefazione; e cosi sarebbe anche dei miorococchi di cai
parlò Letzerich.
Il parassita della febbre tifoide secondo Eberth non sì troverebbe che
nelle ghiandole del Peyer e nella milza ; secondo altri autori invade-
rebbe anche il fegato» i reni, i polmoni, le meaingi| eco»
H prof. Arnonld riassame i risultati delle osservazioni, talora con-
tradditorie, e qualche volta anche inattendibili, cui giunsero gli autor
che studiarono di preferenza la malattia dal punto di vista micro-pa^
rassitario, fra i quali non tralascia di citare il prof. Tizzoni; ma con-
clude molto giustamente che , per quanto i risaltati siano ancora al-
quanto incerti, non si deve gettare il minimo discredito su questi la-
vori, il cui indirizzo ò eminentemente scientifico, e Tesecuzione difficile
e delicata. Per ora dobbiamo limitarci a concludere che in molti casi
di febbre tifoide il sangue e taluni organi e tessuti contengono real-
mente dei microrganismi, che non vi si trovano mai nello stato di sa-
lute. Durante lo stato normale, soltanto il tubo gastro-enterico, e le vie
aeree contengono bacterl.
L' Autore accetta la teoria tellurica della febbre tifoide, ma non pre-
cisamente nei termini di Pettenkofer, bensì piuttosto in quelli più re-
centi del dott. Port, di Monaco. La febbre tifoide ha una diretta dipen-
denza dal suolo; ma la disposizione individuale ò indispensabile per
contrarre la malattia.
L* Autore ò poco disposto ad ammettere, che Tacqna potabile sia fa-
cile veicolo del miasma tifogeno ; Tarla, specialmente quella che emana
dal suolo, trasporta con so il germe infettante. Il dott. Port nega
recisamente la Trinhwasseriheoriet che sarebbe invece ammessa dai
doti Wolfsteiner, pure di Monaco.
Il prof. Àrnould non nega la possibilità d^una trasmissione per mezzo
delle acque potabili, ma ritiene che questo sia il caso meno frequente.
L'aria sarebbe il principale veicolo dei germi : i quali ben di rado si
portano direttamente dal malato al sano ; più spesso vanno dal malato
al suolo, e da questo agli Individui esposti al contagio. La ragione di
questo fatto starebbe, secondo l'Arnould, non tanto nella teoria della
necessaria coltura del bacillo tifoso nel suolo come mezzo di speciale
coltivazione, o di generazione alternante, quanto nel fatto che il veleno
tifoso ò rejetto dal malato insieme a sostanze liquide, che ne impedi-
scono la esalazione neir aria. Mentre poi il tempo caldo ed asciutto,
rendendo secche le sostanze tifogene alla superficie del snolo, ne favo-
risce la polverizzazione e la esalazione. Ma non Tarla che contiene ema-
nazioni organiche genera la febbre tifoide, bensì quella soltanto che
contiene emanazioni specifiche.
L'Autore riferisce storie di casi dimostranti ohe il germe tifoso rest^
f42 BIBLIOaRAFIA — DUNAirr
lonc^amente imprigionato nell' individuo cbe lo portava, e scoppiò sol*
tanto al avvenendo di determinate circoatans^
Analizzando le storie di epidemie di febbri tifoidee dovnte agli ali-
menti, r Autore conclade trattarsi qnì probabilmente di altre affezioni,
aimili, ma non eguali, alla malattia in discorso.
Ma il virus tifoso non attecchisce cbe negli organismi disposti ad ao*
cordargli una favorevole recettività ; la quale viene a cessare per ef-
fetto di un precedente attacco. L'età soprattutto è condizione propizia;
dai 16 ai 40 anni ; ma il massimo si osserva dal 20 al 28 anni
L'abitudine a vivere In mezzo alle emanazioni tifogene produce nel-
Torganismo una speciale vaccinazione, cbe lo rende meno sascettibile
alle infezioni; mentre 11 vivere nelParia pura del campi, rende i gio-
vani coscritti molto suscettibili dUnfermare di tifoide appena rincUast
nelle caserme delle grandi città.
Anche le fatiche eccessive, le passioni deprimenti, gli eccessi nei vizi
e nei bagordi, consumando le resistenze organiche, dispongoio gif in-
dividui a resistere meno alia infezione tifosa.
Esaurita Tamplissima quistione della eziologia, passò l'Autore a quella
della profilassi, la quale viene naturalmente a modellarsi in [armoiùa
<solla prima.
Proteggere II suolo del luoghi abitati contro l'inquinamento da so-
stanze organiche, ma specialmente allontanare dalle abitazioni e dagli
aggregati di abit'izioni le materie escrementizie ; al quale scopo l' Au-
tore propende per una buona canalizzazione generale. Provvedere le
città di buone acque potabili, condottevi da sorgenti pure col mezzo di
eanale. Costrurre le abitazioni per molo, che siavi facile ventila-
zione. Mantenere pulitissime le vie delle città. Evacuare il fooolijo
tifogeno, tutte le volte che si manifesti un' endemia d^abitazione. Nulla
può farsi per modificare la recettività, salvo il caso in cui si trovasse
modo di attenuare anche il virus tifoso. I germi tifosi essendo sparsi
ovunque, si deve tentare di spegnerli colla maggloret possibile nettezza
generale ed individuale.
Durante una endemia od epidemia di tifoide, si dovrà trattare le so-
stanze rejette dal malato, ed 11 malato stesso, cogli stessi mezzi disin-
fettanti come se si trattasse di malattia dovuta decisamente ad un pa-
rassita.; quindi relativo isolamento ; allontanamento delle persone che
offrono la maggiore recettività ; evacuazione del focolc^o tifogeno ; di*
sinfezione generale e speciale.
Il dott. Crenville prese in seguito a discorrere per riferire con me-
todo statistico e con ottime considerazioni l'andamento delle endemie
di febbre tifoidea in Losanna, esponendo le osservazioni proprie e del
dott. De la Harpe. Risulta da questi studi che i lavori di rimozione del
snolo, le canalizzazioni, le aperture di fossati, gli scavi per le nuove
costruzioni, ecc., furono sempre accompagnati da recrudescenza nelle
■endemie tifose.
BIBLIOaUAFIA -^ DUNA NT 543
L'inqainamento delle acque potabili ò pare una delle priQcipali cause
predisponenti alla febbre tifoide; tanto cbe il migliore approvvigiona-
mento di acque potabili eseguito nel 1877 fu subito seguito da una mar»
oatisstma e costante dimlUuzione delle febbri tifoidee nella città. Una
tavola grafica ne dimostra con esattezza il rapporto dei fatti osservati.
Il dott. Proust espone alla Sezione il Programma già da lui redatto
per ordinare gli studi sulla eziologia della febbre tifoide su basi uni-
formi; chieUendo che venga nominata una Commissione internazionale
scientìfica, incaricata di dirigere tali osservazioni, e di redigere il la-
Toro di sintesi da presentarsi ai futuri congressi d'igiene.
Il dott. Soyka di Monaco, assistente di Pettenkofer, espone in una
breve memoria importantissimi studi sulla influenza delle condizioni del
suolo, e specialmente del livello delle acque sotterranee, rispetto alle
endemie di febbre tifoidea. Queste osservazioni riescono dimostrative
mediante una carta grafica, dalla quale risulta che dal 185d al 1881: in
Monaco, ad ogni innalzamento di livello delle aeque, corrisponde un ab-
bassamento nelle cifre di mortalità, e viceversa.
VII. — La questione della febbe tifoidea occupò per la sua Importanza,
la magglor*parte del tempo della 1.* Sezione. Nell'adunanze successive si
trattarono le quistioni sull* alcoolismo, sul riposo domenicale, e sulla
febbre gialla. Su quest'ultimo argomento parlarono con grande compe-
tenza il dott Fermento di Nuova Orleans; il dott. Bourra, professore
di patologia esotica e d' igiene alla scuola di Rochefort ; il dottor Da
Silva Amado, professore d'igiene a Lisbona. Una carta geografica, re- -
datta dal dott. Ferré sotto la direzione del prof. Layet, espone a colpo,
d^oochio la via percorsa dalle più recenti e più gravi epidemie di feb-
bre gialla, nò vi fu dimenticata quella unica che riguarda T Italia, e che
'l nel 1804 colpiva Livorno.
Il volume importantissimo termina col catalogo degli oggetti pre-
^ * sentati alla esposizione ; e colla statistica dei membri che presero parte
'' al Congresso^ dalla quale risulta che sui 528 membri aderenti, 452 pre-
^ sero effettivamente parte al Congresso, e fra questi sì contavano ben 43
ItalianL G. Sormani.
ZAMPA RAFFAELE. — Bella salate pubbliea e delFordi*
namento del serrizio sanitario in Italia. Relazióne alVo^
norevoìe signor Ministro delVIntemo. Pisa Vannucci, 1883, 4*.
Ecco un opuscolo che per diverse ragioni dovrà dare a pensare al-
TonoTevole Ministro degli affari interni; a noi basterebbe vi pensasse
per qnel tanto che importa airamministrazione sanitaria, la quale ò or-
mai tempo sia riguardata non dirò, come suol dirsi, con occhio beni-
544 BIBLIOGEAFIA — ZAMPA
gno, perohò non si tratta di accattarle fovori, bensì con occhio acato
e sollecito, trattanosi in fin dei conti della pabblica salate, che ò fon-
damento e nerbo della prosperità dello Stato.
n dott Zampa non dice, nò chiede cose sostanzialmente nuove ; ma
il sno dire e chiedere acquista particolare importanza dappoiché , egli
è addetto a quella parte del Ministero di cui denuda le piaghe, e chia-
matovi da poco tempo per assisterla nei negozi coneementi la può-
dìica salute. La quale chiamata non ò senza significato, anzi ha molto
Talora perchò mostra come pur là entro sia sentita la necessità d'avere
il consiglio e Topera di medico esperto in simili nego^ ; di essa noi ci
compiacevamo come segno di migliori intenzioni, come primo passo a
maggiori acquisti, i quali si sarebbero conseguiti senza dubbio perse-
verando iLsque ad finem. Ma questa via ò sembrata all' Autore troppo
lenta, o poco gloriosa ; ha preferito di dare Tassalto alla rocca, che forse
all' impeto potrà resistere, laddova che al lento assedio avrebbe dorato
cedere. Comunque, a noi, sollevandoci dalle quistionl e di persone e di
disciplina, non resta ora se non che augurare vengano accolte le pro-
poste, diremo fondamentali, della Relazione, ossia che il superiore *er-
vizio di sanità sia reso indipendente da ogni alira amministraMione
e sia retto dal criterio scientifico (I); che il servizio di medicina pub-
blica nei comuni e nelle provinole, debitamente corretto, sia coordinato
a quello delVufflcio centrale così riformato. Possano finalmente avere
ascolto queste nuove voci in quelle aule dove le prime risonarono in-
vano : sia di esse come dell' eco, la quale meglio del suono ohe la ge-
nera colpisce rorecchio!
(1) € La sezione di sanità si trasformi in ufficio a aò sotto la immediata
dipendenza del ministro deirinterno ; che il detto ufficio sia retto da uomini
di scienza; abbia un medico direttore o capo di divisione, e un medico vice
direttore o capo sezione: uno dei due funzionerà da segretario del Consiglio
superiore di sanità, i cui atti, corrispondenze, ecc., verranno mandati innanzi
neirnfflcio medesimo: che rimangano a questo due segretari e due contahili,
come sono al presente, 1 primi pei negozi di ordine amministrativo e ^uri-
dico, i secondi per la contabilità e pei lavori statistici (pag. 69). »
i>
"V-A-K/IETA.
Oongresso internazionale in Napoli per V Idrologia e
la dlimatologia. — Qaesto Congresso bandito dapprima per il 1882,
diflérito qnindi al 1884, viene nuovamente protratto airanno sncoesslvo,
e ciò perchè all' aprirsi del 1885 nn grande avvenimento si compirà in
Napoli ed importante non solo sotto il lato igienico, ma altresì clima-
tologico, l'arrivo cioò delle acque del Serino, da tanto tempo sospirate.
