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Full text of "Archeografo triestino"

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VcAV-' ^s" 



ARCHEOGRAFO TRIESTINO 



RACCOLTA 



1)1 



MEMORIE, NOTIZIE E DOCUMENTI 



PABTICOLABMBNTK 



PER SERVIRE ALLA STORIA 



DI 



TRIESTE, DEL FRIULI E DELL'ISTRIA. 



NUOVA SERIE - VOL XX. 



TRIESTE 

Stabilimento Artist Tipogr. G, Caprin. 

1805. 



PUBLIC LIi;::.ARY 

151 55; K 

ASTrr<, LF.s >A A-:o 
1^ ltf24 L 



INDICE 

DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME XX. 

Fascicolo I. 



MORTE ANI prof. LUIGI — Storia di Montona ; con Appendice 

e Documenti (continuazione e fine) pag. 5 

CARRERI dott. F. C. — Elenco dei beni e diritti di Giovanni 

signor di Zuccola e di Spilimbergo (sec. XIII) .... „ 124 
ROSSETTI DOMENICO — Delle Saline di Trieste; Documenti 

(continuazione e fine) „ 137 

MAIONICA prof. ENRICO — Bibliografia: Joseph Wilpert, 

*Die altchristliclien Inschriften Aquileja's„ » l*?! 

detto — Studi aquilejesi (con una tavola) „ 179 

LORENZUTTI dott. LORENZO - Relazione della LXXXIV 

Annata della Società di Minerva, letta nel Congresso 

generale del 4 Luglio 1894 „ 194 

A. P. — Necrologia: Pervanoglù dott. Pietro; Francesco conte 

di Manzano „ 205 



Fascicolo II. 



JOPPI dott. VINCENZO — La basilica di Aquileia; note sto- 
rico-artistiche con documenti pag. 209 

TOMASIN dott. PIETKO — La chiesa e V antico convento dei 
frati Cappuccini fuori di Porta Cavana a Trieste; memorie 
storiche (con tavola) , 277 

COSTA prof. ALFONSO — Studenti foroiuliensi orientali, trie- 
stini ed istriani all'Università di Padova „ 367 ^ 

MAIONICA prof ENRICO — Nel trigesimo della morte del 

Conte Francesco di Manzano; commemorazione .... „ B90 

PIAZZA GIULIO — Di un nostro Poeta: Giglio Padovan; 

conferenza , 406 

BRUMATI A.; A. P. — Bibliografia „ 424 

LORENZUTTI dott. LORENZO — Relazione della LXXXV 

annata della "Società di Minerva, „ 436 

A P. — Necrologia: "Don Angelo Marsich„ , 454 



^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^5^ 



STORIA DI MONTONA 

Gon appendice e dooumentì 

(Continuazione v. col, XJX, fate, secondo.) 



STATUTI E DOCUMENTI 



CAP. 114. — Item in ditto Consilio capta fuit pars per 
omnes dicti consilij XXXI quod boves et alia animalia pasculantia 
possint pasculari libere per prata Montone a festo nativitatis Do- 
mini lesu Chiisti usque ad kalendas aprilis. et a kalendis aprilis 
usqne ad medium mensem aprilis possint pasculare intra Curnarium 
dum non vadant per prata Montone, neo per vineas alienas, et là- 
boreria aliena sub pena ordinata, et a medio mense aprilis usque 
ad nattivitatem .D. ipsa animalia nullo modo possint pasculare intra 
Curnarium. Sub pena ordinata, sine exspressa licentia D. potestatis : 
Qua' licentia dari debet, et possit D. potestas in cassibus necces- 
sitatis et prò laboreriis fiendis, Et hoc banum sit omni tempore in 
vineis, et laboreriis alienis. Que animalia si reperta fuerint in damng 
patroni animalium teneantur emendare damnum in exstimatione 
ezstimatorum comunis, et omnes expensas factas prò extimatione, 
et ultra id banum consuétum. Quod est sold. IIII prò qualibet 
bestia grossa* et sold. II prò qualibet bestia minuta, si forent minus 
uno troppOj Et " si fuerit unus troppus magnus, vel parvtis ovium 
solvitar prò ipso troppo sold. XX. et si troppus fìierit agnorum 
solvitur tamen sold. X. 

GAP. 115. — Millesimo CCCXXXIV indictione n die X 
mensis aprilis. super salla magni palln^j n^vi comunis Montone. 



Congregato Consilio malori comunis, et hominum terre Montohe : sono 
campane, et voce preconis de mandato nobilis et sapientis viri D. 
Nicolai Miglani Montone honorabilis potestatis. In quo quidem Con- 
silio interfueront homines de Consilio XXXIIII. Capta fuit pars per* 
homines dicti consilij XXIX quod duo Campomarcij debeant fieri 
in quibuB animalia hominum Montone possint pasculare quorum 
unus debet esse in centra, et tota insulla Monfornt secundus a 
pratis vcUbolasolJ veniendo a roya caprarij usque ad viam per quam 
itur vagle, et a ditta via usque ad aliam vagle. sic circuendo circum 
circa versua^o/^iM^^», et quod nulla persona amo in antea modo aliquo, 
vel ingenio audeat laborarC; nec laborari Tacere iutra dieta confinia. . 
Sub pena perdendi omne laboreriuiù quod fecerint n'ullam rationem 
conseguendi. prò ipsis laborerijs si damnificaréritur. Item alter 
Campomarcius deb^at fieri ultra laccum comunis Montone. 

GAP. 116. — Quia exconsuetudine terre Montone aliqui credi- 
tores qui faciebant vendi ad publicum incantum bona aliquorum 
debitorum ' suorum, et ipsis venditis veniebant alij Creditores cum 
suis instrumentis ancianis; et petebant denarios habitos, ex talibus 
venditionibus, et ipsos denarios ex consuetudine Montone obtinebant, 
et habebant propter quod illi Creditores qui laboraverant in fa- 
ciendo ipsa bona vendi remanebant decepti: Ideo in ipso Consilio 
facta propositione, et dato partito ad bussollos placuit omnibus 
dicti consilij qui fuerunt XXXVII, uno excepto. et Capta fuit pars 
per omnes dicti consilij XXXVI quod quociescunque aliqua bona 
debitorum aliquorum incantarentur ad petitionem unius, vel plurium 
creditorum et ipsa bona fiierint cantata per III dominicas, et delibe- 
rata secundum usum terre et nulli Creditores se opposuerint cum 
suis iuribus antea secundam Domenicam, vel tertiam, per nullo 
modo creditores supervenientes possint impedire solutionem illius 
creditoris; ad cuius instantiam bona fuerint vendita et deliberata. 
Sed illi creditores qui intendunt uti iure suo super bonis debitoris. 
que incantarentur ad iastantiam unius debitoris vel plurium debeant 
se presentare antea II Dominicam, vel saltem in ipsa die dominica 
seconda cum iuribus suis, ut sciant quis creditor sit ancianior, et 
habeat iura priora, et aliter venditione facta nullus Creditor de 
novo veniens audiatur ulterius. sed solvatur Creditori, illi ad cuius 
instantiam bona fuerint vei^ita. 



GAP. .117. — Eodem millesimo et indictione die Dominico 
penultimo mensis octobris. In maiori et generali Consilio terre 
Montone sono campane voceque pn^conis ut moris est. de man- 
dato antedicti D. potestatis. In quo Consilio fuerunt homines de 
Consilio XL. Et possito partito ad bussollos cum ballotis. Capta 
fuit pars per XXIX. Consiliares dicti consilij quod prò comuni 
bono, quislibet de terra Montone debeat dare in scriptis Domino 
potestati Canedum si quod habet in palludibtis Montone videlicet 
infra unum mensem alioquin cadat de iuribus suis, Et canedum 
liberum sit comunis Montone, et quod D. potestas habeat licentiam 
dandi de ipsis canedis cuilibet accipere volenti prò faciendo, et 
reddeundo ad prata ad duos segatores prò quolibet accipiente, et 
qualibet vice. Dum tamen tales accipientes caneda teneantur red- 
ducere ad prata nsque ad IIII annos seccaturos, a die concessionis 
alioquin ipso iure revertantur in comune Montone. Dieta pars pu- 
blica proclamata fuit per preconem comuniS; et nullus se presen- 
taVit infra mensem. 

GAP. 118. — Suprascripto millesimo, et indictione die pe- 
nultimo octobris Congregato Consilio comunis Montone maiori, ac 
generali in salla pallacij novij de mandato antedicti D. .potestatis 
sono campane, voce preconis, ut moris est. In quo Consilio fuerunt 
homines consiliares XL. Et possito partito partis ad bussollos cum 
ballptis. Capta fuit pars tenoris infrascripti per consiliares XXIX 
dicti consilij quod prò comuni bono tam creditorum, quamque de- 
bitorum quod quociescumque aliquis debitor voluerit ponere de 
bonis suis ad incantum causa sòlvendi suis creditoribus quod ipse 
debeat, et teneatur consignare exstimatoribus comuAis Montone bona 
quo voluerit debere incantari sufficientia ad debitum persolvendum 
in exstimatione exstimatorum comunis Montone: et si ipsa bona 
fuerint mobilia teneantur et debeant dieta bona dare realiter in 
viam exstimationis comunis Montone. Et si ipsa bona fuerint immo- 
bilia teneati^r, et debeat duceri extimatores comunis Montone per- 
sonaliter ad ipsa bona immobilia videnda circumspicienda et co- 
gnoscenda a quacunque persona. Et ipsa bona exstimanda bona 
fide, et ipsa bona sive mobilia aut imobilia cum suis signis, et 
confinìbus dicti exstimatores teneantur per ordines denotare et scribi 
facere in libro comunis Montone ad id simpliciter deputato, et ipsa 



8 

bona debeant incantari III diebus Dominicis super platea comanis 
Montone coram D. potestate. vel sois iadicibus, Et inde terre Mon* 
tone hominUm ad sonom campane congregati ad quam congrega- 
tionem omnes cives et habitatores Montone posaint adesse presentes. 
Et ipsis bonis incantatis daobus diebns Dominicis debeant delibe- 
rarì, et vendi in HI die dominica, -et dari plus offerenti, salvo 
quod si ipsa bona venderentur D. potestati, vel eins socio incan- 
tata pauco pretio. quod tunc venditio ipsarum rerum possit, et de- 
beat deferri ad IIII diem dominicam, Et postea in ipsa die domi- 
nica nn sino aliqua emptione debeant vendi, et dari plus ofFer- 
rènti, Et facta venditione de presenti ipsa venditio debeat procla- 
mari super platea, quod si -sunt aliqui creditores, vél quevis alia 
persona que habeat aliquod ius crediti, vel aliud ius super denarios 
rerum venditarum debeant usque ad VIII dies cum suis iuribujs 
comparere, et emptores bonorum ipsorum teneantur et debeant. sub 
pena sold. X. prò lib. denarios, et precium rerum emptarum dare, 
et solvere usque ad octo dies : Qne denaria debeant deponi ih ma- 
nibus cancellanj comunis Montone, et dari, et dispensari credito- 
ribus habentibus iura meliora aecundum ordinem iuris, et statu- 
torum Montone, et a^ ipsi denaVi non fuerint su£Scientes ad 
soUutionem illius creditoris ad cuius instantiam ipsa bona fuerint 
vendita debitor teneatur infra UE diem postquam notificatum fuerit 
ei dare Item de bonis suis in manibus extimatorum suf&cientibus 
ad ipsum debitum persolvendum in exstimatione ipsorum ezstima- 
torum que vendantur ordine predicto in seguenti proxima Dominica^ 
et si omnia bona debitorie fuerint vendita, et cibil remanserit de- 
bitori, luret 'debitor quod nihil iif mundo habet de bonis propriis. 
et stet per XV diebus in carcere secundum fartnam statuti veteris, et 
postea iuret quod de omnibus denariis' lucrabitur dàbit III partes 
creditop. Que usque fuerit sibi solutum de suo debito. Et id quod 
dictum est super de bonis mobilibus valentibus Inteligatur de bonis 
mobilibus valentibus ad unam marcam supra. 

GAP. 119. — Antedicto millesimo, et indictione die VI ménsis 
nov. Congregato Consilio maiori comunis Montone de mandato ditti 
Domini potestatis. In quo Consilio fuerunt consiliares XXXOL 
Capta fìiit pars per homines dicti consilij XXIII quod quicunque 
fuerit, seu habuerit officium comunis per IIII menses non possit 



9 

illud idem ofHciam habere, et exercere, nisi prius vaccaverit per 
octo menses ab eodem officio. 

GAP. 120. — Item in ditto Consilio Capta fuit pars per ho- 
mines dicti consilij 31. quod qui babet furnum in burgo; vel in 
centro Montone teneatur, et debeat facere fieri super fumos suos 
bona palmenta et sollarìa terracina de bona terra Qt veta ad bepe- 
placitum D. potestatis, et suorùm nontiorum: quod Dominus pote- 
stat mitteret ad videndum ipsa lab oreria, et terracia debeant esse 
bona et grossa prò sècuritate Ignis de quo Deus avertat, et hoc 
fieri debeat usque ad proximum festum Nattivitatis Domini nostri 
lesu Christi. Sub hac pena quod fumi qui non erunt sic palmentati, 
et terrazati non possint, nec debeant a ditto terracio in antea co- 
xere panem, Sub pena arbitrio D. potestatis aufiferrenda, et etiam 
fumi qui decetero fieri debeant modo predicto palmentati, et terra- 
zati et aliter non debeant coquere panem sub pena predicta. 

CAP. 121. — Item in ditto Consiglio Capta fuit pars per 
omnes .dicti consilij duobus exceptis, quod decetero omnes cursarij 
teneantur, et debeant exigere, vel saltem petere per placitum suos 
congios vini que eis debebuntur prò cursaria usque ad quodlibet 
festum S. Martini, Et aliter ellapso dicto festo quod nulla ratio 
eis, vel alieni eomm fiat 

CAP. 122. — Millesimo CCCXKXVIl indictione V. die XII 
mensis ianuarij. - Congregato maiori Consilio de . mandato Sp* et 
egregii viri D. Bertuci Grilnani Montone honorabilis potestatis. 
In quo interfuerunt homines de ditto Consilio XXXII. Capta fuit pars 
per homines ditti consilij XXIIII quod quilibet medicus sallariatus 
comanis Montone, vel etiam non sallariatus, vel etiam quelibet per- 
sona que medicaverit aliquam ferritam ferri, vel alterius rfli te- 
neatur, et debeat ipsa die venire ad D. potestatem, et denontiari 
ditto Domino potestati personam^ et ferritam, quam medicaverit, 
et in quo lecco esse percutio et modum per quem sit facta per- 
cntio si scit, et per quem facta sit. Et si facta fìierit ferrita de. 
perriculo teneatur statim facta medicatione facere suam denontia- 
tionem, Et hoc sub pena lib. X.*parv. si in aliquod predittorum 
fnerit contrafactum, Et si contrafaciens non haberet unde solvere 
debeat stare uno mense in carcere. 



m 

GAP. 123. — Item in ditto Consilio Capta fiiit pars per homìnes 
ditti consilij XXX. qnod quilibet medicus, vel alia persona qua medi- 
cabit aliquam ferritam alieni datam de periculo nunquam dare possit 
personam percussam quam haberet in cura . prò liberata vel prò 
extra periculum nisi per iustum modum et ordinem infrascriptum. 
videlicet quod quum videbitur medico vel persone medenti ferritam 
datam de pericullo et dando personam percussam prò liberata, vel 
extra periculum debeat venire ad D. potestatem et facere snam 
rellationem, Et D. potestas dabit ei unum medicum vel plures a<I 
phisica, vel de cirogia^ ut sint cum medico medicante et ha- 
.bentem curam ferrite ad videndum insimul, et cerchandura per- 
sonam percussam, Et hoc facto veniant omnes, et faciant suam rel- 
lationem. 

CAP. 124. — Millesimo CCCXXXVII indictione V. die VH! 
taensis nxarcij. Congregato maiori Consilio hominum terre Montone 
de mandato ultrascripti D. potestatis. In quo interfuerunt homines 
consiliares XXXII Capta fuit pars per homines dicti Consilij XXV 
quod quelibet peraona que amo in antea voluerit laborare suam 
possessionem positam apud viam publicam vel apud possessione» 
comtinis teneatur, et debeat pfimo ire ad D. potestatem ante quam 
incipiat laborare, et dicere D. potestati quod vult fàcere tale labo- 
rerium in sua possessione, que est apud viam publicam, vel que 
est apud possessiones comunis. Et potere ab ipso D. potestate 
quod det ei suoe -officiales qui vadant cum ipso, qui vult laborare 
ad discernendum confinia, et videndum quod iura comunis non oc- 
cupentur: Et ad demostrandum confinia, et terminos volenti laborare 
et tunc volens laborare possit laborare secundum quod ei fuerit 
demonstratùm per officiales et nontios D. potestatis. Et quicumque 
laborsTvit aliter quam ut dictum est supra cadat ad penam lib. X. 
parv. cuius pene medietas sit comunis, et alia sit accusatoris. si 
per eius accussationem veritas reperta sit. et nihil ominus teneatur 
destruere totum laborerium factum super iura comunis. Et hec re- 
formatio habeat locum in castro, et burgis Montone, et intra «/r- 
narium. 

CAP. 125. — Item in dicto Consilio capta fuit pars per ho- 
mines dicti consilij XXII. quod quicunque fuerit ellectus Judejr 



11 

Camerarius, luMiciarius, exstimntor, advoraftis comunis, officiales ne- 
moris, vel iudex animalinm vel Capud contesie non possint officium 
reflfutare. Sub pena lib. V. parv. prò quolibet indice, camerarioque 
reffutante. et libr. Ili prò quolibet alio officiale predictorum ref- 
futante. 

GAP. 126. — Item in dicto Consilio captum fuit per homines 
dicti consilij XXIII quod omnes et cingali Camerarij comunÌB 
Montone qui sunt et prò tempora erunt teneatur, et debeant assi- 
gnare rationes suas integre, et sine aliquo deffectu successoribus 
suis infra III diem postquam sue rationes fuerint facte, et visse 
coram D. potestate sub pena sold. V. prò lib. de omni eo quod 
defficeret ad ipsam consignationem agendam. 

, CàP. 127. — £oden\ millesimo, et indictione die XXII mensis 
iunij. Congregato Consilio maiori comunis Montone Dicti D. potè- 
statis. Quia per comune Montone solent esse certi officiales, qui 
Gathaveri appellantur, officium quorum est specialiter ad inqui- 
rendnm, placitandum et recuperandum bona quecunque comnnis 
Montone que detinere^tur occupata per quascunque personaS; Et 
adpresens nulli cathaverij sint. Idep capta fuit pars ditto Consilio 
Montone quod D« potestas qui nunc est et qui erunt debeant 
modo, et per tempora ventura, de mense Iunij elligere .tres offi- 
ciales qui debeant inquirere, placitare, et recuperare bona que- 
cunqiie comunis. que detinentur occupata per quascunque personas, 
et quod omnes questiones debeant determinari per D. potestates, 
Qui Cathaverij teneantur sedere quolibet die sabbati inter nonam, 
et vesperas antea echlésianij vel sub lohia comunis^ sub pena unius 
grossi prò quolibet non veniente, et qualibet vice, Et venientes 
debeant accusare non venientes sub eadem pena sub debito sacra- 
mentL et nullo modo possint excus^ nisi de licentia Dominorum 
potestatum. qui cathaveri debeant habere prò suo sallario, et pro- 
vissione lib. IHI parvoiwm prò quolibet eorum prò uno anno in- 
'tegre, et tertiam partem eius quod acquisierint in comune de hijs 
qui sunt extra Castrum, et burgum Montone. Qui cathaverij ellecti 
nullo modo possint reffutare dictum officium sub pena Ifb. III. parv. 
prò quolibet eorum reffutante, et hunc dictum officium possint ha- 
bere, et facere quodlibet officium pariter cum predicto officio. Hoc 



12 

specificato quod sì illi qui placitarent in principio littium dicerent 
se esse paratos res petitas demitere, et si nolle placitare quod non 
intelligatur habere partem de tallibas. Et si placitaverint deffen- 
dendo res petitas prò suis, et fuerìnt conventi tane teneantnr com- 
ponere de suo Cathaverìjs partem acquisitam de rebus vero mobi- 
libus dicti Cathaverij debeant habere medietatcm dandam, et com- 
ponendam per conventos. 

GAP, 128. — MiUesimo CCCXXXVm indictione VI. die Vili 
mensis februarìj. Congregato Consilio maiori comunis Montone de 
mandato Nobilis, et Sapientis viri D. Zufredi Mauroceno honorabilis 
potestatis Montone. In quo interfuerunt homiiies de Consilio XXXI 
capta fuit pars per consiliares XXV. quod omnes, et singuli, qui 
tenent occupatum, vel occultatum aliquid de bonìs mobilibus, vel 
imobilibas comunis Montone teneantur, et debeant illud dessignasse 
Cathaverìjs comunis usque ad octo dies proximos sub pena; quod 
si per Cathaverum petetur aliquid ab aliquo. qui non rediderit, et 
dessignaverit, ut dictum est. et ille occu^ator se deffenderet, et 
convenctus fuerìt quod debeat sententiarì/ et condemnarì ad restitu* 
tionem bonis immobilibus comunis cum tertio plurì, et ad restitn- 
tionem ussufructum totius ^ temporìs. quo ipsum bonum tenerint oc- 
cupatum^ Et pluii, et minori in arbitrio Dominortun potestatum, Et 
sue curie, considerata conditione facti; et persone, quod tertium plus 
faQta extimatione in denario, et medietas ussufìnctuum, in quibus 
occupator fuerit condemnatus deveniat in Cathaverìos qui placitave-' 
rint, et si talis occupator honorum comunis que tenuerit occupata 
rediderit absque placito, et non fuerit passus coomerci condemnetur 
solum modo ad restitutionem solvendo ussufructuum ipsius precij 
quo ipsum bonum tenuerit occupatum in arbitrio Dominorum potè- 
statam, Et sue curie. De quo ussufructu Cathaverij habeant medie* 
tatem, et proprietas sit comuni^ in omni casu possessione integra 
remanente in comuni. 

CAP. 129. — Eodem millesimo et indictione die VII mensis 
iunii. Congregato Consilio maiori comunis Montone. In quo inter- 
fìierunt homìnes de consiHo ^XVII. Capta fuit pars per oranes dicti 
consilij nemine discrepante quod quiounque qui emerit vel ab aliquo 
quocunque titulo acquisiverit aliquam possessionem, teneatur^ et 



là 

debeat facere Gridari illam ' posaessionem ad hoc, at propinqui et 
creditorQs habeant notitiam ipsius allienationia, et possint ati iure 
suo in re alienata, et si emptor, vel acquisitor possessionis non 
faciet Gridari ipsam possessionem, quod tuno propinqui et oreditores 
alienatjonis possint Gonstringere ad faciendum Gridario 

GAP. 130. — Eodem millesimo et indictione XXVI die de- 
cimo XXVI mensis iulij : Congregato Consilio malori comunis Mon- 
tone de mandato antedicti D. potestatis. In quo Consilio fuerunt 
homines de ipso Consilio XXVIII et facta propositione inter homines 
dicti consilij quod in. statuto comunis Montone nihil continetnr de 
dando tutores mente captis, et quod bonum est et utile previdero 
de mentecaptis sicut per statutum provissum est de minoribus. Et 
ideo c8Cpta fuit pars per omnes dicti consilij, duobus exceptis, quod 
quando relatum erit D. pòtestati presenti et futuro, quod aliquis 
sit mentecaptus, Et de hoc fuerit probatio quod tunc provideatur 
talibus mentecaptis, et dari debeant eis per. D. potestates tuttores 
80 modo quo dantur pupili. Qui tutores teneantur dictam rationem 
sue administrationis, et bonorum que administraverint talibus men- 
tecaptis si quo tempore effi'cerentur sane mentis: qui affecti sane 
mentis sint in sua libertatQ omnium suorum bonorum. et sr tales 
mentecapti deccesserint in ipsa alienatione mentis, tunc totores te- 
neantur dictam r^ktionem reddere successoribus ipsorum mentecap- 
torum, et si tali» persona mentecapta haberet filios, unum vel 
plnres mascuUos, vel feminas, vel nepotes, vel neptes ex filio qui 
sint legittime etatis annorum XIIII. vel pendente funa, efficerentur 
diete ettatis. quod tunc administratio pariter concedatur omnibus 
talibus filijs, vel nepotibus masculin, vel feminis exsistentibus legit- 
time etatis XIIII annorum, qui priores tutores etiam teneantur red^ 
dare rationem sue administrationis talibus venientibus per legit* 
timam ettatem ad tutellam, ut supradictum est. 

GAP. 131. — Millesimo CCCXXXVni indictione VI die vero 
XXIIII mensis septembris. Su lohia comunis in castro Montone 
congregato minori Consilio de mandato ditti D. potestatis. In quo 
faerunt homines X de minori Consilio capta fuit pars per omnes 
dicti consilij nomine discrepante, quod rustici qui habitant in no- 
vaco in parte comunis Montone: qui habent vineas super territorio 



14 

• 

comunis Montone debeant solvere comuni Montone prò ipBis vineis 
solum modo decimam comuni Montone prò vineis qùas habent super 
territorio comunis Montone ratione terreni. Rustici vero qui habitant 
in novaco in parte s. Alberti, et conaortum aliorum suorum etiam 
debeant, et ipsi solvere decimam comuni Montone prò vineis quas 
habent supra territorio comunis Montone ratione terreni, et si qui 
rusticorum novachi^ qui habent vineas super territorio comunis Mon- 
tone apud novacum reccesserint de villa, et iverint ad habitandum 
ad alia locca exstra districtum Montone quod toto tempore ipse 
vince seu iura que habent in ipsis vineis, que sunt supra territorio 
comunis Montone deveniant in comuni Montone: Si vero venerint 
ad habitandum in Montonam quod debeant solvere decimam comuni 
Montone ratione terreni, et si iverint ad habitandum ad alias villas 
districtus Montone, quod de ipsis vineis debeant solvere comuni 
Montone quintam partem uve. 

GAP, 132. — Suprascripto millesimo et indictione die XVIII 
octobris Congregato Consilio maiori de mandato dicti D. potestatìs. 
In quo fuerunt homines de Consilio XXVI. Capta fuit pars per 
omnes dicti consilij, nemine discrepante, quod nulla persona castri 
Montone vel districtus audeat modo aliquo, vel ingenio accipere seu 
tenere aliquam bestiam porcinam in soccedam, vel alio quocunque 
modo ab aliquo forrense in districtu Montone, Et omnes illi qui 
adpresens habent teneantur, et debeant ipsam bestiam despazavisse 
de districtu Montone usque ad proximum festum Sancti Martini. 
Sub pena perdendi totam ipsam bestiam repertam de forrensibus: 
Et quilibet possit accusare, et habeat medietatem si per eius ac- 
cnsam veritas fuerit reperta. 

CAP. 138. — Eodem Millesimo, et indictione die XVI februarij. 
Congregato Consilio maiori comunis Montone de mandato antedicti 
D. potestatis. In quo Consiliares XXX. Capta fuit pars per consi- 
liares XXVIII, duobus exceptis quod nulla persona audeat modo 
aliquo vel ingenio facere in nemore comunis Montone aliqua ligna 
a curru hijs duobus mensibus videlicet madij et Junij anni pre- 
presentis, et prò alijs annis venturis hijs tribus mensibus scilicet 
marcij aprilis et madij. Sub pena perdendi ligna et unum grossum 
prò curru, et phiris et minoris in arbitrio Domini potestatis 



16 

conaideratifl qualitatibas facti, et personaruin, de qua pena accusator 
habeat medietatem, si per eius accusatìonem veritas reperiretur, 
alia vero lignamina a laborerijs bene possint fieri tempore omnium 
mensiùm dum non siant in contesio comunis, et quod hec pars non 
possit revocar! nisi per duas partes maioris consiiij. 

GAP. 134. — Millesimo CCCXXXVIIII indictione Vn die 
mi mensis aprilis de mandato antedicti D. potestatis Montone, in 
quo Consilio fueinint de ipso Consilio XXXIX, quod solutio instru- 
mentorum deb^at fieri notano modo infirascripto. Videlicet. 

In primis quod de quolibet precepto Notarius debeat habere 
sol dum unum et denarios duos prò inbreviatura, et quod a soldis 
XX. infra non debeat in placito fieri sententia sed solummodo pre- 
ceptum quod habeat' vigore sententie. 

Item quod de sententia a XX supra usque ad soldos C. sol- 
vatur ^ossus unus, et prò imbreviatura denarios XVI. 

Item quod de sententia a lib. V supra usque ad lib. X sol- 
vatur grossi duo, et prò inbreviatura den. XVI. • 

Item quod de sententia a lib. X sapra usque ad Uh. XXV. 
solvatur soldus unus prò libra et inde supra den. VI et prò imbre- 
viatura den. XVI. 

Item quod de quolibet instrumento venditionis, et incantuum 
a lib. XXV infra solvatur den. XII prò libra, et ab inde supra 
den. VI prò libra solvendo soldum unum prò libra usque ad viginti 
qoinque libras. et de residuo den. VI prò libra tam de incantis 
comunis quamque specialium personarum) et de crida grossus unus 
usque ad lib. X. et ab inde supra grossi duo.. 

Item prò quolibet instrumento lignorum an. XX supra usque 
in infinitum grossus unus et prò imbreviatura den. VI. 

Item prò quolibet instrumento donationis grossi III, et prò 
imbreviatura den VI. 

Item prò qualibet extima damni dati soldus unus et prò im- 
breviatura den. II. • 

Item prò quolibet instrumento procure et prò imbreviatura 
den. XVI. 

Item de quolibet testamento grossi et prò imbreviatura den. 

XVI. de testibus vero notariatis in testamento den. II prò quolibet, 
. et de ditto den. VI. et de exemplando testes den. XII prò quolibet. 



16 

Item de affitationibus, et loccationibns grossi octo et prò im- 
brevìatora den. 16. 

Item de instrumento debiti grossus qdqs, et prò imbrevìatura 
den. XVI. 

Item de dando de pena, et cancellando in quatemis medie- 
tatem precij : quod solveretnr prò instrumento extracto. Item qnod 
quilibet nolens extrahere sententiam in publicam formam solvat me- 
dietatem precij quod solverent si extrahaeretar. 

GAP. 135. — Die XXVII lonij Congregato maiori Consilio 
comunis Montone de mandato ultrascrìpti D. potestatis. In quo Con- 
silio interfoerant homines de Consilio XLII sònu campane voce pre- 
conis more solito. £t possita parte ad consilium datisque ballotis 
ad bussollos. Capta fuit pars per omnes ditti consilij tribus exceptis 
quod deinceps Cursarij qui sunt vl festo s, Michaélis septemhris in 
antea teneantur una die cujus libet ebdomade ire ad cerchanduiti 
contratatn noatram- Montone, vel confintOj' veì naemus Montone, vel 
ubicunque fuerit preceptuin eis per D. potestatem, vel ubicunque 
videbitur melius ire cum suis armis /ideiti. Sub pena grossorum 
duoram prò quolibet, et qualibet vice qua contrafecerint. 

GAP. 136. — Die XI. lulij in pallatio novo Montone. Quia 
consuetudo erat in Montona homines^ et persone ementes vinum 
imbotatum ab aliquo quod vendebant ad spinam, ipsum non pote- 
rant vendere^ nec ponere ad plus precium quamque ad V. sold. 
parvorum ultra illud, quod emant dittum vinum^ Et post modum 
non sic sequendo sed aliter maliciose agendo, quia primo emebant 
vinùm ad parvum pretium, et postea ostendebant vinum ipsum ven- 
dere uni altero ultra primum pretium, et ille alter uni altero ultra 
secundum. Et sic de singulis, et post ea ponebant dittum vinum 
ad spinam ad V. sold. ultra alteram venditionem propter quod 
vinum Montone in maximam caritudinem ascendebat, et pauperes 
persone consumebantur. Ideo prò bqno et comodo comunis, et ho- 
minum Montone Nobilis, et sapiens vir D. Zufiredus Mauroceno 
honorabilis potestas Montone, una cum suo minori Consilio, et de 
eius voluntate et conscensu, nomine discrepante, volens talium per- 
sonarum fraudibus, et malicijs resistere tale statutum condidit in 
Montona, videlicet Statuimus ed ordinamus qnod decetero nulla 



17 



persona terrigena vel forrensis, que emet vinum imbotatum non 
possit poni nec vendi ad spinam, vel ad minutum in Montona, et 
uni altero vénderet dictam vinum et ille alter uni altero et sic de 
singulis quod ille tale vinum non possit vendere ad spinam nisi ad 
V. sol. parvorum magis ultra precium prime emptionis, et sic iute- 
ligatur de omni alio vino empto, et vendite, et imbòtato. Sub pena 
XL. sold. parv. prò quolibet, et qualibet vice. Guius pene me- 
dietas deveniat comuni Montone et alia medietas accusatorie: qui 
' debeat teneri in credentia, et niiiilominus non possint dictum viuum 
poni ad plus precium quamque per modum superìus scriptum. 

GAP. 157. — In pieno et generali Consilio comunis Montone. 
De mandato nobilis et Sapientis viri D. Mathei Tome Viadaro ' ho- 
norabilis potestatis Montone ad sonum campane voce preconis. In 
pallatio novo ditti comunis, more solito congregato, In quo Consilio 
interfoerunt consiliares XXV. in conspectu quorum propositnm fuit 
per dictum D. potestatem. Quum sit quedam reformatio consilij in 
presenti libro reformationam facto tempore nobilis, et sapientis viri 
D. Nicolai Miglani tunc potestatis Montone. Sub anno D. 1334 In- 
dictione II die VI mensis novembris continens quod quicunque 
habent officium comunis per IIII menses non possit illud ofBcium 
exercere nisi prius vaccaverit octo mensibus ab eodem officio, Et 
sepe curia patiatur .incomodum advoccatorum, et plures persone 
earum iura amittant non possentes habere advocatos ocasione inhi- 
bitionis diete reformationis. Ideo vadit pars quod qui fuerit advoc- 
catus mi mensium debeat solum IIII mensibus vaccare et postea 
possit elligi advoccatuS; et quod dieta reformatio consilij in hoc 
capitullo advoccatorum sit cassa, et vana. In alijs vero capitullis 
firmitatem obtineat plenariam, ut prius. Unde datis ballotis ipsis 
de Consilio, et possito partito. Capta fuit pars inter eos Sià'pisides 
cum ballotis placuit omnibus exceptis UH. quoà advoccati debeant 
vaccare tantum IIII mensibus Et postea ellegi possint ad officium 
advoccare, non obstante ditta reformatione consilij. Que in hoc Con- 
silio dictum Gapitullum nuUius valoris sit. . . 

GAP. 138. — Millesimo CGOIL. Indictione II die XXVm 
mensis maij. Quum propter donationes que interdum fiebant oculte 
molte pertone erant decepte. ex quo multa mala, et scandalla 



18 • • 

poterant pervenire, et quia talibus malicijs et hijs que ex hoc pote- 
rant pervenire. Est sanctum rationabile atque iiistum quomodolibet 
obviare. Iccirco Congregato maiori Consilio de mandato nobilis, et 
sapientis viri D. Nicolai Geno honorabilis potestatis Montone. In 
quo Consilio interfuerunt de ditto Consilio homines XXXVII.* sono 
campane et voce preconis ut moris est et possita parte ad censi- 
lium datis ballotis ad pissides Capta fuit pars per omnes ditti 
consilij, trìbus exceptis, quod nulla persona de Montona ullo modo 
vel* ingenio possit nec debeat facere donation'em alicui persone de* 
aliqùa re immobili nisi cum licentia, e\ conscensu D. potestatis qui 
nunc est, et prò tempora fuerìt. et suorum iudicum, vel unius 
eonim, et si aliter facta fuqrit donatio non valleat. Que pars publi- 
cata fuit die penultimo mensis madij. per Antonium Bobam pre- 
conem comunis Montone de mandato dicti D. potestatis. 

CAP. 139. — Millesimo CCCL. Indictione IH die XII mensis 
decembris. Congregato Consilio maiori comunis Montone ad sonum 
campane et voce preconis ut moris est, de mandato nobilis et sa- 
pientis Viri D. Marci Michael honorabilis potestatis Montone. In 
quo Consilio interfuerunt homines ipsius consilij XXVIIE. Capta 
fuit pars per omnes ditti consilij, quinque eiceptis. quod Cancel- 
larius D. potestatis qui nunc est, et per tempora futura fuerit No- 
tarius Domìnorum potestatum venturorum debeant habere solutionem 
de omnibus dacijs seu affiti bus comunis incantis, si ve exstrahant 
cartam in publicam formam sive non. de dittis affittibus seu dacijs 
prò ut inferius continetur. In primis de Datio vini debeat habere 
Notarius aurum Duccatum unum. Item j)ro affittu beccarie tam in 
carta quam non. Ducatum unum aurum. 

Item de affittu ville visigiiani ut sùpra soldos quadraginta parvorum. 
Item de affittu ville montishutanim soldos quadraginta parvorum. 
Item de affittu vUle Novachi ut supra soldos quadraginta parvorum. 

CAP. 140. — Congregato Consilio maiori comunis Montone 
sub die XII mensis lunij millesimo COGLI indictione III in pal- 
latio comunis Montone de mandato dicti D. potestatis. In quo 
quidem Consilio fuerunt homines ipsius consilii XXXUI placuit 
omnibus de ditto Consilio, quinque discrepantibus, quod decetero 



19 



solatio rerum venditarum ad incantum fiat preconibus de rebus 
venditis usque ad sol. XX. parv. danarium unum prò soldo et a 
sold. XX supra usque ad lib. XX den. VI. prò lib. et a lib. XX 
supra den. Ili prò lib. solvendo den. VI. prò lib, usiue ad XX 
lib. abinde supra den. VI. scilicet de residuo. 

GAP. 141. — In Cristi nomine amen anno a nativitate Do- 
mini "millesimo CCCLIIII indictione VI. die vero Dominico XX 
mensis madij tempore regiminis nobilis et sapientis viri D. Nicolai 
Michael honorabilis potestatis Montone. Qiìum dignum et consonum 
est rationi que inique peracta sunt debeant revocari, et quod unus- 
quisque quod de iure sibi convenit conseqiii debeat, et habere Ideo 
propossitum fuit. per suprascriptum D. potestatem in maiori, et ge- 
nerali Consilio terre Montone. In pallatio comunis Congregato sono 
campane voce preconi», ut moris est, In quo fuerunt consiliares 
XLIII. quod si deinceps aliqua persona deccesserit' intestata relictis 
filijs, seu filiabus, nepotibus vel neptibus ex filijs, vel filiabus, quod 
isti equaliter succedant in bonis deffiincti ab intestatu, et si aliquis 
predictorum succedentium fuisset emancipatus, vel dotatus quod 
totum, quod percepit prò emancipatione et dotte redducatur in 
montem. Et si unus, vel plures filiorum, vel filiarum sic deffuncti 
veniant ad succèssionem non per capita sed per stirpen. Id est prò 
vero collùmeliOj Et si iste deffunctus, vel de£functa abintestatu non 
relinquerit filios, vel filias, vel beredes ut supra dictum est, et vi- 
xerit pater tunc pater succedat, et si non vixerit pater, et haberet 
firatres, vel sorores, isti succedant, et si non viverent fratres vel 
sorores, et viverent eorum fllij vel filie quod tunc isti tales succe- 
dant, et si non superessent filij vel filie fratrum, vel sororum, et 
viverent avns et mater sic deffiincti ab intestato, careret avvo, et 
viverent fratres vel sorores patris istius sic deffuncti quod isti suc- 
cedant, et defiScientibus istis quod tunc mater succedat, et si mater 
non viveret quod tunc proximiores tam ex parte patris quamque 
matris equaliter succedant. Et carentibus istis proximis talibus quod 
tane comune Montone succedat. Et si per iudices, Camerarios, vel 
Catbaverios dieta bona recuperarentur, quod tertia pars sit recupe- 
rantium et ressiduum deveniat in comune Montone revocando per 
istam partem illam partem de successionibus. Capta in mille- 
simo CCCXXXV. Ind. III. die " Dominico XIX februarij tempore 



20 

regimìnis nobilis et Sapientis Viri D: Nicolai Miglani tunc Montone 
honorabilis potestatis. Et hec pars capta fuit per omnes de ditto 
Consilio IX ezceptis. 

GAP. 142. — . Millesimo CCCLXXIIII Indictione XII die 
XIX mensis marcij. In pieno et generali Consilio cemunis, et ho- 
minum de Montona ad sonom campane voce preconis, ut moris 
est congregato de mandato egregii et sapientis viri D. Maphei 
Contarono honorabilis potestatis Montone. In qito Consilio interfue- 
runt ipse Dominus potestas, et consiliares XXVIII. Capta fìiit pars 
inirascripta per omnes dicti consilij exceptis duobus in contrarìum. 
Quam plures et plures homines et persone inique et malo modo 
causa calumniandi coram rectoribus veni^t ad placitandum. prò 
bono 9tatu personarum, et utilitate, quod quicunque subiacuerit de 
aliqua questione ventilata coram Rectore teneatur, et debeat sol- 
vere omnes expensas per adversam partem factas quocunque modo 
adverse parti in questione inter eos littigata. 

CAP. 143. — £odem millesimo et indittione die penultimo 
mensis aprilis. Congregato Consilio comunis et hominum Montone 
in scUla nova pallacij. de mandato dicti D. potestatis ad sonum 
campane voce preconis de more solito. In quo Consilio interfìierunt 
consiliares XXVII. Capta fuit pars infrascripti tenoris per consi- 
liares XXI, et VI in contrarium existentibus, videlicet quia notum 
et manifestum est ipsi D. potestati^ et suis iudicibus Odorlicum 
cerdonem, et Dominicum Schitolini olim fontic'arios comunis Montone 
et eorum utrumque tempore eorum officij absque licentia ij)sius D. 
potestatis. sed potius malo modo extrasisse, et deraubisse de fon- 
tico comunis Montone certam quantitaiem frumenti quod quidem 
non erat benefactum, et ut alij a similibus caveant in friturum^ et* 
ut omnibus transeat in exemplum. Vadit pars quod dicti Odorlicus, 
et Dominicus Schitolinus, et ipsorum uterque solvere ìlebeant far- 
mentum per eos ablatum in fontico lib. IIII prò mezena et quod 
perpetualiter sint privati de Consilio comunis Montone, et de omni 
et quolibet officio, et benefitio comunis eiusdem, Et quod hec 'con- 
demnatio seu pars proclametur super schcUts pallacij ipsius presen- 
tibuB ipsis condemnatis. 

Eodem millesimo, et indictione die Dominico XXVII madij. 
Maurus praco comunis Montone de mandato dicti D. potestatis 



21 



alta voce preconia, et more solito proclamavit, et cridavit super 
schalis pallacij dicti D. potestatis. In platea castri, esistente populi 
multitudine copiosa dicens per omnia in omnibus nt in dieta parte 
de verbo ad verbum prefactis Odorlico et Dominico ibi presentibus 
astantibusque. 

GAP. 144. — Millesimo CCCLXXII indictione X. die ultimo 
februarij. In pieno et generali Consilio Montone ad sonum campane 
voce preconum, ut moris est. Congregato de mandato egregij et 
sapientis viri D. Petri Cornano Montone honorabilis potestatis. In 
quo Consilio interfuerunt consiliares XXXVIII. Capta fuit pars per 
XXXIII consiliares, quinque non conscintientibus, tenoris infra- 
Bcripti. Quum in libris statutorum, et partium comunis Montone 
loquentibus de venditionibus donationibus, alienationibus, et regres- 
sibus, et eorum cridis fiendis non contineatur aliquod terminum, 
infra quod venditores, seu emptores, donatarij qui conficiunt talia 
instrumenta teneantur fieri facere cridas ipsarum rerum imobilium 
venditarum, donatarum, alienatarum, et in regressibus obligatarum. 
Quunque multe fraudes possint comitti, et convertantur quottidie in 
damnum, et preiudicium propinquorum et creditorum, Eo quia cride 
ipsarum rerum statin non fiunt post contractum ipsarum rerum 
factum. Vedit pars quod quilibet Notarius conficiens insti'umenta 
alicuius vendi tionis, donationis, alienationis, et regressus rei ali- 
cuius imobilis Montone, et suq districtu teneantur, et debeat facere 
seu fieri facere cridas consuetas statin infra XV. dies post con- 
tractum factum per ipsum notarium de ipsis venditionibus, aliena- 
tionibus, donationibus, et regressibus rerum imobilium. Sub pena, 
et in pena sol. C. parvorum in bonis ipsius notarij aufferrenda prò 
quolibet, et qualibet vice, qua contrafecerit. Cuius pene medietas 
sit comunis, et alia accusatoriS; et si quis Notarius contrafecerit 
talia instrumenta extra Montonam et districtum teneatur tales cridas 
facere seu fieri facere statin infra XV. dies. Quum venerit in Mon- 
tonam, vel suum districtum sub pena predicta dividenda ut supra 
et quod talia instrumenta numquamque habeat vim, nec firmitatem, 
nisi primo de ipsis facte fuerint cride infra dictum terminum ut 
sapra dictum est. Die Dominico VI marcij proclamata fuit supra- 
scripta pars in castro Montone in loco consueto, et more solito per 
Gorgnam preconem comunis Montone. 



22 

GAP. 145. — Eodem millesimo, et indictione die vero y^Vln 
aprìlis. Congregato concilio comunis Montone maiorì de mandato 
dicti D. potestatis. In quo cop^ilio fnere idem D. potestas, et con- 
siliares XL. Gaptam fiiit per omnes dicti consilij, nomine discre- 
pante qnod nulla persona cuioscamque condictionis ezistat decetero 
audeat vel pressamat accipere, yel assumere aliquem viUanum de 
villis comunis Montone ad babitandnm ad aliqua lecca villa sea ter- 
reno suo in districtu Montone. Sub pena lib. XXV. parvorom prò 
quolibet villano centra banc partem assnmpto, et qaalibet vice, et 
nilminus illum talem villanum sic assumptnm amplius retinere non 
debeat. Sub pena lib. quiquaginta parvorum prò quolibet villano, 
et qualibet vice non preiudicando tamen banc partem alieni civi 
comunis venetiarum, vel qui facit factiones comunis venetiarum, qui 
in sua maneant libertate. 

GAP. 146. — - Item in .ditto Consilio captum fuit per omnes, 
uno excepto quod nullus civis vel babitator Montone et sui di-* 
strictus decetero audeat, vel presumat avoccare coram D. potestatem 
vel suìs ludicibus tam presentibus quamque futuris centra comune 
Montone dicto, vel facto seu aliquo ingenio siva forma absqueque 
espressa licentia D. potestatis sub pena lib. quinque parvorum per 
quolibet et qaalibet vice. 

GAP. 147. -- Millesimo GGGLXXII indictione X. die Xlin 
maij. Gongregato Consilio malori comunis Montone de mandato pre- 
fatti D. potestatis more, et lecco solitis, In quo Consilio interfait 
idem D. potestas et consiliares XXVIII. Gapta fuit pars infrascripti 
tenorìs per omnes nomine discrepante videlicet cuni multe varie, 
et diverse estursiones, et pravitates usurarum in terra Montone et 
suo districtu fiant adpresens, et quotidie de diem in diem paulatim 
acrescbant in Qiaximum damnum, et preiuditium panperum perso- 
narum, et totius comunitatis Montone centra omnem equitatem, Ins, 
et iustitiam,^ et omnia iura mundi, et sanum sit atque salubre super 
boc previdero ad tolendum, et destruendum usuram pravitatemque. 
Vadit pars quod decetero nalla persona cuiuscunque condictionis 
existat modo aliquo vel ingenio audeat vel presumat mutuare, nec 
dare ad ussuram tam super cartbam quamque super pignus, ncque 
aliquo alio modo fretitioy sub pena perdendi totum capitale, quod 



23 

I 

mutuasset, et totani id, quod inde p.ercepisset, et lucratus fuisset 
vel percipi deberet occasione ipsius usure vel valore eius quarum 
penarum medietas sit comunis, et alia accusantis secreti qui omnino 
tenetur de credentia, et omnes illi qui a principio regiminis pre- 
facti D. potestatis curam dedissent, y/al mutuassent centra hanc 
partem debeant se deponi ab huius modi pravitate, et a contratibus 
ab inde confectis usque per totum mensem lunij proxime futuri, et 
ellapso ipso termino contrafacientes inteligantur incurrisse penam 
suprascrìptam, et esse ad structuram partis presentis. 

GAP. 148. — Eodem millesimo, et indictione die XXIIII 
Augusti. Congregato maiori Consilio comunis, et terre Montone 
super salla pallacij, ad sonum campane voce preconis, ut moris est 
de mandato providi viri Domini Marci Carascho vicarii Nobilis viri 
D. Andree Gradonico honorabilis Capitanei pasinati Castri. S. Lau- 
rentij Montone missi in rectorem ; et locum tenentis Domini pote- 
statis Montone. In quo Consilio fìiere idem D. Vicarius, et censi- 
liares XXVIII. Captum fuit in ditto Consilio per omnes excepto 
uno, tenoris infrascripti. Videlicet Quum per tempora retroacta multi 
accepti, et assumpti fuerìnt in consiliares seu in Consilio comunis 
Montone: Qui fuerint forrenses. Quod quidem non videtur iustum, 
neque consonum ad hoc, ut cives proprij terre Montone decetero 
possint elligi, et assumi nec esse de Consilio terre Montone nisi 
avus, vel pater eius sit, vel fiierit de ipso Consilio, et insuper quod 
nullus possit elligi nec esse index, Canceilarius, Camerarius, insti- 
tiarius, nec exstimator comunis nisi sit de Consilio proprio comunis 
terre Montone. Sub pena lib. Centum parvorum prò quolibet indice 
et consiliario dicente, loquente, ponente, assumente, elligente et 
conscitiente aliquid in contrarium partis presentis, vel in aliquo 
contentorum in ipsa. . 

GAP. 149. — MiDesimo CCCLXXVI indictione XIIH die 
XXVIII novembris. Congregato Consilio maiori comunis Montone 
super salla pallacij de mandato egregii, et sapientis viri D. Ioannis 
diodo honorabilis potestatis Montone ad sonum campane et voce 
preconis, ut moris est: In quo quidem Consilio ftierunt consiliares 
XXIL Capta fiiit pars per omnes dicti consilij nomine discrepante 
quod prò bono statu comunis Montone quod aliqua persona que 



24 



ponere, et vendere vellet vinum ad spinam non posait ponere dictum 
vinoin ad spinam nisi primo debeat comensnram illius vini sic ven- 
dendis Institiarìis comunis deputatis ad illud officium lustitiarìe qui 
none sani, vel per tempora erunt in dicto officio, et si qois cdntra 
predicta fecerìt solvat sol^d. XL. parv. qui denarii dividantur per 
medium videlicet medietas ipsorum esse debeat accusatoris, et alia 
medietas sit comunis Montone et perdere debeat talem vinum 
sic mensuratum, et similiter inteligatur de omnibus que mensura 
vel cum stateria ponderantur et mensuratur. 

GAP. 150. — Antedicto millesimo et indictione die ultimo 
novembris. Congregato Consilio malori comunis, et hominum Mon- 
tone super salla magna pallacij de mandato prefacti D. potestatis 
ad sonum Campane, voce preconum, ut moris est. In quo quidem 
Consilio interfuerunt idem D. potestas, et consiliares XXIII. Capta 
fuit pars per omnes, nemine discrepante, quod si quis proiecerit 
aliquam imonditiam in fossatis qui sunt prope murum castri, vel bnr- 
gorum Montone, vel in coniiclis solvat sold. XL. parvorum prò qua- 
libet vice, et si reperiretur aliqua imonditia ante domum alicuius 
quod ille cuius erìt illa domus solvat sol. XL. parvorum. salvo si 
probare posait alium proiecisse ipsam imonditiam, et quilibet de 
predictis possit esse accusator, et habeat medietatem diete pene, 
ac tenebitur de credentia, et alia medietas deveniat in comune 
Montone. 

CAP. 151. Item in eodem Consilio Capta fuit pars infrascripti 
tenorìs per omnes dicti consilij, nemine discrepante, quod Notar) 
qui faciunt testamenta alicuius persona a millesimo CCCLXXII citra 
debent ostendisse ipsa testamenta sacristanis echlesie s. Stephani 
de Montona, vel alijs echlesijs pertinentibus diete echlesie s. Ste- 
phani, ut habeant notitiam de illis qui testantur aliquid echlesie 
8. Stephani de Montona, et ut eorum legata taliter dimissa sol- 
vantur dictis sacristanis. qui prò tempore erunt in ditto officio tam 
ex parte Canonicorum quamque ex parte comunis Montone^ et quod 
continue Notarij tales: qui conficerent testamenta debeant legata 
pertinentia suprascriptis echlesijs demonstrasse et manifestasse sa- 
cristanis. 



25 

CAP. 152. — Millesimo CCCLXXVII Indictione XV. die X 
maij. Congregato Consilio maiori comunis Montone ad soniim cam- 
pane voce preconis, ut moris est. saper salla magna pallacij. In 
quo quidem Consilio fuit idem D. potestas et consiliares XXII 
Capta fait pars per omnes ditti consilij, nemine discrepante, quod 
si deinceps aliqua persona vendiderit, vel vendi faceret in Montona, 
vel eius burgis aliquas carnes prò salatas et non steterint per dies 
XV ih sale quod perdere debeat tales carnes sic salatas inventas. 
et lib. III. denariorum parv. prò qualibet vice, qua repertus fuerit, 
et accLisator per quem veritas habeatur habere debeat medietatem 
diete pene, alia vero sit comunis. 

CAP. 153. — Millesimo CCCLXXVIJI. indictione prima die 
XXVI mensis aprilis. Quum propter coruptas afPectiones, et falsa 
cogitamenta mulierum volentium luxuriare cum alijs suadere, et 
ipsa prostervare : Que tendunt in maximam verecundiam suorum vi- 
rorum, et volens vir nobilis, et sapiens Dominus lannes Diede ho- 
norabilis potestas Montone providere, ut matrimonium coniugalium 
observetur, et ut mulieres caveant talia facei*e. Ideo fecit diete 
terre Montone maius consilium congregari more solito ad sonum 
campane voce preconis, ut moris est. In salla magna pallacij co- 
munis. In quo quidem Consilio fuere homines XXVI dicti consilij; 
facto partito ad bussoUos cum ballotis. Capta fuit pars quod que- 
cunque mulier faceret verecundiam viro suo, et supposuerit se sub 
alio h emine, et probatum fiierit per idoneos. testes itaque prò vera 
habeatur presumptione amittere debeat totam eius dottem et eius 
bona, et stare debeat per menses sex in carcerihus comunis Montone. 
Que dos, et bona sint, et esse debeant eius viro propter eius vere- 
cundiam et ille cui se suppossuerit, et malum fecerit solvere debeat 
in comune lib. L. parv., et stare debeat per menses VI. in carce- 
rihus comunis^ et non incipiet tres dictorum VI, mensium nisi primo 
solverit dictas lib. L, parv., et si solvere non poterit stet per alios VI. 
menses in dictis carcerihus et si quis leno fuerit in hoc tractatu si 
fuerit masculus frustetur setnei super curitorium castri et usque ad 
portam gualfredi, et bulletur, et ibi cum bulla s. Marci, et bullatus 
baniatur perpetualiter de Montona, et eius districtu: si vero fuerit 
femina amputetur ei nasus, et baniatur similiter de Montona et eius 
districtu. 



26 

GAP. 164. — Eodem die in dicto Consilio captum fuit per 
omnes dicti consilij III exceptis in contrarium qaod si qua virgo 
aut domicilia supposuerit se sub aliquo li ornine sponte, et. volun- 
tarie, et hoc probatum fuerit per bonos testes ita qaod habeatur 
prò vera presamptione, quod solvere debeat in comune Montone 
iib. L. parv.; et stet per menses VI. in carceribus comunis, et si 
solvere non poterit dictas libras L. stet per VI. alios menses vi 
dictis carceribxis, et ille cui se suppossuent, et malum fecent salvai 
similiter Iib. L. parv., et stet per sex mensens in carceribus, et si 
solvere non poterit stet per alios VI memes in dictis carceribus non 
incipientibus utnquan terminum dictorum VI mensium principalium 
nisi prius solverit dictas Iib. L. parv., et si in hoc fuerit leno sive 
lena paciatur penam ut supra continetur. 

GAP. 166. — Die dieta in dicto Consilio firmatum fuit per 
omnes dicti consilij duobus exceptis in contrarium quod partes captas 
eo die super factis mulierum et virginum debeant omni anno in 
festo s. Stefani publicari super schalis palaci}^ ut mulieres, et vir- 
gines se caveant a talibuS; et quod iudices qui tunc essent in officio 
iudicum teneatur notificare dictas partes Domino potestati qui prò 
tempore erit in regimine Montone ut tales partes annuatim cridentur 
ut supra dictum est. 

GAP. 166. — Ultrascriptis millesimo et indictione die XXIIII 
mensis Januarij in lobja comunis magna. Gongregato minori Con- 
silio hominum de Montona de mandato dicti D. potestatis. In quo 
quidem Consilio interfuere ipso d. potestas, et consiliares novem de 
ipso Consilio videlicet Collandus puliceno^ s. Stefanus q. s. vitalis, 
a. Dominicus q. s. Vranchi, s. Andreas de beno, s. Ioannes de mo- 
rezolo, vitalis zangi, Georgius puliceno, paulus Martini, et donatus 
pinich possita, et facta propositione per dictum D. potestatem Capta 
fuit pars tenoris in&ascripti per omnes nemine discrepante. Quum 
propter corruptas personas: que iurant in fraternitatibus prò usur- 
pando bona dictarum fraternitatum, et retinent in suis manibus quia 
exigebant de suis caniparijs quod omni anno deinceps elligantur in 
festo s. petri de mense iunij per D. potestatem, et minorem con- 
silium de Montona unum qui sit in officio ad videndum rationem 
fraternitatum in die qua facta erunt sue rationeS; ipsis visis 



27 

denontiet D. potestati subito qui prò tempore erit in regimine Mon- 
tone ipsas rationes, et si aliquid superabondabit in manibus Cani- 
pariorum qaod postquam facte fuerint rationes diete fraternitatis ad 
dies in gecutas debeant suppossuisse in sacrastia. s. Stefani de 
Montona illud plus quod superabondabit in suis manibus de sua 
caniparia, et ille qui ellectus fuerit in ditto officio nomine comunis 
licitus sit sacramento campano si recte fecerit suam canipariam, et 
quod ìUe qui ellectus fuerit in ditto officio sacramentetur per D. 
potestatem qui prò tempore erit, qaod recte faciet, et exercet suum 
officium, et quod in sacrastia predicta sit et esse debeat unus qua- 
temns super quo, et in quo scribantur omnes rationes fraternitatum, 
ut non inferrant damnum, quod ellectus in officio teneatur ipsas 
rationes distinte descrìbere, vel describi facere habendo solutionem 
a dictìs fratemitatibus prò .rata ut inferrìus continetur in summa, 
que summa capiet in totum et per totum lib. XVI. parv. qui D. 
potestas cum dicto Consilio suo ellegit s. Collandum puliceno amo 
usque ad festum s. petri de mense iunii habendo solutionem prò 
rata temporis istìus, et ab eo die s. petri ad unum annum prozimum 
futurom sit confirmatum. 

CAP. 167. — Antedictis millesimo et indictione die Vili de- 
cembris tempore egregii viri D. Andree Navagerio honorabilis po- 
testatis Montone. Capta fuit pars in Consilio Montone et cridata per 
galvanum preconem comunis Montone quod nulla persona cuiuscunque 
conditionis existat habitator in Montona audeat, vel pressumat uUo 
modo, seu ingenio quod vinum prò se, vel prò aliquo ad spinam 
vendet accipere de labore suo prò quolibet congio ultra quam sold. 
ni parv. sub pena lib. V. parv. tam vendenti quam patroni vini, 
et 8i fuerit accusator per quem veritas habeatur habere debeat me- 
dietatem dictarum penarum alia vero sit comunis Montone. 

Gap. 158. — In Cristi nomine amen etc. Millesimo XXXLXXXII 
indictione V. die XXVI. mensis octobris in pieno et generali Con- 
silio comunis, et hominum de Montona solemniter congregato in 
maiorì salla pallacij dicti comunis ad sonum campane et voce pre- 
conis, ut morìs est de mandato egregii et sapientis viri Domini 
Nicolai Superantio prò due. Venet. honorabilis potestatis Montone^ 
et suorum ludicum videlicet s. Marcucij de guonardo, et s. Ioannis 



28 

de Bareno. In qao qaidem Consilio fuere Consìliares XXIIII Capta 
foit pars per consiliares XXI de dicto Consilio, et trìbus ezisten- 
tibos in contrarìum. quod amo inantea prò omni bono respectu 
aliquis qui sit index, vel iusticiarius non possit modo aliqao, vel 
ingenio esse beccarius, nec partem aliquam habere in beccaria. Sob 
pena lib. XXV. parv.comani persolvenda, et privationis officij. 

GAP. 159. — Millesimo CCCLXXXVI Indictione IX. die XXH 
mensis lulij. In salla maiori comunis Montone. Congregato maiorì 
Consilio comunis, et hominum de Montona. In quo Consilio inter- 
fuere Consiliares XXII. de mandato egregii et sapientìs vili D. 
Antonij Bembo honorabilis potestatis Montone. Capta fuit pars, qaod 
nulla persona cuiuscunque status existat qui haberet partem in 
aliqua villa districtus Montone nec confìnaret cum aliquo terreno 
ipsarum villarum, et acciperet aliquam villam comunis predicti ad 
affitum audeat, nec pressumat accipere quemcunque rusticum co- 
muni» nec aliquem foiTensem super parte sua propria nisi super 
parte comunis prò eo tempore quo tenebit tallem villam ad afHttum 
a comuni 2)reJicto. Sub pena cuilibet contrafacienti lib. L. parv. prò 
quolibet rustico accepto, et lib. XXV. parv. rustico, qui iret ad ha- 
bitandum comuni aplicandarum 

CAP. 160. — Eo die in eodem Consilio Capta fuit pars quod 
nulla persona cuiuscunque conditionis existat audeat, nec pressumat 
colligere glandes in aliquo nemore Montone bine ad festum s. Do- 
minice proxime venture post festum s. Michaelis de mense septem- 
bris presentis sub pena lib. trium parv. Cuius pene medietas sit 
comunis, alia vero accusantis. 

CAP. 161. — Item in eodem Consilio, et eo die Capta fuit 
pars quod nulla persona audeat, nec pressumat lavare patws lineos, 
nec laneos^ neque viscera animalium in aliquo fonte sub pena sol. 
XX. parv. dividenda ut supra. 

CAP, 162. — In eodem Consilio. Capta fuit pars quod qui- 
cunque acceperit pecuniam ab aliquo patrono prò aliquo laborerio 
fiendo infra certum tempus rationabile, et non observaret promis- 
sionem illam teneatur restituere pecuniam receptam, et stare in 
carceribus per spacium unius mensis, cuius dies non incipiat prima 



29 

quousqae restituerit pecuniam, quam reccepisset, et insuper captum 
fnit qaod quatuor partes suprascripte debeant publice proclamar! ad 
notìtiam omnium. 

GAP. 163. — Eodem millesimo et indictione die VII. octo- 
bris. Congregato Consilio maiori comunis Montone ad sonum cam- 
pane voce preconum, ut moris est. de mandato antedicti D. pote- 
statis. In quo Consilio fuerunt consiliares XXIX. Capta fuit pars 
tenoris infrascripti. Quum D. potestas simul cum iudicibus suis qui 
debent compiere officium iudicatus ante quam ipsi iudices complent 
ludicatum elligere consueverunt iudices novos, et onmes alios suos 
officiales comunis Montone absque maioris et minoris consilij no- 
titia, et ipsi ofHciales ellecti inter ipsum D. potestatero et iudices 
veteres solent consilium congregare tunc publice denotantes officiales 
ellectos, et placeret Consilio de officialibus ellectis, vel non tales 
ellecti remanebant. quod non videtur ipsi D. potestati, nec maiori 
parti ipsius consilij fore iustum, nec iuri consonum. quia aliqiien 
dabant officium imeritis per amorem : merentes, et bene sofficientes 
per odium multocies postponentes. Iccircho D. potestas antedictus 
volens iustitiae equitatem totis viribus sublevare omni errore, et 
consuetudine prava postpossita, et vana cum predictis consiliaribas 
XXIX nemine discrepante, determinavit, quod decetero D. potestas 
qui prò tempore erit elligat duos iudices, et quilibet iudex unum 
alium elligat iudicem, et isti IIII ellecti ballotentur ad bussollos, 
et illi duo habebunt maiorem partem ballotarum remaneant, de offi- 
cialibus vero simplicihm ut est Cancéllarius^ Canterarius, et fonticarius 
Dominus potestas elligat unum in quolibet eorum officio, et quilibet 
ludex unum alium, et ballotentur simul, et ille qui habebit maiorem 
quantitatem ballotarum remaneat. de lusticifiribas fiat prò ut de 
iudicibus^ et quilibet ellectus in officio iudicatus, et obtinebit tot 
ballotas quod remaneat iudex. et reffiitaverit postea solvat comuni 
lib, V. parv. venetorum. Ceteri namque officiales si respuent solvant 
solum lib. Ili comuni parvorum et hec pars non possit revoccari 
nisi per duas partes maiori consilij. 

CAP. 164. — Eodem die millesimo, et indictione primo 
mensis novembris. Congregato Consilio maiori comunis, et hominum 
de Montona de mandato dicti Domini potestatis ad sonum campane. 



30 

voce preconis, ut moris est. In quo Consilio fuere consiliares ^XX. 
Capta fuit pars qaod nulla persona cuiuscunque condictionis ezistat 
aliquo modo audeat, nec pressumat coUigerO; nec spigare ollìvas 
sub ollivarijs alicuius persone bine ad festum nativitatis D. nostri 
lesum Cristi proxime venturi. Sub pena lib. Ili parv. dividenda ut 
supra. et ellapso ipso festo. nemo audeat spigare cum bctctUlo siv€ 
virga sub pena lib. V. parv. dividenda ut supra. 

CAP. 166. — Millesimo CCCLXXXIX indictione XII die XX 
mensis lulij: Congregato publico Consilio comunìs Montone ad 
sonum campane voce preconis, ut moris est. de mandato egregii 
viri D. Nicolai delphino honorabilis potestatis Montone: In quo 
quidem Consilio fóere consiliares XXU. Capta fuit pars infrascripti 
tenoris nemine discrepante quod aliquis civis Montone tam terrigena 
quam forrensis non audeat. neque . pressumat modo aliquo, vel in- 
genio accipere aliquem vicinum in dicto Castro, vel eius districtu 
prò faciendo continuam factionem, et residentiam et habitandum 
in dicto castro, et locis prò denario, nec aliquo alio modo cum suis 
massaricijs, nisi faciant angarias, et alias factiones: quas faciunt 
alij cives, et habitatores dicti Castri^ et hoc sub pena^ et in pena^ 
et arbitrio D. potestatis, et eorum consulum aufferrenda diete parti 
contrafacienti. 

CAP. 166. — Anteascriptis millesimo, et indictione die IIII 
lulij Congregato Consilio malori comunis, et hominum Montone ad 
sonum campane voce preconum ut moris est de mandato antedicti 
D. potestatis. In quo Consilio fuere Consiliares XX, et ultra Capta 
fuit pars tenoris infrascripti videlicet quod dominus potestas una 
cum duodecim de Consilio quorum nomina inferrius denotantur ellectìs 
per ipsum D. potestatem, et eius consules de voluntate totius Con- 
silij possit, et valeat facere omne consilium inter se prò bono, et 
honore comunis Montone et quicquid per ipsum D. potestatem ac 
dictos Xn ellectos fuerit ordinatum inviolabiliter debeat ab omnibus 
totaliter observari, et esse fimum. 

Nomina ellectorum. 

s. Stefanus vitaliSy s. Georgius puiiceno, 

s. Petrus Barbo. s. Cristoforus pulieeno. 



31 

s. Collandns barbo, s. Matheas ptdiceno. 

s. Andreas de beno. s. Ioannes marizolo, 

s. Tomas eius firater. s. Marcus de amico, 

s. Marcus Mauroceno. s. Bertucius Bixini. 

Gap. 167. — Sepedicto millesimo, et indictione die XII lulij 
Capta fuit pars infrascripti tenoris, existeutibus in Consilio XXIIII 
consiliaribus per XX concordes IIII vero non conscitientibus qaod 
quilibet homo castri Montone annorum LX. et abinde supra, et 
infra dumodo sit habilis, et sanus teneator et debeat facere custo- 
dias et alias factiones comunis Montone sicut alij faciunt seu fieri 
facere. Oassantes omnes alias partes, et statuta loquentes in con- 

trarium. 

« 

GAP. 168. — Millesimo et indictione ultrascriptis die XIX. 
decembris. In echlesìa S. Stefani de Montona Gongregato Consilio 
comunis, et hominum more solito, et consueto. In quo interfuere 
homines XXV. Gapta fuit pars per dictum D. potestatem, et suos 
iudices, et consiliares XXIII de dicto Consilio quod aliquis homo, 
vel persona tam terrigena quamque forrensis non audeat neque pres- 
sumat pasculare, neque pasculari facere cum aliquibus animalibus 
grossis, neque minutis intra corvarium^ et cursariam sub pena p. 
XL. parv. prò quolibet tropo, medie tas quarum sit accusantis, et 
alia medietas sit comunis. tamen sit licitus cuilibet posse pasculare 
cum animalibus bovinis intra dictam cursariam, et corvarium a na- 
tivitate Domini nostri usque ad festum sancti Georgii de mense* 
aprilis proxime venturi non faciendo damnum alicui. 

GAP. 169. — Millesimo GGGLXXXX indictione XIII die 
dominico penultimo octobris Gongregato pieno et generali Gonsilio 
cemunis, et hominum Montone in salla pallacij ad sonum campane 
voce preconis, ut moris est. In quo quidem Consilio interfuere 
consiliares XIX Gapta fuit pars quod decetero lusticiarij qui erunt 
ellecti in officio iustitiarie debeant prò quolibet eorum sol. XL. parv, 
prò labore suorum IIII mensium in quibus steterint in officio. Gas- 
santes omnes alias partes, et statuta loquentes in contrarium, et 
presens pars totaliter decetero debeat observari, et esse firma. 



32 

GAP. 170. — Millesimo OCCLXXXXI indictione XIIII die 
XVIII mensis aprìlis. Congregato Consilio maiorì comunis hominum 
Montone de mandato egregii et sapientis viri Domini Nicolai su- 
perantio honorabilis potestatis Montone. In quo interfuere consiliares 
XXII. Capta fuit pars quod amo inantea quelibet persona cuius- 
cumque conditionis existat prò collaterali possit, et valeat protestari 
contra quamcanque venditionem factam dumodo persona protestans 
sit collateralis, et predicte persone collaterali sit licitum quod sibi 
vigore diete protestationis instrumentum recuperantis rei factum sit. 
nisi aliquis propinquus fuerit protestatus super venditìone causa 
recuperandi rem venditam quod sibi confìciatur instrumentum, et 
nihilominus propinquus sit semper et esse debeat anterior : Que pars 
possita fuit ad bussollos, et datis ballotis Capta fuit per consiliares 
xml et octo existentibus in contrarium, et minime conscitientibus.- 

CAP. 171. — Eodem millesimo et indittione die XII mensis 
maij. Congregato Consilio malori comunis et hominum de Montona 
in echlesia s. Stefani de Montona. In quo quidem Consilio interfuere 
antedictus Dominus potèstas una cum consiliaribus XXVIII Capta 
fuit pars infrascripti tenoris videlicet quod omnes forrenses unde- 
cunque fuerint excepHs subditis terviaij reccipiatur volentes arrare, 
sterpare^ vel laborare super territorio tam specialium quamque super 
territorio comunis Montone possint omnes arrare, et laborare, sive 
arrari, vel laborari facere cum animalibus suis bovinis solvendo prò 
quolibet bove arrante (m (mezzenam!) unam frumenti boni, et puri 
jconducti omnibus expensis arrantis usque in fontico comunis Montone, 
et quod teneantur solvere omnes decimas et quartas secundum 
ussum, et prò qualibet vacca seu animali bovino non arrante solvant 
prò herbatico comuni Montone sol. VI. parv. prò quolibet ammali 
bovino, Et quod predirti arrantes sive laborantes in predictis terri- 
torijs nullo modo, vel ingenio audeant, nec pressumant incipere sea 
incipi facere laborare aliquid nisi prius dederit in Montona bonam 
et idoneam plezariam de predicta (m (mezzena) frumenti, quartis et 
decimis. et de damno quod fecerint animalia predicta predictomm 
laborantium. Sub pena arbitrij D. potestatis et suorum iudicum. 

CAP. 172. — In cristi nomine amen anno Domini millesimo 
CCCLXXXXV, indictione III die XXV. mensis octobris. In Consilio 



33 

maiori comunis Montone congregato de mandato egregii, et sa- 
pientìs viri D. Moysi Michael, memoratum fuit per dictum D. po- 
testatem quod bonam utile, et sanctum erat previdero casibus qui 
qaotidie possint occurere, et facere, ac tractare ea que sint congrua; 
et consona rationi. Ibit pars quod per D. potestatum, et suos iu- 
*dices qui, adpresensens est, et successores suos elligantur IIII ho- 
mines, et probentur per istud consilium, et quod duo ex hijs ha- 
bentes plures ballotas sint et remaneant firmi, qui duo remanentes 
per unum annum sint qui annus incipere debeat die primo novem- . 
bris proxime venturi, et sic fiat semper de anno in annum qui 
sint, et esse debeant furnitores omnium testamentorum preteritorum 
presentorum, et futurorum in casu quo essent mortui omnes comis- 
sarij contenti in testamentis iilis, et quod possint^ et valeant facere 
totum id et omne ad quod facere poterant comissarij contenti, et 
scripti in dictis testamentis. Item teneantur dicti furnitores esse 
tutores, et gubematores filiorum, et filiarum illorum qui moriuntur 
ab intestatu relinquentium filios, vel filias minoris etatis annorum 
XVI. non habentes patrem, nec matrem, et quod inter annum unus, 
vel ambo dictorum fornitorum decederent quod statim anno supra- 
scripto unus, vel ambo releventur et quod dicti forni tores, tutores, 
et gubematores sub debito sacramenti teneantur et debeant facere 
suum officiam bene, et legaliter, et quod ellecti, et affirmati non 
possint, . nec voleant reffutare dictum officium suum adpresens, nec 
in posterum. Sub pena lib. XXV parv. In suis propriis bonis, qui 
denari! veniant in comune Montone et habeant de sallario in annum 
a comuni Montone lib. V. parv. prò quolibet, et qualibet vice, et 
ultra hoc provideatur eis de eorum labore secundum quod apparebit 
D, potestati, et suis iudicibus qui prò tempore erunt. Capta fuit 
pars per XXIIU de dicto Consilio. VI in contrarium. 

GAP. 173. — Millesimo CCCLXXXXVI. indictione IIII. die 
XX mensis februarii de mandato prefactis D. potestatis. Congregato 
maiori Consilio publico et generali super salla pallacii eiusdem 
terre ad sonum campane voce preoonis, ut moris est. In quo in- 
terfuere homines de ipso Consilio XXVIII, et possitum ftiit per 
.dictum D. potestatem. quod quum sit assuetum quod de duobus 
clavibas que sunt ad fonticum comunis unam teneat potestas, et alia 
fonticarius, et si aliquid deficiebat de frumento fontici, quod 



34 

damnam erat comonis, quia bonom esset prowidere qaod fontìcarìus 
deinceps habeat et teneat claves, et quod decetero sì in spacio IIII 
menshim alìquid de£Bceret altra UH mensiam qaod fonticarìas de 
Bois propriis bonis refficere debeat comuni, et si aliquid supram- 
bondaret quod sit, et esse debeat comonis. et capta fuit pars su- 
perìus per consiliares XXIII de ipso Consilio V. vero existentibus 
in contrariam. 

GAP. 174. — Millesimo CCCLXXXXVn. indictione V die 

XI mensis novembris. Quom deceptis et non decipientibas iora 
subveniunt, Iccirco congregato, et simul coadunato generali con- 
Consilio hominum Montone de mandato egregii, et sapientis viri D. 
Aogustini quirino prò Ducali Dominio Venet. Montone honorabilis 
potestatis sono campane voce . precopis more solito, cum presentia 
conscensu et voluntate virorum providorum s. Marinelli barbo, et 
s. Mathei polexino dicti D. potestatis et comunis Montone ludicam 
in quo quidem Consilio fuere homines XXIHI notabiles» Capta foit 
pars tenoris infrascripti. vero quod decetero prò bone et utilitate 
creditorum, ut ius, et lustitia cuilibet paratin confestim valeat ter- 
minari per D. potestatem, et suos iudices, quod minimo facere po- 
terit quod non in modum creditorum nec non debitorum in damnum 
redundabat : et detrìmentum quilibet volens aliquem citari facere 
coram D. potestate et suis iudicibus, et qualibet de causai a. XL 
supra teneatur citari facere modo infrascrìpte. videlicet si 'citari fa- 
cere voluerit prò die veneris quod faciat citari prò die Veneris prò 
prima, et prò die veneris prò secunda faciendo talem debitorem 
citari una vice prò ambabus vicibus. et sic ecconverso si creditor 
aliquis citari facient aliquem eius debitorem prò die lune simili 
modo faciat prò die lune prò prima, prò die lune prò seconda et 

i talis citatus non veniet prima vice condemnatus, et cadat de 
sol. VI parv. prò prima contumacia: si vero ad alium terminum 
non venerit ipso iure sit sententiatus de onmi eo, et tote quod 
creditor per sacramentum iurabit talem contomaciam eidem teneri 
in predictis non obstantibus aliquibus iuribus alijs seu ordinibus in 
contraxium disponentibus. 

GAP. 176. — Millesimo GGGLXXXXVH. Indictione VI die 

XII mensis marcii. Quom landudum secundum formam statutoram 



i 



36 



comimis Montone per vicarios seu socìos potestatum prò tempore 
Montone ezìstentium sententie ezìgerentor civiles, et esset in eorum 
arbitrio Bccipere posse quicquid eis videbator prò eoram labore vo-* 
lentes itaqae quod aliqnis socius tniles decetero non valeat nisi 
iustam precium potere posse prò eorum labore. Iccìrco egregius, et 
sapiens vir Dominas Augustinas Quirino honorabilis potestas Mon- 
tone una cuin presentia conscensu; et voluntate virorom providorum 
s. Stefani q. vitaiis, f t s. bertucij bisini suorum et comunis Montone 
iudicum per partem determinavit quod quilibet socius miles qui de- 
cetero exiget aliquam sententiam civilem habeat, et habere debeat 
prò qualibet lib. prò eius labore den. VI. parvorum de omni sen- 
tentia que per virtutem ipsius exacta fnerit ita tamen quod a die 
creationis sententie usque ad octo dies proxime subsequentes nihil 
habere debeat. 

GAP. 176» — Eodem millesimo et indictione die XXIII 
mensis junii Congregato generali Consilio hominum Montone de 
mandato prefacti D. potestatis, nec non s. Stephani vitalis, et s. 
bertucij bixini suorum et comunis Montone iudicum in salla magna 
pallacij sono campane, voce preconis, ut moris est. In quo Consilio 
interfaere homines XXIIII dicti consilij. Capta fuit pars, et obtenta 
ballotatione et bussollos nisi III ex dictis hominibus discrepantibus. 
Quod volentes obviare viis hominum, et personarum iniuste potere 
volentium bona aliena, nec non retinentium bona aliena quod dece- 
tero quilibet qui in iuditio conventus fuerìt per sententiam^ aut 
absolationem indebite se deffendente quod cadat, et cadere debeat 
de soldis duobus prò libra comuni Montone aplicanda quod quidem 
soldos daos solvere teneantur comuni ille qui sententiam, aut so- 
lutionem in ipsius favore habuerit, habendo regressum de dictis 
duobus soldis prò libra centra convinctum et qui fiierit notarius 
scriba, aut cancellarius potestatis Montone teneantur scribere dictos 
daos soldos prò lib. tam in sententia quamque in absolutione ultra 
expensis sententie vel absolutionis condemnando convinctum in 
expensis sententie aut absolutionis, et in soldis duobus prò libra 
solum illi qui sententiam in suum favorem obtinuit. 

GAP. 177. — Suprascripto millesimo, et indictione die X 
mensis novembris. Congregato publico et generali Consilio comunis 



36 

et hominam de Montona ad sonam Campane voce preconis ai moria 
est de mandato egregii, et sapìeotis viri D. Mafei de pesaro prò 
due. Do. Venet. honorabilis potestatis Montone, in quo per pre« 
factum D. potestatem fuit expositum quod quum beccarij, et alie 
persone singulares facientes cames ad maccellum Montone ad ven- 
dendum centra debitnm, et iustitiam accipiunt a camibus pinguibus 
grassum de quartis posterìoribus bestiarum tam grossarum quamque 
minutarum in detrimentum, et damnum personarum, et bonum sit 
tali deffectu previdero quod decetero non sit aliquis beccarius, vel 
quevis persona que faciat carnes ad vendendum in macello Mon- 
tonO; que audeat acciperè, nec accipi facere a camibus tam grossis 
quamque minutis aliquod grassum de quartis posterìoribus sed ven- 
dere personis nolentibus cum grasso, prout venit, sub pena sold. 
XL parv. px^ quolibet contrafaciente, et qualibet vice cuius pene 
medietas sit comunis et alia accusatorìs, et quod etiam quilibet 
beccarìus, et singularìs persona que faciet cames non possit acci- 
pere de talibus bestiis ad partes rognolate nisi solum lib. duas 
camium cum grasso prò ut stabit dictum grassum non movendo ut 
supra, nec ab alio accipi facere sub eadem pena dividenda ut supra. 
Et datis ballotis ad pissides capta fuit dieta pars per bomines dicti 
consilij XXII, et duobus in contrarìum. tribus vero ex predictis 
consiliarìbus non volentibus ponere ballotam quia sunt becearij Et 
ipsa pars debeat publicarì die Crastina^ ut omnibus sit notum, et 
sic fuit publìcata per paulinum preconem comunis Montone. 

GAP. 178. — Antedicto millesimo et indictione die VII! 
mensis octobrìs. Congregato Consilio maiorì comunis Montone in 
salla maiorì de mandato prefacti D. potestatis et suorum iudicum 
s. Georgii polexino, et s. Marinelli barbo ad vocem preconis et 
sono campane. In quo Consilio fuerunt consiliares XXVIII expositum 
fuit per dictum D. potestatem. Quod quum bine inde aliqui facti, 
et creati sacrìstani echlesie s. stephani de Montona cum sallarìo 
lib. Ili parv. in anno, et in dieta sacrìstania talis duobus annis, et 
talis tribus non ostendes iura diete echlesie et fere si non impe- 
. dientes nisi solum de receptione sallarìj quod uti possunt in damnum 
diete echlesie. Ibit pars quod decetero aliquis sacrìstanus tam 
factus quamque fiondo non possit, nec valeat stare in dieta sacrì- 
stania nisi solum uno anno, qui teneatur scrìbere simul cum 



37 

éaeristqno canonico^ et semel onmes introìtns^ et expensas diete echlesie 
tali ter qixod et ipse sciat quid ftiit tam eKpensis quamque introitis 
nec possint alique expense fieri niei de licentia prefacti D. pote- 
statis, et snomm successorum nec aliquid vendi ut supra. Et quod 
in casu quo sacristani fìendi nescirent scribere quod cancellarius 
comunis teneatur scribere qui sacristani finito anno teneatur osteu- 
dere suas rationes quas quidem si non designabunt nisi fine sui 
regiminis sea termini non habeat sallarium aliquod et cadat ulterius 
ad penam sold. C. parv. et quod dictus sacristanus comunis habere 
debeat unam clavem de oleo echlesie. Que pars capta fuit in dicto 
Consilio per consiliares XXVII, uno existente in contrarium. 

GAP. 179. — £odem millesimo et indictione VI mensis fe- 
bruarij in lobio magno inferriori Congregato minori Consilio comunis, 
et hominum terre Montone de mandato prefacti D. potestatis, et 
suorum iudicum. In quo • interinit maior pars dicti minoris consilij, 
expositum fuit per dictum D. potestatem. Quod quum tempus sit 
poni debere ad incantum datium beccane Montone, et quod anno 
preterito circa factum extimationis carnium negocium non bene pro- 
cessit. quia cames bovine tam ' pingues quamque macre fuerunt 
extimate soldum unum prò lib. Et sit bonum talibus deffectis re- 
mediare quod decetero quando carnes alique bovine mactabuntur ad 
macellum venditor ipsarnm carnium non possit vendere nisi primo 
fuerint extimate per ambos iudices, Qui nunc'sunt, et prò tempore 
erunt concorditeri et in casu quo alter ipsorum iudicum esset 
abscens, vel aliqua insta causa non posset interesse diete exstima- 
tioni. quod tun^ socius D. potestatis, vel cancellarius qui nunc sint, 
vel per tempora erunt eltiment cum altero indice, et prò ut erunt 
ooncordes secundum eorum conscientiam. sic dictus venditor carnium 
teneatur ' incidere, et non aliter, nisi ordine prefacto sensato, Et hoc 
sub pena lib. V. parvorum prò quolibet et qualibet vice. Que 
omnibus placent nemine discrepante. 

GAP, 180. — Item in dicto Consilio terminatum ftiit quod 
nulla persona cuiascanque conditionis existat audeat, vel presumat 
emere de porcis forrensibos antea tertiam diem in grosso nisi unufh, 
vel duo prò usu sue domus et preterito tertio die postquam tali 
porci steterint, et venditi non fuerint. Cuilibet liceat, et possit 



38 

emere in grossiim, et facere salamen: tam cames talea saliate noU 
poasint vendi prò sallatis nisi steterint prò ano mense in salle, et 
aliter non possint vendi prò sallatis sed prò recedentibus ad pre- 
cium recentium. Sub pena perdendi talea carnea venditas, et ulte- 
rius id quod D. potestas voluerit presene et futurua. Et liceat 
ementi in grosaum talea porcoa vendere interiora ad macellum sol- 
vendo prò qualibet interiori porcino grosaum unum prò quolibet. 
Et carnea aallate modo aupraacripto datiario alicui nihil aolvere te- 
neantur. 

GAP. 181. — Eodem milleaimo ed indicione die XI marcij. 
in cancellaria Montone congregato minori conailio de mandato pre- 
facti D. poteatatis. In quo interfuit idem D. potestas s. Stefanos 
vitalis, a. bertuciua bixini ludicea^ s. Georgiua ptUiceno, a. mari- 
nellua barbo: a. Andreaa de benOf a. Gregoriua dolvino, a. Zancius 
vitalis, Benchua iuzzanij a. Marena amici, a. Criatoforus puliceno^ a. 
Matbeus puliceno, et a. Margarotua coradeli. In qXio conailio fuit 
expositum. Quum aliaa fuit proviaaum per egregium et aapientem 
vinim D. Auguatinum Quirino olin honorabilem poteatatem Montone, 
et auos iudices a. Stefanum Vitalem*, et a. Bertucium bixini aine 
Consilio aliquorum aliorum: quod de omnibus sententiia que exige- 
bantur per aocium Domini poteatatia preaentia futuri habere deberet 
den. VI. prò libra parvorum. quod videbatur terrigenia import unum, 
et quod quia, omnia labor optat premium ai eia videbatur fere con- 
veniena quod decetero dictua aociua Domini poteatatia, et aucces- 
sorum babere debeat de omnibua aententiis que per ipsum exi- 
gentur usque ad aol. centum aold. unam prò libra, ^t si non esset 
libra integra nihilominua habere debeat aold. unum, et a libria V. 
usque ad libraa X. den. VI prò libra inteligendo aemper a lib. V. 
supra, et a lib. X aupra de omni quantitate den. trea prò lib. Que 
quidem para omnibua aapraacriptia placuit sic verbo interogatus de 
singulo ad singulam nemine discrepante. 

GAP. 182. — Item in dicto Consilio capta ftiit* pars tenoris 
infrascripti videlicet quod quedam pars possita sub Rubrica de pena 
petentium aliquid in iure centra ius capituUo CLXXV i» qua ca- 
vetur quod quicunque. Convictus fuerit in iure tam per absolutionem 
quamque per sententiam adverse partis, vel preceptum solvere 



. 39 

teneatur in comuDÌ soldos duos parvorum prò libra qualibet. sicut in 
ea plenius continetiir limitetur in tantum, videlicet quicunque dece- 
tero convictus fiierit in iuditio tam per sententiam latam centra 
ipsum si iniuste deffendendo, petentemqne per absolutionem adverse 
partis solvere teneatar, et solvat in comuni de toto eo, de quo 
fuerit convictus utroque modo solum soldum unum prò qualibet 
libra ut tantum non afligantur debitis opressi, seu gravati dieta parte 
centesima octuagesima in suo robore permanente. 

GAP. 183. — Ceterum in Consilio suprascripto addita fuit 
declaratio subsequens parti 179. in qua inter estera cavetur quod 
carnes salite non possint vendi nisi steterint uno mense in sale etc. 
videlicet quod diete carnes antequam vendantur teneri debeant ap- 
pénse diebus XV. exstra salem et- sallimoriam, ut siccentur, et alijs 
diebus XV in sale teneantur, et si ipsas carnes voluerint tenere in 
sale minus diebus XV. sit in eorum arbitrio ipsas tenendi minus 
in sale ad eorum beneplacitum, Et in ilio casu tanto magis tenean- 
tur appense quanto minus stabunt in sale, sic quod in sale^ et ap- 
pense stent uno mense. Inteligendo semper quod adminus stent 
appense diebus XV. sicut superius est expressum. 

GAP. 184. — Millesimo CCCIC. indictione VII die XXV 
mensis octobris congregato malori consiHo terre Montone more 
solito ad sonum campane voceque preconis de mandato egregii, * 
et sapientis viri D. Maphei de pesare prò illmo et exmo Due. Venet. 
honorabilis potestatis Montone. In quo Consilio interfuerunt idem 
Dominus potestas et consiliares 23. Super saUa magna pallacij pos- 
sita fuit pars tenoris infrascripti. videlicet quum predictus Dminus 
potestas una cum proviri is, et sapientibus suis iudicibus s. Mateo 
puliceno, et s. Marco q. Amici, ac animadvertentes quod ubi est 
maius dubium. Ibi maior diligentia est advertenda, et presertim in 
rebus animas deffunctorum, ac corpora, substantiamque, et honorem 
viventium langentem, et certificatus que in Montoìia, suburbiis et 
districtu eius ultime voluntatis, et legata, ordinationes^ue omnes 
deffiinctorum minime observantur, pessimeque dispensantur, et quot- 
tidie infriguntur propter negligentiam comissariorum, avaritiam, et 
ussurpariam, pravitatem heredum, et maliciam, et silentium. quod 
tamque conscensum potest dici notariorum anotantium ultimas vo- 
luntates, et legata, et ordinationes gravantium : ex quibus multarum 



40 

anime deifunctorum suis existunt private votis echlesie et hospitalìa 
remaneant discopperta fraterni tatum, et scholarum unice et terri- 
tona remaneant inculta, virgines, et legatis nubendo sepìns coguntur 
a paupertate non suis se subicere vi ria. Yidue, pupilli, et orfani ex 
legatis nutriendi de suo vivere non valentes, et mendicare erube- 
scentes quamque mortem in tran t, et velint, aut volunt, plerumque 
coguntur alienis servire personis. et ìnsuper ipsi pauperes in- 
firmi nudi, ac debiles scici ant, et exuriunt, et patiuntur langores, 
angonias, et dolores. Oportet cum dictis iudicibus suis de remedio 
oportuno in premissis omnino providere. Vadat pars infrascripti te- 
noris: quod omnes, et singuli comissarij, comissarieque testamen- 
torum hominum, et mulierum hactenus deifunctorum executioni 
mittere omnia, et singula legata amore dei. videlicet dispensanda 
inter pauperes danda echlesijs, frateleis, seu fraternitatibua schol- 
larum, hospitalibus, virginis nubendis, et nominatis propriis no- 
minibus in testamentis, ac etiam prò missis, orationibus, et pe- 
regrinationibus dicendis, et pergendis prò animabus Jeffunctorum, 
nec non prò ellemosinis, et caritatibus dispensandis, et signaliter 
omnia^ et singula hactenus ad pias casas legatas, et de bine ad 
unum mensem proximum futurum, et ellapso dicto termino si legata 
per predictos, vel aliquo predictorum seu pars predictorum non 
erunt impletta infra terminum predi ctum per comissarios, aut he- 
redes Dominus potestas presens, et successores sui cum iudicibus 
suis qui prò tempore erunt^ et cum infrascriptis executoribus, et 
dispensatoribus legatorum, fumitoribusque deffunctoruiìi elligendis 
in hoc Consilio prò uno anno incepturo die primo mensis novembiis 
super venturi, et successores teneantur eorum, et debeant sub onere 
conscientie sue huiusmodi legata dispensare, et voluntates testa- 
torum executioni mandare celeriter absque dillatione, et de bonia 
deffunctorum non obstante aliqua contraditione comissariorum ; aut 
heredum, Et omnes, et singuli comissarij, et comissarie personaram 
qui decetero viam universe carnis intrabunt, teneantur infra tres 
menses postquam sciverint mortem persone deffiincte talia legata 
dispensare et executioni mittere similles volontates deffunctorum. Et 
ellapso ditto termine Dominus potestas presens, et successores eius 
com iudicibus qui prò tempore erunt, ac etiam cum executoribus, 
et dispensatoribus legatorum, et fumitoribus testamen torum in pre- 
denti Consilio elligendis. et eorum successores: qui prò temporibaa 



41 

ad hoc offici um einiht teneantnr, et deì)eant sub onere censcientie 
iiuiusmodi legati dispensare, et voliintates testantium adimplere ce- 
leriter, et absque dìlactione et de bonis deffiinctorum,* non obstante 
aliqua contradictione coniissariorum vel heredum sicut sup^rius de 
preteritis testamentis sit mentio, et ad hec exéquenda elligantur in 
presenti Consilio duo qai sunt ezecutores, et dispensatores legatoram 
ad predicta omnia et singnla exéquenda qui stare debeant in ditto 
officio per unum annum die primot ìncoandum mensis novembtis 
proximi venturi: £t sic successive de anno in annum': quibus co- 
mitatur etiam sub rubrica de ^fumitoribus testamentorum. CapìtuUo 
171. cum sallario honore, et onere in precium in dicto capituUo 171. 
et in presenti qui sint, et esse debeant semel in modo, et pluries 
si eisdem videbitur cubi Domino potestate, et indicibus qui prò 
tempore erunt, et cum eidem afferro super hijs qui ipsis videbuntur 
oportunum foro bonum denotantium sub debito sacramenti omnes 
contrafacientes de quibus ipsis facta fìierìt conscientia, Et ut ipsi 
babeant causam sciendi legata ad pias casas debeant omnes Notarij 
qui fecerint testamenta alicuius persone postquam sciverint mortem 
testamentoris 'aut testamentricis dare in scriptis executoribus, et 
furnitoribus qui prò tempore erunt infra 'tertiam diem huiusmodi 
legata, ad pias. causas sub pena lib. C. parvorum venetorum prò 
quolibet notano contrafaciente, et qualibet vice contrafacta, et in- 
super huiusmodi unum punctum, et si ter ceciderit ad dictam penam 
perpetuo sit privatus officio notarile Montone et duo districtu^ Et 
possint dicti executores, et dispensatores legatorum, et furnitores 
testamentorum elligere, et confitmare ad quodlibet officium cum sal- 
lario que pena pecuniaria dividant quenadmodum alie pene divi- 
duntur superius. Que quidem pars possita ad bussollos cum bal- 
lotis capta fuit per consiliares XX ( duobus existentibus in contra- 
rium, Et ea parte capta imediate ad dictum officium fuerunt duo 
ellecti atqué firmati s. benchus q. lursianij et s. Marcus q. Amici, 
prò anno uno ut superius continetur. In Cristi nomine anno a nati- 
vitate eiusdem milioEfimo GCCCII indictione X die vero XXIX mensis 
octobrìs retulit mihi Antonio Notario de lendanara Gancelario egregii 
et sapientis viri D. Mapheì- barbadico prò exmo et illmo Due. Do. 
Venet. honorabilis potestatis Montone Nicolaus saracenus prece, et 
nontius comunis* Montone so dieta die dominico ex licentia sibi 
concessa per prefactum D. potestatem super schalis pallacij presenti 



42 



popoli miiltitudine copiosa publico, et alta voce Gridasse, et procla- 
iilasse in omnibus et per omnia prò ut in dieta parte capta plenius 
continetur! 

. GAP. 185. — Antedicto millesimo et indictione die III 
mensis dccembris. Congregato Consilio terre Montone ad sonom 
campane voce preconis in salia maiori pallacij more consueto. In 
quo quidem Consilio interfnit idem D. potestas, et consiliares XX. 
expositum fuit per dictnm D. potestatem. Quum multocies coram 
prelibato Domino potestate suisqije predecessoribus lamentationes et 
clamores quorumdam mìserabilium pauperum senium impotentium 
et vagantium villicorum pervenerint asserentium et congrentium se 
eorum intolerabili senectute, paupertate, et impotentia potestaria^ 
solitas minime dare, atque persolvere posse sit itaque iustum et 
conveniens rationi, ac opus misericordie hijs talibus subvenire, et 
maxime, ut detur causam quod rura et districtus diete terre MontoM 
alienis popolis et vilicis colantur. Vadit pars quod quilibet vilicus, 
sive rusticus villamm et districtus Montone senes pauper impotens, 
et vagabundus, qui non habuerit ammalia, possessiones, et bona 
unde dictas potestarias dare, ac solvere possi t, et non habuerit 
iilios qui sibì velint, aut valeant solvere sit deinceps prò sua per- 
sona a dictis potestarijs penitus absolutus. Dum tamen dictus talis 
viUcus sive rusticus de eius senectute, paupertate et impotentia 
prefacto Domino potestati suisque successoribus, et eorum iudicibus 
teneatur per bonos viros fide dignos fidem plenaria^n adhibere. Que 
quidem pars possita ad bussollos et datis ballotis Capta fnit per 
consiliares XIII , VIII vero existentibus in contrarium. 

CAP. 186. — Millesimo CCCCÌlII indictione XII die XXim 
mensis februarij. Convocato proiterque congregato jonsilio terre Mon- 
tone de mandato Egregii viri Domini suprascripti potestatis Montone 
ad sonum campane voce preconis ut moris est in quo quidem Con- 
silio interfuere homines de ipso Consilio XXIIU. Dictum atque 
expositum fuit per dictum. D. potestatem, Quum hoc sit quod ad 
aures et noticiam ipsius Domini 'potestatis multoties pervenerit 
rellatio quod plurimum personarum fidedignarum tam Montone 
quamque eius districtu quod aliqui super eius districtu, et in con- 
tratta Montone occasione faciendi cinerem arbores incidunt quod in 



43 



maximum damnum et sinistrura subdictis, et vicinis Montone re- 
dundat, et maxime habentibus ammalia, et non providendo in hoc 
tota contratta et distr ictus Montone in brevi ertint arboribus et ligna- 
mine constunptis. et animalia non habebunt unde sub umbra possit 
requiescere, et quia bonum, et utile est in predictis de remedio 
oportuno providere. Vadit pars quod nulla persona audeat cuius- 
camque conditionis existat vel pressumat decetero ullo modo, vel 
iQgenio facere vel fieri facere super contracta et districtu Montone 
cinerem. sub pena amittendi dictam cinerem, vel valorem ipsins, et 
tantundem prò pena, cuius medietas sit comunis Montone alia vero 
accusatoris sierit per quem veritas habeatur, et tenebitur de cre- 
dentia. Que quidem pars facto partito ad bussoUos cum ballottis 
Capta &iit per omnes dicti consilij nemine discrepante. Eidem mil- 
lesimo^ et in dicti one die II marcij de mandato dicti Domini potè- 
statis publica ed alta voce proclamata fuit j)ars suprascripta super 
platea comunis Montone et in omnibus allijs locis, et villis subdittis 
comunis Montone per paulum .(/recum et stephanum btisablava de 
segna precones comunis Montone in omnibus, et per onmia ut supra 
dictum est. 

CAP. 187. — Item in dicto Consilio expositum fuit quod 
quum aliqui prosuntiJbse, et temerarie imponunt ignem in herbis 
incisis, et stipulis taliter quod dictus ignis multo ties discurit et 
comburit vineas, uvas, et biada, et nemora civium et subdictorum 
Montone quod predictis et subditis redundat in grave damnum et 
detrimentum vadit pars quod nulla persona cuiuscunque conditionis 
existat audeat, vel pressumat ullo modo vel ingenio ponere ignem 
in incisis herbis, vel stipulis super contratta, et districtu Montone. 
Sub pena lib. XXV parv. cuius pene medietas sit comunis alia 
vero accusantis sierit per quem veritas habeatur, et tenebitur de 
credentia, et si dictus ignis taliter impossitus damnum alieni intu- 
lerit dicti ignis impossitor teneat emendare damnum pacienti, Que 
quidem pars possita ad busspllos ctim ballotis capta fuit per omnes 
de dicto Consilio nemine discrepante. Die 11 marcij per ultrascriptas 
precones fuit proclamata suprascripta pars ut in ea. 

CAP. 188. — Millesimo CCCCVJ indictione Xim. die XXI 
mensis lunij Congregato Consilio maiori hominum de Montona ad 



44 



sonum campane voce preconìs more solito de mandato Egregi! 
viri Domini Danielis* lauredano honorabilis potestatis Montone in 
quo Consilio fuerunt idem D. potestas et consiliares XXII. Capta 
fuit pars per dictos consiliares existentibas X. in contrarium possita 
parte ad bassollos, et datis ballotis quod iudices domini potestatits 
Montone qui nane sant, et per tempora erunt dominorum potestatom 
venturoram debeant habere prò suo sallario IIU mensiam a comune 
Montone lib. X. venet. parv- prò qtiolibet indice, ut causam habeant 
faciendi bonam consortium Domino potestati. 

GAP. 189. — Item in dicto Consilio capta fuit pars infrascripti 
tenoris per suprascriptos consiliares existentibus tamen III in con- 
trarium quod amo in antea quicunque est, et erit de Consilio Mon- 
Ione, et eo esistente de Consilio ellectus Index animalium, et accep- 
taverit esse possit ad quodlibet officium ellectus salvò non possit 
ludex comunis ac Domini potestatis. 

GAP. 190. — Item in dicto Consilio Gaptum fìiit per partem 
per suprascriptos consiliares existentibus UH in contrarium possilo 
partito ad bussoUos cum ballottis. quod ammalia porcina non aiideant 
ire ad laccus solito comunis Montone ii^ pena lib. UH .pàrvorum 
prò quolibet, et qualibet vice, et quilibet possit accusare habendo 
medietatem diete pene. 

GAP. 191. — MiUesimo GGGGVII indictione XV. die XVI 
mensis februarij. Congregato Consilio maiori comunis Montone de 
mandato suprascripti Domini potestatis ad sonum campane voce 
precoMim ut moris est in salla maiori pallacij. In quo quidem Con- 
silio interfuit idem D. potestas et consiliares XXII. Gapta fuit pars 
infrascripti tenoris videlicet quod tabemarij vendentes vinum ad 
spinas non audeànt^ neo pressumant bibere cum boccale, aut cum 
alia mensura. quod InensuravBrint alieni persone nisi.ille qui emerit 
dictum vinum primb biberit de dicto vino mensurato, et hoc in 
pena lib. UH prò quolibet^ et qualibet vice qua contrafecerit. Que 
quidem pars ad bussollos cum ballotis possita. Gapta fuit existen- 
tibus HI de dicto Consilio in contrarium. et quilibet officialis possit 
accusare habendo medietatem diete pene. 



4& 

GAP. 192. — Millesimo CCCCXI indìctione IIII die V. uiensis 
lulìj. Congregato Consilio comunis Montone minori in Cancellaria 
de mandato egregii viri Domini fantini de pesaro prò ex*° Due. Do. 
venet. honorabilis potestatis Montone. In quo quidem Consilio inter- 
fnere Dominus ppteStas, et consiliares X. de ipso minori Consilio. 
poBsita ftiit pars infrascripti tenoris videlicet Quum hoc sit quod 
multi villici, villarum Montone relinquentes villas suarum habita- 
tionum se tradant prò villicis alìcuì districtas habitàntes tamen in 
villis districtus Montone non dantes comuni Montone rationes suas. 
quod est in detrimentum dicti comunis, et iacturam non modicam: 
Vadit pars quod fiat crida in villis Montone quod infra terminum 
dierum XV. prox. futurorum debeant tales villici qui se dederunt 
prò villicis ad aliena locca accepisse edifficia stiorum domorum et expor- ' 
tasse quo voluerint, et solitis decimis in quibusjt^nentur comuni Mon- 
tone. Bessiduum vero suarum frugum debeant exportare extra "di- 
strictum Montone infra dictum terminum quod si facere recusaverint 
omnes sui redditi tam domorum quamqu© frugum confiscantur in 
comuni Montone sine aliqua remissione relinquentes omnia terrena, et 
horios ac ollivaria, et omnes^ arhores silos in .terretm predicto cotnuni 
Mofiione libere ^t expedite: verum si qui villici decetero se dabunt 
prò vicinis alienis habeant dicium terminum XV. dierum 'postquam 
se dederint ad exequendum omnia suprascripta : . Que pars una 
voce, nemine discrepante firmata fuit per omnes in ditto Consilio 
existentes. 

GAP. 1&3. — Ultrascriptis millesimo, .et indictione die XX 
mensis septembris. Congregato Consilio mai ori Montone de mandato 
prefacti Domini potestatis. In quo interfuere idem Dominus potestas 
et consiliares XXIIII. Gapta fuit pars infrascripti tenoris videlicet 
qiium propter inordinatas et pravas suassiones, ac contaminationes : 
Quod personis infirmis fiunt per presbiteros, et elericos in suis con- 
fessionibus ipgos ortantes quod ipsis clericis dimitant bona stabilia 
talibus infirmis in futurum vitam eternam promittentes, quod in 
maximum damnum, et iacturam redondat affinibus, et propinquis in 
quibus heréditas talium bonorum ex testamento, vel abintestatu 
directe devenirent. Et bonnm sit talibus erroribus providere. Vadit 
pars quod decetero non sit aliquis testator, vel testatrix, qui vel 
que possit vel valeat de suis bonis imobilibus relinquere per 



46 



testamentam vel aliam ordìnationem : Qae aliquo modo baberet, vel 
ìiabere potwit vim testamenti, sen ordinationis alicui presbitero, vel 
clerico MoDton^, vel filijs sois, et si sechus prò infeto habetnr. Et 
quod notarij qui in fotnram rogabuntur ab aliquo testatore, vel te- 
statrice teneantur ad memorìam reducere talibus testatoribns qna- 
Uter ipsis clericis aliquid stabile non potest demitti. Qui etiam 
clerici non possint dimitti heredes, nec comìssarij ab aliqao testa- 
tore nisi solom ab alijs personis bona quorum bereditas vigore pa-. 
rentelle ab intestato deveniret. et quod presbiter nec aliquis cle- 
rìcus possit interesse ordinationi alicuius testatoris, vel testatrìcis 
qui ordinabunt sua testamenta, et si fuerìnt legata aliqua mobilia 
eis dimìssa sint nullius valoris, nec ut prefertur, possit dimitti ali- 
quibus filijs, vel filiabus aliquorum presbiterorum, nec clerìcorum 
similibns modis, et ordinibus suprascriptis sub specie quod dictis 
presbiteris relinqueretur nec per cartham, vel alio quocunque modo 
non valeat, nec teneat ullo modo: Que pars capta fnit per censi- 
liares Xxilil, ano excepto^ 

GAP. 194. — Millesimo CCCCXVI indictione IX. die iovis 
XVn[ mensis iunij. Congregato maiori Consilio hominnm terre 
Montone ad sonum campane voce preconis, more solito in salla 
maiori de mandato . Spectabilis et egregii viri Domini Ioannis mau- 
roceno honorabilis potestatis Montone.* In quo interfuerunt idem D. 
potestas, et consiliares XXHII poasito partito ad bussoUos cnm 
ballotis. Capta fuit pars infrascripti tenoris. per omnes de ditto Con- 
silio duobus exceptis, contrarie opinionis: Quia plerumqùe habentes 
officia comnnis Montone videlicet camerarij et fonticarij et similes 
officiales qui reccipiunt introitus comunis postquam solidaverunt, et 
fecerunt eorum rationes in se retinent ressiduum : quod illis supera- 
bondavit, et illud non dessignant successoribus suis usque post 
mnltum tempus quod in maximum incomodum, et damnum comunis 
dignoscitur reddundare. Vadit pars quod amo in antea quilibet ca- 
merarius, et fonticarius postquam ostenderunt, et solidaverunt suas 
rationes teneantur, et debeant sub pena sold. duorum prò libra 
ressiduum denariorum sive frumenti quod remansserunt in suis 
manibus infra octo dies, et consignare suis successoribus existen- 
tibus in officijs suis. Et hoc idem inteligatur de quacumque alia 
persona: Que administraverit de pecunia, seu alijs bonis comunis 



k 



47 

quod in termino dierùm Vili factis ratiouibus, ut predrcitur, restuin 
exbursant quibns debebunt: Cuius pene inedietas sit comunis Mon- 
tone, et alia medietas sit camerarij, et fouticarij, vel eius qui exe- 
gerit ipsum ressiduum si vero per negligentiani; et dpffectum Ca- 
mararij fonticarij, seu alterius, Cui spectaret, et pertineret exigere 
similem pecunianL eadem non exigeretur predictaque per aliquem 
accnsatorem Domino potestati qui prò tempore faerit manifestata, 
et cognita erunt predicti officiales ad similem pennam sold*. duorum • 
prò libra cadere debeant, -Cuius medietas sit comunis, et alia me- 
dietas sit accQsatoris.. 

CAP. 195. Item in dicto Consilio Captum fuit per partem 
mi existentibus in contrarium de predictis consiliaribus quod amo 
in antea abbates leminis, et Efthopoli parentij nallum datium solvere 
debeant de vino, seu oleo, quod extrahere vellent de Montona illis 
datom amore Dei. Et simili modo tractari debeant fratres minores 
de parentio. 

GAP. 196. — Millesimo CCCCXVIII. Indictione XI die do- 
minico XVIII mensis lanuarij : Congregato maiori Consilio terre 
Montone in echlesia S, Stephani de Montona ad vocem preconis 
sono campane, ut- moris est. Oe mandato Egregii viri D. Fantini 
pissani. prò ili"" Due. Do. Venet. honorabilis potestajis Montone. In 
quo quidem Consilio interfderunt idem D. potestas cum consiliaribus 
XVI possito. partito ad bussoUos cum ballottis Capta fuit per omnes 
de ditto Consilio IIII exceptis: qui fuerunt contrarie, oppinionis. 
videlicet Quod quum credentie quottidie fiunt per vendentes vinum 
ad spinam sint causa sopissimo consumptionis districtualium, et 
ciWum Montone et tali enormitati est bonum previdero cino necces- 
sarium, ne ex dictis credentiis districtuales Montone dillapident 
bona sua. Quinimo vacent ad laborandum eorum vdnes et posses- 
siones, Quod foret causa augumentationis substantie sue et resecatio 
rixarnln que quottidie comituntur. Vadit pars quod a die presentis 
partis in posterum aliquis homo vel persona tam terrigena quamque 
forrensis nullo modo audeat vel pressumat decetero vendere, nec 
vendi facere per interpossitam personam vinum ad spinam in cre- 
dentia alieni persone incolo et habitatori Montone et eius districtus. 
Quum imo prò evitando omnem materiam scbandali, et rixe talis^ 



48 

sed talea vendentes vinum ad spinam'teneantur*, et debeant ante- 
quam auriant vinum facere sibi solvi, et dari denarios ab eis, qui 
petent sibi vinum auriri, et' babitis denarijs auriant vinum petijbum, 
ne forte quum vinum bibissent postea dicerent se non haberet de- 
narios prò solvendo. £t hoc suU pena perdendi vinum, et amittere 
omnes denarios de quibus hij tales credentiam feòissent, ut pre- 
fertur, Geterum si aliquis ussu temerario pressumeret quod tales 
vendentes vinum darent eis, vel ei vinum centra eorum velie in 
credentia stet in carceribus uno die, et solvat comuni Montone j)ro 
pena- soldos XX. parvorum prò quolibet, et qualibet vice, Decla- 
rande insuper quod de credentiis qud a die presentis partis in po- 
sterum fierent per dictum D. potestatem, nec suos iudices, nec suos 
successores futures in castro Montone reddetur aliqua ratio hijs 
talibus vinum vendentibus in credentia* centra hanc partem pre- 
sentem, nec D. potestas tam presens quamque futurus, nec sui/iu- 
dices ulatenus possint de talibus credentiis ius, et iustitiam admi- 
nistrare, 

GAP. 197. — Franciscus foschari Dei gratia Dux Venetiarnm 
ecc. Nobilibus et Sapientibus Viris Ioanni Venerio de suo mandato 
potestati Montone et successoribus suìb fidelibus dilectis salutem et 
dillectionis affectuih. Significamus vobìs quod in nostro Consilio 
Gentum: M.GGGCXXVI: die XXII mensis iulij indictione Illt. 
Gapta fuit pars . tenoris infrascripti. Videlicet quum fidelis comunitas 
nostra Montone fecerit nostro Dominio humiliter suplicari quod 
Quum ipse locus sit habundas vitio, oleoque sed caret biado digna- 
remur eis . concedere quod possint eorum vina et oleum extrahere 
de ipso* districtu Montone non obstante puncto comissionis potestatis 
nostri Montone, ut fideles nostri ipsius loci valeant biada, et alia 
eis necessaria per hanc viam habere prò ut faciunt alij fìdeles 
nostri istrie quibus similes gratie concesse fiierunt. Quum ex recto- 
ribus nostris qui fuerunt in diete loco Montone fuerint aliqui qui 
permisserunt de predictis extrah^pe, et aliqui non contrafacerunt 
comissione sue. Et conveniens sit superinde previdero. Quum ipse 
locus sit presentialiter in alijs terminis quibus esset quan facta fuit 
predicta comissio Quunque valde multiplicaverint in vineis et eleo 
et melius reductus et habitatus sit. Vadit pars quod concedatur prò 
dictis comunitati et hominibus terre Montone nostre possendi 



49 

extrahere de territorio nostro Montone de dictis vinis et oleo prò ut 
faciont alij fideles nostri jstrie inteligendo semper quod predicta 
extrahere debeant cum licentia, et contr aliterà rectoris nostri Montone 
qui erit prò tempora et alUer noUj et exnunc captura sit qnod ca-' 
pitulare contentun in comissione D. potestatis nostri Montone proy- 
bens" quod non possit dare licentiam predictis nostris fidelibus 
extrafaendi etc. revocetur et- annuletar, et prò revocato habetur. 
Qaare mandamus vobis cum nostro Consilio Centum quatenus supr^- 
scriptam partem, et contenta in ea obsen^are et observari facere 
. debeatis faciendo has nostras litteras in actis cancellane regiminis 
nostri ad futurorum memoriam registrar!. 

Datam in nostri Due. pallacio die XXIII lulij. indictione UH 
millesimo CCCCXXVI. 

A tergo Nobilibus et Sapientibus viris Ioanni Venerio pote- 
stati Montone et successoribus suis. 

GAP. 198. — In Cristi nomine amen anno a nativitate Do- 
mini MCCCCXXXni indictione XI. die primo mensis novembris. 
Congregato Consilio maiori comunis et hominum Montone ad sonum 
campane voce preconis^ ut moris est in cancellaria comunis de 
mandato Sap. Domini Nicolai bondemerio prò ili.* Due. Do. Venet. 
hoi\orabilis potestatis Montone in quo Consilio interfùit idem D. 
potestas et consiliares XV. qui representaverunt maiorem parteni 
ipsius consilii. In conspectu quorum expositum fuit per D; potè- 
statem, Quum sit quedam pars, sive reformatio capta tempore pro- 
vidi Viri D. Marci barascho vicarij Nobilis viri D. Andree grado- 
nico honorabilis capitanei pasinatici S. Laurentij missi in rectorem 
Montone et locum tenentem D. potestatis terre Montone sub anno 
Domini MCCCLXXII indictione X. die XXIIII Augusti Continens 
quod nullus pqssit elligi nec assumi de Consilio terre Montone nisi 
avus, vel pater sit sive fuerit de Consilio, ob quod terra Montone 
multa et diversa per tempora retróacta incomoda sudstulit, et im- 
pre8etitt(»rum patitur : Eo quod uhi homines àicti consilii anecti 
debtiissent esse diminuiti potius propter mortalitates, et varios casus 
fortuitos ita, et tal iter quod ferre nulla reperitur persona in dieta 
Consilio sufficicfiSj et idonea neque alicuius exstimationis Ideo vadat 
pars prò bone statu pacis terre Montone quod decetero qiiilibet 
civis, et iiabitator Montone qui suprascripto Consilio comunis, et 



60 

honùnum Montone bonus legalis et sufficiens videbitur, et qui fac- 
tiones^ et augarias omneu Montone tulept possit non obstante parte . 
suprascripta elligi, et assumi de Consilio Montona unde datis bal- 
lotis ad bussoUos ipsis de Consilio, et possito partito inter ipsos 
Capta fuit pars per XII de ditto Consilio IIII existentibus in con- 
trarium quod non obstante dieta parte, et reformatione consili : 
quibus civis et habitator Montone qui tullerit factiones et angarias 
teiTe Montone ut supra et qui videbitur Consilio comunis et hominum 
terre Montone bonus legalis ac sufficiens elligi et assumi de Con- 
silio maiori comunis, et hominum terre Montone. 

Infrascripti fuerunt die suprascripto ellecti de Consilio. 

s. Tolti de humago : s. Donatus de punch de sovignacho : s. 
Michael q. s. Stefani', s. Nonardus paxili. 

GAP. 199. — MCCCCXXXIIIÌ indictione XII die XVH sep- 
tembris. Congregato Consilio maiori comunis et hominum terre Mon- 
tone in salla magna pallacij de mandato sp. et sapientis viri Do- 
mini Nicolai bondimerio honorabilis potestatis Montone ad sonum 
campane voce preconis more solito. In quo Consilio interfuit idem 
D. potestas^ et consiliares XVI- in quorum conspectu expositum fuit 
per dictum D. potestatem. Quum hoc sit quod francispus de mede- 
lino et Antonius de Beno prò ut omnibus exstat nottum et mani-* 
festum. Qui erant de Consilio comunis Montone quibusdam suis 
suassionibus pridie sponte coram nobis sedentibus sub logia comunis 
spreventes^ et vilipendentes consilium comunis et hominum terre 
Montone repudiurunt et reccusarunt dictum consilium in dedecus 
aliorum consiliaribrum asserrentes, et exsponentes se amplius noie 
imiscere in ditto Consilio. Idèo vadit pars quod decetero predicti 
franciscus et antonius ac ipsorum quilibet per aliqua tempora non 
intelligendo tamen de heredibus suis èsse non possint de Consilio 
suprascripto imo .quod amo in anteà de Consilio" ipso privati esse 
intelligantur, et non póssit fieri gratin, donum vel remissio aliquo 
modo, vel ingenio. Et sic capta fuit pai-s per consiliarios X. exi- 
stentibus vero VII in contrarium, 

CAP. 200. — Itam in dicto Consilio Quum exapossitum fuit 
per antedictum D. potestatem quod quidem de ditto Consilio nullo 
habito r^spectu «ed inconsiderate, et quadam sua temeritate cum 



Bl 

exercere debent eoram officia in T[uibus creati, et disputati sunt per 
ultrascriptum cbnsiliuin Illa recnssant, et renontiant asserentes potius 
velie consilium renoutiare quamque ea acceptare villi pen dentea, 
et spreventes alios in dicto Consilio existentes. Capta fuit pars quod 
decetero si quis de antedicto Xìonsilio reffutabit si ve renontiare vo- 
laerit aliquo casu ultrascriptum consilium cadat ad penam lib. X.' 
parv. aplicandarum comuni Montone et nihilominus reputare minime 
possit, et toties quocies reffutare, et renontiare voluerit consilium 
ipsum et non possit fieri aliqua gratia, donum reccompessatio sive 
remissio modo aliquo forma, vel ingenio, per X. consiliares apro- 
bantes et VI in contrarium existentes. 

GAP. 201, — Antedictis millesimo et indictione die IIU 
mensis iulij. Congi'egato Consilio maio'rì comunis Montone in salla 
magna pallacij de mandato antedicti D. potestatis et consiliarum 
XVI rempresentantem maiorem partem dicti consilij, et per ipsum 
D. potestatem expositum fnit quod bonum et utille sit previdero 
quod vinum forrensem ponductum super districtum Montóne dacium 
solvat ad hoc, ne maiorem habeat prerogativam vino montonensi 
Et ut vinum etiam montonense cursum suum debitum habere possit 
prò ut iustum est. Vadat pars, quod decetero quelibet persona que 
Montonam quantitatem vini quomodocunque et qualitercunque super 
eius districttt vellit conducore solvere debeat de dacie prò congio 
singulo soldos octo parvorum. Non intelligendo tamen vinum quod 
condttcitur ad festum s. Margarite ad quod omnes libere, et sine 
aliquo dacie conducere, et vendere possit, et vinum quod etiam 
conducetur a districtualibus, et habitatoribus Montone de suis introi- 
tibus prò suo ussu tantum solvere debet prò congio sol. V. parv. : 
si aut illud vendere vellent eo casu solvere teneantur, et debeant 
comuni Montone sive habenti dacium prò singulo congio sol. Vili, 
parv. ut supra. Que quidem pars capta fuit, et aprobata per consi- 
liares X. existentibus vero VII in contrarium. 

GAP. 202. — MGGGGXXXV. indictione XIII die Dominico 
XXIII mensis Januarij. Congregato Consilio maiori hominum terre 
Montone in cancellaria comunis ad sonum campane voce preconi», 
nt moris est de mandato prefacti D. potestatis. In quo Consilio 
interfuerunt idem D. poteatas et consiliares XIX. qui remprensen- 
tarunt maiorem partem ipsius consilij et per ipsum D. gotestalera 





nroi».»>i';ini t'-.i: ir- »\--".r:!- - rT.VV.is, et deffcrrontiis ìnterve- 

ni Ttil'U^ :^ -.j--» - i i'- •*'-'"• potienscunque ellecti fueiìut 

'.-<-^i* -^ -r' -' — -'- ^ i: 11^ prò eundo venetias occasiona 

. . ^ ^ . , . „ . ^ 11 :iÌ5: habere debeant prò suo sai- 

.^ . . ^ : <i XX- pan*, quoque, et passagium tam 

^ . , ., • •-li-r-r.i'- expensis comunis Montone et sif; 

, -^ . ' • -;j^ _ ■% rt h:is ballotis Capta fuit pars ppr 

,^" i-i^_ie i-5.repanie 

^ ^ . -.^^ ^ ìf :o tonsilio Captum fuit nomine dt- 

■ - • X e: evitandi? scandalis, erroribusqne, et 
^ ^, ^ , . << zi ÌLier socrales et patronos animalinm 
^^--.•^-5 ì:ive Dominus aliquoriim animalimii 
^;, .. ^^ existant datorum alieni sozali hJ 
1 J jù: m terminum in soccoda prò ut die sìn- 
*'" .j-^-im ir.:er partos constitutum accipere voltn?- 

. . . _ ^:r\I:5 n-iìla facta legittima interveniente 

■ "* . , .^j: toneatur, et debeat omni oxceptione 

- ^" ' " ,_ ^, c:i::*i'care medietatem omnium animalinm 

' "' • > --■ ^ .-.iiju e: eoonvei*so si sozalis aliquid agorot 

^ ' " ." ^ ^:, !.-;< oontra voluntatem Domini^ et contra 

" "^ ' . ^_^. v,: n'.iinod aliud quod sibi vectum foret eo 

_ , : ir^nuinus soccide ipsius complectus non 

* ... rx^ni'^t:^ oxooptione amittere debeat omnem 

^^ - ^ * \ ii^ ini^^^ii^ni et labores, quos suos possuisset 

; .. ; .' jAì^r.itas habeat. 

— VvVCCLXX. indictione III. die Dominico XXI 

' "-* * ' -'sv\*'a inai^na pallacij Congregato Consilio nia- 

-- ■ ".'.., ^|,x mandato Egregìi et sapientis viri Domini 

"* ' , ,, ,.. ^rnbiìis potostatis Montone ad sonui^ campane 

. ,,, Tn nao Consilio interfuerunt consiliares 

,- •*' ■ " \" ,-.,\.,n protacti D. potestatis devenit plurimos 

\V^— "^ ^_ ^,^ tentici qui administraverint denarium co- 

:• ^ ■*^''''' ^'^.rounonirii ot fonticarii, et alio. persone liabentes 

j„.>^ " ''*' ' 7,»nunii5 ot quoiiuTp-camerarij, et fonticarij ne-H- 

.r»>* •'^' » *^- modo res comunis male vadiint 

, V- * ^' '* '^^ ■ . „,. prclibatus D. potestas hij> provider*^ 



^.. 



53 

possuit liane partem in ipso Consilio qnocl amo in antea omnes 
camerarijj et fonticarij et alij administratores peciiniarum comiinis 
debeant infra XV. dies postquam sui officij exitum solidasse rationes 
suarum administrationum Magnifico Domino potestati, et iudicibus 
et successqribus in ipsis officijs, et si restabunt debitores de aliqua 
summa denariorum eam integraliter satisfacere, et dessignare suc- 
cessoribus suis infra dies XV. cum effectu «debeant: et successores 
teneantur ellapsis dictis diebus XV. et predictis non observatis 
conscientiam facer.e magnifico D. potestati et iudicibus, et succes- 
soribus et previdero executioni huius partis ipsius penis et struc- 
turia inferrius notate et • dicti Camerarij, «t fonticarij teneantur 
omnia debita creata tempore sui officij per tempus suum exegisse, 
vel per dictos XV. dies post adeo o quod ipsi camerarijj et fonti- 
carij habeantur, et teneantur prò debitoribus comunis^ et nullum 
offidnm, vel beneficium a comuni habere possint donec intégraliter 
• satisfecerint, et ultra hoc cadant ad penam lib. X. parv. aplican- 
darum prò medietate comuni, et prò alia medietate conscientiam 
facienti videlicet camerario, vel foMicario succedentibus, àccusanti- 
busque : Qui debeant ipsam penam oinnino exegi facere sub ipsa 
pena et semper tales debitores Consilio recordari, et datis ballotis 
ad bussollos capta luit pars per omnes ballottas exceptis quatifor 
non conscitientibus. 

CAP. 205. — Quum ad notitiam spectabilium et genosorumque 
virorum.D. Orsati Mauroceni, et D. Laurentij honoradi collendissi- 
morum sindicorum et provissorum ili*"', inclitique Due. Do. Vene- 
tiarum tam ex inquissitionibus per eos factis quamque ex«querelis 
ab proclamationibus per eos fattis quamque ex querelis ab procla- 
inationibus processis sub iussu factis secuhdum suam comissionem 
per diversas sfias, et modos pervenerint quod per potestates Mon- 
tone precipue illos qui fuerunt ab annis X^ citra omnia et singula: 
. ita facta fuit et' tam centra suas' comissiones ius et iifsticiam quam- 
que contra ordines, et stàtuta Montone ac concessiones facta» co- 
muni Montone per illustrissimum Do. Due. Venetiarum, et in ma- 
ximum incomodum et damnum comunis Montone et sui dirftrictus, 
atque in dessolationem dicti oppidi. Et primo qiiod dicti potestates 
ubi nequeunt facere venari annuatim ultra dies III fecerunt venari 
XX et XXX vicibus. Itom quod oquos per comune Montone 



54 

deputatos ad occurentiam prò comuni qui sunt VI. dicti potestates 
optati sunt ad sua servitia, et qui non voluerunt irò «paciatum. 
Item saamas feni et pallee' Qua debeant sibi fieri per equos et 
asinos Montone et sui districtus dando illos unum soldum prò 
sauma, dicti potestates ortant fìerì per sollos equos et non per 
asinos, ut diete saume fen*antur maiores. Item quod ipsi potestates 
non permitant imo vetant quod ' vinum nactum Montone et in suo 
districtu inde adducatur seu extrahatur super quai*e, quod dictum 
vinum queat extrabj est una duccalis concessio specialis. Volentes 
itaque prelibati Domini previdero omnibus et singulis predictia ut 
tenentur non solum prò iusticia, et quod statuta, et ordinès terre 
Montone observentur sua que servate consuetudines ac dictum co- 
mune, et dicti homines Montone absque eorum incomodo, et damno 
prenotatis conserventur^ et sicut ipsi homines pacientur ferrunt, 
atque digne eorum- onera assuetta, et debita videantur quoque 
perfrui, et gaudere suavitate dominij prelibati suique clementia. 
quod sub eo nequanque scentiant quicunque novi quod insigne, et 
indebite eos' gravent^ vel molestent. Verum etiam quod comissiones 
dictis potestatibus, et concessiones dicti comuni, et hominibus Mon- 
tone ut supra facte, ordinésque, et statuta per ili" Due. Do 
Venetiarum obtineant totalem quod eflPectum sorciantur. ut ipsam' 
intendit auctoritate qua ipsi funguntur in biis partibus declarave- 
runt, et ordinaverunt quod comissiones dictis potestatibus, et con- 
cessiones dicti comuni et hominibus Montone ut supra facte ordi- 
nésque et statuta Montone sueque consuetudines dummodo non 
contrastent dictis concessionibus, dictisque comissionibus observentur, 
et nlittentur executioni signalitcr ipsam per potestates cancellarios, 
et socios millites, et alios officiales Montone et sui districtus pre- 
sentes, -et futures qijamque alios quoscunque quorum interest, vel 
.interesse poterit: deveniendoque ad specialitatem predictorum quod 
causa observationis prelibate. 

Xullus prefactorum potestatum per se vel klios queat primom 
uti aliqua causa ullo tempore per se, vel alijs equum, vel equos 
aliquos predictorum hominum nec illos quoque qui sint deputati ad 
occórentiam prò comuni montone ut supra: nisi per dictis occurentiis 
negociisque ipsius comunis montone. 

Item non possont per se vel alios facere conduci fenum, et 
palleam quod, et que dantur ut supra potestati de regalia annuatim 



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65 

nìsì ut conceditur per siias coinissioncs, aut per statata, et ordines 
montone neqiie uti equis ad dictam conducturam magia quanque 
asinis, sed asinis, et equis secundnm quod eos tagit prò rata. 

Itetn nequeant . aliquis ipsorum potestatum per se, vel alios 
astringere, vel vocare aliquem hominem montone, et sui districtus ad 
venationem aliquam que fiat per se vel alios prò se, aut alijs ultra- 
quanque sit sibi concessum per suam comissiónem aut per statuta, 
'et ordines montone ad quam contradictionem quoque sit cancellarij, 
et socijmilitis, et ajij officiales montone quod non ppssint òogere 
neque, voccare ad venationem ut supra etc. 

Item non possint dicti potestates aliqualiter votare ullo tem- 
tempore per se v^l alios quod homines montone et sui districtus 
feri*ant quocumque vellint vinum sive sit suum si ve alienum*, vendant- 
que ferrendum quocunque volluerint, ementes sint aliquis dumodo 
illud non ferratur, ailt conducatur alio per mare quanque ^enetias. 
Sed teneantur dicti potestates atque debeant licentiam dare quibus- 
libet vollentibus conducere, et ferre ut supra vinum comitereque 
bulletum super inde quomodocunque fuerit ab ullo requissitum, dictique 
cangellarij, et alij quorund interest teneantur dictum bulletum facere 
quomodocunque eis cqpùssum fuerit. 

Mandaveruntque iidem Domini ad ampliorem observationem 
omnium et singullorum predietorum omnibus et singulis suprascrìptis 
potestatibus, cancellarijs, socciis militibus et alijs ut supra ipsa 
omnia, et singula suprascripta debeant observare, et facere inviola- 
biliter observari, nec contrafacere, vel venire ullatenus neque per- 
mittere quod contraiiat, aut veniantur, quod ad eos ^pectet. Sub 
pena reffectionis, et emendationis expensis interesse, et damnorum. 
Que alictti inde eveniret quo modolibet, ac sub pena lib. .centum 
parv. prò quolibet contrafaciente, vel non observente, et quaque vice 
qua ilie contrafecerit, aut non observaverit in totum, et per totum, 
ut dictum est. quam quidem penam exigant D. Advocatores comunis 
habentes partem, ut de alijs sui officij, et si inde fuerit àccusator 
per quem habeatur veritas teneatur de credentia, et habeat ter- 
tiam partem ipsius pene essendo quoque licitum quibuslibet contra 
quos fuisset in predictis, vel alioque predietorum contrafactum, sive 
non observatum, 'ut dictum est tam protestari contfafacientes, aut 
non observantes super inde quanque illos accusare semel et plurieà 
quemadraodum, et quandocumque oportunum fuerit. 



66 . . . 

Quum Domini nJterius dcclararunt, ordinanintqiie, et manda- 
ront ad soticiam per eos ut supra, et cum omnibus suprascriptis 
modis, et articullis non audeant, nec pressumant ullo modo facere 
sibi solvi, et non ullam sollutionem accentare ultra quod sit eis 
statutum, vel concessum per statuta, et ordinationes Montone non 
vallentes quoque accipere ullum preoium prò bulletino aliquo, aut 
scriptura quod, ipsi* facerent alicui prò h abendo, frumento de fon- 
tico coòiunis Montone ut nunc fit sicut do alij cassibus hoiusmodi. 

