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Full text of "Archivio"

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DI  STORIE  PHTREH 


ARCHIVIO 


della 


R.  Società  Romnna 


di   Storia  Patria 

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Volume  XXXI 

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Roma 

nella    Sede    della    Società 

alla    Biblioteca    Vallicelliana 
1908 


1121199 


Roma  -  Forzanl  e  C.  tip.  del  Senato. 


L'arie  alia  corte  di  Alessandro  VII 


,  )ella  grande  opera- di  ricostruzione  della  storia  del- 
i  T  l'arte,  iniziata  nella  seconda  metà  del  secolo  deci- 
!'^^^  monono,  uno  dei  più  potenti  aiuti  ai  nuovi  risultati 
della  scienza  fu  indubbiamente  offerto  dalle  numerose  rac- 
colte di  documenti,  che  in  quel  tempo  videro  la  luce.  Fra 
le  più  ragguardevoli  di  tali  pubblicazioni  va  certo  annoverata 
quella  che  il  Muntz  intitolò:  Les  Aris  a  la  cotir  des  papes, 
opera  che  per  lo  studio  dell'arte  in  Roma  o  degli  artisti  che 
vi  hanno  attinenza  conserva  tuttora  una  capitale  importanza, 
nonostante  che  da  molti  anni  ad  essa  abbiano  attinto  quanti 
si  sono  occupati  di  arte  romana  p  di  artisti  vissuti  a  Roma. 
Purtroppo  lo  storico  francese  troncò  il  suo  lavoro  a  mezzo 
il  Cinquecento,  non  presentando,  ai  suoi  tempi,  la  seconda 
metà  di  quel  secolo  e  i  successivi  l' interesse  estetico  dei 
precedenti.  Ma  ora  che  gli  studi  artìstici  hanno  abbando- 
nato ogni  prevenzione  contro  i  secoli  posteriori  a  Raffaello, 
e  risorgono  dall'immeritato  oblio,  si  sente  più  che  mai  la 
mancanza  d'una  continuazione  dell'opera  del  Muntz. 

A  questo  difetto  possono,  è  vero,  in  qualche  modo  sup- 
plire le  pubblicazioni  di  Antonio  Bertolotti;  ma  in  piccola 
parte,  perchè  il  materiale  da  lui  raccolto,  oltre  essere  sparso 
in  troppi  articoli  e  fascicoli,  è  disordinatamente  disposto. 


6  L.  Oi^ola 

non  sempre  di  esatta  trascrizione,  e  molto  spesso  incom- 
pleto. 

Nelle  sue  ricerche  il  Bertolotti  ha  purtroppo  trascu- 
rato la  fonte  più  modesta,  ma  in  compenso  la  più  ricca,  i 
Libri  d'entrata  e  d'uscita  delia  depositeria  generale  della  rev.a 
camera  apostolica,  ora  conservati  nell'Archivio  di  Stato  di 
Roma. 

Neil'  intento  dunque  di  giovare  agli  studiosi  del  Seicento 
ho  iniziato  lo  spoglio  di  quei  Libri,  completandoli  con  i 
documenti  pubblicati  dal  Bertolotti  e  con  brevi  notizie  di 
scrittori  sincroni. 

Di  tale  lavoro  presento  qui  un  saggio  che  si  riferi- 
sce al  pontificato  di  Alessandro  VII  Chigi.  Per  ogni  mo- 
numento fatto  eseguire  da  quel  pontefice,  prima  ho  dato 
le  notizie  delle  fonti  storiche  e  dei  documenti  già  cono- 
sciuti, e  poi  ho  riferito  i  documenti  inediti  dei  Libri  sopra 
citati,  senz'altra  indicazione  che  la  loro  data,  trovandosi  essi 
disposti  in  volumi  con  la  semplice  segnatura  del  ponti- 
ficato e  dell'anno. 

Il  regno  di  Alessandro  VII  (165 5-1 667),  nonostante  sia 
stato  turbato  da  lotte  religiose  e  politiche,  specialmente 
per  causa  della  Francia,  ebbe  una  grande  importanza  ar- 
tistica per  i  numerosi  monumenti  iniziati  o  condotti  a  ter- 
mine, tanto  che  una  pasquinata  del  tempo,  riferendosi  agli 
edifizi  innalzati  dal  pontefice,  potè  definirlo  :  «  Papa  di  grande 
«edificazione»  (i).  Non  cosi  rilevanti  sono  le  opere  afllì- 
date  alle  altre  arti.  La  galleria  del  Quirinale,  per  esempio, 
non  è  riuscita  di  quella  magnificenza,  che  forse  il  papa 
sperava,  per  averla  in  gran  parte  afliìdata  ad  artisti  di  valore 
mediocre.  Anche  i  due  pittori  senesi  eh'  egli  protesse,  il 
Mei  e  il  Vanni,  non  meritavano  tanto  fiivore. 

A  ogni  modo,  se  si  possono  fare  degli  appunti  sulla 
scelta  degli  artisti,  non  si  può  non  ammirare  la  sua  muni- 

(i)  Cf.  Marco  Besso,  Roma  e  il  Papa  nei  proverbi  e  nei  tiiocii  di 
dire,  Roma,  Forzarli,  1904,  p.  J04. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  7 

ficenza  e  il  suo  zelo  nell' abbellire  Roma,  sia  allargando 
piazze  e  addrizzando  vie,  sia  restaurando  chiese  e  palazzi. 
E  se  a  questo  suo  zelo  si  può  forse  rimproverare  la  demo- 
lizione dell'arco  di  Marco  Aurelio  sul  Corso,  a  testimonianza 
della  sua  benemerenza  verso  i  monumenti  dell'antichità  clas- 
sica rimane  il  restauro  della  piramide  di  Caio  Cestio,  e  il 
dissotterramento,  l'isolamento  e  il  restauro  d'una  parte  del 
Pantheon. 

Un  pontefice  che  in  dodici  anni  di  regno  fa  eseguire  il 
portico  di  S.  Pietro,  la  scala  regia,  la  cattedra  di  S.  Pietro, 
il  palazzo  di  Ss.  Apostoli,  la  nuova  fabbrica  del  Quirinale, 
la  galleria  dello  stesso  palazzo,  la  parte  superiore  della  Sa- 
pienza, il  restauro  di  S.  Maria  del  Popolo,  di  S,  Maria  della 
Pace,  di  S.  Maria  in  Campitelli  e  di  molti  altri  edifizi  e  vie 
e  piazze,  e  nello  stesso  tempo  commette  alle  arti  minori  una 
copia  così  grande  di  opere,  come  quella  che  risulta  dai  do- 
cumenti qui  raccolti,  può  certo  degnamente  figurare  fra  i 
più  splendidi  fautori  delle  arti  che  vanti  la  storia  dei  papi. 

Leandro  Ozzola. 


Cap.  I. 

Prima  di  trattare  delle  opere  fitte  eseguire  da  Ales- 
sandro VII  riferiremo  alcune  spese  che  riguardano  pontefici 
anteriori  e  la  sua  elezione. 

Funerale  di  Urbano  Vili. 

1656,  adi  primo  d'aprile.  Scudi  centocinquanta  moneta  (i)  con 
mandato  camerale  pagati  a  Simone  Lupi  pittore  et  indoratore  a  compi- 
mento di  scudi  170  per  saldo  di  un  conto  di  seimila  armi  della  felice 
memoria  di  papa  Urbano  ottavo,  fatte  per  il  funerale  in  San  Pietra 
et  altri  lavori  per  servitio  del  conclave. 

(i)  Per  il  valore  delle  monete  cf.  l'opera  di  Giuseppe  Garampi, 
Saggi  di  osservu'^ìoni  sul  valore  delle  antiche  monete  pontificie,  Roma,  1 766. 


8  L.  O^ola 


Funerale  di  Innocenzo  X. 

1656,  adi  25  giugno.  Scudi  centoventicinque  moneta  &c.  a  Pietro 
Angelo  Macci  e  Baldassarre  Castelli  indoratori  per  saldo  di  un  conto 
di  n.  600  arme  in  carta  poste  da  loro  in  opera  nella  chiesa  di  San  Pietro 
in  Vaticano  per  il  funerale  della  felice  memoria  di  papa  Innocentio  X. 

Conclave  del  1644. 

1656,  adì  2  marzo.  Scudi  nove  moneta  &c.  pagati  agi'  herede  di 
Remigio  Kilkolz  già  ebanista  per  resto  e  saldo  di  un  suo  conto  di 
lavori  fatti  per  servitio  del  conclave  tenuto  l'anno  1644  per  morte 
della  santa  memoria  di  papa  Urbano  ottavo. 

Conclave  del  lójf. 

1655,  adì  6  ottobre.  Scudi  sei  moneta  &c.  pagati  a  Pietro  An- 
gelo Macci  e  Baldassarre  Castelli  indoratori  per  saldo  di  un  conto  di 
lavori  fatti  per  il  conclave  passato. 

Possesso  di  Alessandro  VII. 

1655,  adì  24  settembre.  Scudi  centodiciannove  b.  }0  moneta  &c. 
pagati  alli  maestri  Marc' Antonio  Inverni  e  Baldassarre  Castelli  com- 
pagni indoratori  per  resto  di  scudi  529.50  simili  che  importano  due 
conti  d'arme  fatte  in  S.  Giovanni  Laterano  per  il  possesso  di  Nostro 
Signore,  e  pitture  di  scabelli  e  scabelloni  et  altri  simili  lavori  per  ser- 
vitio del  palazzo  apostolico. 

Ruolo  della  famiglia  di  Alessandro   VII. 

Nella  biblioteca  Vitt.  Em.  di  Roma  (r)  si  conserva  un 
registro  delle  spese  per  Li  corte  di  Alessandro  VII,  e  vi 
sono  notate  tutte  le  persone  che  ne  componevano  la  fa- 
miglia. Da  esso  togliamo  i  nomi  degli  artisti  che  ricor- 
reranno nei  nostri  documenti. 

p.  6.  Camerieri  extra.  Felice  della  Greca  misuratore,  p.  9.  Ca- 
merali. Cav.  Lorenzo  Bernini,  architetto.  Gio.  Maria  Bolini  misu- 
ratore. Mattia  de  Rossi,  misuratore,  p,  9.  Offitiali  di  libraria.  Gre- 
gorio Andreoli,  legatore,     p.    11.  Offitiali  minori.     Luigi  Bernini  cu- 

(i)  Cf.  bibl.  Vitt.  Em.  Rolo  della  famiglia  di  Nostro  Sig.re  papa 
Alessandro  VII  aggiustato  sotto  il  primo  mar\o  166}  (Mss.  Ges.  1664, 
LUI). 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII 


stode  dei  palazzi,  p.  12.  Offitiali  minori.  Gio.  Maria  Pelle,  fontanaro. 
Mattia  Ertel,  orloggiaro.  p.  14.  Diversi  della  corte.  Leonardo  Ago- 
stino, antiquaro.  Agostino  Boni,  tessitore  de'  drappi  d'oro.  Gio. 
Paolo  Schor,  pittore  e  disegnatore  di  palazzo.  Bernardino  Mei,  pit- 
tore, p.  32.  Levati  (novembre  161 3).  Gio.  Maria  Pelle,  fontanaro. 
p.  33.  Levati  (gennaro  1663).  Leonardo  Agostino,  antiquaro.  Au- 
gusto Boni,  tessitore  de'  drappi  d'oro. 


Gap.  II. 

S.  Pietro  in   Faticaiìo. 

L'Alveri  descrivendo  la  chiesa  di  S.  Pietro  in  Vaticano 
afferma  : 

Quel  che  per  la  morte  d'  Innocentio  restò  d'imperfetto,  bora 
sotto  Alessandro  settimo,  che  di  magnificenza  e  pietà  Christiana  a, 
nessuno  è  secondo,  si  va  in  modo  aggiustando  che  non  restarà  che 
desiderarsi  di  vantaggio  (1). 

Statue  (ti  stucco  in  S.  Pietro. 

Nel  1658  «Luigi  Bernini  esegui  le  statue  di  stucco  che 
«  stanno  sugli  archi  del  coro  e  della  cappella  del  Sacramento 
«  in  S.  Pietro  in  Vaticano  »  (2). 

Lavorò  alla  fusione  del  ciborio  della  cappella  del  Sacra- 
mento in  S.  Pietro  (3). 

Cattedra  di  S.  Pietro. 

Nel  1656  la  congregazione  della  fabbrica  per  ordine  di 
Alessandro  VII  decretò  di  collocare  la  cattedra  «  con  ec- 
ce celiente  ornamento  »  in  fondo  alla  navata  maggiore.  Il  Ber- 
nini ne  eseguì  il  disegno  e  nell'anno  seguente  1657  ^'^  congre- 

(i)  Cf.  Gasparo  Alveri,  Roma  in  ogni  stato,  dedicata  alla  San- 
tità di  N.  S.  Alessandro  VII,  Roma,  Mascardi,  1664,  II,  160.  Le  no- 
stre citazioni  si  riferiscono  sempre  al  voi.  II  :  «  Roma  moderna  » . 

(2)  Cf.  Stanislao  Fraschetti,  //  Bernini,  Milano,  Hoepli,  1900, 
p.  213. 

(3)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  394  e  nota  4. 


I 


IO  L,  O^^ola 

sazione  con  un  secondo  decreto  deliberò  di  adornare  la  cat- 
tedra  secondo  codesto  progetto  approvato  dal  pontefice  (i). 
In  una  lettera  di  Francesco  Gualengo  al  duca  di  Mo- 
dena (13  settembre  1659),  che  riporteremo  a  proposito  della 
visita  del  papa  ai  lavori  del  porticato  di  S.  Pietro,  è  detto  anche; 

In  cotal  congiuntura  S.  B.  diede  un'occhiata  in  chiesa  alla  custodia 
che  vi  lavora  il  Bernino  per  la  catedra  di  S.  Pietro. 

Ai  modelli  grandi  per  la  cattedra  lavorarono  gli  scolari 
del  Bernini,  Antonio  Raggi  ed  Ercole  Ferrata  (2). 

La  fusione  della  cattedra  fu  condotta  nella  fonderia  di 
Santa  Marta  e  in  quella  del  Belvedere  da  Giovanni  Artusi 
da  Piscina  (3). 

Il  Titi  descrivendo  la  cattedra  dice  :  «  Il  tutto  disegno 
«  del  cav.  Bernini,  gettato  da  Giovanni  Piscina,  peritissimo 
«  in  questo  esercizio,  per  ordine  di  Alessandro  VII  »   (4). 

I  bronzi  della  cattedra  di  S.  Pietro  furono  dorati  a  fuoco 
dallo  spadaro  Carlo  Mattei  e  furono  pesati  con  le  bilancie 
inventate  da  Luigi  Bernini  (5). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  II,  tav.   12  (6). 

(i)  Arch.  della  fabbrica  di  S.  Pietro.  Cf.  Fraschetti,  op.  cit. 
p.  331. 

(2)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  332  e  nota  7. 

(3)  Arch.  della  fabbrica  di  S.  Pietro.  Cf.  Fraschetti,  op.  cit. 
p.  332,  nota  9. 

(4)  Cf.  Ammaestramento  di  pittura  &c.  nelle  chiese  di  Roma  dell'abate 
Filippo  Titi,  Roma,  Giuseppe  Vannacci  1686,  p.  io.  Il  libro  fu  ri- 
stampato con  aggiunte  nel  1708  e  ampliato  e  rifatto  nel  1763.  Per  le 
notizie  sul  Titi  e  sulle  varie  edizioni  cf.  prefazione  all'opera  del  1763, 
nella  quale  però  non  si  fa  cenno  della  prima  pubblicazione  uscita 
nel  1674  col  titolo:  Studio  di  pittura,  scoltura  &c.  tulle  chiese  di  Roma 
dell'abate  Filippo  Titi,  Roma,  Mancini,  1674.  Le  nostre  citazioni  si 
riferiscono  sempre  all'edizione  del  1686,  ma  qualche  volta  a  quella 
del  1763  e  allora  viene  indicato. 

(5)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  333. 

(6)  Per  le  riproduzioni  dei  monumenti  innalzati  da  Alessandro  VII, 
e  talvolta  per  notizie  ad  essi  riferentisi,  citiamo  l'opera  contempcra- 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  ii 


Pavimento  del  portico. 

13  agosto  1655.  Decreto  che  si  faccia  il  pavimento  del  portico 
(della  basilica  di  S.  Pietro)  e  che  il  cav.  Bernini  ne  faccia  il  disegno 
per  ordine  di  S.  S.  (i). 

Restauri  nella  loggia  della  Benedizione. 

13  agosto  1655.  Decreto  della  congregazione  che  s'imbianchi  la 
loggia  della  Benedizione,  che  si  cuopri  con  lastre  di  piombo  &c.  e  che 
si  faccia  il  pavimento  di  detta  loggia  secondo  il  disegno  da  farsi  dal 
ca\.  Bernino  (2). 

Bassorilievo:  «  Pasce  oves  uieas». 

Sotto  il  pontificato  di  Alessandro  VII  fu  compiuto  il 
grande  bassorilievo  della  bottega  del  Bernini  rappresentante 
Gesù  che  affida  il  suo  gregge  a  san  Pietro.  «  6  marzo 
"  1656.  Al  cavalier  Bernino  scudi  1400  oltre  1600  avuti 
«  per  compimento  di  3000  per  il  bassorilievo  in  marmo 
«  Pasce  oves  meas  che  è  stato  collocato  sulla  porta  grande  di 
«  S.  Pietro  »  (3). 

Colonnato  di  S.  Pietro. 

L'Alveri  scrive: 

11  piazzale  di  San  Pietro  hoggi  è  cinto  da  un  magnifico  portico 
che  lo  rende  in  forma  di  teatro,  opera  del  cavalier  Bernino  famoso 
et  insigne  ingegnerò,  fatto  d'ordine  di  nostro  signore  Alessandro  set- 
timo. Sorge  questa  meravigliosa  mole  sostenuta  da  gran  numero  di 
colonne  di  tevertino  disposte  con  ordine  dorico  e  in  giro  in  propor- 
tionata  distanza.  Il  teatro  come  dicevo  è  di  forma  ovale,  che  è  la  più 
perfetta,  essendo  composto  di  dui  cerchi,  non  continuato  ma  disgiunto 

nea:  //  iinovo  teatro  delle  fabbriche  et  edificii  in  prospettiva  di  Roma 
moderna  sotto  il  felice  pontificato  di  N.  S.  papa  Alessatidro  VII,  1665, 
lib.  2,  voi.  I.  Spesso  riferiamo  anche  le  spiegazioni  che  si  leggono  a 
pie'  delle  tavole  conservando  il  loro  numero  d' indicazione. 

(i)  Arch.  della  fabbrica  di  S.  Pietro.  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  ^24, 
nota  2. 

(2).  Ivi.  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  324,  nota  3. 

(5)  Ivi.  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  325. 


12  L.  0\\ola 


dall'apertura  delle  scale  della  basilica  di  S.  Pietro  e  dallo  sbocco  delle 
strade  di  Borgo  Nuovo  e  Vecchio,  restandone  perciò  il  pezzo  in  faccia 
alle  dette  scale  isolato.  1  loro  (.bracci  del  portico)  intcrcolunnii  di 
mezzo,  che  riguardano  per  il  centro  della  guglia,  come  parti  più  no- 
bili sono  arrichiti  d' un  risalto  di  quattro  colonne  per  ciascuno  &c. 
con  lettere  di  rilievo  che  dicono  «  Alexander  VII  pont.  max.  »  &c.  e  al 
dritto  delle  suddette  quattro  colonne  si  ergono  quattro  statue  r.ipprc- 
sentanti  i  santi  martiri  conforme  si  doveranno  collocare  nel  restante 
del  giro,  che  formeranno  a  tutta  la  machina   corona  nobilissima  (i). 

Per  preparare  lo  spazio  alla  nuova  fabbrica  si  dovettero 
atterrare  alcune  costruzioni.  Ecco  qualche  notizia  in  propo- 
sito: 

1657.  Decreto  della  congregazione  di  rilare  l'oratorio  all'arcicon- 
fraternita  del  Sagramcnto  essendo  demolito  l'altro  per  la  f^ibbrica  dei 
nuovi  portici  e  che  il  cav.  Bernini  visiti  il  luogo  destinato  e  riferisca 
la  quantità  del  sito  che  crederà  necessario  (2). 

In  fine  di  esso  (Borgo)  già  stava  la  chiesa  di  >.  ^. atei  ina  ui  pre- 
sente demolita  d'  ordine  di  nostro  signore  Alessandro  settimo  come 
quella  che  recava  impedimento  al  maestoso  giro  di  colonne  con  il  quale 
egli  fa  adornare  la  piazza  di  S.  Pietro  in  firma  di  teatro  (3). 

Per  la  storia  della  costruzione  del  sontuoso  colonnato 
cf.  il  Fraschetti,  op.  cil.  p.  307  sgg.  Qui  riferiremo  sol- 
tanto la  notizia  che  riguarda  il  decreto  di  costruzione  : 

1656,  31  luglio.  Decreto  della  s.  congregazione  di  ordinare  al 
cav.  Bernino  il  disegno  per  il  nuovo  colonnato  da  farsi  attorno  la 
piazza  di  S.  Pietro  secondo  l'ordine  di  S.  S.  (4). 

Per  dimostrare  quanto  interesse  prendesse  il  papa  a  que- 
sta fiibbrica  riferiamo  la  lettera  seguente  d'un  contempo- 
raneo : 

Serenissimo  principe.  Venerdì  matina  Sua  Santità  se  n'andò  a 
S.  Pietro  e  fece  a  piedi  buona  parte  del  viaggio,  sì  che  li  EE.  cardi- 

(i)  Cf.  Alveri,  op.  cit.  pp.  155  e  154. 

(2)  Arch.  della  fabbrica  di  S.  Pietro.  Cf.  FRASCHErri,  op.  cit.  p.  325, 
nota  t. 

(3)  Cf.  Alveri,  op.  cit.  p.  140. 

(4)  Cf.  op.  cit.  p,   31  |.  nota  3. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  15 


nali  Chigi,  Rospigliosi  ch'erari  con  lui  ritornaron  stracchi,  hi  tal  con- 
giontura  S,  B.  diede  un'occhiata  alla  fabrica  del  perticale  avvanti  la 
piazza.  Roma  gli  13  settembre  1659.  Francesco  Gualengo  al  duca  di 
Modena  (r). 

Lo  stesso  interesse  indirettamente  si  rivela  dalle  due  let- 
tere seguenti,  da  me  pubblicate  per  la  prima  volta  nella  ri- 
vista L'Arle(i<)o6,p.  205).  Esse  sono  conservate  nell'ar- 
chivio Vaticano  (Ferrara  34)  e  furono  scritte  dal  cardinale 
D'  Elei,  governatore  di  Pesaro  e  Urbino,  al  cardinale  Flavio 
Chigi  nipote  del  papa  e  sopraintendente  allo  Stato  ecclesia- 
stico. 

Nella  prima  (4  maggio  1659)  il  cardinal  D'  Elei,  alla 
richiesta  di  scalpellini  per  il  lavoro  del  colonnato  fattagli 
dal  card.  Flavio  Chigi,  risponde  : 

.\1  cenno  fattomi  da  V.  Em.za  ubbidisco  scrivendo  per  queste  parti 
dove  si  crede  siano  scalpellini  e  particolarmente  a  Fossombrone  e  Gubbio, 
si  che  venga  loro  a  distinta  notizia  il  lavoro,  lo  stipendio  e  M  modo 
di  presentarsi  in  Roma. 

Nella  seconda  (11  settembre  1659)  lo  stesso  ringrazia 
il  cardinal  Flavio  d'avergli  inviato  una  copia  del  disegno 
del  colonnato  ed  esalta  il  papa  per  la  grandiosità  dell'im- 
presa da  lui  concepita  e  iniziata.  Egli  scrive: 

Ricevo  a  singoiar  honore  il  maestoso  disegno  de  portici  che  si 
eriggono  in  codesta  piazza  di  S.  Pietro  et  l'opera  è  degna  dell'  incom- 
parabil  magnanimità  della  Sant.à  di  N.ro  S  re. 

Sul  portico  fu  apposta  l'iscrizione  :  «  Alexander  VII  pont. 
(f  max.  I  a  fundamentis  extruxit  !  Anno  salutis  m-dc-lxi». 

Ct.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  3  : 
«  Piazza  e  portici  della  basilica  Vaticana  fatti  da  N.  S.  papa 
«  Alessandro  Settimo  ».  (Il  porticato  presenta  anche  il  tronco 
mediano  del  colonnato). 

(i)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  315,  nota  6. 


14  L.  0\-{ola 

Gap.  III. 

Vaticano. 
L'Alveri  scrive: 

Nostro  Signore  Alessandro  VII  hoggi  vivente  h;i  fatto  in  detto 
palazzo  apostolico  molti  miglioramenti  e  rinnovate  diverse  habitazioni, 
oltre  alla  scala  reggia  che  di  suo  ordine  si  va  fabricando  secondo  il 
disegno  datone  dal  cavai.  Bernino(i). 

1655,  adi  II  agosto.  Scudi  dugento  moneta  &c.  pagati  a  Mar- 
c'Antonio  Inverni  e  Baldassarre  Castelli  indoratori  a  buon  conto  di 
lavori  di  loro  arte  che  fanno  nelle  tre  soffitte  del  palazzo  apostolico 
Vaticano  e  per  doverne  poi  render  conto. 

1656,  adi  18  gennaio.  Scudi  trecento  venti,  baiocchi  44  moneta, 
pagati  a  maestri  Marc' Antonio  Inverni  e  Baldassarre  Castelli  compagni 
indoratori  S>ic.  un  conto  di  lavori  fatti  nel  palazzo  apostolico  in  Va- 
ticano nell'appartamento  di  papa  Clemente  ottavo  d'ordine  del  signor 
cavaliere  Bernino. 

1657,  adi  24  marzo. Scudi  quattrocentosettantaquattro,  baiocciii  78 
moneta  &c.  a  Marcantonio  Inverni  e  Kaldassare  Castelli  per  final  paga- 
mento di  scudi  664.78  di  lavori  di  loro  arte  fatti  nel  palazzo  di  S.  Pietro. 

1657,  adi  28  novembre.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Felice  della 
Greca  a  conto  de'  modelli  fatti  e  che  va  facendo  de  palazzi  pontifici 
di  Monte  Cavallo  e  S.  Pietro. 

1662,  adì  17  giugno.  Scudi  dugento  moneta  &c.  a  Gio.  Paolo 
Scor  pittore  a  buon  conto  delle  pitture  che  fa  nel  palazzo  di  S.  Pietro. 

Cappella  segreta. 

1656,  adi  50  ottobre.  Scudi  ottantanove  moneta  &c.  a  Ercole  Fer- 
rata per  saldo  di  un  conto  di  diversi  modelli  di  santi  fatti  da  esso 
per  servitio  della  cappella  di  Nostro  Signore. 

1657,  adi  5  gennaio.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Giovan  Maria 
Mariani  a  conto  di  lavori  fiuti  nella  cappella  segreta  di  Nostro  Signore 
a  S.  Pietro. 

1657,  adi  17  febbraio.  Scudi  centocinquanta  moneta  &c.  a  Gio- 
vanni Miele  per  saldo  d'un  conto  di  diverse  pitture  fatte  da  lui  nella 
cappella  segreta  di  Nostro  Signore  in  palazzo  Vaticano. 

1657,  adi  20  marzo.  Scudi  centosessantatre  moneta  &c.  a  Gio- 
vanni Maria  Mariani  pittore  per  resto  e  saldo  di  scudi  213,  che  im- 

(i)  Cf.  Alveri,  op.  cit.  p.   143. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  1 5 


porta  un  conto  di  pitture  ed  altro  fatto  da  lui  per  servitio  del  palazzo 
Vaticano  da  settembre  1656  passato  a  gennaio  del  corrente  anno. 

1658,  adì  7  maggio.  Scudi  quarantotto  moneta  &c.  a  Cosmo  Fan- 
celli scultore  per  haver  fatto  sei  modelli  d'angeli  per  servitio  della  cap- 
pella di  Nostro  Signore. 

1657,  adi  primo  giugno.  Scudi  quarantanove  moneta  &c.  a  mae- 
stro Gio.  Maria  Giorgetti  intagliatore  per  intaglio  dell'albero  di  cerqua, 
che  fa  candelabro  nella  cappella  pontificia  per  la  settimana  santa. 

1659,  adi  14  giugno.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  maestri  Inverni  e 
Castelli  indoratori  di  palazzo  a  conto  di  lavori  fatti  per  la  cappella  di 
Nostro  Signore. 

Scala  regia. 

Il  progetto  delhi  scala  regia  fu  presentato  nel  1663,  nel 
quale  anno  si  coniarono  dieci  medaglie  di  rame  col  disegno 
della  medesima  opera  (i). 

16  novembre  1663.  Pagamento  fatto  a  Gaspare  Moroni  di  scudi  tre 
per  dieci  medaglie  di  rame  con  l' impronta  della  scala  regia  poste  sotto 
le  colonne  della  medesima  scala  (2). 

«  Nell'anno  1665  il  lavoro  della  scala  era  compiuto  in 
«  gran  parte  e  vi  mancava  soltanto  la  rivestitura  di  stucco 
«che  fu  condotta  nel   1666»  (3). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  4  : 
«  Porta  e  portico  interiore  che  conducono  alla  cappella  pon- 
«  tificia  nel  Vaticano  fatti  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII  » , 
e  tav.  5  :  «  Scala  interiore  (regia)  che  conduce  alla  cappella 
«  pontifìcia  &c.  fattta  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII  » . 

Statua  equestre  di  Costantino. 

Il  Costantino  a  cavallo  nella  scala  regia  in  Vaticano  fu 
lavorato  sotto  il  pontificato  di  Alessandro  VII,  come  risulta 
dai  documenti  pubblicati  dal  Fraschetti  (4). 

(i)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  517. 

(2)  Arch.  della  fabbrica  di  S.  Pietro.  Cf  Fraschetti,  op.  cit.  p.  318, 
nota  I. 

(3)  Ivi,  p.  318. 

(4)  Cf.  op.  cit.  p.  520. 


i6  L,  Oliala 

Questa  statua  era  stata  ideata  da  Innocenzo  X  e  tu  sco- 
perta soltanto  negli  ultimi  d'ottobre  del  1670  sotto  il  pon- 
tificato di  Clemente  X  (i). 

Sala  due  aie. 

Alessandro  VII  affidò  al  Bernini  il  restauro  della  sala 
ducale,  cominciato  nel   1656(2). 

Nell'opera  del  Fraschetti  è  riprodotto  il  disegno  del  Ber- 
nini per  il  bozzetto  dell'ornato  della  sala  ducale  (3)  e  le  due 
porte  ornate  come  si  trovano  al  presente  (4). 

1656,  adì  16  ottobre.  Scudi» cinquanta  moneta  &c.  ad  .Antonio 
Raggi  scultore,  a  conto  de  lavori  di  stucco  e  da  farsi  sotto  l'arco  nuovo 
nella  sala  ducale  del  palazzo  di  S.  Pietro. 

1657,  adi  3  gennaro.  S^udi  centotto  moneta  &c.  ad  Antonio  Raggi 
scultore  per  resto  di  scudi  centocinquantotto  che  importa  un  conto  de 
putti  di  stucco  ed  altro  fatto  nell'arco  a  pittura  di  nuovo  nella  sala 
ducale  nel  palazzo  Vaticano  (5). 

1657,  adì  5  gennaio.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Giovan  Maria 
Mariani  a  conto  &:c.  di  diversi  rappezzi  fatti  e  che  va  facendo  nell'ap- 
partamento dove  stava  1' e.mo  signor  cardinale  Rapaccioli  nella  sala 
ducale. 

Logge. 

Il  Titi  nella  descrizione  del  Vaticano  (piano  secondo), 

scrive  : 

Nell'altro  braccio  di  loggie  verso  il  palazzo  nuovo,  che  non  furono 
finite,  li  rabeschi,  grottesche,  né  pure  terminate,  verso  la  piazza  di 
S.  Pietro  con  alcune  istorie  le  cominciarono  in  tempo  d'Alessandro  VII 
Gio.  Paolo  Tedesco  e  l'Allegrini  da  Gubbio  e  restano  sin'hora  non 
finite  (6). 

(i)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  318. 

(2)  Cf.  reg.  mandati  1656-58,  f.  46  a  100,  in  Bertolotti,  Ai  Usti 
lombardi  a  Roma,  II,  168;  e  Fraschetti,  op.  cit.  p.  324  e  ivi  nota  i. 

(3)  Cf.  op.  cit.  p.  320. 

(4)  Cf.  op.  cit.  pp.  322  e  523. 

(5)  Cf.  anche  reg.  mandati  1656-58,  f.  46  a  lor,  in  H'""^'.ìtti, 
op.  cit.  p.  169. 

(6)  Op.  cit.  p.  416. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  17 

A  queste  logge  appunto  si  riferisce  la  notizia  che  il  Bal- 
dinucci  esattamente  riporta  nella  vita  di  Francesco  Allegrine 
«  Si  è  trovato  anche  questo  pittore  (Francesco  Allegrini)  a 
«  dipignere  nelle  logge  del  Vaticano  sotto  Alessandro  VII 
«insieme  con  Giovan  Paolo  detto  il  Tedesco»  (i). 

i6s5,  adi  4  dicembre.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  a  Luigi  Mei- 
lini  pittore  a  buon  conto  di  pitture  e  resarcimenti  che  fa  nelle  loggie 
del  palazzo  Vaticano. 

1656,  adi  5  gennaio.  Scudi  quindici  moneta  &c.  a  Luigi  Mellini 
pittore  a  conto  di  lavori  di  pittura  e  risarcimenti  di  esse  che  fa  nelle 
loggie  &:c.  del  palazzo  Vaticano. 

1664,  adì  primo  luglio.  Scudi  ducentotrentaquattro,  baiocchi  cin- 
quanta e  mezzo  &c.  alli  eredi  del  quondam  Giovanni  Maria  Pelle 
per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  di  stucchi  nelle  loggie  del  palazzo 
di  S.  Pietro  a  tutto  maggio  passato. 

Sala  delia  biblioteca. 
Il  Titi,  nella  sua  descrizione  del  Vaticano,  scrive: 

Da  una  parte  del  sudetto  salone  (della  biblioteca  Vaticana)  è 
un'  altra  galleria  o  corridore  lungo  più  di  duecento  passi  dove  si  con- 
serva la  famosa  libraria  de  manuscritti  del  duca  d'Urbino.  La  volta 
fu  cominciata  a  dipingere  da  Gio.  Paolo  Tedesco  con  istorie,  figure  et 
altri  ornamenti  in  tempo  di  Alessandro  VII,  che  restò  imperfetta  per 
gì'  accidenti  che  successero  in  quel  tempo  in  Roma  (2). 

166},  adi  18  luglio.  Scudi  trecento  moneta  &:c.  a  Giovan  Paolo 
Schor  pittore  a  conto  delle  pitture  che  fa  nella  libraria  Vaticana. 

Quirinale. 
Il  Titi  scrive  : 

Et  ultimamente  Alessandro  VII  accrebbe  gli  appartamenti  per  la 
famiglia;  di  che  fu  architetto  il  cavalier  Semino;  e  sono  incontro  al 
Novitiato  de'  Giesuiti  nella  strada  che  va  a  porta  Pia  (3). 

(i)  Cf.  Baldinucci,  Notizie  dei  professori  Scc,  Firenze,  1728,  III, 
615. 

(2)  Cf.  Titi,  op.  cit.  p.  416. 

(3)  Cf.  op.  cit.  p.   274. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI  2 


i8  L'  O^ola 

Per  questo  ingrandimento  sulla  fronte  della  nuova  fab- 
brica fu  apposta  questa  epigrafe  :  «  Alexander  VII  Pont. 
<(  Max.  I  Ut  Familia  Pont.  Maior  esset  &c.  |  Palatium  Qui- 
«  rinaie   nova  |  Aedificiorum   accessione  |  Ampliavit  anno 

«  sai.   M-DC'LIX  ». 

E  per  aver  reso  più  facile  la  salita  al  Quirinale  que- 
st'altra epigrafe  :  «  Arduo  linito  clivo  facilior  strata  |  ad 
<(  Quirinalem  via.  An.  sai.  M'DC'LX». 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  tav.  1 2  :  «  Strada 
<(  che  ascende  al  Quirinale  detta  Monte  Magnanapoli  spia- 
«  nata  et  abbellita  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII»;  4)  (tra 
il  giardino  Aldobrandini  e  mura  di  Romolo)  «  Strada  che 
«va  al  palazzo  del  papa  spianata  da  N.  S.  ». 

Cf.  tav.  13  (ivi):  «  Piazza  e  palazzo  sul  Quirinale  detto 
«  Monte  Cavallo  ».  3)  «  Habitatione  della  famiglia  fatta  da 
«  N.  S.  papa  Alessandro  VII  » . 

Nel  Eolo  della  famiglia  di  Alessandro  FU  (cf.  p.  17) 
si  trova  fotta  menzione  di  questa  nuova  fiibbrica  :  «  Di- 
'<(  versi  offitii  »  : 

Alli  scopatori  comuni  per  li  2  lanternoni  messi  di  nuovo  nelle 
scale  della  fabrica  nova  fatta  nel  palazzo  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  2  gennaio.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Giovanni  Paolo 
Schor  pittore  a  conto  di  lavori  di  pitture  fatte  e  da  fare  per  servitio 
di  N.  S.  ne  mezzanini  del  palazzo  Quirinale. 

1657,  adi  28  luglio.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Giovanni  Paolo 
Schor  pittore  per  resto  di  scudi  3{X)  moneta  che  importano  le  pitture 
da  lui  fatte  ne  mezzanini  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  5  giugno.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Giovanni  Maria 
Mariani  pittore  a  conto  di  rapezzi  fatti  al  palazzo  di  Monte  Cavallo 
e  ad  altri  che  va  facendo  per  l'uccelliera  del  giardino  di  detto  pa- 
lazzo. 

1660,  adi  14  ottobre.  Scudi  trecentoquindici,  baiocchi  57  moneta  &c. 
a  Renzi  e  Fracchi  scarpellini  per  resto  di  scudi  655,  baiocchi  57  ch'im- 
porta un  conto  di  lavori   fatti  alla  flibbrica  nuova  di  Monte  Cavallo. 

i6)9,  adi  15  marzo.  Scudi  dieci  moneta  &c.  a  Giovanni  Maria 
Mariani  per  saldo  di  un  conto  d'aver  dipinta  la  sofìtta  nella  cappella 
dell'appartamento  del  signor  cardinal  Chigi. 


L'arte  alla  corte  di  Cì/^L-ssaiidro  VII  19 


1639,  adi  12  aprile.  Scudi  sessantaquattro  moneta  &c.  a  Giovanni 
Paolo  Schor  pittore  per  n.  32  canne  di  fregio  de  chiaroscuro  fatto 
nell'appartamento  del  signor  cardinal  Chigi  a  Monte  Cavallo  a  scudi  2. 

1661,  adi  31  agosto.  Scudi  ventisei  moneta  &c.  a  Giovanni  Bat- 
tista Laurentii  pittore  per  saldo  d' un  conto  di  pitture  fatte  in  una 
stanza  a  Monte  Cavallo  dell'appartamento  del  signor  cardinal  Chigi. 

1659,  adì  primo  settembre.  Scudi  trecentotrentatre  e  baiocchi  80 
moneta  &c.  a  Marc'Antonio  Inverni  e  compagni  indoratori  per  saldo 
di  un  conto  di  più  lavori  fatti  nel  palazzo  di  xMonte  Cavallo  dalli 
20  aprile  a  tutto  li  20  agosto  presente. 

.  Pala:(jo  Chigi. 

La  Guida  del  Titi  scrive  : 

Fu  edificato  dal  cardinal  Fabio  Chigi  su  pianta,  che  avea  fatto 
Carlo  Maderno,  ma  la  facciata  fu  architettata  dal  cav.  Bernini,  che 
prese  molto  da'  palazzi  laterali  di  Campidoglio.  Consisteva  essa  in  una 
ringhiera  sopra  il  portone  e  tre  finestre  per  parte  ed  era  bella  e  pro- 
porzionata e  l'altezza  corrispondeva  alla  estensione.  Il  duca  Baldassarre 
Odescalchi  lo  comprò  nel  174)  e  col  disegno  di  Niccola  Salvi  lo  pro- 
lungò più  del  doppio  (i). 

Durante  l'assenza  di  Gian  Lorenzo,  per  la  sua  dimora 
in  Francia,  la  sopraintendenza  della  fabbrica  fu  affidata  al 
fratello  Luigi  (2). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  II,  tav.  4: 
«  Piazza  de  Santi  Apostoli  ».  i)  «  Palazzo  dell'em'"*'  sig.  card'' 
«  Chigi  » .  (Presenta  un  corpo  centrale  e  due  più  bassi  late- 
rali, stretti). 

Dal  Fraschetti  riproduciamo  questa  notizia  : 

Piacendo  a  V.  S.  Ili""'  potrà  far  pagare  a  maestro  Gabriello  Renzi 
scarpellino  scudi  trecento  a  bon  conto  delli  lavori  di  scarpello  et  in- 
taglio che  d.  fa  a  tutta  sua  robba  per  il  palazzo  che  fa  fare  l'em""' 
sig.  card.  Chigi  a  S.  Apostolo.  Di  casa  li  11  marzo  166).  Di  V.  S.  111"^' 
V.  D.  O.  S.  Giovanni  Lorenzo  Bernini  (3). 

(i)  Cf.  op.  cit.  ed.  1763,  p.  316. 

(2)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  351,  nota  i. 

(3)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  298,  nota  i. 


20  L.  0\^ola 


1658,  adì  12  gennaio.  Scudi  centotrenta  moneta  &c.  a  Renzi  e 
Fracchi  scarpellini  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  tatti  per  servitio 
del  palazzo  delli  ecc""  ss"''  Chigi. 

1657,  adi  17  agosto  Scudi  sessantaquattro  moneta  &c.  a  maestri 
Antonio  Inverni  e  compagni  indoratori  per  saldo  di  un  conto  di  la- 
vori fatti  da  loro  nel  palazzo  posto  nella  piazza  di  Santi  Apostoli,  dove 
abitano  li  ecc°"  ss""'  don  Mario  e  don  Agostino  Chigi. 

1658,  adi  8  aprile.  Scudi  cinquantanove  e  baiocchi  25  moneta  &c. 
a  Camillo  Saracino  indoratore  per  saldo  di  un  conto  di  più  lavori  fiitti 
nel  palazzo  de  ss"  Chigi  il  mese  di  maggio  passato. 


Gap.  IV. 
Chiesa  di  Santa  Maria  della  Pace. 

Il  Titi,  a  proposito  di  questa  chiesa,  scrive  : 

Fu  rimodernata  la  chiesa  per  di  dentro  e  di  fuori  e  ridotta  in 
più  bella  forma  nel  pontificato  d'Alessandro  VII  col  disegno  di  Pietro 
da  Cortona  (i). 

Il  card.  Sforza  Pallavicino  (2)  si  diffonde  alquanto  su 
questi  restauri,  e  poiché  egli  esprime  anche  un  giudizio  sul- 
l'opera del  Cortona  e  aggiunge  delle  notizie  che  servono 
ad  illustrare  la  vita  di  quel  tempo,  credo  opportuno  ripro- 
durne qualche  periodo.  Egli  scrive  : 

La  chiesa  che  da  Sisto  IV  fu  edificata  e  dedicata  alla  Vergine 
come  arbitra  della  pace,  è  in  Roma  di  somma  frequenza,  è  quasi  la 
parrocchia  comune  degli  uomini  affaccendali,  ma  essendo  ella  quasi 
affogata  da  esterni  edifizi  di  ogni  intorno  riusciva  egualmente  malin- 
conica per  la  scarsezza  della  partecipata  luce  e  disagiosa  per  l'angustia 
de'  circondanti  viottoli,  per  cui  alle  carrozze  era  difficile  l'accostarsi, 
impossibile  il  fermarsi:  sopra  ciò  era  venuta  tutta  squallida  ed  afffu- 
micata  dal  tempo,  il  quale  avendo  logoro  il  mattonato  era  ella  in  tanto 
concorso  noiosamente  polverosa.   Alessandro  adunque  per  pubblica  e 

(i)  Cf.  op.  cit.  p.  384. 

(2)  Cf.  card.  Pietro  Sforza  Pallavicino,  Della  vita  di  Alessan- 
dro VII  libri  cinque,  Prato,  Giacchetti,  18^9,  voli.  2. 


L'arie  alla  corte  di  oAlessandro  VII  21 


privata  ragione  affezionato  a  quel  tempio,  lo  rinnovò  per  poco  da' 
fondamenti,  gli  apri  strade  e  piazze  d'intorno,  fé'  per  così  dire  ringio- 
vanir le  cappelle,  vi  distese  un  bel  pavimento  di  marmi.  Ben  è  il  vero 
che  avendone  desiderata  la  cura  Pietro  da  Cortona,  com'è  solito  di 
chi  è  pregiato  m  una  professione  inferiore  aspirare  in  estimazione  ad 
un'altra  superiore  sotto  lo  stesso  genere,  il  successo  gli  sorti  contraria- 
mente, poiché  la  spesa  avanzò  il  merito  del  lavoro  e  questo  non  riusci 
senza  vari  difetti  (i). 

Intorno  ad  alcuni  particolari  di  quei  restauri  aggiunge- 
remo anche  le  notizie  seguenti.  Lione  Pascoli  a  proposito 
di  Carlo  Maratta,  nella  sua  Vita,  scrive: 

Faceva  in  questo  mentre  Alessandro  VII  abbellire  di  rare  pitture 
la  chiesa  della  Pace  e  volle  che  vi  contribuisse  Carlo  con  le  sue.  Rap- 
presentò egli  sopra  gli  archi  della  cappella  di  mezzo  la  Visitazione  di 
santa  Elisabetta  e  fece  un  quadretto  per  la  sagrestia  (2). 

Il  Titi  a  proposito  di  questi  restauri  ci  fornisce  anche 
i  seguenti  dati. 
Sotto  la  cupola. 

Il  quadro  grande  per  di  sopra  (la  cappella  del  Crocifisso)  con  la 
Natività  di  Maria  Vergine  e  quantità  di  gente  è  delle  migliori  opere 
che  siano  state  formate  da'  pennelli  del  cav.  Vanni  il  giovane. 

Le  pitture  di  sopra  (la  cappella  Mignanelli)  con  l' istoria  d'Adamo 
e  d'Eva,  figuroni  maggiori  del  vivo,  sono  di  Filippo  Lauri  (3). 

Nell'altra  capelletta  (seconda  a  destra  sotto  la  cupola)  de'  signori 
Olgiati,  dai  lati  vi  sono  due  quadri  di  Bernardino  Mei  senese  (4). 

Il  Titi  accenna  anche  in  questa  chiesa  alle  sculture  se- 
guenti, che  possono  appartenere  al  tempo  dei  restauri  di 
Alessandro  VII: 

Le  quattro  figure  di  stucco,  due  sopra  l'arco  della  cuppola,  le  altre 
sopra  la  porta  della  chiesa,  sono  del  Fancelli  (Cosimo),  fatte  col  disegno 
di  Pietro  da  Cortona  (5). 

(i)  Cf  op.  cit.  lib.  V,  cap.  V,  p.   178. 

(2)  Cf.  L.  Pascoli,  Vite  de' pittori  &c.,  Roma,  1730,  I,  138. 

(3)  Cf.  op.  cit.  p.  387. 

(4)  Cf.  op.  cit.  p.  386. 

(5)  Cf.  op.  cit.  p.  388. 


22  L.  Oi\ola 

Il  quadro  di  bronzo  nella  prima  cappella  a  mano  destra  è  opera 
di  Cosimo  Fancelli  (i),  la  statua  di  santa  Caterina  col  sepolcro  dove 
sono  due  puttini  diligentemente  scolpiti  è  pur  sua  fatiga. 

La  statua  che  rappresenta  san  Bernardino  col  sepolcro  e  puttini 
verso  la  porta  è  lavoro  d'Ercole  Ferrata  (2). 

Fuori  della  chiesa  fu  apposta  la  seguente  epigrafe: 
«  Alexandro  VII  P.  O.  Quod  &c.  pontificia  munificentia 
«  instauraverit  sacellis  illustratis,  et  magnificentius  excultis, 
«  excitata  porticu,  et  nobilior  fronte,  area,  viisque  amplifi- 
«  catis  auxerit  ornaverit  &c.  Ann.  sai.  m-dc-lvii». 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  26  : 
«  Piazza  e  chiesa  della  Madonna  della  Pace  fitta  da  N. 
«  S.  papa  Alessandro  VII.  i)  Portico  e  facciata  di  detta 
«  chiesa  fatta  da  N.  S.  » .  Tav.  27  :  «  Veduta  di  dentro  di 
«  Santa  Maria  della  Pace  restaurata  et  adornata  da  N.  S. 
«  papa  Alessandro  VII  » .  Tav.  28  :  «  Altra  veduta  di  dentro 
«  di  Santa    Maria  della  Pace  &c.  »  (3). 

Chiesa  di  Santa  Maria  del  Popolo. 

Una  delle  prime  opere  artistiche  iniziate  da  Alessan- 
dro VII  nel  suo  pontificato  fu  il  restauro  della  cappella 
della  sua  famiglia  in  Santa  Maria  del  Popolo.  I  lavori  fu- 
rono affidati  al  Bernini  ed  eseguiti  nel  1656.  Nello  stesso 

(i)  Cosimo  Fancelli  romano,  scultore,  è  autore  dell'angelo  che 
porta  il  Volto  Santo  sul  ponte  di  S.  Angelo  e  di  molte  sculture  sparse 
per  le  chiese  di  Roma.  Per  le  sue  opere  cf.  Fraschetti,  op.  cit.  pp.  213. 
370,  574  e  TiTi,  op.  cit.  pp.  7,  95,  102,  137,  139,  IS4.  158,  177. 
187,  232,  289,  305,  313,  338,  364,  384,  388,  399,  436. 

(2)  Cf,  op.  cit.  p.  384. 

(3)  Cf.  anche  una  stampa  commemorativa  dell'inaugurazione  di 
Domenico  Barrière  (1622-1683)  nel  Gabinetto  Nazionale  delle  stampe 
di  Roma  (scat.  35;  81  562).  Essa  rappresenta  il  papa  col  seguilo  che 
si  reca  alla  chiesa  ricevuto  sulla  piazza  dal  clero.  Porta  l'indicazione: 
«Petrus  Bcrettin.  Corion.  Arch.;  Dominicus  Barriere  Marsilien.  delin. 
«et  sculp.;  Io.  lacobus  de  Rubeis», 


L'arte  alla  corte  di  (^Alessandro  VII  23: 


anno  da  lui  fu  eseguita  la  statua  del  Daniele,  e  nel  1657 
il  gruppo  dell' Habacuc  con  l' angiolo  (i). 

Le  pitture  nelle  lunette  che  si  vedono  in  detta  cappella 
«  furono  condotte  ultimamente  dal  cavalier  Vanni  »  (2). 

Il  papa  pensò  anche  all'arricchimento  degli  arredi  del- 
l'altare, e  il  fonditore  Giovanni  Artusi  nel  1658  riceveva 
scudi  193.60  per  due  torcicri  di  bronzo  alla  cappella  di 
S.  S.  nella  chiesa  del  Popolo  (3). 

Subito  dopo  furono  intrapresi  i  restauri  nell'interno 
della  chiesa.  Infitti  a  proposito  delle  pitture  della  cupola 
l'ambasciatore  del  duca  di  Modena  scriveva  da  Roma  al 
suo  signore  : 

Il  papa  &c.  vidde  le  pitture  della  cuppola  di  mano  del  cav.  Vanni 
pittor  sanese,  che  forse  non  gli  piacquero  affatto.  Roma  gli  51  lu- 
glio 1657(4). 

A  Ogni  modo  la  pittura  fu  continuata  e  finita  da  quel- 
l'artista. 

La  cuppola  della  chiesa  la  dipinse  il  cavalier  Vanni,  come  anche 
li  quattro  angoli  (5). 

Altro  artista  senese  impiegato  in  questo  restauro  fu  Ber- 
nardino Mei. 

Di  una  pala  d'altare  della  crociera,  il  Titi  scrive: 

Vi  sono  dipinti  angioli  che  presentano  gì' istrumenti  della  pas- 
sione a  Giesù  fanciullo  con  Maria  Vergine  e  san  Giuseppe  opera  di 
Bernardino  Mei  senese  (6ì. 


(r)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  pp.  278-282. 

(2)  Cf.  Tiri,  op.  cit.  p.  36. 

(,5)  Cf.  Bertolotti,  Artisti  bolognesi  &c.  p.   196. 

(4)  Cf.  Fr.\schetti,  op.  cit.  p.  280,  nota   i. 

(5)  Cf.  Titi,  op.  cit.  p.  360.  Il  cavalier  Raffaello  Vanni  era  se- 
nese. Per  le  opere  da  lui  eseguite  a  Roma  cf.  Titi,  op.  cit.  pp.  360,. 
361,  387. 

(6)  Cf.  op.  cit.  p.  360. 


24  L.  Odiala 


L'Alveri  aggiunge: 

Dalla  parte  dell'evangelio  di  detto  altare  si  osservano  due  porte 
finte  a  guazzo,  sopra  le  quali  in  cartello  di  marmo  si  legge:  «  Flavius 
«  S.  R.  E.  cardinalis  Chisius».  Dalla  parte  dell'epistola  del  medesimo 
altare  sopra  due  simili  porte  et  in  simile  cartello  di  marmo  si  legge: 
<(  Alexandri  VII  nepos.  A.  D.  M'Oc^lviii»  (i). 

L'angelo  dal  lato  del  vangelo  di  questo  altare  è  di  An- 
tonio Raggi  (2).  È  riprodotto  dal  Fraschetti(3)  come  opera 
di  Oreste  Raggi  (4).  L'altro  angelo  dal  lato  dell'epistola  è 
di  Gio.  Antonio  Mari  (5).  È  anch'esso  riprodotto  dal  Fra- 
schetti  (6). 

Al  momento  che  l'Alveri  scriveva  la  sua  Guida,  i  re- 
stauri erano  a  questo  punto: 

Dalla  parte  dell'epistola  dell'aitar  maggiore  sono  le  prime  due 
cappelle  che  si  hanno  da  fabricare.  L'altare  nella  croce  della  detta 
parte  è  tutto  simile  a  quello  di  contro  fuor  che  nelle  lettere  sopra  le 

(i)  Cf.  op.  cit.  p.  7. 

(2)  Cf.  TiTi,  op.  cit.  p.  360; 

(3)  Cf.  op.  cit.  p.  280. 

(4)  Antonio  Raggi  è  l'autore  dell'angelo  che  regge  la  colonna 
in  ponte  S.  Angelo,  del  Danubio  (eseguito  su  bozzetto  del  Bernini) 
della  fontana  dell'obelisco  in  piazza  Navona  e  di  molte  sculture  sparse 
per  le  chiese  di  Roma.  Fu  uno  dei  più  importanti  scolari  e  aiuti  del 
Bernini.  Per  le  sue  opere  cf.  Passeri,  Vita;  Bertolotti,  Artisti  lom- 
bardi &c.  pp.  168,  169;  Id.  Gaspare  Mola  &c.  p.  27;  Fraschetti,  op. 
cit.  pp.  90,  181  e  nota  4,  212,  nota  7,  219,  288,  5246  nota  i,  5706 
nota  4,  401;  e  Titi,  op.  cit.  pp.  no,  115,  155,  158,  178,  271,  290, 

297.  305,  J57>  358,  595,  399- 

(5)  Cf.  Titi,  op.  cit.  p.  360. 

(6)  Cf.  op.  cit.  p.  284.  Giovanni  Antonio  Mari  dal  Fraschetti  è 
creduto  romano,  dal  Bertolotti,  e  forse  a  ragione,  francese.  Aveva  due 
fratelli,  Francesco  e  Baldassarre,  pure  scultori.  L'opera  sua  più  cono- 
sciuta è  il  Tritone,  detto  il  Moro,  nella  fontana  di  piazza  Navona, 
verso  palazzo  Braschi,  eseguito  su  bozzetto  del  Bernini,  di  cui  era  di- 
scepolo e  aiuto.  Altre  sue  sculture  sono  sparse  per  le  chiese  di  Roma. 
Per  le  sue  opere  cf.  Fraschetti,  op.  cit.  pp.  203,  219,  283,  414;  Titi, 
op.  cit.  p.  1386  altre  ;  e  Bertolotti,  Artisti  francesi  Sic. 


L'arte  alla  corte  di  Q/ìlessandro  VII 


porte  che   in   queste   leggonsi   «  Augustinus  Chisius  Senensis  Alexan- 
«  dri  VII  nepos.  A.  D.  m-dc-lviii  »  (i). 

L'angelo  marmoreo  a  destra  che  regge  il  quadro  del- 
l'altare ò  di  Giovanni  Antonio  Mari  e  quello  a  sinistra  è 
di  Ercole  Ferrata  (2). 

Da  un  documento  pubblicato  dal  Bertolotti  sappiamo 
che  il  pittore  Giovanni  Maria  Mariani  «nel  1657  l^ivorava 
«di  chiaro  oscuri  nelle  quattro  cappelle  della  chiesa  del 
«  Popolo  »  (3). 

L'opera  più  importante  di  questi  restauri  fu  indubbia- 
mente l'adornamento  di  statue  in  stucco  nell'  interno  della 
chiesa.  Esse  furono  affidate  a  diversi  artisti  che  il  Titi  cita 
partitamente.  Ecco  la  sua  descrizione: 

Nella  navata  maggiore  della  chiesa  vi  sono  diverse  statue  di  stucco 
sopra  gli  archi  lavorate  perfettamente  da  diversi  col  disegno  del  Ber- 
nino.  Le  prime  due  a  mano  destra  entrando  in  chiesa  sono  di  Fran- 
cesco de  Rossi  ;  le  seconde  le  condusse,  la  prima  il  Morelli,  la  seconda 
il  Naldini  ;  le  altre  Giovanni  Antonio  Mari  e  le  ultime  da  questa  parte 
Francesco  de  Rossi. 

Nell'arcone,  che  corrisponde  alla  cuppola,  vi  sono  due  angioli  che 
reggono  l'arme  d'Alessandro  VII  del  Raggi  ;  et  entrando  nella  nave 
traversa  si  vedono  due  organi  in  forma  bizzarra  e  per  di  sotto  ad 
ogn'uno  v'è  un  angiolo  et  un  putto  che  reggono  le  armi  del  mede- 
simo pontefice,  lavori  d'Antonio  Raggi. 

(0  Cf.  Alveri,  op.  cit.  par.  II,  p.  11. 

(2)  Ercole  Ferrata  è  un  altro  dei  numerosi  scolari  e  aiuti  del 
Bernini.  Egli  è  l'autore  dell'angelo  che  porta  la  croce  in  ponte  S.  An- 
gelo, delle  statue  di  sant'Andrea  apostolo,  del  beato  Andrea  e  dell'an- 
gelo dello  stesso  lato  nella  facciata  di  S.  Andrea  della  Valle,  della 
statua  della  Carità  nel  sepolcro  di  Clemente  X  in  S.  Pietro  in  Vaticano 
e  di  molti  altri  lavori  sparsi  per  le  chiese  di  Roma.  Per  le  sue  opere 
cf.  Passeri  e  Baldin'ucci  che  ne  hanno  scritto  la  Vita;  Bertolotti, 
Artisti  lombardi  &c.  II,  170  a  176  e  240,  277  (riporta  anche  notizie 
riguardanti  la  vita);  Fraschetti,  op.  cit.  pp.  219,  283,  370  e  nota  io, 
414;  Titi,  op.  cit.  pp.  102,  109,  no,  114,  138,  232,  303,  304,  305, 

352,  359.  363,  373,  384,  395,  399- 

(5)  Cf.  Bertolotti,  Artisti  bolognesi  &c.  p.  166. 


26  /-  Oi-^ola 


Rientrando  nella  navata  e  seguitando  il  giro  le  altre  prime  due 
statue  di  stucco  sopra  gli  archi  sono  d'Antonio  sudetto  ;  quelle  che 
seguono  del  Perone (i);  e  l'ultime  d'Ercole  Ferrata:  e  li  due  angioli 
dalle  bande  dell'occhio  della  chiesa  sono  del  Ferrata  (2). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav,  8. 


Chiese  di  S.  Maria  di  Monte  Santo  e  dei  Miracoli. 

Il  Baldinucci  nella  Fita  di  Carlo  Rainaldi  scrive: 

Fu  il  Rainaldi  adoperato  dallo  stesso  papa  (Alessandro  VII)  in 
fare  il  disegno  e  modello  de'  due  bellissimi  tempj  in  sulla  piazza  del 
Popolo,  uno  dei  quali,  cioè  quello  di  S.  Maria  dei  Miracoli,  egli  me- 
desimo condusse  con  propria  assistenza  fino  dai  fondamenti,  come  si 
raccoglie  dai  disegni  che  vanno  in  istampa;  fra  i  quali  uno  ve  n'è 
intagliato  per  mano  di  Giovambattista  Falda  (3). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  7  : 
«  Altra  veduta  della  piazza  del  Popolo  entrandosi  in  città  » . 
(Le  cupole  dei  due  tempietti  sono  identiche). 


5.  Maria  in  via  Lata. 

Il  Titi  scrive  : 

Si  è  fatta  in  ultimo  la  bella  facciata  con  un  maestoso  portico  e 
di  tutto  ne  ha  dato  il  disegno  Pietro  da  Cortona;  il  ristoro  però  e 
rimodernamento  della  chiesa  fu  fatto  con  l'architettura  di  Cosimo  da 
Bergamo  (4). 

(i)  Francesco  Perone  romano,  scultore,  è  molto  probabilmente  la 
stessa  persona  che  l' argentiere  (v.  cap.  Argenterie).  Come  scultore 
esegui  una  statua  nella  chiesa  dei  Ss.  .^postoli  nella  cappella  di  S.  An- 
tonio da  Padova.  Forse  egli  stesso  lavorò  come  argentiere  agli  arma- 
menti metallici  delle  custodie  delle  reliquie  nei  pilastri  della  cupola  di 
S.  Pietro  in  Vaticano.  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  72;  Tiri,  op.  cit. 
pp.  285  e  525. 

(.2)  Cf.  op.  cit.  p.  362. 

(3)  Cf.  op.  cit.  Ili,  489. 

(4)  Cf.  op.  cit.  p.  288. 