La Commissione esecutrice trasportando il Congresso Idrologico Ano a
quel momento si propone di solennizzare degnamente un'opera di tanta
utilità pubblica e privata ed insieme di e fruire del concorso e dell'atti-
vità scientifica di tutte le persone tecniche, che onorando, nella fausta
occasione, il paese della loro presenza, potranno prendere utilmente
parte alle nostre discussioni. >
Un'altra ragione non meno importante ha suggerito, essa dice, la op-
portunità di questo differimento: quella, cioò, di dar tempo ai proprie-
tarli, ai Comuni, alle Provincie, ecc., di provvedere, volendo, alle ana-
lisi delle rispettive loro acque minerali, qualora amino di farle figurare
neirEsposizione che andrà unita al Congresso, e formarne, se non un
argomento d'industria, almeno di lustro pel proprio paese*
Inoltre l' indicato Congresso non è fatto nell' interesse soltanto di
Napoli , bensì di tutta V Italia , e principalmente delle provinole del
mezzogiorno, dove il numero delle acque minerali è maggiore siVnia
poco conosciute ed apprezzate. Ed è indubitato, che esso riuscirà tanto
più solenne ed autorevole, quanto maggiore sarà la contribuzione dei
singoli espositori , avvertendo , che delle acque sfornite di qualunque
analisi il Congresso non potrà tenere verun conto.
Esposizione generale italiana in Torino — 1884. ---
In questa Mostra nazionale sarà fatto all' Igiene largo posto , ed ò già
buon segno il vedere che alla Commissione di previdenza ed assistenza
pubblica è stata aggiunta una Sottocommissione d' Igiene^ a cui sta a
capo il prof. Luigi Pagliani, che ò Presidente della Sezione Piemontese
della R, Società italiana d' Igiene, alla quale Società appunto si deve
principalmente se nella precedente Mostra tenuta in Milano, T Igiene
potò figurarvi in modo distinto.
Ora in questa di Torino, la prima Classe della XI Sezione della
Esposizione Generale, che comprende quanto si riferisce all'Igiene, ò
riservata alla Statistica, alla Geografia medica ed alla Topografia sa*
nitaria. La 1.* Categoria {Statistica) è suddivisa in Statistica demo^
4frafi€a e Statistica medica.
Rivista, 35
^(5 vawbtì
Clasohedutt Espotótore sceglierà «nza dubbio quel statom. di «j^^^^
..nbà.iona oraflca. ohe meglio coaven* w ▼alorl numenol o statistort
X^^S™~:»lla«eao per fiicilltare la Intelllge». deUuajlrt
M^SS a^arere della predetta 8otto.comml8.lone. prefenre . «.to
Tt^pre,mtasi<nU grafiche a cotoW. senreadosl nella ««Ieri..
«.rL «dlvorie gradazioni o tìnte d'un medesimo odore, piuttosto eh
rSleoi^cSon divenrt. Potranno InTeoe «on vantaggio adotW
;14«1 oolori in una collezione di carte, facendone oosì delle ro«e dell.
Ciati S contmnl, alle superflcle rettangolari ed aUe «npef8c,eat-
"S;rcnrderB%-CTl compllcaro so.ercWa«e.ie . tra.
«laTe le «IrlfLl Lle tavole grafiche: vai meglio mol«pUc«.q.e.
:ne abbondare nel particolari o combinare «-«»» ^^t
numeriche. La semplicità e la chiarezza agevoleranno at viritottnv»
cottieto di ntlll nozioni, „ ^ , . . ji «i»ri »,
K ohi voglia tradurre In carte e linee grafiche le sene di wlort »
aerici che costituiscono 11 ricco materiale <»«»* Statistica, ddhi 2;
grafia, dell'Antropologia, della Geografia medica e Toi»f7»';^
J'aJ consigliato di adottare le carte già in commercio col fondo W
rmllSi. Con ci6 si otterrà maggiore regolarità e compii*
delle tavole, che saranno anche di più facile e comoda costn.« «•
Per la seconda categoria di questa Classe sarà necessario Ud«o
gli strumenti ed apparecchi coi quali si esplora la natura dei sooi^
Jotrà pero mandarne anche dei modelli ridotti, ma in ogni cawj*
Terrà nnlrvl le Istruzioni particolareggiate sul loro uso, '«>»<>«''
risultati pratici già ottenuti e, se ciò è possibile, anche na mi
oaesti risultati. , , -,,1
In quanto riguarda i plani sistematici per 11 risanamento dei w
{paludi, maremme, stagni), per la fognatura e per l' i"f "«"«"rn
Espositori. oHre alle piante topografiche, ai disegni "latiTi, ai p»!»\
e 60 si crede, al modelli e riproduzioni su scala ridotta, umraiin» ^
«he i documenti per la parte finanziarla ed economica, le not »
risultati ottenuti e sulle applicazioni pratiche che si fossero gì»
del loro piani. _ , _ . «.-.jk,
Del materiali disinfettanti del terreno e dell'aria occorrerà rjn.^^
«oi campioni, tutti l dati sulla origine, sulla composizione chunicu»,
mezzo d'usarli, sui risultati pratici già ottenutine. .^
I documenti editi, le stampe, le pubblicazioni relative *"* '"" |jj
geografia e topografia medica serviranno a porgere flna)""*°jf .j,„.
tatore dell' Esposi«ione un concetto completo di quanto s' e fatto
lia Intorno a questi importantissimi argomenti. . ^
Nelle classi III, V e VI entreranno Ytgitne delle àbifasmh
dei vestiti, la pulixia personale e l'igiene del lavoro.
yaribtJL 547
Questo deir igiene deUe abitusioni ò un concorso tutto mtoyo per gli
ingegneri ed igienisti italiano, nel quale avrà il miglior plauso chi saprà
trovar un più razionale accoppiamento del bello eoi buono, avendo stn»
diate in che cosa consista il vero buonOi igienico ed economico.
Vi potranno figurare i modelUi piani e disegni di progetti già attuati,
o ohe sono in via di attuaslone, gli studi e le proposte per Pavvenire.
Ognf trovato di pratica applicasione , che nel campo dell* iogegneria
valga a portare un miglioramento nelle condirionl di salubrità della
casa particolare o collettiva, di quella dell'agiato o del povero^ dell' o«
peraio o deiragricoltore, del soldato, del carcerato, ecc., ecc., che valga
a dare un qualche valido concorso al Alantropo od al medico nella rie-
scita delle loro cure morali o fisiche, vi^verrà accolto messo nel mi*
glior posto.
Non meno interesse troveranno insieme coi mezzi di difendere le abi«>
tazioni in genere dairnmidità, dal rigore del freddo, dall' eccessivo 09l^
lore, 0 di favoritavi il ricambio dell'aria, tutti quegli apparecchi che ser-
vano a determinare e misurare queste condizioni fisiche dell'ambiente,
rispondendo alle esigenze della esattezza scientifica, o di una approssW
t mazione sufficiente alia pratica giornaliera*
^ Per resposizione dei vestiti e degli oggetti di pulizia personale vi sa-
Il ranno 5 categorie distinte per raccogliere tutto quanto riguarda questa
i parte speciale deirigiene.
p La 1.* di queste categorie sarà riservata alle materie atte alle varie
i coperture.
'* Nella 2** categoria troveranno posto i tipi igienici di vestiti, divisi
ii naturalmente a seconda dell'uso al quale sono destinati, delle parti del
i corpo che debbono coprire o riparare, secondo la loro tessitura, il loro
f potere igrometrico, il loro colore, la loro forma, le loro proprietà in
jjt rapporto colla professione^ col sesso, coU'età, colla stagione.
Un posto distinto verrà riservato in questa categoria ad una mostra
j2 di quanto riguarda le coperture, gli abiti, le fascio, le culle dei barn-
^^ bini, di tutti quegli oggetti ohe appartengono airigiene ed alla pulizia
jj^ della prima età. Del pari vi saranno accolti tipi igienici di letti, di pa»
■.^ gliericci, di materassi, lenzuola, coperte, ecc.
^ Nella 3.^ categoria andranno compresi i saponi ed i materiali igie*
à nici di pulizia e di disinfezlone personale.
La categoria 4.* raccoglierà i disegni dei migliori stabilimenti di bap
A gni pubblici e privati, istituiti a solo scopo igienico ; i disegni od i mo-
yl delli di. tinozze, di vasche e di piscine; i disegni di bagni costrutti sui
fiumi, sul mare, di hammane^ ecc., i esegui dei migliori lavatoi pnb-
i blici, i modelli degli apparecchi più utili, ecc., ecc.
'.) Nella categoria 5.^ verranno classificati gli oggetti e gli apparecchi
g che servono alla pulizia generale e parziale del corpo ; le migliori spai-
' zolette per i denti e per le unghie, i pettini, le pettinette, le spazsole»
.« i rasoi, le forbici da teletta, le pinzette, le vasche, 1 semicupi, le broc*
^ che, le bacinelle, le clisopompe, le siringhe, eco , ecci
Nella Gaise Igiene del Uwaro verràiino raccolte tattele
speciali prese da piiTate o pubbliche ammiDisirazlon!, ogni pubblica*
zlone o stadio fatto in proposito.
Vi dovranno figurare tatti quei meszl che in ogni specie di industria
o di lavoro manaale alP aperto , negli opiflzi, nelle miniere, nei (uif
neU, ecc.» ec&, abbiano per intento di prevenire 1 pericoli a cai yanos
soggetti gli operai, È del massimo interesse si moltipliclìino e si fac-
ciano conoscere generalmente le ntili precnasioni trovate per eyltare
anche in questo i mali che poi riesce sempre difficile, se non talvolta
impossibile il riparare.
Entrano in questa categoria tatti qae'mezsl, che valgono a migliorare
le condizioni fisiche delFambiente in cui T operaio lavora; a difenderlo
dai gas o dalle polveri eterogenee e tossiche che si svolgono nell'aria
4)he respira, a impedire che la sua pelle assorba 1 materiali noclTi che egli
maneggia, a togliere ogni pericolo di offesa per parte dei woi ^a-
^enti ed attrezzi o delle macchine che esso sorveglia, diriga ^^^^^®
. In questa stessa Classe debbono per ultimo entrare ancora le 'mven<
«zioni speciali atte a prevenire gli accidenti a cui espongono UarU^^z'
di locomozione, ohe sono F anima dei commerci e dei rapporti fira 1«
popolazioni.
L* igiene degli animali domestici, di cui più particolarmente si oe»^
la Medicina Veterinaria, si collega strettamente coir igiene dell' Qo^^
fSia perchè i più di essi gli servono come prezioso materiale di i
mento, il cui prezzo e la cui salubrità dipendono dalle care igidoi^-
loro prestate, sia perchò tatti convivono coirnomo in così continnoti
lintiino rapporto di vita e di abitazione da potergli con tatta faciì'^
trasmettere la malattie infettive loro speciali. E però venne assegni^
'Una Classe speciale per l'Igiene Veterinaria, la quale si comporrà <i^"l
tre seguenti categorie.
Categoria 1.* -^ Mezzi preventivi contro le malattie contagiose ^
•smessibili dagli animali airnomo.
Ca<l0(jporto2.* — Mezzi*preventivi contro le epizoozie (museraoleiis^
«menti di innesto preventivo, mezzi di trasporto e distruzione dei<^
veri degli animali infetti).
. I migliori modi igienici di prevenire lo sviluppo nel bestiame I
mestico di molte malattie accidentali, specialmente diretti a modai
-od annientare i cattivi effetti delle troppo alte e basse temperati
della siccità e della umidità» delle meteore, della troppo viva lQce,J
oscurità e di varii altri agenti pocivi che influenzano la salate.
Disegni e moduli di ricoveri igienici per gli animali , acuderiei <
porcili, conigliere, ecc.
Modelli di arnesi e strumenti per guidare e coeroire il besUamc
:mestico, rendendo più utile e meno penosa e pericolosa l'opera sa^
^. che di quelli più convenienti per pulirlo e medicarlQ.
Ferratura del cavallo e del bue ; ferri correttori o stromenti di
pedia veterinariai
•;
•ii'
#
varietI Sid
Mèzsi di prevenire e correggere i varii vizii e difetti dei domestici
animali e particolarmente di qaeìU da laToro. ^i^"
Modalif mezzi e sistemi di preparazione e conservazione degli alimenti
destinati ai domestici animali, e speoialmenie al cavallo in tempo, di
pace e di guerra.
Categoria 3.* — Disinfezione delle stalle.
Qislnfezione e conservazione degli arnesi ed utensili che vi vengono
depositati.
ProfllasBl del cliolera. — La memoria testò letta air Accade-
mia delle scienze di Parigi del dott. Fauvel nell' adunanza del 4 giu<»
gno (1) ba speciale importanza dappoiohò nuovi pericoli ci minacciano.
Ci rallegriamo nel sentire clie si sono fatti progressi neli* etio logia e
nella profilassi del cbolera, ed auguriamo che nessuna delle conclusioni
relative M'immunità venga contraddetta o invalidata.