Item declararunt, ac mandarunt attentis attendendis iq hac 
causa que nimis longum esset memorare, quod sicut homines Mon- 
tone quando erant in numero convenienti diete terre huic cause 
contribuebant quod stipendiarij Montone qui erunt forrenses hahebant 
abque ^precio saumas novem lignorum ab igne quottidie annuatim a 
feste s. Martini usque ad primum màrcij, nunc quod dicti homiiies 
ad minorem numerum- multo devenerunt in tantus quod idem eis 
sit impossibile servare : cumque ad impossibile nomo tenetur, et dicti 
stipendiarij sint terrigene, unde queant se valere melius multo 
(l^anque si forent forrenses. atque debeant ad egentiam dictorum 
lignorum diversi mode ipsi homines nuUatenus teneantur con^ribuere 
quod dicti stipendiarci habeant dicto tempore ultra sex saumas 
lignorum in die, nec cogi possint dicti homines, vel eorum aliqois 
uUatenus ad contributionem maioris quantitatis dictis *VI saumis in 
uUa parte, vel gravari per potestates Montone seu dictos stipen- 
diarios sive aJios sub penis suprascriptis exigendis tamen, et dandis 
ut supra et cum suprascriptis modis, et articulis hoc tamen intel- 
lecto.quod aicut diete saume novem dividebantur, diete VI saunae 
dividantur. sauma vero quottidie tribuatur dicto tempore Cancel- 
larijs potestatum quemadmodum servatum est hactenus. Antonius 
griflfus Venetiarum Notarius, et cancellarius Dominorum sindicorum 
et provissorum suprascriptorum mandato scrisbit seg. : 

Luterà Due, 

' GAP. 206. — Franciscus Foscari Dei gratia dux venet. ecc. 
Nobilibus, et sapientibus viris Antonio maripetro de suo mandato 
potestati Montone, et successoribus suis fidelibus dilectis salutem, 
et dillectionis aifectum. Significamus vobis quod hodiema die in 
nostro Consilio de XL. j^p. placitare advoccatorum comunis nostri. 
Capta fuit pars tenori» infrascripti videlicet quod ista littera scripta . 



r 



67 

sub die XXI octobris 1440 de mandato virorum nobilium s. vitti 
de canali^ et Marci erizo s. Marci memo, et s. Mathei victuri, et 
8. loannis delfino olin consiliarorum non existente huius opinionis, 
ut dixit viro Nobili s. Marco dandulo milite altero consiliario; viro 
nobili s. paullo vallaresso olin potestati, et Capitaneo lustinopolis 
per quam scripserunt super facto littis, et differentie que vertebatur 
inter hominea Montoìie, et illos de porttUia etc., deberet esse iudez, 
et cognitor, et intelligeret se cum potestate Montone et illis de 
portullis, et terminare et dif&nire sicut ei iustum et equum esse 
videbitur tamquanque scripta centra id quod fieri poterat, et de- 
bebat quam vigore ipsius littore dictus s. pauUus potestas et capi- 
taneus processit ad sententiam centra quandam aliam sententiam 
antiquitus factam super tali materia per viros nobiles s. albanum 
mauroceno olin^ et tunc capitan eum passinaticorum s. Laurentij, et 
s. hermolaum venerio potestatem Montone de mandato auctoritate 
consilij rogatorum prò parte Domimi nostri, et stephanum virgilij, 
et Raynerio de sonis tamquanque nontios D. patriarche in MCCCLXVTI 
indictione V. die III mensis septembris incidatur, cassatur, annul- 
latur, et revocetur omnino dieta confinia latta per D. paullum su- 
prascriptum vigore ipsius littore, et omnibus elijs secutis et depen- 
dentibus, et conexis ab eis adeo quod nullius existant efficatie, vel 
vigoris, ac si nunquanque scripta, et latta fuissent revertentibus 
parti bus in illis statu, iure condictione, et esse quibus erant ante- 
quan dieta littera scripta, et sententia lata fuissent cum dicti con- 
siliarij requisiti per advocatos comunis se removerint. Iccircho fide- 
litati vostre cum nostro Consilio predieto mandamus quatenus partes 
suprascriptas cum omnibus^ et singulis suis secutis exemplis, et de- 
pendentiis observare, et exequi ac observari inviolabiliter in quantum 
ad vos speetat facere debeatis habentes, et tenentes dictam litteram 
cum dieta sententia latta per dictum paullum vigore ipsius littore, 
et omnibus alijs conexis, et secutis ab eis prò incisis cassis, revoc- 
catis, et annuUatis : adeo quod decetero nullius existant efficacie vel 
vigoris, ac si nunquanque scripta, et latta fuissent. B.educentesque 
partes predictas in quantum ad vos speetat. in illlis statu, iure, 
condictione, et esse quibus erant antequan dieta littera scripta, et 
sententia lata fuissent: facientes has nostras litteras in actis nostri 
regiminis registrari et registratas comunitati Montone restitui. Batta 
in nostro Due. pallacio die XII maij indictione IIII MCCCCXLI. 



68 



A tergo: 

Nobilibus, et sapientibus viris Antonio maripetro potestati 
Montone, et successoribus suis. 

• GAP. 207. — MCCCCXLVII indictione X, die Dominico 
XXVI mensis februarij. Congregato Consilio maiori comnnis, et ho- 
ininum terre Montone super sallèt pallacij de mandato spectabilis et 
«generosi viri Domini francisci mauro prò ili"*** Due: Do: Venet. ho- 
norabilis potestatis Montone ad sonum campane, voce preconis, more 
solito. In quo Consilio interfuerunt idem D. potestas, et consiliares 
XVII qui representaverunt maiorem partem ipsius consilij. in cori- 
spectu quorum expossitum fuit per dictum D. potestatem. Quum sit 
quod illi qui vendunt vinum ad spinam sive vendere faciunt tenent 
hoccalia, seu mensuras non iustas solum prò eorum utilitate, et in 
manifestum daninum, et preiudicium pauperum hominum qui vadunt 
ad bibendum credentes habere debitum suum, et non habent. Ideo 
vadit pars quod decetero si esset aliquis, qui venderet, seu vendere 
faceret vinum ad spinam: qui teneret boccalia, et mensuras non 
iustas cadat prò qualibet vice qua repertum fuerit ad sold. XX. 
parv. prò qualibet mensura non insta, cuius pene medietas sit co- 
munis et alia inventoris, et hoc comittatur lusticiarijs, et alijs 
quibuscunque personis habentibus medietatem pene ut supra et ut 
Iiec constitutio omnibus netta, et manifesta sit quod illieo Quum 
rapta fuerit publice proclametur in lecco solito, et non valeat excu- 
satio aliqua alieni contrafacienti nisi per D, potestatem, et eius 
indices cognoscatur illos tales accusatos non esse in fallo, et talis 
ordinatio describi in libro debeat partium comunis Montone, unde 
(iatis ballotis ad bussollos illis de Consilio, et possito partitto Capta 
fuit pars per suffragia XVIII, nulla existente in contrarium. 

GAP. 208. Item in diete Consilio propossitum ftiit per Dictum 
D, potestatem. Quum omnibus notum et manifestum sit Nicolaum 
•erdada cancellarium spect. D. laurentij minio olin potestatis Mon- 
lone portasserit librum sercine de umonia Camerarij comunis Mon- 
tone usque ad pontem march esii, et defficiant dui libri videlicet s. 
liiathei de bona et s. Marini farina fonticariorum comunis Montone : 
quod non consciendum, ncque suportandum. Ideo prò bone, et utile 
( omunis Montone vadat pars quod decetero quibus officialis comunis 



69 

Montone per octo dies post solidationem suaram rationum debeant 
solidasse eins rationes, et proponere eins libros coram D. pote- 
statem, et suis iudicibus qui libri poni debeant in cancellaria co- 
munis in uno armario sive banche qui habeat claves tres: quarum. 
unam Dominus potestas tenere debeat, et reliqaas iudices qui prò 
tempore erunt: quas iudices compiette eius termino officij consi- 
gnare debeant suis successoribus et presentem ordinationem singulis 
mi mensibus dicti D. Iudices tempore creactionis suorum succes- 
sorum sub debito sacramenti teneantar et debeant legi facere una 
cam ordinatione, sive parte loquente de solidatione et omnium offi- 
cialiam anotata ad capitula 193. Que namque pars ponit penam 
officialibus quatemus usque ad dies Vili solidasse debeant eorum 
rationes^ et presentasse suis successoribus. Ressiduum quod reman- 
serit in eorum manibus prò ut in ea legitur Unde datis ballotis, et 
possito partito ad bussoUos, et ballotas capta fuit per suffragia XVI 
prospera, duabus vero existentibus in contrarium. 

Eo die blasius prece comunis Montone de licentia D. pote- 
statis proclamavit suprascriptas partes in omnibus et per omnia in 
platea comunis abstantibus popolis, prò ut iacet. 

CAP. 209. — Antedictis millesimo, et indictione die XII no- 
vembris Congregato Consilio maiori comunis, et hominum Montone 
in salla pallacij de mandato spectabilis et egregij viri D. francisci 
Mauro honorabiJis potestatis Montone sono campane voce preconis 
more solito. In quo quidem Consilio interfuere idem D. potestas, et 
consiliares XV : In conspectu quorum propossitum fuit per dictum 
D. potestatem. Quum sit che per el spectabile messer gioanni lion 
olin potestà de Montona sotto di XXVIII di octobre 1427 havesse 
posto una parte nel conselgio di Montona et quella pressa come 
appar nelli sui atti la qual dechiara che ninno datiaro del comun 
de Montona possa comprar ne condur vin foristiero per vender a 
spina, salvo non trovandosse vino della terra, a qual daciaro sin 
licito comprar vini forristieri et quelli condur in Montona per vender 
Quum sit che »el tempo del spettabile messer nicolo olin potestà 
Montona nel 1433 adi 4 luio metesae una parte nel conseglio di 
montona: la qual dechiara che quallunque persona conduca vini fo- 
ristieri in montona, overo nel suo distretto pagar debba per datìo 
soldi Vili, per conzo non intendendossi el vin condutto alla festa 



de s. Margarita alla qual cadaun possa condor libere, et vender 
senza dacio. £1 vin veramente fossi condutto dalli destraalli et ha- 
bìtatori de montona de sue ìntratte per suo usso pagar debba soL 
V. de dacio per conzo : ma se lui, over loro vendesse el ditto vin pa- 
gar debba al daciaro sol. VITE, per conzo la qual parte per non haver 
pena, e, in gran dano alla università, Tandara parte che le soprascritte 
parte habino lecco, con questo che non sia licito oltre le cosse con- 
tenute in ditte parte condor vini foristieri per vender sotto pena 
de lire cinquanta de pizoli, et perder el vin, et questo si intende 
quando se atrovasse vini in la terra de montona, et suo distretto. 
Veramente sia licito a cadaun condur vini de sue intrade, et quelli 
vender, et incanoar pagando tamen el dacio come, e, nella parte 
dei ditto messer Nicolo bondiniero, ecceptuato la corte del magni- 
fico potestà. Et possano tutti comprar vini foristieri, et quelli per 
Huo usso pagando dacio sol. V. per conzo non potendo vender salvo 
con la condiction soprascritta sotto pena contenuta de sopra da 
GBBer divissa per mitta tra el comun, et lo accusator. Et possita 
parte ad bussollos, et ballotas. Capta fìiit pars per onmes de ditto 
ronsilio, nemine excepto. 

GAP. 210. --- Item in dicto Consilio possitum fìiit per dictum 
D. potestatem. Quum sit che secondo la consuetudine de Montona 
longamente observata la moglier per vigor del matrimonio fatto a 
fra, et suor vadagna la mitta de tutti li beni mo belli, et stabelli 
cusi pagati come compradi in credenza per el marito, et non sia 
obligata pagar cessa ninna fusse debito el marito la quale consue- 
tudine, e, centra ogni equità, raxon et iusticia, et volendo a tal 
iniusticia proveder Pandera parte che damo avanti ninna dona che 
de cosse sue mobile, come imobille comprade per el marito in ere* 
denza et non pagate per quello: debba ne possa guadagnar la mit- 
t^de salvo se la dona volessi pagar la mitta della cessa over cosse 
i^omprade in credenza per lo marito, et altramente no. Et possita 
parte ad bussollos et ballotas. Capta fuit pars per ballotas XVII 
prosperas. Et tri bus existentibus in contrarium. 

CAP. 211. — MCCCCVn indictione XV. die XXVI mensii 
ìanuarij de mandato egregii et sapientis viri D. Petri teupullo pr< 
ili"'** Due. Do. Venet. honorabilis potestatis montone. In salla maioi; 



61 

pallacij locco consuetto, convocato et congregato maiori Consilio 
montone ad sonum campane, voce preconis ut moria est. In quo 
quiJem Consilio interfuit idem D. potestas cum consiliaribus XXVI 
uti dictum et expositum fuit. quod in statuto et partibus comunis 
montone captis reperitur una pars capta loquens sic super facto 
possessionam tam venditarum qnamque cambiatarum, et alio quo- 
cunque modo alienatarum in districtu montone per homines. et mu- 
lieres castri montone que nomine affinitatis a propinquis tam viri 
quanque mulieris cura protestatione reccuperantur. Que pars dicto 
D. potestati, et dictis suis iudicìbus, et consiliaiijs videbitur fore 
non bene clara : sed causa mittigandi, et vitandi omnes errores 
littos et questione», ac controversias que in futui'O inter homines. 
et personas Montone tam mascullos quamque feminas oniri, et ac- 
cidere possint. Bonum, et utile sit ut in premissis de oportuno 
remedio provideatur. Eo modo quo ipsa pars capta taliter distin- 
guatur: qualiter omnibus bine inde clara patefiat: quapropter vadat pars 
quod si quis liomo habens uxorem, et ipse cum eius uxore predicta 
venderet aliquam possessionem sive cambiaverit, aut modo aliquo 
alienaverit in districtu montone que fuisset de patrimonio eorum ad 
ipsam possessionem recuperandam comparuissent duo propinqui pro- 
tsstantes scilicet unus ex parte viri, et alter ex parte mulieris et 
dieta possessio alienata fuerit de patrimonio viri ipsa possessi© 
propinquo viri concedatur, et adhibeatur, et alter propinquus ex 
parte mulieris de cuius patrimonio ipsa possessio non erit expel- 
latur. Et ecconverso si dieta possessio alienata fuerit de patrimonio 
mulieris, et similiter comparuissent duo propinqui scilicet unus ex 
parte viri, et alter ex parte mulieris, et ambo protestati essent 
ipsa possessio concedatur, et adhibeatur propinquo ex parte mu- 
lieris et alter propinquus ex parte viri de cuius patrimonio ipsa 
possessio non erit expellatur : si vero ad ipsam possessionem recu- 
perandam protestans comparuit unus solus propinquus tam ex parte 
viri quam ex parte mulieris non obstante quod non erit propinquus 
illius partis de cuius patrimonio ipsa possessio erit tamen illam 
possessionem exigere, et recuperare possit. Si vero aliquis habens 
uxorem alienaverit aliquam possessionem que non fuerit de pa- 
trimonio suo, sed de proprio labore predictorum jugalium ac- 
quisitam, et ad predictam alienationem protestantes comparuissent 
duo propinqui scilicet. unus ex paiie viri propinquus et alter ex 



62 

parte inulieris ijìsa possessio tlividaliir per medietalem, et uni. 
eiiique parteni siiain adhibeatur scilicet propinquo ex parte viri 
adliibeatur partem possessiouis viri: et propinquo ex parte mu- 
lieris adhibeatur partem mulieris si vero protestans ad predictam 
l>o8R0ssioneiH comparuit unus sollus propiuquus aut propinquus viri, aut 
propinquus mulieris illi solo propinquo adhibeatur ipsam totam pos- 
spssionem. Que pars possita fuit ad partitura cum ballotis ad bus- 
sai Jos cum pacto quod pars loquens super facto collateralium semper 
81 (am obtineat roboris firmitatem pienissime, et dieta pars capta fuit 
cum ballotis XXV. affirmantibus, et una existente in contrarium. 

GAP. 212. MCCCCXXIIII indictioue II die venens XXVI 
februarij de mandato egregii viri D. Baldasari mauro honorabilis 
potestatis Montone in salla maiori pallacij ad sonum campane Con- 
gregato Consilio maiori, et voce preconis loco consueto ut moris est. 
in q^uo Consilio fuerunt consiliares XXII. Capta fuit pai-s per cen- 
si Hares XX. duobus tamen existentibus in contrarium. Quum hoc 
mi quod per cerdones Montone suburbiorum eius fiant subtellares ex 
]>^llibus animalium que mortua^ et occissa essent VIII diebus ante, 
quomobrem illi subtelares parum durant, et non modicum detri- 
mentum pauperum personarum, Et ut tale onus non sit terre mon- 
tone vadit pars quod quelibet persona volens aptare, seu aptari fa- 
r-erc corium aliquod animalium tam grossorum, quamque minutorum 
de beat talia illa corìa dimittere in conza mensibus duobus postquam 
f iierint extracta de calcinano, et debeant ungi a songia porcina sub 
pena amittendi illa corria. et sol. XX. parvorum prò pelle illorum 
cfìnionim. cuius pene medietas sit comunis Montone alia inventoris, 
et ut hoc sit firmus quando aliquis volet aptare, vel aptari facere 
cona aliqua debeat ire ad iusticiarios comunis predicti tunc exi- 
i^tentes, qui teneantur videre omnes pelles quas ponere volluerit in 
cotusa, et illis pellibus facere signa in modum quod in capite duorum 
mensium predictorum cognoscantur, et cum steterit duobus dictis 
mensibus in conza predicta debeant dicti iusticiarij similiter videre 
SI habent sua signa per eos apposita. 

CAP. 213. — Item in dicto Consilio capta fuit pars per supra- 
scriptos consiliarios possito partito ad bussoUos tribus ballottis in 
contrarium existentibus. quoniam prò evitandis multis erroribus, et 



i 



63 

magnis excessibus : <ini posscnt occiirrere, et [ìev preteritum adve- 
nerunt ; Utille sit provideudum. Vadit pars quod decetero nullus 
sit ita prossuntuosus in terra Montone nec eius districtu qui vellit 
promittere nec iiu*are aliquam domicellam in suam uxorem absque 
conscensu patris si liabuerit, et si non habuerit daornm suorum pro- 
pinquorum attinentiura, et matris, et adminus de loco interfaerint 
V. testes, et si aliqiiis predictis contrafecerit cadat ad penam. lib. 
quinquaginta parv. qiie tota deveniat comuni Montone, et sit banitus 
duobus annis de districtu Montone et plus quantun Domino pote- 
stati qui tunc erit videretur secundum condictionem et naturam rei. 
luvenis vere illa sit prìvata omni eo quod sibi spectaret tam de bonis 
patemis quamque matemis, et altoris rebus sibi spectantibus et stet 
duobus mensibus in carceribus, et si non haberet attinentes quod non 
postìit n ubere absque licentia D. potestatis qui tunc erit, Et cuilibet 
iuveni qui contrafecerit etatem XXII annorum liceat maritare absque 
licentia patris sed pater aliquid de suis bonis dare non teneatur. 

GAP. 214. — MCCCCXXVI indictione IIII die Dominico 
XXIIII mensis februarij Congregato Consilio malori comunis, et ho- 
minum terre Montone ad sonum campane voce preconis ut moris 
est in salla malori pallacij de mandato egregii viri Domini Ioannis 
Venerio prò illmo Due. Do. Venet. honorabilis potestatis Montone. 
In quo quidem Consilio fuerunt consiliares XXII omnibus acordan- 
tibns se excepto uno fuit expositum in dicto Consilio quod Quum 
cancellarij Dominorum potestatum in rectratis temporibus nullam 
susceperunt utilitatem de actis criminalibus sive magnis, sive parvis 
ob quam rem multa criminalia amittebantur quia dicti cancellarij 
nullam habentes utilitatem pretermitebant illa scribere quod non in 
parvum redondabat damnum comuni et ut dicti cancellarij habeant 
causam illa scribendi ad materiam Et quia omnis labor optat pre- 
mium. Vadit pars quod amò in antea Cancellarij Dominorum pote- 
statam qui nunc est, et qui per tempora erunt debeant precipere 
prò criminalibus qui faciunt, sive nottabunt in quaterne sive magna 
sive parva sint precium infrascriptum. videlicet quod prò qualibet 
quarella hominis vel mulieris sol. IIII. prò qualibet deffenssione 
sol. IIII. parv., et prò quolibet teste sol. II parv. Omnibus de 
dicto Consilio placuit, uno se discrepante, et sic fuit capta pars pre- 
dictum per dictum consilium. 



64 

GAP. 215. — Siiprascripio millosimo, et indidioDC die XXVI 
octobris in dicto Consilio fuit expossituni quod Quum ad presens 
comune sit indigena denarijs ob maxima laboreria que sani facta 
in turi magna Castri montone, et introitns comunis sit minoris ex- 
pensis fiendis, et factis. Vadit pars quod quilibet cancellarius co- 
munis prò suo labore, et sallario sicut liabebat lib. XVI. nunc 
debeat percipere lib. Vili parv., Et hoc considerato quod habeat 
sallariam maius alijs ofiicialibus, et non vacabant laboreriis comune 
sicut debeant. Capta fuit pars suprascripta per homines IX. Affìr- 
mantibus: Vili vero existentibus in contrarium quod amo in antea 
Cancellarius comunis qui prò tempore erit debeat habere jjro suo 
sallario lib. Vili, parv., et debeat attendere laboreriis comunis 
sicut teneatur et sit licitum cuilibet officiali ipsum Caucellariam 
apontare quocies non vaccaverit laboreriis, et officio suo et quod si 
aliquis dictorum refFutaverit cadat ad penam lib. Villi parv. tocies 
quocies reffutaverit ipsum officium. 

GAP. 216. — MCCCCXXXII indictione X die Dominico XXVUI 
mensis lulij convocato Consilio maiori terre Montone ad sonum cam- 
pane voce preconis ut moris est. do mandato Magnifici et generosi 
D. leonardi Marcello honorabilis potestatis Montone. In quo Consilio 
fuerunt idem D. potestas et consiliares de ipso Consilio XVII. et 
per ipsum D, potestatem expositum fuit quod cum in criminalibus 
comunis Montone sint aliqua statuta multitm rigida^Qt per ea pote- 
stas cum suis iudicibus nullum habent arbitrium minuendi penas: 
Bonum esset previdero quod D. potestas, et Roctores qxii per tempora 
erunt possent ac arbitnum Itaberent minuendi penm semper ìnspecta 
qualitate facti et personarum in nullis eiiis statutis obstantibttìi, et 
possita parte predicta ad bussollos cum ballotis nemine discrepante, 
Capta fuit pars quod D. potestas et eius successores cum suis iudi- 
cibus qui prò tempore ei*unt possint ac valeant condemnare omnes 
delinquentes minus in eorum statutis continetur. inspecta semper 
qualitate facti, et personarum non obstante in aliquo statuto, ac 
libertatem habeant, et habere possint minuendi penas secundum eoruin 
conscientias, et facti qualitate inspecta, ac personarum. 

GAP. 217. — MGCCCXXXVIII. indictione n die XXI mensis 
februarij. Congregato maiori Consilio comuni», et liominum Montone 



r k 



66 

in erhiesin S. i^tephanl ad sonum campane voce preconio, ut raoris 
est. de mandato egrogii viri D. petri Barbadico honorabilis pote- 
tìtatia Montone. In quo captum fiiit, et obtentum quod nullus homo, 
nullaque persona andeat mensurare panum, tellam, canipacium, gri- 
xum vel similia nisi extensa fiterint super tabulla, et per medium 
dictarum rerum vendendarum. et si quis fuerit repertus contrafacere 
cadat ad penam soldorum XL. parv. prò quolibet, et qualibet vice. 

GAP. 218. — Eodem millesimo et indictione die penultimo 
Augusti in salla pallacij. In quo quidem Consilio interfuerunt consi- 
liarij XVm. Capta fuit pars infrascripti tenoris per consiliarios XIII, 
sex in contrarium existentibus quod iudices qui amò elligentur in 
terra montone, non possint neque debeant ire extra terram montone 
sine speciali licentia D. potestatis prò ut statutum de iuramento 
ipsorum disponit sub pena perdendi sallarium illius diei, et si qui 
inventus fuerit contrafacere in eodem officio iudicatur privetur usqua 
ad unum annum et alius loco sui iudicatus surrogetur ita quod 
unus eorum semper adminus sit, et esse debeat cum domino pote- 
state, excepto casu infirmitatis, et ut etiam semper sit officium iu- 
dicatus elligatur: nisi habeat, et teneat equm tempore sui iudicatus 
super quo equitare possit cum Domino potestate, ac etiam ire per 
flervitios comunis cum predicto absque eo quod alij equi deputati 
prò comune angarigentur. 

GAP. 219. — MCCCCXL indictione III die dominico XXIIII 
mensis aprilis in echlesia s. Stephani Congregato Consilio comunis 
Montone. In quo interfuerunt consiliares XVI. de mandato egregii 
viri D. Antonij maripetro honorabilis potestatis Montone in dicto 
Consilio propossitura fuit quod s. pasqualis comestabelis querebat 
habere licentiam a domino potestate, et suis iudicibus de vendendo 
unum snum pratum possitum circa confinia comunis Montone cuidam 
de portuUis super qua propositione arengatum fuit: quod si hoc 
concedatiir periculosissimum erit quantum ad detrimentum comunis 
montone quam ementibus forrensibus super territorio montone et 
maxime circa confinia querent gaudere pascuUare, et tissufructuare 
dieta bona empta, et leviter accederent differentie inter ipsos, et 
convicinos de montona: quia forte animalium civium, et vicinorum 
Montone reperti erunt in dicto prato i)asciillare, eco, et idem 



paronus ducere volet ad suum iudicem videlicot portnllanim ipsa ani- 
malia, et alia similia forsam peiora sequerentnr, ex quo comuiìis 
causa mali ezempli cesse t quia si queratur in animalibus antiqiiis 
montone comunis reperiretur qxiod prohibitum est concedi alieni de 
montona, quod alieni forrensi vendere possit, vel valeat aliqua bona 
mobilia qq aliquem in contrario sit servatum, et semper com de- 
trimento, et maxime damno comunis Montone : quibus et alijs causis 
quara pluribus allegatis et memoratis in dicto Consilio possita fuit 
pars quod decetero nullus civis, vel habitator montone possit ali- 
qualiter vendere aliqna bona imobilia cuiuscunque condictionis sit 
alieni forrensi sine expressa licentia huius consilij : qne omnibus 
penitus continue est deneganda. Et possito partito ad bussoUoa, et 
ballotis Capta fuit pars existentibus duobus in contrarium. 

GAP. 220. — MCCCCXLI indictione IIII die VI mensis 
marcij. In salla pallacij comunis Montone congregato Consilio maior: 
hominum terre Montone in quo Consilio fuerunt consiliarij XVIII 
computata persona antedicti D. potestatis propossitum fuit, et ob- 
tentum per consiliares XVII; uno excepto. Quod quum sit quod 
cerdones inter se fecerunt cei*tos ordines centra publicam utilitatem 
de non aptando pelles alicui, que res erat valde inhonesta qnod 
per presens consilium providetur, et amo prò lego statuatur, et or- 
dinetur, quod omnes cerdones si ve klegarij habitantes in terra 
Montone teneantur, et debeant aptare singulas pelles cuilibet per- 
sone requirenti, et liabitanti in terra Montone et eius districtu prò 
precio sive precijs infrascriptis sive prò tercio ipsarum pellium sìbi 
datarum ad aptandum corìa: faciendo in arbitrio, et ellectione per 
sono qui dederit eis pelles ad aptandum, an velet eis solvere pre- 
cium iuxta tansam infrascriptam sive dare tertiam partem coriorum 
factorum de dictis pellibus sibi datis, et hoc sub pena lib. V. parv. 
prò qualibet vice. 

Pro qualibet pelle bovina lib. 1 sol. XII par\\ 

Pro qualibet pelle vaccina lib. 1 sol. IIII parv. 

Pro qualibet pelle vitulina lib. — sol. X parv. 

Pro qualibet pelle ircina lib. — sol. VI parv. 
Pro reliquis pellibus parv'is 

scilicet pecudinis et mnl- 

tonis lib. — sol. mi parv. 



6? 

Que pars mox capta proclamata fuit per paiiliiin i)reconora in 
platea comnnis Montone astante audientinm multitiuline copiosa. 

CAP. 221. — MCCCCXLII indictione V. die dominico XXI 
mensis octobris. Congregato Consilio comnnis Montone super salla 
pallacij eiusdem loci ad sonum campane, voce preconis ut moris est. 
In quo Consilio interfuerunt vir D. Nicolaus maripetro honorabilis 
potestas Montone, et consiliarij XVIII : qui roprensentarunt maiorem 
partem ipsius consilij possita fuit pars tenoris infrascripti Quum 
hoc sit quod consilium comunis et hominum terre Montone ad 
tantum pervenerit vilipendium, quod nulla ferre persona in dicto 
Consilio, et universitate ac circa officia se cum honore dicti consili, 
exercere valeat. Vadit pars quod prò bono et utilitate tocius rei 
publice elligantur X. homines ex prestanti oribus civibus, et habita- 
toribus Montone qui ellecti assumantur et ponentur in dicto Con- 
silio comunis et hominum terre Montone non obstantibus partibus 
aliquibus in contrarium loquentibus. Unde datis ballotis ipsis de 
Consilio, et possito partito ad bussollos, et ballotas Capta fuit pars 
per ballotas XII. VII vero existentibus in contrarium. infrascripti 
sunt qui die dieta ellecti et accepti fuerunt de Consilio comunis 
Montone, s. Cina de Eumonia: s. Antonius de beno, s. lustus de 
sorìgnaeo, s. Andreas Barbo: s. Dominicus parengonus: s. Ioannes 
de òlantoa, s. Paulus Barbo^ s. Bartholoraeus Mallaspina Notarius. 

CAP. 222. — MCCCCXLIII indictione VI die IIII marcij in 
pieno et generali Consilio comunis et hominum de Montona solem- 
niter congregato in echlesia s, Stephani ad sonum campane voce 
preconis, ut moris est, de mandato antedicti D. potestatis. Capta 
fuit pars tenoris infrascripti per ballotas XII prosperas XI existen- 
tibus in contrarium quod propter enormitates extensiones, et decep- 
tores que quotidie comittuntur per tabernarios contra eorum debi- 
tores quibus Quum ebrij sunt, et bibant per 1 vini scribunt seu 
eignant eis tres, et quatuor, et eorum debita in longum transire 
permitunt ne causam habeant reducendi ad memoriam id, in quo 
sunt debitores et eis tunc plus debito petunt, unde prò evitandis 
dictis deceptionibus enormitatis Captum fuit quod quilibet daciarius 
tam vini quanc beccane annorum preteritorum qui debitores aliquos 
habent ocasione dacij vini, sou beccarie teneantur et debeant ius 
suum contra dictos eius debitore^, aliter minime ius administrabitur, 



66 

et qnod daciarij vini, et beccane qui inpresentiarum sunt, et in 
futuinim fuerint debeant ina sunm centra cos debitores huciisque 
creatos, et in futuram creandos occasione dacij vini, et beccane 
prosequi debuisse usque ad unum annum secuturum post compli- 
mentum dictonim daciorum, et quod ellapso dicto termino tali da- 
ciario negligenti ius minime adrainistretur, et quod daciarij vini qui 
in presentiarum sunt, et in postérum enint non possint facere cre- 
dentias, neque fieri facere alieni persone ultra sumam lib. X parv. 
absque pignore: quas si fecerint ius eidem ultra dictam sumam 
lib. X parv. non administretur, et amo in antea quilibet daciarius 
tam vini quanque beccarle teneantur anottare millessimìim^ et diem in 
quo dicti eorum debitores aliquid ab ipsis accipiunt. 

Die dominico XVII dicti mensis de mandato prefacti D. po- 
testatis publica et alta voce preconia proclamata fuit pars supra- 
scripta super platea comunis Montone per blasium preconem populi 
multitudine astante in omnibus, et per omnia prò nt dieta parte 
plenius continetur, et scriptum est. 

GAP. 223. — Item in dicto Consilio possita fuit pars tenoris 
infrascripti quod decetero nullus forrensis modo aliquo conducere 
possit ad affitum aliquam villam comunis Montone nec in aliqna 
ipsarum villarum partem aliquam habere sub pena lib. XXV. parv. 
alieni ponenti, seu conscitienti partem in contrarium, et si aliquis 
civis, vel forrensis, vel districtualis Montone in postérum conducet 
aliquam ex dictis villis, et ille talis conductor partem aliquam alicui 
forrensi concesserit qnod ille talis conductor cadat ad penam lib. 
centum parvorum que perveniat in comune Montone et totali ter sit 
privatus a dieta conductoria seu aflfitatione, et si accusator inve- 
nerit per quem veritas habeatur, habeat idem accusator medietatem 
dictarum lib. centum. Que pars possita fuit ad bussollos et ballotis. 
Capta fuit per homines XVIII, una existente in contrarium. 

GAP. 224. — Item captum fuit in dicto Consilio per consi- 
liares XXV una existente disona, ut forrenses habeant causam re- 
niendi ad hahitandum in Montana sit ultra exemptionem exentus per 
quinquennium angarijs realibus, et personalibus, et tali venienti ad 
habitandum in Montona concedetur, et detur eidem de teiTeno co- 
munis quantum sit per X laboratores, et tantum de pai In de comunis 
quantum sit prò duobua seggatoribus. 



69 

GAP. 225. — MCCCCXLIIII indìctlone' Vili die raensie 
iunij in pieno, et generali Consilio coniunis Montone solemniter 
congregato super salla pailacij eiusdem loci ad sonum campane, 
et voce preconis, ut moris est de mandato sepedicti D. potestatis 
possita fuit pars tenoris infrascripti videlicet, quod Quum per ta- 
bernarios Montone sunt multe decceptiones, et obstusiones biben- 
tibus vinum in credentia, qui quum ebrij sint ignorant quid et 
quantum bibenint, et eis scribitur per tabomarios plus debito vadit 
pars ad removendas dictas decceptiones quod amo in antea nullus 
tabemarius audeat nec presumat dare alieni vinum in credentia nisi 
habeat archetum cum dicis, seu tesseì'iSj Et cnilibet bibenti in cre- 
dentia dare de beat eius contrum tessere aliter tali tabemario danti 
vinum in credentia absque tessera, et in scontro ius nnllum admi- 
nistretur: Et quod amo in antea nullus tabemarius possit portare 
vinnm in brentis de loco ad locum absque licentia D. potestatis. 
sed illud vendere debeat in canipa, et incanipatum fuerit tale 
vinum, sub pena lib. XX. parv. prò qualibet vice qua contrafecerit. 
Cuins pene medietas sit comunis Montone et alia accusatoris salvo 
quod si tabernarij incaniparent vinum emptum in vegeti bus in 
eonim canipis. Quod illud vendere possit exceptis quod ad festum 
S. Margarite Et ad certam festam districtus Montone quilibet ven- 
dere possit vinum in brentis, et possito partito ad bussollos, e 
datis ballotis Capta fuit pars per consiliares XV : III in contrarium 
existentibus, ac disonantibus. 

GAP. 226. — Item captum fuit in dicto Consilio per omnes 
ballotas concordes quod a festo s. michaelis de mense septembris 
proxime futuris ultra ullus tabemarius Montone nullo modo possit 
nec valeat dare vinum in credentia alieni persone cuiuscunque con- 
ditionis existat ultra sumam sol. V. p. prò qualibet negette, quod 
signare facere debeat super tessara, et dare scontrum tessere bi- 
benti vinum in credentia, et quod tabernario contrafacienti ius 
nullum administretur. 

GAP. 227. — MCCGCXLV. die primo febmarij indictione IX. 
Congregato Consilio maiori comunis Montone de mandato egregii, 
et sap. viri Domini Laurentij quirino honorabilis potestatis Montone. 
In quo fuerunt consiliares XX Captum fuit quod per venditores 



70 

possessionuin et emptores coniitantur et coiiiitì possìnt multo fraiides 
in preiudicium propinquoruin et lateranorum, eo quia dico, vendo 
tibi liane rem tanto precio, et illuc plus quod eadem res valet. tibi, 
vel filijs tuis amore Dei libere trado quod ex nunc cartha aliqua 
qua decetero fiet, in qua facta fuerit mentio ut supra prefertur, vel 
quod in ea continetur donatio illius pluris non valeat, neque teneat, 
et sit nuUius roboris; et vigoria tamquam si non facta fuisset. Et 
capta fuit hec pars per omnes consiliares unanimità nemine discre- 
pante. 

GAP. 228. — MCCGCXX. Indictione XIII die XXV mensis 
februarij. Congregato Consilio maiori comunis, et hominum terre 
Montone, de mandato egregii et sap. viri D. petri teupullo honora- 
bilis potestatis Montone ad sonum campane voce preconis, ut moris 
est. Captum fuit per consilianos XXVII et duos iu contrarium. quod 
quecunque persona cuiuscunque condictionis existat quod deceteix> 
condiderit, vel fecerit eius testamentum, vel ultimam voluntateni 
oretenus tantum in villis. sive iuribus potestatis in districtu, et 
dominio castri Montone teneatur, et debeat tam presbiter quam 
plebanus, quamque etiam ille cui ultima voluntas impossita fuerit, 
et comissa dictam suam ultimam voluntatem infra duos menses post 
obitum testamentoris, vel testamentricis in cancellaria comunis Mon- 
tone presente uno iudice qui prò tempore erit facere anottare de 
verbo ad verbum cum soUemnitatibus oportunis, et vinculo imtimento. 
sub pena lib. XXV. parv. in bonis dictis ac comissis fuerit. Qiie 
pena medietas sit comunis, et alia accusatoris. et tenebitur de cre- 
dentia et solu tiene dieta pena nihilominus teneatur nottai*e ut supi'a. 
Die xml marcij publicata fuit dieta pars presentibus popoli mol- 
titudine copiosa bore missarum. 

GAP. 229. — MCGCGXXXIX indictione II die penultimo 
mensis augusti. Congregato Consilio comunis^ et hominum terre 
Montone de mandato antedicti D. potestatis ad sonum campane voce 
preconis, ut moris est. In quo Consilio fuerunt consiliares XVIII. 
Capta fuit pars quod nullus homo, nuUaque persona audeat tenere 
sen tenerì facere aliquas lieffas seu scroffas, vel aliqua animalia 
porcina ab infrascriptis confinibus infra videlicet a lor^o ubi po- 
nuntur custodire tempore belli quoti ilici tur òelreder^ seu el frascho 



71 

citra versus Montonam, nec a neraore valporezij et matha s. bartlio- 
lamei infra descendere per aliquam viam, neque viain per qiiara 
itur de padua versus novaettm transiro sub pena lib. XII parv. qua- 
libet vice. Cuius pene tertia pai'S sit inventoris, et teneatur de 
credentia et etiam tercium cursai-iorum si invenerit aliquam execu- 
tionem in premissis, et tercium comunis Montone de qua pena non 
possit fieri gratia, donum vel remissio nisi per D. potestatem et totum 
consilium; possit tamen tenere dieta animalia iuxta nemus valporezi 
et in contrata tisinize, et roye marcionis. 

GAP. 230. — MCCCCXLVII. indictione X. die XIIII mensis 
febniarij. Congregato niaiori Consilio comunis et hominum Montone 
ad sonum campane voce preconis, ut moris est. In quo fuerunt 
consiliares computata persona D. potestatis XV [II. et per ipsum 
D. potestatem spectabilem et generosum D. franciscum mauro ex- 
possitum fuit. quod bonum, et utile sit previdero prò hominibus 
omnibus Montone: quod fonticarius comunis Montone in quo per 
ellapsum maximam denariorum roinam pretenderet, quod descructio, 
et dessolatio universitatis hominum Montone esset: Nan denarij ipsi 
fontico spectantes taliter fuerunt dispensati, quod impossibile esset 
ipsum fonticum inpresentiarum ad pristinum statum redducere, et 
in ordine tenere. Quum enim ex ipso quamque plures per ellapsum 
vixerint. qui si non actarentur id in quo eidem fontico solvere te- 
nentur exbursare curarent qui ymo non nulli qui ipsius fontici de- 
bitoì-es apparent, sed debitores esse negant. quod de sollacio ipsius 
fontici est. et ut inconvenientia decetero removeantur. Vadat pars 
quod decetero nullus fonticarius, seu fonticarij tam presens quamque 
futuri: qui in oflBicio fonticarie erunt audeant; nec debeant dispen- 
sare aliquam frumenti qiiantitatem, seu alterius biadi dicto fontico 
spectanti in credentia sub pena lib. centum parv. eidem fontico 
aplicanda, et privationis dicti officii fonticarie in perpetuum, si 
ante compi etum terminum dicti sui offìcij dictam dispensationem 
frumenti vel alterius biadi per ipsum, vel ipsos fonticarios factam 
in credentia non exegerint : * si enin fonticarius, vel fonticarij dispen- 
sationem frumenti, vel alterius biadi per ipsum vel ipsos factam in 
credentia antea complementum sui offìcij non exerint quod non in- 
telligatur ipsum, vel ipsos tales fonti caiìos in dictam penam incu- 
risse. Qui namque fonticarij teneantur de omnibus ad eorum manus 



72 

perventis auccessorì suo verani conriijtijnatJonem facere in tempore 
limitato sub pena contenta in parte declaraute de solidatione suarum 
rationum : liceat tamcn ipsis fonticarijs si frumentuni) vel certa biada 
in futamm se devestarent denoutiare D. potestati, et ladicibas 
suis: qui prò tempore fuerint qui prò libertate eis atributa possint 
dictom frumentum, et certa biada dispensari facere ad renovandum 
absque ullo preiudicio fonticarij : Que quidem pars possita ad bus- 
sollos, et ballotas capta fuit per ballotas XV. prosperas IIII vero 
existentibus in contrarium Eodem die de mandato antedicti D. po- 
testatis publice, et alta voce preconia proclamata fuit pars supra- 
scripta super plateis comunis Montone per valentinum preconem 
astante populi multitudine copiosa in omnibus, et per omnia, ut in 
dieta parte continetur. 

GAP. 231. — MCCCCXLVIII indictions X. die X[ mensis 
iunij Congregato Consilio comunis, et hominum terre Montone super 
salla pallacij ad sonum campane voce preconis, ut moris est, de 
mandato antedicti D. potestatis, expossitum fuit quod prerumque 
accidit quod famuli, qui se concordant cum aliquo cive^ seu rustico 
districtu Montone ad terminum unius anni, vel aliud terminum non 
eomplent eorum terminum^ quia interdum ab alijs deveniant, et 
interdum ipsi famulli prò eorum utilitate tempore estivo reccedunt 
ab eorum patronis absque licentia et se concordant cum alio pa- 
trono. Quod reddundat in maximum damnum, et detrimentum cidura, 
et premissis omni cum diligentia sit providendum: Vadit pars qiiod 
decetero nemo deviare, nec accipere debeat famulum alicuius per- 
sone ante completum terminum suum sub pena lib. X parv., quorum 
medietas sit comunis, et alia denontiantis, Et quod nemo famulus 
decetero audeat antea completum eius termini reccedere ab eiiis 
patrono et qui contrafaciet amitat totum sallarium suum prò quo se 
concordaverit, et si aliquod de suo sallario percipisset, totum id 
quod percepisset exbursare debeat patrono suo, excepta causa le- 
gittima: que cognosci debeat per D. potestatem, et eius iudices qui 
prò tempore erunt: Que quidem pars possita ad bussollos, et bai- 
lottas capta fuit per consiliares XII nemine discrepante. Eo die 
Valentinus prece comunis Montone de mandato D. potestatis super 
plateis comunis in loco solito astante popoli multitudine copiosa 
publicavit pattern suprascriptani, ut superius continetur. 



73 



GAP. 232. — Eodem millesimo et indictione die primo mensis 
septembris. Congregato Consilio maiori comunis et hominum terre 
Montone super salla pallacij eiusdem loci de mandato prelibati D. 
potestatis ad sonum campane voce preconis, ut moris est. In quo 
quidem Consilio interfuerunt consiliarij computata persona dicti D« 
potestatis. et per eum et s. Ioannen de Mantoa iudicem possita 
fuit pars tenoris infrascripti videlicet qui prò bono statu comunis 
Montone utile quijnimo necessarium est providere quod illi qui de- 
cetero erunt Camerarij, sacriste, et fonticarij nostri comunis non 
teneant in eorum manibus id quod eis de iure non spectat. sed illis 
qui in simili officio succedent consignare debeant. Ideo vadit pars 
quod quilibet camerarius, sacrista, et fonticarius nostri comunis qui 
per XV. dies proximos post complementum eorum officiorum non 
consignabunt suis successoribus id quod eis occasione dictorum of- 
ficioi*um restaret in manibus cadat de tantundem prò pena, et per- 
petuis temporibus non possint ad aliquod dictorum officiorum ellegi* 
Que quidem pena in casu quo spectabili D. potestati per aliquem 
facta non fuisset conscientia perveniat, et pervenire debeat in co- 
mune Montone : si vero D. potestati facta fuisset conscientia, quod 
medietas diete pene perveniat in nostrum comune, et alia medietas 
illi per quem facta fuisset conscientia Que namque pars possita re- 
spectu aliquorum nostrorum civium : qui fuerunt in officijs predictis, 
qui non timentes Deum, neque verecundiam, ncque etiam damnum 
comunis quod satisfacere minime potest. illis quibus obligatum est 
successoribus suis liane consignationem id, quod eis in manibus re- 
stabat. Que namque pars proclamari publice debeat in loco solito, 
deinde in nostro statuto registraret, et possita pars ad bussoUos et 
ballottas. Capta fuit pars per ballotas XVI. duabus in contrarium 
existentibus. 

GAP, 233. — Item in predicto Consilio captum fìiit, et per 
prelibatum D. potestatem^ et eius iudicem possita fuit pars tenoris 
infrascripti videlicet Quia utile, et neccessari um sit providere, rec- 
cuperare, ac exigere denarios, et frumentum nostro comuni spec- 
tantem, et per non nullos nostros cives tentum prò eorum utilitate, 
et maximum damnum detrimentumque nostri comunis tam ex ratione 
gubemantis, quanque quemlibet facere de bonis vestri comunis, 
quia esset ex quacunque ratione, et causa ex qua quilibet veinas 



74 



debitor nostri comuuis apparet. Ideo vadit pars (inod decettro f[ui- 
libet debitor nostri comunis tam denariis quanque de frumento, et 
ratione fontici qui infra terminum dierum XV. proxime futurorum 
post noticiam eis datam per camerarium nostri comunis non solvei 
in quo teneretur nostro comuni stet in carceribus comunis montone 
donec per ipsum dicto nosti-o comuni erit integraliter solutum de 
debito suo, liceat tamen cuilibet nostro debitori consignare prò 
eius delieto pignus sufficiens, quod pignus in primo incantu valeat 
deliberare, qua parte capta proclametur in lecco solito, ed deinde 
in statuto nostro registrari debeat. 

Eo die valentinus prece de mandato antedicti D. potestatis 
retulit mihi Bizardo de fregona Notano, et Cancellano dicti D. po- 
testatis in locco solito super platea montone popoli multitudine 
astante copiosa partes suprascriptas in omnibus, et per omnia pro- 
clamasse, ut in eis continetur. 



GAP. 234. Eodem millesimo, et indictione die X mensis de- 
cembris. Congregato Consilio comunis Montone ad sonum campane 
voce preconis, ut moris est. Quia pretorium novum Montone con- 
tinue in hanc usque ad diem reservatum est, et tentum principali ter 
prò comoditate nostrorum rectorum: quibus ex incomoditate loci 
nostri per eorum massaricijs, et alia causa legittima in pallacio ipso 
moram trahere convenit post quorum rectorum reccessum pallacium 
predictum prò neccessitate nostra comuni nostro predicto remanere 
debet nostra, plenimque Capitaneos nostros Raspurch tum occasione 
nostrarum differentiarum quas cum subdittis comitatus habemus 
etiam tum prò eorum passinatico interdum ad nos vissitandum ve- 
nire oportet, et similiter non nnllos alios nostros nobiles, et sindicos 
quos prò debito nostro, et prò eorum comoditate dicto pallacio oc- 
cupato per officiales minime liospitari valemus quod in maximum 
dedecus nostrum, et comunitatis nostre redundare cognoscimus. Ideo 
prò lionore ili."** Dominationis Venetiarum Vadit pars quod decetero 
pallacium predictum per aliquem minime occupari possit nisi per 
supradictos. Que pars haud revocari possit nec alia forma dari sub 
pena lib. CC. parv. Que namque pena in comune nostrum pervenìat 
in quam penam incurat quilibet qui ballotara suara prò revocatione 
diete partis dare pressumeret. Que quidem pars dum Capta orit 



d?' 



75 

prò maiori robore, et vigore in statuto nostro rubeo: in quo estere 
partes nosti*e descripte sunt ano tari debeat. 

CAP. 235. — MCCCCIL indictione XII die XV. lunij. In 
pieno, et generali Consilio comunis Montone solemniter congregato 
ad sonuin campane voce preconis, ut moris est. Quum nulli inve- 
nirentur qui extimatores esse vellent. Quia eis videbatur officium 
exstimarie difficiliii^ esset ad faciendum, et maxime grave alijs of- 
iicijs, et ut qui officijs sine honore potiuntur etiam cum oneribus 
officia habeant Capta fuit pars per omnes consiliarios, nemine di- 
screpante quod ellegi debeant duo exstimatores qui stare debeant in 
officio per annum incipiendo a die festo s. petiì, et quod reffutare 
non valleant sub pena cui etiam ceteri officiai es subiacent. Quum 
hoc quod dicti exstimatores habere debeant prò singula exstimata 
exstra corvarium sol, novem. et infra corvarium sol. quatuor par- 
vorum. 

CAP. 236. — MCCCCL indictione XIII die lune nono no- 
vembris. Quum hoc sit quod in castro Montone ab aliquibus annis 
citra deductum fuerit in consuetudinem, quod quando camerarij 
Montone aliquid reccipiunt nomine comunis, vel expendunt illud scri- 
bi tur per ipsos soUos camerarios, et faciliter lapso termino posset 
occurrere error in damnum non solum comunis sed etiam specialium 
pei-sonarum quia poste non scribuntur, et Cancellarius quando scribit 
nescit si poste sunt vere an ne. quia solum accipiat rationem ipso- 
rum camerariorum prò ut ipsi scripserunt, et ob hoc inconvenientie 
multe sequuntur. Propterea ob obviandas errores, qui faciliter oc- 
curere possent. Spectabilis vir, et generosus D. franciscus mauro- 
ceno prò illust."**, et excell""* Due. Do. Venet. potestas honorabilis 
montone omnibus modis, via, iure et forma, quibus melius potuit, 
et potest vigore sui officij, et libertate sibi tradita a Do. nostro 
Venetiarum sententialiter terminavit quod nullus caraerarius comunis 
Montone deinceps sit tante audacie vel temeritate quod audeat seri- 
bere, vel scribi facere aliquam postam denariorum, nec reccipere 
denarios comunis. si cancellarius D. potestatis qui prò tempore 
fuerit non scribet secum de verbo ad verbnm in quaterne comunis 
ad inscontrum cum composta denariorum, quam reccipiet et simi- 
liter quando exbursabit denarios ipse camerarius debeat exbursare 



76 



suprascripta primo licentia D. potestati«, et scribi falere manu can- 
cellarij itaque semper videri possent denarij reccepti, et denarii 
expensi, et si quo tempore Cancellarius non adesset, vel esset extra 
castrum dicti camerarij teneantur ire ad D. potestatem ad ftjcriben- 
dum, vel scribi faciendiim ab alio nomine ipsius cancellari in 
quodam folio, usque quo re verte tur, et si aliquis camerariorum con- 
trafaciet in aliquo ex predictis cadat ad penam lib. XXV. pan\ 
quarum medietas sit comunis, et altera accusatoris, et subito bit 
prìvatus diete comuni officio camerarie, £t ad hoc, ut omnibus 
notum sit, idem D. potestas iussit ipsam terminationem proclamar! 
ad memoriam futurorum. lata, et data, et proclamata fuit in hijs 
scriptis sententialiter pronontiata per prelibatum D. potestatem se- 
dentem ad bancJuwi iuris sub logia comunis nova montone, et lecta, 
et publicata per me Marcum ingaldeo publicum imperiali auctoritate 
Notarium et iudicem ordinarium^ ac prefacti D. potestatis Cancel- 
larium de eius mandato presentibus s. pasquale comestabile, s. thoma 
barbo s. thoto de humago, et luca marci testibus etc. stri dante et 
alta voce cridante Valentino precone comunis Montone. 

GAP. 237. — Eodem millesimo, et indictione die XXVI oc- 
tobris. In Consilio comunis montone expositum fuit quod quum alias 
usque ad sumam lib. Vili parvorum observatum fuit ponere et 
des8Ìgnai*e ad incantum pignus prò debito solum mobile, et a certo 
tempore citra possitum fuerit in consuetudine ad dessignandum 
solum stabile. Propterea possita fuit pars quod deinceps nullus 
possit ponere stabile usque ad lib. Vili parv. nisi mobile si habet 
de mobili, Quod debeat vendi, ut venduntur alia pignora ad incan- 
tum. Que pars possita ad bussollos, et ballotas capta fuit per bai* 
lotas Vili (existentibus VII in contrario). 

GAP. 238. — Anteditto millesimo, et indictione die XXII 
mensis februarij in Gonsilio generali comunis Montone expossitum 
fuit quod Quum fuit possita pars, et capta fuit quod usque ad Vili 
lib. parv. prò debito debeant poni bona mobilia prò pignoro sum- 
marum que bona solent incantari adminus tribus diebus Dominicis. 
iccirco possita fuit pars. Quum hoc sit in detrimentum peraonamm 
quia prò omni minima summa opus est incantare III diebus Domi- 
nicis qua propter pos.sita fuit pars quod non obstante parte pre- 
dieta, vel alia loquente in contrari ara usque ad sol. XX. parv. 



77 

debeat pignns vendi ad primum incantam cam termino ad exigendum 
usqne ad Vili. dies. Qne pars fait capta per ballotas XIII. ezi- 
stentibus daairas tamen in contrarium. 

GAP. 239. — MCCCCJLVni indictione VI. die Xm augusti. 
de mandato prelibati D. potestatis Congregato Consilio comunis 
Montone. Qnorn propter' ciragras, et podagras D. presbiteri mathei 
olin plebani dicti loci quia continue iacet in lecto, et dieta infìr- 
mitate nec pedibus stare, eo quod portabatur, nec missas celebrar}/ 
nec alijs officijs, ut plebanus debet, buie terre ministrare poterat 
invalescente murmuratione popoli huius castri se detrimentam pati 
propter eius egritudinem, factaque conscientia D. potestati, quod 
hoc opidum suum non haberet comodum a prescriptis, hac de 
causa de alio plebano provideretur. de mandato itaque prelibati D. 
potestatis ad sonum campane, voce preconis ut moris est, convo- 
catum fuit consilium maius comunis in echlesia 8. Stefani de Mon- 
tona. In quo interfìierunt idem D. potestas, et consiliarij XIX. 
existentibus D. iuJicibus s.' thoto de humago, et s. gavardo q. 
pauli, ubi dictum et expossitum fuit infirmitatem plebani predicti, 
et detrimentum, et incomodum que hoc opidum propter eius egri- 
tudinem sustinebat. Quoniam sacramenta echlesie ministrare non 
valebat, et in dicto Consilio nominati fuerunt Presbiter Bonifacius 
de zumino, et presbiter Matheus de galignana, et presbiter nicolaus 
parvuUus de Montona, de duobus primis mentio non fuit facta. Ita 
et magis volebant eum montonensem quamque alium forrensem prò 
plebano remanere, ideo prò ipsis pars non ivit de plebano sed de 
pesbytero nicolao parvullo. quoniam de montone erat, et tempore 
pestis in quo nullus dictorum presbyterorom propter timorem morbi 
confessionibus, et alijs sacramentis echlesie ad infirmos ire volebat; 
nisi dictus presbiter Nicolaus parvuUus qui die, ac notu neminemque 
vitans, et reccusans ad morbatos properabat eisque sacramenta 
echlesie ministrabat; laudataque eius vita, et bonitate, ac sufficienza 
tali officio plebanatus bene et diligenter attendere posse^ et velie 
de conscensu vicariorum parentij loco R.*" D. D. placiti episcopi pa- 
ventini, quod ad presens Rome est, et conscensu presbyteri D. 
Mathei olin plebani: qui bene cognoscebat se officijs echlesie. vac- 
care non posse concessit etiam ut loco eius alterum plebanum crearent. 
Possita ergo fuit pars' prò elligendo dictum presbyterum Nicolaum 



78 

parvullum prò plebano haius loci cum modis, et conditionlbus di- 
vinis consuetis, et ussìtatis Montone ut alij ^enint plebani. Capta 
fuit pars, et afl&rmata per viros XVII de ditto Consilio, duobus 
vero existentibus contrarie opinionis et hoc per ballotas possi tas, 
ut moris est; Facinus mallaapina cancellàrius montone ss. 

GAP. 240. — MCCCCXLVI indictione V. die XVI mensis lulij. 
In pallacio comunis Montone ad sonum campane voce, preconis ut 
moris est. Congregato concilio maiori comunis Montone de mandato 
spectabilis et generosi viri D. francisci Mauro honorabilis potestatis 
Montone. Quum sit quod comune devenerit in extremam indigen- 
tiam, et intollerabili inopia paupertate. Et in magna quantitate de- 
nariorum teneatur contributioni raspurch bonum, et utile -est previ- 
dero quod hoc comune totaliter non destruatar. Vadit pars quod 
potestarie que concesi e sint rectoribus. Decetero Nulli Rectori diete 
potestarie concedantur. Cadat ad penam lib. quinquaginta parv., et 
privetiir per qainquennium de Consilio non inteligendo tamen de 
concessione facta D. potestati qui ad presens est Montone. 

GAP. 241. — A tergo : Prudentibus viris ludicibus, et Con- 
silio comunitatis Montone. In libro 29. 30 ad Hart. 96. R. 

Ioannes Delphino Dei gratia Dux Venetiarum etc. Prudentibus 
ludicibus Consilio, et comuni Montone fidelibus dilectis salutem, et 
dillectionis affectos. Significamus vobis quod in MCCCLX die primo 
monsis decembris in nostris consilijs minori Rogatorum, et XL. 
Copta fuit pars tenoris infrascripti. (Juum ambassiatores Montone 
huc venerint, et querentes quod non servatur eis per rectores pars 
capta in MCCCLVIIII die V. maij. Quia non obstante dieta parte 
accipiunt ultra id quod debent sibi hana proclamationum, et caregia, 
et nonbtdlos et linguas, et hortos, et salem, Vadit pars ad remo- 
vendum omne dubium, et ut sciant omnes nostri rectores Quid ha- 
beant decetero observare quod declaretur, ut inferius continetur. 
Primo quod non accipiant ullo modo bana proclamationum predicta 
sed veniant totaliter in comune Montone. Secondo quod de chare- 
giis que ipsi volent prò reddeundo, et eundo debeant solvere comuni 
montone sol. XXIIII parv: prò quolibet caregio. Tertio quod non 
bulloS; vai linguas decetero non accipiant ullo modo nisi sicut co- 
muniter possunt accipi per alias singulares pefsonas civitatis. Quinto 



79 

quod de tribus hortis, quos tenebant solum unum qui melius vide- 
bitor potestati nunc ituro, et ille quem ellegerit, alij teneantur 
accipere ; et non mutare. Sexto per salem decetero nullo modo ac- 
cipiant sed remaneat totaliter comuni montone. 

Data in nostro ducali pallacio die IIII decembris indic- 
tione XIIII. 

GAP. -242. — MCCCLVIII. Indictione VI. die II mensis 
marcij. Infrascripta est Ambasiata expossita prò parte Nobilis viri 
D. Hermolai venerio honorabilis potestatis Montone a comunis uni- 
versitatis, et hominum Montone per providos viros Colandum barbo, 
et Colandum polexim sindicos, et procuratores comunis, et hominum 
dicti loci. 

Primo debita recomandatione premissa Due. excellentie vene- 
ciarum dicunt, et reverenter exponunt quod comune, et homines 
Montone supradicti et fideles D. D. in MCCCXXXIII indictione 
prima die XVIII mensis iunij mutuaverunt Nobili viro D. petro q. 
D. Vicardi de petra pellosa tunc temporis Domino Grisignane lib. 
mille parv. prò quibus lib. mille dandis, et restituendis dicto co- 
muni ipse D. petrus Dominus naturalis dicti loci grisignane dedit 
et concessit iure pignoris eidem comuni Montone, et prò securitate 
ipsorum unam suam postam molendinorum de layme cum hedifficijs 
snperius, et infi^ hedifficatis, et cum ipsis ageribus, restis, schlusis, 
palludis, aquis, et aque ductibus superioribus et inferioribus, et 
lateraneis iuribus, et pertinentiis quibuscunque realibus, et persona- 
libus, et directis ecc, ut patet publico instrumento scripto, manii 
Antonii q. D. Ursini imperiali auctoritate Notarj que quidem mo- 
lendina erant sub districtu grisignane tunc temporis. 

Dicunt etiam ac reverenter exponunt quod comune et homines 
Montone habuerunt, tenerunt, et pacifico possiderunt dictam postam 
molendinorum, et omnia iura spectantia et pertinentia eisdem sin^ 
contradictione et molestia alicuius persone de mundo tam tem- 
pore dicti domini petri, et suorum quamque a tempore citra. 
quo ducali dominio habuit grisignanam ipsaque molendina af- 
fittaverunt et loccaverunt ad beneplacitum suum, et fructus et red- 
ditus perceptos de dictis molendinis portaverunt; quo voluerunt sin e 
contradictione alicuius persone, seu^ molestia eis inferrenda iam sunt 
anni XXXIII. Dicunt etiam et reverentnr exponunt, et conqueruntur 



80 

qnod Dobilis vir JDominas Cresius de molino Capitanens grisignane 
eoa vult inqaietare, et molestare ìura sua et facere ea que namqne 
facta faerunt per alios precessores saos in damnum et preìudicìum 
jurium comonis, et hominum montone de infrascrìptis videlicet. 

Primo consuetudo ftiit, et est quod illi qui condacunt bladum 
prò macinando solvunt prò macinatura de decem se stariis unum, 
ipse autem voleus facere molirì non vult solvere de X. unum, sed 
vult solvere sol. IIII prò stano, et hoc vult solvere de biado sibi 
necessario prò ussu suo, et sue familie. Item non vult permittere 
ertrabi biada, que dieta molendina lucrantur prò masinatura extra 
districtum grisignane sine sua licentia pretendens dieta molendina 
fere de sua iurisdictione, et teneantur sibi de iure respondere, et 
per consequens biada que ibidem lucrantur. 

Insuper etiam vult astringere habitatores ìbidem qui sint de 
sua iurisdictione, et teneantur sibi de iure respondere, et prò hodie 
condemnavit molendinarìum habentem dieta molendina ad affittam 
lib. XL. parv., et ad standum duobus diebus in berlina, eo quia 
citatus noluit comparere coram eo pretendens se non teneri, quia 
asseruit se esse subiectum D. potestati Montone et non capitaneo 
grisignane. Qua propter suplicant dicti D, quod quum predicta sint 
in diminutione iurium comunis et hominum montone qui tanto tem- 
pore habuerunt dominium, et possessum dictorum molendinorum, ac 
etiam in damnum, et grave preiudicium dicti comunis montone qui 
locus est libere, et absolute Due. Do. Venet., et non ipsorum. Quia 
ubi dieta molendina ajfitantur lib. CLVI. parv. nihil vel modicnm 
affittarentur si predicte novitates fieri deberent sicut iam inceptum 
est. dignetur Vestra ex"* solita suos subdictos, et fideles in suis 
i uri bus conservare taliter que ordinare, et mandare quod dictus D. 
Cresius cesset a novitatibus antedictis; et quod eos permittat te- 
nere, possidereque molendina ipsa quiete, et pacifico sine centra- 
dictione, et molestia inferrenda habitantibus in eis, sicut comune, 
et homines montone tenuerunt, et possiderunt XXXIII annis ellap- 
sis, itaque iura eorum, que Vostre ex"* sint remaneant illessa. 

GAP. 243. — MCCCLXVIII die XIII maij. In Rogatis lib'» 32, ' 

R. ad K 100. ! 

Vissis audictis, et diligenter examinatis superius expossitis prò i 

parte comunis et hominum montone, visso etiam instrumento de quo i 



81 

supra sit mentio, ac etiara aiiditta responsione Capitan ci grisignane 
habitoque super predictis deliberato conscillio consullunt sapienter 
ac sic vadit pai*s quod consideratis iuribus, que predicti de mon- 
tona pretendimi liabere, et longo tempore quo possederunt quiete, 
et pacifice molendina predicta scribatur et mandetur Capitaneo 
nostro grisignane qui nunc est et illis qui per tempora erunt, Qua- 
etnus decetero non debeat facere, vel fieri facere predictis de 
monto na aliquam novitatem in facto macinature prò se, vel prò alijs. 
sed si Yolunt moliri facere solvant X eius quod moliri faciunt, et 
non pecuniam sicut hactenus exstitit observatum, et quod predicti 
Oapitanei nostri permittant illos de montona conducere et portare 
biada qno voluerint sine contradictione et molestia eis inferrenda, 
salvo quod casu necessitate quo Oapitanei gi-isignane indigeret biado 
prò conseiTatione dicti loci nostri gi'isignane predicti de Montona 
debeant dicto biado quod ibidem lucrabitur eidem dare prò eo 
precio, quo venderetur alijs personis, et quod ipsi Oapitanei illos 
de Montona tractent favorabiliter, et benigne non faciendo eisdem 
aliquam insolitam novitatem sed iura sua in molendinis predictis 
salva remaneant. Ita quod non habeant cansam coram nobis ulterius 
conquerendi, Et quod illis de montona remaneant salva omnia iura 
sua realia, et personàlia in ipsis molendinis secundum formam pi- 
gnorationis eisdem facte, Remanente Capitaneo grisignane iurisdi- 
tione in civilibus et criminalibus. 

CAP. 244. — Pro molendino de layme E.** die XXI marcij 
1368 indictione VI. 

A tergo: Nobilibus, et sap. viris Hermolao venerio potestati 
Montone, et successoribus suis. 

Andreas Contareno Dei gratia Dux Venet. ecc. Nobilibus et 
sapientibus viris hermolao Venerio de suo mandato potestati mon- 
tone ac successoribus suis fidelibus dilectis salutem, et dillectionis 
affectura. Significamus vobis quod in nostris consilijs minori Roga- 
torum, et XL. Capta est pars tenoris infrascripti videlicet quod 
consideratis iuribus que fideles nostri de montona pretendunt habere 
et longo tempore quo possiderunt quiete, et pacifice postam molen- 
dinorum de layrae traditam eis pignoro por nobilem virum petrum 
q. Vicardi de petra pillosa prò mille lib. quas predicti nostri fideles 
sibi mutuaverunt etc. Scribatur, et mandetur Capitaneo nostro 



82 

grisignane qui nunb est, et illis qui prò tempora erunt. Quia decetero 
non debeant facere, nec fieri facere predictis nostris fìd elibus de 
montona. aliquam novitatem in facto macinature prò se, vel alijs, 
6ed si volani molili facere solvant X eius quod moliri faciunt, ac 
non pecuniam sicut hactenus existitit consuetum. £t quod predicti 
Capitanei nostri grisignane permittant illos de montona conducere 
et portare biada que lucrati fuerint prò molitura de molendinis pre- 
dictis quo voluerint sine contradictione, vel molestia eis inferrenda 
salvo quod in casu necessitatis quo Capitanei grisignane indigeni 
biado prò conservatione loci nostri grisignane predicti nostri de 
montona debeant de dicio biado quod ibidem lucrabuniur eidem 
dare prò precio quo venderetur alijs personis, et quod Capitanei 
tracient illos de montona favorabiliier et benigne non faciendo 
eisdem aliquam insolitam novitatem sed iura ipsorum in molendinis 
predictis salva remaneant, ita quod non habeant causam coram nobis 
ulierius conquerendi; et quod illis de montona remaneant sua iura 
omnia realia, et personalia in molendinis ipsis secundum formam 
pignorationis eis facte, remanente Capitaneo grisignane iurisdiiione 
in civilibus ci criminalibus. Quare mandamus vobis cum dictis no- 
stris consilijs quaienus dictam partem in quantum ad vos spectai 
observetis, et faciatis inviolabiliter observari: facietisque hanc lit- 
teram in actis Cancellane Castri nostri grisignane ad futurorum me- 
moriam registrari. Data in nostro Due. pallacio Die XIII. marci. 
Indictione VI. 

CAP. 245. — Exemplum litterai'um D. Advocatorum comunis 
venetiarum super facto molendini de layme. 

A tergo : Sp. et egregio viro D. Zacharie gisi potestati montone, 
amico carissimo. 

Spectabilis et egregie vir amico carissime instituia est coram 
nobis, et officio nostro conscientia dine denontia quadam quod per 
comune montone occupatur quoddam molendimum duarum rottarum 
possitum, et situm in loco de layme districtus grisignane : quodque 
vigore emptionis per nostrum Serenissimum Due. Do. facte de loco 
grisignane cum pertinentiis est iurisdietionibus suis, et prelibnti Do. 
nostri super qua que denontia procedere intendimus. Ideo ex officio 
nostro Sp. Vostram requiiimus, Quatenus precipi facere debeatis 



83 

prediate comunitati Montone ut mittant suum nontium sindicum. et 
procuratorem coram nobis, et officio nostro iisque ad dies XV. pro- 
xime futures post hoc sibi facto precepto. 



Andreas Bernardo 
Georgius lauredano 
Triadanus gritti 



Advocati comunis Venet. ibi Vili, 
lanuarii MCCCCLXL 



GAP. 246. — AHa littera. 

A tergo: Sp. et egregio viro D. lodovico memo honorabili po- 
testati grisignane amico carissimo. 

Spectabilis et egregie vir amice carissime venerunt coram 
nobis et officio nostro s. Andreas barbo, et s. lacobus puliceno de 
montona nomine diete comunitatis montone occasione molendinorum 
de layme, et produxerunt iura sua in et prò causa predicta; Audi- 
vimiis etiam virum nobilem s. Marcum memo fratrem vestrum, et 
omnibus bene iutelectis, et mature consideratis ipsos de montona ab 
officio nostro licentiavimus ex officio nostro: etiam Sp. Vostram re- 
r^uirentes quod si quid vigore dicti officij nostri in causa dictorum 
molendinorum egistis, vel fieri fecistis ili ad removeri, et revocare 
facere debeatis quia in causa amplius impedire non intendimus. 



Andreas Bernardo 
Georgius Lauredano 
Tiiadanus gritti 

Bart.« Mallaspina Notarius predicta exemplavit 



Advocati comunis Venet. die XVIII 
iannuarii 1461. 



GAP. 247. — MCCCGLXXn indictione II die XI iunij. super 
salla maiori pallacij montone Convocato Consilio maioris comunis et 
hominam montone ad sonum campane et preconia voce solito 
more Coram Mag. Do. potestatem in quo Consilio interfiierunt 
infrascripti consiliarij : videlicet s. georgius fiorini s. Stepanus barbo 
iudices, s. lustus de Sovignaco s. gavardus de pollo^ s. ioannes de 
parentio Cathaverii comunis, s. bartolomeus mallaspina, s. Jacobus 
puliceno, s. bartolomeus puliceno, s. michalinus ramogninus, s. Joan- 
nes coaich^ s. lucas marci, s. lazarus zabranij s. pascus de goia, s. 



84 

thomas florini. s. ioannes mallaapina et s. Antonius barbo represen- 
tantes maiorem partem consilij. Ubi quidem prefacti Cathaverij ex- 
possuerunt in quanta calamitate reperiatur comunis ista nostra 
montone, ut sit tot debitis gravata, ut vix resistere possit: et est 
optimum providere, et succurrere comuni ut possit satisfieri ma- 
gnifico pretori suo, et stipendiarijs raspurch de curentibus pagis Et 
cunque compleat pignorati© facta sp. D. Dominico leono ville co- 
munis nostri visignani. possuerunt per partem quod ipsa villa \nsi- 
gnani incantetur cum potestariis uti antea fiebat etiam, et omnibus 
regalijs de quinquenio in quinquenium, et deliberetur plus super- 
ponenti, et sic fiat usque ad . infinitum exceptis duabus potestarijs 
tantum videlicet proximis que dentur et concedantur Magnifico Do- 
mino potestati loanni Zancharolo potestati nostro montone ob eius 
optimum portatum de ista nostra comunitate a singulis civibus no- 
stris, et quod alijs pretoribus nostris nullatenus concedi dari aut 
denari possint tan nunc quanque in futurum aliquo tempore sed 
semper potestarie ipse cum alijs regalijs ipsius ville in can tentar et 
vendantur, et quod nullus civis montone audeat ponere partem ali- 
quam aut loqui aliqualiter dandi ipsas potestarias alicui alio pretori 
montone ultra has duas premissas potestarias : Que sunt prefacti 
Domini potestatis. sub pena lib. L. parv., et perpetua privatione 
sua filiorumque suorum consilij, et omnis beneficijs comunis mon- 
tone, et quod omnes iurent corporaliter hanc partem observare, et 
ballotam aut vocem non tradere centra hanc partem : videlicet dandi 
potestarias ipsas alicui alteri rectori misso ad partem ipso Magnifico 
D. potestate, et datis ballotis ad bussollos. Captum et obtentum 
fuit in omnibus, et per omnia ut supra scriptum est. possitum per 
partem per ballotas XV-contra duas. Et predicti omnes cives Jnra- 
verunt tactis scripturis ut supra exequi observare omni cavillatioue 
remotta. 

GAP. 248. — In Cristi nomine etc. MCCCCLXXI ind.ictione 
mi die primo ianuarij. In cancellaria montone convocato more so- 
lito ad sonum campane Consilio terre Montone. In quo interfuerunt 
Consiliarij XXIV coram Magnifico D. Janne Zancharolo honorando 
potestate montone Ubi namque prefactus D. potestas salluberime 
attendens ad bonum et utile comunis, videns pauperem comune gi^- 
viter ledi, ac iura sua elloqui minime valeat : Quum multa herbalica. 



85 

coìKÌeiiiiiatioues(iiie rectorum, et coiiLleinnatio animaliiiin pauperum 
datornra per cainerarios, et Cancellarios coraunis imbursantur ad ma- 
ximam iacturam, et damnum comunis, quod ubi damnum comunis 
cedit ad iacturam animarum camerariorum, et Cancelliarorum prefac- 
torum. Volens ideo pupillo comuni succurrere poasuit per pattern in 
Consilio ipso ad bussollos, et ballotas. Quod omnes camerarij, et can- 
cellarij comunis Montone presentes, et futuri qui habebunt ministrari, 
et tangere denarios tam herbatici quanque comunis condemnationum 
D. Rectorum et condemnationum animalium repertorum per cursarioa 
damnorum datorum, et alterius cuiuscunque occasione debeant de ipsis 
omnibus, et singulis denarijs ut supra quadi'antem reddere rationem 
comuni, et ponere ad computum comunis, et de aliquo soldo non defrau- 
dare comuni sub pena dupli eius in quo reperti aliquid fient fraudasse 
comune; et non possuisse ad computum suum, uti fìent alijs denarijs 
comunis^ et privationis per quinque annos de Consilio montone, et 
officijs, et beneiicijs comunis cuius pene pecuniarie perveniat me- 
dietas in comune, et altera medietas accussatoris. Que fuit capta 
per consiliarios XV. et IX in contrarium existentibus. 

GAP. 249. — Eodem millesimo, et indictione die vero XXIII 
mensis maij. super salla maiori pallacij Montone solito loco convo- 
cato, et congregato more assueto maiori Consilio montone coram 
niagifico D. potestate antedicto. in quo interfuerunt consiliari XXIIII 
representantem maiorem partem ipsius consilij. Videns prefactus D, 
potestas inter hos consiliares sectam quamdam vigere, aut aliqui 
uno mitu, uno cigno, vel signo manus, oris, aut capitis Quum ma- 
xime parte consilij intelliguntur. ut promoveant hijs cignis^ et mi- 
tibus consilijs huius terre in suum velie dirrigere, et nec conscien- 
tiam, nec iustitiam pre occullis habentes. potius ad cigna conde- 
scendunt quanque ad solutionem conscientie, et plurime res incon- 
sulte, et propter ius fiunt, volensque humane illicite rei previdero, 
et consilium dirrigere in viam rectam possuit partem quod decetero 
nulli persone cuiuscunque condictionis, et status sit in Consilio mon- 
tone, in ballotatione, vel alia diffinitione alicuius rei audeat cignare 
alios consiliares prò, vai contra partem aliquam, aut rem: que 
fieret in Consilio sed solumodo ballotare, vel publice arrengare, et 
disputare opinionem suam sub pena lib. L. parv., et privationis 
consilij per X. annos quorum denarij deveniant in comune medietas. 



86 

et altera accusatoris cui debeatur luramento, et leiieatur secretus, 
et qui audierit, et non accussaverit cadat eamden penam. Qua pars 
ballotata fuit capta per omnes ballota» 

GAP. 250, — Nos Aloysius landò, et Matbeus Victuri hono- 
rabiles auditores novi Advocati, provisores. et sindici illmi Due. Do. 
Venet. intellectis capitulis nobis exbibitis nomine comunis, et ho- 
minum terre Montone villarum montisbuttarum, et visìgnani, ac eis 
et eorum uno quoque diligenter examinato, et per penso provisiones, 
et respontiones nostras ad unum quoque eorum fecimus ut infra 
circa primum: quo querentur quod quum teneantur starolos novem 
frumenti tam hij quod habent quanque qui non habent, sed qui fru- 
mentum non habent iuxsta antiquam consuetudinem suam sol. XVIII 
prò m. Coacti fuerunt solvere in precio maximo. et prò ut volebant 
frumenta quando maxima erat penuria. Videlicet lib. Ili prò qua- 
libet m. deinde potestatibus montone iuxta eorum mandatam in 
suum singulare damnum, et preiudicium, et propterea ipsos debere 
solvere avenam idest sol. AI prò m, illos videlicet qui avenam non 
habebant, et coactos fuisse sol. XXIUI. Dicimus, et respondemus, 
ac providemus quod prefacti de montebuttarum et visignani: qui 
non habent frumentum et avenam ipsam dandam, ut teneantur ree- 
torihus frumentum^ et avenam ipsam eisdem D. Rectoribus solvere 
debeant. Circa capitulum gallinarnm quo exponunt ex antiqua con- 
suetudine eos solitos esse solvere sol. XII prò preci et nunc cogi 
ad solvendam sol. XVI per D. rectores. Providemus, et ordinamiis, 
quod sicut teneantur dicti de montebuttai-um et visignano portare 
debeant galin3,s D. potestati,- nunc etiam per tempora existentibus, 
et illis eas non portantibus possint, et valeant dicti rectores eas 
emere precio per tempora currenti sumptibus predictorum. Circa da- 
cium nuper impossitum per comune, et homines montone predictis 
villarum montisbuttarum et visignani, Quum non habentes vinuni in 
dictis locis illud prò ussu suo ad ea condemnare volunt, quum id 
preter antiquas conssuetudines inovatum est, et redit in gravo 
damnum dictorum pauperum suprascriptarum villarum. Statuimus et 
ordinamus quod quousque huiusmodi pars talis precij impossita per 
per ili™ Due. Do. Venet. aprobata non fuerit prefactique homines 
suprascriptarum villarum datium huiusmodi vino solvere non teneantur 
ed illud libere conducere et conduci facere possint ad loca sua 



8? 

prò ussii suo tam iuxta eorum antiqiias consuetudines non inteli- 
gendo de illis qui habentes vimim prò assii suo minime conducet 
prò consequendo partis ordinis. Circa currus quos prò imittatione 
rectorum suprascripti homines montisbuttarum et visignani exhibere 
coguntar prò comune et homines Montone prò rebus prefactorum 
D. Rectorum conducendis ultra boves : quos dare fateantur, et bono 
animo dant atratto quod hec ista est consuetudo, et iussum non 
est quod aliquis se teneret, ut onus iilud alteri imponat. Enontiamus 
quod dicti de monte buttarum, et visignano non teneantar nec de* 
beant huiasmodi curnts et platisfra dare sed tantum boves, neque 
id aliud onus ci tra hoc cogi possint per dictos de Montona. nisi 
modo aliqua inter eos fieret conventio et concordium: sed servetur 
id quod antea, et in re simili soiutum est servari videlicet quod 
illi de^montona plaustra exibere teneantur prefacti vero suprascrip- 
tariim villarum boves iuxta consuetudines antiquas. Circa ultrum 
quo exponunt ipsos habuisse antiquas consuetudines quod in feato 
suo de mense augusti decimarius vendere debet vinum incipiendo a 
vespere uti diei sabati usque ad auroram diei lune postea vicini 
vendere possent ad suum libitum, quia comune, et homines mon- 
tone statuerunt quod decimarius idem vendere possit dies III. Pro- 
videre velimus nolentes in hoc consuetudini derrogari. Decemimua 
quod quousque pars huius modi aprobata non fuerit per ex" Due. 
Do. Venet. nostra servetur consuetudo prefactis dictarum villarum 
antiquius observata. Mandamus D. hermolao Minio honorabili po- 
tè stati Montone et successoribus suis quatenus predieta omnia in- 
violabiliter observari faciatis sub pena due. CCO. 

CAP. 251. — Eodem die Magnifici et generosi D. Aloysius 
landò, et Matheus Vitturi honorabiles auditores novi sententiarum, 
advocatores, provissores et sindici illmi Due. Do. Venet. Auditis 
gravioribus qnerimonis coram eius fiendis existentibus parentij : 
quibus molti fuerunt ad opidum istud montone equitare, et eisdem 
^bidem intellectis intendentes, et de quibus comunitas montone gra- 
vabatur esse huiu smodi que illmi Due. Do. nostri Venet., et iusti- 
tiam ledebant sumptibus infrascriptis sibi exhibitis, ut infra respon- 
dere statuimus impessiturum auctoritate sibi atributa providere de- 
li berantes et primo circa Domum comunis contiguam pallacij comunis, 
®t ressidnum D. potestatis que a sola ultra nunquam solita erat 



88 

habitai'e ab aliquibus officialibus Doininoriiin rectorura videlicet 
cancellario et comilitone, ut po-t eaque servari solebat quod adventu 
Dominorum rectorura raspurch, sindicorum, et similium nunc, et 
antea ipsam citra per eosdem Cancellarios, et comilitones occupatur 
in detrìmentum dicti comunis servìtutibus quod sì talis domus est 
libera comunis montone non subiaceri nove servituti contra eorum 
voluntatem ordinarunt, providerunt quod decetero nullus cancella- 
rius, et comilito dominorum Rectorum qui per tempora erunt do- 
mum ipsam occupare, aut habitare uUo quesito audeat Colore sub 
pena lib. Centum exigenda per D. siudicos qui per tempora erunt : 
sed vacua et libera remaneat ipsi comuni, ut est iustum. 

Pro Cancellario. 

Super solutionibus criminalium que percipiebantur per can- 
cellarios propter statuta eiusdem civitatis, quod talis corruptella 
nuper induta, manzaria nuncupari potest decemerunt quod Can- 
cellarij qui per tempora erunt prò huiusmodi criminalibus hanc 
non possint plus eo quod continetur partibus et statutis ipsius co- 
munis super solutionibus criminalium disponentibus, et sciant quod 
per D. sindicos precessores suos provissum alias, et terminatum 
fuit. Cassantes, et anulantes terminationem factam per sp. D. her- 
molaum minio honorabilem potestatem montone die XX iulij 14G7 
tamque indebite factam, et contra id quod per eam minime fieri 
poterat, stantibus provissionibus precessorum suorum in contrarium, 
ut stant, et sp. Dominorum etiam sindicorum loquentium de solu- 
tione, seu solutionibus capiendis per comilitonem suum quotiens 
executioni sententias mandabit, seu mandare fecerit. 

Pro Comilitone. 

Et quia de comilitonibus mentio superius facta est, sitque 
querella per eandem comunitatem quod vigore diete terminationis. 
comilito prefactus quociens it pignoratum aliquem licet pignus non 
vendatur prò debiti summa percipit tamen ipse comilito integram 
solutionem, et staflfam, ac si totum debitum satisfactum esset rursum 
prò reliquo dicti debiti tam pignus accipit etiam de tota stima in- 
tegram solutionem, et staffam totiensque id facit quociens pignus 
capit. habentes meram habent clamifìittatem alienam esse ab omni 



89 

institia, et lionore illmi Dii. Do, Vt^iot. Quum voluntas Dei est quoiì 
nemo liijs medice oprimavit, et locorum statuti» et ordinibus con- 
firmari statuerunt decetero Quum coinilitones ibunt pignoratum aliquera 
habeai^t, et habero debeant stafFam sibi por ordines, et statuta 
montone limitatam, et si pluribus abierit qiiod unum ad creditons 
satisffactionem irent acceptum pignora non tamen liabere debeant 
nisi stafFam pignoris : qaod accipient, et non prò tota summa, ita 
quod facta satisfFactione creditori cum pliu-ibus vicibus nisi semel 
id quod per statuta, ut supra est eis prefixum, et limitatum. vero 
si prefacti tam cancellarij quamque comilitones per tempora exi- 
stentes aliquo quesito teiere pressumerant cadant in duplum eius 
in quo contrafecisse comitentur exigendum per D. sindicos qui per 
tempora erunt auctoritate eis atributa. 

Pro pena dividenda. 

Circa quartum Capitulum continens quatenus pene qua solent 
imponi per comilitones potestatum debitoribus, quod de sol. XX. 
nunc dividantur inter comilitones prò medietate, et prò alia medie- 
tate inter comune montone. Quum antiquius nisi a parvo tempore 
citra tota solita sint devenire in comunitatem montone. Statuerunt, 
quod huiusmodi pene debeant pervenire ac perveniant sicut ille que 
ad infrascripta statuta, et ordinationes comunitatis montone, dispo- 
ntint in ipsam comunitatem, et comilitonem, et contrafacientes ca- 
dant ad penam suprascriptam. Ad hec ut desinat inmoderata solutio 
quam percipere induxerunt Cancellarij prò procopiis passioris? quas 
dant, et profemint accipere prò copia carthanim plus debito ter- 
minarunt quod Cancellarij liabere debeant sol. V. prò cartha. 

Pro vino, et oleo. 

Ad vinum, et oleum quod petunt iuxta litteras Due. et con- 
cessionem sibi factam per ili'" Due : Do. Venetum nostrum 142(5, 
die XXin iulij possint ex montona, et districtu extraliere, et ven- 
dere vinura solvendo dacio etc. Providerunt, et terminarunt, et sta- 
tuerunt ut quando quidem executores snnt Due. terminationum diete 
littere Due, et concessio eisdem fidelibus montone serventur nisi 
quid in contrarium per idem ili"* Due. Do. esse factum reperire tur 
ita quod vinum et oleum suum extrahere, et vendere possint soluto 



!K) 



dacio iuxta prefactam comìssìonem. Postremo intcUecta parte super 
capta in Consilio montone super pignoribus non vendendis per Do- 
minos rectores ad instantiam alicuius creditoris minus exstimationis 
medietate facta per exstimatores comunis montone, Et habitis com- 
pluribus querimonijs pauperum et inopum, quorum ras precio villis- 
simo dispolite fuerunt ^d instantiam creditorum habentes partem 
ipsam optimam esse conferri, atque conducere universitati montone 
partium ipsam aprobantes, et laudantes auctoritatc sibi atributa 
laudare, et aprobare ; et icircho comitimus vobis D. bermolao minio 
honorabili potestati montone, et suis successori bus quatenus supra- 
scriptas omnes, et singulas provissiones, ac contenta in eis in pena 
duccatorum. C. exigenda per D. advocatos comunis, et sindicos per 
tempora futuros quociens contrafecerint, aut contrafacere permisse- 
runt observare, et observarj facere, et exequi inviolabiliter debeatis. 

GAP. 252. — MCCCCLXIX. indictione II die vero dominico 
XIX mensis februarij. In pieno et generali Consilio comunis, et 
hominum montone more solito ad sonum campane, voce preconis 
congregato in salla magna pallacij de mandato Mag*"' D. hermolaj 
minio honorabilis potestatis montone. In quo quidem Consilio inter- 
fuerunt idem D. potestas, et consiiiarij XXVII representantes ma- 
iorem partem ipsius consilij possita fuit pars, quam possuerunt s. 
Bartholomeus mallaspina, et s. georgius fiorini comunis iudices mon- 
tone nec non s. paullus barbo Cathaverus comunis, et in scriptis 
presentarunt infrascripti tenoris videlicet. Quum sit che si atrova 
una parte in libro rosso ad cap, V. 1325, che chadauno che ha 
padre dal qualle sia mancipato sia licito con quello suo padre star 
tamen sia tenuto far le guardie, et factione del coraun de montona, 
come fano li altri, et similiter siano tenuti far fradelli stando in- 
sieme morto lo padre etc. alla qual veramente parte fu messo molte 
exception da quelli sono maritati, et stano con lo padre recusando 
non esser mancipati, et sotto tal ombra recusa far le guardie et 
faction, et alcuni pur le fano. Veramente atio non si metta decetero 
exception Nui bartholomeo mallaspina Zoi-zi fiorin come indici de 
comun de montona, et pollo barbo Catliaver per la auctorita a nui 
concessa che zudesi, et cathaver possi mefer parte nel conseylio di 
montona tutto quello che bon, et utile del ditto comun, ed università 
del locco de montona^ et distretto mettemo che la ditta parte 



secondo la dice sia ferma, valida ot obscrvata inviolabiliter addendo, 
et decliiarando, che subito che lo padre over madre non havendo 
padre maritata lo fiol stando o no, che lo padre et madre over 
fratelli subito si intenda esser mancipati, quanto alle guardie, et 
facion che siano tenuti et obligati far secondo li altri vicini^ et 
citadini. Item se la madre de uno morisse, et lassasse fioli, et or- 
dinasse la sua heredita di sui beni over pervenisse per succession 
de dicti beni alli fioli, con ben non fussero maritati et stessono con 
lo padre, et siando de anni XV. alhora siano tenuti far le guardie 
et facion ut supra expressum est. Et similiter se li sarà pervenuti 
beni stabelli oltra del padre, over madre, che ben stano con lo 
padre siano tenuti ut supra. Preterea che chadaun de conseglio ha- 
biando fioli, et non siano mancipati, et voglia che ditti fioli ven- 
gono in conseglio che quelli non possano haver oflScio alcuno se 
prima non faci le guardie et altro facion, come fano li altri del 
conseglio unde bene, et diligenter vista et disputata fuit dieta pars 
inter dictum D. potestatem, et consiliarios, et possito partito ad 
pissides, et ballotas Captum, et affirmatum fuit prò ut in ea con- 
tinetur per ballotas XXII sinceras. v. in contrarium existentibus. 
Mathens KiUro, cane.® Man*° s. s. 

GAP. 253. — MCCCCLXXV. indictione Vili die dominico 
XI mensis iunij. Quum viri Magnifici et generosi D. Nico^aus de 
pessaro prò inclito Due. Do. Venet honorabilis potestas montone 
et districtuSjt et Petrus de muUa prò prelibato senato parentij po- 
testas ex forma suarum commissionum, et quia ian decursi erant 
anni VII quod confinia dividentia terintorium parentinum a territorio 
montone non fuerant vis9 super ipsa confinia adductis seu civibus 
plenariam informationem habentibus de dictis confinibus, et cogni- 
tionem eorumdem cum instrumentis, et alijs scripturis ad predicta 
spectantibus sec ontullissent dato iuxta solitum principio visionis 
predictorum confinium ad locum noncupatum vai de piles multa, ac 
infinita confinia ante quam ad primam columnam devcnissent coperta 
fuere non contenta in instrumentis supe inde confectis sub MCCCLXIII 
indictione prima die VJII mensis semptembris manu s. Nicolai q. s. 
Bartholomti de verona nuncij pub. per q. magnificum D. hermolaum 
venerio Capitaneum tunc pasinatici sp. iudicem dellegatum prò def- 
ferentijs que vigebant causam ipsorum confinium inter comunitatem 



&2 

!iiontone, et comuni tatoin parentij multaquo coiilinia amborum incisa, 
et refecta signa per diversos modos differentes a continentia premisse 
sententie ex eo quia ubi esse debebat, et debet crux in saxo non est. 
et ubi cerus esse debet est quercus, et ecconverso adeo quod ex 
torma sententie eiusdem nullum verum et iustum confine haberi 
potest, ex quo sententia ipsa est nulla, et valoris nuUius unde quod 
saper eodem loco confinium ob multas, que emergebant dissessiones 
rixas, et que erant ventura scandala si dieta confinia ut supra con- 
diunta remanerent. Comunicato Consilio prefacti D. potestatis cum 
sapieutibus civibus, qui secum coperiebantur ad obviandum rixis 
discordijs, et sanguinolentis, que occasione predicta proculdubio se- 
cuture erant. Convocato altissimi adiutorio prò bono pacis, tran- 
quilitatis et concordij ipsarum comunitatum terminando auctoritatem 
qua funguntur Statuerunt quod per unamquamque istarum comuni- 
tatum ellegi debeant per consilium quorum sapientes cum auctoritate 
plenaria renovandi, rettractandi et refrigendi confinia premissa com- 
ponendi, retractandi, terminandi, et statuendi tam in aplicando, 
quamque in restringendo ea, uti eis, et eorum conscientiis tam- 
quamque memora istorum locorum, et veluti capiti asistentia vide- 
bitur presentibus egregiis, et sapientibus viris s. georgio fiorini, et 
bexino puliceno iudicibus comunis montone, s. panilo barbo, s. la- 
oobo puliceno, et alijs multis. 

CAP. 254. — Coentro scripto millesimo et indictione die 
XVIII iunij in cuius suprascripti terminationis executione. Coadu- 
nato, et convocato egregio, et generali Consilio montone mandato 
dicti D. potestatis ad sonum campane voce preconis ut moris est. 
In quo eiusdem D. potestatis computata persona aflfuerunt consi- 
liarij XVIII totum et inlegrum consilium ipsum repressentantes. 
Tossita fuit pars tenoris videlicet. Quum sit quod sub die dominico 
XI instantis prò norma suarum comissionum, et quia tam decursi 
erant anni VII. quod confinia dividentia confinium parentinum a 
tenitorio montone super ipsa confinia se contulissent cum infra- 
scriptis videlicet sententijs dictorum confinium, multa confinia indi- 
recta, devastata, ren ovata, et incissa, et non contenta in sententijs 
ipsis coperissent: ex quibus sententie ipse comune veniebant valoris 
uullius, et vigoris, et prò resecaudis dissessionibus scandalis, et 
rixis : que eorum causa seoutura eiant terminando statuissent 



93 

unanimiter, et concorditer quo prò reno va tiene confìnium ipsorum, et 
reformatione sententiarum per unam quanique earum comunità tura 
parencij et montone, deberent elligere quorum sapientes in Consilio 
suo ex civibus earum : qui habent sumptus Cancellarius ipsorum 
rectorum equitare super dieta confinia, Et dato principio ad locum 
solitum distrucre refficiendo ea ab uno capite ad aliud cum illis 
modis quibus eis melius videbitur. Ideo in presenti Consilio ibit 
pars quod elligantur quorum sapientes cum plenaria auctoritate vi- 
dendi, examinandi, declarandi componendi, arbitrandi terminandi, et 
deflfìniendi circa ea uti melius, et continentius eis videbitur. Et 
datis, et recceptis ballotis capta fuit pars per omnes nemine di- 
screpante, et factis ellectionibus ellecti fuerre, 

8. Barth. Mallaspina ì ci., j x- i_ n i.- 

I Et datis ballotis remansserunt per omnes 

-r* 11 -r» 1 f ballotas. Quibus prestitum fuit sacramentum 

s. Paullus Barbo 1 , . • t , . « • 

__. , ,^ . I de recte indicando circa ipsa confima. 

s. Michael Komagnmus J 

GAP. 255. — In Cristi nomine amen. Nos Domìnicus de dio- 
nixio q. s. Ioannes: Antonius de facina q. s. lacobi, Nicolaus bu- 
liconis q. s. blaxij, et Cat" de artizonibus q. s. herizi vice, et no- 
mine comunitatis parentij, ac bartholomeus Mallaspina q. s. Ioannis 
lacobus puliceno q. s. michalini, Paullus barbo q. s. Zanini. Mi- 
chalinus romagninus q. s. Marini vice, et nomine egregie comuni- 
tatis montone ad infrascripta causam agitandam sapientes ab earum- 
dem comunitatum circumspectis consilijs ellecti, et dellegati in exe- 
cutione terminationis Mag. Dominorum petri de mulla prò ex"° Due. 
Do. Venet. honorabilis potestatis parentij , et Nicolaj de pexaro prò 
prelibatu senatu honorabilis potestatis montone actis II iunij prò 
ximi preteriti presentis millesimi, et indictionis. cum ampia plenaria, 
et circa hoc generali comissione videndi, examinandi, declarandi, 
statuendi terminandi, diffiniendi, et reuovandi confinia infrascripta 
dividentia territori um parentinum a territorio montone. 

(Omissis.) 

Lecta, data et pnblicata fuit suprascripta sententia per memoratos 
sapientes in vico visignani in tempio s.** Quiricij suprascripti 
curentibus annis, a nativitate Jesu Xristi D. nostri MCCCOLXXV. 



94 

(Omissis.) 

Ego fraìmscHS ripanus q. Egregi! viri D. Antonij civis inco- 
laqiie tarvisij pub. imperiali auctoritate Notariiis tarvisanus^ et im- 
presentiarum prefacti Mag. D. Nicolaj de pesare prò ili"** et ex"" 
Venet. senatii honorabilis potestas montone suique districtus pre- 
dictis omnibus, et singulis dum sic agerentur affui sententiam con- 
fici in locoque suprascripto etc. antedictis astantibus, et alijs in 
multitudine legi, et publicarij, et eam in hanc publicam formam in 
registro montone manu propria scripsi: et in fidem, et testimonium 
me cum soliti» signo et nomine subscripsi, in quorum etc. 

GAP. 256. — Quum extaret differrentia inter suprascriptos 
octos sapientes: videlicet montone et pai^entij circa preferitionem 
eorum in dando antescriptam sententiam : quia prefacti parentini 
asserebant se esse maiorìs significatus ratione civitatis, et rectorìs, 
Et montonenses asserebant ymo se preferrendos esse mtiltis suis 
rationibus super qua controversia multe dissertationes facte fuisaent : 
tandem ut finis debitas imponéretur eidem sententie, ne remanet 
non publicatA, et data venerunt concordes ad hanc composition^m 
predicti montonenses, videlicet si et in quantum D. Rectores pa- 
rentij, et montone declarabunt eos debere prefferri parentinis quain- 
que preflferantur, et eorum. et in quantum non remanerent concordes 
prefacti rectores exnunc contentarunt volontarie quod parentini pre- 
ferrantur in sententia ipsa absque alia tergiversatione et cavilla- 
tione, et in quantum etiam remanerent quod dicti parentini prefer- 
rantur in sententia ipsa: et predicta declaratio, et finitio fieri debeat 
amo usque ad unum mensem presentibus D. prebitero Andrea be- 
neficiato visignani, et maestro petro de ramo lapicida: idem franci- 
scus ripanus s. s. 

GAP. 257. — A tergo: Domino Antonio de canali potestati 
montone et successoribus suis, Spectabilis et generose vir accepimns 
litteras nostras cum copia provissionum captarum in Consilio isto 
montone ; quibus vissis, et diligenter examinatis ac auditis nontijs 
comunitatis postullantibus ipsarum provissionum confirmationem, ac 
omnibus consideratis prò bono, et utili ipsorum subditorum nostro- 
rum auctoritate nostri magistratus eas laudavimus, et confirmavimus 
modo et condictionibus infrascriptis : sic providentes, terminantes, 



96 

ac conrigentes videlicct et primo Pro custodijs non acdpiendis n ree- 
ioribus. Quum omDes Rectores qui decetero venient potestatea mon- 
tone non possint accipere nistodes portarum prò fieri faciendo feno 
suo modo aliquo : sed eis permittant facere custodias sua sub pena 
daccatorum quinquaginta prò qualibet vice exigenda per D. sindicos 
aat per D. advocatos quorum sit tertium, et tertium illmi Due. Do. 
Venet, et tertium accusatoris, et similiter non accipiant alias per- 
sonas ad facienda dieta fena sine solutione, sed teueantur ipsis personis 
sibi laborantibus solveri si eas voluerint. sub pena predicta exi- 
genda ut supra. Item quod dicti D. potestates non debeant acci- 
pere equos personarum sine solutione aut contra earum voluntatem 
preterquam in conducendo fena iuxta consuetum dando soldum 
unum prò sanma intra cornarium, et preterquamque in neccessita- 
tibus illmi Due. Do. Venet. vel in executione mandatorum suorum 
sub pena suprascripta dividenda ut supra. Item quod Cancellarij 
qui decetero venient cum D. potestatibus habere debeant prò qua- 
libet sententia voluntaria cuiuscunque summe sol. IIII tantum, et 
non plus sub pena legis furanti um, Item quod prò qualibet sen- 
tentia in iudicio facta per D. potestatem montone aut per iudices 
arbìtros, et deinde auctorìzata per D. potestatem habere debeant 
prò labore suo usque ad summam lib. X. sol. unum prò libra a 
lib. X usque ad lib. L** parvullos VI. prò lib. et abinde superius 
parvullos III prò libra et si plus acceperint cadant ad penam fu- 
rantium ut supra. Item prò designatione pignorum stabilium habere 
debeant sol. IIII prò deliberatione sol. duos. prò proclamatione et 
auctorìtate pretoris sol. IIII, et nihil aliud prò incan tibus habere 
possint prò instrumento vero ipsarum deliberaiionum usque ad sum- 
mam lib. X. sol. I prò libra, a lib. X usque ad lib. quinquaginta 
parvullos VI prò libra, et abinde supra parvullos IIII prò lib. Et 
sic prò quolibet actu civili diffinitivo habere debeant precium, et 
solutionem suprascriptam : Itera prò quolibet compromisso tam ma- 
gno quanque parvo habere debeant sol. XXIIII et non plus. Item 
prò testamentis, et inventarijs dicti Cancellarij, et quilibet alij No- 
tarij habere debeant sol XVI tantum uaque ad summam lib. C. et 
abinde supra sol. X. prò quolibet centenario lib. valoris rerum de 
quibus fieret testamentum, vel inventari um. Et si plus accipient in 
aliquo suprascriptornm cadant ad penam suprascriptam. Item quod 
Cancellarij non possunt vendere pignora mobilia, et stabilia 



96 



designata ad canrellariuni nisi D. potestas, aut eiiis iudices fuerint 
presentes sub pena lib. XXV, exigenda, et dividenda ut supra. — 
Item quod comillito non possit introraitere possessiones specialìum 
personarum prò aliquo debito privato si debitor non fuerit presens, 
aut legittime citatus sub pena lib. quinquaginta parvorum exigenda, 
et dividenda ut supra. — Item quod dictus comillito si possit in- 
gredi per vim in domum alicuius persone si domus clausa fiierit prò 
aliquo debito privato, et civili sub 'pena duce. XXV. exigenda et 
dividenda ut supra et standi raenses duos in carceribus. Requirimus 
ergo sp. Vestre quatenus suprascriptas provissiones sic ut supra 
per nos corectas, et factas, ac confirmatas exequi, et observari 
faciatis, et publice proclamari, ut omnibus note sint ac super una 
abula exscnbi, et poni^ ac snspendi ad columnam, que èst in medio 
logie, no quis insciens deccipi possit, ex iustinopoli die Vili 
sett. 1479. 



Ioannes Rubatinus Venerius 
Hieronimus Gritti et 
Hieronimus Marcello 



Auditores, advocatores, provissores, et 
sindici illrai Due. Do. Venet. 
E. Io. Boc. Not. mandato ss. 



GAP. 258. — Nos Marcus lauredano Auditor, advocator, pro- 
vissor, et sindicus illmi Due. Do. Venet. Vissa suplicatione nobis 
facta per fìdellissimam comunitatem montone per quam porrigens 
quedam capitula supliciter postulJarunt per nos oportune provider! 
prò bono, et utili ipsius comunitatis, et sublevatione subdictorum 
ndebite a certo tempore citra opressorum, habitaque super hijs ca- 
pitulis matura deliberatione, et omnibus consideratis : tandem aucto- 
ritate officij ab illmo Due. Do. Venet. concessa, et nuper litteris suis 
confirmata deliberavimus cuilibet ipsorum capitulorum respondere, 
et ita. providendo tenninavimun, et declaravimus ut infra videlicet. 

1) Ad primura quod suplicatum est, ut semper consuetum fuerit, 
ut camerarius montone exeyerit pecunias comunitatis^ et ex illis 
solverli temporibus suis Magnificis Bectorihus montone, et deindi 
magnifico capitaneo raspurch, et successive alijs o/ficialibus iuxta 
occurentias loci, et a certo tempore citra D. potestates ce- 
perint exigere a debitoribus pocunias ipsius comunitatis, et 
illas dispensare modo suo ex quo sequutum est, ut defficien- 
tibus pecunia non potuerit satislieri D. Capitaneo Raspurch 



et antelata daiDiia ipsia fidfiUl^ns ìllata sint, nec officiales etiam 
comanitatìs fuedot saiisfacti in eorum grave prejudìcium Ve- 
limus propterea providere quod pecunie comunitatis mont(fne 
iuzta conflaetam perveniant ad manas camerarij qui de illis 
solvere habeant Domino potestati prìmum de qaattuor in 
quattuor menseB izsta formam comissionis sue: deinde Do- 
mino Capitaneo Baspurch. et postea alijs officialibus, Et quod 
D. potestas de ipsiis pecoiuis se impedire non possit. Ter- 
minavimos, ^ dedaravimus quod ita fiat^ ut petitur. Quum 
hoc quod D. potestas non permitat quod camerarij non ex- 
spendant de pecuniis comunitatis post solutionem faotam ipsi 
D. potestati de quattuor in lUI menses nisi prius solverint 
raspo de tempore in tempus id quod ipsa comunitas solvere 
tenetur: quo facto postea permitat solvere, et dispensare pe- 
cunias suas ut ipsis melius videbitur: atque observari faciant 
sub penna duccatorum centum in suis propriis bonis aufFer- 
renda per M. D. Advocatos comunis aut Sindicos, qui prò 
tempore fuerint^ et sub pena Camerarijs contrafacientibus 
dupli tocius eius, quod aliter expenderent exigenda ut supra. 
etiam per D. potestates montone. 
2) Ad secundum quo q^estum est de corruptella antroducta a 
parvo tempore citra per D. potestates montone circsk frumentum 
munitionia quod per rectores mutuatur ipsis fidelibus subdictis, 
et datur ad renovanduin cum augumento culmorum quando 
dicti D. potestates interdum exigunt culmos predictos quos 
in se convertunt bis, et pluries dimittendo, et non exigendo 
mutuatum, et etiam interdum ijSsi D. potestates quando est 
penuria frumentonun vezKluixt dictum frumentum ad precium 
duccati unius prò mensura et postea mittunt emptum de alio 
venetias prò eorum libito quod sibi costat sol. XL. prò stario, 
et est corniptum' aliquan, et devastatum, et illud postea di- 
spensant fidelibus subdictis etiam mintis, et dant ad reno- 
vandum cum augumento suprascripto culmorum ab illis resti- 
tuendo: faciendo talem marchantiam inhonestam cum damno, 
et preiuditio ipsorum subditorum petentium subveniri. Sta- 
tuimus, . et ordinamus quod domini potestates non possint nec 
debeant óxigere ab hijs qui frumentum S^ Marci mutuo ha- 
buerint nisi unum culmum prò mensura quem culmos habere 



96 



debeant ipsi ezigendi capitale, et non aliter snb pena reffec- 
tionia dupli, et daccatorum XXV. prò quolibet cnlmo exacto 
Bine capitali: in Dominiam nostrani convertendorum, Et non 
possint dicti D. potestates aliquo tempore vendere dictam fra- 
mentam prò emendo de alio: sed illad omni anno debeant 
dispensare inter homines qni secori fuerint ad renovandum 
iuzta solitam, et aliter facere non possint sub pena sapra- 
scripta, et restitntionis totius eias quod lucrati fuissent ex 
venditione ipsorum frumentorum Su Marci: Que pene ezi- 
gantur per Magnificos D Advocatos comunis Venet. aut sin- 
dìbos : qui prò tempore fuerint quorum sit tertium, et tertium 
ilLni Due. Do. Ven. et tertium accusatoris. 

3) Ad tertium quo exponitur quosdam D. potestates a certo tem- 

pore citra, ut accipiant quasdam galinas, et eertum vinum^ que 
sub nomine regaliarum ab hac comunitate dari semper con- 
sueverunt ipsis D. potestatibus ad computum sallarij sui, et 
talea regalias non ponunt ad computum sed in se convertant 
cum damno comunitatis predicte lib. duccentarum, vel circa 
prò quolibet regimine, et propterea conquestum est quod ubi 
solitum fuerat quod ipsi D. potestates antea finem regiminum 
suorum facerent computa ma sub lobia coram iudieibus, et ea- 
thaverijs^ et toto popullo nunc rem in longum ducunt usque ad 
ultimum regiminis sui. et postea faciunt computum con i)no 
solo modo suo, et ita asportant pecunias comunitatis super 
quibus petitum est supliciter provideri : terminamus, et de- 
claramua quod tam in regalijs galinarum, et vini, quanque in 
faciendis computis sub lobia etc serventur antique consuetudines, 
et provisiones Mag. Dominorum sindicorum: sì que super hòc 
reperìuntur facto sub pena due. Centum, et restitutionis totius 
eius, quod ipsi D. potestates indebite accepissent exigenda ut 
supra. 

4) Ad quartum quo expositum est ordinatum esse per statuta 
quod comunitas montone consignat quedam prata D Recto- 
ribus: que sunt prò suplemento victus equorum, et foena ex 
illis ^rovenientie popularibus est obligatum duetre ipsis D. 
potestatibus in castello prò sol. uno prò sauma, et comunes 
angaries sepius quod in stabuUo D. potestatis sunt alij equi 
quanque sui, ut sunt canceUarj, comilitonis, et aliorum propter 



99 



qaos opus est qaod emant fenum etiam, et alijs locis et tale 
fenum cogitur popalares portare s^imiliter sursum modo pre- 
dicto eum damno suo, et incomodo, et propterea conquestum 
e8t quod dicti Domini potestates angarizant ipsum pop ali am 
prò equis a saume quo8 sibi dare faciunt quando volunt mit- 
tere venetias, vel alio prò presentando centra ordines, et provi- 
siones Dominorum sindicorum super quibus omnibus posta- 
latnm est oportune provideri: statuimus et ordinamus quod 
D. rectores non possint neque debeant angarizare aliquos in 
particulari neque comunitate in generale ad portandum fenum 
prò equis aliquorum ultra equos proprios ipsorum rectorum 
prò eodem pretio prò quo conducunt fenum alijs rectoribus. 
Et simifiter non possint dare aliquam angariam tam comuni 
qoamque alijs tam in somizando quamque in aliquo alio ultra 
id quod eis concessum est per Dominium nostrum, et D. 
Sindicos sine debita solutione sub pena duce. Centum et ref- 
fectionis omnium damnorum et interesse : que pena dividatur 
inter illmpm Due. Do. nostrum: Acusatores, et magnificos D. 
sindicos qui talem penam exegerìt. Item statuimus, et ordi- 
namus quod dicti D. rectores observent, et observari faciant 
omnes provisiones factas per D. Sindicos suprascriptos no- 
stros: Dummodo non sint contrarie mandatis illmi Due. Do. 
* nostri sub pena suprascripta. Comitentes vobis 8p,li D. Santo 
Barbo honorabili potestati montone, et successoribus suis, ut 
provisiones suprascriptas observetis, et observari faciatis in- 
violabìliter, sub pena duce, centum ultra penas in eis con- 
tentas et publicari, et proclamarì ad omnium inteligentiam 
qnas ad perpetuam memoriam in hoc registro ordinum, et 
provisionum comunitatis montone registrari fecimus: Datum 
montone die ultimo septembris MCCGCLXXXVIII. 

GAP. 259. — Magni£cus Dominus Marcus lauredano honora- 
bilia Audictor, Advocator, provissor et sindicus il Imi Due. Do. Venet. ' 
ad snplicationem Mage sue factam per populares montone gravantes 
à% quadam comiptella introducta a certo tempore citra in loco ipso 
moDtone : Que est ut quociescunque accidat inveniri oportune equos 
prò factis illi Due. Do. nostri quando veniunt Sindici, provissores^ 
T«i alij officiales prelibati Dominij, aut prò factis comunitatis 



'ri r^ru 



>5f)A 



100 

• 

homines.de Consilio exentrent ialem sar&mam 9up0r ip$os popmllares, et 
cogant eos ad Ezibendos equos snos, • et ipsi saos illetftos, et in- 
tactoB servent contra omnem institiain, et equitatem in grave dam- 
nam ipsornm popuUarìum saplicantioxn sibi oportune provideri: et 
qaod talee angarie equorum eqaaliter dividantor, et fiant tam per 
Ulo8 de Consilio quamque per poptUlaree. habita super hoc negotio 
matura consideratìone, et omnibus diiigenter pensiuitis auctoritate 
nostri officij sibi ab ilLno Due. Do. Venet. concessa et nuper lit- 
teris snis confirmata terminavit, et declaravit ut isfira. vic'elicèt 
quod quamvis equalitas sit semper in omnibus observasda, tamen 
quia aliquando propter neccessitatem ei derrogare opus est. ideo 
remittatur arbitrio Domini potestatis accipiendi equos a quibus- 
cunque tam civibus quanque popullaribus prò ut erit opus, et sibi 
videbitur neccessariom quantum équabilius fieri poterit non obstante 
aliqua consuetudine, vel potius corrupteila huc usque observata in 
accipiendo equos pocius popullarium, quamque civium. St hoc in- 
teligatur prò negocijs ilL Due. Do. nostri, vel illius comunitatiB 
montone : prò negodjrt vero particularibus ipsorum- D. Eeotorum, vel 
suorum officialium, aut aliquorum de familia sua, vel aliarìum par- 
ticularium personarum sive nobiiiwn, eive iqnobUimm minime accipi 
possint equi predicti sine debita solutione iuzta formam comissionis 
sue sub pena ducc'centum ezigenda per M. Dominos Sindioos: qui 
per tempora erunt. Comitentes vobis Sp" D. Santo Barbo hon'orabili 
potestati montone et successoribus, ut suprascriptam provissionem 
observetis, et observari inviolabiliter faciatis. sub pena predicta. 
Datum Montone die III octobris MCCCCLXXXVIII. 



GAP. 260. — Nos Marcus lauredanus Audictor, Advocator, 
provissor et sindicus illmi Due. Do. Venet. intelecta huiosmodi sa- 
plicatione egregii viri s. Ioannis Nicole Castelli de verona cancellarij 
nostri: Quod quum utilitates istias cancellane sint adeo ezigue, ut 
sibi victum subministrare nequeat: Quoniam scripturas quam^ae 
plurimas facere cogitur: ex quibus nuiiam penitus mercedem ree- 
cipit adeo ut nisi sibi provideatur propriam substantiam in hoc re- 
gimine conterrere opus sit prò se, et familia sua sustendanda ve- 
limus propterea sibi suffi*agium aliquod impartiri et concedere, ac 
terminare quod prò scripturis infrascrìptis saltem accipiat mercedem. 



101 

aliquam cuin qua vitam suam, et £liorum iraducere posait. Gonsi- 
deratis omuibius, et considerandis et exstimantem ipsam ex audic- 
tione dignom tam sua causa: qui et fldellissimus est illmi Due. Do. 
nostri et multa damna in ferrarensi bello passus est. ac sufficien- 
tissimus est, viteque integerime, tum vero ut rectores illmi Due. Do. 
nostri liabere possint idoneos, et suifìcientes ■ cancellarios in ho- 
castellum decetero ducendos: qui parvitate lucri non deterreatur 
illis inservire auctoritate officij nobis ab illmo Due. Do. nostro con- 
cessa, et nuper litteris suis coniìrmata terminavimus, et declaravitnus 
quod presefis cancellaritiSj et qui decetero venient cum D. potestatibus 
montone habere et accipere possint solutiones et premia infrascripta 
prò scripturis infrascriptis videlicet: 

Pro quolibet percepto quod scribitur ad bancbum iuris . sol. I 

Pro quolibet termino similiter „ I 

Pro quolibet publicatione condemnationis pecuniarie in 
arrengo que perveniat in utilitatem comunis mon- 
tone sive de magna sive de parva quantitate . . ;; III 
non inteligendo de corporalibus, neque de banis prò 
quibus statuta est eis merces conveniens. 

Pro qualibet cavalchata ad'videndum differentias liabere 

debeat „ XX 

et equum eis dari debeat per illos qui voluerint 
quod equitetur sine aliqua solutione nauti, et ex- 
pensarum. 

Pro qualibet accussa cursariorum habere debeat ab eo 

quid damnum faciet „ I 

Pro scribendo iuramentum, et acceptationem officij cur- 
sariorum habere debeaut a quolibet „ II 

Pra examinationibus testium in causis criminalibus ha- 
bere debeant „ IIII 

prò quolibet teste sicut habent de civilibus, ut iustum, 
et honestum est. Quum circa eos non minor sed maior 
diligentia, et labor requiratur* quanque circa civiles, 
et hactemus non habuerint nisi tantum . . . . „ II 

Comitentes vobis sp" D. Santo Barbo honorabili potestati 
montone et successoribus ut dictam termina tiouem, et taxationem 



102 

inercedum exequi faciatis, et ita solvi ipsis cancellarijs decetero, ut 
caasam habeant possendi vivere, et noD faciendi mamarias. neqne 
extorsiones aliquas. sed bene, et diligenter inserviendi rectoribos 
stiis quam in hoc provissionum et ordinum libro registrari fecimus 
ad fiiturorrim memorìam. Datum Montone ultimo septembris 1488. 
lof. Boc. Net. Man.to ss. 



GAP. 261. — MCCCCICI (1491). Indictione IX. die IH 
mensis lulij. In sulla pallacij semper bonum Heip. et iura^ at decet 
deffendenda sunt ideo cum per novam introductam corruptellam per 
alìqaos de montona comonitas ipsa damnum maximum patiatur ex 
eo quod centra debitum accipiunt dant forrenssibus, qui condacunt 
eorum ammalia in proprietatibus ipsorum de montona ad pascu- 
landum in maximum damnum ipsius coraunitatis, et centra antiquas 
consuetudines castri. Quia comuni herbatica solita spectant, Et 
omnino providendum sit, et neccessarium ad hoc ut in futurum 
talia inconvenientia non sequatur, et iura comunitatis illessa obser- 
ventur. Ideo cum licentia Mag. D. Joannis marie mudacio honora- 
bilis potestatis montone Congregato Consilio in salla suprascripta 
presentibus iudicibus et chataverijs, et alijs ad sonum campane, et 
voce preconis, ut moris est ubi interftierunt voces XXII. Compu- 
tata persona dicti D. potestatis, et circa predicta arengantum fuit 
prò, et centra, et bene ponderatis iuribus, et honore comunitatis 
tandem ad conservationem honoris, et iurium comunis montone pos- 
sita fuit pais ad bussollos, et ballottas tenoris infrascripti videlicet 
quod nulla persona cuiuscunque condictionis existat de montona, vel 
districtu habens proprietates aliquas aliquorum terrenorum in mon- 
tona, et districtu decetero audeat, vel presmmat aeceptare anitnalia 
aliquorum forrensium tam minuta quanque grossa, nec patroni illa 
conducentes super proprietatibus dictorum de montona, et districtos 
aliquo collere, forma, vel ingenio. Sub pena lib. XXV. parvorum 
prò quolibet et qualibet vice aufferrenda, et dividenda inter co- 
mune, et accusatorem. Qua parte possita. Capta fuit per ballotas 
XIX in favorem, IH vero centra. Die Dominico de mane X iulij 
1491 apud lobiam astantibus Judicibus, et multitudine poppoUi, 
proclamante Andrea de polla precone publicat* fuit suprascripta 
pars in omnibus, et per omnia, ut supra. ss. 



i 



103 

GAP. 262. — Quoniam Inter reliqua, que ad conspectum 
illi Dominij nostri est gravatum et expossitum per nontios, seu 
ambassiatores huius fidelissime comunitatis nostre montone est quod 
Qaum. ipsa comunitas habeat unum fonticum hladorum factunij et con- 
structum propriis pecunijs eiusdetn comunitatis prò ubertate poppuUi, 
ac panperum personarum per aliquos potestates iiuius terre coguntur, 
et astrigli ntiu', seu coacti fiierunt fonticarij dicti fontici ad sibi mu- 
tuandum peccunias de peccuniis eiusdem fontici : unde sequitar ex 
defficiente peccnnia non possunt emere de framentis et bladis nec- 
cessaiijs prò ipso fontico, Et consequenter pauperes, et poppulus 
aniversos mirum in modum patiuntur, et hoc sopissimo sit ad finem 
quod ex deffectu bladorum buius fontici ipsi potestates possint 
grandiori pretio, et aliquando ex excessivo, et inhonesto vendere 
biada sua que percipiunt ex potestarijs, Et quum hoc sit. et prò- 
cedat de directo centra foimam, et dispossitionem partis excelhnì 
Consilij rogatorum diei XXIIII mensis semptembris 1470. Prop- 
t^rea ex parte, et mandato Mag. Dominorum advoccatorum comunis 
illi Due. Do. nostri et prò debita executione comissionis et man- 
datorum illmi prelibati Dominij requiritur, et mandatur vobis Mag. 
D. leonardo Bembo honorabili vicepotestati montone, et successo- 
rìbus vestris Quatenus nullo pacto audeatis, vel pressumatis dece- 
lero accipere, vel expendere de huiusmodi pecuniis fontici predicti, 
Dee conscentire quod per alios expendatur aliquis denarius ipsius 
fontici excepto quam in frumentis, et alijs rebus neccessarijs prò 
predicto fontico : imo quod bene, et recte gubernentur, et dispens- 
sentur ad beneficium dicti fontici prò ubertate popoli observandum 
in totum, et per totum dispossitionem, et ordinem diete partis 
super regimine dicti fontici salvo si per illm Do. nosti*um vel alium 
magistratum habentem ad hoc libertatem aliter fuisset ordinatum. 
Sab pena duccatorum quingentorum exigenda in dictis bonis totiens 
esset contrafactum — Pto bladis munitionum et potestariarum Prop- 
terea quoniam est gravatum etiam quod sepissime fuerunt vai'ie 
proclamationes et inibitiones ex parte dictonim nostrorum rectorum 
videlicet quod fonticarij predicti non audeant vendere frumenta, et 
alia biada prò ussu fontici et aliquando quod non audeant emere 
sab diversis penis aliquando etiam, quod alij non audeant vendere 
nec aliquis aliunde emere quam ab ipsis D. potestatibuS; aliquando 
etiam publice coguntur persone ad emendum ab eis, et eo pretio 



104 



quod sibi placet imponere ad finem soliun, et intentionem possendi 
melius et ìnhonestis aliquando preciis vendere, et dispenssare 
frumenta, et alia biada sua que percipiuDt ex potestarijs^ et aliquando 
• illa munitionis illmi Due. Do. nostri convertendo utilitatem in eoram 
ussu cum damno, et iactura horum iidelium, et pauperum perso- 
narum. Et propterea ex parte et mandato prefactorum Dominonim 
advoccatorum ex comissione * de mandato prelibati illmi Due. Do. 
nostri talia pati nequamquam intendente» si ita est requiritur, et 
mandatur Vobis prefacto Mag. D. Leonardo bembo vicepotestati 
montone, et successoribus vestris quatenus sub pena predicta duce, 
quingentorum exigenda per advocatos comunis totiens fuisset con- 
trafactum: Decetero. vos abstinere debeatis ab huiusmodi inovatio- 
nibus, et prohibitionibus providendo potius sicuti est mentis, et 
intentionis illmi Domini nostri ubertati dictus et comoditati horum 
fidelissimorum subdictorum non preiudicando propterea quod non 
possitis de dictis, et congruis temporibus facere renovationem fru- 
mentorum prelibati illmi Do. nostri deputatorum ad munitionem huias 
Castri Cum illis comodioribus, et honestioribus modis prò ut vobis 
melius videbitur neccessarium — /Vo vlneo et oleo extramido. Ulte- 
rius quoniam gravatum est quod eisdem fldelibus montone non ob- 
servatur gratia sibi concessa per prelibatum illmi Du. Do. nostrum 
circa libertatem possendi estrahere vinum, et oleum suum, ut ex 
comuni tractu possint consequenter sibi providere de bìadis, et alijs 
neccessarijs ad victum suum faciendo, et ordinando illis diversas 
prohibitiones de directo contra formam, et dispossitionem diete 
gratie, ac terminationum, et provissionum super hoc factarum per 
mag. D. sindicos requiritur, et vobis mandatur, ut ipsis fidelibus 
obsei'vare debeatis quantum per prelibatum illmi Du. Do. nostrum 
sibi est concessum et super inde per D. sindicos provissum, et 
terminatum sub i)ena predicta exigenda ut supra vale etc. Montone 
die XII mensis octobris 1494. 

Andreas pacis notarius officij prefFactorum D. advoccatorum 
mandato s.s. 

CAP. 263. — Cristoforus Mauro Dei gratia Dux Venet. etc. 
Nobilibus et sapientibus viris Ioanni Zancharolo de suo mandato 
potestati montone, et successoribus suis fidelibus dilectis salutem, 
et dillectionis affectum. Significamus vobis quod die XXIV mensis 



105 



septembris ellapsi in Consilio rogatorum capta fiiit pars tenoris 
in trascripti. Videlicet est neccessarium providere quod pecunie 
fonticorum terraram istrie bene, et cam utilitate, ac comodo univer- 
sitatum gubernetur, et non dispensantur aut expendantur ad aliud 
quam, in emendis frumentis, et in alijs rebus neccessariis haiiis- 
modo fontici sicut deputatam est. et non malo modo dispensentur 
per camerarios comunitatum ipsarum qui multotiens remanent debi- 
tores, et in consilijs suis fieri faciunt sibi gratias uni hodie, et cras 
alteri Et totum hoc damnum revertitur ad pauperes fonticarios cum 
interesse pauperum personarum qui sine fontico stare non possint, 
et prò inde vadit pars quod omnes rectores istrie presentes, et fu- 
turi ex mugla iisque ad pollam sub pefta duce, quingentorum non 
audeant, nec pressumant expendere, aut conscentiant, aut expen- 
datur aliquis denarius de ratione dicti fontici excepto quam in fru- 
mentis, et alijs rebus neccessarijs prò predictis fonticis. Item quod 
omnes fonticarij dictorum fonticorum octo diebus postquam compie- 
verint offici um suum debeant soUidasse capsam suam, et consignasse 
successori suo omnes rationes fontici per eum administrandi sub 
pena solidorum quatuor prò libra que pena sit rectorum nostroi*um 
et privatione perpetua omnium officiorum, et benefficiorum que con- 
tribunntur per Consilia dictorum loccorum. 

Pro denarijs comunis. 

Propterea quia pecunie dictarum comunitatum gubematur per 
suos camerarios male, et improbe, qui remanent debitores, et nun- 
quam solvunt, et obtinent gratias in suis consilijs ad solvendum in 
tempore, adeo ut stipendiarij raspurch non possunt reccipere pec- 
cunias suas, et quotidie molestant dominium nostrum non sine pe- 
riculo rationum nostrarum captum sit ut dicti camerarij comuni- 
tatum predictarum subiaceant omnibus hijs dictis penis quibus su- 
biacest dicti fonticarij, et camerarij in solvendis capsis suis rema- 
nent debitores et cum successoribus plerumque conveniunt per 
modam quod dicti successores ostendunt se reccepisse totum id 
quod illi dare restant, et se vera nihil habuerunft, Quod male factum 
est. Captum sit quod id decetero fieri non possit, «t si aliqnis dic- 
toruni successorum contrafecerit cadat ad penas suprascriptas, et 
hoc capituUum addatur in coraissionibus omnium rectorum nostrorum 



106 



histrie qui rector sub pena duce, quingentorum partem suprascrip- 
tam executioni mittere teneatui*. Quare cum suprascripto nostro 
Consilio vobis mandamus quatenus suprascriptas partes, et contenta 
in ea observare, et observari faciatis : facientes has nostras in ista 
nostra cancellarìa registrare ad futurorum memoriam : Data in no- 
stro Bue. pallacio Die XXIII mensis octobns indictione ini. 
MCCCCLXX. 

GAP. 264. — A tergo: Spectabili et egregio viro D. leonardo 
bembo potestati montone et successoribus suis amico carissimo. 

Spet"", et egregie amico nomine istius comunitatis, quum gra- 
vamen expossitum est • nobfs quod centra formam ordinum, et pro- 
vissionum factarum per virum nobilem s. aloysium landò, et col- 
legas Audictores, et aindicos ex parte maris Cancellarij qui istuc 
deveniunt in solutionibus suis accipiunt plus eo quod eis ordinibus 
et provissionibus suprascriptis statutum, et limitatum est ad damna 
pauperum istorum, et centra debitum iuris, et lionestatis super quo 
implorata ope magistratus nostri vestram ex officio nostro speetat 
requiiimus quatenus ordines, et provissiones sindicorum predictas 
obseiTare, et observari facere debeatis non permittendo cancellarios 
ipsos accipere plus debito, et ita observai-i quod nobis non sit opus 
ad dieta comunitatis gravamina provideri, Quo hanc nostris regi- 
strari faciatis, et registratas pressentanti restituì. 



ì Advocati comunis Venet. 



Beinardus bembus doc. et eques l , . ,. ^rxTTT -n. i • ^ .^i 

- _ . . \ ubi die XVn Decembns 1494. 

Leonardus grimani _. , _^^^ .. ^ .q_ 

® I Die lune XVI marcij 1485. 



GAP. 265. — Si come el non, e, cessa che piuj presto fazi le 
terre, et castella del viver, cosi etiam non e cossa che fazi piuj 
presto astrenzer li poppulli augumentare le terre, et castella della 
Abondantia, et uberta: Non e manco cossa piuj laudabile a chi ha 
cura, et governo de le terre cita, et castella cha mantenir li suoi 
populi in uberta, et abondantia del viver. Imperho nui leonardo 
bembo per la illm», et exm« signoria di veuetia honorabile vice po- 
testà di montona, et distrecto desiderosi delle intratte de questo 
lecco, et distretto de conservar questo locco in conversation, in 
abondantia, et uberta, et specialmente de vini, respecto che in 



107 

loci vicini et non sotio vini per ussu di lochi^ et chi hanno in- 
canovado vini per virtù de una gratia eoo cessa alli habì tanti 
in questo loco de poter eztrager le sue intrade solicitano, et pro- 
curano che siano tracti vini in questa mazor quantità che trazer li 
possi, atio che romagnandone pochi possine vender li soi a soL X. 
la civana e piuj si come già està fatto delle altre volte che mon- 
taiia duce, dui l'orna considerando questi vini esser ben vendutti 
a duce, uno Toma terminando et sententiando dicemo, et senten- 
tiemo de damo avanti et non se possine vender vini a piuj precio 
cha a sol. V. la civana come e insto, et rasonevole sotto pena de 
L. XXV. a chadanno daciaro, et iusticiaro se li conscen tiranno che 
li vini siano messi, et venduti a piuj precio de sol. V. la civana 
per cadaiin, et cadauna volta, Et a simel pena cadine tutti quelli 
che vendevano vini a piuj precio de sol. V. la civana della qual 
pena de mezo lo potestà, un terzo del comun de montona, et uno 
terzo del accussator. Non intendendo perho che questa nostra ter- 
mination sottozassa a chi tagia, et far tagiar legne. Sententiando 
perho che se li boschatori andasseno nella taverna de privati ci- 
tadini non li siano venduti vini a piuj de sol. V. la civana sotto 
la pena suprascrìtta, Et questo per ogni meglior via, e forma che 
far habiamo potuto et poterne. 

Lata, data, et promulgata fuit suprascripta sententia, et ter- 
minatio die lune XVI marcij marcij MCGCCLXXXXV. sub logia 
montone presentibus s. Stefano barbo et s. bartholomeo pampergo 
3, lanne de ravenoldis et alijs testibus etc. 

GAP. 266. — 1501 Indictione IIII die vero Dominico XTV 
mensis februarj Congregato Consilio malori montone de mandato 
Mag. D. firancisci de canal prò illmo Dac. Do. Venet. honorabilis 
potestatis montone ad sonum campane voce preconis, ut moris est, 
et de ordine sp. D. ludicum, et D. Cathaverum spectabilis comuni- 
tatis montone in salla magna pallacij superioris comunis, et ressi- 
dentie eiusdem D. potestatis ad numerinn XXXVII computata 
persona eiusden D. potestatis : Capta fuit pars tenoris infrascripti. 
videlicet quum sit quod in omnibus terris, et locis illmi Do. Venet, 
ordinatum sit quod agendnm sit prò protestatione facta per aliquem 
volentem recuperare bona stabilia vendita ad strida pub. in ratione 
affinitatis; et colateralitatis vellit recuperare facta provissio superinde 



108 

in ìsta terra montone Qakmobrem considerantes Mag. Do. potestates, 
ludiceS; et chathaveri comanis per nunc bonnm esse providere, ut 
omnia recto ordine decetero habeant procedere onde providere vo- 
lentes saperinde: Ideo vadìt pars salvis omnibus alijs ordinibaS; et 
statutis saperinde huiusmodi facti. quibus in aliqna parte per pre- 
sentem partem, et provìssionem non intelligatur 'esse derrogatam. 
Quam decetero omnes illi qui potestabunt super huiusmodi bonis 
stabilibus venditis ut supra dictum est habeat terminum trium dieram 
tantum post protestationem factam ad presentandum officio cancel- 
lane montone pretium integraliter bonorum venditorum que reccu- 
perare intenderent cum expensis omnibus sequitis usqtie ad diem 
protestationis aliter non deppossitante in dicto termino, dieta pro- 
testatio facta nuUius valoris sit et momenti tamquanque ipsa prote- 
statio facta non fuisset, Et si aliquis coleteralis, vel affinis tempore 
vendictionis, et stridationis bonorum stabilium venditorum fuerìt 
abscens a terra montone videlicet venetijs, vel alibi habitaverit, 
termino triginta dierum postquam reversus fuerit montonam ad 
protestandum, et possitandum super ipsis bonis venditis, et stri- 
datis: Si ipsa bona reccuperare voluerit ^aodis, condictionibus, et 
obligationibus in instrumento contentis, et ballotata dieta pars ad 
bussoUos, et ballotas per dictos consiliarios iuxta solitum fuit capta 
per ballotas XXX de sic, et VII de non. 

Die XXVIil dicti mensis fuit stridata, et proclamata dieta 
pars per antonium vicentinum preconem comunis super schalis pal- 
lacij loco solito post missas cellebratas astanti populi multitudine 
magna in omnibus, et per omnia, ut in ipsa continetur presen- 
tibus s. Antonio barbo s. Ioanne polexino civibus, et habitatoribus 
montone. . 

CAP. 267. — A tergo : Spet. et generosi D. Francisco de 
canal honorabili potestati montone, et successoribus. 

Provissiones, ordines, et declarationes, ac precepta facta, et 
facte per Mag. et geiferosum D. Olliverium Contarono dignis. 
Capitaneum Raspurch, et passinatici, ac auditorem, Singlicum, provis- 
sorem, et advocatum comunis illmi Due. Do. Venet. ad partes istrie 
sub 1502. Indictione V. Die IV mensis marcij tenoris infrascripti. 
Quum ad noticiam antescripti M. et generosi D. Oliverìj Contareno 
Dignissimi Capitanei raspurch. et passinatici, ac sindici, provissoriìJ, 



109 

et advocati dellegati ab illmo Due. Do. Ven. etc. tam ex inquissi- 
tionibas per eum factis quanque ex querellis, et proclamationibus 
subdictorum montone per non nuUos rectores dicti loci contra suas 
comissiones, et alias ordinationes precessorum ius iustitiam non 
observatnr contra ordines, et statuta ipsius opidi ac concesaiones 
factas eidem comuni per prelibatum ili™ Due. Do. in maximum in- 
comodum, et damnum habentium in dicto loco, et eius districtu, et 
aimiliter in desolatione dicti opidi. 

1) Pro vino ejrtrahaendo, 

Quum Domini potestà tes montone vinum extrhaere non sin un t 
de dicto lecco montone, seu eius territorio absque eurundem licen- 
tiam super quo prefactus D.. sindicus declarat, et determinat, et 
terminando providet quod decetero nullus potestas tam presens 
quanque futurus non yaleat, nec audeat votare nec prohibere alieni 
cuiuscunque condictionis sit vendere, voi extra conducere de opido 
montona, et territorio omnern quantitatem vini, eumque vendere prò 
ut melius cuiiibet videbitur, et voluerit solvendo tamen dictum da- 
tinm iuxta ordinem dicti opidi. 

2) Pro renatioìie D, jìoiestatis. 

