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DI STORIE PHTREH
ARCHIVIO
della
R. Società Romnna
di Storia Patria
Z1
Volume XXXI
/ffpy
Roma
nella Sede della Società
alla Biblioteca Vallicelliana
1908
1121199
Roma - Forzanl e C. tip. del Senato.
L'arie alia corte di Alessandro VII
, )ella grande opera- di ricostruzione della storia del-
i T l'arte, iniziata nella seconda metà del secolo deci-
!'^^^ monono, uno dei più potenti aiuti ai nuovi risultati
della scienza fu indubbiamente offerto dalle numerose rac-
colte di documenti, che in quel tempo videro la luce. Fra
le più ragguardevoli di tali pubblicazioni va certo annoverata
quella che il Muntz intitolò: Les Aris a la cotir des papes,
opera che per lo studio dell'arte in Roma o degli artisti che
vi hanno attinenza conserva tuttora una capitale importanza,
nonostante che da molti anni ad essa abbiano attinto quanti
si sono occupati di arte romana p di artisti vissuti a Roma.
Purtroppo lo storico francese troncò il suo lavoro a mezzo
il Cinquecento, non presentando, ai suoi tempi, la seconda
metà di quel secolo e i successivi l' interesse estetico dei
precedenti. Ma ora che gli studi artìstici hanno abbando-
nato ogni prevenzione contro i secoli posteriori a Raffaello,
e risorgono dall'immeritato oblio, si sente più che mai la
mancanza d'una continuazione dell'opera del Muntz.
A questo difetto possono, è vero, in qualche modo sup-
plire le pubblicazioni di Antonio Bertolotti; ma in piccola
parte, perchè il materiale da lui raccolto, oltre essere sparso
in troppi articoli e fascicoli, è disordinatamente disposto.
6 L. Oi^ola
non sempre di esatta trascrizione, e molto spesso incom-
pleto.
Nelle sue ricerche il Bertolotti ha purtroppo trascu-
rato la fonte più modesta, ma in compenso la più ricca, i
Libri d'entrata e d'uscita delia depositeria generale della rev.a
camera apostolica, ora conservati nell'Archivio di Stato di
Roma.
Neil' intento dunque di giovare agli studiosi del Seicento
ho iniziato lo spoglio di quei Libri, completandoli con i
documenti pubblicati dal Bertolotti e con brevi notizie di
scrittori sincroni.
Di tale lavoro presento qui un saggio che si riferi-
sce al pontificato di Alessandro VII Chigi. Per ogni mo-
numento fatto eseguire da quel pontefice, prima ho dato
le notizie delle fonti storiche e dei documenti già cono-
sciuti, e poi ho riferito i documenti inediti dei Libri sopra
citati, senz'altra indicazione che la loro data, trovandosi essi
disposti in volumi con la semplice segnatura del ponti-
ficato e dell'anno.
Il regno di Alessandro VII (165 5-1 667), nonostante sia
stato turbato da lotte religiose e politiche, specialmente
per causa della Francia, ebbe una grande importanza ar-
tistica per i numerosi monumenti iniziati o condotti a ter-
mine, tanto che una pasquinata del tempo, riferendosi agli
edifizi innalzati dal pontefice, potè definirlo : « Papa di grande
«edificazione» (i). Non cosi rilevanti sono le opere afllì-
date alle altre arti. La galleria del Quirinale, per esempio,
non è riuscita di quella magnificenza, che forse il papa
sperava, per averla in gran parte afliìdata ad artisti di valore
mediocre. Anche i due pittori senesi eh' egli protesse, il
Mei e il Vanni, non meritavano tanto fiivore.
A ogni modo, se si possono fare degli appunti sulla
scelta degli artisti, non si può non ammirare la sua muni-
(i) Cf. Marco Besso, Roma e il Papa nei proverbi e nei tiiocii di
dire, Roma, Forzarli, 1904, p. J04.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 7
ficenza e il suo zelo nell' abbellire Roma, sia allargando
piazze e addrizzando vie, sia restaurando chiese e palazzi.
E se a questo suo zelo si può forse rimproverare la demo-
lizione dell'arco di Marco Aurelio sul Corso, a testimonianza
della sua benemerenza verso i monumenti dell'antichità clas-
sica rimane il restauro della piramide di Caio Cestio, e il
dissotterramento, l'isolamento e il restauro d'una parte del
Pantheon.
Un pontefice che in dodici anni di regno fa eseguire il
portico di S. Pietro, la scala regia, la cattedra di S. Pietro,
il palazzo di Ss. Apostoli, la nuova fabbrica del Quirinale,
la galleria dello stesso palazzo, la parte superiore della Sa-
pienza, il restauro di S. Maria del Popolo, di S, Maria della
Pace, di S. Maria in Campitelli e di molti altri edifizi e vie
e piazze, e nello stesso tempo commette alle arti minori una
copia così grande di opere, come quella che risulta dai do-
cumenti qui raccolti, può certo degnamente figurare fra i
più splendidi fautori delle arti che vanti la storia dei papi.
Leandro Ozzola.
Cap. I.
Prima di trattare delle opere fitte eseguire da Ales-
sandro VII riferiremo alcune spese che riguardano pontefici
anteriori e la sua elezione.
Funerale di Urbano Vili.
1656, adi primo d'aprile. Scudi centocinquanta moneta (i) con
mandato camerale pagati a Simone Lupi pittore et indoratore a compi-
mento di scudi 170 per saldo di un conto di seimila armi della felice
memoria di papa Urbano ottavo, fatte per il funerale in San Pietra
et altri lavori per servitio del conclave.
(i) Per il valore delle monete cf. l'opera di Giuseppe Garampi,
Saggi di osservu'^ìoni sul valore delle antiche monete pontificie, Roma, 1 766.
8 L. O^ola
Funerale di Innocenzo X.
1656, adi 25 giugno. Scudi centoventicinque moneta &c. a Pietro
Angelo Macci e Baldassarre Castelli indoratori per saldo di un conto
di n. 600 arme in carta poste da loro in opera nella chiesa di San Pietro
in Vaticano per il funerale della felice memoria di papa Innocentio X.
Conclave del 1644.
1656, adì 2 marzo. Scudi nove moneta &c. pagati agi' herede di
Remigio Kilkolz già ebanista per resto e saldo di un suo conto di
lavori fatti per servitio del conclave tenuto l'anno 1644 per morte
della santa memoria di papa Urbano ottavo.
Conclave del lójf.
1655, adì 6 ottobre. Scudi sei moneta &c. pagati a Pietro An-
gelo Macci e Baldassarre Castelli indoratori per saldo di un conto di
lavori fatti per il conclave passato.
Possesso di Alessandro VII.
1655, adì 24 settembre. Scudi centodiciannove b. }0 moneta &c.
pagati alli maestri Marc' Antonio Inverni e Baldassarre Castelli com-
pagni indoratori per resto di scudi 529.50 simili che importano due
conti d'arme fatte in S. Giovanni Laterano per il possesso di Nostro
Signore, e pitture di scabelli e scabelloni et altri simili lavori per ser-
vitio del palazzo apostolico.
Ruolo della famiglia di Alessandro VII.
Nella biblioteca Vitt. Em. di Roma (r) si conserva un
registro delle spese per Li corte di Alessandro VII, e vi
sono notate tutte le persone che ne componevano la fa-
miglia. Da esso togliamo i nomi degli artisti che ricor-
reranno nei nostri documenti.
p. 6. Camerieri extra. Felice della Greca misuratore, p. 9. Ca-
merali. Cav. Lorenzo Bernini, architetto. Gio. Maria Bolini misu-
ratore. Mattia de Rossi, misuratore, p, 9. Offitiali di libraria. Gre-
gorio Andreoli, legatore, p. 11. Offitiali minori. Luigi Bernini cu-
(i) Cf. bibl. Vitt. Em. Rolo della famiglia di Nostro Sig.re papa
Alessandro VII aggiustato sotto il primo mar\o 166} (Mss. Ges. 1664,
LUI).
L'arte alla corte di oAlessandro VII
stode dei palazzi, p. 12. Offitiali minori. Gio. Maria Pelle, fontanaro.
Mattia Ertel, orloggiaro. p. 14. Diversi della corte. Leonardo Ago-
stino, antiquaro. Agostino Boni, tessitore de' drappi d'oro. Gio.
Paolo Schor, pittore e disegnatore di palazzo. Bernardino Mei, pit-
tore, p. 32. Levati (novembre 161 3). Gio. Maria Pelle, fontanaro.
p. 33. Levati (gennaro 1663). Leonardo Agostino, antiquaro. Au-
gusto Boni, tessitore de' drappi d'oro.
Gap. II.
S. Pietro in Faticaiìo.
L'Alveri descrivendo la chiesa di S. Pietro in Vaticano
afferma :
Quel che per la morte d' Innocentio restò d'imperfetto, bora
sotto Alessandro settimo, che di magnificenza e pietà Christiana a,
nessuno è secondo, si va in modo aggiustando che non restarà che
desiderarsi di vantaggio (1).
Statue (ti stucco in S. Pietro.
Nel 1658 «Luigi Bernini esegui le statue di stucco che
« stanno sugli archi del coro e della cappella del Sacramento
« in S. Pietro in Vaticano » (2).
Lavorò alla fusione del ciborio della cappella del Sacra-
mento in S. Pietro (3).
Cattedra di S. Pietro.
Nel 1656 la congregazione della fabbrica per ordine di
Alessandro VII decretò di collocare la cattedra « con ec-
ce celiente ornamento » in fondo alla navata maggiore. Il Ber-
nini ne eseguì il disegno e nell'anno seguente 1657 ^'^ congre-
(i) Cf. Gasparo Alveri, Roma in ogni stato, dedicata alla San-
tità di N. S. Alessandro VII, Roma, Mascardi, 1664, II, 160. Le no-
stre citazioni si riferiscono sempre al voi. II : « Roma moderna » .
(2) Cf. Stanislao Fraschetti, // Bernini, Milano, Hoepli, 1900,
p. 213.
(3) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 394 e nota 4.
I
IO L, O^^ola
sazione con un secondo decreto deliberò di adornare la cat-
tedra secondo codesto progetto approvato dal pontefice (i).
In una lettera di Francesco Gualengo al duca di Mo-
dena (13 settembre 1659), che riporteremo a proposito della
visita del papa ai lavori del porticato di S. Pietro, è detto anche;
In cotal congiuntura S. B. diede un'occhiata in chiesa alla custodia
che vi lavora il Bernino per la catedra di S. Pietro.
Ai modelli grandi per la cattedra lavorarono gli scolari
del Bernini, Antonio Raggi ed Ercole Ferrata (2).
La fusione della cattedra fu condotta nella fonderia di
Santa Marta e in quella del Belvedere da Giovanni Artusi
da Piscina (3).
Il Titi descrivendo la cattedra dice : « Il tutto disegno
« del cav. Bernini, gettato da Giovanni Piscina, peritissimo
« in questo esercizio, per ordine di Alessandro VII » (4).
I bronzi della cattedra di S. Pietro furono dorati a fuoco
dallo spadaro Carlo Mattei e furono pesati con le bilancie
inventate da Luigi Bernini (5).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, II, tav. 12 (6).
(i) Arch. della fabbrica di S. Pietro. Cf. Fraschetti, op. cit.
p. 331.
(2) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 332 e nota 7.
(3) Arch. della fabbrica di S. Pietro. Cf. Fraschetti, op. cit.
p. 332, nota 9.
(4) Cf. Ammaestramento di pittura &c. nelle chiese di Roma dell'abate
Filippo Titi, Roma, Giuseppe Vannacci 1686, p. io. Il libro fu ri-
stampato con aggiunte nel 1708 e ampliato e rifatto nel 1763. Per le
notizie sul Titi e sulle varie edizioni cf. prefazione all'opera del 1763,
nella quale però non si fa cenno della prima pubblicazione uscita
nel 1674 col titolo: Studio di pittura, scoltura &c. tulle chiese di Roma
dell'abate Filippo Titi, Roma, Mancini, 1674. Le nostre citazioni si
riferiscono sempre all'edizione del 1686, ma qualche volta a quella
del 1763 e allora viene indicato.
(5) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 333.
(6) Per le riproduzioni dei monumenti innalzati da Alessandro VII,
e talvolta per notizie ad essi riferentisi, citiamo l'opera contempcra-
L'arte alla corte di oAlessandro VII ii
Pavimento del portico.
13 agosto 1655. Decreto che si faccia il pavimento del portico
(della basilica di S. Pietro) e che il cav. Bernini ne faccia il disegno
per ordine di S. S. (i).
Restauri nella loggia della Benedizione.
13 agosto 1655. Decreto della congregazione che s'imbianchi la
loggia della Benedizione, che si cuopri con lastre di piombo &c. e che
si faccia il pavimento di detta loggia secondo il disegno da farsi dal
ca\. Bernino (2).
Bassorilievo: « Pasce oves uieas».
Sotto il pontificato di Alessandro VII fu compiuto il
grande bassorilievo della bottega del Bernini rappresentante
Gesù che affida il suo gregge a san Pietro. « 6 marzo
" 1656. Al cavalier Bernino scudi 1400 oltre 1600 avuti
« per compimento di 3000 per il bassorilievo in marmo
« Pasce oves meas che è stato collocato sulla porta grande di
« S. Pietro » (3).
Colonnato di S. Pietro.
L'Alveri scrive:
11 piazzale di San Pietro hoggi è cinto da un magnifico portico
che lo rende in forma di teatro, opera del cavalier Bernino famoso
et insigne ingegnerò, fatto d'ordine di nostro signore Alessandro set-
timo. Sorge questa meravigliosa mole sostenuta da gran numero di
colonne di tevertino disposte con ordine dorico e in giro in propor-
tionata distanza. Il teatro come dicevo è di forma ovale, che è la più
perfetta, essendo composto di dui cerchi, non continuato ma disgiunto
nea: // iinovo teatro delle fabbriche et edificii in prospettiva di Roma
moderna sotto il felice pontificato di N. S. papa Alessatidro VII, 1665,
lib. 2, voi. I. Spesso riferiamo anche le spiegazioni che si leggono a
pie' delle tavole conservando il loro numero d' indicazione.
(i) Arch. della fabbrica di S. Pietro. Cf. Fraschetti, op. cit. p. ^24,
nota 2.
(2). Ivi. Cf. Fraschetti, op. cit. p. 324, nota 3.
(5) Ivi. Cf. Fraschetti, op. cit. p. 325.
12 L. 0\\ola
dall'apertura delle scale della basilica di S. Pietro e dallo sbocco delle
strade di Borgo Nuovo e Vecchio, restandone perciò il pezzo in faccia
alle dette scale isolato. 1 loro (.bracci del portico) intcrcolunnii di
mezzo, che riguardano per il centro della guglia, come parti più no-
bili sono arrichiti d' un risalto di quattro colonne per ciascuno &c.
con lettere di rilievo che dicono « Alexander VII pont. max. » &c. e al
dritto delle suddette quattro colonne si ergono quattro statue r.ipprc-
sentanti i santi martiri conforme si doveranno collocare nel restante
del giro, che formeranno a tutta la machina corona nobilissima (i).
Per preparare lo spazio alla nuova fabbrica si dovettero
atterrare alcune costruzioni. Ecco qualche notizia in propo-
sito:
1657. Decreto della congregazione di rilare l'oratorio all'arcicon-
fraternita del Sagramcnto essendo demolito l'altro per la f^ibbrica dei
nuovi portici e che il cav. Bernini visiti il luogo destinato e riferisca
la quantità del sito che crederà necessario (2).
In fine di esso (Borgo) già stava la chiesa di >. ^. atei ina ui pre-
sente demolita d' ordine di nostro signore Alessandro settimo come
quella che recava impedimento al maestoso giro di colonne con il quale
egli fa adornare la piazza di S. Pietro in firma di teatro (3).
Per la storia della costruzione del sontuoso colonnato
cf. il Fraschetti, op. cil. p. 307 sgg. Qui riferiremo sol-
tanto la notizia che riguarda il decreto di costruzione :
1656, 31 luglio. Decreto della s. congregazione di ordinare al
cav. Bernino il disegno per il nuovo colonnato da farsi attorno la
piazza di S. Pietro secondo l'ordine di S. S. (4).
Per dimostrare quanto interesse prendesse il papa a que-
sta fiibbrica riferiamo la lettera seguente d'un contempo-
raneo :
Serenissimo principe. Venerdì matina Sua Santità se n'andò a
S. Pietro e fece a piedi buona parte del viaggio, sì che li EE. cardi-
(i) Cf. Alveri, op. cit. pp. 155 e 154.
(2) Arch. della fabbrica di S. Pietro. Cf. FRASCHErri, op. cit. p. 325,
nota t.
(3) Cf. Alveri, op. cit. p. 140.
(4) Cf. op. cit. p, 31 |. nota 3.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 15
nali Chigi, Rospigliosi ch'erari con lui ritornaron stracchi, hi tal con-
giontura S, B. diede un'occhiata alla fabrica del perticale avvanti la
piazza. Roma gli 13 settembre 1659. Francesco Gualengo al duca di
Modena (r).
Lo stesso interesse indirettamente si rivela dalle due let-
tere seguenti, da me pubblicate per la prima volta nella ri-
vista L'Arle(i<)o6,p. 205). Esse sono conservate nell'ar-
chivio Vaticano (Ferrara 34) e furono scritte dal cardinale
D' Elei, governatore di Pesaro e Urbino, al cardinale Flavio
Chigi nipote del papa e sopraintendente allo Stato ecclesia-
stico.
Nella prima (4 maggio 1659) il cardinal D' Elei, alla
richiesta di scalpellini per il lavoro del colonnato fattagli
dal card. Flavio Chigi, risponde :
.\1 cenno fattomi da V. Em.za ubbidisco scrivendo per queste parti
dove si crede siano scalpellini e particolarmente a Fossombrone e Gubbio,
si che venga loro a distinta notizia il lavoro, lo stipendio e M modo
di presentarsi in Roma.
Nella seconda (11 settembre 1659) lo stesso ringrazia
il cardinal Flavio d'avergli inviato una copia del disegno
del colonnato ed esalta il papa per la grandiosità dell'im-
presa da lui concepita e iniziata. Egli scrive:
Ricevo a singoiar honore il maestoso disegno de portici che si
eriggono in codesta piazza di S. Pietro et l'opera è degna dell' incom-
parabil magnanimità della Sant.à di N.ro S re.
Sul portico fu apposta l'iscrizione : « Alexander VII pont.
(f max. I a fundamentis extruxit ! Anno salutis m-dc-lxi».
Ct. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 3 :
« Piazza e portici della basilica Vaticana fatti da N. S. papa
« Alessandro Settimo ». (Il porticato presenta anche il tronco
mediano del colonnato).
(i) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 315, nota 6.
14 L. 0\-{ola
Gap. III.
Vaticano.
L'Alveri scrive:
Nostro Signore Alessandro VII hoggi vivente h;i fatto in detto
palazzo apostolico molti miglioramenti e rinnovate diverse habitazioni,
oltre alla scala reggia che di suo ordine si va fabricando secondo il
disegno datone dal cavai. Bernino(i).
1655, adi II agosto. Scudi dugento moneta &c. pagati a Mar-
c'Antonio Inverni e Baldassarre Castelli indoratori a buon conto di
lavori di loro arte che fanno nelle tre soffitte del palazzo apostolico
Vaticano e per doverne poi render conto.
1656, adi 18 gennaio. Scudi trecento venti, baiocchi 44 moneta,
pagati a maestri Marc' Antonio Inverni e Baldassarre Castelli compagni
indoratori S>ic. un conto di lavori fatti nel palazzo apostolico in Va-
ticano nell'appartamento di papa Clemente ottavo d'ordine del signor
cavaliere Bernino.
1657, adi 24 marzo. Scudi quattrocentosettantaquattro, baiocciii 78
moneta &c. a Marcantonio Inverni e Kaldassare Castelli per final paga-
mento di scudi 664.78 di lavori di loro arte fatti nel palazzo di S. Pietro.
1657, adi 28 novembre. Scudi cento moneta &c. a Felice della
Greca a conto de' modelli fatti e che va facendo de palazzi pontifici
di Monte Cavallo e S. Pietro.
1662, adì 17 giugno. Scudi dugento moneta &c. a Gio. Paolo
Scor pittore a buon conto delle pitture che fa nel palazzo di S. Pietro.
Cappella segreta.
1656, adi 50 ottobre. Scudi ottantanove moneta &c. a Ercole Fer-
rata per saldo di un conto di diversi modelli di santi fatti da esso
per servitio della cappella di Nostro Signore.
1657, adi 5 gennaio. Scudi cinquanta moneta &c. a Giovan Maria
Mariani a conto di lavori fiuti nella cappella segreta di Nostro Signore
a S. Pietro.
1657, adi 17 febbraio. Scudi centocinquanta moneta &c. a Gio-
vanni Miele per saldo d'un conto di diverse pitture fatte da lui nella
cappella segreta di Nostro Signore in palazzo Vaticano.
1657, adi 20 marzo. Scudi centosessantatre moneta &c. a Gio-
vanni Maria Mariani pittore per resto e saldo di scudi 213, che im-
(i) Cf. Alveri, op. cit. p. 143.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 1 5
porta un conto di pitture ed altro fatto da lui per servitio del palazzo
Vaticano da settembre 1656 passato a gennaio del corrente anno.
1658, adì 7 maggio. Scudi quarantotto moneta &c. a Cosmo Fan-
celli scultore per haver fatto sei modelli d'angeli per servitio della cap-
pella di Nostro Signore.
1657, adi primo giugno. Scudi quarantanove moneta &c. a mae-
stro Gio. Maria Giorgetti intagliatore per intaglio dell'albero di cerqua,
che fa candelabro nella cappella pontificia per la settimana santa.
1659, adi 14 giugno. Scudi cento moneta &c. a maestri Inverni e
Castelli indoratori di palazzo a conto di lavori fatti per la cappella di
Nostro Signore.
Scala regia.
Il progetto delhi scala regia fu presentato nel 1663, nel
quale anno si coniarono dieci medaglie di rame col disegno
della medesima opera (i).
16 novembre 1663. Pagamento fatto a Gaspare Moroni di scudi tre
per dieci medaglie di rame con l' impronta della scala regia poste sotto
le colonne della medesima scala (2).
« Nell'anno 1665 il lavoro della scala era compiuto in
« gran parte e vi mancava soltanto la rivestitura di stucco
«che fu condotta nel 1666» (3).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 4 :
« Porta e portico interiore che conducono alla cappella pon-
« tificia nel Vaticano fatti da N. S. papa Alessandro VII » ,
e tav. 5 : « Scala interiore (regia) che conduce alla cappella
« pontifìcia &c. fattta da N. S. papa Alessandro VII » .
Statua equestre di Costantino.
Il Costantino a cavallo nella scala regia in Vaticano fu
lavorato sotto il pontificato di Alessandro VII, come risulta
dai documenti pubblicati dal Fraschetti (4).
(i) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 517.
(2) Arch. della fabbrica di S. Pietro. Cf Fraschetti, op. cit. p. 318,
nota I.
(3) Ivi, p. 318.
(4) Cf. op. cit. p. 520.
i6 L, Oliala
Questa statua era stata ideata da Innocenzo X e tu sco-
perta soltanto negli ultimi d'ottobre del 1670 sotto il pon-
tificato di Clemente X (i).
Sala due aie.
Alessandro VII affidò al Bernini il restauro della sala
ducale, cominciato nel 1656(2).
Nell'opera del Fraschetti è riprodotto il disegno del Ber-
nini per il bozzetto dell'ornato della sala ducale (3) e le due
porte ornate come si trovano al presente (4).
1656, adì 16 ottobre. Scudi» cinquanta moneta &c. ad .Antonio
Raggi scultore, a conto de lavori di stucco e da farsi sotto l'arco nuovo
nella sala ducale del palazzo di S. Pietro.
1657, adi 3 gennaro. S^udi centotto moneta &c. ad Antonio Raggi
scultore per resto di scudi centocinquantotto che importa un conto de
putti di stucco ed altro fatto nell'arco a pittura di nuovo nella sala
ducale nel palazzo Vaticano (5).
1657, adì 5 gennaio. Scudi cinquanta moneta &c. a Giovan Maria
Mariani a conto &:c. di diversi rappezzi fatti e che va facendo nell'ap-
partamento dove stava 1' e.mo signor cardinale Rapaccioli nella sala
ducale.
Logge.
Il Titi nella descrizione del Vaticano (piano secondo),
scrive :
Nell'altro braccio di loggie verso il palazzo nuovo, che non furono
finite, li rabeschi, grottesche, né pure terminate, verso la piazza di
S. Pietro con alcune istorie le cominciarono in tempo d'Alessandro VII
Gio. Paolo Tedesco e l'Allegrini da Gubbio e restano sin'hora non
finite (6).
(i) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 318.
(2) Cf. reg. mandati 1656-58, f. 46 a 100, in Bertolotti, Ai Usti
lombardi a Roma, II, 168; e Fraschetti, op. cit. p. 324 e ivi nota i.
(3) Cf. op. cit. p. 320.
(4) Cf. op. cit. pp. 322 e 523.
(5) Cf. anche reg. mandati 1656-58, f. 46 a lor, in H'""^'.ìtti,
op. cit. p. 169.
(6) Op. cit. p. 416.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 17
A queste logge appunto si riferisce la notizia che il Bal-
dinucci esattamente riporta nella vita di Francesco Allegrine
« Si è trovato anche questo pittore (Francesco Allegrini) a
« dipignere nelle logge del Vaticano sotto Alessandro VII
«insieme con Giovan Paolo detto il Tedesco» (i).
i6s5, adi 4 dicembre. Scudi venticinque moneta &c. a Luigi Mei-
lini pittore a buon conto di pitture e resarcimenti che fa nelle loggie
del palazzo Vaticano.
1656, adi 5 gennaio. Scudi quindici moneta &c. a Luigi Mellini
pittore a conto di lavori di pittura e risarcimenti di esse che fa nelle
loggie &:c. del palazzo Vaticano.
1664, adì primo luglio. Scudi ducentotrentaquattro, baiocchi cin-
quanta e mezzo &c. alli eredi del quondam Giovanni Maria Pelle
per saldo d'un conto di lavori fatti di stucchi nelle loggie del palazzo
di S. Pietro a tutto maggio passato.
Sala delia biblioteca.
Il Titi, nella sua descrizione del Vaticano, scrive:
Da una parte del sudetto salone (della biblioteca Vaticana) è
un' altra galleria o corridore lungo più di duecento passi dove si con-
serva la famosa libraria de manuscritti del duca d'Urbino. La volta
fu cominciata a dipingere da Gio. Paolo Tedesco con istorie, figure et
altri ornamenti in tempo di Alessandro VII, che restò imperfetta per
gì' accidenti che successero in quel tempo in Roma (2).
166}, adi 18 luglio. Scudi trecento moneta &:c. a Giovan Paolo
Schor pittore a conto delle pitture che fa nella libraria Vaticana.
Quirinale.
Il Titi scrive :
Et ultimamente Alessandro VII accrebbe gli appartamenti per la
famiglia; di che fu architetto il cavalier Semino; e sono incontro al
Novitiato de' Giesuiti nella strada che va a porta Pia (3).
(i) Cf. Baldinucci, Notizie dei professori Scc, Firenze, 1728, III,
615.
(2) Cf. Titi, op. cit. p. 416.
(3) Cf. op. cit. p. 274.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI 2
i8 L' O^ola
Per questo ingrandimento sulla fronte della nuova fab-
brica fu apposta questa epigrafe : « Alexander VII Pont.
<( Max. I Ut Familia Pont. Maior esset &c. | Palatium Qui-
« rinaie nova | Aedificiorum accessione | Ampliavit anno
« sai. M-DC'LIX ».
E per aver reso più facile la salita al Quirinale que-
st'altra epigrafe : « Arduo linito clivo facilior strata | ad
<( Quirinalem via. An. sai. M'DC'LX».
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, tav. 1 2 : « Strada
<( che ascende al Quirinale detta Monte Magnanapoli spia-
« nata et abbellita da N. S. papa Alessandro VII»; 4) (tra
il giardino Aldobrandini e mura di Romolo) « Strada che
«va al palazzo del papa spianata da N. S. ».
Cf. tav. 13 (ivi): « Piazza e palazzo sul Quirinale detto
« Monte Cavallo ». 3) « Habitatione della famiglia fatta da
« N. S. papa Alessandro VII » .
Nel Eolo della famiglia di Alessandro FU (cf. p. 17)
si trova fotta menzione di questa nuova fiibbrica : « Di-
'<( versi offitii » :
Alli scopatori comuni per li 2 lanternoni messi di nuovo nelle
scale della fabrica nova fatta nel palazzo di Monte Cavallo.
1657, adi 2 gennaio. Scudi cento moneta &c. a Giovanni Paolo
Schor pittore a conto di lavori di pitture fatte e da fare per servitio
di N. S. ne mezzanini del palazzo Quirinale.
1657, adi 28 luglio. Scudi cento moneta &c. a Giovanni Paolo
Schor pittore per resto di scudi 3{X) moneta che importano le pitture
da lui fatte ne mezzanini di Monte Cavallo.
1657, adi 5 giugno. Scudi cento moneta &c. a Giovanni Maria
Mariani pittore a conto di rapezzi fatti al palazzo di Monte Cavallo
e ad altri che va facendo per l'uccelliera del giardino di detto pa-
lazzo.
1660, adi 14 ottobre. Scudi trecentoquindici, baiocchi 57 moneta &c.
a Renzi e Fracchi scarpellini per resto di scudi 655, baiocchi 57 ch'im-
porta un conto di lavori fatti alla flibbrica nuova di Monte Cavallo.
i6)9, adi 15 marzo. Scudi dieci moneta &c. a Giovanni Maria
Mariani per saldo di un conto d'aver dipinta la sofìtta nella cappella
dell'appartamento del signor cardinal Chigi.
L'arte alla corte di Cì/^L-ssaiidro VII 19
1639, adi 12 aprile. Scudi sessantaquattro moneta &c. a Giovanni
Paolo Schor pittore per n. 32 canne di fregio de chiaroscuro fatto
nell'appartamento del signor cardinal Chigi a Monte Cavallo a scudi 2.
1661, adi 31 agosto. Scudi ventisei moneta &c. a Giovanni Bat-
tista Laurentii pittore per saldo d' un conto di pitture fatte in una
stanza a Monte Cavallo dell'appartamento del signor cardinal Chigi.
1659, adì primo settembre. Scudi trecentotrentatre e baiocchi 80
moneta &c. a Marc'Antonio Inverni e compagni indoratori per saldo
di un conto di più lavori fatti nel palazzo di xMonte Cavallo dalli
20 aprile a tutto li 20 agosto presente.
. Pala:(jo Chigi.
La Guida del Titi scrive :
Fu edificato dal cardinal Fabio Chigi su pianta, che avea fatto
Carlo Maderno, ma la facciata fu architettata dal cav. Bernini, che
prese molto da' palazzi laterali di Campidoglio. Consisteva essa in una
ringhiera sopra il portone e tre finestre per parte ed era bella e pro-
porzionata e l'altezza corrispondeva alla estensione. Il duca Baldassarre
Odescalchi lo comprò nel 174) e col disegno di Niccola Salvi lo pro-
lungò più del doppio (i).
Durante l'assenza di Gian Lorenzo, per la sua dimora
in Francia, la sopraintendenza della fabbrica fu affidata al
fratello Luigi (2).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. II, tav. 4:
« Piazza de Santi Apostoli ». i) « Palazzo dell'em'"*' sig. card''
« Chigi » . (Presenta un corpo centrale e due più bassi late-
rali, stretti).
Dal Fraschetti riproduciamo questa notizia :
Piacendo a V. S. Ili""' potrà far pagare a maestro Gabriello Renzi
scarpellino scudi trecento a bon conto delli lavori di scarpello et in-
taglio che d. fa a tutta sua robba per il palazzo che fa fare l'em""'
sig. card. Chigi a S. Apostolo. Di casa li 11 marzo 166). Di V. S. 111"^'
V. D. O. S. Giovanni Lorenzo Bernini (3).
(i) Cf. op. cit. ed. 1763, p. 316.
(2) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 351, nota i.
(3) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 298, nota i.
20 L. 0\^ola
1658, adì 12 gennaio. Scudi centotrenta moneta &c. a Renzi e
Fracchi scarpellini per saldo d'un conto di lavori tatti per servitio
del palazzo delli ecc"" ss"'' Chigi.
1657, adi 17 agosto Scudi sessantaquattro moneta &c. a maestri
Antonio Inverni e compagni indoratori per saldo di un conto di la-
vori fatti da loro nel palazzo posto nella piazza di Santi Apostoli, dove
abitano li ecc°" ss""' don Mario e don Agostino Chigi.
1658, adi 8 aprile. Scudi cinquantanove e baiocchi 25 moneta &c.
a Camillo Saracino indoratore per saldo di un conto di più lavori fiitti
nel palazzo de ss" Chigi il mese di maggio passato.
Gap. IV.
Chiesa di Santa Maria della Pace.
Il Titi, a proposito di questa chiesa, scrive :
Fu rimodernata la chiesa per di dentro e di fuori e ridotta in
più bella forma nel pontificato d'Alessandro VII col disegno di Pietro
da Cortona (i).
Il card. Sforza Pallavicino (2) si diffonde alquanto su
questi restauri, e poiché egli esprime anche un giudizio sul-
l'opera del Cortona e aggiunge delle notizie che servono
ad illustrare la vita di quel tempo, credo opportuno ripro-
durne qualche periodo. Egli scrive :
La chiesa che da Sisto IV fu edificata e dedicata alla Vergine
come arbitra della pace, è in Roma di somma frequenza, è quasi la
parrocchia comune degli uomini affaccendali, ma essendo ella quasi
affogata da esterni edifizi di ogni intorno riusciva egualmente malin-
conica per la scarsezza della partecipata luce e disagiosa per l'angustia
de' circondanti viottoli, per cui alle carrozze era difficile l'accostarsi,
impossibile il fermarsi: sopra ciò era venuta tutta squallida ed afffu-
micata dal tempo, il quale avendo logoro il mattonato era ella in tanto
concorso noiosamente polverosa. Alessandro adunque per pubblica e
(i) Cf. op. cit. p. 384.
(2) Cf. card. Pietro Sforza Pallavicino, Della vita di Alessan-
dro VII libri cinque, Prato, Giacchetti, 18^9, voli. 2.
L'arie alla corte di oAlessandro VII 21
privata ragione affezionato a quel tempio, lo rinnovò per poco da'
fondamenti, gli apri strade e piazze d'intorno, fé' per così dire ringio-
vanir le cappelle, vi distese un bel pavimento di marmi. Ben è il vero
che avendone desiderata la cura Pietro da Cortona, com'è solito di
chi è pregiato m una professione inferiore aspirare in estimazione ad
un'altra superiore sotto lo stesso genere, il successo gli sorti contraria-
mente, poiché la spesa avanzò il merito del lavoro e questo non riusci
senza vari difetti (i).
Intorno ad alcuni particolari di quei restauri aggiunge-
remo anche le notizie seguenti. Lione Pascoli a proposito
di Carlo Maratta, nella sua Vita, scrive:
Faceva in questo mentre Alessandro VII abbellire di rare pitture
la chiesa della Pace e volle che vi contribuisse Carlo con le sue. Rap-
presentò egli sopra gli archi della cappella di mezzo la Visitazione di
santa Elisabetta e fece un quadretto per la sagrestia (2).
Il Titi a proposito di questi restauri ci fornisce anche
i seguenti dati.
Sotto la cupola.
Il quadro grande per di sopra (la cappella del Crocifisso) con la
Natività di Maria Vergine e quantità di gente è delle migliori opere
che siano state formate da' pennelli del cav. Vanni il giovane.
Le pitture di sopra (la cappella Mignanelli) con l' istoria d'Adamo
e d'Eva, figuroni maggiori del vivo, sono di Filippo Lauri (3).
Nell'altra capelletta (seconda a destra sotto la cupola) de' signori
Olgiati, dai lati vi sono due quadri di Bernardino Mei senese (4).
Il Titi accenna anche in questa chiesa alle sculture se-
guenti, che possono appartenere al tempo dei restauri di
Alessandro VII:
Le quattro figure di stucco, due sopra l'arco della cuppola, le altre
sopra la porta della chiesa, sono del Fancelli (Cosimo), fatte col disegno
di Pietro da Cortona (5).
(i) Cf op. cit. lib. V, cap. V, p. 178.
(2) Cf. L. Pascoli, Vite de' pittori &c., Roma, 1730, I, 138.
(3) Cf. op. cit. p. 387.
(4) Cf. op. cit. p. 386.
(5) Cf. op. cit. p. 388.
22 L. Oi\ola
Il quadro di bronzo nella prima cappella a mano destra è opera
di Cosimo Fancelli (i), la statua di santa Caterina col sepolcro dove
sono due puttini diligentemente scolpiti è pur sua fatiga.
La statua che rappresenta san Bernardino col sepolcro e puttini
verso la porta è lavoro d'Ercole Ferrata (2).
Fuori della chiesa fu apposta la seguente epigrafe:
« Alexandro VII P. O. Quod &c. pontificia munificentia
« instauraverit sacellis illustratis, et magnificentius excultis,
« excitata porticu, et nobilior fronte, area, viisque amplifi-
« catis auxerit ornaverit &c. Ann. sai. m-dc-lvii».
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 26 :
« Piazza e chiesa della Madonna della Pace fitta da N.
« S. papa Alessandro VII. i) Portico e facciata di detta
« chiesa fatta da N. S. » . Tav. 27 : « Veduta di dentro di
« Santa Maria della Pace restaurata et adornata da N. S.
« papa Alessandro VII » . Tav. 28 : « Altra veduta di dentro
« di Santa Maria della Pace &c. » (3).
Chiesa di Santa Maria del Popolo.
Una delle prime opere artistiche iniziate da Alessan-
dro VII nel suo pontificato fu il restauro della cappella
della sua famiglia in Santa Maria del Popolo. I lavori fu-
rono affidati al Bernini ed eseguiti nel 1656. Nello stesso
(i) Cosimo Fancelli romano, scultore, è autore dell'angelo che
porta il Volto Santo sul ponte di S. Angelo e di molte sculture sparse
per le chiese di Roma. Per le sue opere cf. Fraschetti, op. cit. pp. 213.
370, 574 e TiTi, op. cit. pp. 7, 95, 102, 137, 139, IS4. 158, 177.
187, 232, 289, 305, 313, 338, 364, 384, 388, 399, 436.
(2) Cf, op. cit. p. 384.
(3) Cf. anche una stampa commemorativa dell'inaugurazione di
Domenico Barrière (1622-1683) nel Gabinetto Nazionale delle stampe
di Roma (scat. 35; 81 562). Essa rappresenta il papa col seguilo che
si reca alla chiesa ricevuto sulla piazza dal clero. Porta l'indicazione:
«Petrus Bcrettin. Corion. Arch.; Dominicus Barriere Marsilien. delin.
«et sculp.; Io. lacobus de Rubeis»,
L'arte alla corte di (^Alessandro VII 23:
anno da lui fu eseguita la statua del Daniele, e nel 1657
il gruppo dell' Habacuc con l' angiolo (i).
Le pitture nelle lunette che si vedono in detta cappella
« furono condotte ultimamente dal cavalier Vanni » (2).
Il papa pensò anche all'arricchimento degli arredi del-
l'altare, e il fonditore Giovanni Artusi nel 1658 riceveva
scudi 193.60 per due torcicri di bronzo alla cappella di
S. S. nella chiesa del Popolo (3).
Subito dopo furono intrapresi i restauri nell'interno
della chiesa. Infitti a proposito delle pitture della cupola
l'ambasciatore del duca di Modena scriveva da Roma al
suo signore :
Il papa &c. vidde le pitture della cuppola di mano del cav. Vanni
pittor sanese, che forse non gli piacquero affatto. Roma gli 51 lu-
glio 1657(4).
A Ogni modo la pittura fu continuata e finita da quel-
l'artista.
La cuppola della chiesa la dipinse il cavalier Vanni, come anche
li quattro angoli (5).
Altro artista senese impiegato in questo restauro fu Ber-
nardino Mei.
Di una pala d'altare della crociera, il Titi scrive:
Vi sono dipinti angioli che presentano gì' istrumenti della pas-
sione a Giesù fanciullo con Maria Vergine e san Giuseppe opera di
Bernardino Mei senese (6ì.
(r) Cf. Fraschetti, op. cit. pp. 278-282.
(2) Cf. Tiri, op. cit. p. 36.
(,5) Cf. Bertolotti, Artisti bolognesi &c. p. 196.
(4) Cf. Fr.\schetti, op. cit. p. 280, nota i.
(5) Cf. Titi, op. cit. p. 360. Il cavalier Raffaello Vanni era se-
nese. Per le opere da lui eseguite a Roma cf. Titi, op. cit. pp. 360,.
361, 387.
(6) Cf. op. cit. p. 360.
24 L. Odiala
L'Alveri aggiunge:
Dalla parte dell'evangelio di detto altare si osservano due porte
finte a guazzo, sopra le quali in cartello di marmo si legge: « Flavius
« S. R. E. cardinalis Chisius». Dalla parte dell'epistola del medesimo
altare sopra due simili porte et in simile cartello di marmo si legge:
<( Alexandri VII nepos. A. D. M'Oc^lviii» (i).
L'angelo dal lato del vangelo di questo altare è di An-
tonio Raggi (2). È riprodotto dal Fraschetti(3) come opera
di Oreste Raggi (4). L'altro angelo dal lato dell'epistola è
di Gio. Antonio Mari (5). È anch'esso riprodotto dal Fra-
schetti (6).
Al momento che l'Alveri scriveva la sua Guida, i re-
stauri erano a questo punto:
Dalla parte dell'epistola dell'aitar maggiore sono le prime due
cappelle che si hanno da fabricare. L'altare nella croce della detta
parte è tutto simile a quello di contro fuor che nelle lettere sopra le
(i) Cf. op. cit. p. 7.
(2) Cf. TiTi, op. cit. p. 360;
(3) Cf. op. cit. p. 280.
(4) Antonio Raggi è l'autore dell'angelo che regge la colonna
in ponte S. Angelo, del Danubio (eseguito su bozzetto del Bernini)
della fontana dell'obelisco in piazza Navona e di molte sculture sparse
per le chiese di Roma. Fu uno dei più importanti scolari e aiuti del
Bernini. Per le sue opere cf. Passeri, Vita; Bertolotti, Artisti lom-
bardi &c. pp. 168, 169; Id. Gaspare Mola &c. p. 27; Fraschetti, op.
cit. pp. 90, 181 e nota 4, 212, nota 7, 219, 288, 5246 nota i, 5706
nota 4, 401; e Titi, op. cit. pp. no, 115, 155, 158, 178, 271, 290,
297. 305, J57> 358, 595, 399-
(5) Cf. Titi, op. cit. p. 360.
(6) Cf. op. cit. p. 284. Giovanni Antonio Mari dal Fraschetti è
creduto romano, dal Bertolotti, e forse a ragione, francese. Aveva due
fratelli, Francesco e Baldassarre, pure scultori. L'opera sua più cono-
sciuta è il Tritone, detto il Moro, nella fontana di piazza Navona,
verso palazzo Braschi, eseguito su bozzetto del Bernini, di cui era di-
scepolo e aiuto. Altre sue sculture sono sparse per le chiese di Roma.
Per le sue opere cf. Fraschetti, op. cit. pp. 203, 219, 283, 414; Titi,
op. cit. p. 1386 altre ; e Bertolotti, Artisti francesi Sic.
L'arte alla corte di Q/ìlessandro VII
porte che in queste leggonsi « Augustinus Chisius Senensis Alexan-
« dri VII nepos. A. D. m-dc-lviii » (i).
L'angelo marmoreo a destra che regge il quadro del-
l'altare ò di Giovanni Antonio Mari e quello a sinistra è
di Ercole Ferrata (2).
Da un documento pubblicato dal Bertolotti sappiamo
che il pittore Giovanni Maria Mariani «nel 1657 l^ivorava
«di chiaro oscuri nelle quattro cappelle della chiesa del
« Popolo » (3).
L'opera più importante di questi restauri fu indubbia-
mente l'adornamento di statue in stucco nell' interno della
chiesa. Esse furono affidate a diversi artisti che il Titi cita
partitamente. Ecco la sua descrizione:
Nella navata maggiore della chiesa vi sono diverse statue di stucco
sopra gli archi lavorate perfettamente da diversi col disegno del Ber-
nino. Le prime due a mano destra entrando in chiesa sono di Fran-
cesco de Rossi ; le seconde le condusse, la prima il Morelli, la seconda
il Naldini ; le altre Giovanni Antonio Mari e le ultime da questa parte
Francesco de Rossi.
Nell'arcone, che corrisponde alla cuppola, vi sono due angioli che
reggono l'arme d'Alessandro VII del Raggi ; et entrando nella nave
traversa si vedono due organi in forma bizzarra e per di sotto ad
ogn'uno v'è un angiolo et un putto che reggono le armi del mede-
simo pontefice, lavori d'Antonio Raggi.
(0 Cf. Alveri, op. cit. par. II, p. 11.
(2) Ercole Ferrata è un altro dei numerosi scolari e aiuti del
Bernini. Egli è l'autore dell'angelo che porta la croce in ponte S. An-
gelo, delle statue di sant'Andrea apostolo, del beato Andrea e dell'an-
gelo dello stesso lato nella facciata di S. Andrea della Valle, della
statua della Carità nel sepolcro di Clemente X in S. Pietro in Vaticano
e di molti altri lavori sparsi per le chiese di Roma. Per le sue opere
cf. Passeri e Baldin'ucci che ne hanno scritto la Vita; Bertolotti,
Artisti lombardi &c. II, 170 a 176 e 240, 277 (riporta anche notizie
riguardanti la vita); Fraschetti, op. cit. pp. 219, 283, 370 e nota io,
414; Titi, op. cit. pp. 102, 109, no, 114, 138, 232, 303, 304, 305,
352, 359. 363, 373, 384, 395, 399-
(5) Cf. Bertolotti, Artisti bolognesi &c. p. 166.
26 /- Oi-^ola
Rientrando nella navata e seguitando il giro le altre prime due
statue di stucco sopra gli archi sono d'Antonio sudetto ; quelle che
seguono del Perone (i); e l'ultime d'Ercole Ferrata: e li due angioli
dalle bande dell'occhio della chiesa sono del Ferrata (2).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav, 8.
Chiese di S. Maria di Monte Santo e dei Miracoli.
Il Baldinucci nella Fita di Carlo Rainaldi scrive:
Fu il Rainaldi adoperato dallo stesso papa (Alessandro VII) in
fare il disegno e modello de' due bellissimi tempj in sulla piazza del
Popolo, uno dei quali, cioè quello di S. Maria dei Miracoli, egli me-
desimo condusse con propria assistenza fino dai fondamenti, come si
raccoglie dai disegni che vanno in istampa; fra i quali uno ve n'è
intagliato per mano di Giovambattista Falda (3).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 7 :
« Altra veduta della piazza del Popolo entrandosi in città » .
(Le cupole dei due tempietti sono identiche).
5. Maria in via Lata.
Il Titi scrive :
Si è fatta in ultimo la bella facciata con un maestoso portico e
di tutto ne ha dato il disegno Pietro da Cortona; il ristoro però e
rimodernamento della chiesa fu fatto con l'architettura di Cosimo da
Bergamo (4).
(i) Francesco Perone romano, scultore, è molto probabilmente la
stessa persona che l' argentiere (v. cap. Argenterie). Come scultore
esegui una statua nella chiesa dei Ss. .^postoli nella cappella di S. An-
tonio da Padova. Forse egli stesso lavorò come argentiere agli arma-
menti metallici delle custodie delle reliquie nei pilastri della cupola di
S. Pietro in Vaticano. Cf. Fraschetti, op. cit. p. 72; Tiri, op. cit.
pp. 285 e 525.
(.2) Cf. op. cit. p. 362.
(3) Cf. op. cit. Ili, 489.
(4) Cf. op. cit. p. 288.
L'arte alla corte di ^Alessandro VII 27
Nel portico furono poste le epigrafi : « Alexandre VII
« P. M. an. sai. m-dc-lxi». — «Ab Alexandro VII |
« Magnifice instaurata est et ornata ann. sai. M'DC«lxii ».
Cf. il Nuovo teatro di Roma niodcnia, lib. I, tav. 17:
« Chiesa di S. Maria in via Lata su la via del Corso fatta
«da N. S. papa Alessandro VII».
Chiesa e pia:^:^a del Pantheon.
La Guida del Titi attesta :
Alessandro VII risarei detto portico facendo rifare un gran pezzo
d'architrave e alcuna colonna di mano sinistra verso la Minerva con
granito dell'Elba e abbassò la piazza, che da quella parte sotterrava
Io scalino e la base e parte delle colonne, e dalla parte davanti si
scendevano parecchi scalini per entrare in chiesa, e si prevalse per ar-
chitetto di fra Giuseppe Paglia (i).
Per ordine di questo papa il Bernini aveva anche ten-
tato la decorazione interna della chiesa con pitture e stuc-
chi ; ma per fortuna non fu eseguita (2).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 3 1 :
« Piazza della Rotonda ampliata da N. S. papa Alessan-
« dro VII » . Lib. II, tav. 3 : « Piazza della Rotonda am-
« pHata, spianata con le strade intorno da N. S. PP. Ales-
« Sandro VII», i) «Antico tempio di Giove Ultore &c.
« restaurato di colonne, cornicione et ornamenti e di sotto
« terra ridotto in piano con la piazza ». 2) « Fontana re-
« staurata da N. Sig. ».
S. Maria in Campitela.
Il Titi a proposito di essa scrive :
Essendo poi questa chiesa stata più volte rinovata, papa Alessan-
dro VII l'ha fabricata di nuovo (3).
(i) Cf. op. cit. ed. 1763, p. 561.
(2) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 299 e note 3 e 4.
(5") Cf. op. cit. p. 204.
28 L. Oliala
E il Baldinucci nella Vita di Carlo Rainaldi:
La chiesa di S. Maria in Campitelli non giungeva al segno che
oggi si vede esser pervenuta per opera di Alessandro VII, il quale di
nuovo la fece fabbricare. Per questa grand'opera dunque e per la
bellissima facciata che il papa fece fare dal Senato si servi dell'inge-
gno del nostro artefice (i).
Il Titi aggiunge ancora :
Papa Alessandro VII l'ha fabbricata di nuovo avendovi traspor-
tata doppo la peste di Roma la miracolosa immagine di S. Maria in
Portico; il tutto con l'architettura e il disegno di Carlo Rainaldi, che
anche nella maestosa facciata dimostrò il suo gran sapere (2).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 32:
« Chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli fatta fare da
« N. S. papa Alessandro VII con l' habbitatione de Padri
« di detta chiesa » .
5. Giovanni Laterano.
Le porte di bronco.
Fu ultimamente questa chiesa (S. Adriano) di nuovo ristaurata ;
le antiche porte di bronzo che vi erano furono trasportate in S. Gio-
vanni Laterano et fatte collocare sulla porta maggiore di quella ba-
silica da Alessandro VII (3).
Restauro della tribuna.
Dal Moroni [pi:<jonario d' erndi:(ione ecclesiastica], rife-
riamo con riserva anche questa notizia:
In questa basilica fu ristaurata eziandio la sua magnifica tribuna
per opera del medesimo pontefice (4).
(i) Cf. op. cit. Ili, 489.
(2) Cf. op. cit. p. 161.
(3) Cf Titi, op. cit.
(4) Cf art. Alessandro VII.
L'arte alla corte di ^Alessandro VII 29
E il Titi:
Gli angioli suU'aroone della tribuna (furono) eseguiti dal Raggi
per ordine di Alessandro VII con sua iscrizione (i).
Nella stessa basilica il papa fece innalzare un monu-
mento alla memoria di Alessandro III. È costituito da una
decorazione architettonica in marmo, con un busto mar-
moreo, addossata a un pilastro in una navata a destra.
Nella lapide si legge l'iscrizione: « Alexandro III pont.
« max. I nobili Bandinella gente Senis nato | qui &c.
« Alexander VII pont. max. | nominis et muneris in Ec-
ce desia successor | pontifici tanto civi suo pios cineres ve-
« neratus posuit ».
Propaganda Fide.
La Guida del Titi scrive:
Il gran collegio di Propaganda Fide fu perfezionato da Alessan-
dro VII, che prese tutta l'isola e ne fu architetto il Borromino, che
fece la bella chiesa e la facciata avanti ad essa. La chiesa è dedicata
a" santi tre Magi. Gli stucchi sopra l'aitar maggiore sono del Fancelli.
Gli ornati delle cappelle e de' quadri della medesima chiesa, già la-
sciati imperfetti dal cav. Borromini, furono terminati con la direzione
ed assistenza del cav. Francesco Fontana (2).
Nella chiesa fu posta l'epigrafe : « Alexandri VII Pont.
« Max. anno xi ».
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 9 :
« Collegio de Propaganda Fide ampliato da N. S. papa Ales-
« Sandro settimo ». 2) « Chiesa dell' Adoratione de' Magi
«in detto collegio fatta da N. S. ».
(i) Cf. op. cit. p. 190.
(2) Cf. op. cit. ed. 1763, p. 544.
30 L. Gl'aula
Chiesa di S. Biagio.
Il Titi a proposito di questa chiesa scrive :
S. Biagio (sotto il Campidoglio) rist.irato ultimamente con ca-
priccioso e bel disegno di Carlo Fontana (i).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 1 1 :
« Altra veduta del Campidoglio», i) « Chiesa di S. Biagio
«e B. Rita fatta da N. S. papa Alessandro settimo».
Sant'Andrea della Falle.
Il Titi scrive:
Il cardinal Francesco Peretti Montaldo la terminò al tempo del
sommo pontefice Alessandro VII (2).
E nell'edis^ione del 1763 :
La facciata che ora vi si ammira è stata architettata dal cav. Rai-
naldi (3).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 25 :
«Piazza e chiesa di S. Andrea della Valle», i) « Fac-
« ciata della chiesa di S. Andrea finita da N. S. papa Ales-
« Sandro settimo ». 2) « Habitatione delli pp. Theatini fi-
« nita da N. S. » .
Cap. V.
Obelisco della Minerva.
Intorno a questo obelisco cf. i documenti seguenti :
28 aprile 1666. Dato principio nella piazza della Minerva a farvi
i fondamenti per alzarvi la guglia ritrovata da' frati nel giardino. 3 feb-
braio 1667. Alzata la guglia nella piazza della Minerva (4).
(i) Cf. op. cit. p. 162.
(2) Cf. op. cit. p. 114.
(3) Cf. op. cit. p. 136,
(4) Cf. Cervini, Diario in Fraschetti, op. cit. p. 306. nota 3.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 31
Sulla base del monumento si legge : « Sapientis Aegy-
«pti &c. Alexander VII dedicavit | Anno sai. mdclxvii».
Il bozzetto fu ideato dal Bernini e l'opera fu eseguita
da Ercole Ferrata (i). Il Fraschetti riproduce il bozzetto e
il monumento (2).
Cf. il Nuovo teatro di Roma iiiodenia, lib. II, tav. 5 :
«Piazza di Santa Maria della Minerva ». 2) «Antico obe-
« lisco del tempio d'Iside inalzato da N. S. PP. Alessan-
« dro VII ».
Pala:^:(0, chiesa e biblioteca della Sapienza.
La Guida del Titi a proposito della fabbrica della Sa-
pienza scrive:
Ultimamente Alessandro VII vi fece il restante del palazzo e la
chiesa di S. Leone con bizzarra e vaga architettura del cavalier Bor-
romino.
L'architetto degli ornati dell'altare Tu il Contini (3).
Il medesimo Alessandro VII vi fece anche una libreria, e la pit-
tura della volta è di Clemente Maioli (4).
H la Guida del Titi aggiunge che nella libreria Ales-
sandrina « il busto del papa è di Domenico Guidi » (5).
Sulla porta della chiesa della Sapienza fu posta l'epi-
grafe : « Alexandro VII P. M. | ob aedem Sapientiae | toto
« ambitu perfectam &c. m-dc-lx ». E nella biblioteca, sotto
il busto del papa: «Alexandro VII Pont. Max. | quod &c. !
« bibliothecam instituerit, instruxerit, dicarit. Anno sai.
« M • DC • LXI » .
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna^ lib. I, tav. 1 9 :
« Studio e palazzo della Sapienza verso la piazza della Do-
(i) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 306.
(2) Cf. op. cit. p. 305.
(3) Cf. Titi, op. cit. ed. 1763, p. 152.
(4) Cf. op. cit. p. 129.
(5) Cf. op. cit. ed. 1765, p. 153.
32 L. 0\-{ola
«gana». i) «Palazzo della Sapienza finito da N. S. papa
« Alessandro VII » (sul piano superiore). 2) « Cuppola
« della chiesa de' Santi Fortunato e Leone nella Sapienza,
« finita da N. S. » .
E tav, 20: « Parte di dentro della Sapienza», i) (sul
piano superiore) « Veduta di dentro dello Studio e portico
«della Sapienza finita da N. S. papa Alessandro VII».
2) « Chiesa de' Santi Leone e Fortunato nella Sapienza
« adornata da N. S. ».
Campidoglio.
Il Baldinucci nella Vita del Rainaldi attesta :
In oltre fu il Rainaldi adoperato dallo stesso papa (Alessandro VII)
nell'ultima azione della fabbrica del Campidoglio (i).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. io:
«Campidoglio». i) «Palazzi de ss" Conservatori, una
«parte finita da N. S. papa Alessandro settimo con l'or-
« namento della piazza » .
5. Spirito in Sassia.
La Guida del Titi attesta:
Il bel portone vicino alla porta della Lungara, pel quale s'entra
nella parte posteriore del cortile di S. Spirito, è disegno del Remino (2).
Dalla parte restaurata della fabbrica fii posta l'epigrafe:
« Alexander VII Pont. Max. ad commoditatem et orna-
« mentum &c. ( anno sai. md-c-lxiv pontif. x ».
Nell'atrio di S. Spirito, sulla fontana dal papa quivi
trasportata, fu posta l'epigrafe: «Alexander VII P. M..|
(r) Cf. op. cit. Ili, 489.
(2) Cf. op. cit, ed. 1763, p. 4)2, Aggiunte. Cf. anche Fraschetta
op. cit. p. 297.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 35
« marmorea e fonte Pauli V | in limine | patriarchi Vati-
« cani sublata | his exornandis aedibus dono dedit | anno
« M • DC • LXVII » .
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 29 :
« Archispedale apostolico di S. Spirito in Sassia ». i) « For-
ce tone nella facciata a capo del ospedale». 2) «Portone
« maggiore nella via che conduce a S. Pietro in Vaticano
« ambedui latti fare da N. S. papa Alessandro VII».
3) « Stanze per li serventi del medemo ospedale fatte fare
(( da N. S. papa Alessandro settimo ».
E tav. 30 : « Altro portone dell'archiospedale di S. Spi-
« rito in Sassia dalla parte della Longhara fatto fare da
« N. S. papa Alessandro VII ».
Porta del Popolo.
Scrive l'Alveri :
Alessandro VII nei primi giorni del suo pontificato per honorare
Cristina regina di Svetia che doveva entrare in Roma per quella porta
ordinò che si dovesse ridurre in più vaga e nobil forma con ador-
narla sontuosamente di dentro e di fuori come fu fatto col parere del
cavalier Gio. Lorenzo Bernino architetto, che nel di fuori tra gli altri
ornamenti vi pose due statue di marmo rappresentanti i santi Pietro
e Paolo fatte dal Mochi (i).
A queste due statue si riferisce probabilmente il seguente
documento :
1658, adi 1 5 aprile. Scudi mille moneta &c. a Gio. Battista Mochi,.
figlio et erede di Francesco Mochi, scultore, per prezzo di due statue
vendute.
Piramide a Tor di Specchi.
Dopo la pace conclusa con Luigi XIV, in seguito alle
noie avute per l' incidente dell'ambasciatore De Crequis, fu
(i) Cf. op. cit. p. 3.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. }
L. Oi\ola
innalzata una piramide in piazza di Tor di Specchi, di cui
il Ciacconio ci conservò l'epigrafe:
In execratione damnati facinoris | centra E. D. Ducem Crequium
oratorem | regis Christianissimi | a militibus Corsis | xiii kal. septemb.
anno m-dC'LXII patrati | Corsica natio inhabilis et incapax | ad Sedi
apostolicae inserviendum | ex decreto iussu | SS. D. N. Alexandri VII
P. M. I edito I in executionem concordiae Pisis initae | ad pcrpetuam
rei memoriam | declarata est | anno m-dC'LXIV.
1664, adi 9 luglio. Scudi novantadue e baiocchi i 1/2 moneta &c.
a Giovanni Maria Paranzini per saldo d' un conto di lavori fatti da
lui alla piramide in piazza di Specchi.
1664, adi 15 luglio. Scudi ducentotrentanove moneta Scc. a Gio-
vanni Battista Balzimelli scarpellino per resto di scudi 339 simili per
saldo d'un conto di lavori fatti nella piramide eretta.
Fontana dell'Acqua Acetosa.
Nel 1661, su disegno del Bernini, Alessandro VII fece
restaurare la fontana dell'Acqua Acetosa (i). Su di essa il
papa fece apporre la seguente iscrizione: « Alexander VII
« Pont. Max. &c. | repurgato fonte | additis ampliore aedi-
« ficatione salientibus | umbraque arborum inducta | publicae
« militati consuluit a. s. m • oc • lxi » .
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 35:
« Castello e fonte dell'Acqua Acetosa fatta da N. S. papa
« Alessandro VII ».
Fontana di Trastevere.
L'Alveri a proposito di essa scrive:
Vedesi in essa (piazza di Trastevere) una fontana di nobile archi-
tettura la quale &c. e finalmente (fu) da Nostro Signore Alessandro VII
fatta mutare dal sito primiero e porre al centro della piazza sopra
d' un massiccio più alto per maggior vaghezza et ornamento di essa (2).
(i) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 299.
(2) Cf. op. cit. p. 346.
L'arte alla corte di oAlessaudro VII 35
Sulla fontana fu apposta l'epigrafe: «Alexander VII
« Pont. Max. I ad usum ornatumque publicum | restituii |
«anno M'DC«lix».
Cf. il Nuovo teatro di Roma mo.hrna, lib. I, tav. 33:
«Piazza di N. S. in Trastevere ampliata da N. S. papa
« Alessandro VII » . 2) « Habitatione delli canon." fatta da
«N. S. ». 3) « Fontana fatta da N. S. ».
Fontana delle Tartarughe.
Sulla fontana di piazza Mattai restaurata da Alessandro VII
fu posta l'epigrafe: «Alexander VII | anno potificatus iv
« restauravit ornavitque ».
Fontana di pia:(^^a Colonna.
1656, adi 20 decembre. Scudi cinquanta moneta &c. a capi maestri
scarpellini Gabrielle Renzi e Giovanni Maria Fracchi compagni Sic.
per rcsarcimento di fonte di piazza Colonna.
Fontane sotto il Campidoglio.
1659, ad": 16 luglio. Scudi trecento moneta pagati &c. al sig/ car-
dinal Antonio Barberino per istaurare le fontane, che ricevono l'acqua
dalla botte sotto la fontana grande di Campidoglio.
Fontana di piai:^a Navona.
1660, adi IO luglio. Scudi cinquanta moneta &c. a Carlo Torri-
giani scarpellino a conto de lavori che fa in piazza Navona alla fon-
tana verso li Calderari.
1660, adi 12 luglio. Scudi venti moneta &c. a Simone Lori ca-
vatore per saldo di quattro pezzi di marmo mandati in piazza Navona
per la fontana verso li Calderari.
1660, adì 9 agosto. Scudi diciotto, baiocchi 66 moneta &;c. a
Marco Dadesso per prezzo di sei pezzi di marmi per la fontana di
piazza Navona verso li Calderari.
L. 0\\ola
Ponte Sant' Angelo.
1655, adi 18 settembre. Scudi centosettantadue moneta pagati a
Renzi e Fracchi maestri scarpellini per saldo di un conto dato sotto
li 19 agosto prossimo passato di lavori di scarpello fatti da loro nel
subbiare et accomodare ponte S. Angelo.
1667, adì 2} febbraro. Scudi ottantacinque moneta ecc. ad Am-
brogio Appiani scarpellino per due armi con l'impronto di N. S. al
ponte.
Ponte Quattro capi.
1658, adi 2 dicembre. Scudi trentasette e baiocchi 61 moneta &c.
a Gabriel Renzi scarpellino per li lavori fatti a ponte Quattro capi.
Piramide di Caio Cestio.
Il Nuovo teatro di Roma moderna^ lib. I, tav. 34, ripro-
duce il « Sepolcro e piramide di C. Cestio ristaurata da
«N. S. papa Alessandro VII».
Mura restaurate.
Sulle mura da porta Pinciana a porta Flaminia restaurate
sotto il pontificato di Alessandro VII fu posta l'epigrafe :
« Urbis moenia porta Pinciana ad Flaminiam usque | instau-
« rata anno salutis m-dC'Lxi».
Pia:(p^a del Collegio Romano.
Il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 18, ripro-
duce: «Piazza del Collegio Romano ampliata da N. S., papa
« Alessandro VII ».
Pia:(^a della Chiesa Nuova.
Lo stesso, lib. I, tav. 21: « Piazza &c. di S. Maria in
« Vallicella detta la Chiesa Nuova ». 3) « Piazza ampliata
«da N. S. papa Alessandro settimo».
Varie alla corte di Q/llessandro VII 37
Pia:(^a di Monte Giordano.
Lo stesso, lib. I, tav. 22 : « Piazza di Monte Giordano
« ampliata da N. S. papa Alessandro VII ».
Pia:(^a San Carlo a Catinari.
La Guida del Titi attesta che Alessandro VII ìqcq al-
largare questa piazza:
Una piccola chiesa detta S. Benedetto in Clausura, situata sulla
piazza fu fatta demolire da Alessandro VII (i).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 24:
« Piazza e chiesa di S. Carlo alli Catinari ». 2) « Piazza
« ampliata da N. S. papa Alesan." sett.° ». 3) « Habita-
« tione de chierici regolari di san Paolo detti Bernabiti fatta
« da N. S. ».
Piai:^a del Popolo.
La piazza del Popolo, scrive l'Alveri, fu resa nell'ampiezza e va-
ghezza ch'ei si vede particolarmente d'allhora che la Santità di Ales-
sandro VII fece mettere a filo la medesima strada e gettare a terra
una piccola casa, che per fianco si appoggiava alla sudetta porta (2).
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib, I, tav. 6.
Allargamento del Corso.
L'Alveri scrive:
Il Corso, che a drittura della porta Flaminia si stende verso
austro, appianata et in alcuni luoghi slargata da N. S. Alessandro VII (3).
Nel luogo dove sorgeva l'antico arco trionfale di
Marc'Aurelio fu apposta l'iscrizione : « Alexander VII Pontif.
(i) Cf. op. cit. ed. 1763, p. 98.
(2) Cf. op. cit. p. 39.
(3) Cf. op. cit. p. 41.
38 L. 0-{\ola
« Max. I Viam Latam &c. | liberam rectamque redditam |
« anno sai. m • oc • lxv » .
Cf. il Nuovo teatro di Roma moderna, lib. I, tav. 14:
« Piazza Colonna spianata et ampliata da N. S. papa Ales-
« Sandro VII ». 5) « Strada del Corso diretta et ampliata
« da S. S.'^ ».
Allargamento della strada da pia^:ia S. Marco al Gesù.
Il Nuovo teatro di Rotna moderna, ììh. l, tav. 16, ripro-
duce la « Strada dalla piazza di S. Marco alla chiesa del
« Giesù diretta et ampliata da N. S. papa Alessandro VII ».
Porta Portesc.
L'Alveri nella sua Guida attesta :
Fuori di questa porta (Portese) Nostro Signore Alessandro VII
ha fatto aprire una longa e piana strada, quale si rende delitiosissima
e frequentata da passeggi di carozze, mediante una numerosa piantata
d'alberi che da ogni parte li fanno spalliera (i).
Cap. vi.
Rilevamenti di piante.
Il Baldinucci nella Vita del Rainaldi scrive:
Dal medesimo pontefice Alessandro fu mandato (il Rainaldi) al
luogo delle Chiane con monsignor Carpegna per le differenze vertenti
intorno ad esse (col granduca di Toscana), nella quale occasione il
Rainaldi (cce un bel libro contenente tutti i disegni, livelli, piante ed
ogni altra cosa che occorse in quell'affare (2).
1655, adi 30 ottobre. Scudi cinque moneta &c. pagati a Giuseppe
Passeri per prezzo di una pianta delle case in Banchi dette il cortile
de Chigi fatta da esso per ordine e servitio di S. Santità.
(i) Cf, op, cit. p. J78.
(2) Cf. op. cit. Ili, 489.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 39
1658, adi 20 aprile. Scudi sei moneta &c. a Domenico Nicoli
pittore a conto delle piante che fa delli confini del Regno verso Rieti.
1658, adi 22 giugno. Scudi dieci moneta &c. a Daniel Vidman
tedesco a conto della pianta di Comacchio che deve fare.
1658, adi 30 agosto. Scudi venti e baiocchi 85 moneta &c. a
lacomo Rossi misuratore per la miniatura fatta di 26 piante delle
valli di Comacchio.
1664, adi 26 gennaio. Scudi venticinque moneta &c. a Matthia
Rossi misuratore della camera per sua mercede e spese fatte in andar
a Mugnano per pigliarne la pianta.
Architetti e misuratori.
lóss, sdì 22 settembre. Scudi trenta moneta &c. pagati al si-
gnor Gio. Lorenzo Bernino architetto della reverenda camera per sua
provisione di maggio prossimo passato.
1655, adi 20 giugno. Scudi dieci al signor Luigi Bernini custode del
palazzo apostolico in Vaticano per sua provisione del presente mese. —
Idem al signor Luigi Bernini custode del palazzo di Monte Cavallo (i).
1656, adi 22 maggio. Scudi centocinquanta moneta &c. a Giovanni
Fantini stagnaro &c. per saldo et intiero pagamento delli condotti
accomodati conforme al conto tarato e sottoscritto dal signor cav, Gio-
vanni Lorenzo Bernino architetto.
16)6, adi 20 maggio. Scudi trecento &c. a Gio. Maria Pelle &c.
per l'accomodatura de condotti &c. et altri lavori fotti conforme alle
misure e stime fatte, cioè una fatta dal signor Gio. Pietro Moraldi &c.
e l'ahra dal signor cav. Gio. Lorenzo Bernino.
^ 0 Luigi Bernini era buon meccanico ed inventò un organo speciale,
certe bilance enormi per pesare i bronzi e quelle immense torri se-
minio venti di legno che servono tuttora per ripulire le vòlte più alte
delle basiliche. Nel 1634 fu nominato soprastante della fabbrica di
S. Pietro; nel 1657 custode del palazzo Vaticano e sotto Alessan-
dro VII fu architetto delle acque e si occupò delle condotture delle
fontane della piazza di S. Pietro. Durante il viaggio e il soggiorno
di Lorenzo in Francia, Luigi lo supplì nella sopraintendenza della fab-
brica di S. Pietro. Disse di lui uno scrittore del tempo : « Luigi (Ber-
« nini) alla scultura anch'esso attende, si porta assai bene e se ne spera
«buona riuscita; è soprastante alla fabbrica di 'San Pietro Vaticano».
Per altre notizie su questo artista cf. Fraschetti, op. cit. pp, 44,
61, 72, 98, 103, 104, 106, 163, 396; e TiTi, op. cit. p. 372.
4© L. 0\-{ola
1659, adì 8 gennaio. Scudi cinque moneta &c. a Gio. Maria Bo-
lino misuratore della camera per sua provvisione di ottobre.
1662, adi 7 gennaio. Scudi dodici moneta Scc. a Bulino [Gio. Maria]
e Pichetti architetti per la stima fatta d'una casa confiscata nell'ere-
dità del quondam Lorenzo Sances.
1656, adi 2} decembre. Scudi dieci moneta &c. a Domenico Ca-
stelli soprastante alle fabbriche della rev.a camera per sua provisione
di decembre.
1657, adì 3 febbraio. Scudi centocinquanta moneta &c. a Dome-
nico Castelli architetto per fattiche fatte per tutto l'anno 1656 con li
suoi giovani in diverse occasioni per servitio della sanità.
1656, adi 3 aprile. Scudi cento moneta &:c. pagati a Pietro Paolo
Drei soprastante delle fabriche di S. Pietro ad effetto di valersene nel
viaggio che per ordine di Nostro Signore doverà fare per Siena per
cercare cave di pietre,
1666, adi 4 giugno. Scudi sette, baiocchi cinquanta moneta &c.
a Carlo Fontana misuratore della camera per provisione d'un mese e
mezzo d'aprile passato.
1666, adi 13 aprile. Scudi cinque moneta &:c. a Felice della Greca
misuratore della rev.a camera per provisione di dicembre passato.
1657, adi 22 giugno. Scudi quindici moneta &c. a Gerolamo
Penne architetto a conto della ricognizione promessali per essere an-
dato più volte da Viterbo a Mugnano a visitare il disegno che haveva
la parata dell'acqua della mola della cav.ria.
1666, adi 20 maggio. Scudi cento moneta &c. a Francesco Petti
a conto de lavori che fa per la r. camera. Scudi trentuno, baiocchi
•cinquanta moneta &:c. per tanti spesi in diversi viaggi fatti in più
luoghi con altri architetti per servitio della r. camera.
1655, adi 4 giugno. Scudi sessanta moneta &c. pagati a Girolamo
Rainaldi architetto della rev. camera apostolica per sua provisione di
due mesi cominciati il primo marzo prossimo passato e finiti come
segue.
1658, adi 13 maggio. Scudi sessanta moneta &c. a Marcantonio
de Rossi architetto per sua recognizione di fatiche fatte.
1661, adì 24 aprile. Scudi trentatre moneta &c. a Mattia de Rossi
architetto per saldo di una lista di spese fatte in andare a Civitavec-
chia e stato di Castro per vedere li resarcimenti da fiirsi.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 41
Gap. vii.
Le pitture della galleria di Montecavallo.
Il Passeri nella Vita del Mola scrive :
Alessandro VII nel principio del suo pontificato diede segni del
suo grande animo nelle fabbriche et in altri nobili ornamenti e vo-
lendo ornare di pitture la galleria del palazzo pontificio nel Quirinale
ne diede la cura a Pietro da Cortona. Questo principe desiderava, che
sotto la sua direzione si mettessero per quel lavoro in opera li pittori
più celebri di quei tempi ; ma non si eseguì il volere del pontefice,
perchè per capriccio di chi aveva la sopraintendenza ne vennero esclusi
alcuni che avrebbero meritata parte dell' impiego, e fiarono posti in
opera altri che non ne erano degni. Questi sono li accidenti che suc-
cedono bene spesso, quando si danno queste cure a quelli della pro-
fessione (i).
Il Titi COSÌ la descrive :
Segue poi una vaga e gran galleria con suo soffitto dorato, resa
riguardevole da Alessandro VII, che la lece dipingere con diverse
istorie del Testamento vecchio e nuovo da' migliori artefici che vis-
sero nell'anno della peste (2).
Nell'ovato che è sopra alla prima tcnestra cominciando il giro a
mano destra si vede rappresentato Dio nel roveto da Gio. Francesco
Bolognese; e nel quadro grande che segue fra le fenestre Gio. Mielle
vi ha figurato quando Mosè col popolo eletto passò il mar Rosso e Fa-
raone vi si sommerse.
La Terra di promissione nell'altro ovato contiguo la dipinse il
sudetto Gio. Francesco ; e monsù Guglielmo Borgognone condusse con
suoi pennelli l' istoria grande con la battaglia di Giosuè. *
Gedeone che cava dalla pelle la rugiada è lavoro di Salvator Rosa
nell'ovato sopra la terza fenestra, et il fatto di David quando diede
la morte al gigante Golia fu colorito da Lazzaro Baldi nell'altro sito
o't>
maggiore.
Il giudizio di Salamene fu espresso da Carlo Cesi medesimamente
sopra ad una fenestra seguitando il giro: l'istoria del re Ciro nell'ul-
(i) Cf. G. B. Passeri, Vite dei pittori &c., Roma, 1772, p. 392.
(2) L'anno della peste fu il 1656. Alessandro VII alla cessazione
di essa (tee. coniare una medaglia commemorativa.
42 L. Oliala
timo gran quadro da questa parte è opera di Ciro Ferri romano, del
quale è anche l'ovato con la Nuntiata di Maria Vergine che segue.
Nella facciata dove termina questa galleria vi si vede, con istoria
copiosa e quantità di figure, rappresentata la Natività di Gesù Cristo
da Carlo Maratta e nell'ovato sopra alla fenestra, voltando per l'altra
parte, Egidio Scor todesco vi dipinse la creazione d'Adamo.
Nel sito grande, che anche di qua cammina col medesimo ordine
e distanza di fenestre, vi ha colorito Gio. Angelo Canini Dio Padre
che scaccia Adamo et Eva dal paradiso terrestre : e nell'altro sopra
alla fenestra che è contiguo si vede l' istoria del sacrificio d'Abele e
Caino che è opera del sudetto Egidio.
L'arca di Noè fabricata nel tempo del diluvio universale, dove si
vedono diverse specie d'animali, è lavoro di Gio. Paolo todesco fra-
tello d' Egidio Scor : et il diluvio rappresentato nell'ovato che segue è
pittura del medesimo Egidio.
Quando Abramo volle sacrificare a Dio il suo figlio Isac fu figu-
rato da' colori di Gio. Angelo Canini : et Isac con l'angelo sopra alla
fenestra contigua è opera di Gio. Francesco bolognese.
11 fatto di Giacob e Saule nell'ultimo quadro grande che è da
questa banda fu condotto da' pennelli di Fabritio Chiari : e nell'altro
ovato nel fine vi espresse Gio. Francesco sudetto quando fu venduto
da' fratelli Giuseppe Ebreo.
Nella facciata, che è dove cominciò e finisce il nostro giro, si vede
l'istoria di quando Giuseppe sudetto fu poi adorato dai fratelli colo-
rita da Francesco Mola svizzero.
Le figure et altri ornamenti di chiaro scuro che tramezzano le
istorie sudette furono condotte da' pennelli del Chiari, del Canini, del
Cesi, di Egidio et altri : e li paesi e prospettive con colonne et verdure
sono lavori di Gio. Francesco bolognese e Giovanni Paolo todesco (i).
Il soffitto fu dipinto, almeno in parte, da Giovanni Maria
Mariani, pittore ascolano, come si vede dal seguente conto
riferito gi;\ dal Bertolotti e da altro che riporterò sotto il
nome di quel pittore :
Conto di Gio. Maria Mariani, pittore, del resto della soffitta che
à dipinto nella galleria di Montecavallo di ordine del signor cavalier
Bernini architetto di N. S. papa Alessandro VII, finita sotto li 4 di ago-
sto 1656.
(i) Cf. op. cit. pp. 276-79.
Uarte alla corte di oAlessaiidro VII 43
Per aver dipinto il resto della galleria conforme all' altare con
averli dato una mano di colla e stuccata con tre mano di gesso de
oro et raschiato, eh' è stato doi mano di biacca di Venetia, con aver
brunito tutti li relievi e cornicione di detto soffitto lungo palmi 148 ^/j
largo palmi 30 '/2, scudi 270.60.
Ridotti a scudi 189.42, a di 6 agosto 1656, da D, Castelli e
Marco Antonio de Rossi, Gio. Lorenzo Bernini (i).
Sotto il dominio Napoleonico il Quirinale fu dichiarato
palazzo imperiale (1809), e la galleria di Alessandro VII fu
trasformata in tre grandi sale, chiudendo le finestre da una
parte (verso il cortile), innalzando dei tramezzi con porte
dagli stipiti di granito, addossando alle pareti dei caminetti,
e distruggendo i fregi del soffitto, e i paesaggi e ornati a
chiaroscuro che giravano sulle pareti e intramezzavano i
dipinti.
Ora gli affreschi sono così disposti:
Nella prima sala (sala gialla, già del concistoro segreto),
quattro ovali del Grimaldi, due per parete, rappresentanti :
Giuseppe Ebreo, Mosè e il roveto ardente, Isacco e l'angelo,
gli esploratori della Terra promessa. Nella parete sinistra l'in-
contro di Giacobbe ed Esaù di Fabrizio Chiari, e di faccia il
passaggio del mar Rosso di Giovanni Miei. L'affresco del
Mola, rappresentante Giuseppe Ebreo riconosciuto dai fra-
telli, sulla parete di fondo (attigua alla sala di S. Giovanni),
è forse coperto dal dipinto recente, che vi è collocato.
Nella seconda sala (sala del trono, già delle udienze),
sulla parete di sinistra il sacrifizio di Abramo di Angelo
Canini, il diluvio universale di Gio. Paolo Schor e l'arca
di Noè prima del diluvio, dello stesso artista. Su quella di
destra la battaglia di Giosuè, Gedeone che cava la rugiada
dal vello, di Salvator Rosa (da ovato trasformato in quadro),
e la lotta di David col gigante Golia di Lazzaro Baldi.
(i) Arch. di Stato romano, Conti diversi. Cf. Bertolotti, Ar-
tisti bolognesi, ferraresi &c. p. 167. Il Mariani abitava al vicolo della
Gatta (Bertolotti, ivi).
44 L- 0-^iola
Nella terza sala (sala degli ambasciatori, già delle con-
gregazioni), sulla parete di sinistra il sacrifizio di Abele
di Egidio Schor, Adamo ed Eva cacciati dal paradiso ter-
restre del Canini e la creazione di Adamo ed Eva di Egidio
Schor. Sulla parete di destra il giudizio di Salomone di Carlo
Cesi, la storia del re Ciro di Ciro Ferri e la Vergine An-
nunziata dello stesso. Il grande affresco del Maratta rappre-
sentante la natività del Signore, che occupava la parete di
fondo, presentemente è coperto da una pittura moderna.
I primi pagamenti per le pitture della galleria di Monte
Cavallo risalgono al i" d'aprile 1656 (cf. pagamento di
Gio. Maria Mariani). Noi qui non abbiamo tenuto conto
che dei saldi per dare un' idea del lavoro complessivo di
ciascun artista, omettendo gli acconti mensili (i).
1657, adi 14 agosto. Scudi trecentocinque moneta &;c. a Lazzaro
Baldi pittore per saldo di scudi quattrocentoquaranta moneta che
importa la pittura fatta da lui in galleria di Monte Cavallo.
1657, adi 6 agosto. Scudi sessantacinque moneta &c. a Gio. An-
gelo Canini pittore per resto e saldo di scudi duecentoquindici che tanto
importa il conto delle pitture fatte nella galleria di Monte Cavallo.
1657, adi 7 agosto. Scudi cinque moneta &c. a Carlo Cesi pit-
tore per resto e saldo di scudi trentacinque moneta che importa la
pittura fatta in galleria di Monte Cavallo.
1657, adi 4 agosto. Scudi sessantacinque moneta &c. a Fran-
cesco Chiari pittore per saldo di scudi duecentoquarantacinque, per
saldo di un conto di pitture fatte in galleria di Monte Cavallo (2).
1657, adi 6 agosto. Scudi cinquanta moneta &c. a Bartolomeo
Colombo pittore per resto di scudi duecento che importa un conto
di pitture fatte nella galleria di Monte Cavallo.
(i) Aggiungiamo in nota al capitolo le vite inedite di alcuni
pittori tratte da un ms. della biblioteca Vaticana [Capponiano 257]
intitolato : Le vite di pittori, scultori et architetti in compendio &c. scritte
e raccolte da Nicola Pio, dilettante romano, 1724.
(2) Il nome di Francesco è uno dei soliti errori di scrittura per
Fabrizio. Cf. i pagamenti parziali dello stesso anno, 6 febbraro, 20 marzo,
15 giugno &c. e il i" in data del 16 settembre 1656, dove è sempre
detto Fabrizio.
L'arte alla corte di <yllessandro VII 45
1657, adi 4 agosto. Scudi cinquanta moneta &c. a Guglielmo
Cortese pittore per resto e saldo di scudi duecentoquindici, che im-
porta il suo conto di pitture fatte nella galleria di Monte Cavallo a
tutto aprile 1657 (i).
1656, adi 30 agosto. Scudi sessanta moneta &c. a Cristoforo pit-
tore a conto delle pitture fatte e da farsi per servitio della galleria
di Monte Cavallo (2).
1657, adì 7 agosto. Scudi cinquanta moneta &c. a Ciro Ferri
pittore per resto e saldo di scudi trecentottantacinque, che tanto im-
porta il conto di pitture fatte in galleria di Monte Cavallo.
1657, adi 15 agosto. Scudi quattrocentotrentanove moneta &c. a
Francesco Grimaldi pittore per saldo di scudi novecentonove moneta
che importa un suo conto di pitture fatte nella galleria di Monte Ca-
vallo.
1657, adi 7 agosto. Scudi trecentocinque moneta &c. a Filippo
Lauro pittore per resto e final pagamento di diverse pitture fatte nella
galleria di Monte Cavallo ascendenti alla somma di scudi 500 simili.
1657, adi 9 agosto. Scudi cinquanta moneta &c. a Carlo Maratti
pittore, per resto e saldo di scudi 200, che tanto importa il conto
delle pitture fatte come sopra (per servitio della galleria di palazzo di
Monte Cavallo).
1656, adi primo aprile. Scudi trecento moneta &c. pagati a Gio-
vanni Maria Mariani pittore, a buon conto delle pitture fatte da esso
e che deve fare nelle soffitte del palazzo di Monte Cavallo &c.
1637, adi primo ottobre. Scudi dugentotrenta e baiocchi 30
moneta &c. a Giovanni Maria Mariani pittore, per resto di scudi 230,
baiocchi 90 moneta che importa un conto di lavori fatti di pitture
nel palazzo di S. Pietro e Monte Cavallo e uccelliera del giardino di
Monte Cavallo (3).
(i) In altri pagamenti, parziali, è detto « a monsù Guglielmo
«Cortese». Cf. altro pagamento parziale \n ^ektolotti. Artisti fran-
cesi &c. p. 126. Per le sue opere a Roma cf. Tm, op. cit.
(2) Chi sia questo Cristoforo pittore non mi è riuscito identifi-
care; forse si tratta di un errore di scrittura.
(3) Allo stesso Mariani si deve riferire il seguente conto, in cui
il nome di Mariani è stato interpretato dallo scrittore del registro ca-
merale per « Macconi » :
1656, adi 7 settembre. Scudi cent' ottanta nove moneta &c. al
sig.r Giovanni Macconi pittore, per saldo &c. di pitture fatte nella
soflStta della galleria di Monte Cavallo.
L. 0\\ola
1657, adì 4 agosto. Scudi sessantacinque moneta &c. a Giovanni
Miele pittore, per saldo di un conto di pitture fatte come sopra (gal-
leria del palazzo di Monte Cavallo).
1657, adi it agosto. Scudi cinquanta moneta &c. a Francesco
Mola pittore per saldo di scudi 200 moneta che tanto importa le pit-
ture fatte in galleria di Monte Cavallo e questo per final pagamento.
1657, adì 4 agosto. Scudi settantacinque moneta &c. a Francesco
Morgia (Mulvia e Molvia; Mola?) pittore per resto di scudi 215 per
conto di pitture fatte in detto loco (galleria di Monte Cavallo) e questi
per saldo come sopra.
1657, adì 5 febbraio. Scudi trenta moneta &c. a Gaspare Posino
a conto di pittura che va facendo per servitio della galleria di Monte
Cavallo.
1657, adì 16 febraio. Scudi venti moneta &c. a Egidio Schor
pittore tedesco a conto di pitture fatte e da farsi nella galleria di
Monte Cavallo (i).
1657, adì 20 agosto. Scudi cinquecento moneta &c. a Giovanni
Paolo Schor pittore per resto e saldo di un conto di pitture fatte da
lui in galleria di palazzo di Monte Cavallo ascendente alla somma di
scudi 1040 simili, compresoci in detta somma scudi dieci moneta pa-
gati al macinatore.
i6$6, adi 8 gennaio. Scudi settantanove, baiocchi 20 moneta &c.
a Giovanni Paolo Schor pittore tedesco per suo rimborso d'altrettanti
da lui spesi come si contiene in lista nel detto mandato.
1664, adì 12 agosto. Scudi trenta, baiocchi 80 moneta &c. a Mi-
chel Angelo Vanni pittore per resto d'un conto di lavori fatti di pit-
ture nel palazzo di Monte Cavallo.
1657, adì 6 ottobre. Scudi dugentonovantacinque moneta &c. a
maestri Marco Antonio Inverni e Baldassar Castelli indoratori per
saldo e compimento di un conto di diversi lavori di pitture fatte et
indorature fatte nella galleria et altre stanze del palazzo di Monte
Cavallo.
1657, adi 6 agosto. Scudi cinquanta moneta &c. a Marco Antonio
Carioli coloraro per resto e saldo di scudi no che importa un conto
di colori dati per la galleria di Monte Cavallo.
1657, adi 16 febbraio. Scudi trentadue e baiocchi 46 moneta &c.
a Giovanni Antonio Vemis, è hoste alle Quattro fontane, per saldo d'un
conto di diversi magnamenti dati d'ordine di N. S.re" alli pittori che
lavorano nella galleria di Monte Cavallo nel tempo che sono stati rin-
chiusi nel medesimo p.iIa7zo.
(i) Di questo artista non lio ritrovato il pagamento di saldo.
L'arte alla corte di Q/llessandro VII 47
LAZZARO BALDI (Nicola Pio, p. 77).
Lazzaro Baldi pittore nacque in Pistoia l'anno 1623. Inclinato
alla pittura e cresciuto in età se ne venne in Roma al sentore del
grido e della fama sparsa in quel tempo di Pietro da Cortona nella
scuola del quale accomodossi et imparò da lui il disegno et il colore,
sinché fattosi maestro copioso nei pensieri e franco nei pennelli com-
parve in pubblico con le sue opere in diversi luoghi di Roma : fra
quali ha dipinto tutta la cappelletta nella chiesa di S. Giovanni « ante
portam Latinam», e in S. Anastasia, nella cappelletta piccola ove si
mostrano le reliquie, alcuni quadri con istorie di s. Carlo e s. Filippo
Neri, nell'altar maggiore il quadro della nascita del bambino Gesù
con quantità di figure, nella volta della tribuna la santa colorita a
fresco con angeli e putti che la sostengono, e nell' altare che siegue
vi ha dipinto Maria Vergine del rosario con Giesù et altri santi e
figure. Nella chiesa della Minerva tutte le figure con il quadro di
s. Rosa, nella 3* cappella a man destra e nell'altra vicino la porti-
cella, che va nel claustro, di signori Porcari vi era il quadro di s. Pio V
nell'altare che oggi si è levato e postovi altro di Andrea Proccacini.
Nell'oratorio di pp. Gesuiti detto del padre Caravita dipinse il portico
a fresco. In S. Marco in una delle cappelle a mano manca da un lato
vi ha fatto un santo vescovo. In S. Luca in S. Martina nella prima
cappella a man destra da lui fatta vi effigiò il martirio di s. Lazzaro
pittore, e nella cappella dove riposa il corpo della santa, fatta con di-
segno e spese di Pietro da Cortona, dipinse il lato a man sinistra nel-
r entrare. In S. Giovanni Laterano nella prima cappella dalla parte del
palazzo il s. Giovanni Evangelista con Maria Vergine in alto et altre
figure.
Nel palazzo pontificio di Monte Cavallo nella grande galleria
Vistoria grande di David quando diede la morte al gigante Golia.
In S. Marcello al Corso la ss.ma Annuntùita nell'altare della prima
cappella a man destra nell'entrare dei signori Maccherani. Nella chiesa
di Propaganda Fide l' istoria quando Nostro Signore dà le chiavi a
s. Pietro, fatta sopra l'aitar maggiore. Nella chiesa della Pace nella
prima cappella a man sinistra l'altare di s. Ubaldo con i lati con due
altri santi canonici lateranensi. In S. Croce e S. Bonaventura de Luc-
chesi dipinse nella cappella della beata Zita di mons.r Fattinelli. Et
in fine nella Chiesa Nuova a concorrenza di Daniel Saiter, di Giuseppe
Passeri, di Giuseppe Ghezzi e del Parrodi fece li dui ovati sopra li
coretti dell'aitar maggiore, rappresentante uno la creazione degli an-
geli e l'altro la caduta de medesimi. Diede anche alla luce in breve
compendio la vita di s. Lazzaro monaco pittore. E nell'anno 1703 di
4j8 L. 0\\ola
n.ra salute rese l'anima al Signore, Fu sepolto nella sua cappella in
S. Luca in S. Martina in Campo Vacino. Il di lui ritratto è stato fatto
e delineato da d. Filippo Lutii suo dignissimo alievo(i).
GIOVANNI ANGELO CANINI (Nicola Pio, p. 125).
Questa Vita non differisce da quella che si legge nel
Passeri che per la data della nascita (1609), che in quella
manca, e per l'accenno che qui si f:i dei lavori eseguiti
nella galleria del Quirinale. « Lavorò con suoi colori nella
« gran galleria del palazzo pontificio a Monte Cavallo ordi-
« nata da Alessandro VII, a concorrenza di primi grand' huo-
« mini di quel tempo ». Il Pascoli nella Vita del nostro pit-
tore specifica anche i soggetti da lui eseguiti nella detta
galleria: «Uno è quello che rappresenta Iddio Padre che
« scaccia Adamo ed Eva dal paradiso terrestre e l'altro il
« sagrificio d'Abramo. Facevi altre figure ed ornati a chia-
« roscuro negli spartimenti delle storie » .
Il Garetta pubblicando una lettera inedita del 1658,
che riguarda relazioni del Canini con la corte di Savoia,
la riferisce erroneamente a un artista piemontese, al quale,
secondo lui, dovrebbe essere attribuito l'affresco del sacri-
fizio d'Abramo (2).
FABRIZIO CHIARI (Nicola Pio, p. 287).
Nacque in Roma l'anno 1621. Studiò fortemente e con grand'ap-
plicazione le statue antiche e l'opere magnifiche di questa città e per
il gran genio et inclinazione che aveva alla pittura osservò con l'oc-
chio del suo spirito li gran maestri che vivevano nel suo tempo gio-
vanile, a segno che da sé e con il suo talento e giuditio fece un buon
misto et un bel modo di tingere e buon pittore comparve havendo
fatto molte opere per particolari e per forastieri, come anche diverse
se ne vedono in pubblico, come nella chiesa delle monache di Regina
(r) Un disegno di Lazzaro Baldi rappresentante Giuseppe ricono-
sciuto dai fratelli fu pubblicato dal BusiRi Vici ; cf. Settantacinque anni
della scuola &c. della Accademia di S. Luca, Busiri Vici, Roma, 1895.
(2) G. Claretta, / Reali di Savoia &c., Torino, 1893, pp. 9 e io.
L'arte alla corte di Q/llessandro VII 49
Celi alla Lungara, nell'altare dalla parte del vangelo del maggiore, ha
fatto un quadro con il transito di s. Anna con quantità di figure,
come anco un quadro che rappresenta l'Assunta e coronatione di Maria
Vergine, che si pone nell' aitar grande nel giorno della festa. In S. Marco
ha dipinto nella nave di mezzo sopra l' ultima e quarta colonna a
man sinistra accanto quella del Canini et a concorrenza di molti altri
virtuosi. In S. Martino de Monti, nel secondo altare doppo la j)orti-
cella della chiesa, vi ha figurato l' istoria del santo, e dall' altra banda
di essa vi ha rappresentato il battesimo di Christo. Nel palazzo pon-
tificio del Quirinale nella gran galleria fatta fare d'ordine di papa Ale-
sandro VII in competenza de primi pittori di Roma, cioè di Carlo Ma-
ratta, Giovanni Francesco Bolognese, Giovanni Miele, monsù Guglielmo
Borgognone, il Mola, Lazzaro Baldi, Carlo Cesi, Ciro Ferri, Giovanni
Paolo Tedesco, Egidio Scor suo fratello e Giovanni Angelo Canini, vi
fece il quadro grande con V istoria di Giacoh e Sanie, e lavorò anco
nelli ornati della medesima di chiaro scuro con li medesimi profes-
sori. In S. Carlo al Corso nella volta minore assieme con molti altri
e diversi valenthuomini ha colorito la Patienza, la Toleranza e la
Discrettione, e nella chiesa della SS.ma Trinità nel monte Pincio fece
il quadro di s, Francesco di Sales, nella seconda cappella, con molte
altre pitture a chiaro scuro de miracoli del santo. Nella chiesa di
S. Maria del Popolo, nella cappella contigua all'aitar maggiore dalla
parte dell' epistola passato quello di S. Lucia, dipinse il quadro con
s. Tomaso di Villanova che dispensa elemosine, e nella collegiata di
S. Celso in Banchi vicino ponte S. Angelo fece il quadro dell' altare
vicino la porta grande incontro quello di S. Liborio effigiatovi s. Maria
Maddalena, s. Francesco et altre figure. Tutte opere di spirito e tenute
in bon conto. In fine doppo li soprannominati e tanti altri lavori fatti
in muri et in tele in età d'anni 74 passò a miglior vita in Roma nel-
l'anno 1695. Il di lui ritratto è stato fatto e delineato da Filippo
Minci.
GUGLIELMO COURTOIS (Nicola Pio, p. 68).
Guglielmo Cortese pittore detto Guglielmo il Borgognone nacque
in Borgogna l'anno santo 1625.
Fu fratello maggiore del p. Giacomo Borgognone detto delle Bat-
taglie, con il quale e con altro fratello andiede girando per l'Italia
e giunto pittore in Roma compì i suoi studii e si perfezionò nella
scuola di Pietro da Cortona ed uscì in pubblico prattico e virtuoso, e,
con quella sua forte e terribil maniera, fece vedere le sue belle opere
in Roma; come: nella chiesa della Trinità de pellegrini, nella prima
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 4
50 L. Oliala
cappella a man sinistra, il quadro con s. Carlo, s. Filippo et altri santi ;
in S. Marta, incontro al Coleggio Romano, il quadro dell'aitar mag-
giore, che rappresenta Nostro Signore che predica con Marta e Ma-
dalena et altre figure; in S. Marco, nella nave di mezzo sopra la prima
colonna a man destra, una bella pittura a fresco et in detta chiesa vi
ha fat\o pitture, che sono nella cappella del santo e li laterali della
tribuna dell' aitar maggiore ; in S. Luca in S. Martina ha colorito nel
lato a man destra nella cappella dell'altare di bronzo; in S. Giovanni
Laterano tutta la cappella di S. Agostino ; in S. Prassede la volta del
secondo altare a man destra; in S. Andrea del Noviziato a Monte Ca-
vallo de' pp. Giesuiti il bellissimo quadro nell'altar maggiore, rappre-
sentante il martirio del santo; et in S. Lorenzo in Lucina il laterale
a man destra nella cappella della Santissima Annunziata vicino alla
sagrestia incontro l' altro del Gemignani ; nella gran galleria del pa-
lazzo ponteficio, nel monte Querinale, vi dipinse l'historia grande con
la battaglia di Giosuè; e molt' altre, che ha fatto per particolari e fo-
rastieri; tutte opere commendabili e degne del suo famoso pennello,
et in fine se ne mori nell'anno 1682. Il di lui ritratto è stato fatto
e delineato da Giulio Solimene.
CIRO FERRI (Nicola Pio, p. 26).
Ciro Ferri pittore et architetto nacque in Roma l'anno 1628.
Questo fu vero discepolo e seguace di Pietro da Cortona a cui più
del Romanelli, di Pietro Testa e di altri condiscepoli si accostò con
le idee, con l' inventioni e col dipinto e con perfettione di disegno, di
modo tale che morto il maestro terminò le di lui opere lasciate im-
perfette. Fece diversi cartoni per musaici in Vaticano, dipinse benché
non terminò la cappella di S. Agnese in piazza Navona. Nella chiesa
delle monache di S. Ambrogio fece il quadro dell'aitar maggiore
effigiatovi il santo. In San Marco in una delle cappelle nell'entrare a
man sinistra il quadro con Maria Vergine, il Bambino e s. Martina.
In S. Prassede le due lunette nella cappella dove è rappresentata
Maria Vergine con il Bambino ed altre figure. In S. Luca in S. Mar-
tina nell'altare maggiore dalla parte dell'epistola un s. Lazaro pittore.
Nel palazzo ponteficio a Monte Cavallo nella gran galleria fece Visiona
del re Ciro et in un ovato la Aununtiata di Maria Vergine. In S. Ni-
cola di Tolentino a Capo le Case nella cappella de signori Gavotti
fece le pitture nella cuppoletta e con la sua architettura fu terminato
l'aitar maggiore di S. Giovanni de Fiorentini cominciato dal Borro-
mini. Inventò molti disegni per fabriche, per altari e per conclusioni
diversi di quali si vedono alle stampe. Fu stipendiato in Roma dal
L'arte alla corte di (Alessandro VII
gran duca di Firenze con dichiararlo maestro della scuola fiorentina
per comodo di tutti quelli giovani che dalla Toscana venivano in Roma
a studiare. Fu huomo di ottimi costumi e pose termine al suo vivere
nell'anno 1690 in età d'anni 62. Il suo ritratto è stato fatto e deli-
neato da Agostino Masucci.
PIETRO FRANCESCO MOLA (Nicola Pio, p. 163).
Pietro Francesco Mola pittore nacque in Coldrè diocesi di Como
l'anno 1609 di nobile fiimiglia. Inclinato alla pittura gli furono da
Giovanni Battista Mola suo padre dati i primi principii dell'arte, ma
chiamato il genitore da Urbano 8° per fare il fort' Urbano venne an-
cor'csso in Roma e si accomodò nella scuola del cavaliere Giuseppe
d'Arpino, dove trattenutosi poco tempo si portò in Bologna dall'Al-
bano et ivi in breve fece molto profitto, che invaghitosi l'Albano del
suo sublime ingegno e de' suoi ottimi costumi gl'offerse una sua figlia
per moglie, ma come quello che ad altro non inclinava che a i progressi
della virtù, modestamente la ricusò e se n'andiede a Venezia appresso
il Guercino. Dal quale con genio ne gustò quel forte colorito e doppo
qualche tempo ìqcq una maniera di nobilissimo composto, che vedendo
il maestro il suo eccellente modo di dipingere con franchezza di ope-
rare con ottimo colore di vive carni e di buon disegno gli rese ti-
more, ammirazione e gelosia, ma avvedutosene il Mola si licentiò e
doppo haver copiato molte cose di Tiziano e di Paolo Veronese se
ne ritornò a Roma, e datosi con la sua bella maniera a dipingere in
pubblico, subito si sparse la fama della sua virtù. E nella chiesa del
Gesù nella cappella de signori Ravenna fece i dui laterali a fresco
rappresentandovi in uno la carcere di s. Pietro e nell'altro la caduta
di s. Paolo, et in S. Marco la tavola di s. Michel arcangelo et il mar-
tirio di due santi sopra il primo arco vicino l'aitar maggiore. Ma
appena vedute le sue opere clie fu chiamato dalla regina di Svetia
per suo maestro, per la quale fece molti lavori. Poi ancor giovane
d'ordine di papa Alessandro 7° a concorrenza di molti virtuosi di-
pinse nella gran galleria di Monte Cavallo V istoria di quando Giu-
seppe Ebreo fu adorato dai fratelli, che piacque tanto al papa che oltre
il pagamento lo rigalo d' una ricca collana e medaglia d'oro, e volle
che gli facesse il suo ritratto, e nel tempo che messe a farlo volle il
papa che stasse a sedere e che con berettino la testa coprisse come
appunto si è espresso nel suo dicontro ritratto. Fece poi nella chiesa
de' Ss. Domenico e Sisto a monte Magnanapoli nella terza cappella
a man destra l' imagine di s. Domenico portata in Soriano da tre sante.
In S. Carlo al Corso si vede in una cappella il quadro di s. Barnaba
52 L, O^^ola
che predica e per tante altre opere che andava facendo crebbe tanto
la di lui stima e valore che veniva richiesto da diverse chiese e da
molti principi, fra quali lavorò nel palazzo Costaguti, per il cardi-
nale Omodei e per il principe Panfilii tanto nel suo palazzo di Roma
quanto negli altri di Nettuno e Valmontone, dove vi dipinse a fresco
molte stanze e gallerie. E sparsasi ancora la fama per l' Europa fu
chiamato in Parigi da re Ludovico XIIII con l'honorario di tremila
scudi l'anno e la libertà di operare sei mesi dell'anno per uso proprio ;
ma il Signore Iddio diversamente dispose, poiché nel dipingere il
quadro della Pace ordinatogli dal papa, sorpreso da un gran dolore
di testa in sei hore rese l'anima al Creatore in età d'anni 56 nel 1665,
mentre era principe dell' accademia di S. Luca e da tutti gì' accade-
mici fu accompagnato alla chiesa di S. Nicola Cesarini, dove con
honorifiche esequie fu sepolto. Lasciò molti bravi scolari, fra quali
Francesco Giovane, Giovanni Bonatti, Giovanni Battista Bancore, An-
tonio Gherardi, Carlo Roncha, Carlo Asentio et Alessandro Vaselli.
Fu huomo affabile, amorevole, massime con i suoi discepoli, amico di
virtuosi, sostenne il decoro della professione e di ottimi costumi. Il
di lui ritratto è stato fatto e delineato da Agostino Masucci.
Dell'affresco del Mola ecco la descrizione e il giudizio
che ne dà il Passeri nella Vita di quel pittore (i):
Il Mola perchè era in qualche stima ebbe un vano dei maggiori
da dipingere ed una delle due facciate della galleria, e fu quella sopra
la porta per cui si entra per di fuori, non quella che introduce nelle
camere e negli appartamenti segreti. La sua istoria è quando Giuseppe
essendo fatto viceré d' Egitto fece venire a sé i suoi fratelli, ed ha
espresso il caso in questa forma. Fa vedere come una loggia di un
vago edificio di colonne d'ordine dorico che viene a fare come un
portico che termina un piano composto di alcune pietre intarsiate
di varii colori con la sua guida di marmo bianco. In questo piano
si vede il giovinetto Giuseppe tutto festoso che a braccia aperte ri-
ceve con contrassegni d'amore i fratelli, i quali per riverenza del grado
che sosteneva e per dimostrazione di chiedergli perdono dell'offese
già fattegli stanno genuflessi avanti la sua presenza in atto suppli-
chevole. Lontano dal principale di quella loggia ha rappresentato la
veduta di un paese; e per indicare quello esser l'Egitto vi ha dipinte
alcune piramidi ed altre fabbriche in distanza che mostrano esser
(i) Cf. op. cit. p. 396.
L'arte alla corte di oAlessandro VII
tempi ^^ ^Itre abitazioni. A confessare il vero quell'opera è delle
migliori del Mola si nel componimento come nel disegno ed anche
nel colorito; in quella, superò sé stesso e diede segno di qualche su-
periorità agli altri.
GIOVANNI PAOLO SCOR (Nicola Pio, p 67).
Giovanni Paolo Scor pittore et ingegnerò, detto Giovanni Paolo
Tedesco, nacque in Germania l'anno 1609. Giunse in Roma pratico
pittore e dal vedere le opere di questa città perffettionò la sua bella
maniera, e in figure, e particolarmente in scene, teatri e prospettive,
havcndo fatto in Roma diverse opere molto stimate da professori,
come si vede nel palazzo ponteficio di Monte Cavallo nella gran gal-
leria fatta fare da papa Alessandro 7" l'istoria a fresco dell'/ircu di
Noè fabricata nel tempo del diluvio con tutti l'animali mirabilmente
dipinti. Colorì tutte le pitture a fresco nella volta dell'ospedale di
S. Giovanni Calibita detto de pp. Buonfratelli. In S. Caterina di Siena
a strada Giulia fece alcune pitturine a fresco nella volta di una cap>-
pella. Nel palazzo Vaticano di S. Pietro lavorò molto in tempo del
nominato pontefice Alessandro 7° diverse opere non terminate e per
diversi signori e teatri e palazzi, fra quali adornò vagamente e ric-
camente la bella galleria del signor contestabile Colonna vicino a
Ss. Apostoli.
Fu raro e capriccioso nell'ornamenti, inventò bellissime scene,
prospettive e vedute con sommo ingegno e mirabil franchezza e doppo
tante belle inventioni e componimenti andiede a godere il teatro del
cielo nell'anno santo 1675. 11 di lui ritratto è stato fatto e delineato
da .Antonio Cuccolini.
Riguardo a questo pittore aggiungeremo che la rosa
d'oro del 1680 fu fatta sul suo modello (i).
Giovanni Paolo ebbe un figlio di nome Cristoforo di
cui il Titi dice: « Hora questa chiesa (di S. Antonio dei
« Portoghesi) si riduce in forma maggiore e si ornerà &c.
« e tutto con architettura di Cristoforo Scor » (2),
(i) Cf. Bertolotti, Artisti lombardi, p. 240.
(2) Cf. op. cit. p. 370.
54 L. O^ola
Gap. Vili.
Ricevimento della regina di Sve:(ia (i).
Il Pallavicino così racconta l' accoglienza della regina
Cristina di Svezia nello Stato pontificio :
Pervenuta il giorno ventunesimo di novembre (1655) nello Stato
ecclesiastico di Ferrara fu accolta da due nunzii verso Melara luogo
di là dal Po, vent'otto miglia distante dalla città. Essi le presentarono
un breve del papa ed insieme una carrozza, una lettiga ed una sedia
del medesimo per uso del suo viaggio (2).
Gualdo Priorato aggiunge :
Era la carrozza tutta d'argento con statue, figurine, intagli et im-
prese misteriose d' inv.entione del celebre cavalier Bernino(3).
E il Gigli nel suo Diario cosi descrive l'ingresso della
regina in Roma :
Adì 23 decembre fu tempo cattivo e piovoso et finalmente la
regina fece l'entrata la sera alle 22 bora dalla porta del Popolo es-
sendo tutte le strade apparate, et andò a S. Pietro. Il papa gli mandò
incontro una chinea guarnita di velluto turchino ricamata di argento,
una sedia, una letiga, et una carrozza a sei cavalli tutti ricamati tur-
chino e argento. Fu ricevuta fuor della porta del Popolo dal magi-
strato romano che l' aspettò nella vigna di papa Giulio nella porta
della quale era stata posta una bella scritione in sua lode. Alla porta
del Popolo fu posta un'altra scritione, la quale da poi vi fu scolpita
da dovero quando papa Alessandro ristaurò et adornò la detta porta.
La cavalcata fu bellissima et la regina cavalcò sopra la chinea al
(i) Riguardo alla venuta in Roma della regina di Svezia cf. Pal-
lavicino, op. cit. lib. VII, capp. XII e xvi; Gualdo Priorato, Hi-
storia della S. R. Maestà di Cristina &c. di Svezia, Modena, 1656;
G. Claretta, La regina di Svezia in Italia, Torino, Roux, 1892, e
Le Baron de Bildt, Les médailks romaines de Christine de Suède,
Rome, 1908, pp. 38-42.
(2) Op. cit. p. 242.
(3) Cf. op. cit. I, 369.
L'arte alla corte di Qdlessandro VII 55
modo di donna vestita alla francese di colore turchino ricamato di
oro con il cappello in testa con il cordone di oro. Dicono che sia
stata sempre solita di cavalcare al modo di huomo et non sedere sopra
il cavallo come hora al modo di donna. La basilica di S. Pietro era
stata apparata con le più ricche et superbe tapezzarie et paramenti
che avessero i più ricchi signori di Roma et in chiesa avanti tutte le
pilastrate tra le cappelle erano tanti cori di musici quanti ne erano
in Roma. Usci da S. Pietro a ricevere la regina tutto il capitolo et
canonici et li musici cantarono il « Veni Creator Spiritus » et intanto
ella fu menata a fare oratione al Santissimo Sacramento et poi al-
l'altare delli Apostoli et tanto in quel loco quanto nelT altro li fu
portato un crocefisso et essa lo baciò ; et finite le ceremonie fu cantato
dalli musici il « Te Deum laudamus » et poi fu menata dal papa, il
quale la ritenne a cena nella medesima stanza dove lui cenava et poi
ritornò alle sue stanze (i).
Secondo il Priorato:
La porta del Popolo per ordine del papa era già dal cavalier Ber-
nino stata nobilmente compiuta, su l' antico disegno di Michel'Angelo
Buonaruota con alcuni abbellimenti propri dell'ingegno del medesimo
cavaliere (2).
16)6, adi I) aprile. Scudi centoventicinque moneta &c. pagati a
Paolo Schor pittore per diverse pitture fatte sopra la porta dell' 01-
giata in occasione della venuta della regina di Svetia per armi, car-
telle e medaglie fatte alla porta della vigna Giulia.
1655, adi 4 dicembre. Scudi cinquanta moneta &c. pagati a Er-
cole Ferrata (3) scultore a conto del prezzo delle forme che fa per li
lavori della nuova carrozza, lettiga e sedia che di ordine di N. S. si fanno.
1655, adi 22 dicembre. Scudi cinquanta moneta &c. a Ercole
Ferrata scultore, per prezzo di forme che fii per li lavori della nuova
carrozza &c.
1656, adì 8 aprile. Scudi centosette, baiocchi io moneta &c. pa-
gati ad Hercole Ferrata scultore, disse a compimento di scudi 157.10
che se li devorlo per li modelli fatti per la carrozza, lettiga, sedia e
valdrappa donata alla regina di Svetia.
(i) Cf. Fraschetti, op. cit. p. 275, nota i.
(2) Op. cit. p. 249.
(3) È scritto «Hercole Ferretti.), ma è uno dei soliti errori, come
si vede da altri conti, dove il nome dello scultore è riportato esat-
tamente.
56 L. Oliala
1656, adì 29 aprile. Scudi centoventi moneta &:c. ad Antonio
Formerò intagliatore per resto di scudi 270 &c. che porta un suo
conto di intagli della nuova carrozza donata alla regina di Svetia.
1656, adi 29 aprile. Scudi cinquantasette moneta &c. pagati a
maestro Antonio Chiccari intagliatore per saldo di un conto delle
quattro ruote e razzi della carrozza donata alla regina di Svetia, in-
taglio dello sgabellone per servitio di detta regina nella cappella e per
n.° 3 legni per una sella per servitio di Sua Maestà.
1656, adi 20 marzo. Scudi ventitre moneta &c. a maestro Carlo
Spalletta vasaro per saldo e final pagamento di quattro vasi fatti e
dati da lui per li braccioli della carrozza donata dalla Santità di N. S-
alla Maestà della regina di Svetia.
1655, adì 23 ottobre. Scudi cinquecento moneta &c. a Francesco
Perrone argentiero a buon conto del prezzo di chiodi, fibbie e vasi
d'argento della lettiga, sedia e carrozza nuove, che si fanno d'ordine
di N. S.
1656, adì 3 aprile. Scudi settecento moneta &c. pagati a Fran-
cesco Perone argentiero a conto de lavori fatti per la carrozza, lettiga
e sedia donate dalla Santità di N. S. alla regina di Svetia.
1655, 29 ottobre. Scudi trecento moneta &c. pagati ad Angelo
Broncone ricamatore a buon conto de lavori di ricamo et armi per
adornamento alla carrozza, lettiga e sedia &c.
1656, adì 17 giugno. Scudi millecentonovanta, baiocchi 20 mo-
neta &c. ad Angelo Broncone ricamatore per resto di scudi 4494.20
simili che importa un conto di diversi lavori fatti da lui per li fini-
menti della carrozza, lettiga, sedia, valdrappa et altro che. per ordine
di N. S. si sono donate alla regina di Svetia.
1655, adì 4 dicembre. Scudi dugento moneta &c. ad Horatio Spi-
rito trinarolo, disse a conto del prezzo delle trine et altri lavori che
fa per la carrozza &c, per la regina di Svetia.
1655, adì 7 dicembre. Scudi trecento moneta &c. a Giovanni Bat-
tista Bianchi banderaro di N. S. a conto delle frangie d'argento et
altri lavori che fa per il finimento della carrozza, lettiga e sedia per
la regina di Svetia.
16)6, adì 26 febbraio. Scudi quarantanove moneta &;c. pagati ad
Ercole Ferrata scultore per modelli di trionfi fatti in occasione del-
l'alloggio per ordine di N. S. dato alla regina di Svetia ed altre fat-
ture conforme il conto (i).
(i) Il Barone de Bildt cita questo pagamento e riferisce questi
trionfi alle decorazioni delle mense in occasione del banchetto dato
L'arte alla corte di Q/^lessandro VII 57
1656, adi 31 maggio. Scudi quattrocentottantatre moneta &c. pa-
gati a Marc' Antonio Inverni e Baldassarre Castelli indoratori per saldo
et intiero pagamento di un conto di diversi lavori fatti in diversi
luoghi di Belvedere con occasione dell'alloggio dato alla Maestà della
regina di Svetia et altri lavori compresovi scudi 259.70 per inargen-
tatura del carro della carrozza donata alla regina e uno scalino.
16)6, adì 16 febbraio. Scudi cinquantasette moneta &c. pagati a
Bastiano Gamberucci argentiere per prezzo di una sottocoppa di ar-
gento per restituirsi all' cminentissimo signor cardinale Pio, per quella
che S. Eminenza diede in Ferrara, alla quale fu posta l'arme di N. S.
essendo servita nell'alloggio della regina di Svetia nel viaggio da
Ferrara a Roma.
1656, adi 6 aprile e fu a 29 marzo. Scudi quattrocentosettant' uno,
baiocchi 60 moneta &c. pagati a Bastiano Gamberucci argentiero di
palazzo per prezzo di piatti n." 22 d'argento fatti da esso d'ordine &c.
e pezzi n." 25 fra cocchiari e forcine parimente d'argento fatti &:c.
d'ordine &c. per restituirli come si dice esser seguito a diversi signori
che r havevano imprestati in maggior quantità per occasione di varii
banchetti e dell'alloggio fatto alla regina di Svetia.
1656, adi 7 marzo. Scudi cento moneta &c. ad Antonio Pellicano
argentiero per saldo di un suo conto di bavere imbianchito e imbru-
nito diversi argenti et altri lavori di sua arte fatti per servitio di
N. S. in occasione dell'alloggio della regina di Svetia.
Gap. IX.
Opere di pittura.
BALDI LAZZARO.
1659, adi 25 decembre. Scudi ottanta moneta &c. a Lazzaro Baldi
pittore per havcr ristorato li cartoni fatti da Pietro da Cortona delle
cappelle di S. Pietro fatte di musaico.
CORTESE (COURTOIS) GUGLIELMO.
1662, adi 14 novembre. Scudi trentacinque moneta &c. a monsiù
Guglielmo Cortesi pittore per prezzo d'un quadro fatto per la cappella
del signor cardinal Chigi a Castel Gandolfo.
dal papa alla regina. I modelli del Ferrata furono eseguiti da Giro-
lamo Lucenti, da Giacinto Marinelli e Paolo Carneris. Cf. op. cit. p. 19,
nota I.
58 L. Oj^ola
PIETRO BERETTINI da Cortona.
i6)6, adi 3 luglio. Scudi cinquecento moneta Scc. pagati al ca-
valier Pietro Berettini da Cortona per prezzo di due quadri per ser-
vitio di N. S.
1656, adì 16 marzo. Scudi centotre, baiocchi 50 moneta &:c. pa-
gati ad Antonio Moretti gioielliero di palazzo per prezzo e fattura di
una collana d'oro con una crocetta attaccata data da esso per servitio
di N. S. e donata a Pietro Berettino da Cortona pittore, creato da
Sua Beatitudine cavaliere.
FERRI CIRO.
1657, adi 5 settembre. Scudi cento moneta &c. a Ciro Ferri pit-
tore a conto di copie che deve fare in rame della vita della beatis-
sima Vergine, ch'è nella cappella segreta di N. S. a Monte Cavallo.
1659, adì 18 ottobre. Scudi sessanta moneta &c. a Cirro Ferri
pittore per pitture flute per servitio di N. S.
GELLÉE CLAUDIO (Lorenese)
1655, adì 6 settembre. Scudi dugentoventicinque moneta &c. pa-
gati a monsìi Claudio Gilè pittore per prezzo di due quadri di pittura
con paesi e per una cornice fatta ad uno di essi quadri per servitio
della Santità di N. S. (i).
GRIMALDI FRANCESCO.
1655, adi 22 settembre. Scudi ventiquattro moneta &c. pagati al
signor Giovanni Francesco Grimaldi pittore per prezzo di tre quadretti
dati per servitio di N. S.
1656, adi 17 febbraio. Scudi venticinque moneta &c. pagati a
Giovanni Francesco Grimaldi per prezzo di un quadro, rappresentato
il Mausoleo d'Augusto, fatto in rame con sua cornice di ebano per
servitio di N. S,
MARATTA CARLO.
1658, adi 28 agosto. Scudi novanta moneta &c. a Carlo Maratta
per prezzo di un quadro dato a N, S.
1662, adi 5 luglio. Scudi dugento monet? &c. a Carlo Maratta
pittore per prezzo di 5 quadri di devotione fatti per N. S.
(i) Il Baldikucci nella Vita di questo pittore racconta : « Per la
«Santità di papa Alessandro VII due (quadri), e ciò sono un'Europa
«col toro e una battaglia sopra un ponte».
Uavte alla corte di oAlessandro VII 59
MARIANI GIOVANNI MARIA.
1655, adi 23 agosto. Scudi quindici moneta &c. pagati a Giovanni
Maria Mariani pittore per intiero pagamento di un quadro che ha fatto
con l'effigie della gloriosissima Vergine e del Bambino, con il ritratto
di papa Alessandro sesto, copiato dalla pittura nell'appartamento vec-
chio del palazzo Vaticano.
MEI BERNARDINO.
1657, adi 16 aprile. Scudi sessanta moneta &c. a Bernardino Mei
pittore per rimborso di spese fatte nel viaggio da Siena a Roma chia-
mato per servire qua nella sua professione.
1658, adi 16 settembre. Scudi cento moneta &:c. a Bernardino
Mei pittore a conto di lavori che fa per N. S.
SCHOR GIOVAN PAOLO.
1656, adi 9 giugno. Scudi dugentoventi moneta &c. a Giovan
Paolo Schor pittore; scudi 100 per colori, oro e fattura di un fregio di
basso rilievo fatto nella stanza dove riposa N. S , e scudi 60 moneta
per recognizione di un frontespitio di una porta et arme fatte di color
di marmo in Castello Gandolfo, e scudi 60 per fattura di 30 cartelle
fatte per la creazione di Sua Santità.
1658, adi 28 gennaio. Scudi centoscssantacinque moneta Sic. a
Giovanni Paolo Schor pittore per saldo d'un conto di pitture fatte a
Castel Gandolfo.
1659, adi 50 luglio. Scudi quattrocentocinquanta moneta Sic. a
Giovanni Paolo Schor pittore a conto di lavori che si fa da lui per
servitio di N. S.
1660, adi 9 settembre. Scudi settecentoventinove moneta &c. a
Giovanni Paolo Sehor pittore per resto di scudi 1629, ch'importa un
conto di diversi lavori fatti per servizio d'un letto di N. S.
VANNI MICHELANGELO.
1659, adì 13 settembre. Scudi cento moneta Scc. al cav, Miche-
langelo Vanni d'ordine di N. S. per haver accomodato diversi quadri
e altro.
Miniature.
LAGHIL GUGLIELMO.
165 1, 12 gennaio. A Guglielmo Laghil miniatore scudi 20 mo-
neta quali se li fanno pagare per la miniatura fatta di fregi, cartello
6o L. Oliala
et altro al messale della messa di s. Giovanni iji servitio della sa-
grestia (i).
1656, adì 22 febbraio. Scudi cinquanta moneta &:c. pagati a Gu-
glielmo Laghilii miniatore per sua mercede di fattura di frontespitii,
lettere maiuscole et altri lavori fatti da lui per occasione della cele-
brazione della messa nel giorno della cattedra di s. Pietro consegnati
alla sacristia di N. S.
1658, adi 4 gennaio. Scudi settantasette e baiocchi 50 moneta &c.
a Guglielmo Laghiglia miniatore per saldo d'un conto di diverse mi-
niature fatte alli messali per servitio della sagrestia di N. S,
1658, adì 26 novembre. Scudi novant'uno e baiocchi 25 moneta &c.
a Guglielmo Laghiglia miniatore per saldo d'un conto di lavori fatti
per N. S.
1659, adi IO decembre. Scudi novanta e baiocchi 92 1/2 moneta &c.
a Guglielmo miniatore per saldo d'un conto di lavori fatti per la sa-
grestia di N. S.
1659, adi 23 gennaio. Scudi quarantatre e baiocchi 87 moneta &c.
a Guglielmo Laghiglia per saldo d'un conto di miniature fatte nel
messale della Natività della Madonna.
1661, adì 14 febbraio. Scudi centoquattordici, baiocchi 60 mo-
neta &c. a Guglielmo Laghiglia miniatore per saldo d'un conto di
lavori fatti nel messale della Natività di s. Giovanni Battista per la
sagrestia di N. S.
1662, adì 5 giugno. Scudi novant'otto moneta &c. a Guglielmo
Laghigli miniatore per saldo d'un conto di lavori flitti per la sagre-
stia di N. S.
1663, adì 19 dicembre. Scudi quarantatre moneta &c. a Guglielmo
Laghigli per saldo d'un conto di miniature fatte per servitio della sa-
grestia di N. S.
A questo pagamento probabilmente si riferisce il se-
guente documento già pubblicato dal Bertolotti :
Conto dei lavori fatti in miniatura nel messale della creazione e
coronazione de' sommi pontefici per servitio della sagrestia di N. S. a
di 30 di marzo 1663.
(i) Reg. mandati 1647-51, fol. 642. Cf Bkrtolotti, Artisti
belgi &c. p. 146. Di questo miniatore alla biblioteca Vaticana non esiste
nessuno dei codici qui citati ; molto probabilmente questi si trovano
nella biblioteca privata del principe Chigi in Roma, da qualche tempo
inaccessibile.
L'arte alla corte di Q/ilessandro VII 6i
In primis per haver fatto nel principio di detto messale un' iiistoria
grande che tiene tutta la facciata di Cristo N. S. quando dà le chiavi
a s. Pietro di miniatura granita con ornamento a torno d'oro maci-
nato, importo scudi 65.
Per haver fatto in contro a detta historiu un fregio con vasetti
d'oro con fiori del naturale, historietta di chiaro oscuro con puttini et
arme di N. S., importo scudi 60.
Per haver fatto in mezzo a detto fregio un san Pietro in loco
della prima lettera della miniatura granita, importo scudi 6.
Per haver fatto 68 lettere maiuscole grandi di oro e campisi [sic]
di diversi colori e rabescato d'oro et argento a ragione di tre giuli
l'una, importa scudi 20.40.
Guglielmo Laghigli(i).
1663, adi 9 maggio. Scudi centoventiquattro moneta &c. a Gu-
glielmo Laghigli miniatore per saldo d'un conto di lavori fatti nel
messale di N. S.
PIETRO STIPURLA.
1659, adì 16 aprile. Scudi quaranta moneta &c. a Pietro Stipurla
miniatore per saldo di lavori fatti del ritratto di N. S. e altro.
Calligrafi.
16)8, adi 8 luglio. Scudi dicianove e baiocchi 20 moneta &c. a
Gregorio Paolini scrittore della sagrestia di N. S. per haver copiato
la messa della domenica in Albis et altro per detta sagrestia.
1659, adi 21 agosto. Scudi vent'otto e baiocchi 80 moneta &c. a
Gregorio Paolini scrittore per haver scritto una messa per la sagre-
stia di N. S.
1661, adi 14 febbraio. Scudi trentadue moneta &c. a Gregorio
Paolini scrittore per ricognizione della copia fatta d'un messale della
Natività di san Giovanni Battista per servitio della sagrestia di N. S.
1660, adi 5 giugno. Scudi quindici moneta &c. a Gregorio Paolini
scrittore per saldo d'un conto di scritture fatte in cartapecora in forma
grande per N. S.
1659, adì 19 aprile. Scudi trentacinque moneta &c. a Nicolò
Porto scrittore in carta pergamena per saldo d'un conto d'opere fatte
per servitio della sagrestia di N. S.
(i) Cf Bertolotti, Artisti belgi &c. p. 147.
62 L. Oi\ola
Lavori di scuìtura.
Angelo di Castel S. Angelo.
1660, adi 25 luglio. Scudi sessantanove, baiocchi 50 moneta &c.
a Giovanni Antonio Mari scultore per saldo d'un conto di lavori fatti
nel risarcire l'angelo di Castello.
Fra i documenti pubblicati dal Bertolotti si trova un
conto che si riferisce a quest'opera.
Conto di lavori fatti da Giovanni Antonio Mari scultore nel ri-
sarcire l'angelo di marmo che sta situato sopra il maschio di Castel
Sant'Angelo, il tutto fatto per hordine del signor cavalier Bernino
architetto della reverenda camera apostolica.
Risulta che detta statua era tutta sconquassata. Egli pretese
scudi 138.60; ma Bernino ridusse il conto a 79.70 d'accordo con
Marco Antonio de Rossi, Giovanni Maria Boline misuratori (i).
1659, adi 13 gennaio. Scudi cinquantuno moneta &c. a Giovanni
Antonio Maris scultore per saldo ed intiero pagamento di diversi la-
vori fatti da lui per servitio di S. S.tà.
Pala'{:;o di Castel Gandolfo.
1658, adi 1 3 febbraio. Scudi cinquecentonovantaquattro moneta &c.
a Renzi (2) e Fracchi (3) scarpellini per resto di scudi 1194 che im-
(i) Cf. Bertolotti, Artisti francesi &c. p. 167. Il Bertolotti lo
crede francese (ivi). Per le sue opere cf Bertolotti, op. cit. ; Titi,
op. cit.; e Fraschetti, op. cit. pp. 203, 219, 283. Egli è l'autore del
Moro di piazza Navona eseguito su bozzetto del Bernini.
(2) Gabriele Renzi è citato in una testimonianza d'un processo
per furto di quadri del Bamboccio come compratore dei quadri (cf.
Bertolotti, Artisti belgi Scc. p. 135). Il Fraschetti riporta anche
questo conto: «Conto delli lavori di scarpello fatto da mastro Ga-
« brielle Renzi scarpellino in fare le guide di travertino a robba mia
a che fanno scalino al moriciolo che sta dinanzi accanto tiene la casa
« del sig.re lacomo Vechi che sta pello stradone che ha fatto di novo
«che conduce alla panataria di N. Sig. Già. Lorenzo Bernini, Carlo
«Fontana, Felice della Greca». (Cf. op. cit. p. 297).
(3) Il Fracchi è l'autore del lavoro dello scoglio della fontana
dei Quattro fiumi in piazza Navona (cf. Fraschetti, op. cit. p. 181 e
L'arte alla corte di oAlessandro VII 6^
porta un conto di diversi lavori fatti a Castel Gandolfo, palazzo Va-
ticano e Monte Cavallo.
1656, adì 24 gennaio. Scudi tredici e baiocchi 40 moneta &c. a
maestro Giovanni Battista Rosselli scarpellino per saldo di un conto
di diversi lavori fatti per servitio del palazzo di Castello Gandolfo.
1656, adì 26 gennaio. Scudi diciotto, baiocchi 33 moneta &c. a
maestro Carlo Vaccaro scarpellino per saldo di un conto di lavori di
sua arte fatti per servitio del palazzo di Castello Gandolfo.
Gap. X.
Zecca (i).
Alessandro VII fece costruire una nuova zecca presso
il palazzo Vaticano e la dotò di nuove macchine ; per que-
sto nella zecca i&co. apporre la seguente epigrafe : « Alexan-
« der VII Pont. Max. | monetariam officinam | in qua novo
« artificio I praecipitis aquae impulsu versatis rotis | magno
« temporis operaeque compendio | nummi affabre celeri-
« terque signentur | publicae utilitati construxit j an. sai.
« M • DC • LXV » .
Nota dei lavori e spese fiitte per la fabrica della nuova machina
ad acqua nella zecca, posta dietro a S. Pietro con ordine dell'e.mo Cor-
sini allhora tesoriere generale di N. S. principiato nel mese di feb-
braio 1661 e terminato a dì 24 giugno 1665 nella quale si stamparono
le piastre a forza d'acqua et i testoni con due facchini a uno a uno alla
presenza di papa Alessandro VII, il tutto fatto con disegno et assistenza
e un ordine come sopra da me Gio. Baricourt lorcnese (2).
Il Bertolotti afferma :
« Alessandro VII fece trasportare la zecca presso i giar-
« dini Vaticani» ; e in nota: « Fin dal 1633 (al 1666) si tro-
nota i). Lavorò anche ai capitelli del campanile di S. Pietro (ivi, p. 162
e nota 6) e al pavimento della basilica di S. Pietro compiuto nel 165 1
(ivi, p. 213 e nota 8).
(i) Per la storia della zecca cL i documenti del Libro dell' estra-
:(ione della '^ecca romana 16^1-16^0 nell'Archivio di Stato romano.
(2) Cf. A. Bertolotti, Artisti francesi &c. Mantova, 1886, p. 189.
64 L. Gl'iota
« vano nei registri della tesoreria pontificia spese per la zecca
« nuova fra cui notevole questa partita :
Scudi trecento a G. Bassicorto, mastro degli edifizii della zecca,
a conto degli ordigni che fa provedere pella nuova zecca, che si fa
sotto il forno di S. Pietro d'ordine di N. S. » (i).
Alessandro VII a di 16 settembre 1665 deputava il Ba-
ricourt « per mastro di lavorare o stampare le monete e
« sopraintendere alla macchina ed altri ordigni della nuova
« zecca, durante sua vita, con obbligo di mantener a tutte
« sue spese la suddetta macchina » (2).
1664, adi 8 aprile. Scudi centocinquantatre e baiocchi trentadue
moneta &c. a Gabriel Renzi scarpe;llino, per saldo d'un conto di la-
vori fatti per la nuova zecca a S. Pietro.
1Ó64, adì II giugno. Scudi cinquantadue e baiocchi ottantasette
moneta &c. ad Alessandro Burli scarpellino, per lavori f;ttti alla nuova
zecca.
GASPARE MOROSE.
In questo stesso capitolo crediamo bene di riunire le
notizie che riguardano Gaspare Morene, che fu l' incisore
ufficiale della zecca per tutto il pontificato.
EgU venne a Roma verso il 1637 e vi mori nel 1669.
Servì quattro pontefici: Urbano Vili, Innocenzo X, Ales-
sandro VII e Clemente IX (3).
(i) Cf. A. Bertolotti, Giacomo Antonio Moro &c. incisori della
cilecca di Roma, Milano, 1877, p. 17.
(2) Cf. N. G. Belis.\rio, Estratti 1600-16^^. A. Bertolotti, Ar-
tisti francesi Scc. p. 1 89.
(3) Cf. A. Bertolotti, Giacomo Antonio Moro, Gaspare Moia e
Gasparo Morone-Mola incisori della :^ecca di Roma, Milano, tip. Ber-
nardoni, 1877. Una raccolta di documenti che riguarda Gaspare Mo-
roni si trova pure all'Archivio di Stato di Roma : Zecca pontijicia.
Elenchi e conti: Conia-^ione delle medaglie, busta 28, fascicolo 94, Conti
del S. Gaspare Morone. Per alcune notizie e la riproduzione d'una
medaglia del Morone cf. anche Le Baron de Bildt, Les médailles
rom. d. Christine d. 5. cit. pp. 38-42.
L'arte alla corte di Q/llessandro VII 65
Gaspare Mola morendo nel 1640 (26 gennaio) a « Ga-
« spare Morone, figlio di Prudenzia altra sorella del testa-
« tore, destinava la bottega e quanto riguardava la zecca con
« obbligo di tener impiegato Domenico Vanicocchi romano
« e Giovanni Baricourt lorenese allievi del testatore » (i).
Da una patente del i6é8 risulta che portava il nome di
Gaspare Moroni-Mola e che « ob laudabile servitutem prae-
« claraque opera » egli aveva ottenuto da papa Urbano Vili
conferma d' incisore per tutta la vita (2).
Inventò una macchina « con la quale anche con l' as-
« sistenza di un sol huomo si sono fatte in un istesso tempo
« più sorte di monete, e si sono stampate con gran facilità
« tutte le monete d'oro e d'argento che sono state ordinate
« per servitio di N. S. » (3).
« Da una licenza accordata dal camerlengo (i6éi) al
« Morone per esportazioni di statue antiche, possiamo ar-
ce guire che egli ne facesse traffico, tanto più che esse erano
« spedite a Livorno, donde simili spedizioni erano quasi sem-
« pre dirette all'estero » (4).
Nel i6é8 una patente del cardinal camerlengo gli conce-
devacome coadiutore loscultoreGirolamoLucenti romano(5).
Il Bertolotti crede che « piuttosto al Morone che non
« al Mola deve attribuirsi la medaglia conservata nel reale
« medagliere di Torino, figurante Carlo Antonio dal Pozzo
« e nel diritto la Pietà, rappresentata da una donna con tre
« fantolini, imitazione di qualche disegno antico » (6).
I suoi coni furono anche attribuiti dal Cinagli al Mola (7).
(i) Cf. op. cit. p. 12.
(2) Cf. op. cit. p. 41.
(3) Cf. Bertolotti, Artisti lombardi &c. II, 232.
(4) Cf. Bertolotti, Gaspare Mola &c. p. r6. Il documento sar.i
riportato al cap. Scavi.
(5) Cf. op. cit. p. 17.
(6) Cf op. cit. p. 17.
(7) Cf. Cinagli, Le monete pontificie, tavole sinottiche, Fermo, 1848.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 5
66
L. O-^-^ola
Moroni Gaspare, incisore dii ferri della zecca, percepiva
« scudi dieci moneta per sua ordinaria provisione di un mese ».
Sotto questa forma è rammentato ogni mese o ogni due mesi.
Ogni anno ricorre a suo favore un pagamento « ad ef-
« fetto di provvedere l'oro e l'argento necessario per le me-
« daglie che deve fare &c. per occasione delia festività de
« gloriosi apostoli santi Pietro e Paolo del corrente anno » .
1655, adi 28 aprile. Scudi duemila di peso vecchio e scudi cinque-
cento moneta &c. pagati a Gaspero Moroni incisore de ferri della
zecca e delle medaglie di N. S. quali sono ad effetto di prenderne l'oro
et l'argento necessario per le medaglie che doverà fare con 1' impronto
di Sua Santità da distribuirsi nella funtione del suo possesso, come anco
nella festa delli gloriosi santi apostoli Pietro e Paolo conforme il solito
e renderne poi conto.
1655, adi II luglio. Scudi seicento moneta &c. pagati al signor Ga-
spero Moroni per soddisfarlo di simil somma che sotto li 20 luglio 1644
fu con simil mandato e somma ordinato doversi pagarseli a buon conto
dell'oro, argento e fattura delle medaglie che esso haveva fatte e con-
segnate per servitio della santa memoria di Urbano 8°, conforme il
solito, qual mandato non hebbe effetto.
1657, adi 29 gennaio. Scudi ottantaquattro d'oro stampe e scudi
undici e baiocchi quaranta moneta &c. a Gaspare Moroni &c. per
rimborso &c. di una qualità e quantità di moneta nuova, cioè dodici
dobloni, dodici doble e dodici scudi d'oro il tutto delle stampe et in
ventiquattro testoni e ventiquattro giulii e ventiquattro grossi e venti
quattro mezzi grossi di moneta &c. furono portati a N. S.
1658, adi 7 gennaio. Scudi duecentoquarantacinque e baiocchi
novantacinque moneta &c. a Gasparo Moroni medagliaro di N. S. per
prezzo di diverse medaglie d' oro e d' argento fatte per servitio di
N. S.
1658, adi 17 aprile. Scudi trentotto e baiocchi centottantacin-
que &c. a Gasparo Moroni medagliaro per resto di scudi seimilacento-
quarantasei e baiocchi quattordici stampe e scudi duemilaquattrocento-
sessantatre e baiocchi ventotto moneta che importa il prezzo, calo e
fattura delle medaglie d'oro e d'argento distribuite da N. S, nel pos-
sesso della sua assuntione al pontificato.
1658, adi 6 giugno. Scudi trentacinque e baiocchi sessanta mo-
neta &c. a Gaspare Morone medagliaro per prezzo di quattro meda-
glie consegnate d'ordine di N. S. al Moretti gioielliere.
L'arte alla corte di Q/llessandro VII 67
1659, adi 18 giugno. Scudi trentaquattro moneta &c. pagati a
Gasparo Morone per saldo di un conto di medaglie date da lui nel-
l'anno 1640; idem scudi centoventinove moneta &c. a Gasparo Mo-
roni medagliaro di N. S. per saldo d'un conto delle medaglie fatte da
lui per servitio di N. S. e della rev. camera nelli anni 1641, 1642,
1643 e 1644.
1659, adi 23 giugno. Scudi ventinove e baiocchi venti moneta &c.
a Gasparo Morone per prezzo di n. centosettantatre medaglie d'argento
date per servitio di N. S.
166 1, adi 23 settembre. Scudi dugentonove e baiocchi quaranta-
cinque moneta &c. a Gaspero Morone incisore della zecca, per saldo di
un conto di medaglie diverse d'oro ed argento date per servitio di N. S.
1662, adi 14 giugno. Scudi trentatre e baiocchi trenta moneta &c.
a Gaspero Morone per n. cento medaglie d'argento consegnate a N. S. ;
idem scudi mille d'oro stampe e scudi trecento moneta a Gaspare Mo-
roni &c. per provvedere &c. la festa di san Pietro.
1663, adi 3 aprile. S;udi diciasette e baiocchi novantacinque mo-
neta &c. a Gasparo Morone per prezzo d'una medaglia d'oro donata
da monsignor Acciauoli ad un soldato forastiero.
Sigilli.
1666, adi 8 aprile. Scudi ventiquattro moneta &c. ad Alberto
Amerano sigillaro, per prezzo di quattro sigilli fatti per servitio della
segreteria ( i ).
1662, adi II febraio. Scudi trentacinque e baiocchi venti mo-
neta &c. ad Antonio Astesani per haver fatto di nuovo e accomodato
li sigilli di monsignore Fani e Rasponi.
1657, adi 3 settembre. Scudi centotrentuno moneta &c. a Fran-
cesco de Belli sigillaro, per prezzo di diversi sigilli dati e fatti per
servitio della congregazione e sacra Consulta de buon reggimine et
altre congregatione e segretario.
1660, adi 2 settembre. Scudi quattordici moneta &c. a Francesco
Belli sigillaro, per costo di tre sigilli in acciaro fatti per la segreteria.
1656, adi 17 luglio. Scudi tre e baiocchi cinquanta moneta &c.
pagati a maestro Andrea Rossi, per prezzo di un sigillo d'acciaro col
suo manico d'ebano &c. per servitio di N. S.
(i) Per notizie biografiche sulla famiglia degli Hamerani cf. Ba-
rone DE BiLDT, op. cit. passim e p. 147 sgg. dove si parla anche di
Alberto (p. 149). Nella stessa opera si trovano riproduzioni di meda-
fflie dell' Hamerani.
68 L. Oliala
1655, adi 20 giugno. Scudi sei moneta &c. pagati ad Andrea de
Rossi sigillaro in Parione, per prezzo di due siggilli d'acciaro con l'arnie
di N. S. fatti da esso per servitio di N. S.
1661, adi 6 settembre. Scudi quindici moneta &c. a Gioachino
Francesco Travani per prezzo d'un sigillo grande da patente fatto per
la segreteria delle decime (i).
Gap. XI.
Ar genterie.
ELCHE CRISTIANO.
1659, adi 16 maggio. Scudi sessanta moneta &c. a Christiano
Elche argentiero, per prezzo d'una cassettina d'argento per servitio
di N. S.
GAMBERUCCI MARCO (2).
1655, adi 23 ottobre. Scudi mille moneta &c. pagati a Marco
Gamberucci argentiero di N. S. a conto di sessanta tondi e cinque sco-
delle d'argento che deve fare per servitio di N. S. (3).
1660, adi 16 ottobre. Scudi mille moneta &c. a Marco Gambe-
rucci argentiere di palazzo a buon conto di due conconi che fa a
conto di due agnusdei che fa.
1661, adi 27 luglio. Scudi trecento moneta &c. a Marco Gambe-
rucci argentiero di N. S. per prezzo d'una crocetta per servitio di S. S.
1661, adì 21 ottobre. Scudi milledugentoquindici e baiocchi tredici
moneta &c. a Marco Gamberucci argentiere di palazzo per resto di
scudi 5715.13 che importa il prezzo e fattura di due conche ovate d'ar-
gento, con n. dodici cucchiari fatti per li agnusdei.
1662, adi 14 decembre. Scudi trentasette e baiocchi diciotto mo-
neta &c. a Marco Gamberucci argentiere, per un piatto da cappone
con l'arma di papa Innocenzio, qual piatto fu perso in occasione del
pranzo fatto alli signori della camera segreta a S. Pietro.
(1) Per notizie e riproduzioni di opere di questo artista cf an-
cora Barone de Bildt, op. cit. passim,
(2) È il nipote di Sebastiano; vedi sotto questo nome doc. 1656,
16 marzo.
(3) A questo proposito noteremo che Alessandro VII sulle sco-
delle e sui piatti faceva rappresentare la morte per averla meglio pre-
sente. Cf. MoRONi, Dizionario d'erudizione ecclesiastica, artic. Morte.
L'arte alla corte di n^lessandro VII 69
GAMBERUCCI SEBASTIANO.
1655, adi 25 ottobre. Scudi centocinque moneta &c. pagati a Se-
bastiano Gamberucci argentiere di N. S. per prezzo e fattura di un
bacile con il boccale di argento dorato fatto da esso e consegnato,
che serve per quando Sua Beatitudine celebra la messa.
1656, adi 16 marzo. Scudi millecentocinquantuno e baiocchi cin-
quantasei moneta &c. a Sebastiano Gamberucci argentiero di N. S. per
resto di scudi duemilacentosessantatre e baiocchi sei simili che importa
un suo conto di diversi lavori di sua arte fatti per servitio di Sua San-
tità, che li restanti scudi iori.50 li sono stati pagati con simil man-
dato spedito ne 25 ottobre passato a Marco Gamberucci suo nepote,
sono per il prezzo di un calderine et un coperchio di argento di cucina
segreta vendutoli da monsignor Bonci.
1656, adi 2 maggio. Scudi cinquecento moneta &c. pagati a Se-
bastiano Gamberucci argentiero, disse a conto del prezzo e fattura di
tondi cinquecento d'argento fatti e da farsi et altri lavori per servitio
di Sua Santità.
1656, adi 30 maggio. Scudi duemila moneta &c. pagati a Seba-
stiano Gamberucci argentiero a conto di una credenza di diversi argenti
che deve fare per servitio di N. S.
1657, adi 29 gennaio. Scudi seicentocinquantatre e baiocchi due e
mezzo moneta &c. a Sebastiano Gamberucci per prezzo d'un bragiere
e broccone di argento di carlino usato &c. hauti da lui per servitio
della Santità di N. S. &c. compresovi la s()esa d' haverli imbiancati,
la fattura et accomodatura dell'arme &c.
MORETTI ANTONIO (i).
1609, adi ) giugno. Scudi seicentundici e baiocchi cinquanta mo-
neta &c. al Moretti argentiere per prezzo di tre reliquarii d'oro con
sue cassette.
(t) Di lui il Baldinucci, nella Vita di Gaspare Pussino, scrive:
« Ma fra coloro che hanno fatto grande stima delle pitture del Pous-
« sino uno ve ne ha nella città di Roma, che mentre io scrivo questa
« notizia abita in strada del Corso. Questi e Antonio Moretti argen-
« tiere il quale si trova provvisto di cinquanta pezzi di quadri di mano
« di lui, fra grandi e piccoli, e ne fa quella stima che a tali pitture si
«conviene». (Cf. Notizie dei professori &c., Firenze, 1728, III, 474).
Nella Fita di Teodoro Hehnbreker il Baldinucci afferma : « Mentre io
<• queste cose scrivo, cioè nel 1694». Attorno a quel tempo deve ag-
girarsi anche la data della Vita del Dughet.
70 "^^^^R L. Oi\ola
PELLICANO ANTONIO.
1657, adi II novembre. Scudi trentacinque moneta &c. ad An-
tonio Pellicano argentiere, per prezzo d'un quadro d'argento di basso-
rilievo con diverse figure dato a N. S.
PERONE FRANCESCO.
1656, adi 4 maggio. Scudi trenta e baiocchi cinquanta moneta &c.
pagati a Francesco Perone argentiero, per oro, argento e fattura di
una tazza di agata consegnata a Sua Santità.
1656, adi 28 giugno. Scudi trecento moneta pagati a Francesco
Perone argentiero &c. a buon conto de lavori d'argento che ha fatti
e che fa per servitio di N. S.
1659, ^^^ 29 gennaio. Scudi cinquecentosettantanove e baiocchi no-
vantaquattro moneta &c. a Francesco Perone argentiero di palazzo per
saldo d'un conto in risarcir l'apostoli d'argento nella cappella pontificia.
1660, adi IO marzo. Scudi dugentosessantacinque e baiocchi set-
tantotto moneta &c. a Francesco Perone argentiero, per resto di
scudi 303.46 che importa un conto di diversi lavori fatti intorno al-
l'albero nuovo di Castello.
1660, adi 17 settembre. Scudi ottantotto e baiocchi settanta mo-
neta &c. a Francesco Peroni argentiere per saldo d'un conto di lavori
fatti per la sagrestia di N. S. dalli 5 giugno 1659 a tutto 9 luglio
passato.
1662, adi 22 aprile Scudi centotredici e baiocchi ventidue e mezzo
moneta &c. a Francesco Peroni argentiere, per saldo d' un conto di
lavori fatti per la sagrestia di N. S. a tutto li 25 febbraio passato.
1663, adi 3 gennaio. Scudi cinquantasette e baiocchi cinquanta-
cinque moneta &c. a Francesco Perone argentiere, per saldo d' un
conto di lavori fatti per la sagrestia di N. S. a tutto il primo di di-
cembre passato.
1663, adi 21 luglio, Scudi ottanta e baiocchi ottantasette moneta &c.
a Francesco Perone argentiere, per saldo d'un conto di lavori fatti per
la sagrestia di N. S. a tutto li 3 giugno passato.
1664, adi 23 giugno. Scudi dicissette, baiocchi 75 moneta &c. a
Francesco Perone argentiere per saldo d'un conto di lavori fatti per
la cappella pontificia a tutto li 4 marzo passato.
SCATOLA ANTONIO.
1660, adi 21 aprile. Scudi trenta moneta &c. a Giovanni Antonio
Scatola argentiere per prezzo di 12 armette d'argento smaltate per
reliquìarit per N. S.
L'arte alla corte di oAlessandro VII
Affini.
1659, adi 29 maggio. Scudi dieci moneta &c. a Bonifatio Peri
per 3 cristalli di montagna con altri ornamenti per reliquiarii,
1658, adi 13 febbraio. Scudi novantatre e baiocchi 28 moneta &c.
a Paolo Maffei ottonaro per prezzo di due foconi d'ottone lavorati,
compreso l'accomodatura di tre altri della floreria di palazzo.
Oreficeria.
Per la conoscenza degli statuti da cui erano regolati gli
orefici in Roma e per ciò che riguardava la marca, il grado
del metallo e i bolli di conferma della camera apostolica,
cf. il testo di quegli statuti riferito in parte dal Bertolotti (i).
CESARI GERMANO.
1661, adi 22 gennaio. Scudi quattordici, baiocchi 70 moneta &c.
a Germano Cesari orefice per prezzo di n. 6 anelli con teste di morto
consegnati a N. S. (2).
1662, adi 25 febbraio. Scudi ventiquattro moneta &c. a Germano
Cesari per prezzo di n° 12 anelli d'oro fatti per N. S.
GRISOLATI FRANCESCO.
1655, adi 9 settembre. Scudi sei moneta &c. pagati a Francesco
Grisolati orefice per legatura da lui fatta di due diamanti grossi in
due anelli vecchi per servitio di N, S.
1655, adi 24 dicembre. Scudi sei moneta &:c. pagati a Francesco
Grisolati orefice per prezzo e fattura di un anello d'oro per servitio
di N. S. in testa di corniola.
HOSTILII HOSTILIO.
1655, adi 51 luglio. Scudi undici, baiocchi 25 moneta &c. pagati
a Hostilio Hostilii orefice per prezzo e fattura di cinque anelli d'oro,
che ha fatto e consegnati per servitio della Santità di N. S.
(i) Bertolotti, Artisti hoìo^rnesi &c. p. 215.
(2) Questi anelli con teste di morto confermano la notizia rife-
rita dal MoROXi che Alessandro VII per aver la morte sempre pre-
sente la faceva rappresentare sulle cose che aveva più comunemente
sotto gli occhi. Cf. cap. Argenterie, Gam ber ucci Marco.
L. 0-{-{ola
MORETTI ANTONIO.
1656, adi 14 gennaio. Scudi centodieci moneta &c, pagati ad
Antonio d'Amico Moretti gioielliero di N. S. per prezzo di due anelli
di zaffiro azzurri &c. ; sono stati donati all' eminentissimi sig*^' cardi-
nali Retz et Langravio.
1656, 14 febbraio. Scudi cinquecento moneta &:c. pagati ad An-
tonio Moretti gioielliero di N. S. a conto del prezzo della rosa d'oro,
che si fa d'ordine di N. S., solita a benedirsi ad effetto di donarla
a prencipi conforme il solito (i).
1656, adi 16 marzo. Scudi cinquecento moneta &c. a Antonio
Moretti a buon conto della rosa d'oro che deve fare per servitio
di N. S.
1657, adi 8 marzo. Scudi centonovantasette e baiocchi 55 mo-
neta &c. ad Antonio Moretti gioielliere di N. S. per prezzo di oro et
fattura della guarnitione di n. 13 medaglie d'oro, accomodate per ser-
vitio di N, S.
1657, adi 16 marzo. Scudi ventitre moneta &c. ad Antonio Mo-
retti argentiero per prezzo dell'argento et fatture di n. quattro pissidi
d'argento dorate fatte da lsso.
1657, adi 20 marzo. Scudi dugentocinquantacinque moneta &c.
ad Antonio Moretti gioielliere di N. S. per provederne n. 1 50 ungari
per fonderli per fabricare un rinfrescatore per servitio di S. S.tà.
1657, adi 28 novembre. Scudi quattrocentottanta moneta &c. ad
Antonio Moretti gioielliere di N. S. per resto di scudi 980 simili, che
mporta il prezzo di n. 21 collane d'oro &.c. per servitio di Sua Santità.
1658, adi 13 aprile. Scudi quattrocentosessantatre moneta &:c. ad
Antonio Moretti gioielliere per prezzo di once 5, denari 2 perle con-
segnate in floreria.
1658, adi 2 maggio. Scudi trecentotrenta moneta &c. ad Antonio
Moretti gioielliere per prezzo di n. 6 annelli consegnati a S. S.tà.
1658, adi 13 maggio. Scudi seicentotrentasette moneta &c, ad
Antonio Moretti gioielliere di N, S. per prezzo di collane d'oro et
altro consegnato al sig""* prior Bichi.
(i) Intorno al rito della rosa d'oro e agli scrittori che ne hanno
trattato cf. Moroni, Dizionario di erudizione ecclesiastica a quell' arti-
colo. A proposito di Alessandro VII scrive : « Alessandro VII nel 1658
a mandò alla metropolitana della sua patria la rosa d'oro. La rosa
«era del valore di scudi 1200. Questo papa pel suo nipote cardinal
« Chigi legato a latere in Francia mandò alla regina la rosa d'oro e
« le fascie benedette » (1664),
L'arte alla corte di ^Alessandro VII 73
1658, adi 13 giugno. Scudi centottantacinque e baiocchi 75 mo-
neta &c. a Antonio Moretti gioielliere per fattura e guarnitione fatta
attorno a 1 2 medaglie d'oro consegnate dal Moroni per servitio di N. S.
1660, adi 20 aprile. Scudi dugento moneta &c. ad Antonio Mo-
retti gioielliere di palazzo per prezzo d'una crocetta di diamanti da
lui data a N. S,
1661, adì IO giugno. Scudi trecent'ottant'uno moneta &c. ad An-
tonio Moretti gioielliere di palazzo per prezzo di 3 collane d'oro do-
nate da N. S. all'ambasciatore de Svizzeri.
1662, adi 5 aprile. Scudi centosettantaquattro e baiocchi 15 mo-
neta &c. a Antonio Moretti gioielliere per prezzo d'una collana d'oro
e guarnitione fatta a una medaglia per servitio di N. S.
1662, adì 15 settembre. Scudi centocinque e baiocchi 50 mo-
neta &c. ad Antonio Moretti gioielliere per prezzo di n. 5 medaglie
d'oro con lor guarnitioni fatte per servitio di N, S.
1662, 16 settembre. Scudi diciotto moneta &c. a Antonio Mo-
retti gioielliere per prezzo di n. 6 anelli d'oro con teste di morto (i)
per N. S.
1664, adi ir settembre. Scudi sessantanove moneta &c. ad An-
tonio Moretti gioielliere di N. S. per prezzo d'una collana d'oro donata
a Lucchesino corriero.
Aìtri.
r6)8, adi 9 maggio. Scudi quaranta moneta &c. a Troilo Ricci
per prezzo d'una collana d'oro consegnata a N. S.
1658, adi 9 ottobre. Scudi cinquantaquattro moneta &c. a Samuel
P;\nziero ebreo per prezzo di perle migliarole havute da lui a scudi 9
oncia.
1662, adi 17 ottobre. Scudi trentacinque moneta &c. a Samuel
e lacomini gioiellieri per haver aggiustato un gioiello, medaglie e
altro per servitio di N. S.
Opere di fonditori.
ARTUSI GIOVANNI (2).
1656, adi 22 giugno. Scudi centottandue moneta &c. pagati a
maestro Giovanni Artusi fonditore, disse a compimento delli scudi 960,
(i) Cf, più addietro Cesari Germano, nota 2.
(2) Il BoN.^NNi nella Storia della basilica Vaticana lo nomina
« Ianni Artusio de Piscina » ; era anche soprannominato « il Piscina »
e cosi lo chiama il TiTi parlando della cattedra di S. Pietro.
74 L. O^jola
baiocchi 80 simili che importa la fattura di molane 52 e morta-
letti 96 &c. pesorno libre 12010 a ragione di baiocchi 8 la libra.
1658, adi 12 agosto. Scudi dugentotrenta moneta &c. a Giovanni
Artusi fonditore per resto di scudi 980 che importa il conto di n. 13
molane e n" 136 mortaletti fatti per Castel S. Angelo da consegnare,
per le galere.
LUCENTI GEROLAMO.
1658, adì 1 1 di luglio. Scudi cinquantasei e baiocchi 40 mo-
neta &c. a Gerolamo Lucenti fonditore per resto di scudi 806.40 che
importa la fattura di n. 24 muiane e n. 109 mortaletti fatti per ser-
vitio a Castel Sant'Angelo (i).
LUCENTI GEROLAMO E ARTUSI GIOVANNI.
1658, adì 24 ottobre. Scudi cinquanta moneta Scc. a Gerolamo
Lucenti e Giovanni Artusi fonditori per li lavori che fanno a Ripa
Grande all'ordigno da tirar li pesi.
1660, adì 13 gennaio. Scudi dodici, baiocchi 50 moneta Scc. a
Lucenti et Artusi fonditori della camera per fonditura e fattura di tre
mortaletti di metallo per la guardia svizzera.
1660, adì 3 settembre. Scudi centosettantasette, baiocchi 92 mo-
neta &c. a Lucenti et Artusi fonditori per resto di scudi 1377.91 che
importa un conto della fattura e fonditura di 93 mortaletti e 12 bom-
bardelle fatte per servitio di Castel S. Angelo.
1661, adì 30 settembre. Scudi dugentocinquantotto moneta &c. a
Lucenti e Artusi fonditori per resto di scudi 558 che importa un conto
di lavori fatti per la campana e mortaletti per Castel S. Angelo.
(i) Gerolamo Lucenti era anche scultore e come tale esegui uno
degli angeli di ponte S. Angelo : « Qiiello che tiene li chiodi è inge-
«gnosa fatiga di Girolamo Lucenti» (cf. Tiri, op. cit. p. 399). Que-
st'angelo, uno dei più belli del ponte, è riprodotto nella sua opera sul
Bernini dal Fraschetti (p. 371). Per altre òpere di scultura eseguite
dal nostro artista in bronzo e in marmo cf. Tiri, op. cit. pp, 356
(S. Maria di Monte Santo) e p. 357 (S. Maria dei Miracoli); e Fra-
schetti, op. cit. pp. 370, nota 8, 412, 413, 414, 415. Il Fraschetti ri-
produce anche il monumento di Filippo IV in S. Maria Maggiore ese-
guito dal Lucenti su bozzetto del Bernini. Infine il Lucenti fu asso-
ciato al .Morone nei lavori di zecca. Vedi Zecca. Cf. anche Barone
DE Bildt, op. cit.
L'arte alla corte di Q/llessandro VII 75
1663, adì 7 maggio. Scudi sessantasei e baiocchi 58 moneta &c.
a Gerolamo Lucenti e Giovanni Artusi fonditori per saldo d'un conto
di n. 16 mortaletti fatti per servitio di Castel Sant'Angelo.
PROSPERI PROSPERO.
1656, adi 2 maggio. Scudi quarantatre, baiocchi 70 moneta &c. a
maestro Prospero Prosperi fonditore a compimento di scudi 60.48 ci-
mili che importa una campana che d'ordine di N. S. si è posta alla
loggia di Monte Cavallo.
SIMONE DI PROSPERO.
1655, adi 20 agosto. Scudi trentasei moneta pagati a Simone di
Prospero fonditore, quali se li fanno pagare per accomodatura di sette
pezzi d'artiglieria &c.
Gap. XII.
Carro:!^:(e.
1655, adi 15 ottobre. Scudi cinquecento moneta &c. pagati ad
Antonio Forniero intagliatore franzese a buon conto dell'intaglio che
fa nel carro della nuova carrozza di N. S.
1656, adi 8 giugno. Scudi cinquecentosessant'otto, baiocchi 40 mo-
neta &c. pagati a maestri Marc 'Antonio Inverni e Baldassarre Castelli
compagni indoratori per diversi lavori &c. per indorature di casse e
carri di diverse carrozze di N. S. ; scudi 140 per indoratura del cor-
nicione del S. Michele Arcangelo et il resto per diverse pitture et in-
dorature fatte nelli palazzi pontificii.