L'arte  alla  corte  di  ^Alessandro  VII  27 

Nel  portico  furono  poste  le  epigrafi  :  «  Alexandre  VII 
«  P.  M.  an.  sai.  m-dc-lxi».  —  «Ab  Alexandro  VII  | 
«  Magnifice  instaurata  est  et  ornata  ann.  sai.  M'DC«lxii  ». 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  niodcnia,  lib.  I,  tav.  17: 
«  Chiesa  di  S.  Maria  in  via  Lata  su  la  via  del  Corso  fatta 
«da  N.  S.  papa  Alessandro  VII». 

Chiesa  e  pia:^:^a  del  Pantheon. 

La  Guida  del  Titi  attesta  : 

Alessandro  VII  risarei  detto  portico  facendo  rifare  un  gran  pezzo 
d'architrave  e  alcuna  colonna  di  mano  sinistra  verso  la  Minerva  con 
granito  dell'Elba  e  abbassò  la  piazza,  che  da  quella  parte  sotterrava 
Io  scalino  e  la  base  e  parte  delle  colonne,  e  dalla  parte  davanti  si 
scendevano  parecchi  scalini  per  entrare  in  chiesa,  e  si  prevalse  per  ar- 
chitetto di  fra  Giuseppe  Paglia  (i). 

Per  ordine  di  questo  papa  il  Bernini  aveva  anche  ten- 
tato la  decorazione  interna  della  chiesa  con  pitture  e  stuc- 
chi ;  ma  per  fortuna  non  fu  eseguita  (2). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  3 1  : 
«  Piazza  della  Rotonda  ampliata  da  N.  S.  papa  Alessan- 
«  dro  VII  » .  Lib.  II,  tav.  3  :  «  Piazza  della  Rotonda  am- 
«  pHata,  spianata  con  le  strade  intorno  da  N.  S.  PP.  Ales- 
«  Sandro  VII»,  i)  «Antico  tempio  di  Giove  Ultore  &c. 
«  restaurato  di  colonne,  cornicione  et  ornamenti  e  di  sotto 
«  terra  ridotto  in  piano  con  la  piazza  ».  2)  «  Fontana  re- 
«  staurata  da  N.  Sig.  ». 

S.  Maria  in  Campitela. 

Il  Titi  a  proposito  di  essa  scrive  : 

Essendo  poi  questa  chiesa  stata  più  volte  rinovata,  papa  Alessan- 
dro VII  l'ha  fabricata  di  nuovo  (3). 

(i)  Cf.  op.  cit.  ed.   1763,  p.   561. 

(2)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  299  e  note  3  e  4. 

(5")  Cf.  op.  cit.  p.  204. 


28  L.  Oliala 


E  il  Baldinucci  nella  Vita  di  Carlo  Rainaldi: 

La  chiesa  di  S.  Maria  in  Campitelli  non  giungeva  al  segno  che 
oggi  si  vede  esser  pervenuta  per  opera  di  Alessandro  VII,  il  quale  di 
nuovo  la  fece  fabbricare.  Per  questa  grand'opera  dunque  e  per  la 
bellissima  facciata  che  il  papa  fece  fare  dal  Senato  si  servi  dell'inge- 
gno del  nostro  artefice  (i). 

Il  Titi  aggiunge  ancora  : 

Papa  Alessandro  VII  l'ha  fabbricata  di  nuovo  avendovi  traspor- 
tata doppo  la  peste  di  Roma  la  miracolosa  immagine  di  S.  Maria  in 
Portico;  il  tutto  con  l'architettura  e  il  disegno  di  Carlo  Rainaldi,  che 
anche  nella  maestosa  facciata  dimostrò  il  suo  gran  sapere  (2). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  32: 
«  Chiesa  di  S.  Maria  in  Portico  in  Campitelli  fatta  fare  da 
«  N.  S.  papa  Alessandro  VII  con  l' habbitatione  de  Padri 
«  di  detta  chiesa  » . 


5.  Giovanni  Laterano. 

Le  porte  di  bronco. 

Fu  ultimamente  questa  chiesa  (S.  Adriano)  di  nuovo  ristaurata  ; 
le  antiche  porte  di  bronzo  che  vi  erano  furono  trasportate  in  S.  Gio- 
vanni Laterano  et  fatte  collocare  sulla  porta  maggiore  di  quella  ba- 
silica da  Alessandro  VII  (3). 

Restauro  della  tribuna. 

Dal  Moroni  [pi:<jonario  d' erndi:(ione  ecclesiastica],  rife- 
riamo con  riserva  anche  questa  notizia: 

In  questa  basilica  fu  ristaurata  eziandio  la  sua  magnifica  tribuna 
per  opera  del  medesimo  pontefice  (4). 

(i)  Cf.  op.  cit.  Ili,  489. 

(2)  Cf.  op.  cit.  p.  161. 

(3)  Cf  Titi,  op.  cit. 

(4)  Cf  art.   Alessandro   VII. 


L'arte  alla  corte  di  ^Alessandro  VII  29 

E  il  Titi: 

Gli  angioli  suU'aroone  della  tribuna  (furono)  eseguiti  dal  Raggi 
per  ordine  di  Alessandro  VII  con  sua  iscrizione  (i). 

Nella  stessa  basilica  il  papa  fece  innalzare  un  monu- 
mento alla  memoria  di  Alessandro  III.  È  costituito  da  una 
decorazione  architettonica  in  marmo,  con  un  busto  mar- 
moreo, addossata  a  un  pilastro  in  una  navata  a  destra. 
Nella  lapide  si  legge  l'iscrizione:  «  Alexandro  III  pont. 
«  max.  I  nobili  Bandinella  gente  Senis  nato  |  qui  &c. 
«  Alexander  VII  pont.  max.  |  nominis  et  muneris  in  Ec- 
ce desia  successor  |  pontifici  tanto  civi  suo  pios  cineres  ve- 
«  neratus  posuit  ». 

Propaganda  Fide. 

La  Guida  del  Titi  scrive: 

Il  gran  collegio  di  Propaganda  Fide  fu  perfezionato  da  Alessan- 
dro VII,  che  prese  tutta  l'isola  e  ne  fu  architetto  il  Borromino,  che 
fece  la  bella  chiesa  e  la  facciata  avanti  ad  essa.  La  chiesa  è  dedicata 
a"  santi  tre  Magi.  Gli  stucchi  sopra  l'aitar  maggiore  sono  del  Fancelli. 
Gli  ornati  delle  cappelle  e  de'  quadri  della  medesima  chiesa,  già  la- 
sciati imperfetti  dal  cav.  Borromini,  furono  terminati  con  la  direzione 
ed  assistenza  del  cav.  Francesco  Fontana  (2). 

Nella  chiesa  fu  posta  l'epigrafe  :  «  Alexandri  VII  Pont. 
«  Max.  anno  xi  ». 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  9  : 
«  Collegio  de  Propaganda  Fide  ampliato  da  N.  S.  papa  Ales- 
«  Sandro  settimo  ».  2)  «  Chiesa  dell' Adoratione  de'  Magi 
«in  detto  collegio  fatta  da  N.  S.  ». 


(i)  Cf.  op.  cit.  p.  190. 

(2)  Cf.  op.  cit.  ed.  1763,  p.  544. 


30  L.  Gl'aula 

Chiesa  di  S.  Biagio. 
Il  Titi  a  proposito  di  questa  chiesa  scrive  : 

S.  Biagio  (sotto  il  Campidoglio)  rist.irato  ultimamente  con  ca- 
priccioso e  bel  disegno  di  Carlo  Fontana  (i). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  1 1  : 
«  Altra  veduta  del  Campidoglio»,  i)  «  Chiesa  di  S.  Biagio 
«e  B.  Rita  fatta  da  N.  S.  papa  Alessandro  settimo». 

Sant'Andrea  della   Falle. 

Il  Titi  scrive: 

Il  cardinal  Francesco  Peretti  Montaldo  la  terminò  al  tempo  del 
sommo  pontefice  Alessandro  VII  (2). 

E  nell'edis^ione  del  1763  : 

La  facciata  che  ora  vi  si  ammira  è  stata  architettata  dal  cav.  Rai- 
naldi  (3). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  25  : 
«Piazza  e  chiesa  di  S.  Andrea  della  Valle»,  i)  «  Fac- 
«  ciata  della  chiesa  di  S.  Andrea  finita  da  N.  S.  papa  Ales- 
«  Sandro  settimo  ».  2)  «  Habitatione  delli  pp.  Theatini  fi- 
«  nita  da  N.  S.  » . 


Cap.  V. 

Obelisco  della  Minerva. 

Intorno  a  questo  obelisco  cf.  i  documenti  seguenti  : 

28  aprile  1666.  Dato  principio  nella  piazza  della  Minerva  a  farvi 
i  fondamenti  per  alzarvi  la  guglia  ritrovata  da'  frati  nel  giardino.  3  feb- 
braio 1667.  Alzata  la  guglia  nella  piazza  della  Minerva  (4). 

(i)  Cf.  op.  cit.  p.  162. 

(2)  Cf.  op.  cit.  p.  114. 

(3)  Cf.  op.  cit.  p.  136, 

(4)  Cf.  Cervini,  Diario  in  Fraschetti,  op.  cit.  p.  306.  nota  3. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  31 

Sulla  base  del  monumento  si  legge  :  «  Sapientis  Aegy- 
«pti  &c.  Alexander  VII  dedicavit  |  Anno  sai.  mdclxvii». 

Il  bozzetto  fu  ideato  dal  Bernini  e  l'opera  fu  eseguita 
da  Ercole  Ferrata  (i).  Il  Fraschetti  riproduce  il  bozzetto  e 
il  monumento  (2). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  iiiodenia,  lib.  II,  tav.  5  : 
«Piazza  di  Santa  Maria  della  Minerva  ».  2)  «Antico  obe- 
«  lisco  del  tempio  d'Iside  inalzato  da  N.  S.  PP.  Alessan- 
«  dro  VII  ». 

Pala:^:(0,  chiesa  e  biblioteca  della  Sapienza. 

La  Guida  del  Titi  a  proposito  della  fabbrica  della  Sa- 
pienza scrive: 

Ultimamente  Alessandro  VII  vi  fece  il  restante  del  palazzo  e  la 
chiesa  di  S.  Leone  con  bizzarra  e  vaga  architettura  del  cavalier  Bor- 
romino. 

L'architetto  degli  ornati  dell'altare  Tu  il  Contini  (3). 

Il  medesimo  Alessandro  VII  vi  fece  anche  una  libreria,  e  la  pit- 
tura della  volta  è  di  Clemente  Maioli  (4). 

H  la  Guida  del  Titi  aggiunge  che  nella  libreria  Ales- 
sandrina «  il  busto  del  papa  è  di  Domenico  Guidi  »  (5). 

Sulla  porta  della  chiesa  della  Sapienza  fu  posta  l'epi- 
grafe :  «  Alexandro  VII  P.  M.  |  ob  aedem  Sapientiae  |  toto 
«  ambitu  perfectam  &c.  m-dc-lx  ».  E  nella  biblioteca,  sotto 
il  busto  del  papa:  «Alexandro  VII  Pont.  Max.  |  quod  &c.  ! 
«  bibliothecam    instituerit,    instruxerit,    dicarit.    Anno    sai. 

«  M  •  DC  •  LXI  » . 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna^  lib.  I,  tav.  1 9  : 
«  Studio  e  palazzo  della  Sapienza  verso  la  piazza  della  Do- 

(i)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  306. 

(2)  Cf.  op.  cit.  p.  305. 

(3)  Cf.  Titi,  op.  cit.  ed.   1763,  p.  152. 

(4)  Cf.  op.  cit.  p.  129. 

(5)  Cf.  op.  cit.  ed.  1765,  p.  153. 


32  L.  0\-{ola 

«gana».  i)  «Palazzo  della  Sapienza  finito  da  N.  S.  papa 
«  Alessandro  VII  »  (sul  piano  superiore).  2)  «  Cuppola 
«  della  chiesa  de'  Santi  Fortunato  e  Leone  nella  Sapienza, 
«  finita  da  N.  S.  » . 

E  tav,  20:  «  Parte  di  dentro  della  Sapienza»,  i)  (sul 
piano  superiore)  «  Veduta  di  dentro  dello  Studio  e  portico 
«della  Sapienza  finita  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII». 
2)  «  Chiesa  de'  Santi  Leone  e  Fortunato  nella  Sapienza 
«  adornata  da  N.  S.  ». 

Campidoglio. 

Il  Baldinucci  nella   Vita  del  Rainaldi  attesta  : 

In  oltre  fu  il  Rainaldi  adoperato  dallo  stesso  papa  (Alessandro  VII) 
nell'ultima  azione  della  fabbrica  del  Campidoglio  (i). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  io: 
«Campidoglio».  i)  «Palazzi  de  ss"  Conservatori,  una 
«parte  finita  da  N.  S.  papa  Alessandro  settimo  con  l'or- 
«  namento  della  piazza  » . 

5.  Spirito  in  Sassia. 

La  Guida  del  Titi  attesta: 

Il  bel  portone  vicino  alla  porta  della  Lungara,  pel  quale  s'entra 
nella  parte  posteriore  del  cortile  di  S.  Spirito,  è  disegno  del  Remino  (2). 

Dalla  parte  restaurata  della  fabbrica  fii  posta  l'epigrafe: 
«  Alexander  VII  Pont.  Max.  ad  commoditatem  et  orna- 
«  mentum  &c.  (  anno  sai.  md-c-lxiv  pontif.  x  ». 

Nell'atrio  di  S.  Spirito,  sulla  fontana  dal  papa  quivi 
trasportata,  fu  posta   l'epigrafe:    «Alexander  VII   P.  M..| 

(r)  Cf.  op.  cit.  Ili,  489. 

(2)  Cf.  op.  cit,  ed.  1763,  p.  4)2,  Aggiunte.  Cf.  anche  Fraschetta 
op.  cit.  p.  297. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  35 

«  marmorea  e  fonte  Pauli  V  |  in  limine  |  patriarchi  Vati- 
«  cani   sublata  |  his   exornandis  aedibus   dono  dedit  |  anno 

«  M  •  DC  •  LXVII  » . 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  29  : 
«  Archispedale  apostolico  di  S.  Spirito  in  Sassia  ».  i)  «  For- 
ce tone  nella  facciata  a  capo  del  ospedale».  2)  «Portone 
«  maggiore  nella  via  che  conduce  a  S.  Pietro  in  Vaticano 
«  ambedui  latti  fare  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII». 
3)  «  Stanze  per  li  serventi  del  medemo  ospedale  fatte  fare 
((  da  N.  S.  papa  Alessandro  settimo  ». 

E  tav.  30  :  «  Altro  portone  dell'archiospedale  di  S.  Spi- 
«  rito  in  Sassia  dalla  parte  della  Longhara  fatto  fare  da 
«  N.  S.  papa  Alessandro  VII  ». 

Porta  del  Popolo. 

Scrive  l'Alveri  : 

Alessandro  VII  nei  primi  giorni  del  suo  pontificato  per  honorare 
Cristina  regina  di  Svetia  che  doveva  entrare  in  Roma  per  quella  porta 
ordinò  che  si  dovesse  ridurre  in  più  vaga  e  nobil  forma  con  ador- 
narla sontuosamente  di  dentro  e  di  fuori  come  fu  fatto  col  parere  del 
cavalier  Gio.  Lorenzo  Bernino  architetto,  che  nel  di  fuori  tra  gli  altri 
ornamenti  vi  pose  due  statue  di  marmo  rappresentanti  i  santi  Pietro 
e  Paolo  fatte  dal  Mochi  (i). 

A  queste  due  statue  si  riferisce  probabilmente  il  seguente 
documento  : 

1658,  adi  1 5  aprile.  Scudi  mille  moneta  &c.  a  Gio.  Battista  Mochi,. 
figlio  et  erede  di  Francesco  Mochi,  scultore,  per  prezzo  di  due  statue 
vendute. 

Piramide  a  Tor  di  Specchi. 

Dopo  la  pace  conclusa  con  Luigi  XIV,  in  seguito  alle 
noie  avute  per  l' incidente  dell'ambasciatore  De  Crequis,  fu 

(i)  Cf.  op.  cit.  p.  3. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  } 


L.  Oi\ola 

innalzata  una  piramide  in  piazza  di  Tor  di  Specchi,  di  cui 
il  Ciacconio  ci  conservò  l'epigrafe: 

In  execratione  damnati  facinoris  |  centra  E.  D.  Ducem  Crequium 
oratorem  |  regis  Christianissimi  |  a  militibus  Corsis  |  xiii  kal.  septemb. 
anno  m-dC'LXII  patrati  |  Corsica  natio  inhabilis  et  incapax  |  ad  Sedi 
apostolicae  inserviendum  |  ex  decreto  iussu  |  SS.  D.  N.  Alexandri  VII 
P.  M.  I  edito  I  in  executionem  concordiae  Pisis  initae  |  ad  pcrpetuam 
rei  memoriam  |  declarata  est  |  anno  m-dC'LXIV. 

1664,  adi  9  luglio.  Scudi  novantadue  e  baiocchi  i  1/2  moneta  &c. 
a  Giovanni  Maria  Paranzini  per  saldo  d' un  conto  di  lavori  fatti  da 
lui  alla  piramide  in  piazza  di  Specchi. 

1664,  adi  15  luglio.  Scudi  ducentotrentanove  moneta  Scc.  a  Gio- 
vanni Battista  Balzimelli  scarpellino  per  resto  di  scudi  339  simili  per 
saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  nella  piramide  eretta. 

Fontana  dell'Acqua  Acetosa. 

Nel  1661,  su  disegno  del  Bernini,  Alessandro  VII  fece 
restaurare  la  fontana  dell'Acqua  Acetosa  (i).  Su  di  essa  il 
papa  fece  apporre  la  seguente  iscrizione:  «  Alexander  VII 
«  Pont.  Max.  &c.  |  repurgato  fonte  |  additis  ampliore  aedi- 
«  ficatione  salientibus  |  umbraque  arborum  inducta  |  publicae 
«  militati  consuluit  a.  s.  m  •  oc  •  lxi  » . 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  35: 
«  Castello  e  fonte  dell'Acqua  Acetosa  fatta  da  N.  S.  papa 
«  Alessandro  VII  ». 


Fontana  di   Trastevere. 

L'Alveri  a  proposito  di  essa  scrive: 

Vedesi  in  essa  (piazza  di  Trastevere)  una  fontana  di  nobile  archi- 
tettura la  quale  &c.  e  finalmente  (fu)  da  Nostro  Signore  Alessandro  VII 
fatta  mutare  dal  sito  primiero  e  porre  al  centro  della  piazza  sopra 
d' un  massiccio  più  alto  per  maggior  vaghezza  et  ornamento  di  essa  (2). 

(i)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  299. 
(2)  Cf.  op.  cit.  p.  346. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessaudro  VII  35 


Sulla  fontana  fu  apposta  l'epigrafe:  «Alexander  VII 
«  Pont.  Max.  I  ad  usum  ornatumque  publicum  |  restituii  | 
«anno  M'DC«lix». 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  mo.hrna,  lib.  I,  tav.  33: 
«Piazza  di  N.  S.  in  Trastevere  ampliata  da  N.  S.  papa 
«  Alessandro  VII  » .  2)  «  Habitatione  delli  canon."  fatta  da 
«N.  S.  ».     3)  «  Fontana  fatta  da  N.  S.  ». 

Fontana  delle   Tartarughe. 

Sulla  fontana  di  piazza  Mattai  restaurata  da  Alessandro  VII 
fu  posta  l'epigrafe:  «Alexander  VII  |  anno  potificatus  iv 
«  restauravit  ornavitque  ». 


Fontana  di  pia:(^^a  Colonna. 

1656,  adi  20  decembre.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  capi  maestri 
scarpellini  Gabrielle  Renzi  e  Giovanni  Maria  Fracchi  compagni  Sic. 
per  rcsarcimento  di  fonte  di  piazza  Colonna. 


Fontane  sotto  il  Campidoglio. 

1659,  ad":  16  luglio.  Scudi  trecento  moneta  pagati  &c.  al  sig/ car- 
dinal Antonio  Barberino  per  istaurare  le  fontane,  che  ricevono  l'acqua 
dalla  botte  sotto  la  fontana  grande  di  Campidoglio. 

Fontana  di  piai:^a  Navona. 

1660,  adi  IO  luglio.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Carlo  Torri- 
giani  scarpellino  a  conto  de  lavori  che  fa  in  piazza  Navona  alla  fon- 
tana verso  li  Calderari. 

1660,  adi  12  luglio.  Scudi  venti  moneta  &c.  a  Simone  Lori  ca- 
vatore per  saldo  di  quattro  pezzi  di  marmo  mandati  in  piazza  Navona 
per  la  fontana  verso  li  Calderari. 

1660,  adì  9  agosto.  Scudi  diciotto,  baiocchi  66  moneta  &;c.  a 
Marco  Dadesso  per  prezzo  di  sei  pezzi  di  marmi  per  la  fontana  di 
piazza  Navona  verso  li  Calderari. 


L.  0\\ola 


Ponte  Sant' Angelo. 

1655,  adi  18  settembre.  Scudi  centosettantadue  moneta  pagati  a 
Renzi  e  Fracchi  maestri  scarpellini  per  saldo  di  un  conto  dato  sotto 
li  19  agosto  prossimo  passato  di  lavori  di  scarpello  fatti  da  loro  nel 
subbiare  et  accomodare  ponte  S.  Angelo. 

1667,  adì  2}  febbraro.  Scudi  ottantacinque  moneta  ecc.  ad  Am- 
brogio Appiani  scarpellino  per  due  armi  con  l'impronto  di  N.  S.  al 
ponte. 

Ponte  Quattro  capi. 

1658,  adi  2  dicembre.  Scudi  trentasette  e  baiocchi  61  moneta  &c. 
a  Gabriel  Renzi  scarpellino  per  li  lavori  fatti  a   ponte  Quattro    capi. 

Piramide  di  Caio  Cestio. 

Il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna^  lib.  I,  tav.  34,  ripro- 
duce il  «  Sepolcro  e  piramide  di  C.  Cestio  ristaurata  da 
«N.  S.  papa  Alessandro  VII». 

Mura  restaurate. 

Sulle  mura  da  porta  Pinciana  a  porta  Flaminia  restaurate 
sotto  il  pontificato  di  Alessandro  VII  fu  posta  l'epigrafe  : 
«  Urbis  moenia  porta  Pinciana  ad  Flaminiam  usque  |  instau- 
«  rata  anno  salutis  m-dC'Lxi». 

Pia:(p^a  del  Collegio  Romano. 

Il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  18,  ripro- 
duce: «Piazza  del  Collegio  Romano  ampliata  da  N.  S., papa 
«  Alessandro  VII  ». 


Pia:(^a  della  Chiesa  Nuova. 

Lo  stesso,  lib.  I,  tav.  21:  «  Piazza  &c.  di  S.  Maria  in 
«  Vallicella  detta  la  Chiesa  Nuova  ».  3)  «  Piazza  ampliata 
«da  N.  S.  papa  Alessandro  settimo». 


Varie  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  37 


Pia:(^a  di  Monte  Giordano. 

Lo  stesso,  lib.  I,  tav.  22  :  «  Piazza  di  Monte  Giordano 
«  ampliata  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII  ». 

Pia:(^a  San  Carlo  a  Catinari. 

La  Guida  del  Titi  attesta  che  Alessandro  VII  ìqcq  al- 
largare questa  piazza: 

Una  piccola  chiesa  detta  S.  Benedetto  in  Clausura,  situata  sulla 
piazza  fu  fatta  demolire  da  Alessandro  VII  (i). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  24: 
«  Piazza  e  chiesa  di  S.  Carlo  alli  Catinari  ».  2)  «  Piazza 
«  ampliata  da  N.  S.  papa  Alesan."  sett.°  ».  3)  «  Habita- 
«  tione  de  chierici  regolari  di  san  Paolo  detti  Bernabiti  fatta 

«  da  N.  S. ». 

Piai:^a  del  Popolo. 

La  piazza  del  Popolo,  scrive  l'Alveri,  fu  resa  nell'ampiezza  e  va- 
ghezza ch'ei  si  vede  particolarmente  d'allhora  che  la  Santità  di  Ales- 
sandro VII  fece  mettere  a  filo  la  medesima  strada  e  gettare  a  terra 
una  piccola  casa,  che  per  fianco  si  appoggiava  alla  sudetta  porta  (2). 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib,  I,  tav.  6. 

Allargamento  del  Corso. 

L'Alveri  scrive: 

Il  Corso,  che  a  drittura  della  porta  Flaminia  si  stende  verso 
austro,  appianata  et  in  alcuni  luoghi  slargata  da  N.  S.  Alessandro  VII  (3). 

Nel  luogo  dove  sorgeva  l'antico  arco  trionfale  di 
Marc'Aurelio  fu  apposta  l'iscrizione  :  «  Alexander  VII  Pontif. 

(i)  Cf.  op.  cit.  ed.  1763,  p.  98. 

(2)  Cf.  op.  cit.  p.  39. 

(3)  Cf.  op.  cit.  p.  41. 


38  L.  0-{\ola 

«  Max.  I  Viam  Latam   &c.  |  liberam  rectamque  redditam  | 
«  anno  sai.  m  •  oc  •  lxv  » . 

Cf.  il  Nuovo  teatro  di  Roma  moderna,  lib.  I,  tav.  14: 
«  Piazza  Colonna  spianata  et  ampliata  da  N.  S.  papa  Ales- 
«  Sandro  VII  ».  5)  «  Strada  del  Corso  diretta  et  ampliata 
«  da  S.  S.'^  ». 

Allargamento  della  strada  da  pia^:ia  S.  Marco  al  Gesù. 

Il  Nuovo  teatro  di  Rotna  moderna,  ììh.  l,  tav.  16,  ripro- 
duce la  «  Strada  dalla  piazza  di  S.  Marco  alla  chiesa  del 
«  Giesù  diretta  et  ampliata  da  N.  S.  papa  Alessandro  VII  ». 

Porta  Portesc. 

L'Alveri  nella  sua  Guida  attesta  : 

Fuori  di  questa  porta  (Portese)  Nostro  Signore  Alessandro  VII 
ha  fatto  aprire  una  longa  e  piana  strada,  quale  si  rende  delitiosissima 
e  frequentata  da  passeggi  di  carozze,  mediante  una  numerosa  piantata 
d'alberi  che  da  ogni  parte  li  fanno  spalliera  (i). 


Cap.  vi. 
Rilevamenti  di  piante. 

Il  Baldinucci  nella   Vita  del  Rainaldi  scrive: 

Dal  medesimo  pontefice  Alessandro  fu  mandato  (il  Rainaldi)  al 
luogo  delle  Chiane  con  monsignor  Carpegna  per  le  differenze  vertenti 
intorno  ad  esse  (col  granduca  di  Toscana),  nella  quale  occasione  il 
Rainaldi  (cce  un  bel  libro  contenente  tutti  i  disegni,  livelli,  piante  ed 
ogni  altra  cosa  che  occorse  in  quell'affare  (2). 

1655,  adi  30  ottobre.  Scudi  cinque  moneta  &c.  pagati  a  Giuseppe 
Passeri  per  prezzo  di  una  pianta  delle  case  in  Banchi  dette  il  cortile 
de  Chigi  fatta  da  esso  per  ordine  e  servitio  di  S.  Santità. 

(i)  Cf,  op,  cit.  p.  J78. 
(2)  Cf.  op.  cit.  Ili,  489. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  39 


1658,  adi  20  aprile.  Scudi  sei  moneta  &c.  a  Domenico  Nicoli 
pittore  a  conto  delle  piante  che  fa  delli  confini  del  Regno  verso  Rieti. 

1658,  adi  22  giugno.  Scudi  dieci  moneta  &c.  a  Daniel  Vidman 
tedesco  a  conto  della  pianta  di  Comacchio  che  deve  fare. 

1658,  adi  30  agosto.  Scudi  venti  e  baiocchi  85  moneta  &c.  a 
lacomo  Rossi  misuratore  per  la  miniatura  fatta  di  26  piante  delle 
valli  di  Comacchio. 

1664,  adi  26  gennaio.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  a  Matthia 
Rossi  misuratore  della  camera  per  sua  mercede  e  spese  fatte  in  andar 
a  Mugnano  per  pigliarne  la  pianta. 

Architetti  e  misuratori. 

lóss,  sdì  22  settembre.  Scudi  trenta  moneta  &c.  pagati  al  si- 
gnor Gio.  Lorenzo  Bernino  architetto  della  reverenda  camera  per  sua 
provisione  di  maggio  prossimo  passato. 

1655,  adi  20  giugno.  Scudi  dieci  al  signor  Luigi  Bernini  custode  del 
palazzo  apostolico  in  Vaticano  per  sua  provisione  del  presente  mese.  — 
Idem  al  signor  Luigi  Bernini  custode  del  palazzo  di  Monte  Cavallo  (i). 

1656,  adi  22  maggio.  Scudi  centocinquanta  moneta  &c.  a  Giovanni 
Fantini  stagnaro  &c.  per  saldo  et  intiero  pagamento  delli  condotti 
accomodati  conforme  al  conto  tarato  e  sottoscritto  dal  signor  cav,  Gio- 
vanni Lorenzo  Bernino  architetto. 

16)6,  adi  20  maggio.  Scudi  trecento  &c.  a  Gio.  Maria  Pelle  &c. 
per  l'accomodatura  de  condotti  &c.  et  altri  lavori  fotti  conforme  alle 
misure  e  stime  fatte,  cioè  una  fatta  dal  signor  Gio.  Pietro  Moraldi  &c. 
e  l'ahra  dal  signor  cav.  Gio.  Lorenzo  Bernino. 

^  0  Luigi  Bernini  era  buon  meccanico  ed  inventò  un  organo  speciale, 
certe  bilance  enormi  per  pesare  i  bronzi  e  quelle  immense  torri  se- 
minio venti  di  legno  che  servono  tuttora  per  ripulire  le  vòlte  più  alte 
delle  basiliche.  Nel  1634  fu  nominato  soprastante  della  fabbrica  di 
S.  Pietro;  nel  1657  custode  del  palazzo  Vaticano  e  sotto  Alessan- 
dro VII  fu  architetto  delle  acque  e  si  occupò  delle  condotture  delle 
fontane  della  piazza  di  S.  Pietro.  Durante  il  viaggio  e  il  soggiorno 
di  Lorenzo  in  Francia,  Luigi  lo  supplì  nella  sopraintendenza  della  fab- 
brica di  S.  Pietro.  Disse  di  lui  uno  scrittore  del  tempo  :  «  Luigi  (Ber- 
«  nini)  alla  scultura  anch'esso  attende,  si  porta  assai  bene  e  se  ne  spera 
«buona  riuscita;  è  soprastante  alla  fabbrica  di  'San  Pietro  Vaticano». 
Per  altre  notizie  su  questo  artista  cf.  Fraschetti,  op.  cit.  pp,  44, 
61,  72,  98,  103,  104,   106,  163,  396;  e  TiTi,  op.  cit.  p.  372. 


4©  L.  0\-{ola 

1659,  adì  8  gennaio.  Scudi  cinque  moneta  &c.  a  Gio.  Maria  Bo- 
lino  misuratore  della  camera  per  sua  provvisione  di  ottobre. 

1662,  adi  7  gennaio.  Scudi  dodici  moneta  Scc.  a  Bulino  [Gio.  Maria] 
e  Pichetti  architetti  per  la  stima  fatta  d'una  casa  confiscata  nell'ere- 
dità del  quondam  Lorenzo  Sances. 

1656,  adi  2}  decembre.  Scudi  dieci  moneta  &c.  a  Domenico  Ca- 
stelli soprastante  alle  fabbriche  della  rev.a  camera  per  sua  provisione 
di  decembre. 

1657,  adì  3  febbraio.  Scudi  centocinquanta  moneta  &c.  a  Dome- 
nico Castelli  architetto  per  fattiche  fatte  per  tutto  l'anno  1656  con  li 
suoi  giovani  in  diverse  occasioni  per  servitio  della  sanità. 

1656,  adi  3  aprile.  Scudi  cento  moneta  &:c.  pagati  a  Pietro  Paolo 
Drei  soprastante  delle  fabriche  di  S.  Pietro  ad  effetto  di  valersene  nel 
viaggio  che  per  ordine  di  Nostro  Signore  doverà  fare  per  Siena  per 
cercare  cave  di  pietre, 

1666,  adi  4  giugno.  Scudi  sette,  baiocchi  cinquanta  moneta  &c. 
a  Carlo  Fontana  misuratore  della  camera  per  provisione  d'un  mese  e 
mezzo  d'aprile  passato. 

1666,  adi  13  aprile.  Scudi  cinque  moneta  &:c.  a  Felice  della  Greca 
misuratore  della  rev.a  camera  per  provisione  di  dicembre  passato. 

1657,  adi  22  giugno.  Scudi  quindici  moneta  &c.  a  Gerolamo 
Penne  architetto  a  conto  della  ricognizione  promessali  per  essere  an- 
dato più  volte  da  Viterbo  a  Mugnano  a  visitare  il  disegno  che  haveva 
la  parata  dell'acqua  della  mola  della  cav.ria. 

1666,  adi  20  maggio.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Francesco  Petti 
a  conto  de  lavori  che  fa  per  la  r.  camera.  Scudi  trentuno,  baiocchi 
•cinquanta  moneta  &:c.  per  tanti  spesi  in  diversi  viaggi  fatti  in  più 
luoghi  con  altri  architetti  per  servitio  della  r.  camera. 

1655,  adi  4  giugno.  Scudi  sessanta  moneta  &c.  pagati  a  Girolamo 
Rainaldi  architetto  della  rev.  camera  apostolica  per  sua  provisione  di 
due  mesi  cominciati  il  primo  marzo  prossimo  passato  e  finiti  come 
segue. 

1658,  adi  13  maggio.  Scudi  sessanta  moneta  &c.  a  Marcantonio 
de  Rossi  architetto  per  sua  recognizione  di  fatiche  fatte. 

1661,  adì  24  aprile.  Scudi  trentatre  moneta  &c.  a  Mattia  de  Rossi 
architetto  per  saldo  di  una  lista  di  spese  fatte  in  andare  a  Civitavec- 
chia e  stato  di  Castro  per  vedere  li  resarcimenti  da  fiirsi. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  41 

Gap.  vii. 

Le  pitture  della  galleria  di  Montecavallo. 

Il  Passeri  nella   Vita  del  Mola  scrive  : 

Alessandro  VII  nel  principio  del  suo  pontificato  diede  segni  del 
suo  grande  animo  nelle  fabbriche  et  in  altri  nobili  ornamenti  e  vo- 
lendo ornare  di  pitture  la  galleria  del  palazzo  pontificio  nel  Quirinale 
ne  diede  la  cura  a  Pietro  da  Cortona.  Questo  principe  desiderava,  che 
sotto  la  sua  direzione  si  mettessero  per  quel  lavoro  in  opera  li  pittori 
più  celebri  di  quei  tempi  ;  ma  non  si  eseguì  il  volere  del  pontefice, 
perchè  per  capriccio  di  chi  aveva  la  sopraintendenza  ne  vennero  esclusi 
alcuni  che  avrebbero  meritata  parte  dell'  impiego,  e  fiarono  posti  in 
opera  altri  che  non  ne  erano  degni.  Questi  sono  li  accidenti  che  suc- 
cedono bene  spesso,  quando  si  danno  queste  cure  a  quelli  della  pro- 
fessione (i). 

Il  Titi  COSÌ  la  descrive  : 

Segue  poi  una  vaga  e  gran  galleria  con  suo  soffitto  dorato,  resa 
riguardevole  da  Alessandro  VII,  che  la  lece  dipingere  con  diverse 
istorie  del  Testamento  vecchio  e  nuovo  da'  migliori  artefici  che  vis- 
sero nell'anno  della  peste  (2). 

Nell'ovato  che  è  sopra  alla  prima  tcnestra  cominciando  il  giro  a 
mano  destra  si  vede  rappresentato  Dio  nel  roveto  da  Gio.  Francesco 
Bolognese;  e  nel  quadro  grande  che  segue  fra  le  fenestre  Gio.  Mielle 
vi  ha  figurato  quando  Mosè  col  popolo  eletto  passò  il  mar  Rosso  e  Fa- 
raone vi  si  sommerse. 

La  Terra  di  promissione  nell'altro  ovato  contiguo  la  dipinse  il 
sudetto  Gio.  Francesco  ;  e  monsù  Guglielmo  Borgognone  condusse  con 
suoi  pennelli  l' istoria  grande  con  la  battaglia  di  Giosuè.  * 

Gedeone  che  cava  dalla  pelle  la  rugiada  è  lavoro  di  Salvator  Rosa 
nell'ovato  sopra  la  terza  fenestra,  et  il  fatto  di  David  quando  diede 
la  morte  al  gigante  Golia  fu  colorito  da  Lazzaro  Baldi  nell'altro  sito 


o't> 


maggiore. 

Il  giudizio  di  Salamene  fu  espresso  da  Carlo  Cesi  medesimamente 
sopra  ad  una  fenestra  seguitando  il  giro:  l'istoria  del  re  Ciro  nell'ul- 

(i)  Cf.  G.  B.  Passeri,  Vite  dei  pittori  &c.,  Roma,  1772,  p.  392. 
(2)  L'anno  della  peste  fu  il  1656.  Alessandro  VII  alla  cessazione 
di  essa  (tee.  coniare  una  medaglia  commemorativa. 


42  L.  Oliala 


timo  gran  quadro  da  questa  parte  è  opera  di  Ciro  Ferri  romano,  del 
quale  è  anche  l'ovato  con  la  Nuntiata  di  Maria  Vergine  che  segue. 

Nella  facciata  dove  termina  questa  galleria  vi  si  vede,  con  istoria 
copiosa  e  quantità  di  figure,  rappresentata  la  Natività  di  Gesù  Cristo 
da  Carlo  Maratta  e  nell'ovato  sopra  alla  fenestra,  voltando  per  l'altra 
parte,  Egidio  Scor  todesco  vi  dipinse  la  creazione  d'Adamo. 

Nel  sito  grande,  che  anche  di  qua  cammina  col  medesimo  ordine 
e  distanza  di  fenestre,  vi  ha  colorito  Gio.  Angelo  Canini  Dio  Padre 
che  scaccia  Adamo  et  Eva  dal  paradiso  terrestre  :  e  nell'altro  sopra 
alla  fenestra  che  è  contiguo  si  vede  l' istoria  del  sacrificio  d'Abele  e 
Caino  che  è  opera  del  sudetto  Egidio. 

L'arca  di  Noè  fabricata  nel  tempo  del  diluvio  universale,  dove  si 
vedono  diverse  specie  d'animali,  è  lavoro  di  Gio.  Paolo  todesco  fra- 
tello d'  Egidio  Scor  :  et  il  diluvio  rappresentato  nell'ovato  che  segue  è 
pittura  del  medesimo  Egidio. 

Quando  Abramo  volle  sacrificare  a  Dio  il  suo  figlio  Isac  fu  figu- 
rato da'  colori  di  Gio.  Angelo  Canini  :  et  Isac  con  l'angelo  sopra  alla 
fenestra  contigua  è  opera  di  Gio.  Francesco  bolognese. 

11  fatto  di  Giacob  e  Saule  nell'ultimo  quadro  grande  che  è  da 
questa  banda  fu  condotto  da'  pennelli  di  Fabritio  Chiari  :  e  nell'altro 
ovato  nel  fine  vi  espresse  Gio.  Francesco  sudetto  quando  fu  venduto 
da'  fratelli  Giuseppe  Ebreo. 

Nella  facciata,  che  è  dove  cominciò  e  finisce  il  nostro  giro,  si  vede 
l'istoria  di  quando  Giuseppe  sudetto  fu  poi  adorato  dai  fratelli  colo- 
rita da  Francesco  Mola  svizzero. 

Le  figure  et  altri  ornamenti  di  chiaro  scuro  che  tramezzano  le 
istorie  sudette  furono  condotte  da'  pennelli  del  Chiari,  del  Canini,  del 
Cesi,  di  Egidio  et  altri  :  e  li  paesi  e  prospettive  con  colonne  et  verdure 
sono  lavori  di  Gio.  Francesco  bolognese  e  Giovanni  Paolo  todesco  (i). 

Il  soffitto  fu  dipinto,  almeno  in  parte,  da  Giovanni  Maria 
Mariani,  pittore  ascolano,  come  si  vede  dal  seguente  conto 
riferito  gi;\  dal  Bertolotti  e  da  altro  che  riporterò  sotto  il 
nome  di  quel  pittore  : 

Conto  di  Gio.  Maria  Mariani,  pittore,  del  resto  della  soffitta  che 
à  dipinto  nella  galleria  di  Montecavallo  di  ordine  del  signor  cavalier 
Bernini  architetto  di  N.  S.  papa  Alessandro  VII,  finita  sotto  li  4  di  ago- 
sto 1656. 

(i)  Cf.  op.  cit.  pp.  276-79. 


Uarte  alla  corte  di  oAlessaiidro  VII  43 


Per  aver  dipinto  il  resto  della  galleria  conforme  all'  altare  con 
averli  dato  una  mano  di  colla  e  stuccata  con  tre  mano  di  gesso  de 
oro  et  raschiato,  eh'  è  stato  doi  mano  di  biacca  di  Venetia,  con  aver 
brunito  tutti  li  relievi  e  cornicione  di  detto  soffitto  lungo  palmi  148  ^/j 
largo  palmi  30  '/2,  scudi  270.60. 

Ridotti  a  scudi  189.42,  a  di  6  agosto  1656,  da  D,  Castelli  e 
Marco  Antonio  de  Rossi,  Gio.  Lorenzo  Bernini  (i). 

Sotto  il  dominio  Napoleonico  il  Quirinale  fu  dichiarato 
palazzo  imperiale  (1809),  e  la  galleria  di  Alessandro  VII  fu 
trasformata  in  tre  grandi  sale,  chiudendo  le  finestre  da  una 
parte  (verso  il  cortile),  innalzando  dei  tramezzi  con  porte 
dagli  stipiti  di  granito,  addossando  alle  pareti  dei  caminetti, 
e  distruggendo  i  fregi  del  soffitto,  e  i  paesaggi  e  ornati  a 
chiaroscuro  che  giravano  sulle  pareti  e  intramezzavano  i 
dipinti. 

Ora  gli  affreschi  sono  così  disposti: 

Nella  prima  sala  (sala  gialla,  già  del  concistoro  segreto), 
quattro  ovali  del  Grimaldi,  due  per  parete,  rappresentanti  : 
Giuseppe  Ebreo,  Mosè  e  il  roveto  ardente,  Isacco  e  l'angelo, 
gli  esploratori  della  Terra  promessa.  Nella  parete  sinistra  l'in- 
contro di  Giacobbe  ed  Esaù  di  Fabrizio  Chiari,  e  di  faccia  il 
passaggio  del  mar  Rosso  di  Giovanni  Miei.  L'affresco  del 
Mola,  rappresentante  Giuseppe  Ebreo  riconosciuto  dai  fra- 
telli, sulla  parete  di  fondo  (attigua  alla  sala  di  S.  Giovanni), 
è  forse  coperto  dal  dipinto  recente,  che  vi  è  collocato. 

Nella  seconda  sala  (sala  del  trono,  già  delle  udienze), 
sulla  parete  di  sinistra  il  sacrifizio  di  Abramo  di  Angelo 
Canini,  il  diluvio  universale  di  Gio.  Paolo  Schor  e  l'arca 
di  Noè  prima  del  diluvio,  dello  stesso  artista.  Su  quella  di 
destra  la  battaglia  di  Giosuè,  Gedeone  che  cava  la  rugiada 
dal  vello,  di  Salvator  Rosa  (da  ovato  trasformato  in  quadro), 
e  la  lotta  di  David  col  gigante  Golia  di  Lazzaro  Baldi. 

(i)  Arch.  di  Stato  romano,  Conti  diversi.  Cf.  Bertolotti,  Ar- 
tisti bolognesi,  ferraresi  &c.  p.  167.  Il  Mariani  abitava  al  vicolo  della 
Gatta  (Bertolotti,  ivi). 


44  L-  0-^iola 

Nella  terza  sala  (sala  degli  ambasciatori,  già  delle  con- 
gregazioni), sulla  parete  di  sinistra  il  sacrifizio  di  Abele 
di  Egidio  Schor,  Adamo  ed  Eva  cacciati  dal  paradiso  ter- 
restre del  Canini  e  la  creazione  di  Adamo  ed  Eva  di  Egidio 
Schor.  Sulla  parete  di  destra  il  giudizio  di  Salomone  di  Carlo 
Cesi,  la  storia  del  re  Ciro  di  Ciro  Ferri  e  la  Vergine  An- 
nunziata dello  stesso.  Il  grande  affresco  del  Maratta  rappre- 
sentante la  natività  del  Signore,  che  occupava  la  parete  di 
fondo,  presentemente  è  coperto  da  una  pittura  moderna. 

I  primi  pagamenti  per  le  pitture  della  galleria  di  Monte 
Cavallo  risalgono  al  i"  d'aprile  1656  (cf.  pagamento  di 
Gio.  Maria  Mariani).  Noi  qui  non  abbiamo  tenuto  conto 
che  dei  saldi  per  dare  un'  idea  del  lavoro  complessivo  di 
ciascun  artista,  omettendo  gli  acconti  mensili  (i). 

1657,  adi  14  agosto.  Scudi  trecentocinque  moneta  &;c.  a  Lazzaro 
Baldi  pittore  per  saldo  di  scudi  quattrocentoquaranta  moneta  che 
importa  la  pittura  fatta  da  lui  in  galleria  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  6  agosto.  Scudi  sessantacinque  moneta  &c.  a  Gio.  An- 
gelo Canini  pittore  per  resto  e  saldo  di  scudi  duecentoquindici  che  tanto 
importa   il  conto  delle  pitture  fatte   nella  galleria  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  7  agosto.  Scudi  cinque  moneta  &c.  a  Carlo  Cesi  pit- 
tore per  resto  e  saldo  di  scudi  trentacinque  moneta  che  importa  la 
pittura  fatta  in  galleria  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  4  agosto.  Scudi  sessantacinque  moneta  &c.  a  Fran- 
cesco Chiari  pittore  per  saldo  di  scudi  duecentoquarantacinque,  per 
saldo  di  un  conto  di  pitture  fatte  in  galleria  di  Monte  Cavallo  (2). 

1657,  adi  6  agosto.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Bartolomeo 
Colombo  pittore  per  resto  di  scudi  duecento  che  importa  un  conto 
di  pitture  fatte  nella  galleria  di  Monte  Cavallo. 

(i)  Aggiungiamo  in  nota  al  capitolo  le  vite  inedite  di  alcuni 
pittori  tratte  da  un  ms.  della  biblioteca  Vaticana  [Capponiano  257] 
intitolato  :  Le  vite  di  pittori,  scultori  et  architetti  in  compendio  &c.  scritte 
e  raccolte  da  Nicola  Pio,  dilettante  romano,  1724. 

(2)  Il  nome  di  Francesco  è  uno  dei  soliti  errori  di  scrittura  per 
Fabrizio.  Cf.  i  pagamenti  parziali  dello  stesso  anno,  6  febbraro,  20  marzo, 
15  giugno  &c.  e  il  i"  in  data  del  16  settembre  1656,  dove  è  sempre 
detto  Fabrizio. 


L'arte  alla  corte  di  <yllessandro  VII  45 


1657,  adi  4  agosto.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Guglielmo 
Cortese  pittore  per  resto  e  saldo  di  scudi  duecentoquindici,  che  im- 
porta il  suo  conto  di  pitture  fatte  nella  galleria  di  Monte  Cavallo  a 
tutto  aprile  1657  (i). 

1656,  adi  30  agosto.  Scudi  sessanta  moneta  &c.  a  Cristoforo  pit- 
tore a  conto  delle  pitture  fatte  e  da  farsi  per  servitio  della  galleria 
di  Monte  Cavallo  (2). 

1657,  adì  7  agosto.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Ciro  Ferri 
pittore  per  resto  e  saldo  di  scudi  trecentottantacinque,  che  tanto  im- 
porta il  conto  di  pitture  fatte  in  galleria  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  15  agosto.  Scudi  quattrocentotrentanove  moneta  &c.  a 
Francesco  Grimaldi  pittore  per  saldo  di  scudi  novecentonove  moneta 
che  importa  un  suo  conto  di  pitture  fatte  nella  galleria  di  Monte  Ca- 
vallo. 

1657,  adi  7  agosto.  Scudi  trecentocinque  moneta  &c.  a  Filippo 
Lauro  pittore  per  resto  e  final  pagamento  di  diverse  pitture  fatte  nella 
galleria  di  Monte  Cavallo  ascendenti  alla  somma  di  scudi  500  simili. 

1657,  adi  9  agosto.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Carlo  Maratti 
pittore,  per  resto  e  saldo  di  scudi  200,  che  tanto  importa  il  conto 
delle  pitture  fatte  come  sopra  (per  servitio  della  galleria  di  palazzo  di 
Monte  Cavallo). 

1656,  adi  primo  aprile.  Scudi  trecento  moneta  &c.  pagati  a  Gio- 
vanni Maria  Mariani  pittore,  a  buon  conto  delle  pitture  fatte  da  esso 
e  che  deve  fare  nelle  soffitte  del  palazzo  di  Monte  Cavallo  &c. 

1637,  adi  primo  ottobre.  Scudi  dugentotrenta  e  baiocchi  30 
moneta  &c.  a  Giovanni  Maria  Mariani  pittore,  per  resto  di  scudi  230, 
baiocchi  90  moneta  che  importa  un  conto  di  lavori  fatti  di  pitture 
nel  palazzo  di  S.  Pietro  e  Monte  Cavallo  e  uccelliera  del  giardino  di 
Monte  Cavallo  (3). 

(i)  In  altri  pagamenti,  parziali,  è  detto  «  a  monsù  Guglielmo 
«Cortese».  Cf.  altro  pagamento  parziale  \n  ^ektolotti.  Artisti  fran- 
cesi &c.  p.  126.  Per  le  sue  opere  a  Roma  cf.  Tm,  op.  cit. 

(2)  Chi  sia  questo  Cristoforo  pittore  non  mi  è  riuscito  identifi- 
care; forse  si  tratta  di  un  errore  di  scrittura. 

(3)  Allo  stesso  Mariani  si  deve  riferire  il  seguente  conto,  in  cui 
il  nome  di  Mariani  è  stato  interpretato  dallo  scrittore  del  registro  ca- 
merale per  «  Macconi  »  : 

1656,  adi  7  settembre.  Scudi  cent' ottanta  nove  moneta  &c.  al 
sig.r  Giovanni  Macconi  pittore,  per  saldo  &c.  di  pitture  fatte  nella 
soflStta  della  galleria  di  Monte  Cavallo. 


L.  0\\ola 


1657,  adì  4  agosto.  Scudi  sessantacinque  moneta  &c.  a  Giovanni 
Miele  pittore,  per  saldo  di  un  conto  di  pitture  fatte  come  sopra  (gal- 
leria del  palazzo  di  Monte  Cavallo). 

1657,  adi  it  agosto.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Francesco 
Mola  pittore  per  saldo  di  scudi  200  moneta  che  tanto  importa  le  pit- 
ture fatte  in  galleria  di  Monte  Cavallo  e  questo  per  final  pagamento. 

1657,  adì  4  agosto.  Scudi  settantacinque  moneta  &c.  a  Francesco 
Morgia  (Mulvia  e  Molvia;  Mola?)  pittore  per  resto  di  scudi  215  per 
conto  di  pitture  fatte  in  detto  loco  (galleria  di  Monte  Cavallo)  e  questi 
per  saldo  come  sopra. 

1657,  adì  5  febbraio.  Scudi  trenta  moneta  &c.  a  Gaspare  Posino 
a  conto  di  pittura  che  va  facendo  per  servitio  della  galleria  di  Monte 
Cavallo. 

1657,  adì  16  febraio.  Scudi  venti  moneta  &c.  a  Egidio  Schor 
pittore  tedesco  a  conto  di  pitture  fatte  e  da  farsi  nella  galleria  di 
Monte  Cavallo  (i). 

1657,  adì  20  agosto.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  a  Giovanni 
Paolo  Schor  pittore  per  resto  e  saldo  di  un  conto  di  pitture  fatte  da 
lui  in  galleria  di  palazzo  di  Monte  Cavallo  ascendente  alla  somma  di 
scudi  1040  simili,  compresoci  in  detta  somma  scudi  dieci  moneta  pa- 
gati al  macinatore. 

i6$6,  adi  8  gennaio.  Scudi  settantanove,  baiocchi  20  moneta  &c. 
a  Giovanni  Paolo  Schor  pittore  tedesco  per  suo  rimborso  d'altrettanti 
da  lui  spesi  come  si  contiene  in  lista  nel  detto  mandato. 

1664,  adì  12  agosto.  Scudi  trenta,  baiocchi  80  moneta  &c.  a  Mi- 
chel Angelo  Vanni  pittore  per  resto  d'un  conto  di  lavori  fatti  di  pit- 
ture nel  palazzo  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adì  6  ottobre.  Scudi  dugentonovantacinque  moneta  &c.  a 
maestri  Marco  Antonio  Inverni  e  Baldassar  Castelli  indoratori  per 
saldo  e  compimento  di  un  conto  di  diversi  lavori  di  pitture  fatte  et 
indorature  fatte  nella  galleria  et  altre  stanze  del  palazzo  di  Monte 
Cavallo. 

1657,  adi  6  agosto.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Marco  Antonio 
Carioli  coloraro  per  resto  e  saldo  di  scudi  no  che  importa  un  conto 
di  colori  dati  per  la  galleria  di  Monte  Cavallo. 

1657,  adi  16  febbraio.  Scudi  trentadue  e  baiocchi  46  moneta  &c. 
a  Giovanni  Antonio  Vemis,  è  hoste  alle  Quattro  fontane,  per  saldo  d'un 
conto  di  diversi  magnamenti  dati  d'ordine  di  N.  S.re"  alli  pittori  che 
lavorano  nella  galleria  di  Monte  Cavallo  nel  tempo  che  sono  stati  rin- 
chiusi nel  medesimo  p.iIa7zo. 

(i)  Di  questo  artista  non  lio  ritrovato  il  pagamento  di  saldo. 


L'arte  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  47 


LAZZARO  BALDI  (Nicola  Pio,  p.  77). 

Lazzaro  Baldi  pittore  nacque  in  Pistoia  l'anno  1623.  Inclinato 
alla  pittura  e  cresciuto  in  età  se  ne  venne  in  Roma  al  sentore  del 
grido  e  della  fama  sparsa  in  quel  tempo  di  Pietro  da  Cortona  nella 
scuola  del  quale  accomodossi  et  imparò  da  lui  il  disegno  et  il  colore, 
sinché  fattosi  maestro  copioso  nei  pensieri  e  franco  nei  pennelli  com- 
parve in  pubblico  con  le  sue  opere  in  diversi  luoghi  di  Roma  :  fra 
quali  ha  dipinto  tutta  la  cappelletta  nella  chiesa  di  S.  Giovanni  «  ante 
portam  Latinam»,  e  in  S.  Anastasia,  nella  cappelletta  piccola  ove  si 
mostrano  le  reliquie,  alcuni  quadri  con  istorie  di  s.  Carlo  e  s.  Filippo 
Neri,  nell'altar  maggiore  il  quadro  della  nascita  del  bambino  Gesù 
con  quantità  di  figure,  nella  volta  della  tribuna  la  santa  colorita  a 
fresco  con  angeli  e  putti  che  la  sostengono,  e  nell'  altare  che  siegue 
vi  ha  dipinto  Maria  Vergine  del  rosario  con  Giesù  et  altri  santi  e 
figure.  Nella  chiesa  della  Minerva  tutte  le  figure  con  il  quadro  di 
s.  Rosa,  nella  3*  cappella  a  man  destra  e  nell'altra  vicino  la  porti- 
cella,  che  va  nel  claustro,  di  signori  Porcari  vi  era  il  quadro  di  s.  Pio  V 
nell'altare  che  oggi  si  è  levato  e  postovi  altro  di  Andrea  Proccacini. 
Nell'oratorio  di  pp.  Gesuiti  detto  del  padre  Caravita  dipinse  il  portico 
a  fresco.  In  S.  Marco  in  una  delle  cappelle  a  mano  manca  da  un  lato 
vi  ha  fatto  un  santo  vescovo.  In  S.  Luca  in  S.  Martina  nella  prima 
cappella  a  man  destra  da  lui  fatta  vi  effigiò  il  martirio  di  s.  Lazzaro 
pittore,  e  nella  cappella  dove  riposa  il  corpo  della  santa,  fatta  con  di- 
segno e  spese  di  Pietro  da  Cortona,  dipinse  il  lato  a  man  sinistra  nel- 
r  entrare.  In  S.  Giovanni  Laterano  nella  prima  cappella  dalla  parte  del 
palazzo  il  s.  Giovanni  Evangelista  con  Maria  Vergine  in  alto  et  altre 
figure. 

Nel  palazzo  pontificio  di  Monte  Cavallo  nella  grande  galleria 
Vistoria  grande  di  David  quando  diede  la  morte  al  gigante  Golia. 

In  S.  Marcello  al  Corso  la  ss.ma  Annuntùita  nell'altare  della  prima 
cappella  a  man  destra  nell'entrare  dei  signori  Maccherani.  Nella  chiesa 
di  Propaganda  Fide  l' istoria  quando  Nostro  Signore  dà  le  chiavi  a 
s.  Pietro,  fatta  sopra  l'aitar  maggiore.  Nella  chiesa  della  Pace  nella 
prima  cappella  a  man  sinistra  l'altare  di  s.  Ubaldo  con  i  lati  con  due 
altri  santi  canonici  lateranensi.  In  S.  Croce  e  S.  Bonaventura  de  Luc- 
chesi dipinse  nella  cappella  della  beata  Zita  di  mons.r  Fattinelli.  Et 
in  fine  nella  Chiesa  Nuova  a  concorrenza  di  Daniel  Saiter,  di  Giuseppe 
Passeri,  di  Giuseppe  Ghezzi  e  del  Parrodi  fece  li  dui  ovati  sopra  li 
coretti  dell'aitar  maggiore,  rappresentante  uno  la  creazione  degli  an- 
geli e  l'altro  la  caduta  de  medesimi.  Diede  anche  alla  luce  in  breve 
compendio  la  vita  di  s.  Lazzaro  monaco  pittore.  E  nell'anno  1703  di 


4j8  L.  0\\ola 


n.ra  salute  rese  l'anima  al  Signore,  Fu  sepolto  nella  sua  cappella  in 
S.  Luca  in  S.  Martina  in  Campo  Vacino.  Il  di  lui  ritratto  è  stato  fatto 
e  delineato  da  d.  Filippo  Lutii  suo  dignissimo  alievo(i). 

GIOVANNI  ANGELO  CANINI  (Nicola  Pio,  p.  125). 

Questa  Vita  non  differisce  da  quella  che  si  legge  nel 
Passeri  che  per  la  data  della  nascita  (1609),  che  in  quella 
manca,  e  per  l'accenno  che  qui  si  f:i  dei  lavori  eseguiti 
nella  galleria  del  Quirinale.  «  Lavorò  con  suoi  colori  nella 
«  gran  galleria  del  palazzo  pontificio  a  Monte  Cavallo  ordi- 
«  nata  da  Alessandro  VII,  a  concorrenza  di  primi  grand'  huo- 
«  mini  di  quel  tempo  ».  Il  Pascoli  nella  Vita  del  nostro  pit- 
tore specifica  anche  i  soggetti  da  lui  eseguiti  nella  detta 
galleria:  «Uno  è  quello  che  rappresenta  Iddio  Padre  che 
«  scaccia  Adamo  ed  Eva  dal  paradiso  terrestre  e  l'altro  il 
«  sagrificio  d'Abramo.  Facevi  altre  figure  ed  ornati  a  chia- 
«  roscuro  negli  spartimenti  delle  storie  » . 

Il  Garetta  pubblicando  una  lettera  inedita  del  1658, 
che  riguarda  relazioni  del  Canini  con  la  corte  di  Savoia, 
la  riferisce  erroneamente  a  un  artista  piemontese,  al  quale, 
secondo  lui,  dovrebbe  essere  attribuito  l'affresco  del  sacri- 
fizio d'Abramo  (2). 

FABRIZIO  CHIARI  (Nicola  Pio,  p.  287). 

Nacque  in  Roma  l'anno  1621.  Studiò  fortemente  e  con  grand'ap- 
plicazione  le  statue  antiche  e  l'opere  magnifiche  di  questa  città  e  per 
il  gran  genio  et  inclinazione  che  aveva  alla  pittura  osservò  con  l'oc- 
chio del  suo  spirito  li  gran  maestri  che  vivevano  nel  suo  tempo  gio- 
vanile, a  segno  che  da  sé  e  con  il  suo  talento  e  giuditio  fece  un  buon 
misto  et  un  bel  modo  di  tingere  e  buon  pittore  comparve  havendo 
fatto  molte  opere  per  particolari  e  per  forastieri,  come  anche  diverse 
se  ne  vedono  in  pubblico,  come  nella  chiesa  delle  monache  di  Regina 

(r)  Un  disegno  di  Lazzaro  Baldi  rappresentante  Giuseppe  ricono- 
sciuto dai  fratelli  fu  pubblicato  dal  BusiRi  Vici  ;  cf.  Settantacinque  anni 
della  scuola  &c.  della  Accademia  di  S.  Luca,  Busiri  Vici,  Roma,  1895. 

(2)  G.  Claretta,  /  Reali  di  Savoia  &c.,  Torino,  1893,  pp.  9  e  io. 