Item super secundo incipiente quod prefacti potestates succe- 
dentes de tempore in tempus sub vellamine, et protestu ordinandi 
suas venationes, vel alia quecunque de causa prohibent civibus et 
habitatoribus montone super territorio dicti loci non venari tam 
leporibuSj capriolisi apris^ et alijs quibuscunque condictionibus sal- 
vaticinarum ecc. Declarat similiter, et determinat quod in posterum 
nullus potestas tam presens quanque futurus non possit, nec valeat ' 
aliqno modo, vel forma predictis subdictis montone et territorij 
inhibire ut non vadant ad sui beneplacitum venatura prò ipsis libu- 
erit exceptuando tamen dies XV antequam prefacti D. potestates 
suas ordinatas venationes confici valent iuxta consuetum antiquum 
f adendo tamen prò ut moris est. tempore debito suas proclamationes 
per quas omnes inteligere possent tempus in quo venari voluerint 
iuxta consuettum antiquam. 



no 

3) Pro comilitone. 

Item saper tertio ubi comilitones inovarunt certam coruptellam, 
et similiter officiai es de certis solationibos sub protextu eundi ad 
pigDorandum ad villas iurisdìctioniB montone ecc. Provideatur, de- 
clarat et determinat idem D. M. sindicas quod comilitones, et of- 
ficiales tam pressentes quanqae futuri quandocunque iverint ad 
Pignorandum aliquem debitorem ad villas montone prò eorum iti- 
nere tantum habeànt sol. V. parv. prò qualibet vice ifiunt ad talem 
pignorationem fiendam, et fiendo pignus habeant et suam staffam 
conssuetam iuxta ordines dicti loci, et casu quo ipse comilito de- 
bitorem non reperiret habeat ita suum tantum sol V. parv., et quod 
sit obligatus gastaldioni^ vel subtusgastaldioni loci in quo ibit ad 
fiendum executionem notificare quod dictus. G-astaldio notificat de- 
bitori in termino, prò ut sibi comilitoni conveniens videbitur, ut 
satisfaciat suo creditori, et postea si in dicto termino non satisfe- 
cerit detur facultas ipsi comilitoni reverti ad exquendum pignora- 
tionem modis suprascriptis. 

4) Pro offidalibus. 

Item super quarto quod officiales vero, et sberorarij qni de 
tempore in tempus iverint ad sociandum dictum comilitonem apor- 
tando pignora habeant prò quoque pignore sol. unum cnm dimidio 
parvorum cum expressa condictionc; quod qui primum redierit dieta 
pignora acepta consignare officio cancellane sine aliquo dolo, vel 
malicia, ai vero dicti sberorarij^ vel officiales iverint ad pignorandum 
aliquem debitorem de licentia comilitonis habere debeant sol. Ili 
prò quolibet pignore, et non ultra, facta tamen consignatione officio 
cancellane ut supra : et si pignus non fecerint nihil habere de- 
beant. Qtiapropter Magnificus et generosus D. sindicus suprascrìptus 
ad ampliorem observantiam omnium et singolorum predictorum man- 
davit, et percipit omnibus, et singulis potestatibus montone preseli* 
tibus, et ìfuturis suis, comilitonibus, officialibus, et Sberorarijs, at 
omnia, et singula suprascripta observare debeant, et facere inviola- 
biliter observari, nec contrafacere, vel alterius venire, neque per- 
mitere quod nullus ipsorum contrafaciant sub pena reffectionis, et 
emendationis expenssarum damnorum, et interesse, quod inde ve' 
nerit, ac sub pena duce, centum auri prò quolibet conti'afacientC; 



Ili 

vel non observante, et qualibet vice quod contrafecerit, vel non 
observaverit in totam^ et per totum, ut dictum est. Quam qoidem 
penam ipsi requirant D. Advoccati comunis haberent parteni, ut de 
alijs suis officijs, ac si inde fuerit accusator per quem invenietur 
veritas habeat tertium ipsius pene, et teneatur de credentia, es- 
sendo quoque licitum unicuique accusare semel, et pluries prò ut 
oportunum faerit ecc. 

GAP. 268. — MDII Indictione V. die Dominico de mane 
XIX mensis lanij. Congregato Consilio civium montone mandato 
pretorio, et de ordine D. ludicum, et cathaverum comunis montone 
ad numerum XXVII computata persona M. D. potestatis super 
salla pallacij more solito ad sonum campane, voce preconia. In quo 
Consilio possita fiiit pars per dictum D. potestatem, D. lud. et 
Cathav. comunis tenoris infì*ascripti videlicet. Quum sit quod multi 
errores et fraudes per notarios et cancellarios terre montone in 
scribendis testamentis, et ultimis voluntatibus conditis per testa- 
tores habitantes in terra, et burgis montone comitti possent, et 
considerantes ipse D. potestas, lud. et cathav. bonam esse super- 
inde providere. Ideo vadit pars quod decetero notarij, et Cancel- 
lar) requisiti ab aliquo tastatore vel testatrice, vel altero eius no- 
mine volente suum ultimum testamentum, et ultimam volantatem 
condere tam masculo quanque femina ten cantar, et debeant ire ad 
presentiam M. D. potestatis montone qui per tempora erit, et dare 
notitiam sue Magnificentie de ditto testamento, et altima voluntate: 
qnod, et qaam masculus sive femina condere intendit et deinde 
requirere ab ipso D. potestate unum iudicem comanis montone : Qui 
D. potestas ipsum iudicem dare debet, qui index ire debeat cum 
cancellario, vel notario ut saprà requissito ad domum habitationis 
testatoris, vel testatricis, et semper stare debeat simul cum dicto 
cancellario, vel notario ipse index presens, donec fuerit conditum 
ipsum testamentum continue, et publicatum coram testibus, et te- 
statore, vel testatrice, et casu quo iudices ambo non essent in terra 
montone, vel burgis, et si abscentassent, tane prefactiis M. D. po- 
testas mittere debeat cum ipso notario, vel cancellario unum ex 
iudicibus precedentibus, Cui sua M. dare debeat iuramentum de 
exercendo officium suum circa predicto tamen et aliter vel aliomodu 
prò ut supra dictum : Notarius et Cancellarius testamentum et 



112 

ultimam volimtatem alicuius scribere non debet, neq,ue codicillum nisi 
modo ut supra dictum est. Et hoc sub pena cuilibet notano layco 
et cancellano prò qaalibet vice qua contrafecerit. suprascripte parti, 
et ordin. lib. XXV. parv. dividenda ipsa pena Inter comune mon- 
tone, et accusatorem, qui tenebitur de credentia, et prò quolibet 
contrafaciente notarlo et cancellarlo, et si notarius presbiter contra- 
fecerit presenti parti privetùr arte notarile in montona et districtu, 
et si fecerit vel scripserit aliquod instrumentum, vel testamentnm 
post contrafactionem partis sint nullius valoris, et momenti, et te- 
stamenta scripta, ac ultimo volnntates scripte ultra penas antcdictas 
impossitas notario layco Cancellaris que et notarlo presbiteris per 
notarios vel cancellarios centra formam partis presentis, et ordinis 
sint penitus nullius valoris, et momenti, ac perinde si scripta non 
fuissent, vel scripte, et hoc totiens, et quotiens fuorit contrafactum 
per antedictos notarios laycos, et cancellarios pena lib. XXV. par- 
vorum ut supra eis, et cuilibet ipsorum aufferratur. Que pars pos- 
sita ad bussoUos, et ballotas fuit capta pei- ballotas XXIV pro- 
speras, et duas contrariasi et illieo prefactus M. D". potestas pre- 
dicte parti et contentis in ea suam, et comunis auctoritatem inter- 
possuit, pariterque indie, decretum. Eodem millesimo et indictione 
die III iulij fuit publicata, et stridata dieta pars super schallis 
pallacij more solito astanti popoli moltitudine por ioanem de pirano 
preconem comunis montone. 

GAP. 269. — Antedicto millesimo, et indictione Die Domi- 
nico de mane XI mensis septembris Congi^egato Consilio malori ci- 
vium teiTe montone mandato dicti D. potestatis montone D. ludicuni 
et cathav. repressentantium ipsara comunitatem ad sonura campane 
voce preconis, ut moris est. in salla magna pallacij superiori ad 
numerum XXVII computata persona dicti D. potestatis. possita fuit 
pars per eius M. et ludic. et catbav. infrascripti tenoris quod de- 
cetero locetur, et affitetur dacium beccane comunis montone quod 
omnes qui vendent canies cuiuscunque sortis in villis, et territorio 
montone ad minutam teneantur, et obligati sint solvere paiTullos 
duos prò libra ponderis carnis vendite Conductori dicti dacij, vel 
habenti causam ab eo sub pena contrafacientis, et vendentis carnes 
absque licentia dicti conductoris lib. Ili parvorum qualibet vice 
fuerit contrafactum, et i)ro ([uolibet contrafaciente dividendo in 



113 

III partes videlicet una pars comunis altera conductori dicti dacij, et 
tertia sit accussatoris et perdendi carnea venditas repertas absque 
licentia prefacti conductoris, vel daciarij dicti dacij, qua carnes 
vero sint inventoris, et solvendi da cium, et duplum dacium ipsi 
conductori, vel daciario, et hoc totiens quotiens fuerit contrafactum 
exceptia featis. s. Margarite de montona, de badatiso : Sancti quiriti} 
de visignano, et festo ville montisbuttarum que feate predicte qua- 
tuor sint libere, et franche iuxta consuetudinem observatam. Et 
ballotata fiiit dieta para, Captaque per ballotas XXVI, una vero 
existente in contrarium. , 

GAP. 270. — Item quod decetero non possit vendi vinum ad 
minutum per aliqtiem in aliquo loco districtus montone excepto 
quam iu -villis aliquibus iuxta consauetudinem antiquam, et quod 
daciarius, vel conduttor vini decetero non poaait dare licentiam 
alicui ad vendendum vinum ad minutum in dicto territorio montone 
sub pena lib. XXV. parv, prò qualibet vice, qua contrafecerit, et 
quolibet contrafaciente dividenda inter comune montone, et accue- 
satorem^ et similiter sub pena dieta illia qui vendent dictum vinum 
ad minutum cum licentia, et sine licentia habita a datiario di\à- 
denda ut gupra, et perdendi vinum repertum apud ipaum vendito- 
rem, quod vinum ait, et eaae debeat inventoris exceptis tamen illis 
qui vendent auper featis couauetis iuxta conauetum, et ballotata 
dieta para posaita per prefactum D. poteatatem, lud. et Cathav. 
fuit capta per consiliarioa XXIIII tribua existentibua contrarie opi- 
nionis. 

GAP. 271. — MDIII. Indictione VII die vero Dominico XVII 
mensis semptembris. Convocato, et Congregato Consilio maiorì co- 
munis montone, pieno et generali per publicum preconem ad aonum 
campane more solito de mandato Mag. et generoai D. Luce Mari- 
petro prò illmo Due. Do. Venet. honorabilia poteatatis montone in 
Camara Cubicullari eiusdem M. D. poteatatis. In quo quldem Con- 
silio interfuit idem D. poteatas, et s. Ioanes pollicene a. Ioanes 
barbo filius D. franciaci ludicea, et alij cives ad numerum in totum 
XXV, et per prefactum D. poteatatem expoasitum fuit prò bono et 
utile ipaiua comunitatia montone previdero, ne decetero conailia fiant 
nisi intervenerint XX. Conailiarij, et hoc bonis reapectibus, et cauaia 



114 



idcirco vadit pars, quam ponit M. D. potestas quod quocieos dece- 
tero contigerit deliberare aliqiùd per consilìum spectabilìs comuni- 
tatis montoDe quod in Consilio predicto interesse debeant adminus 
XX ConsiUarij : qui possint providere rebus quibus utilioribus vide- 
buntur maiori parti ipsorum, et si aliquid fìierit deliberatum, vel 
aliter factum per minorem numerum quanque XX Gonsiliarìj, ut 
supra, ipso &cto sit nulium, nulli usq uè valorìs, si ve momenti, ac si 
factum, vel deliberatum non fuisset : Que pars possita fùit, Et Capta 
ad bossollos et b^lotas per XXI favorabiles, et quatuor contrarias, 
Et illieo prefactus M. D.' potestas suam, at comunis montone auc- 
toritatem pariter, et iudiciale decretum. 

GAP. 272. — A tergo : Domino luce Mai'ipetro honorabili po- 
testati Montone, et successoribus suis. Nos Franciscus Gradenigo 
Capitaneus Baspurch, et passinaticoram Et sindicus generalis istrie 
dellegatus ab iilmo Due. Do. Ven. auditu gravamine intervenientium 
nomine comunitatis montone qualiter Sp. V. In suis condemnatio- 
nibus se reservat faciendi gratiam, Et gratiam facientem dum co- 
munis montone habere deberet rectam dimidiam dictarum condem- 
nationum iuxta gratiam factam tam per Sp. V. aut per virum can- 
cellarium dictis gratijs non obscantibus integre datur pars dictarum 
condemnationum accussatoribus, inteligendo tam de denontijs dam- 
norum datorum, quanque .condemnationum omnium personarum. Ita 
quod nihil, vel parum restat virtute gratiarum diete comunitati. lu- 
bemus, et mandamus vobis^ et successoribus vestris quatenus de- 
beatis imediate restitui facere per accusatorem id plus quod part^ 
comunitatis exigissent, ita quod interveniat equalitas, et providimas 
quod decetero non permitatis contravenire nisi ut saprà declaratum 
est observare montone. Die XXVI Maij 1502. 

Ego Fetrtis Muschatellns, Notarius ofHcij mandato s. a, 

GAP, 273. — A tergo: Domino Luce Maripetro honorabili 
potestati montone. Quum sit quod multe, et diverse exclamationes 
coram nobis per universitatem pauperum personarum Montone ef- 
fecte, et expossite foerint occasione diminutionis fontici: suplicantes 
propterea ut omni modo dignaremur huiusmodi provider», ut pau- 
perimi huius spect. comunitatis modum habeant alimentationum eo- 
rum vite misere. Unde talibus exclamationibus audictis per nos, 



116 

visis libris fonticaiiorum, quos ut vidimus ab ano 1503 de mense 
aprilis citra neminem ìpsorum fonticariorum fuisse de tempore in 
tempas qui computa sua solidaverit ioxta partem captam in excmo 
Consilio rogatoram editam die XXIII mensis octobris 1470: per 
quam disponitur, et iubetur quod omnes fonticarij completo suo 
termino tempns babeant dierum Vili in solidando sua iura sub 
pena et structura in ea declai*atione, et hoc virtute predicti fonti- 
carij Inter debitores, et aliud intacaverint per modum quod de lib. 
1200 parv. reperiebantui* in hoc fonticor de anno 1503 sub die prima 
aprilis nunc solummodo. inveniuntur lib. 250 in circa: quod est 
centra comune decretum super inde emanatum, et totalis royna pau- 
perum. Ideoque Noa franciscus Gradenigo Capitaneus Baspurch, et 
pacùnaticorum, et sindicus genei*alis istrie dellegatus ab ill"^ Due. 
Do. Ven. ac advocator et provissor totius istrie provincie Volentes 
penitus similibus importabilibus inconvenientibus providere et animo 
vobis sp. Domino luce Maripetro potestati montone iubemus, quod 
sub pena duce. Centum sine aliqua remissione in vestris proprijs 
bonis au£Fen*endorum exequi totaliter debeatis quod in termino /// 
mensium omnes fonticarij huius fontici integraiiter solident suaa fon- 
ticarias, ita quod denarj ipsius fontici reducantur in dictum fonticum 
ut in occurentibas oportunitatibus possit esse fulcitus convenien- 
tibos munitionibus funtici eo maxime cum hijs temporibus tanta 
victualia in hoc loco non reperitur de qua populus per dies Vili 
sustentari potest.' res maxime importantie, et centra mentem, et 
decreta prelibate ille Do. nostre, et similiter solidare iura, et com- 
puta omnium camerariorum prò ut supra dictum est. 

Montone die XXVII mensis maij 1505 Idem Petrus Not. ss. 

GAP. 274. — MDVI. Indictione XI die vero XV februarij. 
Congregato Consilio maiori comunis montone ad sonum campane voce 
preconis, ut moris est. In quo Consilio interfuerunt consiliarij XXII, 
ncn computato persona M. D. potestatis possita fiiit pars infra- 
scripta per s. petrum, et s. Dominicum de parentio iudices, s. loa- 
nem barbo s. Antonium dusiza, et s. franciscum barbo nomine eius 
filij cath. comunis montone: Quum sit che si atrovano molti vicini 
nella terra di Montona, et in le sue ville, li qualli se dano, et se 
hano dato in vicini promettendo far le factioni, et altre angario, et 
pagar tutto quello fano li altri tamen questo fano per esser il 



116 



territorio in suo benefìtio non obstante che habitano a luocco, et 
fuocho fora del ditto territorio, et quando sono astretti a pagar il 
suo «dretto vano suhterfugando con el hrazo del CapUaneo di pisino, 
ita che sono causa de cometer schandalli, et rixa tra el ditto Ca- 
pitaneo, et questa spectabile comunità, per la qual nasseno ogni 
giorno deffen^entie si de confini, come de altro gravissimo di essa 
comunità. Perho per ben, et utile di essa comunità vada la parte 
pressa che li prefacti visini si della terra di*montona, come delle 
^^lle sue, li qualli se hano dato per vicini, et non habitano a laoco. 
et focho dove si hano in vicini, et villani siano^ et intendano esi»er 
anulati, et cancellati de dieta vicinanza, come mai fusseno scripti, 
et accettati, et non si possine decetero scriver, over accettar in vi- 
cini alcnna de montona villam delle sue ville si non vengnarano a 
star a lecco, et focho, dove si vorano scrivere, et questo sotto pena 
de lib. cinquanta de pizoli a quelli zu dessi che consentirano de 
accettar ditti vicini, et villani centra la parte presente, et sotto 
pena de privatione de affilio, et benefitio^ et perpetualmente del con- 
seglio di montona a quallunque citadino che metessi parte in con- 
soglio conti^aria a questa, et chadauno che non fusse di conseglio 
che volessi parlar contra la presetitg parte, cascha alla pena de L, 
50 de pizoli; le qual tutte pene siano di visse tra el comun, et el 
accussatore per el qual se bara la verità. Tamen si possi accetar, 
et scriver in vicini, et villani chadauno habitante, a loco, et focho 
nelli loci de la Illnw Signoria di venetia, li qualli non si intendano 
deUa parte presente. El possita fuit ad bussoUos, et ballo tas. Capta 
fuit dieta pars per omnes de ditto cousilio, nemine discrepante. 

GAP. 275. — Leonardus lauredano Dei gratia Dux venet. ecc. 
Nobilibus et sap.. viris Aloysio pizamano de suo mandato potestati 
montone; et succcssoribus suis dilectis : salutem, et dilectionis af- 
fectum. Comparuerunt ad presentiam Dominij nostri Prudentes Fran- 
ciscus barbo, et Julius pampergo oratores istius fidelis comunitatis 
nostre, et nobis porrexerunt aliqua capitula suplicantes dignaremur 
illis i-espondere, et comendatam habere illam comunitatem causa 
multarum violentiarum; et extorsionum que comituntur per Capitaneos 
pisini, et pedeniontis Cessare e Maiestatis contra ipsos subdictos 
nostros montone, et aliarum rerum, prò ut in ipsis capitulis con- 
tinetur. Quibu-s respondcre duximus prò ut iam, et erga, illam 



117 

comunitatem nostrani uobis carisaimam uti ea clementi», et liberali- 
tate status nostri sicuti ceteris prestare solet. 

In primis petierunt a nobis provideri Debere violentijs et 
extorsionibìis que fiunt super ilio territorio nostro ab illis de pisinOj 
et pedemonte subdictis Cesaree maiestatis occupantibus illud territo- 

rium montone nostrum centra tenorem instrumentorum, et chatasti- 

* 
corum, ob quas violentias, et i-apinas non possunt ipsi subdicti no- 
stri seminare, neque metere segetes suas cum eorum intolérabili 
damno ecc. ut in cap. ad que omnia respondentes dicimus sumo 
opere nobis audictum displicuisse que superius continentur sicuti, 
et hoc idem alias uobis fuit declaratum de quo iam scripsimus Ora- 
tori nostro agenti apud cesai*eam maiestatem, ut nomine nostro 
conqueratur de comissis per subdittos suos pisini, hoc idem etiam 
efHcatius, et diffusius mandabimus nobili viro Vicentio Quirino Do- 
e tori iam bine dissesso oratori nostro apud eandem maiestatem et 
speramus in futurum talia inconvenientia non successura, ac procu- 
rare fecimus omne comodum, et beneficium totius illius comunitatis 
nosti-e. prò eius queto et tranquili victu prò ut est nostrum desi- 
deriam. 

Suplicaverunt etiam cap, VI circa eius potestatem, qui dece- 
tero sit per menses sexdecin^ et non per menses XXXIl prò. ut 
nane est. ut infra. 

Sexto etiam meter ordine^ et comodità a dieta ten'a di mon- 
tona, et ali popoli di la suplicano etiam concio cosa che la pre- 
facta Serenità nostra manda rector in dicto loco de montona per 
messi XXXII : dimandano de gratia special li piaqua decetero mandar 
li rectori per messi XVI. come hano li loci circumstanti deP Istria. 

Respondeatur quod non possimus prò nunc convenientibus re- 
spectibus facere talem mutationem temporis rectorum nostrorum. 
sed bene volumus, ut melior ellectio fiat de potestatibus istius terre 
nostre quod decetero ipsi potestates fiant per qiiattuor manus el- 
lectionum prò ipso tempore mensium XXXII. 

Septimo suplicano concio cosa sia che li se atrovano molti 
poveri in gran bisogno, povertà, et miseria per la qual loro neces- 
sità molti perisseno de le loro raxon per non haver modo de venir 
de qua dimandano de gratia special volerli concedere per suo au- 
ditore, et sindico el cap"" de Baspor presente, et sui successori 
delli atti del rector presente di Montona, et futuri, 



118 

Bespondeator qnod prò comoditate pauperum et personanun 
non volentiam ob impossibilitateoì venire venetias prò appellatio- 
DÌbus sententiarum ipsi pauperes possint a sententiis tam presentis 
potestatifl, quanque futurorum appellar! presenti Capitaneo Raspurchì 
it auccessoribua suis a llb Ccntnm parv. infra^ et seccata laudatione 
non possint aliqua partiam habere amplius recnrsom ad alicoios 
magistratum. 

Octavo saplicano conciocosa che per V. serenità fusse man- 
dato certa quantità de frumenti^ et megij per munition in ditto loco 
de uìontona. qaal biave sono mal governate, ne ali tempi debiti 
dispensate centra la mente, et ordine di V. Serenità, Et per che 
ditti finmenti et megli vengono dati a renovar con la mensora 
rassa, ot poi vengono restitoiti con la mensura colma excissiva da 
al cani rectori, et tengono dicti colmi in loro centra li ordeni della 
prelibata Serenità V. dimandano ditti framenti, et megli simul con 
lì colmi predicti siano posti in lo fontego di sopra per munition 
ài V. Serenità. Et siano &cte dae chiave una tenga il rector, et 
r altra il Gamarlengo dil la comunità, et concorditer alli tempi 
debiti per loro secondo l'ordine siano dispenssati, et questo per 
beneficio di V.« Serenità, et comodità di popolli. 

Bespondeatur quod quum sit magis durabile mileum quanque 
frumentum, et melius sit prò munitione mileum: volamus quod in 
ipsa munitione ponatur totum mileum^ et non amplius frumentum. 
In reliquis fiat ut petitur et in capitulo continetur 

Nono, suplicano, Quum sit che per lo rector presente li siano 
prohibito de poter tagliar legname nella valle per loro fahriche de 
molini et cortitn, ne per usso di foche, come sempre hanno fatto 
rechiedendo di gratia special si degni conceder li possine talgiar 
legname nella valle per ditto usso legnami solamente, come sempre 
nellì passati tempi hanno facto. 

Bespondeatur quod prò nunc volumus habere respectum re* 
spendere ipsi GapituUo. 

Decimo suplicano conciocosa chel statuto de dieta comunità, 
et il libro de li conti di quella etiam il libro del fontego siano 
sempre stati in la vicedominaria in mano, et governo del Gamar- 
lengo^ et Cancilier de comun, El lo Bector presente li ha tolto 
ditto statuto, et libri. Et ha dato al suo cancellerò, ne pone mai 
veder le sue raxon, come prima faceano. salvo con premio del 



119 

canciliero perho Bechiedeno ditti statati et .libri siano rotomati in 
dieta vicedominarìa in man de dicti Camarlengo, et Canceliero del 
comun atio sia prohibito a molti inconvenienti in quelli già com- 
messi. 

Bespondeatnr qnod samus contenti, ut antiqua consuetudo ser- 
vetur. Videlicet quod libri computorum et statutorum illius coma- 
uitatis sit in manibus Cancellarij illius potestatis qui habeat tenere 
computa super ipsis libris, hac tamen, condictione quod quoties- . 
conque tam presens potestas quanque eius successor, et illa comu- 
nitas voluerit videro ipsos libros, et statutum possint, et valeant 
ipsos libros accipere ex manibus ipsorum Cancellariorum, et ipsos 
videre, et ezaminare prò ut illis placuerit, et postea consignare 
GaDcellarìo potestatum qui per tempora- fuerint qui non percipiant 
ab hoc aliquod emolumentum vel premium. 

Undecime suplicano come sempre da poi «che Vostra Serenità 
ha hauto dominio in quella teira di Montona che sono piuj de 
anni ducente Dui citadini de quel loco con ogni fidelità sono stati 
contestaòdi de Serar le porte, et aprir, et custodir quelle adeso mo 
per la mala rellation, et iniusta data a V* Serenità per lo rector 
presente li ha fatto cassar per dar tal benef&cio al suo cavalier 
come V ha fatto : discesso da marteloso, li qualli havevano lib. XII 
al mese che una miseria a quel loco, et atio che V. Sert** cognosca 
la sua antiqua fidelità: si a quella par sia gran spessa servirano 
de bando, perho di grazia special dimandano ' che ditti contestabelli 
citadini siano tenuti al o/fitio de diete porte, et custodia di quelle 
come sempre fidelissitnamente hanno facto. Et che ach adendo etiam 
dover far qualche dififessa et offessa ali inimici habino qualche capo 
dove reccorer possine, et che la sua optima fede i hano verso V. 
Serenità non li sia con tal modo maculata, della qual fidelità si de 
dieta comunità, come de ditti contestabeli ne poi far fede tuli li 
Mag*' Rectori preteriti stati in ditto ' loco, et cusi rechiedeno per 
grazia, et clementia di essa li sia concesso, ali piedi del la qual 
sempre humilmente se aricomandano. 

Respondeatur quod volentes nos, ut servetur antiqua consue- 
tudo circa comestabiles ad custodiam illarum portarum intentionis 
nostre est quod per consilium istius comunitatis elligantur duo ex 
fidèlioriòuSj et aptioribus illius terre nostre ad illud exercitium, qui 
sint comestabiles ad custodiam illanim portarum iuxta solitum et 



120 

siot prò sonnis duobus tantum cum solito sallario lib. XII in mense, 
et habeant illam namemm hominum tam tempore diamo qnamque 
noctnmo sicuti primitias fieri solebat. Et c[aod ipsi Comestabiles, 
et omnes illi, qui claudent portas illius terre nostre bora solita te- 
neantur claudere portas ipsas, et portare claves ipsarum portarum 
quam primum ad potcBtat$m nostrum : que ponantur in eamara eius- 
dtm potestatis, et non alio loco modo aliquo servari debeat. Qui 
Gomestabiles babeant contamaciam aliorum duorum annorum quod 
non póssint elligi ad ipsas comestabelias, neque unquanque tempore 
possit elligi, nec creari ad aliquam ipsarum comestabeliarum Anto- 
nius barbo Civis montone causis, et oppositionibus sive obiectis, et 
nobis trasmissis per Capitaneum nostrum raspurch una cum testibus 
supra ipsis nominatis. Quare anctoritsU^ collegii nostri vobis man- 
damus ut suprascripta capitala, et contenta in eis observetis, ob* 
servarique^ et exeqm ab omnibus inviolabiliter facietis : facientes 
has nostras ad futurorum memoriam registrari, et registratas pre- 
sentantibus restituì. 

• Datum in nostro Due. pallacio die X marcij indictione X. 
(1507). 



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121 



Capitoli' di pacificazione tra popolani e cittadini. 



Die 2^ decembris 1599. 

Marinus Grimano Die gratia Dnx Venetiarum etc. Nobilibus 
et Sapientibus Viris Galeazzo Delphino de suo mandato Potestati 
Montone, et Successorìbus, fidelibus dilectis, salutem^ et dilectionis 
aiFectnm. Vi mandarne qui alligati, et bollati alcuni capituli confir- 
raati nel Senato in questo giorno, et inviatici con lettere de 9 Gè- 
Darò proBs^ passato: Et vi commetterne con il detto Senato, che 
quelli con le sue còrrettioni, et additioni, et con tutte le cose in 
essi nominati, dobbiate eseguir, et far eseguire da cadauno, à chi 
spetta inviolabilmente: senza alcuna eccettione, et far registrar in 
quella Cancellaria à memoria de Successori in sieme con le termi- 
nationi, et altri atti in essi nominati, come stano, et giaceno. 

Restituendoli poi alli presentanti: et cosi esseguirete. 

Data in' nostro Ducali Pàlatio. Die IX Novembris Indictione 
Xni. MDXCIX. 

Camillo Ziliol, Secro. 

A tergo: Nobilibus, et Sapientibus Galeazzo Delphino Foto- 
stati Montone et Successoribus 

Antonius Capello 
Cancellarius Fretorius Montone 
scripsit et extrazit, ex littoria 
Ducalibus eius M. GÌ. presentatis. 

(Omieeie.) 

1. Che tutti tanto Cittadini, quanto populari debbano far le 
guardie eccettuati tutti quelli, che dell'una et l'altra parte 



122 



sono, et per tempora saranno in ofl&cio, come è giusto^ et 
conveniente. 

(Omissis,) 

2. Che sopra la regola di esse guardie sia inviolabilmente esse- 
goita, et da tatti li Clarissimi Eettori fatta esseguir la tm*- 
minatione del Clarissimo Landò 1566 26 zugno. 

B. Che per il Consiglio de' C'ittadini siano fatti doj populari, 
quali siano aggionti al Collegio delle biave, et quelli in oc- 
correnza de reddutione de detto Collegio chiamati, come si 
fanno tutti li altri, che hora vi sono, li quali habbiano à du- 
rar per il medesimo tempo delli duo Proveditori del Eontico, 
et in luoco loro andarne de tempo in tempo facendo sempre 
doi altri nel modo detto di sopra. 

4. Che ridotto esso Collegio debbi il Clarissimo Podestà far che 
sia inviolabilmente esseguita la terminatione 1566. 6. zugno 
sopra ciò disponente, qual babbi da esser letta per il Gan- 
cellier, che per tempora sarà. 

(Omissis,) 

5. Che nel Consiglio de' Cittadini non possa esser posta alcona 
parte dannosa a' popularì, se non verrà ad esser del mede- 
simo gravame a' Cittadini. 

6. Che nel Consiglio de' Cittadini siano per V avvenir eletti doi 

governatori del Santissimo SagramentO; un cittadino et un 
populare. 

(Omissis.) 

7. Che sia osservata in tutte le sue parti la terminatione del- 
l' Illmo et Rmo Cardinal Valier visitator Apostolico. 

(Ofnissis) 

8. Che per l'avvenire non possano senza il voler dei Padroni 
esser tolto da Cittadini li Cavalli de Populari, dei quali aven- 
dosi gli debbano pagar il suo Nolo. 



123 



(Omissis.) 



9. Che in occoreoza de Galeotti sia osservato l'ordine tenuto 
l'anno 1570. sotto il Clarissimo Alvise Bon. 

(Omissis.) 

10. Dovendo con questa regolazione de capitoli, et ordeni, che si 
damo a quel Bettor nostro, esser posto fine, et silentio a 
tutte le differentie passate tra quelli fedelissimi Cittadini, et 
Populo di Montona a noi carissimi; et perciò sopite, et ter- 
minate tutte le cose, che erano presentate alla S. N. dalli 
infìuscritti del Populo con sua suplicatione data 20 Mazo 1597, 
accio che habbino occasione, di viver in quiete, et comodo 
proprio, per servitio della Bepublica nostra. 

Et della presente deliberatìon sia mandata copia a quel Rettor 
nostro, et alli successori, per la sua debita esecutione. 



PINE. 



)AC>M>>M>A<>M>AOM]*°-iùAÙAC^^iC^A^ 



ELENCO DEI BENI E DIRITTI 

- DI- 

Giovanni sig. di ZuQCola e di Spilimbergo 

CSecolo XIU) 

/Documento frammentario in copia semplice sincrona membranacea, scritto 
da più manit costituito da 7 pergamene unite e formanti una lista ddl^altezza 
di 3 metri e della larghezza di centimetri 11. ^chivio Conti di Spilimbergo 
della casa di sopra nel palazzo di Valbruna in Spilimbergo. Trascrisse 
il Doti. P. Carreri.) 



Ho giudicato utile per la ricostruzione storica dei 
territori del Friuli e del Goriziano, che è un desiderato 
della scienza, stampare per intiero il lungo frammento 
esistente del rotolo urbariale del potente ministeriale friu- 
lano Giovanni di Bernardo di Zuccola, vassallo austro- 
stiriano per Vethan patriarcale e già qualificato nobilis nel 
XIII secolo. Questi fu il primo signore spilimbergese della 
sua casa, succeduta ai' beni e diritti della casa alleata di 
Spengenberg, e fu il capostipite degli attuali Conti Palatini, 
signori di Spilimbergo, Zuccola, Trus, Solimbérgo ecc. Di 
entrambe le case io ho narrato le vicende, le guerre, le 
istituzioni, la genealogia e illustrati gli stemmi, i sigilli e 
le livree, i titoli, i molti possedimenti e diritti più antichi 
più recenti del presente documento, in vari opuscoli, di 
cui alcuni sono accennati anche qui, e una relazione po- 
polare ho pubblicato nelle Pagine friulane Y 11 Feb- 
braio 1894. 

doti. F. C. Carreri. 



Item villa ^ullani cum silvis campis pratis et 

pertinenciis iuribus suis est proprium ipsius. cum hominibus et 
gente que ibi est de [masjnata. Item in villa Puresini unus 
mansus qiiem habet Wolframus frater dicti domini Johannis 
ab ipso.^) est proprium ipsius. Item totus mons de Tercento. 
cum vineis et iuribus suis omnibus est proprium ipsius preter 
decimam quam habet a domino Patriarcha in feudum.^) Item 
totus mons Cucusini. cum pertinenciis omnibus et iuribus est 
proprium ipsius. Item mansus quem colunt Popò et Fran- 
ciscus (?) de Cararia est proprium ipsius ac etiam ipsi Poppo 
et Franciscus (?) sunt homines ipsius de masnata. Item mansus 
unus super montem Bergone est proprium ipsius. Item in Ca- 
raria petia una terre quam colit magister Jacobus murator. . . 
Item in Kubinacho mansus unus quem colit lacob est proprium 
ipsius. Item bona de Orsaria que in se habet vel alteri ab ipso 
videntur habere est proprium ipsius que quondam fuerunt 
domine Matelde et domini Johannis de Orsarya. Item pratum 
Malino est proprium ipsius. Item duo molendina Nitisse sub 
Sancto Geòrgie simt propria ipsius. Item pratum de Grillons 
quod tenet Zilius de Utino est propriimi ipsius. Item in Tri- 
vìgnano unus mansus et medius quem mansum integrum habet 
Maynardus de Faganea ad livellum. solvendo annuatim sibi 
daas libras piperis est proprium ipsius. Item mansus de Utino 
quem colit Zilius Pizolus et Fuschinus est proprium ipsius. 
Item omnia bona que habet in villa Buzolii et Madoleti 
que emit a domino Artuico de Castello, sunt propria. {Questo 



') Wòlfratn di Zuccola non partecipò col fratello Giovanni al pin- 
cemato ecc., né alla successione spilimbergese ; a questa partecipò in- 
vece la sorella Soladamor, moglie d* Artuico di Castello, ma non per le 
masnade e le fortezze. 

*; L' ebbe il padre di Giovanni, Bernardo, nel 1248. (Ardi. Spil 
di Sopra.) 



126 

capoverso è cancellato con inchiostro simile.) Item omnia bona que 
habet in villa Cerclarie seu alteri habent ^ab ipso snnt 
propria ipsius domini Johannis. Item in Muymacho petia ima 
terre quam tenet Purcardus de ipso loco est proprium ipsius. 
Item super Levatam Aquilegie duo mansi qui sunt proprìi 
ipsius. Item omnia bona que habet in Aquilegia vel alteri ab 
ipso sunt propria ipsius. Item in villa de Murlis petia una 
terre prò qua sibi solvit dominus Wiz. de Utino annuatim 
unam libram piperis est proprium ipsius. Item in Gallano petia 
una terre quam colit Ditrusius et solvit annuatim tres congios 
vini que est proprietas domini Johannis predicti. Item domus 
que fuerunt Sabadini Verdirose que sunt in Civitate in con- 
trata sancti Petri sunt proprie ipsius domini Johannis. Item 
domus que fuerunt domini Henrici Tasotti que sunt in Civitate 
prope Ecclesiam Sancti Johannis de Sinodochio sunt proprie 
ipsius. Item mons Siniruvele. cum vineis. pratis et omnibus 
que ibi habet que emit a Quoncione quondam domini Birbici 
sunt sua propria. Item quedam canipa sita in Muymacho prò 
qua [spazio di una parola in bianco) de Muymacho sibi solvit XII 
denarios iure livelli est sua propria. Item quidam Campus situs 
infra Bultinicum et Tollanum prò quo Johannes filius Thome 
de ToUano et Tilissa de eodem loco sibi.solvunt iure livelli 
unum star frumenti est suus proprius. Item in Sancto Petro de 
Poloneto. cum domibus et quicquid est infra fossata cum duobas 
pratis et cum quindecim campis que sunt extra in tavella 
G-allani sunt sua propria. Domus domini Yical, que sunt in 
Civitate in Ortal prò quibus solvit (una parola in bianco) iure 
livelli sunt sue proprie. Item tota silva de Ronch propter Zu- 
culam que fait illorum de Portis est sua proprietas. Item qui- 
dam ortus in Civitate prò quo solvit Conradus quondam do- 
mini Henrici Tasotti X denarios est suus proprius. Item prata 
de Biba subter Gronumbergo ab hac parte aque sunt sua 
propria. 

Hec sunt bona feudi dicti domini Johannis. 

In primis omnia bona que habet in villa de Carpeneto 
habet in feudum a domino Patriarcha Aquilegensi. Item omnia 
bona que habet in villa de Camacho vel alteri ab ipso habet 
in feudum a domino Patriarcha Aquilegensi. Item in villa de 



k 



197 

Fellettis decem mansos quos habet in feudum a domino Pa- 
triarcha Aqnilegensi. Item omnia bona que habet super Montem 
majorem habet in feudum a domino Patriarcha Aqnilegensi. 
Item omnia bona que habet vel alteri ab eo super et circa 
montem de Luk habet in feudum a domino Comite Gorizie.^ 
Item totam hermanniamde Gallano et Firmano cum onmi iure, 
habet in feudum a domino Walterpertoldo. que tenetur infra 
mensem preter quam a dicto domino Johanne vel suis here- 
dibus requisitus fuerit. resignare. domino Gomiti Gorizie*) et 
dare operam bona fide quod eum de ipso debeat investire. 
Item omnia bona que habet vel alteri ab ipso in villa Prede- 
mani habet a domino preposito sancti Stephani. Item in villa 
de Sclaunich. quatuor marchas et mediam et XX denarios de 
redditibus habet ad feudum a domino Walterpertoldo. modo et 
condicione hermauie predicte. Item omnia bona que habet ipse 
vel alteri ab ipso in villa Royde (?) habet ad feudum domi- 
noram de Vilalta. Item omnia bona que habet vel alteri ab 

*) Pare questo Punico feudo che i signori di Zuccola originaria- 
mente tenessero da Gorizia. 

'*) Molti beni e diritti dalla casa di Spilimbergo vennero agli Zuc- 
cola in fendo goriziano. Alla casa di Spilimbergo erano venuti come nel 
seguente regesto: 

fArck. dei signori conti di Spilimbergo della casa di Sapra^ cop. cartacea,) 

*A. D. 1255 ind. XIII, otto Maggio, in villa di Cormons, nel poggiolo 
(povola) della piazza presso la via pubblica, il Conte Mainardo di Gorizia 
per sé e successòri investe col bacio della bocca Otto Borgogna de Spim- 
bei^o ed eredi delF avvocazia di S. Zeno, della hermannia di Galano e 
di quanto esso Conte avesse in S. M. di Sclaunich e in Sclaunich, in 
Puzolo e di tre mansi in Manzano con ingressi, egressi, pertinenze ca* 
sali, baiarzì, ospizil, onoranze etc. e con diritto di disporre prò anima et 
eorpore, a diritto di retto e legai feudo. 

''Not. Rambaldo del sacro palazzo. Copia autenticata del cancellier 
Gerolamo Stella vallata dal sigillo di Spilimbergo, 1781. „ 

(Questo doc. fu scorrettamente stampato dai not. Maupoil per nozze 
Moretti-Spilìmbergo, ma anche la copia dello Stella è deplorevole. Altra 
copia porta la data 24 maggio.) 

Testimoni: Odolrico di Ritìmberg, Odolrico di Treverio, (?) Lutio 
di Volpurg, (?) Olverio di Ragogna, Vicardo di ( ."rissignana, Folchero di 
Flensperg, Variento de Cero, Armanno di Cormons, Folcherutto di 
Floiana, Hemesto di Bisnìnz, Almerico de Osophio, Giovanni Sponello. 



128 

ipso in villa Gialle habet in feudum a dominis de Vilalta. Item 
omnia* bona que habet vel alteri ab ipso in villa de Carandis 
habet in feudum a dominis de Vilalta. Item totam villam de 
Goticha et duo molendina que habent Petrus et • fratres de 
Atens. ab ipso, habet in feudum a dominis de yillaJta. Item 
totam villam de Placencia. habet a dominis de Yillalta in feudum. 
Item officium pinceme domini Patriarche Aquilegensis. habet 
in feudum a domo Aquilegensi sed de iure debet habere a 
domino duce Osterichi et quia mortuo sine herede. a dieta 
domo, in feudum habere dinoscitur.*) Item prò iam dicto officio 
debet habere Cyphum domini Patriarche argenteum quum 
primo venit in Foro iulii vel L. libras prò ipso. Item prò dict^i 
officio debet habere ab omni episcopo qui consecratur sub 
diocesi Aquilege Quinquaginta libras veronenses. Item ab omni 
Abbate qui consecratur in dieta diocesi unam marcham prò 
ipso officio. Item prò ipso officio a qualibet abbatissa que 
consecratur totidem. Item prò dicto officio nuUus massariorum 
dicti domini Johannis debet solvere mutam vel copulasium. 
nec advocaciam domino Patriarche. Item prò dicto officio 
onmem vaidiam denariorum(?) massariorum suorum que debetur 
venire alieni Gastaldioni domini Patriarche venit ipsi domino 
Johanni. In villa Manzani. habet Franciscùs de Budrio unum 
mansum in feudo, a domino Johanne de Zucula. et in villa 
de Budrio mansum i et medium. Item in villa de Levros habet 
Leonardus de Oleis unum mansum in feudo ab ipso domino 
Johanne. Item in villa de Predemano habet dolninus Brandi- 
lisius de Civitate tres mansos in feudum ab ipso domino Jo- 
hanne. Item super montem de Lu. habet dominus Henricus 



^) Per V estinzione dei Babemberg e susseguente devoluzione del 
feudo di coppiere nella casa d^Aquileia. Zuccula come vassalla di Ba- 
bemberg avea questo feudo, poi V ebbe immediatamente da AquHeìa. 
Bada che i signori di Spilimbergo mostransi prossessorì di questa carica 
nel secolo XIV solo perchè sono della stirpe di Zuccola. I vecchi signori 
di Hpilimbergo si erano estinti con Wàlterpertoldo TI e con suo figlio 
improle Ottohregogna ed era già prima delP estinzione stato provveduto 
che Giovanni di Zuccola sottentrasse alla cadente famiglia dello zio di Spi- 
limbergo. (Vedi opere citate e quanto si dice in fine di questo stesso 
documento.) 



129 

•quondam domini Junani (?) de Civitate villam iiij*'' mansorum 
que dicitur Prapotis. in feudum ab ipso. Item in Premeriacho 
habet Ditrusius filius olim Bernardi de Rubinacho. duos mansos 
et unum pratum. infra Bultinicum. Muynachum et Carandis 
in feudum a dicto domino Johanne et unam silvam in Pri- 
stento et medium campum in Liunis. Item in Felletis habet 
Lupoldus de Civitate. duos mansos et unum apud Miaiz in 
fendum a dicto domino Johanne. Item in villa sancti Danielis 
hab«t Eoprettus de ipso loco, unum mansum in feudum a dicto 
domino* Johanne. Item in Jasich habet Bennat filius olim Le- 
zari de Utino. unum mansum in feudum a dicto domino Jo- 
hanne. Item villam Gotiche et duo molendina habent Petrus 
et nepotes de Atens in feudum ab ipso domino Johanne. Item 
in Orsaria. habet Henricus quondam domini Naculi de Civitate 
duos mansos et medium in feudum a domino Johanne predicto 
et silvam de Orsaiya. Item in Camacho habet Baldachus de 
Civitate. duos mansos in feudum a dicto domino lohanne. 
Item in Camacho habet Bodulfus de Quals duos mansos 
in feudum ab ipso. Item in Camacho. habet Wolframus 
frater dicti domini Johannis duos mansos in feudum ab ipso 
Item ab ipso duos mansos in Carandis. Item tres super 
montem de Lu. Item unum in Puresino. Item in Civitate 
habet Johannes Longus domos in quibUs habitat et domum 
que fuit domini Henrici de Yplys (Le parole in corsivo sono can- 
cellate) et domum unam in Curia dicti domini Johannis de 
Zucula quam emit a domino Baraldino. et Braydam de Cararia. 
exceptis duobus campis. Item tres campos in Peredeto. Item 
unam quantitatem terre quam tenet. Artuicus ubi dicitur pra- 
tum de Fomali. (?) Item unum mansum in Liunis. sub sancto 
Elare. Item unum mansum in Tramez. in Gallano. Item unam 
quantitatem terre in Premariaco iuxta ecclesiam. Item red- 
ditus octo stariórum grani super uno manso de Premariacho 
qui dicitur mansus de Cantone. Item redditus sex stariórum 
bramenti de quibusdam terris in Bultinico et Muymacho. Item 
unum medium mansum in villa Sancti Laurentiì. Item medium 
molandinum. in Basalgela. Item unum mansum in villa que dici- 
tar Ydria preter sanctam mariam de monte. Item medium mansum 
in Luch. Item quicquid habet in Crusano cum monte decima 



130 

quartisio et iuribus omnibus. Item unam vineam in Albana, que 
omnia habet in feudum a domino Johanne predicto. Item tres 
molas in molendino de super pila in Natissa habet in fendum 
a dicto domino Johanne. Item domum quondam domini Hen- 
rici de Yplys. Item Ganipas quas habet in Prapot que perti- 
nent ad montem de Cruson. Item Johannes filius olim domini 
Bertaldini habet in feudum a dicto domino Johanne domum 
iu qua moratur in Civitate. cum pertinenciis et iuribus. Item 
in Curia dicti domini Johannis ^) domum unam. Item la Or- 
saria mansum unum. Item quicquid habet in Puresino. Item 
silvam quandam in Orsarya. Item in Camacho habet Oavaccius 
de Zucula. in feudum a domino Johanne predicto mansum 
unum. Item super montem de Lue unum mansum et medium. 
Item Puocher de Utino habet unum mansum in Camacho in 
feudum a dicto domino Johanne. et dictum mansum habet Leo- 
nardus Zacira in feudum a predicto domino Johanne. Item 
in Felletis habet Boprettus de Premeriacho. nmum mansum in 
feudum a domino Johanne predicto. Item super montem de 
Lue. habent Yridaugus et Eremprettus duos mansos in feudum 
ab ipso. Item in Pinu unum mansum. Item in Bocha. duos 
mansos. Item omnia que habent in monte maiori. Item omnia 
que habent in Ciala. Item totam decimam quam habent in Pre- 
mariacho. Item mansum I in Cargnaco ad habitanciam. Item 
lasich et in Thalmazanizza ij mansos. Item pratum i in 
G-eracho. Item bona que habent in Selza et iii mansos apud 
ludrium. Item in villa de Jasich. habent filli quondam domini 
Wezeli de Teyzano tres mansos in feudum ab ipso. Item in 
villa de Feletis habet ad feudum dicti domini Johanni& Phy- 
lippus de Zucula unum mansum quem colit Antonius. Item in 
eadem villa, unum mansum quem colunt filli Aldani quem habet 
Mia domini Philippi (Queste paróle corsive son cancellate) Sessus de 
Carvaco. Item in ipsa vUla medium mansum quem colit Borsa. 
Item unum campum in Premeriaco. cum domo. Item in Felletis 
mansum unum quem colit Bringus. Item medius mansus in 
eodem loco. Item campum unum et domum et ortum quod est 



^) Cosi si chiamava una contrada di Cividale. (Vedi Buon Governo 
SpiL, citato.] 



131 

feudum habitancie. que colit Aocardus. Item quicquid idem 
Philippus et filius habent in Felletis habent in feudum a dicto 
domino Johanne. Item in Felletis babet Conradus frater dicti 
Phylippi. unum mansum in feudum ab ipso domino Johanne. 
Item in Bumùgnano habet Vidaluscius in feudum unum man- 
sum rectum per Pizolum a dicto domino Jobanne. ItemNicoluscius 
et Petrus de Montegnaco unum sedimen domorum quondam 
Brunetti cum Baiarcio quod dicitur Baiarz de Vinea iuxta 
dictum sedimen et est spatium duorum camporum cum sedimine 
et cum medio dicti Baiarcii quod babet Wargendus. Item omum 
Baiarcium quod dicitur Baiarz de Luvina cum una quantitate 
terre aratorie iuxta dictum baiarcium et est in quantitate duo- 
rum camporum. Item duos *campos in Brayda ubi dicitur Lan- 
goria aratori ; et duo ipostenatos in eadem brayda cum una a 
domo. Item unum baiarcium quam emit Quntiruscius quam tenet 
Culonus ab ipso Guntiruscio et est in quantitate medii campi. 
Item unam quantitatem terre alveti et silve quod est medium 
campum paulo plus vel minus. Item in Felletis. habent illi de 
Gramollano. duos mansos et medium in feudum ab ipso. Item 
in Basalgella habet Franciscus de Orzono unum mansum et 
medium et unum mansum in Ponteglacho. Item in lasich 
unum mansum. Item in Camacho duos mansos in feudum ab 
ipso. Item habet dictus Franciscus in feudum turrim sitap in 
Civìtate ab ipso domino Johanne cum domibus bassis iuxta 
domum quondam domini WUielmi de Scarleto. (?) Item' Con- 
radus quondam domini Henrici Tasotti quicquid habet in villa 
Cargnaci habet in feudum a dicto domino Johanne. Item 
quicquid habet idem Conradus in villa Predemani habet in 
feudum ab eodem domino Johanne. Item quicquid idem Con- 
radus habet in monte de Lu. habet in feudum a dicto do- 
mino Johanne. Item quandam peciam terre preter demos 
de Civitate ubi moratur habet in feudum ab eodem domino 
Johanne. Item mansum unum in Cargnaco de predj4)tis prò quo 
•tenetur forre armaturam dicti domini Johannis de Zucula Item 
dominus Johannes de Orgnano habet Casale situm in villa 
Montegnani quod fuit Brunetti de Montegnano cum curia orto, 
baiarcio et omnibus spectantibus ad ipsum in feudum a domino 
Johanne predicto. Item Henricus de Oleis habet mansum unum 



132 

situm m sancto Johaniie de Manzano in feudum a domino 
Johaipie predicto. Item habet pratum unum in Tercento simi- 
liter in feudum ab ipso domino Johanne. Item Conrados 
Sclinculini domum in qua habitat cum tota terra que est apud 
dictam domum. Item habet Thomasinus de Vilessio mansum 
unum in Piedris quondam Pelegrini in feudum a dicto domino 
Johanne. Item Albertus notarius de Civitate filius quondam 
'Petri notarii habet mansum unum quondam domini Adalperii 
in Ponteiyaco cum decima et cum omnibus pertinentibxis ad 
dictum mansum quem mansum habebat dictus quondam Adal- 
perus a me domino Johanne de Zucula cum omnibus ad 
dictum mansum pertinentibus in feudum. Item Jacomucius de 
Castro Veneris habet mansum unum in feudum in Feletis a 
domino Johanne predicto. Item Philippus filius quondam Ple- 
bani de Pristento habet mansum imum et molandinum auom 
in feudum in Muymaco ab ipso domino Johanne. Item No- 
dongus fìlius Odohici Bugesii de Eubignaco habet duos mansos 
in feudum in Variano qui fuerunt domini Johannis de Portis 
ab ipso domino Johaime de Zucula. Item sunt duo mansi in 
Cisterna et quisquis habet predictos habet eos, a domo et a 
dominis de Zucula quos vero mansos habet et possidet Hen- 
ricus filius domini Leonardi de Glemona. Item Adalprettus de 
Tric^simo h... dominorum quondam de Tricesimo habet mansum 
unum et pratum unum in villa Trioesimi in feudum a dicto 
domino Johanne de Zucula et predicta habuit a domino Ber- 
nardo patre dicti domini Johannis. Item dominus Henricus de 
Budrio habet mansum unum in feudum in Feletis a dicto do- 
mino Johanne. Item Wilielminus notarius nepos magistri 
Walterii notarii de Civitate habet mansum unum in feudum 
in Terencano qui fuit quondam domini Johannis de Portis 
a supradicto domino Johanne de Zucula. Item G-racianus 
de Civitate habet unum mansum in Plasenza et duo sedi- 
mina camporum in Plasenza in feudum a dicto domino Jo- 
hanne. Item habet Johaimes de Brayda in monte loci in 
villa que dicitur Prapotis iiii**' mansos in feudum a dicto 
domino Johanne. Item Conraducius et Jacomucius fratres filii 
quondam domini Wecelgi de Trusso habent mansos iii cum uno 
quem pater eorum dedit Bertolotto tratris eorum. unus quorum 



133 

regitur per Morisuttom et alter per Mathiam tercius vero per 
AJincigottum et pratum unum in pertinenciis de Trusso et 
Braydam unam sub Trusso et ortum et oreum unum sive Sta- 
bulum et domos ubi babitant. hec omnia supradicta habent in 
feudum habitancie a dicto domino Johanne. Item habet Gis- 
lodus^) duos mansos in Brazano unus quorum regitur per 
Parusinum alter vero per Indriuscium. et iij campos sub Trusso 
et duos prata et unum ortum et domos ubi habitat hec omnia 
habet in feudum habitancie a dicto domino Johanne. Item 
habet Ostasius. ii. mansos sitos in Orsaria unus quorum regitur 
per Laziruttum. alter vero regitur per Germondum et per Per- 
toldum et quandam vineam sitam desuper molandino domini 
Henrici de Villalta apud terram domine Palmere. Item unum 
ortum prope Austriam Civitatem apud terram Landonii de Ci- 
vitate et apud terram Johannis Entraci. Item mansum nmmi 
et medium in Orsaria. Item masnatam quam habent in Orsaria 
hec omnia bona et masnatam habet in feudum a dicto domino 
Johanne. Item omnia bona que habet Henricus Cervus in Or- 
saria habet in feudum a dicto domino Johanne quia data 
fuerunt de domo supradicti Ostasii. Silicet matri dicti Henrici 
Cervi. Item omnia bona que Johannes quondam domini Ber- 
taldini habet in Orsaria. habet a dicto domino Johanne quia 
data fuerunt de domo supradicti Ostasii. matri dicti Johannis 
domini Bertaldini. Item habet dominus Johannes de Zucula 
novem mansos et medium sitos in Concordia et quicquid ibi 
habet in feudum a domino Episcopo concordiensi. Item man- 
sum unum situm in villa de Albir in Cercha seu centrata 
Portusgruarii habet in feudum a domino Episcopo Concordiensi. 



^) Vedi quanto ho scritto di costui nel mìo articolo: La torre del- 
r arena d'Aquiteia, stampato sulle copertine delle Pagine friulane j N. 8, 1893. 
La famiglia di Truss era vassalla di Spilimbergo. I signori di Spilim- 
bergo della prima casa già possedevano il castello di Truss allodio giu- 
risdizionale. Tale castello Walterpertoldo II donò ai figli di Giovanni di 
Zuccola, suo niposte, nel 1279, e questo signore arrotondò la signoria 
comprando dsd Patriarca V allodio pure giurisdizionale di Buttars nel 
1289. (Doc. ined. Bianchi.) Le abitanze che gli Zuccola avevano in Truss 
ed infeudavano, probabilmente erano di loro proprietà solo dopo la do- 
nazione del 1279. 



134 

Item habet totam decimam Spegnumbergl in feudnm a domino 
Episcopo concordiensi predicto. Item habet Quartisium totum 
de Spegnumbergo iu feudum a dominis decano et capitulo 
concordiensi. Item habet a dicto domino Episcopo concordiensi 
in feudum quicquid habet in Barcis ac in villa que dicitur 
Andreys Item mansos quinque sitos in villa Sancti Martini 
ultra Tulmentum de super Wolvesonum et quicquid habet ibi 
qui mansi fuerunt Parussii de Larosa habet in feudum. a do- 
mino Walteropertoldo de Spegnumberch. qui quidem tenetiir 
ipsa bona resignare in manus domini Patriarche infra XV 
dies preter quam ipse vel sui heredes ab ipso domino Johanne 
vel suis heredibus ad hoc fuerit requisitus.*) Item habet in 
feudum a dicto domino Walteropertoldo unum mansum et 
medium situm in villa Pantianichi. quem idem dominus Wal- 
teruspertoldus habet in feudum a domina abbatissa monasterii 
Aquilegeji&is. nunc antem Hughellus de G-allano ipsum mansum 
et medium habet in feudum habitancie ab eodem domino Jo- 
hanne Nobilis vir dominus Johannes de Zucula in sacramento 
fidelitatis dixit et confessus fuit se habere ad rectum et legale 
feudum a venerabili patre domino. Raimundo dei gracia saucte 
sedis Aquilegensis Patriarche et a Patriarchali Ecclesia de 
bonis que fuerunt domini Walteripertoldi de Spegnumbergo. 
resignatis per ipsum dominum Walteriumpertoldum. in mauus 
predicti domini Patriarche. hec bona infrascripta silicet Ca- 
striim de Spegnumbergo cum Burgo et Circha et masnata. et 
cum Bonchis. silvis et pomariis ipsi Castro pertinentibus. Et 
tredecim mansos sitos in Barbeiano et unum sedimen cum 
tribus campis et unam silvam sitam in eadem villa et tria 
prata in ipsa villa cum omnibus bonis pertinentibus mansibos 
et silve. pratis et campis predictis et racione waldi quod ipsa 
et sui habitatores et homines habitatores in Spegnumbergo et 



^) Ciò basta a stabilire l' età del documento con molta approssima- 
zione Infatti dai combinati documenti delle raccolte Bianchi, Joppi e 
Carreri emerge che nel 1281 si compievano vari atti tendenti ad assicu- 
rare la successione di Spìlìmbergo in Zuccola. Nel 1292 il debole figlio 
di Walterpertoldo, Ottobregonia, viveva ancora, e nel 1293 era già morto. 
(Vedi mie opere citate.) 



136 

in plebe ac plebanatu Cose debent et possunt ire buscandum 
in Scorfo (o Scorafo?)^) sine alico dacio vel danda. Item iii 
mansos sitos in Sedeliano ciim decima tocius ville predicte. 
Item Advocaciam duorum mansorum sitoram in eadem villa. 
Item duos mansos sitos in Flaybano cum integra decima tocius 
ville de Flaybano Item copolacium. dominium et Advocaciam 
tocius ville de Turida. Item duos mansos sitos in Cisterna 
cum danda ipsius ville et silve Item advocaciam ville de Or- 
saria Item duos vacas et decem pecudes cum decem agnis 
anuatim in Castaldia Carnee. Itera XXV urnas vini anuatim 
in Castaldia Waldi de Canipa domini Patriarche. Item Castrum 
de Sbroliavaca medietatem partis que fuit domini Ulvini de 
ipso loco cum mulinareciis pratis et silvis pertinentibus diete 
medie parti. Item dominium et Ghorictum *^> plebis Sancti 
Georgii que dicitur plebs de Cosa Item dominium et advo- 
caciam villanim de Bausedo de Vi varo et de Domanino Item 
dominium et m itam mercatorum de Zucula in Tauriaao iuxta 
Spegnnmbergum Item dominium et matam foris Sancti Thome 
de Cosa Item dominium duorum mercatorum in Sancto Odol- 
rico nnnm in festo Sancti Odolrici. et aliud in domiuica die 
proxima ante festiim Sancti Michaelis. Item dominium et rau- 
tam unius mercati iuxta villam de Ridincicho. Item domiiiinm 
et mutam foris Sancte Sabate. Item dominium foris Sancti 
Petri de Ignano. Item dominium et advocaciam tocius ville de 
Calvenzano Item montem unum in Carneacum pisene ipsius 
mentis. Item liabet in feudum habitancie ab eodem domino 
Patriarcha et a Patriarchali Ecclesia Castrum de Walveso!io"i 



*) Parola non accennata dal Da Cange e torse avvicinabile al corfo 
della legge degli Alamanni LXXXI oppure LXXXIV, dove si parla delle 
genealogie che contendono intorno a un terreno, tanto più che questa 
parola della legge ha le varianti eziandio scurfo e zcruf 

'®j Gorichtum equivale a Gericht, Relativamente al Gericht dr^lla 
Pieve di vJosa e de* suoi i apporti con T alta giurisdizione di Spiliiubergo, 
ch'era membro della Pieve di Travesio, ho parlato nel mio opuscolo: 
Da chi e come ^ esercitanse la giustizia w* domini della casa di Spilimbergo 
(Arch. Veneto, 1887) e in altri miei scritti. 

**) Ho trattato di ciò combattendo anche un' invalsa opinioiu» in 
argomento nel Oiornale araldico di Pisa, non rammento quando. 



136 

cum omnibus bouis spectantibus ipsi Castro sìcut datum actenns 
ei fuit. hec omnia est coiifessus habere ab ipso domino Pa- 
tri archa et a Patriarchali Ecclesia Aquilegiensi salvo plus 
quod si reperirctur ei dabit bona fide sine frauJe in scriptis. 

(Qtiì termina V ultima delle sette pergamene costituenti il do- 
cumento e V ultima mostra che da essa fu strappata altra cucita 
che la seguiva.) 

All' archivio della casa di Sopra, ma nella minor porzione 
che trovasi nella casa detta la Favorita, esiste una listerella 
membranacea che contiene 1' enunziazione d* altri beni di Gio- 
vanni di Zuccola. Da lui ne tengono Giov. de Portis in Zucu- 
gnico (Ciconicco). Albero Claudus e Giov. d' Orsaria e Barto- 
lomeo di Gruaro ed Albero di Mossa ne tengono in Predemano. 
Wecetilgo tien da lui una decima in Mirsino. Hanno beni feu- 
dali da lui Giov. de Rivo in Alzida, Stefano di Villalta in 

Stive e Arpone in Monastedo ba da lui una decima in Rivis. 

Qui mi sono limitato agli elenchi di beni; ma da altri 
documenti si hanno diverse notizie su possedimenti e domini del 
signor di Zuccula, de' suoi autori e de' suoi successori di Zuc- 
cula e Spilimbergo. Puoi vedere le mie operette : Del buon Go- 
verno Spilimberghese (Arch. Veneto, 1889); Die Familien v, Spi- 
limbergo (Jahrbuch d. k. k. Herald. Gesel. Adkr, 1892); Tables 
Généalogiques des seigneurs de Spilimberg etc. (Giornale Araldico 
genealogico, 1892). 



DELLE SALINE DI TRIESTE 

Considerazioni sulla loro storia e legislazione 

del 

Dott. Domenico Rossetti nobile de Scauder 

Piktrixio, Avvocato « civico Frocuratort triestino. 
(CotU. r. col. XIX, fate» IL) 

DOCUMENTI 



CXI. 



Estratto del Decreto Imperiale in data dei 14 Marzo 1812 
e reso sul rapporto di S. E. il Ministro delle Finanze dell'Im- 
pero. Napoleone Imperatore dei francesi, Be d'Italia, Protet- 
tore della Confederazione del Beno, Mediatore della Confede- 
razione Svizzera etc. 

Sezione 1* del provedimento e della vendita del Sale e 
Tabacco nelle Provincie Illiriche. 

1) La Direzione resultante dal contratto steso nel mese 
di Giugno 1810 col sig. Schram, p. la vendita esclusiva del 
Tabacco nelle nostre Provincie Illiriche è soppressa a comin- 
ciare dal 1^ Luglio 1812. I conti del Direttore attuale, come 
pure dell'Amministrazione del Commissario del G-ovemo presso 
questa direzione saranno verificati ed appurati. 

2) Il contratto fatto il mese d'Aprile scorso col sig. 
Adamich p. il provvedimento del sale nelle dette Provincie 
sarà levato, cominciando dall' istesso termine. 



138 

3) A principiare dal P Luglio 1812 le nostre Provincie 
Illiriche saranno proviste di Sale p. conto del Governo, col 
mezzo d'una nuova Regia. 

4) La medesima Regìa è incaricata a principiare dalla 
istessa epoca, del provvedimento, della fabbricazione e della 
vendita esclusiva del Tabacco nelle Provincie Uliriche. 

5) La Direzione dell' Illiria sarà composta d' un Direttore 
generale, nominato da noi; di tre amministratori, d'un Secre- 
tano generale, e d'un Cassiere, li quali saranno nominati dal 
nostro Governatore generale sulla proposizione dell' Intendente • 
generale delle finanze, che nominerà gli altri impiegati sulla 
proposizione del Direttore generale. 

Sezione 2* del Sale. 

10) Dal V Luglio 1812 la Regia entrerà in possesso dei 
locali, magazzini; depositi, ed altre fabbriche destinate alF im- 
magazzinamento ed alla vendita del Sale nelle nostre provincie 
Illiriche, come pure dei mobili, effetti ed utensili che vi ap- 
partengono. Si stenderà a questo fine un processo verbale 
contraditori amente fra gli esperti, che verranno nominati da 
una parte dall'Intendente della provincia, e dall'altra dalla 
Direzione delle Dogane. 

11) Si farà il provvedimento nei luoghi e nei punti ne- 
cessari, di modo che il Sale esistente nel Magazzino sia sempre 
suflScìente p. la consumazione di sei mesi almeno. 

12) I prezzi, p. i quali il sale viene venduto ai consu- 
manti, sono provisoriamente conservati nelle nostre Provincie 
Illiriche, e ciò fintanto che il prodotto della raccolta del 
paese basti ai loro bisogni; a quest'epoca la tariffa sarà di- 
minuita nella proporzione dell'economia ottenuta nelle spese 
di questi provvedimenti. Il sale sarà venduto a peso in tutta 
1' estensione delle dette provincie. 

13) La Regia sarà pure obbligata di provvedere ai reg- 
gimenti croati la quantità necessaria di sale p. la loro consu- 
mazione, ai prezzi che verranno fissati dal nostro Governatore 
generale; ogni altra eccezione, privilegio, provvedimenti gra- 
tuiti ritenuta in -natura fatti dai proprietarj delle saline 
sono aboliti. 



13Ò 



14) I Salinari dell' Isola di Pago sono esenti dal servizio 
della guardia nazionale ed il Consorzio, ossia associazione dei 
salinari della detta Isola è autorizzato di mettere «il suo con- 
tingente alla Coscrizione mediante gli aiTUolamenti volontarj. 

Sezione 3' del Tabacco. 

16) Le fabbriche e utensUi che servono alla fabbricazione 
del Tabacco saranno posti alla disposizione della Direzione a 
principiare dal P Luglio, si stenderà un processo verbale 
contraditoriamente fra gli esperti nominati da una parte dal- 
l'Intendente della provincia, e dall'altra dal sig. Schram, dei 
Tabacchi, sia in foglie ovvero fabbricati che appartengono 
a lui. 

16) I detti Tabacchi verranno comprati dalla nuova Di- 
rezione, che ne pagherà il valore secondo T estimazione, sia 
in contanti, sia p. compensazione, colle somme che potrebbero 
essere legittimamente chieste al sig. Schram. 

17) Questi Tabacchi saranno classificati dagli esperti in 
tre qualità, vale a dire^ superiori, mediocri ed inferiori, eccet- 
tuatene però quei Tabacchi danneggiati e non vendibili (se 
ve ne fossero) che saranno brucciati. 

Sezione 4*. Disposizioni generali. 

20) I Tabacchi in foglie non potranno circolare senza 
una polizza di cauzione. I Tabacchi fabbricati porteranno il 
segno della manifattura imperiale e non potranno circolare 
senza polizza di cauzione, ogni qualvolta che la loro quantità 
eccederà dieci kilogrammi. 

21) E probito ad ogni particolare di tenere in casa del 
Tabacco in foglie, a meno che egli ne fosse il coltivatore. 

Quando poi T epoca fissata p. il provvedimento delle 
foglie da farsi al magazzino della Direzione sarà scorsa, verrà 
ugualmente proibito ai coltivatori stessi di tenerne in caòa loro. 

22) Quelli che porteranno attorno fraudolentemente del 
Tabacco, saranno arrestati, e messi in prigione, se non forni- 
scono cauzione, e condannati alle pene che prescrive l' arti- 
colo 26". 



140 

23) Qualunque Tabacco in foglie, circolando senza polizza 
di cauzione sarà confiscato, come anche i bastimenti di mare 
al disotto di 50 tonnellate, li carri, cavalli ed equipaggi inser- 
vienti al trasporto del medesimo. I proprietarj dei detti Ta- 
bacchi, i padroni dei bastimenti, i vetturini ed altri preposti 
p. la condotta, saranno solidariamente condannati ad un'am- 
menda di cinquecento franchi, salvo il loro ricorso contro i 
mercanti e proprietarj, allorché saranno stati indotti in errore 
dair enunciazione delle lettere di vettura, conoscimenti, do- 
cumenti particolari e loro danni ed interessi. 

24) Egli è proibito ad ogni particolare di tenere in casa 
sua dei Tabacchi fabbricati, eccettuatone quelli provenienti 
dalle manifatture della Regia. 

26) Li Tabacchi sia in foglie, sia fabbricati, se non ven- 
gono dalla Francia, sono proibiti all'entrata nelle nostre Pro- 
vincie Illiriche. 

26) Qualunque violazione fatta agli ai-ticoli del presente 
Decreto, sarà punita d' un* ammenda di cinquecento franchi e 
della confiscazione dei Tabacchi. 

27) I preposti ai depositi ed alla vendita del Tabacco. 
che sarebbero convinti d* avere falsificati i Tabacchi della 
Regia, aggiungendovi o mischiandovi materie eterogenee, sa- 
ranno destituiti, e puniti inoltre di una incarcerazione da 10 
giorni a due anni, e d'una ammenda di sedici a cinquecento 
franchi. 

28) Il contrabando di sale e tabacco fatto con attruppa- 
mento^ ed a mano armata, sarà punito e sentenziato conforme 
alla legge del 13 floreale anno undecime, che riguarda le 
Dogane. 

33) La Croazia militare è eccettuata dalle disposizioni 
del presente Decreto: ella sarà riguardata sotto questo rap- 
porto, relativamente alle nostre Provincie Illiriche, come pro- 
vincia straniera. Per estratto conforme. Il Direttore generale 
della Regia Imperiale del Sale e Tabacco, Delaville Le Roulx. 

In conseguenza delle disposizioni del Decreto qui sopra, 
ogni specie di vendita del Sale e Tabacco, fuorché quella che 
fosse fatta dagli agenti della Direzione Imperiale dovrà ces- 
sare, a contare dall'epoca fissata; nissuna vendita può avere 



141 

luogo sotto qualsivoglia titolo o denomìnazionG. Li mercanti 
esitanti attuali dovranno indirizzarsi ad uno dei Ricevitori 
della Direzione accennati qui abbasso, affine d' ottenere V au- 
torizzazione necessaria p. continuare il loro esito, questo loro 
farà conoscere le condizioni, che sono d' adempire, e trasmet- 
terà a me la loro domanda. — Eicevitori a Lubiana, Neiistadt, 
Villach, Spital, Lientz, Duino, Trieste, Capodistria, Pirano, 
Parenzo, Rovigno, Pola,* Pisino, Fiume, Buccari, Segna, Carl- 
stadt, Arbe, Carlobago, Pago, Zara, Novigrad, Scardona, Se- 
benico, Tran, Spalatro, Almissa, Macarsca, Stagno^ Ragusa, 
Castel-nuovo, Cattaro. H Direttore generale Delaville Le Roulx. 
(Pubblicato colla stampa.) (Vedi nuovo Archivio civico, fascicolo 
iV. 22.) 

cxn. 

Napoleone p. la grazia di Dio e p. le Costituzioni, Im- 
peratore dei Francesi, Rè d'Italia, e Protettore della Confe- 
derazione del Reno: Eugenio Napoleone di Francia, Viceré 
d' Italia, Principe di Venezia, Arcicancelliere di Stato delP Im- 
pero Francese, a tutti quelli che vedranno le presenti, salute. 

Essendo intenzione nostra che vengono poste e mante- 
nute nella più gi'ande attività le saline dell'Istria, e volendo 
p. quest'effetto migliorare la condizione tanto dei proprie tarj, 
che dei coltivatori di esse, e stabilire un ordine di ammini- 
strazione che garantisca l'interesse pubblico e privato; Sopra 
rappoilio del Ministero delle finanze. Noi in virtù dell'autorità 
che ci è stata delegata dall'altissimo ed augustissimo Impera- 
tore e Rè Napoleone I nostro onoratissimo Padre e- grazioso 
Sovrano, abbiamo decretato ed ordinato quanto segue : 

Titolo 1° delle deputazioni ai Sali. 

1) Sarà stabilita in Capodistria, Pirano e Muggia una 
Deputazione ai Sali, la quale sarà incaricate^ di proporre i 
mezzi e lavori necessari p. conservare le saline, ampliare, di- 
rigere, e sorvegliare la loro coltivazione. 

2) La Deputazione ai sali sarà composta: in Pirano dai 
Podestà del Comune, da due Savj e da otto fra i quaranta 



142 



^maggiori proprìetarj di saline che il Prefetto uoiniiia; In Ca- 
podistria dal Podestà, da dne Savj e da sei fra i trenta mag- 
giori proprietarj di Saline nominati come sopra ; In Maggia 
dal Podestà, da due Savj e da quattro fra i venti maggiori 
proprietarj, nominati pure dal Prefetto. 

3) Il servizio- dei Membri delle deputazioni ai sali è 
gratuito. 

4) Le Deputazioni si radu^ieranno periodicamente ogni 
anno all'epoca in sui si debbono dispon^e i lavori p. la colti- 
vazione delle saline, alP epoca in cui i sali si raccolgono, ed 
all'epoca in cui si dovranno liquidarsi i conti dell'anno. Po- 
tranno pure radunarsi straordinariamente, previo però il per- 
messo del Prefetto, che ne esaminerà V oggetto e la necessità. 
Il Prefetto fisserà pure il tempo delle convocazioni periodiche 
deiranno. Qualunque convocazione tanto ordinaria che straor- 
dinaria non potrà durare più di cinque giorni. 

6) Le Deliberazioni delle Deputazioni ai sali non hanno 
esecuzione se non sono approvate prima dal Prefetto sentito 
necessariamente T Intendente. Dalla decisione del Prefetto in 
questi oggetti, vi è reclamo al Ministro delle finanze. 

Titolo 2^ Dei proprietarj delle Saline. 

6) Qualunque possessore di terreni disposti, o che si vo- 
gliono disporre p. saline, deve notificare in iscritto fra i primi 
quindici giorni di Gennajo di ogni anno alla rispettiva Depu- 
tazione ai Sali in persona del Podestà del Comune, la situa- 
zione e il numero dei fondamenti di Saline posseduti dal no- 
tificante, il numerò dei Cavedini di ciascun fondamento, e 
quali intenda il medesimo di coltivare o far coltivare entro 
V anno. Pel corrente anno 1808, la notificazione dovrà essere 
fatta entro il prossimo mese di Marzo. 

7) I Cavedini non stati notificati da alcuno p. tre anni 
di seguito, o notificati e non stati coltivati dal possessore 
entro tre anni di seguito, s'intenderanno derelitti e riuniti di 
diritto al Demanio dello Stato, a meno che, prima della sca- 
denza dei tre anni, il proprietario non abbia rappresentate e 
giustificate le circostanze straordinarie e legittime che glielo 
avessero impedito. 



, 143 

8) I Cavedini non stati notificati in un anno, o notificati 
con la dichiarazione di non volerli coltivare entro Panno, ri- 
mangono p. quell'anno alla disposizione della Deputazione ai 
sali, che li darà a coltivare a chi crederà più conveniente. D 
prodotto netto di questi Cavedini spetterà p. quattro quinti ai 
Salinari, cui si daranno a coltivare, e p. un quinto sarà con- 
vertito in sussidj e gratificazioni alle persone e famiglie di 
altri Salinari. 

9) Le saline state notificate dovranno dai possessori ve- 
nire poste in attività, e p. tale efietto mantenute e riparate a 
dovere. Il loro pulimento e preparazione non potrà ritardarsi 
oltre il mese di Marzo; in dififetto sarà applicata la disposi- 
zione dell'articolo precedente. 

10) Occorrendo la necessità di far seguire dei lavori a 
vantaggio o difesa generale delle saline, o di una parte di 
esse, nella quale siano interessati più proprietarj, la Deputa- 
zione farà fare il prospetto e la stima di detti lavori; e il 
piano di riparto, previa approvazione del Prefetto, sarà pub- 
blicato nel comune, con invito a qualunque interessato di pre- 
sentai-e fra quindici giorni, termine di rigore le proprie occor- 
renze. La Deputazione fra cinque giorni Successivi dovrà pren- 
dere le sue deliberazioni, cui trasmetterà al Prefetto p. l'approva- 
zione. I lavori difinitivament^ approvati in questa conformità 
dal Prefetto dovranno eseguirsi, ed il reclamo che venisse in- 
terposto dalla decisione del Prefetto non potrà sospenderne 
r esecuzione a meno che si trattasse di spesa di grave entità, 
e non urgente. 

11) I possessori delle saline saranno obbligati a prendere 
tutte le precauzioni, perchè il sale raccolto non sia distratto 
da chichessia, e venga nella sua totalità^ consegnato ai magaz- 
zini deir amministrazione. Dovranno inoltre uniformarsi ai re- 
golamenti che r amministrazione sarà p. prescrivere aU' og- 
getto di aumentare il raccolto dei sali, e migliorarne la 
qualità. 

Titolo 3« dei Salinari. 

12) Sarà dovere di ogni salinaro di notificare ogni anno 
pel 15 (Gennaio alla Deputazione ai sali. )^ La situazione, il 



144 



numero dei Cavedini che s' impegna di coltivare, e a chi questi 
appartengono ; 2* Il numero, nome, cognome degli individui 
che impiegherà nella formazione dei sali ; Per quest' anno la 
notificasione dovrà essere fatta entro il prossimo mese di 
Marzo. 

13) La Deputazione, riconosciuto che abbia se il numero 
' degli operatori è proporzionato agi' impegni che il salinaro 

s' assume, e che nulla gli consti in contralio sulla sua abilità 
e condotta morale, lo munisce di patente, nella quale saranno 
nominati gl'individui da lui professati p. questo lavoro. Nel 
caso però che il numero dei commessi del salinaro non fosse 
riconosciuto proporzionato all'impegno, la Deputazione d'ac- 
cordo col proprietario, o aumenta il personale che occorre, o de- 
duce quel numero di Cavedini che non credono di potersi lo- 
devolmente coltivare p. affittarlo ad altre. 

14) Nessuno senza patente potrà essere impiegato nell'eser- 
cizio di salinaro : tali patenti, sono gratuite. 

15) Tutti i Salinari dovranno non solo fare le operazioni 
necessarie p. la formazione del sale, scolando, ripulendo e met- 
tendo a sole le saline, allorquando in tempo della fabbrica- 
zione siano cadute delle pioggie ; ma ciascuno p. quelle saline 
alla coltura delle quali siasi impegnato come sopra, dovrà 
sotto la vigilanza e direzione della Deputazione ai sali, ope- 
rare nell' invernata e nella primavera p. disporli nel modo più 
lodevole alla formazione del sale senz' altra mercede, fuorché 
quella che gli compete in raguaglio di quantità e del prezzo 
appartenente p. patto o consuetudine locale al salinaro sul 
raccolto del sale. 

16) Ogni operazione intorno ai sali p. raccoglierli, am- 
massarli ed immagazzinarli nei locali dell'amministrazione 
sarà a tutto carico dei salinari, ciascuno p. proprio raccolto. 

Titolo 4^ Della custodia delle saline, e della con- 
segna dei sali nei magazzini dell'amministrazione. 

17) Le saline saranno durante il tempo della raccolta, e 
sino a che siano posti i sali nei magazzini, guardate dalla 
forza armata a disposizione dell'Amministrazione. A questo 



145 
effetto sarà destinato ogni anno dalP Intendente un numero 

conveniente di guardie sotto gli ordini di un Ispettore. 

18) I proprietarj e salinari dovranno rispettare questo 
corpo, ed inoltre prestargli assistenza qualunque volta occorra 
pel mantenimento dell'ordine nelle saline e p. l'indennità del- 
rAmministrazione. 

19) Tutto il sale che indistintamente si raccoglierà, dovrà 
essere consegnato p. intero ai magazzini dell' amministrazione, 
subito dopo lo scolo necessario, a quest'effetto si formeranno 
degli ammassi nei siti più centrali e difesi delle saline, e dove 
sarà indicato dall* Ispettore p. sicurezza del genere e comodità 
dei trasporti. 

20) Il compenso che ha luogo a favore dell'Amministra- 
zione a titolo di decremento p. la stagionatura del sale con- 
tinuerà colle norme in corso. 

21) La consegna e ricevimento dei sali nei Magazzini si 
farà a quintali peso di Milano. 

22) Non potrà p. qualunque titolo ritenersi, detrarsi o 
distribuirsi sale all'occasione della raccolta, od immagazzina- 
mento dei sali; dovendo l'intero prodotto essere consegnato 
ai magazzini deir Amministrazione senz^ alcuna eccezione. 

23) I sali che verranno presentati misti di terra ed in 
istato dMmpurità tale da non potersi esporre in vendita al 
pubblico, saranno rifiutati e gettati via, onde non se ne possa 
fare uso da chichessia, . a meno che i salinari si offrano di ri- 
passarli e ripulirli in modo da renderli accettabili nei ma- 
gazzini. 

24) Ogni furto di sale, ancorché non fosse p. anco posto 
nei magazzini sarà punito colle pene prescritte dalle leggi 
pel furto dei sali spettanti alla finanza. Qualunque altra dis- 
trazione dei sali in contravenzione all'art.* 22 sarà punita 
colle pene prescritte pel contrabando dei sali. 

Titolo 5^ del prezzo e del pagamento dei sali. 

25) Prima che i sali siano consegnati e posti in magaz- 
zino non potranno nò i proprietarj né i salinari pretendere 
pagamento alcuno. 



146 



26) Il pagamento avrà luogo subito dopo che saranno 
immagazzinati sotto deduzione delle anticipazioni che fossero 
state accordate in conto dall' Amministrazione. 

27) Air oggetto di animare e ricompensare V industria dei 
proprietarj e dei salinari, il prezzo dei sali comuni di Pirano, 
Capodistria e Muggia sarà pagato dall'Amministrazione inco- 
minciando dal raccolto del 1808 sessantaquattro centesimi p. 
ogni quintale peso di Milano. I salì bianchi che venissero fab- 
bricati nelle dette saline saranno pagati novantadue centesimi 
p. quintale come sopra. 

28) H Ministro delle finanze determinerà se vi è luogo 
la quantità e proporzione dei sali bianchi che dovrà fabbri- 
carsi e consegnarsi all'amministrazione da ogni proprietario 
e salinaro in concorso dei sali comuni, avuto riguardo al bi- 
sogno che si ha di questi ultimi p. la consumazione. 

29) Potrà l'Intendente coli' approvazione del Direttore 
generale dell'Amministrazione accordare ai salinari delle somme 
a conto del prezzo dei sali da raccogliersi nell'anno. Una 
istruzione d'approvarsi dal Ministro delle finanze, regolerà i 
limiti e le cautele da osservarsi p. queste anticipazioni che 
dovranno nel resto rimborsarsi entro 1' anno. 

30) Nulla è innovato relativamente alla quota con cui si 
ripartisce il prodotto fra il proprietario e il salinaio, secondo 
i patti, e le consuetudini locali. 

Titolo 6® disposizioni d'ordine. 

31) La sorveglianza p. l' esecuzione del presente Decreto, 
e in generale l'amministrazione delle saline nel Dipartimento 
dell'Istria, appartiene all'Intendente, sotto gli ordini della 
Direzione generale delle Privative, salvo ciò che viene affidato 
al Prefetto dal decreto medesimo. 

32) L'intendente avrà special cura perchè i Cavedini 
che spettano o potranno devolersi allo Stato, siano difesi, am- 
pliati, se vi è. luogo, e coltivati nel miglior modo possibile. 

33) L'Intendente accompagnato da un perito visita una 
due volte l'anno le saline, secondo il bisogno, e rende conto 
della loro situazione al Ministro delle finanze. 



147 

34) Un Magazziniere ed un Controlore da nominarsi dal 
Ministro delle finanze p. ciascuna salina^ risponderanno del- 
l' immagazzinamento custodia e movimento dei sali. 

35) Il Ragioniere dell'Intendenza aprirà dei registri par- 
ticolari p. ciascuna delle tre divisioni delle saline di Pirano, 
Capodistria e Muggia. Egli terrà conto deUe anticipazioni che 
fossero state accordate, e ne provocherà il rimborso entro 
r anno. 

36) Il pagamento dei sali ed altri, cui occorresse di fare 
p. r amministrazione delle saline, si eseguiranno dalla Cassa 
dell' Intendenza. 

37) Il Ministro delle finanze è incaricato dell'esecuzione 
del presenta Decreto, che sarà pubblicato ed inserito nel Bol- 
lettino delle Leggi. Dato in Venezia il 19 febbraio 1808. Eu- 
genio Napoleone. Pel Viceré il Consigliere Segretario di Stato 
L. Vaccari. (Vedi Bollettino delle Leggi francesi.) 

CXIII. 

Eegie Imperiale des Sels et Tabacs en Illyrie. Trieste, le 
29 Mars 1813. Monsieur le Maire. l'ai l'honneur de vous an- 
noncer que s Ex: M. le Grouverneur G'^ a pris un arrétèen 
date du 8 de ce mois, portant que les salines de Zaule & Sor- 
vola seront restauréés desuite, afin de mettre ces établissement 
en pleine culture sans le plus brèf delai. Cet arrétè contient 
divers dispositions relatives à l'amélioration du sort des sali- 
niers qui y sont attaohés. le m'empresse de vous en donner 
conaissance pour que vous veuilliez bien les communi quer à 
la partie de vos administrés qu'elles concernent l'article I' porte 
que "Les Saliniérs employés à la culture des salinés ne pou- 
''ront cesser leur exploitation sans prevenir du moins une 
*faison d'avance, le propriótaire au quel ils sont attachés, sous 
"peine envers les contrevenants de tous dépens, indemnités & 
"dommages intéréts qui pouront étre réclamès contre eux. 

"Art. 2. Le prix alloué aux propriótaires des salines pour 
"chaque metzen de Sei recoltè, sera après le divers deductious 
*a faire poiu* déchet, mésurage transport etz. partagé par 
''moitie entre les saliniérs et les Propriètaires, en sorte que si 



148 

"après les déductions en dessous, le prix du metzen recoltè 
"est d'un florin, ou 60 kreutzer, treute appartiennent au 
•Proprijétaire et trente aux Saliniers. 

•Art. 4. La regie imperiale des Sels et Tabacs fera aux 
"propriótaires des salinés à l' epoque du commencement des 
''travaux, une avance d'un fl. par Cavedine, pareille avance 
''sera faite au commencement de la recolte^ le montant de 
"ces avances sera retenu sur le prix des livraisons lors de la 
**liquidation qui en sera faite. 

Ces divers dispositions ótant prises dans Tintéréts des 
Ouvriers qui se livrent à la culture des salines j' ai l'honneur 
de vous prier de vouloir bien prendre les mesures nécéssaires 
pour qu' elles soient connues des habitans de Zaule & Servola 
ainsi que dans les Villages qui avoisinnent les Salines & qui 
sont sous votre administration, en assurant ceux qui voudront 
se livrer a la culture du Sei; que la regie véillera à ce qu'ils 
jouissent des avantages que le Gouvemement leur accorde. 
l'ai l'honneur Monsieur le Maire, de vous saluer avec la con- 
sideràtion la plus distinguée, Le Dii'ecteur general Delaville 
Le Eoulx. ( Vedi nuovo Archivio civico, fascicolo N, 22,) 

CXIV. 

Avviso N. 2884 (pubblicato colla stampa). L'Imp. Reg. 
Magistrato pubblico politico ed economico di Trieste, in se- 
guito a venerato Decreto dell' Imp. Reg. Governo generale 
dell' Illirio di data 6 del corrente N. 13970, porta a notizia 
degli abitanti di questa Città e suo Ten-itorio, qualmente, 
dietro le disposizioni prese dall' Imp. Reg. provisoria Ammini- 
strazione bancale, e de' sali di data Lubiana 23 Luglio anno 
corrente N. 3637, il Sale dovrà essere venduto soltanto dietro 
il peso e moneta austriaca a norma delli prezzi prescritti dal- 
l' Uffizio dei sali; coli' aggiunta, che a nessuno vi sarà per- 
messo di vendere tale genere, se non se a quelle persone che 
otterranno . la relativa licenza dalla prefatta Amministrazione. 
Saprà quindi ogn'uno scrupolosamente osservare tale disposi- 
zione, alla quale si aggiunge, che tutte le leggi emanate sotto 
il governo austriaco, e segnatamente sin' all' anno 1808, rela- 
tive alla patente dei sali del di 23 Gennaio 1778, le quali 



U9 

proibiscono lo traffico del sale, debbano essere mantenute in 
pieno vigore, mentre si procederà con tutto il rigore contro 
quelli; che osassero di contravenire alle discipline contenute 
nelle succitate Leggi. Trieste, il di 22 Ottobre 1814. G-. F. 
Barone de Longo-Liebenstein, Ces.^ Reg. effettivo Consigliere 
del Griudizio provinciale, e Presidente provvisorio deir Imp. 
Reg. Magistrato. {Vedi niiovo Archivio civico, fascicolo N. 22.) 



CXV. 



An den poi: òkon. Stadt-Magistrat zu Triest N. 3468. 
Die mit dissortigen Verordnung vom 17" Janner d. j. dem k. k. 
Salzoberamte iibertragene Erhebung der Beschwerden der Sa- 
Unen-eigenthumer zu Zaule und Servola liber die unter 
der franzòsischen Begierung durch verschiedene abgeordnete 
Beamte, ohne Einvernehmung der Eigenthtimer willkuhrlich 
bewirkte Beparationen der Salinem, batte zin: Absicht, auf 
dem Grund und eigentlichen Verhaltnisse dieser Beschwerden 
ZÌI sehen, imd nach erhobenen Befund, iiber Einvernehmung 
der k. kc Banko-Gefallen-Administration, auf die Abstellung 
der allenfaUigen Gebrechen, und auf die Wiedereinfuhrung der 
bis zum Jahre 1809 unklaghaft bestandenen Ordnung hohen 
Orts anzutragen. 

Da aber seit deme mit hohen Hofkammeirdekret vom 
8." V. ms. bedeutet worden, dass cine von werkverstandigen 
Mannem zusamengesetzte Hofkomission anher abgeordnet 
werden wird, um die Untersuchung der Salinen Manipulation 
vorzunehmen, die hiebei bemerkende Gebrechen abzustellen, 
und die nothigfindende Verbesserungen einzuleiten, so wird dem 
k. k. Magistrat angeordnet, solches den Triester Salineneigen- 
thumem mit dem Beisatz zu eròffnen, dass es von der dem 
Salzoberamt aufgetragenen Erhebung ihrer Beschwerden abzu- 
kommen, und sie solche bei der zugewartigenden k. k. Hof- 
komission vorzubringen, einstweilen sich aber der ihnen von 
der hohen Orts autorisirten istrianer Salinen-Oberintendenz 
angesonnenén, in einem Ausweis dargestellten erforderlichen 
Herstellung der Salinen Beparationen, um so mehr zu fligen 
haben, als sie solche durch eigenc Werkverstjindige bewirken 



J5C 

kounen ; und diese Reparationen unverschieblich siiid, um die 
Salzbete znr bevorstehenden Salzerzeugung bei Zeiten in 
guten Stand herzusteHen. Triest am 8.* Marz 1816. In Er- 
manglung eines H. Gouvems. Spiegelfeld. Freuh. v. Buffa. 
(Vedi nuovo Archivio civico, fascicolo K 28,) 

CXVI. 

Protocollo tenuto dal sig. Consigliere Barone de Buset 
Commissario dell'alta Camera Aulica air oggetto di provvedere 
possibilmente a quanto occorrere potesse a render nei fondi 
salini di Zaule & Servola, la confezione ubertosa, ed egual- 
mente animata l'industria, e p. l'oggetto che a senso Selle 
disposizioni di S. E. il sig. Conte Saurau, Commissario Pleni- 
potenziario p. l'organizzazione di data 25 9bre decorso N. 2942 
che ha assoggettate le saline di Zaule & Servola sotto la Sopra- 
Intendenza delle saline dell' Istria riconosca il Sopra-Intendente 
le deliberazioni del prenominato sig. Consigliere Commissario 
sudetto tanto in ciò che risguarda il pagamento dei sali che 
furono consegnati nei pubblici Magazzini relativi ai raccolti 
dell'anno 1813 e 1814, quanto per ciò che risguarda la pros- 
sima ventura Campagna, come perchè li Sig. Consertanti ab- 
biano da riconoscere nel Ces° Reg. poi. Magistrato una loro 
rappresentanza col mezzo della quale verranno officiosamente 
con Nota passate alla Sopra-Intendenza tutte le loro ricerche, 
la quale Sopra-Intendenza sudetta con Nota renderà pure 
sempre avvertito il Ces.° Reg. Poi. Econ. Magistrato sudetto 
di tutte quelle disposizioni che troverà conveniente, e che 
sarà ordinata di comunicare. Presenti. Silvestro M.* Venier 
Sopra-Intendente. Il sig. Marchese di Pietragrassa Imp. Seg. 
assessore del Magistrato polit. econom. Graziadio Minerbi. 
Annibale de Conti. Grennaro de Fecondo. Antonio Zebochin 
Procurat." delle R. E. Monache, ed Eredi Calò. Ignazio Bede- 
schini Ricevitore dei Sali. Nazario Bencich Ragion.' della 
Sopra-Intendenza. Il sig. Consigliere Groverniale Commissario 
sudetto ricerca quali possano essere li mezzi più convenienti 
p. animare l'industria nell'entrante Campagna, e p. rendere 
possibilmente li terreni in istato di buona cultui'a 



151 

Risposta delli sig. Consortanti. Una delle cose clie anima 
l'industria è il pronto pagamento del sale; la consegna a peso, 
e non a misura, il diritto di poter riconoscere il peso tanto 
dal ricevente quanto dal consegnante. 

In forza della differenza della consegna accordano che 
la stagionatura sia pure cangiata e la propongono di un otto 
(8) p. cento. 

Li sig. Consortanti stessi ricercano in aggiunta di poter 
ottenere dopo fatta V intiera consegna del prodotto al pubblico 
magazzino quella quantità che loro si rende necessaria al 
prezzo stesso al quale il Governo paga a loro il prodotto. Il 
bisogno relativo sarà dimostrato dai rispettivi proprietarj dei 
fondi, e verrà dal Ces.'' Eeg. poi. econ. Magistrato ricono- 
sciuto p. norma del Magazziniere, e delle annotazioni che sarà 
costretto di tenere; concessione che già era di costruire sotto 
il governo presente. 

Per prezzo del prodotto si limitano p. quest'anno alla 
ricerca del vecchio pagamento; A toglimento però d'ogni 
equivoco attesa la consegna del genere a peso, e non a mi- 
sura, il prezzo sarà considerato di uil fiorino e kni 16 f. 17i 
al centinajo sopra il sale grigio, e di un fiorino e kni 45 f. l^/^ 
sopra il bianco, corrispondente già a presso poco il metzen al 
centinajo di Vienna. 

Finalmente rimettendosi al vecchio prezzo sul prodotto 
coUa riduzione del Metzen al Centinaio, addimandano anco, 
che come al solito sia dal Governo immediatamente corrisposta 
la consueta sovvenzione di un fiorino p. Cavedino da essere 
somministrata alli lavoratori, e della quale li Consortanti si 
renderanno sempre risponsabili verso il Governo come fecero 
p. il passato. 

Per ultimo addimandano, che siano fatti tutti quei lavori 
erariali negli argini, li quali appartengono al Governo, e senza 
di che si renderebbero inutili li lavori intemi. 

Il sig, Cons.' Gov/' Barone Commissario accorda provi- 
sorìamente il pagamento del sale al prezzo dell'anno scorso; 
accorda parimenti che la consegna ai Magazzini succeda a 
peso e non a misura, e che la riduzione del prezzo sia pure 
a fiorino uno e kni 16 f. V/^ al centinajo sopra il sale grigio. 



152 



ed a fiorino uno e kni 45 f. P/* al centinajo di Vienna sopra 
il sale bianco. 

Intorno alla sovvenzione p. li salinari dì un fiorino p. 
Cavedino, egli va a rilasciare V ordine al sig. Redeschini Imp. 
Reg. Ricevitore de' sali p. le saline semplicemente particolari, 
mentre p. le erariali ne incarica la Sopra-Intendenza, che 
dovrà pure fare eseguire li lavori pubblici d' arginatura a 
norma dei metodi usitati sopra le saline dell'Istria. 

Per quanto risguarda i lavori dei particolari, egli an- 
nuisce che siano dai medesimi fatti eseguire sotto l' immediata 
loro Ispezione, o di chi meglio credessero, considerare doven- 
dosi il Cattai Puomo destinato dal governo p. rilevare i bi- 
sogni, la loro esecuzione, e p. fare di ogni cosa il suo rap- 
porto alla Sopra-Intendenza incaricata daJle ulteriori ispezioni. 
Egli finalmente assicura li Sig. Consertanti, che farà la sua 
relazione all' alta Camera aulica p. quello che risguarda la 
richiesta concessione in gente. Trieste 26 Marzo 1815. firmati. 
Baron a Buset. Silvestro M.* Venier Sopra-Intendente. N: 
Bencich Ragion.* Redeschini. March.^ Pietragrassa. Graziadio 
Minerbi. Annibale Conti. Antonio Zebochin Procur.* come 
sopra. Gennaro de Fecondo. Per copia conforme Silvestro 
M.* Venier Sopra-Intendente. ( Vedi nuovo archivio civico^ fasci- 
colo K 28,) 

CXVII. 

An den poi. òk. Magistrat zu Triest N. 12972. Mit hohen 
Hofkammerdekret vom 21.*" July 1. j. ist auf hierortigen Be- 
richt in Bètref der Salzgarten Zaule und Sorvola anher eròfnet 
worden: dass dem Verlangen der Salinen Eigenthumer, dass 
ihnen das zu ihrem Hausgebrauche nothwendige Salz fur den 
Einlòsungspreis verabfolget wérde, nicht willfahret werden 
kònne, dass sie aber der angatragenen Auflassung obbesagter 
Salinen Garten, umso mehr beystimme, als die bisher seit 
mehreren Jahren auf dessen zwey Salinen erzeugte Salzmenge 
sehr unbedeutend ist, so wie auch di Lokal Verhaitnisse von 
der Art seyen, dass sich eine dem Kostenaufwande entspre- 
chende Emporbringung diesar Salinen nicht erwarten lassen, 



153 



^ogegen Aie geschilderten Vortheile, wenn diese Salinen ganz 
aufgehoben, imd zu Wiesen umgestaltet werden, alle Ruchsicht 
verdienen. Die Ablòsung dieser Salinen kònnen jedoch in 
keiner Betrachtung von Seite des Bankals oder Staat Aera- 
riums geschechen, indem die hieraus erwachsenden Vortheile 
offenbar der Stadt Triest zufallen, welche anch dazu geeignet 
sey, die Grlinde dieser aufgelassenen Salinen zu Wiesen um- 
zustalten, und andurch den Niitzen zu beziehen, welcher den 
Vorauslagen angemessen ist. 

Der Magistrat hat daher von dem zu ersterwahnten die 
Salinen Eigenthiimer von Zaule und Servola zu verstandigen, 
wegen Ablòsung dieser Salinen sioh aber des ehestens getach- 
tlicli anher zu aussem, wie und auf welche Art dieses am 
bestem zu bewerksteligen wàre. Triest den 17.*" August 1816. 
In Ermanglung eines H. Gouvemeurs. Spiegelfeld. Frey v 
Buflfa. (Vedi nuovo Archivio cicico, fascicolo S, 28.) 

CXVIII. 

Circolare N. 2488. (pubblicata còlla stampa) delFImp. 
Begio Governo del Littorale concernente la minorazione del 
prezzo dei sali nel Littorale e nella Croazia civile accordata 
da Sua Maestà. Ad oggetto di riparare ai lagni portati contro 
il prezzo dei sali troppo alto nel Regno deinUirio, Sua M. 
si è compiaciuta con sovrana Risoluzione del di 10, intimata 
dall' Eccelsa Imp. Reg." Camera Aulica con decreto del di 20 
Agosto N. 33592 anno corrente di clementissimamente appro- 
vare dei più moderati prezzi del Sale p. il Littorale e la 
Croazia civile e di stabilirli come segue: 

1) Per i Magazzini dello smercio dei sali in Trieste, 
Duino, e Gorizia, qualora nell'ultimo luogo ne venisse er- 
retto uno. 

Sale marino bianco raffinato a f. 7,50 J ., ... 

Sale bianco non raffinato . „ 7.— } ^. __. 

« Kn I P®^^ ^^ Vienna 
Sale nero o misto . . . „ b.oU | 

2) Per l'Istria 

Sale marino bianco non raffinato a f. 5.20 \ il centinajo 
Sale nero o misto .... „ 4.30 | peso di Vienna 



151 

3) Per Fiume e Buccari 
Sale marino bianco a f . 0.10 I 

Sale nero o misto „ 5 20 ( ^^ centinajo peso di Vienna 

4) Per le Isole del Quamero 

Rispetto a queste essendo il prezzo dei sali in con- 
fronto delle altre Provincie senz' altro mite, resta fissato come 
p. davanti a f. 3. 16 il centinajo peso di Vienna. 

5) Per la Croazia civile 

Sale marino bianco non raffinato a f. 7. — I il centinajo 
Sale nero o misto „ 6.10 [ peso di Vienna 

I predetti prezzi sono però stabiliti soltanto p. i Magaz- 
zini erariali, e verso i medesimi verrà consegnato il Sale, non 
però che all'ingrosso dai 50 funti in sii tanto ai smaltitori, 
ove, cioè come nel littorale è permessa la libera vendita del 
sale sino a nuove disposizioni, quanto ai smerciatori del sale 
al minuto, ove, cioè, esiste ima Regìa p. lo smercio del sale, 
e finalmente a tutti quelli consumenti, che desiderano di riti- 
rare dai Magazzini la surriferita quantità di sale p. il proprio 
loro bisogno. 

In quelle Provincie, in cui non è libero lo smercio del 
sale, ma che vi viene eseguito da appositi autorizzati smalti- 
tori al minuto, come lo è nell' Istria, nella Camicia, nella Ca- 
rintia, e nella Croazia civile, il prezzo dei sali si aumenta di 
soli 30 Carantani p. centinajo si perchè questa disposizione è 
diretta per maggior comodo dei Consumenti, che comprajio il 
sale a funto, e perchè V erario d' altronde deve bonificare dal 
proprio alli smaltitori al minuto, in quanto sono discosti più 
di mezza lega tedesca dal Magazzino, Carantani sei p. cen- 
tinajo e lega a titolo di nolo di trasporto, in guisa che io 
smaltitore patentato al minuto non ha più da ritirare dal- 
l' erario la sua proviggione, ma bensì dal consumente colla 
vendita del sale al minuto al prezzo alquanto più caro. 

I prezzi stabiliti p. i patentati smaltitori del Sale al mi- 
nuto sono ravvisabili dall'annesse tariffe. 

Nel mentre pertanto si deduce ad universale notizia la 
prefata Sovrana Risoluzione, s'inculca a tutte le Istanze po- 
litiche e Superiorità locali di attentamente invigilare, che il 
sale sia venduto dalli patentati smaltitori al minuto non solo 



155 

a giusto peso, ma eziandio a prezzi non oltrepassanti quelli 
delle precitate tariffe. 

Affine poi gli abitanti del Littorale e della Croazia ci- 
vile godere possino quanto prima possibile dei prezzi minorati 
del sale, è stato fissato il giorno primo di Ottobre, da cui 
incomincierà ad avere il suo effetto la presente nuova ordi- 
nanza. 

Trieste il dì 30 Settembre 1816. In Àbwesenheit des 
Herm Guvemeurs Excellenz. Cari Graf v. Chotek k. k. Hof- 
RatL Franz v. Costanzi k. k. Gubemial Rath. (Segue la ta- 
riffa p. lo smercio del Sale.) Stabilita in consonanza di Sovrana 
Risoluzione del di 10 Agosto 1816 e di Decreto dell'Eccelsa 
Camera Aulica del dì 20 dello stesso mese N. 33592-17930 p. 
gV Imp. Reg. Uffizj dei sali in Trieste e Duino, incominciando 
dal 10 Ottobre 1816 

Per il sale marino bianco non raffinato il centinajo . f. 7.— 
Per il sale marino nero o misto il centinajo ..,.,, C.IO 

Awertesi che il sale non viene venduto dalli Magazzini 
al disotto di 60 funti. La predetta Sovrana Risoluzione si de- 
duce colle presenti a notizia universale, ben inteso però, che 
i compratori dei sali non sono in verun caso obbligati di pa- 
garli ad un prezzo maggiore della tariffa, e che all' incontro 
non è permesso alli smerciatori del sale di vendere quel sale, 
che eglino hanno levato dai Magazzini di Trieste e Duino, 
nei circoli vicini, eccettuatine quelli di Gorizia e Fiume, at- 
tinenti al Littorale. Lubiana il dì 30 Settembre 1816. Dalla 
provvisoria Imp. Reg. Amministrazione delle Dogane e dei 
Sali neirmirio. (Vedi nuovo Archivio civico^ fascicolo N. 28.) 

CXIX. 

Circolare N. 21321 (pubblicata colla stampa) deiri. Reg. 
Governo del Littorale. Sua Maestà l'Imperatore e Re con 
Sovrana Risoluzione 12 Agosto anno corrente si è degnata di 
ordinare quanto segue ; Nel Regno Illirico, nella frontiera mili- 
tare illirica, nella Dalmazia e nel Littorale in quanto non vi 
è p. anco intrx)dotto il commercio libero del sale, l' ammini- 
strazione Regia dello smercio di questo genere sarà ristretta 



L 



15^ 



alla vendita alP ingrosso dagl'Imp. Rog. Magazzini, e l'ulte- 
riore smercio alla minuta ne sarà del tutto libero ; i prezzi 
vigenti del sale saranno generalmente da diminuirsi in pro- 
porzione di dodici p. cento presso V Imp. Reg. Magazzini di 
sale, eccettuatine però quelli di Carlobago e Segna, come 
pure quelli sulle Isole del Quarnero, presso li quali riflettendo 
sulle particolarità locali si stabiliranno altri prezzi: saranno 
parimenti da concedersi li vantaggi dei prezzi minori del sale 
a quei luoghi, ove le spese dell' erario pel suo trasporto sono 
minori; non mancheranno finalmente nei luoghi opportuni li 
magazzini di sale, onde impedirne ogni mancanza, come pure 
onde togliere li prezzi eccedenti nella vendita alla minuta; 
perciò sussisteranno ancora li magazzini nel Cragno parti- 
colarmente, ed essi non saranno soppressi, se non che in 
quanto sarà comprovato pienamente, che non sono più ne- 
cessari. 

Questa Sovrana determinazione di Sua Maestà Imp. Reg. 
Ap. si deduce quindi a pubblica notizia in virtù di Decreto 
dell'Eccelsa Camera Aulica dei 4 spirante N. 79GOOi, avver- 
tendo nell' istesso tempo 

a) che principiando dal dì 1^ 9bre anno corrente T am- 
ministrazione Regia dello smercio del sale in tutta T estensione 
del territorio di questo Imp. Reg. Governo sarà limitata allo 
smercio all' ingrosso dagli Imp. Reg. Magazzini, e che Y ulte- 
riore smercio alla minuta ne resta generalmente libero, di 
maniera che cominciando dal sudetto giorno sarà permesso a 
qualunque privato di comprare in quantità a suo piacimento 
del sale dagli Imp. Reg. Magazzini e di venderlo poi alla mi- 
nuta ai consumenti particolari nel territorio di questo Governo, 
saranno quindi soppressi li finora autorizzati appositi smalti- 
tori nell'Istria e nella Croazia illirica, e si rivocheranno le 
loro patenti; 

b) che principiando dal di 1.^ 9bre anno corrente la ta- 
riffa acchiusa dei prezzi del sale sarà attivata nel regno illi- 
rico, nella frontiera illirica militare e nella Dalmazia presso 
tutti gli Imp. Reg. Magazzini: 

e) che il regolamento ormai attivato nel Littorale, p. 
estradare gratis ai commercianti di sale nel Littorale una 



157 



bolletta ogni qualvolta eglino fanno una compra di sale dagli 
Imp. Reg. Magazzini, p. la loro legittimazione, onde poter 
giustificare di avere lecitamente comprato, sarà attivato anche 
p. tutti gli altri Imp. Beg. Magazzini, ed i commercianti del 
sale vengono particolaimente obbligati di prendere tali bol- 
lette, e di custodirle gelosamente p. la loro legittimazione. 
Trieste li 28 Settembre 1818. Anton Frey v. Spiegelfeld Bitter 
des k. k. ostr. Leopolds-Ordens Sr. k. k. Apost. Majestàt wir- 
klicher Hofrath, und Pràsidiums Verweser des k. k. Guber- 
niums im Klistenlande. 

Tariffa dei prezzi del Sale in tutto il Regno illirico^ 
nella frontiera militare illirica, e nella Dalmazia, li quali a 
tenore di Sovrana Eisoluzione dei 12 Agosto 1818 sono stati 
fissati p. i sotto indicati Imp. Reg. Magazzini di Sale. 



DENOMINAZIONE 



PrezasQ del Sale 

nel MagaiiSiìno 

al Centinajo di Vienna 



della Provincia 



del Magazzino 



Sale bianco 



Sale nero 
ossia grìjE;ìo 



Carintia 



Cragno 



Croazia illlrii^ii . 

Littorale . , , 

Istria ...,., 
Isole del Quarnero 
Frontiera militare 
Dalmazia .... 



VlHaco , . . . , . . 
Sditale ...-,... 

Neustadt 

Kiitiiiaixsdoi^i' 

LuUiamL ,..,.,., 

Adelsberg 

Crti-lstadt 

Duino A IMfcjjte . 
Fiume e Bu(;cari , . . 
Pretìijo tutti ]i mngttiSKini 

detto detto 

Segna e Carlobago . . 
Presso tutti li niagas'.iìiiiì 



il 



10 

h ni 
tj' 10 



li 



10 



5 m 

Ji, 10 

ì\ -Mi 
Ji 



10 



2t; 

12 

26 
26 

41 



m 



(Vedi nuovo archivio civico^ fascicolo A'. }^8.) 



158 

cxx. 

Ordine Circolare N. 17622 (pubblicato colla stampa) del- 
l' Imp. Eeg. Governo del Littorale. Le provist^ di sale marino, 
di cui sono fomite tutte quelle Provincie austriache in ctd 
fassi uso di tale specie di sale, e la dilatazione nonché il mi- 
glioramento delle saline nazionali, in cui producesi il sale 
marinO; danno la lusinghiera speranza, che lo Stato non avrà 
in avvenire più bisogno di fare acquisto del sale forestiero. 

Ciò stante e p. garantire la regalia del Sale da ogni de- 
fraudo, che le potrebbe arrivare da un clandestino commercio 
col sale forestiero, viene stabilito inesivamente a dispaccio 
dell'Eccelsa Imp. Reg.' Aulica Camera generale del di 16 
Agosto anno corrente N. 28621, che su tutti quei bastimenti 
di qualunque siasi bandiera, i quali contro ogni aspettativa 
fossero nondimeno p. entrare in un porto austriaco con carico 
di sale, sarà posta a loro spese e durante tutto il tempo che 
rimarranno nel porto, una doppia guardia di finanza. La pre- 
messa disposizione, che verrà infallantemente attivata col P 
del venturo mese di Ottobre viene dedotta colla presente a 
pubblica notizia p. regola universale. Trieste li 4 Settbre 1819. 
In Ermanglung eines Herrn Gouverneurs. Anton Frey v. 
Spiegelfeld. Franz v. Costanzi. (Vedi nuovo Archimo civico^ fa- 
scicolo N. 28.) 

CXXI. 

An den poi. òkon. Stadtmagistrat in Triest N. 15210. 
Die k. k. ali. Hofkammer hat mit Decret vom 12 Juli d. z. 
Z- 16816 genehmiget, dass den Privat Salinen Eigenthumem 
von Sorvola und Zaule die im Jahre 1815 mittelst einer Ube- 
reinkunft festgesetzen, und auch im Jahre 1816 beibehaltenen 
Salzeinlòsungspreise von 1 fi. 45 hreutz fiir das weisse, und 
von 1 fi. 16 kreùtz fur das schwarze auch fùr jenes Salz ve- 
rabfolget werde, welches im verflossenen Jahre 1817 von den- 
selben erzeuget, und an das Aerarium abgeliefert worden ist. 
Zugleich hat die vorbelobte hohe Hofkammer bedeutet fur 
das laufende Jahr 1818 und auch in den nachfolgenden Jahren 
werden sich diese Salinerzeuger gleich jenen vou Istrien, mit 



159 



jenen Einlosungspreisen zn begniigen habe, welche iiber den 
von der gegenwàrtig alledort befindlichen Salinen-Verbesse- 
rungs-Hoftonn im Einvemelimen mit den betreffenden Lan- 
desbehòrden zu erstattenden gutàchtlichen Vorschlag werden 
bestimmt werden. SoUten sie sich dieser Bestimmung nicht 
fugen woUen, so wtirden sie gehalten seyn, das erzeugte Salz 
ins Ausland zu verkanfen, und sich wegen der sicheren Aiis- 
serlandeschaflfung desselben den erforderlichen Kontrollirungs- 
Vorschriften zu unterziehen, indem das Aerarium das Salz 
von Zaule und Servola welches ohnehin von geringer Quan- 
titat und Qualitat ist, fur so bobe Preise als die bisberigen 
nicht weiterhin ùbemehmen kann, und sollten es die Unter- 
nehmer der Salinen wegen widrigen Lokalverhàltnissen nicht 
in besserer Qualitat und wohlfeiler erzeugen kònnen, so wiirde 
darauf folgen, dass Zaule und Servola zur Anlegung und zum 
Betriebe der Meersalzerzeugung nicht geeignet se^yn. 

Indem man demnach einverstàndlich mit der Laybacher 
Bankalgefallen Adóon das Nothige einleitet, damit die be- 
sagten Salinen-Eigenthiimer fur das im Jahre 1817 abgelie- 
ferte Salz nach Abschlag der ihnen geleisteten Vorschtisse 
und Abschlagszahlungen befriediget werden, wird der Magi- 
strat angewiesen, davon die erwàhnten Salinen Eigenthiimer 
umstàndlich in die Kenntniss zu setzen. Triest am 1*" August 
1818. In Ermanglung eines Herm Gouverneurs Ant. freyh. v. 
Spiegelfeld. Costanzi. (Vedi nuovo Archivio civico^ fascicolo N, 28,) 

CXXII. 

An den Triester Stadt Magistrat N. 26898. Dem Guber- 
nium ward in Erledigung des Berichts, mit welcher die Vor- 
schlage wegen Bestimmung der Salz Einlòsungspreise fur 
Istrien sowohl fiir das lanf. Jahr 1818 als auch fur die Zu- 
kiinft an die allgemeine Hofkammer einbegleitet wurden, 
mittels herabgelangten Hofdekrets vom 2 empf. 16 d. m. Z, 
53037 bedeutet, dass nach den iibereinstimmenden Antrageu 
aller Landesbehòrden die biesherigen Istrianer Meersalz-Einlo- 
sungspreise und zwar 

a) fiir das solnvarze von .... 31 kreiitz 



160 

b) fur das graue oder halbweisse von 39 kreiitz 

e) flir das weisse von 62 „ 

pr. Zeutuer fiir die Sakerzeugung des laufenden Jahi'Q 
belassen, und auch die uehmlichen Preise auf die Salin 
Triester Gebiethe zu Zaule und Servola einer schon 
Entschliessung gemass ausgedehnt werden, womit die S 
Eigenthìimer um so melir zufrieden seyn kònnen, al 
Preise gegen jene des auswartigen Meersalzes in eìni 
biUigeren Verhaltnisse als jenen, welches von dem [ 
Salinen Oberamte mit 40 krz. zu 1 fl. nachgewiesen ^v 
stehen kommen, wenn zu dem Durchschnitte der l 
auch noch die wohlfeileren Preise von dem im Jah] 
fur das Lombardisch-Yenetianische Kònigreich ange] 
fremden Salze besser Qualitat, einbezogen werden, 
die Erziellung einer reichlicheren Rentirung des zur 
zeugung verwerdeten Grund Kapitals doch vorziigli< 
von der eigenen Industria und Verwendung der Salinen 
thiimer, und deren Arbeiter mìtliin mebr von ihnen 
als von der Beihilfe des Aerariums abhangt, wovon ( 
fallende Unterschied zwischen den Salinen von Pira 
Muggia den untruglichsten Beweis liefert. Dem Sta 
gistrat wird von dieser hohen Entschliessung zu seiner e 
Wissenschaft, und weiteren Verstandigung der Salinen 
thiimer von Zaule und Servola in die Kenntniss gesetzt 
am 17 December 1818. In Ermanglung eines Herm C 
neurs. Anton Frey v. Spiegelfeld. Wolf. (Vedi nuovo . 
civico, fascicolo N. 28.) 



all'anno 



Pi 

Mei 



7»/' 



7% 



2y. 

37. 

6 



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1K 



106 
92 



19^ 



7? 

84 
«3 



all'anno 1792. 





1791 


1792 


TOTALE 1 


> 


Paesano 


Estero 


Paesano 


Estero 


Paesano 


Estero || 


8.^ 


Metz. 


8.* 


Metz. 

• 


8.» 


Metz. 


8.» 


Metz, i S.^ 


Metz. 


|8.' 


Metz. 


8.° 


TV, 


37026 

5872 

18 


4'/. 


63588 
76237 

1 - 


77, 


32102 

1Q417 

12 


5 
2 

57. 

~4V,- 


83864 
59140 


1 

1 
47, 


1 

1 
173882 3 
78164 1 
207 6 


! 

! 607154 
443411 

1 


37. 


7% 


42916 

10769 
44 


3 

-- 


139820 


17. 


42532 


142524 


5V. 


-252254 


2 


jl050567 ' - 


27, 
37. 


54821 

30 

1584 


2 

07. 
1 


10999 
44 


ov. 


58934 

23 

474 

59431 


27. 


82056 

458 

3696 


5'/, 
6 

4'/, 


1 i 

1 ; 

406JO4 ' 07, 
209 i - 

; 7427 7\/, 


6 


10813 


3 


56436 


11043 


ov. 


7 


86212 


_ 


! 414541 ' - 


17, 


32102 


5 


83384 


31489 


4 


83092 


67. 


166042 2 i 635026 1 — 1 
i i! , 1 


77a 


10612 
9243 


6 

2% 


10616 
5957 


— 


11360 
9325 


l" 


1 

' 5068 
17635 


4 


56917 
47002 


1 


49999 
57544 


6'. 


VI,' 


19856 


OV. 


16572 


— 


20685 


K, 


22703 


4 


108919 


4*2 !j 107543 


ev. 


7 

0^; 


7742 

79 

673 


67, 


11046 
466 


7 

5 


7901 
79 
46 


4 


11595 
467 


4^/, 


36080 
396 
910 


4 
2 
3 


57048 
2555 


5 
2" 


7^/, 


8496 


— 


11503 


4 


8027 


2^'. 


12062 


4". 


87387 


1 


59603 1 7 II 


— 


11360 


OV, 


5068 


4 


12658 


3 


10640 


VI, 


66582 


B\ 


47939 


7';, 


— 


— 


— 


— 








— 


— 


— 




— 





— 



eioè dal 1 



PUMD 



).* Mete. 



V, 



V. 



% 
»'/, 



1% 
'V. 



1294 
14207 

15676 



7619 
24 



8496 
1078 



8070 



9J08 

79 

869 



">Ul|! 
4788.1 



noè dal 1793 al 1802. 



1 


1 1800 i 


1801 ' 


1802 


TOTALE 1 




Paesano 


Estero 


Paesano 


Estero 


Paesano 


Estero 


Paesano 


Estero * 1 


1.» 


Mets. 


8.» 


Mete. 


8.* 


Metz. 


8.» 


Meta. 


8.^ 


Metz. 


8.« 


Metz. 


8.« 


Metz. 


8.° 


Metz. 


8.« 


y. 


1294 

14207 

6 

66 


2 
8 


88075 
97427 


2 


7078 
6804 




67184 
118569 


2V. 


6269 

27922 

2 


6 
7 
6 


127172' 4 
31239 2 


185430 

110769 

71 

568 


7 
4 


788638 

6100242 

1 

372 


3 


V. 


15575 


OV. 


130508 


2V. 


18883 


4V. 


185703 


6 


84195 


3 


15841l| 6 


296840 


6% 


1399034 


■1'/. 


V, 


7619 

24 

852 


TV. 
2V. 


61818 

46 

1974 


8V. 
4V. 


7236 

40 

887 


4 

2V. 


• 

67862 

30 

688 


3 

7 


9069 

20 

286 


ly. 


68652 

50 

1450 


sy. 

6V. 


115093 7V, 

4471 4 

25881 2 


594026 

336 

10868 


7 


V. 


8496 


2 


68369 


— . 


7613 


6V. 


58531 


2 


9375 


'V. 


70153 


2 


118079 


6% 


605280 7 




7078 


6V. 


67184 


2V. 


6269 


6 


127172 


4 


24820J IV, 


88258 


4 


178761 - 


793803 2^, 


1 


6829 
8070 


b\ 1724 
8 12959 


0^^ 


4758 
8466 


5 
6 


8285 
25550 


4V. 


2380 
17108 


7V. 
4 


16785 
31239 


1 
2 


891.85 
76009 


4\'. 


94567 
148378 


2 


' 


14900 


OV, 14688 


OVs 


8225 


8 


33785 


4S 


19484 


8V, 


47974 


3 


165144 


4". 


242935 


2 


''1, 


9702 

79 

859 


5 
2 
4*. 


6406 
41 


4 


5625 

79 

190 


1 


16405 
"645 


3 


4386 
79 

88 


2 

2 
0'/, 


18878 
462 


7Vt 


71392 

718 

1630 


6 


126848 
4041 


5V. 
6 


\ 


10141 


3% 


6447 

1 


4 


5894 


8% 


17050 


1 


4508 


6V. 


18841 


2 


73786 


0^, 


129885 


3'/. 


IV. 


4758.5 


8235 


4*t 


2880 


ri. 


16735 


1 


14980 


7- 


1 
9080J7 


91408 4 


113049 

1 


6V. 








- 




















' 









162 

giacché l'acquisto nsedio asoeiMfevft annnal- 

mente a Metsen 164196.— 

laddove il consomo medio del sale estero fu 

annualmente di soli , 73611.— 

e quindi una superfluità sicura di annui . Metzen 90686.— 
di sale estero. 

4) Questa giacenza di sale superfluo produsse p. tutto il 
decennio un calo nel fondaco di Trieste di Metzen 18406.2 
in quello di Duino di . 6672.4 

insieme Metzen 19078.6 
meno U frivolo accrescimento avveratosi in 

quello di Trieste p ^ 940.4 

Perdita p. calo in generale Metzen 181382 





Bi 


e, cioè 


daU'anno 1793 al imi 




• 




• 






aporto di f|uesta diTnìnuzione 
od aumantc 


Netto utile del decennio 








iecondo il medio 
orezzo dì vendita 


Io 


Animale 


Annuale 








ed in ragione 
di Ugìz. 


totalità 


preciso 


medio 










1 


fiorini 


klni 


1 
fiorini 1 k.ni 


fiorini k.ni 






■ negano 

1 


_ 


40 


2116 


35 


76799 


3^. 


. 








ì stero 1 

'1 


l 


15V. 


ri5399 


3 












,. 


t^neBono : 


— 


42 


3230 


51 


7796 


28V. 










j 


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1 


mi 


47792 


14 












- 


laeaano 




Ji2_ 


Sflll 


4 


.2Q691 


26»/. 1 1 1 





i7d| 
m 

1791 
179^ 
179^ 
179Ì 
1791 
1809 
1801 
1801 



I 



163 
CXXVII. 

Informazione circa la prestazione dì 20 staja di sale da 
farsi annualmente alla Commenda teutonica di Lubiana. *I1 
decreto dei 24 del corrente ad N. 6968 mi ordina di = inda- 
gare il titolo e r acquisizione originaria della prestazione di 
20 staja di sale = pretesa dalla Commenda teutonica di Lu- 
biana; significandomi che questa indagine potrà da me ese- 
guirsi allora quando mi occuperò dell'opera storico legale or- 
dinatami dall'Eccelso Governo circa il commercio, e la indu- 
stria triestina, siccome però quest'ultima richiede tempo assai 
maggiore di quello che a primo aspetto apparisce; e siccome 
sembra non potersi convenevolmente sospendersi l' esaurimento 
degli atti e delle giuste urgenze fattesi dalla mentovata Com- 
menda: ho stimato opportuno l'accingermi addirittura al- 
l' esame desiderato. Senza consultare tutte le fonti, onde recare 
piena e prammatica certezza sull' argomento ; mi sono limitato 
a quelle scritture che facilmente ritrovai neir archivio dell'an- 
tica Yicedomineria. Ed a questo credetti di potermi tanto più 
limitare per ora, giacché qualunque fosse il titolo e l'acquisi- 
zione di quella prestazione non se ne potrebbe ritrarre legale 
vantaggio, dacché il possesso e l'usucapione della prestazione 
medesima ne assicurano il diritto alla Commenda che ne fa 
pretesa. Né temasi che col dare ora corpo a questa pendenza 
il civico erario venga a pregiudicare quei diritti che potrebbe 
forse esercitare quando nell'avvenire gli venisse fatto di ri- 
trovare documenti dai quali risulti legalmente provato l'inde- 
bito di quella prestazione; avvegnaché, siccome ogni annua 
prestazione forma da per se un proprio debito ogni anno rina- 
scente, cosi potrebbe in ogni tempo farsi valere l'azione od 
eccezione d'indebito, e non sarebbe prescritto altro che il 
diritto di. ripetere la restituzione di quelle tali annue presta- 
zioni che fossero più antiche di quaranta anni. 

Ecco pertanto quello ch'io posso fin d'adesso assicurare, 
in conseguenza dell'esame che ho fatto del suddetto archivio 
della Yicedomineria ; ove trovai una quitanza con la data della 
vigilia delle Pentecoste del 1493 ut in A.^ un ordinanza del 
lunedi avanti S^ Antonio del 1495 di Massimiliano Be dei 



164 

romani sub B^; altra quitan^a dei 23 di Luglio del 1541 
sub C; e finalmente altre 11 quitanze consimili, cioè: dei 23 
Giugno 1603; dei 16 Settembre 1614; dei 27 Qennaio 1517; 
dei 29 Settembre 1626; dei 10 Luglio 1528; dei 18 Luglio 
1634; dei 9 Agosto 1636; dei 16 Luglio 1539; dei 30 Agosto 
1549; dei 27 Agosto 1659; e dei 23 Novembre 1669. 

Dal cumulo e confronto di queste scritture si dessume a 
tutta evidenza: 

a) che già Federico IV (divenuto Imperatore nel 1440, 
e morto ai 7 di Settembre 1493) avesse fatto somministai^re 
alla Commenda teutonica il sale in questione; 

b) che pochi mesi avanti la sua morte ne fosse seguita 
ut in A» una somministrazione ; 

e) che Massimiliano I ne avesse nel 1495 spedito un' or- 
dinanza di assoluta conferma; 

d) che da allora fino al 1669 si fecero le annue sommi- 
nistrazioni medesime, delle quali esistono molte originali qui- 
tanze conformi a quelle- sub ^. e C. ; mentre 

e) per gli documenti prodotti dalla Commenda ne viene 
giustificata la ulteriore percezione fino al 1809; 

f) senza che consti d'altronde esserlene d'allora in poi 
cessato il diritto; ma 

g) veggasi piuttosto averlosi implicitamente confermato 
dopo la riattivazione dell'Austriaco governo. 

L'ordinanza dì Massimiliano I sub B. e l'anteriore qui- 
tanza sub A. col confronto di quella di Leopoldo dei 16 Aprile 
del 1666 (allegata dalla Commenda sub R) ci fanno p. altro 
ravvisare chiaramente che l'origine di questa prestazione sia 
non solo più antica del regno dello stesso Federico IV; ma 
tale ben anzi che precede di 22 anni la dedizione di Trieste, 
e che a Trieste non venne originariamente imposta qual suo 
debito proprio. Ed ecco le considerazioni per le quali giustifico 
questo mio assunto. 

1) L'ordinanza di Leopoldo dei 16 Aprile 1666 cita un pri- 
vilegio Sovrano del 1360 (= weilen alle scine Anteces- 
sores; krafb der 1360 erlangten Landesfùrstlichen Frey- 
heit a»), per cui la Commenda di Lubiana poteva ritirare 



166 

da Trieste 20 staja di sale per suo uso, franche da ogni 
dazio. Ciò prova una franchiggia verso le dogane austriache 
e non già un diritto verso Trieste che allora non era 
suddita deU' Austria. Ciò però non esclude neppure che 
la Commenda medema non avesse d' altronde conseguito 
quel diritto verso altre comunità situate oltre i confini 
del Ducato della Camicia. 

Quindi se nel 1360 la Commenda teutonica aveva 
questo diritto, e realmente lo esercitava coli' ulteriore 
franchiggia doganale mentovata in quella ordinanza; non 
potrà averlo avuto né averlo esercitato verso Trieste, a 
cui, essendo stata o indipendente affatto, o suddita ora 
di Venezia ed ora di Aquilea, tal dovere non poteva es- 
serle stato imposto dai Sovrani Austriaci in nessun tempo 
ed in modo veruno. 

2) Infatti leggiamo nella più antica quitanza eh' io abbia 
rinvenuto, cioè in quella del 1493 sub A, che questa pre- 
stazione fosse una fondazione di quelli di Duino a favore 
della casa teutonica di Lubiana (= der Idblichn stifft der 
von Tybein so lerlich in das Dewtsch Haws Zw Laybach 
gestifffc ist X Sam saltz =). Egli è dunque evidente che 
la Commenda già nel 1493 riceveva la prestazione di que- 
sto sale dai Triestini, non come debito di questi, ma per 
fondazione di = quelli di Duino =. 

3) L'ordinanza di Massimiliano I del 1495 conferma piena- 
mente questa derivazione medesima (— weylent die von 
Tibein Vnd Walse dartzu gestifft ==) ; e la quitanza del 
1541 sub C egualmente che tutte le altre, non vi con- 
traddice punto, anzi essa e la mag^or parte delle altre 
implicitamente la convalidano, dicendo che quella presta- 
zione segua p. antica donazione e fondazione dei principi 
dell'Austria (= VermSg lòblicher Donacion Vnd Stiffbung 
der Fursten von Ossterreich =). Fin qui ben si vede che 
le 20 staja di sale erano originariamente imposte a quelli 
di Duino, e che successivamente appena passarono a ca- 
rico dei Triestini. 

4) Quando questo passaggio seguisse non può dessumersi 
- dalle carte che ho sotto occhi; certo egli è pertanto che 



166 



prima del 1382 segiiii^ non potesse, perchè allora appena 
Trieste assoggettossi spontaneamente all'Austria, e questa 
prestazione non ista punto nello strumento di sua dedi- 
zione. Certo egli è del pari, che nel 1495 se ne parlava 
come di cosa antica (weylent), e che quindi già nel primo 
secolo (dal 1382 al 1496) dell'austriaca sudditanza di 
Trieste, la prestazione si facesse dai Triestini e non più 
da quelli di Duino. 
6) Da ciò per altro non segue né punto ne poco, che i Trie- 
stini la facessero come debito, sia per espromissione verso 
i signori di Duino (del che nulla consta, né può farsene 
da checchessia l'induzione) sia per sovrana imposizione, 
perchè le condizioni e le franchiggie stipulate nello stru- 
mento di dedizione n'on permettevano ai Sovrani austriaci 
qualsivoglia nuova imposta ; ed a quei tempi furono quei 
patti ben religiosamente mantenuti e rispettati. 

6) Anzi su di ciò non può nemmeno nutrirsi una dubbiezza 
qualunque, mentre l'ordinanza di Massimiliano del 1496 
sub 1496 sub B. con tutta chiarezza e precisione esprime 
che quella prestazione seguir doveva p, canto sottrano, e 
non già p. debito e conto del civico erario. Massimiliano 
vi comanda = ai giudici e consiglio di Trieste di som- 
ministrare alla casa Teutonica di Lubiana le annue 20 
staja di sale arretrate dalla morte di Federico in poi, e 
cosi quelle peli' avvenire, facendosene dare una regolare 
quitanza = e soggiunge tosto che «i- quando essi avranno 
cosi fatto, e ne daranno prova con le quitanze, le si jp'>r- 
teranno nei loro conti^ e se ne farà loro la deduzione sema 
dolo = (= Sagen wir Ew darumb Ledig, vn<j[ Ew suUen 
sie ktinftigklich in Ew Raittung gelegt vnd abgetzogen 
werden ou Greuerde =). 

7) Da ciò segue pertanto che questa prestazione incombesse 
ai tempi di Massimiliano ai Sovrani dell'Austria, e che 
Trieste }ion aveva altro dovere che quello di fame l'an- 
tecipazione, per prenderne il rimborso nei suoi conti che 
aveva con i Sovrani medemi. Né può dubitarsi della esi- 
stenza e legalità di questi conti, dacché la stessa or- 
dinanza sub B. la conferma significando, che quella 



Itìt 

prestazione aveva da farsi dai giudici e consiglio di Trieste 
dair Ufficio del Sovrano Vicedomo, che era affidalo alla loro 
amministrazione («» lerlichen Zehn Sem Saltz aus unnserm 
Vitzthumambt dasselbs Ewr Verwesung, zu geben ge- 
schafft hab =). Se dunque allora i giudici ed il consiglio 
amministravano p. Sovrana concessione le rendite e re- 
galie del Sovrano, non v' è dubbio ne difficoltà per con- 
vincersi, che le 20 staja di sale si anticipavano dai Trie- 
stini, ed a loro se ne rifondeva il valore dalle rendite e 
nei conti a debito del Sovrano med."*' a cui sostanzial- 
mente spettava tale incarico. 