One fotti nuovi nel 1882 confermarono » dice il Fauvel , V efficacia
delle quarantene come una delle misure profilattiche contro la diffu-
sione del cholera.
Il primo riguarda il trasporto in Egitto di truppe indiane per prender
parte alla spedizione inglese.
Molto più si doveva temere che quella soldatesca portasse seco il
cholera. le autorità inglesi dell' Inéin sostenendo, non ostante ciò che
aveva dimostrato l'esperienza, che il trasporto non era da temere,
quando il cholera non vestiva carattere ^epidemico là , dove ò ende-
mico.
Per buona ventura, di fronte ad un interesse cosi importante, quale
era quello di evitare Tintroduzione del cholera in Egitto, quando stava
per farsi Tanzidetta spedizione, il governo inglese non esitò a porre in non
cale la dottrina inventata nell'India, in vista d*nn interesse esclusivamente
commerciale, ed imporre alle sue truppe le più severe misure profilattiche,
Jn virtù delle quali poterono arrivare in Egitto afifatto libero di oholera.
Cosi l'esercito inglese e P Egitto furono del tutto preservati da questo
morbo. Il secondo fatto fu Topposto del primo. Poche settimane dopo
una nave carica di pellegrini partita da Bombay ebbe il cholera a bordo
nel tragitto fino ad Aden. Mandata in quarantena in un* isola del mar
Rosso , il cholera vi prese le proporzioni d' una epidemia: altre navi
della stessa provenienza si recarono direttamente a Dieddah, vi sbar-
carono i passeggieri, e ben tosto il cholera scoppiò fra i pellegrini
quando appunto si riunivano per le feste del Courban-Bairam. Si pro-
cedette immediatamente alle misure di quarantena adoperate Tanno
(1) Dei acquiiitioni zoientiflques réoentes concemant Tétiologie et la pio-
phylaxie da Cholera In ; « Gazette Medicale de Parti, » S8 Join i8^ pag. fS9SL
960 yuosTi
prima pei pellei^&i, ohe ritornaTano per mare in Egitto, e «i ebbero
gli etessi buoni saccessi. U oholera nitidamente si spense e T Egitto
fa intieramente preserrato.
Qc^ti fatti eoao molto eioqnentii ed ii primo dimostra in quale con-
siderazione il governo inglese tenga la dottrina commerciale Indiana,
qnando y'iia un interesse maggiore che sovrasti»
Gli acquisti scientifici recenti rìgoardanti i'etlologia e la profllàsai del
cholera si riferiscono presflT a poco esclusivamente a certe questioni di
immunità che le conferense di Costantinopoli e di Vienna avevano in-
dicato senza poterle risolvere.
Tre grandi fatti scaturiscono dalle ricerche dell' Autore su questo
«rgomento:
1 •* V immunità generale di cui godono gì* indigeni dei porti deli' In-
dia dove il cholera ò endemico;
2.® L' immunità relativa osservata fra le popolazioni dell* Hedjaz
quando il cholera vi regna fra i pellegrini;
^* L* immunità temporanea e più o meno intera ohe tieu dielro \u
tutti paesi ad nn^epidemia di cholera in un luogo qualsiasi.
A questi tre fatti principali si ammettono delle conseguenze secon-
darie, di cui la più importante ò che un'epidemia grave di cbolera non
ai svolge che là dove la malattia non ò endemica, e ne diviene in qual-
che modo il criterio.
Qasdraple anipatSKionl guarite. — Pare non se ne contio;
che 2 casi : uno di Cbampenois, Taltro di Tremaine. In questo le brac-
cia e le gambe agghiacciate erano cadute in cangrenai e l* operazicoe
venne fatta nel forte Dodge neir America settentrionale nel 1S72; lidi-
sgraziato aveva 85 anni (1). L'altra operazione invece venne fktta nel*
Tospitale di Blidah in Algeria su d'un giovine arabo malconcio a qoel
modo su d'una strada ferrata (2).
Anche al Billroth nelPospitale di Zurigo capitò da dover fare consi-
mile operazione, le membra essendo assiderate : ma l'ammalato la re-
spinse e soccombette per effetto di pioemia.
Da noi il Bresciani De Borsa di Verona, molti anni fa, tagliava ad im
tempo ambedue le gambe sotto il ginocchio essendo divenute p^r fi'eddo
tutte cangrenose ; il giovane cosi amputato guariva, siccome guariva il
ferito a cui il dott. Tenderini di Carrara dovò spiccare non che le dae
gambe il braccio destro (3).
(1) Tremaine W. S. « A successful case of quadruple amputatfon. » (« New
York Medie* Journ. >) 1882, XXXY, 38.
(2) « Union medicale. » 1883, N. 77, pag. 960.
-^3; Corradi A. « Della Chirurgia in Italia. » Bologna, 1871, pag. 288.
tàribtJL 551
I regolamenti relatiTl alla prostitaslone. — Se n* ò par^
lato testò in Parlamento: fra ronorevole dott. Bertani che li voleva le-
vati di mezzo e l' onorevole Sperino elle se ne fece valido difensore si
venne airespediente di affidare ad nna Commissione lo stadio dell* arr
gomento ; il qaale, sia pare che piga larido e labrico/ò importante per-
chè riguarda alla salate ed alla morale pobbllca. Intanto che aspettiamo
la risposta di tali stadj, che non potrà essere molto sollecita, viene op-
portuno ricordare che testé usciva a Parigi un libro importante del
dott» Armando Despròs (1)» il quale ò stato scritto per soddisfare alla
promessa di cooperare allo scopo che si prefigge la Federazione in-
glese e continentale di abolire le leggi eulla prostituzione. Or bene
egli, respingendo come inefficaci le comuni misure di medica polizia, vor-
rebbe trovarne i provvedimenti in un* ordine d*idee più elevate ; e però
vorrebbe che ad ognuno si lasciasse la cura di premunirsi dal pericolo-
di simili malattie contagiose mediante il matrimonioi d*altra parte poi-
chò ciò non ò ognora possibile, e neppure ò lecito che uomini e donne,
cui ò mestieri di concedere quélques loisirs^ portino in giro il male, pro-
pone che per legge venga sancito: « Chiunque, sapendolo, avrà co-
municato altrui un male contagioso andrà punito col carcere da sei
mesi a due anni, senza pregiudizio della separazione se si tratti di con-
Jogi : in caso di recidiva le circostanze attenuanti non saranno ammesse.
Chi poi avrà trasmesso il male senza saperlo e per imprudenza sarà
condannato al rifacimento dei danni. » Nò basta: i malati pericolosi e
incapaci di comprendere il pericolo che portano con so dovranno es-
sere curati In un ospitale da cui non potranno uscire se non quando
per giudizio de' medici ogni timore di contagio sia rimosso. 11 medico
poi, o chiunque curi, n'abbia o no facoltà, Bimili infermi e non li av-
verta dei pericolo in cui sono di trasmettere il loro male, potrà essere
dichiarato civilmente responsaòile; del pari chi conduce un postribolo
e vi abbia una donna infetta dovrà psgare le spese e i danni delle vit-
time del contagio di cai qaegU ò cagione sebbene involontaria.
U dott Desprós non crede che oggi tali proposte possano aver ef-
fetto; ma egli spera molto neiravvenire. Chi sa cosa avrebbe detto di
esse l'onorevole nostro Ministro degli affari interni se le avesse cono*
solute ; ei che, forse per celia, disse troppo spartane le conclusioni vo -
tate nella Riunione degli Igienisti di Milano, perchò proponevano che
anche gli uomini fossero soggetti alla visita sanitaria. Ma in verità ecco^
quanto fa allora proposto e votato.
< La visita sanitaria settimanale alle truppe deiresercito e della ma*
rina militare, dev'essere mantenuta e scrupolosamente eseguita. Una.
simile visita sanitaria dovrebbe anche, essere istituita (coi. debiti ri-
Ci) La « prostitution en France, études morales et de nogi'aphiques. » (Pa-*
rls, Baillióre, 1883).
552 varietX
guardi all'età (pdr la ciarma della marraa meroantile, per gif operai
maschi degli ardenalt e delle grand! fabbriche dipendenti dallo Stato o
dalie amministrazioni pubbliche, agii operai delle fabbriche di vetri, e
agli arrestati d' ambo i sessi per oziosità, vagabondaggio e manoaaza
contro il baon costume (1). »
fi poi singolare che mentre si pubblicava il libro del chirurgo fran-
cese e quindi poc* anzi che sorgesse la predetta discussione nel nostro
Parlamento, una Commissione speciale di membri di altro Parlamento
(ringlese) dopo molU anni di studj e di indagini intorno aireffetto pra-
tico delle leggi relative alia prostituzione presentava un* informazione,
nella quale concludeva che lo Stato tollera semplicemente, come ne-
cessità, la prostituzione, senza esserne connivente; ma tollerandola ha
l'obbligo di cercare d*attenuarne quanto ò possibile i tristi effetti.
Sembra dice il Lecour, che la Commissione inglese abbia volato ri-
spondere a traverso lo stretto agli alleati francesi degli avversari dei
regolamenti inglesi sulla prostituzione (2); e come agli alleati francesi
avrà pure risposto agii altri di altre nazioni.
Nò soltanto nel Parlamento nostro s'ò agitata la quistione se si debba
o no invigilare sulla prostituzione dal punto di vista delia pubblica salate.
L* Associazione Costituzionale delle Romagna fin dal giugno dello seorso
anno nominava una Commissione psrchò studiasse e riferisse sull' im-
portanìe tema delVabolizione o riforma della polizia dei costumi^ e la
relazione letta nell'adunanza del 22 marzo p. p. è stata testé pubbli-
cata. Ne leviamo la savia e prudente conclusione, la quale va d'accordo
con quella della sopraddetta Commissione parlamentare inglese.
« La prostituzione ò non solo un male morale inerente alia umana
natura, ma che potrebbe eziandio rivestire 1 caratteri che oostituisoono
un reato, perchò offende la dignità umana, perverte la morale, e com-
promette la pubblica igiene. Lo Stato la tollera perchò non può effica-
cemente impedirla, e la tollera perchò é una necessità, e solo in qaanto
é una necessità* La condizione quindi delie prostitute e dei lenoni deve
riguardarsi sempre come analoga a quella delie persone sospette in qaaaio
la loro turpe industria ò di per so stessa un male morale e può facil-
mente convertirsi in reato o in fatto punibile laddove trapassi i confini
che le sono assegnati. Onde é che un regolamento salia prostitusione
<ieve avere analogia alle leggi di prevenzione contro le persone sospette,
lia Commissione quindi sopra questo terreno crede di potere con sica-
rezza conchiudere che non ò già in un bene inteso sistema di Regola-
mento riguardo alla prostituzione, ma nella abolizione di qnalfliasii di-
ci) Atti della prima Biuaione d' Igienisti iUlUni in Kilano, 1881. Milano
^882, pag. 91.
<2) « Archi Yes générales de médecine » 1883, mai, psg. 608.
YiillSTÀ. 553
soipiina in questa materia cho si deve riconoscere una protezione i un
incoraggiamento dei vizio e della immoralità (i). »
La Commissione stessa dopo mataro esame lia pur dovato concludere
clie torna meglio all'interesse della* Società il mantenere le cosi dette
case di tolleranza, anzi clie lasciare iil>ere e sparse per la città le pro-
stitute; e ciò principalmente perchè in siffatte case si può esercitare più
facilmente e con maggior assiduità la sorveglianza onde poi si infrenano
il ìenodnio clandestino e la prostituzione clandestina tanto più perico*
losi ed infesti alla moralità ed all'igiene. E dai concetti 'generali scen-
dendo ai particolari venivano proposte alcune modificazioni alle parti
più importanti dei Regolamento vigente nMinteresse specialmente della
moralità, ed a garanzia della libertà della donna e del decoro della
autorità governativa. Per esempio, ai divieti che Tart. 65 fa ai condut-
tori di postriboli di vendere commestibili e di tenere giuochi, altri se
ne dovrebbero aggiungere per impedire trattenimenti, danze, conviti ed
altre simili riunioni che finiscono di solito in schifosissime orgie. Gli
articoli 40 e 41 che stabiliscono una classificazione dei postriboli e le
rispettive tariffe dei prezzi dovrebbero essere tolte, lasciando esclusi-
vamente un tale assunto ai conduttori di postriboli e ai frequentatori
dei medesimi. Del pari non si vorrebbe fosse dato per parte deirauto»
rità alla meretrice un libretto nei quale anche sia fatta fede della sua
salute dal medico visitatore (A^r. 26, 92 e 92) : dovrebbe bastare che le
prostitute siano inscritte nei registri della Questura, alla quale avreb*
bere essere direttamente trasmesse le relazioni dei medici visitatori.