L'arte  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  49 


Celi  alla  Lungara,  nell'altare  dalla  parte  del  vangelo  del  maggiore,  ha 
fatto  un  quadro  con  il  transito  di  s.  Anna  con  quantità  di  figure, 
come  anco  un  quadro  che  rappresenta  l'Assunta  e  coronatione  di  Maria 
Vergine,  che  si  pone  nell'  aitar  grande  nel  giorno  della  festa.  In  S.  Marco 
ha  dipinto  nella  nave  di  mezzo  sopra  l' ultima  e  quarta  colonna  a 
man  sinistra  accanto  quella  del  Canini  et  a  concorrenza  di  molti  altri 
virtuosi.  In  S.  Martino  de  Monti,  nel  secondo  altare  doppo  la  j)orti- 
cella  della  chiesa,  vi  ha  figurato  l' istoria  del  santo,  e  dall'  altra  banda 
di  essa  vi  ha  rappresentato  il  battesimo  di  Christo.  Nel  palazzo  pon- 
tificio del  Quirinale  nella  gran  galleria  fatta  fare  d'ordine  di  papa  Ale- 
sandro  VII  in  competenza  de  primi  pittori  di  Roma,  cioè  di  Carlo  Ma- 
ratta, Giovanni  Francesco  Bolognese,  Giovanni  Miele,  monsù  Guglielmo 
Borgognone,  il  Mola,  Lazzaro  Baldi,  Carlo  Cesi,  Ciro  Ferri,  Giovanni 
Paolo  Tedesco,  Egidio  Scor  suo  fratello  e  Giovanni  Angelo  Canini,  vi 
fece  il  quadro  grande  con  V  istoria  di  Giacoh  e  Sanie,  e  lavorò  anco 
nelli  ornati  della  medesima  di  chiaro  scuro  con  li  medesimi  profes- 
sori. In  S.  Carlo  al  Corso  nella  volta  minore  assieme  con  molti  altri 
e  diversi  valenthuomini  ha  colorito  la  Patienza,  la  Toleranza  e  la 
Discrettione,  e  nella  chiesa  della  SS.ma  Trinità  nel  monte  Pincio  fece 
il  quadro  di  s,  Francesco  di  Sales,  nella  seconda  cappella,  con  molte 
altre  pitture  a  chiaro  scuro  de  miracoli  del  santo.  Nella  chiesa  di 
S.  Maria  del  Popolo,  nella  cappella  contigua  all'aitar  maggiore  dalla 
parte  dell'  epistola  passato  quello  di  S.  Lucia,  dipinse  il  quadro  con 
s.  Tomaso  di  Villanova  che  dispensa  elemosine,  e  nella  collegiata  di 
S.  Celso  in  Banchi  vicino  ponte  S.  Angelo  fece  il  quadro  dell'  altare 
vicino  la  porta  grande  incontro  quello  di  S.  Liborio  effigiatovi  s.  Maria 
Maddalena,  s.  Francesco  et  altre  figure.  Tutte  opere  di  spirito  e  tenute 
in  bon  conto.  In  fine  doppo  li  soprannominati  e  tanti  altri  lavori  fatti 
in  muri  et  in  tele  in  età  d'anni  74  passò  a  miglior  vita  in  Roma  nel- 
l'anno 1695.  Il  di  lui  ritratto  è  stato  fatto  e  delineato  da  Filippo 
Minci. 

GUGLIELMO  COURTOIS  (Nicola  Pio,  p.  68). 

Guglielmo  Cortese  pittore  detto  Guglielmo  il  Borgognone  nacque 
in  Borgogna  l'anno  santo  1625. 

Fu  fratello  maggiore  del  p.  Giacomo  Borgognone  detto  delle  Bat- 
taglie, con  il  quale  e  con  altro  fratello  andiede  girando  per  l'Italia 
e  giunto  pittore  in  Roma  compì  i  suoi  studii  e  si  perfezionò  nella 
scuola  di  Pietro  da  Cortona  ed  uscì  in  pubblico  prattico  e  virtuoso,  e, 
con  quella  sua  forte  e  terribil  maniera,  fece  vedere  le  sue  belle  opere 
in  Roma;  come:  nella  chiesa  della  Trinità  de  pellegrini,  nella  prima 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  4 


50  L.  Oliala 


cappella  a  man  sinistra,  il  quadro  con  s.  Carlo,  s.  Filippo  et  altri  santi  ; 
in  S.  Marta,  incontro  al  Coleggio  Romano,  il  quadro  dell'aitar  mag- 
giore, che  rappresenta  Nostro  Signore  che  predica  con  Marta  e  Ma- 
dalena  et  altre  figure;  in  S.  Marco,  nella  nave  di  mezzo  sopra  la  prima 
colonna  a  man  destra,  una  bella  pittura  a  fresco  et  in  detta  chiesa  vi 
ha  fat\o  pitture,  che  sono  nella  cappella  del  santo  e  li  laterali  della 
tribuna  dell'  aitar  maggiore  ;  in  S.  Luca  in  S.  Martina  ha  colorito  nel 
lato  a  man  destra  nella  cappella  dell'altare  di  bronzo;  in  S.  Giovanni 
Laterano  tutta  la  cappella  di  S.  Agostino  ;  in  S.  Prassede  la  volta  del 
secondo  altare  a  man  destra;  in  S.  Andrea  del  Noviziato  a  Monte  Ca- 
vallo de'  pp.  Giesuiti  il  bellissimo  quadro  nell'altar  maggiore,  rappre- 
sentante il  martirio  del  santo;  et  in  S.  Lorenzo  in  Lucina  il  laterale 
a  man  destra  nella  cappella  della  Santissima  Annunziata  vicino  alla 
sagrestia  incontro  l' altro  del  Gemignani  ;  nella  gran  galleria  del  pa- 
lazzo ponteficio,  nel  monte  Querinale,  vi  dipinse  l'historia  grande  con 
la  battaglia  di  Giosuè;  e  molt' altre,  che  ha  fatto  per  particolari  e  fo- 
rastieri;  tutte  opere  commendabili  e  degne  del  suo  famoso  pennello, 
et  in  fine  se  ne  mori  nell'anno  1682.  Il  di  lui  ritratto  è  stato  fatto 
e  delineato  da  Giulio  Solimene. 

CIRO  FERRI  (Nicola  Pio,  p.  26). 

Ciro  Ferri  pittore  et  architetto  nacque  in  Roma  l'anno  1628. 
Questo  fu  vero  discepolo  e  seguace  di  Pietro  da  Cortona  a  cui  più 
del  Romanelli,  di  Pietro  Testa  e  di  altri  condiscepoli  si  accostò  con 
le  idee,  con  l' inventioni  e  col  dipinto  e  con  perfettione  di  disegno,  di 
modo  tale  che  morto  il  maestro  terminò  le  di  lui  opere  lasciate  im- 
perfette. Fece  diversi  cartoni  per  musaici  in  Vaticano,  dipinse  benché 
non  terminò  la  cappella  di  S.  Agnese  in  piazza  Navona.  Nella  chiesa 
delle  monache  di  S.  Ambrogio  fece  il  quadro  dell'aitar  maggiore 
effigiatovi  il  santo.  In  San  Marco  in  una  delle  cappelle  nell'entrare  a 
man  sinistra  il  quadro  con  Maria  Vergine,  il  Bambino  e  s.  Martina. 
In  S.  Prassede  le  due  lunette  nella  cappella  dove  è  rappresentata 
Maria  Vergine  con  il  Bambino  ed  altre  figure.  In  S.  Luca  in  S.  Mar- 
tina nell'altare  maggiore  dalla  parte  dell'epistola  un  s.  Lazaro  pittore. 
Nel  palazzo  ponteficio  a  Monte  Cavallo  nella  gran  galleria  fece  Visiona 
del  re  Ciro  et  in  un  ovato  la  Aununtiata  di  Maria  Vergine.  In  S.  Ni- 
cola di  Tolentino  a  Capo  le  Case  nella  cappella  de  signori  Gavotti 
fece  le  pitture  nella  cuppoletta  e  con  la  sua  architettura  fu  terminato 
l'aitar  maggiore  di  S.  Giovanni  de  Fiorentini  cominciato  dal  Borro- 
mini.  Inventò  molti  disegni  per  fabriche,  per  altari  e  per  conclusioni 
diversi  di  quali  si  vedono  alle    stampe.    Fu  stipendiato   in  Roma  dal 


L'arte  alla  corte  di  (Alessandro  VII 


gran  duca  di  Firenze  con  dichiararlo  maestro  della  scuola  fiorentina 
per  comodo  di  tutti  quelli  giovani  che  dalla  Toscana  venivano  in  Roma 
a  studiare.  Fu  huomo  di  ottimi  costumi  e  pose  termine  al  suo  vivere 
nell'anno  1690  in  età  d'anni  62.  Il  suo  ritratto  è  stato  fatto  e  deli- 
neato da  Agostino  Masucci. 

PIETRO  FRANCESCO  MOLA  (Nicola  Pio,  p.   163). 

Pietro  Francesco  Mola  pittore  nacque  in  Coldrè  diocesi  di  Como 
l'anno  1609  di  nobile  fiimiglia.  Inclinato  alla  pittura  gli  furono  da 
Giovanni  Battista  Mola  suo  padre  dati  i  primi  principii  dell'arte,  ma 
chiamato  il  genitore  da  Urbano  8°  per  fare  il  fort'  Urbano  venne  an- 
cor'csso  in  Roma  e  si  accomodò  nella  scuola  del  cavaliere  Giuseppe 
d'Arpino,  dove  trattenutosi  poco  tempo  si  portò  in  Bologna  dall'Al- 
bano et  ivi  in  breve  fece  molto  profitto,  che  invaghitosi  l'Albano  del 
suo  sublime  ingegno  e  de'  suoi  ottimi  costumi  gl'offerse  una  sua  figlia 
per  moglie,  ma  come  quello  che  ad  altro  non  inclinava  che  a  i  progressi 
della  virtù,  modestamente  la  ricusò  e  se  n'andiede  a  Venezia  appresso 
il  Guercino.  Dal  quale  con  genio  ne  gustò  quel  forte  colorito  e  doppo 
qualche  tempo  ìqcq  una  maniera  di  nobilissimo  composto,  che  vedendo 
il  maestro  il  suo  eccellente  modo  di  dipingere  con  franchezza  di  ope- 
rare con  ottimo  colore  di  vive  carni  e  di  buon  disegno  gli  rese  ti- 
more, ammirazione  e  gelosia,  ma  avvedutosene  il  Mola  si  licentiò  e 
doppo  haver  copiato  molte  cose  di  Tiziano  e  di  Paolo  Veronese  se 
ne  ritornò  a  Roma,  e  datosi  con  la  sua  bella  maniera  a  dipingere  in 
pubblico,  subito  si  sparse  la  fama  della  sua  virtù.  E  nella  chiesa  del 
Gesù  nella  cappella  de  signori  Ravenna  fece  i  dui  laterali  a  fresco 
rappresentandovi  in  uno  la  carcere  di  s.  Pietro  e  nell'altro  la  caduta 
di  s.  Paolo,  et  in  S.  Marco  la  tavola  di  s.  Michel  arcangelo  et  il  mar- 
tirio di  due  santi  sopra  il  primo  arco  vicino  l'aitar  maggiore.  Ma 
appena  vedute  le  sue  opere  clie  fu  chiamato  dalla  regina  di  Svetia 
per  suo  maestro,  per  la  quale  fece  molti  lavori.  Poi  ancor  giovane 
d'ordine  di  papa  Alessandro  7°  a  concorrenza  di  molti  virtuosi  di- 
pinse nella  gran  galleria  di  Monte  Cavallo  V  istoria  di  quando  Giu- 
seppe Ebreo  fu  adorato  dai  fratelli,  che  piacque  tanto  al  papa  che  oltre 
il  pagamento  lo  rigalo  d' una  ricca  collana  e  medaglia  d'oro,  e  volle 
che  gli  facesse  il  suo  ritratto,  e  nel  tempo  che  messe  a  farlo  volle  il 
papa  che  stasse  a  sedere  e  che  con  berettino  la  testa  coprisse  come 
appunto  si  è  espresso  nel  suo  dicontro  ritratto.  Fece  poi  nella  chiesa 
de'  Ss.  Domenico  e  Sisto  a  monte  Magnanapoli  nella  terza  cappella 
a  man  destra  l' imagine  di  s.  Domenico  portata  in  Soriano  da  tre  sante. 
In  S.  Carlo  al  Corso  si  vede  in  una  cappella  il  quadro  di  s.  Barnaba 


52  L,  O^^ola 


che  predica  e  per  tante  altre  opere  che  andava  facendo  crebbe  tanto 
la  di  lui  stima  e  valore  che  veniva  richiesto  da  diverse  chiese  e  da 
molti  principi,  fra  quali  lavorò  nel  palazzo  Costaguti,  per  il  cardi- 
nale Omodei  e  per  il  principe  Panfilii  tanto  nel  suo  palazzo  di  Roma 
quanto  negli  altri  di  Nettuno  e  Valmontone,  dove  vi  dipinse  a  fresco 
molte  stanze  e  gallerie.  E  sparsasi  ancora  la  fama  per  l' Europa  fu 
chiamato  in  Parigi  da  re  Ludovico  XIIII  con  l'honorario  di  tremila 
scudi  l'anno  e  la  libertà  di  operare  sei  mesi  dell'anno  per  uso  proprio  ; 
ma  il  Signore  Iddio  diversamente  dispose,  poiché  nel  dipingere  il 
quadro  della  Pace  ordinatogli  dal  papa,  sorpreso  da  un  gran  dolore 
di  testa  in  sei  hore  rese  l'anima  al  Creatore  in  età  d'anni  56  nel  1665, 
mentre  era  principe  dell'  accademia  di  S.  Luca  e  da  tutti  gì'  accade- 
mici fu  accompagnato  alla  chiesa  di  S.  Nicola  Cesarini,  dove  con 
honorifiche  esequie  fu  sepolto.  Lasciò  molti  bravi  scolari,  fra  quali 
Francesco  Giovane,  Giovanni  Bonatti,  Giovanni  Battista  Bancore,  An- 
tonio Gherardi,  Carlo  Roncha,  Carlo  Asentio  et  Alessandro  Vaselli. 
Fu  huomo  affabile,  amorevole,  massime  con  i  suoi  discepoli,  amico  di 
virtuosi,  sostenne  il  decoro  della  professione  e  di  ottimi  costumi.  Il 
di  lui  ritratto  è  stato  fatto  e  delineato  da  Agostino  Masucci. 

Dell'affresco  del  Mola  ecco  la  descrizione  e  il  giudizio 
che  ne  dà  il  Passeri  nella  Vita  di  quel  pittore  (i): 

Il  Mola  perchè  era  in  qualche  stima  ebbe  un  vano  dei  maggiori 
da  dipingere  ed  una  delle  due  facciate  della  galleria,  e  fu  quella  sopra 
la  porta  per  cui  si  entra  per  di  fuori,  non  quella  che  introduce  nelle 
camere  e  negli  appartamenti  segreti.  La  sua  istoria  è  quando  Giuseppe 
essendo  fatto  viceré  d'  Egitto  fece  venire  a  sé  i  suoi  fratelli,  ed  ha 
espresso  il  caso  in  questa  forma.  Fa  vedere  come  una  loggia  di  un 
vago  edificio  di  colonne  d'ordine  dorico  che  viene  a  fare  come  un 
portico  che  termina  un  piano  composto  di  alcune  pietre  intarsiate 
di  varii  colori  con  la  sua  guida  di  marmo  bianco.  In  questo  piano 
si  vede  il  giovinetto  Giuseppe  tutto  festoso  che  a  braccia  aperte  ri- 
ceve con  contrassegni  d'amore  i  fratelli,  i  quali  per  riverenza  del  grado 
che  sosteneva  e  per  dimostrazione  di  chiedergli  perdono  dell'offese 
già  fattegli  stanno  genuflessi  avanti  la  sua  presenza  in  atto  suppli- 
chevole. Lontano  dal  principale  di  quella  loggia  ha  rappresentato  la 
veduta  di  un  paese;  e  per  indicare  quello  esser  l'Egitto  vi  ha  dipinte 
alcune  piramidi  ed  altre  fabbriche    in    distanza    che    mostrano  esser 

(i)  Cf.  op.  cit.  p.  396. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII 


tempi  ^^  ^Itre  abitazioni.  A  confessare  il  vero  quell'opera  è  delle 
migliori  del  Mola  si  nel  componimento  come  nel  disegno  ed  anche 
nel  colorito;  in  quella,  superò  sé  stesso  e  diede  segno  di  qualche  su- 
periorità agli  altri. 

GIOVANNI  PAOLO  SCOR  (Nicola  Pio,  p   67). 

Giovanni  Paolo  Scor  pittore  et  ingegnerò,  detto  Giovanni  Paolo 
Tedesco,  nacque  in  Germania  l'anno  1609.  Giunse  in  Roma  pratico 
pittore  e  dal  vedere  le  opere  di  questa  città  perffettionò  la  sua  bella 
maniera,  e  in  figure,  e  particolarmente  in  scene,  teatri  e  prospettive, 
havcndo  fatto  in  Roma  diverse  opere  molto  stimate  da  professori, 
come  si  vede  nel  palazzo  ponteficio  di  Monte  Cavallo  nella  gran  gal- 
leria fatta  fare  da  papa  Alessandro  7"  l'istoria  a  fresco  dell'/ircu  di 
Noè  fabricata  nel  tempo  del  diluvio  con  tutti  l'animali  mirabilmente 
dipinti.  Colorì  tutte  le  pitture  a  fresco  nella  volta  dell'ospedale  di 
S.  Giovanni  Calibita  detto  de  pp.  Buonfratelli.  In  S.  Caterina  di  Siena 
a  strada  Giulia  fece  alcune  pitturine  a  fresco  nella  volta  di  una  cap>- 
pella.  Nel  palazzo  Vaticano  di  S.  Pietro  lavorò  molto  in  tempo  del 
nominato  pontefice  Alessandro  7°  diverse  opere  non  terminate  e  per 
diversi  signori  e  teatri  e  palazzi,  fra  quali  adornò  vagamente  e  ric- 
camente la  bella  galleria  del  signor  contestabile  Colonna  vicino  a 
Ss.  Apostoli. 

Fu  raro  e  capriccioso  nell'ornamenti,  inventò  bellissime  scene, 
prospettive  e  vedute  con  sommo  ingegno  e  mirabil  franchezza  e  doppo 
tante  belle  inventioni  e  componimenti  andiede  a  godere  il  teatro  del 
cielo  nell'anno  santo  1675.  11  di  lui  ritratto  è  stato  fatto  e  delineato 
da  .Antonio  Cuccolini. 

Riguardo  a  questo  pittore  aggiungeremo  che  la  rosa 
d'oro  del   1680  fu  fatta  sul  suo  modello  (i). 

Giovanni  Paolo  ebbe  un  figlio  di  nome  Cristoforo  di 
cui  il  Titi  dice:  «  Hora  questa  chiesa  (di  S.  Antonio  dei 
«  Portoghesi)  si  riduce  in  forma  maggiore  e  si  ornerà  &c. 
«  e  tutto  con  architettura  di  Cristoforo  Scor  »  (2), 


(i)  Cf.  Bertolotti,  Artisti  lombardi,  p.  240. 
(2)  Cf.  op.  cit.  p.  370. 


54  L.  O^ola 


Gap.  Vili. 

Ricevimento  della  regina  di  Sve:(ia  (i). 

Il  Pallavicino  così  racconta  l' accoglienza  della  regina 
Cristina  di  Svezia  nello  Stato  pontificio  : 

Pervenuta  il  giorno  ventunesimo  di  novembre  (1655)  nello  Stato 
ecclesiastico  di  Ferrara  fu  accolta  da  due  nunzii  verso  Melara  luogo 
di  là  dal  Po,  vent'otto  miglia  distante  dalla  città.  Essi  le  presentarono 
un  breve  del  papa  ed  insieme  una  carrozza,  una  lettiga  ed  una  sedia 
del  medesimo  per  uso  del  suo  viaggio  (2). 

Gualdo  Priorato  aggiunge  : 

Era  la  carrozza  tutta  d'argento  con  statue,  figurine,  intagli  et  im- 
prese misteriose  d' inv.entione  del  celebre  cavalier  Bernino(3). 

E  il  Gigli  nel  suo  Diario  cosi  descrive  l'ingresso  della 
regina  in  Roma  : 

Adì  23  decembre  fu  tempo  cattivo  e  piovoso  et  finalmente  la 
regina  fece  l'entrata  la  sera  alle  22  bora  dalla  porta  del  Popolo  es- 
sendo tutte  le  strade  apparate,  et  andò  a  S.  Pietro.  Il  papa  gli  mandò 
incontro  una  chinea  guarnita  di  velluto  turchino  ricamata  di  argento, 
una  sedia,  una  letiga,  et  una  carrozza  a  sei  cavalli  tutti  ricamati  tur- 
chino e  argento.  Fu  ricevuta  fuor  della  porta  del  Popolo  dal  magi- 
strato romano  che  l' aspettò  nella  vigna  di  papa  Giulio  nella  porta 
della  quale  era  stata  posta  una  bella  scritione  in  sua  lode.  Alla  porta 
del  Popolo  fu  posta  un'altra  scritione,  la  quale  da  poi  vi  fu  scolpita 
da  dovero  quando  papa  Alessandro  ristaurò  et  adornò  la  detta  porta. 
La  cavalcata  fu  bellissima  et  la    regina    cavalcò    sopra    la    chinea  al 

(i)  Riguardo  alla  venuta  in  Roma  della  regina  di  Svezia  cf.  Pal- 
lavicino, op.  cit.  lib.  VII,  capp.  XII  e  xvi;  Gualdo  Priorato,  Hi- 
storia  della  S.  R.  Maestà  di  Cristina  &c.  di  Svezia,  Modena,  1656; 
G.  Claretta,  La  regina  di  Svezia  in  Italia,  Torino,  Roux,  1892,  e 
Le  Baron  de  Bildt,  Les  médailks  romaines  de  Christine  de  Suède, 
Rome,  1908,  pp.  38-42. 

(2)  Op.  cit.  p.  242. 

(3)  Cf.  op.  cit.  I,  369. 


L'arte  alla  corte  di  Qdlessandro  VII  55 


modo  di  donna  vestita  alla  francese  di  colore  turchino  ricamato  di 
oro  con  il  cappello  in  testa  con  il  cordone  di  oro.  Dicono  che  sia 
stata  sempre  solita  di  cavalcare  al  modo  di  huomo  et  non  sedere  sopra 
il  cavallo  come  hora  al  modo  di  donna.  La  basilica  di  S.  Pietro  era 
stata  apparata  con  le  più  ricche  et  superbe  tapezzarie  et  paramenti 
che  avessero  i  più  ricchi  signori  di  Roma  et  in  chiesa  avanti  tutte  le 
pilastrate  tra  le  cappelle  erano  tanti  cori  di  musici  quanti  ne  erano 
in  Roma.  Usci  da  S.  Pietro  a  ricevere  la  regina  tutto  il  capitolo  et 
canonici  et  li  musici  cantarono  il  «  Veni  Creator  Spiritus  »  et  intanto 
ella  fu  menata  a  fare  oratione  al  Santissimo  Sacramento  et  poi  al- 
l'altare delli  Apostoli  et  tanto  in  quel  loco  quanto  nelT  altro  li  fu 
portato  un  crocefisso  et  essa  lo  baciò  ;  et  finite  le  ceremonie  fu  cantato 
dalli  musici  il  «  Te  Deum  laudamus  »  et  poi  fu  menata  dal  papa,  il 
quale  la  ritenne  a  cena  nella  medesima  stanza  dove  lui  cenava  et  poi 
ritornò  alle  sue  stanze  (i). 

Secondo  il  Priorato: 

La  porta  del  Popolo  per  ordine  del  papa  era  già  dal  cavalier  Ber- 
nino  stata  nobilmente  compiuta,  su  l' antico  disegno  di  Michel'Angelo 
Buonaruota  con  alcuni  abbellimenti  propri  dell'ingegno  del  medesimo 
cavaliere  (2). 

16)6,  adi  I)  aprile.  Scudi  centoventicinque  moneta  &c.  pagati  a 
Paolo  Schor  pittore  per  diverse  pitture  fatte  sopra  la  porta  dell' 01- 
giata  in  occasione  della  venuta  della  regina  di  Svetia  per  armi,  car- 
telle e  medaglie  fatte  alla  porta  della  vigna  Giulia. 

1655,  adi  4  dicembre.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  pagati  a  Er- 
cole Ferrata  (3)  scultore  a  conto  del  prezzo  delle  forme  che  fa  per  li 
lavori  della  nuova  carrozza,  lettiga  e  sedia  che  di  ordine  di  N.  S.  si  fanno. 

1655,  adi  22  dicembre.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Ercole 
Ferrata  scultore,  per  prezzo  di  forme  che  fii  per  li  lavori  della  nuova 
carrozza  &c. 

1656,  adì  8  aprile.  Scudi  centosette,  baiocchi  io  moneta  &c.  pa- 
gati ad  Hercole  Ferrata  scultore,  disse  a  compimento  di  scudi  157.10 
che  se  li  devorlo  per  li  modelli  fatti  per  la  carrozza,  lettiga,  sedia  e 
valdrappa  donata  alla  regina  di  Svetia. 

(i)  Cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  275,  nota  i. 

(2)  Op.  cit.  p.  249. 

(3)  È  scritto  «Hercole  Ferretti.),  ma  è  uno  dei  soliti  errori,  come 
si  vede  da  altri  conti,  dove  il  nome  dello  scultore  è  riportato  esat- 
tamente. 


56  L.  Oliala 


1656,  adì  29  aprile.  Scudi  centoventi  moneta  &:c.  ad  Antonio 
Formerò  intagliatore  per  resto  di  scudi  270  &c.  che  porta  un  suo 
conto  di  intagli  della  nuova  carrozza  donata  alla  regina  di  Svetia. 

1656,  adi  29  aprile.  Scudi  cinquantasette  moneta  &c.  pagati  a 
maestro  Antonio  Chiccari  intagliatore  per  saldo  di  un  conto  delle 
quattro  ruote  e  razzi  della  carrozza  donata  alla  regina  di  Svetia,  in- 
taglio dello  sgabellone  per  servitio  di  detta  regina  nella  cappella  e  per 
n.°  3  legni  per  una  sella  per  servitio  di  Sua  Maestà. 

1656,  adi  20  marzo.  Scudi  ventitre  moneta  &c.  a  maestro  Carlo 
Spalletta  vasaro  per  saldo  e  final  pagamento  di  quattro  vasi  fatti  e 
dati  da  lui  per  li  braccioli  della  carrozza  donata  dalla  Santità  di  N.  S- 
alla  Maestà  della  regina  di  Svetia. 

1655,  adì  23  ottobre.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  a  Francesco 
Perrone  argentiero  a  buon  conto  del  prezzo  di  chiodi,  fibbie  e  vasi 
d'argento  della  lettiga,  sedia  e  carrozza  nuove,  che  si  fanno  d'ordine 
di  N.  S. 

1656,  adì  3  aprile.  Scudi  settecento  moneta  &c.  pagati  a  Fran- 
cesco Perone  argentiero  a  conto  de  lavori  fatti  per  la  carrozza,  lettiga 
e  sedia  donate  dalla  Santità  di  N.  S.  alla  regina  di  Svetia. 

1655,  29  ottobre.  Scudi  trecento  moneta  &c.  pagati  ad  Angelo 
Broncone  ricamatore  a  buon  conto  de  lavori  di  ricamo  et  armi  per 
adornamento  alla  carrozza,  lettiga  e  sedia  &c. 

1656,  adì  17  giugno.  Scudi  millecentonovanta,  baiocchi  20  mo- 
neta &c.  ad  Angelo  Broncone  ricamatore  per  resto  di  scudi  4494.20 
simili  che  importa  un  conto  di  diversi  lavori  fatti  da  lui  per  li  fini- 
menti della  carrozza,  lettiga,  sedia,  valdrappa  et  altro  che. per  ordine 
di  N.  S.  si  sono  donate  alla  regina  di  Svetia. 

1655,  adì  4  dicembre.  Scudi  dugento  moneta  &c.  ad  Horatio  Spi- 
rito trinarolo,  disse  a  conto  del  prezzo  delle  trine  et  altri  lavori  che 
fa  per  la  carrozza  &c,  per  la  regina  di  Svetia. 

1655,  adì  7  dicembre.  Scudi  trecento  moneta  &c.  a  Giovanni  Bat- 
tista Bianchi  banderaro  di  N.  S.  a  conto  delle  frangie  d'argento  et 
altri  lavori  che  fa  per  il  finimento  della  carrozza,  lettiga  e  sedia  per 
la  regina  di  Svetia. 

16)6,  adì  26  febbraio.  Scudi  quarantanove  moneta  &;c.  pagati  ad 
Ercole  Ferrata  scultore  per  modelli  di  trionfi  fatti  in  occasione  del- 
l'alloggio per  ordine  di  N.  S.  dato  alla  regina  di  Svetia  ed  altre  fat- 
ture conforme  il  conto  (i). 


(i)  Il  Barone  de  Bildt  cita  questo   pagamento  e  riferisce  questi 
trionfi  alle  decorazioni   delle  mense  in  occasione   del   banchetto  dato 


L'arte  alla  corte  di  Q/^lessandro  VII  57 


1656,  adi  31  maggio.  Scudi  quattrocentottantatre  moneta  &c.  pa- 
gati a  Marc' Antonio  Inverni  e  Baldassarre  Castelli  indoratori  per  saldo 
et  intiero  pagamento  di  un  conto  di  diversi  lavori  fatti  in  diversi 
luoghi  di  Belvedere  con  occasione  dell'alloggio  dato  alla  Maestà  della 
regina  di  Svetia  et  altri  lavori  compresovi  scudi  259.70  per  inargen- 
tatura del  carro  della  carrozza  donata  alla  regina  e  uno  scalino. 

16)6,  adì  16  febbraio.  Scudi  cinquantasette  moneta  &c.  pagati  a 
Bastiano  Gamberucci  argentiere  per  prezzo  di  una  sottocoppa  di  ar- 
gento per  restituirsi  all' cminentissimo  signor  cardinale  Pio,  per  quella 
che  S.  Eminenza  diede  in  Ferrara,  alla  quale  fu  posta  l'arme  di  N.  S. 
essendo  servita  nell'alloggio  della  regina  di  Svetia  nel  viaggio  da 
Ferrara  a  Roma. 

1656,  adi  6  aprile  e  fu  a  29  marzo.  Scudi  quattrocentosettant' uno, 
baiocchi  60  moneta  &c.  pagati  a  Bastiano  Gamberucci  argentiero  di 
palazzo  per  prezzo  di  piatti  n."  22  d'argento  fatti  da  esso  d'ordine  &c. 
e  pezzi  n."  25  fra  cocchiari  e  forcine  parimente  d'argento  fatti  &:c. 
d'ordine  &c.  per  restituirli  come  si  dice  esser  seguito  a  diversi  signori 
che  r  havevano  imprestati  in  maggior  quantità  per  occasione  di  varii 
banchetti  e  dell'alloggio  fatto  alla  regina  di  Svetia. 

1656,  adi  7  marzo.  Scudi  cento  moneta  &c.  ad  Antonio  Pellicano 
argentiero  per  saldo  di  un  suo  conto  di  bavere  imbianchito  e  imbru- 
nito diversi  argenti  et  altri  lavori  di  sua  arte  fatti  per  servitio  di 
N.  S.  in  occasione  dell'alloggio  della  regina  di  Svetia. 


Gap.  IX. 
Opere  di  pittura. 

BALDI  LAZZARO. 

1659,  adi  25  decembre.  Scudi  ottanta  moneta  &c.  a  Lazzaro  Baldi 
pittore  per  havcr  ristorato  li  cartoni  fatti  da  Pietro  da  Cortona  delle 
cappelle  di  S.  Pietro  fatte  di  musaico. 

CORTESE  (COURTOIS)  GUGLIELMO. 

1662,  adi  14  novembre.  Scudi  trentacinque  moneta  &c.  a  monsiù 
Guglielmo  Cortesi  pittore  per  prezzo  d'un  quadro  fatto  per  la  cappella 
del  signor  cardinal  Chigi  a  Castel  Gandolfo. 

dal  papa  alla  regina.  I  modelli  del  Ferrata  furono  eseguiti  da  Giro- 
lamo Lucenti,  da  Giacinto  Marinelli  e  Paolo  Carneris.  Cf.  op.  cit.  p.  19, 
nota   I. 


58  L.  Oj^ola 


PIETRO  BERETTINI  da  Cortona. 

i6)6,  adi  3  luglio.  Scudi  cinquecento  moneta  Scc.  pagati  al  ca- 
valier  Pietro  Berettini  da  Cortona  per  prezzo  di  due  quadri  per  ser- 
vitio  di  N.  S. 

1656,  adì  16  marzo.  Scudi  centotre,  baiocchi  50  moneta  &:c.  pa- 
gati ad  Antonio  Moretti  gioielliero  di  palazzo  per  prezzo  e  fattura  di 
una  collana  d'oro  con  una  crocetta  attaccata  data  da  esso  per  servitio 
di  N.  S.  e  donata  a  Pietro  Berettino  da  Cortona  pittore,  creato  da 
Sua  Beatitudine  cavaliere. 

FERRI  CIRO. 

1657,  adi  5  settembre.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Ciro  Ferri  pit- 
tore a  conto  di  copie  che  deve  fare  in  rame  della  vita  della  beatis- 
sima Vergine,  ch'è  nella  cappella  segreta  di  N.  S.  a  Monte  Cavallo. 

1659,  adì  18  ottobre.   Scudi  sessanta   moneta  &c.  a  Cirro  Ferri 

pittore  per  pitture  flute  per  servitio  di  N.  S. 

GELLÉE  CLAUDIO  (Lorenese) 

1655,  adì  6  settembre.  Scudi  dugentoventicinque  moneta  &c.  pa- 
gati a  monsìi  Claudio  Gilè  pittore  per  prezzo  di  due  quadri  di  pittura 
con  paesi  e  per  una  cornice  fatta  ad  uno  di  essi  quadri  per  servitio 
della  Santità  di  N.  S.  (i). 

GRIMALDI  FRANCESCO. 

1655,  adi  22  settembre.  Scudi  ventiquattro  moneta  &c.  pagati  al 
signor  Giovanni  Francesco  Grimaldi  pittore  per  prezzo  di  tre  quadretti 
dati  per  servitio  di  N.  S. 

1656,  adi  17  febbraio.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  pagati  a 
Giovanni  Francesco  Grimaldi  per  prezzo  di  un  quadro,  rappresentato 
il  Mausoleo  d'Augusto,  fatto  in  rame  con  sua  cornice  di  ebano  per 
servitio  di  N.  S, 

MARATTA  CARLO. 

1658,  adi  28  agosto.  Scudi  novanta  moneta  &c.  a  Carlo  Maratta 
per  prezzo  di  un  quadro  dato  a  N,  S. 

1662,  adi  5  luglio.  Scudi  dugento  monet?  &c.  a  Carlo  Maratta 
pittore  per  prezzo  di  5  quadri  di  devotione  fatti  per  N.  S. 

(i)  Il  Baldikucci  nella  Vita  di  questo  pittore  racconta  :  «  Per  la 
«Santità  di  papa  Alessandro  VII  due  (quadri),  e  ciò  sono  un'Europa 
«col  toro  e  una  battaglia  sopra  un  ponte». 


Uavte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  59 


MARIANI  GIOVANNI  MARIA. 

1655,  adi  23  agosto.  Scudi  quindici  moneta  &c.  pagati  a  Giovanni 
Maria  Mariani  pittore  per  intiero  pagamento  di  un  quadro  che  ha  fatto 
con  l'effigie  della  gloriosissima  Vergine  e  del  Bambino,  con  il  ritratto 
di  papa  Alessandro  sesto,  copiato  dalla  pittura  nell'appartamento  vec- 
chio del  palazzo  Vaticano. 

MEI  BERNARDINO. 

1657,  adi  16  aprile.  Scudi  sessanta  moneta  &c.  a  Bernardino  Mei 
pittore  per  rimborso  di  spese  fatte  nel  viaggio  da  Siena  a  Roma  chia- 
mato per  servire  qua  nella  sua  professione. 

1658,  adi  16  settembre.  Scudi  cento  moneta  &:c.  a  Bernardino 
Mei  pittore  a  conto  di  lavori  che  fa  per  N.  S. 

SCHOR  GIOVAN  PAOLO. 

1656,  adi  9  giugno.  Scudi  dugentoventi  moneta  &c.  a  Giovan 
Paolo  Schor  pittore;  scudi  100  per  colori,  oro  e  fattura  di  un  fregio  di 
basso  rilievo  fatto  nella  stanza  dove  riposa  N.  S  ,  e  scudi  60  moneta 
per  recognizione  di  un  frontespitio  di  una  porta  et  arme  fatte  di  color 
di  marmo  in  Castello  Gandolfo,  e  scudi  60  per  fattura  di  30  cartelle 
fatte  per  la  creazione  di  Sua  Santità. 

1658,  adi  28  gennaio.  Scudi  centoscssantacinque  moneta  Sic.  a 
Giovanni  Paolo  Schor  pittore  per  saldo  d'un  conto  di  pitture  fatte  a 
Castel  Gandolfo. 

1659,  adi  50  luglio.  Scudi  quattrocentocinquanta  moneta  Sic.  a 
Giovanni  Paolo  Schor  pittore  a  conto  di  lavori  che  si  fa  da  lui  per 
servitio  di  N.  S. 

1660,  adi  9  settembre.  Scudi  settecentoventinove  moneta  &c.  a 
Giovanni  Paolo  Sehor  pittore  per  resto  di  scudi  1629,  ch'importa  un 
conto  di  diversi  lavori  fatti  per  servizio  d'un  letto  di  N.  S. 

VANNI  MICHELANGELO. 

1659,  adì  13  settembre.  Scudi  cento  moneta  Scc.  al  cav,  Miche- 
langelo Vanni  d'ordine  di  N.  S.  per  haver  accomodato  diversi  quadri 
e  altro. 

Miniature. 

LAGHIL  GUGLIELMO. 

165 1,  12  gennaio.  A  Guglielmo  Laghil  miniatore  scudi  20  mo- 
neta quali  se  li  fanno  pagare  per  la  miniatura  fatta  di  fregi,  cartello 


6o  L.  Oliala 


et  altro  al  messale  della  messa  di  s.  Giovanni  iji  servitio  della  sa- 
grestia (i). 

1656,  adì  22  febbraio.  Scudi  cinquanta  moneta  &:c.  pagati  a  Gu- 
glielmo Laghilii  miniatore  per  sua  mercede  di  fattura  di  frontespitii, 
lettere  maiuscole  et  altri  lavori  fatti  da  lui  per  occasione  della  cele- 
brazione della  messa  nel  giorno  della  cattedra  di  s.  Pietro  consegnati 
alla  sacristia  di  N.  S. 

1658,  adi  4  gennaio.  Scudi  settantasette  e  baiocchi  50  moneta  &c. 
a  Guglielmo  Laghiglia  miniatore  per  saldo  d'un  conto  di  diverse  mi- 
niature fatte  alli  messali  per  servitio  della  sagrestia  di  N.  S, 

1658,  adì  26  novembre.  Scudi  novant'uno  e  baiocchi  25  moneta  &c. 
a  Guglielmo  Laghiglia  miniatore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti 
per  N.  S. 

1659,  adi  IO  decembre.  Scudi  novanta  e  baiocchi  92  1/2  moneta  &c. 
a  Guglielmo  miniatore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  per  la  sa- 
grestia di  N.  S. 

1659,  adi  23  gennaio.  Scudi  quarantatre  e  baiocchi  87  moneta  &c. 
a  Guglielmo  Laghiglia  per  saldo  d'un  conto  di  miniature  fatte  nel 
messale  della  Natività  della  Madonna. 

1661,  adì  14  febbraio.  Scudi  centoquattordici,  baiocchi  60  mo- 
neta &c.  a  Guglielmo  Laghiglia  miniatore  per  saldo  d'un  conto  di 
lavori  fatti  nel  messale  della  Natività  di  s.  Giovanni  Battista  per  la 
sagrestia  di  N.  S. 

1662,  adì  5  giugno.  Scudi  novant'otto  moneta  &c.  a  Guglielmo 
Laghigli  miniatore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  flitti  per  la  sagre- 
stia di  N.  S. 

1663,  adì  19  dicembre.  Scudi  quarantatre  moneta  &c.  a  Guglielmo 
Laghigli  per  saldo  d'un  conto  di  miniature  fatte  per  servitio  della  sa- 
grestia di  N.  S. 

A  questo  pagamento  probabilmente  si  riferisce  il  se- 
guente documento  già  pubblicato  dal  Bertolotti  : 

Conto  dei  lavori  fatti  in  miniatura  nel  messale  della  creazione  e 
coronazione  de'  sommi  pontefici  per  servitio  della  sagrestia  di  N.  S.  a 
di  30  di  marzo  1663. 

(i)  Reg.  mandati  1647-51,  fol.  642.  Cf  Bkrtolotti,  Artisti 
belgi  &c.  p.  146.  Di  questo  miniatore  alla  biblioteca  Vaticana  non  esiste 
nessuno  dei  codici  qui  citati  ;  molto  probabilmente  questi  si  trovano 
nella  biblioteca  privata  del  principe  Chigi  in  Roma,  da  qualche  tempo 
inaccessibile. 


L'arte  alla  corte  di  Q/ilessandro  VII  6i 


In  primis  per  haver  fatto  nel  principio  di  detto  messale  un'  iiistoria 
grande  che  tiene  tutta  la  facciata  di  Cristo  N.  S.  quando  dà  le  chiavi 
a  s.  Pietro  di  miniatura  granita  con  ornamento  a  torno  d'oro  maci- 
nato, importo  scudi  65. 

Per  haver  fatto  in  contro  a  detta  historiu  un  fregio  con  vasetti 
d'oro  con  fiori  del  naturale,  historietta  di  chiaro  oscuro  con  puttini  et 
arme  di  N.  S.,  importo  scudi  60. 

Per  haver  fatto  in  mezzo  a  detto  fregio  un  san  Pietro  in  loco 
della  prima  lettera  della  miniatura  granita,  importo  scudi  6. 

Per  haver  fatto  68  lettere  maiuscole  grandi  di  oro  e  campisi  [sic] 
di  diversi  colori  e  rabescato  d'oro  et  argento  a  ragione  di  tre  giuli 
l'una,  importa  scudi  20.40. 

Guglielmo  Laghigli(i). 

1663,  adi  9  maggio.  Scudi  centoventiquattro  moneta  &c.  a  Gu- 
glielmo Laghigli  miniatore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  nel 
messale  di  N.  S. 

PIETRO  STIPURLA. 

1659,  adì  16  aprile.  Scudi  quaranta  moneta  &c.  a  Pietro  Stipurla 
miniatore  per  saldo  di  lavori  fatti  del  ritratto  di  N.  S.  e  altro. 

Calligrafi. 

16)8,  adi  8  luglio.  Scudi  dicianove  e  baiocchi  20  moneta  &c.  a 
Gregorio  Paolini  scrittore  della  sagrestia  di  N.  S.  per  haver  copiato 
la  messa  della  domenica  in  Albis  et  altro  per  detta  sagrestia. 

1659,  adi  21  agosto.  Scudi  vent'otto  e  baiocchi  80  moneta  &c.  a 
Gregorio  Paolini  scrittore  per  haver  scritto  una  messa  per  la  sagre- 
stia di  N.  S. 

1661,  adi  14  febbraio.  Scudi  trentadue  moneta  &c.  a  Gregorio 
Paolini  scrittore  per  ricognizione  della  copia  fatta  d'un  messale  della 
Natività  di  san  Giovanni  Battista  per  servitio  della  sagrestia  di  N.  S. 

1660,  adi  5  giugno.  Scudi  quindici  moneta  &c.  a  Gregorio  Paolini 
scrittore  per  saldo  d'un  conto  di  scritture  fatte  in  cartapecora  in  forma 
grande  per  N.  S. 

1659,  adì  19  aprile.  Scudi  trentacinque  moneta  &c.  a  Nicolò 
Porto  scrittore  in  carta  pergamena  per  saldo  d'un  conto  d'opere  fatte 
per  servitio  della  sagrestia  di  N.  S. 

(i)  Cf  Bertolotti,  Artisti  belgi  &c.  p.  147. 


62  L.  Oi\ola 


Lavori  di  scuìtura. 

Angelo  di  Castel  S.  Angelo. 

1660,  adi  25  luglio.  Scudi  sessantanove,  baiocchi  50  moneta  &c. 
a  Giovanni  Antonio  Mari  scultore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti 
nel  risarcire  l'angelo  di  Castello. 

Fra  i  documenti  pubblicati  dal  Bertolotti  si  trova  un 
conto  che  si  riferisce  a  quest'opera. 

Conto  di  lavori  fatti  da  Giovanni  Antonio  Mari  scultore  nel  ri- 
sarcire l'angelo  di  marmo  che  sta  situato  sopra  il  maschio  di  Castel 
Sant'Angelo,  il  tutto  fatto  per  hordine  del  signor  cavalier  Bernino 
architetto  della  reverenda  camera  apostolica. 

Risulta  che  detta  statua  era  tutta  sconquassata.  Egli  pretese 
scudi  138.60;  ma  Bernino  ridusse  il  conto  a  79.70  d'accordo  con 
Marco  Antonio  de  Rossi,  Giovanni  Maria  Boline  misuratori  (i). 

1659,  adi  13  gennaio.  Scudi  cinquantuno  moneta  &c.  a  Giovanni 
Antonio  Maris  scultore  per  saldo  ed  intiero  pagamento  di  diversi  la- 
vori fatti  da  lui  per  servitio  di  S.  S.tà. 

Pala'{:;o  di  Castel  Gandolfo. 

1658,  adi  1 3  febbraio.  Scudi  cinquecentonovantaquattro  moneta  &c. 
a  Renzi  (2)  e  Fracchi  (3)  scarpellini  per  resto  di  scudi   1194  che  im- 

(i)  Cf.  Bertolotti,  Artisti  francesi  &c.  p.  167.  Il  Bertolotti  lo 
crede  francese  (ivi).  Per  le  sue  opere  cf  Bertolotti,  op.  cit.  ;  Titi, 
op.  cit.;  e  Fraschetti,  op.  cit.  pp.  203,  219,  283.  Egli  è  l'autore  del 
Moro  di  piazza  Navona  eseguito  su  bozzetto  del  Bernini. 

(2)  Gabriele  Renzi  è  citato  in  una  testimonianza  d'un  processo 
per  furto  di  quadri  del  Bamboccio  come  compratore  dei  quadri  (cf. 
Bertolotti,  Artisti  belgi  Scc.  p.  135).  Il  Fraschetti  riporta  anche 
questo  conto:  «Conto  delli  lavori  di  scarpello  fatto  da  mastro  Ga- 
«  brielle  Renzi  scarpellino  in  fare  le  guide  di  travertino  a  robba  mia 
a  che  fanno  scalino  al  moriciolo  che  sta  dinanzi  accanto  tiene  la  casa 
«  del  sig.re  lacomo  Vechi  che  sta  pello  stradone  che  ha  fatto  di  novo 
«che  conduce  alla  panataria  di  N.  Sig.  Già.  Lorenzo  Bernini,  Carlo 
«Fontana,  Felice  della  Greca».  (Cf.  op.  cit.  p.  297). 

(3)  Il  Fracchi  è  l'autore  del  lavoro  dello  scoglio  della  fontana 
dei  Quattro  fiumi  in  piazza  Navona  (cf.  Fraschetti,  op.  cit.  p.  181  e 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  6^ 


porta  un  conto  di  diversi  lavori  fatti  a  Castel  Gandolfo,  palazzo  Va- 
ticano e  Monte  Cavallo. 

1656,  adì  24  gennaio.  Scudi  tredici  e  baiocchi  40  moneta  &c.  a 
maestro  Giovanni  Battista  Rosselli  scarpellino  per  saldo  di  un  conto 
di  diversi  lavori  fatti  per  servitio  del  palazzo  di  Castello  Gandolfo. 

1656,  adì  26  gennaio.  Scudi  diciotto,  baiocchi  33  moneta  &c.  a 
maestro  Carlo  Vaccaro  scarpellino  per  saldo  di  un  conto  di  lavori  di 
sua  arte  fatti  per  servitio  del  palazzo  di  Castello  Gandolfo. 


Gap.  X. 

Zecca  (i). 

Alessandro  VII  fece  costruire  una  nuova  zecca  presso 
il  palazzo  Vaticano  e  la  dotò  di  nuove  macchine  ;  per  que- 
sto nella  zecca  i&co.  apporre  la  seguente  epigrafe  :  «  Alexan- 
«  der  VII  Pont.  Max.  |  monetariam  officinam  |  in  qua  novo 
«  artificio  I  praecipitis  aquae  impulsu  versatis  rotis  |  magno 
«  temporis  operaeque  compendio  |  nummi  affabre  celeri- 
«  terque  signentur  |  publicae  utilitati  construxit  j  an.  sai. 
«  M  •  DC  •  LXV  » . 

Nota  dei  lavori  e  spese  fiitte  per  la  fabrica  della  nuova  machina 
ad  acqua  nella  zecca,  posta  dietro  a  S.  Pietro  con  ordine  dell'e.mo  Cor- 
sini allhora  tesoriere  generale  di  N.  S.  principiato  nel  mese  di  feb- 
braio 1661  e  terminato  a  dì  24  giugno  1665  nella  quale  si  stamparono 
le  piastre  a  forza  d'acqua  et  i  testoni  con  due  facchini  a  uno  a  uno  alla 
presenza  di  papa  Alessandro  VII,  il  tutto  fatto  con  disegno  et  assistenza 
e  un  ordine  come  sopra  da  me  Gio.  Baricourt  lorcnese  (2). 

Il  Bertolotti  afferma  : 

«  Alessandro  VII  fece  trasportare  la  zecca  presso  i  giar- 
«  dini  Vaticani»  ;  e  in  nota:  «  Fin  dal  1633  (al  1666)  si  tro- 

nota  i).  Lavorò  anche  ai  capitelli  del  campanile  di  S.  Pietro  (ivi,  p.  162 
e  nota  6)  e  al  pavimento  della  basilica  di  S.  Pietro  compiuto  nel  165 1 
(ivi,  p.  213  e  nota  8). 

(i)  Per  la  storia  della  zecca  cL  i  documenti  del  Libro  dell' estra- 
:(ione  della  '^ecca  romana  16^1-16^0  nell'Archivio  di  Stato  romano. 

(2)  Cf.  A.  Bertolotti,  Artisti  francesi  &c.  Mantova,  1886,  p.  189. 


64  L.  Gl'iota 

«  vano  nei  registri  della  tesoreria  pontificia  spese  per  la  zecca 
«  nuova  fra  cui  notevole  questa  partita  : 

Scudi  trecento  a  G.  Bassicorto,  mastro  degli  edifizii  della  zecca, 
a  conto  degli  ordigni  che  fa  provedere  pella  nuova  zecca,  che  si  fa 
sotto  il  forno  di  S.  Pietro  d'ordine  di  N.  S.  »  (i). 

Alessandro  VII  a  di  16  settembre  1665  deputava  il  Ba- 
ricourt  «  per  mastro  di  lavorare  o  stampare  le  monete  e 
«  sopraintendere  alla  macchina  ed  altri  ordigni  della  nuova 
«  zecca,  durante  sua  vita,  con  obbligo  di  mantener  a  tutte 
«  sue  spese  la  suddetta  macchina  »  (2). 

1664,  adi  8  aprile.  Scudi  centocinquantatre  e  baiocchi  trentadue 
moneta  &c.  a  Gabriel  Renzi  scarpe;llino,  per  saldo  d'un  conto  di  la- 
vori fatti  per  la  nuova  zecca  a  S.  Pietro. 

1Ó64,  adì  II  giugno.  Scudi  cinquantadue  e  baiocchi  ottantasette 
moneta  &c.  ad  Alessandro  Burli  scarpellino,  per  lavori  f;ttti  alla  nuova 
zecca. 

GASPARE  MOROSE. 

In  questo  stesso  capitolo  crediamo  bene  di  riunire  le 
notizie  che  riguardano  Gaspare  Morene,  che  fu  l' incisore 
ufficiale  della  zecca  per  tutto  il  pontificato. 

EgU  venne  a  Roma  verso  il  1637  e  vi  mori  nel  1669. 
Servì  quattro  pontefici:  Urbano  Vili,  Innocenzo  X,  Ales- 
sandro VII  e  Clemente  IX  (3). 

(i)  Cf.  A.  Bertolotti,  Giacomo  Antonio  Moro  &c.  incisori  della 
cilecca  di  Roma,  Milano,  1877,  p.   17. 

(2)  Cf.  N.  G.  Belis.\rio,  Estratti  1600-16^^.  A.  Bertolotti,  Ar- 
tisti francesi  Scc.  p.  1 89. 

(3)  Cf.  A.  Bertolotti,  Giacomo  Antonio  Moro,  Gaspare  Moia  e 
Gasparo  Morone-Mola  incisori  della  :^ecca  di  Roma,  Milano,  tip.  Ber- 
nardoni,  1877.  Una  raccolta  di  documenti  che  riguarda  Gaspare  Mo- 
roni  si  trova  pure  all'Archivio  di  Stato  di  Roma  :  Zecca  pontijicia. 
Elenchi  e  conti:  Conia-^ione  delle  medaglie,  busta  28,  fascicolo  94,  Conti 
del  S.  Gaspare  Morone.  Per  alcune  notizie  e  la  riproduzione  d'una 
medaglia  del  Morone  cf.  anche  Le  Baron  de  Bildt,  Les  médailles 
rom.  d.  Christine  d.  5.  cit.  pp.  38-42. 


L'arte  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  65 

Gaspare  Mola  morendo  nel  1640  (26  gennaio)  a  «  Ga- 
«  spare  Morone,  figlio  di  Prudenzia  altra  sorella  del  testa- 
«  tore,  destinava  la  bottega  e  quanto  riguardava  la  zecca  con 
«  obbligo  di  tener  impiegato  Domenico  Vanicocchi  romano 
«  e  Giovanni  Baricourt  lorenese  allievi  del  testatore  »  (i). 

Da  una  patente  del  i6é8  risulta  che  portava  il  nome  di 
Gaspare  Moroni-Mola  e  che  «  ob  laudabile  servitutem  prae- 
«  claraque  opera  »  egli  aveva  ottenuto  da  papa  Urbano  Vili 
conferma  d' incisore  per  tutta  la  vita  (2). 

Inventò  una  macchina  «  con  la  quale  anche  con  l' as- 
«  sistenza  di  un  sol  huomo  si  sono  fatte  in  un  istesso  tempo 
«  più  sorte  di  monete,  e  si  sono  stampate  con  gran  facilità 
«  tutte  le  monete  d'oro  e  d'argento  che  sono  state  ordinate 
«  per  servitio  di  N.  S.  »  (3). 

«  Da  una  licenza  accordata  dal  camerlengo  (i6éi)  al 
«  Morone  per  esportazioni  di  statue  antiche,  possiamo  ar- 
ce guire  che  egli  ne  facesse  traffico,  tanto  più  che  esse  erano 
«  spedite  a  Livorno,  donde  simili  spedizioni  erano  quasi  sem- 
«  pre  dirette  all'estero  »  (4). 

Nel  i6é8  una  patente  del  cardinal  camerlengo  gli  conce- 
devacome  coadiutore  loscultoreGirolamoLucenti  romano(5). 

Il  Bertolotti  crede  che  «  piuttosto  al  Morone  che  non 
«  al  Mola  deve  attribuirsi  la  medaglia  conservata  nel  reale 
«  medagliere  di  Torino,  figurante  Carlo  Antonio  dal  Pozzo 
«  e  nel  diritto  la  Pietà,  rappresentata  da  una  donna  con  tre 
«  fantolini,  imitazione  di  qualche  disegno  antico  »  (6). 

I  suoi  coni  furono  anche  attribuiti  dal  Cinagli  al  Mola  (7). 


(i)  Cf.  op.  cit.  p.  12. 

(2)  Cf.  op.  cit.  p.  41. 

(3)  Cf.  Bertolotti,  Artisti  lombardi  &c.  II,  232. 

(4)  Cf.  Bertolotti,  Gaspare  Mola  &c.  p.  r6.  Il  documento  sar.i 
riportato  al  cap.  Scavi. 

(5)  Cf.  op.  cit.  p.   17. 

(6)  Cf  op.  cit.  p.  17. 

(7)  Cf.  Cinagli,  Le  monete  pontificie,  tavole  sinottiche,  Fermo,  1848. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.    Voi.  XXXI.  5 


66 


L.  O-^-^ola 


Moroni  Gaspare,  incisore  dii  ferri  della  zecca,  percepiva 
«  scudi  dieci  moneta  per  sua  ordinaria  provisione  di  un  mese  ». 
Sotto  questa  forma  è  rammentato  ogni  mese  o  ogni  due  mesi. 

Ogni  anno  ricorre  a  suo  favore  un  pagamento  «  ad  ef- 
«  fetto  di  provvedere  l'oro  e  l'argento  necessario  per  le  me- 
«  daglie  che  deve  fare  &c.  per  occasione  delia  festività  de 
«  gloriosi  apostoli  santi  Pietro  e  Paolo  del  corrente  anno  » . 


1655,  adi  28  aprile.  Scudi  duemila  di  peso  vecchio  e  scudi  cinque- 
cento moneta  &c.  pagati  a  Gaspero  Moroni  incisore  de  ferri  della 
zecca  e  delle  medaglie  di  N.  S.  quali  sono  ad  effetto  di  prenderne  l'oro 
et  l'argento  necessario  per  le  medaglie  che  doverà  fare  con  1'  impronto 
di  Sua  Santità  da  distribuirsi  nella  funtione  del  suo  possesso,  come  anco 
nella  festa  delli  gloriosi  santi  apostoli  Pietro  e  Paolo  conforme  il  solito 
e  renderne  poi  conto. 

1655,  adi  II  luglio.  Scudi  seicento  moneta  &c.  pagati  al  signor  Ga- 
spero Moroni  per  soddisfarlo  di  simil  somma  che  sotto  li  20  luglio  1644 
fu  con  simil  mandato  e  somma  ordinato  doversi  pagarseli  a  buon  conto 
dell'oro,  argento  e  fattura  delle  medaglie  che  esso  haveva  fatte  e  con- 
segnate per  servitio  della  santa  memoria  di  Urbano  8°,  conforme  il 
solito,  qual  mandato  non  hebbe  effetto. 

1657,  adi  29  gennaio.  Scudi  ottantaquattro  d'oro  stampe  e  scudi 
undici  e  baiocchi  quaranta  moneta  &c.  a  Gaspare  Moroni  &c.  per 
rimborso  &c.  di  una  qualità  e  quantità  di  moneta  nuova,  cioè  dodici 
dobloni,  dodici  doble  e  dodici  scudi  d'oro  il  tutto  delle  stampe  et  in 
ventiquattro  testoni  e  ventiquattro  giulii  e  ventiquattro  grossi  e  venti 
quattro  mezzi  grossi  di  moneta  &c.  furono  portati  a  N.  S. 

1658,  adi  7  gennaio.  Scudi  duecentoquarantacinque  e  baiocchi 
novantacinque  moneta  &c.  a  Gasparo  Moroni  medagliaro  di  N.  S.  per 
prezzo  di  diverse  medaglie  d' oro  e  d'  argento  fatte  per  servitio  di 
N.  S. 

1658,  adi  17  aprile.  Scudi  trentotto  e  baiocchi  centottantacin- 
que  &c.  a  Gasparo  Moroni  medagliaro  per  resto  di  scudi  seimilacento- 
quarantasei  e  baiocchi  quattordici  stampe  e  scudi  duemilaquattrocento- 
sessantatre  e  baiocchi  ventotto  moneta  che  importa  il  prezzo,  calo  e 
fattura  delle  medaglie  d'oro  e  d'argento  distribuite  da  N.  S,  nel  pos- 
sesso della  sua  assuntione  al  pontificato. 

1658,  adi  6  giugno.  Scudi  trentacinque  e  baiocchi  sessanta  mo- 
neta &c.  a  Gaspare  Morone  medagliaro  per  prezzo  di  quattro  meda- 
glie consegnate  d'ordine  di  N.  S.  al  Moretti  gioielliere. 


L'arte  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  67 


1659,  adi  18  giugno.  Scudi  trentaquattro  moneta  &c.  pagati  a 
Gasparo  Morone  per  saldo  di  un  conto  di  medaglie  date  da  lui  nel- 
l'anno 1640;  idem  scudi  centoventinove  moneta  &c.  a  Gasparo  Mo- 
roni  medagliaro  di  N.  S.  per  saldo  d'un  conto  delle  medaglie  fatte  da 
lui  per  servitio  di  N.  S.  e  della  rev.  camera  nelli  anni  1641,  1642, 
1643  e  1644. 

1659,  adi  23  giugno.  Scudi  ventinove  e  baiocchi  venti  moneta  &c. 
a  Gasparo  Morone  per  prezzo  di  n.  centosettantatre  medaglie  d'argento 
date  per  servitio  di  N.  S. 

166 1,  adi  23  settembre.  Scudi  dugentonove  e  baiocchi  quaranta- 
cinque moneta  &c.  a  Gaspero  Morone  incisore  della  zecca,  per  saldo  di 
un  conto  di  medaglie  diverse  d'oro  ed  argento  date  per  servitio  di  N.  S. 

1662,  adi  14  giugno.  Scudi  trentatre  e  baiocchi  trenta  moneta  &c. 
a  Gaspero  Morone  per  n.  cento  medaglie  d'argento  consegnate  a  N.  S.  ; 
idem  scudi  mille  d'oro  stampe  e  scudi  trecento  moneta  a  Gaspare  Mo- 
roni  &c.  per  provvedere  &c.  la  festa  di  san  Pietro. 

1663,  adi  3  aprile.  S;udi  diciasette  e  baiocchi  novantacinque  mo- 
neta &c.  a  Gasparo  Morone  per  prezzo  d'una  medaglia  d'oro  donata 
da  monsignor  Acciauoli  ad  un  soldato  forastiero. 

Sigilli. 

1666,  adi  8  aprile.  Scudi  ventiquattro  moneta  &c.  ad  Alberto 
Amerano  sigillaro,  per  prezzo  di  quattro  sigilli  fatti  per  servitio  della 
segreteria  (  i  ). 

1662,  adi  II  febraio.  Scudi  trentacinque  e  baiocchi  venti  mo- 
neta &c.  ad  Antonio  Astesani  per  haver  fatto  di  nuovo  e  accomodato 
li  sigilli  di  monsignore  Fani  e  Rasponi. 

1657,  adi  3  settembre.  Scudi  centotrentuno  moneta  &c.  a  Fran- 
cesco de  Belli  sigillaro,  per  prezzo  di  diversi  sigilli  dati  e  fatti  per 
servitio  della  congregazione  e  sacra  Consulta  de  buon  reggimine  et 
altre  congregatione  e  segretario. 

1660,  adi  2  settembre.  Scudi  quattordici  moneta  &c.  a  Francesco 
Belli  sigillaro,  per  costo  di  tre  sigilli  in  acciaro  fatti  per  la  segreteria. 

1656,  adi  17  luglio.  Scudi  tre  e  baiocchi  cinquanta  moneta  &c. 
pagati  a  maestro  Andrea  Rossi,  per  prezzo  di  un  sigillo  d'acciaro  col 
suo  manico  d'ebano  &c.  per  servitio  di  N.  S. 

(i)  Per  notizie  biografiche  sulla  famiglia  degli  Hamerani  cf.  Ba- 
rone DE  BiLDT,  op.  cit.  passim  e  p.  147  sgg.  dove  si  parla  anche  di 
Alberto  (p.  149).  Nella  stessa  opera  si  trovano  riproduzioni  di  meda- 
fflie  dell' Hamerani. 