8) Volendosi poi indagare come sia caduta a carico dello 
stato dei Duchi d'Austria quella prestazione che sembra 
avere incombuto ai signori di Duino; non sarebbe dif- 
ficile il farlo; giacché la storia della successione dei Duchi 
ed Arciduchi d'Austria nel dominio del Friuli e della 
Camicia, e nei diritti feudali sopra il Castello di Duino 
ce ne darebbe ben tosto piena chiarezza. Ma ciò non, oc- 
correndo p. r esaurimento della presente quistione, inutile 
sarebbe il parlarne d'avvantaggio. 

9) Se per altro abbiamo certezza che fino ai tempi di Massi- 
miliano e quindi per gran tempo posteriore il civico erario 
di Trieste non somministrava il sale suddetto se non se 
in qualità di amministratore delle triestine rendite e re- 
galie sovrane; non ne viene di conseguenza che tale 
prestazione non abbia poi cambiato titolo, e che quel- 
la erario non abbia assunto come debito ciò, che origina- 
riamente e per lungo tempo non somministrava che qual 
amministratore del Vicedominato Sovrano in Trieste. 
Questo cambiamento di titolo e questa assunzione deb- 
bono anzi ragionevolmente riconoscersi seguiti fin da 
quando V amministrazione delle rendite sovrane fu sepa- 
rata da quella del civico erario; giacché consta da tutti 
gli atti prodotti che, ad onta di tale separazione, la pre- 
stazione si continuò da parte del civico erario, senza che 
dall'altro canto consti di qualsivoglia riserva od annua 
compensazione coli' erario sovrano. Trascorso essendo 
un tempo immemorabile dacché 11 civico erario portò 



168 

esclusivamente questa gravezza, dee premettersi per mas- 
sima di prescrizione, che la comunità di Trieste abbiasi ad- 
dossato quella prestazione ed il sovrano erario se ne sia 
per delegazione svincolato del tutto. Quindi 
10) essendo dimostrato che la Commenda teutonica di Lui- 
biana abbia per titolo e per acquisizione legale il diritto di 
ripetere da Trieste la prestazione annua di 20 staja di 
sale, e dovendosi considerare già prescritto sopra Trieste 
il dovere di somministrarla dal proprio erario, senza 
averne regresso né verso quelli di Duino né verso l'erario 
sovrano : non veggo più argomento alcuno^ onde poterci 
sottrarre da tale impegno, né adesso né per l'avvenire, al- 
tramente che in forza di una qualche nuova convenzione, 
siccome già proposi nel mio rapporto. 

Circa tale convenzione però stimo utile di soggiungervi 
ancora, che la condonazione delle somministrazioni arretrate 
dal 1809 in poi tanto più giusta sarà da parte del tesoro dello 
stato, a cui queste competerebbero, quanto che ora vediamo 
come le med.m« erano originariamente di debito sovrano e per 
donazione dei principi austriaci; e giammai dipendenti da 
qualsivoglia proprio titolo debitorio di Trieste. Trieste li 30 
Maggio 1819. Domenico D.r de Eossetti procuratore civico. 
(Seguono gli allegati) 

A. 

Ich Johannes Bugger bruder dewtschordens Comendur 
zvr Laybach vnd das gantz Conuent da selbs Beckchennen 
fur vns vnd ali vnser nachkchomen das wir von den fìiersich- 
tigen vnd weisen Hm Riohter vnd Rat zw Triest der lòbli- 
chen Stifft der von Tybein so lerlich in das Deutsch Haws 
zw Laybach gestiffb ist X Sam Saltz eingenomen vnd em- 
phangen haben der selbign X Sam Saltz. sagen wir obbemeldt 
Comendewr vnd Conuent- die benontn Herm vnd irm nach- 
kchomen Auff das jetzig lar vrmessig gudtt ledig vnd loss. 
Das zu Vrkundt des benannten Dewth.n Haws auffgedrukchteii 
pedtstKstick. G-eben zu Laybach In Dewtschen Haws, In dem 
Heyligen phingst abendt etz. Anno d.m etz. Im 1493 lar. 



169 
I». 



Wir Maximilian von gots gnaden Bomischer K5mg zu 

allentzeitten merer des Iteichs zu Hungem Dalmatien Croatien 

etz. kònig, Ertzhertzog zu 5sterreich. Herzog zu Burgunnd, 

zu Brabant, zu Gheldem etz. Graf zu Flandern, zu Tirol etz. 

Embieten den Erbem weisen, vnnseru getrewen lieben. u. 

dem B.ichter vnd Rate zu Triest Ynnser gnad vud alles gut. 

Vns hat der Ersam Vnser andechtiger vnd getrewer liefeer 

Conrad von Stauchwitz Lanndt Comentewr Tewtschordens der 

òéterreicliisen Waley anbracht; "Wie weylennt Vnnser lieber 

Herr Vnd Vater der Romisch Kaiser etz. loblicher gedechtnuss 

dem Gotzhaws der Tewtschn herrn zu Laybach, lerlichen Zehen 

Sem Saltz au8 Vnnserm Vitzthumhamht daselbs Ewr Vericesung. 

die weylent die von Tibein Vnd Walse dartzu gestifi^ zu geben gè- 

8cha0 hab. die in seiner Kaiserlichen Maiestat, leben, albeg 

dasselbs hin geraicht, Aber nach seiner Maiestat abgang In 

bisher vorgehalten weren, das deinselben Gotshaws zu merk- 

licken nachtail kommt, Vnd Vnns darinnen Vmb hilff diemutig- 

kliclien angeruffen vnd gebeten, Emphelhen wir Ew. emn- 

stlich, soferr die sachen yetzberurtennassen gestallt sein, daz 

Ir dann von den nutzen vnd Bennten, des bestimbten Vnnsers 

Vitzthumbamts dieselben Zehen Sem Saltz. so vii der seid 

abgang des gemellten Vnnsers lieben Herrn Vnd Vaters noch 

Vnbetzallt aussten. dem obberurten Gotzhaws betzalet Vnd 

fdran lerlichen zu gewonndlicher Zeit, wie sich geburet raichet, 

Vnd furan larlichen zu gewonlicher Zeit, wie sich geburet 

raichet, Vnd gegen solichen allweg von dem Comentewr 

dasselbst gewondlich Quittung nemet, Vnd wann Ir das getam 

habt, Vnd Vns des mit denselben seinen quittungen erweiset. 

Sagen wir Ew, darumb Ledig Vnd E^- 8ullen sie kunftigklich in 

Ewr. BaiUung gelegt Vnd abgetzogen werden ou geuerde. Vnd tut 

daxan Vnnser ermstliche majmung. Geben an Montag vor 

saiind Anthonien tag Dumo domi etc. LXXXX v. 1496 Vnd 

Vnser Reiche des Ròmischn in Newten. Und.des Hungrischen 

jm Fiinffben Jarenn. Rogendorff m. p. Gottaler m. p. Comìss.» 

domj Regis im etz. 



170 



Ich Gregohus Primitz Teutshordens, Verwalter dee selben 
Ordens Haus zur Laybach etz. Bekhen, hiemit, das ich in Namen 
Vnd von wegen der Erwiirdigen Wolgebomnen, meinen gna- 
digen Herrn Erasmu Freihem von Thum und zum Chreuz. 
Lannd Comenthor der Osterreichischen Ballai teutshordens, 
Pho. Eku. etz. Poltz. etz. die Zechen Saumb salltz, so aus dem 
Vitzthombambt zìi Triest dasselbst larlichen in obemelt teutsch 
Hauss von Laybach Vertnog lòblicher Donacion, Und SHffhing 
der Furssten von Ossterreich dem Orden Vnd Haus gegeben. 
zeraichen gephlegt Vnd Vberlifert worden zu uolligen gnueg 
auff dies Ainundviertzigisten (41.*") lar emphanngen, und ein- 
genomen hab, der solchen Vberraichten Zechen saumb Salltz 
wher darumben quittierens notdiirjStig, in namen obgemelts 
meines gnàdigen Herrn mit di^ser meiner bekhantnus Vnter 
meinen pedtschadt Vnt darunter gestellter HandschrifiPt Ver- 
ferfctigt, hiemit quit ledig Vnd loss. Actnm Laybach. Datum 
Laibach am 23 tag lully Anno In 1541 lar. Gregs Primitz 
teusts ordens p.pria Manu, 



AVVERTENZA. 

Nel doc. ex XIV incorsero i seguenti errori: 

Nella partita: Fondaco principale di Trieste^ sotto ''Introito, per 
nuovi acquisti — Anno 1796, Estero — 41436*6 in luogo di 41436*5. 

Nella stessa partita, sotto ^^Esito^, totale — Anno 1797, Paesano -^ 
10811-6 in luogo di 10811-8. 
Nella stessa partita: 
Sopravanzo — Anno 1793, Paesano — 38067*2 in luogo di 88087-2 
„ 1796, Estero - 65234-6 , , „ 55234-5 
, 1797 , — 18400.1 , , „ 78400.1 

Nella partita: Fondaco filiale di Duino^ sotto ^Esito,, 

per traffico — Anno 1795, Paesano — 8323-2 in luogo di 2283-2 

, 1798, Estero - 16176'3 „ , „ 16176-2 

totale . , 1801, , - HOfOl , „ „ 17050-8'/, 



BIBLIOGRAFIA 



Joseph Wilpert, Die altchristlichen Inscìmftm Aquileja's. 
(IV, p. 22, Zara, 1804, Luca VitaHani.) 



In occasione del primo congresso degli archeologi cri- 
stiani, ch'ebbe luogo Tanno corrente a Spalato-Salona, il 
solerte Comitato fece compilare alcune strenne letterarie, ris- 
guardanti le varie regioni più importanti della Dalmazia, e fra 
queste vanno menzionato : 

1) La Guida di Spedato e Salona del prof. dott. L. lelic, 
Mons. Dir. Fr. Bulió e prof S. Eutar, Zara, 1894. 

2) Ephemeris Bihacensis, laderae, 1894. 

3) „ Spalatensis „ „ 

4) „ Salonitana „ „ 

In quest' ultima sta inserito, alle pag. 37-58 (ovvero 1-22 

dell' esti-atto), lo studio di Monsignor Wilpert, del quale ora 
ci occuperemo. 

Il eh. autore, favorevolmente noto per vari scritti sulle 
antichità cristiane, esordisce col parlare del Museo d'Aquileja, 
dei monumenti cristiani quivi contenuti e del modo con cui 
finora questi furono publicati, non senza rammaricarsi della 
poca cura finora osservata nella riproduzione degli stessi. — 
E per rimediare a tale inconveniente il eh. autore offre quale 
publicazione modello ai congressisti cristiani il suo lavoro, 
assicurando che la riproduzione de' suoi facsimili in quanto ad 
esattezza non lascia nidla a desiderare, — In generale il eh. 
autore non è parco nel biasimare tutte le publicazioni anteriori ; 



172 

egli va in cerca degli errori più insignificanti, non perdona 
neppure agli errori tipografici e mena grande scalpore persino 
per innocenti inesattezze d'espressione.') 

Ma il eh. autore, tanto severo ed intransigente contro 
gli altri, sembra essersi dimenticato, che gli autori da lui 
acerbamente criticati, non pensavano a publicazìoni ìnodeìk^ 
ma s'accontentavano di publicare modestamente a seconda 
delle circostanze i monumenti d'Aquileja, che non sempre sta- 
vano ordinati, come Monsignor Wilpert li trovò nelP Ottobre 
del 1893, in un Museo, ma giacevano negletti e lordi in vari 
magazzini; stalle od in altre località più o meno accessibili^ 
dove non potevan venir descritti che in mezzo a continui 
disagi e senza potersi adoperare tutti gli amminicoli necessari 
per ottenere un' esatta riproduzione. 

Delle soverchie difficoltà che offrono i monumenti Aqui- 
lejesi, dispersi dovunque quasi dal turbine, non ne parlò solo 
il eh. prof. Mommsen (C. I. L. v. p. 82 s.), ma anche noi, che 
vi abbiamo dedicato quasi vent'anni d'assidue cure, abbiamo 
più volte esplicitamente dichiarato, *) che cessato il periodo at- 
tuale di transizione, in cui i monumenti d'Aquileja passano da 
un luogo all'altro, si dovrà pensare ad un'opera generale dì 
revisione, adottando una nomenclatura sistematica e conse- 
guente per i vari monumenti epigrafici, una severa divisione 
di tutte le singole classi e categorie, un^ esatta descrizione di 
tutte le jjarti accessorie, come degli ornamenti ed attributi tro- 
vantisi sulle antiche lapidi o suppellettili, più esatti ragguagli 
sull'epoca e luogo della scoperta, ed un'esatta trascrizione 
dell' epigrafi. 



^) É tanto grande la voluttà di criticare, che il eh autore ripeta- 
tamente osserva (v. p. 38/2 e 43/7), che si ebbe persino a scambiare un» 
pecora con una colomba; se egli avesse però citato imparzialmente le pa- 
role testuali, non avrebbe potuto constatare che Terrore tipografico di 
un on$, scambiato con un avis! 

*) Cfr. Maio ni ca, Epigraphùches aus Aquileja, Gorz 1885, p. 4; — 
Le antithe epigrafi AquUejesij Trieste 1889, p. 2; — Fundkarte von AquUeja, 
Wien 1893. 



Ì73 

Monsignor "Wilpert, senza aver assistito alle ingenti fa- 
ticlie di rintracciare, pulire, ordinare i monumenti d'Aquileja, 
giunge quasi alla fine dell' opera e grida, perchè i monumenti 
cristiani non sieno stati publicati con tutta l'esattezza possi- 
bile, senza avvedersi che neppur lui, ad onta di tutte le pos- 
sibili comodità di cui potè fruire, fu in caso di ojffrire una 
publicazione modello, e che anche lui, qual misero mortale, 
andò soggetto alla gran legge dell' -Errare htimanum est, 

Eccone le prove: 

1) Già il primo facsimile N. 1, a pag. 39 della importantis- 
sima iscrizione C. I. L. V. 1722, è inesatto. La prima 
pecora a sinistra, veduta? e fatta disegnare dal eh. autore 
non esiste afatto; egli ha scambiato le foglie di un ar- 
busto, ed anche questi in generale sono stati riprodotti 
con poca esattezza, con una pecora! Eppure egli sostiene 
a pag. 40, che la sua copia è la prima, che dà un esatto 
fac-simile di questo singolare monumento ! ^) 

2) Spiegando la lapide N. 4, a pag. 43, il eh. autore non 
menziona punto l'atteggiamento delle due pecore, che 
sembrano cibarsi da due arbusti; ne osserva che i due 
uccelletti tengono nel becco un ramoscello. 

3) H disegno N. 7, a pag. 45, è il più inesatto di tutti ; alla 
figura della donna orante mancano persino i piedi, e 
cosi monca viene collocata sur un podio quadrato ! ! (eine 
podiumartige Erhòhung)] la pecora è disegnata falsamente, 
sia nella positura, sia nei dettagli; essa non guarda in 
alto, non è assolutamente sormontata da una stella, ma 
tiene in bocca un ramoscello, ed ha il corpo cosperso 
di macchie ; anche sotto a' suoi piedi trovasi indicato 



*) Giova notare che pochi mesi fa potei trovare il brandello ap- 
partenente alla prima linea, che ora si legge: 

INNOCENTI iSPOQVEM 

etc. 



174 



una specie di terreno.^) — Arrogi cke per maggior chia- 
rezza il disegno doveva venir collocato prima delle pa- 
role: Auch dieser Stein ecc. 




Vogliamo sperare, che il solo confronto del disegno da 
noi offerto con quello esibito da Monsignor Wilpert, 
basterà a dimostrare, quanto grande sia l'esattezza del 
eh. autore. 

4) Egualmente il eh. autore si avvisò di collocare tardi bensì, 
ma ancor a tempo qual vignetta finale il disegno della 
iscrizione (Pais n. 349) a cui, come al frammento a 
pag. 44, si dimenticò di apporre un numero e di farlo 



^) Eppure il eh. autore insìste nel fare osservare, che la stella immagi- 
naria, a cui egli dà tant' importanza, non venne osservatane da me, né dal 
Pais; mentre avrebbe fatto meglio ad osservare, che quel monticello in- 
clinato, sul quale s'erge la figura, per la forma è consimile a quello edito al 
N. 5, e che il simbolo dei ramoscelli in bocca agli agnelli si ripete sovente 
ne' monumenti cristiani. (Gir. De Waal, in Kraus, Real-EnajklopSdie der 
christlichen Alterthumer, II, 1886, p. 267.) 



176 



collocare a posto prima delle parole : Gregorutti, in dessen 
Sammlung ecc. Ne l'esplicite dichiarazioni del eh. autore, 
che il facsimile dell' iscrizione mostri chiaramente alla 
linea 6 la parola DOLENS è sostenibile, dacché tanto 
il facsimile, quanto V originale mostrano senza dubbio: 
DOLIEI \S = doliens. 

6) Difficilmente il eh. autore potrebbe sostenere d' aver ve- 
duto neir ottobre 1893 nella collezione Gregorutti T iscri- 
zione N. 9, a pag. 47/11, che Mommsen (C. I. L. V. 1646) 
collocò giustamente nella collezione Monari ed effettiva- 
mente passò già neir anno 1879 nella raccolta dello Stato e 
venne registrata nella breve Guida del Museo a p. 12, n. 61. 

6) Se il eh. autore avesse fatto eseguire il disegno esatto, a 
pag. 67/11, nota 2, dell'iscrizione da me publicata nelle Mif- 
fheihtngen der C. C. 1S93,') p. 115, n. 22, il lettore spre- 
giudicato potrebbe formarsi un criterio, quale osservazione 
sia più a proposito, se il categorico velo (Schleier!) dell'orante, 
o la modesta frase *eme Art Nimbus mit Sternen?» 




*) Le difficoltà del riprodurre esattamente siffatti monumenti cri- 
stiani sono tali, che p. e. anco nella più recente publicazione (nelle 
MUh. d, C, C, 1894, S. 186, Notiz. 137), sebbene eseguita in base a calchi 
esattissimi, si devono deplorare molte inesattezze. 



176 

Per amor di brevità e per non render pane per focaccia 
ommetto di citare gli errori commessi dal eh. autore nel corso 
della sua publicazione, per una parte de' quali egli stesso do- 
manda venia ai suoi lettori (vedi Errata-corrige, p. 58/22), 
rinunzio all' ingrato ufficio di confatare certe opinioni alquanto 
ardite del eh. autore, che pretende indovinare la mano dello 
stesso artista (vedi a p. 47 ed altrove) su monumenti, in cui 
la qualità e forma dei caratteri escludono tali combinazioni; 
desisto di enumerare esattamente la serie completa di monu- 
menti consimili, non presi in considerazione dall'autore, nello 
stabilire quelle varie classi di tipi, da lui felicemente com- 
binati; però non potrei far a meno di pertrattare un'altra 
questione, che mi pare di grande importanza. 

Prendendo le mosse da una frase che Mommsen ha 
espresso già nell' anno 1852 nelle sue Inscripfiones regni Neapo- 
litant latinae e ripetuto nell'anno 1883 a carico di certe iscri- 
zioni cristiane,^) il eh. autore parla di un odio latente o ma- 
nifesto contro tutti i monumenti cristiani e si permette in tal 
caso di proporre un rimedio radicale, quello cioè di consigliare 
a chi s' occupa d' archeologia classica, a non dedicarsi a' mo- 
numenti cristiani. 

Non è per certo mio compito di assumere il patronato 
di un Mommsen in una questione, in cui il giudice inquisitore 



*) D eh. autore avrebbe fatto bene di citare le parole testuali del 
Mommsen, come mi vennero gentilmente trascritte dal eh. prof. dott. 
E. Bormann di Vienna dalla pag. VII del F introduzione slV Inscriptiones 
regni Neapdetani^ e dalla pag. VII del C. I. L. IX e X, in cui nel- 
Tanno 1883 vennero di bel nuovo edite dal Mommsen le epigrafi di 
questa regione. — Addotti i motivi che 1* indussero a non ammettere in 
quella partita del C. I. L. iscrizioni posteriori al secolo VI dopo Cristo, 
il prof. Mommsen cerca di scusarsi, se nella publicazione di epigrafi 
prive di date cì-ondogiche^ egli, a motivo della difficoltà della materia, 

potrebbe incorrere in qualche errore, confessa d'essere Christianarum 

antiquitatum piane rudis et lapidum illornm barbarorum osor magis quam 
conteniptor. Adunque risulta dal nesso logico dell'argomentazione, che il 
prof. Mommsen professa il suo odio soltanto contro V epigrafi barbare 
cristiane, posteriori al secolo VI dopo Cristo, e non già contro tutte le 
classi di monumenti cristiani. 



177 

prima di pronunziare la sua sentenza, avrebbe dovuto riflet- 
tere scrupolosamente sul vero significato della frase incrimi- 
nata; mi basti osservare, che le assidue sue cure prestate alla 
scienza epigrafica in generale ed alle iscrizioni cristiane in par- 
ticolare, le relazioni affettuose che il legavano all'indimentica- 
bile Giovambattista De Eossi,^) sono troppo note al mondo let- 
terario. In quella vece stimerei opportuno di richiamare l'atten- 
zione del eh. autore sulle condizioni generali della scienza epi- 
grafica e su quelle delle varie riproduzioni de' monumenti epi- 
grafici. Non e' è partita del Corpus inscriptionum, che a motivo 
di novelle revisioni delle epigrafi, a motivo di discrepanze nella 
lettura di lapidi corrose o guaste o per altri motivi, non abbia 
subito una serie notevole di correzioni, raccolte pazientemente 
negli addifamentaj auctaria^ nei siippletnenta ecc. ecc. Quanto 
maggior l'amore per tale studio, tanto più' copiose T osserva- 
zioni, ed a ninno è mai capitata l'idea di ascrivere ad odio 
gli errori finora commessi in tali publicazioni. 

Monsignor Wilpert conoscerà senz' altro i meriti di Mon- 
signor Bulió, benemerito direttore del Museo di Spalato, 2) ep- 
pure, se p. e. dovesse accorgersi, che anco nelle publicazioni 
de' monumenti cristiani della Dalmazia, fatte per opera di 
Monsignor Bulié, si trovano alcuni errori, oserebbe egli parlare 
in tal caso di odio?^) 

Se Monsignor Wilpert avesse dovuto convincersi, che al- 
l' epoca della costruzione del coro della Basilica d'Aquileja, 
eretto sotto il Patriarca Popone, s' impiegarono qual materiale 



^) Vedasi, a mo' d' esempio la bellissima dedica in occasione del 
LiXX natalizio dell* insigne archeologo, stampata nella Ephemeris Ephigra- 
phica, Vn, 1892. 

•) A ragione Mons. dott. A. de Waal dà nelF Ephemeris Spalatensis 
al Bnlió il nome di De Eossi della sua patria. E fa lo stesso Mons. de 
Waal eh' ebbe la bontà di voler rilasciare li 12 Settembre a. e. parole d'en- 
comio alla Direzione del Museo d^Aquileja. 

^) Cfr. Le varie discrepanze nei Suppletnenta C. L L. Ili, Pars III, 
Dalmatia, p. 1472-1667, e Coirigenda déìTAHCtarium di Mons. Fr. Bulió 
(SjcuìlaUj A. Zannoni 1894, p. 620 s.) 



178 

di fabbrica iscrizioni cristiane, e che iscrizioni cristiane a viva 
forza infrante e mutilate servirono pure alla costruzione della 
famosa (!) stalla Moschettini (eretta nel 1822 in Aquileja), 
avrebbe egli imputato gli autori di tali azioni d' odio contro i 
monumenti cristiani? 

Guai, però, se un individuo d'altra confessione avesse 
osato di commettere un' azione consimile ! 

Chi s'occupa con amore e zelo dei monumenti d' Aquileja, 
dovrà riconoscere quale importanza abbiano per questa regione 
i monumenti cristiani. Egli è perciò che essi vengono accolti 
e custoditi gelosamente nell' I B. Museo. E dallo studio di essi 
che attendiamo una rivelazione sullo sviluppo dell'arte antico- 
cristiana dall* epoca di Costantino a quella dell' arte ravennate, 
è dallo studio de' monumenti medioevali d' Aquileja che atten- 
diamo la ricostruzione del tesoro de' Patriarchi d' Aquileja e 
notizie più esatte riguardo i santuari d' Aquileja cristiana. Il 
sentimento dell'umanità e dell' umanismo permetton di coope- 
rare a tali studi a chiunque ne abbia sincero amore, e sarebbe 
oltremodo da deplorarsi, se lo spirito del fanatismo, che ora 
si diletta a seminar odio di razza e di confessione, dovesse 
introdursi anco no' penetrali della scienza. In tal caso spet- 
terebbe al Genio della verità d'insegnare la mansuetudine e 
la carità cristiana a chiunque non voglia riconoscere, che 
V Errare humannm est 

Aqmleja, nel decembre 1894. 

Prof. Enrico Maionica. 






STUDI AQUILEJESI 



Duo cum facinnt idem, non est idem. 

A dar novello impulso ed un indirizzo speciale alle in- 
dagini risguardanti Aquileja, V antica metropoli della Venezia 
ed Istria, cooperarono negli ultimi decenni due avvenimenti 
di 'grande importanza, e questi sono la publicazione del Corpus 
Ifiscriptionum latinarum e la fondazione d'un Museo centrale 
sul classico suolo d'Aquileja.^) Al Corpus dovettero conformarsi 
tutte le publicazioni ad esso posteriori, ed avuto special ri- 
guardo alle iscrizioni non ancora edite in questo grande ca- 
none il dott. Carlo Gregomtti iniziò nel 1876 in questo Ar- 
cheoarafo la serie delle iscrizioni ir edite aquilejesi, istriane e 
triestine e continuò il suo lavoro, finché, còlto da gi*ave ma- 
lore, dovette desistere, ^j Lungi dal voler infievolire i meriti 
del dott. Gregorutti, che dimostrò vivo interesse alle indagini 
aquilejesi, dovremo da bel principio confessare, che noi, ab- 
bandonando il di lui metodo soggettivo, cercheremo sine ira 
et studio di mettere le cose a posto, evitando però di far 
apparire VArcheografo come palestra per gare personali in 
questioni in cui non dovrebbe parlare che la serenità della 
scienza.'^) 



') Inscriptionea Galliae Cisalpinae, P. L, Ber oli ni, 1872; P. II, 1877, 
e Pais H., Corporis inscriptionum latinarum supplementa italica^ I, Eomae, 
188é; Maionica, Guida manuale del Museo d' Aquileja, 1884. 

•) Vedasi V elenco delle monografìe del Gregorutti nella mia Fund- 
karU von Aquileja, Vienna, 1898, p. 19. 

') In altre occasioni abbiamo procurato di constatare oggettivamente 
certi errori sistematici occorsi nelle publicazioni dei monumenti d'Aquileja, 



180 

Preferiremo invece dì trattare con precisione e calma e 
di esporre metodicamente i risultati delle osservazioni fatte 
da noi durante una lunga serie d'anni sul suolo d'Aquileja, 
e queste osservazioni non si limiteranno soltanto alle epigrafi, 
ma si estenderanno a tutte le classi de' prodotti dell' antica 
arte ed industria aquilejese, alla storia e topografia di Aqui- 
leja romana e forse anco, se non ci mancherà la lena, ad al- 
cuni studi sulla storia e sui monumenti aquilejesi di epoca 
più recente. 

Per tal modo ci sarà dato di offrire quasi una sintesi di 
quanto potemmo studiare in Aquileja, e saremo forse tra i 
primi a rivendicare ai monumenti di questa antica metropoli 
la loro vera importanza artistica, a dimostrare certe partico- 
larità di stile, certe forme singolari, che sviluppatesi sul 
suolo aquilejesO; permettono allo storico di parlare di uno 
"stile Aquilejese„ con egual diritto come, a mo' d' esempio, 
tuttora parlasi di uno stile Pompeiano. 

Lo sviluppo storico di quest' antica città, situata alle 
porte d' Italia ci dimostrerà, come essa, dapprima destinata a 
tutelare V avita coltura italica dalle offese dei barbari, divenne 
più tardi il centro per la diffusione della coltura cleissica in 
regioni a questa finora poco accessibili, e qual Emporio di 
grandissima importanza politica ed economica potè mantenere 
vive le relazioni d' affari tra i popoli d' Oriente ed Occidente, 
del Settentrione e Mezzogiorno. E come sappiamo di Venezia, 
figlia d'Aquileja, che lo sviluppo delle condizioni politico- 
economiche esercitò grande influenza sullo sviluppo delle arti 
ed industrie, non ci meraviglieremo, se anco in Aquileja eguali 
circostanze produssero eguali effetti. Perciò non potremo am- 
mettere, che questo sviluppo si manifesti appena all'epoca 

e precisamente nelle nostre monografie Epigraphisches aus Aquileja, Go- 
rizia, 1885, p. 80, nelle Antiche epigrafi aquilejesi, Archeografo, XV, 
1889, p. 281 ss., e nella Fundkartej p. 56 ss. — Cosi pure per debito di 
imparzialità dobbiamo dichiarare; che dal 1876 in poi noi mettevamo a 
disposizione del dott. Gregorutti ad ogni richiesta le nostre trascriziom 
delle antiche epigrafi; locchè appare non solo dalle citazioni (Gr ego- 
rutti, Le antiche lapidi, 1877, n. 489; Archeografo IV, 1877, p. 106), ma 
ben anco dal confronto esatto delle reciproche publicazioni. 



181 

della decadenza del mondo romano, ma in quella vece 
dimostreremo, che come Roma, Aquileja deve un periodo 
d' ingrandimento e di notevole prosperità già all' èra di Au- 
gusto.^) 

Siamo consci delle speciali difficoltà che s'interpongono 
a chi dopo tanti secoli voglia risalire col pensiero allo svi- 
luppo progressivo di sette secoli di vita romana, ma pure fi- 
duciosi ci accingiamo al lavoro, nella speranza, che anche a 
noi arriderà prospera la sorte, se riverenti ci chiniamo a ba- 
ciare, come la stfcerdotessa d'Apollo Delfico ebbe ad ingiun- 
gere a BrutO; le sacre zoUe della terra patria. 

Secondo il programma prefissoci dedicheremo la prima 
parte del nostro lavoro alle epigrafi di Aquileja, a queste se- 
g^uiranno alcuni studi risguardanti le singole classi dei prodotti 
dell* arte e dell' industria ; faranno seguito alcuni cenni sulla 
storia e topografia d' Aquileja Romana (e forse anche dell'epoche 
posteriori) e da ultimo ci proveremo di con-edare questo 
lavoro di notizie letterarie e biografiche nonché di copiosi indici. 

Ci restano ancora poche osservazioni generali riguardo 
al metodo prefissoci nel trattare le epi^^rafi aquilejesi. 

Avuto riguardo che le pubblicazioni dal 1872 in poi 
sono tante, che difficilmente si può avere uno sguardo ge- 
nerale di tutto il materiale epigrafico di Aquileja, cercheremo, 
seguendo il sistema metodico del Corpus inscriptionunij di dare 
un elenco esatto di tutte le iscrizioni Aquilejesi, completando 
con aggiunte, correzioni e note le lacune inevitabili in un' opera 
di 8i vasta mole, quale si e il Corpus. 

Nella descrizione dei monumenti epigrafici, ^) cerche- 
remo di adottare una terminologia conseguente e precisa e 



*) Nelle nostre monografìe: Aquileja zur BSmerzeit, Gorizia, 1880, e 
nella Fundharte abbiamo cercato d^ accennare ad alcuni argomenti, che 
militano in favore di tale ipotesi, che appoggeremo in seguito con altre 
prove. 

') Riguardo al metodo da seguirsi, ci siamo estemati n^WArcheO' 
grafo, XV, 1889, p. :^1 ss., ed al XLII Congresso de' filologi in Vienna. 
{Cfr. Verhandlungen der XLIL Versammlung ^ Leipzig^ TetUmer, 1894^ 
p. 399 ss.) 



182 

procureremo di descrivere brevemente tutte le loro parti acces- 
sorie, così pure nel publicare quelle epigrafi, che dovessero esser 
tuttora inedite, o nel partecipare altre notizie risguardanti le 
iscrizioni, saremo brevi e concisi, evitando inutili commenti, 
dacché il testo delle iscrizioni, fatte le debite eccezioni, do- 
vrebbe esser compreso, anche senza lunghe prolusioni. 

Anche nelle citazioni letterarie ci limiteremo alle più 
importanti, evitando di ripetere tutte quelle citazioni già ac- 
cennate nell'opera citata; per la misurazione dei monumenti 
ci atterremo al sistema metrico decimale, limitandoci di os- 
servare, che trattandosi di monumenti lavorati d'artisti ro- 
mani, sarebbe ovvio di ricordarsi, che essi sono concepiti 
dietro il sistema di misurazione romana, in cui il piede equi- 
vale a 0'296m. 



ISCRIZIONI SACRE 



1-6. Dedicazioni a Dite ed Era = Proserpina. 

1) Parte inferiore d'un' ara votiva a Dis Pater ed Aerecura,^) 
murata a Grado nella casa N. 92. 

Edita nel C. 725 = P. 62. 

2) Altra dedicazione a Dis Pater ed a Era, dapprima edita 
dal Mommsen fra le false (C. V. 32 * ), poi riammessa fra 
le genuine (C. V. 8970.*), ed a ragione, poiché l'ufficio 
di accensua consuli e di Augustalis si ripete anche in una 
altra iscrizione; scoperta nel Settembre 1893 alla Casa 



*) Intorno a Dis Pater ed Aerecura =» Era == Proserpina, cfr, 

Preller, Eom. Mt/th.^ II, 65, e Roscher, AusfUhrU Lexicon der Mjftho- 

logie, 86, 1179 ff. — Nel corso della nostra pubblicazione adotteremo le 

seguenti sigle: 

A. s= Archeografo triestino* 

C. =s Cot'ptis inscript. Fi 

P. = Fai8, supplementa. 
A. E. M. s= Archaeolog, Epigr, Mittheilungen, 
M. C. C. w Mittheilungen der k. k, Centr, Commission, 



183 

bianca presso Aquileja. Su quest' interessante epigrafe, 
che publicheremo a suo luogo, apparisce T. VetHdiiis 
Proculae l{ibertus) Leninus qual sexvir Aiigustal(is) ed ac- 
ctnsus consuli ed accenstis praetori iterum^ e L. Vinisius L, 
l(ibet'fiis) Lycamhes qual sexvir Tergeste e qual accensus 
consuli. 

3) Tavola di pietra calcare, alta 066, larga 061, grossa 0'14, 
con dedicazione a Dis Pater, circondata da cornice e 
munita di due fori diagonalmente opposti. Conservasi a 
Trieste nella villa del dott Eugenio Qeiringer. 

Edita nel C 34*. — Ei veduta e corretta dal Gre- 
gorutti. A., XVII, 1891, p. 381, N. XLVIH. 

4) Dedicazione a Dis Pater, scoperta nel 1806 insieme ai 
N.ri 3, 6 e ad altre iscrizioni, che Mommsen ritenne false, 
perchè tramandateci solo dall'Udinese Girolamo Asquini 
(v. C. V., p. 81 ss, XXIV). Dimostrata l'autenticità delle 
altre, non c'è motivo di sospettare di questa. 

Edita nel C. 36*. 

6) Ara votiva di pietra calcare, dedicata a Dis Pater, 
alta 088, larga 020, grossa 0-19. Conservasi insieme al 
N. 3. 

Edita nel C. 86*. - A., 1. 1., p. 382, N. LI. 

6) Ara votiva ad Era (= Proserpina) alta 0*67, larga 0*26; 
grossa 0-16. Conservasi insieme al N. 3. 

Edita neU'A , 1. 1., p. 382 ss., N. LII. 



7-17. Dedicazioni ad Esculapio oppure ad Esculapio ed Igea. 

7) Frammento superiore d'un' ara votiva di pietra calcare, 
alta 0*32, larga 0*26, grossa 0'32. Dedicazione ad Aescii- 
lapio Aug(nsto). Trovavasi prima murata nella stalla ito- 
schettini, ora nel Museo dello Stato. 

Edita nel C. 726 



184 

8) Piccolo dado di pietra calcare, alto 0-12, largo 0145^ 
grosso 0-17; che insieme alla base e cornice, ora man- 
canti, apparteneva ad un' aretta votiva ad Aescidaph. Ri- 
guardo alla provenienza ed ubicazione cfr. N. 7. 

Edita nel C. 727; da coreggersi nel modo se* 
guente: 

E G I R V S 
M • B • M • S 
AESCLV-SL-M 

9) Due frammenti d'un' aretta di pietra calcare alta 062, 
larga 0-22, grossa 0'18, dedicata ad Aesclapio. (Cfr, N. 7, 
8 e segg.) 

I due frammenti editi separatamente C. 728 e P, 176, 
e riuniti. Maio ni e a, A., XV, 1889, p. 284. 

10) Parte superiore d'un' ara votiva ad AesculapiOj alta 0'27, 
larga 0-12, grossa 012. (Cfr. N. 9.) 

Edita nel C. 729; però è da osservarsi, che le let- 
tere sono de' bassi tempi e che a tutte le A manca il 
filetto trasversale. 

11) Parte superiore d'ara votiva ad Aesculapio et Hifgiat^ 
alta 16, larga 23, grossa 0-22. (Cfr. N. 10.) 

Edita nel C. 730. 

12) Ara votiva ad Aesculapio et Hygiae, alta 66, larga 020, 
grossa 0166 (Cfr. N 11.) 

Edita nel C 731 

13) Frammento d'un' aretta votiva dedicata ad Aesculapio, 
murata in un muro esterno di una casa Bitter^ attigua 
al cortile Rosin in Aquileja. 

Edita nel C. 8206. 

14) Lastra votiva ad Aesculapio et Bj/giae, scolpita sn pietra 
calcare, larga 077, alta 068, grossa 0*29; il margine 



186 

anteriore è lavorato alla rustica ed entro ad una semplice 
cornice leggesi l'iscrizione, che colla collezione Monari 
passò all'I. £. Museo. 

Edita nel C. 8207, da correggersi nel modo se- 
guente : 

AESCVL-ETHYGIAE 
PRÓSAL-LIBEROR-SVÓR 
ET ANTÓN-CALLISTÉSCOlfVQ 
CTVRRAN-ONESIM V S 
V- s- 

16) Frammento d'un' ara votiva di marmo bianco, dedicata 
ad Aesclapio. Conservasi a Topogliano nella casa fu Ste- 
faneo, ora Finetti. 

Edita, Gregorutti, A., XIU, 1887, p 162, N. 230. 
— P. 166. 

16) Ara votiva scoperta nel Febbraio 1886 nella braida mu- 
rata del signor Giovanni Pasqualis e trasportata quindi 
al Museo. 

Edita, Gregorutti, A., XIII, 1887, p. 207, 
N. 346, con schizzo; M aionica, M. C C, XVI, 1890, 
p. 160, N. 10. Mentre il Gregorutti legge nelle iniziali 
D • A = D(eo) A (eterno), noi interpretiamo D(eo) A{e8cu- 
lapio), e ciò a motivo della figura che rappresenta il 
tipo d'Esculapio. 

17) Frammento d'ara votiva ad Aesculapio. 

Edita, Maionica, M. C. C. XIX, 1893, p. 61, N. 63. 



18-77. Dedicazioni al Dio Beleno. 

Riguardo a questo nume tutelare d'Aquileja antica, la 
cui memoria conservasi ancora nella denominazione locale 
Beìigna, basterà citare le osservazioni del prof. Mommsen, 



186 

C. V. 732, e del Wissowa in Roscher, Lexicon der Mylholotfk, 
pag. 766 f.i) 

Se anco la circostanza, che molte iscrizioni di Baleno, 
scoperte nella strada tra Beligna e Belvedere, può far supporre, 
che alla Beligna fosse situato il tempio di qnesta divinitii 
(cfr. Maio ni ca, Fundkarte, p. 29, 3), risulta dagli scavi prati- 
cati nelP inverno 1893-94 dal cavatore Michele Basili sul fondo 
Rosin, sito a destra della strada Aquileja-Terzo, a sinistra 
della particella segnata nella nostra pianta d'Aquìleja col 
N. Ì5, che quivi trovavansi le fondamenta d'un edificio co- 
struite con frammenti descrizioni, di scolture e d* opere ar- 
chitettoniche e che fra le iscrizioni, quasi tutte erano are vo- 
tive dedicate al Dio Beleno, gran parte di queste però mutilate 
in maniera, che corrispondessero circa alle dimensioni d'un piede 
romano = 0296, per essere impiegate qual materiale di fab- 
brica. Questa circostanza ci permette di supporre, che la di- 
struzione di questi monumenti romani e la costruzione di 
quell'edificio sia avvenuta in un'epoca, in cui vigevano an- 
cora le misure romane, forse nel V o VI secolo dopo Cristo. 

18) Mezzo dado di pietra, che apparteneva forse dapprima 
ad un altro monumento (cfr. P. 1114) coir iscrizione vo- 
tiva ad Apollo BelenOj dedicata dagl'imperatori Diocle- 
ziano e Massimiano. 

Edita nel C. 732 (cfr. p 1024 ad N. 732 e K 1114). 

19) Frammento d'ara votiva a Beleno, forse scritta in versi. 

Edita nel C. 733. 

20) Ara votiva, già della collezione Zandonati, ora a Trieste. 

Edita nel C. 734. 

21) Base con dedicazione greca a Beleno ed iscrizione latina^ 
esistente in casa Smania a Verona, 

Edita nel C. 735 (cfr. p. 1024 ad N. 736). 



*) Merita ancora special menzione la Dìssertatio de B^cno di 
Philipp© à Turre nei Monnmmta veteris Antii^ BotnaWf 1700, p. 255 É 

e segg. 



187 

22, 23) Due copie moderne in pietra di are votive genuine 
dedicate a Beleno, che andarono perdute. Le copie, già 
nella collezione Moschettini, ora conservansi nel Museo 
di Aquileja. 

Edite nel C. 736, 743 (cfr. P. 63). 

24) Tre frammenti d'un' ara votiva di marmo, alta 0-33, 
larga 33, grossa 0"13. Il margine alquanto rialzato. 

Deir iscrizione edita nel C. 737 (un frammento ripro- 
dotto inesattamente dal Gregorutti, Lapidi, p. 123, 
N. 369), che già trovavasi nel Museo Bertoli-Cassis ed 
ora conservasi nell'I. R. Museo d' Aquileja, sono rimaste 
le seguenti tracce: 

APOLLINI^ 
B E L E /no 

C'AqYlIj\ eiens. 

FELIX 
QVOD • V/\ «^»^ws 
sS^JMMI^\ rum 

25) Iscrizione votiva a Beleno, scoperta alla Beligna nel 1648, 
spedita a Venezia nel Museo Grimani, quindi venduta a 
Verona, Trovasi in casa Gazzola. 

Edita nel C. 738. 

26) Iscrizione votiva a Belenòj spedita nel 1548 a Venezia, 
ora perduta. 

Edita nel C. 739. 

27) Iscrizione votiva a Bélmo, che da Venezia passò insieme 
al N. 25 in casa Gazzola a Verona. 

Edita nel C. 740. 

28) Iscrizione votiva ad Apollo Beleno, già conservata nella 
chiesa di S. Cosmo d' Aquileja, trascritta fra gli anni 1483- 
1631 neir apografo del Secìmdus (cfr. C, p. 79, IX). 

Edita nel C. 741. 



188 

29) Iscrizione votiva a BéUno, scoperta alla Beligna, aspor- 
tata nel 1648 a Venezia nel Museo Qrimani, quindi ven- 
duta all'antiquario Richetti di Venezia. 

Edita nel C. 742. 

30) Iscrizione votiva a Bdeno, spedita nel 1548 a Venezia, 
ora perduta. 

Edita nel C. 744. 

31) Lastra di pietra calcare con margine rialzato, alta 0*41, 
larga 0*296, grossa 0*08, già del Museo Berteli- Cassis, 
ora nel Museo d'Aquileja. 

Edita nel C. 746. Nella linea 3 correggasi: 

L-IVNIVS 

32) Iscrizione votiva a Beleno, asportata nel 1548 in casa 
Grimani a Venezia, venduta dall'antiquario Richetti alla 
contessa Zichy. 

Edita nel C. 746. 

33) Iscrizione votiva a Beleno, asportata nel 1648 a Venezia, 
ora perduta. 

Edita nel C. 747. 

34) Iscrizione votiva a Beleno, asportata da Grado nel Museo 
di Padova. 

Edita nel C. 748. 

36) Iscrizione dedicata ad Apollo Beleno^ asportata in casa 
Grimani, dove trovavasi fino al 1867. 
Edita nel C. 749. 

36) Iscrizione votiva a BelenOj conservataci in un manoscritto 
del Valvasone. 

Edita nel C. 760. 

37) Iscrizione votiva a Belino, trovavasi a Barbana. 

Edita nel C. 761. 

38) Iscrizione votiva a Beleno^ trasportata a Cataio nel 
Museo Obizzi. 

Edita nel C. 752. 



189 

39) Iscrizione votiva ad Apollo Beleno, trasportata a Venezia 
nel Museo Nani. 

Edita nel C. 763. 

40) Iscrizione votiva al Fonte di Béleno, trasportata nel 1648 
a Venezia, ora perduta. 

Edita nel C. 764. 

41) Iscrizione votiva al Fonte di BelenOj trovata a Monastero 
e conservataci dal Berteli. 

Edita nel C. 766. 

42) Forse al Fonte di Beleno appartiene V ara votiva di pietra 
calcare, scoperta nel 1869 nella vigna Ritter a Monastero, 
ora depositata nel Museo d'Aquileja. È di bella conser- 
vazione, alta 62, larga 26, grossa 24, munita di 
plinto e finimento, la cui parte anteriore è ornata a 
destra e sinistra da un acroterio. 

Edita nel C. 8260. 

43) Parte di mezzo di un'ara marmorea votiva ad Apollo 
Beleno, circondata da semplice cornice, alta 22, larga 0*22, 
grossa 0*24. La parte destra dell'iscrizione manca. 

Edita nel C. 8212. 

44:) Frammento d'un* ara votiva a Beleno, scoperta sul fondo 
Eosin nel Decembre 1894, trasportata in uno a tutte le 
seguenti iscrizioni nelPI. E. Museo — Il frammento di 
pietra calcare è ornato nella parte anteriore di una cor- 
nice ed è alto 041, largo 0*26, grosso 0185 Le lettere 
sono alte 0-02-0.04 ed appartengono al II secolo dopo 
Cristo. 

^HOR m.LVSIT 
CVEAT-PRÓ-PRiE 
CHOR I ASTVR 
AEDIL DESIO 

BELINO 
V • S 



I 



190 

.... {centuno ?) cóhor(ti») IH Lufiit{anorxmi), citraf(or) prò 
prae{fecto) cohor(tÌ8) L Astnr{um), aedil[ùf) desig{nahts) Belino 
v(otum) ii(olmt). 

Inedita. 

46) Ara votiva a Baleno, alta 087, larga 031, grossa 27, 
ricomposta da tre frammenti di pietra calcare. StiUa su- 
perficie del finimento superiore due buchi per applicarvi 
degli oggetti. Le lettere, alte 0*03 - 04, appartengono 
circa al principio del II secolo d. Cr. 

ATHICTVS 
VRSIÓNIS 
CAESARIS 

VERNA 
DIDIÉNIPVRI 

BELINO 

V • S • L • M 

H cognome Athictus occorre nel C. V. 963,3000; i! liberto 
imperiale Ursio nelViscrizione Aquilejese C. 8247. 

Inedita. 

46) Parte superiore d' un' ara votiva al dio Belcno^ pietra 
calcare 0*48 alta, 29 larga, 023 grossa. Le lettere sono 
alte 0015-002 e le iniziali del nome del dedicante al- 
quanto maggiori delle altre lettere. Caratteri del HI 
secolo dopo Cr. 

DEO • BELENO 
M-FLAVIVS 
FLORIANVSV-E 

A • D V C E N A 
QVOD 
PRINCEPS'LEp^ 

VOVIT/ 

Deo Beleno M(arcus) Flavina Florianus, v(ir) e(gre0ius) a 
ducenariis, quod princeps legionis vovit, [vir egrtgins posuftj. 



191 

Il dedicante motiva il suo dono votivo cosi, come 
al N. 24 = C. 737: C. Aquileiensis Felix, qtiod viltc{us) 
siiìntnarum [vooit, lihertm posuU]. 

M. Flavio Floriano è insignito del titolo cir egregitis, 
spettante agli alti funzionari del rango equestre, e come 
tale appartiene alla categoria de' diicenari. Cfr. Cagnat, 
Cours iV éphigraphie latine^, Paris, 1890, p. 109 ss.; — 
Hirschfeld, Bòm. Verìvalhmgsgescichte, Berlin, 1877, 
p. 272 ff. 

Inedita. 

47) Ara votiva di pietra calcare, dedicata a Belino ed alle 
Ninfe^ ricomposta da tre frammenti, alta 077, larga 0*275, 
grossa 0'24. La parte superiore della cornice alquanto 
guasta. Le lettere 0*02 -003 alte, caratteri del III secolo 
dopo Cristo. 

D-LVRIVS-DF 

VCL 

BELINO 

V • S • L • M 

nymphIs 

D(ecimns) Luriiis D(ecimi) F(ilius) Vol(iinia) Belino v(otum) 
s(olvit) l{ibens) m(erito) Nymphis. 

Inedita, 

Come nelle iscrizioni N. 40-42 troviamo commemorato 
il Fonte di Behno, cosi su questa vengono menzionate le 
Ninfe, locchè comproverebbe l'ipotesi del Prof. Wissowa 
(Cfr. Boscher^ AusfUhrUcJies Lexicon der MyQiologie^ I, 766>, 
che il Dio Beleno sia da reputarsi, qual Dio tutelare di 
qualche sorgente salutifera. 

48) Ara votiva di pietra calcare, a cui manca il basamento, 
alta 0-63, larga 0-35, grossa 020. Le lettere alte 002 
appartengono al III secolo dopo Cristo ; V iscrizione entro 
ad una cornice. 



192 



P I I I I I 
C • P ' S 
N V M M V L 
VOTA LIBENS 
MERITO 
D I V I N 
NVMINESOLVIT 

F(pnti) [Beleni] ? C. F,.. S... ntimmtd (arius) vota libens 
merito divino numine solvit. 

La F della prima linea ci ha fatto supporre, che 
anche questa iscrizione possa esser dedicata al Fonte di 
Beleno. Singolare è che la iormola usuale della dedica- 
zione votiva qui sta scritta per intero, anziché in forma 
abbreviata. 

Inedita. 

49) Parte superiore d'un* ara votiva di pietra calcare, alta 24, 
larga 0*33, grossa ()*18. Le lettere alte 0.02, caratteri del 
principio del secolo HI dopo Cristo. 

B E L E N • DEPEN 
SORIAVG'SACR 
T-PLOT-TEIL-FELIX 
ET PJ> 



Beleno Defensori Atig{usto) 8acr{um) T{itus) Plot(ius) Td 
(libertus) Felix et P(lotia?) . . . . 

Inedita. 

Il nume tutelare d'Aquileja viene qui apostrofato 
quale defensor e ciò dà special valore al racconto D' Ero* 
diano, Vili, 3. o3 -/.al ty;v eaéva D^ey^v tcvs?. twv Ma^i|jiiyou 
CTpoTKOTtSv ^avr^vat, woXXixi; èv (iepi uxèp tyj; tcóXso)? [jLaxo^ivr^v. 

La sconfitta, qiiasi miracolosa di Massimino Trace, 
avvenuta nel 238 dinanzi alle mura di Aquileja, avrà 
aumentato la special venerazione alla patria divinità, che 
dicevasi avesse pugnato a favore degli Aquilejesi, pro- 
curandole forse r epiteto di Defensor ^ come lo riscontriamo 



193 

pure sull'iscrizione C. 8372, che non dovrebbe apparte- 
nere alle funerarie, ma piuttosto alle sacre, locchè ammise 
pure il prof. Mommsen, accogliendo la voce Defensor 
negl'indici delle divinità (C. V., p. 1178). Analogie tro- 
vansì nelle iscrizioni C. V. 5609 lupiter, Optumus, ma- 
xumuSj liberatore patriae defensor, C. V. 2473 lupiter de- 
ptdsor] C. V, 7634 defensor. 

Un'altra consimile allusione alla sconfitta di Massimino 
potrebbesi supporre nell' epigrafe da noi pubblicata nelle 
M., C. C. XIX, 1893, p. 69, N. 27, in cui certo Aurelius 
Leontius dedica un' aretta alla Dea Nemesi : ScUvis Aquilei- 
ensibuSj adunque per il salvamento degli Aquileiesi. 

50) Piccola ara di marmo d'ottima conservazione, alta 0*30, 
larga 033, 0*30. Le lettere alte 002, caratteri del II se- 
colo dopo Cristo. 

T QAVIVS AQVILA 
B 

Tfitus) OavitiS Aquila B{eleno). 
Inedita 



Gorizia, nel Gennaio 1895. 
{Continua.) Prof. £. Maionica. 



4t*%t""^ '^t'^éik^iKA^'kMi* 



RELAZIONE 

DELL'ANNATA LXXXIV DELLA SOCIETÀ IJI MINEf 

letta dal Premei em e 
T>ott. LORENZO LORENZUTTI 

nel Congreeao generale del 4 Luglio 1894 



Anche ueiraEinataf che oggi ni chiude, il lutto non v| 
risparmiato alla nostra Minerva j e fu al uerto, anche questo, IJ 
amaiiaBinio. l^on trattasi^ gli è vero, di un letterato ^ nou tratfe 
tuie cLe col suo ìngeguo e co' suoi studi abbia direttamente 
i-ato allo sviluppo ed al lustro di ^ ne sta associazioue : trattasi 
uomo modesto, d'un uomo che la saa mente od il suo cuore 
sempre rivolli a clii voleva bene alla nostra città ed alle 
istituzioni di lei; trattasi dt ouo de' più caldi fautori dì 
che noi tutti sviacei^atamente amiamo - E ohi uol ricorda con 
tuoso desiderio^ a chi tra noi non par vederlo là^ in queir e 
tìitto intento a seguirle dotte dissertadonì dei noatn lettori? 
non rammenta quelle sue lagrime^ che il giusto orgoglio di pad 
lui chiamava dolcemente sul ciglio, allorquando la sua diletta 
tra r ammirassione di tutti i presenti, diceva da queste catied 
Al buonoj al coltOj a! fervente nostro consocio il nostro pie| 
©stremo «aluto, alle egregie Adele od Ar/i^elia Butti le nostre 
fondo condoglianze per V irrepai-abìle perdita del padi-e lorOj di 
onde anche la nostra Minerva, giufitamente^ serberà mai ^mpraj 
più soave memoria ! 

E come a questo^ ad altro lutto ancora ebbe a partecipar^ 
con intenao dolore, questo sodalizio. Tornerebbe saperfluo ricor^ 



. I 



V. f^ \ 






f 



li 



'^^, 



195 

qui perchè e da connazionali e da stranieri Tommaso Luciani fosse 
tanto stimato e riverito. A chi per poco sia addentro nelle cose 
della gentile penisoletta istrìana* è ben noto quanto indefesso cul- 
tore egli fosse stato e della nostra storia e della nostra letteratura ; 
con quanto amore e con quale intelligenza egli si fosse messo allo 
ricerche preistoriche di questa estrema sponda dell'Adria; e quale 
insigne suppellettile egli avesse raccolto di selci e di cocci, che 
testimoniano delle antichissime popolazioni dei castellieri; e delle 
varie regioni delPIstria intera. Epperò la Minerva, pur sempre ge- 
losa custode delle incancellabili glorie, onde ha vanto la terra dal 
Sonzio e dalle Giulie al Quarnaro, uni il suo rimpianto a quello 
affettuoso e onestissimo di Albona e delP Istria tutta, e, pòrte pro- 
fonde condoglianze alla orbata famiglia dell'estinto, volle essere 
rappresentata in Venezia a' funerali di lui, delegando alPuopo uno 
de* suoi soci onorari, il chiarissimo prof. Occioni-Bonaff'ons. Possano 
gli studi e r affetto dèi grande defunto trovare eco efficace nei pre- 
senti e nei venturi! 

Dal giorno dell* ultimo congresso ordinario a quest* oggi, 
quali furono le vicende di questa patrìa istituzione ? Qual' è la storia 
di quest' ultimo anno di sua lunga ed onorata esistenza ? Mi affretto 
a dirlo: è stona più modesta, più breve delle passate, ma nuUa- 
meno, se ben si riguardi alle sorti ancora di altri sodalizi della 
nostra città, ed alle mutate sorti della città nostra tutta quanta, 
dovremmo pur dire che, anche in questo recente periodo, la nostra 
Minerva non ebbe a venir meno ai suo assunto ; se inferiori ad altri 
sono i fasti eh* ella ora può registrare, non perciò reputar la si dee 
né accasciata, ne tampoco degenere. E queste verità tornano chia- 
ramente manifeste specie per due fatti: sono manifeste per la con- 
tinuata pubblicazione di quel tanto apprezzato periodico che è 
V Archeografo Triestino; son manifeste per il novissimo ciclo di 
letture e conferenze. 1j Archtografo, della cui interessante pubblica- 
tione andiam debitorì alle zelanti premure dell* egregio prof. Alberto 
PuBcbi, ci recò di pregevolissimi lavori^ tra cui, per la maggiore 
nportanza per le storie triestine; notevoli particolarmente quello, 
tiora inedito, del dott. Domenico de Rossetti sulle saline di 
Trieste ; quelli numismatici del Puschi stesso ; quelli del prof. Ales- 
Indro Morpurgo; e quello diligentissimo del prof. Jacopo Cavalli 
igli antichi dialetti Muggese e Tergestino. V Archeografo si tenne 






I 



196 

invero anche nell'annata XIX della sua secoDda serie all'altezza 
sognatagli dal suo benemerito incoatore^ e assicuratagli poi dal 
Benco, dal Buttazzoni e dal Hortis, si che, con animo tranquillo e 
pago, possiamo affidarci alla desiata speranza, ch'esso non solo con- 
tinui, ma continui prospero ed efficace anche negli anni avvenire, 
specialmente se a mancar non gli vengano di egregi collaboratoli, 
tra cui ha posto degnissimo anche il dott Pietro Pendanogli!, di- 
rettore di questo sodalizio, per lo ristabilimento del quale in salute 
facciamo anche in questo mentre i più fervidi voti! 

Alle cure del nostro dii'ettore dott. Alberto cav. Bocuardi era 
venuto fatto di accaparrare anche per quest' anno una serie d' in* 
teressanti letture; non tutte però poterono venir tenute; di quelle, 
onde ci fu dato essere onorati, mi sia permesso darvi ora brevis- 
simo cenno. 

La prima fu quella della sera dei 9 febbraio, tenutu dal* 
V egregio maestro Gustavo Wieselberger, che vi trattò di Gian 
Battista Pierluigi da Balestrina^ della cui morte in questo aisDO ap- 
punto ricorreva il trisecolare anniversario, solennizzato, come con 
compiacenza lo ricordiamo, anche nella nostra vetusta cattedrale di 
San Giusto il giorno 2 febbraio con P esecuzione della sna famosa 
messa : Iste confessor. Detto dall' oratore della musica snera nei 
secoli XV e XVI, e toccato delle difficoltà contro alle quali in 
allora essa avea a lottare, specie per le vedute dell' alto clero, 
che a lei venivan tracciando nonché troppo modesti, angusti 
confini, e norme soverchiamente austere, si da renderla freddo ac- 
compagnamento del biblico testo, anziché interprete inspirata ed 
affascinante di esso, esaminò egli con largo e minuzioso studio qua! 
parte si avesse il Palestrina nelle riforme del canto ecclesiastico. 
E tutto vagliando, ed opportunamente discutendo, venne poi a con- 
chiudere che il grande maestro più che innovatore in fatto di mu* 
sica sacra a reputar si abbia siccome egregio riformatore eli essa, 
spettando a lui merito non dissimile che all'Urbinate per rigaardo 
alla pittura, quello cioè di aver accolto nelle imperiture sue opere 
tutto il meglio, tutto il bello che fino allora nell'arte de' mioni 
era stato prodotto, e da lui opportunamente e vagamente adottato 
alla maestà de' misteriosi sacri riti del cattolicismo. Allievo del 
Rudimei, fu ammiratore, ed in parte anche imitatore dei composi- 
tori fiamminghi; e fratto de' suoi studi a del suo inge»gno «OiiCi 



19? 

quei volumi di musica sacra, che, non ha molto, ebbero il giusto 
onore di una ristampa di lusso, corredata di pregevoli anno- 
tazioni del Kaberl. 

La conferenza tenuta dal sig. Ettore Dominici aveva per argo- 
mento: La morte della tragedia. Per arrivare a discorrerne non 
tracciò egli tutta la linea ascendente e discendente del teatro tra- 
gico, ma, ammesso il fatto della sua decadenza, non dubitò attri- 
buirlo e alla tendenza del teatro moderno di rispecchiare l'attualità 
della vita nella società e nella famiglia, e alla mancanza di attori 
che emular possano coi passati e coi vecchi, con un Gustavo 
Modena, con un Romagnoli, con un Lombardi, con un Majeroni, 
con Emesto Eossi, con Tommaso Salvini. E, parlando delle tra- 
gedie da questi recitate, ed ora cosi raramente riprodotte in sulla 
scena, si intrattenne più a lungo sui capolavori dello Shakespeare, 
recitandone da ultimo quel brano del ''Giulio Cesare», quale fu 
testé volgarizzato dal nostro studiosissimo Giglio Padovan. Rilevando 
poi anch' egli, a sua volta, il soverchio pessimismo che domina 
nelle composizioni dramatiche moderne, in cui la vita vien ritratta 
soltanto dal suo lato più brutto e sconfortante, e facendo emergere 
la pochezza e degli scrittori e degli attori contemporanei, astrazion 
fatta dalla Duse e dallo Zacconi, egregi fra i migliori degli attuali, 
ed avvertendo altresì come in altri tempi gli scrittori, a differenza 
dei moderni, mirassero ad uno scopo eminentemente patriotico e 
civile, concluse augurando e reputando che risorger possa un'altra 
volta il teatro classico antico, e ch'esso venga tenuto in onore e 
ad utile esempio, come tra stranieri, cosi anche in Italia. 

Segui la lettura del prof. Pietro lones : Sul poeta Schelleg. 
Nato questi ai 4 agosto 1792, mori sei lustri dipoi, lasciando di 
sé nobilissima fama. Fu fanciullo irrequieto e riottoso, fu giovane in- 
sofferente di scolastiche discipline, che volle spaziar ardito nello 
sconfinato campo delle idee, ed ebbe perciò rampogne e dilegi, e 
da ultimo l' esclusione dall' Università ove s' era dato agli studi su- 
periori. Amò, ma la famiglia gli fu strappata dai parenti, che, a 
sottrarre i figli di lui alla sua influenza, ritenuta pericolosa, alla 
sua vigilanza ed al suo amor, bruscamente, per forza d'invocata 
legge, li tolsero. Ebbe affetti profondi e sinceri, senti potentemente 
le passioni, ammirò sempre la bellezza immensa della natura, e 
tutto ciò ritrasse nelle sue poesie con arditezza d'immagini, con 



198 

aborrimento da scolastiche pedantesche strettoie, lìbero volando fino 
alle idee più eccelse, e sempre con P intendimento di giovare agli 
uomini, di render felici i suoi simili. Scrisse molto e sempre cod 
islancio, con insoflferente ardire, quasi profetico precursore dei ntiovi 
tempi. ''I pensieri sono insortì — annunciò egli — e le loro po- 
tenze non si assopii-anno mai più. Vittoria! Vittoria !„ Pareva fatale 
ei dovesse morir presto, e di morte pronta, per fortuito caso. Era 
caduto altra volta nelP Arno e ne fu salvato ; poco di poi mori an- 
negato nel Tirreno. Fa giudicato da contemporanei e da posteri 
severissimamente e nei modi più opposti; ora gli si van preparaDtlo 
postume riparatrici onoranze. 

Tornerebbe impossibile riprodurre tutto quanto disse Riccarda 
Pittori, questo nostro gentilissimo ed ammirato poeta^ tratUBdo 
della /s«o/o^*a della maldicenza. Donde nasce ella? dal T egoismo, 
o dalPodio, dall'invidia, o da inclinazione innata in certi indi- 
vidui a trovar a ridir su tutti e su tutto sarcasticamente, si tla ap- 
parir essi stessi uomini di spirito, sì da poter emergere e brillare 
qu vsi sugli altri! La maldicenza non colpisce il vizio, poco le im- 
porta^ anzi forse nulla, di correggerlo; essa va in cerca, essa trae 
partito dai difetti altrui per far ridere i terzi, per tener animata 
una convei-sazione, per dar la nota piccante ad un solazzevole con- 
vegno. Ella vuol mettere a galla un fatto, in sé anche ìnnocentis- 
simo, per isfogar un^nvidiuzza, un piccolo rancore, un disiogaosa 
sofferto, rendendolo ridicolo o sospetto. E nel mentre ora si accon- 
tenta di ridere e dì far ridere alle spalle d' un bonario padrone dì 
casa, che apre i suoi salotti ai propri amici; ai propri dipendenti, 
alle amiche della sua famiglia, mettendo in rilievo qualche tHse 
vanitosella o qualche erroruccio di etichetta, o magari qualche di- 
fettuccio fisico; si piace tal' altra di qualche mordace os,<iervnztote 
su questo o quello dei presenti. Dove il maldicente reputi assumer* 
sopra di sé soverchia od odiosa responsabilità, ricorre al facile 
schermo di un ''si dice^ ; quanto a lui opportuno, altrettanto pe^ 
suasivo agli orecchi dei suoi ascoltatori. Ma 1' allusione cautamente 
velata, ma la circospetta insinuazione affidata al salvacondotto di 
quel cosi comodo "si dice„ , ma le punzecchiature di una letten 
anonima, a quante maggiori maldicenze, a quali calunnie posi^'^n 
metter capo, ma quali sanguinose ferite non possono da ultima 
aprire; di quali intimi rammarichi, di quali affannose lagrime non 



199 

possono esser origine, segnatamente se il colpito sia individuo di 
animo troppo mite, troppo sensitivo, o incapace a ribellarsi ed af- 
frontare il tristo che lo feri, o se forte egli non sia a tale da non 
curarsi di lai, da negargli fede, da disprezzarlo? E quale il più 
potente argine da opporre, e quale il più sicuro rimedio ai danni 
arrecati altrui dall'imponderata o studiata maldicenza? Sola forse 
la sincerità degli onesti ! E questa invoca da ultimo il Pittori, 
nonché contro il maldicente, contro le sue maldicenze stesse, sondo 
por tanto comune il fatto, quanto strano, che, nel mentre quegli 
vien sprezzato e detestato, queste invece, solitamente, siano ricer- 
cate, e divertano e tornino gradite. 

Dopo questa del Pittori, si ebbe quella del chiaro prof. G. del 
Pappo da Udine, il quale, accogliendo gentilmente l'invito della 
nostra Società, ci lesse una sua graziosa dissertazione: Sul puppaz- 
zetlù. Il puppazzetto è una istituzione, disse egli, e lo volle pro- 
vare risalendo all' uso antichissimo di riprodurre fatti e persone 
mercè disegni allusivi e caricature. Parlando dell' uso che in oggi 
se ne fa, accennò al puppazzetto dei manifesti (quante belle pro- 
messe in quei disegni, e quanto diversi i fatti dipoi!), accennò al 
puppazzetto delle quarte pagine dei gioi-nali, a quello politico del 
giornali umoristici, ricordando acconciamente le classiche figure del 
Teja del Pasquino ed i buffi profili di Gandolin. Ed anco i libri 
scolastici hanno i loro puppazzetti, e li hanno le cantonate delle 
case grazie alle anarchiche dita di qualche monellaccio; e li ebbe 
la scena nelle spiritose marionette dell'indimenticabile Reccardini, 
e li ha il teatro moderno, come quelli di tutti i tempi, nei truc- 
cati suoi attori. E tutto il mondo formicola di puppazzetti viventi, 
imperocché gli uomini stessi che popolano questa vecchia terra, e 
che la popoleranno in avvenire, o colla loro ostentata serietà, o con 
la studiata affettazione, o con le lepide facezie, o con l'austera 
parvenza del sapiente e del filosofo, o con la loro troppo indul- 
gente bonarietà, o con le loro raffinate birbonerie, o in mille altri 
modi ancora riescono e nesciranno, ognuno a sua volta, a una 
nuova, a una diversa caricatura del genere umano. E tutti questi 
tipi di puppazzetti umani egli illustrò con tratti sicuri, con piace- 
voli aneddoti, con finissime osservazioni, interpolate talora da severi 
e nobili pensieri, come quello generosissimo, che l'uomo dovrebbe 
tender una bella volta alla pace universale, anziché a guerre 



àoó 

fratricide, a sanguinosissime lotte dalle quali il vìnto non solo, ma 
ben anco il vincitore escono stremati di forze e facile preda & nao^ 
contendenti; a inopinati invasori. 

Il sig. -Alberto Michelstàtter di Gorizia svolse, con quella sot- 
tilissima analisi e con quello spirito che gli sono propri, il vastis- 
simo tema della menzogna. Non della volgare menzogna^ inventata 
e detta con animo pravo, per danneggiare altrui, per avvantaggiare 
sé stessi, volle egli parlare: questa è vizio, è delitto* da tutti rico- 
nosciuta per tale e da tutti egualmente condannata, ed una bril- 
lante conferenza non la avrebbe potuta prendere ad argomento. 
Volle invece parlare di tutti quegli artifizi, di tutte quelle finzioni, 
onde la civiltà umana trae forza potente ed attraente parvenza- Im- 
maginate, diss*egli, un villaggio, un paese ove ognuno altro non 
dica che la verità nuda e cruda! Qual vita monotona ed in uno 
pericolosa non sarebbe quella; quante lotte, quante vittime in qoeì 
paese tutto verità! La civiltà invece è un tessuto di m^^nzogne. 
ma non di quelle basse e vili e offensive, ma di quelle che iagen- 
tiliscono gli animi, di quelle che, con istudiati e finiscimi artifizi, 
giovano a tutti e non fanno male a nessuno. Mentono i genitori ed 
i maestri insegnando ai bimbi ad esser garbati con chicche&EiiaT 
giacché, cosi insegnando, inculcano loro a non dire altrui incresce- 
voli villanie ; ai fanciuUetti s* impone di dire la verità, ma xìce\ 
s'imprime loro nella mente il dovere di non ispiatellare ad tia coin- 
pagno o ad un maestro la simpatia o la loro antipatia per e^^i 
per non destar gelosie, per non apparire incivili! Ed a questi 
primi passi quanti di consimili non tengono poi dietro io tutt^a la 
vita? Tutte le cosidette convenienze sociali non sono elleno forse 
altrettanto innocue si, ma pure incontrastabili menzogne? E noti 
mente forse il giudice per arrivar a scoprir la verità, e non mente 
l'avvocato che tenta salvare il suo reo, e non mente forse il me- 
dico per incoraggiare e salvare il suo travagliato infermo, per àvr^ 
conforto agli angosciati parenti di lui? E non mente la parola dei 
diplomatico, che con essa vela il riposto pensiero di risollevare s 
nobile vita e ad agognata libertà un popolo, un paese tutto ? E noe 
mente forse lo scienziato, che con mille ipotesi s' industria di co- 
prire i veri più sublimi ? E non mentono i poeti e scultori e pit* 
tori; e non mentono i giornalisti coi loro continui elogi, dove U 
verità esigerebbe da loro, ben spesso, assai diversi giudizi di cose 



201 

e persone? E non mentono e uomini seri ed onesti, o donne vir- 
taosissime pur d' amvar a compiere una bella azione, un obbligo, 
un prezioso dovere, un sublime sagrifizio ? E di tutte queste, e di 
mille altre, che sono e mezzi e fi-utti di quella civiltà, senza della 
quale l'uomo non tarderebbe ad abbrutir un'altra volta, parlò a 
lungo il Michelst&tter, chiedendo da ultimo a se stesso se a pro- 
posito della menzogna fosse giunto a dir tutta la verità? Se no, 
ne chiedeva le attenuanti! Ma queste attenuanti domandate da lui 
agli ascoltatori non potevano per avventura costituire una delle 
tante convenzionali menzogne, onde era pur venuto facendo cosi 
attraente e cosi profonda esposizione? 

Di Cristoforo Colombo nella storia dell* umanità e delle leggi 
universali. Tale il tema svolto dall' egregio prof. Filippo Zamboni, 
nostro concittadino. Nulla accade nel mondo, senza che sia il tempo 
abbia ad accadere. Anche la scoperta dell' America fu soggetta a 
questa legge generale e natui*ale, legge che, a ben riguardare le 
cose tutte, tutte le determina e produce. £ davvero ormai tanti e 
tanti popoli si erano dati già alla navigazione ed ai commerci, ep- 
pure quel grande continente era rimasto o ignoto ad essi stessi, od 
almeno al vecchio mondo, onde eglino si erano partiti. É fama che 
i Normanni si fossero spinti fin sulle coste dell'America, ma che 
prò' ne venne allora all'Europa? Ella ignorò per secoli e secoli 
V approdo degli esuli suoi figli ; e soli invece i lenti progressi della 
scienza, e le crescenti necessità dei popoli di trovar nuove vie ai 
loro traffici, e l'accresciuta emulazione di giungere a lidi lontanis- 
simi per vie nuove e più brevi additarono al genio del gran Geno- 
vese 1' ardua impresa, che compi. Se la terra è rotonda, come ormai 
la scienza avea asseverato, arrivar si dovea ad oriente attraverso i 
mari di occidente, senza solcare quei fortunosi all'intorno dell'Africa. 
E Colombo vi sarebbe giunto se una nuova, insperata terra non gli 
avesse tagliata la via. Ma Guanchani non poteva esser sola laggiù: 
e le correnti incontrate nell' accostarvisi, e i prodotti naturali e la 
specie di uomini colà rinvenuti indicavano la prossimità di altri e 
non lontani paesi; e la scoperta si venne allargando, ed in ben 
maggior misura a lui sarebbe stata dovuta, ove invidia e ingratitu- 
dine, leggi pur esse nei destini dell'uomo e della umanità, non 
gliene avesse tronca la gloriosa meta. Ma vi ha di più, quella terra 
novella, che iil breve lasso venne tutta in mano dei vecchi Europei, 



202 

che barbaramente la signoreggiavano e che per trarne ogni maggior 
prò a sé stessi, quelle indigene popolazioni o asservirono^ o di 
strussero col fen*o, od in nuove tramutarono con leggi, con rìti, con 
costumi e con linguaggi importati, quella terra detta V immancabile 
esempio della reazione. Quelle colonie si staccarono dalla madre- 
patria, si resero indipendenti, vendicando cosi i vinti d^una volta, 
ed insegnando ai figli dei vincitori di tre secoli addietro le nuove 
leggi del libero vivere dell'umana società. 

Dopo questa dotta disquisizione storico-filosoficd^ si ebbe una 
seconda lettura di quello studioso e cosi ben accetto maestro, code 
ora si vanta la città nostra, quella dell' egregio prof. Pietro lones 
sulla trasmissione del pensiero e sttll^ ipnotismo. Da oltre un secolo 
e mezzo si parla di magnetismo, di sonno magnetico, nbatt<?£zato 
ora per ipnotismo o suggestione. I due fatti che vi &ì riHcontrano 
sono pur sempre questi: abolizione di reazione nell'iudividuo ipno- 
tizzato magnetizzato, e sottomissione della sua volontà a qiielk 
deir ipnotizzatore. Le forze fisiche rimangono, per cosi dire, para- 
lizzate ; le mentali funzionano tuttavia, ma modificate, ma serve 
della volontà dell' ipnotizzatore, poiché non si destano che ad eeter- 
nare le indotte modificazioni della psiche, e solo in quel modo e 
in quei momenti che loro impone la volontà di lui. L' individuo 
ipnotizzato pensa, tenta ribellarsi al pensiero altrui, ma vi soggiace 
sempre; e s' egli move un braccio o contrae un muscolo della facciSi 
lo fa solo per V invincibile volontà altrui. Ma V inganno, ma la mi- 
stificazione quanto avvantaggio non possono trarre, e non traggono 
da questi possibili stati d' inerzia e di soggezione, che indiacati- 
bilmente si ponno avverare in un organismo? È doveroso pertanto 
di scevrai*e il vero dal falso, la realtà dall'inganno, che in caso 
diverso avrebbero buon giuoco i ciurmadori, ed infiniti guai ne de- 
riverebbero ai creduli ed agli illusi. Epperò cosiflfatti esperimenti 
non sieno leciti che agli scienziati, e nelle mani di costoro potranno 
riuscire di giovamento a reali sofferenze, e mercè P oculata opera 
della scienza, nonché lenimento a molti mali nervosi, ne potrà derivare 
utile grandissimo a' caratteri fiacchi e depressi, ed argine a vizi 
insidiatori della fisica salute, distruggitori di retti e nobili senti- 
menti. 

Riferito cosi, brevemente, delle conferenze di quest' ultima 
annata e detto come la vostra direzione aggregava qual socio 



i 



corrispondente l'egregio prof, del Pujpo, non gosso esimermi dal grato 
e sentito dovere di i^andegre da questo luogo, in questo istante solenne, 
un cordialissimo grazie a tutti quajiti gli egregi nostri lettori; e 
questo ringraziamento io associo al. voto eh' eglino risalgano novar 
m^nte questa cattedra, e che il loro< valoroso ed utile esempio sia 
largamente da altri seguito. £ dopo loro mi è grato rivolgermi alla 
stampa cittadina, la quale anche in quest' anno fu cortese a noi di 
ogni migliore appoggio, appoggio eh' ella senza dubbio vorrà accor- 
dare anche in avvenire a questo vecchio sodalizio, onde Trieste si 
onora. E un sentimento di gratitudine ed insieme di viva compia- 
cenza mi fa poi volgere il |)ensiero alle più utili, e popolari Asso- 
ciazioni che esistono nella, nostra città», le quali in ogni lieto loro 
avvenimento costantemente vogliono partecipe anche la nostra Mi- 
nerva; ed in ciò ricordare mi è grato rilevare altresì, come la 
spettabile Società Operaia volesse testé affidare a noi l' incarico di 
giudicare di un inno da musicarsi per la ricorrenza del 25^ anni- 
versario dalla fondazione di essa. La vostra direzione, accettando 
l' onorifico incarico, delegava a corrispondervi gli egregi consoci 
signori cav. G. Barzilai, prof. C. Cattaneo, avv. C. Daurant, prof. 
A. Morpurgo e Gillo Padovan, i quali, alla lor volta, con pronto ed 
indipendente verdetto, fornirono, a comune soddisfazione, la delicata 
bispgna. 

Completatasi nel passato congresso la Direzione del nostro 
sodalizio mediante la rielezione dei signori Alberto Boccardi, Attilio 
Hortis ed Alberto Tanzi, e riprese da' suoi membri le mansioni in 
antecedenza da ognuno di loro tenute, avvisò ella prontamente a 
fissare il termine per il congresso straordinario da tenersi per dar 
corso ad un deliberato preso in quello ordinario del .giugno. Pur- 
troppo né alla prima né alla seconda convocazione non si presentò 
il quinto de' soci, che, a sensi del vigente Statuto, per modificare 
questo, sarebbe tornato nepessario ; e la vostra Direzione reputò dover 
rimettere all' odierna radunanza gli ideati cambiamenti dello Statato 
Unico fatto che potè compiersi alla seconda convocazione del detto 
congresso straordinario si fu l' elezione di un nuovo direttore, in 
luogo del compianto dott. Bartolomeo Biasoletto, e la scelta cadde 
su 1' egregio aw. dott. Emilio Nobile, che poco di poi, per delibe- 
rato dei colleghi, assunse la carica di direttore-cassiere. E qui mi 
sia permesso tributare un doveroso e sentito atto di ringraziamento 



204 

air onorevole Tanzi, il quale, sempre zelante del migliore andamento 
di questa nostra associazione, e sempre compreso della grande im- 
portanza eh' ella ha per la città nostra, per ben otto anni, con 
esemplar arrendevolezza verso i propri colleghi, volle e seppe at- 
tendere, oltreché alla vice-presidenza, al delicato e non facile ufficio 
di cassiere della nostra associazione, ed in modo tale da procurare 
ad essa, nonché utili materiaU, anche conveniente decoro in mo- 
menti difficoltosi ed avversi. £ la possibilità, anzi la probabilità 
che questi si rinnoveUino non sia da noi unqua dimenticata. Bl- 
pensiamo come la nostra associazione, meno di un decennio fa, con- 
tava circa 220 membri ; che in oggi essi sommano, in onta a nuove 
tkggi'egazioni, a poco più di 170 ; ed abbiamo del pari in mente come 
neir annata che chiudiamo i redditi sieno stati superati dalle spese 
per grossi 164 fior., quelli non essendo ascesi che a fior. 3,963.88, 
qaesti essendosi elevati a fior. 4,128.11 senza che si fosse largheg- 
gettiate per acquisti di mobili, di libri o di periodici. C é, gli é 
vero, ancora una riserva di fior. 450, ma in due o tre anni ella sa- 
rebbe inesorabilmente esaurita; qualora l'aumento del numero dei 
nostri soci e più utili contratti di subaffittanza non avessero a ri- 
storare ed a consolidare le nostre finanze, e con esse la vita di 
questa associazione. £ perciò anche quest' anno io non posso a meno 
di fare appello, e caldissimo, perché voi tutti, o signori, con la Di- 
rezione da voi eletta, provvedere vogliate alla temuta e forse vicina 
minaccia! È mestieri non solo che nessuno di noi abbandoni il suo 
posto, é mestieri non solo che la nostra schiera si afforzi e si ac- 
cresca ; toma urgente del pari che e vecchi e nuovi aggregati de- 
dichino a questa diletta nostra Minerva le forze migliori del loro 
ingegno. Per tal modo certamente ella non solo esisterà, ma vivrà; 
e continuerà ad essere il nobile, il venerato ed inespugnabile ba- 
luardo di quella augusta civiltà, la quale fu vanto ed amor dei 
nostri vecchi, e che é per noi tutti aspirazione costante ed altissimo 
onore ! 



rTTTTTTTTTTTTTTTT^TTTTTl 



NECROLOGIA 



Il dì 30 dicembre del 1894, dopo lunghe sofferenze, spe- 
gnevasi il dott. Pietro Peryanoglù, che pel corso di oltre se- 
dici anni era stato uno de' più attivi collaboratori del nostro 
Archeografo. 

Nacque nel 1833 a Trieste da genitori greci, oriundi di 
Cesarea nelP Asia minore. Avuta qui la prima istruzione, pro- 
segui gli studi in Atene e li compi alle università di Monaco, 
Lipsia e Bonna. A Lipsia nel 1862 fu laureato in filosofia. 
Coltivò con predilezione l'archeologia e la mitologia classica, 
nelle quali ebbe a maestri i più celebrati professori della Ger- 
mania, quali il Brunn, il Carrière, V Overbeck, lo Streber, il 
Welker e lo Zahn. 

Dopo aver viaggiato a scopo di studio la Q-recia e 
l' Italia, il Pervanoglù si stabili in Atene, ove per alcuni anni 
quale docente privato insegnò archeologia presso quella uni- 
versità e prese parte alle esplorazioni ed agli scavi, che colà 
venivano eseguiti. Di questi egli diede ragguaglio nelle pub- 
blicazioni dell' Istituto di corrispondenza archeologica di Roma 
ed in altri periodici, e scrisse pure di varie questioni mitolo- 
giche ed illustrò non pochi dei più pregiati monumenti del- 
l' arte ellenica. 

Nel 1863 pubblicò in lingua tedesca un importante lavoro 
sui monumenti funebrì degli antichi Greci, al quale nel 1872 fece 
seguire un altro non meno pregevole intorno al banchetto do- 
mestico effigiato sulle lapidi sepolcrali greche. Questi due libri ed 



206 

i molti articoli e dissertazioni comparsi in vari periodici scien* 
tifici italiani, tedeschi e greci, attestano la grande erudizione 
del Pervanoglù, il quale venne riguardato come buon cono- 
scitore d'arte antica e tenuto in considerazione per la sua 
competenza nella mitologia greca e romana. Epperò nel 1860 
fu creato membro, corrispondente e nel 1867 membro ordi- 
nario dell'Istituto germanico di corrispondenza archeologica, 
ed ebbe relazione coi più insigni scienziati^ dei quali nomi- 
niamo Alessandro Gonze, Emesto Curtius, Guglielmo Henzen, 
Teodoro Mommsen ed il nostro Pietro Kandler, il quale più 
volte e non senza profitto a lui si rivolse per parere e con- 
siglio. 

Nel 1867 lasciò Atene e dopo essersi trattenuto qualche 
tempo a Q-raz ed a Vienna per istudiare le collezioni antiche 
di quei musei, prese definitiva dimora a Trieste, ove nel 1873 
i suoi concittadini, apprezzandone i meriti, lo chiamarono a 
far parte del Consiglio municipale, e ve lo rimandarono in 
tutte le successive elezioni. 

Il Pervanoglù corrispose appieno alla fiducia in lui ri- 
posta. Di principi sinceramente liberali, frutto della sua edu- 
cazione inspirata alle glorie dell' antica Eliade e ad un intenso 
amore del bello e del buono, fu strenuo difensore della nostra 
avita civiltà e propugnò sempre il culto della lingua italiana, 
adoperandosi affinchè ad esso s* informasse la pubblica istru- 
zione. Dedicò r opera sua a vantaggio dei civici istituti scien- 
tifici e con particolare interesse promosse l'incremento e lo 
sviluppo del Museo di antichità. 

Fu per molti anni direttore della Società di Minerva e 
di quella Adriatica di scienze naturali, e conservatore della 
Commissione centrale per la ricerca e la tutela dei monumenti 
di storia ed arte. Con non minore affetto attese allo studio 
della nostra storia e fece argomento delle sue dotti e proficue 
investigazioni le età più remote. Intorno a queste vertono i 
molti articoli comparsi neìV Archeografo, ne' quali egli mettendo 
a confronto la primitiva civiltà e le credenze religiose de' po- 
poli dell' Oriente con quelle dell' Occidente ed esaminando U 
materiale archeologico rinvenuto nella nostra regione, intese 
a provare la grande importanza di questa nelle molteplici 



207 

relazioni occorse fino da tempi immemorabili tra gli abitatori 
della penisola greca e quelli dell'Italia. 

Il nome di Pietro Pervanoglù fu onorato e stimato dai 
contemporanei, e tale sopravviverà nella memoria dei posteri. 

A. P. 



Mercoledì 6 marzo p. p. cessava di vivere in Q-iassico, 
il conte Francesco di Manzano. 

Autore degli Annali del Friuli, di un Compendio di storia 
friulana e di altri scritti minori, fu anche nostro collaboratore, 
ed abbiamo detto di lui in quel numero speciale che la 
Direzione délV Aroheogra/o publicò in suo onore, allorché compiva 
il novantesimo anno di vita. 

Ai funerali, eh' ebbero luogo il giorno 9 marzo, presero 
parte i podestà di molte città del Friuli, i delegati di tutte 
le società ed accademie alle quali l'illustre defunto era stato 
ascritto quale socio o corrispondente onorario, nonché una 
lunga schiera di amici personali e di cittadini che vollero 
rendergli i funebri onori. 

Eiportiamo il discorso pronunciato sulla gradinata della 

chiesa di Brazzano, in nome della Regia Deputazione Veneta 

. di Storia Patria, dal letterato di chiarissima fama, il prof. 

Occioni Bonafifons, discorso che enumera ed elogia le preziose 

doti e le rare virtù dell'illustre estinto: 

^a commozione ch'io provo innanzi aUa dipartita del 
venerando amico mi vieta di parlare improvviso. E non voglio 
abbia a sfuggire una parola men che pensata, comunque af- 
fettuosa, in presenza della salma di un uomo che fu esempio 
in tutta la vita di .lavoro diligente, coscienzioso ed assiduo, a 
cui lo studio fu dovere patriotico, fu vera missione. 

Quando nasceva il comm. Francesco di Manzano il secolo 
che ora volge al tramonto contava appena otto giorni. L' Eu- 
ropa, agitata da avvenimento grandioso e improvviso, era 
tutta un campo di battaglia, e le idee nuove, rintuzzate in 
quello che avevano di esagerato e di pauroso, tentando di 
aprirsi una via, dovevano riuscire infine, dopo molte e varie 



208 

vicende, agli attuali ordinamenti. Ma Francesco di Manzano, 

pur vivendo estraneo a quei fatti, amò l'innato suo spirito di 

osservazione, covò nell' anima un puro entusiasmo per la storia 

della sua patria, del suo piccolo mondo, e innalzò a sé un 

monumento imperituro di gloria cogli Annali dd Friìdi^ non 

istoria, che tale non era la mente dell' autore, ma preziosissimo 

materiale di storia, nel cui fondo apparisce la lunga grandiosa 

lotta fra teocrazia e feudalismo, di cui fa destramente suo prò 

la repubblica di Venezia. 

Ma qui si porge tributo di rimpianto e di lagrime, più 

che allo scrittore, all' ottimo cuore pel quale ebbero sacro culto 

la famiglia e gli amici, al nobiluomo del tempo antico, da 

tutti idolatrato per i modi dignitosi insieme e serenamente 

cortesi. 

Chi fra noi non ricorderà, finché gli basti la vita, la buona 

sorridente immagine patema, la vivacità dello sguardo, che 
era in lui vero specchio dell' anima? Conservò intatta tutta 
la energia dello spirito, benché avesse varcato di due mesi 
i 94 anni, ed ebbe in premio di non aver provato un giorno 
solo la decrepitezza, che é la malattia della vecchiaia. EgU 
non fa, come si dice, un dimenticato, perché, mentre attese 
fino all'ultimo ai suoi studi prediletti, si conservò caro e gra- 
dito ai parenti e agli amici, che piangono amaramente la sua 
fine come fosse quella di un uomo nel più bel fiore della sua 
attività. 

Amico intimo di Francesco di Manzano da un quarto di 
secolo, esprimo piangendo il mio sentimento verso di lui, fa- 
cendomi interprete degli amici presenti e lontani. Rappresentante 
della B. Deputazione Veneta di Storia Patria, porgo a nome 
di questa un saluto riverente all' uomo operoso che illustrò 
con piena coscienza di erudito tutti i periodi della storia 
friulana.- 



^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^sw 



LA BASILICA DI AQUILBIA 



Note storioo^artjstìohe con documenti. 



Al Signor Professore Alberto Ptischi 

Direitoì^e ddV'^Archeografo TrieitinOf,. 

Avendo Ella accolta tavorevolmente l'offerta di pub- 
blicare neir * Archeografo Triestino „, di cui è benemerito 
direttore, alcune mie Note sulle vicende storiche ed artistiche 
della Basilica patriarcale di Aquileja, le presento questo 
scritto, nel quale ho raccolto^ quel poco che nelle mie 
ricerche archivistiche mi fu concesso di ritrovare. 

Tre scrittori fino ad oggi si occuparono di proposito 
di queU' insigne monumento ; il primo, il canonico aquileiese 
Giovanni Domenico. 'Bertoliy nelle sue Antichità di Aquileia 
sacre e ^profane pubblicate in Venezia nel 1739, e più nel 
volume secondo ancora inedito^ ci ha conservata memoria 
dì più cose d'archeologia sacra, che ora più non esistono. 
Il secondo, l'ingegnere Gaetano Ferrante^ nei suoi Piani 
della Basilica di Aquileia^ accompagnati da un Atlante in 
folio, abbastanza buono per i tempi (Trieste, 1852-'5d), 
se ci fornisce scarse notizie sulla storia della Basilica an- 
teriormente all'anno 1846, ce ne dà di più ampie sull'im- 
portante restauro eseguito in quell' anno. L' ultimo è Gio- 
vanni Graus^ che nella rivista (ih lingua tedesca) da lui 
diretta^ V aiie cfistiuna (Graz), nei cinque primi numeri 



210 

dell'annata 1879 trattò con miglior metodo de' suoi pre- 
decessori del duomo d'Aquileia. Nessuno era più competent-e 
ad occuparsene, che quel dotto archeologo, il quale munito 
di forti studi svìT arte cristiana, aveva ampliate le sue 
cognizioni sull'argomento nei molteplici viaggi fatti allo scopo 
di esaminare i monumenti principali del cristianesimo nel 
medio evo. Egli nel 1879 visitava Aquileja, e frutto delle 
sue indagini sono questi articoli sul duomo di quella antica 
sede^ de' patriarchi. Esposta prima in compendio la storia 
del patriarcato e l' origine della Basilica, il dotto archeologo 
tedesco ne fa la descrizione, ne nota le modificazioni da 
essa subite nel corso dei secoli e la confronta con altri 
edifici congeneri e contemporanei, dimostrando sempre fine 
criterio e competenza nei suoi giudizi. 

Mancando ai predetti illustratori di quella chiesa Toc- 
casione di ricercare negli archivi i documenti che potevano 
rischiarare i lavori d' arte ancora sopravvissuti, non è me- 
raviglia se nelle opere del Bertoli e del Ferrante, e meno 
negli articoli del Graus, si trovino notevoli lacune; ma è 
certo che quanto venne da essi pubblicato ha non poco 
contribuito a farci conoscere quell' importante monum^to« 
che ancora aspetta la sua storia e V artistica sua illu- 
strazione. 

Io non presumo di aver messo insieme uno studio 
completo, ma spero di avere con queste mie Note potuto 
giovare in qualche modo a far conoscere le vicende di 
quella Basilica e di aver additata la via. per proseguire 
nelle indagini ad altri, che più fortunati e competenti di 
me, potranno compiere quello che io ho cominciato e che 
oflfro agli studiosi delle patrie memorie. 

Udine, maggio 1895. 

YinoeiUEO loppi 



I. 



Salito Tanno 1019 alla sede patriarcale di Aquileia Po- 
pone, di stirpe alemanna; ebbe tosto campo di dare alla sua 
grande operosità uno sfogo col procurare in tutti i modi di 
ricuperare alla sua chiesa e -al suo principato i menomati o 
perduti diritti spirituali e temporali. 

Ed in mezzo alla fortunose vicende del suo pati*iarcato, 
la prima sua cura fu di ridonare alla città di Aquileia qualche 
parte dell' antico splendore e di renderla degna di essere la 
residenza del capo di cosi vasta diocesi. 

Era in quei tempi Aquileia una città aperta ad ogni 
invasione, scarsa di abitanti, mancante di tutti gli agi della 
vita; e dove cosi il clero come gli abitanti ed i forestieri mal 
potevano trovar ricovero e protezione. 

Popone dapprima badò a cingerla di mura e di fosse 
ed a promovervi la costruzione di ospizi e di botteghe, dando 
in pari tempo principio alla Basilica, nel sito ove preesisteva 
altra chiesa di minor vastità di quella da lui ideata. La prova 
di ciò si ha dal fatto che nella nuova fiibbrica fu occupata 
buona parte dell' atrio (nartex) della chiesa anteriore, ciò che 
è dimostrato' da vecchi e recenti scavi. 

Popone nel riedificarla pare che da cinque la riducesse a 
tre sole navi e allungasse i bracci della croce, costruendo sul- 
l'asse maggiore due cappelle absidate, ed innalzasse il Santuario 
per ricavarvi sotto una cripta. ^) Datano da quest' epoca le rozze 
basi ed i tozzi e ruvidi fasti delle venti colonne che dividono, 
dieci per lato, le navate ; anche i loro capitelli corinti, adomi 
come sono di foglie pesanti e male intagliate e di caulicoli, 



') Cattaneo, •Architettura in Italia dal $écolo IV al miUe, Venezia, 
1889, pag. 294; 



212 

che nulla hanno da invidiare alle sculture del secolo IX, pa- 
lesano la barbarie degli edificatori di questa chiesa. La quale 
barbarie risalta ancor più nei capitelli della cripta, intagliati 
a caulicoli, a foglie^ di palma e ad arcatine minuscole, eoa ru- 
vidamente trattate, che parrebbero uscite dagli stessi scalpelli 
che lavorarono in Soma ai tempi di papa Adriano I (795). Una sola 
delle cappelle conserva ancora i suoi originali e quasi intatti 
cancelli di pietra,^) i cui bassinlievi sono a intrecciature ed 
animali. ''È nella esecuzione di questi cancelli, continua il 
Cattaneo, che le intrecciature di cui sono coperti si mostrano 
formate di fettuccie, non già scanalate di solchi equidistanti 
per raffigurare vimini, come quelle del secolo Vili, benà da 
due incisioni lungo i loro margini, precisamente alla maniera 
greca del secolo TK. introdotta sulle lagune ed apparente nella 
Basilica di Grado ad opra di greci artefici. „^) In questo pe- 
riodo gli archi impostati sulle colonne delle navi erano a sesto 
pieno, come quelli dei bracci che nei futuri restauri non fu- 
rono modificati. 

Correva V anno 1031 e quantunque la nuova Basilica non 
fosse finita,*) come vedremo, il patriarca Popone ne faceva la 
consacrazione coli' assistenza di due cardinali e di più vescovi. 
Volle Popone unire a questa festa un atto di generosità verso 
il suo capitolo col donargli grande estensione di terreni e por- 
tare in pari tempo a 60 il numero de' canonici Morto quel 
patriarca nel 1042, i tempi corsero sempre più burrascosi e 
tutto fa ritenere che gì' immediati suoi successori non abbiano 
potuto dar compimento all'opera sua né far eseguire le 
necessarie riparazioni, talché al principiare del seòolo XTTT già 
apparivano i danni dell'affrettata costruzione e delle intemperie 
locali. Di più la chiesa si trovava ancora mal provveduta 



') Altri simili cancelli che un tempo giacevano presso al cimitero 
della Basilica, ora forono raccolti nel Museo Aquileiese. 

*) Cattaneo, cit. 

*) La Basilica fu tutta costruita in grandi mattoni e senza profili 
od altri ornamenti di pietra. Nel secolo passato cosi fuori come dentro éa, 
intonacata di calce forse a preservarne le muraglie, ma con poco vantaggio 
per l'arte. 



213 

ài molti degli oggetti del culto e degli ornamenti necessari allo 
splendore delle funzioni che i patriarchi dovevano celebrare* nella 
loro metropolitana. Per tali infelici condizioni il patriarca 
Wolfkero, 1' anno 1210, accordava al capitolo di Aquileia le 
rendite della pieve di Pezzuole, affinchè venissero spese nel- 
V arredare di stoffe 'e pali e di altre preziosità la sua chiesa . 
Da un atto dell' anno . 1211 (Doc. I) si viene a rilevare che un 
corpo di fabbri, di muratori e di conduttori di legnami era 
sempre addetto ai lavori della Basilica, e dalle investiture risulta 
che i patriarchi infeudavano terreni a muratori e ad altri operai 
per prestazioni manuali alla detta chiesa (Doc. Il e Thesaur Eccl 
AquU.j Utini 1847). Dal primo documento rilevasi ancora che i 
patriarchi dovevano provvedere la chiesa loro dei libri li- 
turgici e delle campane.^) 

Il primo documento che ricorda la necessità di dar com- 
pimento alla Basilica è dell'anno 1228 all' incirca. Con esso Ge- 
rardo vescovo di Cittanova invita i fedeli a prestarsi o colla 
persona o coli' elemosina a tale opera, concedendo loro speciali 
indulgenze. La causa per la quale mancarono i mezzi di pro- 
seguire il lavoro era la malaria che allontanava da Aquileia 
gli abitanti e i devoti.^) Certamente poco si fece, poiché non 
molti anni dopo, nel 1241^ il legato apostolico applicava i 
frutti de' benefici vacanti nel patriarcato al restauro della Ba- 
silica, disposizione confermata dal patriarca Bertoldo nel 1242 
e da papa Innocenzo lY nel 1245.^/ Ci mancano le prove, ma 
ò probabile che qualche cosa sia stata fatta. 

Moriva l' anno 1299 il patriarca fiaimondo della Torre di 
Blilano, che vita durante aveva costruita nella sua chiesa 
metropolitana una cappella dedicandola a Sant'Ambrogio, pro- 
tettore della sua città natale ed a'S. Margarita. È questa situata a 
destra entrando,e da lui fu destinata alla sepoltura propria e della 
sua famiglia. Oggi in essa si trovano cinque monumenti, dei quali 



*) Dal cit. documento si ha che il tesoriere della Basilica distribaiva 
il giorno della Purificazione tm cero ad ognuno dei predetti operai. 

*) Cod, Dipi. litrth Tergeste ad annum. 

*) Bubeis, Man. Ecd. AquU, 712. 



214 

uno solo porta un'epigrafe, ed ò quello di Aliegranza di Bhò, se- 
conda moglie di Moschino- della Torre e madre del patriarca Ga- 
stone, morta il 23 luglio 1300. Degli altri quattro, uno rappresenta 
una persona con vesti suddiaconali e gli attributi dell'officio 
(una chiave) ed è senza dubbio il sarcofago di Bainaldo della 
Torre, tesoriere deUa cEiesa di Aquileia 'e fratello del pa- 
triarca Gastone. Esso nel suo testamento del 1332, 31 marzo^ 
ci dà una precisa descrizione del monumento nel quale voleva 
essere deposto.^) L' archivolto sopra il monumento o non fn 
mai fatto o precipitò nella rovina della chiesa pel terremoto 
del 1348. Degli altri tre sarcofaghi, uno in pietra rossa porta sul 
coperchio la figura di un patriarca, che non si rileva se sia 
Raimondo o Pagano della Torre. J)ue senza figure^ ma sola- 
mente con stemmi dei Torriani e alcuni santi, ignorasi a chi sieno 



>> 1333, 31 marzo, Udine. Testamento del venerabile Eainaldo della 
Ton*e di. Milano figlio dei fa Mosca, tesoriere della dhiesa di Aquileia, 
che riguardo alla sua sepoltura dispone : 

In primis elegit sibi sepulturam apud Ecclesiam maìorem Aqui- 
iegensem et ordinavit honorifice seppelliri in terra, yidelicet in CapelU 
S. Ambrosi! sita in Ecclesia Aquilegensl iuxta altare S. Ambrosi! et pre- 
terea fieri archa una marmorea sive de lapidibus marmoreis, in qua arcba 
slt sculpta imago beate Marie sedentis in trono cum fiUo Dei in gremio 
eius et ab uno latere ipsius Dei genitricis beatus Johannes Baptista cum 
statua d. Napini quondam frat^is sui, quam beatus Johannes representet 
Virgini et eius fìlio creatori nostro, et ab alio latere slt beatus Bartho- 
lomeus representans dictum d. Raynaldum eisdem, sculptum in dieta archa- 
In qua archa mandavit expendi sex libras grossorum et mediam vel 
circa, si minori pretio non possit haber! bene ornata. Et quod in coper- 
torio diete arche sit idem d. Baynaldus sculptus tamquam mortuus cum 
subdiaconalibus vestibus et quod sit dieta archa tam pulcra quod 
poterit fieri. 

Item ordinavit quod fiat unum pulcrum yoltum spizatum in muro 
Capelle S. Ambrosi!, videlicet ubi consuevit esse Heremita, sub quo volt4) 
ponatur dieta archa, ad hoc ut dieta* archa non impediat Capellam pre- 
dietam, et quod ordinata dieta archa et posita sub dieto volto, tunc 
eleyetur corpus eius et corpus dicti d. Napini quondam fratria sui et 
ponantur in dieta archa. Volens et mandans se sepeUiri honorifice cam 
paramentis nigris necessariis ordini suo et cum cera et oblationibus in 
die sui obitus, septimi et trigesimi etc. Da copia dalVorig* ndla CoUmane 
Bini, voi L2CXVI, 150. Arch. capii,, Udine, 



216 

stiat destinati e forse uno può aver appartenuto al patriarca 
Lodovico, che si sa essere stato in quella cappella seppellito. 
La cappella era giuspatronato dei Torriani. 

Ma il tempo e i difetti di costruzione già accennati ave- 
vano rese necessarie urgenti riparazioni alla Basilica, il che in- 
dusse il patriarca Bertrando a invitare il cl^ro della sua diocesi 
riunito nel Sinodo in Aqaiileia il 19 ottóbre 1336, a dargli 800 
marche di soldi per tale intento. 

Erano forse appena incominciati i lavori quando il 26 
del gennaio dell'anno 1848, all'ora di nona,^) una fortissima 
scossa di terremoto seguita da due più deboli, produssero tali 
guasti alla Basilica, che nello stesso anno il 19 ottobre in gran 
parte crollava. Benché in quest' anno e nel successivo infieris- 
sero nel Friuli una gravissima pestilenza e carestia ed il paese 
fosse tutto sossopra per dissensioni inteme suscitate dalla cu- 
pidigia del conte di Gorizia, V ottimo patriarca Bertrando non 
dimenticava la sua chiesa, e poco prima della sua morte nel 
gennaio dell'anno 1360 ordinava il pagamento di 400 fiorini 
d' oro a due lapicidi che avevano lavorato alle UQcessarie ri- 
parazioni, e devolveva a tale scopo i redditi della grazia del 
vino di Grado. (Doc. IV e V.) 

* Mentre la chiesa era ridòtta a tal miserando stato da es- 
sere abbandonata dal clero e dal popolo^ le continue guerre in- 
teatine toglievano i mezzi per porvi riparo. 

E nel 1361 avendo il patriarca Niccolò stipulata la pace 
con Alberto II duca d' Austria, uno dei patti fu quello che per 
la restituzione alla Chiesa di Aquileia di alcuni luoghi occu- 
patigli da quel Duca, venivano concessi a questo i redditi 
della muta della Chiusa per 12 anni. (Vedi Beg.). Il Capitolo 
di Aquileia rifiutò di approvare questa condizione, adducendo 
che tali entrate fino da tempi antichi erano state devolute alla 
fabbrica della chiesa di Aquileia, che ora abbisognava non già 
di un restauro, ma di una ricostruzione dalle fondamenta, tanto 
era stata rovinata, anzi demolita dal recente terremoto.') 



^) Oioò circa le ore tre pomeridiane. 

*) Zahn, AustnhFf-iulanai Vienna, 1877, fol. 88, doc. 70. 



216 

L' anno 1364 papa Innocenzo VI sui reclami del pa*» 
triarca Niccolò di Lussemburgo, del Capitolo di Aquileia, e per 
quelli del parlamento del Friuli, chiedeva al {patriarca di Ghrado 
un parere sulla richiesta che quelli gli avevano presentata 
circa la necessità di trasportare la sede patriarcale da Aquileia 
ad Udine. I motivi addotti erano : V insalubrità dell' aere di 
Aquileia, per la quale i suoi abitanti non arrivavano a cento, 
i devoti non affluivano e lo stesso clero l'aveva abbandonata 
per salvarsi dalle malattie e dalla morte. Npssuno più accor- 
reva aUe funzioni della settimana santa e alle altre feste 
anche perchè le strade per cui vi si accedeva erano invase 
dalle acque. La chiesa stessa era caduta per il terremoto, 
il culto quasi del tutto sospeso, e le reliquie dei santi, corre- 
vano pericolo di esser rapite, specialmente in quei tempi di 
guerre continue. Si chiedeva quindi l'abbandono dell'antica 
sede ed il suo trasporto a Udine, luogo allora popoloso e 
ricco per commerci e concorso di forestieri e forte per mora 
e difensori. (Doc. VI.) 

Quella petizione non ebbe alcun effetto, e solamente 
nel 1357 messosi il paese un poco in pace, il patriarca Niccolò 
cominciò a raccogliere denari per accingersi al rifacimento 
della sua chiesa. Salito Tanno 1360 alla sede aquileiese Lo- 
dovico della Torre, interpose il Se d'Ungheria ad ottenergli 
dair Austria il rilascio de' redditi della muta della Chiusa per 
il restauro della sua Chiesa (Doc. VII). Nulla ottenne e ciò 
malgrado si accinse a quell' opera che ben presto fu arrestata 
dalle guerre che inferocirono nel suo breve e travagliatissimo 
principato. La grande opera, della ricostruzione della Basilica 
ebbe poi termine nel patriarcato di Marquardo di Bandeck 
dal 1366 al 1380, con grande spesa, alla quale contribuirono 
il patriarca, il Capitolo di Aquileia, il clero ed i fedeli della 
vasta diocesi. Di questo importante e lungo lavoro deplorianxo 
la mancanza de' registri delle spese e dei nomi degli artefici, 
intomo a che non abbiamo potuto pubblicare che un solo atto. 

(Doc. vin.) 

Nella rifabbrica Marquardiana, eseguita da ignoto architetto, 
furono rifatti gli archi deUa navata mediana che erano a mezzo 
centro e si ridussero a forma ogivale, si rinnovarono i pilastri, 



2f7 

ed ì mezzi pilastri che chiudono le arcate ebbero comici e 
capitelli ornati di fogliami e mezze figure di apostoli e sante 
vergini, ed uno di essi a destra, presenta al basso due altiri- 
lievi uno di santa Caterina e Taltro di s. Antonio abate. Le fi- 
nestre della nave centrale, che fu del tutto rinnovata, ebbero 
r arco trilobato, mentre prima erano più piccole e più semplici. 
Marquardo eresse pure i robusti contra£forti a sostegno delle 
muraglie scosse dal terremoto. L'unica memoria che ricorda 
la sua opera .grandiosa ò la sua pietra sepolcrale nella basi- 
lica di Aquileia ove è detto: .,..vir primitm iste ruinis /funcUUam 
gravibus preserUetn struxit egenam / Ecclesiam sacratus opum mo- 
deramine nullo. 

Dalla morte di Marquardo avvenuta il 3 gennaio 1381 
sino ai primi del giugno 1420, nel qual anno il Friuli fu con- 
quistato ed aggiunto ai suoi stati di terraferma dalla Signoria , 
di Venezia, il nostro paese fu travagliato da continue guerre, 
e in quel periodo nessun provvedimento fu preso per la con- 
servazione della Basilica, anzi si trova che Tanno 1387 nel- 
l'ottobre essa fu saccheggiata dalle milizie dei Carraresi scorraz- 
zanti per if Friuli 

Nel 1430,. apparsi dei guasti nella Basilica, la ducal Si- 
gnoria ordinò di spendere 300 ducati d' oro in alcune ripara- 
zioni, e nel 1475 per l'urgenza di nuovi lavori a quel monu- 
mento, il veneto Luogotenente del Friuli ebbe facoltà di ap- 
plicarvi alcune multe imposte all' insubordinato Consiglio . di 
Aquileia. 

Intanto verso ^ fine del secolo decimoquinto una splen-* 
dida rifioritura delle arti belle sorse in Italia nell'epoca chiamata 
del Risorgimento. Anche nel Friuli, in questa estrema parte 
della penisola, giunsero i raggi del nuovo splendore dell'arte ; 
le chiese toono le prime ad essere abbellite secondo il buon 
gusto del tempo, e V esempio fu imitato nelle opere fatte ese- 
guire dai Comuni e dai Signori. 

Il Capitolo di Aquileia, che godeva di abbondanti red^ 
diti patrimoniaìi; compreso della necessità di provvedere al* 
r abbellimento della sua chiesa, fino dall' anno 1479 iniziò una 
serie di lavori, che colla cooperazione di vari patriarchi ap- 
partenenti alle più illustri e ricche famiglie del patriziato 



218 

veneziano ed amatori del grande e del bello, in meno di mezzo 
secolo ridussero quel tempio al massimo grado di splendore, 
unendo armoniosamente il nuovo all' antico. Si cominciò nel 
1479 col rinnovare i sedili del coro e poco appresso fu chia- 
mato Andrea Bellunello, pittore di S. Vito, a dipingervi 
due ancone. Asceso alla sede patriarcale V anno 1493 Niccolò 
Donato, il Capitolo decretava il rinnovamento del coro, che 
fu iniziato immediatamente ; ciò apparisce da nota dì spese 
fatte in quell'epoca per i marmerai e muratori. . 

Neir anno seguente, 1494, il medesimo Capitolo commet- 
teva a maestro Domenico de Maffeis di Chino nel Milanese, 
abitante a Venezia a S. Vitale, di costruire in pietra d'Istria 
sotto al coro chiuso/ la cappella de' santi Canciano e Cancia- 
nilla, accordandogli 4 ducati al mese. (Doc. IX.)^) 

n contratto non ebbe effetto, ed in quella vece, l'anno 
1495 fu eretto il nuovo altare maggiore, che tuttora si ammira, 
nel quale lavorarono i più valenti lapicidi, quali i fratelli Se- 
bastiant) ed Antonio di Osteno, Bernardino di Bissona; tatti 
del distretto di Lugano, e Domenico di Udine. (Doc. X e Se- 
gesti.) Contemporaneamente si praticavano all'antica cripta 
nuovi lavori, ed ivi furono trasportate le reliquie de' martiri 
che giacevano in luogo remoto ed umido.^) Più tardi, Tanno 
1498, il tHapitolo annullava la precedente deliberazione per la 
quale si doveva fare nella sunnominata cappella anche un al* 
tare a S. Marco papa; ed a quella revoca, fu indotto dalla grave 
spesa e perchè con quella costruzione si sarebbe dovuto de* 
molire il coro di legno e rifarlo in altro Ipogo. Decretava in- 
vece la costruzione di un nuovo coro dietro all' aitar maggiore 
da farsi colle convenienti colonne e finestre, con doppi sedili 
e nuovo jpavimento e soffitto. (Doc. XI, a.) 

Tre giorni dopo^ in altra solenne adunanza riunitosi il 
Capitolo col clero minore e costituitisi tutti insieme a gover- 



^) Questo coro chiuso era uno stanzone di tavole e travi collocato 
a destra dell* aitar maggiore, ove il clero neir inverno recitava T officio, 
difeso dalle intemperie. 

*) In questa occasione il detto locale venne restaurato e destinato 
alle rianioni capitolari; ora serre di sagrestia.^ 



Sil9 

natori ed amministratori della Camera ed a deputati alFomato 
di essa chiesa, convinti tutti della necessità di costruire un coro 
nd quaU c4)modamente e convenientemente potesse unirsi il clero per 
la quotidiana ^ufficiatura, deliberavano che ad onore della Beata 
Vergine e dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato, fosse fatto 
il nuovo coro dietro la tribuna maggiore ad opera del proto 
maestro Domenico de Maifeis lapicida di Chino, secondo il di- 
segno da lui presentato in carta. Le opere da eseguirsi erano 
le seguenti: 

Fare 11 finesti*e alte piedi 6 e larghe 3 circa nel vecchio 
muro retro la cappella maggiore, divise l'una dall' altra da pi- 
lastri in pietra quadrata d'Istria da esser condotta a spese del 
proto alla riva del fiume di Aquileia e di là alla chiesa a 
spese del Capitolo; 

Fare una cornice di pietra alta un piede sopra le dette 
finestre, sulla quale siano da scolpirsi alcune parole ; 

Costruire due porte una per parte della predetta cappella; 
quella a destra larga come una delle finestre e l'altra quadrata, 
presso l'altare del corpo di Cristo verso la sagrestia; 

Fare due capitelli e due basi di pietra istriana per due 
colonne antiche da collocarsi agli angoli di detta, cappella per 
fortificare gli angoli Stessi che devono tagliarsi per i lavori su 
indicati; 

Eseguire altre quattro finestre nel coro, alte piedi tre e 
larghe quattro, incorniciate internamente ed ognuna con un 
occhio al di sopra. 

Coprire lo spazio tra le 11 finestre e gli occhi da farsi 
nei triangoli superiori ad esse con marmi da fornirsi dal Ca- 
pitolo. 

Il proto riceverà ducati 170 per la rottura del muro e 
per le fondamenta dei pilastri e colonne da porsi sotto il volto 
da costruirsi. 

Si aggiunge che il proto ed i suoi operai avranno Tabi- 
tasdone finché durerà il lavoro. (Doc. cit, b.) 

Tale modificazione del coro e dell' abside non fu che in parte 
eseguita. In quella vece fu fatta la nuova sedia patriarcale 
in marmo greco dietro all' aitar maggiore ed il prospetto del 
presbiterio con magnifici ornati, opere ammiratìssime dei 



220 

smmominatì lapicidi e delle quali deploriamo di non avere 
potato rinvenire i contratti e neppure i registri delle spese. 

Dei due bellissimi altari laterali al maggiore più non 
esiste che quello della Pietà a destra di chi guarda, essendosi 
lasciato rovinare quello a sinistra poco prima dell'anno 1800. ^j 
L'altare della Pietà fu eretto a spese del Capitolo come appa- 
risce dalla iscrizione: Dea viventi sacrum unanimes Decanui ti 
Canonici ex obUUa pecunia faciundum curavere. 

Forse quegli altari e la facciata del coro furono disegnati 
ed eseguiti dal sunnominato proto Domenico de Maffeis. É però 
assicurato che l'opera incominciata Tanno 1496, ebbe dal paiariarca 
Niccolò Donato incremento e fu continuata sotto il munifico suo 
successore Domenico Cardinale Grimani, che rinunziò al patriar- 
cato nel 1617. Gran parte della spesa fu sostenuta da quei 
due prelati ed il rimanente con le sovvenzioni del Capitolo e 
dei devoti. 

Nel mentre fervevano questi lavori di scalpello nel coro, 
il Capitolo nel 1600 faceva intagliare in legno un'ancona da 
Giovanni Pietro di UdinC; da collocarsi nell'abside, la quale fti due 
anni dopo dorata dal bergamasco Antonio de' Tiròni ed in essa 
fu posta nel 1603 la pala col Bedentore ed altri santi, opera 
della prima maniera di Martino di Udine più noto col nome 
di Pellegrino di S. Daniele. (Doc. XII, XTTT, XIV.) - 

Nel 1626 si rifece il soffitto in legno alla Basilica con in 
mezzo lo stemma di Aquileia, quello del patriarca ed una Beata 
Vergine, il tutto in rilievo.. (Doc. XV.)*) 

Nel 1628, minacciando rovina il vecchio (battistero esi* 
stente in locale separato dalla chiesa, fu preso di fare nell'in- 
terno di essa un fonte battesimale, la cui vasca, che dura 
ancora, fa scolpita in marmo da Carlo di Carena per due. 26. 



^) Lettera del padre Angelo Cortinovis al conte Ant. Bartolini nelle 
Mitnorie per servire atta storia letteraria e citile, Venezia, 1800, pag. 107. — 
Si nota che nel luogo ove era il detto altare, fa poi * collocato -un pic' 
colo organo. 

^ Convien dire che nel 15G0 sìa stata rifatta parte del soffitto 
ligneo della nave traversale, poiché in esso leggesi dipinta V isorisioae: 
Ueo. MarMo 30. 



221 

L' anno 1644 fu proseguito in pietra rossa di Verona il pavi- 
mento della Basilica, incominciato fino dell' azmo 1484, laddove 
per lo avanti era in terriccio battuto. P^ dette opere anda- 
rono sperperate molte pietre sepolcrali sparse, rimanendo salve 
quelle di alcuni patriarchi. 



n. 



Fino dall' anno 1616, in cui ebbe termine la guerra dei 
collegati di Cambrai contro Venezia, l' imperatore avanzò le 
sue pretese sul possesso di Aquileia. Nel trattato di Vormazia 
(1621, 3 maggio) la Bepubblica dovette contro voglia adattarsi 
a riconoscere all'Impero l'alto dominio ài quella città; ma volle 
riservati ai patriarchi i loro diritti di signoria temporale su 
Aquileia, S. Daniele e S. Vito.^) Malgrado le proteste dei pa- 
triarchi però il domìnio dell' Austria su Aquileia divenne un fatto 
compiuto, anzi nel 1641 quando la fortezza di Marano fìl tolta 
dai Veneziani all' imperatore, esso, a rappresaglia, fece occupare 
militarmente la Basilica ed il campamle, con non poco danno 
di essi. Da allora comincia il periodo della decadenza del Ca- 
pitolo; spogliato di quella parte delle rendite che ritraeva dai 
suoi beni nel territorio austriaco e vessato dalle continue an- 
gherie delle autorità imperiali, che lo ridussero ad abbandonare 
quasi del tutto la sua residenza, e a sospendere il servizio 
divino nella sua chiesa. 

A nulla valsero i reclami dei patriarchi, dei canonici e 
della Bepubblica stessa a por fine a tali usurpazioni e prepo- 
tenze, le quali giunsero a tal segno ohe nessuno più pensava a 
provvedere alle necessarie riparazioni della Basilica e dei lo- 
cali annessi e nessuno più aveva cura della conservazione delle 
sacre suppellettili. 



') In vigore della transasioiie dell'anno 1445, 18 giugno^ iraUEe- 
pubblica ed il patriarca Lodovico Mezzarota, a questo ed ai suoi successori 
erano in compenso deUa rinunzia al principato dati in signoria i tre luoghi 
soprannominati. 



222 

Daremo in compendio un quadro dello stato della Baii- 
lica aquileiese del 1670 all'epoca della visita apostolica fatta nel 
febbraio dal conte ^Bartolomeo di Porcia, abate di Moggio* ^ì 

Descritta in prima la forma della chiesa e fatto accenno 
alla necessità di completarne il pavimento, soggiunge che in 
essa a pie del coro si erge su tre gradini la mensa marmorea 
dell'altare di Santa Croce, sui quale si può celebrare da ambidne 
i lati. Alla tribuna semicircolare cinta di sedili per il clero ti 
ascende da due scale di 14 gradini. Dietro all' aitar maggiore 
ricco di marmi greci e dedicato a Maria Vergine, vi ha un'an- 
cona di legno, dorata^ ove in un quadro stanno dipinti alcuni 
santi, sotto la quale si eleva la cattedra patriarcale con ai 
lati due statue.') A destra del maggior altare è il coretto 
di legno per l' inverno. Nel corpo della chiesa le cappell« 
od altari sono 12, compresi quelli appoggiati alle colonne 
e r altare nella cripta dedicato ai Santi Ermacora e For- 
tunato, spoglio di qualsiasi immagine. Scendendo dal coro, a 
destra in fondo alla nave, sotto il coretto di legno, si vede 
r altare di marmo colle figure dei santi Canzio e compagni e 
quello del corpo di Cristo; lungo la stessa nave quello dei 
Santi Ellaro e Taziano, di legno dorato, ed alle colonne uno di 
Sant'Erasmo con pala di marmo') e Taitro .di S. Niccolò con pala 
vecchia dipinta. A sinistra del coro in tondo alla nave l'altare 
delle quattro Vergini aquileiesi e quello de' Santi Ermogene e 
Fortunato^) colle pale di legno quasi distrutte dall'umidità. 
Segue nella nave la cappella di Sant' Ambrogio fondata dal 
patriarca Eaimondo sulla fine del secolo XTTT, che aveva 
l'altare dedicato a Santa Margarita^ sprovvisto dell'immagine. La 
dipintura delle muraglie è quasi scomparsa sotto la muffa; la 
cappella di S. Girolamo con pala antica di legno, fondata da 
Jacopo Gordino di Marano arcidiacono e canonico di Aquileia 



») Ms. Bibl. Civ., Udine. 

') In og^ più non esistono. 

') Fondato nel 1489 e dedicato ai Ss. Erasmo, Niccolò • Caterina. 

^) Fondato dal canonico Giacomo di Conegliano nel secolo XIV o 
poco dopo. 



228 

e decano d* Udine nel 1493, e V altare di S. Tommaso vescovo 
appoggiato ad una colonna colla pala di legno infracidita.'ì 

Entrando nella Basilica vedesi nella navata sinistra ad- 
dossato alla muraglia un tempietto o cappella rotonda tutta di 
bianco e levigato marmo, nella quale si può entrare per una 
unica porta chiusa da uscio. Coronano la cornice della mu- 
raglia 13 colonnette di marmo, che sostengono il cornicione sul 
' quale si alza un tetto conico di legno. L' intemo contiene a 
sinistra in un nicchione a volto una mensa con tre fori cir- 
colari per collocarvi i vasi degli oli sacri, ed in faccia alla 
porta un altariolo di pietra. Ai tempi della Visita, nei vani 
aperti tra le colonne pendevano 13 lampade. L' epoca di questa 
elegante costruzione ignorasi, però lo stile suo appartiene alla - 
metà del secolo decimoquinto e forse, nell'interno di essa, fu 
adoperato materiale più antico. 

Nel sito ove sta questa cappella, anticamente esisteva un 
luogo non si sa se chiuso od aperto che veniva chiamato il 
Salerò, Esso con tal nome è accennato nel 1077 dal Necrologio 
aquileiese, ove dice che presso a quello era sepolto il patriarca 
Sigeardo e che nel 1085 il 25 aprile nel Sepolcro fu consacrato 
un altare dal patriarca Federico. Dai libri liturgici deUa chiesa 
di Aquileia del secolo XIII e XIY, si ha che il giovedì Santo 



*) Nel 1739 mons. Berteli nel rovescio del parapetto di marmo del- 
Tiiltar maggiore della Basilica trovò un rozzo bassorilievo con le tre 
figpire imberbi di Gesù, S. Pietro e S. Tommaso, con sopra i loro nomi in 
latino e sotto l'iscrizione: -|- Hoc aitare eon8ecratu[m] e[6t] in honore — 
$ci Thome. mari, atq, pontific. 

Altri altari sono ricordati nel Necrologio ed in altri documenti aqui< 
leiesi, quello di S. Gallo dedicato dal patriarca Wodorlico I tra Tanno 
1066 e 1122. Questo patriarca ebbe sepoltura presso l'altare di S. Giacomo. 
Nel 1338 esistevano nella Basilica gli altari : delle Vergini dedicato dal pa- 
triarca Pagano della Torre; dei Santi Filippo e Giacomo; di Sant'Ambrogio: 
dei Santi Pietro e Paolo; di S. EUaro: dei Santi Canziano e compagni; della 
cattedra di S. Pietro e nel 1392 è ricordata la. cappella di Santa Croce gius- 
patronato della famiglia Picossi di Aquileia. 

Ora nella detta chiesa non esistono oltre al maggiore a quello della 
cripta e di Santa Croce, che* gli altari del Corpo di Cristo e della B. Vergine 
già cappella dei canonici e quel del Crocifisso (moderno) tutti a destra del 
maggiore ed a sinistra quelli di S. Pietro, di S. Ambrogio e di S. Girolamo. 



224 

in <][ue8to Solevo veniva con pompa portata sull' altare la 
sacra Ostia e la porta si chiudeva con chiave e sigilli per poi 
estere solennemente aperta il giorno della Bdsnrrezione, ceri- 
monia che cessò coiranno 1751. 

Dopo la visita apostolica del 1570, le condizioni di Aqui- 
leia andarono di anno in anno peggiorando. H Capitolo, di coi di- 
minuivano sempre più i redditi, non ebbe i mezzi di ripa- 
rare ai danni che il tempo, V incuria e l' impotenza causavano 
alla sua chiesa. Per di più la malaria aveva menomati i già 
scarsi abitanti e allontanato quasi del tutto il clero ed i de- 
voti da quei luoghi abbandonati: In tale stato di cose è facile 
immaginare a qual grado di deperimento sia stata ridotta la 
Basilica cosi nel materiale come nelle suppellettili. Ma ciò non 
bastava, poiché ben maggiori pericoli erano imminenti. 

Al cominciare del secolo XVJJLJ le differenze tra l'Austria 
e Venezia andavano esacerbandosi nella grave questione per 
la divisione della diocesi di Aquileia. Pretendeva la prima che 
i propri suddid fossero sottratti alla giurisdizione spirituale del 
patriarca di Aquileia soggetto alla Bepubblica ed invece ve- 
nissero sottoposti ad un vescovo residente negli stati imperiali. 

Venezia si oppose lungamente a questo smembramento, 
ma alla fine abbandonata da quegli stessi che le avevano of- 
ferto appoggio, dovette cedere ^l' insistenza dell' Austria, che 
aveva saputo far inclinare il pontefice a secondare i suoi de- 
sideri. Nel 1751 papa Benedetto XIV troncò ogni dissidio colla 
Bolla di soppressione del patriarcato di Aquileia, la cui diocesi 
andò divisa in due arcivescovadi, l'uno colla sede in Udine e 
l'altro in Gorizia. Per atti successivi, il Capitolo di Aquileia 
fa soppresso e riunito a quello di Udine. Quanto era rimasto 
in Aquileia del tesoro, delle sante reliquie, di libri liturgici e 
dell' archivio andò diviso tra le due nuove Metropolitane ed i 
loro Capitoli.*) 



'} Ciò che di prezioso toccò alla metropolitana di Udine, fu 
rubato nel 1810. Gorizia invece ha potuto conservare tattociò che le venne 
assegnato. — La parte dell' archivio capitolure di Aquileia trasportat« 
in Udine, qui tuttora si conserva, mentre quella destinata a €h>rizia non 
si sa ove sia passata. 



225 

La chiesa di Aquileia fu eretta a pairocchia di alcune 
centinaia di abitanti ed i pochi oggetti preziosi che nello 
spoglio le furono lasciati, furono derubati in tre volte dal 
1819 al 1820. 

Di riparazioni fatte alla Basilica ne di opere eseguite in 
essa non abbiamo notizie dalla metà del secolo XVI all'anno 
1790, nel quale si fecero alcune parziali ed urgenti riparazioni 
e cosi pure nel 1795, tutto a carico del governo austriaco. 
Nel 1807, quando Aquileia faceva parte del Regno d' Italia, il 
Ministro dell'interno con nota del 18 febbraio, comunicava al 
Pi-efetto del dipartimento di Passariano un rescritto del Vi- 
ceré d'Italia sulle riparazioni da farsi al tetto della chiesa di 
Aquileia, che vennero poi eseguite negli anni successivi. Ma 
ciò non bastava, poiché lo stato della chiesa nel 1844 era di- 
venuto tale da minacciare rovina. Mosso quindi l'imperatore 

Ferdinando nella visita da lui fatta nel detto anno ad Aquileia 
dalle miserande e pericolose condizioni in cui era ridotta quella 
Basilica, ne ordinò il restammo da farsi tutto a sue spese. Ciò 
ebbe esecuzione negli anni 1846 e 1846 sotto la direzione del- 
l' ingegnere architetto Luigi Donati e V ispezione dell'ingegnere 
Gaetano Ferrante^) colla spesa di 36 mille fiorini. 

L' opera però se fu utilissima per assicurare la conserva- 
zione dell' edificio, non riesci a rimetterlo internamente nell'an- 
lieo stato e carattere né a togliergli quanto di barocco era 
stato in esso introdotto dal 1600 in poi. 



Luoghi sacri annessi alla Metropolitana di Aquileia. 

Cappella di S. Paolo. Esisteva questa cappella nel recinto del 
cimitero annesso alla Basilica ed era st^ta fondata e dotata da 
Guido di Villalta, canonico di Aquileia, nel 1827. Al momento 



*) Ferrante Gaetano, Piani e memorie d^^ antica Basilica di 
Aquileia con i capilavoH diarie che in eisa ai trovano. Trieste, 1858 con Aitante 
in fol., Trieste, 1862. 



della visita del 1670 fu trovata del tutto spogliata e danneg- 
giata per aver servito di ricovero nel 1642 a soldati tedeschi 
al tempo dell' assedio di Marano. Da molti anni questa cappel- 
letta è scomparsa. 

Chiesa di Santa Anastasia, La Basilica mediante nn atrio 
aperto era ed è tuttora in comunicazione coir antichissimo 
Battistero. A questo edificio, rovinato fino dalla metà del se- 
colo XVI, si accedeva per due larghi anditi a volto, un tempo 
adibiti ai catecumeni ; di là per una scala di 24 gradini si 
ascendeva alla chiesa di Santa Anastasia, che dal visitatore abate 
Porcia è descritta come in cattivo stato, cioè col pavimento 
in mosaico molto guasto e coli' altare senza immagine. Di tutto 
ciò non esistono che gli avanzi delle muraglie. 

Esposte così le infelici condizioni nelle quali si trovava 
la Basilica aquileiese, il visitatore constatava la povertà delle 
suppellettili sacre e ne faceva l' inventario unendovi ancora 
quello delle sante reliquie. (Doc. XVI e XVII.) Confrontando 
questi coi ricchissimi inventari dei secoli XIV e XV, *) pos- 
sono essere rilevate le gravissime perdite subite in due secoli 
dal tesoro patriarcale di tanti oggetti del culto preziosi per 
l'arte e la materia e in parte per la venerazione in cui tene- 
vansi dai fedeli. 

Campanile. Ci è ignota V epoca della fondazione del cam- 
panile, che probabilmente rimonta a quella della vicina Basi- 
lica, cioè al secolo XI. Fu fatto con tale solidità che non soffiì 
danni dal terremoto famoso del 1348, eccettochè nella sua som- 
mità, che con non lieve spesa fu rifatta dal patriarca Bertrando 
neir anno seguente, come egli accenna nella lettera a GugUelmo 
Decano di Aquileia ^) Da quelP anno non è più ricordata il 



*) loppi Vinceuzo, I. Del tesoro della chiesa di Aquileia nel 1408^ 
neirArch. storico di Trieste ed Istria, Roma, 1881; II. Inventari della rfrttó 
chiesa nel 1409, Ib. 1882; HI. Inventari detta stessa dal 1358 al 1378, Ib. 1884 
IV. Le sacre reliquie della chiesa patriarcale di Aquileia^ Ib. 1885. 

») Riibeis, Mon. Eccl Aquil 873, 



227 

campanile che nel 1440, (quando la signoria di Venezia asse- 
gnava ducati 300 d* oro per riparazioni ad esso ed alla chiesa. 
Nel 1466 il Capitolo vi faceva collocar sopra alcune colon- 
nelle, e nel 1483 essendo stata colpita dal fulmine la sua cima, 
fu rìstaurata a spese capitolari. Dal 1503 al 1607 fu rifatta la 
cella delle campane e la pigna di nuovo colpita dal fulmine. 

Altre opere furono eseguite nel 1524, e nel 1530 fu fatta la 
nuova cornice di pietra d' Istria. (Doc. XTV.) Di nuovo nel 1534. 
1536 e più dal 1547 al 1649, quando se ne temeva la rovina, 
furono presi i necessari provvedimenti. Tutte queste ripara- 
zioni si fecero durante il patriarcato di parecchi membri, 
della famiglia Grimani dall' anno 1497 al 1650, alla quale ap- 
partiene lo stemma dinastico che ancora scorgesi tra le arcate 
della cella delle campane. Altra riparazione alla cima venne 
eseguita nel 1817 ed tm generale restauro nel 1846. 

I patriarchi fino dal principiare del secolo XIII dovevano 
provvedere le campane alla loro chiesa metropolitana (Doc. I), 
e difatti troviamo che il patriarca Baimondo della Torre, nel 
1296, ne fece fondere sette colla spesa di lire 792 oltre al 
bronzo delle vecchie campane. (Beg. ad annum.) Noto che nel 
1529 furono fuse in Udine tre campane per il detto cam- 
panile. 

Vincenzo Joppi. 



1 



RITGESTI 



^ 



E"'* Arri — f'O'T .» -?*~«r Jr^^» 

"T n .IL* A:rTjsn li. Ar l'ir. — S'-ir!*iri'25 P&xràrcha obiìu qui 
r^T** r^. X iLLZ*:* »ct: F-L>»iiriL Fnxzibos M dedit et iae«t 

:.»*?. VII ii^ Kl: ì:r- Ajr_-* — Fnf*r.:^ pattÌAidia obiit qui 
***.' — TA*. T-__f Sm-t:i *»: iik*5 sassaririaf in Bellesia quando 

11.1J2 VI li::* A- iris:! ^ èl^.^zì — Hk Patrùrcha pius celuo 
pein: Pf>znr^ T, :ì::: T-Jlaa S. Laor^ciì Pratribus dedit 
et iacet ir cirro, '/r.; 

1122. IV cena» Aprllis 2 Af niel — Wolricos obiit patriarcha be- 
nigo^s qui ia-ret ante Sanctam Jacobam 'nella chiesa di Aqm- 
leia.' {Rj 

1195. Idos Maii Pelegnnas ili, obiit. qoi quingentas marcbas dena- 
riomm et annlam aaream com rabinis et X marchas ad fa- 
ciendam tabalam argenteam et cappam aaream ad BaciendoB 
calicem Ecclesie qui reqniescit ante S. Hermogenem. [Ih) 



*) Cioè ai Canonici di Aqoileia. 