1657, adi 25 giugno. Scudi centosessanta moneta &c. a Francesco
Perone argentiero per saldo et intier pagamento di diversi lavori d'or-
namenti di rami indorati per una carrozza di campagna per N. S.
1657, adi 20 luglio. Scudi venticinque moneta &c. a Orazio Ot-
tavi corniciaro per resto di scudi 85 &:c. di diverse cornici fatte per
servitio d'una carrozza di N. S.
1657, adi 31 luglio. Scudi trecentodieci moneta &c. alli maestri
Pietro della Porta e Giovanni Taglione compagni intagliatori per resto
di scudi 560 per importo d'intaglio fatto da essi in un carro di car-
rozza et altro per servitio di palazzo.
1657, adì 3: luglio. Scudi dugentosettantotto e baiocchi io mo-
neta &c. ad Antonio Chiccari intagliatore per resto di scudi 538.35
76 L. Oliala
moneta di un conto d' intagli per servitio di due carrozze di palazzo
compresovi li modelli di legno.
1657, adi 13 agosto. Scudi trecentotrenta moneta &c. a Francesco
Perone argentiere per lavori fatti da esso in diversi ornamenti di rame
dorato per una carrozza nuova per servitio di N. S.
1657, adi 18 agosto. Scudi quaranta e baiocchi 50 moneta Scc. a
Hercolc Ferrata scultore per saldo di scudi centocinque et 50 simili
clie importa un conto di diversi lavori di modelli fatti da lui per ser-
vitio delle carrozze di N. S.
1657, adì 21 agosto. Scudi ottanta moneta &c. a Paolo Carneri
scultore per bavere fatto diversi modelli per servitio delle carrozze
di N. S.
GIOVANNI PAOLO SCHOR.
Come si vede dal ruolo della famiglia di Alessandro VII
Giovanni Paolo Schor faceva parte della corte come pit-
tore e disegnatore. Della sua attività come disegnatore d'or-
nato sono rimasti splendidi esempi in alcuni disegni inediti
conservati nella raccolta del Gabinetto delle stampe presso
la Galleria Nazionale d'arte antica a Roma, di cui qui ri-
produciamo r elenco, essendo i principali relativi a progetti
di carrozze.
Disegno per particolare di carrozza, parte di dietro; a penna
e inchiostro. Rappresenta dei genietti e sfingi fra volute di fogliami
d'acanto. Nel mezzo un'aquila tiene un serpe fra gli artigli e sopra dì
essa un nastro porta' la scrittta: «Nec morsus timere». È firmato.
(Voi. 157, G. 4; inv. 124985) (i).
Disegno per carrozza; a penna e inchiostro; è la parte anteriore
della stessa. Rappresenta sirene in mezzo a fogliami d'acanto, (Inv.
n. 124 984).
Sono due disegni d'una bellezza e d'una fastosità singolare.
Disegno per carrozza; a penna e inchiostro. Rappresenta la For-
tezza, la Carità e la Prudenza con puttini tra fogliami d'acanto. Altra
composizione grandiosa per la parte di dietro d'una carozza.
(i) I disegni nn. 131 049, 131 057; 131 096, 151 097; 131 099,
131 loi, e altri attribuiti allo Schor, secondo noi non gli apparten-
gono aflfatto; mostrano un gusto elegante proprio del principio del '700
e una tecnica meno disinvolta e sbrigliata di quella dello Schor.
L'arie alla corte di oAlessandro VII 77
Disegno per carrozza; a penna acquarellato. Rappresenta la ve-
duta intera d'una carrozza di dietro. (Voi. 158, I. 21; inv. 131 059),
Disegno per carrozza; a penna acquarellato. Rappresenta la ve-
duta intera d'una carrozza di dietro. (Voi. 158,!. 21; inv. 151 098).
Schizzo per particolare di carrozza; disegno a penna acquarel-
lato. (Seat. H, 127 547).
Schizzo per particolare di carrozza; disegno a penna acquarel-
lato. (Ivi, 127 524).
Schizzo per particolare di carrozza; disegno a penna (Ivi, 131 114).
Schizzo per particolare di carrozza; disegno a penna. (157, H. io.
127 518).
Schizzo per candelabro; disegno a penna. (Ivi, 127 550).
Schizzo di cavaliere; disegno a lapis. (Ivi, 127 552).
Schizzo per ornato; disegno a penna. (Ivi, 127 553).
Schizzo per fanale; disegno acquarellato. (Ivi, 127 557).
Schizzo per architettura; disegno a lapis. (Ivi, senza n,).
Schizzi per sei vasi da carrozza; disegno a penna acquarellato.
(Ivi, 127 595).
Schizzo per vaso da carrozza (ricchissimo); disegno a penna
acquarellato. (Ivi. 127 597) (i).
Cornici, mobili e orologi.
1655, adi 14 agosto. Scudi settantanove moneta pagati ad An-
tonio Inverni e Baldassarre Castelli indoratori per saldo e intiero pa-
gamento di un conto di lavori fatti a diverse comici per servitio
della Santità di N. S.
1655, adi 22 settembre. Scudi cinquanta moneta &c. pagati a maestro
Antonio Chiccari intagliatore a buon conto di una cornice che esso fa
per un quadro di san Michele che si fa per la Santità di N. S.
1656, adi 5 gennaio. Scudi cinquanta moneta &c. a maestro -An-
tonio Chiccari intagliatore di palazzo, a buon conto di alcune cornice
che va facendo d'ordine di N. S. per diversi quadri.
1656, 3 agosto. Scudi cento e baiocchi 30 moneta pagati &c. a
maestro Antonio Chiccari intagliatore per prezzo e fattura di n. 58
cornici da quadri d'ebano, un calamaro di noce e per l' intaglio di
48 gambe di sedie per servitio di N. S.
(i) Un cenno descrittivo di alcuni di questi disegni è nell'arti-
colo di Ugo Fleres sui Disegni della Galleria Nazionale di Roma in
Le Gallerie Nazionali italiane, 1896, an. II, p. 160, nn. 52 e 53.
78 L. 0^0 la
1656, adi 9 settembre. Scudi dicinove e baiocchi 60 moneta Scc.
a Giovanni Sigrst svizzero per prezzo di n 30 cornici di pero nere
di diverse grandezze fatte per servitio di N. S.
1657, adi 29 maggio. Scudi sei moneta &c. a Marcantonio In-
verni e Baldassarre Castelli indoratori per indorature di due cornici
di dui ritratti, uno di papa Alessandro VII e l'altro di papa Inno-
centio X, per metterli nell'archivio segreto di palazzo Vaticano.
1659, adi 24 aprile. Scudi centoventisette e baiocchi 20 moneta &c.
a Francesco Perrone argentiero per due cornici di rame dorato per
servitio di N. S.
1659, adi 24 luglio. Scudi centonovanta moneta &:c. a Rocco
Tamburini argentiero per prezzo di tre cornice di rame intagliate e
indorate per N. S.
1659, adi 24 luglio. Scudi centosettanta moneta &c. a Francesco
Perone argentiero per prezzo di tre cornice di rame intagliate e do-
rate fatte per servitio di N. S.
1659, adi I" ottobre. Scudi sessanta moneta &.c. a Rocco Tam-
burini argentiere per prezzo d'una cornice di rame dorata intagliata
per N. S.
1660, adi 13 gennaio. Scudi settanta moneta <is:c. a Francesco
Perroni argentiero per prezzo d'una cornice di rame indorata e in-
tagliata per N. S.
1660, adi 16 luglio. Scudi settanta moneta &c. a Francesco Pe-
rone argentiere per prezzo d' una cornice di rame lavorata per un
quadro antico in tavola per servizio di N. S.
1656, adi 9 giugno. Scudi trenta, baiocchi 40 moneta &:c. pagati
ad Ercole Ferrata scultore per resto &c. per spesa e fattura di due
vasi della sedia dove dà audienza N. S. nell'anticamera.
1656, adi 6 maggio. Scudi trenta moneta Scc. pagati a Niccolò
Cavallino ebanista in Banchi, disse per prezzo d' un cassetto di ebano
a modo di urna con piedi di ottone dorato, che serve per calamaro
per servitio di N. S.
1656, adi 28 giugno. Scudi ottantadue moneta &c. pagati a Gia-
como Erman ebanista per prezzo di sei buffetti d'ebano &c. per ser-
vitio di S. Santità.
1656, adi 15 luglio. Scudi cinquantatre, baiocchi 40 moneta &c,
a Jacomo Erman ebanista per prezzo di n. tre cassette di ebano per
servitio di N. S.
1656, adi 9 agosto. Scudi cinquantasei, baiocchi 30 moneta &c. a
maestro lacomo Erman ebanista per prezzo di due studioli guarniti
e coperti di ebano nero con diversi scompartimenti &c.
Uarte alla corte di oAlessandro VII 79
1657, adi 9 gennaio. Scudi cinquanta moneta &c. a Giacomo
Gassa ebanista per prezzo di uno studiolo per servitio di N. S.
1657, adì 24 gennaio. Scudi centodieci moneta pagati &c. a Gio-
vanni Falgliero ebanista per prezzo di due studioli e due tavolini di
granatilia nuovi per servitio di N. S.
1657, adi 4 luglio. Scudi ottocentosessantacinque moneta &c. a
Giacomo Herman hebanista per resto di scudi 1365 simili che im-
porta il prezzo di diversi studioli &c. fatti da lui per servitio di N. S.
1658, adi 19 gennaio. Scudi centottanta moneta &c. a Giovanni
Falgher ebanista per prezzo di due studioli fatti per servitio di N. S.
1657, adi IO luglio. Scudi dicci moneta &c. a Giacomo Erman
ebanista per saldo di un suo conto di accomodature fatte per buffetti
et altro per servitio di palazzo apostolico.
1658, adi 13 maggio. Scudi cinquanta moneta &c. a Erman
ebanista per prezzo d' un sgabello &c. per servitio di \. S.
1658, adi 24 settembre. Scudi ottantuno moneta &c. a lacomo
Erman ebanista per prezzo di un tavolino di ebano donato con di-
versi ornamenti di rame dorato et altro fatto per servitio di N. S.
1655, adi 4 dicembre. Scudi trecentocinquanta moneta &c. a Silvio
Vincenti per prezzo di diverse teste d'intagli compri da lui per ser-
vitio della Santità di N. S.
1655, adi 28 agosto. Scudi quindici moneta &c. pagati a maestro
Giovanni Laurenti intagliatore in Parione, se li fanno pagare per
prezzo d'una colonnetta di noce intagliata ad uso di leggio fatta da
esso per servitio di N. S.
1659, '^'^i 5 settembre. Scudi cento moneta &c. a maestro Antonio
Chiccari fallegname di palazzo a conto d'una lettiera che si fa per N. S.
1661, adì 14 marzo. Scudi centoventiquattro moneta &c. a Ca-
millo Saraceni indoratore per saldo d' un conto di haver indorato 4 vasi
e 4 putti per servitio della lettiera di N. S.
1661, adi II aprile. Scudi duegentoventi moneta &c. a Inverni
e Castelli indoratori per saldo d'un conto d'indorature fiitte a una
lettiera di N. S.
1655, adi 20 giugno. Scudi sei moneta &c. pagati a Francesco
Arrigoni horologiaro per prezzo di un horologio a polvere consegnato
a monsignore guardarobba di N. S. per servitio di S. Beatitudine.
1656, adì 19 gennaio. Scudi cinquecento moneta &c. pagati a
Pier Tomaso Campani orologgiaro di palazzo per prezzo di un orologio
dentro d'uno studiolo d'ebano con pietra di agata, capitelli di rame
dorati e con sei statue simili, dato da lui per servitio di Sua Santità.
8o
L. O^-^ola
1656, adì 4 luglio. Scudi dicidotto moneta &c. pagati a Mattia
Ertelle orologiaro di palazzo per prezzo di una mostra d'argento per
servitio di N. S.
1656, adì 22 decembre. Scudi ottanta, baiocchi 50 moneta &c. a
Mattia Erteli orologgiaro per prezzo d'un orologgio con sua cornice.
1657, adì 26 febraio. Scudi cento moneta &c. a Pier Tomaso
Campana orologgiaro per prezzo d' un orologgio dato da lui per ser-
vitio della Santità di N. S.
1657, adì 15 novembre. Scudi venti moneta òcc. a Ertel orlog-
giaro di N. S. per prezzo d'un orlcggio piccolo a mostra fatto in
Francia per servitio di N. S,
1659, adì 2 ottobre. Scudi cinquanta moneta &:c. a Mattia Ertel
orlogiaro per prezzo d' un orologio dato a N. S.
1659, adì 22 ottobre. Scudi centoquaranta moneta &c. a Giu-
seppe Campana orlogiaro per prezzo di due orologi consegnati a N. S.
Rilegature.
16)6, adi 6 maggio. Scudi sedici moneta &:c. pagati a Giovanni
Andreoli libraro per legatura di n. 40 libri a giulii 4 l'uno fatti per
servitio di N. S.
1657, adì 7 agosto. Scudi cinquantanove moneta &c. ad Egidio
Ghezzi libraro per saldo di un conto di legature di libri et altri la-
vori fatti per servitio di N. S. e della sagrestia di N. S.
1658, adi . . aprile. Scudi ventuno moneta &c. a Domenico Mei
libraro per legatura di 53 libri per la segreteria di Stato.
1661, adì 7 gennaio. Scudi ottantatre, baiocchi 25 moneta &c. a
Gregorio Andreoli libraro per saldo di un conto di diversi libri legati
per N. S.
1661, adi 27 giugno. Scudi dodici e baiocchi 80 moneta &c. a
Domenico Mei per haver legato e coperto libri 32 per la sagrestia
di N. S.
Gap. XIII.
Fascie benedette.
Il Moroni nel suo Di:^ionario di erudi:(ione ecclesiastica,
air articolo Fascie benedette, scrive:
La graziosa consuetudine e onorifica distinzione del sagro e pre-
zioso donativo delle fascie benedette, formate di drappi nobilissimi,
L'arte alla corte di Q/llessandro VII 8i
ricamati d'oro ed ornate di miniature, merletti e gemme che i sommi
pontefici sogliono inviare ai reali infanti, massime ai primogeniti dei
sovrani, risale a papa Clemente Vili del 1592.
Il Moroni rammenta le fliscie mandate in dono da Ales-
sandro VII a Filippo IV per l'infante, poi Carlo II (1660),
e a Luigi XIV per il deltìno (1664).
Per l'infante.
1659, adi 24 gennaio. Scudi ducentosessanta e baiocchi 90 mo-
neta &c. a Gio. Paolo Schor pittore, per saldo e resto di scudi 1260.90
che importa un conto di tanti spesi nelle fascie, che si sono mandate
all'infante di Spagna.
1659, adì 25 decembre. Scudi ottocentoundici moneta &c. a Gio.
Paolo Schor pittore, per saldo d'un conto di lavori fatti per le fascio
mandate in Spagna.
1658, adi 27 marzo. Scudi cirfquecento moneta &c. ad Augusto
Honi tessitore di palazzo a conto de lavori che fa ne brocati e tele
di argento che devono servire per il serenissimo infante di Spagna
per le fixscie.
1658, adi I) ottobre. Scudi dugentotrenta e baiocchi 40 mo-
neta &c. a Gio. Battista Alberti ricamatore per saldo di un conto di
lavori fritti per le fiiscie da mandare in Spagna.
1659, adi II ottobre. Scudi cinquecentoventisette moneta &c. a
Lorenzo de Santis ricamatore per saldo d' un conto di più ricami per
la fascia mandata in Spagna.
1658, adi 3 giugno. Scudi millesettantaquattro e baiocchi 22 mo-
neta Scc. a Gio. Battista Bolis mercante di biancherie per resto di
scudi 1167.60 simili che importa un conto di merletti et altre robe
date per le fascie dell'infante di Spagna.
1658, adi 17 giugno. Scudi novecentocinquantuno e baiocchi 17
moneta &c. a Filippo Benigni per resto di scudi 1053.87 che importa
un conto di merletti di Fiandra et altro dato per le fascie che si man-
dano in Spagna.
1658, adi 20 settembre. Scudi ventinove e baiocchi 85 moneta &c.
a Clemente Morelli orefice per lavori fatti per le fascie da mandare
in Spagna.
i6)9, adi 29 gennaio. Scudi otto e baiocchi 50 moneta &;c. per
haver imballato li agnusdei e le fascie per Spagna.
1658, adi 50 dicembre. Scudi mille moneta &:c. a mons.re Vi-
sconti nunzio straordinario in Spagna per portar le fascie a quell'in-
fante, e questi per aiuto di costà che se li dà.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 6
82 L. O^yola
Per il delfino.
1662, adì 15 dicembre. Scudi ventidue e baiocchi 08 moneta &c.
per resto di scudi 24 che importa canne i, pahni 4 scarlattino di Vo-
netia color di foco dato per le fascie del delfino di Francia.
1662, adi 22 decembre. Scudi centocinquanta moneta <^c. a Gio.
Battista de Grassi ricamatore a buon conto di due fasciatori ricamati
d'oro di scarlattino che fa per il delfino di Francia.
1664, adi 26 aprile. Scudi centovent'uno moneta Scc. a Giovanni
Battista Grassi ricamatore per saldo d'un conto di lavori fatti nelli
due fasciatori di scarlattino per il delfino di Francia.
1663, adi 7 maggio. Scudi dugentottantotto moneta &c. a sor Ca-
tarina Croce priora del monasterio de Santi Quattro per prezzo di
palmi 72 di merletto di punto in aria servito per le fascie del delfino.
1664, adì 28 giugno. Scudi centosettantasette, baiocchi 25 mo-
neta &c. ad Augusto Bono tessitore per saldo d'un conto di tela d'ar-
gento broccato et altri lavori fatti per le fascie del delfino di Francia.
1664, adi IO maggio. Scudi ottocentocinquantasei moneta &c. a
Cinthio Bronconi ricamatore per saldo d'un conto di lavori fatti per
le fascie del delfino di Francia.
1664, adì 17 luglio. Scudi sessantacinque moneta &c. a Giovanni
Battista Bianchi banderaro di palazzo per fattura delle fas:ie et altro
mandato nel mese di maggio passato per il delfino di Francia.
1664, adì 24 luglio. Scudi sette, baiocchi 50 moneta &c. per nolo
di due casse mandate a Civitavecchia nelle quali erano le fascie del
delfino di Francia.
1664, adi 8 maggio. Scudi ducentottantuno, baiocchi 19 mo-
neta &c. a Marco Gamberucci argentiere per resto d'un conto di di-
versi argenti fatti per li sei baulli per le fiiscie del delfino di Francia.
Ricaini.
Nella raccolta di disegni del Gabinetto delle stampe
presso la Galleria Nazionale d' arte antica a Roma si con-
servano alcuni disegni per ricami, che si riferiscono a opere
ordinate da Alessandro VII, e noi qui li riportiamo:
Disegno per il ricamo di un piviale per Alessandro VII (attri-
buito a G. L. Bernini). È un disegno a penna, parte geometrico,
parte a fogliami a larghi giri, a cordoncini gialli su fondo bianco.
Nel mezzo è la quercia araldica di casa Chigi. (Seat. I, 127 511).
L'arte alla corte di oAlessandro VII 83
Altro disegno per il ricamo di un piviale per Alessandro VII (at-
tribuito a G. L. Bernini). Il disegno è a penna a cordoncini gialli su
fondo bianco con qualche tocco rosso. Rappresenta ornati a rami in-
tercalati di emblemi araldici di casa Chigi. (Seat. I, 127 508).
Altro disegno per ricamo di Giovanni Paolo Schor (firmato). Il
disegno è a penna a cordoncini acquarellati di nero con ombreggia-
ture celesti su fondo bianco. È a volute di foglie d'acanto e d'oliva
intercalato dall'aquila araldica.
Altro simile, con una specie di turibolo al posto dell' aquila e un
ovale a scacchi di rombi in basso. (Tutti e due in scat. I, 130081).
Altro disegno per ornato (attribuito a G. L. Bernini). Il disegno
i; bianco su fondo acquarellato di nero. Rappresenta volute di rame
di quercia intercalate dei monti araldici di casa Chigi.
1655, adi II luglio. Scudi dugento moneta &c. pagati ad Angelo
Bronconi ricamatore a buon conto de lavori di ricamo che fa per il
manto di N. S. per doverne render conto.
1657, adì 21 marzo. Scudi trecento moneta &c. ad Angelo Bron-
■coni ricamatore a conto del parato bianco di ricamo per le messe
solenni di N. S. &c.
i6)7, adi 28 giugno. Scudi trecento moneta &c. ad Angelo Bron-
-coni ricamatore di N. S. quali sono a conto dellì parati bianchi e
rossi con ricami et altri lavori &c.
16)8, adi 31 maggio. Scudi cinquantanove moneta &c. a Diego
Casale ricamatore per resto di scudi 359 che importa un conto di la-
vori fatti nel funerale della felice memoria di Innocenzio X.
16)8, adì 3 luglio. Scudi trecentoquarantadue moneta &c. ad An-
gelo Bronconi ricamatore per la fattura di 8 portiere con l'arma del
sig.re cardinale Chigi.
1662, adì 25 gennaio. Scudi ottantasette moneta &c. a Cinthio
« Filippo Bronconi ricamatori di palazzo per saldo d'un conto di la-
vori fatti per servitio del palazzo di Castel Gandolfo.
1662, adì 21 ottobre. Scudi cento e baiocchi 33 1/2 moneta &c.
a Cinthio e Filippo Bronconi ricamatori per resto di scudi 201.33 '/z
che importa un conto d'una pianeta fatta per N. S.
1658, adì 12 aprile. Scudi centotrent'uno ebaiocchi 17 1/2 moneta &c.
a Francesco Restignani per prezzo di merletti di Fiandra dati in flo-
reria.
Ara:{^i e broccati.
1659, ^'^ì ^3 settembre. Scudi cento moneta &c. a monsù Pietro
Lasettì arazziefo per lavori fatti e da fare.
84 L. O-y^ola
1659, adi 22 decembrc. Scudi cento moneta &c. a Pietro Ba-
scotti arazziere a buon conto de lavori che fa alli arazzi della cap-
pella pontificia.
1660, adi 21 aprile. Scudi ottanta moneta &c. a Lamberto Fiam-
mingo arazziere per saldo d'un conto di lavori fatti nell'arazzo della
Resurrezione della cappella pontificia.
1661, adi 7 settembre. Scudi duemila moneta &c. ad Augusto
Bono tessitore di drappi d'oro di palazzo per saldo d'un conto di la-
vori fatti per servizio di N. S.
Lavori per stendardi.
1655, adì 24 luglio. Scudi centoventitre moneta &c. pagati a
lacomo Cappelli per saldo di un conto di pitture e indorature fatte
da lui nelli quattro stendardi di Castel S. Angelo ed altri lavori simili.
1657, adi 7 settembre. Scudi dugentonovantasette moneta &c. a
Baldassar Castelli e Marco Antonio Inverni indoratori &c. per indo-
rature fatte alli 3 stendardi grandi di taffettà rosso cremisino con im-
prese e armi di N. S. che si porta dal vessillifero &c. come per l' in-
dorature fatte alle due cornette di damasco cremisino per l'alfieri.
1657, adi 22 dicembre. Scudi trenta moneta &c. a Giacomo Cap-
pelli pittore e indoratore per un stendardo nuovo dipinto e indorato
per la fortezza di Civitavecchia con arme di N. S.
1659, adi 22 gennaio. Scudi centodieci moneta &c. a Camillo Sa-
racino indoratore per saldo d'un conto di lavori fatti a due falcestori
per servitio di N. S.
1655, adi 24 luglio. Scudi quarantotto moneta <Scc. pagati ad Ilario
Magnani banderaro per saldo et intiero pagamento di un conto di
lavori fatti da esso per servitio della Camera.
1656, adi 31 gennaio. Scudi trecentosessantaquatrro moneta ìxc.
a Giuseppe Vincenti banderaro per saldo di un conto delli quattro
stendardi fatti per Castello S. Angelo e delli cordoni e fiocchi per li
medesimi fino a dicembre 1654.
1657, adi 4 settembre. Scudi treccntoquattro moneta &c. a Gio-
vanni Battista Bianchi banderaro per resto di scudi 324 simili che
importa un suo conto di fatture di frangie d'oro e seta cremisina, cor-
doni e fiocchi per li tre stendardi di taffettà rosso cremisino per por-
tarsi dal vessillifero di Santa Chiesa e gli altri duoi dall'alfieri delle
compagnie de cavallegeri della guardia di N. Signore.
1667, adi 21 m.aggio. Scudi trentuno baiocchi 86 moneta &c. a
Giovanni Battista Bianchi banderaro per saldo d' un conto di lavori
f;Uti per li stendardi di Castel S. Angelo.
L'aiate alla corte di oAlessandro VII 85
Acquisti di stoffe e simili.
1656, adì 24 giugno. Scudi ventidue moneta &c. a Fermo Perini
tappezziero per la sfumatura et accomodatura di alcuni tappeti e panni
di altare della cappella comune nel palazzo apostolico.
1657, adi 14 marzo. Scudi ottocentotrentadue moneta &c. a Giulio
Cencari per prezzo di arazzi usati, dati da esso &c. per servitio di N. S.,
disse essere li medesimi della felice memoria del sig.r cardinale Mon-
t.'.lto.
1657, adi 15 marzo. Scudi millecentododici e baiocchi 80 mo-
neta &c. a Leone lair ebreo, per prezzo di uno paramento di damasco
cremisino di Venezia per una stanza e di n. 15 panni d'arazzi per
due stanze &c.
1657, adi 25 giugno. Scudi duemilacentottantaquattro moneta &c.
sono per prezzo di ale 546 a scudi 4 l'ala in pezzi 1 1 panni d'arazzo
tessuto a stame e capeccinola, historia di Noè, compri &c. delle robbe
del già card.le Montalto &c.
1657, ^di 20 luglio. Scudi milledugento moneta &c. per prezzo
di canne 20 di damasco cremisino a opera con l' impresa di N. S.
che ha fatto venire di Siena Sic. che deve servire per la livrea dei
palafrenieri di S. Santità nella presente stagione d'estate a soldi 6 la
canna.
1658, adì 13 febbraio. Scudi ducentocinquantotto e baiocchi 65 mo-
neta Sic. a Leone lair ebreo per prezzo di un tappeto novo cairino
longo palmi 38, largo palmi 18, fatto venire da Venetia, e pelle n. 531
de corami azzurro e oro.
1661, adì 14 novembre. Scudi dugentosettanta moneta &c. a Leone
lair ebreo per prezzo di 2 tappeti grandi con le sue frangie.
Gap. XIV.
Scavi.
Il Bertololti nel suo libro sui Moroni riproduce questo
documento che illustra molto bene il commercio di opere
di scavo.
Licenza al Gaspare Morone di esportar statue da Roma. — An-
tonio Barberino vescovo di Frascati, cardinale della S. R. Ch. ca-
merlengo. — Per tenore &:c. e per autorità &:c. concediamo licentia
86 L. Oliala
al signor Gasparo Murene e per lui &ic. di poter estrarre da questa
alma città di Roma l' infrascritte statue, cioè un Apollo alto palmi sei
in circa antico restaurato, un altro Apollo di palmi sei la metà antico
et il resto moderno, un gladiatore di palmi sei parte antico et il resto
moderno, un ermanfrodito alto palmi sei antico restaurato e quelle
per essere cose antiche ordinarie in conformità della fede fatta dal
nostro commissario sull'antichità pagando condurre a Livorno libera-
mente comandiamo e vogliamo. In fede li 3 novembre 1661. Il car-
dinal Antonio cani. — F. Lucarello secr. cam. (i).
1656, adì 3 gennaro. Scudi venti moneta &c. a Germano Serpico
cavatore per la sua terza parte che li tocca d'una statua di marmo
armata rotta in più pazzi, rappresenta un imperatore, trovata a Torre
di Valle fuor di porta S. Paolo e posta nel giardino di Belvedere.
1656, adi 19 gennaio. Scudi venti moneta &:c, pagati a Baldas-
sarre Mari scultore a conto di ristaurarura della statua ritrovata in
Torre di Valle di un imperatore armato per servitio di N. S.
1656, adi 20 novembre. Scudi venti moneta &c. a Baldassarre Maris
scultore, sono per resto di scudi 80 dovutili per ristauratura fatta nella
statua d'un imperatore ritrovata in Torre Valle l'anno passato 1655.
1656, adi 20 novembre. Scudi cinquantanove, denari 80 moneta &c.
a Lionardo Agostini antiquario, cioè scudi 13.50 per soddisfare li ìac-
chini che hanno trasportato la statua dell'imperatore armato nel giar-
dino di Belvedere et scudi 46.30 per rimborso di tanti spesi per risar-
cimenti di statue e medaglie diverse antiche consegnate per servitio
di N. S.
1656, adi 19 luglio. Scudi ventisei moneta &c. a Errigo Grande
scultore per prezzo della restauratura fatta intorno alla statua fatta e
posta nel giardino di Monte Cavallo rappresentante l'Abbondanza.
1657, adi 9 febbraio. Scudi ottanta moneta &c. a Leonardo Ago-
stini antiquario a conto di spese fatte e da fare nella cava che fa
dietro la piazza de' Santi Apostoli et altri luoghi ove doveva cavarsi
per ordine di N. S.
1658, adi 2 gennaio. Scudi venticinque moneta &c. a Giovanni
Battista Mitelli cavatore per sua ricognizione d'aver trovato due teste
di marmo antiche.
i6$8, adi 18 marzo. Scudi otto moneta is:c. a Nicola Castiglione
a conto dell'andata a Viterbo per riconoscere alcune statue per ser-
vitio di N. S.
(i) Registro del cainfrlengalo 1660-1661, fol. 276 in Bertolotti,
op. cit. p. 40.
L'arte alla carte dì (^Alessandro VII
i6j8, adi 3 luglio. Scudi diciotto moneta &c. a Francuccio Fran-
cucci fonditore per haver ristaurato diverse figure antiche per servitio
di N. S.
i6)8, adi 3 agosto. Scudi venticinque moneta &c. a Leonardo
Agostini antiquario a conto delle cave che fa per servitio di N. S.
Acquisti di marmi.
1659, adì 23 settembre. Scudi dugentosessantacinque moneta &c.
a Mario Perusco e Carlo Salerio per prezzo di due colonne di ver-
d'antico compresoci due pezzi di pilastrelli che si sono fatti cavare
nell'orto di detto Mario e comprati per ordine di N. S.
1662, adi 14 giugno. Scudi cento moneta &c. ad Angelo Vanni
a conto de marmi che fa venire da Massa di Carrara d'ordine di N. S.
1662, adì IO luglio. Scudi centocinquanta moneta &c. a Matteo
Richetti di Rimini residente m Roma per la metà del prezzo d'una
corona d'alabastro orientale, che sta di presente nell'ospedal di S. Gio-
vanni Laterano attenendo l'altra metà a dett'ospedale, quale si è com-
pra d'ordine di N. S. e posta nella galeria di Monte Cavallo.
1662, adi 13 novembre. Scudi trecent'ottantadue e baiocchi 82
moneta &c. a Giovanni Francesco Ghetti (Ghezzi?) per prezzo d'un
marmo statuario fatto venire da Carrara per for l'arma per metter so-
pra la porta del signor D. Mario Chigi.
1664, adì 2 maggio. Scudi trent'otto e baiocchi 47 moneta &c.
ad Anna Vittoria Fiorentini per prezzo di due pezzi di marmo ven-
duti per servitio del giardino di Monte Cavallo.
Acquisti diversi.
1655, adi 18 giugno. Scudi dodici moneta &c. pagati a Leonardo
Agostini antiquario per regalo d'un anello con una pietra turchina
intagliata con la testa di s. Pietro.
1656, adì 13 maggio. Scudi cinquecento moneta &c. pagati a
Giulio Cenciari, sono per prezzo di sei tappeti, cioè quattro alla per-
siana e due caprini &c., e per due tazze, una di lapislazzuli e l'altra
di diaspro orientale, ambedue legate in oro e date per servitio di N. S.
i6$8, adì 14 giugno. Scudi centoventuno e baiocchi 20 moneta &c.
a Leone Liir per nolo di diversi mobili dati per servitio di Castel
Gandolfo.
1658, adì 19 agosto. Scudi venticinque e baiocchi 35 moneta &c.
a Leonardo Agostini per prezzo di diverse medaglie e per altro dato
a N. S. a tutto li 25 maggio passato.
88 L, O-^ola
1660, adì 17 febbraio. Scudi trentanove moneta &c. a Giuseppe
Galeoni per pagamento d'una carta arcipapale data da lui per stam-
parvi il teatro di S. Pietro per servitio di N. S.
1662, adi 3 gennaio. Scudi settanta moneta &c. a Mauro Melone
p:r prezzo di varie medaglie di metallo antiche date da lui e conse-
gnate a N. S.
Noti:;je varie.
1656, adi 2 maggio. Scudi sessanta moneta &:c. pagati a Cornelio
Blomarta intagliatore per prezzo d'un rame intagliato con l'effigie di
suor Colomba Tofanini già monaca nel monasterio di S. Girolamo
in Siena.
1657, adi 16 giugno. Scudi cento moneta &c. a chi ha denuntiato
e fatto venire in potere della corte Giovanni Pecchi, francese, mo-
netario.
1658, adi 5 agosto. Scudi milletrecentoquaranta e baiocchi 82 '/j &c.
a più artisti di palazzo &c. per resto di scudi 3581,82 che importano le
robbe date per l'andata di N, S. a Castel Gandolfo.
1658, adi 3 agosto. Scudi novecentoquarantacinque e baiocchi 361/2
moneta &c. a più artisti di palazzo per saldo del prezzo di più robbc
date per la colatione fatta dall' eni° Chigi per il Natale passato.
1659, adi 29 maggio. Scudi ducento moneta &c, al capitolo di
S. Pietro per prezzo di n. 14 medaglioni di diversi miracoli di s, To-
maso di Villanova hauti da loro e mandati a Castel Gandolfo d'or-
dine di N. S.
1662, adi 2 gennaio. Scudi quarantatre e baiocchi 74 moneta ò\:c.
per resto di scudi 793.74 simili spesi nel trasporto della libreria ma-
nuscritta d'Urbino nella libraria Vaticana di Roma fatta per ordine
del sig' cardinale Homodei allora legato.
Gap. XV.
Monuvwnto sepolcrale di Alessandro VII.
Il Bnldinucci racconta che il monumento sepolcrale di
Alessandro VII era stato commesso al Bernini dal papa
stesso.
Aveva il cavalier Bernino fino in vita d'Alessandro VII fatto il
disegno e modellato tutto di sua mano il sepolcro di lui per situarlo
L'aiate alla corte di Q/licssandro VII 89
in S. Pietro, ed aveane avuta l'approvazione non solo dall'eminentis-
simo cardinale nipote, ma dal medesimo Alessandro, il quale di più
gliene aveva commesso l'intero compimento (i).
Però morto il papa, Clemente IX intendeva far erigere
il monumento di Alessandro VII nella tribuna di S. Maria
Maggiore, come risulta da una lettera dell'ambasciatore di
Modena; ma il cardinal Chigi volle assolutamente che il
monumento sorgesse in S. Pietro in Vaticano; e il modello
del sepolcro in grande di legno e di creta fu finito nel 1672.
Nel 1678 il monumento era compiuto (2).
Il Fraschetti (3) parla a lungo di questo monumento
dandone una riproduzione e pubblicando anche il disegno
per il bozzetto.
Uno schizzo del Bernini per una prima idea, poi ab-
bandonata, di questo monumento fu pubblicato e illustralo
da F. Hermanin nella rivista L'Arte (4).
Eccone la descrizione del Titi :
A mano destra sopra la porticella laterale che va a S. Marta è
il deposito di Alessandro VII con la statua inginocchioni e quattro
Virtù scolpite in marmo, disegno bizzarro del Bernini, il quale di sua
mano scolpi la statua della Verità. La Carità è del Mazzuoli, e un'altra
di esse statue è di Lazzaro Morelli (5).
Dal Fraschetti riproduciamo questi documenti :
1676, 23 luglio. Al sig'' cav. Lucenti scudi cinquanta moneta sono
a conto della statua della Morte che detto getta di bronzo per il de-
posito di papa Alessandro VII che va in S. Pietro (6).
1678, 2 dicembre. Il panno di metallo che cuopre la figura della
Verità al deposito della santa memoria di papa Alessandro VII nella
(1) Cf. Baldikucci, Noliiie &c., Firenze, 1728; Fila del Bernini,
p. 62.
(2) Cf. Fr.^schetti, op. cit. p. 384.
(3) Cf. op. cit. pp. 384-391.
(4) Cf. L'Arte, an. 1906, p. 204.
(5) Cf. op. cit. ed. 1763, p. 17,
(6) Cf. op. cit. p. 590, nota 6.
90 L. 0-{-{ola
chiesa di S. Pietro, tutto tatto da Girolamo Lucenti fonditore a tutte
sue spese (i).
SidìHpe.
1655, adi 25 giugno. Scudi venticinque moneta &c. pagati al si-
gnor Luigi Bernini, disse per rimborsarlo d'altrettanti spesi nel rame
et intaglio che ha fatto fare in diverse stampe con l'effigie della San-
tità di N. S.
Da questo documento non è possibile identificare la
stampa a cui si riferisce. Noi abbiamo creduto bene però di
riferire qui quelle che si trovano nella raccolta del Gabinetto
delle stampe presso la Galleria Nazionale d'arte antica a Roma.
Riproduzione di un quadro di Pietro Mignard (1610-1695). La
stampa rappresenta il busto del papa in forma statuaria posato sopra
un basamento su cui è appoggiato lo stemma Chigi con le chiavi.
Dietro al busto si svolge un largo drappeggio scuro.
Porta l'indicazione: « P. Mignard pinxit Romae - X. Pitau Pa-
ce risiis 1662». (58. N. 21-122 371).
Ripetizione in piccolo con qualche variante; segnata C. Galle.
(55. H. 33-38041).
Busto del papa iscritto in un ovale ornato di fregi e circondato
dalle scene della creazione, incoronazione &:c. Porta la scritta:
« Alexander VII pont. opt. max. creat. vii ap''* mdclv coronai, xvm
«eiusdem. Ili'"'* d. Carolo Antonio a Puteo Carolus Cecius D. D. D. ».
Ha l'indicazione «Io. Paulus Bottari del. et scul. ». (Seat. 121-76 180).
Busto del pontefice in ovale. Porta la scritta: «Alexander VII
« pont. max. creatus die vii aprii, a, D. mdclv » ; e l' indicazione: Equ»
«Io. Lauren. Bernini del. - Frane. Poillv scul. Romae». (Seat. i20-):>
311).
Busto del pontefice in ghirlanda d'alloro. Porta la scritta: «Alexan-
« der VII Chisius Sen. pontifex maximus creatus die vii aprilis mdclv »;
e l'indicazione: «I. M. Morandi pinx. Fr. Spierre sculp. - Io. lacobi
«de Rubeis formis ad templum Pacis». (44. H. 5.-69 127).
Busto del pontefice in ovale. Porta la scritta : « Alessandro Set-
«timo sommo pontefice»; e l'indicazione: «I. Thorenulies del.; Cor.
e Meyssens Fé. Vien. ». (57. K. 3. - 113 398).
Allegoria relativa ad Alessandro VII. La Fama e la Vittoria reg-
gono un cartello su cui sono incisi i due lati d'una medaglia; nel
(i) Cf. op. cit. p, 389 e nota 7.
L'arte alla corte di oAlessandro VII 91
ritto porta il ritratto del papa, nel rovescio il leone riconoscente al
gladiatore con la scritta: «Et fera mcnior bcneficii». Nel cartello si
legge una lunga dedica al papa : « Alexandre VII P. O. M. | Urbe
« a peste expurgata viis plateisque salientibus edificiis templisque
« exornata &c. | S. P. Q.. R. statuam in Capitolio decrevit &:c. I Do-
« minicus lacobatius romanus &c. consecravit &c. ». Sotto il cartello
si vedono varie figure allegoriche cadute, il globo del mondo, un mo-
stro e una pantera. ($7. N. 6. - 116 323).
Allegoria relativa ad Alessandro VII. La stampa rappresenta il
papa seduto sulla sedia pontificia, sta sopra un monte e attorno ha
figure allegoriche. Porta la scritta: «Alexandre VII Pont. Max. | e
e Senarum montibus ad summum septicolhs urbis | imperium assum-
« ptum &c. I hanc himaginem | lulius abb. Ferrariensis expressam
«consecravit». Ha l'indicazione: «Cirus Ferrus delin.; G. Castellus
«sculps. ». (57. N. 25. - 117803).
Allegoria relativa ad Alessandro VII. La stampa rappresenta il
p.ipa vestito pontificalmente (seguito dal chierico reggente il baldac-
chino) che guarda una tavola su cui è un disegno presentatogli da
un ecclesiastico e da un altro uomo. Nel fondo si vede un monte sul
quale posa una gigantesca figura maschile sul cui corpo stanno lavo-
rando degli uomini sparsi in squadre. Nella destra la figura tiene il
simbolo d'una sorgente e nella sinistra una città. In alto dei genietti
reggono la scritta: «Nomen idem at maior virtus facit ausibus artem».
La stampa porta l'indicazione: «Eques Petrus Berettinus Corton. del.;
«Franciscus Spierre sculpsit Romae». (44. H. 5. - 69129).
Allegoria relativa ad Alessandro VII. La stampa rappresenta la
figura simbolica della Religione che regge in una mano un medaglione
col ritratto del papa e nell'altra il modello della chiesa di S. Maria
della Pace. Davanti a questa figura sta vinto il « Gran Mostro » . In
alto a destra due angioli portano lo stemma Chigi. La stampa di un
anonimo del sec. xvii non porta nessuna indicazione. (46. H. 6. - 71 426).
Allegoria relativa ad Alessandro VII. La stampa rappresenta Er-
cole che arriva nel giardino delle Esperidi. Tre donne simboliche of-
frono ad Ercole i famosi pomi che dei genietti stanno cogliendo sopra
una pianta. La scena avviene sulla terrazza d'un giardino secentesco,
da cui si scorge una bella veduta. In alto un genietto regge un me-
daglione con la scritta: «Alex. VII Pont. Max. an, xi». La stampa
porta l'indicazione: « Antonius Gherardus del.; Fr. Spier. sculp. ».
(44. H. 5; 69128).
Una prova avanti lettera di questa stessa stampa senza nessuna
indicazione, molto fresca. (46. H. 6; 71 427).
i
Una lettera inedita di Cola di %ien{0
'jjiaM mezzo a documenti non classificati, anzi messi da
^J parte da molto tempo nell'archivio deirecc.™* casa
•^j- Colo.ina, con la indicazione : carte estranee, trovai
questo prezioso documento nell'anno 1904, e ne diedi notizia
nella Nuova Antologia del 16 maggio. Mi sembra ora di
non doverne più ritardare la publicazione del testo, riser-
vandone un fctcsimile per V Archivio paleografico italiano, con
il beneplacito del nobile proprietario S. E. il principe Colonna.
Una nuova lettera del celebre tribuno romano, di colui
che pensò all'unità d' Italia, con Roma capitale, quattro se-
coli e mezzo innanzi al proclama di Rimini, può conside-
rarsi un vero avvenimento nel campo storico, e specialmente
della storia di Roma.
Descrivo in breve il documento, che consiste in una
pergamena larga m. 0.46, alta m. 0.36, scritta con eccel-
lente carattere minuscolo notarile in trentadue righi di testo,
due della sottoscriziont;, e due e mezzo dell'attergato, ossia
dell' indirizzo all'esterno. Della rigatura a secco non rimane
traccia; le maiuscole sono dell'ordinaria grandezza; la prima
soltanto della prima parola « Amice » è molto più grande
e decorata di arricciature, ma senza colori. L' inchiostro era
perfettamente nero in origine, ora mostra una leggerissima
velatura verdastra. La pergamena è segnata a tergo con un
grossolano n. 50, del secolo xvii. Ora vi è aggiunta l'ar-
94 ^- Tumassctli
chiviazione di mia mano ^;r/.'(ivio) PtT^(amenc) XCVI,
n. I. Lo stato di conservazione è buono, non essendovi che
una lacerazione nel principio del decimottavo rigo prodotta
da tarme, e che ha distrutto una parola; e vi sono altri do-
dici forellini o tarme sparse nella pergamena, senza offesa
della scrittura.
Con questo passiamo alla storia estrinseca della perga-
mena, cioè alla provenienza di essa.
Certo è che abbiamo un originale, come rilevasi dai
singoli dati paleografici, ed anche dalla traccia evidentis-
sima del sigillo in cera rossa, che ne chiudeva la plicatura
rettangolare, e del quale perciò la traccia trovasi in ambedue
le estremità esterne della pergamena. Ora, come può tro-
varsi nell'archivio della casa Colonna una lettera scritta da
Cola di Rienzo al re di Sicilia ? Per rispondere ho dovuto
richiamare alla memoria le relazioni della casa stessa con
la Sicilia ; e da ricerche opportune ricavo la seguente spie-
gazione, che ci conduce alla più chiara certezza.
Marcantonio Colonna V, quartogenito del contestabile
Filippo I, valente ufficiale nell'esercito di Spagna, agli or-
dini di Ambrogio Spinola nella guerra di Fiandra, nel-
l'anno 1629, ai 26 di aprile, prese in moglie Isabella, figlia
di Lorenzo Gioeni Cardona erede del principato di Casti-
glione, ricco di beni e titoli nobiliari. Essa era nata in Pa-
lermo ai 9 di novembre del 1603. L'antichità di questa
famiglia Gioeni facevasi risalire a discendenza naturale An-
gioina, del cui cognome conserva la traccia ; ma, anche
senza ricorrere a questa origine, sta in finto che i Gioeni
Cardona fiarono de' più cospicui signori di Sicilia, oriundi
della città di Termini, e che occuparono alti uffici del regno.
Ed è con questa qualità che si raggiunge la provenienza
della lettera ufficiale romana. Lnperocchè nello svolgimento
del regno siciliano Aragonese, dopo la pace di Caltabellotta,
i Gioeni esercitarono uffici publici; e Perrone, primo di que-
sto nome nella famiglia, fu protonota rio del regno. Quando
Una lettera inedita di Cola di ^ien^o 95
il sovrano incaricò il Gioeni di rispondere al tribuno, questi
eseguì il mandato; ma non si affrettò a riconsegnare l'ori-
ginale, che rimase tra le sue c.\rte. Queste, col volgere degli
anni, passarono ai discendenti, ed allorché Isabella fece ve-
nire dalla Sicilia numerosi documenti relativi ai suoi pos-
sessi dotali, ai titoli ed agli onori, la lettera del tribuno fece
ritorno in Roma e rimase ignorata in un angolo dell'ar-
chivio Colonnese. Nel 1347, cioè quando Cola di Rienzo
scrisse al re di Sicilia, questi era Ludovico ma minorenne,
sotto la reggenza dello zio Giovanni d'Aragona, fratello cioè
dell'estinto Pietro II (i). Questo reggente, il principe Gio-
vanni, fu accorto e valoroso nel difendere la indipendenza
della Sicilia dalle insidie e dagli assalti del re Roberto il
Savio, che nel regno di Napoli aveva fatto risorgere la po-
tenza Angioina. Giovanni era duca titolare di Atene e di
Neopatria (ora Patradgik) e marchese di Randazzo, titoli
che gli vengono esattamente attribuiti nell' indirizzo, eh' è
sul dorso della pergamena, insieme con gli ufHci di gover-
natore della nobile città di Messina e vicario generale di
tutto il regno di Sicilia. Ciò dimostra la regolarità della pro-
cedura cancelleresca del Comune di Roma nel medio evo.
E con questa osservazione veniamo a un breve comento
del contenuto; poiché la cancelleria del Campidoglio dovè
preparare un esatto registro degl' indirizzi di tutti i principi
d' Italia e di tutti i principali Comuni, trattandosi di una
lettera direi quasi circolare, che il tribuno diramava a tutti
i governanti d'Italia per lo stesso oggetto. Ho detto quasi,
perchè il testo di ciascuna lettera doveva essere uguale per
la sostanza del contenuto, ma non doveva esserlo per alcune
speciali circostanze, che venivano espresse nel testo mede-
simo, le quali convenivano soltanto a quello e non ad altro
dei destinatari. Della quale singolare differenza abbiamo una
importante prova nel testo appunto della lettera che io di-
(i) V. Ferri Mancini, Manuale di genealogia &c. tav. XIV, p. 20,
96
G. Toììiassctti
vulgo. Difatti, trattandosi in essa, come apparisce chiara-
mente dal senso generale, di partecipare al reggente di Si-
cilia ciò che si notificava a tutti, cioè la rivendicazione della
libertà e della pace di Roma, la convocazione di un parla-
mento nazionale federativo in Roma, vi si aggiungevano
però due circostanze, che non potevano essere espresse per
altri signori e città. L'uni era che si invocava l'aiuto di
navi armate per aiutare il Comune di Roma ad esercitare
il suo diritto sulle spiaggie; l'altra era il ricordare ai Si-
ciliani che come l'antica Roma aveva versato il suo sangue
per liberarli dalla prepotenza del Tireo {sic) Annibale, cosi
ora essi dov^evano accorrere a difendere Roma dai propri
nemici. Queste due circostanze convergono in una sola, che
forma l'unica singolare importanza storica di questa lettera,
e sulla quale perciò mi credo obbligato di chiamare l'atten-
zione degli studiosi. Chi conosce le vicende economiche
del Comune romano del medio evo deve sapere quanti sforzi
abbia esso sempre fatto, da quando Brancaleone degli An-
dalò ebbe la carica di senatore (1252) tino all'età di Cola
di Rienzo, per esercitare il governo in tutto il « districtus
« Urbis », che formava il patrimonio vero della città. In
questa giusta e secolare aspirazione il Comune si trovava
di fronte od ai lati avversari irreconciliabili, quali erano il
papato, i baroni e i risorti Comuni della provincia. Troppo
lungo sarebbe il dimostrare questa verità; e del resto non
è necessario per i lettori delle nostre publicazioni. I docu-
menti dell'archivio di Terracina dimostrano la condizione,
ostile a Roma, di quel Comune legato con amicizia a Nicolò
Caetani, come il cav. Ignazio Giorgi dimostrò nello scritto
Dociimenii T err acinesi {i)^ ove egli giustamente suppose che
quel Comune avesse ricevuto una intimazione dal tribuno ro-
mano. Ora un punto capitale era quello della esportazione
dei grani, che i grandi proprietari, quasi tutti baroni, face-
(i) In Bnlìelliuo d. Istituto Storico llaliauo, 1895, n. 16.
Una lettera inedita di Cola di '7^ /<.'// ^o 97
vano per la via marittima, contravvenendo alla legge allora
severissima dell'annona publica, e guadagnando danaro a sca-
pito del popolo di Roma, che ne risentiva il flagello della
carestia. Ciò rilevasi dai rapporti documentati di Roma con
Terracina e con Comete, due de' principali sbocchi di questo
continuato contrabbando, che fu causa di lunghe e fierissime
guerre. Ecco pertanto in che consisteva l'aiuto speciale, che
Cola di Rienzo aspettava dal regno di Sicilia, una crociera
contro i baroni contrabbandieri.
Ancora un'altra particolarità debbo far rilevare in questa
lettera, ed è che, trattandosi dell' invio dei rappresentanti
della Sicilia, che il tribuno invoca per il famoso parlamento
del i°di agosto, si accenna con audace espressione, che in
tale circostanza dovrà discutersi anche della dignità im-
periale, avendo gli elettori dell' impero dimenticato di es-
sere i rappresentanti del popolo di Roma. Ora, un'idea di
questo genere merita di essere presa in considerazione, es-
sendo r indizio di quella profonda convinzione di Cola for-
matasi dal suo studio sulla celebre « lex de imperio » (tavola
in bronzo ora Capitolina), che tutti gli eruditi conoscono
perfettamente. Riguardo alle altre forme del testo, al pro-
fondo misticismo che regna in esso, non v' è nulla da ag-
giungere a quanto gli scrittori critici del tribuno hanno già
esposto. Di queste lettere quasi circolari simili alla presente
se ne conoscono sei, due dirette a Firenze, una a Perugia,
l'altra a Mantova, e cosi a Lucca e a Viterbo (i). Certa-
mente questa lettera ha gran pregio storico, e merita di essere
gelosamente conservata nello storico archivio, ove ho avuto
la fortuna di ritrovarla.
Ne sottopongo la trascrizione con fedeltà ortografica, ma
ne ho sciolto le abbreviature, le quali non presentano difficoltà.
G. TOMASSETTI.
(i) V. Annibale Gabrielli, Epistolario di Cola di Rienio in Fonti
per la storia d'Italia pubblicate dall' Istituto Storico Italiano, 1890,
pp. 6-28.
Archivio iella R. Società romana di storia patria Voi. XXXI. 7
98 G. Tomassetti
AMiCE carissime. Qualiter gratìa Spiritus sancii faciente Urbs alma,
que multis iacuerat prostrata temporibus et que domina fuerat
libertatis, ancillata erat sub iugo miserabilis servitutis, eiecerit mira-
colose tyrampnidem, cuius fauces pollute sanguine populari mansue-
scere nesciebant, vulgaris fame sproloquio ad excellentie vestre noti-
tiam credimus pervenisse. Quod ad vestre serenitatis gaudium et no-
titiam clariorem presens pagina insinuationis nostre notificai, et per
ordinis seriem rem explanat. Sane in venerabili festo Pentecosten
proximo preterito, plus pater et dominus noster lesus Christus sacro
Romano populo dignatus est lucem veritatis emictere, et ad cupien-
dam amplectendamque reformationem sui robore sue sanctissime gratie
eiusdem sacri Romani populi animos infiammare. Cumque status ipsius
alme Urbis et populi ac totius Romane provincie et sacre Ytalie, culpa
pravorum et crudelium rectorum, immo destructorum ipsius, esset ex
omni parte quassatus in perditionem et destructionem miserabilem, iam
adductus adeo, quod in eadem alma Urbe omnis erat mortificata iu-
stitia, pax expulsa, prostrata libertas, ablata securitas, dampnata caritas,
oppressa veritas, misericordia et devotio prophanate, quod ne dum extra-
nei et peregrini, veruni ipsi cives Romani et carissimi comitatenses et
provinciales nostri, ad Urbem ipsam nuUatenus venire poteraiit, nec
in illa manere securi. Quin imo oppressiones undique, seditiones, hosti-
litates et guerre, homicidia, disrobationes, animalium predationes, in-
cendia intus et extra, terra marique continue et effrenatissime patra-
bantur, cum magnis ipsius sacre Urbis et populi et totius Romane
Provincie iacturis, periculis et dampnis animarum, bonorum et cor-
porum et detrimento non modico totius fidei Christiane. Heunam quasi
diminute et totaliter derelicte erant pcrigrinationes et visitationes indul-
gentiarum et itinerum sanctissimorum apostolorum Petri et Pauli et
aliorum sanctorum apostolorum, quorum octo in eadem Urbe corpora
requiescunt, et ceterorum martirum atquc virginum, in quorum sanguine
ipsa sacra civitas est fundata. Nec mirandum erat quin ipsa sacra civitas
que fidelium omniun debet esse refugium, facta erat ofiensionis silva et
spelunca latronum potius apparebat. Igitur prefiitus pater et dominus no-
ster misericors Jesus Christus, ad preces, ut credimus, beatorum apostolo-
rum Petri et Pauli, civium, principum et custodum nostroruni, misericor-
diterexcitatus, ad consolationem non solum Romanorum civium, verum
totius Romane provincie, peregrinorum omniiimque fidelium christiano-
rum, ipsum Romanum populum, inspiratione Spiritus sancii, ad uni-
latem et concordiam revocavit, ad desiderium libertatis, pacis et iustitie
inflammavit; et ad observationem perpetuam bone voluntatis, sancle
et iusle deliberalionis eorum, idem populus nobis, licei indignis, abso-
Una lettera inedita di Cola di ^ien^o 99
lutam et liberarli potestatcm et auctoritatem reformandi et conservandi
statum pacificum diete Urbis et totius Romane provincie ac liberum
prorsus arbitrium totaliter conmisit et concessit in pieno, publico
et sollempnissimo parlamento ac piena concordia totius populi preli-
bati. Nos autem, licet ad supportationem tanti oneris humeros nostros
imbecilles et debiles cognoscamus, tamen videntes apertissime quod
ad nos factum est istud et est mirabile in oculis nostris, et de gra-
tiosissimi Dei ac beatorum apostolorum eius gratia et favore confisi,
et de Romani populi, totius provincie Romane ac sacre Ytalie sequelis
et suffragiis et vestre excellentie presidiis spem habentes, auctorita-
tem et potestatem predictam devoto corde et animo virili suscepimus,
et ad reformationem ac renovationem iustitie, libertatis, securitatis
statusque pacifici prefate Urbis et Romane provincie aciem mentis
nostre direximus, et idem circa totani sacram Italiam prosequi inten-
dimus viriliter et potenter et, secundum ordinem antique iustitie, iuste
fortis et militie moderate. Ut igitur in nobis tanti Domini gratia va-
cua non existeret, omnes Urbis barones et magnates et principes obe-
dientie nostre subegimus ... et iussionibus oportunis, et de parendo
fideliter et devote mandatis nostris, iuxta datam nobis a sacro Ro-
mano populo, Spiritus sancti gratia, dignitatem, singulariter a singulis
supra sanctissimo corpore lesa Christi, veneranter supra altari posito,
secundum capitula que ordinanda providimus, spontanea recepimus
iuramenta. Igitur de Urbe fugata est omnis ambitio, et sic antiquam
iurisdictionem Urbis et iustitiam prosequentes, Domino favente, dispo-
nimus prosecutionem nostrorum et Urbis iurium et iurisdictionum
antiquarum in quibusdam maritimane Ytalie partibus, cuni vestre ex-
cellentie et aliorum Romani populi amicorum honestis et iustis auxi-
liis atque favoribus experiri. Et quia bene apud meniores Urbis stat
gratia sancti, antique et innate dilectionis vinculum, quo fuit Siculana
provincia iuncta Urbi, digne duximus memorandum excellentie vestre
mentem. Ut dum serenitatem vestram predictorum gloriosa memoria
confovet, dilectionem eamdem refirmet et renovet inter vestram cel-
situdinem et nos et vestros rcgiiicolas et Romanos. Nam et si anti-
quorum nostrorum atque vestrorum laudabilia gesta prospicitis, que an-
tiquorum librorum voluminibus sunt autenticata et perpetuata veridicis,
invenietis Urbem prò Syculis magna discrimina subivisse. Assumpto
enim principaliter per Romanos negotio cause Sycilie, Urbs nostra
cum Annibale Tireo odium habuit et prelia concitavit, in quibus, non
sine effusione multa sanguinis Romanorum, Annibalis et totius Africe,
Romani fuerunt perpessi varios preliorum eventus, et finaliter, cruen-
tam licet, victoriam consecuti. Ex cuius felici recordio excitari debet
et merito magnanimitas vestra et regnìcolarum vota parari ad auxilia
lOO
G. Tomassetli
sacri Romani populi atque nostra cupientium plus quam cuni aliis orbis
principibus uniri, in eventibus singulis, semper salvata iustitia, cuni
excellentia vestra magna. Requirimus ergo prefatam vestram celsitu-
dineni plurinium et rogamus, quatenus mandare placeat, qiiod galee
vestre ad nostrum et Romani populi eiusque reipublice servitium sint
parate, ut nobis in partes Ytalie supradictas, cum Spiritus sancii no-
mine et gratia, processuris, quando et ubi magnitudinem vestram
exinde requiremus, nostris, Dei et beatorum apostolorum Petri et Pauli^
quorum causas prosequimur et tuemur, possint potenter adesse servi-
tiis, vjctoriosum futurum nostrum exercitum et sacram militiam se-
cuture et participature nobiscum tenus in spartitionis dispositione di-
vine gloriam et triumphum. Et placeat excellentie vestre, nobis, ad
Urbem, duos vestros intimos ambasciatores transmictere, qui interesse
valeant et intersint Romane synodo, que fiet in kalendis augusti proxi-
mis futuris in Urbe, audituri et visuri ea que ibi supra prefatis ne-
gotiis, nec minus et Romani imperii, quod per eligentium in quos
translatum extitit a Romanis, et electorum discordiam reddiisse di-
gnoscitur ad Romanos Spiritus sancti consilium ordinabit. Et si dictis
fasto et sinodo prefatos ambasciatores vestros interesse temporis bre-
vitas impedirei, nihilominus veniant visuri, scituri et confirmaturi,
quod per Romanos et Ytalicos omnes fiet. Supra quibus reverendo in
Christo patri et domino, domino T.[heobaldo] archiepiscopo Panormi-
tano et episcopo Siracusano, de presenti materia informatis, quos simi-
liter duximus requirendos, tamquam nobis, si placet, serenitas vestra
concedat impendatque benigne exauditionis effectum.
Datum in Capitolio Urbis, ubi, regnante iustitia, in cordis equi-
tate vigemus, die primo mensis iulii, .xv. indictionis, liberate reipu-
blice anno primo.
Nicolaus severus et clemens libertatis pacis iustitieque tribunus et
sacre Romane reipublice liberator illustris.
[A tergo:'] Excellenti domino lohanni Infanti Athenarum et Neo-
patrie duci, Randatii marchioni, nobilis civitatis Messane gubernatori
ac totius regni Sicilie vicario generali, amico carissimo.
DOCUMENTI SUBLACENSI
'llorchè nel secolo xvi l'unione che si volle fare
dei monasteri di Subiaco con la congregazione
di Santa Giustina pose in serio pericolo il loro
patrimonio, per le contese che aveva suscitate (i), il pro-
curatore generale della detta congregazione, residente al-
lora in San Callisto di Roma, credette suo dovere pren-
dere presso di sé gran quantità di carte Sublacensi (2).
Tornata la calma, tali documenti furono resi alla pro-
(i) Circa questo fatto dell' unione vedi Ecidi, / monasteri di Su-
biaco, Notizie storiche, 1, 175 sgg.
(2) Una notizia di un documento che manca, che darò in appen-
dice, ricorda appunto due monaci, germani, un certo Pietro e Macario
che si erano rifugiati in San Callisto, i quali furono costretti a ritornare
nel monastero Sublacense, scorso l' anno. Circa poi la dispersione dei
documenti di Subiaco, il Mirzio riporta il Sommario di quelli che erano
stati portati a San Callisto (v. Catalogo ms. del xvii sec.VI, 16, e. 104;
cf. Federici, / monasteri di Subiaco, II, La biblioteca e l'archivio,
p. LXii e Documenti, I, ii.). Più un altro catalogo del 17SS re-
gistra oltre ottocento documenti di Santa Scolastica, depositati nel
detto archivio della Procura generale Cassinese (ms. cartaceo LII, I;
cf. Federici, op. cit. p. lxii e Documenti, I, x.)- Un altro indice
dell'archivio di Santa Scolastica per Isidoro de Su, in cinque volumi,
ricorda anche documenti portali a Roma (v. to. IV, 1765-85, 1861 ;
cf. Federici, ibid. e Documenti, I, iiii-viii).
102 "B. Trifone
pria sede(i); ad eccezione di pochi, che, rimasti nell'an-
tico archivio di San Callisto, passarono nel 185 1 in quello
di San Paolo fuori le mura di Roma (2).
Quali siano le ragioni per cui furono trattenuti, non
m' è riuscito stabilire; Cornelio Margarini (3), che, per le
sue funzioni di prefetto di tutti gli archivi e tabulari della
congregazione, ebbe cura di riordioare le pergamene del
nostro (4), non ne fa parola. Però dalla mancanza di notizie
da un lato e dal silenzio dei monaci Sublacensi dall'altro,
può quasi argomentarsi che, se il ricordo di tali documenti
non era sfuggito alla memoria di costoro, un qualche speciale
motivo dovette consigliare siffatta preterizione.
Questo gruppo di documenti in pergamena consta di
dieci alti pubblici e privati, di cui sette del secolo xiv (5),
compresa una copia autentica di una bolla di Alessan-
(i) Furono resi almeno in un'epoca molto tarda, se pure non
voglia supporsi che molti di essi non arrivarono mai a Subiaco, perchè
incorsero nella medesima sorte dell'archivio della procura che fu di-
strutto circa l'anno 1798, appena cominciata la Repubblica romana.
(2) L'archivio del monastero di San Callisto era stato sempre di-
viso da quello della procura, ed anch'esso nel 18 14 fu distrutto (v. Let-
tera di Luigi Montanari in Breve descrizione di San Paolo, Roma,
1900, pp. 97-9; Palmieri, Spicilegio Vaticano, I, 127-9), Più di quat-
trocento mss. cartacei andarono perduti. Rimasero invece i soli docu-
menti in pergamena con gì' indici mss. più i libri della biblioteca
che i soldati francesi trasferirono a San Paolo, avendo essi occupato
San Callisto.
(3) Era nato nel 1 593, professò la regola benedettina in San Paolo
il giorno 7 gennaio 1627, fu abbate titolare, morì in San Callisto
r II febbraio 1681. Per la sua vita operosa e per le opere edite ed
inedite vedi M. Armellini, Bibliotheca Benedictino-Casinensis, sive SS. Ca-
sinensis congregationis, Assisii, MDCCXXXI, I, 140-2.
(4) In quest' occasione fece anche un indice ms., che per buona
fortuna ci è rimasto, diviso in dodici volumi, laddove prima era in
otto. D. Gregorio Palmieri, attuale archivista, aumentando il numero
della divisione, intese facilitare agli studiosi l'uso di esso.
(5) Vedi docc. I, II, MI, IV, V, VI. ^11.
'Documenti Sublacensi 103
dro IV (i) e tre dei secoli xv, xvi e xvii (2). La mag-
gior parte non sono stati finora conosciuti, ad eccezione
della bolla di Alessandro IV e di un atto capitolare del
Sublacense, per la notizia che dagli atti originali trasse il
Federici (3).
Considerati sotto il punto di vista giuridico-forniale,
essi non riescono veramente di grande interesse, poiché
sono atti di cui abbondano in generale le raccolte diplo-
matiche, per la provincia romana. Infatti, il i e ni, copie
autentiche, non flmno che richiamare l'attenzione sul modo
di procedere alla trascrizione legale di alcuni atti e sui limiti
imposti ai notai e sulla « potestas relevandi, publicandi,
« exemplandi . . . acta, instrumenta ... et quaslibet scripturas
« alienas » . Il 11 rappresenta un atto di compra- vendita, con-
tenente tutte le possibili cautele, derivanti dalla legge ca-
nonica e comune, compresi gli espedienti per far ritenere
il prezzo pattuito corrispondente a quello della cosa de-
dotta in contratto (4). Il ili come il vi e il vii sono testa-
menti originali, in cui alle differenti ipotesi di sostituzioni
si aggiungono le solite interminabili liste di legati. Il iv ci
dà l'esempio di donne che eseguono ultime volontà, anche
senza bisogno di autorizzazione maritale e con espressa ri-
nunzia alle garanzie concesse loro dalla legge. Il v infine,
contenente un atto di protesta, per l'intervento d' una terza
persona a cui esporre le proprie lagnanze e riserve, ci ri-
chiama agli avanzi dell' antico formalismo romano.
Certo più ragguardevole è il contributo di notizie che
questi documenti nella loro scarsezza offrono per le per-
sone e per le circostanze a cui si riferiscono. Ed invero,
essi riescono notevolmente interessanti alla storia della fa-
(i) Vedi doc. I del 22 giugno 1256.
(2) Vedi docc. vili, IX, x.
(5) Vedi op. cit. Docc. I, nn. cccxxxxvii e MMCCcclxxxxvim.
(4) Cf. per notizia di simili espedienti, Fertile, Storia del diritto
taliano, Torino, 1893, IV, 564.
104
'B. Trifone
miglia Borghese, e proprio a quella del ramo che, passato
per ragione d'interesse, da Siena a Subloco, quivi svolse
tutta la sua attività, per estendere e costituire più solida-
mente il proprio patrimonio. Alle notizie di donazioni e di
acquisti, di liti e di rivendicazioni, compiute da alcuni an-
tenati di questa famiglia, si aggiungono conseguentemente
anche parecchi dei loro nomi, per mezzo dei quali riesce
possibile stabilire uno schema di genealogia che, partendo
dal 1329, giunga al 1363 (i). Ho cercato di ricomporlo
BORGHESE
I
GICZIO (2)
I
VINDLZIO
O529-48) 0)
sposato a Flora
(1329.63) (4)
I
NICOLA
(1341-48) (io)
sposato a Flora
(Antonio figlio naturale
da Rita di Giacomo)
ANTONIO (1348-65) (s) di Girolino da
Siena (1348) (6); nipote di Flora (7);
sposato a Petruzia (1563) (8)
I
GIACOMO (1363) (9)
(Fi^^lia r)
sposata a
Bonaventura (?)
(1348) (11)
I
CRISTOFORO
(.348) (.2)'
I
PIETRO
(■380) (15)
(Vescovo di lesi)
GIOVANNI
(1548) (M)
I I ì
GIACOMO PIETRO AGOSTINO
C1348) (15) (1548) (16) (1348) (17)
(domenicane)
(i) Per questo piccolo studio mi son servito anche della notizia
di cinque documenti dell' archivio di Subiaco (v. Federici, op. cit.
Documenti, I, nn. Mxxxii, del 13}!, gennaio 28; Mxxxx vi, del 1352,
febbraio 17; Mclxxxviii, del 1541, giugno 4; mccccxxx, del 1.359,
aprile 27; Mcccclxxvi, del 1361, settembre 7). L'indicazione poi
degli anni che s'accompagnano ai nomi rispettivi, è la prima e l'ul-
tima menzione diplomatica.
(2) Tiezzo che si dà per il capostipite della famiglia Borghese fu
padre anche di Benincasa, dal quale si formò un altro ramo, da cui
discende santa Catarina da Siena (v. A. Capecelatro, Storia di salila
Catarina da Siena e del papato del suo tempo, 5* ediz. Roma, mdccclxxxvi,
pp. 26 e 510 sgg.). Tiezzo fu anche padre di Bencivenne, questi di
Docii incuti Sublaceiisi 105
alla meglio, nel modo che espongo, chiarendo qualche dubbio
e colmando all'uopo qualche lacuna.
Borghese e questi alla sua volta del nostro Giczio, il quale nome
prende anche quest'altra forma di Bizzo, Gizzo, Geczo, Ghezzo.
(3) Vedi documenti 11, ili e Federici, ibidem, nn. Mxxxii, mxlvi,
MCLXXXViii, Vinduzio vien anche chiamato Bennuccio, Binduccio, Me-
juccio {d. Palmieri, Introiti ed esiti di Niccolò III, Roma, 1889, p. 57
in nota). Egli è conosciuto per il condottiere delle soldatesche di Colle
d'Elsa contro il re dei Romani (cf. Visconti P. Ercole, Città e fa-
miglie nobili e celebri dello Stato pontificio. III ; L. ViccHi, Villa Bor-
ghese nella storia e nella tradizione del popolo romano, 2* ediz. Roma,
1886, p. 15 1-2).
(4) Vedi docc. II, III, IV, V dal quale ultimo risulta che Flora, ri-
masta vedova di Vinduzio fin dal 1359 (Federici, n. mccccxxx), era
passata a seconde nozze col cognato Nicola, fratello del defunto ma-
rito. Vedi anche in Federici, Documenti, I, mxxxii, mxxxxvi,
MCCCCXXX, MCCCCIXXVII.
(5) Vedi docc. III, VI.
(6) Vedi doc. III.
(7) Vedi docc. Ili, VI.
(8-9) Vedi doc. VII.
(10) Vedi doc. III. Nicola illegittimamente sposa Rita di Giacomo
del castello d'Afile, dalla quale ha un figlio per nome Antonio, e un
altro nel 1348, settembre 18, eragli per ìiascere. Checché ne sia, certo è
che egli diviene marito anche della cognata Flora, vedova del fratello
Vinduzio prima dell'anno 1361; vedi documento v e il verso del do-
cumento IV.
(i 1-12) Vedi doc. III.
(13) È molto probabile che il Pietro, figlio di Cristoforo, il quale
fu vescovo di Iesi circa l'anno 1380 (Eubel, Hierarchia cath., p. 74),
fosse figlio di questo Cristoforo che è ricordato nel ni nostro documento.
Anche l'epoca corrisponde benissimo, per cui ho creduto aggiungere
il suo nome alla genealogia, quantunque non risulti dai nostri do-
cumenti (v. ViccHi, op. cit. p. 152).
(14-15) Vedi doc. III.
(16) Vedi ibidem. Questo Pietro avrebbe diretta l'impresa d'Arci-
dosso contro i conti di Santafiora, nell'anno 1379 (v. Gigli, Diarii
Senese, p. 166; cf. Vicchi, op. cit. p. 152).
(17) Ibidem; cf Vicchi, ibidem.
io6 'B. Trifone
Più che altro queste carte si riferiscono alla vita dei
monasteri Sublacensi; e si possono distinguere in due
gruppi, corrispondenti a due differenti periodi di storia del
Sacro Speco e di Santa Scolastica; a quello cioè di disso-
luzione e di rilassamento ed a quello di riorganizzazione e
di sviluppo artistico, morale ed economico.
Infatti, il V documento ci ricorda un caso interessante
del mal governo fatto da quell'abbate Corrado, discendente
dai marchesi di Ceva (i), che, avendo avuto per intrighi
la dignità abbaziale, tanto arbitrio usò nell'amministrazione
dei beni dei monasteri, da suscitare lo sdegno di Giacomo
da Ravenna, priore e amministratore del Sacro Speco (2),
che, neir interesse della comunità, fu costretto a solenne-
mente protestare contro gli atti arbitrari di lui (3).
Gli altri documenti invece ricordano gl'infiniti atti di
pietà ed i frequenti lasciti che i Sublacensi e specialmente
gli antenati della famiglia Borghese fecero a flivore dei mo-
nasteri; allorché, cacciato per volere del pontefice e dei
monaci Corrado (4), e sostituito a lui Bartolomeo (5), co-
stui tenne il governo con amore e saggezza, togliendo dal-
(i) Vedi P. Ecidi, op. cit. p. 127 e Serie degli abbati, p. 215,
n. 47, «tra il 12 gennaio e il 4 marzo 1360; rinunciò il 25 mnr--^
« 1362 »,
(2) Vedi P. Ecidi, ibidem, n. 46; però come vicario generale
(27 gennaio 1360).
(3) Vedi doc. V.
(4) Vedi Ecidi, op. cit. p. 127,
(5) Ibidem, p. 127 sgg. e Serie degli abbati, p. 216, n. 48
«Bartolomeo da Siena, 2 maggio, 1363, 28 settembre 1369». A que-
st' abbate si devono la ristaurazione della chiesa di Santa Scolastica e
le pitture delle pareti, fatte eseguire da artisti, probabilmente senesi,
nonché forse la cappella istoriata di San Gregorio di cui si fa spe-
ciale menzione nel in dei nostri documenti, ed altri lavori secondari,
ai quali i fedeli concorrevano colla donazione « prò opere » (cf. P. Ecidi,
op. cit. p. 130; F. Hermanin, anche in / monasteri di Subiaco, Gli
affreschi, p. 515, e molti documenti circa quest'epoca in Federici,
op. cit.).
documenti Sublacensi 107
r abbandono quei sacri luoghi e contribuendo in ogni maniera
a restaurare il patrimonio artistico ed economico dei due
monasteri e a ricondurre questi ultimi all' antica grandezza.
Questo in breve è il contenuto delle carte di cui in
parte do il transunto ed in parte la notizia (i), che var-
ranno ad accrescere la mole considerevole dei documenti
finora conosciuti pel Regesto (2) e per la Noti:(ia del Fe-
derici (3) ed a confermare quanto P. Egidi (4) dice sulla
storia dei monasteri Sublacensi.
I.
Anagni, 1256, giugno 22.
Alessandro IV assegna molte chiese e possessioni al-
l'infermeria del monastero Sublacense.
Pergamena 5egnata B. 34. G>pia autentica del 7 decenibre 1341. « Actum in Rocca
« Sublaci ad bancum iuris, sedente prò tribunali Thomasio de Coprano, rcginali capitanco
« et iudici in abbatia Sublacensi (^), ad petitionem fratris Petri de Gurga monachi et yco-
« nimi monastcrii (6). Paulus Oddonis de Ccrbaria imp. auct. notarius et iudex ordina-
ti rius (7); corani notariis Andrea de Fabriano (8), Putio Ballo de Tiburc (9) curie Subla-
(i) Completerò la notizia documentaria con indicazioni e me-
morie di documenti, non più esistenti, che rilevo dall'Indice ms. del
Margarini.
(2) Il Regesto Sublacense del secolo XI pubblicato a cura di Allodi
e Levi, Roma, mdccclxxxv, da questa R, Società rom, di storia patria.
(3) Vedi Federici, / monasteri di Subiaco, II, Roma, a cura e
spese del Ministero della pubblica istruzione, 1904; vedi anche Kehr,
Italia pontificia, II, 8} sgg.
(4) P. Egidi, / monasteri di Subiaco, I, Roma, a cura &c. come
sopra, 1904; nello stesso volume G. Giovannoni ne studia L'ar-
chitettura; F. Her.manin, Gli affreschi.
(5) La badia e curia Sublacense ebbe giudici fin dal 1294, vedi
Federici, op. cit. p. lxvi.
(6) Conosciamo dal ni di questi documenti, del 1348, un altro
economo e procuratore del Sublacense, a nome Francesco de Marciano.
(7) Cf. Federici, op. cit. l'Indice dei notai, p. 456.
(8) Id. ibidem, p. 447.
(9) Id. ibidem, p. 458.
io8
'Il Tri/me
«v-cnsis et Xicolao Gitio(0, Petro Rusuli (2), Cicco Gitio de Vallcfrigija », L'originale
è nell'archivio di Santa Scolastica; vedi Feoerici, / monasteri di Subiaco, II, La bi-
blioteca e l'archivio, Documenti, I, n. cccxxxxvn. Manca in Potthast, Rrgfsta
poiilijicum.
Nel verso della pergamena una mano del sec. xvi scrisse: 0 Transumptum ni:!
« t'cum privilegi! Alexandri IV, conccssionis multarum ccclesiarum, prò intìrmaria nn'i
«sterii. Anno D. 1256, iunii 22».
Alexander IV episcopus ser. serv. Dei, abbati et conventui niona-
sterii Sublacensis ad Romanam Ecclesiam nullo medio pertincntis.
Penurie infirniarie monasterii vestri providere volentes, Sancii
Quinti de Anticulo et Sancti Blasii de Razano Anagnin?(3); Sancti
Angeli de Preta lata (4), Sancti Stephani et Sancti Sebastiani Prene-
stin? (5); Sancte Marie (6) et Sancti lohannis de Pescalo Tiburtin?
dioecesis et Sancti Venerii de Rocca Canterani ecclesias cum perti-
nentiis ac bonis earundem in perpetuum concedimus.
Datuni Anagnie, .x. kalendas iulii, pont. n. anno .11.
« Devotionis vestr? sinceritas».
(0 Feiìerici, op. cil. p. 455; il quale sarà fratello di Cicco di
Gizio di Vallefredda, nominato in seguito, di cui non parla Federici.
(2) Id. ibidem, p. 456.
(5) Queste due chiese di San Quinto e San Biagio erano state
conferite dal vescovo di Anagni, come di suo diritto; ma papa Ur-
bano IV mette le cose a posto, rendendo nulla questa collazione, per-
chè era stata fatta in danno del mon. Sublacense, al quale spettavano,
per il privilegio di papa Alessandro (v. Federici, Documenti, I,
n. ccccvii, del 14 ottobre 1265).
(4) Una « cella S. Angeli in Petralata » è ricordata nel privilegio
di Leone IX (/^^.<,^ Snblac. p. 55, n. 21, del 51 ottobre, 1051) e in un
altro documento del sec. xii (ibidem, p. 224, n. 183): « In Pallianum,
« territorio Anagnino, monasteria tribus, unum S. Angelo in fundum
«Petra lata &:c. ». La prateria « Prata lata» fu chiamata Pietra lata.
Essa è comune a tre altre tenute che corrispondono tutte sulla via Ti-
burtina, dal 2" al 6" cliiiometro; vedi Tomassetti, Della Campagna
Romana, in questo Archivio, XII, 41 e XXX, 351. Pratalata poi è
anche un cognome ordinario in Roma (ibidem, XXX, 351 e nota).
(5) «'In Campania, territorio Prencstino, ad castro Trebana, duo-
«bus ecclesiis, una vocatur S. Maria, alia S. Stephanum», già appar-
tenenti al Sublacense, fin dal xii sec. (v. Reg. Suhlac. p. 224, n. 183).
(6) Una « ecclesia S. Marie in territorio Tiburtino » era in pos-
sesso del Sublacense fin dal 998 (v. Reg. Suhlac. p. 28, n. 12, pri\
legio di Giovanni XII).
^ocunicìili Siiblaceiisi 109
IL
1329, maggio 27.
Giovanna, moglie del nobile uomo Petruzio di Abba-
tello, vende una terra, posta nel territorio del castro Sub-
lacense, « in loco qui dicitur Vocca de cona », a Vinduzio
di Geczio da Siena, abitante di Subiaco, ed a Flora moglie
di questi, per quattro libbre di denari senesi.
Pcrg.imcna segnata B. i, originale.
Nel ifrso di essa, una mano del sec. xiv scrisse: « Sublacus. A. 1)28. Emptio terre
« in loco qui dicitur . . . Gectit Burgesi de Senis habitatoris ... a domna lohanna uxore
« Petrutii , , . >. Le lacune di questa scrittura sono dovute ad una targhetta cartacea che il Mar-
garini pose sul verso di questa e delle seguenti pergamene, in modo cht ne copre una parte. 11
Margarini oltre ad inserire la notizia di tutti questi documenti nel suo indice ms., aggiunse
qucst.! targhetta che ci fornisce una breve nota del contenuto di ciascuna carta; ciò che
conferma ancora una volta il possesso di essi, nel nostro archivio, (in dalla prima metà del
secolo XVII, quand'egli viveva. Più sotto, anche nel vtrso, un'altra mano del sec. xvi, che
incontriamo pure in documenti susseguenti, segnò: «1339. Sublaci. Emptio terre in loco
Il Vocca de cona facta per Vinducium Gictii Burgesi de Senis a lohanna uxore Petrutii ».
>J< Anno Domini .M.cccxxix. indict. .xiv., mensis madii die .xxvir.
Nobilis lohanna, uxor nobilis Petrutii Abbatelli habitatoris castri Sub-
laci (i), tamquam heres ed. nobilis Orlandi Raynaldi Bonis de Sub-
iaco, vendidit Vindutio Gectii Burgesi de Senis et Fiori uxori ipsius
Vindutii, habitatoribus castri Sublaci, quandam terram positam in ter-
ritorio castri Sublaci, in loco qui dicitur Vocca de Cona (2), iuxta
rem Benedicti Chrispiniani a duobus lateribus, iuxta rem monasterii
Sancte Cleridone Ac Subiaco (3) et iuxta viam; prò pretio .iv, libr.
den. senensium; sub pena .xxv. libr. deix, senensium.
Actum in castro Sublaci, in centrata Prete sprecate, in domo
Mathei lohannis Nicolai; presentibus testibus Oddone de Cerbaria,
lacobelle Conestabilis, Cicco Bonomutii Pectinarii (4) de Subiaco.
Angelus lacobi lohannis Synionis de Subiaco imp. auct. nota-
rius(5) [M.].
(i) Altri documenti di questa famiglia si hanno dall'archivio di
Santa Scolastica (Federici, Documenti, 1, n. mlv, del 20 ottobre 15 32,
n. MLXXiii, del 15 ottobre, 1533).
(2) La località « Vocca de cona » è presso Cave.
(3) Un cenno storico di questo monastero è in Federici, op. cit.
p. xiiv; vedi anche ivi Indice dei fondi, p. 427.
(4) Oggi illustre casato; v. Federici, op. cit. p. 423 tra le Fa-
miglie illustri.
(5) Cf. Federici, Indice dei notai, p. 447,
no
®. Trifone
III.
1348, settembre 18.
Nicola del fu Giczio Borghese da Siena fa il suo testa-
mento. Stabilisce erede di tutti i suoi beni di Siena il fra-
tello Giovanni, di quelli di Subiaco la cognata, Flora, ed
esecutori testamentari Guglielmo da Stroncone, priore del
Sacro Speco, il priore di San Domenico di Siena e la detta
Flora.
Pergamena segnata B. 2. Copia autentica del 2 marzo ijéo, per « Franciscus no-
« tarii Petri Bonomutii Pectinarii de Subiaco (i), imp. auct. notarius, qui habens pote-
« statem exemplandi protocolla, petita et obtenta licentia a fratre Francisco de Lucerna,
« curie et abbatie Sublacensis vicario generali (2) ; ad instantiam fratris Francisci de Mar-
« ciano yconimi et procuratoris mon. loci Specus S. Bencdicti de Subiaco (5), de verbo
« ad verbum scripsi et publicavi ut protocollura scriptum erat et abscultavi una cum te-
« stibus licteratis et notariis Nicolao Pectinari (4), lacobo de Malliano(5), habitatoribus
« Sublaci, Ioanne mag. Raynaldi (é) et Nicolao OJdorisii de Subiaco (7). Frater Franciscus
« sedens prò tribunali in palatio curie Sublacensis ad bancum iuris ad iura reddenda, viso
« et lecto protocollo suam et curie auctoritatem et decretum petentibus manibus intcrpo-
« suit (M.) ».
^ Anno Domini .m.ccc.xlviii., indici, .i., mensis septembris
die .XVIII. Nicolo ed. Gictii Borgesi de Senis, nunc habitator Sublaci,
testamentum in hunc modum facere procuravit. In primis elegit sibi
sepulturam ob reverentiam ss. patris Benedicti in loco Specus de
Subiaco (8); reliquit prò anima sua ac Floris cognate, uxoris ed. Bin-
nutii tintoris de Senis, habitatoris Sublaci, fratris testatoris, quanti-
tates pecunie dande prout inferius continetur: loco Specus prò opere
cuiusdam tribune que debet fieri in dicto loco fior, auri .e, quoddam
fraginale, positum in territorio Sublaci, ubi dicitur li Fraginali, iuxta
(i) Cf. Federici, op. cit. p. 459.
(2) Prima di lui fu vicario generale Giacomo di Ravenna (Ecidi,
op. cit. p, 215, nell'anno 1360),
(3) Vedi anche doc. i, p. 107, nota 6.
(4) Cf Federici, Indice dei notari, p. 455.
(5) Id. ibidem, p. 451,
(6) Id. ibidem.
(7) Id. ibidem, p. 455.
(8) La tomba dei Borghesi, abitanti di Subiaco, era nel Sacro
Speco, come si rileva anche dal documento vii.
documenti Sublacensi iii
rem heredis Mactheì seu Gemme eius uxoris et viam publicam a duobus
lateribus, reservato usufructu Fiori, tempore vite ipsius, ipsa mortua,
fraginale deveniat ad locum predictum ; monasterio Sublacensi prò
ystoria beati Gregorii, et picturis fiendis ipsius ystorie in ipsa cappella
Sancti Gregorii hedificata in dicto monasterio (i), libr. .xiv. den.
senensium; loco ecclesie S. Francisci de ordine Minorum de Sub-
laco (2) libr. .v. den. senensium, ecclesie S. Andree de Sublaco (5) prò
opere libr, .vili. den. senensium, ecclesie S. Petri (4) prò opere soli. .e.
den., ecclesie S. lohannis (5) soli. .e. prò opere den. senensium, ec-
clesie S. Martini (6) prò opere soli. .e. den. senensium, ecclesie S. Marie
de Sublaco (7) prò opere soli. .e. den. senensium, loco Murre de
bucte (8) soli. .e. den. senensium prò opere, hospitali S. Andree quod
est ultra pontem (9) libr. .111. den. senensium prò opere, hospitali
S. lacobi (io) et S. Nicolai de Sublaco prò opere fior, auri .1. prò quo-
(i) Evidentemente, qui si parla della cappella dedicata a san Gre-
gorio che tutt' ora è annessa alla chiesa di Santa Scolastica, dalla
parte sinistra presso il cimitero (v. G. Giovannoni, op. cit. pp. H7~8>
nota i, più la pianta della chiesa di Santa Scolastica del xiii secolo
[con le aggiunte del xiv e xv], pp 331-2). In essa però non rimane
alcuna traccia di pittura che ricordi un fatto della storia di san Gre-
gorio, di cui si fa menzione nel nostro documento; perchè lo stucco
ed il marmo finto, attaccatovi nel secolo xviii (v. Giovannoni, ibidem,
p. 349), ne copron le pareti. Se quindi queste pitture furono latte, giacché
si parla di una storia di san Gregorio che si doveva fare, esse forse
furono eseguite a tempo dell'abbate Bartolomeo III (v. Giovannoni,
op. cit. p. 348 e. nota 2).
(2) Un altro abbate, Bartolomeo 11(1318-45), aveva fatto edifi-
care a spese del monastero un convento ed una chiesa dedicata a
san Francesco per i Francescani. E Pietro di Tivoli, ricordato nel vi
di questi documenti, ne fu guardiano (v. Federici, op. cit. Indice
dei fondi, p. 427).
(3) Cenno storico di questa chiesa in Federici, op. cit. p. XLViii
e Indice dei fondi, ibidem, p. 427.
(4) Id. ibidem, pp. XLVi e 427.
(5) Id. ibidem.
(6) Id. ibidem, p. 427.
(7) Id. ibidem, pp. XLVi e 427.
(8) È lo stesso che il monastero di Santa Maria o San Lorenzo di
Morra di botte (Federici, op. cit. pp. xlvii e 427).
(9) Vedi Federici, id. ibidem,
(io) Id. ibidem.
112 13. Trifone
libet, hospitali S. Honufrii de Sublaco fior, auri .i., dericis de Sublaco
tam prò cera quam prò obsequio fior, auri .i., lacobo presb. ecclesie
S. Andrec prò scunlatico soli. .xxv. den. senensiuni, monachis nioii.
Sublacensis prò cera et tommatico fior, auri .i., prò male ablatis incertis
libr. .Kxv. den. senensiuni, cuilibet vicino suo a domo ed. Pistilli usque
ad domum ed. Cecie Gregorecte inclusive prò qualibet domo soli. .v.
den. senensium ; legavit lacobo lohannis Gictii Borgesi de Senis, nepoti
ipsius testatoris, fior, auri .e, Antonio tìlio naturali ipsius nato ex Rita
lacobi de castro Afilis fior, auri .L., ventri Rite si ad lucem pervc-
nerit flor. auri .L., si non pervenerit, dari loco Specus de Sublaco,
Rite lacobi libr. .x. den. senensium, Antonio ed. Geronimi, nepotis
Floris, cognate testatoris, flor. .l. et quamdam domum que olim fuit
Lucie ed. lohannis Gervasi positam in Sublaco in parrochia S. Andree,
iuxta rem heredum lohannis Gregorecte et viam; loco Specus prò
anima Binnutii tintoris ed. fratris testatoris et mariti Floris, quandam
domum, positam in castro Sublaci, olim lohannis Syniballi, in parro-
chia S. Andree, iuxta viam et rem testatoris, que ed. fuit lohannis
de Roma, ipsa mortua, devolvatur ad Specum; Rise Benedicte Geeze
fior, auri .i.: de bonis in Senis lohanni ed. Giczii Borgesi de Senis,
fratri germani testatoris flor. .e. auri, Petro lohannis flor. auri .e,
Christoforo ed. Boneventure de Senis, nepoti testatoris, flor. auri .e,
fratri Agustino ed. lohannis de Geczo de Senis de ordine Predicatorum
flor. auri .e; volens quod si predicti de Senis, frater et nepotes, essent
defuncti absque hberis de legitimo matrimonio natis, de predicta quan-
titate ematur quedam possessio. Instituit heredes in bonis que habct in
civitate Senarum lohannem fratrem eius, Florem in bonis que habet
in Sublaco et eastris abbatie Sublacensis, dixit se teneri Cecco mag.
Petri de Civitate Castelli .xxiv. libr. den. de cortinensibus. Constituit
executores et fidei commissarios fratrem Guilielmum de Stroncone,
priorem Specus et priorem loci S. Dominici de Senis et Florem eius
cognatam.
Actum Sublaci in domo testatoris, presentibus testibus Cieco Ni-
colai Donati, Mactheo de Verdura, Mactheo Pepicela, Cola Varense,
Mactheo lohannis Gregorecte, Cola Fioriti de Sublaco et Berardo
Nanne de Pileo habitatoribus Sublaci.
Petrus Bonomutii de Sublaco notarius(i).
(i) V^edi FEDERia, op. cit. Indice dei notai, p. 456.
'Documenti Siiblaceiisi ii
IV.
1361, luglio 26.
Flora da Siena, esecutrice testamentaria del cognato Ni-
cola, investe Giacomo da Ravenna, priore del Sacro Speco,
del possesso di un ferraginale, posto nel territorio di Su-
biaco « in loco qui dicitur Subsancti » e di una casa nella
contrada detta « lu Ponte delle mole ».
Pergamena segnata B. 3, originale.
Nel verso una mano del secolo xvi scrisse : « . . . facto monasterio a domna . . . cu-
« iusdam ferraginalis siti ubi ... et unius domi sitae ... le mole, relictorum a Nicolao
o
(I de Senis, olim viro suo. Sub pont. Innocentii VI, anno .vini, signato signo *'jP' »• La
o o
solita mano scrisse anche: « i;6i. Sublaci. Instrumentum rcsignationis factac monasterio
11 a d. Flora de Senis cuiusdam ferraginalis siti ubi dicitur Subsancti et unius domus sitae
«ubi dicitur lo Ponte delle mole relictorum a Nicolao de Senis, eius olim viro». Nella
testata inferiore per una mano del sec. xiv : « Die primo februarii oblatum fuit hoc ferragi-
« naie corani reverendo domno abbate Sublacensi ad petilionem ».
>^ Anno Domini ..vi.ccc.LXi., indict. .xiv., de mense iulii die .x.wi.
Flora, olim de Senis et nunc habitatrix castri Sublaci, habens quoddam
ferraginale positum in territorio d. castri, in loco qui dicitur Subsancti,
iuxta rem Andree de Collibus, rem Petri Colicti, rem Masii de Pu-
sano, viam publicam, et unam domum positam in d. castro Sublaci in
contrada que dicitur lu Ponte delle mole, iuxta rem ipsius Flore a
duobus lateribus et viam publicam ; quam domum et ferraginale Xicolo»
olim de Senis et tunc habitator Sublaci in ultimis constitutus reliquid
riionasterio Specus Sancti Benedicti de Sublaco, ut apparet in testa-
mento condito per ipsum Nicolo, scripto manu ed. notarli Petri Bo-
nomutii de d. castro, relevato et transumptato manu ed. Nicolai
Pectenarii de d. castro, filii olim dicti not. Petri; volens exequi testa-
mentum, dedit, cessit fratri lacobo de Ravenda, priori d. monasteri!
seu loci Specus (i), recipienti vice et nomine d. monasterii supradictum
ferraginale et domum ad habendum, tenendum. Sub pena .xxv, libr.
den. senensium, prò medietate danda curie Sublaci et prò alia ipsi
Specui.
(i) Son ricordati due priori del Sacro Speco in questi documenti,
Guglielmo de Stroncone del 1 348 (doc. lii) e questo Giacomo di Ra-
venna che fu anche vicario generale del Sublacense (v. P. Ecidi, op. cit.
Serie degli abbati, p. 215, n. 46).
Archivio della R. Società romana di storia pntria. Voi. XXXI. 8
114
"B. Trifone
Actum in predictis domo et fcrraginali apud d. castruni Sublaci ;
presentibus tcstibus Butio Raynaldi, Bcnedicto Andree Perugini, Hn-
nul'rio de Camarta et lohanne de Aratio habitatoribus Sublaci.
Angelus lacobi Berardi de Sublaco imp. auct. notarius et iudcx
ordinarius(i). [S. T.J.
V.
1561, agosto 21.
Giacomo da Ravenna, priore del sacro Speco, innanzi
a fra' Pietro di Tivoli, guardiano dei Minori di san Fran-
cesco di Subiaco, per salvare i diritti del suo monastero
su un ferraginale, donatogli da Nicola da Siena, protesta
contro un arbitrato tirannico di Corrado, abbate di Santa
Scolastica.
Pergamena segnata B. 4, originale.
Nel verso una mano del sec. xv scrisse : «... lacobus de Ravenna super quodam
« fra(gin.ile) . . . loco qui dicitur Subsanti a quondam Nicolai de Senis . . . sue, vigore
«testamenti ipsorum. Sublacus S. ». La solita mano scrisse: « 1361, Sublaci. Protestatio
« facta a fratre de Ravenna, priore Sancii Bcnedicti, Sublacen. centra adiudicationem factam
«de quodam fcrraginali in prciudicio monasteri! ».
^ Anno Domini, .m.ccc.lxi., indict,, .xiv.,de mense agusti, die .xxi.
Frater lacobus de Ravenna, prior et monachus Specus Sancti Bene
dicti de Sublaco, prò se et nomine monasterii Specus, corani fratr^
Petro de Tibure, guardiano loci Minorum sancti Francisci de Sublaco,
exposuit dicens quod ^cum per ed. Nicolo de Senis, habitatorem ca
stri Sublaci, in ultima voluntatc relictam fuisse predicto monasteri,
proprietatem cuiusdam ferraginalis, positi in territorio Sublaci in con-
trada que dicitur Subsanti, iuxta rem Andree de Collibus, rem Masii
de Pusano, rem Petri Calipti, viam publicam, et demum eidem mon.
datam fuisse per Florem uxorem et heredem dicti ed. Nicolo de Senis ;
tenentes prior et monachi Specus uti iuribus que habebant in ferra-
ginale predicto, metu Corradi, abbatis Sublacensis, propter nimias et
crudeles minas quas idem Corradus, non tamquam bonus pastor et
abbas, sed tamquam tyrandus et lupus rapas, ipsis monachis continue
minabatur, immo huius prò timore a petitione huius ferraginalis ces-
(i) Cf. Federici, op. cit. Indice dei notai, p. 447. Questi
estese altri tre dei nostri atti (v. docc. v. vi e vii).
'Documeiili Siiblacensi 115
Saba nt et frater Corradus, more tyrandico, assercns se arbitrum ele-
ctum a Flore ex una parte et a Petro de Senis et Francishino ex parte
altera in questione, qui diccbantur esse inter partes ferraginalis, iuxta
auctoritatem quam pretendebat habere a partibus supradictis, iniqua
sententia declaravit, adiudicando ferraginale dictis Petro de Senis et
Francishino, eandcmque sententiam executioni mandando, priore et
monachis absentibus, ignorantibus et ad predicta minime requisitis.
Idcirco prior, videns quod gravamen atque dampnum resultabat ex
istis, prò se et nomine monachorum,protestatus fuit de iuribus eidem
monasterio ac monachis pretendentibus in ferraginale ac dixit quod
sententia et executio per ipsum abbatem Corradum ac missio in pos-
sessione ferraginalis, concessa dictis Petro et Francishino, non valeat
in futurum ; quod sint monasterio, priori et monachis reservata omnia
iura. Interposita fuit predicta protestatio corani fratre Petro, in demo
mei notarli, presentibus testibus lohanne de Aratio, Matheo Stepha-
nutii et Berardo Pascalis de Cellis habitatoribus Sublaci.
Angelus lacobi Berardi de Sublaco imp. auct. notarius et iudex
ordinarius. [S. T.].
VI.
1 363, giugno 22.
Flora da Siena fa testamento. Costituisce erede univer-
sale il nipote, Antonio del fu Gerolino, ed esecutori testa-
mentari Giacomo, rettore di Sant'Andrea, Giovanni di
Anagni e Giacomo di Subiaco e lascia al Sacro Speco il di-
ritto di possesso su di una vigna, posta nel territorio di Su-
biaco « ubi dicitur li Cesali », se Antonio, suo nipote,
muore senza figli legittimi.
Pergamena segnata B. 5, originale.
Nel ver»o di essa una mano del sec. xv, che scrisse anche nel verso dei documenti
IV e VII, segnò: n Sptcus - ... xit mon. vineam, sitam in . . . casali, si Antonius eius
nepos . . . sub pont. Urbani V, anno .1. Signato signo ^2x> *• La solita mano scrisf e :
« Sublaci Specus. Testamentum Flore de Senis que reliquit monasterio vineam sitam in
«territorio Sublaci, ubi dicitur Cesali, si Antonius eius nepos decedcrct sine liberisi».
Una terza mano più antica segnò: « Satisfaclum est curie Sublacensi quadraginta quati or
« prò canonica portione ».
^ Anno Domini .m.ccc.lxiil, indict. .i., de mense iunii, die .xxii.
Flora de Senis, habitatrix Sublaci, testamentum in hunc modum facere
"B. Trifone
procuravit. In primis reliquid prò anima sua libras den. senen. .L., de
quibus dari voluit et mandavi! prò missis obsequii sui soli, .e, den.
senen.; moaasterio S. Scolastice de Sublaco prò reparatione ecclesie
soli. .e. den.; ecclesie S. Laurentii de Morra buctis (i) prò opere
soli. .XX.; ecclesie S. lohannis de Arcu prò opere soli, .x.; ecclesie
S. Francisci de Sublaco prò opere soli. .XL.; et soli. .x. reliquid guar-
diano qui predicabit; ecclesie S. Andree de Sublaco prò reparatione
campanarum (2) soli, .e den.; clericis de Sublaco prò obsequio suo
soli. .XX.; ecclesie S. Andree predicte prò scunlatico soli, .xx.; mona-
sterio Sublaci prò tommatico soli, .xx.; prò missis soli, .x.; presbiteris
ccclesiarum parrochialium castri Sublaci, videlicet lacobo, rectori S. An-
dree (3), archipresbitero ecclesie S. Marie de Sublaco, rectori ecclesie
S. lohannis et rectori ecclesie S. Martini et Petro Nardi, prò missis
soli. .X. per quemlibet; Benedicto nepoti magistri Petri Gratiani et
Paulo de Perusio prò missis soli. .x. per quemlibet ; hospitali S. Marie
Magdalene de Cerbaria (4) prò opere soli, .x.; hospitali S. Marie de
Sublaco prò opere soli, .x.; hospitali S. lacobi de dicto castro prò opere
soli. .X.; fraternitati S. Antonii soli, .x.; fraternitati ferrariorum soli, .x.;
fraternitati sutorum soli, .x.; fraternitati S. Spiritus soli, .x.; fraternitati
S. lacobi de Alto passo soli, .x.; hospitali S. Honufrii de Sublaco prò
opere soli, .x.; fìliis Fideboczo soli, .xl., videlicet Cole, Antonio et
Angelo; matri predictorum filiorum unum guarnellum et unam man-
tilem cum panno prò capite; vicinis suis ab utraque parte vie, nume-
rando a domo sua usque ad domum Laurentii Pipicele, soli. .11. per
quamlibet domum ; pauperibus .x. libr. den. senen.; loco Specus S. Be-
nedicti prò cisterna fienda (5) soli. .XL.; uxori lohannis Panicze soli. .v.
Huius sui ultimi testamenti executores lacobum rectorem ecclesie S. An-
dree et predictos lohannem de Anagnia et lacobum Berardi de Sub-
laco; quibus reliquid lacobo soli. .xl. et cuilibet aliorum executorum
soli. .XX. Instituit universalem heredem Antonium ed. Gerolini, ne-
(i) Detta anche di Santa Maria di Morra di botte (v. Federici.
op. e loc. cit.).
(2) Questa riparazione forse fu causata dai terremoti, che furono
frequenti e dannosi in quell'epoca (v. P. Ecidi, op. cit. pp. 114 e 125).
(5) Ricordato anche nel doc. 111.
(4) Vedi Federici, op. cit. Indice dei fondi, p. 422, sotto il
nome Cervara.
(5) Verosimilmente questa notizia si riferisce alla cisterna che fu
fatta nell'anno 1 385 sotto il governo dell'abbate Francesco II di Padova
(v. P. Ecidi, p. 2i6,Serie degli abbati, n. 49 e G. Giovannoni.
op. cit. pp. 401-2).
Documenti Sublacensì 117
potem suum, cum iure istitutionis, et voluit quod si Antonius dece-
deret sine legitìmis filiis, vinca sua, posila in territorio Sublaci, ubi
dicitur li Cesali, iuxta rem Mathei Stephanutii, rem Petrutii Petri Cobi,
rem lohannis de filiis Rogerii, esse debeat monasterii Specus S. Be-
nedicti de Sublaco, et terra, posita in territorio Sublaci in contrada
ubi dicitur Cangianu, esse voluit ecclesiarum S. Andree de Sublaco
et S. Antonii de dicto castro.
Actum in castro Sublaci, in camera ecclesie S. Andree; presen-
tibus testibus fratre Laurentio rectore ecclesie S. Petri de Sublaco (i),
Gratiano Petri Nigri, Meo filio Butie, lohanne della Furesta, Antonio
Centunculi, Butio Andree lacobi, Antonio Tholomei, Butio Raynaldi
et Petrutio magistri Nicolai Rocii.
Angelus lacobi Berardi de Sublaco imp. auct. notarius. [S. T.].
VII.
1363, agosto II.
Antonio del fu Gerolino da Siena fa testamento. No-
mina esecutori testamentarii Giacomo, rettore della chiesa
di Sant'Andrea di Subiaco, Matteo ripicchiano, suo suo-
cero, Petruzia sua moglie usufruttuaria, erede universale
suo figlio Giacomo, e lascia il diritto di proprietà al Sacro
Speco su tutti i suoi beni, se Giacomo muore senza figli
legittimi.
Pergamena segnata B. 6, originale.
Nel vtrso di essa una mano del sec. xv scrisse : « Sublaci. S. Specus . . . Gerolini
« de Senis habitatoris Sublaci in quo ... si lacobus eius filius decederet sine . . . bonis
« suis. Sub pont. Urbani V, anno .j. y^E » e j' altra solita: «1363. Sublaci Specus. Te-
« stamentum Antoni! Gerolini de Senis in quo instituit eius universalem heredem mona-
« sterium S. Specus, sì lacobus eius filius decederet sine filiis legittimis » .
>^ Anno Domini ..m.ccc.lxiii, indict. .i., de mense agusti, die .xi.
Antonius qd. Gerolini de Senis, habitator castri Sublaci, testamentum
in hunc modum focere procuravit. In primis reliquid prò anima sua
(i) Questa chiesa prima fu governata da priori, poi da rettori.
Un Lorenzo, rettore di San Pietro di Subiaco, comparisce in questo
anno 1363, prima quindi dell'indicazione del 1432, fornitaci da un
altro documento dell' archivio di Subiaco (cf. Federici, pp. xlvi e 427
neir Indice dei fondi).
ii8
*B. Trifone
libr. den. senens. .xxxi.; de quibus prò cera sui obsequii libr. dcii
sinens. .vi., clericis de Sublaco soli, .xx., ecclesie S. Andree de Sub-
laco prò opere soli, .xx., eidem ecclesie prò scunlatico soli, .x., mo-
nasterio Sublacensi prò missis el tommatico soli. ,xx., eidem mon. prò
opere soli, .xx., Spicui prò opere fior, auri .i., ecclesie S. Laurenti de
Morra buctis prò opere soli, .x., ecclesie S. Johannis de Arcu prò opere
soli. .X., cuilibet ecclesie parrochiali castri Sublaci prò opere soli. .>.
per quamlibet, hospitali S. Antonii de Sublaco soli, .xx., cuilibet ho-
spitali d. castri prò opere soli. .x. per quodlibet, illi qui faciet foveam
corporis sui mortui soli. .11., illis qui portabunt eum ad monasterium
soli. .X., hospitali S. Marie Magdalene do Cerbaria prò opere soli, .x.,
Coleboczo soli, .xl., Antonio Boczi soli, .xx.. Gemme matri predi-
ctorum soli. .XX., fratcrnitati S. Antonii soli, .x., fratemitati cal^ula-
riorum soli, .x., prò male ablatis libr. den. senens. .iv.; Petrutie, uxori
sue, dotem suam quam recepii tempore contracti matrimonii et ul-
timam dotem prò donatione propter nuptias libr. den. senens. .xx
Reliquid executores testamenti lacobum, rectorem ecclesie S. Andree
de Sublaco et Matheum Pipicchiani de d. castro et soli. .xx. per
quemlibet, Petrutiam usufructuariam dum vitani vidualem servare vo-
luerit et specialiter dum vivit lacobus filius suus, et si Petrutia nollet
aut non posset tenere et gubcrnare reliquit eum Matheo Pipicchiani
avo ipsius; item in omnibus bonis suis instituit universalem heredem
lacobum, et si lacobus decederet sine legitimis fìliis, voluit quod ei
succedat locus Specus.
Actum in castro Sublaci, in domo testatoris, presentibus testibus
Cicco Carotio, lohanne Ferrarlo, Berardo de Pileo, Nardo lohannis
Raineri!, Niccolo de Senis, Nicolutie et Cicco Gregorii de Sublaco.
Angelus lacobi Berardi de Sublaco imp. auct. notarius. [S. T.].
Vili.
1422, febbraio 9.
« Sublacense, nel capitolo. Il Sublacense autorizza i sudì
« procuratori a comprare beni nella badia e in Tivoli pc
« DC ducati d'oro, ritratti dalla vendita di Ciciliano e Rocc;
« d' Elee » .
Pergamena segnata I. V. 6, originale.
La notizia Ji qucst' atto capitolare è quella del Federici (n. mmccccIxxxxviiii), perc!-
é identico all'altro originale, esistente in Subiate, segnato WV, 3. Margarini non 0
nobbe questo documento che il trovo fuor Ji pesto e con segnatura diversa dalla comur
del nostro archivio.
Tìocumenti Sublacensi 119
IX.
« Permutatio castri Marani de mensa S. Scolastice et
« S. SpecLis cum castro et territorio Tuscanelli Tiburtinae
« dioecesis ad meiisam abbatiaiem pertineiitis » .
(C.ips. B. io). Dall'indice ms. Jcl Margarini. La pergamena manca.
X.
i6}o, febbraio i.
Roma, nelle case di Marcantonio Franciotto. Mandato
dell' U. C. Marcantonio Franciotto contro gli usurpatori dei
beni del monastero di San Giovanni Battista di Subiaco(i).
Pcrg.imen.i segn.itrt B. 25, originale, con cassclla di ferro, mancante del sigillo.
APPENDICE (2).
a. 1560 circa. « Mandatum procurae congregationis Ca-
« sinensis, in persona d. Silvestri de Parma abbatis mo-
« nasterii Sancti Pauli, prò cessione iurium, iurisdictionum
« civilis et criminalis castri Marani monasterii Sanctae
« Scolasticae ad favorem Marci Antonii Columnae cardi-
« nalis, abbatis commendatarii » (Liber 13, fol. 120) (3).
(i) Il monastero di San Gio. Battista in Subiaco, abitato da mo-
n.iche Benedettine, fii unito fin dal 1579 ^^^^ chiesa omonima già esi-
stente fin dal XIII secolo e affidato da papa Gregorio XIII nel 1583
per la sua amministrazione al monastero di Santa Scolastica (v. Fe-
derici, op. cit, pp. XLVi e 427 nell'Indice dei fondi).
(2) Dall' indice ms. del Margarini. Dispongo le seguenti notizie
secondo il numero progressivo dei libri mss.
( 3) Due documenti dell'archivio Sublacense del medesimo anno 1 560,
(Fì:derici, Documenti, I. .MMMdccxxxxviii-vmi), in cui Silvestro
120 *B. Trifone
(1514-5) « Obligatio Petri et Macharii, monachorum
« germanorum, revertendi ad dictum monasterium Subla-
« cense, lapso anno» (Liber 21, fol. 11).
... « Quietanza in favore del monastero di San Paolo »
(Liber 38, fol. 419-560).
... « Institutio duodecim monasteriorum in territorio
« Sublacensi facta a S. P. n. Benedicto » (Liber 267,
fol. 209).
... « Infirmationes in causa inter d. monasterium (Sub-
« lacense) et Scipionem Burghesium commendatarium »
(Liber 268, fol. 335).
San Paolo f. 1. m. di Roma.
D. Basilio Trifone benedettino.
da Parma è chiamato « praesul » dei monasteri Sublacensi, accennano
ad una controversia avuta tra il commendatario Marcantonio Colonna
e il Sublacense per i frutti di Marano, Agosta e Toccianello; nel no-
stro invece è lo stesso Silvestro abbate di San Paolo che per man-
dato della congregazione Cassinese cede ogni diritto al cardinale sul
castello di Marano.
La dominazione pontificia nel Matrimonio
NEGLI ULTIMI VENTI ANNI
DEL PERIODO AVIGNONESE
(Continiiaz. vedi voi. XXX, p. 269)
VI.
Gli abusi degli officiali papali.
Malgrado però gì' innegabili benefizi della restaurazione
stessa, apportatrice di pace e d'ordine dove non era che
guerra e anarchia, ed il fermo ma pur liberale indirizzo di
governo inaugurato dall'Albornoz, e le provvide disposizioni
dei pontefici, il dominio della Chiesa non riuscì alle popo-
lazioni più accetto di quel che fosse in passato: e ciò per
colpa principalmente dei suoi funzionari, prepotenti e ra-
paci, e continuatori in tutto delle ingloriose tradizioni dei
predecessori. Gli stranieri in ispecie, e le straniere milizie,
erano mortalmente odiati.
Era appena partito l'Albornoz dal Patrimonio che in
Sutri avvenne un' insurrezione armata contro Giorgio Un-
garo e gli altri stipendiari della Chiesa (i). A Viterbo venuti
(i) Il 28 aprile 1356 il tesoriere riceve composizioni da ventolto
Sutrini e dal comune « quia cum armis fecerunt insultum contra Gior-
«gium Ungarum et socios suos stipendiarios Ecclesie» {Iiitr. et exit,
n. 264, e. 150).
122 éyV/. Q/^ntoiielli
essi in questione con un albergatore si videro attorniati da una
moltitudine di popolo gridante a morano li forestieri » (i).
Il qual grido aveva pure echeggiato in Orte in un assalto
dato dal popolo tumultuante alla casa del rettore Giordano
Orsini (2). Questi invero, come pure il tesoriere Tavernini,
quantunque non stranieri, ne seguivano fedelmente le orme,
e non eran perciò meno odiati, come lo attestano le tante
imprecazioni loro rivolte, e i maltrattamenti inflitti agli ese-
cutori dei loro ordini. A Viterbo ci fu chi bevve a morte e
distruzione di casa Orsina, mirando principalmente a col-
pire il rettore Giordano : a Bolsena chi apertamente gridò
«Giordano capitano è tiranno di Bolsena» (3): ad Amelia
e Montefiascone proferite ingiurie ancor più sanguinose (4).
Presentatisi alcuni notar! dell'Orsini a Gallese a fare un'ese-
cuzione, ci fu chi in pubblico consiglio arringò contro il me-
desimo per impedirla (5). In Gallese stesso il notaro della
curia, ser Nicola di Roma, fu percosso e ferito ed impedito
(i) «Die .IV. octob. 1356 recepì (ego thesaurarius) a Gemino
« Proferii centrate Sancii Luce de Viterbio condempnato in .xxxvi. fior.
« cum dimid. quia dum esset rissa inter Bcrtum de Orto hospitatorem
« diete civitatis Viterbii ex una parte et lohanneni Rubeuni et alios hi-
«miliares Pauli Maglotii stipendiarios sancte matris Ecclesie et dni
« capitanei ex altera, exclamavit alta voce una cum pluribus aliis de
« dieta civitate et gridavit contra dictos stipendiarios, " morano li fore-
« stieri ", in dampnum et verecundiam sancte matris Ecclesie et dicti
edili capitanei et eorum officialium . . . .xxv. fior.» (Ivi, e. 250 b).
(2) Theiner, op. cit. II, 367.
(3) Intr. et exit. n. 264, ce. 248 B, 254 B.
(4) A Montefiascone un tale disse a un famigliare del rettore
« nolu deveria Dio patere che '1 rìgazzi di coloi che ci à morti e di-
(• structi devessero essere signori; via che moja, occidiamolo » (Coìle-
ctorie. 11. 24-], e. 6 b). Ad Amelia il rettore fu chiamato « Jordano
« ventre feccia » (Antonhlli, Notiiie Umbre, loc. cit.).
(5) Ecco le parole che disse «Noi potemo vedere che facti nostri
« al capitanio non piacciono, che, come sapete, quando M signore voi
« cacciare il flinte gli trova caseione addosso, et perciò a vedere avemo
«che avemo a fare» (Intr. et exit. n. 267, e. 191).
La domina-{ionc pontificia nel Matrimonio 123
di esercitare l'ufficio suo (i) : ugualmente il notare ser Gia-
como di Parma a Gradoli, e due castaidi a Marta e Mon-
talto (2). Questi officiali, del resto, come anche i vicari e
castellani, abusavano pur essi delle loro funzioni, seguendo
il malo esempio dei capi. Il notaro Giacomo dell'Amatrice,
(i) «... lacobus lannis Voglie de Gallesio, animo impediendi et
« frangendi officium curie Patrimonii et suorum officìalium, in vili-
« pendium et verecundiam curie et officialium (predictorum), armatus
« quodani cultello de ferro acuto et malitioso et nudo in manu fecit
« insultum centra ser Nicolaum de Urbe notarium et officialem curie
« Patrimonii euntem mandato diii thesaurarii et curie suum officium exer-
« cendo et ad faciendum quasdam executiones prò camera dicti Patr-
ie monii, et cum dicto cultello percussit et vulneravit dictuni ser Ni-
« colaum in manu dextra duabus percussionibus et vulneribus cum
« sanguinis effusione, suum officium executionis taliter impedivit, quod
« dictus ser Nicolaus ipsum exercere non valuit...». Per questo ed
altri eccessi commessi, insieme a due suoi fratelli, il 19 marzo 1557
paga una composizione di 50 fior. (Ivi, e. 205 b).
(2) «Die .XXVII. septcmb. 1356 rccepi ego thesaurarius a lutio
« Petruccioli et Vannutio Herrigutii de Gradulis prò compositione . . .
« quia tecerunt insultum contra ser lacobum de Parma tunc notarium
« et officialem curie Patrimonii cum cultellis ad latus animo accipiendi
« de manibus ipsius Bartucium de dicto loco quem ceperat prò qui-
« busdam per eum conimissis, et dictus Vannutius ivit post dictum ser
« lacobum cum lapidibus in manibus dando ad predicta auxilium dicto
« lutio, 50 Hor. ».
«Die .VII. septemb, 1356 reccpi . . . a Pirocto ultramontano ho-
« spitatore habitatore Montisalti prò compositione facta cum eo quia
« dum Ricius de Urbevetcri castaldus curie Patrimonii ceperit de man -
«dato iudicis diete curie Petrum Grossi habitatorem dicti castri, dictus
« Piroctus cepit dictum Ricium per brachium dicendo eidem: " per lu
« corpo di Dio tu no lu meni ancora ", turbando et impediendo offi-
«cium dicti castaidi, 5 fior.».
«Die .xxiiii, septemb. 1357... a magistro Petro de coniitatu
« Tuderti habitatore Marthe condempnato . . . quia dixit verba iniuriosa
« Mentio Glorii de .Monte Sancti Savini castaido curie Patrimonii, vir
«delicet " asino sanguinente" et contra eum pluribus vicibus admenasse
«manibus vacuis noctis tempore.. . 18 lib. 2 sol. 9 den. ppr. » (Ivi,
ce. 195, 197, 249 B).
124 €M. oAìitoiielli
a Bolsena, citò avanti a sé alcuni del luogo, asserendo di
dover procedere contro di loro per un maleficio, che poi
mediante denaro convenne di occultare; e denaro estorse
al sindaco di Centocellc falsamente asserendosi mandato dal
giudice dei malefici per certe inquisizioni; e lo stesso fece
a Stroncone (i). Cecchino di Vannicello castellano di Ca-
nino percosse in testa colla spada ed incarcerò un tal Pie-
truccio, reo di avere appellato dal giudizio di lui alla curia
del Patrimonio (2). Anche costoro pertanto erano, non meno
dei capi, malveduti ed odiati. In Bassano non si permise al
castellano di esercitare il suo ufficio: quel di CoUecasale,
(i) «Die .XXVII, iul. 1362, recepì... a Menicutio magistri Petri
« de Monteflascone fideiuxore ser Antonii condam lacobi de Amatrìce
« olim notarli curie Patrimonii condempnatì in .XL. fior, eo quod ìpse
« ser Antonius dum starei in castro Bulseni fraudulenter coram se ut
« notarlo curie fecit requiri et requisivit Iu5(;arellum Massarie, Meni-
« cutium Fiselle, Pic(;olum Vannecti, Franciscum Voccalarche et Bran-
« chatellum Marchectini de Bulseno, asserens de mandato dni lohannis
«de Gualdo iudicis maleficiorum diete curie formasse inquisitionem
« contra predictos requisitos prò insulta et percussionibus inter eos ha-
« bitis et factis, et testes examinasse super dieta inquisitione, tractatum
« habens cum eis de occultando dictum maleficium, prò qua occulta-
« tione extorsit et percepit a predictis .v. fior, et ipsam inquisitionem
« quam asseruit factam cassavit, et iudici predicto non retulit ut tene-
«batur: item quia extorsit et habuit indebite a syndico comunis ca-
« stri Centumcellarum .iv. fior, asserens ficte accessisse ad dictum ca-
« strum ad inquirendum de quibusdam malleficiis mandato dicti iudicis,
e quod revera non fuit ; item quia in castro Struncoiii extorsit et ha-
« buit ab Antonio lohannis Alevecte unum fior. &c. 30 fior. » (Col-
lectorie, n. 24J, e, 3 34 b).
(2) «Die .xxviii. octob. 1356, ree. a Cecchino Vannicelli magi-
« stri Francisci de Monteflascone prò compositione . . . quia dum dictus
aCecchinus esset castellanus eastri Canini cepit seu capi fecit Petru-
« cium de Canino dictum Piciarium causa ducendi euni in carcerem,
« qui Petrutius appellavit ad curiam Patrimonii, et dictus Cecchinus
« audita dieta appellatione pereussit eum in capite cum spata animo
« et intcntionc impediendi et rumpendi dictam appellationem, et ipsum
« posuii in carcerem &c. 25 fior. » (Iiitr. et exit. ti. 364, e. 195 b).
La domi)ia\ionc pontificia nel 'Patrimonio 125
rappresentante del tesoriere Tavernini (i), fu preso, legato
e condotto in carcere a Bomarzo : a Radicofani fu con armi
insultato il vicario ser Amelio di Reggio e i suoi famigliari :
a Pereta non si volle ricevere il castellano, né gli officiali
della curia (2). Tutti questi fatti, avvenuti in punti diversi
della provincia, ne mostrano uno stato di esasperazione degli
animi tale da poter prorompere, senza un pronto rimedio,
in qualche grande rivolta : invece nessun rimedio fu dato,
e il male si aggravò.
Oltre agli abusi degli officiali erano pur cagione di grave
malcontento le frequenti imposte di guerra. Durissima fu
quella per il ricupero di Bologna (3). Né meno ostica la
(i) La castellania di Collecasale era stata concessa al tesoriere
Tavernini da Clemente VI (cf. Fabre, Un registre caméral ilu cardinal
Albornoi cit.).
(2) Si rices'ono composizioni, nel 1556, àa alcuni di Bassano « quia
« obposuerunt se castellano castri Vassani, qui ibat suum officium exer-
« cere, nec permiserunt eundem suum officium exercere » (Ivi, ce. 192 b,
199): dai signori e dal comune di Bomarzo «quia dicebantur quosdam
« ipsorum insultasse et per personam cepisse Ninuni castellanum castri
« Colliscasalis, et eum ad dictum castrum Polimartii ligatum duxisse et in
« privatum carcerem tenuisse » (Ivi, e. 146 b): nel 1558, da alcuni dj
Radicofani « quia armati armis ofFendibilibus et defendibilibus fecerunt
« insultum contra ser Arnellum de Regio tunc vicarium et officialem
« dicti castri prò sancta Romana Ecclesia, causa turbandi officium suum,
« et contra ipsum et suos familiares, dictosque familiares percusserunt
« cum dictis armis» (Ivi, e. 2658): nel 1561, dal comune di Pereta
per la ribellione dell'anno avanti « in nolendo recipere castellanum
« deputatum per dnm legatum, nec officiales dni rectoris Patrimonii »
(ColUctorie, n. 24J, e. 285).
(3) Un tal Vanne di Puccio di Corneto fu condannato nel 1361
« quia dum esset constrictus per vicarium terre Corneti in palatio co-
« munis ad solvendam partem sibi contingentem de imposita per di-
ce ctum comune ùicia. occasione et nomine comprestitionis exercitus prò
« recuperatione Bononie mandato dni capitanei, prout idem dns capi-
«taneus a dno legato habuit in mandatis, in opprobrium et vilipen-
« dium sancte matris Ecclesie et eorpm offìcialium, et contra statum
« ipsius Ecclesie, insurrexit corani dno lohanne iudice assessore terre
126
il/. Z'intonelli
cosiJetta «nova tallia miìitum » imposta dall' Albornoz a
molti comuni per il ricupero e la difesa in genere delle
terre della Chiesa. Solo Montefiascone, terra prediletta
da Urbano V, potè ottenerne, prima la riduzione da 450
a 300 fiorini all'anno, poi la totale esenzione (i). L' Al-
bornoz stesso del resto riconosceva la durezza di tali gra-
vami voluti dalla necessità, ne soffriva in cuor suo, e
desiderava che la pace si stabilisse durevolmente per po-
terne flire a meno (2) ; tutto al contrario degli altri legati
e officiali, che nello smunger denaro facevano consistere la
principal cura del loro ufficio. Altra imposta eccessiva, che
finì col rovinare i già dissanguati comuni, fu quella deli-
berata nel parlamento di Perugia nel 1373 per la costru-
zione di una rocca in detta città, e per assoldare lance contro
il Visconti (3).
Nella lontana Avignone si viveva ignari delle vere con-
dizioni dello Stato ecclesiastico, descritte com'erano nelle
relazioni interessate, e spesso contradittorie, dei diversi le-
gati e vicari e rettori delle provincie. Né potè formarsene
un giusto concetto lo stesso Urbano V alla sua venuta in
Italia, straordinario avvenimento che unì tutti i cuori in un
giubilo immenso, e fece tacere ogni amaro ricordo; seb-
bene qualche sintomo eloquente di malcontento non avesse
mancato di apparirgli. La grave sommossa invero avvenuta
in Viterbo mentr'egli vi era nel settembre 1367, e causata,
« predicte, et centra eum et ser Fortem militem et socium vicari! prc-
« dicti, dicendo: " Per lu sangue di Dio di questa imposta non se ne
« voria pagare denaro "» (Ivi). Ricuperata Bologna, una nuova imposta
fu decretata per la difesa della città: il 25 maggio 1562 si spediscono
infatti lettere al legato contenenti «ea que gesta fuerunt in generali
« parlamento Provincie Patrimonii celebrato in terra Montisflasconis p;
« pecuniali subsidio habendo prò defensione civitatis Bononie » {Coi-
lectorie, 11. ijj, e. 5 b).
(i) Append, IV.
(2) Filippini, La seconda ìega\ione cit, XIII, 41, 42.
(}) Theiner, op. cit. II, doc, 522; Pinzi, Storia di Viterbo, III, 371.
La doiìiina\ioiic poìilijicia ìiel 'Patrimonio il"!
sembra, da un' imprudente provocazione dei curiali per aver
lavato un cane in una fontana, doveva ben aprirgli gli occhi
sul forte malanimo di tutti contro i suoi connazionali pre-
potenti e arroganti (i); come pure i ripetuti reclami, fra
gli altri, di quei di Civitacastellana contro una tassa di
tre fiorini all'anno per famiglia e altri gravami imposti
loro dagli officiali della Chiesa (2), dovevano ben indurlo
a riflettere sulla durezza intollerabile di certe imposizioni.
Egli invece non se ne addiede; che anzi continuò a grati-
ficare, più che in passato, il più esoso di quegli officiali,
il tesoriere Tavernini, che avea saputo tanto bene insi-
(i) Pinzi, Storia di Viterbo, III, 344 sgg. Non devesi però ta-
cere la voce raccolta dal contemporaneo cronista d'Orvieto, che cioè
« quel rumore fosse ordinato per certi cardinali, ai quali non piaceva
« che il papa stesse in questo paese, credendo che il papa si sdegnasse,
«e tornasse in corte d'Avignone» (Gualterio, Cronaca di Monte-
marte, I, 191). Certo è che il pontefice fulminò severe condanne contro
Viterbo, che poi revocò ad istanza della republica di Siena. Negli anni
seguenti ritrovò nella città onorata sede e rifugio, ed egli le mostrò
in più modi la sua benevolenza (v. Pinzi, op. cit. p. 365 sgg.).
(2) Il papa scrisse da Roma, il 21 dicembre 1367, al vicario ge-
nerale Anglico, vescovo d'Albano: «Exposuerunt nobis dilecti filii cives
« Civitatiscastellane . . . quod per aliquos oftìciales Ecclesie est eis im-
« positum quoddam gravamen, videlicet trium florenorum auri solven-
«' dorum annis singulis diete Ecclesie prò quolibet foculari, ad quod
« sustinendum sunt penitus impotentes . . . Nos nolentes quod dicti cives
« indebite aggraventur, fraternitati tue . . . mandamus, quatenus de huius-
« modi gravamine te informare procures, illudque modereris et minuas
« prout tibi videbitur expedire. Nos enim dilecto tìlio nobili viro vi-
te cario civitatis prefate per alias nostras litteras inhibemus ne hinc ad
« duos menses proxime futuros, infra quos super hoc poteris providere,
« contra cives eosdem ad exacticnem dictorum trium florenorum quoquo
« modo procedat ». Tardando Anglico a provvedere, e continuando il
predetto ed altri gravami, il papa scrisse il 20 novembre 1368 al vi-
cario di Civitacastellana e agli altri officiali di sospenderli per altri due
mesi « intra quos prelibati cives deliberationem eiusdem episcopi ha-
« bere verisimiliter posse debent » {Reg. Vatic. n. 24^, e. 31; Reg.
Aven. Urh. T, XXI, 517 b).
T2?
mtonelli
nuarglisi, e far risaltare le sue benemerenze come ammi-
nistratore.
Mentr'era ancora in Francia si vide infatti giungere
una querimoniosa lettera di costui, nella quale dicendosi
venuto in odio a molti per il troppo zelo spiegato nell'adem-
pimento del suo ufficio invocava la papale protezione; ed il
buon papa ad accordargliela insieme alla famiglia ed ai beni,
con tutti i privilegi ed immunità alla medesima inerenti (i).
Poco dopo raccomandò ai ricevitori camerali di trattarlo
benignamente nell' esame de' conti, attesa la di lui fedeltà
e sollecitudine, ed il gran profitto derivato dalla sua ge-
stione alla Chiesa (2). Venuto in Italia, lo mandò in Or-
(i) «Dilecto filio Angelo Tavernini .. . Patrimonii thesaurario . , .
« Cum, sicut exhibita nobis nuper prò parte tua petitio continebat, in
« provincia Patrimonii . . . diu apostolice camere officialis extiteris et
« existas, et in prosequendo Ecclesie ac camere predictarum negotia,
« commoda et honores adversus quoscumque, previa ratione et privatis
« affectibus relegatis, multorum tam incolarum diete provincie quam
« etiam aliorum postponentium voluntati iustitìam indignationem in-
« curreris, quam habes probabiliter formidare, Nos nequaquam volentes
« ut id unde mereris premium tibi personale seu reale afferat detri-
« mentum, sed potius innocentiam tuam ab omni oft'ensa et iniuria pre-
« servare, tuis in hac parte supplicationibus inclinati, personam tuam
« cum familia ac omnibus bonis ac iuribus . . . sub beati Petri et apo-
« stolice Sedis protectione recipimus &c. . . . Dat. Avenion. .x. kal.
« mart. a. .iv. » (Reg. Aven. Urb. V, XIV, 182). Seguono lettere ai
vescovi d'Orvieto e Viterbo e al preposto d'Avignone, perchè vigilino
onde al Tavernini non venga recata ingiustizia o molestia.
(2) « Fidelitatem et solicitudinem dilecti fìlii Angeli Tavernini Pa-
«trimonii b. Petri in Tuscia thesaurarii, ac magnum fructum qui ex
« eius laboribus Ecclesie provenit hactenus et provenire non desinit, a
« pluribus sepe audivimus fidedignis » è detto nella lettera del 6 ot-
tobre 1 366 diretta « Stephano abbati monasterii Sancti Victoris Mas-
« siliensis proventuum in nonnullis Italie partibus Romane Ecclesie de-
« bitorum receptori generali, ac Hugoni de Bonovillari archidiacono
« Manhaci in ecclesia Auxitana, et eorum ac cuiuslibet ipsorum com-
« missariis deputatis in ncgotio infrascripto » (Reg. Vatic. n. 248,
e. 266).
La dominazione pontificia nel 'T*atrimonio 129
vieto co' più ampi poteri di correggere, riformare, punire,
ingiungendo a tutti, magistrati e cittadini, conestabiii e sol-
dati, di obbedirgli in tutto come a se stesso (i): gli con-
cesse una pensione vitalizia di eoo fiorini all'anno (2): lo
dichiarò esente da ogni onere reale e personale in tutte
le città e terre della Chiesa, e die' facoltà a lui e ai suoi
di portare ovunque liberamente le armi (3): lo nominò
infine castellano, a vita, della rocca di Celleno, permetten-
dogli di farsi rappresentare da altri nell'ufficio, collo sti-
pendio mensile di diciotto fiorini, da pagarglisi per meui
dai Cellenesi, per l' altra metà dal comune di Viterbo al cui
distretto Celleno apparteneva (4).
VII.
Usa relazione del vicario Pietro,
arcivescovo di bourges.
Tornato che fu Urbano in Francia, il malcontento delle
popolazioni si accentuò. Anche l'Albornoz era morto, e cosi
lo Stato ecclesiastico si trovò ridotto completamente in
(i) Nella lettera ai medesimi, del 21 gennaio 1370, è detto «Nos
« enim ipsi thesaurario quoslibet contradictores, rebelles et inobedientes
a corrigendi, puniendi, condempnandi et ab officiis et stipendiis amo-
« vendi et Cassandi. et de vobis et quolibet vestrum ordinandi, prout
« sue discretioni videbitur, plenam concedimus . . . facultatem » (Reg.
Fatte, n. 2)0, e. 20 b).
(2) Resi. Aven. Urb. V, XXII, 401, lettera del 15 giugno 1370.
(3) Ivi, e. 404 B.
(4) Reg. Aven. Urb. V, XXII, 429, lettera del 16 giugno 1570.
Segue la lettera al rettore del Patrimonio «quatenus dictam arceni cum
« omnibus fulcimentis et rebus Romane Ecclesie que sunt in ea prefato
e Angelo, vel. alteri quem ipse ad hoc duxerit deputandum eius no-
«miné, faciat assignari . . ,». Il Tavemini godcN'a già anche la castel-
lania di Collecasale (v. sopra p. 12), nota i).
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 9
130
^, Q/fntonelli
baik di legati e vicari francesi, clie « vi fecero alto e basso
« da veri tiranni, e con angherie, con venalità, con ingiu-
« stizie d' ogni maniera misero a disperazione le provincie
«dissanguate da continue imposte di guerra» (i).
Di uno di costoro, Pietro arcivescovo di Bourges, car-
dinale di S. Maria in Trastevere, ci è pervenuta la minuta
di una relazione ai curiali d'Avignone sull'amministrazione
dello Stato, con proposte di provvedimenti e riforme da
suggerirsi al pontefice per il miglior governo del medesimo.
È un documento importante, oltre che per le notizie che
dà, per gli intendimenti che lo scrittore vi manifesta. E noi,
quantunque riguardi non il solo Patrimonio, ma tutto lo
Stato ecclesiastico, crediamo pregio dell'opera pubblicarlo
in appendice a questo nostro lavoro, ed esporne qui nelle
sue parti essenziali il contenuto (2).
Da esso primieramente appare sempre più evidente es-
sere principal cura di quei legati e vicari di dominare e
taglieggiare dispoticamente, senza riguardo alcuno al bene
delle popolazioni, senza preoccuparsi affatto dell' odio che
si suscitavano contro.
E Pietro vi rivela una grande ambizione di governo, a
soddisfare la quale mira anzitutto il suo consiglio di riunire
tutte le Provincie sotto una sola legazione, giustificando con
molte ragioni l' opportunità di un tale provvedimento. Posta
tutta r autorità in uno solo, egli dice, i nemici della Chiesa
avrebbero maggiormente a temere. E poi l'esperienza aveva
dimostrato essere tra due uguali ben raro l'accordo, e facile
invece l' invidia e la confusione ; e tanta per di più la ma-
lizia dei tiranni da seminare essa stessa i germi della di-
scordia, com' era avvenuto al tempo dell'Albornoz e di An-
(i) Gregorovius, Storia di Roma, ed. Venezia, VI, 530.
(2) Append. iii. Si conserva fra gì' Instr. Misceli, dell'arch. Vati-
cano, an. 1371. È scritto in quattro fogli cartacei di varie dimensioni,
il primo e terzo duplicati, ma con qualche variante. La scrittura n' è in
genere chiara, con pochissime cancellature.
La dominazione pontifìcia nel 'Patrimonio 131
<iruino di Clugny. Fiero nemico dell 'Albornoz era allora
Bernabò Visconti che gli faceva infestare dalle compagnie
le terre della legazione comprendente la Marca, il Ducato,
il Patrimonio e la Campania, costringendolo a spendere tutte
le entrate per la difesa; mentre non offendeva il Cluniacense,
legato in Bologna e nella Romagna; ed anzi lo rassicurava
sul conto suo, col segreto intendimento bensì di coglierlo
alla sprovvista, quando glie se rie porgesse il destro, tenendo
quegli, nella fiducia in cui stava, poca gènte d'arme. Avendo
pertanto l' Albornoz richiesto il collega di sussidi, si senti da
questi rispondere che non poteva mandarli per non mettere
in pericolo lo stato pacifico della sua legazione: il Visconti
certo non gliela avrebbe menata buona ! Ora, conclude Pietre^'
se fosse stato un solo legato, tale sconcio non si sarebbe ve-
rificato, e questi, colle rendite dell'intera legazione, avrebbe
validamente difeso sé e le terre della Chiesa : soggiunge poi
ipocritamente : « e non dico ciò per infamare alcuno né vivo
« né morto ». ;
Più avanti torna alla carica, e dice addirittura esser egli
stesso la persona ad hoc, e l' occasione presentarsi proJ)izia
per attuare la riforma. Il card. Anglico invero, che con lur
divideva la legazione tenendo la Romagna e Bolc^na, avea
fatto domanda di esserne esonerato. Molti però erano gli
aspiranti a succedergli. A deludere copertamente l'aspetta-
tiva di costoro Pietro consiglia di far rimanere ancora per
qualche tempo il card. Anglico, poi dargli licenza di recarsi
in curia sotto colore di dover riferire sullo stato delle cose
in Italia, e frattanto egli sostituirlo, provvisoriamente in ap-
parenza, cioè fino al ritorno del collega, che non si sarebbe
più effettuato: così insensibilmente, e senza dispiacere a
nessuno, la legazione potrebbe rimanere a lui solo.
I vantaggi amministrativi e politici di quest'unità di
comando erano, secondo lui, evidenti. Da un calcolo som-
mario le entrate delle diverse provincie ammontavano a un
totale di 560000 fiorini. Le necessità attuali richiedevano
132
<l4ntonelli
di tenere mille barbute in Bologna e cinquecento in Perugia
con una spesa di 180000 fiorini all'anno, trecento Ungari
con una spesa di 25 eoo fiorini, e mille fanti con una spesa
di 30 000. Pei rettori delle provincie, i castellani e gli altri
officiali occorrevano 120 000 fiorini. Un'annua spesa, quindi,
di 355 eoo fiorini. Il resto, e non era poco, sarebbe andato
a beneficio della camera apostolica in tempo di pace, e in
tempo di guerra avrebbe servito ad assoldar genti in buon
numero per far fronte a qualunque eventualità. Tale il di-
segno ch'egli faceva, inattuabile colla legazione divisa.
Né si dica che in caso di morte dell' unico legato po-
trebbero sorgere novità; ogni pericolo sarebbe scongiurato,
qualora i rettori e gli altri officiali tutti fossero sufficienti
e devoti. Ed a questo proposito consiglia di nominar sempre
persone non italiane, siccome più immuni da parzialità : e
quanto ai tesorieri, che neanche siano ammogliati, ma chie-
rici, affinchè, arricchendosi nell' ufficio, i loro beni non
passino dopo morte ai figli, ma alla camera apostolica; e
mostratisi fedeli servitori, vengano infine premiati colla pre-
latura. (L'esempio del Tavernini che aveva accumulato vi-
stose ricchezze, e le moltiplicava col dar denaro ad usura,
gli avrà suggerito più specialmente il consiglio. Di lui infatti
si sa che all'Albornoz stesso aveva mutuato per i bisogni
della camera duemila fiorini, ricevendone in pegno a ga-
ranzia il castello di Piansano (i); che oltre a un ricco pa-
lazzo in Viterbo aveva acquistato presso la città un podere
del valore di quindicimila ducati; e che quando mori aveva
ventimila ducati in denaro e molte gioie (2) ). Certo poi che
sui tesorieri tutti e sul ricevitore generale stesso occorre-
vano una sorveglianza e un freno maggiori ; e Pietro pro-
pone che due chierici beneficiati e di buona coscienza ed
aspiranti alle prelature ne debbano rivedere ogni sei mesi
(i) Vedi sotto, p. 154.
(2) Pinzi, op. cit. pp. 372, 385.
La dominazione pontificia nel 'Patrimonio 133
i conti. Un esame generale dei conti suggerisce poi anche
pei tesorieri del tempo passato, nel luogo ove esercitarono
l'ufficio, per conoscere meglio la verità sulla loro gestione.
L' unico legato o vicario doveva essere certamente per-
sona laboriosa, potente, esperta n^li affari di Stato. E chi
migliore di lui che aveva già per le mani certi trattati molto
onorevoli ed utili per la Chiesa? Non si badasse pertanto
-alle false voci sparse sul suo conto, per nuocergli, dai ne-
mici suoi e della Chiesa, sopratutto dai Fiorentini che tanto
brigano, pressati dai Perugini, perchè non rimanga. E non
si desse neanche ascolto in generale alle accuse dei tiranni
contro gli officiali, rappresentati sempre come gente che
cerca arricchirsi indebitamente; ai tiranni dispiace vedersi
contradetti nelle loro malizie, e perciò reclamano; ma non
e giusto punire i buoni officiali sulle loro denunzie, desi-
derando quelli averli docili ai loro voleri, per potere, me-
diante denaro, essere liberi di agire a loro talento : quegli
officiali invece non meritare lode che dai tiranni sono
lodati.
Se però, seguita Pietro, si credesse più acconcio con-
tinuare a tenere due legati, egli, per quanto riguarda la sua
legazione, chiede almeno che ne iacciano parte, come già
al tempo dell'Albornoz, la Marca, il Ducato, il Patrimonio
e la Campania e Marittima; e di più fa osservare essere ne-
cessario pagare subito i debiti contratti dal suo antecessore
cogli stipendiari per fare la guerra contro i Perugini e il Pre-
fetto, debiti che ammontano a ben sessantamila fiorini, e che
non essendo possibile pagare colle rendite ordinarie della
legazione, fa d'uopo siano pagati, almeno in parte, dalla
stessa camera apostolica. Egli ci dice che per detta guerra
si tennero agli stipendi mille lancie, cinquecento Ungari e
cento bandiere di fonti : e che, fatta la pace, si ritennero
solo Giovanni de Rode con trecento lancie, Giorgio Pic-
ciolino con Francesco di Città di Castello e cento lancie
(non essendo prudente rimanere totalmente in balìa de' Te-
134 .w ■ ".V . .^« C/intoiielli
deschi), e quattrocentocinquanta fanti per la custodia delle
rocche avute nel comitato di Perugia, con una spesa, fra
tutti, di dodicimila fiorini al mese, spesa strettamente neces-
saria a v^oler conservare pacificamente le terre della Chiesa:
tutti gli altri erano stati cassati, e stavano malcontenti perchè
non pagati, e potevano un. giorno o l'altro far ribellare qual-
che terra; il pagarli quindi era d'imprescindibile urgenza.
: Chiede inoltre qual contegno debba tenere col Prefetto
che sempre tiene la Chiesa in sospetto e fa accolta di gente
d'arme; e se debba infrenare i Romani qualora per causa
del sale e del fuocatico tentino novità nel Patrimonio e nella
Campania : domanda anche focoltìi pei legati in genere di prov-
vedere essi alle castellanie, podesterie ed altri uffici di minor
conto, per risparmiare a Sua Santità tante seccature e fastidi.
Delle proposte riformatrici del card, di Bourges non una
troviamo attuata. La legazione restò divisa. Il card. Anglico
fu si richiamato in curia, e Bologna e le altre terre della
sua legazione consegnate a Pietro che vi fu nominato dal
papa vicario generale (i), ma contemporaneamente un altro
legato e vicario fu nominato per Roma e le provincie in
persona del card. Filippo de Cabassole vescovo di Sabina (2),
al quale, morto dopo un anno, succedette il famigerato Ge-
raldo di Puy, abbate di Montmayeur.
E rimasero anche nel Patrimonio il rettore e il teso-
riere che vi erano, ambedue italiani cioè, e il secondo non
chierico, quali appunto Pietro non li voleva (3); che anzi
furono fatti segno dal pontefice ad attestati di speciale be-
nevolenza. Il rettore Nicola Orsini ebbe, oltre allo stipendio
die percepiva di quattro fiorini al giorno, un' annua pen-
(i) Theiner, op. cit. II, doc. 515.
(2) Ivi, doc. 517. Il 22 aprile 1372 il papa dà facoltà ad ambedu.
di modificare d'accordo quelle costituzioni dell' Albomoz che più non
rispondano alle mutate condizioni dei tempi (ivi, doc. 5 59)-
(3) 11 rettore Nicola Orsini fu confermato nell'ufficio da Gregor;
<Dn breve del i" maggio 1372 (,Reg. Vat. n. 264, e. 31).
La dominazione pontificia nel Tatrimonio 135
sione di duemila fiorini da pagarglisi in quattro rate dal te-
soriere del Patrimonio, la quale però dovrebbe cessare, se,
Giovanni da Siena lasciando il vicariato di Pereta, fosse
questo a lui conferito (i); ebbe in feudo la metà di Tes-
sennano, i cui proventi consistenti nel terratico e nel pa-
scolo ascendevano a circa settanta fiorini, ed ove in tempo
di guerra nessuno abitava, in tempo di pace venti coloni (2):
ebbe non solo la facoltà consuetudinaria di nominare i notari
della curia e gli officiali delle podesterie minori, ma anche
quella insolita di conferire alcune castellanie a' suoi fami-
gliari e servi (3) : ed assunto infine al vicariato Geraldo di
Puy, ebbe dal papa per questi raccomandazioni calde e sin-
golarissime (4). Il tesoriere Tavernini ebbe da Gregorio XI
(i) Append. V.
(2) « Dil. filio nobili viro Nicolao de Ursinis corniti Nolano &c
« Medietatem castri Tessennani . . . cuius redditus, qui in terratico bla-
« dorum et pascuis consistunt, ad septuaginta fior, auri, ut asseris, an-
«nuatim non ascendunt, et in quo castro tempore guerrarum nullus
« habitat, tempore vero pacis viginti rustici coloni habitare consueve-
« runt, tibi et tuis heredibus ex tuo corpore legitime descendentibus, sub
« annuo censu unius sparverii, in festo Penthecostis singulis annis re-
« ctori provincia Patrimonii . . . persolvendi, concedimus in feudum, ac
« volumus quod tu, priusquam de Romana curia recedas, nobis prestes
«homagium, et in manibus ven. fratris Petri archiepiscopi Bituricen-
(' sis camerarii nostri fidelitatis debite solitum iuramentum . . . Dat.
« Avin. .v. kal. maii a. .11. » {Keii. Aven. Greg. XI, XIII, 293).
(5) Theiner, op. cit. II, doc. S54, lettera del 20 aprile 1373 a
Geraldo di Puy.
(4) Nella citata lettera dice a Geraldo: « sic te in premissis et aliis
« cum prefato cernite dulciter et amicabiliter habiturus, quod inter te
« et ipsum sincera dilectio et amicitia vigeat, idemque comes merito
« valeat contentari, in quo nobis plurimum complacebis, et displicibile
« esset menti nostre, si contrarium evenirci ». In altra lettera del 2 giugno
al medesimo, dopo avergli ricordato essere sua intenzione che 1' Or-
sini esercitasse pur sempre un'autorità uguale a quella che aveva al
tempo dell'Albornoz, aggiunge : « Sed quia ipsius comitis devotionis et
« fìdei sinceritas aliaque probitatis et virtutum merita favoris et honoris
« ampHtudinem promerentur, discretioni tue mandamus, quatenus eidem
136 é^. Q^intonelli
la conferma della pensione annua di seicento fiorini, e degli
altri privilegi concessigli da Urbano V, e di più il regime e
la custodia della rocca di Orchia(i).
Continuò Gregorio ad ingerirsi nella nomina o conferma
dei castellani, che il card, di Bourges voleva rimessa ai le-
gati ; e confermò a vita il francese Pietro, primo vescovo
di Montefìascone, nella castellania di Marta, che gli era stata
concessa a tempo dal legato suddetto, colla singolare con-
dizione, che se il suo rappresentante nel governo della me-
desima fosse citramontano, dovesse egli esserne il fideiussore,
se ultramontano, spettasse a questi il procurarselo (2) : ad
Angilotto de' Normanni di Roma, nominato dal legato ca-
stellano di Rocca Ripesena in quel di Orvieto, volle che
si desse l'intero salario che quegli gli avea diffalcato, op-
pure si concedesse qualche altra castellania (3) : e di qualche
« corniti ultra terminos sui officii de officiis et aliis, quantum erit pos-
« sibila atque decens, complaccas eundemque tractes favorabiliter et
« honores » {Rei;. Fatte, n. 26^, e. 290 b).
(i) Reg. Fatte, n. 282, ce. 122 B, 128B, lettere del 28 marzo e
IO aprile 1371.
(2) « Ven. fratri Petro episcopo Montisflasconensi . . . Attendentes
« quod tu castellaniam castri nostri de Martha tue Montisflasconen. dio-
«cesis per dil. filium nostrum Petrum ecclesie Sancte Marie in Trans-
« tiberini presbiterum cardinalem tunc in partibus illis prò Romana
« Ecclesia in temporalibus vicarium generalem tibi commissam lauda-
« biliter rexisti atque bene, per te seu illuni vel illos quos ad hoc do-
« putabis, quamdiu vixeris et ecclesie Montisflasconensi prefueris, tc-
« nendam, regendam et etiani gubernandani auctoritate apostolica tibi
« conimittimus, cum honoribus &c. . . . Volumus auteni quod si ille
« cui predicte castellanie officìum regendum et gubemanduni conimittc
« sit citraniontanus, tu prò ipso fìdeiubeas, si vero ultramontanus fuerii,
« ipse ultramontanus per se fideiussores et alias cautlones ydoneas de
« huiusniodi castellanie officio tìdeliter esercendo et alias in forma s^
«lita dare teneatur . . . Dat. Avin. .xiv. kal. aprilis a. .11. » {Reg. Vati,
n. 27 s, e. 31).
(3) Reg. Vatic. ti. 26S, ce. 156, 185 b, lettere in proposito al vi-
cario Filippo vescovo di Sabina e a Geraldo abbate di Montniayeur
(20 giugno e 29 sett. 1372).
La doiìiiìia\ionc pontifìcia nel ''Patrimonio 137
castellania volle pur provveduti Lupo dì Bartolomeo e Pietro
di Gualterio montefiasconesi, e Giacomo de Coseraco, fami-
gliare del suddetto vescovo di Montefiascone, preferibilmente
di quella di Capodimoute (i). Il qual vescovo nominò anche
castellano della rocca stessa di Montefiascone (2), nella quale
già stava Ursello di Giaquintello eletto da Urbano V, e
da lui confermato (3); e perfino il portiere di quella rocca
confermò a vita con breve papale in persona di Ro-
mano di Domenico orvietano, col salario di tre fiorini al
mese (4).
Il papa, adunque, come si vede, si mostrò in massima
affatto contrario ad ogni aumento di autorità ne' legati, pa-
rendogli, e ben a ragione, che ne avessero anche troppa.
Solo quando lo credette opportuno, in determinati casi, ac-
cordò loro qualche speciale facoltà. Così al famoso abbate
Geraldo concesse, non solo di visitare liberamente Corneto,
e ricevervi i conti degli officiali della Chiesa, ma anche di
nominare gli officiali stessi, il vicario cioè, il castellano, e
gli altri minori, rimuoverli e sostituirli (5). Ed egli non è
(i) Rei^. Fatte, n. iCx), e. 57 B, e n. lyo, e. 21, lettere a Geraldo
del 15 giugno 1375, e 16 marzo 1374.
(2) Rev. Vatk. u. 2S6, e. i, breve del 15 gemi. 137S. Nella rocca
egli già dimorava col permesso papale, non avendo nella città dimora
conveniente {Ret^. Aven. Greg. XI, XVII, 26).
(3) I brevi relativi sono in Reg. Avcn. Urb. V, XXII, 446, e
Reg. Fai. n. 2-J4, e. 182 b. Insieme a lui erano dieci famuli, due tor-
rieri e due portieri.
(4) Reg. Aven. Greg. XI, XXV, 198 B, breve dell'S sett. 1575. Per
altri castellani nominati da Gregorio v. questo Archivio, XXX, 312 sgg.
Ricordiamo anche la nomina del castellano di Carbio, Nicola da Ca-
nemorto, con una cauzione di io 000 fiorini {Reg. Aven. Greg. XI,
XIII, 238, breve del 29 aprilu 1372).
(5) « Dilecto filio Geraldo abbati &c. ... De circumspectione tua
« plurimum in Domino confidentes, visitandi per te vel alium seu alios
wlocum nostrum de Corneto, ac vicarium, castellanum et alios offi-
« ciales nostros dicti loci, et ab ipsis computa et rationes nomine no-
« stro et Romane Ecclesie petendi, exigendi et recipiendi, ac ipsos . . .
138
94.. oAntomUi
a dire se profittò di sì ampie facoltà : il vicario papale Ber-
trando di Rainardo fu da lui deposto, non solo, ma incar-
cerato, e costretto a una composizione di novemila fiorini
« absque aliqua rationabili causa » (i).
Dove il papa, continuando nell'antico sistema, segui il
consiglio del card, di Bourges, fu nel non dare molto peso
alle querele contro i soprusi degli officiali, considerandoli piut-
tosto come atti di soverchio zelo nei medesimi, che bastava
moderare caso per caso, anziché come sintomi di un iniquo
sistema di governo che conveniva distruggere dalle radici.
Ricordiamo alcuni de' reclami avanzati da' baroni, che fu-
rono benevolmente accolti, essendo di sommo interesse non
inasprire troppo costoro. Francesco e Battista Di Vico si
querelarono che gli officiali del Patrimonio li molestassero
ancora a proposito di certe antiche condanne, cui la pace
da essi conclusa con Urbano V aveva tolto ogni effetto : e
« prout tibi videbitur, amovendi et destituendi, et alios loco eorum
« ponendi, substituendi et deputandi, omniaque alia et singula in pre-
ce missis necessaria gerendi et exercendi, quibuscumque concessionibus,
« privilegiis seu ordinationibus per nos seu predecessores nostros fa-
te ctis et aliis contrariis non obstantibus, eidem circumspectioni tuo
« plenam et liberam concedimus tenore presentium potestatem. Dat.
«Avin. .IV. kal. octob. an. .1.» (_^eg. Vatic, n. 2^4, e. 176).
(i) Reg. Aven. Greg. XI, XIII, 247. Lettera di Gregorio a Ber-
nardo vescovo di Bologna (13 marzo 1372) perchè renda giustizia a
Bertrando, che giustizia avea chiesto. Bertrando era stato nominato
vicario da Urbano V (v. questo Archivio, XXX, 312).
In una delle sue visite a Corneto vide Geraldo la necessità che
aveva quel porto di riparazioni, e ne scrisse al papa, il quale, prima
di deliberare, gli chiese informazioni « de expensis quas per cameram
« prò dieta reparatione fieri oporteret, et de auxilio hominum de pa-
« tria in laboribus personalibus et aliis, et quando esset inchoandum
«et infra quantum tempus verisimiliter possot pertìci, et si portus ipse
« posset continue in sua reparatione subsistere, et si lanuenses et alii
« maritimi navigantes vellent in aliquo contribuere, et que ex dicto portu
« notabilis utilitas proveniret, nam magna esset expensa, et de omnibus
« circumstantiis, per peritos in talibus » (,Rfg. Vatic. 11. 26^, e. 48 B.
Lettera del 18 maggio 1373).
La domina\ione pontificia nel Matrimonio 139
Gregorio scrisse subito a Geraldo d' informarsi della cosa
e riferirgliene, e frattanto far sospendere ogni innovazione
e molestia. I medesimi intesero anche a premunirsi dagli
eccessivi gravami degli officiali sopra i conducenti il be-
stiame ai propri pascoli, chiedendo ed ottenendo un rescrìtto
pontificio, con cui si vietava a quelli di tassare oltre il do-
vuto, e cioè i sudditi della Chiesa più di quello che le ne-
cessità della camera richiedevano, i non sudditi più di ciò
ch'erano soliti corrispondere (i).
Giordano Orsini e il comune di Xepi, ov'egli era po-
tente, si querelarono di certe nuove imposizioni degli officiali
della Chiesa, per le quali avevano questi proceduto anche ad
atti coattivi ; e Gregorio, dopo maturo esame, esonerò il co-
mune per tre anni dalle dette imposizioni e da ogni altra di
cui si volesse dagli officiali gravare, fermi rimanendo soltanto
gli antichi obblighi, quelli cioè di cui usava rispondere prima
della venuta dell'Albornoz (2). Giordano Orsini venne presto
(r) Diamo in Appénd. x, xi i due documenti. Delle angherie per
le antiche condanne si lamentarono pure i Viterbesi, e Geraldo stesso
ne ordinò la cessazione (Pinzi, op. cit. Ili, 373).
(2) « Dilecto filio Geraldo abbati &c. Nuper prò parte dilectoruni
« filiorum nobilis viri lordani de Ursinis domini de Mareno et communis
« civitatis Nepesine nobis fuit expositum, quod nonnulli officialcs Ro-
« mane Ecclesie in partibus illis existentes ipsos commune ad solven-
« dum ultra illud quod solvere consueverunt de facto compellere ni-
« tuntur, et eos super hoc multipliciter molestant, quamvis iidem
« commune, prout asserunt, ad plus persolvendum nuUatenus teneantur ».
S' informi dei veri obblighi del comune, e frattanto faccia sospendere
ogni coazione e molestia in proposito. « Dat. ap. Villamnovam, kal.
« aug. a. .III.» {Reg. Vatic. n. lòcf, e. 196 iO-
« Dilectis filiis communi civitatis Nepesine . . . Petitio prò parte
« vestra nobis nuper exhibita continebat, quod ultra census,'redditus
« et alia iura antiqua, que, antequam bo. me. Egidius episcopus Sabi-
« nensis dudum in partibus illis apostolice Sedis legatus ad partes illas
« accederei, tenebamini persolvere, per gentes eiusdem Ecclesie in im-
« positionibus novis et aliis quamplures novitates vobis fiunt . . . Nos
« (vestris") supplicationibus inclinati, vos et singulares homines civitatis
140 <S1</. Q4nt Quelli
in attrito col vicario Geraldo che sospettava d'intenzioni a
sé ostili, e cominciò a fare a sua volta preparativi di guerra.
Gregorio gli scrisse una lettera riboccante di affetto per lui
« la flmiiglia, ricordandogli la fedeltà, non mai smentita, degli
avi ; assicurandolo che se da Geraldo o da qualunque altro
X)fEciale si fosse contro di lui ecceduto, egli era pronto a
render giustizia, e a revocare il male operato : non diffidasse
del vicario, a cui scriveva di non fare novità alcuna contro di
lui, e di trattarlo anzi benignamente : si guardasse piuttosto
dai seduttori che volevano farlo strumento delle loro mire
sovvertitrici per gettare una macchia indelebile sul suo nome,
di cui invidiavano la chiarezza e nobiltà. Scrisse anche al
rettore del Patrimonio perchè s' interponesse per la concordia
fra Geraldo e l'Orsini (i). E ottenne in tal modo che la
pace non fosse per allora turbata.
Francesco e Giacomo degli Arcipreti di Perugia, feuda-
tari di Tarano e Foce (2), si querelarono anch'essi delle con-
tinue vessazioni degli officiali della Chiesa « occasione meri
« imperii et custodie dictorum castrorum, ac in visitationibus,
« sindicationibus, angariis et perangariis ac diversis aliis exa-
« tionibus » e Francesco specialmente circa l'esazione del pe-
daggio di Tarano ; ed ottennero subito un perentorio ordine
del pontefice agli officiali di desistere da tutti i detti gra-
vami (3). La voce dei potenti era dunque esaudita; ma quella
del popolo oppresso non trovava ascolto.
« nostre Nepesine ab huiusmodi inipositionibus et quibusvis novitatibus
« per quoscumque legatos, vicarios &c. presentes et posteros . . . vobis
« impostis et imponendis usque ad tres annos, a data presentiuni com-
« putandos, liberamus et absolvimus per presentes, eaque vobis reniit-
«tinius de gratia speciali... Dat. Avin. .11. kal. febr. a. .iv. » (Reg^.
Aien. Gre^r, XI, XXI, 284 b).
(i) Append. xil,
(2) V. questo Archivio, XXX, J07.
(3) Reg. Averi. Greg. XI, XXIII. 375 B, lettera del io giugno 1375.
La dominazione poiilijìcia nel "Patrimonio 141
Vili.
La ribellione del 1375.