68  L.  Oliala 


1655,  adi  20  giugno.  Scudi  sei  moneta  &c.  pagati  ad  Andrea  de 
Rossi  sigillaro  in  Parione,  per  prezzo  di  due  siggilli  d'acciaro  con  l'arnie 
di  N.  S.  fatti  da  esso  per  servitio  di  N.  S. 

1661,  adi  6  settembre.  Scudi  quindici  moneta  &c.  a  Gioachino 
Francesco  Travani  per  prezzo  d'un  sigillo  grande  da  patente  fatto  per 
la  segreteria  delle  decime  (i). 


Gap.  XI. 
Ar  genterie. 

ELCHE  CRISTIANO. 

1659,  adi  16  maggio.  Scudi  sessanta  moneta  &c.  a  Christiano 
Elche  argentiero,  per  prezzo  d'una  cassettina  d'argento  per  servitio 
di  N.  S. 

GAMBERUCCI  MARCO  (2). 

1655,  adi  23  ottobre.  Scudi  mille  moneta  &c.  pagati  a  Marco 
Gamberucci  argentiero  di  N.  S.  a  conto  di  sessanta  tondi  e  cinque  sco- 
delle d'argento  che  deve  fare  per  servitio  di  N.  S.  (3). 

1660,  adi  16  ottobre.  Scudi  mille  moneta  &c.  a  Marco  Gambe- 
rucci argentiere  di  palazzo  a  buon  conto  di  due  conconi  che  fa  a 
conto  di  due  agnusdei  che  fa. 

1661,  adi  27  luglio.  Scudi  trecento  moneta  &c.  a  Marco  Gambe- 
rucci argentiero  di  N.  S.  per  prezzo  d'una  crocetta  per  servitio  di  S.  S. 

1661,  adì  21  ottobre.  Scudi  milledugentoquindici  e  baiocchi  tredici 
moneta  &c.  a  Marco  Gamberucci  argentiere  di  palazzo  per  resto  di 
scudi  5715.13  che  importa  il  prezzo  e  fattura  di  due  conche  ovate  d'ar- 
gento, con  n.  dodici  cucchiari  fatti  per  li  agnusdei. 

1662,  adi  14  decembre.  Scudi  trentasette  e  baiocchi  diciotto  mo- 
neta &c.  a  Marco  Gamberucci  argentiere,  per  un  piatto  da  cappone 
con  l'arma  di  papa  Innocenzio,  qual  piatto  fu  perso  in  occasione  del 
pranzo  fatto  alli  signori  della  camera  segreta  a  S.  Pietro. 

(1)  Per  notizie  e  riproduzioni  di  opere  di  questo  artista  cf  an- 
cora Barone  de  Bildt,  op.  cit.  passim, 

(2)  È  il  nipote  di  Sebastiano;  vedi  sotto  questo  nome  doc.  1656, 
16  marzo. 

(3)  A  questo  proposito  noteremo  che  Alessandro  VII  sulle  sco- 
delle e  sui  piatti  faceva  rappresentare  la  morte  per  averla  meglio  pre- 
sente. Cf.  MoRONi,  Dizionario  d'erudizione  ecclesiastica,  artic.  Morte. 


L'arte  alla  corte  di  n^lessandro  VII  69 


GAMBERUCCI  SEBASTIANO. 

1655,  adi  25  ottobre.  Scudi  centocinque  moneta  &c.  pagati  a  Se- 
bastiano Gamberucci  argentiere  di  N.  S.  per  prezzo  e  fattura  di  un 
bacile  con  il  boccale  di  argento  dorato  fatto  da  esso  e  consegnato, 
che  serve  per  quando  Sua  Beatitudine  celebra  la  messa. 

1656,  adi  16  marzo.  Scudi  millecentocinquantuno  e  baiocchi  cin- 
quantasei moneta  &c.  a  Sebastiano  Gamberucci  argentiero  di  N.  S.  per 
resto  di  scudi  duemilacentosessantatre  e  baiocchi  sei  simili  che  importa 
un  suo  conto  di  diversi  lavori  di  sua  arte  fatti  per  servitio  di  Sua  San- 
tità, che  li  restanti  scudi  iori.50  li  sono  stati  pagati  con  simil  man- 
dato spedito  ne  25  ottobre  passato  a  Marco  Gamberucci  suo  nepote, 
sono  per  il  prezzo  di  un  calderine  et  un  coperchio  di  argento  di  cucina 
segreta  vendutoli  da  monsignor  Bonci. 

1656,  adi  2  maggio.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  pagati  a  Se- 
bastiano Gamberucci  argentiero,  disse  a  conto  del  prezzo  e  fattura  di 
tondi  cinquecento  d'argento  fatti  e  da  farsi  et  altri  lavori  per  servitio 
di  Sua  Santità. 

1656,  adi  30  maggio.  Scudi  duemila  moneta  &c.  pagati  a  Seba- 
stiano Gamberucci  argentiero  a  conto  di  una  credenza  di  diversi  argenti 
che  deve  fare  per  servitio  di  N.  S. 

1657,  adi  29  gennaio.  Scudi  seicentocinquantatre  e  baiocchi  due  e 
mezzo  moneta  &c.  a  Sebastiano  Gamberucci  per  prezzo  d'un  bragiere 
e  broccone  di  argento  di  carlino  usato  &c.  hauti  da  lui  per  servitio 
della  Santità  di  N.  S.  &c.  compresovi  la  s()esa  d'  haverli  imbiancati, 
la  fattura  et  accomodatura  dell'arme  &c. 

MORETTI  ANTONIO  (i). 

1609,  adi  )  giugno.  Scudi  seicentundici  e  baiocchi  cinquanta  mo- 
neta &c.  al  Moretti  argentiere  per  prezzo  di  tre  reliquarii  d'oro  con 
sue  cassette. 

(t)  Di  lui  il  Baldinucci,  nella  Vita  di  Gaspare  Pussino,  scrive: 
«  Ma  fra  coloro  che  hanno  fatto  grande  stima  delle  pitture  del  Pous- 
«  sino  uno  ve  ne  ha  nella  città  di  Roma,  che  mentre  io  scrivo  questa 
«  notizia  abita  in  strada  del  Corso.  Questi  e  Antonio  Moretti  argen- 
«  tiere  il  quale  si  trova  provvisto  di  cinquanta  pezzi  di  quadri  di  mano 
«  di  lui,  fra  grandi  e  piccoli,  e  ne  fa  quella  stima  che  a  tali  pitture  si 
«conviene».  (Cf.  Notizie  dei  professori  &c.,  Firenze,  1728,  III,  474). 
Nella  Fita  di  Teodoro  Hehnbreker  il  Baldinucci  afferma  :  «  Mentre  io 
<•  queste  cose  scrivo,  cioè  nel  1694».  Attorno  a  quel  tempo  deve  ag- 
girarsi anche  la  data  della   Vita  del  Dughet. 


70  "^^^^R       L.  Oi\ola 


PELLICANO  ANTONIO. 

1657,  adi  II  novembre.  Scudi  trentacinque  moneta  &c.  ad  An- 
tonio Pellicano  argentiere,  per  prezzo  d'un  quadro  d'argento  di  basso- 
rilievo con  diverse  figure  dato  a  N.  S. 

PERONE  FRANCESCO. 

1656,  adi  4  maggio.  Scudi  trenta  e  baiocchi  cinquanta  moneta  &c. 
pagati  a  Francesco  Perone  argentiero,  per  oro,  argento  e  fattura  di 
una  tazza  di  agata  consegnata  a  Sua  Santità. 

1656,  adi  28  giugno.  Scudi  trecento  moneta  pagati  a  Francesco 
Perone  argentiero  &c.  a  buon  conto  de  lavori  d'argento  che  ha  fatti 
e  che  fa  per  servitio  di  N.  S. 

1659,  ^^^  29  gennaio.  Scudi  cinquecentosettantanove  e  baiocchi  no- 
vantaquattro moneta  &c.  a  Francesco  Perone  argentiero  di  palazzo  per 
saldo  d'un  conto  in  risarcir  l'apostoli  d'argento  nella  cappella  pontificia. 

1660,  adi  IO  marzo.  Scudi  dugentosessantacinque  e  baiocchi  set- 
tantotto moneta  &c.  a  Francesco  Perone  argentiero,  per  resto  di 
scudi  303.46  che  importa  un  conto  di  diversi  lavori  fatti  intorno  al- 
l'albero nuovo  di  Castello. 

1660,  adi  17  settembre.  Scudi  ottantotto  e  baiocchi  settanta  mo- 
neta &c.  a  Francesco  Peroni  argentiere  per  saldo  d'un  conto  di  lavori 
fatti  per  la  sagrestia  di  N.  S.  dalli  5  giugno  1659  a  tutto  9  luglio 
passato. 

1662,  adi  22  aprile  Scudi  centotredici  e  baiocchi  ventidue  e  mezzo 
moneta  &c.  a  Francesco  Peroni  argentiere,  per  saldo  d'  un  conto  di 
lavori  fatti  per  la  sagrestia  di  N.  S.  a  tutto  li  25  febbraio  passato. 

1663,  adi  3  gennaio.  Scudi  cinquantasette  e  baiocchi  cinquanta- 
cinque moneta  &c.  a  Francesco  Perone  argentiere,  per  saldo  d'  un 
conto  di  lavori  fatti  per  la  sagrestia  di  N.  S.  a  tutto  il  primo  di  di- 
cembre passato. 

1663, adi  21  luglio, Scudi  ottanta  e  baiocchi  ottantasette  moneta  &c. 
a  Francesco  Perone  argentiere,  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  per 
la  sagrestia  di  N.  S.  a  tutto  li  3  giugno  passato. 

1664,  adi  23  giugno.  Scudi  dicissette,  baiocchi  75  moneta  &c.  a 
Francesco  Perone  argentiere  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  per 
la  cappella  pontificia  a  tutto  li  4  marzo  passato. 

SCATOLA  ANTONIO. 

1660,  adi  21  aprile.  Scudi  trenta  moneta  &c.  a  Giovanni  Antonio 
Scatola  argentiere  per  prezzo  di  12  armette  d'argento  smaltate  per 
reliquìarit  per  N.  S. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII 


Affini. 

1659,  adi  29  maggio.  Scudi  dieci  moneta  &c.  a  Bonifatio  Peri 
per  3  cristalli  di  montagna  con  altri  ornamenti  per  reliquiarii, 

1658,  adi  13  febbraio.  Scudi  novantatre  e  baiocchi  28  moneta  &c. 
a  Paolo  Maffei  ottonaro  per  prezzo  di  due  foconi  d'ottone  lavorati, 
compreso  l'accomodatura  di  tre  altri  della  floreria  di  palazzo. 


Oreficeria. 

Per  la  conoscenza  degli  statuti  da  cui  erano  regolati  gli 
orefici  in  Roma  e  per  ciò  che  riguardava  la  marca,  il  grado 
del  metallo  e  i  bolli  di  conferma  della  camera  apostolica, 
cf.  il  testo  di  quegli  statuti  riferito  in  parte  dal  Bertolotti  (i). 

CESARI  GERMANO. 

1661,  adi  22  gennaio.  Scudi  quattordici,  baiocchi  70  moneta  &c. 
a  Germano  Cesari  orefice  per  prezzo  di  n.  6  anelli  con  teste  di  morto 
consegnati  a  N.  S.  (2). 

1662,  adi  25  febbraio.  Scudi  ventiquattro  moneta  &c.  a  Germano 
Cesari  per  prezzo  di  n°  12  anelli  d'oro  fatti  per  N.  S. 

GRISOLATI  FRANCESCO. 

1655,  adi  9  settembre.  Scudi  sei  moneta  &c.  pagati  a  Francesco 
Grisolati  orefice  per  legatura  da  lui  fatta  di  due  diamanti  grossi  in 
due  anelli  vecchi  per  servitio  di  N,  S. 

1655,  adi  24  dicembre.  Scudi  sei  moneta  &:c.  pagati  a  Francesco 
Grisolati  orefice  per  prezzo  e  fattura  di  un  anello  d'oro  per  servitio 
di  N.  S.  in  testa  di  corniola. 

HOSTILII  HOSTILIO. 

1655,  adi  51  luglio.  Scudi  undici,  baiocchi  25  moneta  &c.  pagati 
a  Hostilio  Hostilii  orefice  per  prezzo  e  fattura  di  cinque  anelli  d'oro, 
che  ha  fatto  e  consegnati  per  servitio  della  Santità  di  N.  S. 

(i)  Bertolotti,  Artisti  hoìo^rnesi  &c.  p.  215. 

(2)  Questi  anelli  con  teste  di  morto  confermano  la  notizia  rife- 
rita dal  MoROXi  che  Alessandro  VII  per  aver  la  morte  sempre  pre- 
sente la  faceva  rappresentare  sulle  cose  che  aveva  più  comunemente 
sotto  gli  occhi.  Cf.  cap.  Argenterie,  Gam  ber  ucci  Marco. 


L.  0-{-{ola 


MORETTI  ANTONIO. 

1656,  adi  14  gennaio.  Scudi  centodieci  moneta  &c,  pagati  ad 
Antonio  d'Amico  Moretti  gioielliero  di  N.  S.  per  prezzo  di  due  anelli 
di  zaffiro  azzurri  &c.  ;  sono  stati  donati  all'  eminentissimi  sig*^'  cardi- 
nali Retz  et  Langravio. 

1656,  14  febbraio.  Scudi  cinquecento  moneta  &:c.  pagati  ad  An- 
tonio Moretti  gioielliero  di  N.  S.  a  conto  del  prezzo  della  rosa  d'oro, 
che  si  fa  d'ordine  di  N.  S.,  solita  a  benedirsi  ad  effetto  di  donarla 
a  prencipi  conforme  il  solito  (i). 

1656,  adi  16  marzo.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  a  Antonio 
Moretti  a  buon  conto  della  rosa  d'oro  che  deve  fare  per  servitio 
di  N.  S. 

1657,  adi  8  marzo.  Scudi  centonovantasette  e  baiocchi  55  mo- 
neta &c.  ad  Antonio  Moretti  gioielliere  di  N.  S.  per  prezzo  di  oro  et 
fattura  della  guarnitione  di  n.  13  medaglie  d'oro,  accomodate  per  ser- 
vitio di  N,  S. 

1657,  adi  16  marzo.  Scudi  ventitre  moneta  &c.  ad  Antonio  Mo- 
retti argentiero  per  prezzo  dell'argento  et  fatture  di  n.  quattro  pissidi 
d'argento  dorate  fatte  da  lsso. 

1657,  adi  20  marzo.  Scudi  dugentocinquantacinque  moneta  &c. 
ad  Antonio  Moretti  gioielliere  di  N.  S.  per  provederne  n.  1 50  ungari 
per  fonderli  per  fabricare  un  rinfrescatore  per  servitio  di  S.  S.tà. 

1657,  adi  28  novembre.  Scudi  quattrocentottanta  moneta  &c.  ad 
Antonio  Moretti  gioielliere  di  N.  S.  per  resto  di  scudi  980  simili,  che 
mporta  il  prezzo  di  n.  21  collane  d'oro  &.c.  per  servitio  di  Sua  Santità. 

1658,  adi  13  aprile.  Scudi  quattrocentosessantatre  moneta  &:c.  ad 
Antonio  Moretti  gioielliere  per  prezzo  di  once  5,  denari  2  perle  con- 
segnate in  floreria. 

1658,  adi  2  maggio.  Scudi  trecentotrenta  moneta  &c.  ad  Antonio 
Moretti  gioielliere  per  prezzo  di  n.  6  annelli  consegnati  a  S.  S.tà. 

1658,  adi  13  maggio.  Scudi  seicentotrentasette  moneta  &c,  ad 
Antonio  Moretti  gioielliere  di  N,  S.  per  prezzo  di  collane  d'oro  et 
altro  consegnato  al  sig""*  prior  Bichi. 

(i)  Intorno  al  rito  della  rosa  d'oro  e  agli  scrittori  che  ne  hanno 
trattato  cf.  Moroni,  Dizionario  di  erudizione  ecclesiastica  a  quell'  arti- 
colo. A  proposito  di  Alessandro  VII  scrive  :  «  Alessandro  VII  nel  1658 
a  mandò  alla  metropolitana  della  sua  patria  la  rosa  d'oro.  La  rosa 
«era  del  valore  di  scudi  1200.  Questo  papa  pel  suo  nipote  cardinal 
«  Chigi  legato  a  latere  in  Francia  mandò  alla  regina  la  rosa  d'oro  e 
«  le  fascie  benedette  »  (1664), 


L'arte  alla  corte  di  ^Alessandro  VII  73 


1658,  adi  13  giugno.  Scudi  centottantacinque  e  baiocchi  75  mo- 
neta &c.  a  Antonio  Moretti  gioielliere  per  fattura  e  guarnitione  fatta 
attorno  a  1 2  medaglie  d'oro  consegnate  dal  Moroni  per  servitio  di  N.  S. 

1660,  adi  20  aprile.  Scudi  dugento  moneta  &c.  ad  Antonio  Mo- 
retti gioielliere  di  palazzo  per  prezzo  d'una  crocetta  di  diamanti  da 
lui  data  a  N.  S, 

1661,  adì  IO  giugno.  Scudi  trecent'ottant'uno  moneta  &c.  ad  An- 
tonio Moretti  gioielliere  di  palazzo  per  prezzo  di  3  collane  d'oro  do- 
nate da  N.  S.  all'ambasciatore  de  Svizzeri. 

1662,  adi  5  aprile.  Scudi  centosettantaquattro  e  baiocchi  15  mo- 
neta &c.  a  Antonio  Moretti  gioielliere  per  prezzo  d'una  collana  d'oro 
e  guarnitione  fatta  a  una  medaglia  per  servitio  di  N.  S. 

1662,  adì  15  settembre.  Scudi  centocinque  e  baiocchi  50  mo- 
neta &c.  ad  Antonio  Moretti  gioielliere  per  prezzo  di  n.  5  medaglie 
d'oro  con  lor  guarnitioni  fatte  per  servitio  di  N,  S. 

1662,  16  settembre.  Scudi  diciotto  moneta  &c.  a  Antonio  Mo- 
retti gioielliere  per  prezzo  di  n.  6  anelli  d'oro  con  teste  di  morto  (i) 
per  N.  S. 

1664,  adi  ir  settembre.  Scudi  sessantanove  moneta  &c.  ad  An- 
tonio Moretti  gioielliere  di  N.  S.  per  prezzo  d'una  collana  d'oro  donata 
a  Lucchesino  corriero. 

Aìtri. 

r6)8,  adi  9  maggio.  Scudi  quaranta  moneta  &c.  a  Troilo  Ricci 
per  prezzo  d'una  collana  d'oro  consegnata  a  N.  S. 

1658,  adi  9  ottobre.  Scudi  cinquantaquattro  moneta  &c.  a  Samuel 
P;\nziero  ebreo  per  prezzo  di  perle  migliarole  havute  da  lui  a  scudi  9 
oncia. 

1662,  adi  17  ottobre.  Scudi  trentacinque  moneta  &c.  a  Samuel 
e  lacomini  gioiellieri  per  haver  aggiustato  un  gioiello,  medaglie  e 
altro  per  servitio  di  N.  S. 

Opere  di  fonditori. 

ARTUSI  GIOVANNI  (2). 

1656,  adi  22  giugno.  Scudi  centottandue  moneta  &c.  pagati  a 
maestro  Giovanni  Artusi  fonditore,  disse  a  compimento  delli  scudi  960, 

(i)  Cf,  più  addietro  Cesari  Germano,  nota  2. 

(2)  Il  BoN.^NNi  nella  Storia  della  basilica  Vaticana  lo  nomina 
«  Ianni  Artusio  de  Piscina  »  ;  era  anche  soprannominato  «  il  Piscina  » 
e  cosi  lo  chiama  il  TiTi  parlando  della  cattedra  di  S.  Pietro. 


74  L.  O^jola 


baiocchi    80  simili   che   importa    la   fattura  di    molane    52   e   morta- 
letti  96  &c.  pesorno  libre  12010  a  ragione  di  baiocchi  8  la  libra. 

1658,  adi  12  agosto.  Scudi  dugentotrenta  moneta  &c.  a  Giovanni 
Artusi  fonditore  per  resto  di  scudi  980  che  importa  il  conto  di  n.  13 
molane  e  n"  136  mortaletti  fatti  per  Castel  S.  Angelo  da  consegnare, 
per  le  galere. 

LUCENTI  GEROLAMO. 

1658,  adì  1 1  di  luglio.  Scudi  cinquantasei  e  baiocchi  40  mo- 
neta &c.  a  Gerolamo  Lucenti  fonditore  per  resto  di  scudi  806.40  che 
importa  la  fattura  di  n.  24  muiane  e  n.  109  mortaletti  fatti  per  ser- 
vitio  a  Castel  Sant'Angelo  (i). 

LUCENTI  GEROLAMO  E  ARTUSI  GIOVANNI. 

1658,  adì  24  ottobre.  Scudi  cinquanta  moneta  Scc.  a  Gerolamo 
Lucenti  e  Giovanni  Artusi  fonditori  per  li  lavori  che  fanno  a  Ripa 
Grande  all'ordigno  da  tirar  li  pesi. 

1660,  adì  13  gennaio.  Scudi  dodici,  baiocchi  50  moneta  Scc.  a 
Lucenti  et  Artusi  fonditori  della  camera  per  fonditura  e  fattura  di  tre 
mortaletti  di  metallo  per  la  guardia  svizzera. 

1660,  adì  3  settembre.  Scudi  centosettantasette,  baiocchi  92  mo- 
neta &c.  a  Lucenti  et  Artusi  fonditori  per  resto  di  scudi  1377.91  che 
importa  un  conto  della  fattura  e  fonditura  di  93  mortaletti  e  12  bom- 
bardelle  fatte  per  servitio  di  Castel  S.  Angelo. 

1661,  adì  30  settembre.  Scudi  dugentocinquantotto  moneta  &c.  a 
Lucenti  e  Artusi  fonditori  per  resto  di  scudi  558  che  importa  un  conto 
di  lavori  fatti  per  la  campana  e  mortaletti  per  Castel  S.  Angelo. 

(i)  Gerolamo  Lucenti  era  anche  scultore  e  come  tale  esegui  uno 
degli  angeli  di  ponte  S.  Angelo  :  «  Qiiello  che  tiene  li  chiodi  è  inge- 
«gnosa  fatiga  di  Girolamo  Lucenti»  (cf.  Tiri,  op.  cit.  p.  399).  Que- 
st'angelo, uno  dei  più  belli  del  ponte,  è  riprodotto  nella  sua  opera  sul 
Bernini  dal  Fraschetti  (p.  371).  Per  altre  òpere  di  scultura  eseguite 
dal  nostro  artista  in  bronzo  e  in  marmo  cf.  Tiri,  op.  cit.  pp,  356 
(S.  Maria  di  Monte  Santo)  e  p.  357  (S.  Maria  dei  Miracoli);  e  Fra- 
schetti, op.  cit.  pp.  370,  nota  8,  412,  413,  414,  415.  Il  Fraschetti  ri- 
produce anche  il  monumento  di  Filippo  IV  in  S.  Maria  Maggiore  ese- 
guito dal  Lucenti  su  bozzetto  del  Bernini.  Infine  il  Lucenti  fu  asso- 
ciato al  .Morone  nei  lavori  di  zecca.  Vedi  Zecca.  Cf.  anche  Barone 
DE  Bildt,  op.  cit. 


L'arte  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  75 


1663,  adì  7  maggio.  Scudi  sessantasei  e  baiocchi  58  moneta  &c. 
a  Gerolamo  Lucenti  e  Giovanni  Artusi  fonditori  per  saldo  d'un  conto 
di  n.   16  mortaletti  fatti  per  servitio  di  Castel  Sant'Angelo. 

PROSPERI  PROSPERO. 

1656,  adi  2  maggio.  Scudi  quarantatre,  baiocchi  70  moneta  &c.  a 
maestro  Prospero  Prosperi  fonditore  a  compimento  di  scudi  60.48  ci- 
mili che  importa  una  campana  che  d'ordine  di  N.  S.  si  è  posta  alla 
loggia  di  Monte  Cavallo. 

SIMONE  DI  PROSPERO. 

1655,  adi  20  agosto.  Scudi  trentasei  moneta  pagati  a  Simone  di 
Prospero  fonditore,  quali  se  li  fanno  pagare  per  accomodatura  di  sette 
pezzi  d'artiglieria  &c. 


Gap.   XII. 

Carro:!^:(e. 

1655,  adi  15  ottobre.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  pagati  ad 
Antonio  Forniero  intagliatore  franzese  a  buon  conto  dell'intaglio  che 
fa  nel  carro  della  nuova  carrozza  di  N.  S. 

1656,  adi  8  giugno.  Scudi  cinquecentosessant'otto,  baiocchi  40  mo- 
neta &c.  pagati  a  maestri  Marc 'Antonio  Inverni  e  Baldassarre  Castelli 
compagni  indoratori  per  diversi  lavori  &c.  per  indorature  di  casse  e 
carri  di  diverse  carrozze  di  N.  S.  ;  scudi  140  per  indoratura  del  cor- 
nicione del  S.  Michele  Arcangelo  et  il  resto  per  diverse  pitture  et  in- 
dorature fatte  nelli  palazzi  pontificii. 

1657,  adi  25  giugno.  Scudi  centosessanta  moneta  &c.  a  Francesco 
Perone  argentiero  per  saldo  et  intier  pagamento  di  diversi  lavori  d'or- 
namenti di  rami  indorati  per  una  carrozza  di  campagna  per  N.  S. 

1657,  adi  20  luglio.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  a  Orazio  Ot- 
tavi corniciaro  per  resto  di  scudi  85  &:c.  di  diverse  cornici  fatte  per 
servitio  d'una  carrozza  di  N.  S. 

1657,  adi  31  luglio.  Scudi  trecentodieci  moneta  &c.  alli  maestri 
Pietro  della  Porta  e  Giovanni  Taglione  compagni  intagliatori  per  resto 
di  scudi  560  per  importo  d'intaglio  fatto  da  essi  in  un  carro  di  car- 
rozza et  altro  per  servitio  di  palazzo. 

1657,  adì  3:  luglio.  Scudi  dugentosettantotto  e  baiocchi  io  mo- 
neta &c.  ad  Antonio  Chiccari   intagliatore  per   resto  di  scudi  538.35 


76  L.  Oliala 


moneta  di  un  conto  d' intagli  per  servitio  di  due  carrozze  di  palazzo 
compresovi  li  modelli  di  legno. 

1657,  adi  13  agosto.  Scudi  trecentotrenta  moneta  &c.  a  Francesco 
Perone  argentiere  per  lavori  fatti  da  esso  in  diversi  ornamenti  di  rame 
dorato  per  una  carrozza  nuova  per  servitio  di  N.  S. 

1657,  adi  18  agosto.  Scudi  quaranta  e  baiocchi  50  moneta  Scc.  a 
Hercolc  Ferrata  scultore  per  saldo  di  scudi  centocinque  et  50  simili 
clie  importa  un  conto  di  diversi  lavori  di  modelli  fatti  da  lui  per  ser- 
vitio delle  carrozze  di  N.  S. 

1657,  adì  21  agosto.  Scudi  ottanta  moneta  &c.  a  Paolo  Carneri 
scultore  per  bavere  fatto  diversi  modelli  per  servitio  delle  carrozze 
di  N.  S. 

GIOVANNI  PAOLO  SCHOR. 

Come  si  vede  dal  ruolo  della  famiglia  di  Alessandro  VII 
Giovanni  Paolo  Schor  faceva  parte  della  corte  come  pit- 
tore e  disegnatore.  Della  sua  attività  come  disegnatore  d'or- 
nato sono  rimasti  splendidi  esempi  in  alcuni  disegni  inediti 
conservati  nella  raccolta  del  Gabinetto  delle  stampe  presso 
la  Galleria  Nazionale  d'arte  antica  a  Roma,  di  cui  qui  ri- 
produciamo r  elenco,  essendo  i  principali  relativi  a  progetti 
di  carrozze. 

Disegno  per  particolare  di  carrozza,  parte  di  dietro;  a  penna 
e  inchiostro.  Rappresenta  dei  genietti  e  sfingi  fra  volute  di  fogliami 
d'acanto.  Nel  mezzo  un'aquila  tiene  un  serpe  fra  gli  artigli  e  sopra  dì 
essa  un  nastro  porta' la  scrittta:  «Nec  morsus  timere».  È  firmato. 
(Voi.  157,  G.  4;  inv.  124985)  (i). 

Disegno  per  carrozza;  a  penna  e  inchiostro;  è  la  parte  anteriore 
della  stessa.  Rappresenta  sirene  in  mezzo  a  fogliami  d'acanto,  (Inv. 
n.  124  984). 

Sono  due  disegni  d'una  bellezza  e  d'una  fastosità  singolare. 

Disegno  per  carrozza;  a  penna  e  inchiostro.  Rappresenta  la  For- 
tezza, la  Carità  e  la  Prudenza  con  puttini  tra  fogliami  d'acanto.  Altra 
composizione  grandiosa  per  la  parte  di  dietro  d'una  carozza. 

(i)  I  disegni  nn.  131  049,  131  057;  131  096,  151  097;  131  099, 
131  loi,  e  altri  attribuiti  allo  Schor,  secondo  noi  non  gli  apparten- 
gono aflfatto;  mostrano  un  gusto  elegante  proprio  del  principio  del  '700 
e  una  tecnica  meno  disinvolta  e  sbrigliata  di  quella  dello  Schor. 


L'arie  alla  corte  di  oAlessandro  VII  77 


Disegno  per  carrozza;  a  penna  acquarellato.  Rappresenta  la  ve- 
duta intera  d'una  carrozza  di  dietro.  (Voi.  158,  I.  21;  inv.  131  059), 

Disegno  per  carrozza;  a  penna  acquarellato.  Rappresenta  la  ve- 
duta intera  d'una  carrozza  di  dietro.  (Voi.  158,!.  21;  inv.   151  098). 

Schizzo  per  particolare  di  carrozza;  disegno  a  penna  acquarel- 
lato. (Seat.  H,  127  547). 

Schizzo  per  particolare  di  carrozza;  disegno  a  penna  acquarel- 
lato. (Ivi,   127  524). 

Schizzo  per  particolare  di  carrozza;  disegno  a  penna  (Ivi,  131  114). 

Schizzo  per  particolare  di  carrozza;  disegno  a  penna.  (157,  H.  io. 
127  518). 

Schizzo  per  candelabro;  disegno  a  penna.  (Ivi,  127  550). 

Schizzo  di  cavaliere;  disegno  a  lapis.  (Ivi,  127  552). 

Schizzo  per  ornato;  disegno  a  penna.  (Ivi,  127  553). 

Schizzo  per  fanale;  disegno  acquarellato.  (Ivi,  127  557). 

Schizzo  per  architettura;  disegno  a  lapis.  (Ivi,  senza  n,). 

Schizzi  per  sei  vasi  da  carrozza;  disegno  a  penna  acquarellato. 
(Ivi,  127  595). 

Schizzo  per  vaso  da  carrozza  (ricchissimo);  disegno  a  penna 
acquarellato.  (Ivi.  127  597)  (i). 

Cornici,  mobili  e  orologi. 

1655,  adi  14  agosto.  Scudi  settantanove  moneta  pagati  ad  An- 
tonio Inverni  e  Baldassarre  Castelli  indoratori  per  saldo  e  intiero  pa- 
gamento di  un  conto  di  lavori  fatti  a  diverse  comici  per  servitio 
della  Santità  di  N.  S. 

1655,  adi  22  settembre.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  pagati  a  maestro 
Antonio  Chiccari  intagliatore  a  buon  conto  di  una  cornice  che  esso  fa 
per  un  quadro  di  san  Michele  che  si  fa  per  la  Santità  di  N.  S. 

1656,  adi  5  gennaio.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  maestro  -An- 
tonio Chiccari  intagliatore  di  palazzo,  a  buon  conto  di  alcune  cornice 
che  va  facendo  d'ordine  di  N.  S.  per  diversi  quadri. 

1656,  3  agosto.  Scudi  cento  e  baiocchi  30  moneta  pagati  &c.  a 
maestro  Antonio  Chiccari  intagliatore  per  prezzo  e  fattura  di  n.  58 
cornici  da  quadri  d'ebano,  un  calamaro  di  noce  e  per  l' intaglio  di 
48  gambe  di  sedie  per  servitio  di  N.  S. 

(i)  Un  cenno  descrittivo  di  alcuni  di  questi  disegni  è  nell'arti- 
colo di  Ugo  Fleres  sui  Disegni  della  Galleria  Nazionale  di  Roma  in 
Le  Gallerie  Nazionali  italiane,  1896,  an.  II,  p.  160,  nn.   52  e  53. 


78  L.  0^0 la 


1656,  adi  9  settembre.  Scudi  dicinove  e  baiocchi  60  moneta  Scc. 
a  Giovanni  Sigrst  svizzero  per  prezzo  di  n  30  cornici  di  pero  nere 
di  diverse  grandezze  fatte  per  servitio  di  N.  S. 

1657,  adi  29  maggio.  Scudi  sei  moneta  &c.  a  Marcantonio  In- 
verni e  Baldassarre  Castelli  indoratori  per  indorature  di  due  cornici 
di  dui  ritratti,  uno  di  papa  Alessandro  VII  e  l'altro  di  papa  Inno- 
centio  X,  per  metterli  nell'archivio  segreto  di  palazzo  Vaticano. 

1659,  adi  24  aprile.  Scudi  centoventisette  e  baiocchi  20  moneta  &c. 
a  Francesco  Perrone  argentiero  per  due  cornici  di  rame  dorato  per 
servitio  di  N.  S. 

1659,  adi  24  luglio.  Scudi  centonovanta  moneta  &:c.  a  Rocco 
Tamburini  argentiero  per  prezzo  di  tre  cornice  di  rame  intagliate  e 
indorate  per  N.  S. 

1659,  adi  24  luglio.  Scudi  centosettanta  moneta  &c.  a  Francesco 
Perone  argentiero  per  prezzo  di  tre  cornice  di  rame  intagliate  e  do- 
rate fatte  per  servitio  di  N.  S. 

1659,  adi  I"  ottobre.  Scudi  sessanta  moneta  &.c.  a  Rocco  Tam- 
burini argentiere  per  prezzo  d'una  cornice  di  rame  dorata  intagliata 
per  N.  S. 

1660,  adi  13  gennaio.  Scudi  settanta  moneta  <is:c.  a  Francesco 
Perroni  argentiero  per  prezzo  d'una  cornice  di  rame  indorata  e  in- 
tagliata per  N.  S. 

1660,  adi  16  luglio.  Scudi  settanta  moneta  &c.  a  Francesco  Pe- 
rone argentiere  per  prezzo  d' una  cornice  di  rame  lavorata  per  un 
quadro  antico  in  tavola  per  servizio  di  N.  S. 

1656,  adi  9  giugno.  Scudi  trenta,  baiocchi  40  moneta  &:c.  pagati 
ad  Ercole  Ferrata  scultore  per  resto  &c.  per  spesa  e  fattura  di  due 
vasi  della  sedia  dove  dà  audienza  N.  S.  nell'anticamera. 

1656,  adi  6  maggio.  Scudi  trenta  moneta  Scc.  pagati  a  Niccolò 
Cavallino  ebanista  in  Banchi,  disse  per  prezzo  d' un  cassetto  di  ebano 
a  modo  di  urna  con  piedi  di  ottone  dorato,  che  serve  per  calamaro 
per  servitio  di  N.  S. 

1656,  adi  28  giugno.  Scudi  ottantadue  moneta  &c.  pagati  a  Gia- 
como Erman  ebanista  per  prezzo  di  sei  buffetti  d'ebano  &c.  per  ser- 
vitio di  S.  Santità. 

1656,  adi  15  luglio.  Scudi  cinquantatre,  baiocchi  40  moneta  &c, 
a  Jacomo  Erman  ebanista  per  prezzo  di  n.  tre  cassette  di  ebano  per 
servitio  di  N.  S. 

1656,  adi  9  agosto.  Scudi  cinquantasei,  baiocchi  30  moneta  &c.  a 
maestro  lacomo  Erman  ebanista  per  prezzo  di  due  studioli  guarniti 
e  coperti  di  ebano  nero  con  diversi  scompartimenti  &c. 


Uarte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  79 


1657,  adi  9  gennaio.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Giacomo 
Gassa  ebanista  per  prezzo  di  uno  studiolo  per  servitio  di  N.  S. 

1657,  adì  24  gennaio.  Scudi  centodieci  moneta  pagati  &c.  a  Gio- 
vanni Falgliero  ebanista  per  prezzo  di  due  studioli  e  due  tavolini  di 
granatilia  nuovi  per  servitio  di  N.  S. 

1657,  adi  4  luglio.  Scudi  ottocentosessantacinque  moneta  &c.  a 
Giacomo  Herman  hebanista  per  resto  di  scudi  1365  simili  che  im- 
porta il  prezzo  di  diversi  studioli  &c.  fatti  da  lui  per  servitio  di  N.  S. 

1658,  adi  19  gennaio.  Scudi  centottanta  moneta  &c.  a  Giovanni 
Falgher  ebanista  per  prezzo  di  due  studioli  fatti  per  servitio  di  N.  S. 

1657,  adi  IO  luglio.  Scudi  dicci  moneta  &c.  a  Giacomo  Erman 
ebanista  per  saldo  di  un  suo  conto  di  accomodature  fatte  per  buffetti 
et  altro  per  servitio  di  palazzo  apostolico. 

1658,  adi  13  maggio.  Scudi  cinquanta  moneta  &c.  a  Erman 
ebanista  per  prezzo  d' un  sgabello  &c.  per  servitio  di  \.  S. 

1658,  adi  24  settembre.  Scudi  ottantuno  moneta  &c.  a  lacomo 
Erman  ebanista  per  prezzo  di  un  tavolino  di  ebano  donato  con  di- 
versi ornamenti  di  rame  dorato  et  altro  fatto  per  servitio  di  N.  S. 

1655,  adi  4  dicembre.  Scudi  trecentocinquanta  moneta  &c.  a  Silvio 
Vincenti  per  prezzo  di  diverse  teste  d'intagli  compri  da  lui  per  ser- 
vitio della  Santità  di  N.  S. 

1655,  adi  28  agosto.  Scudi  quindici  moneta  &c.  pagati  a  maestro 
Giovanni  Laurenti  intagliatore  in  Parione,  se  li  fanno  pagare  per 
prezzo  d'una  colonnetta  di  noce  intagliata  ad  uso  di  leggio  fatta  da 
esso  per  servitio  di  N.  S. 

1659,  '^'^i  5  settembre.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  maestro  Antonio 
Chiccari  fallegname  di  palazzo  a  conto  d'una  lettiera  che  si  fa  per  N.  S. 

1661,  adì  14  marzo.  Scudi  centoventiquattro  moneta  &c.  a  Ca- 
millo Saraceni  indoratore  per  saldo  d' un  conto  di  haver  indorato  4  vasi 
e  4  putti  per  servitio  della  lettiera  di  N.  S. 

1661,  adi  II  aprile.  Scudi  duegentoventi  moneta  &c.  a  Inverni 
e  Castelli  indoratori  per  saldo  d'un  conto  d'indorature  fiitte  a  una 
lettiera  di  N.  S. 

1655,  adi  20  giugno.  Scudi  sei  moneta  &c.  pagati  a  Francesco 
Arrigoni  horologiaro  per  prezzo  di  un  horologio  a  polvere  consegnato 
a  monsignore  guardarobba  di  N.  S.  per  servitio  di  S.  Beatitudine. 

1656,  adì  19  gennaio.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  pagati  a 
Pier  Tomaso  Campani  orologgiaro  di  palazzo  per  prezzo  di  un  orologio 
dentro  d'uno  studiolo  d'ebano  con  pietra  di  agata,  capitelli  di  rame 
dorati  e  con  sei  statue  simili,  dato  da  lui  per  servitio  di  Sua  Santità. 


8o 


L.  O^-^ola 


1656,  adì  4  luglio.  Scudi  dicidotto  moneta  &c.  pagati  a  Mattia 
Ertelle  orologiaro  di  palazzo  per  prezzo  di  una  mostra  d'argento  per 
servitio  di  N.  S. 

1656,  adì  22  decembre.  Scudi  ottanta,  baiocchi  50  moneta  &c.  a 
Mattia  Erteli    orologgiaro  per  prezzo  d'un  orologgio  con  sua  cornice. 

1657,  adì  26  febraio.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Pier  Tomaso 
Campana  orologgiaro  per  prezzo  d'  un  orologgio  dato  da  lui  per  ser- 
vitio della  Santità  di  N.  S. 

1657,  adì  15  novembre.  Scudi  venti  moneta  òcc.  a  Ertel  orlog- 
giaro  di  N.  S.  per  prezzo  d'un  orlcggio  piccolo  a  mostra  fatto  in 
Francia  per  servitio  di  N.  S, 

1659,  adì  2  ottobre.  Scudi  cinquanta  moneta  &:c.  a  Mattia  Ertel 
orlogiaro  per  prezzo  d' un  orologio  dato  a  N.  S. 

1659,  adì  22  ottobre.  Scudi  centoquaranta  moneta  &c.  a  Giu- 
seppe Campana  orlogiaro  per  prezzo  di  due  orologi  consegnati  a  N.  S. 

Rilegature. 

16)6,  adi  6  maggio.  Scudi  sedici  moneta  &:c.  pagati  a  Giovanni 
Andreoli  libraro  per  legatura  di  n.  40  libri  a  giulii  4  l'uno  fatti  per 
servitio  di  N.  S. 

1657,  adì  7  agosto.  Scudi  cinquantanove  moneta  &c.  ad  Egidio 
Ghezzi  libraro  per  saldo  di  un  conto  di  legature  di  libri  et  altri  la- 
vori fatti  per  servitio  di  N.  S.  e  della  sagrestia  di  N.  S. 

1658,  adi  . .  aprile.  Scudi  ventuno  moneta  &c.  a  Domenico  Mei 
libraro  per  legatura  di  53  libri  per  la  segreteria  di  Stato. 

1661,  adì  7  gennaio.  Scudi  ottantatre,  baiocchi  25  moneta  &c.  a 
Gregorio  Andreoli  libraro  per  saldo  di  un  conto  di  diversi  libri  legati 
per  N.  S. 

1661,  adi  27  giugno.  Scudi  dodici  e  baiocchi  80  moneta  &c.  a 
Domenico  Mei  per  haver  legato  e  coperto  libri  32  per  la  sagrestia 
di  N.  S. 


Gap.  XIII. 

Fascie  benedette. 

Il  Moroni  nel  suo  Di:^ionario  di  erudi:(ione  ecclesiastica, 
air  articolo  Fascie  benedette,  scrive: 

La  graziosa  consuetudine  e  onorifica  distinzione  del  sagro  e  pre- 
zioso donativo  delle  fascie  benedette,   formate  di  drappi  nobilissimi, 


L'arte  alla  corte  di  Q/llessandro  VII  8i 

ricamati  d'oro  ed  ornate  di  miniature,  merletti  e  gemme  che  i  sommi 
pontefici  sogliono  inviare  ai  reali  infanti,  massime  ai  primogeniti  dei 
sovrani,  risale  a  papa  Clemente  Vili  del   1592. 

Il  Moroni  rammenta  le  fliscie  mandate  in  dono  da  Ales- 
sandro VII  a  Filippo  IV  per  l'infante,  poi  Carlo  II  (1660), 
e  a  Luigi  XIV  per  il  deltìno  (1664). 

Per  l'infante. 

1659,  adi  24  gennaio.  Scudi  ducentosessanta  e  baiocchi  90  mo- 
neta &c.  a  Gio.  Paolo  Schor  pittore,  per  saldo  e  resto  di  scudi  1260.90 
che  importa  un  conto  di  tanti  spesi  nelle  fascie,  che  si  sono  mandate 
all'infante  di  Spagna. 

1659,  adì  25  decembre.  Scudi  ottocentoundici  moneta  &c.  a  Gio. 
Paolo  Schor  pittore,  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  per  le  fascio 
mandate  in  Spagna. 

1658,  adi  27  marzo.  Scudi  cirfquecento  moneta  &c.  ad  Augusto 
Honi  tessitore  di  palazzo  a  conto  de  lavori  che  fa  ne  brocati  e  tele 
di  argento  che  devono  servire  per  il  serenissimo  infante  di  Spagna 
per  le  fixscie. 

1658,  adi  I)  ottobre.  Scudi  dugentotrenta  e  baiocchi  40  mo- 
neta &c.  a  Gio.  Battista  Alberti  ricamatore  per  saldo  di  un  conto  di 
lavori  fritti  per  le  fiiscie  da  mandare  in  Spagna. 

1659,  adi  II  ottobre.  Scudi  cinquecentoventisette  moneta  &c.  a 
Lorenzo  de  Santis  ricamatore  per  saldo  d'  un  conto  di  più  ricami  per 
la  fascia  mandata  in  Spagna. 

1658,  adi  3  giugno.  Scudi  millesettantaquattro  e  baiocchi  22  mo- 
neta Scc.  a  Gio.  Battista  Bolis  mercante  di  biancherie  per  resto  di 
scudi  1167.60  simili  che  importa  un  conto  di  merletti  et  altre  robe 
date  per  le  fascie  dell'infante  di  Spagna. 

1658,  adi  17  giugno.  Scudi  novecentocinquantuno  e  baiocchi  17 
moneta  &c.  a  Filippo  Benigni  per  resto  di  scudi  1053.87  che  importa 
un  conto  di  merletti  di  Fiandra  et  altro  dato  per  le  fascie  che  si  man- 
dano in  Spagna. 

1658,  adi  20  settembre.  Scudi  ventinove  e  baiocchi  85  moneta  &c. 
a  Clemente  Morelli  orefice  per  lavori  fatti  per  le  fascie  da  mandare 
in  Spagna. 

i6)9,  adi  29  gennaio.  Scudi  otto  e  baiocchi  50  moneta  &;c.  per 
haver  imballato  li  agnusdei  e  le  fascie  per  Spagna. 

1658,  adi  50  dicembre.  Scudi  mille  moneta  &:c.  a  mons.re  Vi- 
sconti nunzio  straordinario  in  Spagna  per  portar  le  fascie  a  quell'in- 
fante, e  questi  per  aiuto  di  costà  che  se  li  dà. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  6 


82  L.  O^yola 


Per  il  delfino. 

1662,  adì  15  dicembre.  Scudi  ventidue  e  baiocchi  08  moneta  &c. 
per  resto  di  scudi  24  che  importa  canne  i,  pahni  4  scarlattino  di  Vo- 
netia  color  di  foco  dato  per  le  fascie  del  delfino  di  Francia. 

1662,  adi  22  decembre.  Scudi  centocinquanta  moneta  <^c.  a  Gio. 
Battista  de  Grassi  ricamatore  a  buon  conto  di  due  fasciatori  ricamati 
d'oro  di  scarlattino  che  fa  per  il  delfino  di  Francia. 

1664,  adi  26  aprile.  Scudi  centovent'uno  moneta  Scc.  a  Giovanni 
Battista  Grassi  ricamatore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  nelli 
due  fasciatori  di  scarlattino  per  il  delfino  di  Francia. 

1663,  adi  7  maggio.  Scudi  dugentottantotto  moneta  &c.  a  sor  Ca- 
tarina Croce  priora  del  monasterio  de  Santi  Quattro  per  prezzo  di 
palmi  72  di  merletto  di  punto  in  aria  servito  per  le  fascie  del  delfino. 

1664,  adì  28  giugno.  Scudi  centosettantasette,  baiocchi  25  mo- 
neta &c.  ad  Augusto  Bono  tessitore  per  saldo  d'un  conto  di  tela  d'ar- 
gento broccato  et  altri  lavori  fatti  per  le  fascie  del  delfino  di  Francia. 

1664,  adi  IO  maggio.  Scudi  ottocentocinquantasei  moneta  &c.  a 
Cinthio  Bronconi  ricamatore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  per 
le  fascie  del  delfino  di  Francia. 

1664,  adì  17  luglio.  Scudi  sessantacinque  moneta  &c.  a  Giovanni 
Battista  Bianchi  banderaro  di  palazzo  per  fattura  delle  fas:ie  et  altro 
mandato  nel  mese  di  maggio  passato  per  il  delfino  di  Francia. 

1664,  adì  24  luglio.  Scudi  sette,  baiocchi  50  moneta  &c.  per  nolo 
di  due  casse  mandate  a  Civitavecchia  nelle  quali  erano  le  fascie  del 
delfino  di  Francia. 

1664,  adi  8  maggio.  Scudi  ducentottantuno,  baiocchi  19  mo- 
neta &c.  a  Marco  Gamberucci  argentiere  per  resto  d'un  conto  di  di- 
versi argenti  fatti  per  li  sei  baulli  per  le  fiiscie  del  delfino  di  Francia. 

Ricaini. 

Nella  raccolta  di  disegni  del  Gabinetto  delle  stampe 
presso  la  Galleria  Nazionale  d' arte  antica  a  Roma  si  con- 
servano alcuni  disegni  per  ricami,  che  si  riferiscono  a  opere 
ordinate  da  Alessandro  VII,  e  noi  qui  li  riportiamo: 

Disegno  per  il  ricamo  di  un  piviale  per  Alessandro  VII  (attri- 
buito a  G.  L.  Bernini).  È  un  disegno  a  penna,  parte  geometrico, 
parte  a  fogliami  a  larghi  giri,  a  cordoncini  gialli  su  fondo  bianco. 
Nel  mezzo  è  la  quercia  araldica  di  casa  Chigi.  (Seat.  I,  127  511). 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  83 


Altro  disegno  per  il  ricamo  di  un  piviale  per  Alessandro  VII  (at- 
tribuito a  G.  L.  Bernini).  Il  disegno  è  a  penna  a  cordoncini  gialli  su 
fondo  bianco  con  qualche  tocco  rosso.  Rappresenta  ornati  a  rami  in- 
tercalati di  emblemi  araldici  di  casa  Chigi.  (Seat.  I,  127  508). 

Altro  disegno  per  ricamo  di  Giovanni  Paolo  Schor  (firmato).  Il 
disegno  è  a  penna  a  cordoncini  acquarellati  di  nero  con  ombreggia- 
ture celesti  su  fondo  bianco.  È  a  volute  di  foglie  d'acanto  e  d'oliva 
intercalato  dall'aquila  araldica. 

Altro  simile,  con  una  specie  di  turibolo  al  posto  dell'  aquila  e  un 
ovale  a  scacchi  di  rombi  in  basso.  (Tutti  e  due  in  scat.  I,  130081). 

Altro  disegno  per  ornato  (attribuito  a  G.  L.  Bernini).  Il  disegno 
i;  bianco  su  fondo  acquarellato  di  nero.  Rappresenta  volute  di  rame 
di  quercia  intercalate  dei  monti  araldici  di  casa  Chigi. 

1655,  adi  II  luglio.  Scudi  dugento  moneta  &c.  pagati  ad  Angelo 
Bronconi  ricamatore  a  buon  conto  de  lavori  di  ricamo  che  fa  per  il 
manto  di  N.  S.  per  doverne  render  conto. 

1657,  adì  21  marzo.  Scudi  trecento  moneta  &c.  ad  Angelo  Bron- 
■coni  ricamatore  a  conto  del  parato  bianco  di  ricamo  per  le  messe 
solenni  di  N.  S.  &c. 

i6)7,  adi  28  giugno.  Scudi  trecento  moneta  &c.  ad  Angelo  Bron- 
-coni  ricamatore  di  N.  S.  quali  sono  a  conto  dellì  parati  bianchi  e 
rossi  con  ricami  et  altri  lavori  &c. 

16)8,  adi  31  maggio.  Scudi  cinquantanove  moneta  &c.  a  Diego 
Casale  ricamatore  per  resto  di  scudi  359  che  importa  un  conto  di  la- 
vori fatti  nel  funerale  della  felice  memoria  di  Innocenzio  X. 

16)8,  adì  3  luglio.  Scudi  trecentoquarantadue  moneta  &c.  ad  An- 
gelo Bronconi  ricamatore  per  la  fattura  di  8  portiere  con  l'arma  del 
sig.re  cardinale  Chigi. 

1662,  adì  25  gennaio.  Scudi  ottantasette  moneta  &c.  a  Cinthio 
«  Filippo  Bronconi  ricamatori  di  palazzo  per  saldo  d'un  conto  di  la- 
vori fatti  per  servitio  del  palazzo  di  Castel  Gandolfo. 

1662,  adì  21  ottobre.  Scudi  cento  e  baiocchi  33  1/2  moneta  &c. 
a  Cinthio  e  Filippo  Bronconi  ricamatori  per  resto  di  scudi  201.33  '/z 
che  importa  un  conto  d'una  pianeta  fatta  per  N.  S. 

1658,  adì  12  aprile.  Scudi  centotrent'uno  ebaiocchi  17  1/2  moneta  &c. 
a  Francesco  Restignani  per  prezzo  di  merletti  di  Fiandra  dati  in  flo- 
reria. 

Ara:{^i  e  broccati. 

1659,  ^'^ì  ^3  settembre.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  monsù  Pietro 
Lasettì  arazziefo  per  lavori  fatti  e  da  fare. 


84  L.  O-y^ola 


1659,  adi  22  decembrc.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  Pietro  Ba- 
scotti  arazziere  a  buon  conto  de  lavori  che  fa  alli  arazzi  della  cap- 
pella pontificia. 

1660,  adi  21  aprile.  Scudi  ottanta  moneta  &c.  a  Lamberto  Fiam- 
mingo arazziere  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  nell'arazzo  della 
Resurrezione  della  cappella  pontificia. 

1661,  adi  7  settembre.  Scudi  duemila  moneta  &c.  ad  Augusto 
Bono  tessitore  di  drappi  d'oro  di  palazzo  per  saldo  d'un  conto  di  la- 
vori fatti  per  servizio  di  N.  S. 

Lavori  per  stendardi. 

1655,  adì  24  luglio.  Scudi  centoventitre  moneta  &c.  pagati  a 
lacomo  Cappelli  per  saldo  di  un  conto  di  pitture  e  indorature  fatte 
da  lui  nelli  quattro  stendardi  di  Castel  S.  Angelo  ed  altri  lavori  simili. 

1657,  adi  7  settembre.  Scudi  dugentonovantasette  moneta  &c.  a 
Baldassar  Castelli  e  Marco  Antonio  Inverni  indoratori  &c.  per  indo- 
rature fatte  alli  3  stendardi  grandi  di  taffettà  rosso  cremisino  con  im- 
prese e  armi  di  N.  S.  che  si  porta  dal  vessillifero  &c.  come  per  l' in- 
dorature fatte  alle  due  cornette  di  damasco  cremisino  per  l'alfieri. 

1657,  adi  22  dicembre.  Scudi  trenta  moneta  &c.  a  Giacomo  Cap- 
pelli pittore  e  indoratore  per  un  stendardo  nuovo  dipinto  e  indorato 
per  la  fortezza  di  Civitavecchia  con  arme  di  N.  S. 

1659,  adi  22  gennaio.  Scudi  centodieci  moneta  &c.  a  Camillo  Sa- 
racino indoratore  per  saldo  d'un  conto  di  lavori  fatti  a  due  falcestori 
per  servitio  di  N.  S. 

1655,  adi  24  luglio.  Scudi  quarantotto  moneta  <Scc.  pagati  ad  Ilario 
Magnani  banderaro  per  saldo  et  intiero  pagamento  di  un  conto  di 
lavori  fatti  da  esso  per  servitio  della  Camera. 

1656,  adi  31  gennaio.  Scudi  trecentosessantaquatrro  moneta  ìxc. 
a  Giuseppe  Vincenti  banderaro  per  saldo  di  un  conto  delli  quattro 
stendardi  fatti  per  Castello  S.  Angelo  e  delli  cordoni  e  fiocchi  per  li 
medesimi  fino  a  dicembre  1654. 

1657,  adi  4  settembre.  Scudi  treccntoquattro  moneta  &c.  a  Gio- 
vanni Battista  Bianchi  banderaro  per  resto  di  scudi  324  simili  che 
importa  un  suo  conto  di  fatture  di  frangie  d'oro  e  seta  cremisina,  cor- 
doni e  fiocchi  per  li  tre  stendardi  di  taffettà  rosso  cremisino  per  por- 
tarsi dal  vessillifero  di  Santa  Chiesa  e  gli  altri  duoi  dall'alfieri  delle 
compagnie  de  cavallegeri  della  guardia  di  N.  Signore. 

1667,  adi  21  m.aggio.  Scudi  trentuno  baiocchi  86  moneta  &c.  a 
Giovanni  Battista  Bianchi  banderaro  per  saldo  d' un  conto  di  lavori 
f;Uti  per  li  stendardi  di  Castel  S.  Angelo. 


L'aiate  alla  corte  di  oAlessandro  VII  85 


Acquisti  di  stoffe  e  simili. 

1656,  adì  24  giugno.  Scudi  ventidue  moneta  &c.  a  Fermo  Perini 
tappezziero  per  la  sfumatura  et  accomodatura  di  alcuni  tappeti  e  panni 
di  altare  della  cappella  comune  nel  palazzo  apostolico. 

1657,  adi  14  marzo.  Scudi  ottocentotrentadue  moneta  &c.  a  Giulio 
Cencari  per  prezzo  di  arazzi  usati,  dati  da  esso  &c.  per  servitio  di  N.  S., 
disse  essere  li  medesimi  della  felice  memoria  del  sig.r  cardinale  Mon- 
t.'.lto. 

1657,  adi  15  marzo.  Scudi  millecentododici  e  baiocchi  80  mo- 
neta &c.  a  Leone  lair  ebreo,  per  prezzo  di  uno  paramento  di  damasco 
cremisino  di  Venezia  per  una  stanza  e  di  n.  15  panni  d'arazzi  per 
due  stanze  &c. 

1657,  adi  25  giugno.  Scudi  duemilacentottantaquattro  moneta  &c. 
sono  per  prezzo  di  ale  546  a  scudi  4  l'ala  in  pezzi  1 1  panni  d'arazzo 
tessuto  a  stame  e  capeccinola,  historia  di  Noè,  compri  &c.  delle  robbe 
del  già  card.le  Montalto  &c. 

1657,  ^di  20  luglio.  Scudi  milledugento  moneta  &c.  per  prezzo 
di  canne  20  di  damasco  cremisino  a  opera  con  l' impresa  di  N.  S. 
che  ha  fatto  venire  di  Siena  Sic.  che  deve  servire  per  la  livrea  dei 
palafrenieri  di  S.  Santità  nella  presente  stagione  d'estate  a  soldi  6  la 
canna. 

1658,  adì  13  febbraio.  Scudi  ducentocinquantotto  e  baiocchi  65  mo- 
neta Sic.  a  Leone  lair  ebreo  per  prezzo  di  un  tappeto  novo  cairino 
longo  palmi  38,  largo  palmi  18,  fatto  venire  da  Venetia,  e  pelle  n.  531 
de  corami  azzurro  e  oro. 

1661,  adì  14  novembre.  Scudi  dugentosettanta  moneta  &c.  a  Leone 
lair  ebreo  per  prezzo  di  2  tappeti  grandi  con  le  sue  frangie. 


Gap.  XIV. 

Scavi. 

Il  Bertololti  nel  suo  libro  sui  Moroni  riproduce  questo 
documento  che  illustra  molto  bene  il  commercio  di  opere 
di  scavo. 

Licenza  al  Gaspare  Morone  di  esportar  statue  da  Roma.  —  An- 
tonio Barberino  vescovo  di  Frascati,  cardinale  della  S.  R.  Ch.  ca- 
merlengo. —  Per  tenore  &:c.  e  per  autorità  &:c.  concediamo   licentia 


86  L.  Oliala 


al  signor  Gasparo  Murene  e  per  lui  &ic.  di  poter  estrarre  da  questa 
alma  città  di  Roma  l' infrascritte  statue,  cioè  un  Apollo  alto  palmi  sei 
in  circa  antico  restaurato,  un  altro  Apollo  di  palmi  sei  la  metà  antico 
et  il  resto  moderno,  un  gladiatore  di  palmi  sei  parte  antico  et  il  resto 
moderno,  un  ermanfrodito  alto  palmi  sei  antico  restaurato  e  quelle 
per  essere  cose  antiche  ordinarie  in  conformità  della  fede  fatta  dal 
nostro  commissario  sull'antichità  pagando  condurre  a  Livorno  libera- 
mente comandiamo  e  vogliamo.  In  fede  li  3  novembre  1661.  Il  car- 
dinal Antonio  cani.  —  F.  Lucarello  secr.  cam.  (i). 

1656,  adì  3  gennaro.  Scudi  venti  moneta  &c.  a  Germano  Serpico 
cavatore  per  la  sua  terza  parte  che  li  tocca  d'una  statua  di  marmo 
armata  rotta  in  più  pazzi,  rappresenta  un  imperatore,  trovata  a  Torre 
di  Valle  fuor  di  porta  S.  Paolo  e  posta  nel  giardino  di  Belvedere. 

1656,  adi  19  gennaio.  Scudi  venti  moneta  &:c,  pagati  a  Baldas- 
sarre Mari  scultore  a  conto  di  ristaurarura  della  statua  ritrovata  in 
Torre  di  Valle  di  un  imperatore  armato  per  servitio  di  N.  S. 

1656,  adi  20  novembre.  Scudi  venti  moneta  &c.  a  Baldassarre  Maris 
scultore,  sono  per  resto  di  scudi  80  dovutili  per  ristauratura  fatta  nella 
statua  d'un  imperatore  ritrovata  in  Torre  Valle  l'anno  passato  1655. 

1656,  adi  20  novembre.  Scudi  cinquantanove,  denari  80  moneta  &c. 
a  Lionardo  Agostini  antiquario,  cioè  scudi  13.50  per  soddisfare  li  ìac- 
chini  che  hanno  trasportato  la  statua  dell'imperatore  armato  nel  giar- 
dino di  Belvedere  et  scudi  46.30  per  rimborso  di  tanti  spesi  per  risar- 
cimenti di  statue  e  medaglie  diverse  antiche  consegnate  per  servitio 
di  N.  S. 

1656,  adi  19  luglio.  Scudi  ventisei  moneta  &c.  a  Errigo  Grande 
scultore  per  prezzo  della  restauratura  fatta  intorno  alla  statua  fatta  e 
posta  nel  giardino  di  Monte  Cavallo  rappresentante  l'Abbondanza. 