'; S'intende al Capitolo d'Aquileia. — Chiamavasi il Sepolcro < 
tempietto che sta a sinistra entrando nella chiesa di Aquileia. 



229 

(Senza anno, però del secolo KTT o poco dopo) — Heliza uxor Petri 
de Martignacco obiit que dimisit Capitalo LVI denarios saper 
domo et orto suo in Rena at fiat anniversariam saam cum vino 
et oblatione. Sapradicti Petrus ed Heliza iacent in magno mo- 
numento quod est in medio duarum portarum in introitu Ci- 
miteni. (Jb.) 

1210. 8 Novembre, Fiumicello — Wolfkero patr. di Aquileia consi- 
derando il bisogno che ha la chiesa di Aquileia, priva di or- 
namenti ecclesiastici, come di stoffe di porpora, di cortine, 
palii ed altre cose preziose e altri utensili per gli altari che 
ne difettano, devolve al Capitolo di Aquileia le rendite della 
Pieve di Pezzuole, che ammontano annualmente a 24 marche 
di denari aquileiesi, delle quali 16 ogni anno per l'ornato ed 
8 per i cantori e per altre spese del culto. iVghelìi^ Italia 
Sacra, V. 79.) 

1211. 9 Maggio, Fiumicello — Rendite della Camera patriarcale di 
Aquileia e loro uso. (Doc, /.) 

1228. Indulgenze concesse da Gerardo vescovo di Cittanova o Emona 
(Istria) a quelli che concorreranno coli' opera e coll'elemosina 
al restauro della chiesa di Aquileia. (Cod. Dipi, Tstro-Ter- 
gestino,) 

1241. 10 Dicembre. Bologna — Il Legato Apostolico Gregorio di 
Montelongo, ordina che i frutti dei benefici vacanti nella Dio- 
cesi d' Aquileia, siano applicati al restauro della chiesa di 
Aquileia. (Rubeis^ Monum. Ec^l. Aquil, 773.) 

1242. 4 Laglio — Il Patriarca d' Aquileia Bertoldo conferma il de- 
creto del Legato circa il detto restauro. (Ib,) 

1245. 4 Agosto. Lione — PP. Innocenzo IV scrive al Capitolo di 
Aquileia confermando quanto aveva stabilito il legato suo Gre- 
gorio di Montelongo, che propter distemperantiam aeris Civi- 
tatis Aqnilegefisis site in paludibus iuxta mari in Ecclesia 
vestra rimangono pochi chierici per i divini offici, perciò determina 



che le rendite de' benefici vacanti nelle chiese dt Ciddale 
e diocesi di Aqiiileia per un anno^ debbano convertirsi 
alle riparazioni della chiesa di Aquileiet^ riservando il congnio 
vitto ai detti Chierici. (Coli, Bianchi, Bihh civ., UdhteJ 

1251. kal. Maii. — D. Bertoldus patriarcha obiit. ìacet in eorpcorf 
Ecclesie ante valvas. (Necrol. cit.) 

1296. Vili idtts Junii (6 Giugno) — Reverendus pater et domiims 
Raimundus S. Sedis Aqoilegensis Patriarcha anno XXIII %m 
regiminis renovari fecit sua pecunia VII campanai in AqiuK Kccl. 
prò qui bus preter campanas veteres dataa prò Ulis solvìt er 
dedit libras venetorum parvorum septingentaK uonaginra dnas, 
solidos XIII et parvos II. (NecroL nfj 

1300. X ante kal. Augusti (23 Luglio) — Domina Alegrantia id^ 
Raude) uxor secunda nobilis viri d. Musohe de la Tnrre obiit„„ 
et iacet in capella S. Ambrosii. (Necroi, cit.) 

1321. 6. Marzo. Cividale. — Processo per un maso in Biutrìo del 
ministero di lavorare nella chiesa e palazzo patriarcale di Aqm* 
leia. (Doc. IL) 

Anno MCCCXXVII. Vni Kal. Febr. — Venerabilis et Nobilis yir om 
nique providentia decora tus D. Guido de Villalta huius Aquile- 
gensis Eccl. Canonicus dedit Capitulo quatuor marchaasive reditui 
dimidie marche annuatini super territorio suo quod tenet Pelma 
prope Ecclesiam S. Silvestri eundo versus Monastorìam maio.- 

Dominar um de Aquilegia ut annis singulis fìat per Capltnlum 

t'pi Capella S, RluU quatn construi fecit dttpleir officium. vid elico 
in feste Conversionis eiusdem. (Necroi. AqttiL) 

1327. ['/A Febbraio]. IX Kal. Martii. — Dodicatio Capella S. Pauli 
quam fecit fieri d. Guido de Villalta i^anoo. aquil. (iì.Vì. 



'; Questa cappella esisteva un tempo nel cimitero accanto ilbi 
Basilica. 



\ 



r 



231 



1335. Idus Pebruarii MCCOXXXTX. — Domina Chaterina filia nobilis 
viri D. Brazalie de Porcileis et uxor D. Johannis Sciavi de 
Lasa (sic) que est sepolta in capella S. Ambrosii in monumento 
inferiori D. Febi (de la Turre) prò cuius anima idem Johannes 
Sclavus optulit etc, {NecroL ciU) 

1336. 19 Ottobre. Cividale. — Il patriarca di Aquileia invita il 
clero a pagare 800 Marche di soldi imposte dal Sinodo per 
riparazioni alla Chiesa di Aquileia. {Doc» IlL) 

Sec. XIV. — Michus de Florentia et Mapheus cives Aquiligenses 
ordinaveront fieri festam Beate Barbare solempniter cum quatuor 
chorariis et pulsatione organorum prò quo dare promiserunt 
Capitulo Aquilegensi fertones tres et fìixacenses XX .... divi- 
dendos scilicet quod IV dentur campanariis, IV pueris labo- 
rentibus organos, IV dapifero prò labore suo etc. (Dal 
Voi, XIX, OHum Forojulieme di Mons, G, D, Guerra. Bibl. 
civ, Cividale. 

1348. 25 Gennaio — AH' ora di nona terremoto con tre scosse 
una debole, maggiore la II e la III terribile. (Vedi Villani e 
Ruòeis, Man, EccL Aquil, App,) 

1348. 19 Octobris. — Ecclesia A quilegensis propter terremotum cor- 
ruit. (Mem, Belloni, voi. Ili p. 75, Biòl. civ, Udine.) 

1350. 12 Gennaio. Aquileja. — Quitanza dei lapicidi di 400 fiorini 
d'oro per lavori nella Chiesa di Aquileia. (Doc. IV.) 

1350. 2 Luglio. Aquileja. — Proventi assegnati dal fu Patriarca 
Bertrando per la riparazione della Chiesa di Aquileja. (Doc. V) 

1351. 23 Maggio. Aquileia, — Il Capitolo di Aquileja rifiuta di 
prestare 11 suo assenso alla cessione della Mula della Chiusa 
fatta dal Patriarca al Duca d'Austria, per essere ab antiquo 
quei redditi destinati al restauro della Basilica di Aquileja. 
(Not. Gubertino da Novale. Arch. NoU Udine. 



232 

1354. 14 Marzo. Avignone. — Papa Innocenzo VI chiede al patriarca 
di Gi*ado informazione sullo stato della Città e Chiesa di 
Aquileja, dipinto come tanto infelice dal Patriarca di Aquileja, 
Nicolò (Do€, VL) 

1357. 2 Febbraio. Nella Cappella di Santa Caterina del castello di 
Pieve del Cadore. — Il Patriarca Nicolò ordina a Pre Elia pie- 
vano in Pieve di dare ad Ambrogio della Torre, canonico di 
Aqdleia, 15 Marche di soldi dei frutti della prima annatA, per 
la fabbrica e riparazione della Chiesa di Aquileja. (Sui. 
Gubertitio da Navate, Ardi. Noi. Udine.) 

1358. 18 Aprile. — Giovanni Guastoreo ed Eufemia sua moglie do- 
tano la cappella di S. Paolo presso al Duomo di Aquileja. 
(Colhz. Guerra cit., XIV, 363.) 

1360. die XVin Decembris. — D. Ambrosius canon. Aqail. et 
Thesaurarius domini Ludovici Patr. Aquil. dedit m^ Federico 
lapicide prò labore suo circa Ecclesiam Aquilegensem marcbas 
den. XII. (Dal Liber Bationum, Bibl. civ. Udine.) 

1361. Il tesoriere patriarcale riceve sei fiorini a nome di un Nobile 
tedesco c'ie aveva saccheggiata la Chiesa di Aquileja. (Liber 
rationum cit.) 

1.SG3. Lettera di Lodovico patr. di Aquileja al Re d'Ungheria, dì 
fargli rilasciare i redditi della muta della Chiusa, goduti dal 
duca d'Austria, per impiegarli nel restauro della Chiesa di 
Aquileja. (Doc, VII.) 

1371. 23 Luglio. Cividale. — Quietanza dei denari ricevuti e spesi da 
prete Zanetto nella fabbrica della Chiesa di Aquileja (Dac.VIIIj 

1392. Cappella di Santa Croce Oiuspatronato de^ SS. Picossi di Aquileja- 
(Delib. Capit. Aquil, Arch,, Capit. Udine,) 

1392. 15 febbraio. — Il Capitolo di Aquileia conviene con Francesco 
muratore di Cividale di fare un pozzo presso la torre della 



Chiesa, dandogli 4 marche di denari, legnami e facendogli fare 
lo scavo. (Delio. Capii.) 

1436. 1 Cxiugno. Bologna. — Pp. Eugenio IV assegna la Pieve di 
Pozzuolo alla Chiesa di Aquileja per acquisto di arredi sacri 
come aveva fatto il Patriarca Wolfkero nel 1210. ("Co/Ze^. Jo/)/;*.) 

1439. 21 Novembre. — Ducale al L. T.*® colia quale si assegnano 
due. 300 per lavori nella Chiesa di Aquileja. (Collezione 
(hncinOj voi, 43.) 

1440. 5 Luglio. — Ducale al L. T.*® che siano dati due. 300 d' oi-o 
per riparare la Chiesa o Campanile di Aquileja. (Ih ) 

1446. Sono accennati magni arborea circa oìneterium S, Ecclesìe 
Aquilegensis. (Atti del Cancelliere Capitolare di Aquileja^ 
Arch. Capif, Udine.) 

1466. 27 Maggio. — Il Capitolo di Aquileja delibera fare alcune 
collonelle sul campanile della Basilica. (Delih. Capii, Aquil. cii.) 

1470. Cappella de' SS. Ermogene e Fortunato, già fondata dal fu 
Giacomo di Conegliano canonico di Aquileja. (Delib cii.) 

1475. 31 AEarzo. — Il Vicario patriarcale del patriarcato di Aquileja 
ordina che le multe pecuniarie inflitte ai Consiglieri del Co- 
mune di Aquileja per insubordinazione, sieno devolute a bene- 
ficio della Chiesa Metrepolitana. (Arch, Fair.) 

1479. 13 Settembre. Udine. — Buccio de Palmulis vicario patriarcale 
della Dioc. di Aquileja conviene con Aimano di Caprileis, 
marangone abitante in Udine; di fare certi banchi nella Cap- 
pella maggiore della Metropolitana di Aquileja con gli appoggi 
verso lo. muraglia secondo il disegno da lui fatto, e siano di 
legno verniciato e colorito^ e che gli appoggi o quadri debbano 
essere 18, e ciò per Ducati 36 e più il legno ed i chiodi e 
trasporto da Udine. Sieno eseguiti sulle forme del banco fatto 
in Udine per il Beato Bertrando^ da maestro Giacomo marangone 



254 

ed in oltre a ciò debba fare due cattedre, una per ogni 
estremità del banco stesso. Not, Antonio IKioiio^ (Arch. 5a^ 
Udin9.) 

1483. 16 Decembre. — Pietro vescovo di Baguoraa^ governatore i^l 
Patriarcato, ed il Capitolo di Aquileja^ convengono con mastro 
Antonio di Milano per il restauro della pigna o cuba del cam 
panile della Chiesa di Aquileja, colpita da fulmini e cÌ6 pei- 
Duc. 55, e che il lavoro sia bello e durevole e finito nel 
prossimo Maggio. (Arch, Patr,) 

1484. 7 Gennaio. — Si ordina al pittore Andi^ea BeUuneUo di 
S. Vito di compire le due Ancone por la Chiesa di Aquileja. 
(Arch. Pàtr.) 

1484. 2 Febbraio. — I lapicidi Antonio e Tomaso di Cima chiedono 
al Capitolo di Aquileja alcuni denari per il lavoro da far3Ì da 
essi nel pavimento di quella Chiesa e per comperare e lavorare 
le pietre. Ricevono a conto Due. 25. (lòj 

1486. 24 Gennaio. — Indulgenze concesse a quelli che porgeranno 
qualche sussidio alla Chiesa di Aquiloja spogliata a guaita 
dai ladri. (Ib,) 

1489. 28 Ottobre. — Fondazione della Cappella de' SS, Erasmo. 
Nicolò e Caterina nella Chiesa di Aquileja. (Arch, Cap. Uéim) 

1490. 29 Aprile. — Giacomo di Udine marangone, fa T armadio per 
le Reliquie nella Chiesa di Aquileja, (Arch. P^U\) 

1493. Novembre. — Nota dei debiti per marmorai e murairori che 
lavorarono nella Chiesa di Aquileja. (Arch. BitrJ 

1494. 5 Aprile. — Il Capitolo concede al canomco Rizzardo di Stras* 
soldo ed a suo fratello dott. Francesco, di far una Cappella 
con sepoltura presso la Cappella di S. Paolo nella Chiesa di 
Aquileja, verso occidente, con altare dedicato alla B. Vergine 



\ 



r 



23è 

ed ai Santi Girolamo e Francesco, riservato ai fondatori il 
giaspatronato. (Delio, cit,) 

1494. 13 Luglio. Aquileja. — Il Capitolo tratta con Mastro Domenico 
de Maffeis di Chino o Cline sul Milanese, della costruzione della 
nuova Cappella di San Canziano sotto il Coro chiuso nella 
chiesa di Aquileja. — Testimoni : Bernardino Bissone e Se- 
bastiano da Osteno lapicidi oriundi dalle rive del Lago di Lu- 
gano. (Doc, IX.) 

MCCCCLXXXXV. — Taiapiera Bastiano da Pogo da Osteno del Lagho 
de Lugano fece quest^ opera — - Antonio so fradelo la mise in oj)era, 
Quest* iscrizione che stava scritta col carbone nel rovescio 
del marmo che ora serve di parapetto air aitar maggiore della 
Metrop. di Aquil. fu dai Berteli rilevata nel gennaio 1739, 
quando per alcuni restauri alla mensa stessa, si osservò che 
era vuota. (Dal voi, inedito delle Antichità di Aquileja di mom. 
Q. D. Bertoli. Collez, Joppij in copia.) 

1495. 15 Gennaio. Udine. — Il patriarca aquilejese Nicolò Donato 
ordina al Capitolo di Aquileja di riparare e ridurre al pristino 
stato, la scala del palazzo di Aquileja per la quale si va alla 
chiesa Metropolitana, scala distrutta per ordine del Capitolo. 
(Arch. Fàtr, Udine, voi XVI, 34.) 

1495. 19 Gennaio. — Il Capitolo concede di far un altare a S. Nicolò 
e ad altri Santi nella chiesa di Aquileja a Marino di Alessio 
mansionario nella stessa. (Delio, cit,) 

1498. 16 Aprile. — Memoria della consacrazione del nuovo altare 
maggiore nella Chiesa di Aquileja. {Doc, X.) 

1498. 80 Ottobre. — Acconto a Domenico lapicida da Udine per 
lavori nel Coro. {Delio, cit.) 

1498. 9 Novembre. — Aquileja. Il Capitolo delibera di costruire il 
coro della Chiesa di Aquileja. (Doc. XI a.) 



2'òtì 

1498. 12 Novembre. (Ib.) — Convenzione capitolare per detta Opera 
con Domenico de Maffeis di Olino sul milanese, lapicida e 
proto. (Ib, b.) 

1499. 31 Ottobre. {Ib,) — Pagamento di parte del lavoro. (Ib, e.) 

\ 500. 24 Febbraio. Aqaileja. — Contratto con Gio. Pietro intagliatore 
di Udine per incidere in legno Y ancona delP altare maggiore 
della Chiesa di Aquileja. Y^ocI XIL) 

1502. 3 Ottobre. Udine. — Contratto di dorai'e P ancona dell'altare 
maggiore della Chiesa di Aquileja con Antonio de Tironi di 
Bergamo abit. in Udine. (Doc, XIII.) 

1503. 13 Marzo. — Il Capitolo conviene con Matteo q. Domenico di 
Udine, falegname, di distruggere il piano del campanile fino 
al castello (ad cassum) e sul castello edificare una cupola di 
mattoni e fare alcune riparazioni al castello, accordandogli 50 
operai. La detta cupola sarà rivestita di calce mischiata con 
polvere di mattoni ed internamente con calce bianca^ a squadra, 
per Due. 32. (Delib, capii,) 

Nel 1607 V opera era finita. {Ib,} 

1503. 26 Aprile. Aquileja. — Stima della pala eseguita dal pittore 
Pellegrino di S. Daniele per l'aitar maggiore della Chiesa 
di Aquileja. {Doe, XIV.) 

1503. 22 Giugno. Udine. — Pagamento della detta pala. (Ib.) 

1519. — Erano nella Chiesa di Aquileja le cappelle di S. Eustachio; 
delle quattro Vergini; e quella de* Santi Nicolò, Giorgio e 
Catterina. (Ib.) 

1524. Restauri alla torre di Aquileja. {Ib,) 

1526. 9 Agosto. Udine. — Contratto per la costruzione del soffitto in 
legno della chiesa di Aquileja. (Doc. XV.) 



237 

1626. 2 Ottobre. Venezia. — Il L. T.u patriarcale Gentile Contarino 
scrive ai Camerlenghi della Chiesa di Aquileja, di esigere il 
denaro per la fabbrica dì quella, e che la riscossione spingasi 
gagliardamente o senza alcun rispetto e ciò per volontà del 
Patriarca Marino Grimani. (CoUez, Joppi.) 

1528. 19 Gennaio. — Minacciando rovina il vecchio battistero esterno, 
si delibera di far un fonte battesimale internamente nella 
chiesa di Aquileja, secondo un disegno presentato. (Dèlio, cit.) 

1529. 14 Giugno. — Si danno Due. 26 giusta la stima a Carlo di 
Carena lapicida per la pila o vaso del battistero e due. 1 1 
per la colonna e base. (Ib ) 

1529. 28 Decembre. — Il Capitolo delibera fare tre nuove campane 
dando il metallo a lire venete 5 e '/a ^^ cento, aggiungendo 
libbre 4 di metallo al cento per il calo e per condurle, al 
campanaro Antonio di Udine. (Ib.) 

1530. 22 Novembre. — Contratto con maestro Francesco Tagliapietra 
di Quaro per la cornice del campanile del duomo di Aquileja. 
(Doc. XVL) 

1534. Si paga Francesco Lurano muratore per lavori al campanile. 
(Delio, cit.) 

1536. Si paga Francesco di Quaro lapicida per lavori al campanile. (Ih,) 

1538. 15 Marzo. — Il Capitolo delibera lavori al battistero della 
Chiesa. (Ib,) 

1 538. 2 Settembre. — Il Capitolo dà sei scudi d' oro al pittore ed 
architetto Giovanni Ricamatore di Udine per il disegno di 
una Cappella da farsi nella Chiesa di Aquileja per commis- 
siono del Cardinal Patriarca Giovanni Grimani* (Opera non 
eseguita.) (Ib,) 

1544 11 Agosto. — Il Capitolo conviene con Girolamo da Pozzo 



238 

lapicida veronese per il pavimento della Chiesa da farfli ìd pietre 
rosse della gi*aiidezza di un piede p mezzo per una a 3G ioidi 
ciascnna. (/ò.^ 

1646 6 Aprile. — Il Capitolo dà Due. 177 al detto maestro CHrotamn 
per 500 pietre quadrate rosse condotte in Aquileja. (Ih ) 

1547. 11 Novembre. — Si delibera riparare il campanile cbe minaccia 
rovina. (Ib,) 

151:9. Sulla cima del campanile al castello delle campane esiate 
riscrizione: M, D LVITI Tadeus Lttrantis hoc ofpu^J /«"'^ 

1570. 12 Febbraio. — Aquileja. Inventario delle reliquie della chiesa 
patriarcale di Aquileja fatto dal visitatore apostolico Barti>lo- 
meo conte dì Porcia abate di Moggio fDoc. Xrif J 

1570. 13 Febbraio. — Aquileia Inventario del tesoro ddUa chiesa pa- 
triarcale di Aquileja fatto dal visitatore Apostolico Bartolomeo 
conte di Porcia. (/>or. XVTIL) 

1570. 1 Marzo. Ceneda. — Lettera del conte Michele della Torre ve- 
scovo di Ceneda al Capitolo di Aquileja, nella quale dichiara 
di essere disposto a restaurare a ^srie spese la cappella di 
S. Ambrogio de' Torriani, facendovi sopra una cupola coperta 
di piombo. 

Questo progetto non ebbe esecuzione. ( Visti, ECeL Aqml 
111 Ms, BihL Civ. Udine, 



DOCUMENTI 



I. 



1211. 9 Maggio, riumicello. Redditi e spese della Camera della chiesa di 
Aqnileja confermate dal patriarca Wolfkero. 

In nomine sancte et individue trinitatis. Anno nativitatis 
Domini nostri Jesu Christi Millesimo 00. XI. Indicione 
qnartadecima. Septimo Idus Maij apud Flumisellum. Iste sunt 
rationes Oamere ecclesie Aquilegensis ordinate et confirmate per 
Reverendissimun in Christo patrem et Dominum dominum Wolf- 
cherum Aquilegensem Patriarcham dignissimum. 

Imprìmis Gastaldio Utinensis dare singulis annis debet 

Camere libras V cere ad pondus Oamere libras VII ad 

pondus Aqnilegense. Gastaldio de Percoto tantundem. Gastaldio 
Aquilegensis tantundem. Gastaldio de Fagania tantundem. Ga- 
staldio Civitatensis tantundem. Gastaldio de Oastro tantun- 
dem. Claviger de Aquilegia XVII libras cere ad pondus 
Aquilegense. Idem Claviger prò oblatione et quia subtracte 
fuerunt expense Camerario cum Patriarcha Civitatem Aqui- 
legensem intrabat solvit XV stana frumenti. Item in festo 
Sancte Lucie dare debet u)iam umam vini et dimidiam quar- 
tariam cum lampades lavantur causa mittendi vinum illud in 
lampadibus. In nativitate Domini unam quartariam vini et in 
Cena Domini unam quartariam vini et in Resurrectione Do- 
mini unam quartariam et in Dominica palmarum Claviger Pa- 
triarche ad usus Canonicorum dare debet ramos de olivo. Jo- 
hannes cum sociis prò uno manso in Orsarya dare debet VII 
Jibras cere. Hospitale vetus sancti Egidii in Levata solvit in 



240 

Assumptioue duas libras cere et unum denarium Aquilegensem. 
Hospitale de Volta tres libras cere. Hospitale de Susans duas 
libras cere. Hospitale de Sacilo^) unam libram cere. Ille de 
Fui ina unam libram cere. Cunigundis de Glemona prò libertate 
sua unam libram incensi et unam libram cere.*) Wichardus 
prò uno orto in Mentono unam libram cere. De hac cera pre- 
dieta dare debet Thesaurarius cuilibet canonico in purificatione 
Beate Virginis unum (cereum). clericis autem alicuius valoris 
qui Ecclesiam maiorem frequentant sicut est in consuetudine an- 
tiqua illa die cuilibet datur unus cereus. OfiScialibus vero cuilibet 
scilicet, fabris, aurificibus, mui'atoribus, pistoribus, magistris 
Ecclesie et illis qui faciunt bulgas^j illis qui ' ad Ecclesiam 
maiorem Ugna trahunt, valdariis, molendinario, mutarlo*) et cla- 
vigero Aquilegensi cuilibet in prefata die detur unus cereus. In 
Pasca resurrectionis det Thesaurarius duos magnos cereos de 
eadem cera et statutis diebus debent feiTi ad baptismum et 
per circulum anni candelas in Ecclesia omnes que sunt necessarie. 
Mutarius vero dare debet omni anno in cena-domini tres fortonos 
prò balsamo in Ecclesia et libras XII thuris et prò cereis qui 
ardent supra Altare duas marchas et dimidiam et prò albis 
monacborum dimidiam marcham et XII fiines ad trahendum 
cortinas in quadragesima et cuilibet custodum datur a Came- 
rario una de funibus supradictis, et omnes funes ad pulsandas 
campanas et plumbum ad omnes lampades et corrigias omnes 
ad ligandos libros et ad portandas claves Ecclesie et manu- 
tergia ad tergendas manus in capitulo et caldariam ad por- 
tandam aquam et tenendam in capitulo et omnes lampades 
in Ecclesia. Hec autem omnia Mutarius dare debet et teneatm*. 
Patriarcha dat omnes libros et campanas. Quidam Mugli- 
sanus prò una vinca dare debet in festo sancti Hermacore 



V Grli ospizi di Volta, Sacile e Susans appartenevano ai cavalieri 
di S. Giovanni di Gerusalemme. 

*) Era una serva manomessa e donata alla chiesa di Aquileia col- 
l'obbligo di dare alla «tessa annualmente una libbra d'incenso ed una 
di cera. 

») Cioè Boru. 

^) Quello che riscuteva la muta cioè la gabella in Aquileia. 



241 

unam quartariam musti. Camerarius vero vel eius vicarius cuin 
Patriarcha est Aquilegie omni sero tenetur cum custodibus ii-e 
ad ipsum portantes aquam benedictam et thuribulum cum in- 
censo et aspergere eum atque thurificare et Mutarius debet 
eis in illa bora magnani cuppam plenam boni vini propinare 
et insuper eis dare unum de cereis qui tenentur ante eundem 
Patriarcham et ille cereus est Camerarii (ilio) sero. Cum antem 
Patriarcha moritur et cum successor eius primo Cameram intrat 
ad missam celebrandam vel ad preparandum se ad celebrandum, 
vestimenta illius illa vice sunt Camerarii et custodum. Cum 
vero Patriarcha Turrim ad pulsandam campanam ascendit, unum 
de vestimentis eius monaci habere debent et XII denarii quos 
dare debet Abbas de Oschiach sunt custodum. Camerarius po- 
testatem habet Monachos in malori Ecclesia instituendi et de- 
stituendi, custodes constituendi et prebendas de xpegen ... (sic) 
conferendi et ipse Camerarius est Plebanus tocius Aguilegensis 
Civitatis et curam gubernationem et regimen animarum Plebis 
Deo dicate ut in Domino.... valeat gubemare tam ad omatum 
Camere quam suis dispositioni et commodis prò parte dispo- 
nendi Plebem de Puszol nuper dictus Dominus Patriarcha 
duxit feliciter sua largitione tradendam sicut in quodam pri- 
vilegio super inde confecto in millesimo CCX. Indictione ter- 
tiadecima. Sexto Idus Decembris plenius continentur.^) Qui- 
cumque habet Ecclesiam sancti Andree in Aquilegia habere 
debet curam a Camerario predicto cura vero illa protenditur 
usque ad portam que dicitur porta sancti Andree sicut itur ad 
forum. Cimiterium vero est in dispositione Camerarii. Omnis 
thesaurus Ecclesie libri planete et omnia que de Camera ex- 
portantur quamdiu extra Cameram sunt. in custodia debent 
esse custodum. Cum autem in Camera reportantur in custodia 
sunt Thesaurarii. Preterea custodes Ecclesie non teneantur sine 
eomm voluntate alieni Sacerdoti dare preparamenta nisi ad 
missas comunes. Candele vero cum quibus Aitarla cinguntur 
sive alia cinctoria antequam missa incipiatur sunt custodum. 
Que vero post missam cinguntur sunt Camerarii. Si vero infra 



Edito neìV Italia Sacra dell' Ughelli, v. 79, 



242 

missam cingantur iUa dividere debet Camerarius cum cuBtodi- 
bus. Missam vero parvam primam Camerarius vel eius vicarias 
celebrare debet. Omnes autem oblationes provenientes per 
oirculum anni Camerarius cum oustodibus dividere debet. 
Domus cum orto que est post Ecclesiam est Camere sicut 
antea fuit. Hospitale sancti Nicolai in Levata dat aimaatim 
unum bisancium vel quadraginta denarios Aquilegenses et 
prò Plebe de Camarcio unam urnam olei et unam libram 
incensi. Guastai dio de Marciliana dat prò uno molandino 
unam marcham prò qua emitur oleum. Bonettus de Carisacho 
unam urnam olei et unam quartariam prò uno molandino quod 
est inter molandinum Patriarche et Ugonis de Castello in festo 
sancte Lucie. In Aquilegia Pellegrinus prò una domo in Fos- 
sula que cum uno capite fìrmat in domo domini Johannis 
versus orientem cum alio versus meridiem in flumine Civìtatis 
et cum tertio capite in via publica duas libras incenai. Mar- 
colinus de Fossula prò una domo iuxta supradictam domum 
que cum uno capite firmat in flumine Civitatis versus meridiem. 
versus occidentem in domo supradicti domini Johannis. versus 
septentrionem in via publica unam libram incensi in dominica 
palmarum. Busticus prò una stacione iuxta stacionem Pauli 
Boni cum uno capite firmat in curia per quam itur ad Eccle- 
siam sancti Johannis versus orientem et in foro versus occi- 
dentem. XLTTT denarios. Galanganus prò una stacione inxta 
supradictam stacionem que firmat versus septentrionem in 
stacione Viti notarli. XL denarios. Item ipse Vitus prò una 
stacione iuxta supradictam stacionem que firmat usque septen- 
trionem in stacionem Venture sartoris. XVI denarios. Ventura 
sartor cum patre prò una stacione iuxta supradictam stacionem 
que cum uno latere firmat in stacione Monasteri! versus sep- 
tentrionem. XXXTII denarios. Johannes Niger de Agello prò 
domibus que firmant in domibus Constancii cum curia et orto 
qui firmant versus orientem in via publica. versum meridiem 
in orto Nicolai becharii. versus orientem in murum Civitatis. 
versus septentrionem in domibus Johannis Rubei. XXXH. de- 
narios. Johannes prò domibus iuxta predictas demos que fir- 
mant centra septentrionem in domibus Mauruconi de Tertio. 
VI. denarios. Angelus prò uno orto in Rena qui cum uno capite 



243 

firmat iu Reua versus orientein, versus meridiem in viuea 
Dominici, versus occidentem in vinea Benedicbi. versus sep- 
tentrionem in terra dicti Angeli tres denarios. Francisouttus 
prò uno prato iiixta pratum Comitis libram unam incensi in 
fasto sacti Andree. Pagesanus uno orto qui est iuxta Cimiterium 
sanctì Andree contra septentrionem. versus orientem in andrena 
comuni, versus occidentem in domo Sipponis. V. denarios. Ma- 
ynardus prò uno alio orto XII denarios in festo sancti Mi- 
ehaelis. Ceredonus prò una stacione que firmat in via publica 
que vadit ad forum versus meridiem. versus occidentem in 
stacione domini Johannis. Vili, libras denariorum. Leonardus 
prò terra ultra flumen que cum uno capite firmat in prato 
Peponis versus orientem. versus meridiem in terra Qervasii. 
versus occidentem in Natissa flumine. versus septentrionem in 
terra Muculi. Vili, denarios. Simeon de Janich solvit annuatim 
in Assumptione sancte Marie unum denarium prò libertate sua 
et suorum. Emizia de Glemona solvit in Nativitate Domini 
unum denariiun prò libertate sua et suorum heredum. Item 
Busyel ultra Lisoncium habet Camerarius prò duobus mansis 
sextaria duo frumenti, duo annone, duo milei et. Vili, denarios. 
In Janich prò duobus mansis. XII. sextaria frumenti. Vili, milei. 
X. annone et proquolibet manso. Vili, denarios. tres galinas ei. 
XXX ova. In Camartio inferiori prò uno manso. XXTT. denarios. 
Item prò alio manso in eadem Villa. XII. libras denariorum. 
Item prò tertio manso quatuor libras denariorum in Assump- 
tione sancte Marie. Dominus Johannes prò quadam domo que 
est in Fossula in domibus suis denarios. XFV quos habebat 
Fratemitas sancti Hermacore. Petrus de Vinea prò uno orto 
ex illa ripa que firmat in via publica per quam itur Beliniam 
versus orientem. VI. denarios. Li Utino mansus quem tenet 
Johannes cum sociis suis unam umam olei et quatuor sextaria 
frumenti. In Romanzacho mansus Radii cum sociis suis unam 
umam olei. In Campoformio mansus Marci cum sociis suis 
unam umam olei. In Martignaco mansus Casotti cum sociis 
suis dimidiam urnam olei. Omnes enim qui solvunt oleum 
solvere debent in festo sancte Lucie. In Argis apud Flumi- 
sellum Johannes Canciani prò uno manso quatuor sextaria 
frumenti, quatuor milei. quatuor annone. VIQ libras denariorum. 



244 

duas umas vini, tres galinas et. XXX. ova. Michael tres 
sextaria frumenti, tres milei. tres annone, duas umas vini, 
libras VI. denariorum. duas galinas et. XX ova. Maurucius prò 
uno manso tres sextaria frumenti quatuor milei. quatuor an- 
none, duas umas vini, denarios. XXXVI. et tres galinas cum. 
XXX. ovis. Mansus Canassii tres sextaria frnmenti. tres milei. 
tres annone, duas umas vini, libras VI. denariorum. tres galinas 
et ova XXX. Mansus Marcufoni est pustota. Mansus Henrici 
est pustota et solvebantur tantundem ut supra. 

Acta tradita data et confirmata fuerunt omnia et singula 
suprascripta apud Flumisellum suprascriptis Millesimo et In- 
dictione ac VII Idus Maij per prefatum Eeverendissimum in 
Christo patrem et dominum Wolfcherum Aquilegensem Patriar- 
cham dignissimum presente tunc Capitulo Aquilegense ac eciam 
presentibus venerabilibus viris Dominis Henrico Aquilegensi 
Archidiacono. Vernhardo Villacensi Archidiacono. Durengo 
Aquilegensi canonico. Andrea santi Felicis Decano. Wigando 
sancti Wolrici Preposito. Wolrico Suevo Aquilegensi canonico 
et aliis qucunpluribus Clericis et laicis fidedignis in multitudine 
copiosa ad predicta vocatis et rogatis. + Ego Herluinus de 
Nimes Apostolica et Imperiali auctoritate notarius publicus 
predictorum ordinationi traditioni dacioni et confirmationi ac 
omnibus et singulis suprascriptis dum sic per prefatum domi- 
num Patriarcham fierent una cum dictis Capitulo Aquilegensi 
ac testibus supradictis presens interfui et ea de mandato dicti 
Domini Patriarche publice scripsi et signum meum consuetum 
apposui in testimonium premissorum. 

In Christi nomine Amen. Anno nativitatis eiusdem Mille- 
simo CCCLXVIII Indictione sexta. die duodecimo mensis Sep- 
tembris. In Terra Utimi Aquilegensis Diocesis in domo solite 
habitationis venerabilis viri D. Georgii de Tortis Decani Aqui- 
legensis Reverendissimi in Christo patris D. D. Marquardi. 
Dei gratia sancte sedis Aquilegensis Patriarche dignissimi Vi- 
carii generalis et in qua consueverunt predictus D. Georgius 
Vicarius et infrascriptus D. Ottobonus Decanus Ecclesie sancte 
Marie Civitatis Austrie diete Aquilegensis Diocesis eciam in 
spiritualibus Vicarius generalis et prefati D. Georgii in predicto 



\ 



245 

officio collega ad causas audiendas et prò iure reddendo sedere, 
presentibus venerabilibus et honestis viris dominis Matheo de 
Bavanis de Hegio canonico colegiato Ecclesie san e te Marie de 
Civitate Austria predicta. Johanne de Monticulis iuris utriusque 
perito dicti D. Patriarcbe Aquilegensis in temporalibus Vi- 
cario generali. Michaele de Utino canonico colegiate Ecclesie 
sancte Marie de Utino. Johanne de Ravanis de Regio dicti 
D. Mathei fratre et Gabriele q. Johannis de dieta Civitate 
Austria diacono et aliis pluribus testibus ad hec vocatis et 
rogatis. Ibique hoc et suprascriptum exemplum ex originali 
ac ex autentico et publico Istrumento manu Herluini publici 
apostolica et imperiali auctoritate notarii scripto non vi- 
ciato, non cancelato nec in aliquo seu parte suspecto sed 
omni prorsus vicio et suspicione carente per me Jacobum no- 
tarium subscriptum sumptum iuxta et tenore dicti publici In- 
strumenti coram venerabili viro D. Ottobono de Ceneta De- 
cano diete colegiate Ecclesie de Civitate Austrie et prefatì 
D. Patriarche in spiritualibus Vicario generali ad banchum sue 
solite audientieinloco predicto prò tribunali ad peticionem ve- 
nerabilis viri D. Bassani de Osnago ibidem presentis insinua- 
tmn fuit et in eius presencia per me Jacobum notarium ac 
Petrum de Fosdenova. Nicolussium q. Jacobi et Nicolaum Ma- 
nini de Utino. Petrum de Bononia et Johannem dictum Co- 
stam de Meduna subscriptos et publicos notarios diligenter 
cuna dicto publico et originali lustramento ascultatum fuit et 
cnm dictis et infrascriptis notariis piene et fideliter ascultavi 
et ciun ipse D. Ottobonus Index et Vicarius cognoverit et vi- 
derit prout ibidem expresse asseruit hoc exemplum de verbo 
ad verbum cum dicto originali et autentico lustramento per 
omnia concordare ut eidem exemplo tamquam originali de ce- 
tero adhibeatur piena fides prefati D. Patriarche et suam auc- 
toritatem interposuit pariter et decretum. 

Seguono le convalidazioni dei cinque Notai sopranominati. 

(Da pergamena nell'Arch. Capit. di Cividale, trascritta da V. Joppi.) 



'24^5 

n. 

1824. 5 marzo. Ci ridale. Processo per iiu luaso in Batrio, gravata dal 
Ministero dì lavorare nella chiesa e palazzo patriarcale di Aqnileia. 

A. D. MCCCXXIV. ind. VII. die V Martii in Castro Utìni 
supra patriarchali palatiO; presentibus ser Bello qui fiùt de 
Cumis et moratiir in Utino, Daniele nepote D. Decani Aqiii- 
legensis, Barazuto de Papia et aliis. 

Bonus filius qm. magistr Bonacursi manganatoris qui fuit 
de villa Trepi constitutus in presencia Ven. viri D. Fr. Jo- 
hannis Abbatis Rosacensis Vicarii Dni Patriarche et dixit 
quod fecerat darì primum terminum, secundiim et tercium Ni- 
colao q. Odorlici dicti Zani de Budrìo qui quemdam Mansum 
situm in Budrio sibi resignatum per dictum quondam Odor- 
licum et sibi spectantem ratione ministerii quod habet a Dno 
Patriarcha, videlicet Iaborandi in Ecclesia Aquilegensi et in Pa- 
lacio D.ni Patriarche in Aquilegia, quorum t^rminorum duos 
probavit per Thomadussium de Budrio Decanum Dni Pa- 
triarche, qui Decanus etiam dixit quod dictus mag. Bonus est 
caput et magister super omnes alios massarios qui habent de 
territorio ipsius Ministerii et tercium terminum probavit per 
lacomucium preconem Dni Patriarche in Budrio ibidem pre- 
* «eutes. Et oum dictus Nicolaus non compareret secundum 
mandatum sibi factum ad diem hodiernam per dictum preconem, 
supradictus D. Vicarius mandavit Thomadusio Decano predicto 
quod ipsum mag. Bonum induceret in tenutam Mansi predicti. 

(Not. Melioranza. Arch. not Udine.) 



IH. 



1336. 19 ottobre. Cividale. Il Patr. d' Aquileia invita il Clero a pagargli 
800 marche di soldi imposte dal Sinodo. 

Sancte Sedis Aquilegensis Dei gratia Patriarcha Bertran- 
dus Universis et singulis Abbatibus, Prioribus, Decanis, Pre- 
positis, Archidiaconis, Plebanis et aliis ecclesiarum Rectoribus 



et Mini stris, Capitulis et Conventibus ouiuscumque ordinis et 
conditionis existant ceterisque personis ecclesiasticìs seu eorum 
vicariis seu vicesgerentjbus in civìtate et diocesi aquilegensi 
constitutis ad quorum noticiam presentes pervenerint salutem 
in domino. Cum in nostro Sjmodo Civ. Austrie hodie cele- 
brata per clerum nostrum Aquilegensem tam intrinsecum quam 
extrinsecum nemine discrepante firmatum extitit et provisum 
quod in amminiculum expensarum et omnium que anno pre- 
senti passi sumus quod multis et diversis negociis que habet 
Aquilegensis Ecclesia in Romana Curia expedire ac etiam prò 
Nunciis Apostolice Sedis qui per istas partes transeunt et re- 
paratione Aquilegensis Ecclesie et Castrorum et locorum 
eiusdem nec non prò deffensione ipsius Ecclesie quam eius emuli 
invadere et depopulare dampnabiliter nitebantur, nobis de oc- 
tingentis marchis soldorum solvendis hinc ad proximum festum 
Epiphanie subsidium impendatur et dimidietas quantitatis 
predicte clerum nostrum intrinsecum et reliqua dimidietas 
Clerum extrinsecum contingere dignoscatur ac facta distribuì 
tione equali fideliter et discrete de porcione vestra iuxta quo- 
rumlibet facultates et taxationes ecclesiarum nostrarum vos 
et imumquemque vestrum contingat illa quantitas quam lator 
presencium vobis iuxta ceduUas sibi traditas assignabit. Uni- 
versitatem vestram semel, secundo et tercio peremptorie te- 
nore presentium requirimus et monemus vobis nichilominus 
et cuilibet vestrum districte precipiendo mandantes, quatenus 
partes vobis impositas hinc ad diem festum Epiphanie discreto 
viro Presbitero Meliorancie canonico Utinensi collectori nostro 
ad hoc deputato solvere et assignare curetis. Alioquin in vos 
et quemlibet vestrum deficiente in solutione predicta vel non 
solventem predicta usque ad terminum antedictum canonica 
monitione premissa excomunicationis sententiam proferimus in 
hiis scrìptis et Ecclesias huiusmodi non solventium ecclesiastico 
supponimus interdicto^ ad ulteriora nichilominus processuri si 
vestra exegerit inobedientia et contemptio. De presentium vero 
presentacione quas registrari et nostro sigillo muniri fecimus 
relationi latoris eorum nostri iurati nuncii sine probatione alia 
dabimus plenam fidem. Mandamus tamen vobis et unicuique 
vestrum sub penis predictis quatenus receptioni presentium et 



248 

habita copia de eisdem si eam habere volueritis illas dicto 
latori sine aliqua dificultate restituatis ut ipsas aliis valeat 
presentare. 

Data Ci vitatis Austrie in nostro patriarchali palatio die 
XIX mensis Octubris anno dominice nativitatis MOCCXXXYI, 
ind. IV. 

(Not. Gubertino da Nevate A N. U.i. 

IV. 

1960. 12 Gennaio. Aqiiileia. Quietanza dei lapicidi per lavori a^lla chksit 
di Aquileia dì 400 fiorini d'oro. 

A. D. MCCCL. die XII januarij Aquileie in Stacione Mag. 
Albertini Phisici presentibus Fulcherio de Strassoldo, Mag. Co- 
radino Cirurgico de Sacillo, Guillelmo hospite, Jacomo de Sena 
et Antonio Musello familiaribus dicti M. Albertini testibn*^ 
et aliis vocatis. 

Magistri Gilbertus et Fredericus fratres lapicida magistri 
Ecclesie Maioris Aquilegie ambo in solidum confessi et con- 
tenti fuerunt habuisse super eo quod habere debent de labe- 
rerio Ecclesie predicte et emendo lapides necessario^ prò Eccleida 
a D. Arnoldo de Pratis Vicario D. Patriarche Aquilegensis flo- 
renos quadringentos aureos quos sibi promisemiit unmquam 
repetere et de eis fecerunt finem remissionem et de ulterins 
non patendo cum obligatione et cum refectione et cum omni 
melioramento. 

(Giovanni di Guglielmo q. Martino di Aquileia, notaio.— BibK <*ìv»di "Ddine.i 

V. 

1360. 2 Luglio. Aquileia. Proventi assegnati dal fu patriarca Bertrando 
sulla grazia del vino di Grado por la riparazione della chiesa d'Aquileìfl- 

A. D. MCCCL. Die secunda Julii in maiori Aquilegensi 
Ecclesia in capella sancte Crucis presentibus presbit^rls Jacobo 



249 

mansionario, Andrea capeliano altana Virginum nec non Jor- 
dano iurisperìto testibus. 

Coram venerabili viro D. Conrado Gaza vicedecano in 
Capitolo cum D. Philippino, Guillelmo et Canonicis more so- 
lito existente comparuit Aginotus tamquam procurator D. Ca- 
stroni de Bardis proponens et dicens. Domini, ego sum tam- 
quam procurator D. Castroni, compareo coram vobis quia pre- 
dictus D. Castronus emit a Dno Patriarcha Bertrando Gratiam 
vini de Grado in futuro tempore et persolvit dicto D. Pa- 
trìarche de cetero plures denarios quos accepit prò reparatione 
supradicte Ecclesie et michi videtur quod ìpsam vendidistis 
in predicti D. Castroni non modicum dampnum, preiudicium et 
gravamen, quare coram vobis tamquam ipsius procurator et 
suo nomine compareo et protestor, quod nulla venditio ipsius 
Gratie facta per vos et Capitulum Ecclesie Aquilegensis de- 
beat esse in suum dampnum, preiudicium et gravamen et diete 
venditioni non consensiens nec assentiens aliqua ratione, modo 
et forma. 

(Minuta orig. del notaio Francesco d'Aquileia. Arch. Not. Udine.) 



VI 



1854. 14 marzO; Avignone. Papa Innocenzo VI chiede al patriarca di 
Grado informazione intomo allo stato della città e chiesa di Aquileia 
dipinto come tanto infelice dal patriarca d'Aquileia, suoi sufi&aganei e 
capitolo acquileiese, dagli abati, nobili e comunità del Friuli, che vole- 
vano trasportare in Udine le reliquie e tesori di queUa metropolitana. 

Innocentius Episcopus Servus servorum Dei Venerabili 
Fratri Fortunerio Patriarche Gradensi, salutem et apostolicam 
benedictionem. 

Nuper prò parte Vener. Fratrum Nostrorum Nicolai Pa- 
triarche Aquilegensis, Egidii Vicentini, Petri Concordiensis^ et 
Johannis Emoniensis Episcoporum ejusdem Patriarche suffra- 
ganeorum, nec non dìlectorum filiorum Decani, Vicedecani et 



260 

Capituli Ecclesie Aquiìegensis et nonnuUorum Abbatum Mo- 
nasteriorum aliorumque Prelatorum et Capitulorum diversa- 
rum Ecclesiarum, ac Nobilium et Communitatum quamphirimn 
locorum Aquil. Diecesis, proposita fuit in Concistorio coram 
Nobis, quod in Aquilegensi Civitate, que, olim amenitate loci, 
divitiis et potentia floruit, a longissimis retro temporibus, ilio 
volente qui disponit omnia prout vnlt, peccatisque forsan exi- 
gentibus, ex aquarum putrefactione palustrium, ac serpentum, 
aliorumque reptilium inibi abbundantium, olfatu pestifero aer 
sic infectus extitit prout existit, quod in ea que, et infra ma- 
gnum suorum menium ambitum populi et edifitiorum abbun- 
dare multitudine consuevit, habitatores paucissimi et vix cen- 
tum habitata hospitia remanserunt, ipsique habitantes ibidem 
tam Clerici quam Laici infirmjtates gravissimas ex infectione 
predicta quasi annis singulis patiuntur, adeo quod in eis pu- 
trefacto sanguine corpora et membra turgescunt et color vi- 
vidus in croceum commutatur, ipsaque civitas ex antiquis edi- 
fitiorum ruinis, vepribus ac cicuta, aliisque fetidis herbis 
repleta, quasi in totum inhabitabilis est effecta quodque etiam 

circa Civitatem eandem succrevit in tantum, quedam palustris 

aquositas, quod frequenter ad Civitatem ipsam sine magno 
periculo et presertim tempore pluvioso, vix potest accessus 
haberi, propter que idem Patriarcha et Canonici et Ministri, 
alieque persone Aquiìegensis Ecclesie supradicte preter aliquos 
valde paucos in ipsa Ecclesia, estivo precipue tempore, reai- 
dere non audent, nec ausi fuerunt ex multo tempore retroacto 
predicta pericula metuentes, aliique etiam, qui tam de vicinis 
quam de remotis partibus eandem Ecclesiam, in qua multa 
Sanctorum Corpora requiescunt devotionis causa, et presertim 
in feste Sanctorum Hermacore et Fortunati, qui in eadem 
quiescentes Ecclesia, pre ceteris Sanctis principaliter venerantur, 
consueverunt annis singulis visitare, a visitatione huiusmodi 
propter quam frequenter plurimi in graves egritudines et 
nonnulli mortis dicuntur subiisse discrimen, se retrahunt. Ecclesia 
ipsa tam nobilis, tamque solempnis, et in ea reposite sacre Ee- 
liqui eiamdiu veneratione debita caruerunt, cultus inibi divinus 
non affectato defectu, sed metu mortis et periculorum huiusmodi 
neglectus extitit, populi devotio tepuit, ac demum, ut omnia 



§61 

ìbidem desolatoria pariter occurrere videantur. ipsius Ecclesie 
machina, sexennio vel cii'citer iam transacto, ex concussione 
comdt terremotus, propter qnod etiam cultus, veneratio et 
dovotio supradicti ibidem quasi totaliter cessavenint, iis etiam 
adiecto, quod de reedifìcatione ipsius Ecclesie in eodem loco, 
qui ex premissis causis nimis difficilis et demum inutilis prorsus 
existeret, spes nuUatenus sit habenda: quinimo sit verisimìliter 
fonnidandum ne Sancfcorum Corpora et Reliquie supradicte, ac 
Thesaurus nobilis et iocalia ipsius Ecclesie, que minus debite 
custodiuntur, de dictis Civitate et Ecclesia sic desertis pre- 
sertim guerrarum tempore, quibus eadem Ecclesia cum uni- 
versa Patria frequenter nimis affligitur, ab ipsius Ecclesie ho- 
stibus, maxime cum prefata Civitas ex debilitate loci et inha- 
bitantium paucitate absque aliis gentibus et magno dispendio 
defensari non possint. asportentur hostiliter aut furtim alias 
subtrahantur. Quare prò parte Patriarche, Suffraganeorum, 
Abbatum, Decani, Vicedecani, Prelatorum, Capitulorum, No- 
bilium et Communitatum predictorum fuit Nobis humiliter 
supplicatum, ut Ecclesiam ipsam cum omnibus iuribus, hono- 
ribus, privilegiis, indulgentiis, libertatibus et immunitatibus 
suis, ad Terrara Utini de temporali et ipsius Ecclesie dominio 
existentem diete Diocesis locum utique pre ceteris locis pre- 
facte Diecesis insignem, et etiam populosum, aeris salubritate 
perspicuum, amenum et fertilem, et a dieta Civitate Aquilegensi 
ultra viginti milliaria non distantem, menibus et fossatis bene 
munitum, et intra ejus.. amplitudine spatiosum, Ecclesias et solem- 
pnia religiosorum et religiosarum loca ac hospitalia quamplura, 
devoti Cleri ac fidelis populi prò iuribus et honoribus ipsius 
Ecclesie defensandis exponentes iugiter se et sua, nec non 
hospitiorum satis decentium multitudinem copiosam continen- 
tem et in qua etiam Castrum et Palatium Patriarchale, in 
quibus iam multo tempore, Patriarche Aquilegenses, qui tunc 
fuerunt, ut plurimum residerunt, prout etiam idem Nicolaus de 
presenti residet cum Curia et familiaribus eorundem, et insuper 
quamplures Nobiles et Potentes iurisque peritorum; Medicorum; 
Notariorum, Mercatorum, atque diversarum artificum copiam, 
ac diversas Scholas in scientiis primitivis, mercesque varias, 
et alia quelibet, que insigniunt Civitates existere asserunt, 



^252 

transferre ac aliquam ex Ecclesiis eiusdem loci Utini in Ca- 
thedralem et Patriarchalem erigi, ipsumque looum Utini Civi- 
tatis vocabulo insignire, et tam Ecclesiam, quam Civitatem 
easdem Aquilegiensi nomine nuncuparì, et insuper cum eadem 
Ecclesia Sanctorum Corpora, reliquias, thesaurum et iocalia 
supradicta ad eundem locum Utini transferrì, mandare^ per 
quem favente Deo sperare se asseront quod in illis pardbns 
cultus Divinus augebitur, Ecclesia ipsa in sua debita veneratione 
resurgat, cresce tque erga eam et sacratissimas reliquias supra- 
dictas devotio fidelium consueta, ipsaque Ecclesia cum personis 
eiusdem, ac corporibus, reliquiis, thesauro et iuribus supradictis 
tam predicto guerrarum, quam ipsius Ecclesie, vacationis tem- 
pore, in quo maxime Ecclesia ipsa per iniquitatis filios iniurìis, 
molestiis, violentiis, et pressuris affici consuevit, tuta consistet de 
benignitate Apostolica, dignaremur. Nos itaque, iuxta paterne 
charitatis officium ex solo huiusmodi Civitatis et Ecclesie pre- 
dictarum miserabili status auditu, pia compassione compuncti, 
ac super premissis quia de illis certam notitiam non habemus, 
mature ac provide procedere cupientes, Fratemitati tue, de 
cujus circumspectione gerimus in bis et aliis in Domino fi- 
duciam specialem, per Apostolica scripta committimus et man- 
damus, quatenus ad predicta et alia, de quibus tibi videbitur, 
loca te transferrens, de premissis omnibus et singulis, et aliis 
circumstantiis universis diligentius te informes, et quidqnid 
per informationem eandem invenies, Nobis per tuas clausas Lit- 
teras tuo sigillo signatas, harumque seriem continentes quan- 
to citius intimare procures, ut inde sufficienter instructi, que 
super iis agenda fuerint consultius, auctore Deo, disponere 
valeamus. 

L. S. Datum Avenione II Idus Martii, Pontifica tus Nostri 
anno secundo. 

Guidottm etc, 

(Da copia antica nella ooUez. Frangipane in Castelporpeto.ì 



253 



vn. 



1361-1368. Lettera del Patriarca d' Aquileia Lodovico al re d' Ungheria, 

colla quale gli raccomanda la sua chiesa e lo prega a fargli rilasciare la 

muta della Chiusa dal duca d'Austria per impiegarne i proventi al re* 

stauro della chiesa d*Aquileia. 

Littera directa Domino Bregi Ungane super accessu D. 
Patriarche ad D. Legatum. Serenissime Princeps et Domine mi 
piJBsime. Sicut cervus aquas appetii sitibundus, ita desiderio de- 
siderai spiritus meus vestris sacris adesse conspectibus, ut si- 
cientis refociletur animus in maiestatis vestre limpidissimo 
fonte a quo scaturiunt rivuli gratiarum, sed vocatus de man- 
dato apostolico per Rev.""*" patrem D. Egidium Sabinensem 
Episcopum Apostolico Sedis Legatum supra arduis eundem 
Dominum Apostolicum eiusque Sanctam Sedem et Eomanam 
Ecclesiam non mediocriter tangentibus, non possum, iugo ad- 
stractus obedientie, quod diu concupivi et cupio adimplere. 
Cum itaque superiori urgente mandato ut eo celerius iter 
possim proficere me ordinem et disponam et potissime ut Ecclesia 
Aquilegensis cui licet indignus presideo una cum fldelibus et 
subditis in pacis amenitate quiescat, quod sub vestri oulminis 
protectione fieri posse conspicio, me Ecclesiam, fideles et sub- 
ditos alme Corone vestre humiliter recommendo. Deposoens in- 
time et exorans ut Christianissimorum inclite memorie geni- 
toris et antecessorum vestrorum sequentes preclara vestigia dic- 
tsm Ecclesiam cum sene Antistite et subditis sub umbra alarum 
Maiestatis Regie susciperedignetur et Ecclesia nostra tanto su- 
fnlta presidio in suis iuribus et honoribus conservetur. Ceterum, 
Invictissime Princeps, ad meum loquar Dominum assumpta 
audacia itala (sic) preces meas non aspemi sed vestris iura- 
xnentis et suasionibus feliciter exaudiri. Cum enìm iamdiu 
ex concussione terremoljus dieta Ecclesia tota coUapsa fuerit, 
adeo quod ubi erant Altana Sanctorumque Reliquie, pavimen- 
tumque politum marmore, cumuli veprium videantur, ad cuius 
rehedificationem anhelo toto conamine, sed deficiimt ad perfec- 
tionem tanti operis facultates, prò cuius fabrica Muta Cluse, 



264 

que nunc actu cousistit iu mauibus Incliti Duuiini Ducis Austri*? 
fratris vestri, fuit a Divis Romanorum Imperatoribus et Eegibus 
deputata, supplices preces porrigo ut eumdeni D, Ducem ca- 
ritativis monitis et frateriiis exhortationibus luducere diguetur 
vestra sublimitas, ut ad compassionem erga tam incUtam et 
fere toti orbi famosam et a qua multos Louores et feuda 
obtinet, oculos aperiat mentis sue et ad niatris niìserìas pii 
filli vlscera moveantur, restituatque, quod matris est, ut glo- 
riosissima genetrix Vii-go cuius res agitui^^ glorifìcetur cum 
fillo in tempio sancto suo et elus nomini dedicato. Data ©te* .. 

(Noi. Gandiolo di 8. Vito. Arch. CapU . Udiae.) 



vm. 



1971. 23 Luglio. Cividaie. Il patriarca Marquardo ta &mpla c[Uittanza dei 

denari ricevuti e spesi da Pre Zanetto di Gi astino pò 11, mansionario di 

Cividaie, nella fabbrica della chiesa Maggiore d'Aquileia. 

Nos Marquardus Dei gratia sancte sedis Aquilegenais Pa- 
trlarcha tenore presencium notum forum volumus universi^ 
presentes litteras Inspecturls quod facta et calculata ratione et 
computo cum dilecto nobls in Christo presbitero Zanetti dfe 
Justinopoll Mansionario Ecclesie Civitatensis Oflficiali per 
nos ad fabricam nostre Aquilegensls Ecclesie deputato de om- 
nibus et singulis ducatis, florenis, pecuuiarum quantitatibus et 
aliis quibucumque rebus exactis etreoeptis per eum a qiiibus- 
oiunque personis de nostro vel absque nostro mandato ac 
omnibus et singulis administratis per eum circa fabricam diete 
Ecclesie a die sexto mensis Septembria millesimi trecenteslini 
sexagesimi noni usque in presentem diem ; profìtemur nobi» 
factam fore bonam integram et legalem rationem omnium 
eorum que dicto tempore quomodocumque et qualitercnmque 
ad manus ipsius pervenerunt easdemque pecuniarum quantitate^^ 
et alia recepta per eum conversas fuisse ut esse in utilitatem 
et commodum fabrice Ecclesie memorate- Idciroo eidem pre- 
sbitero Zanetto et suis heredibus finem remissionem et liberam 



265 

quietationein ac absolutionem iacimus per preseutes quas ius< 
simus nostri sigilli appensione muniri in fcestimonium premis- 
somm. Datum in nostra patriarchali Civitate Austria die 
XXniI mensis Julii. Anno Domini millesimo trecentesimo 
septuagesimo primo. Indict. nona. 

(Da perg. orig. nell' Arch. Capitolare di Cividale. Voi. XIV, N. 94, cou si- 
gillo grande rotondo in cera rossa pendente.) 



IX. 



1484, 13 luglio. Aquileja. Il Capitolo conviene con M.* Domenico de Maffeis 

di Clino nel Milanese, della costruzione della nuova Cappella di S. Canziano, 

situata sotto il Coro chiuso nella chiesa di Aquileja. 

Anno MCCCOLXXXXIV. Die Dominioo XIII Julii. Post 
prandium congregato Capitulo (S. Aquileiensis Ecclesie) in 
domibus habitationis Eev.°^^ D. Decani presentibus, M.® Ber- 
nardino de Bissone dicto Furiano et Sebastiano de Osteno 
lapicidis ambobus Aquileje habitantibus testibus etc. Ibique 
reverendus pater D. Doymus (de Valvesono) Decanus et tam- 
quam Camerarius S. Aquil. Ecclesie, absente D. Eichardo (de 
Strassoldo) eius coUega, qui requisitus ut interesset infrascripte 
conventioni, respondit se non posse interesse et quod erat con- 
tentus de omni ec quod dictus D. Decanus ageret cum Con- 
silio ven. D. Francisoi de Ottacco, volensque exequi commissionem 
8ibi factam hac eadem die per suprascriptum Eey. Capitulum 
de construendo et conveniendo cum magistris (facere) Capellam 
S, Cantiani sitam sub Choro clauso, convenit cum M.® Do- 
minico de Mafeis de Chino ducatus Mediolani Venetiis habi- 
tante ad S. Vitalem ibidem presente, quod ipse M.r Dominicus 
debeat esse prothomagister dicti operis tam in conduci faciendo 
lapides necessarios et oportunos ex Istria sumptibus tamen 
Ecclesie et in ordinando et conducendo dictum hedificium ad 
perfectionem et reperiendo lapicidas et componendo cum eis 
de precio mercedis eorum cum omni utilitate et melioratione 
Ecclesie et sumptibus eiusdem Ecclesie et quod prò tempore 



256 

intra quod operabuntui* dicti lapicide conducendi^ dictus M/ Do* 
minicus teneatur sepius visitare personaliter loctim edìfìciì et 
instraere dictos operarios suis sumptibus et expensis et prò 
mercede sui laboris in veniendo, stando et recedendo habeat 
et habere debeat singulo mense ducatis quatiior^ hac conditione 
adiecta, quod si dioto tempore ipse manualiter operaretiir, tunc 
et eo casu singulo mense et in ratione mensìs habeat et habere 
debeat ducatos septem et eo casu cesset stipendium dictonun 
ducatorum quatuor. Promittens idem M/ Domimcus procurare 
omnia suprascripta cum omni diligentia et fide et utilitate 
Ecclesie et prefatus D. Doymus tamquam Camerarìus promisit 
realiter et cum eflfoctu satisfacere dicto M.'' Dominico dictum 
stipendium promissum; qui quidem M.' Domiiiicus promisit 
dare principium omnibus modis dicto operi faciendo in iiiitio 
mensis octobris proxime futuri. De quibus omnibus rogatus fui 
egopresb. Johannes notarius pubhcus confi cere instnunentum 

«DeUb. Capit. Aquil. II, p. 43. Arch. Capit Udine. > 

X. 

I4d8. 16 Aprile. Consacrazione dell'aitar maggiore della Chiesa di Aquileja 

Ego Sebastianus Nascimbenus dei et apostolice sedis 
gratia Episcopus Conoviensis Eev.™* in Chiisto patrie et domini 

d. Dominici Grimani titnli S. Nicolai inter imaginea diaconi 

cardinalis et patriarche Aquilegensis dignissimi suffraganeus in 
sua diocesi Spiritus Sancti gratia interveniente consecravi hoc 
altare in honorem Dei, Beate virginis Marie ac sanctonim Erma- 
core et Fortunati. In quo reposui reliquias sanctorum martynim et 
sanctorum Elari et Taciani. Felicis. Largi et Dionisii martyram. 
Item reliquias sanctorum Agapyti martyris et omnium ape* 
stolorum et confessorum. Item reliquias sanctaruro virginum 
Euphemie. Dorothee. Tecle et Erasmo. Sanati Sigi smundi regis 
et martyris ac etiam sancta Anastasio et plurimorum sanctorum 
confessorunm concedens Christi fidelibus ipsum devote visi- 
tantibus annuatim auctoritate suffraganeatus XL dies ìodolgenlàe 
in forma Ecclesie consueta. Anno domini MCCCCLXXXXVIH 



I 



V 



257 

Ind. I. die vero XVI mensis Aprilis que fuit in feria pascalis 
resurrexionis pontificatus sanctìssimi in Christo patris et domini 
d. Alexandri Pape VI anno X. 

Laus Beo 
Semper. 

Da pergamena trovata uel sepolcro dell' aitai* maggiore della Basilica 
di Aquileja nell' occasione della nuova consacrazione di questa, il 

12 lugHo 1876. 
La detta pergamena si conserva nell' archivio parrocchiale del luogo. 



XI. 



aj 1498, y novembre. Aquileja. Deliberazione del Capitolo di costruire il 
coro della Chiesa patriarcale d' Aquileja. bj 1498, 12 novembre. Aquileja. 
Convenzione per il detto lavoro con M.° Domenico de Maiieis di Clino, 
Milanese, lapicida e proto, e) 1498, 31 ottobre. Aquileja. Pagamento di 

parte del lavoro. 

a) Die veneris novembris MGCCCLXXXXVni. Post 
mÌ88am maiorem congregato Capitulo ad sonum campanelle in 
sacristia S. Aquileiensis Ecclesie more solito, in quo interfue- 
ront venerabiles Domini Philippus de Belluciis Vice-decanus. 
Daniel Bidemiitius et Antonius de Strassoldo Canonici prefate 
Ecclesie et totum Capitulum ipsius facientes et representantes, 
cum plures in presentiarum non essent qni comode vocari et 
interesse possent ; ibique prefati Domini et Capitulum conside- 
rautes quod alias deliberatum fuit facere Capellam unam in 
prefata Ecclesia in honorem S. Cantiani et Cantianille ubi nunc 

extat altare (sic) et subtus chorum ligneum clausum et supra 

dictam capellam construi etiam facere unum altare in honorem 
S. Marci pape et coufessoris de cuius reliquiis alique dicuntur 
extare in sanctuario diete Ecclesie, que constructio et fabrica 
mazimam impensam requii^unt et tempus et tunc non fuit per- 
spectum et consideratum quod edificando et construendo ca- 
pellam et altare predictum necesse est ruere et mutare chorum 
predictum ligneum clausum in alio loco et antequam capella 



268 

ipsa et altare fabricentur: propterea hodie dicti Domini habito 
multiplici traotatu tam Inter ipsos quam etiam cum peritis de- 
creverunt et deliberaverunt suprasedere oonstructioni et fabrice 
dictarum capelle et altaris prò nunc et dare principiom et suc- 
cessive medium et fine perfectum ad fabricam chori, quem constmi 
decreverunt post altare maius et eius tribunam sivecapellamcum 
suis columnis, fenestris, sedibus duplicibus, pavimento testudineo 
et solari suffitato sub tecto, ita quod sit ad laudem Dei, Beate 
Virginis Marie et Sanctorum patronorum nostrorum Hermachore 
et Fortunati et decus et ornamentum prefate Ecclesie nec non 
salubriorem clericorum eiusdem. 

b) Conventio facta cum M.^ Dominico lapicida de lapidibus 
chori construendi. 

In Ghristi nomine amen. Anno nativitatis ipsius domini 
nostri Jesu Christi MCCCCLXXXXVIII, ind. I, die vero 
XJT novembris. Actum in Sacristia S. Aquileiensis Ecclesie in 
Capitulo, in quo interfuerunt venerandi Domini Philuppus de 
Belluciis Yice-decanus asserens se habere vocem prò D. Jacobo 
de Montegnaco absente, Daniel Bidemutius, Rizardus, Antonius 
de Strasoldo et Gregorius Bartolinus omnes Canonici prebendati 
et residentes apud eandem Ecclesiam et totum Capitulum ipsius 
Ecclesie facientes et constituentes, cum plures in presentiarum 
non essent qui comode vocari et interesse possent, presentibus 
venerabilibus Dominis presbiteris Antonio de Cottignola et Valerio 
de Podio mansionariis in dieta Ect'Jesia ac etiam presb« Nicolao 
de Verona sacrista diete Ecclesie testibus etc. 

Prefati Domini et Capitulum tamquam gubematores et 
administratores camere et ornatus prefate S. Aquileiensis Ec- 
clesie, considerantes et sapienter attendentes opus esse con- 
strui et erigi facere unun chorum in ipsa Ecclesia in quo 
aptius et comodius habitare possint clerici diete Ecclesie ad 
cantandum divinum officium et laudes debitas Deo oifferrendum^ 
idcirco ad laudem eiusdem Dei et domini nostri Jesu Christi 
et beatissime Virginis Marie ac Sanctorum Hermachore et For- 
tunati patronorum nostrorum, deliberato et decreto per Dominos 
et Capitulum construi chorum predictum post capellam seu 
tribunam maiorem ipsius Ecclesie elegerunt et assumpserum 



269 

discretum virum Magistrum Dominicum de Mafeis de Chino 
districtus Mediolanì, lapicidam, prothomagistrum ad fabricam 
et erectionem chori prefati. Qui quidem M/ Dominìcus ibidem 
presens et coram prefatis testibus et me notario infrascripto 
promisit et convenit solemniter prefatis DD. Vice-decano^ Ca- 
nonicis et Capitalo prò se ipsis ac aliis absentibus et eorum 
successoribus ac vice et nomine totius Capitali et Camere 
ipsius Ecclesie stipalantibas et recipientibas, construere et 
facere sea constrai et fieri facere choram predictam post 
dictam capellam maiorem eiasdem Ecclesie in hunc modam 
infirMcriptam, videlicet : constraere et facere in et sapra maro 
antiquo rotunditatis ipsius capelle fenestras undecim altitudinis 
pedum sex et latitudinis pedum trium vel plus aut minus prout 
opus ipsum requiret, cum pilastris inter ipsas fenestras de 
lapidibus Istrie quadratis et sculptis, quos lapides idem M/ Do- 
minicus dare debeat et conducere ex Istria omnibus suis sump- 
tibus, laboribus et expensis a dieta Istria usque ad ripam 
fluminis Aquilegie, a qua deinde ripa prefatum Capitulum de- 
beat ipsos lapides exonerare a navilio et ipsos conducere seu 
conduci facere sumptibus prefate camere ad Ecclesiam pre- 
dictam : quarum fenestrarum piane lapides et pilastri et arcus 
earumdem lati esse debeant ad mensuram unius pedis ìuxta 
formam et designationem factam in quibusdam foliis papyri 
per ipsum M." Dominicum penes me notario infrascripto exi- 
stantem et supra dictas fenestras ab uno videlicet latere diete 
capelle magne usque ad aliud latus per circuitum esse debet 
comisia una latitudinis unius pedis in qua sculpi debebunt certe 
littere secundum ordinationem prefatorum Dominorum et Capituli. 
Item prefatus M' Dominicus facere debeat portas duas 
una quanim sit et esse debeat in ipsa capella cum mensuris 
earumdem fenestrarum excepta longitudine ipsius porte que 
esse debebit proportionaliter longa usque ad summitatem ip- 
sarum fenestrarum cum eodem comisia supra eam : alia vero 
porta quadra a latere altaris Corporis Christi versus sacristiam 
ipsius Ecclesie iuxta etiam formam designatam per dictum M." 
Dominicum latitudinis pedum trium et altitudinis pedum quinque 
onm dimidio. 



260 

liem lacere debeat ex dictis lapidibus capitella duo et 
bases duas prò duabus columnis antiquis, quas columnas dietimi 
Rev. Capitulum snmptibas diete camere debeat renovari facete, 
que columne poui debeant in duobus angulis post ipsam ca- 
pellam et in ipso choro et hoc prò fortitudine angulorum diete 
capello qui incidi debeant. 

Item dictus M/ Dominicus facere debeat fenestras quatuor 
in dioto choro in muris seu parietibus ipsius chori, qui muri 
esse debebunt grossitudinis unias lateris seu unius motoui, 
sovaciatas a parte interiori dicti chori cum suis planis, que 
fenestre sint altitudinis in lucem pedum trium et latitudinis 
pedum quatuor cum uno oculo supra quamlibet ipsarum et quod 
sit in dispositione ipsius M.^ Dominici elevare altitudinea dic- 
tarum fenestrarum sine oculis si opus ei videbitur usque ad 
sufGttam fiendam in ipso choro. 

Item quod dictus M.' Dominicus investii^e teneatur spa- 
cium quod erit infra supradictas undecim fenestras ex lapidibus 
seu tabulis marmoreis seu aliis preciosis lapidibus cum oculis 
in superioribus triangulis dictarum fenestrarum dando Capitulum 
prefatum tabulas ipsas mai^moreas et lapides aptos ad illud et 
ad ipsos oculos: et hoc precio et foro ducatorum centumsep- 
tuaginta. Eeliquum vero opus fabrice dicti chori videlicet in 
frangendo murum prò suprascriptis undecim fenestris et portis 
duabus fiendis et totum opus quod fieri debebit de muro et 
tam in excavandis fundamentis et pilastrìs faciendis seu co- 
lumnis ponendis sub arcu seu testudine fionda sub ipso cum 
omnibus et singulis ferramentis que necessaria erant ad totam 
dictam fabrìcam, fieri debent sumptibus et expensis camere 
prefate ultra precium constitutum prefato M.* Dominico. 

Item quod prefatum Rev. Capitulum teneatur commodare 
dicto M.*" Dominico domum unam prò habitacione sua et 
suorum laboratorum donec et quousque tota dieta fabrica ipsius 
chori perfecta fuerit. Que omnia et singula promiserunt diete 
partes vicissim sibi attendere et observare etc. 

(Johannes de S. Foca Cancell Capii. Aquilejensis.) 

(Dal Voi. II Delib. Capii. Aquil. p. 149. t. Arch. Capii, di Udine.} 



261 

e) Die mercurii ultima octobiis 1499. Actum in sacristia 
S. Aquil. Ecclesie, presentibus etc. Ibique discretus vir M/ Do- 
minicus de Mafeis de Chino Dioc. Mediolanensis lapicida et 
prothomagister ad fabricam chori constniendi in dieta Ecclesia 
confessus fuit et in ventate palanx et publice recognovit sibi 
integre fuisse satisfactum per venerandos DD. Filippum de 
Beluciis Vice-decanum, Danielem Bidemntium et<3. canonicos 
prefate Ecclesie de libris CCLXXXIX et solidis qiiatuor et hoc 
prò parte precii ducat. CLXX sibi promissorum prò lapidibus 
et manufactura ipsorum lapidum seii sciilptura eorumdem prò 
fabrica chori construendi etc. 

(Delib. (^apit. Aquil. II. 1B6 cit.''. 



xn. 

1500, 24 febbraio. Aquileja. Contratto per incidere in legno V ancona 
doll^ aitar maggiore della Chiesa di Aquileja con Giovanni Pietro di Udine. 

A, D. MD. die XXIV februarii (Aquilegie). Post vesperas 
congregato Capitalo more solito in Capitalo novo ubi antiquitus 
recondite venerabantur Sancte Reliquie que sunt et nunc ve- 
nerantur in Sanctuario novo subtus altare maius S. Aqui- 
leiensis Ecclesie, ex quo, locus hucusque a translatione dieta- 
rum Reliquiarum desolatus et inhabitabilis extiterat, in quo 
quidem loco et Capitulo venerandum Capitulum sedes et pa- 
rietes erigere et construere prò maiori parte fecit et decrevit 
ac statuit ibidem de cetero ad maiorem comoditatem et habi- 
tabilitaiem semper Capitulum congregari et celebrari, prefati 
Domini et Capitulum et magìster Johannes de Utino carpen- 
tarius convenerunt precium et mercatum ac forum fecerunt de 
omni et toto laborerio quod dictus magister Johannes Petrus 
fecit et fieri fecit in palla seu iconia supraponenda altari maiori 
S. Aquileiensis Ecclesie in ducatis centum computatis ducatis 
LfXX habitis a venerabili d. Gregorio Bartolino canonico 
Aquil. et concamerario ipsius Ecclesie. 

(:)elib. cit. p. 179 t. 11.) 



262 



xm. 

1502, 3 ottobre. Udine. Contratto di doi'are V ancona sull' altare mag 
giore della Chiesa di Aquileja con M.° Antonio de Tironi, bergamasco 
abitante in Udine, col Capitolo d^ Aquileia [nella qual ancona doveva 
esser collocata la Pala che stavasi dipingendo da Pellegprino di Udine- 
V. Do e. XII. — Questo lavoro ancora esiste nella Chiesa suddetta, 

lu Christi nomine amen. Anno Nativitatis Eiosdem 
MCCCCCII, ind. V, die lime tertia Octobris. Actum Utini in 
mercatoveteri in domo habitationis M.* Bartholomei IntagliatorLs, 
presentibus ven.*^ viro Domino presbitero Zuanutto Merlatto 
de Utino Capellano in Ecclesia Maiori Utinensi, ser Bertrando de 
Nicolettis aurifabro de Utino testibns ad hec specialit^r vocatis. 
babitis et rogatis. 

Ibique reverendi D. Beltrandus de Susannis, D. Eizardus 
de Strasoldo, D. Gregorius de Birtulinis et D. Leonardus Monti 
Canonici Ecclesie S. Aquileiensis et prò eadem Sancta Ecclesia 
et Capitulo eiusdem Ecclesie, prò qno quidem Eeverendo Ca- 
pitalo seu prò aliis eiusmodi reverendis concanonicis promi- 
serunt in suis propriis bonis de ratihabitione, conclusenmt 
mercatum et concordes fuenmt cnm Magistro Antonio de Ti- 
ronis Bergomense deauratore ibidem nunc presente de mercede 
ipsius M.» Antonii et labore deaurandi Iconiam seu Anchonam 
supraponendam insigni Altari eiusdem Ecclesie, quam com- 
pletam prò suo opere deaurationis eisdem Dominis ibidem as- 
signavit eam acceptantibus et laudantibus et ipse M/ Ajitonius 
cum prefatis reverendis Dominis conclusit prò dieta eius mer- 
cede deaurandi et prò auro azuro et omnibus ac singulis po- 
sitis per eum in dieta Anchona et concors fuit in ducatis tri- 
centisviginti in totum^ computandis tamen et includendis omnibus 
et singulis per eum usque modo superinde receptis a prefato 
reverendo Capitulo seu ab aliis eius nomine et ipsi reverendi 
Domini promiserunt sub obligatione omnium prelibati venerandi 
Capituli bonorum etc, satisfacere eidem M.^ Antonio ibidem 
presenti, stipulanti et recipienti prò se etc. restum dictorum 
tercentonim viginti ducatorum computatis receptis videlicet a 
dictis receptis usque ad dictos tricentosviginti ducatos et solvere 



'268 

ad omnem ipsius M.^ Antonii requisitionem. Demum ipse 
M/ Antonius ex sua frugalitate eisdem Dominis promisit gratis 
et absque ullo premio dirigere in Aquileia predictam Anchonam 
et eam ordinare quantum ad opus per eum factum et quoque 
deaurare unam sedem seu chatredam prò imagine beate Vir- 
ginis marmorea collocanda in ipsa Anchona, sumptibus tamen 
et expensis prelibati reverendi Capituli tam de auro quam de 
aliis, excepta mercede ipsius M.' Antonii ut saprà nunc gratis 
remissa. Cui quidemM.*' Antonio sic ut supra se exhibenti operanti 
et exponenti promiserunt prebere hospitium et expensas oris : 
que omnia et singula partes prefate sibi invicem stipulantibus 
et recipientibus promiserunt habere et tenere rata, grata et 
firma eaque attendere, observare et adimplere sub obligatione 
omnium et singulorum suorum bonorum etc. 

(Not.. Bartolomeo Mastino. Arcb. notar. Udine.) 



XIV. 

1606, 26 aprile. Aquileja. Perizia di due disegnatori sulla Pala dipinta 
dal pittore Pellegrino di Udine per 1' altare maggiore della Chiesa pa- 
triarcale di Aquileja. 
(1506, 22 giugno. Udine. Pagamento della detta Pala.) 

ludicium picture pale altaris maioris S. Aquileiensis Ec- 
clesie. Die Mercurii XXVI Aprilis 1603. Congregato Capitulo 
more solito in loco capitulari S. Aquileiensis Ecclesie consueto 
ad sonum campanelle, in quo interfuerunt Venerandi DD. 
Thomeus de Pulcinico tunc Vice-decanus, Bertrandus de Su- 
sanis, Petrus de Latisana, Eizardus de Strasoldo, Gregorìus de 
Bartolinis et Bernardinus de Tingis omnes Canonici prefate 
Ecclesie et totum Capitulum ipsius facientes et constituentes, 
cum plures in presentiarum non essent in Civitate Aquileje 
qui interesse possent et ubi quidem cum alias prefati Domini 
et Capitulum convenissent et pacti fuissent certo precio cum 
discreto viro Magistro Pelegrino pletore de Utino filio q. ma- 
gistri Baptiste pictoris et secum composuissent ut ipse pingere 
deberet palam altaris maioris predicte Ecclesie cum figuris et 



264 

ymaginibus eoinimdem Sanctomm qiie in ipsa depicte snnt, 
qiie ymagines omnes depicte esse et ftiisse deberent depicte, 
ornate, palliate, umbrate, relevate ac illustrate ad similitndinem 
et perfectionem, proportionaliter loquendo, ymaginis et fignre 
S. Joseph facte et depicte et posite seu situate Utini in Ec- 
clesia maiori supra altare dicti S. Joseph, ut de premissis om- 
nibus apertum fuit constare instrumento manu egregii viri ser 
Johannis de Monticulis notarii Utinensis, hinc est quod prefato 
M.* Pelegrino opere picture figurarum et ymaginum diete pale 
perfecto, petente sibi per prefatos Dominos et Capitulum sa- 
tisfieri de opere et mercede sua et prefati Domini non confisi 
neque inter ipsos concordes de eorum iudicio perfectioni^ yma- 
ginum et figurarum pictarum per eundem M.°^ Pelegrinum, 
deliberaverunt superioribus diebus convocare peritos in arte 
picture et designationis eiusdem et ita de comuni consensu 
prefatoinim Dominorum Canonicorum et Capitnli et M.* Pe- 
legrini electi fuerunt, videlicef prò parte ipsonim Dominorum 
et Capituli M/ Johannes Antonius de S. Daniele aurifex Utini 
babitans et prò parte dicti Ma Pelegrini, M.' Johannes An- 
tonius de Bergamo lapicida ambo in arte designationis et 
picture ac sculpture periti et bone opinionis et fame dicti 
exercitii in tota Patria Forijulii cogniti : qui precibus et istantia 
suprascriptonim Dominorum et Capituli ac prelibati M.* Pele- 
grini Aquilegie conducti, visis, inspectis, mensuratis. conside- 
ratis et diligentius palpatis et revisis ymaginibus et figuris 
pictis in pala suprascripta per eundem M.°^ Pelegrinum, medio 
iuramento coram ipsis Dominis et Capitulo dixerunt, asse- 
ruerunt, iudicaverunt et sententiaverunt salvo meliori et veriori 
iudicio, ymagines et figuras predictas esse eiusdem bonitatis 
et perfectionis, que est ymago suprascripti S. Joseph et prop- 
terea eidem satisfacere debere precium diete mercedis sue. 

(Dal Voi. II. Delib. Capit. Aquil. pag. 257. Arch. Capit. di Udine. 

1508, 22 giugno. Udine. Pagamento di detta Pala. 

Quod M/ Pelegrinus pictor de Utino sit satisfactus prò 
labore picture. Die Jovis XXII Junii 1603. Actum Utini in 
Ecclesia maiori iuxta altare S. Jacobi, presentibus Ven. D. 



966 

Hieronimo de Pulcinico Canonico Utinense et presb. Leonardo 
habitante in hospitale Batutorum de Utino testibus rogatis. 
Ibiqne eum stiperioribus diebns ut ibi assertum fuit per Eev. 
Capitulum Aquileìensem facta fnisset viva voce commissio ve- 
nerabilibus DJ). Gregorio de Bartolinis Canonico Aquileiensi 
et DD. Angustino de Coloreto etiam Canonico Aquileiensi nec 
non et D. Leonardo Monti ambobus Camerariis S. Aquil. Ec- 
clesie videndi, examinandi, calculandi et concludendi omnes et 
singulas rationes tam debiti quam crediti Magistri Pelegrini 
de Utino pictoris prò mercede et opera factis per eum et per 
alios nomine suo in opere picture pale altaris maioris prefate 
Ecclesie Aquileiensis : in presentiarum vero suprascripti DD. 
Qregorius et Leonardus tam viva voce quam certo cyrographo 
manu ipsius D, Qregorii, in presentia venerandi D. Jacobi de 
Montegnaco et Bertrandi de Susanis Canonicorum prefate Ec- 
clesie, eum plures tunc Canonici haberi non possent, retulerunt 
quod de tota summa ducatorum ducentorum et triginta, quos 
ipse M/ Pelegrinus habere debebat prò tota pictura pale su* 
prascripte, creditor est efc habere debet ducatos XXXVI et 
libras quatuor solidorum et solidos quinque. Qua quidem rela- 
tione audita et viso dicto cyrographo prefati Domini viva voce 
commiserunt Ven. D. Leonardo Monti ibidem presenti, audienti 
et intelligenti, ut tam ipse quam D. Augustinus de Coloreto 
eius collega Camerarius absque alia Capituli commissione de 
primis pecuniis quas exegerint de spectantibus ad cameram 
suprascriptam, integre, summarie et plenarie ipsi M.^ Pelegrino 
seu eius legittimo procuratori ant commissario sotisfaciant et 
persolvant, nec non de receptis omnibus per eum occasione 
prediota quietationem debitam sibi per ipsum facere procurent. 

(Tb. pag. 266.) 

XV. 

1526. 9 agosto. Udine. Contratto del Capitolo di Aquileja con alcani 
falegnami di Udine per la costruzione del soffitto di legno della Chiesa 

di Aquileja. 

Die lovis nona Augusti MDXXVI. Indictione XVI. Re- 
verendi D. Stephanus Illigi Camerarius agens prò se et Beve- 
rendus D. Nicolaus Marcello etiam Camerarius et D. Johannes 



266 

de Latisana doctor sindicus vice et nomine ac de commissione 
et mandato reverendi eorum Capitali S. Aquileiensis Ecclesie 
cnius sunt Canonici prò eo promittentes de rato ex una et 
magister Julianus q. Viventis de Villalta carpentarius XJtini in 
centrata S. Christophori prò se ipso et ibi in socios ad opus 
infrascriptum peragendum assumens magistros Johannem Pe- 
trum in foro veteri Utini et magistrum Hieronymum TJliane 
in vico S Petri martiris carpentarios presentes et onns susci- 
pientes ex altera, convenerunt, pepigerunt et se concordanmt 
quod dictus Mag. Julianus cum prefatis eius sociis facere de- 
beat in prefata S. Aquileiensi Ecclesia in omnibus suis tiibns 
partibus seu navibus tabulationem sive suffitatam per quadra 
cum modis, formis et condictionibus infrascriptis, videlicet: 

Et primo quod ipsi DD. Canonici dare debeant huc 
Utinimi conducta omnia et cuiuscumque sortis lignamiaa qae 
ibunt prò facienda et peragenda Suffitada predicta, que dictos 
Mag. Julianus cum sociis antedictis debeat dolare, laborare. 
disgrossare et aptare eo modo quo voluerit, prò ipsa subinde 
ponendo in opere. Et que omnia lignamina sic laborata, di- 
sgrossata et aptata debeant deinde prefati DD. Canonici Aqui- 
leiam conduci facere sumptibus dicti Capituli, cum hoc tamen 
quod si in conductione devastarentur, quia strictius veherentur 
quam esset opus aut alia ratione, debeant resarciri et redap- 
tari omnibus laboribus, damno et expensis eiusdem Juliani et 
sociorum. 

Item quod omnes davi et bruchie ^) qui et que intrabunt 
in toto dicto opere dari debeant per Capitulum antedictuni; 
nec non in causam colle faciende una petia casei de maiorìbus 
quas ipsi DD. Canonici exigere solent ex Carnea et non 
ultra, quia conventum fuit super plus casei quod ibit prò colla, 
prestari debere per ipsum Mag. Julianum et socios. 

Item quod stelle*) grosse ex lignaminibus hic Utini di- 
sgrossandis et laborandis debent esse dictorum DD. Cano- 
nicorum. 



*) Brughé voce friulana « bulletta. 
*) Stide » schéggia di legno. 






267 

Item quod dictus Mag. Julianus cum sociis nequaquam 
sub precio ìnfrascripto teneatur laborare aliquid de muro nec 
de calce, sed si aliquid similiter laborari contigerit prò hoc 
convento opere illud sit et esse debeat de per se et extra 
precium infrascriptum. 

Item quod prò quolibet quadro posito in opere et cum 
niodis et formis super et infra scriptis, prefatus Mag. Julianus 
cum sociis habere debeat prò omni eorum labore et mercede 
in totum libras tres et soldos quatuor ab ipso Capitulo. Cum 
hoc quod licet quadriim sit et esse debeat pedum trium cum 
dimidio vel circa cum suis frisiis^ soaziis *) de lariso, architra- 
bibus et secundum formam modelli per eundem JiUianum de- 
super fabbricati, computando tellaria, frisum, architrabes, cor- 
nisonumque circumligans et computando prò uno quadro illud 
magnum quod ibit in medio in quo dictus Mag. Julianus cum 
sociis ex pacto tenetur facere Insignia diete S. Aquileiensis 
Ecclesie et Erev.*"* D. Patriarche eiusdem, quia hec omnia 
intrant in ipso mercato prò quadro, sed figura sola dive Vir- 
ginis in dicto quadro de medio facienda, cui templum ipsum 
dicatum est, fieri debeat impensa Capituli antedicti. 

Item quod page tres fieri debeant per dictum Capitulum 
eisdem Mag. Juliano et sociis prò singula parte sive Navi ad 
hunc modam, videlicet de ducatis duodecim ante tractum, de 
dimidia residui ad medium opus diete partis et de reliquo, 
finita illa parte sive Navi. Et simili modo fieri debeant page in 
aliis partibus sive Navibus, videlicet de ducatis duodecim ante 
tractum, de dimidia reliqui ad medium opus diete partis et de 
reliquo, completa dieta parte. Et predicta omnia et singula 
promiserunt ipsi DD. Camerarius et Sindicus quo supra nomine 
et ipsi Mag. Julianus et socii mutuis stipulationibus inter eos 
intervenientibus perpetuo attendere, observare et adimplere et 
centra numquam dicere vel venire per se vel alium de iure 
vel de facto sub pena etc et sub obligatioae bonorum omnium 
hinc inde presentium et futurorum. 

Actum Utini Aquileiensis diocesis in scriptorio meo, pre- 
sentibus Johanne q. Bertuli de la Venetiana de S. Daniele et 



') Soaze =5 cornice. 



26d 

Glemon de dicto loco laborantibiis eiim Cividino eerdone Ti- 
cino meo testibiis vocatis rogatis et habitis, 

Scripta mei Antoni (S. ?J.) Bel Ioni autheniica sìgnìim 
Scrihe, terra dedit Lucani Aicmania patrem. 

(Dal protocollo orig. del notajo Udinese^ Anionio Bellonì. ad atmum 

Arch. Not. Fdine.1 



XVI. 

1680, 22 novembre — Aquileja — Contratto tou M"' Francesco tagUs- 
pietra di Quaro, per il lavoro della e orti ice del e a m panile del Baomo 

d' Aquileja. 

Anno MDXXX. die XXII Novembriaj actum Aquleie in 
domo Eev. D. Beltrandi de Susanis electo prò idcneo, capitn- 
lariter adunati erant prefatus D. Beltrandus, Io. Franciscns de 
Moiitegnaco et Stephanns Illigius etc canonici prebendati etc. 

In nomine domini amen. Tra li soprascritti signori et 
Capitalo et Mastro Francesco de Quaro taia piera habitante in 
Venetia in la contrada de S. Vidale fo fatto acordo et con- 
vention ferma et salda che il ditto Mastro Francesco debbi far 
la fabrica al campanil della santa Cliiesa di Aquileia d© taia 
piera insta la forma, modello er sagoma dato per il prefato 
M. Stephano Illigio al ditto mastro FrancescOj con ijiiestì patti 
et condition, videlicet che mastro Francesco se obliga a far 
questa opera de taiapiera a ogni sua spesa, rarehitravo, friso, 
comison, la grandezza del architravo sia de altezza pie uno. 
in largeza pie uno et quarta una ; el friso aia pie uno et mezo 
con lo avantazo ; la comise che va sotto alla piera sìa larr 
pie doi ; la piera che va sopra el comison sia larga pie tre 
il sporto sia de pie doi manche quarta una. 

[tem el ditto mastro Francesco se obbliga tutta la piera 
che andarà in questa opera farla di piera de Ruvigno della 
meglior che se lavora, tutto a soe spese fatta de batudo d* 
grosso et condutta fin in lo Oimiterio della ditta Chiesa apresso 



I 



269 

el campami, precio de lire dodese el pie, dandogli el Rev. Ca- 
pitolo avanti tratto ducati 140, el restante, mesurada che sia 
l'opera et fatto conto con lui, gli sia esborsato di contadi 
incontinente. Essi prefati signori Canonici et Capitolo si obbliga 
a dare a M.® Francesco tutte le piere che li fa de bisogno per 
il friso, di quelle piere che sono in lo Cimiterio et a torno, 
segondo la promessa fatagli per el ditto M. Stephano. 

Item ditto Capitolo sia obligato a trovargli li carri con 
li animali a far condur la piera dalla riva delle fornase dove 
sera scargata fin in lo Cimiterio et dargli tutti li legni che 
bisognerano a far palanga et a discargar. 

Item el prefato Capitolo sia obligado a far le spese de 
bocha a esso M.^ Francesco et a homini sei apresso, da poi 
scargata la piera in terra fin tanto sera condutta in Cimiterio. 

Item che el ditto M.® Francesco debbi dar al Reverendo 
Capitolo quatro pezi de architrave lavorato condutti in lo Ci- 
miterio per lo batisterio, pagandogli la conduttura, con questo 
che el ditto M.^ Francesco sia obligato a dar sigurtà al Bev. 
Capitolo dentro de Venetia et similiter esso Eev. Capitolo debbi 
dar sigurtà al ditto M.^ Francesco dentro in Venetia et questo 
per caution, fermeza et osservation de tutte le cose soprascritte 
et ulterius le ditte parte una al altra ad invicem promossero 
de osservar tutto quello è contenuto in lo presente instrumento, 
acordo et conventione sotto obligation de tutti li soi beni 
stabili, mobili, presenti et futuri. 

Acta fuerunt hec presentibus Ven. D. presb. Laurentio 
de Sagliono mansionario, M,^ Johanne de Bueriis campanario 
diete Ecclesie Aquileiensis testibus. 

(Delib. Capit. Aquil. voi. VII, pag. 74, Arch. Capii. Udine.) 

XVII. 

1670. 12 febbraio. Aquiieja. Inventario delle Reliquie conservate nella 

Chiesa patriarcale di Aquiieja, tatto dal visitatore Apostolico Bartolomeo 

conte di Porcia, abate di Moggio. 

Die 12 Februarii 1570. 

Auditis vesperis et completoriis ac of&cio defunctorum 
Reverendus dominus Visitator accessit ad locum Reliquiarum, 



270 

accensis luminibus, cum dd Canoiiicis et aliis cleriois Aqtn- 
leiensis Ecclesie, ubi aperto ferreo Iiostio, unus ex Mansionariis 
ingressns est et estendere incepit sancta^s BeliquiaSj que onmes 
descripte sunt in subscripto Inventario et continentur in sa- 
crario condecenti; quod qitidem sacrarium confectmn est ex 
tabulis ligneis extrinsecii*. ferreis laminis mimitum et cratibus 
ferreis ondique circumseptuni, iiovem serris et totidem davi bui 
occlusum variis loculis et capsalis et aliis diversi generis va- 
sibus distinctum ad commodam capaci tatem Reliquianim. 

INVENTAMUM RELIQUIARUM SANCTAHUM. 

Imprimis una crux magna argentea cum basi area inainola 
in qua inest de Ugno cruci.'? Bauctissimi domini nostri Jesu Chriati ^ 

Caput S. Hermachore in techa argentea cum sua basi : 

Brachium S. Fortunati in teclia argentea et basi; 

Caput S. Laurentii martiris in techa argentea in qua iuest 
capsula argentea cum reliquiis dicti martirio : 

Brachium S. Hermacliore in techa argentea eum sua basi : 

Maxilla inferior S, Ursule in sua techa argentea et basi 
cum specularibus vitreis : 

Imago argentea Dive \'irginiy cum sua basi erea inaurata 
et corona cincta unioni bus fsìc) et gemmis cum veste beate 
Virginis ; 

Tabeniaculum argenteuui in ijuo oernitm* per speculare 
vitreum digitus S. Benedicti ; 

Pastorale S. Hermachore in sua techa argentea; 

In capsula argentea pulchra inest alia capsula eburnea 
ornata argento cum multis Eeliquiis ; 

Altare portatile in techa argentea ex ossite eapule (sic) 
in quo includuntur multe Reliquie cum suis ìnscriptionìbus : 

Polibrium argenteum cum duabus ampullis argenteis : 

Item due alie ampulle argentee oblonge: 

Corona argentea inam ata prò imagìne Tirginis ; 

Tabemaculum rotundnm argenteum cum specularibus 
vitreis prò SS. Corpore Christij omatum gemmis adulterims: 

Decem calice» argenti inamati, inter quos unus magnus; 



271 

Undeoim patene calicum, inter quas una parvula prò 
crìsmate ; 

Sìgillum Capituli in sua pixide ; 

Duo sacculi cum multis oblationibus argenteis. 

IN PARTE ANTERIORI UBI SUNT VASA ARGENTEA. 

In primo ordine : 

Vas chrìstalinum cum duabus ansis in quo est sanguis 
multorum martirum. 

Primus ordo: 

Capsa prima, secunda, tertia rubee ; 
Reliquie Sanctorum Dei Martirum Hermachore sancti 
templi Patriarche et Fortunati eius Archidiaconi. 

Sectmdus ordo : 

Capsa rubea cum duabus viridibus in rubea ; 
Reliquie SS. Martirum Hilarii huius sancti templi Pa- 
triarche et Tatiani eius Archidiaconi, Felicis, Largii et Dionisii. 

In secunda capsa viridi : 

Caput S. Agapiti martiris ac aliorum Apostolorum mar- 
tirum et confessorum. 

In tertia capsa viridi : 

Reliquie Sanctarum Dei Virginum et Martirum Euphemie, 
Dorothee, Tede et Erasme. 

Tertius ordo capsa prima rubea : 
Reliquie SS. Cancii, Cantiani et Cantianille. 

Capsa secunda rubea: 
Reliquie S. Sigismundi regis et martiris. 



SEfS 

Tertia capstda viridi: I 

Reliquie S. Anastasio virginis et martiria cum ©ius capite. 

IN SECONDO LATERE DEXTHO. 

Primus ardo capsa aìha: 
Reliquie S. Quirini martiris. 

Orda secimdus in caysu rHÌmi : 
Reliquie SS. Martirum Crisentiani et sociorum eiua- 

Capsa alba: 
Reliquie SS. Martii*um Hermogeuis et Fortunati. 

C'ansa rubea : 
Reliquie SS. Hereonis et sociorum eius martirum. 

Tertius ardo prima capsa ntbea : 
Reliquie S. Grisogoni martiris. 

Capsa secunda rubea : 
Reliquie sancti Mene martiris. 

Tertia capsa niben : 
Reliquie S. Prothi martiris. 

IN LATERE SINISTRO PRIMUS ORDO. 

Capsa alba: 
Reliquie S. Quirini martiris iterum descripti- 

Secundus orda capsa prima alba : 

Reliquie SS. Martirum septem Fratram filiorum sancti 
Felicitatis. 

Capsa secunda alha . 
Reliquie S. Felicitatis martiris. 




273 

Tertia capsa alba : 
ReKquie SS. Martirum septem Fratrum filiorum S. Felicitatis. 

Tertia capsa alba : 
Reliquie S. Marci pape et confessoris. 

Dalla = Visitatio apostolica s. Eccl. Metropolitane Aquìleìensls, fol. 10. = 
Ms. della cìvica Biblioteca di Udine.) 



xvm. 

(1570, 13 febbraio. Aqtdleja. Inventario del Tesoro della Chiesa pa- 
triarcale dì Aquileja, fatto dal visitatore apostolico Bartolomeo conte di 
Porcia ed Abate di Moggio. 

INVENTAEIUM 

omnium verum supelectìlium patriarcalis Aquileiensis ecclesie 
existentium tam in sacristia inferiori quam in superiori : 

Die lune 13 Februarii 1570. 

IN SACEISTIA INFERIORI. 

Palium amasci rubei auro contextum ; alia duo palia 
serici rubei auro contexta ; alium amasci rubei ; alia duo rasi 
viridis cum franzia eiusdem coloris auro contexta et cruce 
brocati auri ; alia duo ostee viridis cum frixis rasi flavi ; aliud 
valuti nigri cum franziis eiusdem coloris auro contextis et cruce 
brocati auri ; aliud amasci albi auro contextum ; aliud veluti 
violacei cum cruce aurea ; aliud panni violacei cum cruce rasi 
rubei; aliud veluti rubei simplicis. 

Pluviale cum pianeta, tunicellis, stolis et manipulis panni 
aurei de ritio supra ritium ; aliud amasci albi auro contexti cum 
pianeta et tunicellis et stola ; aliud amasci albi cum pianeta, 
tnnicellis^ stolis et manipulis ; aliud vetus amasci nigri cum 
pianeta etc. cum frixis auri ; aUud veluti viridis cum pianeta 



274 

etc. cum frixis auri ; aliud amasci violacei et pianeta cmn 
rixis fauri ; duo pluvialia amasci rabei cum frisìa aureìs ; alia 
duo samiti viglacei et duo samiti albi Jcum friaia rasi nibei ; 
pluviale, pianeta etc. samiti flavi ; trìa pluvialia aerici rubei 
cum frixis auri antiquissima ; pluviale amasci albi et duo samiti 
violacei antiqua. 

Faldistorium ferreum cum quatuor pilia rotundis de auri- 
calico omatum amasco albo auro contexto. 

Pianeta cum duabus tuniceUis amasci fulvi cum frixia auri : 
alia cum duabus tunicellis, stolis et manipulis amaaci flavi ; 
alia et tunicelle duo veluti rubei ; alia et tunicelle amasci albi ; 
alia et tunicelle fustanei albi cum frixis rubeia antiqua ; alia 
cum tunicellis amasci nigrì ; tres planete samiti violacei cum 
stolis et manipulis; quatuor planete eiusdem eoloris. 

Albe raso rubei coloris fulcite cum atolia, manìpuEs^ 
amictibus et cirgulis; alie tres albe raso albo cum stolis etc.; 
alie tres raso leonato cum stolis etc.; alie tres samito crocei 
coloris fulcite cum stolis etc. ; alie quatuor nove ; aHe quatuor 
tele rensi veluto ftdvo unionibus ornate cum amictibus si* 
militer omatis et cingulis. 

Amictus tres tele rensi veluto rubeo fiilciti de ritio sapra 
ritium; alii tres tele veluto viridi fulciti. 

Capsa lignea cerio cohoperta intrisecus autem tela cum 
serra et davi in qua conservantur aulea ') brocata prò orna- 
mento chori exterioris. 

Mantilia prò altaribus n.^ 62 et tobalee 26. 

Corporalia cum animulis 13; purificatoria 30; barse prò 
corporalibus tres quarum una auri de ritio aupra ritium, 

Calices quinque cum suis pateris argenti deaurati ; urceoU 
12 cum una pelvi ex auricalco. 

Candelabra ex auricalco octo, ferrea decem et octo- 

Cruces argentee duo cum earum bachulis deauper optime 
ragento cohopertis. 

Missalia bona sex et duo antiqua. 

Candelabra prò cereis elevationis sex et ceroferari! sei 
deaurati. 



*j Tapezzerie. 





276 

Lìber evangelionim desuper argento omatum cum qui- 
bosdam figurìs Sanctorum quo loco Pacis utuntur; 

Thuribulum cum navicula et cocleari argenti pulcher- 
rimum. 

Tabemaculum argenti deauratum altitudinis unius brachii 
cum eius luneta argentea et cristallibus transparentibus quo 
utuntur in processione sacratissimi Corporis Christi, diversis 
gemmis adulterinis omatum ad numerum duodecim^ pulcher- 
rimum. 

Situlum cum aspersorio argenti et duo ex auricalco prò 
aqua benedicta. 

Yelum serici auro contextum et recamatum longitudinis 
qaatuor brahiorum ad usum processionis predicte etiam pul- 
cherrimum. 

IN SACRI8TIA SUPERIORI: 

Umbella ad usum processionis SS. Sacramenti ; panni auri 
cum ornamento circum circa amasci fulvi auri fulcito et ba- 
chulis deauratis ; alia umbella amasci nigri cum cruce rasi rubei 
circum circa ornata cum eius bachulis nigris aliquantulum 
deauratis' 

Sepulcrum quo utuntur in hebdomada mai ori lignis con 
fectum, intrinsecus fustaneo nigro septum, extrinsecus autem 
valuto nigro cum franziis serici et auri tectum. 

Antiporta amasci violacei cum cruce et Christo unionibus 
ornata in medio, qua utuntiu: in maiori hebdomada ante 
hostium Sepulchri. 

Vestes SS. Virginis panni auri, argenti, veluti, amasci, 
rasi et alterius generis serici n.^ decem. 

Stola, manipulus et amictus auri ; alie due stole, altera 
auri et altera amasci albi. 

Mitra episcopalis auri lamis argenteis ornata; alia mitra 
amasci albi auro contexti; alia mitra amasci albi ornata auro, 
vetus. 

Bursa panni auri cum corporale magno intus et animula; 
Corone Beatissime Virginis et d. n. Jesu Christi due argentee; 
alie tres corone eiusdem b. Virginis et filii unionum. 



V 



276 

Scuta argentea que ponnntur pluvi alibns in pectore n.* 
quinque. 

Pastorale cristalli montìs omatom argento ciim c&lìjgis et 
sandulis episcopalibus. 

Vela quatuor serici ad ngum Sanctonim OleanuD et alia 
duo nigra. 

Pulvinaria faldistorii noyeni antiqua^ quorum unum pani auri 

(Dalla ss Visitatio Apostolica S. Ecclesie Metropolitane Aquìleìeniii, 
fol. 12. = Codice della Biblioteca cìvica dì Ddìneó 



ww^^ì^s^^^ssmimnisfmsssssmmswt!!! 



h Gisa l'iOco GoMoito i M Cappa 

fuori di Porta Cavana a Trieste 



MEMORIE STORICHE- 

del eanonioo prof. FISTBO doti TOMASIN. 



CAPITOLO I. 

S. Francesco d* Assisi e Tordine Francescano — I Minori ConTentnali, 

i Minori Osserranti, i Riformati, le Clarisse — U renerabile fra Matteo 

da Bassi ed i frati Cappuccini. 

Un ordine religioso, che mHitante sotto il vessillo invitto 
della legge evangelica di grazia e di libertà seppe adoperare i 
mezzi i più onesti, i più validi, i più sicuri, i più felici onde 
propagarsi; che in mezzo allo scherno ed alle derisioni dei 
mondani avvinti dai piaceri e dai trastulli del secolo fa in 
grado di trovarsi in breve lasso di tempo su tutto il globo 
terrestre; che ebbe forza di indurre i principi a dar addio al 
soglio, gli sposi al talamo^ alle dovizie i ricchi ; che con amore 
cristiano, con zelo indefesso e con incomparabile successo fìi 
in istato di giovare quanto mai alla religione, di bandire con 
fervore la parola di Dio, di coltivare le scienze, di alleviare 
la miseria dei tribolati, di erudire la tenera gioventù e di gua- 
dagnare aUe virtù dell'umiltà, della castità e della volontaria 
ubbidienza cristiani d' ogni età e d' ogni condizione : un tale 
ordine dovrà sempre occupare un posto eminente nella storia, 
che il bello, il vero, il buono registra nelle immortali sue carte; 
dovrà sempre esser protetto dal tempo, che, sebbene edace, 
nulla copre col manto d'obblio; dovrà crescere, dovrà ingi- 
gantire, dovrà convincere, dovrà inculcare rispetto. 



278 . 

E questo è appunto T ordine Francescano, delle cui sorti 
ora in parte intendiamo occuparcene, parlando in ispecie dei 
frati Cappuccini nella nostra Trieste, dopo aver attinto dalle 
fonti genuine quanto spetta alla loro istituzione nella nostra 
città sino al giorno di loro soppressione. 

Giovanni Monconi, oriundo francese, figlio di ricco ne- 
goziante in Assisi, nato in questa città nell' anno 1182^ è il 
fondatore dell'ordine Francescano. Assunto il nome di Fran- 
cesco, nell'età di ventisei anni, nel 1208, coadiuvato da Ber- 
nardo Quintavalle e da Pietro da Catano, egli rinunzia alle 
avite sostanze, indossa rozza tonaca e getta le fondamenta del 
suo ordine, che approvato e benedetto dalla santa sede apo- 
stolica, già nel 1212 conta dovimque ospizi e conventi. H 
numero de' suoi discepoli sempre più s'aumenta, cosi che già 
nel 1264 otto mila case albergano ben due cento mila frati. 
E Francesco, che il mondo* comunemente chiama d'Assisi ; che 
è decantato dal sommo Dante Alighieri nella sua Divina Com- 
media; che ha dato orìgine all' aureo libretto I Fioretti di 
S. Francesco, egli, che occupa posto non ultimo nella lettera- 
tura italiana e che fu scrittore di vaglia: ') dalla chiesa con ra- 
gione si chiama il Serafico, perchè fu degno di ricevere sul 
monte Alvernia addì 17 Settembre 1224 nel suo corpo vergi- 
nale le sacre stigmate di Cristo. 

Ancor giovane, dopo aver introdotto nel Cristianesimo 
r uso del presepio, egli muore in Assisi sabbato addi 4 Ot- 
tobre 1226, contando soli quarantacinque anni, ornato della 
dignità diaconale.*) 

L' ordine Francescano da esso fondato in breve si dirama 
nella chiesa. Come Francesco aveva sempre desiderato il bene 
spirituale dei cristiani, una parte del suo ordine permette al- 
l' ascritto di vivere nel mondo, di non abbandonare il talamo, 
le dovizie, 1' arte^ 1' impiego, le cariche e le sostanze. 

Ed invero l'ordine dei Terziari francescani ha sempre 
avuto per membri sommi pontefici, vescovi, ecclesiastici, sovrani, 



*) Joannes de la Haye, Sancii Francisci opera. Pedepontì, 1739; 
Rime di diversi antichi autori toscani, Venezia, 1731. 

•) Lucas Waddingus, Annales Minor um. Lugduni, 1G25- 



J 



279 

priucipi, fedeli di ogni età, di ogni sesso e condizione, i quali 
alla chiesa cattolica recarono lustro ed onore. 

E quelli fra i religiosi, che professavano la regola del 
serafico padre secondo V antico e primitivo rigore, diedero 
origine all' ordine dei Minori Osservanti, detti anche Zoccolanti, 
in parte dopo la morte di S. Pietro d'Alcantara chiamati anche 
Alcantarini o Minori Riformati, mentre altri interpretando la 
regola francescana con non tanto rigore, si chiamarono dai 
tempi di papa Innocenzo lY Minori Conventuali, Anzi perfino 
alle donzelle fu permesso di professare la regola di S. Fran- 
cesco, istituendo santa Chiara d'Assisi 1' ordine delle Clarisse. 

Se non che mancava alla chiesa un ramo dell' ordine 
Francescano, che la regola primitiva, desiderata, anzi voluta 
dal serafico patriarca, osservasse con tutto iljigore. 

£ chi infatti la introdusse fu il venerabile fra Matteo da 
Bassi, Minor Osservante nel convento di Montefalco nel du- 
cato d' Urbino. Protetto dalla duchessa Caterina Cibo d'Urbino 
e coadiuvato dai compagni fra Francesco da Cartocette e dai 
fratelli fra Lodovico e fra Raffaele da Fossombrone, egli getta 
le fondamenta dell'ordine dei Cappuccini, che col permesso e col- 
1' approvazione di papa Clemente VII e del Concilio ecumenico 
di Trento, istituito canonicamente addi 13 Luglio 1628, in breve 
volgere di tempo dovunque si propaga. La sede matrice del 
novello ramo Francescano fu un conventino e la cappella di 
S . Cristoforo nella città di Camerino ; indi si apersero i con- 
venti di Colmenzone e di Montemelone nelle Marche. I padri 
dell'ordine novello, sempre cari al popolo fin dai primordi, 
seppero anche guadagnarsi la stima e la benevolenza dei prin- 
cipi della chiesa. E cosi già nell^anno 1529 convocarono il 
primo loro capitolo generale, in cui sortiva eletto qual primo mo- 
deratore supremo dell'ordine il fondatore fra Matteo da Bassi, 
che umile com' era, volle morire da Minor Osservante nel con- 
vento di S. Francesco della Vigna a Venezia. Ma frattanto 
nel 1538 la venerabile madre Maria Laurenzia Longa fondava 
a Napoli l' ordine delle Cappuccine ; sette lustri più tardi, 
nel 1575, Carlo IX pregava papa Gregorio XIII di avere i 
Cappuccini nella Francia ; nel 1606 li desideravano la Spagna, 
la Germania, gli stati diversi dell'Italia, la repubblica Veneta; 



280 

papa Paolo V dava loro nel 1619 un ministro generale, indi- 
pendente da quello dei Minori Conventuali e dei Minori 
Osservanti; già erano conventi di Cappuccini a Mantova j Trento, 
Udine e Sacile, quindi già vicini al Goriziano, air Istria 
e a Trieste; vescovi, clero e popolo li desideravano avere 
nella nostra provincia.^) 



CAPITOLO II. 

I Cappuccini nel Goriziano — Fondazione dei loro conrentì ed ospizi 
a Dignano, a Pirano ed a Capodistria. 

Il vero motivo, per cui i padri Cappuccini potevano aprire 
un convento nella città di Gorizia e poscia erigerne degU altri 
a Cormons, a Santa Croce di Yipacco ed a Gradisca^ è da 
cercarsi senza dubbio nella premura che al pari delle comunità 
istriane e della città nostra di Trieste, ebbero sempre ì nostri 
antenati; di avere un valente e distinto predicatorej il quale 
durante la quaresima e l'avvento annunziasse ai fedeli la pa> 
rola di Dio in lingua italiana. 

U primo convento, quello di Gorizia, a detta del dottor 
Pietro Kandler, fu fondato nel 1691 *) per liberalità delle fa- 
miglie CulloredOj Orjson^ Toneck e Lantieri. Un tanto afferma 
anche il barone Giovanni Vicardo Valvassor, il quale narra, ^) 
che Giovanni Tautscher, ottavo principe vescovo di Lubiana 
e commissario arciducale nella contea di Gorizia im Jahre 1591 
hai er etliche Herren zu Gòrte beredet^ unter welchen nameìttlich 
Color edo^ Egck, Orgon^ Lantieri^ dass sie in der Vorstadt dfiten 
P. P. Capucinern ein Kloster aufgebaut Ma lasciamo la penna 
all'illustre storiografo goriziano Carlo Morelli di Schoeufeld, 
il quale in base di autentici documenti ci racconta in propo- 
sito quanto segue : *) 



') Dominicus de Gubernatis, urbis Seraphicus, Romae, IGdLÌ. 

•) Indicazioni per riconoscere le cose stonche del Litorale. Trieste, 1S66, 
pag. 67. 

■) Die Ehre des Uerizogthums Krain, Laybach, 1699, voi II, L VITI, 
pag. 667. 

*) Istoria della contea di Gorizia, Gorizia; 18B5, voi. I, pag, 280 seg>. 
voi. n, pag. 265 seg. 



281 

Fino alla metà del secolo gli stati mantenevano nel convento 
di san Francesco di Gorizia un religioso^ che aveva il debito di 
predicare in queìla chiesa tutte le domeniche ed % giorni delle feste 
principali. 1 costumi italiani ricevuti e adottati dai nostri mag^ 
glori abolirono le prediche ripartite pél corso ddC anno^ e le re- 
strinsero al solo tempo della quaresima. Si trovano fra le nostre 
scritture le corrispondenze^ che gli stati tenevano co\ celebri pre- 
dicatori di que^ tempi e co* generali degli ordini religiosi^ perchè 
il pulpito di Gorizia fosse tutti gli anni provveduto d' uno dei 
più celebri oratori d* Italia. Ma perchè forse tali soggetti non 
erano sì comuni^ come lo sono d giorni nostri^ o perchè V importar 
deUe spese paresse troppo gravoso alla pubblica economia: si prese 
la deliberazione (22 aprile 1591) di erigere in Gorizia un convento 
pei padri Cappuccini^ dal quale^ come da un seminario^ gli stati 
potessero scegliere i loro predicatori quaresimali. I patrizi in 
quelV adunanza congregati tassaronsi fra loro per quesf oggetto^ 
e V arciduca Ernesto sulle istanze degli stati provinciali ne assegnò 
da' boschi camerali il legname da fabbrica. Nello stesso anno fu 
posta la prima pietra alla chiesa^) ed al convento; i padri furono 
con solennità introdotti e si lasciò alla provvidenza la cura di 
mantenerli. . . . 

/ padri Cappucini^ malgrado V uniformità del loro metodo di 
vita e malgrado la rigorosa osservanza della loro regola, si di- 
menticarono tuttavia délV obbligo di provvedere la città d' un pre- 
dicatore quaresimale, che essi avevano contratto cogli stati allo 
stabilimento loro in Gorizia. Fu però necessario^ che il nostro 
Governo al principio del secolo li ammonisse e rammemorasse loro 
le condizioni^ cótte quali (5 Maggio 1604) erano stati accolti e 
mantenuti. Non pertanto o che il convento non dasse predicatori^ 
che gli uditori esigessero nelF espositore del Vangelo V arte ed i 
vezzi delV eloquenza, trovansi nelle nostre carte frequenti memorie 
di collette^) in denaro fatte da^ particolari^ onde poter impegnare i 
più célèbri oratori^ che giravano in que' tempi per i pulpiti d^ Italia. 



^) Qaesta fu consecrata dal coadiutore del patriarcato, Francesco 
Barbaro, il di 7 settembre 1591. 

') La prima colletta si fece per la quaresima dell'anno 1632. 



282 

In questo modo passò interamente in dimeìitican»a it vero 
istituto dd nostro convento de^ Caiìpticcini. I buoni padri rimasero 
disimpegnati del primo loro obbligo^ e qualora non si dovesse far 
cenno delV incorporazione del loro convento nella provincia della SOria 
e del capitolo provinciale^ cV eglino celebrarono {1621) in Garisia^ 
non lasciarono di se altra memoria per tutto il corso dd XVIIsecdo, 

Conosciuto nondimeno il salutare aiuto che prestavano negli 
altri esercijst della nostra religione^ non durarono fatica di veder 
U numero de' loro conventi nella contea aumentato^ e moltiplicati 
i loro confratelli in Cormons^ in Santa Croce e in Gradisca, 

Baimondo della Torre alle sollecitaeioni di Pietro Bagno, 
piovano di Cormons ed arcidiacono di Gorizia^ lasciossi persuadere 
a promuovere Vereeione dUm convento di Cappuccini in Cormons. 

Il padre Jacopo della Marca autorizzato dal suo generale^ 
venne a riconoscerne il sito, di cui undici cappuccini presero alla 
presenza di molto clero (23 Maggio 1604) coli' innalzamento duna 
gran croce U solenne possesso. Prima però delVanno 1624 non si 
pose mano alla fabbrica del convento e della chiesa^ la quale 
venne indi consecrata (9 Ottobre 1639) da Binaldo ScarlicMo, 
vescovo di Trieste. Questi religiosi indefessi nel far del bene spi- 
rituale acquistaronsi il credito e V amor di quél luogo^ da cui 
trassero pél corso di quel secolo il loro mantenimento. 

Federico di Atiems acquistata la signoria di Santa Croce, 
nulla trascurò onde nobilitare una terra^ che il sovrano diploma 
aveva decorata col titolo di città. ^) Considerò esso che una comu- 
nità di religiosi darebbe al luogo non poco risalto, e considero 
nello stesso tempo, che la più facile via^ onde ottenere il suo 
intento, era lo stabilimento d' una comunità di Cappuccini. Si pose 
{1637) la prima pietra del convento^ la cui semplicità non richie- 
dette gran tempo per terminarlo. I religiosi furono introdotti 
alla presenza di numeroso popolo accorso dalle vicine comunità, 
il quale annunziò con giubilo quella carità, ch'era disposto di 
esercitare verso la povertà del loro istituto. *) 



^) Qaesto rescritto ò di Ferdinando I, dato il di 19 gennaio 1583. 

•) Il convento di S.ta Croce fu compito nell'anno 1640. V. dott 
Pietro Kandler, Indicazioni ecc., pag. 73. 



283 

A vista di queste due case religiose s^ accesero anche gli abi- 
tanti di Gradisca di zelo e di divozione per lo stesso ordine. 
Stefano Delmestre^ arcidiacono di Gorizia pose (30 ottobre 1650) 
la prima pietra^ e quattro anni dappoi la chiesa fu consecrata da 
Francesco Massimiano Vaccano (9 Agosto 16fi4), vescovo di 
JPedena. 

Ma anche il Senato veneto aveva desiderato V ordine dei 
frati Cappuccini nel dominio della Repubblica. Già sorgeva un 
convento sull'isola della Giudecca dedicato al Santissimo Re- 
dentore, altri a poco a poco si aprirono in Udine, Lendinara, 
Verona, Sacile, Treviso, Castelfranco e non pochi ospizi nella 
Dalmazia. L' Istria allora soggetta in gran parte al vessillo di 
San Marco albergava a poco a poco tre famiglie religiose 
Cappuccine nell' ospizio di Dignano, di Pirano e nel convento 
di Capodistria. 

Il primo di data recente, perchè eretto nel 1747, era de- 
dicato a S. Giuseppe.!) Fu aperto ad istanza del vescovo di 
Fola Gianandrea dei conti Balbi e della comunità di Dignano 
col permesso del doge veneto Pietro Grimani, e consacrata la 
chiesa da quel prelato addì 12 Novembre 1747. 

In origine era composto della chiesa e dell' annesso ospizio ; 
circondavano quest'ultimo un orto spazioso fornito di due grandi 
cisterne e due giardinetti. Soppresso sotto il regime napoleonico 
nel 1806 ed incorporati i frati a quello di Capodistria,*) i fondi 
appartengono oggidì all' i. e r. erario militare, che li destinava 
ad uso di ospedale pei soldati. 

L' ospizio di Pirano fu aperto nell* anno 1686 sotto il 
podestà Francesco Semitecolo col permesso del doge Marcan- 
tonio Giustiniani e del vescovo giustinopolitano fra Paolo 
Naldini ed ebbe pure breve durata. 

Più importanza ha il convento tuttora esistente di Santa 
Marta nella città di Capodistria. Il suo fondatore ne è fra Marco 
de Belli, patrizio giustinopolitano, nel secolo chiamato Giovanni, 



*) Doti. Pietro Kandler, Indicazioni ecc., p. 84. 
•) Dott. Pietro Kandler, Indicazioni ecc., p. 84. 



284 

figlio di Ottoniello, distinto letterato. * ) Religioso professo 
della veneta cappuccina provincia, claustrale di una bontà 
non comune, ornato di ammirabili virtù e di costumi eaem- 
plarissimi, fu nel 1614 guardiano del convento a Trento, nel 
1619 a Udine, nel 1621 a Sacile, nel 1624 nel neo-eretto di 
Capodistria e dal 1626 al 1628 in quello di Mantova. Distinto 
oratore, specie per discorsi di circostanza e durante il tempo 
quaresimale, predicò nel palazzo pontifìcio, nelle basiliche di 
S. Pietro e di S. Lorenzo a Roma, e fu applauditissimo nel 
sermone che fece Tanno 1621 nella città di Treviso in occa- 
sione dell' apertura del nuovo convento del suo ordine. Desi- 
deroso, che i suoi confratelli avessero anche nella sua patria 
un cenobio, ne interessò i principali signori di Capodistria. 
Questi; inclinatissimi ad ascoltare le istanze del pio concitta- 
dino, presentarono ben tosto calde istanze al ministro provin- 
ciale della religiosa veneta provincia, le quali messe a voti nel 
capitolo provinciale convocato a Verona nel gennaio 1621, fa* 
rono, presente il ministro generale dell'ordine fra Clemente da 
Noto, di comune consenso accettate.*) Il giorno destinato per 
erigere la croce e per porre le fondamenta, previo l'assenso 
del doge veneto Antonio Friuli, era domenica 29 Agosto 1621, 
presenti il podestà di Capodistria Marino Barbaro, i consi- 
glieri Bernardo e Pasquale Grimani, i sindici Ottoniello de Belli 
e Ottaviano de Gavardo, il vescovo fra Girolamo Busca, il capi- 
tolo cattedrale, il clero secolare e regolare, gran numero di 
fedeli e il padre Marco^ che prima di muovere la processione 
dal duomo, tenne ai convenuti all' aperto un discorso di circo- 
stanza. Come sovrastanti alla fabbrica rimasero il padre Filippo 
da Venezia, un altro padre e due fratelli laici. Compiuti nel 1624 i 
lavori; il padre Marco provvide mediante spontanee oblazioni 
il convento del mobilio necessario, e procurò alla chiesa i corpi 
di quei santi, i quali ancora oggidì giaciono sotto le mense dei 
due altari. Infierendo la peste nel 1630, padre Marco passo a 



*) Dott. Pietro Kandler, Indicazioni ecc., p. 77. 

•) Pubblicava: Li Scolariy Padova, per Lorenzo Pasquali, 1588: 
Il SilenOf Vicenza, per Giorgio Greco, 1589; v.Maz zuch eli i, -Sm'rtoW 
italiani^ Broscia, 17G0, voi. II, pag. 675. 



J 



286 

Verona, dove nel lazzaretto, colpiti dal fiero morbo, morivano 
ben trentasette de' suoi confratelli. Andato poi ad assistere gli 
infermi nelle ville vicine a quella città, trovandosi in Santa 
Maria in Stella, quivi moriva neir Agosto 1630, dove fu anche 
tumulato. 

L'illustre storiografo nostro Pietro canonico Stancovich 
ci racconta/) che a' suoi tempi fra le altre epigrafi, si con- 
servava a Capodistria nel palazzo dei conti de Belli la seguente: 

Pr. MARCVS CAPVaNUS DE BELLIS 

IN 8AECVL0 JOANNES OTTHONIBLIS FILIVB 

SAKCTITATE VEKERANDV8 

MONASTBRIVM SVAE RELIGIONIS IV9TIN0P0LI PVNDAVIT 

IN PALATIO PONTIFICIO IN J>. PETRI ET D. LA\'RENTII ROMAE 

SACBI8 CONCINNAVIT 

VEBONAE IN LVE OBVBNTA SVI8 ET POPVLO 6VFFBAGAND0 

ET PBAEDICANDO 

8ACBI APOSTOLATVB VICTIMA MORBO DEFECIT 

ANNO 1630. 

Ma veramente il convento dei padri Cappuccini fondato, 
come scrive l'erudito vescovo di Cittanuova Giacomo Filippo 
Tommasini, Vanno 1625 nel corpo deUa eittàf intitolata la chiesa 
di Santa Marta e Santa Maria Maddalena sotto il vescovo fra 
Girolamo JSusca^ uomo gioviale e di candidi costumt^^) fu ultimato, 
a quanto narra il vescovo giustinopolitano fra Paolo Naldini, 
onde compiere un voto della città di Capodistria. E non sarà 
discaro al lettore di queste memorie di risaperne la fondazione 
dall'opera di queir insigne prelato.") Intepidito e mancante, ei 
scrive, sembrava a Oiustinopoli il suo grande e fervoroso ossequio 
verso U serafico Patriarca Francesco^ se oltre i predetti sacri 



•) Biografia degli uomini distinti dell' Istria. Trieste, 1829, voi. II, 
pag. 286 seg. 

*) Commentari della provincia deW latria (nélY Archeografo triestino» 
Trieste, 1837, voi. IV, pag. 880, 346.) 

•) Corografia ecclesiastica della città e della diocesi di Oiustinopoli. 
Venezia^ 1700, p. 201 seg. 



à86 

ordini (i Minori Conventuali, i Minori Osservanti ed i Terziari) 
benignamente accolti, non ricettava anche quello della più rigorosa 
amteritày detto volgarmente i Cappuccini. È ben tenero e sviscerato 
quelV effetto, che ricovera nel proprio seno tutta la prole^ ancor 
che numei'osa, di fecondissimo Padre. Gli accolse nel miUe seic^fito 
ventuno, sebbene fu più rimoto di tale introduttione il motiva. 
Nel secolo trascorso non una^ ma due e tre volte incrudelì contro 
della città fierissima la peste; e fu nelVundici, nel cinquanta- 
quattro^*) e nel settantatre sopra il mille e cinquecento. La prima 
(n^ accenna il Petronio) derivò dallo scavamento allora fatto delie 
vicine lagune verso il meriggio. Fu grande lo spurgo del fango, 
perchè ammassato sotto le mura della città venne a formare la 
strada esteriore, ora conducente dal porto al ponte, ami sino alla 
porta d'Ogni Santi; e giovò di molto al comodo accesso delle 
galere e delle navi al Castello Leone, Ma i gravosi effetti dei 
vapori da quel fangoso Icmmo esalanti, si resero pestiferi. Il ìuwvo 
letto preparato al mare arrecò alla città ti cataletto; e dal sordido 
loto si partorì un lagrimoso lutto. V altra peste fu generale, 
perchè baccante per CItalia, scorse dal Friuli nell'Istria. Ma la 
terga fu un misero residuo delle precedenti ; poiché intortto a 



*) La peste del 1564 è ricordata dal vescovo di Trieste Andrea 
dott. Rapicio nel suo poema: Histria coi versi seguenti (v. 213 seg.): 

Indolui vexatam ttrbein non Marte superbo, 
Sed quod saeva lues tetroque infecta veneno 
Infecit puras diris afflatibus auras. 
Con'upto codi traci u, dum luctifer annus 
Ingruit et plures mortali vulnerat ietti, 
Infelicem urbem, qua non praestantior uUa, 
Seii facieni codi spectea seu rorida circum 
Prata, vel adriacas, qnibus undique cingitur^ undas. 

Non requiea est uUa mali, prostrata trahuntur 
Corpora, sunt passim proiecta cadavera postquam 
Incuhuit terris inimici syderis aestus, 
Atque avidi late serpunt contagia morbi. 
Heu mihi! Coelicolum sanctum et veneràbile numen 
Placandum est puris precibus, flectendaque stimmi 
ira Dei: poscunt alios haec tempora mores. 



28? 

tefhVanni sopita^ ne mai estiniay si riaccese da una fune^ qual 
miccio mortifero^ rimasta occulta dietro una cassa nello spurgo 
di certa casa infetta. In quel canape stettero per tanV anni avvinti 
assieme scruta distruggersi stoppa e fuoco. Ma ad un semplice 
tocco di manoy quasi ultima dispositione, s^ accese così vasto in^ 
cendio^ che hebhe ad incenerire tutta V Istria non che la sua 
metropoli. Fatto così grande^ che riempì di stupore i medici 
jptò esperti, tra i quali il celebre FracanMano, che ne registra 
come di cosa straordinaria il successo per quanto ne riporta il 
Sennerto prodotto dal Petronio. 

In queste lagrimevoli sciagure la città, che se bene piena 
d'horrore, non mai scemò di divotioncy ricorse supplichevole al 
valido patrocinio delle sante sorelle Marta e Maria, aceiochè si 
degnassero impetrare dal pietoso Eedentore, loro hospite famigliare, 
al popolo incadaverito qualche respiro, come già àW estinto loro 
fratello Lagaro, benché fetente, ottennero la vita, obUgandosi con 
solenne voto d* erigere a Dio, a loro gloria e nome un sontuoso 
(Mare. Placossi lo sdegnato Signore, e ritenne il severissimo fla- 
gello. Ma la città, che da molti dispendi esausta non così subito 
potè adempire il voto, pensò di risarcire la tardanza cangiando 
col benigno assenso del suo prelato, Vobligo delV altare in una 
chiesa e convento sotto gli auspicj deUe sante sorelle, ove soggior» 
nasse la rigorosa osservanza de' francescani Cappuccini. Quindi 
fattosi V acquisto di più case ed horti bisognevoli alla pianta del- 
V ideato edificio, per cominciarne cólV assistenga del cielo^ Girolamo 
Busca alli ventinove agosto del mille seicento venfuno, dopo be- 
nedetta nella cattedrale Valla croce, solito vessillo dell' instituto 
cappuccino, si portò co Vuno e V altro clero assistito dalla città 
divoia a benedire la prima pietra della nuova chiesa, e colle solite 
formalità la gettò negli scavati fondamenti. 

Con che si principiarono ambe le fabbriche della chiesa e 
del convento. La providenga divina, di cui è proprio con forte e 
soave mano ridurre le sante imprese agV intmti lor fini, or volle 
mostrarsi singolarmente prodigiosa, poiché la fabbrica co Vessiguo 
apparecchio di scarsi materiali incominciata, nel termine di tre 
anni, cor^orrendo d*ogni parte copiosi e inopituiti i sussidi, giunse 
a stato tale, cJie vennero ad hàbitarla i religiosi in forma di 
claustrale famiglia^ e in pochi anni appresso del tutto si compì e 



288 

perfettionò. Vero è^ che ntdìa di singolare ha ella sortito^ se uùn 
V essere un'esatta e bella copia delV altre fabbriche ddCinstifuio 
Cappuccino^ il quale insistendo nelVunigenea moralikt di suoi 
alunni^ mal soffre permettere alcuna diversità anco di architettura 
ne' suoi edifici. Nulladimeno se V amenità del sit^, la pianura del 
posto e gli adiacenti del luoco contribuiscono a migliorare i disegni 
ancorché invariati, è ella riuscita con tutta simetria e vagesMu, È 
la chiesa tanto lucida^ che col suo candore ricrea^ e tanto vaga^ 
che colla sua schiettcMMa inamora. S'arricchisse con le pretiose tele 
^ eccellenti pittori^ tra i quali il Veronese e il Fiamingo. 

Nella palla maggiore delle due capelle veggonsi le sante 
sorelle Marta e Maddalena, le quali assistite dalli due Serafini 
Francesco e Antonio, padre e figlio, offeriscono la città alla gran 
Madre di Dio, Due volte alVanno honorasi questa chiesa con 
publica processione. Nel giorno festivo di Santa Marta vi con- 
corrono ambi i clèri colla città in adempimento delP antico voto, 
e per la solennità di santa Barbara vi si portano ad osstquiart 
le reliquie della loro avvocata i bombardieri assistiti dal magi- 
strato, dalla nobiltà e dal popolo, E introdottovi a nostri giorni, 
in tutti li venerdì ddV anno, il dolce e fruttuosissimo esercizio 
sovra la penosa agonia del Redentore Crocefisso, detto mìgarmente 
la buona morte, gV ecclesiastici ed i laici con divota gara ti 
assistono. 