Non V* ha dubbio che ottima ò la prima proposta modificazione ; per
le altre due invece potrelibesi disputare, essendo che in pratica ne se-
guirebbero più inccnvenienti ohe vantaggi*
Comunque, V Associazione romagnola ha fatto assai bene a chiamare
su cotesto punto Tattenzione del pubblico ; -e la Relazione che vi venne
letta ha tanto maggiore valore quanto che v^ha preso parte il profes-
sore Pietro Gamberini, che, per gli studj suoi speciali e per la lunga
pratica, ò in tale materia oompetentisslmo (2). L* Associazione poi fece
prova di assennata temperanza deliberando che il voto di uno dei com-
missari, Silvio Silvestri, che non s*accordava con {quello dei colleghi
f jsse stampato di seguito alla suddetta Relazione. E noi, imitando il
buon esempio, diremo in breve come la pensi Toppositore.
Ei non crede che la prostituzione sia piaga da non potersi evitare;
ò un vizio, e come tale con uno sforzo di buon volere può essere vinto*
La prostitnzione pertanto dovrebb*essere energicamente ed ovunque com*
(1) « Relazione suir abolizione e riforma della polizia dei costumi, ecc. »
Bologna issa, pag. ZA.
(2) Presiedeva la Commissione il chiar. prof. Qt% B. Brcolani, ne furono re-*
latori i signori R. Marchesino, M. Pedriae.
S54 VARlfiTÀ
battuta ; e d^altra parte dovrebbe essere abolita la poUsià dei coHumi
considerando :
1.^ Che qaalanqne regolamentò sia pnr rlstrottivo sulla prostitazione
d in contraddizione colle leggi fondamentali dello Stato, perchd non
conforme alle prescrizioni della moralità, deirigiene e della giustizia.
2.® Cbe dal punto di vista dei costumi crea una ineguaglianza legale
tm Tnomo e la donna, e che la piaga fisica e morale si estende in' forza
della legalizzazione e sanzione governativa anche solo apparente, quindi
una minaccia continua alla Camiglia, e conseguentemente alto Stato (1)«
I medici condotti e la proposta riforma della Iiogge
eomanale e proTlnclale. — La R. Società italiana d'Igiene giu-
stamente considerando llmportanza cbe dovrebbe avere il medico con-
dotto in una ben ordinata amministrazione sanitaria per promuovere la
prosperità fisica e morale del popolo, specialmente nelle campagne, ban*
diva una riunione di medici per esaminare ìi progetto di riforma deUa
Legge comunale eprovineiale relativamente al eervisio dei mediai con-
dotti^ nelVinterefse della ealute pubblica e a tutela del decoro pro^
fessionale. La riunione, tenuta il 7 giugno, nella sala dell' Istituto Lom-
bardo, fu numerosissima; la discussione fu viva e nondimeno procedette
con mirabile ordine perchè sempre da chi ne teneva la presidenza con-
tenuta ne* giusti termini e in vista d'anno scopo ben determinato, le
grandi riforme non potendosi compiere d*un tratto e Topinione pubblica
dovendo preparare reffettuazioue non per subitaneo commovimento, ma
per vera convinzione, la quale non può fermarsi che a gradi, siccome
quella che vuole non clamori, ma dimostrazioni.
Diamo le conclusioni della diligente relazione stesa dal dottor Carlo
Znccbi, vice presidente della Societò^ le quali vennero interamente ap»
provate.
1.* La Società riconosce che la disposizione contemplata nelPart. 13
del disegno di legge comunale e provinciale, di sottoporre dod le de-
liberazioni concementi la nomina, la sospensione e la revocazione dei
sanitari! comunali airappròvazione del Consiglio provinciale di Sanità^
è un atto emanato in omaggio al principio delle rispettive competenze
cbe preserverà i medici comunali da inscienti ed ingiuste misure e vi
applaude, semprecbò le decisioni del Consiglio provinciale di sanità so-
pra tale argomento abbiano carattere esecutivo.
2.* La Società, lamentando che nel progetto di le^rge sopraindicato,
non sia fatto cenno delle condotte mediche veterinarie, ripetutamente
reclamate dai congressi delle associazioni dei medici e def medici vtì-
terinarii, fa voti perchè queste vengano istituite non solamente nell'in*
ieresse professionale, ma a tutela altresì della salute pubblica.
(1) Relazione citata, pag. 80.
tahirtì 55S
3.* La Società confida che le rifbrme previste nel disegno di legge
comanale e provinciale, siano punto di partenza di altre importanti di-
sposlBloni sanitarie, tendenti a proteggere il Ubero esercizio della pab-
blioa igiene in modo che il medico comanale sia ad nn tempo medieo
sanitario del Comune e medico dei poveri.
4* Finalmente la Società, considerando che l'amministrazione sociale
ò materia per natura sna mutabile e che nelle attnali condizioni un co-
dice sanitario comprensivo , sarebbe di difficile attuazione, esprime il
voto che il Governo provveda sollecitamente alla presentazione di una
legge sanitaria organicai avente per isoopo 1* ordinamento di tutti gli
uffici sanitarli e dell* insegnamento speciale della medicina pubbltcat
senza però ritardare Tadosione degli altri provvedimenti legislativi che^
il Ministro d'agricoltura e commercio, ha predisposti a tutela della sa-
lute delle classi lavoratrici.
Perolié 1 medici iUastrl TlTono poco? — Il dott. Enrico
Bennet s'è proposto il curioso quesito ed ha cercato di darne ragione.
In tutte le statistiche si trova che i medici formano una classe di
uomini di vita breve, ed in cui la media dei decessi ò come quella data
dalle professioni insalubri.
Donde ciò? Io generale i medici sono gente che si nutre bene, ha
buona casa e buone vesti. Gli eventuali pericoli a cui vanno incontro
nel curare le malattie contagiose pesano poco sul conto della vita breve»,
della veochiaja prematura, delle malattie e della morte di essi.
Simili pensieri m' hanno spesso, dice il Bennet, colpito in questi ul-
timi anni. Quando uno ha oltrepassato la cinquantina, i suoi contempo-
ranei e coUegbi incominciano a mancargli d* intorno in buon numero»
in tutte le classi della società ; ma, nella nostra professione la mortalità
è senza dubbio più grande che nelle altre. Questa mortalità inoltre ò
evidentemente maggiore fra le persone più ragguardevoli per sapere e^
per ingegno del corpo medico , e pare che in ciò si racchiuda la ri-
sposta al quesito propostomi.
Non potrebbe darsi che questi uomini muojano e scompajano dalle
nostre fila perchè hanno lavorato di molto e per conseguenza si sono
spinti più in su?
Se così sta la cosa, se le vite più preziose nella nostra professione
sono costantemente esposte ad una morte prematura per T abuso del
potere vitale^ che Tamor della gloria trascina con sd, non sarebbe utile^
di dimostrare e di far conoseere più generalmente il pericolo positivo,
che minaccia la vita di coloro, che eccellono?
I nostri libri classici, le lezioni dateci mostrano i danni della pigri -^
zia, deirinazione, del letargo mentale. Non si potrebbero qui aggiungere
alcune parole sui pericoli del lavoro e dei trionfi ? Scegli ò così, questo-
avvertimento sarebbe dato con qaalche peso da uno, che pochi anni fa
è stato abbattuto fisicamente per aver abusato delle forze sue intel--
Jettoali e fi8iehe« e solo scampò dalla morto accottando e segaondo i
preoetti deirigienoi cbo prima trascurava.
Pare sia proprio della professione medica che il lavoro aumenti
coiretà essendo che il puhhlioo non vuol capirle di tenere 1 vecohi
medici in conto di yeterani ; anzi esige da essi il layoro, che potrebbe
/are. un giovane, in tutte le altre professioni, a misura che si avapza
l'età, che si accresce con la riputazione ed il benessere, T assistenza e
l'ajuto vengono da so.
L'avvocato attempato ò coadijuvato da un avvocato più giovane, che
ne prepara 1 lavori, il notajo ha de' commessi, il vescovo de* vicaij, il
colonnello degli ufficiali, il mercante ed il banchiere hanno dei soci, ma
il medico consulente ed il chirurgo salito in riputazione deve restar
solo, qualunque sia Tetà, efar tutto da so per tutto il tempo che eser-
cita. Donde ne viene che quando ha oltrepassato i quaranta o cinquan-
t^anni le ore del lavoro reale, anzichò diminuire, aumentano rapida-
mente. Fra i quaranta e i cinquantanni un uomo di discreta comples-
sione ò in grado di adempiere tutti i suoi uffici e di sostenere la molta
fatica in questo od in quel ramo della professione, ò in grado di lavo-
rare giorno e notte, di sostenere il peso della sua riputazione, quantun-
que i più deboli vi soccombano , come fu di Todd , Brinton e di molti
altri, che potrei ricordare. Ma quando è raggiunta la cinquantina, e vi
siva oltre, l'econo mia umana incomincia a declinare. I capelli si fanno
grigi, la forza visiva diminuisce, la gengiva distaccasi dai denti, si for-
mano depositi di adipe in luoghi inopportuni, e si manifestano altri se-
gni di alterata nutrizione. Senza dubbio il potere nutritivo è diminuito
in tutta V economia , ed aumenta in modo costante la tendenza ad una
nutrizione morbosa.
ÈJquesto appunto il momento, in cui massimo ò il lavoro del pratico
di grido ; e poichd il cervello, in un uomo occupato da lavori intellet-
tuali ò Tultimo ad alterarsi, il medico lavora sotto una pressione men-
tale e nervosa.
All' incirca verso 1 sessant* anni la misura è colma, il corpo stanco
Riessa di rispondere alle eccitazioni mentali, e la morte arriva sotto
gualche forma d*aberrata nutrizione, che ha progredito lentamente ma in
modo sicuro.
La morte prematura degli antesignani della nostra professione può
forse essere arrestata od impedita ? Io credo che ciò sia possibile ae
smettiamo di vivere come se fossimo imniortali, e come se le malattie^
che vediamo, non ci potessero colpire ; se ascoltiamo 1 precetti della
flsioiogia, e se deponiamo il vanitoso pensiero di crederci eccezioni alle
regole generali, e di essere a cinquanta e sessant^anni tanto giovani •
vigorosi quanto lo eravamo a trenta e quaranta. Nondimeno per met-
tere in pratica questo avvertimento dobbiamo far l'analisi di noi atemi,
« se troviamo che ci faccia difetto la potenza vitale, dobbiamo lasoiaro
Abl lato il manto regale degli stimolanti : alcool, thò, caffo la mercè dei
VARIETÀ. 557
qaali gli uomini in generale che molto lavorano, e particolarmente i
medici, fanno degli sforzi incompatibili colla potenza reale nutritiva e
vitale.
Un nomo ohe cerca di supplire cogli stimolanti alcoolici, presi anche
moderatamente, con del caffo o del thò alla debole complessionei alla poca
energia, all'età non più giovane nasconde a bò stesso il vero stato della
sua nutrizione. Quando i dee sistemi muscolare e nervoso sono esau-
riti e non più riparati colla vera nutrizione, cioò con carne, con pane
e vino, V uomo può galvanizzare so stesso cogli stimolanti , in guisa
da rimediare presso a poco a ciò che gli manca; ma questo modo di
vivere ò esiziale , esaurisce la forza vitale , distrugge la sana nutri-
zione, e pone le basi di un cambiamento morboso negli organi. Per
mezzo degli stimolanti alcoolici adoprati ripetutamente, flnchò soprag-
giunga l'esaurimento, la potenza del lavoro può conservarsi fino a pochi
giorni o poche ore avanti la morte, come si osserva nelle infime classi
sociali. Il thè e il caffo pressochò nello stesso grado hanno Pefflcacia dì
stimolare i nervi e di conservare la forza : se alcuno ne dubita, fategli
prendere una tazza di thò o di caffo concentrato quando sarà spossato
per deficiente nutrizione o per troppa fatica; scompariranno in pochi
momenti e il desiderio d'alimento per riparare le perdite, e il senso
della fatica, e quegli potrà sopportare agevolmente per un pajo d*ore e
più Tastinenza od il lavoro. Che abbiamo fatto noi? L'organizzazione
fisica ha bisogno di essere riparata, essa manca di elementi nutritivi,
il sistema nervoso ha bisogno di riposare, e noi facoiamo peggio che se
lo cibassimo con delle pietre, lo abbattiamo, lo galvanizziamo perchò con*
tinnì ad agire.