1657,  adi  9  febbraio.  Scudi  ottanta  moneta  &c.  a  Leonardo  Ago- 
stini antiquario  a  conto  di  spese  fatte  e  da  fare  nella  cava  che  fa 
dietro  la  piazza  de'  Santi  Apostoli  et  altri  luoghi  ove  doveva  cavarsi 
per  ordine  di  N.  S. 

1658,  adi  2  gennaio.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  a  Giovanni 
Battista  Mitelli  cavatore  per  sua  ricognizione  d'aver  trovato  due  teste 
di  marmo  antiche. 

i6$8,  adi  18  marzo.  Scudi  otto  moneta  is:c.  a  Nicola  Castiglione 
a  conto  dell'andata  a  Viterbo  per  riconoscere  alcune  statue  per  ser- 
vitio di  N.  S. 

(i)  Registro  del  cainfrlengalo  1660-1661,  fol.  276  in  Bertolotti, 
op.  cit.  p.  40. 


L'arte  alla  carte  dì  (^Alessandro  VII 


i6j8,  adi  3  luglio.  Scudi  diciotto  moneta  &c.  a  Francuccio  Fran- 
cucci  fonditore  per  haver  ristaurato  diverse  figure  antiche  per  servitio 
di  N.  S. 

i6)8,  adi  3  agosto.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  a  Leonardo 
Agostini  antiquario  a  conto  delle  cave  che  fa  per  servitio  di  N.  S. 

Acquisti  di  marmi. 

1659,  adì  23  settembre.  Scudi  dugentosessantacinque  moneta  &c. 
a  Mario  Perusco  e  Carlo  Salerio  per  prezzo  di  due  colonne  di  ver- 
d'antico  compresoci  due  pezzi  di  pilastrelli  che  si  sono  fatti  cavare 
nell'orto  di  detto  Mario  e  comprati  per  ordine  di  N.  S. 

1662,  adi  14  giugno.  Scudi  cento  moneta  &c.  ad  Angelo  Vanni 
a  conto  de  marmi  che  fa  venire  da  Massa  di  Carrara  d'ordine  di  N.  S. 

1662,  adì  IO  luglio.  Scudi  centocinquanta  moneta  &c.  a  Matteo 
Richetti  di  Rimini  residente  m  Roma  per  la  metà  del  prezzo  d'una 
corona  d'alabastro  orientale,  che  sta  di  presente  nell'ospedal  di  S.  Gio- 
vanni Laterano  attenendo  l'altra  metà  a  dett'ospedale,  quale  si  è  com- 
pra d'ordine  di  N.  S.  e  posta  nella  galeria  di  Monte  Cavallo. 

1662,  adi  13  novembre.  Scudi  trecent'ottantadue  e  baiocchi  82 
moneta  &c.  a  Giovanni  Francesco  Ghetti  (Ghezzi?)  per  prezzo  d'un 
marmo  statuario  fatto  venire  da  Carrara  per  for  l'arma  per  metter  so- 
pra la  porta  del  signor  D.  Mario  Chigi. 

1664,  adì  2  maggio.  Scudi  trent'otto  e  baiocchi  47  moneta  &c. 
ad  Anna  Vittoria  Fiorentini  per  prezzo  di  due  pezzi  di  marmo  ven- 
duti per  servitio  del  giardino  di  Monte  Cavallo. 

Acquisti  diversi. 

1655,  adi  18  giugno.  Scudi  dodici  moneta  &c.  pagati  a  Leonardo 
Agostini  antiquario  per  regalo  d'un  anello  con  una  pietra  turchina 
intagliata  con  la  testa  di  s.  Pietro. 

1656,  adì  13  maggio.  Scudi  cinquecento  moneta  &c.  pagati  a 
Giulio  Cenciari,  sono  per  prezzo  di  sei  tappeti,  cioè  quattro  alla  per- 
siana e  due  caprini  &c.,  e  per  due  tazze,  una  di  lapislazzuli  e  l'altra 
di  diaspro  orientale,  ambedue  legate  in  oro  e  date  per  servitio  di  N.  S. 

i6$8,  adì  14  giugno.  Scudi  centoventuno  e  baiocchi  20  moneta  &c. 
a  Leone  Liir  per  nolo  di  diversi  mobili  dati  per  servitio  di  Castel 
Gandolfo. 

1658,  adì  19  agosto.  Scudi  venticinque  e  baiocchi  35  moneta  &c. 
a  Leonardo  Agostini  per  prezzo  di  diverse  medaglie  e  per  altro  dato 
a  N.  S.  a  tutto  li  25  maggio  passato. 


88  L,  O-^ola 


1660,  adì  17  febbraio.  Scudi  trentanove  moneta  &c.  a  Giuseppe 
Galeoni  per  pagamento  d'una  carta  arcipapale  data  da  lui  per  stam- 
parvi il  teatro  di  S.  Pietro  per  servitio  di  N.  S. 

1662,  adi  3  gennaio.  Scudi  settanta  moneta  &c.  a  Mauro  Melone 
p:r  prezzo  di  varie  medaglie  di  metallo  antiche  date  da  lui  e  conse- 
gnate a  N.  S. 

Noti:;je  varie. 

1656,  adi  2  maggio.  Scudi  sessanta  moneta  &:c.  pagati  a  Cornelio 
Blomarta  intagliatore  per  prezzo  d'un  rame  intagliato  con  l'effigie  di 
suor  Colomba  Tofanini  già  monaca  nel  monasterio  di  S.  Girolamo 
in  Siena. 

1657,  adi  16  giugno.  Scudi  cento  moneta  &c.  a  chi  ha  denuntiato 
e  fatto  venire  in  potere  della  corte  Giovanni  Pecchi,  francese,  mo- 
netario. 

1658,  adi  5  agosto.  Scudi  milletrecentoquaranta  e  baiocchi  82  '/j  &c. 
a  più  artisti  di  palazzo  &c.  per  resto  di  scudi  3581,82  che  importano  le 
robbe  date  per  l'andata  di  N,  S.  a  Castel  Gandolfo. 

1658,  adi  3  agosto.  Scudi  novecentoquarantacinque  e  baiocchi  361/2 
moneta  &c.  a  più  artisti  di  palazzo  per  saldo  del  prezzo  di  più  robbc 
date  per  la  colatione  fatta  dall' eni°  Chigi  per  il  Natale  passato. 

1659,  adi  29  maggio.  Scudi  ducento  moneta  &c,  al  capitolo  di 
S.  Pietro  per  prezzo  di  n.  14  medaglioni  di  diversi  miracoli  di  s,  To- 
maso di  Villanova  hauti  da  loro  e  mandati  a  Castel  Gandolfo  d'or- 
dine di  N.  S. 

1662,  adi  2  gennaio.  Scudi  quarantatre  e  baiocchi  74  moneta  ò\:c. 
per  resto  di  scudi  793.74  simili  spesi  nel  trasporto  della  libreria  ma- 
nuscritta  d'Urbino  nella  libraria  Vaticana  di  Roma  fatta  per  ordine 
del  sig'  cardinale  Homodei  allora  legato. 


Gap.  XV. 

Monuvwnto  sepolcrale  di  Alessandro  VII. 

Il  Bnldinucci  racconta  che  il  monumento  sepolcrale  di 
Alessandro  VII  era  stato  commesso  al  Bernini  dal  papa 
stesso. 

Aveva  il  cavalier  Bernino  fino  in  vita  d'Alessandro  VII  fatto  il 
disegno  e  modellato  tutto  di  sua  mano  il  sepolcro  di  lui  per  situarlo 


L'aiate  alla  corte  di  Q/licssandro  VII  89 


in  S.  Pietro,  ed  aveane  avuta  l'approvazione  non  solo  dall'eminentis- 
simo  cardinale  nipote,  ma  dal  medesimo  Alessandro,  il  quale  di  più 
gliene  aveva  commesso  l'intero  compimento  (i). 

Però  morto  il  papa,  Clemente  IX  intendeva  far  erigere 
il  monumento  di  Alessandro  VII  nella  tribuna  di  S.  Maria 
Maggiore,  come  risulta  da  una  lettera  dell'ambasciatore  di 
Modena;  ma  il  cardinal  Chigi  volle  assolutamente  che  il 
monumento  sorgesse  in  S.  Pietro  in  Vaticano;  e  il  modello 
del  sepolcro  in  grande  di  legno  e  di  creta  fu  finito  nel  1672. 
Nel  1678  il  monumento  era  compiuto  (2). 

Il  Fraschetti  (3)  parla  a  lungo  di  questo  monumento 
dandone  una  riproduzione  e  pubblicando  anche  il  disegno 
per  il  bozzetto. 

Uno  schizzo  del  Bernini  per  una  prima  idea,  poi  ab- 
bandonata, di  questo  monumento  fu  pubblicato  e  illustralo 
da  F.  Hermanin  nella  rivista  L'Arte  (4). 

Eccone  la  descrizione  del  Titi  : 

A  mano  destra  sopra  la  porticella  laterale  che  va  a  S.  Marta  è 
il  deposito  di  Alessandro  VII  con  la  statua  inginocchioni  e  quattro 
Virtù  scolpite  in  marmo,  disegno  bizzarro  del  Bernini,  il  quale  di  sua 
mano  scolpi  la  statua  della  Verità.  La  Carità  è  del  Mazzuoli,  e  un'altra 
di  esse  statue  è  di  Lazzaro  Morelli  (5). 

Dal  Fraschetti  riproduciamo  questi  documenti  : 

1676,  23  luglio.  Al  sig''  cav.  Lucenti  scudi  cinquanta  moneta  sono 
a  conto  della  statua  della  Morte  che  detto  getta  di  bronzo  per  il  de- 
posito di  papa  Alessandro  VII  che  va  in  S.  Pietro  (6). 

1678,  2  dicembre.  Il  panno  di  metallo  che  cuopre  la  figura  della 
Verità  al  deposito  della  santa  memoria  di  papa  Alessandro  VII  nella 

(1)  Cf.  Baldikucci,  Noliiie  &c.,  Firenze,  1728;  Fila  del  Bernini, 
p.  62. 

(2)  Cf.  Fr.^schetti,  op.  cit.  p.  384. 

(3)  Cf.  op.  cit.  pp.  384-391. 

(4)  Cf.  L'Arte,  an.  1906,  p.  204. 

(5)  Cf.  op.  cit.  ed.  1763,  p.  17, 

(6)  Cf.  op.  cit.  p.  590,  nota  6. 


90  L.  0-{-{ola 


chiesa  di  S.  Pietro,  tutto  tatto  da  Girolamo  Lucenti  fonditore  a  tutte 
sue  spese  (i). 

SidìHpe. 

1655,  adi  25  giugno.  Scudi  venticinque  moneta  &c.  pagati  al  si- 
gnor Luigi  Bernini,  disse  per  rimborsarlo  d'altrettanti  spesi  nel  rame 
et  intaglio  che  ha  fatto  fare  in  diverse  stampe  con  l'effigie  della  San- 
tità di  N.  S. 

Da  questo  documento  non  è  possibile  identificare  la 
stampa  a  cui  si  riferisce.  Noi  abbiamo  creduto  bene  però  di 
riferire  qui  quelle  che  si  trovano  nella  raccolta  del  Gabinetto 
delle  stampe  presso  la  Galleria  Nazionale  d'arte  antica  a  Roma. 

Riproduzione  di  un  quadro  di  Pietro  Mignard  (1610-1695).  La 
stampa  rappresenta  il  busto  del  papa  in  forma  statuaria  posato  sopra 
un  basamento  su  cui  è  appoggiato  lo  stemma  Chigi  con  le  chiavi. 
Dietro  al  busto  si  svolge  un  largo  drappeggio  scuro. 

Porta  l'indicazione:  «  P.  Mignard  pinxit  Romae  -  X.  Pitau  Pa- 
ce risiis  1662».  (58.  N.  21-122  371). 

Ripetizione  in  piccolo  con  qualche  variante;  segnata  C.  Galle. 
(55.  H.  33-38041). 

Busto  del  papa  iscritto  in  un  ovale  ornato  di  fregi  e  circondato 
dalle  scene  della  creazione,  incoronazione  &:c.  Porta  la  scritta: 
«  Alexander  VII  pont.  opt.  max.  creat.  vii  ap''*  mdclv  coronai,  xvm 
«eiusdem.  Ili'"'*  d.  Carolo  Antonio  a  Puteo  Carolus  Cecius  D.  D.  D.  ». 
Ha  l'indicazione  «Io.  Paulus  Bottari  del.  et  scul.  ».  (Seat.  121-76  180). 

Busto  del  pontefice  in  ovale.  Porta  la  scritta:  «Alexander  VII 
«  pont.  max.  creatus  die  vii  aprii,  a,  D.  mdclv  »  ;  e  l' indicazione:  Equ» 
«Io.  Lauren.  Bernini  del.  -  Frane.  Poillv  scul.  Romae».  (Seat.  i20-):> 

311). 

Busto  del  pontefice  in  ghirlanda  d'alloro.  Porta  la  scritta:  «Alexan- 
«  der  VII  Chisius  Sen.  pontifex  maximus  creatus  die  vii  aprilis  mdclv  »; 
e  l'indicazione:  «I.  M.  Morandi  pinx.  Fr.  Spierre  sculp.  -  Io.  lacobi 
«de  Rubeis  formis  ad  templum  Pacis».  (44.  H.   5.-69  127). 

Busto  del  pontefice  in  ovale.  Porta  la  scritta  :  «  Alessandro  Set- 
«timo  sommo  pontefice»;  e  l'indicazione:  «I.  Thorenulies  del.;  Cor. 
e  Meyssens  Fé.  Vien.  ».  (57.  K.   3.  -  113  398). 

Allegoria  relativa  ad  Alessandro  VII.  La  Fama  e  la  Vittoria  reg- 
gono un   cartello   su   cui   sono  incisi  i  due  lati  d'una  medaglia;  nel 

(i)  Cf.  op.  cit.  p,  389  e  nota  7. 


L'arte  alla  corte  di  oAlessandro  VII  91 


ritto  porta  il  ritratto  del  papa,  nel  rovescio  il  leone  riconoscente  al 
gladiatore  con  la  scritta:  «Et  fera  mcnior  bcneficii».  Nel  cartello  si 
legge  una  lunga  dedica  al  papa  :  «  Alexandre  VII  P.  O.  M.  |  Urbe 
«  a  peste  expurgata  viis  plateisque  salientibus  edificiis  templisque 
«  exornata  &c.  |  S.  P.  Q..  R.  statuam  in  Capitolio  decrevit  &:c.  I  Do- 
«  minicus  lacobatius  romanus  &c.  consecravit  &c.  ».  Sotto  il  cartello 
si  vedono  varie  figure  allegoriche  cadute,  il  globo  del  mondo,  un  mo- 
stro e  una  pantera.  ($7.  N.  6.  -   116  323). 

Allegoria  relativa  ad  Alessandro  VII.  La  stampa  rappresenta  il 
papa  seduto  sulla  sedia  pontificia,  sta  sopra  un  monte  e  attorno  ha 
figure  allegoriche.  Porta  la  scritta:  «Alexandre  VII  Pont.  Max.  |  e 
e  Senarum  montibus  ad  summum  septicolhs  urbis  |  imperium  assum- 
«  ptum  &c.  I  hanc  himaginem  |  lulius  abb.  Ferrariensis  expressam 
«consecravit».  Ha  l'indicazione:  «Cirus  Ferrus  delin.;  G.  Castellus 
«sculps.  ».  (57.  N.  25.  -  117803). 

Allegoria  relativa  ad  Alessandro  VII.  La  stampa  rappresenta  il 
p.ipa  vestito  pontificalmente  (seguito  dal  chierico  reggente  il  baldac- 
chino) che  guarda  una  tavola  su  cui  è  un  disegno  presentatogli  da 
un  ecclesiastico  e  da  un  altro  uomo.  Nel  fondo  si  vede  un  monte  sul 
quale  posa  una  gigantesca  figura  maschile  sul  cui  corpo  stanno  lavo- 
rando degli  uomini  sparsi  in  squadre.  Nella  destra  la  figura  tiene  il 
simbolo  d'una  sorgente  e  nella  sinistra  una  città.  In  alto  dei  genietti 
reggono  la  scritta:  «Nomen  idem  at  maior  virtus  facit  ausibus  artem». 
La  stampa  porta  l'indicazione:  «Eques  Petrus  Berettinus  Corton.  del.; 
«Franciscus  Spierre  sculpsit  Romae».  (44.  H.   5.  -  69129). 

Allegoria  relativa  ad  Alessandro  VII.  La  stampa  rappresenta  la 
figura  simbolica  della  Religione  che  regge  in  una  mano  un  medaglione 
col  ritratto  del  papa  e  nell'altra  il  modello  della  chiesa  di  S.  Maria 
della  Pace.  Davanti  a  questa  figura  sta  vinto  il  «  Gran  Mostro  » .  In 
alto  a  destra  due  angioli  portano  lo  stemma  Chigi.  La  stampa  di  un 
anonimo  del  sec.  xvii  non  porta  nessuna  indicazione.  (46.  H.  6.  -  71  426). 

Allegoria  relativa  ad  Alessandro  VII.  La  stampa  rappresenta  Er- 
cole che  arriva  nel  giardino  delle  Esperidi.  Tre  donne  simboliche  of- 
frono ad  Ercole  i  famosi  pomi  che  dei  genietti  stanno  cogliendo  sopra 
una  pianta.  La  scena  avviene  sulla  terrazza  d'un  giardino  secentesco, 
da  cui  si  scorge  una  bella  veduta.  In  alto  un  genietto  regge  un  me- 
daglione con  la  scritta:  «Alex.  VII  Pont.  Max.  an,  xi».  La  stampa 
porta  l'indicazione:  «  Antonius  Gherardus  del.;  Fr.  Spier.  sculp.  ». 
(44.  H.  5;  69128). 

Una  prova  avanti  lettera  di  questa  stessa  stampa  senza  nessuna 
indicazione,  molto  fresca.  (46.  H.  6;  71  427). 


i 


Una  lettera  inedita  di  Cola  di  %ien{0 


'jjiaM  mezzo  a  documenti  non  classificati,  anzi  messi  da 
^J  parte  da  molto  tempo  nell'archivio  deirecc.™*  casa 

•^j-  Colo.ina,  con  la  indicazione  :  carte  estranee,  trovai 
questo  prezioso  documento  nell'anno  1904,  e  ne  diedi  notizia 
nella  Nuova  Antologia  del  16  maggio.  Mi  sembra  ora  di 
non  doverne  più  ritardare  la  publicazione  del  testo,  riser- 
vandone un  fctcsimile  per  V Archivio  paleografico  italiano,  con 
il  beneplacito  del  nobile  proprietario  S.  E.  il  principe  Colonna. 

Una  nuova  lettera  del  celebre  tribuno  romano,  di  colui 
che  pensò  all'unità  d' Italia,  con  Roma  capitale,  quattro  se- 
coli e  mezzo  innanzi  al  proclama  di  Rimini,  può  conside- 
rarsi un  vero  avvenimento  nel  campo  storico,  e  specialmente 
della  storia  di  Roma. 

Descrivo  in  breve  il  documento,  che  consiste  in  una 
pergamena  larga  m.  0.46,  alta  m.  0.36,  scritta  con  eccel- 
lente carattere  minuscolo  notarile  in  trentadue  righi  di  testo, 
due  della  sottoscriziont;,  e  due  e  mezzo  dell'attergato,  ossia 
dell'  indirizzo  all'esterno.  Della  rigatura  a  secco  non  rimane 
traccia;  le  maiuscole  sono  dell'ordinaria  grandezza;  la  prima 
soltanto  della  prima  parola  «  Amice  »  è  molto  più  grande 
e  decorata  di  arricciature,  ma  senza  colori.  L' inchiostro  era 
perfettamente  nero  in  origine,  ora  mostra  una  leggerissima 
velatura  verdastra.  La  pergamena  è  segnata  a  tergo  con  un 
grossolano  n.  50,  del  secolo  xvii.  Ora  vi  è  aggiunta  l'ar- 


94  ^-   Tumassctli 

chiviazione  di  mia  mano  ^;r/.'(ivio)  PtT^(amenc)  XCVI, 
n.  I.  Lo  stato  di  conservazione  è  buono,  non  essendovi  che 
una  lacerazione  nel  principio  del  decimottavo  rigo  prodotta 
da  tarme,  e  che  ha  distrutto  una  parola;  e  vi  sono  altri  do- 
dici forellini  o  tarme  sparse  nella  pergamena,  senza  offesa 
della  scrittura. 

Con  questo  passiamo  alla  storia  estrinseca  della  perga- 
mena, cioè  alla  provenienza  di  essa. 

Certo  è  che  abbiamo  un  originale,  come  rilevasi  dai 
singoli  dati  paleografici,  ed  anche  dalla  traccia  evidentis- 
sima del  sigillo  in  cera  rossa,  che  ne  chiudeva  la  plicatura 
rettangolare,  e  del  quale  perciò  la  traccia  trovasi  in  ambedue 
le  estremità  esterne  della  pergamena.  Ora,  come  può  tro- 
varsi nell'archivio  della  casa  Colonna  una  lettera  scritta  da 
Cola  di  Rienzo  al  re  di  Sicilia  ?  Per  rispondere  ho  dovuto 
richiamare  alla  memoria  le  relazioni  della  casa  stessa  con 
la  Sicilia  ;  e  da  ricerche  opportune  ricavo  la  seguente  spie- 
gazione, che  ci  conduce  alla  più  chiara  certezza. 

Marcantonio  Colonna  V,  quartogenito  del  contestabile 
Filippo  I,  valente  ufficiale  nell'esercito  di  Spagna,  agli  or- 
dini di  Ambrogio  Spinola  nella  guerra  di  Fiandra,  nel- 
l'anno 1629,  ai  26  di  aprile,  prese  in  moglie  Isabella,  figlia 
di  Lorenzo  Gioeni  Cardona  erede  del  principato  di  Casti- 
glione, ricco  di  beni  e  titoli  nobiliari.  Essa  era  nata  in  Pa- 
lermo ai  9  di  novembre  del  1603.  L'antichità  di  questa 
famiglia  Gioeni  facevasi  risalire  a  discendenza  naturale  An- 
gioina, del  cui  cognome  conserva  la  traccia  ;  ma,  anche 
senza  ricorrere  a  questa  origine,  sta  in  finto  che  i  Gioeni 
Cardona  fiarono  de'  più  cospicui  signori  di  Sicilia,  oriundi 
della  città  di  Termini,  e  che  occuparono  alti  uffici  del  regno. 
Ed  è  con  questa  qualità  che  si  raggiunge  la  provenienza 
della  lettera  ufficiale  romana.  Lnperocchè  nello  svolgimento 
del  regno  siciliano  Aragonese,  dopo  la  pace  di  Caltabellotta, 
i  Gioeni  esercitarono  uffici  publici;  e  Perrone,  primo  di  que- 
sto nome  nella  famiglia,  fu  protonota  rio  del  regno.  Quando 


Una  lettera  inedita  di  Cola  di  ^ien^o         95 

il  sovrano  incaricò  il  Gioeni  di  rispondere  al  tribuno,  questi 
eseguì  il  mandato;  ma  non  si  affrettò  a  riconsegnare  l'ori- 
ginale, che  rimase  tra  le  sue  c.\rte.  Queste,  col  volgere  degli 
anni,  passarono  ai  discendenti,  ed  allorché  Isabella  fece  ve- 
nire dalla  Sicilia  numerosi  documenti  relativi  ai  suoi  pos- 
sessi dotali,  ai  titoli  ed  agli  onori,  la  lettera  del  tribuno  fece 
ritorno  in  Roma  e  rimase  ignorata  in  un  angolo  dell'ar- 
chivio Colonnese.  Nel  1347,  cioè  quando  Cola  di  Rienzo 
scrisse  al  re  di  Sicilia,  questi  era  Ludovico  ma  minorenne, 
sotto  la  reggenza  dello  zio  Giovanni  d'Aragona,  fratello  cioè 
dell'estinto  Pietro  II  (i).  Questo  reggente,  il  principe  Gio- 
vanni, fu  accorto  e  valoroso  nel  difendere  la  indipendenza 
della  Sicilia  dalle  insidie  e  dagli  assalti  del  re  Roberto  il 
Savio,  che  nel  regno  di  Napoli  aveva  fatto  risorgere  la  po- 
tenza Angioina.  Giovanni  era  duca  titolare  di  Atene  e  di 
Neopatria  (ora  Patradgik)  e  marchese  di  Randazzo,  titoli 
che  gli  vengono  esattamente  attribuiti  nell'  indirizzo,  eh'  è 
sul  dorso  della  pergamena,  insieme  con  gli  ufHci  di  gover- 
natore della  nobile  città  di  Messina  e  vicario  generale  di 
tutto  il  regno  di  Sicilia.  Ciò  dimostra  la  regolarità  della  pro- 
cedura cancelleresca  del  Comune  di  Roma  nel  medio  evo. 
E  con  questa  osservazione  veniamo  a  un  breve  comento 
del  contenuto;  poiché  la  cancelleria  del  Campidoglio  dovè 
preparare  un  esatto  registro  degl'  indirizzi  di  tutti  i  principi 
d' Italia  e  di  tutti  i  principali  Comuni,  trattandosi  di  una 
lettera  direi  quasi  circolare,  che  il  tribuno  diramava  a  tutti 
i  governanti  d'Italia  per  lo  stesso  oggetto.  Ho  detto  quasi, 
perchè  il  testo  di  ciascuna  lettera  doveva  essere  uguale  per 
la  sostanza  del  contenuto,  ma  non  doveva  esserlo  per  alcune 
speciali  circostanze,  che  venivano  espresse  nel  testo  mede- 
simo, le  quali  convenivano  soltanto  a  quello  e  non  ad  altro 
dei  destinatari.  Della  quale  singolare  differenza  abbiamo  una 
importante  prova  nel  testo  appunto  della  lettera  che  io  di- 

(i)  V.  Ferri  Mancini,  Manuale  di  genealogia  &c.  tav.  XIV,  p.  20, 


96 


G.  Toììiassctti 


vulgo.  Difatti,  trattandosi  in  essa,  come  apparisce  chiara- 
mente dal  senso  generale,  di  partecipare  al  reggente  di  Si- 
cilia ciò  che  si  notificava  a  tutti,  cioè  la  rivendicazione  della 
libertà  e  della  pace  di  Roma,  la  convocazione  di  un  parla- 
mento nazionale  federativo  in  Roma,  vi  si  aggiungevano 
però  due  circostanze,  che  non  potevano  essere  espresse  per 
altri  signori  e  città.  L'uni  era  che  si  invocava  l'aiuto  di 
navi  armate  per  aiutare  il  Comune  di  Roma  ad  esercitare 
il  suo  diritto  sulle  spiaggie;  l'altra  era  il  ricordare  ai  Si- 
ciliani che  come  l'antica  Roma  aveva  versato  il  suo  sangue 
per  liberarli  dalla  prepotenza  del  Tireo  {sic)  Annibale,  cosi 
ora  essi  dov^evano  accorrere  a  difendere  Roma  dai  propri 
nemici.  Queste  due  circostanze  convergono  in  una  sola,  che 
forma  l'unica  singolare  importanza  storica  di  questa  lettera, 
e  sulla  quale  perciò  mi  credo  obbligato  di  chiamare  l'atten- 
zione degli  studiosi.  Chi  conosce  le  vicende  economiche 
del  Comune  romano  del  medio  evo  deve  sapere  quanti  sforzi 
abbia  esso  sempre  fatto,  da  quando  Brancaleone  degli  An- 
dalò  ebbe  la  carica  di  senatore  (1252)  tino  all'età  di  Cola 
di  Rienzo,  per  esercitare  il  governo  in  tutto  il  «  districtus 
«  Urbis  »,  che  formava  il  patrimonio  vero  della  città.  In 
questa  giusta  e  secolare  aspirazione  il  Comune  si  trovava 
di  fronte  od  ai  lati  avversari  irreconciliabili,  quali  erano  il 
papato,  i  baroni  e  i  risorti  Comuni  della  provincia.  Troppo 
lungo  sarebbe  il  dimostrare  questa  verità;  e  del  resto  non 
è  necessario  per  i  lettori  delle  nostre  publicazioni.  I  docu- 
menti dell'archivio  di  Terracina  dimostrano  la  condizione, 
ostile  a  Roma,  di  quel  Comune  legato  con  amicizia  a  Nicolò 
Caetani,  come  il  cav.  Ignazio  Giorgi  dimostrò  nello  scritto 
Dociimenii  T err acinesi  {i)^  ove  egli  giustamente  suppose  che 
quel  Comune  avesse  ricevuto  una  intimazione  dal  tribuno  ro- 
mano. Ora  un  punto  capitale  era  quello  della  esportazione 
dei  grani,  che  i  grandi  proprietari,  quasi  tutti  baroni,  face- 


(i)  In  Bnlìelliuo  d.  Istituto  Storico  llaliauo,  1895,  n.  16. 


Una  lettera  inedita  di  Cola  di  '7^ /<.'// ^o  97 

vano  per  la  via  marittima,  contravvenendo  alla  legge  allora 
severissima  dell'annona  publica,  e  guadagnando  danaro  a  sca- 
pito del  popolo  di  Roma,  che  ne  risentiva  il  flagello  della 
carestia.  Ciò  rilevasi  dai  rapporti  documentati  di  Roma  con 
Terracina  e  con  Comete,  due  de'  principali  sbocchi  di  questo 
continuato  contrabbando,  che  fu  causa  di  lunghe  e  fierissime 
guerre.  Ecco  pertanto  in  che  consisteva  l'aiuto  speciale,  che 
Cola  di  Rienzo  aspettava  dal  regno  di  Sicilia,  una  crociera 
contro  i  baroni  contrabbandieri. 

Ancora  un'altra  particolarità  debbo  far  rilevare  in  questa 
lettera,  ed  è  che,  trattandosi  dell'  invio  dei  rappresentanti 
della  Sicilia,  che  il  tribuno  invoca  per  il  famoso  parlamento 
del  i°di  agosto,  si  accenna  con  audace  espressione,  che  in 
tale  circostanza  dovrà  discutersi  anche  della  dignità  im- 
periale, avendo  gli  elettori  dell'  impero  dimenticato  di  es- 
sere i  rappresentanti  del  popolo  di  Roma.  Ora,  un'idea  di 
questo  genere  merita  di  essere  presa  in  considerazione,  es- 
sendo r  indizio  di  quella  profonda  convinzione  di  Cola  for- 
matasi dal  suo  studio  sulla  celebre  «  lex  de  imperio  »  (tavola 
in  bronzo  ora  Capitolina),  che  tutti  gli  eruditi  conoscono 
perfettamente.  Riguardo  alle  altre  forme  del  testo,  al  pro- 
fondo misticismo  che  regna  in  esso,  non  v'  è  nulla  da  ag- 
giungere a  quanto  gli  scrittori  critici  del  tribuno  hanno  già 
esposto.  Di  queste  lettere  quasi  circolari  simili  alla  presente 
se  ne  conoscono  sei,  due  dirette  a  Firenze,  una  a  Perugia, 
l'altra  a  Mantova,  e  cosi  a  Lucca  e  a  Viterbo  (i).  Certa- 
mente questa  lettera  ha  gran  pregio  storico,  e  merita  di  essere 
gelosamente  conservata  nello  storico  archivio,  ove  ho  avuto 
la  fortuna  di  ritrovarla. 

Ne  sottopongo  la  trascrizione  con  fedeltà  ortografica,  ma 
ne  ho  sciolto  le  abbreviature,  le  quali  non  presentano  difficoltà. 

G.    TOMASSETTI. 

(i)  V.  Annibale  Gabrielli,  Epistolario  di  Cola  di  Rienio  in  Fonti 
per  la  storia  d'Italia  pubblicate  dall' Istituto  Storico  Italiano,  1890, 
pp.  6-28. 

Archivio  iella  R.  Società  romana  di  storia  patria   Voi.  XXXI.       7 


98  G.  Tomassetti 


AMiCE  carissime.  Qualiter  gratìa  Spiritus  sancii  faciente  Urbs  alma, 
que  multis  iacuerat  prostrata  temporibus  et  que  domina  fuerat 
libertatis,  ancillata  erat  sub  iugo  miserabilis  servitutis,  eiecerit  mira- 
colose tyrampnidem,  cuius  fauces  pollute  sanguine  populari  mansue- 
scere  nesciebant,  vulgaris  fame  sproloquio  ad  excellentie  vestre  noti- 
tiam  credimus  pervenisse.  Quod  ad  vestre  serenitatis  gaudium  et  no- 
titiam  clariorem  presens  pagina  insinuationis  nostre  notificai,  et  per 
ordinis  seriem  rem  explanat.  Sane  in  venerabili  festo  Pentecosten 
proximo  preterito,  plus  pater  et  dominus  noster  lesus  Christus  sacro 
Romano  populo  dignatus  est  lucem  veritatis  emictere,  et  ad  cupien- 
dam  amplectendamque  reformationem  sui  robore  sue  sanctissime  gratie 
eiusdem  sacri  Romani  populi  animos  infiammare.  Cumque  status  ipsius 
alme  Urbis  et  populi  ac  totius  Romane  provincie  et  sacre  Ytalie,  culpa 
pravorum  et  crudelium  rectorum,  immo  destructorum  ipsius,  esset  ex 
omni  parte  quassatus  in  perditionem  et  destructionem  miserabilem,  iam 
adductus  adeo,  quod  in  eadem  alma  Urbe  omnis  erat  mortificata  iu- 
stitia,  pax  expulsa,  prostrata  libertas,  ablata  securitas,  dampnata  caritas, 
oppressa  veritas,  misericordia  et  devotio  prophanate,  quod  ne  dum  extra- 
nei  et  peregrini,  veruni  ipsi  cives  Romani  et  carissimi  comitatenses  et 
provinciales  nostri,  ad  Urbem  ipsam  nuUatenus  venire  poteraiit,  nec 
in  illa  manere  securi.  Quin  imo  oppressiones  undique,  seditiones,  hosti- 
litates  et  guerre,  homicidia,  disrobationes,  animalium  predationes,  in- 
cendia intus  et  extra,  terra  marique  continue  et  effrenatissime  patra- 
bantur,  cum  magnis  ipsius  sacre  Urbis  et  populi  et  totius  Romane 
Provincie  iacturis,  periculis  et  dampnis  animarum,  bonorum  et  cor- 
porum  et  detrimento  non  modico  totius  fidei  Christiane.  Heunam  quasi 
diminute  et  totaliter  derelicte  erant  pcrigrinationes  et  visitationes  indul- 
gentiarum  et  itinerum  sanctissimorum  apostolorum  Petri  et  Pauli  et 
aliorum  sanctorum  apostolorum,  quorum  octo  in  eadem  Urbe  corpora 
requiescunt,  et  ceterorum  martirum  atquc  virginum,  in  quorum  sanguine 
ipsa  sacra  civitas  est  fundata.  Nec  mirandum  erat  quin  ipsa  sacra  civitas 
que  fidelium  omniun  debet  esse  refugium,  facta  erat  ofiensionis  silva  et 
spelunca  latronum  potius  apparebat.  Igitur  prefiitus  pater  et  dominus  no- 
ster misericors  Jesus  Christus,  ad  preces,  ut  credimus,  beatorum  apostolo- 
rum  Petri  et  Pauli,  civium,  principum  et  custodum  nostroruni,  misericor- 
diterexcitatus,  ad  consolationem  non  solum  Romanorum  civium,  verum 
totius  Romane  provincie,  peregrinorum  omniiimque  fidelium  christiano- 
rum,  ipsum  Romanum  populum,  inspiratione  Spiritus  sancii,  ad  uni- 
latem  et  concordiam  revocavit,  ad  desiderium  libertatis,  pacis  et  iustitie 
inflammavit;  et  ad  observationem  perpetuam  bone  voluntatis,  sancle 
et  iusle  deliberalionis  eorum,  idem  populus  nobis,  licei  indignis,  abso- 


Una  lettera  inedita  di  Cola  di  ^ien^o         99 


lutam  et  liberarli  potestatcm  et  auctoritatem  reformandi  et  conservandi 
statum  pacificum  diete  Urbis  et  totius  Romane  provincie  ac  liberum 
prorsus  arbitrium  totaliter  conmisit  et  concessit  in  pieno,  publico 
et  sollempnissimo  parlamento  ac  piena  concordia  totius  populi  preli- 
bati. Nos  autem,  licet  ad  supportationem  tanti  oneris  humeros  nostros 
imbecilles  et  debiles  cognoscamus,  tamen  videntes  apertissime  quod 
ad  nos  factum  est  istud  et  est  mirabile  in  oculis  nostris,  et  de  gra- 
tiosissimi  Dei  ac  beatorum  apostolorum  eius  gratia  et  favore  confisi, 
et  de  Romani  populi,  totius  provincie  Romane  ac  sacre  Ytalie  sequelis 
et  suffragiis  et  vestre  excellentie  presidiis  spem  habentes,  auctorita- 
tem et  potestatem  predictam  devoto  corde  et  animo  virili  suscepimus, 
et  ad  reformationem  ac  renovationem  iustitie,  libertatis,  securitatis 
statusque  pacifici  prefate  Urbis  et  Romane  provincie  aciem  mentis 
nostre  direximus,  et  idem  circa  totani  sacram  Italiam  prosequi  inten- 
dimus  viriliter  et  potenter  et,  secundum  ordinem  antique  iustitie,  iuste 
fortis  et  militie  moderate.  Ut  igitur  in  nobis  tanti  Domini  gratia  va- 
cua non  existeret,  omnes  Urbis  barones  et  magnates  et  principes  obe- 
dientie  nostre  subegimus ...  et  iussionibus  oportunis,  et  de  parendo 
fideliter  et  devote  mandatis  nostris,  iuxta  datam  nobis  a  sacro  Ro- 
mano populo,  Spiritus  sancti  gratia,  dignitatem,  singulariter  a  singulis 
supra  sanctissimo  corpore  lesa  Christi,  veneranter  supra  altari  posito, 
secundum  capitula  que  ordinanda  providimus,  spontanea  recepimus 
iuramenta.  Igitur  de  Urbe  fugata  est  omnis  ambitio,  et  sic  antiquam 
iurisdictionem  Urbis  et  iustitiam  prosequentes,  Domino  favente,  dispo- 
nimus  prosecutionem  nostrorum  et  Urbis  iurium  et  iurisdictionum 
antiquarum  in  quibusdam  maritimane  Ytalie  partibus,  cuni  vestre  ex- 
cellentie et  aliorum  Romani  populi  amicorum  honestis  et  iustis  auxi- 
liis  atque  favoribus  experiri.  Et  quia  bene  apud  meniores  Urbis  stat 
gratia  sancti,  antique  et  innate  dilectionis  vinculum,  quo  fuit  Siculana 
provincia  iuncta  Urbi,  digne  duximus  memorandum  excellentie  vestre 
mentem.  Ut  dum  serenitatem  vestram  predictorum  gloriosa  memoria 
confovet,  dilectionem  eamdem  refirmet  et  renovet  inter  vestram  cel- 
situdinem  et  nos  et  vestros  rcgiiicolas  et  Romanos.  Nam  et  si  anti- 
quorum nostrorum  atque  vestrorum  laudabilia  gesta  prospicitis,  que  an- 
tiquorum librorum  voluminibus  sunt  autenticata  et  perpetuata  veridicis, 
invenietis  Urbem  prò  Syculis  magna  discrimina  subivisse.  Assumpto 
enim  principaliter  per  Romanos  negotio  cause  Sycilie,  Urbs  nostra 
cum  Annibale  Tireo  odium  habuit  et  prelia  concitavit,  in  quibus,  non 
sine  effusione  multa  sanguinis  Romanorum,  Annibalis  et  totius  Africe, 
Romani  fuerunt  perpessi  varios  preliorum  eventus,  et  finaliter,  cruen- 
tam  licet,  victoriam  consecuti.  Ex  cuius  felici  recordio  excitari  debet 
et  merito  magnanimitas  vestra  et  regnìcolarum  vota  parari  ad  auxilia 


lOO 


G.  Tomassetli 


sacri  Romani  populi  atque  nostra  cupientium  plus  quam  cuni  aliis  orbis 
principibus  uniri,  in  eventibus  singulis,  semper  salvata  iustitia,  cuni 
excellentia  vestra  magna.  Requirimus  ergo  prefatam  vestram  celsitu- 
dineni  plurinium  et  rogamus,  quatenus  mandare  placeat,  qiiod  galee 
vestre  ad  nostrum  et  Romani  populi  eiusque  reipublice  servitium  sint 
parate,  ut  nobis  in  partes  Ytalie  supradictas,  cum  Spiritus  sancii  no- 
mine et  gratia,  processuris,  quando  et  ubi  magnitudinem  vestram 
exinde  requiremus,  nostris,  Dei  et  beatorum  apostolorum  Petri  et  Pauli^ 
quorum  causas  prosequimur  et  tuemur,  possint  potenter  adesse  servi- 
tiis,  vjctoriosum  futurum  nostrum  exercitum  et  sacram  militiam  se- 
cuture  et  participature  nobiscum  tenus  in  spartitionis  dispositione  di- 
vine gloriam  et  triumphum.  Et  placeat  excellentie  vestre,  nobis,  ad 
Urbem,  duos  vestros  intimos  ambasciatores  transmictere,  qui  interesse 
valeant  et  intersint  Romane  synodo,  que  fiet  in  kalendis  augusti  proxi- 
mis  futuris  in  Urbe,  audituri  et  visuri  ea  que  ibi  supra  prefatis  ne- 
gotiis,  nec  minus  et  Romani  imperii,  quod  per  eligentium  in  quos 
translatum  extitit  a  Romanis,  et  electorum  discordiam  reddiisse  di- 
gnoscitur  ad  Romanos  Spiritus  sancti  consilium  ordinabit.  Et  si  dictis 
fasto  et  sinodo  prefatos  ambasciatores  vestros  interesse  temporis  bre- 
vitas  impedirei,  nihilominus  veniant  visuri,  scituri  et  confirmaturi, 
quod  per  Romanos  et  Ytalicos  omnes  fiet.  Supra  quibus  reverendo  in 
Christo  patri  et  domino,  domino  T.[heobaldo]  archiepiscopo  Panormi- 
tano  et  episcopo  Siracusano,  de  presenti  materia  informatis,  quos  simi- 
liter  duximus  requirendos,  tamquam  nobis,  si  placet,  serenitas  vestra 
concedat  impendatque  benigne  exauditionis  effectum. 

Datum  in  Capitolio  Urbis,  ubi,  regnante  iustitia,  in  cordis  equi- 
tate  vigemus,  die  primo  mensis  iulii,  .xv.  indictionis,  liberate  reipu- 
blice anno  primo. 

Nicolaus  severus  et  clemens  libertatis  pacis  iustitieque  tribunus  et 
sacre  Romane  reipublice  liberator  illustris. 


[A  tergo:']  Excellenti  domino  lohanni  Infanti  Athenarum  et  Neo- 
patrie  duci,  Randatii  marchioni,  nobilis  civitatis  Messane  gubernatori 
ac  totius  regni  Sicilie  vicario  generali,  amico  carissimo. 


DOCUMENTI  SUBLACENSI 


'llorchè  nel  secolo  xvi  l'unione  che  si  volle  fare 
dei  monasteri  di  Subiaco  con  la  congregazione 
di  Santa  Giustina  pose  in  serio  pericolo  il  loro 
patrimonio,  per  le  contese  che  aveva  suscitate  (i),  il  pro- 
curatore generale  della  detta  congregazione,  residente  al- 
lora in  San  Callisto  di  Roma,  credette  suo  dovere  pren- 
dere presso  di  sé  gran  quantità  di  carte  Sublacensi  (2). 
Tornata  la  calma,  tali  documenti  furono  resi  alla  pro- 


(i)  Circa  questo  fatto  dell' unione  vedi  Ecidi,  /  monasteri  di  Su- 
biaco, Notizie    storiche,  1,   175  sgg. 

(2)  Una  notizia  di  un  documento  che  manca,  che  darò  in  appen- 
dice, ricorda  appunto  due  monaci,  germani,  un  certo  Pietro  e  Macario 
che  si  erano  rifugiati  in  San  Callisto,  i  quali  furono  costretti  a  ritornare 
nel  monastero  Sublacense,  scorso  l' anno.  Circa  poi  la  dispersione  dei 
documenti  di  Subiaco,  il  Mirzio  riporta  il  Sommario  di  quelli  che  erano 
stati  portati  a  San  Callisto  (v.  Catalogo  ms.  del  xvii  sec.VI,  16,  e.  104; 
cf.  Federici,  /  monasteri  di  Subiaco,  II,  La  biblioteca  e  l'archivio, 
p.  LXii  e  Documenti,  I,  ii.).  Più  un  altro  catalogo  del  17SS  re- 
gistra oltre  ottocento  documenti  di  Santa  Scolastica,  depositati  nel 
detto  archivio  della  Procura  generale  Cassinese  (ms.  cartaceo  LII,  I; 
cf.  Federici,  op.  cit.  p.  lxii  e  Documenti,  I,  x.)-  Un  altro  indice 
dell'archivio  di  Santa  Scolastica  per  Isidoro  de  Su,  in  cinque  volumi, 
ricorda  anche  documenti  portali  a  Roma  (v.  to.  IV,  1765-85,  1861  ; 
cf.  Federici,  ibid.  e  Documenti,  I,  iiii-viii). 


102  "B.  Trifone 

pria  sede(i);  ad  eccezione  di  pochi,  che,  rimasti  nell'an- 
tico archivio  di  San  Callisto,  passarono  nel  185 1  in  quello 
di  San  Paolo  fuori  le  mura  di  Roma  (2). 

Quali  siano  le  ragioni  per  cui  furono  trattenuti,  non 
m' è  riuscito  stabilire;  Cornelio  Margarini  (3),  che,  per  le 
sue  funzioni  di  prefetto  di  tutti  gli  archivi  e  tabulari  della 
congregazione,  ebbe  cura  di  riordioare  le  pergamene  del 
nostro  (4),  non  ne  fa  parola.  Però  dalla  mancanza  di  notizie 
da  un  lato  e  dal  silenzio  dei  monaci  Sublacensi  dall'altro, 
può  quasi  argomentarsi  che,  se  il  ricordo  di  tali  documenti 
non  era  sfuggito  alla  memoria  di  costoro,  un  qualche  speciale 
motivo  dovette  consigliare  siffatta  preterizione. 

Questo  gruppo  di  documenti  in  pergamena  consta  di 
dieci  alti  pubblici  e  privati,  di  cui  sette  del  secolo  xiv  (5), 
compresa   una    copia   autentica  di    una   bolla   di    Alessan- 


(i)  Furono  resi  almeno  in  un'epoca  molto  tarda,  se  pure  non 
voglia  supporsi  che  molti  di  essi  non  arrivarono  mai  a  Subiaco,  perchè 
incorsero  nella  medesima  sorte  dell'archivio  della  procura  che  fu  di- 
strutto circa  l'anno  1798,  appena  cominciata  la  Repubblica    romana. 

(2)  L'archivio  del  monastero  di  San  Callisto  era  stato  sempre  di- 
viso da  quello  della  procura,  ed  anch'esso  nel  18 14  fu  distrutto  (v.  Let- 
tera di  Luigi  Montanari  in  Breve  descrizione  di  San  Paolo,  Roma, 
1900,  pp.  97-9;  Palmieri,  Spicilegio  Vaticano,  I,  127-9),  Più  di  quat- 
trocento mss.  cartacei  andarono  perduti.  Rimasero  invece  i  soli  docu- 
menti in  pergamena  con  gì'  indici  mss.  più  i  libri  della  biblioteca 
che  i  soldati  francesi  trasferirono  a  San  Paolo,  avendo  essi  occupato 
San  Callisto. 

(3)  Era  nato  nel  1 593,  professò  la  regola  benedettina  in  San  Paolo 
il  giorno  7  gennaio  1627,  fu  abbate  titolare,  morì  in  San  Callisto 
r  II  febbraio  1681.  Per  la  sua  vita  operosa  e  per  le  opere  edite  ed 
inedite  vedi  M.  Armellini,  Bibliotheca  Benedictino-Casinensis,  sive  SS.  Ca- 
sinensis  congregationis,  Assisii,  MDCCXXXI,  I,  140-2. 

(4)  In  quest'  occasione  fece  anche  un  indice  ms.,  che  per  buona 
fortuna  ci  è  rimasto,  diviso  in  dodici  volumi,  laddove  prima  era  in 
otto.  D.  Gregorio  Palmieri,  attuale  archivista,  aumentando  il  numero 
della  divisione,  intese  facilitare  agli  studiosi  l'uso  di  esso. 

(5)  Vedi  docc.  I,  II,  MI,  IV,  V,  VI.   ^11. 


'Documenti  Sublacensi  103 

dro  IV  (i)  e  tre  dei  secoli  xv,  xvi  e  xvii  (2).  La  mag- 
gior parte  non  sono  stati  finora  conosciuti,  ad  eccezione 
della  bolla  di  Alessandro  IV  e  di  un  atto  capitolare  del 
Sublacense,  per  la  notizia  che  dagli  atti  originali  trasse  il 
Federici  (3). 

Considerati  sotto  il  punto  di  vista  giuridico-forniale, 
essi  non  riescono  veramente  di  grande  interesse,  poiché 
sono  atti  di  cui  abbondano  in  generale  le  raccolte  diplo- 
matiche, per  la  provincia  romana.  Infatti,  il  i  e  ni,  copie 
autentiche,  non  flmno  che  richiamare  l'attenzione  sul  modo 
di  procedere  alla  trascrizione  legale  di  alcuni  atti  e  sui  limiti 
imposti  ai  notai  e  sulla  «  potestas  relevandi,  publicandi, 
«  exemplandi . . .  acta,  instrumenta ...  et  quaslibet  scripturas 
«  alienas  » .  Il  11  rappresenta  un  atto  di  compra- vendita,  con- 
tenente tutte  le  possibili  cautele,  derivanti  dalla  legge  ca- 
nonica e  comune,  compresi  gli  espedienti  per  far  ritenere 
il  prezzo  pattuito  corrispondente  a  quello  della  cosa  de- 
dotta in  contratto  (4).  Il  ili  come  il  vi  e  il  vii  sono  testa- 
menti originali,  in  cui  alle  differenti  ipotesi  di  sostituzioni 
si  aggiungono  le  solite  interminabili  liste  di  legati.  Il  iv  ci 
dà  l'esempio  di  donne  che  eseguono  ultime  volontà,  anche 
senza  bisogno  di  autorizzazione  maritale  e  con  espressa  ri- 
nunzia alle  garanzie  concesse  loro  dalla  legge.  Il  v  infine, 
contenente  un  atto  di  protesta,  per  l'intervento  d' una  terza 
persona  a  cui  esporre  le  proprie  lagnanze  e  riserve,  ci  ri- 
chiama agli  avanzi  dell'  antico  formalismo  romano. 

Certo  più  ragguardevole  è  il  contributo  di  notizie  che 
questi  documenti  nella  loro  scarsezza  offrono  per  le  per- 
sone e  per  le  circostanze  a  cui  si  riferiscono.  Ed  invero, 
essi  riescono  notevolmente  interessanti  alla  storia  della  fa- 

(i)  Vedi  doc.  I  del  22  giugno  1256. 
(2)  Vedi  docc.  vili,  IX,  x. 

(5)  Vedi  op.  cit.  Docc.  I,  nn.  cccxxxxvii  e  MMCCcclxxxxvim. 
(4)  Cf.  per  notizia  di  simili  espedienti,  Fertile,  Storia  del  diritto 
taliano,  Torino,   1893,  IV,  564. 


104 


'B.  Trifone 


miglia  Borghese,  e  proprio  a  quella  del  ramo  che,  passato 
per  ragione  d'interesse,  da  Siena  a  Subloco,  quivi  svolse 
tutta  la  sua  attività,  per  estendere  e  costituire  più  solida- 
mente il  proprio  patrimonio.  Alle  notizie  di  donazioni  e  di 
acquisti,  di  liti  e  di  rivendicazioni,  compiute  da  alcuni  an- 
tenati di  questa  famiglia,  si  aggiungono  conseguentemente 
anche  parecchi  dei  loro  nomi,  per  mezzo  dei  quali  riesce 
possibile  stabilire  uno  schema  di  genealogia  che,  partendo 
dal   1329,  giunga  al  1363  (i).  Ho    cercato  di   ricomporlo 

BORGHESE 

I 

GICZIO  (2) 


I 

VINDLZIO 
O529-48)  0) 

sposato  a  Flora 
(1329.63)  (4) 


I 

NICOLA 

(1341-48)  (io) 

sposato  a  Flora 

(Antonio  figlio  naturale 

da  Rita  di   Giacomo) 


ANTONIO  (1348-65)  (s)  di  Girolino  da 
Siena  (1348)  (6);  nipote  di  Flora  (7); 
sposato  a  Petruzia  (1563)  (8) 

I 

GIACOMO  (1363)  (9) 


(Fi^^lia  r) 

sposata  a 

Bonaventura   (?) 

(1348)  (11) 

I 

CRISTOFORO 
(.348)  (.2)' 

I 

PIETRO 

(■380)  (15) 

(Vescovo  di  lesi) 


GIOVANNI 
(1548)  (M) 


I  I  ì 

GIACOMO  PIETRO  AGOSTINO 

C1348)  (15)  (1548)  (16)         (1348)  (17) 

(domenicane) 


(i)  Per  questo  piccolo  studio  mi  son  servito  anche  della  notizia 
di  cinque  documenti  dell'  archivio  di  Subiaco  (v.  Federici,  op.  cit. 
Documenti,  I,  nn.  Mxxxii,  del  13}!,  gennaio  28;  Mxxxx vi,  del  1352, 
febbraio  17;  Mclxxxviii,  del  1541,  giugno  4;  mccccxxx,  del  1.359, 
aprile  27;  Mcccclxxvi,  del  1361,  settembre  7).  L'indicazione  poi 
degli  anni  che  s'accompagnano  ai  nomi  rispettivi,  è  la  prima  e  l'ul- 
tima menzione  diplomatica. 

(2)  Tiezzo  che  si  dà  per  il  capostipite  della  famiglia  Borghese  fu 
padre  anche  di  Benincasa,  dal  quale  si  formò  un  altro  ramo,  da  cui 
discende  santa  Catarina  da  Siena  (v.  A.  Capecelatro,  Storia  di  salila 
Catarina  da  Siena  e  del  papato  del  suo  tempo,  5*  ediz.  Roma,  mdccclxxxvi, 
pp.  26  e  510   sgg.).  Tiezzo  fu  anche   padre  di   Bencivenne,  questi  di 


Docii incuti  Sublaceiisi  105 

alla  meglio,  nel  modo  che  espongo,  chiarendo  qualche  dubbio 
e  colmando  all'uopo  qualche  lacuna. 

Borghese   e   questi    alla   sua   volta  del  nostro    Giczio,  il   quale   nome 
prende  anche  quest'altra  forma  di  Bizzo,  Gizzo,  Geczo,  Ghezzo. 

(3)  Vedi  documenti  11,  ili  e  Federici,  ibidem,  nn.  Mxxxii,  mxlvi, 
MCLXXXViii,  Vinduzio  vien  anche  chiamato  Bennuccio,  Binduccio,  Me- 
juccio  {d.  Palmieri,  Introiti  ed  esiti  di  Niccolò  III,  Roma,  1889,  p.  57 
in  nota).  Egli  è  conosciuto  per  il  condottiere  delle  soldatesche  di  Colle 
d'Elsa  contro  il  re  dei  Romani  (cf.  Visconti  P.  Ercole,  Città  e  fa- 
miglie nobili  e  celebri  dello  Stato  pontificio.  III  ;  L.  ViccHi,  Villa  Bor- 
ghese nella  storia  e  nella  tradizione  del  popolo  romano,  2*  ediz.  Roma, 
1886,  p.  15 1-2). 

(4)  Vedi  docc.  II,  III,  IV,  V  dal  quale  ultimo  risulta  che  Flora,  ri- 
masta vedova  di  Vinduzio  fin  dal  1359  (Federici,  n.  mccccxxx),  era 
passata  a  seconde  nozze  col  cognato  Nicola,  fratello  del  defunto  ma- 
rito. Vedi    anche    in   Federici,    Documenti,    I,  mxxxii,  mxxxxvi, 

MCCCCXXX,    MCCCCIXXVII. 

(5)  Vedi  docc.  III,  VI. 

(6)  Vedi  doc.  III. 

(7)  Vedi  docc.  Ili,  VI. 
(8-9)  Vedi  doc.  VII. 

(10)  Vedi  doc.  III.  Nicola  illegittimamente  sposa  Rita  di  Giacomo 
del  castello  d'Afile,  dalla  quale  ha  un  figlio  per  nome  Antonio,  e  un 
altro  nel  1348,  settembre  18,  eragli  per  ìiascere.  Checché  ne  sia,  certo  è 
che  egli  diviene  marito  anche  della  cognata  Flora,  vedova  del  fratello 
Vinduzio  prima  dell'anno  1361;  vedi  documento  v  e  il  verso  del  do- 
cumento IV. 

(i  1-12)  Vedi  doc.  III. 

(13)  È  molto  probabile  che  il  Pietro,  figlio  di  Cristoforo,  il  quale 
fu  vescovo  di  Iesi  circa  l'anno  1380  (Eubel,  Hierarchia  cath.,  p.  74), 
fosse  figlio  di  questo  Cristoforo  che  è  ricordato  nel  ni  nostro  documento. 
Anche  l'epoca  corrisponde  benissimo,  per  cui  ho  creduto  aggiungere 
il  suo  nome  alla  genealogia,  quantunque  non  risulti  dai  nostri  do- 
cumenti (v.  ViccHi,  op.  cit.  p.  152). 

(14-15)  Vedi  doc.  III. 

(16)  Vedi  ibidem.  Questo  Pietro  avrebbe  diretta  l'impresa  d'Arci- 
dosso  contro  i  conti  di  Santafiora,  nell'anno  1379  (v.  Gigli,  Diarii 
Senese,  p.  166;  cf.  Vicchi,  op.  cit.  p.  152). 

(17)  Ibidem;  cf  Vicchi,  ibidem. 


io6  'B.  Trifone 

Più  che  altro  queste  carte  si  riferiscono  alla  vita  dei 
monasteri  Sublacensi;  e  si  possono  distinguere  in  due 
gruppi,  corrispondenti  a  due  differenti  periodi  di  storia  del 
Sacro  Speco  e  di  Santa  Scolastica;  a  quello  cioè  di  disso- 
luzione e  di  rilassamento  ed  a  quello  di  riorganizzazione  e 
di  sviluppo  artistico,  morale  ed  economico. 

Infatti,  il  V  documento  ci  ricorda  un  caso  interessante 
del  mal  governo  fatto  da  quell'abbate  Corrado,  discendente 
dai  marchesi  di  Ceva  (i),  che,  avendo  avuto  per  intrighi 
la  dignità  abbaziale,  tanto  arbitrio  usò  nell'amministrazione 
dei  beni  dei  monasteri,  da  suscitare  lo  sdegno  di  Giacomo 
da  Ravenna,  priore  e  amministratore  del  Sacro  Speco  (2), 
che,  neir  interesse  della  comunità,  fu  costretto  a  solenne- 
mente protestare  contro  gli  atti  arbitrari  di  lui  (3). 

Gli  altri  documenti  invece  ricordano  gl'infiniti  atti  di 
pietà  ed  i  frequenti  lasciti  che  i  Sublacensi  e  specialmente 
gli  antenati  della  famiglia  Borghese  fecero  a  flivore  dei  mo- 
nasteri; allorché,  cacciato  per  volere  del  pontefice  e  dei 
monaci  Corrado  (4),  e  sostituito  a  lui  Bartolomeo  (5),  co- 
stui tenne  il  governo  con  amore  e  saggezza,  togliendo  dal- 

(i)  Vedi  P.  Ecidi,  op.  cit.  p.  127  e  Serie  degli  abbati,  p.  215, 
n.  47,  «tra  il  12  gennaio  e  il  4  marzo  1360;  rinunciò  il  25  mnr--^ 
«  1362  », 

(2)  Vedi  P.  Ecidi,  ibidem,  n.  46;  però  come  vicario  generale 
(27  gennaio  1360). 

(3)  Vedi  doc.  V. 

(4)  Vedi  Ecidi,  op.  cit.  p.  127, 

(5)  Ibidem,  p.  127  sgg.  e  Serie  degli  abbati,  p.  216,  n.  48 
«Bartolomeo  da  Siena,  2  maggio,  1363,  28  settembre  1369».  A  que- 
st'  abbate  si  devono  la  ristaurazione  della  chiesa  di  Santa  Scolastica  e 
le  pitture  delle  pareti,  fatte  eseguire  da  artisti,  probabilmente  senesi, 
nonché  forse  la  cappella  istoriata  di  San  Gregorio  di  cui  si  fa  spe- 
ciale menzione  nel  in  dei  nostri  documenti,  ed  altri  lavori  secondari, 
ai  quali  i  fedeli  concorrevano  colla  donazione  «  prò  opere  »  (cf.  P.  Ecidi, 
op.  cit.  p.  130;  F.  Hermanin,  anche  in  /  monasteri  di  Subiaco,  Gli 
affreschi,  p.  515,  e  molti  documenti  circa  quest'epoca  in  Federici, 
op.  cit.). 


documenti  Sublacensi  107 

r  abbandono  quei  sacri  luoghi  e  contribuendo  in  ogni  maniera 
a  restaurare  il  patrimonio  artistico  ed  economico  dei  due 
monasteri  e  a  ricondurre  questi  ultimi  all'  antica  grandezza. 
Questo  in  breve  è  il  contenuto  delle  carte  di  cui  in 
parte  do  il  transunto  ed  in  parte  la  notizia  (i),  che  var- 
ranno ad  accrescere  la  mole  considerevole  dei  documenti 
finora  conosciuti  pel  Regesto  (2)  e  per  la  Noti:(ia  del  Fe- 
derici (3)  ed  a  confermare  quanto  P.  Egidi  (4)  dice  sulla 
storia  dei  monasteri  Sublacensi. 

I. 

Anagni,  1256,  giugno  22. 

Alessandro  IV  assegna  molte  chiese  e  possessioni  al- 
l'infermeria  del  monastero  Sublacense. 

Pergamena  5egnata  B.  34.  G>pia  autentica  del  7  decenibre  1341.  «  Actum  in  Rocca 
«  Sublaci  ad  bancum  iuris,  sedente  prò  tribunali  Thomasio  de  Coprano,  rcginali  capitanco 
«  et  iudici  in  abbatia  Sublacensi  (^),  ad  petitionem  fratris  Petri  de  Gurga  monachi  et  yco- 
«  nimi  monastcrii  (6).  Paulus  Oddonis  de  Ccrbaria  imp.  auct.  notarius  et  iudex  ordina- 
ti rius  (7);  corani  notariis  Andrea  de  Fabriano  (8),   Putio  Ballo  de  Tiburc  (9)  curie  Subla- 

(i)  Completerò  la  notizia  documentaria  con  indicazioni  e  me- 
morie di  documenti,  non  più  esistenti,  che  rilevo  dall'Indice  ms.  del 
Margarini. 