E COSI, mentre tutti quei legati e vicari non miravano
che a scavalcarsi l'un l'altro, ad assicurarsi il potere e ad
esercitarlo con sempre maggiore durezza, il malcontento
metteva sempre più salde radici nelle popolazioni anga-
riate, e i germi della ribellione si fecondavano. Alla fine
la misura fu colma e traboccò. E certo un fremito di pa-
triottica gioia, mai forse fin allora provato, dovè correre
per tutta Italia, quando Firenze, diventata la guardiana della
libertà e dell'amor nazionale italiano, chiamò alla riscossa
quanti si trovavano malcontenti del governo dei legati pon-
tifici. Fu un generoso moto di ribellione degno di restare
memorando fra i più nobili fatti della nostra storia (i). A
suscitarlo concorse in Firenze, col desiderio di vedere ab-
bassata neir Italia di mezzo la potenza politica de' pontefici,
emula della fiorentina, la recente irritazione per il diniego
avuto di estrarre dal Patrimonio il frumento di cui la città,
afflitta dalla carestia, aveva grande bisogno (2).
(i) Cf. Gregorovius, op. cit. VI, 552 sgg.
(2) Una grande carestia, conseguenza di una grande mortalità,
desolò Italia nel 1374-75. Molti comuni richiesero la tratta del grano
dalle terre della Chiesa, specie dal Patrimonio, dove il flagello aveva
meno infierito, e la coltivazione del grano era più sviluppata. Tra
questi, Firenze. Ma ambasciatori del Patrimonio andarono a suppli-
care il pontefice che non concedesse tratte a nessuno, e le accordate
revocasse, bastando appena il grano ai bisogni della provincia. Gre-
gorio, imbarazzato per le tratte già concesse, se ne rimise a Geraldo,
che alla richiesta di Firenze oppose un rifiuto. V. Mirot, La question
des blés dans la rtipture entre Floretue et le Saint-Siège in Mèlanges
d'archeologie et d'bistoire, XVI, 181 sgg. Ai documenti ivi pubblicati
si può aggiungere il seguente brano di una lettera di Gregorio XI ai
Fiorentini, del 29 genn. 1575:
« De tracia autem grani quam ipsum abbatem (Geraldum) vobis
142 €M. oAìitonelli
Prime ad insorgere e a cacciare gli officiali della Chiesa
furono, nell'ottobre 1375, Orte e Narni. Il pontefice se ne
duole, e scrive ad entrambe che prima di prorompere a no-
vità dovevano ricorrere a lui che avrebbe apprestato l'op-
portuno rimedio; le esorta a tornare all'obbedienza, assicu-
randole che presto rimuoverà ogni causa di turbamento (i).
Sollecita nello stesso tempo il rettore del Patrimonio, che
era per suoi affari in Sicilia, a tornare nella provincia senza
più allontanarsene, e porre argine all' insurrezione (2). E
frattanto raccomanda al di lui figlio e luogotenente Roberto
Orsini di lavorare con ogni possa per ridurre all'obbedienza
i ribelli, tener fermi i buoni, pacificare i discordi (3): e
« denegasse conqyerimini sic dicimus, quod non forte parvam habuìt
« causam denegandi, videns terris nostris et prefate Ecclesie regimini
<.' suo commissis posse ex hoc non modicum periculum imminere, quod
« non solum per dicti abbatis intimationem, sed per plures alios fide-
« dignos ita esse percepimus et novissime per assertionem nobis factam
« etiam cum iuramento per dilectos filios . . . ambassiatores provincia
« Patrimonii, qui affirmaverunt quod in terris dicti Patrimonii erat non
« minor indigentia et penuria biadi et grani quam sit in civitate ve-
« stra, et quod ex qualibet modica tracta que de ipsis nostris terris
«fieret possent magna scandala exoriri » {Reg. Vatic. n. 2^1, e. 170 b).
(i) Dice loro: «et si iideni officiales contra vos excesserint, ad
« talem novitatem non debuissetis prorumpere, sed ad nos primitus per
a ambassiatorem vel litteras vestras habere recursum, quia adhibuis-
« semus, prout adhibere intendimus in hac parte, remedium oportunum»:
ed aggiunge « in brevi super turbatione vestra et aliorum tale pone-
« mus remedium, quod vos et ipsi alii poteritis merito contentari. Dat.
« Avin. .III. non. novemb. a. .v. » {Reg. Vatic. n. 2-jl, ce. 70, 71).
Questa lettera ed altre pure datate il 5 novembre mostrano chiaro che
la ribellione era cominciata fin dal mese avanti, e non scoppiò solo
nel novembre, come afifermano concordemente cronisti e scrittori.
(2) Ivi, e. 69, 2 novembre 137S.
(3) « Dil. filio nob, viro Roberto nato et locumtenenti dilecti filli
« nob. viri Nicolai de Ursinis Patrimonii rectoris. Cum notificatuni sit
« nobis quoJ in provincia nostra Patrimoni b. P. in Tuscia, quam prò
« dil. filio nob. viro genitore tuo eiusdem provincie rectore gubernas,
«alique sunt turbationes et novitates exorte, de quibus, cum in aliis
La dominazione pontificia nel ^Patrimonio 143
chiede ai Colonna, agli Orsini, ai Savelli e ad altri baroni
romani che gli prestino efficace concorso (i). Gli preme so-
pratutto che il moto non si estenda ad altri centri mag-
giori ; e a Toscanella, Corneto, Orvieto e Todi scrive di
non lasciarsi sedurre da maligne suggestioni, ma di adope-
rarsi anch'esse per il buono stato della provincia, affinchè
alla sua venuta in Roma, nella prossima primavera, possa
trovarla pacificata e quieta (2) ; e scrive anche a Viterbo, ag-
giungendo che la sua costanza nella fedeltà, nonostante le
sollecitazioni dei tristi, gli era cagione di grande conforto (3).
Ma oramai ogni promessa di rimedio era tardiva, ogni pre-
« provinciis nostris non accidant, plurìmum admiramur, nobilitatem tuam
« requirimus et hortamur attentius mandantes, quatenus circa reductio-
« nem illorum qui ab obedientia diete Ecclesie seu potius eius officia-
« lium deviasse dicuntur, et perseverantiam fidelitatis et obedientie alio-
« rum, necnon pacificationem et operationem {sic) quorumdam, qui
« dicuntur invicem dissidere, aliaque prò honore ac statu diete Ecclesie
« studeas congruis niodis totis tuis viribus laborare. Dat. Avin. .111. non.
« novemb. a. .v. » (ivi, e. 71).
(i) Theiner, op. cit. II, doc. 590.
(2) Ecco la lettera : « Admodum displicenter audivimus certas no-
ce vitates per quosdam populos provincie nostre Patrimonii b. P. in T.
« fore nuper inconsultis niotibus attemptatas. Quare fidelitatem vestram
« hortamur attente mandantes, quatenus in nostra fideli constantia et
« obedientia diete Ecclesie inviolabiliter persistentes non permittatis
« vos seduci malignis suggestionibus quorumcumque, quinimo circa re-
« ductionem deviantium, pacificationem discidentium et confortationem
« perseverantium in fidelitate diete Ecclesie totis vestris conatibus la-
« boretis, ut in adventu ad partes illas futuro, Deo dante, tempore veris
« proxime secuturi, partes illas invenire possimus pacificatas et quietas.
« Nos autem ad presens super hiis certas nostras litteras premittimus,
« et de proximo prò contentatione populorum de efficaciori remedio,
«concedente Domino, curabimus providere. Dat. Avin. non. novemb.
«a. .v. » {Reg. Vatic. n. 271, e. 69 b).
(3) « Dolenter audivimus quasdam novitates &c. . . . sed in eo con-
« solamur quamplurimum, quod vos, ut intelleximus, requisiti a pre-
te sumptoribus talium tante iniquitati, sicut fideles et constantes filii,
«acquìescere noluistis &c. . . . Dat. ut supra » (ivi, e. 71 b).
144 ^^' Q/intonelli
ghiera vana: l'istesso annunzio del prossimo ritorno papale
non valse ad arrestare V incendio, che in più punti della
provincia rapidamente si propagò. Montefiascone, la fida
Montefiascone, cui il pontefice aveva creduto superfluo di-
rigere la sua parola ammonitrice, ribellò ai primi di no-
vembre (i) : i più attaccati alla Chiesa cercarono sulle prime
opporsi alla marea rivoluzionaria, ma poi vi furono travolti,
e commisero eccessi anche contro il loro vescovo che era
fi'ancese(2). Viterbo trattò di darsi a Francesco Di Vico,
che vi s'introdusse occultamente il i8 novembre, levò il
popolo a rumore, e si fé' proclamare signore della città ;
mentre le soldatesche papali corsero a rifugiarsi nella rocca,
che fu subito cinta d'assedio. Invano Geraldo mandò la
compagnia dell' Acuto a liberarle : appena entrata in città,
sopraffatta dai Viterbesi furibondi, fu respinta fuori e si
sbandò. Sopraggiunti poi aiuti da Firenze, i Viterbesi die-
dero un più forte assalto alla rocca, che il 14 dicembre
venne in loro mani e fu rasa al suolo (3). A Francesco
Di Vico scrisse il comune di Firenze, salutandolo liberatore
della patria, ed incoraggiandolo a compiere l' impresa (4) ;
ed egli sognò per un momento di restaurare la fortuna della
sua famiglia, avendo veduto, dopo Viterbo, anche Tosca-
nella, Corneto, Amelia e Terni, una dopo l'altra, acclamarlo
signore (5). Ferma nella, fedeltà si mantenne Orvieto,
(1) Cronachetta d' incerto autore nella Raccolta di cronachetie an-
tiche (Firenze, 1735), p. 204.
(2) Cosi da una lettera dei Fiorentini a Bernabò Visconti, del 19 di-
cembre, ov' è detto : « lUi de Montefiascone, quorum rebellio adliuc
« pendebat, derobato episcopo suo libertatem totaliter anhelaverunt »
(Gherabdi, La .guerra dei Fiorentini con papa Gregorio XI in Arch.
stor. italiano, serie }*, voi. V, parte 11, doc. I2}).
(}) Pma, op. cit. ivi, p. 576 sgg.
(4) Gherarui, op. cit. doc. 99.
(5) Ivi, docc. 106, 123, 126, 135. V. andie Calisse, I Prefetti ì.
Vico, p. 147-
La dominazione pontifìcia nel 'Patrimonio 145
nonostante gl'incitamenti dei Fiorentini (i) : ivi il nome
dei Di Vico suonava sinistro ; le efferatezze compiute da
Giovanni negli ultimi anni della sua dominazione non erano
dimenticate; e d'altra parte i pontefici avevano avuto sempre
gran cura di non menomarne le libertà e tutelarla da ogni
vessazione. Posta fra due fuochi, Viterbo ribelle, Todi pur
insorta e fremente, essa giura serbarsi fedele alla Chiesa, e
provvede alacre alla propria ditesa, invocando soccorsi an-
che da Geraldo (2).
Le nuove del Patrimonio giungevano ad Avignone, e
vi producevano grande sgomento. Oramai non era più da
firsi illusioni : il dominio della Chiesa crollava nuovamente
sotto il peso delle iniquità de' suoi ministri. E si pensò
finalmente a rimuovere l' indegno abbate Geraldo. Il i" di-
cembre 1375 Gregorio XI emana un breve, in cui, visto
che alcune città e terre della Chiesa, e specialmente Monte-
fiascone, Orte, Narni e Rieti, malcontente del regime di
Geraldo, ricusavano obbedirgli, e volendo d' altra parte
provvedere al loro prospero e tranquillo stato, esonera lui
e i suoi officiali da ogni comando, ed incarica l'esperto e
fido siniscalco Nicola Spinelli di riformarle e ridurle al-
l'obbedienza coi patti e condizioni che crederà, e governarle
fino all'arrivo del nuovo vicario, Pietro Flandrin, cardinale
di S. Eustachio (3). Ma non era ancora giunta in Italia la
(i) In appendice alla Chrouka Urhevetana nella nuova ediz. dei
Rerum Italkarum Scriptores, voi. XV, parte v, p. 205, il Fumi pu-
blica, dall'Archivio di Stato di Firenze, alcune interessanti lettere della
Signoria al comune e ai signori orvietani perchè, abolite le cittadine
discordie, entrino tutti nella gran lega della libertà. Straordinaria era
l'attività di Firenze pel raggiungimento del nobile scopo. Nelle lettere
agli Orvietani dice chiaro non esser mossa da odio alla Chiesa « quam
« in se ipsam sanctam et venerandam ducimus et fatemur » ma alla ti-
rannide dei Francesi « quorum ambitio nihil Italis relinquebat honoris,
« et quorum insatiabilis avaritia nihil quod non raperet dimittebat » .
(2) Fumi, Cod. dipi. d'Orvieto, doc. 690.
(3) Append. xiv.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. IO
146
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nuova di tale provvedimento che Perugia, ove Geraldo ri-
siedeva, gli si sollevò contro; ed egli da tutti abbandonato
si rinchiuse nella fortezza, donde poi, coU'aiuto dei Fioren-
tini, fu scovato ed espulso (i). Poco dopo Gregorio emanò
un breve a tutti i popoli delle sue terre, in cui, dipingendo
a vivi colori le funeste conseguenze della ribellione, li esor-
tava a perseverare nell'obbedienza, o, se ribelli, a tornarvi,
sicuri del suo perdono (2). Vane esortazioni e minacele.
La cacciata di Geraldo aveva accresciuto il generale entu-
siasmo di libertà; e dalla Romagna ai confini della Cam-
pania era tutto un fermento di ribellione. Cosicché anche lo
Spinelli, essendo ormai inutile l'opera sua, non si mosse di
Provenza (3).
Se anche Roma si fosse sollevata, dice il suo storico, il
papato sarebbe rimasto per sempre esiliato in Avignone (4).
Noi non andiamo tant'oltre coi nostri giudizi. Osserviamo
solo che la mancata adesione di Roma alla gran lega na-
zionale, da Firenze bandita, anzi la sua rottura col Di Vico,
che di quella lega era il carhpione nel Patrimonio, molto
influirono perchè in alcuni luoghi di questo il fermento ri-
voluzionario cominciasse presto a sbollire. Ciò fu primiera-
mente in Montefiascone. Lasciato passare il turbine che tutto
avea minacciato travolgere, il partito devoto alla Chiesa
(i) BoN'AZZi, Storia di Perugia, I, 485.
(2) Dice loro « quod si pertinaces et rebelles, quod absit, fueriiis . . .
« repatiemini intestinas et vicinorunidiscordias,omicidiaetproscriptiones
«vicibus altematis, partialitatum dissidia, timorosas, tcdiosas ac no-
« cturnas et diuturnas custodias, dimissionem culture agrorum ex qua
« ducitis vitani vcstram, gabellas, tallias et alia onera solito graviora,
« guerrarum insultus et predas, ac bladorum et arborum sectiones, et
« seditiones interim et bella sentietis, quia Ecclesia, que diversos habet
« modos et nialleos, vos non dimittet in pace unquaiii ...» (Fumi, CoJ.
diplom. doc. 691).
(3) V. l'ottimo lavoro di G. Romano, Nicola Spinelli da Giovi-
naiio in Arch. storico per le Provincie napoletane, XX\', 418.
(4) Gregorovius, op. cit. ivi, p. 540.
La dominazione poìitijicia nel 'T*at rimonto 147
rialzò il capo, e già nel marzo 1376 fé' pervenire ad Avi-
gnone una supplica del comune chiedente grazia e miseri-
cordia. Non ribellione era stata la loro, dicevano i Monte-
fiasconesi, come dagli emuli si era voluto asserire, ma
sola inobedienza agli officiali per le indebite taglie di cui
li gravavano: sempre pronti si dicevano a cimentarsi per
lo stato e l'onor della Chiesa. E Gregorio, ricordando la
loro provata fedeltà alla Chiesa stessa anche in mezzo alle
sue più gravi tribolazioni, fu sollecito assolverli da ogni pena,
purgarli da ogni macchia d' infamia, e condonò loro anche i
cinquecento fiorini che si erano obbligati pagare per com-
posizione agli officiali della curia. Volle bensì che ad ogni
costoro richiesta scendessero prontamente in campo contro
i ribelli, i Viterbesi specialmente (i).
Contro il capo di questi, Francesco Di Vico, che avea
tolto al comune di Roma alcuni castelli, erano già uscite
le milizie romane, condotte da Giovanni Cenci, ed accam-
patesi fra Toscanella e Montalto (2). Ciò era bastato perchè
anche in quella contrada il partito devoto alla Chiesa
riprendesse ardire, e si unisse a quelle in combattere il
potente barone, che tutto a suo vantaggio il moto rivolu-
zionario avrebbe rivolto. Ludovico Vitelleschi in ispecie,
che si era veduto sfuggire la signoria di Corneto, riaffer-
rata che l'ebbe, fu de' principali in tener testa al prefetto,
che si faceva forte degli aiuti dei Fiorentini (3), ed aveva
sempre solida base in Viterbo, e pur fra' Cornetani stessi
non pochi amici e seguaci. Fra questi ultimi era anche un
Vitelleschi, Giacomo di Pietro, cui Francesco Di Vico
aveva fatto dare in custodia dai tutori di Guglielmo di Gio-
(i) Theixer, op. cit. II, doc. 595, bolla del i9raarzoi376.
(2) Gregorovius, op. cit. ivi, pp. 540, 541.
(3) Nel giugno ebbe la bellicosissima compagnia dell'Ulfo (Ghe-
RARDi cit. doc. 241) coU'aiuto della quale sconfisse presso Capranica
le milizie che la regina Giovanna inviava al pontefice (Della Tuccia,
Cronache di Viterbo, ediz. Ciampi, p. 37).
148
OA. oAntondli
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vanni viterbese il fortilizio e tenimento di Castellaccio, a
Guglielmo concesso dal papa in perpetuo e nobile feudo,
con obbligazione per parte del Vitelleschi di restituirlo a
suo tempo al medesimo o a' suoi rappresentanti, o pagare
altrimenti quattromila fiorini (i). Questo castello era buon
punto d'appoggio per le operazioni contro Corneto, e Gia-
como ne usci più volte per cavalcare quel territorio, donde
trasse gran numero di prigioni e prede di animali. I Cor-
netani erano messi in dure distrette : scrissero al rettore in
Montefiascone, esponendo le gravi offese che pativano, e
chiedendo di ricattarsene sui beni dei Viterbesi, il che subito
ottennero (2).
Intanto da Avignone, donde già era stato scagliato sopra
Firenze il più grande anatema che bocca di pontefice abbia
mai pronunziato (3), condanne non meno gravi si fulmi-
navano contro il Di Vico e i fautori (4), mentre i ma-
gistrati locaU facevano il resto. Il detto Vitelleschi ve-
niva condannato nella confisca dei beni e nella pena del
capo (5). Ciò non fu senza effetto. Da Firenze stessa par-
tirono per Avignone legati per trattare un accordo, auspice
(i) Append. XVI. In Reg. Vatic. n. 26S, e. 173 b, è un breve
del 25 agosto 1572 al rettore del Patrimonio perchè immetta il tutore
del pupillo, Nicola vescovo di Viterbo, in possesso del feudo. Vi si dice :
«Nuper dilecto filio Guillermo quondam lohannis Pauli nato pupillo
« Viterbiensi eiusque heredibus ex suo corpore descendentibus utriusque
« sexus fortalitium quod Castellacium nuncupatur et eius tenimentum
«et tenutellam infra provinciam Patrimonii prope castrum nostrum
a Cometi et iuxta litus maris consistens . . . sub annuo censu unius
«sparverii singulis annis in festo apostolorum Petri et Pauli thesau-
« rario diete provincie . . . persolvendo, cum mero et mixto imperio et
«omni iurisdictione in perpetuum et nobile feudum .. . donavimus et
a concessimus, volentes &c. ».
(2) Calisse, op. cit. doc. 172.
(3) Gregorovius, op. cit. VI, 543,
(4) Calisse, op, cit. doc. 171.
(5) Append. cit.
La dominazione pontificia nel T*atrimonio 149
la fervidissima verginella senese, mentre nello Stato eccle-
siastico il moto rivoluzionario continuò a circoscriversi sem-
pre più, e l'opera degli amici della Chiesa a spiegarsi ovun-
que più valida ed efficace.
Così nel Patrimonio la ribellione, che erasi già arre-
stata alle frontiere dei domini dei Farnese, non fece più, in
tutta la vasta zona soggetta alla loro influenza, progresso
alcuno : Bolsena ed Acquapendente, che avevano cominciato
a non obbedire (i), si rimisero ben presto : Proceno si tenne
salda nella fedeltà, e le mene dei sovvertitori sventò con esem-
plari castighi (2) : ugualmente Radicofani, vigorosamente di-
fesa da Guasta di Pone coi suoi numerosi clienti (3) ; mentre
nel contado orvietano, seminato di tante rocche e castelli,
i Monaldeschi ed i Montemarte contesero palmo a palmo
il terreno ai nemici, che però riescirono a togliere a Pietro
Orsino de' Monaldesclii il castello di Collelungo (4); e nella
Teverina i figli di Ugolinuccio d'Alviano si fecero più ani-
mosi contro quei di Giannotto, aderenti al Di Vico (5), e
la piccola Bassano resistè impavida agli Ortani, che ne di-
sertarono il territorio (6).
(i) Gherardi cit. doc. 106.
(2) In un breve di assoluzione del 16 aprile 1377 si dice che in
Proceno « prò conservando illud in obedientia et fidelitate Ecclesie, ad
« terrorem aliquorum nonnulla delieta, crimina et excessus perpetrata
fuerunt» {Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 71).
(3) Append, XXIV.
(4) Risulta ciò da un breve del 2 gennaio 1378 al medesimo,
ov' è detto « castrum Collislongi Urbevetane diocesis, quod ad te, ut
« asseris, pieno iure pertinet, et in cuius possessione existebas, per
« hostes et rebelles nostros et Romane Ecclesie captum et tibi violenter
« ablatum fuit propter fidelitatem et obedientiam, quam tu et proge-
« nitores tui ad predictam Ecclesiam gessistis, prout adhuc geritis »
{Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 135 b).
(5) Append. XX.
(6) Theiner, op. cit. doc. 611, ov'è detto che gli Ortani « pre-
« dictis universitati et singuiaribus personis de dicto castro (Bassani),
150
• dy\/. oAntonelli
Anche nella guerra coi Cornetani il prefetto andò per-
dendo terreno, specie dopo che Toscanella ebbe aperto le
porte alle milizie romane (i).
Il pontefice persuaso ormai che non era più da procra-
stinare il ritorno, partì il 13 settembre 1376 da Avignone,
e il 2 ottobre salpò da Marsiglia per l'Italia.
IX.
Il ritorno della Sede e la restaurazione
della pace.
La venuta del papa, sospirata da tanti come il sorgere
di un' èra novella, non valse a disarmare i più ostinati ri-
belli, incitati sempre da Firenze, che con Gregorio aveva
già rotto ogni trattativa. Nel dicembre stesso, approdato
egU appena a Corneto, il Di Vico ricevette armati da Fi-
renze per continuare la guerra ; e con essi battè un corpo
di quattrocento cavalieri, che il papa aveva mandato avanti
per proseguire il viaggio per Roma (2). Gregorio, accolto
con grandi feste, si trattenne a Corneto per più di un mese;
ed ivi cominciò subito a dimostrare con opportune conces-
sioni la sua gratitudine ai difensori della sua causa.
« prò eo quia in obedientia et devotione nostra permanebant, prout
« permanent, ipsorum vineas et arbores scindendo, et frumenta et alia
«biada comburendo, diversa eis dampna et iniurias irrogarunt . . . ».
(r) In un breve di assoluzione per i chierici di Toscanella del
7 maggio 1377 si dice che « civitas ipsa, de anno proxime preterito
« per nonnuUos processus auctoritate apostolica factos ex eo supposita
«(fuit) ecclesiastico interdicto, quod cives et commune diete civitatis
« 1 subiectione et obedientia Romane Ecclesie, in quibus tunc existe-
« bant, eidem Ecclesie rebellando se subtraxerant, ac propter timorem
«tirannorum eis circumstantium dilectis filiis populo Romano se sub-
« miserant ac ipsorum gentes armorum receperant» {Reg. Aven. Greg.XI
cil. e. 390 B).
(2) Calisse, op. cit. p. 149 sg.
La domina\ioiie pontificia nel Tatrimonio 151
Benemerito in special modo era Ludovico Vitelleschi,
che per la difesa di Corneto aveva sostenuto fatiche e danni
non pochi, ed aveva fatto sì che il papa, dopo il fortunoso
viaggio marittimo, vi trovasse, appena sbarcato, asilo si-
curo. A lui aveva già concesso a vita il godimento di tutti
i beni confiscati ad alcuni ribelli in Viterbo, Tolfanova e
Civitavecchia, con patto bensì di restituirli in tutto o in
parte, dietro giusto compenso, quando al papa piacesse
nell'interesse della pace ordinarlo (i): ed ora gli concedeva
la quarta parte del tenimento di Rocca di Glorio, già do-
nato alla Chiesa da un altro cornetano, tal Pucciarello
di Cello (2) : e, più tardi, gli aggiungeva tutti i proventi
della Chiesa in Centocelle, consistenti nei pascoli e nelle
ghiande, del valore di centoquaranta fiorini all'anno, revo-
cando la concessione già fiutane da Urbano V alla mensa
vescovile di Montefiascone (3). Un altro cornetano, Angelo
(i) Append. XV.
(2) Reg. Fatte, n. 2S8, e. 92, breve, da Corneto, 4 gennaio 1377.
Cf. Fabre, Un registre canterai cit. p. 28.
(3) «Dil. filio nobili viro Ludovico Pucii domicello de Gjmeto,
(f Tuscanen. dioc. Plenitudo dilectionis et munificentie largitatis Sedis
« apostolice licet extendatur libcraliter ad cunctos Ecclesie Romane
« filios et devotos, habundantius tamen erga illos exuberat, quos pro-
« bavit in lìdei nitore pret'ulgidos, magnanimitate constantes, ac in exhi-
« bitione servitiorum grandium fructuosos. Attendentes itaque sincere
« devotionis obsequia et fidelitatis constantiam, quibus nos et prefa-
« tam Ecclesiam in conservatione, manutentione et defensione castri de
« Corneto . . . sub nostra et eiusdem Ecclesie devotione et obedientia»
« frenientibus istis temporibus . . . niultis adversum nos et ipsam Ec-
« clesiam rebellionum et novitatum procellis, filialiter prevenisti, non
« sine periculis, laboribus et expensis, volentesque propterea tibi prò
« tui status augmento de alicuius remunerationis premio providere, tuis
« in hac parte supplicationibus inclinati, tibi quamdiu vixeris in huma-
« nis, teque vita functo liberis tuis legitimis . . . universos et singulos
« fructus, redditus et proventus castri Centumcellarum diete diocesis . . .
« quos in eodem castro eiusque territorio dieta Ecclesia percipere con-
ce suevit ac levare . . . concedimus et donamus. Non obstante quod
« iidem fructus ìxc. per fé. re. Urbanum papam V predec. nostrum
152
qM. oAntonelli
Tardi, rimunerò col cedergli per tre anni i proventi di
Pianfiisano presso Toscanella, del valore annuo di cinquanta
fiorini (i). A tutti i Cornetani poi che, pentiti presto della
ribellione, erano tornati all'obbedienza, e con tanto entu-
siasmo lo avevano accolto, accordò assoluzione plenaria
dalle scomuniche ed altre pene incorse (2): mentre a quelli
di loro che, usciti, aderivano tuttora al Di Vico, proibì di
mai più rientrare a Corneto (3). Speciale assoluzione con-
cesse a Giacomo Vitelleschi e ai tìgli Angelo e Guiduccio,
che, pentiti, aveano rimesso nelle mani sue il Castellac-
elo (4) ; e mandò anche ai magistrati Capitolini di cassare
i processi che avevano fatto contro di loro (5). Concesse
inoltre a vita i beni confiscati ai ribelli di Montalto, fra
cui era il priore della collegiata iVngelo di Gerardo, ai fidi
nobili Pietro di Bartolomeo di Montefiascone, ed Angelo
di Puccio di Canino, perchè li godessero metà per cia-
scuno (6).
« mense episcopali Montisflasconensi dudum concessi et uniti fuisse di-
« cantur, quam quidem . . . concessionem et unionem . . . revocamus,
«facturi tamen ven. fratri episcopo Montisflasconensi exinde compen-
« sationem decentem &c.. . . Dat. Rome ap. S. Petrum .vii. id. februar..
«an. .VII.» {Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, i). Cf. Ughelli, Italia sa-
cra, I, 975.
(1) «... universos et singulos fructus, redditus, iiira et emolumenta,
« qui et que per officiales Romane Ecclesie in et super territorio de
« Pianfasano Tuscanen. dioc. percipi et levari consueverunt ...» (ivi,
e. 28, breve del 27 gennaio 1377).
(2) Ivi, e. 344 B, breve del 6 gennaio.
(5) Calisse, op. cit. doc. 175.
(4) Append. XVI.
(5) Theiner, op. cit. II, 609.
(6) «... medietatem domorum, vinearum, terrarum, pratorum, ne-
« morum. molendinorum et aliarum possessionum et bonorum ac iurium
« et pertinentiarum iilorum in castro, territorio et districtu Montisalti
« Tuscanen. dioc. consistentium, et olim ad quondam Toscanuni Fran-
«cisci, Cutium Bardarli, Colam Sachi et eius sororem, Cresce Sachi,
«Rubeum domine Sciane, lohannucium Colini, Cicharellum Sperante,
La domina^ioìie pontifìcia nel 'Patrimonio 153
Partito da Corneto il 13 gennaio, Gregorio giunse a
Roma, per mare, il 17. Sua prima cura fu la guerra con-
tro i ribelli ; ma non cessò nello stesso tempo di rimeritare
quelli che erano rimasti fedeli, man mano che veniva a
conoscerne le aspirazioni e i bisogni.
Con quei Viterbesi specialmente, che, per non darsi al
Di Vico, avevano subito spese e danni gravissimi, si mostrò
in particolar modo benevolo. Certi Antonio e Benecasa di-
chiarò esenti, insieme ai loro successori in perpetuo, da tutti
i dazi ed imposte comunali; ad Antonio commise inoltre
a vita r ufficio di cancelliere della città, e a Benecasa quello
di procuratore dei diritti della camera della medesima e di
notaro della minor somma (i). Andrea Capocci, dottore in
legge, che era stato spogliato dal Di Vico di ogni suo avere,
e ridotto con cinque figli alla miseria, si ebbe, dei beni
confiscati al comune di Viterbo e a Giovanni di ser Egi-
dio nel tenimento di Sipicciano e di Selva Pagana, tanti
quanti avrebbero potuto dargli un reddito di cento fiorini (2) :
Giovanni Ceccarelli, il campo, una volta viridario papale,
« et Vanucluni de Capalbia de Montealto, necnon ad condam Ange-
« lum Gerardi priorem secularis et collegiate ecclesie de Montealto,
« ratione persone sue, nunc vero ad Romanam Ecclesiam spectantium,
«prò eo quod camere provincie Patrimonii ... propter crimina et ex-
« cessus alios per predictos nominatos superius adversus eandeni Ec-
ce desiam nequiter perpetrata, et ex certis iustis et aliis causis, confi-
« scata et applicata fuerunt, pertinentium . . . preter domum palatiuni
« Prioris nuncupatam ... que dudum ad eundeni Angelum priorem per-
« tinebat . . . » {Rei;. Aven. Greg. XI, XXVIII, 510B, 512, brevi del
18 dicembre 15 76).
(i) Questi brevi, datati il 28 febbraio, sono in Recr. Aven. Greg. XI,
XXIX, 185 B, 186. Essi ne mostrano anche la grande ingerenza della
Chiesa nelle cose del comune, al quale, dice il Pinzi, « dopo la som-
« mossa del 1 367, non solo era stato tolto il diritto di amministrarsi
« da per sé, ma tutti i suoi proventi civici venivano maternamente
«percetti ed ingoiati (sic) dalla camera apostolica, che solo una pic-
«cola parte ne assegnava alle spese della città» (op. cit. p. 564'».
(2) Append. xviii.
154
presso le mura e il luogo dove sorgeva la rocca, con patto
di ridurlo all'antica coltura, e revocando ogni concessione
già fatta del medesimo (i): Cola Scolari, cui era stata scac-
ciata la moglie con cinque figli da Viterbo, e spogliata di
tutti i beni dotali, ed egli stesso preso poi in guerra dal
Di Vico, e privato di due cavalli, e quindi costretto per ri-
scattarsi a pagare una grossa somma, i beni confiscati a Gio-
vanni di Sciarra cugino del Di Vico, e a Cobuzio castel-
lano di Celleno, per un' annua rendita di venti fiorini, e di
più la castellania stessa di Celleno con tutti i suoi diritti
ed emolumenti (2),
E colle castellanie e coi beni confiscati sodisfece anche
alcuni delle paghe loro dovute per essere stati ai servigi
della camera. Per questo titolo, come anche per i danni e
spese subite, avendo dichiarato la camera debitrice verso
Ugolino di Corbara della somma di duemila fiorini, diede
a questi in pegno il castello di Piansano (che già teneva
per concessione decennale per aver pagato al Tavernini, cui
quel castello era impegnato, la somma dalla camera dovu-
tagli), con facoltà di percepirne i proventi tutti, finche non
fosse sodisfatto dell' intero suo avere (3). E a Neruccio di
(i) «... campum sìtum », è detto nel breve relativo del 13 mag-
gio, « iuxta muros Viterbienses et locum ubi roccha diete civitatis esse
« consuevit, et in quo viridarium papale esse solet, cuni omnibus iu-
« ribus et pertinentiis suis, ita tamen quod, prout ad id te liberaliter
« obtulisti, campum ipsum bene et diligenter colas, aut coli facias, et
« ad viridarium et ortum reduci ; non obstante quacumque donatione . . .
« Gueptio de Vitcrbio vel cuicumque alteri de dicto campo forsitan
« facta, quam ex nunc totaliter revocamus...» (Reg. Aven. cit. e. 301 b).
La detta donazione a Gliezzo era stata fatta da Urbano \ il 22 giu-
gno 1370, con patto di nulla edificare nel medesimo «quod vergere
« possit in detrimentum seu preiudicium fortitudinis rocche » e di per-
mettere al castellano e ai suoi famuli « per ortum ipsum honesto modo
« et sine destructione olerum et fructuum dicti orti incedere spatiando ■
(,Reg. Aven. Vrb. V, XXII, 452 b).
(2) Append. XIX.
(3) Append. XVII.
La dominazione pontificia nel Tatrimonio 155
Enricuccio di Soriano, che fin dal principio della ribellione
avea virilmente combattuto contro i nemici, die' in com-
penso le castellarne di Bassanello e Palazzolo(i). E a Lu-
dovico Vitelleschi concesse di pagarsi de' suoi stipendi coi
beni mobili di alcuni ribelli viterbesi, e a Giovanni Muz-
zarelli di Corneto con altri per un valore di centocinquanta
fiorini (2).
Mentre con queste ed altre concessioni si rinsaldava la
devozione dei fedeli, a vincere l'ostinatezza dei ribelli si
arruolavano milizie, si ricevevano nuovi aiuti dalla regina
Giovanna, e si fidava anche molto su quella terribile banda
di Brettoni, che Gregorio aveva già mandato contro Firenze
e Bologna, ed erasi resa tristamente famosa colle stragi di
Faenza e Cesena.
Il Di Vico, mortogli il fratello Battista, ed a corto di
uomini e di denaro, pareva disposto a cedere, ma Firenze
lo infervorava alla lotta e gli mandava aiuti. Il 17 aprile 1377
il papa emanò contro di lui, contumace, bolla fierissima di
condanna, con aggravamento di tutte le pene già incorse.
(i) Dil. filio nobili viro Nerutio Henrigucii de Suriano domicelio
« Orlane diocesis . . . Petitio prò parte tua nobis nuper exhibita conti-
« nebat, quod tu a principio rebellionis et novitatis in terris et locis
« Provincie nostre Patrimonii . . . novissime exortarum, de mandato
« dilecti filii nostri Geraldi . . . tunc in nonnuUis terris Romane Eccle-
« sìe subiectis . . . vicarii generalis, et dilecti filii nobilis viri Nicolai
« comitis Nolani . . . predicti Patrimonii rectoris, contra Viterbienses
« et alios ipsius Ecclesie hostes et rebelles dimicando viriliter obse-
«quiuni prestitisti, et quod tibi de tuis prò huiusmodi servitio et la-
« bore stipendiis non extitit plenarie satisfactum. Nos igitur premissa
« servitia, sicut prefcrtur, per te nobis et Ecclesie predicte fideliter im-
« pensa, et que te impensurum speramus in posterum attendentes . . .
« tibi in recompensationem servitiorum huiusmodi castellanias castro-
« rum nostrorum Vassanelli et Palai;coli . . . tenendas, regendas et gu-
« bernandas per te usque ad nostre beneplacitum voluntatis . . . conce-
rt dimus &c. ... Dat. Rome ap. S. Petrum .vi. non. maii, an. .vii.»
(Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 217).
(2) Ivi, e. 590.
156 qM. oAntondh
Vi ricordava specialmente le atroci offese da lui recate ai
fedeli e ai pellegrini, per terra e per mare, dal porto di Civi-
tavecchia ove teneva pirati (i). Gli rispose il Di Vico con un
attacco contro Montefiascone, così violento, che quegli abi-
tanti fecero sapere al papa di non poter resistere, se non
fossero prontamente soccorsi di viveri e d'armi. Gregorio
scrisse subito al vicario Pietro di provvederli di tutto, onde
potessero non pur resistere ma offendere (2). E il Di Vico
di lassù fu respinto: ma nella contrada all'intorno ottenne
qualche successo notevole. Battè più volte le milizie della
regina; occupò Bolsena; e presso Viterbo sconfisse un
corpo di pontifici, fra i quali era il nipote stesso del papa,
Raimondo di Turena, che fece prigione (3). Allora a fiac-
cargli l'ardire si chiamarono i Brettoni. I quali andarono
subito contro Bolsena, che presero e saccheggiarono, facendo
(i) «... sepedictLis Franciscus, tamquam obstinatus et in pro-
« fundum malorum collapsus, dicti sui fratris (_Baptiste) casum multum
« formidabile non formidans, in sue rebellionis hostilitatis et persecu-
« tionis duritia obstinata persistens, non verens etiam excommunica-
«tionis et anathematis sententias, que annuatim in Cena Domini con-
« tra piratas ac eos tenentes eisque dantes auxilium, consilium vel
« tavorem per nos sunt prolate, in castro et portu Civitatis veteris
« Tuscanensis diocesis, prout est notorium, piratas diutius tenuit prout
« tenet et fovet, easdem sententias dampnabiliter incurrendo, et non
« solum non curat ad gremium diete Ecclesie in compunctionis spiritu
« et cordis humilitate redire, sed contra prefatam Ecclesiam eìusque
« fideles necnon peregrinos et alios per mare et per terram transeun-
«tes, faciendo eos capi, carcerari, spoliari, mutilar!, torqueri, immaniter
«cecidi ac committi incendia et rapinas et alia multa mala que vix
« posset sermo explicare prolixus &c. » (Ardi. Vatic. hìstr. Misceli, ad
an. 1377).
(2) Theinhr, op. cit. II, doc. 613 (io maggio 1377) Con altra
lettera del 25 maggio mandò al rettore del Patrimonio di far loro
giustizia circa i « multa, magna et gravia dapna, gravamina et iniurias »
che i Viterbesi e il Di Vico « a tempore rebellionis usque nunc eisdem
« communi ac singularibus personis indebite et iniuste intulerunt et
« inferunt incessanter » (Kf;.'. Avtn. Greg. XI, XXIX, 524 b).
(3) Calissk, op. cit. pp. IS2, i;3.
La domiiiaiioiie pontijicia nel 'Patrimonio 157
strage degli abitanti; poi, da Montefiascone si precipitarono
su Viterbo, ed inflissero al Di Vico, uscito a combatterli,
una rotta tremenda (i). Questi capi allora non essere
più del suo interesse il far causa comune coi Fiorentini,
che erano già stati abbandonati da molti degli alleati, e,
staccatosi anch' egli dalla lega, fece al papa proposte di
pace.
Lunghe e laboriose furono le trattative, avendo giusta-
mente voluto il pontefice, per far opera completa e dure-
vole, che vi fossero compresi anche i Romani, che tanta
parte aveano preso alla guerra, e che avcano giurato ai
Di Vico odio implacabile. Alla fine, auspice il papa ed alla
sua presenza, il 30 ottobre fu stipulato l'accordo. Per esso i
Di Vico perdettero, fra altro, oltre al dominio di Carcari,
quello di Trevignano, loro antichissimo feudo che, conqui-
stato dai Romani durante la guerra, si convenne dovesse
ai Romani rimanere (2). E il 27 dicembre Gregorio emanò
bolla di assoluzione dalle pene ecclesiastiche a favore dei
Di Vico nonché delle città di Viterbo, Amelia, Terni e
delle altre terre loro aderenti (3). L'anno 1377 si chiuse
cosi, dopo tanta procella di eventi, con un mite bagliore
di pace.
Anche altri focolari di ribellione invero, dopo la ricon-
ciliazione del Di Vico col pontefice, si erano andati estin-
guendo. In Narni e in Sabina Gregorio avea nominato fin
(i) Cron. senese in Muratori, Rer. Italie. Script. XV, 252. Pinzi,
op. cit. p. 389.
(2) Il 23 luglio il papa avea mandalo al vescovo di Sutri di as-
solvere Trevignano per l'obbedienza e gli aiuti prestati ai Di Vico
« cum universitas et persone predicti ab obedientia et subiectione Lu-
ce dovici et Francisci predictorum se subtraxerint, et sub dominio di-
ce lectorum filiorum populi Romani regantur et gubernentur, et ad fide-
« Htatem et obedientiani nostram et Romane Ecclesie sint reducti »
{Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 365).
(3) Per maggiori dettagli su questo punto v. Calisse, op. cit.
p. 155 sg.
1^8
€\i. oAntoìivlli
dall'agosto governatore e riformatore Luca vescovo di Narni,
affinchè si adoperasse a far tornare que' luoghi all'obbe-
dienza (i); e l'opera sua non era stata inutile: Buccio Or-
sini e i figli di Francesco, feudatari di molte terre in Sa-
bina, che avevano già fatto lega coi ribelli e occupato
Narni, tornarono a fare omaggio al pontefice, che U rein-
tegrò subito nel possesso dei loro feudi (2).
Punire la rivolta, ricompensare la fedeltà, era una dop-
pia conseguenza di un principio di giustizia, che Gregorio
cercò applicare con grande equanimità (3). Già demmo pa-
recchi esempi di beni confiscati ai ribelli, e fatti premio ai
devoti. Ora altri ne daremo di concessioni, immunità e pri-
vilegi per tutti quei comuni e baroni che, fermi nella fe-
deltà, si erano opposti al dilagare della rivolta.
Primo fra tutti Orvieto. Già il vicario Pietro, con de-
creto del 23 aprile 1377, aveva rimesso al comune, in
considerazione dei danni subiti, tutti i debiti che per qual-
siasi ragione, di taglie arretrate, paga di milizie, contributo
alla costruzione della rocca, aveva colla camera aposto-
lica (4). Gregorio XI poi, con breve del 25 giugno, con-
fermò solennemente l'ordinanza di Bonifacio Vili sul re-
gime delle terre della Val di Lago, che un anno dalla
Chiesa, un anno da Orvieto doveva essere tenuto, abolendo
ogni nota d'infamia, in cui pel passato il comune potesse
essere incorso, e per effetto della quale dai privilegi del-
l'ordinanza stessa potesse dirsi decaduto (5). E con altro
(1) Reg. Aven. Greg. XI eh. e. 117B.
(2) Reg. Aven. Greg. XI cit. e. 432, breve del 25 dicembre 1577.
(5) L'Epinois, Le gouverucment des papes et les rh'ohitions dans les
états de ì'Egìise (Paris, 1865), p. 354.
(4) Fumi, op. cit, doc. 695.
(5) Ricorda nel breve il grave litigio insorto al tempo di Ur-
bano V (v. Archivio,XX\, 5 25) e prosegue «Nos itaque considerantes ve-
« stre sincere et grate fidelitatis constantiam erga nos et dictam Eccle-
« Siam diutius comprobatam, presertim hiis temporibus procellosis . . .
La domiìia-{ioìie pontificia nel 'Tatrimonio 159
del 7 ottobre decorò la città del privilegio dello Studio ge-
nerale: annuì alla domanda di rimozione del castellano,
persona non accetta, che si era permesso perfino imprigionare
i Sette del comune, col pretesto del non pagatogli stipen-
dio (i); ed all'altra sulla residenza abituale del vicario papale
in Orvieto (2).
Fra i baroni orvietani che più si segnalarono nella di-
fesa della città e nella guerra ai ribelli fu Pietro Orsino
de' Monaldeschi (3), i cui vassalli di Roccasberna, Cornobar-
dano e Tor Tiberina, fra tutti circa quaranta flimiglie, erano
stati da lui talmente gravati, per la guerra, da avere ormai
appena di che sostentarsi ; per il che fece domanda al papa
onde volesse esonerarli dall'annuo sussidio di settanta fio-
rini che dovevano alla camera: ed il papa non solo questo
accordò, ma li esonerò anche da ogni prestazione dovuta
al comune d'Orvieto, e li assolvette anche dagli arretrati (4).
« prefiiti Bonifacii superinsertas littoras confirmamus ... et si aliquam
« infamie et infidelitatis notam forsitan incurristis, propter quam dicto
« privilegio privati esse merito deberetis, illam . . . protinus abolen-
« tes &c. ... Dat. Anagnie .vii. kal. iulii, an. .vii. » (Reg. Aven. Grecr, XI,
XXIX, 392 b).
(i) Fumi, op. cit. doc. 696.
(2) GuALTERio, op. cit. Il, doc. 2j. Dice degli Or\'ietani che « nul-
« lus sevientium impetus procellarum (eos) flectere potuit sinistror-
« sum » .
(3) A lui, a Ugolino di Corbara, a Pietruccio di Pepo e a Bon-
conte Monaldeschi il papa scrisse una lettera di encomio da Orbetello
il i dicembre 1376, nel suo ritorno in Italia (Fumi, op. cit. p. 561).
(4) Nel breve del 2 gennaio 1578 « dil. filio nob. viro Pe-
« tro Ursino nato quondam Benedicti Boncontis de Monaldensibus
«domicello Urbevetano» è detto che egli aveva fatto molte spese
« prò defensione honoris et status Romane Ecclesie presertim prò de-
ce fensione civitatis Urbevetane ad dictam Ecclesiam immediate perti-
« nentis, ne civitas ipsa ad manus hostium diete Ecclesie perveniret »
e che molto avea gravato i suoi vassalli « in Rochasberne, Cornubar-
« dani et Turristiberine fortaliciis seu castris Urbevetane diocesis com-
« morantes tam laboribus quam etiam in pecuniarum exactionibus, prò
i6o
èl/. 2Antonelli
Circa a Collelungo che, come si disse, era stato tolto al
Monaldeschi dai ribelli, il papa ordinò che, non appena ri-
cuperato, fosse a lui restituito, e ne esentò gli abitanti da
ogni taglia e sussidio; e tale esenzione concesse anche al
Monaldeschi stesso e a' suoi eredi (i).
Montefiascone, che tante prove aveva dato di devozione
e fermezza, ebbe dal papa l'insigne privilegio di portare
negli eserciti e nelle cavalcate, indette dagli officiali della
Chiesa, il vessillo colle armi di questa e del papa (2): l'or-
dine espresso ai detti officiali di rispettarne tutti gli altri
privilegi ed immunità, quello in specie per cui non doveva
essere gravata più di quanto era solita prima della sua ere-
zione a città, e di proteggerla anche dalle altrui molestie
in proposito (3) : ed ebbe anche aumento notevole di ter-
ritorio, coir incorporazione dei castelli e tenimenti di Cel-
leno. Fiorentino, Monte Aliano, S. Maria de rivo Sangui-
nario, Cornossa, Ss. Giovanni e Vittore, tolti a Viterbo,
« faciendo guerram hostibus diete Ecclesie ac prò ipsius Ecclesie ser-
« vitiis adiraplendis, et propterea iidem vassalli sunt adeo depauperati
« quod vix habent unde vivere et congrue sustcntari possint ; dictique
« vassalli, qui quadraginta quatuor focularia vel circiter, ut asseritur,
« in totum faciunt, camere apostolice annuatim prò subsidio et aliis
K impositionibus communiter septuaginta fior, auri vel circiter solvere
e consueverunt, ad quorum solutionem ex premissis causis sunt penitus
« impotentes &c > (Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 135).
(i) Reg-. Aven.cìx.. e. 135 b, breve coU'istessa data.
(2) « Dilectis filiis communi civitatis nostre Montisflasconensis. . .
« Vestris supplicationibus inclinati vobis ... concedimus, quod quotiens-
« cumque per dil. filium rectorem provincie Patrimonii ... vel supc-
« riorem eius, aut alterius ipsorum mandato exercitum seu caval-
« catam fieri contigerit, vexillum cum arniis nostris paternalibus una
« cani armis Ecclesie Romane erigere et portare ubicumque vobis vi-
« debìtur(valeatis). . . Dat. Rome ap. S. Petnim .vi. id. maii, a. .vii.»
(Reg. Aven. cit. e. 324).
(3) Ivi, e. 325, breve coU'istessa data diretto al vicario Pietro,
al rettore del Patrimonio e a tutti gli altri legati, vicari e officiali si
presenti che futuri.
La doìiiina-{ione pontijicia nel 'Patrimonio i6i
e Castellonchio tolto a Bolsena(i), dei quali però col vol-
ger dei secoli non le rimase, dopo lunghe questioni coi co-
muni contermini, che la tenuta dei Ss. Giovanni e Vittore.
Volle inoltre Gregorio che il rettore avesse per raccoman-
dati i Montefiasconesi nel conferimento dei diversi uffici
della curia (2): ed in un suo rescritto al vicario Pietro, in
cui gì' ingiungeva di rimuovere dai detti uffici i men fedeli
ed idonei, e quelli che vi erano rimasti oltre il termine sta-
bilito dalle costituzioni, fece espressa eccezione per i nativi
di Montefiascone e Bassano (3).
Ben si meritava invero anche quest' ultima terra speciali
ricompense. Aveva visto le proprie vigne distrutte, arse le
messi dagli Ortani ribelli, ma dalla fedeltà non si era rimossa.
E Gregorio XI la gratificò, esonerandola da ogni dazio e
gabella che doveva al comune di Orte e ad altri per l'uso
e godimento di alcuni molini e altri beni (4) ; riconoscen-
dole il diritto del risarcimento di ogni danno ricevuto dal co-
mune suddetto (5); e confermando infine una concessione
del vicario Pietro, colla quale si attribuivano alla comunità
di Bassano tutti i beni mobili ed immobili confiscati al ri-
belle Rocco di Collecasale (6).
E Bassano non solo, ma anche Canino, Acquapendente , „ ,.
e Castro, luoghi ugualmente fedeli ed oltremodo impoveriti -'if>rj>>^'j -^
dalla guerra, Gregorio esonerò da tutte le taglie, imposte e
(i) Reg. Aven. cit., altro breve coU'istessa data al comune di
Montetìascone.
(2) « Dil. (ìlio rectori Patrimonii . . . Discretioni tue per aposto-
« lica scripta mandanius, quatenus cives diete civitatis (Montisflasconis)
« habens propensius commendatos, eos quos sufficientes, vdoneos et
« habiles ad officia provincia Patrimonii . . . exercenda esse repereris, ad
« huiusmodi officia constituas et deputes, illaque committas eisdem...
« Dat. Rome apud S. Mariani maiorem .vni. kal. iunii, a. .vii. » (ivi).
(5) Ivi, e. 324, breve del io maggio.
(4) Theiner, op. cit. II, doc. 610.
(5) Ivi, doc. 611 cit.; V. sopra p. 149.
(6) Reg. Aven. Greg. XI, XXXII, 25, bolla del 24 gennaio 1378.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi XXXI. II
l62
\/. 2Antonelli
sussidi, onde erano stati gravati dalla venuta dell' Albornoz
in poi, e che nelle presenti condizioni riuscivano loro più
che mai intollerabili (i).
Canino ebbe inoltre per dieci anni il privilegio della li-
bera elezione del podestà, che doveva essere però confer-
mato dal rettore del Patrimonio, con facoltà di cedergli
come salano le multe provenienti dalle condanne (2) : l'esen-
(i) Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 272 B, 3548, 445 B. Reg. Vaiic.
H. 288, e. 241 B. Nel breve a Bassano, del 29 aprile 1377, è detto:
« Cum sicut exhibita nobis nuper prò parte vestra petitio continebat,
« olim antiquis temporibus, videlicet usque ad annum nativitatis Do-
« mini millesimum trecentesimum quinquagesimum tertium certas pe-
ce cuniarum summas singulis annis in certis temiinis persolvere, et
« quedam alia servitia facere dumtaxat camere apostolice seu eius ot-
te ficialibus in provincia Patrimonii . . . prò tempore deputatis consue-
« veritis, et ab huiusmodi anno quinquagesimo tertio citra per non-
« nullos officiales diete Ecclesie fueritis multotiens coacti ad solvendum
« diversas exactiones et tallias ac maiores pecunianim summas pre-
« diete camere seu eius offieialibus, ac etiam ad faciendum nonnulla
« servitia ultra quam antiquis temporibus facere consuevistis, et diversa
« alia gravamina vobis quodammodo intollerabilia per eosdem officiales
« imposita fuerint, prò parte vestra fuit nobis humiliter supplieatum,
« ut, eum propter nimiam paupertatem vestram adhue aliqua de huius-
« modi talliis et exactionibus solvere nequiveritis, relevare vos ab
«huiusmodi gravaminibus . . . dignaremur. Nos &c......
(2) « Dil. filiis universitati castri nostri Canini Castrensis dioce-
« sis. Meretur vestra sincera devotio, quam ad nos et Romanam Ec-
« clesiani inconcussa constanter geritis, ut vos dignis favoribus et gratiis
« prosequamur. Vestris itaque supplicationibus inclinati, ut vos . . . po-
« testatem . . . ydoneum et nobis ac Eccl. pred. fidelem virum, finito
« officio presentis potestatis eiusdem castri, singulis sex mensibus usquc
« ad decem annos, ex tunc in antea computandos, nominare et eligere.
« approbandum et confirmandum per dil. (ìlium rectcrem provincic
« Patrimonii ... et insuper multas proventuras ex condempnationibus
« quibuscumque in salarium dicti potestatis et suorum officialium
« convertendi libere valeatis, devotioni vestre . . . concedimus de gratia
« speciali, focatico et aliis iuribus in dicto castro Romane Ecclesie de-
« bitis semper salvis... Dat. apud Villamnovam, kal. iul. a. .vi.»
{Reg. Vatk, n. 2S8, e. 182).
La domìna\ione pontificia nel 'J*alrimonio 165;
zione, pure per dieci anni, da ogni pedaggio o gabelhv
per il bestiame che, andando a pascere fuori del terri-
torio comunale, passasse per quello della Chiesa (i); ed.
infine completa remissione per tutti gli eccessi commessii
ne' tempi passati, assoluzione dalle pene, e piena riabilita-
zione (2).
Acquapendente, ove pure il podestà veniva posto dalUt
Chiesa (3), ottenne che per l'avvenire dovesse essere da
questa prescelto fra quattro persone dal comune proposte (4);
ed ottenne pure il privilegio, già ad altri comuni con-
cesso (5), per cui gli abitanti non potevano esser tratti iiv
giudizio fuori della loro terra, eccetto che nei soliti casi
riservati, e nelle cause in appello (6); ed il rilascio della
metà del pedaggio che vi percepiva la camera, ascendente
(i) «Eisdem.,. Exhibita nobis nuper prò parte vestra petitio
« continebat, quod territoriuni proprium non habetis sufficiens, in quo
« vestra animalia valeant enutriri, propter quod oportet vos animalia
« huiusmodi ad pascua traducere aliena, quodque animalia predicta ad
« liuiusmodi pascua traducendo, de necessitate habetis per territorium
«Romane Ecclesie non sine certa pedagii seu gabelle solutione tran-
« sire. Quare &c. . . . Dat. ut supra » (ivi).
(2) Reg. Valic. n. 28^, e. 205 b, breve del 19 novembre 1377.
(3) Cf. Theiner, op. cit. I, docc. 273, 515.
(4) « Dil. tiliis universitati et hominibus terre Aquependentis &c
«Vestris supplicationibus inclinati, ut quotiens ingruerit tempus eli-
« gendi potestatem terre nostre Aquependentis ... qui in eadem terra
« debet iustitiam ministrare, liceat vobis usque ad apostolice Sedis be-
te neplacitum eligere seu nominare quatuor viros ad hoc vdoneos, qui
« de terris seu locis nobis et predicte Ecclesie fìdelibus et devotis
« oriundi existant, ex quibus quidem . . . camerarius noster vel rector
«Provincie Patrimonii... qui erunt prò tempore... unum, prout eidem
« camerario seu rectori placuerit, in vestrum potestatem cum exercitio-
« meri ac mixti imperii ad certum tempus, prout est consuetum, as-
« sumet, deputabit atque constituet . . . concedimus . , . Dat. Rome ap.
« S. Petrum .xiii. kal. decemb. a. .vii. » {Reg. Aveti. Greg. XI ^
XXIX, 445).
(5) V. Archivio, XXX, 321 sg.
(6) Reg. Aven. cit. ivi, breve del 19 novembre 1577.
164 qM. qAìi Ione Ili
A cento tiorini annui, perche fosse impiegato in opere di
fortificazione delle mura(i).
Esenzione per due anni da ogni specie di taglie e sus-
sidi ottenne Soriano, assai danneggiato e impoverito per la
forte difesa sostenuta (2), e condono totale degli arretrati
dei diversi censi che doveva (3). E a sua volta Sangemini,
che pur tanti danni soffrì per mantenersi fedele, si ebbe il
condono degli arretrati dell'annua taglia di trecento fiorini
impostale dall'Albornoz e la riduzione per l'avvenire a cento,
come pure la remissione di tutte le pene incorse per i de-
litti men gravi dal 1° ottobre 1375 in poi, e l'esonero dal-
l'obbligo d'inviare un sindico alla curia del Patrimonio a
denunziare i delitti che nella terra si commettevano (4).
Anche il comune di Roma ottenne ricompense; e qui ne
(i) « Dil. filiis universitati et hominibus terre Aquependentìs &c. ...
« Vestris supplicationibus inclinati, medietatem pedagii terre nostre
« Aquependentis . . . que quidem mcdietas, ut asseritur, ad valorem
« centum fior, auri ascendere potest annuatini, et quam camera apo-
« stolica recipere consuevit, in reparatione et fortificatione diete terre
« convertendam, usque ad apostolice Sedis beneplacituni per vos le-
« vandam et recipiendam, prius tamen satisfacto dil. filio Salvato de
« Balneoregio civi, cui super dicto passagio et nonnullis aliis proven-
<- tibus diete terre quadringenti floreni auri ex certa causa sibi debiti
«auctoritate apostolica assignati f'uerunt, vobis de speciali gratia . . .
« concedimus et donamus . . . Dat. ut supra » {Reg. Aven. cit. e. 445 b).
(2) P. Ecidi, Soriano nel Cimino e l'archivio suo in questo Ar-
clìivio, XXVI, 402.
(3) «... census ratione personarum, possessionum et animalium
« et aliorum bonorum Ecclesie prò certo tempore debitos, qui ad suni-
« mani centum et quadraginta floren. auri, et olivelli grani quatuor-
« decini et castanearuni triginta septem medialium ac sexaginta sex
« salmarum vini ascendunt . . . ». Breve del 25 maggio 1377 '" R^S-
Aven. Greg. XI, XXIX, 245.
(4) Ivi, ce. 243, 251, brevi del 27 febbraio e io maggio 1377.
L' esenzione dall' invio del sindico avevala ottenuta Montefiascone fin
dal 1570. y. Archivio, XXX, 323. Il 28 maggio 1377 la ottenne anche
Stroncone in premio della sua devozione e fedeltà {Reg. Aven. cit.
e. 143 B)-
La domina-{ione pontificia nel T*atrimonio 165
ricordiamo una in quanto riguarda persone e luogiii del
Patrimonio. Essendo stato il popolo di Vitorchiano condan-
nato dalla curia patrimoniale alla rifazione dei danni per
duemiladuecento fiorini a favore degli eredi di Giannotto
d'Alviano e di Palino Anfarelli di Viterbo per avere invaso
e guasto il lenimento e la rocca di Civitella fra due rivi, e
detta somma dovendo ora essere pagata alla camera per
avere i suddetti aderito al Di Vico, Gregorio la concesse ai
Romani, come premio della loro fedeltà, trasferendo in loro
ogni diritto ed azione per ottenerne il pagamento (i).
Fra i baroni ricompensati vengono in prima linea i Far-
nese, i discendenti di quei Ranuccio e Puccio, di cui già
l'Albornoz ebbe a premiare i servigi e la fedeltà. Figli di
Ranuccio erano Pietro, Cola, Meo, Puccio, Agnello, Gio-
vanni e Pietro Bertoldo ; tìgli di Puccio, Leonardo, Antonio,
Ludovico, Francesco e Magnantino. Agli uni e agli altri
Gregorio concesse, per metà rispettivamente, in vicariato
a vita, il castello di Latera e la metà di Onano (quest'ul-
tima la tenevano già temporaneamente), colle seguenti con-
dizioni : esercizio del mero e misto impero e di ogni tem-
porale giurisdizione, e godimento di tutti i diritti e proventi
camerali, coli 'obbligo corrispondente di provvedere a tutte
le spese necessarie, specie alla manutenzione e custodia delle
rocche e dei fortilizi ; pagamento di un annuo censo di qua-
ranta fiorini; appello dalle loro sentenze al rettore del Pa-
trimonio; obbligo d'intervenire ai parlamenti provinciali, e
(i) Append. XXI. Vitorchiano, come si sa, eni uno dei possedi-
menti camerali del Campidoglio; ma ciò non escludeva la giurisdi-
zione della curia patrimoniale. .-X. questa cercava sottrarsi quella po-
polazione: al qual proposito ricordiamo un atto d'inquisizione contro
di essa del 1340, in cui il suo procuratore protestò sulle prime avanti
il giudice della curia « quod non tenetur respondere super dieta inqui-
« sitione, cum dieta universitas non subsit curie Patrimonii in aliquo»;
però non v'insistè e rispose (ardi. \'atic. Rci^istrum curie Patrimonii,
arni. XXXV, n. 14, e. 16).
i66 fM. oAu Ione Ili
%
di mandare uomini agli eserciti e alle cavalcate, secondo
la rata spettante a ciascuno dei detti castelli; di reggere
questi secondo le consuetudini e gli statuti loro, appro-
A^ati e non contrari alla Chiesa; di non ricettare e favo-
rire ribelli e sbanditi, ma arrestarli invece e consegnarli
^gli officiali della curia ; di accogliere le genti della Chiesa
•e tornirle di vettovaglie per un prezzo conveniente ;
tanto essi che i loro castellani e officiali dover prestare
giuramento di fedeltà nella forma consueta; i crimini di
■eresia, lesa maestà, falsificazione di bolle e di monete, e
•depredazione sulla pubblica via esclusi dalla loro giurisdi-
zione (i).
Guasta di Pone, nobile di Radicofani, che per conser-
vare in fedeltà quella terra aveva sostenuto fatiche e spese
molte, ed al quale erano anche state distrutte alcune case
nella cerchia superiore del castello per maggior fortificazione
della rocca, si ebbe in compenso una casa della camera
posta nel borgo inferiore, ed un orto presso le mura (2) ;
(i) Append. xxu.
(2) «Dilecto filio nobili viro Guaste Poni de Radicofani domi-
le cello elusine diocesis . . . Cuni, sicut fidedigna relatione percepinius,
«tu olim prò conservando honorem et statum nostrum et diete Ec-
« clesie multos labores et expensas subieris et in servitiis nostris et
« eiusdem Ecclesie utiliter et fideliter insudaveris, et sicut petitio prò
« parte tua nobis nuper exhibita continebat, olim quedam domus tue
« in castro Radicofano Clusinc dioc. consistentes, prò eo quia erant
« in loco preheminenti, videlicet in girone superiori iuxta rocham dicti
« castri, per quosdam officiales diete Ecclesie prò maiori tuitione et
« fortitìcatione diete roche destructe extiterint, et nulla recompensatio
"« prò ipsis domibus fuerit tibi facta, et, prout eadem petitio subiun-
•<' gebat, in burgo interiori dicti castri in loco qui dicitur castrum Mor-
<c rum sit quedam domus ad cameram apostolicam pertinens, que olim
« per quondam Guastam de Radicofano consanguineum tuum fuit in-
« cepta edificar!, sita iuxta plateam communis dicti castri et iuxta rem
« Agnoli Albizelli et rem Cecchi Castiarii, ac etiam sit quidam ortus
« similiter ad dictam cameram pertinens situs prope dictum castrum
« Radicofimi in loco qui dicitur fons Sancti Petri, iuxta viam publicam
La domina\ione ponlijicia nel ''Patrimonio iG'j
ed inoltre plenaria remissione, insieme ai suoi famigliari
ed amici, di tutti gli eccessi commessi durante la guerra,
dei delitti ed offese in danno dei vicini, cui erano state per-
ciò contro di lui e suoi concesse rappresaglie; abolizione
di queste ; ed assoluzione anche per avere, per le necessità
della difesa, riscosso e speso proventi camerali (i). Radi-
cofani ebbe poi il privilegio della libera elezione del po-
destà (2).
I figli di Ugolinuccio d'Alviano, Tommaso e Offreduc-
ciolo, che tanto virilmente aveano resistito ai nemici, si
ebbero in premio tutti i beni confiscati ai ribelli figli di
Giannotto d'Alviano, Ludovico, Francesco, Mario e Man-
fredo, ed al comune e singoli d'Amelia esistenti nei teni-
menti di Alviano e Mimoia, per un' annua rendita di circa
cento fiorini (3).
Simonetto di Cecco, signore di Castel di Piero, che
nel territorio bagnorese impedì il dilagare della rivoluzione,
ed in Bagnorea stessa essendo gran discordia, ed i ribelli
prevalenti già sul punto di occupare la forte contrada Ci-
vita, accorse in aiuto dei fedeli, e virilmente combattendo,
ed esponendo la propria persona alla morte, riuscì a debel-
lare i nemici, e a conservare alla Chiesa detta contrada, si
ebbe in premio per sessanta anni la metà di Graffignano,
« et iuxta rem Cecchi Capazzoni et rem Petri Cobucii Porcellini et
« rem Petri Acquiste ac rem Poni Buccii, nos volentes tam intuitu
« servitiorum et prò aliquali remuneratione latorum huiusmodi quam
« etiam prò recompensatione predictarum doniorum destructarum tibi
« de alicuius subventionis auxilio providere, tuis in hac parte suppli-
« cationibus inclinati domum edificari inceptam, et ortum predictos . . .
« tibi prò te ac heredibus tuis . . . perpetuo ac liberaliter concedimus
«et donamus &c. . . . Dat. Rome ap. S. Petrum .xii. kal. martii,
« p. n. a. .VII.» (Reg. Aven. Greg. XI, XXXII, I)0B).
(i) Append. xxiv.
(2) Reg. Aven. Gregorii XI, XXXII, 151, breve del 18 feb-
braio 1378.
(5) Append. xx.
i68 zM. oAntonelli
il cui territorio si estendeva fino al Tevere, per l'annuo
censo di due fiorini (i).
Costituiscono queste baronali famiglie la nobiltà devota
alla Chiesa, la cui fortuna andò sempre aumentando fino
a raggiungere, come i Farnese, il massimo della potenza e
della gloria; mentre la nobiltà avversa, che faceva capo ai
Di Vico, andò sempre più declinando per non più risorgere.
E qui ha termine il nostro studio sulla dominazione
pontificia nel Patrimonio negli ultimi anni avignonesi.
Rifacendoci ora indietro a considerare il lungo cammino
percorso da quando imprendemmo a narrare le vicende
della dominazione stessa dopo la traslazione della Sede in
Avignone, vediamo come pur attraverso infiniti ostacoli, e
malgrado l'assenza del sovrano e il mal governo de' suoi
officiali, che parevano dover creare per l'autorità della Chiesa
una condizione di cose irrimediabile, l' autorità stessa sia
invece riuscita a rafforzare potentemente il suo impero. Egli è
che i tempi andavano ormai maturando ovunque per il nuovo
assetto politico degli stati, ed una tale evoluzione, che do-
veva far capo nel secolo successivo all'unità monarchica,
non poteva essere arrestata da circostanze, per quanto avverse.
Le fasi di quest'evoluzione nel Patrimonio noi ci stu-
diammo illustrare colla maggior copia possibile di partico-
lari, con un corredo di notizie la maggior parte sconosciute.
Nutriamo fiducia che non vane del tutto siano state le
nostre fatiche, che la storia del Patrimonio abbia pur ad
avvantaggiarsi del contributo della modesta opera nostra.
(In un prossimo numero i documenti in Appendice).
M. Anton ELLi.
(i) Append. xxiii. Simonetto sovvenne anche la Chiesa di aiuti
pecuniari, mutuando al vicario Geraldo mille fiorini, per i quali gli
fu data ipoteca su alcuni beni e proventi della Chiesa stessa {Reg.
Vatic 11. 28j, e. 221).
LIBRO DI ANNIVERSARI IN VOLGARE
DELL' OSPEDALE DEL SALVATORE
'anno del Signore mille quattrocento sessantuno^
essendo guardiani della Società dei raccomandati
del SS. Salvatore di Sancta Sanctorum i nobili
uomini Mattia Muti e Agapito Capranica (i), i priori o
capi del ceto sacerdotale appartenente alla fraternità (2)^
Angelo dei Pancioni beneficiato lateranense e Andrea ret-
tore di S. Andrea de Cahallo, poiché trovavano incomodo e
difficile ad usare il libro nel quale il segretario registrava
gli anniversari da celebrare nelle chiese di Roma man mano-
che l'obbligo sorgeva per lascito o donazione, ne fecero com-
pilare un altro in cui essi fossero aggruppati secondo il
luogo in cui dovevasi adempiere all'obbligo assunto. Così
era ben più sbrigativa la ricerca, e più difficile che per di-
sattenzione si omettesse qualcuno degli anniversari.
(i) Furono in ufficio dall'aprile del 1461 a quello del 1462. Cf, il
Liber anniversariorum della fiat, tifi raccomand. del SS. Salvatore ad
Sancta Sanctorum edito da me nel primo volume dei Necrologi e libri
affini della provincia di Roma, pubblicato nelle Fonti per la storia
d'Italia dell'Istituto Storico Italiano, in questo anno 1908, p. 423.
(2) Intorno alla costituzione e alla vita della fraternità intendo
parlare nel secondo volume dei Xecrologi cit., nel quale troverà luogo
il libro dei fratelli della Società; per ora si vedano le indicazioni bi-
bliografiche date a p. 311, note 2 e 3, del citato volume.
lyo T. Egidi
Il piccolo codicetto pergamenaceo in ottavo e oggi con-
servato nel fondo Sancta Sanctorum dell'Archivio di Stato
nel gruppo Catasti col n. 25. È di carte settanta, numerate
con cifre romane dallo stesso scrittore che lo stese in una
minuscola un po' rozza, intermedia per forma tra la gotica
0 quella del rinascimento, ma a questa più vicina. L' esten-
sore lo scrisse in due volte ; dapprima riempi le ce. xi b-
LB (i); in una seconda ripresa, come ci dice la diversità
dell' inchiostro, scrisse le ce. lii b-lvi b, lasciando bianche
le ce. LI A-Lii A, e tornando sui suoi passi, premise al la-
voro già compito r elenco dei preti che erano fratelli della
Società nel sessantun©, e quello delle chiese in cui gli an-
niversari si celebravano. Per questi due elenchi aveva la-
sciato bianche le ce. i a-x b; esuberanti per la materia che
doveva loro affidarsi e quindi in parte rimaste vuote.
Negli anni immediatamente successivi pare si cercasse di
tenere al corrente l'indice così formato; alcuni altri scrit-
tori aggiunsero nomi quasi sotto ogni chiesa, e nelle pa-
gine bianche registrarono anche gli anniversari da celebrare
in altre. Cosi vennero riempite la e. li a, e alcune delle
ce. Lviii A-Lxx b. Ma la diligenza terminò presto, cosicché,
per quanto mi fu dato controllare, le note più recenti non
scendono più giù del 1468 (2). Allo stesso tempo risale
anche la legatura, di marocchino, a disegni geometrici ret-
tilinei impressi, che scompartiscono i battenti in rombi.
Del fermaglio, che doveva servire a tener chiuso il libro
ci) Pp. 177-206.
(2) Com'è naturale, il controllo e dato dal confronto con il
Liher anniversariorum citato. Cosi l' ultima nota volgare di S. Lo-
renzo in Damaso è del 1466-67 {d. appresso a p. 190 e Nerroloi^'ì,
p. 444); l'ultima di S. M. della Minerva, di S. Salvatore in Campo,
di S. Salvatore del Lauro, di S. M. in Vallicella, di S. Lorenzo in
Lucina, di S. Francesco, di S. Apollinare, di S. Marcello, di S. Nicola
de' Piceni, di S. M. del Popolo, di S. M. in Aracoeli, di S. Agnese in
Agone &c. dell'anno 1467-68 (cf. appresso pp. 189, 193, 200, 203 &:c.
e Necrologi, pp. 446-448).
oAnniversan dell'ospedale del Salvatore 171
tra i due battenti di legno, resta solo una parte. Una mem-
brana di guardia sta tra i due battenti e le carte del vo-
lume. Nell'interno del primo battente un amanuense del
secolo quindicesimo scrisse : « Per commandamento et com-
« missione de n. signor lo papa se fa una amonitione, ad
« instantia et petitione de li signor guardiani de lo hospi-
« dale de la ven. Compagnia del Salvatore de S. luvanni
« Laterano, che ogni persona de qualuncha stato gradu et
« condition si sia, la qual avessi o sapessi chi avessi alcuna
« cosa mobile o stabile de la dieta compagnia et hospitale,
« comò ò possessioni case casali et vigne, oro argento las-
« site, perle prete pretiose, panni de lana et de lino, instru-
« menti scripture publiche over private et ogni altra cosa
« spectante et pertinente alla dieta Compagnia et luogo pio
« de valuta de .x. soli, in su, el dega rendere; et chi lo sa
« el debia revelare infra termine de .viu. dii, altrimente per
« la predicta commissione et auctorità queste tal persone
« pronunctiamo excomunicate ». Un altro scrittore contem-
poraneo ripetè subito sotto l'avvertimento, senza altre mu-
tazioni che di grafia.
Nella carta di guardia, pure nel secolo decimoquinto,
e forse dall' estensore del codice, furono scritti un' antifona
e un oremus riguardanti il Salvatore; nella carta di guardia
finale parte delle orazioni pei defunti e inoltre fu ripetuta
r ingiunzione ai detentori dei beni sopra riferita, di cui altra
ripetizione si ha nell'interno del battente ultimo insieme
con altre orazioni pei defunti.
I nomi sono registrati senza alcuna indicazione del tempo
in cui avvenne il decesso ne del titolo per cui doveva
farsi l'anniversario; quindi storicamente il documento ha
assai minore importanza dell' altro libro di anniversari della
fraternità da noi edito, ove è facile nella maggior parte dei
casi stabilire la data di morte, e sempre si ha la menzione
della offerta fatta alla Società. Questo che oggi vede la
luce ha da considerarsi solo come un complemento e un
T. Egidi
controllo dell' altro ; però ha pure un suo individuale ca-
rattere che suscita uno speciale interesse, perchè dandoci
circa tremila nomi personali nella forma volgare, ci per-
mette più che qualunque altro documento di entrare ad-
dentro nella onomastica romana del Quattrocento. Dove
intatti trovare un'altra vena di tanta ricchezza? E sarà sen/a
utilità l'aggruppamento delle chiese urbane per rioni, e
dei nomi per chiese ? Non darà qualche luce sulla topografìa
dei rioni e sul domicilio di alcune famiglie, se si ricordi
che l'anniversario di regola si celebra nel luogo di seppel-
limento ?
Nel codice i nomi sono disposti in colonna. Per ri
sparmio di spazio li stampammo di seguito; sopprimemmo
anche il « Per » che nel codice è premesso ad ogni nome,
segnandolo solo innanzi a quello che dà principio alla serie
di ciascuna chiesa. Oltre che i defunti vi furono segnati
anche quelli che ancora in vita avevano chiesto la com-
m unione delle preci, e furono contrassegnati per solito con
la frase « per remissione » (i); quando poi morirono, i
loro nomi furono contrassegnati con una croce o con la
parola « mortuus » e spesso fu cancellato il « per remis-
« sione ». Nella stampa credemmo utile conservare e le
croci e la annotazione di morte. Così pure distinguemmo
con asterisco i nomi che furono aggiunti alla serie segnata
dal primo estensore.
P. Ecidi.
(i) Cf. Necrologi cit. p. 315.
^4nniversari dell'ospedale del Salvatore 175
IN Dei nomine. Amen. Anno Domini .m.cccc.lxi., pontif. d. Pii pp. II.
Tempore nobb. vv. Macthie de Mutis et d, Agabiti de Crapanica
scriptoris ap. guardianorum Societatis hospitalis S. lohannis Latera-
nensis(a) et venn. priorum d. Angeli de Pancionibus beneficiati Latera-
nensisC») et d. Antonii rectoris S. Andree de Caballo, liber hic factus
fuit per predictos priores. Ex communi sacerdotum impensa C').
t ..M.CCCC.LXI. W, e. II b
Priores t C*^). D. Angelus de Pancionibus beneficiatus Latera-
ncnsis. t D. Antonius rector S. .\ndree de Caballo.
D. Paulus de Cantalupo. D. Petrus de Patrica. D. Novellus.
D. lohannes de Penestrc. D. lohannes de Tibure. t D. Antonius
Gulielmi. t D. Franciscus Catalanus. f D. Ludovicus. t D. Marcus,
t D. Alfonsus Ispanus. f D. lohannes de Pipemo. D. Tetellinus.
D. lohannes de Cora. D. Baptista de Columna. f D. Salvatus mor-
tuusCO. D. Nicolaus de Setia. D. Antonius Varensis (f) can. D. Evan-
gelista Mancini. D. Antonius Mazarella (g). D. Franciscus lubillei.
D. .\thlas. D. Sigismundus. D. Baptista de Veziis de Velletro.
D. Cristianus. t D. .\ntonius de Velletro mortuus (•-■). f D. Michael
de Cavis. * D. lohannes Melis recthor S. Nicholai de Prefectis alias
Portante (h). || f D. Banninus de Corsica. D. Lucas de lanua. D. San- e. iii«
tus. D. Antonius de Sclavonia. D. Gorius. D. Ludovicus de Piti-
glano. D. Andreas Pistalli. * D. (0 .\ltobello de Neapoli rector eccl.
S. .A.gnetis de Agone. * Fr. Petrus de Anania penitentiarius Latera-
nensis. * Fr. Dominicus Antonii luliani Suberarii cappell. in eccl.
S. Salvatoris de Cupellis. * D. Pascalis de Matera. * Fr. Pantaleus
de Cavallinis de conventu S. Martini in Montibus. * t D. lohannes
de Colonia mortuus (=). * D. lulianus Biondi. * D. Honoratus de Orto.
* D. Baptista recthor eccl. S. Marie de Monticellis. * D. lulianus de
Traietto. * D. lulianus de Piperno. * Fr. Petrus de Suesse. * Fr. Pe-
(a) Laterali (b) La nota è a metà Mia pagina e della mano che segnò i nomi.
Le ce. la. Uh hianche. (e) Questa data, la D iniziale di ogni rigo, le inixiali dei nomi
dei priori e la nota marg. Priores sono in inchiostro rosso. (d) Queste croci sono aggiunte
di altro inchiostro ; la nota mortuus che altra mano fece al nome di D. Salvatus ne dice
chiaramente il significato. (e) mortuus di altra mano. (f) Varen (g) Su rasura.
(h) Questa nota aggiunta da scrittore del XV tee. (i) Di qui i nomi sono aggiunti da
cinque mani diverse: la prima scrive una nota, la seconda e la ter^a due ciascuna, la quarta
una, la quinta tutte le altre. L'ultima è quella stessa che a e. II b scrisse la nota aggiunta.
Tulli gli scrittori sono del sec. XV. Contrassegno con un asterisco le notazioni aggiunte.
174 'P. Egidi
e. IV a (a) trinus. * Fr. Augustinus. D. • • • beneficiatus. || f Mag. Lucas.
t Fr. lohannes de Sicilia, f Fr. Antonius Petri Casale, t Fr. leroni-
mus de S. Marcello, t Fr. Stclanus de Zagarolo. Fr. Nardus. t Fr. Mat-
teus de S. Marcello. Fr. Marcus de Roma. Fr. Cristoforus .\ntonii.
e. V b (b) Li Monti («).
Basilica S. lohannis Lateranensis .xlix. ('*). Basilica
S. Marie Maioris .lvi, Eccl. S. Praxedis .lv. S. An-
tonii .LV, S. Salvatoris ad Hulmos .lvi. S. Laurentii Pa-
lisperne .xlvii. Ss. Sergii et Bachi .XLvm. Ss. Petri et
Marcellini de Secura .xlviii. S. Salvatoris de Se-
cura .XLvni. S. Petri ad Vincala .liiil S. Pantaleonis .Liiii.
Ss. Quirici et lulitte .Lini. S. Clementis .XLix. Hospitale
Salvatoris Lateranensis .l. Eccl. S. lacobi apud Coli-
se um .XLIX. S. Marie Nove .xlviii. S. Laurentii de Asce-
sa .XLVi. S. Marie in Campo Carico .Lini. S. Eufemie .lvi.
S. Nicolai de Columna .xlvi. S. Andree de Caballo .xlvii.
S. Saturnini .XLVii. S. Bernardi .xlvii. S. Silvestri de
Archionibus .XLVn. Ss. Duodecim Apostolorum .xxxvii.
S. Andree de Vicolo .xLVin. S. Salvatoris de Come-
li is .XLVII.
"■ v'" Treio.
Eccl. S. Marcelli .xxxviii. S. Marie in Via Lata .xxxix.
S. Marie in Cannella .xxxvn. S. Salvatoris de Campi-
giano .xxxix. S. Nicolai de Archionibus .xxxv. S. Ana-
stasie .xxxvn. S. Ip politi .xxxvu.
COLOMNA (e).
Eccl. S. Marie inter Treio .xxxvn. S. Marie in
Via .xxxvi. S. Silvestri .xxxvi. S. Lucie de Co-
lumna .xxxiii. S. Andree de Columna .xxxin. S. Stefani
dello Truglo .xxxiv. S. Nicolai de Forvitoribus .xxxv.
S. Mag ut i .xxxv. S. Marie in Aquiro .xxxini. S.MarieRo-
tunde .XXXI. S. Salvatoris de Cupellis .xxxi. S. Andree
inter ortos in Pincis .xxxv. S. .andree de Ursis .xxxini.
«•*'•' S. Nicolai de Picino .xxxi. I| S. Marie de Collis.
(a) La e. IH b bianca. (b) Lf ce 1111 b e Va bianche. (e) / nomi dti rioni e
la iniziale di ogni rigo sono in rosse. (d) // numero indica la caria dtì cod. in cui si
trovano i nomi dei defunti ptr cui si deve celebrare l'ann. nella chiesa qui indicata. (e) /-.i
dAnniversari dell'ospedale del Salvatore 175
Campomartii.
Eccl. S. Marie de Populo .xxxiii. S. Laurentii in
Lucina .xxxiii. S. Marie de Campomartio .xxxii. S. Ni-
colai de Prefectis .xxxiii. S. Trifonis .xxxii.
Ponte.
Basilica S. Petri .xxii. Eccl. S. lacobi Scossa ca-
vallo .xxxiii. S. Marie in Transpondine .lv. S. Gelsi .xxiii.
S. Ursule .xxiii. S. Blasii de Pagnotta .xxiv. S. Cecilie
de Tur ri .xxiiii. S. Marie in Monte lordano .xxv. S. Si-
meonis .xxvi. S. Salvatoris primicerii .xxvi. S. A polli -
naris .xxvi. S. Blasii de Fossa .xxv. || S. Andree de Aqua-
recciariis .xxvi. S. Nicolai de Agone .xxvi. Ospitale
Theotonicorum .xxvi. Eccl. S. Salvatoris de Lauro .xxv.
S. Marie de Postierola .xxvi.
Parioni.
Eccl. S. Marie in VaUicella .xxiii. Ss. Laurentii et
Damasi .xxviii. S. Tome de Parioni .xxv. S. Agnetis
de Agone .XXVII. S. Pantaleonis .xxvii. S. Marie Grocta
Penta .xxix. S. Barbare .xxix. S. Stefani de Pisciola .xxiiii.
La Regola.
Eccl, S. lohannis in Agina .xi. S. Andree deNaza-
rettis .XI. S. Marie in Catinieri .xi. S. Tome de Ispa-
nis .XI. Il S. Pauli de Are nula .xii. S. Benedicti de Are-
nula .XI. S. Marie de Monticellis .xii. S. Salvatoris de
Campo .XI, S. Martinelli .xiii. S. Blasii de Anulo ,xm.
S. Benedicti de Turre Pertonnata .xiii. S, Salvatoris
de Caccavariis .xiii. S. Marie de Caccavariis .xiii. S. Ma-
rie de Publico .xiiii. S. Tome de Cinciis .xvi.
San'cto Stati.
Eccl. S. Eustachii .xxx. S. Sebastiani .xxx. S. Ma-
rie de Monterone .xxx. S. Nicolai de Mellinis .xiiii.
176
'P. Egidi
La Pigna.
Eccl. S. Marie de Minerva .xxxix. S. lohannis de
e. villa pinea .xli. S. Cosimati de Pinea .xli. || S. Stefani de
Pinea .XLii. S. Lucie iuxta Arcum oscurum .xv. S. Marie
de Rosa .xv. S. Nicolai de Monte. XLiii. S. Nicolai de
Calcarariis .xiv. Ss. Quadraginta martirum .xv. S. Sal-
vatoris super Arcum oscurum .xLiii. S . Marie de
Strata .xliii. S. Marci .xui.
Campitiello.
Eccl. S. Marie de Araceli .XLiin. S. Marie de Cam-
pii elio .XV. S. Marie de CurteW ,lii. S. Andree de Fu-
nariis .Lii. S. lohannis de Mercato .xliii. S. Blasii de
Mercato .xliiii. Ss. Sergii et Bachi sub Capitolio»»»
S. Adriani .xlvi. S. Marie de Gratiis .xlvi.
Sancto Angilo.
Eccl. S. Angeli .xvii. S. Marie de Maxima .xvi.
S. Marie iuxta fi urne n .xvii. S. Valentin! .xiiii. S. Leo-
nardi .xiii. Ss. Patris et Mutii(b) .xvi. S. Cecilie .xvii.
Ripa.
Eccl. S. Gregorii ad Clivum Scauri .lv. S, Marie de
Porticu .LUI. S. Nicolai de Carcere Tulliano .lui.
S. Marie in Tofella .lui. S. Bartolomei de Insula .xviii.
S. lohannis de Insula .xviii. S. Sabine liil
Tristevere (<:).
Eccl. S. Marie de Transtiberi .xxi. S. Rufine .xx.|i
<. ixa S. Agate .XX. S. Grisogoni(J) .xx. S. Salvatoris de
Curtibus .XX. S. Cecilie .xix. S. Andrei de Scafis .xix.
S. Salvatoris in pcde Pontis .xix. S. Blasii de Curti-
(«) Curi (b) Aggiunto con altro inchiostro. (e) La s aggiiinla dn altra mano.
(d) Ij % torretta ih g
oAnniversari dell'ospedale del Sahatore 177
bus .XXI. S. Francisci .xix. S. Laurcntii de Pisciola .xviii.
S. Benedicti de Pisciola .xviii. S. Venose .xx. S. Co-
sili a t i .XIX.
t YeSUS. e, XI a (a)
.11. In eccl. S. lohannis in Agina(b), Per Ianni de Alisci.
Antonio de Angiluzo delli Cardellini.
.1111. In eccl. S. Andree de Nazarenis. Per Lucretia figla
de lacovo de Ianni delli Andreoctini. madonna Stefana (>-) mogie che
fo de mastro Simone medico. lacovo de Andrcocto (•!).
.1. In eccl. S. Marie in Catinieri. Per madonna Rosa
mogie che fo de misser Paolo Magluozo. * Antonio altramente Mac-
carone macellaro. * madonna Caterina de lan Ferrare (<=).
.m. In eccl. S. Tome de Ispanis. Per madonna Lucia
de Andreozo de Ianni Serviestro. Ianni de Serviestro. Macthiella de
Donato speziale.
.vili. In eccl. S. Salvatoris de Campo. Per missere Go- e Mb
ctifredo Scoto cavalieri, frate Benedecto prep. della presente eccl.
madonna Lucia de Benedecto de Capodeferro. Paolo de Rosa, ma-
donna Antonia sua mogie : per remissione, madonna leronima mogie
de Cristofaro . . . (O. Ianni de Pugla. d. Narda f. .\ntonii della Rizza.
* Latino de Capo de ferro.
.XVIII. (g) In eccl. S. Benedicti de Arenula. Per Parisi.
Liello de Mattuzo. Pascuale de Andrea de Nepe. madonna Lonarda
de luliano de Palone, madonna Francesca de Luzolo de Palone. lu-
Hano de Palone. Antonio de Palone, madonna Angila de Mattuzo
massaruolo. Mactuzo massaruolo. madonna Caterena Ungara. lu-
zolo de Palone, madonna Paola mogie che fo de Nardoccio. ma-
donna Paola mogie che fo de Paluzo de Romano alias Meoli (M).
Paolo de Mactuzo massaruolo. || lacovo de Palone, vivente d. Lodo- e. mi .1
vica e. ux. deinde prò ipsa (0. Pesce barbieri, madonna Paula mo-
glie che fo de Luzolo de Palone. Leila . . . C').
(a) le ce. IX h-X b bianche. (b) // nome della chiesa è sempre iti rosso: a lato del
nome nel margine e in car. romani il numero degli anniversari segnati per quella chiesa dalla
prima mano. Il p che precede ciascun nome è in rosso pei nomi segnali originariamente. Spesso
seguono ai nomi registrati dei p in nero, di altra mano, in testa a righi rimasti vuoti. Le
note posteriori le contrassegno con ' (e) Già scritto Stefania, poi rasa la i (d) Corretto
su Andreochius Seguiva altra nota rasa. (e) Queste due note sono della stessa mano, su
rasura. (f) Tutta la nota fu rasa: si leggono assai a stento le parole riferite, se ne per-
dono due altre. (g) Corretto su .xvi. da mano posteriore. (h) Le due ultime parole
aggiunte da altra mano. (i) Da vivente aggiunto dalla mano di cui sopra. (k) Nota
rasa.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 12
178
T. Egidi
.VI. In eccl. S, Pauli de A re nula. Per Buccio Bene in
casa, madonna Ceccha mogie che fo de Alesso Leo. madonna An-
drcozza mogie che fo de Coluza mastro Luca. Stefano de Cecco Pa-
gnocta. madonna Margarita mogie che fo de Urbano de Bologna,
madonna lacova mogie che fo de Stefano Mafarone. * madonna An-
gila moglie che fo de Ceccho Pagniotha.
.xxxvi.('') In eccL S. Marie de Monticellis. Per Cola
Vasco. Ianni Pa/ia. * l'anima delli morti de madonna Maria moglie
de Mactuzo de missere Predo C'). lacovo Gabriele, madonna Maria
mogie che fo de Mattuzo misser Predo et li muorti suoi (O. Maniello
figlo de lacovo Maniello. Cristofano de Gabriele. Pietro de Alesso.
e. xii b madonna Oddolina de lubilleo de Rienzo de Nannolo. || madonna Fran-
cesca de Tomao delli Muti, madonna Caterena mogie che fo de Pietro
de Alexo. Scellone. madonna Paola de Antonio de Materia. An-
tonio de Vasco. luliano de Petruccio mercatante. Palone de laco-
viello de Palone. Liello de Alesso delli Cencii. madonna Maria de
Rienzo Mellino. madonna Maria de Marrone, madonna Gregoria de
Rienzo Carvone fìgla de Rienzo Rusticiello (J), Stefania de lubilleo
de Rienzo de Nannolo. missere Antonio delli Rusticielli. Pietro delli
Rusticielli. Domenico de Palone, madonna Angela mogie de Rienzo
delli Rusticielli. Paolo de lannuccio de Gabriele, madonna Paola mogie
che fo de Paluzo de Gratio (0. madonna Paola mogie che fo de Liello
de Armando. lacovo de Vasco. Mariano de Liello de Armando,
madonna Ceccha de Pietro Paolo de Savo de Liello Verso (0. Coluza
Paliano. Paluzo de Gratio. Sigismundo de Chiodio (g). * Ianni de
Paulo lannuccio Gabriele. * luliano Pellario alias Cistruolo (h). * Cecco
de Pavolo lannuccio,
e. xnia .xml. (0 In eccl. S. Martinelli. Per Paolina mogie de Cola
Santo Beccaluva. Buccio Stincho. Ianni de Nuccio de Cola de Pietro
Francesco. lacovone suo fratello, madonna Angila sua matre. ma-
donna Lippola soro de Oducciello delli Stinchi, madonna Litia de
Ianni (S) de labbo. madonna lacova de Cola Ianni de Nuccio, per
remissione, madonna Antonia de Angilo de Tuccio de Gabo et figlia
de Benedetto de lo Mastro ('). * madonna ("0 Vannocza mogie che fo
de lulio Ceccho Liello Ceccho de Maximis ("). * madonna Gentilesca
(a) Correità su .xxxiii. da mano posteriore. (b) Nota aggiunta da altra mano nei
vuoti dei due righi precedenti. (e) Le ultime Ire parole aggiunte posteriormente dalla slessa
mano che un rigo prima ripetè tutta la noia. (d) o correità su i (e) La o carrella
su i; la noia è contrassegnala da due croci. (f) Aggiunto su rasura. (k) "^^ Chiodio
di altra mano. (h) Era stalo scritto Sciusciolo, poi fu cancellalo ed altra mano scrisse
Cistruolo (i) Corretto su .x. (k) Seguiva lacovo ; fu cancellato con un tratto di penna.
(I) Da et aggiunto da altra mano. Seguiva Buccio delli Stinchi, fu cancellalo e altra mano
scrisse posilum bis (m) S eli' interlineo, altra mano. (n) de M. di altra mano.
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore 179
moglie che fo de Buccio Stincho, * Paulo de Cola de Ianni de Nuc-
ciolo C'^). * Andrea Cellino. Pro d. Bartholomea ux. Peregrini dello
Bianco. Pro Antonio mag. Laurentii dello Massaro eius fratre ('').
* lacovella moglie de Paolo de Ceccho de Pietro sellato.
.viii.(0 In eccl. S. Benedicti de Turri Pertonnate W.
Per Licllo Micciniello. Pietro Paolo altra mente dicto Lo Vecchio,
madonna Perna sua mogie, madonna Andreoza de Nardo Piersonzo.
Pietro Paolo Ccccholino refice. Tomaso Sorentino. luliano Martel-
lenche altra mente dicto Toso de Cerveteri. * Leila de Nardo viz-
zoca, prò remissione dum vivit W.
.V, In eccl. S. Blasii de Anulo. Per lubilleo de Ceccha.
rnisser Baldasar delli Caraccioli scriptore apostolico, missere Ianni
Andrea delli Caraccioli scriptore apostolico, madonna Marcela mogie
de Paolo mastro Francho. Vito padre de Angilo de Vito.
.11. In eccl. S. Marie de Caccavariis. Per madonna
Paolina mogie che fo de missere Prospero delli Cafarelli. Lucia balia
in casa de Serviestro de Palone. * Luca de Silvestro de Palone,
.1111. In eccl. S. Salvatoris de Caccavariis. Per Pietro
Malamerenda. madonna Angila sua mogie. Antonio vaccaro de Pa-
luzo Pontiano. Antonio Malamerenda (0.
.1111. In eccl. S. Leonardi. Per Nardo Boccamazo. ma-
donna Paloza de lacovo de Meo. || madonna (g) Rita de Nardo Bocca-
mazo, per remissione. * Pietro Boccamazzo.
.XI. In eccl. S. Marie de Publico. Per mastro callararoC*»).
Petruccio de Cola de Galasso. Antonio suo figlo. madonna Cate-
rena de Serviestro de Palone. Cola de Antonio mastro Tuccio cal-
lararo. Antonitto Bellomo. madonna lacovella sua mogie. Geronima
figla de Serviestro de Antonio de Palone. Paolo mastro Tuccio cal-
lararo. madonna Martomea de Ianni Panziera. Serviestro de Palone.
* mastro lacovo de Miscia.
.1111. In eccl. S. Valentini. Per madonna Paolina mogie
che fo de Antonio Donnichella. Antonio de Casa mala. || madonna
Rita mogie che "fo de Coluza Diteguardi. madonna Bensivenuta mo-
gie che fo de lacovo Ianni de Alesso.
.11. In eccl. S. Nicolai de Mellinis. Per Boccavecchia
pellicciare. Tomao dello Cavalieri (0.
(a) Da de Cola di altra mano, su rasura. (b) Queste due note sono segnate nel margine
sup. e portate qui con segno di richiamo. (e) Corretto su .vii. (d) pto : (e) Tutta
la nota su rasura. (f) Contrassegnata con due croci. (g) Precede una nota rasa.
(h) Forse mastro Tuccio cali.? Cf. due righi più in basso. (i) Seguiva una nota ora
rasa.
e. xiiib
XIV b
i8o
T. Egidi
.XII. In eccl. S. Nicolai de Calcarariis. Per Rienzo Sta-
gla, madonna lacova sua mogie, madonna Cecca de Rienzo de
Liello de Meolo. Angilo Montanaro. Ianni de Rienzo Stagla. Cola
de Papa. Pietro Paolo Montanaro delli Cesarini. madonna luhanna
mogie dello dicto Pietro Paolo, madonna Ceccha de Rienzo Pietro
Paolo delli Cesarini. Rienzo Paolo pescivendolo, madonna luhanna
sua mogie, madonna Paola mogie che fo de Scella notaro. * ma-
donna Paola moglie che fo de Ianni Staglia. * Liello Staglia et Ba-
ptista Staglia, prò remissione,
e. XV a .xii.(a) In eccl. Ss, Quadraginta Martirum. Per Paolo
de Peto. Rienzo Fazante. Liello de Paolo de Peto. Santolo de Bar-
tolo. Rienzo Martino delli Leni, madonna Ceccha (b) sua mogie.
Ianni Andrea de Liello de Paolo de Peto. Baptista de Rienzo Mar-
tino delli Leni, per remissione (■-"!;. * madonna lacova moglie de Liello
Paolo Peto. * madonna Palozza figlia de Liello Pavolo de Peto.
* mad. Francesca moglie de Marcello Capodeferro et figlia de Baptista
Leno.
.xvi.(<J) In eccl. S. Lucie de Apotechis oscuris. Per
Cecco de Luzo de Rogieri. Ianni de luliano de Rogieri. Bartoluzo
de Petruccio de Bartoluzo sartore, mad. Caterena mogie che fo de
Paluzo de Biasio, mad. Nola sua matre. Petruccio de Bartoluzo sar-
c. XV b tore. Rienzo de Antonio. Felice suo figlo. || mad. Cecilia mogie che
fo de Paolo Muscino. mad. Antonia de Pietro Cecco de Biasio. Cec-
cho Antonio de Ianni luliano. mad. Rita sua figla. missere Lonardo
de Roccha della Bocte doctore de lege. Aurelio de Baptista de Cola
de Ianni de Nucciolo. * missere Christofaro Rogeri can. de S. Retro
et scriptore della Penitentiaria (e). * mad. Filippa moglie che fo de
Ianni (f) de Ceccantonio de Ianni luliano.
.II. In eccl. S. Marie de Rosa. Per Cecco Saragona. Paolo
Funaro.
.xxxvii.(g) In eccl. S, Marie de Campitello. Per Pietro
Macteo de lacobuccio ludice Angelo, mad. luhanna matre de missere
Angilo de Granati, miss. Angilo delli Granati rcctore de la presente
eccl. Paluzo de Pietro Mactheo. Rienzo Buonando de mastro Luca,
e. XVI a Pietro Paolo et Paloza et Angiloza suoi (h) figloli. || Ciuccio Ianni
Paolo Capozuccha. mad. Martomea mogie che fo de Cola delli Per-
(a) Corretto da .IX. (b) Su rasura, di ultra mano. (e) Segue una nota rata, a
margine della quale è per remissione Le Ire note seguenti di altra mano coeva; una ler^a
mano nella seconda scrisse de Liello Pavolo de Peto (d) Corretto da .xml. (e) Da
«criptorc altra mano su rasura di altre parole, in parte apbarlenenti alla nota seguente, che
è scritta dalla slessa che aggiunse miss. Cristofaro (f ) Raso e sulla rasura le parole della
Penitentiaria della noia precedente. (g) Corretto da xxxv. (h) La i aggiunta da altra mano.
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore i8i
lioni. mad. Caterena sua figla. Buonando de Pietro Mactheo. mad.
Caterena mogie de Cavallo Verde, mad. Paola mogie che fo de la-
covo Mancino. Petruccia de Angiluzo de Crapanicha. lacoviello de
Nuccio Ianni Paolo. Nofrio de Ciuccio Ianni Paolo, mad. Angila
mogie de Stefano de Pietro Macteo. mad. Paola mogie de lacoviello
de Ciuccio Ianni Macteo. mad. Caterena matre de missere Ianni de
Tivoli, mad. Lavinia de lacovo Ficoccia. missere Antonio de Fondi
rectore della presente eccl. mad. Tomassa matre dello dicto missere
Antonio, missere Melchiore rectore che fo della presente eccl. Liello
de Ciuccio Ianni Paolo Capozucca. Baptista de Antonio de Pietro
Baffo delli Mactalioni. mad. Vannoza mogie che fo de Baptista Ar-
cione. Gregorio de Ciuccio Ianni Paolo, mad. Rita de Paluzo de
Pietro Mactheo. Stefano de Pietro Mactheo. Pietro de Lodovico
Capozuccha. mad. Caterena mogie de Paolo de Nofrio. mad. Gi-
smunda lìgia de missere Antonio Baptista f . Paolo de Nofrio Ciuccio
Ianni Paolo, missere Ianni de Tivoli doctore de lege et advocato
concistoriale. * Gregoria filia Rentii Eunufrii et ux. Antonini Petri
Mathei. * Rienzo de Nofrio Ciuccio Ianni Paolo. * d. Anastasia de
Capozuccha ux. Evuangeliste de Bondis. * mad. Antrea (») matre de
Antonio et Christofano de Ciuccio de Capozzuccha {^). * Paolo la-
covello de Capozucchis. * mad. lacovella moglie de Rienzo Godente.
* mad. Caterena de Pietro ('=) Palladino. * mad. • • • mogie de Ceccho
Ianni Paolo de Picchis (J), * Baptista Petri Macthei de Albertonibus («).
.VII. In eccl. S. Marie de Maxima. Per mad. Francesca(<") e. xvib
de Bartoluzo de Pietro Bartomeo. Buccio Verallesco altramente dicto
Micciniello. mad. luhanna de Liello Micciniello. Pietro de Catoccia
candeloctaro. mad. Caterena de Ianni Paluzecto. mad. Gabriella
mogie de Vangelista de Cecco Bellomo. ser (g) Marco de Guidoni.
* Francesco figlio dello dicto ser Marche. * mad. lacovella moglie de
Iorio Petrino.
.VI. In eccl. S. Tome de Cinciis. Per mad. Donnichella
mogie de missere (h) Paolo de Alesso delli Cencii. missere Paolo de
Alesso delli Cencii. Pietro de Ianni delli Cencii. mad. Lorenza
mogie de lacovo de missere Mascio. mad. Antonia mogie che fo de
Rensicolo. mad. Perna mogie che fo dello Berchio.
.11,(0 In eccl. Ss. Patri et Mutii. Per missere Pietro
(a) Agg. da altra mano in spaj^io lasciato a bella posta. (b) Le ultime tre note
sembrano di una sola mano, ma scritte in tempi differenti. (e) Neil' interlineo. Net rigo
Ianni cancellato. (d) Le ultime quattro note paiono della stessa mano. (e) É della
stessa mano; mancando la spazio nella e. XVI a è scritta nel margine inferiore di e. XV b.
(f) Neil' interlineo, di altra mano, su rasura. (g) Su rasura. (h) Neil' interlineo.
(i) Corretto da i
l82
T. Egidi
Ferrante rectore della presente eccl. * luliano Bocca padule. * mad.
Cyrina moglie de Ianni Antonio Boccapadule. * Loisa Boccapadule («).
.ui.W In eccl. S. Cecilie. Per Cola de Paolo de Puoli.
Ianni Paolo suo fìglo. * mad. lacova de Cancellariis molgle che fo de
Bartomeo de Crapanica.
.VI. In eccl. S. Marie iuxta flumen. Per Tuccio Tor-
donieri. Nuccio delli Volgamini. Rienzo de Pietro Salvagio. Ianni
de Vulgamine altramente dicto Ianni de Nola. mad. Mascia mogie
che fo de Ciuccio Ianni Paolo, mad. Maria mogie de Nardo de Pa-
lone (e).
.LViin. (d) In eccl. S. Angeli in Foro piscium. Per
Pietro de Ianni Ibello. Petruccio Grasso, mad. Mavilia de Pantaleo,
sua matre. missere Mactheo delli Vaccari, doctore de lege. Luca
delli Vaccari suo fratello. Antonio Gratiano delli Perlioni. mad. An-
tonia mogie de Antonio de Paolo de Puoli. Antonio de Rienzo In-
poccia. Il mastro Lorenzo delli Vallati dottore de medicina. Rienzo
Pontiano. Cola de Tordonieri. mad. Angila mogie de Antonio In-
poccia. mad. Isabecta mogie de Paluzo Casata. Nuccio Ibello. Mar-
tino delli Bondi spetiale. mad. Francesca de Cola Tordonieri, mad.
Perna mogie che fo de Pizo. mad. Caterena de Coluza de mastro
Lucha. mad. Andrea mogie de Liello de Luzolo. missere Nicola
delli Bondi doctore de lege. mad. Paradisa de Tuccio Caranzone.
luzo dello Pocho. Pietro Pantaleo notaro t- Antonio Brichecto al-
tramente dicto Antoniello dello Busco, mad. Antonia de Paolo Ca-
nestriello. mad. Isabecta de Agnucto de Bommarzo. Coluza de ma-
stro Luca. Ianni Santo. mad. Maria mogie de Ianni de Calisto,
mad. Rita mogie che fo de Ianni Mactheo. mad. lacova mogie che
fo de Tomao Casata, mad. Angila de Antonio della Balestra, mad.
Francesca matre de Liello Ibello («). Liello Ibello. Stefano Vallato.
Cecilia figla de Ianni Vallato. || Rienzo de Paluzo Casata. Rienzo de
Antonio Inpoccia. mad. Geronima mogie che fo de Rienzo Particappa.
mad. Martomea mogie de Martomeo Pezutiello. mad. Vannoza mo-
gie de Antonio de Pietro de Paluzo. Paolo Casata delli Foschi, mis-
sere Mactheo suo figlo can. della presente eccl. mad. luhanna mogie
de Liello Ibello. Ianni de Andreozo ibello. mad. Francesca sua mo-
gie. Nuccio figlo de Liello Ibello. Biancho patre de Lodovico dello
Biancho, mad. Ludovica figla de Gregorio de Ciuccio Ianni Paolo.
Ianni Vallato. Antonisi dello Biancho. Andrea suo figlo. mad.
Vannoza mogie de Antonio Gratiano. mad. Emilia mogie de lacovo
(a) Su rasura. (b) Corretto da .11. (e) Seguiva altra nota ; fu rasa. (d) Cor
retto da .Lviii. (e) Nel margine altra mano bii posila
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore 183
Pietro Macteo. Lucia de Piombino vizocha t- Geronimo de Ianni
Macteo. * Pietro de Liello de Petruccio t- * mad. Francisca ux. Lo-
dovici dello Biancho. * d. Laurentia f. dicti Lodovici dello Biancho W.
* Baptista d. Nicolai de Bondiis. * Rosa Sclava bizocha. * mad. Pa-
lozza moglie de Rienzo Vari mercatanti. * mad. Perna moglie fu de
Luca de Scipio.
.iiii.C') In eccl. S. lohannis de Insula. Per mad. Perna e. xvmb
de Gregorio dello Cuocto(0. mad. Andrea mogie che fo deW Ianni
Baroncello. mad. luhanna delli Marbigli abadessa del presente mo-
nesterio. * lohanne Corso.
.VI. In eccl. S. Bartolomei de Insula. Per Leuccio de Ianni
Leo. mad. lacova figla de Cecco de Ianni dell' Isola. luliano de
Coluza de Marcuccio altramente detto Sciuscià (0. mad. Vannoza sua
mogie, mad. Caterena delli Lei. mad. Caterena de Cristofano de
Paolo de Fiore.
.1. In eccl. S. Benedicti de Pisciola. Per Mita mogie
de lacovo Montanaro.
.III. In eccl. S. Laurentii de Pisciola. Per mastro Antonio
Magione medico, Paolina figla de Paolo Magione, mad. Angiloza
delli Cerroni matre de lacovo Macteo (0. * Paulo Magione. || Bar- e. xix«
zellone.
.III. In eccl. S. Salvatoris in pedc Pontis. Per Nuccio
altramente dicto La Pucta. Casparre de Liello Marcellino. *Michaele
calsolario.
.XVIII. In eccl. S. Cecilie. Per Pietro de Biasio, mad. lu-
hanna de Pietro Zaccaria. Pietro Boccaziola notaro. Cencio Fraia-
pane. mad. Cecilia moglie de Ianni Baractaro. Andreozo Pontiano.
Ciuccio Ianni Catino. Valeriano Fraiapane. mad. Maria delli Fraia-
pane mogie de Paolo Margano. Ianni de VoUari. Paluzo de Todino.
Paluzo et Rienzo de Andreozo Pontiano. mad. Cecilia sua matre.
Baptista de Rienzo Pontiano. luliano de Cecche de Puccio. Macteo
de Ceccho de Durabile f. Pietro (r) de Durabile suo figlo. || * Van- e. xix b
noza dello Factore. * Angelo Baroniello (h).
.IX. In eccl. S. Francisci. Per mad. lacova mogie che fo
de Paolo Malglione (0. mad. Perna delli Sanguigni mogie de lacovo
Ianni lacovo. mad. Perna de Gregorio de luliano Cecco de Puc-
cio, t Pietro de lacovo della Seta. mad. Caterena de missere Do-
(a) Queste due note di una stessa mano; nella seconda dello Biancho aggiunto da altra.
(b) Corretto da .ili. (e) Corretto da Cuucto (d) Seguiva mogie, rasa. (e) iuscia
riscritto su rasura. (f) Aggiunto in margine per r[emissione] (g) Segue de Mactheo
acncelìato. (h) Nel libro latino citato, p. 446, è ietto Maroncello (i) Corretto da Margone
i84
T. Egidi
menico de Peroscia. mad. luhanna niatre de lacovo Ianni lacovo
Rienzo Pietro Nisi. mad. Cilla mogie de Antonio Cola RanfFo. («)
Ludovico de Nardello delli Bondii (''). * lacovo Mactheo de Macthey.
* mad. Gregoria de Castellani moglie de missore lacovo Scappacele.
.1. In eccl. S. CosmatiC*:). Per mad. Caterena de Antonino
merciaro abadessa del presente monesterio.
.VII. In eccl. S. Andree de Scafis. Per Ianni de ser Ni-
c. XX a colo. mad. Maria de Macchaciucciolo. || mad. Caterena de Orrigo sen-
sale. Cola de Divitia. mad. Potentia sua mogie. Cola della Chiesia
* Antonio de Cola Ranfo W.
.XX. (0 In eccl. S. Salvatoris de Curtibus. Per Paolo de
Belcoge. Buccio de Pietro de lacovo. Ianni Suonando. Cecco della
Gioia. Cola de Nectolo. Cecco Caradonna. Annese de Caterena de
Pellegrino. mad. Antonia de Paolo Palenche. Rita de Brancatio.
Cola de Ceccoliello de Carcari. mad. Rita de Rienzo de Tuorci.
Cecco de Ianni delle Calze. Romanella (0. Cecco de Carcari f.
mad. Leila sua mogie t- Stefano Stuocchio. mad. Caterena mogie
e. XX b de Paluzo de Palino. * Angilo de Cola de Nettoli (g). || * Angilo Ricca-
donna (h).
.VII. (0 In eccl, S. Venose. Per mad. Angila de Benedecto
de Cola Viccione. t abate leronimo rectore della presente eccl.
mad. Potentiana mogie de Andrea de Perillo (k). Andrea de Pe-
rillo (y). Rienzo de Benedecto Uviccione (0. * lacobello alias Moz-
zone. * d. Paula sua moglie (">).
.III. In eccl. S. Agate. Per Lielllo de Berardo, mad. Titia
sua mogie. Andreoza de Pietro Montanaro.
.Ili, In eccl. S. Grisogoni. Per mad. luhanna de Savo de
Paluzo de Calisto. Cola Filippo Buonando. Cencia sua figla. * Fran-
cesco Macarano (").
•III. In eccl. S. Rufine. Per lacoviello de Stefano de Ir.nni
massaro, mad. luhanna de Matteo Roselo, mad. Lucia de Macteo de
Missore.
e. xxia .XXXVIII. (o) In eccl. S. Marie de Transtiberi. Per An-
gilo de Sassone. Tosto salinaro. Viello de Liello de lannucciello.
mad. Teodora de Buccio de Acci. mad. Ursina de Stefano Ranieri.
Stefano Ranieri. Tuccio de Cecco dello Schiavo, mad. Romana nìogle
(a) CorrrUv da roffa (b) Da de aggiunto da altra mano. (e) Di altra mano in
nero, sopra rasura del nome di chiesa prima scritto, come al solito, in rosso. (d) Su rasura,
(e) Corretto da .xv. (f ) Su rasura, (g) Questa nota è preceduta e seguita da due rase.
(h) Su rasura. (i) Corretto da .mi. (k) Im i su rasura di altra lettera. (I) In
rasura. (m) sua moglie di altra mano su rasura. (n) Su rasura che si estende al
rigo stgutnte. (o) Corr. da .xxxvi.
Q/lnniversari deir ospedale del Salvatore 185
che fo de Cecco della Gioia, mad. Andreoza delli Arcioni mogie de
Nuccio Cerino, mad. Francesca de Liello Mactiozo. mad. Bartoluza
mogie de Cecco Calistiello. Mozzo de Paluzo Petrucciolo. mad. Ma-
scia de Cristofano barbieri, mad. Angila mogie che fo de Viello de
Cassio de Bondi (»). Paolo de Cinque t- mad. Costantia de Rienzo
de Aniballo. mad. Caradonna sua figla. Paolo de Cuoppo altramente
dicto Chincha. mad. Mactea de Rienzo Rondine. mad. Martomea
Baraschi. Nuccio de lacoviello. Paolo de Pietro Paolo spetiale. mis-
sere Pietro de Ceccho de luliano can. della presente eccl. mad. An-
gila de lacovo de Rienzo Maria, mad. Maria de Paolo de Pietro spe-
tiale. Nuccio de lacoviello de Paluzo. Antonio Cammellocto. Cola
lacoviello. * Antonio de lacobo Cialtera, per remissione de soi peccati.
* lacovo figlio de Miccinello Cialtera. * missere Pietro Cialtera (*»).
Antoniello de Lutio de Senese. mad. Maria de Cecchini de Luzo. ^- "'"'' (■■")
missere Bartomeo de Savo de Liello Verso scriptore ap. et can. della
presente eccl. Paolo altramente dicto Ciarciavagliolo. Cola Grande,
lo magnifico signore missere Nicola de Gaietani. * Cecco Antonio Moz-
zone. * mad. Ceccha sorore de Luca de lacottolo (J). * Antonio
dicto Lacottolo. * mad. Soffia suo mogie (<=). * missere Anibale de
Stephaneschis cavalieri. * mad. lacobella matre Mactiozzi. * An-
tonio de lannucia . . . (0. * Antonio de Maglio et * Luca suo fi-
gliolo (e).
.mi. In eccl. S. Blasii deCurte(g). Per mad. Angila mogie
de Rienzo de Palino, mad. Bartoluza de Paolo de Cinque, mad. An-
tonia de Francesco de Forte t- Savo de Rienzo de Macteucci (h).
.XVI. In eccl. Principis Apostolorum. Per missere Ianni e. xxnb (i)
Tedesco, missere Lucha benef. della presente basilica, missere Fran-
cesco delli Tosti can. della pres. bas. lo revmo patre missere Cristo-
fano card, de Sergni. missere lacovo delli Tetellini can. della pres.
bas. missere Antonio Pietro Schiavo benef. della pres. bas. lo ma-
gnif. signore Poncello delli Ursini. Maria de Signo Schiava (•«). mis-
sere Pietro de Tartari, mad. Costantia delli Ursini mogie de Ulixe
de Bommarzo. lo magnif. signore Francesco Ursini prefecto de Roma,
lo rmo patre missere Francesco Condolmario (0 venetiano (•") vescovo
card, et vicecancellieri cum missa soUempni et offitio in capella S. Ca-
terine, la magn. d. mad. Pascarella matre dello priore de Roma.
(a) Segue per rem. raso. (b) Le ire note Cial. della stessa mano. (e) Nei primi due
righi due note rase. (d) Da de Luca di altra mano. (e) Questa nota e la precedente
aggiunte dalla stessa mano. (f) La nota fu rasa, altro non si legge. (g) O curtibus;
nel testo curts (y) Altra mano corresse niactiuzzo (i) La e. XXII a bianca. (k) /«
margine: per r[emissione] (1) Corretto da candormario (m) Inserto da altra mano
che scrisse anche da cum ad offitio ; una ter^a mano scrisse le ultime parole, nel margine.
i86
y. Egidi
missere Pietro de Crapanica can. della pres. bas. missere Cristofano
delli Paparoni can. della pres. bas (■>). la felice recordatione de Nicola
papa quinto ('').
xxina .1. In eccl. S. lacobi Scossacavalli. Per Liello Averlino.
.XXXII. In eccl. Ss. Gelsi et luliani. Per Rienzo Granaro.
Pietro de Egidio de Lione, mad. Tedora de Ianni dello Grasso, mad.
luhanna de Paolo Bernardo, mad. Iiihanna mogie che fo de Donato
lordano. mad. Andrea mogie de Paolo de Ranieri de Ianni Tete.
missere Paolo Vagnano cavalieri. Parentuzo. Pietro Paolo Factore.
Pietro de Antonio de mastro Macteo. Nardo delli Calvi. missere
Nicola delli Calvi suo palre doctore de lege. Paluzo de Ianni Azepta.
Cola Santo de Beccaluva. Ianni Santo de Beccaluva. Natolo de Buccio
de Natolo, mad. Andrea mogie che fo de Nardo spetiale. Ianni Da-
miano. Cristofano Mari de Fiorenza. Caterena de Tomasso de Ianni
Negro, mad. Bonella de Benedecto dello Mastro, mad. lacova mogie
che fo de Nuccio de Cecco. Nardo Guarda, mad. Antonia mogie
e. XXIII b ^yjg fQ jjg luliano Noviello. || missere Nicola de Paolo de lacchecto
benef de S. Pietro. lacoviello de Antonio Mancino. Antonio de
Rienzo de Stati. Ianni Bonadies (0. mad. leronima sua mogie (<^).
missere Tomao de Benedecto dello Mastro doctore et can. de Sancto
Ianni Laterano. Glorio figlo de Benedecto dello Mastro, mad. Paola
mogie de Antonio factore f- * Savo de mastro lacovo dello Ponte.
* Rienzo Pietro de Ruberteschi («). *mad. luvannaC") moglie de Mar-
tino Menicuccio (g). * Benedetto dello Mastro. * mastro Ianni Medena.
* missere Gabriello de Antonio de Castello. * mad. Antonia de An-
tonio Mancino.
.1111. In eccl. S. Ursule. Per Biasio de Cascino. Gemino
barbieri, mad. Paola de Rienzo de Pietro de Paluzo Romano, mad.
Paola de Paluzo de Tollolo. * mad. Barthomea de Ianni de Nargni.
e. XXIV « .IX. In eccl. S. Blasii de Pagnotta, Per lacoviello Ma-
gluozo. Domenico de Lode panectieri. mastro Glorio de Franchiho
de Saona. mad. Madalena mogie del dicto mastro Glorio. mad.
luhanna mogie de lacovo altramente dicto Naso. Antonio de Rienzo
Magluozo. mad. lacova de Pietro de Cola mastro Ranallo. mad.
Bonofato. Pietro de Rienzo Magluozo. *mad. Agnela moglie de
Appulinaro. * Appolinaro suo marito (h). *mad. Helena moglie de
Antonio de Natolo.
(a) Aggiunto da altra mano. (b) In rosso. (e) Aggiunto dalla stessa mano per
remissione (d) per remissione dflla stessa mano. (e) Della stessa mano della prece-
ientt. (f) Su rasura (g) Questa e le note seguenti di una stesta mano. (h) Questa
e la nota seguente di una stessa mano.
oAnniversari delVospedale del Salvatore 187
.III. In eccl. S. Stefani de Pisciola. Per mad. Andrea de
Ianni altramente dicto Boccavecchia. mad. Angila de Pietro de Si-
mione. Francesco della Zeccha. * Marco de Albiano.
.XV. In eccl. S . Marie in Vallicella. Per Paolo de Nardo
Insegna, mad. Paola sua mogie, missere Ianni de Americi de Palma. |(
Marche de Ianni Cecco Natolo, mad. Teodora matre dello dicto Marcho. e. xxiv b
mad. Caterena de Consulo de Malpigla. mad. luhanna de ser lan-
nino. Lucia de Ianni Rustico, mad. Mita. Pietro Paolo Paolone (»).
mad. Maria sua mogie, mad. Lucia de missere Pietro de Montello.
mad. Lucarella mogie de Antonio Sasso. Antonio Sasso. Pietro
Corzo. * Nardello de Turri de Napoli W. * mad. Angela moglie fu
de Casparre Federico.
.vili. (0 In eccl. S. Cecilie de Turricampi. Per Cecco
de Spizicha. Natolo de lannone. Nardo spetiale. Antonio de laco-
viello de Stefano (d). Pietro Riccio W. Nestasia sua figlia. * mad.
Stephana figlia de Nardo spitiale. 'mad. Antonina (0 figlia de An-
tonio de Natolo. * mad. Andrea moglie de Pietro Valentino de Pal-
loni. *mad. Ceccolella moglie de Antonio de Natolo.
.VII. In eccl. S. Tome de Pa rione. Per missere Marco e. xxv a
delli Amateschi doctore de lege. Liello de Ianni Marcho Cardiello (g).
Domenico de Cecco de Lutio de Calisto altramente dicto Ciaglia (h),
lacovo de Antonio de Campagna. Pietro de Ianni Petrone notaro de
Clodiis (0 . Tomao Sasso de Amateschi. Ianni Marco Cardiello (•«).
*Rita dello Perosino. * lacovello Sasso delli Amatesci.
•imi. (0 In eccl. S. Blasii de Fossa. Per missere Antonio
de Scrofano rectore della presente eccl. Ianni Paolo Carosiello. mad.
Paola mogie dello dicto Ianni Paolo, mad. Alisandra delli Aniballi
mogie de Ianni Antonio Amcdeolo (•") f. * luozzo de Nardo dello
Lixio. mad. • • • sua moglie.
.xiiiili. (") In eccl. S. Marie de Monte lordano. Per
Nuccio de Cecco. Ianni Pizo. luliano de Rienzo calzolaro, mad.
lacova mogie de Andrea Calese. || Ceccoliello de Nuccio de Cecco, e. xxvb
mad. Divitia de Cola de Civita. Rienzo de luliano calzolaro. Ianni
Palladino. Ianni Ceccobello spetiale. Ianni Montanaro, mad. Maria
sua mogie, mad. Caterena mogie de Ianni Cecco Ibello. mad. Perna
mogie de Cecoliello de Nuccio de Cecco t- mad. Caterena mogie che
(a) Seguiva una parola, rasa. (b) Questa e la nota seguente di una sola mano su
rasura. (e) Corretto da .iiin. (d) Segue per remissione della stessa mano. (e) Era
stato scritto Ceccho, poi fu raso e appresso scritta un' altra parola ; anch'essa fu rasa e sopra
fu scritto Riccio (f) mad. Anto f« rasura. fg) Aggiunto d'altra mano. (h) Ag-
giunto d'altra mano su rasura. (i) Aggiunto da altra mano. (k) iello su rasura.
(I) Corretto da .mi. (m) eolo di altra mano su rasura. (n) Corretto da .xini.
i88
T. Egidi
^
fo deW Nuccio de CechoC'). * mad. Agnila moglie che fo de Pietro
Riccio ("O. * luliano f. de Pietro Cucco. *mad. Ludovica moglie de
Salvato de Cola de Liello.
•Vini. (4) In eccl. S. Salvatoris de Lauro. Per Amonio
Cecaglia. mad. Lucia de Ianni Carbone, mad. Angila de Tomao de
Rienzo de Lione, mad. lacovella de Cecco Spangnuolo. mad. Lo-
narda moglie che fo de Savo Calese (e) f . Domenico de Antonio de
Filippo. Cola Baptagla (O. * Caterena de Pietro Monderisi. * mad.
Angela moglie de mastro Nello. * Ianni de Lello de Petrone.
e. XXVI a .im. In eccl. S. Simeonis. Per lacoviellodelliUrsini. Ianni
delli Ursini suo figlo. Tarano, mad. Francesca f. (g) che fo de Cola
de Maxio.
.III. In eccl.S. Salvatoris Primicerii. Per Tomao dello
Stroso. mad. Perna de Tomao dello Stroso. Tomassa de Petrignano.
* mad. Nestasia f. de Antono Panaro.
In eccl. S. Marie de Postierola. Per Gratia mogie che fo
de Vinctiocto (h).
.XII. In eccl. S. Apollinaris. Per Bartomeo delli Tosti. Biasio
de Bartomeo delli Tosti. Salimene spellale, mad. Antonia de Biasio
delli Tosti, mad. Paola mogie che fo de Nuccio Ibello. Rienzo de
Biasio de Bartomeo delli Tosti. Antonio de Ianni Pietro delli Tosti,
e. XXVI b lacoviello delli Tosti. Antonia figla dello dicto lacoviello. Antonia
de Bartomeo delli Tosti f. Ianni delli Tosti, mad. Antonia delli
Sanguigni mogie che fo de missere Santo de Viviani. * mad. Maria
moglie che fo de Benedecto barberi. * mad. Ludovica moglie (0 de
Riccardo Sanguigni. * mad. Andreozza sua figlia (*=).
.111.(0 In eccl. S. Nicolai de Agone. Per Ianni de Con-
solo de Malpigla. mad. Baroncella mogie che fo de Pietro Edificatio.
* mad. Susanna de Ianni Spangiolo. * mad. lacova moglie de Ianni de
Conzolo prò remissione.
.1. In hospidale Teotonicoru m. Per missere Stefano de
Novaria doctore de lege. * miss. lohanni de Colonia.
.V. In eccl. S. Andreedc Acquarecciariis . Per Paolo
Scarso. Angiluzo cavallaro, mad. Caterena de Pietro Paolo Profico.
mad. Caterena mogie de Antonio de Campovascio. mad. Paola figla
de Antonio de Meo.
IX. In eccl. S. Agnetis. Per Zuccariello de Zuccaro. Tuccio
e. xxTnb(m)
(a) Su rasura di dello dicto (b) Di altra mano. (e) Su rasura Riccio; questa
e la precedente nota di una stessa mano. (d) Corretto da .viii. (e) Da moglie di altra
mano. (f) Seguiva altra nota, rasa. (g) Di altra mano. (h) Su rasura di Vend . . .
(i) Ludovica moglie di altra mano, su rasura. (le) Tutta la nota su rasura. (I) Cor-
retto da .11. (m) La e. XXVII a bianca.
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore 189
Cardiello. Rienzo de Cecco de Teolo. Paolo Bussa. Nardo de Gocti-
freda. mad. Angila de Cola Bon picciolo, mad. Brigida figla de
Pietro Mellino. missere lacovo de Vicenza script, ap. missere Lo-
dovico de Terani doctore in utroque (•'•) iure et advocato consistoriale.
* mad. Francesca f. de misser Antonio dello Ponte nepote de mastro
lacovo de Zuoccolo. * Gasparre de Henrico panactiero (b). * Antonio
Pistalonto. * mad. • • • matre de Ianni de Ciaglia.
.XIII. In eccl. S. Pantaleonis. Per Paolo de Catagna. Teolo
de luliano Cecco de Teolo. mad. Lonarda sua matre. Cecco de Cola
de Lidio. mad. Perna mogie che fo de Catagna. mad. Caterena
mogie de Paolo de Catagna. missere Pietro Preta script, ap. mad.Van-
noza mogie de Macteo Baroncello. Rienzo Muto. mad. Marola delli
Muti mogie de miss. lacovo delle Celle, *mad. Margarita de Corte
prò remissione.il * Savo Antonio delli Muti. * lo nob. homo Matthia e. xxvma
Muto delli Muti.
.LXXXii.CO In eccl . Ss. Laurentii et Damasi. Per Bernardo
de Sisto. Ceccoliello Cocciola, mad. Andrea Bocca Sternelle. mad.
Andrea sua figla. mad. luhannola. Vecchiarello de Cecco Viecchio.
lacoviello altramente dicto Grasso delli Cosciari. Francesco Viecchio.
Piero de Paluzo. mad. Caterena mogie de Ceccoliello Cocciola. Liello
Stincho. Valentino de Angilo falename. mad. Caterena mogie de
Ianni Leo. Antonio de Pietro de Paluzo. mad. Margarita de Pietro
delli Cosciari. Rienzo Coccia penta, mad. Maria matre de Pietro
Grasso C"^). Pietro de Liello lannuccio de Miglari. mad. Leila mogie
che fo de Ianni Biancho. Ballino, mastro Francho. mad. Francescha
sua mogie. Ianni figlo de mastro Franco. || Ianni de Pietro de Paluzo. e. xxvmb
Ianni Pantaleo. Bonafede curriere. Vannoza de Paolo Pietro Mic-
cino, lacovo de ser Nicolo de Imola. lacomino de Bivagna. mad.
Isabecta de lubilleo de Rienzo de Nannolo. mad. Perna de Nardo
Paluziello. mad. Renza de Ianni Liello de Alesso. Ursola mogie che
fo de leronimo Muscino. mad. lacova de Andrea della Porta t- Me-
nìcuccia mogie de Baldassarre de Bernardo. Paolo de Pietro de Pa-
luzo. lannino de Francia hostolano della Campana, mad. Brigida
de Luca de Serviestro de Palone. Andrea Quintiello. .Anselmo figlo
de Andrea QuintielloW. Pietro Negro. Mactuzo de Quactro. mad.
Martomea sartrice (e), mastro Nicolo Francioso ferrare. Cola de Ianni
Paolo altramente dicto Cenfia. mastro Santo Fontano medico. Fran-
cesco de Sanbrugnano. mad. Ceccha mogie de Maximo de Liello
(a) Da doctore altra mano, su rasura. (b) Questa e la nota precedente della stessa
mano. (e) Corretto da .Lxii. (d) In margine altra mano Nota (e) Seguiva prò
remissione raso.
190
T. Egidi
e. XXIX b
Cecco. Galeazo Fazinì de Padua. Antonella de Nerone, niad. lu-
hanna mogie de Andrea Quintiello. * missere Lorienzo delli Menu-
toli protonot. ap. alias delli Calvi. j| Ianni Donato spctiale. mad. An-
tonia mogie de Ianni Testa sellaro. mad. Angiloza mogie de Buccio
Lante. Savo de Paolo dello Cozo. Ianni Testa sellaro. mad. An-
giloza de Anselmo de Paolo de Milano. lulio de Cecco Liello Cecco
de Maximi(a). Baptista de Andrea Masiello. Cecco Prandio della
Aquila, mad. • • • sua mogie, mad. Andrea de Cecco Liello Cecco
delli Maximi. * mad. Francesca moglie che fo de Paulo Mancino.
* Paulo de Lello Ceccho de Maximi. *mad. Filippa matre che fo de
miss. Lodovico de Cosciari. * Antono Morricone e Moricone suo patre.
* Francesco de Montefiascone. Alesso de Ianni de Pietro Paluzzo.
mad. leronima moglie de Baptista Arcione prò rem. (*>). lacovo de
Liello d'Armanno. Buccio de Anguillara. mad. Fiorita figlia de
Antreozzo Piccinino et moglie de Paolo Cuccila, miss. Lorienzo de
Massimis doctore de lege. Christofano de Rosa. mad. Nestasi (0
moglie de Cola Ceccho lannipaolo de Picchi et figlia de Cola Tartaro.
Angilo figho de Massimo de Massimi. Massimo de Massimi, mad.
Pellegrina de Nizza moglie de missere Lanslao Toronna. mad. • • •
ava de Ceccho de Piccliy. * Antonio de Murello. * mad. Maria
moglie che fo de Signoretto.
.UH. In eccl. S. Marie Groctapenta. Per Liello de An-
tonio Bonopera. Antonio suo figlo. Coluza Riccio. Nardella de
Napoli W.
.XIII. In eccl. S. Barbare. Per mastro Antonio medico.
Cecco Paolo Bonopera. Vannoza sua figla. mad. Sabella mogie de
Cencio Fraiapane. Angilo Scappuccio, mad. Caterena de lordano
Pelli manticlli, mad. Ritola de Francesco de Ianni labbo. Antonio
Massaro calzolaro. Cola Fusaro. Ianni Scappuccio. Pietro Todesco
panectieri. mad. Caterena delli Boccamazi mogie che fo de Casparre
Scappuccio, missere Ianni delli Catellini script, ap. et can. de S. Pietro.
* mad. Camilla moglie de Barthomeo Scribasenato (e). * Casparre Scap-
puccio. * mad. Adriana moglie de Francesco Barbarino.
.VII. In eccl . S. Sebastiani . Per Pema de Pazi. Bonando
delli Cafarelli. mad. Tomaroza mogie dello dicto Buonando. mad.
Bella de Simone de Orlando de Cave. Amico de Ianni Mascio de
Cave, missere Nicola rectore della pres. eccl., per remissione, mad.
Caterena sua matre.
.viiii. In eccl. S. M. de Monterone. Per Andreozo de
(a) Aggiunto da altro mano de M. (b) Da moglie altra mano, su rasura. (e) Su
rasura. (d) Questa nota fu rasa. (e) Tutta la nota su rasura.
oAnnìversari dell'ospedale del Salvatore 191
Negri. lacovo de Ceccoliello de Donato delli Alberini, mad. Angìla
mogie de Cola de Teolo Satollo, mad. Rita figlia de Ianni lacovo
delli Alperini. mad. Paola mogie de Liello Negro. Pietro de lan-
nesse. mad. Cecca mogie che fo de lacovo degli Alperini (i). mis-
sere Lucha delli Alperini vescovo de Aquino. * Ianni lacobo de Cento
de Bolongnia factore de mastro Simone. M. * Francesco et luliano
figli de Ianni Alperino.
.XXX. (b) In eccl. S. Eustachii. Per Paolo Stati. Toma- -. xxxb
rozo suo figlo. mad. Francesca zia de Rainone. mad. Lorenza
mogie de Liello Paolo Stati. Antonio Tomarozo de Paolo Stati.
Francesco Gentile, mad. Antonia figla de luliano Pier Zannino,
mad. Francesca de lacoviello Tomarozo. Cola Bellino, mad. Ma-
vilia matre dello dicto Cola. Pietro Paolo Stati. Rienzo Toma-
rozo de Paolo Stati. Ianni Tomarozo de Paolo Stati, mad. Ca-
terena de Tomarozo de Paolo Stati. mad. Rensa de S. Stati,
mad. luhanna mogie de Coluza Cencio. Cola de Taccio Tomarozo.
lacovo de Aversa. Gregorio de missere Stefano Paolo Stati, mad.
Francesca de Alexo (0 Tomarozo. mad. Colasela. Liello de Paolo
Stati. Alesso Tomarozo. Ianni de lacoviello Tomarozo. Micchele
panectieri. Gabriele del Bene. Francesco de Menico Gentile et Do-
menico, Martio et Paolo soi figli (J). || Palma de luliano abergatore («). «• "'"" '
Mariano Tomarozzo. * lacovo de Paluzzo Astallo. * Ianni de Paluzzo
Astallo. *Ceccho Bdlomo.
.XVIII. In eccl. S. Marie Rotunde. Per Francesco de Ro-
sano. Cola Paolo de mastro Romano. lacovo de Ianni de Andrea
de li Crescentii (O. Ianni de Cecco Pandolfo de Vulgamine. mad. Ma-
vilia de Malagruma. Ianni de Ianni Pietro de Gratiano. mad. Co-
smata delli Porcari mogie de Cola Tomarozo. Margarita fogliarara
mogie de Cola della Aquila, mad. Isabecta mogie de Antonio Filip-
puccio. mad. Andreoza figla de Crescenzo. Antonio Filippuccio.
mad. Caterena mogie de lacoviello de Ianni Angilo. mad. Pema de
Francesco de lacovo de Ianni Andrea de li Crescenzii (g). Crescenzo
de lacovo de Ianni Andrea de li Crescenzii (g). Gregorio de Antonio
de Materia. Paolo de Guido, mad. Martomea de Antonio Casaruolo.
' Pietro Machari de Advocati. * mad. Concordia figlia de Antonio
Vardella. ' Marcho de lacovo de Tebaldi. * Ianni Machari figlio de
Pietro Machari delli Advocati. * mad. Leila mogie fu de Roselo ba-
rilaro.
(a) Altra mano: mortua (b) Corr. da .xxix. (e) Scritto da altra mano, su rasura:
la stessa mano aggiunse alla nota per remissionem (J) et Paolo soi figli di altra mano,
su rasura. (e) Seguiva per remissione, raso. (f) Da de li di altra mano. (g) Da
de li di altra mano.
192
T. Egidi
e. xxxii a
>-•• xxxib .VI. In eccl. S. Marie de Cellis. Per Lonardo de Ric-
cardo barilaro. Vanna mogie che fo de Macteo de Antonio de Riete.
missere Antonio Brenna (») rectore della presente eccl. mad. Vannoza
de Antonio delli Tuosti. mad. Paola de Coluza Zaccaria, mad. Pa-
loza de Lonardo barilaro.
.111. In eccl. S. Nicolai de Picino. Per Savo delli Gra-
ctoli. mad. Paola figla dello dicto Savo. mad. Caterena de Cola
delli Gractoli. * mad. Luciana moglie fu de Renzo Buccio Vari.
.1111. In eccl . S. Salvatoris de Cupellis. Per Contegnoso,
missere Pietro de Cola lacovo iurisperito. mad. Maria de Petruccio
Marrace. Petruccio de Antonio de missere Pietro. * mad. Palozza
moglie de Rienzo Gallina. * Matthia alias Caradonna figlia de Pe-
truccio Antonio de missere Pietro. * mad. lacova moglie de Paolo
de Rosa.
.XXIX. In eccl. S. Trifonis. Per Nardo de Ianni Vivaldo.
Ianni suo patre. mad. Perna de missere Paolo Vaiano. Ianni Baron-
cello. Paolo altramente dicto Lo Falluto. mod. Lorenza sua mogie,
mad. Simia delli Tetellini. mad. Maria de Poncello delli Ursini. mis-
sere Lancillocto delli Ricci can. de S. Ianni. Antonio de Narni.
mad. luhanna figla spirituale de missere lacovo delli Tetellini. Ianni
Pezzutiello. mad. Francesca de Mactuzo della Riccia, mad. Stefania
mogie de Antonio de Vasco, mad. Rita mogie de Odo Cerrone.
Francesco de Naro suo figlo. Martomeo Pezutiello. Margarita de
Antonio de Andreozo della Cita de Castello. Antonio de Macteo de
Zagaruolo. Salvato ortolano, mad. Madalena de Nuccio de Steccati
de Riete. Rienzo de Colle luongo (j'). missere Daniele Catalano do-
ctore de lege et scriptore dello Registro apostolico, mad. Paloza de
XXXII b Buccio Mancino. Benedecta mogie de Fantauzo (0. || missere Viviano
de Viviani doctore de lege et advocato concistoriale, t lo rev. p. mis-
sere Gregorio de Sallutii vesc. Lausano (A), f mad. Antonia mogie
che fo de missere Micchele de Prato, per remissione. * t mad. An-
tonia vizoca moglie che fo de frate Cesario. * t Maria de lannisancto
tavemaro. * f mad. Francesca moglie de Parente Casale. * Andrea
Boccapasa. *td. Cristofana figlia de Parente Casale. *tmad. Ma-
talena moglie de Matteo regactiero Francioso. * t Parente Casale (<=).
.IX. In eccl. S. Marie de Campoma rtio(0. Per Cola Bu-
fala ro. Petruccio de Miele, mad. Perna mogie dello dicto Petruccio.
Cecchino de Cola de Macco delli Caransoni. Paolo de Naro. mad.
1
(a) La e puri corretta su o (b) Seguiva per remissione, rato. (e) Segue una nota
rasa. (d) Seguiva per remissione, roso. (e) Segue una nota rasa. (f ) A4 ultima o
corretta su s
oAnniversari delV ospedale del Salvatore 193
Antonia delli Ibelli mogie de lacoviello de Cicchino. lacoviello de
Cicchino. Ianni Antonio Paolo de Naro. mad. Nicolia abadessa del
pres. monesterio. * mad. lacovella moglie de Pietro Lancicchia.
.1111. In eccl. S. Nicolai de Prefectis. Per Paolo coltraro. e. xxxma
Petruccio de Ianni de Petruccio de Lalle. lacovo de Petruccio de
Lalle. Paloza de Simione de Montopolo. * Vanna figlia de Antonio
Conte.
.XI. W In eccl. S. Marie de Populo. Per missere luhanni
Busson. missere Ianni Sinody script, ap. lo magnifico homo Ianni 0>)
Paolo de Manieri, mad. luhanna sore de Paolo delli Cosciari. mis-
sere Marco de Castiglione . . . ('■■) can. de Milana, missere Ambrosio
de Tardanone (A) de Milana, mad. Margarita sua mogie, lo magnif.
sign. Ianni Andrea Colonna f. misser lohanni de Pinoli doctore de
lege et advocato consist. * mad. Faustina (e) moglie che fu del magnif.
sign. Ianni Andrea Colonna. * lo sig. Antonio f. del dicto Ianni An-
drea f. *mad. Soffia f. de Rienzo Buccio VariCO. *mad. Francisca
de Peroscia vizzocha (g) t- * mad. Nicolosa moglie de Paolo delli
Tuosti (h). * Menica moglie de Stefano de Moncia sartrice prò re-
missione peccatorum.
.VI. In eccl. S. Laure ntii in Lucina. Per Marco de
Biasio Cagnalasino ('). Ianni Cagnalasino. 1| missere lannocto de Or- «• xxxmb
rigo Bobone cavalieri. Petruccio de Cola Corto altramente dicto de
Sancto Paolo. lacovo de Nuccio Cola Corto. * Stefano de Paulo la-
cobo de Nucciolo. * Paulo de lacovo de Nucciolo. * Sao de Ianni
Papa W.
.III. In eccl. S. Lucie de Columna. Per Scarpecta delli
Tetellini. mad. Alverosa mogie de lannuccio de Luca. mad. Annese
de Tedallini (') mogie de missere Antonio Rustichella per remissione.
Rodolfo delli Tedallini suo patre (™).
.xxiiii. (") In eccl. S. Andree de Columna. Per Simione
Malabrancha. mad. lordana sua mogie. Teballo delli Cancellieri,
lacovo de Stefano dello Bufalo delli Cancellieri. Baptista de Stefano
dello Bufalo delli Cancellieri, missere Paolo de Stefano dello Bufalo
delli Cancellieri can. de S. M. Maiure. Mactia lacoviello de Ianni
Indio. Antonio ser Luccio. Cola de Teballo deUi Cancellieri, * mad.
(a) Carrello da .ix. (b) Era stalo scritto homo Paolo poi si rase omo e si scrisse
ho lani da altra mano. Di fronte a questa e alla precedente nota una larga rasura. (e) Raso
per olio lettere. (d) Corr. da Tardarioiie (e) Su rasura. (f) Della stessa mano della
nota precedente. (g) Segue una nota rasa. (h) Questa e la noia seguente sono segnate
nel niarg. inferiore e riportate qui con segno di richiamo. (i) Cagnalasinono, /' ultima
sillaba cancellala. (k) Nota su rasura. (1) Nell'interlinea. (m) Tulla la nota su
rasura. (n) Carrello da .xxi.
Archivio iella R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. I 3
194
T. Egidi
e. zxxiv a
e, XXXV a
Antonia de Antonio ser Lutio(«).|| mad. Antonia dell! Cancellieri
moglie (y> de Alesso de Tartagla delli Fabii. mad. Annese mogie che
fo de Angilo dello Bufalo delli Cancellieri. Totone. Stefano de Ba-
ptista delli Cancellieri, mad. luhanna mogie de Antonio de Paolo de
Ranallo per rem. mad. Rita mogie che fo de Ianni Sbonia. mad.
lozza delli Cancellieri C') mogie che fo de missere Antonio Baptista.
mad. Francesca mogie de Antonio spetiale f. mad. Lorenza matre
de misser Angilo dello Bufalo cavalieri delli Cancellieri (0. Antonio
Paolo de Ranallo (A). Meolo de Odo Cane t- * Pietro Paolo de An-
tonio de Paolo de Ranallo. * Antonio de Ianni de Meo. * mad. Ma-
riola soa moglie. * lacovo de Totone prò rem. peccatorum dum vivit.
* Ianni Sbonia.
.V. In eccl. S. Andree de Ursis. Per Antonio Ciampone.
mad. Marta de Menico Ciampone t- mad. Maria de Savo de Boc-
caccio. Taccio de Rienzo de Picei. Savo de Boccaccio. *mad. Ca-
terena de latadeo. *
.VII. In eccl.S. Marie in Aquiro. Per Salvatello de Mar-
cellino. Antonio de Meolo de Odo Cane spetiale ('). missere Buccio
rectore della presente eccl. mad. Angiloza de Menico altramente dicto
Fiorentino, mad. Santa mogie de luliano de(0 Celle. Paolo de donna
Varrà, mad. Francesca mogie de Paolo de donna Varrà. * mad. Ca-
terena de Orte bizoca. * Cola Ior(;ecto. * Matiola de Pietro Favolo (g).
* Rienzo Lodovico et mad. Antonia soa moglie. * Stephano de Rienzo
Cola Nectolo. *mad. Nola sua mogie per remissione (h).
.X. In eccl. S. Stefani dello Truglo. Per Domenico de
Palosci. Rienzo de Ianni Paolo fallename delli Scatti ('). mad. Mar-
tomea de Rienzo Baroncello. mad. lohanna mogie che fo de Troc-
cia (k). Liello de Pietro Veneranieri. mad. Caterena de Antonio de
Palosci ('). mad. Andrea de Domenico de Palosci 0). mad. Rita
moglie che fo de Mario Detaiuti. Antonio de Palosci (0. Domenico
suo figlo.
.XVII. In eccl. S. Magati. Per Herrico de Simio. Alsa-
tello. Pietro de Stefano de Marrone altramente dicto Zio. Cola de
Ianni Stefano, mad. Martomea sua mogie. Bartomeo de Ianni de
Egubio. mad. Martomea figla de Paolo de Nicolò de Filippucci. Pietro
(a) Altra mano annotò in alia Kiu (b) Da delti ntlV inltrlinto, di altra mano.
(e) cavalieri aggiunto da altra mano. Seguii-a per remissione, raso. (d) Stgue una
nota rasa. (e) Nel margini era stato scritto prò remissione, poi raso, (f ) Prima era
stato scritto delle, Ile fu raso. (g) Matiola de Pietro su rasura, seguiva schyavo cancel-
lato, Favolo aggiunto da altra mano. (h) Da sua su rasura. Tutta la nota nel margine
inferiore riportala qui da un segno. (i) Da fe.llenamc di altra mano, e la prima parola s»
rasura. (k) .Icrilto prima Trocchia, poi rasa la h (I) Scritto Paloscio, rasa la o
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore 195
Schiavo marito de Mariola. Savo de Cola de Ianni de Stefano. Ma-
riola de Pietro Schiavo (»). mad. Perna de Ianni Paolo de Celantra (b).
Rafaele delli. . . (0 de mastro Andrea mercatante, mad. lacova figla
de Fiorenzo de Alsatello et mogie de Valeriano de Sancta Croce.
Cecco Paolo de Cola Grasso f. Antonio della Ronca, mad. Paloza
de Antonio Martomeo de Agubio. missere Ianni rectore della presente
eccl. (b). *mad. Caterena delH Porcari moglie di Fiorenzo d'Alsatello.
*Phelippo Cima.
.XVI. In eccl. S. Nicolai de Forvitoribus. PerTascioto.
Cecco Deo. || Rogieri delli Tosecti. mad, Angiloza vizocha. Cecco
Normando. mad. Andrea sua mogie, mad. Petruccia de Ianni de
Tivoli sartore, mad. Nanna mogie de Ianni Mancino. Ianni Man-
cino, mad. luhanna mogie de Cecco Deo. Romano Cecco Deo. Cecco
Deo suo figlo. Nuccio de Ciucciomo. missere Ianni Normando vesc.
de Gaieta. Michele-Archangilo figlo de Cecco Deo. Paloza sua sore,
per remissione. * mad. Caterena moglie de Antono de Ciucimo (A).
* mad. Sancta moglie fu de Ceccho Deo prò remissione.
.11. In eccl. S. Nicolai de Archionibus. Per Galasso,
mad. Francesca mogie de Santo de Missore.
.III. In ecccl. S. Andree in Pincis.
Capelli t- Antonio altramente dicto Massarecto.
patte de mad. Sauccia t W.
.xxviiii.(0 In eccl. S. Marie in Via. Per Ianni Mardone.
Ianni Cosmato Malabrancha. Andreozo de Calisto. Pietro de San-
tolo not. mad. lacova de Petruccio Alexo Mancino. Pietro de Buccio
de Maria, mad. Paola de Ianni Buccio de Angilo. Andrea de Ser-
viestro de Cagno altramente dicto Andrea Cagnecto. Pietro Bactaglieri
delli Tetellini. mad. Maria de Ianni Capoccia. Sancto Pietro Berta.
Petruccio Alesso Mancino. lacoviello de Ianni Capoccia, vivente mad.
lacova soa moglie, deinde prò ipsa (g) . Antonio de Palombo (h). mad.
luhanna de missere Ianni Buccio de Angilo t. Luca de Buccio de
Maria, madonna lacova mogie de Cola altramente dicto Palombo,
mad. Francesca mogie che fo de Santino, missere Ianni Buccio de
Angilo doctore de lege. Buccio de Angilo. Angilo suo figlo. mad. An-
tonia mogie che fo de Alesso Perlione t- Santino Buccio di Maria (0.
mad. lacovella mogie che fo de Ianni Tartaro f. * mad. Antonia de
Puntate. * mad. Lorensa mogie de Paolo de Naro (k). * Ianni Ca-
pocia per remissione. * Antonio de Puntate. * Favolo de lacovo de
Per Antonio Savo
* Ianni dello Ciecho
e. XXXV b
(a) Noia incompletamente rasa. (b) Seguiva per remissione, raso. (e) Rasura,
le altre parole di altra mano. (d) Tutta la nota su rasura. (e) Seguono nel margine
inf. due righi rasi. (f) Corretto da .xxv. (g) Da vivente altra mano. (h) Seguiva
per remissione, raso. (i) Seguiva per rem., raso. (k) Segue rasura di due parole.
196
y. Egidi
e. XXXVI b Nardella (»). Il * mad. Palmeria moglie de Mathya Normanno. *mad.
Antonia mogie che fu de Vangelista de Santino.
.XXI. In eccl. S. Silvestri dello Capo. Per Macteo de
lacovo della Colonna, missere Pietro Camillo della Colonna. Petruccio
mandataro. Ciaffo delli Tetellini. Cola Palone sartore. Frecella W.
Paolo de Cola de missere Andrea. Liello (0 Ianni Preite. mad.
Francesca de Paolo Bovacciano. mad. Caterena delli Tetellini. la-
covo de Rienzo Ianni Preite f. lo magnif. signore Agabito della
Colonna, mad. Mactia de Santo Cozone. mad. Lucia de Andrea
Grande. Simio(<i) de Ianni de Tuccio. mad. Rita de lacovo Casale
figla de Antonio de Ianni de Tuccio. mad. Gentilesca, mad. Leila
matre de Stefano Baptista delli Cancellieri, mad. Perna de Antiochia
monacha dello presente mon. mad. Francesca de Simio Ianni de
Tuccio t- mad. Savuccia de Pietro Preolella (•=). * mad. Vannuccia
monaca de Sancto Selvestro.
e. xxxvna .xiiii. (0 Ineccl. S. Marie inter Treio. Per Stefano delli
Tosecti. Paolo Piezo Carne. Amoracto delli Musciani. luliano
Schiavo. Paulino de Ianni delli Carloni(g). mad. Nicolia de Cecco
delli Arcioni, mad. Caterena de luliano dello Schiavo, mad. An-
gila de Cioccio/h) Finaganga. mad. luhanna de Paulino delli Carloni
per rem. luliano de lacovo de Rienzo Pirrone. Ianni Paolo luliano.
mad. Caterena sua mogie per remissione. * Stephano de Nardo de
Romano et * lacovo suo figlio. * Biasio de Buccio de Nanni alias
Lampa. * mad. Rita moglie de Menico de Rienzo Romano. * Pietro
Paolo de Romano. * mad. Francesca de Biasio dello Nero.
.vili. In eccl. S. Anastasie. Per Lo Cieco de Ianni Gal-
lone, mad. lacova de Liello Capoccia. Paolo de Pietro de Ianni Pa-
luzo. Mactia de Rienzo de Bona. Paolo de Rienzo de Ciucciolino (0. ||
e. xxxvnb Antonio de Paolo Ciucciolino. Paloza de Antonio de Rienzo de Cola.
Ianni Paolo Cola de Liello. *Cola de Rienzo de Tuciolo.
.Ili, In eccl. S. Ipoliti . Per mastro Cecco calzolaro. * mad.
Rita de Pietro Buccia (S). * mad. Agustina de Pietro de Buccia (0.
* Rienzo Cola Pazo.
.m. In eccl. S. Marie in Cannella. Per Lello Docciaio («").
Francesco de Nannolo Ianni Peticto. mad. Caterena mogie che fo de
Cecco Tasca.
.XVI. In eccl. Duodecim App. Per Liello Boccamoza.
e. xxxviiia Cola Valentino. lanocto Primicerio. || missere Lorenzo de Occidi-
(a) Nel rigo seguente una nota rasa. (b) Frcchclla, rasa la h (e) Segue de
raso. (d) Scrino Simionc, ma ne raso. (e) Segue una noia rasa. (f) Carrello da
.xn. (g) Carretto da Cariano (h) Cioccio su rasura. (i) Corretto d'altra mano su
Gucciolo (V) Nola su rasura. (I) Da de di altra mano, (m) d di altra mano.
(2AnniPersari dell'ospedale del Salvatoì^e 197
mennuno. mad. Angila de Baratti mogie de Coluza Signorile. Rienzo
de Cecco Paloccho. Cola de Fina. mad. Paola de missere Lorenzo
Occidimennuno. Cola de Antonio Signorile notaro. mad. Altadonna
de lacovo dello Bufalo delli Cancellieri, mad. Laurina figla de Alexo
de Tartagla mogie de lacovo Mancino, mad. luhanna de Pietro de
Omnia Santi, missere Lorenzo delli Sordi can. della presente eccl.
mad. Lunarda de Liello Valentino, mad. Angila de Petruccio Mala-
gruma, mad. lacova de missere Pietro Petra. Baptista de Pietro de
Ianni de Palozo delli Foschi. Roselo de Pisa. Antonio Gaietano
notaro. Liello Valentino. Rita de Pietro de Sergni. Paloza de Ca-
pitanio. mad. Rita de Liello de Alesso delli Cencii. mad. Marga-
rita de Montorio. Ciuriaco de Treio. mad. Vannoza mogie che fo
de Biasio delli Calvi f . * missere lacovo lanecta de Borsii«(»). * mad.
Lucarella moglie che fu de Valerio Valentino. * Maria de lacoviello
de Petescio vivente prò remissione. * mad. lacova moglie de luliano
de Mancino. * Cola de LielloC') Valentino per remissione.! luliano e xxxvmb
de Antonio Valentino.
.XVII. In eccl. S. Marcelli. Per Ianni Pazo. Filippo Vinac-
cio. mad. Sabecta de Nardo Venaccio. mad. lacova de Cola Mic-
cinello. Antonio Ianni Cencio. Petruccio Malagruma. mad. An-
gila de Pietro Paolo de Tuccio Nicola, mad. Perna Galoccia. mad.
Tuctadonna de Pace de Monte Ballo de Tolfa nova. Cecco de Buo-
nanno altramente dicto Cecco Mariola. Poccio de Varri de Genazano.
Rienzo de Cola de Savo. Caterena de Tascio. mad. Gilia de Ianni
de missere Mascio cavalieri. Cola Meo dello Arcipreite. mad. lacova
de Antonio Ianni Cencio. Caterena de Pietro de Ascisci C"^). * mad.
lohannola matre de Caterina de luvannola. *mad. Perna moglie de
Barthomeo lan Paolo Muto. *mad. Anestasi figlia de Rienzo Venac-
cio. * Paolo Marcellino. * Stefano de Pellestrina cannavaro de l'ospi-
dale. * Cola (>!) figlio de Rienzo de Cola de Sao.
.X. In eccl. S. Marie in via Lata. Per Cerrone. Ditaiuti e. xxxixa
de Stefanazo. Puccio di Felice, mad. Caterena de Cola de Cecco
delli Lei mogie de lacovo Ibello. Ianni Gallinaro. missere Andrea
rectore della pres. eccl. mad. Ritoza de Antonio Ianni Muto. Mar-
garita de lara. Antonio de Angilo de («=) Cola t- Stefano de Capo.
* t Baptista de Capo. * leronimo de Capo.
.11. In eccl. S. Salvatoris de Campiglano. Per Cola
Topposo. mad. Caterena de Pietro Bactaglieri.
(a) Nota su rasura, (b) Corretto ledono (e) Seguiva per rem., fu raso, e nel
radere si rase anche luvan dell'ultima parola della nota seguente, poi riscritta. (d) Su
rasura. (.i) Seguiva Zagaruolo cancellato.
198 y. Egidi
e. xxxixb .Lxxxv. In eccl. S. Marie de Minerva. Per Andreozo
de Milo. fr. luhanni Ungaro penitenzieri, mad. Angila figlia de
misser Nicola Boccamazi. Luisi de Sancto Stati. Cecche de Chie-
rica, mad. Francesca de mastro Stefano guarnellaro. mad. Cate-
rena de Liello de Pietro de Alesso. Rainone de Cristofano de Rai-
none. Cristofano de Rainone suo patre. mad. Angila matre dello
dicto Rainone. doi altri delli quali non se sa nome, mastro Stefano
guarnellaro. Stefano Cieche. Ianni de missere lacovo delli Rufini.
mad. Francesca sua mogie. Nardo de Ianni Carbone, mad. Mar-
garita sua mogie. mad. luhanna mogie de Valeriane Fraiapane.
Luca de Ianni de Alesso, mad. Angila mogie de Zio. Antonio Por-
caro. Macteo de Cola Ianni Stefano, mad. lacova de Paolo Cola-
rino. mad.tPerna de Rienzo Buonanno. mad. Paola de lacoviello
Pietro lano. mad. lacovecta Pernecti de Francia, missere Luca re-
c. xLa ctore de Sancto Andrea de Nazarecti. Paolo Mentabona (a). || luzo
Toscanelli. Antonio Toscanelli. Rienzo Toscanelli. mad. Mactuza
figla de Antonio Toscanelli et mogie de Ianni Antonio de Paolo
Homodeo Q>). mad. lacova de Savo notar Paolo. Rienzo de Liello
Meolo altramente dicto Lancia. Rienzo de Amico. Ianni da Cuomo
pizicaruolo. mad. Mactuza de Rienzo de Amico. Nanni altra mente
dicto Ranocchia, mad. luhanna mogie de Crescenzo de Crescentii (O.
mad. Vannoza mogie de Papa sellare, mad. Margarita de Cela de
Cecco Carota, mad. Paolina mogie che fo de Luca delli Perlioni.
mad. Benedecta de Nardo Porcaro, mad. Pulisena de Tuccie Maza-
tosta. mad. Caterena de Buccio delli Sanguigni. Mariola de Buccio
della Aquila, lo rmo patre missere Filippo delli Rufini card. Pe-
truccie de Ianni missere lacovo. missere lacovo Brancatio script, ap.
mad. Renza sua mogie e figla de Andrea Mactabufo. Simione sen-
c. xLb sale. luliane de Antonio Porcaro. Macteo Baracta. (| Petruccio Por-
care. Cecca de Palmieri, misser lacovo de Fiora cortisano. lacovo
Vari. mad. Gregeria mogie che fo de Rienzo (i^) de Ianni losca-
nella. mad. Perna mogie che fo de Falcone delli Siniballi. mad.
lacovella de Ianni Sancto Saraciniello(0. mad. Paloza de Filippo Pa-
losci (0. mad. Vannola figlia de Paolo de Peto. Paolo de Cecco
sellare per remissione, missere Cecco Pietro ab. de S. Sebastiano
alle Catacumbe. mad. Cecca figla de Liello Paolo de Peto et mogie
de Martine de Nardo spetiale. Ianni de Paole dello Scribasenato.
(a) 1m c malamenU corretta su o (b) Corretto da Hiniodco (e) Lt due ultime
parole di altra meno. (d) de Rienzo nelV interlineo, (e) Segue mad. Martomea de
Antonio de Bartolo cancellato e in margine altra mano est in Kotunda (f ) Paloscio, poi
catuellala Vo
^
Q/lnniversari dell'ospedale del Salvatore 199
Ianni de Nellolo Scribasenato. Palmieri argasteruolo. missere Buo-
nanno da Riete script, ap. mad. Nicolia mogie che fo de leronimo
de Rienzo de Altieri, mad. Cecca figla de Paolo Scorsolini. mad.