Il lavoro della notte ò fatto specialmente in virtù di questi stimo-
lanti : e nello studiolo si sorbe del thò o dei caffè. Il cervello stancò
ha bisogno di sonno ; Invece ò galvanizzato e spinto al lavoro intellet-
tuale. Y*ha quindi da meravigliarsi che in tali ooDdizioni si producano
col lungo andare dellea Iterazioni organiche ? Dobbiamo ricordarci che
le leggi del sistema nervoso regolano tutti i cambiamenti organici e nu*
tritivi normali ed anormali.
Che sì deve fare per evitare i mali prodotti da un eccessivo lavoro
in età avanzata ? Molti de* nostri colleghi non possono aiutarsi da so
stessi. Sono come soldati in una battaglia, la res angusta domi oppone
un ostacelo insuperabile. Non possono riposare, debbono andar sempre
avanti. Nondimeno alcuni fra di essi potrebbero, volendolo, accrescere
la probabilità dì vita non facendo soverchio conto delle ricchezze, la-
sciando ì clienti meno importanti a giovani medici, abbandonando le ca-
riche pubbliche, limitando il lavoro a quanto permette la potenza intel-
lettuale reale, sincera, senza aiuto, e finalmente ritirandosi in parte o
interamente dal campo d*azione, prima che la Vita non sia del tutto lo«
gora dal lavoro. Non ritrarranno più dalla professione che una tenue
parte dì quei guadagno, che ricavavano in gioventù. Ma forse che il
\
553 yaristI
eolonnello, Pammiraglio oon si ritirano con mesza paga, ed in compenso
non giungono ad on*età molto avanzata t
Oi6 che ai dice de* nostri colleghi nella professione medica, sMatendt
di tatti ; noi siamo in dovere di arrestarci, quando siamo anoora la
tempo.
Non ò forse vero, che abbiamo testò perduto ano de* nostri più di-
atinti letterati, Carlo Dickens, neiretà poco avaniata di 58 anni, in ar-
guito di ana eccitazione esagerata e conUnaa del sistema nenroso, «d
in questo caso assolutamente senza scusa ? Ritornato dati* America
scrisse cbe le sue lezioni pubbliche, durante il suo viaggio negli Stati
Uniti, l'avevano affaticato ed indebolito. I viaggi continui, reccitasione
delle pubbliche riunioni, 1 banchetti, i ricevimenti erano troppo depri-
menti per luL Avrebbe dovuto capire allora che lavorava a eoapito
della sua età, e della sua forza vitale indebolita, che insomma arri*
achiava la vita ; in breve avrebbe dovuto riposare, e l'avremmo aaeon
in mezzo a noi; ma continuò a lavorare nello stesso modo, continobad
eccitare il sistema nervoso, e morì innanzi tempo di malattia oerebraid
compianto dair Intiera nazione. (Journal de Méd-^eine de Parisp 1883*
1 fóvrier).
Opere presentate alla Dlreslone
degli jMtmmtt ilniwerMmU M Medieinm.
Baldi Dario. < Sul decorso della secrezione biliare » , ricerche spe-
rimentali. Firenze. Tip. Genniniana, 1873, 8.* «Lo Sperimentale >t
Aprile.
Bonaccorsi G. e Delogu O. < Sui principio attivo del Oametrio e eoa
azione fisiologica. » Ricerche sperimentali. Catania, Pastore, 1833,4."
< Archivio medico italiano. »
BonfigU C. « Intorno un caso di peritiflite. > Annotazioni clinicheì
Bologna 1883. « Rivista Olinica. »
CaneUa Pietro. « Storia del Pio Istituto di S. Corona di Milano. »
Milano, Cognati, 1883, 8.* p. 220.
Cantani Arnaldo. « Patologia e terapia del ricambio materiale. »
Voi. II. Milano, Vallardi, 1883, S.'^
« Comune di Milano. > Bollettino neorologico mensile: Gennajo-Aprile
1883.
Fanzago Franceeco. e Sui prezzi delle derrate alimentari », appanti
e proposte alla Commissione municipale d* inchiesta. Padova , Salmiai
1883, a*
arazzi Y, € La malattia di Mentore. > « Gazzetta degli Ospitali.»
A. 1882.
Qrifflni L. e Trombetta F. e Condro-carcinoma primitivo della ghian-
dola sotto-mascellare. > Torino, Loescher, 1883, « Atti della R. Acoad.
delle Scienze di Torìno. » Voi. XVIII.
Qrifflni Romolo. < Ospizio provinciale degli esposti e delle parto-
varietI ,559
rienti in Milano. > Relazione generale per i*anno 1882. Milano , Civelli»
1883, 8.«
Hofmann K, B. e Zar Geschichte des Zinkes bei den Alien. » Leip-
sig, Eogelìbardt , 1882. « Berg-nnd Huttenm&onisohe Zeitung. » XLI
Jahrg. N. 46-51. — e Ueber vermeintlicbe antike Seife. > a. n. t.
Le Blond A, et Fissauoo. ? De Tempio! de la Rósorcine dans le trai-
tement da cbancre simple cbez la femme. > Paris, Laawereyns, 1883,
6.^ « Annales de Gynéoologie. > Janvier.
Maggioli Vincenzo, e Sairematoma ed ematocele pelvico. > Tesi di
«ODCorso. Roma, Tip. Sociale, 1883, 8.^ gr.
MaragUano Edoardo. « La Medicina nei sadi rapporti colle questioni
sociali. » Orazione inaagarale. Genova, Martini, 1883, 8.®
Minieh Angelo. « Salle medicazioni obirargiobe col Jodofovmio. » Os«
servazioni praticbe. Venezia, Antonelii , 1883 , 8.* e Atti del R. Istituto
Veneto di Scienze lettere ed arti. » Serie VI, Voi. I.
Mori Rohttsto. « Discorso a Maurizio Bufalini. » Il Gomitato pel mo*
numento.
Morselli Enrico, « Carlo Darwin. > Milano, Damolard, 1882. e Rivi*
sta di Filosofia scientifica. » Anno I, Voi. I.
Morselli Enrico e Bueola Oabriele, e Contributo clinico alla dottrina
della Pazzia sistematizzata primitiva. » Torino, Gelanza, 1883, 8.® e Gior-
nale deirAccad. di Med. di Torino. » Aprile-Maggio.
Negri Paolo, « Di un bacino cifotico con carie ileo-femorale. » Nota.
< Annali d^Ostetricia. » A. 1882.
^ € Di una ovariotomia precoce , contributo alla cura dei tumori
o varici a sviluppo extra- peritoneale. Ivi.
— < Può il palpamentp addominale contribuire alla diagnosi della
morte del feto? » Nota. Ivi. A, 1883.
— « Rottura del setto vagino-rettale e spaccatura della vagina du-
rante il parto spontaneo », tre osservazioni. Ivi.
— « La cesarea estirpazione totale dell' utero rivendicata agli Ita*
liani. » — Ovario-isterectomia cesarea. Osservazioni e Lo Sperimen-
tale. » A. 1883, febbrajo.
Paci Agostino, « Della lussazione anteriore ileo-pubica del femore. >
Considerazioni e casi clinici. Firenze, Tip. Cenniniana, 1883 , 8.® « Lo
Sperimentale. »
Paglioni Luigi, e Suir eziologia dell'epidemia di febbri tifoidee In
Parigi. » Torino, Gelanza, 1883, 8.® « Giornale della R. Aocad. di Med.
di Torino. »
Peli Giuseppe. « Sulla relativa lunghezza del collo in ambo i sessi
e sulla disposizione da darsi al capo nelle ricerche antropometriche. »
Bologna, Gamberini e Parmeggiani, 1888, 4.<> < Mem. deir Accademia
delle Scienze dell'Istituto di Bologoa. » Serie IV, Tom. IV.
Il Direttore e Gerente responsabile
Prof. A. Corradi.
560
INDICE DELLE MATERIE
RIVISTA DI TERAPBDTIGA E FARHAGOLOGIA
del prof. A. CORRADI,
Hesse — Rioerchei sulia costituzione di alcuni alcaloidi deUa china e
suHa propionilchinina — 482.
Hesse — Suila cinconid na e Vomocincofiidina — 485.
Glans ^ Sugli alcaloidi della china — 485.
Glaus e Bock — Derivati metilici delVomocinconidina — 485,
Glaase e Baetke — SuUa fenU-omocinconidina — 485.
Hesse — Sugli alcaloidi della china — 485.
Skraup — CinconicUna e omodnconidina — 485.
Hesse — Della cinconina — 486.
Claus e Kemperdick — Derivati etili della cifìconina — 487.
Glaas e Mfiller — Derivati metili della cinconina — 4E7.
Claus e Trenpel — Derivati benzili della cinconina — 487.
Donath — La chinolina, suo tartrato, stioi vsi farmaceutici — 488.
Galassl — Metodo semplice ed efficace per la cura delle febbri inter-
mittenti ostirate con i preparati di china — 489.
Attfleld — La malUna e i suoi composti — 49].
Hayem — Del valore delle infezioni sotto-cutanee d* etere ineoiodz
morte imminente per emorragia — 493.
Filehne — La Kairina e la Kairolin% nuove sostanze adoperaU per
rimettere e regolare la temperatura febbrile — 493.
Minich — Sulle medicazioni chirurgiche col iodoformio — 496.
Rivista d'oftalmologia. — Atti delV Associazione ottalmologiea di Fa*
dova — 498.
La Naftalina ed il Naftol p in terapia. — RivUta del dott. Carlo Rai-
mondi — 504.
BIBLIOGRAFIA.
Cardarelli — Le malattie nervose e funzionali del cuore — 681
Dunant — Quatrième Congrès intemational d'Hygiine et de Dèmo-
graphie à Genève (du 4 au 9 septembre 1882) — 536.
Zampa — Della salute pubblica e delV ordinamento del servizio sani-
tario in Italia — 543,
VARIETÀ.
Congresso^ internazionale in Napoli per V idrologia e la elimaiologia
— 545. '
IBsposizione generale italiana in Torino, £884 — 545
Profilassi del cholera — 549.
Quadruple amputazioni puarite — 550.
/ regolamenti relativi alla prostituzione — 551.
I medici condotti e la proposta riforma della Legge comunale e pro-
vinciale — 554. ^ ^"*
Perchè i medici illustri vivono poco — 555.
Opere presentate aUa Direzione degli Annali Universali di Medicina
INDICE
DELLA PARTE RIVISTA
TTol GCLZIV. — 1." Semestre. — 1883.
«
Indice alfabetico delle sezioni
Annunjfi hibliografici — 269, 558.
Bibliografia — 161, 266, 430, 511.
Rivista di anatomia patologica — 898.
Rivista étantropologia — 27.
Rivista di chirurgia — 106, 243.
Rivista dermosifilopatica — 3.
Rivista di elettroterapia — 328, 369.
Rivista d'oftalmojatria — 498.
Rivista di patologia speciale e clinica medica — 273.
Rivista di terapeutica e farmacologia — 431.
Rivista intorno alla cura della difterite -^ 177.
Varietà - 268, 477, 545.
Indice alfabetico degli Antori
Adamklewlez r^ 350, 424.
Airnew C. R. e "^BVehmUr — 372.
AÌBh«m — 6.
AlfSld - 225.
AUm — 93.
Alterna — 93.
AauUIel — 81, 82.
Aa4er«*B Stuart — 67.
Aadrease — 208.
Ang^laeel — 498.
Aaa«|«litBe — 4L
Aiu«|i«ts — 501.
itivista.
Apostoli — 377. .
Arehamliaalt — 231.
Armaloffand — 385.
Arnold — 404.
Attllold — 491.
Attilla -^ 214.
Annnoeliat — 211.
ATorboek H. — 186.
Ayer Ci. B. — 2 >1.
Ayr G. — 179, 185.
Bacile — 501.
Baetehe C — 485.
86
562
Bakeirell R. H. — 377.
Ball — 87.
Ballet — 182, 356.
BalUwliey I. B. — 381.
Barbieri — 186.
Barllar T. — 207.
Bartes ^ 213.
BaMli V. — 33U
BaseliMliIts M. — 228.
Basteiberir^i* -- 319.
Bastlen — 214.
BasUnir* — 385.
B&amler — 340.
Bcar4 G. M. — 356.
BeehlBl — 19, 185.