Nulla pure di singolare può addurai del convento, che di* 
cemmo edificato su la simmetria degli altri del suo \miituto. 
Basta V accennarlo provisto di fabbrica, di libraria, d^horio ed 
ogn^ altro per V uso condecente de' suoi religiosi. Ridonda egli tJi 
qualche comodo della religione, mentre per T avvento e quaresima 
qua approdano come in porto sicuro, diversi de' suoi evangelici 
operarj spediti dalla provincia veneta a disseminare la divina 
parola in jpm luochi delV Istria. Ma anco la religione cotnpensa 
V amore de' cittadini co V amore de' suoi figli, assistenti inde/mst 
aW urgenMe spirituali d^ogn^uno e singolarmente degli afftitii 
languenti. Quando nei trenf uno di questo secolo replicò i suo% 
furori la peste crudele, diversi di loro coli esporsi generosi alla 
cura degli appestati, sacrificarono al publico bene la propria vita. 
Se un voto fatto per sottrarsi dalla peste V introdusse nella città, 
non vollero quegli uscirne, die sorpresi dalla caritativa assisfenm 



289 

agli appestati. Gloriosa uscita, se coronò* éC eternità V affettuose 
loro fatiche. 

La degna memoria della fondatione sì del convento come 
della chiesa leggesi scolpita in marmo sulla porta maggiore di 
questa ed di dentro con tali accenti: 

D. 0. M. 

BB. MARTHAE ET MARUE MAGDAL. 

GREGOBIO XV PONT. MAX. 

ANTONIO PRIOLO DVOB 

HIEBOMTNO RYSGA EPISCOPO 

MARINO BARBARO PRAETOEE 

BEBN. GEOBGIO ET PASOH. GRIM. C0N81L 

OCTON. BELLO ET OOTAV. GAVARD. BIND. 

CIVITA8 

R. R. P. P. MINORIBVS CAPPVCCINJ8 

DEVQTI0NI8 ERGO ANN. M . DG . rKI . UH 

KAL. SEPT. 

Seguì poscia la consecratione della stessa chiesa (acciochè 
nulla le mancasse di perfettione anco néW ordine de saeri riti) 
per mano di Pietro Merari Vanno mille seicento trenta quattro. 
E questa W è V inscrittione : 

TEMPLYM HOC 

IN HONOREM 8. MARTHAE VIRG. 

1LLVBTRI88IMV8 AC RBVERBNDI88IMy8 D. PBTRVS 

M0RABIV8 CLODIEN. 

EPISC. IV8TINOPOLIT. 

XI. KAL. NOYEMBR. 1634 

CONSEGBAVIT OVM ALTARE MAIORI 

ET EIYS ANNIVER8. PRIDIE KAL. 8EPTEMB. 

CELEBRARI INDIXIT 



290 



CAPITOLO ni. 

I padri Cappuccini della prorincia religiosa stiriana vengono ad 

abitare nella nostra città ed aprono un conrento faori di porta Ca- 

rana. Vicende dello stesso durante il secolo decimosettìmo. 

Il desiderio peraltro di avere sempre predicatori di 
vaglia durante l'avvento e la quaresima, occupava, come ab- 
biamo già detto non poco i padri nostri coscritti fino dai tempi 
i più remoti. Chi legge attentamente i protocolli del Consìglio 
della nostra patria dai più antichi tempi all' anno 1800, con- 
servati oggidì con scrupolosa pietà nel nostro civico archivio 
diplomatico, si persuaderà ben tosto, come i padri nostri non 
solo destinassero annua somma per stipendiare i predicatori 
durante V avvento e la quaresima, ma fossero inoltre circo- 
spetti neir eleggerli e risguardassero tale prerogativa con una 
certa gelosia, perchè del tutto in questo procedorfì indipen- 
denti dal vescovo diocesano, il quale grato al Comune per 
tanta e non indifferente premui'a, sempre ne confermava la 
scelta del predicatore, concedendogli di buon grado la pat^snte 
e la spirituale giurisdizione. 

È ben verO; che fino da tempi remotissimi in Trieste 
erano i frati minori conventuali nella chiesa di S. Francesco. 
Questi però si dedicavano non tanto alla predicazione, quanto 
alla coltura dei giovani, tenendo aperta scuola gratuita, in ctiì 
insegnavano i rudimenti della lingua latina, prima ancora che di- 
ventassero discepoli del pubblico precettore condotto e stipendiato 
dal nostro Comune. Anche i padri Gesuiti, venuti a Triest-e 
nel luglio 1619, si erano prefissi un altro nobilissimo scopo, 
intendendo cioè di aprire in Trieste una pubblica scuola filo- 
sofica, senza che più i triestini fossero costretti di inviare 
per questo motivo i loro figli allo studio di Padova o a 
quello di Bologna. 

Sedeva dal 1598 sulla cattedra vescovile tergestina Orsino 
de Bertis, da Topogliano nel Friuli, già segretario della 
contea di Gorizia, poi dell' arciduca Carlo, legato cesareo a 
Soma, nella Lombardia e nelle Spagne, visitatore per ordine 



^ ^i 



291 

deir arciduca del patriarcato di Aquileia pella parte dell' impero. 
Questo prelato degnissimo e zelante ebbe più volte a dichia- 
rare^ come fosse assolutamente necessaria una riforma nei co- 
stumi del popolo cristiano, ed a tale scopo credette vantag- 
giosa r introduzione dell' ordine Cappuccino nella nostra città, 
però di membri eletti dalla religiosa provincia stiriana, che 
r arciduca Carlo giammai avrebbe permesso a Trieste un con- 
vento soggetto al provinciale di Venezia, siccome suddito della 
Repubblica. 

L'intento era lodevole e santissimo, i tempi però d'allora 
non ne erano troppo propizi, che già dall' anno 161B ardendo 
la guerra fra la Signoria veneta e l'arciduca Ferdinando, 
Trieste più che mai doveva soffrire per le frequenti incursioni 
belliche. Per tutelare la nostra patria l'arciduca inviava nel 
febbraio 1615; come racconta il nostro cronista Vincenzo ca- 
nonico Scussa,^) Sebastiano Zuechy capitanio alemanno, con la 
sua compagnia per guardia di Trieste e suo territorio, che scor- 
saggiavano gli albanesi, e già levate avevano alquante barche pe- 
scareccie assieme con li pescatori. 

La Repubblica^ il mese di agosto 1615, con editto pubblico, 
levò U traffico per terra alli sudditi arciducali; onde insolenti 
gli albanesi delle armanizze^ molestano gli pescatori di Trieste, 
inseguitandoli quasi sotto la città, e smontando nelle parti più 
remote del territorio^ depredavano a lor piacere. Non mancava 
Venezia ammassar soldatesca in Istria, affine di disfar le saline 
de' triestini in Zaulis, con disegno anche di rovinare la giurisdi- 
zione di Santo Servolo. Siccome li 8 Ottobre, Giovanni Corellio, 
con buon numero di gente veneta assalì e depredò Potgoria, vil- 
laggio sottoposto a detta giurisdizione, della quale essendo patrone 
V illustrissimo signore, allora barone Benvenuto Petaz, poi onorato 
con titolo di conte, fatto processo bandisce con taglia li depre- 
datori. 

Benedetto da Lezze, provveditore veneto, persuaso dal Corellio, 
alquanti giorni dopo mandò due insegne di fanteria verso Santo 



*) Francesco Gameroni, Storia cronografica di Trieste del cano- 
nico Don Vincenzo Scussa. Trieste^ 1863, pag. 116 seg. 



292 

Servolo per depredare le ville confitianti. Del che avvertito il ba- 
rone PetaMy spedì colà avanti V alba da Trieste^ duecentocinqMLnta 
archibugieri^ i quali incontratisi appresso Ospo con li Veneti si 
attaccò fiero assalto, nel quale morì un tedesco ed un altro restò 
ferito. Dei Veneti uccisi sei, feriti quattro. 

Andava il barone Petae da Trieste per soccorrere Gemicale^ 
ed incontratosi con li soldati che ritornavano, quaranta di questi 
con il medesimo si congiunsero. Il giorno seguente a meezodi fu 
dalla sentinella scoperto U Veneto^ che con tre bandiere di fanteria 
e quattro cavalli se ne venivano alla volta di Gemicale^ tra quale 
era il Lesze provveditore veneto, che con tutta quella gente trascorse 
nello stato arciducale più di mezeo miglio con le insegne spiegate. 
Per reprimere tanta audacia, ordinò il barone Petagj sbarare dm 
spigardoni che in Gemicale erano, dalchè atterrito U proweditort 
veneto, ritornò. 

Li 25 ottobre 1615, mandati dal provveditore Lenze, saccheg- 
giavano Gemicale, Gernotiz e Terpze, rompendo cantine, spargendo 
vino per terra^ riportando grosso bottino. Per tal danno formò 
processo il barone Petaz, con bandire il Lezze dallo stato arcidu" 
cale, e grossa taglia. Il simile fece il Lezze contro il Petag, qual 
anco mandò mille fanti e cavalli a saccheggiare ed abbrucciare 
villaggi e poderi della giurisdizione di Santo Servolo. In questo 
mentre per ordine di Ferdinando, arciduca d'Austria, il conte 
Wolfango di Tersatto, vice generale della Groazia, adunò duemila 
soldati crovati a pie ed a cavallo, col capitano Daniele Franecl 
triestino, avvicinandosi alli confini di Trieste. 

Li 24 novembre, li capi veneti con tremila ottocento soldati 
compresa una partita di cavalli, passati li ponti di Muggia ven- 
nero al monte detto Stratnar, ed una galera veneta con molte 
barche per smontare gran numero di guastatori, per disfare t 
demolire gli argini delle saline di Zaulis, territorio triestino. Il 
campo veneto a Stramar per guardia ddli guastatori era ordinato 
in pm squadroni dal capiianio Fabio Gallo cP Osimo. NeW i^tessiì 
tempo, anzi momento, arrivò il conte Wolfango di Tersatto a 
Gorgnial, villaggio distante cinque miglia dafla valle di Zaulis. 
Avvisato il conte dalli triestini, che la gente veneta s^ accostixva a 
detta valle, spedì di subito con diligenza il suo luogotemnte Vivo 
e capitanio Francol con fanteria e cavalleria per difesa. Pervenuta 






293 

questi veloci alla sommità del Carso, d'onde scoperta la gente 
veneta per mare e per terra^ il Francol con staffetta diede parte 
ai conte^ e sema perda- tempo calò al basso da animoso capitanio ; 
con pochi soldati cominciò a scaramucciare col nemico^ cK era di 
gran numero maggiore e scaricata aveva una impetuosa tempesta di 
moschettate. In questo mentre an'ivato il conte col rimanente de* croati 
da Trieste, li moschettieri del capitanio Zuevh^ ed altri archibugieri 
in aiutOy investì il conte gagliardemente li veneti: dalVuna e dal- 
V altra parte scaricati li moschetti con picciol danno degli austriaci^ 
qtmli senga dar tempo all'inimico di ricaricare le armi^ s^ avan- 
Marono con tanto ardire^ abbenchè minori di numero, con arme 
bianche alla mano, ferendo ed uccidendo, che sbigottiti, atterriti li 
soldati veneti, con gran disordine si posero in fuga, onde di essi 
avvenne molta strage. 

Il provveditore Lezze, parimente con la fuga si salvò facendo 
tagliare dietro di se li ponti delle saline di Muggia, causa che 
mólti d^ suoi, parte per la calca s' affogarono ndV acqua^ parte 
uccisi restarono dalle alemanne moschettate. 

Oltre dò la medesima galera con sbarri di scaglia credendo 
colpire arciducali, atterrava li proprii. Fabio Oaìlo, smontato da 
cavallo, per porre in ordinanza la disordinata milizia, restò sul 
terreno con piti di seicento soldati oltre la moltitudine de" feriti 
con perdita d' un' insegna. DelV arciducali morirono soli dieci e 
feriti alquanti pochi. Il capo dei croati d' Ottozaz Voivoda Ver- 
donoviz, che primo seguitava li veneti, d' un colpo di cannone 
scaricato dalla galera restò estinto. Fornito il fatto d^ arme, la 
galera e le barche si partirono. Così il conte ritornò a Corgnial, 

La noti^ precedente, li 27 dicembre 1615, alcune armanizze 
con una galera approdarono a Grignano, primo colle del monte 
Puccino, dove sbarcata la gente veneta abbrugiarono le case di 
quelli vignali aspettanti alli triestini. 

Il primo deli* anno 1616 si diede principio ad edificare il forte 
detto san Vito per difesa della città di Trieste da un ingegnere ale- 
manno e poi ridotto in miglior forma dal barone Petaz Vanno 1627, 

Alla fine d' agosto smontati duecento incirca veneti per dan- 
neggiare le saline di Zaulis alli triestini vigilanti aUi loro in- 
teressi, da una gagliarda imboscata colti, uccisi restarono da qua- 
ranta veneti ; la sicurezza delli rimanenti apportò la presta fuga 



294 

Li 26 aprUt 1617 il barone Benvenuto Petcus pose in ntarc 
un armanisMa nuovamente fatta; questa nel tramonUir del scie 
prese il cammino verso Cavarle e ritornata dopo due giorni, avendo 
affondate tre barche grandi venete cariche di sale ed una ^4arfa 
condotta a Trieste con trenta moggia di sale, persone venlisetie 
prigione, armeggi delle affondate, denari, massarieie ed tfìtro^ che 
il tutto poteva ascendere alla somma di ducati cinquemila. Appena 
arrivata in porto V armanieea a vele piene con la preda^ che m- 
guitata veniva da dus venete ed una galera, queste si awicinarofio 
al Zucco (farro discosto dalla città un miglio), da dove la galera 
scaricò due cannoni di borsia, le cui palle colpirono in città 
verso Riborgo senz' offesa ; dal castello resagli la pariglia col 
cannone, si partirono. 

Il campo ed armi arciducali a Ch'adisca aveva già fatto 
alto : piae$a di considerazione, che già abbattevano li veneti^ dalla 
quale uscito li 7 giugno 1617 il governatore Turrismondo per 
osservare li circonvicini posti, trattenendosi nel bosco di Eubia, 
da palla di colombrina venetfi di libbre vi'nti colpito, con smem- 
brargli un braccio e parte del corpo, morì. 

Il mese di luglio trecento Segnani, il cui capo età Ferletichf 
s^unironOy intenzionati d andare a trovare il duca d' Ossuna <he 
già solcava li confini della Dalmazia e scorsegtjiare V Adriatico, 
Questi dal Vinadol fugati dodici armanizze venete, con morte di 
centocinquanta albanesi, vennero a Trieste, da dove partiti li 
19 luglio e con essi quattro barche di Triestini, intenzionati col 
Ferletich la notte seguente saccheggiare Palestrina, luogo vicino 
a Venezia ; ma per tempestosa fortuna di procelloso garbino con 
pioggia, gli costrinse far ritorno. 

Li 13 agosto 1617 capitò a Trieste grossa nave ^agnuola 
montata da centocinquanta persone con le armi dd duca d' Ossuna^ 
governata da Ruberto Eliata inglese, per guardia dd porto e 
fabbricar galere. 

Ursino de Bertis, vescovo di Trieste, mosso a compassione 
della sua città assediata da' veneti, trattò caldi offici col gover- 
natore di Milano suo conoscente i acciò movesse le armi sotto 
Crema, fortezza veneta, per divertirli da Trieste, Ed in vera 
effettuò] poiché interpellato il governatore milanese dalla repubblica 
veneta sulla causa di questa mossa, rispose, perchè essa assediava 



295 

Trieste e quando levate fosfiero le ostilità da questa città^ esso 
parimente leverebbe quelle da Crema, Pertanto il campo veneto 
partitosi da Trieste^ alloggiò sotto Gradisca^ quale abbattè fiera- 
mente, non però vinse ne superò. Morirono in questo assedio dalla 
parte arciducale Trautmansdorf ed il capitanio Daniele Franeol; 
dalla veneta Pompeo Giustiniani^ Orasio Baglioniy CHovanni de' 
Medici^ capi di prima classe. 

L' anno 1618 capitanio venne in Trieste V illustrissimo signor 
conte Francesco della Torre, 

In FiuntPy terra di San Vito^ li 3 giugno del medesimo anno 
1618 pubblicossi la pace tra la casa d' Austria e la repubblica 
veneta, Commssarii arciducali furono il barone Carlo d^ Arrach 
ed il nobile Giovanni Giorgio d^ Edlinch, 

Per lo stato veneto Antonio Friuli e Geronimo Giustiniani ; 
H 24 delVistesso mese si pubblicò in Goriaia e li 4 agosto tutto 
il campo veneto si partì. ^) 

Fu allora che si pensò di chiamare i padri Cappuccini 
nella nostra città, essendo sommo Pontefice Paolo V ; patriarca 
di Aquileia e metropolita delPIstria, di Trieste e del Friuli, 
Antonio IV. Grimani; vescovo e conte di Trieste, Orsino de 
Bertis ed imperatore romano germanico e sovrano di Trieste 
Ferdinando II. Nella nostra città funzionavano in quel tempo 
i seguenti preposti ecclesiastici e civili: 

PREPOSTI ECCLESIASTICI: 

1. Capitoix) della cattedbale: Carlo Alberto Pessler, 
decano e proposito mitrato del capitolo collegiale di Rudolfs- 
werth — Nicolò Perentin, triestino, arcidiacono e vicario ge- 
nerale — Domenico Harzari, triestino, scolastico — e canonici: 
Angelo Yenier, veneziano, parroco della chiesa di Santa Cat- 
terina di Padova — Girolamo Schenka, triestino — Giuseppe 
Fabris, triestino — Giovanni Giacomo dell'Argento, patrizio 



*} Vedi: Commentar] della guerra moderna passata nel Friuli et nei 
confini de Vlstria et di Dalmatia di Biagio Rith di Colenberg, giure- 
consulto gradiscano, Trieste, per Antonio Turrini, 1629. 



296 

triestiuo — Rodolfo Calelli, triestino — Leon© de Loo, patrizio 
triestino — Pietro Codoppo, triestino — Giacomo Cras.'^OTas e 
Nicolò Hrau. 

Marcello de Capoano, patrizio triestino, oancelliere e no* 
taio vescovile. 

Superiori del priorato dei padri Benedettini ai santi Mar- 
tiri : don Silvio Stella, patrizio bresciano, abbate di S. Giorgio 
Maggiore, e don Zaccaria Casarsa, da Brescia, priore. 

Priore dei padri Crociferi in S. Bernardino: padre Ri- 
naldo Magno. 

Superiori dei frati Minori Conventuali in S. Francesco: 
fra Giacomo Montanari, da Bagnacavallo, maestro in teologia, 
ministro generale dell' ordine — fra Simeone Morelli, da Axbe, 
maestro in teologia, ministro provinciale dei Minori Conventuali 
della Dalmazia — fra Tiberio Baldaini, da Mondaino nelle 
Marche, guardiano. 

Superiori dei padri gesuiti: padre Muzio Vitellesdì!» mi- 
nistro generale — padre Ferdinando de Alber, triestino, mi- 
nistro provinciale della religiosa provincia austiiaca - padre 
Giovanni Battista Posarelli, da Bergamo, superiore. 

Abbadessa delle monache Benedittine in S. Cipriano: 
madre Eufrasia de Bonomo, patrizia triestina. 

Vicario di Opcina: Giovanni Jurassich. 

PREPOSTI CIVILI: 

Capitano cesareo: Ascanio conte Valmanara. 

Luogotenente del capitano: Annibale de Calò, patrizio 
triestino. 

Giudici e rettori del Comune : Andrea Spada, Giaiij^iaeomo 
de lurco, Francesco de Fin, triestini. 

Giudici del Consiglio maggiore e minore: Francesco de 
Bonomo — Marino de Baiardi — Giusto de Ginliattl — Gia- 
como de Alber — Pietro dell'Argento — Benvenuto ile PetAzxì 
— Daniele de Panzera — Lodovico de Marenzi — Argentino 
dell'Argento — Annibale de Calò — Giovanfrancesco de Fin — 
Lorenzo de Brigido, patrizi triestini. 



r 



29? 



Pur troppo colla soppressione dell* ordine dei Cappuccini 
nella nostra città, sebbene con alquanti frati T archivio pas- 
sasse nel convento di Santa Croce di Vipacco, gran parte degli 
atti andarono smarriti. Dall' epoca della fondazione del convento 
sino air anno 1631 non abbiamo ritrovato ad onta di ricerche 
assidue che queste sole memorie : 

^^Tergestum, nostrum huius civitatis moDasterium^ receptionis 
suae habuit exordium anno 1G17 ab admodam reverendo patre Insto 
a sanato Insto, commissario generali, qui eidem aedificando praebuit 
consensum. Primns làpis positus est ab illustrissimo et reverendissimo 
domino, domino Ursino Bertis episcopo et comite tergestino. Ecclesia 
cum monasterio aedifìcata erat ex eleemosina, consecrata autem in 
honorem sancti ApoUinaris diaconi et martyris Tergestini ab illu- 
strissimo et reverendissimo domino^ domino Reinaldo Scarlichio epi- 
scopo et comite tergestino die 24 aprìlis anni 1623, cuius dedicatio 
annuatim praefato die mensis celebrari solet. Item consecratum fuit 
altare primi sacelli in honorem sanctae Mariae Constantinopolitanae, 
quod privilegiatum est per determinationem factam ab admodum re- 
verendo patre Basilio Qoritiensi, per provinciam Styriae ministro 
provinciali anno 1630, iuxta tenorem bullae Pauli V Summi Ponti- 
fìcis, quotiJie prò omnibus sacerdotibus, tum regularìbus, tum sae- 
cularibus in perpetuum. Alterum etiam in honorem beati Felicis.. .„ 

1617. Penes Istriam, Adriatici maris ad oras, Tergesti (Trieste) 
assurgit civitas, quondam Veneto, nunc Austriaco imperio obsequens, 
cuius incolae iam a provinciae Styriae primis annis nobis addictissimi, 
coenobium nobis statuere peroptantes, supplices super hoc persaepe 
dedere litteras, usquedum pater frater lustus a Sancto Insto, pro- 
vinciae generalis commissarius, iteratis ipsorum votis anno 1617 ob- 
secundandnm censuit. Fervido itaque conatu comunibns impensis rem 
cives aggrediuntur, domino Ursino de Bertis, Tergesti episcopo, pri- 
mariam aedifìcii locante petram. 

162S. Tergesti — cunctis persolutis et Dei domo inibi erecta, 
ubi divum Apollinarem, Tergestinum diaconum martyrii agonem con- 
summasse ferunt, a domino Reinaldo Scarlichio, comite ac Tergesti 
episcopo, in honorem eiusdem martyris Deo dicatur anno 1G23, die 



298 

24 Aprilis, cuius dedicatio aimuatiin celebrauda piaefuto ditr et 
mense. Item consecratum fuit altai*e primi sacelli in honorem Beatae 
Maria Virginis Constantinopolitanae, quod privilegiatum est seeundam 
Bullam Pauli V in perpetum. 

1630. Tergesti — altare in honorem beati Felicis a Caatalicio 

Cappuccini ab illustrissimo ac reverendissimo domino, domino Rei- 
naldo Scarlichio, comite et episcopo Tergestino consecratum faìt. 

Stando a queste memorie e ad altre poche, che si rinvengono 
qua e là fra i documenti conservati nel nostro civico archivio di- 
plomatico, i frati Cappuccini furono accolti a Trieste dietro de- 
siderio del clero, del Comune e dei fedeli nel 1617, dopo aver 
ottenuto il permesso dal loro commissario generale fra Griusto 
da S, Giusto, coir espressa condizione che fosse incorpùrato e sog- 
getto il convento alla religiosa provincia cappuccina della Stìrìa. Il 
Comune assegnava loro gratuitamente il fondo necessario fuori 
di porta Cavana — nella TRIESTE SACRA — dove già stavano 
la chiesa della Madonna del Mare, quella dell' Annunziata e 
quella di S. Bernardino dei padri Crociferi, il convento dei 
frati Minori Conventuali di S. Francesco ed il priorato dei 
padri Benedittini di S. Giorgio Maggiore di Venezia ai Santi 
Martiri, quasi uno ridosso l'altro. 

Il novello convento sorgeva distante quasi ottantadue 
metri dalla chiesa dei Minori Conventuali e stava a destra del- 
l' odierna via Cavana, dove presentemente sorge la casa del nu- 
mero tavolare 1004; aveva comodo cenobio con circa trenta celle, 
libreria, refettorio, cucina e lavanderia. Circondato d'ambidue i 
lati da orto provisto di tre cisterne, aveva da una parte addossata 
la chiesa, che poverissima secondo le leggi severe dell' ordine^ 
era pure angusta, perchè lunga soltanto metri 24 6 e larga 
9.6. Dietro il convento, attraverso la via odierna del Fon- 
tanone, dalP odierno Cafè dei Cappuccinij era il fosno della 
città, nel quale colavano le acque dal monte di S. Michele^ e 
poi per rigagnolo serpeggiante si versavano in mare presso 
r odierno UfiScio di Sanità, ad un molo ivi esistente, che per 
questo motivo si chiamava Molo dei Cappucoini. Presentiamo 
al lettore la pianta della chiesa e del convento, toJta la prima 





Ginnico concènto dei §, S^ Qa'pfuccini i-n St^Uàtt 
(Da una secchia stampa). 




piatto di ^Unaj&icnie ÌM' antico coMt>€'Hto 
Set §^ $, Cappuccini in StÌ€>tc^^ 




\ 



(Da una vecchia stampa). 



299 

da una di Trieste, disegnata nel 17^1 da Pietro Stroll ed oggidì 
conservata nell' archivio edile del nostro Magistrato Civico, 
del titolo : Pianta // della cesare.* regia marittima città e porto 
franco di Trieste disegniate Tanno 1781. Petrus Stroll fecit. 

Concorsero alla fabbrica il vescovo, il capitolo, il clero, 
il Comune ed i fedeli. Benedetta la prima pietra dal vescovo 
Orsino de Bertis con grande solennità addi 3 Marzo 1617, il 
lavoro procedeva assai lentamente, per cui i frati furono co- 
stretti ad incontrare un debito di seicento settanta sette fiorini, 
avuti a mutuo dal capitolo cattedrale 450 fiorini 20 carantani 
e dalla fraterna ^el Eosario 226 fiorini 40 carantani. Ciò non 
ostante i frati chiamarono nella nostra città il loro ministro 
provinciale fra Fulgenzio da Trieste, il quale supplicava addi 
6 G-ennaio 1618 il Comune ed i nostri concittadini ad aiutarlo 
almeno a compiere la chiesa. Avuti con questo appello i mezzi 
necessari, si ultimarono in cinque anni convento e chiesa, la 
quale fu consacrata nella domenica in Albis addi 24 Aprile 1623 
dal vescovo fra Rinaldo Scarlichio, che destinava questo giorno 
pei tempi futuri come festivo di sua dedicazione. 

In memoria di questo avvenimento i frati collocavano 
sopra l'ingresso della chiesa una lapide della grandezza di 0316 
m. per 1*264 m. colla seguente leggenda: 

ECCL.* HAEC • COSBC* FVIT. IN 

H.«"> S.' APOLLINARIS ' DIAC' 

M." 1623 ' APKILI8 - 24 ' AB * ILL ' D. D. 

BEIKALDO ' SCARLICHIO * EPISCOPO 

TERaBSTI • DEDIOAVIT ' ECCL.'"* BODEM ' DIJB 

CONS. Q. P. C. 

L' ingresso dei frati Cappuccini nella nostra città ricorda 
il cronista nostro fra Ireneo della Croce molto laconicamente:^) 
Stabilita la pace con la Republica di Venezia^ ei scrive, vennero 
ad abitare in Trieste i reverendi padri Cappuccini^ ai qtmli la 



*) Istoria della città di Trieste, Trieste, 187a voi III, parte II, 
pag. 201. 



300 

magnifica comunità fece fabbricare it converito e la chiesa mi ttiolo 
di S. Apollinare martire^ uno dei cinque antichi proiettori ddla 
città, fuori della porta di Cavana. Non cosi il canonico don Vin- 
cenzo Scussa e Giovanna Bandeili. H primo *} ci assicura che 
i Triestini avessero somma stima pei padri, dicendo che fatta 
la pace vennero a coabitare li molto reverendi padri Cappuccini 
con vero esempio di pietà e religione. La seconda osserva,*) che i 
nostri Cappuccini durarono in tale dilezione del popolo^ che nel 1785 
alla loro soppressione la popdaaionc caldissimamente supplicò ptr 
la loro conservaMiofte, offerendo di fabbricare loro contento in aìtro 
sito e di alimentarli: tanta era V opera loro proficua e desiderala, 
li intemo della chiesa, povera e semplicissima, presentava 
tre altari di legno: il maggiore dedicato a S, ApolUnaro, 
diacono e martire triestino; il laterale a sinistra colla pala di 
S. Felice da Cantalice e quello a destra coir imagine della 
Beata Vergine ConstantinopoUtana, della quale offriamo al 
lettore una copia fedele della xilografìa fatta a Venezia verso 
la metà del secolo scorso.^) L' ultimo altare fu dichiarato nel 
1630 dal ministro provinciale fra Basilio da Qoyìzìb, in vigore 
del breve relativo di papa Paolo V privilegiato per tutti i sa- 
cerdoti secolari e regolari in esso celebranti, A ridosso della 
chiesa stessa stava all'esterno immurata una lapide antica ro- 
mana sepolcrale colla leggenda: 

GU • p • XX *) 

la quale vista dal cronista nostro • fra Ireneo della Croce, og- 
gidì è smarrita. 

I frati, di solito in numero circa di venti, erano assai 
ben visti dai Triestini, perchè per la meta di consueto italiani, 
per im terzo circa tedeschi e del resto slavi. Ad essi il 



') Op. cit., p. 118. 

*) Notizie storiche di Trieste. Trieste, 1851, pag. 250. 

') Oggidì conservata nella collezione del cauouico Pietro dott« 
Tomasin. 

*) È mancante. Doveva senza dubbio in origine avere la leggenti,* 
in fronte pe<Ì€S„.. in agro pedes viginti. 




301 

Comune per lo più afiBdava il compito di indicargli un' abile sog- 
getto capace di tenere in S. Silvestro od in S. Giusto le pre- 
diche durante 1' avvento o la quaresima. Dal necrologio del 
convento troviamo che i frati seguenti si distinsero come 
predicatori : 

!• Padre Bernardino da S. Daniele, morto a Trieste addi 
9 ottobre 1649. 

8. Padre Sigismondo da Bologna, morto a Trieste addi 
21 maggio 1652. 

S. Padre Sigismondo da Gorizia, morto a Trieste addi 
28 gennaio 1666. 

4. Padre Zefirino da Fiume, morto a Trieste addi 6 ot- 
tobre 1706. 

5. Padre Teodosio da Ronchi, morto a Trieste addi 10 gen- 
naio 1720. 

6. Padre Liborio da Gorizia, morto a Trieste addi 20 
agosto 1724. 

7. Padre Tomaso da Gormons, morto a Trieste addi 26 set- 
tembre 1730. 

8. Padre Giuseppe da Treviso, morto a Trieste addi 1 no- 
vembre 1748. 

9. Padre Adalberto da Cormons, morto a Trieste addi 
31 marzo 1764. 

10. Padre Francesco d' Adelsberga, morto a Trieste addi 
31 marzo 1764. 

11. Padre Ermagora da Gorizia, morto a Trieste addi 
3 aprile 1772. 

12. Padre Callisto da Ferlach, morto a Trieste addi 10 feb- 
braio 1776. 

13. Padre Eulogio da Girknitz, morto a Trieste addi 27 
gennaio 1778. 

14. Padre Domenico da Trieste, per ben diecisette anni 
missionario apostolico nella Georgia, morto a Costantinopoli 
addi 3 lugUo 1781. 

Dalle carte poi del nostro civico Archivio diplomatico ri- 
leviamo che ben diecinove fra i nostri predicatori durante la 



305i 

quaresima appartenevano ali* ordine dei Cappuccini e prò tem- 
pore dimorarono nel convento di S. Apollinare: 

1. Padre Sigismondo da Gorizia, nel 1626. 

2. „ Filippo da Trieste, nel 1630. 

S. „ Giovanili Battista d'Este duca di Modena, nel 
1631, del quale racconta il canonico don Vincenzo Scassa^ eie 
in quello stesso anno lo primo gennaio^ per opera del reverm- 
dissimo padre fra Oiovanni Battista d'Està, sacerdote e predica- 
tore celeberrimo, Cappuccino^ già serenissimo duca di Modena ed 
Este^ dopo solenne predica nella cattedrale di S. GmstOj fu isii- 
tuita la devota confr-aterna del suffragio pei' le anime del Pur^a^ 
torio^ aggregala alla confraterna del santissimo Hosariù.^) 
4. Padre Giacomo da Cadore, nel 1641. 

Zeflrino da Fiume, nel 1673. 

Teodosio da Bonclii, nel 1704 

Liborio da Gorizia, nel 1707. 

Tomaso da Cormons, nel 1711. 

Adalberto da Cormons, nel 1727. 

Giuseppe da Treviso, nel 1732. 

Giuseppe da Milano, nel 1738. 

Girolamo da Cavolo, nel 1741 e nel 1745. 

Marianno da Verona, nel 1741 e nel 1742. 

Ermagora da Gorizia, nel 1743, 1747 e 1748, 

Ipolito da Mantova, nel 1746. 

Benedetto da Modigliana, nel 1749. 

Francesco Antonio da Carpi, nel 1762, 

Santo da Schio, nel 1762 e 1764. 

Fedele da Serravalle, nel 1768. 

Angelico da Sassuolo, difiinitore provinciale uel 
1775, del quale nell'anno 1777 fu stampata a Trieste coi tipi 
di Francesco Michele Battista V Orazione in morte deW arcivescovo 
di Oorùfia Carlo Michele dei conti d'Attems nell'opera; Sagm 
di panegirici, orazioni funebri ed accademiche, discorsi sacri moraU 
e prediche di alcuni célèbri oratori Cappuccini del presente secolù. 



5. 


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6. 


n 


7. 


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8. 


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9. 


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19. 


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20. 


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') Op. cit., pag. 123. 




Assidui nel confessionale; zelanti nelP assistenza agli in- 
fermi, caritatevoli coi poveri, i nostri Cappuccini predicavano 
in lingua italiana durante l' anno nella propria chiesa, ogni 
domenica in islavo nella chiesa della Madonna del Mare, e 
dopo la dichiarazione del porto-franco in lingua tedesca ogni 
domenica e festa nella chiesa di S. Bernardino dei padri Mi* 
sericorditi. 

Dal libro delle rendite del convento ci vien dato a sapere, 
che questuavano di solito giornalmente nella città; dal mese 
di Maggio al Novembre nel territorio, sul Carso e nell'Istria 
sino a Capodistria. Dalla corte imperiale di Vienna percepivano 
annui cinquantasei fiorini e quindici carantani pelle legna, 
dall'anno 1728 per concessione dell'imperatore Carlo VI por- 
tati ad annui centocinquanta fiorini, i) Dal Comune di Trieste 
annui settantadue fiorini e cinquantadue carantani ; dalle nostre 
monache Benedettine in San Cipriano la farina pelle ostie ed il 
vino pelle messe; dalla chiesa della Madonna del Mare per l' annua 
predicazione quarantacinque fiorini e ventidue carantani ; dalla 
chiesa di San Bernardino per lo stesso oggetto l'olio; dall' ordina- 
riato vescovile cinquecentoquarantanove lire per Tannua celebra- 
zione di trecentosessantasei messe basse, legate al convento 
dal dottor Leonardo Martena, defunto a Trieste addi 16 mag- 
gio 1697. 

In progresso di tempo ebbero poi i seguenti lasciti: 

1. Dal sacerdote triestino don Mario Ustia in vigore di 
suo testamento dei 26 febbraio 1747, lire centottantre per 
la celebrazione di altrettante messe basse. 

2. Dal sacerdote don Leopoldo conte Petazzi, patrizio 
tsriestino, defunto addi 29 giugno 1764, in vigore di suo testa- 
mento dei 24 luglio 1749, duemila duecentosessantasei fiorini e 
quaranta carantani per la celebrazione di altrettante messe basse. 

3. Da Giulia de Jurco, gentildonna triestina, nel 1750, 
fiorini cinquecento sessantasei e quaranta carantani. 

4. Dai coniugi Valentino Cavallar e Maria Vram nel 1767 
ottocento fiorini. 



*) Dott. Pietro Kandler, hulicazioni ecc, pag. 90. 



304 

6. Da Martino Smenk in vigore di suo testamento dei 
16 novembre 1766, fiorini centosettanta. 

6. Dalla duchessa Gioseffa d' Asquino di Cassarano, nata 
contessa Mitrowsky^ defunta addi 27 luglio .1767, in vigor di 
suo testamento del primo luglio 1767, fiorini mille. 



Del resto, privi come siamo di atti e di documenti del 
convento, assai poco possiamo raccontare delle sue vicende 
sino alla fine del secolo decimosettimo. Procureremo di com- 
pletarle per quanto siaci possibile dalle opere dei nostri sto- 
riografi. ^) 

Un anno dopo la consacrazione deUa chiesa di San Apol- 
linare; sedendo il vescovo fra Rinaldo Scarlichio, avvenne un 
fatto di somma importanza pella chiesa tergestina : l' invenzione 
dei corpi dei santi martiri e concittadini nostri Giusto ed 
Apollinare nella cattedrale. Questo avvenimento memorando 
ce lo racconta fra Ireneo della Croce colle seguenti parole: 

Per certificarsi il nostro vescovo Rinaldo Scarliechio dd- 
V antica comune tradiaione tanti e tanti anni continuamente 
conservata nei posteri^ che il corpo del glorioso martire san Giusto, 
primo protettore della città di Trieste, giacesse nella cattedrale 
sotto V altare dedicato ad esso santo, commise a tal fine si disfa- 
cesse V altare, e cappata la terra si ritrovò prima ordinaria e 
comune^ poi sotto grosso marmo ghiara che giace al lido del mare^ 
stimata essere là ritrovata ove giaceva quel sagro corpo rigettato 
dal mare nelle rive di Qrumuìa, quando il ven. vescovo Sebastiano 
per rivelazione indi lo trasferì per dargli onorata s^pofóura. 
Inoltrandosi più sotto si scoprì un ruvido e grosso sasso, il quale 
copriva la sepoltura, in cui era rinchiusa un'arca di sasso la- 
vorato col colmo di rilievo; che aperta in essa ritr avessi um 
cassetta di legno già fr acida dalla lunghezza del tempo, ed entro 
la stessa riposta una cassetta d* argento con la serratura, ma 
aperta. Si levò detta cassetta d'argento con gran venerazione dai 



*) Doti. Pietro Kandler, Indicazioni ecc., pag. 



305 

signon canonici e padri Cai)pt4ccini sacerdoti che asBistevano alla 
f anziane, e trasportata sopra V altare di san Carlo Borromeo dal 
vescovo ScarlicchiOf fu collocata la testa in un bellissimo bacile 
cT argento e le ossa maggiori del Santo martire sopra finissimo 
manto di seta^ e quivi esposte alla venerazione del popolo, mentre 
concorse tutta la città a venerarle, accertata neW avvenire che ivi 
sotto queir altare riposasse il corpo del loro Santo protettore e 
padrone, che per relazione dei loro antennati credevano ritrovarsi. 
Si cantò con grandissima solennità il Te Deum, le litanie ed 
orazione del Santo col suono delV organo e di tutte le campane 
della città e sparo dei cannoni della fortezza, e finiti i vesperi, 
si ripose il' tutto come prima a suo luogo. Così riferisce don 
StefaìU) Trauner, canonico e scolastico di essa cattedrale, nc^ suoi 
manoscritti sotto li 17 aprile del 1624, come testimonio di vista, 
che si ritrovò presente a quanto scrisse. 

Addì 26 di questo medesimo mese ed anno si scoprì anche 
V arca in cui stavano riposte la testa e parte delV ossa del glorioso 
martire san Apollinare, nostro cittadino di Trieste, ed in una 
cassetta da canto alcune vestimenta del tutto lacere e consumate 
dal tempo-, il che n^ accerta maggiormente contro gli storici vero- 
nesi, che le reliquie di quel santo diacono sieno nella nostra città 
e non in Verona, 

Nel 1630 circa nulla di certo avenne che fosse rimarche- 
vole nel convento, perchè V illustre vescovo di Cittanova 
Giacomo Filippo Tommasini, tessendo la storia della nostra 
città, dice del convento di San Apollinare brevemente: Fuori 
della città verso il mare sono quattro monasteri V un dietro V altro : 
il primo dei padri Cappuccini, il secondo dei padri di San Francesco 
dei Minori Conventuali; il terzo dei padn del beato Giovanni di 
Dio detti Fatebenefratelli, che attendono air ospitale; il quarto dei 
santi Martiri di San Benedetto, con una bellissima possessione. ^) 

Nelle spese del nostro Comune dell'anno 1679 figurano 
fra le altre partite : Per V ordinaria elemosina ai reverendi padri 
Cappticini lire 180. *j 



*) Ai'cheografo triestino, voi. IV, pag. 447. 
*) Op. cit., voi. Ili, parte ET, pag. 206 seg. 



m 

Stando al nostro cronista don Pietro Eossetti, sacerdote, 
ìndi canonico triestino, compagno del vescovo Giovanni Fran- 
ceBco Miller dorante la sua visita canonica nell^ anno 1693 ed 
autore dell* opera oggidì conservata in autografo nel nostro 
cìvico archivio diplomatico del titolo : Idea dell' heroiche attou 
il«l suo primiero anno del yescovato di monsig. ili. • re?. Qit: 
Francesco Miller etc. etc. vescovo et conte di Trieste etc. dediette 
etc5. etc. da me don Pietro Rossetti sacerdote di Trieste V anno U 
Signore HDCLXXXXIT, Trieste albergava nel suddetto anno 16% 
in tutto centotrentanove sacerdoti secolari e sedici regolari, 
vale a dire dieci Gesuiti, due Benedittini e tre Cappuccini, 
i^iiest' ultimi sotto il loro guardiano fra Bernardino da San Da- 
tiiele. Aveva allora la nostra città col territorio 10183 anime, 
vìoè 9609 di comunione e 574 minori; cresimati furono in 
queir anno in tutto 645 ; V unica parrocchia della nostra cat- 
tedrale notava allora ne' suoi registri 154 nati, 42 matrimoni 
e 137 morti. Trentasei erano in tutto il numero delle chiese 
con settantaquattro altari. ^) 

Diamo anzi dall^ opera dello stesso don Pietro Rossetti 
il prospetto di tutte le chiese e cappelle della città e del ter- 
ritorio di Trieste ^) nell' anno 1693 : 



CHIESE PRINCIPALI DELLA CITTÀ E TERRITORIO. 

La Cattedrale delV Immacolata Concettione e S, Giusto Mari. 
toY Al. in essa gli Altari: Immacolata Concettione, Modena defla 
Pietà, S. Giosefo, SS. Beliquie, S Giusto Mari, S. Ificolò V. it 
C.j S. Carlo Borromeo, S. Andrea Apost, S. Giou, Euang., 
S. Marco, S. Cattar ina V, et Jf. , Crocefisso nouamente eretto. 

Anessa alia Cathedrale è la Chiesa di S. Gio: Battista coi 
Ai. in essa V Altare di S Antonio Abbate. 



') Dott. Domenico de^ Rossetti, Elementi per ta siati^tcs é\ 
Trieste e dell'Istria (nelV Archeografo triestino, voL U, pag, 3 seg ). 

•) Archeografo triestino. Trieste, 1872-1875. nuova serìe^ vai IH 
pag. 12 seg. 




307 

In questa Chiesa ni sfa il bnteaimo, cioè fonte Baptismale 
come fnodernamente si costuma; vi è parimente un Pozzo grande et 
commodo di Pietre di marmo, com^ anche lastricato: dove anticamente 
si facea il batesimo per immersionem. A mezzo è un buccho nel 
quale ni si profonda quanta aqua mai si potrebbe mettere entro, 
quando non si otturasse. 

Nel Cemeterio delV antedetta Cathedrale è la Chiesa sopra 
Colone, essendo sotto, otte si consentano V ossa de Fedeli De/unti, 

La Chiesa è di S, Michel Archang. coV Al, 

A pie del monte è la Chiesa di S. Elena Beg, coV Al, 

Vicino all'antedetta la Chiesa di S. Seruolo Mart. coV Al. 

Anessa al Vescouato la Chiesa di S. Michel Archang, coV Al. 

Nel Vescouato la Capella 2^yitiata della B, V, Maria, 

La Chiesa del SS. Rosario coV Al. in essa gli altari : Anime 
del Purgatorio, S. Antonio da Padoa. 

Nella Piazza la Chiesa di S. Pietro Apos. coV Al, 

hi essa la Capella di 8. Rocho Conf, 

Vicino alla Piazza la Chiesa de SS, Sebastiano M, et. Rocho 
C. coV Al. in essa gli Altari: S, Rocho C, S. Barbara V, et M, 

Sopra la Porta di Riborgo la Chiesa di S, Giacomo Ap, 
col' Al 

Fuori delle mura la chiesa della B. V. detta del Mare coVAl. 
in essa gli Altari: 8. Valentino M., S. Apolonia V. et. M. 

La Chiesa di S. Cattarina V, et M. coVAl. 

La Chiesiola di S. Lazero M. coV Al, 

La Chiesa di S. Nicolò V. et C. coV Al. 

La Chiesa di 8. Pietro Apos. 1 miglio lontana appresso il 
mare. 

La Chiesa di 8, Boriholomio Ap. 2 V, migl. lontana appresso 
il mare. 

La Chiesa di S. Cantiano M, ÌV2 ^^9^' fontana appresso 
U mare. 

La Chiesa di S. Andrea Apos. 1 migl. lontana appresso 
il mare. 

La Chiesa di 8. Maria Madalena 2 migl. lontana in campagna. 

La Chiesa di 8. Anna Mad. di Maria V. 3 migl lontana. 

La Capellania di Seruóla di 8. Lorenzo M. coV Al. in essa 
V Altare di 8. Antonio da Padoa, 2 migl lontana. 



308 



1 



La Chiesa della SS. Trinità in Catinara, i miyl. lontana. 

La Capella di S. Giacomo Apos, coV Al. Nella Possessione 
della Noi), Famiglia Giuliana 1 miglio lontana. 

La Capella di S. Maria Madalena coV AL Nella Possessione 
délV IH. Famiglia de Fin 7, migl. lontana. 

Come pure in Città anessa alla Casa ni è la CapeUa di 
S. Lorenzo M. di detta 111, Famiglia Fin. 

Nella Fortezza la Capella di S. Georgia M. 

La Chiesa di S, Gio, Batt. coV Al. 3 miglia lontana. 

Seguono le chiese de regolari: 

Et prima in Città delli molto Reti. Padri della Compagnia. 

La Chiesa delV Immacolata Concettione coV Al. in essa gli 
Altari : B. V. Maria, 8, Ignatio Loiola Fond., 8. Francesco Sauerio, 
S. Francesco Borgia. 

Sotto la medema Cura è la Cìiiesa delV Immacolata Concet- 
tione, nella quale u* è eretta la Congregatione oue si numerano 
500 et più Fratelli. 

La Chiesa delle Beuerende Madri di S, Cipriano Mari. coTAl, 
in essa gli Altari : Crocefisso, B. V. 

La Chiesa delli M. R. P. Capuani di 8, Apolinare M. ed 
Al. in essa gli Altari: B. V. CostantinopoUtmia, B, Felice Ca- 
pucino. 

La Chiesa delli M. R, P. Minoriti di 8, Francesco Serafico 
coV Al. in essa gli Altari: Crocefisso, Madona Lauretana, Madona 
dei Carmini, Lnmacolata Concettione, Ahnonciata, 8. Francesco 
Serafico, 8. Antonio da Padoa. 

La Chiesa delli R. P. della Misericordia di 8. Gio: di Dio 
coV Ah in essa gli Altari : SS. Trinità, B. V. Passauiense. 

Sotto la medesima Cura la Chiesa dell^ Anonciata coTAl. 
neir Hospitale delle Donne. 

La Chiesa delli M. R. P Beneditini de SS. Mart. coTAl. 
in essa gli Altari : anime del Purgatorio, 8. Lucia V. et M. 

La Chiesa delli M. R. P. Minoriti in Grignano della B. V. 
coV Al. in essa gli Altari : Crocefisso, 8. Antonio da Padoa, 



\ 



309 

Quando poi i nostri padri coscritti venivano invitati dal- 
l' imperatore Giuseppe I, fra il 1700 e 1711; ad estendere un 
quadro economico della nostra città, cosi si esprimevano delle 
cose ecclesiastiche : 

In essa vi sono il colleggio de P. P. della Compagnia di 
Gesù et un monastero di Monache dell'ordine di 8. Benedetto et 
fuori delle porte della medesima vi sono i P. P Cappuccini, i 
P. P. Minoriti di San Francesco, quelli della Misericordia di S. Già. 
di Dioj che usano V hospitalità statagli commessa da questa 
città per la quale li furono consegncUe rendite sufficienti^ come in 
B. Vi sono pure li P. P. di San Benedetto delV ordine Cassinense^ 
che hanno hospitio assai capace per due religiosi, che ordinaria- 
mente dimorano con rendite di conseguenza, et questi soli tra tutte 
le religioni sopra descritte sono sudditti veneti dipendenti dal mo- 
nastero di San Giorgio in Venezia. 

Vi è pure un Monte di pietà erretto , da Particolari sotto 
gli auspici della Beatissima Vergine del St.mo Rosario governato 
da una congregatione particolare di detti fondatori con permissione 
et approvatione de Sommi Pontefici et d'Augustissimi Predecessorj 
della Sacra Cesarea Beai Maestà Vostra; ha di capitale proprio 
incirca fiorini .... oltre capitali che prende da particolari per so- 
venire la povertà non solo di questa città, ma anche de paesi cir- 
convicini che vi concorre. 

Vi sono pure alcune scuole ossiano confraterne che hanno 
rendite proportionate al bisogno delle chiese, che vengono governate 
da canepari, quali in vigor del statuto si dovrebbero fare in può' 
hlico palazzo con V assistenza de giudici come pure li giudici do* 
vrebbero assistere alla resa de' conti, che si fa annualmeate, ma 
non sapressimo, come nonostante il statuto nella rubrica partico- 
lare delle confrcUerne si pratica a crear detti canepari nelle chiese 
anco alle volte senz* intervento del magistrato, con Vasistenza del 
solo vicario del monsignor vescovo, come successe appunto questo 
anno non ostante che gV habbiamo impugnato et tutta via impu- 
gniamo. ... 

Il spirituale poi viene diretto dal vescovo, che ha il titolo di 
conte di Trieste, questo viene nominato dalla Sacra Cesarea Beai 
Maestà Vostra, sempre rissiede in questa città, ha ampia diocesi 



310 

et rendile assai considerabili per il paese, giudica in realibus ti 
personalibus li preti contro quello si prattica da per tutto date 
li vescovi hanno solo U personale^ dovendo restare li giudicatura 
reale alti tribunali ordinarj della città; sotto di questo vescovo 
v^è U capitolo cattedrale consistente in 12 carbonici nominati al- 
ternativCy cioè un mese dal Sommo Pontefice principiando dfil ge- 
narOj V altro dal vescovo^ et U terso dall' istesso Capitolo et cosi 
successivamente ; ha ciaschedutio di questi canonici fiorini 200 ìh- 
circa di provento stabUcy oltre gli incerti. 

Li padri gesuiti sopra descritti possedono molti beni stabili 
di grossa rendita et la città gli corrisponde annualmente f. SéO 
per r offitio de maestri di scuola^ insegnando le scuole inferiori 
aUa nostra gioventù^ ma queste riescono di pacco benefitio perchè 
non v' è U studio di filosofia del tutto necessario in questa città^ 
non havendo li poveri paesani modo di mandar a studiare fuori 
del paese^ i loro figlioli^ per il che hanno considerato di somo utHe 

V introdutione de padri Domenicani desiderata anco V anno 1382, 
come si ricava dallo statuto vecchio sopra citato^ che s* obligano 
insegnarla gratis, quello li padri gesuiti abbenchè più volte ri- 
cercati renuirono di fare se non li veniva corrisposto altro* fra<- 
tenimento oltre li sud. /. 340 che gli vengono corrisposti di qua- 
drimestrCy che pur pretendono doversegli .per fondatione, havendo 
carpito sopra di ciò inaudita civitate priviUggj dagli Augustissimi 
Predecessori dove realmente questa città glieli corrisponde^ come 
si può vedere dal libro ordinario degli salariati semplicemente per 

V offitio di maestri di scuola et non per altro titolo come essi pre- 
tergono. Veramente il studio della filosofìa et morale è di tutta 
necessità in questa città per divertimefitv et impiego della gioventù 
assai numerosa che si trova^ che sta in continuo otiOj che non ha^ 
atteso la povertà del paese alcun trattenimento proportionato al- 
V indole per altro capace d' ogni più virtuosa impressione, come 
abondantemente godono gli altri paesi e provincie soggette alV Au- 
gustissima casoy per il che resta supplicata la Sacra Cesarea Beai 
Maestà Vostra permetterci tal introdutione de P, P. Domenicani 
con obbligo però d^ insegnare gratis la filosofia et moraie come di- 
cessimo di sopra tanto necessaria. 



311 



CAPITOLO IV. 

Vicende del convento di San Apollinare nel secolo decìmottavo. 
Sna soppressione. 

Alquanto più larghe sono le notizie del nostro convento 
dei padri Cappuccini nel secolo decimottavo, però non tali. da 
soddisfare in tutto le nostre ricerche. 

Quantunque la popolazione della nostra città nelFanno 
1705 non contasse che cinquemila anime, ^) il nostro Comune 
sempre malcontento coli' andamento del ginnasio gesuitico, di 
nuovo .desiderava V ordine dei Domenicani pello studio della 
filosofia. Il capitolo cattedrale però vi si oppose come racconta 
don Giuseppe Mainati: 2) 

Avendo deliberato il pubblico d' introdurre in Trieste la re- 
ligioìie Domenicana^ il vescovo propose al capitolo la detta deter- 
minazione del consiglio della eitiày affinchè considerasse bene^ se 
conveniente fosse il permettere lo stabilimento in questa città di 
quei religiosi. Radunatosi il detto capitolo nella sagrestia della 
cattedrale (luogo solito delle sue radunanze) li due ottobre di 
qùesfanno 1705^ di unanime consenso conchiuse^ che veniva ad 
essere superflua in Trieste tale religione non solo^ ma anche pre^ 
giudiziale, per essere la città angusta di poco numero di anime, 
ed a sufficienza provveduta per quello concerne la cura delle me* 
desime dal capitolo e dagli altri regolari^ die esistono già da molti 
anni in questa città. 

Nell'anno susseguente, essendo vescovo Giovanni Fran- 
cesco Miller e guardiano del nostro convento il padre Floren- 
ziano da Hrelje, il clero di Trieste, come racconta lo stesso Mai- 
nati 3) videBì costretto a ricorrere alla clemenza del Sovrano affinchè 



^) Giovannina Bandelli, Op. cit, pag. 193. 

*) Croniche di Trieste^ Venezia 1818, voi. IV. pag. 52. 

*) Op. cit, voi. IV. pag. 54 seg. 







-là. MJlI^ZA e peesope 



j**< '.in iiii r 1 s £'- nt^'f^ f iir'*^i jniKi&r' jamiro rm écn ed 
icr-I: Lt» ";«ii3»*-Fa. LÌ^ & zL"r5r L -Dnixixi issa à f BU Ttstm^ b 
t la^* fy.-rTi:rr- -; li^^XKar* 1 jii-skl ri* bm ni>sii> t éoxm^m. « 
iri-jL FI.: il— z-^ S. ?- IL Trissr» *i xr'esireHu BCBdìdiÀi e 

}*i*'d^ C- v::rf-iL * Tri. r-mks:-» !''z*:'siaBi3<» »:e si 5^*^* ^ T«<3ere 
j**r TT? i:i2L n.! >j. i** r.-a^-ir» »1:tx f:=sE:i:D per rÌTere e fltwi- 
v^ v.n'zr^ £-:L* i.':**?rr* ^_"-?- Fn zi**:* s ^r^rrenie uico 11 reK* 
^'*: t-'-n ♦ r* _-£- r-s^-Lk «.:~::rT??:: *II* rrzr^ti calindià del paese, 
2»^ 1* ::2i-» « li L-"ira j^^rìffria r?r I:^ «yrcoirt) per r«TTemre 
pr-rr» TiT^r*. esseri: :»n ii xri' s:*:o riimo à Bi&enbOe^ clie li 
KJL^r.'.T Jan* i:-rri »t'M^3:i^r la propria patria e Ciniglie pfir 
pr:-?a-: riirs il Trr^re s*' j>&^ f rrasferi- 

E p-enl*- i! i&t:w ii £::i£r5 fa impc^sto al me^^rauQ cl«ro e 
relig£:-s:*uà grazi rsai^er^e dàlia S. C. R. IL V un imprestìto da 
£u^ :e STissiifo delle presenti g^aerre to-?4!aiit« la somma di Lire 583.20t 
cosi nparrito dai signori crmmìssarì in Gorizia per la città di 
Tri€«t«: il qaal imprestito si acdava congregando effettivamente: 
quand' ecco soprawenTito il flageEo di Dio sospese i! tutto, dovendo 
quel poco, che era desticato. adoperarsi per il vitto quotidiano. 

S. C. H. IL dae anni sono ancor U Signor Iddio ci levò tutti 
gli olivi, part« principale delle nostre sostanze, ed in un paese m 
povero e misero, che non crediamo fra quanti ne sono sotto Taa* 
gnttissima Casa ve ne sii un simile. 

Supplica perciò umilmente la S. C. B. M. V., tutto questo foo 
umilissimo clero e religiosità della città di Trieste a conuniser^ire il 
medesimo e liberarlo per questa volta di quest'aggravio, che Io 
rende impossibile il poter soddisfare al buon cuore che ha, e tiene 



i 



J 



3là 

siDora presente còme ha fatto spiccar per il passato il desiderio di 
ben servire la S. C. R. M. V.; il qaal altro non ha che la sola 
vita, e qualche bene distrutto ed esterminato. Anzi il medesimo 
pensava di umilmente ricorrere alla S. C. E. M. V. per un eie- 
mentissimo soccorso ; offerendosi il medesimo di porgere calde 
preghiere alla Divina bontà per la conservazione della S. C. E. M. V. 
saa augustissima Casa, prosperità e felice progresso delle armi 
cesaree, e mentre spera d' ottenere un clementissimo fiat, umilmente 
prostrato resta 

Della S. C. E. M. V. 

Li devoti ed obbl. sudditi 



Il Clero e religiosità della città 
E territorio di Trieste 

Dichiarata intanto Trieste da imperatore Carlo VI nel 
1717 portofranco ed emporio della monarchia austriaca, mentre 
allora ancora contava cinque mila anime, ^) a poco a poco si 
mutava il di lei aspetto. La vecchia città doveva spegnersi 
e r antico patriziato cessare. Venuti fra i nostri padri a 
coabitare uomini da tutte le parti d'Europa, attratti dalla 
speranza di lucri subitanei e copiosi, già da per sé erano co- 
stretti a vivere ed operare così, che la loro libertà non più 
diretta da alcuna delle antiche consuetudini tergestine, da 
ordinanze o da statuti inveterati, dovesse muoversi ad im- 
pulso di interessi personali per l'impero di nuove leggi più 
ordinate. Epperò già un patrizio nostro, Antonio de Giuliani, 
economista di vaglia, meditando sui continui progressi del nostro 
emporio, con entusiasmo scriveva nell' anno 1786 : ^) 

A Trieste venga V uomo di riflessione a meditare sopra il 
modo con cui nascono e si fondano le città ; a Trieste venga il 
ministro a compiacersi negli effetti delle solitarie occupazioni del 



*) Giovannina Bandelli. Op. cit, pag. 193. 

') Bifleasioni politiche sopra il prospetto attuale della città di Trieste» 
Vienna 1785, p. 26 seg. 



1 



314 



suo gahinetto ; il legislatore ad apprendere V arte di servirsi delle 
facoltà degli uomini per condurli loro malgrado ad una felice esi- 
stema. Si formarono dei codici criminali e lo spirito umano si esaurì 
nelV invenzione dei rigori più barbari e più atroci per bandire i 
delitti e per mettere un argine alle sedieioni, ai tumulti ; ed una 
popolazione composta di varie nazioni ed in parte di fuggitivi^ di 
banditi^ di micidiarx e bisognosi stranieri, vive pur quivi tran- 
quilla per nessun' ultra ragione, se non perchè Tuomo nato per es- 
sere agitato^ vi trova nelV innocente e facile esercizio della sua in- 
dustria la sua felicità e contentezza. Il peso di una vita miserabile 
ed un'oziosa imaginazione portano ordinariamente gli uomini a 
quegli eccessi, che per lo più non si pensa che a punire quando spesso 
manca nel legislatore Varte di ottener tutto dagli uomini senza ^ 
mai violentarli. 

Per Trieste quindi, prima quasi sconosciuta, a poco a 
poco dopo il 1717 era destinato di crescere in fama, così che 
anche il ministro generale dell' ordine Cappuccino padre Art- 
manno da Bressanone ufficiava nel 1728 il padre Gottardo da 
Graz, ministro provinciale della religiosa provincia cappuccina 
della Stiria di procurargli una relazione sul convento di 
San Apollinare di Trieste. Il guardiano di questo, padre Au- 
reliano da Gradisca ex provinciale era in quel tempo infermo, 
per cui r atto fu esteso dal padre vicario Gaetano da Gorizia. 
Vidimato da due testimoni^ dal padre Giuseppe Enrico da 
Grado e dal padre Romualdo da San Andrea, esso si conserva 
oggidì in apografo nel convento dei Cappuccini di Santa Croce 
di Vipacco ed è del seguente tenore : 



RELATIONE XI. CIRCA V ORIGINE, STATO E VICINANZE 
DEL CONVENTO DI TRIESTE. 

§1. 

In che anno, con qual permissione e per qiial motivo sia 
fondato ii convento ? 

Usate le dovute diligenze per ritrovare in qual annO; da chi 
e con che licentia e per qual motivo sia fondato il convento nostro 



j 



3l6 

di Trieste, non si potè ritrovare altro che il compendio di due 
righe, registrato in un libretto V anno 1650 dal molto reverendo 
padre Giacinto da Graz di buona memoria et provinciale allora 
della provincia della Stiria. 

Il contenuto è cosi: // nostro monastero ebbe principio fanno 
1617 sotto il r. p. Giusto d^ San Giusto commissario generale, al 
quale fu concessa la licentia di fabbricare cotesto convento. La prima 
pietra fu posta dall' Illustrissimo e Reverendissimo Signore Ursino de 
Bertis, vescovo di Trieste, 

§11. 

Sotto qnal diocesi e dominio, in che fondo e proprietà e 
a sborso di chi? 

Questo convento è nella diocesi del vescovo di Ti-ieste, la di 
cai sede episcopale è nella medesima città. 

Questa è sotto il dominio dell' augustissimo imperatore Carlo 
VI. Non solo è austriaca, è libera ed imperiale, dalla quale si 
crede ci fu assegnato il fondo e si fabbricò con elemosina comune. 

§ ni. 

Sotto qua! titolo fìi eretta tal chiesa e di quali prerogative 
sia decorata? 

La chiesa fu consecrata al martire San Apollinare diacono, 
nativo di Trieste, dalPIll.mo e R.mo Signor Rainaldo Scarlichio 
vescovo di questa città V anno 1623, nel di cui giorno ogni anno 
si celebra li 6 del mese di decembre con l'indulgenza settennale. 
Non si sa d' altro che delle indulgenze alla nostra religione comuni, 
come anco d' altra prerogativa alla chiesa concessa. Solo V altare 
della Beata Vergine di Constantinopoli è privileggiato in perpetuo 
con bolla da Paolo V concessa. 

§ IV. 

Se il conTcnto e chiesa sia fondata con qualche aggravio? 

Né convento né chiesa è stata fondata con aggravio alcuno. 



316 

§ V. 

Quanti religiosi yi dimorano, quante celle, e se il tutto sia 
conforme alle nostre constitutioni{ 

Il numero dei religiosi per 1' ordinario sono 17, celle 20, in- 
fermarie 3 con la capella. L^anno passato 1727 si è allargato un 
pezzo di dormitorio et ora si proseguita la detta fabbrica coli' ag- 
giunta d' una infermeria e sei celle di sopra et altre stanze di sotto 
per commodo dei religiosi, tutto però alla misura e noima delle 
nostre constitutioni. 

§ VI. 

Se sia stato studio, noyitiato, infermeria? 

In questo convento è stato una volta per poco tempo lo stadio, 
altra memoria non si ha, né manco l' infermeria, ma bensì il novi- 
tiato per più anni in più volte. 

§ VII. 

Se yi siano aggiunti oratorj, chiese, ospitali, ospi^, mis- 
sioni { 

Non sono aggiunti oratorj, chiese, ospitali, ospizj, missioni. 

§ Vili. 

Qual luogo tengono nelle processioni fra religiosi e se yi 
siano più anziani nel luogo? 

I P. P. cappuccini di Trieste tengono il secondo luogo nelle 
processioni, essendo i P. P. conventuali più anziani. 

§ IX. 

Che funtioni et offlcii esercitino ; se odono le confessioni de 
secolari et altro pio ministero? 

Si predica ordinariamente ogni domenica per 1' anno in lingoa 
illirica schiava alla Madonna del Mare; la quaresima et avyento 
nella cattedrale in italiano. Si odono le confessioni, si assiste a' 
ammalati e a tutto ciò che la carità richiede a beneficio delle 
anime. 




317 

§x. 

A quali terre, Tille, luoghi Tadino alle cerche? 

Le cerche di questo convento consistono nel suo territorio, 
cioè il Carso- verso l' Istria, in alcuni villaggi sotto il Veneto, ove 
sono i confini di Capodistria, città in cui sono anco i nostri religiosi, 
senza però alcun svario, restando tra loro d'accordo. 

§ XI. 

Se hanno qualche assegnamento per il sostenimento o puro 
se vivono di elemosine senza ricorso ? 

Per il vitto non è alcun assegnamento e si vive di pure eli- 
mosine, ajutandoci in ciò largamente la città a ciò obbligata in 
virtù dell'impegno accettato nella stipulatione fatta nel principio 
della fondati one. 

§ XII. 

Se godono privilegi o se yi è qualche cosa di memoria f 

Non consta alcun privilegio né altra cosa di rimarco, dico 
solo che questa città sia antichissima, ove dimoravano prefetti degli 
imperatori Diocletiano, Massiminiano, Antonino, sicché nelle loro 
persecutioni furono martirizzati diversi santi e sante, le reliquie dei 
quali si venerano nella cattedrale di questa città. San Apollinare 
fu martirizzato nel sito ove ora è la nostra Chiesa. 

Noi infrascritti facciamo fede in verità esser il vero tutto ciò 
si trova notato in questa relatione. 

Fr. Cajetanus, Goritiensis. 

Fk. Josepiius Henricus, Gradinensis. 

Fr. Romualdus a S. Andrea 

Dal contenuto di questa relazione risulta peraltro, che al 
frate il quale la dettava, od erano ignoti gli atti ed i docu- 
menti dell' archivio del convento, o non si curò di ispezio- 
narli. È brevissima del resto, ma pure veritiera, eccettuata 
la nota, esser stato fabbricato il cenobio sul sito dove pati il 
martirio il santo nostro concittadino Apollinare. Ci vien dato 
anzi a sapere dalle lezioni deirantico breviario di Aquileia; che 



318 

S. Apollinare, morto addi 6 dicembre 205 sotto 1* imperatore 
Marco Antonio Caracalla e sotto il preside romano di Trieste 
Lucinio/) soffri il martirio fuori delle mura della nostra città, 
neiragro odierno dei santi Martiri e che fu più tardi tumulato 
nel duomo di S. Giusto.*) 

E per prova crediamo di dover riprodurre quanto di questo 
nostro santo concittadino contiene V antichissimo breviario del 
nel rito patriarchino od aquileiese: 

In festo sancii Apollinaris martyrìs de Tergesto. 

Oremìis. Propitiare, quaesumas Domine, nobis indignis famolis 
tuis, per hiiius sanati Apollinaris martyris tui, qui in praesentì re- 
qniescit ecclesia, merita gloriosa, ut eius propitia intercessione ab 
omnibus protegaraur adversis. Per Dominum etc. 

Oremus, Da nobis, quesamus omnipotens Deus, beati Apolli- 
naris martyrìs imitarì vestigia, ut animo adspirantes propter suffragia, 
ad vitam aeternam perducamur. Per Cbrìstum etc. 

LECTIO I. 

Temporibus Antonini imperatoris, cum esset nimia persecatio 
in christianis, exiit praeceptum, ut per universas civitates chrìstiani 
inquisiti igne cremarentur. Urgebantur autem chrìstiani per prae- 
ceptum imperatoris, ita ut non esset villa neque domus ant vicua, 
vel platea, ubi non lovis idolum erigeretur, et ita universi venie- 
bant sacrificare idolis. Eodem itaque tempore directus est. ab urbe 
Roma quidam vir pessimus adversus chrìstianos, Lucinius nomine, in 
civitate Tergestina, quae est Istrìae provinciae; qui cum venisset 
praecepit, ut praeceptum imperatoris publice recitaretur. Universi 
vero chrìstiani in scissuris montium^ Domino auxiliante, vitam suam 
transiebant. 



*) Carlo Buttazzoni, Del goverif provinciale romano nella Ve- 
nezia ed Istria (nelF Archeografo triestino^ Trieste 1869-1870, voi. L pa- 
gina 54 seg.) 

•)Fra Ireneo della Croce, Istoria di Trieste, Trieste 1878s 
voi. II. pag. 54 seg. 



319 



LECTIO II. 



Fiiit aatem quidam presbyter, Martioas nomine, absconsus cam 
suo discipulo, ApoUinaris nomine, Christo militans subdiacono. Do- 
minus autem lesus Christus faciebat per eoa signa magna et prodigia. 
Inlìrmos curabant et coecis, signaculo crucis facto, visum reddebant. 
Concurrebat ad eos igitur raultitudo populorum. Post aliquod vero 
texnpus beatns Martinus presbyter migravit ad Dominum cum gloria 
aeterna, 

LECTIO III. 

Audiens vero Lucinius praeses de beatissimo Apollinare, directo 
ad eum ex officio suo, jussit eum ad suum auditorium praesentari. 
Qui cum venisset, interrogavit eum praeses dicens: edicito nomen 
vel conditionem tuam. Beatissimus igitur ApoUinaris respondit: chri- 
stianus sum, a parentibus vero ApoUinaris nuncupor. Praeses dixit: 
accede nunc et sacrifica deo magno lovi, secundum imperatoris prae- 
ceptum. Sanctus ApoUinaris respondit : ego iussui imperatoris obedio, 
qui pò test imperatorum vestrorum audaciam confringere, quia solus 
est imperator Christian orum, qui regnat cum Filio suo lesu Christo et 
Spiritu Sancto. 

LECTIO IV. 

Haec audiens Lucinius iussit oum extensum super craticulam 
positnm nimium assari et insuper fustibus nodosis a quatuor viris 
caedi. Et cum haec fierent sanctus Dei ApoUinaris exclamavit dicens: 
gratias tibi ago, Deus Pater omnipotens, qui regnas in sempitemum 
ciim unico et vero Filio tuo, Domino nostro lesu Christo, qui in me 
sanctum eloquium suum implevit, quod ipse locutus est, dicens : si 
per ignem transieritis, ignis vos non comburet. Deprecor itaque te, 
Domine, ut praestes virtutem et tollerantiam animae meae, ut per- 
fectum compleam cursum agonis mei, et confundantur hi omnes et 
maligni cognoscant, quoniam daeroonia sunt, quao colunt. 

LECTIO V. 

Facto autena signaculo Christi supra ignem, statim ignis ex- 
tinctus est. Et suiTexit sanctus Dei desuper craticula illaesus, ita ut 



820 

omnes impioti fuissent admiratione et glorìficarent Bominnia lesimi 
Gbrìstam dicentes: Magnns est Deus christianoram, qui talia praa- 
Btat credentibas in se. Videns autem hoc Lucinias praeses iassit 
dexteram manas eins abscindi dicens : amplius tibi hoc non facies 
sedactorìam signnm, in qao Christam taum Jadaei crucifizerant« Sanctoa 
autem Apollinaris diidt praesidi: Iniquissime et fili diaboli, imo etai 
dexteram meam abscidisti, numquid poteris intellectai cordis mei 
aliquid praevalere, in qno Dei mei dextera habitat ab infantia mea? 
Nane autem percutiet te Dominus, ad quem tu contumaz extitìstL 

LECTIO VI. 

Audiens haec Lucinius praeses, iussìt ei capitalem dictari sen- 
tentiam. £ducentes eum ministri una cum spiculatore forìs moroa 
civitatiS; amputatum est caput eius. Venientes autem nocte viri re- 
ligiosi occulte abstulerunt corpus eius et digoissime sepeliemnt in 
prozimo loco civitatis Tergestinae, die octavo iduum decembrium in 
nomine Domini nostri lesu Christi, cui est honor et gloria in sae- 
eula saeculorum. Amen. 

In quel anno istesso, addi 16 settembre era venuto a 
Trieste V imperatore Carlo VI ed il guardiano del nostro con- 
vento, Padre Aureliano' da Gradisca ex provinciale, non solo 
per quanto lo permetteva la serafica povertà, albergò diversi 
ospiti del seguito cesareo, ma fu coi padri anche presente al 
solenne ricevimento del monarca fatto nella cattedrale di 
S. Giusto dal vescovo Luca Sartorio barone del Mestri.*) 

Due anni più tardi, essendo guardiano il padre Giovanni 
Maria Faviense, il nostro Comune venne ad un' importante de- 
terminazione circa la scelta del predicatore quaresimale e circa 
gli elomolumenti da tribuirsi ad esso. Racconta il Mainati:^ 

Stabilirono i consigli in quest^ anno medesimo sotto la data 
del 29 mar0O, che al predicatore quaresimale venissero assegnoit 
lire 600, senea che % magistrati potessero estendersi in fargli aUri 



*) Don Giuseppe Mainati, Op. cit, voi. IV. p. 171, 186 aeg. 
•) Op. cit.; voi. IV. pag. 208. 



321 

regali o cortesie separate in danno di questo pubblico, E che si 
ricercassero a dirittura % padri generali e superiori delle religioni 
di Boma per essere destinati i soggetti senaa avere alcun riguardo 
a brogli o altri offici in tal particolare. 

Epperò fra le spese del nostro Comune nell'anno 1745 
figurano : 

ai predicatore qiMresimale lire 600 pari a 113 fiorini e 20 
carantani : 

al predicatore dell' Avvento lire 200 pari a 37 fiorini e 
46% carantani. ^) 

Ma era ormai tempo, sebbene ancora Trieste non contasse 
che soltanto cinque mila anime, che la sua popolazione aumen- 
tasse e già per questo secolo valessero i vaticini di Domenico 
Kossetti : la popolaeione crescerà ; cresceranno le industrie urbane 
e commerciali; ma V industria rusticana come non potrà con eguali 
proporzioni dilatarsi e stante V incapacità naturale del suolo del 
nostro territorio^ ne trascorrerà tantosto i confini ed andrà a giovarsi 
dell* Istria infelicissima ed abbandonata. Ma V alpestre territorio 
nostro cangierà tultavia di aspetto^ da poi che le atUorità muni- 
cipali per coltivarlo più saggiamente e per rimboscarlo gli dedi- 
cheranno quelle sollecitudini che finora furono purtroppo^ starei 
per dire, donate per la sua devastazione. Le scienze e le arti belle 
verranno finalmente a fare dimora in queste città, ove sono ancora 
straniere ad onta delle cure che alcuni pochi ebbero da parecchi 
lustri a questa parte per chiamarvele a qualche modo, E spero 
che vi si riuscirà^ purché si sia dato un affatto diverso e piié ra* 
gionevole sistema di pubblica e privata istruzione, il quale^ come 
è, parmi diretto ad insegnare qualche cosa e sempre male a chi 
nulla dovrebbe imparare^ ed a fare che nulla apprendano coloro 
che dovrebbero imparare molto e tutto bene. ^) 



*) Don Giuseppe Mainati, op. cit., voi. IV. pag. 261. 

•) Dr. Pietro Kandler, Storia del Consiglio dei patrizi di Trieste, 
Trieste 1868, pag. 7. 



322 

Era allora sovrana Maria Teresa, madre benefica ed amo- 
rosa per Trieste, e al nome delV augusta imperatrice ci seìUiamo 
compresi da riverenza e gratitudine per la gran donna die fu madre 
a Trieste^ del guaì nome é fregiata mia parte precipua della 
odierna cittàf il molo maggiore^ il porto chiuso delle contumacie 
sanitarie^ V acquedotto. 

Né segno né memoria pose a lei la città ; ti di lei ritratto 
decorava le stanze dei vecchi patrizi fino a che durò V uso di te- 
nere le immagini dei principi ; la vecchia città fu a lei devota e 
riconoscente ; la nuova ne fu poi siffattamente compresa che ncn 
trovò modo di esprimerlo con monumenti^ come non lo fece ai 
successori di lei ; lontana come si teneva aìlora da ciò che non 
fosse lucro materiale. ') 

I capitani cesarei del castello e della città avevano ces- 
sate le loro funzioni, il capo dell' Autorità politica doveva por- 
tare il titolo di presidente della cesarea regia suprema intendeiu» 
commereiale pel Litorale austriaco, e primo a coprire nel 1747 
questo posto importante si fu il barone Cristoforo de Fla- 
chenfeld. Sedeva allora sulla cattedra episcopale di Trieste il 
conte Giuseppe Antonio Annibale dei conti Petazzi e formata 
in parte la città Teresiana col borgo Franceschino, si pensò a 
togliere una parte della Trieste sacra fuori di porta Cavana. 
Si gettò gli occhi sul convento di S. Apollinare, in cui allora 
ben quattordici padri versati nelle lingue italiana, slovena, te- 
desca, illirica, francese e spagnuola, stavano a disposizione dei 
fedeli. E dopo una continua dimora di ben cento e trentasette 
anni, trentasette anni prima dell'abolizione dell'ordine cap- 
puccino nella nostra città, il governo deliberava di trasportare 
chiesa e convento in vicinanza della chiesa di S. Nicolò dei 
marinari o di quella di Santa Caterina. 

Contro questa misura, che però non andò in effetto, il 
padre Griuseppe da Gorizia, ministro provinciale della religiosa 
provincia cappuccina della Stiria, caldamente interessato dal 
padre Marco da Gorizia, guardiano in S. Apollinare, indirizzava 



*) Dr. Pietro Kandler, Storia del Consiglio dei patrizi di Trieste^ 
pag. 121. 



1 



323 

la seguente rimostranza alla nostra intendenza commerciale, 
ora in originale conservata nel nostro civico archivio diplo- 
matico, pregando di trasportare almeno la dimora dei cappac- 
cini in vicinanza della chiesa della Madonna del Mare : 



Eccelsa cesarea reyfjia commerciale intendenza. 

Pei-venutami qualche notizia d' essere arrivati graziosissimi 
ordiui dell' augustissima corte di Vienna pel trasporto di questo 
nostro convento di Trieste sul riflesso, che il sito da noi occupato 
per cento e trenta sette anni possa servire in ampliazione delle 
fabbriche a vantaggio del commercio, che dal Signor prego sempre 
più florido. 

Io umilissimo sottoscritto a nome di tutta la mia provincia 
per V ubidienza da noi capucini fedelissimi sudditi interrotamente 
professata a clementissimi ordini dell' Augustissima Nostra Sovrana, ' 
sono pronto a lasciare l'abitazione medema alla saggia disposizione 
di quest' eccelsa Cesarea Intendenza affine d' essa disponga a tenore 
de veneratissimi commandi sovrani, e solo mi fo coraggio suppli- 
care, acciò il sito per X errezione del nuovo convento venga asse- 
gnato nelle vicinanze della chiesa della Madona del Mare per 
esser in tal guisa più vicini alla vecchia città (a solievo spirituale 
di cui fumo chiamati e collocati nel presente convento eretto 
con pure elemosine degli abitanti benefattori) ed alla nuova da 
fabricarsi ; come altresì air ospitale da noi assistito nelP indigenze 
spirituali, ed ancora a portata delle chiese in cui predichiamo, 
come sono la chiesa sudetta della Madonna del Mare, in cui per 
tutto l' anno si predica nelle domeniche e feste, quella dell' ospe- 
dale, nella quale si predica in tedesco, e nella nostra in cui si 
predica in italiano, ed in cui sono esposti da quatuordici confessori 
che puono servire in lingua italiana, schiava, tedesca, illirica, fran- 
cese e spagnuola. 

Ciò tutto da noi esercitato con retto fine da giovare spiritual- 
mente alle nazioni, che frequentano questo reggio cesareo porto 
franco; la dove posti in altra distanza e situazione bene si vede, 
come malagevole ci riuscirebbe applicarsi a' suddetti e simili 
impieghi. 



324 

Per tanto parmi necessario il porgere questa mia umilissima, 
afiSne di ottenere gratiosamente in situatione del nuovo convento 
nelle vicinanze sopradette per essere a mano di qaanto esposi, e 
cosi scansare la collocazione di noi ne' contorni di San Nicolò o 
Santa Catarina di fondo insano, aria insalubre, sito esposto in prin- 
cipalità agli incomodi della bora e della stagione^ perlocchè conve- 
rebbe a miseri religiosi naturalmente molte volte soggiacere all'in* 
fermità, essere impediti dagli esercizj spirituali regolari, dal portarsi 
alla cotidiana questuazione, e durare fatica d' ottenere l' assistenza 
de' medici chirurghi, ed in tal modo poco a noi e meno agli altri 
coadiuvare. 

Crederei più oltre essermi dovere conforme al nostro povero 
stato il presentare sott' gli occhi di questa eccelsa cesarea raggia 
intendenza, che il sito supplicato nelle vicinanze della Madonna del 
Mare possa evenire con minori spese del erario reggio, mentre la 
fabrica del nuovo convento nelle vicinanze della chiesa di Santa 
Catarina poti*ebbe ascendere ad alcuni 1000 fiorini di più. Che se 
poi la massima fosse di trasportare il jconvento a questo sito dì 
Santa Catarina a motivo che spiritualmente da noi siano assistiti 
gli abitanti del sobborgo, oltre che non sarebbe ne pure molto vi- 
cino a questi il convento colla portato, li miei religiosi come sin'ora, 
e ad ogni ora hanno potuto provvedere a quell' anime mini- 
strando di giorno e di notte li santissimi sacramenti, cosi gli esi- 
biscono pronti a continuare in tale impiego. 

Anzi venendo fabricata (come si dice) la chiesa di San Nicolò 
con la casa per un curato, in mancanza di questo, ed essendo la 
necessità e secondo V occorrenze potranno li miei religiosi di notte 
ivi fermarsi, e prestati li necessarj servigi a' bisognosi ritornare al 
convento ; e tutto questo potrà farsi senza ulteriori spese e senza 
che da noi si pretenda una minima temporale ricognizione. 

Pongo sotto il purgatissimo discernimento di quest' eccelsa ce- 
sarea reggia commerciale intendenza quant' esposi, che mi vo lusin- 
gando non possa essere disgradevole, mentre si tratta di bene spi- 
rituale dell', anima, di vantaggio dell' erario cesareo, e solievo e con- 
soluzione de' poveri capncini; onde mi giova sperare non andranno 
vuote le mie umilissime suppliche, ma avvalorate dal validissimo 
patrocinio di questa eccelsa cesarea reggia intendenza, che vivamente 
imploro, come altresì un favorevole rescritto. Per qual grazia non 



325 

tralascierò umilmente con li miei religiosi pregare l'Altissimo, e 
sempre professanni col più profondo rispetto 

Di questa eccelsa cesarea reggia commerciale intendenza 

Umilissimo devotissimo Ob.Btmo ser.e 

F. Giuseppe da Gorizia 
Min. proale de capucini nella Stiria. 

I frati furono ascoltati ; ebbero anzi in questo stesso anno 
una consolazione spirituale, perchè causa V affluenza di non 
poche famiglie tedesche nella nostra città, furono chiamati a 
fungere da predicatori tedeschi nella chiesa di S. Bernardino 
dei Fatebenefratelli. 

A primo predicatore alemanno fu destinato il padre Bo- 
nifacio da Voitsberg, come risulta da questa memoria del con- 
vento, ora conservata in quello di Santa Croce di Vipacco: 

1747, 6 octobris. Congregatio definitorii Graecii cum mer- 

catores ex diversis Germaniae partibus Tergesti domicilìum contra- 
hentes prò solamine spirituali concionatorem germanio am in hac 
congregatione expetierint (qui de suggestu ecclesiae fratrum Miseri- 
cordiàe diceret), positas fuit Pater Bonifacius Voitsbergensis con- 
cionator germanicus. 

Con tutto ciò i frati erano depressi ed avviliti ; per cui ad 
intercessione del nostro Comune e del vescovo Petazzi, otto 
anni più tardi, essendo ministro provinciale della religiosa 
provincia cappuccina della Stiria V istesso padre Giuseppe da 
Gorizia, e guardiano di S. Apollinare il padre Marco da 
Gorizia, il presidente dell' intendenza, Nicolò conte Hamilton, 
i giudici ed i rettori del nostro Comune concedevano in data 
5 febbraio 1753 ai nostri frati il seguente attestato di lode, 
oggidì in autografo per dono del canonico dott. Pietro To- 
masin conservato nelP archivio del nostro moderno convento 
dei cappuccini: 

Noi Nicolò del S. B. I. conte de Uamilton TitoL B. Giudice et 
rei. ete. Giudici et rettori della città di Trieste. 

II lodevole et esemplare contegno della serafica rehgione ca- 
pucina in questa città di Trieste, si per il profitto et utilità che 



326 



uni versalm ente risulta a beneficio delle anime a tali* effetto stabilita 
inaino dall* anno 1617 auendosi dalFora in poi acquistato tatta la 
benemerenza e particolannente doppo che accresciuto il popolo di 
varie nazioni, si è resa al sommo neccessaria per l' amministratlone 
de santissimi sacramenti, con ogni zello et attenzione tanto di giorno, 
che di notte, mediante la pia e fervorosa assistenza agli infermi e 
moribondi, cosi che senza minima esitanza, venghono rilasciate le 
presenti pubbliche attestazioni della verità sopraespressa, con*oborata 
con le sottoscritioni di' proprio pugno firmate con li soliti sigillL 

Trieste a 5 feb. 1753. 

Rimasti pacifici i frati nel loro antico convento, cinque 
anni più tardi essendo vescovo il conte Petazzi, guardiano di 
S. Apollinare V ex provinciale padre Giuseppe da Gorizia e presi- 
dente dell' intendenza il conte Hamilton, si fece per la prima 
volta il censimento della nostra popolazione e fra 6424 abitanti, 
stando a don Giuseppe Mainati,^) si ebbe il seguente numero di 
ecclesiastici nella nostra città, sorpassando i cappuccini in numero 
tutte le altre comunità religiose allora fra di noi dimoranti : 

Cosorizione. 

Della popolazione e case dtlla vecchia e nuova città di 
Trieste principiata ai 13 febbraio e terminata ai 20 aprile del 1758. 

Città vecchia case N, 538. Persone N. 5051 

Città nuova case K 92. Persone N. 1373 

Totale N. 630. Totale N. 6424. 
Ecclesiastici 

Preti N. 64 

Chierici „ 1 

Cappuccini „ 22 

Minoriti „ 11 

F. F. di s. Gio. di Dio „ 7 

Gesuiti '. , 20 ' 

Benedittini » ^ 

Monache „ 29 

If. 155. 



') Op. cit., voi. IV, pag. 285. 



327 

Uno scrittore anonimo, che visse nella nostra città a 
detta del dottor Pietro Kandler dal 1763 al 1768, diecisette 
anni prima della soppressióne dell' ordine, e clie fu persona 
addetta al commercio, cosi parla del convento di S. Apollinare :^) 

tiene questa città quattro porte la porta dei cappuccini^ e 

questa viene nominata dai cappucàni per esservi poco distante il 
convento e chiesa di questi religiosi, i quali sono al ninnerò di 20 
saceì'doti e 3 laici..., questi non hanno grossa rendita^ vivendo 
buona parte d' elemosina che ricavano dalla sacrestia. 

Frattanto una grave sciagura toccava all' ordine gesui- 
tico, benemerito della nostra città per aver aperto gli studi 
ginnasiali, filosofici, teologici e nautici, e per aver inoltre col- 
tivato per quanto lo permettevano le istituzioni dell' ordine^ 
le rappresentazioni sceniche in tempi, in cui Trieste difettava 
propriamente di teatro. Con bolla di papa Clemente XIV dei 
21 luglio 1773 la società di Gesù veniva abolita generalmente, 
e r abolizione riconosciuta dall' imperatrice Maria Teresa con 
sovrana risoluzione del susseguente 13 settembre, fu qui da 
noi pubblicata ai 21 del medesimo mese, essendo vescovo An- 
tonio Ferdinando dei conti Herberstein e presidente dell' in- 
tendenza commerciale il conte Nicolò Hamilton. I padri ge- 
suiti partirono col loro superiore padre Giuseppe Carina da 
Trieste ; i beni dell' ordine furono confiscati ed incorporati al- 
l' erario; il collegio trasformato in caserma; il seminario la- 
sciato ad uso delle scuole ; i beni campestri venduti ; la libreria 
in parte miseramente dispersa ed in parte venduta ; la chiesa 
sola fu conservata ad uso pubblico. 

Con questo avvenimento incominciano diverse e gravi 
vicende nella chiesa di Trieste, specie pel vescovato istesso, 
pel capitolo cattedrale, pelle comunità religiose e per le diverse 
chiese della nostra città e del suo territorio. 

Moriva addi 2 dicembre 1774 il vescovo Herberstein, 
primo fra i nostri prelati che abitasse, abbandonata l'antica 



^) In memoria del primo aecolo compiuto di vita della società del cU' 
sino detto il vecchio di Trieste^ Trieste 1863, pag. 21. 



328 

residenza vescovile, nella casa segnata col numero 1011 invia 
Cavana,^) e sotto il suo successore Francesco Filippo dei conti 
Inzaghi, Maria Teresa con sovrana risoluzione dei 13 marzo 
1777, tolto al capitolo cattedrale il diritto parroccliialej erigeva 
nella nostra città le due parocchie di San Antonio Nuovo e 
di Santa Maria Maggiore, vulgo dei Gesuiti, destinando come 
paroco della prima don Marco canonico Sadnek e come paroco 
della seconda il csuionico Filippo dott. Frohliclij ed assegnando 
a ciascuno, onde coadiuvai^li nella cura d' anime, otto sacerdoti 
col titolo di cooperatori.^) 

Ed, eccoci, come scrive il nostro dottar Domenico de 
Rossetti,') a Wanno 1780^ epoca memorabile tanto per la morte delh 
virtuosa Maria Teresa^ seguita ai 29 twvemhre^ quanio per Vaìh 
venimento al trono delV immortale Giuseppe IL Breve fu il reg- 
gimento di questo eccellente monarm^ ma vaìse pia che altri molti 
e più lunghi di alcuni de suoi predecessori. Egli veramente pocó 
operò direttamente per Trieste ; ma la sua aHìvii^ e la sua vita 
non era dedicata a coltivare staccatamente le parii^ bensì il tutto 
degli stati che la provndctìBa assegnò al suo governo. Egli^ sovrano 
e filosofo y trovò le membra di un grande iìupcro e di un otiimo 
governo; ma le trovò disgiunte^ spropor stonale e deformate da 
viziose escrescenze e cancrenosi difetti: ebbe perciò di mira la se- 
parazione e guarigione di questi e la riunione ed armom'i di 
quelle. Però la brevità de! suo reggimento fece sì eh egli quasiché 
V avesse presentito, accelerasse di troppo Vesecusione delle sue sane 
riforme sopra corpi, che non vi erano sufficientemeìiie predispósti, 
e che il bene da lui desiderato ed avviato giunger poi non potesse 
a quel punto, in cui da tutti si riconosce perckh da tutti se ne 
risentono i benefici effetti Egli era il sovrano capace di ridurre 
ad un tutto sistematico e perfetto il bene meditato e preparato da' 
suoi predecessori, e di distruggere il mah e tutii i difetti^ che 
questi avevano o promosso o tollerato^ però non senza sostituirvi 



*) Don Giuseppe Mainati, Op, ciL^ voi. IV, pag. 323. 

•) Don Giuseppe Mainati, Op, cìt.j voi. V, pag. 4 seg. 

•) Meditazione atoric&^uftdiica mdh fì-anchif^ie della città e porto-franta 
di Trieste, Venezia 1815, pag. 180 sog. 



329 

altrettanto di nuovi beni e vantaggj. La principale sìm tendenza 
era quella di accomunare tra i sudditi suoi i diritti^ i doveri^ i 
co.^tumi: impresa certamente difficile in aspetto morale non meno 
che politico ; eppure io sono persuaso eh' egli sarebbesi avvicinato 
a conseguirne la meta^ se Dio gli avesse cvncesso quel lungo regno^ 
che non aveva negato a parecchi de' suoi predecessori. Avendo egli 
dunque sempre e pensato ed agito per V unità dello stato, e per 
la generalità del suo perfezionamento, non reca stupore T osservare 
che poco direttamente occupossi d( IV individuale perfezionamento 
di ciascuna delle Provincie dei suoi stati^ e molto meno di Trieste, 
cJie certamente fra tutte è per estensione la minore. Ella venne 
pelò a partecipare il bene che promosse a tutto il suo impero, 
mediante V abolizione di pregiudizi ed abusi, cólV introduzione di 
una sìstetnatica lerjislazione, e col far conoscere ad ogni ceto di 
sudditi in che veramente consista il vicendevole legame del suddito 
e del sovrano, ed i doveri S ambidue verso la religione e la chiesa. 
Ad onta però della sua manifesta tendenza alla generale riforma 
di tutto ciò che impediva quella imita di governo, che da lui era 
ben giustamente tenuta qual base della forza dello stato, nulla 
riformò egli della privilegiata costituzione nostra: prova manifesta 
che la medesima nulla osti a quella sì utile e sì desiderabile 
unità di governo in tutta V austriaca monarchia, e che anzi ella 
sia una di quelle anomalie, che in ogni sistema di grande inten- 
sione ed estensione sono assolutamente necessarie per un vitmiglìore 
collegamento o movimento delle altre parti del sistema medesimo. 
Con quale chiarezza d' idee, purità di sentimenti, ed energia di 
spirito questo gran Sovrano reggesse il suo impero, chi non può 
non sa farsene V astrazione dalle opere sue, vedrà agevolmente 
in quel memorabile avvertimento, cK egli alla fine del 1773 scrisse 
per tuttt gli ufficiali di stato, e di cui non posso a meno di qui 
trascrivere qualche passo. 

" Vorstellungen und beigebrachte Ursachen, dann die allemal 
" schàtzbaren Wahrheiten hàbe ich von Chefs so, wie von jeder- 
^ mann immer mit Vergniigen aufgenommen. 

** Feìlschlich werden die unterschiedlichen Theile und Bran- 
" chen einer Monarchie unter einander verwirkelt und missJcannt. 
" Schon rom Landesfiirsten anzufangen diinU sich jeder der 



330 

'^ Mdssigste, welcher nicht toie viele das Vermògen des Staates und 
*^S€Ìn€ Unterthanrn als sein voìlkommenes Eigcnthum ansitht und 

* glauht^ dciss die Vorsicht Millionen Menschen Jur ihn erschnff&n^ 
^und si eh nicht tràumen Idssf, dass er filr dm Dicnst diesar MiU 
''lionen zu dicsem Platee von sclber bestimmrt wordni, und jeder 
"unter den Ministern Mlt sich far don gewissenhnféesfen, der 
''nicht die Plusmacherei, um sich seinem Landrsfùrsten beliebt eu 
"machen, zum einzigen Angenmerìce nimmt, Erstere und die letztern 
" glauben sich gefallig gcnug, wenn sie die Staatseinkiin/te àls ein 
^Interesse bettachten^ das ihnenvon dern Kapital des innern Staals- 
" reichthums zustehet^ und auf dessen Erhaltung sie zwar wachen, 
" zugleich aher auf das moglicliste ledacht zu sein haben, dass sie die 
** Senili zungcn in aìhn Gefàìlen uvd lìuhriken um ihr Kapiial nur 
^^ stets auf hoheres Prozent zu bringtn, immer wachsam machen eie, 

^80 muss ein Vorstehcr der Mautcn selbe lediglich als die 

* Schlcusse des Handels und der Landesindustrie betrachien^ und 
'^den sich ettoa bei diesem Gc/dlle ergcbenden Abgang reichlich 
"und gewiss in einem doppelten Betrage durch den VoriheU er- 
*" setzt zu sein vetsichern^ der durch die erweiterten innerlichcn 
" Nahrunswege und Industrie in zcrtheilten Hdnden sich befinden 
" wird, und also sein Hauptaugenmerk nur auf die Hintanhaltung 
" des dieser Verbreitung der Nahrungswege schddlichen schleich- 
**und fremden Handels richten et e, - 

*^ Die Eigenliebe muss keinen Dicner so weit verblenden^ 
" dass er sich scheue^ von einem ondern etwas zu lemen, er mag 
** nun seines gleichen oder minder sein etc. 

" Jeder .... muss sich stets nach dem grossen Grundsatze beneh- 

* men, dass er nur ein einzelnes Individuum sei^ und dass d<is Besste 
** dcs grosseren Haufens weit das seinige^ so wie einesjeden Parti- 
" kìdier und des Landesfiirsten selbst, als einzclner Marm betrachUt^ 
" ubertreffe ; er muss erwdgen^ dass er an dem, was fiir das allge- 

* meine^ dessen einzelnen Theil er ausmachet, nutzbar ist, ganiz gewiss, 
" wenn es ihm af4ch nicht gleich anfangs einleuchtend wird, denncch 
''in der Folge er einen der Vortheile allselbst finden werde éc. 

Per giustificare poi vieppiù il carattere del reggimento di 
questo saggio imperatore, quaV io qui sopra lo accennai, osservisi 
altresì, cW egli in questa istruzione medesima così si esprime: 



331 

'Da das Gute nur eines sein kann, nàmlich jenes, so das 

* AUgemeine und die grdsste ZaU hetrifft^ und ebenfalls alle Pro- 

* vinzen der Monarchie nur ein Ganees ausmachen, und also nur 

* ein Absehen haben kónnen ; so muss etc. „ 

Ora conosciuto in tal guisa lo spirito^ secondo il quale Giu- 
seppe II regnò ed operò, non potrassi travedere il bene cK egli 
ebbe di mira tanto nelle riforme che sotto il suo reggimento ebbero 
luogo in Trieste, quanto nella preservazione ora tacita ed ora ' 
espressa delle altre frandiigie tutte, come ora procedo a dimostrare. 

Del resto, Giuseppe II, ad osservazione del dottor Pietro 
Kandler.^) inteso a rifare lo stato fu avverso ai patriziati ed agli 
stati provinciali, agli statuti, alle forme complicate di corpi de- 
liberanti, predileggendo le forme dicasteriali siccome quelle che più 
sollecitamente e saviamente dovevano giovarlo nelle riforme. Abbracciò 
con calore di legislatore che vuol vedere i frutti del suo operare^ la 
eausa mercantile^ e diede impulso potentissimo ad accrescere V emporio 
triestino, tenuto in somma estimazione dagli uomini instituiti alla 
scuola^ della quale fu sinceramente seguace ; se sia stato secondato 
dai nuovi dicasteri inferiori, se in questi non nacque piuttosto 
quel sistema di materiale esecuzione di ordini anche minimi che 
si attendevano unicamente daWalto, noi noi diremo. Certo si è 
che la cosa pubblica cittadina fu sottoposta a forme così imperiose 
e minuziose che ai consigli civici non rimaneva che il neme. Giu- 
seppe II abbinò Gorizia a Trieste^ formandone un territorio go- 
vernativo, creò governi, tribunali, che dicevano civico provinciali^ 
diede a questi in governo le tavole ipotecarie, ridusse il magistrato 
politico ad amministrazione locale, fra questa ed il governo pose 
in maggiore attività, il circolo che ristretto al territorio di Trieste 
faceva tutto, per questo restrinse il consiglio a semplice corpo di 
comparsa, dacché le cariche ned ciano piii riservate ai patrizi, 
né di nomina del consiglio. Egli propendette a fare di Trieste 
un asilo alV ombra del Portof ranco, ed abbiamo veduto come 
aiUora persone che mai ebbero intenzione di recarvisi, chiedessero 
il privilegio delV asilo per un anno, per sei mesi, onde evitare 



*) Storia (hi Consiglio dei patrizi^ pag. 137 seg. 



332 

costringimento di creditori^ importuna curiosità di giustizia penale. 
Le riforme in tutti gli ordinamenti sociali V avevano tratto a fare 
altrettanto dilla chiesa; ordinò la chiusura del convento dei 
Minoriti di Trieste^ opera dei patrizi che amavano tenervi tombe 
del convento dei Cappytccini amati da ogni ordine^ la soppressione 
del vescovato e del capitolo, lo diroccamento del duomo antichis- 
simo, lo sparpaglio degli altari ; la chiusura dei Misericorditi che 
tenevano V ospitale, il monastero di S. Cipriano sfuggì a grate 
fatica al destino dii conventi. Abolite tutte le confraterne, anche 
quella delle XIII Casate, si disse di queste che non provvedevano 
alla pubblica carità, vi si sostituirono una così detta congregazione 
detta delV Amore del prossimo^ la loggia dei liberi muratori al 
segno dell ancora, poco dopo interdetta, ed alla sciolta Carità del 
prossimo, convenne sostituire una casa dei poveri a stipeìidio del 
Comune, La mendicità, prima contenuta dalle leggi sui vagabondi, 
provveduta dalle fraterne, irruppe come torrente che scende da 
nude e povere montagne. Due sole chiese si lasciarono sussistcì'e 
pei cattolici, le altre tutte chiuse e poste a vendita, anche S. Sil- 
vestro, venerando per essere stata la prima chiesa cristiana in 
Trieste fino dal IV secolo^ anche la B. V. del Rosario fruito 
della pietà degli antichi mercanti, e queste vennero date agli 
evangèlici augustani e svieeeri ; i camposanti cassati e venduti ; 
rimasta la chiesa di 8. Francesco alle intercessioni dei patrizi 
che diedero in cambio altro terreno ed cdifizio già sacro. Credute 
queste soppressioni mere operazioni di finanza, fu offerto V am- 
plissimo fondo ed il convento dei Cappuccini, verso permesso di 
aprire convento in altro sito, fu ricusato, S^ offersero i patrizia di 
comperare S, Silvestro^ fu loro interdetto. E contro V intenzione 
dello imperatore, gli esecutori degli ordini imperiali si mostrarono 
così incuranti di ogni riguardo che le pietre preziose e le perle 
dei vasi sacri da scassarsi, vennero vendute aW ebrea DobrusckJca 
ed a suo figlio Tommaso; il chiostro dei Cappuccini affittato per 
bettola, i quadri, le librerie, gli archivi sperperati, distrutti; del 
che tutta la vecchia città rimase scandalezzata, i patrizi dolentissimi. 
Ne avevano ragione; al patriziato tolti i Gesuiti, al capitolo le 
fraterne, gli impieghi, non rimaneva che il Palazzo, e questo pure 
fu convertito in teatro: la antica città crollava : la nuova, cui erano 
gradite quelle novità (ed i modi di ludibrio trovavano facile scusa 



333 

neW (avversione alle antiche istituzioni) cresceva in possanza e credito. 
La fusione delle due città ei*asi operata, e non potendo stare senza 
borgo, se ne disponeva tino che pia tardi ebbe nome dalV Imperatorie 
Francesco L La fusione delle due città non operò che il borgo 
delle saline divenisse città, si fu la città che divenne bo7'go, inten- 
diamo delle condizioni politiche. L abolizione del notariato, rigido 
custode oltrecchè dei nomi andie delle condiziotii politiche, nelle in- 
declinabili indicazioni di cittadino ed abitante, di incola, di distret- 
tuale, di nobile aveva portato disuso di queste indicazioni, le autorità 
non j^//> né fecero ricerca o regisfrnmento ; gli albi dei cittadini 
secondo quartieri andarono in disuso ; le coscrizioni non curavano 
patria o condizione politica, non v^ era coscrizione militare che fa- 
cesse conoscere le condizioni delle persone; i borghigiani le avevano 
in avversione, però non ricusanti a darsi titolo, usavano quello di 
negoziante oppure di possidente. Le parti s' erano cangiate, il pa- 
triziato era passato nella Borsa, il corpo mer cantile erasi formato 
a casta, cui si diede nome di ceto, il patrizio era persona da porre 
in canzone, le leggi sulla cittadinanza rancide carte venute in des- 
suetudine, cittadino divenne nome di quelli che erano in misera 
condizione economica, e che dovevano lasciarsi arrolare nella civica ; 
ogni concetto di cittadino era svanito, il titolo mera indicazione da 
prendersi e gettarsi secondo che meglio conveniva ai propri affari, 
e così della sudditanza il pubblico reggimento rimaneva indifferente 
a tali conteneioni, bensì lasciò che tutti i privilegi del portofranco, 
anche li doganali, si stendessero ad ogni classe di persone. Trieste 
fu in condizione di borgo mercantile. 

Infatti. Essendo vescovo il conte Inzaghi e governatore 
Pompeo conte Brigido, da Giuseppe II con aulico rescritto degli 
8 ottobre ddV anno 1783 ordinassi che gli alunni ecclesiastici di 
Trieste debbano collocarsi nel seminario di Qrae, ') e in questo 
stesso anno : ^) 

Con decreto sovrano venne ordinato a tutti i beneficiati, chiese 
e confraterne, che in avvenire i capitali de luoghi pii non 



*j Dott. Domenico Rossetti, Meditazione ecc., pag. 193. 
•) Don Giuseppe Mainati, Op. cit., voi. V. pag. 17 seg. 



Bà4 

s'avessero più da investire in mani private, ma doversi coUoeare 
nette casse regie, e fondi pubblici ad interesse. Tutte lo processdoni 
arbitrarie vennero abolite con sovrano rescritto^ rimanendo qtuUe 
che sono istituite dalla chiesa^ come il Corpus Domini^ le rogazioniy 
e la processione di San Marco. Lasciando però ad elezione degli 
ordinari di determinarne due ogni anno straordinarie^ óltre di 
quelle che credessero opportune nelle pubbliche necessità. 

E nell' anno susseguente : ^) 

Essendo stato ricercato il nostro monsig. vescovo, quali fos- 
sero le chiese superflue tanto in città, come nel territorio, furono 
mediante la sua informaeione chit^se con aulico decreto 13 delle 
medesime, cioè San Sebastiano; San Silvestro detta la Congrega- 
0ione vicino la chiesa di santa Maria Maggiore; il Crocifisso 
sulla salita di San Giusto ; Sant Elena lì appresso ; San Servolo 
in quella vicinanza, ora cappella del Crocifisso ; Sant'Andrea, con- 
vertita in osteria sulla strada di passeggio del suo nome; Santa 
Maria Maddalena, convertita in casa rurale nella campagna ora 
Pontini; la Sacra Famiglia nella casa Conti, appiè della salita 
di Rena ; la Madonna dietro il castello, detta la Madonnina ; Santa 
Anna nella strada che conduce a Zaule; San Giacomo suila strada 
di Santa Lucia rimpetto ai fondi del conte Cassis, ora di prò* 
prittà del negoziante egiziano Antonio Dubane; San Bartolomeo 
e San Pantaleone nella campagna Costanti di questo nome in 
Zaule. Li fondi delle medesime furono devoluti alla cassa di 
religione. 

La soppressione dell' ordine cappuccino della nostra città 
ormai decretata, era quindi un fatto compiuto. Eacconta in 
proposito don Giuseppe Mainati: 2) 

Toccò anche ai padri Cappuccini di dover evacuare il con- 
vento loro di Trieste con gran dispiacere di questo pubblico. Gran 
parte dei cittadini cattolici, ed anche alcuni di di/ferente comunione 
si sottoscrissero in un ricorso al Sovrano, in cui si obbliga- 
vano di volere a proprie spese fabbricare in altra situazione un 



*) Don. Giuseppe Mainati, Op. cit., voi. V,- pag. 26. 
') Op. cit, voi. V, pag. 28 seg. 



336 

convento pei Cappuccini^ e di mantenerli di tutto^ col patto cJie 
questi Cappuccini s^ occupassero nella cura delle anime, e sUmpie- 
gasserò gratis ad assistere le scuole pubbliche secondo il metodo 
normale. A questa prima replicarono una seconda supplica^ a' quali 
venite in risposta, che il petito non abbia luogo. Nondimeno i re- 
ligiosi non vollero partire pei due loro assegnati conventi di Santa 
Croce di Vipacco e di Gorizia fino a che non venne loro letto 
formalmente, in refrttorio^ il decreto sovrano. Ftima del di 4 no- 
vembre, giorno di loro partenza, furono da un commissario inven- 
tariate le mobiglie del convento, e coW intervento did canonico Ba- 
rone dell* Argento, commissario destinato dal vescovo^ e confermato 
dal governo, si presero in nota anche gli arredi della loro chiesa 
avendo lasciati però alcuni effetti sì di questa, che di quello a 
disposizione dei padri che aveano d'uopo nel convento dove pas- 
savano. Quattro di essi vennero applicati alla cura delle anime in 
qualità di cooperatori nella chiesa parocchiale di Sant'Antonio, 
due chiesero di andare nei conventi della religione nello Stato 
Pontificio, la qual domanda fecero diversi altri cappuccini della 
Stiritti e Friuli ai rispettivi governi, dai quali dipendevano, e ne 
ottennero il permesso con qualche somma di denaro per il viatico, 
colla riserva però fatta da questo governo, che quei tali che si 
esentavano, non avessero più da ritornare in questi stati, salvo che 
per visitare i parenti loro a breve termine.- 

Invero popolo e patrizi ne furono addoloratissimi, pen- 
sando che i buoni padri dovevano abbandonarli. Con spon- 
tanee offerte progettarono di edificare loro un nuovo con- 
vento, il quale doveva sorgere nella città Teresiana, e proprLa- 
mente sul fondo ove oggidì s' alza la casa numero 6 in via Ghega, 
e presentarono a tal uopo addi 18 gennaio 1786 all'imperatore 
la seguente istanza corredata di ben trecento ottantaquattro 
firme, la quale in autografo per dono del canonico dott. Pietro 
Tomasin oggidì si conserva nelP archivio del nostro convento 
moderno dei padri Cappuccini: 

Sacra Maestà! 

H continuo et indefesso zelo, col quale li P. P. Capaccini per 
il corso di anni 160 in questa città di Trieste in vantaggio de' nostri 



336 

antenati e di noi medesimi dimostrarono in tutte le opere Al cri- 
stiana pietà e particolarmente nelle predicazioni in tutti i Hngaaggi, 
et assistenze prestate a moribondi, nelle quali certamente di<*dero 
le pii\ costanti pruove di non aver a lor uguali, al -che si aggiunga 
la lor carità d' essere sempre in qualunqne ora pronti nei confes- 
sionarj per prestare la loro paterna assistenza airanimi? de' fedeli, 
che a loro ricorrono, porge questo motivo agP infrascritti di suppli- 
care la Maestà Vostra, conforme la supplicano di volergli clenif^Ei- 
tissimamente accordare la seguente grazia. 

Che quando per quelle giuste sovrane risoluzioni,.che sommes- 
samente si venerano, non fosse sperabile la mansione nel sito ove 
presentemente è situato il convento de' Capucini, volesse almeno 
gratiosamente permettere Teretione d' un nuov^o convento in altw 
sito, che non può mancare neir adjacenze della città di Trieste, per 
V edificatione del qual convento non v' ha dubbio, che potrebbero 
raccogliersi degli abbondanti caritatevoli sussidj, come ogni uno de* 
sottoscritti sarebbe propenso a somministrarli dietro la volontà e 
forza di ciascheduno. 

Codesta graziosa accoglienza tanto maggiormente si spera? 
qnantochè il loro mantenimento mai potrà cader a peso del sovrano 
erario, come ne tampocco per il passato mai fu. 

Che questi religiosi potrebbero supplire alla cura del militarci 
come da parecchi anni suppliscono. 

Che qualora la Maestà Vostra si determinasse appoggiarli, l'ob- 
bligo di somministrar instruttori per le scuole normali, li medesimi 
potrebbero suppeditarli ben volentieri con risparmio del sovrano 
erario, tostochè li medesimi non sogliono prendere dinaro per le 
loro opere. 

Sarebbe altresì facile, che li medesimi per la cura dell' anime 
assegnassero un dato numero di religiosi, il che ridonderebbe pari- 
mente in vantaggio del sovrano erario, che risparmi crebbe per man- 
tenimento de' capellani. 

Dalle premesse causali animati, e molto più fondati sulla cle- 
menza del loro Augustissimo Sovrano, li sottoscritti snplicano h 
Maestà Vostra voler accordargli la suplicata grazia con con ce dei* 
almeno un altro sito per V eretione d' un nuovo convento, che po- 
trebbe erigersi nel luogo, dove esiste la chiesa della B. V. del Marf , 
ed hanno luogo li sottoscritti di lusingarsi, che mercè gV indicati 




337 

caritatevoli soccorsi uniti al rìcavato dei fondi, ove esiste attualmente 
il convento de' Capucini, si potrebbe erigerne un nuovo spazioso e 
maggiormente comodo del presente. 

Trieste li 18 gemmato 1785. 

Li sottoscritti furono 384. 

Ma il decreto di soppressione era irremovibile, perchè fra 
gli atti dell'i, r. nostra luogotenenza di Trieste si conserva il 
seguente in data 22 ottobre 1786, che ordina di far l'inventario 
degli arredi sacri e dei mobili appartenenti al convento di 
S. Apollinare: 

N. 6037. 

An den Guberniah'ath und Kreishauptmann Freiherrn von 
Pittoni. 

Da der hiesige Herr Bischof zu der, nach erfolgtem . Abzug der 
hiesigen Kapuciner vorzunehmenden Inventar der Kirchen-GerStli- 
schaften und Sperrung der Kloster Kirche den Domherm Vincenz 
FreiheiTU von Argento bestimmt haben ; so wird solches dem Herm 
Kreishauptmann zur Nachricht anmit erinnert. 

Triest den 22. Oct. 785. 

Conte Bbigido. 
Vidi Reiqebspeld 

Zur Exped. gekommen den 27 Oct. 

Expedit. den 28 d. M. 
Eingehàndigt den 29 d.o 
Zur Begistratur gekommen den 27. Xber. 

Cosi dopo una dimora non interrotta nella nostra città di 
ben cento e sessantotto anni V ultimo guardiano padre Gor- 
gonio d'Aidussina partiva da Trieste addi 4 novembre 1786, 
accompagnato dalla religiosa famiglia,, che si accasò in parte 
nel convento di Gorizia, in parte in quello di Santa Croce di 
Vipacco. Un frate, il padre Cipriano, andò nel convento gene- 
ralizie della Concezione di Roma; i padri Liberato, Eduardo, 
Taziano Fedeli, Andrea Avellino, Domiziano Haslinger ed 



338 

Alessandro Muzel diventarono a tenore degli atti della nostra 
imperiale regia luogotenenza cooperatori della chiesa parro 
chiale di St. Antonio Nuovo; il padre Cipriano passo a Ba- 
sovizza, dove dal 1786 al 1796 fu cappellano; i dee fratelli 
laici fra Martino Martiniaco e fra Rocco Vicentini diventarono 
santesi nella chiesa di St. Antonio Nuovo. Ai frati secolariz- 
zati — ed allora la famiglia religiosa in San Apollinare era 
composta di dieciotto padri e di sei laici — il governo assegnava 
per persona l'annua congrua di ceutottanta fiorini^ più l'ag- 
giunta di fiorini venti per gli anni 1S02 e 1803, coli' avverti- 
timento che coloro che desideravauo a passare in uno dei 
conventi dello Stato PontificiOj erano per sempre espulsi e 
banditi dagli stati austriaci. 

Dalla chiesa e dal convento sc^ppresso V ultimo guardiano 
padre Gorgonio d'Aidussina trasportava seco* addi 4 novembre 
1785 il simulacro della Beata Vergine Costantinopolitana e gli 
atti del convento, oggidì in gi-an parte, se non del tutto, smar- 
riti. In questi troviamo per ultimo la nota laconica; 

1784. Ad initium decembris in uÌDgiilig conventil>as novi patres 
guardiani vi decreti caesarei elee ti »unt; post hacc electionem c^b 
caesareum decretum 1785 relieti bvluì conventus Tergesti, Gradisca^ 
et Cormonsii. 

1785. Monas^riam nostrum Tergenti de seri deb alt. 

Dalla chiesa soppressa 1' ostensorio passò alla chiesa allora 
curaziale di S. Lorenzo di Servola; gli arredi saeri furono do- 
nati alla chiesa parocchiale di Prem; la biblioteca, in gran 
parte sparpagliata, comperava il patrizio Eiirico de Francol 
per cinquecento cinquantaquattro lire. L^ antifonario, V oro- 
logio del coro, un grande crocifisso di legno ed un simulacro 
della Beata Vergine, pure ligneo^ donavano pie persone al nostro 
moderno convento dei Cappuccini in Moutozza, cui il cano- 
nico dott. Pietro Tomasin consegnava, come fu detto, gli scritti 
autografi del 1763 e 1786 e Grìuseppe Urizio, attuario dell'I r 
Accademia di commercio e nautica, defunto a Trieste addi 
17 settembre 1883, legava il leggendario fi-ancescano. 



339 

Con editto del barone de Raigersfeld dei 31 marzo 1786 
il convento fu valutato 32803 fiorini; con altro dei 15 del 
susseguente maggio, non trovandosi compratori, fu affittato per 
dieci fiorini mensili a certo Antonio Moro e con altro dei 16 
del susseguente giugno la chiesa per cinque fiorini mensili al 
falegname Valentino Aite. Licenziati ambedue, perchè morosi 
nel pagamento, V intero edifizio fu occupato ai 15 del susse- 
guente agosto dagli orfani e dagli scrofolosi. Finalmente in 
seguito a sovrano rescritto dei 16 gennaio 1787 Ti. r. luogo- 
tenenza con editto dei 18 del susseguente maggio, stabiliva 
pel giorno 8 del susseguente giugno la vendita a pubblica asta 
della chiesa e dell' orto del convento dei Cappuccini, destinan- 
done il primo prezzo di grida a fiprini dodici la tesa quadrata. 
Atterrati i fabbricati ed aperte le vie prolungate del Foutanone, 
di Cavana e della Sanità, ed alzata sul luogo della chiesa e del 
convento la casa del numero tavolare 1004, all' ingresso della 
quale come tuttora può vedersi, il deliberatario di quei fondi 
collocava fra le due arcate che sostengono le scale la lapide 
commemorativa che già un tempo stava nell' intemo della 
chiesa di S. Apollinare, altra memoria dell' antico convento 
non ci rimase se non il caffè che ancora oggidì s'intitola 
Caffè dei Cappuccini. 

La memoria peraltro dei padri rimase in benedizione 
anche presso i posteri. I triestini con a capo il canonico Giu- 
seppe Millanich, paroco di Santa Maria Maggiore, li vollero, 
e stabilirono di chiamarli con deliberato dei 23 dicembre 1836. 
E vennero infatti nel giugno 1866 alla cura spirituale del ci- 
vico ospitale, chiamati dal vescovo Bartolomeo Legat e dal 
podestà Muzio de Tommasini. Con pie oblazioni a poco a 
poco eretto il convento e la chiesa sul colle della Montuzza, 
fu quest' ultima dal vescovo Legat consacrata addi 23 ottobre 
1870. Ora appartengono alla religiosa cappuccina provincia 
della Beata Vergine Lauretana delle Marche. Cessò pertanto 
r antico loro convento dopo centosessantotto anni di esi- 
stenza, ed ecco, per usare le parole del nostro benemerito dottor 
Domenico de Rossetti, come un secolo e mezzo di generosità pub- 
bliche e private, e di prudenza e di fatiche di una società altrettanto 
provvida che perseverante^ fu da un solo momento soprafatta a modo 



340 

che tutte le sue produzioni si estinsero e non lanciarono che fa mt- 
moria di se ed una prova ben palpabile delia inst{d;ilità non ^h 
delle cose, ma perfino delle opinioni degli nomini.^) 



CAPITOLO V. 

I superiori del convento di S. Apollinare di Tneste. ^ 1 predicatori 
che durante P avvento e la quaresima alloggiar uno prei^i^o i nostn 

padri Cappuccini* 

1 . I Ministri generali, supremi modebitobi dell* ohbtn^ dei 

PADRI CAPPUCCINI, 

Rileviamo . dal catalogo dei ministri generali dell* ordina 
dei padri cappuccini i seguenti : 

1. Padre Paolo da Cesena, ventesimoquarto mimstro ge- 
nerale dell'ordine cappuccino, 1613-1618. 

2. Padre Clemeute da Noto, 1618-1625. 

3. „ Oioyanni Maria da Noto, 1025-1633. 

4. „ Antonio da Modena, 1633-1637, 

6. „ ttioyanni da Montecatorio, 1637-164^^. 

6. „ Innocenzo da Catalgirone, 1643-1G50. 

7. „ Fortunato da Cadore, 1650-1(>56, per la prima 
volta. 

8. Padre Simpliciano da Milano, 1656-1662. 

9. „ Marcantonio da Carpinedolo, 1662- J 667, 

10. „ Fortunato da Cadore, per la seconda volta, 1667- 



1671. 



U. Padre Stefano da Cesena, 1671-1678, 

12. „ Bernardo da Portomaurizìo, 1678- 1685. 

13. , Carlo Maria da Macerata, 1685-1691, 

14. „ Bernardino d'Arezzo, 1691-1698. 

15. „ Giovanni Pietro da Busto, 1698-1702^ 

16. „ Agostino da Latisana, 1 702-1709. 



*) Cose menMrahili della società di Gesù in Trieste {XieWAj-vkeù^r^/o 
triestino, Trieste 1830, voi. U. pag. 234). 



341 

17. Padre Bernardino da Saluzxo, 1709-1712. 

18. „ Michelangelo da Ragusa, 1712-1719. 

19. „ Giovanni Antonio da Firenze, 1719-1726. 

20. „ Artmanno da Bressanone, 1726-1733. 

21. „ Bonaventura da Ferrara, 1733-1740. 

22. « Giuseppe Maria da Terni, 1740-1747. 

23. „ Sigismondo da Ferrara, 1747-1754. 

24. „ Serafino da Capricolle, 1754-1761 

25. „ Paolo da Colindri, 1761-1768. 

26. ^ Amato da Lamballa, 1768-1775. 

27. „ Erardo da Badkersburg, ministro provinciale della 
religiosa provincia della Stiria dai 12 settembre 1755 al 1 set- 
tembre 1758, e per la seconda volta dai 11 settembre 1761. 
Nel 1763 diffinitore generale a Roma, ministro generale del- 
l' ordine dal 1775 al 1789, sotto il quale il convento nostro 
di S. Apollinare fu soppresso. 

2. Ministri provinciali della religiosa provincu dei padri 

CAPPUCCINI DELLA StIRIA. 

Dair archivio del ministro provinciale della religiosa pro- 
vincia della Stiria risultano i seguenti: 

1. Padre Giuseppe da Monte Cassiano, primo ministro 
provinciale, eletto addi 5 maggio 1619. 

2. Padre Basilio da Tioenza, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Gorizia addi 7 ottobre 1621. 

3. Padre Silvestro da Polcenigo, eletto per la prima volta 
addi 18 aprile 1626. 

4. Padre Fulgenzio da Trieste, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Gorizia addi 8 dicembre 1627 in presenza del mi- 
nistro generale padre Giovanni Maria da Noto. Morì a Gorizia 
addi 22 aprile 1629. 

5. Padre Basilio da Gorizia, eletto addi 4 maggio 1629. 

6. ;, Silvestro da Polcenigo, eletto per la seconda 
folta addi 3 settembre 1632. 

7. Padre Gioachino da Graz, eletto per la prima volta 
addi 10 giugno 1635. 



342 

8. Padre Sitrestro da Polcouigtìj eletto per la terza volta 
addi 30 agosto 1638, 

9. Padre Cristoforo da ClTldale, eletto per la prima volta 

addi 27 settembre 164 L 

10. Padre Gioachiuo da Urazj eletto per la seconda volta 
addi 5 settembre 1642. 

11. Padre Silvestro da Polcenìgo, eletto per la r^xiarta volta 
addi 21 luglio 1645. 

12. Padre Cristoforo da Ciridale^ eletto per la seconds 
volta addi 8 maggio 1648. 

18. Padre Silvestro da Polceuigo, eletto per la quinta volU 
nel capitolo pi*oviiiciale di Graz addi 5 maggio 165K 

14. Padre Giacinto da Graz, eletto per la prima l'olta nel 
capitolo provinciale di Lubiana addì 17 maggio 160:*^ e con- 
fermato dal ministro generale padre Fortunato da Cadore nel 
capitolo intermedio di Graz addi 7 luglio 1653. 

15. Padre Cristoforo da Cividale, eletto per la terza volta 
nel capitolo provinciale di CilU addi 23 aprile 1655, 

16. Padre Giaeiuto da Graz, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Graz addì 10 maggio 1G58, 

17. Padre Cristoforo da Cirldale^ eletto per la quarta volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addi 6 maggio Itìtil e 
confermato dal miiii,^tro generale padre Marcantonio da Cnr- 
pinedolo addi 6 luglio 1663. 

18. Padre Giacinto da Graz^ eletto per la terza volta nel 
capitolo provinciale di Lubiana addi 9 maggio 16tl4. 

19. Padre Martino da RadniauDsdorf, eletto nel capitolo 
provinciale di Zagabria addi 2 settembre 1(366. 

20. Padre Gioachino da Fiume, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addi 30 settembre 1667. 

21. Padre Agostino da Lubiana, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addi 5 settembre 1670- 

22. Padre Gioachino du Fiume, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Graz addi 1 settembre 1673, 

23. Padre Agostlao da Lubiana, eletto per la seconda 
volta nel capitolo provinciale di Lubiana addì 4 settembre 1676. 

24. Padre Gioachino da Fiume, eletto per la terza volta 
nel capitolo provinciale di Graz addi 1 settembre 1679. Fu 



343 

poi due volte come exprovinciale guardiano del convento di 
Trieste, eletto come tale per la prima volta addi 9 maggio 
1710 nel capitolo provinciale di Gradisca e per la seconda 
volta addi 29 maggio 17lf5 nel capitolo provinciale di Zagabria. 

25. Padre Amando da Graz, eletto nel capitolo provinciale 
di Lubiana addi IO giugno \Q1[\ 

26. Padre Agostino da Lubiana, eletto per la t«rza volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addi 3! agosto 1685 e 
confermato dal ministro generale padre Carlo Maria da Ma- 
cerata nel capitolo intermedio di Graz addi 27 settembre 168C. 

27. Padre Angelico da Trieste, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addi 3 settembre 1688. 

28. Padre Agostino da Lubiana, eletto per la quarta volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addi 7 settembre 1691. 

29. Padre Girolamo da Gradisca, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Pettau addi 29 maggio 1693. 

30. Padre Angelico da Trieste, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Gorizia addì 24 febbraio 1696, pre- 
sente il ministro generale Padre Bernardino d' Arezzo. Mori 
a Gorizia addi 20 agosto 1698. 

3L Padre Lamberto da Niederdorf, eletto per la prima 
volta nel capitolo provinciale di Pettau addi 7 novembre 1698. 

82. Padre Antonio da Krainburg, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Graz addi 6 settembre 1701. 

33. Padre Lamberto da Niederdorf, eletto per la seconda 
volta nel capitolo provinciale di Pettau addi 19 settembre 1704. 

34. Padre Antonio da Krainburg, eletto per la seconda 
volta nel capitolo provinciale di Marburg addi 30 settembre 1 707. 

35. Padre Martino da Bistriza, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Gradisca addì 9 maggio 1710. 

36. Padre Cristoforo da Graz, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Rudolfswert addi 12 maggio 1713. 

37. Padre Martino da Bistriza, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Zagabria addi 29 maggio 1716. Mori 
in questo stesso anno addi 7 agosto nel convento di Lubiana. 

38. Padre Marcellino da Drauburg, primo difOnitore pro- 
vinciale dai 29 maggio 1716, secondo la regola vicario pro- 
vinciale dai 8 agosto 1716, fu eletto nel capitolo provinciale 



344 

di Gorizia presente il ministro generale padre Michelangelo 
da Ragusa addi 6 maggio 1718. 

89. Padre Cristoforo da Graz» eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Varasdino addì 29 settembre 1719. 

40. Padre Aureliano da Gradisca, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Leibnitz addì 27 settembre 1722. Fu tre volte guardiano 
del Convento di Trieste. Come tale fu eletto la prima volta addi 
30 settembre 1 707 nel capitolo provinciale di Marburg essendo 
maestro dei novizi; per la seconda volta addì 7 settembre 1714 
e per la terza volta, già exprovinciale, addi 16 maggio 1727. 

41. Padre Gottardo da Graz, eletto per la prima volta nel 
capitolo provinciale di Graz addì 28 settembre 1725, 

42. Padre Benigno da Graz, eletto per la prima volt^ nel 
capitolo provinciale di Marburg addì 15 ottobre 1728. 

48. Padre Gottardo da Graz, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Lubiana addì 7 settembre 1731 e 
confermato addi 5 settembre 1732 nel capitolo intermedio di 
Klagenfurt dal ministro generale padre Artmanno da Bressanone. 

44. Padre Benigno da Graz, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Graz addì 7 settembre 1734, 

46. Padre Onorio da Annona, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Wolfsberg addì 13 settembre 1737. 

46. Padre Benigno da Graz, eletto per la terza volta nel 
capitolo provinciale di Wolfsberg addì 9 settembre 1740, 

47. Padre Yeicardo da Graz, eletto per la prima volta nel 
capitolo provinciale di Leoben addì 13 settembre 1743. 

48. Padre Benigno da Graz, per la quarta volta eletto nel 
capitolo provinciale di Gorizia addì 9 settembre 174G. 

49. Padre Yeicardo da Graz, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Leoben addì 9 settembre 1749. 

60. Padre Giuseppe da Gorizia, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Leoben addì 15 settembre 17f>2. 

61. Padre Erardo da Badkersburg, per la prima volta eletto 
nel capitolo provinciale di Klagenfurt addì 12 settembre 1755. 

62. Padre Giona da Mur, eletto per la prima volta nel 
capitolo provinciale di Marburg addi 1 settembre 1758, 

68. Padre Erardo da Badkersburg, per la seconda volta 
eletto nel capitolo provinciale di Cilli, addì 11 settembre 1761. 



346 

Nel 1763 passò a Eoma come diffinitore generale; dal 1776 
al 178>i ministro generale del suo ordine. 

54. Padre Giuseppe da Gorizia, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Marburg, addi 13 maggio 1763. 

55. Padre Giona da Mar, eletto per la seconda volta nel 
capitolo provinciale di Kadkersburg, addi 23 maggio 1766. 

56. Padre Francesco Antonio da Gorizia, eletto nel capi- 
tolo provinciale di Zagabria addi 7 luglio 1769. 

57. Padre Serapione da Mur, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Leibnitz addi 14 agosto 1772. 

58. Padre Terenziano da Santa Croce, eletto nel capitolo 
provinciale di Marburg, addì 16 settembre 1776. 

59. Padre Seyeriano da Tarasdino, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Graz, addi 28 agosto 1778. 

60. Padre Gottardo da Graz, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Eudolfswert, addi 24 agosto 17S1. 

61. Padre Crisostomo da Wolfsberg, eletto per la prima 
volta nel capitolo di Eudolfswert addi 10 settembre 1784; 
per la seconda volta in quello di Wolfsberg addi 10 maggio 
1786, confermato come tale dall'imperatore Giuseppe II. 



3. Guardiani del contento di S. Apollinare a Trieste. 

Dagli atti dei capitoli provinciali della religiosa provincia 
dei cappuccini della Stiria e dalle carte conservate nel nostro 
civico archivio diplomatico rileviamo la serie seguente dei 
padri guardiani di S. Apollinare in Trieste: 

1. Padre Bortolomeo da Trieste, presidente della fabbrica 
del convento e superiore nel 1617. Mori in patria il 1®. di- 
cembre 1638. 

2. Padre Giusto da Trieste, presidente della fabbrica e 
superiore dal 1638 al 1649. Mori in patria addi 5 maggio 1661. 

3. Padre Bernardino da San Daniele, primo guardiano, 
eletto nella congregazione dei 7 maggio 1649. Morì nel con- 
vento di Trieste in questo stesso anno addi 9 ottobre. 

4. Padre Pio da Forlì, eletto nel capitolo provinciale di 
Lubiana addi 17 maggio 1662. 



346 

5. Padre Paolo da Graz, eletto nella congregazione di 
Graz presente il miniatro generale Fortunato da Cadore addi 
7 luglio 1663. Fu per ben quarantotto anni religioso e mori 
vecchissimo nel convento di Trieste addì 8 novembre 1662. 

6. Padre Ànaeleto da Trieste, eletto nella congregazione 
del 1^ maggio 1654. 

7. Padre Romualdo da Sant'Andrea, eletto nel capitolo 
provinciale di Cilli addi 23 aprile 1655. 

8. Padre Barnaba da Lubiana, eletto nella congregazione 
dei 18 maggio 1657. 

9. Padre Tutorio da Gorizia, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Graz addi 10 maggio 1658. 

10. Padre Giovanni Carlo da Gorizia, eletto nella congre- 
gazione dei 22 agosto 1669. 

11. Padre Alberto da Cormons, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Lubiana addi 6 maggio 1661. 

12. Padre Silvestro da Gorizia, eletto nella congregazione 
dei 6 settembre 1G62. 

13. Padre Barnaba da Gorizia, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Lubiana addi 9 maggio 1664. Fu trasferito addi 4 set^ 
tembre 1605 come guardiano nel convento di Santa Croce di 
Vipacco, ed ignorasi chi fosse il suo successore. 

14. Padre Talerio da Gorizia, eletto nel capitolo provinciale 
di Zagabria addi 2 settembre 1666. Fu inoltre maestro dei novizi. 

15. Padre Eugenio Nespletense, eletto nella congregazione 
dei 13 settembre 1669. Fu pure maestro dei novizi. 

16. Padre Pietro da Spilimbergo, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Lubiana addi 5 settembre 1670. 

17. Padre Teoiilo da Gurkfeld, eletto nella congregazione 
dei 3 giugno 1672. 

18. Padre Emerico da Zagabria, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Graz addi 1 settembre 1673. 

19. Padre Antonio da Gorizia, eletto nella congregazione 
dei 17 maggio 1676. 

20. Padre Yaleriano da Fiume, eletto nel capitolo provLu- 
ciale di Lubiana addi 4 settembre 1676. 

21. Padre Giovanni Battista da Santa Croce, eletto per la 
prima volta nel capitolo provinciale di Graz addi 1 settembre 



J 



347 

1679. Fu trasferito dalla congregazione radunatasi addi 19 
giugno 1682 come guardiano nel convento di Santa Croce di 
Vipacco. 

22. Padre Gerardo da Gorizia, eletto nella congregazione 
dei 19 giugno 1682. Mori nel convento di Trieste addì 16 
marzo 1684. 

23. Padre Bernardino da San Daniele, eletto per la prima 
volta nella congregazione dei 28 aprile 1684. 

24. Padre Carlo Maria da Gradisca, eletto nel capitolo 
provinciale di Lubiana addi 31 agosto 1685, 

25. Padre Giovanni Battista da Santa Croce, eletto per la 
seconda volta nella congregazione di Graz addì 27 settem. 1686. 

26. Padre Bernardino da San Daniele, eletto per la seconda 
volta nel capitolo provinciale di Lubiana addì 3 settem. 1688. 