Imperia mogie che fo de missere Agabito de Crapanica. 'lacovo de
Angelo notaro. mad. Andreoza mogie de Pietro Magluozo et figla
de Antonio Porcaro. || mad. luhanna mogie che fo de Alesso Men- '^- j^lx»
tabona (•'•). Sigismundo de missere Cencio delli Rustici, missere An-
gilo Ponciano doctore de lege et advocato concist. Santo de Rienzo
Damiano, lo rmo p. missere Domenico card, de Fermo et summo
penetenzieri. MiccheleCiampolinodePisa. Francesco Cencio. Rienzo
de Altieri, missere luhanni delli Cafarelli vesc. d'Ancona. * mad.
Rita moglie che fo de LielloC') Paulo Stati. * Ciencio Porcaro. * mad.
Sabecta delli Cenci moglie che fo de Bartholomeo Mazatosta (<:).
* mad. Marta moglie che fo de missere Nicola de Tartarini de Nepe.
* Ceccho de Cola de Rienzo, mad. Caterena moglie de Antonio Por-
caro. * mad. Caterena de Altieri (J) sorella de lo vescovo de Sutri.
* mad. Francesca moglie de missere Stefano de Monte. * mad. An-
nese de Tartaris moglie de missere Cencio de Rusticis. * mad. An
tonia moglie de Martelluzzo Porcaro (e). * mad. Lunarda delli Por-
cari moglie de Baptista Leno. * mad. Palozza moglie che fo de Pietro
Antonio da Montefalco vascellaro. *mad. Ventura matre dello rmo
signore card, de S. Nestasia (•:) et dello egregio homo mastro Symon
canciellero de Roma ad vita. * mad. Sabecta de li Scrivani mogie
che fu de Antrea Filippino per rem. ||* Angelo dellarino. * la magnif. e. xnb
mad. Gisotta de Collaudo mogie che fu de demento Toscanelli.
*mad. Caterina moglie de Ianni de lacovo de Liello de Cenci (O.
* lo rev. p. missere Agabito de Rustici vesc. de Camerino. * mad.
lacova (g) matre de Mariano Vari. * mad. Antonia figlia de laco-
vello de Roberto. * lacovello suo patre (h). * mad. Perna moglie fu
de Antonio Finagrana. * Rienzo missere Paolo. 'Pietro Maunzzo.
* mad. Andrea sua figlia et mad. Angila moglie de Pietro Mactuzo.
*mad. Paulina de Aniballi de Coliseo moglie del nob. homoO) Tozzo
Alperino. * mad. Paola matre de Francesco Alperino. * lo rmo in
Ch. p. miss. lacovo de Tebaldis card, de S. Anestasia. * mad. Lu-
cretia moglie de Ianni de Tolfia. * d. Antonia ux. Cincii de Por-
(a) Corretto da Montabona (b) La i aggiunta nell'interìinto, (e) Questa e le due
preced. note di una sola mano, (d) Su rnsura. (e) Questa e la nota preced. della
stessa mano. (f) Seguiva la noia di Sabetta Filippini, cancellata e in margine segnalo
bis ; cf. ire righi sopra. Questa e le quattro noie seguenti di una sola mano. (g) Fu
scritto moglie, poi cancellalo. (Ti) Le noie che seguono sono nella e. XLI b dopo le note
di S. Cosma de Pinea, ma una indicazione a margine le dice della Minerva. (i) Su nob.
homo uti frego; questa e le tre noie precedenti di una mano.
200
T. Egidi
Gabriele Falconis de SinibalHs. *la moglie de Filippo
cariis. * d.
Porcaro («) .
.VI. In eccl. S. lohannis de Pinea. Per missere Andrea
de Eramo (b). mad. Gilia delli Porcari sua sore. Maria Albanese
sore de Preite Gregorio, mad. Cecilia de Petruccio delli Porcari.
Fiore mogie de Cola currieri. mad. Caterena de Palazzo Porcaro.
•IH. In eccl. S. Cosmati de Pinea. Per Angila de Pietro
della Rischya W. mad. Antonia mogie de Pietro della Aquila.
mad. Francesca matre de Petruccio de Ianni de missere lacovo.
e. xLii a .V. In eccl. S.Stefani dello Cacche. Per lacovello Mar-
rone. Francesco ortolano. Rosa de Marco de Viterbo, mad. la-
cova de lacoviello Marrone, mad. luhanna mogie de Lapo. * ma-
» stro Paolo de Nierola doctore de medecina. * lacovo suo figlio.
.XXIX. In eccl. S. Marci. Per Ianni Sasso. Francesco de
Simione de Gillo, mad. Antonia de lacoviello Papiro (A), mad. Sco-
lastica mogie de Filippo Venaccio. Cola de Vallemontone offerto
dello hospidale. Macteo de Crapanica. mad. Francesca de Ianni
delli Aniballi. Pizo Caranzone. Bartomeo de Crapanica. Rienzo
Renzolino. lo rev. p. missere Paolo de Crapanica arciv. de Bene-
vento, lacovo Papiro (li). Antonio de Crapanica. Cola de Crapa-
c. xLii b nica patre dello rmo card, de Fermo. || lubilleo Candolfiello. Cola
de lubilleo. mad. lacova matre dello card, de Fermo. Orrigo Tode-
sco. Rienzo de Paganuzo. mad. Lucia mogie de Rienzo Renzolino.
Cola Griffolo. Cola de Biasio de Negro. Biasio dello Negro, mis-
sere Ianni Antonio rectore de S. Anestasia della Pigna et can. della
pres. eccl. (<=). Guglielmo de Riete patre dello dicto misser Ianni An-
tonio, mad. Paola de Francesco dello Nero(f). Paolo Marroczino(g).
* luliano de Crapanica. * mad. Antonia sua moglie. * Mea figlia che
fo de Pietro Septelarti e moglie de Cristofano Bordo. * mad. Antonia
moglie de Ceccho lampaloccio. * Buccio de luorio de Pellestrina.
* mad. Maria matre dello ep. de Fermo.
e. xLiii a .V. In eccl. S. Marie della 'Strata. Per Paluzo delli
Astalli. Mactia delli Astalli. Ianni delli Astalli, mad. Gentilescha
delli Astalli mogie che fo de Evangelista de Rienzo Martino. * Gen-
tile Astallo.
.1111. In eccl. S. Nicolai de Monte. Per Ianni Luongo.
I
(a) Questa noia i nel marg. inf. di e. XLIIa, preceduta da Mincrba (b) Nell'inter-
linea fu segnala una s jo/ra la m, poi fu rasa. (e) schya su rasura. (d) La i correità
su e (e) Seguiva per rem., raso. (i) Seguiva sore de Pietro luliano, raso. (g) Se-
guix'a mad. Francesca de Riaso dello Nero in eccl. S. Marie intcr trìvum, fu annullalo con
un frego. Cf. a e. xxxvii a.
oAnnipersari dell'ospedale del Salvatore 201
Tomarozo de missere Filippo. Paolo de missere Savo. mad. luhanna
de Ianni de Nellolo Scribasenato.
.IX. In eccl. S. Salvatoris in Pesuli. Per Evangelista
de Bartomeo de Cambio. Pietro Paolo de Mactia Ianni de Tuccio
de Errigo not. Cecca de Francesco Scrofolaro. || Paolo de Ianni de <:• "lui b
Tuccio. misser lacovo de Antonio Bartomeo de Cambio can. de
S. Maria Maiure. mad. Lorenza sua matre per remissione. Dome-
nico de Nuccio de Lapo. * f la matre.
.XII. In eccl. S. lohannis de Mercato. Per mad. Andrea
de Antonio de Mita. Liei lo Roscio. Pietro Tramundo. Paluzo de
Nuccio de Antonio Santo, mad. Filippa delli Tetellini mogie de Bar-
tomeo de Fusco C'»). mad. Francesca de lacovo de Cola Ianni lacovo.
Paolo de Domenico, mad. Lucia sua matre. Ianni Antonio figlio
de Petruccio de Nucciolo. mad. Rita mogie che fo de Rienzo Ve-
naccio. mad. Annese mogie de Petruccio de Nucciolo. mad. Cate-
rena de mastro Luisi ferraro. * mad. Gironama figlia de Ceccho
* Pier lannio (*>). *Stephano dello Crapuolo et mad. Paola sua mo-
glie. * misser Antonio de Sinibaldi proc.
.XIII. In eccl. S. Blasii de Mercato. Per Pietro Bocca- e xuva
bella, mad. Margarita de Antonio Boccabella. mad. Maria de Luca
de Nannolo. lacovo Boccabella. Domenico Vari. mad. Antonia
sua moglie. missere Ianni rectore della presente eccl. Scroco,
mad. Contessa sore de lacovo Boccabella. mad. Cillenia de Cecco
de Scroco. mad. luhanna de Pietro Boccabella. mad. Caterena
mogie che fo de Rienzo Luca delli Filippucci. mad. Francesca de
lacovo Boccabella (0. * mad. Rita de li Scrochi mogie de Stefano
Buondie.
.Lxxn. In eccl. S. Marie de Araceli. Per Nardo Mar-
fuoli. Ianni Cencio cancellieri de Roma, mastro Francesco della
Fara. Antonio de Materia. Cecco de FeUce. ||mad. Caterena sua e. xnvb
mogie. Serviestro de Paolo de Hugo. Nuccio de Paliello de Ianni
de Biasio, missere Tomasso Marchesano cavalieri. Andrea Alba-
nese, missere Pietro (^i) Ge(;zo doctore de lege. mad. Vanna delli
Sabielli mogie de Francesco Sabiello. Stefano de Paolo de Goccio
Capodeferro (0. Ianni de Liello de Andrea delli Rosei. lacovo Fi-
coccia. Ianni Ficoccia suo figlo. mad. Antonia delli Conti (f; mogie
de Paluzo delli Anniballi. mad. luhanna de Paluzo de Nuccio de
Antonio Sancto. lo magnif. sign. Antonio delli Savielli. Rienzo de
lordaniello. missere Baptista de Capo de ferro cavalieri. Cristo-
(a) Fu scritto Fuco, corretto da altri Fusco (b) Da figli.! altra mano. (e) Seguiva
per rem., fu raso. (d) Seguiva de missere annullato. (e) Altra mano. (f) Scritto
Cuonti, rasa la u
202
T. Egidi
XLV b
{ano de Paolo de Goccio CapodiferroC»). Alesso de lacoviello de
Alesso altramente dicto Tartagla. mad. Cecca de Stefano pellicciare,
missere Ianni Crivello. Cola Perlione not. Gabriele carpentaro.
Paolo de Goccio Capo de ferro («). mad. luhanna mogie che fo de
Ianni Alberino, mad. Antonia de Ianni Pantaleo figla de Centìa.
mad. Pema de missere Baptista Capo de ferro. || mad. lacova de
Paolo Noviello altramente dicto dello Sarto. Gregorio de Paolo de
Liello(''). Antono de Alesso de Tartagla delli Fabii. Paolo de Liello
de Petrucciot- mad. Lucretia mogie che fo de Benedecto de Or-
lando, mad. Mactea dello Bordo figlia che fo de Cenfia ('-■). mastro
Paolo della Valle doctore de medicina et cancellieri ad vita (^0. lo
magn. sign. Luca de lacovo delli Sabielli. mad. Rita mogie che fo
de missere Antonio Cafarello. lacovo della Zecca, mad. Filippa de
Petruccio de missere lacovo della Zecca. Ianni de missere Mascio
cavalieri (=). mad. Lucarella mogie de lacovo de Liello de Alcsso.
mad. Vanna de Manieri secunda mogie de Francesco Saviello. Be-
nedecto pizicaruolo. Vannoza sua mogie, mad. Caterena de Angilo de
Paluzo de Pietro Macteo. Ianni de Liello de Alesso delli Cencii. An-
toniello Guarnieri. Rienzo de Onnia Santi altramente dicto Mancino,
missere Baptista de Ianni de Tucciolo vesc. de Camerino, mad. Angila
de Domenico della Anguillara. mastro Antonio de ser Pietro de Ric-
cardo medico. || mad. Nicolia de lacovo Favullo. mad. Ludovica mo-
gie che fo de Angilo de Paluzo Pietro Macteo. mad. Mactea de An-
gilo mastro Antonio Cortese. Antonio Materia (0. mad. luhanna figla
de Antonio de Materia (g) mogie de Antonio de Vasco, mad. Lu-
cretia mogie che fo de Dovico lacovo Macteo et figla de Pietro Mar-
gano. mad. luhanna mogie de Mancino, missere Stefano Mancino,
mad. Caterena delli Lei. mad. Annese figla de Cola Margano et
mogie che fo de leronimo Mellino. Pietro de Ascisci. mad. Lo-
renza de Zaccaria Perlione. lacovo de Liello de Alesso delli Cencii (h).
mad. Francesca (0 delli Sanguigni mogie de lacovo missere Galeocto C*).
mad. leronima mogie che fo de Pietro Mazabufalo. * Rienzo de Cola
Paolo ('). * Tomaxo de Ianni de Sancto GregoroC"»). * Angelo sco-
deri che fo dello ep. de Feltro vicario dello papa. * Antonio Ve-
necto de Rocca dello Papa. * Cola de Orzo (") f . * Luca dello Cra-
(a) Di altra mano. (b) Segue una nota rasa. (e) Da figlia di altra mano. Forte
Censia, ma cf. sei righi sopra. Segue una nota rasa. (d) Da et di altra mano. (e) La
seconda i corretta su e (f ) Annullato con un tratto di penna. (g) Era slato scritto
sua figla, cancellalo sua ntlV interlineo fu scritto de A. de M. (h) Seguiva per reni., fu
raso. (i) Su rasura. (k) Segue una nota rasa. (I) Tutta la nota su rasura.^
(ni) Questa e le due note seguenti di una mano. (n) Seguiva mad. Francesca moglie che
fu de lacovo de miss. Galeotto delli Normanni, annullalo con un frego e aggiunto : quia bis
posita; cf. cinque righi sopra.
oAnnivdrsari dell'ospedale del Salvatore 203
puoloC") et *mad. Lodovica moglie de Stephano Capodeferro et figlia
de lacovo de Liello d'Alesso de Cenci (b). * la magnif. donna mad.
Gregoria de Conti moglie del magnif. Antonio de Belmonte. * mad.
Agnese moglie de misser Stephano Paolo Stati cavalieri. || *d.Tanzia ux. e xLvia
qd. d. Corradi de Trincis (e) de Fulgineo. * d. Magdalena lanuense.
mad. Paola delli Carota moglie che fu de Nencio Vari (A). * mad.
leronima figlia d'Antonio d'Alesso et moglie de Lodovico de lacovo
Mactheo. *mad. luvanna moglie de leronimo de lacovo de Liello de
Alesse et figlia de lacovo Mactheo. *mad. Constanza moglie de Gre-
gorio de Rienzo Paolo Cola Ianni (*=). *mad. Perna delli Perlioni, per
remissione (0, moglie de Luca dello Crapuolo. * mad. Savina de ma-
stro Angilo Cortese vizoca prò rem. *mad. Agnese mogie de Paolo
lacoviello. * misser Biondo secretano ap. *mad. Angila de Come(g)
vizzocha prò rem. * mad. Marcella figHa de Chimento Civera. *Paolo
Voccabella *mad. ••• figlia Antonii Bussa W. * Antonio Fusaro (').
* Luca Ficoccia. 'mad. Cernia f. de miss. Pietro Preta. * mad.
Guida moglie [de] Baptista Capoccia. * Luca de Paluzzo de Ianni de
Bianca (k). * mad. Angelozza matre de Ciriaco Capodeferro. mad. Cec-
cholella (0 moglie de Baptista Fosco. *miss. lacovo Mancino de Lutiis
cavalieri. * Stefano dello Sarto. *mad. Gregoria moglie de France-
sco Marrone. * lacovo delli Cavalieri. * lacovo delli Cencii.
.11. In eccl. S. Marie de Gratiis. Per Caterena de Monte
Rotufido. Renza de Ianni de Tone.
.III. In eccl. S. Adriani. Per Caterina de (">) Pelliccione.
Naso de Menica de Pescatore. Sapo tavemaro che iace in S. Serio
et Bacco ("). * lacovo Boccone • • • • S. Martine.
.XIII. In eccl. S. Laurentii della Ascesa. Per Cola e. xivib
Mardoni. Vito. Ianni de Betralla. Ianni Simmio (o) Satollo, misser
lacovo de Teolo de Betralla. Teolo de Betralla suo patre. Ianni
Bufalaro. lacovo de Pelaine. Sofia de Ianni Albanese t- Petruccio
de Antonio Cola Roscio altramente dicto Locuzo (p). mad. Cosmata
sua mogie. Vaniioza de Pietro de Viterbo, mad. Caterena mogie
de Bauctino. *mad. Caterena moglie de Liello lacoviello Nuccio
d'Alesso.
(a) Questa e le cinque note seguenti di una mano. (b) Quasi tutta la nota su rasura.
(e) de T. nelV interlineo. (d) Questa e le cinque note sgg. di una mano. (e) Da Gre-
gorio su rasura. (f ) Altra mano. (g) Incerto. (h) Nota aggiunta nel margine.
(i) Questa e le note seguenti sono segnate in fondo alla e. XLVIa, e accanto vi è scritto
Araceli (k) Segue una nota rasa appresso alla quale è scritto Require f // segno rimanda
alla e. Lia, dove altra mano segnò eccl. S. M. de Araceli facendo seguire le note che si
riportano di seguito. (I) Su rasura. (m) Fu scritto delli, poi Ili raso. (n) Da che
di altra mano. (o) Era siato scritto Simone frate de Liello, da ne fu raso. (p) La u
corretta su o
204 ^- Egidi
.XI. In eccl. S. Nicolai della Colonna. Per Ianni Car-
vone. Pietro suo figlo. Buccio laquintiello delli Carvoni. niad.
Paola de Ianni de Palozo. * Coluza de Massetto (»). Paolo de Pietro
de Palozo delli Foschi. * Mathia de Pavolo Carbone («). * Pavolo
c.xLviia Carbone suo patre. || mad. Stefania de Coluza bannitore. lacovo
de Sciarra f. mad. Filippa delli Riccardini (b). Coluza bannitore f.
* mad. Gadina moglie che fo de Savo Caranzone. * mad. Paulina
delli Cerroni moglie che fo de Paolo Carbone.
.1. In eccl. S. Bernardi. Per mad. Angiloza de Martino
delli Bondii.
.VII. In eccl. S. Silvestri de Archionibus. Per Buccio
de Odo delli Arcioni. Rienzo Arcione, mad. Lonarda sua mogie,
mad. Alisandra figla de Petruccio Arcione, mad. Santa mogie de
Pietro de Florio, per rem. f. Ianni factore dello hospidale. Petruccio
Arcione. * Antono Arcione et *mad. Gentilesca delli Arcioni.
' Pietro de Florio.
c.'xLviib .1. In eccl. S. Salvatoris de Corneliis. Per mad. An-
tonia delli Cavalieri mogie de Pietro dello Piello.
.II. In eccl. S. Saturnini. Per missere Gregorio Marcellino
doctore de lege. mad. Caterena sua mogie f. *mad. lacova mogie
de Antonio Marcellino.
.1. In eccl. S. Andree de Caballo. Per missere Paolo de
Pietro de Spagna rectore della presente eccl.
.1111. In eccl. S. Laurentii Palisperne. Per lo magnif.
signore Gentile delli Ursini. mad. Caterena de Supino mogie de
Buccio de lordano delli Ursini. mad. Pema de Antonio de Brichecto
altramente dicto Antonio dello Boscho. mad. Caterena figla de Cola
Luongo monacha dello presente monasterio per remiss.
e. xLviiia .XI. In eccl. Ss. Sergii et Bachi. Per Nuccio de Cola de
Paliello. misser lacovo archipreite della presente eccl. mad. Cate-
rena de Ianni Piccolino. Pietro lacovo patre dello vescovo de Tivoli,
mad. Stefania matre dello dicto vescovo, mad. Bona sore de Paluzo de
Romano de Meolo spetiale. Antonio dello Ciocto figlo de Paluzo dello
Ciocto. Petruccio Bello in piaza. Paluzo dello Ciocto. mad. luhanna
mogie dello dicto Paluzo. mad. Caterena sore dello dicto Antonio
per remis. * mad. lacoba moglie che fo de Antono Dioteguardi («).
.1. In eccl. Ss. Petri et Marcellini aliter l 'ospida-
letto. Per mad. Annese spidalera della presente eccl.
.III. In eccl. S. Andree dello Vicolo. Per lacovo Cac-
ciapigla. lacovo Gratiano. mad. Lucarella sua mogie.
(a) Tutta su rasura. (b) Seguiva per rem., fu raso. (e) Segue una noia rasa.
I
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore 205
.V. In eccl. S. Salvatoris de Secura. Per mad. Isabella e. xivmb
de lordano de Nofrio delli Alperini. mad. Alperina sua figla, mogie
de Angilo de Pietro Sertano. Francesco de Rensicolo. mad. Rita
mogie de lacovo Spagnuolo. Nofrio delli Alperini f. *Cola Scqui-
zardo lo quale iace a S. Maria de Portogallo (■>).
.xviii. In eccl. S. Marie Nove. Per Pietro Sertano.
misser Ianni Fernando. Antonio de Ianni lacovo. misser Pietro delli
Cosciari. mad. Simea de Cola Maiescoli. mad. Francesca de Cola
Grasso, mastro Ianni de Spagna. Paolo Ficca. Nannolo de Ianni
Petitto. misser Santo vesc. de Tivoli et vicario de papa. mad. la-
covella mogie de Cristiano f. Paolo Diteguardi. Nardo Venectino f.
mad. Leila de Ianni Cavallino. Francesco de Meolo de Roscio. |j An- e xnx a
gilella de Ciuccio (b) Fraiapane sore de Paolo delli Tosti, mad. Ca-
terena de Pietro Paolo Canecto. mad. Anestasia de Antonio Palo-
scia. * mad. Lucretia moglie de Savo de Naro et figlia de misser
Antonio Venectino cavalieri et doctore. * lo rev. in Ch. p. misser
Theodoro de Leliis vesc. de Trivisy et referendario de lo papa.
* mad. Eugenia mogie de Benedecto Carrara.
.VI. In eccl. S. lacobi apud Coliseum. Per Guglielmo et
Antonio spidalieri dello presente spidale. Reniero. mad. Francesca
de Galasso. Francesco suo figlo. Francesco de Marco Corsicano +.
*mad. Caterena de Porto Cesenatico offerta. * lanna offerta de lo
presente spidale. * Antona mogie de Macteo Busicchia.
.III. In eccl. S. Clementis. Per Ianni de Coma. Cecca
de Antonio Corsicano. Renza de Glorio de lannino. Ianni de An-
gilo de lannino pesonante dello hospitale in via Maiure. * Antonio
de Liello Domenico altramente Tacchya. *mad. Rita e soa moglie
et mad. Renza soa cognata, prò remess. peccatorum.
.xxiiii. In bas. S. lohannis Lateranensis. Per missere e xLixb
Romano, missere lacovo Malabrancha. missere Lorenzo delli Sordi
can. della presente bas. Andreozolo de Petrucio Gentile, missere
Francesco capellano dello hospidale. missere Pietro de Montenegro
can. della presente bas. mad. Cillenia della Colonna matre de Ianni
de Montenegro vesc. de Sora. Baptista de missere Stefano delli Nor-
mandi. Ceccarello de Riccio, missere Orrigo cappellano dello hospi-
dale. missere Nofrio benef. della presente bas. Antoniello de Cala-
bria, mad. Caterena de Liello lacoviello. mad. Francesca de Stefano
Margano. mad. Maria de Rienzo Bosco de Pipierno. missere Fede-
rico delli Chiaramonti vesc. Baptista altramente dicto Moricone (=).
Liello Negro, missere Zaccheo can. della presente bas. Antonio de
(a) Da iace altra mano. (b) La u correità su n (e) Segue una nota rasa.
206
T. Egidi
e. Lb
Pietro Viecchio de Campagnano per rem. mad. Caterena de lacovo
della Cera f- missere Stefano Paparone can. della presente bas. f .
la felice recordatione de Martino papa Quinto (»). * mad. luvannella
Cossa moglie de niagnif. sìgn. Ianni Antonio delli Ursini conte di
Tagliacozzo.
.XXI. In hospidale S. lohannis Lateranensis . Per
mad. Mabilia, mad. Egidia de Pietro Boccacciolo. mad. Constantia
de missere Nicola de Boccamazi. mad. Angila de Nardo Mastro Ro-
mano. Feriano spidalieri dello presente spidale. Carlo de Bartomeo
offerto dello pres. spid. Rita de Parente offerta dello pres. spid,
mad. loccia de Paolo de Santo. Angilo Rennese. Ianni Macteo de
Ronciglone. Cecuccio altramente dicto lo Caroso de Ronciglone per
rem. lacoviello patre dello dicto Caroso. Bionda de Trivignano.
Antonio Conte de Core. Angelino panectieri dello hospidale. Cere
vaccaro. Antoniello de Monte Retonno. || Angelo Mancino de Vel-
letri. Cola de Catasso de Velletri. Pietro Fiorentino spidalieri. mad.
luhanna spidaliera. * Antonio altramente Soricha de Frascati C»).
e. LII b
e. LUI b
In festo s. Alexii (0.
.IX. In eccl. Sancte [Marie] de Curte. Per mad. Paola
mogie che fo de Savo de Pizo. Pietro Paolo Canecto. Petruccio de
Savo de luliano. Baptista de Marcho molinaro. mad. Caterena sua
matre. Pietro Cecco Paolo delli Toderini. Marcho lacovo de Mar-
cho. mad. Vannoza mogie che fo de Antoniello de Verace, mad.
Andrea mogie de Pietro Cecco Paolo f-
In eccl. S. Andree de Funariis. Per missere Ianni Antonio
rectore della pres. eccl. * mad. luvanna moglie de Buccio Benein-
casa. * mad. lacova moglie de Lodovico de misser Franceschetti.
* Mariano de Phelippo de Ceccho de Greguori.
.X. In eccl. S. Nicolai de Carcere Tuliano. Per Cecco
de Urciano. misser Pietro della Anguillara can. della pres. eccl. Cola
Bastardella. luliano Vagnoccoli. mad. Geronima delli Bastardella
mogie de luli^o Porcaro, mad. Rita de Pietro de Mactuzo delli
Rosei t. Ludovico Bastardella. Rienzo macellaro. Vannoza de Mu-
rello. Paolo Bastardella f. * Domenico Bastardella.
In eccl, S. Marie in Tofella. Per Mabilia de Liberato
barbieri.
.1111. In eccl. S. Marie de Porticu. Per Antonio mer-
ciaro. mad. luhanna sua mogie. || Tomasso Schiavo. Helena Schiava.
(a) Nola in rosso. (b) // resto della e. bianco; per la e. Lia v. sopra a p. 20),
nota (k); le ce. Uh, LII a bianche. (e) Solita mano, in rosso.
oAnniversari dell'ospedale del Salvatore 207
In eccl. S. Sabine. Per Pietro Maximissa.
In eccl. S. Petri ad Vincula. Per mad. lacova de lordano e. Liva
Spoletino.
.vili. In eccl. S. Pantaleonis. Per Stefano de Ianni de
Pietro. Paolo de Stefano de Meo. Ianni de Antonio de Paolo de Stefano
de Meo. mad. Paola de Salvato della Corte, mad. Paola de laco-
viello Paparone. Amicho. f Menico de Macchia Tumone f. Pietro
Paolo de Stefano. * mad. Gentilesca mogie che fu de Liello de Nuccio
de Nofrio.
.IX. In eccl. Ss. Quirici et lulicte. Per Pietro spetiale.
Puccio de Ianni merciaro. mad. Contessa sfta mogie, mad. Antonia
de mastro Pietro barbieri. || mad. lacovella de Orlando sartore. Savo e. uv b
de Ianni Antonio delli Siniballi. Antonio Salvetta. Buccio Sciascia.
Pietro de Luzolo delli Siniballi. * Petruccio Cola de Riccio de Pene-
strina. * Salvato della Corte.
.XVI. In eccl. S. Marie in Campo Carleo. Per Nuccio
de Ianni Tiburtino. mad. Angila sua mogie. Ianni Paolo de Ciancha.
Bartomeo ferraro. lacoviello de Ianni Pisano. Tomao dello Ciecho.
Coluza de Muscetto (»). Paluzo mastro Angilo ferraro. mad. Paola
de Ianni Paolo de Ciancha. mad. Rosa de Paolo Magione. Micchele
altramente dicto Ferrazuolo. Cola altramente dicto Lo Roscio t-
Paolo dello Dammaro. Ianni de lacoviello dello Ciecho. * mad. An-
drea moglie che fo de Thomao dello Nero. || * Pietropalo Cortese, e. iv •
*mad. lacova de Antonio Ciampone f^").
.V. In eccl. S. Gregorii ad Clivum Scauri. Per mad.
Labinia de Filippuccio del castello de Guidoni, missere Ianni Fran-
cioso, missere Domenico can. de Sancto Marcho, per rem. Pontiano
ferraro. Ianni Englese. * mad. Checcha moglie de mastro Antonio
da Siena medico. * mad. Symodea matre de miss. AppoUonio de
Valentina *mad. Maria figlia de mad. Gadina. * Tomasso de Segnie
offerto dello hospitale.
In festo s. Nicolai. e. lv b
.X. In eccl. S. Marie Transpondine. Per mad. luhanna
de Nuccio Bellomo. Ianni Nino. mad. Lucia sua mogie. Coluza de
Masseo spitiale. Filoso calzectaro. Ianni sartore, mad. Paola de
Nardo Insegna. Angilo de Macteo de lara. Macteo Schiavo. Pietro
Mazarella.
In eccl. S. Antoni. Per Antonio de Capua.
.III. In eccl. S. Praxedis. Per Angilo de Corrado, mad.
Martomea de Tuccio Toscolino. Ianni de Fantoze.
(a) Nota rasa. (b) Su rasura.
208
T. Egidi
e. tvia .Vili. In bas. S. Marie Maioris. Per lo mio p. missere
Pietro card, della Colonna, missere Ianni Albanese, mad. lacova de
Buccio de Sanza. missere Hermando Deuerich W protonot. ap. Pa-
luzo dell'Isola, mad. Camilla mogie che fu de Paolo Cerrone. Liello
Cerrone. Finello. * magnif. d. comite Everso de comitibus An-
guillarie (''). missere Angilo de misser Fulco delli Arcioni can. della
pres. bas.
.III. In eccl. S. Eufemie. Per mad. Salvata de Nuccio de
Cola de Pietro de Francesco ('^) abadessa del pres. mon. mad. Lo-
renza delli Piscioni abadessa del pres. mon. Francesco Albanese f.
e. Lvib In eccl. S. Salv'atoris ad Ulmos. Per mad. Viviana de
Paolo Braccho et figla de Ianni Aniballo *et Renzo de Francesco.
* Laurentio Sabottella.
e. Lviiia(d) In civitate Tiburis. In eccl. S. Marie de Oliveto.
Per mad. Nuta moglie fo de Benedecto.
e. Lvmb Eccl. S. Marie alias La Donna. Commorant fratres
s. Francischi (e). Per misser Andrea de Dadinis doctore de lege.
e. Lixa Eccl. S. lohannis de castro Vetervo. Per lacovo dello
Borgo,
e. uxb Eccl. S. Vincentii. Per Buccio de Ianni Sancto. mad. Ca-
terena moglie de Antonello de Marco Palmeri (0.
e. Lxa Eccl. Tiburtina S. Laurentii. Per tucti li benefactori
dello hospitale. Cola de Ianni Bucciarello delli Pomari. Antonio de
Angilello. mad. Petruccia de lani Paulecto. * lo rmo Angelo Leo-
nino archiv. Turitano.
e. Lxia (g) Eccl. S. Stefani prothomart. Per Andrea de Rienzo de
Luca. mad. Maria sua moglie,
e. Lxiia (h) Eccl. S. Valerli. Per Bartholomeo de Andrea Mazocchio.
Petruccia sua sorella (0.
e. Lxiii a (k) Eccl. S. Petri. Per mad. Perna moglie de Antonio Caporillo
alias Malo Amore, mad. Buccia moglie de Ianni de Parapullo.
e. Lxiva (I) Eccl. S. Andree. Per Pietro Merola de Merolinis. mad.
Hieronyma delli Aniballi della Molara moglie fo de Pietro Merola.
e. Lxva Eccl. S. Lucie. Per missere Nicola de Chimento (m). mad.
Maria moglie de Andrea R° de Luca.
(a) La prima e pare rasa. (b) Seguono quattro parole rase. (e) Da de Nuccio
raso. (d) Le ce. LVII a b bianche. Da questa carta le note sono di un'altra mano della
fine dtl XVsec. fino a e. LXVb. (e) Da commorant altra mano. (f) Seguiva altra nota
annullata. (g) La e, LX b bianca. (h) La e. LXIb bianca. (i) Altra mano ripete
Petruccia; bianca la e. LXII b. (k) La e. LXIIIb bianca. (1) La e. LXIIII b
bianca. (m) Altra mano ripete di Chicmcnto de Rcnso,- forse queste due ultime parole
sono a spiegazione della R." della nota sg.
oAnnÌpersari dell'ospedale del Salvatore 209
In eccl. S. BlaxiiC»). Per lo rmo mis. Angilo Donino ar- e Lxvb
chipbr luusano. fre Martino de Biscanti per rem. de soi peccati(^').
In civitate Tiburlina. Per r. p. d. Camillus Doninus ep. e. ixix *
Tiburtinus. d. Martinus de Vellis de Urbe can. Tiburtinus. lacobus
Martini. Marianus Zacheri (e). Angnielus(J) Pauli lohannis Cole.
Johannes Francisci d. Alexandri. D. Antonius de Rampantibus. The-
baldus de Thebaldis. lacobus Butii Angnieli. d. Berardinus Petri-
cone(«). Evangelista de Marutinis alias de Andrea Simonis. + d. Ri-
comus(f) de Cerretanis archidiac. Tiburtinus mortuus(g). d. Johannes
Crose mortuus (g). d. Gulgiemius Gallus. t lacobus Cocanarius.
Vincentius Lomardus (h). f Sabbas lannutii Palmerii ('). Dominicus
Andree Masci. Antonio Petraccha (><). miss. Camillo de nobilibus de
Arono de Trabio i. u. doctor (').
(i) Di qui tutte U Hote fino a e. LXIX a di un'altra mano. (b) Da per abolita da
un trailo di penna. Lece. LKVI a-LXVIIIb bianche. (e) Zachcus ? (d) Ripetuto poi
Agnclus (e) Ripetuto da altra mano. (f) Riconius (g) La seconda mtio aggiunse
mortuus (h) La seconda Diano ripete Lumbardus (i) La seconda mano ripele Palmerii
(k) Ripetuta dalla solita mano. (I) Questa nota è della mano che ripete le note precedenti.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 14
VARIETÀ
LA TOMBA DI PROSPERETTO COLONNA
IN CIVITA LAVINIA.
La durata del dominio Colonnese a Civita Lavinia può
dividersi in due periodi. Nel primo furono signori i Colonna
di Palestrina, in forza della bolla del i8 luglio 1410(1),
con la quale Giovanni XXIII ne investiva i figli di Stefano
(t 1391), Giovanni e Nicola (2): il secondo principia, non
sappiamo in seguito a quale convenzione (3), col card. Pro-
spero (f 1463), fratello di Odoardo duca dei Marsi, e al-
(r) Arch. segr. Vatic, Giovanni XXIII, Reg. Ili, ce. 1 00-101.
(2) l successori di costoro si vedono dal seguente schema, in cui
le date indicano la successione:
Stefano di Palestrina
NICOLA GIOVANNI
t '4«" 1410 t '13
I I
I I LUDOVICO
Giacomo STEFANO 1413 f 'i6
I i4iot'?3
I sp. Sveva Orsini
LORENZO I
i453-'36 STEFANO
I447-'S0(?)
(3) Flavio Biondo, Italia illustrata, Verona, 1481, fol. cui, ed
altri, intorno al 1450, dicono Civita Lavinia possesso del card. Pro-
spero Colonna, che comperò, in solidum col fratello Odoardo, Nemi e
Genzano dai monaci Cistercensi. Non possiamo spiegarci come sia di-
ventato anche signore di questo paese, se non ammettendo che l'abbia
comperato o permutato col cugino Stefano Colonna.
212
qA, Galieti
lora il paese passa alla dipendenza del ramo di Paliano(i),
cui rimase fino al io gennaio 1564, quando Marcantonio
lo cedette, con Ardea, a Giuliano Cesarini, per il prezzo
complessivo di 105,000 scudi (2).
Ma di una dominazione durata, con frequenti interru-
zioni, circa un secolo e mezzo, le memorie locali sono ri-
dotte a ben poca cosa. Di fatto, se togliamo il culto ai
santi apostoli Filippo e Giacomo, protettori del paese, e che
solo per analogia ci riporta ai Colonnesi (3), ricordi diretti
(i) Per maggiore intelligenza riportiamo i Colonna di questo
ramo, signori di Civita Lavinia, notando che le date indicano la suc-
cessione, tumultuaria per le frequenti interruzioni che subì :
PROSPERO card.
1450 (?)t 1468
Odoardo. duca dei Marsi
1468-1480
FABRIZIO, contest.
1485 t 1520
sp. Agnese di Montefcltro
ASCaNIO
i52o-'56
sp. Giov.nnna d'Aragona
MARCANTONIO II»
1562-64
GIORDANO
sp. Caterina de Raziis
Isabella del Balzo
PROSPERETTO
t 'S28
sp. Isabella Carafa
Giulia Colonna
jzò-
LORENZO-ODDO
protonotario
(2) Arch. Capitol., voi. 464, ce. 895-898 e ce. 917-918, Rogiti
del notaio A. Massa.
(3) Frascati e Nemi, pure feudi Colonnesi, hanno i medesimi santi
protettori. Del resto è cosa risaputa che a Roma, durante il Rinasci-
mento, il 1° maggio era giorno di grande allegria nel palazzo dei Co-
lonna ai Ss. Apostoli. Dalle finestre si gettavano fiori, uccelli, mani-
caretti al popolo: mentre dal soffitto dell'attiguo tempio si sospendeva
un maiale ad una fune, e il popolo doveva conquistarlo : ma nel mo-
mento che vi si appressava, venivano rovesciate su di esso secchie
d'acqua, con grande ilarità degli spettatori, appositamente invitati, tra
i quali talvolta non mancava lo stesso pontefice. Cf. Cancellieri, Pos-
sessi; Neridio Fracco, Storia di casa Colonna, II, 46; Marcello Al-
berino, Sacco di Roma dell'attuo iS2j. Quest'uso che in Roma cessò
dopo il Sacco del Borbone, fioriva anche a Na^ioli e a Nola ; Leo, De
Nola in Italia illustrata, col. 984; come per lungo tempo rimase fa-
mosa l'antica festa della porchetta in Bologna.
La tomba di Trosperetto Colonna 213
ne abbiamo in Lino stemma infisso sulle mura castellane,
presso la porta Nettunese, e nell' iscrizione già pubblicata
dal Marocco (i) senza osservazioni di sorta, e che oggi
viene illustrata per la prima volta.
Questa è ancora in sitii nella collegiata, a destra di chi
guarda la cappella del Crocifisso, che è la terza a sinistra
di chi entra (2), e si riferisce alla tomba dei Colonna.
(i) G. Marocco, Monumenti dello Stato pontificio, Roma, 1834, VI,
106, che invece di parentibvs charissimis ha letto parentibvs cla-
RISSIMIS.
(2) Il pavimento di questa cappella, oggi di pertinenza della con-
fraternita del Sacramento, è costituito da cospicui avanzi della decora-
zione marmorea dell'antica chiesa, che nel 1240 fu abbellita con l'opera
del figlio di Pietro Vassalletto e di Drudo de Trivio (cf. A. Bartoli,
Il figlio di Pietro Vassalletto a Civita Lavinia in Boll. d'Arte del Mi-
nistero della Pubblica Istruzione, ann. I, n. 9). Di fronte all'epigrafe è
attaccata la custodia degli olii sacri, scoltura del 1400, la quale lon-
tanamente ci ricorda la tecnica di Mino da Fiesole. Giunta fino a
noi mutila, mancando delle colonnine laterali, del fregio inferiore e
barbaramente verniciata, si riduce ad un quadrilatero marmoreo di
m. 0.60X0.57. Nel mezzo si apre una porticina (m. 0.28X0.17)
leggermente sagomata: e al disopra di essa si staccp una conchiglia,
quasi circolare, contenente il calice con l'ostia, nella quale sta rilevato
un crocifisso. La conchiglia viene sorretta da due angeletti laterali,
alti m. 0.22, che con quattro ali e coperti di una veste dalle pieghe
eleganti, escono con più della metà del capo da nubi un po' grosso-
lanamente raffigurate. Altri due angeli dello stfesso stile sono al basso
della porticina, ma più grandi degli altri, m. 0.31, e con le braccia
piegate sul petto. Sul cornicioncino, che in caratteri quattrocenteschi
porta scritto : olea sacra vi è la lunetta, striata internamente a
mo' di conchiglia e serve di sfondo al busto dell' Etemo Padre, alto
m. 0.28, dalla barba fluente ed in atto di benedire con la destra, mentre
con la sinistra sostiene il libro dell' infinita sapienza. Le dimensioni e
il motivo di decorazione ci richiama alla memoria l'altro consimile, ma
intero, il quale trovasi nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcan-
gelo in Velletri e che offre la leggenda : m-iorio-f- fieri- MccccLXim |
me(»w«) ivnii. Confrontato però con quello di Civita Lavinia rivela
una mano meno esperta nell' incidere : pure la loro contemporaneità si
può sospettare. Nell'altare poi si ammira una pregevole pittura su tela.
214
QA. Galieti
AVCTORl
Prospero coivmva
k^ Isabella caraf^
IIVS CONIVCI ET IVLIO
C/%SARI COLVMN>t
ErvSDEM PROSTERI
riLIO VATVRALI
IVLIA COLV^I MA CVaSAFINA
PARENT1BV3 CHARISS"
ET fraTri svaviss Posvrr
Il marmo è alto m. 1.72, largo m. 0.64: tutto intorno
gira una fascia di arabeschi, a fondo nero, larga m. 0.09,
e in basso porta graffiti
due geni funerarii, con
le spalle carche di due
enormi faci. L'iscrizio-
ne fu incisa in memoria
di Prosperetto, duca dei
Marsi, e detto anche de
Cains, dal castello di Ca-
ve, della prima moglie
di questi Isabella Carafa
e di Giulio Cesare, figlio
naturale, dalla figlia Giu-
Misura metri 2.25 X 1-68, e
serve di sfondo ad un croci-
fisso, ricavato con bell'arte
dal legno. Il quadro rappre-
senta la tragedia del Calvario,
e porta effigiati alla destra
del Cristo Maria svenuta nelle
braccia di Giovanni, a sinistra
la Maddalena « di lacrime at-
« teggiata e di dolore ». Tro-
vandosi a contatto di una
parete non completamente
asciutta, oggi la pittura ri-
mane uniformemente oscura.
Però la freschezza dell'a car-
nagione e la fedeltà dei ca-
ratteri, i magici effetti di
ombre e la finitezza di ese-
cuzione che ancora traspari-
scono, non nascondono al-
l' occhio abituato la tecnica
di una mano maestra. Qualcuno ha voluto attribuire la pittura a Giulio
Romano, ma senza fondamento; essa invece è indubbiamente opera
del secolo xvii.
La tomba di Vrospereito Colonna 215
lia Colonna, sposa di quel Giuliano Cesarini, ricordato poco
avanti.
Sembra che sia stata apposta nel 1564 o nell'anno se-
guente : quando cioè per l'acquisto di Civita Lavinia, fatto
dal Cesarini, Giulia Colonna, memore dei parenti che vi
erano sepolti, con gentil pensiero ne volle onorare la me-
moria. Del resto sia dal fregio, sia dalla paleografia delle
lettere, come dagli altri elementi ornamentali, apparisce chia-
ramente che il barocco non è lontano.
Ancora, che la nostra iscrizione sia tarda, cioè di un
tempo in cui la memoria dei fatti ricordati non era più
esatta, ce lo rivela una data errata che essa contiene (i),
e precisamente l'anno 1520, assegnato per la morte d'Isa-
bella. Ma che la Carafa morisse più probabilmente nel 15 16,
e non già in quell'anno, risulta evidente dalle seguenti note
d' istromenti, tratte dall'archivio Colonna di Roma e gen-
tilmente favoriteci dal prof. G. Tomassetti :
a. 1517, 2 febbraio. Istromento nuziale e dotale di Giulia di Pietro
Colonna, vedova di Girolamo Margani, con Prospero Colonna; notaro:
Pacifico de Pacificis (.\rch. Pergamene, II, 8).
a. I5i8(?). Risposta di Fabrizio Colonna, il Contestabile, ai que-
siti di suo nipote Prosperetto di Giordano circa i beni patemi e ma-
terni (documenti dell'archivio Colonna su Prosperetto e Giulia sua
moglie: Misceli, stor. II A, 27, n. 49).
Giulia Colonna di Pietro e vedova di Girolamo Margani,
della quale negli istromenti accennati, è la seconda moglie di
Prosperetto, la quale sopravvisse di molti anni al matrimonio
essendo morta nel 1571, e che procreò a questi una figlia,
Caterina, più tardi impalmata da MassimiUano Gonzaga
marchese di Luzzara. Nell'iscrizione dobbiamo pure notare
r ingenuità di colei che ha trovato cosa naturalissima met-
tere accanto al ricordo della madre sua, quello di un figlio
(i) Ciò però non esclude del tutto che possa trattarsi anche di
uno sbaglio del lapicida.
2l6
C4i Galieti
n
spurio di Prospero : indizio, per noi tardi osservatori, della
facilità dei costumi nei tempi del Rinascimento.
Sobria ne è la dicitura, che resta divisa in due parti.
Nella prima la figlia di Prosperetto ci dà i nomi dei suoi
carissimi congiunti; nella seconda ci ricorda l'anno in cui
morirono costoro.
Tra l'una e l'altra, contornato da scartocciature e sor-
montato dalla corona nobiliare, è graffito uno stemma par-
tito, che presenta a destra la colonna dei Colonnesi, a si-
nistra le tre fliscie dei Carafa, per riguardo di Isabella figlia
di Giantommaso conte di Maddaloni. Costei con equivoco
manifesto dal Litta(i) fu creduta seconda moglie di Pro-
spero Colonna, signore di Fondi, morto nel i^2}. Prospe-
retto, che per aver appreso da questi con onore l'arte della
guerra, dai suoi coetanei venne designato con tal diminu-
tivo, fu dei dodici Colonna colpiti da Alessandro VI nella
bolla del 17 settembre 1501 ; e gran partigiano della fazione
ghibellina si trovò a Roma nel 1 5 27 per il Sacco del Bor-
bone. Di Civita Lavinia fu condomino con lo zio Fabrizio
duca di Tagliacozzo (f 1520) e col figlio di questi Ascanio.
Vi dimorò spesso ; e vari suoi brevi di concessioni, conser-
vati nell'archivio Colonna, sono emanati da Civita Lavinia.
Ne riportiamo alcuni di cui siamo a cognizione, essendo
stati allegati in un Sommario di causa (2) insorta nel 1858
tra il capitolo di Civita Lavinia e il principe D. Lorenzo
Sforza-Cesarini :
a. 1509, 20 maggio. Donazione di due pezzi di terreno al fami-
gliare Daniele Giovanni Teutonico, abitante di Civita Lavinia.
a. 151 3, 5 gennaio. Approvazione della permuta di un fondo, sti-
(i) P. LlTTA, Le famiglie illustri d'Italia, Fani. Colonna di
Roma, tav. iv.
(2) Albanese di prelesa affrancazione dal pascolo per S. E. il duca
D. Lorenzo Sforza-Cesarini contro il riho capitolo di Civita Lavinia,
Roma, i8s8. GÌ' istromenti citati sono inseriti nel Sommario, nn. io,
19, n, 12, 13, 14, 16.
La tomba di 'Prosperetto Colonna 217
pelata tra il capitolo della collegiata di Civita Lavinia e Mariano Co-
lacchi di Genzano, col permesso a questi di poterlo ridurre a vigna,
col canone annuo di un paio di polli da pagarsi alla curia baronale.
a. 15 13, 23 gennaio. Affrancazione di terreno fatta da Prospero
a favore di Alessandro Nutti di Civita Lavinia.
a. 1515,8 febbraio. Rinnovazione di affrancazione di una vigna fatta
da Prospero a favore di Evangelista e Angelo Rossi di Civita Lavinia,
a. 1516, 7 aprile. Affrancazione di una vigna fatta da Prospero
a favore di Pasquale Bozo da Civita Lavinia.
a. 1518, 15 gennaio. Donazione di un pezzo di terra fatta da
Prospero a favore di Paladino de Pomerio, « de terra Piscotte, regni
«Siciliae».
a. 1527, 17 dicembre. Donazione e affrancazione di una vigna
fatta da Prospero e Ascanio Colonna a favore di Francesco Fanale di
Civita Lavinia.
La residenza dei Colonna, nella quale il 27 febbraio 1523
da Ascanio nacque l'illustre e valoroso Marcantonio, esiste
anche oggi, ed è quel palazzo incompleto (si trova nella parte
di mezzo del castello, avanti la chiesa collegiata) il quale
pare si fosse cominciato a fabbricare verso il 1480 dal car-
dinal Guglielmo d' Estouteville, e non finito per i gravi ri-
volgimenti politici che fecero ritornare in possesso dei
Colonna il nostro paese.
Ma il periodo più emozionante di tutta la vita per Pro-
speretto fu l'anno 1528: poiché venuto a mancare il suo
cugino Vespasiano, pretese di succedergli nel possesso di
Paliano, che invece fu conquistata dal rivale parente Sciarra-
Colonna. Clemente VII credette opportuno d' intervenire
nella questione ordinando all'abate di Farfa di ritogliere Pa-
liano a Sciarra: mentre Prosperetto, giudicato sommaria-
mente reo di violenze, fu tradotto in prigione a Viterbo,
presente lo stesso pontefice, che pure subito ne permise la
liberazione. Desideroso di tranquillità e di pace, il figlio di
Giordano Colonna si portò a Civita Lavinia, ove mori nello
stesso anno senza lasciare discendenti maschi, essendo morto
fin dal 1524 l'unico figlio naturale, Giulio Cesare, del tutto
ignoto ai biografi dei Colonna.
2ll
QA. Galieti
Ora, con le notizie forniteci dalla nostra iscrizione, pos-
siamo sicuramente emendare, nel modo che segue, le note
genealogiche riportate dal Litta (i) relativamente a Prospe-
retto :
GIORDANO COLONNA, duca dei Mar&i
sp. i" Caterina de Baziis
2° Isabella del Balzo
I
PROSPERETTOti528
sp. 1° Isabella Carafaf 15...
2" Giulia Colonna fi57i
GIULIA
m. a Giuliano Ccsarini
CATERINA GIULIO CESARE, naturale
m. a Massimiliano Gonzaga f 1524
Per complemento dobbiamo rilevare che il Litta, già ci-
tato, scrive Giulia non come figlia di Prosperetto ma di
Prospero, perchè nata da Isabella Carafa, la quale, da quanto
abbiamo veduto, egli ha reputato moglie di quest' ultimo.
Dopo che vi furono deposti i Colonna, la cappella del Gesù
in Civita Lavinia fu ritenuta come la parte più nobile della
chiesa, per raccogliere i resti mortali di persone ragguar-
devoli. E di fatto dagli obituari della parrocchia sappiamo
che nel sec. xvii vari parenti dal poeta cesareo Silvio Stam-
pigHa (2) furono deposti « nella cappella del Giesù nella se-
(i) P. Litta, ivi, tav. vii.
(2) Fu tra i fondatori d'Arcadia (1690), ove assunse il nome ac-
cademico di Palemone Licurio, e poeta nelle corti di Napoli e di Vienna.
Per primo compose melodrammi propriamente detti, ma come di tutte
le novità, i suoi lavori non raggiunsero la perfezione. Nonostante i di-
fetti, più dell'epoca che dell'autore, allo Stampiglia è riservato un posto
glorioso nella storia dell'arte drammatico-lirica, il posto cioè che me-
rita chi con lavori non mediocri ha facilitato la via del trionfo a Pietro
Metastasio. Morì a Napoli il 26 gennaio 1725. Relativamente alla sua
nascita avvenuta a Civita Lavinia riportiamo la nota, ancora inedita,
che abbiamo rinvenuta nel V libro dei battezzati, e, 60, esistente nel-
l'archivio parrocchiale: «Anno 1664, die .xvii. martii. Ego Servilius
« Stampiglia archipr. coUegiatae ecclesiae S. Mariae Maioris de Civita
« Lavinia baptizavi infantem natum die .xiv. dicti mensis ex d. Andrea
a Stampiglia et d, Plautilla filia qdam d. losephi Cennami, coniugibus,
Iscri\ioni romane relative ad artisti 219
« poltura che era de' signori Colonnesi, con licenza dell'Or-
« dinario » (i).
Civita Lavinia, gennaio 1908.
Alberto Galieti.
ISCRIZIONI ROMANE
RELATIVE AD ARTISTI O AD OPERE D'ARTE.
(L'epitafio dell'Angelico - Il Vat. lat, 6041.
L'opera del Forcella).
Nel Repertorium fùr Kunstwissenschaft (2) pubblicò già
dal famoso codice di Monaco dello Schedel il compianto
lanitschek un Epitaphìum Maihei Fiorentini domandando se
per caso non dovesse leggersi « Bartolomeo » in luogo di
« Matteo » e riferire quindi all' illustre pittore di San Marco
quel lungo elogio. Gli fu osservato (3) che lo Schedel è
morto tre anni prima di fra Bartolomeo e che coincidendo,
eccetto che nel nome, i primi quattro versi dell' epitafio
con i versi sottoposti alla lastra sepolcrale dell'Angelico,
tutto l'epitafio doveva esser dell'Angelico. Fu certo per un
equivoco, soggiunse lo Schmarsow (4), che Lorenzo Behaim,
quegli che durante la sua dimora a Roma presso il cardi-
nale Rodrigo Borgia copiò le iscrizioni passate nella rac-
colta dello Schedel, lo intestò a un Matteo.
Veramente il Behaim avrebbe poca colpa dell'errore, poi-
«cui impositum fuit.nomen Silvius. Patrini fuerunt dd. Fabricius
«Bonus Florentinus et Angela uxor qdam Ioannis Batt.ae lacomini
«de Civita Lavinia.).
(i) Ardi, parroch. di Civita Lavinia, Obituario II, ce. 74 a, 76 a,
78 A, 97 A &c.
(2) 1886, pp. 121-122.
(3) Ivi, p. 502.
(4) Melano da Forlì, 1886, p. 345.
220
G. *De Vacala
che egli fornì allo Schedel le iscrizioni di Roma che occupano
le carte 89-167, mentre V Epitaphiitm Mathei è a carta 211
tra le note su Firenze (ce. 205-211 b). Inoltre quando nel
manoscritto si riprendono le iscrizioni di Roma (questa
volta raccolte dallo Schedel stesso) si riportano anche i
quattro versi dell'Angelico nella chiesa della Minerva, di-
cendoli « cuiusdam pictoris egregii » (e. 235 b).
Mi pare che l'equivoco a cui pensava lo Schmarsow,
ancora possibile, sia, però, ora meno evidente. Potrebbe
darsi, cioè (ma le ricerche in proposito sono negative: né
il padre Marchese ha un Matteo tra i pittori domenicani,
né il Richa una simile iscrizione tra quelle delle chiese fio-
rentine), che un umile pittore Matteo si sia appropriato per
iperbole l'elogio dell'Angelico. Ma ciò è per me secondario.
Il mio scopo è di mostrare che tutta quell'iscrizione fu com-
posta proprio per l'Angelico, per la sua tomba alla Minerva.
Ce lo mostrano due importanti sillogi epigrafiche.
La prima, fatta ben nota dal De Rossi (i), contiene uno
degli apografi principali della raccolta d'iscrizioni urbane di
Ciriaco d'Ancona: è il codice dell'Angelica n. 430. Il co-
dice ha qua e là (ce. 22 B-40 b) carte interpolate. Di evi-
dente interpolazione è la carta 24 B-25 coll'epitatìo dell'An-
gelico, essendo questi morto nel 1455, l'anno probabile,
altresì, della morte di Ciriaco, da un pezzo lontano da
Roma (2).
La seconda silloge, quasi sconosciuta, è nel Vat. lat. 6041,
composta dal fiorentino Battista di Pietro Brunellcschi
nel 15 14. L'epitafio ivi riportato a e. 6 (« Rome . Epita-
« phium pictoris » &c.) è, per qualche variante non solo
ortografica ma metrica e storica, chiaramente indipendente
dalia redazione del codice dell'Angelica.
n
(i) Inscript. II, 359.
(2) Ivi, p. 383.
Iscrizioni romane relative ad artisti 221
Questa, che è la preferibile, qui trascrivo:
(e. 24 b) In Santa Maria de Minerva. Valla fec*
Non mihi sit laudi quod eram velut alter Apelles
Sed quod lucra tuis omnia, Christe, dabam.
Altera nam terris opera extant altera, coelo.
Urbs me Ioannem flos tulit Etrurie.
Inibì.
Gloria pictorum speculumque(i) decusque Ioannes
Vir Florentinus clauditur bocce (2) loco,
(e. 25) Religiosus erat frater sacri ordinis almi
Dominici ac verus scrvulus ipse Dei.
Discipuli plorent tanto doctore carentcs,
Pendii (3) similem quis reperire queat?
Patria et ordo fleant summum periisse (4) magistrum
Pingendi cui par non erat arte sua.
L'iscrizione funeraria ò così integrata non solo, come
voleva l'uso umanistico, nelle sue parti, ma anche nel suo
significato. A fra Giovanni che prega dal sepolcro di essere
ricordato nella sua carità cristiana, non nella sua arte, sem-
bra quasi che rispondano cogli altri quattro distici i super-
stiti magnificandolo si come « servo di Dio », ma più come
«il sommo maestro», «l'impareggiabile pittore che gli
«scolari, l'ordine, la patria devono piangere». All'umiltà
del frate si contrappone la glorificazione terrena.
Quanto è più commovente adesso quella modesta pietra
tombale della chiesa della Miner\-a!
Che i versi perduti facessero di fatto parte dell'epitafio
del pittore e non fossero un carme puramente letterario si
può esserne certi, oltre che per la esposta ragione ch'essi
(i) Il codice Vaticano ha «speculum» che non fa più correre il
verso.
(2) Vat. «occe»,
(3) Vat. «pennelli ».
(4) Vat. « perisse » che metricamente è più corretto.
222
G. T)e \N^cola
formano il complemento quasi necessario ai quattro versi
rimasti, per quel « clauditur bocce loco » del primo distico,
per l'indole delle due sillogi, composte d'iscrizioni tratte
direttamente dai monumenti, e per una testimonianza quasi
del tempo che parla di due epitafi sulla tomba dell'Angelico.
È questa testimonianza nel De viris illustr. ordinis Praedi-
catorum (Bononiae, 15 17) di Leandro Alberti, nel passo:
«... in sepulcro lapideo tanto viro digno tumujatus [fra
« Giovanni], quod Nicolaus V Pont. Max. duobus epitaphiis
« graphice exornari curavit » (i).
Oggi i quattro distici mancano; ma se ne può spiegare
il perciiè, osservando che la lastra marmorea che reca scol-
piti i quattro versi « Non mihi sit laudi &c. » è inferior-
mente a contatto colla lapide al cardinale Luigi d'Aragona,
la quale lapide tocca coli' altra estremità il suolo. E chiaro,
cioè, che quando si rimossero le lapidi sepolcrali dal pavi-
mento per collocarle sulla parete le esigenze del nuovo spazio
sacrificarono il secondo epitafio dell'Angelico.
L'Alberti, l'abbiamo visto or ora, dice che i due epitafi
furono fatti porre da Nicolò V. Da ciò, forse, l'origine della
credenza, durata quasi fino al presente (2), che Nicolò dettasse
l'iscrizione. Ma il Pastor ne ha mostrato l'inconsistenza,
facendo notare che il papa stesso era moribondo quando
moriva l'artista (3).
Al nome di Nicolò il codice dell' Angelica sostituisce
quello del Valla (« Valla fecit »), il che, se non ha trovato
conferma altrove, è, però, cronologicamente possibile, es-
sendo il Valla (Lorenzo, naturalmente, e non Giorgio,
nel 1455 non ancora in fama e lontano da Roma) morto
sul finire del 1457 (4).
(i) È riportato anche dal padre Marchese in Memorie dei più
insigni pittori &c. 1854, I, 404.
(2) Padre Marchese, op. cit. p. 304.
(3) Gesch. d. Pdpste, 1901, I, 523, nota 3.
(4) G. MANaNi, Vita di Lorenzo Valla, 1891, p. 324.
Iscri'^ioni romane relative ad artisti 223
Della raccolta epigrafica del Brunelleschi è necessario
prendere una conoscenza migliore, una volta che non inte-
ressò gran che il De Rossi (i) e fu ignota al Forcella (2),
mentre poteva correggere qualche menda nell'uno e fornire
largo supplemento all'altro.
È il Vat lat. 6041 un codicetto cartaceo formato dalla
raccolta del Brunelleschi (ce. 1-124 b) e da un'altra di ano-
nimo posteriore (ce. 125-204 b), così riunite, come c'in-
forma un foglio di guardia, nel 1629 da Felice Contelori.
Comincia il Brunelleschi (e. i) con questa dichiarazione:
« Epitaphi[a] moderna Urbis reperta per me dominum Ba-
« ptistam Petri de Brunelleschis de Florentia die decima
« septembris 1514...», e termina coli' altra di appartenere
alla casa del sommo Filippo (e. 83) (3).
Le prime iscrizioni sono tratte da S. Maria sopra Mi-
nerva. E già qui parecchie sono le inedite dal Forcella, e
parecchie quelle che offrono una lezione differente. Per esem-
pio, il n. 161 2 del Forcella (4) ha nel terzo verso un « cum
« fata » che non ha senso, in luogo del « cumulata » letto
dal Brunelleschi. Così varianti subiscono i nn. 16 18 e 1648.
Inedite sono quelle a « Nicolao Marcellino Ro. » («Marcel-
« lina domus quos patria Roma») &c.), posta a e. i b, a « Ber-
« nardino Portio Ro. » («Portius hic puer est tota defletus
« ab Urbe » &c.) e a « Mario Portio Ro. » (e. 2). Dopo le
quali iscrizioni seguono iscrizioni di S. Maria in Trastevere,
S. Maria del Popolo, S. Pietro &:c., fino a e. 11 b.
Colla e. 24 le iscrizioni di Roma riprendono: Aracoeli,
(i) Op. cit. pp. xm e XIV.
(2) Iscrizioni delle chiese e d' altri edificii di Roma, Roma, 1869 sg.
(5) Colla raccolta Vaticana il Brunelleschi compiva la sua opera
d'illustratore di Roma che cinque anni prima aveva iniziato disegnando
antichità romane e riunendo antiche iscrizioni. Questo suo precedente
lavoro, per metà taccuino e per metà silloge epigrafica, è nel codice
Marucelliano A. 78 1°.
(4) Op. cit. I, 422.
224
G. "De Veicola
Santi Apostoli &c. Tra queste va riprodotta quella della chiesa
di S. Marco posta a ricordo dei restauri di Paolo II:
(e. 28) Ibidem superius [nella tribuna della chiesa'].
Hcc delubra pater posuit tibi Marce vetustas
Sed Venetus regnai duni Paulus papa secundus
Qui fuerat roseo Marci decoratus honore
Arte nova et templum facies mutata locorum
Tum paries niveo contcxtus marmore et auro
Et de fictilibus nunc plumbea tecta refulgent :
Anno XPI m.cccclxviii.
Pietro Sabino copiò questo carme e, per lui, lo pub-
blicò il De Rossi (i), affermando che solo il Sabino ce l'aveva
tramandato. Ed ecco, invece, il Brunelleschi darcelo in una
forma più completa coli' aggiunta di un verso (« Tum pa-
ce ries » &c.) e della data 1468, data che dovè segnare l'inau-
gurazione del nuovo S. Marco di Paolo II. E, infatti, con
quell'anno cessano i pagamenti per i lavori dell'interno della
chiesa alla legione di scalpellini e di decoratori che vi aveva
preso parte (2).
L'epigrafe, come è data dalla nostra silloge, corrisponde
meglio (e ciò a riprova della sua esattezza) al passo del bio-
grafo di Paolo II, il Cannesio, là dove si parla dei restauri
di S. Marco (3) e all'epigrafe metrica in lode del pontefice
che si leggeva nel giardino del palazzo Venezia (4) e ai versi
di Porcello Pandonio (5).
Proseguono le iscrizioni romane, alternandosi con quelle
di altre città (Firenze, Pisa, Padova &c.), a ce. 60, 67 sg.;
ma non ve ne sono altre riguardanti artisti od opere d'arte
(che sono quelle prese in esame) che non siano edite.
(i) Musaici, commento alla tav. xxviii e Iiiscript. II, 439.
(2) MOntz, Les arts à la cour des papes, II, 74-81.
(5) Id. ivi, p. 74.
(4) Marini, Archiatri, II, 199.
()) MOntz, op. cit. II, 54.
Iscrizioni romane relative ad artisti 225
Solo noterò che gli « Epitaphi fatti in Roma in più archi
« triomphali addi 1 1 daprile 1 5 1 3 per la incoronatone di
« papa Lione » (e. 67 sgg.), epitafi che sinora sapevamo
solo nella cronaca delle feste per l' incoronazione di Leone X
del fiorentino Penni (i), offrono qualche variante e due di-
stici in più («Gens Medica est» &c. e. 69 b).
Ma l'importanza del cod. Vat. lat. 6041 potrebbe ancora
essere rilevata indicando le parecchie altre iscrizioni inedite
pel Forcella, se ciò non sorpassasse le intenzioni di questo
articolo.
Del resto al Forcella non isfuggì solo la silloge del Bru-
nelleschi. Egli, che pure quasi mostra il desiderio (2) che
il suo lavoro sia considerato un seguito del monumentale
Corpus Inscript. Lat. e delle Inscriptiones Chris t. del De Rossi,
non ha conosciuto che un materiale ristrettissimo.
Tre soli codici del secolo xvi, egli dice (3), contengono
iscrizioni delle chiese di Roma, cioè il Vat. lat. 6865, il
Vat. Reg. 770 e il Chigiano L V. 167. Ora, oltre il Vat.
lat. 6041, gli si potrebbe porre innanzi l'Angelicano 1729,
quel codice da cui il De Rossi pubblicò iscrizioni cosi pre-
ziose per la storia dell'arte a Roma (4), e altri e altri ancora.
Si può quasi affermare che tutto il suo apparato mano-
scritto si riduca alle collattanee del Gualdi, del Galletti e
dell' anonimo spagnuolo della Chigiana.
Da ciò avviene in chi si occupa di storia di Roma me-
dievale e moderna il frequente incontrarsi con iscrizioni da
lui non riferite o riferite inesattamente. E da ciò anche la
necessità di rifare da capo, con altri mezzi e altro metodo,
il suo lavoro o, per lo meno, di farne un supplemento.
(,i) In RoscoE-Bossi, Vita di Leone X, 1871, V, 205-231. Anche
il Barb. lat. 2273 li riproduce, ma molto incompletamente.
(2) Op. cit. 1, p. TU.
(5) Ivi, p. vili.
(4) Bull, d'archeol. crisi. 1891, pp. 73-100.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. KXXI. 15
226
G. T)e Veicola
Il Forcella, poi, non tenne conto che delle sillogi. Ora
r iscrizione non è solo proprietà di questa classe, così im-
mensa e così sparsa, di codici, ma può esserlo, s'intende in
altra misura, di codici d'ogni genere.
Non rara è nei codici storici.
Da codici di questa classe, ad esempio, provengono le
due iscrizioni che seguono. Finora nessuna raccolta epigra-
fica aveva trascritto per intero le iscrizioni che si riferivano
al monumento di Roberto Malatesta, già in San Pietro di
Roma e oggi, dopo una serie di vicende, al Louvre; ma
esse possono leggersi in una cronaca dei Malatesta, che chiude
precisamente colla morte di Roberto, conservataci nel Barb.
lat. 4915. Ivi, a e. 98, è scritto:
« Et con tutte le dimostrationi d'honore, e pompe
« funerali fu sepelito [Roberto] in Roma nella basilica di
« S. Pietro in una honorata, e bella sepoltura, et sopra la
« lastra di sopra fu collocata la statua di sua persona a ca-
« vallo con un bastone in mano, et sotto iquesto epitaf." :
Roberto son che venni, viddi, e vinsi
L' inclito Duca, e Roma liberai ;
Et lui d' honore, e me di vita spensi.
e Et in oltre nella d.' basilica fu posto questo cpitafio :
Virtus socia Vite fuit, Gloria Mortis comes
Roberto Malatestae Sigismundi filio Ariminensium(i) principi, summis
omnium aetatum ducibus qualibet belli laude aequando, ob Romam
obsidione liberatam Xistus III! Pont. Max. virtutis et officii [memor]
pientiss. posuit anno [salutis] 1483 [Vix. an. .xl. d. .x. hor. .vii.]».
L'elegante ed incisivo epitafio in volgare, antico per fat-
tura, non si trova che in questo codice. Esso dà nell'emi-
stichio « e me di vita spense » la testimonianza più solenne,
da aggiungersi alle altre prodotte dal Pastor (2), della morte
(i) Pietro Sabino (De Rossi, Inscript. II, 421, n. 33) ha: « Ari-
« mini».
(2) Geschichte d. Pàpste, 1894, III, 553, nota i.
Iscrizioni romane relatipe ad artisti 227
naturale di Roberto (io settembre 1482), avvenuta per febbri
malariche nella campagna romana mentre il principe era sulla
via del glorioso ritorno a Roma.
L'altra iscrizione è qui ricostituita nella forma definitiva,
aggiungendo tra parentesi ad essa, quale è data dalla cronaca
Malatestiana, ciò che ò in più nella trascrizione di Pietro
Sabino (da cui il De Rossi) (i), alla quale, viceversa, manca
il principio « Virtus socia » &c. che riceve conferma dal
Vat. lat. 6041 (e. 5) e da Sigismondo Conti (2).
Di una terza iscrizione, che pure è la sola riportata dal
Courajod (3) e che fa capo al Torrigio (4), non è da te-
nerne conto, perchè non appartenne al monumento, ma fu
sul tumulo il giorno dei sontuosi funerali (5).
Un secondo esempio di una importante iscrizione fuori
silloge è nell'epitafio del Cavallini a S. Paolo fuori le mura,
epitafio rimasto sconosciuto fino a che io non lo rinvenni
casualmente (6) nella Vita di Pietro Stefaneschi scritta dal
medico di Urbano Vili, il Vannini.
Riproduco col distico il passo che lo racchiude perchè
è con qualche nuova notizia sull'artista.
Barb. lat. 3875, e. 4 b: «... essendo vissuto il Cavallini
«75 anni, ne gl'ultimi de' quali, forsi non atto a dipengere,
«si debbe applicare all'intaglio; et morto in opinione di
«buon servo di Dio; fu sepolto in San Paolo con questo
« distico :
Quantum Romanae Petrus decus addidit Urbi
Pictura, tantum dat Deus ipse polo
(i) hiscript. II, 421, n. 33,
(2) Le storie de' suoi tempi, ed. 1883, I, 145.
(3) Le tombeau de Robert Malatesta in Ga^. d. Beaux-Arts, 1883,
p. 229.
(4) Sacre Grotte Vaticane, p. 601.
(5) SiGisM. Conti, op. cit. I, 151, nota 84.
(6) Venturi, Storia dell'Arte, V, 167, nota i.
228
G. 'De Nicola
« qui addotto per accennare, se miglior lettura fosse nel se-
« condo verso " det Deus ipse polo ", intendendo, che Dio
« ornò in cielo l' anima di Pietro con tanta gloria quanto
« ornamento egli aggiunse a Roma sua patria con la pittura ».
Le iscrizioni sono documenti di prim' ordine. Si pensi
che in questi due versi del Cavallini è la sola voce del suo
tempo che ci parli di lui ed è un giudizio della sua opera
a Roma ; che il primo epitafio a Roberto Malatesta è la mi-
gliore illustrazione del monumento del Louvre ; che il carme
di Paolo II fissa la data ed enumera i radicali restauri por-
tati dal papa al suo San Marco, il più grandioso lavoro, col-
r erezione dell'annesso palazzo, che vide il secolo decimo-
quinto a Roma; infine che nel secondo epitafio per l'An-
gelico sentiamo ancora tutta la commozione che provarono
i suoi contemporanei alla sua scomparsa.
Queste iscrizioni sono state ottenute, è vero, dall'esame
di un numero di codici rilevante, ma da un esame che di-
rigeva altrove le sue mire.
Chissà quel che ci potrebbe dare lo studio diretto e si-
stematico!
Giacomo De Nicola.
ATTI DELLA SOCIETÀ
Seduta del 1*8 maggio igo8.
La seduta è aperta alle ore i6.
Sono presenti i soci : C. Calisse, presidente, U. Balzani,
barone De Bildt, G. Gatti, I. Giorgi, F. Hermanin, E. Mo-
naci, G. Navone, P. Savignoni, O. Tommasini, Cor-
della bibliotecario, V. Federici segretario. Si scusano di
non essere intervenuti i soci G. Lumbroso, G. Monticolo,
I. Guidi.
Letto ed approvato il processo verbale della precedente
adunanza, il presidente riferisce come appresso:
« Onorevoli colleghi,
« Qui venendo per la consueta adunanza annuale, voi
non ritrovate il presidente che da molti anni, con zelo e
con amore impareggiabili, dirigeva la nostra Società. Ugo
Balzani volle lasciare l'ufficio, che nessuno meglio di lui
poteva esercitare. Alla sua volontà fu necessario piegarsi,
e si dovette, con rammarico unito ad imperitura ricono-
scenza, dargli un successore. E questo voi vedete in me,
e taluno forse non senza meraviglia. Pur debbo confessarvi
che, quando me ne fu fatta la proposta, io l'accettai senza
esitare, anzi con piacere. Parvemi che io non potessi ne-
gare la mia opera, della quale non dovevo fare io il giu-
dizio, alla Società che fu la prima ad accogliermi e sempre
230
oAtti della Società
mi si è poi dimostrata benevola: allontanato, per necessità
di cose, dagli studi che io avevo preferito, nell'invito dei
colleghi io vidi una per me fortunata occasione, affinchè
quell'allontanamento non si mutasse in intero distacco:
finalmente, rimanendo nel Consiglio direttivo, oltre che
lo stesso Balzani, il Tommasini ed il Monaci, io fui certo
che, con il loro sussidio, non mi sarebbe stato difficile il
non discostarmi dalla via che così utilmente finora si è
seguita.
« Questi furono i motivi per i quali voi me qui trovate
al posto di presidente. Ed è cosa grata per me l'incomin-
ciare ad esercitarne dinanzi a voi l'ufficio col porgervi il
saluto fraterno ed assicurarvi della mia buona volontà.
« Ecco il nuovo volume àéX' Archivio, felice coronamento
del nostro trentennale lavoro. Vi si compiono, insieme con
la poderosa opera del Tomassetti La Campagna Romana, le
pubblicazioni del prof. G. Ferri, Le carte dell'archivio Libe-
riano e della signorina Sora, / conti di Anguiìlara dalla loro
origine al 146 j. Del lavoro del Bertini Calosso, Gli affreschi
della grotta del Salvatore presso Vallerano, già vi fu data no-
tizia nella precedente relazione. Ora vi si aggiunse quello
del prof. G. Zippel, L'allume di Tolfa e il suo commercio,
che opportunamente richiama l'attenzione degli studiosi
sopra una parte della nostra regione, la quale ha molto
tuttora da svelare anche di ciò che direttamente interessa
la storia di Roma. Il Del Finto illustra l'atto del 1485, col
quale Castel Savello fu separato dal feudo di Albano: e
l'Antonelli, in continuazione del suo lavoro sulla domina-
zione pontificia nel Fatrimonio dalla traslazione della sede
in Avignone fino alla restaurazione dell'Albornoz, ne inizia
un altro sullo stesso argomento, ma relativo al periodo
posteriore, cioè agli ultimi vent'anni avignonesi. Alla storia
dell'arte nemmeno in questo volume è mancato il contributo
prezioso del socio W. de Gruneisen, come non vi hanno
fatto mancare il proprio, con lavori di minore ampiezza,
oAtti della Società 231
ma sempre pregevoli, il Celier, 1' Egidi ed il benemerito
nostro segretario prof. Federici.
« Per lui la nostra Società anche in quest'anno ha parte-
cipato alacremente alla vita dell'Istituto Storico Italiano,
avendo egli pubblicato nei Regesta chariarum Italiae il bel
volume del Regesto di S. Apollinare Nuovo. A questo si spera
che altro possa fra non molto aggiungersene per opera degli
alunni della nostra scuola, i dottori in lettere Salvatorelli
e Magnanelli. Per incarico del Consiglio direttivo essi hanno
già compiuto un lavoro di ricerca e di descrizione degli
autografi del Baronio esistenti in Roma, per quanto fu pos-
sibile rintracciarne: farà parte questo lavoro del volume
che sarà prossimamente pubblicato in Sora per le onoranze
al Baronio nel terzo centenario della sua morte ; alle quali
onoranze la Società nostra, che custodisce la sede de' se-
veri studi del grande storiografo della Chiesa, non poteva
non far plauso e adesione. Ora agli stessi nostri alunni si
è dato nuovo e maggiore incarico, che si spera sapranno,
ben guidati, condurre a fine ; quello del preparare due vo-
lumi di carte dell'archivio Arcivescovile di Ravenna per
poterle, come ho detto, aggregare alla serie dei Regesta char-
tarutn Italiae.
« Da tutte le occasioni la Società cerca di trarre profitto
pel conseguimento dell' alto suo scopo. Essa si mantiene in
frequente ed amichevole relazione con tutte le consorelle
d'Italia e con i consimili istituti stranieri. Particolarmente
essa attende a far che si divulghino o che almeno non si
smarriscano le fonti antiche della nostra storia: ne cerca
da per tutto, e non senza fortuna. Dai protocolli notarili
di Sutri si sono richiamati a luce, per cura specialmente
del nostro socio Giorgi, importanti frammenti di antichi
documenti, alla cui illustrazione attende ora il Monaci :
della esistenza di altri si ha notizia da altri archivi notarili
della nostra regione, ed è nostro proposito ottenere dal Mi-
nistero di grazia e giustizia un provvedimento generale e
232
oAtti della Società
permanente che ci ponga in grado di estendere su ciò effi-
cacemente la nostra azione. Dai PP. Benedettini di S. Paolo
fuori le mura abbiamo avuto promessa di importanti pub-
blicazioni pel nostro Archivio, e fin dal prossimo fascicolo
se ne avrà un saggio con alcuni documenti Sublacensi, che,
sotto la guida del benemerito P. Palmieri, ha raccolto ed
illustrato un promettente giovane, il P. Trifone.
« Il Ministero della pubblica istruzione continua a se-
condare l'opera della nostra Società. Ha confermato, come
ho detto, per l'anno corrente i due posti di alunnato nella
nostra scuola; ed avvenuta, recentemente, la perdita del
compianto bibliotecario, il Romualdi, con premura esso ha
accolto la proposta da noi fatta, che a successore gli fosse
dato il Cordella, di cui si ha piena fiducia che con la sua
cultura ed esperienza potrà soddisfare gli studiosi, non fre-
quenti, ma in compenso sceltissimi, che ricorrono alle fonti
di cui la Vallicelliana è ricca. Per questa ora abbiamo
promessa che il Ministero stanzierà annualmente una somma
nel suo bilancio, perchè possa fornirsi delle opere di con-
sultazione di maggiore modernità. L'Amministrazione pro-
vinciale ha ripristinato in lire 500 il sussidio che da qualche
anno aveva diminuito a lire 300. Dei comuni della pro-
vincia, fatta eccezione di quello di Roma e di altri pochis-
simi, non possiamo lodarci. Numerosi ed anche ricchi, essi
non mostrano di avere in alcun pregio, con differenza di
quel che accade in altre regioni, l' ufficio che la Società
romana di storia patria è chiamata a compiere: se ciò di-
pende dallo stato in cui si trovano di poco progredita ci-
viltà, non per questo il fatto è meno biasimevole, e non
meno impellente per ciascuno che sa è il dovere di scuo-
terne la indifferenza, che si muta in loro danno e disdoro.
« Grave è stata per la Società di cui era membro, come
per la scienza di cui era così illustre cultore, la perdita or
non è molto avvenuta del Sickel. Furono telegrafate alla
vedova di lui le nostre condoglianze; e ne avemmo risposta
m
oAtti della Società 233
nobile, affettuosa. Ma non perisce, e molto meno qui, fra
i suoi colleghi, la memoria del Sickel. Resta l'opera sua,
resta il suo esempio. Ma io vorrei che anche la effigie di
lui rimanesse in questa sede, compagna a quella di altri
che similmente onorarono la Società nostra, e che debbono
similmente esser guardati come maestri da coloro che ver-
ranno. Imperocché noi dobbiamo mantenere la tradizione
dei buoni studi e dobbiamo con ogni modo stimolare le
sane energie con lo scopo supremo che la nostra Società
continui, come finora ha fatto, ad essere valida e stimata
cooperatrice nell'incremento e nella diffusione delle scienze
storiche, di quelle specialmente che traggono principio ed
autorità dal nome augusto di Roma ».
Messa ai voti, la relazione del presidente è approvata.
Si leggono, quindi, e si approvano il bilancio consuntivo
del 1906 e quello preventivo del 1908.
Si passa alla nomina del delegato della Società presso
l'Istituto Storico, e con undici voti su dodici votanti viene
eletto il socio Balzani.
Letto il verbale della seduta del Consiglio direttivo,
col quale, dopo fatto lo spoglio delle schede per l'elezione
dei nuovi soci, venne dichiarato eleggibile il prof G. Zippel,
si procede alla votazione di conferma, e lo stesso candidato
viene eletto ad unanimità.
Si eleggono poscia i revisori dei conti per l'anno pros-
simo.
In ultimo prende la parola il socio Tommasini per ral-
legrarsi del lavoro utile e vario che la Società ha compiuto
in trent' anni ed augurare che un nuovo periodo le si apra
di attività feconda ed apprezzata.
Tutti i presenti si associano a lui plaudendo, e la seduta,
nuU'altro essendo iscritto nell'ordine del giorno, è tolta alle
ore 17.30.
BIBLIOGRAFIA
Robert Davidsohn, Geschichte von Floren::^. Zweiter Band :
Guelfen timi Ghibellinen. Zweiter Teil: Die Guelfenherr-
schaft und der Sicf; des Volkes.
Questo nuovo volume della grande opera del Davidsohn abbraccia
il periodo dal 1267 al 1295, importantissimo per lo sviluppo econo-
mico e politico del Comune fiorentino. Esso è diviso in tre capitoli
(8**, 9° e 10° del 2° volume): «Carlo d'Angiò, conservatore di pace
«e vicario dell'impero»; «La pace del cardinal Latino e la signoria
«dei Priori delle Arti»; «Gli ordinamenti di giustizia e la caduta di
«Giano della Bella».
Nel primo capitolo noi vediamo i Guelfi e Carlo d'Angiò signo-
reggiare in Firenze. Carlo d'Angiò è podestà di questa, e il papa Io
nomina conservatore della pace e poi vicario dell' impero in Toscana,
dove egli nel 1267 si reca in persona, interessato a schiacciarvi la
parte ghibellina, perchè Corradino non vi trovasse un punto d' ap-
poggio. Ma Pisa, Siena e i Ghibellini toscani si univano in lega con
D. Arrigo di Castiglia, il senatore di Roma (i dicembre '67); Cor-
radino da Pavia veniva a Pisa (7 aprile 1268), dando colla sua ve-
nuta il sopravvento al ghibellinismo in Toscana; e il maresciallo
francese Braiselve veniva sconfitto presso Ponte a Valle. Il popolo a
Firenze profittava delle circostanze per strappare ai Guelfi delle con-
cessioni politiche. La battaglia di Tagliacozzo (23 agosto '68), e in
Toscana quella di Colle (17 giugno '69), rivincita, almeno parziale,
di Montaperti, riaffermavano la vittoria guelfa, e conducevano, in-
sieme alla stanchezza generale e alle cattive condizioni economiche,
alla pace con Pisa, che diveniva tributaria dell' Angiò, si obbligava a
scegliere fra i Guelfi i propri reggitori ed accordava buone condizioni
a Firenze pel suo commercio marittimo, che era riuscito intanto a
soppiantare quello di Pisa stessa fin ne' rapporti fra il regno di Napoli
e l'Asia Minore. Siena per parte sua riammetteva i Guelfi banditi,
che cacciarono i Ghibellini, mettendo cosi fine al ghibellinismo senese
236
bibliografia
^
e in parte alla personalità del Comune stesso. I ripetuti tentativi di
Gregorio X, fatti anche di persona, per la pace fra Guelfi e Ghibel-
lini in Firenze - tentativi in contrasto cogli interessi dell'Angioino -
approdarono solo a fargli interdire la città e scomunicare i Guelfi.
Questi, riorganizzatisi con un capitano forestiero, invece dei sei capi-
tani cittadini - capitano della Massa della parte guelfa - divennero
completamente padroni del Comune, il quale aveva esteso nel giugno
'74 il suo dominio su diciannove luoghi degli Appennini, nel terri-
torio degli Ubaldini. I Guelfi governarono abilmente; si creò un col-
legio di sei membri per provvedere all'approvvigionamento della città,
si ordinò meglio la cancelleria, si combinarono trattati con varie città
d'Italia intomo all'estradizioni e alle rappresaglie, si coniarono nuovi
fiorini. Pisa, che nel 1274 aveva cacciato i Guelfi, veniva sconfitta
dall'esercito guelfo a Fosso Rinonico e costretta alla pace (1276).
Firenze, sostenendo la signoria in Pisa del rientrato conte Ugolino,
aflfermava su di essa la sua preponderanza. Ma la scissione dei Guelfi
fiorentini, i Ghibellini vittoriosi in Romagna, l'ostilità di Nicolò III
per Carlo, cui faceva deporre le cariche di senatore di Roma e di
vicario dell'impero in Toscana (1278) - anche la sua podesteria
in Firenze finì col '79 - preparavano la via alla pace del cardinal
Latino (1280), legato della Chiesa per la Toscana e la Romagna, la
quale non solo stabiliva il ritomo dei Ghibellini, ma rimaneggiava
la costituzione. Istituivasi l'ufiìcio dei Quattordici, il Consiglio dei
Cento, con attribuzioni finanziarie, il Consiglio generale e speciale del
capitano, cui prendevano parte - come a quelli del podestà - le sette
Arti maggiori ; il capitano prendeva il titolo di « Capitano del Comune
« e Conservatore della pace», e poi anche quello di « Governatore del
«popolo», senza divenire però un organo della democrazia. Ogni cit-
tadino poteva iscriversi alla parte guelfa, o ghibellina, o a nessuna;
e proporzionalmente al numero dei tre gruppi dovevano esser com-
posti i Consigli, e ripartiti gli uffici cittadini. Sciolte le associazioni
guelfe o ghibelline che avessero carattere di lotta contro gli av-
versari (i); vietate le associazioni di nobih o di popolari pericolose
per la sicurezza pubblica. Commercianti e operai si dovevano radunare
solo per interessi economici; e le compagnie armate del popolo fu-
rono vietate.
Tra i Guelfi e i Ghibellini si faceva ora avanti il popolo. Mentre
il guelfismo traballa sotto il fiero colpo di Romagna (il « sanguinoso
«mucchio» dell'esercito della Chiesa per opera di Guido da Monle-
(1) II Davidsohn nota, a ragione, come abbia errato il Salvemini, ritenendo che il
cardinale avesse sciolto l'organizzazione stessa delle parti (^Magnali t Popolani in Firenze,
pp. 77 e 83), mentre la struttura dell'accordo stesso ne presuppone l'esistenza.
'Bibliografia 237
feltro, a Forlì, il 1° maggio '82), e quello ancor più tremendo dei
Vespri Siciliani (31 marzo 1282), a Firenze compaiono, nel giugno
del 1282, tre Priori delle Arti (calimala, cambio, lana), cresciuti su-
bito a sci, che uccidono naturalmente i quattordici, prendendone il
posto. Alla loro istituzione segue quella di un altro capitano, col ti-
tolo di Capitano e Difensore delle Arti, che "assorbì bentosto anch'egli
il collega, e presto procedette a una organizzazione armata delle
dodici Arti maggiori e mezzane.
Intanto le lotte di Romagna e di Sicilia contribuivano grande-
mente alla prosperità dei banchieri fiorentini ; l' industria e il com-
mercio fioriscono, la città si accresce, e si allegra di feste, di ban-
chetti, di gaie società. Allegrie spensierate, cui fanno contrasto l'attività
ereticale dei Patari - Firenze era il centro di una delle loro sedici
diocesi -, e la severa figura del francescano Olivi, il futuro capo degli
Spirituali, che dimorò in Santa Croce dal 1287 al 1289, ed esercitò
nella città una profonda influenza. Suo discepolo fu Ubertino da Ca-
sale, il cui Arhor vitae crucifixae presenta tanti punti di contatto
colla Divina Commedia, e che fu introdotto mila vita mistica dal
senese Pietro Pettignano, vivente allora in Firenze, e da una donzella
fiorentina, di nome Cecilia. Il Davidsohn si occupa qui diffusamente
dell'attività degl'inquisitori, delle fondazioni di chiostri e di ospedali,
delle associazioni e degli ordini religiosi, e ci parla della lotta del Co-
mune contro i «chierici fittizi», che sfruttavano le immunità eccle-
siastiche per le loro bricconerie.
Ma ormai il fatto centrale della vita del Comune diveniva la
lotta fra Magnati e Popolani. S'inasprivano le disposizioni intomo
alla malleveria da prestarsi dai grandi (1286); si sottomettevano questi
alle imposte come gli altri, anzi più gravemente. Con una legge, il cui
proemio è rimasto famoso, si vietava di comprare o vendere servi
rurali o altri dipendenti (1289). Il popolo si organizza con più vigorìa,
ed incominciano ad affermarsi le Arti minori. I Ghibellini ridivennero
cittadini di seconda classe, trattati con sospetto, gravati di tutti i pesi,
esclusi da tutti gli uffici. Al che dovette contribuire la situazione
esterna; poiché si ebbe la guerra con Arezzo, riuscita di poco frutto,
nonostante Campaldino (1289); e la catastrofe del conte Ugolino con-
dussero Firenze e Lucca a una Lega contro Pisa, la quale, con Guido
da Montefeltro a capitano, si difese assai bene.
Nell'ultimo capitolo il Davidsohn ci descrive il sorgere del capi-
talismo, il commercio di esportazione dall' Italia del sud del frumento
e dell'olio fatto dai banchieri fiorentini, la tessitura della seta, le grandi
intraprese industriali, il carattere mercantile delle Arti maggiori, l'u-
sura e la grande tolleranza verso di essa. La ricchezza della città
238
^ibliograjìa
nel 1288 si può calcolare a circa centocinquanta milioni di lire. Spic-
cati erano i contrasti sociali; nel 1330 quasi un quinto della popo-
lazione elemosinava. Magnati erano cosi le nobili famiglie come i
ricchi mercanti, ed il movimento antimagnatizio si svolse entro le
grosse Arti stesse. Nel 1289 si rimaneggia il Consiglio dei Cento, com-
ponendolo di plebei con non meno di 100 libbre di estimo; il medio
ceto operaio dunque. Nel 1290 si dà balia al podestà per procedere
contro i malfattori , con che si mirava verosimilmente in special modo
ai Grandi. Premi furono stabiliti a chi prendesse dei magnati e dei
malfattori condannati. Quattro delle Arti medie concludono una so-
cietà pel cambiamento "della costituzione.
Il risultato di questi moti furono gli Ordinamenti di Giustizia.
Essi sono sorti dagli speciali rapporti fiorentini e codificano, con
qualche importantissima innovazione, la legislazione sviluppatasi contro
i Grandi dal 1281 (i).
La democrazia trionfante riaffermò solidamente la signoria della
città sui luoghi vicini e sui signori feudali. Si provvide alle usurpa-
zioni del terreno comunale, alla buona amministrazione degli ospedali,
alla protezione degli abitatori del contado contro i grandi, alla bontà
della moneta. All'esterno, si concludeva la pace con Pisa, che ricon-
fermava a Firenze gli antichi privilegi commerciali (1293).
I Grandi, a vendicarsi di Giano della Bella, anima della demo-
crazia fiorentina, seminano con successo zizzania fra lui e il popolo.
La difesa da lui generosamente e per rispetto alla legge presa
del podestà, contro cui il popolo era insorto (23 gennaio 1295) per
la sua ingiusta sentenza a favore di Corso Donati, fini di perderlo.
Egli abbandonò la città, e venne condannato a morte in contumacia.
A completar l'opera i Grandi prendono le armi contro il popolo (lu-
glio 1295), ma questo seppe loro far fronte, così che si venne a un
compromesso, con parziale mitigazione degli Ordinamenti. Fu con-
cessa l'eleggibilità a Priore a chiunque fosse nelle matricole delle Arti,
anche senza esercitarle realmente (pur rimanendo esclusi i Magnati).
Ma l'inimicizia restava, e lo stato tumultuario continuò.
La città, in mezzo a queste vicende, si abbelliva. Si miglioravano
le strade, si curava la purezza delle fontane, si riduceva il « Prato del
*' Comune » a passeggio pubblico (le future Cascine). Il Battistero veniva
adomato, s'incominciava S. Croce, si attendeN'a a proseguire S. Maria
Novella, si stabiliva il luogo pel palazzo de' priori. E lo spirito di
Dante maturava la Divina Commedia.
(l) Il Dividtohn accetta pienamente le idee del Salvemini intorno alle loro relazioni
cogli Ordinamenti iotrati t sacrntisiimi del |>opolo di Bologna.
bibliografia 239
Anche questo nuòvo volume del Davidsohn, per il compiuto e
accurato esame dei documenti, per la padronanza della materia, per
l'arte dell'esposizione, in cui sono collegate con abilità la storia in-
terna e l'esterna di Firenze con quella della Toscana e dell' Italia,
merita l'ammirazione e il plauso degli studiosi al pari dei precedenti.
Si potrebbe forse notare uno sviluppo alquanto eccessivo dato agli
avvenimenti della Toscana e quindi della storia esterna di Firenze, a
detrimento dello sviluppo interno, cosi interessante e decisivo in questo
periodo.
Luigi Salvatorelli.
Michele Lazzaroni - Antonio Munoz, Filar ete. — Roma,
W. Modes, 1908.
Un superbo monumento a un modesto artista potrebbe defi-
nirsi questo libro, che pochi tra i maggiori artisti del Quattrocento
hanno avuto l'onore di essere indagati cosi minutamente sulla loro
vita e di veder le loro opere cosi splendidamente riprodotte, mentre
nessuno sforzo critico potrà mai innalzare il Filarete al loro livello.
Ma è appunto in questo modo esauriente che bisognerebbe comporre
le monografie artistiche, e in questo modo, si capisce, sono solo pos-
sibili le monografie di artisti di second'ordine.
Per essere un grande artista non sono certo mancate al Filarete
le condizioni esterne, a lui nato e cresciuto in Firenze, vissuto per
più di un decennio a Roma, ben visto da papi e da principi. Eppure
il documento massimo della sua attività, le porte di San Pietro, ci
attestano un'arte più che mediocre, da qualunque punto di vista si
considerino.
La Vergine nello scomparto in alto di destra è una Annunciata
la quale vorrebbe, a suo pendant, non il Salvator Mundi, ma l'angiolo
che pronunzi quelle parole ch'essa reca scritte sul gradino del trono.
Alla mancata scena déìV Annuncio, più che dal ricordo del vas ekctionis,
sembra tolto il vaso col giglio che ha san Paolo. Nelle volute del
pesante ramo del fregio si addossano rappresentazioni di leggende
romane, di favole d'Esopo, senza un'idea, senza una misura; e il
fregio a un tratto s' interrompe per dar posto ad alcuni fatti del pon-
tificato di Eugenio. Si direbbe, insomma, un'opera uscita a pezzi dalle
mani dell'artefice.
A quest'opera è dedicata una buona parte del libro e delle ripro-
duzioni. Parecchi nuovi dati, grazie ai due autori, sono acquisiti alle
240
'Bibliografia
nostre conoscenze su di essa. E, prima di tutto, utilizzando un passo
del Trattato, hanno potuto stabilire che la venuta dell' Averlino a
Roma accadde fin dal 1433 (p. 15). Molto più precisa è nella loro
dichiarazione la scena del piccolo rilievo sovrapposto al Martirio di
san Paolo, « la cavalcata del papa e dell' imperatore, che arriva a Ca-
«stel Sant'Angelo» (p. 75). È probabile che i due ritratti di persone
del tempo racchiusi in due volute del fregio siano il cardinale Sca-
rampo e Flavio Biondo (p. 108).
Ma in altre novità è difficile seguirli. Che quella testa che si vede
in fondo alla porta di Roma per cui sta entrando il corteo dell'abate
Andrea sia la testa della statua in bronzo di san Pietro è davvero
molto azzardato il dirlo (p. 78). In rappresentazioni analoghe del Ri-
nascimento (a S. Maria dell'Anima, S. Francesca Romana &c.), per
derivazione dall'antico (esempio: un rilievo dell'arco di Marc' Aurelio),
è Roma, personificata in un'amazzone o in un guerriero, che attende
alle porte della città gli ospiti o i suoi che tornano. Se qui l'artista
avesse voluto staccarsi così audacemente dal consueto avrebbe dovuto
esprimersi con chiarezza. La mancanza di chiarezza obbliga alla in-
terpretazione più piana : quella testa è di un altro di quei curiosi che
sporgono dalle case, che sono per la via, sul terrazzo, a guardare i
nuovi venuti (fig. 65).
Nel dichiarare le scene del fregio gli autori si sono una volta vo-
luti staccare dal Sauer vedendo, dove questi vede un episodio della
sesta egloga di Virgilio, l'ubbriachezza di Noè (fig. 23). Ma veramente
quell'episodio bene corrisponde alla rappresentazione, meglio, certo,
che non vi corrisponda, nel nuovo caso, l' iconografia biblica. Che
cosa significherebbe, infatti, la corona in mano al vecchio se fosse
Noè? Né queir albero sotto cui egli giace è la vite. Eppoi le scene
attorno a questa (che sarebbe l'unica cristiana del fregio) sono tutte
pastorali. Ora l'aggruppamento per soggetti (le favole, i fatti ro-
mani &c.) è il solo aggruppamento che qui esiste a rendere un po'
meno caotico tutto questo mondo naturale, mitologico e storico,
L' illustrazione del bassorilievo col Martirio di san Pietro è troppo
basata sullo Strzygowski e poco sull' iconografia (p. 106). Si è perciò
errato, io credo, nel fare del Filarete un seguace della tradizione va-
ticana circa il luogo della crocifissione dell'apostolo. L'arte anteriore
e posteriore alle porte di San Pietro ha quasi sempre caratterizzato
quel luogo scegliendo tra le varie indicazioni topografiche medievali
quella dell' «inter duas metas » e interpretando queste come il «se-
« pulcrum Remi» e il « sepulcrum Romuli», cioè la piramide di Caio
Cestio e il monumento noto di Borgo. Cito a caso le rappresentazioni
dell'antico portico di S. Pietro, di Assisi, della tavola di Giotto a
bibliografia 241
S. Pietro, della predella di Masaccio a Berlino, dei rilievi del ciborio
di Sisto IV alle Grotte Vaticane. Ora le due mete sono anche nel
rilievo del Filarete, anzi, poste come sono agli angoli, ne inquadrano
la scena. Quindi non la piramide di Cestio, ma il Castel Sant'Angiolo
è qui posto a decorazione, o, per lo meno, come indicazione topo-
grafica non necessaria (i). Lo sguardo iconografico avrebbe forse anche
modificato quel che si dice sulla «meta Romuli», cioè che di questa
il Filarete ha « fatta una ricostruzione dall'antico consigliatagli forse
«dal Biondo» (p. 106), giacché sj sarebbe visto come in altri monu-
menti, e anche in uno posteriore, quale è il rilievo del ciborio di
Sisto IV, la meta presenta le superfici quasi ugualmente ripartite e
decorate. Tutti quei monumenti essendo tra loro indipendenti, la « meta
« Romuli » del Filarete ci dà a un dipresso lo stato di fatto del mo-
numento, non una restituzione archeologica, e la spogliazione dei suoi
marmi attestataci dagli antichi scrittori non dovè essere completa che
quando fu distrutto. Il Filarete, del resto, fu sempre ben poco fedele
riproduttore dell'antico. Basta il suo Castel Sant'Angiolo a persuader-
cene. Mi pare, quindi, che con troppa precisione s' indichino spesso i
suoi modelli romani, ad esempio la colonna Traiana per il mucchio
di scudi del martirio di S. Pietro (p. 103), quando questo motivo po-
teva esser tratto da cento altri monumenti, una moneta per la figura
di Roma, quando statue e rilievi con Roma erano più alla vista di
una moneta (2), L'esame stilistico delle porte presentava certo mag-
giori diflScoltà dell'esame estemo. Sappiamo dalla lastra collocata dietro
la porta che l'artista ebbe sei collaboratori. Quand'anche si riuscisse
nei rilievi a distinguere sette mani (non è del resto cos'i che deve
sempre intendersi la collaborazione nelle opere antiche), sarebbe im-
possibile d' identificarle nei sette artisti che ci sono fuori di qui quasi
del tutto ignoti, eccetto il Filarete. Il solo problema, almeno per ora,
possibile a proporsi, è, quindi, quello di riconoscere dove è il Filarete.
Per risolverlo bisogna cominciare a ripartire il lavoro in gruppi sti-
listici. E in questa ripartizione si può in massima consentire cogli au-
tori (pp. II 5-1 19). Come distinguere ora quello che è del maestro da
quello che è degli aiuti ? Fondandosi sul criterio estetico, hanno pen-
sato i due storici dell'arte, e sulle firme che l'artista ha posto sui due
bassorilievi inferiori. Ma queste firme sono evidentemente la firma di
(i) Solo il Biondo, che io sappia, identifica una delle due mete colla Mole Adriana.
(2) Gli autori asseriscono, sulla fede del Sauer (p. 104), che Filarete non poteva co-
noscere un'antica statua di Roma. Perche? Basta forse per negare l'esistenza di un og-
getto in una data epoca il non possederne notizie sincrone? 0 basta (dato e non concesso)
che delle statue di Roma oggi esistenti si ahbia la data del loro rinvenimento?
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 16
242
bibliografia
tutta l'opera (i), non dei due bassorilievi, i quali hanno avuto que-
st'onore solo per esser situati più in vista degli altri ; e il criterio este-
tico, sempre poco decisivo, nel caso di un artista del grado del Filarete
è addirittura inapplicabile. La via più sicura sarebbe quella di conoscere
prima delle porte di S. Pietro altre opere certe del Filarete, siano pure
posteriori. Queste opere ci sono: la statuetta di Marc' Aurelio di Dresda,
eseguita durante i lavori dell'artista a Roma, la croce di Bassano, di
pochi anni ad essi posteriore (1448), e la nota medaglia col ritratto
dell'artista, lo non so se, condotti per questa via, arriveremmo a ri-
sultati diversi da quelli a cui son giunti gli autori (tale esame oltre-
passa i limiti di una recensione), ma credo che i risultati cosi ottenuti
sarebbero i più possibilmente sicuri.
Parecchie altre opere portò a termine l'Averlino nel suo soggiorno
a Roma, durante il lavoro delle porte, meno, però, di quelle che gene-
ralmente gli vengono assegnate. Già la Giaccio (2) gli tolse il San Marco
evangelista della lunetta della chiesa di S. Marco. Ora Lazzaroni e Muiìoz
gli tolgono a ragione ogni parte nei resti del monumento al cardinale
di Portogallo in S. Giovanni in Laterano, per restituire tutto ad Isaia da
Pisa (p. 1 50). Ma essi gli aggiungono un busto dell' imperatore Pa-
leologo che si trova a Roma nel museo di Propaganda, cioè, se suo,
il suo capolavoro. Però, quasi a contrastarne subito l'attribuzione, gli
è collocato vicino il busto di Giulio Cesare della collezione Lazzaroni
dal quale non potrebbe essere più disforme. I due busti (è sufficiente
un'occhiata alle riproduzioni per dirlo) non possono essere di uno stesso
artista. Non e' è ragione di distanza di tempo, né di diversità di mo-
dello, né alcuna delle altre ragioni di cui tanto spesso usiamo ed abu-
siamo nelle questioni artistiche, che valga a riavvicinarli. Si confronti
l'orecchio diritto, con ampio foro, del Paleologo (fig. 80) con quello
a lobo sfuggente, quasi senza foro, di Giulio Cesare (fig. 86), la corta
barba dell'uno, fina, mobile, segnata come in un abbozzo, con i capelli
a ciocche rigide, disordinate nella massa, dell'altro, la morbidezza ge-
nerale, nel tratto e nell'espressione, nel primo, con la tagliente rudezza
del secondo. Di questi due busti forse nessuno appartiene al Filarete (3);
ma, caso mai, è proprio quello del Paleologo che più gli ripugna. Ca-
dendo quest'attribuzione cade l'andata del Filarete a Firenze nel 14J9
(p. 126).
Non è mia intenzione di occuparmi dell'artista partito da Roma.
Ma Filarete restò nell'anima, dovunque andò, cittadino di Roma, e
(1) Tant' è vero che hanno pure la data del compimento dell'opera, il 144).
(1) L'Arie, 1906, p. 441.
(3) lo credo che solo le placchettc gli si possono attribuire con certezza.
'Bibliografia 243
Roma gli fu sempre innanzi, viva nelle sue memorie. Quindici anni
dopo il forzato abbandono della città, componendo il Trattato, ne è
ancora cosi innamorato e la ricorda cosi bene che parecchi dei mo-
numenti di Sforzinda sono dei monumenti romani. Notano bene gli
autori che la fontana della piazza del Mercato (tav. 4. 7) è « una specie
«di meta sudans », che il pilastro corinzio della tav. 5. 5 è copiato da
quello del basamento di Castel Sant'Angelo &c. A queste identifica-
zioni potrebbero aggiungersene alcune altre : che per il monumento al
re Zogaglia (tav. io. 2) è immaginata su una fantastica altissima base la
guglia di Cesare; che la facciata della chiesa nella piazza del Mercato
(tav. 6. 5) è, in quel portico steso innanzi e nel rapporto tra esso e
l'elevazione della nave centrale, presa dall'antica facciata di S. Pietro;
infine che la gran torre del castello (tav. 2. 2) non è altro che il Ca-
stel Sant'Angelo troppo sviluppato nella verticale, ma molto più fedele
al vero di quando fu rappresentato sulle porte (i).
Non ostante questo bel libro il Filarete non è riabilitato nell'e-
stimazione pubblica. Il giudizio del Vasari può ancora ripetersi non
ingiustamente. In questa trattazione egli è considerato a sé, quasi mai
esposto a confronti con altri, suoi predecessori o compagni ideali in
analoghe opere. Ma a chi quei confronti si offrono spontanei si potrà
presentare, nella graduatoria, il nome di lui anche dopo quello, per
esempio, di un Turini.
La sua opera migliore è il Trattato. Auguriamoci, perciò, di veder
presto gli autori metter mano a questo nuovo lavoro, che sarà di grande
utilità alla storia dell'arte, con quella conoscenza e con quell' amore
con cui hanno redatto il primo.
Giacomo De Nicola.
Henry Charles Lea, The Inquisition in the Spanish De-
pendencies. — New York-London, The Macmillan Com-
pany, 1908.
I primi quattro capitoli di questo libro, che serve di complemento
alla History of the Inquisition of Spaiti, dello stesso autore, interessano
direttamente l'Italia, poiché sono dedicati alla Sicilia e a Malta, a
(l) Noto di passaggio, per i futuri illustratori del Trattato, che i disegni del codice
Magliabecchiano sono, se non m'inganna il ricordo, della stessa mano che tracciò i di-
segni di un Trattalo di macchine del sec. xv del British Museum (Harl. 5281).
244
'Bibliografia
Napoli, alla Sardegna, a Milano. In Sicilia, all' antica Inquisizione pa-
pale che aveva finito per esser quasi inoperosa, fu sostituita, circa
il 1487, l'Inquisizione spagnola, per opera di Torquemada. Nei primi
del sec. xvi il tribunale s'organizzò e dette principio alla sua attività.
Ma esso incontrò resistenza, a causa dei privilegi dei suoi ufficiali, e
della operosità sua crescente, dei metodi di procedura ; resistenza prima
esplicatasi in una petizione del Parlamento a Ferdinando, e poi in
una rivolta dopo la sua morte (15 16), che per tre anni interruppe
l'esistenza del tribunale. Ricostituito (15 19), esso funzionò assai male,
come uno strumento di oppressione e di peculato, onde i lamenti e
il malcontento continuarono, determinando Carlo V a sospenderne la
giurisdizione temporale, dal 1535 al 1546. Ristabilito in quest'anno
nei suoi poteri, tornarono a manifestarsi gl'inconvenienti. I viceré
erano in perpetue lotte con esso, perchè l'amministrazione della giu-
stizia era resa impossibile dal gran numero dei famigliari dell' Inqui-
sizione (nel 1577 ve n'erano, secondo il viceré, 25,000), dotati dei
suoi privilegi. E accanto ai conflitti con 1' autorità civile, vi erano
quelli co' vescovi.
L'Inquisizione siciliana, rimasta spagnola durante il breve dominio
di Casa Savoia, fu da Carlo VI, allorché la Siciha passò all'Austria
(17 18), sottomessa a Vienna. La separazione dalla Spagna continuò
anche dopo la conquista di Carlo III (1734), che ne restrinse l'attività
secolare anche più della Prammatica Sanzione austriaca del 1732.
Nel 1782 infine Ferdinando IV la soppresse. Essa aveva consegnato
al braccio secolare per esser bruciate 201 persone.
In quanto a Malta, quando Carlo V la dette ai cavalieri di S. Gio-
vanni (1530), al posto dell'Inquisizione spagnola di Sicilia, che vi
aveva avuto fino allora giurisdizione, rimase il vescovo, a cui l' Inqui-
sizione romana, nel 1561, dava la giurisdizione di inquisitore gene-
rale. Essendo insorte contese col Gran Maestro, Gregorio XIII nel 1574
mandò un vicario apostolico a guidare quel tribunale. Esso, nonostante
i tentativi di assoggettamento per parte dell'Inquisizione spagnola, finì
per esserne completamente indipendente.
Dopoché nel 1503 Ferdinando di Spagna ottenne il regno intero
di Napoli, egli incominciò a trasformare l' Inquisizione papale, stabi-
lita in Napoli da Carlo d'Angiò, in istrumento del potere regio, e
nel 1509 preparò l'introduzione dell'Inquisizione spagnuola. Ma l'op-
posizione popolare Io costrinse ad abbandonare il progetto, e l' Inqui-
sizione papale rimase inerte.
Riorganizzatasi l' Inquisizione romana (1542), Carlo V ordinò che
fosse introdotta in Napoli, ma la resistenza del popolo, che ci vedeva
una lesione della libertà cittadina, dette luogo nel 1547 a un tumulto
bibliografia 245
gravissimo. Il disegno fu in apparenza abbandonato, ma tacitamente
si riuscì invece ad attuarlo; nel 1553 veniva stabilito un delegato di
essa Inquisizione, e nel '55 la giurisdizione episcopale era completa-
mente subordinata alla papale. Si venne anche, a poco a poco, al com-
promesso di spedire gli accusati a Roma. Ma circa il 1585 il viceré
Osuna, fedele servitore di Roma, concesse a Sisto V di stabilire in
Napoli un regolare commissario dell' Inquisizione. L'appetito di Roma
veniva mangiando, e dette luogo a conflitti coli' autorità civile. Gl'in-
viati di RoBia cominciarono a chiamarsi inquisitori generali, a tener
tribunale, aver ufficiali, famigliari armati, prigioni proprie. I Napole-
tani si opposero a queste usurpazioni, e la lotta nel 1692 ebbe ad
effetto la proibizione di Carlo II ai delegati papali di ogni ulteriore
residenza in Napoli. Ma i tentativi di Roma continuarono, facendo
esercitare ai vescovi autorità inquisitoriale in modo inquisitoriale. In-
fine sotto Carlo III di Spagna le cose cambiarono, e nel 1746 l'In-
quisizione venne soppressa.
In Sardegna l' Inquisizione spagnola fu probabilmente introdotta
nel 1492, e visse in mezzo a grandi strettezze- finanziarie. Il tribunale
era superfluo; era un istituto di prevenzione piuttostochè di repres-
sione. Si moltiplicarono le persone dotate dei privilegi del S. Uffìzio,
con conseguenze deplorevoli per la pace e la morale dell' isola. Colle
autorità secolari, querele perpetue, e qualche volta anche colle eccle-
siastiche. Colla caduta della dominazione spagnola l' Inquisizione spari.
Il Milanese, come già nel medio evo, anche nel sec. xvi fu ter-
reno propizio all'eresia. L'Inquisizione papale, ricostituita nel 1542,
non fece nel Milanese buona prova; onde Filippo II, nel 1565, propose
l'introduzione della spagnola, ottenendo l'assenso del papa. Ma la re-
sistenza popolare e l'opposizione generale dei vescovi italiani manda-
rono a monte il progetto. Le strette relazioni del Milanese coi Cantoni
cattolici della Svizzera, infetti di eresia, complicavano la situazione.
Si distinse pel zelo contro l'eresia san Carlo Borromeo; l'Inquisizione
di quel tempo sembra una curiosa combinazione di giurisdizione in-
quisitoriale ed episcopale, che lavoravano d'accordo. Nel 1775 ebbe
luogo la soppressione, per opera del Governo austriaco.
Il resto del volume del Lea tratta dell' Inquisizione nelle Canarie,
nei possedimenti americani e nelle Filippine. Segue un' appendice di
documenti, i primi dieci dei quali riguardano l' Italia.
Luigi Salvatorelli.
NOTIZIE
Dal 6 al 12 del prossimo agosto si terrà a Berlino il IV Con-
gresso internazionale di scienze storiche. Il comitato ordinatore è
presieduto da Reinhold Koser, Eduard Meyer e Ulrich von Wilamo-
witz-Moellendorf. Segretario ne è il Dr. Erich Caspar. Le otto sezioni
in cui il Congresso sarà diviso, sono state preparate: I. Storia del-
l'Oriente, da Eduard Sachau; II. Storia della Grecia e di Roma, da
Eduard Meyer; III. Storia politica del medio evo e dell'età moderna,
da Dietrich Schàfer; IV. Storia della cultura e della letteratura del
medio evo e dell'età moderna, da Gustav Roethe; questa sezione avrà
una sottosezione per la storia delle scienze naturali, la cui preparazione
è stata affidata a Karl von Buchka; la V sezione, storia del diritto e
dell'economia politica, è stata preparata da Otto Gierke; la VI, storia
della Chiesa, da Adolf Harnack; la VII è divisa in due sottosezioni;
a) archeologia, preparata da Reinhard Kekule von Stradonitz ; /') storia
dell'arte medievale e moderna, preparata da Heinrich Wòlfflin; l'ultima
sezione dedicata alle scienze ausiliari della storia (archivi e bibliote-
che ; cronologia ; diplomatica ; epigrafia ; genealogia ; geografia storica ;
araldica; numismatica; paleografia; sfragistica) è stata preparata da
Michael Tangl. Vi saranno ogni giorno sedute generali, tenute nella
grande sala della « Philharmonie » e sedute delle sezioni tenute nella
Camera prussiana dei Signori e dei Deputati, nell'aula del museo ar-
tistico industriale e in quella del museo di etnologia e infine nelle sale
della «Philharmonie». Tra le comunicazioni e proposte da farsi alle
sezioni, notiamo, per l'Italia, quelle del Pais, del Monaci, dello Scia-
loja, del Riccobono, del Vailati, del Giacosa, del conte di Gerbaix-
Sonnaz di St. Romain, del Verga, del Venturi, del Morpurgo, del
Guareschi, del Caetani, del Loria. E gì' Istituti storici stranieri di
Roma saranno rappresentati al Congresso dal Duchesne, dal Wilpert,
dal Baumgarten, dall'Ashby, dal Kehr. Leone Caetani terrà anche un
discorso nella seduta generale del io agosto sul tema: «Lo studio
storico dell'Islam»; Pio Rajna nella seduta generale del 12 parlerà
sul tema : « Storia ed Epopea » .
248
V^tì^ie
Dai Benedettini francesi che curano la pubblicazione degli Archives
de la France monastique, è stato pubblicato un volume di Documenti
et mèlanges Mabilloii, in occasione del secondo centenario dell'autore
degli Annales Ordinis Sancii Benedicti. Ecco il contenuto dell'interes-
sante miscellanea : D. Cabrol, Panè^yrique de Mahillon ; H. Stein, Bi-
hliographie chronologique des ouvrages relatifs à Mahillon (ijoy-igoy);
H. Jadart, L'origifie de D. Mahillon ù S. Pierremoiit (j6^j-i6^6), sa
liaison avec D. Tlnerry Ruinart (i6S2-ijoy); H. Stein, Le premier Sti-
pèrieur general de la Congrégation de Saint-Maure D. Grégoire Tar-
risse (i^jj-1648); L. Delisle, D. J. Mahillon, sa prohité d' historien ;
H. Oniont, Mahillon et la hihliothèque du Roi à la fin du XVII' siede;
J. Depoin, Une expertise de Mahillon: La filiation des La Tour d'Au-
vergne; D. Cabrol, Mahillon et les Etudes liturgiques; A. Poncelet, Ma-
hillon et Poncelet; P. Ingold, Un document inédit sur la querelle de
Mahillon et de l'ahhé de Rancé; L. Levillain, Le «De re diplomatica»;
M. Lecomte, La puhhlication des «Annales Ordinis S. Benedicti»; A, Vi-
dier, Un ami de Mahillon. D. Claude Estiennot; A. De Boislisle, D. J.
Mahillon et l'Académie des Inscriptions ; J. M. Resse, Le premier ouvrage
de Mahillon.
La libreria Hachette ha pubblicato il volume : La villa d'Hadrien
près de Tivoli. Guide et description suivi d'un catalogne des a'uvres d'art.
Ne è autore Pierre Gusman, che già sullo stesso soggetto, ma con
altri intendimenti, aveva pubblicato : La villa imperiale de Tihur, Paris,
Fontemoing, 1904. Il volume ò diviso in tre parti: «Notice historique»;
«L'art à la villa»; «Une visite à la villa ». Segue un interessante ca-
talogo di circa 300 opere d'arte provenienti dalla villa. L'autore avendo
voluto offrire una guida ai visitatori della villa Adriana, non ha trala-
sciato di ornare il suo volume di molte illustrazioni, disegni e piani.
È stata edita la seconda parte del tomo XXXII dei Monumenta
Germaniae Historica, Scriptores, contenente la fine della Cronaca di
Salimbene, cinque appendici e gli indici, per opera di O. Holder-
Egger. Si inizierà la stampa della seconda metà del volume XXX, in
cui sarà edito dallo Schmeidler Tolomeo da Lucca. Intanto egli ha
pubblicato nel Netus Archiv (XXXIII, 2) uno studio sui Gesta Tusco-
rum di Tolomeo, ed uno sui Gesta Lticanorum (una delle fonti di T.
stesso).
Il prof. Francesco Sabatini pubblica per i tipi Filippucci di Roma
(1907) un opuscolo dal titolo: Le due tiavi romane nel lago di Nemi.
Una odissea archeologica.
VXpti^te 249
F. Pintor pubblica per nozze Savj-Lopez-Proto di Albaneta : Da
lettere inedite di due fratelli umanisti (Alessandro e Paolo Cortesi). Estratti
ed appunti (Perugia, Unione tip. Cooperativa, 1907). Furono due let-
terati di curia della seconda metà del Quattrocento ; Paolo per i
suoi Libri sententiarum (1503) fu detto il 0 Cicerone della dogmatica»;
e nel De cardinalatu (15 io) «intese a foggiare la figura del principe
«della Chiesa». Il P. spigola dalle lettere dei due fratelli indirizzate
al Baroni, cancelliere della repubblica fiorentina al tempo di Lorenzo.
Notiamo la lettera riferita per intero a pp. 17-21, concernente i rap-
porti fra papa Sisto e il Magnifico.
I padri di Quaracchi, tanto benemeriti degli studi francescani,
hanno incominciato col 1908 a pubblicare un Archivum Franciscanum
historicum, trimestrale, di cui è uscito il fase. I, e II-III. Il periodico
è stato creato per volontà del ministro generale dei frati Minori, Dio-
nisio Schuler. Esso consta di più parti: discussioni o dissertazioni
(scritte preferibilmente in latino, ma con ammissione del francese,
italiano, tedesco, inglese e spagnolo) ; documenti (con prefazioni e
note in latino) ; descrizione di codici francescani (comprendente anche
una bibliografia dei libri a stampa), in latino; bibliografia delle nuove
pubblicazioni (per la lingua, come le discussioni); spoglio delle Riviste
(comprendente un indice di tutte le recensioni), in latino, o in ita-
liano, o in francese; cronaca (comprendente gli atti dell'Ordine), in
latino, o in italiano, o in francese. Queste varie parti, se non in cia-
scun fascicolo, saranno svolte però in ciascun anno, formando un tomo
di p. 600, con indici. Prezzo del periodico, lire 12 annuali per l'Italia,
e 14 per l'estero.
È uscito il voi. Ili, i' metà, della Geschichte Italitns im Mittel-
alter di L. M. Hartmann, col titolo: Italien und die Frànkische Herr-
schaft. Ne riparleremo.
PERIODICI
^Articoli e documenti relativi alla storia di Roma)
Acadétnie des Inscriptions et Belles-Lettres. Anno 1908
(febbraio), — A. Blanchet, Le monnayagc de l'empire romain après
la mort de Théodose I*"". - F. De Mély, Le Christ à tète d'àne du
Palatin.
American (The) Historical Revievr. Voi. XIII (1908), n. 3. —
E. B. Krehbiel, recensione di C. H. C. Pirie-Gordon : Innocent the
Great. -G. L. Burr, recensione di H. Finke: Acta Aragonensia (1291-
1327) (concementi in parte le relazioni col pontificato). - Ch. M. An-
drews, recensione di Schaefer : Weltgeschichte der Neuzeit.
Analecta Bollandìana. To. XXVII (1908), fase. I. - H. Mo-
RETUS, recensione di H. Quentin: Les Martyrologes historiques du
moyen àge. Étude sur la formation du Martyrologe Romain. - P. P.,
recensione di A. Rabbath: Documents inédits pour servir à l'histoire
du christianisme en Orient (xvi*-xix* siècle). To. I, fase. 2-3 (con
notizie su personaggi romani). - H. D., recensioni di J. Wittig: Die
altchristlichen Skulpturen im Museum der deutschen Nationalstiftung
am Campo Santo in Rom ; A. Venturi : Storia dell'arte italiana, vo-
lumi IV-V. - A. PoNCELET (Appendix). Catalogus codicum hagiogra-
phicorum latinorum bibliothecarum Romanarum praeter quam Vati-
canae. X. Codices bibliothecae Vallicellanae.
Analectes pour servir à l'histoire ecclésiastique de la
Belgique. To. XXXIV (1908), 3" serie, to. IV, fase. I. — A. Cau-
CHiE, Témoignages d'estime rendus en Belgique au cardinal Baronius
spécialement à l'occasion du conflit de Paul V avec Venise.
Annuaire-buUetin de la Société de l'histoire de France.
To. XLIV (1907). — B. De Mandrot, Supplément aux Lettres de
Charles Vili (una lettera del 3 giugno 1495 è datata da Roma).
252 T^er iodici
Archeografo Triestino. Voi. Ili della terza serie (1907), fa-
scicolo I. — U. Inxhiostri, Contributo alla storia del diritto romano
in Dalmazia nel x e xi secolo.
Archiv (Neues) der Gesellschaft fiir altere deutsche Gè-
schichtskunde. XXXI B. (1908), II Heft. — B. Schmeidler, Stu-
dien zu Tholomeus von Lucca.
Archìvio storico italiano. Serie V, to. XLI, disp. I del 1908, —
P. PiccoLOMiNi, Corrispondenza tra la Corte di Roma e l'Inquisitore
di Malta durante la guerra di Candia (1645-69). - L. Frati, La le-
gazione del card. Lodovico Fieschi a Bologna (141 2-1 3). - A. GioR-
GETTi, recensione di H. F. Helmolt : Weltgeschichte. Mittteleuropa und
Nordeuropa. Sechster Band. - P. Tacchi Venturi, recensione di
J. ScHMiDLiN : Geschichte der deutschen Nationalkirche in Rom S. Ma-
ria dell'Anima. - D. Guerri, recensione di C, Pascal: Poesia latina
medievale (con un saggio Roma vetus). - P. Santini, recensione di
O. Meltzing: Das Bankhaus der Medici und scine Vorlàufer (con ri-
ferimenti alla storia del papato). - P. D'Ancona, recensione di H, Co-
CHIN : Le Bienheureux fra Giovanni Angelico de Fiesole.
Archivio storico per le province Napoletane. Anno XXXIII
(1908), fase. I. — P. Ecidi, recensione di V. De Bartholomaeis: Cro-
naca Aquilana rimata di Buccio di Ranallo.
Archivio storico Siciliano. Anno XXXII, nuova serie (1907),
fase. 3-4. — G. La Mantia, Capitoli angioini sul diritto di sigillo
della cancelleria regia per la Sicilia, posteriori al 1272 (con qualche
riferimento ad atti pontifici). - G. Millunzi, La cappella del Croci-
fisso nel Duomo di Monreale (tra i documenti è pubblicata una bolla
di Clemente XI).
Archivio Trentino. Anno XXII (1907), fase. III. — L. O.,
recensione di L. Carcerieri: Giovanni Grimani patriarca di Aquileia
imputato d'eresia e assolto dal Concilio di Trento, — Fase. IV, -
C, Cipolla, Un fiorentino a Trento nel sec. xiv (con una bolla di
Clemente VI),
Archivio (Nuovo) Veneto. Nuova serie, anno VII (1907),
to. XIV, parte II. — E. Piva, La cessione di Ferrara fatta da Sisto IV
alla Repubblica di Venezia (1482). — Anno Vili (1908), to. XV,
parte I. - R. Predelli, recensione di D, Tassini : La questione sto-
Periodici 253
rico-giuridica del patriarcato di Venezia (Aquileia). - Io., recensione
di C. Cipolla : Clemente VI e una questione ecclesiastica cretese.
Archìvum Franciscanum historicum. To. I (1908), fase. I. —
H. GoLUBOViCH, Series Provinciarum Ordinis FF. Minorum saec. xm-
XIV. - H. HoLZAPFEL, Entstehung des Portiuncula-Ablasses. - Th. Do-
MENicHELLi, Prima legenda chori de S. P. Francisco hucusque ine-
dita. - L. Lemmens, Testimonia minora saec. xiii de S. P. Francisco. -
T. D0MENICHELLI, Compendium Chronicarum fratrum Minorum scri-
ptum a patre Mariano de Florentia. - M. Bihl, recensione di I. Joer-
GENSEN : Den hellige Frans af Assisi. En Levnedskildring. - T. Do-
MENiCHELLi, recensione di G. SchnOrer: Francesco d'Assisi. Versione
dal tedesco pel sacerdote prof. Angelo Mercati. — Fase. II-III. -
T. DoMENiCHELLi, La « Leggenda veriificata » o il più antico poema
di S. Francesco. - L. Lemmhns, Testimonia minora &c. {contimtaxione).-
M. Bihl, recensione di O. Holder-Egger, Cronica Fratris Salimbene
de Adam ; pars I [fino al 1250]. -V. Huntemann, recensione di K. Wenck :
Franz von Assisi. - M. Bihl, recensione di M. Heimbucher : Die Orden
und Kongregationem der katholischen Kirche». - Io., recensione di
Ch. G. Herbermann, e. A. Pace, C. B. Pallen, Th. J. Shahan,
J. J. Wynne: The Catholic Encydopedia, voi. I e IL
Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per
le Provincie delle Marche. Anno 1907, fase. HI. — E. S., recen-
sione di Ciriaco d'Ancona : La Roma antica, disegni inediti del se-
colo XV pubblicati ed illustrati da C. Hùlsen. — Fase. IV. - B. Fe-
LiciANGELi, recensione di G. B. Belluzzi detto il Sammarino: Diario
autobiografico (1555-1541) a cura di P. Ecidi e G. Crocioni.
Atti e memorie della R Deputazione di storia patria per
le Provincie di Romagna. Serie III, voi. XXVI (1908), fase. I-III. —
G. B. Comeli.i, Dei confini naturali e politici della Romagna (con
riferimenti alla storia del papato).
Ausonia. Anno II (1907), fase. II. — L. Ozzola, Cenni intorno
ai precursori del paesaggio secentesco. - F. Grossi-Gondi, recensione
di Fl. Iubaru: Sainte Agnès vierge et martyre de la voie Nomen-
tane d'après de nouvelles recherches.
Bijdragen en Mededeelingen van het Historisch Genoot-
schap. XXVI II Deci (1907). — G. Brom, De Tegenpaus Clemens VII
en het Bisdom Utrecht.
254 T^er iodici
Boletin de la Real Academia de la Historia. To. LI (1907),
ottobre. — D, de Gortazar Seranths, E1 monasterio de Valvanera,
Indices de su Becerro y Archivio à mediados del siglo xvii (con no-
tizie di bolle pontificie). — To. Lll (1908), gennaio. - F. Fita, E1
Concilio nacional de Palencia en 1321 (con lettere papali).
Bollettino d'arte del Ministero della pubblica istruzione.
Anno II (1908), fase. II. — L. Testi, Un capolavoro ignorato (tavo-
letta del Correggio acquistata nel dicembre 1907 per la Galleria Na-
zionale di Roma). - G. Giovannoni, L'Ercole e Lica del Canova
nella nuova sala della Galleria Nazionale al palazzo Corsini. - E. Mo-
digliani, I busti del card. Scipione e una scultura berninesca alla
Galleria Borghese. — Fase. III. - F. Hermanin, Galleria Nazionale
d'arte antica in Roma. Lavori di assestamento. - G. Cantalamessa,
Ancora del quadretto di S. Maria in Trastevere. — Fase. IV. - A. Rossi,
Un discepolo di Antoniazzo Romano (Cinzio Santese). - A. Gott-
chewski. Un dipinto di Antoniazzo Romano. — Fase. V. - A. MuSoz,
Studi su Melozzo da Forlì. — Fase. VI. - C. Ricci, Resti d'altari an-
tichi : I. In S. Crisogono e in S. Marco a Roma.
Bollettino storico-bibliografico subalpino. Anno XII (1907),
n. III. — F. Gabotto, La politica di Amedeo Vili in Italia dal 1428
al 1435 nei «conti» dell'Archivio Camerale di Torino.
Bollettino della R. Deputazione di storia patria per l'Um-
bria. Voi. XIII (1907), fasce. II-III. — L. Fumi, La rocca di Mon-
tefaleo e i pareri tecnici per la sua costruzione. (1324) (con documenti
dell'archivio Vaticano). - P. Cenci, Le relazioni fra Gubbio e Pe-
rugia nel periodo comunale (con riferimenti alla storia del papato).
Bulletin de la Commission royale d'histoire (Académie
royale de Belgique). To. LXXVI (1907), tasc. V. — Ch. Bornate,
Mémoire du chancelier de Gattinara sur les droits de Charles Quint
au duché de Bourgogne (con accenni alla storia delle relazioni tra
i papi e gli Angioini e i Valois circa il possesso della Provenza).
Bulletin historique du Diocèse de Lyon. .\nno 1907, fasci-
colo di novembre e dicembre. — J.-B. Vanel, Quelques notes iné-
ditcs sur Mgr de Marbeuf (con un breve di Clemente XIII).
Bullettino (Nuovo) di archeologia cristiana. Anno XIII
(1907), fase. 4. — G. ScHNLiDER, Una dissertazione giovanile inedita
'Periodici 255
di G. B. De Rossi, - A. MuSoz, Ancora sui sarcofagi d'Asia Minore
e sulla datazione del nimbo crocesegnato. - O. Marucchi (Notizie),
Scavi nelle catacombe romane. - A. Bacci (Notizie), Altre iscrizioni
sepolcrali rinvenute nella chiesa di S. Saba. - O. Marucchi, recen-
sione di L. Gavazzi: La diaconia di S. Maria in Via Lata e il mona-
stero di S. Giriaco. - Io., recensione di A. Bertini-Galosso : Gli af-
freschi della Grotta del Salvatore presso Vallerano. - G. Schneider,
recensione di H. Leclercq., Manuel d'archeologie chrétienne depuis les
origines jusqu'au vili* siede ; O. Marucchi, Manuale d' archeologia
cristiana ; C. M. Kaufmann, Manuale di archeologia cristiana, -
E. Josi, recensione di H. v. D. Gabelentz: Die kirchliche Kunst in
Italienischen Mittelalter. — Anno XIV (1908), fase. 1-2. - O. Ma-
rucchi, La basilica papale del cimitero di Priscilla, ritrovata e in parte
ricostruita dalla Commissione di archeologia sacra. - A. Bartoli,
Frammenti di sarcofago rinvenuti a S. Castulo sulla via Labicana. -
O. Marucchi, Osservazioni sopra una pittura biblica del cimitero di
Pretestato (la così detta « Coronazione di spine ») a proposito di una
recente controversia. - Io. (Notizie), Roma: Esplorazioni nelle Cata-
combe; Scoperta dell'antica basilica di S. Crisogono in Trastevere. -
Id., Nota bibliografica all' articolo sulla basilica del cimitero di Pri-
scilla.
BuUettino critico di cose francescane. Anno II (1906),
quaderni I-IV. — P. S. Leicht, recensione di F. Sa vini : Sui flagel-
lanti, sui fraticelli e sui bizochi nel Teramano durante i secoli xiii e xiv
e una bolla di Bonifacio VIII del 1 297 contro i bizochi ivi rifugiati ;
F. Tocco : I fraticelli.
BuUettino Senese di storia patria. Anno XIV (1907), fasci-
colo 111. — A. LisiNi, R. Archivio di Stato di Siena. Inventario del
Diplomatico (fra i documenti vi sono bolle pontificie e diplomi impe-
riali, continuazione).
English (The) Historical Review. Voi. XXIII (1908), n. 90.—
G. Le Strange, recensione di W. B. Stevenson : The Crusaders in the
Fast : a Brief History of the Wars of Islam with the Latins in Syria
during the Twelfth and Thirteenth Centuries. - L. Toulmin Smith,
recensione di J. Delaville Le Roulx : Cartulaire general de l'Ordre
des Hospitaliers de S. Jean de Jérusalem (i 100-13 io) [I^' 2]. -
E. Armstrong, recensione di V. de Bartholomaeis : Cronaca Aquilana
rimata di Buccio di Ranallo. - H. W. C. Davis, recensione di D. J. Hill :
A History of Diplomacy in the International Development of Europe.
256 T^er iodici
Voi. II : «The Establishment of Territorial Sovereignty ». - A. F. Pol-
LARD, recensione di J. Gairdner e R. H. Brodie : Letter and Papers,
Foreign and Domestic, of the Reign of Henry Vili (XX, i e 2).
Historìsches Jahrbuch.XXIX B. (1908), I Heft. — G.SchnOrer,
Zum Streit um das « Fragnientum Fantuzzianum ». - Eichmann, re-
censione di A. Beres : Der Missbrauch der geistlichen Amtsgewalt.
I. Buch: Die Grundlagen der Beschwerde wegen kirchlichen Amtsmiss-
brauchs im mittelalterlichen Deutschland.
Mélanges d'archeologie et d'histoire. Annce XXVII' (1907),
fase. V-VI. — L. DucHESNH, Les nionastères desservants de Sainte-Ma-
rie-Majeure. - C. Paure, Le dauphin Humbert II à Venise et en
Orient (i 345-1 347) (con bolle di Clemente VI). — Anne XXVIII*
(1908), fase. I-II. - L. DucHESNE, Libere et Fortunatien. - C. Cochin,
Nouveaux doeuments sur Uaccommodemcnt du cardinal de Retz. -
R. Ancel, Étude critique sur quelqucs recueils d'« avvisi».
Memorie storiche Forogiuliesi. Anno IH (1907), fase. III. —
A. Battistella, La prima visita apostolica nel patriarcato Aquileiese
dopo il Concilio di Trento.
Miscellanea storica della Valdelsa. Anno XVI (1908), fa-
scicolo I. — R. D. Un avvocato fiscale di papa Benedetto XI (Corso
Bonagiunte di San Gimignano).
Mitteilungen des Instituts fiir dsterreichische Geschichts-
forschung. XXIX Band (1908), I Heft. — Max Moser, Der Brief
« Realis est veritas» aus d. Jahre 1304 (si riferisce alla contesa fra
Filippo il Bello e Bonifacio Vili). - J. Schneider, recensione dì J. Gay:
Le pape Clément VI et les affaires d'Orient. - K. Kaser, recensione
di A. Schulte: K. Maximilian I. als Kanditat fùr den pàpstlichen
Stuhl 151 1. — II Heft. - H. Otto, recensione di J. F. Bappert: Ri-
chard von Comwall seit seiner Wahl z. dcutschen Kònig. 1257-1272.
Mitteilungen aus der historischen Literatur. XXXVI Jahrg.
(1908), II Heft. — KòDDERiTZ, recensiotte di J. B. v. Weiss: Welt-
geschichte. XX-XXII. 4. u. 5. Aufl., bearbeitet von J. Vockenhuber
(età napoleonica). - F. Hirsch, recensione di Weltgesehichte, hrsgg.
v. J. V. Pflugk-Harttung, II Abt., I B. (1500-1650). - Clemenz,
recensiotie di F. Tenckhoff: P. Alexander IV. - Schonitz-Mancy,
recensione di L. Pastor: Geschichte der Pàpste. IV, B., II. Abt.: A-
drian VI. u. Klemens VII. - G. Wolf, recensione di Tu. B. Kas-
T^er iodici 257
sowiTZ : Die Reformvorschlàge K. Ferdinands I. u. d. Konzil zu
Trient. - R. Mahrenholtz, recensione di The Cambridge modern
history: Voi. X (181 5-1840). - W. Ohr, recensione di E. Loevinson:
Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello Stato romano (1848-49); parte
terza (epistolario, documenti, indice generale).
Papers of the British School at Rome. Voi. IV (1907). —
T. AsHBY, The Classical Topography of the Roman Campagna. Ili (The
Via Latina), sect. 1. - S. J. A. Churchill, The Goldsmiths of Rome
under the Papal Authority : their statutcs hithcrto discovered, and a
Bibliography. - A, J. B. Wace, Studies in Roman Historical Reliefs
(vi si parla del fregio dell'Arco di Costantino).
Rendiconti della R. Accademia dei Lincei. Anno 1907,
fase, settembre-ottobre. — M. Guidi, Un « bios » di Costantino {con-
tinuazione e fine).
Revue Bénédictine. Année XX V" (1908), fase. I. — U. Ber-
LiÉRE, Kpaves d'Archives pontificales du xiv« siècle. - R. Ancel, Le
Vatican sous Paul IV. - B. Lebbe, recensione di Cabrol : Dictionnaire
d'archeologie chrótienne, fase. XIII. - Io., recensione di H. Leclercq.:
Manuel d'archeologie chrétienne. - Io., recensione di Hefele-Leclercq.-
Histoire des conciles. - lo,, »fr^««o«^ di H. De Genouillac: L'Église
chrétienne au temps de S. Ignace d'Antioche. - Io., recensione di L. Du-
cheske: Histoire ancienne de l'Église, to. IL - U. B[erlière], recen-
sione di M. Heimbucher: Die Orden u. Kongrcgationen der katho-
Hschen Kirche, 2* voi. - Id., recensione di K. Guggenberger : Die
Legation des Kardinals Pileus in Deutschland, 1 378-1 582. - Id., re-
censione di L. Pastor: Geschichtc der Papst seit dem Ausgang des
Mittelalters, IV Band, 2'c Abt. - B. Defrenne, recensione di Brauns-
berger: Canisii acta. - P. Bastien, recensione di Piat: Praelectiones
ìuris regularis; A. Vermeersch, De religiosis Institutis et Personis;
PrOmmer, Manuale iuris ecclesiastici, to. IL lus regularium speciale.
Revue des études historiques. Année LXXIIl* (1907), septem-
bre-décembre. - R. Peyre, recensione di E. Rodocanachi : La femme
italienne à l'epoque de la Renaissance. — Année LXXIV* (1908), mars-
avril. - A. Auzoux, recensione di L. Bréhier : L'Église et l'Orient au
moyen àge. Les Croisades. — Mai-juin. - L. De Baglion, Épisodes
des luttes de factions en Ombrie au xv^ siècle. - J. Paquier, Lettres
familières de Jerome Aléandre (continuai^ione). - L. Bactave, recen-
sione di R. Biron: Saint Pierre Damien (1007- 1072).
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXi» 17
258
'Periodici
Revue d'histoire ecclésiastique. Anno 1908, n. i. — Th. Heitz.
Les sources de deux lettres attribuées à saint Ignacc de Loyola. -
J. Flamion, recensione di P. Allard: Les derniòres persccutions du
troisième siede. - H. De Jongh, recensione di H. Gkisar: Histoire de
Rome et des Papes au moyen àge. T. I. Rome au dcclin du monde
antique. - A. Wilmart, recensione di J. Chapman : The condemmation
of Pape Honorius. - M. Legrand, recensione di J. Guiraud: Question
d'histoire et d'archeologie chrétienne. - H. Nels, recensione di L. Schia-
PARELLi : I diplomi di Guido e di Lamberto. - P. Demeuldre, recen-
sione di R. Génestal : Histoire de la légitimation des cnfants naturels
en droit canonique. - G. Mollat, recensione di A. Coulon : Lettres
secrètes et curiales du pape Jean XXII (1316-1334) relatives à la
France. - P. Demeuldre, recensione di N. Valois: Histoire de la
Pragmatique Sanction de Bourges sous Charles VII, - P, Richard,
recensione di Pastor: Geschichte der Pàpste seit dem Ausgang des
Mittelalters. Band IV. 2* Abt. - P. Teriond, recensione di L. Madelin :
La Rome de Napoléon. La domination fran^aise à Rome de 1809
à 1814. - J. Lecouvet, recensione di C. Latreille : Joseph de Maistre
et la papauté. - P. Demeuldre, recensione di [V. De KermelJ : Le ge-
neral comte de Cathclineau. Sa vie et ses mcmoircs. — N. 2. -
G. Mollat, recensione di L. Marion : Histoire de l'Église. - H. Cop-
PIETERS, recensione di L. Duchesne: Histoire ancienne de l'Église. -
J. Zeiller, recensione di U. Benigni : Storia sociale della Chiesa. To. i. La
preparazione. Dagli inizi a Costantino. - Ch. Michel, recensione di
H, Leclercq.: Manuel d'archeologie chrétienne depuis les origines
jusqu'au vili' siòcle. - G. Mollat, recensione di Imbart de la Tour:
Questions d'histoire sociale et religieuse. Epoque féodale. - Ch. Ter-
LINDEN, recensione di A. Cartellieri : Philipp II. August, Kònig von
Frankreich. - P, Delannoy, recensione di A. Favaro: Galileo e l'In-
quisizione. Documenti del processo Galileiano esistenti nell' archivio
del S. Uffizio e nell' archivio secreto Vaticano per la prima volta
integralmente pubblicati. - P. Poullet, recensione di H. BrOck: Ge-
schichte der katholischen Kirche in Deutschland in neunzehnten Jarhr-
hundert. To. III.
Revue historique. .Xnnée 1908, to. XCVI, — P. Monceaux, re-
censione di A. Harnack: Die Chronologie der altchristlichen Litte-
ratur bis Eusebius. To. II: Die Chronologie der Litteratur von Ire-
naeus bis Eusebius. - M. Besnier, recensione di G. Bonavenia: La
Silloge di Verdun e il Papiro di Monza. - E.-Ch. Babut, recensione
di W. K. Boyd: The ecclesiastical edictys of the Theodosian Code. -
Id., recensione di L. I.aunay: Histoire de l'Église gauloise depuis les
'Periodici 259
origines jusqu'à la conquète franque (511). -L. Halphen, recensione di
I. V. Pflugk-Harttung : Die Bullen der Pàpste bis zum Ende des
zwòlften Jahrhunderts. - J. Guiraud, recensione di A. Gottlob: Die
Servitientaxe im 13 Jahrhundert. - Io. recensiotte di A. FoLZ: Kaiser
Friedrich II und Papst Innocenz IV, Ihr Kampf in den Jahren 1244
und 1245. - Id., recensione di H, Grauert: Meister Johann von To-
ledo. - Id., recensione di F. Bosdari : Giovanni da Legnano, canonista
e uomo politico del 1300. - Ch. Molinier, recensione di F. Tocco:
l fraticelli. - J. Guiraud, recensione di [ ] : Concilium Basi-
liense, Studien und Qiiellen zur Geschichte des Concils von Basel.
To. IV-V. - G. Constant, recensione di J. Susta : Die ròmische Curie
und das Concil von Tricnt unter Pius IV. - J. Guiraud, recensione di
P. Villari : I primi due secoli della storia di Firenze. - Io., recensione
di A. Rossi: Santa Maria in Vulturella (Tivoli); ricerche di storia e
d'arte. - Io., recensione di E. Loewinson: Giuseppe Garibaldi e la sua
legione nello Stato romano (1848-49). Parte seconda. - Ch. Molinier,
recensione di P. Fredericq.: Corpus documentorum Inquisitionis hae-
reticae pravitatis nccrlandicae. Derde deel : Stukken tot aanvulling van
deelen i en 11 (1236-1513); algemeene registers op de drie eerste
deelen. - J. Guiraud, recensione d'i C. WiRz: Bullen und Breven aus
italienischen Archiven (1116-1623). — To. XCVIl, fase. I. - Chr.
Pfister, recensione di B. Monod: Essai sur les rapports de Pascal II
avec Philippe P'' (1099-1108). - M. Philippson (Bulletin historique),
Allemagne. Histoire moderne et contemporaine (vi si parla di una
pubblicazione di documenti concernenti le relazioni degli Hohenzollem
con la corte romana inserita da P. Kalthoff nel IX volume delle
« Quellen und Forschunghen aus italienischen Archiven und Biblio-
theken »). — Fase. II. - A. Luchaire, Innocent III et le quatrième
concile de Latran. - R. Altamira (Bulletin historique). Espagne (vi
si parla di M. Luna, Don Fedro de Luna [Benedicto XIII] ante la
historia y el derecho). - G. Bourgin (Bulletin historique), Italie. Epoque
contemporaine (vi si parla di J. Gendry, Pie VI, sa vie et son pon-
tificat. - A. Mathiez, La France et Rome sous la Constituante, d'après
la correspondance du cardinal de Bernis. - I. Rinieri, Napoleone e
Pio VII, 1804-1813. - H. Welschinger, Le Pape et l'Empereur. -
G. Goyau, Un an de politique pontificale. - L. Madelin, La Rome
de Napoléon. La domination frangaise à Rome de 1809 à 1814. -
E. B0URGE01S et E. Clermont, Rome et Napoléon IH. - G. Macaulay
Trevelyan, The Garibaldi's defence of the roman republic. - R. De Ce-
sare, Roma e lo Stato del Papa, 18 50- 1870. - U. Pesci, I primi anni di
Roma capitale, 1 870-1 878). - L. Halphen, recensione di F. Chalandon :
Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile. - P. BouR-
26o
'Periodici
DON, recensione di L. Pastor: Geschichte der Pàpste seit dcm Aus-
gang des Mittelalters. To. IV. - A. Mathiez, recensione di J. Gendry:
Pie VI. Sa vie, son pontificai (1717-1799). — To. XCVIII, fase. I. -
A. LucHAiRE, Innocent III et le quatrième concile de Latran (conti-
nuazione). - L. Halphen (Bulletin historique), France. Moyen àge (vi
si parla di J. F. Bòhner und E. Muhluacher, Die Regesten des Kaiser-
reichs unter den Karolingern, 751-918). - L. Hourticq. (Bulletin
historique), Histoire de l'art (vi si parla di A. Venturi, Storia del-
l'arte italiana. To. V. - H. Cochin, Le bienheureux Fra Giovanni
Angelico da Fiesole. - Ludwig et Molmenti, Vittore Carpaccio, -
G. et L. Rosenthal, Carpaccio. - L. Gillet, Raphael. - M. Reymond,
Michel-Ange). - Ch. Seignobos, recensione di H.-F. Helmolt: Welt-
geschichte. - Ch. Pfister, recensione di A. Luchaire: Innocent III,
la papauté et l'empire; Innocent III et la question d' Orient. - A.
Morel-Fatio, recensione di H. Ch. Lea: A History of the Inquisi-
tion of Spain; The Inquisition in the Spanish Dependencies. —
Fase. II. - E. Rodocanachi, Le róle du chàteau Saint-Ange dans
l'histoire de la papauté du xiii*^ au xv* siècle. - Ch. Lecrivain (Bul-
letin historique), Antiquités latines (vi si parla di Ch. Huelsen, Die
Ausgrabungen auf dem Forum romanum [ 1 902-1 904]. - D. Vaglieri,
Gli scavi recenti nel Foro Romano. - Lanciani, Storia degli scavi di
Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità, II. GH ul-
timi anni di Clemente VII e il pontificato di Paolo III, 1 531-1543). -
E, Hubert (Bulletin historique), Belgique (vi si parla di U. Berliére,
Inventaire analytique des Diversa Cameralia des archives Vaticanes,
au point de vue des anciens diocèses de Cambrai, Liège, Thérouanne
et Tournai. - Io., Analecta Vaticano-Belgica. Suppliques de Clément VI.
- P. Fredericq., Corpus documentorum Inquisitionis hereticae pravi-
tatis neerlandicae. - C. Terlinden, Guillaume I•^ roi des Pays-Bas,
et l'Église catholique en Belgique, 1814-1830). - L.-G. Pélissier
(Bulletin historique), Italie. xv*-xvm^ siècle (vi si parla di P. Ecidi
e G. Crocioni, G. B. Belluzzi detto il Sammarino. Diario autobiogra-
fico (15 3 5-1 541). - G. Gasperoni, Storia e vita romagnola nel se-
colo XVI (15 19-1545). - G. Degli Azzi, Il tumulto del 1488 in Pe-
rugia e la politica di Lorenzo il Magnifico. - A. Bernardy, Cesare
Borgia e la repubblica di S. Marino. - Benassi, Storia di Parma,
to. V, 1523-1534. - M. L. Gentile, La politica di Paolo III nelle
sue relazioni con la corte Medicea. - Ancel, La question de Sienne
et la politique du card. Carlo Caraffa (15 56-1 5 57). - G. Coggiola,
Ascanio della Comia e la sua condotta negli avvenimenti del 1555-
1556. - P. O. de Tòrne, Tolomeo Gallio, cardinale di Como. Étude
sur la cour de Rome, sur la secrétairie pontificale et sur la politique
T^er iodici 261
des papes au xvi* siede. - C. P. De Magistris, Carlo Emanuele I e
la contesa fra la repubblica Veneta e Paolo V, 1605-1607). - Ch.
V. Langlois, recensione di H. Finke ; Papsttum und Untergang des
Templerordens.
Revue (Nouvelle) historique du droit fran9ais et étranger.
Anno 31" (1907), fase. IV. — J. Decxareuil, Quelques problèmes
d'histoire des institutions municipales au temps de l'empire romain.
L'administration municipale au iv* et au v' siècles. - L. Boulard,
recensione del voi. IX degli Atti del congresso intemazionale di scienze
storiche (Roma, 1-9 aprile 1903) (vi si parla di Ruffini, Di un'opera
inedita attribuita ad Incmaro di Reiras. - Bargagli-Petrucci, Fede-
rigo da Siena postglossatore canonista. - Scaduto e Salvigli, Que-
stione storico-legale delle decime siciliane. - Galante, Diritto eccle-
siastico e storia locale. - G. Arias, La base delle rappresaglie nella
costituzione sociale del medio evo). - J. Declareuil, recensione di
L. Siciliano Villenueva : Studi sulle vicende del foro ecclesiastico
nelle cause dei chierici secondo il diritto della Chiesa e la legislazione,
dottrina, pratica italiana dalla fine deU' impero carolingio al sec. xiv.
I. Cause civili {continuazione). - Io., recensione di L. Siciliano Villa-
NUEVA : Leggi e canoni in materia di diritto privato secondo i prin-
cipali canonisti e legisti del sec. xiii. — Fase. V. - J. Declareuil,
e. s. — Anno 32° (1908), fase. I. - J. Declareuil, c. s. — Fase. II. -
J. DudUESNE, recensione degli : Studi giuridici in onore di Carlo Padda
(tre studi riguardano il diritto canonico).
Revue des questions historiques. To. LXXXIII (1908), i" gen-
naio. — P. Allard, La jeunesse de Sidoine Apollinaire. - E. Rodo-
canachi. Le chàteau Saint-Ange pendant l'occupation de Rome par
les armées de Charles-Quint (i 526-1 527). - J. De La Serviére, Les
idées politiques du card. Bellarmin (Jin). - H. Queintin, Une expli-
cation fantaisiste des origines de la Toussaint. - P. Allard, recen-
sione di H. DE Genouillac : L'Eglise chrétienne au temps de s' Ignace
d'Antioche. - Io., recensione di J. Rivière: La propagation du chris-
tianisme dans les trois premiers siècles. - L. C, recensione di H. Le-
clercq.: Manuel d'archélogie chrétienne. - H. Cx)CHIN, recensione di
L. DE Baglion de la Dufferie: Histoire de la maison de Baglion.
Les Baglioni de Pérouse. - R. Lambelin, recensione di G. Macaulay
Trevelyan : Garibaldi's Defence of the Roman Republic. — 1° aprile. -
P, Allard, Sidoine Apollinaire sous les règnes d'Avitus et de Majo-
rien. - Id., recensione di Héfélé : Histoire des conciles. Nouvelle tra-
duction fran(;aise. To. I, 2^ partie. - L. G. Pelissier, recensioni di
262
T^er iodici
L. ScHiAPARELLi e F. Baldasseroni : Regesto di Camaldoli; V. Fe-
derici, Regesto di S. Apollinare Nuovo. — i° luglio. - P. Allard,
Un nouveau livre sur s** Agnès. - J.-M. Resse, recensione di A. Mor-
TIER : Histoire des maìtres généraux de l'ordre des Frcres prècheurs.
To. Ili (i 324-1400). - H. C, recensione di R. Davidsohn : Geschichte
von Florenz. Zweiter Band. Erster Teil : Forschungen zur Geschichte
von Florenz. - P. Pisani, recensione di U. d'Alen^on : Mémoires et
kttres du P. Tìmothée de la Flèche, évéque de Béryte, sur les aflfaires
ecclésiastiques de son temps (1703-1730).
Rivista italiana di numismatica. Anno XXI (1908), fasci-
coli I-II. — A. LuscHiN V. Ebengreuth, Il sistema monetario degli
aurei italiani di Carlomagno. - P. Bordeaux, Essai d'interprétation
du mot « Flavia » figurant sur les triens des rois Lombards Astaulf,
Didier et Carlemagne. - A. CuNiETri-CuNiEm, La zecca d'Alessan-
dria (con notizie di monete imperiali). - O. Vitalini, Due aurei ine-
diti della zecca di Bologna (con notizia di monete papali). - G. Ca-
stellani, Una lettera di san Carlo Borromeo a proposito della zecca
di Fano. - C. Serafini, Medaglioni capitolini. - G. Ciani, Le monete
del comune di Cremona dal 1155 al 1329 (monete battute per privi-
legio imperiale). - E. A. StOckelberg, Il punzone di papa Felice V
a Basilea.
Rivista storica benedettina. Anno 1908, fase. IX. — B. Ma-
RÉCHAUX, Lo spirito di santa Francesca Romana. - A. Rossi, Gli af-
freschi di Tor de' Specchi relativi alla vita di santa Francesca Ro-
mana. - P. Lugano, Santa Francesca Romana nella memoria dei
contemporanei e dei posteri. — Fase. X-XI. - M. Martini, Il diritto
feudale e l'abate di Cava nel sec. xi. - P. Lugano, Le tarsie di fra Gio-
vanni da Verona alla camera della Segnatura nel palazzo Vaticano. -
M. P. KuEFESTEiN, Reliquie e tradizioni domestiche intorno a santa Fran-
cesca Romana. - P. Lugano, I testimoni interrogati nel processo
del 145 1 per la canonizzazione di santa Francesca Romana. - P. L[u-
gano], recensione di H. Grisar: Roma alla fine del mondo antico se-
condo le fonti scritte ed i monumenti. II ediz., traduz. di A. Mer-
cati. - Id., recensioni di F. Schneider : Regestum Volaterranum. -
L. ScHiAPARELLi e F. Baldasseroni, Regesto di Camaldoli, voi. I. -
V. Federici, Regesto di S. Apollinare Nuovo. - [ ] recensioni
di P. Ecidi, L'archivio della cattedrale di Viterbo. - R. A. Hobart
CusT, Giovanni Antonio Bazzi, hitherto usually styled « Sodoma ».
The man and the painter, 1477-1549 - [ ] Sommario cronolo-
gico dei documenti pontifici riguardanti la congregazione eremitica
'^Periodici 263
camaldolese di Montecorona (15 15-1908), - A. Bertini Calosso, Gli
affreschi della Grotta del Salvatore presso Vallerano. - A. Bacci, Di
alcune iscrizioni sepolcrali nell'oratorio detto di S. Silvia in S. Saba.
- G. FoRNAROLi, recensione di A. Favaro: Amici e corrispondenti
di Galileo Galilei. XXI. Benedetto Castelli.
Rivista storica italiana. Anno XXV (1908), Nuova serie,
voi. VII, fase. I. — L. C. BoLLEA, recensione degli : Atti del Congresso
internazionale di scienze storiche. Roma, 1-9 aprile 1905 (vi si parla
delle memorie di L. Pastor, Biblioteche e archivi privati, e special-
mente delle famiglie principesche di Roma. - V. Waille, Note sur
une inscription et des peintures murales de la basilique de St-Clément
à Rome. - M. E. Cannizzaro, L' oratorio primitivo dì S. Saba. -
P. D'AcHiARDi, Gli affreschi di S. Pietro a Grado presso Pisa e quelli
già esistenti nel portico della basìlica Vaticana. - V, Waille, Les
voyages de Rabelais à Rome et l'influence que l'art italìen de la Re-
naissance a pu exercer sur lui. - A. Cametti, Un nuovo documento
sulle origini di Giovanni Pierluigi da Palestrina. - G. Radiciotti,
Teatro e musica in Roma nel secondo quarto del sec. xix). - C. Ci-
polla, recensione dì R. Soriga: Di Ildebrando suddiacono di S. Ro-
mana Chiesa e della sua leggenda. - P. Spezi, recensione di E. Martin:
Saint Leon, 1002-1054. - C. Cipolla, recensione di P. M. Baumgarten :
Aus Kanzlei u. Kammer. Eròrterungen zur kurialen Hof- und Verwal-
tungsgeschichte im 13, 14 und 15 Jh. Bullatores, Taxatores domorum,
Cursores. — Fase. II. - F. Ruffini, recensione di U. Stultz: Die kirch-
liche Rechtsgeschichte. Kirchenrechtliche Abhandlungen. - C. Rinaudo,
recensione di P. Kehr: Regesta pontifìcum romanorum. Voi. II. La-
tium. - P. Spezi, recensione di H. Grisar : Roma alla fine del mondo
antico secondo le fonti scritte ed i monumenti. - Io., recensione di
L. Halphen : Études sur l'administration de Rome au moyen àge. -
A. Bonardi, recensione dì A. Zanelli : Pietro Dal Monte. - U. Be-
NASSi, recensione di R. Massignan : Il primo duca di Parma e Pia-
cenza e la congiura del 1547. - C Rinaudo, recensione di L. Mac
Intyre : Giordano Bryno. - U. Cosmo, recensione di G. Carbonelli :
Benedetto XIV al battesimo di Carlo Emanuele IV. - P. Spezi, re-
censione di F. Corridore: La popolazione dello Stato romano dal 1656
al 1901. - C. Rinaudo, recensione di U. Pesci: I primi anni di Roma
capitale. - Io., recensione di G. B. Pagani: The life of Antonio Ro-
smini-Serbati. - Id., recensione dì M. Rosi: I Cairoli.
Rfimische Quartalschrift. XXII Jahrg. (1908), I Heft. —
A. Bacci, Osservazioni sull'affresco della «Coronazione di spine» in
264
Trenodia
Pretestato. - A. de Waal, Ubi Petrus baptizabat? Ein Sarkophag
im Museum des deutschen Campo Santo (in Kleinere Mittalungen)
(sarcofago cristiano della fine del iv sec). - P. M. Baumrgarten, Mi-
scellanea Cameralia II: I. Wahlgeschenke der Pàpste an das heilige
Kollegium. II. Exkommunikation von Pràlaten im Jahre 1390 wegen
Nichtzahlung der Servitien. - Ehses, Andreas Masius an Kardinal Mo-
rone (lettera di Masio del 1561 intorno all' istituzione di una Univer-
sità cattolica in Duisburg). - J. P. Kirsch, recensione di P. M. Baum-
GARTEN, Aus Kanzlei und Kammer. Eròrterungen zur kurialen Hot-
und Verwaltungsgeschichte im xiii, xiv u. xv Jahrhundert. BuUatores,
Taxatores domorum, Cursores. - Ehses, recensione di E. Gòller : Die
pàpstliche Pònitentiarie. I Band. Bis Eugen IV. - Schweizer, recen^
sione di A. Weiss: Historia ecclesiastica. To. I.
Sitzungsberichte der Kfiniglich Bayerischen Akademie
der Wissenschaften (Philosophisch-philologische u. hist. KL).
Jahrg. 1908, Abh. i. — H. Prutz, Die Anfiinge der Hospitaliter auf
Rhods, 1310-1355.