(2)  Il  Regesto  Sublacense  del  secolo  XI  pubblicato  a  cura  di  Allodi 
e  Levi,  Roma,  mdccclxxxv,  da  questa  R,  Società  rom,  di  storia  patria. 

(3)  Vedi  Federici,  /  monasteri  di  Subiaco,  II,  Roma,  a  cura  e 
spese  del  Ministero  della  pubblica  istruzione,  1904;  vedi  anche  Kehr, 
Italia  pontificia,  II,  8}  sgg. 

(4)  P.  Egidi,  /  monasteri  di  Subiaco,  I,  Roma,  a  cura  &c.  come 
sopra,  1904;  nello  stesso  volume  G.  Giovannoni  ne  studia  L'ar- 
chitettura; F.  Her.manin,  Gli    affreschi. 

(5)  La  badia  e  curia  Sublacense  ebbe  giudici  fin  dal  1294,  vedi 
Federici,  op.  cit.  p.  lxvi. 

(6)  Conosciamo  dal  ni  di  questi  documenti,  del  1348,  un  altro 
economo  e  procuratore  del  Sublacense,  a  nome  Francesco  de  Marciano. 

(7)  Cf.  Federici,  op.  cit.   l'Indice    dei    notai,  p.  456. 

(8)  Id.  ibidem,  p.  447. 

(9)  Id.  ibidem,  p.  458. 


io8 


'Il  Tri/me 


«v-cnsis  et  Xicolao  Gitio(0,  Petro  Rusuli  (2),  Cicco  Gitio  de  Vallcfrigija  »,  L'originale 
è  nell'archivio  di  Santa  Scolastica;  vedi  Feoerici,  /  monasteri  di  Subiaco,  II,  La  bi- 
blioteca e  l'archivio,  Documenti,  I,  n.  cccxxxxvn.  Manca  in  Potthast,  Rrgfsta 
poiilijicum. 

Nel  verso  della  pergamena  una  mano  del  sec.  xvi  scrisse:  0  Transumptum  ni:! 
«  t'cum  privilegi!  Alexandri  IV,  conccssionis  multarum  ccclesiarum,  prò  intìrmaria  nn'i 
«sterii.  Anno  D.  1256,  iunii  22». 

Alexander  IV  episcopus  ser.  serv.  Dei,  abbati  et  conventui  niona- 
sterii  Sublacensis  ad  Romanam  Ecclesiam  nullo  medio  pertincntis. 

Penurie  infirniarie  monasterii  vestri  providere  volentes,  Sancii 
Quinti  de  Anticulo  et  Sancti  Blasii  de  Razano  Anagnin?(3);  Sancti 
Angeli  de  Preta  lata  (4),  Sancti  Stephani  et  Sancti  Sebastiani  Prene- 
stin?  (5);  Sancte  Marie  (6)  et  Sancti  lohannis  de  Pescalo  Tiburtin? 
dioecesis  et  Sancti  Venerii  de  Rocca  Canterani  ecclesias  cum  perti- 
nentiis  ac  bonis  earundem  in  perpetuum  concedimus. 

Datuni  Anagnie,  .x.  kalendas  iulii,  pont.  n.  anno  .11. 

«  Devotionis  vestr?  sinceritas». 


(0  Feiìerici,  op.  cil.  p.  455;  il  quale  sarà  fratello  di  Cicco  di 
Gizio  di  Vallefredda,  nominato  in  seguito,  di  cui  non  parla  Federici. 

(2)  Id.  ibidem,  p.  456. 

(5)  Queste  due  chiese  di  San  Quinto  e  San  Biagio  erano  state 
conferite  dal  vescovo  di  Anagni,  come  di  suo  diritto;  ma  papa  Ur- 
bano IV  mette  le  cose  a  posto,  rendendo  nulla  questa  collazione,  per- 
chè era  stata  fatta  in  danno  del  mon.  Sublacense,  al  quale  spettavano, 
per  il  privilegio  di  papa  Alessandro  (v.  Federici,  Documenti,  I, 
n.  ccccvii,  del  14  ottobre  1265). 

(4)  Una  «  cella  S.  Angeli  in  Petralata  »  è  ricordata  nel  privilegio 
di  Leone  IX  (/^^.<,^  Snblac.  p.  55,  n.  21,  del  51  ottobre,  1051)  e  in  un 
altro  documento  del  sec.  xii  (ibidem,  p.  224,  n.  183):  «  In  Pallianum, 
«  territorio  Anagnino,  monasteria  tribus,  unum  S.  Angelo  in  fundum 
«Petra  lata  &:c.  ».  La  prateria  «  Prata  lata»  fu  chiamata  Pietra  lata. 
Essa  è  comune  a  tre  altre  tenute  che  corrispondono  tutte  sulla  via  Ti- 
burtina,  dal  2"  al  6"  cliiiometro;  vedi  Tomassetti,  Della  Campagna 
Romana,  in  questo  Archivio,  XII,  41  e  XXX,  351.  Pratalata  poi  è 
anche  un  cognome  ordinario  in  Roma   (ibidem,  XXX,  351  e  nota). 

(5)  «'In  Campania,  territorio  Prencstino,  ad  castro  Trebana,  duo- 
«bus  ecclesiis,  una  vocatur  S.  Maria,  alia  S.  Stephanum»,  già  appar- 
tenenti al  Sublacense,  fin  dal  xii  sec.  (v.  Reg.  Suhlac.  p.  224,  n.  183). 

(6)  Una  «  ecclesia  S.  Marie  in  territorio  Tiburtino  »  era  in  pos- 
sesso del  Sublacense  fin  dal  998  (v.  Reg.  Suhlac.  p.  28,  n.   12,  pri\ 
legio  di  Giovanni  XII). 


^ocunicìili  Siiblaceiisi  109 


IL 

1329,  maggio  27. 

Giovanna,  moglie  del  nobile  uomo  Petruzio  di  Abba- 
tello,  vende  una  terra,  posta  nel  territorio  del  castro  Sub- 
lacense,  «  in  loco  qui  dicitur  Vocca  de  cona  »,  a  Vinduzio 
di  Geczio  da  Siena,  abitante  di  Subiaco,  ed  a  Flora  moglie 
di  questi,  per  quattro  libbre  di  denari  senesi. 

Pcrg.imcna  segnata   B.   i,  originale. 

Nel  ifrso  di  essa,  una  mano  del  sec.  xiv  scrisse:  «  Sublacus.  A.  1)28.  Emptio  terre 
«  in  loco  qui  dicitur  .  .  .  Gectit  Burgesi  de  Senis  habitatoris  ...  a  domna  lohanna  uxore 
«  Petrutii ,  ,  .  >.  Le  lacune  di  questa  scrittura  sono  dovute  ad  una  targhetta  cartacea  che  il  Mar- 
garini pose  sul  verso  di  questa  e  delle  seguenti  pergamene,  in  modo  cht  ne  copre  una  parte.  11 
Margarini  oltre  ad  inserire  la  notizia  di  tutti  questi  documenti  nel  suo  indice  ms.,  aggiunse 
qucst.!  targhetta  che  ci  fornisce  una  breve  nota  del  contenuto  di  ciascuna  carta;  ciò  che 
conferma  ancora  una  volta  il  possesso  di  essi,  nel  nostro  archivio,  (in  dalla  prima  metà  del 
secolo  XVII,  quand'egli  viveva.  Più  sotto,  anche  nel  vtrso,  un'altra  mano  del  sec.  xvi,  che 
incontriamo  pure  in  documenti  susseguenti,  segnò:  «1339.  Sublaci.  Emptio  terre  in  loco 
Il  Vocca  de  cona  facta  per   Vinducium  Gictii  Burgesi  de  Senis  a  lohanna  uxore  Petrutii  ». 

>J<  Anno  Domini  .M.cccxxix.  indict.  .xiv.,  mensis  madii  die  .xxvir. 
Nobilis  lohanna,  uxor  nobilis  Petrutii  Abbatelli  habitatoris  castri  Sub- 
laci (i),  tamquam  heres  ed.  nobilis  Orlandi  Raynaldi  Bonis  de  Sub- 
iaco, vendidit  Vindutio  Gectii  Burgesi  de  Senis  et  Fiori  uxori  ipsius 
Vindutii,  habitatoribus  castri  Sublaci,  quandam  terram  positam  in  ter- 
ritorio castri  Sublaci,  in  loco  qui  dicitur  Vocca  de  Cona  (2),  iuxta 
rem  Benedicti  Chrispiniani  a  duobus  lateribus,  iuxta  rem  monasterii 
Sancte  Cleridone  Ac  Subiaco  (3)  et  iuxta  viam;  prò  pretio  .iv,  libr. 
den.  senensium;  sub  pena  .xxv.  libr.  deix,  senensium. 

Actum  in  castro  Sublaci,  in  centrata  Prete  sprecate,  in  domo 
Mathei  lohannis  Nicolai;  presentibus  testibus  Oddone  de  Cerbaria, 
lacobelle  Conestabilis,  Cicco  Bonomutii  Pectinarii  (4)  de  Subiaco. 

Angelus  lacobi  lohannis  Synionis  de  Subiaco  imp.  auct.  nota- 
rius(5)  [M.]. 

(i)  Altri  documenti  di  questa  famiglia  si  hanno  dall'archivio  di 
Santa  Scolastica  (Federici,  Documenti,  1,  n.  mlv,  del  20  ottobre  15 32, 
n.  MLXXiii,  del  15  ottobre,  1533). 

(2)  La  località  «  Vocca  de  cona  »  è  presso  Cave. 

(3)  Un  cenno  storico  di  questo  monastero  è  in  Federici,  op.  cit. 
p.  xiiv;  vedi  anche  ivi  Indice    dei    fondi,  p.  427. 

(4)  Oggi  illustre  casato;  v.  Federici,  op.  cit.  p.  423  tra  le  Fa- 
miglie   illustri. 

(5)  Cf.  Federici,  Indice    dei    notai,   p.  447, 


no 


®.  Trifone 


III. 

1348,  settembre  18. 

Nicola  del  fu  Giczio  Borghese  da  Siena  fa  il  suo  testa- 
mento. Stabilisce  erede  di  tutti  i  suoi  beni  di  Siena  il  fra- 
tello Giovanni,  di  quelli  di  Subiaco  la  cognata,  Flora,  ed 
esecutori  testamentari  Guglielmo  da  Stroncone,  priore  del 
Sacro  Speco,  il  priore  di  San  Domenico  di  Siena  e  la  detta 
Flora. 

Pergamena  segnata  B.  2.  Copia  autentica  del  2  marzo  ijéo,  per  «  Franciscus  no- 
«  tarii  Petri  Bonomutii  Pectinarii  de  Subiaco  (i),  imp.  auct.  notarius,  qui  habens  pote- 
«  statem  exemplandi  protocolla,  petita  et  obtenta  licentia  a  fratre  Francisco  de  Lucerna, 
«  curie  et  abbatie  Sublacensis  vicario  generali  (2)  ;  ad  instantiam  fratris  Francisci  de  Mar- 
«  ciano  yconimi  et  procuratoris  mon.  loci  Specus  S.  Bencdicti  de  Subiaco  (5),  de  verbo 
«  ad  verbum  scripsi  et  publicavi  ut  protocollura  scriptum  erat  et  abscultavi  una  cum  te- 
«  stibus  licteratis  et  notariis  Nicolao  Pectinari  (4),  lacobo  de  Malliano(5),  habitatoribus 
«  Sublaci,  Ioanne  mag.  Raynaldi  (é)  et  Nicolao  OJdorisii  de  Subiaco  (7).  Frater  Franciscus 
«  sedens  prò  tribunali  in  palatio  curie  Sublacensis  ad  bancum  iuris  ad  iura  reddenda,  viso 
«  et  lecto  protocollo  suam  et  curie  auctoritatem  et  decretum  petentibus  manibus  intcrpo- 
«  suit  (M.)  ». 

^  Anno  Domini  .m.ccc.xlviii.,  indici,  .i.,  mensis  septembris 
die  .XVIII.  Nicolo  ed.  Gictii  Borgesi  de  Senis,  nunc  habitator  Sublaci, 
testamentum  in  hunc  modum  facere  procuravit.  In  primis  elegit  sibi 
sepulturam  ob  reverentiam  ss.  patris  Benedicti  in  loco  Specus  de 
Subiaco  (8);  reliquit  prò  anima  sua  ac  Floris  cognate,  uxoris  ed.  Bin- 
nutii  tintoris  de  Senis,  habitatoris  Sublaci,  fratris  testatoris,  quanti- 
tates  pecunie  dande  prout  inferius  continetur:  loco  Specus  prò  opere 
cuiusdam  tribune  que  debet  fieri  in  dicto  loco  fior,  auri  .e,  quoddam 
fraginale,  positum  in  territorio  Sublaci,  ubi  dicitur  li  Fraginali,  iuxta 


(i)  Cf.  Federici,  op.  cit.  p.  459. 

(2)  Prima  di  lui  fu  vicario  generale  Giacomo  di  Ravenna  (Ecidi, 
op.  cit.  p,  215,  nell'anno  1360), 

(3)  Vedi  anche  doc.  i,  p.   107,  nota  6. 

(4)  Cf  Federici,   Indice    dei    notari,   p.  455. 

(5)  Id.  ibidem,  p.  451, 

(6)  Id.  ibidem. 

(7)  Id.  ibidem,  p.  455. 

(8)  La  tomba  dei   Borghesi,  abitanti   di   Subiaco,  era   nel  Sacro 
Speco,  come  si  rileva  anche  dal  documento  vii. 


documenti  Sublacensi  iii 


rem  heredis  Mactheì  seu  Gemme  eius  uxoris  et  viam  publicam  a  duobus 
lateribus,  reservato  usufructu  Fiori,  tempore  vite  ipsius,  ipsa  mortua, 
fraginale  deveniat  ad  locum  predictum  ;  monasterio  Sublacensi  prò 
ystoria  beati  Gregorii,  et  picturis  fiendis  ipsius  ystorie  in  ipsa  cappella 
Sancti  Gregorii  hedificata  in  dicto  monasterio  (i),  libr.  .xiv.  den. 
senensium;  loco  ecclesie  S.  Francisci  de  ordine  Minorum  de  Sub- 
laco  (2)  libr.  .v.  den.  senensium,  ecclesie  S.  Andree  de  Sublaco  (5)  prò 
opere  libr,  .vili.  den.  senensium,  ecclesie  S.  Petri  (4)  prò  opere  soli.  .e. 
den.,  ecclesie  S.  lohannis  (5)  soli.  .e.  prò  opere  den.  senensium,  ec- 
clesie S.  Martini  (6)  prò  opere  soli.  .e.  den.  senensium,  ecclesie  S.  Marie 
de  Sublaco  (7)  prò  opere  soli.  .e.  den.  senensium,  loco  Murre  de 
bucte  (8)  soli.  .e.  den.  senensium  prò  opere,  hospitali  S.  Andree  quod 
est  ultra  pontem  (9)  libr.  .111.  den.  senensium  prò  opere,  hospitali 
S.  lacobi  (io)  et  S.  Nicolai  de  Sublaco  prò  opere  fior,  auri  .1.  prò  quo- 

(i)  Evidentemente,  qui  si  parla  della  cappella  dedicata  a  san  Gre- 
gorio che  tutt'  ora  è  annessa  alla  chiesa  di  Santa  Scolastica,  dalla 
parte  sinistra  presso  il  cimitero  (v.  G.  Giovannoni,  op.  cit.  pp.  H7~8> 
nota  i,  più  la  pianta  della  chiesa  di  Santa  Scolastica  del  xiii  secolo 
[con  le  aggiunte  del  xiv  e  xv],  pp  331-2).  In  essa  però  non  rimane 
alcuna  traccia  di  pittura  che  ricordi  un  fatto  della  storia  di  san  Gre- 
gorio, di  cui  si  fa  menzione  nel  nostro  documento;  perchè  lo  stucco 
ed  il  marmo  finto,  attaccatovi  nel  secolo  xviii  (v.  Giovannoni,  ibidem, 
p.  349),  ne  copron  le  pareti.  Se  quindi  queste  pitture  furono  latte,  giacché 
si  parla  di  una  storia  di  san  Gregorio  che  si  doveva  fare,  esse  forse 
furono  eseguite  a  tempo  dell'abbate  Bartolomeo  III  (v.  Giovannoni, 
op.  cit.  p.  348  e.  nota  2). 

(2)  Un  altro  abbate,  Bartolomeo  11(1318-45),  aveva  fatto  edifi- 
care a  spese  del  monastero  un  convento  ed  una  chiesa  dedicata  a 
san  Francesco  per  i  Francescani.  E  Pietro  di  Tivoli,  ricordato  nel  vi 
di  questi  documenti,  ne  fu  guardiano  (v.  Federici,  op.  cit.  Indice 
dei    fondi,  p.  427). 

(3)  Cenno  storico  di  questa  chiesa  in  Federici,  op.  cit.  p.  XLViii 
e  Indice    dei    fondi,  ibidem,  p.  427. 

(4)  Id.  ibidem,  pp.  XLVi  e  427. 

(5)  Id.  ibidem. 

(6)  Id.  ibidem,  p.  427. 

(7)  Id.  ibidem,  pp.  XLVi  e  427. 

(8)  È  lo  stesso  che  il  monastero  di  Santa  Maria  o  San  Lorenzo  di 
Morra  di  botte  (Federici,  op.  cit.  pp.  xlvii  e  427). 

(9)  Vedi  Federici,  id.  ibidem, 
(io)  Id.  ibidem. 


112  13.  Trifone 


libet,  hospitali  S.  Honufrii  de  Sublaco  fior,  auri  .i.,  dericis  de  Sublaco 
tam  prò  cera  quam  prò  obsequio  fior,  auri  .i.,  lacobo  presb.  ecclesie 
S.  Andrec  prò  scunlatico  soli.  .xxv.  den.  senensiuni,  monachis  nioii. 
Sublacensis  prò  cera  et  tommatico  fior,  auri  .i.,  prò  male  ablatis  incertis 
libr.  .Kxv.  den.  senensiuni,  cuilibet  vicino  suo  a  domo  ed.  Pistilli  usque 
ad  domum  ed.  Cecie  Gregorecte  inclusive  prò  qualibet  domo  soli.  .v. 
den.  senensium  ;  legavit  lacobo  lohannis  Gictii  Borgesi  de  Senis,  nepoti 
ipsius  testatoris,  fior,  auri  .e,  Antonio  tìlio  naturali  ipsius  nato  ex  Rita 
lacobi  de  castro  Afilis  fior,  auri  .L.,  ventri  Rite  si  ad  lucem  pervc- 
nerit  flor.  auri  .L.,  si  non  pervenerit,  dari  loco  Specus  de  Sublaco, 
Rite  lacobi  libr.  .x.  den.  senensium,  Antonio  ed.  Geronimi,  nepotis 
Floris,  cognate  testatoris,  flor.  .l.  et  quamdam  domum  que  olim  fuit 
Lucie  ed.  lohannis  Gervasi  positam  in  Sublaco  in  parrochia  S.  Andree, 
iuxta  rem  heredum  lohannis  Gregorecte  et  viam;  loco  Specus  prò 
anima  Binnutii  tintoris  ed.  fratris  testatoris  et  mariti  Floris,  quandam 
domum,  positam  in  castro  Sublaci,  olim  lohannis  Syniballi,  in  parro- 
chia S.  Andree,  iuxta  viam  et  rem  testatoris,  que  ed.  fuit  lohannis 
de  Roma,  ipsa  mortua,  devolvatur  ad  Specum;  Rise  Benedicte  Geeze 
fior,  auri  .i.:  de  bonis  in  Senis  lohanni  ed.  Giczii  Borgesi  de  Senis, 
fratri  germani  testatoris  flor.  .e.  auri,  Petro  lohannis  flor.  auri  .e, 
Christoforo  ed.  Boneventure  de  Senis,  nepoti  testatoris,  flor.  auri  .e, 
fratri  Agustino  ed.  lohannis  de  Geczo  de  Senis  de  ordine  Predicatorum 
flor.  auri  .e;  volens  quod  si  predicti  de  Senis,  frater  et  nepotes,  essent 
defuncti  absque  hberis  de  legitimo  matrimonio  natis,  de  predicta  quan- 
titate  ematur  quedam  possessio.  Instituit  heredes  in  bonis  que  habct  in 
civitate  Senarum  lohannem  fratrem  eius,  Florem  in  bonis  que  habet 
in  Sublaco  et  eastris  abbatie  Sublacensis,  dixit  se  teneri  Cecco  mag. 
Petri  de  Civitate  Castelli  .xxiv.  libr.  den.  de  cortinensibus.  Constituit 
executores  et  fidei  commissarios  fratrem  Guilielmum  de  Stroncone, 
priorem  Specus  et  priorem  loci  S.  Dominici  de  Senis  et  Florem  eius 
cognatam. 

Actum  Sublaci  in  domo  testatoris,  presentibus  testibus  Cieco  Ni- 
colai Donati,  Mactheo  de  Verdura,  Mactheo  Pepicela,  Cola  Varense, 
Mactheo  lohannis  Gregorecte,  Cola  Fioriti  de  Sublaco  et  Berardo 
Nanne  de  Pileo  habitatoribus  Sublaci. 

Petrus  Bonomutii  de  Sublaco  notarius(i). 


(i)  V^edi  FEDERia,  op.  cit.  Indice    dei    notai,  p.  456. 


'Documenti  Siiblaceiisi  ii 


IV. 

1361,  luglio  26. 

Flora  da  Siena,  esecutrice  testamentaria  del  cognato  Ni- 
cola, investe  Giacomo  da  Ravenna,  priore  del  Sacro  Speco, 
del  possesso  di  un  ferraginale,  posto  nel  territorio  di  Su- 
biaco  «  in  loco  qui  dicitur  Subsancti  »  e  di  una  casa  nella 
contrada  detta  «  lu  Ponte  delle  mole  ». 

Pergamena  segnata  B.   3,  originale. 

Nel  verso  una  mano  del  secolo  xvi  scrisse  :  «  .  .  .  facto  monasterio  a  domna  .  .  .  cu- 

«  iusdam   ferraginalis  siti  ubi  ...  et  unius  domi   sitae  ...  le  mole,  relictorum  a  Nicolao 

o 
(I  de  Senis,  olim  viro  suo.  Sub  pont.  Innocentii  VI,  anno  .vini,  signato  signo     *'jP'  »•  La 

o  o 
solita  mano  scrisse  anche:  «  i;6i.  Sublaci.  Instrumentum  rcsignationis  factac  monasterio 
11  a  d.  Flora  de  Senis  cuiusdam  ferraginalis  siti  ubi  dicitur  Subsancti  et  unius  domus  sitae 
«ubi  dicitur  lo  Ponte  delle  mole  relictorum  a  Nicolao  de  Senis,  eius  olim  viro».  Nella 
testata  inferiore  per  una  mano  del  sec.  xiv  :  «  Die  primo  februarii  oblatum  fuit  hoc  ferragi- 
«  naie  corani  reverendo  domno  abbate  Sublacensi  ad  petilionem  ». 

>^  Anno  Domini  ..vi.ccc.LXi.,  indict.  .xiv.,  de  mense  iulii  die  .x.wi. 
Flora,  olim  de  Senis  et  nunc  habitatrix  castri  Sublaci,  habens  quoddam 
ferraginale  positum  in  territorio  d.  castri,  in  loco  qui  dicitur  Subsancti, 
iuxta  rem  Andree  de  Collibus,  rem  Petri  Colicti,  rem  Masii  de  Pu- 
sano,  viam  publicam,  et  unam  domum  positam  in  d.  castro  Sublaci  in 
contrada  que  dicitur  lu  Ponte  delle  mole,  iuxta  rem  ipsius  Flore  a 
duobus  lateribus  et  viam  publicam  ;  quam  domum  et  ferraginale  Xicolo» 
olim  de  Senis  et  tunc  habitator  Sublaci  in  ultimis  constitutus  reliquid 
riionasterio  Specus  Sancti  Benedicti  de  Sublaco,  ut  apparet  in  testa- 
mento condito  per  ipsum  Nicolo,  scripto  manu  ed.  notarli  Petri  Bo- 
nomutii  de  d.  castro,  relevato  et  transumptato  manu  ed.  Nicolai 
Pectenarii  de  d.  castro,  filii  olim  dicti  not.  Petri;  volens  exequi  testa- 
mentum,  dedit,  cessit  fratri  lacobo  de  Ravenda,  priori  d.  monasteri! 
seu  loci  Specus  (i),  recipienti  vice  et  nomine  d.  monasterii  supradictum 
ferraginale  et  domum  ad  habendum,  tenendum.  Sub  pena  .xxv,  libr. 
den.  senensium,  prò  medietate  danda  curie  Sublaci  et  prò  alia  ipsi 
Specui. 

(i)  Son  ricordati  due  priori  del  Sacro  Speco  in  questi  documenti, 
Guglielmo  de  Stroncone  del  1 348  (doc.  lii)  e  questo  Giacomo  di  Ra- 
venna che  fu  anche  vicario  generale  del  Sublacense  (v.  P.  Ecidi,  op.  cit. 
Serie    degli    abbati,  p.  215,  n.  46). 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  pntria.  Voi.  XXXI.  8 


114 


"B.  Trifone 


Actum  in  predictis  domo  et  fcrraginali  apud  d.  castruni  Sublaci  ; 
presentibus  tcstibus  Butio  Raynaldi,  Bcnedicto  Andree  Perugini,  Hn- 
nul'rio  de  Camarta  et  lohanne  de  Aratio  habitatoribus  Sublaci. 

Angelus  lacobi  Berardi  de  Sublaco  imp.  auct.  notarius  et  iudcx 
ordinarius(i).     [S.  T.J. 


V. 

1561,  agosto  21. 

Giacomo  da  Ravenna,  priore  del  sacro  Speco,  innanzi 
a  fra'  Pietro  di  Tivoli,  guardiano  dei  Minori  di  san  Fran- 
cesco di  Subiaco,  per  salvare  i  diritti  del  suo  monastero 
su  un  ferraginale,  donatogli  da  Nicola  da  Siena,  protesta 
contro  un  arbitrato  tirannico  di  Corrado,  abbate  di  Santa 
Scolastica. 

Pergamena  segnata  B.  4,  originale. 

Nel  verso  una  mano  del  sec.  xv  scrisse  :  «...  lacobus  de  Ravenna  super  quodam 
«  fra(gin.ile)  .  .  .  loco  qui  dicitur  Subsanti  a  quondam  Nicolai  de  Senis  .  .  .  sue,  vigore 
«testamenti  ipsorum.  Sublacus  S.  ».  La  solita  mano  scrisse:  «  1361,  Sublaci.  Protestatio 
«  facta  a  fratre  de  Ravenna,  priore  Sancii  Bcnedicti,  Sublacen.  centra  adiudicationem  factam 
«de  quodam  fcrraginali  in  prciudicio  monasteri!  ». 

^  Anno  Domini,  .m.ccc.lxi.,  indict,,  .xiv.,de  mense  agusti,  die  .xxi. 
Frater  lacobus  de  Ravenna,  prior  et  monachus  Specus  Sancti  Bene 
dicti  de  Sublaco,  prò  se  et  nomine  monasterii  Specus,  corani  fratr^ 
Petro  de  Tibure,  guardiano  loci  Minorum  sancti  Francisci  de  Sublaco, 
exposuit  dicens  quod  ^cum  per  ed.  Nicolo  de  Senis,  habitatorem  ca 
stri  Sublaci,  in  ultima  voluntatc  relictam  fuisse  predicto  monasteri, 
proprietatem  cuiusdam  ferraginalis,  positi  in  territorio  Sublaci  in  con- 
trada que  dicitur  Subsanti,  iuxta  rem  Andree  de  Collibus,  rem  Masii 
de  Pusano,  rem  Petri  Calipti,  viam  publicam,  et  demum  eidem  mon. 
datam  fuisse  per  Florem  uxorem  et  heredem  dicti  ed.  Nicolo  de  Senis  ; 
tenentes  prior  et  monachi  Specus  uti  iuribus  que  habebant  in  ferra- 
ginale predicto,  metu  Corradi,  abbatis  Sublacensis,  propter  nimias  et 
crudeles  minas  quas  idem  Corradus,  non  tamquam  bonus  pastor  et 
abbas,  sed  tamquam  tyrandus  et  lupus  rapas,  ipsis  monachis  continue 
minabatur,  immo  huius  prò  timore  a  petitione  huius  ferraginalis  ces- 


(i)  Cf.   Federici,  op.  cit.   Indice   dei   notai,  p.  447.  Questi 
estese  altri  tre  dei  nostri  atti  (v.  docc.  v.  vi  e  vii). 


'Documeiili  Siiblacensi  115 


Saba  nt  et  frater  Corradus,  more  tyrandico,  assercns  se  arbitrum  ele- 
ctum  a  Flore  ex  una  parte  et  a  Petro  de  Senis  et  Francishino  ex  parte 
altera  in  questione,  qui  diccbantur  esse  inter  partes  ferraginalis,  iuxta 
auctoritatem  quam  pretendebat  habere  a  partibus  supradictis,  iniqua 
sententia  declaravit,  adiudicando  ferraginale  dictis  Petro  de  Senis  et 
Francishino,  eandcmque  sententiam  executioni  mandando,  priore  et 
monachis  absentibus,  ignorantibus  et  ad  predicta  minime  requisitis. 
Idcirco  prior,  videns  quod  gravamen  atque  dampnum  resultabat  ex 
istis,  prò  se  et  nomine  monachorum,protestatus  fuit  de  iuribus  eidem 
monasterio  ac  monachis  pretendentibus  in  ferraginale  ac  dixit  quod 
sententia  et  executio  per  ipsum  abbatem  Corradum  ac  missio  in  pos- 
sessione ferraginalis,  concessa  dictis  Petro  et  Francishino,  non  valeat 
in  futurum  ;  quod  sint  monasterio,  priori  et  monachis  reservata  omnia 
iura.  Interposita  fuit  predicta  protestatio  corani  fratre  Petro,  in  demo 
mei  notarli,  presentibus  testibus  lohanne  de  Aratio,  Matheo  Stepha- 
nutii  et  Berardo  Pascalis  de  Cellis  habitatoribus  Sublaci. 

Angelus  lacobi  Berardi  de  Sublaco  imp.  auct.  notarius  et  iudex 
ordinarius.     [S.  T.]. 

VI. 

1 363,  giugno  22. 

Flora  da  Siena  fa  testamento.  Costituisce  erede  univer- 
sale il  nipote,  Antonio  del  fu  Gerolino,  ed  esecutori  testa- 
mentari Giacomo,  rettore  di  Sant'Andrea,  Giovanni  di 
Anagni  e  Giacomo  di  Subiaco  e  lascia  al  Sacro  Speco  il  di- 
ritto di  possesso  su  di  una  vigna,  posta  nel  territorio  di  Su- 
biaco «  ubi  dicitur  li  Cesali  »,  se  Antonio,  suo  nipote, 
muore   senza  figli  legittimi. 

Pergamena  segnata  B.   5,  originale. 

Nel  ver»o  di  essa  una  mano  del  sec.  xv,  che  scrisse  anche  nel  verso  dei  documenti 
IV  e  VII,  segnò:   n  Sptcus  -  ...  xit  mon.  vineam,  sitam    in  .  .  .   casali,    si  Antonius  eius 

nepos  .  .  .  sub  pont.    Urbani  V,  anno  .1.   Signato   signo  ^2x>  *•  La  solita  mano  scrisf e  : 

«  Sublaci  Specus.  Testamentum  Flore  de  Senis  que  reliquit  monasterio  vineam  sitam  in 
«territorio  Sublaci,  ubi  dicitur  Cesali,  si  Antonius  eius  nepos  decedcrct  sine  liberisi». 
Una  terza  mano  più  antica  segnò:  «  Satisfaclum  est  curie  Sublacensi  quadraginta  quati  or 
«  prò  canonica  portione  ». 

^  Anno  Domini  .m.ccc.lxiil,  indict.  .i.,  de  mense  iunii,  die  .xxii. 
Flora  de  Senis,  habitatrix  Sublaci,  testamentum  in  hunc  modum  facere 


"B.  Trifone 


procuravit.  In  primis  reliquid  prò  anima  sua  libras  den.  senen.  .L.,  de 
quibus  dari  voluit  et  mandavi!  prò  missis  obsequii  sui  soli,  .e,  den. 
senen.;  moaasterio  S.  Scolastice  de  Sublaco  prò  reparatione  ecclesie 
soli.  .e.  den.;  ecclesie  S.  Laurentii  de  Morra  buctis  (i)  prò  opere 
soli.  .XX.;  ecclesie  S.  lohannis  de  Arcu  prò  opere  soli,  .x.;  ecclesie 
S.  Francisci  de  Sublaco  prò  opere  soli.  .XL.;  et  soli.  .x.  reliquid  guar- 
diano qui  predicabit;  ecclesie  S.  Andree  de  Sublaco  prò  reparatione 
campanarum  (2)  soli,  .e  den.;  clericis  de  Sublaco  prò  obsequio  suo 
soli.  .XX.;  ecclesie  S.  Andree  predicte  prò  scunlatico  soli,  .xx.;  mona- 
sterio  Sublaci  prò  tommatico  soli,  .xx.;  prò  missis  soli,  .x.;  presbiteris 
ccclesiarum  parrochialium  castri  Sublaci,  videlicet  lacobo,  rectori  S.  An- 
dree (3),  archipresbitero  ecclesie  S.  Marie  de  Sublaco,  rectori  ecclesie 
S.  lohannis  et  rectori  ecclesie  S.  Martini  et  Petro  Nardi,  prò  missis 
soli.  .X.  per  quemlibet;  Benedicto  nepoti  magistri  Petri  Gratiani  et 
Paulo  de  Perusio  prò  missis  soli.  .x.  per  quemlibet  ;  hospitali  S.  Marie 
Magdalene  de  Cerbaria  (4)  prò  opere  soli,  .x.;  hospitali  S.  Marie  de 
Sublaco  prò  opere  soli,  .x.;  hospitali  S.  lacobi  de  dicto  castro  prò  opere 
soli.  .X.;  fraternitati  S.  Antonii  soli,  .x.;  fraternitati  ferrariorum  soli,  .x.; 
fraternitati  sutorum  soli,  .x.;  fraternitati  S.  Spiritus  soli,  .x.;  fraternitati 
S.  lacobi  de  Alto  passo  soli,  .x.;  hospitali  S.  Honufrii  de  Sublaco  prò 
opere  soli,  .x.;  fìliis  Fideboczo  soli,  .xl.,  videlicet  Cole,  Antonio  et 
Angelo;  matri  predictorum  filiorum  unum  guarnellum  et  unam  man- 
tilem  cum  panno  prò  capite;  vicinis  suis  ab  utraque  parte  vie,  nume- 
rando a  domo  sua  usque  ad  domum  Laurentii  Pipicele,  soli.  .11.  per 
quamlibet  domum  ;  pauperibus  .x.  libr.  den.  senen.;  loco  Specus  S.  Be- 
nedicti  prò  cisterna  fienda  (5)  soli.  .XL.;  uxori  lohannis  Panicze  soli.  .v. 
Huius  sui  ultimi  testamenti  executores  lacobum  rectorem  ecclesie  S.  An- 
dree et  predictos  lohannem  de  Anagnia  et  lacobum  Berardi  de  Sub- 
laco; quibus  reliquid  lacobo  soli.  .xl.  et  cuilibet  aliorum  executorum 
soli.  .XX.  Instituit  universalem   heredem  Antonium    ed.  Gerolini,  ne- 


(i)  Detta  anche  di  Santa  Maria  di  Morra  di  botte  (v.  Federici. 
op.  e  loc.  cit.). 

(2)  Questa  riparazione  forse  fu  causata  dai  terremoti,  che  furono 
frequenti  e  dannosi  in  quell'epoca  (v.  P.  Ecidi,  op.  cit.  pp.  114  e  125). 

(5)  Ricordato  anche  nel  doc.  111. 

(4)  Vedi  Federici,  op.  cit.  Indice  dei  fondi,  p.  422,  sotto  il 
nome  Cervara. 

(5)  Verosimilmente  questa  notizia  si  riferisce  alla  cisterna  che  fu 
fatta  nell'anno  1 385  sotto  il  governo  dell'abbate  Francesco  II  di  Padova 
(v.  P.  Ecidi,  p.  2i6,Serie  degli  abbati,  n.  49  e  G.  Giovannoni. 
op.  cit.  pp.  401-2). 


Documenti  Sublacensì  117 


potem  suum,  cum  iure  istitutionis,  et  voluit  quod  si  Antonius  dece- 
deret  sine  legitìmis  filiis,  vinca  sua,  posila  in  territorio  Sublaci,  ubi 
dicitur  li  Cesali,  iuxta  rem  Mathei  Stephanutii,  rem  Petrutii  Petri  Cobi, 
rem  lohannis  de  filiis  Rogerii,  esse  debeat  monasterii  Specus  S.  Be- 
nedicti  de  Sublaco,  et  terra,  posita  in  territorio  Sublaci  in  contrada 
ubi  dicitur  Cangianu,  esse  voluit  ecclesiarum  S.  Andree  de  Sublaco 
et  S.  Antonii  de  dicto  castro. 

Actum  in  castro  Sublaci,  in  camera  ecclesie  S.  Andree;  presen- 
tibus  testibus  fratre  Laurentio  rectore  ecclesie  S.  Petri  de  Sublaco  (i), 
Gratiano  Petri  Nigri,  Meo  filio  Butie,  lohanne  della  Furesta,  Antonio 
Centunculi,  Butio  Andree  lacobi,  Antonio  Tholomei,  Butio  Raynaldi 
et  Petrutio  magistri  Nicolai  Rocii. 

Angelus  lacobi  Berardi  de  Sublaco  imp.  auct.  notarius.     [S.  T.]. 


VII. 

1363,  agosto  II. 

Antonio  del  fu  Gerolino  da  Siena  fa  testamento.  No- 
mina esecutori  testamentarii  Giacomo,  rettore  della  chiesa 
di  Sant'Andrea  di  Subiaco,  Matteo  ripicchiano,  suo  suo- 
cero, Petruzia  sua  moglie  usufruttuaria,  erede  universale 
suo  figlio  Giacomo,  e  lascia  il  diritto  di  proprietà  al  Sacro 
Speco  su  tutti  i  suoi  beni,  se  Giacomo  muore  senza  figli 
legittimi. 

Pergamena  segnata   B.  6,  originale. 

Nel  vtrso  di  essa  una  mano  del  sec.  xv  scrisse  :  «  Sublaci.  S.  Specus  .  .  .  Gerolini 
«  de  Senis  habitatoris  Sublaci  in  quo  ...  si  lacobus  eius  filius  decederet  sine  .  .  .  bonis 
«  suis.  Sub  pont.  Urbani  V,  anno  .j.  y^E  »  e  j' altra  solita:  «1363.  Sublaci  Specus.  Te- 
«  stamentum  Antoni!  Gerolini  de  Senis  in  quo  instituit  eius  universalem  heredem  mona- 
«  sterium  S.  Specus,  sì  lacobus  eius  filius  decederet  sine  filiis  legittimis  » . 

>^  Anno  Domini  ..m.ccc.lxiii,  indict.  .i.,  de  mense  agusti,  die  .xi. 
Antonius  qd.  Gerolini  de  Senis,  habitator  castri  Sublaci,  testamentum 
in  hunc  modum  focere  procuravit.    In  primis  reliquid  prò  anima  sua 

(i)  Questa  chiesa  prima  fu  governata  da  priori,  poi  da  rettori. 
Un  Lorenzo,  rettore  di  San  Pietro  di  Subiaco,  comparisce  in  questo 
anno  1363,  prima  quindi  dell'indicazione  del  1432,  fornitaci  da  un 
altro  documento  dell'  archivio  di  Subiaco  (cf.  Federici,  pp.  xlvi  e  427 
neir  Indice    dei    fondi). 


ii8 


*B.  Trifone 


libr.  den.  senens.  .xxxi.;  de  quibus  prò  cera  sui  obsequii  libr.  dcii 
sinens.  .vi.,  clericis  de  Sublaco  soli,  .xx.,  ecclesie  S.  Andree  de  Sub- 
laco  prò  opere  soli,  .xx.,  eidem  ecclesie  prò  scunlatico  soli,  .x.,  mo- 
nasterio  Sublacensi  prò  missis  el  tommatico  soli.  ,xx.,  eidem  mon.  prò 
opere  soli,  .xx.,  Spicui  prò  opere  fior,  auri  .i.,  ecclesie  S.  Laurenti  de 
Morra  buctis  prò  opere  soli,  .x.,  ecclesie  S.  Johannis  de  Arcu  prò  opere 
soli.  .X.,  cuilibet  ecclesie  parrochiali  castri  Sublaci  prò  opere  soli.  .>. 
per  quamlibet,  hospitali  S.  Antonii  de  Sublaco  soli,  .xx.,  cuilibet  ho- 
spitali  d.  castri  prò  opere  soli.  .x.  per  quodlibet,  illi  qui  faciet  foveam 
corporis  sui  mortui  soli.  .11.,  illis  qui  portabunt  eum  ad  monasterium 
soli.  .X.,  hospitali  S.  Marie  Magdalene  do  Cerbaria  prò  opere  soli,  .x., 
Coleboczo  soli,  .xl.,  Antonio  Boczi  soli,  .xx..  Gemme  matri  predi- 
ctorum  soli.  .XX.,  fratcrnitati  S.  Antonii  soli,  .x.,  fratemitati  cal^ula- 
riorum  soli,  .x.,  prò  male  ablatis  libr.  den.  senens.  .iv.;  Petrutie,  uxori 
sue,  dotem  suam  quam  recepii  tempore  contracti  matrimonii  et  ul- 
timam  dotem  prò  donatione  propter  nuptias  libr.  den.  senens.  .xx 
Reliquid  executores  testamenti  lacobum,  rectorem  ecclesie  S.  Andree 
de  Sublaco  et  Matheum  Pipicchiani  de  d.  castro  et  soli.  .xx.  per 
quemlibet,  Petrutiam  usufructuariam  dum  vitani  vidualem  servare  vo- 
luerit  et  specialiter  dum  vivit  lacobus  filius  suus,  et  si  Petrutia  nollet 
aut  non  posset  tenere  et  gubcrnare  reliquit  eum  Matheo  Pipicchiani 
avo  ipsius;  item  in  omnibus  bonis  suis  instituit  universalem  heredem 
lacobum,  et  si  lacobus  decederet  sine  legitimis  fìliis,  voluit  quod  ei 
succedat  locus  Specus. 

Actum  in  castro  Sublaci,  in  domo  testatoris,  presentibus  testibus 
Cicco  Carotio,  lohanne  Ferrarlo,  Berardo  de  Pileo,  Nardo  lohannis 
Raineri!,  Niccolo  de  Senis,  Nicolutie  et  Cicco  Gregorii  de  Sublaco. 

Angelus  lacobi  Berardi  de  Sublaco  imp.  auct.  notarius.      [S.  T.]. 


Vili. 

1422,  febbraio  9. 

«  Sublacense,  nel  capitolo.  Il  Sublacense  autorizza  i  sudì 
«  procuratori  a  comprare  beni  nella  badia  e  in  Tivoli  pc 
«  DC  ducati  d'oro,  ritratti  dalla  vendita  di  Ciciliano  e  Rocc; 
«  d' Elee  » . 

Pergamena  segnata  I.  V.  6,  originale. 

La  notizia  Ji  qucst'  atto  capitolare  è  quella  del  Federici  (n.  mmccccIxxxxviiii),  perc!- 
é  identico  all'altro  originale,  esistente  in  Subiate,  segnato  WV,  3.  Margarini  non  0 
nobbe  questo  documento  che  il  trovo  fuor  Ji  pesto  e  con  segnatura  diversa  dalla  comur 
del  nostro  archivio. 


Tìocumenti  Sublacensi  119 


IX. 


«  Permutatio  castri  Marani  de  mensa  S.  Scolastice  et 
«  S.  SpecLis  cum  castro  et  territorio  Tuscanelli  Tiburtinae 
«  dioecesis  ad  meiisam  abbatiaiem  pertineiitis  » . 

(C.ips.   B.   io).  Dall'indice  ms.  Jcl  Margarini.   La  pergamena  manca. 


X. 

i6}o,  febbraio  i. 

Roma,  nelle  case  di  Marcantonio  Franciotto.  Mandato 
dell' U.  C.  Marcantonio  Franciotto  contro  gli  usurpatori  dei 
beni  del  monastero  di  San  Giovanni  Battista  di  Subiaco(i). 

Pcrg.imen.i   segn.itrt  B.   25,  originale,  con  cassclla  di  ferro,   mancante  del  sigillo. 


APPENDICE  (2). 

a.  1560  circa.  «  Mandatum  procurae  congregationis  Ca- 
«  sinensis,  in  persona  d.  Silvestri  de  Parma  abbatis  mo- 
«  nasterii  Sancti  Pauli,  prò  cessione  iurium,  iurisdictionum 
«  civilis  et  criminalis  castri  Marani  monasterii  Sanctae 
«  Scolasticae  ad  favorem  Marci  Antonii  Columnae  cardi- 
«  nalis,  abbatis  commendatarii  »  (Liber  13,  fol.    120)  (3). 

(i)  Il  monastero  di  San  Gio.  Battista  in  Subiaco,  abitato  da  mo- 
n.iche  Benedettine,  fii  unito  fin  dal  1579  ^^^^  chiesa  omonima  già  esi- 
stente fin  dal  XIII  secolo  e  affidato  da  papa  Gregorio  XIII  nel  1583 
per  la  sua  amministrazione  al  monastero  di  Santa  Scolastica  (v.  Fe- 
derici, op.  cit,  pp.  XLVi  e  427  nell'Indice    dei   fondi). 

(2)  Dall'  indice  ms.  del  Margarini.  Dispongo  le  seguenti  notizie 
secondo  il  numero  progressivo  dei  libri  mss. 

( 3) Due  documenti  dell'archivio Sublacense  del  medesimo  anno  1 560, 
(Fì:derici,  Documenti,  I.    .MMMdccxxxxviii-vmi),  in   cui   Silvestro 


120  *B.  Trifone 


(1514-5)  «  Obligatio  Petri  et  Macharii,  monachorum 
«  germanorum,  revertendi  ad  dictum  monasterium  Subla- 
«  cense,  lapso  anno»  (Liber  21,  fol.  11). 

...  «  Quietanza  in  favore  del  monastero  di  San  Paolo  » 
(Liber  38,  fol.  419-560). 

...  «  Institutio  duodecim  monasteriorum  in  territorio 
«  Sublacensi  facta  a  S.  P.  n.  Benedicto  »  (Liber  267, 
fol.  209). 

...  «  Infirmationes  in  causa  inter  d.  monasterium  (Sub- 
«  lacense)  et  Scipionem  Burghesium  commendatarium  » 
(Liber  268,  fol.  335). 

San  Paolo  f.  1.  m.  di  Roma. 

D.  Basilio  Trifone  benedettino. 


da  Parma  è  chiamato  «  praesul  »  dei  monasteri  Sublacensi,  accennano 
ad  una  controversia  avuta  tra  il  commendatario  Marcantonio  Colonna 
e  il  Sublacense  per  i  frutti  di  Marano,  Agosta  e  Toccianello;  nel  no- 
stro invece  è  lo  stesso  Silvestro  abbate  di  San  Paolo  che  per  man- 
dato della  congregazione  Cassinese  cede  ogni  diritto  al  cardinale  sul 
castello  di  Marano. 


La  dominazione  pontificia  nel  Matrimonio 

NEGLI  ULTIMI  VENTI  ANNI 
DEL  PERIODO  AVIGNONESE 


(Continiiaz.  vedi  voi.  XXX,  p.  269) 

VI. 

Gli  abusi  degli  officiali  papali. 

Malgrado  però  gì'  innegabili  benefizi  della  restaurazione 
stessa,  apportatrice  di  pace  e  d'ordine  dove  non  era  che 
guerra  e  anarchia,  ed  il  fermo  ma  pur  liberale  indirizzo  di 
governo  inaugurato  dall'Albornoz,  e  le  provvide  disposizioni 
dei  pontefici,  il  dominio  della  Chiesa  non  riuscì  alle  popo- 
lazioni più  accetto  di  quel  che  fosse  in  passato:  e  ciò  per 
colpa  principalmente  dei  suoi  funzionari,  prepotenti  e  ra- 
paci, e  continuatori  in  tutto  delle  ingloriose  tradizioni  dei 
predecessori.  Gli  stranieri  in  ispecie,  e  le  straniere  milizie, 
erano  mortalmente  odiati. 

Era  appena  partito  l'Albornoz  dal  Patrimonio  che  in 
Sutri  avvenne  un'  insurrezione  armata  contro  Giorgio  Un- 
garo  e  gli  altri  stipendiari  della  Chiesa  (i).  A  Viterbo  venuti 


(i)  Il  28  aprile  1356  il  tesoriere  riceve  composizioni  da  ventolto 
Sutrini  e  dal  comune  «  quia  cum  armis  fecerunt  insultum  contra  Gior- 
«gium  Ungarum  et  socios  suos  stipendiarios  Ecclesie»  {Iiitr.  et  exit, 
n.  264,  e.   150). 


122  éyV/.  Q/^ntoiielli 


essi  in  questione  con  un  albergatore  si  videro  attorniati  da  una 
moltitudine  di  popolo  gridante  a  morano  li  forestieri  »  (i). 
Il  qual  grido  aveva  pure  echeggiato  in  Orte  in  un  assalto 
dato  dal  popolo  tumultuante  alla  casa  del  rettore  Giordano 
Orsini  (2).  Questi  invero,  come  pure  il  tesoriere  Tavernini, 
quantunque  non  stranieri,  ne  seguivano  fedelmente  le  orme, 
e  non  eran  perciò  meno  odiati,  come  lo  attestano  le  tante 
imprecazioni  loro  rivolte,  e  i  maltrattamenti  inflitti  agli  ese- 
cutori dei  loro  ordini.  A  Viterbo  ci  fu  chi  bevve  a  morte  e 
distruzione  di  casa  Orsina,  mirando  principalmente  a  col- 
pire il  rettore  Giordano  :  a  Bolsena  chi  apertamente  gridò 
«Giordano  capitano  è  tiranno  di  Bolsena»  (3):  ad  Amelia 
e  Montefiascone  proferite  ingiurie  ancor  più  sanguinose  (4). 
Presentatisi  alcuni  notar!  dell'Orsini  a  Gallese  a  fare  un'ese- 
cuzione,  ci  fu  chi  in  pubblico  consiglio  arringò  contro  il  me- 
desimo per  impedirla  (5).  In  Gallese  stesso  il  notaro  della 
curia,  ser  Nicola  di  Roma,  fu  percosso  e  ferito  ed  impedito 

(i)  «Die  .IV.  octob.  1356  recepì  (ego  thesaurarius)  a  Gemino 
«  Proferii  centrate  Sancii  Luce  de  Viterbio  condempnato  in  .xxxvi.  fior. 
«  cum  dimid.  quia  dum  esset  rissa  inter  Bcrtum  de  Orto  hospitatorem 
«  diete  civitatis  Viterbii  ex  una  parte  et  lohanneni  Rubeuni  et  alios  hi- 
«miliares  Pauli  Maglotii  stipendiarios  sancte  matris  Ecclesie  et  dni 
«  capitanei  ex  altera,  exclamavit  alta  voce  una  cum  pluribus  aliis  de 
«  dieta  civitate  et  gridavit  contra  dictos  stipendiarios,  "  morano  li  fore- 
«  stieri  ",  in  dampnum  et  verecundiam  sancte  matris  Ecclesie  et  dicti 
edili  capitanei  et  eorum  officialium  . . .  .xxv.  fior.»  (Ivi,  e.  250  b). 

(2)  Theiner,  op.  cit.  II,  367. 

(3)  Intr.  et  exit.  n.  264,  ce.  248  B,  254  B. 

(4)  A  Montefiascone  un  tale  disse  a  un  famigliare  del  rettore 
«  nolu  deveria  Dio  patere  che  '1  rìgazzi  di  coloi  che  ci  à  morti  e  di- 
(•  structi  devessero  essere  signori;  via  che  moja,  occidiamolo  »  (Coìle- 
ctorie.  11.  24-],  e.  6  b).  Ad  Amelia  il  rettore  fu  chiamato  «  Jordano 
«  ventre  feccia  »  (Antonhlli,  Notiiie  Umbre,  loc.  cit.). 

(5)  Ecco  le  parole  che  disse  «Noi  potemo  vedere  che  facti  nostri 
«  al  capitanio  non  piacciono,  che,  come  sapete,  quando  M  signore  voi 
«  cacciare  il  flinte  gli  trova  caseione  addosso,  et  perciò  a  vedere  avemo 
«che  avemo  a  fare»  (Intr.  et  exit.  n.  267,  e.   191). 


La  domina-{ionc  pontificia  nel  Matrimonio    123 

di  esercitare  l'ufficio  suo  (i)  :  ugualmente  il  notare  ser  Gia- 
como di  Parma  a  Gradoli,  e  due  castaidi  a  Marta  e  Mon- 
talto  (2).  Questi  officiali,  del  resto,  come  anche  i  vicari  e 
castellani,  abusavano  pur  essi  delle  loro  funzioni,  seguendo 
il  malo  esempio  dei  capi.  Il  notaro  Giacomo  dell'Amatrice, 


(i)  «...  lacobus  lannis  Voglie  de  Gallesio,  animo  impediendi  et 
«  frangendi  officium  curie  Patrimonii  et  suorum  officìalium,  in  vili- 
«  pendium  et  verecundiam  curie  et  officialium  (predictorum),  armatus 
«  quodani  cultello  de  ferro  acuto  et  malitioso  et  nudo  in  manu  fecit 
«  insultum  centra  ser  Nicolaum  de  Urbe  notarium  et  officialem  curie 
«  Patrimonii  euntem  mandato  diii  thesaurarii  et  curie  suum  officium  exer- 
«  cendo  et  ad  faciendum  quasdam  executiones  prò  camera  dicti  Patr- 
ie monii,  et  cum  dicto  cultello  percussit  et  vulneravit  dictuni  ser  Ni- 
«  colaum  in  manu  dextra  duabus  percussionibus  et  vulneribus  cum 
«  sanguinis  effusione,  suum  officium  executionis  taliter  impedivit,  quod 
«  dictus  ser  Nicolaus  ipsum  exercere  non  valuit...».  Per  questo  ed 
altri  eccessi  commessi,  insieme  a  due  suoi  fratelli,  il  19  marzo  1557 
paga  una  composizione  di  50  fior.  (Ivi,  e.  205  b). 

(2)  «Die  .XXVII.  septcmb.  1356  rccepi  ego  thesaurarius  a  lutio 
«  Petruccioli  et  Vannutio  Herrigutii  de  Gradulis  prò  compositione  .  .  . 
«  quia  tecerunt  insultum  contra  ser  lacobum  de  Parma  tunc  notarium 
«  et  officialem  curie  Patrimonii  cum  cultellis  ad  latus  animo  accipiendi 
«  de  manibus  ipsius  Bartucium  de  dicto  loco  quem  ceperat  prò  qui- 
«  busdam  per  eum  conimissis,  et  dictus  Vannutius  ivit  post  dictum  ser 
«  lacobum  cum  lapidibus  in  manibus  dando  ad  predicta  auxilium  dicto 
«  lutio,  50  Hor.  ». 

«Die  .VII.  septemb,  1356  reccpi . . .  a  Pirocto  ultramontano  ho- 
«  spitatore  habitatore  Montisalti  prò  compositione  facta  cum  eo  quia 
«  dum  Ricius  de  Urbevetcri  castaldus  curie  Patrimonii  ceperit  de  man - 
«dato  iudicis  diete  curie  Petrum  Grossi  habitatorem  dicti  castri,  dictus 
«  Piroctus  cepit  dictum  Ricium  per  brachium  dicendo  eidem:  "  per  lu 
«  corpo  di  Dio  tu  no  lu  meni  ancora  ",  turbando  et  impediendo  offi- 
«cium  dicti  castaidi,  5  fior.». 

«Die  .xxiiii,  septemb.  1357...  a  magistro  Petro  de  coniitatu 
«  Tuderti  habitatore  Marthe  condempnato  . . .  quia  dixit  verba  iniuriosa 
«  Mentio  Glorii  de  .Monte  Sancti  Savini  castaido  curie  Patrimonii,  vir 
«delicet  "  asino  sanguinente"  et  contra  eum  pluribus  vicibus  admenasse 
«manibus  vacuis  noctis  tempore..  .  18  lib.  2  sol.  9  den.  ppr.  »  (Ivi, 
ce.  195,   197,  249  B). 


124  €M.  oAìitoiielli 


a  Bolsena,  citò  avanti  a  sé  alcuni  del  luogo,  asserendo  di 
dover  procedere  contro  di  loro  per  un  maleficio,  che  poi 
mediante  denaro  convenne  di  occultare;  e  denaro  estorse 
al  sindaco  di  Centocellc  falsamente  asserendosi  mandato  dal 
giudice  dei  malefici  per  certe  inquisizioni;  e  lo  stesso  fece 
a  Stroncone  (i).  Cecchino  di  Vannicello  castellano  di  Ca- 
nino percosse  in  testa  colla  spada  ed  incarcerò  un  tal  Pie- 
truccio,  reo  di  avere  appellato  dal  giudizio  di  lui  alla  curia 
del  Patrimonio  (2).  Anche  costoro  pertanto  erano,  non  meno 
dei  capi,  malveduti  ed  odiati.  In  Bassano  non  si  permise  al 
castellano  di  esercitare  il  suo   ufficio:  quel  di  CoUecasale, 


(i)  «Die  .XXVII,  iul.  1362,  recepì...  a  Menicutio  magistri  Petri 
«  de  Monteflascone  fideiuxore  ser  Antonii  condam  lacobi  de  Amatrìce 
«  olim  notarli  curie  Patrimonii  condempnatì  in  .XL.  fior,  eo  quod  ìpse 
«  ser  Antonius  dum  starei  in  castro  Bulseni  fraudulenter  coram  se  ut 
«  notarlo  curie  fecit  requiri  et  requisivit  Iu5(;arellum  Massarie,  Meni- 
«  cutium  Fiselle,  Pic(;olum  Vannecti,  Franciscum  Voccalarche  et  Bran- 
«  chatellum  Marchectini  de  Bulseno,  asserens  de  mandato  dni  lohannis 
«de  Gualdo  iudicis  maleficiorum  diete  curie  formasse  inquisitionem 
«  contra  predictos  requisitos  prò  insulta  et  percussionibus  inter  eos  ha- 
«  bitis  et  factis,  et  testes  examinasse  super  dieta  inquisitione,  tractatum 
«  habens  cum  eis  de  occultando  dictum  maleficium,  prò  qua  occulta- 
«  tione  extorsit  et  percepit  a  predictis  .v.  fior,  et  ipsam  inquisitionem 
«  quam  asseruit  factam  cassavit,  et  iudici  predicto  non  retulit  ut  tene- 
«batur:  item  quia  extorsit  et  habuit  indebite  a  syndico  comunis  ca- 
«  stri  Centumcellarum  .iv.  fior,  asserens  ficte  accessisse  ad  dictum  ca- 
«  strum  ad  inquirendum  de  quibusdam  malleficiis  mandato  dicti  iudicis, 
e  quod  revera  non  fuit  ;  item  quia  in  castro  Struncoiii  extorsit  et  ha- 
«  buit  ab  Antonio  lohannis  Alevecte  unum  fior.  &c.  30  fior.  »  (Col- 
lectorie,  n.  24J,  e,  3  34  b). 

(2)  «Die  .xxviii.  octob.  1356,  ree.  a  Cecchino  Vannicelli  magi- 
«  stri  Francisci  de  Monteflascone  prò  compositione  . . .  quia  dum  dictus 
aCecchinus  esset  castellanus  eastri  Canini  cepit  seu  capi  fecit  Petru- 
«  cium  de  Canino  dictum  Piciarium  causa  ducendi  euni  in  carcerem, 
«  qui  Petrutius  appellavit  ad  curiam  Patrimonii,  et  dictus  Cecchinus 
«  audita  dieta  appellatione  pereussit  eum  in  capite  cum  spata  animo 
«  et  intcntionc  impediendi  et  rumpendi  dictam  appellationem,  et  ipsum 
«  posuii  in  carcerem  &c.  25  fior.  »  (Iiitr.  et  exit.  ti.  364,  e.  195  b). 


La  domi)ia\ionc  pontificia  nel  'Patrimonio    125 

rappresentante  del  tesoriere  Tavernini  (i),  fu  preso,  legato 
e  condotto  in  carcere  a  Bomarzo  :  a  Radicofani  fu  con  armi 
insultato  il  vicario  ser  Amelio  di  Reggio  e  i  suoi  famigliari  : 
a  Pereta  non  si  volle  ricevere  il  castellano,  né  gli  officiali 
della  curia  (2).  Tutti  questi  fatti,  avvenuti  in  punti  diversi 
della  provincia,  ne  mostrano  uno  stato  di  esasperazione  degli 
animi  tale  da  poter  prorompere,  senza  un  pronto  rimedio, 
in  qualche  grande  rivolta  :  invece  nessun  rimedio  fu  dato, 
e  il  male  si  aggravò. 

Oltre  agli  abusi  degli  officiali  erano  pur  cagione  di  grave 
malcontento  le  frequenti  imposte  di  guerra.  Durissima  fu 
quella  per  il  ricupero  di  Bologna  (3).  Né  meno  ostica  la 

(i)  La  castellania  di  Collecasale  era  stata  concessa  al  tesoriere 
Tavernini  da  Clemente  VI  (cf.  Fabre,  Un  registre  caméral  ilu  cardinal 
Albornoi  cit.). 