27. Padre Marino da Segna, eletto nel capitolo provinciale 
di Lubiana addì 7 settembre 1691. 

28. Padre Benedetto da Reifenberg, eletto per la prima 
volta nella congregazione dei 20 ottobre 1692. 

29. Padre Bernardino da San Daniele, eletto per la terza 
volta nel capitolo provinciale di Pettau addi 29 maggio 1693. 

30. Padre Benedetto da Reifenberg, eletto per la seconda 
volta nella congregazione dei 10 settembre 1694. 

31. Padre Girolamo da Gradisca, eletto nella congregazione 
dei 6 settembre 1G97. Fu già prima eletto ministro provinciale 
nel capitolo provinciale di Pettau addì 29 maggio 1693. 

32. Padre Bernardino da San Daniele, eletto per la quarta 
volta come guardiano e come diffinitore e custode provinciale 
nel capitolo provinciale di Pettau addì 7 novembre 1698. Morì 
nel convento di Trieste addi 22 agosto 1700. 

33. Padre Aureliano da Gradisca, eletto come guardiano 
e come maestro dei novizi nel capitolo provinciale di Graz 
addi 6 settembre 1701. 

34. Padre Domenico da Fiume, eletto nella congregazione 
dei 4 maggio 1703. 

35. Padre Giacomo da Gradisca, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Pettau addì 19 settembre 1704. 

36. Padre Florenziano da Ure\je, eletto nella congregazione 
dei 29 luglio 1700. 



348 

37. Padre Aureliano da Gradisca, eletto per la seconda 
volta come guardiano e come maestro dei novizi nel capitolo 
provinciale di Marburg addi 30 settembre 1707. 

38. Padre Gioachino da Fiume, eletto per la prima volta 
nel capitolo provinciale di Gradisca addi 9 maggio 17 IO. 

39. Padre Liborio da Gorizia, distinto predicatore, eletto 
per la prima volta nella congregazione dei 9 luglio I7ll. 

40. Padre Antonio Maria da Bribir. eletto nel capitolo 
provinciale di Rudolfswert addi 12 maggio 17 lo. 

41. Padre Aureliano da Gradisca, eletto per la terza volta 
nella congregazione dei 7 settembre 1714. Nel capitolo pro- 
vincialn di Leibnitz fu eletto ministro provinciale addi 27 set- 
tembre 1722. 

42. Padre Gioacliino da Fiume, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Zagabria addi 29 maggio 1716. 

43. Padre Liborio da Gorizia, eletto per la seconda volta 
nella congregazione dei 6 maggio 1718. Mori nel convento di 
Trieste addi 20 agosto 1724. 

44. Padre Giusto da Trieste, eletto nella congregazione 
dei 23 maggio 1721. 

45. Padre Cipriano da Cormons, eletto nella congregazione 
dei 2 settembre 1722. 

46. Padre Gaetano da Gorizia, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Graz addi 28 settembre 1725. 

47. Padre Aureliano da Gradisca, ex ministro provinciale, 
eletto per la quarta volta nella congregazione dei 16 maggio 1727. 

48. Padre Giovanni Maria da Favia, eletto nel capitolo 
provinciale di Marburg addi 15 ottobre 1728. 

49. Padre Carlo da Gorizia, eletto per la prima volta nel 
capitolo provinciale di Lubiana addì 7 settembre 1731. 

50. Padre Giovanni d'Ajello, eletto nella congregazione 
dei 14 luglio ÌTÓ3. 

51. Padre Carlo da Gorizia, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Graz addi 17 settembre 1734. 

52. Padre Emerico da Grobniza, eletto nella congregazione 
dei 1 1 maggio 1737. 

53. Padre Teodosio da Gorizia, eletto nella congregazione 
dei 8 maggio 1739. 



849 

54. Padre Marco da Gorizia, eletto per la prima volta nel 
capitolo provinciale di Wolfsberg addi 9 settembre 1740. 

65. Padre Giuseppe da Gorizia, per la prima volta eletto 
nella congregazione dei 4 maggio 1742. Fu assunto due volte 
alla carica di ministro provinciale La prima volta fu eletto 
come tale nel capitolo provinciale di Leoben addi 15 set- 
tembre 1752 e la seconda nel capitolo provinciale di Marburg 
addi 13 maggio 1763. 

56. Padre Agostino da (Gorizia, eletto nella congregazione 
dei 2l maggio 1745. 

57. Padre Marco da Gorizia, eletto per la seconda volta 
nel capitolo provinciale di Gorizia addi 9 maggio 1746. 

58. Padre Giustino da Gorizia, diffìnitore provinciale, eletto 
nel capitolo provinciale di Leoben addi 9 settembre 1749. 

69. Padre Marco da Gorizia, eletto per la terza volta nella 
congregazione dei 7 maggio 1751. • 

60. Padre Francesco Antonio da Gorizia, eletto per la 
prima volta nella congregazione dei 6 settembre 1754. 

61. Padre Giuseppe da Gorizia, eletto per la seconda volta 
nella congregazione dei 9 maggio. 1757. 

62. Padre Marco da Gorizia, eletto per la quarta volta 
nella congregazione dei 29 agosto 1760. 

63. Padre Francesco Antonio da Gorizia, eletto per la seconda 
volta nel capitolo provinciale di Marburg addi 13 maggio 1763. 

64. Padre Marco da Gorizia, eletto per la quinta volta 
nel capitolo provinciale di Radkersburg addi 23 maggio 1766. 

66. Padre Gorgonio da Aidussina, eletto per la prima 
volta nel capitolo provinciale di Zagabria addi 7 luglio 1769. 

66. Padre Paolo da Gorizia, eletto nella congregazione 
dei 21 settembre 1770. 

67. Padre Gorgonio da Aidussina, eletto per la seconda 
volta nel capitolo provinciale di Leibnitz addì 14 agosto 1772. 

68. Padre Federico da Gorizia, eletto nel capitolo pro- 
vinciale di Marburg addi 15 settembre 1775. 

69 Padre Alberto da Gorizia, eletto nel capitolo provin- 
ciale di Graz addì 28 agosto 1778. 

70. Padre Baffaele da Perpet, eletto nella congregazione 
dei 10 agosto 1780. 



350 

71. Padre Benigno da Gradisca, eletto nel capitolo provìu- 
ciale di Rudolfswert addì 24 agosto 1781 

72. Padre Francesco Saverio da Gorizia, eletto nella con- 
gregazione dei 12 settembre 1783. 

73. Padre Gorgonio da Aidussina, ultimo guardiano, per 
la terza volta eletto nel capitolo provinciale di Budolfewert 
addi 10 settembre 1784. Soppresso il convento, ei partiva da 
Trieste addì 4 novembre 1785. 



4. Serie di alcuni frati semplici nel convento 
DI S. Apollinare a Trieste. 

Dalle poche carte del nostro convento rimaste nell'ar- 
chivio di quello di Santa Croce di Vipacco e nel nostro civico 
archivio diplomatico, e da alcune annotazioni nel protocollo 
deir arch'fvio dell'i, r. Luogotenenza di Trieste, non ci sono 
noti che i nomi dei seguenti religiosi, un tempo membri della 
famiglia di San Apollinare : 

1. Padre Filippo da Trieste, distinto predicatore, nel 1630. 

2. „ Sigismondo da Bologna, predicatore distinto, morto 
nel convento di Trieste addi 21 maggio 1652. 

8. Padre Sigismondo da Gorizia, distinto predicatore, 
morto nel convento di Trieste addi 28 gennaio 1666. 

4. Padre Zeflrino da Fiume, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addì 16 ottobre 1705. 

5. Padre Teodosio da Ronclii, distinto predicatore^ morto 
nel convento di Trieste addi 10 gennaio 1720. 

6. Padre Gaetano da Gorizia, nel 1727. 

7. „ Giuseppe Enrico da Grado, nel 1727. 

8. , Romualdo da S. Andrea, nel 1727. 

9. „ Tomaso da Cormons, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addi 26 settembre 1730. 

10. Padre Bonifacio da Voitsberg, nel 1747, primo predi- 
catore tedesco nella chiesa di San Bernardino dei padi-i Fate- 
benefratelli. 

11. Padre Giuseppe da Treviso, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addi 1 novembre 1748. 



361 

12. Padre Adalberto da Cornious, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addi 31 marzo 1754. 

13. Padre Francesco d' Adelsberga, distinto predicatore, 
morto nel convento di Trieste addi 31 marzo 1754. 

14. Padre Felice da Trieste, morto in patria addi 21 mag- 
gio 1762. 

16. Padre Ermagora da Gorizia, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addi 3 aprile 1772. 

16. Padre Callisto da Ferlach, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addi 10 febbraio 1775. 

17. Padre Eulogio da Zirknitz, distinto predicatore, morto 
nel convento di Trieste addi 27 gennaio J778. 

18. Padre Domenico da Trieste, per diecisette anni mis- 
sionario apostolico nella Georgia, morto a Costantinopoli addi 
3 luglio 1781. 

19. Padre Cipriano, nel 1785 soppresso il convento di 
Trieste, pas.sù nel convento generalizie di Roma. 

20. Padre Liberato 

21. „ Edoardo 

22. „ Taziano Fedeli 
23! » Andrea Avellino 
24 „ Domiziano Ilaslinger 

25. „ Alessandro Muzel 

26. „ Cipriano, dal 1786 al 1796 cappellano a Basovizza. 

27. Fra Martino Martiniaco i fratelli laici, poi santesi nella 

28. „ Becco Vicentini J chiesa di St. Antonio nuovo. 

5. Sebiè dei predicatori, che stipendiati dall'anno 1635 in 
poi dal nostro comune, bandirono la parola di dlo durante 
l'Avvento e la Quaresima nella chiesa di S. Silvestro e nel 

DUOMO, ED ebbero ALLOGGIO NEL CONVENTO DI S. APOLLINARE. 

In base agli aiti del civico nostro archivio diplomatico e 
di quello dei frati Cappuccini della religiosa famiglia della 
Stiria furono dall'anno 1625 in poi i seguenti: 

1. Fra Sigismondo da Gorizia, cappuccino, nel 1625. 

2. Padre Zaccaria de Zaccaria da Pìrauo, minor conven- 
tuale, per la prima volta nel 1629. 



Soppresso nel 1785 il 
convento di Trieste fu- 
rono cooperatori della 
chiesa parrocchiale di 
St. Antonio nuovo sotto 
il parroco Dr. Filippo 
canonico Fròhlicn. 



362 

Dalle memorie manoscritte, conservate nel convento di 
S. Francesco dei Minori Conventuali di Pirano rileviamo, clie 
il padre Zaccaria, oriundo da famiglia veronese e figlio del 
medico dottor Fiorino, nacque a Pirano addì 1 5 febbraio 1596. 
e fu vestito in patria addi 15 agosto 1609. Compiuti gli studi 
in Italia ed ottenuta la laurea in teologia ali' università di 
Padova addì 25 ottobre 1627, fu per dodici anni guardiano del 
convento a Pirano, nel 1634 secretano provinciale, nel 1640 
ministro provinciale e commissario generale. Mori in patria 
dell'età di ottantadue anni addi 25 marzo 1678. Il convento 
di Pirano conserva l'autografo delle sue prediche. 

3. Padre Filippo da Trieste, cappuccino, nel 1630. 

4. „ Giovanni Battista d' Este dnea di Modena, cappuc- 
cino, nel 1631. 

5. Padre Gaspare Rossini; gesuita, nel 1632. 

6. 9 Tomaso Poletti, gesuita, per la prima volta nel 1633. 

7. Padre Zaccaria de Zaccaria da Pirano, minor conven- 
tuale, per la seconda volta nel 1G34. 

8. Padre Tomaso Poletti, gesuita, per la seconda volta 
nel 1635. 

9. Padre Angelo Favarino, minor conventuale, nel 1637. 

10. „ Giacomo da Cadore; cappuccino, nel 1641. 

11. „ Vincenzo di S. Giovanni Evangelista, carmelitano, 
nel 1649. 

12. Padre Giovanni Matteo Sossich da Cberso, minor con- 
ventuale, per la prima volta nel 1651. Nel 1665 fu pubblico 
precettore delle scuole di Pirano. 

13. Padre Vincenzo Zoli da 8. Marino, minor conventuale, 
nel 1652. 

14. Padre Giovanni Matteo Sossich da Cberso, minor con- 
ventuale, per la seconda volta nel 1663. 

16. Padre Filippo Castiglioiii, gesuita, 1656. 

16. „ Francesco Gentili, gesuita, nel 1670. 

17. „ Zeflrino da Fiume, cappuccino, nel 1673. 

18. „ Nicolò dellArgento, triestino, gesuita del collegio 
di Trieste, nel 1676. 

19. Pietro Bonieellì; canonico regolare del monastero di 
S. Salvatore di Venezia, nel 1693. 



363 

20. Padre TeodoiiJo da Ronchi, cappuccino, nel i701 

21. jj Liborio fla Gorizia, cappuccino, nel 1707. 

22. „ Tomaso da Cormons, cappuccino, nel 1711. 

23. 9 Sebastiano Cesare, gesuita del collegio di Trieste, 
nel 1712, 1713 e I7l4. 

24. Padi*e Gioachino Kappaò, gesuita del collegio di Trieste, 
nel 1724. 

25. Padre Adalberto da Cornions, cappuccino, nel 1727. 

26. ;, Ciaetauo' Bordini, gesuita^ per la prima volta 
nel 1728. 

27. Padre Pietro Pertold, gesuita del collegio di Trieste!, 
nel 1729. 

28. Padre (iinseppe da Treviso, cappuccino, nel 1732. 

29. ,, Gaetano Bordini, gesuita, per la seconda volta 
nel 1733. 

30. Padre Giovanni Francesco Soardi da Brescia, gesuita, 
nel 1734. 

31. Padre Francesco Oinseppe Gorzer da Gradisca, domeni- 
cano, per la prima volta nel 1735. 

32. Padre Lorenzo Minardi da Venezia, minor conventuale, 
nel 1736. 

33. Padre Giovanni Tomaso Berdelini da Venezia, domeni- 
cano, nel 1737. 

34. Padre Giuseppe da Milano, cappuccino, nel 1738. 

35. „ Carlo Angnissola, gesuita, nel 1739. 

36. „ Francesco Giuseppe Gorzer da Gradisca; domeni- 
cano, per la seconda volta nel 1740. 

37. Padre Girolamo da Cavolo, cappuccino, per la prima 
volta nel 1741. 

38. Padre Marianno da Verona, cappuccino, nel 1741 e 
nel 1742. 

39. Padre Ermagora da Gorizia, cappuccino, per la prima 
volta nel 1743. 

40. Padre Angelo Ferdinando Grassi, domenicano, nel 1744. 

41. „ Girolamo da Cavolo, cappuccino, per la seconda 
volta nel 1745. 

42. Padre Ipolito da Mantova, cappuccino, nel 1746. 

43. ;, Ermagora da Gorizia, cappuccino, per la seconda 
volta nel 1747, per la terza volta nel 1748. 



354 

44. Padre Benedetto da HodigliTiiia, cappuccino, nel 1749. 

45. Giovauiii Battista Borìnì, nel 1750. 

46. Padre Francesco da Cupzola, minor conventuale^ nell 751. 

47. „ Francesco Antonio da Carpi, cappuccino, nel 1752. 

48. ;, Uioyanni Gaspare Antonio da Ht Anna^ carmeli- 
tano, nel 1743. 

49. Padre Antonio Reghini, minor couveutnale, per la piima 
volta nel 1754. 

50. Padre Uio vanni Paolo Ceselli, gesuita, nel 1754, 

51. „ tìinseppe Zamboni, domenìcauo, nel 175.1» 

52. f, Enstachio Pialli, gesuita, nel 1756, 

53. „ Amadeo della Torre, servita, nel 1757, 

54. „ Antonio Regliinì, minor conventuale^ per la se- 
conda volta nel 1758. 

55. Padre Francesco tìherardi, gesuita, nel 1759, 

56. „ Euiannele Manfredi, scolopio, nel 1760. 

57. „ Marco Manzioli d' Isola, minor osservante del con- 
vento di St. Anna di Capodistria, per la prima volta nel I7tì0, 
Nel 1758 fu pubblico maestro a Dignano.^) 

58. Padre Giuseppe Maria Giovaunmt, minor conventuale, 
per la prima volta nel 17G1. 

59. Padre Santo da Schio, cappuccino, per la prima volta 
nel 1762. 

60. Padre Girolamo Agapito da Pingnente, minor conven- 
tuale, nel 1763. 

61. Padi*e Santo da Schio, cappuccino, per la seconda volta 
nel 1764. 

62. Francesco Saverio Rioda, sacerdote secolare, nel 176-L 

63. Padre Tomaso Lodovico Albacrliinì, dumenicano, nel 17^5. 

64. Giuseppe Maria Manfredi, sacerdote secolare, ne] 1766. 

65. Padre Benedetto Gasperini, minor conventualej nel 1767. 

66. „ Marco Manzioli d'Isola, minor osservante del 
convento di St. Anna di Capodiatria, per la seconda volta, 
nel 1768. 



^) Don Angelo Marsich, yoiuk ifì ni cut* i pubblici pF€C§tt<fri m 
Istria {néìVArcheografo triestinOj Trieste 1886, voi. XII, pag, 343 seg.) 



355 

67. Padre Fedele da Serravalle, cappuccino, nel 1768. 

68. „ flemente Zampa, servita, nel 1769. 

69. Giovanni Antonio Artnsi, dottore in teologia, canonico 
del capitolo cattedrale di Parenzo, nel 1769. Diede alle stampe: 
Panegirico recitato il primo giorno delV anno 1765 nella chiesa 
cattedrale di Parenzo, Venezia, per Simone Occhi, 1765; Pane- 
girico per V ingresso a Pala del vescovo monsignor Francesco mar- 
chese Polesini, Venezia, per Simone Occhi, 1772; Orazione pane- 
girica pel traslato di monsignor Francesco marchese Polesini a 
rescovo di Parenzo, Venezia, per Simone Occhi, 1778^) 

70. Nicolò Rossi, sacerdote secolare, nel 1770. 

71. Padre Giovanni Battista Maraspini, minor osservante dei 
convento di St Anna di Capodistria, nel 1770. 

72. Padre Vincenzo da Capodistria, minor osservante del 
convento di St. Anna di Capodistria, nel 1771. 

73. Padre Giovanni Maria Drinzzi da Venezia, carmelitano, 
nel 1771. 

74. Padre Cristiano da Sant'Alfonso, carmelitano, nel 1772. 

75. „ Giuseppe Maria Giovannini, minor conventuale, 
per la seconda volta, nel 1772. 

76. Padre Nicolò Maria Lonzato da Venezia, servita, nel 
1773. 

77. „ Giuseppe Antonio Foschieri da Parma, dottore in 
teologia, minor conventuale, nel 1774. Diede alle stampe: Ora- 
razioni panegiriche in lode della sacrafissima spongia^ con cui fu 
abbeverato il moribondo GesÌ4 e de santi Mauro prete ed Eleuterio 
V. M. illustrate con note storico-critico-sacre cavate dalla storia 
veneta. Venezia, 17G8. 

78 Padre Angelico da Sassuolo, cappuccino, nel 1775. 

79. „ Angelo Bozza, domenicano, nel 1776. 

80. Filippo Gregis da Parenzo, canonico del capitolo catte- 
drale in patria, nel 1777. Stampò: Orazione in morte del vescovo 
di Parenzoj monsignor Gaspare Negri, Verona, tipografia Moroni, 



*; Bartolomeo Vergottin, Breve saggio d'' istoria antica e mo- 
derna della città di Parefizo, Venezia, per Modesto Fenzo, 1796, pag. 84; 
Pietro canonico Stancovich, Op. cit, voi. II, pag. 400. 



356 

1778.^) Le sue prediche date alle stampe ebbero i ben ineritati 
encomi nelle Effemeridi di Ronia/^) Dal 1755 al 1762 fu pubblico 
precettore a Isola. 

81. Giaseppe dott Cherabini, sacerdote secolare, nel 1778. 



^) Bartolomeo Vergottin, op. cit., pag. 81; Pietro canonico 
Stancovich, op. cit, voi. II, pag. S29. 

*) Boma 1770, pag. 215 seg. 



STUDENTI 
FOROIULIENSI ORIENTALI, TRIESTINI ED ISTRIANI 

alV Università di Padova 



NOTIZIE RACCOLTE DAL 

— ^= Professore ALFONSO COSTA =^ 



Raccogliere i nomi degli studenti che frequentarono le 
scuole di una università, equivale a circoscriverne la sfera 
d' attrazione e i limiti della influenza nel corso dei tempi. 
Da ten-e vicine e lontane trassero in folla gli studenti al- 
l' università di Padova, che fu delle celeberrime d' Eui'opa, 
e vissero in queir ambiente traendone pensieri geniali e 
concepimenti arditi, sotto la guida di maestri preclari e in- 
novatori. Le matricole dell' Università, sebbene mutilate, 
contengono liste numerose di scolari appartenenti alle tre 
massime stii'pi europee, latina, germanica e slava, nonché 
alle famiglie minori, ellenica e finnica. La fama dello 
studio patavino è tanto alta, che non le cresce lustro la 
conoscenza del numero preciso e del nome peisonale dei 
singoli frequentatori ; suU' Europa intera si diifusero le dot- 
trine in essa insegnate. Tuttavia nelle nostre regioni bagnate 
dal mare adriatico e irrigate dai fiumi che in esso mettono, 



358 

si leggeranno con diletto quanti e quali dei nostri accor- 
sero a quello studio, nel quale, dal secolo decimoterzo in 
poi, r avita coltura italica fu perpetuata e incrementata 
in modo degno delle origini e delle tradizioni, e alla flori- 
dezza della quale essi contribuirono e come scolari e come 
maestri, presagio felice per i tempi av^^enire. 

La lista che segue contiene i nomi dei foroiuliensi orien- 
tali, dei triestini e degli istriani che frequentarono lo studio 
di Padova dal 1393 al 1806. La serie presente è un sem- 
plice saggio ; ulteriori ricerche e la cooperazione di amici 
cortesi ne faranno una raccolta meno imperfetta, inclu- 
dendovi altri nomi non ancora raccolti, e quelli ancora che 
ebbero a patria le coste più orientali e più meridionali 
dell'Adria e le mie patrie rive atesine. 

Molti scolari immatricolati col semplice appellativo di 
forojuliensi o di furlani, appariscono evidentemente nativi 
dell'Istria (N.ri 276, 393, 437, 614 ecc.) o di Trieste 
(N.ri 286, 298) o del Friuli imperiale (N.ri 427, 616), 
sicché non parve ingiusto inserire nella serie col segno 
d' interrogazione coloro che appartennero probabilmente a 
quelle provincie sebbene non menzionate col loro nome 
proprio. 11 cognome non è certo indizio sufficiente della 
patria, ma in una raccolta di questo genere, dove Terrore 
possibile è circoscritto entro i limiti d' una sola r^one 
storica, la verità non è offesa dall' inserzione di pochi nomi 
in più, quando il lettore è avvertito del dubbio che li 
avvolge. 

Il ceppo italico nei secoli scorsi, arguendo anche dai 
soli nomi gentilizi, era rappresentato più largamente che non 
ora nei paesi alpini e transalpini orientali, ma la presente 
raccolta contiene soltanto quei connazionali che nacquero 



369 

entro gli odierni confini storici delle tre provincie di Trieste, 
deir Istria e di Gorizia, e perciò i nomi degli altri non vi 
si trovano registrati, tranne due o tre eccezioni. 

Il numero racchiuso fra lunette si riferisce a quello in- 
dicato sulle singole buste dell' archivio antico dell' univer- 
sità, ossia alle fonti dalle quali fu tratta la notizia. Tal- 
volta invece del numero o presso del numero, leggesi il 
nome dell'abate Dorighello, che raccolse un elenco di lau- 
reati in Padova, secoli XIII-XVII, e la cui opera si trova 
in manoscritto originale nella regia biblioteca dell' Università ; 
appariscono pui-e i nomi del reverendo canonico Vidali 
dì Pirano, del signor Gedeone Pusterla di Capodistria, e 
del chiarissimo bibliotecario dott. Attilio Hortis di Trieste 
che richiesti, diedero cortesemente delle informazioni su 
parecchi scolari di quelle città. Il segno di — frapposto 
a due date d' anno, indica continuità di tempo fra 1' una 
e r altra. Se lo scolare fu immatricolato nell' università 
artista, dei filosofi cioè, dei medici e dei teologi, le parole 
Univ. artista aggiunte al suo nome indicano il fatto ; dove 
quest'aggiunta manca, intendasi che fu inscritto nell'uni- 
versità leggista. Gli scolari esteri che aveano il privilegio di 
non prestare giuramento secondo la formola della professione 
di fede prescritta da papa Pio V colla bolla 13 no- 
vembre 1564^ e quelli che ne ottenevano l'esenzione per 
altra causa, prendevano la laurea nei collegi veneti artista 
o giurista, e di questo fatto fan pure cenno le indicazioni 
relative. 

Gli scolari che appartennero allo stesso casato o por- 
tarono lo stesso nome gentilizio, sebbene prole di famiglie 
non cognate o nativi di altra terra, sono collegati fra loro 
per mezzo della sigla Cfr. seguita da cifre che si riferiscono 



360 

al numero ordinativo generale preposto a ogni singolo 
nome, o dalla voce Indice che rimanda a un appendice fi- 
nale contenente un elenco di famiglie. 

Alle persone cortesi che approvarono il disegno di 
(juesta compilazione e ne curarono la stampa, come pure 
a coloro che me ne indicheranno le lacune e le imperfezioni, 
le grazie più cordiali. 

Padova, 9 Novembre 1895. 

A. €o8U 



Il presente lavoro era già in corso di stampa, quando il 
benemerito professore Alfonso Costa fu rapito da morte repen- 
tina. Col consenso della superstite famiglia abbiamo stabilito 
di curarne l' ulteriore pubblicazione ed osiamo sperare che non 
ci mancheranno né il consiglio ne l' appoggio delle egregie 
persone, che con pregevoli informazioni giovarono già al com- 
pianto autore. 

LA DIREZIONE. 



361 



1. Incìit 13, die merciirii 18 Sbris. 1390. Nicoletus f. q. Petri 
de Alexio de Capitehistriae pub.» no.» et supr. mg.t dm. 
PadusB, protoscriba (Dorigli, pag. 136). 

Ib. Pietro Paolo Vergerlo da Capodistria, dottore delle 
arti, abitante in Padiia in contrada di S. Catarina: atto 
di locazione e procura nel 1393, 2 e 8 luglio (Dorigli. ). 
Cfr. 136, 147. A pag. 19 della busta 306 deir archivio 
antico, leggesi i due atti sopra citati, finnati dal notaio. 
Nel manoscritto del Dorighello a pag. 136 leggesi ancora ; 
1394, Die Domenico 18 octobris, eg.s et lion. d. Petms 
Paulus de Verzeriis de Justinopoli, artium et med. 
doctor, studens Padnae in iure civili, f.» d. Verzerii de 
Verzeriis ecc. — 1440. Apud ungaros obiit P. P. Verzerius 
justinopolitanus, artium et legum doctor familiarissimus 
Carrariensium ecc. 

le. Sanctus Peregrinus di Justinopoli, in iure civili 
laureatus 1394 (Dorigli, pag. 136). 

2. Antonio da Parenzo, dottor delle arti, fu esaminato 

in medicina e dottorato nel 1409 (Dorigli.). 

3. Teodorico d' Aquileia, fu dottorato in medicina nel 

1420 (Dorigh.). 
3b. Giovanni da Capodistria, dottorato nelle arti, ret- 
tore degli artisti (670). (La famiglia Giovanni è ora 
estinta. Possedeva la farmacia al Gallo sulla Galligaria. 
Sucessori ai Giovanni, dal popolo denominati Zuanne, 
furono i Salvador! e in appresso i Pellegrini. G. Pusterla.) 

4. Girolamo da Parenzo, figlio del dott. di legge Bar- 
tolomeo, fu dottorato in medicina nel 1463 (Dorigh.). 

Nel n. 310, archivio antico, leggesi il processo verbale 
del suo esame, che piace qui riferire, come esempio: 
Indit. XI, die Jovis, mensis martii, in ecclesia S. Urbani, 
hora XXIII. Egregius ra. artium doctor dm. Hieronymua 
de Parentio fuit temptatus in facultate medicinse sub pro- 
motoribus suis dmo Stephano de Doctoribus, Sigismondo, 



m 



CJhristophoro de S. Sophia, Matiolo et dmo Paulo de Fla- 
mine, omnibus presentibus, excepto dm. Matiolo ezistente 
priore dicti coUegii, dmo. Laurentio de Novali, et ita et 
taliter se habuit, in suo temptato exame^ qui fuit ab prò- 
fess. dm. doctorum dicti coUegii, approbatus nemiue di- 
screpante in facultat. medie, in quo collegio interfuerunt 
doctores nomina quorum infrascripta sunt. 

5. Giovanni Agostini da Capodistria, fu dottorato nelle 
arti nel 1464 e in medicina nel 1471 (Dorigh.). (Famiglia 
estinta. G. Pusterla.) 

5b. Antonio Zar otti da Capodistria, rettore degli artisti 
nel 1472 (670), V. Indice. (Famiglia estinta. G. Pusterla). 

6. Antonio de Justinopolis, Ordinis Servorum, dotto- 

rando in teologia nel 1473 (660). (Questi è il beato 
Antonio Martissa-Fedelo-Orso, morto nel 1620 e sepolto 
nella chiesa di S. Benedetto dei Serviti. G. Pusterla), 

7. Andrea Vitali da Pirano, rettore degli artisti nell'anno 

1481 (670). V. hidice. 
7b. Antonio da Pirano, fu dottorato in arti e in me- 
dicina nel 1486 (Dorigh.). 

8. Domenico da Cittanova neir Istria, dottor delle arti, 

fece il tentativo in medicina nel gennaio 1486 e giurò 
in Vescovato nello stesso mese (Dorigh.). 

9. Giovanni de Tinti da Cittanova, rettore degli artisti (670), 
fece il tentativo in medicina nel marzo del 1492 (Dorigh.). 

10. Domenico da Parenzo, fu esaminato e dottorato in 
medicina nelP agosto 1493 (Dorigh.). 

11. Domenico dei Gavardo da Capodistria fu dottorato 
nelle arti nel maggio 1494 (Dorigh.). V. Indice. 

12. Bernardo de Soldati da Muggia, rettore degli artisti e 

medici (670). (Domenico Bernardo Soldati da Muggia fa 
rettore delPUniv. artista nel 1629 e 1630). Fece il tentativo 
in medicina e fu laureato nel luglio del 1530 (Dorigh.). 

13. Francesco Grisoni dalm. de CapitehistrisB, in jure civilli 

doctoratus gradum habuit 1538. V. Indice. (La famiglia si 
estinse nel 1841 colla morte del conte Santo. G. Pusterla). 

14. Giovanni Secondo da Muggia, figlio del già dott. delle 
arti e medicina Giovanni Paolo Secondo, fu esaminato 



mi 

e dottorato in arti e medicina nel giugno del 1639 
(Dorigh.). Cfr. 23. 

16. Cristoforo Votri (?) di Pietro da Capodistria, fu dotto- 
rato nelle arti nell' ottobre del 1689 (Dorigh.). 

16b. Giacomo Cicuta da Veglia, rettore degli artisti nel 
1641 (670). 

16. GBatta Goyneo di Francesco da Pirano, fu dottorato 

nelle arti e in medicina nel giugno del 1643 (Dorigh.). 

17. Alessandro Z arotti di Francesco da (^apodistria, fu 

dottorato nelle arti e in medicina nel maggio del 1646 
(Dorigh.). V. Indice. 

18. Massimiliano a T or enbergh, goriciensis, immatricolato 
nel 1546 (469). 

19. Giuseppe a Rabat goritiensis, immatricolato 1546 ^469). 

20. Girolamo Vielmus epus aemoniensis, magister, 1548 
(426). (Veneziano, dell'ordine di S. Domenico ; fu lettore 
nello studio di Padova; intervenne al Concilio di Trento; 
scrisse parecchi libri; mori a Venezia nel 1582. G. 
Pusterla.) 

21. lacobus baro ab Eyk, goriciensis, 1652 (469). 

22. Giorgio Zuetzitsch, pisinensis, 1666 (469). 

23. Giovanni Paolo Secondo da Muggia, figlio dell' eccell 

Giovanni, fu dottorato nelle arti e in medicina nel 1669 
(Dorigh.). Cfr. 14. 

24. Mattia Michlesio da Gorizia, fu dottorato in utroque 

nel 1678 (54). 
26. Giovanni Bruti di Paolo da Capodistria, fu dottorato 
nelle arti e in medicina nel 1679 (Dorigh.) V. Indire. 
(Delle varie famiglie Bruti esiste quella del Piaggio. G. 
Pusterla.) 

26. Rev. canon. Romano Vallon da Muggia, fu dottorato 
nelle arti senza esame per la sua dignità nel 1680 
(Dorigh.). 

27. Fiorino fu Antonio Zaccaria da Muggia, fu dottorato 
nelle arti e in medicina nel 1580 (Dorigh.). V. Indice. 

28. Cristoforo Sereni d'Istria, in jure civilli doctoratus 

insignia adeptus est anno 1581 (64) (E di Capodistria. 
I suoi discendenti vivono a Trieste. G. Pusterla.) Cfr. 732. 



364 



29. Aurelius Barbara, aquiligiensius in pontif. ces. jor© 
doctoratus insignìa adeptus est anno 1681 (54). 

3(). (?) Pietro Paolo Locatelli, forojuL, fu dottorato iu jtrre 
civili nel 1681 (54). V. Indice, 

31. (?) GBatta. Rubens foroiul., fu dottorato in pontif- ce- 
sareo jure nel 1681 (64). V. Indice. 

32. Jacopo Barbo da Montona, fu dottorato in jure civili^ 

1682 (64). V. Indice. 

33. Jacobus Zarotus justinop., fu dottorato in pontif- ce- 

sareo jure nel 1682 (64). Y. Indice. 

34. Andrea Corazza -da Montona, fu dottorato in uirroi^Tie 

nel 1682 (54). 

36. Antonius Zarotus, canon, justinop., fu dottorato in 
pontif. cesareo jure nel 1682 (64). V. Indice, 

3(j* Pietro Giusto di Giusto da Capodistria, fu dottorato 
nelle arti e medicina nel 1683 (Dorigli.). V. Indire. (La 
famiglia è estinta. G. Pusterla.) 

37. Io. Carlo . .saper tu s (?) justinopolit., fu dottoralo in 
pontificio cesareo jure nel 1583 (64). 

38. Nicolò Rocco fu Antonio da Muggia, dottore delle arti 

e medicina, fu dottorato nelle arti e in medicina nel I5&4 
(Dorigh.). Cfr. 1339, 1657. 

39. Cesare C al ò da Trieste, fu dottorato in utroque nel 1585 

(64). V. Indice. 

40. Giorgio Veniero da Ti-ieste, tu dottorato in utroque nel 

1685 (54). V. Indice. 

41. Orazio Bus ino canonico da Cittanova, fu dottorato in 
utroque nel 1686 (54). 

12. Augurante a Bonomis, tergestino, fu dottorato in 
utroque nel 1586 (54). Cfr. 170. 

43. Alvise Appolonio, piranese, fu dottorato in ntmque, 
nel 158G (54). V. Indice. 

44. Giuseppe Bona via di Monfalcone, fu dottorato in jure 
civili nel 1686 (54). Cfr. 60G, 1562. 

45. Giacomo Adiario da Cherso, in dottorato in utrnqne 
nel 1587 (54). 

46. Domenico Elio (Helio) eanonicus jnstinopoi., fu dotto* 
rato nel giugno del 1688 (54). V. Indice. (Questa famìglia 



366 

si estinse nel secolo scorso colla morte di Edgardo 
Elio. G. Pusterla.) 

47. Aurelio Franzosio, triestino(?) fu dottorato in utroque 
nei 1688 (64). 

47b. Giovanni Paolo Ubaldini da Muggia, rettore degli 
artisti 1688 (670). 

48. Ottonello a Bellis, justinopol. ,• fu dottorato in utroque 

nel marzo 1689 (.54). V. Indice. 

49. Cesare Barbabianca, justinopol., fu dottorata) in utroque 
nel maggio 1689 (64). V. Indice, (Famiglia estinta. G. 
Pusterla.) 

50. Giacomo Gravisio, justinop., fu dottorato in utroque 
nel 1689 (64). V. Indice, 

61. Pietro Fiorino da Trieste, fu dottorato in utroque 

nel 1690 (64). V. Indice. 

62. Gasparo Festius, goritiensis, immatricolato nel 1691 (30). 

63. Antonio de Lion (Leo) da Trieste, fu dottorato in 

utroque nell' anno 1692 (64). (Famiglia Leo.) V. Indice. 

64. Nicolò Petronio da Pirano, fu dottorato in utroque 

nel 1692 (64). V. Indice. 
56. Andrea Paduinus, tergestino, immatricolato nel 1692 
(30). (Appartiene al casato de' Paduino. A. Hortis.) 

66. Olimpio Gavardo, justinop., immatricolato 1692 (30). 
V. Indice. 

67. Giulio Bello, justinop., fu dottorato in utroque nel 1692 
(64). V. Indice. 

68. Cristoforo Wassermanus, tergestinus, immatricolato 
nel 1692 (64). 

69. Narciso Can don io da Gradisca, fu dottorato in utroque 

nel 1692 (64). 

60. Gasparo Terzo di Gorizia fu dottorato in utroque nel 

1693 (64). 

61. Blasius Germamis Morzina, goritiensis, trovasi matri- 
colato nel 1593 (30 e 469); fu dottorato in jure utroque 
nel 1695 (64). 

62. Annibale Griso ni, justinop., immatric. nel 1593 (30). 

V. Indice. 

63. Johannes a Montagnar, immatric. nel 1593(469), nella 

nazione germanica. 



3«6 



64. AloysiuH Carrerius, justinop., immatric. nel 1693 (30), 'IJ 
doti Luigi Carrerio divenne medico in patria. G. Pusterla.) 

66. Giovanni Peracha, justinop, canonicus ecclesiae justi- 
nopoL, fu dottorato in utroque nel 1694 i^o4). (Esistevanci 
famiglio Peracca in Capodistria e in Muggia. G. Pusterla.) 

66. Alessandro Zarotus, justinop., fu dottorato in utroque 

nel 1696 (64). V. Indice. 

67. Annibale Calò tergestino, fu immatricolato nel 1696 (30V 

V. Indice. 

68. Ottavio Pani z oli US gradiscanus, immatr. 1697 (30). 

69. GBatta Panizollus gradiscanus, immatr. 1697 (30) 

70. Sixtus Sartorius Mithenberg. (Pisino?) immatricolato. 

1697 (30). 

71. Tranquillus de Nigris de Albona Histriae, immatric, 

1698 (30). 

72. Giovanni Vittorio di Pietro da Muggia, fu dottorat<* 
nelle arti e in medicina nel 1602 (Dorigh.ì. V. Indice. 

73. Marco Antonio Marci, figlio del medico Luca da Gorizia 
fu dottorato nelle arti e in medicina nel 1602 (Dorigh.) 

74. Alessandix) de Pas qua lini, immatric. nel 1602 (469), tri 

la nazione alemanna. 
76. (?) Paulus de Rubeis, fu dottorato in sacro collegic' 
dei teologi cimi incorporatione collegii, nel dicembre 
1604 (426) V. Indice. 

76. Antonio Gastaldeus tergestino, immatric. nel 1605 
(469). (DeUa famiglia de* Gastaldi. A. Hortis.) 

77. Paolo Pasquini di Pran.co da Gorizia, fu dottorate 

nelle arti e in medicina nel 1606. (Dorigh ). 

78. GBatta Bessia(?) fu Nicolò da Muggia, fu dottorate 
in filosofia e in medicina nel 1606 (Dorigli.). 

79. Francesco Con sili di Jacopo da Capodistria, fu dotto- 

rato in filosofia nel 1606 (Dorigh.). 

80. Antonio Rigus di Antonio, fu dottorato nel collegio 

sacro dei teologi, neir agosto 1607 (426). V. Indice. (Pn 
di Cittanova in Istria. G. Pusterla) 

81. Cristoforo Za rotti del già eccell. Jacopo di Capodistria, 
fu dottorato in filosofia e medicina nel 1610 (Dorigh i. 
V. Indice, 



367 

82. Alvise Dal Seno da Capodistria, fu dottorato in filo- 

sofìa e in medicina nel 1610 (Dorigh.). (La famiglia 
Dal Seno trasferì la sua dimora da Capodistria a Pi- 
rano. G. Pusterla.) 

83. Santorio Santori da Capodistria, dottore delle arti e 
medicina, chiamato alla lettura di teorica ordinaria 
nell* università, in luogo dell' illustr. Orazio Augenio ; 
aggregato al Sacro Collegio dei filosofi e medici nel 1611 
(Dorigh.) — Trovasi notato come tale in una matricola 
copia del detto Collegio, nel 1616 (28). (Famiglia estinta. 
G. Pusterla.) 

84. Franciscusde Gorizia, foroj., fu dottorato in utroque 

nel 1611 (64). 

85. Paolo Apostolo del medico Paolo da Muggia, fu dot- 

torato in filosofia e medicina nel 1611 (Dorigh ). 

86. Alessandro Vecellio, tergestino, fu dottorato in utroque 

nel 1612 (64). Cfr. 1216 e 1461. 

87. Nicolò Zar otti, justinop., fu dottorato in utroque nel 

1613 (64). V. Indice. 

88. Antonio Zaccaria di Fiorino da Muggia, fu dottorato 
in filosofia e in medicina nel 1613 (Dorigh.). V. Indice, 

89. Marcello Capra, tergestino, fu dottorato in legge nel 

1614 (64). (A. Hortia sospetta si debba leggere Capuano 
in vece di Capra.) 

90 Rev. Joannes Faustus da Gorizia, fu dottorato in legge 

nel 1614 (54). 
90b. Lucio Del Bello justinopolitanus, fu dottorato in 

diritto nel 1614 (64). 

91. Alessandro Bruti fu Bortolo da Capodistria, fu dottorato 
in filosofia e in medicina nel 1618 (Dorigh). V. Indice. 

92. (?) Octavius Finis, fu dottorato Sacro Collegio dei teologi 
nell'aprile 1620 (425). V. Indice. (La famiglia dei conti 
Fini si estinse nel presente secolo. G. Pusterla.) 

93. (?) Aloysius Gavardo canonicus S. Mariae in Vanzo, 

dottorato Sacro Collegio dei teologi cum aggregat. 
S. Coli, nel settembre 1620 (426). V. Indice. 

94. Ioannes Peslerus goritiensis, immatric. 1622 (460). Cfr. 

128, 142. 



3(« 

95. Andreas Locatel goritiensis, immatr. 1622. Univ. artiste 
(466). V. Indice. 

96. Julius Cesar Bomanus, gorit., in matr. 1622 (29 e 459). 

V. Indice. 

97. Domenico Bragido(?) del medico Limardo da Muggia. 

fu dottorato nelle arti e in medicina nel 1623. (Dorìgh.). 

98. lacobus Villanus goritiensis nel 1623 (460). 

99. GBatta Nepokai nob. goritiensis nel 1623. Univ. artista 
(466Ì. 

100. Antonius Liscutin gradensis nel 1624 (460). 

101. Ioannes Rotta comes Mummiani justinop. nel 1624(29). 
V. Indice. 

102. Ioannes Scaleterius, goritiensis nel 1623-24 (29). Gir. 
979, 1496. 

103. Cesar de Michelibus fu Paolo, tergestino, fu licenziato 
in chirurgia nell'ottobre 1626 (274). (Della famiglia de' 
Micheli. A. Hortis.) Cfr. 228. 

104. Pietro Paolo Petreo d'Aquileia, fu dottorato in filosofia 
e in medicina nel 1626 (Dorigh.). V. Indice. 

106. Petrus Rich. de Leo goritiensis nel 1626 (460). V. Indice, 

106. Antonius Jaricius goritiensis, ai-t. et philos. magist^r et 
prò tempore medicinae navans; 1626, Univ. artista f465) 
Cfr. 622. 

107. Petrus a Porta tergestinus nel 1627 (29). (Famiglia della 
Porta. A. Hortis.) Cfr. 161, 271. 

108. Lelio Contesinus Servita, sindaco S. Coli, dei teo- 
loghi 1628 (426). Y. Indice. (Dei conti Hettoreo da Isola. 
G. Pusterla.) 

109. Bernardo Petrus Gallus goriciensis nel 1629 (29). Vedi 

Indice. 
no. Francesco Petronio da Pirano, nel 1629 (29). V. Indicf. 
ni. (?) Oliverius Coluttius foroi. nel 1632 (29). V. Indice. 

112. GBatta Geidetti Italus goric. nel 1633 (29). 

113. Antonius Gonanus, magister philos. istrianus, pisinensis 

1633, 1634 (460). (Nel 1840 esisteva a Parenzo la famiglia 
Gonan. G. Pusterla.) 

1 14. Petrus a Righis justinop. nel 1633 (29). V. Indice. (I 

suoi discendenti si allontanarono dalla patria. G. Pusterla.) 



369 

115. Rev. Antonio Torondolus tergestino nel 1634 (29). 

116. Rodolfo Cale li cum neo in facie, tergestino nel 1634 (29). 

117. Emanuel Portus de Trieste, Univ. artista, 1636 (697). 
Cfr. 1 19, 123. Cum signo barbse rubese atque altae staturae. 
(Questi ed i numeri 119 e 123 appartengono alla fa- 
miglia ebrea de' Porto. A. Hortis.) 

118. los. Martinus Co me Ili goritiensis nel 1735 (460). Vedi 
Indice. 

119. Aron Portus tergestino, Univ. artista, 1636 (697). Cfr. 

117, 123. 

120. Henr. Ludov. Comes a Tur ri et liber baro ad Cruc«m 

1635 (460). V. Indice. 

121. Rev. Matteo Martena tergestino nel 1636 (29) Cfr. 164. 

" Vedesi arma e nome scolpiti in marmo nel!' edifizio uni- 
versitario, a destra di chi entra dalla parte dell' aula 
magna: Matteo Martena tergestinus consiliarius 6e- 
nuensis^. 

122. Vincenzo Gali (Galli) istrianus, Univ. artist., 1636 
(697). V. Indice, (Esistono parecchie famiglie. G. Pusterla.) 
Vincenzo Galli di Gallo da Capodistria, fu dottorato in 
filosofia e medicina nel 1640 (Dorig). 

123. Florius Portus, Univ. artista 1636 (697). Cfr. 117, 119. 

124. Ioannes lacobus labochetti, tergestino, 1636 (29). 

125. Francesco Tranisius(?) justinop. 1636, Univ. artista 

(697). 

126. Nicolò Picard US tergestino, 1637 (29). V. Indice. 
Nicolò Picardus tergestino, 1649, Univ. artista (698). 
È lo stesso (?) 

127. Vitalis de Argento, tergestino, 1637-38 (29). V. Indice. 

128. Antonio Pesler, goritiensis, 1637 (46fJ). Cfr. 94 e 142. 

129. Gabriel Marentiiis, tergestino, 1637 (29). V. Indice. 

130. Nicolò Gravi 8 io, iustinop., 1637 (29). V. Indice. 

131. Nicolò Bar bus da Capodistria, Univ. artista, 1637 (697). 

V. Indice, 

132. Giov. Antonio Gali (Galli), justinop., Univ. artista Wó% 

(697). V. Indice. 

133. Antonio Marentius, tergestinus^ 1640 (29). V. Indice. 

134. Cesare Barb abianca, justinop. 1640 (29), V. Indice. 



370 

135. Girolamo Vergerius, justinop., 1649 (29j* 

Girol. Vergerlo fu Girolamo da Capodistriaj fu dotto- 
rato in filosofia e medicina nel 1643, lettore in Pisa, 
indi eletto professore di medicina straordinaria e aggre- 
gato al Collegio nel 1666 per ducale^ 5 dicembre I66a 
(Dorigh.). Cfr. 1, 147. 

136. Giacomo Zar otti, justinop. 1640, (29). V, Indice. 

137. Carlo Ferdinando Penechim a Mozatti goritieosis, 

1640 (460). Cfr. 1010. 

138. Petrus comes de Strasoldo, 1640 (4d0)- Cfr. 1166. 

139. Giovanni Lugnanus justinop. 1640 (29) V. Indice. 

140. Rev. Francesco Giraldus, tergestino, 1041 (29). Cfr 24a 

141. Girolamo Gratia, goriciensis, 1641 (79), 

142. GBatta Pesler, goriciensis, fu dottorato in Coli, veneto 
nel marzo 1641 (81). I verbali di esame si leggono 
nella busta 74. Cfr. 94, 128. 

143. Matteo Piccardus tergestino, 1641 (2ì^). V. Indice. 

144. Giovanni Vige li, tergestino. 1611 (21'}. 

146. Graviso Gravisius, justinop. 1641 (29). V. Indice. 

146. Domenico Almerigottus, justin.^ 1641(29). \. Indice. 

(Esistono due famiglie Almerigotti, una in Capodistria 
e r altra in Trieste. G. Pusterla.) 

147. Carlo Vergerlo justinop., 1641, 1647 (29). Cfr. I, 135. 

148. GBatta Eomanus, goriciensis, Univ. artista, 1641 (697). 
V. Indice. 

149. Nicolò Petronius, justinop., 1641. TJiiiv. leggista, (29). 

V. Indice, (La famiglia si estinse nel secolo presente 
colla morte dell' ingegnere Benedetto. G. Pnsterla ) 

150. Olimpio Gavardo, justinopolitanus, 1G41 (29). V. India. 

(Il cavaliere D. Olimpio Gavardo, fratello de] medico 
dott. Domizio, possedeva due case in contrada del Porto^ 
dove ora si trova il palazzo dei conti Totto. G. Pusterla.) 

151. Orazio Porta da Gradisca, 1642 (29). Cfr. 107, 27 L 

152. GBatta Gorzarolo fu Iacopo da Gorizia, dottorato in 
filosofia a Grecie nel 1641, fu dottorato in medicina a 
Padova nel 1642 (Dorigh.). Cfr. 236, 106G, 1096, 

153. Stefano Delmetri, liber baro de Schònberg^ goritìensi$| 

1642 (29). Cfr. 512. 



371 

154. Francesco Gravisi, fu dottorato in filosofia e in medi- 
cina nel 1642 (Dorigh.). V. Indice^ (Francesco Gravisi 
di Elio e di Gravisa della famiglia degli Orti grandi. 
Fu sepolto nella chiesa di S. Francesco con inscrizione 
latina riportata dal dott. P. Petronio nella prima parte 
delle memorie dell'Istria. G. Pusterla.) 

153. Quintilianus Brutti, justinop. 1642 (29). V. Indice. 

156. Andrea Barbo, justinop., 1612 (29). V. Indice. (La fa- 

miglia Barbo si estinse nel presente secolo. G. Pusterla.) 

157. Cesare Z arotti, justinop., 1642. V. Indice. 

158. Andrea P e tris da Cherso 1642 (29). V. Indice. 

159. Qirolamo Bonamicus, justinop., 1642 (29). (La famiglia 
Bonamico è estinta. G. Pusterla.) 

160. Adamo Caocirsa, goritiensis, 1642 (29). 

161. Orazio Posarci, goritiensis, 1642 (29). 

162. Carlo Fedeli, forojul., 1642 (29) Capodistria (?). Cfr. 649. 

163. Eodolfo Argenti, tergestino, 1642 {2% N. Indice. 

164. Leonardo Martena, tergestino, 1641,1647(79). Cfr. V2Ì. 

165. Giovanni Ba chicco, mugiensis Istriae, Univ. artista, 

1642 (697). Cfr. 393. 
Ioannes Bach io cu s mugiensis, Univ. artista, 1650 (698). 

166. Cesare Jacopo d'Istria di Alessandro, fu dottorato 
in filosofia e medicina nel 1642. (Dorigh.). 

167. Giacomo Brutti, justinop., 1613 (29). V. Indice. 

168. Rinaldo Gavardo fu Girolamo da Capodistria, fu dot- 
torato in filosofia e medicina nel 1643, aprik (Dorigh). 
V. Indice. 

169. Pietro Fino, justinop., 1643 (29). V. Indice. 

170. Tulio Bonhomo da Trieste, fu dottorato Sacro Coli. 

dei teologi nel settembre 1643, (426). Cfr. 42. Tulius 
Bonushomo di Francesco (429). 

171. Girolamo Se ampi gius da Albona 1643-44 (29). Cfr. 
366. 

172. lacobus Passera fu Girolamo tergtstino, fu dottorato 

in filosofia e medicina nel 1644 (276). 

173. Francesco Fusini, goritiensis, 1644-46 (29). 

174. Domenico Caldana, piranensis, 1646 (28) Inscritto fra 

la nazione lombarda. V. Indice. 



372 

175. Domizio Gavardo, jtistiuopt lt*^ó (29), V. Indice. (D 

medico dott. Domizio Gavardo esercito la sua pro- 
fessione a Venezia. G. PusterlaO 

176. Tommaso Gregolinu^ da Pirauo 1U45 Unir,, leggisu 

(29). Cfr. 479, 554. 

Th. Grigolinus piranensìs, Univ. artista, 1647, (6^7) 
1649, 1653, (698). 

177. Tommaso Usti a, tergeatiuo, 1645 (29). Cfr. 712 1277. 

178. Francesco Antonelliis^ goricìensis^ 1645 (29). 

179. Nicolò a Bono da Moufalcone^ 1645 (2^). V. It^diee. 

180. Lorenzo Stella, tergestino, 1645-46 (29). V. Indice. 

181. Antonio lulianus (tergestino ?), 1045-46 (29), Y. Jndké. 

182. Ottavio de Bianchi da Pirano 1616 (28). 

183. Joseph Bavazzonus (?) piranensis^ Univ. artista 1646 

(697). 

184. Bey. Joannes Vitali» a Pai-entio Univ. ai^tista, 1646 

(697), 1649 (698). V. Indice. 

185. Paolo FornasariuSj goriciensis, Univ. artista, 1646 

(697), 1649 (698). 

186. Gasparo de Ambrosiis, iergestino^ Univ. ariiEtaj 1646 

(697). Cfr. 1514. 

187. Michele d' Argento, tergestiuoj Univ* artista ^ 1646 

(697). V. Indice. 

188. Santo Griso ni, justmop.j 1646 (29). V, Indice. 

189. Darius Farinella, goriciensis, Univ. artista^ 164(> (697). 

190. Antonio B achina da Pingiiente^ 1646 (*i9). Gir. 55U, 

(I Bachina di Pinguent© erano originari di Cherso. G. 
Pusterla.) 

191. Vincenzo Ruffinus, tergestimis , Univ. artista» 1646 
(697). (Famiglia Ruffini. A. Hortis.) 

192. Thomas Febennius (?) tergestiìio, Univ. artietaj 1646 

(697). 

193. Marco Furegonius da Pirano, 1646 (2S|. Inscritto fira 

Lombardi. V. Indice. 

194. Rinaldo Gavardo, jiiatinop.j Univ. artista, 1646 i697). 

V. Indice. 

Rinaldo Gavardo justinop., Univ. kggista, 1647 (20). 
Cfr. particolarmente col n. 168. 




373 

195. Giovanni de A Ibis, piranensis, 1617 (29). Cfr. 221. 
(La famìglia Albis di Capodistria è estinta. G. Pusterla.) 

196. Leandro Zar otti, justinop., 1647 (29). V. Indice, 

197. Marius Colla, goritiensis, 1647 Univ. artista (697). 

198. Eiccardo Petronio, justinop., 1647 (2d).Y, Indice, 

199. Antonius Jevadanarius, istrianus, Univ. artista, iG74 
(697). (Probabilmente Seccadanari di Muggia. G. Pusterla.) 

200. Alogsius Manzioli, justinop., 1647 (29 e 30). V. Indice. 

(La famiglia Manzioli è estinta. G. Pusterla.) 

201. Ruggero Sabini, justinop., 1647 (29 e 30). Cfr. 360. 

(Eredi della casa comitale ora estinta dei Sabini, furono 
i Grisoni. G. Pusterla.) 

202. GBatta Rotabona, justinop., Univ. artista (697). 

203. Andrea Barbabianca, justinop., 1647 (30). Y, Indice. 

204. Andreas de Brutti» justinop., Univ. artista, 1647 (697). 

V. Indice. 

205. Guglielmo Eesaur, goritiensis, 1647, 1649(29-30). Cfr. 599. 

206. Antonio Gravisi, justinop, Univ. artista, 1647, 1648. 

(697).- V. Indice. 

207. Ambrosius Bontius, goriciensis Univ. leggista, 1647 

(29). Cfr. 394, 1017. 
Ambr. Bontius, goriciensis, Univ. artista, 1646 (697). 

208. Cristoforo Rampel da Pisino, I648-'49 (29). 

209. Simone Rotta comes a Mumiano, Univ. artista, 1643 
(698). V. Indice. 

210. Giuseppe Bevilaqua, rubinensis, 1648, 1649 (29). V. 
Indice. 

211. Marcus Rotta comes. a Mumiano, Univ. artista, 1648 

(698). V. Indice. 

212. Geremia Mar anzi, tergestino, 1648, 1649 (29). V. Indice. 

213. Bernardino Marchesetti da Trieste, 1648 (2^). Cfr. 

1122 e 14Ò2. 

214. Carolus Pren, tergestino, Univ. artista, 1648, 1649 

(697, 698). (Veramente Prem. A. Hortis ) 

215. Petrus Gabriel istrianus, Univ. artista, 1648 (697). 
(Pietro Gabrielli chirurgo, passò al servizio dell' impera- 
tore Leopoldo I; morì in patria e fu sepolto in San 
Francesco neir arca di famiglia, n. 7. G. Pusterla.) 



374 

216. Ruggero Zar otti, justinop., 1648 (21*'* V. Indice. 

217. Rev. Valentino Rotta da Fola, 1648 (29). V, Indtc^, 

218. Vincenzo Fanzagus justinop., 164S, 1649, Univ. ar- 
tista (698J. Cfr. 1065. (La famiglia Fanzago era proprie- 
taria della farmacia sulla piazza all' iuìjegua della Stella, 
ora della Fenice. G. Pusterla.) 

219. Pietro Francol da Trieste, 1649 (30). V, Indice. 

220. Zaccaria Pa r e n t i u s , tergestino, Univ. artista, \ 649 f69^) 

221. Ottaviano de Al bis, piranensis, Univ. artista, 1649* 
(698). Cfr. 195. 

222. Marco Antonio Polla, justinop., 164'J (20) 

223. Petrus Firigonius (Furegonius) piranensis, Uuiv, ar- 

tista, 1649 (698). V. Indice. 

224. Francesco Belli della Londra, istrius, 1641^ Univ, ar- 

tista (698). V. Indice. 

225. Bartolomeo Petronio, justinop., 1649, 1658 (30 Ubi). 

V. Indice. 

Barthol. Petronius, foroj., 1655 (30). 

226. Giov. Paolo Imberti, tergestino, 1649, Univ. artista <698)* 

227. Cristoforo Elio, justinop., 1649, 1654(29,30). V. Indice. 

228. Stefano Miccaeli (Micheli), tergestino, 1649-50 (29). 
Cfr. 103. 

229. Cristoforo Sponza, rubinensis, 1649^ IO^jI, 1652 Univ, 
artista (698). 

Cristoforo Sponza di Domenico da Ro vigno La Istri* 
fu dottorato in filosofia e medicina nel 1663 (Dorigh.). 
V. Indice. 

230. Nicolò Petronius, piranensis, 1660, 1652, Univ artistA 

(698). 

Nicolò Caldana Petronio da Pirano, sindaco e vieeret* 
tore degli artisti, (670) fu dottorato iu liloaofia e me- 
dicina nel 1653 (Dorigh.). V. Indice. 

231. Simonettus Mora, piranensis, 1650, 1651 , Univ, artista (&M). 

232. (?) Giovanni Francesco Minei, furiali, fn dottorato in 
ColU veneto giurista nel 1651 (?) (74). V. Indice. 

233. Francesco Cam sa fu Gaspare da Gorizitt, dottorato in 
filosofia a Grecie, fu dottorato in medicina a Padova 
nel 1051 (Dorigli.). 



376 

234. Giulio- Bevilaq uà di GBatta da Gorizia, fu dottorato 
in filosofia e'medicina*nel 1652 (Dorigh.). V. Indice. 

235. Francesco Garzaroli, fu dottorato in filosofia e medicina 

in aula episcopali nel maggio 1602 (698). Cfr. 162, 1066, 
1096. 

236. Lucius a Bello (de Bellis), justinop., 1652 Univ. ar- 

tista (698). 

Lucio del Bello fu Lucio da Capodistria, fu dottorato 

in filosofia Je medicina nelj:1654 (Dorigh) V. Indice. 

237. Antonio Vida, istriensis, 1663, Univ. artista (698). Cfr. 270. 

(La famiglia si è trasferita nella Dalmazia. G. Pusterla.) 

238. Andrea Tarsia, justinop., 1663. Univ. artista (668). V. 

Indice. (Le due famiglie dei conti Tarsia si estinsero al 
principio del secolo presente. G. Pusterla.) 

239. Laurentius Pozzus, insulanus, 1653, Univ. artista (698). 

V. Indice. 

240. Johannes Rigus, emoniensis, 1653. Univ. artista (698). 

V. Indice, 

241. Domenico Vata, parentino, 1663, Univ. artista (698). 

242. Gasparo Gal dio, emoniensis, 1663, Univ. artista (698). 

243. .Giov, Maria Venturinus, piranensis, 1653, Univ. ar- 
tista (698). (I Venturini di Capodistria si^Jtrasferirono a 
Trieste. G. Pusterla.) 

244. Benedetto de Par ad ito, insulanus, 1663, Univ. artista 

(698). 
246. Joannes Preconius, insulanus, 1653, Unir, artista (698). 

V. Indice. 

246. Aloysius de Angeli s, parentinus, 1654, (30). 

247. Giovanni Sanudus, rubinensis, pupillus, 1654, 1657, 1659, 

(30). 

248. Alfonso Girai di, rubinensis, 1654, Univ. artista (698). 

Cfr. 140. (Vi sono famiglie Giraldi a Capodistria e a 
Pirano. G. Pusterla.) 

249. Bernardino Finigorius (Furegoni ?), piranensis, 1654, 
Univ. artisia (698). V. Indice. 

260. Lodovico Lupianus, tergestino, 1634 Univ. artista (698). 

261. Nicolò de Bello, istriensis, 1654 (30). V. Indice. 

252. Domenico de C ur ti is, piranensis, 1654, 1655 (30). Cfr. 300. 



376 

253. Giorgio Barbo, tergestino, 1654 Univ. artista (698). (V. 

Indice), 
264. Bartolomeo Appolonius, piranensis, 1654, 1655, 1657 

(30). V. Indice. 

Barth. Polonus, piranensis, 1658 (3U). 

255. Tommaso Battialla, albonensis, 1654, pupillus (30). T. 

Indice, 

256. Orazio Fino, justinop., 1654, pupillus, 1655-1656 (30)» V. 

Indice. 
267. Santo (iavardo, justinop., 1654, 1658 (30). V. Indice. 
268 Lucius Stella, rubegensis, 1654, TJniv. artista (f)9H), 

V. Indice. 
269. Giulio Gavardo, justinop., 1654, 1657, (30). V. Indice. 

260. Andreas Muttoni, rubegensis, 1654, Univ. artista (69Sj. 

261. Francesco Gallo, tergestino, 1659, (30). V. Indice. 

262. Paolo Albertinus, justinop., 1C54, (30). V. Indice. (Una 

delle famiglie Albertini si trasferi a Parenzo. G. Pusterla.) 

263. Pietro Romanus, muglonsis, 1654, pupillus; (30). 

264. Prospero Campagnianus, tergestino, 1655 (30). 

265. Daniele Francolus, foroj., tergestino, 1655 (30). 

266. Marquardo Furigonius, foroj. Pirano (?), 1655 (30). T. 

Indice. 

267. Giorgio de Bellis, rubiscensis in Histria, foroj., 1655-1656 

(30). V. Indice. 

268. Guglielmo Grabitius, foroj., 1655 (30. 

269. Giorgio Grabitius, foroj., 1655 pupillus (30). 

270. Agostino Vida, justinop., 1605 (30) Cfr. 237. ' 

271. Pietro Porta, goriciénsis, 1655, pupillus (30). Cfr. 107, 

151. 
2<2. Quintus Petronius, piranensis, 1655 (30). V. Indice. 

273. Nicolò co. Furegoni, piranensis, 1655 pupillus (30)* V. 

Indicv). 

274. Giovanni Vulpes, piranensis, 1675 (30). Cfr. 1374, 16B9, 
276. Cristoforo Albertinus, piranensis, 1666*1666 Univ. legg. 

(30) 1656, 1658, Univ. artista (698) V. Indice. 
276. Celio Gravisi, foroj., 1656, 1657 (30). V. Indice. 
Celio Gravisi, justinop., 1658 (30). 
Elius Gravisius, justinop., 165'^, 1659 (30). 



i i 

y77. Giuseppe Sponza fu Vendramino da Rovìguo. fu dot- 
torato in filosofia e medicina nel IGoG (Dorigli.) ; tro- 
vasi immatricolato nell' Univ. artista negli anni liìr»2- 
1654 (698). Y, Indice, 

278. Apollonio de Apollo niis, piranensis, lOófi (30). Univ. 

leggista pupillus. (Figlio di Apollonio, nacque nel 1GB4. 
Vidali.) 
278 bis. Apolonius de A p o 1 1 o n i i s, piranensis, 1(ì49, 1 05 1 , 
1(>52, ir.53, 1G5G. Univ. leggista (098) (Figlio di Domenico, 
nacque nel 1684. Vidali.) 

279. Fabio Gay ardo, justinop., 1656 (30). V. Indice, 

280. Antonio Yicicliius da Capodistria, IO")!] pupillus (30). 

281. Simone Spangher di Jacopo da Gradisca, fu dottorato 

in filosofia e medicina nel luglio 1656 (Dorigli.), Cfr. 12S(i. 

282. Giovanni Antonio Romani, foroj., 1650 pupillus (30). Y. 
Indice, 

283. Domenico Ferazzolus (Fericioli, Farittiolus) jnipillo 

165(', 1050 (30). V. Indice. 

284. Elio Belgramonus, justinop., 1656 1658 (30). Cfr. 

510, 999. (La famiglia Belgramoni è estinta. G. Pusterla.) 

285. Giovanni Ivanisvich (Ivanissovich), istiiensis, 1056 (30). 
280. Antonio Burlo, tergestino, pupillus IG5G, lG5ft (30). Y. 

Indice. 

Ant. Burlus, forojul., 1657 (30). 
.287. Yictor Yictorius, piranensis, 1650, 1657. Univ. artista 
(698). Y. Indice, (In Capodistria esisteva la famiglia 
Vittori che si estinse nel secolo presente. G. Pusterla). 

288. Michele Francol, tergestino, 1G5G (30). (Fra' Francol 

non figura un Michele. A. Hortis). Y. Indicr, 

289. Pietro Perconius, piranensis, 165G. Univ. artista (698). 
Y. Indice, 

290. Fiorino dei Zaccaria da Muggia, fu dottorato in filo- 

sofia e medicina nel 1657. (Dorigh.) 
Floreno Zaccaria, mugensis trovasi matricolato neirUiiiv. 
artista 1661 1653 (698) ed anche negli anni 1655-1G5G 
(698), ove è detto FI. Z. muglensis. 
291 Fabio Yictorius, muglensis, 1058, Univ. aHista (698). Y. 
Indice. (Alcune ricche famiglie di Capodistria, possedendo 



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' -'X \ -• - tn±. : I'-.-'^. i-fi z:^ !•» n*;:irc dji Trieste. 
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'i-' W^^^rT.Ar.r., t^ti-tì .-: nel '«ec:»!» XT. A. Hortis^. 

•2r/*, I*^: >*-lli il Livi-. ;lr^i:eii5Ì5w ri .i*>ttormt*> ia fiIf>sofim 
*r i:i^i:::i-a nrl £Ì~^v 16óS |277\ V. Jmdkt. 

.^•». G. va— : dr Cirtii*. faren-i-is, :»>5^ ^30) Cfr S&. 

?/}l Cri^vt.r» AlbertiiiTis, ji-tinp-, 165& ^^iM V. /n<l^>r. 

»^<>. <'i Vairct.r.o lane'ie tH Pacifero. forojV . fn licenziato in 

cfi.r-irgia neirapn> del lr,o9 r25«r» . V IndiCt. 
3^4. L/.retLZo Colombani. pirane^p. I6:>9, I661X 1662. 1663, 

Univ. l^ggista {3f}). 

(Lorenzo Colombani fu figlio di Antonio e nacque 

neiranno 1643. Vidali.) 
3<^>4b. Lorenzo Columbanus, piranensis, lC5t\ I6j3. 1656, 

Univ. artista (698). '.Fu figlio di Colombano e nacque 

nel 1G34 Vidali.y 
3^)5. Francesco Poleni •?; goriciensis, pupillns 1659, 1660 (30), 
300. Almerico Furegoni, piranensis, 1660 (30). V- Indice. 
BOI. Prospero P e troniojustinop, pupillo 1650, Univ. ieggista 

(80;. V. Indice. (Il doti. Prosp. Petronio eserciti la 

proft'Hsione di medico a Trieste. G. Pusterla,) 





379 

Prospero Petronio jnstiiiop. 1663, 1664, Univ artista (69^). 

308. Giovanni Alberti ni, jiistinop , 1660 (30). V. Indice. 

309. Dionisio Brutti, justinop., piipillus 1660, IGòP', Univ. 

artista (698). (Il canonico dott. Dionisio Brutti trovandosi 
a Roma nel 1009, ai diede cura che gli Scolopi accet- 
tassero r ufficio della pubblica istruzione nel collegio 
dei Nobili in Capodistria, ufficio durato, meno breve 
interruzione sotto il dominio francese, fino al 1817. G. 
Pusterla.) 

310. Cristoforo Contesinus, justinop., IHOO, Univ. leggista 

(30). V. Indice. 

Cristoforo Contesinus, insulanus, 1654, Univ. artista 
(69ft). Sono due (?) (I Contesini conte Ettoreo da Isola 
avevano chiesto T aggregazione al consiglio nobile di 
Capodistria; la domanda fu respinta. G. Pusterla.) 

311. Giovanni Caldana, pìranensis, 1660 (30). V. Indire. 

312. Giulio Lugnani, justinop., pupillus 1660, Univ. artista 

(098). V. Indice, 

313. Arsenio Romanus, gorinciensis,- 1660, 1669 (30). 

314. Vincenzo Ferviciolus, chersensis, 1660 (30). Trovasi 

immatricolato anche negli anni IGÒH, 1659-60, 1661 (30). 
V. Indice, 

315. Annibale Conti, tergestino, 1660 (30). V. Indicp, 

Anibal de Comitibus, tergestinus, 1661. 

316. Giov. Paolo Talianus, goriciensis, 1660 (30). 

Paulus Talienus, gradiscensis, fu dottorato in Coli, veneto 
nel settembre del 1661 (87). Nei verbali d' esame legge.si 
P. Taliano, gradiscense (74). 

317. Pietro M or eli, goriciensis, 1601 (30). V. Indice. 

318. Rev. Giovanni Giacomo Feriziolus, 1661, 1662 (30). 

V. Indice. 

319. Andreas Comellus, goriciensis, 1661 (30). V. Indice. 

320. Bartolomeo Tacho, goriciensis, 1661 (30). 

Bartol. Tacco di Bortol. dottore in filosofia, fu dottorato 
in medicina nel luglio 1679 (Dorigh.). 

321. Pietro Giuliani, tergestino, pupillo 1661 (30). V. Indice, 

322. Felice Cernia, tergestino, pupillo 1661-1663 (30) 

(Famìglia de' Cergna. A. Hortis.) 



323. Giorgio Biasoletus,(lignarensis, 1662 (30). Cfr. 346, 408. 

324. Girolamo de Leo, tergestino, 1662 (30). (Fra' Leo non 
è noto un Girolamo. A. Hortis.) V. Indice. 

325. Francesco Lugnaui, justinop., 1()63 (30). V. Indice, 

326. Prospero Felice, justinop., 1663, Univ. artista (698). 

327. Felice Vitalis, tergestinus, pupillus 1663, 1664, (30). 
(de' Vitali) V. Indice. 

328. Geremia de Leo, tergestino, 1663 (30). V. Indice. 

329. Battista Cuzetiis, justinop., pupillus 1663 (30). 

G. Batta Cucetus, justinop., 1665 (30). 

330. Giovanni Lorenzo Bottonus, tergestino, pupillo 1664, 

1665, 1666 (30) (de' Bottoni). V. Indice. 

331. Lodovico barone Marenzi, tergestino, pupillo 1664,(30), 

J070, (31). V. Indice, 

332. Antonio Francol, tergestino, pupillo 1664 (30). V. Indice. 

333. Marcello Capo ann US, tergestino, pupillo 1664, lG6ó, (90). 

(Famiglia de' Capuano.) Cfr. 733. 
333. Petrus Zanuti, goricien.sis, fu dottorato in Coli, veneto 
giurista nel marzo dell'anno 1664 (87). La firma ori- 
ginale del dottorando suona Petrus Zannutti (75). Cfr. 
590. 

335. Francesco Co me Ili, gradiscano, pupillo 1664 (30). V. 

Indice. 

336. Annibale Botonus, tergestino, pupillo 1664 (30). (Bot- 

toni.) V. Indice. 

337. Pietro Giurco, tergestino, pupillo 1664, 1666 (30). V. 

Indice. 

338. Pietro Elio, justinop., 1665, Univ. ^artista (698). V. 
Indice, 

Pietro Elio, justinop., 1666, Univ. giurista (30). 

339. Antonio Gravisi, justinop., 1665 (3U). V. Indice. 

340. Dionisio Gravisi, justinop., 1665, 1667 (30), Univ. leg- 

gista, mentre nel 1664 leggesi : Dion, Gravisi immatri- 
colato neirUniv. artista (698). V. Indice. 

341. Anix)nio Elio, justinop. 1665 (30). V. Indice. 

342. Tommaso Tortorinus, polensis, 1665 (30). Cfr. 610. 

343. Antonio Cerotus, justinop, 1665, Univ. artista (898). 
V. Indice. 



881 

344. Frane. Ignazio Qorzer, goriciensis, pupillus 1665-66, 

1666 (30). . 
34;"). Pietro Magiaron fu Stefano, tergestinus, fu licenziato 

in chirurgia nel gennaio 1666 (281). Cfr. 486. 
340. Antonio Biasolettus, justinop., pupillus 1660 (30). Cfr. 

323, 408. 

347. Girolamo Feriziolus, pupillus, 1666, 1667. V. Indice, 

348. Francesco Petronio, justinop , 1666, 1670, 1671 (30). 
Fr. Petronio, justinop., 1667, Univ. artista (698). 

Fr. Patronus, justinop , 1668. V. Indice. 

349. G. Batta Bruti, justinop., 1667 (30). V. Indice, 

350. Sebastiano Pilastri, istriensis, 1667, 1068, Univ. ar- 

tista (698). 

Sebast. Pilastri di Alessandro, justinop., fu licenziato in 

chirurgia nel dicembre 1667 (281). Cfr. 634. 

351. Giacomo Gravisi, justinop., 1667 (30). V. Indice. 

352. Costantino de Cancellariis, vegliensis, 1667,1669, 1670, 

(30). 
3.")3. Antonio Barbablanca, justinop., 1667 (30). V. Indice. 

354. Lorenzo Sincich, parentinus, pupillus 1667, 1669 (30). 

355. Lorenzo Capello fu Giovanni, justinop., fu licenziato in 

chinirgia nel maggio 1667 (281). Cfr. 1258, 1274. 

356. Giacomo Marigotto, justinop., 1667 (30). Cfr. 831. (Forse 

Almerigotti. G. Pusterla.) 

357. Francesco Ignazio Testa, goriciensis, 1668, Univ. artista 

(698). 

358. Giuseppe Candido di Lunardo da Gorizia, fu dottorato 
in filosofia e medicina nel febbraio 1669 (Dorigh.). — 
Giovanni Giuseppe Candido lo si trova' immatricolato 
nel 1668 neir Università artista (698). 

359. Leonardus Colloredus Strazzolinus, goriciensis, censii, 
forojul. substitutus, 1670 (31). Cfr. 372. 

360. Antonio Sabini, justinop., 1670, 1673 (31). —Trovasi no- 

tato anche nel 1667, 1669 (30). Cfr. 201. 

361. Matteo Barbabianca, justinop., 1670, 1673 (31). — Tro- 

vasi notato anche nel 1669 (30). V. Indice. 

362. Leonardus Colon a, goritiensis, fu dottorato in Coli, ve- 

neto nel settembre 1670 (87). 



382 

Leon. Colonna, goritiensis, fu Leonardo^ verbali d* ^saioe 
(76). Cfr. 816. 

363. Bartolomeo Manzolins, justinop., 1670 (^f) 1669 (301; 

A detto anche Barth Manzoleus^ \ìu2 V. Itìdirr. 

364. Marco Deli se, justinop., 1670 (31). 

365. Antonio Mazzaroli, gorit. ; fu dottorato in Coli, veneto 

giurista nell'aprile 1670 (87). 

Ant. Mazzarolli di Andrea, gorit. Verbali diesarne (T"V) 

366. Vittorio Fortunato Scampegio, alboneusis, pnpilhis IC2I, 

1672. 

Victorius Scampichio, foroj., 1673 (31). Où. 171, 

367. Giulio Calò, tergestino, pup. 1671 (31). Y. ìndir^^. 

36^. Rodolfo Perez fu Vincenzo, trigestiuo, fu lieenziatfì in 
chirurgia nel febbraio 1671 (281). 

369. Argentino ab Argento, foroj., tergestiim, pupiUns 1671, 

1673 (31). V. Indice. 

370. Nicolò Simonetti, terge.stino, pupillns ir*7], 167" (31), 

371. Giuliano de Bello, justinop,, pupillus 1671, 1672(31). V. 

Imi ice. 

372. Giovanni Tommaso Colloredo, foroj„ 1ìh2 (31). Cfr, 35?. 

373. Petrus Maroni Caxon, aquileiensis fovnj . Ì672 (31) 

Cfr. 1022 

374. GBatta» Facio da Gorizia, fu dottorato in filosofìa e 
medicina nel marzo 1673 (Dorigh.). 

37'). Antonio del Bello, justinop., 1674, 11)74 (311. V. hìdtce 

376. Tommaso Giuliani, tergestino, pupillus lfiT3, 1674 (31) 

V. Indice. 

Tomm. Giuliani di Pietro da Trieste, lfi74* 

Nel 1688, 1690 fu immatricolato nell^ Uni v, artista (42). 

377. Rev. Antonio Polonius, justinop., pupilhis 1673 i3I) V, 

Indice. 

Antonio Apolonius, forojul., 1675 
37.^. Lodovico de Marencis, liber baro tergesttinuì*, pupilloi 

1673 (31). 

Lodovico Marenzi, tergestino, 1674, 1075(31). V. Indie f 
879. Antonio ab Argento, tergestino, pupillo 1G74 i3I). V. 

Indice, 

Antonio -dall'Argento di Vidal, terge^itino, 1674, 1675, 

1677, 1678 (42). 



38à 

Ant. ab Argenteo, tergestino, 1675, 167i) (31). 
390. Francesco Jurchus, tergestino, pupillus 1674. V. Indice. 
Frane Jurco di Pietro 1674, 1677 (42). 
Frane. Giurchus, Jurgo, Jurcho 1675, 1676, 1677 (31). 
(Famiglia de' Giurco o Iiirco. A. Hortis.) 

381. Pietro Paolo Petrei d'Aquileia, figlio di Francesco, 1674, 

Univ. artista. Fu dottorato in filosofia e medicina in 
Domo nel maggio 1676. (Dorigh. e 230). V. Indice, 

382. G. Batta Pi e e ardi, tergestino, pup. 1674 (31). V. Indice. 
Zuane Batta Piccardi di Francesco da Trieste, 1674 (42). 

383. Zuanne Colo mb ani di Lorenzo da Trieste, 1674, Univ. 

artista. 

Qiov. Colombani fu Lorenzo, si dottorò in filosofia e 

medicina in Domo nel marzo 1676. (Dorigh. e 230.) 

384. Cosimo Bello, mbinensis, pupillus 1674, 1675 (31). V. Indice. 
386. Francesco Qu aiuti fu Pietro, • tergestino, fu dottorato 

in filosofia e medicina nel gennaio 1674 (282). 

386. Cristoforo Gravisi, justinop., pupillus 1674, 1677 (31) 

V. Indice. 

Cristoforo Gravisi di Marco Antonio, justinop., fu dot- 
torato in legge nel febbraio 1677 (42). 

387. Giuseppe Bonfili, justinop., pupillus 1674 (31). 

388 Zuanne Antonio Marchi di Orazio del Friuli, 1674, (31). 
V. Indice. 

389. Giovanni Francesco Marchi di Orazio da Gorizia, 1674, 

1676 (31), 1676 (42). 

Francesco Marchi fu Orazio da Gorizia, fu dottorato in 

filosofia e medicina nell'agosto 1C76 (Dorigh.). V. Indice. 

390. Nicolò Octatius, justinop., pupillus 1674, 1676 (31). V. 

Indice. 

Nicolò del Tacco di Carlo, justinop., 1674. Fu dottorato 
in legge nel febbraio 1677 (42). (Delle diverse famiglie 
dei conti Tacco, non vive che la vedova del conte Giu- 
seppe fu Francesco G. Pusterla.) 

391. (?) Girolamo Abborta di Girolamo Furlan, 1674, 1676, 

(42). Gradisca (?) Cfr. 449, 1139. 

392. Nicolò Manzolius, justinop , pupillus 1674*1776 (81). 

N. Manzoleus 1676 (31). 



S84 

Nicolò Manzioli di Alvise da Capodistria 1674-16t?, pre- 
sentò nel 1678 la fede del compiuto quadrennio (42> 
V. Indice. 

393. Giorgio Basiacho, jiistinop., 1674 — rev. G. Basiaccho, 
justiuop., 1674, (31). Cfr. 165. 

G. Basiachus forojul., 1676 (31). 

Giorgio Basiaco di Pietro, justinop., 1674, 1675 (42). 

394. Giuseppe Boncius, justinop. 1675-1676, Joseph Bontias 
justinop.. 1677 (31). (La famiglia Bonzi fu aggregata 
al Consiglio nobile di Capodistria verso pagamento di 
1200 ducati G. Pusterla.) 

Giosefib Bonsio (Ji G. Batta, justinop., 1674, 1675, 1677, 
1679, 1680, Univ. leggista (42). Cfr. 207, 1017. 
396. (?) Zuanne Locatelli, furlan, 1675 (42) V. Jndice. 

396. Domenico dei Vittorii di Giacomo, furlan, 1675, Univ. 

artista (230). Y. Indice, (Fu di Capodistria. G. Pusterla.y 

397. Giacomo Gregorii di Giovanni, goriciensis, fu dottorato 

in Coli, veneto giurista nel maggio 1675 (76). 

398. (?) Rev. Marcus Ant. Rota, forojul., 1675(31). Y. Indice. 
39y. (?) Antonio Giusti, furlan, 1675, 1078 (42). V. Indice, 

400. (?) Zuanne Maria Giusti di Giacomo del Friuli, 1675, 

Univ. artista (230). Fu dottorato in domo nel 1677. V. 
Indice. 

401. (?) Rev. Domenico Nascimbenus, foroj., 1675, 1676 (31) 
V. Jndice. 

Domenico Nascimbeni di Girolamo, fu dottorato in legge 
nel marzo 1677 (42). 

402. (?) Giacomo Polesinus, forojul, 1775-1676 (31). 

Giacomo Polesine di Benedetto, foroj., fu dottorato in 
legge nel giugno 1677 (42). 

403. Lorenzo Calò, tergest., pupillo 1676, 1677, 1678 (31). 
V. Indice. 

Lorenzo Callo di Francesco da Trieste, 1676-1677; nel 
1692 matricol. artista (42). 

Lorenzo Calò fu Francesco, tergestino, fu dottorato in 
Coli, veneto giurista nell' aprile 1679 (76 ) 

404. (?) Lorenzo Calò, forojul, 1082 (31), Univ. leggista. V. 

Indice. 



386 

406. Giacomo Appolinare d* Alberi di Antonio da Trieste, 
1676, Univ. leggista e 1667, Univ. artista (42). Cfr. 719. 
Fu dottorato in Collegio veneto giurista nel luglio 1674 
(87). Verbali d'esame (76). Cfr. 719. 

406. Giacomo Apolinaris di Albona, (tergest.), 1676 (31). 
(x4.1bona è certamente errore in luogo di Alber, famiglia 
che si scriveva anche de Alborio. A. Hortis.) 

407. (?) Bortolomeo Marchi di Marco, furiano, 1676, 1678 

(42). V Indice. 

408. Antonio Bia s ole 1 1 o di Andrea deir Istria-Rovigno, 1676, 

1679, 1680, Univ. artista. Fu dottorato in filosofìa e in 
medicina nel maggio 1681 (Dorigh. e 230). Cfr. 323, 346. 

409. Pietro Giuliani, tergestiuo, pupillo 1677 (31). V. Indice.^ 
Pietro Giuliani da Trieste, 1677-1678 (42). 

Pietro Giuliani foroj., Tergeste, 1682 pupillo (31). 

410. (?j Francesco Marchi, furlan, 1677 (42). V. Indice, 

411. Bernardino Driussius fu Giuseppe, foroj., imper. Tul- 
mentinus ex Foro Julio, fu dottorato in Collegio veneto 
giurista nel dicembre 1677 (76). 

Bernardin Driussi di Francesco, furlan, 1676, 1677, 1678 

(42). Cfr. 663. 

Il nome del padre e diverso, oppure è errato (?) 

412. Francesco Giuneo di Antonio da Trieste, fu dottorato 

in legge nel dicembre 1676 (42). (Potrebbe essere il 
Giurco del n. 380, che era figlio di un Pierantonio. 
A. Hortis.) 

413. Andrea Eapitio, pisinensis, 1677 (461). 

414. Francesco Novello di Domenico, gradiscano, fu dotto- 

rato in Collegio veneto giurista nel luglio 1677, (76). 
Cfr. 600, 641. 
416. Domenico Zanella da Gorizia, fu dottorato in filosofia, 
e medicina nel giugno del 1677 (Dorigh.). 

416. Rev. Giovanni Floriano de Calice, goritiensis, del ba- 
rone Tommaso, fa dottorato in Coli, veneto giurista 
nel 1677 (76). Cfr. 417. 

417. Gasparo de Calice, goriciensis, del barone Tommaso, 
fu dottorato in Coli, veneto giurista nel luglio 1677 
(76). Cfr. 416. 



d84 



Nicolò Manzioli di Alvise da Capodistria 1674-167i*, pre- 
sentò nel 1678 la fede del compiuto quadreniiìo (42 . 
V. Indice, 

393. Giorgio Basi ac ho, jnstinop., 1674 — rev. G. Hai^iaeclìn, ^ 
justinop., 1674, (31). Cfr. 165. 
G. Basiachus forojuL, 1676 (31). 
Giorgio Basiaco di Pietro, justinop., 1674, 1675 (4Ì), 

394. Giuseppe Boncius, justinop. 1675-1676. Joseph Boutius 
justinop.. 1677 (31). (La famiglia Bonzi fu aggregata 
al Consiglio nobile di Capodistria vei-so pagamenta di 
1200 ducati G. Pusterla.) 

Gioseftb Bonsio cji G. Batta, justinop., 1» 574, IGTo, 1G7T. 
1679, 1680, Univ. leggista (42). Cfr. 207, 1017, 

396. (?) Zuanne Locatelli, furlan, 1675 (42) V. hnlirf. 

396. Domenico dei Vittorii di Giacomo, furlan, 1676, Diiiv. 

artista (230). Y. Imlice, (Fu di Capodistria. G. Punteria, i 

397. Giacomo Gregorii di Giovanni, goriciensia, 111 dottorato 

in Coli, veneto giurista nel maggio 1675 (76). 

398. (?) Rev. Marcus Ant. Rota, forojul, 1675 (31). V, Imfict 
39y. (?) Antonio Giusti, furlan, 1675, 1678(42). V. /nAW. 

400. (?) Zuanne Maria Giusti di Giacomo ilei Friuli. 1675, 

Qniv. artista (230). Fu dottorato in domo nel 1677, V. 
Indice. 

401. (?) Rev. Domenico Nascimbenus, foroj.^ 1675, 1676 (3j! 

V. Indice. 

Domenico Nascimbeni di Girolamo, fu dottorato in I^gge 

nel marzo 1677 (42). 

402. (?) Giacomo Polesinus, forojul, 1775-1676 (31). 

Giacomo Polesine di Benedetto, foroj., fu dottorflto in 
legge nel giugno 1677 (42). 

403. Lorenzo Calò, tergest., pupillo 1676, 1677, 1678 (31. 
V. Indice. 

Lorenzo Callo di Francesco da Trieste, 1676-1677; nel 
1692 matricol. artista (42). 

Lorenzo Calò fu Francesco, tergestino, fu dottorato in 
Coli, veneto giurista neir aprile 1679 (76 ) 

404. (?) Lorenzo Calò, forojul, 1682 (31), Univ. leggiata. V, 

Jndice. 



/ 




385 

405. Giacomo Appolinare d* Alberi di Antonio da Trieste, 

1676, Univ. leggista e 1667, Univ. artista (42). Cfr. 719. 
Fu dottorato in Collegio veneto giurista nel luglio 1674 
(87). Verbali d'esame (76). Cfr. 719. 

406. Giacomo A p dinari s di Albona, (tergest.), 1676 (31). 
(xAlbona è certamente errore in luogo di Alber, famiglia 
che si scriveva anche de Alborio. A. Hortis.) 

407. (?) Boi-tolomeo Marchi di Marco, furiano, 1676, 1678 

(42). V Indice. 

408. Antonio Bias eletto di Andrea dell' Istria-Rovigno, 1676, 

1679, 1680, Univ. artista. Fu dottorato in filosofìa e in 
medicina nel maggio 1681 (Dorigh. e 280). Cfr. 323, 346. 

409. Pietro Giuliani, tergestiuo, pupillo 1677 (31). V. Indice.- 

Pietro Giuliani da Trieste, 1677-1678 (42). 

Pietro Giuliani foroj., Tergeste, 1682 pupillo (31). 

410. (?j Francesco Marchi, fiu-lan, 1677 (42). V. Indice. 

411. Bernardino Driussius fu Giuseppe, foroj., imper. Tul- 

mentinus ex Foro Julio, fu dottorato in Collegio veneto 

giurista nel dicembre 1677 (76). 

Bernardin Driussi di Francesco, furlan, 1675, 1677, 1678 

(42). Cfr. 653. 

Il nome del padre è diverso, oppure è errato (?) 

412. Francesco Giunco di Antonio da Trieste, fu dottorato 

in legge nel dicembre 1676 (42). (Potrebbe essere il 
Giurco del n. 380, che era figlio di un Pierantonio. 
A. Hortis.) 

413. Andrea BapitiO; pisinensis, 1677 (461). 

414. Francesco Novello di Domenico, gradiscano, fu dotto- 

rato in Collegio veneto giurista nel luglio 1677, (76). 
Cfr. 600, 641. 

415. Domenico Zanella da Gorizia, fu dottorato in filosofia, 

e medicina nel giugno del 1677 (Dorigh.). 

416. Rev. Giovanni Floriano de Calice, goritiensis, del ba- 
rone Tommaso, fu dottorato in Coli, veneto giurista 
nel 1677 (76). Cfr. 417. 

417. Gasparo de Calice, goriciensis, del barone Tommaso, 

fu dottorato in Coli, veneto giurista nel luglio 1677 
(76). Cfr. 416. 



k 



V 



Giacomo Thalaminus, foroj., ex Groritia pupillo 168L 
rev. lac. Talam. goric. 1683 (31). Chiede dispensa di 
tempo per il dottorato 1683 (88); dottorato in Collegio 
veneto giurista nel maggio 1683 (76). 
Rev. Jacobus Tallaminus, foroj., 1687 (31). 

441. (?) Antonio Marchi di Marco, foroj., 1681, 1684. V. 

Indice. 

442. Pietro Apolonio di Valenzo, furlan, 1681, Univ. artista 

(230). V. Indice. 

Pietro Appolonio, istrianus, 1685 (31). 

(Pietro Apolloxiio, piranese, figlio di Valenzo, nacque 

nel 1664. Vidali). 

443. Giovanni Venantius fu Giacinto, goricìensis, fu dot- 
torato in medicina nel luglio del 1681, essendo stato 
laureato in filosofia a Grecio nel giugno 1675 (283\ 

444. Andrea Dal Bianco di Domenico, da Gorizia, 1681, 

Univ. artista (230). 

445. Giacomo Loschi di Giovanni, foroj. imp. da Pisino, fu 
dottorato in Collegio veneto giurista nel maggio 1681 
(76). (Famiglie Loschi furono a Capodistria e a Pola; 
anzi a Pola ci fu un vescovo di tal cognome. G. Pusterla.) 

446. (?) Francesco Giusti di Giacomo, furlan, 1681, 1686, 

1687. Univ. artista (231). V, Indice. 

447. Giusto dei Giusti di Giacomo, furlan, 1681-1685; nel 
1G87 matricolato artista (43). Ebbe il certificato per 
ammissione al dottorato in Coli, veneto giurista, 1686 
(110). V. Indice. 

448. Francesco Giannino di Antonio, da Trieste, 1681, 1688, 

1691, Univ. artista (231). 

449. Andrea Orca di Giacomo da Gradisca, 1681 (43); nel 

1684 matricolato artista (43). 

Andrea Orcha, gradiscano, ebbe il certificato d'esame 
per ammissione al dottorato in Coli, veneto giurista 
nell'aprile 1684. (NO). Cfr. 391, 1139. 

450. Nicolò Gravisi da Capodistria, 1682 (31), Univ. leggista. 

V. Indice. 

Nicolò Gravisi di Antonio, furlan, 1684 (231), Univ. 

artista. V. Indice, 



389 

451. (?) Fausto Pini di Giulio, furlan, 1682 (43j. Cfr. 895. 
451b. Angelo Barbati del contado di Pisino, dottorando 

nel maggio 1682. »76j. Cfr. 1202. 

452. Andrea de Blanch is di Domenico, goriciensis, fu dot- 

torato in Collegio veneto giurista nel luglio 1682 (76). 
45B. Antonio Antonini dottorando da Visco imper. 1683 (87). 
Ant. Antonini di Placido, foroj., imp. da Visco, fu dot- 
torato in Coli, veneto giurista nell' aprile 1683 (76). 
Cfr. 633. 

454. Zuanedel Tacco da Capudistria. 1682 (31), Univ. leggista. 

Zuanne del Tacco di GBatta da Capodistria. 1688-1691, 
Univ. artista (231 j. 
454b. Giovanni (Jttatio di Andrea, foroj., 1681, 1686 r43), 
Univ. leggista; fede del f^uadrennio 1686 i43). 
Rev. Giovanni Optacius, iustinop., 1684. J. Ottacius 
justinop., 1686 (31). 

Giov, Octatus, foroj., ebbe il certificato d'esame per 
ammissione al dottorato in Coli, veneto giurista nel 1686 
(110). 
Tutti e due da Capodistria. (G. Pusterla.) 

455. (?i Giovanni Giacomo Tosoni fu Francesco, 1682, 1686 
(43). Cfr. 1407. 

456. Stefano dei Conti, tergestiuo. pup. 1683 (31; V. Indice. 
Ebbe il certificato d' esame per ammissione al dottorato 
in Collegio veneto giurista nel maggio 1685 (110). 

457. Giacomo Giuliani fu Giusto da Trieste, 1683, Univ. 

artista (231). V. Indice, 

Giov. Giacomo Giuliani fu Giusto, tergestino, fu dotto- 
rato nel febb. 1686 (78). in Coli, veneto giurista. 

458. Pr. Torricellis dottorando da Pirano, 1683 (87). 

Rev. Turricella de Turricellis fu Nicolò, piranese, fu dot- 
torato in Collegio veneto giurista nell* agosto 1683 (7(:). 

459. (?) Carolus Morelli di Andrea, forojul., 1683, 1686, 

1688, Univ. artista (231). V. ìndice, 

460. Giovanni Maria Boni, goriciensis, l(i83 (31;. 

461. (?) Antonio de Po rtis di Pietro Antonio, foroj., 1683 (43). 

Cfr. 864 ; 1200. 

(Contiììiia,) 



NEL TRIGESIMO DELLA MORTE 



DKL 



CONTE FRANCESCO DI MANZANO 



COMMEMORAZIONE 
LETTA AL ""GABINETTO DI LETTURA„ DI GORIZIA 

DAL 

Prof. ENRICO MAIONICA 



Gentili Signore, 
Onorevoli Signori! 

Era la sera di mercoledì 7 gennaio 1891, ricorreva la 
Vigilia del nonagesimo genetliaco dell' illustre storico friulano, 
del Conte Francesco di Manzano, e questa sala maggiore del 
patrio Gabinetto radunava a solenne Congresso straordinario 
i suoi soci, che con religioso silenzio ascoltavano l'eloquenti 
parole del benemerito loro Presidente, avv. dott. Carlo Venuti. 
In mezzo al coro giulivo che da ogni lembo di terra friulana 
si sollevava per celebrare quel fausto avvenimento, la Direzione 
del Gabinetto voleva dare espressione ai propri sentimenti di 
rispettosa ammirazione, proclamando Francesco di Manzano 
socio onorario, e facendo i più fervidi voti per la conservazione 
della preziosa sua esistenza. 

Ora sono trascorsi quattro anni e noi ci troviamo di bel 
nuovo qui congregati^ non già per unire le nostre voci ad un 
coro giulivo in onore di quel venerando vegliardo, ma per 
dare sfogo al nostro profondo dolore, per rimpiangerne la 
morte, oggi che ricorre la vigilia del trigesimo, dacché Fran- 
cesco di Manzano, la sera di mercoledì 6 marzo, placidamente 
esalava la sua beli' anima a Dio. 



391 

Onorevoli signori! Non senza titubanisa mi arresi alle 
preghiere della Direzione di questo patiio sodalizio, che mi 
volle affidare l'onorevole incarico di parlarvi del Conte Fran- 
cesco di Manzano e delle sue opere. Non avvezzo alla vita 
pubblica, me ne sto ancora peritoso e titubante, che forse le 
mie deboli forze non basteranno a si nobil compito. Possa il 
vostro benevol compatimento rendermi meno aspra la via, cha 
mi accingo a percorrere, possa il mio sincero amore allo studio 
della storia patria rendermi capace di afferrare col pensiero e 
di esporvi colle mie disadorne parole V importanza della storia 
del Friuli, affinchè possiate meglio comprendere i meriti di quel- 
l'illustre friulano, che dedicò quasi tutta la vita allo studio 
della sua patria, che egli tanto amava. Quanto grande sia 
stato il suo amor di patria, il Manzano stesso il confessa ai 
suoi friulani colle seguenti parole: 

• " Il più vivo sentimento, le maggiori speranze sono dirette 
mai sempre alle cose più care, perciò amando io pure di caldo 
affetto la terra in cui nacqui, ho desiderato e desidero la 
maggior gloria possibile a questo nostro Friuli, Vostra patria 
e mia,, sede di amici gentili, di begl' ingegni e di cuori ben 
fatti. „ 

Collo sguardo d'artista il Manzano ammirava le bellezze 
dei suo Friuli e mercè uno studio indefesso delle patrie me- 
morie egli era arrivato ad immaginarsi queste belle regioni 
non già mute e silenziose, ma piene di vita, animate da quelle 
molteplici scene di avvenimenti tanto svariati, che qui ebbero 
luogo nel corso dei secoli. 

Ed aveva ragione il Manzano di ammirare e di amare 
questa classica terra, che per vaghezza di posizione e di cielo 
e per feracità di terreno non è seconda ad alcun altro paese, 
e che come poche altre regioni racchiude in sé una varietà 
sorprendente di bellissimi contrasti. Pare quasi, che madre 
Natura siasi prescelto questo picciol lembo di terra a palestra 
per esperimentare le proprie forze. 

Qui vedi alte giogaie di monti e verdeggianti colline, 
là l'inospitale Carso ed ai suoi piedi ridenti pianure, qui mae- 
stosi torrenti e vaghi ruscelli, là il vcusto mare e le tortuose 
lagune, qui i casolari dei villani e le primitive capanne dei 



892 

poveri pescatori, là gli antichi castelli e gli aviti palazzi, qui 
vetuste città con chiese venerande, là amene borgate. Da una 
parte il paesaggio, il clima, la coltura e la vegetazione deUe 
Alpi; da un'altra scene incantevoli di vegetazione quasi tro- 
picale, dove piante sempreverdi e palme rigogliose sfidano le 
intemperie dell'inverno. 

Aspre furono in queste regioni le lotte degli elementi 
e delle forze della natura pria che si potesse compire la 
conformazione attuale del suolo ; né meno aspre furon le lotte 
contro la prepotenza degli uomini, affine di preservare da ul- 
teriore catastrofe l'avita coltura delle sue genti. I facili pas- 
saggi, che .questo bel paese oflFre dalle regioni settentrionali 
ai ridenti giardini d' Italia, allettavano più volte quelle orde di 
barbari, che disordinate vi facevano le lor scorrerie per uc- 
cidere, rubare, incendiare e sparire; ma invitavano pure il 
valoroso condottiero e l'uomo di stato ad adoperar lo strata- 
gemma di gueiTa o le armi ancor più pericolose della politica 
per assicurarsi attraverso il Friuli la strada d'Italia. 

Abbiamo ancora una serie di preziosi avanzi della più 
antica coltura de' nostri antenati, che la teiTa pietosa volle 
conservare per serbarci quelle notizie che invano aspetteremo 
da alti-e fonti. 

Non mancano nei nostri Musei preziose reliquie dell'età 
della pietra, del bronzo e del ferro, non mancano le suppellettili 
scavate in ampie necropoli, che studiate con amore, osservate 
attentamente, distinte in gruppi e classi, paragonate con og- 
getti consimili scoperti nelle regioni limitrofi, acquistano quasi 
per incanto la paròla, e mentre le croniche sono mute, ti nar- 
rano la storia della coltura degli Euganei, dei Veneti, dei Celti. 

Non mancano al nostro Friuli molteplici ed importantis- 
simi avanzi della dominazione Romana, che ne' sette secoli di 
sua durata, seppe svilupparsi in modo tale, da lasciarci qual 
inapprezzabile retaggio una coltura latina, così bene avviata, 
che sfidò Tira dei secoli, e più tardi, anche senza l'appoggio 
di Roma decaduta, seppe mantenersi fino oggidì incontaminata. 

Non ci mancano le memorie delle orride incursioni degli 
Unni condotti dal flagello di Dio, non ci mancano copiosi 
ricordi dell' epoca dei Longobardi, de' Franchi e dei loro 



àttccessori. Anzi V epoche più importanti della storia del nostro 
Friuli hanno una tale attinenza co' fatti più salienti della 
storia universale, che in essa come in un terso specchio esse 
rifulgono maggiormente ; e chi conoscerà gli avvenimenti prin- 
cipali successi nelle varie epoche, ne* vari stati d' Europa, 
in ispecie nell'Italia e nella Germania, e ne studierà le cause 
e gli effetti, colui saprà apprezzar giustamente anche gli av- 
venimenti più importanti della storia del Friuli. 

Pensiamo a mo' d' esempio ad un' epoca importantissima 
deir evo antico, a quella delle lotte accanite sostenute tra 
Roma e Cartagine, per assisurarsi il dominio del Mediterraneo. 
Ferve la seconda guerra punica, Annibale il grande Semita, 
r implacabil nemico di Roma, fa ogni sforzo per prostrare 
le forze de' Romani. Dovunque sorgono coalizioni di tutte le 
stirpi nemiche, pronte a combatter Roma, per salvare la pro- 
pria indipendenza. In qaest' epoca d' eroismo, in mezzo al- 
l' estremo pericolo, Roma dovette apprendere, quanto fatale 
alla propria esistenza dovesse esser l'unione delle genti di 
occidente e d' oriente^ di settentrione e mezzogiorno ; quanto 
facile dovesse esser la propria rovina, se non si chiudevano 
le poi*te d'Italia; e si fu allora, che si fondarono nelF Italia 
superiore moltissime colonie militari e fra queste all'estremo 
lembo del mare Adriatico, alle porte orientali d'Italia il ba- 
luardo d* Aquileia, contrastato dai Celti e dagl' Istri. 

Pensiamo ad un' altra epoca importantissima della storia 
Romana. La Repubblica sta per cadere e Giulio Cesare, il ge- 
niale dittatore, è in procinto di costituire l'impero universale 
di Roma su tutte le genti. I Galli, i Germani ed i Parti, i 
più terribili avversari di Roma, tremano, perchè Cesare con 
sguardo profetico per salvare la coltura latina da qualsiasi 
pericolo, li vuol debellare. 

Giulio Cesare cade barbaramente trucidato dai congiurati 
ed al suo figlio adottivo Ottaviano Augusto riesce di eseguire 
almeno in parte la politica mondiale inaugurata dal padre. 

Egli non è mero caso, se anche in quest'epoca i destini 
di Roma sono strettamente collegati a quelli di Aquileja, di- 
venuta capitale della Venezia ed Istria. Da quest'Emporio par- 
tono le legioni destinate ad occupare i paesi vicini, da (|uesto 



i 



394 

Emporio se ne vanno i cittadini pronti a far trionfare nelle 
nuove province, mercè le ai'ti della pace, la coltura latina, e 
più tardi d' Aquileja partono i ministri del Vangelo a divulgare 
la dottrina di Qesù Cristo. 



Siamo nel quarto e quinto secolo dopo Cristo. Roma è 
di già decaduta, Bisanzio diviene sua rivale, V impero è diviso 
in orientale ed occidentale, più imperatori e Cesari sono in- 
tenti a sorvegliare i confini del vasto impero; ma invano: essi 
non saranno capaci di tener lontano quel grandioso movimento 
generale, noto alla storia qual trasmigrazione de' popoli. 

A che nominare gli Eruli ed i Rugi, i Visigoti i Vandali 
e gli Unni, a che descrivere le stragi perpetrate dal flagello 
di Dio? 

Nel 462 Aquileja cadde, ma la sua caduta è fatale a Roma, 
e più volte alle rive dell'Isonzo si lotta per Timpero Romano 
d' occidente. 



Attraverso i facili pendii delle Alpi Giulie e la ridente 
pianura friulana calano nel 568 i Longobardi, ed anch'essi 
comprendono V importanza di queste regioni, anzi formano qui 
il ducato Forogiulese o del Friuli, chiamato cosi dal nome 
antico di Cividale, Forogiulio, residenza de' loro duchi. Ed 
eccoti in quest' epoca il primo gi*ande strappo avvenuto nella 
provincia, eccoti la divisione di una Venezia terrestre posseduta 
dai Longobardi e di una Venezia marittima in mano de' Bi- 
sautini, eccoti il grande scisma dei tre capitoli e T antagonismo 
politico-religioso fra Aquileja e Grado. 



Siamo all'epoca della risurrezione dell'Impero Romano. 
Papa Leone III incorona neirSOO d. Cr. il potente re de' 
Franchi ad Imperatore de' Romani e lo sguardo di Carlo non 
è diretto solo a Roma, ma ben anco • ai confini orientali di 
Italia, dove neir803 egli istituisce la Marca del Friuli. E me- 
more de' benefizi che la sua dinastia doveva al clero, dapper- 
tutto ei ne promuove la potenza secolare, e Roma ed Aquileja 



396 

devono ai Carolingi la fondazione del loro poter temporale. 

Siamo nel secolo decimo, nel secolo di ferro ; le discordie, 
l'ignoranza, le incursioni de' barbari precipitano l'Italia nella 
completa anarchia. 

Roma è spettatrice de' turpi fatti di una Marozia e di 
una Teodora; Aquileja ed il Friuli vedono scorrazzare per la 
sfrata Hnngarorum le orde selvagge di questo irrequieto nemico. 

Ma ecco sorger per l'Italia un novello arbitro de' suoi 
destini: Ottone il Grande, sconfigge gli Ungheri, cala in Italia 
e nel 962 fa di nuovo risorgere l'Impero Romano. 

Allora Berengario II d' Ivrea riceve il regno d' Italia qual 
fendo dell' Imperatore, il quale non riserva al proprio dominio 
che le marche di Aquileja e di Verona, per aver cosi sempre 
aperte le più facili vie d'Italia. 

Ed a guardiani di una di queste gì' Imperatori di casa 
di Sassonia e di Franconia costituirono i Patriarchi di 
Aquileja, aumentandone in ogni guisa il potere, affinchè il 
primo vescovo d'Italia, il rivale di Roma, potesse tenere in 
freno i Municipi d^ Italia, e sorvegliare Venezia. E quale strano 
contrasto non offre di vedere durante la grande lotta per la 
investitura fra il Papato e V Impero, i principi della chiesa 
d' Aquileja sostenere gì' Imperatori a danno dei Papi, e di 
vedere Papa Pasquale II prigioniero del Patriarca Ulrico I ! 

Ma Roma non cede, l' energia e l' avvedutezza di un 
Gregorio VII, d' un Innocenzo III, d' Innocenzo IV e d' altri 
pontefici preparano ad Amgo IV la famosa gita a Canossa; 
ad Enzio, a Manfredi, all'infelice Corradino ed ai Ghibellini 
tutti solenni sconfitte. 

Anche Aquileja Ghibellina .deve prostrarsi dinanzi a Roma: 
il Patriarca Bertoldo degli Andechs deve far ammenda a Roma 
per esser sciolto dalla scomunica, ed il suo successore Gregorio 
di Montelongo (1261-1269), legato del Papa e Capitano gene- 
rale delle armi ponteficie, è tutto Guelfo, e Guelfi sono d'ora 
in poi i Patriarchi nominati direttamente da Roma, che non 
si curava né delle proteste del capitolo di Aquileja, né di 
quelle del Parlamento del Friuli. 



Siamo nel secolo XIV, la stella di Roma papale comincia 
ad ecclissarsi, i Pontefici abbandonano la città eterna e sog- 
giornano in Avignone (1309-1370). I principi di Germania 
non si curano più delle cose d* Italia e preferiscono di procu- 
rare potenza e splendore ai loro casati ; senza V appoggio 
degr Imperatori i Patriarchi Guelfi vengono combattuti aper- 
tamente da potenti dinasti, dalla nobiltà ribelle e dalle Comu- 
nità che aspirano alla propria autonomia. 

E qual brutto preludio dell'imminente catastrofe puossi 
considerare il fatto, che già nel 1267 Alberto Conte di Gorizia 
sorprende in Villanova del ludri, nell'abitazione di Finosio de' no- 
bili di Manzano, il primo Patriarca Guelfo Gregorio di Monte- 
longo, la strappa dal letto, noi lascia vestirsi, lo fa porre coi piedi 
nudi su d'un vile ronzino e lo trascina a dura prigionia a Gorizia. 

Lo stato teocratico-feudale di Aquileja, sorto per opera del 
feudalismo e mercè la grande autorità che prima godevano i prin- 
cipi della chiesa, era condannato alla decadenza, appena il feuda- 
lismo ed il prestigio de' Patriarchi cominciavano a venir meno. 

E mentre a Roma perdurano le gare fra i papi e gli 
antipapi e nel 1409 troviamo persino tre pretendenti al solio 
pontificio, in Aquileja assistiamo alla lotta fra i patriarchi 
rivali ed i loro aderenti, e le condizioni sono per gli Aquilejesi 
ancora più sfavorevoli, dacché ai tanti mali subentrano ancora 
calamità finanziarie. Nel 1432 T imperatore Sigismondo fa 
eleggere dopo V abdicazione dei due patriarchi Antonio Pan- 
cera ed Antonio da Ponte, mercè T eloquenza delle armi, il 
magnate ungherese Lodovico di Tech a metropolita d' Aquileja: 
ma il di lui dominio temporale fu di breve durata, che già 
nel 1419 i Veneziani occuparono prima Aquileja, poi Cividale 
ed Udine ed indussero quindi il Padovano Lodovico Mezzarotta 
a rinunziare addi 18 giugno 1445 ad ogni pretesa sul dominio 
temporale a favore di Venezia, che gli garantiva la giurisdi-- 
zione spirituale ed un' annua pensione di 6,000 ducati d' oro. 

Codesta transazione ebbe V approvazione del Papa e del- 
l' Imperatore e così il dominio temporale de' Patriarchi veDue 
sepolto con tutti gli onori dovuti. 



89t 

Onorevoli Signori ! VoiTei esser riuscito a modellare in 
parte questa grande cornice, destinata a racchiudere i fatti 
più saglienti della storia friulana, e sarebbe ora mio compito 
di disporre per entro ad essa in beli' ordine le immagini dei 
più insigni pei-sonaggi e delle regioni principali ohe interessano 
più da vicino la nostra storia. 

Ma sai'ebbe un abusare della vostra pazienza, se m' ac- 
cingessi a parlarvi di Venezia, di queir isola miracolosa, che 
sorge per incanto in mezzo alla laguna, sostiene lotte incre- 
dibili per assicurarsi il dominio del mare, conquista Costanti- 
nopoli, cresce per ricchezze e potenza in modo tale, da destar 
la gelosia dei Patriarchi, dei Papi e degli Imperatori, sfida i 
pericoli della famosa lega di Cambrai e non soccombe che 
agli ai-tigli dell' Aquila Napoleonica. 

Sarei troppo ardito, se volessi svolgere dinanzi a' vostri 
occhi il quadro storico dei Conti di Gorizia, quello de' Principi 
di casa d'Austria, o quello di altri dinasti e feudatari che 
presero tanta parte allo svolgimento del Friuli. Ma spero che 
anco senz' altri dettagli voi avrete compreso, che la storia del 
Friuli si può compendiare in molteplici scene di aspre lotte, 
sostenuto da varie popolazioni e da vari principi collo scopo 
d' assicurarsi il dominio d' un bel paese sito alle porte dell' Italia 
e della Germania ed insieme la supremazia sul mare Adriatico. 

Se la nota principale di tali aspirazioni fu la cupa sto- 
natura della guerra, che purtroppo degenerò in guerra civile 
e fratricida, per fortuna non tutto il quadro della storia friu- 
lana è tetro e fosco. 

Alle orride scene di guerra, alle brutte immagini di ter- 
ribili catastrofi, di carestie e pestilenze, alle tristi condizioni 
di abbietta servitù, si pònno contrapporre lieti prospetti di 
una pace benefica, esempi di prosperità morale e materiale, 
conseguenze di ben meritate franchigie e di virtù civili. 

In mezzo alle incessanti lotte, i capi delle fazioni, per- 
loppiù principi stranieri, dovevano cattivarsi V appoggio dei 
loro sudditi, dovevano venir a patti e conceder privilegi ed 
investiture. 

Dapprima i feudi ed i privilegi non s'accordano che ai 
principi della chiesa, ai baroni ed ai ministeriali più tardi 



398 

si devono concedere immunità e privilegi anco ai cittadini 
che fortificano le loro città per difendersi in tempo di guerra, 
ma in tempo di pace si valgono dei loro statuti, delle loro 
costituzioni. Dapprima in mezzo al tumulto della guerra, una 
grossa campana chiamava a Parlamento o colloquio i soli 
guerrieri, più tardi il Parlamento del Friuli è destinato ad in- 
vigilare la legislazione ed amministrazione del paese. 



Il Patriarcato d'Aquileja non esiste più, ma ancor esi- 
stono nel Friuli le tradizioni di tal epoca, anzi il popolo 
friulano volle vedere inalzato alle glorie degli altari il martire 
dello Stato friulano, il Beato Bertrando, che trucidato vilmente 
ed insultato dopo morto, ora riposa nel Duomo d' Udine, dove 
accon*ono ogni anno i buoni popolani coi loro gonfaloni ed i 
fanciulli incoronan di fiori l'arca del Santo. 



Onorevole assemblea! A ragione nomasi la storia, la mae- 
stra della vita, perchè essa colla rigida semplicità della scienza 
e col candore della verità ci denuda le piaghe sociali e ci 
consiglia i rimedi. Perciò ad ogni istoriografo non dovrebbe 
star a cuore soltanto V argomento de' suoi studi, ma bensì anco 
r anmiaestramento delle nazioni. 

Ed a nessuno stette tanto a cuore la felicità della sua 
patria, quanto al Conte Francesco di Manzano. Egli considerò 
atto di patria carità di cooperare al grande edifizio della storia 
piitria e non badò a noie, non badò a fatiche, perchè meditando 
sulle azioni, sulle glorie e sulle sventure de' nostri padri, ei si 
sentiva rinvigorire le doti nobilissime della mente e del cuore. 

Dopo 28 anni di arduo lavoro egli poneva fine nel 1868 
al sesto volume dei suoi Annali del Friuli, e credeva di aver 
così adempiuto al suo compito; ma invece il fervido amor di 
pati'ia lo indusse a dedicare nel 1876 alle più belle speranze 
della patria, alla studiosa gioventù del Friuli, il suo compendio 
di Storia friulana. 

Per il Manzano era di special interesse la storia del do- 
minio temporale de' Patriarchi d'Aquileja, ch'ei chiama la 



399 

Storia dello Stato friulano, la storia dell' indipendenza del Friuli ; 
cessato il periodo più interessante di questa storia, cessava 
per lui anche V importanza di una dettagliata raccolta dei fatti 
storici per Annali; perciò egli s'era dapprima proposto di trat- 
tare le epoche susseguenti solo per sommi capi e cosi anco 
fece, senonchè la sacra fiamma d' amor patrio, che in lui ar- 
deva noi lasciava riposare, ed in tarda età egli si sobbarcò 
alla pesante fatica di pubblicare nel 1879 l'aggiunta ai suoi 
Annali del Friuli. Cosi egli anivò a completare i suoi Annali 
fino air anno 1800 ; mentre il suo Sunto ci narra gli avveni- 
menti accaduti fino air anno 1866. 



Mercè un ben diretto studio di patria storia il Manzano 
si vedeva trasportato sulla reale e grandiosa scena d' una vita 
che fu; ei vedeva quei distinti personaggi che figurarono co- 
tanto per morale e civile coraggio, per amor patrio e per 
altre peregrine virtù, e quei tristi ed immorali soggetti, che 
per le loro vili e turpi azioni si resero esecrati ai tempi loro 
ed all'età seguenti. 

Ma r animo nobile e generoso del Manzano dimenticavasi 
dei tristi per occuparsi di quei virtuosi, che fermi nei loro 
propositi, seppero e vollero ottenere il bene della patria e 
lasciar onorato il proprio nome a comune e giovevole esempio. 
E nei suoi cenni biografici dei letterati ed artisti friulani dal 
secolo IV al secolo XIX, editi nel 1885, egli ci diede una raccolta 
di oltre 680 cenni d'uomini di meritò nelle lettere e nelle 
arti, esclusi quelli che si segnalarono nella politica, nella re- 
ligione e nelle imprese di guerra, di cui aveva parlato nei suoi 
Annali. E con imo stile conciso, quasi epigrammatico, ei ci dà 
ragione del suo lavoro annunziando : ^io restrinsi le fonti pro- 
lisse, trascrissi le concise, rettificai e crebbi le mancanti.,, 

Nella sua modestia ei domanda grazia e compatimento per 
questa sua fatica, ch'ei di bel nuovo chiama l'ultima sua, ma che 
per Finstancabil vegliardo non doveva esser T ultima. E come 
poteva deporre la penna, chi per tanti e tanti anni s'alzava sempre 
coli' alba e tosto si metteva a sedere sulla sua poltrona, divenuta 
vecchia con lui, e lavorava senza posa per il suo Friuli? 



4(ì() 

Appena pubblicata la prima edizione egli si dedica ad 
aumentare giornalmente la serie manoscritta dei suoi cenni 
per una seconda edizione, correda suU' originale ogni biografia 
coir indicazione esatta delle fonti, e neir 1887 egli ha belli e 
pronti i " Nuovi cenni biografici , dei letterati ed artisti friu- 
lani, arricchiti di oltre quaranta biografie, e forniti di un co- 
pioso indice^ diviso per secoli. 

Il Manzano non era solamente forbito scrittore, ma si 
intendeva anco di pittura: anzi le sue prime aspirazioni erano 
dedicate a quest' arte. Non ci meraviglieremo adunque, se egli 
coir intuizione d' un vero artista, non s' accontenta di dedicare 
alla sua patria tutti i suoi pensieri, tutti i suoi scritti, ma 
vorrebbe vedere anche illustrata la storia del suo Friuli da 
mano maestra. 

E sono i castelli del Friuli, situati nelle più amene e 
romantiche regioni, che per lui riflettono le epoche più gloriose 
della storia patria, la romana, la medioevale e la repubblicana, 
e che ei vorrebbe veder illustrati artisticamente. 

Ma le forze non gli bastano a tanto compito ed egli si 
accontenta di pubblicare nell' Archeografo triestino del 1881 
un breve prospetto preparatorio ad una storia dei Castelli 
friulani, in cui parla, della fondazione e del collocamento 
dei castelli, della forma e dello scopo degli abitatori e feu- 
datari, della condizione e vita degli abitatori e feudatarL 
delle mire ed influenze dei castellani, e fatta una conclusione 
generale, dà un prospetto di 147 castelli antichi posti entro i 
confini naturali del Friuli, di cui 92 conservati in tutto o in 
parte restaurati, 62 totalmente demoliti 

Quanto grande sarebbe stata la gioia del Manzano. se 
avesse potuto ammirare in uno splendido volume, quali ci 
procura Giuseppe Caprin, descritti ed illustrati |quei tipi di 
fieri ed orgogliosi castellani, che mal soflFerenti della supremazia 
sacerdotale, non tralasciano o di far comprendere ai Patriarchi, 
quanto più valga la spada, che il pastorale; oppure la beUa 
immagine di una gentil castellana, angelo^Jtutelare^di [quel 
forte recinto, che con intelligente amoi'e sa indiuTe il fiero Ca- 
stellano a deporre la sua ruvidezza e gì' ingentilisce V animo a* 
sentimenti d'umanità verso i miseri servi della gleba! 



401 

Quanto grande sarebbe staisi la soddisfazione per il Man- 
zano, T$e avesse potuto salutare l'aspettato narratore della 
storia patria, lui che nella sua rara modestia confessa di non 
poter far altro che raccogliere le memorie friulane, solamente 
per sollevare da pesante fatica quell'ingegno che un giorno 
volesse assumere il grave incarico di scrivere la storia della 
patria. 

Si, o signori, egli è una vera fortuna che Francesco di 
Manzano siasi prestato con rara energia e serietà di mente a rac- 
coglier notizie isteriche, a corredarle di copiosissime note, 
intorno alle origini delle popolazioni, città e casati, usi, costumi 
ed altre istituzioni. Lo scrupolo posto dall' autore nel citar 
sempre le fonti contemporanee o meno, dei fatti che raccoglieva, 
e la faticosa opera degli indici hanno procurato, a giudizio 
dell'illustre prof. Occioui - Bonaffons, a questa collezione il 
merito di esser creduta, consultata, citata e non citata da tutti 
coloro che si occupano di studi friulani. 

Non vi parlerò dell'economia e della disposizione della 
opera principale di Francesco di Manzano ; accennai di già che 
.specialmente diffuse son qui le notizie per la parte da hii 
prediletta, che risguarda il fatto più saliente della storia del 
Friuli, cioè la sovranità dello stato Friulano. Questa gloria, 
ch'ei reputa maggior d'ogni altra, non ha però per lui merito 
od importanza senza la partecipazione del suo popolo friulano, 
e non è storia nazionale, se non è interprete delle vere aspira- 
zioni delle nazioni. Perciò ei non rimpiaiige punto la caduta 
del Patriarcato, allorché quest'istituzione crollante non è più 
compatibile coi tempi nuovi e non è più sostenuta dall' affetto 
e dalla stima reciproca tra principi e sudditi. 

Per il Manzano è un'assioma, che i veri Friulani porta- 
rono sempre vivo amore air autonomia del proprio stato, ed 
anche lui da vero friulano inveisce acerbamente contro tutti 
coloro che vollero ledere i diritti del suo popolo. Egli condanna 
la malaugurata discordia del capitolo d'Aquileia, che fecegli 
perdere l' antico e prezioso diritto dell' elezione del proprio 
patriarca, e con alma sdegnosa, degna d'un Alighieri, egli 
condanna quella bolla fatale di Papa Urbano VI che ledeva i 
diritti autonomi dello Stato Aquilejese, degradava il Patriarcato 



•J()2 

a semplice commeuda od amministrazione pontificia, affidata 
ad uno straniero, al cardinale Filippo (V Alen90n. Per prudenza 
non trascrivo le risentite parole del Manzano, che come Dant«, 
religioso per convinzione, è bensì dedito al culto della fede, 
ma con egual ardore anche a quello della verità. Ed in omaggio 
alla verità egli condanna il nepotismo dei Patriarchi Raimondo 
e Pagano della Torre e di Ottobono, mentre esalta quale atto 
di grande virtù e civiltà il voto espresso dalle città di Udine, 
Cividale e Gemona, radunate a parlamento^ di non voler 
scacciare i Fiorentini, solamente \)erchè incorsi nella scomu- 
nica di Papa Gregorio XI. Animato da virtù quasi spartana, 
egli saluta persino le avversità della sorte e le calamità della 
guerra, se da esse ne va rinforzato il carattere de' suoi Friu- 
lani, accresciuto il potere delle Comunità e per contrario, a 
comune vantaggio, abbassati gli abusi de' feudatari e del 
principe stesso. 

Fedele ai suoi principi di credenza in Dio, amore di 
patria e venerazione alla virtù, ei non avvilì mai la storia, non 
abusò mai della parola per servire allo spirito dì parte od a 
secondi fini ; ei rimase sempre immune di quel fanatismo, che 
toglie il ben dell'intelletto alle menti dei poveri fanatici per 
convinzione, e diviene un' arma terribile dì persecuzione ed 
odio in mano dei fanatici per mestiere. 

Se nelle opere del Manzano si riscontrano errori ed im- 
perfezioni, questi dipendono dalla difficoltà della materia, non 
dall' intenzione dell' autore, che non si diede mai pace, e che 
continuò sempre a raccogliere, aumentare e correggere i suoi 
lavori. 

Fra i nobili concetti morali e filosofici di cui il Manzano 
volle fregiare la sua autobiografia; tuttora inedita, trovasi pure 
questa preziosa confessione: "Più che i doni della mente, val- 
sero in me la costante volontà e la ferrea fermezza. „ 

Si o signori, senza una costante volontà ed una ferrea 
fermezza sarebbe stato impossibile che un uomo solo potesse 
condurre a termine un' opera di sì grande mole, come gli An- 
nali del Friuli; servendosi non solo di tutte le fonti storiche, 
ma bensì dì tutte le scienze ausiliari della storia e della geo- 
grafia, etnologia, cronologia, archeologia, numismatica, delle 



scienze politico-sociali e cosi via. Ed appunto riguardo a queste 
scienze ausiliari della storia si fecero negli ultimi decenni tali 
e tanti progressi, che senza un continuo studio nelle Biblio- 
teche, negli Archivi e ne' Musei, senza un' attività indefessa, 
non è possibile di raggiungere in una sola di esse un certo 
grado di sviluppo o di perfezione. E pensare che il Manzano 
nel suo lavoro gigantesco voleva abbracciare quasi tutte queste 
cognizioni di carattere enciclopedico, mentre oggidì tal lavoro 
dovrebbe venir diviso in singole parti ed affidato a singoli 
specialisti, che profondi nella materia e forniti di tutti gli am- 
minicoli più perfetti dopo lungo studio trarne possano dedu- 
zioni più esatte.. 

Vi domando venia^ se per amore di brevità rinuncio di 
parlarvi delle altre opere del Manzano, e se per ottemperare 
ai di lui principi, desisto di esporvi in succinto gli avvenimenti 
più importanti della di lui vita. Avea ragione il Manzano di 
sostenere che solo colui è chiamato a fare una biografia ed a 
trattarla con filosofico sviluppo, che abbia conosciuto bene 
1' uomo, la società e 1' ambiente. 

E tal fortima non ebbe finora che il Prof. Occioni-Bonafibns 
che conosceva ben da vicino e tanto amava il Manzano. Leggete, 
vi prego, i cenni biografici pubblicati in omaggio del Manzano 
iieir "Archeografo triestino „ dell' anno 1891 e ne sarete paghi. 

Onorevoli signori! Permettetemi, vi prego, pria di lasciarci 
ancora poche parole. — Chi conosce il Friuli ed i Friulani 
avrà osservato, che dovunque regna una predilezione, un amore, 
una passione per gli studi di storia patria. Nobili e borghesi, 
ricche città e modeste borgate raccolgono e conservano volen- 
tieri documenti e memorie patrie. 

E non solo gli Atenei e le Accademie aspirando a colti- 
vare tali studi, ma bensì anco i cittadini vi cooperano e non 
e' è regalo di nozze più ambito per una famiglia friulana che 
uno studio serio di storia patria. E mentre Trieste, Venezia, 
Udine e Parenzo lavorano assiduamente, che fa la nostra 
Gorizia ? 

Anche Gorizia ebbe nel secolo scorso V epoca felice del 
suo risorgimento morale e materiale, anzi in quell' epoca po- 
teva vantarsi di uno sviluppo forse maggiore di quello delle 



404 

altre città vicine. Membri della più alta aristocrazia racco- 
glievano e studiavano assiduamente memorie di storia patria: 
fondarono biblioteche ed archivi, promovevano la vita scien- 
tifico-letteraria. Devo nominarvi forse un cont« Rodolfo Coro- 
nini, un conte Sigismondo Attems, un Carlo Morelli, o la Co- 
lonia Romano- Sonziac a dell'Arcadia? 

Dopo un bellissimo impulso segui purtroppo un' epoca di 
letargia, eppure anche a Gorizia come nel Friuli è vivo an- 
cora r amore allo studio di storia patria. L'ambiente iu cui ci 
troviamo è un'emanazione di pensiero e d'arte friulana') e di- 
mostra, che questa passione esiste tuttavia ne' vostri cuori, 
forse nello siato latente, e che basterebbe una debol scintilla a 
farla ravvivare. Vorrei salutare come felice pronostico di un 
migliore avvenire per tali studi l' amore e la riverenza che 
codesto patrio Gabinetto dimostrò sempre verso il Conte Fran- 
cesco di Manzano, e se codesto sodalizio volesse promuovere 
con tutto lo zelo tali studi, dedicherebbe il più bel monumento, 
il più bel ricordo d'affezione all'illustre friulano.* -- Confor- 
tiamoci intanto col pensiero che il Manzano non visse solo 
per la famiglia e per la patria, ma per 1' Umanità tutta, ch'ei 
avrebbe voluto riunire in ima famiglia concorde, senza ingiu- 
stizie, senza persecuzioni. 

Confortiamoci al pensiero che Francesco di Manzano fu 
modello di perfetto gentiluomo e di perfetta coltura. IJ suo 
animo gentile comprendeva le dolcezze della sua madrelingua, 
al pari delle rivelazioni dell' arte figurativa e delle sublimi 
manifestazioni degli accordi musicali. Confortiamoci al pensiero 
che Francesco di Manzano volle custodh-e qual prezioso tesoro 
i manoscritti di cose friulane dello storico ed annalista Marcan- 
tonio Nicoletti, antenato di sua madre, e che per lui i tesori di 
storia patria furono il conforto più bello di tutta la sua vita. 

Contortiamoci al pensiero che il sincero amor di patria 
del Manzano è degno di venir paragonato a quelP impareggiabii 
esempio di patria carità, di cui ci narrano le croniche dei 
Romani. 



*j La sala del Gabinetto dì lettura rappresentava un villaggio 
ideale friulano, dipinto dal goriziano prof. L. Cornei, 



405 

Tre giovani, Tito ed Arrunte Tarquinio accompagnati da 
Lucio Giunio Bruto, si recano a Delfi ad interrogare V oracolo. 
Eseguito il loro mandato venne loro desiderio di sapere, a 
chi di loro dovesse spettare V impero di Eoma, e la Pitonessa : 
— Colui avrà il sommo impero, che darà il primo bacio alla 
madre. — Solo Giunio Bruto comprese il recondito senso di quelle 
parole ed appena giunto in patria riverente si gettò a baciarne 
le sacre zolle. Imitiamo anche noi V esempio di Bruto e 
baciamo riverenti le sacre zolle di quella terra, in cui venne 
deposta la salma benedetta del Conte Francesco di Manzano. 



DI UN NOSTRO POETA 

GIGLIO PADOVAN 



CONFERENZA 

letta nella Sala della '^Società di Minerva^ la nera del 
13 di Maggio 1896. 



Qui, nella sala della nostra vecchia Minerva, i busti di quei 
grandi, che diedero onore ali* Italia, lustro alle lettere, vedono 
passarsi dinanzi la trafila degli avvenimenti — or mesti, ora 
lieti — del movimento intellettuale triestino. Se potessero 
parlare, se potessero sorridere, e piangere e rimpiangere come 
noi, rianderebberO; con compiacenza, alla dolce, seppur tal- 
volta dolorosa, storia del passato; e, dopo aver enumerati 
gli onori resi all' altare dell' antica Dea, constaterebbero, con 
tristezza, le lacune che si vengono, di mano in mano, manife- 
stando nelle file dei suoi sacerdoti. 

Voi rimanete, o busti venerati, muti testimoni delle nostre 
vicende; ma le nostre schiere si assottigliano; le nostre figure 
più care, più geniali, dileguano. E come ha carattere di me- 
stizia una mensa, in cui alcuni posti furono lasciati vuoti dai 
nostri diletti, scomparsi, cosi alla Minerva alcune dipartite 
lasciano in noi un senso di commozione profonda. Qui una 
figurina di professore, un arcade simpatico, un retore onesto, 
sopravissuto air arcadia e alla retorica. Là una rigida e ferrea 
tempra di patriotta, tutto d* un pezzo, come un doge della 
Veneta Repubblica. Più in là ancora, una testa da medaglia 



407 

antica, una barba grigia, quasi da asceta, uno sguardo mite, 
un sorriso buono ed arguto, una fronte calva, entro la quale 
maturavansi pensieri ed osservazioni, e, frutto di queste, sor- 
geva un rigoglio di quadretti dai vivaci colori, una fioritura 
di versi, freschi^ zampillanti come un'acqua di fonte. 

* 
* * 

Molto prima di conoscerlo di persona, avevo conosciuto 
Polifemo Acca nelle sue spiritosissime rime in vernacolo veneto, 
pubblicate nel 1875; e fino da ragazzo me le imparavo a 
memoria. Per via, nei caffè, riconoscevo alcuni degli originali 
da lui ritratti con tanta singolare verità. Ogni volta che in- 
contravo al caffè Tomaso una certa coppia, non potevo far 
a meno di pensare alla gioconda poesia: Angelica e Medoro^ e 
rimuginavo mentalmente quei versi : 

In mezo a un gran consegio 
De mutrie e ciaciaroni sfogonai, 
Che parla in diese per capirse megio, 
Vestia de zalo vedarè una vecia, 
Con vose gnaga da sbusar la recia, 
Un par de ocieti grisi e petolai. 
Un muso tato grespe e calamai, 
E cussi garba, in tanta so malora, 
Che ' / pessecan la spuarave fora. 