Sitzungsberichte • der philosophisch-philolog. u. d. histor,
Klasse d. K. B. Akademie d. Wissenschaften zu Mtìnchen.
Anno 1907. — J. Friedrich, Ueber die kontrovcrscn Fragcn ini Lcbcn
des gotischen Geschichtschreibers Jordanes. - H. Simonsfeld, Urkun-
den Friedrich Rotbarts in Italien. Dritte Folge {Segue : Beilagen. I. Zum
Aufenthalt Papst Alexanders IH in Ferrara 11 77). .
Stimmen aus Maria- Laach. Jahrg. 1908, III Heft. - C. Blume,
Gregor der Grosse als Hymnendichter. — IV Heft. - O. PfOi-F, re-
censione di E. Gòller: Die pàpstliclie Pònitentiarie, I Bd. Bis Eugen IV. -
Id., recensione di P. M. Baumgarten : Aus Kanzlei und Kammer. Eròr-
terungen z. kurialen Hof- und Verwaltungsgeschichte im xiii, xiv
und XV Jahrhundert. BuUatores, Taxatores domorum, Cursores, —
V Heft, -• I. Braun, Die ròmische Kapelle Sancta Sanctorum und ihr
Schatz. — VI Heft. - O. PfOlf, recensione di ]{. V. Sauerland: Ur-
kundea und Regesten zur Geschichte der Rheinlande aus dem Vati-
kanischen Archiv. Bd. II-IV.
Studi storici. Voi, XVI (1907), fiisc. III. — L. Campana, Mon-
signor Giovanni della Casa e i suoi tempi {continuazione). — Fase. IV. -
L. Campana, c. s.\ [ ] recensione della Raccolta di scritti storici in
onore del prof. G. Romano (v, tra essi: P. Fedele, Contributo alla
storia economica del comune di Roma nel medio evo).
T^er iodici 265
Studien und Mitteilungen aus dem Benediktiner- und dem
Cistercienser-Orden. Jahrg. XXIX (1908), 1-2 H. — Th. BOhler,
Kard. Pitra (IV). - P. Bliemetzrieder, Dcr Briefwechsel der Kardi-
nàle mit Kaiser Karl IV betreffend die Approbation Wenzels als Rò-
mischen Kònigs. (Sommer 1 378).-]. Schmidle, recensione di G. Schwam-
born: Kirchengeschichte in Quellen u. Texten. I. T. : Altertum und
Mittelalter.
Theologische Quartalschrift. XC Jahrg. (1908), II Quar-
talheft. — A. ¥, Ludwig, Zur Frage nach der Existenz von Busssta-
tionen in der abendlànd. Kirche (con riferimenti ad una decretale di
Felice III).
Vierteljahrschrift fùr Social- und Wirtschaftsgeschichte.
VI Band (1908), lì Heft. — G. Mollat, Proccs d'un coUecteur pon-
tificai sous Jean XXII et BenoJt XII. - Haller, recensione di Ch. Sa-
MARAN et G. Mollat : La fiscalité pontificale en France au xiv* siècle.
Zeitschrift far Katholische Theologie. XXXII B. (1908),
II Quartalheft. — P. Sinthern, recensione di A. Kisler : Das Veto der
katholischen Staaten bei der Papstwahl seit dem Ende des 16 Jahrhun-
derts. - A. Kròss, recensione di: Nuntiaturberichte aus d. Schweiz s.
d. Konzil V. Trient. I Abt. : Die Nuntiatur v. G. F. Bonhomini IS79-
1581. Documentc. I. B. Bearb. v. F. Steffens u. H. Reinhardt. —
III Quart. - L. Fonck, recensione di H. Grisar : Il Sancta Sanctorum
ed il suo tesoro sacro (ediz. italiana e tedesca).
Zeitschrift fttr Kirchengeschichte. XXIX B. (1908), II Heft. —
A. Hasenclever, Kritische Bemerkungen zu Melanchthons Oratio de
congressu Bononiensi Caroli Imperatoris et Clementis Pontificis.
Zeitschrift fflr schweizerische Kirchengeschichte (Revue
d'Histoire Ecclésiastique Suisse). I Jahrg. (1907), I Heft. —
D. Muratore, Il vescovato di Losanna e i sussidi papali per la Cro-
ciata del Conte Verde. — II Heft. - B. Fleury, Quelques notes sur
la fondation et la suppression du couvent des Cordeliers de Grandson
(con sunto di lettere pontificali dal 12 decembre 1289 al 18 deceni-
bre 1408. Le due ultime sono dei papi avignonesi). - M. Reymond,
Un conflit ecclésiastique à Lausanne à la fin du xii* siècle (con ri-
ferimenti ai pontefici e agli imperatori). - E. Wymann, recensione di
F. Steffens u. H. Reinhardt : Nuntiaturberichte aus der Schweiz seit
d. Konzil V. Trient. I Abt. : Die Nuntiatur von Giovanni Francesco
266
Periodici
Bonhomini 1 579-1 581. Documente. I Band. — III Heft. - E. Wy-
MANN, Sebastian Werro ùber Pius V u. Gregor XIII. - Wagner, re-
censione di A. Gastoué: Les origines du chant romain. L'Anthipho-
naìre grégorien. — II Jahrg. (1908), I Heft. - J.-P. Kirsch, La fisca-
lité pontificale dans les diocèses de Lausanne, Genève et Lion à la
fin du xiii«= et au xiv' siede. - J. Zeiller, recensione di L. Duchesne:
Histoire ancienne de l'Église, part. I e II. — IL Heft. - J.-P. Kirsch,
La fiscalité &c. (suite). - F. D., recensione di L. Bréhier : L'Église et
rOrient au moyen àge. Les Croisades. - J.-P. Kirsch, recensione di
E. Gòller: Die pàpstliche Pònitentiarie von ihrem Ursprung bis zu
ihrer Umgestaltung unter Pius V. I B. (fino ad Eugenio IV^).
Zeitschrift ftìr wissenschaftliche Theologie. L Jahrg. (N.
F. XV) [1907], III Heft. — J. DrXseke, recensione di K. Guggen-
berger: Die Legation d. Kardinals Pileus in Deutschland 1 378-1 382.
Le carte del lìionasiero di San ^Paolo
di Roma
DAL SECOLO XI AL XV
tjfi- r^onastero di San Paolo, che oggi si vede a sini-
1^^ stra della basilica omonima, ha origine dall'unione
T^ di due monasteri, sorti presso la tomba dell'apo-
stolo (i).
(i) Non è qui il caso di parlare di ciascuno di essi, tanto più
che già se ne occuparono il Duchesne nel Liber pontificaJis, I, 397; II,
44, nota 82, 567; il SiCKEL nei Prolegomena T^um Liber Diurnus, II,
29 sgg. ; pochi anni fa I. Schuster o. s. B. trattando dell' Oratorio di
Santo Stefano sulla via Ostiense... in Kuoi'o Buìkttino d'archeologia cri-
stiana (anno X (1904), p. 185 sgg.), e' il Kehr, Italia Pontificia, I, Roma,
p. 170. Solo resterebbe da confermare l'opinione del Duchesne circa
il luogo occupato dal monastero di San Cesario che Schuster vorrebbe
riconoscere in quel rudero che oggi rimane nei prati di Torlonia, posto
a poca distanza dalla facciata della basilica di San Paolo. Né ci man-
cherebbero per questo documenti nel nostro archivio, per rettificare
questa nota storica, i quali sono concordi a localizzarlo piuttosto sul-
l'attuale suolo occupato dal monastero odierno che altrove. La solita
indicazione e monasterium S. Cesarii ad quattuor angulos » del Regesto
Sublacense (docc. 127, 139 degli anni 967 e 961) e quella di « monaste-
« riunì S. Pauli ad quattuor angulos», sostituita alla prima, ce lo as-
sicurano. Donde inoltre quest'indicazione «ad quattuor angulos», non
è tanto facile dirlo con certezza : potremmo forse congetturarlo dai
quattro angoli formati da un quadrivio che, non lungi dalla basilica,
era presso il ponticello, detto di San Paolo, oppure dai quattro angoli
del quadriportico della basilica.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI.
18
268
"B. Trifone
Un passo della vita di Gregorio II (i) e la formula Lxxxvii
del Liher Diurnus (2), attribuita allo^ stesso pontefice, ci ri-
cordano quest'unione, come avvenuta tra il 715 e il 731.
Scopo di essa fu quello di dare vita ai monasteri, toglierli
dall'abbandono, in cui erano caduti, e ristabilire nello stesso
tempo una congregazione di monad che rendesse, di giorno
e di notte, lode al Signore. Cosi la salmodia, che fu sempre
scopo precipuo dell' istituto monastico, ripristinata presso la
tomba dell'apostolo, riusciva a completare l'ppera del clero
secolare. E, se gli altri monasteri romani, eretti all'ombra
delle basiliche, in gran parte sforniti di. mezzi, col tempo
soggiacquero a rovina, quasi solo restò quello. di San Paolo
che tuttora sussiste.
Il culto verso la tomba dell'apostolo stava troppo a cuore
ai sommi pontefici, perchè essi non risparmiassero mezzi,
cure ed aiuti per mantenerlo in uno stato sempre più flo-
rido e decoroso. Infatti i frequenti ristauri, operati nella
basilica e negli annessi edificii ; le copiose largizioni, che
(i) Liber pontificalis, ed. Duchesse, I, 397: «hic monasteria quae
« secus basilicam Sancti Paul! erant ad solitudinem deducta innovavit,
« atquc ordinatis servis Dei monachis, congrcgationem post longuni
« tcmpus constituit, ut ibidem die noctuque Deo redderent laudes».
(2) Ed. SiCKEL, Liher Diurnus Rotuanorum poiitificum, Vindobo-
nae, 1889, p. 114, forni. Lxxxvii : «quia igitur monasterium Sancti
« Christi martvris Stephani quod intro atrio b. ap. Pauli fundatum est,
« omnino constat iam elapso tempore congregatione servorum aut an-
« cillarum Dei, nudatu et sollitudini, nullo preposito in eo aut monachis
« habitantibus, traditum, pcrmoti proinde cumpassione tanti piaculi
« ac compulsi dolore apostolica auctoritate previdimus monasterio tibi ,
« commisso eundem monasterium sodare, quatenus a presenti ili* in-
<' dictione atque in perpetuum a te tuisque successoribus cum sibi
« omnibus in integro subiaccntibus disponatur, atque cum Dei timore
« regatur et vestro coniunctum subsistat monasterio, ita ut et in eodem
« venera(bi)li loco domino Deo nostro laudes exsolvere debcatis, nullam
cf vos rationem exinde vel ei pertinentibus nisi solo Deo hac nostra
<< auctoritate solvendos statuimus. fabricam autem seu luminariorum con-
«cinnationcm indifTerenter, vos sine dubio procurantes, efficiatur... ».
Le carte del monastero di S. 'Paolo 269
in ogni tempo essi fecero; ^1 disegno di edificare un nuovo
monastero a spese dell'imperatore Carlo Magno; le pratiche
che ebbe costui con Adriano I e Leone III per venirne a
capo(i); la venuta di sant'Oddone (2), di quell'abbate di
Cluny che tanta influenza .esercitò sulla Chiesa tutta e tanta
energia infuse nelle forze infralite della vita religiosa (3);
l'incremento monastico apprestato dai monaci di Gorzia,
chiamativi da papa Agapito II (4) ; l'opera energica ed ef-
ficace d' Ildebrando, monaco ed arcidiacono della Chiesa
Romana (5); la venuta di san Pietro Pappacarbone, abbate
di Cava, richiesta'da Urbano 11(6); quella di Rofl^redo, ab-
bate di Montecassino, voluta da Innocenzo III (7), e di tanti
religiosi illustri per santità e per dottrina, tolti da questo
o quel monastero e messi al governo di quello di San Paolo;
l'unione con la congregazione di Santa Giustina, organizzata
da Gabriele Condulmer, cardinale di San Clemente, poi
Eugenio IV (8), sono la prova più sicura del grande inte-
(1) V. in Momnuenta Germaniae historica, Epistoìar. Carolini an'i,
II, nn. 92, 135 (a. 796); 146, 235 (a. 798); 147, 236 (a. 798); 150, 245
(a. 798); 1 56, 255 (a. 798); Annaks S. Amaniìi in Mon. Gemi. hist. Scri-
ptores, I, 14 (a. 797). Cf. Sickel, Prolegomem &c. II, 50.
(2) V. Vita s. Oddonis per Iohannes monachus, ed. Migne, P. L.
CXXXIII, 55; «excerpta» in Mon. Gemi. hist. Script. XV, 2, 586-7;
cf. Jaffé-E. n, 3314.
(3) V. E. Sackur, Die Cìuniacenser in ihrer kirchlichen tind allge-
meingeschichtlichen ÌVirksamkdt, Halle A. S., 1892, I, loi.
(4) V. Vita lohannis abhatis Gor^iensis in Mon. Gemi. hist. Script.
IV, 352; cf. Sackur op. cit. p. 112.
(5) V. VitaGregorii VII per Bernried .monachus, ed. Migxe, P. L.
CXLVIII, 43, ed il ComiUentarius in psahnum iX/F Gerhohi Reiche-
robergensis del sec. xii, ed. Script. Rerum Germ. p. 461 : ove si legge
« domus quoque b. Pauli ap. per Gregorium VII reparata claret nunc
«in religione monastica».
(6) V. Beda, De temporibus, ed. Gaetani o. s. B. in Codex Ca-
vensis, app. al to. V, pp. 38-9.
(7) V. Elogia abbatum Cassinensitiin, ms. Cass. n. no; cf. Tosti,
Storia di Montecassino. Napoli, 1842, II, 236-7.
(8) V. in questa edizione docc. nn. lxxvi, xci.
270
^. Trifone
resse che pontefici e principi riposero nel conservare con
la tomba dell'apostolo tutto ciò che poteva dare ad essa
lustro e decoro.
Però l'opera loro insieme a quella che per tanti secoli
prestarono i monaci, meglio si manifesta mercè i documenti
che per fortuna finora si son potuti conservare. Delle carte
esistenti nell'archivio del monastero, alcune lo riguardano
più direttamente, altre gli si riferiscono per i rapporti che
esso ebbe. Del resto tutte contribuiscono ad arricchire la
conoscenza documentaria ed a preparare una storia della
basilica e del monastero che non fu mai pubblicata (i).
Prima che il ceto monastico intervenisse nell'ammini-
strazione del patrimonio esclusivo della basilica, evidente-
mente il luogo o lo « scrinium » , ove i monaci deponevano
i loro « munimina », era distinto da quello del clero seco-
lare. È risaputo anche che la « traditio » si faceva dai fedeli
nella basilica per tre diverse vie, l'una suU'w altare maius
« sub quo vel in quo gloriosum corpus requiescit » ; l'altra
sull'altare «ad corpus» o « confessionis » ; la terza infine
sugli altri altari. Allorché i monaci, dediti solo all'officia-
tura della basilica, col privilegio di Gregorio III (73 1/4 1) (2),
(i) Esiste manoscritta una Memoria della basilica di S. Paolo nel
cod, Vat. Lat. 9672, che l'abbate D. Gius. Giustino Di Costanzo
(i 738-181 3); cf. Faloci Pulignani, L'odeporico dell' abb. Di Costanzo in
Archivio storico per le Marche e per l'Umbria, II, 510 sgg.) ebbe cura
di abbozzare con gran lavoro e stenti. Essa però era passata nelle mani
di Francesco Cancellieri, al quale il Di Costanzo l'aveva consegnata,
affinchè la perfezionasse ed annotasse, e alla fine per altre mani alla
biblioteca Vaticana, ove oggi si trova. Un abbozzo di questa Memoria
si rinviene nell'archivio Colonna ed un altro fu, non è molto, acqui-
stato dalla biblioteca Casanatense, ove si rinviene sotto indicazione
provvisoria. Anche Nicola M. Nicolai ci diede una descrizione Della
basilica di S. Paolo nel 181 5, ma incompleta. Sono altre monografie,
molte delle quali indicate dal Tomassetti, Della Campagna Romana
in quc^i" Archivio, XVII, 91 in nota e dal Kehr, op. cit. I, 164.
(2) Cf. Jaffé-E. n. 2254; Kehr, Italia Pontificia, l,Roma, p. 166.
Le carte del monastero di S. 'Paolo 271
cominciarono a percepire parte delle sue entrate e pro-
priamente quelle dell'a altare maius », furono obbligati an-
ch'essi ad offrire sette oblate ogni giorno su sei altari della
basilica medesima. Ma ciò che in sul principio era solamente
in parte, in seguito divenne tutto di pura amministrazione
dei monaci (i); donde l'accentramento di tutto il materiale
archivistico in un solo archivio, di cui furono sempre de-
positarli i monaci, destinatarii del resto anche delle offerte
e dei legati che generalmente si facevano in favore del beato
apostolo Paolo, come a persona vivente.
Non so se per incuria dei custodi dei titoli del sacro
patrimonio o per altri estranei avvenimenti, frequenti dal-
l'xi a tutto il XV secolo (2), molte di quelle carte antiche
fossero venute meno del tutto. Dei documenti precedenti al
secolo XII non ci resta che un piccolissimo numero e di
varia natura; e cioè, tre iscrizioni lapidarie di tre privi-
legi di Romani pontefici ; due atti nel Regesto Stibìacense (3)
di Roizo, abbate di San Paolo ; un diploma dell' impe-
ratore Enrico III, raccolto nel Bullariuni Casinense (4),
un altro di Enrico VI inserito in quello di Carlo IV (5),
una bolla autentica di Gregorio VII, un catalogo di beni
del monaco Oggerio (6) e parecchie copie semplici di atti
(i) Certamente non prima del secolo x; giacché troviamo ricor-
dato nel Regesto Stibìacense, all'anno 927 (v. doc. 62), tre « filie quod-
« dam Leoni prior scole confessionis venerabilis pasilice B. Pauli apo-
« stoli » .
(2) Cf. G. B. De Rossi, De origine, historia, indicibus scrinii et hi-
blioihecae Sedis apostolicae in Bibìiotheca Apostolica Vaticana, Codices Pa-
latini Latini, I, Romae, 1886, p. xc.
(3) Ed. Allodi e Levi, Roma, mdccclxxxv; docc. citati del se-
colo X.
(4) Ed. Margarini, II, Tuderti, 1670, p. 1 1 3, « ex archivio S. Pauli
« caps. O, n. 1-2 ».
(5) V. in questa edizione doc. n. xi.
(6) V. cod. V'at, Lat. 3741, ultimo foglio. La copia che ne fece
il Galletti è oggi in cod. Vat. Lat. 7932, ce. 488-9.
272
'B. Trifone
riguardanti il castello Baccaricia, altri castelli del territorio
Collinense e la famiglia dei Teobaldi (i).
Dei tre privilegi, conservati sul marmo, il primo è il
noto precetto di san Gregorio Magno, più volte pubbli-
cato (2), col quale si ingiunge a Felice, rettore del patri-
monio dell'Appia, di togliere da quel catasto alcuni beni e
assegnarli al patrimonio di San Paolo per la concinnazione
delle lampade ; il secondo è un « breve recordationis » di Gre-
gorio III (3), col quale si obbligano i monaci, addetti al ser-
vizio della basilica, ad offrire sette oblate su sei altari di essa,
in rispetto delle entrate dell'a altare maius » ; il terzo è una
« noticia contestationis » di Leone IV (4), con cui si mi-
naccia scomunica ai violatori ed usurpatori del patrimonio
della basilica e a coloro che con simonia concorrono al-
l'elezione di quel rettore.
Notevole inoltre è l'accennata « bulla confirmationis »
di Gregorio VII (5), che tra gli altri privilegi di fedeli si-
gnori, re ed imperatori, non nominati, conferma quelli dei
sommi pontefici Gregorio I (f 604), Pasquale I (f 824) (6),
Leone IV (f 855), Marino II (f 946) (7), Agapito II
(7955) (8), Silvestro II (f 1003), Leone IX (7 1054) ed
(i) V. in questa edizione docc. nn. ii-x.
(2) Oggi nel museo lapidario Paolino tra i « Monumenta historica
«basilicae»; ed. H. Grisar, Anaìecla Romana, Roma, 1899, I, 158 e
tav. ni, n. 3.
(}) Anche nel museo Paolino, ibidem; ed. Grisar, op. cit. p. 169,
tav. Ili, n. 3.
(4) Ibidem; ed. Grisar, op. cit. p. 184, tav. v, n. i.
(5) V. in questa edizione doc. n. i. Da questa bolla fu desunto un
elenco di beni del monastero che il Galletti attribuì alla fine del se-
colo XIV, e trascrisse da un ms. di S. Paolo (n. 241, p. 4). La copia
del Galletti si trova oggi nel cod. Vat. Lat. 7930, pp. 203-7.
(6) Che donò la tenuta di Galeria.
(7) Che donò la città di Patrica con la chiesa di San Lorenzo.
(S) Che donò la metà della città di Martorano. Nel museo lapi-
dario di S. Paolo si conserva un frammento probabilmente di questo
privilegio: v. Nicolai, Delia basilica di S. Paolo, p 221, n, 575.
Le carie del monastero di S. 'Taolo 273
Alessandro II (f 1073) e le largizioni di un cotal Crescenzo
di Riccardo, del noto Benedetto Campanino che indossò
l'abito monastico in San Paolo, di Teodoro di Rufino e
del conte Farulfo che ebbe sepoltura nel monastero.
Meno ricco del resto è il materiale dei secoli se-
guenti XII, XIII, XIV ; ad eccezione della bolla originale di Ono-
rio III del 15 maggio 1218, e di quella di Alessandro IV del-
l' 8 giugno 1260, non ci resta infatti che ben poco (i) e per
giunta nemmeno in originale ; poiché la maggior parte dei
documenti fino al pontificato di Clemente V fu dispersa;
di tante bolle pontificie, dei diplomi degli imperatori En-
rico III e VI, Federico I (2) &c. non esiste più altro.
A tanto danno, prodotto da cause a noi ignote, si volle
nonpertanto riparare in qualche maniera; si ebbero allora
le trascrizioni autentiche delle bolle di Innocenzo III, fatte
dal notaio Nicola Bartolomeo di Santo Polo (1362-6), e
quelle del notaio Paolo di Angelo di Civitella ed Antonio
suo figlio, il quale condotta a termine l'opera di ristaurazione
di tutto l'archivio, affidatagli dall'abbate Giovanni (3), ottenne
in ricompensa l'investitura del feudo di Civitucula. D'altro
canto si chiese al papa la conferma delle lettere apostoliche
che più non esistevano ; ed allora Bonifacio IX, accogliendo
le istanze dell'abbate Giovanni, ricordava nella bolla, spedita
al monastero, in tal guisa la notizia della perdita dei docu-
menti : « cum autem, sicut eadem petitio subiungebat, Ut-
« terae apostolicae predecessorum nostrorum super susten-
«tatione, exemptione et liberatione huiusmodi contectae
(i) Un epistolario di Adenolfo abbate di S. Paolo (a. 1521-2) fu
pubblicato in questo Archivio (X, 175 sgg.) dal Gamurrini, Dal cod.
deli' Ano elica D, 8, 17. Lo spoglio del defunto abbate di S. Paolo-Gu-
glielmo (t 1 568) fu pubblicato nello Spicilegio Vaticano (I, 60 sgg.), dal
P. Palmieri, De executione abhatis S. Patiìi a. Domini M.CCC.LXVIJI
et die XIII iulii &c. estratto dall'arch. Avignonese-Vat. 433, ce. 128 sgg.
(2) V. doc. in questa edizione n. xi.
(5) V. doc. n. LUI dell'anno 1593.
274
*B. Trifone
%
« incurata conservatione et inadverientia irrecuperabiliter sint
« deperditae. . . » (i).
Dato pertanto ordinamento all'archivio con un nuovo
inventario, fatto dallo stesso notaio Antonio di Paolo, il nu-
mero delle carte crebbe sempre più, per l'amministrazione o
incorporazione di chiese e monasteri alla basilica di San Paolo.
Di qui la presenza delle carte dei monasteri uniti di San-
t'Andrea in Flumine e San Silvestro del Soratte (2) ; di
San Benedetto di Nepi (3); di San Clemente di Tivoli (4);
della chiesa di Santa Maria in Cosmedin (5), ed altre chiese
di Roma; di certe rettorie di Segni, Narni, Rieti, Aversa
e di quelle importanti di Santa Maria di Canali di Amelia,
di Santa Caterina, San Benigno, Santa Margarita, San Gior-
gio, San Bartolomeo, San Salvatore e di alcuni ospedali
dei leprosi di Todi, di Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna (6),
di Santa Maria di Fontevivo in quel di Parma ; nonché
di un piccolo numero di documenti di varie provenienze (7).
(i) V. Margarini, op. cit. II, 289; cf. doc. n. lviii.
(2) Di questi due monasteri ha trattato il Tomassetti, Della Cam-
pagna Romana, in quest'^rc/;n'w, VII, 581-408 sgg.
(3) V. anche Tomassetti, ibid. V, 601-8 sgg.; Kehr, op. cit. II, 180.
(4) V. Margarini, op. cit. pp. 275-6 e 314.
(5) Unita con una bolla del pontefice Eugenio IV del 25 gen-
naio 143S; V, doc. n. xcix.
(6) V. Federici ci procurò un'edizione di questo fondo in Regesta
Chaitarum Italiae, Regesto di S. Apollinare Nuovo, Roma, 1907; però
un'altra quarantina di documenti del medesimo fondo, tralasciati per
inavvertenza, vedranno anch'essi presto la luce.
(7) Come sarebbero le carte dell'ospedale di S. Maria dei Croci-
feri (v. doc. xviii), dei monasteri di S. Maria di Publica in quel di
Camerino (v. doc. xxiii), di S. Pietro di Fiorentino (v. doc. xxvii) e
di S. Maria di Castiono in quel di Parma (v. doc. Lxxx), delle chiese
di S. Lorenzo fuori le mura di Roma (v. doc. ccxl), della cattedrale
di Cartagena (v. doc. ccxlv) e di S. Pietro de Apicio nel Beneven-
tano (v. doc. ccxLiv).., Quanto poi alle carte dei monasteri di Subiaco,
rimando alla mia pubblicazione, in qutsto Archivio (XXXI, loi sgg.).
Documenti Sublacensi.
Le carte del monastero di S. T^aolo 275
Data però l'importanza di alcuni di questi fondi (i) occor-
rerà discorrere di essi separatamente più tardi, facendo pre-
cedere per ognuno opportune note storiche illustrative. Il
resto poi, che riguarda, la maggior parte, il territorio ro-
mano, sarà incluso nella presente raccolta.
Pertanto una riflessione va fatta sulla sede del nostro
archivio: fino al secolo xv essa fu indubitatamente sempre
in San Paolo, però non fu così nei secoli susseguenti al-
lorché le scorrerie, le guerre dell'Agro romano ed anche
l'aria malsana costrinsero i monaci a mutare sovente dimora,
ora a San Clemente di Tivoli, ora a San Crisogono, a Santa
Maria in Cosmedin, a San Saturnino sul Quirinale in Roma
e finalmente a San Callisto in Trastevere. Per queste trasmi-
grazioni, almeno di una parte della comunità dei monaci,
l'archivio dovette subire nuove dispersioni ; tanto che Cor-
nelio Margarini (1593-1-1681) (2), archivista del monastero
e prefetto di tutti i tabularli della congregazione Cassinese,
vide la necessità di dare loro un ordinamento; ed allora fu
che in San Callisto tutto il materiale archivistico fu disposto
secondo la varia natura delle carte, e ogni gruppo di esse
fu segnato con lettere alfabetiche, e numero progressivo;
ma gli atti pubblici furono confusi con quelli privati. Su
ciascun documento il Margarini pose una targhetta cartacea
con una breve notizia del contenuto, che registrò anche in
un Indice. Queste cose durarono fino al 185 1, quando cioè,
per l'occupazione del palazzo di San Callisto, fatta dai sol-
dati francesi, insieme con tutti i libri della biblioteca, que-
ste carte furono da costoro trasportate a San Paolo; ove
conservano ancora l'antica disposizione, in attesa di una
(i) Cioè di quello di Todi, di Fontevivo e di Amelia. Notisi però
che le carte di San Magno di Amelia si trovano nell' archivio di
S. Paolo almeno fin dal secolo xviii, allorché furono trasportate quivi
da quel monastero.
(2) V. M. Armellini, Bibliotheca Benedictino-Casinensis &c., Assisii,
MDCCXxxi, I, 140-2; Palmieri, Spicilegio Vaticano, I, 121 sgg.
276
'B. Trifone
nuova. V Indice suddetto, in otto volumi, oltre la notizia
dei documenti in pergamena, disposta in maniera da faci-
litarne la ricerca, secondo i nomi delle persone, dei luo-
ghi, comprende anche quella dei documenti cartacei, riu-
niti in circa quattrocento volumi, dei quali purtroppo oggi
deploriamo la perdita (i). Di qui l'importanza rara se non
unica di alcune notizie di qucsl'Indicc. Con esso ci è ri-
masto ancora un voluminoso manoscritto del secolo xviii
di autore ignoto, intitolato Codex dipìomaticus basilicae eì
monasterii S. Pauìi col numero 366 di quella collezione,
legato in pelle (2). In esso sono trascritti circa trecento
documenti tra bolle pontificie, diplomi ed atti notevoli ;
comincia col noto precetto di san Gregorio Magno e fi-
nisce con la bolla di Innocenzo X del 17 settembre 1653.
Nonpertanto esso alle volte ci dà documenti di cui non
possediamo più gli originali. Gli fu premesso un indice di
altra mano, diviso in otto parti: i) « Basilicae et monasterii
« S. Pauli »; 2) « Mon. S. Marie de Fonte vivo Parm. dioe-
« cesis » ; 3) « Monialium Tudertinarum « ; 4) « Appen-
« dix ad diplomata mon. et bas. S. Pauli » ; 5) « Mon.
« S. Appollinaris Novi de Ravenna » ; 6) « Monialium
« Amerinarum »; 7) « Hospitalium leprosorum » ; 8) « Mi-
« scellanea ».
Nell'archivio odierno quindi, ad eccezione di un numero
di circa milleseiccntocinquanta carte, di cui se ne son per-
dute più di ducentocinquanta, e i volumi manoscritti indi-
cati, non ci resta altro.
Col Margarini stesso, se non erro, si cominciò l'edi-
zione di una parte del materiale archivistico di cui egli
si servì pel suo Bullarium Casinensc (3). In seguito attin-
(i) V. la mia nota a p. 102 del voi. XXXI di questo Archivio.
(2) Un altro manoscritto di istrumenti dal 1689 al 1699, segnato
n. 295, anche appartenente a quella collezione, fu acquistato non è molto.
(}). Cf. in questa edizione dece. nn. i, iii, vi, xi, xni, xv, xvi,
XVII, XXX, XL, LVllI, LXXII, LXXVII e vili, LXXXIV-V-VI-VII, XCI, XCV-VI,
Le carte del monastero di S. Vaolo 277
sero dal nostro archivio anche il Galletti (i), 1' Affò (2),
il Kehr (3), il Federici (4). Altri invece si contentarono di
trascriverne o transuntarne alcune o darne una breve no-
tizia, come fecero Felice Contelori (5), Pier Luigi Gal-
letti (6), tanto benemeriti in questi studi!, a cui dobbiamo
trascrizioni di documenti oggi smarriti (7), e finalmente
D. Gregorio Palmieri.
Secondo le norme di (\\.\qsi' Archivio serberò 1' ordine
cronologico ai documenti, come più corrispondente allo
svolgimento reale dei fatti; adotterò anche il metodo cono-
sciuto nel transuntare quelli che sono anteriori al 1300;
aggiungerò la notizia dei seguenti fino al 1500 in lingua
latina, più qualche documento per intero secondo l'oppor-
tunità (8). Chiuderà il lavoro la notizia Margariniana dei
documenti che mancano, più un indice dei notai.
San Paolo f. 1. mura.
Basilio Trifone
benedettino cassincfe.
XCIX, CV-VI, CXllI, CXV-VI, CXXVII-VIII, CXXXII-III, CXLIV, CXLVI, CLVIII,
CLXII, CLXXVIII, CLXXXI, CCXXXVI.
(i) Cf. docc. nn. iv, v, vii, viii, xx, xxvi, xxix, xxxiii, lii-iii,
LXIV, XCIII, CXLVI, CLII, CLV.
(2) Lo vedremo trattando dell'edizione delle carte di Fontevivo.
(3) Cf. doc. n. XII.
(4) Vedi la nota precedente, ove si parla delle carte di Ravenna.
(5) V. cod. Vat. Barb. 2468 (XXXIl, 259, olim 2485); cf. Nach-
richten von der Kònigl. Gesellschaft lier Wissenschaften :{ti Gottingen,
a. 1905, p. 86; archivio Vat. misceli, arm. VII, to. 132.
(6) V. codd. Vat. Lat. 7930, 7932, P. II, III, 7952, P. I, 8029,
P. I, II, ed un inventario delle principali carte del nostro archivio
dal 514 al i^oo, oggi in cod. Vat. Lat. 7927, e. 276 sgg. Cf. Nach-
richten &c. Gottingen, a. 1903, pp. 22-24.
(7) V. nell'Appendice.
(8) Come la bolla di Gregorio VII (v. doc. i), quella di Onorio III
(v. doc. XVI), le Consuetudini stabilite per il monastero di S. Paolo
(v. doc. xxiv), nonché un inventario dei beni del monastero di Civita-
castellana (v. doc. XLIV).
278 'B. Trifone
I.
14 marzo 1081.
Gregorio VII prende sotto la sua protezione il mona-
stero di San Paolo e gli conferma tutti i suoi beni e pri-
vilegi.
T. 2. Copia autentica del 30 dicembre 1281 di un'altra copia autentica di Matteo,
scriniario della Chiesa Romana, ratificata da « Consolinus primiccrius iudicum et scriniarius,
«Petrus iudcx, lacobus index filius d. Consolini»; trascritta per o Bonagratias alme Urbis
• illustris prefecti notarius de mandato et auctoritate Ugolini Bondii, iudicis ordinarli, pre-
ti cibus monachorum raon. S. Manni de Amelia. In domo lutii cardinalis de Amelia pre-
« sentibus fr. Bandino Berardi de Amelia, fr. Antonio de Monte Falcone de ord. Predica-
« torura et Petro magistri Ugolini predicti, testibus». Esiste un'altra copia in pergamena
(T. i) del sec. xiv, mutila dalla metà in giù.
Nel verso di T. 2, due note, una del sec. xvii : « Gregorii VII confirmatio bonorum
« omnium sacro mon. S. Pauli concessorum privilegiorum exemptionum »; l'altra del sec.xvi:
«Confirmatio bonorum omnium mon. S. Pauli, facta per Gregorium VII ». In quello di
T. I due note, una del sec. xiv: «hoc cxemplum transumpti facti tempore Gregorii pp.
«de bonis et mobilibus S. Pauli. Sign. Sig. » ; l'altra più recente: «Confirmatio &c. »
come sopra. Che il presente documento si:> interpolato e non del tutto falso come opinano
Pfi.ugk-Harttung (//irr Ilalicum, Stuttgart, 1885, p. 80) e Loewenfei.d (Regista pontifi-
cum Romiinorum, 1885, n. f 5200) ormai è stato detto dal Kkhr (Italia Pontificia, 1, Roma,
p. 168; li, Lalìum, p. 180). E che sia interpolato basterebbe per convincercene la sola in-
serzione di « monasterium de Nepe in Pentomn cum omnibus suis pertincntiis », concesso,
più d'un secolo dopo il pontificato di Gregorio VII, da papa Innocenzo IH, con una bolla
del 2 gennaio 1312, data dal Laterano (v. doc. xv).
Trascrizione: del sec. xvii, in cod. Vat. Barb. 2468, n. 1; e in cod. Vat. arch. misceli,
armad. VII, to. 132, e. i ; del sec. xviii in Codex diplomaticus , e. 6 B sgg. Ediz.: Margarini,
Bullarimn, II, 107, non poco scorretta ; dalla quale attinsero Nicolai, BasJ/iVn d» 5. Pao/o,
p. 44; MiGNE, P. L. CXI.V'III, 722; Coppi, Dissertazioni della pontificia Accademia d'ar-
cheologia, p. 225; «excerpta» Cascioli, Memorie sloriche di Poli, p. 299, n. 4. Per il resto
cf. Kehr, op. cit. I, Roma, p. 168, n. 16, e PapslurkuHden in Rem, 1900, p. 130.
>J< In nomine Domini. Amen. Hoc est exemplum cuiusdam exempli
cuiusdam privilegii cuius tenor talis est. In nomine Domini. Amen.
Ego Matheus sacrosancte R. E. scriniarius perspiciens autenticum pri-
vilegium f. m. domini Gregorii pp. b. Paulo ap. de subscriptis pos-
scssionibus, ecclesiis et aliis rebus indultum, concessum et confirmatum
atque diligenter inspecto in nulla sui parte vitiatum repperiens ad pe-
titionem conventus monachorum mon. S. Pauli de Urbe, auctoritate
subscriptorum iudicum habentium ordinariam potestatem, ipsum in
formam publicam exemplatus sum. Quod quidem tale est. Domino
sancto ac beatissimo magnoque predicatori et magistro gentium in
fide et ventate, Paulo apostolo, Grcgorius indignus servus. Quo-
tienscumque tibi, sancte Paule apostole, vas electionis, aliquid dari
Le carte del monastero di S. 'Vaolo 279
videtur, non nostra concedimus, set tua potius reddimus, vel confir-
mamus. Atque ideo, non immerito transitoria et terrena tribuimus, per
quem adipisci celestia et eterna speramus. Nani quid unquam sine
te nostrum est? Quapropter ego Gregorius episcopus servus eius
omniumque servorum Dei, a remedio anime mee cedo, trado et inrevo-
cabiliter largior omnes oblationes, quecumque a tìdelibus chrisiianis
super altare tuum oblate fuerint, sub quo sacrosanctum corpus tuum
ereditar esse reconditum ; necnon et oblationes confessionis et omnium
altarium tue ecclesie, prò restauratione nionasterii et ipsius ecclesie
et substentatione fratrum ibidem servientium Deo in perpetuum, siculi
a sanctis antecessoribus nostris tibi famulantibus concessum esse co-
gnoscitur. Atque totum gualdum qui vocatur Lapigio in integrum, cuni
ecclesia S. Proculi, sive quibus aliis nuncupatur vocabulis, cultum vel
incultum, et cum omnibus ad suprascriptum gualdum generaliter et
integrum pertinentibus ; et medietatem castelli Ardie, cum rocca sua,
et turre malore, cum omnibus suis pertinentiis; et ecclesiam S. Marie
in Cannella, cum suis pertinentiis; et massam Fusanam, cum om-
nibus suis pertinentiis; et medietatem laci Foliani; et tertiam partem
laci Caprulaci; et castrum Velletrum, cum omnibus suis pertinentiis,
sicut a sanctis pontificibus concessum est; et in Albano cellam S. Ni-
colai, et cellam S. Marie que vocatur Minor, sitam in Palatio, et cum
omnibus ad supradictas cellas pertinentibus; et in Palatio ecclesiam
S. Trinitatis, cum toto eodem Palatio; et massam que vocatur Flo-
riana, vel quibus aliis vocabulis nuncupatur, cum terris, silvis, campis,
pratis, pascuis vel cum omnibus ad suprascriptam massam Florianam
generaliter et integrum pertinentibus. Item, casalem quod vocatur Ca-
stellione, cum casale iuxta se quod vocatur Filioli, cum terris, silvis,
campis, pratis, pascuis vel cum omnibus ad ipsos pertinentibus. Atque
casalem quod vocatur Valoranum, cum vineis suis atque silvis simulque
pratis; et casalem quod vocatur Squezanellum, cum suis pertinentiis;
et medietatem fundi qui vocatur Draconi, cum omnibus suis perti-
nentiis; necnon et castellum quod vocatur Decimum, cum omnibus
suis pertinentiis, sicuti concessum est a Crescentio lìlio Riccardi ve-
natoris. Monasterium quoque Christi martyris Anastasii, cum omnibus
suis pertinentiis, casis, casalibus, vineis, atque cellam vinariam ; An-
tonianum, villam Pertunsam, Bifurcum, et Prinianum, Cassianum, Si-
lonem, Cornelium, Tesolatam, atque Cornelianum, cum omni iure in-
strumentoque suo et cum omnibus ad eam generaliter pertinentibus.
Adicientes etiam buie cessioni hortos duos, positos inler Tyberim et
portas ipsius ecclesie, euntibus ad portam civitatis parte dextra, quos
dividit fluvius Almon, Inter affines horti monasteri! S. Stephani, quod
est monasterium ancillarum Dei, positi ad S. Paulum apostolum. Et
fundum Pisciniani, cum vineis et hortis suis. Simulque terrule que
i8o
^B. Trifone
vocantur Fosse Latronis, posile item iuxta eanidem porticum, euntibus
similiter ad portam parte sinistra, ubi nunc vinee facte sunt; que
terrule coherent ab uno latore possessioni Eugenitis quondam Scola-
stici, et ab alia parte possessioni monasterii S. Eristi. Item et mona-
sterium S. Cosmati situm in valle Tibertina, cum omnibus suis perti-
nentiis ; et ecclesiam S. Pauli apostoli sitam infra civitatem Tibertinam.
Siniulque Ansedonam civitatem, cum pertinentiis suis et portu suo.
Montem qui vocatur Argentarium, cum lacu Catamare, ubi est ecclesia
S. Angeli ; et medietatem castri Orbitelli, cum pertinentiis suis; et
castrum quod vocatur Elsa, cum omnibus suis pertinentiis. Pari modo
lacum prope montem Argentarium, cum piscariis suis, ita ut medietas
piscium, qui ibi capiuntur, reddatur suprascripto monasterio S. Pauli
apostoli. Insuper Casamariam, cum terris et familiis suis, sicut in carte
regis persolvere solita erat, omnia in integrum, sicuti ab imperatoribus
et sanctissimis pontificibus concessa sunt et in perpetuum confirmata.
Etiam portionem de lacu qui vocatur Dulia ; necnon et Cesinam que
ponitur intcr Piretu ; atque vineas, que ponuntur in Simproniano. In-
super et terram iuxta piscariam seu vineas que ponuntur in Cerba-
rola, et alias vineas que ponuntur in Querquetu. Necnon et casale
quod vocatur Visilianum, cum oratorio Sanctorum Ioannis, et Pauli,
cum casis et vineis seu massaritiis et familiis suis et cum omnibus
ad se pertinentibus. Pariterque salinas paria septem in Urbe Vetere, et
alias salinas positas in Abinea paria decem, Item casa, massaritia, cum
mancipiis suis et cum omnibus ei in integrum pertinentibus; et alias
salinas paria duo positas in territorio suprascripto. Insuper ecclesiam
Sancti Angeli in Simproniano, cum oratorio Sancti lohannis posito in
Portu Herculis, omnia iuris proprietatis eiusdem monasterii. Insuper trado
tibi quatuor molas in Albano, et unam in valle Ariccia, cum forma
sua, cum omnibus que tuo iure videtur ibidem habcre. Itemque con-
firmamus tibi doctori gentium monasterium Sancti Sergii, cum omnibus
suis pertinentiis, sitiim in Subura. Et monasterium Sancte Prisca, cum
omnibus suis pertinentiis. Item et ecclesiam Sancti Foce martvris,
que iuris Sancti Anastasii olim fuit. Et ecclesiam Sancti Leonis pp.
positam iuxta monasterium Sancti Andrec ad Clivum Scauri; nec non
€t ecclesiam Sancti Nicolai sitam iuxta formam Claudii. Similiter et
piscariam in flumine Tiberis in Marmorata. Seu omnia que infra Ro-
mana urbe a viris religiosis seu a quibuscumque personis tibi con-
cessa sunt corroboramus. Insuper curtem Sancte Cecilie que vo-
catur de Mega, cum omnibus suis pertinentiis, sitam foris portam
S. Laurentii, hiis finibus tcrminatam: ab uno latere flumen Tibur,
ab alio latere rivus Mege, et per eundem rivum ascendit usque ad
terram S. Lucie de Renati, indeque usque publicam viam, que vo-
Le carte del monastero di S. T^aolo 281
catLir S. Valentini, et sub inde descendit usque in puteum publicum,
et ex eo descendit per formellas usque in suprascriptum flunien Ti-
buris. Fundum vero Paterni, qui similiter situm est foris portam S. Lau-
rentii, cum terris, pantanis, hortis, aquimolis, terris cultis vel incultis
et cum omnibus suis pertinentiis. Itemque confirmamus tibi casale de
Salone, cum castello suo et aquimolis suis. Necnon et aliud casale quod
vocatur Ponte de Nona, Simulque casale quod vocatur Casa Arsicia. Quin
insuper concedimus tibi castellum quod vocatur Longeze, cum omnibus
suis pertinentiis, silvis, campis, pratis, pascuis, arboribus pomiferis, fru-
ctiferis vel inlVuctiferis diversi generis, fontibus, rivis aque perhennis,
edificiis parietinis, cryptis, arenariis et cum aquimolis suis. Simulque
medietatem Castelli Novi, cum suis pertinentiis. Curtemque et massam
S. luliani, cum pantanis et silvis, terris cultis et incultis, sicut anti-
quitus limitata fuit, cum medietate laci Borrani : videlicet a .1. latere
flumen Tiburis, a .11. latere rivus Ose, per eundem rivum usque ad
pontem Sanctarum Digne et Merite, a .111. vero latere ab eodem ponte
per Scilicem usque ad Pilum fractum, et exinde per eandem Scilicem
in rivum Spineti, .iv. vero latere terniinatur per eundem rivum Spi-
neti usque in Scilicinum rivum et per eundem rivum usque in flumen.
Preterea confirmamus tuo venerabili monasterio et corroboramus ca-
stellum Passarani, cum rocca sua et cum omnibus sibi pertinentibus.
Simulque concedimus tibi roccam que vocatur de Guerro, cum om-
nibus suis pertitientiis. Atque medietatem castelli quod vocatur Co-
lupna, cum omnibus suis pertinentiis intus vel foris, cum ecclesia
tota Sancti Salvatoris et alia ecclesia Sancte Dei genitricis Marie po-
sita in Oliveto, atque ecclesia Sancti Laurentii que vocatur Marmorio,
cum omnibus suis pertinentiis, necnon et castellum Sancti Victorini,
cum omnibus que sibi pertinent. Et in civitate Tiburtina monasterium
Sancti Angeli positum in monte qui vocatur Plaiule, roccam quoque
Sancti lohannis qui vocatur Camporacii, cum omnibus suis pertinen-
tiis, poium vero de Numentana, cum omnibus suis ecclesiis atque per-
tinentiis ad Campum Rotundum cum ecclesia Sancte Reparate atque
silvam que vocatur de Sancta Reparata. In Albano fundum Tribuni.
Quin et dor.amus tibi egregie doctori gentium castrum Flaiani, cum
suis pertinentiis intus vel foris. Atque castellum Vaccaricie, cum
omnibus suis pertinentiis. Itemque castrum Morilupo, cum suis perti-
nentiis. Castrum vero Lepronianum, cum omnibus suis pertinentiis.
Tertiam partem civitatis Scapitinate, cum omnibus suis pertinentiis.
Civitatem vero de Colonis, cum omnibus suis pertinentiis. Castrum
quoque Fornielli, cum omnibus suis pertinentiis. Fundumque Mace-
ranum positum iuxta ecclesiam Sancti Cornelii. Monasterium Sancti Be-
nedicti de Nepe positum in Pentoma. Massam que vocatur Ulmetum,
"B, Trifone
positam in territorio Nepcsino. Similiter massani que vocatur Meiana,
posita iuxta Nepesinam civitatcm. Atque laciim qui vocatur lanuia,
Itemque concedimus tibi egregio doctori gentium ecclesiam Sancti Stc-
phani cum castello et burgo suo positum iuxta civitatem Sutrinam,
cum terris seu ortis atque niolendinis, vineis, campis, pratis, pascuis,
arboribus pomiferis, fructiferis vel infructìferis. Necnon et confirmanuis
tibi fundum qui vocatur Lubre, cum vineis et pratis, cum terris senien-
tàriciis, cum pantanis et paludibus suis. Itemque confirmamus tibi he-
reditatem que olim fuit de Guido de Sergi, postea empta a mona-
sterio tuo, quartam scilicet partem Castellionis; sex pedicis terre
sementariciis cum vineis seu pantanis atque pratis, atque cum parte
quarta rivi Octavi; atque ecclesiam Sancti lohannis positam in fundo
qui vocatur Maliano, cum ipso fundo, sicuti a sanctis pontificibus con-
cessum est tibi. Itemque in civitate Hostiensi, ecclesiam Sancte Dei
genitricis Marie domine nostre cum suis pertinentiis. Et uixta mare,
medietatem ecclesie Sancti Laurentii, sitam in territorio Ardiatino.
Atque ecclesiam Salvatoris positam in Decimo. Castellum quoque quod
vocatur Sanctus Paulus in lana. Terram vero de Caneto, que est
foris portam Sancti Pauli, iuxta porticum, quam nunc detinent mo-
nachi Sancti Bonifacii. Atque portam Urbis que vocatur Sancti Pauli,
cum redditu suo. Et molas duas in fluvio Almonis subtus pontem, cum
ecclesia Sancti Andree. Totumque castellum Sancti Pauli quod vocatur
lohannipolim, cum mola iuxta se. Itemque totum castellum, quod vo-
catur Curcurlum, cum curte Sancti Primi. Et castrum quod vocatur
Polis, et castellum quod vocatur Fustinianum. Et castellum quod vocatur
Gallicani, sicuti Theodorus de Rufino olim tibi dedit. Civitatem vero
Patricam, cum omnibus appendiciis et cum tota ecclesia Sancti Lau-
rentii, sicuti beatus Martinus papa concessit nionasterio tuo. Et mon-
tem Porculi. Atque monasterium Sancti Petri de Massa, situm in ter-
ritorio Pelestrino. Itemque concedimus tibi Sanctam Mariani que co-
gnominatur Domine quo vadis, et totam planiciem ante ianuas ipsius
ecclesie, ubi fullones candificant pannos, cum tribus niolendinis, que
ibidem sunt. Et medietatem Circi, cum omnibus criptis, ubi lutea vasa
coquuntur. Et balneum, quod nunc detinet Gregorius de Tusculaija.
Ecclesiam quoque S. Salvatoris in capite pontis S. Marie, cum domo
eius. Et infra Urbem et porticum S. Petri, quinquaginta mansiones.
Atque decem et octo filas salinarum in campo de Saline. Et casale
quod vocatur Falconis totum ex integro usque ad pontem Molli et usque
ad S. Leucium. Et totum Fascanorum, et totum Quintum. Et totani
Galeram, cum colonis et colonabus suis, et omnibus terminibus, sicut
concessum est nionasterio tuo a papa Pascasio predecessore nostro,
exccpta terra parva, que ibi detinet S. Sabas. Ht totam massam Cesa-
Le carie del nioiiaslero di S. \PaoIo 283
nam, cum colonis et colonabus suis, siculi Benedictus Campaninus mo-
nasterio tuo dedit quando effectus est ibidem raonachus. Et totam mas-
sam lulianam cum castello. lulianellum, cum colonis et colonabus suis.
Atque medietatem civitatis Manturane et totius territorii eius, cura co-
lonis et colonabus suis, siculi papa Agapilus dedit monaslerio tuo, qui
et alteram medietatem retinuit in dominio suo. Et medietatem pontis
Veneni. Et duas ecclesias in Colina, iuxta Vaccariciam, cum omnibus
villis suis, idest S. Christina et S. Lucia. Et quatuor massas in Nazano,
et usque ad portam ipsius castelli quod vocatur Nazanum, et usque ad
Casam muratam; quorum nomina hec sunt: Monumentum, Priscianum,
Paramentum, Cascanum, Casavetuli, prope montem Soracti, cum colo-
nis et colonabus suis, que dedit Farulfus comes libi, qui sepultus est in
monasterio tuo. Itemque totum agrum Veranum, ubi ecclesia B. Lau-
rentii martyris sita est, quem Constantinus imperator tibi doctori gen-
tium dedit, tali tenore, ut per singulos annc s redderes trecentos quin-
quaginta soldos. Duo quoque castella, que detinet Raynerius comes
filius Velile, idest mons Pado, et campum Lacum, Grossetum; que
omnia tibi dedit b. m. papa Marinus, cum Elsa malore que vocatur
Crassa. Tandem, quia longum est ire per singula, summatim confir-
niamus et corroboramus tibi tuoque cenobio m perpetuum quicquid
confirmatum et corroboratum tibi constat per antecessorum nostrorum
privilegia, seu quicquid iustum concessum tibi est, et deinceps conce-
detur per quorumlibet hominum scripta. Ab omni etiam iugo seu
ditione cuiuscumque persone pref;itum monasterium hoc privilegio
nostre auctoritatis absolvimus. Decernimus etiam, ut cuncta loca ur-
bana vel rusticana, idest curtes, massas, casalia, vineas, terras diver-
saque predia eulta vel inculta, cum colonis et colonabus, servis et
ancillis, que ab aliquibus fidelibus christianis eidem monasterio con-
cessa sunt, seu etiam que a b. m. octo vidclicet predecessoribus nostris
pontificibus, Gregorio quondam doctore mellifluo, atque Leone IV,
atque Silvestro, et Marino, sive a Leone IX, et Agapito, atque Pa-
scasio, et Alexandro, prefato monasterio per precepti paginas concessa
et confirmata sunt, et etiam que per aliqua munimina vel precepta
antecessorum nostrorum ad eundem pium locum pertinere videntur,
cum magna securitate servitores [tui] loci possideant in perpetuum, ut
nichil omnino de hiis, que a nostris predecessoribus vel ab aliquibus
Deum timentibus inibi concessum est, ullo modo qualibet occasione vel
cupiditatis ingenio, alicuius discretionis titulo, scilicet de hereditatibus
ipsius loci omnino imminuatur, interdicentes per sancte Romane
Scdis, quam vos Deo auctore fundastis, auctoritatem. Statuimus in-
super ut hoc preflitum monasterium nullius alterius ecclesie iurisdictio-
nibus, nisi Romano pontificatui, submittatur. Et ideo omnem cuiuslibet
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 19
284
^. Trifone
ecclesìe sacerdotem in prenominato monasterio et in cunctis eccle-
siis sibi pertinentibus qualibet aiictoritate habere dictionem, pretcr no-
strani Sedis apostolico, prohibenius atque terribiliter sub divini iudicii
abtestatione, nostraque, videlicet, tam Petri coapostoli tui, quamque
tua potestate, mihi, quamvis indigno, tradita, interdicimus ; et nisi a
rectore ipsius tui predicti nionasterii fuerit invitatus, nec missarum
sollempnitatem ibidem quis non presumat celebrare omni modo. Et
ubicumque vel a quocumque episcopo servitores tui voluerint ordinari
ad diversos ecclesiasticos ordines, vel aitarla edificare, sive chrisma
suscipere, liberam habeant facultatem. Concedimus etiam tue sancte
congregationi, ut nullus episcopus audeat quemquam monachorum vel
clcricorum, per diversa loca, ecclesias eidem sacratissimo tuo loco su-
bicctas, excommunicare, vel ad sinodum sine licentia sui prelati pro-
vocare. Preterea concedimus eidem congregationi sacratissimi tui loci
predicti omnibus, qui in perpetuum inibi spiritualiter, secundum re-
gulam scilicet b. Benedicti, monachis tibi servientibus, potestatem eli-
gendi sibi specialem sui rectorem, pari modo conimunique Consilio, ad
laudem Dei et salutem suarum animarum, ex eadem videlicet congre-
gatione si inde Inter eos fuerit inventus qui predictum monasterium
secundum Deum regere possit ; quod si in eodem monasterio non fuerit
inventus ad regimen quisquam specialis vdoneus, quod te cum omni-
bus sanctis iuvante numquam eventurum speramus, tunc successor no-
stcr, una cum specialibus clericis et laycis diversi ordinis, de quocumque
loco potuerit, tibi sancte Paule, duci bonorum fortissimoque predicatori,
summa cum diligentia dignum ministrum ad regendum tibi servientem
eligere procuret. Preterea secundum hoc privilegium nostre aucto-
rilatis, et propter ipsius cenobii tui dcvotionem, quam specialiter re-
tinemus in te maxime predicator veritatis, et propter utilitatem illius
monasterii, quem per omnia comprobavimus, et cotidie comproba-
mus, remittimus et indulgemus tuo monasterio in perpetuum omne
servitium vel exenium, quod antecessoribus nostris et nobis solebat
pcrsolvi, ad consuetudinem ceterorum monasteriorum Romane urbis ;
ita ut nec vinum, nec verrem, nec vaccam, immo nichil omnino vel
intra aut extra Quadragesimam persolvere cogatur, aut faccre aliquid
in Lateranensi servitium palatio, nisi forte voluntarium. Sitque per liane
nostram decretalem paginam cenobium tuum ab omni conditione,
. gravamine vel redditu absolutum atque liberrimum, secundum quod
ipse libertatem tuani, primis tunc apostolis coequans, gloriam tuam
evacuare cogentibus, protestaris dicens : « Non suni liber, non suni apo-
« stolus, plus enini omnibus laboravi». Quod si quisquam temcrarius
parvipendens Dei tremendum iudicium, hoc nostre auctoritatis ac dile-
ctionis et devotionis erga te privilegium vel antiquorum nostrorum
Le carte del monastero di S. 'Paolo 28 =
predecessorum decreta minuerit vel inmutare ad dampnum cenobi!
tui presumserit, omnibus modis quod contra egerit evacuetur, atque
anathematis ultione mulctatus,partem cum luda traditore Christi, nisi
resipuerit, in fine extremi examinis habeat, et per auctoritatem, quam
Deus b. scilicet Petro coapostolo tuo tibique in celo et in terra ligandi
atque solvendi tribuit, sit a consortio omnium fidelium perhenniter ex-
clusus. Insuper et nostro palatio tuoque monasterio centum libras pre-
tiosi auri componere cogatur. Quatinus honor ab omni ecclesia tibi
debitus, divina lavante gratia, in omnibus exhibeatur, et laus Dei omni
tempore in tuo sacratissimo monasterio laudabiliter celebretur.
Scriptum per manus Beniamin notarii sacri palatii in mense martio,
die .X., .un. indictione.
IL
[Sec. XI.]
Rainerio del fu Teuzo dona a Rogata, figlia di Cre-
scenzo, « prò arra » di ciò che le deve Berizo, suo figlio, la
metà del castello di « Baccaricia ».
N. I. Copia semplice del scc. xiii, mancante JcH'actum e del nome di colui che
la trascrisse; ma dall'identità della scrittura di essa con quella del documento n. vii si de-
sume che fu trascritta da Nicola, scriniario della Chiesa Romana. Esiste una seconda copia,
anche semplice (N. 2), di altra mano, quasi contemporanea alla prima.
Rainerius, nobilis vir, olim Theuzi, dono tibi, Rogata, nobilissima
puella, Crescentii, nobilis viri, prò arra, quod tibi debet dare Berizo no-
bili puero, filio meo, de uno castello meo, nomine Baccaricie, la me-
dietate in integrum, cum muris et edificiis suis et cum omnia la me-
dietatem de la pertinentia de predicto castello de la mea iustitia in
appetiatu valientem de argentu libr. num. .e. Obligo me et mais he-
redibus in duplum et melioratum et consimilem locum tibi tuisque he-
redibus. [Nicolaus S. R. E. scriniarius].
III.
[Sec. XI.]
Rogata di Cencio, detta figlia di Crescenzo, fli dona-
zione al monastero di San Paolo della metà del castello di
« Baccaricia » .
N. 4. Copia semplice del sec. xiii, mancante dell'actum, trascritta da Nicola, scri-
niario della Chiesa Romana; vedi la nota al documento precedente. Esiste un'altra copia
semplice (N. ;) della stessa mano che scrisse N. 2.
286
"B. Trifone
Nel verso di N. 4 una nota del sec. xiv : o Girtula quoniodo domina Rogata refutasii
■ castrum Baccariccic videlicet medietatem M ».
Trascrizione: Cotìex diplomalicus, e. 17 b. Ediz. : Margarini, Buììarium, II, 18; as-
segnata erroneamente all'anno 774.
Rogata, nobilissima Cencii, que de Crescentio vocitatur filia, rc-
nuncio et refuto tibi, b, Paule apostole, tuosque successores qui in tuo
monasterio sunt permansuri, in perpetuum dimidium castrum, nomine
Baccaricie, quod mihi pertinet per cartulam donationis a qd. Rainerio
de Theuzo, propter arra de (ìlio suo Belilo et olini viro meo. Pena
auri libr. num. .x. [Nicolaus S. R. E. scriniarius].
IV.
[I099-III8.]
Stefnno, figlio di Tcobnldo di Cencio, nlla presenza del
papa Pasquale II, rinunzia al possesso dei castelli del ter-
ritorio CoUinense che Teobaldo, suo padre, aveva usurpato.
N. 5. G}pia semplice del sec. xiii. Un'altra anche semplice (N. 6) della stessa mano
della prima che è quella che trascrisse N. 2, 3, 7, io, 15.
Nel verso di N. 5 una nota del sec. xjv : o Cartiila quoraodo refutatio facta fuit San-
« cto Paulo de toto castro Baccariccic»; un'altra mano aggiunse : «post sententiam Litam
«ab imperatore Frederico B». Nel verso di N. 6 due note del sec. xiv, una: «Refutatio
«facta monasterio Sancii P.iuli a Cencio et Stefano filiis domini Theobaldi de castro Bac-
0 cariccie et aliorum castrorum » ; l'altra: « Restitiitio domine Rogate facta monasterio
« Sancti Pauli de medietate castri Baccariccie '>.
Ediz. Galletti, Capetto... con varie notizie del castello diruto di Civilucula, Roma,
1756, doc. I, p. 59. Cf. Kehr, Italia Pont. I, 169, n. 17.
Nos Stephanus, Cencius et Stephanus, filii Theobaldi Cencii de
Stephano. Ego Stephanus cum Petro de Rainerio curatore meo, dato
mihi a Leone nomenculatore, iudice sacri palatii, ante presentiam Pa-
scalis pape et Leonis primi defensoris et advocatorum Cencii et Petri,
refutamus, investientes renuntiamus et in perpetuum observare pro-
mittimus tibi b. Paule apost., vas electionis, et per te tuo monasterio,
quod ponitur ad quatuor angulos, ubi tuum corpus onorabiliter re-
quiescit et ubi nunc est Anastasius prior et rector et per te in manum
Pascalis pape tuorumque ser\'itorum in perpetuum, idest : omnia ca-
stella que Theobaldus pater noster per vim tibi abstulit, scilicet ca-
stellum quod vocatur Flaianum cortis et ecclesiis... sicut tu, b. Paule
apostole, detinuisti antequam pater noster tibi abstulisset ; castrum quod
vocatur Baccaricie, Liprinianum, ambas Civitaculas, scilicet civitatem
de Colonis et Strictilianam, in territorio CoUinense, sic reddimus cum
omnibus instrumentis cartarum. Pena .\x. auri libr.
Le carte del monastero di S. T^aolo 287
V.
Laterano, [1099-1118.]
Anastasio, priore di San Paolo, per ordine di papa Pa-
squale II, dà in enfiteusi i castelli di « Flaianum, Baccaricia,
« Liprinianum, Civitella, Strictiniana » a Cencio e Stefano
di Teobaldo.
N. 9. Copia semplice del scc. xm, mancante dell' a e tu m , tras.;ritta da Nicola, scri-
niario della Chiesa Romana; vedi la nota a! doc. n. vii. Una seconda, anche semplice, è
nel vfrso di N. io, di cui parte è della prima mano e parte è della stessa che scriss* i
N. 1, 5. 5. 6, 7, 13.
Ediz. Galletti, Cnpena &c. doc. n, p. 62. Cf. Kehr, Iloìia Poni. I, 169, n. 18.
Anastasius presbiter et monachus, prior mon. S. Pauli, consensu
suscribendorum nionachorum ecclesie nostre, precepto Pascalis pape [II],
in curia Lateranensi presente et laudante, locamus Cencio et Stephano
Theobaldi Gentil filiis, vestrisque filiis filiabusve de legitimo coniugio
natis, explete nominate persone, omnia monasterio integraliter rever-
tatur, castrum Flaiani, Baccaricie, Lipriniani, Civitella, Strictiniana,
posita extra portam B. Petri apost. territorio Collinense; prò eo, quia
vos, presente, laudante papa, refutastis monasterio; onmi anno dare
debetis in festivitate s. Pauli, mense iunio, den. pp. sol. .xxx. Pena
auri lib. .xx. [Nicolaus S, R. E. scriniarius].
VI.
Roma, Laterano, 27 marzo 1 1 30.
L'antipapa Anacleto II conferma al monastero di San
Paolo tutti i suoi beni e privilegi.
T. 3. Copia autentica del 22 ottobre 1398, pel notaio « Anthonius magistri Pauli An-
« geli Romanus », ratificata da 0 lacohus lohannis archipresbiteri ecclesie Ss. Sergii et Bachi
« de regione Montium de Urbe, generalis auditoris causarum curie Francisci episcopi Nolani,
« vicarii generalis prò Bonifacio pp. IX » e dai notai « Nicolaus Anthonii Salomonis, lacobus
«A'e». Manca il sigillo.
Nel verso una nota del sec. xvi: 0 11 30. Transumptum privilegii Anaclcti li in quo
« cnumerantur omnia bona mon. S. Pauli et praecipue fit mentio castrorum Civitcllae et
« Leprignani»; una seconda del sec. xv : « S. Manni de Anieria»; una terza del sec. xvii :
a 1130. Anacleti li antipapae privilegium in quo enumerantur omnia bona mon. S. Pauli
« atque confirmantur u.
Trascrizione: Codex diplomaticus, e. iSssgg. Ediz.: Margarini, Bullarium, II, 139;
MiGNE, P. L. CLXXIX, 692. Cf. Jafké-L. n. 8373; Kehr, Papslurkunden in Rom, p. 120;
Ilalia Poni. 1, 169, n. 19.
288
'B. Trifone
Anacletus [II] episcopus ser. serv. Dei, Anastasio abbati S. Pauli
apostoli et fratribus ibidem servientibus et servituris. '
Petitionibus annuentes, monasterio concedimus et confirmamus
oblationes, quaecumque a fidelibus christianis super ipsius altare maius,
in quo corpus apostolicum requiescit, seu in confessione atque in reliquis
ecclesiae ipsius altaribus oblatae fuerint, quemadmodum a beato pp. Gre-
gorio et ab aliis post eum predecessoribus nostris Romnnis pontificibus,
Sylvestro, Marino, Leone, Stephano, Alexandro, donatione rcgum, li-
beralitate principum concessa noscuntur.
Datum Laterani per manum Saxonis S. R. Ecclesiae presb. car-
dinalis et cancellarii, .vi. kalendas aprilis, indictione .viii., incarnationis
Dominice a. .m.c.xxx., pont. autem d. Anacleti II pp. a. .i.
« Ex apostolicae Sedis administratione » .
VII.
Laterano, [5 aprile 11 39.]
Azzo, abbate di San Paolo, nel concilio Lateranensc,
alla presenza di papa Innocenzo II, si querela contro Ste-
fano di Teobaldo, i nipoti di lui e Ottaviano di Oddone,
per l'occupazione indebita di una chiesa e di alcuni castelli
del monastero.
N. 8. Gipia autentica del sec. xin per « Nicolaus S. R. E. scriniarius, qualiter lohan-
« nes presbiier et yconìmus mon. S. Pauli cava monachis ipsius mon. scilicet Azone presb.,
«Berardo Passarani presb., Gregorio monache et Petro diacono; in presentia senatorum,
« iudicum Carlonis Guiscardi, Kodulfi Rentii, Petri Caraberte, lohannis Saxonis, Rai»
« nerii nepotis lohannis Pauli, Leonis de Benefacta, Gratiani de Tinioso, Nicolai Bucce-
« infuse et iudicum Petri primiceri!, Roberti primi defensoris et Mardonis protoscriniarii, per
« Pctrura Ammattaguerre et loh.innem Parentii advocatos petcbant a Petro de Ponte et a
« Stephano Thcobaldi et Florio fratre suo, et a Cencio Roizi curatore Cencii Stephani Theo-
« baldi filli qui asscrebant se vocatione senatorum ad curiam venisse, silicet has res castruro
« Flaianum, Civitellam, Strictiniani, et Baccaricie et Castrum Novum ... et hii omnes
« interfuerunt lohannes Petri I.conis, Gratianus Ovizionis, lordanus Petri Leonis, Guido
«Leonis Reiaiì, Nicolaus Biliardc, Petrus de Bono, Romanus S. Pauli». Un'altra copia
semplice della solita mano che trascrisse i documenti N. 2, 3, 5, 6, 10, 13, esiste in N. 7.
Nel verso di N. 8, tie note del sec. xiv: « Cartula qualiter dompnus A(o proposuit
« querimoniam de castro Baccariccie C »: la seconda della stessa mano : « Cartula qualiter alia
Il querimonia proposita est de castro Baccariccie D »; la terza : « Oirtula quomodo petitio facta
• fuit illis qui iniuste detinebant castrum Baccariccie E ». Nel vena di N. 7 tre note, due del
sec. Mv: «Querimonia facta a monasterio de Baccariccia advcrsus Stcfanum Thcobaldi et
« Petrum et Theobaldum •; l'altra: «Petitio facta a monasterio Sancti Pauli Petro de . . .
«et Florio fratre suo de castro Baccaricie»; la terza di altra mano più recente: « Con-
« cilium Lateranensc ab Innocentio ... 1139; alterum sub Innocentio 5» anno ia«5 ...».
Trascrizione: Codex diplom. e. 34 a. Ediz. : Gauetti, Caftna, doc. in, p. 65. Cf.
Kehr, Italia Poni. I, 169, n. 20.
Le carte del monastero di S. 'Paolo 289
Azzo monasterii B. Pauli ap. abbas, in concilio Lateranensi, in
ecclesia Salvatoris habito, presidente papa Innocentio et consedentibus
primis... E. R. et conlateralibus episcopis, tribus quoque patriarchis,
Antioceno, Aquilegiensi et G[radensi], et archiepiscopis, episcopis et ab-
batibus, canonicam et legalem feci querimoniam contra Stephanum Theo-
baldi, Theoballum et Petrum nepotes eius, de castro Baccaricie, de
Castello Novo, castro quod dicitur Sorbum et de Numentana contra
Octavianum Oddonis et de castello Sancti Poli in lana et de ecclesia
B. Angeli in Plaiule qui a Tiburtinis iniuste detinentur, ut hec omnia
monasterio nunc iubeat restitui, quia propter Ecclesiani hec amisit.
Vili.
Roma, S. Paolo [11 39-1 145.]
Teoballo, priore e rettore di San Paolo, nella basilica
Ostiense, alla presenza del papa Innocenzo II, rinnova l'i-
stanza dell'abbate Azzo, contro i medesimi usurpatori dei
beni del monastero.
In N. 8. Copia autentica di Nicola scriniario della Chiesa Koniana ; vedi documento
precedente. Altra copia semplice della solita mano in N. 7. Il Kehr {Italia Poni. I, 169,
n. jo) non ha distinta l'istanza di Azzo al Laterano da quella di Teobaldo in San Paolo,
presentate entrambe al pontefice Innocenzo II.
Trascrizione: Codfx dìplom. ce. 24-5. Ediz. Gali etti, Capena, doc. iii, p. 67.
Summe pontifex et pater Innocenti et Petro Urbis prefecto et omni
populo Romano, doctor gentium conqueritur et per monachum Theo-
ballum priorem et rectorem cunctosque suos monachos de his que iniu-
ste detinent iustitiam fieri precatur : primum adversus Stephanum Theo-
baldi et Petrum et Theobaldum nepotes eius querimoniam facit de Bac-
caricia et de Castello Novo et de Tiburtinis qui tenent castrum Sancti
Poli et ecclesiam S. Cosme de Vicovaro et S. Pauli et S. Angeli in
Plaiule; et de Octaviano Oddonis de Numentana qui detinet castrum
Nomentane; et de Baronzinis qui detinent partem in castro Patrica;
et de comite Galene qui detinet castrum Galerie : nunc, pater, apostolo
iubeat restitui, quia propter Ecclesiam hec amisit et quia imperatorum
constitutionibus traditum est per scripturam fieri precepit. Hanc recla-
mationem facta fuit in ecclesia B. Pauli ante presentiam episcoporum
cardinalium et diaconorum cardinalium et iudicum Henrici nomencu-
latoris iudicis, Gregorii arcarii et Petri dativi et causidicorum lohannis
iudicis, Seniorilli, Philippi et Romani de scrin. [Nicolaus S. R. E scri-
niarius].
290
'B. Trifone
IX.
[1158-1193.]
Cencio del fu Stefano di Teobaldo rinunzia, in favore
di Maccabeo, abbate di San Paolo, al possesso di « Bacca-
« ricia ».
N. 12. Copia semplice del sec. xiii dello scrini.irio della Chiesa Romana, Kicola ; vedi
1.1 nota al doc. n. vii. Una seconda, anche semplice (N. ij), della stessa mano.
Nel verso della prima una nota del sec. xiv : « Cartula quomodo rcfutatio facta ftiit
o de raedictate castri Baccariccie Sancto Paulo R ». In quello di N. i; una nota del scc. xiv :
<• Instrumentum quomodo Cencius filius olim Stcphani Thebaldi romani [refutavit] mon.
« S. Pauli medietatem castri Bacc.tr i>, ic ».
Cencius olim Stephani Theobaldi, coram Tholomeo advocato, re-
nuntio tibi Machaoeo abbati monasterii B. Pauli apost. omnem litem
et petitionem, quam coiitra monasterium feci, de tota medietate castri
Baccaricie; eo quod iure transactionis refutas mihi, sicut in mea con-
tinetur cartula, facta per eundem scriniarium; quam refutationem a
me et meis heredibus promitto tibi et mon. rata habere. Pena .iv. libr.
auri. [Nicolaus S. R. E. scriniarius].
X.
[1158-1193.]
Maccabeo, abbate di San Paolo, concede nuovamente in
enfiteusi i castelli del territorio Collinensc a Cencio del fu
Stefano di Teobaldo, fino alla terza generazione.
N. II. Copia semplice del sec. xiii dello scriniario Kicola della Chieda Romana.
Esiste un'altra copia semplice (N. io) di altra mano, conforme ai N. 2, 5, $, 6, 7, 13.
Nel verso di N. 11 una nota del sec. xiv : a Cartula quomodo locatio facta fuit ab
• abbate de medietate castri Baccariccie I».
Machabeus, abbas mon. B. Pauli, corani Tholomeo advocato, lo-
camus Cencio olim Stephani Theobaldi, prò te et filiis tuis legitimis in
tribus generationibus, totam et integram medietatem de castro Bacca-
ricie, cum medietate omnium tenimentorum ac pertinentiis ; excepta
una cripta et uno casalino intus dictum castruni, in quo domum edi-
ficaverimus preposito nostro ut monachus onorifice in ea habitare possit
cum familia sua, et exceptis iuribus et consuetudinibus ecclesiarum quc
nobis reservamus ; co quod tu refutas monasterio .vi. partem castri
Le carte del monastero di S. 'Paolo 291
quod dicitur civitas Strictiniana, ut in nostra continetur cartula facta
per eundem scriniarium, sita in territorio Baccaricie, et omni anno
monasterio detis .iiir. sol. provis. in festo s. Pauli. Si hanc locationem
vendere volueritis, vcndatis pretio .e. sol. prov. ; sed completa vita
tua et tribus generationibus, heredes dabunt monasterio .l. libr. prov.
et nos vel su(jfessores faciemus illis locationem. [\icolaus S. R. E.
scriniarius].
XI.
[l 186- 1 189.]
L' imperatore Enrico VI conferma la sentenza di Fede-
r'co I, suo padre, contro Stefano, Teobaldo suo figlio e i
ncpoti, in favore di Maccabeo, abbate di San Paolo, sopra
i castelli di « Flaianum, Civitella, Structiniana, Castellum
« novum et Vaccaricia » ; nonché quella contro Ottaviano
di Numcntana, sopra « Numentana » .
In T. 8. Inserito nel diplom.i originale dell'imperatore Carlo IV, del Ji marzo 1569
(vedi doc. n. xi.).
Trascrizione: Codex diplomalicus, ce. 40 B e 149 a. Ediz. Margarini, £u//Ar/um Ci».
11, 217, assegnata all'anno 1188.
Henricus VI Romanorum rex augustus, inspectis privilegiis attavi
nostri Henrici III et patris nostri Friderici [I] qui adhuc vivit et
regnat, sententiam quam pater noster tulit prò monasterio S. Pauli,
contra Stephanum, Thebaldum filium et nepotes eius Thebaldum et
Petrum, super castro Flaiano et Civitella, Structiniana et Castèllo Novo
et Vaccaricia, ratam habemus et confirniamus ; similiter sententiam et
ordinationem eiusdem patris nostri latam contra Ottavianum de Nu-
mentana prò iniusta detentione Numentane firmam servari precipimus.
Ad hec volentts monasterium S. Pauli nostre maiestatis gaudere patro-
cinio, Mach^eum abbatem eiusdem mon., in loco qui dicitur ad qua-
tuor angulcs, cum omnibus fratribus suis in protectione suscipimus,
confirmantes eis quecumque illic collata sunt, que etiam in sacris apici-
bus privilegi! patris nostri designata sunt et expressa, .e. libras auri
prò pena; dimidium camere nostre et reliquum passo iniuriam. Testes
lohannes Tuscane civitatis episcopus, Rudolfus imperialis aule protho-
notarius, Petrus alme Urbis prefectus, Conrhadus de Dorniberth, An-
selmus preses Tuscie, Vito Fragenspanem, Henricus Testa marescallus,
Philippus de Bonlanden, Marquardus dapifer, Sirus Papien., Albertus
Ferrarien. regalis curie iudices et alii complures.
292
"B. Trifone
XII.
Roma, San Pietro, 28 febbraio 1196.
Celestino III conferma al monastero di San Benedetto
« sub Pentoma », del territorio Nepesino, i beni ed i pri-
vilegi.
A. I, Originale. La pergamena è tagliata a mezzo dall'alto in b. sso, e solo rimane
ilellà parte sinistra un lembo della testata inferiore. Manca la bolla.
Nel verso una nota del sec. xiv : «De Sancto Benedicto de Nepc cuni omnibus bonis
« ipsius concessum per Cclcstinum pp. » .
Trascrizione: Galletti, cod. Vat. lat. 7932, e. 104; CoAex diplitmaticus, e. 5911.
Ediz. : Kehr, Papsturiunden in Rom, doc. 45, p. 194. Cf. Tomassetti, Della Campagna
Romana, in questo Archivio, V, 601; Japfé-L. n. 17337; PFLLGK-HARTTtNG, Iter, p. 353;
Kehr, Italia Poni. II, 180.
Celestinus [III], episcopus ser. serv. Dei, Gregorio Sancii Georgii
ad Velum aureuni diacono cardinali.
Monasterium Sancii Benedicti sub Pentoma, in territorio Nepesino,
quod ad ius Romane Ecclesie nullo mediante pertinere dignoscitur, [sub
b. Petri et nostra protectione] suscipimus; statuentes ut eius posses-
siones et bona illibata permaneant.
Datum Rome apud Sanctum [Petrum, per manum] C[encii S. Lucie
in Orthea diaconi cardinalis], domni pp. camerarii, .iii. kal. martii,
ind. .xiiii., incarnationis Dominice anno .M.c.xc.v., pont. vero d. Ce-
lestini pp. [Ili an. .v.J.
« Quotiens a nobis ».
XIII.
Ferentino, 13 giugno 1203.
Innocenzo III prende sotto la sua protezione il mona-
stero di San Paolo e gli conferma tutti i suorbeni e pri-
vilegi.
T. i!t. G)pia autentica del 26 novembre 1362, per « Nicotaus Bartholomei Pctricche
«de S. Polo imp. auct. notarius», ratificata da • lohannes episcopus Urbcvetan. ac Scdis
« apostolice in alma Urbe eiusque suburbits et districtu vicarius, Kome in palatiis S. Blasii
« in Gtntusecuto prò tribunali svdens », « iratribus Ceccho de Lombardìs o. s. B. et Raynucio
* de Monte Falcone o. Her. s. Aug. ac Oddone de Viterbio testibus » e dai notai < lo-
« hanncs lohannis de Monasterio derven. clcricus Cathalaun, dioecesis, lohannes dictus
« Hellius de Sorra cler. Cimeraccn. diocc, Guillclmus de Clauliaco cler. Ruthen. dioecesis •.
[Sig.]. Vedi in nota al doc. n. xvi.
Le carte del monastero di S. 'Paolo 293
Trascrizione: cod. Vat. Barb. 2468, 11. 16; cod. Vat. arch. misceli, arni. VII, to, 132,
ce. 16, 72 e 79; Codex dipìom. e. 41; A. Ediz. Margarini, Biillarium, 1, 25 «ex archivio
o Vaticano)); Regeslum Innocenlii 111, e. 66. Cf. Potthast, n. 1935.
Domino sancto . . . doctori Paulo apostolo, Innocentius [III] in-
dignus episcopus ser. serv. Dei. Monasterium ad ius et proprietatem
apostolice Sedis iure pertinens sub b. Petri et nostra protectione su-
scipimus ; statuentes ut ordo monasticus secundum b. Benedicti re-
gulam inviolabiliter observetur, possessiones, quecumque bona mona-
sterium possidet aut poterit adipisci illibata perseverent. In primis
propriis duximus vocabulis exprimenda &c.
Datum Ferentini, per manum lohannis S. R. E. subdiaconi et no-
tarii, idus iunii, indictione .vi., incarn. dominice a. .M.cc.iii., pont.
vero d. Innocentii pp. Ili a. .vi.
«Cum aliqua tibi ».
XIV.
30 gennaio 121 r.
Simeone del fu Fadolfino vende ad Andrea e Giovanni
fratelli due terre poste « ad Forcellense » in Ponzano, un'altra
« in valle montis S. Antimi » e una cripta « in Cesula ».
Senza segnatura. Originale, mancante dell'actum.
In nomine Domini. A. .m.cc.xi., mense ianuarii, die .xxx., indi-
ctione .xiiii. et anno .xiii. pont. Innocenti! Ili pp. Ego Simeon olim
Fadolfini, iure venditionis, ad proprietatem do Andree et lohanni fra-
tribus, unicuique prò medietate, vestrisque heredibus in perpetuum, filii
olim Asproni [. ..] et per lohannem baronem procuratorem investio
terram positam in tribus locis, duo ad Forcellense, in nomine Pongano,
finem unius: a capite et a .1. sunt vie, ab .1. latere Berardus Petri de
Francisco tenet, ab aio Berardus lohannis; finem alterius: a tribus
lateribus est res comunis Ponciani, a .iv. est via ; aliam rem in valle
montis S. Antimi : a capite heredes Simeonis, ab latere heredes lo-
hannis Fadolfini, ab alio latere est res comunis; pretio ,xvi. sol. proven.
sabin. et .vi. sol. quos a vobis accepi. Item, vendo vobis octavam
partem unius cripte positam in Cesula. Sub pena dupli prefati pretii.
Aspro lohannis Gaudis, Berardus lohannis Angeli, Enricus Petri En-
rici, Leonardus lordani testes.
Ego Thomas (M.) Dei gratia S. R. E. et Sabinensis comitatus
iudex et scriniarius, rogatus, hoc instrumentum propria manu scripsi.
294
"B. Trifone
XV.
Roma, Laterano, 2 gennaio 12 12.
Innocenzo III unisce ni monastero di San Paolo quello
di San Benedetto « sub Pentoma » , nel territorio Nepesino.
A. 2. Copia autentica del 28 novembre 1566, pel notaio o Nicolaus Bartholomei Pe-
• tricche de Santo Polo», ratificata dai notai b Antonius Lotii magistri Cccchi de Civitella
o S. Pauli, Garnerius lohannis de Mariulla clericus diocc. Trcviren.» [Sig.].
Nel verso due note del sec. xv, una : n Unio facta de monastcrio S. Bcncdicti de
« Pentoma in territorio Nepesino cum suis bonis et pertinentiis hic nominati^ mon. S. Pauli
«extra Urbera » ; l'altra: a Bulla confirmatoria Innocentii pp. de bonis mon. S. Pauli»;
una terza, del sec. xvii: « 1211. Innocenti! 111. Unio abbatiae S. Benedicti Nepcsini mon.
« S. Pauli de Urbe». Nella testata inferiore del verso v'è un grosso E.
Trascrizione: del Galletti, cod. Vat. Lat. R029, P. I, ce. 6-11; Codex diplom.
ce. 57 A e 60 A. Ediz. Margarini, Bullarium, 11, 242; Galletti, Del Primicerio della
S. Sede..., Roma, 1776, doc. Lxviii, p. ^33; cf. Potthast, n. 4J54; Tomassetti, Della
Camp. Rom. in questo Archivio, V, 608 sgg.
Innocentius [III] episcopus ser. serv. Dei, lohanni abbati et con-
ventui S. Pauli. Monasterium S. Benedicti sub Pentoma, constructum
in territorio Nepesino, quod ad ius Ecclesie Romane nullo mediante
dinoscitur pertinere, sicut in privilegio b. m. Celestini pp. [IIIJ con-
tinetur, vobis duximus concedendum, ut per monachos vestros de cetero
idem monasterium ordinetur; sub b. Petri et nostra protectione susci-
pimus, statuentes ut possessiones ac quecumquc bona illibata perma-
neant.
Datum Laterani, per manum lohannis S, Marie in Cosmedin
diac. cardinalis S. R. E. cancellarii, .iv. nonas ianuarii, indictione .xv,,
incarn. dominice a. .M.cc.xi., pont. vero d. Innocentii pp. Ili a. .xiv.
«Illos Christiana devotio».
XVI.
Roma, S. Pietro, 15 maggio 12 18.
Onorio III prende sotto la sua protezione il monastero
di S. Paolo e gli conferma tutti i suoi beni e privilegi,
« ad exemplar » della bolla di Innocenzo III.
T. 5. Originale. Esistono due copie semplici in pergamena, l'una (T. 6) del sec. xiv,
e l'altra (T. 4) del sec. xv.
Nel verso di T. ^ sono tre note, una del sec. xvi: « tii8. Priviicgiura Honorii pp. Ili,
« spcctat mon«stcrio S. Pauli. Futt transuroptatum » ; l'altre due^del sec. xvii : > 1218,
» mali 15. Gregorii pp. VII confirmatio privilegii mon. S. Pauli • ; « Conlirmatio honorum
Le carie del monastero di S. 'Paolo 295
«omnium sacro mon. S. Pauli conccssorum privilegiorum excmptionum ». Quest'ultima
nota è stata scritta anche nel verso delle altre due pergamene (T. 4, 6).
Trascrizione: cod. Vat. arch. misceli, arm. VII, to. 132, ce. 67-72; Codex diplom.
e. 68 B. Ediz. Margarini, Bullnrium, 1, 31, senza le firme dei c.irdinali. Cf. Potthast,
n. 5794; Pressltti, Regestum Honorii III, I, n. 1335.
Diamo le varianti della bolla di Innocenzo III (v. doc. xiii).
Domino sancto meritoque beato predicatori precipuo egregioque
doctori Paulo apostolo, Honorius indignus episcopus servus servorum
Dei, reverentie votum, cum devotione perenni. Cum aliqua tibi, bea-
tissime Paule, vas elcctionis et gratie predicator, per privilegii pagi-
nam conferre videmur, non nostra concedimus, scd tua potius confir-
mamus ; quia bona omnia, que habemus, tuis (a) intervenientibus meritis, a
Patre luminum, a quo est omne datum optimum et omne donum per-
fectum, nos accepisse fatemur; ideoque magis tua reputamus esse, quam
nostra ; et utinam ita nostra sint tua, ut tua quoque sint nostra ; qua-
tinus qui tuum officium exequendum suscepimus, ad tuum ctiam susci-
piamur consortium obtinendum. Sacratissimum itaque monasterium, in
quo tuum venerabile corpus, celebri memoria, requiescit, ad ius et
proprietatem apostolice Sedis iure pertinens speciali, ad exemplar fel.
ree. Innocentii pp. Ili, sub beati PetriC') et nostra protectione suscipimus,
et presentis scripti privilegio communimus. In primis siquidem statucn-
tes, ut ordo monasticus, qui secundum Deum, et beati Benedicti regu-
lam in eodem loco institutus esse dignoscitur, perpetuis ibidem tem-
poribus inviolabiliter observetur. Preterea quascumque possessiones,
quecumque bona idem monasterium in presentiarum rationabiliter pos-
sidet aut in futurum concessione pontificum, largitione regum vel prin-
cipum, oblatione fidelium seu aliis iustis niodis, prestante Domino, po-
terìt adipisci, firma semper et illibata eidem monasterio perseverent.
In quibus hec propriis duximus vocabulis exprimenda. Lócum ipsum
in quo prefatum monasterium situm est, et burgum eiusdem, cum
mola, et aliis possessionibus adiacentibus («^X Oblationes tam maioris
altaris quam contessionis ipsius et aliorum altarium. Sanctum Menna-
tem cum terris et vineis ab utraque parte vie Silicine, usque ad pontem
Pissinnanum (A). Centum montes, cum vineis et pratis iuxta cenobium
memoratum. Floranum (=), cum suis pertinentiis. Trifusam, cum suis
pertinentiis. Turrem Ioannis de Petro, cum suis pertinentiis, que antiquo
nomine appellatur Draconi. Mandram, cum ecclesia, et aliis suis per-
tinentiis. Ecclesiam Sancti Proculi, cum gualdo Lapigio, et ScinazelloCO,
et aliis suis pertinentiis. Ardeam cum rocca sua et turre maiori et
ecclesiis suis et aliis pertinentiis. Patricam, cum ecclesiis et pertinen-
(a) vestris (b) Agg. coapostoli tui (e) adiacentibus] et reddilibus (J) Pasiu-
naiium (e) Filoranum (f) Scnzanello
296
"B. Trifone
tiis. In Hostiense civitate ecclesiam Sancte Dei genitricis Marie. Salì-
narum paria septem in Urbe Vetere, et deceni paria posila in Abinea,
et paria duo posita in eodem territorio, cum casa massaritia suisque
mancipiis. Castrum Decimi, cum ecclesiis suis, et fila salinarum in
Campo Maiori et apud Hostiam. Item monasterium Sancti Clementis
cum villa sua. Castrum Fusumgnanum (»), cum suis pertinentiis. Pos-
sessiones in civitate Velletri, cum ecclesia Sancte Marie ac cellulis
suis. Turreni positam in TerenzennelloC^') Lucembrucae, cum (0 suis
pertinentiis. Possessiones in Aricia, cum vineis, ortis et tenimentis et
molis. In Albano cellam Sancti Nicolay et cellam Sancte Marie Mi-
noris et totum Palatium cum suis ecclesiis et pertinentiis. Castellionem,
cum suis pertinentiis. Tertiam partem laci Caprulaci. Vileranum et
Casam novam, cum suis pertinentiis. Castrum Ose. Castrum Longi-
tie. Sanctum lulianum. Sanctum Victorinum. Corcurulum. Medieta-
tem laci Borani. Passaranum et Montem Porculum, cum omnibus ad
predicta castra pertinentibus. Ecclesiam Sancti Laurentii sub Colum-
pna, et ecclesiam Sancte Marie in Oliveto, cum omnibus ecclesiis supra-
scriptorum castrorum intus et extra. Casam in Anagnia, cum omnibus
possessionibus, prefato monasterio ibidem collatis. Sextam partem in
castellari de Fustignano in civitate Tiburtina. Ecclesiam Sancte Aga-
thes et molas duas in Cornute, et unam in Vesta, et unam in forma
ad Portam obscuram, et vineas, oliveta et alias possessiones. Mon-
tem Albanum, cum omnibus tenimentis ipsius. Podium Sancti Sixti,
castrum Numentanum, et Sanctum Primum, et alias ecclesias, et cri-
ptam Marozam (A), cum omnibus ad suprascnpta castra vel loca perti-
nentibus. Item MarccUinum, et Podium Cariben., Montemfavalem, et
castrum Sancti Poli, cum omnibus ad prescripta castra pertinentibus.
Monasterium Sancte Marie montis Dominici, cum suis ecclesiis et
pertinentiis. In Marsia, erenium Sancte Marie montis Arinensis, cum
cellulis suis, tenimentis et omnibus pertinentiis. Ecclesiam Sancti Gre-
gorii de Subione, cum pertinentiis suis. Sanctam Mariani in Casis, cum
girata idest piscaria in Fucino. Sanctum Leonardum supra in Cartora,
cum cellulis, villis et molis et aliis pertinentiis. In Amiterno hospitale
de Caphas. In solo Sabinensi quartam partem castri Pozi. In civitate
Itcrampnensi ecclesiam Sancti Petri Recani, et ecclesiam Sancti Lau-
rentii. Ad pedeni Cese hospitale apostolorum lacobi et Bartholomei.
In civitate Tudertina monasterium Sancte Margarite, cum suis perti-
nentiis. Apud Strunconem ecclesiam Sancti Antimi, cum omnibus pos-
sessionibus, que fuerunt Guidonis de Sancto Antimo. In comitatu Nar-
nicnsi medietateni castri S.incti Urbani. Apud AmeliamCej hospitale
n
(.1} Iii<iiinn.->inini (b) Tcrrczcnclld (e) cimi] et (d) Marozi.-im (e) Amcriam
Le carte del monastero di S. 'Paolo 297
Sancti lacobi de Recidere. Ecclesiam Sancii Magni in Ponte, et eccle-
siam Sancti Cataldi prope castrum Torani, cum eorum pertinentiis. In
civitate Castellana domos (») et possessiones, que fuerunt Raynaldi
Guideruldi, cum ecclesiis Sancti Eutichii d^) intus, et Sancti Ioannis
extra. Ecclesiam Sancti Stephani, cum castello et burgo suo iuxta civi-
tatem Sutrinam, cum omnibus pertinentiis et utilitatibus suis. Castrum
Sancte Severe, cum ecclesia et pertinentiis suis. Monasterium S. Bene-
di cti Nepesini positura in Pentoma et massam que vocatur Ulmetum
et massam que vocatur Maiana positas in territorio Nepesino et quic-
quid habet a ponte Nepesino usque ad Montem Rosulum, et lacum
qui vocatur lanula. Castrum Vaccaricie (>:), cum ecclesia Sancte Cri-
stine et aliis ecclesiis et pertinentiis suis. Castrum Lepriniani, cum suis
ecclesiis et pertinentiis. Flaianum, cum suis pertinentiis. Civitatem
Colorum, cum suis ecclesiis et pertinentiis. Civitatem Stertinianam,
cum ecclesia Sancti Ioannis et lacu et suis pertinentiis. In episcopatu
Narniensi ecclesiam Sancti Nicolay de Monte Masclario. Castrum Ra-
iani, cum suis pertinentiis, et Castellum Novum, et castrum Formelli.
(J) Ecclesiam Sattcti Benigni, cum pertinentiis suis, hospitale de Raio, cum
pertinentiis suis, ecclesiam Sancti Angeli de Scholca, cum pertinentiis
suis. Medietatem totius fundi Valerani, cum medietate turris et castel-
lari! et omnibus pertinentiis suis. Ecclesiam Sancti Leonis de Lepri-
niano, cum suis pertinentiis. Castrum, quod vocatur Morlupum, cum
suis pertinentiis. Ecclesiam Sancti Laurentii extra castrum Civitelle,
cum suis pertinentiis. Rome ecclesiam Sancti Nicolay de Forma, eccle-
siam Sancti Sergii in Sebura, piscarias in flumine, in loco qui dicitur
Marmorata. anditum, donnicam, et postam, et alias in eodem flumine
subtus Romani. Pensiones et ortos et omnia que intra Urbem et extra
idem monasterium noscitur obtinere. Ad hec libertates, et immuni-
tates eidem monasterio a predecessoribus nostris indultas, rationabiles
quoque consuetudines hactenus observatas auctoritate apostolica confìr-
mamus. Statuimus insuper, ut prefatum monasterium nulli prorsus in
aliquo, nisi Romano tantum pontifici, sit subiectum, nec ibi aliquis,
preter eum, quamlibet iurisditionem exerceat, aut aliquam vendicet
potestatem. Abbati vero ipsius venerabilis loci, presentis privilegi!
auctoritate concedimus, ut, ad honorem et laudem Altissimi, cum mitra
et anulo, sandaliis, tunica et dalmatica missarum sollempnia prò tue
celebret reverentia sanctitatis, et astanti (0 clero ac populo benedicat ;
ita quidem, ut si per manus Romani pontificis in sacerdotem fuerit
ordinatus, super maius altare licentiam habeat celebrandi ; consecra-
(a) doraus (b) Euticii (e) Baccaricie (d) Dm. Ecclesiam S. Benigni &c. fino
a castrum Civitelle cum suis pertinentiis (e) istanti
298
'B. Trifone
tiones autem altariuni, et ordinationes monachoruni, qui ad sacros
ordines fuerint promovendi, a quocumque maluerint abbas et monachi
eiusdem cenobii, catholico dumtaxat episcopo, apostolica freti aucto-
ritate suscipiant; quas sine difficultate ac pravitate precipimus exhi-
beri ; minores autem ordines monachis suis idem abbas, dummodo sit
presbyier, de nostra poterit indulgentia, cum necesse fuerit, exhiberc;
cui benedicendi etiam indumenta, que ad usum altaris in eodem mo-
nasterio fuerint necessaria, concedimus potestatem. Interdicimus quoque
presenti decreto, ut nuUus omnino, sine speciali mandato Romani pon-
tifìcis, in abbatem, et monachos eiusdem cenobii, et in eo commo-
rantes(*), suspensionis vel excommunicationis sententiam promulgare(''),
vel eos ad synodum vocare presumat; sed neque clericos, presertim
oblatos, in illis ecclesiis permanentes, in quibus non ad episcopos, sed
ad ipsum abbatem inslitutio et destitutio ac correctio dinoscitur per-
tinere. Quod si quisquam in eos huiusmodi sententias promulgaret,
illas decernimus irritas et inanes. Obeunte vero eiusdem loci abbate,
nullus ibi qualibet astutia seu violentia preponatur; nisi quem fratres
communi consensu, vel fratrum pars maior, consilii saftioris, secundum
Dei timorem et b. Benedicti regulam de ipsa congregatione, si tamen
in ea per examinationem Romani pontificis reperiatur idoneus, duxerint
eligendum. Si vero, quod absit, in eodem monasterio non possit quis-
quam idoneus reperiri, tunc Romanus pontifex de alia congregatione
prefato monasterio personam idoneam preficiat in abbatem. Preterea
felicis recordationis Gregorii pp. predecessoris nostri vestigiis inhe-
rentes, remittimus monasterio memorato debitum vini, verris et vacce,
quod antiquis temporibus predecessoribus nostris consueverat exhiberi;
salvis gratuitis obsequiis et consuetis exeniis, que in festo Nativi-
tatis et Resurrectionis dominice apostolica Sedi debent annuatim
impendi. Liceat quoque abbati et conventui monasterii memorati fra-
trum suorum testimoniis in propriis causis uti, sive civilem, sive cri-
niinalem contineant questionem; ne prò defectu testium ius eorum
valeat deperire. Clericos etiam, sive laicos liberos et absolutos e seculo
fugientes, licite ad conversionem recipiant, et eos absque aliqua con-
tradictione retentcnt (0. Cum autem generale fuerit interdictum, Hci-
tum sit eisdem ubicumque manentibus, exclusis excommunicatis et inter-
dictis, soppressa voce, non pulsatis campanis, divina officia celebrare.
Ceterum, cum idem monasterium speciale membrum apostolice Sedis
et propria Romani pontificis sedes existat, statuimus et sanccimus, ut
sjcut centra Romanam Ecclesiam non nisi centenaria currit prescri-
ptio, secundum constitutiones canonicas et Icgitimas sanctiones, ita
(a) ubicumque moraiitcs (b) provulgarc (e) re'incunt
Le carte del monastero di S. 'Paolo 299
quoque prefato nionasterio minoris temporis prescriptio non obsistat.
Sepulturam quoque ipsius loci [liberam esse decer]ninius, ut eoruni
devotioni et extreme voluntati, qui se illic sepeliri deliberaverint, nisi
forte exconimunicati vel interdicti sint, nuUus obsistat; salva tamen
iustitia illarum ecclesiarum a quibus assumpta fuerint corpora mortuo-
runi. Decernimus ergo, ut nulli omnino hominum lice[at prejfatum
monasterium temere perturbare, aut eius possessiones auferre, vel ablatas
retinere, niinuere (■''), seu quibuslibet vexationibus fatigare ; sed omnia
integra conserventur eorum, prò quorum gubernatione ac sustenta-
tione concessa sunt, usibus omnimodis profutura. Salva Sedis [apostolice
aujctoritate, ac in parrochialibus ecclesiis diocesanorum episcoporum
iustitia consueta, illis exceptis, in quibus plenum ius idem monaste-
rium hactenus dinoscitur habuisse. Si qua igitur in futurum eccle-
siastica secularisve persona hanc nostre constitutionis paginam [sciens,
contra eam] venire temptaverit, secundo tertiove commonita, nisi
reatum saum congrua satisfactione correxerit, potestatis honorisque sui
dignitate careat, reamque se divino iudicio existere de perpetrata ini-
quitate cognoscat, et a sacratissimo corpore ac sanguine Dei et domini
redemptoris nostri lesu Christi aliena fiat atque in extremo examine
districte ultioni subiaceat. Cunctis aulcni eidem loco sua iura servan-
tibus sit pax domini nostri lesu Christi ; quatinus et hic (b) fructum
bone actionis percipiant et apud districtum iudicem premia eterne
pacis inveniant. Amen. Amen. Amen.
[Rota] Ego Honorius catholice Ecclesie episcopus ss. [Bene valete]
►p Ego Nicliohius Tusculanus episcopus ss.
y^ Ego Guido Prenestinus episcopus ss.
i^ Ego Petrus Sabinensis episcopus ss.
>ì< Ego Leo tit. Sanct? Crucis in Iherusalem presb. card. ss.
>^ Ego Petrus Sanct? Pudentian? tit. Pastoris presb. card. ss.
>J< Ego Robertus tit. Sancti Stephani in Celio monte presb. card. ss.
y^ Ego Stephanus basilica Duodecim Apostolorum presb. card. ss.
^ Ego Gregorius tit. Sancte Anastasi? presb. card. ss.
^ Ego Thomas tit. Sanct? Sabin? presb. card. ss.
►ì< Ego [Guido tit. S. Nicolai in] carcere Tulliano diac. card. ss.
^ Ego Octavia[nus tit. Sanctorum Ser]gii et Bachi diac. card. ss.
^ E^o Gregorius Saijcti Theodori diac. card. ss.
^ Ego Rainerius Sanct? Mari? in Cosmidin diac. card. ss.
^ Ego Romanus Sancti Angeli diac. card. ss.
)^ Ego Stephanus Sancti Adriani diac. card. ss.
►J< Ego Alcbrandinus Sancti Eustachii diac. card. ss.
^ Ego Egidius Sanctorum Cosm? et Damiani diac. card. ss.
(a) minime (b) hoc
Archivio delta R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 20
500
"B. Trifone
Datuni Rom? apud Sanctuni Petrmii, per manum Rayneri sanct? Ro-
man? Ecclesi? vicecancellarii, idibus mail, indictione .vn',, incarna-
tionis dominic? anno .m'^cc''xviii''., pontificatus vero donni Honorii
pp. Ili anno .11°. [Sig.]
XVII.
Viterbo, 26 febbraio 1256.
Gregorio IX conferma al monastero di San Paolo il
« privilegium confirmationis » di Innocenzo III e di Ono-
rio III.
T. 7. Copia autentica del 3 agosto 1551, pel notaio o Paulus Angeli de Civitclhi
«ad instantiam G[uilielmi] abbatis S. Palili», ratificata dal vescovo di Ncpi Giacomo e dai
notai « Franciscus qd. lohannis Litolli, Nicolaiis qd. Pctri, Nicolaus Philippi Francotii ».
Manca il sigillo.
Nel verso, una nota del sec. xvii: « 1236. Grcgorii IX confirmationes omnium bo-
« norum prout in bulla Honorii III»; un'altra del sec. xv: « Brivleio de liberationc mo-
« nasterii ».
Trascrizione: cod. Vat. arch. misceli, arm. VII, to. 132, e. 36; cod. V.it. Barberin.
2468, n. 36; Cedex diplont. e. 86 A. Ediz. Margariki, Bullarium Cass. I, 35; cf. Por-
THAST, n. 10104.
Domino sancto meritoque b. predicatori precipuo egregioque do-
ctori Paulo apostolo. Gregorius [IX] episcopus ser. serv. Dei. Mona-
sterium S. Pauli ad exemplar Innocentii pp. [Ili] et Honorii pp. [Ili] sub
protectione suscipimus ; statuentes ut ordo monasticus secundum b. Be-
nedicti regulam perpetuis temporibus inviolabiliter observetur; posses-
siones et bona illibata perseverent et libertates ac immunitates indultas
confirmamus.
Datum Viterbii per manum magistri Guilielmi S. R. E. vicecancel-
larii, .V. kalendas martii, indictione .vini., incarnationis dominice
a. .M.cc.xxxvi., pont. vero Gregorii Villi pp. a. .ix.
i'Cum aliqua tibi ».
XVIII.
Roma, Laterano, i6 febbraio 1256.
Alessandro IV raccomanda che siano benignamente rice-
vuti i fratelli dell* ospedale di S. Maria dei Crociferi, ovun-
que essi si presentano per l'annua questua e sia usato loro
ogni riguardo.
%
Le carte del monastero di S. Taolo 301
M. 2. Copia autentica del 23 maggio 1312, per « Francus Dentarlli de Martha imp.
« auct. notarius, in presentia lohannis de Castellione vicarii Ubcrti episcopi Bononiensis »,
ratificata dai notai « Bctinus Angelini de S. Petro, Thomas Pctri Tranchedi, presentibus
« Gratiadeo qd. luliani Cambii, Thomasino Angelini de S. Petro testibus».
Nel verso una nota del sec. xv : « Alexander . Privilegium . Bulle Alexandri transum-
«ptum»; due altre del sec. xvi : « Transumptum bulle Alexandri ad t;iv. fratribus Cruci-
« t'crorum. lura diversa »; « Privilegia tria misi ad . . . Monticelorum . . . Privilegium Cre-
ai gorii Villi, Privilegium Urbani ... cuiusdam bullae pp. lohannis de indulgentiis . Od-
« doni , , . Bcncdictum ... ».
Trascrizione: Codex diplont. e. 3 A, attribuita erroneamente ad .Messandro II.
Alexander [IV] episcopus ser. serv. Dei, archiepiscopis, episcopis,
abbatibus . . . Cum fratribus hospitalis S. Marie ordinis Cruciferorum
fuerit a f. r. Gregorio et Innocentio predecessoribus nostris indultum
et a nobis confirniatum, maiidamus qualinus cum fratres ipsi ad loca
vestra prò elemosiiiis accesserint colligendis, benigne recipientes et
honoste tractantes, ipsos in ecclesiis amonere populuni et elemosinas
libere querere permictatis, que semel in anno fiunt ; ne occasione illa-
runi elemosine pauperum Christi depercant et impediantur opera pie-
tatis. lura eorum defendere ac manuteneri curetis ; literas et personas,
que se domui eorum in sanitate vel infìrmitate reddiderint, recipi per-
mictatis; nullo modo a fratribus vel aliis prò sepultura quicquam exi-
gere vel accipere, nisi quod spontanea decedentium libcralitas vel pa-
rentum devotio vobis contulerit, attemptetis; absque uUo pretio sepe-
liatis corpora mortuorum; ne ab eis decimas exigere presumatis;
oratoria dedicare ac cimiteria benedicere procuretis; fratres hospitalis
S. Marie qui crucem et habitum deponentes, contumaces et rebelles
moneatis et conipellatis ut habitum resumentes in obedientiam perse-
verent et balivas sive alia officia nullo modo detinere presumant. Qui-
cumque fratribus subvenerit ei septimam partem penitentie relaxamus.
Datum Laterani .xiiii. kal. martii, pont. n. a. .li.
«Cum dilectis riliis».
XIX.
[Prima del 9 novembre 1259].
Esame testimoniale per la compra di « Reianum » .
X. I. Copia semplice del sec. xiii.
Nel verso una nota del sec. xvii : « Examinatio te&tiura prò emptione Riani ».
V. Galletti, Capena, doc. iv, p. 70, il quale riporta l'esame di altri due testimoni :
« lohannes Pandulfi de Civitelluncula vaxallus &c. », e o frater lohannes prepositus castri
« Civitellunculi monachus monasteri! S. Pauli iuratus&c. ». 11 Galletti assegna quest'esame
alla metà del sec. xiii, perchè la compra del « castrum Reiani » fu fatta dal monastero
nell'anno 1259 (vedi ibidem doc. seguente).
302
'B, Trifone
Angelus lacobi vassallus monasterii, iuratus et interrogatus, si
emptio porcionis castri Reiani contingentis lacobum de Veczosis et
ceteros fratres suos consobrinos prò .iv, milibus et .d. libr. proven. sit
utilis monasterio Saiicti Pauli ; respondit quod sic.
Item, interrogatus quam utilitateni consequatur monasteriuni ex
emptione predicta: dixit quod castrum Reiani est clavis tocius Colline
et monasterium consequatur plenius dominium sine guerra et contem-
ptione . . .
Raynaldus de Pandentia habitator castri Reiani vassallus mona-
sterii Sancti Pauli, iuratus et interrogatus &c. . . .
Nicolaus Gottifridi hab. castri Reiani vassallus &c. Bernardus miles
de Civitella vaxallus &c. lacobus de castro Flaiani vaxallus &c. Saxo
Tancredi de Flaiano vaxallus &c. T. Archipresbiter de Flaiano &c.
Johannes Petri Malleni de Civitella vaxallus &;c. Petrus Io. Bacarze
vaxallus &c. Andreas de Dono de Civitella vaxallus &c. ludex Johan-
nes Gregorii de castro Civitella vaxallus &c.
XX.
Riano, 9 novembre 1259.
Presa di possesso di una parte dei castelli « Reiani et
« Montis Falci », venduti al monastero di S. Paolo dalle
famiglie de Veczosis e de Pezutis.
X. 2. Originale.
Nel verso una nota del sec. xv : « Apprehcnsio posscssionis partis castri Reiani et
«Montis Falci vendite munasterio S. Pauli a d. de Pezutis, 3 novemhris 1268».
Ediz. Galletti, Capena, p. 70 in nota.
i^ In nomine Domini. A. .m.cc.lviiii., indictione ,ili., mense novem-
bris, die .vini. Saxo iudicis Tancredi procurator constitutus a lacobo de
Capito de Veczosis et a Retro, lohanne, lacobo, et Angelo, germanis
fratribus, filiis qd. lohannis Pezuti et a Petro et Andrea fratribus,
filiis ohm Simii de Veczosis et a Theodora matre et tutrice lannucii,
Mabilie et Angele qd. dicti Simii ad faciendum investimentum de rebus
venditis a dictis personis F[ederico] abbati monasterii S. Pauli et Petro
de Podio Peiroscino, et magistro Angelo lacobi Oddonis iudicis de
Tineosis, de parte eorum castri Reiani et sui lenimenti et Montis
Falci et eius lenimenti ut de ipsa venditione apparcl instrumentum
scriptum per me; investivit Petrum monachum de ipsis rebus venditis
ad opus et utilitatem monasterii et una cum lohanne de Civitella eidem
monache turrim et demos et palacia et munitienes dicti castri Reiani
Le carte del monastero di S. Paolo 303
et turrim et cassagium Mentis Falci. Testes presbiter Cinthius S. Leo-
nis de Lepriniano, Rainallus Rainalli Gentilis Mentis Nigri, Berardus
Bartholomei Mentis Nigri, Petrus Bartholomei de Reiano, Blasius Rai-
nonis, Angelus Tadei et Angelus lohannis castellani. Nicolaus bulla-
rius sacri Romani imperii scriniarius scripsi.
XXI.
[1241-1259].
Berardo, economo di S. Paolo, nell' interesse del suo
monastero, alla presenza di giudici, delegati dal papa [In-
nocenzo IV?], fa istanza affinchè sia restituita quella parte
del « castrum Vaccarici*; » che i fratelli dell' ospedale di
S. Basilio avevano indebitamente usurpato. Segue il pro-
cesso. ,
N. 17. Copia autentica dello scriniario Gregorio, del sec. mii. La trascrizione del
processo è di due mani differenti, contemporanee alla prima. La pergamena è in tre parti
cucite insieme.
Nel vfrso v' ha un brano dello stesso processo. Una nota del sec. xiv • ■• """ rr.ihantc
" ab convcntu ».
Forma libelli talis est. In nomine Domini. Ego presbiter Berar-
dus iconomus mon. S. Pauli prò monasterio Deo et vobis C. Sancte
Marie in Cosmidin et L. Sancii Angeli canonici, a domino papa iu-
dices delegati, de priore et preceptore et conventu et fratribus hospi-
talis S. Basilii et de fratre G. iconomo, nomine eius et ipsorum qui
detinent et reddere contradicunt quartam partem castelli Baccaricie
cum munitionibus et edificiis et hominibus et possessionibus, que dictum
hospitale in partibus tenet et qd. comitissa T. tenuit; dicto monasterio
pertinente, iure dominii vel quasi; inter hos fines: ab .i. latere tenet
lordanus de Ponte et monasterium S. Pauli, ab alio Stephanus Simone
et ab alio flumen Tiberis; unde peto dictam quartam partem pre-
dicti castri cum hominibus, iurisdictione ac districtu suo a dicto priore
et preceptore hospitalis et fratre G. iconomo mihi aut monasterio
restituì. Exemplatum per Gregorium scriniarium.
304 *B. Trifone
XXII.
Anagni, 8 giugno 1260.
Alessandro IV conferma a Federico, rettore della chiesa
di S. Nicola « in Monte», della diocesi di Narni, la colla-
zione di detta chiesa, fatta dall'abbate di S. Paolo.
G. 2. Originale, mancante della bolla.
Nel verso cinque note, una del sec. xm : a) « B. domini pp. scriptor»; b) del scc. xiv
« provisio cuiusdam ecclesie S. Nicolai de Monte . . . »; e) del sec. xiv : «bulla collationis
« S. Nicolai de Narnia » ; d) del sec. xv: « Idus lunii Alexandri anno sexto pp. 4. Con
« firmatio collationis facte per abbatem S. Pauli de ecclesia S. Nicolai in Monte Narnien
« diocesis » ; e) del sec. xvii : o Confirniatio collationis bencficii S. Nicolai in Monte dioec
« Narnien. facta in pcrsonam d. Federici a raonastcrio S. Pauli per Alexandrura pp. 4 »
Trascrizione: Galletti, cod. Vat. Lat. 8029, P. I, ce. 15 e 17; Codex diplom. e. 103 k
Alexander [IVj episcopus ser. serv. Dei, Frederico, rectori ec-
clesia S. Nicolai in Monte, Namiensis diocesis.
Cum abbas et conventus mon. S. Pauli de Urbe ecclesiani Sancti
Nicolai in Monte cum pertinentiis suis vacantem tibi duxerint cano-
nice conferendam; quod factum est ratum habentes, confirmamus.
Datum Anagnie, .vi. idus iunii, pont. n. an. ,vi.
« Cum a nobis petitur » .
XXIII.
Viterbo, i agosto 1278.
Nicola III prende sotto la sua protezione il monastero
di S. Maria « de Publica » della diocesi di Camerino e gli
conferma tutti i beni e privilegi.
M. }. Originale, mancante della bolla.
Trascrizione: Codex diplom. e. 119*.
Nicolaus [III] episcopus ser. serv. Dei, abbati monasteri! de Pu-
blica eiusque fratribus.
Vestris postulationibus annuimus et monasterium S. Marie de Pu-
blica, Camerin. diocesis, sub b. Patri et nostra protectione suscipimus,
statuentes ut ordo monasticus secundum b. Benedicti regulam obser-
vetur; possessiones ac bona illibata pemianeant; locum ipsum in quo
monasterium situm est, cum pertinentiis, heremum S. Marcelli in
Monte; heremum Ss. Benedicti et Nicolai; S. Eusebii de Franqucleto,
S. Martini de Colleleiano, S. Pauli iuxta Serrani et S. Salvatoris de
4
Le carte del monastero di S. 'Taolo 305
Terra ecclesias ; S. Angeli de Fenestricis, S. Cassiani in Colle, S. Apo-
lenaris iuxta Flastrellam, S. Gregorii de Gurgiano et S. Petri ecclesias;
in dioc. Firmana S. Rufìni super Terraclum, S. Laurentii de Mo-
glano, S. Grisocconi de Monte Claro, S. Marie de Gerrulo et S. Co-
lumbe de Moglano ecclesias; S. Marie de Nucillan. et S. Martini de
Strigiano ecclesias; S. Mathei de Monte Luponis, S. Marie de Boleiano,
S. Petri de Cassano et S. Marie de Monterione ecclesias; castrum q.
vos. Balsum, villas que publica, Cesa, S. Eusebius et lunipereta vul-
gariter appellantur; mansos, piscarias, silvas et redditus quos habetis in
villa q. voc. Bolonia et in niontibus ville ipsius; molendina in fluinine
Tende, terras et possessiones in territorio castrorum Baisi, Brunfortis
et Villepublice cum omnibus libertatibus et immunitatibus suis.
[Rota] Ego Nicolaus catholice Ecclesie episcopus ss. [Bene valete]
\^ Ego Guidonius Tusculanus episc. ss.
y^ Ego fr. Bencevenga Albanens. episc. ss.
>J< Ego Ancherus tit. S. Praxedis presb. card. ss.
►5< Ego Guillelmus tit. S. Marci presb. card. ss.
>Jh Ego Gerardus basilice XII Apostolorum presb. card. ss.
^ Ego lacobus S. Marie in Cosmydin diac. card. ss.
>J< Ego Gottofridus S. Georgii ad Veluni aureum diac. card. ss.
kJ< Ego Matheus S. Marie in Porticu diac. card. ss.
KP Ego lordanus S. Eustachii diac. card. ss.
Datum Viterbii per manum magistri Petri de Mediolano S. R. E.
vicecancellarii, kalendis augusti, indictione .vi., incarn. dominice
a. .M.cc.LXXViii., pont. vero dom. Nicolai pp. Ili a. .1.
«Religiosam vitam eligentibus ».
XXIV.
[5 dicembre 1287].
Costituzioni del monastero di S. Paolo.
L. 3. Copia autentica del sec. xiv, per « Gregorius Petri Rogerii S. R. E. notarius»,
ratificata con firme originali dai canonici di Santa Maria in Trastevere « ^ Andreas de
li Felicibus, Romane fraternitatis rector, iji Presb. Bartholomeus de Pappa^uris, ijf Romanus
« Cinchi Petri de Paparescis, iji Petrus Oddonis de Roffreddo», da «^ Pricessus Petri Fe-
« licis de Felicibus» e dal notaio « tj lohannes Angeli Gregorii». Manca il sigillo.
Nel verso una nota del sec. xv : « Reformatio informis monasteri! et monachoruni
« S. Pauli»; un'altra coeva : «1287, nonis decembris. Per Gregorium Rogerii. Decreta...
oraon. S. Pauli»; una terza posteriore: <i Statuta mon. S. Pauli 12871». La pergamena
in più parti è danneggiata.
Trascrizione: Codex diplom. e. 145 sgg.
5o6
"B. Trifone
Hoc est exemplum quarumdani constitutionum et licterarum papa-
lium, quarum constitutionum et licterarum papalium tenor talis est. In
nomine Domini. Amen. Bone rei dare consilium etiam presentis vite
habetur subsidium, et eterne remunerationis premium merito expecta-
tur. Cum igitur sanctissimus pater dominus Honorius papa IV nobis
Peregrmo Ovetensi et Paparono Spoletano Dei gratia episcopis com-
miserit visitationis correctionem tam in capite, quam in membris in
monasterio Sancti Pauli extra muros Urbis, nos circa executionem
mandati nobis facti, cuius tenor inferius continetur, quantum possu-
mus pro\ide intendentes, statuinius et ordinamus, quod sacrista dicti
monasterii Sancti Pauli in omnibus horis tam noctuinis quam diurnis,
quando cum lamine dici legi non poterit, candelas prò luminaribus in
choro dare teneatur. Item, statuimus et ordinamus, quod omni die in
companatico ponantur et expendantur prò unaquaque persona mona-
chorum quatuor denarii provisini, in diebus vero fcstivis fiat eis sicut
est consuetum, excepto quod illi, qui infirmi fuerint, procurentur per
infirmarium de bonis infirmarle; et novitii et conversi ipsius mona-
sterii de companatico cum aliis monachis cquam recipiant portionem.
Item, statuimus et ordinamus, quod undecim libre provisin. expendantur
annuatim prò vestimentis uniuscuiusque monachorum, et quod una
certa die panni eiusdem coloris et valoris prò omnibus monachis clau-
stralibus habeantur ; et quod brachium pannorum, qui ementur prò mo-
nachis, non excedat pretium decem solidorum, et quod usque ad illam
quantitatem expendantur; et quod vestes monachorum iuxta modum
anticum in monasterio fiant et parentur; et quod nullus monachus
vadat extra monasterium ad faciendum vestes, sed decanus adiunctis
sibi duobus vel tribus de monachis ad emendum pannos vadat, eosque
ad monasterium faciat deportari ; et quod nullus obedientiarius vestes
sibi faciat alterius coloris aut de panno maioris pretii quam sint panni
quibus claustrales monachi induuntur; qui vero contrarium fecerit ab
administratione removeatur; et cum nove vestes dabuntur monachis,
veieres, quas deponunt, si consuete sunt dari, pauperibus dentur; sin
autem decanus cum abbatis Consilio eas distribuat inter ipsos mona-
chos secundum quod eos magis viderit indigere. Si forte eas vendi
contingat, decanus predictus pretium quod exhinde habuerit ipsis mo-
nachis in conventu notificet et exponat, et illa pecunia expendatur in
necessitatibus monachorum. Item, statuimus et ordinamus, quod pe-
cunia que consuevìt dari prò medicinis recipiatur sicut est consuetum,
et provideatur de ea iuxta modum antiquum illis solis qui recipient
medicinam, si quid vero residuum fuerit quod expensum non fuerit
in medicinis, per decanum distribuatur in minutis necessitatibus mo-
nachorum; et hoc idem fiat de iussis. Item, statuimus et ordinamus.
^
Le carte del monastero di S. 'Paolo 307
quod sive valor pecunie que hiis temporibus currit augeatur, sive
diminuatur, sive ipsa pecunia mutetur in alteram, semper tantum quan-
tum valeret moderno tempore in companatico, vestibus et aliis que
debent dari ipsis monachis, expendatur. Item, statuimus, quod cum in-
firmarla vacaverit seu infirmarium non habuerit, abbas cum Consilio
conventus personam ydoneam et discretam de ipso monasterio ponat
qui redditus, fructus et iura infirmane percipiat, ac in necessitatibus
infirmorum monachorum expendat, qui discrete officium exerceat eius;
et si forte de fructibus possessionum, seu reddituum qui ipsi infirma-
rle ordinati existunt, aliquid supererit, quod illud in aumentum seu
utilitatem ipsius infirmarle seu reddituum eiusdem, vel alias utilitates
monasterii, si infirmarla non indiguerit, convertatur; et quod abbas
illud vel aliud de infirmarla diminuere non possit, nec sibi aliquatenus
retinere, aut convertere in alios usus. Licitum sit tamen ipsi abbati
corrigere et emendare infirmarium et eius facta quando visum fuerit
expedire; et si infirmarius aliquas possessiones seu redditus emere vo-
luerit prò ipsa infirmarla, hoc, habito Consilio abbatis et conventus,
faciat, quod si contrarium fecerit, prò non facto habeatur, nec possit
habere vigorcm; infirmarius vero, qui est et qui prò tempore fuerit,
bis in anno in conventu, presente abbate seu vicario eius, de receptis
et expensis rationem reddere teneatur, possit tamen ab eodem exigi
ratio, quotiens et quandocumque abbati et conventui visum fuerit expe-
dire. Item, quod panni sive vestes monachorum decedentium in infir-
maria remaneant infirmarlo, danda et distribuenda per ipsum infirma-
rium monacho vel monachis infirmis, qui magis indigere videbuntur . . .
abbatis nihil recipiant de infirmaria, nec etiam ipse idem abbas. Item,
[statuimus,] quod cellerarius Sancti Pauli, qui est et qui prò tempore
fuerit, prò companatico det denarios. Ugna, oleum, lardum, cicera, sai,
piper, crocum et alia necessaria et solita quolibet sabbato per totani
septimanam ... ; quod si non fecerit, quandocumque defecerit, illa die
ieiunet in pane et aqua, et si ieiunare noluerit, sit administratione
[privatus, nec possit ìmpo]sterum ad illud officium reassumi, nec abbas
in hoc valeat dispensare. Item, statuimus, quod tot conversi ad ordi-
nem recipiantur, quot servire possint in coquina, et quod nullus alius, si
fieri possit, serviat in ipsa coquina, sed solummodo conversi, et quod
conversi faciant refectorium et serviant secunde mense. Item, statuimus
et ordinamus, quod in refectorio ponantur duo vasa, in quibus ponan-
tur residua pulmenti et vini que levantur de mensa monachorum
danda pauperibus, que vasa non occupentur prò aliqua necessitate, sed
solum ad officium nempe de mense residuum dimittantur. Item, sta-
tuimus, quod altararius det in Sabbato sancto tobalhias bonas, et con-
venientes prò mensa monachorum, sicut est solitum et consuetum
308
*£. Trifone
quod si non fecerit, ipso facto sit administratione privatus, nec iteruni
assumatur, nec abbas in hoc valeat dispensare. Itcni, statuimus, quod
omnes monachi obedientiarii et castellani, si fieri possit sine magno
dampno administrationum, revertantur ad monasterium moraturi in
claustro; quod si non possit esse sine magno detrimento, in admini-
strationibus remaneant, ita quod duo et duo sint vel plures, si comode
fieri potest; verumtamen sive in administratione qualibct sit unus, duo
vel plures, annuatim ab ipsis administrationibus removeantur, et alii
de claustro, qui ad hoc ydoneiores inventi fuerint, per obedientias ordi-
nentur ad annum solum in ipsis administrationibus moraturi, quo finito,
dimissis obedientn's et administrationibus, revertantur ad claustrum, et
aliis personis ydoneis ad annum solum, ut supra diximus, administra-
tiones huiusmodi committantur. Cum vero in administrationibus fuerint,
si sint duo vel plures, omnes sub uno conclavi seu in una camera
dormiant, et inter lectos medium nullum existat, et hoc sub pena
suspensionis et interdicti per ipsum abbatem, cum fuerit, seu per de-
canum et monachos ipsius conventus vacante monasterio observari
precipimus et iubemus. Item, statuimus et ordinamus, quod vacante
monasterio abbate, omnes monachi obediant illi decano qui moriente
abbate in officio decanatus inventus fuerit non impediat, quominus
[dictus decanus propri]um officium valeat libere exercere; et qui con-
trarium fecerit aut facienti consenserit ipso facto excomunicationem
incurrat. Item, quod mortuo abbate seu ammoto a regimine abbatie,
bona, que remanebunt et invenienlur in camera seu domo abbatis,
qualiacumque sint, ab ipsis decano et conventu, facto ab eis primo
inventario . . . conserventur, donec ipsi monasterio de abbate provi-
deatur, et eidem abbati integre restituantur. Si vero aliquis de ipsis
monachis claustralibus, obedientiariis aut aliis quibuscumque quicquam
de predictis bonis rapuerit, diripuerit, consumserit aut furatus fuerit,
rapienti, diripienti, consumenti, furantive consenserit ope[ramque suam
contulejrit, ipso facto sententiam excomunicationis incurrat. Permittimus
tamen vestes persone abbatis, excepto lecto, quem in infirmaria prò
infirmis remanere iubemus, in elemosinani pauperibus dentur. Sigil-
lum vero abbatis mortui incontancnti frangatur, nec aliquid cum eo
sigillent ; quod si contrarium fecerint, eandem penani [incurrant . . . ero]
vicarii, ofHciales seu obedientiarii aut quamlibet administrationem ha-
bentes in ipso monasterio vel extra, vacante monasterio abbate, decano
et conventui de omnibus reddant rationem temporibus quibus consue-
vit fieri monasterio non vacante ; quod si non fecerint, decanus possit
eos ammovere, permutare ab administratione et excommunicare, si ratio-
nem integram et fructus non redderent sibi et conventui terminis as-
signatis aut assignandis; et quod ipsi obedientiarii, si rcs aut bona
Le carte del monastero di S. 'Paolo 309
obediehtie vastaverint, diripuerint aut furati fuerint vcl fidelem ratio-
nem non reddiderint, ab ipsis administrationibus removeantur, nunquam,
sine licentia Romani pontificis, in ipso monasterio administrationem
habituri. Decanus vero et conventus ipsius monasterii friictus et red-
ditus, quos perceperint de possessionibus, castris, ecclesiis et quibus-
cumque aliis bonis ipsius monasterii, usque in adventum futuri abbatis
diligenter custodiant et conservent, nec pietantias aut expensas aliquas
sibi maiores faciant nisi secundum eum modum qui servatur eis vi-
vente abbate; quod si consumpserint et male custodierint, ipso facto
sententiam excomunicationis incurrant ; gallinas tamen, lepores, capreo-
los, porcos silvestres, capretos et carnes huiusmodi possint comedere,
quando eis dabuntur; domos et alias officinas, si necessitas imniineat,
possint reparare. Item, statuimus et ordinamus, quod si quis monachus
vel conversus inventus fuerit coniurator aut conspirator contra habba-
tem aut quemcumque monachum, quod in carcere ipsius monasterii
per duos annos detineatur, primo anno de pane et aqua, secundo de
pane et vino et leguminibus seu oleribus [ad suste]ntationem solum-
niodo habiturus, nisi ilio tempore, propter periculum mortis aut nimiam
exinanitionem persone, abbati, qui prò tempore fuerit, seu decano, va-
cante monasterio abbate, visum fuerit in totum vel in parte miseri-
corditer dispensandum, in quo casu de niaiori substeptamento aut
fortiori secundum discretioneni mandamus provider! eidem. Finitis
vero predictis duobus annis de carcere extrahatur, et, si visum fuerit,
eiciatur de monasterio et ad aliud monasterium eiusdem ordinis trans-
mittatur; quod si non inveniatur monasterium quod eum recipcre velit,
in monasterio Sancti Pauli remaneat vocem in capitulo nec admini-
strationem aliquam ullo tempore in ipso monasterio habiturus, ultimus
in choro, ultimus in refectorio loto tempore quo vixerit sedem seu
locum suum habiturus ; et per duos annos sequentes ieiunans in pane
et aqua, sexta feria disciplinam in capitulo, secundum magnitudinem
commissi criminis, diebus singulis recepturus. Item. statuimus, quod
abbas, vel decanus nullum monachum vel conversum in carcere ponat
vel gravem penam infligat, nisi culpa notoria fuerit aut manifesta, vel
is qui puniendus fuerit legitime confexus fuerit vel convictus; qui vero
contrarium fecerit ipso facto sententiam excomunicationis incurrat.
Item, statuimus, quod monachi, qui propter culpas suas incarcerari
debuerint in carcere monasterii, penis talibus deputato incarcerentur,
et extra monasterium incarcerandi non mittantur, et hoc sub pena
excomunicationis, quam ipso facto abbatem incurrere volumus, si con-
trarium fecerit, precipimus observari. Quicumque vero ipsum carcerem
ruperit aut incarceratum preter abbatis licentiam extraxerit, rumpi
carcerem aut incarcerato volenti fugere consilium, auxilium dederit,
3IO
"B, Trifone
ipso facto excomunicationem incurrat. Iteni, statuinius et ordinamus,
quod abbas Sancii Palili quicumque fuerit sigillum conventus non
habeat nec teneat aut retineat, set conventus ipsum sigillum custodiat
et custodiri faciat per certas personas, secundum quod antiquitus est
consuetum. Item, statuimus, quod illi qui custodient sigillum conventus
vel quicumque alius sigillo ipsius conventus non sigillet aliquo modo
sine scientia et consensu conventus; quod si fecerit, sit ipso facto exco-
municatus. Item, statuimus et ordinamus, quod semper in ipso mo-
nasterio Sancii Pauli continue habeatur et teneatur aliquis magister
religiosus vel secularis, qui monachis, qui invenientur ydonei in ipso
monasterio ad proficiendum, gramaticam legat, et quod eidem magistro
m necessariis per abbatem decenter provideatur. Item, statuimus, quod
nulla mulier aliquam domum seu officinam monachorum vel abbatis
ingrediatur. Item, statuimus, quod abbas cum consensu vel sine con-
senso conventus non possit constituere seu dare aliquam pensionem
annuam seu certas mensuras grani vel ordei vel vini aut quantitatem
pecunie annuatim solvendam seu solvendas alicui persone; quod si
fecerit, et abbas ipso facto sit excomunicatus, et monachi qui consen-
serint sententiam excomunicationis incurrant ; in hoc tamen non inten-
dimus abbati interdicere seu conventui,quin ab olim constitutas pensiones
non solvant ipsis dumtaxat personis quibus ex antiqua consuetudine,
constitutione seu promissione solitum est hoc solvi, quibus morientibus,
illa seu consimiles pensiones nulli dentur seu constituantur. Item, quod
si quis monachus dixerit, vel revelaverit aliquid prò utilitate mona-
sterii seu prò honestate personarum aut prò correctione, sive tangat
personam abbatis vel cuiuscumque alterius, quod abbas patienter eum
audiat nec ipsum impediat excomunicando, interdicendo, suspendendo
et per obedientiam precipiendo vel quocumque alio modo quominus
possit et valeat dicere quod sibi videbitur fore dicendum impe-
dir! fecerit quoquo modo, ipso facto excomunicationem incurrat. Item,
statuimus, quod abbas Sancti Pauli per se vel per alium de vita et
statu cuiuslibet obedientiarii quolibet anno in loco obedientie eorum . . .
facere teneatur. Item, statuimus, quod quandocumque abbas Sancti
Pauli aut aliquis eius mandato de bonis aut ratione honorum
receperit pecuniam vel aliud usque ad valorem duarum marcharum ar-
genti, hoc conventui in capitulo notificet et exponat : quod si non
fecerit, sententiam suspensionis et interdicti incurrat. Item, statuimus
et ordinamus, quod quandocumque abbatem Sancti Pauli transferri
contingerit ad aliam ecclesiam seu abbatiam equos et quodcum-
que mobile sive ornamenta ecclesie, libri vel alia priori et conventui
in ipso capitulo assignare et resignare teneatur; quod si non fecerit
integre, [ipso facto excomunicationem] incurrat; et conventus ipse ali-
Le carte del monastero di S. 'Paolo ?ii
quid eidem abbati de monasterio recedenti translatione vel alio modo
de bonis predictis Item, statuimus et ordinamus, et abbati, qui
nunc est et qui prò tempore fuerit, in periculo anime sue precipimus
et mandamus, quod quamdiu licteratos viros illitteratos sive
ydiotas ad ordinem won admittat ; laycos vero Item, statuimus
et ordinamus quod predicta statata seu ordinationes inserantur iuxta
regulam dicti ordinis in bona regulis et ordinationibus ipsius
monasterii recipiantur et exponantur per abbatem, vel alium monachum
ydopnum deputandum ab ipso. Et nos ... in virtute sancte obedien-
tie ab omnibus monachis, abbate et decano dicti monasterii, obe-
dientiariis nec non et oblatis qui sunt in ipso monasterio et qui
sub pena excomunicationis quam in hiis scriptis ferimus inhi-
bentes ncc quis predicta comburere aut quoquo modo destruere,
abscondere vel furari aut permictere vel consentire quod aliquo modo
perdantur aut destruantur; quod si faciente aut consentiente
huius excomunicationis sententie volumus subiacere. Tenor vero man-
dati nobis ab apostolica Sede directi Peregrino Ovetensi et
Raparono Spoletano cpiscopis. Datum Rome apud Sanctam Sabi-
nam . . . pont. Honorii pp. IV a. .il. « Inter cetera sollicitudinum studia ».
Bernardus de Lanzela clericus civitatis Agennensis auct. apost. et
inip. notarius scripsi et publicavi,
XXV.
Roma, S. Maria Maggiore, 29 novembre 1291.
Nicolò IV concede indulgenze per la chiesa di S. An-
drea di Ponzano in alcune festività dell'anno.
G. I. Originale, manc.intc della bolla.
Kul verso due note del scc. xvii : a) « Indulgcntia pp. Nicolai prò ecclesia S. Andrent.
«Ponzarli. Alicnationes » ; b) «Nicolai pp. indulg. » come la prima.
Trascrizione : Codex diplom. e. l66 b. Cf. Langi.ois, Regestum Nicolas IV, n. 6252.
Nicolaus [IV] episcopus ser. serv. Dei, omnibus fidelibus vere peni-
tentibuset confessis, qui ecclesiam mon. S. Andree de Ponzano O. S. B.
Castellan. diocesis visitaverint annuatim in Assumptionis b. Marie
virg. ac. ss. Andree apost. et Benedicti abbatis festivitatibus et per
octo dies sequentes, necnon in tertia feria post festum Resurrectionis
Domini ac in anniversario die dedicationis ecclesie, tres annos et tres
quadragenas relaxamus.
Datum Rome apud S. Mariani Maiorem .ni. kalendas decembris,
pont. n. a. .iv.
« Vite perennis gloria » .
312
"B. Trifone
XXVI.
[1288-1292].
Nicolò IV conferma ai monasteri uniti di S. Andrea « in
« Flumine » e di S. Silvestro del Soratte i loro beni e pri-
vilegi, e li mette sotto la sua protezione.
S. 6. Copia semplice del sec. xiv, senza il datuni e la nota cronologica.
Nel verso, una nota del sec. xvii: «Nicolai pp. IV, confirniatio honorum S. Andrcae
«in Flumine et S. Silvestri in Monte Soractea.
Trascrizione: Codex diplom. e. 160 n. Ediz. Galletti, i)«/Pr«miVmo &c. doc. Lxxiv,
p. 347; cf. ToMASSETTi, Della Campagna Romana, in questo ^rci«i70, VH, 416; Potthast,
n. 23945 ; Langlois, Regeslum Nicolai IV, n. 7650.
Nicolaus [IV] episcopus ser. serv. Dei, abbati S. Andree in Flu-
mine et S. Silvestri de monte Syracto monasteriorum, quorum unum
dependet ab alio, eiusque fratribus.
Monasteria, que ad Romanam Ecclesiam nullo pertinent mediante,
sub b. Peiri et nostra protectione suscipimus ; statuentes ut ordo monasti-
cus secundum b. Benedicti regulam observetur et possessiones ac bona
illibata permaneant.
«Religiosam vitam eligentibus ».
XXVII.
S. Pietro di Fiorentino, 27 febbraio 1297.
Sinibaldo (abbate ?) di S. Pietro di Florentillo, col con-
senso dei monaci di detto monastero, affitta, lino alla terza
generazione, un tenimento in Morlupo, « in vocabulo Man-
« zano » , a Nicola di Giacomo.
M. 4. Originale.
Nel verso due note del sec. xiv : a) «... Petri de Flor[cntill(i] . .
«mento Morlupi >; una terza del sec. xvi: » lura diversa».
•; b)
>J< Anno Domini .m.cc.lxxxxvii., indictione .xi., tempore Boni-
fatii pp. Vili, die .xxvii. februarii. Synibaldus [abbas ?] mon. S. Petri
de Flor[enti]llo cum consensu Henrici de Spoleto prioris dicti mona-
sterii et conventus filii Petri lacobi, Corradi Uberthi, Gilii lacobi,
Massey lacobi, Angeli Guasterii, Massey de Cascia, Berardi Petri, Bar-
tholomey Udurisìi monacorum eiusdem mon. dcdit et concessit Ni-
Le carte del monastero di S. Taolo 313
colao lacobi Canis de Murlupo usque ad tertiani generationem in
emphyteusim unum tenimentum in territorio Murlupi in vocabulo Man-
zano iuxta possessiones Liprignani et Civitucule, Gentilem Bertelli,
bona ecclesie S. Marie, et ecclesie S, lanis de Murlupo ; reservato ipsi
monasterio ecclesia S. Marie de Manzano cum casalenis, vignali et ca-
napina : pretio .XXV. libr. provisonorum ; pena .e. libras provisinorum.
Actuni in palatio monasterii, presentibus Pandolfo lohannis archi-
presbitero de Morlupo, Eugenio Berardi de eodem loco, Grappo de
Abbatia, Iannuc<;olo Petri de Leprignano et Benvenuto de Manzano.
[S. T.] Nicolaus lorii auct. imp. notarius.
(Coiitimia).
La dominazione pontificia nel Matrimonio
NEGLI ULTIMI VENTI ANNI
DEL PERIODO AVI G NON E SE
Continuaz. e fine, vedi voi. XXXI, p. 121.
APPENDICE.
I.
1563, maggio 23.
Urbano V scrive agli officiali del Patrimonio e della
Campania e Marittima che non usurpino i diritti e le giu-
risdizioni dei Romani.
Reg. Vatic. 11. 2Ó1, e. 31 b.
DiL filiis Patrimonii b. Petri in Tuscia ac Campanie et Maritime
provinciarum rectoribus et aliis officialibus prò nobis et Romana Ec-
clesia. Et si cunctos Christifideles, quorum omnium curam divina fa-
vente clementia suscepimus, cupiamus abstinere a vetitis, et sic ununi-
quemque propriis bonis et iuribus contentari, quod centra preceptum
dominicum rem non desideret, minus quia occupet, alienam, offìciales
tamen nostros tanto potius ab alieni iuris occupatione et cunctorum
offensis volumus abstinere, quanto eis convenit in eorum officiis mo-
destiores se reddere et etiam iustiores. Sane admodum displicenter
audivimus, quod aliqui vestrum dilectos filios populum singularesque
cives Romanos offendere, ac eorum iura et iurisdictiones, quod non
possumus credere, occupare presumunt ; ex quo, si veritatem contineat,
eo fortius perturbamur, quo ipsos populum tamquam peculiares filios
magis diligimus, eorumque quietem et statum pacificum, qui ad Dei
laudem et principum apostolorum aliorumque sanctorum, quorum in
Urbe corpora requiescunt, venerationem, salutemque totius populi Chri-
stian! redundare dinoscitur, ardentius affectamus. Volentes igitur in
Archivio della R. Società romana di storia patiia. Voi. XXXI. 21
3i6
oM. cantone Ili
hac parte de oportuno remedio providere, vobis per apostolica scripta
distriate precipiendo mandamus, quatenus ab iniuriis, offensis et usur-
pationibus et occupationibus bonoruni et iurium populi ac civium pre-
dictorum abstinentes omnino, si qua ex eisdem bonis ac iuribus for-
sitan occupastis, illa plenarie restituere ac relaxare curetis, alioquin illi
qui ex vobis in hac parte nostrum non curaverint adimplere manda-
tum nostrani indignationem et punitionem poterunt merito formidare.
Ad hec pacem et quietem diete Urbis, quam auctor pacis benigne
respiciens, fugatis intestinarum discordiarum fiuctuationibus, ex quibus
Urbs predicta ad naufragii periculum ducebatur, reddidit sua pietate
tranquillam, intendentes apostolicis presidiis confovere, volumus vo-
bisque districte iniungimus, quod prò conservatione ac defensione diete
pacis eisdem populo fidelibus consiliis promptisque favoribus assistatis.
Dat. Avin. .x. kal. iun. a. primo.
IL
1369, agosto 23.
Patti e convenzioni fra gli officiali del Patrimonio e Si-
meotto Orsini.
Keg. Avenion. Urb. V, XXI, 579 b sgg.
Ad futuram rei memoriam. Hiis que prò sedandis scandalis et
rcmovendis periculis presertim subditorum Romane Ecclesie provide
facta sunt libenter robur adicimus apostolice fìrmitatis. Sane oblata
nobis prò parte dilectorum filiorum nobilium virorum Nicolai de Ur-
sinis comitis Nolani rectoris, et Angeli Tavernini militis Viterbiensis
thesaurarii provincie Patrimonii b. Petri in Tuscia petitio continebat,
quod ipsi nuper habentes in hac parte per nostras litteras plenariam
facultatem quedam pacta et conventiones cum dilecto filio nobili viro
Simeotto quondam Ursi de Ursinis domicello Romano tunc rebelli Ro-
mane Ecclesie nostro et Ecd. prefate nomine fecerunt, que ad obvian-
dum scandalis et periculis subditorum diete Eccl. et prò ipsius statu
utilia reputarunt, deindeque de nostro speciali mandato eidem comiti
facto oraculo vive vocis quoddam capitulum dictorum pactorum cor-
rexerunt et reformaverunt. Quarc nobis humiliter supplicarunt, qua-
tenus eisdem conventionibus et pactis, ac correctioni et reformationi
contentis in duobus instrumentis publicis manu dilecti filii lohannis
Avmerici de Parma publici apostolica et imperiali auctoritate notarli
conscriptis et signo ipsius consueto signatis, quorum tenores presen-
tibus inseri fecimus, robur nostre confirmationis adicere dignaremur.
La domina\ioiie pontificia nel T*atrimonio 317
Nos igitur huiusmodi supplicationibus benignum impertientes assensum,
pacta, conventiones ac correctionem et reformationem eadem et omnia
in dictis instrumentis contenta sine preiudicio iuris alieni rata habentes
et grata, illa auctoritate apostolica ex certa scientia confirmamus et
presentis scripti patrocinio communimus, ac ea voJumus et decernimus
habere perpetuam roboris firmitatem. Tenor autem dicti instrumenti
pactorum talis est.
In nomine Domini, amen. Anno eiusdem a nativitate millesimo
trecentesimo sexagesimo nono, indictione septima, pontificatus sanctis-
simi in Christo patris et domini nostri domini Urbani divina provi-
dentia pape V, et die tertiadecima mensìs augusti. / detti commissari
advertentes maxime quod infrascripta pacta et conventiones ad que
devenire intendunt cum infrascripto Simiocto multum cedunt et spe-
rantur imposterum cedere ad statum provincie Patrimoni], et quod
propter infrascripta pacta et conventiones multa scandala et pericula
verisimiliter sedabuntur, que iam inceperant in maximum dampnum
diete Provincie pullulare; ac etiam attendentes quod prò parte dicti
Simiocti corani ipsis expositum extitit quod tempore quo per Roman.
Eccl. habitum fuit castrum Suriani, quod per dictum d. Ursum pacifice
tenebatur et de iure, per nonnullos offìciales diete Eccl. provisum fuit
ipsi d. Urso patri dicti Simiocti et ipsi Simiocto "quod consideratis
gratis serviciis factis Rom. Eccl. per ipsuni d. Ursum et predecessores
suos ita et taliter operaretur per ipsos officiales pene prefatum d. no-
strum papam quod Sanctitas Sua ipsum S. suosque fratres et filios
haberet efficaciter commendatos, fecerunt et ad infrascripta pacta et
conventiones devenerunt cum nobili viro S... presente... ac acce-
ptante prò se suisque filiis natis et nascituris de legitimo matrimonio
vel non legitimo heredibus et successoribus suis.
Et primo dcderunt et concesserunt et tradiderunt . . . predicto S.
. . . omnia et singula iura que Sanctitas ipsa vel Rom. Eccl. habet in
castris et rocchis Mugnani siti in provincia dicti Patrimonii iuxta
flumen Tyberis et territoria castrorum Polimartii, Rocche Sancti Petri
et Vassani ; ac Rocche Sancti Petri site in ipsa provincia iuxta terri-
toria et tenimenta castrorum Mugnani, Polimartii, Ghie predictorum
et Colliscasalis ; et Corclani positi in eadem provincia iuxta territoria
Civitatis Castellane, castrorumque Gallesii, Fabrice et Castrigloni et
territorium Abbatie Fallaris . . . , cum annuo censu unius floreni auri
per ipsum S. vel ipsius heredes et successores perpetuo solvendo ca-
mere Provincie dicti Patrimonii in festo apostolorum Petri et Pauli
de mense iunii. Voluerunt tamen et ordinaverunt dicti dd. commis-
sarìi quod ipse S. sive heredes et successores sui teneantur et debeant
venire et comparere legitime in exercitibus, cavalcatis et parlamentis
3ii
ìM. oAntonelli
ipsius Eccl. ad petitionem, voluntatem et requisitionem offìcialium
prefiite Eccl. super hoc habenlium legitimam potestatem prò castro
Ghie predicte, ut est moris; prò castro vero Mugnani etiam venire et
coni parere in dictis exercitibus, cavalcati s et parlamentis debeant si et
in quantum secundum iura vel regestra camere teneantur et aliter
non. Item, omnia et singula iura que prefata Sanctitas et Eccl. habent
in castro et rocha Ghie ipsiusque territorio et districtu positis in eadcm
provincia iuxta tenimenta castrorum Mugnani, Vassani, Roche Sancti
Petri, Suriani et Golliscasalis cum annuo censu quadraginta solidorum
paparinorum ut supra solvendo. Item, iura si qua idem d. Ursus ha-
bebat in castro Goptanelli sito in provincia comitatus Sabine iuxta ter-
ritoria castrorum Montisasule, Gastigloni, Montiscalvi et Bacchoni.
Item, ipsum S., fratres, socios, familiares et vassallos absolverunt et
liberaverunt ab omnibus penis, processibus, sententiis, criminibus, mal-
leficiis, culpis, excessibus et delictis per ipsos commissis et perpetratis
dictis, factis aut operibus, seu que facta et commissa per eos vel ali-
quem ipsorum diceretur usque in presentem diem, de quibus essct
processum cognitum vel non in curiis predictarum Sanctitatis et Eccl.
ac Romane urbis per quoscumque iudices ecclesiasticos vel seculares,
et etiam sequaces dicti S. de commissis per eos tempore presentis 110-
vitatis vel guerre. Necnon voluerunt et mandaverunt processus et
sententias ac scripturas propterea centra ipsos vel aliquem ipsorum
formatas et latas de libris dictarum curiarum toUi et cassari et abo-
leri, et prò cassis et irritis ex nunc haberi voluerunt et decreverunt
omni via, modo et iure quibus melius potuerunt. Nomina vero pre-
dictorum sociorum, familiarium et sequacium sunt hec, videlicet: Spic-
chieta, Antonius dictus Mathohiffo, lannis Andree de Gorclano, Sini-
baldus de dominis de Mimoia, Antonius dictus Steccha, Angelus
Bellipucii Raynaldi, Nicolaus dictus Bussa, lacobus Luppi de Orto,
Tucciante Francescoli de Amelia, Angelus Gicie de Tuderto, lacobus
Masini de Forlivio, Vangnolus nepos Gagni de Gollefìorito, Serbucius
Poncelli de Montenigro, Frate Valente Blasii de Orto prò condempna-
tionibus latis contra eum in curia Romane urbis, socii et sequaces
Mannucius Ceccholini de Sancto Gemino, Antonius Nalli de Urbe,
Ceccharellus Gecchi magistri lacobi, Vannucius magistri Scocti, Tho-
massius Garavoli, Petrus Pucii, Golutia Laurentii Gatti de Lugnano,
Angelucius lannucelli. Angelus lacobi, Blasius lacobi, Antonius Ger-
roni, Antonius Lelli Macharoni, Andreas Incelli, .\ngelus Lelli Bevcn-
tis de Gorclano, Attavianus Poncelli de Montenigro, ser Antonius
Colaioli Staffa, Guercius Toczi, Gola Tadey dictus Gacciaguerra de
Mugnano, Nicolaus Rotombolli dictus Roveta, Antonius lacobelli,
Gecchi {sic) Marci, Petrus Gentilioni, Buczus Andrielli, Blasius Fran-
La dominazione poli tìjìcta nel T^atrimonio 319
cucii dictus Miglocinus, Dicius Guidocii de Orto, Petrus magistri
Francisci dictus Petrus dal passo da Orto, Vannes Luce, Nicolaus Vio-
lantis, Colutia Rolandi dictus Pasturella de Polimartio, Marclius ser
Francisci de Tossignano, Micius Fanelli de Suriano, Angelucius Bal-
ducius Bucceti de Aquapendenti, Buccialus Manni, Lucas Somev dictus
Bocczo, Barthocius Sensii de Amelia, Petrus Lucangeli, Santucius Mey,
Henricus Pucii Henrici de Vassano, Scarpetta Peciveccie de Roccha-
veccie, Gepiius Nutarelli Belli Sancti de Amelia, Bartholus Lelli dictus
Picholfante de Camerino, Andriolus Francisci de Placentia habitatores
Mugnani, Petrus dictus Traverso de Bulseno, magister Paulus Tucii
Claudicans sartor de Viterbio, Valentinus Petri de Fulgineo, Mucza-
rcllus Traynozii de castro Perii, et Vestrus Andree alias dictus Guer-
cius de Vassanello familiares et sequaces dicti S. et quos omnes idem
S. prò eius sociis et sequacibus et familiaribus nominavit ut superius
continetur. Iterh, cum prò parte dicti S. asseratur quod vir magnificus
d. Bertuldus d. Neapoleonis de Ursinis legavit et concessit domine
Paule ipsius d. Bertuldi filie prò eius dote sexmilia quingentos flore-
nos, et prò eius alimentis mille quingentos tìorenos in medietate castri
Antiglani, et prò dictis octomilibus florenis ipse d. Bertuldus diete
d. Paule obligavit dictam medietatem, et ipsa d. Paula per publica
documenta iura que habcbat in dieta medietate occasione huiusmodi
vel alia ratione dederit et concesserit ipsi S, prò se suisque heredibus
et succcssoribus, et nunc Tiiomassius Ugolinucii de dominis de Al-
viano dictam medietatem itnet et possidet, et propterea idem S. petit
a dictis commissariis quatenus visis iuribus dicti S. summarie et de
plano sine strepitu et figura iudicii predictam medietatem sibi dignentur
restituì facere cum effectu de gratia speciali, prefati d. commissarii
nomine quo supra promiserunt eidem S. presenti stipulanti et recipienti
nomine supradicto in causa ista unum sufficientem iudicem deputare
et subdelegare, qui dicto S. . . . iustitiam ministrabit. Et similiter eun-
dem vel alium iudicem deputabunt et subdelegabunt, qui dicto S, in
hiis que habet agere cum domino Troiolo d. lohannis de Ursinis etiam
eodem modo quo in fiicto diete cause Antiglani iustitiam ministrabit.
Item, cum per ipsum S. asseratur quod a tribus annis citra supradictus
Thomassius occupavit, abstulit seu occupari et auferri fecit certas pos-
sessiones et bona ac eorum fructus sita in territorio supradicti castri
Antiglani, que ad ipsum S. eiusque socios, familiares et vassallos per-
tinent, et propterea supplicet quatenus visis iuribus predictorum de
plano ipsa possessiones et bona ac fructus eisdem restituì faciant cum
effectu, ipsi d. commissarii gii promettono un giudice che pronuti:{i come
sopra, e subito nominano il sapientem virum d. Thomam d. Henrici de
Baratis de Parma officialem Ecclesie. Item, dederunt et per pacta et
320
W. oAiitonelli
conventiones concesserunt eidem S. stipulanti et recipienti ut supra
omnia iura et bona que idem d. Ursus habebat in certis possessionibus
et domibus sitis in civìtate Urbis ultra pontes Tiberis, et que camera
Romane Eccl, non possidet, exceptis bonis venditis et concessis per
ipsum d. Ursum Ecclesie prelibate. Insuper prefati d. commissarii et
uterque ipsorum nominibus quibus supra fecerunt, constituerunt et or-
dinaverunt eorum legitimum procuratorem et nuntium specialem no-
bilem virum Nicolam Ranucii de civitate Ortana presentem et acce-
ptantem ad dandum, tradendum et inducendum dictuni S, nomine quo
supra recepturum in tenutam et corporalem possessionem omnium
predictorum castrorum (et) roccharum Mugnani, Corclani, Ghie, Rocche
Sancti Petri et Goptanelli, et ad omnia et singola faciendum, que circa
traditionem diete possessionis fuerint utilia et necessaria, et que ipsi-
met possent facere si adessent, ratum, gratum et firmum perpetuo ha-
bituri quidquam per dictum procuratorem factum fucrit in premissis et
circa predicta sub ypotheca et obligatione omnium bonorum camere
Romane Ecclesie memorate Segue il giuramento di Simeotto nelle
mani dei commissari. Acta sunt omnia supradicta in castro Colliscasalis
in domo Rocchi Muczarelli de dicto loco, presentibus nobilibus viris
d. Nicolao ser Bartholi de Florentia iudice causarum civilium et ap-
pellationum curie Patrimoni! generalis, lohanne Uffreduccioli de Al-
viano, Bertuldo Guiniczelli de Monteorczili, ser lanne domine Lau-
rentie, Nerutio Virigacii de Suriano, ser lohanne Geraldi de Parma,
Rocchio Muczarelli de castro GoUiscasalis predicto, Roberto Maczantis
de Viterbio et ser lohanne Baptista quondam ser Thomasii de Bo-
nonia, et quampluribus aliis testibus ad predicta vocatis, habitis et ro-
gatis. Nello stesso giorno il procuratore suddetto immette Simeotto in
possesso della Rocca di S. Pietro introducendo eum per manum dextram
in dictam roccham, sibique claves portarum ipsius rocche assignando
portasque ipsas sibi aperiendo, ac de terra, herbis, glebis et lapidibus
existentibus in dictis territorio et districto dicto S. in suis manibus as-
signando in signum vere possessionis Segue, il 19 agosto, l'im-
missione in possesso dei castelli di Cina e Mugnano. Ed infine, il 6 settembre,
ristrumento del a corre\ione e riformazione riguardante l' assoluzione di
Simeotto e seguaci, stipulato dal notaro Giovanni di Americo di Parma
in Viterbo, in centrata Sancti Simonis in domo Tucii Quirichelle resi-
dentie dicti d. thesaurarii, presentibus sapiente viro d. Andrea Gapocii
iurisperito, Roberto Mazantis, ser Francisco Vannicelli de Viterbio, et
ser Salvato Gobucii de Balneoregio, et quampluribus aliis testibus ad
predicta vocatis, habitis et rogatis. Dat. Viterbii .x. kal. septemb.
a. .VII.
La domina\ioiie pontificia nel ''Patrimonio 321
III.
1370, luglio 25.
Urbano V ordina al rettore del Patrimonio di restituire
a Giovanni di Sciarra de' Prefetti la metà della rocca di
Vico.
Reg. Aveu. Vrb. V, XXII, 4381..
Dil. filio nob. viro Nicolao de Ursinis corniti Nolano, provincie
Patrimonii b. Petri in Tuscia rcctori. Nuper prò parte dil. filii nobilis
viri lohannis nati quondam Sciarre de Prefectis de Vico domicelli Su-
trine dioccsis nobis exhibila petitio continebat, quod medietas arcis
seu roche de Vico diete diocesis ad ipsum pertinet, quodque ipsam dicti
quondam Sciarra et Johannes tenuerunt et possederunt pacifice et quiete,
et quod idem Johannes per nonnullos possessione predicta extitit in-
debite spoliatus. Quare nobis prò parte ipsius extitit humiliter suppli-
catum, ut sibi in predictis de oportuno providere remedio dignaremur.
Nos itaque ipsius supplicationibus inclinati, C'demque in premissis de
oportuno providere remedio mediante iustitia cupientes, nobilitati tue
mandamus quatenus, si premissa per diligentem informationem, super
quo tuam conscientiam oneramus, vera esse repereris, eidem lohanni
medietatem rocche prefate, exceptis turri, loggia, cisterna et porta
rocche que ad prefatam Ecclesiani totaliter pertinent, sine more di-
spendio restitui facias cum effectu, ac eundem permittas et permitti
facias ipsius pacifica possessione gaudere. Dat. apud Montemflasconem
.vili. kal. augusti a. .vili.
11^.
1371.
Una relazione al pontefice del legato Pietro arcivescovo
di BoLirges.
Arch. Vatic. Instr. Misceli, ad. an. (i).
Ista que secuntur sunt explicanda domino nostro.
Primo, quod scribatur episcopo, clero et nobilibus ac populo par-
ticulariter et distincte, et hoc in utraque civitate et specialiter domino
Francisco.
(i) A tergo dell'ultima carta del documento è scritto, in carattere diverso, « Infor-
tì mationes et instructiones archiepiscopi Bituricensis nuntii vel legati apostolici, quo etiam
« tempore eodem munere fiingebatur cird. Anglicus ».
?22
qM. arnione Ili
Iteni, mandare secretarlo, quod iuxta capitala ordinata per d. ca-
nierariuni ordinentur commissiones prò d. Bituricensi, ac etiam ad be-
neficia conferenda auctoritate apostolica etianisi reservata existant usque
ad certam taxam, et creandum notarios et legitimandum, et ad singula
alia faciendum, que condam d. Sabinensis preter Icgationem habuit in
commissis, cuius commissiones in regestris poterunt reperiri.
Item, ordinentur commissiones particulares, non obstante vica-
riatu generali, videlicet prò civitatibus Urbevetana, Narniensi, Interam-
nensi, Reatina, et etiam prò comitato Sabinie et terrarum Arnulpho-
nim, et castrorum Strunconis et Mirande, Civitatis Castelli, et castrorum
Sertiani et Setonii, super quo quideni castro Setonii advertat Vestra
Sanctitas quoniam dictum castrum est in districtu Urbisveteris, licet
Villacu (sic) pretendat quod imperator ipsum castrum sibi dedit, quod
facere non potuit in preiudicium Ecclesie.
Item, declaret Vestra Sanctitas sub quo regimine velit permanere
terras Tuscie, videlicet castrum Burgi Sancti Sepulcri, prò quo castro
expenduntur omni mense octingenti floreni ratione custodie, quia ne-
cessarium est ibidem tenere quatuor banderias equitum viginti barbu-
tarum prò qualibet banderia, et quatuor banderias peditum viginti po-
starum prò qualibet. Et si dominus de Grisaco vellet alieni castrum
vendere, quid ergo de expensis lactis ratione custodie, quoniam expense
sunt satis extraordinarie.