(2)  Si  rices'ono  composizioni,  nel  1556,  àa  alcuni  di  Bassano  «  quia 
«  obposuerunt  se  castellano  castri  Vassani,  qui  ibat  suum  officium  exer- 
«  cere,  nec  permiserunt  eundem  suum  officium  exercere  »  (Ivi,  ce.  192  b, 
199):  dai  signori  e  dal  comune  di  Bomarzo  «quia  dicebantur  quosdam 
«  ipsorum  insultasse  et  per  personam  cepisse  Ninuni  castellanum  castri 
«  Colliscasalis,  et  eum  ad  dictum  castrum  Polimartii  ligatum  duxisse  et  in 
«  privatum  carcerem  tenuisse  »  (Ivi,  e.  146  b):  nel  1558,  da  alcuni  dj 
Radicofani  «  quia  armati  armis  ofFendibilibus  et  defendibilibus  fecerunt 
«  insultum  contra  ser  Arnellum  de  Regio  tunc  vicarium  et  officialem 
«  dicti  castri  prò  sancta  Romana  Ecclesia,  causa  turbandi  officium  suum, 
«  et  contra  ipsum  et  suos  familiares,  dictosque  familiares  percusserunt 
«  cum  dictis  armis»  (Ivi,  e.  2658):  nel  1561,  dal  comune  di  Pereta 
per  la  ribellione  dell'anno  avanti  «  in  nolendo  recipere  castellanum 
«  deputatum  per  dnm  legatum,  nec  officiales  dni  rectoris  Patrimonii  » 
(ColUctorie,  n.  24J,  e.  285). 

(3)  Un  tal  Vanne  di  Puccio  di  Corneto  fu  condannato  nel  1361 
«  quia  dum  esset  constrictus  per  vicarium  terre  Corneti  in  palatio  co- 
«  munis  ad  solvendam  partem  sibi  contingentem  de  imposita  per  di- 
ce ctum  comune  ùicia.  occasione  et  nomine  comprestitionis  exercitus  prò 
«  recuperatione  Bononie  mandato  dni  capitanei,  prout  idem  dns  capi- 
«taneus  a  dno  legato  habuit  in  mandatis,  in  opprobrium  et  vilipen- 
«  dium  sancte  matris  Ecclesie  et  eorpm  offìcialium,  et  contra  statum 
«  ipsius  Ecclesie,  insurrexit  corani  dno  lohanne  iudice  assessore  terre 


126 


il/.   Z'intonelli 


cosiJetta  «nova  tallia  miìitum  »  imposta  dall' Albornoz  a 
molti  comuni  per  il  ricupero  e  la  difesa  in  genere  delle 
terre  della  Chiesa.  Solo  Montefiascone,  terra  prediletta 
da  Urbano  V,  potè  ottenerne,  prima  la  riduzione  da  450 
a  300  fiorini  all'anno,  poi  la  totale  esenzione  (i).  L' Al- 
bornoz  stesso  del  resto  riconosceva  la  durezza  di  tali  gra- 
vami voluti  dalla  necessità,  ne  soffriva  in  cuor  suo,  e 
desiderava  che  la  pace  si  stabilisse  durevolmente  per  po- 
terne flire  a  meno  (2)  ;  tutto  al  contrario  degli  altri  legati 
e  officiali,  che  nello  smunger  denaro  facevano  consistere  la 
principal  cura  del  loro  ufficio.  Altra  imposta  eccessiva,  che 
finì  col  rovinare  i  già  dissanguati  comuni,  fu  quella  deli- 
berata nel  parlamento  di  Perugia  nel  1373  per  la  costru- 
zione di  una  rocca  in  detta  città,  e  per  assoldare  lance  contro 
il  Visconti  (3). 

Nella  lontana  Avignone  si  viveva  ignari  delle  vere  con- 
dizioni dello  Stato  ecclesiastico,  descritte  com'erano  nelle 
relazioni  interessate,  e  spesso  contradittorie,  dei  diversi  le- 
gati e  vicari  e  rettori  delle  provincie.  Né  potè  formarsene 
un  giusto  concetto  lo  stesso  Urbano  V  alla  sua  venuta  in 
Italia,  straordinario  avvenimento  che  unì  tutti  i  cuori  in  un 
giubilo  immenso,  e  fece  tacere  ogni  amaro  ricordo;  seb- 
bene qualche  sintomo  eloquente  di  malcontento  non  avesse 
mancato  di  apparirgli.  La  grave  sommossa  invero  avvenuta 
in  Viterbo  mentr'egli  vi  era  nel  settembre  1367,  e  causata, 


«  predicte,  et  centra  eum  et  ser  Fortem  militem  et  socium  vicari!  prc- 
«  dicti,  dicendo:  "  Per  lu  sangue  di  Dio  di  questa  imposta  non  se  ne 
«  voria  pagare  denaro  "»  (Ivi).  Ricuperata  Bologna,  una  nuova  imposta 
fu  decretata  per  la  difesa  della  città:  il  25  maggio  1562  si  spediscono 
infatti  lettere  al  legato  contenenti  «ea  que  gesta  fuerunt  in  generali 
«  parlamento  Provincie  Patrimonii  celebrato  in  terra  Montisflasconis  p; 
«  pecuniali  subsidio  habendo  prò  defensione  civitatis  Bononie  »  {Coi- 
lectorie,  11.  ijj,  e.  5  b). 

(i)  Append,  IV. 

(2)  Filippini,  La  seconda  ìega\ione  cit,  XIII,  41,  42. 

(})  Theiner, op. cit.  II,  doc,  522;  Pinzi,  Storia  di  Viterbo,  III,  371. 


La  doiìiina\ioiic  poìilijicia  ìiel  'Patrimonio    il"! 

sembra,  da  un'  imprudente  provocazione  dei  curiali  per  aver 
lavato  un  cane  in  una  fontana,  doveva  ben  aprirgli  gli  occhi 
sul  forte  malanimo  di  tutti  contro  i  suoi  connazionali  pre- 
potenti e  arroganti  (i);  come  pure  i  ripetuti  reclami,  fra 
gli  altri,  di  quei  di  Civitacastellana  contro  una  tassa  di 
tre  fiorini  all'anno  per  famiglia  e  altri  gravami  imposti 
loro  dagli  officiali  della  Chiesa  (2),  dovevano  ben  indurlo 
a  riflettere  sulla  durezza  intollerabile  di  certe  imposizioni. 
Egli  invece  non  se  ne  addiede;  che  anzi  continuò  a  grati- 
ficare, più  che  in  passato,  il  più  esoso  di  quegli  officiali, 
il   tesoriere  Tavernini,  che    avea    saputo   tanto  bene    insi- 


(i)  Pinzi,  Storia  di  Viterbo,  III,  344  sgg.  Non  devesi  però  ta- 
cere la  voce  raccolta  dal  contemporaneo  cronista  d'Orvieto,  che  cioè 
«  quel  rumore  fosse  ordinato  per  certi  cardinali,  ai  quali  non  piaceva 
«  che  il  papa  stesse  in  questo  paese,  credendo  che  il  papa  si  sdegnasse, 
«e  tornasse  in  corte  d'Avignone»  (Gualterio,  Cronaca  di  Monte- 
marte,  I,  191).  Certo  è  che  il  pontefice  fulminò  severe  condanne  contro 
Viterbo,  che  poi  revocò  ad  istanza  della  republica  di  Siena.  Negli  anni 
seguenti  ritrovò  nella  città  onorata  sede  e  rifugio,  ed  egli  le  mostrò 
in  più  modi  la  sua  benevolenza  (v.  Pinzi,  op.  cit.  p.  365  sgg.). 

(2)  Il  papa  scrisse  da  Roma,  il  21  dicembre  1367,  al  vicario  ge- 
nerale Anglico,  vescovo  d'Albano:  «Exposuerunt  nobis  dilecti  filii  cives 
«  Civitatiscastellane  .  .  .  quod  per  aliquos  oftìciales  Ecclesie  est  eis  im- 
«  positum  quoddam  gravamen,  videlicet  trium  florenorum  auri  solven- 
«'  dorum  annis  singulis  diete  Ecclesie  prò  quolibet  foculari,  ad  quod 
«  sustinendum  sunt  penitus  impotentes  . . .  Nos  nolentes  quod  dicti  cives 
«  indebite  aggraventur,  fraternitati  tue . . .  mandamus,  quatenus  de  huius- 
«  modi  gravamine  te  informare  procures,  illudque  modereris  et  minuas 
«  prout  tibi  videbitur  expedire.  Nos  enim  dilecto  tìlio  nobili  viro  vi- 
te cario  civitatis  prefate  per  alias  nostras  litteras  inhibemus  ne  hinc  ad 
«  duos  menses  proxime  futuros,  infra  quos  super  hoc  poteris  providere, 
«  contra  cives  eosdem  ad  exacticnem  dictorum  trium  florenorum  quoquo 
«  modo  procedat  ».  Tardando  Anglico  a  provvedere,  e  continuando  il 
predetto  ed  altri  gravami,  il  papa  scrisse  il  20  novembre  1368  al  vi- 
cario di  Civitacastellana  e  agli  altri  officiali  di  sospenderli  per  altri  due 
mesi  «  intra  quos  prelibati  cives  deliberationem  eiusdem  episcopi  ha- 
«  bere  verisimiliter  posse  debent  »  {Reg.  Vatic.  n.  24^,  e.  31;  Reg. 
Aven.  Urh.  T,  XXI,  517  b). 


T2? 


mtonelli 


nuarglisi,  e  far  risaltare  le  sue  benemerenze  come  ammi- 
nistratore. 

Mentr'era  ancora  in  Francia  si  vide  infatti  giungere 
una  querimoniosa  lettera  di  costui,  nella  quale  dicendosi 
venuto  in  odio  a  molti  per  il  troppo  zelo  spiegato  nell'adem- 
pimento del  suo  ufficio  invocava  la  papale  protezione;  ed  il 
buon  papa  ad  accordargliela  insieme  alla  famiglia  ed  ai  beni, 
con  tutti  i  privilegi  ed  immunità  alla  medesima  inerenti  (i). 
Poco  dopo  raccomandò  ai  ricevitori  camerali  di  trattarlo 
benignamente  nell'  esame  de'  conti,  attesa  la  di  lui  fedeltà 
e  sollecitudine,  ed  il  gran  profitto  derivato  dalla  sua  ge- 
stione alla  Chiesa  (2).  Venuto  in  Italia,  lo  mandò  in  Or- 


(i)  «Dilecto  filio  Angelo  Tavernini .. .  Patrimonii  thesaurario . , . 
«  Cum,  sicut  exhibita  nobis  nuper  prò  parte  tua  petitio  continebat,  in 
«  provincia  Patrimonii .  .  .  diu  apostolice  camere  officialis  extiteris  et 
«  existas,  et  in  prosequendo  Ecclesie  ac  camere  predictarum  negotia, 
«  commoda  et  honores  adversus  quoscumque,  previa  ratione  et  privatis 
«  affectibus  relegatis,  multorum  tam  incolarum  diete  provincie  quam 
«  etiam  aliorum  postponentium  voluntati  iustitìam  indignationem  in- 
«  curreris,  quam  habes  probabiliter  formidare,  Nos  nequaquam  volentes 
«  ut  id  unde  mereris  premium  tibi  personale  seu  reale  afferat  detri- 
«  mentum,  sed  potius  innocentiam  tuam  ab  omni  oft'ensa  et  iniuria  pre- 
«  servare,  tuis  in  hac  parte  supplicationibus  inclinati,  personam  tuam 
«  cum  familia  ac  omnibus  bonis  ac  iuribus . .  .  sub  beati  Petri  et  apo- 
«  stolice  Sedis  protectione  recipimus  &c.  .  .  .  Dat.  Avenion.  .x.  kal. 
«  mart.  a.  .iv.  »  (Reg.  Aven.  Urb.  V,  XIV,  182).  Seguono  lettere  ai 
vescovi  d'Orvieto  e  Viterbo  e  al  preposto  d'Avignone,  perchè  vigilino 
onde  al  Tavernini  non  venga  recata  ingiustizia  o  molestia. 

(2)  «  Fidelitatem  et  solicitudinem  dilecti  fìlii  Angeli  Tavernini  Pa- 
«trimonii  b.  Petri  in  Tuscia  thesaurarii,  ac  magnum  fructum  qui  ex 
«  eius  laboribus  Ecclesie  provenit  hactenus  et  provenire  non  desinit,  a 
«  pluribus  sepe  audivimus  fidedignis  »  è  detto  nella  lettera  del  6  ot- 
tobre 1 366  diretta  «  Stephano  abbati  monasterii  Sancti  Victoris  Mas- 
«  siliensis  proventuum  in  nonnullis  Italie  partibus  Romane  Ecclesie  de- 
«  bitorum  receptori  generali,  ac  Hugoni  de  Bonovillari  archidiacono 
«  Manhaci  in  ecclesia  Auxitana,  et  eorum  ac  cuiuslibet  ipsorum  com- 
«  missariis  deputatis  in  ncgotio  infrascripto  »  (Reg.  Vatic.  n.  248, 
e.  266). 


La  dominazione  pontificia  nel  'T*atrimonio    129 

vieto  co'  più  ampi  poteri  di  correggere,  riformare,  punire, 
ingiungendo  a  tutti,  magistrati  e  cittadini,  conestabiii  e  sol- 
dati, di  obbedirgli  in  tutto  come  a  se  stesso  (i):  gli  con- 
cesse una  pensione  vitalizia  di  eoo  fiorini  all'anno  (2):  lo 
dichiarò  esente  da  ogni  onere  reale  e  personale  in  tutte 
le  città  e  terre  della  Chiesa,  e  die'  facoltà  a  lui  e  ai  suoi 
di  portare  ovunque  liberamente  le  armi  (3):  lo  nominò 
infine  castellano,  a  vita,  della  rocca  di  Celleno,  permetten- 
dogli di  farsi  rappresentare  da  altri  nell'ufficio,  collo  sti- 
pendio mensile  di  diciotto  fiorini,  da  pagarglisi  per  meui 
dai  Cellenesi,  per  l' altra  metà  dal  comune  di  Viterbo  al  cui 
distretto  Celleno  apparteneva  (4). 


VII. 

Usa  relazione  del  vicario  Pietro, 
arcivescovo  di  bourges. 

Tornato  che  fu  Urbano  in  Francia,  il  malcontento  delle 
popolazioni  si  accentuò.  Anche  l'Albornoz  era  morto,  e  cosi 
lo  Stato    ecclesiastico  si  trovò    ridotto   completamente   in 

(i)  Nella  lettera  ai  medesimi,  del  21  gennaio  1370,  è  detto  «Nos 
«  enim  ipsi  thesaurario  quoslibet  contradictores,  rebelles  et  inobedientes 
a  corrigendi,  puniendi,  condempnandi  et  ab  officiis  et  stipendiis  amo- 
«  vendi  et  Cassandi.  et  de  vobis  et  quolibet  vestrum  ordinandi,  prout 
«  sue  discretioni  videbitur,  plenam  concedimus . . .  facultatem  »  (Reg. 
Fatte,  n.  2)0,  e.  20  b). 

(2)  Resi.  Aven.  Urb.   V,  XXII,  401,  lettera   del  15  giugno  1370. 

(3)  Ivi,  e.  404  B. 

(4)  Reg.  Aven.  Urb.  V,  XXII,  429,  lettera  del  16  giugno  1570. 
Segue  la  lettera  al  rettore  del  Patrimonio  «quatenus  dictam  arceni  cum 
«  omnibus  fulcimentis  et  rebus  Romane  Ecclesie  que  sunt  in  ea  prefato 
e  Angelo,  vel.  alteri  quem  ipse  ad  hoc  duxerit  deputandum  eius  no- 
«miné,  faciat  assignari . . ,».  Il  Tavemini  godcN'a  già  anche  la  castel- 
lania  di  Collecasale  (v.  sopra  p.  12),  nota  i). 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  9 


130 


^,  Q/fntonelli 


baik  di  legati  e  vicari  francesi,  clie  «  vi  fecero  alto  e  basso 
«  da  veri  tiranni,  e  con  angherie,  con  venalità,  con  ingiu- 
«  stizie  d' ogni  maniera  misero  a  disperazione  le  provincie 
«dissanguate  da  continue  imposte  di  guerra»  (i). 

Di  uno  di  costoro,  Pietro  arcivescovo  di  Bourges,  car- 
dinale di  S.  Maria  in  Trastevere,  ci  è  pervenuta  la  minuta 
di  una  relazione  ai  curiali  d'Avignone  sull'amministrazione 
dello  Stato,  con  proposte  di  provvedimenti  e  riforme  da 
suggerirsi  al  pontefice  per  il  miglior  governo  del  medesimo. 
È  un  documento  importante,  oltre  che  per  le  notizie  che 
dà,  per  gli  intendimenti  che  lo  scrittore  vi  manifesta.  E  noi, 
quantunque  riguardi  non  il  solo  Patrimonio,  ma  tutto  lo 
Stato  ecclesiastico,  crediamo  pregio  dell'opera  pubblicarlo 
in  appendice  a  questo  nostro  lavoro,  ed  esporne  qui  nelle 
sue  parti  essenziali  il  contenuto  (2). 

Da  esso  primieramente  appare  sempre  più  evidente  es- 
sere principal  cura  di  quei  legati  e  vicari  di  dominare  e 
taglieggiare  dispoticamente,  senza  riguardo  alcuno  al  bene 
delle  popolazioni,  senza  preoccuparsi  affatto  dell'  odio  che 
si  suscitavano  contro. 

E  Pietro  vi  rivela  una  grande  ambizione  di  governo,  a 
soddisfare  la  quale  mira  anzitutto  il  suo  consiglio  di  riunire 
tutte  le  Provincie  sotto  una  sola  legazione,  giustificando  con 
molte  ragioni  l' opportunità  di  un  tale  provvedimento.  Posta 
tutta  r  autorità  in  uno  solo,  egli  dice,  i  nemici  della  Chiesa 
avrebbero  maggiormente  a  temere.  E  poi  l'esperienza  aveva 
dimostrato  essere  tra  due  uguali  ben  raro  l'accordo,  e  facile 
invece  l' invidia  e  la  confusione  ;  e  tanta  per  di  più  la  ma- 
lizia dei  tiranni  da  seminare  essa  stessa  i  germi  della  di- 
scordia, com'  era  avvenuto  al  tempo  dell'Albornoz  e  di  An- 


(i)  Gregorovius,  Storia  di  Roma,  ed.  Venezia,  VI,  530. 

(2)  Append.  iii.  Si  conserva  fra  gì'  Instr.  Misceli,  dell'arch.  Vati- 
cano, an.  1371.  È  scritto  in  quattro  fogli  cartacei  di  varie  dimensioni, 
il  primo  e  terzo  duplicati,  ma  con  qualche  variante.  La  scrittura  n'  è  in 
genere  chiara,  con  pochissime  cancellature. 


La  dominazione  pontifìcia  nel  'Patrimonio    131 

<iruino  di  Clugny.  Fiero  nemico  dell 'Albornoz  era  allora 
Bernabò  Visconti  che  gli  faceva  infestare  dalle  compagnie 
le  terre  della  legazione  comprendente  la  Marca,  il  Ducato, 
il  Patrimonio  e  la  Campania,  costringendolo  a  spendere  tutte 
le  entrate  per  la  difesa;  mentre  non  offendeva  il  Cluniacense, 
legato  in  Bologna  e  nella  Romagna;  ed  anzi  lo  rassicurava 
sul  conto  suo,  col  segreto  intendimento  bensì  di  coglierlo 
alla  sprovvista,  quando  glie  se  rie  porgesse  il  destro,  tenendo 
quegli,  nella  fiducia  in  cui  stava,  poca  gènte  d'arme.  Avendo 
pertanto  l' Albornoz  richiesto  il  collega  di  sussidi,  si  senti  da 
questi  rispondere  che  non  poteva  mandarli  per  non  mettere 
in  pericolo  lo  stato  pacifico  della  sua  legazione:  il  Visconti 
certo  non  gliela  avrebbe  menata  buona  !  Ora,  conclude  Pietre^' 
se  fosse  stato  un  solo  legato,  tale  sconcio  non  si  sarebbe  ve- 
rificato, e  questi,  colle  rendite  dell'intera  legazione,  avrebbe 
validamente  difeso  sé  e  le  terre  della  Chiesa  :  soggiunge  poi 
ipocritamente  :  «  e  non  dico  ciò  per  infamare  alcuno  né  vivo 
«  né  morto  ».  ; 

Più  avanti  torna  alla  carica,  e  dice  addirittura  esser  egli 
stesso  la  persona  ad  hoc,  e  l' occasione  presentarsi  proJ)izia 
per  attuare  la  riforma.  Il  card.  Anglico  invero,  che  con  lur 
divideva  la  legazione  tenendo  la  Romagna  e  Bolc^na,  avea 
fatto  domanda  di  esserne  esonerato.  Molti  però  erano  gli 
aspiranti  a  succedergli.  A  deludere  copertamente  l'aspetta- 
tiva di  costoro  Pietro  consiglia  di  far  rimanere  ancora  per 
qualche  tempo  il  card.  Anglico,  poi  dargli  licenza  di  recarsi 
in  curia  sotto  colore  di  dover  riferire  sullo  stato  delle  cose 
in  Italia,  e  frattanto  egli  sostituirlo,  provvisoriamente  in  ap- 
parenza, cioè  fino  al  ritorno  del  collega,  che  non  si  sarebbe 
più  effettuato:  così  insensibilmente,  e  senza  dispiacere  a 
nessuno,  la  legazione  potrebbe  rimanere  a  lui  solo. 

I  vantaggi  amministrativi  e  politici  di  quest'unità  di 
comando  erano,  secondo  lui,  evidenti.  Da  un  calcolo  som- 
mario le  entrate  delle  diverse  provincie  ammontavano  a  un 
totale  di  560000  fiorini.  Le  necessità  attuali  richiedevano 


132 


<l4ntonelli 


di  tenere  mille  barbute  in  Bologna  e  cinquecento  in  Perugia 
con  una  spesa  di  180000  fiorini  all'anno,  trecento  Ungari 
con  una  spesa  di  25  eoo  fiorini,  e  mille  fanti  con  una  spesa 
di  30  000.  Pei  rettori  delle  provincie,  i  castellani  e  gli  altri 
officiali  occorrevano  120  000  fiorini.  Un'annua  spesa,  quindi, 
di  355  eoo  fiorini.  Il  resto,  e  non  era  poco,  sarebbe  andato 
a  beneficio  della  camera  apostolica  in  tempo  di  pace,  e  in 
tempo  di  guerra  avrebbe  servito  ad  assoldar  genti  in  buon 
numero  per  far  fronte  a  qualunque  eventualità.  Tale  il  di- 
segno ch'egli  faceva,  inattuabile  colla  legazione  divisa. 

Né  si  dica  che  in  caso  di  morte  dell'  unico  legato  po- 
trebbero sorgere  novità;  ogni  pericolo  sarebbe  scongiurato, 
qualora  i  rettori  e  gli  altri  officiali  tutti  fossero  sufficienti 
e  devoti.  Ed  a  questo  proposito  consiglia  di  nominar  sempre 
persone  non  italiane,  siccome  più  immuni  da  parzialità  :  e 
quanto  ai  tesorieri,  che  neanche  siano  ammogliati,  ma  chie- 
rici, affinchè,  arricchendosi  nell'  ufficio,  i  loro  beni  non 
passino  dopo  morte  ai  figli,  ma  alla  camera  apostolica;  e 
mostratisi  fedeli  servitori,  vengano  infine  premiati  colla  pre- 
latura. (L'esempio  del  Tavernini  che  aveva  accumulato  vi- 
stose ricchezze,  e  le  moltiplicava  col  dar  denaro  ad  usura, 
gli  avrà  suggerito  più  specialmente  il  consiglio.  Di  lui  infatti 
si  sa  che  all'Albornoz  stesso  aveva  mutuato  per  i  bisogni 
della  camera  duemila  fiorini,  ricevendone  in  pegno  a  ga- 
ranzia il  castello  di  Piansano  (i);  che  oltre  a  un  ricco  pa- 
lazzo in  Viterbo  aveva  acquistato  presso  la  città  un  podere 
del  valore  di  quindicimila  ducati;  e  che  quando  mori  aveva 
ventimila  ducati  in  denaro  e  molte  gioie  (2)  ).  Certo  poi  che 
sui  tesorieri  tutti  e  sul  ricevitore  generale  stesso  occorre- 
vano una  sorveglianza  e  un  freno  maggiori  ;  e  Pietro  pro- 
pone che  due  chierici  beneficiati  e  di  buona  coscienza  ed 
aspiranti  alle  prelature  ne  debbano  rivedere  ogni  sei  mesi 


(i)  Vedi  sotto,  p.  154. 

(2)  Pinzi,  op.  cit.  pp.  372,  385. 


La  dominazione  pontificia  nel  'Patrimonio    133 

i  conti.  Un  esame  generale  dei  conti  suggerisce  poi  anche 
pei  tesorieri  del  tempo  passato,  nel  luogo  ove  esercitarono 
l'ufficio,  per  conoscere  meglio  la  verità  sulla  loro  gestione. 

L' unico  legato  o  vicario  doveva  essere  certamente  per- 
sona laboriosa,  potente,  esperta  n^li  affari  di  Stato.  E  chi 
migliore  di  lui  che  aveva  già  per  le  mani  certi  trattati  molto 
onorevoli  ed  utili  per  la  Chiesa?  Non  si  badasse  pertanto 
-alle  false  voci  sparse  sul  suo  conto,  per  nuocergli,  dai  ne- 
mici suoi  e  della  Chiesa,  sopratutto  dai  Fiorentini  che  tanto 
brigano,  pressati  dai  Perugini,  perchè  non  rimanga.  E  non 
si  desse  neanche  ascolto  in  generale  alle  accuse  dei  tiranni 
contro  gli  officiali,  rappresentati  sempre  come  gente  che 
cerca  arricchirsi  indebitamente;  ai  tiranni  dispiace  vedersi 
contradetti  nelle  loro  malizie,  e  perciò  reclamano;  ma  non 
e  giusto  punire  i  buoni  officiali  sulle  loro  denunzie,  desi- 
derando quelli  averli  docili  ai  loro  voleri,  per  potere,  me- 
diante denaro,  essere  liberi  di  agire  a  loro  talento  :  quegli 
officiali  invece  non  meritare  lode  che  dai  tiranni  sono 
lodati. 

Se  però,  seguita  Pietro,  si  credesse  più  acconcio  con- 
tinuare a  tenere  due  legati,  egli,  per  quanto  riguarda  la  sua 
legazione,  chiede  almeno  che  ne  iacciano  parte,  come  già 
al  tempo  dell'Albornoz,  la  Marca,  il  Ducato,  il  Patrimonio 
e  la  Campania  e  Marittima;  e  di  più  fa  osservare  essere  ne- 
cessario pagare  subito  i  debiti  contratti  dal  suo  antecessore 
cogli  stipendiari  per  fare  la  guerra  contro  i  Perugini  e  il  Pre- 
fetto, debiti  che  ammontano  a  ben  sessantamila  fiorini,  e  che 
non  essendo  possibile  pagare  colle  rendite  ordinarie  della 
legazione,  fa  d'uopo  siano  pagati,  almeno  in  parte,  dalla 
stessa  camera  apostolica.  Egli  ci  dice  che  per  detta  guerra 
si  tennero  agli  stipendi  mille  lancie,  cinquecento  Ungari  e 
cento  bandiere  di  fonti  :  e  che,  fatta  la  pace,  si  ritennero 
solo  Giovanni  de  Rode  con  trecento  lancie,  Giorgio  Pic- 
ciolino  con  Francesco  di  Città  di  Castello  e  cento  lancie 
(non  essendo  prudente  rimanere  totalmente  in  balìa  de'  Te- 


134      .w     ■  ".V       .  .^«  C/intoiielli 


deschi),  e  quattrocentocinquanta  fanti  per  la  custodia  delle 
rocche  avute  nel  comitato  di  Perugia,  con  una  spesa,  fra 
tutti,  di  dodicimila  fiorini  al  mese,  spesa  strettamente  neces- 
saria a  v^oler  conservare  pacificamente  le  terre  della  Chiesa: 
tutti  gli  altri  erano  stati  cassati,  e  stavano  malcontenti  perchè 
non  pagati,  e  potevano  un. giorno  o  l'altro  far  ribellare  qual- 
che terra;  il  pagarli  quindi  era  d'imprescindibile  urgenza. 

:  Chiede  inoltre  qual  contegno  debba  tenere  col  Prefetto 
che  sempre  tiene  la  Chiesa  in  sospetto  e  fa  accolta  di  gente 
d'arme;  e  se  debba  infrenare  i  Romani  qualora  per  causa 
del  sale  e  del  fuocatico  tentino  novità  nel  Patrimonio  e  nella 
Campania  :  domanda  anche  focoltìi  pei  legati  in  genere  di  prov- 
vedere essi  alle  castellanie,  podesterie  ed  altri  uffici  di  minor 
conto,  per  risparmiare  a  Sua  Santità  tante  seccature  e  fastidi. 

Delle  proposte  riformatrici  del  card,  di  Bourges  non  una 
troviamo  attuata.  La  legazione  restò  divisa.  Il  card.  Anglico 
fu  si  richiamato  in  curia,  e  Bologna  e  le  altre  terre  della 
sua  legazione  consegnate  a  Pietro  che  vi  fu  nominato  dal 
papa  vicario  generale  (i),  ma  contemporaneamente  un  altro 
legato  e  vicario  fu  nominato  per  Roma  e  le  provincie  in 
persona  del  card.  Filippo  de  Cabassole  vescovo  di  Sabina  (2), 
al  quale,  morto  dopo  un  anno,  succedette  il  famigerato  Ge- 
raldo di  Puy,  abbate  di  Montmayeur. 

E  rimasero  anche  nel  Patrimonio  il  rettore  e  il  teso- 
riere che  vi  erano,  ambedue  italiani  cioè,  e  il  secondo  non 
chierico,  quali  appunto  Pietro  non  li  voleva  (3);  che  anzi 
furono  fatti  segno  dal  pontefice  ad  attestati  di  speciale  be- 
nevolenza. Il  rettore  Nicola  Orsini  ebbe,  oltre  allo  stipendio 
die  percepiva  di  quattro  fiorini  al  giorno,  un'  annua   pen- 

(i)  Theiner,  op.  cit.  II,  doc.  515. 

(2)  Ivi,  doc.  517.  Il  22  aprile  1372  il  papa  dà  facoltà  ad  ambedu. 
di  modificare  d'accordo  quelle  costituzioni  dell' Albomoz  che  più  non 
rispondano  alle  mutate  condizioni  dei  tempi  (ivi,  doc.  5  59)- 

(3)  11  rettore  Nicola  Orsini  fu  confermato  nell'ufficio  da  Gregor; 
<Dn  breve  del  i"  maggio  1372  (,Reg.  Vat.  n.  264,  e.  31). 


La  dominazione  pontificia  nel  Tatrimonio    135 


sione  di  duemila  fiorini  da  pagarglisi  in  quattro  rate  dal  te- 
soriere del  Patrimonio,  la  quale  però  dovrebbe  cessare,  se, 
Giovanni  da  Siena  lasciando  il  vicariato  di  Pereta,  fosse 
questo  a  lui  conferito  (i);  ebbe  in  feudo  la  metà  di  Tes- 
sennano,  i  cui  proventi  consistenti  nel  terratico  e  nel  pa- 
scolo ascendevano  a  circa  settanta  fiorini,  ed  ove  in  tempo 
di  guerra  nessuno  abitava,  in  tempo  di  pace  venti  coloni  (2): 
ebbe  non  solo  la  facoltà  consuetudinaria  di  nominare  i  notari 
della  curia  e  gli  officiali  delle  podesterie  minori,  ma  anche 
quella  insolita  di  conferire  alcune  castellanie  a'  suoi  fami- 
gliari e  servi  (3)  :  ed  assunto  infine  al  vicariato  Geraldo  di 
Puy,  ebbe  dal  papa  per  questi  raccomandazioni  calde  e  sin- 
golarissime (4).  Il  tesoriere  Tavernini  ebbe  da  Gregorio  XI 

(i)  Append.  V. 

(2)  «  Dil.  filio  nobili  viro  Nicolao  de  Ursinis  corniti  Nolano  &c 

«  Medietatem  castri  Tessennani . . .  cuius  redditus,  qui  in  terratico  bla- 
«  dorum  et  pascuis  consistunt,  ad  septuaginta  fior,  auri,  ut  asseris,  an- 
«nuatim  non  ascendunt,  et  in  quo  castro  tempore  guerrarum  nullus 
«  habitat,  tempore  vero  pacis  viginti  rustici  coloni  habitare  consueve- 
«  runt,  tibi  et  tuis  heredibus  ex  tuo  corpore  legitime  descendentibus,  sub 
«  annuo  censu  unius  sparverii,  in  festo  Penthecostis  singulis  annis  re- 
«  ctori  provincia  Patrimonii . . .  persolvendi,  concedimus  in  feudum,  ac 
«  volumus  quod  tu,  priusquam  de  Romana  curia  recedas,  nobis  prestes 
«homagium,  et  in  manibus  ven.  fratris  Petri  archiepiscopi  Bituricen- 
('  sis  camerarii  nostri  fidelitatis  debite  solitum  iuramentum  . . .  Dat. 
«  Avin.  .v.  kal.  maii  a.  .11.  »   {Keii.  Aven.  Greg.  XI,  XIII,  293). 

(5)  Theiner,  op.  cit.  II,  doc.  S54,  lettera  del  20  aprile  1373  a 
Geraldo  di  Puy. 

(4)  Nella  citata  lettera  dice  a  Geraldo:  «  sic  te  in  premissis  et  aliis 
«  cum  prefato  cernite  dulciter  et  amicabiliter  habiturus,  quod  inter  te 
«  et  ipsum  sincera  dilectio  et  amicitia  vigeat,  idemque  comes  merito 
«  valeat  contentari,  in  quo  nobis  plurimum  complacebis,  et  displicibile 
«  esset  menti  nostre,  si  contrarium  evenirci  ».  In  altra  lettera  del  2  giugno 
al  medesimo,  dopo  avergli  ricordato  essere  sua  intenzione  che  1'  Or- 
sini esercitasse  pur  sempre  un'autorità  uguale  a  quella  che  aveva  al 
tempo  dell'Albornoz,  aggiunge  :  «  Sed  quia  ipsius  comitis  devotionis  et 
«  fìdei  sinceritas  aliaque  probitatis  et  virtutum  merita  favoris  et  honoris 
«  ampHtudinem  promerentur,  discretioni  tue  mandamus,  quatenus  eidem 


136  é^.  Q^intonelli 


la  conferma  della  pensione  annua  di  seicento  fiorini,  e  degli 
altri  privilegi  concessigli  da  Urbano  V,  e  di  più  il  regime  e 
la  custodia  della  rocca  di  Orchia(i). 

Continuò  Gregorio  ad  ingerirsi  nella  nomina  o  conferma 
dei  castellani,  che  il  card,  di  Bourges  voleva  rimessa  ai  le- 
gati ;  e  confermò  a  vita  il  francese  Pietro,  primo  vescovo 
di  Montefìascone,  nella  castellania  di  Marta,  che  gli  era  stata 
concessa  a  tempo  dal  legato  suddetto,  colla  singolare  con- 
dizione, che  se  il  suo  rappresentante  nel  governo  della  me- 
desima fosse  citramontano,  dovesse  egli  esserne  il  fideiussore, 
se  ultramontano,  spettasse  a  questi  il  procurarselo  (2)  :  ad 
Angilotto  de'  Normanni  di  Roma,  nominato  dal  legato  ca- 
stellano di  Rocca  Ripesena  in  quel  di  Orvieto,  volle  che 
si  desse  l'intero  salario  che  quegli  gli  avea  diffalcato,  op- 
pure si  concedesse  qualche  altra  castellania  (3)  :  e  di  qualche 

«  corniti  ultra  terminos  sui  officii  de  officiis  et  aliis,  quantum  erit  pos- 
«  sibila  atque  decens,  complaccas  eundemque  tractes  favorabiliter  et 
«  honores  »  {Rei;.  Fatte,  n.  26^,  e.  290  b). 

(i)  Reg.  Fatte,  n.  282,  ce.  122  B,  128B,  lettere  del  28  marzo  e 
IO  aprile  1371. 

(2)  «  Ven.  fratri  Petro  episcopo  Montisflasconensi . . .  Attendentes 
«  quod  tu  castellaniam  castri  nostri  de  Martha  tue  Montisflasconen.  dio- 
«cesis  per  dil.  filium  nostrum  Petrum  ecclesie  Sancte  Marie  in  Trans- 
«  tiberini  presbiterum  cardinalem   tunc  in  partibus  illis   prò   Romana 
«  Ecclesia  in  temporalibus  vicarium  generalem  tibi  commissam  lauda- 
«  biliter  rexisti  atque  bene,  per  te  seu  illuni  vel  illos  quos  ad  hoc  do- 
«  putabis,  quamdiu  vixeris  et  ecclesie  Montisflasconensi   prefueris,  tc- 
«  nendam,  regendam  et  etiani  gubernandani  auctoritate  apostolica  tibi 
«  conimittimus,  cum  honoribus  &c. .  .  .  Volumus    auteni    quod    si    ille 
«  cui  predicte  castellanie  officìum  regendum  et  gubemanduni  conimittc 
«  sit  citraniontanus,  tu  prò  ipso  fìdeiubeas,  si  vero  ultramontanus  fuerii, 
«  ipse  ultramontanus  per  se  fideiussores  et  alias  cautlones  ydoneas  de 
«  huiusniodi  castellanie  officio  tìdeliter  esercendo  et  alias  in  forma  s^ 
«lita  dare  teneatur . .  .  Dat.  Avin.  .xiv.  kal.  aprilis  a.  .11.  »  {Reg.  Vati, 
n.  27 s,  e.  31). 

(3)  Reg.  Vatic.  ti.  26S,  ce.  156,  185  b,  lettere  in  proposito  al  vi- 
cario Filippo  vescovo  di  Sabina  e  a  Geraldo  abbate  di  Montniayeur 
(20  giugno  e  29  sett.  1372). 


La  doiìiiìia\ionc  pontifìcia  nel  ''Patrimonio    137 

castellania  volle  pur  provveduti  Lupo  dì  Bartolomeo  e  Pietro 
di  Gualterio  montefiasconesi,  e  Giacomo  de  Coseraco,  fami- 
gliare del  suddetto  vescovo  di  Montefiascone,  preferibilmente 
di  quella  di  Capodimoute  (i).  Il  qual  vescovo  nominò  anche 
castellano  della  rocca  stessa  di  Montefiascone  (2),  nella  quale 
già  stava  Ursello  di  Giaquintello  eletto  da  Urbano  V,  e 
da  lui  confermato  (3);  e  perfino  il  portiere  di  quella  rocca 
confermò  a  vita  con  breve  papale  in  persona  di  Ro- 
mano di  Domenico  orvietano,  col  salario  di  tre  fiorini  al 
mese  (4). 

Il  papa,  adunque,  come  si  vede,  si  mostrò  in  massima 
affatto  contrario  ad  ogni  aumento  di  autorità  ne'  legati,  pa- 
rendogli, e  ben  a  ragione,  che  ne  avessero  anche  troppa. 
Solo  quando  lo  credette  opportuno,  in  determinati  casi,  ac- 
cordò loro  qualche  speciale  facoltà.  Così  al  famoso  abbate 
Geraldo  concesse,  non  solo  di  visitare  liberamente  Corneto, 
e  ricevervi  i  conti  degli  officiali  della  Chiesa,  ma  anche  di 
nominare  gli  officiali  stessi,  il  vicario  cioè,  il  castellano,  e 
gli  altri  minori,  rimuoverli  e  sostituirli  (5).  Ed  egli  non  è 

(i)  Rei^.  Fatte,  n.  iCx),  e.  57  B,  e  n.  lyo,  e.  21,  lettere  a  Geraldo 
del  15  giugno  1375,  e  16  marzo  1374. 

(2)  Rev.  Vatk.  u.  2S6,  e.  i,  breve  del  15  gemi.  137S.  Nella  rocca 
egli  già  dimorava  col  permesso  papale,  non  avendo  nella  città  dimora 
conveniente  {Ret^.  Aven.  Greg.  XI,  XVII,  26). 

(3)  I  brevi  relativi  sono  in  Reg.  Avcn.  Urb.  V,  XXII,  446,  e 
Reg.  Fai.  n.  2-J4,  e.  182  b.  Insieme  a  lui  erano  dieci  famuli,  due  tor- 
rieri  e  due  portieri. 

(4)  Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXV,  198  B,  breve  dell'S  sett.  1575.  Per 
altri  castellani  nominati  da  Gregorio  v.  questo  Archivio,  XXX,  312  sgg. 
Ricordiamo  anche  la  nomina  del  castellano  di  Carbio,  Nicola  da  Ca- 
nemorto,  con  una  cauzione  di  io 000  fiorini  {Reg.  Aven.  Greg.  XI, 
XIII,  238,  breve  del  29  aprilu  1372). 

(5)  «  Dilecto  filio  Geraldo  abbati  &c.  ...  De  circumspectione  tua 
«  plurimum  in  Domino  confidentes,  visitandi  per  te  vel  alium  seu  alios 
wlocum  nostrum  de  Corneto,  ac  vicarium,  castellanum  et  alios  offi- 
«  ciales  nostros  dicti  loci,  et  ab  ipsis  computa  et  rationes  nomine  no- 
«  stro  et  Romane  Ecclesie  petendi,  exigendi  et  recipiendi,  ac  ipsos . . . 


138 


94..  oAntomUi 


a  dire  se  profittò  di  sì  ampie  facoltà  :  il  vicario  papale  Ber- 
trando di  Rainardo  fu  da  lui  deposto,  non  solo,  ma  incar- 
cerato, e  costretto  a  una  composizione  di  novemila  fiorini 
«  absque  aliqua  rationabili  causa  »  (i). 

Dove  il  papa,  continuando  nell'antico  sistema,  segui  il 
consiglio  del  card,  di  Bourges,  fu  nel  non  dare  molto  peso 
alle  querele  contro  i  soprusi  degli  officiali,  considerandoli  piut- 
tosto come  atti  di  soverchio  zelo  nei  medesimi,  che  bastava 
moderare  caso  per  caso,  anziché  come  sintomi  di  un  iniquo 
sistema  di  governo  che  conveniva  distruggere  dalle  radici. 
Ricordiamo  alcuni  de'  reclami  avanzati  da'  baroni,  che  fu- 
rono benevolmente  accolti,  essendo  di  sommo  interesse  non 
inasprire  troppo  costoro.  Francesco  e  Battista  Di  Vico  si 
querelarono  che  gli  officiali  del  Patrimonio  li  molestassero 
ancora  a  proposito  di  certe  antiche  condanne,  cui  la  pace 
da  essi  conclusa  con  Urbano  V  aveva  tolto  ogni  effetto  :  e 


«  prout  tibi  videbitur,  amovendi  et  destituendi,  et  alios  loco  eorum 
«  ponendi,  substituendi  et  deputandi,  omniaque  alia  et  singula  in  pre- 
ce missis  necessaria  gerendi  et  exercendi,  quibuscumque  concessionibus, 
«  privilegiis  seu  ordinationibus  per  nos  seu  predecessores  nostros  fa- 
te ctis  et  aliis  contrariis  non  obstantibus,  eidem  circumspectioni  tuo 
«  plenam  et  liberam  concedimus  tenore  presentium  potestatem.  Dat. 
«Avin.  .IV.  kal.  octob.  an.  .1.»  (_^eg.  Vatic,  n.  2^4,  e.  176). 

(i)  Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XIII,  247.  Lettera  di  Gregorio  a  Ber- 
nardo vescovo  di  Bologna  (13  marzo  1372)  perchè  renda  giustizia  a 
Bertrando,  che  giustizia  avea  chiesto.  Bertrando  era  stato  nominato 
vicario  da  Urbano  V  (v.  questo  Archivio,  XXX,   312). 

In  una  delle  sue  visite  a  Corneto  vide  Geraldo  la  necessità  che 
aveva  quel  porto  di  riparazioni,  e  ne  scrisse  al  papa,  il  quale,  prima 
di  deliberare,  gli  chiese  informazioni  «  de  expensis  quas  per  cameram 
«  prò  dieta  reparatione  fieri  oporteret,  et  de  auxilio  hominum  de  pa- 
«  tria  in  laboribus  personalibus  et  aliis,  et  quando  esset  inchoandum 
«et  infra  quantum  tempus  verisimiliter  possot  pertìci,  et  si  portus  ipse 
«  posset  continue  in  sua  reparatione  subsistere,  et  si  lanuenses  et  alii 
«  maritimi  navigantes  vellent  in  aliquo  contribuere,  et  que  ex  dicto  portu 
«  notabilis  utilitas  proveniret,  nam  magna  esset  expensa,  et  de  omnibus 
«  circumstantiis,  per  peritos  in  talibus  »  (,Rfg.  Vatic.  11.  26^,  e.  48  B. 
Lettera  del   18  maggio  1373). 


La  domina\ione  pontificia  nel  Matrimonio    139 

Gregorio  scrisse  subito  a  Geraldo  d' informarsi  della  cosa 
e  riferirgliene,  e  frattanto  far  sospendere  ogni  innovazione 
e  molestia.  I  medesimi  intesero  anche  a  premunirsi  dagli 
eccessivi  gravami  degli  officiali  sopra  i  conducenti  il  be- 
stiame ai  propri  pascoli,  chiedendo  ed  ottenendo  un  rescrìtto 
pontificio,  con  cui  si  vietava  a  quelli  di  tassare  oltre  il  do- 
vuto, e  cioè  i  sudditi  della  Chiesa  più  di  quello  che  le  ne- 
cessità della  camera  richiedevano,  i  non  sudditi  più  di  ciò 
ch'erano  soliti  corrispondere  (i). 

Giordano  Orsini  e  il  comune  di  Xepi,  ov'egli  era  po- 
tente, si  querelarono  di  certe  nuove  imposizioni  degli  officiali 
della  Chiesa,  per  le  quali  avevano  questi  proceduto  anche  ad 
atti  coattivi  ;  e  Gregorio,  dopo  maturo  esame,  esonerò  il  co- 
mune per  tre  anni  dalle  dette  imposizioni  e  da  ogni  altra  di 
cui  si  volesse  dagli  officiali  gravare,  fermi  rimanendo  soltanto 
gli  antichi  obblighi,  quelli  cioè  di  cui  usava  rispondere  prima 
della  venuta  dell'Albornoz  (2).  Giordano  Orsini  venne  presto 

(r)  Diamo  in  Appénd.  x,  xi  i  due  documenti.  Delle  angherie  per 
le  antiche  condanne  si  lamentarono  pure  i  Viterbesi,  e  Geraldo  stesso 
ne  ordinò  la  cessazione  (Pinzi,  op.  cit.  Ili,  373). 

(2)  «  Dilecto  filio  Geraldo  abbati  &c.  Nuper  prò  parte  dilectoruni 
«  filiorum  nobilis  viri  lordani  de  Ursinis  domini  de  Mareno  et  communis 
«  civitatis  Nepesine  nobis  fuit  expositum,  quod  nonnulli  officialcs  Ro- 
«  mane  Ecclesie  in  partibus  illis  existentes  ipsos  commune  ad  solven- 
«  dum  ultra  illud  quod  solvere  consueverunt  de  facto  compellere  ni- 
«  tuntur,  et  eos  super  hoc  multipliciter  molestant,  quamvis  iidem 
«  commune,  prout  asserunt,  ad  plus  persolvendum  nuUatenus  teneantur  ». 
S' informi  dei  veri  obblighi  del  comune,  e  frattanto  faccia  sospendere 
ogni  coazione  e  molestia  in  proposito.  «  Dat.  ap.  Villamnovam,  kal. 
«  aug.  a.  .III.»  {Reg.   Vatic.  n.  lòcf,  e.   196  iO- 

«  Dilectis  filiis  communi  civitatis  Nepesine . . .  Petitio  prò  parte 
«  vestra  nobis  nuper  exhibita  continebat,  quod  ultra  census,'redditus 
«  et  alia  iura  antiqua,  que,  antequam  bo.  me.  Egidius  episcopus  Sabi- 
«  nensis  dudum  in  partibus  illis  apostolice  Sedis  legatus  ad  partes  illas 
«  accederei,  tenebamini  persolvere,  per  gentes  eiusdem  Ecclesie  in  im- 
«  positionibus  novis  et  aliis  quamplures  novitates  vobis  fiunt .  .  .  Nos 
«  (vestris")  supplicationibus  inclinati,  vos  et  singulares  homines  civitatis 


140  <S1</.  Q4nt Quelli 


in  attrito  col  vicario  Geraldo  che  sospettava  d'intenzioni  a 
sé  ostili,  e  cominciò  a  fare  a  sua  volta  preparativi  di  guerra. 
Gregorio  gli  scrisse  una  lettera  riboccante  di  affetto  per  lui 
«  la  flmiiglia,  ricordandogli  la  fedeltà,  non  mai  smentita,  degli 
avi  ;  assicurandolo  che  se  da  Geraldo  o  da  qualunque  altro 
X)fEciale  si  fosse  contro  di  lui  ecceduto,  egli  era  pronto  a 
render  giustizia,  e  a  revocare  il  male  operato  :  non  diffidasse 
del  vicario,  a  cui  scriveva  di  non  fare  novità  alcuna  contro  di 
lui,  e  di  trattarlo  anzi  benignamente  :  si  guardasse  piuttosto 
dai  seduttori  che  volevano  farlo  strumento  delle  loro  mire 
sovvertitrici  per  gettare  una  macchia  indelebile  sul  suo  nome, 
di  cui  invidiavano  la  chiarezza  e  nobiltà.  Scrisse  anche  al 
rettore  del  Patrimonio  perchè  s' interponesse  per  la  concordia 
fra  Geraldo  e  l'Orsini  (i).  E  ottenne  in  tal  modo  che  la 
pace  non  fosse  per  allora  turbata. 

Francesco  e  Giacomo  degli  Arcipreti  di  Perugia,  feuda- 
tari di  Tarano  e  Foce  (2),  si  querelarono  anch'essi  delle  con- 
tinue vessazioni  degli  officiali  della  Chiesa  «  occasione  meri 
«  imperii  et  custodie  dictorum  castrorum,  ac  in  visitationibus, 
«  sindicationibus,  angariis  et  perangariis  ac  diversis  aliis  exa- 
«  tionibus  »  e  Francesco  specialmente  circa  l'esazione  del  pe- 
daggio di  Tarano  ;  ed  ottennero  subito  un  perentorio  ordine 
del  pontefice  agli  officiali  di  desistere  da  tutti  i  detti  gra- 
vami (3).  La  voce  dei  potenti  era  dunque  esaudita;  ma  quella 
del  popolo  oppresso  non  trovava  ascolto. 


«  nostre  Nepesine  ab  huiusmodi  inipositionibus  et  quibusvis  novitatibus 
«  per  quoscumque  legatos,  vicarios  &c.  presentes  et  posteros  .  .  .  vobis 
«  impostis  et  imponendis  usque  ad  tres  annos,  a  data  presentiuni  com- 
«  putandos,  liberamus  et  absolvimus  per  presentes,  eaque  vobis  reniit- 
«tinius  de  gratia  speciali...  Dat.  Avin.  .11.  kal.  febr.  a.  .iv.  »  (Reg^. 
Aien.  Gre^r,  XI,  XXI,  284  b). 
(i)  Append.  xil, 

(2)  V.  questo  Archivio,  XXX,  J07. 

(3)  Reg.  Averi.  Greg.  XI,  XXIII.  375  B,  lettera  del  io  giugno  1375. 


La  dominazione  poiilijìcia  nel  "Patrimonio    141 


Vili. 
La  ribellione  del  1375. 

E  COSI,  mentre  tutti  quei  legati  e  vicari  non  miravano 
che  a  scavalcarsi  l'un  l'altro,  ad  assicurarsi  il  potere  e  ad 
esercitarlo  con  sempre  maggiore  durezza,  il  malcontento 
metteva  sempre  più  salde  radici  nelle  popolazioni  anga- 
riate, e  i  germi  della  ribellione  si  fecondavano.  Alla  fine 
la  misura  fu  colma  e  traboccò.  E  certo  un  fremito  di  pa- 
triottica gioia,  mai  forse  fin  allora  provato,  dovè  correre 
per  tutta  Italia,  quando  Firenze,  diventata  la  guardiana  della 
libertà  e  dell'amor  nazionale  italiano,  chiamò  alla  riscossa 
quanti  si  trovavano  malcontenti  del  governo  dei  legati  pon- 
tifici. Fu  un  generoso  moto  di  ribellione  degno  di  restare 
memorando  fra  i  più  nobili  fatti  della  nostra  storia  (i).  A 
suscitarlo  concorse  in  Firenze,  col  desiderio  di  vedere  ab- 
bassata neir  Italia  di  mezzo  la  potenza  politica  de'  pontefici, 
emula  della  fiorentina,  la  recente  irritazione  per  il  diniego 
avuto  di  estrarre  dal  Patrimonio  il  frumento  di  cui  la  città, 
afflitta  dalla  carestia,  aveva  grande  bisogno  (2). 

(i)  Cf.  Gregorovius,  op.  cit.  VI,  552  sgg. 

(2)  Una  grande  carestia,  conseguenza  di  una  grande  mortalità, 
desolò  Italia  nel  1374-75.  Molti  comuni  richiesero  la  tratta  del  grano 
dalle  terre  della  Chiesa,  specie  dal  Patrimonio,  dove  il  flagello  aveva 
meno  infierito,  e  la  coltivazione  del  grano  era  più  sviluppata.  Tra 
questi,  Firenze.  Ma  ambasciatori  del  Patrimonio  andarono  a  suppli- 
care il  pontefice  che  non  concedesse  tratte  a  nessuno,  e  le  accordate 
revocasse,  bastando  appena  il  grano  ai  bisogni  della  provincia.  Gre- 
gorio, imbarazzato  per  le  tratte  già  concesse,  se  ne  rimise  a  Geraldo, 
che  alla  richiesta  di  Firenze  oppose  un  rifiuto.  V.  Mirot,  La  question 
des  blés  dans  la  rtipture  entre  Floretue  et  le  Saint-Siège  in  Mèlanges 
d'archeologie  et  d'bistoire,  XVI,  181  sgg.  Ai  documenti  ivi  pubblicati 
si  può  aggiungere  il  seguente  brano  di  una  lettera  di  Gregorio  XI  ai 
Fiorentini,  del  29  genn.  1575: 

«  De  tracia  autem  grani  quam  ipsum  abbatem  (Geraldum)  vobis 


142  €M.  oAìitonelli 


Prime  ad  insorgere  e  a  cacciare  gli  officiali  della  Chiesa 
furono,  nell'ottobre  1375,  Orte  e  Narni.  Il  pontefice  se  ne 
duole,  e  scrive  ad  entrambe  che  prima  di  prorompere  a  no- 
vità dovevano  ricorrere  a  lui  che  avrebbe  apprestato  l'op- 
portuno rimedio;  le  esorta  a  tornare  all'obbedienza,  assicu- 
randole che  presto  rimuoverà  ogni  causa  di  turbamento  (i). 
Sollecita  nello  stesso  tempo  il  rettore  del  Patrimonio,  che 
era  per  suoi  affari  in  Sicilia,  a  tornare  nella  provincia  senza 
più  allontanarsene,  e  porre  argine  all'  insurrezione  (2).  E 
frattanto  raccomanda  al  di  lui  figlio  e  luogotenente  Roberto 
Orsini  di  lavorare  con  ogni  possa  per  ridurre  all'obbedienza 
i  ribelli,  tener  fermi  i  buoni,    pacificare   i  discordi  (3):    e 

«  denegasse  conqyerimini  sic  dicimus,  quod  non  forte  parvam  habuìt 
«  causam  denegandi,  videns  terris  nostris  et  prefate  Ecclesie  regimini 
<.'  suo  commissis  posse  ex  hoc  non  modicum  periculum  imminere,  quod 
«  non  solum  per  dicti  abbatis  intimationem,  sed  per  plures  alios  fide- 
«  dignos  ita  esse  percepimus  et  novissime  per  assertionem  nobis  factam 
«  etiam  cum  iuramento  per  dilectos  filios  .  .  .  ambassiatores  provincia 
«  Patrimonii,  qui  affirmaverunt  quod  in  terris  dicti  Patrimonii  erat  non 
«  minor  indigentia  et  penuria  biadi  et  grani  quam  sit  in  civitate  ve- 
«  stra,  et  quod  ex  qualibet  modica  tracta  que  de  ipsis  nostris  terris 
«fieret  possent  magna  scandala  exoriri  »  {Reg.  Vatic.  n.  2^1,  e.  170  b). 
(i)  Dice  loro:  «et  si  iideni  officiales  contra  vos  excesserint,  ad 
«  talem  novitatem  non  debuissetis  prorumpere,  sed  ad  nos  primitus  per 
a  ambassiatorem  vel  litteras  vestras  habere  recursum,  quia  adhibuis- 
«  semus,  prout  adhibere  intendimus  in  hac  parte,  remedium  oportunum»: 
ed  aggiunge  «  in  brevi  super  turbatione  vestra  et  aliorum  tale  pone- 
«  mus  remedium,  quod  vos  et  ipsi  alii  poteritis  merito  contentari.  Dat. 
«  Avin.  .III.  non.  novemb.  a.  .v.  »  {Reg.  Vatic.  n.  2-jl,  ce.  70,  71). 
Questa  lettera  ed  altre  pure  datate  il  5  novembre  mostrano  chiaro  che 
la  ribellione  era  cominciata  fin  dal  mese  avanti,  e  non  scoppiò  solo 
nel  novembre,  come  afifermano  concordemente  cronisti  e  scrittori. 

(2)  Ivi,  e.  69,  2  novembre  137S. 

(3)  «  Dil.  filio  nob,  viro  Roberto  nato  et  locumtenenti  dilecti  filli 
«  nob.  viri  Nicolai  de  Ursinis  Patrimonii  rectoris.  Cum  notificatuni  sit 
«  nobis  quoJ  in  provincia  nostra  Patrimoni  b.  P.  in  Tuscia,  quam  prò 
«  dil.  filio  nob.  viro  genitore  tuo  eiusdem  provincie  rectore  gubernas, 
«alique  sunt  turbationes  et  novitates  exorte,  de  quibus,  cum  in  aliis 


La  dominazione  pontificia  nel  ^Patrimonio    143 

chiede  ai  Colonna,  agli  Orsini,  ai  Savelli  e  ad  altri  baroni 
romani  che  gli  prestino  efficace  concorso  (i).  Gli  preme  so- 
pratutto che  il  moto  non  si  estenda  ad  altri  centri  mag- 
giori ;  e  a  Toscanella,  Corneto,  Orvieto  e  Todi  scrive  di 
non  lasciarsi  sedurre  da  maligne  suggestioni,  ma  di  adope- 
rarsi anch'esse  per  il  buono  stato  della  provincia,  affinchè 
alla  sua  venuta  in  Roma,  nella  prossima  primavera,  possa 
trovarla  pacificata  e  quieta  (2)  ;  e  scrive  anche  a  Viterbo,  ag- 
giungendo che  la  sua  costanza  nella  fedeltà,  nonostante  le 
sollecitazioni  dei  tristi,  gli  era  cagione  di  grande  conforto  (3). 
Ma  oramai  ogni  promessa  di  rimedio  era  tardiva,  ogni  pre- 


«  provinciis  nostris  non  accidant,  plurìmum  admiramur,  nobilitatem  tuam 
«  requirimus  et  hortamur  attentius  mandantes,  quatenus  circa  reductio- 
«  nem  illorum  qui  ab  obedientia  diete  Ecclesie  seu  potius  eius  officia- 
«  lium  deviasse  dicuntur,  et  perseverantiam  fidelitatis  et  obedientie  alio- 
«  rum,  necnon  pacificationem  et  operationem  {sic)  quorumdam,  qui 
«  dicuntur  invicem  dissidere,  aliaque  prò  honore  ac  statu  diete  Ecclesie 
«  studeas  congruis  niodis  totis  tuis  viribus  laborare.  Dat.  Avin.  .111.  non. 
«  novemb.  a.   .v.  »  (ivi,  e.  71). 

(i)  Theiner,  op.  cit.  II,  doc.  590. 

(2)  Ecco  la  lettera  :  «  Admodum  displicenter  audivimus  certas  no- 
ce vitates  per  quosdam  populos  provincie  nostre  Patrimonii  b.  P.  in  T. 
«  fore  nuper  inconsultis  niotibus  attemptatas.  Quare  fidelitatem  vestram 
«  hortamur  attente  mandantes,  quatenus  in  nostra  fideli  constantia  et 
«  obedientia  diete  Ecclesie  inviolabiliter  persistentes  non  permittatis 
«  vos  seduci  malignis  suggestionibus  quorumcumque,  quinimo  circa  re- 
«  ductionem  deviantium,  pacificationem  discidentium  et  confortationem 
«  perseverantium  in  fidelitate  diete  Ecclesie  totis  vestris  conatibus  la- 
«  boretis,  ut  in  adventu  ad  partes  illas  futuro,  Deo  dante,  tempore  veris 
«  proxime  secuturi,  partes  illas  invenire  possimus  pacificatas  et  quietas. 
«  Nos  autem  ad  presens  super  hiis  certas  nostras  litteras  premittimus, 
«  et  de  proximo  prò  contentatione  populorum  de  efficaciori  remedio, 
«concedente  Domino,  curabimus  providere.  Dat.  Avin.  non.  novemb. 
«a.  .v.  »  {Reg.  Vatic.  n.  271,  e.  69  b). 

(3)  «  Dolenter  audivimus  quasdam  novitates  &c.  .  .  .  sed  in  eo  con- 
«  solamur  quamplurimum,  quod  vos,  ut  intelleximus,  requisiti  a  pre- 
te sumptoribus  talium  tante  iniquitati,  sicut  fideles  et  constantes  filii, 
«acquìescere  noluistis  &c.  .  .  .  Dat.  ut  supra  »   (ivi,  e.  71  b). 


144  ^^'  Q/intonelli 


ghiera  vana:  l'istesso  annunzio  del  prossimo  ritorno  papale 
non  valse  ad  arrestare  V  incendio,  che  in  più  punti  della 
provincia  rapidamente  si  propagò.  Montefiascone,  la  fida 
Montefiascone,  cui  il  pontefice  aveva  creduto  superfluo  di- 
rigere la  sua  parola  ammonitrice,  ribellò  ai  primi  di  no- 
vembre (i)  :  i  più  attaccati  alla  Chiesa  cercarono  sulle  prime 
opporsi  alla  marea  rivoluzionaria,  ma  poi  vi  furono  travolti, 
e  commisero  eccessi  anche  contro  il  loro  vescovo  che  era 
fi'ancese(2).  Viterbo  trattò  di  darsi  a  Francesco  Di  Vico, 
che  vi  s'introdusse  occultamente  il  i8  novembre,  levò  il 
popolo  a  rumore,  e  si  fé'  proclamare  signore  della  città  ; 
mentre  le  soldatesche  papali  corsero  a  rifugiarsi  nella  rocca, 
che  fu  subito  cinta  d'assedio.  Invano  Geraldo  mandò  la 
compagnia  dell'  Acuto  a  liberarle  :  appena  entrata  in  città, 
sopraffatta  dai  Viterbesi  furibondi,  fu  respinta  fuori  e  si 
sbandò.  Sopraggiunti  poi  aiuti  da  Firenze,  i  Viterbesi  die- 
dero un  più  forte  assalto  alla  rocca,  che  il  14  dicembre 
venne  in  loro  mani  e  fu  rasa  al  suolo  (3).  A  Francesco 
Di  Vico  scrisse  il  comune  di  Firenze,  salutandolo  liberatore 
della  patria,  ed  incoraggiandolo  a  compiere  l' impresa  (4)  ; 
ed  egli  sognò  per  un  momento  di  restaurare  la  fortuna  della 
sua  famiglia,  avendo  veduto,  dopo  Viterbo,  anche  Tosca- 
nella,  Corneto,  Amelia  e  Terni,  una  dopo  l'altra,  acclamarlo 
signore  (5).    Ferma    nella,  fedeltà    si   mantenne    Orvieto, 


(1)  Cronachetta  d' incerto  autore  nella  Raccolta  di  cronachetie  an- 
tiche (Firenze,  1735),  p.  204. 