Becker — 181, 196.
Bédee — 77.
Beeljr — 264.
Beeiz yB¥. — 332.
Bell R. — 195.
Berirer O. — 367.
lÈergermn — 214.
Bernhardt — 3^ 339.
Beri^mann ~ 108.
BertliUB A. — 67.
Besnler — 7.
Beyer H. — 214.
BUnehl Leonarde — 390, 422.
Bllllnrl^n C. E. — 209.
BIdder — 421.
Blaek I. B. — 200.
BUekwoed B. B. — 331.
Blaekwed 1¥. B. — 355.
Bleek — 140, 14L
Beek B. — 485.
Bebgeheld — 412.
Bobm F. — 229.
Benalnir ^' — 505.
Bene G. B. — 52.
Besee — 218.
Betteher B. — 334.
Benehai — 191.
Bramlillla — 181, 203.
Brandt — 315.
Brann B. - 127, 135, 407.
Breda A. ~ 4. 9.
Breea P. — 62.
Breehln — 222.
Brewn — 282.
Bm^l» R. — 430.
Bmoelil Cesare — 328, 389, 391.
BmneUl — 202.
Braehner fl. -« 15«
Bne^ney — 880.
Bnlirli«rt Glneenwe ^ 388.
Bnrd Edwin — 187.
Bnsek — 92.
Cade! de Gaseleenri — 204, 207.
Callernri G. — 202.
CalllaianI G. - 229.
Cappi E. — 168.
Cardarelli A. — 511.
Cardile Clofale G. *- 266.
Camey — 215u
Carller - 24.
Caapari — 2U.
Cassia — 232.
CsstmeeI E. — 214.
CaTarnIs — 106.
Cenni — 241.
Chenerjr E. — 187.
Chéren I. — 375.
Chen«i — 381.
Chndzlnskl — 64, 66.
ChTssteh — 333.
ClaUarlla CL — 20d.
Clans Ad. - 485, 487.
Clemens — 241, 329.
ClnUe C. P. B. — 367.
Coesfeld — 184, 235.
Cebaden — 24.
Cehnstein — 410.
Cslian — 209.
Cellles Aeerdlne — 502.
Celien IV. G. — 20i.
CeneeUl - 298
Cemlnl E. — 535.
Cernii — 11.
Cemlllean A. — 24L
Csrena A. ^ 170.
Corradi A. — 48L
Cenirnel ^ 88.
Crede — 155*
Cnllen B. — 206.
Cnstis C. B. B. — 232.
Csarseekl — 206.
Csemlekl — 382.
Ballemag'ne — 89.
B^Aneona — 393.
Barlsen I. -» 295.
Bavlda — 424.
Be Gievanui A. - 273, 280, 310.
Behio C. - 226.
Be Welel — 5)4.
Belannay — 72, 77.
BeirAeqna F. - 178, 202.
Be Linea B. — 8.
Be Merdllei — 84.
Be Paoli — 88.
Be Solavllle — 73.
Be Tlneentls — 501.
Bl Chiara Franeesee — 893« 39i
Blppe » 285.
Bodds — 216.
Benaih J. — 488.
Brosdeir — 336, 339, 356.
Bonanl — 536.
Bnpasqnler — 504.
Bdel ^ 217.
Eldam B. — 235.
Elletl — 414.
Bisensebllz J. — 195.
Emery — 504.
Engelhem — 352.
Erk Th. ^ 329, 332.
Erlehsen — 211.
Erlenmeyer — 355.
Fallanl 1. --. 203.
Falndl G. -- 228.
ralle - 206.
563
FarAlll — 179.
Fedcrlel Z. ^ 376.
Felir — 207.
■fere — OD.
Ferri Enrlee — 9L
FerrlDi O. - 17,9, 185, 216.
Flalla - 263.
Fielier ~ 364.
FUehne — 493.
Fischer E. - ir9, 504, 505.
Flselier F. — 852. 369,
Fltfclier G. -* 336.
Flesoli - i24.
Fontaa — 86.
Franco D, — 178.
FranzoDl B. — 186.
FrtekeltoB -^ 20&
Friediaender — 424.
Friirerie £.• — 476.
Froeltcli ~ 234.
Farbring-er — 504.
esalassi L.. — 490.
Ciarson I. O. ^ 58.
Gatti F. — 202.
Geifenliaur — 40.
Olaeelil O. - 177, 185, 201.
GiaMl - 241.
Ollier r. — 11.
Girlioli Enrlee — 95, 102.
Cilnsbarir — 413.
«irand-TenloB — 372.
«lax J. ~ 339.
Olaek — 121, 138.
OoerlBiT — 240.
Golirl e. — 168.
Ooed R. R. — 376.
Gottevald — 240.
Oorden E.. A. - 842.
Ciosetti F. -^ 502.
Cvouriraes O. — 18.
Cvradenlgo Pietro — 500, 502.
Cvreeoiiow Headlaai B. — 237.
Grtfnni - 406, 414.
Cviialta V. — 501.
Gnanglrolt — 186.
OJintlier A. — 380.
«ottmaBn «. — 223, 225, 227.
«ajrot - 6.
««terboelc - 132, 156.
Hoffedorn — 261.
HMroBliucli — 210, 236.
flfaln E. - 131,243,256.
Hanow ^ 192,
Haao A. -- 13.
Ha«oer •- 411.
Hayem — 493.
nebra — 504.
aerer — 89.
nelrerleii — 122.
aolmkaBrar - 235.
nenoroB i¥. — 236.
tterrlek O. E. » 885b
HoBoe - 333, 481, 485^ 486.
neubaer O. — 237*
tteanlng — 69.
HeaolBiror O. — 181, 208.
Hill a. - 199.
Hlrsehberir «V* — 371.
HlraebmaBB — 331.
HoffaianB — 504,
HoUt E,. — 211«
HomÓB — 422.
Hotbom — 208.
Hnber -^ 408, 409, 427.
Jaeobl A. - 179, 181, 183, 189.
Jaeobson W. — 183, 217.
JarUeh A. ^ 505.
Joilaeb Fr. — 332.
JolTi-oy A. — 387.
JoliBoon O. -. 188.
Jolly — 349.
Jsebewsky ^ 354.
JBlllard . 247.
Kaposl — 504, 505.
Katyoehew — 336.
KaBlieb — 238.
Kemperdlek — 487.
Klen A. — 19&
KihB K. — 376«
Kiiaer UT. J. — 377.
Kiag-srord ~ 214.
KleinbauB — 464.
Knapp H. - 372.
Koeh — 265.
Koko — 314.
KollmaBB — 95.
ICormaBB E. — 177.
Kora — 215.
Kraske — 259, 260.
KumBAel — 114.
Karz E. — 383.
Kaster - 129, 132, 230, 249, 26a
Kattner Jna. — 177.
l<adrelt de l«aebarrlér0 — 370.
Etaadau — 154.
JLaadowskl P. — 230.
l'ang'eubeek V. — 119.
l<aueB8teÌB •— 146.
l<aBrenzi — 891.
liBX E. - 224.
l«e Baron — 85.
Eiedouble — 65.
JLee|r<^rd Cr. — 318.
Mj^gojt — 69.
Eieloir H. ^ 362.
liOBioyBe — 232.
l«epldl-€hlotl G. ^ 23h
JLéplae — 279, 297.
lioreboaliet — 229.
l«eaaer E — 505.
l«eto«rnea« — 101, 343.
L.etzeriek I.. - 192, 204.
E,owy E. — 180, 182.
UBdoBiaBB — 218.
Eilttea — 426.
Eiolll — 20!L 210.
liOaaBa Ottavio ^ 396.
Loweareid — 344^ 862, 867.
liaer — 214.
li«ÌBO Eiaiiri — 891.
564
l.«ll ^ 185.
l.«zsalto — 319, 323.
'Kdmjm — 57. »
MMkMslè ■■•r^ll - 222.
Mader — 384.
Maffaeel — 413, 420.
Malenflseli — 352.
Mi4«eehl D^meale* — 3, 14, 17, 22.
Malassem — 21.
Man I. ». -* 377.
Man«Bvrler ^ 32, 56.
Mara|rll*M E. — 3)1, 40&
MarekaDd — 407.
llarehUBD«schl O. — 178, 186^ 202,
Mlart C - 184.
MartlB — 32&
llartlii«a« — 19, 222.
Man - 235.
Mascherpa — 208.
Massel — 367.
Meleiparl — 392.
Merk«l ~ 54.
Meyer M. — 351, 364.
Mlehael J. — 133.
Mlehel — 199.
Mlknlles — 142.
Mllls M. — 884.
MlBleh A. — 496.
Moblas — 328, 344, 350, 352, 374, 386.
Morelli C. — 185, 209, 392.
M«reil Maekenzle -* 2SSU
M«relil O. — 274.
MoriTAB J* K- — -^47.
Morselli - 27, 81.
M«ri«o 1¥. Wu— 355.
Mosler — 219.
Mosraekt M. ^ 198.
Moyne — 499.
Moeel Domealea — 388.
Miàll«r A. — 231.
Mailer Fr. — 331.
Mailer 0. - 487.
Maller-lVameek — 213, 239.
Murray R. M. — 377.
Haake P. — 230.
Uefiel "W. B. — 370, 371.
Heidert — 290.
Helaser — 505.
]«e«mel84er — 228.
Hestl E.. - 185, 209.
IVenber C. — 113.
IVeamann E. — 386, 421.
Hovry J. M. — 210.
IVowlin — 216.
IVayes H. D. - 372.
Oertet — 204.
Orth A. — 212.
Parate — 220.
Pation H. — 183.
Pani C. - 353, 354.
Pani! C. — 180.
Pelltzzari Celao — 25.
Pennata P. — 273.
Pepper 1¥. — 213.
Petrose Mj. — 309.
Petrowakl — 20.
Pleot €. — 23L
PleraoB R. H. — 829.
Pokrowaky — 83,
Posner — 504.
Post C — 161.
Post fli. — 291, 331.
Postdaner C>. B. ^ 215.
RalnondI C. — 177, 504.
Ranpoldl R. — 503.
Raneke B. R. — 112.
Raneke — 35.
Raaorl B. — 18.
Ranehftass €. — 181, 212.
Reelna — 21, 22.
Regralia E. — 5Ò.
Rernoli E.. — 210.
Remak B. — 329. 333, 365, 966.
Renss L. M — 198.
Rey B. — 174.
Reymond — 499.
Rlbbert — 426.
RIeeardi P. — 90.
RIeek — 235.
RIedInrer — 136, 137.
Rteir«l — 292.
Rliranor \. — 200.
Ritti ji. — 471.
Robinson B. — 194, 220.
Roeea — 241.
Rockwell A. D. — 356, 373.
Rodman — 209.
Rokitansky — 215.
Rollet J. — 20.
Rosenbaeh — 157.
Rosmini — £00.
Rosshaek J. M. — 232, 341.
Rossiipnon -* 504.
Rotke C. G. — 212, 376^ 382.
Rnmph Tk. — 862.
Rydig-ier -^ 148.
Sabbata A. — 178.
Saekse -- 204.
Scalzi >- 391.
Searenzlo Ang-^lo — 4, 26.
Searparl S. — 382.
Scb&ITer — 367.
fikkarrenberir R. — 182, 205
Sebede - 123, 134, 251« 253. 263u
Sehiel J. ~ 342
Sehilllng* Pietro — 390.
Sekiplloff — 428.
Sehmld G. — 184, 225.
(Sekimtd H. - 123, 248. .
Sehmidt — 31.
Sckmitz — 367.
Sekroder L. — 384.
Sebnckardt — 403.
Sehuler T. — 192.
Sebiilier — 125, 126.
Scknltz — lOa
Behnltie H. *> 16.
Sekaster C — 237.
Sckalz — 240.'
56S
«•liwalbe — 152, 330.
Sehwarx G. ^215.
Seelig-miiller A. — 204, 332.
S«ilx F, — 181, 196.
SeniBola Harlano — 392.
Senaiar — 179, 187.
Serial C>. — 51.
Seitesrast H. — 239.
Shand Capple — 386.
Sholl E. H. — 207.
Sl^rlst "W. F. — 339.
Siml A. — 498, 503.
Slinaii — 504.
Skranp Z. H. — 485, 486.
Smith Lewis J. — 180, 193.
Sonnenbari^ — 119, 214
Sonlé — 220.
Sarmant G. - 267, 5ia
Stadler C. — 197.
Stala — 331, 356.
Stewart S. G. — 203.
SdlllDff — 402. 408.
Stolnlkaw — 339.