Item, de castro Castilionis Aretini, m quo sunt ad custodiam rocche
et castri centoni infantes. Idem de aliis castris in partibus Tuscie exi-
stentibus, que castra fuerunt acquisita tempore guerre, utrum debeant
remanere in regimine domini Bituricensis vel Albanensis, Si vero sub
regimine domini Bituricensis, ordinentur commissiones.
Item, super facto Marchie velit Vestra Sanctitas providere prout
ipsa alitar habuit ordinare, et littere in omnem eventum dupliccntur.
Item, quod expediantur littere receptoris generalis, et quod fiat
sibi mandatum quod ad minus (i) de introitibus Marchie debeat sub-
venire prò obtinendo negotium.
Item, ad hoc quod negotia facilius et honorabilius et cum malori
cautela valeant expediri, velit Vestra Sanctitas providere de quinde-
cimmilia florenis, vel mandare domino Albanensi quod ipsos habeat
assignare, aut receptori generali quod de tallia Marchie habeat dictam
quantltatem reclpere, et in eo expendere, quoniam in tanto negotio
est necessarium magnani gentem tenere in isto principio, et sic ma-
gnam pecuniam expendere oportet etiam prò fabricando, et ad prose-
quendum allquos tractatus.
(i) Lacuna.
La domina\ione pontificia nel 'Patrimonio 323
Item, quod introitus terrarum Corneti et Montisalti per recepto-
rem generalem recipiantur ad minus quousque negotia ardua fuerint
perfecte completa.
Item, remittere comitem Ugolinum (i) cum consolatione, quoniam
prò malori parte omnes tractatus comitatus Perusii per manus suas
transiverint.
Item, quod omnes promissiones facte per dominum Bituricensem
extrinsecis Perusinis habeant roboris firmitatem.
Item, quod Vestra Sanctitas velit permittere quod per d. Bituri-
censem provideatur de castellaniis, potestariis et aliis iniunctis officiis,
preterquam de officiis maioribus, utpote rectoriis provinciarum, quoniam
Vestra Sanctitas erit infestata de castellaniis omni die, que Sanctitas
tales poterit remittere ad d. Bituricensem, sicut consuetum fuerat tem-
poribus retroactis, vel ad d. Albanensem seu alios qui prò tempore
erunt in partibus Italie.
Item, si Romani vellent ratione focatici vel sallatici novitates
noxias attemptarc contra provincias Patrimonii, Campanie et Maritime, si
vult Vestra Sanctitas quod iidem domentur per dictum d. Bituricensem.
Item, quid de Prefecto qui semper tenet Ecclesiam in suspitione.
Item, multi erunt tiranni qui contra aliquos officiales dicent quia
semper querunt que sua non sunt, et eis displicet quando contra eorum
voluntatcm in eorum malitiis opprimantur. Quare, prò Deo, ad peti-
tionem talium boni officiales non opprimantur, quoniam dicti tiranni
vellent semper reperire officiales qui vellent pènsiones ab ipsis recipere
ad hoc ut possent absque contradictione eorum voluntatem adimplere,
neque revera officiales sunt commendandi quando per tirannos com-
mendantur.
Item, quod Vestra Sanctitas provideat domino Rigaldo de Pedagia
familiari de officio thesaurarie Marchie, si et in quantum thesaurarius
diete Provincie residentiam facere noluit in provincia supradicta.
Item, quod provideatur domino Bituricensi de aliquibus bonis be-
neficiis.
Item, quod scribatur d. archiepiscopo Bracarensi.
Infrascripta sunt avisamenta, salva meliori determinatione, que
facentur prò conservatione terrarum Ecclesie.
Et primo prò isto principio ponere Marchiani cum Ducatu et Pa-
trimonio, et terras Tuscie in una commissione.
(i) 11 conte Ugolino di Moiitemarte.
324
qM. QAntonelli
Tertio, si vultis pacifìce habere terras Ecclesie, Patrinioniuni et
Tusciam habeatis libere, et sic omnes vestre provincie erunt in quiete,
nani si Romani vellent . . , non poterunt, nani provinciales Tuscie vobis
habebunt compiacere, et sic habendo regnum ab alia parte una cum
aliis terris Ecclesie sub vestra obedientia Romani habebunt remanere.
Quarto, prò bono regimine provinciarum expediret poncre in pro-
vinciis rectores prclatos sufficientcs in talibus et expertos, qui sint ci-
tramontani, et non de partibus Italie propter partialitates.
Quinto, ponere receptorem generalem hominem factivum et bone
conscientie, et quod sint cum eo duo clerici bene beneficiati et cum
bona conscientia, qui sperent ad prelaturas promoveri, qui clerici a
receptore et aliis thesaurariis de sex in sex menses audiant rationes.
Sexto, habere thesaurarios provinciarum clericos et in talibus ex-
pertos, et sint citramontani et non uxoratos, qui si ditentur eorum
bona filiis aut filiabus habent remanere, si sint clerici succedit camera
apostolica in bonis eorum, qui in fine efficiuntur prelati, si boni fue-
rint servitores. Idem dico in rectoribus provinciarum. Qui quidem the-
saurarii et alii officiales in locis in quibus exercuerint officia eorum
sindicentur.
Septimo, de uno bono legato seu vicario providere, qui habeat
omnimodam iurisdictionem in omnibus provinciis exercere, et quod
omnes predicti officiales ipsi legato seu vicario habeant totaliter obe-
dire, quonìam si tota obedientia sive potentia in uno legato seu vi-
cario consistat, inimici Ecclesie magis habebunt dubitare. Nam si duo
ponantur, immediate erunt divisi, quia semper invidia est inter pares,
et etiam malitia tirannorum partium Italie est tanta, quod eos poneret
in divisione: ita experientia docuil tempore dd. Sabinensis et Clunia-
censis bo. me. quia d. Barnabos tenebat inimicitiam cum d. Sabinensi
imponendo societates per terras et provincias legationis eiusdem d. Sa-
binensis, et sic faciebat consumere omnes introitus predicte legationis,
dura vero Cluniacensem non oflFendebat dando sibi spem de manute-
nendo sibi legationem in pace, ad hoc ut posset intrare sub veste vul-
pina, nam sic faciendo dictus d. Cluniacensis tenebat modicam gentem
sub tali confidentia, et si diu sic stetisset revera deceptus fuisset ;
quando vero d. Sabinensis requirebat d. Cluniacensem, idem respon-
debat, si ego subvenirem d. Sabinensi, non possem tenere meam lega-
tionem in pace, quare non intendo me in predictis negotiis involvere;
et si fuisset unus legatus dumtaxat, defensasset se et terras Ecclesie:
nec predicta dico ad infamandum aliquem nec vivum nec mortuum.
Qui introitus enim terrarum sunt ut sequitur.
Primo, civitas Bononiensis cum suo comitatu habet centumsexa-
ginta florenos in introitibus conimuniter.
La domìnaiione pontijìcia nel 'Patrimonio 325
Provincia Romandiole habet in introitibus ceiitum niilia fior.
Provincia Marchie nonaginta fior, intelliguntur cum censibus vi-
cariorum diete provincia, in quibus provinciis sunt marchiones Estenses,
nobiles de Polenta, de Malatestis, et d. Gometius de Albornotio.
Provincie Ducatus et Patrimonii cum terra Corneti et provinciis
Campanie et Maritime communiter valent centum milia fior.
Perusium cum iacu una cum suis terris habendo, Tudertum cum
suo districtu valerent centum milia fior. Et sic introitus dictarum pro-
vinciarum sive terrarum, cum quibus introitibus unus legatus sive vi-
carius posset egregie terras Ecclesie defcnsare, habendo bonos assi-
stentes sive officiales, ut predicitur, dum tamen legatus sive vicarius
sit laboriosus et potens in persona et practicus in negotiis. Et si di-
catur quod periculum esset, si talis vicarius seu legatus moreretur,
nullum essct periculum, dum tamen rcctores et ceteri officiales predicti
sint sufficientes, ut predicitur. Qui quidem introitus capiunt in summa
quingenta sexaginta milia fior., de quibus possent teneri gentes que
secuntur.
Primo, mille quingente barbute, videlicet, prò principio, mille in
Bononia et quingente in Perusio, que mille quingente barbute ascen-
derent in anno centum octuaginta milia fior, et possent teneri trecenti
Ungari, qui ascendentur in anno vigintiquinquemilia fior, et mille pe-
dites qui asccndunt in anno trigintamilia Hor. Rectores provinciarum,
castellani et ceteri officiales dictarum provinciarum et terrarum ascen-
dentur in anno ceniumvigintimilia fior. Residuum vero quod superesset
bonum regimen faciendo et bonos officiales tenendo tempore pacis ca-
mera apostolica posset habere, vel tempore guerre dictus legatus sive
vicarius poterit se defensare, quia cum dictis introitibus pecuniarum
gentem armigeram habundantem poterit tenere.
Multi vero appetunt habere legationem seu vicariatum. Videretur
fore bonum dicere, quod d. Albanensis de mandato d. nostri pape de-
beret remanere ad tollendum infestationes multorum, et post certum
temporis {sic) postquam dictus d. Albanensis vult venire, dare sibi li-
centiam coloratam dicendo: volumus quod veniat ad referendum sta-
tum partium Italie, et quod loco sui gubernet et regat d. Bituricensis
in Bononia et provincia Romandiole, quia, audita relatione ab eodem,
intendimus quod revertatur Bononiam et ad Romandiolam, et Bituri-
censis gubernet residuum, et sic per consequens posset ordinari sine
displicentia petentium, quod tota legatio satis colorate posset remanere
in uno, nam prò certo melius per unum gubernabitur quam per multos,
quia ubi multitudo ibi confusio, dum tamen ille talis sit bene expertus
et in negotiis bene practicus, ut superius est dictum. Si vero prò sa-
niori Consilio deHberetur melius esse duos in ilUs partibus vicarios de-
326
€M. oAntonelli
putare, adhuc potest adniitti, habendo respectum ad regimen in quo
diete Provincie temporibus bo. me. dd. Sabinensis et Cluniaccnsis erant
constitute, si via antiqui regimiiiis observetur, dum tamen debita an-
tiqua persolvantur. Ipse namque d. Cluniacensis tenendo Bononiam cum
Romandiola tantum, cessante quocumque subsidio camere et omnibus
supportatis oneribus, respondebat libere d. Bernaboni quolibet anno de
sexagintaduomilia et quingentis fior. auri. D. autem Sabinensis cum
provinciis Marchie, Ducatus, Patrimonii, Campanie et Maritime sine
aliquo camere subsidio se sustinebat, et guerras societatum d. Ambro-
sioli, Anekini de Bongarde et etiam Anglicorum et Perusinorum, a
quibus abstulit Assisium, Gualdum Nucerinum et triginta fortallitia in
comitatu Tuderti, subportabat cum terris antedictis, que quidem ho-
diernis temporibus fieri possent, prout tunc fiebant, dummodo valens
et expertus sit ibidem receptor generalis. Recolo enim quod d. abbas
Massiliensis et tunc receptor ilio tempore habuit assignare camere et
respondere in una parte de introitibus dictarum provinciarnm octo-
milia ducatos, et in alia parte triamilia fior, non obstante solutione
facta per d. Cluniacensem predictum antedicto d. Bituricensi, et etiam
guerris non obstantibus supradictis.
Ista que secuntur sunt explicanda.
Primo, quod camera d. Bicturicensis est honerata, et est in de-
bitis cum stipcndiariis prò antiquis debitis in fior, sexagintamilia, nec
possunt solvi debita, quoniam prò faciendo guerram Perusinis et Pre-
fecto tenebantur multe lancee, quingenti Ungari et centum banderie
peditum, ultra expensas extraordinarias, salaria officialium, castellano-
norum, et tractatuum.
Item, post pacem factam cum Perusinis fuerunt resecate expense
in hunc modum, idest meliori modo quo fieri potuit. Et primo lohan-
nes de Rode, qui fuerat conductus in Viterbio cum trecentis lanceis,
et habuit firmam a d. nostro sancte memorie per annum, est retentus
cum dictis gentibus, ut sibi promissa serventur,
Item, est retentus Georgius Picciolinus cum d. Francischo de Ci-
vitate Castelli et cum certis aliis stipendiariis, qui sunt numero centum
lancearum, nec cum minori numero potuerunt retineri, nec fuisset
bonum totaliter sub Theotonicoruni misericordia remanere, et quia alii
fecissent societatem et consortium . . .
Item, prò custodia roccliaruni habitaruiii in comitatu Perusii sunt
retenti quadringenti infantes.
Iste sunt expense ordinarie stipendiariorium, que expense cum
eorum provisionibus ascendunt in mense ad fior, duodecimmilia et
ultra. Nec cum minorìbus expensis aliqua via mundi terre Ecclesie
possent egregie conservar!; onmes autem alii stipendiarii sunt cassi,
La dominazione pontijìcia nel T*alrimonio 327
et stant sine solutione et male contenti, nec eis satisfieri potest, nisi
subveniatur per V. R. S.
Iteni, prò satisfactione debiti supradicti necessariuni est quod ha-
beantur flor. vigintimilia debiti per doniinani reginam, ac flor. qua-
dragintamilia de pecunia camere apostolice exolvantur, aliter esset
valde periculosum sine solutione stipendiarios retinere, quoniam una
dierum possent aliquas terras Ecclesie rebellare, maxime postquam in
tam maxima quantitate sunt cassi.
Item, quod videatur quid valent provincie, et quod provideatur
super defensione earum.
Item, quod augmentelur legatio ista sicut consuevit, quia Marchia,
Patrimonium, Campania et Maritima esse una legatio consuevit, et
Romandiola et Bononia esse alia consuevit, aliter ista legatio se de-
fensare non posset, nisi sic augmentctur, habendo respectum ad mo-
dicum emolumentum provinciarum predictarum, que emolumenta non
ascendunt nisi ad quantitatem quingentorum milia flor.
Item, istud faciatis dici per dominos meos, et quod veniat ex parte
sua ad exonerationem camere quod provideatur de vigintiquinque
(flor..''), sicut consueverunt habere legati, nam aliter camera honerata
est, et legatus sive vicarius statum suum tenere non potest, sicut decet,
curia Romana de partibus Italie absente.
Item, quod debita antiqua fuerunt contrada antequam d. Bituri-
censis haberet legationem in magna quantitate, nam Ecclesia tenebat
mille lanceas contra Perusinos et centum banderias peditum, que debita
nullo modo possent solvi, nisi provideatur modo predicto.
Item, in aure paucis et magis amicis dicatis et non ex parte mea,
quod si legatio remaneret uni, dum tamen non haberet guerram, posset
respondere centum sexaginta.
Item, supplicetur domino nostro quod dignetur providere de be-
neficiis domino [Bituricensi], cum sit male beneficatus, et supplicetur
de pluribus benefìciis, et maxime de prioratu Claravallium diocesis Ru-
thenensis, qui fuit domini Carcassonensis..
Item, quod Sua Sanctitas velit in partibus Italie tenere homines
sufficientes, cum quibus d. Bituricensis possit habere consilium super
regimine terrarum et maxime super factis pecunie, et quod thesaurarii
de sex menses in sex menses habeant reddere rationem hominibus
supradictis per Vestram Sanctitatem ordinandis.
Item, quod mittendi per Vestram Sanctitatem habeant videre et
examinare computa officialium de tempore preterito, et quod dieta
examinatio fiat in partibus, in quibus dicti officiales habuerunt dieta
officia exercere ad hoc ut abilius de eorum administratione veritas ha-
beatur.
328
04. oAntonelli
Iteni, exponatur Sanctitati domini nostri quod ipse d. Bituricensis
habet pre manibus certos tractatus onorabiles et utiles prò statu Ec-
clesie conservando, ipsosque tractatus explicandos eidem domino no-
stro placeat acceptare.
Item, dicere per vos ex parte vestra quod plures Italici qui vellent
Ecclesiam suppeditare scribent contra me, vel saltim prò aliis.
Consulatis dominos camerarium et thesaurarium . . .
De societate destructa.
Quia non sum Gebellinus.
De pace de Raschio, non vocato Nolano (i).
Nil mali de Nolano dicatur, sed excusor ego.
De Rocchetta.
De Staccia et Agello.
De Campania et Andrea Chiquini decapitato.
Quia Fiorentini ad instantiam Perusinorum procurant contra me
ut non remaneam.
De modis apositis ne fiant societates.
De reddendo computum quod concordetur cum bulla de hiis que
tradita sunt mihi per sanctissimum dominum nostrum in guerra contra
Prefectum, et administrata per ser lohannem de Sancto Angelo vel
alios officiales Ecclesie mandato meo et prò dieta guerra, vel prò ca-
mera biadi fienda in frontaria Urbisveteris : computa habet ser Jo-
hannes de Cams et scutifer domini Sancti Martialis.
Item, scire in libris d. thesaurarii et libris d. Gancelini Quoquardi
quid mihi traditum fuit.
Dicere qualiter inimici mei, qui aliter mihi nocere non possunt,
figunt mendacia contra me.
De prioratu Sancti Saturnini Ruthenensis diocesis mihi conferendo
canonicam per promotionem domini nostri pape, et de prioratu de Cla-
rasvalis quem tenebat d. Carcassonensis, et de aliis beneficiis usque ad
valorem duorum vel trium milium fior.
De libro cerimoniarum card[inalium] omnino portetur, saltem de
legatis.
De portando vexilla, duos dregers (?), unam crucem, candelabra
quatuor, duas duodenas taccarum, si fieri potest, d. Rigaldus faciat
litteras oportunas.
De pecunia per cambium portanda.
De Prefecto qui gentem armigeram coadunat, colorate ad guerram.
De Romanisexigentibus focaticum... salinarum a subditis Ecclesie.
Qualiter portatis litteras super predictis capitulis duobus ultimis.
(i) Nicola Orsini conte di Nola, rettore del Patrimonio.
La domina'^ione pontificia nel Matrimonio 329
IV.
1372, febbraio 19.
Gregorio XI esonera Montefiascone dal pagamento della
«nova tallia militum » .
Reg. Affli. Greg. XI, XIM, 209.
Dil. filiis communi civitatis Montisflasconis ad nos et Romanam
Ecclesiam nullo medio pertinentìs. Grata devotionis obsequia que nobis
et Romane Ecclesie diutius impendistis et adhuc impenditis, necnon
probata fidelitas quam predicte Eccl. hactenus inconcusse servastis pro-
fecto merentur, ut vos specialibus gratiis et favoribus prosequamur. Sane
petitio prò parte vestra nobis nuper exhibita continebat, quod olim
bo. me. Egidius episcopus Sabinensis, tunc in partibus illis apostolice
Sedis legatus, prò recuperatione et defensione terrarum, que ad dictam
Eccl. in partibus Italie pertinent, statuit et etiam ordinavit quod non-
nulle universitates predictarum terrarum, de quarum numero vos eratis,
solvere tenerentur eidem Eccl, singulis annis nomine tallie certas pe-
cuniarum summas, que nova tallia militum nuncupantur, quodque
postmodum fé. re. Urbanus pp. V predecessor noster partem huiusmodi
tallie singulis annis vos contingentem, que ad summam quadringen-
torum et quinquaginta fior, auri ascendebat, de speciali gratia ad tre-
centos fior, auri annuatim per vos prò dieta tallia persolvendos re-
duxit, ac voluit quod post certuni lempus tunc expressum et nunc
lapsum ab onere solutionis huiusmodi tallie penitus liberi essetis. Qua re
prò parte vestra fuit nobis humiliter supplicatum, ut vos ab onmi onere
solutionis tallie huiusmodi perpetuo eximere ac liberare de benigni-
tate apostolica dignaremur. Nos itaque volentes vos prcmissorum ve-
strorum obsequiorum ac fidelitatis intuitu specialis prosequi prerogativa
fa\oris, huiusmodi supplicationibus inclinati, volumus et vobis aposto-
lica auctoritate concedimus, quod de cetero ad solvendum dictam
talliam vel quicquara eius occasione, absque speciali mandato aposto-
lice Sedis minime teneamini, nec ad id a quoquam possitis quoquo
modo compelli, vobis nichilominus de uberioris dono gratie remittentes
ac donantes quicquid ratione diete tallie prò tempore preterito solvere
tenemini Ecclesie prelibate. Volumus tamen, quod infra sex menses a
data presentium computandos tantam quantitatem pecunie dil. filio
thesaurario provincie Patrimonii b. Petri in Tuscia recipienti nostro et
Romane Ecclesie nomine persolvatis, quantum ratione diete tallie prò
duobus annis proxime futuris, huiusmodi nostra concessione cessante.
qM. Q/in ione Ili
solvere teneremini, ac tenore presentium mandamus omnibus et sin-
gulis officialibus nostris ac diete Sedis, ne vos vel aliquas singulares
personas ex vobis contra voluntatem et concessioneni ac rcmissio-
nem et donationem nostrara huiusmodi cogere ad solvendum aliquid
quoquo modo presumant, ac decernentes ex nunc irritos et inanes omnes
processus et sententias, quos vel quas contra voluntatem et concessio-
nem seu remissionem et donationem nostram huiusmodi haberi conti-
gerit aut etiam promulgati. Nulli ergo &c. Dat. Avin. .xii. kal. mar.
a. .II.
V.
1372, aprile 24.
Ricompense al rettore del Patrimonio, Nicola Orsini.
Reg. Vat. n. 234, e, 115 n.
Dil. filio nobili viro Nicolao de Ursinis corniti Nolano rectori Pa-
trimonii. Insistens nostris et apostolice Sedis obsequiis sic tibi gratie
nostre plenitudinem vendicas, quod debitum fore conspicimus, ut pcrso-
nam tuam specialis honoris affluentia extoUamus. Hinc est quod nos
infra nostri claustra pectoris grata reminiscentia revolventes grata et
fructuosa devotionis obsequia, que tanquam vir nobilitate preclarus, vir
alti consilii et industrie circumspecte a longis retro temporibus inde-
fessis et continuis laboribus utiliter et fìdeliter nobis ac predecessoribus
nostris Romanis pontificibus ac Romane Eccl. spense nostre impendisti
et impendere cotidie solicitis studiis non desistis, et quod nostrum et
ipsius Eccl. Romane honorem plenis effectibus continue dilexisti et di-
ligls, et propterea tuam volentes honorare personam, provisionem seu
pensionem duorum milium fior, auri singulis annis prò expensis tuis
necessariis, et ultra stipendia que ratione rectoratus provincie nostre
Patrimonii b. Petri in Tuscia percipis, que diebus singulis ad quatuor
fior, auri dumtaxat ascendunt, quamdiu vixeris, super recepta diete
Provincie auctoritate apostolica tenore presentium deputamus et etiam
assignamus, tibi petendi et exigendi huiusmodi duomilia fior, predictis
singulis annis in quatuor terminis, videlicet in augusti, novembris,
februarii et mali mensium kalendis a thesaurario diete provincie de-
putato et imposterum deputando, et de receptis per te thesaurarium
ipsum quitandi tenore presentium concedimus potestatem, et insuper
eidem thesaurario tenore presentium districtc prccipiendo mandamus,
quatenus tibi de huiusmodi duobus milibus fior, auri in predictis ter-
minis integre et sinc diminutione et detractione quacuniquc cum effectu
La dominaiione pontificia nel Matrimonio 331
satisfacere non retardet. Volumus tamen, quod si dilectus filius nobilis
vir Johannes de Senis licentiatus in legibus familiaris noster, quem
dudum in castro Perete Suanensis diocesis eiusque territorio, pertinen-
tiis, plaga et districtu ad nos et eandem Eccl. pieno iure spectantibus
nostrum et prò eadcm Eccl. in teniporalibus vicarium generalem de-
putavimus, huiusmodi vicariatum dimittet, teque ibidem per nos seu
auctoritate nostra vicarium similiter deputari contingeret, predicta
pensio duorum milium fior, auri cesset eo ipso. Sic igitur in nostris
et eiusdem Romane Eccl. negotiis, prout hactenus fecisti, diligenter,
solicite et fideliter te habeas, quod humane laudis attolli preconio, no-
stramque et diete Sedis benedictionem et gratiam uberius consequi me-
rearis. Dat. Avin. .vui. kal. maii a. .11.
VI.
1372, settembre 16.
Gregorio XI scrive al rettore Nicola Orsini sul regime
d' Orvieto.
Reg. Vatic. n. 368, e. 68 b.
Dil. filio nob. viro Nicolao de Ursinis corniti Nolano provincie
Patrimonii rectori. Quia dilecti filii cives Urbevetani nobis notificare
curarunt, quod regimen tuum in ipsa civitate ex eo habent suspectum
et eis non modicum timorosum, quod olim inter certos tuos consan-
guineos et ipsos seu antecessores eorum fuit inimicitia capitalis, et sup-
plicarunt per nos super hoc ad obviandum futuris scandalis de oportuno
remedio provideri, scribimus dil. filio Geraldo abbati monasterii Maioris
Monasterii prope Turonis reddituum et proventuum apostolice camere
in partibus Italie debitorum receptori generali, utique amico tuo, ut
conetur prò viribus, quod iidem cives huiusmodi suspitionem ex toto
removeant, et de te piene confident, de tuoque regimine contententur.
Quare si dieta contentatio sequi non valeat, nos prò statu prefate Ec-
clesie ac quiete civitatis eiusdem et etiam honori tuo expedi re credentes,
quod abstineas de cetero a regimine prelibato gratum habebimus,
tuamque nobilitatem hortamur attentius, quod regimen civitatis pre-
fate suique comitatus et districtus sponte dimittas in manibus abbatìs
eiusdem, qui illud exercebit, donec super hoc aliud duxerimus ordi-
nandum. Scribimus siquidem dicto abbati, quod in hiis honorem tuum
quantum poterit studeat conservare. Dat. apud Villamnovam Avin.
dioc. .XVI. kal. octob. a. .11.
Archivio delLi R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 22
332
Od. oAntouelli
VII.
1372, settembre 16.
All'abbate Geraldo sullo stesso argomento.
Reg. Vat. 11. 258, e. 287 f.
Ven. fratrì Geraldo abbati monasterii Maioris Monasterii prope
Turonis reddituum et proventuum apostolice camere in partibus Italie
debitorum receptori generali. Nuper litteras bo. me. Philipp! episcopi
Sabinensis recepimus, per quas intelleximus inter nonnullos cives civi-
tatis nostre Urbevetane ex commissione regiminis civitatis eiusdem
per nos facta dil. filio nob. viro Nicolao de Ursinis corniti Nolano
Patrimoni i b. Petri in Tuscia rectori aliqualem turbationem' et suspe-
ctionem esse subortas, ex quibus nisi provideretur eisdem posset scan-
dalum exoriri. Nos itaque ipsius comitis devotione sincera, fideique
integritate, rectitudine ac equanimitate ceterisque virtutibus, quibus
poUet, consideratis, indubitanter credimus, quod ipse civitatem illam
ad honorem nostrum et prefate Eccl., cuius ipse precipuus zelator exi-
stit, salubriter et equa iustitie lance reget et laudabiliter gubernabit,
nulla consanguinitatis vel alia affectione a tramite recto declinans ad
dexteram vel sinistram, sed omnes equabiliter secundum merita con-
fovebit. Ideoque volumus, tueque discretioni mandamus, quatenus pru-
dentie tue viribus innitaris, quod omnis concepta de comite prefato su-
spitio in animis dictorum civium auferatur ab eis, et quod ipsi de
ipsius comitis administratione regiminis contententur, ac de ipso, omni
postposito timore, confident. Dat. apud Villamnovam ,xvi. kal. octob.
a. .11.
In eundem modum dil. filio nob. viro Bonifacio militi Urbeve-
tano; Gometio de Albomotio militi Conchensis diocesis in nostra ci-
vitate Esculana prò nobis et Eccl. Romana in temporalibus vicario ge-
nerali, ac ducatus Spoletani ad nos et eandem Eccl. pertinentis re-
ctori; et Hugolino corniti de Corbaria.
(Segue Una lettera a Geraldo, in cui, non riuscendo nelF incarico,
gli dà facoltà di provvedere, come meglio creda, al regime della città).
Vili.
1373, gennaio 3.
Discordie tra Francesco di Raniero « de Boschio » e
Francesco di Binduccio conte di Santa Fiora.
Rtg. Aven. Greg. XI, XHI, 452».
La dominaiione pontificia nel 'Patrimonio $^$
Dil. filio Geraldo abbati ikc. Exhibita nuper prò parte dil. filli nob,
viri Francisci Raynerii domini prò parte loci de Boschio Tudertine
diocesis petitio continebat, quod cum olim Inter ipsum ac nonnullos
suos consortes et sequaces ex parte una, et dil. filium nob. virum
Francisciim Binducii coniitem Sancte Flore Clusine diocesis ac non-
nullos eius consortes et sequaces ex altera diverse discordie et con-
troversie ac guerre fuissent exorte, tandem Inter partes ipsas corani
bo. me. Philippo episcopo Sabinensi tunc in nonnullis terris Eccl. Ro-
mane subiectis... in temporalibus vicario generali treuga sub spe pacis
et concordie usque ad certuni tenipus inita et facta fuit, et ut liuius-
niodi treuga melius servaretur, talis clausula in ea adiecta extitit, ut
quecumque partium predictarum contra huiusniodi treugani quovis modo
faceret vel veniret, eo ipso incurreret penam decemniilium fior, auri,
quorum medietas camere apostolice, et reliqua medietas parti eandem
treugani servanti aplicari deberet, ac huiusniodi treuga per dictos con-
sortes et sequaces utriusque partium predictarum ratificata extitit et
etiani approbata, prout in quibusdam publicis instrumentis inde con-
fectis plenius dicitur contineri. Quodque postmodum prefatus conies
cum dictis suis consortibus et sequacibus, huiusmodi treuga durante,
contra ipsam temere veniendo, predictum Franciscum Raynerii castro
et rocha de Silvena Suanensis diocesis, que idem Franciscus a Romana
Ecclesia sub certo annuo censu tenebat, prout tenet, in feuduni, et in
quorum possessione idem Franciscus existebat, nianu armata contra
iustitiam spoliarunt, ac nonnulla bona mobilia ibidem reperta valoris
sexmilium fior, auri et ultra more predonico absportarunt seu abspor-
tari fecerunt, huiusmodi pcnam in contractu diete treuge oppositam
daninabiliter incurrendo. Et quod postmodum prefatus episcopus prò
sedandis scandalis, que propter premissa dubitabantur verisimiliter pro-
ventura, huiusmodi castrum et rocham et eorum possessionem penes
ven, fratrem nostrum lohannem episcopum Aretinum fecit realitcr se-
questrari, ipseque Johannes episcopus ex tunc castrum et rocham huius-
niodi ad manus suas tenuit prout tenet. Quare prò parte dicti Fran-
cisci Raynerii fuit nobis humiliter supplicatum ut providere sibi super
premissis de oportuno remedio dignaremur. Nos igitur huiusmodi sup-
plicationibus inclinati, discretioni tue per apostolica scripta mandanius,
quatenus, vocatis qui fuerint evocandi et auditis hinc inde propositis,
quod iustum fuerit sinipliciter et de plano sine strepitu et figura iudicii
appellatione remota decernas, faciens quod decreveris per censuram
ecclesiasticam et alia iuris remedia firmiter observari. Dat. Avin. .ni.
non. ianuar, a, .11.
334
qM. (lAntonelli
IX.
1873, gennaio 20.
All'abbate Geraldo sul regime d'Orvieto.
Reg. Vat. n. 269, e. 256.
Dil. filio Geraldo abbati &c. Accesserunt ad presentiam nostrani
dil. filli Lemus Guidetuccii et Franciscus lacobelli cives Urbevetani as-
serentes se esse ambassiatores et nuncios maioris partis bonorum ci-
vium civitatis nostre Urbevetane, qui volunt bene et pacifice vivere in
civitate prefata, et ex ipsorum civium parte nobis exposuerunt, quod
cives ipsi de regimine dil. filii nob. viri Nicolai de Ursinis comitis No-
lani Provincie Patrimonii b. Petri in Tuscia rectoris in prefata civitate
exercendo per eum plurimum contentantur, et sperant et credunt per
eundem comitem iuste et equaliter regi et salubriter gubernari, ad
nostrum et eiusdem Ecclesie honorem et statum et civitatis iamdicte
tranqnillitatem, commoduni et profectum. Nos itaque de predictis no-
titiam non habentes, et optantes quod civitas ipsa bene ac iuste et
salubriter sub nostra et prefate Ecclesie obedientia gubernetur, et dicti
comitis honor conservetur illesus, discretioni tue mandamus, quatenus
per unum ex venerabilibus fratribus nostris Firmano et Nucerino epi-
scopis, vel si alter predictorum ad hoc vacare non posset, alium huius-
modi negotio non suspectum, de quo credideris convenire, voluntates
civium diete civitatis generaliter et particulariter facias diligenter scru-
tari. Et si per informationem huiusmodi repereris, quod ex regimine
dicti comitis exercendo in civitate prefata maior et sanior pars civium
diete civitatis contentetur, nec possit propter hoc statui nostro et pre-
fate Ecclesie in civitate iamdicta periculum imminere, eo casu volumus
quod idem Comes huiusmodi regimen exequatur, et tu ad reddendum
animos universorum diete civitatis civium ad hoc voluntarios et quietos
interponas cum solita prudentia et diligentia efficaciter partes tuas. Dat.
Aviti. .XIII. kal, febr. a. .in.
X.
1373, luglio 14.
Molestie degli officiali del Patrimonio a Francesco e
Battista Di Vico.
Reg. \au n. 269, e. 192 b.
La domili aiione pontificia nel Matrimonio 335
Dil, filio Geraldo abbati &c. Nuper prò parte dil. filli nob. viri
Francisci prefecti Urbis nobis fuit expositum, quod dil. filii officiales
curie Provincie Patrimonii b, Petri in Tuscia prò nobis et Ecclesia
Romana ipsum prefectum ac eius fratrem, familiares et vassallos atque
terras prò antiquis condempnationibus ac bannis tam personalibus quam .
pecuniariis ab anno Domini .mcccl. usque ad tempus pacis cum fé. re.
Urbano papa V predecessore nostro per eundem prefectum habite fa-
ctis, quibus omnibus tempore diete pacis finis, ut asserit, fuit impo-
situs, multipliciter molestant et perturbant, et contra ipsos prefectum,
fratrem, famulos et vassallos quam plura cotidie innovare non cessant.
Quocirca circumspectionem tuam hortamur attentius, tibi nichilominus
per apostolica scripta mandantes, quatcnus tam per ipsos officiales quam
alios qui rei veritatam sciverint de predictis condempnationibus atque
bannis, et an tempore diete pacis remissa fuerint diligentius te infor-
mes, et quidquid per informationem huiusmodi reppereris nobis per
tuas clausas litteras quantocius rescribere non postponas, et interim
prefatos officiales ab huiusmodi molestationibus et innovationibus ces-
sare facias atque mandes. Dat. Avin. .n. id. iul. a. .111.
XI.
1373. giugno 20.
Sullo stesso argomento.
Reg. Vat. n. 269, e. 292 ?.
Dil. filio Geraldo abbati &c. Nuper prò parte dil. filiorum nob.
virorum Francisci prefecti Urbis et Baptiste ipsius prefecti germani
nobis fuit expositum, quod tam propter frequentem iniquarum gentium,
que societates appellantur, incursum, et guerrarum preteritarum casus,
ad pascua seu pasturas predictorum prefecti et Baptiste multitudo ar-
mentorum et pecorum non confluit ncque ducitur ut solebat, et quod
multi timent armenta et pecora sua ad pascua predicta transmittere,
dubitantes per nostros et Ecclesie Romane officiales impedi ri, vel ultra
debitum in solutionibus prò dictis pecoribus aggravari. Quare nobis
prò parte predictorum prefecti et Baptiste fuit humiliter supplicatum
ut eis super ìioc providere de oportuno remedìo dignaremur. Nos itaque
huiusmodi supplicationibus inclinati, discretioni tue mandamus, qua-
tenus prefatos prefectum et Baptistam in pascuis eorum et pecoribus
ad ipsa pascula conducendis non permittas contra debitum molestari,
sed omnes prefate Ecclesie subditos, solutis hiis que prò necessitatibus
33b
qM. oAntonellì
prefate Ecclesie sunt imposita, alios vero non subditos, soluto eo quod
sunt solvere consueti, permittas et permitti facias libere transire cum
pecoribus suis ad pascua prefatoruni prefecti et Baptiste, eosdemque ac
eorum subditos in hiis in quibus poteris tractes favorabiliter et benigne.
Dat. apud Pontemsorgie .xii. kal. iul. a. ,iii.
^
XII.
1373, settembre 6.
Gregorio XI scrive a Giordano Orsini perchè si man-
tenga fedele.
Reg. Vatic. n. 269, e. 78.
Dil. filio nob. viro lordano de Ursinis, militi Romano. Licet totani
doraum egregiam Ursinorum tamquam antiquam et precipuam et fide-
lissimam filiam sancte Romane Ecclesie sinceris affectibus diligamus,
ad nostram tamen memoriam revocantes, quod inter fé. re. Clcmentem
papam VI predecessorem et patruum nostrum, et bo. me. Ncapoleo-
nem patruum tuum tunc prefate Ecclesie cardinalem fuit amor pre-
cipuus atque continuus, donec per mortem extitit separatus, quodque
nos in minoribus constituti et ad maiora provecti hunc amorem erga
te ac quondam Raynaldum fratrem tuum continuavimus et continuamus
etiam puro corde, mirari cogimur si de aliquo nostro officiali, quod te
et tua iura velit iniuste opprimere, suspiceris, et quod propter talem
suspicionem, nobis non requisitis, ad novitatem turbativam patrie sub
defensionis nomine, ut dicitur, te disponas, cum de nostris officialibus
quibuscumque, si precipue contra te nobis carum et alios excesserint,
parati simus ministrare iustiliam, ac queque per eos facta indebite ad
statum debitum revocare. Quare nobilitatem tuam rogamus et hor-
tamur attente mandantes, quatenus de dilecto filio Geraldo abbate, prò
nobis in partibus illis certas terras regente, nuUatenus dubites, quod
contra te et tuos hostilem velit facere novitatem. Et si officiales nostri
in provincia Patrimonii b. Petri in Tuscia, eorum faciendo officia, contra
cives Nepesinenses prò hiis que debent diete Ecclesie tanquam contra
contumaces etiam ad captionem animalium processerint, ut est moris
in talibus, hoc tamen non est ad oppressionis iniuriam retorquendum.
Nos enim dicto abbati taliter scribimus, quod de prcteritis debebis
merito contentari, et quod contra te nullam hostilem novitatem faciat,
nisi tu forte illam primitus contra terras eiusdem Ecclesie, quod non
credimus, inchoares, teque ac tuos tractet favorabiliter et benigne. Tu
La dominaiione pontificia nel Matrimonio 337
igitur cave prudenter ne a quibusvis seductoribus conantibus seminare
discordias, quietem patrie irrumpere, et in eia ritate tue domus, cui
forte invident, ponere maculam de facili non delendam, circumveniri
facias, ab omnique novitate prorsus abstineas. Et si, quod absit, alitar
attemptares, de te, qui cs subditus et fidelis eiusdem Ecclesie, et in
eius gremio enutritus, et tam de fideli domo traxisti originem, et quem
nos, ut prefertur, specialiter amavimus et amamus, multo plus quam
de extraneo presumente talia turbaremur, nec id possemus sine debiti
appositione remedii tollerare. Dat. apud Villamnovam Avin. dioc. .viii.
id. septemb. a. .1.11.
(Segue la lettera al rettore del Patrimonio perehè s' interponga per
la concordia tra l'Orsini e Geraldo, come pure tra i Romani e i conti
d'Anguillara).
XII».
1374, maggio 4.
Gregorio XI manda all'abbate Geraldo di assolvere
Ludovico de' Prefetti e i suoi da ogni pena incorsa per
aver ricettata la compagnia di Anechino.
Reg. Aven. Greg. XI, XXI, 35211.
Dil. filio Geraldo abbati . . . civitatem Perusinam et nonnullas alias
terras et provincias Romane Ecclesie prò nobis et eadem Ecclesia
gubernanti. e Exhibita nobis prò parte dil. filli nob. viri Ludovici de
Prefectis militis Romani petitio continebat, quod olim prò parte ipsius
exposito fé. re. Urbano papa V predecessore nostro, quod duduni tem-
pore quo nephanda societas, que societas Anechini de Mongardo nun-
cupabatur, in partibus Patrimonii b. Petri in Tuscia moram trahebat,
tam bo. me. Egidius episcopus Sabinensis tunc in partibus illis apo-
stolice Sedis legatus, quam etiam nonnulli officiales curie dilecti filii
rectoris dicti Patrimonii contra dictum Ludovicum et quondam Petrum
de Prefectis militem germanum suum ac ipsorum vassallos et socios ac
familiares, prò eo quod dicebatur dicti milites cum vassallis ac sociis
et familiaribus huiusmoJi predictam societatem receptaverant in eorum
locis et terris, ac diversis personis de societate predicta victualia mini-
straverant, diversos processus excommunicationis et interdicti ac alias
sententias et penas spirituales et temporales continentes fecerant et
promulgaverant, et per dictum predecessorem accepto quod dicti
milites receptionem et victualium administrationem huiusmodi non
in odium Romane Ecclesie fecerant, sed timéntes quod si secus egis-
338
c>/. oAntonelli
sent predieta societas eorum terras et loca in predam ac ruinam
totaliter posuisset, ac prò parte dicti Ludovici prefato predecessori
humiliter supplicato, ut sibi tam proprio suo nomine quam etiam
dicti Petrì germani sui tunc defuncti, cuius terras et castra ipse Ludo-
vicus tunc possidebat, ut secum super hoc idem predecessor mise-
ricorditer agere et de oportuno provìdere reraedio dignaretur, bo. me.
Guillelmus tit. S. Laurentii in Lucina presbiter cardinalis, qui tunc
penitentiaric dicti predecessoris curam gerebat, de speciali mandato
ipsius predecessoris vive vocis oraculo sibi facto, venerabili fratri
nostro episcopo Sutrino vel eius vicario in spiritualibus generali suis
dedit litteris in mandatis ut si esset ita prefatos Ludovicum et Petrum
a dictis et aliis generalibus et specialibus excommunicationum sen-
tentiis... absolverent . , . et culpa ipsius Ludovici diligenter conside-
rata iniungerent ei auctoritate predicta penitentiam salutarem, prout
in dictis litteris plenius dicitur contineri. Cum autem, sicut eadem
petitio subiungebat, in prefatis litteris nulla mentio facta extiterit,
quod prefati familiares ac socii et vassalli ab huiusmodi penis et sen-
tentiis... absolverentur . . . prò parte ipsius Ludovici fuit nobis humi-
liter supplicatum, ut cum ipse paratus sit, tam prò se, quam prò
vassallis ac sociis et familiaribus predictis . . . satisfacere competenter,
providere tam sibi quam [ipsis] super premissis de absolutionis bene-
ficio misericorditer dignaremur». Componga con Ludovico per tutti, e
quindi li assolva. Dat. apud Villamnovam .iv. non. mai. a. .iv.
XIII.
1374, maggio 4.
Gregorio XI all'abbate Geraldo perchè renda giustizia
a Ludovico de' Prefetti per la metà del castello di Vico.
Reg. Aven. Greg. XI, XX, 197 n.
Dil. filio Geraldo abbati &c. « Dudum prò parte dil. filii nob. viri
Ludovici de Prefectis de Vico militis Romani nobis exposito, quod
licet oHm medietas castri Vici Sutrine diocesis cum eius rocha et
burgo ac lacu et aliis tenimentis ipsius castri ad progenitores suos,
et alia medietas ad dil. filium nob. virum lohannem domicellum
Romanum et eius progenitores pieno iure pertinerent, et tam domi-
cellus quam progenitores predicti fuissent in pacifica possessione vel
quasi castri, roche &c. predictorum a tempore cuius contrari! memoria
non existebat, tamen ven. frater noster Lupus archiepiscopus Cesarau-
La domina\ione pontificia nel 'Patrimonio 339
gustanus transitum faciens per partes illas, cum ab illis, qui nomine
dictorum progenitorum et domicelli predicti castrum et rocham huius-
modi custodiebant, ex quadam curialitate inimicatus fuisset, ad requie-
scendum in rocha predicta cum sua comitiva, eandem rocham intrans,
eam per vim occupavit, ac eiectis exinde dictis custodibus, castrum et
rocham cum burgo &c, prcdictis in manibus officiaHum Romane Ec-
clesie in partibus ilh's tunc existentium posuerat, et quod postmodum
de mandato fé. re. Urbani pape V predecessoris nostri medietas ca-
stri &c. predictorum ad dictum domicellum pertinens ipsi domicello
fuerat restituta. Reliqua vero medietas dilecte in Christo fiHe nob. mu-
lieri Marie reliete quondam Petri de Prefectis militis vidue Romane
prò quatuor milibus florenis auri, in quibus bona dicti Petri, cuius
idem Ludovicus frater existerat et heres, eidem Marie ratione dotis
sue erant obligata, adiudicata extiterat et etiam assignata, quodque
prefatus Ludovicus paratus erat restituere prefate Marie dieta qua-
tuor milia fior, auri; ac prò parte ipsius Ludovici nobis supplicato,
ut, restituta per eum prius diete Marie predicta fior, summa prò dote
sua, medietatem huiusmodi castri, roche &c. predictorum sibi restituì
facere dignaremur, nos bo. me. Philippo episcopo Sabinensi tunc in
nonnullis Italie partibus Romane Ecclesie immediate subiectis prò
nobis et eadem Ecclesia in lemporalibus vicario generali dedimus
Utteris in mandatis, ut vocatis procuratore fiscali provincie Patrimoni!
b. Petri in Tuscia prò dieta Ecclesia et aliis evocandis, quod iustum
foret, simplieiter <ft de plano sine strepitu et figura iudicii appella-
tone remota deeerneret . . . prout in nostris inde confeetis litteris
plenius continetur » . ^wm^o morto Filippo, il pontefice ordina a Ge-
raldo di proseguire il giudiiio e pronunciare la sentenza. Dat. apud Vil-
lamnovam .iv. non. mai. a. .iv.
XIV.
1375, dicembre i.
Gregorio XI nomina Nicola Spinelli riformatore di al-
cune città che deviarono dall'obbedienza della Chiesa.
Reg. Vatic. n. 267, e. ili.
Dilecto filio nob. viro Nicolao Spinelli militi senescallo Provincie,
nuncio apostolico &c. Attento quorumdam relatibus et scripturis, quod
nonnullarum civitatum et terrarum, presertim Montisflaseonensis, Or-
tane, Narniensis et Reatine ad nos et Ecelesiam Romanam immediate
340
cM. OAntonelli
spectantium cives, habitaiores et incole de dilecti filli Geraldi abbatis
nionasterii Maioris Monasterii prope Turonis in nonnullis terris nobis
et Eccl. predicte subiectis prò nobis et Ecclesia ipsa in temporalibus
vicarii generalis, officialiuni forsan abbatis eiusdem vel forte subditorum
ipsorum CLilpis exigentibus, cuius rei certitudinem non habemus, guber-
natione et regimine mlnus bene contenti, recusant eidem abbati plenani
obedientiam exhibere, nos ex certis causis nostrum ad hoc inducen-
tibus animum subditorum nostrorum statui quieto, pacifico, prospero
et tranquillo providere volentes, nobilitati tue, de cuius fidelitatis ple-
nitudine et circumspecte probitatis industria in hiis et aliis arduis
plenam in Domino fiducìam obtinemus, reformandì civitates et terras
superius nominatas et omnes alias si que ab eiusdem abbatis obedientia
deviassent, et ipsas universitates et ipsarum omnes et singulas nomine
nostro et Ecclesie predicte nomine ad nostrani et Ecclesie Romane
obedientiam reducendi cum pactis et conventionibus de quibus tue
disCretioni videbitur, illasque civitates et terras usquequo dil. fìlius
noster Petrus S. Eustachii diaconus cardinalis, quem ad partes illas
nostrum vicarium destinamus, ad ipsas partes accesserit, per te vel
alium seu alios regendi.et gubernandi nostro et Eccl, memorate nomi-
nibus, necnon omnia et singula faciendi, exercendi et exequendi, que
ad regimen et gubernationem ac administrationem huiusmodi pcrtinent
de consuetudine vel de iure, plenam et liberam presentium tenore con-
cedimus facultatem, inhibentes abbati prefato suisque ofiìcialibus ubilibet
constitutis, ne de regimine, gubernatione et administratione predictis se
quomodolibet intromittant, atque mandantes universis et singulis no-
stris et diete Ecclesie fidelibus et subiectis ubilibet constitutis, quatenus
in premissis et ab eis dependentibus, emergentibus et connexis tibi ac
mandatis tuis pareant efficaciter et intendant ac stuJeant effectualiter
obedire. Tu vero circa statum pacificum et tranquillum huiusmodi civi-
tatum, terraruni et subditorum nostrorum sic incedere studeas quod
exinde commendari valeas, atque nostram et apostolice Sedis benevo-
lentiam et gratiam uberius promereri. Dat. Avin. kal. dee, a. .v.
XV.
1376, settembre 11.
Concessione di beni a Ludovico Vitelieschi di Corneto.
Reg. Vati.:, n. a88, e. 93.
Dil. filio nob, viro Ludovico Puccii Bonifacii de Vitcllensibus de
Corneto domicello Tuscanensis diocesis. Considerantes devotionis et
La domina\ione pontificia nel 'Patrimonio 341
fidelitatis tue constantiam, quas ad nos et Romanam Ecclesiam ha-
buisti, sicut adhuc habere dinosceris, et quod tu prò defensione, cu-
stodia et conservatione ac prospero statu ville ac terre Corneti Tu-
scanen. dioc. ad nos et eandem Ecclesiam pieno iure spectantis labores
multiplices subiisti, et expensas et dampna gravia, sicut accepimus, in-
curristi, inducimur ut ob hoc tibi recompensationeni aliquam faciamus.
Cum itaque, sicut nobis nuper exponere curavisti, Blasius prior secu-
laris ecclesie Sancti Martini Viterbiensis, Archangelus Arcar!, Johannes
Nicole, Franciscus Larfanelli, Nicolus Stephani, lutius Carnelissada,
Franciscus et It hannes Salamoncelli, Faustinus balius Henrici, Stephanus
socius Secchi Poloelle, Rasmus Stephani, Franciscus Trinsche, Facius
et Johannes Tucii, Ceccharellus faber, Johannes Tinschi, Johannes Maz-
zantis, et Bartholomea soror eius Vitcrbienses, necnon Faciolus Patri
Capelli et Carosalus Petri Bezochere de Tulfanova, et Blasius nia-
gistri l'etri et Guercius Baratieri, lucius Teuli Franchi, et Bertrandus
Capationus de Civitate Veteri Viterbiensis diocesis nostri et Romane
Eccl. subditi et vassalli a nostris et eiusdem Ecclesie tìdelitate ac obe-
dientia recedentes proditionis filio et iniquitatis alumpno Francisco de
Vico, qui prefecius Urbis nuncupatur, nostro et eiusdem Eccl. rebclli
ac hosti et inimico notorio, qui civitatem Viterbienscm et nonnulla
alia castra, villas et loca ad nos et eandem Eccl. pltno iure spectantia
occupavit et detinet occupata, proditorie sponte ac publice adhcserint,
eique in occupatione et detentione huiusmodi dederint et dent auxi-
lium, consilium et favorem, nos ne dicti proditores de sua malitia glo-
rìentur, et ne tnnta mala remaneant impunita, contra eos animadver-
sionem,tibiquealiqualem gratiam facere intendentes,tuissupplicationibus
inclinati, omnia et singula res et bona mobilia et immobilia quecumque
sint ad supradictos rebelles superius nominatos quoniodocumque per-
tinentia confiscamus, illaque cum omnibus iuribus et pertinentiis suis
tibi auctoritate apostolica conlerimus et donamus per te coad vixeris
tenenda et etiam possidenda, ita tamen quod si prò bono pacis ac pro-
spero statu ville ac terre predictaruni dieta bona vel aliqua ex eis pre-
fatis rebellibus vel ipsorum alicui seu aliquibus per nos aut successores
nostros restituì contingeret, tu bona huiusmodi sic restituta eis libere ac
sine contradictione dimittas, dummodo nos vel successores prefati bo-
nam tibi prò illis in aliisredditibus recompensationem faciamus. Nulli &c.
Dat. Avin. .111. id. septemb. a. .vi.
342
qM. oAìiionelli
XVI.
1376, dicembre 27.
Assoluzione di Giacomo Vitclleschi di Corneto per la
sua adesione a Francesco di Vico.
Reg. Aven. Greg. XI, XXVHI, 516.
Dil. filio nob. viro lacobo Petri de Vitellensibus de Corneto domi-
cello Tuscanensis diocesis. Dudum adversus Franciscum de Vico, qui
prefectus Urbis nuncupatur, nostrum et Ecclesie Romane rebellem et
hostem, prò eo quod civitatem Viterbiensem et nonnulla castra et loca
alia ad nos et eandem Eccl. pieno iure spectantia occupaverat et de-
tinebat occupata, necnon adversus eius in hac parte complices et fau-
tores certos processus excommunicationis, suspensionis et interdicti et
alias plures sententias ntque penas continentes habuimus et fecimus,
quos hic et alibi fecimus publicari, Postmodum vero, sicut accepimus,
idem Franciscus castruni Castellacie Tuscanen. dioc. ad dil. tìlium nob.
virum Guillelmum lohannis de Viterbio domicellum pertinens, quod
ab Ecclesia Romana tenebat in fcudum, per vim et metum qui cadere
poterant in constantes per ipsius Guillelmi negotiorum gestores tibi cu-
stodiendum tradì mandavit et fecit, tuque ad restituendum eisdem Guil-
lelmo vel negotiorum gestoribus eius nomine castrum prefatum, vel si
illud eis non restitueres, ad solvendum sibi quatuormilia florenos auri
te et bona tua efficaciter obligasti ; quodque tu ex tunc castrum ipsum
detinuisti, propter que tu eidem Francisco adherendo, parendo et fa-
vendo in penas et sententias in eisdem contentas processibus nosceris
incidisse ; et nichilominus tu mala malis accumulando et dictum ca-
strum, ut prefertur, occupatum dctinendo cum certo numero gentium
armigerarum pedestrium et equestrium eideni Francisco adherendo, ad
territorium ville seu terre Cometi diete diocesis ad nos et eand. Eccl.
pieno iure spectantis equitasti, et ibidem quamplurimos homines et
animalia diversorum generum manu armata hostiliterque cepisti et capta
ad dictum castrum vel alibi aduxisti, propter quod per officialcs curie
diete ville certi processus contra te facti fuerunt, per quos inter cetera
omnia bona tua diete curie confiscata extiterunt, et ad ampulationem
tui capitis condempnatus fuisti. Cum autem nuper tu quorumdam nii-
litum de mandato nostro precedente tractatu castrum ipsum in ma-
nibus nostris posueris, quod nos gentibus nostris custodiendum tradidi-
mus, nos propterea, et ex certis aliis causis quas haberi volumus pre-
La doìiiina\ione pontijìcia nel Matrimonio 343
sentibus prò expressis, volentes te favore prosequi gratioso, tuis in hac
parte supplicationibus inclinati, te ab omnibus et singulis sententiis ac
penis huiusmodi contra te, ut prefertur, latis, et quas premissorum oc-
casione incurristi, auctoritatc apostolica absolvimus de gratia speciali,
teque in integrum restituimus libere sicut prius, et nichilominus te ac
heredes et successores tuos ac tua et eorum bona ab obligationibus
huiusmodi, salvo tamen iure cuiuslibet alieno, liberamus, teque et illos
ad solutionem dictorum quatuor milium florenorum volumus non te-
neri. Nulli &c. Dat. Corneti Tuscan, dioc. .vi. kal. ian. a. .vi.
XVII.
1377, febbraio io.
Concessione di Piansano ad Ugolino di Corbara conte
di Montemarte.
Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 269.
Dil. (ìlio nob. viro Mugolino de Corbario corniti Montismartis Ur-
bevetane diocesis. «... Cum dudum per alias nostras litteras tibi et
heredibus tuis quod castrum et roccham Planzani provincie nostre Pa-
trimonii b. Petri in Tuscia ad nos et Ecclesiam pieno iure spectantia
cum eorum districtu ac omnibus iuribus et pertinentiis suis, finito de-
cennio in eisdem litteris declarato, prò duobus milibus florenis auri,
quos tu quondam Angelo Tavernini militi Viterbiensi tunc thesaurario
nostro et diete Eccl. in provincia prelibata, qui dictum castrum et roc-
cham cum eius tenimento tenere dinoscebatur prò quantitate duorum
mihum fior, auri in qua sibi camera apostolica obligata existebat de
mandato nostro integre persolvisti, tenere . . . libere valeretis, donec
tibi et heredibus ipsis per dictam cameram vel eius ofHciales de dictis
duobus milibus fior, integre fuisset eflfectualiter satisfactum, cum certis
pactis, modis et conditionibus in ipsis litteris expressis duxerimus con-
cedendum, prout in eisdem litteris plenius continetur, nos volentes te
tuorum obsequiorum intuitu, ne; minus prò recompensatione damno-
rum et expensarum que huiusmodi de causa subiisti, et provisionis tibi
debite dum in civitate nostra Perusina in nostris et diete Eccl. negotiis
militasti favore prosequi gratie amplioris, castrum et roccham predicta
cum omnibus iuribus et pertinentiis suis prò aliis duobus milibus fior,
quos ex nunc a camera apostolica prò dictis damnis, expensis et pro-
visione tibi debitos declarantes tibi et heredibus tuis sub titulo pignoris
obligamus, necnon propter multitudinem servitiorum per te nobis et
344
cM. oAntonelli
Ecclesie predicte impensorum, ac etiam prò recompensatione expensa-
rum, quas prò custodia castri et roche predictorum te subire oportebit,
tibi et heredibus ipsis fructus, redditus et proventus pascuorum et sil-
varum et emolumenta quecumque ex prefatis castro, rocha, pertinentiis,
tenimento et iuribus provenientia prò toto tempore quo te vel heredes
eosdem durante predicto decennio vel etiam postea, secundum quod
inferius subiungetur, castrum et rocham predicta tenere continget, se-
cundum concessionis presentis tenorem, concedimus et donamus, ita
tamen quod tu vel heredes tui castrum et rocham predicta, quamdiu
sic ipsa cum iuribus suis te et heredes ipsos tenere et fructare con-
tinget, vestris expensis custodire seu custodiri facere teneamini, harum
serie concedentes, quod nisi dieta camera elapso huiusmodi decennio
rehabere voluerit castrum et rocham predicta, tibique vel heredibus
ipsis restituerit pecuniam antedictam, tu et heredes prefati castrum et
roccham huiusmodi cum iuribus et pertinentiis antedictis nostro et Ro-
mane Eccl. nomine teneatis, fructusque, redditus et proventus ex pre-
fatis castro, roccha &c. provenientes in vestris et eorum quos volue-
ritis usus convertere libere valeatis, usque tibi vel dictis heredibus de
prefata secunda summa dictorum duorum milium fior, prefata camera
satisfecerit cum effectu, decernentes etiam quod tu et heredes predicti
singulis annis, quibus post decursum dictorum decem annorum pre-
dicta castrum et roccham &c. tenebitis et fructabitis ut prefertur, de-
cem florencs auri nomine census thesaurario nostro et diete Eccl. in
preliita provincia prò tempore existenti nomine prefate camere in festo
apostolorum Petri et Pauli solide et realiter assignare, ac castrum et
roccham predicta &c. in bono statu manutenere et custodire teneamini
et etiam conservare ... ». Dat. Rome ap. S. Petrum .iv. id. tebr. a. .vii.
XVIII.
1377, aprile 29.
Concessioni ad Andrea Capocci viterbese in compenso
dei danni subiti per la fedeltà alla Chiesa.
Reg. Aven. Greg. XI, XXIX, 500.
Dil. filio rectori provincie Patrimonii b. Petri in Tuscia. Exhibita
nobis prò parte dil. filii Andrea de Capociis civis Viterbiensis legum
doctoris petitio continebat, quod ipse propter fidelitatem, obedierrtiam
et rcvcrentiam, quas ad nos et Romanam gessit et gerit Ecclcsiam, et
prò co quod in rebellione civitatis Viterbiensis exorta ultimo Fran-
La dominazione pontificia nel Patrimonio 345
cisco de Vico, qui se pret'ectum Urbis appellai, adherere non voluit,
dictus Franciscus dictum Andream omnibus bonis suis mobilibus et
immobilibus spoliari mandavit et fecit, ipsumque illis spoliatum et de-
nudatum tenet, propter quod idem Andreas vix habeat unde valeat
sustentari. Quare prò parte dicti Andree, qui quatuor filiis et una filia
gravatur, fuit nobis humiliter supplicatum, ut providere sibi super hoc
de alicuius substentationis auxilio de speciali gratia dignaremnr. Nos
igitur attendentes, quod, sicut habet fidedignorum assertio, in castro
Cipicciani olim comitatus Viterbii sunt nonnulla bona ad commune
diete civitatis pertincntia, ac etiam bona lohannis ser Egidii de Vi-
terbio nostre et eiusdem Eccl. rebellis et hostis in lenimento dicti ca-
stri (jonsistentia, et eisdem Ecclesie propter rebellionem huiusmodi con-
fiscata sint, [ac] etiam tenimentum Silve Pagane situm iuxtatonimentum
dicti castri et castri Gralfignani, et Valliscai sita in lenimento diete
civitatis olim ad dictos commune periinentia, et eidem Ecclesie propter
rebellionem eandem etiam confiscata, ac volenles eidem Andree apud
nos de litterarum scientia necnon fidelitaie et obedientia huiusmodi et
aliis probitatis et virlutum meritis fidedignorum testimonio commen-
dato horum intuitu gratiam facere specialem, discretioni tue per apo-
stolica scripta mandamus, quatenus tot de bonis predictis, quorum ft-u-
ctus, redditus et proventuscentum florenorum auri secundum communem
extimationem valorem annuum non excedant, eidem Andree sub annuo
censu unius paris cirotecarum solvendarum dil. filio thesaurario diete
Provincie prò nobis et eadem Eecl. auctoritate nostra usque ad no-
strum beneplaeitum conferas ac quod dones, inducens per te vel alium
seu alios eundem Andream vel procuratorem suum eius nomine in cor-
poralem possessionem bonorum ac iurium et pertinentiarum ipsorum,
et defendens inductum, amotis quibuslibet detentoribus ab eisdem, ac
fiieiens sibi de ipsorum fruetibus, redditibus, proventibus, iuribus et ob-
venlionibus universis integre responderi, non permittentes (^sic) eum
super eis a quibusvis indebite molestari. Dal. Rome apud S. Petrum
.111. kal. mai, a. .vii.
XIX.
1377, maggio 27.
Concessioni a Cola Scolari viterbese per la sua fedeltà.
Reg. Axen. Greg. XI, XXIX, 265.
Dil. filio Cole Scolarli civi Viterbiensi, Devotionis et fidelitatis tue
probata constantia, quas ad nos et Romanam geris Eeclesiam, premer
346
cTV/. Q/ìntonelli
retur, ut, votis tuis favorabiliter annuentes, tibi reddamur ad gratiam
liberales. Exhibita siquidem nobis nuper prò parte tua petitio conti-
nebat, quod olim tu nolens iniquitatis filio Francisco de Vico, qui se
prefectum Urbis appellai, in rebelHone civitatis Viterbiensis ad nos et
eandem Eccl. pertinentis adherere, civitatem eandem exivisti, et guerram
contra Franciscum et civitatem predictos, prout commode potuisti, fe-
cisti, propter quod uxor tua cum quinque eius liberis de civitate ipsa
eiecta et bonis suis dotalibus totaliter spoliata, tuque postmodum in
guerra ipsa per gentes ipsius Francisci captus et duobus equis spo-
liatus fuisti, teque oportuit prò rcdemptione tua magnani solvere pe-
cuniam, propter que tu, uxor et liberi predicti ad inopiam quodammodo
devenistis. Quare prò parte tua fuit nobis humiliter supplicatum, ut
tibi et eidem uxori ac liberis de alicuius subventionis auxilio providere
misericorditer dignaremur. Nos igitur attendentes, quod possessiones
et bona ad lohannem Sciarre de Prefectis et Cobutium castellanum
roche Celeni nostros ac ipsius Eccl. rcbelles ac in rebellione huius-
modi eidem Francisco faventes et adherentes pertinentia, propter
huiusmodi eorum rebellionem, fautoriam et adherentiam sint camere
apostolice confiscata, quorum fructus, redditus et proventus viginti
florenorum auri valorem annuum, ut asseris, non excedunt, ac volentes
tibi propterea gratiam facere specialem, possessiones et bona predicta
cum omnibus iuribus et pertinentiis suis, dummodo supradictum va-
lorem annuum non excedant, necnon castellaniam diete roche cum
emolumentis, honoribus et oneribus consuetis, apostolica tibi auctori-
tate, usque ad nostrum bcneplacitum, concedimus et donamus, man-
dantes hominìbus diete roche et aliis quorum interest, ut in hiis que
ad officium castellanie huiusmodi pertinent tibi pareant efficaciter et
intendant, ac nostris et eiusdem Eccl. officialibus ut te bonis et pos-
sessionibus huiusmodi gaudere pacifice faciant et permittant. Dat.
Rome apud Sanctam Mariam Maiorem .vi. kal. iun, a. .vn.
XX.
1577. giugno 25.
Concessioni a Tommaso ed Offreducciolo di Ugoli-
nuccio d'Alviano in ricompensa dei servigi resi alla Chiesa.
Rtg. Avrn. Greg. XI, XXIX, J9R !..
Dil. filiis nob. viris Thome et Ufreduciolo fratribus dilecti filiì
Ugolinucii de Alviano domicelli natis Amelicnsis diocesis. Mentis
La dominazione pontificia nel 'Patri/nonio 347
vestre fidelitatis et devotionis, quarti ad nos et Romanam Eccl. actenus
habuistis et habetis, inducimur, ut ad vos apostolice munificentie dexte-
ram extendamus. Cuni itaque, sicut accepimus, Ludovicus, Franciscus,
Marius et Manfredus Gianoti de Alviano fratres tamquam proditionis
filli non solum inimicis et rebellibus ipsius Eccl. favendo et adherendo,
veruni etiam totis viribus centra eandem Romanam Eccl. rebellando
terras ipsius Eccl. invaserint, et danina quamplurima incolis earunidem
Ecclesie predicte fidelibus intulerint, prout iugiter inferre non cessa nt,
propter que penas et sententias tam per nos quam per nonnullos pre-
decessores nostros Ronianos pontifices contra talia presunientes pro-
mulgatas, prefatos Ludovicum &c. non est dubium incurrisse, nos
attendentes quam plurima grata et utilia servitia, que vos Ecclesie
predicte, sicut fìdedignorum testimonio percepimus, dictos rebelles et
inimicos impugnando, et eis viriliter resistendo, fideliter et ferventer
impendistis actenus et impendere non cessatis, ac volentes propterea
vobis gratiose de aliquo retributionis premio providere, vestris in hac
parte supplicationibus inclinati, quecumque bona immobilia, et pre-
sertini domos, possessiones, iura et iurisdictiones, que ad Ludovicum &c.
predictos, et etiam ad commune et singulares personas civitatis Amelie
pretate Romane Eccl. rebelles in predicto de .-Viviano et de Mimoia
castris Ameliensis diocesis ac eoruni tenimentis actenus pertinuerunt
et pertinere consueverunt, nobis et Romane Eccl. predicte propter
rebellionem liuiusmodi confiscata, et quorum fructus, redditus et pro-
ventus, sicut nobis significare curastis, centum florenorum auri vaio-
rem annuuni non excedunt, vobis et vestris heredibus az successoribus
ex vestro corpore legitinie descendentibus, usque ad apostolice Sedis
beneplacitum concedimus et donamus, volentes tamen, quod si vos,
quod absit, interim durante huiusmodi beneplacito a nostra et Ecclesie
memorate devotione, obed lentia et fidelitate recesseritis seu vos sub-
traxerltis, presentes littere nullius exlstant roboris vel momenti. Nulli
ergo &;c. Dat. Anagnle .vii. kal. iul. a. .vii.
XXI.
1377, settembre 7.
Concessione al popolo Romano in premio della sua fe-
deltà alla Chiesa.
Reg. Aven. Greg. XI, .WIX, 384.
Dil. filiis populo Romano. Sincere devotionis affectus, quem ad
nos et Romanam geritis Ecclesiam, promeretur, ut communitatem
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXX[. 25
348
qM, oAntonelli
vestrani donis specialibus et gratiis prosequamur. Cum itaque, sicut
accepimus, dilecti filii universitas castri Viturchiani Balneoregensis
diocesis ex eo quod invaserant, diruperant et occupaverant roccham
et tenimentum Civitelle inter duos rivos diete diocesis, que ad he-
redes quondam lannotti de Alviano militis Ameliensis et heredes
quondam Palini Anfarelli Viterbienses cives alias communiter pertine-
bant, in curia et per officiales dil. filii nobilis viri Nicolai de Ursinis
comitis Nolani provincie Patrimonii b. Petri in Tuscia ad nos et Ec-
clesiam Romanam immediate spectantis prò nobis et Eccl. ipsa rectoris,
in qua provincia castrum, roccha et tenimentum predicta existunt, fue-
rint in duobus milibus et ducentis florenis predictis heredibus in re-
staurationem damnorum per eos ob invasionem, diruptionem et occu-
pationem huiusmodi passorum solvendis condempnati, et bona ac iura
et actiones omnia et singula ad dictos heredes communiter vel divisim
alias qualitercumque spectantia sint apostolice camere vigore proces-
suum apostolicorum contra Franciscum de Vico tunc alme Urbis pre-
fectum et Eccl. predicte inimicum et hostem, suosque fautores et
sequaces habilorum, cui contra statum diete Eccl. heredes iidem
faverant et adheserant, confiscata, nos volentes devotionem vestram,
que in nostra et ipsius Eccl. fide et obedientia firmo et laudabili pro-
posito perstitit et persistit, per efiectum aliquem premiare, tenore
prcsentium huiusmodi duo milia et ducentos florenos auri, in quJbus
dicti universitas fuerunt, ut premittitur, condemnati, et qui, ut asse-
ritur, prefatis heredibus ante dictos processus persoluti minime exti-
terunt, quique, sicut reliqua dictorum heredum bona, sunt vigore di-
ctorum processuum nostre camere confiscati, ac omnia iura et actiones,
que ipsis heredibus in predicta florenorum quantitate ante tempus et
tempore dictorum processuum quomodolibetcompetebant seu competere
poterant, et que post processus ipsos ipsi camere competierunt et conipe-
tunt quovis modo, vobis et comunitati vestre damus, concedimus, tradimus
liberaliter et donamus, ita quod amodo in antea liceat vobis prò quan-
titate, iuribus et actionibus predictis agere et experiri, ac de eis habere,
consequi et facere libere et expedite absque contradictione quacumque
omnem utilitatem et commodum ac quamlibet voluntatem, proviso
quod si forsan prefati universitas quantitatem predictam vel aliquam
eius partem alias legitime solvissent, ad solvendum aliquid ultra de-
bitum non cogantur. Nulli ergo &c. Dat. Anagnie .vii. id. septemb.
a. .VII.
La dominazione pontificia nel 'Patrimonio 349
XXII.
T 577, dicembre 18.
Concessione di Latera e della metà di Onano in vica-
riato ai Farnese.
R(^. Aven. Greg. XI, XXIX, 476.
Dil. filiis nob. viris Petro, Cole, Meo, Puccio, Agnello, lohanni et
Petro Bertuldo natis dil. filii nob. viri Raynucci de Farneto, ac Leo-
nardo, Antonio, Lodovicho, Francischo et Magnantino fratribus natis
dil. filii nob. viri Puccii de Farneto domicellis Castrensis diocesis. Sin-
cera fidelitas ac eximia vestre devotionis integritas, quas erga nos et
Romanam Ecclesiam constanter hactenus habuistis, prout adhuc habere
per exhibitionem operum demonstratis, merito promerentur, ut hiis que
honorem ac statum vestrum concernunt nos vobis gratiosos reperiatis
ac favorabiles et benignos. Sane inter claustra nostri pectoris grata
memoria revolventes quot et quanta tam vos quam progenitores vestri
labores et pericula prò Romana Eccl. cui auctore Domino presidemus,
et ipsius Eccl. honore ac statu in eius adversitatibus et tribulationibus
ac occurrentibus casibus subiistis et cotidie viriliter subitis, non imme-
rito inducimur, ut personas vestras nobis quamplurimum amabiles spe-
cialibus gratiis et favoribus prosequamur. Consideratione igitur premis-
sorum volentes vos illa prerogativa honoris et comodi prosequi gratiose,
per quam vestro statui decenter providentes delectemini predicte Eccl.
fideliter servivisse, et animemini imposterum ad fortius serviendum, aucto-
ritate apostolica presentium tenore, videlicet vos Petrum, Colam &c.,
prò medietate, et vos Leonardum &:c. quamdiu vixeritis, prò alia medie-
tate castri Latere Montisflasconensis diocesis, et medietatis castri Onani
Suanensis diocesis ac eorum districtuum ad nos et eandem Eccl. pieno
iure pertinentium, ac iurium et pertinentiarum ipsorum, vicarios gene-
rales in temporalibus constituimus, ordinamus ac etiam deputamus, vobis
regimen et gubernationem castri Latere et medietatis castri Onani pre-
dictorum ac eorum districtus et incolarum et habitatorum ipsorum cum
mero et mixto imperio et omnimoda temporali iurisdictione, que in
eis per dictam Eccl. seu alios prò ea exerceri consueverunt, ad honorem
nostrum et diete Eccl. statumque pacificum et tranquillum castrorum
et districtuum ac pertinentiarum ac incolarum et habitatorum predi-
ctorum iuste et fideliter exercenda, vobisque durante vicariatu huiusmodi
quoscumque potestates, iudices et offìciales ydoneos, qui possint et de-
beant questiones quaslibet tam civiles quam criminales et alias cuius-
^
350
^M. c^ntonellt
cumque speciei vel generis motas vel movendas in castris et districtibus
predictis audire et de illis previa ratione cognoscere easque fine debito
terminare et executioni debite demandare, constituendi, crcandi et
faciendi, removendi et dcstituendi, et alios quotiens vobis placuerit
deputandi, necnon coUigendi, habendi, exigendi et percipiendi ac vestris
usibus applicandi omnes et singulos fructus, redditus et proventus ac
omnia et singula consueta et debita pedagia, tallias, coUectas, datia
et gabellas, deveria et emolumenta quecumque in castris et distr. pre-
dictis, silvis, nemoribus, pascuis, possessionibus, domibus, areis, bonis
ac iuribus quibuscumque nomine censeantur ad nos et dictam Eccl, in
eisdem castris et eorum quolibet spectantibus quovis modo et de ipsis
omnibus et singulis, quamdiu, ut premittitur, vixeritis, prout vobis
visum fuerit, disponendi, alienatione tamen immobilium bonorum et
iurium ipsius Eccl. in castris et distr. predictis vobis penitus interdicta,
ac per vos vel alium seu alios quibus id commiseritis, quamdiu, ut
premittitur, vixeritis, merum etmixtum imperium ac omnimodam iuris-
dictionem predicta exercendi, ac contradictores quoslibet et rebelles,
quotiens expedierit, temporali districtione qua convenerit compescendi,
ac alia omnia et singula que honori nostro et eiusdem Eccl. ac prò
statu pacifico et tranquillo castrorum et distr. predictorum expedire
cognoveritis statuendi, faciendi, ordinandi, corrigendi, puniendi, diffi-
niendi et exequendi, concedentes auctoritate apostolica plenariam facul-
tatem, ita tamen quod tallias et exactiones novas incolis et habita-
toribus castrorum et distr. predictorum non imponatis nec exigatis
ab eisdem, et quod de huiusmodi debitis et consuetis pedagiis, fi-u-
ctibus Scc. teneamini ipsa castra et arces et fortillitia ipsorum, si qua
ibidem iam constructa sint, et alia, si qua construxeritis, vestris sum-
ptibus et expensis fideliter et diligenter custodire ac manutenere, aliaquc
ipsorum onera supportare, absque eo quod dieta Eccl. vobis prò huius-
modi vicariatus gubernationé, custodia et oneribus supportandis subve-
nire in aliquo teneatur. Et nichilominus nobis seu legato vel vicario
qui erit in provincia Patrimoni! b. Petri in Tuscia seu thesaurario
eiusdem provincie prò tempore existenti de mense iunii in festo apo-
stolorum Petri et Pauli nomine nostro et Romane Eccl. anno quolibet
prò censu et recognitione dominii et superioritatis quadraginta liorenos
auri dare ac solvere teneamini, et si per biennium a solutione census
huiusmodi cessaveritis, sitis ab huiusmotli vicariatus officio et eius con-
cessione privati, Volumus autem et retinemus ac specialiter et expresse
reservamus, quod, dicto vicariata durante, rector eiusdem provincie,
qui est et erit prò tempore, eiusque locumtenens et curia generalis in
causis appcllationum quarumlibet tam civilium quam criminalium et
aliis ad ipsam curiam de iure vel consuetudine deferendis cum exa-
La dominazione pontificia nel Matrimonio 351
minatione et cognitione decidendis ad eos ipso iure piene et libere ac
pacifica in castris et distr. predictis et centra ipsorum incolas et habi-
tatores cognoscant et utantur prout in terris et locis aliis diete Pro-
vincie qui immediate prò dieta reguntur Eccl. et contra ipsorum incolas
et habitatores de iure aut antiqua consuetudine quomodolibet utuntur
et cognoscere et uti consueverunt, salvis tamen et reservatis in hoc
casu quibuslibet privilegiis, indulgentiis et indultis castris et distr. pre-
dictis in hac parte competentibus, si qua sint, quibus propterea nolumus
derogare: quod vos ibitis seu mittatis ad parlamentum generale diete
provincia, et homines dictorum castrorum ad cavalcatas et exercitum
generales prò rata contingente dieta castra ire faciatis, sicut faciunt
alii de provincia prelibata, et quod vos et ipsi homines prò dieta rata,
quamdiu, ut premittitur, vixeritis, conlribuere teneamini in subsidiis
gencralibus, si qua imponentur prò tempore in dieta provincia, illis
videlicet in quibus contribuent qui ab eadem Eccl. civitates, castra vel
terras in vicariatu modo simili tenent a nobis et Eccl. supradieta;
quodque vos dietaque castra vel homines, durante vicariatu predicto,
tallias quascumque seu quevis alia onera debita vel consueta exhiberi
imposita vel imponenda non teneamini subire vel solvere camere diete
Eccl. vel thesaurario prelibatis preterquam superius reservata occasione
seu causa exactionis cuiuscumque, nec etiam ratione dictorum castrorum
quecumque alia onera que forsan subibunt prò tempore alii de pro-
vincia supradieta, sed de illis possitis disponere et in vestros usus con-
vertere prò vestre libito voluntatis. Addieimus insuper quod finito vica-
riatu predicto ipsa castra et distr. huiusmodi ad potestatem et dominium
ac manus durataxat nostra et suecessorum nostrorum Romanorum pon-
tifieum aut alterius ad id per nos vel Sede apostolica vacante per legatum
de latere seu vicarium diete Sedis tune in dictis partibus existentem ad
hoc deputatum libere revertantur; quodque vos per vos ipsos et offi-
ciales vestros, quos ad hoc duxeritis deputandos, castra et distr. &c.
regetis et gubernetis seeundum iura ac rationabilia consuetudines et
statuta castrorum predictorum et alia per dictam Eccl. vel alium ad
hoc ab ea potestatem habentem tam edita et approbata quam impo-
sterum edenda et etiam approbanda, et quod omnia statuta, si qua sint
in castris et distr. predictis, contra Romanam Eccl. ac libertatem eccle-
siasticam et alias ecclesiastieas personas seu eorum bona eassetis et
faciatis totaliter amoveri, et quod eis non utamini nec observabitis ;
nec reeeptabitis rebelles et bannitos eiusdem Rom. Eccl. directc, vel
indircele faeietis ab aliis reeeptari, nec eis vel eorum alicui auxilium,
eonsilium vel favorem dari aut prestari uUo modo permittatis, quin
potius quemlibet ex eis qui in vestram pervenerit potestatem, quotiens
super hoc per . . . diete Ecclesie officiales ad quos ratione officiorum
352
suorum id pertinebit requisiti fueritis, bona fide capi facietis et ad
huiusmodi requisitionem sub fida custodia ad ipsos destinari. Preterea
volumus et etiam ordinamus, quod vos omnes gentes etiam armigeras
tam equestres quam pedestres per legatum, vicarium &c. aut alium
a dieta Ecclesia ... ad hoc deputatum quotiescumque transmissas in
castra et distr. huiusmodi recipere et receptare ac recipi et receptari
et benigne tractari, eisque de victualibus et aliis necessariis provideri
facere prò competenti pretio sive foro iuxta posse vestrum teneamini ;
quodque incole et habitatores castrorum et distr. predictorum et cuius-
libet eorum in manibus vestris seu alicuius vel aliquorum ad id per
vos deputandi seu deputandorum iuramentum debite fidelitatis vobis
servande . . . prestare corporaliter teneantur. Volumus quoque et huic
vicariatui expresse adicimus, quod omnes et singulos castellanos seu
capitaneos rocharum, castrorum et distr. predictorum, et alios quos-
cumque officiales quos prò custodia seu gubernatione castrorum et
distr. predictorum deputabitis ... in manibus rectoris seu thesaurarii
eiusdem provincie . . . prestare faciatis corporaliter iuramentum quod
Romane Ecclesie fideles erunt &c. &c. ... Nostre tamen intentionis exi-
stit quod vos vel aliquis vestrum seu deputandi a vobis ... de crimi-
nibus infrascriptis, videlicet heresis, lese maiestatis, falsificationis litte-
rarum apostolicarum, cuditionis false monete et derobationis publicarum
stratarum ac etiam de quibuscumque aliis criminibus, excessibus et
delictis que per familiares, officiales vel stipendiarios apostolice Sedis
perpetrari seu committi prò tempore contigerit, nullatenus cognoscere
vel de ipsorum punitione vos intromittere valeatis. Dat. Rome apud
S. Petrum .xv. kal. ian. a. .vn.
XXIII.
1377, ottobre i.
Concessione della metà di Graffignano a Simonetto di
Cecco di Castel di Piero, fatta dal vicario papale Pietro.
Reg. Vatic. n. 287, e. 220 b. È inserta nella bolla pontificia di conferma del 24 gen-
naio 1)78.
Petrus miseratione divina episcopus Ostiensis et Velletrenis in pro-
vinciis Patrimonii b. Petri in Tuscia, ducatus Spoletani et nonnullis
aliis terris et locis Ecclesie Romane in partibus Italie et domini nostri
pape vicarius, dilecto nobis in Christo nobili viro Symonetto Cecchi
de castro Perii provincie Patrimonii, salutem in Domino. Vestre sin-
La dominaiione pontificia nel Matrimonio 353
cere devotionis constantia ac vestre innate fidelitatis operis exhibitio,
quas erga negotia sancte Romane Ecclesie magistra experientia ha-
buistis pariter et monstrastis, excitant merito mentem nostram ut vobis
reddamur liberales ad gratias et honores. Cum siquidem hactenus illius
cooperante nequitia cuius est proprlum seminare zizaniam in civitate
Balneoregensi foret exorta dissensio, et in tantum quod nonnulli emuli
statui diete civitatis et potissime centrate Civile invidentes exquisitis
corum tractatibus conati sunt occupare eandem contratam, ipsam cum
nonnuUis armorum gentibus intrantes et expugnantes, tandem vos vo-
catus ad diete contrate subsidium et defensionem, divina favente gratia
vestreque strenuitatis accinctus potentia, contra eosdem emulos viri-
liter bellando victoriam habuistis, personam vestram strage et periculis
exponendo, et ipsam contratam Civite nonnuUis fatigatus laboribus et
expensis manutenuistis et ad statum Ecclesie conservastis, ipsamque
nuper ad nostrum mandatum in manibus Ecclesie prefate liberaliter
consignastis, ex quibus merito apud ipsam Ecclesiam et dominum
nostrum vobis insurgunt laudes et honores. Nos igitur cupientes vobis
prò meritis premia reddere, vobis ac vestris filiis posteris et heredibus
medietatem castri Graffignani Balneoregensis diocesis ad cameram Ro-
mane Eccl. pertinentem cum eius territorio et districtu, terris, vineis,
pratis, nemoribus, aquarum decursibus que infra fossatos Rote sive
Rigalis et Serragli usque ad Tiberini continentur confines vel alios si
qui sunt veriores, non preiudicando iuribus aliquorum, et cum omnibus
suis pertinentiis sive adiacentiis, passagiis, iuribus et iurisdictionibus
usque ad tempus sexaginta annorum proxime complendum prò censu
duorum florenorum auri annuatim in festo omnium sanctorum thesau-
rario camere Romane Eccl. in provincia Patrimonii presenti et qui prò
tempore fuerit in fidelitatis et devotionis ac subiectionis signum effe-
ctualiter assignando et persolvendo, auctoritate qua fungimur de ipsius
domini nostri pape conscientia et beneplacito voluntatis concedimus
per presentes, et ipsam medietatem dicti castri et cum predictis iuri-
bus &c. ex certa scientia de ipsius domini nostri conscientia et volun-
tate vobis attribuimus ac etiam censamus, inhibentes ac expresse man-
dantes universis et singulis . . . officialibus diete provincie . . . quatenus
durante concessione et censuatione huiusmodi aliquo quesito colore vos
nullatenus . . . molestare audeant vel aliqualiter impedire. Mandamus
insuper terrigenis, incolis et habitatoribus dicti castri quatenus ad dictam
medietatem vos recipiant et admittant, ac de fructibus consuetis et
iuribus vobis debeant efficaciter intendere, et committimus . . . rectori
diete Provincie quatenus in signum devotionis et obedientie a vobis
super premissis in forma debita iuris et cum capitulis oportunis cor-
porale exigat iuramentum, quod etiam successores et posteri vestri,
354
qM. oAntonelli
cum vos de medio summoveri contigerit, in simili forma prestare et
premissa facere penitus teneantur... Dat. in rocha Romane Ecclesie
sita in civitate Montisflasconis die prima octobris anni Domini 1377,
indict. quintadecima, pontificatus sanctiss. domini nostri Gregorii
pape XI an. .vii.
XXIV.
1378, febbraio 18.
Remissione di pene a Radicofani e al nobile Guasta di
Pone in premio della difesa sostenuta contro i nemici della
Chiesa.
Rea. Aven. Greg. XI, XXXll, 149 b.
Ad perpetuam rei memoriam. Dum attente prospicimus et grata
memoria recensemus constantem fidelitatem et fidelem constantiam,
quas dilecti filii nobilis vir Guasta Poni de castro Radicofani domi-
cellus ac universitas et singulares persone eiusdem castri Clusine dio-
cesis nobis et Romane Ecclesie immediate subiecti ad nos et dictam
gerunt Ecclesiam, necnon graves labores et expensas quas prò manu-
tenendo et conservando statum et honorem diete Eccl. sustinuerunt
hactenus, et adhuc indefessis humeris supportare non cessant, dignum
censemus et debitum ut ipsos specialibus gratiis et condignis favoribus
prosequamur. Cum itaque, sicut nuper fidedigna relatione percepimus,
Guasta et universitas predicti ac alie singulares persone de dicto castro,
et presertim dil. filii Bartholus Cacchi Sarii, Agnolucius Andree, Meus
Nestis, Vannolus Hogolinelli, Pascucius Cresci, Papa Andree, Muccio-
nolus luncte alias dictus Pinzutus, Andreas dictus Beccharinus lunctini,
Johannes Neri alias dictus Guilba, Benedictus Vannis Talenti et Ni-
colaus de Feghino laici de dicto castro, qui familiares prefati Guaste
esse dicuntur, et qui dudum ex certis causis de dicto castro banniti
fuerant cum magnis discriminibus prefatum castrum et eius territorium
ad nostrum et eiusdem Eccl. statum et honorem ab inimicis et hostibus
nostris et Eccl. predicte defensaverunt et custodierunt, et propter guer-
ras que in partibus illis a tribus annis citra viguerunt magnos labores
et expensas perpessi fuerint, et tam in dicto castro et eius districtu
quam etiam in locis circumvicinis per universitatem et singulares per-
sonas predictos homicidia, derobationes et alia diversa crimina et exces-
sus commissa et perpetrata fuerint, iidemque universitas et singulares
persone seu aliqui ex eis prò huiusmodi deffensione et custodia et prò
aliis oneribus dicti castri supportandis quosdam redditus et proventus
La dominazione pontificia nel 'Patrimonio 355
ad cameram apostolicam pertinentes levaverint ac receperint; et, ut
asseritur, propter huiusmodi derobationes et alia crimina et excessus
nonnulle represalie in aliis terris et locis nobis et Romane Eccl. pre-
dicte subiectis contra ipsos universitatem et singulares personas con-
cesse fuerint, nos volentes Guastam et alia» singulares personas &c.
premissoruni laboruni et expensarum ac ipsorum fidelitatis et con-
stantie intuitu favore prosequi gratie specialis, ipsorum in hac parte
supplicationibus inclinati, omnia huiusmodi crimina &c. per ipsos . . .
commissa seu perpetrata, et in quantum concernunt vel concernere
possunt interesse publicum vel cameram apostolicam, necnon huius-
modi redditus et proventus per ipsos tempore guerrarum huiusmodi
perceptos eis auctoritate apostolica de speciali gratia tenore presen-
tium remittimus et donamus, ipsosque et eorum singulos ab omnibus
penis . . . plenarie liberamus, et insuper quecumque banna de predictis
personis . . . hactenus edita seu facta . . . necnon quascumque represalias . . .
auctoritate predicta tenore presentium toUimus, cassamus et irritamus,
ac nuUius esse volumus roboris vel momenti... Dat. Rome ap. S. Pe-
trum .XII. kal. mar. a. .viii.
LETTERE DEL LEGATO VITELLESCHI
AI PRIORI DI VITERBO
dal I4J5 al 1440
'MA delle più maschie figure della Chiesa nella prima
metà del secolo xv fu senza dubbio Giovanni Vi-
telleschi di Cornato, che, da cancelliere del Tar-
taglia, condottiero di bande e conte di Toscanella, resosi
prete, sali colla spada alla mano tutti i gradi della ecclesia-
stica gerarchia. Vescovo di Recanati nel 1432, s'ebbe da
Eugenio IV il rettorato delle Marche e della Massa Tre-
baria, ove rivelò i suoi grandi talenti politici e militari (i).
Cresciuto per ciò nella estimazione del pontefice, fu pro-
mosso a patriarca d'Alessandria ed arcivescovo di Firenze, e
nel 1434 inviato nel Lazio come commissario e riformatore
del Patrimonio e legato pel regno di Sicilia (2). Tre anni
dopo, sconfìtto il principe di Taranto, temuto avversario
della parte angioina, che era quella della Chiesa, fu creato
cardinale di S. Lorenzo in Lucina, tra le proteste di non
(i) Archivio Vaticano, bolla del 16 aprile 1432 nel Regesto di
Eugenio IV, n. 370, e. 78 B.
(2) Ivi, bolla da Firenze del 5 maggio 1434 nel Reg. cit. n. 373,
ce. 143 e 145.
358
C. Tm^i
pochi maggiorenti del clero che lo accusavano di inaudite
crudeltà (i).
Durante i sei anni della sua missione nel Patrimonio,
il Vitelleschi diresse parecchie lettere ai priori di Viterbo,
che per avventura ci vennero conservate, fedelmente tra-
scritte nei registri sincroni delle Riformagioni di quel Co-
mune (2). Lo legavano alla città vincoli di amichevoli re-
lazioni esistenti tra questa e la sua terra natale, nonché
una antica consuetudine colle principali famiglie patrizie di
Viterbo, fra le quali aveva prescelto a suo generale agente
Pier Giampaolo Sacchi cavaliere dello speron d' oro (3), e
ser Pietro Dei Lunensi a suo cancelliere (4).
(i) Ivi, bolla da Firenze del 9 agosto 1437 "^1 ^^f- ^it. n. 584,
e. 147. Per le proteste degli avversari del Vitelleschi, vedi Grego-
Rovius, Storia di Roma, i* traduz. ital. VII, 71 e Pastor, Storia dei
papi, trad. ital. I, 220.
(2) La serie di questi registri, intitolati Reformaiiones couiunis Vi-
terhii, si conserva tutta intiera, tranne qualche piccola lacuna, dal
principio del secolo xv a tutto il xviii, nella biblioteca Comunale di
Viterbo. Essi contengono, scritti per mano dei segretari del tempo,
tutti gli atti officiali del comune, le deliberazioni consigliari, i con-
tratti, i bandi, e, per i secoli xv e xvi, anche le principali bolle e le
lettere più importanti dirette alla città.
(3) Archivio diplomatico Viterbese, Ricordi di Casa Sacchi, ms. 1 17,
all'anno 1433. Il nobile Pier Gian Paolo Sacchi di Viterbo era figlio
di madonna Petruccia Vitelleschi, nata da messer Vitellesco Vitelleschi
di Olmeto, fratello del padre del patriarca. II Sacchi fu assunto da
quest'ultimo a «suo intimo affine e familiare confidente». Fu lui che
gli fece « ultimare » il suo famoso palazzo di Corneto, che, come esso
dice, « itCQ far tutto quasi dalle fondamenta » . Segui dapcrtutto il pa-
triarca nelle sue imprese militari, e insieme a lui fu catturato il
19 marzo 1440 presso il Castel S. Angelo, dove rimase prigione lungo
tempo dopo la morte del suo congiunto. I suoi Ricordi sono la fonte
più certa e autorevole per stabilire il modo come avvenne quella cat-
tura, che fu in tante varie guise narrata.
(4) Reformaiiones cit. VI, 141. Mes.ser Pietro Dei Lunensi, dopo
compiuto il suo ufficio di cancelliere del Vitelleschi, divenne nella Curia
romana scrittore e abbrcviatore delle lettere apostoliche, e dipoi anche
Lettere del Legalo Vitelleschi 359
Senonchè, giunto a tanto fastigio di autorità, prese tosto
ad esprimere la sua benevolenza verso la città con modi
altezzosi, con piglio soldatesco, con ordini rigorosi che vo-
leva eseguiti « ad unguem » (i), e con imposizioni il più delle
volte dispotiche, le quali, quando anche erano le più blande,
finivano sempre in minacele di ammende inverosimili, se
neglette o ritardate, come chi vuole stretti a se i suoi be-
naffetti più pel timore che per l'amore. I Viterbesi che,
come tutti gli altri popoli del Patrimonio, avevano un gran
spavento di questo burbero prelato, più valoroso soldato
che prete, gli orano ligi della più pronta obbedienza; mentre
ne molcevano la fastosa avarizia con frequenti donativi,
che gli valsero la frecciata plebea di « Empi l'arca » (2).
Del resto, ispido e iroso per temperamento e reso dalla
necessità dei tempi crudele e inesorabile, benché « in mol-
« tissime cose » , come dice il della Tuccia che lo conobbe
assai da vicino, « giusto e ragionevole », non sono da re-
putarsi esagerati i severi giudizi tramandatici su di lui dai
cronisti del suo tempo (3).
Le sue lettere, che nella loro grafia originale qui ap-
presso pubblichiamo, gittano parecchi sprazzi di luce sul
suo carattere superbo e veemente: e, tuttoché circoscritte
ai fatti di Viterbo e del Patrimonio, presentano un note-
vole interesse storico, soprattutto nella parte in cui lumeg-
giano a grandi tratti le penuriose condizioni economiche
della Santa Sede e delle sottoposte città : quella sempre
« continuus commensalis et secretarius degnissimus » di Niccolò V
(Reform. eh. Ili, 208).
(i) Vedi lettera n. i.
(2) « Facevasi temere da tutti ... e tecesi chiamare dai popoli :
«Empi l'arca»; luzzo, Cronaca di Viterbo, p. 55, nel Ciampi, Statuti
e cronache di Viterbo in Docuinenii di storia italiana per le Provincie di
Toscana, dell' Umbria e delle Marche, t. V (Firenze, Viesseux, 1872).
(5) Della Tuccia, Cronaca di Viterbo in Ciampi cit. p. 170; Paolo
DI Liello Petrone, Mesticania in Rer. It. Script. XXIV, 1122; Ve-
spasiano DEI Bisticci, Vite di uomini illustri, Firenze, 1859, p. 19.
360
e Tin\t
estenuata e posta in croce dalle ingenti paghe delle genti
d'arme che era costretta assoldare per la difesa dello
Stato (i): queste addirittura immiserite dagli enormi tributi
con cui le dissanguavano gli officiali papali.
Curiosa e sommamente interessante è la lotta che allora
si combatteva fra i due poteri, lo Stato e il Comune, per
trarsi fuori una buona volta dalle rozzezze angustiose e dalle
perpetue ribellioni della vita medioevale : lotta che, se si con-
chiuse, come sempre, col trionfo del più forte, e condusse
dopo lunghi sforzi alla pacificazione della regione e al con-
solidamento del dominio teocratico; ritardò però di più
secoli la evoluzione civile dei popoli del Patrimonio, atro-
fizzando quelle maschie energie che s' erano suscitate al
tempo delle prime libertà comunali.
Lungo i cinque anni che durò questo armeggio, ben
venti sono le lettere del Vitelleschi, tutte imperiose e piene
di minacele, inviate al Comune viterbese per spronarlo al
pagamento dei tributi camerali, che in allora, a non parlar
dei minori, si riducevano principalmente a due : il « subsi-
« dium » e la tratta del sale.
Il « subsidium » gravato su Viterbo era di mille ducati
d'oro all'anno (2). Lo aveva imposto per la prima volta
Giovannello Tomacelli, germano di Bonifacio IX, gran can-
celliere di Sicilia e capitano generale della Chiesa, a seguito
d'un Parlamento di tutti i Comuni, nobili e dignitari ec-
clesiastici del Patrimonio e del ducato di Spoleto, convocato
a Todi nel 1398 (3). Questa specie di « taglia », come pure
(i) Le distrette della Chiesa in quel tempo erano tali, che Eugenio IV
si trovò costretto ad impegnare il suo triregno presso i banchieri fio-
rentini per 40,000 ducati (Raynaldi, Ann. eccìes. ad ann. 1438, § 20.
(2) « Il papa cominciò a porre in Viterbo le terziarie, che sono mille
« ducati d'oro che mai da quello innanti non s'aviano pagati » (Della
Tuccia, op. cit. in Ciampi cit. p. 46).
(3) Cf. C. Pinzi, Storia di Viterbo, III, 463 (Viterbo, Agne-
sotti, 1899).
Lettere del Legato Vitelleschi 361
si chiamava, la si diceva destinata al pagamento degli sti-
pendi dei capitani di ventura e delle loro bande, condotti
nello Stato per rabberciare un po' su il dominio della Santa
Sede. E poiché i Comuni reluttavano a quella insueta im-
posizione, il Tomacelli, con una brutale ordinanza del 1 5 giu-
gno 1402, dio facoltà al Mostarda, uno dei condottieri di
quelle feroci masnade, di riscuoterla lui stesso direttamente
colla forza; rapinando in ciascun territorio beni, animali,
masserizie, ovunque gli venissero alle mani, fino alla soddi-
sfiizione dei suoi stipendi (i). Infiniti furono i guaiti dei miseri
abitanti, esposti a tutte le violenze della tracotanza militare.
Ma Bonifacio IX, reputando necessario adusarli al peso dei
pubblici tributi, stimò opportuno di rincarar la dose, abili-
tando il Mostarda, nei casi di resistenza, a procedere alla
cattura degli stessi debitori (2). Avventuratamente in ap-
presso si diede luogo a trattamenti più umani, e i Comuni,
piegando il collo alla ineluttabile necessità, si posero in grado
di corrispondere il « subsidium » allo Stato, più o meno
regolarmente, mediante una tassa di capitazione imposta sugli
abitanti, la riscossione della quale venne organizzata con op-
portune norme amministrative (3).
Il « subsidium » , di regola, doveva pagarsi alla Camera
papale a quadrimestri e in tre rate annuali, chiamate « ter-
« zerìe ». Nello stesso modo esigevasi presso i cittadini. Il
Comune per ogni « terzeria » nominava quattro esattori, che
appella vansi « cultores », uno per ciascuno dei quattro rioni
della città. Ad ogni esattore era dai priori consegnato un
« guaytonus », oggi diremmo « ruolo », dove per ogni con-
trada, ossia parrocchia, del rione erano segnati i nomi dei
singoli tassati e la imposta ad essi assegnata in proporzione
delle loro facoltà. Appena eseguita tale consegna, i pubblici
« precones » uscivano per la città bandendo a suon di tromba :
(i) Reform. cit. I, 79.
(2) Ivi, I, 79.
(3) Ivi, I, 80.
362 e. Tin^i
« quod omnes cives et habitatores solvant intra terminum
« quinque dierum unam terzeriam ; alioquin cadant in penam
« quarti pluris » (i). Nei cinque giorni in cui si riscuotevano
le «terzerìe», venivano tenute chiuse le porte della città,
perchè, col pretesto della assenza, i cittadini non potessero
sottrarsi al pagamento dell' imposta (2).
Ma durante la legazione del Vitelleschi, le condizioni
della città erano così disperate, che, se grandi erano i bisogni
del Legato per sfamare i suoi accogliticci, più grandi ancora
erano le distrette della città, rimasta lacerata dalle ultime
guerre tra Braccio di Montone e lo Sforza (3), e cotanto
stremata dalle soverchie requisizioni militari, che il demanio
comunale era tutto oberato di debiti e la potenzialità tribu-
taria dei cittadini, non ostante i molti imprigionamenti e
i sequestri, era totalmente esaurita (4). D'altronde tutte le
entrate e le gabelle del Comune colavano in mano del te-
soriere del Patrimonio, che tenevale a disposizione della Ca-
mera, e agli smunti priori non erano lasciati che alcuni
meschini proventi per trentadue ducati al mese; mentre le
spese pei tanti pubblici servizi loro affibbiati richiedevano
ben più di trecento ducati (5).
Il Vitelleschi, cui eran note queste tristi condizioni,
neir incitare quei tapini al pagamento del «subsidium»,
talora si sforzava di addolcire il suo linguaggio, sempre
duro e burbanzoso, e porre in mostra le sue grandi neces-
sità, scrivendo loro : « Con ogne accurata sollecitudine,
« quanto più possemo, ci sforzamo la navicella di san Piero,
« da tante procellose tempeste agitata et mo divino pre-
« sidio requieta, innalzarla et prosperarla in rebelles et
« suoi persecutori. Ma perchè omne arbore si cropc delle
(i) Ivi, VI, 16} B.
(2) Ivi, X, 82.
(j) Cf. C, Pinzi, op. cit. Ili, 528 sgg,
(4) Reform. cit. V, 206.
()) Ivi, V, 185 B.
Lettere del Legato Vite! teschi 363
« sLioe fronde, et della terra convien si faccia la carbonara,
« è necessario i devoti populi et figlioli di quella alli suoi
« bisogni invochiamo » (i). E intanto li requisiva d'un certo
numero di balestrieri « con sufficienti balestri per uno mese »
per menarli contro il conte Antonio di Pontedera. Altra
volta, quando s'aspettava dei denari e non gli si mandavano
che piagnistei, scriveva loro minaccioso : « Credevamo li
« vostri ambassiatori, li quali sonno venuti ad noi, doves-
« sero venire cum cffectu, e sonno venuti cum parole...
« Se altri modi non tenete, ve costarà più la salzn che la
« carne » (2). E poiché vedeva che queste minacele non li
scuotevano, ricorreva come « ultima ratio » al tanto pa-
ventato spauracchio dei condottieri, incaricati di riscuotere
essi stessi il « subsidium » con mano militare : « Seria no-
ce stra voluntà non darvi affanno né gravezza : ma avendo
« la gente come noi avemo, non potemo fare di meno :
« perchè tutto '1 dì senio infestati da loro, et tenere altra-
« mente non si possono. Pertanto vi commandamo che infra
« dece di degiate aver mandato et pagato mille fiorini d'oro
« per lo subsidio di uno anno proximo passato, et una ter-
« zerìa che al presente finisse, come voi sete tenuti ... al-
ce trimente, passato el dicto termino, ci sera necessità di dare
« li dicti denari et pagamenti ad alcuni di questi conductieri,
« li quali verranno h\, e non senza dampno et rincresci-
« mento vostro ... li prenderanno » (3).
Accadeva però talvolta che i priori, impermaliti da tutte
queste tribolazioni e minacele che piovevano sul loro capo,
si ribellassero a tante dure imposizioni, e, stizziti, facessero
sapere al patriarca che non rimaneva loro altro scampo che
di abbandonare il palazzo e lasciar gli affanni municipali a
chi più ne sentiva il prurito. Ma il Vitelleschi, più burban-
zoso allora nella sua alterigia di despota teocratico, rispon-
(i) V. lettera n. xiii.
(2) V, lettera n. xii.
(3) V.- lettera n. x.
Archivio della R. Società romana ai storia patria. Voi. XXXI. 24
sH
e. Tilt
T»
deva subito di rimando: « Per dir che voi abbandonarete
« lo palazzo et lasserete questi affanni a chi toccharà, per
« questo non bisogna tale effuxione di parole ... Se pur vi
« partirete di palazzo, trovaremo chi ci entrerà » (i).
Fra tante pressioni e riluttanze, i sussidii dal 1435 al '39
vennero alfine, benché a gran stento, raggruzzolati e soddi-
sfatti. Non però coi metodi delle ordinarie riscossioni. Per-
chè il Comune, conscio dell'esaurimento dei cittadini, non
osò imporre le consuete « terzerìe ». Ma nel 1436 dovè,
con gran rimpianto, mettere a pegno i suoi pingui orti della
Valle del Caio, che erano stimati « il più bel gioiello della
« città » (2), e nei tre anni successivi dovè grandinare sui
principali cittadini altrettanti prestiti forzosi, dai quali si dovè
trovar modo di fare uscire un donativo al Vitcllcschi di cento
ducati d'oro e di una tazza d'argento, per renderlo più umano
verso la città (3).
Se non che le necessità del Legato si moltiplicavano di
giorno in giorno, e vieppiù che espandeva le sue fazioni mi-
litari. Dopo la vittoria di Palestrina, conseguita il 18 ago-
sto 1436, si trovò in urgente bisogno di presidiare con pro-
prie milizie tutti i castelli conquistati ai Colonnesi. E poiché
le sue genti lasciar non vi voleva, perchè meditava muover
con esse contro il Piccinino (4), e sul rinforzo di fanti
chiesto ai Comuni non poteva far troppo assegnamento,
perchè i più se ne scansavano coli' inviare un tributo in
denaro (5); si diede ad assoldare nuove compagnie di ac-
cogliticci, che lo costrinsero ad escogitare nuove fonti di
tributi. Divisò allora di trar profitto dalle ingenti provviste
di sale, che per conto della Camera s'andavano accumulando
(i) V. lettera n. ix.
(2) Reformationes cit. V, 191 e 206.
(3) Ivi VI, 54, 177 e 178, vedi anche lettera n. xxxiii.
(4) V. lettera n. xvi.
(5) Viterbo, richiesta di mandar cento fanti, se ne spacciò col-
l'inviare duecento ducati d'oro {Reform. cit. V, 216 b).
Ijittere del Legato V^i tei lese hi 365
nelle saline di Corneto e di Civitavecchia, e con un decreto
del i" gennaro 1437 comandò a tutte le terre del Patri-
monio di mandare per l'acquisto di determinate quantità di
sale nel porto di Corneto.
Al Comune di Viterbo ne assegnò trecento rubbia (sei-
centocinquantun quintali), al prezzo, per ogni rubbio, di
quattro ducati da bolognini cinquanta ciascuno ; e per spe-
cial grazia gli assentì di pagarne il costo insino al carnevale,
comminando un'ammenda di seimila fiorini d'oro se falli-
vano a quel comando (i).
Il Comune s' impennò a tanta novità, poiché sino allora
i Viterbesi avevano tratto il sale dal Porto dementino a
loro libera volontà e in proporzione dei loro bisogni. In-
viarono quindi un ambasciatore al Legato, per supplicarlo
che li esonerasse da quel gravame. Il Vitelleschi, volendo dare
un segno della sua benevolenza verso la città, ridusse la
tratta del sale a sole duecento rubbia : concesse che questa
imposizione fosse indistintamente ripartita su tutti i citta-
dini e gli abitanti, così laici che chierici, fatta solo ecce-
zione delle corporazioni religiose : e promise solennemente
che per l'avvenire non sarebbe più ricorso a questo bal-
zello, che allora gli si era reso necessario pel sostentamento
delle sue milizie (2). Il Comune, per gratificarlo di tanto
benefizio, gli inviò in dono « uno prezioso anello d'oro » (3).
Ma il Legato non tenne la promessa. Ai 24 ottobre 1438
tornò a scrivere ai priori : « che per stato de Nostro Signore
« et de sancta Ecclesia, et per defensione, pace et trauquil-
« litade loro et de tucta la provincia, per potere supplire
« a li pagamenti de le gente conducte et che se conducono »,
era stato costretto a nuovamente imporre su Viterbo quat-
trocento rubbia di sale, da levarsi subito in Roma entro lo
stesso mese di ottobre e da pagarsi nel novembre succes-
(i) V. lettera n. xvii.
(2) V. lettera n. xvm.
(3) Refortnationes cit. VI, 35.
366
C. Tinii
sivo « a ragione di tre ducati d' oro lo rughio »: avvisan-
doli che non dovevano mandare esenti da quest' imposta
che i soli frati Mendicanti (i). Né qui si rimase. Nel-
l'anno dipoi, ai i6 ottobre, si rifece alla carica con una
nuova tassazione di altre quattrocento rubbia di sale « per
« poter mantenere la pace nel paese, et li inimici de sancta
« Ecclesia et de Nostro Signore fare stare da longa ... et
« mantenere le genti dell'arme, colle quali avemo cacciata
«la guerra di terra di Roma et da le provincie vicine...
« et presertim per poter più comodamente conducere la
« Santità de Nostro Signore a Roma, perchè nel mese di
« marzo intende al tutto retornare alla sua Sedia ...» (2).
I Viterbesi videro bene che non era più da sperare di
togliersi da dosso questo uggioso balzello : e non potendo
più ottenere alcun' altra riduzione, si decisero a organizzare
la riscossione annuale, come avevano già fatto pel « subsi-
«dium». A conseguir pertanto una ripartizione che susci-
tasse le minori querimonie, presero a base i « guaytoni »,
o ruoli, delle «terzerìe». Deputarono per ogni parrocchia
della città speciali officiali, che denominarono « antepositi »,
i quali, dappresso modesta retribuzione, dovevano recarsi
a loro risico e spesa presso le salare di Roma o di Civi-
tavecchia o di Corneto, per ivi ritirare la quantità di sale
assegnata alle loro rispettive contrade, fiirne la distribuzione
forzosa ai cittadini iscritti nei ruoli, riscotcrne il prezzo e
versarlo in mano del tesoriere della Camera (3). Ne ve-
nivano risparmiati i poveri, che attingevano di volta in
volta le loro magre provviste nel fondaco del Comune (4).
(i) V. lettera n. xxxvi.
(2) V. lettera n. XLVi,
(3) Reformationes cit. XIV, i$o.
(4) «Sai dividendum per contratas, et non imponatur pauperibus».
11 criterio di tassazione era abbastanza equitativo e democratico : « qui-
« libet solvat secundum possibilitateni suam ; videlicet qui plus habet,
«plus solvat» {Reforni. cit. VI, 215).
E poiché questo riparto del sale su tutta la provincia del Patri-
Lettere del Legato Vi tei lese ht 367
Non ci è possibile illustrar qui tutte le altre notizie di
dettaglio che s'incontrano nelle lettere del Vitelleschi. Esse
ci trarrebbero al di là dei limiti consentiti a questo breve
proemio. Non possiamo però non segnalare quelle distinte
coi numeri vii, vili, x e xi, che ci danno contezza d' un
conflitto messosi tra il Legato e il cardinale Francesco
Conduliner, nipote d' Eugenio IV e camerlengo di santa
Chiesa, per la nomina d' un podestà viterbese. Da esse pos-
siamo apprendere come si palleggiavano in Curia la debole
volontà del pontefice; e di qual tempra tenace e battagliera
fosse il Vitelleschi, che, geloso del suo ufficio, non si pe-
ritava di scendere in lizza anche contro i più alti dignitari
della corte pontificia.
Ai 4 febbraio 1436 il camerlengo, in virtù dei poteri
della sua carica, aveva conferito la podesterìa di Viterbo
a un tal Bernardo da Mileto, cittadino di Firenze. Ma poiché
non gli era ignoto il mal vezzo del Legato di ricalcitrar
sempre agli atti d' una giurisdizione più elevata della sua.
monio, ci mostra di quali paesi era allora composta la provincia stessa,
e quali erano in quel tempo le proporzioni di abitanti tra paese e
paese, crediamo opportuno riprodurre qui la tabella di riparto del 145 1:
« V I T E R B I u M cum suis castris Bagnarle, Celleni et Canepine,
«rubbia .ccccl. Terre comitis Eversi (de Anguillaria), nempe castra
« Roncilionis, Vetralle, Blere, Viani et lovis rubb. .ce. Castrum Vitor-
« ciani rubb. .xxxiv. Castrum Suriani rubb. .XL. Civitas Montisfta-
« sconisrubb. .e. Civitas Balneoregii rubb. .lx. Civitas Vetula rubb. .xx.
« Castrum Montisalti rubb. .x. Castrum Gryptarum rubb. .XL. Castrum
«Canini rubb. .L. Castrum Gradularum rubb. .XL. Castrum Castri
«rubb. .XL. Castrum S. Laurentii rubb. .xxx. Castrum Proceni rub-
«bia .XXI. Terra Aquependentis rubb. .e. Castrum Marthe rubb. .xx.
« Castrum Lathere rubb. .xx. Castrum Valentani rubb. .xxv. Castrum
« Ischie rubb. .xx. Castrum Farnesii rubb. .xx. Castrum Ceglieri
«rubb. .xii. Castrum Bolsenie rubb. .L. Castrum Civitelle rubb. .xx.
«Castrum Onani rubb. .x. Castrum Perii rubb. .xv. Castrum Graf-
«fignani rubb. .iv. Castrum Sipicciani rubb. .x. Castrum Montiscal-
« velli rubb. .x. Castrum Alviani rubb. .xx. Castrum Vardia rubb. .xviii.
«Intotum rubb. 1449» (Rejormationes cit. XIII, 238).
^
368
e. Tin-{i
munì il suo protetto d'un breve papale che comandava ai
priori di Viterbo di porlo subito al possesso dell' impiego (i),
e di una sua lettera officiale che ingiungeva loro di adem-
piere a ciò, non ostante qualunque altro ordine in contrario
o qualsiasi altra elezione fatta in precedenza : certo, com'egli
era, che, col disubbidirlo, non gli vorranno dar giusto mo-
tivo di recar loro qualche dispiacere (2). Venuto a cogni-
zione di questi maneggi, il Vitelleschi scrisse da Pioppi
ai Viterbesi, che già da più mesi aveva concesso l'ufficio
della podesterìa ad un nobile cittadino di Spoleto, Antonio
dei Petroni, da cominciare « dopo finito l'offitio del presente
« podestà ». Ora però aver inteso « che ci è venuto uno
« Fiorentino con certi mazieri e lettere de lo camerlengo,
« con intentione di entrare nel dicto offitio », che si guar-
dassero bene dal far ciò, perchè il suo eletto doveva avere
la preferenza ; e concludeva alla recisa : « questa è la voluntà
« del Nostro Signore et la nostra. Et cussi farete » (3). Il
camerlengo s'impuntigliò e tornò a investire più forte i
priori, inculcando che gli ordini dati da lui dovevano es-
sere obbediti per i primi, non soffrendo essi di venir po-
sposti che a quelli di Sua Santità : che se si comportassero
altrimenti, egli con loro danno apprenderebbe ad essi qual
grande errore avrebbero commesso col disobbedirlo (4).
(i) « Eugeni US papa quartus. Dilecti filii, salutcni &c. Deputavit,
« de mandato nostro, dilectus filius tituli S. Clenientis presbiter car-
« dinalis, camerarius noster, ad officium potestarie illius nostre civitalis
« dilectum filium ser Bernardum lohannis de Mileto, quem, post pre-
ce sentis potestatis officium, admitti volumus et mandanius. - Datum
« Florentie apud S. Mariani Novellam, sub anulo nostro secreto, die
« .xviiii. februarii .mcdxxxvi. pont. nri anno .v. Blondus » {Refonnationes
Cit. V, 182 B.).
(2) « Et taliter in hac re nobis obediatis, quod iustam non ha-
« beamus causam quicquid displacentie vobis inferri »; lettera del ca-
merlengo da Firenze del 27 febbr. I4}6 {Reformationes cit. V, 185).
(3) V. lettera n. vii.
(4) « NuUius enim licteris, preterquam SS.mi D. N., prius quam
« nostris obedire debetis ; et si aliter facietis. vos dampno vestro in-
Lettere del Legato Vitel teschi 369
I priori, presi tra due fuochi, mandarono un ambascia-
tore al Legato supplicando che li traesse d' impaccio, e
provvedesse che alla città non venisse alcun danno. Ma il
Vitelleschi tenne duro agli ordini impartiti. Anzi, ingiunse
loro che non permettessero al podestà fiorentino neppure
di entrare le porte di Viterbo, « tale essendo la voluntà
«del papa e la sua» (i). Cosi fu fatto, e il prescelto da
lui fu istallato nell'officio: dappoiché i Viterbesi temevano
più lui che lo stesso pontefice, ad onta che il camerlengo
riscrivesse loro più che mai minaccioso : « che se gli ba-
« stava la vita, avrebbe trovato il modo di farneli pentire
« amaramente » (2).
Le altre lettere del Vitelleschi recano alcune grazie da
lui largite al Comune : come la riduzione del « subsi-
« dium » pel 1439 e l'accollo alla Camera di certe spese
fatte per le fortificazioni della città (3); provvedimenti an-
nonarii per impedire la esportazione dei grani dal distretto
viterbese (4) ; avvisi sulla peste che infieriva a Roma tra
il giugno e il luglio del 1438 (5); notizie sulla presa di
Palestrina e di Ceprano (6), sulle sue ostilità contro il
conte Antonio da Pontedera (7), sul dislocamento delle
genti sue e di quelle dei vari condottieri agli stipendi della
Chiesa (8) : e infine un notevole decreto del 20 giugno 1438,
col quale ordinava che in Roma e nel Patrimonio i pro-
« struere cogeremur, q-.nntum errorem commiseritis mandatis nostris
«non parendo»; lettera del 18 marzo 1436 {Reform. V, 185).
(i) V. lettera n. IK.
(2) « Si aderit vita Comes, taliter provisurus quod vos huiusmodi
« inobedientie penitebit » {Reformationes cit. V, 186 b).
(3) V. lettera n. xliv.
(4) V. lettera n. XLViii.
(5) V. lettera n. xxxii.
(ó) V. lettere nn. xvi e xxvi.
(7) V. lettera n. xiv.
(8) V. lettere nn. in, iv, vi, xv, xx, xxiii, xxxvi, xxxvii,
XXXIX, XLIII.
370
C. Tin^i
visini e le monete spicciole di qualsiasi conio o zecca,
che circolavano allora in tanta copia da intralciare le pub-
bliche contrattazioni, non si accettassero né si potessero
spendere che ogni cinque per un denaro (i).
Ma ad onta che un cronista del tempo ci dica che nelle
terre della sua legazione il Vitelleschi « era più di papa
« col temporale e lo spirituale » (2), pure, dopo aver stermi-
nato i Colonna e gli altri tiranni, grandi e piccoli, dello
Stato papale, e aver rimesso l'ordine in Roma, sia pure
a prezzo di inaudite crudeltà, verso l'agosto del 1439, stanco
e malaticcio, riteneva la sua missione nel Lazio e nel Pa-
trimonio ornai compiuta, e scriveva ai priori di Viterbo :
« Considerato che li Romani et la Campagnia mandano
« ambasciatori ad Nostro Signore, al presente che è lu tempo
« di supplicare alla Sua Santità che si degni venire ad Roma,
« ce pare che anchora voi mandiate due ambasciadori in-
« sieme con quelli ... Ad questo ce movemo per bene de tucta
« la provincia » (3).
Questo spontaneo moto del Vitelleschi non ci pare sia
stato fin qui noto agli storici, o almeno abbastanza posto
"in rilievo da essi, fra i quali non mancarono quelli che per
legittimare in qualche modo l'asserto consenso di Eugenio IV
nella cattura e morte del suo Legato, non si ristettero dal-
l'imputare a quest'ultimo che intendesse alla tirannide
dello Stato ecclesiastico, anzi nientemeno che alla corona
pontificia (4). Senonchè questa sua lettera del 26 agosto 1439
e l'altra del 26 ottobre successivo, colla quale grava sui
Comuni dello Stato romano la imposta del sale « presertim
« per poter conducere la Santità Sua a Roma » (5), ci pare
(i) V. lettera n. xxx.
(2) Paolo di Liello Petrone, Mesticanza cit. col. 1123.
(}) V. lettera n. XLV.
(4) CiACONius, Vttae pontificum, li, 899 = Gregorovius, op. cit.
VII, 87 = Cipolla, Storia delle signorie italiane, par. I, p. 505 (Milaivi
Vallardi, 1881) ed altri.
(5) V. lettera n. XLVi.
Lettere del Legato Vilelleschi 371
che dovrebbero bastare a scagionarlo almeno da questa
accusa. Dappoiché sarebbe assurdo il supporre che esso,
sterminatore di tiranni nelle terre della Chiesa, potesse
pensare a far suo qualche brano di dominio nel Patrimonio
o nella Campania o nella Sabina, mentre si dava le mag-
giori brighe per ricondurre il papa nella Città eterna e
proprio nel cuore di quelle provincie.
Tutto al più questi suoi maneggi per ismuovere il pon-
tefice da Firenze e riporlo nella sua capitale avran potuto
dar sui nervi ai Fiorentini e acuire di più l'odio che nu-
drivano verso di lui, se è vero quanto disse il Cavalcanti,
che furon essi a mandar lettere del papa, vere o false che
fossero (i), ad Antonio Rido castellano di Sant' Angelo
perchè ad ogni costo operasse di avere in mano il Legato,
vivo o morto (2). Ma, checché ne fosse, la cattura fu com-
piuta dal Rido con una insidia la più raffinata il 19 marzo
1440, mentre il Vitelleschi sfilava colle sue milizie presso
il ponte Sant'Angelo.
Molto si dibattè fra gli storici per stabilire se il castel-
lano, che era nimicissimo del Legato, agisse per sua pro-
pria vendetta o per ordine del papa. La questione non è
ancora risolta e noi sarà, finché nuovi documenti archivi-
stici non vengano a rischiararla. Intanto, sebbene la parola
e le dichiarazioni officiali del pontefice si vogliano dai più
sospette sempre di studiata simulazione, noi crediamo dover
segnalare, per quello che valgono, due nuovi documenti
desunti dagli archivi viterbesi, che parrebbero ribadire es-
sere stata la vendetta del Rido il solo incentivo alla cattura
del Legato.
Il primo è un breve di Eugenio IV diretto al podestà,
ai priori e al Comune di Montefiascone il 3 aprile 1440,
(i) L noto che il Valla accusò il Poggio di aver falsificato lui
le lettere del papa consegnate al Rido, nelle quali gli si comandava
l'arresto del Vitelleschi. Valla, Antidotus in Poggium, p. 199.
(2) Cavalcanti, Storie fiorentine, II, 106.
372
C. Tin^t
un giorno dopo che il Vitelleschi era spirato nella sua pri-
gione. In questo, come in un altro breve ai Cornetani (i),
il papa torna ad asserire, che il e a s o della cattura del Le-
gato era da ascrivere agli odii occulti, « simultates » , esistenti
tra lui ed il prevosto di Castel Sant'Angelo, e perciò aveva
inviato in Roma il patriarca d'Aquileia, amico d'ambedue,
per comporre quelle nimistà (2). Il secondo è un passo della
allocuzione che lo stesso pontefice avrebbe pronunciata l' 1 1
aprile di quell'anno innanzi agli ambasciatori viterbesi, man-
dati a lui per ottenere il perdono della città ribellatasi al-
l' annuncio della cattura del Vitelleschi. Riferirono gli am-
basciatori, tornati a Viterbo, che il papa in quella solenne
udienza, toccando di questo imprigionamento, asseverò con
forza, « firmiter », che il fatto era avvenuto a tutta sua in-
saputa, e reputava fosse stato la conseguenza di una ini-
micizia men che giusta, che il Legato nudriva verso il
castellano di Sant'Angelo (3).
Noi non possiamo disconoscere che sarebbe duopo di
(i) Il breve ai Cornetani, fatto sullo stampo di questo ai Monte-
fiasconesi, fu pubblicato dal Pastor, op. cit. I, 628.
(2) « Dilectis filiis Potestati, Prioribus et Comuni civitatis nostre
« Montisflasconis, Eugenius pp. quartus. Dilecti filli &c Proximis diebus,
e intellecto de casu, quem in personam dilecti filli nostri lohannis car-
« dinalis Fiorentini, apostolice Sedis Legati, accidere fecerunt simultates
« inter ipsum cardinalem et dilectum filium castellanum nostrum castri
« Sancti Angeli de Urbe, illieo misimus ad Urbem . . . patriarcam Aqui-
« legiensem, camerarium nostrum, qui cuni sit utrique parti amicis-
« simus, speravimus rem ipsam et cito et optime compositurus &c.
e Datum Florentie sub anulo nostro secreto die tertio aprilis mcdxl,
« pontificatus nostri anno decimo». L'originale di questo breve si con-
serva nell'archivio Comunale di Montefiascone. L'archiv. Diplomat.
viterbese ne ha una copia.
(5) Le parole degli ambasciatori furono queste: «Multa preterea
a (disse il papa) de statu Ecclesie, de captura cardinalis olim Floren-
« tini, quam se ignorasse firmiter asseruit, sed ex inimicilia quam
« cum castellano castri S. Angeli minime iuste gerebat, processisse
« arbitramur » (Reformatioms cit. VII, toÓB).
Lettere del Legato Vitelleschi 373
prove ben più dirette e recise per recar la luce a tanto
complesse investigazioni. Ci pare però che, anche da questi
due documenti, trasparisca l'animo del pontefice non più
benevolo verso l'uomo cui aveva prodigata tanta fiducia.
Poiché, se nel breve ai Montefiasconesi non ebbe una sola
parola per deplorare il disgraziato caso in cui incappò il suo
favorito, e lo ricordò con una indifferenza e una freddezza
che non può non parere ostentata; nell'allocuzione agli
ambasciatori viterbesi, se fu esattamente riferita, come non
pare di doverne dubitare, incolpò pensatamente il Vitelleschi
d'ingiustizia verso il suo nemico, quasi volesse attenuare,
se non scusare, l'eccesso a cui questi si lasciò condurre.
Da altra parte, non va dimenticato che il Rido, se operò
di proprio impulso e quindi a tutta sua responsabilità, come
assevera il pontefice, non toccò mai alcuna punizione. Anzi,
al 1° agosto 1440, vide ampliate le sue giurisdizioni di
castellano (i), e quattro anni appresso, ai 5 di marzo,
s'ebbe dallo stesso Eugenio IV il dominio e il possesso
dei castelli di San Pietro in Formis e di Borghetto per sé
e i suoi figli sino alla terza generazione, in ricompensa di
grandi servigi resi alla Santa Sede (2).
Viterbo, novembre 1908.
Cesare Pinzi.
(i) Bolla di Eugenio IV u dilecto filio nobili Antonio de Rido,
« in arce nostra Crescentii, alias castro Sancii Angeli de Urbe, castel-
«lano nostro salutem &c.». Gli concede la facoltà di punire e casti-
gare «quascumque personas ecclesiasticas et seculares in alma Urbe
« et Ecclesie provinciis . . . Patrimonii S. Petri, Campanie et Mari-
« time )) &c. « Datum Florentie anno incarnationis Dominice .mccccxl.,
«kalendas augusti, pont. anno .X. » (arch. Vaticano, Reg. n. 360, e. 26).
(2) Bolla di Eugenio IV, « datum Rome apud S. Petrum anno
« .MCCCCXLiv., tertio nonas martii, pont. anno.xv. » confermata da Nic-
colò V con altra bolla, « datum Rome apud S. Petrum anno .mccccxlvii.
«tertio idus iuliì, pont. anno .1. » (archiv. Vat. Reg. Niccoìai V n. 585,
e. 14).
374
a Pi
}f^i
I.
Montefiascone, 1435, maggio 3.
Il Vitelleschi ordina che sia ripristinato a prò del nuovo
cancelliere del Comune, ser Vannuccio, lo stipendio di cui
godeva il suo predecessore.
Reformationes comunis Vilerbii, \, 13OB.
Magnificis viris et amicis nostris carissimis, prioribus, comunitati
et thesaurerio civitatis Viterbii. Magnifici viri et amici nostri carissimi,
salutem. Perchè, come per nostra lectera patente potete haver veduto,
avemo deputato ser Vannuccio per cancellieri di Viterbo (i), cum sa-
lario et emolumenti consueti; el quale salario, come semo informati,
è otto ducati ciascha mese, et mo al precessore del dicto ser Vannuc-
cio lo havete diminuito; ma perchè intendemo che le nostre lectere
siano observate ad unguem al dicto ser Vannuccio, vi commandiamo
che paghiate et facciate pagare al dicto ser Vannuccio alli tempi de-
biti el salario consueto, cum honoribus &c. consuetis, non obstante
aliqua diminutione per voy et precessori vostri facta al dicto offitio.
Non alia. Valete &c. Parati &c. Ex felici campo S. D. N. prope Mon-
temflasconem, die .in. maii 1435. Johannes patriarca Alexandrinus, Pa-
trimonii &c. apostolicus commissarius, regnique Sicilie &c. apostolice
Sedis legatus.
IL
Corneto, 1435, maggio 20.
Sollecita il Comune al pagamento dei millecinquecento
ducati per potere condurre le genti d'arme. Approva la tre-
gua di tre giorni fatta col prefetto di Vico.
Reformai, cit. V, 134 B. Pubblicata da C. Pinzi, Storia di Viterbo, HI, 638.
Magnificis viris prioribus populi civitatis Viterbii. Magnifici domini
et amici nostri carissimi, salutem. Avemo ricepute dui lettere in una
hora, benché sub diverse date, le quali in tèsta respondemo. Primo,
(i) Ser Vannuccio di Giuliano dei Castaldensi di Montalto era
stato nominato «prò domino papa et S. R. E. civitatis Viterbii can-
«cellarius et notarius ad reformationes» il 27 aprile 1435.
Lettere del Legato Vitelleschi 375
alla deliberatione sopra el facto del denaro facta nel vostro Consiglio,
commendiamo la vostra diligentia: et perchè el denaro per poter con-
ducere la gente d'arme, come vi dicemmo, è necessario, perchè da
noi non ne hnvemo, pregamovi che senza exceptione provediate che
quando saremo venuti costà colle gente d'arme, che sera fra pochi dì,
sieno apparecchiati li mille cinquecento ducati. Advisandovi che do-
mattina ci partemo da qui, et gimo ad Roma et subito colle gente
daremo la volta. Al facto del Prefecto dicemo che ce piace la rispo-
sta, et quanto per voi è stato concluso per quelli tre dì (i); certifi-
candovi che assai ci è doluto della novità facta al Prefecto per lo conte
Everso (2), come per nostra lettera avemo scripto al decto Prefecto;
ma sperarao esser lì in paese et che levaremo quella discordia, et
presto. Al facto dei cavalli di Paulo Tedesco non ve ne potemo man-
dare, perchè è necessario venga qui per nostra scorta. Al facto del
grano di Toscanella, non vedemo modo poterlo avere, perchè dicono
non havere adpena per lor bastanza. Preterea con voi credemo che
certe nostre lettere sieno state presentatevi serrate et del vostro pa-
lazzo uscite et esser state aperte. Pregamovi per lo advenire tale cose
non consentiate. Valete. Parati &:c. Ex Corneto, die .XX. maii 1435.
I. patriarca Alexandrinus, regni Sicilie legatus Patrimoniique comis-
sarius apostolicus.
III.
Corneto, 1455, maggio 20.
Insiste perchè siano tenuti pronti i millecinquecento du-
cati, magari dando a pegno le gabelle della città.
Reformat, eh. V, 134. Pubblicata Ja C. Pinzi, op. cit. 1]1, 639.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri, amici nostri carissimi. Questo
di per altra nostra vi scrivemmo, rispondendo alle vostre letere, sopra
lo facto de mille cinquecento ducati quanto bisognava. Dapoi havemo
riceputa vostra lettera responsiva a quello vi scrivemmo da Castro,
alla quale pocho altro bisognia rispondere, se non che provediate in
tal modo che alla nostra venuta, o vero quanno vi mandamo le gente,
che seri fra pochi di, li denari sieno apparechiati senza haver in quella
bora a soprastare. Al facto della obligatione delle gabelle &c. semo
contenti vi sieno obligate in quella forma sia più vostra salveza, pur
(i) Cf. Calisse, / Prefetti di Fico, p. 205 e Pinzi, op. cit. Ili, 658.
(2) Everso conte di Anguillara. V. Pinzi cit. p. 610.
376
C 'Pin^i
che agiate li denari apparechiati ad tempo. Domattina noi gimo verso
Roma per lo spaccio, collo nome di Dio, Parati &c. Valete. Ex Cor-
neto, die .xx. mensis maii 1435. I. patriarca Alexandrinus &c. e. s.
IV.
Roma, 1435, maggio 24.
Avvisa che il connestabile Giorgio da Narni verrà colla
sua compagnia a stanziare in Viterbo.
Reformal. cit. V, 139.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri, amici nostri carissimi, salutem.
Avemo ordinato aciochè più comodamente voy possiate attendare a
far le vostre faccende et rimetter la state, in caso noi soprastessemo
al venire alcuni di, che lo strenuo conestavole Giorgio da Nargni ve-
gnia per stantia casti in Viterbo con tutta la sua compagnia. Et perchè
lui la dieta compagnia non pò levare senza dinari, volemo che per
fino alla nostra venuta, recepute le presenti, sopra di noi pagiate al
dicto Giorgio ducati cinquecento d' oro, acciò che subito colla dieta
compagnia si possa conducere; la qual cosa farà infra quattro o cin-
que di dipo' lo pagamento a lui facto di dicti ducati cinquecento. Et
in questo dateli presta expeditione. Valete, Ex Urbe, die ,xxiv. maii
1435. I. patriarca Alexandrinus. &c. e. s.
Firenze, 1435, novembre 15.
Panecipa che papa Eugenio IV ha decorato Cometo del
titolo di città, erigendola a vescovato.
Reformai, cit. V, 170, Pubblicata da F. Bissi, Storia di Filerbo, p. 450, Roma, 1742.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Vestris ad nos in
favorera r^» patris domìni rectoris Patrimonii licteris intellectis, duxi-
mus respondere ( I ). Sanctitas D. N. pape istuc presentcm gubernato-
(i) Era allora rettore del Patrimonio Giacomo abbate di Subiaco,
nominato con bolla di Eugenio IV da Firenze 24 febbraio 1434 (Re-
format, cit, V, 151).
Lettere del Legato Vi tei lese hi 377
rem Reatis rectorem mietere deputarat. Nichilominus, tum vestro ob-
sequio, tum sui respectu, de duobus alterum curabimus operari : vel,
scilicet, uti scribitis, rector ibidem remanebit, aut ibit Campance gu-
bernator. Ceterum quia Sanctitati D. N. pape placuit Cornetum civi-
tatis titulo gaudere, ecclesie ut honori vestre subveniatur et comodo,
idem D. N. papa, loco Corneti, Balneoregium vestro episcopatui sub-
misit (t); nosque omni in loco ubi nos contingerit residere honorem
vestrum et civium vestrorum utilitatem tractabimus. Non alia. Valete.
Parati &c. Datum Florentie, die .xv. novembris 145 S. 1. patriarca
Alexandrinus et archiepiscopus Florentinus, regni Sicilie et apostolice
Sedis legatus.
VI.
Firenze, 1436, marzo 2.
Annuncia che la brigata del conte Everso dell'Anguil-
lara colle genti di Polo Tedesco sarà fra giorni a Viterbo,
e che i due Viterbesi imprigionati dal castellano di Soriano
saranno graziati.
Reformat, cit. V, i8i.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Avemo al presente
receputc dui vostre lettere : alla prima, del grano comprato dal ma-
gnìfico tonte Everso, non bisogna far altra risposta, perchè di nostro
comandamento è in camino colla brigata sua per venire in quella pro-
vincia lui et Polo Tedesco. Serete adunque inseme per tal faccenda et
poteretevi concordare. Et cussi faciate, con recordarvi che ve lo sa-
piate per le altre occurrentie conservare. Esso è pur vostro vicino, et
una altra volta lo poterete avere alli bisogni vostri, accadendo. Alla
(i) La diocesi di Cometo, smembrata da quella di Viterbo, fu con-
stituita con bolla di Eugenio IV del 30 marzo 1436 (Ughelli, Italia
sacra, I, 903). Il primo vescovo di Corneto fu Bartolomeo Vitelleschi
nepote del patriarca. I Viterbesi durarono a lungo a reclamare il com-
penso loro dovuto per lo smembramento della loro diocesi: ma Nic-
colò V rispose loro con un breve del 3 agosto 1447: «De recompen-
« satione facienda ecclesie Viterbiensi ratione diminutionis facte de
« ecclesia Corneti, si quid accidet quod sit aptum ad recompensatio-
« nem huiusmodi, erimus prompti ad complacendum vobis » {Reformat.
cit. XI, 199 b). Ma purtroppo questa opportunità non venne mai.
78 C. Tin\ì
y I
parte si contiene in quella altra lettera di quelli dui pigliati per lo
castellano di Suriano, dovete esser certi che a noi rincresce omne cosa
vi sia molesta. Et però, perchè volemo li nostri Viterbesi sieno ben
veduti et tractati fra li altri nostri benevoli, noi scrivemo al dicto no-
stro castellano che sempre tracti bene li vostri, et per questa volta
facci gratia et liberi li predicti. Attendete pure allo bene et pacifico
vivere con stato et honore di Nostro Signore et di sancta Chiesa; che
sempre, cussi facendo, ci troverete prompti et caldi alli vostri piaceri.
Di quello Romano, lo quale si dice esser venuto per exercitare l' of-
fitio del conservatore, finito l'offitio di Cola (i), sto perchè Ioanni Aga-
pito da Corneto prima ebe le lettere del tale offìlio che lo dicto Ro-
mano, è insto et honesto che prima lo dicto lohanni Agabito faccia
l'offitio suo, et poi, finito che sera, quello Romano poterà cominciare
et sequire el suo. Et cussi volemo. Né li pò rincrescere si faccia in
questa forma, per la preventione del preditto Cornetano. Altro per
questa non scrivemo, perchè speramo prestamente venire in ne le parte
di là. Valete. Ex Florenlia, die 2" martii 1436. I. patriarca Alexan-
drinus, archiepiscopus Florentinus &c. e. s.
VII.
Pioppi, 1436, marzo 9.
Ordina che sia accettato per podestà Antonio Delli Pe-
troni da Spoleto nominato da lui, posponendogli Bernardo
da Mileto fiorentino nominato dal camerlengo papale.
Reformat, cit. V, 185.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Azò che non ubiate
materia di cadere in qualche inconveniente, el quale a noi potesse es-
ser molesto, noi ve advisamo che già sonno più mesi concedemmo
l'offitio de la podestaria di quella cittade ad uno nobile cittadino di
Spoleto chiamato Antonio Delli Petroni, da cominciarsi finito l'offitio
(i) Il conservatore era un officiale che soprintendeva agli appalti,
alle discipline e alla riscossione delle gabelle del Comune. Durava in
carica sei mesi ed era nominato con bolla papale. Questa nomina, tolta
alla città per punirla delle sue perpetue ribellioni alla Santa Sede, non
le fu restituita che da Pio IV nel 1561. Il conservatore veniva anche
chiamato: <« maior officialis gabelle civitatis Viterbii » (Reformat, cit.
IV, 89 B).
Lettere del Legato Vitelleschi 579
del presente podestà. Hora avemo inteso che ci è venuto uno Fioren-
tino con certo mazzieri e lectere de lo camarlengo, cum intentione
d'entrare nel dicto offitio. Della qual cosa se meravigliamo, perchè
noi dichiarammo la nostra voluntà ad dicto cittadino, la quale è ho-
nesta et rasonevole et de voluntà del prefato Nostro Signore: ciò è,
che prima Antonio predicto faccia lo suo offitio che innanzi li fu con-
cesso, et poi el dicto Fiorentino, come debito. Per tanto ve volemo
informati che admettate allo dicto offitio esso Antonio; poi finito el
suo predicto offitio, poterà quello Fiorentino exercere el suo : et questa
è la voluntà di N. S. et nostra. Et cusi farete. Lo simile vi dicemo
dello conservatore electo per noi, che ebe prima di più tempo le no-
stre lectere che esso prima lo offitio; prima finito quello che ci è al
presente, ciò è Colasancti; poi venendo, altri porrà exercitarlo. Ma in
l'uno e l'altro offitio, volemo che quelli che anno le nostre lectere
sieno acceptati prima, per non consentire allo vostro mancamento.
Datum in castris D. N. felicibus prope et contra Poppium, die .vini,
martii 1436. I, patriarca Alexandrinus &c. e. s.
Vili.
Roma, 1436, marzo 30.
Rimanda l'ambasciadore, colle risposte date al memo-
riale del Comune.
Reformat, cit. V, i86.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. post salutem. Avemo in-
teso lo prudente vostro compriore et ambaxiaiore, Antonio de messer
Oddo, circa a le cose ci à per parte vostra riferite iuxta lo tenore
dello memoriale a lui dato, et ad esso medesimo data resposta; quale
ve sarà presentata et dareteli piena fede. Valete (i). I. patriarca Alexan-
drinus &c. e. s.
(i) L'ambasciatore spedito a Roma per sapere come comportarsi
nell'affare dei due podestà, recò questa risposta del patriarca: «quod
ctotaliter acceptetur deputatus per eum, et nedura quod Florentinus
« ille electus per r. dominum camerarium acceptari debeat : imo quod
«non dimittatur ingredi portas Viterbii » {Reformat, cit. V, 186).
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 2 >
38o
C Tin^i
IX.
Roma, 1436, aprile 3.
Insiste perchè siano accettati per podestà e conservatore
gli officiali inviati da lui.
Reformai, cit. V, i8yB.
Magnificis &c. e. s. Magnifici amici nostri, post salutem. Avemo
receputa vostra lettera et vedute le copie di quelle vi sono state man-
date da Fiorentia, circa la electione di quello Fiorentino in vostro po-
destà, et intesa la dieta vostra. Assai ci maravigliamo stiate in dubio
et timore per la dieta cascione, perchè et per nostre lettere et per lo
vostro ambassiatore ve havemo scripto et mandato a dire, non senza
conscia et expressa voluntà de N. S., che debiate admettere per vo-
stro podestà quello de Spoleto, lo quale prima di molti mesi inanti
fu electo da noi cum piena et valida auctorità: et cussi questo vi re-
plicamo, et cussi de nuovo ve commandamo, perchè cussi ò la inten-
tione de N. S. predicto: che lo supradicto podestà, primamente ele-
cto, primamente debia et innanti exercitare lo suo offitio. Avvisandovi
che se farete lo contrario, vi mostreremo non esser di ciò contenti.
Et per dir che voi abandonarete lo palazzo et lasserete questi affanni
a chi toccharà, per questo non bisogna tale effuxione de parole, perchè
non vi ricordamo né commandiamo si non quello è iusto. Se j>ur vi
partirete di palazzo, troveremo chi ci intrerà. Né altro per questa.
Dat. Rome, die 3** aprilis 1436. I. patriarca Alexand. archiep. Flo-
rentinus, apostolice Sedis legatus.
H
X.
Roma, 1436, aprile 6.
Sollecita che gli si paghino i mille fiorini pel sussidio
dell'anno: altrimenti li darà a riscuotere agli stessi con-
dottieri.
Ref ormai, cit. V, 187.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. post salutem. Saria nostra
voluntà non darvi affanno né gravezza ; ma avendo le gente come noi
avemo, non poterne fare di meno, perchè tutto '1 di semo infestati da
Lettere del Legato Vi tei laschi 381
loro, et tenere altramente non si possono. Pertanto vi commandamo
che infra dece di degiate aver mandati et pagati mille fiorini d'oro per
lo subsidio di uno anno proximo passato, et una terzeria che al presente
finisse, come voi sete tenuti: et ad noi farete servitio, et voi leverete
di carico et affanno. Altrimenti, passato el dicto termino, ci sarà ne-
cessità di dare li dicti dinari et pagamenti ad alcuni di questi con-
ductieri, li quali verranno là et non senza danno et rincrescimento
vostro, lo quale riputamo nostro, li vorranno. Né potete dire esserci
satisfacto per dinari ricevuti da la gabella del vino, perchè et essa et
omni altra entrata de quella cittade è obligata alla camera (i). Dat
Rome die .vi. aprilis 1436. I. patriarcha Alexandr. &c. e. s.
XI.
Pantani di Griffo, 1436, aprile 14.
Partecipa di non potere accordare la riduzione del sus-
sidio chiesta dall'ambasciatore.
Reformat, cit. V, i88.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. Avemo ricepute vostre lectere
credenziali, in prima del prudente vostro ambassiatore Ranuccietto
circa li facti vi scrivemmo questi dì, et, inteso lui, assai ci rincresce
non potervi compiacere, perchè noi semo tanto affannati da questi con-
ductieri che Dio lo sa. Quello che noi potemo fare gli avemo dicto :
sicché dareteli piena fede, quanto ad noi proprii, et provedeteci. Dat.
in castris D. N. pape felicibus et in pantanis Griffi, die .xiv, aprilis 1436.
I. patriarca Alexandr. &c. e. s.
(i) Tutte le entrate del comune, come le gabelle delle carni, dei
forni, del macinato, della pescheria, del vino e persino della baratteria
e dei postriboli, erano di quel tempo riscosse direttamente dal teso-
riere del Patrimonio, il quale le teneva a disposizione della camera
papale per scomputare con esse i perpetui debiti che la città aveva verso
lo Stato per tributi arretrati. Ai 23 agosto 1440 il camerlengo papale
scriveva ai priori : « In quanto havete caro la nostra gratia et quella di
«N. S. vi comandiamo non vi impiczate de le intrade de la vostra
« cittade, ma lassate tal pensiero e faticha al thesaurieri, com' è suo
« dovere » (Reformat, cit. Vili, 46).
e ^Pin^i
XII.
Comete, 1436, aprile 25.
Lamenta che gli ambasciatori siano venuti a lui senza
denari.
Ref ormai, cit, V, 191 «.
Magnificis &c. e. s. Magnifici! viri &:c. Credevamo li vostri am-
bassiatori, li quali sono venuti, anco dovessero venire cum effectu, e
sonno venuti cum parole : la qual cosa pensate ci torna in grave di-
splicentia; prima, perchè la speranza in voi ce vene fallita; poi, co-
noscemo che se altri modi non tenite, ve costarà più la salza che la
carne. Pertanto, come alli dicti vostri ambassiatori havemo dicto, te-
nete modo, rimossa omne casone et exceptione, per tucta domenicha
se habiano li dicti denari; et non falli. Altramente facendo, ve advi-
siamo ve sarà facta la iunta all'oste. Dat. Corneti, die .xxv. aprilis 1436.
I. patriarca Alexandr. &c. e. s.
XIII.
Corneto, 1436. aprile 25.
Chiede sei balestrieri per la fazione contro il conte An-
tonio di Pontedera.
Refurmat. cit. V, 198 B.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Con ogne accu-
rata sollecitudine, quanto più possemo, ci sforzamo la navicella di
san Piero, da tante procellose tempeste agitata et mo divino presidio
requieta, innalzarla et prosperarla in rebelles et suoi persecutori. Ma
perchè omne arbore si crepe delle suoe fronde, et della terra convien
si faccia la carbonara, ò necessario i devoti popoli et figlioli di quella
alli suoi bisogni invochiamo. Et pertanto, havendo noi omninamente
deliberato gir contra el conte Antonio di Ponte ad hera (i), quale con
l'aiuto di Dio pigliaremo, et, divino presidio, romparemo, vi comman-
damo che infra termino di .x. di, di po' receptione de la presente,
(i) Cf. Della Tuccia, op. cit. in Ciampi, p. 150 e sgg. Gregoro-
vius, op. cit. VII, 65.
Lettere del Legato Vi tei teschi 383
mandiate da noi sey balestrieri, con sufficienti balestri per uno mese,
incomensando dal dì che da noi si seranno presentati, sotto pena di
ducento ducati d'oro, la quale ipso facto sera exacta. Non alia. Valete.
Datum Corneti, die .xxv. aprilis 1436. 1. patriarca Alexandr. &c. e. s.
XIV.
Corneto, 1436, aprile 50.
Insiste perchè gli si mandino i cinquecento fiorini del
sussidio.
Reformai, cit. V, 196 b.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. Ritornato ser Antonio no-
stro cancelliere havemo inteso, non senza grande turbatione dell'animo
nostro, che quelli ciquecento fiorini d'oro quali al termino già passato
ci dovevate pagare, a lui, come scrivemmo, non havete pagati. Et per-
tanto vi recordamo, con ogne accurata sollecitudine, date modo che
per tucto domani ce haviate mandato la decta quantità in fino a Cor-
neto. Altramente siate certi, er cossi ve havisamo, de domani in là
ve faremo represaglia et sufficiente pareio (i). Per questo solo man-
damo lu presente apportatore. Non alia. Valete. Parati &c. Dat. Cor-
neti, die ultimo aprilis 1436. I. patriarca Alexandr. &c. e. s.
XV.
Roma, 1436, maggio 16.
Dà istruzioni sul pagamento del grano al conte Everso
dell'Anguillara.
Reformat, cit. V, 199.
(i) Il pareio, o « pareium», era la preda che si portava via nelle
rappresaglie fatte col mezzo delle scorrerie a cavallo, dette cavalcate.
La rubrica 68 della sezione III dello statuto Viterbese del 1251, che
ha per titolo: «Quid fiet quando fit paregium vel cavalcata», dispo-
neva cosi: « Si potestas prò guerra Comunitatis, vel prò faciendo pa-
ce regio ahcuius civis Viterbiensis super aliquam terram, fecerit caval-
« camentum, et ibi ceperit predam ; de ipsa preda, prius paregium
« extrahatur prò ilio qui paregium habere debet » (Ciampi, Statuii di
Viterbo, loc. cit. p. 514). Con questo significato non si trova nel Glos-
sario del Du Cange.
384
C Tinu
Magnificis Scc. e. s. Magnifici viri &c. post salutem. Più e più
volte ve havemo scripto per li facti del magnifico conte Everso, li
quali con voi ha da fare per lu grano ve vendette. Et collo egregio
vostro ceptadino mastro Oddo parlammo questi proximi dì, come po-
teste da lui intendere, che, considerato el servitio facto, non deresti
consentire ad alcuna stranieza contro di lui, che vi può servire tucto dì,
et maxime sapendo quando lu grano fu extimato valeva ducati quattro,
et noi per farlo stare quieto li havemo levato di sua oppinione du-
cati cento, per toUere via questa differenza. Vogliate tenere modo, gra-
vando ciascuno, di quelli hebero el grano, in uno ducato più, che habia
cento ducati ; ben che lui ne remane mal contento, o per altro modo,
siche di questa quantità lui sia contento. Altramente ve havisamo, che,
senza più scrivere, li havemo conceduta la ripresaglia, meritamente
per la dieta sua satisfactione. Datum Rome, die .xvi, maii 1436. I. pa-
triarca Alexandr. &'c. e. s.
XVI.
Palestrina, 1436, agosto 20.
Annuncia la vittoria di Palestrina e chiede certo numero
di fanti per muovere contro il Piccinino.
Reformai, cit. V, 215 B.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Sapiate come per
gratia di Dio et universale stato et quiete di sancta Ecclesia, di po'
molte debellationi et oppressioni belliche, secondo la consuetudine mi-
litare recerca, collo felice exercito di sancta Ecclesia havemo ottenuta
la Victoria di Penestrina, et di tucte le altre terre che teniva Lorenzo
Colonna : la qual cosa sì ad voi, sì alli altri servitori et subditi di N. S.
lu papa, è al presente et sirà {sic) disederato piacere et tranquillità di
tucta la provincia continuamente (i). Di che voi e l'altri fideli di
S. Ecclesia convene recerchiamo d'alcuno subsidio de fanti, per lassarli
alla guardia delle decte terre, perchè noi collo dicto exercito volerne
andar a trovare Francesco Piccinino e l'altri inimici di N. S. Pertanto,
fra quattro di, di po' receputa la presente, piacciavi, remosa {sic) ogni
cascione et tardità, mandare da noi per la dieta cascione fanti .lxii.,
armati et bene in punto, fra li quali ci sieno .xii. balestrieri pagati
(i) Palestrina fu presa il i8 agosto 1436. Cf. Petrini, Memorie
Prenestine, p. 175 = Coppi, Memorie Colonnesi, col. 200 = Gregoro-
vius, op. cit. VII, 66 = Pastor, op. cit. I, 220,
Lettere del Legato Vite! teschi 385
per dui mesi. Dichiarandovi che, essendo voi disubidienti, che non
crederne, se ne farà aspra et presta executione. Valete. In castribus
felicibus SS.™' D. N. pape prope Frenesie, die .xx. augusti 14^6. Sopra
di ciò darete piena fede ad Martino de Albano, famiglio di N. S.,
come ad noi propri! (i). I. patriarca Alexandr. &c, e. s.
XVII.
Roma, 1457, gennaro i.
Impone a Viterbo la tratta di trecento rubbia di sale
dalla salina di Corneto.
Reformat, cit. VI, 178.
Nobilibus et egregiis viris et amicis nostris carissimis, prioribus
populi civitatis Viterbii. Nobiles et egregii viri et amici nostri caris-
simi, salutem. Ecclesiam sanctam Dei, prò cuius sublevatione et eius-
dem populorum devotorum optata pace, corporis et animi viribus no-
stris, soUicitamur, non modo suis, ut decet, florendibus {sic) coperiri
vellemus; verum autem utinam sufficientes essemus suis propriis pe-
cuniis et suis sumptibus prò eadem Ecclesia militare, nulla periculo-
rum vite aut laborum corporis discrimina, quibus noctu diuque obii-
cimur, pertimentes. Cum, igitur, prò istis manutenendis gubernandisque
gentibus, quibus a guerrarum turbinibus sublevamini, annone vobis est
copia restituta, humique iacentes pace utimini peroptata, istaque et alia
Ecclesie provincie defensantur hostesque comprimuntur, pecuniis per-
maxime opus sit, instituimus vos devotos eiusdem Ecclesie filios, alias
cum comunitates et barones undique maiorem in modum, vigente ne-
cessitate, gravavimus, ad prosperam huiusmodi pacem corroborandam,
vocari ; vobis harum serie precipiendo mandantes, quatinus, visis pre-
sentibus, Cornetum prò tricentis salmis salis, prò vobis et comitatu ve-
stro, transmictatis, sub pena trium milium auri de camera florenorum.
Quod si manualiter pecunias in presentiarum non habetis, mandamus
(i) Questo messo del Vitelleschi, intervenuto nel pubblico Con-
siglio, riferi che il patriarca gli aveva ordinato di requisire loo fanti,
invece dei 62 accennati nella lettera. Il Consiglio, per esonerarsi da
tale carico, deliberò d' inviare al legato duecento ducati d'oro, con
preghiera « quod dignetur ultra civitatem non gravare, cum sit in
«maxima penuria denariorum constituta» {Reformationes cit. V, 216 b).
386
C T>in-{i
doghanerio Cornetano ut de pecuniis huiusmodi usque ad carnisprivium
vobis credat. Vos igitur filii Ecclesie ita accurata cum sollicitudine hec
curabitis adimplere, quod S. D. N. pape et nostro desiderio satisfiat.
Speramus etenim ita turbines a Petri navicala propulsare, quod, di-
vinis prebendis presidiis, altera Octaviani tranquillitas elucescet. Non
alia. Valete. Parati &c, Datum Rome, die prima ianuarii 1437. I. pa-
triarca Alexandr. &c. e. s.
XVIII.
Roma, 1437, gennaro 13.
Riduce la tratta del sale a duecento rubbia : promette
che in avvenire non graverà più la città di questa imposta.
Reformat, cit. VI, 34.
Magnificis viris &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Oratore ve-
stro Ilario (i), grata quidem audientia, intellecto, ut amoris nostri erga
vos summi cognoscatis effectum, ecce, de summa trecentarum salma-
rum salis, vobis centum gratiose remictimus; volentes sai huiusmodi
inter omnes Viterbienses incolasque et habitatores civitatis vestre, tam
clericos quam laicos, religiosis fratribus dumtaxat exceptis, portionibus
prò rata contingentibus, dividatur, nemine alio exceptuato, privilegiis,
exemptionibus et indultis quibuscumque concessis in contrarium non
obstantibus, quibus tenore presentium volumus derogari. Mandantesque
insuper conservatori et aliis ad quos spectat civitatis predicte, quatinus
sai prefatum, sine aliqua gabellarum solutione vel alterius oneris exa-
ctione, ad civitateni ipsam eiusdemque comitatum, terras et loca, li-
bere et impune conduci permictatur. Ceterum, ut certos vos ipsos
efficimus, hoc non ignorate, quod ab huiusmodi salis receptionibus ces-
sabitis in futurum, nec vos impresentiarum, nisi cogente gentium ar-
migerarum quas habemus necessitate gravavissemus; oportuit quidem
sanctam Ecclesiam se suis frondibus coperiri. Ilario prefato, oratori ve-
stro et nobis caro, de mente nostra redeunti plenarie informato, super
his que nostra parte retulerit, fidem indubiam adhibete. Non alia. Va-
lete. Parati &c. Datum Rome, die .xiii. ianuarii 1437. I. patriarca
Alexandr. &c. e. s.
(i) Ilario di Nicola Conciliati {Reformat, cit. VI, 29).
Lettere del Legato Vitelleschi 387
XIX.
Cometo, 1437, marzo 8.
Concede che sia vietata nella città la introduzione dei
panni forestieri.
Reformat, «rit. VI, 34.
Magnificis viris, amìcis nostris carissimis, potestati et prioribus
populi civitatis Viterbii. Magnifici viri, amici nostri carissimi. Questi
proximi d'i passati concedemmo una certa reformazione per bolla pa-
tente alli rectori et iurati dell'Arte della lana in Viterbo, ad essa Arte
per bene et utilità comune, circa lu mectere delli panni foristieri, come
credemo vi sia manifesto. Et perchè tale reformanza, per lege, se debe
observare, et cossi volemo, vi commandamo expressamente la faciate
mectere in li statuti della gabella, aczò che, stando in lo dicto loco,
sia nota ad omne persona, et altri per ignoranza non possano allegare
de non haverla saputa. Et cosi farete fare come s'è decto, infra dui di,
da computando (sic) dalla receptione della presente (i). Datum Cometi
die .vili, martii 1537. I. patriarca .\lexandr. &c. e. s.
(i) Nel decreto che sussegue a questa lettera del 18 marzo 1457,
è detto più chiaramente : « quod in civitatem Viterbii eiusque comi-
«tatum et districtum non possint nec debeant intromicti, nec intro-
« mieti facere, conducere vel portare aliqui panni lanei tinti in pezza,
« causa, pretextu vel occasione illos vendendi et emendi ; quorum pan-
« norum brachium ad mensuram venalem Viterbiensem non sit et ascendat
« ad maiorem valorem viginti octo bononinorum paparinorum monete
«currentis» (Refonnationes cit. VI, 35).
Dello sviluppo poi in quel tempo dell'arte della lana in Viterbo
ci può dare indizio il seguente prospetto, il quale ci dimostra la fab-
bricazione di detti panni nella città pel 147 1, e i nomi dei singoli fab-
bricanti. Ogni pezza di panno era di venti braccia (Reformat. cit. XVIII,
108):
CI. Niccolò di Paulbanco fabbricò pezze 39. 2. Renzio di Pao-
« lello pezze 198. 5. Matteo di ser Giovanni pezze 22. 4. Niccolò e
«Mariano del Mastro pezze 168. 5. Giacomo di Cola pezze 44.
« 6. Giacomo di Cristofaro pezze 39. 7. Bartolomeo di Faustino
«pezze 59. 8. .Antonio Tofani pezze 43. 9. Lorenzo Nicoli pezze 32.
«IO. Valentino d'Antonio e Giacomo Francesco Zelli, sotii pezze 105.
«II. Giulio Borghesi pezze 7. 12. Gio. Antonio di Pietro Name
e. Tifici
XX.
Corneto, 1437, aprile 4.
Vuole che siano pagati a Polo Tedesco i duecentot-
tantatre ducati, dovuti a saldo della imposta del sale.
Reformai, cit. VI, 35 b.
Magnificis viris prioribus populi civitatis Viterbii. Magnifici viri,
amici &c. post salutem. Polo Tedesco ne ha scripto che dalla comu-
nità vostra, de ottocento ducati, ne ha hauti da voi ducati cinquecento
dicesepte. Et pertanto date opera, et cossi volemo, remossa ongni ca-
scione, date lu resto de li decti denari a Agnilo di Piero, compagno
d'esso Polo, exhibitore della presente. Et spacciatelo subito senza altro
inducio, sì che per ciò non ne bisogni più scrivere. Valete (i). Cor-
neti, .IV. aprilis 1437. I- patriarca Alexandr. &c. e s.
XXL
Velletri, 1437, aprile io.
Intima di pagare seicento ducati al tesoriere del Patri-
monio, da scomputarsi sui sussidii.
Reformat, cit. VI, 47 b.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri amici nostri carissimi. Tenete
modo, remossa omne cascione, di pagare secento ducati a lu thesau-
rieri, et excomputarannose in li subsidii. Sanno bene li ambasciatori
(•pezze 15. 13. Niccolò di Pietro Nini pezze 34. 14. Battista Pe-
« roni pezze 49. 15. Giacomo Baiasi pezze 4. 16. Scarlattino di Todi
«pezze 18. 17. Antonio di Barnaba pezze 7. 18. Gio. Battista di
«Niccolò Della Tuccia pezze 11. 19. Messer Angelo Mosacchi
«pezze 14. 20. Battista Cobelli pezze 5. 21. Pietro Francesco di
«Francesco Ricciutelli pezze i. In tutto pezze 914».