Prima di Polifemo Acca, non avevo letto alcun poeta 
vernacolo, e di letteratura dialettale non conoscevo che le 
commedie del Goldoni. E, cosi, di prima impressione, quan- 
tunque il poeta dicesse che "un poco de vernacolo istrian in 
brazzo dela nena Tà impara» le sue rimt mi sembravano ve- 
neziane più che venezianeggianti. Ma senza disgraziate velleità 
letterarie e senza fisime dialettologliche, la mia ammirazione per 
quelle festevoli ed incisive poesie andava crescendo sempre di 
più, e, sopratutto, mi colpiva la loro magistrale evidenza e P ori- 
ginalità maravigliosa di alcune immagini, cosi felici, così comiche, 
cosi trovate^ da far dischiudere le labbra al più schietto sorriso. 



408 

Lo stesso poeta, forse, non si era mai chiesto perchè la 
sua Musa ridente ed il suo spirito d' osservazione acutissimo 
r avessero tratto a poetare in dialetto ; forse, mosso soltanto da 
un sentimento di eccessiva modestia, seguiva semplicemente, 
come accenna egli medesimo nella sua brevissima prefazione, 
il precetto d' Orazio: 

Voi che scrivete versi, abbiate cura 
Di far subbietto al valor vostro eguale. 

Forse, senza aver letto ancora il Belli, che appena più 
tardi fìi fatto generalmente conoscere fuori di Boma dai suoi 
illustratori, e avendo già letto il Porta, il Nalin, lo Zorutti, 
non imitando il primo e prediligendo la maniera degli altri 
due, gli parve che, a dare espressione all'umorismo e alla 
satira — non . amaro quello, non questa rovente — meglio 
si adattasse la snella forma vernacola. 

Nella letteratura italiana — fu osservato — l'umorismo 
scarseggia di fronte alle letterature delle altre nazioni. Ciò 
proviene, a mio avviso, non dall'indole del popolo italiano, 
ma più che altro dalle forme esteriori della nostra lingua. La 
lingua italiana, incisiva, informata al classicismo di un Guic- 
ciardini e à\ un Davanzati^ mai poteva piegarsi all' umorismo, 
dappoiché questo, come ossei-va il Nencioni, richiede le forme 
incerte e fluttuanti; non la linea, ma la sfumatura. Da ciò si 
spiega V inevitabilità del neologismo in tutti gli umoristi italiani. 
Da Merlin Cocajo, uno dei più antichi, ch'ebbe bisogno di creare 
una lingua nuova : la macaronica, per dar forma alle sue con- 
cezioni, fino ai più moderni, dal Goldoni al Porta, da Gioachino 
Belli a Carlo Dossi, a Giovanni Faldella, a Yorik, a GModi. 

Nei vari dialetti d' Italia, Vittorio Imbriani, che fu, senza 
dubbio, umorista profondo, intravvedeva come lo stile del 
nostro popolo, più schietto, più pronto, più spontaneo, meglio 
che la lingua si prestasse alla possibilità di esprimere i sen- 
timenti dell'anima umana. U dialetto riesce a dire molte cose 



409 

che la lingua male sopporta. Il nostro Polifemo, dunque, scrisse 
i primi suoi versi in vernacolo, senza troppe preoccupazioni 
glottologiche, prima ancora che gli studi sulla ladinità del 
nostro dialetto venissero alla luce, prima che l'Ascoli ed il 
Cavalli se ne occupassero con quella competenza che fa di 
loro due insigni dialettologi. 

Della vecchia parlata ladina di Trieste non si hanno che 
scarsi documenti poetici. Fino a pochi anni fa, non si conosceva 
che il sonetto d' autore anonimo, scritto nel 1796 nelP antico 
dialetto triestino-fiiulano, per la consacrazione di un vescovo e 
firmato semplicemente Un ver Triestin. Poi, nuova luce su 
questi studi recarono le reliquie ladine scoperte da Attilio 
Hortis nelle carte triestine posteriori al 1650, le quali, come 
accenna il Cavalli, che le diede alla luce, stabiUscono T anello 
di continuità dialettale fra il 1650 e il secolo scorso. E tra 
queste carte evvi un poemetto satirica inedito, che, secondo il 
Kandler, sarebbe del 1619, secondo T Hortis non posteriore al 
1709. E fu tale parlata firiulana che il Mainati, nei suoi 
Dialoghi, raccolse quando stava per ispegnersi. Nel 1828 viveva 
ancora in due o tre famiglie soltanto, come provano le reliquie 
che il Cavalli pazientemente raccolse dalla bocca di alcuni 
vecchi triestini. Poi, tale dialetto andò spegnendosi, sopraffatto 
dalla corrente veneziana, resistendo peraltro, parzialmente, in 
certe frasi, in certi modi di dire, in certe forme grammaticali, 
come il ti son, che avremmo torto di disprezzare perchè è 
soltanto una variante dell'antico ladino tu sons^ forme che 
sono sopravissute tuttora. 

Ma dal 1830 al 1870, a Trieste si verseggiava soltanto 
in dialetto veneziano od istriano. Negli ultimi giorni di car- 
novale scoppiettava, nei caffè e per le vie, la gaia facezia di 
Arlecchino ; i madrigaletti amorosi si rifacevano secondo il 
figurino del molle LambeHi, e gli epigrammi e le piccole 
satire civili e politiche in versi, si scrivevano sui muri, alla 
macchia, o si buttavano giù, rapidamente, a matita, sul marmo 
dei tavolini del Tommaso^ là dove un fanciullo prodigio — Lo- 
renzo Qatteri — tentava i primi maravigliosi suoi schizzi. Si 
mettevano in burletta le mode, si celebravano in versi le pas- 
seggiate triestine, le strade, il Boschetto ; e le canzoncine del 



410 

popolo fioreggiavano giocondamente per V aria, come uno stormo 
di passeri in amore: 

La mia marna me ga dito 
Che la rosa xe un bel fior, 
E la tengo riservata 
Cofne pegno del amor. 

Giovanni Tagliapietra, fra una cantica dantesca e V altra, 
fra un poemetto a Giuseppe Tartini ed una terza rima su 
Dante Alighieri al Monisiero di Fonte Avellana^ scherzava, si 
sbizzarriva con la Musa vernacola, sussurrando agli amici scul- 
torei sonetti in vernacolo istriano. 

Giglio Padovan, verseggiando in dialetto, un po' per 
naturale indole sua, un po', forse, per l'esempio del Tagliapietra, 
col quale aveva stretto emicizia, nei primi suoi versi non si 
cura di separare i sonetti veneziani da quelli istriani e questi 
dai triestini ; ma, più tardi, accortosi che anche il moderno 
vernacolo di Trieste ha un carattere proprio, una fìsonomia 
spiccata, che lo distingue dalla parlata veneziana ed istriana, 
esamina, studia, confronta, consulta vocabolari e interroga 
triestini e istriani sulla purezza dell' uno o dell' altro vocabolo^ 
e riempie di annotazioni e di appunti il suo taccuino, e, frat- 
tanto, ascolta, osserva e nota, e, frate che laora in eiio^ prepara 
nuovi ritratti, che arricchiranno poi di stupendi modelli di 
arguzia la sua artistica galleria. 

Limatore instancabile, suda per ripulire, rifare, cancellare, 
riscrivere, tanto che la sua seconda pubblicazione di versi giunge 
a dieci anni di distanza dalla prima, ma questa volta con le poesie 
distintamente suddivise in due gnippi: le poesie in dialetto 
istriano e quelle nel vernacolo triestino parlato dalla borghesia. 

I poeti dialettali italiani si potrebbero dividere in cinque 
categorie principali: i poeti bucolici^ che ora vanno scompa- 
rendo, e dì cui si hanno esempi, sopratutto, nel siciliano Meli, 
e, in parte, nel friulano Zorutti; i poeti erotici, come il Col- 
loredo, il Lamberti, il Pagello, il Mazzola e tanti altri del 
gruppo veneziano; i poeti patriottici , come il Buratti, il Dal- 
l' Ongaro, il Brofferio, il Belli, il Porta ; i poeti popolari^ che 



411 

talvolta, come i due tiltimi nominati, sono in pari tempo pa- 
triottici, e che prendono a prestito il linguaggio del popolo, 
e ne riferiscono dialoghi e soliloqui, in tutta la loro, spesso 
pittoresca, rudezza. Infine, i poeti riirattisti^ che scrìvono con 
istile proprio e con immagini proprie e che del dialetto si 
valgono per esprimere le proprie impressioni, per dipingere o 
schizzare le figurine più caratteristiche che incontrano nel 
proprio cammino. In quest'ultimo gruppo, con lo Zorutti e 
col Nalin, in buona compagnia, dunque, sarebbe da collocarsi 
il nostro Polifemo Acca, il cui epigramma, causticamente bi- 
richino, morde come la pecora non come il cane, proprio come 
il Bocaccio insegnava. Tutti, o quasi tutti i suoi ritratti sono 
colti dal vero. Egli, delicatamente, non ne palesava mai gli 
originali, ma per lo più questi si riconoscevano subito. Tanto 
il colorito era vivo, che la figura pareva uscir fuori dalla 
cornice, parlante. Tutti i vari ridicoli sociali, colti a volo, 
tutte le più gustose macchiette comiche della vita cotidiana 
sono oggetto d'inspirazione alla sua freschissima vena. Ma il 
suo spirito acuto si solleva anche a più alti soggetti, e sempre 
si dispcsa, per lui, alla festevolezza della poesia vernacola, 
la densità e la profondità del pensiero. 1^' efficacia del suo 
linguaggio non deriva, come nel Pascarella, nello Zanazzo, nel 
Martelletti ed in qualche altro seguace del Belli e del Fucini, 
dalla rudezza d* una frase o d' un* immagine tolta dalla bocca 
del popolo, ma sono bensì le immagini sue, le sue figure poe- 
tiche a far scaturire dai suoi versi la comicità e V umorismo, e ci 
fanno ridere, non perchè siano esattamente riprodotte, ma perchè 
il poeta le ha trovate lui, con tanta genialità, con tanto buon 
gusto, che, nel ripeterle, voi vi chiedete, sorridendo : • dove dia- 
mine è andato a pescarla?,, Sfogliate i suoi volumi e vedrete. 
Se Polifemo Acca parla d'un zerbinotto^ vi dirà che 

El va a farghe de ocieto a quela e questa 
Più in g ringoia d'un can restio de festa. 

Vi parla d' una vecchia dall' eleganza posticcia e . . . ipo- 
tetica, e vi dirà che 

La par saltada fora dal casson 
Dei strafanizzi della Previdenza 



412 
e che 



,.,Da un vedo schenal de pano zalo 
La ve fa saltar fora un veladon. 



Vi dipinge l' oracolo universale vìvente ? Ed eccone schiz- 
zato il profilo in due tratti: 

Co Vindize el ghe imponi al firmamento 
E co un' ociada el ve seqi^estra el mar. 

Vuol dare un'immagine del parlatore stentato? e vi 
dirà che 

,,,,El xe un pozzo de eloquenza, ma 
Ghe voi un' ora a tirar m ' l stagnaeo. 

Più sottile del Guadagnoli, più profondo del Pusinat^, 
avendo dell'uno e dell* altro la facezia onesta e garbata, Poli- 
femo Acca scherza e punzecchia senza ferire. Satirizza gar- 
batamente ; ha anche, talvolta, qualche lampo d' amarezza, ma 
è di breve durata e non gli permette mai nessun atteggiamento 
e nessuna frase che, neanche da lontano, possano parere cinismo. 
E sferzante soltanto coi birboni e coi Girella politici, e dopo 
aver raccolto in un sonetto tutte le voci straniere con cui sì 
tenta infestare il nostro vernacolo, conclude che 

La petecchiante, slapara parola, 
Se smorza in boca al zivico faloto : 
Col jegher e ' l patòc no se fa scola f 

Dotato di soda cultura, la sua erudizione, talvolta, tra- 
bocca. E Aristofane e Platone ed Eraclito e Alcide e Icaro 
e Fetonte e Tito e Saverio e Trajano fanno capolino più 
volte nei suoi sonetti. Ma nelle sue satire, leggiadrament-e 
bonarie, come coglie giusto il poeta la fisonomia delle persone, 
delle cose, delle istituzioni! Che cosa volete di più grazioso 
di questa geremiade d'un capo-uffizio? 



413 

Mi, pover omo, vegno la matina 

Squasi dirla cola marenda in gola, 

A distrigarne più d'una dozina 

De carte che me speta stila tola, 

Ma se damo Sempronio o Caio o Tizio, 

Sia maledeto quel che xe in ufizio! 

E perfino sul proprio nome di battesimo, egli ricamava 
la celia frizzante: 

Giglio ! mo che bel nome ! 

per concludere: 

So che no son el fiùr de Sanf Antonio 
Che spandi per la casa odor de bon. 
Ma un'erba spina che ve sponzi el naso, 

* 

* * 

L' acutezza dello spirito d' osservazione, del resto, il nostro 
Giglio Padovan l'aveva fino da ragazzo. Nato a Trieste, da 
genitori parentini, il giorno 27 di agosto del 1836, il piccolo 
Giglio fu veramente un precoce, senza avere dei precoci ne 
le goffe e antipatiche pretensioni, né le adulazioni dannose. 
Contrariamente alla maggior parte degli uomini illustri, fu 
uno scolaro diligente, e a dodici anni scribacchiava dei versi 
per gli amici di casa, per gli zii, e, chi sa? fors' anco per 
qualche cuginetta. Quando era studente all' Accademia di com- 
mercio, scrisse una poesia satirica contro il direttore di quel- 
r Istituto, l'ottimo Giuseppe de Lugnani, poeta, matematico, 
civico bibliotecario e censore teatrale, schizzandone, con felice 
vena comica, il profilo. La satira, naturalmente, fece il giro 
della scuola, e dalla scuola si propagò anche nei caffè e nei 
circoli, provocando dappertutto le più allegre risate. H Lugnani 
stesso ne ricevette un esemplare, si riconobbe, ed il suo volto 
severo fu veduto spianarsi ad uno schietto sorriso. 

Il rigido censore teatrale, che mutava i nomi dei perso- 
naggi nelle commedie, quando questi coincidevano con nomi 
di regnanti, a tempo perduto era anche uomo di spirito. 



414 

Più tardi, apprendista in una importante casa di com- 
mercio, il Padovan si faceva amare e stimare per la sua in- 
telligenza e per il suo spirito. 

H suo principale, che gli voleva bene sinceramente, lo 
invitò un giorno a pranzo in casa sua. Il futuro poeta, alle 
frutta, non seppe frenare il suo slancio, e, alzato il bicchiere, 
recitò questi versi in onore al suo Anfitrione: 

Se a celebrar timi vanii 
Volgessi le parole, 
Diria talun eli io studiomi 
Dar mwva luce al sole. 
Perciò miglior consiglio 
Seguo per ir armi a riva. 
Al nappo dò di piglio 
E grido: Evviva! Evviva! 

Chiamato poi, col fratello maggiore Domenico, a conti- 
nuare r industria patema del conciapelli, allora floridissima a 
Trieste, ebbe specialmente l'incarico della sorveglianza degli 
operai nello stabilimento. E fino da allora^ il suo ingegno 
vivace, mal tenuto in freno dalle occupazioni materiali della 
fabbrica, si sbizzarriva in questi versi, coi quali il Padovan 
dipingeva sé stesso: 

Coro a veder se in fahrica i laora^ 
E no ste creder che no fazza gnenie: 
Fumo, spassizOj vado drento e fora^ 
Mastego versi, fazzo el pisoloto, 
E me muo vinti volte de capoto. 

Infatti, fra le originalità del poeta, si notava questa : che 
ad ogni porta della fabbrica di via delle Sette Fontane, egli 
teneva appesi alquanti cappotti, e se ne toglieva di dosso uno 
per infilarne un altro, e magari due, e talvolta il più lungo 
era di sotto, e il più corto quello che aveva infilato per ultimo. 

Ed era nella fabbrica stessa che egli trovava tempo, fra 
un' ordinazione e V altra, di leggere e imparare a memoria i. 



415 

Canti della Divina Commedia; di studiare i suoi poeti prediletti: 
Monti, Foscolo, Leopardi, Manzoni, e di apprezzare la classica 
purezza italiana di prosatori come il Davanzati e il Colletta. 
Alla sera^ soleva recarsi in quelV affumicato ridotto degli 
sfaccendati, come allora lo si chiamava, alternando questo no- 
mignolo con quello di fabbrica privilegiata di Podestà triestini, 
che traeva il suo nome da quello del primo suo proprietario, 
Tommaso Marcato. Quel vecchio cenacolo di consiglieri e di 
letterati, di scienziati e di artisti, T antico convegno di Fran- 
cesco Dair Ongare, di Besenghi degli Ughi, del Gazzoletti, del 
Madonizza, dell' Orlandini, del Fanti, del Valussi e di tanti 
altri ingegni chiarissimi, che cooperarono al movimento intel- 
lettuale della nostra città, nel 1870, spoglio oramai in gran 
parte del suo carattere poetico, presentava, e per servizio, e 
per clientela e per vicinato, e per F andirivieni di venditori 
girovaghi, un largo campo di reclami e di recriminazioni^ che, 
oggi, un bisbetico qualunque, certo, stempererebbe in una 
dilavata epistola ad un giornale cittadino, che, probabilmente? 
se la pubblicasse tal quale, al domani sarebbe obbligato ad 
accogliere, a sensi del famoso paragrafo 19, una feroce retti- 
fica del conduttore del caffè, un' altra del proprietario dello 
stabile, una terza dei tavoleggianti, una quarta, fors'anco, di 
taluno dei frequentatori. Ma Polifemo Acca, da queir ambiente 
trasse inspirazione ad un delizioso, argutissimo poemetto, che 
è forse la migliore delle manifestazioni giocose della sua Musa. 
Il poemetto: Mararegie e delizie de un caffb. si restringeva, in 
origine, alla prima parte. Si dipingevano soltanto il caffè e 
gli accessori di questo, relativi al locale e al servizio ; non, 
peraltro, le figurine che ne costituivano la clientela. Il Padovan 
cantava : 

Le rogarne che hoge tutto '/ zorno 
Col so bel Moka brustola nel forno, 
Che a riporta el brereto e la medagia 
Tra i caf> iV Alessandria de la pagia. 



e più innanzi ; 



Sorbe H ni de anguria e de baciro 
Con un gusto de sai e de butiro, 
Certi pastroci che a veder ghe s'ceto 
Ghe voi la furberia de Biasoleto. 



416 

Letti i versi al fratello, questi ne rimase ammirato, e 
consigliò il poeta a compiere la rassegna, aggiungendovi una 
galleria delle persone che solevano frequentare quel caffè. Ed 
ecco, da 11 a poco, venirne fiiori, in versi pittorescamente ef- 
ficaci, una sfilata di graziose figurine, dipinte al vivo : avvocati, 
professori, farmacisti, medici, poeti, artisti lirici, scultori, pittori, 
pretesi mecenati e critici sedicenti, tutta una lanterna magica 
divertente e gustosa, nella quale il poeta, sempre ridendo, 
bolla le marionete vestie da sencUori e i nobili che marciano 
altezzosi, con la prosopopea del saUinbanco e i 

Montanari calai dale so grote 
Cola hisaca e cole scarpe rote, 
Che 5' à cava la fame a nostre spese 
E adesso parla mal de sto paese. 

E in mezzo a questa miscela multiforme e bizzarra, Y au- 
tore pone sé stesso fra quei che fila, parla poco mai^ cedendo 
% 80 diritti ai papagai. 

Infatti, parlava poco, in conversazione, il nostro Polifemo 
Acca, il quale, anche nello pseudonimo aveva voluto, spirito- 
samente, satirizzare sé stesso, accoppiando il nome di im 
gigante a quello di un nano. Parlava poco, e ascoltava vo- 
lentieri, e, ascoltando, notava. Nella sua modestia, non espri- 
meva il proprio parere se non era interrogato. Chiestone, non 
trinciava giudizi pretensiosi a destra ed a manca, non montava 
in cattedra, mai. Era parco nella lode e non facile. Ma se 
riuscivate ad ottenere da lui un giudizio favorevole, potevate 
esser certi che le sue parole erano sincere. Quando non ap- 
provava, crollava il capO; dicendo : " Sbaglierò, ma non mi 
piace, non mi pare. ^ Allorché si trovava, da solo, in disac- 
cordo con la maggioranza, se ne doleva in cuor suo, ma non 
per questo modificava il suo parere. Era franco, sincero, indi- 
pendente. Seguiva appuntino il precetto di Paolo Mantegazza : 
" Parla pochissimo di te, poco degli altri, molto delle cose. „ 
Invano nella sua vita placida, queta, regolata e modesta, senza 
emozioni violente, un biografo indiscreto cercherebbe V avven- 
turoso, il romanzesco, il piccante. Se un po' di senape fa 



417 

cosparsa nei sonetti eh' egli leggeva sotto voce agli amici, ciò 
valeva per lui quale un mero esercizio letterario. Voleva mo- 
strare che anche in quel genere si può scrivere letterariamente 
e senza grande fatica. Ma, in fondo, benché per la forma e per 
r arguzia quei versi fossero dei piccoli capilavori, egli non ci 
dava grande importanza. Una volta, in un periodico letterario di 
Milano^ comparve un articolo nel quale, con assai poca esattezza 
ed opportunità, lo si paragonava al Baffo. U Padovan se ne cor- 
ruccio e si lagnò con gli amici di essere stato cosi male compreso. 

Fra le occupazioni della fabbrica e gli studi e la poesia, 
trascorreva la giornata. Il caffè, coi fidi amici, o V Antro o i 
Circoli letterari, o, più raramente, il teatro alla sera. In musica 
era antiwagneriano, al punto da esclamare in chiusa d' un so- 
netto: Me inchino al genio Frometèo del sono! 

Del teatro drammatico era appassionatissimo. Odiava gli 
attori che non sa|)evano la parte, tanto che ad un capocomico 
che aveva fatto annunziare nel cartellone due rammentatori, 
consigliava sapidamente: Tolèghene uno solo e che 7 sia muto. 

Un giorno gli domandai perchè lo si vedesse cosi di raro 
al teatro. "Son diventa tropo dificile, — mi rispose — se la 
comedia no me va, me indormenzo, e cussi fazzo più bona 
figura a dormir a casa mia.„ 

Era goldoniano convinto. Amava il bello nel semplice^ 
nello schietto. Odiava le nebulose astruserie del settentrione. 
Ammirava le grandi linee della tragedia classica. Di Gustavo 
Modena, al quale aveva dedicato un sonetto vernacolo, dalla 
forma quasi aulica, conservava un cumulo di ricordi. Lo aveva 
ammirato con entusiasmo ed ora ne rammentava perfettamente 
tutte le sfumature : i gesti, gli atteggiamenti^ le inflessioni di 
voce. E li rievocava con diletto, questi ricordi, dimenticandosi, 
forse in questa sola circostanza^ che equivalevano per lui ad 
un attestato di nascita. Aveva, si, questa fortunata ed in- 
vidiabile debolezza. Gli pareva che gli anni non passassero 
mai, né per lui, né per gli altri; ciò, forse, perchè era tanto 
avventurato da non sentirne il peso. Una volta, infatti, pochi 
mesi sono, parlando di un tale, eh' era stato suo condiscepolo, 
ebbe a dire: *E un bravo giovane. „ E parlava di una per- 
sona di oltre sessant' anni ! 



418 

Aveva la passione deUe escursioni, delle lunghe passeg- 
giate nei dintorni. Era un camminatore oltremodo resistente, 
instancabile. Camminava sette ore consecutive senza alcuna 
fatica, e quando aveva fissato un programma, coi suoi com- 
pagni, non c'era caso che vi rinunciasse: non valevano scuse 
di mancanza di tempo, d' opportunità, di stanchezza. Si era 
stabilito prima di andare a vedere una grotta, di salire un 
promontorio^ di visitare un certo punto di vista? Bisognava 
compiere l'itinerario fissato, a qualunque costo. Quantunque 
in tutta la raccolta dei suoi versi non ci sia che un lieve ac- 
cenno alla sua qualità di paesaggista, nel sonetto: Apollo in 
campagna^ pure, in realtà, egli era un paesaggista convinto. 
Ed era vero poeta anche neir ammirare i tramonti e il sorgere 
deir aurora e trovava accenti entusiastici per un chiarore lu- 
narC; come per un ridente panorama campestre in un aprico 
giorno d' autunno. È strano ! Egli, che in città, nella vita co- 
mune d' ogni giorno, era, come si dipinge nel suo spiritosis- 
simo auto-ritratto: 

Quel giazzà, che va sempre in soratuto, 
Che schiva i giri d* aria e ga paura 
Che una mosca lo spenza in sepoltura 

nelle escursioni era di un^ intrepidezza sorprendente, che, tal- 
volta, confinava addirittura con la temerità. Un suo com- 
pagno di gite racconta che pochi mesi prima di cadere am- 
malato, volle a tutti i costi, non badando alle dissuasioni degli 
amici, attraversare a piedi un tunnel lunghissimo. 

E come non solca menar vanto di cosa alcuna, ne dei 
suoi versi, né del suo buon gusto, né della sua erudizione 
letteraria, ne della sua conoscenza di idiomi stranieri, cosi 
nemmeno vantavasi delle proprie attitudini all' alpinismo: una 
qualità che soltanto gli amici conoscevano in lui. Cosi, poco 
parlava anche dei suoi viaggi. E ne faceva uno, ogni anno, 
al principio dell'estate, talvolta anche lungo ed importante, 
in Ispagna, in Olanda, a Londra, in Isvizzera. Un giorno, un 
comune amico, ben noto ai soci della nostra Minerva, lo incontra 
per via con una piccola sacca da viaggio in mano. 



419 

Ritenne facesse qualche giterella nel vicino Friuli. 

— Dove andè de bel? A Gradisca? gli domanda. 

E Polifemo Acca, calmo, sorridente, con la sua solita 
tranquillità: 

— No. Vado un pochetin in Grecia. 

Carattere poco espansivo, era però di cuore sensibilissimo, 
e si impietosiva delle miserie altrui e aveva 1' animo aperto a 
sentimenti delicati e gentili. L' Istria ridente, ov' erano nati i 
suoi vecchi, la leggiadra Pirano, patria dell' amico suo Taglia- 
pietra, le cittadette amiche dell' Istria, che sembrano rispec- 
chiare un lembo del lagunare paesaggio, destavano in lui troppi 
ricordi, troppi rimpianti. Più volte, quando si trattò di fare 
qualche gita in un luogo dell'Istria, il Padovan rifiutava di 
prendervi parte. 

"In Istria, no — diceva con mestizia. — Ci ho troppe 
memorie.-. 

Arguto e festoso nei versi, aveva, talvolta, nel carattere, 
qualche cosa di meditabondo, di triste. Ed io non credo punto 
mancante di sincerità, ma ritengo anzi inspirato in un mo- 
mento di amaro sconforto, quel sonetto che termina: 

Sognar la gloria e sgongolir de fame 
Xe un gusto che lo lasso a chi lo voi. 
Torna più conio assai coìusar corame. 

Contemplatore filosofo delle turpitudini della vita, non 
voleva per altro vederle esaltate. Cosi,, non divideva le teorie 
di Alessandro Dumas sulla redenzione morale delle donne 
perdute. Anzi, le satirizzava con caustica mordacità: 

Dopo el sbrego mondial della Traviata 
E i ghiribizzi de madama Obrè, 
Benedisso e difendo a spada Irata 
Le putele cascae zo dal trepiè. 

Ammirava gli scienziati; ma della scienza di Ippocrate 
sembrava non avesse buona opinione, ed in alcuni versi 



420 

punzecchiava i medici con sottile ironia. Di uno, da lui battez- 
zato El medico a vapor, diceva che: 

Con tanta furia el svola ai su^ molai, 
Che morte^ straca, no ghe ariva al leto^ 
Che un' ora dopo che el li ya copai, 

* 

Quando conobbi Giglio Padovan di persona, fu.... nella 
sala della Minerva. Non ad una conferenza^ ma al Circolo filo- 
logico, che aveva la sua sede nella vecchia sala, in piazza 
della Borsa. Egli frequentava il corso di perfezionamento della 
lingua francese, desideroso, come sempre, di coltivarsi nella 
filologia straniera. Era cortese di modi, affabilissimo. Aveva 
un' aria di serenità, di dolcezza che lo rendevano simpatico. A 
primo aspetto non lo si sarebbe creduto dotato di tanto spirito. 
Ma in quel odo che par de mesa tinta — come scherzosamente 
cantò il più illustre dei suoi amici in un sonetto di risposta 
ad un ritratto schizzatogli dal Padovan — brillavano talvolta 
lampi di arguta genialità. E nel discorrere, benché non fosse 
loquace, trovava esservazioni incisive, motti e giudizi che col- 
pivano per la loro sagacia. Fu con me gentilissimo. Ma con la 
solita ingratitudine dei giovani, io lo ricambiai cosi male, da 
fargli leggere, poco dopo, alcune mie scelleraggini. E non vi 
paia, o cortesi uditori, presunzione soverchia la mia, se vi dirò 
che, ammiratore caldissimo del suo ingegno pronto, vivo, bril- 
lante, io ci tenevo al suo giudizio, al suo benevolo compati- 
mento, come un allievo degenere può tenerci al paterno rim- 
brotto del suo venerato maestro. 

Alcuni anni dopo, quell'intenso amore alle letterature 
straniere, del quale avevo scorto il germe, là, in quelle lezioni 
al Circolo filologico, si estrinsecò in manifestazioni serie e 
durature. Fin da giovane, egli aveva letto e studiato Longfellow 
nelle sue traduzioni della Divina Commedia. Più tardi studiò 
minuziosamente Guglielmo Shakespeare, tradusse parecchi brani 
del Machbetf del GUtdio Cesare, dell' OtdlOj e alla traduzione 
completa e fedele dell' Amleto attese con una pazienza da fiate 



421 

benedettino, voltandolo in italiano, frase per frase, parola per 
parola, facendo un lavorio diligentissimo di raffronti, pren- 
dendo sott' occhio tutte le traduzioni, italiane, francesi e te- 
desche, che erano state fatte, di quella sublime concezione 
shakesperian». E come aveva fatto coi versi dialettali, così, e 
più ancora, forse, faceva con le traduzioni^ un tormentoso la- 
voro di lima; ed empiva Io scartafaccio di varianti, e si cruc- 
ciava per un vocabolo, e correggeva e ripuliva, e rifaceva e 
correggeva ancora lavorando, di raschietto e appiccicando poi — 
quando le correzioni erano tante che il raschietto non bastava 
più — dei piccoli pezzetti o delle strisele di carta, nei quali il 
vocabolo nuovo teneva il posto di quello condannato all'indice. 
Curiosissimi a vedersi, quei suoi quaderni, ricopiati in iscrittura 
nitida e accurata, nei quali, talvolta, cinque o sei di quelle striscie 
di carta, diligentemente incollate V una sull' altra, mal nasconde^ 
vano, per la loro troppa evidente grossezza, la lunga serie di 
pentimenti^ attraverso alla quale era passata la mente del poeta, 
prima di trovare il vocabolo che fosse pienamente di suo gusto. 
Ed era questa etema incontentabilità di sé medesimo che 
costituiva il segreto della classica purezza di linee dei suoi 
componimenti. I suoi sonetti vernacoli, infatti, hanno tutti una 
inquadratura cosi perfetta, da costituire, ognuno per sé, una 
vera opera d' arte. Ed è questo amore alla lima che spiega 
anche come il Padovan, pervenuto alla maturità del suo in- 
gegno, fosse decisamente avverso ai brindisi, ai sonetti, a rime 
obbligate, alle odi per nozze, ai versi per album e per ven- 
tagli, a tutta, insomma, la chincaglieria letteraria dei salotti. 
Egli non andava mai a tirar la sua musa per le falde del ve- 
stito, ma aspettava eh' ella gli movesse incontro, sorridendogli 
con le sue gioconde inspirazioni. Infatti, benché venisse ripe- 
tutamente 'invitato a scrivere delle poesie per le canzonette 
triestine, non volle mai saperne. Considerava anche quelle come 
una cambiale a scadenza fissa, una imposizione edla quale mal 
si piegava la fiera indipendenza della sua Musa. 

Da alcuni anni, la sua cetra vernacola taceva. Si era dato, 
con grandissimo amore, alle traduzioni, alle quali ho accennato 



422 

e alla letteratura epigrafica. Scrisse un numero considerevole 
di epigrafi, taluna dalla forma veramente classica e scultoria, 
— ma, con la solita modestia, non volle pubblicarne che una 
piccola parte, un saggio — diceva — un tentativo. E le diede 
in luce nel 1893, in un curioso volumetto dal titolo Miscellanea, 
nel quale raccolse anche alcuni epigrammi (nel senso che i 
Greci davano a questo vocabolo), .alcuni fasti e qualche brano 
delle. traduzioni dello Shakespeare. — A proposito di questo 
libro, poche settimane prima che venisse alla luce, il Padovan 
mi scriveva: "E un pasticcio, le dico, un pasticcio. Il mio 
editore dice che una pubblicazione strana come la mia non 
r ha mai veduta. — E quello che intendo — continuava — 
purché non siano delle sciocchezze. „ 

Ma ì timori del poeta, anche questa volta, «rane ingiu- 
stificati. Non solo fra le epigrafi e le traduzioni, ma anche fra 
gli epigrammi ed i fasti ci sono pensieri bellissimi, improntati 
a vera filosofia. 

Bicordate V inscrizione per la tomba di un avaro ? E ar- 
gutissima: 

Questi nemmen atUlo stecchito frale 
Tre palmi di camicia un dì sofferse. 
Morte, più liberale, 
jy ampia terra il coverse. 

Le sue traduzioni dello Shakespeare furono lodate senza 
riserva anche da parecchi inglesi. E ciò è tanto più ammire- 
vole e curioso, inquantochè la sua conoscenza di quell'idioma 
era più teorica che pratica. Conosceva una grande quantità di 
vocaboli, ma non sapeva bene collegarli, e a parlare inglese con 
un figlio d'Albione si sarebbe trovato imbarazzato parecchio. 
Una volta ebbe a dire, celindo : ^Non ci mancherebbe altro che 
venisse qui dall' Inghilterra qualcuno che mi parlasse delle mie 
traduzioni. Io non saprei rispondergli nella sua lingua e farei 
una bella figura!,, 

Taluno lo consigliava di tradurre anche Swinbome. Ma 
U Padovan diceva: "No, lo Swinborne non lo sento; lo Shake- 
speare si.^ — Ed era risposta degna di un artista sincero. 



423 

Ai congiunti la cura di raccogliere, ora, gli scritti inediti 
del povero Giglio, afl&nchè essi adomino quella civica Biblio- 
teca, alla quale egli rivolse, anche negli ultimi anni, il pen- 
siero; ad essa destinando un prezioso legato. 

* 
* * 

Povero Giglio! 

Avviene talvolta di coloro^ i quali hanno fatto vibrare in 
noi schiettamente la corda del riso, che noi non possiamo abi- 
tuarci a scompagnare la loro figura dall' immagine dell' allegrezza, 
dall'immagine della vita. Eppure, le tragiche linee della morte 
vengono a scomporre anche le loro care sembianze. Un giorno 
divien muta la cetra che vibrava in note gioconde. Nel pro- 
nunciare o nel leggere il nome di Giglio Padovan, un sorriso 
ci correva alla labbra, pensando alle sue briose poesie. E un 
giorno, leggemmo ancora il suo nome, ma era inquadrato in 
nero. Il nome del poeta giocoso ci fece piangere, questa volta. 
Era il primo dell' anno. Le cento e cento convenzioni della 
vita ci avevano già salutato per via, con auguri stereotipati, 
con frasi d' affetto bugiarde ; ma noi, là, nel sacro recinto di 
Sant'Anna, ci scoprivamo il capo in segno di riverenza sin- 
cera. E il nostro saluto era V estremo e il nostro augurio era 
augurio di pace. L' anno nascente, al di fuori, neir aperta 
campagna, era allietato dal sorriso del sole; ma in noi incom- 
beva un' infinita tristezza. E la tristezza oggi ancora ci assale, 
volgendo a lui il pensiero, a lai; che innalzò il vernacolo nostro 
ad onor di poesia, che intessè di nuovi fiori la ghirlanda poetica 
d' Italia. Stacchiamone uno, per deporlo sul caro e venerato 
suo avello! 

Trieste; febbraio 1896. 

Giallo Piazza 



^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ 



BIBLIOGRAFIA 



Kopp Kakl àlois — Pietro Paolo Vergerlo^ der erste hiunam- 
stische PoecUigoge — Luzem, Gebrùder Ràber & C.ie, 1893. 

Iachino Giovanni — Del pedagogista Pitr Paolo Vergerlo — 
Articolo di 23 carte nella "Rassegna Nazionale „ A. X\^, 
16 luglio 1894. 

Kbampb Wilhelm — Die Italienischen Huinanisten u. ihre Jf7rfc- 
samkeit far die Wiederbelebung gymnastischer Paedagogik — 
Il V capitolo del libro porta il titolo : ** Petras Paulus Vergerios 
der aeltere u. sein Fiirstenspiegel „. — Breslau, Wilh. Gotti 
Kom, 1895. • 

Queste tre memorie, come dice il loro titolo, si limitano a 
parlare dell'attività nel campo pedagogico di Pier Paolo Vergerlo 
seniore, prendendo in esame il suo lavoro ^ Pehi Pauli Vergerìi 
Justinopolitani ad Ubertinom Carrariensem de ingenuis moribas ac 
liberalibus studiis libellus^. 

Kopp, dopo un breve cenno biografico, nel quale ci dice che 
il nostro umanista fu cancelliere de^ Carraresi, segretario di Inno- 
cenzo III, oratore ne' concistori, scrutatore nel concilio di Gostanxai 
consigliere del cardinale Zabarella e poi deir imperatore Sigismondo, 
e inoltre professore a Firenze, a Bologna, a Padova, a Roma, parla 
diffusamente dell'importanza di Vergerlo come pedagogo, il quale 
non può dirsi umanista nel significato puro della parola, essendo 
egli più politico che letterato, più filosofo che artista, sebbene nello 
sviluppo delle sue idee ci metta gran cura nella forma e dimostri 
amore alParte. La materia non è svolta sistematicamente ne tatto 
il tema è trattato in modo esauriente ; troviamo però le massime 



42& 

fondamentali, dettate dalla ragione, dair esperienza e dalla storia, 
secondo le quali il pedagogista razionale deve procedere neir edu- 
cozione dell'anima e del corpo. 

lachino, nel sao stadio, ci espone dapprima il pensiero mo- 
rale di Vergerio studiato nelle sue lettere, il quale si riassume che 
il fine ultimo, cui deve mirare l'uomo nell'acquisto della virtù e 
del sapere, non è mondano ma soprannaturale. 

L' uomo deve arricchire la sua mente di utili e numerose cogni- 
zioni; come destinato alla vita pratica, deve adornarsi di virtù, 
in ogni caso seguire i dettami della ragione, armonizzare in sé stesso 
pensiero, dottrina, opera, costumi, e volgere tutto all'unico scopo 
di conseguire la somma verità e bontà, che è Dio. 

Ci dà quindi il contenuto del libro di Vergerio, che egli com- 
pendia nelle sue tre parti : la prima, puramente pedagogica, che 
insegna il modo di conoscere le diverse indoli degli uomini per 
sapervi poi adattare V insegnamento ; la seconda didattica che tratta 
delle diverse discipline nelle quali un giovane deve essere istruito ; 
la terza parla dell' educazione fisica. 

Krampe, dopo avervi dato per sommi capi il contenuto, si 
trattiene sugli ultimi capitoli del lavoro del Vergerio, ne' quali è 
svolto il pensiero sull'educazione fisica. Vergerio, egli dice, propu- 
gnava la ginnastica bellica e non la atletica o istrionica; voleva 
come Platone, l'educazione fisica ad valetudinem conservandam, ad 
bella gerenda. La ginnastica deve dunque sviluppare tutte le forze 
corporali, apprenderne V uso • più acconcio e infondere vigoria di 
carattere, procedere con bene intesa armonia allo sviluppo delle 
facoltà fisiche, intellettuali e morali della gioventù. Mens sana in 
corporc sano — conchiude il Krampe, il motto delP odierna gin- 
nastica è anche l' idea fondamentale che informa il libro del Vergerio. 

Tutte tre queste memorie fanno fede della chiara intelligenza 
che gli autori hanno in generale di quel primo periodo delV uma- 
nismo, a cui il Vergerio appartiene, e della piena cognizione del 
nostro erudito Istriano, perchè è studiato da loro anche negli altri 
suoi molteplici scritti. 

A. Bramati 



426 

Capasbo Gaetano — Nuovi documenti vergeriani — Verona 1894 
*^ Archivio storico per Trieste, T Istria e il Trentino, voi. IV, 
fase. 3, pag. 207-221. 

Sono queste sette nuove lettere di Pier Paolo Vergerio ianiore, 
trovate dal Capasso nel Carteggio Famesiano dell' Archivio di Stato 
di Parma, le quali servono a meglio caratterizzare il ritratto mo- 
rale del vescovo giustioopolitano. Premette il Capasso a' sette docn- 
menti una breve ma ponderata illustrazione. 

Le prime sei lettere, nelle quali il Vergerio si mostra sotto 
la veste di polemista, si riferiscono alla lunga contesa sostenuta da 
lui con la Curia romana per sgravarsi dalla pensione di 50 ducati, 
imposti dal papa nel concistoro del 6 settembre 1536 — nel quale 
fu trasferito al vescovato di Capodistria — sulle sue rendite vescovili 
a favore di Antonio Elio ; donde ebbe origine la grande inimicizia 
tra i due conterranei. 

Il settimo documento è una denuncia del frate Bonaventura 
di Zara, guardiano del monastero di Sant'Anna in Capodistria, il 
quale in più occasioni si mostrò nemico del Vergerio. 

A. Bromati 

*** 

Pesante can. Giovanni — La liturgia slava con particolare ri- 
flesso all' Istria, studio — Parenzo, tip. di Gaetano Coana, 1893. 

Benussi dott. B. — La liturgia slava neW Istria — Parenzo, 
tip. di Gaetano Coana, 1893. 

Occioni-Bonapfons Giuseppe — La liturgia slava nell'Istria 
secondo recentissime publicazioni, nota. — "Atti del r. Istituto 
Veneto di scienze, lettere ed arti» tomo 52®, serie settima — 
tomo V, disp. 2.a, pag. 294-306. 

Galanti Arturo — La questione della liturgia slava nelV Istria 
— "Nuova Antologia» a. XXIX, fase. III, !• febbraio 1894, 
pag. 523*537. 

n risveglio dell^ idea nazionale slava nelP Istria portò anche 
nel campo religioso una grande agitazione, la quale aveva per iscopo 
finale non già di ristabilire un antico diritto e privilegio, mai esi- 
stito; ma puramente di fare de' nomi di Cirillo e Metodio una 
bandiera di propaganda panslavista. 



4à? 

A dimostrare la malafede de^ propugnatori de^ diritti storici 
della liturgia slava nell'Istria abbiamo i lavori del can. Pesante e 
del dott. Benussi, i quali si compiono e si confortano con mirabile 
accordo a vicenda per l'identità dell'argomento e l'affinità delle 
ricerche. Pesante, con uno studio coscienzioso ed erudito, espone il 
carattere giurìdico della questione, seguendo i dettami del diritto 
canonico, Benussi ne sviscera il lato storico, sostenendo le sue tesi 
con acutezza di argomentazione. 

Il can. Pesante, nella prima parte del suo lavoro, dimoHtra 
con buona logica e con documenti alla mano, che a san Metodio 
fu bensì affidato un proprio vescovato, una sede propria; ma giammai 
accordate prerogative d' un legato a latere per tutta la nazione slava. 

Nella seconda parte, trattando il soggetto della liturgia paleo- 
slavica; nega che l'Istria abbia mai appartenuto all'Illirio. Cita 
a proposito una decisione della Bota romana, la quale identifica 
r Illirio colla Dalmazia, e con quelle che chiama sue parti : Croazia, 
Bosnia e Slavonia. In quest'incontro fu incidentalmente ventilata 
la questione, se appartenesse anche l' Istria all' Illirio. 

Parlati nel suo 'lUyricum sacrum„ non si occupa dell'Istria e 
vi annovera la Dalmazia, la Croazia, la Bosnia, la Slavonia^ più la 
Bulgaria, l'Albania e la Servia. Ughelli, nella sua 'Italia sacra,, 
comprende pure le diocesi Istriane. 

Nella terza ed ultima parte del suo lavoro il can. Pesante 
prova per via di ragionamento e con buone scritture che i casi di 
glagolismo nella penisola Istriana si verificarono solamente nelle 
campagne, prodotti dalle forti immigrazioni di genti Slave avvenute 
ne' secoli XVI e XVII nell'Istria, la quale per gravi calamità era 
quasi spopolata. Fu dunque un ripiego dì necessità che doveva spa- 
rire, come di fatti cessò dopo il 1700 la liturgia glagolitica per 
1' opera concorde de' vescovi delle sei diocesi dell' Istria, intenti a 
ristabilire dovunque 1' unità liturgica ; e ciò a mente delle decisioni 
del Concilio di Trento e di quello di Aquileia, i quali raccomandavano 
loro d* introdurre sensim i libri liturgici latini, dove si fossero an- 
nidati gli Slavi. 

TI dott. Benussi, con dovizia di cognizioni storiche e coli' ap- 
poggio di documenti autentici, ci conduce attraverso i primi dieci 
secoli dopo Cristo senza rinvenir traccia di popolazioni slave nel- 
l'Istria, ad eccezione di quelle poche centinaia di coloni, reclutati 



428 

dal daca Giovanni nell'ultimo decennio del secolo Vili. Ne' secoli 
XI e XII calarono bensì delle famiglie slovene nella penisola; ma 
essendo questi Slavi subordinati all' arcidiocesi di Salisburgo, o a 
quella di Aquileia, non potevano servirsi di altra liturgia se non 
della latina. Soltanto ne' secoli XV, XVI e XVII fa introdotta la 
liturgia glagolitica in seguito alla colonizzazione slava, favorita in 
questo tempo dalla veneta Republica affine di ripopolare le terre 
incolte e deserte per le molte calamità piombate sull'Istria. La dif- 
fusione del glagolismo nelle campagne istriane è da ascrìvere, 
secondo il dott. Benussi, all' ignoranza di preti slavi, i quali non 
sapevano leggere che nel proprio messale, alla propaganda de' Ter- 
zian di s. Francesco stabilitisi neir Istria, a* partigiani della riforma 
luterana, che trovavano opportuno di fomentare il sentimento di na- 
zionalità ; air invenzione della stampa, con la quale si poterono diffon- 
dere breviari e messali glagolitici ; e finalmente alle parziali concessioni 
e alla tacit-a rassegnazione de' pontefici per evitare mali maggiori. 
Che dell' antica liturgia glagolitica quasi neanche traccia fosse 
rìmasta nei secoli XVIII e XIX si rileva dai rapporti de' vescovi 
Legat e Peteani all' arcivescovo di Gorizia, scritti nel 1856. 

Ne' due ultimi paragrafi Benussi ci apprende come avvenne 
un risveglio di glagolismo dopo il 1848 per l' opera faziosa di preti 
stranieri e fanatici. 

I due scrittori Benussi e Pesante, senza sapere l'uno del- 
l' altro, con un serrato ragionamento e col valore di documenti, 
arrivano alla stessa conclusione, a dimostrare cioè che agli Slavi del- 
l' Istria manca ogni diritto di celebrare gli uffici divini nella loro 
lingua nazionale. 

I due articoli di Galanti e Occioni-Bonaffons studiano in una 
sintesi accurata i due teste citati lavori, riportando per sommi capi 
la questione, svolta con ampiezza e valore storico da* due autori 
Benussi e Pesante. 

A. Bmmati 



*** 



MiTis Silvio — Il governo della Repubblica Veneta nelV isola di 
Cherso — Memorie e Documenti. Maddaloni, tip. editrice di 
Salafia P. Paolo, 1893. 

In un opuscolo di poche pagine, caldo di amor patrio, il prof. 
Mitis confuta le accuse de' detrattori della Repubblica Veneta in 
quanto esse si riferiscono all'isola di Cherso. 

Ci dimostra che le patrie istituzioni, durante il governo di 
Venezia, erano improntate a libertà vera ; che la Repubblica fu per 
V isola un elemento d' ordine, di progresso materiale e morale ; che 
il conte mandato a reggere fu sempre l'usbergo e il presidio del 
paese. Purono bensì de' conti e cancellieri famigerati, autocratici 
e ignoranti ; ma formano un' eccezione. I più furono buoni, coscien- 
ziosi e vegliavano affinchè nell' isola vigesse la pace, la giustizia, 
il benessere e la libertà. Venezia favori le istituzioni municipali e 
impedi in tal modo lo svolgersi del feudalismo. Venezia, coi suoi 
sapienti ordini di Governo, coi suoi fini concetti politici seppe farsi 
dovunque amare, e dell' affetto che portava V isola di Cherso alla Re- 
pubblica abbiamo un esempio nella grave rivolta scoppiata nel 1797, 
quando a Cherso si sparse la voce che il ceto nobile aveva esibito 
la dedizione dell'isola all'imperatore d'Austria. 

A. Bramati 

*** 

FiGiNi AB. Girolamo — 1 Tassi ed i feudi di Rachele e Barbana 
nrlV Istria — Illustrazione di un manoscritto inedito, Bergamo, 
Pagnani & Galeazzi, 1895. 

L' ab. Pigini ci narra, con la scorta di 32 documenti notarili 
del sec. XVI, le molte vicende subite dai due feudi Rachel e Bar- 
bana neir Istria, proprietà della famiglia Tassis, dall'anno 1504 al- 
l'anno 1525. 

Premette brevi nozioni geografiche de* due ca.stelli; segue 
l'atto d'investitura dell'imperatore Massimiliano (1504) di Rachele 
a Zanetto de' Tassis pei suoi servigi resi alla casa d'Austria in 
qualità di maestro delle Poste; seguono due lettere, con le quali 
l'imperatore gli sottomette la villa di Barbana. Gli atti seguenti ci 
dicono le varie peripezie storiche di Rachel e Barbana, causa le 



480 

gaerre tra la Bepubblica Veneta e le truppe imperiali, e i tentativi 
fatti dagli eredi per la rivendicazione de* diritti loro sopra i dae 
fendi. Dopo più petizioni il primo aprile 1525 i Tasso furono re- 
stituiti nei loro possessi ; ma dovendo lottare molto con gli abitanti 
del paese, li vendettero e i due feudi passarono a' fratelli Loredan 
il 28 dicembre 1535, alla qual casa rimasero fino allo scorcio del 
secolo passato. 

A. Bramati 



♦% 



HasbkOhrl Dr. Victor — Deutschland suddstliche Marken im 10. 
11. H. 12. làhrhunderte — Neil' "Archiv. fur oesterreìchische 
Geschichte,» voi. 82, parte II, pag. 419-562. 

In questo lavoro il Hasendhrl ci parla delle marche Germa- 
niche sudorientali, compresa l'Istria, della quale ci svolge gli av- 
venimenti storici più importanti dal 828-1077. 

Il vasto impero di queste marche era diviso sotto i Carolingi 
in due ducati, de' quali il meridionale era subordinato al duca £rico 
del Friuli, 1' orientale al conte Geroldo. Ad Erico segui nell' ammi- 
nistrazione della marca meridionale Gadolao, a questo Balderico, il 
quale fu destituito nel 828. Il ducato meridionale fu diviso in 
quest' anno, secondo ogni probabilità, nelle quattro seguenti contee : 
la Saunia, la Carinzia con la Camicia, Tlstria e il Friuli. Queste 
due ultime le troviamo unite sotto margravi comuni che, secondo 
Hasenòhrl, sono margravi del Friuli, alle cui dipendenze sarebbe 
stata l'Istria. I nomi loro sono: Eberardo, Unroco, Berengario, 
Gualfredò, Grimoaldo e Vintero. Quest' ultimo, conosciuto per la 
pace conchiusa coi Veneziani il 12 marzo del 933, è chiamato 
^marchio Istrìae, il qual titolo, dice Hasendhrl, non deve interpre- 
tarsi che come supremo amministratore della provincia, mentre 
Bennssi nel suo lavoro, pubblicato negli '^Atti e Memorie della 
Società Istriana, ecc., voi. XI, cap. Ili, scrive che i sovrani della 
casa arelate, per limitare la potenza de' margravi del Friuli, abbiano 
staccato dal Friuli il marchesato dell'Istria con alla testa Vintero 
come margravio della provincia. 



431 

Nel 952 Ottone I restituì a Berengario il regno d'Italia, ne 
staccò la marca Veronese e Aquileia, infeudandole al duca della 
Baviera. Nel 976 fa staccata la Carìnzia dalla Baviera e fatta proprio 
ducato. Alla Carinzia fu unita la marca Veronese, alia quale appar- 
tenevano e il Friuli e l'Istria. Dal 952 al 1077 troviamo adunque 
r Istria sotto conti alla dipendenza della dinastia bavarese dapprima 
e carintiana di poi, i quali sarebbero : Sicardo, Popone, Sizone, 
Variente, Vecellino e Ulrico. 

Quest'ultimo è detto margravio, titolo questo che, a parere 
di Hasenohrl, non varrebbe né più né meno di conte ; mentre 
Benussi, nel sopraccitato lavoro, con logica stringente e con autentici 
documenti; sostiene e dimostra che a questo Ulrico, oltre i diritti e 
poteri comitali era stata affidata la difesa del confine colla potestà 
militare ; in altre parole, gli era stata conferita V autorità marchionale. 

Nel 1077 Enrico IV infeuda l'Istria al patriarca d' Aquileia. 
Il diploma di donazione parla del ^comitatus Istriae,, il qual titolo 
fece ritenere da taluni che la contea d'Istria costituisce già nel 
secolo XI un feudo particolare, distinto dal marchesato; ma tanto 
Hasenohrl quanto Benussi vengono alla stessa conclusione, cioè 
che V Istria nel secolo XI e seguenti formava una sola unità politica 
e territoriale. 

A. Bramati 

Lesker Bernhard ~ Etne Fahrt an die Adria — Stuttgart, 
sUddeutsche Verlagsbuchhandlung (Dabn. Ochs), 1895. 

In questo studio 1' autore s' intrattiene a parlare dell' Istria 
ne' capitoli Vili, IX, XII, XIV, XV, XVI, XVII. 

Nel capitolo ottavo ci dà a grandi tratti le vicende storiche 
del paese, il quale presenta nell'interno un miscuglio di più razze. 
Nessuna provincia d' Europa, dice Lesker, unisce su territorio tanto 
limitato si varie nazionalità. Tu trovi accanto agl'Italiani e Croati, 
Sloveni, Serbi, Cicci, Tedeschi e Greci. Fa capolino anche la politica, 
asserendo il nostro autore, che i Tedeschi nelle lotte nazionali 
prestano man forte agi' Italiani, avendo per comun legame il libera- 
lismo, il quale, secondo lui, non è che 1' avversione alla chiesa, alla 
quale per converao sono attaccati i Croati. 



m 

Nel noDO capitolo si fenna a narrarci l' impressioDi avute A 
Lovrana, città del tipo prettamente italiano sebbene abitata da 
Croati \ svolge la storia del paese ; nomina come degni di nota la 
podestarìa, la chiesa, il campanile e il cimitero ; parla con cognizione 
de* costumi degli abitanti. 

Nel capitolo dodicesimo ci parla con grande ammirazione del 
Quamero e delle sne isole, intessendo a qualche nota storica osser- 
vazioni sulle costumanze degli isolani. 

Il capitolo quattordicesimo non ci parla che di Fola e de' suoi 
monumenti storici; nel quindicesimo passa l'autore in rapida ras- 
segna le città marinare deiristria, mostrandosi quasi sempre osser- 
vatore equanime e benevolo. 

Il sedicesimo è dedicato a Trieste e chiude col diciasettesimo 
la sua escursione neiristna, parlandoci di Miramare, facendo una 
larga descrizione del parco e del suo palazzo. 

A. Brumati 

♦*♦ 

Belcredi Gobbi Giacomo — NelV Istria, con quindici illustrazioni 
dal vero — Roma, stab. tip. ital., 1895. 

Sono poche pagine che rispecchiano impressioni di viaggio 
attraverso le città dell' Istria : Capodistria, Pirano, Buie, Grisignana, 
Umago, Seghetto, Parenzo, Rovigno, Valle, Dignano, Pola e Trieste. 

L'occasione, che fece dettare queste lettere, fu la protesta 
manifestatasi in tutta l'Istria, specialmente a Pirano, quando per 
ordinanza ministeriale furono affisse sul palazzo de' tribunali distret- 
tuali le tabelle bilingui (italiana e slava). 

Con cura scrupolosa Belcredi cerca in queste sue escursioni 
di palesarci 1' animo, della popolazione della Penisola. Constata che 
dovunque ricchi e poveri custodiscono nel cuore, pronti a difenderlo 
virilmente da qualunque attacco, il sentimento della propria nazio- 
nalità. Riscontra spirito unanime di patriottismo, risoluto di com- 
battere con efficacia e fermezza ogni mutamento nelle condizioni 
deir Istria. 

A. Bramati 

♦ 



483 

Angelo Menegazzi — Colline friulane — Bicordi e note d' ud 

villeggiante. Udine, D. Del Bianco, 1894. 

Con questo titolo VA. si occupa d'una delle più amene contrade 
del Friuli, rilevandone le bellezze naturali, tratteggiando i costumi e 
la vita degli abitanti e rivocando gli avvenimenti storici di maggiore 
momento. Sono pagine che si leggono volentieri e per l'interesse che 
desta il soggetto e per H forma semplice ed elegante della locuziont. 

Da Udine siamo trasportati a S. Daniele, l' antica perla de' 
Patriarchi, ove tanti ricordi, risalendo il corso de' secoli, narrano 
del dominio temporale di questi principi della chiesa, i quali dopo 
aver toccata tale potenza da non essere secondi se non al solo ro- 
mano pontefice^ contrariati da ambiziosi vassalli e da comuni anelanti 
a libertà, dovettero infine piegare all'urto di estemi nemici ed ac- 
cettare la signoria di Venezia. Da qui l'A. ci conduce a visitare le 
antiche residenze di parecchie delle più note famiglie friulane, come 
il castello dei Bagogna, gente irrequieta che più volte erasi unita 
agli arciducali ed ai conti di Gorizia per combattere i patriarchi 
loro signori; il castello dei conti di Pinzano, personaggi di fama 
ancor peggiore, passato più tardi in possesso dei Savorgnani, delle 
cui gesta oggi ancora echeggia la provincia, rammentando le fiere 
lotte, le audaci imprese, le arrischiate avventure^ talvolta a vantaggio 
degli Aquileiesi, talvolta dei Veneziani, ora a difesa dell' autonomia 
municipale, ora per sete di vendetta a danno dei propri nemici. Al 
castello di Susans si collegano i nomi di Ciro di Pers^ il cantore friu- 
lano del seicento, e di Federico di Varmo, nobile e valente condottiero, 
che nel 1313 salvò Udine stretta dalle armi dei conti di Gorizia. Fra' 
più vetusti figura quello di Buja^ nominato già al tempo di Carlo- 
magno e di patriarca Paolino, donato più tardi al patriarca Bodoaldo 
e rifatto nel secolo decimoquarto da Marquardo di Bandeck. 

Non meno interessanti sono i capitoli seguenti, in cui si discorre 
delle dimore feudali dei Villalta, dei Torriani, dei Moruzzo, dei 
CoUoredo, ai quali ultimi apparteneva quell' Ermes Colloredo, che 
dopo una vita irrequieta passata in mezzo alle armi; si ridusse in 
patria e consacratosi tutto alle Muse, verseggiò nel dialetto friulano. 

L'A. nella esposizione dei fatti non dimentica mai lo scopo 
del suo libro, che è quello d' istruire e dilettare nello stesso tempo; 
epperò dà la preferenza a quelli che meglio s' addicono ad accentuare 
r importanza storica dei luoghi e dei personaggi. Colla descrizione 



434 

del paese egli ci presenta alcuni bellissimi quadri, ove in mezzo 

air aflfacendarsi della vita giornaliera spiegano gli odierni abitatori 

nel loro carattere e nelle loro abitudini. 

A. P. 

Guido GauCICH — Notizie storiche intomo alla istituzione delle offi- 
cine tnonetarie italiane daUa caduta dell'impero romano d^ occidente 
fino ai giorni nostri — Firenze-Roma, 1895, fase. I. 

L' A. s' è proposto di raccogliere in un' opera sola e breve le 
nozioni principali intomo all' origine, allo sviluppo ed all' attività 
delle officine monetarie italiane, tenendo conto dei risaltati conse- 
guiti dalle indagini e dalla critica sino ai giorni nostri. Quest'opera 
corrisponderà certamente al desiderio dei cultori delle storiche di- 
scipline, i quali non avendo sempre la possibilità né il tempo di 
consultare la ricchissima letteratnra che tratta della monetazione in 
Italia nell' evo medio e moderno, vi troveranno i dati più necessari 
ai loro studi od almeno avranno una guida sicura per procedere ad 
altre e più diffuse ricerche. Gioverà particolarmente ai collettori di 
nummi insegnando loro il modo di distribuirli e classificarli e for- 
nendo quegli ammaestramenti, senza dei quali il raccogliere non ha 
veruno scopo e non può nemmeno essere dilettevole. 

Nella divisione delia materia, resa più che mai difficile dalle 
molteplici ed instabili condizioni politiche dell' Italia nei vari periodi 
della sua storia, PA. segue bensì per la parte generale l'ordine geo- 
grafico; ma nel classificare i prodotti delle singole officine, confor- 
memente alle vicende politiche li assegna allo stato cui spettano, 
comunque per evitare la confusione e per agevolare l'uso dell' opera 
sua, si attenga per le suddivisioni al sistema alfabetico. 

Nel primo fascicolo, che tratta della casa di Savoia e delle 
relative zecche, è premesso l' elenco generale delle officine monetarie 
italiane, fra le quali figurano quelle di Aquileia, Gorizia e Trieste, 
per noi di speciale interesse. Consiglieremmo però l' A. di comprendervi 
pure Latisana, essendo noti più esemplari di un denaro d'argento, che, 
come indiscutibilmente lo afferma la sua leggenda, spetta a questa loca- 
lità, e vuoisi essere stato battuto verso la fine del secolo decimosecondo 
per opera dei conti di Gorizia, che allora ne avevano il dominio. 

A.P. 



RELAZIONE 

DELL'ANNATA LXXXV DELLA SOCIETÀ DI MINERVA 

letta dal Presidente 
Dott. LORENZO LORENZUTTI 

nel Congresso generale del 1. Luglio 1895 



Signori ! 

Tutto quanto è quaggiù va soggetto ad un continuo rimuta- 
mento : alle gioie succedono i dolori, e quelle seguono a questi, e 
le une alle altre senza posa si avvicendano, si che ogni esistenza sol 
da questo alternarsi e confondersi di lietezze e di amarezze vera- 
mente appaia costituita. Come lo schiavo dietro al carro trionfale 
ammoniva il vittorioso della caducità di sua possanza e di sua gloria, 
cosi le sventure ed i lutti, che ci si affacciano dovunque, ci ammoni- 
scono dei pericoli e dei danni che sempre, che per ogni dove ci 
attendono. Senonchè il dolore assai più delle gioie è monito ed ec- 
citamento ad opere migliori, e guai a chi da esso si lasci soprafiEare, 
e cui noi comprenda e non se ne ammaestri. Con queste considera- 
zioni io indirizzo oggi a voi, o Signori, la parola, parola che anzitutto 
mi viene alle labbra mesta e lugubre. Si, o Signori, gli è fatale che 
anche questa volta io non incominci a dirvi della nostra Minerva, 
senza rammentare nuovi lutti cui ella partecipò, o che ella irrepa- 
bili sofferse in quest' ultimo periodo di sua lunga esistenza. E prima 
che di questi ultimi io tocchi, ricordiamo qui riuniti quello gravis- 
simo onde tutta una nazione, onde tutta una scienza vennero colpiti. 
Cesare Cantù, il più grande storiografo che Italia avesse, uno dei 
principali storici della nostra epoca, uno dei maggiori di tutti i po- 
poli estinti ed esistenti, terminava, non ha guari, a Milano la sua 



436 

operosissima vita. Tornerebbe impossibile io riandassi ora i suoi studi, 
i suoi lavori: ogni parola io tentassi proferire sarebbe inadeguata 
all' altissimo compito, punto non risponderebbe alla fama universale 
di quel grande. Ai minori è bensì concesso di ammirare 1' opera dei 
sommi, ma tutta non è loro dato comprenderla, sviscerarla, imitarla; 
felici loro se sappiano a qualche modo avvantaggiarsene, o trame 
impulso a qualche generoso conato. Siccome allo annunzio di tanta 
jattura la direzione di questa Minerva ne espresse il vostro ed il 
proprio cordoglio, inviando analogo telegramma di condoglianza al 
sindaco di Milano, e pregando T illustrissimo e celeberrimo Graziadio 
Ascoli a volerla rappresentare ai funerali, cosi in questo istante per 
mia bocca ella v'invita a manifestare anco una volta la partecipa- 
zione di questo sodalizio, di questa città al luttuosissimo avve- 
nimento. 

£d ora compiamo assieme altro doloroso dovere: rendiamo qui 
uniti V estremo omaggio a Pietro Pervanoglù. Chi egli fosse non fa 
d' uopo io ripeta qui, frammezzo a voi, che voi tutti ben rammentate 
per quali virtù, per quali giuste ragioni egli si fosse cattivata tutta 
la stima ed il più caro affetto dei suoi concittadini. Voi tutti sapete 
eh' egli pure era figlio di questa città, che la aveva amata con tutto 
il cuore, che valorosamente ne aveva ognora propugnati i più cari 
diritti, le più soavi aspirazioni; che voi tutti sapete che per ciò 
appunto, da molti anni, egli era stato chiamato a far parte del nostro 
Consiglio municipale. £ parimenti vi è noto che per la sua valentia 
nelle storiche discipline da lunga pezza sedeva nel Consiglio che per 
disposizione dello i. r. Governo, è chiamato ad invigilare alla c(jp- 
servazione dei monumenti d' arte in questa provincia. Per quésti ti- 
toli medesimi fino dall' anno 1883 egli era stato chiamato a fiure 
parte della direzione di questo nostro sodalizio, e sempre poi vi ap- 
parteneva fino all'estremo di sua vita. Coadiutore del Hortis e del 
Puschi dapprima, e poi di quest'ultimo nella redazione àeU^Archeoffra/q 
triestino, ne fu mai sempre uno dei più assidui collaboratori, pub- 
blicandovi frequenti studi, specie sull' influsso che l' elemento greco 
aveva avuto sulle varie popolazioni italiane in genere, e su quelle 
dell' Istria in particolare. Trapassò qui in patria stremato da lunga 
e tormentosa malattia; mori stimato ed amato non solo da scienziati 
e da coloro che nel Consiglio municipale e nel nostro sodalizio aveva 
avuti colleghi ed amici, ma stimato, desiderato e compianto da ogni 



437 

persona colta, da tutti quanti cui era toccata la bella ventura di 
poterlo conoscere. 

Ai primi di marzo altro lutto colpiva pure la nostra Minerva, 
quello per la morte del conte Francesco di Manzano. Circa quattro 
anni fa aveva ella partecipato con aifettuoso entusiasmo alle ono- 
ranze che dal Friuli tutto erano state a lui tributate in occasione 
del suo 90^ compleanno. La intera sua vita era stata consacrata al- 
l' amore della famiglia ed al lustro della patria. Indagatore paziente 
delle storie del suo natio Friuli, ne aveva pubblicato, anni addietro, 
un interessante ed apprezzatissimo compendio, e poi vaii articoli, 
di cui ultimo, che io mi sappia, quello comparso nel volume XIX 
della nuova serie deìVArcheografo triestino, dal titolo: "Ricordi sto- 
rico-biografici e genealogici delle famiglie dei Nicoletti di Cividale„. 
Alla memoria di Francesco conte di Manzano, alla memoria di lui 
ottimo uomo, cittadino integerrimo ed insigne patriota, in questo mo- 
mento solenne questa novella testimonianza della riconoscenza, del- 
l' affetto e della sincera ammirazione della nostra Minerva. 

Addi 18 maggio moriva in Capodistria, sua patria, ottantenne, 
don Angelo Marsich. Per oltre 40 anni egli aveva esercitato a Trieste 
il santo ministero del sacerdozio, dapprima nella nostra cattedrale, 
poi nella parecchia di Santa Maria Maggiore. Buono, modesto, pio, 
era stato mai sempre onore di questo clero, era stato ognora il de- 
siderato consigliere, il confortatore di tanti credenti, di tanti sven- 
tui*ati, e l' amico sincero ed affettuoso di tante famiglie di questa 
città. Ma oltre a ciò egli s' era accaparrata anche la stima e la pre- 
dilezione di ogni persona colta,' qualunque fosse il culto da essa 
professato, perchè egli, ben lungi dall' essere intransigente, era in- 
dulgente, era schiettamente liberale, era cittadino operoso. Si, senza 
mai venir meno alle esigenze del suo ministero, egli aveva atteso 
anche a studi profani, ed aveva dato ognora V esempio della perfetta 
compatibilità dei doveri di sacerdote con quelli di onesto cittadino, 
di vero patriota. Anche per lui lo studio della patria storia aveva 
avuta particolare attrattiva, e con pazienza claustrale andava egli 
indagando le antiche pergamene, specie quelle del nostro Archivio capi- 
tolare, per appurare e pubblicare fatti concernenti la storia sacra e 
profano della nostra diocesi e della nostra provincia ; e eh' io dica 
il vero lo attestano que' molti documenti da lui esattamente tra- 
scritti, riprodotti nel nostro ArcheografOy per molti anni di seguito. 



438 

Ora 1' opera sua è £nita, ma noi lo ricordiamo grati e riverenti, e 
facendo voti perchè a noi tra i successori di lui se ne rinnovi il 
confortevole e chiarissimo esempio. 

Ne la funesta serie è chiusa ; abbiamo a lamentare un' altra 
perdita, ancora quella del triestino Giuseppe Zay. Fu anch' egli uomo 
buonissimo; cittadino integro ed operoso si da meritarsi ripetuta- 
mente V onore dell' elezione a consigliere municipale. Ascritto da 
molti anni a questo sodalizio, ne fu ognora zelante ed efficace sostegno. 
Strenuo propugnatore della nostra avita civiltà latina, coltivò egli 
pure con trasporto lo studio della storia del nostro Oomune e quella 
altresì della dolce nostra favella e della nostra ricca letteratura. 
Fochi anni addietro pubblicò un volume di pregiate poesie, ma, mo- 
destissimo, come sempre era stato, senza apporvi il proprio nome. 
Questi pochi ricordi, in cui molto di vero e di bene si compendia, 
sieno tributo di onore a lui, che per tanti titoli ha diritto anche al 
postumo affetto ed alla più schietta riconoscenza de' superstiti. 

Compiuti questi dolorosi doveri, mi sia concesso ricordare bre- 
vemente la cronaca del nostro sodalizio nel 85° anno di sua esi- 
stenza. Rieletti nel Congresso generale dei 4 luglio 1894 a far parte 
della direzione i signoii avv. Felice Consolo, dott. L. Lorenzutti e 
prof. Alberto Puschi e rìcostituitasi la direzione come nell' annata 
precedente si pensò subito ad accrescere il numero dei soci per 
provvedere, cosi più sicui-amente alla vita avvenire della Società. 
Venne quindi deliberato dalla vostra direzione di mandare delle 
circolari a tutte quelle persone che sembi'avano potersi facilmente 
aggregare al nostro sodalizio, invitandole ad ascrivervisi. £ il passo non 
fu del tutto infruttuoso, avvegnacchè in onta al trapasso di alcuni, 
ed alla spontanea dimissione di altri, il numero complessivo di essi 
fu portato a quello di 176, nel mentre al chiudersi dell' annata pre- 
cedente esso non ascendeva che a 170. Nel novembre, a richiesta di 
questa Camera degli avvocati, fu concessa la nostra sala perchè ra- 
dunar vi si potesse un congresso di legali di tutta la provìncia a 
fine di provvedere, di comune accordo, alla tutela dei diritti della 
nostra nazionalità nelle varie questioni spettanti ai nostri tribunali. 
Ricevuta nel febbraio la disdetta alla locazione di una delle nostre 
stanze dalla spettabile Associazione degli agenti di commercio e scrit- 
turali, ed avuta più tardi nuova proposta di subaffitto da parte della 
spettabile Associazione medica triestina, fu stipulato con questa nuovo 



439 

contratto estendentt-si fino alla scadenza del nostro con i signori 
eredi Fontana. 

Nel mese di gennaio venne presentata a questa volta da parte 
della spettabile Società pedagogico-didattica domanda perchè a tutti 
i maestri e maestre a quella appartenenti venisse concesso di fre- 
quentare a piacimento, e senza loro aggravio alcuno, le nostre con- 
ferenze ; fu deliberato, non concedendo le nostre circostanze maggiore 
larghezza, d' inviare di volta in volta 10 biglietti a quella Direzione, 
mettendoli a disposizione di altrettanti docenti delle nostre scuole 
inferiori. Neil' aprile, in fine, fn deliberato di compilare un regola- 
mento che precisasse gli orari e le mansioni del custode e del sot- 
tocustode della Società. Queste le principali deliberazioni della vostra 
Rappresentanza. 

Come negli anni passati, cosi anche in questo la vita della 
nostra Società ebbe ad esplicarsi e colla pubblicazione AeìVArcheografo^ 
e con le letture e conferenze della stagione invernale e primaverile. 
Della eccellenza di quella nostra rivista di sto^a patria dissi altre 
volte; e voi tutti la sapete ; a me spetta ora rilevare sol questo, che 
anche nello scorso anno, a merito precipuo del nostro operosissimo 
collega prof. Puschi, la detta pubblicazione non venne meno all'alto 
suo compito, e che con nobile orgoglio ci possiamo compiacere del 
lustro eh' ella dà al nostro sodalizio ed alla città nostra medesima, 
e che di questi fatti ne abbiamo ad esser riconoscentissimi al pre- 
fato professore, e che con lui ce ne abbiamo a congratularci vi- 
vamente. 

Alle solerti premure dell' egregio collega dott. Alberto cav. 
Boccardi andiamo invece debitori della cospicua serie di letture e 
conferenze, onde andò distinto il ciclo di quest' ultima annata ; ed 
ora, nel mentre con memore animo ne indirizzo a lui anche in vostro 
nome una caldissimo ringraziamento, passo a riassumere, per quanto 
le meschine mie forze il consentano, le dotte dissertazioni dei nostri 
conferenzieri. 

La sera dei 18 di ottobre fu aperto il ciclo delle annuali 
conferenze, con quella del dottissimo prof Augusto Vierthaler sulle 
esplosioni. Che cosa le produce, in che cosa consistono ? Neil' im- 
provviso disgregamento delle molecole di un corpo solido, nell' im- 
provviso squilibrio di tensione di gas. E, per comprovar l'asserto, 
toccò delle cosidette lagrime di fiatavia e delle boccette di Bologna, 



440 

che per lievissimo urto vanno in minutissimi frantumi. Oltre all'urto 
repentino, v'è il riscaldamento repentino, che, spostando violentemente 
le molecole di certi corpi; cagiona la loro esplosione. E qui, ecco gli 
esperimenti e con la polvere pirica, e col gas tonante, e con altre 
miscelFe, che urtate e riscaldate, scoppiando danno e luce e calore. 
Interessanti le nozioni sulla nitroglicerina scoperta dal Sobrero di 
Torino. Questi per anni la aveva maneggiata senza mai sapere della 
sua forza esplosiva; egli non aveva mai esposto la nitroglicerina a 
repentine ed alte temperature, e 1* esplosione non aveva potuto av- 
venire. Diversamente accadde allo svedese Nobel, cui ben tre fabbriche 
di nitroglicerina saltarono in aria in causa appunto dell'improvviso 
e veemente riscaldamento del detto prodotto chimico, che è un mi- 
scuglio di glicerina e di acido nitrico concentratissimo. E come della 
dinamite, parlò della melinite, di vari picrati, e dei fulminati di 
argento e di mercurio. S' intrattenne sulle bombe a riversamento e 
su quelle di dinamite, e fece osservare, che gli orribili attentati de' 
dinamitardi non sarebbero avvenuti ove, quella sostanza non fosse 
stata trafugata dalle fabbriche in cui la si prepara ; che essendo 
troppo difficile e complicata e pericolosa la sua preparazione, ella 
non può essere prodotta da pochi delinquenti, ignari della scienza 
chimica e mancanti di adatti opifìci; a prevenir siffatti mostruosi 
delitti invigilino quindi e leggi e scrupolose consegne. Finì col ricor- 
dare che anche le passioni ed i sentimenti hanno le loro esplosioni 
quando, per questo o quella ragione, improvvisamente non ponno 
venir più contenute nei limiti, che la ragion si era studiata di im- 
porre ad esse, e che vengono infranti appunto da fortuiti, improv- 
visi trasporti dell'animo sovraeccitato. 

Segui poi quella dell'egregio prof. Emilio Silvestri, dal titolo: 
"Nel regno delle armonie^. Disse dapprima, in generale, dell'arte, e 
venne quindi a trattare in particolare di quella dei suoni. L'arte è 
a più sublime emanazione dell' anima umana, è quasi spirito divino 
che ci trasporta di regione in regione fino alle più eccelse, facendo 
palpitare il nostro cuore e rendendolo quasi centro delle cose tutte; 
l' arte è quasi 1' anima del mondo. Prescelse a tema della conferenza 
la musica, perchè il linguaggio di essa parlò e parlerà mai sempre 
al cuore di tutti. Per ragionar di essa ritorna con la memoria al 
medio evo, là all'undecime secolo, quando Ubaldo e Guido di Arezzo, 
inventore delle note, primi la coltivano. Passa in rapida rassegna 



441 

dapprima i musicisti italiani, e discorra di Pier Luigi da Palestrina, 
che riformò la musica sacra, e di Claudio Monteverde, e del Ferra- 
rese Freuobaldi, il quale co' suoni dell'organo rapiva a divini enti> 
siasmi ; e poi del Lui li, che nel XVII secolo crea in Francia il teatro 
lirico. Del secolo scorso annovera il Pacini e il Cherubini, e lo 
Spontini, e il Corelli, e lo Scarlatti, e il Pergolese, e il Cimarosa, e 
il Porpera, e il Paisiello. E con pari perizia s' intrattiene poi su 
gli autori di Grermania, e dice di Hayden, di Mozart e di Bethoven; 
e poi diffusamente di Mayerbeer, di Schuman, di Weber e di Ric- 
cardo Wagner. Ci trasporta poscia tra quelli di Francia; Berlioz, 
Gounod, Bizet e Thomas sono da lui caratterizzati e ritratti con pa- 
role noQ meno entusiaste, fiorite e vivaci. Ritorna un' altra volta al- 
l' Italia, e ci parla di quei sommi che furono la delizia dei nostri 
padri e di noi stessi, e tocca di Donizetti, di Bellini, di Rossini e di 
Verdi, e gode che lo scettro della soavissima arte dei suoni l' Italia 
lo tenga tuttavia. Chiude confrontando le diverse scuole, rilevando i 
meriti e le imperfezioni delle tre nazioni poc'anzi passate in rassegna, 
non celando il danno che l' influenza dell'uno possa arrecare all'altra, 
se troppo servilmente subita. 

Terza fu la lettura dell' egregio Eugenio Pavani sull' alloro. 
Datene brevemente le nozioni botaniche, ne tessè la storia nel culto 
religioso e nelle arti belle. Apollo, cacciato dal sommo Giove a 
pellegrinare sulla teiTa, si innamora di Dafne ; questa, per isfuggire 
alle brame ardenti di lui, invoca 1' aiuto del proprio padre ed è 
mutata in lauro. Se ne duole il dio da lei reietto, ma, a lei tuttavia 
avvinto, vuole che, fatta nobilissima pianta, ella gli sia sacra, e di- 
stingua chi a lui faccia onore. Indi le corone di alloro sulla fronte 
dei vincitori nelle nobili gare dell' arte, e sul capo dei guerrieri che 
abbiano reso segnalati servigi alla patria, indi la parte eh' esso ha 
nei culti dei vari numi, che si propiziano coi profumi delle bacche 
di esso ardenti sulle are. Assieme agli dei dell' Olimpo anche l'uso 
del sacro allora passa più tardi in Italia; e .sacerdoti, e poeti, e 
trionfatori portano corone della odorosa fronda, e pii\ tardi gli im- 
peratori stessi se ne cingono la fronte altera. Nel culto cristiano un 
ramoscello di lauro simboleggia, nella mano del santo, la vittoria da 
esso conseguita mediante il sostenuto martirio. Ma come tante altre 
usanze belle e antiche vanno perdute tra le caligini dei tempi di 
mezzo, cosi anche il culto del sempreverde alloro si offusca e cade 



442 

iu obblio. Eisorgono nel 300 gli studi classici, e la fronte di Fran- 
cesco Petrarca, nuovo vate latino, vien cinta in Campidoglio della 
corona di lauro. Al Tasso spettava consimile onore, ma alla vigilia 
di ottenerlo, ei soggiace in Sant'Onofrio all'insidioso morbo cbe da 
lunga pezza lo affliggeva. Da allora in poi gli allori sono profasi ai 
poeti, ai letterati, agli artisti anche di poco conto, specie tra i be- 
lati delle innumerevoli Arcadie. Tuttavia V alloro rimane distintivo 
del giovane che compie gli studi liberali, ed ancor oggi è nobile 
premio a chi nelle arti rappresentative e nelle lettere emerga, ed 
ora, come nelle antiche età, esso è segno di agognate nobili vittorie, e 
di queste, con gentilissimo voto terminando, l'egregio Pavani ne augura 
per lungo avvenire ancor molte alla nostra non ingloriosa Minerva, 

Lesse poi il prof. Pietro Jones un ciottissimo suo studio sullo 
statista Gladstone. Ne fece la biografia e V elogio, tutte mettendo 
in vivida luce le vicende della vita di lui, l'integrità del suo carat- 
tere, la versatilità dei suoi studi, tutta discorrendo la grande parte 
eh* egli ebbe nella vita politica dell' Inghilterra negli ultimi decenni, 
tutta compendiando con tocchi maestri la parte eh' egli ebbe negli 
avvenimenti deir Europa e del mondo. E lo descrisse, come fu sempre 
vero gentiluomo, tenacissimo ne* suoi propositi, ra.ssegnante la somma 
carica di ministro piuttosto che rinunziare ad idea santa da esso 
abbracciata e propugnata. Ce lo di])inge ardente difensore di libertà 
politica e religiosa; vero progressista, che sa intuire il buono delle 
cose nuove, senza dimenticare i sovrani insegnamenti della storia, 
né il buono dei tempi ormai tramontati. Ed a questo merito gran- 
dis.simo di un giusto ed efficace evoluzionismo, che afferra e modera 
le idee nuove, a tempo opportuno, due fatti .storici importantissimi 
si aggiungono a dar gloria imperitura allo statista inglese : la parte 
eh' egli ebbe nel risorgimento unificatore d' Italia, e la costante ge- 
nerosissima perseveranza con la quale propugnò ed aiutò V aspira- 
zione degli Irlandesi anelanti ad equa autonomia. Non è agevole 
ragionare e giudicar d' un grande ancor vivo in modo tale da riu- 
scire narratori imparziali, e veraci ed entusiastici laudatori ; a detta 
di tutti eh' ebbero la ventura di assistere alla conferenza del Jones, 
ì 1 Gladstone s'ebbe da lui un espositore vero, un giusto ed ammirato 
encomiatore. 

"Della presente tristezza nell' arte^. Questo il tema svolto con 
finissime e svariatissime argomentazioni ed osservazioni dall' egregio 



443 

prof. Dino Mantovani. Dal romanticismo della fine del secolo scorso 
e dal principio di questo trae in parte T origine la tristezza, cui si 
informano le arti belle e le lettere dei decenni seguenti. Il dolore e 
la disperazione del Werther ne sono i primi accenni, vi fanno se- 
guito, colle loro dolorose ed angosciate scene, i romanzi dei Tolstoy, 
dei Turgienief, e dello Zola. I quali autori studiano, notomizzano, 
riproducono il vizio e le sue tremende, funestissime conseguenze, con 
meravigliosa e spaventevole esattezza, affinchè i lettori, ammaestrati 
e convinti di tjinte ruine, se ne guardino, e le prevengano e a sé 
ed ai propri simili. Ma a tante tristi descrizioni non danno motivo 
sol le passioni di un singolo, o di alcuni, ma le passioni delle masse 
ancora, le quali, e politicamente e per la propria vita sociale, van 
chiedendo più larghi diritti, e si ribellano a chi loro si ostini a con- 
tenderli. La rivoluzione del 1789 accese T incendio; assopita nello 
spossamento generale, divampò poi un' altra volta ed arde ed arderà 
fino a che i sofferti dolori non sieno intuiti e sanati. Ma oggi dura 
la lotta, e la nostra generazione vi è tutta destinata ; triste è la 
vita che conduciamo noi ; ma da questi dolori stessi lice sperar un 
conforto, quello che tutti finalmente comprendano le vere cause di 
tanti e cosi generali sofferenze, che tutti vicendevolmente' si aiutino 
a liberarsene, dischiudendo cosi un' epoca avvenire migliore per i 
figli nostri, e per i più tardi nipoti. Con questa generosa idea ebbe 
termine la dotta disertazione del Mantovani; e noi, a Ini plaudendo 
per i generosi suoi moniti, e per T augurio, onde sono accompagnati, 
facciamo voti che questo non tardi ad avverarsi, e che l'arte possa 
informarsi a quel bello, a quel buono, a quel vero che valgano a 
risollevare ogni animo dalle cure quotidiafie della vita, e ve lo con- 
fortino e consolino. 

Di Paolo Dal Pozzo Toscanelli parlò la sera dei 29 dicembre 
r egregio prof. Michele Stenta. Chi egli fosse, che cosa egli avesse 
operato era generalmente ignoto. Dove mai nelle pagine che narrano 
della scoperta dell'America figurava, o figura anche oggidì il suo 
nome ? Si rammenta alcuno di noi averlo inteso profferire da qualche 
suo maestro, o da altra dotta persona? Ma anche per lui il tempo 
fu il miglior rivendicatore, e giustizia è resa finalmente alla sua 
memoria. Alle altre sue glorie ora Firenze aggiunge pure questa, ed 
addita in questo suo figlio colui che, insciente si, ma pur di fatto, 
ebbe tanta parte nella scoperta dell' Amenca. Nel secolo XV primi 



444 

i Portoghesi s' erano dati a trovar nuove vie per le Indie orientali; 
dileguata Y epoca cavalleresca delle crociate, dominate le terre al 
mezzoggiorno dell' Asia occidentale, e le coste settentrionali d'Africa, 
e poi Costantinopoli stessa dall'acciaro dei Mussulmani, il commercio 
tra r India e l' Europa era dovunque difficile, pericoloso ; indi il 
bisogno di quelle ricerche, indi tanti e tanti arditi conati. Ma se 
la terra è rotonda, perchè non si ha da giungere a oriente, viag- 
giando verso ponente ? Paolo Dal Pozzo, nell' ultimo quarto del se- 
colo XV, disegna una carta geografica novella, e la invia a Gio- 
vanni II di Portogallo con due lettere, con cui lo conforta a tentare 
la via da esso segnata tra Europa ed India, attraverso l'Atlantico. 
Crìstoforo Colombo ne vien a cognizione, ed a sua volta ne scrive al 
Fiorentino ; questi gli risponde, ripetendo quanto già aveva accennato 
all'illustre regnante. Ma ogni ubbia, ma ogni progiudizio non pote- 
vano dileguare di botto, ma non poteva cadere qualunque ostacolo 
come per incanto. Frattanto Colombo studia, chiede appoggi, insiste, 
ma il tempo passa infruttuoso; appena 18 anni dopo le lettere del 
Fiorentino, il grande Genovese salpa dal porto di Palos, e appena 10 
anni dopo la morte di Paolo Dal Pozzo, 1' autore, diremo così, mo- 
rale della scoperta dell' America, questo è rivelato al mondo antico. 
Chi sa mai quanto tempo ancora sarebbe corso prima di tanta sco- 
perta, se quelle lettere non fossero state dettate! Nel congresso 
goografico di Anversa del 1871 fu messo in piena luce questo fatto, 
e da allora in poi il nome di Paolo Dal Pozzo ha la rinomanza che 
da lunghissima pezza gli era dovuta. £ noi ringraziamo T egregio 
prof. Stenta di aver rivelato a noi, nella nostra Minerva, questa 
gloria novella del genio italiano, e di aver dato fra noi e per noi, 
con una conferenza cosi dotta ed eletta, degna onoranza all' illustre 
geografo di Firenze. 

Il signor Alberto Michelstatter di Gorizia risali anche qnest' anno 
la nostra cattedra, e scelta ad argomento delle sua conferenza /* acqua, 
ne venne discorrendo lungamente. La sua però non fu una conferenza 
scientifica, ma un brillante trattenimento, in cui, con felice e briosis- 
sima vena, ci parlò degli nsi o degli abusi dell' acqua, delle sue pro- 
prietà e delle sue applicazioni. Essa entra do\ninque; nella vita, negli 
umani sentimenti, e pei*fìno nel linguaggio dell' uomo. Non ai vive^ 
non si viaggia, non si fabbrica, non si gode, non si ama, non si è 
mesti senza di lei. Acque e correnti cercano V intima compagine del 



nostro organismo, e vi arrecano nutrimento ed energia; si traversano 
le acque degli oceani e si raggiungono lidi desiderati e lontani ; 
sull' acqua dondola mollemente il barchetto in una bella notte 
d' estate, e là, al chiaro di luna, sul liquido elemento, che la rispec- 
chia, quanti dolcissimi sensi, quanti soavi propositi, quanti giura- 
menti di anime amanti! Sono fiumi di eloquenza i Ciceroni del- 
l'antichità, i concionatori dei parlamenti moderni e gli oratori dei 
sacri pergami; sono i sudati guadagni i più onesti e proficui; è 
merito e condanna dell' uomo il lavoro eh' egli compie colla fronte 
e con la faccia rigate di sudore. E V umore limpido delle lagrime 
non parla forse di commozione, di pietà, di dolore, di sdegno, 
di amore, di odio, di mille dolcezze e di mille amarezze dell' animo 
nostro? £ quando una cosa riesce male, non va essa in fumo, ed 
il fumo che cos'è se non acqua? Ma l'acqua che deterge, che 
abbellisce, che rinfresca, che rinfranca, quante ingiurie non porta 
ella alle belle, se, incaute, troppo a lungo protraggono il loro 
bagno, o più incautamente vi immergano le cosi care sfumature 
lor regalate dalla studiata toilette, questa pietosa dispensiera di 
colori e di grazie e.... di illusioni ? £ a quali danni fisici e morali 
non ponno esporre le cure dei bagni e delle acque minerali nella 
estiva stagione ? Quante battaglie del cuore, quante dilapidazioni di 
sostanze, quante insidie alla fisica salute in quei cercati stabilimenti, 
che dovrebbero ridonare o fortificare la perduta o vacillante salute 
del corpo, e la pace dello spirito angosciato! £ quanta parte ha 
r acqua nel linguaggio dell' uomo ? Chi ben parla, sa tirar Y acqua 
al suo mulino ; chi parla infruttuosamente, pesta acqua nel mortaio ; 
ciò che è evidente, è chiaro come 1' acqua ; e le parole scorrono 
come r acqua ; e zampilla il frizzo, e scaturisce la verità ! Ed a 
trattare anche di cose serie, 1' acqua soccorre ai dicitori ; e qui a 
provarlo, l' egregio Michelstàtter declama da ultimo dei fluenti versi 
martelliani, in cui è narrato un convegno a scopo di beneficenza, 
ove tutti gli intervenuti parlano traendo parole, similitudini, allegorie 
dair acqua, appunto per non far tutti quanti un gran buco nell' acqua ! 
Mi8cei*e utile dulci, ecco il sistema dell' egregio Michelstàtter, sistema 
che per lui approda sempre al gran fatto d' istruire dilettando. 

Del sonno o dei sogni trattò in altra serata l'applaudito 
prof. Pietro Jones. Diede del sonno le spiegazioni fisiologiche quali 
og^i ^ono ammesse dalla scienza, specie in grazia delle pazienti 



446 

ed acute osservazioni del chiarissimo prof. Mosso. H sonno, fisiolo- 
gicamente parlando, altro non è, o altro non dovrebbe essere, che 
il risparmio, il riposo e la reintegrazione delle forze muscolari, e di 
quelle del sistema nervoso. Ma sempre non è cosi, anzi è raro 
eh' esso non venga accompagnato da sogni, i quali o rispondono 
all'impressione avvertita da questo o da quello de' nostri sensi talora 
non ben assopiti, o alle perduranti attività di queste o quelle fibre 
del cervello, soverchiamente eccitate nella veglia precedente, o dalle 
alterazioni di questo o quell'organo ammalato e riflettentesi sul 
cervello; o da stati anormali del sistema muscolare, come, p. e., le 
senzazioni di improvvise cadute, o di volare ; o, infine, forse da fe- 
nomeni elettro-magnetici, i quali da lontano destano in noi dormenti 
quasi una facoltà profetica, si che, p. e., sogniamo di rivedere una 
persona, onde né avevamo recentemente parlato, ne avevamo recenti 
notizie, ed il giorno di poi ella ci compare diffatti dinanzi ! Il sonno 
non è l' immagine della morte, che esso coi suoi sogni fantastici ci 
consente una vita esuberante, che i nostri sogni, svincolati noi dalle 
pastoie dell'ambiente, spaziano a secondo delle nostre fantasie, delle 
nostre varie inclinazioni, in una infinità di senzazioni e di stranezze 
da quelle derivanti. Nella veglia T educazione e la volontà impon- 
gono linuti al nostro pensiero, ai nostri atti; nel sonno non siamo 
più soggetti né a restrizioni di leggi^ né a convenienze sociali : ci 
manifestiamo a noi stessi tali quali noi siamo veramente. Terminò 
declamando uno squarcio dello Shakespeare, il sogno di Enrico IV, 
e ne trasse V avvertimento, che se il sonno è il riposo consentito 
air animo dell' uomo onesto e buono, esso è invero quasi sempre il 
giusto tormento deir iniquo e del tiranno. 

Dei Foscari nella storia e nell'arte. Questo il tema prescelto 
dal signor £ttore Oentilli, pubblicista veneziano, il quale, per la 
prima volta, e speriamo sia questo l'inizio di molte altre, venne a 
leggere quest' anno alla nostra Minerva. Chi non ha veduto i quadri 
del Liparini rappresentanti Jacopo Foscari esiliato che, in carcere, 
prende commiato dal padre ; e l'.altro, ritraente Francesco Foscari 
che, detronizzato, si toglie le insegne del dogado e le restituisce a 
quel severo Consiglio dei Dieci, che poco prima gli aveva strappato 
dal fianco il bandito figliuolo ? Chi non si commosse a teatro alle 
melanconiche, e cosi vere, note di Giuseppe Verdi, che narrano ai 
cuori dei posteri gli strazi di quei due sventurati ? Eppure e Byron, 
e Liparini, e Verdi, ed altri inventarono, mentirono, senza volerlo ! 



447 

Oggidì la storia non si fa più se non con finissima critica, 
ricercando pazientissimamente docnmenti o ignorati o obliati, e con- 
frontandoli attentissimamente, e traendone sottili induzioni. Già due 
anni or sono, Dino Mantovani, da questa cattedra medesima, si era 
adoperato a scagionare il governo della Serenissima di parecchie 
crudeltà che la pubblica voce, la tradizione ad esso avevano attri- 
buito ; Ettore Gentilli intese a dimostrare gli errori corsi nel pub- 
blico per riguardo ai casi di quei due personaggi. Jacopo Foscari 
— ormai lo attestano sicuri documenti — aveva segrete intelligenze 
con gli Sforza ; 1' occhio vigile dei Dieci lo coglie in possesso di denaro 
arrivatogli d' oltre confine, a scopo di corruzione ; accerta gli accordi 
di lui coi nemici della Repubblica, e lo condanna al bando. Ma 
quegli ripara invece a Trieste ; da qui, per clemenza dei giudici, in- 
dulgenti anche al padre di lui, gli è consentito il ritomo sul veneto 
territorio^ a Treviso. Ma quivi egli congiura di nuovo, ed è bandito 
in paese più lontano, a Candia. Arrivatovi, rinnova le congiure a 
danno della sua patria, e uccide certo Donato, testimone temuto delle 
sue perverse macchinazioni. È ricondotto a Venezia, e convinto dei 
nuovi delitti, è rimandato a Candia in esilio perpetuo ; e vi muore 
poco dopo. Il Consiglio dei Dieci non era stato precipitoso nel giu- 
dicare, e, come altre volte, anche questa s' era aggregato altri con- 
siglieri ancora, e, per riguardi al vecchio doge, che più volte aveva 
ben meritato della patria, lo aveva escluso dal penosissimo processo 
contro il figlio suo, e, condannando, questo aveva pronunziata pena 
più mite, in omaggio alle canizie ed alle virtù paterne. Nullameno 
Francesco Foscari si accascia ; appare inetto a più governare la Re- 
pubblica, e viene esortato a dimettersi. Egli, altero, rifiuta, ed allora 
soltanto, e soltanto per il bene della patria, viene detronizzato. Non 
invìdia adunque, né calunnie di casa Loredan contro ai Foscari, 
ma alte ragioni di pubblica moralità e di giustizia e la salvezza dello 
stato consigliarono ed imposero ai Dieci il loro grave giudizio. 

Al merito di avere studiato spassionatamente questo episodio 
della storia veneziana, Ettore Gentilli aggiunge quello di aver corre- 
data la sua esposizione con una serie di sicure notizie intomo a quel- 
1' epoca e di avervi allegati con ordine e chiarezza preziosi documenti. 

Delle Amazzoni nella Gloria. Ecco il tema preso a trattare dal- 
l' egregio prof. Luigi Morteani, docente di storia al nostro Ginnasio 
comunale. Incominciò a spiegare il significato della voce Amazzoni, 



448 

che, stando alPetimologi'a sua dal Greco, equivarrebbe a combattenti, a 
eroine. Mise, naturalmente; tra le favole quella di un paese abitato 
soltanto da donne, sdegnose di qualunque contatto con gli uomini, 
da esse soltanto tollerati per vilissimi servigi. Ammise invece 
siccome possibile che in epoca lontanissima, in qualche regione non 
ben determinata, una, per dir cosi, consociazione di donne avesse 
mantenuto per un certo periodo diritti eguali o superiori a quelli 
degli uomini, fino a che, vinte dalle insidie di amore, agli uomini 
fossero divenute soggette. E non solo sui lontani lidi del Ponto 
£usino, ma e nelle Indie orientali e altrove vissero a lungo tra- 
dizioni di regni e di paesi di Amazzoni, e Amazzoni avrebbero 
soccorso air estremo pericolo di Troia. Lasciando in disparte le mol- 
teplici favole, venne poi a parlare delle eroine dei vari tempi nelle 
varie nazioni e toccò di Zenobia e di Camilla e di altre antiche, e 
di Giovanna d'Arco, e giù giù fino a Carlotta Corday che, trucidato di 
sua mano Marat, esclamò: "Ho ucciso un uomo per salvarne 100,000 !„ 
e poi a quelle più prossime a noi, le quali nei novissimi rivolgimenti 
politici ebbero non lieve e vera storica importanza. Ed a tutte 
queste eroine, a queste Amazzoni, impulso precipuo alle loro gesta, 
l'entusiasmo per la patrìa libertà, o per la religione, o per l'amore, 
l^n oggi numerose donne sorgono a domandare anche per il loro 
sesso i diritti già da lungo accordati agli uomini ; ed insistono perchè 
a loro pure sia concesso e il voto elettorale e l' accesso ai pub- 
blici affari; e quello del divorziare. Il chiarissimo Morteani non si 
pronuncia su queste ardue questioni, si limita ad esprimere la spe- 
ranza che la donna possa e.ssere, e adesso e in avvenire, utile e 
saggia inspiratrice e coadjutrice dell' uomo a raggiungere giusti e 
nobili ideali. 

Segui a questa la interessantissima conferenza del prof. Alberto 
Puschi sulla Magna Grecia. Studiosissimo della storia, appassionato 
ricercatore specie delle memorie più lontane dell'antichità, fece egli 
una dottissima esposizione delle immigrazioni greche nell'Italia in- 
feriore e nella Sicilia, e si soffermò a parlare più diffusamente su 
Taranto. Questa sarebbe stata fondata da Tara figlio di Saturno, cac- 
ciato da Giove fuori delle elleniche terre. Ma se anche da queste favole 
risulta forse il fatto, come molto prima delle storiche immigrazioni 
dei Dori in Italia, altre ne fossero già avvenute dalle varie terre 
della Grecia e dell'Asia minore sulle opposte rive del Mediterraneo, 



449 

e specie su quelle orientali e meridionali d'Italia, sta il fatto che 
doriche stirpi venissero ad abitare la Calabria, la Apulia, e che 
Taranto per lungo tempo avesse ordinamenti propii informati alle 
severe leggi e costumanze dei Dori. Fu grande e possente, sia nelle 
arti della guerra, che in quelle della pace, e non tardò a destare 
la gelosia dei Bomani^ che, impadronitisi di lei e del territorio che 
a lei obbediva, la abbatterono. Bdsorse poco a poco, specie durante 
V impero, ma né sotto questo, né poi nel medio evo, né più tardi 
non ritornò guari all' antico splendore. Vi fiorivano in quei tempi 
migliori e la filosofia, e la poesia, e le arti belle. Le sue ceramiche, 
le sue statue, i suoi vasi, i suoi orì, i suoi argenti; sparsi dovunque 
nei musei — ed il nostro di antichità ne tiene preziosa raccolta — 
fanno ampia fede delle arti sue e delle sue industrie di allora. Cadde 
poi, per la insinuatasi mollezza dei costumi ; dopo 20CX) anni le belle 
spiaggie, i bei colli, quell'incantevole plaga, che il Puschi maestre- 
volmente descrive, saranno or forse testimoni di novelle glorie, do- 
vute al genio militare ed al risorgimento nazionale della restaurata 
Italia, che di Taranto pensa creare precipuo porto di guerra. 

Sessant^ anni al Filodramatico. Fu questo che T egregio nostro 
concittadino Giulio Piazza scelse ad argomento della sua conferenza. 
Ma sotto al modesto titolo doveva accogliersi invero qualche cosa 
di più la sintesi, il compendio della storia delP arte drammatica 
italiana dal 1830 in poi. Fu appunto in quel tempo che in via 
degli Artisti, là appiè del colle ove sorgeva la vecchia Trieste, si 
fabbricò un umile teatrino per dilettanti di recitazione. Ma in breve 
vennero a calcarne le scene attori di vaglia : Gustavo Modena, uno 
de' primi ; la giovanotta Ristori, che forse qui, assai prima e assai 
più che altrove, potè venir preconizzata siccome una delle migliori 
attrici avvenire. E fu per tal modo che quel modesto teatrino divenne 
in breve tra noi la scena prediletta della commedia e della dra- 
matica, come ella si andava svolgendo nel corso di questo secolo. 

Ai lavori di Alberto Nota e di Filippo Casari, si aggiunsero 
quelli di Paolo Giacometti, e poi quelli di Tommaso Gherardi del 
Testa, di Riccardo Castel vecchio, di Paolo Ferrari, di Leone Fortis 
e di Achille Torelli. Vi recitarono, oltre i suddetti, quelP egregio 
nostro concittadino che si fu Francesco Hermet; in vari tempi e 
ripetutamente e Alamanno Morelli, e Tomaso Salvini, e Cesare Rossi, 
e Belletti -Bon, e Achille Majeroni, e Giuseppe Peracchi, e Giuseppe 



460 

Pieri e Adolfo Drago, tanto reputato dal ^70 al '78, e Luigi Monti, e la 
Marini^ e la Giagnoni, e la Tessero, e la Duse. Quivi alle compagnie 
drammatiche nazionali più celebrate si avvicendarono, e si avvicendano, 
quelle non meno famose, e non meno care al nostro pubblico, che reci- 
tavano in dialetto veneziano, od anche in milanese. Dalle scene del 
Filodramatico si diffondeva adunque, in prevalenza, il meglio dell'arte 
dramatica italiana ; su quelle scene i migliori lavori dramatici 
stranieri avevano ad interpreti i più valenti attori nazionali ; da 
quelle scene in prima linea al pubblico nostro si afB&cciava tutta 
la evoluzione del teatro, dal romanticismo al realismo moderno. £ pa- 
rimenti da quelle scene più che mai il nostro pubblico apprendeva 
ed apprende a raffermarsi nell' idea, che alla verità e alla semplicità 
vogliono essere informati e autori ed attori, per rispondere allo scopo 
nobilissimo dell' arte dramatica ; perchè appunto, come Shakespeare 
oltre 300 anni fa, Goldoni nel secolo scorso. Achille Torelli e 
Giacinto Gallina ai nostri giorni, hanno dimostrato che nella semplicità 
e nella verità sta appunto il secreto e il nerbo della vera arte dra- 
matica, sta la vera ^'base de tuto,,. 

La sera del 29 di marzo segnò un importante avvenimento. 
Enea Silvio Benco, figlio di queir indimenticabile nostro concittadino 
che si fu 1' avvocato Giovanni Benco, tenne la sua prima conferenza 
leggendo alla nostra Minerva un suo erudito lavoro sulP estetieismo 
E qui ci sia concesso ricordare, che, come il simpatico giovane sali 
la cattedra, venne salutato da un prolungato applauso, applauso che 
aveva al certo il doppio significato e di postuma nuova onoranza al 
padre dell* esordiente^ e di congratulazione e di sodisfazione per 
vedere nello studiosissimo figlio continuare e rivivere le belle tra- 
dizioni di quello ; a questo applauso, che si ripetè caloroso a lettura 
finita, ci è grato unire ora anche il nostro, e come degno omaggio 
al giovane colto ed ardimentoso, e come segno d^ intima fiducia 
eh' egli, perseverando ne' suoi propositi, aggiunga nuove frondi a 
quelle sempre verdi degli allori del padre insigne e desideratissimo. 
E dopo questo tenue tributo di ammirazione e di fede, tentiamo di 
dare un brevissimo riassunto dell' applaudita dissertazione. Gabriele 
Rossetti deve esulare dalla patria, e ripara in Inghilterra. Ivi con- 
tinua i suoi studi sulla Divina Comedia, e della eccelsa bellezza di 
questa, innamora i suoi due figli Guglielmo e Dante Gabriele, e la 
figlia Cristina. Il primo volge in inglese il divino poema ; Dante 



J 



461 

Gabriele diviene pittore e poeta ; poetessa si rivela pure la Cristina, 
ma della scuola romantica. Il padre loro aveva dettato: Il veggente^ 
e profondi studi sulla essenza simbolica dell' opera ^ell' Alighieri, 
n figlio Dante Gabriele ritrasse sulla tela e ne' suoi scritti 
gli intimi suoi pensamenti, i propri sentimenti, mettendoli in armonia 
con le leggi del bello quale ci viene offerto, suggerito, inspirato 
dalla acuta osservazione della natura tutta quanta. Ritrarre sé stesso 
in rapporto alle leggi sovrane di tutte le manifestazioni della natura, 
in omaggio o col concorso di tutto il bello ch^ ella ci offire, ecco 
l' intendimento di Dante Gabriele Rossetti. E questo nuovo indirizzo 
dato da lui all' arte trova pronti imitatori negli Inglesi Swinburne 
ed Alma Tadema, e in molti Francesi e poi tra gli Italiani, ultimo 
tra questi, per ordine di tempo, Gabriele D'Annunzio. Ma gli imitatori 
non tardano a trasmodare ; convien dunque — cosi conclude il Benco — 
ritornare novamente alla purezza dei sentimenti e dei pensieri, 
cercarne nella natura intera le leggi, e ritrarli, non secondo ideali 
fantasiosi, ma giusta le intangibili leggi di natura, ma sulla scorta 
del bello infinito eh' ella è sempre pronta ad insegnare ed a tras- 
fondere nello spirito dell'uomo. 

Cbiudevasi il ciclo delle conferenze di quest' anno con quella 
erudita e brillantissima del prof Giovanni dal Puppo di Venezia, 
ora docente alP istituto tecnico di Udine. Religione ed arte, ne era 
l'argomento. Ed il chiarissimo Professore lo svolse, incominciando 
dal descrivere l' impressione profonda e solenne, che al suo animo 
era derivata 1' anno scorso, allorché, venuto per la prima volta a 
leggere alla nostra Minerva, aveva visitato la nostra vetusta cat- 
tedrale di San Giusto. Ricordò quei ruderi, testimoni della nostra 
antica civiltà latina, che poi, caduti il Campidoglio e le are di 
Giove e degli altri dèi falsi e bugiardi, servirono in gran copia 
alla edificazione della basilica di Santa Maria ; ed i mosaici di 
questa e dell' attigua chiesa di San Giusto, unite da cinque secoli 
in qua in una chiesa unica ; e le altre poche qui ma cospicue opere 
d' arte che tra quelle sacre vòlte ci parlano della religione, del- 
l' arte, e della storia dei nostri antenati. Disceso il colle, ove sta il 
nostro venerando duomo, e traversato il mare, che le sponde nostre 
alle lontane dell' Oriente e dell'Africa congiunge, si soffermò dapprima 
al paese dei Faraoni; toccò poi di quelli dell'India e dell'Asia 
occidentale ; peregrinò per Grecia antica e per V Italia romana. 



462 

Rammentò con ardore di artista i delubri di I»ìde e Osiride, e le 
storiate pareti ed i geroglifici di quei templi ; e Bai e Brama ; e 
r Acropoli e l'eccelso Partenone; e il crìsoelefantino Giove di Olimpia; 
ed i divini lineamenti delle sculte Veneri e delle Minerve ; e poi 
Saturno e Oiano, le due più antiche divinità degli Italici ; e le forti 
e le svelte e graziosissime colonne, e i prostili ed i peristili di Grecia 
e dell'Italia inferiore; e le ardite vòlte, e le rotonde di Vesta e del 
Fanteone di Agrippa, glorie dell' architettura romana ; e mille altre 
meraviglie che le religioni pagane antiche all' arte avevano saputo 
inspirare. Disse poi delle catacombe e dei loro semplicissimi altari 
e delle timide simboliche figure del Salvatore che li adomavano; e 
delle prime basiliche cristiane e dei loro pronai e dei loro bat- 
tisteri ; e quindi dello stile romanico e del bizantino e del mo- 
resco; e quindi del gotico italiano, e del germanico, e del francese; 
e poscia delle imponenti moli innalzate dal rinascimento, riaffacciando 
agli occhi della mente nostra, mano, mano Stanta Sofia di Costanti- 
nopoli, San Marco di Venezia, San Pietro e San Paolo di Roma, e 
tante altre. Ma cosiffatti miracoli dell' arte architettonica si popo- 
larono di statue e di dipinti ; la religione guidò la mano di pittori 
e di scultori a riprodurre negli angeli e nelle vergini le più soavi 
parvenze del corpo, le più soavi espressioni dello spirito umano; 
nelle immagini delle crocifissioni di Cristo, e in quelle dei mai-tiri de' 
suoi santi riprodusse la serenità più augusta e le più feroci passioni 
dell' uomo. Nei ristrettissimi confini di una conferenza adunque si 
ebbe tutto intero uno smagliante compendio della storia delle arti 
figurative in servizio dei vari culti religiosi. Presso a finire, il Del 
Pnppo mise la questione, se 1' artista a ben riuscire nel suo 
compito abbia ad esser credente, o riuscir vi possa anche nel caso 
contrario ? Citati fatti storici che a queste domande darebbero 
risposte diverse, conchiuse giustamente con queste osservazioni : **Per 
far bene bisogna saper cosa si abbia a fare e saperla &re ; 1' arte 
non richiede di più.« £ terminò con un nuovo pietoso e solenne 
ricordo del nostro venerando San Giusto. 

Dopo avervi rammentate tutte queste cose, mi corre carìssimo 
1' obbligo di manifestare pubblicamente la più schietta ammirasioDe, 
la più sentita riconoscenza a tutti quei volonterosi che recentemente 
tanto contribuirono con le loro dotte, interessantissime e brillanti 
elucubrazioni ad accrescere fama alla nostra cattedra. Non nel 



468 

numero, ma nella qualità delle cose sta il loro pregio. Questa volta la 
qualità elettissima fu pregio di tutte, e con vera compiacenza io lo 
rilevo ; e mi auguro anzi che negli anni venturi si abbia a ri- 
cordare le relative conferenze con sodisfazione e con gratitudine 
pari a quelle con cui noi tutti rammentiamo il bellissimo ciclo di 
quest' anno. 

E qui, prima di chiudere questa mia povera relazione, mi 
torna doveroso e caro indirizzare altresì parole di ringraziamento 
a tutti coloro che in questo o quel modo si adoperarono per il 
nostro sodalizio, o particolarmente lo ebbero a onorare. 

Epperò mi rivolgo dapprima all' insigne Graziadio Ascoli, il 
quale con si squisita cortesia ebbe ad accettare il doloroso ufficio 
di nostro rappresentante ai funerali dell' immortale Cesare Cantù, e 
gliene esprimo ora, anche a nome di tutti voi, la più profonda ed 
affettuosa riconoscenza. 

Ringrazio poi tatte quelle egregie associazioni della città nostra 
che, anche in quest'annata, vollero partecipe la nostra Minerva alle 
loro feste più care e solenni. Attesto quindi la migliore gratitudine 
a tutta quanta la stampa cittadina pei giusti consigli e per il co- 
stante e cortesissimo appoggio che ella volle tuttavia accordare a 
questa nostra associazione, e che ho fede sicura non le vorrà negare 
neppure in avvenire. 

E chiudo col voto che la nostra Minerva sia utile e cara 
alla città nostra come finora sempre lo ebbe ad essere, e ch'ella 
non venga da chicchessia fraintesa, ma venga sempre da tutti i nostri 
migliori potentemente sorretta, si eh' ella viva a lungo e grande e 
rispettata, si eh' ella torni mai sempre, come per lo passato, come 
al presente, di vero lustro, di vero decoro alla nostra amata Trieste! 



rTTTyTTTTTyTTTTTTTTTTTT l 



NECROLOGIA 



Nel breve spazio di pochi mesi la morte recò un nuovo 
vuoto nelle file dei nostri collaboratorL Addi 18 maggio del 
1895 spegnevasi placidamente in Capodistria, sua città natale, 
l'abate don Angelo Marsieli, che aveva consacrata la mente 
ed il cuore al culto delle patrie storie. 

Nato li 21 di gennaio del 1820 da Andrea di Nazario 
Marsich e da Maria Dezorzi, don Angelo ebbe la prima istru- 
zione a Capodistria, ove dal 1832 al 1836 fece la scuola di 
grammatica e nei seguenti due anni gli studi lunanitarì. Fre- 
quentò quindi il Liceo di Odine e nel 1840, assecondando \m 
vivo impulso dell'animo suo, passò al Seminario arcivescovile 
di Gorizia, dopo del quale, ai 28 agosto del 1843, fu consacrato 
sacerdote a Trieste nella chiesa della B. V. del Soccorso. Presa 
stabile dimora in questa città, vi si trattenne per ben quaran- 
tatre anni, fino a tanto che oppresso dal male e dall'età do- 
vette cercare soUievo nella quiete dell'amata sua patria. Per 
pochi mesi fu vicario corale nella cattedrale di S. Giusto, e 
poscia per tutta la durata del suo soggiorno in Trieste coo- 
peratore nella chiesa di S.ta Maria Maggiore. 

Con pietà e con zelo egli attese alle gravi cure del suo 
ministero, sempre pronto ad accorrere ove la sua presenza 
potesse recar conforto, e la sua parola lenire V animo dei sof- 
ferenti. H nome di lui vive venerato nella memoria del po- 
polo, il quale ricorda le efficaci ed edificanti sue prestazioni 
al tempo in cui infierivano 1' epidemie colerose, segnatamente 
durante quella del 1866, quando fii addetto allo spedale sus- 
sidiario di S. Cipriano, meritandosi la pubblica riconoscenza 



466 

ed un atto speciale di ringraziamento da parte del Podestà di 
Trieste e della Commissione centrale di sanità. Fu oratore 
sacro valente, insegnò religione in parecchie scuole e per tre 
anni sino al 1863 tenne cattedra di liturgia ecclesiastica nel 
Seminario diocesano istituito dal vescovo Bartolomeo Legat. 
Spirito libero, sacerdote di cristiane virtù, integerrimo citta- 
dino, ei seppe conciliare i doveri del suo ufficio con quelli di 
olii veramente ama la patria. 

Proficua fii V attività del Marsich nel campo degli studi 
storici, ai quali si senti attratto già negli anni giovanili, e con 
passione vi si dedicò fino nelle ultime ore della sua vita. I 
libri, gli archivi pubblici e le carte private gli fornirono co- 
piose notizie sacre e profane ; ma di queste non diede alle 
stampe se non alcune serie ordinate sotto forma di annali, 
effemeridi o di regesto; laddove l'intera e voluminosa raccolta 
giace ancora inedita. Biteniamo d'interpretare il desiderio di 
tutti gli Istriani, facendo voti perchè la si tolga dall' oblio, 
cui volle condannarla la modestia dell' autore, e siamo certi 
che col pubblicarla si farà cosa utile, procurando alla nostra 
regione un repertorio simile a quello che il compianto conte 
di Manzano diede al Friuli e che cotanto giova agli studiosi. 

Don Angelo fu non solo diligente raccoglitore, ma trattò 
pure di alcuni avvenimenti, di singole località, di personaggi e 
famiglie celebri, e fece conoscere documenti e scritti dimenticati, 
corredandoli di pregevoli annotazioni. Ben maggiore sarebbe 
stata la sua attività a vantaggio della nostra storia, se non ne lo 
avessero distolto le cure del sacerdozio. Tuttavia i suoi meriti 
quale storiografo vennero apprezzati. La B. Deputazione veneta 
di Storia patria li 26 aprile del 1876 lo elesse a membro cor- 
rispondente, e corripondente lo volle pure la Società di Minerva, 
che a lui deve gratitudine per la collaborazione nell'^Archeo- 
grafo triestino,,, sino dal tempo in cui l'amico suo, il compianto 
Carlo Buttazzoni, ebbe richiamato a nuova vita questo periedico. 
Di don Angelo Marsich possiamo dire: che dagli irrefragabili 
monumenti del nostro glorioso passato ei trasse i fatti princi- 
pali e che additandoli nella loro eloquente semplicità, intese ad 
affermare la nostra avita cultura ed a noi infuse vigore per la 
lotta che in sua difesa dobbiamo e dovremo sostenere. 



456 

Diamo in chiusa 1' elenco delle sue pubblicazioni : 

Status Diocesìa lustinopolitanae 9ub Episcopo Francisco Zeno 1S6L 

Enumerano iurium quorundam capituli Tergestini. 

Notizie inedite su Trieste estratte da una cronica di Pietro Cancel- 
lieri, Trieste 1868 

Notizie intomo Pietrapelosa tn Istria e la nobile famiglia MareheM di? 
Gravisi, Trieste 1869. 

Effemeridi Giustinopolitane, Capodistria 1869 nel giornale *La Pro- 
vincia,. 

Dietalmo de Bonifacio e Vulcina de Tarsia, procuratori del Comune 
giustinopoli^ano per marcare i confini tra i beni comunali e quelli del 
capitolo della cattedrale, Trieste, "Archeografo,,, 1869. 

effemeridi della città e territorio di Pirano, Capodistria,, 1871. 

Notizie di Muggia e territorio^ saggio di serie di podestà di Muggia 
sotto il dominio dei Patriarchi di Àq[uileia e di quello di Venezia, 
Trieste 1872. 

Zanone da Capodistria capitano generale a MUano^ Trieste 1874. 

Diritto del capitolo di Trieste nella elezione del proprio vescovo. Marino 
de Cemotis e la sua ddegazione a una investitura del capitolo di Capodistria^ 
Trieste, "Archeografo,, 1876. 

Aggiunte alla storia del litigio tra il capitolo di Trieste ed il vescovo 
Marino de Cemotis^ Trieste, "Archeografo,,, 1876 

^Ogli di notizie attinenti a Trieste, Gorizia e l'Istria (1508'10)^ tratte 
da un codice autografo di Leonardo Amaseo, Trieste, '^Archeografo^, 1877. 

Nuova serie di effemeridi giustinopolitane, Capodistria, '^Provincia, ed 
"Unione,, 1877. 

Effemeridi della città di Trieste e suo territorio, Capodistria, ■Pro- 
vincia, ed "Unione,, 1878. 

Effemeridi istriane raccolte e pubblicate la prima volta nel perio- 
dico la "Provincia,., anno XIII, Capodistria 1879. 

Effemeridi istriane raccolte e pubblicate la prima volta nel perio- 
dico la ''Provincia,,, anno XIV, Capodistria 1880. 

Effemeridi di città e luoghi marittimi ddV Istria, pubblicate per k 
prima volta nella VII annata del periodico V "Unione,, Capodistria 188L 

Saggio di annali istriani del secolo X2II daWanno 1200-34, Capodistzia, 
la •Provincia,, 1881. 

Saggio di annali istHani del secolo XllI daU' anno 1235-1286 raccolti 
e pubblicati la prima volta nel periodico "Patria,, Capodistria 1886. 

Regesto delle pergamene conservate ndParchivio del rev. capitolo deOa 
cattedrale di Trieste, Trieste, "Archeografo,, 1877-86. 

Notizie di alcuni pubblici precettori in Istria, Trieste, "Archeo- 
grafo,, 1886. 

Quando e come vennero gli Slavi in Istria, Trieste, "Archeografo,, 1883^ 

A. P. 



Ar(É6gmfo Triestino 

EDITO PER CURA DELLA 

SOCIETÀ DEL GABINETTO DI MINERVA 



fi 



NUOVA SERIE 

VOLUME XX 

ANNI 1894 -'95 — FASCICOLO PRIMO 



MORTEANI prof. LUIGI — Storia di Montona ; con Appendice 

e Documenti (continuazione e fine) pag. 5 

CARRERI dott F. C. — Elenco dei beni e diritti di Giovanni 

signor di Zuccola e di Spilimbergo (sec. XIII) .... » 124 
ROSSETTI DOMENICO — Delle Saline di Trieste; Documenti 

(continuazione e fine) , 137 

MAIONICA prof. ENRICO — Bibliografia: Joseph Wilpert, 

*Die altchristlichen Inschriften Aquileja^s^ ^ ^ 171 

detto — Studi aquilejesi (con una tavola) , 179 

LORENZUTTI dott. L0RP:NZ0 — Relazione della LXXXIV 

Annata della Società di Minerva, letta nel Congresso 

generale del 4 Luglio 1894 „ 194 

A. P. — Necrologia: Pervanoglù dott. Pietro; Francesco conte 

di Manzano ,, 205 



-H--H- 



TRIESTE 

Stuhimento Artistico Tipogr. G. Caprin 
18! 5. 



ui Redazione ed Amministrazione nella Sede della 
lieta di Minerva, in Trieste, Via del Pesce, 4. 



Elenco dei Signori Associati al volume XX. 



Copie 

Alber-Glanstatten A. 

bar. de, Trieste . . 1 
Amoroso Avv. Doti. 

Andrea, Parenzo . . 1 
D'Angeli Avv. Doti. 

Guido, Trieste. . . . 1 
Archivio Generale di 

Venezia 1 

Artelli Filippo, Trieste 1 
A. Asher e C, Buch- 

handlung, Berlino . 1 
Basevi Cav. Giuseppe, 

Trieste 1 

Benìgher Avv. Dott. 

Nicolò, Trieste ... 1 
Besso Cav. G., Trieste 1 
Biblioteca civ.. Fiume 1 
Biblioteca civ., Gorizia 1 
Bibl. Estense, Modena 1 
Biblioteca Nazionale, 

Parigi 1 

Bibl. Keale, Parma . . 1 
Bozza Avv. Dott. Ca- 
millo, Trieste .... 1 
Buchhandlung der 

Actienbuchdru- 

ckerei, Zagabria . 1 
Camera di commercio 

e d'ind., Rovigno . 1 
Campitelli Dr. Matteo 

Parenzo 1 

Caprin Gius., Trieste. 1 
Casino civ., Kovigno . 1 
Circolo art., Trieste. . 1 
eleva Dott. G. Parenzo 1 
Consolo Avv. Dottor 

Felice, Trieste. . . . 1 
S.E.Coronini conte F., 

Gorizia 1 

Dase Julius, libraio, 

Trieste 6 

Deputazione di Borsa, 

Trieste 15 

Di Demetrio Giov. A. 

cav., Trieste 1 

Fontana Carlo di C, 

Trieste 1 

Gabinetto di lettura, 

Gorizia • . . 1 

Gabinetto di lettura 

popolare, Pola. ... 1 
Geiringer Dr. Eugenio, 

Trieste 1 

Giunta provine, della 

Contea principesca 

di Gorizia e Gradisca 2 
Giunta provine. del- 
l'Istria, Parenzo . . 2 



Copie 

Hermet Carlo, Trieste 
Hortis Dott. Attilio j 

Trif^ste 

Laudi Dottor Vitale, 

Trieste 

Libr. Ilòhrscheid A Eb- 

becke, Bonn 

Libreria Furchheim, 

Napoli 

Libr. C. Klincksieck, 

Parigi 

Libr. Loesclier e C, 

Eoma 

Libr. Ulrico Hoepli, 

Milano 

Lorenzutti Dott. E. , 

Trieste 

Lorenzutti Dott. L., 

Trieste 

Machlig Dott. Carlo, 

Trieste 

Madonizza (de) Nicolò, 

Capodistria 

Manussi Dott. Cav. de 

Alessandro, Trieste . 
Manzano (di) Conte 

Francesco, Giassicco 
Marinitsch Giuseppe, 

Trieste 

Marsich Don Angelo, 

Capodistria 

Marussich Avv. Dott. 

Leopoldo^ Cormons 
Mauroner L., Trieste 
Mazzoli Ermenegildo, 

Trieste 
Milella Vito, Trieste 
Monti Gius^ Trieste 
Morpurgo Dott. Eu 

genio, Trieste . . . 
Mrach Avvocato Dott. 

Egidio, Pisino . . . 
Municipio di Capo 

distria 

Municipio di Pirano 
Municipio di Pola . 
Municipio di Ti-ieste . 25 
Nervegna G., Brindisi 
Neumann Cav. Enrico, 

Trieste 

Nordio prof. Enrico, 

Trieste 

Patemolli, libraio, Go 

rizia 

Pavani E., Trieste 
Pitteri R.j Trieste . . 
Polesini M.archese Be- 
nedetto, Parenzo . . 



Copie 

Porenta (de) Comm. 
Dott. Cario, Trieste 1 

Presidenza dell' Ecc. 
i. r. Luogotenenza, 
Trieste 1 

R. Museo d'Antichità, 
Parma 1 

R. Museo Nazionale, 
Zagabria 1 

Righetti Cav. Doti. 
Giovanni, Trieste . . 1 

Rota Conte Eugenio, 
Venezia 1 

Rusconi avv. Arturo, 
Trieste 1 

Sardotsch Lig. Dott. 
Nicolò, Trieste ... 1 

Sartorio Gius., Trieste 1 

Sbisà Dott. Tallio, 
Parenzo 1 

Schillerverein, Trieste 1 

Società Filarmonico- 
Drammatica, Trieste 1 

Stanze di radunanza 
dei signori Commer- 
cianti, Trieste .... 2 

Suvìch Pietro, Trieste 1 

Swida Dott. Prof. 
Francesco, Trieste . 1 

Tamaro Dott. M., Pa- 
renzo 1 

Tanzi Cav. A., Trieste 1 

ThallóczvDott. Layos, 
i. r. Consigliere" di 
Governo e Direttore 
dell'eccelso Archivio 
di Corte in Vienna 1 

Tommasini (de) Cav. 
Avvocato Dott. A., 
Trieste 1 

Tonicelli Avv. Dott. 
Giacomo, Trieste . . 1 

Unione Gin. Trieste . 1 

Vaglieri Dante Dott^ 
Roma 1 

Venezian Avv. Dott. 
Felice, Trieste. ... 1 

Venuti Avv. Dott. 
Carlo, Gorizia .... 1 

Vergottini Dott. Tom- 
maso de, Parenzo . . 1 

Vianello L., Trieste. • 1 

Vidacovich Aw. Dott. 
Girolamo, Trieste. . 1 

Vram Ettore, libraio, 
Trieste 2 



...... D'ASSOCIAZIONE 



del Kr 
fdjfiUtlM ^ 



B premuto d' iu»ìtod«2Joisi^ 
rrr Tni^?ftv (fmiiccp « domici » 



postale] 



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u iìì Ali 



1 Sipiurì Associali dimarttntl rciiiH di THi^slé mm 

reliittvo importo. 



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IJV. 



Archeografo Triestino 



EDITO PEK CUKA DELLA 



SOCIETÀ DEL GAEINETTO DI MINERVA 

NUOVA SERIE ' 

TOLUME XX 

Aì^Nl 1894 -'95 — FASCICOLO SECONDO 



JOPPI doti. VINCENZO — La basilica di Aquileia; note sto- 
rico-artistiche con docimienti pag. 209 

TOMASIN dott. PIETliO — La cliiesa e i' antico convento dei 
Irati Cappuccini fuori di Porta Cavana a Trieste; memorie 
storiche (con tavola) » 277 

COSTA prof. ALFONSO — Studenti foroiuliensi orientali, trie- 
stini ed istriani all'Università di Padova „ 357 

MAIONICA prof. ENRICO — Nel trigesimo della morte del 

Conte Francesco «li Man/ano; commemorazione .... „ 31»0 

PIAZZA GIULIO — Di un nostro Poeta: Giglio Padovan ; 

conferenza » 40G 

BRUMATI A.; A. P. — Bibliograiia „ 124 

LORENZUTTI dott. LORENZO — Relazione della LXXXV 

annata della "Società di Minerva, n 435 

A P. — Necrologia: "Don Angelo AIarsich„ „ 45-1 



TRIESTE 

Stahinicnto Artistico Tiptnjr. G. ùiprin 
Ib'.O. 



Ufficio dì Redazione ed Aminiiiistiazioiie nella Sede della 
Società di Minerva, in Trieste, Via del Pesce, 4. 



PUBBLICAZIONI PERIODICHE 

che pervengono in cambio dell' "Archeografo,, 



ArcJwoloffisch-epiffraphiitche Mìttheìlungen aus Oesierreichy pubblicate da O. BeDn> 
dorf ed F. Bormann — Vienna. 

Archivio storico lombardo^ giornale della Società storica lombarda — Milano. 

Archivio storico per le procincìe napoletane^ publicato a cura della Società di storia 
patria e diretto dal prof. Giuseppe de Blasiis — Napoli. 

Archivio della r. Società romana di storia patria — Roma. 

Archivio storico siciliano, pubblicazione periodica della Società siciliana per la 
storia patria — Palermo. 

Archivio trentino, pubblicato per cura della Direzione della Biblioteca e del 
Museo comunali di Trento. 

ArchÀ'io veneto^ pubblicazione periodica della r. Deputazione veneta sopra gli 
studi di storia patria — Venezia. 

Ateneo ligure, rassegna mensile della Società di letture e conversazioni scienti- 
fiche di Genova. 

Ateneo veneto, rivista mensile di scienze, lettere ed arti diretta da S. A. de Ki- 
riaki e 0. Gambari — Venezia. 

Atti del reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti — Venezia. 

Atti e metnorie della r. Deputazione di storia patria per le provincie dì Ro- 
magna - Bologna. 

Atti e memorie dell' imp. Società archeologica russa — Mosca. 

Atti e memorie, pubblicazione della Società istriana di archeologia e storia 
patria — Parenzo. 

Beitràge zur Kunde steiermdrkischer Geschichtsquéllen, herausgegeben vom histori- 
schen Vereine fiir Steiermark — Graz. 

Biblioteca dell'Accademia storico -giuridica — Roma. 

Bullettino di archeologia e storia dalmata, diretto dal prof. F. Bulié — Spalato. 

Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma — Roma. 

Bullettino deW Istituto storico italiano, pubblicato dal r. Ministero della istruzione 
pubblica — Roma. 

Bullettino délVimp. Istituto archeologico germanico — Sezione romana — Roma. 

Bullettino della Società adriatica di scienze naturali in Trieste, redatto dal segre- 
tario prof. A. Vierthaler — Trieste. 

La cultura, rivista di scienze, lettere ed arti, diretta da R. Bonghi — Roma. 

Documcnts inédits relati vs à Vhistoire de la Grece au moyen àge, publiés sons Ics 
auspices de la chambre des députés de Grece par C. N. Sathas — Parigi. 

Epìtemeris epigraphica, pubblicazione dell' imp. istituto archeologico romano — 
Berlino. 



Giornale araldico-yenealogico-cliplotìiatico, pubblicato dalla r. Accademia araldica 
italiana, e diretto dal cav. G-. B. di Crollai an za — Pisa. 

Giornale ligustico di archeologia^ storia e belle arti y fondato e diretto da L. T. Bei- 
grano ed A. Neri — Genova. 

Miscellanea di storia italiana, edita per cura della regia Deputazione di storia 
patria — Torino. 

Mittheilungen des histoHschen Vereines filr Steiermark, herausgegeben von dessen 
Ausschusse — Graz. 

Mittheilungen des Institutes fur osterr. Geschichtsforschung^ pubblicate colla coope- 
razione di Th. Sickel e H. R. de Zeissberg, da E. Miihlbacher — 
Innsbruck. 

Mittheilungen des Museal vereines fiir Krain — Lubiana. 

Monumenti, editi dalla r. Deputazione veneta sopra gli studi di storia patria — 
Venezia. 

Notizie degli scavi di antichità comunicate alla r. Accademia dei Lincei per ordine 
di S. E. il Ministro della pubblica istruzione — Roma. 

Pdyhihlion, Revue bibliographique universelle. Segretario della redazione il 
signor M. A. Le Vavasseur — Pai-igi. 

La Provincia ddV Istria, periodico bimensile — Capo distria. 

Rendiconti del r. Istituto lombardo di scienze e lettere — Milano. 

Rivista italiana per le scienze giuridicìie, diretta da F. Schupfer e G. Fusi- 
nato — Roma. 

Rivista storica italiana, diretta dal prof. Rinaudo, con collaborazione di A. Fa- 
bretti, P. Villari e G. de Leva — Torino, 

Studi e documenti di storia e diritto, pubblicazione periodica delP Accademia di 
conferenze storico -guridiche — Roma. 



-4--H- 



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PATTI D'ASSOCIAZIONE 



L'ATIOHEOGRAFO TRIESTINO, edito per cura della "Società 
del Gabinetto di Minena,, si puliblica ogni semestre a fasciroli di 
almeno 200 pagine. Due fascicoli formano un volume. 

L' associazione è obbligatoria per l'intero volume e se non viene 
disdetta tre mesi innanzi al suo termine, intendesi rinnovata per il 
volume seguente. Il pagamento è antecipato. 

Il prezzo d'associazione di ogni volume è: 
per Trieste (franco a domicilio) .... fiorini 6. — v. a. 
jjcr tutta la Monarchia (franco di spesa * * 

postale) n - -• - ^-^^ r> 

per l'Estero (franco di speM postale)-. . lire elf. 15. — 

un fascicolo separato fiorini 4. — „ • 

o lire eif. 10. — 

Libri e lettere s'indirizzino, affrancati, all' Ufficio di Redazione 
ed Amministrazione nella sede del Gabinetto di Minerva in Trieste, 
Via del Pesce 4, ove sono pure da dirigersi i denari ed i reclami. 



I Sig:nori Associati dimoranti fuori di Trieste sono 
gentilmente i)reg:ati di far pervenire qnanto prima il 
relativo importo. 



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RBFERBNGB DEPART» 


: LIBRARY 
«BNT 

•tanoes to be 
lini 


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