Stork - 233.
Starg-ls B. — 25.
Saehard — 6.
Tamborllnl — 186.
Taabe — 217, 330.
Taaber — 153.
T'ausxky R. — 196
Taylor — 19.
Testat — 62.
Thonar — 427.
TharsHeld "W. H. - 182.
Tlsxanl G. — 414.
Toplnard — 29, 57.
Torranee R. — 367.
Treapel 1^. — 487.
Trldeaa - 221.
Tripe — 216.
Tseherbatsehaw Barbara —
Tsahlriew S— 339.
Tsebnlowskt — 882.
370.
VirollBl 13. — 51, 53.
Uhde -^ 151.
Dona — 5. 7.
Vida! E. - 12, 215.
irierordt — 278.
VìgonrouiL R. — 339, 350.
ITIn^ent — 68.
VUeoott A. — 178, 210.
Tag-el — 181, 225.
ToltollDl — 331.
Tatpiao — 359.
"Wmtmw E. — 24, 198.
l¥albaani -* 199.
l^aller A. e de l^raUevIlle A.
— 342.
W^attevIUe A. >- 339, 342, 335.
"Wanseber — 241.
l¥alebjselba«Bi — 405.
l^elg-ert — 399.
l¥eise B. — 184, 201, 225.
I¥ei8s G. — 398.
'Werner -^ 240.
liTerra — 425.
l¥erlbeÌBiber A. — 195.
l¥blte Hale 1¥. — 233.
Uliltiter B. H •- 236.
l¥illard — 209.
l¥hlttaker — 322.
liTUs E. — 183, 223.
liToakes B. — 370.
l¥olff J. — 244.
liTeed - 504.
'Vroodbvry — 303.
liTrif bt 1¥. B. - 195.
l^yllle — 331.
Zampa R. — 543.
Zaonettl .- 1C2.
Zeller — 119.
Zereiil R. — 237.
Ziemssea — 334, 340.
ZIIdo ~ 419.
Zloke E. G. -^ 222.
Zaber C — 231.
566
Mee alfabetico delle materie
Acido fenico nella cara abortìTa dai bablK>ai ^ 19.
Acido salicilico in poWere snile necroii — ìfS.
Addison (Bfalattia d*) — 427.
Addome (Casi rari di malattie dell^ — 810.
Afonia (Elettricità nell^ - 359,
Africani cornuti — 93.
Agenstia guarita con Telettricità -* 873.
Albinismo — 95.
Albnminnria nella sifilide — 24.
AUncinazioni acustiche (Influenza della corrente galtanica nelle) — ^^9.
Ambiente (Metodo per distinguere Tinfluenza dell*) — > 77.
Amenorrea (Blettricità nell*) — 376.
Amputazioni quadruple guarite — 550.
Anca (Resezione dell*) — 250.
Anestesia d^origine cerebrale (Elettricità nell*) — 357.
Aneurisma deiraorta toracica e deiraddominale -— 138.
Angina di petto (Elettricità neir) — 359.
Angiocolite suppurativa -^ 319.
Ano preternaturale con rlleTantemodiflcazionl consecutive nell* intestino -*
153.
Anosmia guai ita con Telettricità — 373.
Antropologia (Questionario d*) — 102.
Antropometria (Applicazione dell*) — 67.
Antropometria criminale --91.
Area Gelsi (Etiologia dell*) - 15, 16, 17.
Arterite (Endo e peri) nel sifiloma del palato osseo — 222.
Ai*trite suppurativa reumatica — 408
Artropatie elettricità nelle) — 387.
Artropatie sifiliticlie — 125, 126.
Asfissia dei bambini (Elettricità nell*) — 380.
Asma (Elettricità nell*) — 359.
Astenopia (Patogenesi e cura dell*) -^ 502.
Astigmatismo irregolare (lUcerche ottalmometriche per^determinare 1*) —
498.
Astragalo (Estirpazione dell*) — 260.
Assorbimento (Influenza deirelettricità sul!*) — 335, 336.
Atassia (Crisi gastriche non gastralgiche néll') — 279.
Atrofia simmetrica dei parietali-^ 86»
Atrofia biliare ^ 4l3.
Atrofia delle dita per paralisi vaso-motoria — 390*
567
Bacilli del tubercolo — 265.
Bagni pei*manenti in chirurgia — ii9.
Bigno gaWanico ^ 3id.
Batterio del pemfigo e della lebbra -* 10.
Bleanorragia (Complicazione non comune nella) — - 18.
Bletnorragia (Permanganato di potassa nella) ^ 18.
Botriocefalo (Proyenienza del) — 407.
Bubboni (Cura abortiva con l'acido fenico dei) — 19-
Bufalìni Maurizio (Onoranze a) — 477.
C
Calcoli biliari (Diagnosi di) mediante un ago esploratore — 32^.
Calli ossei non consolidali (BlettroUsl nei) — 391.
Capelli (Colore dei) — 77.
Capelli ricciuti dei negri — 67.
Carbonchio (Immunità contro il) — 406.
Carcinosi miliare delle sierose — 309.
Carpo (Persistenza deirosso centi*ale nel) — 68.
Cassetta per gli arti — 263.
Cataratta (Elettricità nella cura della) — 370, 371, 872.
Catetere di Nélaton (Guida pel) — 263.
Cefalalgia (Elettricità nella) -^ 357.
Cellule gangliari (Cretiflcazione delle) — 424.
Cellule tendinee nelVinflammazione — 413.
Cerusica patentata del secolo XIV ^ 268.
Cervello (Caratteri anatomici del) -- 32.
Cervello (Elettricità nelle malattie del) — 857.
Cervello (Elettroterapia del) — 336.
Cervello (Interpretazione del peso del) — 56.
Cervello (Peso del) secondo Broca — 57.
Cheratiti ulcerose infettive (Cura delle) — 501.
China (Costituzione di alcuni alcaloidi della) — 481, 485.
Chinolina (Tartrato di) — 488.
Chinolina (Usi farmaceutici della) — 488.
Cholera (Profilassi del) — 549.
Cicatrici (Tumori maligni sulle) — 412.
Cinconidina e omocinconidina — 81.
Cinconina (Composizione della) — 486.
Cinconina (Derivati etili, metili, benzlli della) — 487.
Cirrosi ipertrofica del fegato — 413.
Cistifellea (Idrope e calcoli della) — 158.
Clima (Influenza del) sulla vita ^ 69.
Colica saturnina (Elettricità nella) — 382.
Colon discendente (Estrazione d^uno strumento di legno dal) — 151.
Commozione toracica — 136.
Condotto toracico (Tubercoli nel; — 402.
Congresso internazionale d*Igiene in Ginevra (A.tti del IV) — 536.
Congresso internazionale in Napoli per i* Idrologia e Climatologia — 515.
S68
Contratture isteriche (Elettricità nelle) - 357.
Contratture muscolari (BlettricitA nelle) — 358.
Coprostasi (Elettricità nella) — 382.
Corde Toeali (Elettricità nella paralisi delle) — 359.
Corea (Elettricità nella) — 358. .
Corpi mobili articolari (Formaiione dei) ^ 121.
Corpo estraneo nel tubo gastro-enterico (Gaso unico di) — 314.
Corpo striato (Otteoma del) — 421.
Corpo viti^eo (Intorbidamento deb guarito con Telettricità — 372.
Crani de^CQntadini dell'antica Bayiera ^ 35.
Cranio di delinquenti — 88, 89, 90.
Cranio degli Europei — 95,
Cranio dei pazzi (Capacità del) — 81.
Cranio degli epilettici •-- 82.
Cranio dei Russi (Deformazioni artificiali del) — 83 .
Cranio (Trapanazioni preistoriche del) — 84.
Cranio nei mammiferi (Anomalie nel) — 53.
Cranio e refrazione oculare (Rapporto fra) — 52*
Cranio (Ferite del) guarito, rimasti entro i projettili ^ 129.
Cranio (Misura della capacità del) — 29, 31.
Cranio (Caratteri del) — 32.
Cranio (Anomalie del) — • 41.
Cranio (Poligoni del) — 51.
Cranio (Sviluppo postembrionale del) — 54. ^
Cretino di Batignolles — 87.
Crisi gastriche non gasti*algiche nelFatassia — 279.
Cubito (Resezione del) — 250.
Cuore (Azione dei nervi vaghi sul) — 388.
Cuore (Eccitabilità elettrica del) ^ 335.
Cuore (Sutura delle ferite del) — 140.
Cuore (Malattie nervose e funzionali del) — 511.
Cuore (Vizio complicato di) ^ 285.
Cute (IiTitazione della) rispetto al polso — 291.
Decubito (Elettricità nelle piaghe di) - 385.
Delinquenti (Cranio di) — 88, 89, 90.
Delinquenti (Antropometria dei) — 91.
Denti (17.' pajo di) — 86.
Diabete insipido (Elettricità nel) ^ 359.
Diarrea tubulare — 315.
Disarticolazione della spalla — 249.
Dismenorrea membranosa (Elettricità nella) — 378.
Dita (Atrofia de.le) ~ 890.
Doccia idroelettrica — 889.
Ebrei (Cai:atteri fisici degli) — 100.
Eccitazione unipolare in flaiolos^ia e terapia — 336.
Echinococco sótto diaframmatico tt^nad^one di) — 154.
Bchinococco (Operazione nel casi di) nella cavitÀ i^ddominale -• 154.
Elettricità, elettroterapia (Opere di) -r 328, 369.
Elettricità statica — 347. . .
Elettro-agopuntura — 3i5.
Elettrolisi nei calli ossei non consolidati — 391.
Elettrolisi nei tumori maligni estemi — 392.
Elettroterapeutici (Apparecchi) — 329, 330, 331.
Elettroterapia (Osservazioni di) — 396^
Elettrotono intrapolare (Nuoya legge elettro-fisiologica dell') — 388.
Bmianestesia isterica (Elettricità nell*) — 357t
Emisistolia — 285.
Emorragie (Elettricità nelle) — 38Q.
EpUessU (Elettricità neirj — 357.
Epidermide (Esfoliazione delV; per paralisi vaso-motoria — 390.
Epilettici (Cranio degli) - 82.
Ernia diaframmatica (Casi di) — 427.
Ernie (Cura radicale delle).— 152.
Erpete tonsurante e pitiriasi ciroinata (Se vi sia identità fra) — 13.
Erpete tonsurante (Esperimento coirolio di croton nell*) — 14.
Esofagoscopia — 142.
Esostosi multiple .cartilaginee — 409.
Esposizione generale in Torino (L'Igiene neir) — 545.
Etere (Valore delle injezioni sottocutanee d'> — 493.
Etnografia (Questionario d*) — 10Ì, 102.
Europei (Cranio degli) — 95.
Exfoliato areata — 7.
Facciale (Angolo) — 5L
Facciale (Elettiicità nella paralisi reumatica del) — 359.
Faradizzazione generale — 345, 346.
Febbre (Influsso della) sulla sifilide — 20.
Febbri infettive in Palermo — 266.
Febbri intermittenti ^Elettricità nelle) — 384.
Febbri intermittenti ostinate (Metodo per la cura delle) — 489.
Fegato (Cirrosi ipertrofica del) — 413.
Fegato (Influenza deireccitazione del) sulla quantità deirurea — 335.
Fenil-omocinconidina — 485.
Fibromi dell'utero (Elettricità nella cura dei) — 375.
Follicoli del cuojo capelluto dei negri — 67,
Franklinizzazione nella neuroterapia — 347.
Frenico (Eccitabilità elettrica del nervo) — 335.
Gastroscopia — 142.
Ginecologia (Elettricità in) — 374.
Ginocchio (Malattìe infiammatorie dell'artìcolaidonLe del) — 430.
Ginoccììio (Resezione dell'articolasione del) — 256» 259.
Ginocchio valgo (Cura del) — 253.
570
Goniometro fìaeeiale (Correzioni al) -^ l^«
Goniometro (NaoTO) — 51.
Granchi muscolari (Elettricità nei)'^ 858.
Granulazioni (Gnra delle) con il nitrato d'argento -* S02»
Idrocele (Apparecchio scrotale dopo Toperazione delH — ^*
Igiene pabl>lica (Laboratori d*) — 268.
Igiene (L) neirEsposizione generale di Torino — 545.
neo-tifo acntissimo — 823.
Incontinenza d*orina (Elettricità nell*) — 377.
Individui (Uguaglianza e disuguaglianza dégF) — 7^
Infettive malattie (Alterazioni del sangue nelle) — 108.
Infezione tubercolare — 399.