(i) Il condottiero Polo Tedesco era stato deputato dal Vitelleschi a
riscuotere i denari dei proventi del sale in Corneto. Ma pare che non riu-
scisse troppo fedele in quell'officio : perchè il Vitelleschi, per questa o
per altra ragione, lo fece arrestare nel maggio 1438, gli tolse tutta la
roba che aveva in Corneto, e lo fece morire. Cf. Della Tuccia, op.
cit. p. 163.
Lettere del Legato Vitelleschi 389
vostri, quanno vennero ad noi, quello che li dicemmo. Sicché fatelo
visis presentibus; altramente, se alcuno rencrescemento ve seguirà,
imputatelo ad voi. Datum'Velletri, die .x. aprilis 1437. [Senza firma].
XXII.
San Pietro in Formis, 1437, aprile 15.
Sollecita il pagamento dei seicento ducati pel sussidio
dell'anno. Le spese di riparazione alle mura della città sa-
ranno pagate dalla Camera.
Refortual. cit. VI, 50.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. Sonno venuti li vostri
nobili et prudenti ambasciatori, Batista, vostro magnifico compa-
gnoni), et ser lohanni di Tomasso, li quali prudentissimamente et
con optima discreptione anno exposta vostra ambasciata ad essi
imposta, et da noi sonno stati exauditi quanto è stato possibile. Et
primo, allo facto delli secento ducati semo rimasti, come etiam im-
ponemmo et de novo scrivemo al Lucchese, che omnino, actento al
bisogno nostro, et pejchè li havemo pigliati socto pegni in Roma, li
pagate prestamente infra lu termine ordinato, rimanendo sempre salve
le rascioni vostre, le quali per questo non siano contaminate: et però
non ve rencresca, et quanto più presto, tanto più ad grato li recepa-
remo. Alla parte della reparatione alle mura ce piace actendiate pre-
stamente, perchè ben conoscete lu bisogno. Noi allo thesaurieri scri-
vemo che delle prime entrate delle gabelle, o d'altro che in camera
venisse (2), paghi lu magistero e le ferramenta. Et che quelli che anno
le barbacani (3), facciano quello sono tenuti secondo la forma delli
statuti, COSSI religiosi, fratri e monache, come altri. Siche vi pregamo
a tucte queste cose siate solleciti. Et perchè a pieno non potemo
explicare in questa nostra bona intentione verso voi, et quanto li
decti vostri ambasciatori hanno da noi odito, ad essi medesimi ha-
(i) Battista di Pier Lodovico, uno degli otto priori di quel bi-
mestre.
(2) Vedi nota alla lettera x.
(3) I barbacani erano terrapieni di rinforzo alle mura della città.
Secondo gli statuti cittadini, i proprietari di essi erano tenuti alla spesa
delle riparazioni alle mura {Refonnat. cit. I, 5)
390
C Tiii^i
verno commesso dicano da parte nostra. Dateli adunque piena fede.
Datuni in castris domini nostri pape felicibus prope Sanctum Petrum
in Formis, die .xv. aprilis 1437. ^- patriarca Alexandr. e. s.
XXIII.
Ferrara, 1438, marzo 19.
È lieto delle buone condizioni della provincia. Deplora
le rappresaglie del conte Everso dell'Anguillara.
Ref ormai, cit. VI, 141.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. Tre vostre lectere liavemo
recepute. Dui per mano di ser Pietro, nostro secretario, et etiam odito
lui quanto per parte vostra ce fu referito (i). L'altra per Fasciano,
vostro cavallaro, per la quale senio stati advisati, una colla lettera del
reverendo padre monsignor Pietro governatore Scc. (2), delle condi-
tioni di quella provincia, cum gratia de Dio sta in bona pace et tran-
quillitate. Della qual cosa semo assai contenti, et assai ce piace. Per
le decte vostre lectere in questa nostra venuta visitati senz'altri im-
basciatori {sic), perchè ben conoscemo la vostra bona voluntade et
operatione (sic) verso lu Stato de Nostro Signore et di sancta Ec-
clesia. Ma che lu magnifico conte Everso, o li -suoi de suo comman-
damento, agiano facto et facciano cose enorme, sotto pretesto della
represaglia o per altro modo, ce rencresce grandemente. Non è nostra
intentione lui o altri faccia cosa sia preiudicio et damno della camera,
o contro lu bene et pacifico vivere del paese. Però noi li scriveremo
che non usi più la dieta reprensaglia, né tenga modo alcuno disonesto,
per la quale possa esser biasimato. Cosi credemo farà. Nondemeno,
perchè speramo presto essere alle parte de là, se altro in questo et in
altro bisognarà provedere, faremo per nostro debito. Priscivalle non
bisogna ce reconnnendate, perchè ce sera sempre recommendato: in
tal forma s'è portato, et porta, che merita omne comendatione et be-
nivolentia da noi (3). Circa li facti de lu vostro vescovo, che li faciamo
(i) Ser Pietro dei Lunensi Viterbese, allora segretario del legato
e poi di Nicolò V. Vedi nota 4 a p. 358.
(2) Monsignor Pietro deì Ramponi di Bologna, governatore della
provincia del Patrimonio,
(3) Princivalle Gatti di Giovanni, uno dei principali cittadini vi-
terbesi di quel tempo, era stato mandato dal Vitelleschi per castellano
al cassero di Spoleto. Cf. Della Tuccia, op. cit p. 168.
Lettere del Legato Vi tei teschi 391
dare grata licentia da Nostro Signore che ritorni, ve havisamo che
non è in corte, né sapemo di lui cosa alcuna. Se stato ci fosse, per
vostra contemplatione haressimo, quanto in noi fosse stato possibile,
operato. Ben ne volemo sforzare et operare che quello vostro vesco-
vado sid in qualche cosa recompensato, et di bona voglia (i). Si lu
prefato governatore et thesaurieri facciono suo dovere in nel offitii
sui, et che ad voi et alli altri populi sia grato, ne piace molto. Con-
fortatevi et datevi di buono animo li facti de Nostro Signore et de
sancta Ecclesia procedano et stiano bene. Cossi, speramo in Dio, pro-
cederanno de bene in meglio. Datum Ferrarie, die .xviiii. martii 1438,
I. cardinalis Florentinus, apostolice Sedis legatus(2).
XXIV.
Ferrara, 1438, aprile 6.
Invia per podestà Carlo dei Lambertini di Bologna.
Refoniial. cit. VI, 143 r.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. post salutem. È slato electo per
podestà di quella ciptade vostra lu nobile homo Carolo de Lambertini
da Bologna, presente apportatore, come persona bene merita, el quale
se spera ve degia bene et iustamente regere. Et pertanto accettatelo
allo decto offitio, et in ogne cosa agiatelo reccomendato, si in quanto non
fusse entrato altro podestà. Essendo entrato, non seria honesto remo-
verlo: né volemo si remova per non farli vergogna. Datum Ferrarie,
die sexto aprilis 1438. I. cardinalis Florentmus &c. e. s.
XXV.
Ferrara, 1438, aprile 17.
Eccita a pagare il saldo dello stipendio al podestà Bat-
tista de li Frisoni da Terni.
Reformat, cit. VI, 151 n,
(i) Vedi la nota alla lettera v.
(2) Il Vitelleschi era stato promosso al cardinalato li 9 agosto 1437.
Aveva tolto il nome di cardinal Fiorentino perchè teneva il titolo d'ar
civescovo di Firenze. Vedi il nostro proemio a p. 357.
^
392
e. T^in\i
Magnificis &c. Magnifici viri &c. Essendo stato podestà di questa
vostra cittade, già sonno molti anni, Batista de Bartolito da Terne
de li Frisoni (i), secondo che per sua parte n' è stato exposto, restò
ad bavere .cxxxviii. ducati, lì quali non ha mai potuto bavere. Se
cussi è che aver li deggia, fareste bene ad satisfarli, et sera vostro ho-
nore, acciocché materia non avesse de lamentarse. Datum Ferrarle,
die .XVII. aprilis 1438. I. cardinalis Florentinus &c.
XXVI.
Corneto, 1438, giugno 3.
Stimola al pagamento dei sussidii, e minaccia castighi
se più oltre si ritardano.
■ Ref ormai, cit. VI, i6l B.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. Più e più volte scripto et facto
dire ve havemo che vi piacesse far pagare a lo thexaurieri quello resto
de li sussidii che site tenuti, usando in ciò omne piacivolezza et dila-
tione de tempo per vostra comoditate. E non e' è stato remedio. Anzi,
pare per questa tarditate non li vogliale pagare. De la qual cosa se
maravigliamo. E pur doreste considerar li bisogni nostri presenti :
maxime che sonno grandi per mantenere et conducere gente et fanti
ad conservatione vostra et de li altri populi, et maxime de voi che
site principali in lo Patrimonio. Vedendo adunque non ve curate,
iterato ve chiedemo et commandamo li pagate a lo dicto thesauriero,
senza più dilatione et expetatione d'altro nostro commandamento; et
farete vostro debito et honore, et ad noi piacere assai. Altramente ve
advisiamo che terremo modo d'esser pagati, in modo che ad noi me-
desimo forse rencrescerà. Et sopra de ciò havemo commesso al dicto
thesauriero alcune cose vi dirà a bocha per nostra parte. Piacciave
darli piena fede. Corneti. die .111. iunii 1438. 1. cardinalis Florentinus &c.
e. s.
XXVII.
Roma, 1348, giugno 6.
Avvisa dell'invio del conte Rinaldo Orsini colla sua
compagnia. Annuncia la presa di Ceprano.
Riformai, cit. VI, 164 b.
(1) Di questo podestà non si ha traccia nei registri del Comune.
Lettere del Legato Vitelleschi 393
Magnificis &c. Magnifici viri &c. post salutem. Noi mandamo a
le parte di là lo magnifico e strenuo homo signor Ra\Tialdo Ursino
con la sua compagnia, el quale starà a la chiesa de San Giovanne
fra voi et Montefiascone, mentre verremo de là cum lo resto d'omne
nostre gente, le quali volemo cum noi : le altre lasseremo in Cam-
pagna, et presto verremo infra pochi dì. Esso se porterà bene cum
voi et senza danno. Fate che in campo li facciate andare del vino
et de le vetuaglie, perchè sarranno ben pagate. Ma che non s' inca-
risca la robba; et bisognandoli alcuno cavallaro, daretelo ad esso per
fare ciò che li bisogna. Havemo hauta Ceprano cum la rocha in Cam-
pagna, et le cose passano bene cum honore et stato de sancta Ecclesia.
Sicché state de bona voglia. Datum Rome, die .vi. iunii 1458. I. car-
dinalis Florentinus &c. e. s.
XXVIII.
Roma, 1438, giugno 8.
Incita per la soddisfazione dei tributi alla camera papale,
dimostrando i suoi bisogni pel mantenimento dell'esercito.
Reformat, cit. VI, 168 b.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. post salutem. Credevamo
recepere altra risposta da voi che non havemo circha l'ambasciata ve
fece da parte nostra el thesaurieri, per lo facto de quelli denari; per-
chè dovete pensare non ve ne faremo fare tanta solicitudine in ha-
vere, se non per bisogno grande. Rispondete havere deliberato in co-
mune per più habile et expeditivo modo, che cum due terzarie poste
se agiano, et dicendo che per non essere state restituite le prestanze
in lo passato, a li citadini sonno molto rincrescevoli. De le pre-
stanze imposte, quanto per facto de la camera, non credemo se pos-
sono dolere: se per facto de Comune sonno state facte, non debba
questo essere imputato ad noi. Come se sia, considerate li decti bi-
sogni nostri, et per poter provedere a le gente che sonno conducie
per la salute vostra et de li altri popoli ecclesiastici. Et sicché, o in
quello modo che scrivete, o in modo di prestanze, tenete modo infra
dece di li denari domandati per lo dicto thesaurieri agiamo, et farete
vostro honore et a noi grande acconcio. Non ve debba essere fatica
né molestia fare quello che è stato et honore de sancta Ecclesia et
vostro. Non ve debbia dispiacere fare in lo dicto termine quello che
dovete, et non indusiate tanto a la longa che lo servitio tomi in con-
trario, come non credemo sia vostra voluntade, né ad noi torneria in
394
C Tinii
piacere. La venuta nostra, come havetno adunate queste altre gente
d'arme et proveduto ad alcune Vicende de qua, serra presta et visite-
removi voluntieri. Del signor Raynaldo et Simonecto né suoe gente
non dubitate (i). Dato è ordine stiano Raynaldo et li soi fra voi et
Montefiascone a la ecclesia de Sancto lohanni (2). Ma crediate che le
gente non se mandano per farve dampno, ma relevarvi che altri non
ve li faccia. Advisati sonno per modo, che se porteranno per modo
che sarete contenti. Datum Rome, .vili, iunii 14^8. I. cardinalis Flo-
rentinus &;c. e. s.
XXIX.
Roma, 1438, giugno 27.
Invia l'elenco degli officiali da lui prescelti per la am-
ministrazione del Comune. Annuncia la sua prossima venuta
a Viterbo.
Reformat, cit. VI, 166 B.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. post salutem. Havemo hauta
vostra lectera col memoriale de li novi offitiali, et, essa intesa, re-
spondemo commendandove summamente de la diligentia havuta in-
torno a ciò. Et perchè lo tempo è breve, ecco vi mandamo qui in-
terchiusa la tavola de li dicti vostri offitiali per noi deputati. Et cussi
volemo, secondo vostra consuetudine, sieno pubblicati et acceptati : che
non manchi. Confortandovi sempre al vivere bene, per bono stato de
sancta Ecclesia et de la nostra civilità. Circha la quale ne sforzeremo
sempre augumentarla. Valete, Parati &c. Ceterum, intendemo partir
presto de qua. Piacciave dar ordine s'acconci per noi la stantia a
San Francesco : omnino che non manchi. Et accicchè possiamo fornire
de levare et spacciare questa brigata di qua, vi pregamo, quanto più
se pò, dare modo più expeditivo se habia il resto de le terzerie im-
poste che restano a riscotere: che, non havendole, serrìa impacciare el
nostro proposito. Datum Rome, die .xxvii. iunii 1438. I. cardinalis
Florentinus &c. e. s.
(i) Il conte Rinaldo Orsini e Simonetto da Castel Piero (ora
S. Michele in Teverina) erano due capitani di bande al soldo della
Chiesa. Cf. Della Tuccia, op. cit. pp. 40 e 163.
(2) La chiesa di San Giovanni e Vittore in Selva, nella località
oggi detta la Commenda, con ospedale annesso, faceva allora parte
del territorio viterbese e apparteneva all'ordine dei cavalieri Geroso-
limitani.
Lettere del Legato Vi lei lese In 395
XXX.
Roma, 1438, giugno 29.
Decreta che i provisini si spendano e si ricevano ogni
cinque per un denaro.
Reformat, cit. VI, ♦72 B.
Nobilibus viris amicis nostris carissimis prioribus, Consilio et co-
muni civitatis Viterbii. Nobiles viri &c. salutcm. Satis iustis et ratio-
nabilibus de causis animum nostrum raoventibus, bonum patrie atlen-
dentes, decernimus et statuimus ut isti provisini, sive denarii parvuli,
qui adeo multiplicati sunt, ut in confusione rerum venalium bine inde
versantur, unde fit ut mercatores et alii qui traficare soliti sunt, in
eorum agibilibus frigeant, et cedat hoc in totius patrie detrimentum,
quinque prò uno expendi et recipi debeant. Hac et forma per hanc
Urbem preconizare publice fecimus, ut, ad penam mille ducatorum auri,
nemo audeat aut presuniat expendere vel recipere aliter quam, ut pre-
dictum est, quinque prò uno ipsorum denariorum. Ea propter et vobis
sub dieta pena, habitis presentibus, stride precipiendo mandamus illieo
precoyizarì publice et aperte per loca solita civitatis vestre faciatis et
mandetis, ut nemo, cuiuscumque status, qualitatis et conditionis exi-
stat, dictos denarios expendat vel recipiat, expendi vel recipi faciat
vel sinat, ad dictam penam mille ducatorum auri camere apostolice
ipso facto applicandorum, quam incurrant quilibet contradictores, et
faciatis eos usque ad diete pene complementum mulctari, in contra-
rium non obstantibus quibuscumque : quod bannimentum locum habeat
statini post emissionem ipsius et in posterum valiturum. Has preterea
licteras, Cornetum et Montemflasconem, Urbeveterem, quas vobis micti-
mus cum presentibus, facite quanto citius destinare. Bene valete. Ipsi
denarii parvuli, cuiuscumque stampe, conii, sive munificii aut zeche
fuerint, quinque prò uno valeant, velut supra, nullo excepto(i). Ex
Urbe, penultima iunii 1458. I. cardinalis Florentinus &c. e. s.
(i) Come appendice a questo decreto diamo qui appresso la ta-
riffa o valuta delle monete in corso, bandita di quei giorni per ordine
del Vitelleschi in Viterbo e in tutte le terre della sua legazione:
« Immutatio monetarum de precepto domìni legati.
« Bolognino romano, cinquini .iv. Bolognini aquilani et altri bo-
« legnini piccholini, cinquini .111. Grossi della colonna di peso, bolo-
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 26
396
C. "Pin^t
XXXI.
Roma, 1438, luglio 2.
Annuncia la sua partenza da Roma e chiede un cavala
laro che gì' insegni dove alloggiare il suo campo.
Reformat, cit. VI, 173.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. salutem. Perchè venerdì ad mat-
tina proximo ne partemo da qui, volemo che ci mandiate uno vostro
cavallaro incontro, che intenderne essere dal lato della : el quale ca-
vallaro venga da noi pienamente informato dove possono alloggiare
le nostre gente d' arme dal lato di qua verso Roma presso a la terra,
al più alto tre miglia. Et questo fate non manchi per cosa alcuna.
Valete. Rome, .11. iulii 1438. I. cardinalis Florentinus &c. e. s.
XXXII.
Ronciglione, 1458, luglio 4.
Partito da Roma a cagione della peste, partecipa che
non verrà a Viterbo dove pure infierisce. Si tratterrà a
Soriano finché la città non ne sarà liberata.
Ref ormai, cit. VI, 175.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. Havevamo gran desiderio
venire a stare cum voi per alcuni dì. Ma essendo stati a Roma, ov'è
gran pestilentia, et senio stati in Monte Giordano et tenuta la nostra '
famìglia quasi relegata in tucto, che nesciuno è uscito de casa, per
« gnini .IV. romani, .ni. cinquini et denari .in. l'uno. Carlini, o vero
«grossi papali di peso, .xxvi. cinquini: cioè bolognini .vi. et mezzo.
« Ducato romano et altri fiorini di camera di peso, carlini .x. et bo-
«lognini .111. ovvero bolognini .Lxviii. romani. Ducato veneziano et
«ducati nuovi coll'arma del papa Eugenio, bolognini .lxx. romani,
«o vero carlini .x. et bolognini .v. Bolognini marchisciani et celle
«aquilane, cinquini .vi. l'uno. Bolognini nuovi romani papali, li quali
« abiano da uno canto scolpita la figura di san Pietro, et dall'altro dui
« chiavi incrociate, vagliano et currano .vi. cinquini et .iv. denari l'uno »
{Reformationes cit. VII, 50).
Lettere del Legato Vitel teschi 397
non pigliare la infectione: et per la gratia de Dio la havemo fino a
questo di havuta sana et senza uno dolor di capo. Et al presente es-
sendo ad Viterbo pur «questa maledecta epidemia, ove noi venendo
non haveremmo luoco né modo de tenere la famiglia remota senza
contrazione de la infectione, onde un solo pigliando mfectione sarrìa
sbigotimento de l' altri : et per questa cascione al presente volerne
sopraseder la nostra venuta ad Viterbo, et cussi havemo deliberato
per tucto domani stare qui, et l'altro essere a Suriano (i), ove sta-
remo alcuni di, fmcfte haveremo adunate le nostre genti, poi attende-
remo a prosequire quanto bisogna per stato de Nostro Signore et de
sancta Ecclesia. Depoi alla nostra tornata indietro, che ad Viterbo
sarrà. Altissimo concedente, bono aere, ne verremo a stare cum voi
parecchi di per comune consolatione ; che ne avemo gran desiderio,
et anche per usare ad nostra sanità qualchuno di questi bagni. Siche
per questo non bisogna ve date al presente altro impaccio. Havemo
recevuta in questa bora che semo smontati la vostra lettera per lo
vostro cavallaro, el quale dice essergli guasta la sua cavalla; onde
non lo potemo operare. Sarrà bono, et cussi ve confortamo, ne man-
diate un altro experto et pratico nel facto de l'allogiare questa gente;
che dampno non facciamo. Apresso date opera mandare quelli sette-
cento ducati del subsidio a Suriano, senza altro indutio, et non manche:
et bisognando alcun' altra cosa al suo complimento, potete torli in
presto et poi renderli: tanto è che omnino ne li mandate, se desi-
derate fare cosa ce piaccia. Roncilionis, .iv. iulii 1438. I. cardinalis
Florentinus &:c. e. s.
XXXIII.
Ronciglione, 1438, luglio 5.
Sprona a pagare il sussidio, imponendo un prestito for-
zoso ai cittadini.
Reformat, cit. VI, 175 b.
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. salutem. Per altra ve ha-
vemo scripto de li settecento ducati ce debbiate mandare a Suriano
(i) Il Vitelleschi fin dal 1433, prima d'esser stato deputato a
riformatore del Patrimonio, era stato nominato castellano dell'impor-
tante rocca di Soriano, e governatore di quella terra (archivio Vati-
cano, Regesto di Eugenio IV, n. 370, p. 233). .
398
C Tiu^i
et darli al thesauriero. Et cusì dicemo per questa: che, posposta omne
rascione, li habbiate mandati in termino de doi di : et mancando cosa
alcuna al suo suplimento, semo contenti possfate obligare la gabella
del vino, et trovare chi vi preste li denari, et poi remecterete li dicti
denari che trarete da essa gabella. Et volemo che a li primi che pre-
stino, sia primo restituito : siche habia materia prestare più volen-
tieri (i). Questa sia l'ultima lectera per questa cascione: che non
bisogna più scrivere. Valete. Roncilionis, quinto iulii 1438. I. cardinalis
Florentinus &c. e. s.
XXXIV.
Roma, 1438, settembre 28.
Acconsente che il guardiano del territorio rimanga in
ufficio a beneplacito del Comune.
Reformat, cit. VI, 212.
Magnificis &c. e. s. Magnifici amici nostri &c. Intesa vostra lectera
circha li facti de Giovanni Battista vostro guardiano (2), semo con-
tenti, poiché la stantia sua è utile et necessaria ad quella vostra ci-
tade, che esso rimanga in quello uffitio fino ad beneplacito vostro et
cusi scrivemo ad esso. Datum Rome, die .xxvin. septembris 1458.
I. cardinalis Florentinus &c. e. s.
XXXV.
Roma, 1438, ottobre 3.
Impone la tratta di quattrocento rubbia di sale, da pre-
levarsi dalla salara di Roma.
Ref ormai, cit. VI, 2ia.
(i) Il Comune accettò il consiglio del legato e pose il prestito
forzoso; ma dal ricavo di questo dove togliere cento ducati d'oro e
il costo d'una tazza d'argento, che inviò al legato come donativo,
perchè « dignaretur mitigare terzerias ab isto anno in antea » {Reformat.
cit. VI, 178).
(2) Giovanni Battista di Pietro da Corneto. L'ufficio del guar-
dianato consisteva nell' invigilare e reprimere i danni che si recavano
nel territorio del Comune, « guardianum et dampnorum datorum of-
« ficialem*» {Reformat, cit. Ili, 29).
Lettere del Legato Vitel teschi 399
Magnificis &c. e. s. Magnifici viri &c. Seguendo la deliberatione in
lo generale Parlamento facta questi di per stato de Nostro Signore et
de sancta Ecclesia, et per defensione, pace et tranquillità vostra et de
tucta la provincia, per potere suplire al pagamento de le gente con-
ducte et che si conducono, ve commandianio mandiate per voi et per
lo vostro contado per quattrocento rughia de sale in Roma ( i ), al doha-
nicri deputato per noi, per tucto lo mese de octobre proximo; et li de-
nari del decto sale agiate pagati per tucto novembre seguente, remossa
omne cascione: advisandovi che noi in la nostra impositione se siamo
sforzati di darve minore gravame che agiamo potuto. La lectera del
non pagare li passi, trovaranno quelli che per lo decto sale manderete.
In ciò non siate negligenti. Datum Rome, die .111. octobris 1458. Et
in questo volemo ce siino a decto sale, per la rata sua, li chierici, preti
et frati, et omne persone exempte et non exempte, salvo li Mendi
canti: et de la presentatione de questa respondeteci. I. cardinalis Flo-
rentinus &c. e. s.
XXXVI.
Roma, 1458, ottobre 8.
Ordina che sia sostituito il cancelliere del Comune, chia-
mato a Roma per una missione di fiducia.
Reforniat. cit. VI, 21^ n.
Magnificis &c. Magnifici viri ìkc. saluteni. Perchè havemo ado-
perare ser Melchiorre vostro cancelliero (2) per alcuni di a certi bi-
sogni per stato di s. Ecclesia; et pertanto volemo che al suo uffitio
della cancellarla possa substituire uno in suo loco, sufficiente et ido-
neo, et quello dobbiate accipere et admictere liberamente et senza al-
cuna contradictione. Valete. Rome, die .viii. octobris 1438. I. cardinahs
Florentinus &c. e. s.
(i) A pie della lettera si trova notato dalla stessa mano « lo
« rughio per tre ducati d' oro » .
(2) Ser Melchiorre de Petrutiis di Corneto.
400 ^^^K Q Tin\i
XXXVII.
Corneto, 1438, decenibre 19.
Ordina che siano trattati con rigore quei sudditi del
conte Everso dell'Anguillara, i quali ricusassero pagare le
tratte del sale.
Reformai, cit. VI, 226.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. post salutem. Intesa havemo la
vostra lettera, una con quella del conservatore, et della supplica che
anno usato quelli del conte Everso, de non voler pagare le debite
traete (i). Vi rispondemo et dichiararne non essere di nostra volontà,
né volemo comportarlo, quando ben per voi fosse sofferto et compor-
tato. Et se nullo de vassalli et subditi del prefato vi faranno di tali
acti, ordinate dal canto vostro et anque collo conservatore, che quelli
tali sieno presi et paghino la decta pena. Ben ne dolemo che quello
cotale, che mise mano allo stocco, da Ronciglione, non fu preso.
Ma se ci ritorna ad Viterbo, fatelo pigliare et ponere in prisone:
et che non sia rilassato senza nostra licentia. Sopra alla parte della
restitutione delle bestie tolte per lo conte Everso, a lui avemo scri-
pto, et non comporteremo ve faccia for del dovere per alcun modo.
Valete. Corneti, .xviiii. decembris 1438. I. cardinalis Florenlinus &:c.
e. s.
XXXVIII.
Civitavecchia, 1438, decembre 22.
Comanda che qualunque vassallo del conte Everso esca
le porte di Viterbo, sia sottoposto alla tassa di dieci bolo-
gnini.
Reformat, cit. VI, 226 n.
Magnificis &;c. Magnifici viri &c. Quia licet vim vi repellere, odita
et intesa vostra lectera et etiam quella dello conte Everso circa le
(i) I vassalli del conte Everso dell'.^nguillara dovevano pagare
le tratte del sale assegnate ai castelli di Ronciglione. Vetralla,
Bieda, Velano e Giove, che costituivano i domini di lui {Reformat.
cit. XIII, 238).
Lettere del Legato Vitelleschi 401
bestie tolte, et quello à voluto per lassarle. Per prendere in ciò qual-
che rimedio, volemo et commandamo che da hora innanti ordinate
alle vostre porte, che per qualunque homo del detto conte che escirà
de Viterbo, alle porte si togliano dece bolognini, mentre non avrete
altro in contrario da noi. Datum in arce Civitevetule, die .xxii. de-
cembris 1458. I. cardinalis Florentinus &c. e. s.
XXXIX.
Roma, 1439, gennaro 2.
Chiede che gU si mandino due ambasciatori per appia-
nare le contese coi conte Everso.
Riformai, cit. VI, 230 b.
Magnifìcis &c. Magnifici viri &c. Per la difFerentia che avete co
lu conte Everso, elegiete dui vostri ambasciatori et mandateli presto
ad noi, per provare se ce potemo mectere qualche bona fine. Datum
Rome, die .11. ianuarii 1459. ^- cardinalis Florentinus &c. e. s.
XL.
Roma, 1459, gennaro 12.
Ordina che sia rimosso d'officio il podestà.
Reformat, cit. VI, 155 n.
Magnifìcis &c. Magnifici viri &c. Non potendo più sostenere li
mali modi, la negligentia et inobedientia de Antonio de Interanni,
podestà vostro (i), perchè conoscemo non dà buono regimento a lo
stato pacifico de la ciptà vostra, da la administratione del dicto officio
l'avemo rimosso et rimovemo. Et perchè el decto offitio non agia
mancamento, deputato avemo locotenente del podestà, fino alla ve-
nuta dell' altro, misser Christofano indice generale (2), del quale spe-
riamo el contrario. Volemo, adunche, che, una co lo dicto misser Chri-
stofano, et per questa vi commectemo, elegiate dui buoni et experti
(i) Antonio dei Manassei da Terni.
(2) Messer Cristofaro da Comete, giudice generale della provincia
del Patrimonio.
402
e. ''Pin\i
sindici ad sindacare lu decto podestà, suo iudice, offitiali et famegli.
et pigliate le ricolte, com'è usanza, da esso podestà. A lo decto 'iudice
et locotenente scriverne etiam altro che degia fare in questa materia,
come saparete. Valete. Datum Rome, die .xii. ianuarii 1439. ^- ^^'^'
dinalis Florentinus &c. e. s.
XLI.
Roma, 1439, febbraio 13.
Per riparare a certe ruberie commesse nel territorio,
consiglia di scrivere al commissario del signore di To-
scanella.
Reformat, cit. VI, 258 ».
Magnificis &c. Magnifici viri &c. salutem. Averne riceputa vostra
lectera e inteso quanto scrivete de li casi occursi et robarie facte, sì
de qua dal Siedano al giudeo, et ad quello Viterbese fra Viterbo et
Montefiascone ; de la qual cosa ci duole. Et per riparare ad tal cose,
ci pare che doviate scrivere ad Toscanella al commissario del conte (i)
et al Comune advisandoli del caso, et che li piaccia di provedere. Et
cossi che mandiate uno messo con vostre lectere al conte, advisandolo
di tucto, et che la sua signoria voglia ad tucto provedere, et non falli
mandiate. Valete. Ex Urbe, .xiii. februarii 1439. ^- cardinalis Floren-
tinus &c. e. s.
XLII.
Zagarolo, 1439, niarzo 11.
Ordina che si facciano buone guardie alla città.
Ref ormai, cit. VII, 60.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. Perchè sentirne che nel paese
si faccione de bructi scrizzi [scredili], ad evitare omne scandalo, at-
tendete ad bone guardie dì et nocte, et ad mectere le sbarre, secondo
che ordinammo, et fare ognie cosa, secondo che lu rectere vi com-
(i) Il conte Francesco Sforza, che aveva Toscanella fra le terre
di suo dominio nel Patrimonio.
Lettere del Legato Vitelleschi 403
manderà de nostra parte (i) et datevi bona voglia. Datum in campa
felici contra Zagarolum, die .xi. martii, bora secunda noctis, 1439.
I. cardinalis Florentinus &c. e. s.
XLIII.
Zagarolo, 1439, "i'i"o 19.
Vuole che sia sorvegliato il capitano Ciarpellone, quando
si recherà ai bagni di Viterbo.
Rffoniinl. cit. VII, $.
Magnificis &c. Magnifici viri &:c. Lu abbate de Gatteschi (2) ha
lassato in la casa le cose sue et certa persona che le conserva. Fate
che non li sia tochata cosa alcuna, né facto rincrescimento a la decta
casa. Bene se contenta, et ad noi pare, bisognando, «che lì se faccia
la guardia come in l'altri luochi, et reccomendamovi che attendiate
ad fare bene, come speriamo. Noi presto saremo di là, et provede-
remo ad ogni cosa con honore et stato di sancta Chiesa. De' facti di
Ciarpellone (5) che sia venuto ad li Bagni, o degia venire per farsi
mectere le cornecte (4), ad li Bagni stia come li piace: et in lo ponere
Qi) La città era minacciata dalle ostilità del conte Everso del-
l'Anguillara. Il rettore Dei Ramponi, d' ordine del Vitelleschi, av-
visava i priori che dovevano essere « cavalcati, non solamente cum
« periculo de esser dampnificati in le persone de vostri homini et ani-
«mali, sed etiani cum periculo della vostra ciptà». Comandava perciò
di mettere le barre, ossia le catene alle porte e alle vie della città:
«che chadauno forestiero sia presentato all'ufficiale del Comune et
«diligentemente che sia addomandato che va faciendo». Dovevano
avvisare i castelli del loro contado, avvertendoli che se di giorno si
manifesterà pericolo, «si farà far fumo et di nocte fuoco in su la torre
« della rocca » &c. (Reformat, cit. VII, 6).
(2) Messer Troilo Gatti, del ramo secondogenito di quella fami-
glia, divenuto poi priore della collegiata di S. Angelo in Spada di
Viterbo, e morto di peste il 6 giugno 1478.
(3) Ciarpellone fu dapprima famiglio del conte Francesco Sforza,
poi divenne uno dei suci più arditi capitani. Cf. Della Tuccl\, op. cit.
p. 159-
(4) Le « cornette » erano stromenti a guisa di corno che si ado-
peravano nei bagni termali e tungevano da revulsivi come le « cop-
404
C. Pulii
de le cornecte fateli avere cura ad le mani. Dentro la terra, poi che
vene a li Bagni, non bisogna che entri in la ciptade. Et cossi hone-
stamente li potete da voi medesimi far rispondere. Quando pur stasse
in li Bagni, ponete mente chi con esso se va a bagnare, senza di-
mostratione. Datum in campo felici d. pape contra Zagarolum, die
.xviiii. martii 1439. ^' cardinalis Florentinus Scc. e. s.
XLIV.
Petriolo, 1439, maggio 5.
Riduce il « subsidium » pel 1439 a soli mille ducati.
Re/ormai, cit. VII, 14.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. salutem. Li vostri spectabili am-
baxiatori tornano ad voi informati ad pieno d'ognie cosa, ai quali
darete piena fede come ad noi. Inter cetera, come loro v' informeranno,
avemo facte alla vostra comunità queste grazie : prima, che delli mille
et cento ducati li quali devete et solete pagare del subsidio ogne anno,
non ne paghiate se non mille ducati d'oro, et così volemo per questa
lettera. L' altra, che semo contenti possiate fortificare et riparare la
torre del BuUicame, et scrivemo al thesaurieri che paghi de la gabella
de la maceratione del lino, per fortificatione d' essa torre, fino alla somma
de cento ducati. Delle altre cose ve informaranno come detto avemo.
Valete. Petrioli, .v. mail 1439. ^- cardinalis Florentinus &c.
XLV.
Fuligno, 1439, agosto 26.
Invita a spedire due ambasciatori al papa, per indurlo
a tornare in Roma.
Reformat. cit. VH, 32.
«pette» («cuppae») o ventose. Queste poi erano certi vasellini di
vetro, che, facendovi dentro il vuoto con abbruciarvi un po' di stoppa,
si applicavano sulle carni, per trarre il sangue alla pelle. Cf. C. Pinzi,
Quasi duemila anni di memorie sulle terme Viterbesi, Viterbo, 1905,
p. 210.
Lettere del Legato Vitelleschi 405
Magnificis &c. Magnifici viri &c. Come al rectore avemo scripto (i),
così dicemo ad voi. Considerato che li Romani et Campagnia mandano
ambasciatori ad Nostro Signore, al presente che é lu tempo di suppli-
care alla Santità Sua che si degni venire ad Roma, ce pare che anchora
voi mandiate duo ambasciatori insieme con quelli, et questi due sieno
misser Princi valle [Gatti] et misser Pietro de Nàngeli, che ad noi pa-
reno vdonei, et vengano di qua verso noi ad parlare prima, et presto.
Ad questo ce movemo per bene di tucta la provincia. Datum in campo
felici D. N. et Ecclesie contra tyrannum Fulginei, die .xxvi. augu-
sti 1439. ^- cardinalis Florentinus &c. e. s.
XLVI.
Montoro, 1439, ottobre 16.
Impone la tratta di quattrocento rubbia di sale per far
fronte alle spese del ritorno del papa a Roma.
Reformat, cit. V^II, 56.
Magnificis amicis nostris carissimis prioribus populi, Consilio et
Comuni civitatis Viterbii. Magnifici amici nostri carissimi, salutem.
Per potere mantenere la pace nel paese, e li inimici de sancta Ec-
clesia et de Nostro Signore fare stare da longa, come voi conoscete,
è necessario mantenere la gente dell'arme, colla quale avemo cac-
ciata la guerra di terra de Roma et de le provincie vicine. Et per
avere la comodità ad possere mantenere la dieta gente d'arme, la
Santità di Nostro Signore ci à per expresso commandato che per
questo anno doviamo porre lo sale nella forma fu posto 1' anno pas-
sato : presertim per potere più comodamente conducere la Santità Sua
a Roma, perchè nel mese di marzo intende al tucto ritornare alla
sua Sedia; et perciò per questa vi confortamo et commandamovi che
per fine ad mezzo novembre proximo aviate levato dalla salara de
Roma rughia quattrocento di sale, come 1' anno passato, et per fino
ad mezzo decembre proximo aviate pagato lo dicto sale ad rascione
di ducati tre d'oro lo rughio. Et questo fate con effecto, sotto pena
del nostro arbitrio, certificandovi che più ultra non poneremo lo decto
sale uelli anni advenire : et a questa inipositione volemo sieno chierici,
religiosi et persone ecclesiastiche, exempti et non exempti, et tucti quelli
(i) Era rettore del Patrimonio il nepote di lui, monsignor Bar-
tolomeo Vitelleschi, vescovo di Corneto e Montefiascone.
40 6
C. Tinii
che posseggono buoni immobili, et in essa distributìone aviate tale dili-
gentia che lu povero non porti lo peso del riccho, ma ciascuno porti lo
peso, secondo la sua facultà. Valete. Ex felici campo S. D. N. et Ec-
clesie centra et prope Montorum, die .xvi. octobris 1439. ^- cardinalis
Florentinus &c. e. s.
XLVII.
Comete, 1440, gennaro 4.
Ingiunge che si corrisponda al conservatore l'antico suo
stipendio.
Reformat, cit. VU, 75 B.
Magnificis viris, amicis nostris carissimis, prioribus populi civitatis
Viterbii. Magnifici viri &c. salutem. Volemo et per questa vi dichia-
ramo et commandamo che a lu conservatore delle gabelle di Viterbo
sia dato et debiasi dare ducati octo d'oro el mese di salario, non
obstante alcuna altra reductione o taxatione facta del salario di decto
offitio, perchè conoscerne che altramente lu decto conservatore non
può fare suo debito né honore, ma se li darìa materia de far male et
robare a la camera per possere vivere. Valete. Ex civitate Corneti,
dif .IV. ianuarii 1440. I. cardinalis Florentinus &c. e. s.
XLVIII.
Roma, 1440, febbraio 25.
Vieta l'esportazione dei grani dal distretto di Viterbo.
Reformai, cit. VII, 79.
Magnificis &c. Magnifici viri &c. salutem. Providere intendentes
ne Comune et spetiales persone vestre civitatis in posterum paiiantur
grani et victualium inopiam. quia nobis a fide dignis personis nuntia-
tum est, per nonnullos, sub pretextu et colore certarum licterarum
nostrarum, frumentum extra comitatum et districtum vestrum expor-
tari; propter quam exportationem vereri potest, ne illic carestia su-
perveniat; volumus et presentium tenore vobis commictimus et man-
damus, quatinus, premissis bampnimentis nostri parte in locis publicis
et consuelis, iubeatis ac mandetis, quod nullus, cuiuscumque conditio-
nis, status aut gradus existat, audeat vel presumat de cetero et a die
Lettere del Legato Vitelleschi 407
preconii missi exportare, vel exportari facete extra dictum comitatum
et districtum frumentorum et bladorum quantitatem aliquam, non
obstante aliqua licentia hactenus forsitan obtenta, sub pena ducato-
rum mille et perditionis animalium atque frumentorum et bladorum,
et ad penani nostro arbitrio auferendam a quocumque vendente talibus
exportantibus {sic). Datum Rome, die .xxv. februarii 1440. I. cardi-
nalis Florentinus &c. z. s.
XLIX.
Roma, 1440, marzo io(?).
Concede la facoltà di fare un dono al podestà, uscente
di carica.
Reforiiiat. cit. VII, 83.
Magnificis viris, amicis nostris carissimis, prioribus populi civitatis
Viterbii. Magnifici viri &c. salutem. Legimus licteras vestras, quibus
dominum Laurentium potestatem vestrum, prò bene gestis in magi-
stratu suo, laudibus ad celum tollitis (i). Id nos letanter perspeximus,
atque nobis ipsis magnopere gratulamur, ut quos pretores in tetris
, eligimus, acquirant sibi bene factorum gloriam, immortalenique lau-
dem, maxime hii quos familiaritati nostre, immo necessitudini, adsci-
vimus. Nunc autem, qualiter postulatis a nobis, ipsum ex bonis quibus
honorari velie, quemadmodum decet et par est, habemus profecto vehe-
menter gratum, atque vos omnes hortamur ad id faciendum sitis in
modum promptissimi, et quo celerius atque comodius rem efficere pos-
sitis contentamur, et vobis harum serie plenam licentiam concedimus,
ut de introytibus Comunis, quemadmodum scribitis, sibi tribuatis ali-
quod munus se dignum et iuxta iudicium vestrum, iuxta et introy-
tuum facultates. Rome, die .x. (?) martii 1440. I. cardinalis Florenti-
nus &c. e. s.
(i) Lorenzo dei Terenzi da Pesaro, stato già altra volta podestà
di Viterbo nel 1435.
/ fìianoscritti di Costantino Corvisieri
NELLA BIBLIOTECA
DELLA R. SOCIETÀ ROMANA DI STORIA PATRIA
Il presenta oggi al pubblico degli studiosi, e parti-
colarmente agi' investigatori delle memorie romane,
a coloro che si adoprano di rintracciare la topo-
grafia dell' Urbe durante il medio evo e i tempi moderni,
ai cultori delle sue glorie artistiche, quell'elenco dei ma-
noscritti di Costantino Corvisieri, donati dal nipote cav. Ales-
sandro alla Società romana di storia patria, che il Presidente
di questa promise sin dal giugno 1902, dando notizia del
dono all'adunanza della Società (i). Più che domandare scusa
del ritardo, invero non imputabile a nessuno, si vogliono
qui esporre le ragioni perchè l'elenco non sia riuscito, forse,
così preciso e completo in ogni particolare, da offrire a
chiunque riterrà utile consultarlo, tutte le indicazioni che
questi potrebbe richiedere.
Anzitutto si è ritenuto che, data la varietà grandissima
degli argomenti a cui si riferiscono i detti manoscritti, e
il carattere che hanno molti di essi, di appunti per uso per-
(i) Cf. Archivio della R. Società romatta di storia patria, XXV,
475. Delle benemerenze del Corvisieri verso gli studi disse lo stesso
presidente della Società, Ugo Balzani, nelV Archivio, XXI, 585-6.
410
O^. oMagnanelli
sonale, fosse impossibile darne una descrizione molto mi-
nuta, la quale anziché facilitare la ricerca, avrebbe reso,
più malagevole la consultazione del presente catalogo. Quindi
è sembrato preferibile indicare con la maggiore esattezza
possibile gli argomenti intorno ai quali il Corvisieri aveva
raccolto notizie e documenti, piuttosto che dare di questi
e di quelle una nota particolareggiata (i). Questo quanto
ai mss. che sono o appunti, o primi abbozzi di studi, o
lavori iniziati e rimasti incompiuti.
Analogamente s'è fatto per tutta l'altra serie di mss.,
quelli cioè che contengono soltanto regesti di documenti,
o copie di documenti interi, oppure estratti da codici. Ge-
neralmente si è dato loro un titolo, aggiungendo tutte le
altre indicazioni indispensabili per la loro individuazione.
Parecchie volte tali indicazioni sembreranno insufficienti;
ma bisogna notare che spesso il Corvisieri ha lasciato senza
nessuna indicazione di provenienza, talvolta anche senza la
data, i documenti trascritti per intero o dati in citazioni. E
questo un fotto che verificandosi piuttosto frequentemente,
diminuisce non poco il valore di queste numerose schede.
In alcuni casi invece, ma più di rado, non sarà determinata
affatto, o non abbastanza, la materia alla quale i documenti
si riferiscono: si tratta di serie di documenti messe insieme
nelle esplorazioni archivistiche, o frugando nelle biblioteche,
romane sopratutto, senza uno scopo ben definito, come le
note o gli schizzi raccolti nel taccuino o nella cartella di un
romanziere o di un artista che se ne varrà a tempo e luogo;
oppure, anche se la raccolta dei documenti era stata predispo-
sta secondo un dato disegno, oggi non è più possibile indovi-
nare quale esso sia stato, non avendo avuto più attuazione:
di rado lo si può supporre dai materiali, in mezzo a cui
si trovano frammisti i documenti in questione. Non si è
(i) Spesso i titoli sono riprodotti quali si trovano nei fascicoli in
^:ui sono distribuiti per ciascuna busta i manoscritti.
/ ììianoscritti di Costantino Corvisieri 411
creduto di dover descrivere il loro contenuto, per la solita
ragione di non rendere l'elenco troppo rigonfio. Tanto pei
documenti la cui materia non sia stata abbastanza deter-
minr.ta, quanto per gli appunti personali del Corviiieri, il
presente indice non vuole esser altro che una guida per co-
loro che supporranno di poter con frutto fiir ricorso a queste
schede.
Un'altra ragione, del resto, per la quale si è mantenuto
r indice in questi limiti, è che una parte del materiale ar-
chivistico o desunto dalle collezioni manoscritte delle biblio-
teche romane, oggi non è più inedita (i) : qua e là, senza
pretender d'aver dato indicazioni complete, si sono citate
le edizioni di tale materiale.
Con tutto ciò io credo che non sarà inutile l'aver dato
una notizia di questi manoscritti lasciati da un ricercatore
infaticabile quale fu il Corvisieri. Il ramo delle discipline
storiche pel quale più direttamente possono essi riuscire in-
teressanti, è, indubbiamente, la topografia di Roma nel
medio evo. È questa una materia che poco si presta a esser
trattata organicamente; la forma migliore da dare alla sua
esposizione è forse quella di un dizionario : se una simile
idea venisse mai a esser attuata, il compilatore potrebbe
raccogliere da queste schede una messe copiosa di notizie
e di documenti. Dopo la topografia romana, le materie me-
glio rappresentate sono la storia artistica, la storia delle fa-
miglie, del costume di Roma nell'età di mezzo e moderna :
il materiale raccolto per la storia ecclesiastica del sec. xvi
e XVII dev'essere stato già in buona parte pubblicato e uti-
lizzato.
Roma, gennaio 1909.
Alfredo Magnanelli.
(i) Cf. a questo proposito P. Kehr, Papsturktinden in Rotti. Die
ròmischen Biblinthekeii, III, in Nachrichten voti der k. Geseìhchaft der
Wissenschaften ^u Gòttitiven. Phiìol. -Instar. Kìasse, 1903, p. 140.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI- 27
I
412
qA. oMagnanelli
Busta I.
a) Antona-{;{o Aquilio Romano, pittore del sec. xv (cf. // Buonunoti,
serie II, voi. IV (1869), quaderni vi-vii). [Minute dell'articolo,
testo definitivo, prove di stampa, appunti diversi intorno all'argo-
mento.]
b) Dell'acqua Tocia in Roma nel medio evo (cf. // Buonarroti, serie II,
voi. V (1870), quaderni 11, m, vii). [Minute dell'articolo, prove di
stampa, appunti diversi sull'argomento.]
e) Posternle Tiberine nel medio evo {c(. Archivio della Società romana
di storia patria, I, 79 sgg., 137 sgg.). [Testo dell'articolo, appunti,
prove di stampa; cf. Busta IX, b.]
Busta II.
a) Statuti dei maestri degli edifici di Roma novamente fatti nel ^ccccLil.
[Copia da un cod. membr. appartenente alla pubblica libreria di
Poppi nel Casentino, proveniente dall'eredità del conte Rilli Or-
sini. Il Corvisieri aveva ricevuto e accettato dall' Archivio sto-
rico italiano V incarico di farne un' illustrazione storica, e s'era
accinto all'opera, come risulta dalla minuta di uno scritto intito-
lato : Della magistratura edilizia in Roma nel medio ez'O, e dai do-
cumenti raccolti in un fascicolo che porta il titolo: Maestri delle
strade di Roma e Statuti edilizi - Documenti. Questi e lo scritto
testé nominato sono uniti alla copia dello statuto.]
b, e, d, e) Artisti in Roma nel medio evo dal secolo viii al xvi. [Grosso
fascio di schede con appunti, notizie, copie, estratti e sunti di do-
cumenti relativi a questo argomento. Gli artisti sono divisi per
secoli. Tra l'altro, uno spoglio, molto sommario, de' libri bollettari
della R. C. A. ossia de' Registri, de' Mandati del sec. xv; Lavori
di pittura, scoltura, e stuccho alla Loggia della Cosmografia nel pa-
laiio Vaticano, alla Sala Regia, ivi, ed alla Vigna {1^62-1 'yb^; ài
un Registro conservato nell'Archivio di Stato).]
Busta III.
a, b, e, d, e) Cinque fascicoli d'uno zibaldone con appunti diversis-
simi riguardanti la topografia di Roma medievale, la paleografia,
la diplomatica, la numismatica, la storia delle istituzioni di Roma,
la vita, il costume, la genealogia di famiglie romane del medio
evo e dei tempi moderni, curiosità storiche. Tra l'altro, copie di
/ manoscritli di Costantino Corpisieri 413
alcuni istrumenti appartenenti all'archivio di S. Maria in via Lata
del secolo xi, nel fase. b)(i); estratti dal protocollo di Prospero
Campana (1578) e di Stefano de Amannis (15 3 5- 15 39), nel
fase, e) ; il fase, e) è interamente riempito con estratti dai rogiti
di quest'ultimo notaio (1539). Tutti questi spogli di documenti ri-
guardano la topografia di Roma.
1) Numerose schede con notizie e documenti riguardanti la storia di
molte famiglie romane nel medio evo e nei tempi moderni.
g) Monumenti lapidari romani de bassi tempi. [Sono quattro schede con
le copie di alcune iscrizioni, per lo più sepolcrali.]
Busta IV.
a) Corte di Federico duca d'Urbino. (Documento tratto dal cod. Urbi-
nate 1204. Segue il principio della copia del cod. Urbin. 1248,
sullo stesso argomento).
b) Delle cantinate nel medio evo. [Appunti del C. per uno studio su que-
st'argomento con estratti e indicazioni di documenti.]
e) Cortigiane del iS4p. Tassa, di giulio uno per scudo sopra la pigione
che pagavano le cortigiane di Roma, pubblicata per la riparazione
di Ponte Rotto di S. Maria secondo il decreto fatto in Camera
apostolica del 26 giugno 1549. [Ruolo di questa tassa. Senza in-
dicazione di provenienza.]
d) Leonis X incoronatio (dalle Istorie senesi di Sigismondo Tizio ; ms.
Chigiano. Con altri passi tolti dallo stesso autore).
e) Atti del notaio Nardo Venettini, del sec. xiv. [Estratti riguardanti
la topografia romana e le famiglie esistenti nel rione Monti.]
f) Documento del 12 ri 1447, dal cod. Vatic. 802^. (Niccolò V assolve
dal delitto di ribellione per intercessione di Alfonso d' Aragona
Evangelista de' Sordi domicello romano e suoi complici).
g) Schede con notizie riguardanti la topografia e la storia del Cam-
pidoglio e monumenti adiacenti nel medio evo.
h) Catalogo torinese delle chiese di Roma (2).
(i) Cf. Ecclesiae S. Mariae in via Lata Tabular ium. Partem vetti-
stiorem qtcae complectitur chartas inde ab anno p2i usque ad an. 104;
conscriptas . . . edidit L. M. Hartmann, Vienna, 1895 ; L. Cavazzi, La
diaconia di S. Maria in via Lata ed il monastero di S. Ciriaco. Memorie
storiche, Roma, 1908 (in appendice son pubblicati parecchi documenti).
(2) Cf. C. L. Urlichs, Codex Urbis Romae topographicus, Vùrz-
burg, 1871, pp. 170-175; M. Armelliììi, Le chiese di Roma dal sec. IT
al XIX, Roma, 1891, pp. 45-59.
414
C/f. &dagnanelli
i) Quattro schede con appunti riguardanti alcune chiese di Roma. V'è
aggiunta un'altra copia del catalogo torinese.
1) Archivio di S, Apollonia in Trastevere. [Documenti con notizie to-
pografiche (secc, viii-xii) : tre fogli ; cf. Busta XIX, d.]
m) Memorie di carte esistenti nell'archivio di S. Maria in Aquiro (secc. xv-
XVII : quattro fogli; cf. Busta XVIII, f).
n) Spogli delle pergamene dell'archivio di S. Spirito in Sassia (secc. xiii-
XV), con riguardo ai soliti argomenti : topografia, istituzioni, ge-
nealogia romane del medio evo (dal cod. Vatic. 7931).
o) Pomponio Leto. Accademia Romana. [Molti appunti, notizie, docu-
menti relativi a quest'argomento, specialmente componimenti poe-
tici composti dagli accademici, tolti dai mss. della biblioteca Va-
ticana : v'è anche il principio d'uno studio del C. sul detto argomento,
che occupa tre fogli.]
p) Inventario dei beni della basilica Lateranense fatto da Niccolò Fran-
gipane circa l'anno 1300 (è taciuta la provenienza).
Busta V.
a) Serie dei Senatori e Prefetti di Roìini. [Parecchie serie con documenti
che vi si riferiscono, tratti da mss. di varia provenienza ; inoltre
abbozzi d'un lavoro sulla storia della Prefettura di Roma nel
medio evo.]
b) Duchi e Prefetti di Roma. [Altri documenti e abbozzi d'uno studio
sull'argomento. Seguono alcune schede con note, estratti da do-
cumenti relativi alle dignità, cariche &c. romane nel medio evo;
altre riguardanti la storia di Roma nel medio evo; un fascicolo
dal titolo Comici, con alcuni appunti su comici italiani del Rina-
scimento, e sulle feste romane in onore di Eleonora d'Aragona ;
un fascicolo intitolato Regina di Sve:{ia, con notizie ed estratti da
lettere riguardanti la regina Cristina di Svezia e il re Casimiro
di Polonia ; infine tre fogli con estratti dal Di Meo, Annali del
Regno di Napoli.]
e) Statuti romani [i. Scritto dell'avv. Giuseppe De Sanctis (1857) su
una collezione di statuti della città e stato pontifìcio preparata da
mons. Mertel, ministro dell' interno ;
II. Instrumentum in quo acceptatur abrogatio certorum statuto-
rum Urbis consensu Populi romani. Item conlitiones pacis pronun-
ciata per d. Gregorium XI inter Populum romannm et Prefectum
Urbis ac nobiles de Sciarra invicem concertantes (1377), (ex cod.
Vatic. Regin. 378);
/ manoscritti di Costantino Corvisieri 415
in. Statuti romani della Gabella (t598) (dal eoa. Corsi-
niano 13 16) (i);
IV. Statuti dei pescivendoli (1405) (dal cod. Vatic. 6295);
V. Statuti del Comune di Roma (frammento del sec. xiv) (dal-
l'Archivio di Stato di Roma);
VI. Excerpta ex Statutis romanis saec. xiv (dal cod. Vatic.
Ottob. 1880);
VII. Documento del 29 i 15 16, appartenuto all'archivio di
S. Maria in via Lata (dal cod. Vatic. 8050; cf. Busta X, 1);
vili. Statuti della Gabella: appendice (con estratti dai codd.
Corsin. 1318, 744, 1317, 1316 contenenti statuti dei barcaroli) ;
IX. Alcune schede con indicazioni di altri statuti.]
Busta VI.
a) Chiesa e parrocchia di S. Trifone. [Principio d'uno studio sulla storia
di questa chiesa demolita nel sec. xviii e sulla parrocchia an-
nessa, e alcuni documenti che la riguardano (secc. xii-xvi).J
b) Storia di Roma nei secc. xvi e xvii. [Poche schede con appunti di
avvenimenti del sec. xvi e di storia del costume. Seguono: un
elenco di fonti storiche pei secc. viii-xii; un estratto dal cod.
Vatic. 5844 con capitoli di soggezione e vassallaggio fatti dai
castelli di Nemi e Genzano verso il monastero di S. Anastasio
«ad Aquas Salvias» (1373, 31 maggio; cf. Busta XVIII, d) (2).]
e) Leoncilli, Memorie di Orte e luoghi vicini. [Otto fascicoli di estratti.
L'originale del Leoncilli, è detto, si trova presso gli eredi del
conte Mariano Alberti di Orte.]
d) Romana Fraternitas . [Breve studio con alcuni documenti relativi a
quest'argomento (secc. xii-xv) (3).]
e) Parecchi fascicoli di trascrizioni di varie redazioni degli opuscoli:
Mirabilia Romae; Descriptio Urbis Romae; Antiquarie prospettiche
romane, con estratti da varie sillogi d' iscrizioni interessanti per
la topografia romana. Di più, l'estratto dal to. Ili, serie II degli
Atti della R. Accademia dei Lincei (1876) con una lettera del prof.
(i) Cf. S. MAL.ikTESTA, Statuti delle gabelle di Roma (Biblioteca del-
l'Accademia storico- giuridica, voi. V), Roma, 1886 (v. p. io).
(2) Cf. I. Giorgi, // regesto del monastero di S. Anastasio ad Aquas
Salvias, in Archivio della Società romana di storia patria, l, 49-77.
(3) Cf. G. Ferri, La Romana Fraternitas, neìV Archivio cit. XXVI,
453 sgg.
4i6
^. zMagnanelli
Gilberto Govi sull'opuscolo Antiquarie prospettiche romane com-
poste per Prospettivo Milanese depintore, postillato dal Corvisieri.
f) Grosso fascio di abbozzi di studi, appunti, estratti di documenti re-
lativi alla storia della basilica di S. Clemente, e per servire alla
illustrazione delle pitture del sotterraneo di detta basilica.
g) Le regioni urbane nel medio evo. [Notizie e appunti da documenti.]
h) Tre quaderni: il primo con appunti ed estratti presi in diversi ar-
chivi e biblioteche (i più dall'archivio Capitolino e dalle biblio-
teche Barberini, Vaticana, Angelica, Casanatense &c.) e riterentisi
a varie materie; il secondo e il terzo con estratti di documenti
appartenenti all'archivio di «Sancta Sanctorum» (secc. xiii-xvi;
d. Busta XIX, f).
Busta VII.
a) Lettere del card. Borghese a mons. Ubaldini nunzio apostolico in
Francia (1609-161 1). [Dal ms. Angelico S.6. 7, cf. busta Vili, e]
b) I. Messi in cifra dei pontificati di Sisto V e Urbano VII. [Dal ms.
Chig. M . II . 47.J
II. Estratto da un diario del Conclave del 1559, dopo la morte
di Paolo IV contenuto nel cod. Vat. 6545 ; brano di una lettera
del granduca di Toscana al re di Spagna dell' 11 ix 1558, inserita
nello stesso codice.
III. Lettere del card. Borghese a mons. Decio Caraffa nunzio
apostolico in Spagna (1609-1612). [Dal ms. Angelico S.6.10:
2t fascicoli: manca il i°.]
IV. Lettere del Priore d'Inghilterra, cavaliere Gerosolimitano,
al papa, all' imperatore, ai re d'Inghilterra e di Francia, a ve-
scovi &c. circa gli affari religiosi del regno d'Inghilterra (ultimi
giorni del 15 54 -primi del 1555). Son precedute da un breve som-
mario di quei che è passato [in Inghilterra] in materia dei beni eccle-
siastici; segue un discorso fatto a Pio V dal Priore d'Inghilterra
Caualier Hierosolimitano circa la rednttione di quel Regno &c. &c.
[è taciuta la provenienza.]
V. Alcune lettere latine scritte tra il 15 19 e il 1555, non è
detto da chi. I destinatari son diversi: in due o tre casi il nome
loro è taciuto, e la lettera è preceduta da un nescio cui. [Senza
indicazione di provenienza.]
e) Clemente X (notizie biografiche). [Non è indicato né l'autore, né il
luogo da cui son tolte.]
d) Estratti dagli Avvisi del mondo (1570) contenuti nel ms. Urbin.
Latino 1041. [Sono tre tascicoli, il primo dei quali è segnato io.
/ manoscritti di Costantino Corvisieri 417
gli altri A . B . (cf. buste XIII a ; XVI y)- A . B . sono copie dei
fascicoli 10-12.]
e) I. Istruttione a monsignore Agucchia arcivescovo d'Amasia nuntio
apostolico appresso la serenissima Repubblica di Venetia (pontificato
d'Urbano Vili), [Senza indicazione di provenienza.]
II. Quattro lettere indirizzate a diversi. Dei destinatari sono
date indicazioni poco precise, del mittente o dei mittenti nessuna :
cosi pure mancano le date, e l'indicazione della provenienza.
f) I. Lettere dei Legati dal Concilio Tridentino alVill.mo et rev.tno car-
dinal Borromeo (i 562-1 563). [Dal ms. Chig. M . II . 40.] (i).
II. Della nuova constitutione della Religione del Regno, et della
sua origine. [Non è indicato né l' autore, né la provenienza.]
III. Lettera di Leone Allacci a? (pontificato di Innocenzo X).
[Manca l'indicazione della provenienza.]
Busta Vili.
a) Istru:^ione lasciata daW arcivescovo di Rossano al suo successore. [Dal
ms. Corsin. 507.]
Istruzione pel card. Francesco Barberini, legato di Urbano Vili
al Re Cattolico. [Dal ms. Corsin. 694.]
b) Lettere del card. Morone al card. Polo (15 59-1 5 5 5). [Dal ms. Va-
tic. 6404.]
e) I. Statù in che si trovò il Concilio all'arrivo del card. Morone a Trento.
[Dal ms. Vatic. 6690.]
II. Documenti e notizie riguardanti la storia del Concilio di
Trento. [Dal ms. Barber. 70.]
III. Lettere del card. Maffei al cardinale Santa Croce, legato
a Trento (Marcello Cervini che fu poi papa Marcello II). [Dal
ms. Vatic. 6690.]
IV. Offitii della Sede apostolica . . . con la rendita. [Dal cod.
Ottobon. 2512.]
V. Carteggio del card. Scipione Borghese col nunzio di Francia,
mons. Ubaldini (1609-1611). [Dal ms. Angel. S.6.7, cf. busta
VII, a.]
(i) Per il materiale relativo alla storia del concilio di Trento
(v. anche buste Vili, XVI) saranno da vedere le opere del Sickel
(Vienna, 1872); Calenzio (Roma, 1874); Dòllinger (Nòrdlingen,
1876); di A. V. Drufkel e K. Brandi (Monaco, 1884-87); della
Goerres-Gesellschaft (Friburgo, 1901- ); del Susta (Vienna, 1904).
41!
OA. oMagnanelli
VI. Registro di lettere [del card. Scipione Borghese] a diversi
d'Italia, Francia e Spagna, et a Legati (1609-1612). [Dal ms.
Angel. S . 6 . 8.].
VII. Risposta del card. De Lugo allo scritto del p. Zucchi il
quale ammette l'esclusiva dei re. [Dal ms. Vatic. 7939-]
Se convenga al pontefice distinguere la differenza della regalia
neir aggiustamento con la Francia. [Idem.]
[Il fascicolo d) manca.]
e) Actiones Tridentinae per Seripandum (154)-! 546). [Dal ms. Bar-
berin. 24.]
f) I. Relazione di Bernardo Navagero tornato dall'ambasceria di Roma
(1558). [Dall'archivio Caetani.]
II. Spoglio di un ms.(?) contenente carteggi diversi del sec. xvi.
[Senza indicazione della provenienza.]
III. Appunti su due lettere, una del Morone nunzio in Boemia
a mons. Recalcato, segretario di Paolo III, scritta il 19 iv 1537;
l'altra del p. Pietro Soto al papa Pio IV, scritta tre giorni avanti
la sua morte, il 17 iv 1563, dalla città di Trento. [Dal cod. Va-
tic. 6690, flf. 155-160; fF. 272B-274A.]
IV. Avvertimenti politici utilissimi del conte di Ferma per la
Corte di Roma. [Dal ms. Barber. LVII , 7.]
Istruzione a mons. Ladislao di Aquino, vescovo di Venafro, de-
stinato nunzio in Svinerà. [Idem.]
v. Elenco di documenti relativi alla storia ecclesiastica del
sec. XVI.
g) I. Nota di documenti relativi alla storia del concilio di Trento
esistenti nella biblioteca Barberini.
II. Memoriale relativo alla questione del card, di Buglione
fatto pel card. Marescotti in preparazione dell'adunanza particolare
{congregatio particularis) dei cardinali del 16 agosto 1710.
III. Istruzione per l'ambasciatore di Spagna. [Dal cod. Va-
tic. 7939.]
IV. Discorso drl modo che si avrà da tenere circa la conversione
degli eretici in Francia dopo la strage di Coligny et seguaci. [Dal
ms. Corsin. 459: senza indicazione d'autore.]
h) Copia d'uno scritto con notizie statistiche di Roma (finanze, popo-
lazione, animali, palazzi, chiese, conventi, collegi, uffici &c. ; 30 fa-
scicoli : non ò indicato né l'autore, né il tempo, ne la provenienza).
i) Corrispondenza del Corvisieri riguardante affari della R. Società
romana di storia patria.
/ nianoscrilti di Costantino Cori^isieri 419
Busta IX.
a) Gesta romana a luìio II ad Adiianum VI per Vianesiiim Albergati.
Ex cod. Vatic. [è taciuto il numero del ms. ; mancano i quin-
terni I e IV,]
b) Del porto della Posternla e delle sue adiacente. [Studio incompleto ;
cf. Busta I, e]
e) Bibliografia e appunti sul Tevere. Bibliografia varia.
d) Antico elenco di volumi con lo stemma di Nicolò V. [Non è detto
dove tali volumi si trovino.]
Copie di due atti riguardanti il monastero di S. Silvestro
«in Capite» (3, 14 m 1207) (i).
e) Appunti diversi, minute di lettere, estratti da mss., elenchi di do-
cumenti &C. [Tra l'altro, estratti da una cronaca di Pesaro (1527-
1554) contenuta nel cod. Urb. 1526; id. da un carteggio tra il
p. Generale dei Gesuiti e il Provinciale di Romagna (1670);
nota di documenti relativi alla storia del ponte S. Angelo (1445-
1448); altro elenco di documenti interessanti per la topografia
romana (15 56-1 5 57); alcuni documenti riguardanti la chiesa di
S. Martino in Posterula (1026-1501); altri documenti interessanti
per la topografia romana (1551, 1471, 1520, 1546, 15)4-1556).]
.appunti su Stefano e Giovanni prefetti di Roma.
H. LoNCHAY, L'Inquisilion ati pays de Liège (estratto dalla
Revue Belgique, 15 dicembre 1881).
f) Elenco d'oggetti d'arte appartenenti alla primogenitura Ludovisi
(da un istrumento del 31 dicembre 18 16). Appunti diversi.
[Il fascicolo g) manca.]
h) // trionfo romano di Eleonora d'Aragona (cf. Archivio della So-
cietà romana di storia patria, I, 475-491; X, 629-683). [Minute
dell'articolo, appunti, documenti, prove di stampa.]
i) Grosso fascio di schede tutte riferentisi ad argomenti di topografia
romana medievale, disposte secondo l'ordine alfabetico degli ar-
gomenti stessi.
Busta X.
a-e) Iscrizioni appartenenti alla chiesa di S. Onofrio (1490-1520).
Iscrizioni in S. Benedetto «a Catenarii » (1257).
Notizie sul Colosseo tolte da vari autori antichi e moderni.
(i) Cf. V. Federici, Regesto del monastero di S. Silvestro de Ca-
pite, in Archivio cit. XXII, 523 sgg., documenti LX, LXi.
420
Q/ì. oMagnanelli
Instrumentum Addextratoruin, Mappularioruin et Cubiculario-
rum (1255).
Documenti e sunti di documenti, passi e citazioni da mss.
e da autori a stampa riguardanti il Panteon e luoghi vicini (1281-
1621).
Estratto dal cod, Vatic. 7928 con notizie relative al ponti-
ficato di Sisto IV, e particolarmente alle sue opere edilizie.
Menzioni di vari luoghi e persone tolte da documenti del 147 1.
Estratti dalla Polysioria di Giovanni di Cavallino dei Cer-
RONi riguardanti per la massima parte la topografia di Roma, e
in specie regioni della città (i).
Un foglio contenente appunti di topografia romana, proba-
bilmente autografi del Gregorovius.
Appunti vari di topografia romana.
Estratto dal Liher politicus di Benedetto canonico di S. Pietro
riguardante cerimonie del culto (2).
Estratti dairUcoNio, Theatrum Urbis.
f) Estratti dal cod. Vatic. 8252, voi. I, riguardanti la famiglia An-
guillara. Manca il principio.
g) Notizie topografiche di Roma tratte da un cod. membranaceo del
sec. xvi.
h) Notizie intorno alle famiglie Normanna, Palosia, Sorda e Vene-
raniera.
i) Notizie sul palazzo e la piazza di S. Marco, la fontana di Trevi,
il rione di Parione, la famiglia Capocci.
1) Regesto di documenti dell'archivio del monastero dei Ss. Ciriaco
e Nicolò in via Lata (971-1430) conservati nei codd. Vat. 8048-50
(cf. Buste V, e; VII), Con entro tre fogli con note di altri do-
cumenti.
Appunti di paleografia, metrologia medievale &c.
m) Notizie varie di topografia e genealogia romane.
n) Regesti di documenti appartenenti agli archivi di S. Maria Nuova, di
Subiaco, di S. Prassede (secc. x-xiv), di S. Alessio (1473-1481) (3).
(i) Cf. Urlichs, op. cit. pp. 139-146.
(2) Cf. Urlichs, op. cit. pp. 79-81.
(3) Cf. P. Fedele, Tabularium S. Mariae Novae ab anno 982 ad
ann. 1200, in Archivio cit. XXIII, 171; XXIV, 159; XXV, 169;
XXVI, 21; Il regesto Sublacense del sec. XI pubblicato dalla R. Società
romana di storia patria a cura di L. Allodi e G. Levi, Roma, 1885 ;
/ monasteri di Subiaco. II. La biblioteca e l'archivio per V. Federici,
Roma, 1904; P. Fedele, Tabularium S. Praxedis in Archivio cit.
/ manoscritti di Costantino Corvisieri 421
o) Appunti vari di topografia romana riguardanti per lo più case e
pala/zi, disposti per ordine alfabetico.
p) Appunti e notizie intorno alle chiese di Roma, per ordine alfabe-
tico. Sotto la lettera C vi sono anche degli appunti sulla lingua
latina e volgare nel medio evo.
Busta XI.
I. Inventariutii bonoruni domini cardinalis Petri tt. S. Marci
actum per lohannem Pierii publicum apostolica et imperiali aucto-
ritate notarium anno i4S7- [8 fascicoli.]
Registro degli Atti della Camera Capitolina (1421-1425).
[11 fascicoli.]
II. Excerpta ex libris Mandatorum Camere apostolice et Capi-
tola (i 501-1559). [14 fascicoli.]
III. Excerpta dal voi. 1560 Sez. Notar. dell'Archivio di Stato
di Roma (1548). [Atti relativi alla storia di artisti che lavoravano
a Roma. - i fascicolo.]
Excerpta ex libris Mamìatonim Camere apostolice et Capitola
(1469, 1475-94). [19 fascicoli.]
Busta XII.
Excerpta ex libris Mandatorum Camere apostolice et Capitola
(1^26-1453). [29 fascicoli.]
Id. id. (1454-1463), [20 fascicoli.]
Id. id. (1460- 147 3). [35 fascicoli.]
Busta XIII.
a) Avvisi di Roma (15 54-1 5 58). [Estratti dal cod. Urbin. Latin. 1038.]
Id. id. (15 59-1 562). [Estratti dal cod. Urbin. Latin. 1039.]
Id. id. (i 565-1 568). [Estratti dal cod. Urbin. Latin. 1040;
cf. buste VII d; XVI y.]
b) Estratti dai tomi XVI -XXXIII dei Diarj di Marin Sanudo
(marzo 1 5 1 5-febbraio 1523). [Delle cose spettanti alla Corte di
Roma. 18 fascicoli.]
XXVII, 27 ; XXVIII, 41; A. Monaci, Regesto delVabba\ia di S. Alessio
all'Aventino, in Archivio cit. XXVII, 351; XXVIII, 151, 395 (v. XXVII,
357)-
422
(ìA. oMagnanelli
Busta XIV.
A. Copie di 45 pergamene appartenenti al monastero dei Ss. Cosma
e Damiano «in Mica Aurea» (947-1201; cf. Buste XVIII, g;
XIX, a) (I).
B, [Il fascicolo a) manca.]
b) Nota di mercanti della campagna romana del 1464 {ex libro As-
signationum pecorum factarum in Camera Urbis sub anno 1464).
e) Excerpta ex libro Annot. Eugenii ÌV et Nicolai V (1447).
Excerpta ex libro Inventiomim &c. Camere Capitoline (i449)-
d) Excerpta dal libro dello affilio delli Signori malestri delle strade et
difitii de Roma ciò è di messer Evangelista delli Roseli et de messe/
Stefano Bufalo delli Cancellieri (1499-1500).
e) Excerpta dal libro della fabbrica di S. Marco (1471).
f) Ex fragmento cuiusdam libri cui titulus Liber extraordinarius Domini
Depositarli an. I4JS-
g) Excerpta dai libri inventionum, annotationum honorum, accusationum,
assignationum, fìdeiussionum &c. della Camera Capitolina (1447-
1449)-
h) Excerpta ex libro Ohligationum cameralium (1480-1485).
i) Excerpta ex secando libri Studii (147 3- 1474).
1) Decreto della Camera apostolica del 16 ir 1466 rigtiardante le fortei:(e
del Patrimonio.
m) I. Ruolo dello Studio di Roma (1481).
II. Id. id. (1496).
n) Libro della Gabella dello Studio (1482).
o) I. Rotalo dello Studio (1504).
II. Breve di Giulio II a Enrico Fucher e suoi fratelli mercanti,
Fabricae Basilicae Principis Apostolorum de Urbe in Regnis Hun-
gariae et Boemiae Depositarli (1508 6 x).
III. Formula del giuramento del tesoriere della Camera apo-
stolica.
[Fino qui tutti i documenti provengono dall'Archivio di Stato
di Roma.]
p) I. Documento riguardante M, Nardo di Antonazzo orefice (1512
17 XI). [Dall'archivio di «Sancta Sanctorum».]
IL Estratti dal catasto lacovacci. [Dallo stesso archivio.]
(i) Cf. P. Fedele, Carte del monastero dei Ss. Cosma e Damiano
in Mica Aurea, in Archivio cit. XXI, 459; XXII, 25, 383.
/ manoscritti di Costantino Corvisieri 423
III. Documenti relativi alle opere d'arte fatte fare da Van-
nozza Caetani in una cappella di S. Maria del Popolo (1501) (i).
IV. Estratto dal catasto dei beni e delle cappelle del SS.vio Salva-
tore di Marcantonio Altieri. [Dall'archivio di «Sancta Sanctorum».]
q) Bando del Camerlengo della Chiesa Romana sui pesi e misure, sulla
netterà della città e sulle vettovaglie {ex libro Inventionum, del-
l'anno 1447).
Excerpta ex libro Inventionum (1448- 1449).
r) Ramii {ex libris Inventionum: 1447, 1449).
s) Estratti da libri del Platina (biblioteca Vaticana, fondo Palatino)
dove è notato l'introito e l'esito della biblioteca Vaticana (1475-
1480).
t) Bandi romani del sec. ZF (dall'archivio del commissario della R. C. A.
1446- 1449).
u, v) Estratti dal Gaye, Carteggio degli artisti.
x) Estratti dal protocollo di Iacobello Capogalli (1424-1425) (dal-
l'archivio Capitolino, voi. 564).
y) Estratti dall'archivio di S. Agostino (B . I/A . 13): Liber domortim
(circa l'anno 1630).
z) Appunti presi da diversi libri su cose riguardanti la topografia di
Roma, palazzi, oggetti d'arte medievali e moderni, istituzioni e
uffici pubblici in Roma, storia del costume &c.
Estratti da un ms. epigrafico del principio del sec. xvi ap-
partenuto al Corvisieri.
a) Formule di giuramento del Senatore di Roma e degli ufficiali della città
{ci. Archivio della R. Società romana di storia patria, IV, 268 sgg.).
P) Atto dell' 8 novembre 1492 riguardante gli sponsali di Lucrezia
Borgia con Gaspare di Giovanni Francesco da Procida.
Y) Atto del 17 VIII 1347 con cui Rinaldo di Todi riceve da Cola di
Rienzo un gonfalone di colore azzurro in cui era dipinto un sole
raggiante e stelle (da una copia esistente nella raccolta Gorirossi
commissario della R. C. A. n. 180).
Altra lettera di Cola di Rienzo del 6 viii 1 547 esistente nel-
l'archivio di S. Fortunato in Todi (da una copia del Gorirossi?) (2).
8) Due mandati del vicecamerlengo per la riaffidazione di Evangelista
di Pietruccio degli Alibrandi e di Pietro de Campulo (il 1° del
(0 Cf. P. Fedele, I gioielli di Fannona ed un'opera del Caradosso,
in Archivio cit. XXVIII, 452 sgg. (V. specialmente p. 464 sgg.).
(2) Cf. Epistolario di Cola di Rien^^o a cura di A. Gabrielli (in
Fonti per la storia d' Italia pubblicate dall' Istituto Storico Italiano,
pp. 53 sg., 242 sg.).
I
424
Q/i. oMagnanelli
i6 dicembre 1423, il 2" del giorno precedente. [Originali: del
primo v'è una copia moderna.]
s) Estratti dal libro : Lucio Mauro, Le antichità della città di Roma,
Venezia, 1562.
Q Elenco di libri dei secc. xvi e xvii, riguardanti la topografia e le
antichità di Roma,
e. Sommario di alcuni documenti relativi al potere politico dei papi,
esistenti nell' archivio Vaticano. [Estratto da un inventario del
sec. XVI (?). Il più antico di tali documenti è del 1140, il più
recente del 167 1.]
D. Estratti da libri di bollette per la fabbrica del palazzo e della chiesa
di S. Marco (1467- 147 1). [Senza indicazione di provenienza.]
Busta XV.
Parecchi fasci di schede con studi, notizie, estratti e indica-
zioni di documenti da servire per la illustrazione della topografia
romana medievale e moderna. Le schede sono raccolte sotto questi
titoli : Famiglie romane e loro case. — Circo Flaminio. — Case dei
Mattei nel circo Flaminio. — Pia-{'{a Campitela. — Case ed arco dei
Foschi di Berta e pala\xp Zamheccari poi Bottelli. — S. Angelo in
Pescheria e Gargarano e Calcarono. Pellicciaria. — Chiesa di S. Ni-
cola « de Calcarariis » (S. Nicola ai Cesarini) ; chiesa di S. Va-
lentino; chiesa di S: Salvatore « in pesolis » 0 « in pensili » ; Pescaria.
— Case nel rione S. Angelo. — Contrada del Mercato. — Via di
Torre degli Specchi. — Case nelli rioni Campitelli e Pigna. — Torre
dei Conti. — Botteghe oscure. — Case in S. Marco. — Pala:{^o di
S. Marco. — Contrada degli Arcioni. — Torre delle Milizie e adia-
cente.— Documenti per la torre delle MiVj^jV (i 501, 15 aprile;
dall' archivio Caetani). — Monte Cavallo e Magnanapoli. Chiese,
pala:;X^i, case, vigne e giardini. — Via Biheratica. — Campo Carleo.
— Foro di Nerva, S. Basilio, l' Annuniiata, Arca di Noe. — Mi-
li^ia di S. Vito. — Clivo Argentario ; « Ascensa Leonis Proti » ; Sa-
lita di Marforio. — Vigna di Tudemario. — Varia.
Busta XVL
a) Dissertazione latina teologico-giuridica del p. Cipriano da Gorizia
del 14 IV 1806 a proposito del breve di Pio VII (agosto 1801)
che ingiungeva ai vescovi gallicani la rinunzia alle proprie sedi,
indirizzata a Giuseppe Wiemall, già parroco a Parigi, dottore alla
Sorbona.
/ manoscritti di Costantino Coruisieri 425
b) Falsari. [Appunti e notizie sui falsari di documenti, diplomi &c.]
e) Miscellanea disordinata. [Appunti e notizie riguardanti la topografia
di Roma, tolti da documenti. — Capitoli e convenzioni occorse fra
la Santa Sede, essendo pontefice Giulio II, e la Repubblica Veneta,
dappresso i Monitori pontifici (isro, 24 febbraio, estratto dal codice
Vat. 3924). — Estratti dal cod. Ottob. 3206 con documenti ri-
guardanti le relazioni tra la Santa Sede e la Spagna al tempo del
papa Gregorio XIII e del re Filippo II. — Estratto dal codice Va-
ticano 3924 contenente un' istruzione a monsignore arcivescovo di
Capita spedito da Clemente VII ai principi cristiani per trattare la
pace universale. — Documenti del 1203, 1243, 1288, appartenenti
all'archivio di Civitanova nelle Marche. — Estratti dal libro dei
chirografi dal 1590 al 1597, già esistente nell'archivio del com-
missario della R. C. A., ora presso l'.^rchivio di Stato di Roma. —
Franchi<;ie della città di Orx'ieto. — Schede varie.]
d) Notizie di documenti relativi al Senato romano nei secoli x-xiv.
Copia di un documento del 27 i 11 98 appartenente all'ar-
chivio di S. Maria in Trastevere e riguardante il castello di Ri-
gnano.
Pochi appunti su materie varie presi nella biblioteca Bar-
berini.
e) Miscellanea di estratti, i. De ponJeribus et mensuris ex cod. Vati-
cano 4Si9-
II. De Xeapolitanae civitatis baronibus et feudaiariis a Carolo I
recensitis ex cod. Vatic. Reg. jjS.
III. Brei'e del card, camerlengo a Giovanni di Bagnacavallo (isss)
relativo a certe antichità rinvenute in Todi (dall'archivio Vaticano
to. 177, arni. 29).
IV. Ordo romanus in festo Assumptionis B. V. ex arch. Cas-
sinensi.
V. Ordo ad benedicemium nubentes (da un cod. di Costantino
Corvisieri, da lui poi venduto alla biblioteca Vaticana).
VI. Documento riguardante i conti di Ventimiglia (dall' ar-
chivio di Tenda).
VII. Collezione manoscritta di conclavi posseduta dal card. Ca-
millo di Pietro.
VIII. Quaternus de Principatibus, comitatibus et aliis honoribus
concessis de novo per Carolum I Siciliae regem ah anno i26(} in
antea post victoriam habitam de Corradino &c. ex cod. Vaticano
Reg. 378.
IX. Exultet Barberiniano. [Pochi appunti sulle miniature e sulla
lingua volgare delle didascalie di queste miniature.]
426
Q/1. ^agnanelli
X. Elenco di documenti relativi al card. Cesare Baronie acqui-
stati dal Corvisieri e rivenduti a Giuseppe Spitòwer.
f) I. Regesto di documenti vari privati degli anni 1536-15 59.
II. Altre notizie di documenti del sec. xvi.
III. Note di pagamenti della Camera Capitolina dui sec. xv.
\v. Estratto dall'archivio Segreto Vatic. arm. XXIX, to. I,
«Urbani VI et Bonifacii IX Diversor. Camer. » 1389-1391.
g) Storia di Proceno principiata e non terminata, scritta di commissione
del coninu Petri, [,\bbozzi di studi del Corvisieri. Soltanto i primi
capitoli sono stesi per intero.]
h) Estratti dalla cronichetta di Evangelista Maddaleno Capodiferro
che si legge nel cod. Vatic. j^^i.
i) Copia delle lettere diplomatiche di Antonio Taurello residente in Firenze
dal ij2^ al ij^o al duca di Ferrara (estr. dall'archivio di Modena).
1) Lettera scritta dal p. Antonio M* Bonucci S. I. al p. don .\ntonio
Caramelli abate Camaldolese in Arezzo intorno ai disordini della
Compagnia (Roma, 9 ix 17 19).
m) Estratti da un discorso inedito del p. Sozzino (intorno alle riforme
da introdursi nella Chiesa). [Dal cod. Corsin. n, 1876.]
n) Regesto di documenti relativi alla storia religiosa ed ecclesiastica
dei secc. xvi-xvii estratti da varie biblioteche romane.
o) Scritture tendenti a dimostrare i diritti sovrani della Santa Sede
sul ducato di Castro e sulla Corsica. [Valesio ? 1739?]
Scritto di Fulvio Flavio, còrso, indirizzato al papa (?), ten-
dente esso pure a dimostrare i diritti di sovranità della Santa Sede
sulla Corsica. [Copia del sec. xviii: manca l'indicazione della pro-
venienza.]
p) Capitoli della storia del Concilio di Trento dello Sfori^^a Pallavicini
sostituiti poi dall'autore (dalla biblioteca Casanatense).
q) Lettera di Ferdinando I imperatore (23 marzo 1562): lettera indi-
rizzata da Ratisbona a Ferdinando arciduca d'Austria nel settem-
bre 1576. [Manca l'indicazione del mittente della seconda, e per
ambedue quella della provenienza.]
r) Risposta alla scrittura della Corte di Torino sopra il preteso Concor-
dato di Benedetto XIII.
s) I. Atto mediante il quale Francesco Farnese I duca di Parma e Pia-
cenza nomina suo procuratore il conte Luigi Suzzani suo ministro
a Roma, per ottenere dal papa Benedetto XIII una proroga per
l'obbligo di mandare un suo rappresentante a far omaggio e a
prestar obbedienza al papa (i" marzo 1725).
II. Breve di Benedetto XIII a Francesco Farnese con cui si
accorda la proroga richiesta (7 maggio 172)).
1 manoscritti di Costantino Corpìsieri 427
III. Lettere di Clemente XII agli elettori, arcivescovi e ve-
scovi della Germania, al re di Francia, al cardinal de Fleurv per-
chè siano riconosciuti i diritti della Santa Sede sul ducato di Parma
e Piacenza dopo la morte del duca Antonio Farnese (3 mag-
gio 1736). [I documenti contenuti nei fascicoli r, s sono tutte
copie del sec. xviii, delle quali non è indicata l'origine.]
t) Breve competidio storico della famiglia d' Alberto d'Orso divisa in Ca^-
laiiemici, Savioli e da S. Alberto. [Copia autenticata da un notaio
bolognese il 17 xn 1772.]
u) Scrittura in cui si tratta dei debiti dello Stato pontificio al tempo
di Pio VII (?) stesa dal computista generale della Camera apo-
stolica.
v) Lettera di Ercole Giofano a Federico Ranaldo, segretario del car-
dinal Sirleto a Roma. «In palazzo alla libraria del papa», 28 gen-
naio 1581. [Dal cod. Vatic. Reg. 2023.]
x) I. Appunti sulle lettere autografe di Rosso Antonio Martini, scritte
a monsignor Giovanni Bottari dall'ii x 1721 al 23 xi 1734 con-
tenute nel cod. Corsin. C. 1896,
II. Poche notizie di atti pontifici (1499) tolte da un diario o
cronaca latina.
y) Sei fascicoli (segnati 6-9; 1 1- 12) di estratti dagli Avvisi del mondo
(1569-70), contenuti nel cod. Urbin. Lat. 1041. [Cf. Buste VII d;
XIII a.]
Busta XVIL
a) Documenti pubblicati neìV Archivio della R. Società romana di storia
patria, I, 241, 242, 243; II, 227 sgg.; Ili, 236 sgg.
Prefazione al compendio dei processi del S. Ufficio di Roma da
Paolo III a Paolo IV (cf. Archivio della R. Socjetà romana di
storia patria. III, 261, 449).
b) Prefazione al viaggio in Terrasanta per Fr. Niccolò da Poggi-
BONSI.
Prefazione alla « Collectio canonum » di Deusdedit.
[Il fascicolo e) manca.]
d) Regesto Farfense. [Copia del regesto dal prologo di Giovanni Gram-
matico fino al documento 25 (cf. 1' edizione fatta per cura di
U. Balzani e I. Giorgi, II, 20-36); copia del documento 1324
e delle notizie cronistoriche seguenti, incompleta (cf. ediz. cit.
V, 317-324).]
Estratti dal cod. Vatic. 4872, miscellaneo.
e) Memoriale di Lorenzo de' Cinque nobile romano (secc. xvi e xvii).
[9 fascicoli.]
Archìvio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 28
428
<yJ, zMagnanelli
Busta XVIII.
a) Elenco di manoscritti esistenti nella libreria della casa Mattei ri-
guardante legazioni e nunziature diverse.
b) Indice di documenti esistenti nell'archivio Buoncompagni, nella
maggior parte relativi a legazioni e nunziature,
e) Documenti dell'archivio Brazzà: i. (1446, 17 agosto). Documento
relativo alla contrada di Roma detta ìe due torri. 11. (1452, 15 lu-
glio). Altro documento come il precedente, ni. (1478, i" marzo).
Testamento di Angelo del Bufalo de' Cancellieri.
d) Diversi documenti tratti dal cod. Vatic. 5844 che è il diplomatico
del monastero di S. Vincenzo « ad Aquas Salvias » relativi ad al-
cune case che il monastero possedeva nel rione e canale di Ponte
e alcuni altri beni fuori di Roma: il più antico (?) è del 1255, il
più recente del 143 1 (cf. Busta VI, b).
e) Quaedam instrumenta ex archivio S. Gregorii Clivi Scauri. Ex Annal.
Camaldul. (603-1279).
f) Excerpta ex tahulario ven. orphanothrophii S. Mariae in Aquiro. [Ri-
guardano la topografia di Roma, artisti &c. 1437-1592; cf. Bu-
sta IV, m.]
g) Quaderno di miscellanea (varietà, topografia romana, artisti), con
estratti dai codd. Vatt. 7950, 7931, 7934, 793), 7937, 7942, 8043,
9027, 9034, Vat. Urbin. 1706. In fine al quaderno note sulle
carte del monastero dei Ss. Cosma e Damiano « in Mica Aurea »
(cf. Buste XIV, A e XIX, a); excerpta dal Regesto Farfense.
h) Altro quaderno di miscellanea: i. Documento interessante per la
topografia romana (non ha data, né è indicata la provenienza).
II. Due brevi scritture di Baldassarre Peruzzi (1525; sono
contratti di costruzione).
III. Lettera di Iacopo Sadoleto al papa (153S, io dicembre;
copiata dal C. in Bologna).
IV. Trascrizione della stampa: La Triumphante Entrata di
Carlo V I Imperatore Augusto In ne l alma \ Città de Roma Con
el Signifi\cato delli Archi triomphali \ & delle figure antiche \ In
prosa et versi latini, di cui l'autore è Zanobio Ceppino, edizione
priva di luogo e di anno.
V. Estratti dall'opera : Bullarium RR. PP. Rome apud Bla-
dum. ISS9'
vi. Estratti dalla miscellanea del Fea.
vii. Estratti dall'archivio di S. Maria «ad Martyres » (1367-
1680).
1 manoscritti di Costantino Corvisieri 429
vili. Documenti del sec. xvi riguardanti varie materie (nu-
mismatica, topografia e storia romana &c.; senza indicazione di
provenienza).
IX. Lavori fatti per la Farnesina per conto di Agostino Chigi.
[Senza indicazione di provenienza.]
X. Appunti vari personali.
i) Documenti tratti dall'archivio Caetani (i 504-1 557; 27 fascicoli).
Busta XIX.
il) Imientario delle pergamene che si conservano lull'archivio del mona-
stero dei Ss. Cosma e Damiano iti « Mica Aurea », secondo l'ordine
dei tempi correndo l'anno del Signore 1801. [L'inventario è di Gae-
tano Marini e si conserva nel cod. Vatic. 9 11 2. La numerazione
delle pergamene arriva fino a 534, ma v' è una lacuna fra 238
e 291: la prima pergamena di quest'elenco è del 949, l'ultima
del 13 18, 18 settembre; cf. Buste XIV, a e XVIII, g.]
b) Memorie di Istrumenti diversi antichi rogati da CuRTio Saccoccia
not. Capitol. che si trovano nelV archivio del Campidoglio (archivio
del Collegio de' notai). [È un elenco di rogiti fatto nel sec. xviii:
va dal rogito n. 5310 al n. 5567; bisogna però notare che dopo
il rogito 5429 segue senza interruzione il n. 5550: si tratta d'un
errore del compilatore dell'elenco. Dopo il 5567 riprende dal
n. 5617, e arriva fino al n. 5848. Il primo istrumento è del 1568,
8 ottobre: l'ultimo del 1582, 19 novembre.]
e) Docurrienti relativi all'ospedale dei Longobardi tratti dall'archivio di
S. Luigi dei Francesi. [Copie di tre brevi di Sisto IV del 1475,
1478, 1488; copia di un inventario delle case e -dei beni immo-
bili appartenenti alla chiesa e ospedale di S. Maria « de Cellis » e
Ss. Dionigi e Luigi re di Francia, redatto dal notaio Gio. Gia-
como Bocca nel febbraio 1525.]
d) Documenti tratti dagli archivi di S. Apollonia e di S. Margherita
in Trastevere. I primi appartengono agli anni 1505 -1670; i se-
condi agli anni 16 10-1696 (cf. Busta IV, 1).
e) Tre documenti tratti dai registri di corrispondenza della pontificia
Segreteria di Stato ora conservati presso l'Archivio di Stato di
Roma, riguardanti codici Vaticani passati all' Università di Hei-
delberg (gennaio-maggio 18 16).
f ) Documenti appartenenti all'archivio della cappella di « Sancta San-
ctorum» (1396-1504; cf. Busta VI, h).
430
qA. oMaguaiielli
Busta XX.
Dieci fasci di schede con appunti, copie o transunti di do-
cumenti relativi alla storia di Roma nei secc. viii-xvi. Ogni fa-
scio comprende notizie e* documenti per uno dei secoli suddetti :
v'è di più un fascicolo in cui sono raccolte schede pei secoli sud-
detti e per quelli anteriori, e l'abbozzo di uno studio sulla scuola
anglo-sassonica e il danaro di S. Pietro. — Nel fascicolo « secolo x »
v'è il principio di uno studio sui conti Tuscolani. — Nel fascicolo
« secolo XIV » vi sono undici quinterni di documenti relativi alle
vertenze tra il Senato romano e Velletri, tratti, forse, dall' ar-
chivio Segreto dei Conservatori di Velletri. — Nel fascicolo « se-
« colo XV» v'è una copia, cavata dal cod. Angel. C . 7 . 3, del-
l'elenco degli Officiales Alme Urbis deputati per gli anni 1447-1455.
A PROPOSITO DELLA RACCOLTA
DI
EPIGRAFI MEDIEVALI DI ROMA
A pubblica;^ione di un Corpus inscriplionum Itali-
carum medii aevi, propugnata da vari dotti e in
diversi congressi (i), è ancora allo stato di sem-
plice progetto; e mentre i ripetuti voti provano il bisogno
che ne sentono gli studi storici, la mancata effettuazione
di un'opera cosi vasta e così irta di difficoltà mostra, a
parer mio, che l'iniziativa, limitata regione per regione,
debba lasciarsi più fruttuosamente ad associazioni storiche
locali. Avviandosi per questa strada, non sarà forse molto
lontano il tempo, in cui col fiorire dello studio dell'epi-
grafia medievale, che ha cosi caratteristica importanza e
troppo rari cultori, si andrà maturando l'edizione di questa
importante e desiderata raccolta.
A tutti gli storici è ben noto come Roma presenti,
anche pel periodo medievale, una ricchezza singolare d'jscri-
zioni, che nella relativa scarsità di altre fonti, sono un
materiale prezioso per ricostruire la sua storia politica re-
ligiosa ed artistica. Gli splendidi studi del de Rossi, l'im-
(i) ViLLARi in Rendiconti della Classe di se. mor. star, e filol. del-
l'Accademia dei Lincei, ser. v, XI, 347; Novati in Alti del Congresso
storico internai- III, 3-9; Casini m Memorie della R. Accad. di sciente,
lett. ed arti in Modena, ser. in, VI, 3-34 e in Archivio storico sardo, I,
302-80; Federici in Bollett. della Società filol. romana, n.VII, pp. 10-14;
Beccaria, in Arch. storico italiano, ser. v, voi. XLIII, disp. i (estr.).
432
G. Gatti
portante saggio del Grisar, e d' altra parte l' infelice edizione
del Forcella per l' ultimo periodo del medio evo, non hanno
fatto che crescere il desiderio di veder raccolte criticamente
tante epigrafi sparse in libri e codici numerosi, molte delle
quali (fra quelle datate e conosciute, quasi un terzo) si sono
salvate dalla devastazione del tempo e degli uomini, e deb-
bono essere fedelmente riprodotte nella esatta e sincera loro
lezione. Ben fece quindi la R. Società romana di storia
patria a deliberare la pubblicazione delle epigrafi medievali
della provincia di Roma; e si deve esser grati allo zelo
del suo on. presidente, che ha deliberato si ponesse subito
mano all' opera, con la quale si viene anche ad adempiere
uno dei più vivi desideri dell'illustre de Rossi.
Sarebbe prematuro fissare fin d' ora i criteri particolari
che saranno seguiti nella divisata pubblicazione, di cui la
nostra Società ha voluto che io assumessi la cura direttiva.
Basterà dar notizia che ragioni storiche e paleografiche ci
hanno consigliato a limitarla, per ora, dal vii a tutto il
XII secolo e a comprendervi non solo le iscrizioni monu-
mentali, storiche, votive e sepolcrali, ma anche quelle scol-
pite sugli oggetti d'uso sacro, pubblico o domestico, dentro
i confini geografici attuali della provincia di Roma.
Il prof. Angelo Silvagni ha volonterosamente assunto
l'incarico di iniziare il poderoso lavoro, col preparare lo
spoglio delle fonti stampate e manoscritte. Questo spoglio
e già abbastanza inoltrato; ed ora come saggio dei risul-
tati che si ottengono dall'esame critico delle fonti, egli
pubblica una dissertazione su di una discussa epigrafe ro-
mana, il cui testo, variamente edito più volte, e malamente
interpretato, ha dato origine ad errori storici singolari.
Questo sarà il primo di una serie di studi preparatori alla
pubblicazione della raccolta; per la quale vogliamo sperare
che gli studiosi non ci saranno avari di tutte quelle comu-
nicazioni, che possano giovare alla migliore e più sollecita
riuscita dell'impresa. G. Gatti.
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PER LA DATAZIONE
di una iscrizione romana medievale
di S, Saba
^^>^lv)f;iESSUN' altra iscrizione medievale di Roma è stata
'-7r)èS $ P^'^ discussa da vari eruditi nei secoli che corrono
^V^O^ dal Cinquecento all' Ottocento di quella dedicata
al vescovo Nepesino Giovanni, di cui rimangono in S. Saba
due consunti frammenti; però il suo singolare modo di
datazione ha portato di errore in errore, benché esso sia
tutt' altro che indecifrabile.
Il Baronio (i) pubblicò pel primo l' iscrizione, che al-
lora esisteva abbastanza ben conservata : « In Urbe contigit
« mori lohannem illuni Nepesinum episcopum, quem vidi-
« mus superius (2) subscripsisse concilio Romano sub Paulo
«papa, cuius sepulcri in eccl. S. Sabae Romae positi in-
« scriptio extat adhuc » :
I Hoc humatii iacent lohannis membra sepulcro
Qui Nepe fuerat Praesul in urbe quidem
Ne nepa saeva sibi noceat, succurre Redemptor
Et que contraxit crimina
5 Nempe loco sancto voluit sepelirier iste
Quo per hos sanctos inveniat requiem
Extensum per 0 . P . Q . E . A conexa
Christi annum monstrant, quo transiit iste sacerdos
Obiit in pace II • KL • NOV
IO E W 0 I
(i) Baronius, Annahs, a. 770, XIII, 65.
(2) Ibid. XII, 661. Cf. Mansi, Condì coìlect. XII, 649.
434
Q/i. Si Iv agni
Nel gruppo delle lettere, al verso 7, che indicano l' anno
della morte del vescovo Giovanni, il Baronio avendo cre-
duto di riconoscere un miscuglio di note greche e latine,
si diffuse a trattare del valore di quelle latine secondo la
lezione di Johannes Noviomagus (i) e fini coli' assegnare
come data dell' iscrizione il 770, formato dall' addizione dei
numeri corrispondenti rispettivamente a ciascuna nota: 9, 7,
300, 250, 4.
L' Ughelli (2) nella serie dei vescovi Nepesini, giunto
all' « Johannes » del 743, aggiunse: « Romae decessit a. 770
« sepultusque est apud S. Sabam olim celeberrimam abba-
« tiam, ubi adhuc eiusdem tumulus cum hac inscriptione
« spectatur » ; e riprodusse V iscrizione deformando strana-
mente la lezione del Baronio nella data del giorno e in
varie lettere greche.
Dopo oltre un secolo il Corsini (3) ritornò sull'epigrafe
medesima, senza però discuterne la datazione, ma solo per
aggiungere in nota al testo del Baronio le correzioni se-
condo il ms. del Doni (4), e specialmente per dare una spiega-
zione delle sigle finali E W 0 I , che il Baronio avea comple-
tamente trascurate ; egli pretese riconoscervi una ripetizione
della data con sole note greche, cioè 'E(tous) o ''E(x£t) ^01,
corrispondente all'anno 771, che cercò conciliare, molto
speciosamente invero, col 770, dato dal verso settimo, av-
vertendo che per i monaci greci di S. Saba fin dalle calende
di settembre era cominciato l' anno 771. Ad ogni modo la
(i) Sarti et Settele, Appendix ad Dionys. opus de Cryptis Vatic,
Romae, 1840, p.76. Cf. Du Gange, Glossar, tned. et inf. latinit. lettera A .
(2) Ughellius, Italia sacra, I, 1025. Nel verso 4" dell'iscrizione
dà crim ... ; nel 6" inveniet; nel 7" O . P . Q.. E , A ; nel 9" « .xii. kal,
«Novemb. »; nel io'' E . M . O . L . Riprodusse a parola il suo testo
G. Ranghiasci, Memorie 0 siano relazioni storiche sull'origine di
Nepi, Todi, 1845, p. 122.
(3) GoRSiNius, Notae Graecorum, Florentiae, 1749, dissert. III,
pp. LIV-V.
(4) È il cod. Vat. Barber. lat. 2756 (già XXXIV, 73).
Ter la datazione di una t'scrii. di S. Saba 435
interpretazione parve ottima anche all' Oderici (i), che ri-
produsse ugualmente l' iscrizione.
Ma ormai l' epigrafe marmorea del vescovo Giovanni
era quasi completamente perita, come anche il Corsini lascia
capire ; e lo scarso frammento, che ancora esisteva a S. Saba,
pubblicò il Galletti (2) in modo abbastanza inesatto, e non
meno trascuratamente riprodusse il Marini (3) nelle sue
schede.
Con maggiore esattezza ne dettero il facsimile Sarti e
Settele (4), i quali, imbattutisi in questa iscrizione nello sfo-
gliare il cod. Vat. 6040 e la silloge ms. del Marini (5), la
ripresero di nuovo in esame. Al loro acume non sfuggi
come lo stile dell'epigrafe non poteva adattarsi al sec. vili,
e avrebbero potuto aggiungere che ad escludere il 770,
oltre il confronto paleografico, bastava il fatto che già nel 769
esisteva un altro vescovo Nepesino (6), Pottho, il quale ap-
parisce tra i firmatari di un atto di concilio. Ma essi scopri-
rono l'errore nel falso valore che il Baronio avea attribuito
alle « notae » lat. P e Q, che corressero in base alle regole
di Uguccione (7), e sommando a loro volta questo miscuglio
di note latine e greche, vennero a fissare l'anno 1063. Spo-
(i) Odericus, Dissertatiotus et observationes in inedita s inscriptio-
nes, Romae, 1765, p. 294.
(2) Galletti, Inscript. Romanae infimi aevi Romae extantes, Ro-
mae, 1760, p. I, ci. v, n. 3, p. 417.
(3) Cod. Vat. lat. 9072, e. 401.
(4) Sarti et Settele, op. cit. tav. xxxv, n. 4; p. 74 sgg.
(5) Cod. Vat. lat. 9072, e. 381, n. 5.
(6) Mansi, op. cit. XII, 715. Cf. Gams, Ser. episc. p. 708. Non
è fatta menzione di questo vescovo né in Baronio, né in Ughelli, come
osservò G. Tomassetti in Archivio R. Società romana di storia patria,
V, a. 1882, p. 598.
(7) Du Gange, op. cit., vedi lettere P e Q.. Il Du Gange riporta
alla lettera P i quattro ultimi versi della nostra epigrafe colla data
del Baronio, benché riporti i versi di Uguccione, in cui a P e Q. si
dà il medesimo valore di G , cioè 400, e non rispettivamente di 7
e 500.
436
q4. Silvagni
stata così la data, cadeva naturalmente anche l' interpretazione
del Corsini rispetto alle sigle finali; ma i due dotti, conser-
vando il principio che esse dovessero ripetere la data, però
secondo l' èra greca, con il semplice cambiamento di W in O
(veramente a ciò non li autorizzava il Doni da essi citato)
e col sottintendere uno oxryfAa dinanzi ad esso, giunsero
ad avere l'anno 6571, ''E(tou5) (q) OOI, in cui trovarono
la piena conferma dell'esatta datazione, giacché esso cor-
risponde al 1063 dell'era volgare. Credettero quindi di poter
aggiungere un nuovo vescovo Nepesino ai pochi che si
conoscono del sec. xi, e di poterlo identificare con un con-
temporaneo (i) abate di S. Saba.
Tutta questa discussione sfiiggì al Duemmler (2), che
pubblicò l'epigrafe nel testo del Baronie con semplici mo-
dificazioni ortografiche; mentre il Tomassetti (3), oppu-
gnando la data del Baronio col nuovo argomento accennato,
confermava quella di Sarti e Settele.
Per ultimo il rev. D. Bacci (4), illustrando le epigrafi
sepolcrali del primo medio evo venute in luce nei recenti
lavori di restauro a S. Saba, si occupò di volo della iscri-
zione di « Johannes Nepesinus » nel dar notizia di un secondo
frammento da lui ritrovato, nella cui lettura fu tratto in
qualche inesattezza a causa del suo stato anche più deplo-
revole dell'altro preesistente. Do qui la lezione esatta dei
due frammenti (5) :
(i) Odericus, op, cit. p. 284.
(2) Duemmler, Poetae nevi Carolini, I, 99 e 109. A p. 631 egli dette
il frammento nella lettura esattissima di L. Traube, il quale alla lacuna
del 40 verso supplì « deme deus » .
(3) Tomassetti, op. cit. p. 596.
(4) In Nuovo Bollettino di archeol. cristiana, a. 1907, fase. 4, p. 322;
ci. ibid. fase. 1-3, p. 17.
(5) Le dimensioni dei due frammenti sono le seguenti: del fram-
mento a) cm. 45 f X 35 i; di b) una misura media di em. 43 X 34-
'Per la datazione di una iscri\. di S. Saba 437
b}
FELERIER I^TO
R E
Ma come era errata la datazione del Baronio, cosi non
lo è molto meno quella di Sarti e Settele. Il loro errore
fu di fermarsi al testo del cod. Vat. 6040, che del resto
riconobbero corrispondere pienamente al Baronio, senza ri-
cercare se esso riproduceva la vera lezione dell'epigrafe;
eppure dovevano metterli in sospetto il Doni e più il Marini,
che richiamarono in nota. Sono infatti diversi, e sufficienti
per ristabilire la lezione esatta dell' iscrizione i codici, in
cui ho potuto ritrovarla.
Rimane nel codice Bruxellense del de Winghe, cod.
Brux. 17872, e. 16 B, di cui è una semplice copia il cod. del
Menestrier, Vat. lat. 10545, ^' ^9^ (lezione A); da una
copia non molto esatta di esso deriva il testo del Cittadini,
Vat. lat. 5253, e. 191 (trascritto trascuratamente dal Marini,
in codd. Vat. lat. 9072, e. 381, n. 5 e 9108, ce. 44-45) (i)
e da questo a sua volta dipende il Doni, cod. Vat. Barber.
lat. 2756, e. 42 (lez. A'). Al Baronio fanno capo, oltre i
(i) Questo non è che una brutta copia del precedente, e vi sono
segnate le correzioni al testo del cod. 5253 in base a quello del Ba-
ronio e del Doni.
438
C^. Si Iv agni
testi editi, la copia del Metello, cod. Vat. 6040, ce. 89-898(1),
quella del Vat. Barber. lat. 2756, e. 402 e del Cancellieri,
cod. Vat. 9167, e. 318, e leggere differenze presenta la Col-
kctanea del Bosio, cod. Valliceli. G. 28, e. 6^^ (lez. B). Il
ms. dell' Ugonio, Theatrum urbis Roinae, cod. Ferrarien-
sis 161 . P . 1 . 8, e. 1349, dà un testo particolare, che, come
apparirà in appresso, doveva forse dipendere da quello che
il Panvinio trascrisse (2), ma che non è conservato (lez. C).
Fra questi gruppi, che non molto differiscono pel testo ad
eccezione di C , A dà più l' idea di una diretta trascrizione
sulla epigrafe a causa della riproduzione più esatta dei nessi,
delle abbreviature e delle righe, in cui era ripartita.
Analizzando verso per verso, si può osservare che nel
primo la croce iniziale è messa da tutti i codd. eccetto il Ba-
ronio, il nesso ìsT di iacent è dato da A e A' (eccetto il Vat.
Barb. 2756), l'abbreviazione lOHIS solo da A; V b di se-
pnìchro è omessa solo in B .
Del secondo verso si hanno due lezioni:
Qiiod Nepe fecerat praesul in urbe quidem
e l'altra :
Qui Nepe fuerat praesul in urbe quidem
La naturalezza del senso e la metrica, che è generalmente
ben osservata, consigliano la seconda, benché la prima abbia
r appoggio dei codd. più autorevoli A e A', la cui errata
trascrizione si può spiegare collo stato logoro della lapide
per la parola fuerat e colla conseguente interpretazione di Q
per quod (^^y, A dà l'abbreviatura PSVL. La parola arte
(i) Vi è riprodotta con le medesime parole la discussione del
Baronio sulle wnotae», e a lui rimanda esplicitamente, così pure il
cod. Barber. seguente.
(2) Cod. Vat. 6781, e. 388 B.
(3) Benché non dato da A il compendio QVl si può ammettere
dietro quello in QVIDEM che esso riproduce : che A non arrivi fino allo
scrupolo dell'esattezza lo mostra la mancata riproduzione di REQVIEM
al verso 6 ; cf. frammento b).
T'er la datazione di una iscri^. di S. Saba 439
invece di urbe, data dai codd. del Marini 9072 e 9108, non
ha valore alcuno perchè non si trova nel loro originale,
cod. Vat. 5253; sopra il neinpe, dall' Ugonio aggiunto fra
parentesi dopo nepe, tornerò fra poco.
Nel terzo verso tutti i codici concordano, il solo A dà
i nessi !^G di nepa, JE di saeva e REDEPTOR; Bosio ha
una lacuna nel posto di nepa, colla glossa interlineare niorSy
e i due codd. del Marini malamente nepe.
Il quarto verso è così riprodotto in B (i):
Et que contraxit crimina
in A'(2): ET QVE CONTRAXI CRIMINA TP... E PIVS
in A: -E QVE CONTRAX • CRIMINA TIP : E : PIVS
in cui i nessi e l'abbreviatura sono confermati dalla strana
lezione dell' Ugonio :
Teque contro X crimina EP . SP . PI .
Nessun codice segna nò in questo, ne in altri versi, il punto
finale, che il frammento b) mostra dovea essere alla fine di
ognuno.
Il quinto verso è dato in A:
AN'E LOCO SCO VOLVIT SEPELIRIER ISTO
i codd. A' cambiano in iste l'ultima parola, contraddetti
del frammento b); B aìV ante sostituisce netnpe e C quippe.
Nel verso seguente:
Quo per hos sanctos inveniat requiem
il solo A' dà la sigla i^ , il solo A SCOS e nessuno riproduce
esattamente il REQVIEM del frammento b).
(lì Bosio dà la glossa interlineare «Christe lava».
(2) Nel cod. Vat. 5253 e per conseguenza nei due codd. del Ma-
rini questo verso è così trascritto:
Et que contraxi crimina TER . . . e pitis . . . terge
dove è introdotta a far parte del verso la glossa marginale « terge »
di TER ... e, la quale del resto si trova anche in A .
440
Q/i. Sii va giti
Il settimo verso, che è il più interessante, fu cosi tra-
scritto dal Baronio :
Exteiisum per f) . P . Q . E . A connexa
il Bosio e rUgonio differiscono solo per la sigla di mezzo
e cioè: 6P QE A senza alcuna interpunzicfne ; A e A' (i)
concordemente :
EXTENSVM PER OPq.TA CONEXA
Questa perciò rimane la vera ed esatta lezione; giacché
V Extra sum dei codd. Vat. 9072 e 9108 è un altro errore
di lettura fatto dal Marini.
Che l'ultimo esametro, dato dal Baronio in un sol rigo,
dovesse essere repartito in due lo mostra la semplice os-
servazione del frammento b), che tra il requiem e il sacerdos
presenta non una, ma due linee abrase, e indica pure che
i» due membri dovevano per simmetria terminare ugual-
mente in colonna cogli altri versi interi. Infatti A riproduce
anche le spazieggiature e cioè :
XPÌ ANNVM MON STRAlT
QVO TRANSIIT ISTE SACERDOS
Xpiantim è la lezione erronea comune a tutti i codici A',
come pure è comune una lacuna nel secondo membro :
Quot iste sacerdos ohiit in pace- II -kl. nov.; eppure,
dopo tutto, il frammento a) mostra che le lettere di mezzo,
per quanto consunte, non erano addirittura illeggibili ; ed è
questa la miglior prova che tali codici derivano da una
copia o trascurata o difficile dell'iscrizione.
Le sigle dell' ultimo rigo rese dal Baronio per E ^ 0 I ,
e da Sarti e Settele per EOOI, non hanno l'appoggio di
(i) A e il cod. Vat. 5253, seguito dal Marini, presentano la nota
marginale 0 900
80
A
'Per la datazione di una iscrij. di S. Saba 441
alcun codice; infatti tutti (i) danno E X 0 I , però la se-
conda sigla non presenta la lineetta trasversale superiore
neirUgonio e nel Bosio, il quale poi non segna l'ultima I .
Dietro il confronto tra i vari codici si può quindi con
tutta sicurezza ricostruire 1' iscrizione in questo modo (2) :
I. ^ HOC HVMATA lACElT lOHIS MEMBRA SEPVLCHRO -
Q.NEPE FVERAT TSVL IN VRBE Q.DEM-
NE tEPA S^VA SIBI NOCEAT SVCCVRRE REDEPTOR <
T QVE CONTRaIc CRIMINA 'ERGE PIVS -
5. AN'E LOCO SCO VOLVIT SEPELIRIER ISTO -
QVO ^ HOS SCOS INVENIAT RE Q EM .
EXTENSVM PER OPq < T ACONEXA-
XTl ANNVM MON STRA^T-
QVO TRAN SI IT ISTE SACERDOS-
IO. OBI IT IN PA CE II kT N^V <
e .. x ^ o -> i <
Così ristabilito esattamente il testo dell'epigrafe, la da-
tazione riesce facile e sicura: sparisce il miscuglio di note
greche e latine, che non ha alcun esempio certo (3), e ri-
mangono solo le sigle greche 6 P Q et A , che lette di
(i) A separa ciascuna sigla con un punto e riproduce esattamente
la prima sigla nella forma greca ^ .
(2) Dai frammenti rimasti si possono calcolare le misure dell' epi-
grafe con una buona approssimazione: le lettere presentano un'altezza
costante di cm. 3, e gli spazi interlineari di cm. 2|, quindi l'epigrafe
aveva la forma allungata di circa cm. 95 per cm. 70 di altezza.
(3) L'esempio dato dal Corsini, op. cit. p. lv, è sicuramente
un' iscrizione del iv o v sec. in opposizione al 652, che le attribuisce.
442
Q/ì. Silvagni
seguito, con due trascurabili errori di prosodia (i), ci danno
il regolare esametro
Extensum per theta, rho, coppa et delta conexa
che chiude i tre distici anteriori e fa coppia coli' esametro
seguente, e a questo non avean posto mente né il Baronio
né Sarti e Settele; eppoi queste sigle medesime connexa
per extensum e non addizionate disordinata-
mente portano al nove cento novanta e quattro, che è
l'anno (2) definitivo della morte del vescovo Giovanni.
Rimane da considerare l' interpretazione data dal Sarti
e Settele alle sigle finali G-X -O-I, che casualmente con-
fermava la loro datazione; ma anch'essa cade, se si osserva
che al pari di quella del Corsini poggia sopra un' arbitraria
deformazione del X e richiede si sottintenda l' episimon q
senza poi addurre alcuna prova sicura. Ora di questo segno
io non sono riuscito a trovare un corrispondente ne' vari
trattati e raccolte di paleografia ed epigrafia greca e ne lascio
la decifrazione ad altri più valenti. Però io credo che la
chiara datazione dell' interno dell' epigrafe ne rendesse inu-
tile la ripetizione in fine, e che esse siano vere e proprie
sigle (3), e senza abbandonarmi a congetture incerte non
(i) Cioè l'abbreviazione di rhb e di conexa: del resto la prosodia
non lascia molto a desiderare, altre alterazioni sono soltanto al v. i
hùmata; al v. 2 nSpe e al v. 6 pSr.
(2) Il q è indubbiamente un coppa, benché presenti tal forma
raramente anche la nota e e più spesso lo <3-iiy\i.0L, ma col prolun-
gamento dell'orizzontale superiore (Wattenbach, Anleit. :(. griech.
Paleogr. s. 92; Reinach, Epigraphie grecque, p. 223; Gardthausen,
Gricci}. Paìeographie, s. 220). Ad ogni modo lo esclude la composizione
del numero, che, come per le centinaia, avrebbe richiesto dopo e o e
la sigla i, contro la lettura naturale, che permette nove cento, ma
non cinque o sei dieci.
(3) Esempi di epigrafi con simili sigle finali si hanno nelle iscriz.
di Sergio (a, 981) e di Crescenzo (a. 984) in S. Alessio; vedi Neri
Nius, De coenobio S. Alexii, pp. 68, 84.
Ter la datazione di una iscn'-;. di S. Saba 443
posso tacere una che mi seduce. Se nel detto segno si fosse
sicuri che per un leggero errore del mal pratico lapicida
fosse invertita alquanto la posizione di un i€, allora si avrebbe
un corrispondente quasi uguale nel nesso K: dato dal Cor-
sini (i) per xé, xai, e dal Gardthausen (2) come prima sil-
laba di xé(vxpov) ; alle sigle G • i^ • 0 • I si potrebbe allora
adattare la frase di un'altra epigrafe (3): 'E(v9-à5e) K(lvxe)
'O(aiéa) 'I((i)àvvoi)), che ripigliando il concetto del primo
verso, compirebbe con una simmetria di pensiero la rigida
simmetria esterna dell'epigrafe.
È d'un certo interesse la notizia che ci dà l'Ugonio (4)
riguardo al luogo preciso dentro S. Saba, in cui si trovava
r iscrizione : « Ad laevam partem ante fere altare (SS. Pie-
ce tatis a cornu epistolae) est vctus inscriptio, quam dicunt
« esse lohannis Vili, qui cum esset sepultus in ecclesia
« S. (Mariae) de Pallara iuxta arcum Titi in Palatino, fuit
« huc, ea ecclesia diruta et prophanata, transportatus. Epi-
« gramma autem an de ilio loquatur, nondum affirmo»;
e il Panvinio a e. 388 b del cod.Vat. 6781 aggiunge: « Io. pp.
« Hoc humata iacent In pavim. tabula marmorea »,
la qual notizia è spiegata dall'altra a e. 107 : «In S. Saba
« conditus lohannes XIV* » .
La interpretazione del nepe del secondo rigo, che 1' U-
gonio nota debba intendersi nctnpe, spiega l'errore in cui
caddero tanto lui, quanto il Panvinio, attribuendo l' iscrizione
ad un papa : infatti così spiegato il nepe, ne conseguiva che
ì\ praesul in urbe fosse un pontefice; e se non so dar la ra-
(1) CORSINIUS, op. cit. p. 56.
(2) Gardthausen, op. cit. p. 255.
(3) Corpus inscript, graecarum, IV, n. 9270, p. 466.
(4) Cod. Kerrar. già citato. Ancora nel pavimento fu trovata dal
Traube. Cf. Duemmler, op. cit. p. 651: « lapidem ab Augusto Mau
« frustra quaesitum reperit nuper L. Traube mutilum in pavimento
« ecclesiae ante altare positum » . La notizia dell' Ugonio col relativo
testo dell' epigrafe debbo alla cortesia del prof. Pesarini ; colgo pure
l'opportunità di ringraziare il prof Gatti delle sue osservazioni.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 29
444 C^- Silva gni
gione, per cui il Panvinio l'attribuisse a Giovanni XIV (i),
essa è ovvia però pel caso di Giovanni Vili, dietro la
citata notizia, che l'Ugonio dà sul sepolcro e sulla poste-
riore traslazione in S. Saba di tale pontefice, e che egli at-
tinse dal Fulvio e dalle aggiunte del Ferrucci (2).
Ma ristabilita la data sicura della epigrafe, non meno
sicura si presenta fortunatamente la identificazione del
nostro vescovo Giovanni.
Infatti nella serie dei vescovi Nepesini del secolo x
rUghelli (3) ricorda un «lohannes», che nel 963 fu pre-
sente al conciliabolo contro Giovanni XII, e un altro « lohan-
« nes episcopus s. Nepesinae ecclesiae et bibliothecarius
« s. apost. Sedis », che apparisce come sottoscrittore di ben
nove atti dal 25 gennaio 986 al 3 febbraio 993 (4). Questi
è senza dubbio lo « lohannes » a cui fu dedicata in S. Saba
la contrastata iscrizione, che per i caratteri stilistici e pa-
leografici conviene benissimo a quel tempo; nò fa difficoltà
quel che ad esso aggiunge 1' Ughelli: « Hunc illum arbitror,
« qui Romae in eccl. S. Sabinae tumulatur, ubi in marmorea
« tabula demortui episcopi cum hac inscriptione spectatur
« effigies
Episcopus Johannes, quem rogo Claude sinus
Habraae iacet hic Nepesinus».
(i) Facilmente l'attribuzione dell'epigrafe a Giovanni XIV non
fu ristretta al Panvinio; perchè essa sola dà ragione della segna-
tura 984 data in nota da A e dal cod. Vat. 5253, in tale anno ap-
punto morì Giovanni XIV. .
(2) FuLvius, Antiquitates Urbis, Romae, 1 5 27, p. cviii B ; G. Fer-
rucci, Antichità di Roma di A. Fulvio... con le aggiuntioni di G. F.,
Venetiae, 1588, p. 109. Curioso il fatto che sotto il nome di Gio-
vanni Vili si intendesse la famosa papessa Giovanna. Cf. Brutius,
Arch, Vatic, arm. VII, t. XVI, e. 122 sgg.
(3) Ughellius, op. cit. I, 1028.
(4) Jaffé, Re gesta pontificum, I, nn. 3826, 3827, 3828, 3832, 3834,
3836, 3837, 3843, 3848. I due vescovi Giovanni sono facilmente la
medesima persona, come accenna il Moroni, Di^ion. eccl. LXXI, 114.
T^er la datazione di una iscn\. di S. Saba 445
Tale epigrafe riportata anche dal Marini (cod. Vat. 9108,
e. 45) si trova nel ms. del Gualdi (i), ed il Bruzio (2)
meglio la riproduce in caratteri semigoticì : EPS
lOHES f QVEM ROGO dande sintis Abrae lacet ine
nepesinus.
La paleografia, il verso leonino non avrebbero certo
ingannato qualunque altro che fosse stato meno trascurato
dell' Ughelli per il lato epigrafico, ma il vedere l' iscrizione
incisa intorno alla figura « demortui episcopi » dovea ben
porlo in guardia dall' attribuire al sec. x una « tomba ter-
« ragna » (3).
A. SlLVAGNI.
(i) Cod. Vat. lat. 8254, e. 459 b, dove presenta la sola variazione:
t EPS lOHES ; da questo nis, la riportò il Forcella, Iscri:;^. delle
chiese romane, VII, 296.
(2) Archivio Vaticano, armad. VII, t. XVII, e. 99 B.
(3) Con molta probabilità appartiene al vescovo di Nepi Gio-
vanni, che fu pure vicario di Roma e morì nel 1322. Cf. Ughelli,
loc. cit. ; Gams, loc. cit. e Eubel, BuUariutn Franciscanum, V, 616.
5:? è;
* i m
^- ": M
\^
v^^'C?
V
Orchia nel Tatrimonio
APPUNTI DI TOPOGRAFIA E DI STORIA
L nome ha resistito più del castello. Con lieve de-
rgu formazione, si chiama Norchia anche oggi una larga
^ tenuta a dieci chilometri circa da Sieda, in mezzo
a cui Orchia sorgeva. Chi, movendo da Vetralla per la via
della Poiana, arriva al calatore di Sferra cavallo sul fosso
Biedano, vede su di uno stretto e lungo colle dai fianchi
dirupati delinearsi i ruderi di una chiesa e di un castello
merlato. È quanto resta dell'Orchia medievale. Se egli voglia
visitare quei miseri vestigi, rimontando il Biedano e il Pile,
s' incontrerà in un erto sentiero che lo condurrà ad un
arco di porta fatiscente (fig. i), donde per una stretta e
profonda trincea, vera strada etrusca, salirà sulla lunga ed
angusta spianata.
Nulla a prima vista che sembri dover attrarre l'atten-
zione dello studioso. Tutto intorno silenziosa solitudine:
solo a rari tratti un mugghio di selvaggia vaccina o un
belato di pecora errante; uno strider di falco o un mesto
canto di pastore. Ma l'animo consapevole nel lieve alitare
dell'aria sente come un susurro misterioso di voci. Son le
anime dei mille defunti che dalle violate tombe sospirano ?
Tutt' intorno difiUti è un immenso cimitero. Lungo i fossi
Pile, Biedano e Acqua Alta, nelle rupi tufacee che chiudono
le selvaggie vallee, gli Etruschi tremila anni fa scavarono
448
L. %ossi - T. Egidi
le dimore pei loro morti. Il piccone e lo scalpello liscia-
rono la roccia, la incisero, la modellarono, figurando qua
case a terrazze fiancheggiate da lunghe gradinate, là porte
rastremate verso l'alto, disegnate e sagomate su svariati
modelli, dove semplicissimi, dove ornati di rilievi geome-
trici e figurati. Nella valletta di Acqua Alta le case dei morti
Fig. I. Morchia. Porta medievale.
talora prendono forma di templi maestosi: i frontoni a tim-
pano sembrano usciti dalla mente d' un architetto dorico, e
nei piani risaltano ancora figurazioni umane non senza forza
e verità (fig. 2) (i).
(i) Parte di uno dei migliori tra questi frontoni è stata tagliata
e trasportata al museo Etrusco di Firenze.
Orchia nel 'Patrimonio
449
Le case dei morti sono il solo segno di vita di quei
lontanissimi secoli! Nell'area della città, solo il tracciato
della via d'accesso profondamente incassata può risalire agli
Fig. 2. NoRCHiA. Tombe etruschc nella valle di Acqua Alta.
Etruschi ; ogni altra cosa di quei tempi è scomparsa ! Scom-
parsa anche è ogni traccia della vita romana, se non forse
un solitario rudero di opera a sacco sul fianco della via. È
anche esso un resto di sepolcro?
450
L. 1{ossi - T. Egidi
Pure la cittadina che s'adagiò sullo stretto colle, non dovè
mancare di una qualche importanza. Molte strade vi face-
vano capo. Anche oggi è facile scorgere le tracce di una
che veniva dal Foro Cassio, seguita con una certa fedeltà dal-
l'attuale strada della Poiana ; di una seconda, la Clodia dei
Romani, che da Blera saliva ad Orchia e di là seguitava per
Tuscana ; di una terza che, distaccatasi dalla precedente, con
lieve giro si volgeva su Tarquinia; di una quarta, che
uscendo dall' abitato si dirigeva a mezzogiorno verso Luni,
altro scomparso oppido etrusco (i).
Ma né splendore d'arte, ne frequenza di viandanti la
salvarono dall'oblio. Chi sa dire anche solo quale fosse al-
lora il suo nome? chi quando nascesse il nome di Orchia?
Fu portato solo dal piccolo castro medioevale, o lo impo-
sero al luogo i Romani, ovvero anch'essi lo colsero dalle
labbra dei conquistati Etruschi?
Impossibile, per quel che oggi conosciamo, rispondere
alla complessa domanda. Né le iscrizioni etrusche, che pure
non scarse si conservano nel nostro territorio, né le fonti
letterarie od epigrafiche latine fecero ricordo di Orda o di
un sito appellato con simile nome in questa regione della
Tuscia. Il Galletti, che primo ne discorse, credette il nome
derivato da una divinità etrusca Horchia (2). L'Orioli
congetturò che nella forma Orde o Urcle risalisse ai
Tirreni (3), e fu in questo seguito dal Dennis (4); ma il
dotto Viterbese fu tanto poco sicuro della sua opinione,
che prima aveva creduto riconoscere nella Orchia me-
dioevale la « Nurtia » ricordata da Giovenale (5); mentre
(i) Era su una collinetta tra il fosso Vesca, il torrente Canino e
il fiume Mignone presso Bieda. Cf. Civiltà CaltoUca, S. IV, t. 5, 570;
t. 6, 470, Per le strade qui indicate vedi la tavola i.
(2) Del Vestarario &c. p. 35 sg.
(3) Ann. Inst. 1833, p. 22.
(4) Dennis, The cilies and cerne teries of Etriiria, I, 193.
(5) Opuscoli leti, ili Bologna, 181 8, I, 38.
Orcliia nel Matrimonio 451
altri col Canina sul colle di Nqrchia poneva la irreperibile
« Contenebra » (i).
Chi non voglia abbandonarsi a fantastiche ipotesi, dovrà
accontentarsi a constatare sui colli di Norchia le mute te-
stimonianze di una cittadina ricca e rigogliosa di vita nel-
r ultimo periodo della civiltà etrusca e durante il dominio
romano; ma gli sarà dato seguirne, per quanto saltuaria-
mente e con poca sicurezza, le vicende, sposando alla inar-
ticolata voce dei ruderi quella animatrice dei documenti,
solo per le posteriori età, quando di contro alle splendide
tombe delle ricche generazioni passate sorsero le umili case
dei miseri epigoni.
C'incontriamo nel nome « Orda » la prima volta in un
documento del luglio 775 (2), nel quale, come è naturale,
essa ci appare ancora in territorio longobardo. Il ducato
romano infatti non si estendeva di là da Blera, ed Orchia,
COSI prossima al confine, assai probabilmente era stata for-
tificata dai Longobardi per guardarlo. Carlo Magno occupò
questa parte della Tuscia nella sua prima spedizione, ma
non ne fece subito dono alla Chiesa. Solo nel suo terzo
viaggio, l'anno 787, i confini della Donazione si allargarono
alla parte meridionale della Tuscia longobarda, includendo
Toscanella, Viterbo, Orvieto, estendendosi fino a Città di
Castello; in quel largo dono, confermato trent'anni dopo da
Ludovico il Pio, fu compresa anche la nostra Orchia (3).
(i) Etruria mai Ut. par. V, p, 49. Il Dennis accetta anche questa
ipotesi.
(2) « Aimo voltarius habitator castri Viterbii, una cum filio meo
« Petro clerico offerimus nos cum omnibus rebus vel substantiis no-
te stris in mon. S. Dei gen. Mariae . . . ubicumque habere et possidere
«visi sumus tam hic in Viterbio quamque in Tuscana, Orda seu
«Castro atque super alpes et aliis quibuscumque locis vel finibus
«Langobardorum »; Reg. Farfense, ed. Giorgi-Balzani, II, 85.
(3) Di questa donazione manca il testo, ma è largamente rias-
sunta nella lettera di Adriano I segnata nel J.-L. col n. 2460 ; ed. nel
Cod. Caroì. p, 256. Orda non è indicata nominativamente, ma, detto
452
L. I^ossi - T. Egidi
Se da questi documenti abbiamo notizie delle vicende
politiche del castello, da altri più modesti ci è dato arguire
qualche cosa delle sue condizioni e della estensione del suo
contado. Nel territorio viterbese e nell'orclano s'era andato
accumulando un non spregevole patrimonio dell'abbazia di
Farfa, e qualche proprietà vi aveva acquistato il monastero del
Salvatore sul monte Amiata. Dai documenti dei due cenobi,
che a tali possessi si riferiscono, ci è concesso trarre qualche
dato per giungere a probabili induzioni.
La citata carta del 775 distingue i territori di Viterbo,
di Orchia, di Toscanella, di Castro. Sono appunto i territori
che sulla frontiera longobardo-romana formavano le lon-
gobarde diocesi di Tuscana e di Castro (« Visentium ») di
fronte alle diocesi romane di « Centum Celle » e di Blera(i).
Orchia e Viterbo appartenevano alla diocesi Tuscanense, che
aveva assorbito laTarquiniense, e il territorio orclano era ap-
punto intermedio tra quelli di Tuscana e di Viterbo; era
quello che più perfettamente fronteggiava il territorio blerano.
La linea che lo divideva da questo è, con precisione e
ricchezza di particolari, indicata nella bolla di Leone IV al
vescovo di Tuscana Virbono, quando traccia il confine
meridionale della diocesi Tuscanense : « A mari magno et
« inde per fiuvium Minionem, sicuti recte extenditur in
« crvpta S. Pancratii et sicuti rcctc extenditur in pedem
« Leuprandii, qui est inter territorium Orclanum et Bleda-
« num, et recto pergit ad cavam Fardengam et inde transit
di Soana, Bagnorea e Viterbo, il papa aggiunge: « ceterasque civitates ».
Però nel diploma imperiale doveva apparire il suo nome, perchè nella
conferma dell' 817 Ludovico fece scrivere: «in partibus Tuscie Lango-
« bardorum Castellum Felicitatis, Urbiveterem, Balneum Regis, Ferenti,
« castrum Viterbium, Orclas, Martam, Tuscanam » &c. ; Liber cen-
siium, ed. Fabre-Duchesne, I, 564; cf. Reg. imp. 2* ed. I, n. 622.
(i) L. Duchesse, Les évèchés d'Italie et l'invasion lombarde. Atti del
III congr. stor. interna^. Ili, 84 ; cf. Mélanges d'arch. et d'hist. XXXIII,
89-90.
Orchia nel T^atrimonio 453
«ad Buttem aqueductus, que est in strata B. Petri apostoli;
« et inde pergit in cacumine montis qui dicitur Folianu »(i)-
Non è impossibile seguire anche oggi sul terreno la
linea indicata dal papa. Né è cosa inutile segnando essa con
tutta probabilità il confine preciso del regno longobardo.
Il corso del Mignone dà un primo caposaldo. Questo fiumi-
cello a circa quindici chilometri dalla foce piega bruscamente
verso sud-ovest, e conserva questa direzione fino al mare.
La parte rettilinea è di certo quella cui vuole alludere il papa.
Altro caposaldo ci è dato dalla « Buttem aqueductus, que
«est in strata B. Petri». Anche oggi, a pochi passi sulla
destra del tracciato dell'antica via Cassia (nella quale senza
esitazione deve riconoscersi la « via B. Petri ») si ammi-
rano i ruderi del castello d'acqua, donde verosimilmente
eran dissetati il Foro Cassio e il pago su cui sorse Vetralla.
Tutt' intorno la contrada mantiene il nome di « Botte » .
Terzo punto incontrastabile è il monte Fogliano. Anche
oggi l'ultimo tratto meridionale del Cimino, al cui piede
si trova la Botte, si chiama a quel modo, ed anche oggi
sono visibili le tracce di una strada antica che divaricando
dalla Cassia alla Botte, saliva pel fianco del monte, passava
presso il convento di S. Angelo, giungeva alla cima, dove
si ricongiungeva ad un'altra via che correva verso oriente,
tenendosi sempre sulla linea di displuvio (2).
h inutile seguire il confine più in là del Fogliano.
Nessun dubbio che oltre quel punto non si poteva esten-
dere il territorio Orclano, di cui c'interessiamo.
Cosi conosceremmo i due tratti estremi della linea di
confine. Ma il tratto intermedio? Tra il Mignone e la
Botte, partendo da quello, la bolla segnala la grotta di
S. Pancrazio, il Leuprandio, la cava Fardenga, tra di loro
uniti da linee rette : « sicuti recte extenditur in crypta S. Pan-
(i) Baluze, £/)/). Innocentii III, II, 80; Potthast, n. 3206; Kehr.
Italia poni. II, 197.
(2) È la Ciminia, proveniente da Faleria.
454
L. %ossi - T. Egidi
« cratii, et sicuti recte extenditur in pedem Leuprandii . . .
« et recto pergit ad cavam Fardengam » . Cominciamo da
quest'ultima.
Cava nel territorio nostro, e fuori del nostro, indicò
nel linguaggio medievale e indica nel moderno, una stretta
via chiusa in profonda trincea (i). Il nome Fardenga,
se l'etimologia imbrocca, confermerebbe l'interpretazione,
poiché sarebbe derivata da fhart ed eng, strada stretta. Ora
nella regione di cui fa parola il pontefice, solo una strada
assai angusta è incassata profondamente per parecchie decine
di metri nel suolo, ed è la cava del Tafano a due chilo-
metri dalla Botte (2).
Qui cominciano le più gravi difficoltà. Dove sarà la
grotta di S. Pancrazio, che la bolla pone tra il Mignone e
il Leuprandio? Ruderi di una chiesa intitolata a quel santo,
il Serafini, scrittore secentesco, conosceva presso il fosso Gri-
gnano (3). Per questa ragione il Signorelli pose là vicino
la grotta (4); e pensò che il confine in linea retta andasse
dal gomito del Mignone al fosso Marciano, e seguendo
questo a quello Grignano, lungo il quale, pure in linea retta,
toccasse la grotta di S. Pancrazio e il Leuprandio, donde
andava al Tafano e alla Botte.
Ma se il confine era tutto rettilineo, perchè mai in un
così breve spazio la bolla avrebbe designato quattro capisaldi:
Botte, Tafano, Leuprandio, e grotta di S. Pancrazio, mentre
(i) Si veda la Cava dentro Viterbo, la cava di S. Antonio in
contrada Signorino a poche centinaia di passi fuori di porta Faul, la
Cava buia, sotto Norchia, le cave di Barbarano.
(2) Nella identificazione dei luoghi fin qui indicati concordiamo
quindi pienamente con quelli che prima di noi tentarono il problema,
e cioè col Campanari, Tuscania e i suoi tnontitneiiti, II, 107, e col
Signorelli, che ne trattò ultimamente nelle pp. 69 sgg. del suo infor-
matissimo libro Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo, Gonfi, 1908.
(3) Vetralla antica cognominata il Foro di Cassio, 2' ed., Ve-
tralla, 1896, pp. 28, 86. La prima edizione è del 1648.
(4) Op, cit. p. 69, nota 21.
Ordita nel 'Patrimouto 455
su una distanza quasi doppia non ne avrebbe indicato alcuno?
E se seguiva il Marciano e il Grignano, o una via che presso
questi correva, come mai non ne fa menzione? Per noi
l'errore iniziale sta nel considerare il confine come una linea
pressapoco retta, per una ingiusta interpretazione delle frasi :
«recto pergit... recte extenditur ». Esse non si riferiscono
già all'insieme del confine, ma a ciascun segmento: le linee
rette corrono tra caposaldo e caposaldo, ma questi sono ver-
tici in cui esse linee s'incontrano. Quindi un po' più largo
deve essere il campo dell'indagine. E poiché, evidentemente,
la ubicazione della grotta di S. Pancrazio dovrà dipendere
da quella del Leuprandio, vediamo se ci sia possibile sta-
bilire questa con qualche sicurezza.
Pensò il Campanari che in antico si chiamasse Leu-
prandio quel colle, chiuso tra il Mignone, il Vesca e il
Canino, proprio ove essi confluiscono, su cui si scorgono
abbondanti rovine antiche, che è probabile appartengano al
castro di Luni. Il nuovo nome spiegò dando Luni come
patria di Luitprando, figlio di Marino, autore di una \'ita
di sant' Eutichiano martire (i). Luni, da quel suo illustre
figlio, diventò il « castrum Luitprandii » ! A parte l' artifi-
ciosità e la fantasticheria di questa spiegazione, basta dare
uno sguardo alla carta per intendere che se da Luni il
confine « recto pergit ad cavam Fardengam » e alla Botte,
, esso taglia i piedi del colle di Bieda. E possibile che la
sede della diocesi stesse a cinque minuti dal confine? La
cosa è anche più incredibile se si pensi alla sorte della sede
episcopale blerana. Gli studi del Duchesne mostrano che
essa con le altre finitime (« Lorium, Caere, Centumcellae,
«Forum Clodii, Sutri, Nepi») non subì grande alterazione
(i) Tuscania t i suoi monumenti. II, 107. Assai più probabile che
cotesta Luni sia la toscana. La Luni della Tuscia romana esisteva
nel iiyo.e fu donata al comune di Viterbo; nel 1262 è indicata come
confine tra Bieda e Sangiovenale (arch. Coni. Vit. perg. nn, 96155).
Cf. SiGNORELLi, op. cit. p. 56, nota 25.
456
L. 1(ossi - T. Egidi
al momento dell" invasione longobarda. Questa si arrestò a
« Tarquinii » e a « Ferentia » (Corneto e Perènto): solo in
seguito Tuscana e Blera furono occupate, e quest'ultima poco
dopo restituita da Liutprando a papa Stefano (i). È possibile
che fosse restituita la città sola, senza un lembo di territorio
a settentrione? E si aggiunga che esaminando i rapporti tra
le finitime diocesi di Tuscana e di Blera, si resta convinti
che la tendenza fu, fin dall'alto medio evo, di allargare la
diocesi Tuscanense a danno della Blera na, finché questa
fu completamente assorbita (2). Come concorderebbe questo
col fatto che ora tra i due territori il confine (che quasi
certo rispecchia quello delle due diocesi nell'ultimo periodo)
passi tanto più a nord, presso Monteromano?(3)
Il Signorelli invece intese la frase « usque in pedem
:( Leuprandii » nel senso: «fino ad una pietra ove era in-
« ciso il piede di Liutprando » , la ben nota misura dei Lon-
gobardi (4). Però, se è facile trovare esempi di misure
segnate sulla pietra in siti pubblici nell'interno delle città,
crediamo sarebbe assai difficile indicarne in piena campagna ;
come sarebbe difficile trovare un altro caso (almeno noi
non ne ricordiamo) in cui la frase « usque in pedem ...»
(i) Op. cit, p. 84. Signorelli, op. cit. p. 56.
(2) Già era soggetta alla fine del secolo xi (cf. Kehr, Italia
pont. II, 196. 205; Signorelli, op. cit.p. 166)0 forse anche alla metà
del secolo, come potrebbe far p)ensare la presenza di un « archipresbiter
«Bledanus» in un atto episcopale del 1068. Cf. Egidi, Per la storia
di S. Sisto in Boll. st. Viterb. I, 18.
(3) Si nota che poco a sud di questo e molto a nord di Luni è la
grande selva ab immemorabili detta « selva di Bieda » la quale invece
rimarrebbe fuori della diocesi.
(4) Op. cit. p. 69, nota 22. Per questa misura oltre il Chron. No-
valic, la Cont. Palili Diac, il Ducange e il Trova citati dal S., vedi
Del piede-Alipraudo e del piede della porta, lettera scritta in risposta ad
un amico da Tubalco Panichio pastore arcade e dal med. ptibbl. e dedic.
al conte Gabr. Ver\i nella Race, di opusc. scienti/, e filol., Venezia,
Zane, 1734, X, 124, 183.
Orchia nel Matrimonio 457
non voglia significare « fino ai piedi ». Quindi per noi nep-
pure la idea del Signorelli è soddisfacente.
Non può presentarsi una terza ipotesi più probabile?
Vediamo. Più a settentrione di Monteromano, però com-
preso in questa tenuta, sta un largo territorio detto Cazzo-
librandi, percorso da un fosso dello stesso nome. Questo
fosso si congiunge con 1' altro di Polletrara e con quello di
Civitella prima di andar a gettarsi nel Marta. In mezzo a
loro sorge un colle lungo e stretto detto Civitella, su cui
restano larghi avanzi di costruzione medievale (i). Questi
e quelli del vicino mammellone detto il Torrionaccio, sono
tutti compresi nel vocabolo di Cazzolibrando. Né il nome
è di recente formazione. Nel 1474 Sisto IV, cedendo al-
l'ospedale di S. Spirito la grande tenuta di Monteromano,
specifica come di questa facesse parte la regione detta Ci-
vitella o Casaliprando o Campoliprando (2). Chi non avverte
subito l'eufemismo pontificio? Ma c'è di più. Nel 1170
Guittone di Offreduccio, conte di Vetralla, cedette al comune
di Viterbo, tra 1' altro, « medietatem Risentii et Marani et
« Plancani et Caciliuprandi » (3).
Si potrebbe dubitare che codesto castello non fosse nel
luogo che oggi conserva il suo nome, e certo la sicurezza
assoluta non si ha. Però si badi che Guitto è della famiglia
dei conti di Bisenzo, i dominii dei quali si estendevano
appunto per la valle del lago di Bolsena e intorno a Ve-
tralla; ora i luoghi in tutto o in parte da lui ceduti al
(i) Civita, Civitella, Ci vitaccia furono spesso adoperati nella cam-
pagna viterbese per indicare luoghi diruti. Cf. Signorelli, op. cit. p. 70,
nota 5.
(2) Saulnier, De capite sacri ordinis S. Spiritus dissertatio, Lugduni,
Barbier, 1649, pp. 130-1.
(5) Arch. Com. Viterb, Margherita Connin. Viterbii, I, 57 b, ap-
pend. I, 17 A, IV, 5 B, 54 A, 62 B, tutte copie autentiche; nella perg.
n. 9 dell'arch. una copia semplice. Cf. anche Liber mein. omnium pri-
vihgiorum et instrum. et actoniin row. TV/arW» (dell'anno 1283), ce. 2 B,
19 A, 21 A.
458
L. %ossi - T. Egidì
comune viterbese sono appunto o in quella valle: Bisenzo,
Marano, Pianzano (i), o nelle vicinanze di Vetralla : Ve-
tralla stessa, Luni, Rispampani. Dove porre più facilmente
il « castrum Caciliuprandi » , che all'odierno Cazzolibrandi ;
centro rispetto a questi ultimi tre luoghi? (2)
Il documento ci è pervenuto in alcune copie autentiche
degli anni 123 3-1 266, e in una copia semplice del secolo
decimoquarto (3) ; la sua parte sostanziale fu riferita dai
cronisti del secolo xv, sebbene con qualche storpiatura (4),
e poiché è dimostrato che costoro per i tempi anteriori
ai loro seguirono i cronisti dugenteschi a traverso una ri-
(i) Di Bisenzo si vedono ancora le rovine a poca distanza dalla
riva del lago presso Capodimonte sul promontorio detto anche oggi
Bisenzio; di Marano si trovano segnati i confini nella perg. n. 56
nell'arch. Com. Vit. dell' a. 1241 (Signorelli, op. cit. p. 77), era
tra Marta e S. Savino; Pianzano ancora vive.
(2) Vetralla è ad oriente dei ruderi di Civitella o Cazzolibrandi a
circa 15 chilometri in linea retta. Le rovine di Luni (di cui vedi p. 450,
nota i) sono a mezzogiorno a circa 11; Rispampani circa 6 chilo-
metri a settentrione: sempre in linea retta.
(3) Fu edito da Calisse, Prefetti, p. 428 sgg. n. iv, e in parte dal
Pinzi, Storia, I, 175 ; ma il secondo lesse «castri Liuprandi». Il Savi-
GNONi, L'archivio del Com. di Vit. in questo Archivio, XVIII, 45, n. 11,
pure lesse Castelliprando. Nelle pergamene è sempre « Caijiliuprandi »,
o « Cai;iluiprandi ».
(4) « Anche li donò [Federico Barbarossa] Vetralla e la roccha di
«Rispanpani, Luni, Beassenzo, Mazzano, Pianzano, Castri Lupardi »;
Francesco d'Andrea, Cronica in questo Archivio, XXIV, 223. Nic.
DELLA Tuccia (ed. Ciampi, p. 6) ripete gli stessi nomi con lo stesso
ordine, solo scrive «Bisenzo, Marzano, Pianzano, Castro Lombardo ».
Si pensi però che l'edizione del Ciampi è condotta su un codice
del XVIII secolo. L'errore di Francesco d'Andrea è facilmente spie-
gabile con una cattiva lettura di « Castri Liuprandi ». Quanto a Mazzano
era facile l'errore, esistendo anche un Mazzano pure nel territorio ve-
trallese. Che la donazione sia attribuita a Federico si può spiegare
avendo il suo vicario Cristiano di Magonza confermato ai Viterbesi,
nel 1175, quanto Guittone aveva donato (arch. Com. Vit. perg. n. ij;
Savignoni, Archivio, XVIII, 47, n. iv).
Orchia nel T*atrimonio 459
duzione fatta nel trecento (i), possiamo constatare una
continuità di tradizione dalla fine del secolo dodicesimo a
quella del quindicesimo e poi fino a noi.
Si potrebbe domandare, donde venga un nome così
strano. Nel documento del 1170 è scritto tutt' insieme
« Cai^iliuprandi », ma è chiaro che deve intendersi « Caci
« Liuprandi », e « Ca(;i » dipendendo da « medietatem » è un
genitivo da « Czqmm. ». Senza dubbio una variante fonetica
di « cagium » .. Infatti proprio nella regione e nel tempo in
cui fu quello di Liutprando vissero almeno due altri cagi.
In una carta firfense dell' 840 è nominato un « cagium
« Agonis » nei confini viterbesi, e (cosa ben significante)
se ne parla subito prima della « massa Ancarianense » con
la quale appunto confinava il «Cagium Liuprandi», se il
nostro assunto è vero (2). Nei documenti amiatini è indi-
cato ripetutamente un « cagium Flavianum » (3) che dai
documenti farfensi è invece detto « vicus Flavianus » (4).
« Cagium » era, latinizzato, il « gau » dei Longobardi (5).
Cosicché il « Leuprandium » o meglio il « cagium Leu-
« prandii » è per noi un luogo abitato, e precisamente
quello che ebbe vita per secoli sul colle Civitella nella re-
gione odierna di Cazzolibrandi. Se poi il nome gli prove-
nisse dal più potente dei re longobardi o da altro più
modesto signore, chi può dirlo? Però se si pensa che ap-
punto con Liutprando, ceduta al papa Blera e ritenuta To-
scana, questo punto rimase confine del regno, non è impro-
babile che di quel colle il re facesse un luogo fortificato,
(i) Cf. Ecidi, Relazioni tra le cronache viterbesi del sec. xv e le
loro fonti in Scritti vari di Filologia pubblicati pel 25° anno d'inse-
gnamento di E. Monaci, Roma, Forzani, 1902, p. 37 sgg.
(2) Reo. Farf. II, 239.
(3) Calisse, Docum. Amiatini cit. nn. xiv, xxi, xxv, tutti del
secolo IX.
(4) Res- Farf. II, 140, 147, 158, 239; III, 54, 55; V, 304.
(5) Cosi il Calisse in nota al doc, xiv e poi nel voi. XVII, 137
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi, XXXl. 30
460
L. ^ossi - T. Egìdi
il difesa del prossimo guado del Marta, a base di non
impossibili ritorni offensivi. A voler sottilizzare, le parole
della bolla potrebbero confermare la nostra opinione : esse di-
cono che il confine passa « in pedem Leuprandii, qui est inter
« territorium Orclanum et Bleranum»; sicché parrebbe che
esso non appartenesse nò al primo né al secondo, e perciò
senza dubbio al Tuscanense o al Cornetano. Se il Leu-
prandio fosse stato più a mezzogiorno, naturalmente non
avrebbe potuto che esser compreso o nel territorio di
Orchia o in quello di Bieda.
Ma dove collocare allora la « crypta S. Pancratii » che
la bolla pone tra il Mignone e il Leuprandio? Lasciando
da parte la chiesa di S. Pancrazio (che potè sorgere anche
poco tempo più tardi, ma non pare esistesse allora, perchè
non è nominata da Leone IV), dovremo cercare piuttosto
intorno al gomito brusco del Mignone verso occidente.
In questi paraggi, e specialmente presso il luogo detto
« Le mole del Mignone » , frequentissime sono le caverne
cavate nel fianco dei colli dagli Etruschi pei loro sepolcri :
una fra esse di ampiezza eccezionale, come eccezionale pel
tipo di costruzione sepolcrale, oggi detta dai locali « grotta
«del Nifo o del Nifro». Nessuna che porti il nome del
santo: bisogna confessarlo. Però nulla di strano che una delle
tante nell'alto medio evo fosse adattata al culto di san Pan-
crazio. L'esempio sarebbe tutt' altro che isolato (i).
Concludendo : secondo noi il confine, staccatosi dal
Mignone presso il punto in cui esso volge bruscamente a
ponente, andava in linea retta fino ad una grotta proba-
bilmente posta presso Le mole, di là si spingeva risoluta-
mente a settentrione fino al colle di Civitella, al cui piede
si arrestava e tornava indietro ad angolo acuto per andare
(i) Una dedicata a san Giuliano e presso Barbarano, una a S. Vi-
venzio presso Norchia, una celebre a Sutri, una ultimamente illustrata
in questo Archivio (XXX, 180 sgg.) dal Bertini Calosso presso Val-
Icrano.
Orchia nel 'Patrimonio 461
direttamente alla cava del Tafano, donde giungeva alla Botte,
probabilmente seguendo la via antica che, derivata dall'Annia
presso Monteromano, scavalcava il Siedano, presso il Cer-
racchio tagliava un'altra via proveniente dalla Tolfa, presso
le Fornacellc tagliava la via Clodia (che da Bieda si diri-
geva ad Orchia, donde per Rispampani andava a Tuscana),
e finalmente s' innestava alla Cassia appunto presso la Botte,
per continuare, come dicemmo, su pel Fogliano fino a rag-
giungere la Ciminia. La diocesi di Bieda quindi come un
cuneo si internava in quella Tuscanense, interponendosi tra
il territorio cornetano e l'orclano.
E se non e' inganniamo, anche da altra parte ci pare ve-
nire una conferma. Ci pare indubbio che presso Ancarano si
trovassero a coincidere i tre territori : cornetano, orclano,
tuscanense. I pochi documenti superstiti' non sono ricchi
d'informazioni: ci parlano semplicemente di terre comprate
o vendute « in Orclano » o « in finibus Orde ». Ma qualche
cosa di più preciso è in una carta dell' 872, che del casale
detto «Vaduspartu « nel territorio di Orchia, dice confinasse
« ab una parte casale qui dicitur Fultuna, de alia parte
« flubio Marte, de tertia vero parte casale qui dicitur Cal-
ce ventina, de quarta quidem parte ubi Cerretu altu dici-
« tur » (i). Ora la bolla di Leone IV parla del fondo Ful-
tuna dopo detto di fondi «ex utraque parte fluvii Marta»,
e ravvicinandolo alla massa Ancarianense, che appare inclusa
nel territorio cornetano. Subito dopo viene a parlare del
territorio orclano. Ora, sebbene Leone non segua un or-
dine troppo perfetto, pure è evidente che dovremo cercare
(i) «Consta me Ioani not. filius qd. Fulcro de terr. Orclano .. _
« vindedisset . . . tibi d. Angelberto pbro et prep. S. Salvatoris scito
« Monte Amiata sorte mea de terrola de casale ubi Vaduspartu di_
« citur, territ. Orclano, cui ad fine est ad una parte casale qui dr Ful-
« luna, de alia parte . . . flubio Marte, de tertia vero parte casale quj
« dr Calventina . . . »; Calisse, Docttm. del nion. di S. Saìv. sul monte
Annata &c. in questo Archivio, XVI, 330.
462
L. ^ossi - T. Egidi
il fondo Fultuna vicinissimo al Marta dalla parte di Aiica-
rano. Quest'ultima massa dovrà essere considerata come
l'estrema porzione del territorio cornctano, e il Marta con-
tine parziale tra il territorio di Tuscana e quello orclano.
Verso oriente e verso settentrione quest'ultimo si esten-
deva fino a tutta la pendice settentrionale del Fogliano e fino
a pochi chilometri da Viterbo. Di fatto la bolla di Leone IV,
dopo parlato della « civitas Orda » e delle sue vicinanze (i),
prima di parlare del cfcastrum Viterbii», accenna alla «massa
« Campi cum ecclesia S. Marie», i cui resti sorgono presso
la stazione ferroviaria di Barbarano sul tracciato della via
Cassia. Poi passa alla « massa Fori Cassii », che è l'odierna
S. Maria di Forcassi in quel di Vetralla; e poi ad una serie
di circa venti fondi, dei quali quanti possono identificarsi
si trovano nel Fogliano o ai suoi piedi (2). Chiude la serie
la corte di S. Lorenzo, ove sorgeva uno xenodochio so-
prannominato « Catacasim », di cui alcuni credettero ve-
(i) Fuori della città parla di « casalem S. Pctri, et eccl. S. An-
«geli ad petram fictam cum vineis, terris &c. et eccl. S. Sebastiani
«cum fundis et casalibus &c. ». Di terre di S. Pietro sono frequen-
tissime le menzioni in documenti del decimoterzo secolo, ma di S. An-
gelo non ne trovo alcuna. Potrebbe essere la chiesa i cui ruderi re-
stano sulla spianata sopra il Pile. Di una « lama S. Sebastiani » si ha
memoria in un doc. del 121 5 (arch. S.Pietro in Vat. caps. XLIX, 72)
e di un luogo « Sebastiani /> in altro due. del 1277 (ivi, XLIX, 74):
paiono vicinissimi al castello.
(2) Eccone l'elenco: e Lutiam, Ciforanum, Attevile, Sipizzanum,
«casale Pistorinianum, Fragianum (Fagiano, Fagianello?), valle Pe-
« tracci (valle Pietrara), Furcule episcopi!, Gemulo peculiare, Papara-
«num (Parlano presso Bieda?), Formillum (Formale? tra il Biedano
«e il Grignano verso Bieda?), Carnarum, Calianum (valle Caiana
e presso Vetralla), Planum de Lupo et aliud planum (piazza del Lupo
«e piazza della Fortezza?), criptam Moraldi (grotta Miranda nel Fo-
«gliano), Caiolum (Caiolo tra Barbarano e Vetralla), Restrictum, Vi-
«lianellum monacorum, Menorellum, Fonticellum (Fonte, Fonticchio?),
« Valle de Puzzo (Val de Pozzi sopra l'Acqua Alta, a Borgarolo), Mon-
«tem Maurum».
Orchia nel T^atrimonio 463
dcre i resti presso la Posta Vecchia (i), là dove nel
secolo XIV si levò l'ospizio del Monte fondato da maestro
Fardo di Viterbo (2); ma che assai più probabilmente do-
vrà ricercarsi presso la Cassia («cata Casim=cata Cassiam»)
ai piedi del Fogliano (3). E vero che il papa non dice aper-
tamente tutti questi fondi appartenere all'Orclano, ma poi-
ché sono esclusi dal Viterbese, non possono esser aggrup-
pati intorno ad altro centro che non sia Orchia ; e inoltre
in un documento dell' 840 si dice nel territorio orclano
un « casale Fulianum », in cui non è chi non riconosca una
parte del Fogliano (4).
Nella stessa carta sono detti appartenere all'Orclano i
casali Cafazano, Pila Pertusso, Salicis, Blanculano (5), Apu-
lano, Pile, Celsignano « iuxta Bledanum » e Viazana. Re-
sistono ancora i nomi dcU'Apulano in Pian della Poiana, e
Pile nella contrada solcata dal fosso omonimo, il quale
fiancheggia il colle di Orchia e si congiunge al Siedano
sotto di esso"; è fiicile approssimativamente collocare il Cel-
(i) Campanari, op. cit. II, 108.
(2) Pinzi, Ospiti, p. 141.
(3) Cf. per l'uso di «cata», sebbene leggermente disforme da
quello fattone nel nostro caso, D'Ovidio in Archivio glottologico, IV,
409 e De Bartholomaeis nel voi. XV, 272, 336, Si ricordi anche la
chiesa di S. Silvestro «Cata Pauli», per la quale vedi Federici, Re-
ì^esto del man. di S. Silv. in Capite in questo Archivio, XXII, 213.
(4) Reg. Farf. II, 239: « Constat me Petrum f. b. m. Grasolfi
« sculdahis habitatore Viterbii » aver donato all'ab. Sicardo «... vi-
« neam in casale Fuliano, loco ubi dr Spileum . . . vineam in casale
« Faniano in Valle . , . rationem de casale Salicis . . . rationem de casale
« Blanculani, in casale Apulanu rationem, rationem de casale Pile, in
« casale qui dr Celsignanus iuxta Bledanum, et sortem meam de Via-
«zana, territorio Orclano...». Cf. anche Reg. Farf. II, 709, n. 253
dell'a. 821, in cui Orso diacono fratello di Pietro cede altre terre,
tra cui alcune nei casali Faniano, Fuliano, Prisciano, Ripi e la sua
parte «sub ponte quinquagesimo» (ponte S. Nicolao).
(5) Nel Chron. Farf. 1, 206, mvece di «Blanculano» è detto
« Clanculano » .
4^4
L. %ùssi - T. Egidi
signano (Celsiniano da una famiglia Celsinia?) a sud del
castello lungo il Biedano; è impossibile identificare gli altri.
Solo una ipotesi potrebbe farsi per il « casale Salicis » ,
identificandolo col luogo ove fu poi il castello di Salce o
Salci : e allora dovremmo estendere i confini del territorio
orclano assai verso nord, presso Viterbo, e potremmo con-
siderarne Salci come l'estremo limite settentrionale a noi
noto.
Né ci deve far difficoltà la troppa prossimità di Viterbo.
A metà del secolo nono il castro viterbese, ristretto al colle
del Duomo, era appena ai suoi principi; e se cominciavano
a sorgergli intorno numerosi i vici e le pievi (i), ancora
non poteva pretendere di dar nome a troppo esteso terri-
torio. Orchia invece meritava ancora da Leone IV il nome
di acivitas»; in lei pare risiedesse uno sculdascio (2), e
sebbene già da tempo dovesse esser cominciata la sua
decadenza, conservava peranco un qualche residuo di una
grandezza, che sfuggi alle memorie della storia, ma ci parla
ancora eloquentemente con la estensione e la maestosa
bellezza della sua necropoli.
Sullo stretto colle che fu sua sede, evidenti sono le tracce
della varia fortuna. Quando la città fu fiorente, occupò tutta
la angusta lacinia. Un largo e profondo fossato, la cui co-
struzione rimonta probabilmente all'epoca etrusca, ne com-
pletò le naturali difese, mettendo in comunicazione le di-
(i) Cf. SiGNORELLi, op. cit, p. 74. Nel castcUo v'erano solo le
chiese di S. Lorenzo e di S. Michele.
(2) « Andreas sculdahis de Orde » insieme con Leone sculdascio,
con gli scabini Teudone, Alperto «de Balneo Regis», Teuperto, In-
gone scabini, alla presenza di Fulcro, Pietro, Amilperto, Gisilprando
ed altri molti, giudica in una contesa sorta tra Sicardo abb. di Farfa
e i fratelli Gualifredo, Giovannace, Guglielmo e Aliperlo per alcuni
possessi in a Carpiniano » e in «Agella»; Reg. Farf. II, 232, n. 282
del marzo 838. Però non è detto dove l'atto sia tenuto, né a quale
territorio appartengano i due luoghi. Secondo il Signorklli, op. cit.
p. 65, Leone era sculdascio di Viterbo.
Orchìa nel Matrimonio 465
rupate valli del Biedano e del Pile. Man mano diminuì la
popolazione, e l'abitato si restrinse verso settentrione, nella
parte più angusta, più elevata. Resa inutile la prima, una
nuova trincea incise il colle circa cinquecento metri più a
nord. In un terzo stadio un terzo fosso fu scavato ancora
più a nord, finché da ultimo, ristretta quasi tutta la vita
nella rocca, guardata dal castellano papale od occupata dai
signorotti dei dintorni, due nuove fosse isolarono la parte
fortificata, dividendola dall'ultimo piccolo altipiano su cui
sorgeva ancora qualche abitazione (v. tav. i).
Quale il fosso che chiudeva la città al tempo di Leone IV ?
Non è facile il dirlo. Dalla sua bolla abbiamo notizia che
sorgevano entro la cinta almeno tre chiese : quelle di S, Pie-
tro, di S. Giovanni, di S. Angelo; se i ruderi che oggi re-
sistono nella parte meridionale del colle, tra il primo e il
secondo fossato, potessero identificarsi con una delle due
ultime chiese, dovremmo pensare Orchia ancora estesa per
tutto il colle. Senonchè il fatto che la chiesa di S. Pietro,
la quale come pieve doveva essere il centro della vita re-
ligiosa del paese, sorgesse all'estremità opposta, lascia il
dubbio che lo spopolamento, e il conseguente ritrarsi del-
l'abitato verso la parte settentrionale, fossero di già iniziati.
E vero però che i notevoli ruderi scampati alla distruzione
sono da riputare opera non anteriore al secolo xii, e quindi
non potremmo giurare che essa chiesa si elevasse anche al-
lora sullo stesso sito. Di certo già verso la metà del x se-
colo, benché gli fosse conservato il nome di « civitas »,
si trovavano entro il cerchio delle mura « casalinos de-
« sertos » , come ci dice Gregorio da Catino, lamentandone
la concessione fatta dall'abate Campone insieme con molti
altri beni a Soave detto Franco, con grave danno del
monastero Farfense (i). E il deserto facendosi sempre
(l) Chroit. Farf. I, 316; il doc. è nel Larg. Farf. e. Lix a :
« A. .XV. Hugonis regis et Hlotarii filii eius .ix. atque d. Stephani
«summi pontificis a. .1., mense mai, ind. .xiii. Petenti Suavi qui et
L. T{ossì - T*. Egidi
maggiore con gli anni, la città perdette man mano il suo
territorio, mentre a nord si andava allargando il castro Vi-
terbese, e ad oriente, presso le rovine del Foro Cassio, sulla
massa che vedemmo compresa nell'Orclano, nel sito già
occupato da un pago etrusco, sorgeva lentamente Vetralla.
Il secolo decimoprimo, che vide la promettente adolescenza
di Viterbo e la nascita di Vetralla, vide anche il progressivo
decadimento della nostra Orchia.
A metà del secolo xii dal grado di città non pure era
discesa a quello di castro, ma era così deserto ed abban-
donato, che i ladroni ne avevano fatto lor centro, donde
scorrazzavano a predare il territorio circostante. Gli sforzi
che i papi di quel periodo fecero per riguadagnarsi questa
parte del Patrimonio, la salvarono da totale rovina. Come Eu-
genio III nel 1 146 si era procurato il possesso di Petrignano
e nel 1 152 quello di Vetralla (i), cosi Adriano IV tentò ri-
donare ad Orchia un po' di vita ; vi raccolse nuovi abitatori,
la cinse di mura, la afforzò di torri, spendendovi buona
somma di denaro (2). Ne contento, qualche tempo dopo,
nel II 58, altre tremila marche d'argento impiegò a com-
« Franco vocatur, filius Ursonis, ex natione comitatus Reatini, d.
« Campo abbas concessit res iuris huius mon. S. M. annis 29 infra
« comitat. vel territ. Orclanum et intro ipsa civitate Orde casalinos
«( desertos. Pens. den. .vii. In 'cella S. M. intro castrum Biterbi. t Add-
i' pert scabinus. Constantinus, Gumpertus f. Gurfari de vico Flaviano.
«Johannes noi.». È dell' a. 940. Alla lettera da questa carta si po-
trebbe trarre che Orda fosse sede di conte ; ma evidentemente il si-
gnificato di « comitatus » in essa non è che identico a quello di ter-
ritorio. Cosi pure il nome di città non ci deve trarre in inganno. Era
solo un residuo verbale dell'antica condizione.
(i) Liber censuuvi, ed. Fabre-Duchiìsniì, I, 583, 384.
(2) Rosone, uomo di fiducia di Adriano IV, nella Vita che ne
scrisse e che insieme con altre fu attribuita dal Muratori e dal Wat-
terich al cardinale d'Aragona (Duchesne, Liber poni. II, xxxix) dice :
« Hic . . . desertum quoque Orde castrum, quod erat spelunca latro-
« num, prò pace et securitate illius terre populavit et muro ac turribus
« non sine multis cxpensis munivit»; Liber poni. II, 396; cf. I, p. ccxL
Orcìiia nel 'T^iirùnonio 467
perare case nel castello e fondi nel territorio da tal Gezo
di Damiano (i).
Da questo punto comincia un nuovo periodo della vita
del castello, di cui ci è testimone quanto resta della chiesa
di S. Pietro (figg. 3 e 4). Non troppo ne è scampato alla
distruzione: le tre absidi, la parete settentrionale e parte della
meridionale; ma quel che resta è sufficiente a farci cono-
scere la pianta e la conformazione del tempio. Era una chiesa
triabsidale, scompartita in tre navate da due grandi archi,
che dal presbiterio giravano fino alla parete del prospetto;
sotto il pavimento si apriva una cripta coperta da volticine
a crociera ad archi tondi, sorretti da file mediane di colonne
e da mezze colonne, appoggiate al muro perimetrale.
L'esterno delle pareti laterali e le absidi erano ornate
con una serie di mezze colonne, divise in due piani da un
largo cordone semicircolare. Particolare non frequente, le
mezze colonne del piano superiore non poggiavano su quelle
inferiori, ma invece nell'intervallo. Sotto il tetto e sotto il
catino delle absidi una cornice sopportata da un ornato ad
archetti. L'insieme della costruzione, la forma degli orna-
menti, il carattere dei capitelli (figg. 5 e 6), delle colonne,
(i) Liber ceiisuum, I, 39 j. Il doc. fu accolto nella collezione di
Albino (XI, 46) e fu pubbl. dal Muratori, Antiquilatum, I, 679 e dal
Theiner, Codex, I, n. 24, che disse d'averlo tratto dal Regislrum Pa-
trimonii dell'arch. Vatic. Nella cessione fatta da Gezo sono compresi :
i diritti su una casa nel castello « iuxta turrim d. pape » confinante,
con la torre, « a secunda casam doninicam, a tertio ripam eiusdem
« castri, a quarto viam publicam » ; i diritti su un molino e un orto
in reg. Vado del Piczarello, siti tra la ripa del castro e il Biedano,
confinanti dalle altre parti con l'orto dei figli di Offreduccio di Guit-
tone e con la via publica; i diritti sulle vigne in contr. Valle Ro-
vetta di cui una confinante con vigne di Giovanni di Ildizone, di
Kicra, di Rapelino, di S. Salvatore dell' Ontaneto, l' altra con vigne
e terre di Guidone Barbagelata, dei nep. di prete Alessio, di Guini-
cello «Dedule», di Adenolfo da Rispampani. Nell'edizione del Theiner
a nome del papa contrae il cardinale losone dei Ss. Cosma e Damiano
evidente errore per Rosone. Cf. J.-L. II, 102 ; Kehr, Italia pont. II, 205.
i68
L. T{ossi - "P. Egtdi
Fig. 3. NoRCHiA. Ruderi della chiesa di S. Pietro.
dell' abside e della cripta ci riportano alle altre costruzioni
dell' XI e XII secolo, improntate ai dettami dell'arte lombarda,
sparse abbondantemente pel territorio viterbese (i).
(1) Che la chiesa di Norchia appartenga piuttosto al xii secolo
che ad età più antica, come altri vorrebbe, me lo persuadono: 1° Il
Orchia nel "Vatrinionio
469
Fig. 4. NoRCHiA. Ruderi della cripta di S. Pietro.
Dopo il II 58 Orchia fu proprietà della Chiesa. Malsicura
proprietà ! Dieci anni non erano scorsi e i diritti del papa
tipo planimetrico della chiesa con tre absidi : caratteristica non esclusi-
vamente, ma prevalentemente degli edifici chiesastici posteriori al 1000.
2° Il tipo altimetrico; cioè la notevole altezza della navata in con-
fronto della larghezza: indizio di uno slancio costruttivo e di una pe-
rizia tecnica propri di un'età già avanzata. 3° Il tipo della decorazione
dell'abside e delle pareti a mezze colonnine, che ha raffronto a S. Fran-
cesco di Vetralla e a S. Sisto di Viterbo (xi-xii sec), mentre si discosta
470
L. l{ossì - T. Egidi
^
sulla Tuscia romana erano solo un ricordo. Alessandro III
era costretto a rinchiudersi entro la città eterna, sotto la
protezione dei Frangipani, e tutta la Tuscia romana e tutta
la Campagna soggiacevano al dominio di Federico Barba-
rossa, affidato alle acute picche tedesche. Viterbo, entrata in
vigorosa giovinezza, ospitava lo Svevo e il suo papa, e dal
favore imperiale finta di castello città (i), si allargava per
llg. 5. .Nl)K(.IUA. l..ipitcii() Ui ^. l'iLtro.
tutto il contado, assicurandosi con una serie di compre e di
trattati di accomandigia, che mascheravano vere e proprie
dedizioni, la signoria dei castelli circostanti, e abbattendo
dalla decorazione della parte antica di S. Pietro di Toscanella (ix sec).
4" Il tipo dei capitelli. Sono rozzi e mancanti di sottosquadri ; ma
nella imitazione relativamente realistica e libera delle foglie e nell'in-
sieme della composizione e della lavorazione, ricordano quelli di S. Sisto
di Viterbo, di S. Francesco di Vetralla e di S. Pietro a Toscanella
nella navata principale e nella cripta, che appartengono alla trasfor-
mazione del sec. xn.
(i) Della Tuccia, Croniche di Viterbo, ed. Ciampi, p. 6,
Orchia nel 'Patrimonio 471
con la forza quelli che le facevano opposizione. Le sue
truppe, a fianco delle tedesche, assalivano la città Leonina ;
da Santa Maria de Turri, una delle chiese che circondavano
S. Pietro, portavano in patria, triste trofeo, le porte di
bronzo (i). Qual meraviglia se Orchia ne subì il dominio?
Sebbene esplicitamente non lo dica alcuna fonte, pur non
cade dubbio che essa venisse in mano dei Viterbesi intorno
al 1170, quando vi caddero i castelli più immediatamente
Fig. 6. NoRCHiA. Capitello Ji S. Pietro.
ad Orchia vicini: Montemonastero, S. Giovenale, VetralLi,
Luni, e Cazzo Liuprandi o Castelliprando (2). Era il par-
tito ghibellino che con Viterbo s'affermava nel Patrimonio,
o meglio Viterbo coglieva l' istante opportuno e sfruttando
la presenza dell' imperatore, all'ombra della bandiera impe-
riale fabbricava la propria grandezza (3).
(i) Gregorovius, 2' ed. ital. II, 563.
(2) Cf. sopra a p. 457, Intorno a quel tempo ebbe anche Vigna-
nello, Barbarano, Alteto, Monastero, Bagnala, Montaliano, Castellardo.
(3) I cronisti dissero senz' altro che Federico donò ai Viterbesi
tutti i suddetti castelli. Però cf. Savignoni, Vetraìla, p. 23, nota 2.
472
L. '^I{ossi - "P. Egìdi
H
Orchia pare rimanesse nelle mani dei Viterbesi, anche
dopo l'accordo di Federico con Alessandro (i), anche dopo
la morte del gran papa, anche durante le discordie dei suoi
successori col popolo romano ; se pure il suo dominio non
fu contrastato tra Viterbo, la Chiesa e i signori di Vico,
ormai divenuti prepotenti nel territorio a mezzogiorno di
^'iterbo (2). Certo i Viterbesi l'avevano, quando il vec-
chio imperatore svevo si inimicò nuovamente col papa
Urbano III, e spinse il crudele suo figlio Arrigo nello
Stato pontificio. A parte imperiale s'avvicinarono i Ro-
mani, le cui truppe congiunte a quelle dei conti di Bi-
senzo e forse dei Prefetti (3), assalirono il Patrimonio, e
pur essendo battute dai Viterbesi, se le cronache dicono il
vero (4), nella valle di Castiglione, al querceto d'Assi e sotto
Sutri, « andorno per pigliare Orchia la qual tenevano li Vi-
« terbesi. Et quelli della torre ferono el fumo; per la qual
« cosa li Viterbesi andarne in soccurso, et roppero li Ro-
« mani et menarne assai prigioni ad Viterbo ». Se però i
Viterbesi tenessero Orchia come propria o per la Chiesa,
di cui erano partigiani, è impossibile dire (5). Niun dubbio,
però, che il dominio del papa giuridicamente sussistesse;
basta a provarlo l'inserzione dei documenti che vi si rife-
riscono ne! libro di Cencio Camerario (6).
(i) Nel patto di Venezia era esplicitamente restituito il Patri-
monio ad Alessandro; cf. Ficker, Studi sulla storia dell'impero e della
Chiesa, II, 307, 469.
(2) Calisse, I signori di Vico, p. 15.
(5) Calisse, op. cit. p. 15.
(4) Fr. Franc. d'Andrea, Cronache di Viterbo in questo Archivio,
XXIV, 228, sotto r a. 1187.
(5) AI secondo pensiero spingerebbero le parole che seguono nella
cronaca : a poi li lassarono per commandamento de papa Alexandro»;
parole che trarrebbero quasi ad anticipare l'avvenimento e ravvicinarlo
alle ultime lotte tra Alessandro e Federico,
(6) Si ricordi che il Liber censuum fu compilato appunto sullo
scorcio del sec. xii.
Or chi a nel Tatrimonio 473
Su questi documenti dovè basarsi Innocenzo III, quando,
rivendicato il possesso di Orchia, vi esercitò piena sovra-
nità (i). Non sappiamo quando fu consumato il racquisto ;
non ò improbabile ch'esso avvenisse durante le guerre tra
i Romani alleati d' Innocenzo e i Viterbesi pel possesso di
Vitorchiano, durate tutti gli anni 1199-1200(2). Fu uno
degli episodi di quella lunga e faticosa opera di rinsalda-
mento dell'autorità pontificia nel Patrimonio, cui Innocenzo
diede tanta parte della sua eccezionale energia nei primi anni
del pontificato (3). Nei giorni 21, 22 e 23 settembre del 1207
il compimento di quest'opera ebbe pubblica ed ufficiale san-
zione nel solenne parlamento, raccolto entro le mura della
fiorente Viterbo, dinanzi al quale il papa dettò le leggi
tondamentali pel reggimento del Patrimonio (4).
Fu allora con tutta probabilità che si fissarono stabilmente
quelle norme, che regolavano i rapporti tra il castello e la
curia ancora sulla fine del secolo xiii, e con poche modi-
ficazioni anche nel secolo seguente. Poiché, sebbene di esse
non ci resti completa ed organica esposizione prima che nel
formulario di Rinaldo Malvolti del 1298, pubblicato dal
Fabre (5), pure non v' ha dubbio per più di un indizio che
esse risalgano ben innanzi nel secolo xiii. Ecco quali erano.
Nella rocca il papa aveva diritto a tenere un castellano (6).
(i) « Has autem munitiones ad manus suas d. Innocentius deti-
« nebat et custodir! faciebat per proprios castellanos : in Tuscia, Ra-
«dicofanum, Montem Flasconis, Orclam...»; l'ita Itiiioitc. Ili in Mu-
ratori, Scriptores, III, 489.
(2) Pinzi, Storia, I, 229. Esiste anzi una tradizione che vorrebbe
Vitorchiano fondato da profughi Orclani («Vicus Orclanus»).
(3) Ct". A. LucHAiRE, Innocent III, Rome et l'Italie, Paris, Hachette,
1904, pp. 77-102 e specialm. p. 91 sg.
(4) Theiner, Codex, I, 41.
(5) Melali f^es d'archeologie et d'hisioire, VII, 129 sgg. Un registri
caméral da card. Albornoi *" ^3^4- Gli estratti dal registro del Mala-
volti sono da p. 176 in poi.
(6) Cf. sopra, nota i.
474
L. Trassi - P. Eisidi
^
Questi, detto talora podestà, era nominato dal rettore del
Patrimonio (i), a meno che il papa non provvedesse diret-
tamente (2). A lui era affidata l'amministrazione della giu-
stizia nelle cause minori, che giudicava con l'assistenza di
un giudice (3); quelle di maggior peso e che involgessero
l'esercizio del mero e misto imperio, erano riservate alla
curia del rettore (4). A lui era attribuita la facoltà di esigere
tutti i proventi e i diritti che alla curia del Patrimonio po-
tessero spettare dagli uomini del castello (5). In compenso
(i) Il Fabre (op. cit. p. 177) dal formulario del Malavolti pub-
blica la lettera con cui il rettore concedeva la castellania. Nel 1298
erano in condizione identica i castelli di Bolsena, S. Lorenzo, Gradoli,
Latera, Grotte, Corneto, Montaho, Vetralla, Petrognano, Colle Casale,
Acquapendente, Palazzolo, Radicofnni, Valentano, Canino, Porchiano,
Bassano, Proceno, Bassanello, Chia. Per tutto ciò che riguarda questi
ordinamenti si veda specialmente Calisse, Costituzione del Patrim. di
S. Pietro in Tuscia in questo Archivio, XV, 5 sgg.
(2) Urbano IV a di 5 aprile 1264 concesse direttamente a Ra-
niero di Viterbo suo cappellano « custodiam rocche nostre de Orda . . .
«usque ad nostrum beneplacitum » (Rodhnberg, Epistolae selectae
pontiff. Rom. in Mon. Cerni, hist., Epistole, III, 579). In pari data il papa
avverte il rettore Pipione da Pietrasanta (Theiner, Codex, I, 159;
PoTTHAST, n. 18.851) ordinandogli di consegnarla « cum omnibus
« armis, guarnimentis et utensilibus suis». Si noti che il Rodenberg
dice Orchia sita presso Tivoli e Subiaco ! !
(3) Il IO novembre 121 5 Oddone del fu Ildebrando, per giudizio
arbitrale di Bartolomeo castellano di Orchia e di Cristoforo giudice suo
assessore, refuta a Guido di Guiduccio di prete Alessio suo cugino e ai
figli Finaguerra e Andrea ogni suo diritto e ogni azione « in orto de
« Cripta Celo et in lama S. Sebastiani et terram iuxta casam » &c. È
un documento importante per la topografia intorno ad Orda. Ardi.
Capit. Vat. caps. XLIX, fase. 72.
(4) « exceplis tamen causis gravioribus et iuribus que ad merum
«et mixtum spectant imperium, quae sibi et sue curie [rector] specia-
« liter reservavit»; Fabrk, loc. cit.
(5) «plenam et liberam potestatem et auctoritatcm iura, iuris-
« dictiones, proventus et redditus ... petendi, exigendi, procurandi, ad-
«ministrandi et recipiendi ab hominibus et in homincs dicti castri»;
ibidem.
Orchia nel 'Patrittionio 475
poi egli, garantito da ipoteca e da fideiussore solvibile,
s'impegnava di versare al tesoriere del Patrimonio ogni anno
in tre rate, allo scadere dei primi tre trimestri, una somma
di paparini che pare variasse dalle dugentoventi alle dugento-
sessanta libre (i). La condizione dei castellani, a parte l'im-
portanza che essi potessero avere per la posizione forte della
rocca, non doveva essere disagiata, se, come vedremo, i
familiari dei papi e i nobili e ricchi del paese cercarono di
esser del numero. I possessi della curia erano numerosi (2),
e anche detratte quelle terre che i papi o i rettori concede-
vano in feudo direttamente a terze persone (3), o quelle che
(i) Nel i29i,a gennaio, Matarozio di Falcone castellano pagava
82 lib., 6 soldi, 8 den, « de summa .ccxx. lib, paparen. » da lui dovuta
(Theiner, Codex, I, n. 491); nel 1292 a novembre Bartolomuccio detto
Atacca « de summa .ccxl. lib. papar. in quibus d. Hubertus archipbr
«de Orde prò dieta castell. tenebatur» paga « .lxxx. lib. provis. » ;
e pari somma paga per la castellania di Pietro di Piperno nel 1293,
Nel 1294 la quota trimestrale pagata da Paolo Gerardi castellano «prò
« tertia parte castellanie dlcti castri [Orde] tertii anni d. Petri de Pi-
« perno » e di « .Lxxxvi. lib. papar. et .1111. turon. de argento » e cioè
circa dugentosessanta libre all'anno; Theiner. Codex, I, 317-19. Pare
però che più tardi il censo diminuisse. Nella relazione di Guitto Far-
nese a Giovanni XXII (1319-20) è fissata in libre dugento; M. An-
TONELLI, Una reìa\ione del vicario del Patrimonio a Gioì'. XXII in
questo Archivio, XVIII, 458.
(2) Come vedemmo, Adriano IV ne aveva comperati per tremila
marche da Gezo di Damiano. Non ci resta alcun documento che ri-
guardi direttamente questi beni curiali lasciati al castellano, ma assai
di frequente essi compaiono nelle carte del secolo xiii tra i confinanti
con le terre vendute. Per esempio in un doc. del 2 agosto 1206 si
parla di un casalino della curia nell' interno della città e di parecchi
altri possessi nelle contrade « Renuc^alo, Vadus de Trabe, ad Senas,
« Formicule, Interoi, Piano» (arch. Corn. Vit. n. 2073, Sez. Gradi,
n. 7). Moltissimi altri beni sono indicati nelle carte del io nov. 121 5
e del 2 giugno 1277 conservate nell'arch. Capit. Vatic. caps. XLIX,
fase. 72 e 74.
(3) Negli anni 1 299-1 362 vi aveva un feudo il vescovo Ortano pel
censo di un fiorino all'anno, uno ne aveva Nicola da S. Vittore per
« .XL. soli, papar.», uno Guidarello, servo del papa, per dieci soldi.
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 31
476
L. %ossi - T. Egìdi
donavano a chiese o a monasteri (i), doveva rimanere buona
copia di redditi pel guardiano della rocca orclana : ai quali
erano da aggiungere i proventi giudiziari civili e criminali.
Talvolta invece il castellano pare fosse un ufficiale sti-
pendiato, e la « castellania » , cioè il diritto di riscuotere i
redditi delle proprietà demaniali, fosse riservata ad altra per-
sona, su cui, com' è naturale, gravava il peso dell' annuo
censo (2).
Il castellano era anche il capo della università dei cit-
tadini, che, pur essendo direttamente dipendente dalla Chiesa,
aveva vita autonoma e godeva di qualche privilegio (3). Infatti
non era obbligata al pagamento del fuocatico, né della « tal-
ee lia militum » dovuta al rettore per la guardia delle strade (4) ;
invece era stretta dall'obbligo di mandare il castellano, ac-
compagnato da un sindaco e da due ambasciatori, al parla-
mento, ogni volta che il rettore intendesse convocarlo (5);
doveva contribuire per due libre alla a procuratio » , dovuta
uno per ciascuno tali Agurella, Guastapane e Muzio per somme non
superiori ai dieci soldi (Theiner, Codex, I, n. 537; Reg. Clem. V,
Appendice, I, nn. 472, 473, 550, 551, 623, 739). Il 6 giugno 1500
Bonifazio Vili ne concesse a Costanzo da Foligno uno, tornato alla
Chiesa per la morte di Gerardo da Viterbo (Digard, Reg. de Boti. Vili,
n. 3640); nel 1304 ai 30 gennaio Benedetto XI trasferisce questo
feudo a Giacomo « Parisii de Bononia civi Viterbiensi » (Grandjean,
Les Reg. de Ben. XI, n. 677).
(i) La più notevole tra le donazioni è quella della chiesa di
S. Salvatore e di tutti i suoi beni, fatta da Innocenzo III il i" feb-
braio 1208 al monastero di S. Martino al Cimino, intorno alla quale
vedi più innanzi e cf. P. Ecidi, L'abbaiia di S. Martino al Cimino
in Rivista storica Benedett. l, 171.
(2) Calisse, Costi titiione cit. p. Si- Cf anche la nota i a p. 475.
(3) Della nomina del castellano si dava annuncio alla università
con apposita lettera; Fabre, op. cit. p. 179.
(4) Ibidem, pp. 185-187.
(5) Ibidem, p. 184. Al parlamento erano obbligati tutti: città,
castelli, signori, e vi si dovevano recare a ricevere gli ordini del
rettore.
Orchia nel 'Matrimonio 477
al rettore nel momento in cui entrava nel suo ufficio (i), e
da ultimo ogni anno, cinque giorni prima di Natale, le era
imposto di presentare al rettore nel suo palazzo di Monte-
fiascone le « exenia venationis », una determinata quantità
di cacciagione, come segno della diretta dipendenza dalla
curia. Cento marche d'argento erano comminate, se man-
casse ad una delle dette imposizioni (2).
{Continua).
L. Rossi - P. Ecidi.
(i) Questa imposta, nel Patrimonio, andava da un massimo di
cento libre cortonesi o paparine (Orvieto) ad un minimo di due libre ;
Orda è la sola che paghi la tassa minima. Ivi, p. 190.
(2) Ivi, p. 189.
VARIETÀ
STATUTI DI GUADAGNOLO
DATI DA TORQUATO CON TI
IL 1° SETTEMBRE I547.
Varii anni or sono, Giacomo Salvati di Guadagnolo,
ora defunto, mi favorì gli statuti di questo castello. Essi
erano scritti in pergamena, evidentemente copia, tratta da
un originale, che doveva conservarsi nell'archivio della fa-
miglia Conti. Tal copia, coni' è lecito arguire, serviva per
uso di quella Comunità, ora appodiata a Poli.
Torquato I, che die' gli statuti al suo castello, apparte-
neva alla celebre famiglia dei Conti, originarli di Anagni, po-
scia signori di Segni (e perciò s'intitolavano «de Comitibus
« Signiae »), di Valmontone, di Poli e di molte altre castella,
segnatamente nella Campania e nella Valle del Sacco. Questa
famiglia, che nel medio evo primeggiò tra le patrizie e le
più forti di Roma, accanto ai Colonna, agU Orsini, ai Sa-
velli &c., die' quattro papi alla Chiesa : Innocenzo ITI, nato
molto probabilmente in Anagni, Gregorio IX, venuto alla
luce in questa stessa città, Alessandro IV, nato a lenne,
feudo di suo padre, e Innocenzo XIII, che sortì i natali in
Poli, come da documento da me riscontrato che si con-
serva nell'archivio Comunale Polese.
Ad attestare la potenza e lo splendore della casa Conti
resta ancora in piedi, sebbene dimezzata, la famosa torre
48o
éOscioli
che da essa prende il nome, non lungi dal Foro Romano
e presso il Foro di Nerva, inalzata sulle rovine del « tcm-
« plum Telluris ».
Moltissimi uomini celebri uscirono dalla famiglia Conti,
prodi nelle armi, e che furono quasi tutti eccellenti ca-
pitani di armate, come Giovanni da Poli, nipote d'Inno-
cenzo III e senatore di Roma, Pietro, ricordato nell' iscri-
zione che leggesi affissa nella detta torre, Ildebrandino ed
Alto, Paolo signore di Poli, Torquato II, pure del ramo
di Poli, famoso generale nella guerra dei Trent'anni, durante
il periodo Svedese, Appio generale contro gli Ugonotti in
Francia &c.
Torquato I poi anch'esso segnalossi nella milizia, prima
in Francia con Orazio Farnese e Pietro Strozzi contro gli
Spagnoli, indi nella regione di Ascoli contro i fuorusciti e
nella guerra tra Paolo IV e il duca d'Alba, detta guerra di
Campagna o de' Caraffeschi e infine nelle campagne del duca
di Guisa e nuovamente in Francia contro gli Ugonotti, qual
prefetto generale delle armi pontificie in Avignone e nello Stato
Venosino. Quando era governatore d' Anagni, tentò farsi
signore di questa città ; ma una grande ribellione de' cit-
tadini gli fé' passar questa voglia di dominio, anche per-
chè essi avevano ordito contro di lui una tremenda con-
giura (i).
Egli fu duca di Poli e Guadagnolo; titolo che alla morte
di d. Michelangelo Conti, avvenuta il 1808, passò alla casa
Sforza Cesarini, indi alla famiglia dei duchi Torlonia, aven-
dolo da quella acquistato d. Giovanni Torlonia il 1820. Tor-
quato I passò di vita in Poli, dov'erasi ritirato, il 2 settem-
bre 1572. Venne ivi tumulato nella chiesa di S. Stefano,
con questa iscrizione, postavi dalla consorte d. Violante
Farnese e che leggesi presso l'altare maggiore :
(i) Per più estese notizie della famiglia Conti vedi le mie Me-
morie storiche di Poli, edite il 1896 con note e documenti.
Statuti di Guadagnolo 481
D. o. M.
TORQ.UATO DE COMITIBUS BARONI ROMANO
HENRICI FRANCORUM REGIS INTIMO FAMILIARI
SUB PAULO IV PIO mi ET PIO V
SEDIS APOSTOLICAE LEGIONUM
SUMMO DUCI
BELLO NEAPOLITANO MURALIBUS TORMENTIS
ET UMBRIAE PICENIQUE COPIIS MILITARIBUS
SUB PAULO IV PRAEFECTO
PAULI IV OBITU SEDE VACANTE
CIVITATIS LEONINAE PRAESIDI
ANANIAE SUB PIO IV GUBERNATORI
MONTIUMQUE PRAEFECTO
ASCULUM FACTIONES
AVENIONEM UT UGONOTTOS REPRIMERET
CUM IMPERIO PER PIUM V MISSO
VIOLANTES FARNESIA CONIUGI CARISSIMO
FILU PATRI OPTIMO MAESTISSIMI POSUERE
VIXIT ANNOS LUI MENSES III
OBIIT IV NONAS SEPT. MDLXXII
Il castello di Guadagnolo, ad oriente di Roma, è il più
alto di tutti gli altri della provincia (m. 12 18). Trovasi fab-
bricato sul culmine della roccia, dove sulla spianata più alta,
il 1903, fu inaugurato un grandioso monumento al Reden-
tore. In una falda più bassa del monte sorge il santuario
di Nostra Signora della Mentorella. Guadagnolo con Poli e
Castel Faustiniano fu violentemente occupato da Oddone II,
potente signore assai probabilmente della famiglia dei Conti
del Tuscolo, contro il diritto di possesso che ne aveva il
monastero dei Ss. Andrea e Gregorio in Clivo Scauri di
Roma. Passato in dominio della casa Conti del ramo di
^asctolt
Poli per compra fattane da Riccardo, nipote del III Inno-
cenzo, quella ne rimase sempre in possesso fino alla morte
di Michelangelo Conti, avvenuta, come si disse, il 1808 (i).
Giuseppe C ascigli.
STATUTI DI GUADAGNOLO
In nomine Domini, amen. Questi sono li statuti del castello di
Guadagnolo, fatti et ordinati per Agnolo Capotosto, Battista de Seba-
stiano et lohanni de Cola Cassetta massari et tutto il populo de detto
castello con intervento de messer Marcoantonio de Rosatis de lenezano
al presente vicario de Guadagnolo et luliano de Santo de Meo, fattore
dell'illmo sor Torquato Conte in nome della Corte, nel pontificato de
papa Favolo III, alla indictione quinta, del mese de septembro, a di
primo, .Mcccccxxxxvii.
Gap. I. In primo, statuimo et ordiniamo che qualunque biastemarà
il nome de Dio et della gloriosa Vergine Maria sua madre paghe per
ciasche volta iulii tre, et che non se possa accusare in campagna, excetto
alla porta.
2. Item, qualunque biastemarà il nome delli santi apostoli o de
qualunque sancto o sancta se sia, paghe per ciasche volta iulli uno et
mezo, corno di sopra.
3. Item, lo accusatore guadagnerà la terza parte della pena delle
soprascripte biasteme et sarrà tenuto secreto con lo intervento de uno
massaro et lo fattore della Corte.
4. Item, qualunque persona farrà alli pugni incorra per ciasche
uno in pena de iulii tre.
5. Item, qualunque persona farrà la menata per offendere alcuno
et non assignarà, incorra in pena, comò di sopra.
6. Item, qualunque persona che offendarà un'altra persona et li
cavarà sangue, la pena sia arbitraria dell' illmo signore Torquato Conte.
7. Item, qualunque persona dirrà parola ignuriosa contro de un'altra
persona per ogni parola ignuriosa incorra in pena de iulii tre.
(i) Per più dettagliate notizie su Guadagnolo vedi le menzionate
Memorie storiche di Poli.
Statuti di Guadagnalo 485
8. Item, qualunque persona violata una vergine sia obligato de
pigliarsela per mogliere o vero maritarla secundo lo costume et solito
de Guadagnolo.
9. Item, qualunque persona violarà vidua o maritata o vero che
esso avesse mogliere sia pena arbitraria dell' illmo sor Torquato Conte.
10. Item, che ogni persona che lavorarà sia obligato de lassare
nella campagna et territorio de Guadagnolo la strada larga deici palmi,
et chi contrafarrà o vero che se li vasterà il seminato, incorra in pena
de solH cinque.
11. Item, qualunque persona portarà arme prohibita incorrerà in
pena de iulii uno et mezzo, et la notte radoppierà la pena.
12. Item, qualunque persona giocarà ad ioco prohibito incorrerà
la pena de iulii uno, et la notte radoppierà la pena.
13. Item, qualunque persona troverà qual si voglia sorte de be-
stiame, in termine de tre giorni debia revelarlo alla Corte; altramente
sarrà appellato per furto et se perderà la parte che li pervenesse de
detta bestia ovvero più bestie : ad quello che troverà dette bestie li
per venera la terza parte.
14. Item, qualunque persona se trovasse cupello sia obligato de
consignarlo alla Corte, et se poi la consignatione se perdesse, la Corte
sia ubligata refarli la quarta parte, perdendosi per defetto della Corte, et
cavandolo senza licentia, incorrerà per ciasche volta in pena de solli deici.
1 5 . Item, "qualunque persona che andarà ad far dando manual-
mente nelli orti o vigne o altri fructi incorrerà in pena nelle orta
bolognini quatro et paghe tutto il dando; nelle vigne iulii tre: la notte
radoppia.
16. Item, qualunque persona misurarà o vero pesarà con pesi o
vero mesure che non siano iuste, per ciasche volta incorrerà in pena
de carlini cinque.
17. Item, che nulla persona debia buttare e né fare spurcitie, se
no nelli lochi soliti et consueti, et chi contrafarrà. incorrerà per cia-
sche volta in pena delli solli cinque.
18. Item, che tutte quelle persone che tengono li porci in casa,
dal primo di de iugno et per tutto il mese de agosto non li lassano
andare per la terra, et chi contrafarrà per ciasche volta incorrerà in
pena delli solli cinque.
19. Item, che dalle calende di maggio et per tutto il mese de
agosto ogni persona debia fare scopare davanti le loro casi, cioè per le
vie publiche, et chi contrafarrà per ciasche volta incorrerà in pena de
solli cinque.
20. Item, che nulla persona debia lavare alle fontani et né fare
andare porci alla pescara, quando sarrà bandito per commissione delli
484
G. Casctolt
H
massari, et chi contrafarrà per ciasche volta incorrerà in pena de
scili cinque.
21. Item, che ogni persona che farri iuramento falso per ciasche
volta incorrerà in pena di iulii tre.
22. Item, per ogni persona di perfetta età, tanto maschio quanto
che femmina, se debia almeno una volta l'anno confessarse et com-
municarse, et chi farrà il contrario incorrerà in pena per ciasche anno
de iulii .VI.
25. Item, qual si voglia forestieri che comprasse qual si voglia
sorte di robe debia pagare alla Corte bolognini tre per ducato, sotto
pena de perdese quel che havesse comparato, excepto li hommini de
quelli lochi, dove li hommini de Guadagnolo sono franchi, non siano
ubligati ad cosa alcuna.
24. Item, che ogni persona che venderà bovi fora de territorio
paghe alla Corte quatrino uno per bove in termine de otto giorni, et
chi contrafarrà per ciasche volta incorrerà in pena delli soUi cinque.
25. Item, che ogni persona sia obligata de pagare ogni anno alla
Corte per le case sue bolognino uno per casa nova et quatrini tre per
casa vechia.
26. Item, che ogni volta che sarà necessario de murare al forno
che la Comunità sia ubligata fare lo ammandimento, et la Corte pagare
li mastri che murarando.
27. Item, che la Comunità sia ubligata de fare alla Corte ogni
septe anni una calcara de calci de rubia ducento et la Corte debia
pagare il mastro che coce et compone la calcara.
28. Item, che volendo la Corte murare intorno alle defese della
terra, che la Comunità debia fare lo ammandimento et la Corte debia
pagare li mastri che murarando.
29. Item, che ogni persona che fa foco in Guadagnolo sia ubli-
gata dare ogni anno alla Corte dui opere per foco et dui opere de
somaro che si ha, et la Corte sia ubligata darh sei pani per opera,
et non dandoli dette opere, siano ubligati de pagare bolognini cinque
per opera.
50. Item, che la Corte debia dare alla Comunità de Guadagnolo
la vigilia della Natività de nostro Signore per ricordo et amorevolezze
per la collazione nochiata et vino, et li hommini de Guadagnolo siano
ubligati dare alla Corte una soma de legna per foco: cioè chi ha la
bestia da soma in detta vigilia, et quelli che non le harrando parte
de essi siano ubligati fare le legne et parte ad cariarle con dette bestie da
soma.
31. Item, qualunque persona farrà il macello in Guadagnolo sia
ubligato dare alla Corte una uncia più per libra.
Statuti di Guadagnalo 485
32. Item, andando ad caccia li hommini de Guadagnolo et fa-
cendo caccia debiano dare alla Corte del porco selvaggio, del caprio
la cossa, del cervo la codatica, del lepre la cossa, delle starne o vero
pernici la quarta parte a testa.
33. Item, che ogni persona che sprugliarà nuci o inzetarando
pera, mela o qualsivoglia frutto nelle possessioni della Corte, che ditti
arbori siano de quelli che le hanno sprugliate o inzetate con darne ogni
anno alla Corte la quarta parte de ditti frutti, sotto pena de vinti solli
per anno.
34. Item, che ogni persona tanto maschio quanto che femmina
che farrà testamento debia lassare alla Corte solli cinque, ad santo la-
cobo solli cinque, allo episcopo de Tybure sollo uno: altramente la
Corte possa rompere et annullare detto testamento.
35. Item, chi mettesse qualunque sorte de bestiame se sia in
maesi, o vero cese, in tempo che ò calda freda, per ciasche volta in-
corra in pena de solli cinque.
36. Item, che qualunque persona che dovesse bavere alcuno dando
dato, lo debia petere in termine de sei mesi, cioè dal di che è stato
apprezzato il dando perfin che siano ditti sei mesi ; altramente la Corte
se possa rescotere tutto il dando.
37. Item, che sia licito ad ogni persona che troverà porci ad far
dando nelle robe sue de admazzare un porco, et de detto porco debia
darne un quarto alla Corte, un altro quarto retenerse per sé et lo re-
stante restituire al patrone del porco, et chi contrafacesse, cioè che
non consignasse il quarto alla Corte et quello che se deve consignare
al patrone del porco, incorra in pena de iulii cinque ; et paghe il porco
al patrone quel tanto che sarrà apprezzato detto porco per due hom-
mini messi dalla Corte et perdase il dando che se havesse hauto.
38. Item, che non sia licito ad nisciuna persona de pigliarse cosa
alcuna, con pretesto che quel che se repiglia sia lo suo de fatto, et senza
licentia della Corte, et chi contrafarrà incorra in pena de iulii uno.
39. Item, che non sia licito ad nisciuna persona de conturbare
possessione o vero cosa stabile de altri né metterse in possessione de
fatto in cose stabili con pretesto che siano le sue; et chi contrafarrà
incorrerà in pena de iulii tre.
40. Item, qualunque persona prometterà andare in opera con altri,
o vero prometterà opere de bovi, o vero prometterà cavalli o vero
somari et non lo abservasse, incorra in pena de solli nullo, ma paghe
la iornata, facendosenne querela, non ce essendo scusa licita.
41. Item, qualunque persona petesse un debito che altre volte
fosse stato pagato et lui lo sapesse, o vero chi negasse un debito che
lui lo sapesse, provandose di poi che lui sapeva detto debito, overo
G. Cascioli
provandosi che quel che pete il debito lui sapeva che era stato pagato,
incorra in pena de solli deici.
42. Item, che nisciuna persona debia lavorare li di de fhesta et
commandati dalla sancta niatre Ecclesia, et chi contrafarrà incorrerà
in pena de solli cinque.
43. Item, qualunque persona ha orto lo debia fare ogni anno, sotto
pena de solli cinque.
44. Item, qualunque persona darri dando in grano, orzo, vena,
spelta et ogni sorte di legume et in vigne et candeti incorra in pena
per pastore de solli cinque; in herba et quando le vigne non sondo piene
et nelli grani et orzo, vena et spelta et legumi, dipoichè sondo me-
tuti, et che stando in serre et nelle vigne piene, ne sia pena de solli
deici; et ogni pastore che se fa saino da per sé sia ubligato in detta,
pena de bestie grosse camporeccie.
45. Item, qualunque persona darrà dando con bestie menuti nelli
sopra ditti lauri prima che siano metuti et carpiti, cioè con porci,
pecora et capre, incorra per pastore che fa saino in pena de solli cinque;
et da poi che sondo metuti et carpiti incorra in pena de solli deici;
et de cinque bestie menute in giò non pagheno pena alcuna.
46. Item, qualunque persona darrà dando con bestie grosse cam-
poreccie in prata prima che sieno falciate et in lopinari incorra in pena
per pastore de solli cinque, et da poi che sondo falciate et in fenili
et in pagliara, incorrano in pena de solli deici.
47. Item, chi darrà dando in detti prati prima che siano fal-
ciati et in lopinari con bestie menute, cioè capre, porci et pecora, in-
corra in pena per pastore de solli cinque ; et da poi che sondo falciate
et in fenili et in pagliara, incorra in pena per pastore de solli deici, et
da cinque in giò non pagheno pena alcuna ; lo feno se intende deici solli
solo quando è fatto lo fenile.
48. Item, qualunque persona darrà dando in orti con bestie grosse
camporeccie incorra in pena per pastore che fa saino de solli cinque;
et chi darrà dando in ditti orti con bestie menute incorra in pena per
pastore de solli cinque; et da cinque in giò non pagheno pena alcuna.
49. Item, chi darrà dando con bestie casareccie, cioè cavalli, ca-
valle, in grani, orzo, spelta, vena, lopinari, orta et ogni sorte de le-
gumi et in prata, prima che sieno metuti, falciati et carpiti, incorra
in pena per bestia de solli dui; et da poi che sarando detti lauri
metuti, falciati et carpiti et in fenili et pagliara et in vigne piene et
candeti, incorra in pena de solli puro dui; et attaccandose appresso
al dando, raddoppia la pena.
50. Idem, chi darrà dando con bestie somarine nelli preditti lochi
paghe de pena per somaro, o vero somara, prima che siano metuti,
Statuti di Guadagnolo 487
falciati et carpiti paghe de pena soUo uno; et di poi che sondo me-
tuti, falciati, carpiti et in fenili et in vigna et in candeti, incorra in
pena per somaro, o vero somara delli soUi puro uno, comò di sopra;
et tutte le soprascripte pene de dandi dati la notte raddoppieno (»).
5 1 . Item, tutte le soprascripte pene la notte raddoppieno alle
bestie casareccie.
52. Item, che ognuno possa accusare nelle robe sue con iura-
mento et li sarrà dato credito.
53. Item, le prata se debìano reguardare de sancta Maria de
marzo per tutta la octava de sancta Maria de agosto: da questo in poi
non ne sia pena.
54. Item, qualunque persona deve avere alcuna cosa debia chia-
mare il suo debitore tre volte; et la prima et seconda volta sia de
un sollo per volta et la terza solli dui; poi se faccia la executione,
la quale stia per il patrone tre di; et poi se deve bandire ogni tre di
una volta, et poi consignarla allo più offerente, et se non basta, fare
l'altra executione; et se ne avanza, refarlo al patrone; et non ce of-
ferrendo nisciuno, se la debia pigliare il creditore per quel tanto che
sarrà apprezzata per dui hommini electi dalla Corte.
55. Item, che un debitore della terra con li hommini della terra
se li debia dar termine octo giorni ad pagare il debito suo, et essendo
debitore ad un forestieri se li debia dar termine quindici giorni; et
se paghe per il termine quatrino uno, quale il debia pagare il credi-
tore colle spese del debitore, et essendo representato il termine dal
creditore, paghe il debitore alla Corte la quarteria.
56. Item, essendo chiamato il vicario dalle parti che ha vesserò
una differentia dentro la terra, se li debia dare per parte solli cinque,
et fore la terra fra li orti solli cinque et pelle prata e per il resto del
territorio solli deici.
57. Item, habia il vicario per compromesso bolognini uno per
parte ; per sententia bolognini per parte ; per petitione bolo-
gnini per resposta bolognini uno, per la scriptione
scripto bolognini non scripto iulii C").
58. Item, statuimo et ordiniamo che per qualunque excesso se
sia, excepto dove sarrà pena della vita, et qualunque havesse ofeso lo
vicario, lo fattore della Corte, o vero li massari, o vero lo preite della
terra, lo vicario non lo possa mettere prigione né mettere nelli ceppi,
né in ferri dando securtà de representarse et de non offendere et de
pagar la pena.
(a) Nei marg. casso per me Boezio de commessione. (b) Queste e le altre lacune
sono dovute al danno della pergamena.
488
G. Casciolì
59. Item, ordiniamo che offrendo alcuno aiuto alla Corte per re-
carcerare alcuno et per remediare ad qualche errore, in assentia delli
connestavoli et delli massari, lo vicario possa commandare quelle per-
sone che li parerà di bisogno per faore et aiuto della Corte, et chi
mancherà de obidire al capitano o vero al vicario, essendoli fatto com-
mandamento, incorrerà in pena de duchati uno per ciasche uno.
60. Item, statuimo che lo connestavole sia franco da ogni paga-
mento de tassa, porto d' arme
61. Item, ordinamo che nel tempo del tritare detto
non debia lassare l'ara sola, quando le sia tritato nell'ara, et las-
sandola et accascandoce bestie una o più et per lo magnare che quella
haverà per trovar l' ara venissero ad periculare et ad morire, lo pa-
trone de ditto lavoro se perda il dando et paghe quella bestia o bestie
che pericolassero, excepto che lo patrone de ditto lavoro non habia
scusa licita; la quale scusa licita se debia provare, et ancora che habia
scusa licita sia ubligato ad riccomodare detta ara alli pastori che sfano
detta
62. In prima lo vicario de Guadagnolo, quando piglia lo offitio,
debia iurare de observare li presenti statuti et lo libro che farrà in
Guadagnolo lassarlo in potere dello factore della Corte; et contrafa-
cendo incorra in pena de uno scudo da applicarse alla Communità, et
non se debia partire dello offitio, che debia stare ad scyndicato, sotto
la medesma pena da applicarse come di sopra.
63. Habia il vicario per un mandato bolognini uno; per revoca-
tione del mandato bolognini uno. Per termine scripto ad provare bo-
lognini uno. Per executione al uscieri bolognini cinque. Al mandato
bolognini Per securtà de non tere bolognini cinque.
Die .III. septembris .md
Boetius de Rosatis de lenezano.
Theodor von Sickel.
Degl'illustri stranieri che vennero eletti a membri della R. So-
cietà romana di storia patria, Teodoro Sickel è quegli che in seno
ad essa lascia maggiore e più profonda traccia d'affetto e di collabo-
razione.
A Roma venne e, dopo i suoi primi viaggi, si fermò riverito e
amatissimo, a dirigervi l'Istituto austriaco di studi storici. Ma egli
non fu d'origine austriaco. Nato ad Aken, nel circolo di Magde-
burgo, prussiano, fece i suoi studi ad Halle ed a Berlino; ebbe a
maestri il Grimm, il Boeckh, il Raumer, il Neander, il Lachmann.
Quest'ultimo richiamò particolarmente l'attenzione di lui sulle riforme
che con indirizzo pieno e fecondo s'erano recentemente introdotte a
Parigi nella Ècok des chartes, quando l' amore alla libertà, che il Sickel
professò per tutta la vita con costanza, tolleranza e rettitudine, gli ren-
devano men facile la vita in patria. E a Parigi egli si trasferi a vivere
di lavoro e frequentarvi, come potè, i corsi di quella Scuola famosa,
dimorandovi cinque anni e sempre più profondandosi nella ricerca e
nell'analisi critica de' materiali della storia; alla' quale scienza si ri-
dusse, dopo aver cominciato dalla teologia, come intervenne non di
rado agl'intelletti acuti. Il soggiorno all' estero e le peregrinazioni stesse
gli apersero più vasti orizzonti e valsero ad esplicar meglio le sue
facoltà natie.
Per sua tesi di laurea aveva già trattato la questione: Ducatus
Burgundiae quo modo et quo pire delatus est ad Gentem Valesiatu, in
una dotta dissertazione che fu poi in suo onore nel 1900 ripubblicata
dal Dummler. Un altro studio storico che pur riguarda la Francia, e
di non minore portata, è quello intorno a Giovanna d'Arco, edito nella
Hist. Zeitschrift del Sybel (voi. IV, fase. 2, 1860), in cui, a proposito
della fondamentale opera del Quicherat circa il processo e la riabili-
tazione della grande contadinella di Domremy, espone criteri che ap-
pena a' nostri giorni in Francia si diffondono e sembrano nuovi. In-
caricato d'investigar le relazioni di Francesco Sforza con la Francia a
490
^N^crologia
Milano e Venezia, ebbe occasione di preparare il suo primo più consi-
derevole studio suir acquisto della signoria fatto dallo Sforza stesso
nella città milanese, che nel 1855 vide poi la luce wtWArchiv fiir
Oesterr. Geschichte. La sua mente sottile, ben consapevole de' tempi
in cui viveva, lo spinse a trarre da tutte le discipline ausiliarie della
storia i sussidi più positivi e metodici all'esplorazione de' tempi re-
moti. Quindi la paleografia, la cronologia, la topografia, la diplomatica
furono da lui indirizzate a discutere con più fine criterio la qualità
de' documenti su' quali l'edificio storico riposa. E quelle stesse disci-
pline, pel progresso delle scienze fisiche e dei loro nuovi trovati, di-
ventavano a mano a mano più comparative, meno incerte, più sobrie.
I procedimenti della fotografia, la facilità di raccogliere e trasportare
per le strade ferrate diffuse documenti omogenei riposti in Archivi
distanti, resero possibili indagini e comparazioni prima non consen-
tite e non tentabili. Di tutti questi sussidi il Sickel si giovò a riforma
in specie della diplomatica. E i Monumenta graphica, e le Beitràge :(ur
Diplomatik, e i Kaiserurkunden in Abhiìdungeìi, editi anche col nome
del Sybel, ne sono testimonio e frutto. Su proposta dello Jàger nel
settembre 1856, ei fu chiamato a Vienna a insegnarvi paleografia. Da
quel tempo il suo insegnamento fu acquisito all'Austria; ma l'opera
sua spaziò oltre a' que' confini e oltre a quei limiti. Alla Germania
rimase unito in perpetuo come membro della Società per l'edizione
dei Monumenta Gennaniae Historica, per la pubblicazione degli Acta
return et imperatorum Karolinorum digesta et enarrata (1867). Invitato
nel 1874 a insegnare a Berlino, cedette alle istanze di Vienna che seppe
intrattenerlo. Venuto a Roma tenne una norma leale, corretta, amichevole,
equanime e col Governo d' Italia e coi preposti all'Archivio della Sede
apostolica. E non fu poco se egli, protestante e amico del Dòllinger, non fu
riguardato dalla Curia come persona ingrata. Le sue indagini intorno
al Privilegium fiir die Ròmische Kircke di Ottone I dell' anno 962 (Inns-
bruck, 188}) giunsero a conclusioni onorevoli e soddisfacenti per la
Chiesa, ma quali esse furono, tornaron per effetto del suo metodo sin-
cero. L'edizione del Liber Diurnus Romanorum pontificum da lui curata
(1889) avrebbe potuto essere definitiva, se piccinerie di dotti non gli
avessero occultato un codice, che non era da pretermettere. Proba-
bilmente non riuscirono accette alla Curia le sue Ròmische Berichte
(1895-1900) illustrative della storia del Concilio di Trento, condotte
con la consueta comprensione e diligenza. Ma egli coltivava la storia
per zelo del vero, non per piaggeria d'uomini o per opportunità di
cause. Finch' egli rimase a capo dell'Istituto storico austriaco, questo
rifulse per discepoli degni di cosi grande maestro ed acquistò valore
€ simpatia internazionale.
V^ecro logia 491
L'Italia gli rese onore aggregandolo per elezione ai Lincei. La
R. Società romana di storia patria lo elesse a socio, e all'aprirsi del
secondo anno del suo corso di metodologia della storia lo ebbe tra'
suoi più illustri conferenzieri. Egli con dottrina mirabile vi trattò la
ricostituzione dell'Itinerario dell'Imperatore Ottone II nell'anno 982
con la scorta de' suoi diplomi (1886. Cf. Arch. t. IX, pp. 294-525).
Ma dove più chiara e amichevole per la Società nostra emerse l'assi-
stenza della sua preziosa dottrina fu nella preparazione e nella scelta
dei Diplomi imperiali e reali delle Cancellerie d' Italia pubblicati a fac-
simile nel 1892, dei quali, pur troppo, non venne a luce che il primo
fascicolo. Ritiratosi nella tarda sua vecchiezza a Merano, con l'amo-
rosa compagna della sua vita, figlia al famoso architetto Semper, quivi
dopo pochi anni chiuse rapidamente la sua vita operosa il 21 d'aprile
1908; lontano dagli amici di Germania, di Francia, d'Italia, ai quali
si rammentava sempre con frequente e calda corrispondenza epistolare.
La R. Società romana di storia patria, serbando viva la ricono-
scenza e la simpatia per sì egregio collega, rende tributo d' onore alla
memoria di lui, la cui grandezza non era solo nella vastità della
mente e della dottrina, ma nella sincera e civile umanità dell'animo.
O. T.
Giuseppe Cugnoni.
Un altro grave lutto colpi la R. Società romana di storia patria
colla morte del suo antico presidente e amatissimo socio prof. Giu-
seppe Cugnoni, seguita a' 25 d'agosto 1908.
Egli che fu già tra' soci fondatori della medesima assai beneme-
rito, ne venne eletto presidente a' 21 gennaio 1881, nel periodo ini-
ziale ed atletico del sodalizio, quando il presiedere voleva dire lavorare
per tutti, con manchevoli mezzi, con fievoli aiuti, come accade nelle
origini d'ogni istituzione; quando la Società, sprovvista di sede, era
per favore albergata nella Biblioteca Chigiana, di cui il Cugnoni fu per
lunghi anni bibliotecario. E durante la sua presidenza la Società ottenne
la prima stanza propria sul Viminale e l'affidamento di maggior in-
cremento dall'autorità pubblica. E mentre conseguiva così ragguarde-
voli vantaggi amministrativi, dalla preziosa libreria de' Chigi dava in
Archivio della R. Società roma:. a di storia patria. Voi. XXXI. 32
492
V^ecrolog-ta
luce e commentava con diligente zelo i documenti intorno a Fabio
ed Agostino Chigi, a Felice Peretti (Sisto V) e Giambattista Pamfili
(Innocenzo X), disseminati e illustrati né\V Archìvio; e nella Biblioteca
minore della Società nostra pubblicava i Diaridi Monsignor Antonio Sala,
illustrativi delle lotte del governo papale e della Chiesa di Roma al prin-
cipio del secolo scorso e alla fine del decimottavo. Professore di elo-
quenza latina nella R. Università di Roma, rettore più volte della
Università medesima, socio della R. Accademia della Crusca, recò in
ogni suo ufficio netta e sicura coscienza congiunta a cortesia bene-,
vola e schietta semplicità di maniere;. di guisa che tutti l'amarono e
nessuno temè di lui; e l'affetto di chi lo conobbe l' accompagnò nella
lunga, buona e tranquilla sua vita, non immune da dolori paziente-
mente portati, circondata da affetto e da rispetto cordiale.
O. T.
BIBLIOGRAFIA
// diario roma no di Iacopo Gherardi da Volterra, dal 7 ^^Z-
tenibrc I4']<) al 12 accosto 14S4, a cura di Enrico Ca-
rusi, nella raccolta Renan Iialicarnni scriptores di L. A.
Muratori, nuova edizione. — Città di Castello, Lapi,
1904- 1906, fasce, 26, 27, 44; - 4° pp, xcvi-232.
// diario romano di Gaspare Fontani già riferito al Notaio
del Nantiporto ()o gena. 14S1-2J luglio 1492), a cura
di Diomede Toni, nella stessa collezione, 1907- 1908,
tascc. 53 e 67, pp. LXVI11-134.
Il Carusi e il Toni sono discepoli di Giovanni Monticolo. Essi
stessi ci dicono *ii dovere al maestro la prima idea dei loro lavori, e
di averne sempre avuto cordiale e prodigo aiuto di consigli e di opera.
Pochi maestri avrebbero potuto trovare più adatti, ed essi han saputo
assai bene approfittare della buona fortuna. Diciamolo subito : dal punto
di vista metodico le due edizioni sono eccellenti; l'indagine per fissare
i rapporti dei codici è minuziosa, acuta, esauriente; l'illustrazione del
testo ricca, precisa e derivata da ottime fonti.
Del valore dei due Diarii è superfluo parlare ai lettori del nostro
Archivio. I narratori degli avvenimenti romani della fine del secolo xv
e del principio del seguente sono numerosi, e certo non tutti hanno
l'appassionata vivacità di Stefimo Infessura, o la larga copia di Sigi-
smondo dei Conti ; pure ognuno ha pregio e interesse speciale. Iacopo
Gherardi ci narra quanto tocca l'uomo di curia e dell'uomo di curia
ha tutta la cautela nei giudizi, tutta la misura nel racconto ; il Fon-
tani vede la vita dalle piccole finestrette della sua non ricca dimora
di Ponte, ove si racchiude pauroso (se non gli sia necessità assoluta
fare altrimenti) appena la guerra batta alle porte di Roma, o i parti-
giani dei Santa Croc^ e dei Della Valle, dei Colonna e degli Orsini,
494
)ibliografia
s'azzuffino per le vie. Quindi naturalmente breve è per lui l'orizzonte,
mentre per l'altro è volontariamente circoscritto; ma ciascuno dei due
ci riflette il pensiero di un ambiente.
Del Volterrano il Carusi traccia brevemente una biografia che di
molto si avvantaggia su tutte le precedenti (le quali del resto non fan
che ripetere quasi solamente quanto ne scrisse il Falconcini centoqua-
rant'anni fa), per la ricchezza di nuove informazioni, tratte soprattutto
àsW'Elogio del Gherardi conservato ms. nella bibl. Guarmacci, dai regi-
stri delle lettere di Sisto IV, di Innocenzo Vili, di Alessandro VI, di
Leone X, da due codici dell'arch. Vat. (XLV, 56; XXXIV, 17) e da
uno della bibl. Vatic. (3912), contenenti parte della sua corrispon-
denza. Le lettere più notevoli contenute in questo codice, sono edite
dal Carusi in appendice alla sua prefazione. — Vivente l'Ammannati
il Gherardi raccoglieva materiali per i Commentari che il cardinale an-
dava scrivendo; luì morto, pensò continuare per suo conto. A questo
si deve il suo diario. Il Muratori lo pubblicò facendogli andar innanzi
una serie di notizie comprese tra l'anno 1472 e il 1479, '^^^^ ^g'i cre-
dette opera del Gherardi, 11 Carusi dimostra, come esse debbano attri-
buirsi indubbiamente al cardinale Ammannati, e sotto il suo nome le
pubbhca in Appendice al Diario del Volterrano. Invece fa precedere a
questo la vita dell'Ammannati, scritta dal Volterrano e già edita nella
raccolta delle opere del cardinale, del 1S06; poiché egli crede, e mi
pare abbia pienamente ragione, che essa fu stesa come parte integrante
del diario e solo per comodità di là avulsa e posta nel volume del 1 506,
la cui preparazione è dovuta appunto al Gherardi.
L'edizione Muratoriana venne condotta su di un codice Estense.
Disgraziatamente esso era perduto già nel 1817, Ma le ricerche del Ca-
rusi hanno rintracciato ben quindici codici, che contengono per intero il
diario, e tre altri che ne he hanno qualche parte. Tutti e diciotto sono
accuratamente descritti, ma uno studio più profondo ed attento è stato
rivolto al cod. Vat. 3945, del principio del sec. xvi. L'esame paleo-
grafico, minuzioso ed acuto, stabilisce che esso è dovuto a due scrit-
tori, dei quali uno, oltre che scriver la sua parte, ha riveduto e cor-
retto lo scritto dell'altro, e ha segnato postille marginali. Altre postille
di mano più recente sono aggiunte alle prime. L'esame del modo con
cui le prime e le seconde postille sono passate negli altri codici ha dato
un primo elemento di classificazione, il quale, insieme con parecchi
altri, ha convinto il Carusi, e convince chi legge: a) che il cod, 3943
sia una copia direttamente tratta dall'autografo, del quale riproduce le
note marginali, di carattere personale, e gli spazi o fogli lasciati bianchi
dall'autore, che si riprometteva di riempirli quando avessse avuto ele-
menti sufficienti; b) che dal cod.Vat. 3943 dipendono tutti gli altri di-
'bibliografia 495
rettamente o indirettamente. Ciò stabilito, era chiaro il criterio dell'edi-
zione. Sua base unica è il cod. Val. ^943. Solo là dove questo abbia
manifesti errori, per la restituzione è adoperato il confronto degli altri,
in cui spesso gli amanuensi l' han tentata per loro conto. A questa
norma si tiene risolutamente il Carusi, ed è da dargli lode sincera di
non aver ceduto alla tentazione (di fronte alla quale tanti anche tra
i più esperti son deboli) di allineare ai piedi delle pagine un'inutile
folla di varianti. Ne è scaturito un testo notevolmente più completo
e corretto che quello Mura ter iano, la cui fonte (il codice Estense) se
anch'essa doveva derivare dal codice Vaticano, era spesso monca e
infarcita d'errori, non sempre felicemente emendati dall'editore. Anche
nel nuovo testo non mancano omissioni ed errori, refrattarii ad ogni
correzione o restituzione; omissioni ed errori che risalgono all'impe-
rito amanuense del cod. Vaticano, o fors'anche allo stesso autore, di
cui l'amanuense del cod. Vat. 3943 non ebbe innanzi che una minuta
non sottoposta all'opera della lima (i). — Il commento, sobrio nella
forma, denso di contenuto, segue passo passo il testo, controllandone
e compiendone le notizie non solo col confronto dei diaristi conteni-
poranei e con il sussidio dei più recenti e più attendibili studi, ma col
corredo abbondante di personali speciali ricerche nell'archivio Vaticano.
Opera di uomo dall' ingegno meno pronto e meno nutrito è il
Diario studiato dal Toni. Fino ad oggi esso fu attribuito ad un ignoto
notaio de Antiporta o di Nantiporto. Primo problema da risolvere : che
voleva dire questo strano nome? 11 Muratori aveva pensato che fosse
corruzione di ante portavi o ante portum, « sunt et qui suspicantur le-
« gendum esse Nanti posto, et quosdani notarios olim Romae nuncu-
(' patos fuisse .\ntepositos » . Il sospetto coglie nel segno. Nei codici più
attendibili (ignoti al Muratori) la parola è Nanii posto, e nel testo
ricostituito sulle migliori redazioni dal Toni v' ha una notizia, man-
cante al codice del Muratori, che permette strappare il velo dell'ignoto
dal volto del diarista. A di 7 di agosto del 1484 costui fa ricordo d'aver
prestato « otto once et denari quimJici di perne infilzate a Mariano di
« mastro Alessandro, pesate per madonna Ludovica de Sette, stimate
«a 12 ducati l'oncia». Notaio rogato Bartolomeo Corona. Ma i pro-
tocolli del Corona sono conservati, e là dentro il Toni ha ritrovato
l'atto sotto la data del 4 agosto 1484. Il prestatore è « Gaspar Pon-
(i) Tra questi luoghi refrattarii c'è a p. 23, rr. 2-5, il seguente: « Rhodiana obsidio,
« de qua supra dictum est, die .xxii. augusti niensis soluta fuit ; perseveraverant eniiti dics
Il iiovem supra octavani. ut intcKectura est postca». L'assedio di Rodi terminò il 13 agosto
dopo 89 giorni. Il Carusi pensa a due catrivc letture dell'amanuense: xxii da xtii, <i novcni
« supra octavam » da « novem supra octoginta ». Nel secondo caso non sar.-l più facile sup-
porre una omissione? «novem supra octavam [decadem]»?
bibliografìa
« tanus notarius de regione Pontis » . Se anche qualche dubbio potesse
rimanere, svanisce, poiché si trova confermato dai documenti che un
fratello del diarista si chiamava Sebastiano, un figlio Antonio, cosi
come sono indicati nel diario. Ma perchè «Nanziposto »? Padre Casi-
miro e il Gregorovius pensarono a «notarlo dell'anteposto» e cioè
degli «antepositi super guerris et pace». Sfuggì loro la notizia che
il Toni trasse da Marcello Alberini : « havendo [li caporioni] anchora
« iurisditione nei rioni, administrando iustitia de certa somma in giù; per
« il che anche oggidì se creano con loro tanti notarli che se chia-
«mano Antepositi». Gaspare Fontani, notaro anteposito del caporione
di Ponte, fu senz'altro detto Notaro Naniiposto ! — Di lui poche notizie.
Deve essere nato prima del 1449, perchè i suoi protocolli (arch. Capit.
nn. 1315-1318) cominciano dal 1468: certo visse fino al 1524, al qual
anno arrivano gli atti da lui rogati. L'anno 1493 entrò nella congregazione
dei raccomandati del Salvatore a Sancta Sanctorum,e nel 1 509 fu eletto
nel numero dei tredici ufficiali (uno par rione). Subito dopo fu scelto
come segretario; conservò l'ufficio fino al 15 14, quando chiese d'esserne
dispensato per la vecchiaia. Sua moglie fu donna Alterici, morta forse
il 1506; da lei ebbe Antonio, Ippolito, Vincenza. Un suo fratello Seba-
stiano morì forse nel 1499, lasciando le figlie Brigida e Bernardina
ancora viventi nel 1515. Forse suoi parenti furono Onofrio ed Agapito
Fontani, il primo dei quali fu cerimoniere di Alessandro VI, Queste
le poche notizie che il Toni potè aggiungere a quelle date dal Diario
e dal testamento di Gaspare, traendole dalle carte di Sancta Sanctorum,
direttamente o indirettamente; poiché provenienti di là sono anche
quelle che egli derivò dal lacovacci e dall'Adinolfi. Forse qualche altra
se ne potrebbe ricavare, che a lui sfuggì, e ad alcuna di quelle a lui
note si potrebbe dare un po' differente luce. Per esempio nel cod. n. 2
dei Catasti del fondo Sancta Sanctorum (Arch. di Stato di Roma) a
e. 422 B, sotto l'anno 15 12, nella serie degli anniversari da celebrare, sì
trova il nome di Gaspare come quegli per cui si debba la commemora-
zione « prò remissione peccatorum » finché egli fosse vivo, e « prò anima
« sua » quando morisse, con queste parole : « Gaspar Pontanus, secre-
«tarius presentis hospitalis, prò mercede et servitio per eum facto
«quondam domino cardinali Alexandrino, iuxta relationem nobis [guar-
«dianis] factum per dd. Angelum Gabrielem et Franciscuni Narum
« prout dixerunt habuisse a rev. pa. d. Dominico della Porta exequu-
« tori dicti rmi d. cardinalis. Et ita absque solutione in anniversariis
«misimus, qui in eccl. Ss. Gelsi et luliani; prò remissione». Non sarà
da trame conseguenza ch'egli fosse dei famigliari del card. Giovanni
Antonio Sangiorgio, volgarmente detto Alessandrino? Cercando nelle
memorie del cardinale, che non fu degli ultimi alla corte di Ales-
'Bibliografia 497
Sandro VI e di Giulio II (mori il 14 marzo 1509), non sarà possibile
conoscere qualche cosa di più intorno al Nanziposto? Nello stesso co-
dice a e. 88 B iscritto tra i soci della fraternità nell'anno 1488 o giù
di lì (la notazione non è datata, ma è compresa tra altre del 1487 e
del 1488) si trova Sebastiano Fontano «aromatario». Sarà il fratello di
Gaspare? Forse; e forse lo stesso che appare morto circa il 1499, e
Gaspare completa in vino la quota fissata per ottenergli l'annuo suf-
fragio. (Vedi Necroloc^i e libri affini della città di Roma, p. 534, fra i
Fonti per la storia d'Italia pubblicati dall' Istituto Storico Italiano). Ma
intanto a e. 91 a ci si imbatte in un altro Sebastiano Fontano ricevuto
nella società l'otto febbraio 15 11. E allora quale sarà il fratello? Quale
dei due sarà il padre di Menico e marito di Camilla, ricordato dall'Adi-
nolfi? Ippolito, figlio di Gaspare, entrò nella fraternità il 14 agosto 15 12
(ivi, e. 90A); potrebbe il secondo Sebastiano esser figlio del primo?
Forse solo nel 1511 egli compi il quattordicesimo anno e, secondo lo
statuto del 1408 (cap. XVI, nel detto cod, e. i6b), solo allora potè
essere ammesso nel posto lasciato vuoto dal padre (i). — Di Antonio,
figlio di Gaspare, il Toni pensa che fosse prete, perchè nel testa-
mento il padre parla di certi benefici ottenutigli. Ma r.\dinolfi, citato
dal Toni, tra i sepolti ai Ss. Celso e Giuliano pone anche una « Pel-
« legrina delli Casali moglie di Antonio delli Fontani». Non sarà il
nostro? Benefici poteva averne anche se laico. E se non è, sarà da
pensare al nome del nonno rinnovato nel nipote, e cioè ad Antonio
e Pellegrina genitori di Gaspare? Spogliando i Regesti Vatic. e i regi-
stri camerali, se mettesse il conto, potrebbe risolversi la questione. —
Alla famiglia di Gaspare appartenne di certo Giovanni Francesco Fon-
tano, beneficiato di S. Pietro, morto nel 1511, per cui, come già per
Sebastiano, Gaspate pagò i 50 fiorini necessari per l'iscrizione nel
libro degli anniversari della fraternità del Salvatore (codice cit. e. 421 a).
Fu sepolto a S. Celso con gli altri di casa Fontani (.\dinolfi, loc. cit.).
Forse nell'archivio Capitolare di S. Pietro potrebbero trovarsi notizie
di lui, tali da portar luce su tutta la famiglia.
Le ricerche del Toni hanno rintracciato sette manoscritti del xvii
e xvui secolo, che contengono per intero il diario, e quattro che ne
danno qualche parte. Due tra questi ultimi erano già noti sotto il
titolo Diario del Corona, che primo il Carusi s'accorse essere parte
della narrazione del Nanziposto. Un paziente e minutissimo lavoro di
(:) Potrebbe esser figlio postumo. La iscrizione di Sebastiano nel libro degli anniver-
sari e tra le prime segnate l'anno 1499-1500, ma questo non dice che la morte non possa
essere accaduta qualche tempo prima. Anzi il testo della nota: «Soluti fuerunt fl. .11. in
« contanti, residuum [usquc in .1.. fl. solutum fuit] in vino per Gasparem Fontani » potrebbe
tar pensare ad un ritardo nel pagamento e quindi nella inserzione.
498
'bibliografia
confronto, che ò la parte migliore, metodicamente, del lavoro del Toni,
ha permesso di stabilire la superiorità del testo conservato nel codice
Vallicelliano I, 74. Neppure il Vallicelliano dipende direttamente dal-
l'originale, ma da una copia probabilmente anch'essa indiretta. Da
codesta copia derivano, sebbene un po' meno corretti, anche due altri
codici (arch. Vat. Pio, 25 ; bibl. Ferraioli, 335), mentre altri due (Vat.
lat. 10.579, 6823) oflfrono varianti più o meno felici, che li dimo-
strano provenienti dall' originale per altra via. Gli altri sei sono copie
dei primi cinque. Quindi l'edizione nuova è basata sul Vallicelliano,
col confronto e col sussidio dei quattro codici del primo gruppo. Il
Muratori, nell'edizione sua, si lasciò guidare dal solo Vat. 6823, e
inoltre (fosse difetto della copia che ebbe o di metodo) raffazzonò la
dicitura, e spesso omise notizie; sicché il testo nuovo guadagna pa-
recchio sul vecchio.
Molto guadagna anche per la bontà del commento, la cui base
è soprattutto il confronto coi diaristi contemporanei, e che nulla lascia
a desiderare per l' intelligenza del testo e specie per le precise notizie
delle persone nel diario ricordate. Il metodo è lo stesso che lodammo
nell'edizione curata dal Carusi. Solo forse si sente in questo del Toni
un po' più esagerato il rispetto alla formale esteriorità sistematica.
Forse non è un difetto, ma tale può sembrare. Per dare qualche esem-
pio: la prima volta che il diarista parla di un personaggio, o nomina
un luogo, il Toni nella nota dà brevi, precise, utilissime indicazioni
biografiche o topografiche (i). Poi ogni volta che la persona o il
luogo vengano anche solo nominati o accennati, fosse pure a distanza
di due righe, egli pone una nota di rimando alla prima (2). Ora me-
todicamente può essere giustissimo, ma è anche evidente che la mag-
gior parte delle volte i rimandi potevano essere risparmiati. In un
testo così breve e ristretto a così piccolo numero di anni (1481-92),
non è possibile che il lettore scorra solo due o tre righe; di certo leg-
gerà le due o tre pagine che riguarderanno un determinato argomento.
Leggerà, per esempio, tutta la narrazione della guerra sostenuta da
Sisto IV contro il re di Napoli. E allora quando una volta si sia detto
chi sia «il re», chi « il duca di Calabria», basta! Che se poi, invece
di leggere, lo studioso voglia consultare un rigo, una parola, e capiti
proprio in un nome a lui sconosciuto, si prenda la pena di leggere
indietro, ovvero vada all' indice onomastico. Gli indici nelle edizioni
dei testi debbono essere, secondo il mio pensiero, gli unificatori di
(1) Una svista c'è a p. 60, nota 12, dove il I.igo di Vico e posto nel circondario
<li Prosinone ! !
(2) SI veda per tutti il caso delle note ai nomi Qiiinto e Primaporta a p. 1;.
bibliografìa 499
tutto il commento, sfollandolo ed alleggerendolo, specialmente quando
sono fatti, come in questi due volumi, con amore ed intelletto. Per
esempio, avendo posto in fondo al volume un indice dialettale, perchè
ripetere le illustrazioni dialettali a pie di pagina? avendo aggiunto
un elenco delle opere consultate per la prefazione e pel commento,
perchè ogni volta che se ne fa uso citare l'edizione? Quasi quasi si
potrebbe risparmiare di farlo perfino la prima volta ! Lievissime mende,
se pure lo sono, che però nulla tolgono alla bontà e alla utilità della
pubblicazione.
P. Ecidi.
Hermann Egger, Ziir Baugeschicbte des Paìa:(^o di Ve-
nezia; Sonderabdruck aus der Publikation Der Prt/rt^^()
di Feneyia in Roni [Wien, 1908?]; in-folio, pp. 1-32
e 153-176.
— Der Palai:;;^j di Vene:^ia im iS. Jahrhtmdert; Sonderab-
druck aus Zeitschr. fiir Geschichte der Architektiir Jahrg. I,'
1907, pp. 271-282.
Mentre si attende la pubblicazione del volume, in cui, sotto gli
auspicii di un Comitato Viennese, alcuni dotti cultori di storia del-
l'Arte hanno raccolto una serie di studii e di ricerche sul più gran-
dioso monumento della Roma medievale, qual' è il Palazzo di Ve-
nezia, è comparsa in edizione separata la parte dell'opera affidata al
dott. Hermann Egger, che tratta la storia edilizia del celebre edificio.
Lavoro assai pregevole per la somma diligenza della indagine storica, la
quale presenta difficoltà pressoché insuperabili a chi voglia investigare
le vicende di codesta colossale costruzione nel periodo più antico, vale
a dire, nell'epoca in cui Pietro Barbo, che fece edificare il palazzo,
era ancora il «Cardinale di S. Marco»; mentre per la storia del-
l'edificio dopo il 1464, quando il fiistoso porporato veneziano divenne
il papa Paolo II, possediamo una copiosa fonte di notizie nei registri
delle fabbriche pontificie conservati nell'Archivio di Stato Romano, la
cui pubblicazione fu merito insigne dell' infaticabile e compianto Eu-
genio Muntz.
Il dott. Egger ebbe la fortuna di servirsi di un'altra fonte, sco-
nosciuta finora, per la storia edilizia del « Palazzo di S. Marco » : è
il voluminoso rapporto che l'architetto austriaco A, V. Barvitius pre-
5Ó0
Ttbliograjìa
sentava al suo Governo intorno alle condizioni statiche dell' edificio,
da lui studiate coti ogni cura negli anni 1856-58, ricercando nei muri
del vastissimo palazzo le tracce delle successive vicende della sua co-
struzione. Con l'aiutò dell'opera del Barvitius, il nostro autore rifu,
giovandosi altresì diegli studi di altri scrittori e delle proprie investi-
gazioni tecniche e letterarie, la storia del Palazzo, giungendo a con-
clusioni in gran parte nuove. Il primo periodo della costruzione sa-
rebbe incominciato ancor negli anni (1441-1452) che il Barbo era
cardinale di S. Maria Nuova (oggi S. Francesca Romana) abitando fin
da allora il vecchio palazzo di S. Marco, in cui mantenne la dimora,
naturalmente, anche dopo che Nicolò V ebbe trasferito il suo titolo
cardinalizio all'antica basilica dedicata al protettore di Venezia. L'edi-
ficio del « Cardinale » Barbo consistette, quindi, nella trasformazione
del palazzo vecchio (i), comprendente l'area della gtan torre quadran-
golare fra la chiesa e il e Palazzetto», con una aggiunta che si sten-
deva fino al portico dell' ingresso attuale del Palazzo verso piazza Ve-
nezia. Innalzato al trono papale, il Barbo concepì un nuovo, assai più
vasto piano edilizio e diede origine alla colossale costruzione, racchiu-
dente la basilica di S. Marco, quale oggi si ammira, aggiungendovi la
caratteristica costruzione che nei documenti del secolo xv è chiamata
«Giardino di S. Marco», l'attuale Palazzetto di Venezia condannato
a prossima demolizione. In questo secondo periodo edilizio, che ab-
braccia gli anni 1 466-1 471, sorse tutta la fronte settentrionale del Pa-
lazzo, mentre dal lato verso la via del Plebiscito, dov' è l' ingresso
principale, non avrebbe raggiunto la fabbrica, sotto Paolo II, l'altezza
del primo piano. L'autore ritiene inoltre (contrariamente alla opinione
del Muntz) che soltanto nel secondo periodo s' incoriiinciasse la co-
struzione del grandioso cortile intemo, rimasto sempre incompiuto;
e si desse principio alla fabbrica della torre sull'angolo verso il « giar-
« dino » e ai portici del giardino stesso.
Sulla cronologia di queste due ultime parti della gran mole Pao-
lina, la torre e il giardino, non potremmo consentire nelle conclusioni
dell'egregio autore. Riservandoci di tornare altrove sulla storia edilizia
del «Palazzetto», ci limiteremo qui ad osservare come raff"ermazione
dell'Egger, che solo nella primavera del 1470 fu posto mano alla edi-
(l) All'etanie delle condizioni topografiche di quella parte dell'Urbe, dove sorsero
poi le fabbriche di Paolo II, e alle vicende dell'antico palazzo di S. Marco è dedicata la
prima parte dello studio che esaminiamo. L'autore poteva ricordare, a riprova delle sue
aflermazioni intorno ai restauri compiuti da Pietro Rarbo, come nei documenti pubblicati dal
Mlkxtz (Lis arts à la cour des papts pendant le //. el le lf>. siètie, Paris, 1879, pp. 64»"')
»i parli anche di lavori compiuti per rinforzare la « p.irtc .intiqua » del P.il.izzo (anni 1468
e H70).
bibliografia 501
(ìcazione della torre (la quale non faceva parte in alcun modo, secondo
l'autore, del piano generale del Palazzo, e sorse per ragioni di neces-
sità dei servizi della corte pontificia) appaia in contrasto con i docu-
menti dell'Archivio di Stato. Infatti, sono di codesto anno 1470 i man-
dati di pagamento per la corona di « beccatelli » o mensolette che
cingeva un tempo la torre nel tratto più alto; dello stesso anno i do-
cumenti concernenti i lavori di pittura nell' intemo di essa (i). E come
può conciliarsi la testimonianza delle opere compiute nel 1468 e '69
per stabilire una diretta comunicazione fra il «giardino» eia «torre
«della bissa» (2), con la ipotesi del dott. Egger che la torre così de-
nominata ne' documenti dell'epoca non sia già quella posta a fianco
del giardino, bens'i la torre minore, oggi chiamata del Belvedere, la
quale sorge in quella parte del Palazzo che, giusta le indagini e le
induzioni del Barvitius e dello stesso Egger, non si era ancora inco-
minciato a costruire al tempo che regnò il papa Barbo?
La morte improvvisa di Paolo II lasciava al prediletto fra i tre
porporati congiunti del papa veneziano, a Marco Barbo cardinale del
titolo di S. Marco, il grave compito di continuare la grandiosa co-
struzione. Questo consanguineo di Paolo II (non « nipote » di lui, come
lo chiamarono tutti gli scrittori), dedicando al proseguimento dell'opera
monumentale quel fervido e devoto zelo, che lo aveva reso assai caro
al fondatore delle fabbriche di S. Marco, ne accrebbe felicemente la
mole e gli ornamenti interiori. Ma le posteriori vicende del Palazzo
che non fu né sarà mai finito, costituiscono invece, come scrive l'au-
tore, « una vera lagrimevole istoria » : è una lunga serie di aggiunte,
di trasformazioni, di restauri, quasi sempre dannosi per il carattere e
la originaria bellezza architettonica dell'edificio, e di cui tuttavia inte-
(1) Mand.iti opro manifactura 372 brachiorum coriiicis de tcvertino factorum super
« et sub bocatellis et sub mergulis turris dicti paLitii » ; o prò manifactura 12 caballorum
«de tevertino factorum circumcirca dictam turrini » (26 maggio 1470; Mcextz, op. cìt.
H, 71). Altri mandati (giugno e luglio 1470) a vari pittori per lavori fatti « in pingcndo
» turrim fabricae palatii S. Marci» (Mlentz, op. cit. II, 80). La torre coronata di bec-
citelli e di merli appare nella pianta iconografica' mantovana di Roma (sec. xv): la som-
miti di essa venne distrutta da un fulmine al tempo del card. Marco Barbo : cf. Aiisonin,
anno I (1907), 125 sg.; Egger, p. 22.
(2) Cf. Ausonia., I, 126, nota 5. Ai documenti ivi citati è da aggiungere questo':
ottobre, 1466 ; « lohanni Battista citadino romano de' avere per doi legni di castagni dati
CI per fare la scala che passa dal zardino in nella torre della bissa ». AC. (Archivio Romano
di Stato, Fabbrica di S. Marco, Mandati 1466-6-, e. 89). Nell'ottobre e novembre dello
stesso anno si lavorava per « aconzare teti de la tore de la bissa » (Mandati citt. e. 8 b);
e dunque fuor di dubbio che una torre, posta fra la chiesa e il Giardino, esisteva e veniva
restaurata al tempo di Paolo II, come par certo che a una sola torre si lavorasse durante
quel pontificato nel palazzo papale di S. Marco, dalla forma dei documenti citati nella nota
precedente. Del resto, dell'esistenza di un'antica torre in codesta parte dell'edificio pare fosse
convinto, per le sue indagini tecniche, lo stesso Barvitius (Eggek, cf. p. 9, nota 3)..
^
502 'bibliografia
ressa sommamente la conoscenza a chi studia il primitivo aspetto del
Palazzo e la storia ediliz'a dell'Urbe in generale. A questa parte delle
sue ricerche il dott. Egger ha dedicato lunghe e fortunate cure, sco-
prendo negli archivi di Venezia vari documenti che concernono le
opere compiute dagli ambasciatori della Serenissima presso il papa,
ch'ebbero sede nel Palazzo di Venezia. Le vicende dell' insigne mo-
numento durante il secolo xviii in particolare, formano l'argomento
del secondo scritto dell'egregio autore, pubblicato nella Zeitschrift fùr
Geschichte der Arclìitektiir, il quale, corredato di belle riproduzioni di
incisioni rare, riproducenti l'aspetto dell'edificio nel Settecento, com-
pleta degnamente la dotta e diligente monografia compresa nel vo-
lume, che la colta Società viennese ha voluto dedicare alla grande
opera architettonica di Roma.
La magnificenza di codesto volume è bene afl^ermata nella parte
compiuta dal dott. Egger, splendida nella veste tipografica, adorna di
gran numero di preziose illustrazioni in eliotipia, tratte da fotografie,
da quadri moderni e da incisioni antiche : onde la storia edilizia del
Palazzo si svolge viva dinanzi agli occhi del lettore anche per merito
delle illustrazioni, che sono parte essenziale e assai riuscita dell'opera.
Di ciò va data ampia lode al benemerito autore, a cui si deve anche
la pregevohssima appendice (p. 153 sgg.) delle iscrizioni d'ogni epoca
(anche quelle oggi scomparse) che furono apposte in tutti gli angoli
del monumento dalla ranità di papi, di prelati, dì ambasciatori, e delle
numerose e nitide piante topografiche, per cui si rivela evidente la
forma dell'edificio nelle sue varie parti e nelle diverse età della sua
più volte secolare esistenza.
G. ZlPPEL.
A. Luzio, Isabella d'Este e il Sacco di Roma. — Milano,
Cogliati, 1908, 8°, pp. 174.
Il libro mantiene assai più che il titolo non prometta. Più che
della dimcra di Isabella a Ronw e del suo afifaccendarsi per ottenere
al figlio Federico l' ufficio di capitano generale della Chiesa, e una
sposa che Io togliesse dai lacci di Isabella Boschetti o per ottenere al
figlio Ercole la porpora; la prima parte del libro ci scopre il gioco
doppio e menzognero di Alfonso duca di Ferrara, che tiene a bada il
papa finché non s'accorda pienamente con Carlo V, e meglio ancora
la insigne malafede del versipelle Federico di Mantova, che, feudatario
di Cesare e capitano generale del papa e dei Fiorentini, finge a eia-
'Bibliof'rafìa 503
scuna delle parti d'esser per lei col cuore, e intatìto all'una comu-
nica quanto dall'altra viene a sapere. Certo a niuno sfugge la difficoltà
della posizione in cui egli si trovava ; ma come non restare sdegnati
alla sua volgare, piccina, misera astuzia? Conserva titolo e paga di
capitano generale della Chiesa, ma non fa pur mostra d'andare all'eser-
cito della lega ; per colmo d' irrisione, quando già le truppe imperiali
investono Roma guidate a nord dal Borbone, a sud dal viceré Lannoy,
chiede a costui, come al rappresentante dell' imperatore, suo signore,
il permesso di andare a combattere in difesa del papa ! Come non
sdegnarsi che a meschino sfogo dei suoi rancori personali contro
Giovanni de' Medici, subdolamente renda impossibile il tentativo di
arrestare i lanzichenecchi? — E anche nel Sacco, mentre Isabella me-
rita ogni encomio per aver posta ogni sua cura a salvar dame e per-
sonaggi, coprendoli con la protezione del figlio Ferrante e del nipote
Alessandro di Novellara; Federico non pensa che ad acquistare dai
predatori, se possa, antichità e oggetti d'arte a poco prezzo. Anche
di Isabella questo si disse, e il Guicciardini raccolse la voce ; ma ella
nelle sue lettere fieramente protesta contro l'accusa.
Per quel che riguarda propriamente il Sacco, i documenti man-
tovani, di cui quasi esclusivamente si serve il Luzio, non ci danno
molta novità di notizie. Com'è naturale, si riferiscono quasi del tutto
all'opera di Isabella, di Ferrante e di Alessandro Gonzaga. Pure le
lettere di Francesco Gonzaga, oratore del marchese Federico a Roma,
scritte nei giorni immediatamente seguenti, sono di notevole interesse.
Più notevole ancora è la prova, sgorgante dai documenti, che Carlo
di Borbone fu trascinato e non trascinò alla presa di Roma. Fino
all'ultimo egli cercò d'evitarla; e vi sarebbe riuscito, se il papa non
fosse stato cieco e non avesse voluto giocare di abilità, quando era il
tempo di estreme risoluzioni. Se Clemente avesse in tempo dato denaro
per pagare le affamate soldatesche spagnole e tedesche, Roma era salva !
In calce al volume sono pubblicate molte delle lettere inviate da
Roma a Federico marchese di Mantova dal 1524 al 1527. Gli studiosi
di cose romane ve ne potranno trovare alcune interessanti anche per la
storia dei costumi delia città (pp. 112, 115, 114, 1x5). Altri documenti
attrarranno l' attenzione degli studiosi di storia dell' arte, specialmente
r inventario degli oggetti conservati nella « Grotta » di Isabella, e le
lettere che parlano delle vicende di due arazzi raffaeleschi e di altre
opere d' arte, spedite da Isabella per mare alla volta di Mantova, pre-
date dai mori e poi in parte recuperate. Altre notizie riguardano opere
dì Giulio Romano, del Bonaccorsi, di Sebastiano del Piombo.
Ma di tutte la più notevole è l'appendice quarta, ove alla luce
dei documenti si mostra chiaramente che Giorgio Frundsbera: non fu
'Bihliogvafia
queir «impiissimum... lioniiiiis monstrum » che disse il Caracciolo, e
neanche quel luterano terribile e feroce, odiatore del papa, si da por-
tare con sé un laccio di seta a strangolarlo. Egli verso Clemente VII
apparisce anzi propenso, e ripetutamente dichiara averlo combattuto
sol perchè nemico dell' imperatore suo padrone. Anzi nell' interesse
di Clemente e di Carlo egli nel 1528 architettò col duca di Mantova,
e per suo mezzo col papa, un piano per riavvicinare imperatore e
papa, restituendo con l'opera dei lanzichenecchi ai Medici la città di
Firenze. L' indecisione, la troppa abilità e un po' l'amor patrio di Cle-
mente (che voleva Firenze, senza però sottoporla allo strazio sofferto
da Roma), il (finimento della spedizione del duca di Brunswick, salva-
rono ancora per due anni la libertà fiorentina. È un episodio ignoto,
in cui il Frundsberg, se non si manifesta buon cattolico, come pare
al Luzio (che altri baci per lui il piede a S. S., non basta a dimo-
strarlo), apparisce però di animo equilibrato, immune da odii precon-
cetti e settari.
P. Ecidi.
Anton Eitel, Dcr Kirchcnstaat unter Klemens V , Abbaili!!,
-ur ìiiitt!. il. neueren Gescìjìchle, herausg^. voii G. v. Below,
H. Finke, F. Meinecke, h. i. — Berlin u. Leip.?;ig,
W. Rothschild, 1907, 8°, pp. 218.
b un libro molto bene informato, preciso, chiarissimo. Dal re-
gesto di Clemente, dalle ricerche del Davidsohn, dell'Ehrle, del Finke,
del Soranzo, del Fabrc, dell'Antonelli e di cento altri, l'autore ha tratto
una lucida esposizione delle disastrose condizioni dello Stato ecclesia-
stico, ne ha ricercate le cause e ha fatto vedere l'opera compiuta da Cle-
mente per ripararvi. Le indagini personali gli han permesso di cor-
reggere qualche dettaglio o di dar maggior luce a qualche altro. Forse
la parte ove meno s' incontra di nuovo è appunto quella che più stret-
tamente ci riguarda ; e cioè i capitoli II-IV, in cui sì parla di Roma,
dell'ordinamento dello Stato, del Patrimonio, della Campagna e della
Marittima. Per la storia della città, oltre la giusta visione delle ri-
spettive posizioni che in essa avevano la nobiltà il popolo il papa,
notevoli sono le correzioni apportate alla lista senatoria, e la difesa
dell'attitudine di Clemente V di fronte ad Enrico VII. Poco lumeg-
giate invece le relazioni del papa e della città con Roberto d'Angiò,
per le quali finora restarono inesplorati i registri reali dell'archivio di
Napoli. Lo studio dell'organizzazione dello Stato non conduce ad al-
cuna conclusione, diversa da quelle che su questo periodico espose il
'Bibliografia 505
Calissc nei riguardi del Patrimonio, e che furono poi confermate lar-
gamente dalle pubblicazioni del Fabre. Ed era naturale. Le fonti, sal-
tuarie e monche per le altre regioni, pel Patrimonio offrono invece
copia e compiutezza. I nuovi documenti veduti dall'Eitel non fanno che
confermare quelli che già conoscevamo. E cosi confermano pure quel-
r impotenza degli ufficiali pontifici che negli ultimi tempi era ancora
una volta apparsa chiarissima nei densi scritti dell'Antonelli. Impor-
tante e nuovo è il giudizio dell' Eitel sull'opera di Benedetto XI : ne-
potista anche lui, se non raggiunse il grado dei predecessori o dei suc-
cessori, fu perchè, nato di povera gente, non avea parenti capaci di
esser favoriti ; in compenso favori i conterranei. Il giudizio, basato spe-
cialmente su alcuni di quei documenti spagnoli rintracciati dal Finke,
che ogni giorno più ci fan desiderare una completa esplorazione degli
archivi iberici, è opposto del tutto a quello tradizionale, ripetuto dal-
l'ultimo storiografo di Benedetto, il Funke. Alla debolezza, che tutti
riconoscono in lui, sarà da aggiungere anche questa taccia di favori-
tismo regionale? Il giudizio su Benedetto è confermato nel capitolo
seguente, ove rapidamente si tratteggia lo stato del Patrimonio, della
Campagna e della Marittima dopo l'opera partigiana e dissolvente di
Bonifazio Vili, di cui si dà però un giudizio meno severo di quello che il
Finke dette nella sua opera sui Templari. Di grande interesse le nuove
notizie tratte du documenti Vaticani e spagnoli intorno alle trattative
tra Gaetani e Colonna durante il conclave; la conclusione delle quali
condusse alla accessione dei cardinali partigiani dei Gaetani al candi-
dato francese, Bertrando de Got, cioè Clemente V. Il quale in gran
parte non seppe che disfare quanto Bonifacio Vili aveva fatto: restituì
ai Colonna i loro beni e le loro dignità (la bolla 2 febbraio 1 506, finora
nota solo in parte, è dall'Eitel pubblicata per intero), e li favorì in una
lite coi Gaetani; negli atti della quale l'Eitel trovò una piccola miniera.
La narrazione non si perde nei dettagli, ma lumeggia i punti fonda-
mentali, e conduce alla conclusione che nell'opera di pacificazione e
nel ricostituire la autorità pontificia in queste regioni Clemente poco
o nulla potè concludere. Più efficace forse riusci l'opera sua nelle altre
parti dello Stato. La vittoria sui Veneziani diede agli ufficiali pontifici
del Ducato, della Marca e della Romagna un ascendente, che ristabilì
per qualche tempo una effiittiva sovranità; e per questa parte giusta-
mente ha detto l'Eitel che Clemente V fu signore del suo Stato come
pochi dei suoi predecessori. E poiché l'argomento (se si faccia ecce-
zione per la guerra di Ferrara studiata dal Soranzo) non era stata og-
getto di speciali trattazioni, questi capitoli, e specialmente quello sul
ducato di Spoleto e sulla Marca, ci sen>brano i più notevoli del volume.
P. Ecidi.
NOTIZIE
La Rassegna Numismatica diretta da Furio Lenzi, col nuovo
anno 1909 (VI della rivista), si pubblicherà non più ad Orbetello, ma
a Roma.
L'Unione Tipografico-Editrice Torinese ha pubblicato: S. Muller
Fz., J. A. Feith, R. Fruin Th. Az., Ordinamento e Inventario degli
Archivi. Traduzione libera con note di Giuseppe Bonelli e Giovanni
Vittani. Dall'edizione ultima, uscita in tedesco a cura del Dr. H. Kaiser.
Si è pubblicato il III voi. dei Regesta Pontificum Romanorum di
P. F. Kehr, dedicato alla Toscana. Ne riparleremo.
La Société de l'Histoire de Franca ha pubblicato il tomo X delle
lettere di Luigi XI (1482- 148 3 et Supplément), per opera di J. Vaesen
e B. de Mandrot ; ed i Mhnoires de Martin et Guillaume du Bellay,
tome I (livres i et 11, 15 15-1525), per opera di V.-L. Bourrilly e
F. Vindry. Questi ultimi interessano direttamente l' Italia, data la
parte importantissima avuta dalla Francia in quel tempo negli affari
d' Italia.
Si è pubblicato ; Emilio Calvi, Bibliografia di Roma nel Medio Evo
(476-1499), supplemento I, con appendice sulle catacombe e sulle
chiese di Roma (Roma, Loescher, 1908).
L'Institut d'Estudis Catalans (Barcelona) ha pubblicato: Documents
per Vhistoria de la cultura Catalana Mig-eval, per opera di Antoni
Rubió y Lluch. Questo primo volume va dal 1275 al 1410.
Si è pubblicato: Archivalia in Italie, belangrijk voor de geschie-
denis van Nederland beschreven door Dr. Gisbert Brom [importanti
per la storia dell'Olanda, descritti dal dott. Gisbert Brom]. Eerste Deel:
Rome, Vaticaansch Archief. Eerste Stuk (Martinus Nijhoff, Aja).
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXIi 33
5o8
o^oti^ie
È uscito in questi giorni il primo volumetto della raccolta di
Profili che l'editore A. F, Formiggini di Modena aveva da qualche
tempo preannunciato. Esso è dedicato a Sandro Botticelli ed è. opera
di I. B. Supino, professore di storia dell' arte nella Università di Bo-
logna. L' edizioncina è riuscitissima. È stampata con bei caratteri nuovi
nitidi e chiari, su caria filogranata di lusso, numerose illustrazioni
sono' intercalate al testo: i fregi, le iniziali, il disegno della copertina
formano un insieme perfettamente armonico colla rilegatura in pseudo-
pergamena. Sarà pubblicato un volume ogni bimestre e ne sonò già
preannunciati più di ottanta.
Fra i Fonti per la storia d'Italia pubblicati dall'Istituto Storico
Italiano, Pietro Egidi pubblica i Necrologi e libri affini della Provincia
Romana, voi. I, Necrologi della città di Roma (Roma, 1908). Un ma-
gnifico volume di circa seicento pagine con quattro tavole illustrative,
contenente diciassette documenti tra veri necrologi, note necrologiche,
libri anniversarii e oblatarii con notizie fino all'anno 1500.
La novella 142 del ms. Panciatichiano-Palatino 138 (La donna che
si voleva rimaritare) ha porto occasione a un articolo pieno di garbo,
di Emilio Re, inserito nel num. X del Btillettino della Società filologica
romana : Una novella romana del Novellino e l'età probabile del ms. Pan-
ciaticlìiano. Dopo aver identificato il personaggio principale di cui si
fa parola nella novella - Mabilia Savelli, moglie di Agapito Colonna
« vissuto nello scorcio del sec. xiii, senatore di Roma per pochi mesi
« nel 1293, scomunicato poi da Bonifazio VIII », e scacciato dalla città -
l'A. distingue costei, figlia del nipote di Onorio IV, Luca di Giovanni
Savelli, dall'altra Mabilia della stessa casata, sorella del papa ora no-
minato, e figlia, quindi, di un altro Luca. Corregge in tal modo Onofrio
Panvinio {De gente Sabellà), che ignorando l'esistenza di Luca di Gio-
vanni Savelli, fece delle due Mabilie una sola persona. L'una fu mo-
glie di un Giovanni di Alberto, e nel 1279 ^""^ vedova, come risulta
dal testamento del papa suo fratello: l'altra sposatasi nel 1284 con
Stefano di Giovanni di Stefano, passò a seconde nozze, prima del 1 300,
se si deve prestar fede a un aneddoto riferito dal Petrarca nel libro II
Rerum memorandarum, con il Colonnese. Fissati questi dati storici, l'A.
in base ad altre osservazioni - tra le quali è notevole quella delle dif-
ferenze, nei rispetti dello stile, che s' incontrano nei nn. 1-86 del ms.
Panciatichiano-Palatino dalle parti corrispondenti del testo Gualteruz-
ziano del Novellino, « che mostrano compiuto il mutamento che il vol-
te gare italiano sostenne nella prima metà del sec. xiv divenendo di
« forma più matura, ma, forse, meno efficace, e sopratutto spogliando
V^ti-{ie 509
« quasi ogni modo provenzale e francese » - cerca di stabilire l'età del
codice suddetto. La conclusione dello studio è che mentre le ultime
venti novelle (nn. 137-156), di cui nessuna ha un riscontro esatto nel
testo Gualteruzziano, appartengono al terzo o quarto decennio del
sec. XIV, «gli elementi della prima parte del ms. (nn. 1-136) sono
« sostanzialmente più antichi, e forse del medesimo tempo dei mss.
« Laurenziano-Gaddiano 195, Magliabechiano-Strozziano classe XXV,
«n. 513; ma l'ordinamento, oltre l' immissione delle questioni del Si-
« drach e del Fiore dei Filosofi, non che le particolari forme stilistiche
«e variazioni delle novelle 1-86» si possono, forse, «ascrivere al
«tempo medesimo che furono aggiunte le ultime». Nello stesso fasci-
colo il compianto prof. Giuseppe Cugnoni pubblicava Centcmùvantutio
epigrammi latini d'autore ignoto che illustrano le opere d'arte del pala:i:{o
Farnese in Capr avola, traendoli dal ms. Chigiano segnato I. V. 191:
appartengono a uno di quegli « eleganti poeti che fiorirono tra la se-
« conda metà del sec. xvi, e la prima del susseguente, a molti dei quali,
« dice il Tiraboschi, le delizie di Caprarola somministrarono argomento
«di canto»; forse a Famiano Strada. Ivi pure si legge un'altra nota,
ricca d' interesse per la storia del costume a Roma durante l'alto
medio evo, dovuta a W. de Gruneisen : Len\noli e tessuti egiziani nei
primi secoli dell'era volgare considerati nel rispetto iconografico e simbolico.
Nella collezione storica Villari, l'editore U. Hoepli ha pubblicato
recentemente (Milano, 1909) la terza edizione del Le cronache italiane
del medio evo, descritte da U. Balzani. L'opera fu minutamente rive-
duta dall'autore che, per la nuova edizione, fece tesoro dei risultati
raggiunti dagli studi recenti sull'argomento.
PERIODICI
(Articoli e documenti relativi alla storia di Roma)
American (The) Historical Review. Voi. XIII (1908), n. 4.—
C. H. Haskins, ree. di E. Gòller, Die Papstliche Pònitentiarie. - V.
D. ScuDDER, ree. di E. G. Gardner: S. Catherine of Siena. - G. L.
BuRR, ree. di H. C. Lea: The Inquisition in the Spanish Dependen-
cies. - W. C. Abbott, ree. di Tìje Cambridge Modem History, voi. V:
The Age of Louis XIV. — Voi. XIV (1908), n., i.-F. A. Christie,
ree. di J. Turmel : Histoire du dognie de la papauté dès origines à
la fin du quatrième siede. - R. B. Merriman, ree. di J. de Trésal :
Les origines du schisme Anglican (i 509-1 571). - R. B. Merriman,
A. H. R., ree. di P. Herre: Papsttum und Papstwahl im Zeitalter
Philipps II. - G., ree. di E. Loevinson : Giuseppe Garibaldi e la sua
legione nello Stato romano, 1848- 1849. - H. Nelson Gay, ree. di
G. M. Trevelyan : Garibaldi's Defence of the Roman Republic.
Analecta Bollandiana. To. XXVII (1908), fase. IL - P. ?.,
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mentane, d'après de nouvelles recherches. - A. P,, ree. di L. Traube :
Nomina sacra. Versuch einer Geschichte der christlichen Kùrzung. -
H. D., ree. di A. Dufourcq.: Études sur les Gesta martyrutn romains.
To. II-III. - Id., ree. di Th. Mommsen : Le droit penai romain, tra-
duit par J. Duquesnh ; C. Callewaert : Les premiers chrétiens et
l'accusation de lèse-majesté ; J. Rambaud: Le droit criminel romain
dans les Actes des martyrs. - H. Moretus, ree. di Th. Ilgen: Die
Kanonisationsbulle fùr Erzbischof Heribert von Kòln. - Id., ree. di
R. Biron: St. Pierre Damien (1007- 1072), - Id., ree. di O. Clemen:
Zur Kanonisation Bennos. - V. O., ree. di K. Wenck : Franz von
Assisi, - Id., ree. di P. Sabatier : De revolution des légendes, à
propos de la visite de Jacqueline de Settesoli à saint Fran(;ois. - Id.,
ree. di L. de Kerval : Les sources de l'histoire de saint Francois
d'Assise. Étude critique; G. SchnOrer: Neuere Quellenforschungen
T^eriodici
ùber den hi. Franz von Assisi ; L. Suttina : Appunti bibliogranci di
studi francescani ; F. Tocco : Le fonti più antiche della leggenda fran-
cescana; P. Sabatihr : Nouvèaux travaux sur les documents franciscains.
Examen de quelques travaux récents sur les opuscules de saint Fran-
cois. - Id., ree. di L. Suttina: BuUettino critico di cose francescane. -
Id., ree. di A. Morini: De tertio ordine Servorum Sanctac Mariae. -
A. PoNCELET (Appendix). Catalogus codicum hiigiographicorum lati-
norum bibliothecarum Romanarum praeter quam Vaticanae. X. Co-
dices bibliothecae Vallicellianae. — Fase. III-IV. - H. Moretus, De
magno legendario Bodecensi (in appendice : Ex Vita s. Leonis IX
papae). - Fr. Van Ortroy, Manrèse et les origines de la Compagnie
de Jesus. - H. D., ree. di H, Hemmer et P. Lejay: Textes et docu-
ments pour servir à l'histoire du christianisme. - Id., ree. di J. G.
Frazer: St. George and the Palilia. - Id., ree. di P. Wendland: Die
hellenistisch-ròmische Kultur in ihren Beziehungen zu Judentum und
Christentum. - Id. ree. di S. Gassisi : Poesie di san Nilo iuniore e di
Paolo monaco, abbati di Grottaferrata ; A. Rocchi : Vita di san Nilo,
abate, fondatore della badia di Grottaferrata. - Id., ree. di G. Goyac :
Sainte Mélanie (39J-439)- - A. P., ree. di G. M. Dreves: Haben wir
Gregor den Grossen als Hymnendichter zu betrachten?; Cl. Blu.me:
Gregor der Grosse als Himnendichter. - Id., ree. di H. Grisar: Una
vittima del dispotismo bizantino. Papa s. Martino I, 649-654(655).
H. Moretus, ree. di A. Kolberg: Die von Papst Silvester II heraus-
gegebene Passio s. Adelberti, oder Die Lesungen des Benediktiner-
Breviers auf das Fest des hi. Adalbert im xi Jahrhundert aus dcr Hand-
schrift Nr. 145 von Monte Cassino verglichen mit der Handschrift
Nr. i zu Admont. - V. O., ree. di F. Tocco: L'ideale francescano;
C. De la Warr : The Writings of St. Francis of Assisi ; H. Holzap-
FEL : Franziskus-Legenden Ausgewàhlt fùr das deutsche Volk ; P. Ro-
binson: A short Introduction to Franciscan Literature; G. Garavani :
11 Floretum di Ugolino da Montegiorgio e i Fioretti di s. Francesco;
La questione storica dei Fioretti di s. Francesco e il loro posto nella
storia dell'Ordine; L. Lemmens: Bruchstùck der àltesten Chronik der
sàchsischen Franziskanprovinz. - A. P., ree. di K. Wenck: Die hi.
Elisabeth und Papst Gregor IX; A. Huyskens: Quellenstudien zur
Geschichte der hi. Elizabeth, Landgràfin von Thùringen. - A. Pox-
CELET, Appendix, e. s. — To. XXVIII (1909), fase. I. - Fr. Vax
Ortroy, Une nouvelle histoire de la Compagnie de Jesus. - H. D.,
ree. di P. F. Kehr: Regesta pontificum Romanorum. Italia, voli. II-III;
E. Calvi: Bibliografia di Roma nel medio evo (476-1499). Supple-
mento I con appendice sulle catacombe e sulle chiese di Roma ; L. Du-
CHESNE: Histoire ancienne de l'ÉgHse, to. II. - A. P., ree. di J. Bé-
Teriodici 5^3
DiER : Les légendes épiques. Recherches sur la formation des chansons
de geste, to. II. - H. D., ree. di G. Schoenaich: Die Christenverfol-
gung des Kaisers Decius. - H. Moretus, ree. di J. Drehmann : Papst
Leo IX und die Simonie, Ein Beitrag zur Untersuchung der Vorge-
schichte des Investiturstreites. - V. O., ree. di A. Mortier: Histoire
des Maìtres Généraux de l'Ordre des Frères Prècheurs, to. III-IV. -
A. PoNCELET, Appendix, e. s.
Analectes pour servir à l'histoire ecclésiastique de la
Belgique. To. XXXIV (1908), fase. II, III. — H. Dubrulle, Les
Bénéficiers des diocèses d'Arras, Cambrai, Tliérouanne, Toumai, sous
le pontificai d'Eugène IV, d'après les documents conservés aux Ar-
chives d'État à Rome.
Annales de Bretagne. To. XXIII, fase. 5' (avril 1908). —
G. MoLLAT, Etudes et documents sur l'histoire de Bretagne : V, Ma-
riages à la Cour de Bretagne (1529-1331); VI. Le mausolée d'Isabelle
de Castine, duchesse de Bretagne, à l'abbaye de Prières; VII. Le chan-
celier de Bretagne Matliicu Le Bart (1517-1552); Vili. Une tragique
visite pastorale de l'évèque de Nantes au prieuré de Saint-Nicolas-
de-Redon (1517-1518); IX. La fondation des Carmes à Nantes (1518-
1547) (con documenti pontifici). — Fase. 4' (juillet 1908). - G. Mol-
LAT, Études et documents sur l'histoire de Bretagne: X. L'évèque de
Nantes et le droit de procuration à la fin du xiv« siècle; XI. Insti-
tation d'un pénitencier breton dans la basilique de Saint-Pierre de
Rome (22 novembre 1421) (con documenti pontifici).
Archivio storico Italiano. Serie V, to. XLI, disp. II del 1908. —
A. Gaudenzi, Sulla duplice redazione del documento italiano del
medio evo. - G. Dallari, ree. di N. Tamassia: L'elemento latino
nella vita del diritto italiano. - F. E. Vassalli, ree. di L, Halphek:
Études sur l'administration de Rome au moyen-àge (7JI-1252). -
F. Tocco, ree. di G. SchnCrer: Franz von Assisi; H. Fischer: Der
heilige Franziskus von Assisi wàhrend der Jahre 1219-1221. - G. Pansa,
ree. di V. De Bartholomahis : Cronaca Aquilana rimata di Buccio di
Ranallo di Popplito di Aquila.- P. Santini, ree. di M. Longhi: Nic-
colò Piccinino in Bologna (1458-1445). - C. Cipolla, ree. di U. Be-
NASSi: Storia di Parma (i 501-15 54), 5 voli. - R. Biasutti, ree. di
P. LoGOLUso : Su la Deseriptio Itaìiae di Sebastiano Mùnster. - P. Pic-
COLOMINI, ree. di L. Pastor : Geschichte der Pàpste seit dem Aus-
gang des iMittelalters, IV Band, Zweite Abteilung: Adrian VI und
Klemens VII. - A. Sa velli, ree. di G. Caravan: : Urbino e il suo
i
5H
'Periodici
territorio nel periodo francese (1797-1814), parte I. — To. XLII,
disp. Ili del 1908. - A. Della Torre, Un nuovo documento su un
benefizio toscano del Petrarca (il priorato di Migliarino). - M. Roberti,
ree. di F. Martroye: Genserie. La conquéte vandale en Afrique et
la destruction de l'empire d'Occident. - S, Pivano, ree. di Ch. Per-
GAMENi: L'Avouerie ecclésiastique belge dès origines à la période
bourguignonne. - F. Carabellese, ree. di J. Delaville le Roulx:
Cartulaire general de l'Ordre des Hospitaliers de St. Jean de Jérusa-
lem (i 100-13 io), - Q. Sàntoli, ree. di R. Caggese: Note e docu-
menti per la storia del vescovado di Pistoia nel sec. xii. - C. Ci-
polla, ree. di H. Simonsfeld: Jahrbucher des deutschen Reiches unter
Friedrich I, Band I (1152-1158). - U. Fortini, ree. di A. Eitel :
Der Kirchenstaat unter Klemens V. - F. D., ree. di P. Fraikin : Ar-
chives de l'histoire religieuse de la France. Nonciatures de France ;
Nonciatures de Clément VII, to. I : Depuis la bataille de Pavie jus-
qu'au rappel d'Acciaiuoli (25 févr. 1525-juin 1527). - A, Galante,
ree. di U. Stutz: Kirchenrechtliche Abhandlungen.
Archivio storico Lombardo. Anno XXXV (1908), serie IV,
voi. X, fase. XIX. — A. Luzio, Isabella d' Este e il Sacco di Roma.
Archivio storico Messinese. Anno IX (1908), fase. I-II. —
G. Oliva, Sinan-Bassà (Scipione Cicala) celebre rinnegato del sec. xvi
(con riferimenti alla storia del papato).
Archivio storico per le province Napoletane. Anno XXXIII
(190S), fase. III. — L. Salazar, Documenti del Santo Officio nella
biblioteca del Trinity College. - M. Schifa, ree. di F. Chalandon:
Histoire de la domination Normande en Italie et en Sicile. - G. CoGO,
ree. di C. Mariani: Il viaggio di Giuseppe II a Roma e a Napoli
nel 1769. — Fase. IV. - B. Maresca, Il marchese di Gallo a Pietro-
burgo nel 1799. -■ A. F. d. C, ree. di A. Venturi: La scultura del
Quattrocento.
Archivio storico per le provincie Parmensi. Anno 1908,
N. S., voi. Vili. — D. Munerati, Il card. Alessandro Farnese iuniore
ed alcune sue lettere inedite.
Archivio storico Sardo. Voi. IV (1908), fase. I-II, — A, Solmi,
Sulla storia della Sardegna nel medio evo (con riferimenti alla storia
del papato).
Archivio storico per la Sicilia orientale. Anno V (1908),
fase, I. — F. Marletta, ree. di E. Caspar: Roger li (1101-1154)
'Teriodici 5 1 5
unii die Grùndung der normannisch-sicilischen Monarchie. - F. Mar-
letta (Bollettino bibliografico), ree. di G. Brice: Il Sacro Romano
Impero, trad. da U. Balzani, ii* ed.; H. Grisar: San Gregorio Ma-
gno. - F, CiccAGLiONE, ree. di E. Meynial : Remarques sur la réac-
tion populaire contre ^'invasion du droit romain en France aux xii'
et XIII* siècles. — Fase, II. - C. A. Garufi, Il tabulano di S. Maria
di Valle Giosafat nel tempo normanno-svevo e la data delle sue fal-
sificazioni (con notizie di documenti pontifici). - R. Zeno, Niccolò
Tudisco ed un nuovo contributo alla storia del concilio di Basilea. -
F. C1CCAGLIONE (Bollettino bibliografico), ree. di A. Gaudenzi: Lo
svolgimento parallelo del diritto longobardo e del diritto romano a
Ravenna. - R. Zeno, ree. di E. Besta : La Sardegna medievale. -
G. Wrzy, ree. di G. Signorelli: Viterbo nella storia della Chiesa;
Id , I diritti di uso civico nel Viterbese. - R. Zeno, ree. di N. Ta-
massia: L'elemento latino nella vita del diritto italiano.
Archivio (Nuovo) Veneto.N. S., anno VII! (1908), to. XV,
par. II. — L. SuTTiNA, ree. di O. Zenatti: Il poemetto di Pietro
de' Natali sulla pace di Venezia tra Alessandro III e Federico Barbarossa.
Archivum Franciscanum historicum. To. I (1908), fase. IV. —
C. Eubel, Elenchus Rom. pontificum epistolarum, quae in archivo
sacri conventus Assisiensis O. M. Conv. exstant. - M. Bihl, ree. di
H. G. Rosedale : S. Francis of Assisi according to brother Thomas
of Celano. His descriptions of the Seraphic father A. D. 1229-1257.
With a criticai Introduction containing a description of every extant
version; Ed. Alenconiensis: S. Francisci Assisiensis Vita et Miracula,
additis opu^culis liturgicis, auctore Fr. Thoma de Celano; Her. Fi-
scher: Der heilige Franziskus v. Assioi wàhrend der Jahre 1219-1221.
Chronologisch-historische Untersuchungen ; R. Davidsohn : Geschichte
von Florenz. II Band; Id., Forschungen zur Geschichte von Florenz.
IV*"" Teil. — To. Il (1909), fase. II. - C. Eubel, Elenchus Rom. pon-
tificum epistolarum, quae in archivo sacri conventus Assisiensis O. M.
Conv. extant. - M. Bihl, ree. di H. Finke: Aeta Aragonensia.- B. Bu-
"ghetti, ree. di S. Gaddoni : La storia di un monumento a Giulio II.
L' origine del Monte di Pietà d' Imola (memorie storiche imolesi).
Atti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti.
To. LXVII (1907-908), disp. 8*. — E. Besta, Un diploma inedito di
Enrico VI.
Bessarione. Anno XII (1907-1908), serie III, voi. IV, fase. 100-
102. — P. O. V, TòRNE, Ptolémée Gallio cardinal de Còme. Étude sur la
5i<
Periodici
cour de Rome, sur la secrctairie pontificale et sur la politique des papes
au XVI* siede {ree). — Anno XIII (1908-1909), serie III, voi, V,
fase. 103-105. - F. De Bonjani: L'aflfaire du «Quartier» à Rome à
la fin du dix-septième siede (ree).
Bibliothèque de l'École des chartes. Voi. LXIX (1908),
janvier-avril. — L. Levillain, ree. di M. Bondois : La translation
des saints Marcellin et Pierre. Etude sur Einhard et sa vie politique
de 827 à 834. - A. Lesort, ree. di B. Monod: Essai sur les rapports
de Pascal II avec Philippe I*' (1099-1108). - A. Coulon, ree. di
G. Mollat: Etudes et documents sur l'histoire de Bretagne (xiu' et
XVI* siede) (son messi a profitto documenti dell'archivio Vaticano). -
A. Lesort, ree. di F. M. d'Araules: Vie de saint Bernardin de
Sienne. - H. Stein, ree. di Ph. Lauer: Le Trésor du «Sancta San-
ctorum ». — Mai-aoùt. - N, Valois, Un plaidover du xiv* siede en
faveur des Cisterciens. - E. G. Ledos, ree. di L. Halphen : Études sur
l'administration de Rome au moyen-dge (751-1252). - L. Halphek,
ree. di A. Luchaire : Cinquièmes mélanges d'histoire du moven-àge
(tra l'altro: M. Fazv, Notice sur Amat, évèque d'Oloron, archevéque
de Bordeaux et légat du Saint-Siège). - F. Aubebt, ree. di N. Valois:
Histoire de la Pragmatique Sanction de Bourges sous Charles VII, •
A, Prudhomme, ree. di J. Chevalier: Mémoires pour servir à l'his-
toire des comtés de Valentinois et de Diois, to. II : Le procès entre
les prétendants à l'héritage de Louis de Poitier, comte de Valentinois
et de Diois, le duché de Valentinois, Cesar Borgia, Diane de Poitiers,
le prince de Monaco. - A. Lesort, ree. di E. R. Vaucelle: Les an-
nates du diocèse de Tours (1421-1551). - A. Boinet, ree. di S. Rei-
nach : Répertoire de peintures du moyen-àge et de la Renaissance
(1280-1580). - L, H. Labande, ree. di F, Digoxnet: Le palais des
papes d'Avignon, - E. G, Ledos, ree. di M. Bruchet : Le chàteau de
Ripaille. — Septembre-décembre. - H. Moranvillé, ree. di G. Wolkram :
Die Metzer Chronik des Jalque Dex (Jacques d'Esch) ùber die Kaiser
und Kònige aus dem Luxemburger Hause.
Boletin de la Real Academia de Buenas Letras de Bar-
celona. Ano VIII, n. 30 (Abril a Junio de 1908). — F. Carreras Y
Candì, Lo sacomano de Roma del 1527 (Narració de Lluis Castelar),
Bollettino d'arte del Ministero della pubblica istruzione.
Anno II (1908), fiisc. Vili. — A, Rossi, Nuovi acquisti della Gal-
leria Corsini: due quadri di Domenico Theotokopuli. — Fase. IX. -
G. De Nicola, Il sepolcro di Paolo II. — Fase. XI. - G. Cantala-
Periodici 517
MKSSA, Un quadro di Michelangelo da Caravaggio (nella chiesa dei
Cappuccini a Roma).
Bollettino della Società di storia patria Anton Ludovico
Antinori negli Abruzzi. Anno XX (1908), serie 2", puntata XX. —
G. CiccoNE, Un poemetto abruzzese del sec. xv sulla leggenda di
san Gregorio papa. - C. De Cupis, Regesto degli Orsini e dei conti
Anguillara.
Bollettino della Società Pavese di storia patria. Anno Vili
(1908), fase. II. — V, Macchioro, Una serie apocrita di medaglie pa-
pali nel museo Civico di Pavia. - E. Rota, ree. di R. Caggese : Classi
e comuni rurali nel medio evo italiano. — Fase. III. - C. Capasso,
La signoria Viscontea e la lotta politico-religiosa con il papato nella
prima metà del sec. xiv. - H. Rota, ree. di M. Rosi: I Caìroli.
Bollettino della R. Deputazione di storia patria per l'Um-
bria. Anno XIV (1908), fase. I. — L. Ff.Mi, Ragguaglio della ribel-
lione di Perugia. - lo., Girolamo Riario Visconti in Perugia.
Bulletin de la Commission royale d'histoire (Académie
royale de Belgique). To. LXXVI (1907), fase. VI. — G. Roland,
Un faux diplònic de Conrad II. Etude diplomatique et historique.
BuUettino (Nuovo) di archeologia cristiana. Anno XIV
(1908), fase. 3-4. — O. Marucchi, La cella tricora detta di Santa So-
tere ed il gruppo topografico di MareoMarecUiano e Damaso. - G. Bo-
NAVENIA, La Roma sotterranea studiata nei suoi « livelli » e « loculi ». -
O. Marucchi, r^r. di D. Leclercq.: Manuel d'archeologie chrétienne ;
P. Sisto dei Cistercensi riformati : Notiones archaeologiae christianae
disciplinìs theologicis eoordinatae; E. Calvi: Bibliografia di Roma nel
medio evo (476-1499). Supplemento I con appendice sulle catacombe
e sulle chi,ese di Roma.
BuUettino Senese di storia patria. Anno XV (1908), fasci-
colo I. — E. Solmi, La fuga di Bernardino Ochino secondo i docu-
menti dell'archivio Gonzaga di Mantova. - P. Piccolomini, Carteggio
inedito di Fabio Chigi, poi papa Alessandro VII. - A. Lisixi, Inven-
tario del Diplomatico del R. Archivio di Stato di Siena. - M. N., ree.
di Ai Libimi : Medaglia del senese .\ntonio Spannocchi.
English (The) Historical Review. Voi. XXIII (1908), n. 91. —
R. Graham, The Taxation of Pope Nicholas IV. - W. A. Goligher,
ree. di H, Stuart Jones: The Roman Empire. - A. Sonter, ree. di
H. Quentin : Les martyrologes historiques du moyen-dge. - C. John-
son, ree. di E. Gòller, Die Pàpstliche Pònitentiarie. — N. 92. - W.
H. WooDWARD, Two Bulls of Alexander VI (19. IX. 1493). - E. W.
Brooks, ree. di L. M. Hartmann ; Gesciiichte Italiens im Mittelalter,
III, I. - J. B. Bury, ree. di F. Chalandon : Histoire de la domina-
tion normande en Italie et en Sicile. - F. M. Powicke, ree, di B.
Monod: Essai sur les rapports de Pascal II avec Philippe I*"" (1099-
1108). - J. Tait, ree. di F. Ehrle: Martin de Alpartils. Chronica
actitatorum temporibus Benedicti XIII, I, - J. Gairdner, ree. di J.
Trésal: Les origines du schisme Anglican (1509-157 1). — Voi. XXIV
(1909), n. 93. - C. Johnson, ree. di P. M. Baumgarten : Aus Kanzlei
und Kammer.
Giornale storico della letteratura italiana. Anno 1908,
voi. LII, fase. 154-155. — G. Nascimbeni, Sulla morte di Trajano
Boccalini. - M. Ortiz, Rassegna Goldoniana (con notizie d' un arti-
colo: «Recite goldoniane a Frascati, a Roma ed a Norcia» nella Mi-
scellanea : « Modena a Carlo Goldoni nel secondo centenario dalla sua
nascita »; e dell'articolo: a Dove abitò Goldoni a Roma » del Bernich).-
R[enier] (Bollettino bibliografico), ree. di F. D'Ovidio: Nuovi studi
danteschi. Ugolino, Pier della Vigna, i Simoniaci e discussioni varie. —
Fase. 156. - V. Ci[an] (Bollettino bibliografico), ree. di L. Pastor :
Geschichte der Pàpste seit dem Ausgang des Mittelalters, vierter Band,
zweite Abteilung. - R[enier], ree. di L. A. Muratori: Epistolario
edito e curato da M. Campori, voli. X-XI. — Anno 1909, voi. LUI,
fase. 157. - H. CocHiN, ree. di Beati Iohannis Dominici: Lucula
noctis, éditée par Remi Coulon. - L. Ves. (Bollettino bibliografico),
ree. di E. G. Gardner: Sainte Catherine of Siena.
Historisches Jahrbuch.XXIX B. (190S), III Heft. — H.Grauert,
Aus dcr kirchenpolitischen Traktatenliteratur des 14 Jahrunderts. -
S. Ehses, Zu den kirchlichen Reformarbeiten v. Paul III : Der deutsche
Kardinal Nikolaus v. Schònberg. - K. Eubel, ree. di E. Gòller: Die
pàpstliche Pònitentiarie. — IV Heft. - J. B. Saegmuller, Der prie-
sterliche Ordo des Archipresbyters (Dekans) u. seines Stellvertreters
in d. Doni u. Kollegiatkapiteln. - J. Hefner, Zur Geschichte d.
Schatzes v, d. Bibliothek d. Pàpste im 14 Jahr.
Mélanges d'archeologie et d'histoire. Année XXVIll* (1908),
fase. III. — C. Fabre, Les r(iparations du palais pontificai d'Avignon
au temps de Jean XXIII (1413-1415). - P. Bourdon, L'abrogation
de la pragmatique et les règles de la chancellerie de Pie li.
Periodici 5 1 9
Memorie storiche Forogiuliesi. Arino IV (1908), fase. I. —
A. Battistella, La prima visita apostolica nel patriarcato Aquileiese
dopo il concilio di Trento. - L. Suttina, La formula del giuramento
prestato dal clero e dal popolo dei Romani all' imperatore Lotario I,
giusta un codice del secolo ix.
Mitteilungen des Instituts ftìr dsterreichische Geschichts-
forschung. XXIX Band (1908), III Heft. — S. Steinherz, ree. di
A. iMFasTER, Die Geheimschrift im Dienste d. pàpstlichen Kurie v.
ihren Anfàngen b. z. Ende d. xvi. Jahrundert. — IV Heft. - F. Blie-
METZRiEDER, Herzog Leopold III. V. Oesterreich u. d. grosse abend-
làndische Schisma. - A. Galante, ree. di : Kirchenrechtliche Abhand-
lungen, hrsggb. von U. Stutz.
Mitteilungen aus der hìstorischen Literatur. XXXVI Jahrg.
(1908), III Heft. — H. Hahn', ree. di J. F. Bòhmkr: Regesta imperii,
I, neu bearb. v. E. MOhlbacher. - G. Matthaei, ree. di H. Simons-
feld: Jahrbùcher des Deutschen Reiches u. Friedrich I. I B. (i 1 52-8). -
W. Martens, ree. di H. Finke: Papsttum u. Untergang d. Templer-
ordens. - J. Schmidt, ree. di K. Guggenberger : Die Legation d. Kar-
dinals Pileus in Deutschland (i 378-1 382). - Th. Reuss, ree. di O.
Klopp : Deutschland u. die Habsburger, hrsggb. u. bearb. v. L. Kònig. -
K. LòscHHORN, ree. di H. Quentin : Les martvrologes historiques du
moyen-àge. - G. Wolf, ree. di W. Friedensburg : Nuntiaturberichte
aus Deutschland, X B.: Legation d. Kardinals Sfondrato (1547-8). -
Id., ree. di F. Steffens u. H. Reinhardt-- Die Nuntiatur v. G. Bon-
homini (1579-81). — IV Heft. - H. Hahn, ree. di J. Haller : Die
Quellen z. Geschichte d. Enstehung d. Kirchenstaates. - Id., ree. di
L. M. Hartmann: Geschichte Italiens im Mittelalter. Ili, i: Italien
u. die frànkische Herrschaft. -F. Hirsch, ree. di L. Bréhier: L'Eglise
et rOrient au moyen-àge. Les croisades. - K. Lòschhorn, ree. di H.
Fischer: Der h. Franziskus v. Assisi wàhr. d. J. 1219-21. - E. MOse-
BECK, ree. di G. Wolfra.m : Die Metzer Chronik d. Jaique Dex ù. die
Kaiser u. Kònige a. d. Luxemburger Hause. - C. Koeme, ree. di H.
Werner: Die Reformation d. K. Sigmund.
Moyen-àge (Le). Anno 1908 (mars-avril). — M. Prou, ree. di
L. Halphen: Le comté d'Anjou au xi^ siècle. - R. Poupardin, ree.
di F. Chalandon: Histoire de la domination normande en Italie et
en Sicile. - L. Pallu de Lessert, ree. di F. Martroye: Genserie.
La conquéte vandale en Afrique et la destruction de l'empire d'Oc-
cident. - J. Cordey, ree. di M. Bruchet : Le chàteau de Ripaille. —
;20
'Periodici
Mai-juin. - A. Morel-Fatio, ree. di B. Zimmermann : Monumenta
Carmelitana. - M. Albert, re-c. di J.-A. Brutails: Prccis d'archeo-
logie du moyen-àge; F. Digoxnet: Le palais des papes d'Avignon. -
E. Martin-Chabot, ree. di N. Valois : Histoire de la Pragmatique
Sanction de Bourges sous Charles VII, — Juillet-aoùt, - P. Gautier,
ree. di J.Laurent: Cartulaires de l'abbaye de Molesme (916-1256). -
M. Prou, ree. di L. Traube : Nomina sacra. A'crsuch einer Geschichte
der christlichen Kùrzung. — Septembre-octobre. - A. Trudon des
Ormes, ree. di H.. Finke: Papsttum iind Untergang des Templer-Or-
dens, - Ch. Samaran, ree. di J. Girard : Les Elats du conité Venais-
sin depuis leurs origines jusqu'à la fin du xvi' siècle.
Musée (Le). Voi. V (1908), nn. 8, 11. — O. Marucchi, Les
dernières découvertes dans le cimitière de Priscille à Rome.
Nachrichten von der Kòniglichen Gesellschaft der Wis-
senschaften zu Gdttingen, Philologisch-historische Klasse. 1908,
Heft 2. — P. Kehr, Nachtragc zu den Papsturkunden Italiens. IL
Revista de Archi vos, Bibliotecas y Museos. Anno 1908,
maggio-giugno. — E. de Hinojosa, ree. di U. Stuz : Kirchenrechtli-
che Abhandlungen 1902-1907. - A. P. y M., ree. di H. Finke: Papsttum
und Untergang des Templerordens; Id. : Acta Aragonensia. Quellen
zur deutschen, italienischen, franzòsischen, spanischen zur Kirchen-
und Kulturgeschichte aus der diplomatischen Korrespondenz Jaymes II
(1291-1327).
Revue Bénédictine. Annce XXV«(i9o8), fase. IL — R. Ancel
La disgràce et le procès des Carafa. - U. Berliére, La réforme du
calendrier sous Clément VI. - B. Lebbe, ree. di F. Jubaru : Sainte Agnès. -
U. Berliére, ree. di E. Gqller: Die pàpstliche Pònitentiarie vom ihrem
Ursprung bis zu ihrer Umgestaltung unter Pius V, Band I; W. Holl-
weg: Dr. Georg Hessler. Ein Kaiserlicher Diplomat und ròmischer
Kardinal des 15 Jahr. - R. Forster, ree. di Th. Granderath: Ge-
schichte des Vatikanischen Konzils von seiner ersten Ankùndigung
bis zu seiner Vertagung. — Fase. IH, - A. Wilmart, La question du
pape Libere. - B. Lebbe, ree. di H, Grisar: Die ròmische KapcUe
Sancta Sanctorum und ihr Schatz; Hefele: Histoire des conciles ;
trad, frani;, par H. Leclercq, - U. Berliére, ree. di P, M. Baum-
garten: Aus Kanzlei und Kammer; H, Volb. Sauerland: Urkunden
und Regesten zur Geschichte der Rheinlande aus dem Vatikanischen
Archiv, IV B.; B. Duhr: Geschichte der Jesuiten in den Lànderii
T^er iodici S2i
deutscher Zunge, Bd. I : Gesch. d. Jes. ini xvi Jahr. - A. Gasquet,
ree. di D. Trésal: Les origines du schisme Anglican. - U. B., ree. di:
The Catholie Encychpedia, New York, Robert Appleton Company,
voli. I-II.
Revue des études historiques. Année LXXIV* (1908) (juillet-
aoùt). — J. Paquier, Lettres familières de Jerome Aléandre. - L. Bac-
TAVE, ree. di J. Trésal: Les origines du schisme Anglican (1509-
1371). — Novembre-décembre. - J. Paquier, c. s.
Revue d'histoire ecclésiastique. Anno 1908, fase. III. —
L. Sambier, a propos du grand schisme d'Occident. - E. Palandri,
Le róle diplomatique de la Toscane à la velile de la Saint-Barthé-
lemy (i 571-1572) (con riferimenti alla storia del papato). - P. De-
meuldre, ree. di Ch. J. Héfelé : Histoire des conciles d'après les do-
cuments originaux. Trad. fran^aise. To I, 2' partie. -R. De Schepper,
ree. di P. Fourkeret: Les biens de l'Église après les édits de pacifi-
cation ; P. Thomas : Le droit de propriété des laìques sur les églises
et le patronage laique au moven-àge. - Tu. H. van Oppenraaij, ree.
diP. Albers: Handboek der algemeene Kerckgeschiedenis. ToIL-P.
Fournier, ree. di F. Thaner : Anselmi episcopi Lucensis coUectio ca-
nonum una cum coUectione minore, fase. I. - J. M. Vidal, ree. di
J. Guiraud: Cartulaire de N. D. de Prouille, précède d'un étude sur
l'Albigéisme Languedocien aux xn' et xiii' siècles (con notizie di do-
cumenti pontifici).- J. B. Goetstouwers, ree. di A. v. Wretschko: Der
Traktat des Laurentius de Somercote Kanonikus v. Chichester, ùber die
Vornahme von Bischofswahlen, entstanden ini Jahre 1254. -A. Cauchie,
ree. di Ch. Samaran et G. Mollat: La fiscalité pontificale en France
au XIV' siècle. - G. Goussens, ree. di G. Brom : De tegenpaus Cle-
mens VII en het bisdhom Utrecht. - P. Richard, ree. di W. Frie-
DENSBURG : Nuntiaturberichtc aus Deutschland nebst ergànzenden Ak-
tenstùcken. I (1553-1559). To. X, Legation des Kardinais Sfondrato
(1547-1548). - Fr. D. de Lamothe, ree. di C, de Rochemoxteix :
Les Jésuites et la nouvelle France au xvui' siècle. - J. Laenen, ree.
di Ch. Terlinden : Guillaume P', roi des Pays-Bas et l'Église catho-
lique en Belgique (1814-1830). - J. Forget, ree. di Th. Grande-
rath: Histoire du concile du Vatican depuis sa première annonce
jusqu'à sa prorogation. Trad. frani;. — Fase. IV. - A. Bayot, Un
traité inconnu sur le Grand Schisme dans la bibliothèque des ducs de
Bourgogne. - A. Fierens, ree. di iM. Heimbucher: Die Orden und
Kongregationen der katholischen Kirche. - E. van der Mijnsbrcgge,
ree. di P. Fr. Kehr: Regesta pontificum Romanorum. Italia. To. IL
522
T^eriodici
Latium. - G, Rasneur, ree. di F. Savio: La questione di papa Li-
berio. - L. VAN DER EssEN, lec. di A. DuFOURCQ.: Étude sur les
Gesta Martyrum romains. To. Il : Le mouvement légendaire Léri-
nien. To. Ili : Le mouvement légendaire Grégorien. - P. Demeuldre,
ree. di B. Monod: Essai sur les rapports de Pascal II avec Philippe I'""
(1099 1108) - G. MoLLAT, ree. di P. Baumgarten: Aus Kanzlei und
Kammer. Eròrterungen zur kurialen Hof- und Verwaltungeschichte
im xiii, XIV, und xv Jahrundert. BuUatores, Taxatores domorum, Cur-
sores. - Th. Schrader, Die Rechnungsbùcher der hamburgischen Ge-
sandten in Avignon 1338 bis 1355. - P. Demeuldre, ree. di E. Gòl-
LER : Die pàpstliche Pònitentiarie von ihrem Ursprung bis zu ihrer
Umgestaltung unter Pius V. Die pàpstliche Pònitentiarie bis Eugen IV.-
G. MoLLAT, ree. di M. Bruchet: Le chàteau de Ripaille. - A. Du-
MORTiER, ree. di J. Janssen : L'Allemagne et la Réforme. To. VII. -
H. De Jongh, ree. di P. Kalkoff: Aleander gegcn Luther. Studien
zu ungedrukten Aktenstùcken aus Aleanders Nachlass. - A. de Rid-
DER, ree. di É. Ollivier: L'Empire liberal. Etudes, récits et souve-
nirs. To. XII et XIII.
Revue de l'histoire des religions. To. LVI (1907), n. 3. —
R. Reuss, ree. di C. Latreille : Joseph de Maistre et la papauté. —
To. LVII (1908), n. I. - Ad. J. Rein.\ch, ree. di Homes Dudden :
Gregory the Great.
Revue historique. Annce 1908, to. XCIX, fase. I. — P. Mar-
.MOTTAN, Les débuts d'un grand diplomate. Jerome Lucchésini à Rome,
eii Pologne et à Sistow (1786- 1792). - Th. Bussemaker (Bulletin
historique): Pays-Bas (vi si parla di W. Mulder: Dietrich von Nie-
heim, zijne opvatting van het concilie en zijne Kroniek). -G. Blondel,
ree. di O. Redlich: Rudolf von Habsbourg. - E. Denis, ree. di J. Fr.
Novak: Monumenta Vaticana res gestas Bohemicas illustrantia.To.il.
Acta Innocentii VI (13 5 2-1 362). - G. Constant, ree. di Fr. Ehrle:
Martin de Alpartils. Chronica actitatorum temporibus domini Bene-
dicti XIII. — Fase. II. - L. André, La candidature de Christine de
Suède au tròne de Pologne (i668>. - L. Halphen, L'histoire de Mail-
lezais du moine Pierre. - Ph. Lauer et L. Halphen (Bulletin histo-
rique): France. Moyen-dge (vi si parla di F. Digonnet: Le palais
des papes d'Avignon ; J. Duffour : Livre rouge du Chapitre métropo-
litain de Sainte-Marie d'Auch; E. R. Vaucelle: Les annales du dio-
cèse de Tours (1421-1521); Io.: La collegiale de Saint-Martin de
Tours dès origines à l'avénement des Valois (397-1328); Id. : Cata-
loguc des lettres de Nicolas V concernant la province ecclésiastique
Ter iodici 523
de Tours d'après les registres des archives Vaticanes; H. Prutz: Die
geistlichen Ritterorden. Ihre Stellung zur kirchlichen, politischen, ge-
scllschaftlichen und wirtschaftlichen Entwicklung des Mittelalters.) -
H. Hauser (Bulletin historique): France. Epoque moderne (vi si parla
di G. Desdevises du Dezert: L'Fglise et l'État en France. To. I.
Depuis l'édit de Nantes jusqu'au Concordat (i 598-1801); L. Cri-
stiani: Luther et le lutliéranisme). - M. Philippson (Bulletin histo-
rique): AUemagne. Epoque moderne (vi si parla àtW Archiv fùr òster-
reichische Gescìiichte hrsg. von der Histor. Kommission der k. Akade-
mie der Wissenschaften, to. XCV, dove A. Levinson pubblica i di-
spacci del nunzio Vidoni; di J. Minn: Die Lebensbeschreibungen des
Fùrstbischofs Clhrist. Bernh. v. Galen; dei Quellen und Forschungen
aus italienischiH Archiven und Bihliotheken, hrsg. vom kònigl. preussi-
schen historisciien Institut in Rom, to. X, dove Ph. Hiltebrakdt
studia la storia dell'elezione del re di Polonia nel 1697 valendosi di
documenti degli archivi Vaticani). - L. Bréhier (Bulletin historique):
Russie (vi si parla di « Rossia i Italia », to. I, lìvr. I, dove E. F.
Chmourlo tratta del contenuto degli archivi Vaticani per ciò che in-
teressa la Russia). - Io. (Bulletin historique): Histoire byzantine (vi
si parla di Jorga: The Byzantine empire; Martroye: Genserie, la
conquète vandale et la destruction de l'empire d'Occident; Holmes:
The age of Justinian and Theodora; Checchini: I fondi militari ro-
mano-bizantini considerati in relazione con l'arimannia; Chalandon:
Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile ; Steven-
son : The Crusaders in the Fast ; Gregorovius : Histoire d'Athènes
au mo\'en-àge, trad. grecque par Sp. Lambros; Rodd : The princes of
Achaìa and the chronicles of Morea ; Fortescue : The Ortodox eastern
church ; Ca vallerà : Le schisme d'Antioche ; Draeseke : Drei Kapitel
aus der Friedensschrift des Patriarchen Joannes Bekkos vom Jahre 1275;
A. MuNOz: L'art bvzantin à l'exposition de Grottaferrata; A. Schaube:
Handelsgeschichte der romanischen Vòlker des Mittelmeersgebiets bis
zum Ende der Kreuzzùge). — To. C, fase. I. - F. Vigener (Bulletin his-
torique): AUemagne. Moyen-àge; publications des années 1905 et 1906
(vi si parla di H. V. Sauerland : Quellen zur lothringischen Ge-
schichte. Vatikanische Urkunden und Regesten zur Geschichte Loth-
ringens ; Publikationen der Gesellschaft fur rheinische Geschichtskunde,
to. XXIII, Urkunden und Regesten zur Geschichte der Rheinlande aus
dem Vatikan; J. Schmidlin : Die geschichtsphilosophische und kir-
chenpolitische Weltanschauung Ottos von Freising ; R. Friedrich :
Studien zur Wormser Svnode vom 24 Januar 1076 und ihrer Vorge-
schichte; D. Schaefer: Zur Beurteilung des Wormser Konkordats; A.
Hauck: Kirehengeschiehte Deutschlands ; E. Bernheim: Das Wormser
Archivio della R. Società romana di storia patria. Voi. XXXI. 34
''Periodici
Konkordat und scine Vorurkunden hinsichtlich Entslehung, Forniu-
licrung, Rechtsgùltigkeit ; H. Rudorff: Zur Erkliirung des Wormscr
Konkordat; W. Knebel: Kaiser Friedrich II und Papst Honorius III
in ihren gegenseitigen Beziehungen von der Kaiserkrònung Friedriclis
bis zum Tode des Papstes, 1220-1227; K. Hampe; Urban IV und
Manfred, 1 261-1264; J. Schwalm: Die Appellation Kònig Ludwigs
des Bayern von 1524 in ihrer ursprùnglichen Gestalt; E. Vogt: Erz-
bischofMathias von Mainz, 1 321-1328; M. Jansen: Papst Bonifatius IX
(i 389-1404) und seine Beziehungen zur deutschen Kirche), - Ch. Gli-
GNEBERT (BuUctin historique): Histoire du christianisnie (vi si parla
di L. Traube: Nomina sacra; P. Albers: Manuel d'histoire ecclcsias-
tique adapté par R. Hedde; P. Allard: La persécution de Dioclétien
et le triomphe de l'Église, 3^ ed. ; Le christianisnie et l'empire Ro-
main, 7' ed.; H. Quentin : Les martyrologes historiques du moyen-àge.
Étude sur la formation du martyrologe romain; M. Besnier: Les ca-
tacombes de Rome). - J. Calmette, ree. di H, Finke: Acta Arago-
nensia. Quellen zur deutschen, italienischen, franzòsischen, spanischen
zur Kirchen- und Kulturgeschichten aus der diplomatischen Korre-
spondez Jaymes II. - P. Bourdin, ree. di E. Gòller: Die pàpstliche
Pònitentiarie von ihrem Ursprung bis zum ihrer Umgestaltung unter
Pius V. To. I. Die pàpstl. P. bis Eugen IV.
Revue (Nouvelle) historique du droit fran9ais et étranger.
Anno 32° C1908), fase. 111. — E. Meynial, ree. di U. Stltz: Kir-
chenrechtliche Abhandlungen, 41-50; A. v. Wretschko: Zur Frage
der Besetzung des erzbischòflichen Stuhles in Salzburg in Mittelalter. -
R. Génestal, ree. di A. Mocci : Nota storica giuridica sul decreto di
Graziano ; Io. : Documenti inediti del canonista Paucapalea. - A. Du-
mas, ree. dì A. Luchaire: Innocent III. La Papauté et l'Empire. —
Fase. IV. - P. Laborderie-Boulou, La Viguerie de Montpellier au
XII* siede. — Fase. V. - J. Declareuil, Quelques problèmes d'his-
toire des institutions niunicipales au temps de l'empire Romain.
Revue Mabillon. Anno IV (1908), fase, d'agosto. — L. Guil-
loreau, Chapitres génèraux bénédictins : II, Bulle de Benoit XII au
sujet du premier chapitre provincial des Bónédictins de la province
d'Arles, Vienne, Aix et Embrun. — Fase, di novembre. - P. Denis,
Les Bónùdietins de Saint-Germain-des-Prés et la eour de Rome
en 1735. -M. Lecomte, Les deux derniers procureurs des Bénédictins
à Rome: Dom Conrad et Doni Maloct (1716-1732) d'après leur eor-
respondanee.
'Periodici 525
Revue des questions hlstoriques. To. LXXXIV (1908), i" ot-
tobre. — P. Allard, Sidoine Apollinaire, préfet de Rome. - M. Bes-
NiER, ree. di A. R. RÒuillon: Sninte Hélène ; L. Halpern : Étudcs
sur l'administration de Rome au moyen-àge (751-1252). - J. A. de
Bernon, ree. di A. v. Wretschko: Zur Fraga der Besetzung des erz-
bischòflichen Stuhles in Salzburg in Mittelalter, - M. B., ree. di W.
J. M. Mulder: Dietrich von Nieheim. — To. LXXXV (1909), i" gen-
naio. - P. Richard, Origines de la nonciature en France. - P. Feret,
Une négociation secreta entre Louis XIV et Clcment XI en 171 5. -
Fl. Jubaru, La sainte Agnès des actes grecs. - A. Dufourcq., A
propos de l'hagiographie romaine. - G. Pkries, ree. di L. Marion :
Histoire de TÉglise. - M. Besnier, ree. di P. Allard: Le christia-
nisme et l'empire Romain, de Néron à Théodose, 7' ed.; La persé-
cution de Dioclétien et le triomphe de l'Église. - M, S., ree. di J.-A.
Brutails: Précis d'archeologie du moyen-àge. - J. M. Besse, ree. di
Vaucelle: Catalogue des lettres de Nicolas V concernant la province
ecclésiastique de Tours. - M. S., ree. di Ph. H. Dunard : Études cri-
tiques d'après les textes sur l'histoire de Jeanne d'Are. - J. Viard,
ree. di Ph. H. Dunard: La vie de Jeanne d'Are de M. A. France et
les documents. Étude critique. - L. G. P., ree. di D. Ghetti: Storia
politico-nazionale d' Italia dalla fine dell' impero Romano occidentale
fino ai nostri giorni. - L. G. Pélissier, ree. di Canaletti Gaudenti:
Il neoguelfismo (lettere inedite di M. d'Azeglio e di G. Garibaldi).
Rivista storica Benedettina. Anno HI (1908), fase. XII. —
A. Cavagna Sangiuliani, L'abbazia di Morimondo: la storia (con ri-
ferimenti alla storia del papato e dell' impero). - [. .], f^f. di V. Fe-
derici: Bullettino ànW Arehivio Paleografieo Italiano; G. De Vecchi:
Brevi cenni storici sulle chiese di Cremona (con riferimenti ad atti
pontifici); R. Maiocchi: Un'orazione di Angelo da Vallombrosa pel
quinto concilio Lateranense; B. Trifone: Documenti Sublacensi.
Rivista storica Italiana. Anno XXV (1908), 3* serie, voi. VII,
fiisc. III. — L. C. Bollea, ree. di G. Hergenròther : Storia universale
della Chiesa, trad. ital. di E. Rosa; B. Labanca: Il papato. - P. Spezi,
ree.' di R. Schneidhr : Rome : Complexité et harmonie. - C. Contessa,
ree. di A. Professione : Storia d' Italia e della civiltà e società ita-
liana. - G. Sangiorgio, ree. di G. Signorelli: I diritti d'uso civico
nel Viterbese. - F. Guerrieri, ree. di G. Zippel: L'allume di Tolfa
e il suo commercio. - X., ree. di F. Martroye : Genserie, - P. Toe-
SCA, ree. di H. Grisar: Die romische Kapelle Sancta Sanctorum. -
G. Roberti, ree. di E. Giglio Tos: La morte di Ottone III. - C. Ci-
^
526
T^eriodici
POLLA, ree. di M. Bondois: La translation des saints Marcellin et
Pierre; D. Monod: Essais des rapports de Pascal II avec Philippe I^r;
A. EiTEL : Der Kirchenstaat unter Klemens V ; K. Guggenberger :
Die Legation des Kardinals Pileus in Deutschland. - V. Gian, ree. di
V. L. Bourrilly: Le cardinal Jean du Bellay en Italie. - C. Ri-
XAUDO, ree. di H. d'Alméras: Une amoureuse; Pauline Bonaparte;
G. Latreille: Joseph de Maistre et la papauté. — Fascicolo IV. -
L. Motta Giaccio, ree. di L. Ozzola : Manuale di storia dell' arte
nell'era cristiana. - G. R., ree. di P. F. Kehr : Regesta pontificum
Romanorum. Italia pontificia, III. - A. Leone, ree. di V. Gaperxa :
Storia di Veroli. - G. Gipolla, ree. di L. M. Hartmann : Ge-
schichte Italiens im Mittelahers, III. - G. R., ree. di J. F. Bòhmer:
Regesta -Imperii, 2** Aufi., I. - M. Schifa, ree. di F. Ghalandon :
Histoire de la domination normande en Italie. - G. Gipolla, ree. di
G. U. Oxilia e G. Boffito: Un trattato inedito di Egidio Golonna. -
P. Spezi, ree. di L. Pastor: Leone X, traduz. ital. di A. Mercati. -
A. Leone, ree. di M. D'Ercole: Il cardinale Ippolito de' Medici;
G. B. Belluzzi : Diario autobiografico (1535-1541)3 cura di P. Ecidi
e G. Grocioni. - L. Motta Giaccio, ree. di R. Rollano : \'ie de
Michel-Ange.
Rivista Italiana di numismatica. .Anno XXI (1908), fasci-
colo III. — E. G., ree. di Le Baron de Bildt : Les mcdailles romaines
de Ghristine de Suède. — Fase. IV. - P. Broccoli, Medaglia del
cardinale di Granvelle. - Gronaca (Varietà): La doppia di Inno-
cenzo IX al museo Vaticano.
Rfimische Quartalschrift. XXII Jahrg. (1908), II-IV Heft. —
J. W'ilphrt, Beitràge ?.. christlichen Archàologie (Vili). - P. SlN-
THERN, Der ròmische Abbacyrus in Geschichte, Legende und Kunst. -
F, ScHiLLMANN, Zur byzantinischen Politik Alexanders IV. - V.
Schweitzer, Beitràge z. Geschichte Pauls III. - E. Gòller, Die Pu-
blikation der Extravagante « Guni inter nonnullos » Johanns XXII,
143. - P. M. Baumgarten, Die beiden ersten Kardinalskonsistorien
des Gegenpapstes Felix V. - Witte, ree. di F. X. Kraus : Geschichte
d. christlichen Kunst: II, 2, 2.
Stimmen aus Maria Laach. Jahrgang 1908, VII Heft. —
St. Bkikfel, ree. di H. Quentin : Les martyrologes hìstoriques du
moyen-ilge. — VII! Heft. - C. A. Kneller, ree. di J. Tur.viel : His-
toire du dogme de la papauté.
Teriodici 527
Studien und Mitteilungen aus dem Benediktiner- und dem
Cistercienser-Orden. Jahrg. XXIX (1908), III Heft. — T. BChler,
Kardinal Pitra (V),
Theologische Quartalschrift. XC Jahrg. (1908), II Quartal-
heft. — P. M. Baumgarten, Bemerkungen zu einigen Kardinàlen u.
Kardinalkonsistorien d. 15. Jahr. - Sagmuller, ree. di J. Hilgers:
Die Bùcherverbote in Papstbriefen ; P. M. Baumgarten, Aus Kanzlei
u. Kammer. — IV Quartalheft. - SXgmuller, ree. di C. H. Turner :
Ecclesiae Occidentalis monumeuta iuris antiquissima; E. Gòller: Die
pàpstliche Pònitentiarie v, ihrem Ursprung bis zu ihrer Umgestaltung
u. Pius V, — XCI Jahrg. (1909). 1 Quart. - K. Bihlmeyer, ree. di
L. Pastor: Geschiclite der Pàpste, IV (1513-43).
Vierteljahrschrift fiir Social- und Wirtschaftsgeschichte.
VI B. (1908), 5 u. 4 Hcft. — P. Hennig, Dokumentc des Handels-
vertriebes vom Ende des Mittelalters. - H. W. Hòfflinger, ree. di
Queìlen u. Studien :^. Verfassungsgesehiehte d. Deuischen Reiehes Un
MiUelalter u. Neuieit, hrsggb. v. K. Zeumer. B. II. Die goldene Bulle
K. Karls IV.
Zeitschrift ffir Schweizerische Kircheugeschichte (Revue
d'histoire ecclésiastique Suisse). Il Jahrg. (1908), III Heft. —
J.-P. Kirsch, La fiscalitc pontificale Scc. {suite et fin).
Zeitschrift fttr katholische Theologie. XXXII B. (1908),
IV Quartalheft. — A. Kròss, ree. di P. M. Baumg.\rten : Aus Kanzlei
u. Kammei". - M. JOhrich, ree. di J. B. SXgmuller : Die Bischofswahl
bei Gratian.
Zeitschrift fiir wissenschaftliche Theologie. L Jahrg. (N.
F. XV) [1908], IV Heft. — F. Gòrres, Papst Gregor I der Grosse
u. d. Judentum.
INDICE GENERALE
delle materie contenute nel volume XXXI
L. OZZOLA. L'arte alla corte di Alessandro VII . , pag. 5
G. TOMASSETTI. Una lettera inedita di Cola di Rienzo. . 93
B. TRIFONE, Benedettino. Documenti Sublacensi .... loi
M. ANTONELLI. La dominazione pontificia nel Patrimonio
negli ultimi venti anni del periodo avignonese {Continua-
■{ioìie) 121
P. ECIDI. Libro di anniversari in volgare dell'ospedale del
Salvatore 169
B. TRIFONE, Benedettino. Le carte del monastero di San Paolo
di Roma dal secolo xi al xv {Continua) 267
M. ANTONELLI. La dominazione pontificia nel Patrimonio
negli ultimi venti anni del periodo avignonese (Coniinua-
:;ione e fine) 5^5
C. PINZI. Lettere del legato Vitelleschi ai priori di Viterbo
dal 1435 al 1440 557
A. MACNANELLI. I manoscritti di Costantino Corvisieri
nella biblioteca della R. Società romana di storia patria . . 409
G. GATTI. A proposito della raccolta di epigrafi medievali
di Roma 431
A. SILVAGNL Per la datazione di una iscrizione romana me-
dievale di S. Saba 433
L. ROSSI - P. ECIDI. Orchia nel Patrimonio. Appunti di to-
pografia e di storia {Contìnua) 447
530
Indice generale del volume XXXI
Varietà :
A. GALIETI. La tomba di Prosperctto Colonna in Ci-
vita Lavinia pag. 2n
G. DE NICOLA. Iscrizioni romane relative ad artisti o
ad opere d'arte 219
G. CASCIOLI. Statuti di Guadagnolo dati da Torquato
Conti il i" settembre 1547 479
Atti della Società :
Seduta dell'S maggio 1908 229
Necrologia :
Theodor von Sickel 489
Giuseppe Cugnoni 491
Bibliografia :
Robert Davìdsohn. «Gcschichtc von Fiorenza. Zweiter Band:
«Guelfen linj Ghibcllinen ». Zweiter Teil : «Die Guelfenherrschaft und
0 der Sieg des Volks » (L. Salvatorelli) 23)
Michele Lazzaroni -Antonio Munoz. aFiUrete». — Homa,
W. Modss, 1908 (G. De Nicola) 239
Henry Charles Lea. « The Inquisition in the Spanish Dependen-
• ciesB. — New York-London, The Macmillan Compan)-, 1908 (L. Sal-
vatorelli) 243
Iacopo Gherardi. « Di.irio Romano dal 7 settembre 1479 al
12 agosto 1484 », a cur.-i di E. Carusi, Rer. Il, script, di L. A. Muratori. —
Città di Castello, Lapi, 1904-1906. — G. Fontani. « Di.-irio Romano
gii riterito al Notaio del Nantiporto (30 genn. 1481 - 25 luglio 1492)1),
a cura di D. Tononi, nella stessa collezione, 1907-1908 (P. Ecidi)... 495
Hermann Egger. « Zur Baugeschichte des Palazzo di Venezia ;
Sonderabiruck aus der Publikation Der Palazzo di Venezia in Rom». —
Wien, 1908? — Id. «Der Palazzo di Venezia im 18. Jahrhundert ; Son-
derabdruck ausZcitschr.fìjr Geschichtedcr Architektur Jahrg. I » (G. Zippll) 499
A. Luzio. <• Isabella d'Este e il Sacco di Roma a. — Milano, Co-
gliati, 1908 (P. Ecidi) 502
Anton Eitel. » Der Kirchenstaat unter Klemens V, Abhandl. znr
mittl. u. neucren Geschichte, hcrausgg. von G. V. Below, H. Finke,
F. Meinecke, h. 1 ».— Berlin u. Leipzig, W. Rothschild, 1907 (P. Egi.)i) 504
Notizie 247
Id 507
Periodici (Articoli e documenti relativi alla storia di Roma) . 251
Id. SU
037'!
Sì-
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DG Società roinana di storia
4-02 patria
S6 Archivio
V.31
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