Infiammazione (Cellule tendinee nell*) — 413.
Insufficienza aortica (Polso carotideo nell*) — 1^.
Intestini (Gaso unico di corpo estraneo negl*) — 314.
Intestini (Elettricità neirinvaginazione deglV — 380, 381.
Intestini (Influenza della corrente faradica sulle contrazioni degl*) ^ 335^
Intestino (Lunghezza dell*) nelVuomo e negli animali — 69.
Intestino (Occlusioni dell') curate p«r mezzo' deiroppio — ^ 161.
Invaginazione intestinale (Elettricità neir) — 380, 381.
Ipnotismo (Efliitti terapeutici dell*) — 280.
Ischialgia (Elettricità nella) - 358.
Italia (Salute pubblica e ordinamento del servizio sanitario in) ^ 513.
Jodoformio (Medicature con il) — 496.
Jodoformio (Usi del) in chirurgia — 119.
Kairina e Kairolina ^ 493.
Lagrìmale (Parte facciale delFosso) — 40.
Laparacolotomia — 151.
Laparatomie — 157.
Laringe (Cura consecutiva nelFestlrpazlone della) — 184.
Laringe (Eccitazione elettrica dei nervi e muscoli della) — 333.
Lebbra (Batterio della) — 11. ^
Longevità — 73.
Loquela (Elettricità nell'atassia dei movimenti della) — 357.
Lupus laringeo (Anatomia patologica di) — 4.
Lussazione congenita ereditaria del piede -^ 260.
Lussezlone della spalla — 219,
.1
871 ;
Magneto-elettrici (Apparecchi) — S)^, 3S3, 831.
Malaria (Eziologia della) — 407.
Malattie chirargiclLe e mediche (Corrente elettrica nella cura di) — 394*
Maltina e suol pompoati — 49U
Mandibola (Asimmetria della) — 92.
Mascella inferiore (Iperostosi della) — 132.
Medici condotti (I) e la proposta riforma della legge comunale e proTinciale
— 554.
Medici illustri (Vita breve dei) — 555.
Mestruazione (Blettricità nelle anomalie della) — 376.
Microbio della sifilide — 19.
Microcefali di Ri ola -« 93.
Microsporon anomoeon della pitiriasi — 12.
Midollo allungato e spinale (Degenerazione secondaria del) — 422.
Midollo osseo giallo e rosso delle estremità (Diffusione del) — 421.
Milza degenerata (Estirpazione di) -* i55«
Milza (BlettricitA nei tumori di) — 383, 384,
Milza (Riproduzione della) ^ 414.
Miomi uteiini (Eziologia dei) ^ 410.
Morbo di Basedow (Elettricità nel) — 357,
Motori nervi (Influenza della corrente galvanica suireccitabilità dei) ^ 336.
Muscolari anomalie (Spiegazione delle) — 62.
Muscolari anomalie nelle razze umane — 64.
Muscoli addominali ^Influenza della faradizzazione di) sul riassorbimento e
sulla secrezione deirorina ~ 335.
Muscoli comuni airuomo e agli animali — 65.
Muscoli paralizzati (Contrattilità elettrica dei) — 345.
Muscoli (Trapiantamento di) — 122.
Naftalina e Naftol (Usi della) — 504.
Naftalina nella medicatura delle ferite -* 109.
Necrosi guarite con polvere salicilica — 123.
Nefrite acuta (Rumore di galoppo nella) — 297.
Negri (Capelli ricciuti e follicoli del cnojo capelluto dei) — 67.
Nervose malattie (Valore comparativo della corrente indotta e galvanica nella
cura delle) — 393.
Neuralgie (Eletti*icità nelle) -^ 358.
Neuroma del ganglio solare — 159.
Neuroterapia (La franklinizzazione nella) — 347.
Neurotomia ottico>cigliare — 499.
Nitrato d*argento (Cauterizzazioni di) nella cura delle granulazioni — 502.
Occhi artificiali di Venezia — 503.
Occhi e capelli (Colore degli) — 77.
Occhio (Influenza della corrente galvanica sull*) — 371.
k
572
Occhio (Tabereolosi innestata nell") -* 403.
Omero (Toraione dell*) — 62.
Omocinconidina e einoonidina — 4:^ 5. .
Oppio nella enra di alonne ooclusioni intestinali — 161*
Orecchio (AppUcaziona dell'elettricità nelle malattie dell*) — 370. .
Orina (Influenza terapeutica della elettricità nell* incontinenza e ritenzione
d*) - 377, 393.
Ortopedia (Apparati di) — 264. . :
Ossa (Lesioni delle) neirnomo preistorico — 85.
Osso centrale nel carpo (Persistenza delP) — 63.
Osteocondrite sifilitica -* 408.
Osteoma del corpo striato — 421*
Ostetricia (Elettricità in) — 374. '
Ottalmla purulenta — 498.
Ottalmia simpatica -- 500.
Ourang-outang e uomo (Anatomia comparata dell') — 66.
Palermo (Febbri infettire in) — 266.
Palpebre (Esportazione di tumori nelle) -^ 499.
Pancreas (Ascesso del) — 157.
Paralisi atrofiche delle estremità superiori — 278.
ParaUsi (Elettricità nelle) -- 358.
Paralisi (Elettroterapia razionale delle) — 346.
Paralisi spinale spastica (Gasi di) — itt.
Paralisi vasomotoria — 390.
Parietali (Atrofia simmetrica dei) — 86.
Parto (Elettricità nel) — 377.
Pazzia di doppia forma — 471.
Pazzi (Capacità del cranio dei) — 81.
Pelle (Eccitabilità elettrica della) — 335.
Pelvimetria — 58.
Pemflgo (Batterio del) — 11.
Peritoneo (Assorbimento del) — 420.
Perobrachia (Stato delle radici spinali nella) — 424.
Piaghe di decubito (Elettricità nelle) — 385.
Piede (Lussazione congenita ereditaria del) — 260.
Piemia guarita (Caso di) ^ 121.
Piloro (Resezione del) — 146, 148.
Pitiriasi circinata ed erpete tonsurante (Se vi sia identità fra) — 13»
Pitiriasi circinata e marginata — 12.
Pleurite essudativa (Cura. della) ~- 301.
Polmone (Estirpazione pai*zlale del) — 419.
Polmone (Resezione del) — 141.
Polmoni (Tubercolosi miliare disseminata dei) — 404.
Polso (Irritazione cutanea rispetto al) — 291.
Polso di ritomo — 290.
Polso venoso — 292.
Polso carotideo ^ 295.
Portago per gli aghi piatti — 26L
573
Premio Palasciano — 477.
Profllassi antisettica nelle operazioni oculari — SOOl
Propionilchinina i 48L
Proflopalgia (Elettricità nella) — 391.
Prestitnzione (Regolamenti relativi alla) — 551.
Prurito e prurìgine — 4.
PseudartroBi (Cura delle) — 123.
Pupilla (Influenza della corrente elettrica sulla) — 335.
Radio (Cura della flrattura deirepiflsi inferiore del) — 25L
Razza (Metodo per distinguere Tinfluenza della) — 77.
Refrazione oculare .e forma del cranio (Rapporto fra) — 52«
Reinfezione sifilitica — 25, 26.
Renali arterie (Effetti della legatura delle) — 425.
Renali malattie nella sifilide — 24.
Reni (Ipertrofia compensatoria dei) — 168, 426.
Reni mobili ^Operazione per fermare i) — 243.
Resezione del cubito e deiranca — 250. *
Resezione deirartìcolazione del ginocchio -* 256, 259.
Retio (Cancro deirintestino) — 158.
Rigidità cadaverìca (Modo di prodursi della) — 428.
Rinoplastìca — 131.
Ritenzione d^orina (Corrente continua nella cura della) •* S93.
Rolando Luigi (Elogio di) — 170.
Rumore di galoppo — 297.
s
Salute pubblica in Italia — 543.
Sangue nelle malattie d'infezione (Alterazione del) — 108.
Sarcomi primitivi della vagina — 411.
Sciatica blennorragica ^ 19.
Sclerodermia (Elettricità nella) — 386.
Servizio sanitario in Italia (Ordinamento del) — 543.
Sessi (Uguaglianza e disuguaglianza dji) — 72.
Sifilide (Albuminuria nella) — 24.
Sifilide (Malattie renali nella) — 24.
Sifilide dei polmoni — 24.
Sifiloma del palato osseo (Endo e periarterite nel) — 222.
Sifilide del testicolo — 21.
Sifilide (Influsso delle malattie febbrili sulla) — 20.
Sifilide (Antichità ed origine americana della) — 20»,
Sifilide (Microbio della) - 19.
Sifilide del testicolo (Lesioni istologiche nella) — • 21t
Sifilide polmonare — 24. . .
Sifilide (Reinfezione della) — 25, 26.
Simpatico (Galvanizzazione del) — 835, 336.
Sociologia (Questionario di) — lOi.
Spalla (Lussazictne^ abituale della) •* .249»
]
574
Spalla (Disarticolazione dalla) — 249.
Spaami ritmici localizzati — 274.
Spermatorrea (BUttricità neUa) — 88d.
Spinale midollo (Elettricità nelle malattie dello) — 357.
Spinali radici (Frequente mancanza di) -r 424.
Spinali radici (Stato delle) in caso di perobrachia t- 424.
Stemo (Prattare dello) — 137.
Stomaco (Resezione dello) — 146, i4S.
Stmma maligna — 135.
Sublimato (Uso del) in chinirgia — 114.
Sudore (Inflaenza della corrente elettrica sai) — 336*
Tabe dorsale (Elettricità nella) — 357.
Temperatura febbrile (Medicamento per moderare la) — 493.
Temperatura (Influenza deirelettricità sulla) — 336.
Tessuti (Resistenza elettrica dei) — 335.
Testicolo (Sifilide del) — 21« 22.
Tifo addominale (Patogenesi del) — 406.
Timolo (Efficacia antisettica della medicatura con il) — 112*
Tisi polmonare (Elettricità nella) — 385.
Tisi polmonare (Natura e guaribllità della) — 29&
Tisi polmonare (Cura razionale della) ^ 303.
Torba (Proprietà antiputride della) — 113.
Trachea (Otturamento della) — 133.
Trapanazione preistorica del cranio — 84.
Trapiantamento di muscoli — 122.
Tremito (Cura del) col bagno galTanico — 343.
Tricoressi nodosa — 9.
Tropometro — 62.
Tubercoli delle rene — 899.
Tubercolo del condotto toracico — 402.
Tubercolosi innestata neirocchio — 403.
Tubercolosi miliare disseminata — 404.
Tubercolosi prodotta per inalazioni •— 405.
Tumori di milza (Elettricità nei) — 383, 381.
Tumori fibrosi deirutero (Elettricità nella cura dei) ^ 374.
Tumori maligni sulle cicatrici -« 412.
Tumori maligni estemi (Elettrolisi nei) — 392.
Ulceri croniche (Elettricità nelle) — 385.
Unghie (Patologia delle) — 5.
Uomo e Onrang-outang — 66.
Urea (Variazione dell*) per effetto dell^ecoitazione elettrica del fegato — 335.
Uretrali restringimenti (Corrente galtanica negli) — 385.
Urina (Secrezione dell*) in seguito alla faradizzazione dei musooli addominali
- 835.
Utero (Élettridtà nella cara dei tumori fibrosi dell') - 375b
.. j? ».
S75
UlK« (BMineltà BaOt naìttkfio MOT) —
Utero (Eiìotecìa dn wteii UT) -- 41QL
YmaàJÈO ffnnio— gmmtl^ dq — 3aSw
V«|^ (AikMM dai MTfi) ni ewm — 3S«.
Ti^aa CSweomì prijoaltiTi dalU — 4iL
▼mo Motori (Distarti) — fgL
T«aa teMMnte Q^^s^t^burm d»]li) — 127.
T«M (L^s«tva latente dtil^ -> 127.
Toae (TabMT^oli ddte^ — S98L
VaiMM (Aalì^a ftattare dalte) — 1&
Taaeiea (taflanaiK daUa eorrante tendiea salld aoalraiteai ddla) ^ SS^
Veacioa (Opanskiai pm rsawaìoat ddla) — UL
Vaaotea (^tara d«lte) — MI
Yiste CBmhm daUà) ael panoaate itetatftegìM • MaiilliMo — ^WL
Vite dataoBia dal dòaa «alte) ~ GOL
ToMito aenaao (Conreate eosteate aéQa onra dal) ^ SOt
Xaatelaana^ 501.
F1BB ML VQUmB S5C