(2)  Cosi  da  una  lettera  dei  Fiorentini  a  Bernabò  Visconti,  del  19  di- 
cembre, ov'  è  detto  :  «  lUi  de  Montefiascone,  quorum  rebellio  adliuc 
«  pendebat,  derobato  episcopo  suo  libertatem  totaliter  anhelaverunt  » 
(Gherabdi,  La  .guerra  dei  Fiorentini  con  papa  Gregorio  XI  in  Arch. 
stor.  italiano,  serie  }*,  voi.  V,  parte  11,  doc.  I2}). 

(})  Pma,  op.  cit.  ivi,  p.  576  sgg. 

(4)  Gherarui,  op.  cit.  doc.  99. 

(5)  Ivi,  docc.  106,  123,  126,  135.  V.  andie  Calisse,  I  Prefetti  ì. 
Vico,  p.  147- 


La  dominazione  pontifìcia  nel  'Patrimonio    145 

nonostante  gl'incitamenti  dei  Fiorentini  (i)  :  ivi  il  nome 
dei  Di  Vico  suonava  sinistro  ;  le  efferatezze  compiute  da 
Giovanni  negli  ultimi  anni  della  sua  dominazione  non  erano 
dimenticate;  e  d'altra  parte  i  pontefici  avevano  avuto  sempre 
gran  cura  di  non  menomarne  le  libertà  e  tutelarla  da  ogni 
vessazione.  Posta  fra  due  fuochi,  Viterbo  ribelle,  Todi  pur 
insorta  e  fremente,  essa  giura  serbarsi  fedele  alla  Chiesa,  e 
provvede  alacre  alla  propria  ditesa,  invocando  soccorsi  an- 
che da  Geraldo  (2). 

Le  nuove  del  Patrimonio  giungevano  ad  Avignone,  e 
vi  producevano  grande  sgomento.  Oramai  non  era  più  da 
firsi  illusioni  :  il  dominio  della  Chiesa  crollava  nuovamente 
sotto  il  peso  delle  iniquità  de'  suoi  ministri.  E  si  pensò 
finalmente  a  rimuovere  l' indegno  abbate  Geraldo.  Il  i"  di- 
cembre 1375  Gregorio  XI  emana  un  breve,  in  cui,  visto 
che  alcune  città  e  terre  della  Chiesa,  e  specialmente  Monte- 
fiascone,  Orte,  Narni  e  Rieti,  malcontente  del  regime  di 
Geraldo,  ricusavano  obbedirgli,  e  volendo  d'  altra  parte 
provvedere  al  loro  prospero  e  tranquillo  stato,  esonera  lui 
e  i  suoi  officiali  da  ogni  comando,  ed  incarica  l'esperto  e 
fido  siniscalco  Nicola  Spinelli  di  riformarle  e  ridurle  al- 
l'obbedienza coi  patti  e  condizioni  che  crederà,  e  governarle 
fino  all'arrivo  del  nuovo  vicario,  Pietro  Flandrin,  cardinale 
di  S.  Eustachio  (3).  Ma  non  era  ancora  giunta  in  Italia  la 

(i)  In  appendice  alla  Chrouka  Urhevetana  nella  nuova  ediz.  dei 
Rerum  Italkarum  Scriptores,  voi.  XV,  parte  v,  p.  205,  il  Fumi  pu- 
blica,  dall'Archivio  di  Stato  di  Firenze,  alcune  interessanti  lettere  della 
Signoria  al  comune  e  ai  signori  orvietani  perchè,  abolite  le  cittadine 
discordie,  entrino  tutti  nella  gran  lega  della  libertà.  Straordinaria  era 
l'attività  di  Firenze  pel  raggiungimento  del  nobile  scopo.  Nelle  lettere 
agli  Orvietani  dice  chiaro  non  esser  mossa  da  odio  alla  Chiesa  «  quam 
«  in  se  ipsam  sanctam  et  venerandam  ducimus  et  fatemur  »  ma  alla  ti- 
rannide dei  Francesi  «  quorum  ambitio  nihil  Italis  relinquebat  honoris, 
«  et  quorum  insatiabilis    avaritia  nihil  quod  non  raperet  dimittebat  » . 

(2)  Fumi,  Cod.  dipi.  d'Orvieto,  doc.  690. 

(3)  Append.  xiv. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  IO 


146 


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nuova  di  tale  provvedimento  che  Perugia,  ove  Geraldo  ri- 
siedeva, gli  si  sollevò  contro;  ed  egli  da  tutti  abbandonato 
si  rinchiuse  nella  fortezza,  donde  poi,  coU'aiuto  dei  Fioren- 
tini, fu  scovato  ed  espulso  (i).  Poco  dopo  Gregorio  emanò 
un  breve  a  tutti  i  popoli  delle  sue  terre,  in  cui,  dipingendo 
a  vivi  colori  le  funeste  conseguenze  della  ribellione,  li  esor- 
tava a  perseverare  nell'obbedienza,  o,  se  ribelli,  a  tornarvi, 
sicuri  del  suo  perdono  (2).  Vane  esortazioni  e  minacele. 
La  cacciata  di  Geraldo  aveva  accresciuto  il  generale  entu- 
siasmo di  libertà;  e  dalla  Romagna  ai  confini  della  Cam- 
pania era  tutto  un  fermento  di  ribellione.  Cosicché  anche  lo 
Spinelli,  essendo  ormai  inutile  l'opera  sua,  non  si  mosse  di 
Provenza (3). 

Se  anche  Roma  si  fosse  sollevata,  dice  il  suo  storico,  il 
papato  sarebbe  rimasto  per  sempre  esiliato  in  Avignone  (4). 
Noi  non  andiamo  tant'oltre  coi  nostri  giudizi.  Osserviamo 
solo  che  la  mancata  adesione  di  Roma  alla  gran  lega  na- 
zionale, da  Firenze  bandita,  anzi  la  sua  rottura  col  Di  Vico, 
che  di  quella  lega  era  il  carhpione  nel  Patrimonio,  molto 
influirono  perchè  in  alcuni  luoghi  di  questo  il  fermento  ri- 
voluzionario cominciasse  presto  a  sbollire.  Ciò  fu  primiera- 
mente in  Montefiascone.  Lasciato  passare  il  turbine  che  tutto 
avea  minacciato  travolgere,   il  partito  devoto  alla   Chiesa 


(i)  BoN'AZZi,  Storia  di  Perugia,  I,  485. 

(2)  Dice  loro  «  quod  si  pertinaces  et  rebelles,  quod  absit,  fueriiis  . . . 
«  repatiemini  intestinas  et  vicinorunidiscordias,omicidiaetproscriptiones 
«vicibus  altematis,  partialitatum  dissidia,  timorosas,  tcdiosas  ac  no- 
«  cturnas  et  diuturnas  custodias,  dimissionem  culture  agrorum  ex  qua 
«  ducitis  vitani  vcstram,  gabellas,  tallias  et  alia  onera  solito  graviora, 
«  guerrarum  insultus  et  predas,  ac  bladorum  et  arborum  sectiones,  et 
«  seditiones  interim  et  bella  sentietis,  quia  Ecclesia,  que  diversos  habet 
«  modos  et  nialleos,  vos  non  dimittet  in  pace  unquaiii ...»  (Fumi,  CoJ. 
diplom.  doc.  691). 

(3)  V.  l'ottimo  lavoro  di  G.  Romano,  Nicola  Spinelli  da  Giovi- 
naiio  in  Arch.  storico  per  le  Provincie  napoletane,  XX\',  418. 

(4)  Gregorovius,  op.  cit.  ivi,  p.  540. 


La  dominazione  poìitijicia  nel  'T*at rimonto    147 

rialzò  il  capo,  e  già  nel  marzo  1376  fé'  pervenire  ad  Avi- 
gnone una  supplica  del  comune  chiedente  grazia  e  miseri- 
cordia. Non  ribellione  era  stata  la  loro,  dicevano  i  Monte- 
fiasconesi,  come  dagli  emuli  si  era  voluto  asserire,  ma 
sola  inobedienza  agli  officiali  per  le  indebite  taglie  di  cui 
li  gravavano:  sempre  pronti  si  dicevano  a  cimentarsi  per 
lo  stato  e  l'onor  della  Chiesa.  E  Gregorio,  ricordando  la 
loro  provata  fedeltà  alla  Chiesa  stessa  anche  in  mezzo  alle 
sue  più  gravi  tribolazioni,  fu  sollecito  assolverli  da  ogni  pena, 
purgarli  da  ogni  macchia  d' infamia,  e  condonò  loro  anche  i 
cinquecento  fiorini  che  si  erano  obbligati  pagare  per  com- 
posizione agli  officiali  della  curia.  Volle  bensì  che  ad  ogni 
costoro  richiesta  scendessero  prontamente  in  campo  contro 
i  ribelli,  i  Viterbesi  specialmente  (i). 

Contro  il  capo  di  questi,  Francesco  Di  Vico,  che  avea 
tolto  al  comune  di  Roma  alcuni  castelli,  erano  già  uscite 
le  milizie  romane,  condotte  da  Giovanni  Cenci,  ed  accam- 
patesi fra  Toscanella  e  Montalto  (2).  Ciò  era  bastato  perchè 
anche  in  quella  contrada  il  partito  devoto  alla  Chiesa 
riprendesse  ardire,  e  si  unisse  a  quelle  in  combattere  il 
potente  barone,  che  tutto  a  suo  vantaggio  il  moto  rivolu- 
zionario avrebbe  rivolto.  Ludovico  Vitelleschi  in  ispecie, 
che  si  era  veduto  sfuggire  la  signoria  di  Corneto,  riaffer- 
rata che  l'ebbe,  fu  de'  principali  in  tener  testa  al  prefetto, 
che  si  faceva  forte  degli  aiuti  dei  Fiorentini  (3),  ed  aveva 
sempre  solida  base  in  Viterbo,  e  pur  fra'  Cornetani  stessi 
non  pochi  amici  e  seguaci.  Fra  questi  ultimi  era  anche  un 
Vitelleschi,  Giacomo  di  Pietro,  cui  Francesco  Di  Vico 
aveva  fatto  dare  in  custodia  dai  tutori  di  Guglielmo  di  Gio- 

(i)  Theixer,  op.  cit.  II,  doc.  595,  bolla  del  i9raarzoi376. 

(2)  Gregorovius,  op.  cit.  ivi,  pp.  540,  541. 

(3)  Nel  giugno  ebbe  la  bellicosissima  compagnia  dell'Ulfo  (Ghe- 
RARDi  cit.  doc.  241)  coU'aiuto  della  quale  sconfisse  presso  Capranica 
le  milizie  che  la  regina  Giovanna  inviava  al  pontefice  (Della  Tuccia, 
Cronache  di  Viterbo,  ediz.  Ciampi,  p.   37). 


148 


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vanni  viterbese  il  fortilizio  e  tenimento  di  Castellaccio,  a 
Guglielmo  concesso  dal  papa  in  perpetuo  e  nobile  feudo, 
con  obbligazione  per  parte  del  Vitelleschi  di  restituirlo  a 
suo  tempo  al  medesimo  o  a'  suoi  rappresentanti,  o  pagare 
altrimenti  quattromila  fiorini  (i).  Questo  castello  era  buon 
punto  d'appoggio  per  le  operazioni  contro  Corneto,  e  Gia- 
como ne  usci  più  volte  per  cavalcare  quel  territorio,  donde 
trasse  gran  numero  di  prigioni  e  prede  di  animali.  I  Cor- 
netani  erano  messi  in  dure  distrette  :  scrissero  al  rettore  in 
Montefiascone,  esponendo  le  gravi  offese  che  pativano,  e 
chiedendo  di  ricattarsene  sui  beni  dei  Viterbesi,  il  che  subito 
ottennero  (2). 

Intanto  da  Avignone,  donde  già  era  stato  scagliato  sopra 
Firenze  il  più  grande  anatema  che  bocca  di  pontefice  abbia 
mai  pronunziato  (3),  condanne  non  meno  gravi  si  fulmi- 
navano contro  il  Di  Vico  e  i  fautori  (4),  mentre  i  ma- 
gistrati locaU  facevano  il  resto.  Il  detto  Vitelleschi  ve- 
niva condannato  nella  confisca  dei  beni  e  nella  pena  del 
capo  (5).  Ciò  non  fu  senza  effetto.  Da  Firenze  stessa  par- 
tirono per  Avignone  legati  per  trattare  un  accordo,  auspice 


(i)  Append.  XVI.  In  Reg.  Vatic.  n.  26S,  e.  173  b,  è  un  breve 
del  25  agosto  1572  al  rettore  del  Patrimonio  perchè  immetta  il  tutore 
del  pupillo,  Nicola  vescovo  di  Viterbo,  in  possesso  del  feudo.  Vi  si  dice  : 
«Nuper  dilecto  filio  Guillermo  quondam  lohannis  Pauli  nato  pupillo 
«  Viterbiensi  eiusque  heredibus  ex  suo  corpore  descendentibus  utriusque 
«  sexus  fortalitium  quod  Castellacium  nuncupatur  et  eius  tenimentum 
«et  tenutellam  infra  provinciam  Patrimonii  prope  castrum  nostrum 
a  Cometi  et  iuxta  litus  maris  consistens .  .  .  sub  annuo  censu  unius 
«sparverii  singulis  annis  in  festo  apostolorum  Petri  et  Pauli  thesau- 
«  rario  diete  provincie  . . .  persolvendo,  cum  mero  et  mixto  imperio  et 
«omni  iurisdictione  in  perpetuum  et  nobile  feudum .. .  donavimus  et 
a  concessimus,  volentes  &c.  ». 

(2)  Calisse,  op.  cit.  doc.  172. 

(3)  Gregorovius,  op.  cit.  VI,  543, 

(4)  Calisse,  op,  cit.  doc.  171. 

(5)  Append.  cit. 


La  dominazione  pontificia  nel  T*atrimonio    149 

la  fervidissima  verginella  senese,  mentre  nello  Stato  eccle- 
siastico il  moto  rivoluzionario  continuò  a  circoscriversi  sem- 
pre più,  e  l'opera  degli  amici  della  Chiesa  a  spiegarsi  ovun- 
que più  valida  ed  efficace. 

Così  nel  Patrimonio  la  ribellione,  che  erasi  già  arre- 
stata alle  frontiere  dei  domini  dei  Farnese,  non  fece  più,  in 
tutta  la  vasta  zona  soggetta  alla  loro  influenza,  progresso 
alcuno  :  Bolsena  ed  Acquapendente,  che  avevano  cominciato 
a  non  obbedire  (i),  si  rimisero  ben  presto  :  Proceno  si  tenne 
salda  nella  fedeltà,  e  le  mene  dei  sovvertitori  sventò  con  esem- 
plari castighi  (2)  :  ugualmente  Radicofani,  vigorosamente  di- 
fesa da  Guasta  di  Pone  coi  suoi  numerosi  clienti  (3)  ;  mentre 
nel  contado  orvietano,  seminato  di  tante  rocche  e  castelli, 
i  Monaldeschi  ed  i  Montemarte  contesero  palmo  a  palmo 
il  terreno  ai  nemici,  che  però  riescirono  a  togliere  a  Pietro 
Orsino  de'  Monaldesclii  il  castello  di  Collelungo  (4);  e  nella 
Teverina  i  figli  di  Ugolinuccio  d'Alviano  si  fecero  più  ani- 
mosi contro  quei  di  Giannotto,  aderenti  al  Di  Vico  (5),  e 
la  piccola  Bassano  resistè  impavida  agli  Ortani,  che  ne  di- 
sertarono il  territorio  (6). 


(i)  Gherardi  cit.  doc.  106. 

(2)  In  un  breve  di  assoluzione  del  16  aprile  1377  si  dice  che  in 
Proceno  «  prò  conservando  illud  in  obedientia  et  fidelitate  Ecclesie,  ad 
«  terrorem  aliquorum  nonnulla  delieta,  crimina  et  excessus  perpetrata 
fuerunt»  {Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  71). 

(3)  Append,  XXIV. 

(4)  Risulta  ciò  da  un  breve  del  2  gennaio  1378  al  medesimo, 
ov'  è  detto  «  castrum  Collislongi  Urbevetane  diocesis,  quod  ad  te,  ut 
«  asseris,  pieno  iure  pertinet,  et  in  cuius  possessione  existebas,  per 
«  hostes  et  rebelles  nostros  et  Romane  Ecclesie  captum  et  tibi  violenter 
«  ablatum  fuit  propter  fidelitatem  et  obedientiam,  quam  tu  et  proge- 
«  nitores  tui  ad  predictam  Ecclesiam  gessistis,  prout  adhuc  geritis  » 
{Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  135  b). 

(5)  Append.  XX. 

(6)  Theiner,  op.  cit.  doc.  611,  ov'è  detto  che  gli  Ortani  «  pre- 
«  dictis  universitati  et  singuiaribus  personis  de  dicto  castro  (Bassani), 


150 


•  dy\/.  oAntonelli 


Anche  nella  guerra  coi  Cornetani  il  prefetto  andò  per- 
dendo terreno,  specie  dopo  che  Toscanella  ebbe  aperto  le 
porte  alle  milizie  romane  (i). 

Il  pontefice  persuaso  ormai  che  non  era  più  da  procra- 
stinare il  ritorno,  partì  il  13  settembre  1376  da  Avignone, 
e  il  2  ottobre  salpò  da  Marsiglia  per  l'Italia. 


IX. 

Il  ritorno  della  Sede  e  la  restaurazione 
della  pace. 

La  venuta  del  papa,  sospirata  da  tanti  come  il  sorgere 
di  un'  èra  novella,  non  valse  a  disarmare  i  più  ostinati  ri- 
belli, incitati  sempre  da  Firenze,  che  con  Gregorio  aveva 
già  rotto  ogni  trattativa.  Nel  dicembre  stesso,  approdato 
egU  appena  a  Corneto,  il  Di  Vico  ricevette  armati  da  Fi- 
renze per  continuare  la  guerra  ;  e  con  essi  battè  un  corpo 
di  quattrocento  cavalieri,  che  il  papa  aveva  mandato  avanti 
per  proseguire  il  viaggio  per  Roma  (2).  Gregorio,  accolto 
con  grandi  feste,  si  trattenne  a  Corneto  per  più  di  un  mese; 
ed  ivi  cominciò  subito  a  dimostrare  con  opportune  conces- 
sioni la  sua  gratitudine  ai  difensori  della  sua  causa. 


«  prò  eo  quia  in  obedientia  et  devotione  nostra  permanebant,  prout 
«  permanent,  ipsorum  vineas  et  arbores  scindendo,  et  frumenta  et  alia 
«biada  comburendo,  diversa  eis  dampna  et  iniurias  irrogarunt . . .  ». 

(r)  In  un  breve  di  assoluzione  per  i  chierici  di  Toscanella  del 
7  maggio  1377  si  dice  che  «  civitas  ipsa,  de  anno  proxime  preterito 
«  per  nonnuUos  processus  auctoritate  apostolica  factos  ex  eo  supposita 
«(fuit)  ecclesiastico  interdicto,  quod  cives  et  commune  diete  civitatis 
«  1  subiectione  et  obedientia  Romane  Ecclesie,  in  quibus  tunc  existe- 
«  bant,  eidem  Ecclesie  rebellando  se  subtraxerant,  ac  propter  timorem 
«tirannorum  eis  circumstantium  dilectis  filiis  populo  Romano  se  sub- 
«  miserant  ac  ipsorum  gentes  armorum  receperant»  {Reg.  Aven.  Greg.XI 
cil.  e.  390  B). 

(2)  Calisse,  op.  cit.  p.  149  sg. 


La  domina\ioiie  pontificia  nel  Tatrimonio    151 

Benemerito  in  special  modo  era  Ludovico  Vitelleschi, 
che  per  la  difesa  di  Corneto  aveva  sostenuto  fatiche  e  danni 
non  pochi,  ed  aveva  fatto  sì  che  il  papa,  dopo  il  fortunoso 
viaggio  marittimo,  vi  trovasse,  appena  sbarcato,  asilo  si- 
curo. A  lui  aveva  già  concesso  a  vita  il  godimento  di  tutti 
i  beni  confiscati  ad  alcuni  ribelli  in  Viterbo,  Tolfanova  e 
Civitavecchia,  con  patto  bensì  di  restituirli  in  tutto  o  in 
parte,  dietro  giusto  compenso,  quando  al  papa  piacesse 
nell'interesse  della  pace  ordinarlo (i):  ed  ora  gli  concedeva 
la  quarta  parte  del  tenimento  di  Rocca  di  Glorio,  già  do- 
nato alla  Chiesa  da  un  altro  cornetano,  tal  Pucciarello 
di  Cello  (2)  :  e,  più  tardi,  gli  aggiungeva  tutti  i  proventi 
della  Chiesa  in  Centocelle,  consistenti  nei  pascoli  e  nelle 
ghiande,  del  valore  di  centoquaranta  fiorini  all'anno,  revo- 
cando la  concessione  già  fiutane  da  Urbano  V  alla  mensa 
vescovile  di  Montefiascone  (3).  Un  altro  cornetano,  Angelo 

(i)  Append.  XV. 

(2)  Reg.  Fatte,  n.  2S8,  e.  92,  breve,  da  Corneto,  4  gennaio  1377. 
Cf.  Fabre,   Un  registre  canterai  cit.  p.  28. 

(3)  «Dil.  filio  nobili  viro  Ludovico  Pucii  domicello  de  Gjmeto, 
(f  Tuscanen.  dioc.  Plenitudo  dilectionis  et  munificentie  largitatis  Sedis 
«  apostolice  licet  extendatur  libcraliter  ad  cunctos  Ecclesie  Romane 
«  filios  et  devotos,  habundantius  tamen  erga  illos  exuberat,  quos  pro- 
«  bavit  in  lìdei  nitore  pret'ulgidos,  magnanimitate  constantes,  ac  in  exhi- 
«  bitione  servitiorum  grandium  fructuosos.  Attendentes  itaque  sincere 
«  devotionis  obsequia  et  fidelitatis  constantiam,  quibus  nos  et  prefa- 
«  tam  Ecclesiam  in  conservatione,  manutentione  et  defensione  castri  de 
«  Corneto  . . .  sub  nostra  et  eiusdem  Ecclesie  devotione  et  obedientia» 
«  frenientibus  istis  temporibus  . . .  niultis  adversum  nos  et  ipsam  Ec- 
«  clesiam  rebellionum  et  novitatum  procellis,  filialiter  prevenisti,  non 
«  sine  periculis,  laboribus  et  expensis,  volentesque  propterea  tibi  prò 
«  tui  status  augmento  de  alicuius  remunerationis  premio  providere,  tuis 
«  in  hac  parte  supplicationibus  inclinati,  tibi  quamdiu  vixeris  in  huma- 
«  nis,  teque  vita  functo  liberis  tuis  legitimis  .  .  .  universos  et  singulos 
«  fructus,  redditus  et  proventus  castri  Centumcellarum  diete  diocesis . . . 
«  quos  in  eodem  castro  eiusque  territorio  dieta  Ecclesia  percipere  con- 
ce suevit  ac  levare  . . .  concedimus  et  donamus.  Non  obstante  quod 
«  iidem  fructus   ìxc.  per  fé.  re.  Urbanum   papam    V   predec.   nostrum 


152 


qM.  oAntonelli 


Tardi,  rimunerò  col  cedergli  per  tre  anni  i  proventi  di 
Pianfiisano  presso  Toscanella,  del  valore  annuo  di  cinquanta 
fiorini  (i).  A  tutti  i  Cornetani  poi  che,  pentiti  presto  della 
ribellione,  erano  tornati  all'obbedienza,  e  con  tanto  entu- 
siasmo lo  avevano  accolto,  accordò  assoluzione  plenaria 
dalle  scomuniche  ed  altre  pene  incorse  (2):  mentre  a  quelli 
di  loro  che,  usciti,  aderivano  tuttora  al  Di  Vico,  proibì  di 
mai  più  rientrare  a  Corneto  (3).  Speciale  assoluzione  con- 
cesse a  Giacomo  Vitelleschi  e  ai  tìgli  Angelo  e  Guiduccio, 
che,  pentiti,  aveano  rimesso  nelle  mani  sue  il  Castellac- 
elo (4)  ;  e  mandò  anche  ai  magistrati  Capitolini  di  cassare 
i  processi  che  avevano  fatto  contro  di  loro  (5).  Concesse 
inoltre  a  vita  i  beni  confiscati  ai  ribelli  di  Montalto,  fra 
cui  era  il  priore  della  collegiata  iVngelo  di  Gerardo,  ai  fidi 
nobili  Pietro  di  Bartolomeo  di  Montefiascone,  ed  Angelo 
di  Puccio  di  Canino,  perchè  li  godessero  metà  per  cia- 
scuno (6). 


«  mense  episcopali  Montisflasconensi  dudum  concessi  et  uniti  fuisse  di- 
«  cantur,  quam  quidem  . . .  concessionem  et  unionem  . . .  revocamus, 
«facturi  tamen  ven.  fratri  episcopo  Montisflasconensi  exinde  compen- 
«  sationem  decentem  &c.. . .  Dat.  Rome  ap.  S.  Petrum  .vii.  id.  februar.. 
«an.  .VII.»  {Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  i).  Cf.  Ughelli,  Italia  sa- 
cra, I,  975. 

(1)  «...  universos  et  singulos  fructus,  redditus,  iiira  et  emolumenta, 
«  qui  et  que  per  officiales  Romane  Ecclesie  in  et  super  territorio  de 
«  Pianfasano  Tuscanen.  dioc.  percipi  et  levari  consueverunt ...»  (ivi, 
e.  28,  breve  del  27  gennaio  1377). 

(2)  Ivi,  e.  344  B,  breve  del  6  gennaio. 
(5)  Calisse,  op.  cit.  doc.   175. 

(4)  Append.  XVI. 

(5)  Theiner,  op.  cit.  II,  609. 

(6)  «...  medietatem  domorum,  vinearum,  terrarum,  pratorum,  ne- 
«  morum.  molendinorum  et  aliarum  possessionum  et  bonorum  ac  iurium 
«  et  pertinentiarum  iilorum  in  castro,  territorio  et  districtu  Montisalti 
«  Tuscanen.  dioc.  consistentium,  et  olim  ad  quondam  Toscanuni  Fran- 
«cisci,  Cutium  Bardarli,  Colam  Sachi  et  eius  sororem,  Cresce  Sachi, 
«Rubeum  domine  Sciane,  lohannucium  Colini,  Cicharellum  Sperante, 


La  domina^ioìie  pontifìcia  nel  'Patrimonio    153 

Partito  da  Corneto  il  13  gennaio,  Gregorio  giunse  a 
Roma,  per  mare,  il  17.  Sua  prima  cura  fu  la  guerra  con- 
tro i  ribelli  ;  ma  non  cessò  nello  stesso  tempo  di  rimeritare 
quelli  che  erano  rimasti  fedeli,  man  mano  che  veniva  a 
conoscerne  le  aspirazioni  e  i  bisogni. 

Con  quei  Viterbesi  specialmente,  che,  per  non  darsi  al 
Di  Vico,  avevano  subito  spese  e  danni  gravissimi,  si  mostrò 
in  particolar  modo  benevolo.  Certi  Antonio  e  Benecasa  di- 
chiarò esenti,  insieme  ai  loro  successori  in  perpetuo,  da  tutti 
i  dazi  ed  imposte  comunali;  ad  Antonio  commise  inoltre 
a  vita  r  ufficio  di  cancelliere  della  città,  e  a  Benecasa  quello 
di  procuratore  dei  diritti  della  camera  della  medesima  e  di 
notaro  della  minor  somma  (i).  Andrea  Capocci,  dottore  in 
legge,  che  era  stato  spogliato  dal  Di  Vico  di  ogni  suo  avere, 
e  ridotto  con  cinque  figli  alla  miseria,  si  ebbe,  dei  beni 
confiscati  al  comune  di  Viterbo  e  a  Giovanni  di  ser  Egi- 
dio nel  tenimento  di  Sipicciano  e  di  Selva  Pagana,  tanti 
quanti  avrebbero  potuto  dargli  un  reddito  di  cento  fiorini  (2)  : 
Giovanni  Ceccarelli,  il  campo,  una  volta   viridario  papale, 

«  et  Vanucluni  de  Capalbia  de  Montealto,  necnon  ad  condam  Ange- 
«  lum  Gerardi  priorem  secularis  et  collegiate  ecclesie  de  Montealto, 
«  ratione  persone  sue,  nunc  vero  ad  Romanam  Ecclesiam  spectantium, 
«prò  eo  quod  camere  provincie  Patrimonii  ...  propter  crimina  et  ex- 
«  cessus  alios  per  predictos  nominatos  superius  adversus  eandeni  Ec- 
ce desiam  nequiter  perpetrata,  et  ex  certis  iustis  et  aliis  causis,  confi- 
«  scata  et  applicata  fuerunt,  pertinentium  . . .  preter  domum  palatiuni 
«  Prioris  nuncupatam  ...  que  dudum  ad  eundeni  Angelum  priorem  per- 
«  tinebat . . .  »  {Rei;.  Aven.  Greg.  XI,  XXVIII,  510B,  512,  brevi  del 
18  dicembre  15  76). 

(i)  Questi  brevi,  datati  il  28  febbraio,  sono  in  Recr.  Aven.  Greg.  XI, 
XXIX,  185  B,  186.  Essi  ne  mostrano  anche  la  grande  ingerenza  della 
Chiesa  nelle  cose  del  comune,  al  quale,  dice  il  Pinzi,  «  dopo  la  som- 
«  mossa  del  1 367,  non  solo  era  stato  tolto  il  diritto  di  amministrarsi 
«  da  per  sé,  ma  tutti  i  suoi  proventi  civici  venivano  maternamente 
«percetti  ed  ingoiati  (sic)  dalla  camera  apostolica,  che  solo  una  pic- 
«cola  parte  ne  assegnava  alle  spese  della  città»  (op.  cit.  p.  564'». 

(2)  Append.  xviii. 


154 


presso  le  mura  e  il  luogo  dove  sorgeva  la  rocca,  con  patto 
di  ridurlo  all'antica  coltura,  e  revocando  ogni  concessione 
già  fatta  del  medesimo  (i):  Cola  Scolari,  cui  era  stata  scac- 
ciata la  moglie  con  cinque  figli  da  Viterbo,  e  spogliata  di 
tutti  i  beni  dotali,  ed  egli  stesso  preso  poi  in  guerra  dal 
Di  Vico,  e  privato  di  due  cavalli,  e  quindi  costretto  per  ri- 
scattarsi a  pagare  una  grossa  somma,  i  beni  confiscati  a  Gio- 
vanni di  Sciarra  cugino  del  Di  Vico,  e  a  Cobuzio  castel- 
lano di  Celleno,  per  un'  annua  rendita  di  venti  fiorini,  e  di 
più  la  castellania  stessa  di  Celleno  con  tutti  i  suoi  diritti 
ed  emolumenti  (2), 

E  colle  castellanie  e  coi  beni  confiscati  sodisfece  anche 
alcuni  delle  paghe  loro  dovute  per  essere  stati  ai  servigi 
della  camera.  Per  questo  titolo,  come  anche  per  i  danni  e 
spese  subite,  avendo  dichiarato  la  camera  debitrice  verso 
Ugolino  di  Corbara  della  somma  di  duemila  fiorini,  diede 
a  questi  in  pegno  il  castello  di  Piansano  (che  già  teneva 
per  concessione  decennale  per  aver  pagato  al  Tavernini,  cui 
quel  castello  era  impegnato,  la  somma  dalla  camera  dovu- 
tagli), con  facoltà  di  percepirne  i  proventi  tutti,  finche  non 
fosse  sodisfatto  dell'  intero  suo  avere  (3).  E  a  Neruccio  di 

(i)  «...  campum  sìtum  »,  è  detto  nel  breve  relativo  del  13  mag- 
gio, «  iuxta  muros  Viterbienses  et  locum  ubi  roccha  diete  civitatis  esse 
«  consuevit,  et  in  quo  viridarium  papale  esse  solet,  cuni  omnibus  iu- 
«  ribus  et  pertinentiis  suis,  ita  tamen  quod,  prout  ad  id  te  liberaliter 
«  obtulisti,  campum  ipsum  bene  et  diligenter  colas,  aut  coli  facias,  et 
«  ad  viridarium  et  ortum  reduci  ;  non  obstante  quacumque  donatione . . . 
«  Gueptio  de  Vitcrbio  vel  cuicumque  alteri  de  dicto  campo  forsitan 
«  facta,  quam  ex  nunc  totaliter  revocamus...»  (Reg.  Aven.  cit.  e.  301  b). 
La  detta  donazione  a  Gliezzo  era  stata  fatta  da  Urbano  \  il  22  giu- 
gno 1370,  con  patto  di  nulla  edificare  nel  medesimo  «quod  vergere 
«  possit  in  detrimentum  seu  preiudicium  fortitudinis  rocche  »  e  di  per- 
mettere al  castellano  e  ai  suoi  famuli  «  per  ortum  ipsum  honesto  modo 
«  et  sine  destructione  olerum  et  fructuum  dicti  orti  incedere  spatiando  ■ 
(,Reg.  Aven.   Vrb.   V,  XXII,  452  b). 

(2)  Append.  XIX. 

(3)  Append.  XVII. 


La  dominazione  pontificia  nel  Tatrimonio    155 


Enricuccio  di  Soriano,  che  fin  dal  principio  della  ribellione 
avea  virilmente  combattuto  contro  i  nemici,  die'  in  com- 
penso le  castellarne  di  Bassanello  e  Palazzolo(i).  E  a  Lu- 
dovico Vitelleschi  concesse  di  pagarsi  de'  suoi  stipendi  coi 
beni  mobili  di  alcuni  ribelli  viterbesi,  e  a  Giovanni  Muz- 
zarelli  di  Corneto  con  altri  per  un  valore  di  centocinquanta 
fiorini  (2). 

Mentre  con  queste  ed  altre  concessioni  si  rinsaldava  la 
devozione  dei  fedeli,  a  vincere  l'ostinatezza  dei  ribelli  si 
arruolavano  milizie,  si  ricevevano  nuovi  aiuti  dalla  regina 
Giovanna,  e  si  fidava  anche  molto  su  quella  terribile  banda 
di  Brettoni,  che  Gregorio  aveva  già  mandato  contro  Firenze 
e  Bologna,  ed  erasi  resa  tristamente  famosa  colle  stragi  di 
Faenza  e  Cesena. 

Il  Di  Vico,  mortogli  il  fratello  Battista,  ed  a  corto  di 
uomini  e  di  denaro,  pareva  disposto  a  cedere,  ma  Firenze 
lo  infervorava  alla  lotta  e  gli  mandava  aiuti.  Il  17  aprile  1377 
il  papa  emanò  contro  di  lui,  contumace,  bolla  fierissima  di 
condanna,  con  aggravamento  di  tutte  le  pene  già  incorse. 

(i)  Dil.  filio  nobili  viro  Nerutio  Henrigucii  de  Suriano  domicelio 
«  Orlane  diocesis  . . .  Petitio  prò  parte  tua  nobis  nuper  exhibita  conti- 
«  nebat,  quod  tu  a  principio  rebellionis  et  novitatis  in  terris  et  locis 
«  Provincie  nostre  Patrimonii  .  . .  novissime  exortarum,  de  mandato 
«  dilecti  filii  nostri  Geraldi  . . .  tunc  in  nonnuUis  terris  Romane  Eccle- 
«  sìe  subiectis  . . .  vicarii  generalis,  et  dilecti  filii  nobilis  viri  Nicolai 
«  comitis  Nolani  . . .  predicti  Patrimonii  rectoris,  contra  Viterbienses 
«  et  alios  ipsius  Ecclesie  hostes  et  rebelles  dimicando  viriliter  obse- 
«quiuni  prestitisti,  et  quod  tibi  de  tuis  prò  huiusmodi  servitio  et  la- 
«  bore  stipendiis  non  extitit  plenarie  satisfactum.  Nos  igitur  premissa 
«  servitia,  sicut  prefcrtur,  per  te  nobis  et  Ecclesie  predicte  fideliter  im- 
«  pensa,  et  que  te  impensurum  speramus  in  posterum  attendentes . .  . 
«  tibi  in  recompensationem  servitiorum  huiusmodi  castellanias  castro- 
«  rum  nostrorum  Vassanelli  et  Palai;coli  . .  .  tenendas,  regendas  et  gu- 
«  bernandas  per  te  usque  ad  nostre  beneplacitum  voluntatis  . .  .  conce- 
rt dimus  &c.  ...  Dat.  Rome  ap.  S.  Petrum  .vi.  non.  maii,  an.  .vii.» 
(Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  217). 

(2)  Ivi,  e.  590. 


156  qM.  oAntondh 


Vi  ricordava  specialmente  le  atroci  offese  da  lui  recate  ai 
fedeli  e  ai  pellegrini,  per  terra  e  per  mare,  dal  porto  di  Civi- 
tavecchia ove  teneva  pirati  (i).  Gli  rispose  il  Di  Vico  con  un 
attacco  contro  Montefiascone,  così  violento,  che  quegli  abi- 
tanti fecero  sapere  al  papa  di  non  poter  resistere,  se  non 
fossero  prontamente  soccorsi  di  viveri  e  d'armi.  Gregorio 
scrisse  subito  al  vicario  Pietro  di  provvederli  di  tutto,  onde 
potessero  non  pur  resistere  ma  offendere  (2).  E  il  Di  Vico 
di  lassù  fu  respinto:  ma  nella  contrada  all'intorno  ottenne 
qualche  successo  notevole.  Battè  più  volte  le  milizie  della 
regina;  occupò  Bolsena;  e  presso  Viterbo  sconfisse  un 
corpo  di  pontifici,  fra  i  quali  era  il  nipote  stesso  del  papa, 
Raimondo  di  Turena,  che  fece  prigione  (3).  Allora  a  fiac- 
cargli l'ardire  si  chiamarono  i  Brettoni.  I  quali  andarono 
subito  contro  Bolsena,  che  presero  e  saccheggiarono,  facendo 

(i)  «...  sepedictLis  Franciscus,  tamquam  obstinatus  et  in  pro- 
«  fundum  malorum  collapsus,  dicti  sui  fratris  (_Baptiste)  casum  multum 
«  formidabile  non  formidans,  in  sue  rebellionis  hostilitatis  et  persecu- 
«  tionis  duritia  obstinata  persistens,  non  verens  etiam  excommunica- 
«tionis  et  anathematis  sententias,  que  annuatim  in  Cena  Domini  con- 
«  tra  piratas  ac  eos  tenentes  eisque  dantes  auxilium,  consilium  vel 
«  tavorem  per  nos  sunt  prolate,  in  castro  et  portu  Civitatis  veteris 
«  Tuscanensis  diocesis,  prout  est  notorium,  piratas  diutius  tenuit  prout 
«  tenet  et  fovet,  easdem  sententias  dampnabiliter  incurrendo,  et  non 
«  solum  non  curat  ad  gremium  diete  Ecclesie  in  compunctionis  spiritu 
«  et  cordis  humilitate  redire,  sed  contra  prefatam  Ecclesiam  eìusque 
«  fideles  necnon  peregrinos  et  alios  per  mare  et  per  terram  transeun- 
«tes,  faciendo  eos  capi,  carcerari,  spoliari,  mutilar!,  torqueri,  immaniter 
«cecidi  ac  committi  incendia  et  rapinas  et  alia  multa  mala  que  vix 
«  posset  sermo  explicare  prolixus  &c.  »  (Ardi.  Vatic.  hìstr.  Misceli,  ad 
an.  1377). 

(2)  Theinhr,  op.  cit.  II,  doc.  613  (io  maggio  1377)  Con  altra 
lettera  del  25  maggio  mandò  al  rettore  del  Patrimonio  di  far  loro 
giustizia  circa  i  «  multa,  magna  et  gravia  dapna,  gravamina  et  iniurias  » 
che  i  Viterbesi  e  il  Di  Vico  «  a  tempore  rebellionis  usque  nunc  eisdem 
«  communi  ac  singularibus  personis  indebite  et  iniuste  intulerunt  et 
«  inferunt  incessanter  »  (Kf;.'.  Avtn.  Greg.  XI,  XXIX,   524  b). 

(3)  Calissk,  op.  cit.  pp.   IS2,  i;3. 


La  domiiiaiioiie  pontijicia  nel  'Patrimonio    157 

strage  degli  abitanti;  poi,  da  Montefiascone  si  precipitarono 
su  Viterbo,  ed  inflissero  al  Di  Vico,  uscito  a  combatterli, 
una  rotta  tremenda  (i).  Questi  capi  allora  non  essere 
più  del  suo  interesse  il  far  causa  comune  coi  Fiorentini, 
che  erano  già  stati  abbandonati  da  molti  degli  alleati,  e, 
staccatosi  anch' egli  dalla  lega,  fece  al  papa  proposte  di 
pace. 

Lunghe  e  laboriose  furono  le  trattative,  avendo  giusta- 
mente voluto  il  pontefice,  per  far  opera  completa  e  dure- 
vole, che  vi  fossero  compresi  anche  i  Romani,  che  tanta 
parte  aveano  preso  alla  guerra,  e  che  avcano  giurato  ai 
Di  Vico  odio  implacabile.  Alla  fine,  auspice  il  papa  ed  alla 
sua  presenza,  il  30  ottobre  fu  stipulato  l'accordo.  Per  esso  i 
Di  Vico  perdettero,  fra  altro,  oltre  al  dominio  di  Carcari, 
quello  di  Trevignano,  loro  antichissimo  feudo  che,  conqui- 
stato dai  Romani  durante  la  guerra,  si  convenne  dovesse 
ai  Romani  rimanere  (2).  E  il  27  dicembre  Gregorio  emanò 
bolla  di  assoluzione  dalle  pene  ecclesiastiche  a  favore  dei 
Di  Vico  nonché  delle  città  di  Viterbo,  Amelia,  Terni  e 
delle  altre  terre  loro  aderenti  (3).  L'anno  1377  si  chiuse 
cosi,  dopo  tanta  procella  di  eventi,  con  un  mite  bagliore 
di  pace. 

Anche  altri  focolari  di  ribellione  invero,  dopo  la  ricon- 
ciliazione del  Di  Vico  col  pontefice,  si  erano  andati  estin- 
guendo. In  Narni  e  in  Sabina  Gregorio  avea  nominato  fin 

(i)  Cron.  senese  in  Muratori,  Rer.  Italie.  Script.  XV,  252.  Pinzi, 
op.  cit.  p.  389. 

(2)  Il  23  luglio  il  papa  avea  mandalo  al  vescovo  di  Sutri  di  as- 
solvere Trevignano  per  l'obbedienza  e  gli  aiuti  prestati  ai  Di  Vico 
«  cum  universitas  et  persone  predicti  ab  obedientia  et  subiectione  Lu- 
ce dovici  et  Francisci  predictorum  se  subtraxerint,  et  sub  dominio  di- 
ce lectorum  filiorum  populi  Romani  regantur  et  gubernentur,  et  ad  fide- 
«  Htatem  et  obedientiani  nostram  et  Romane  Ecclesie  sint  reducti  » 
{Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  365). 

(3)  Per  maggiori  dettagli  su  questo  punto  v.  Calisse,  op.  cit. 
p.   155  sg. 


1^8 


€\i.  oAntoìivlli 


dall'agosto  governatore  e  riformatore  Luca  vescovo  di  Narni, 
affinchè  si  adoperasse  a  far  tornare  que'  luoghi  all'obbe- 
dienza (i);  e  l'opera  sua  non  era  stata  inutile:  Buccio  Or- 
sini e  i  figli  di  Francesco,  feudatari  di  molte  terre  in  Sa- 
bina, che  avevano  già  fatto  lega  coi  ribelli  e  occupato 
Narni,  tornarono  a  fare  omaggio  al  pontefice,  che  U  rein- 
tegrò subito  nel  possesso  dei  loro  feudi  (2). 

Punire  la  rivolta,  ricompensare  la  fedeltà,  era  una  dop- 
pia conseguenza  di  un  principio  di  giustizia,  che  Gregorio 
cercò  applicare  con  grande  equanimità  (3).  Già  demmo  pa- 
recchi esempi  di  beni  confiscati  ai  ribelli,  e  fatti  premio  ai 
devoti.  Ora  altri  ne  daremo  di  concessioni,  immunità  e  pri- 
vilegi per  tutti  quei  comuni  e  baroni  che,  fermi  nella  fe- 
deltà, si  erano  opposti  al  dilagare  della  rivolta. 

Primo  fra  tutti  Orvieto.  Già  il  vicario  Pietro,  con  de- 
creto del  23  aprile  1377,  aveva  rimesso  al  comune,  in 
considerazione  dei  danni  subiti,  tutti  i  debiti  che  per  qual- 
siasi ragione,  di  taglie  arretrate,  paga  di  milizie,  contributo 
alla  costruzione  della  rocca,  aveva  colla  camera  aposto- 
lica (4).  Gregorio  XI  poi,  con  breve  del  25  giugno,  con- 
fermò solennemente  l'ordinanza  di  Bonifacio  Vili  sul  re- 
gime delle  terre  della  Val  di  Lago,  che  un  anno  dalla 
Chiesa,  un  anno  da  Orvieto  doveva  essere  tenuto,  abolendo 
ogni  nota  d'infamia,  in  cui  pel  passato  il  comune  potesse 
essere  incorso,  e  per  effetto  della  quale  dai  privilegi  del- 
l'ordinanza  stessa  potesse   dirsi   decaduto  (5).  E  con   altro 


(1)  Reg.  Aven.  Greg.  XI  eh.  e.   117B. 

(2)  Reg.  Aven.  Greg.  XI  cit.  e.  432,  breve  del  25  dicembre  1577. 
(5)  L'Epinois,  Le  gouverucment  des  papes  et  les  rh'ohitions  dans  les 

états  de  ì'Egìise  (Paris,  1865),  p.  354. 

(4)  Fumi,  op.  cit,  doc.  695. 

(5)  Ricorda  nel  breve  il  grave  litigio  insorto  al  tempo  di  Ur- 
bano V  (v.  Archivio,XX\,  5 25) e  prosegue  «Nos  itaque  considerantes  ve- 
«  stre  sincere  et  grate  fidelitatis  constantiam  erga  nos  et  dictam  Eccle- 
«  Siam  diutius  comprobatam,  presertim  hiis  temporibus  procellosis . . . 


La  domiìia-{ioìie  pontificia  nel  'Tatrimonio    159 

del  7  ottobre  decorò  la  città  del  privilegio  dello  Studio  ge- 
nerale: annuì  alla  domanda  di  rimozione  del  castellano, 
persona  non  accetta,  che  si  era  permesso  perfino  imprigionare 
i  Sette  del  comune,  col  pretesto  del  non  pagatogli  stipen- 
dio (i);  ed  all'altra  sulla  residenza  abituale  del  vicario  papale 
in  Orvieto  (2). 

Fra  i  baroni  orvietani  che  più  si  segnalarono  nella  di- 
fesa della  città  e  nella  guerra  ai  ribelli  fu  Pietro  Orsino 
de'  Monaldeschi  (3),  i  cui  vassalli  di  Roccasberna,  Cornobar- 
dano  e  Tor  Tiberina,  fra  tutti  circa  quaranta  flimiglie,  erano 
stati  da  lui  talmente  gravati,  per  la  guerra,  da  avere  ormai 
appena  di  che  sostentarsi  ;  per  il  che  fece  domanda  al  papa 
onde  volesse  esonerarli  dall'annuo  sussidio  di  settanta  fio- 
rini che  dovevano  alla  camera:  ed  il  papa  non  solo  questo 
accordò,  ma  li  esonerò  anche  da  ogni  prestazione  dovuta 
al  comune  d'Orvieto,  e  li  assolvette  anche  dagli  arretrati  (4). 


«  prefiiti  Bonifacii  superinsertas  littoras  confirmamus  ...  et  si  aliquam 
«  infamie  et  infidelitatis  notam  forsitan  incurristis,  propter  quam  dicto 
«  privilegio  privati  esse  merito  deberetis,  illam  . . .  protinus  abolen- 
«  tes  &c.  ...  Dat.  Anagnie  .vii.  kal.  iulii,  an.  .vii.  »  (Reg.  Aven.  Grecr,  XI, 
XXIX,  392  b). 

(i)  Fumi,  op.  cit.  doc.  696. 

(2)  GuALTERio,  op.  cit.  Il,  doc.  2j.  Dice  degli  Or\'ietani  che  «  nul- 
«  lus  sevientium  impetus  procellarum  (eos)  flectere  potuit  sinistror- 
«  sum  » . 

(3)  A  lui,  a  Ugolino  di  Corbara,  a  Pietruccio  di  Pepo  e  a  Bon- 
conte  Monaldeschi  il  papa  scrisse  una  lettera  di  encomio  da  Orbetello 
il  i  dicembre  1376,  nel  suo  ritorno  in  Italia  (Fumi,  op.  cit.  p.   561). 

(4)  Nel  breve  del  2  gennaio  1578  «  dil.  filio  nob.  viro  Pe- 
«  tro  Ursino  nato  quondam  Benedicti  Boncontis  de  Monaldensibus 
«domicello  Urbevetano»  è  detto  che  egli  aveva  fatto  molte  spese 
«  prò  defensione  honoris  et  status  Romane  Ecclesie  presertim  prò  de- 
ce fensione  civitatis  Urbevetane  ad  dictam  Ecclesiam  immediate  perti- 
«  nentis,  ne  civitas  ipsa  ad  manus  hostium  diete  Ecclesie  perveniret  » 
e  che  molto  avea  gravato  i  suoi  vassalli  «  in  Rochasberne,  Cornubar- 
«  dani  et  Turristiberine  fortaliciis  seu  castris  Urbevetane  diocesis  com- 
«  morantes  tam  laboribus  quam  etiam  in  pecuniarum  exactionibus,  prò 


i6o 


èl/.  2Antonelli 


Circa  a  Collelungo  che,  come  si  disse,  era  stato  tolto  al 
Monaldeschi  dai  ribelli,  il  papa  ordinò  che,  non  appena  ri- 
cuperato, fosse  a  lui  restituito,  e  ne  esentò  gli  abitanti  da 
ogni  taglia  e  sussidio;  e  tale  esenzione  concesse  anche  al 
Monaldeschi  stesso  e  a'  suoi  eredi  (i). 

Montefiascone,  che  tante  prove  aveva  dato  di  devozione 
e  fermezza,  ebbe  dal  papa  l'insigne  privilegio  di  portare 
negli  eserciti  e  nelle  cavalcate,  indette  dagli  officiali  della 
Chiesa,  il  vessillo  colle  armi  di  questa  e  del  papa  (2):  l'or- 
dine espresso  ai  detti  officiali  di  rispettarne  tutti  gli  altri 
privilegi  ed  immunità,  quello  in  specie  per  cui  non  doveva 
essere  gravata  più  di  quanto  era  solita  prima  della  sua  ere- 
zione a  città,  e  di  proteggerla  anche  dalle  altrui  molestie 
in  proposito  (3)  :  ed  ebbe  anche  aumento  notevole  di  ter- 
ritorio, coir  incorporazione  dei  castelli  e  tenimenti  di  Cel- 
leno.  Fiorentino,  Monte  Aliano,  S.  Maria  de  rivo  Sangui- 
nario, Cornossa,  Ss.  Giovanni  e  Vittore,  tolti  a   Viterbo, 


«  faciendo  guerram  hostibus  diete  Ecclesie  ac  prò  ipsius  Ecclesie  ser- 
«  vitiis  adiraplendis,  et  propterea  iidem  vassalli  sunt  adeo  depauperati 
«  quod  vix  habent  unde  vivere  et  congrue  sustcntari  possint  ;  dictique 
«  vassalli,  qui  quadraginta  quatuor  focularia  vel  circiter,  ut  asseritur, 
«  in  totum  faciunt,  camere  apostolice  annuatim  prò  subsidio  et  aliis 
K  impositionibus  communiter  septuaginta  fior,  auri  vel  circiter  solvere 
e  consueverunt,  ad  quorum  solutionem  ex  premissis  causis  sunt  penitus 

«  impotentes  &c >  (Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  135). 

(i)  Reg-.  Aven.cìx..  e.  135  b,  breve  coU'istessa  data. 

(2)  «  Dilectis  filiis  communi  civitatis  nostre  Montisflasconensis. . . 
«  Vestris  supplicationibus  inclinati  vobis  ...  concedimus,  quod  quotiens- 
«  cumque  per  dil.  filium  rectorem  provincie  Patrimonii  ...  vel  supc- 
«  riorem  eius,  aut  alterius  ipsorum  mandato  exercitum  seu  caval- 
«  catam  fieri  contigerit,  vexillum  cum  arniis  nostris  paternalibus  una 
«  cani  armis  Ecclesie  Romane  erigere  et  portare  ubicumque  vobis  vi- 
«  debìtur(valeatis). . .  Dat.  Rome  ap.  S.  Petnim  .vi.  id.  maii,  a.  .vii.» 
(Reg.  Aven.  cit.  e.  324). 

(3)  Ivi,  e.  325,  breve  coU'istessa  data  diretto  al  vicario  Pietro, 
al  rettore  del  Patrimonio  e  a  tutti  gli  altri  legati,  vicari  e  officiali  si 
presenti  che  futuri. 


La  doìiiina-{ione  pontijicia  nel  'Patrimonio    i6i 


e  Castellonchio  tolto  a  Bolsena(i),  dei  quali  però  col  vol- 
ger dei  secoli  non  le  rimase,  dopo  lunghe  questioni  coi  co- 
muni contermini,  che  la  tenuta  dei  Ss.  Giovanni  e  Vittore. 
Volle  inoltre  Gregorio  che  il  rettore  avesse  per  raccoman- 
dati i  Montefiasconesi  nel  conferimento  dei  diversi  uffici 
della  curia  (2):  ed  in  un  suo  rescritto  al  vicario  Pietro,  in 
cui  gì' ingiungeva  di  rimuovere  dai  detti  uffici  i  men  fedeli 
ed  idonei,  e  quelli  che  vi  erano  rimasti  oltre  il  termine  sta- 
bilito dalle  costituzioni,  fece  espressa  eccezione  per  i  nativi 
di  Montefiascone  e  Bassano  (3). 

Ben  si  meritava  invero  anche  quest'  ultima  terra  speciali 
ricompense.  Aveva  visto  le  proprie  vigne  distrutte,  arse  le 
messi  dagli  Ortani  ribelli,  ma  dalla  fedeltà  non  si  era  rimossa. 
E  Gregorio  XI  la  gratificò,  esonerandola  da  ogni  dazio  e 
gabella  che  doveva  al  comune  di  Orte  e  ad  altri  per  l'uso 
e  godimento  di  alcuni  molini  e  altri  beni  (4)  ;  riconoscen- 
dole il  diritto  del  risarcimento  di  ogni  danno  ricevuto  dal  co- 
mune suddetto  (5);  e  confermando  infine  una  concessione 
del  vicario  Pietro,  colla  quale  si  attribuivano  alla  comunità 
di  Bassano  tutti  i  beni  mobili  ed  immobili  confiscati  al  ri- 
belle Rocco  di  Collecasale  (6). 

E  Bassano  non  solo,  ma  anche   Canino,  Acquapendente  ,     „  ,. 

e  Castro,  luoghi  ugualmente  fedeli  ed  oltremodo  impoveriti  -'if>rj>>^'j  -^ 

dalla  guerra,  Gregorio  esonerò  da  tutte  le  taglie,  imposte  e 

(i)  Reg.  Aven.  cit.,  altro  breve  coU'istessa  data  al  comune  di 
Montetìascone. 

(2)  «  Dil.  (ìlio  rectori  Patrimonii .  .  .  Discretioni  tue  per  aposto- 
«  lica  scripta  mandanius,  quatenus  cives  diete  civitatis  (Montisflasconis) 
«  habens  propensius  commendatos,  eos  quos  sufficientes,  vdoneos  et 
«  habiles  ad  officia  provincia  Patrimonii . . .  exercenda  esse  repereris,  ad 
«  huiusmodi  officia  constituas  et  deputes,  illaque  committas  eisdem... 
«  Dat.  Rome  apud  S.  Mariani  maiorem  .vni.  kal.  iunii,  a.  .vii.  »  (ivi). 

(5)  Ivi,  e.  324,  breve  del  io  maggio. 

(4)  Theiner,  op.  cit.  II,  doc.  610. 

(5)  Ivi,  doc.  611  cit.;  V.  sopra  p.  149. 

(6)  Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXXII,  25,  bolla  del  24  gennaio  1378. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi   XXXI.         II 


l62 


\/.  2Antonelli 


sussidi,  onde  erano  stati  gravati  dalla  venuta  dell' Albornoz 
in  poi,  e  che  nelle  presenti  condizioni  riuscivano  loro  più 
che  mai  intollerabili  (i). 

Canino  ebbe  inoltre  per  dieci  anni  il  privilegio  della  li- 
bera elezione  del  podestà,  che  doveva  essere  però  confer- 
mato dal  rettore  del  Patrimonio,  con  facoltà  di  cedergli 
come  salano  le  multe  provenienti  dalle  condanne  (2)  :  l'esen- 


(i)  Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  272  B,  3548,  445  B.  Reg.  Vaiic. 
H.  288,  e.  241  B.  Nel  breve  a  Bassano,  del  29  aprile  1377,  è  detto: 
«  Cum  sicut  exhibita  nobis  nuper  prò  parte  vestra  petitio  continebat, 
«  olim  antiquis  temporibus,  videlicet  usque  ad  annum  nativitatis  Do- 
«  mini  millesimum  trecentesimum  quinquagesimum  tertium  certas  pe- 
ce cuniarum  summas  singulis  annis  in  certis  temiinis  persolvere,  et 
«  quedam  alia  servitia  facere  dumtaxat  camere  apostolice  seu  eius  ot- 
te ficialibus  in  provincia  Patrimonii  . . .  prò  tempore  deputatis  consue- 
«  veritis,  et  ab  huiusmodi  anno  quinquagesimo  tertio  citra  per  non- 
«  nullos  officiales  diete  Ecclesie  fueritis  multotiens  coacti  ad  solvendum 
«  diversas  exactiones  et  tallias  ac  maiores  pecunianim  summas  pre- 
«  diete  camere  seu  eius  offieialibus,  ac  etiam  ad  faciendum  nonnulla 
«  servitia  ultra  quam  antiquis  temporibus  facere  consuevistis,  et  diversa 
«  alia  gravamina  vobis  quodammodo  intollerabilia  per  eosdem  officiales 
«  imposita  fuerint,  prò  parte  vestra  fuit  nobis  humiliter  supplieatum, 
«  ut,  eum  propter  nimiam  paupertatem  vestram  adhue  aliqua  de  huius- 
«  modi  talliis  et  exactionibus  solvere  nequiveritis,  relevare  vos  ab 
«huiusmodi  gravaminibus  . . .  dignaremur.  Nos  &c...... 

(2)  «  Dil.  filiis  universitati  castri  nostri  Canini  Castrensis  dioce- 
«  sis.  Meretur  vestra  sincera  devotio,  quam  ad  nos  et  Romanam  Ec- 
«  clesiani  inconcussa  constanter  geritis,  ut  vos  dignis  favoribus  et  gratiis 
«  prosequamur.  Vestris  itaque  supplicationibus  inclinati,  ut  vos  . . .  po- 
«  testatem  .  . .  ydoneum  et  nobis  ac  Eccl.  pred.  fidelem  virum,  finito 
«  officio  presentis  potestatis  eiusdem  castri,  singulis  sex  mensibus  usquc 
«  ad  decem  annos,  ex  tunc  in  antea  computandos,  nominare  et  eligere. 
«  approbandum  et  confirmandum  per  dil.  (ìlium  rectcrem  provincic 
«  Patrimonii  ...  et  insuper  multas  proventuras  ex  condempnationibus 
«  quibuscumque  in  salarium  dicti  potestatis  et  suorum  officialium 
«  convertendi  libere  valeatis,  devotioni  vestre  . . .  concedimus  de  gratia 
«  speciali,  focatico  et  aliis  iuribus  in  dicto  castro  Romane  Ecclesie  de- 
«  bitis  semper  salvis...  Dat.  apud  Villamnovam,  kal.  iul.  a.  .vi.» 
{Reg.  Vatk,  n.  2S8,  e.  182). 


La  domìna\ione  pontificia  nel  'J*alrimonio    165; 

zione,  pure  per  dieci  anni,  da  ogni  pedaggio  o  gabelhv 
per  il  bestiame  che,  andando  a  pascere  fuori  del  terri- 
torio comunale,  passasse  per  quello  della  Chiesa  (i);  ed. 
infine  completa  remissione  per  tutti  gli  eccessi  commessii 
ne'  tempi  passati,  assoluzione  dalle  pene,  e  piena  riabilita- 
zione (2). 

Acquapendente,  ove  pure  il  podestà  veniva  posto  dalUt 
Chiesa  (3),  ottenne  che  per  l'avvenire  dovesse  essere  da 
questa  prescelto  fra  quattro  persone  dal  comune  proposte  (4); 
ed  ottenne  pure  il  privilegio,  già  ad  altri  comuni  con- 
cesso (5),  per  cui  gli  abitanti  non  potevano  esser  tratti  iiv 
giudizio  fuori  della  loro  terra,  eccetto  che  nei  soliti  casi 
riservati,  e  nelle  cause  in  appello  (6);  ed  il  rilascio  della 
metà  del  pedaggio  che  vi  percepiva  la  camera,  ascendente 

(i)  «Eisdem.,.  Exhibita  nobis  nuper  prò  parte  vestra  petitio 
«  continebat,  quod  territoriuni  proprium  non  habetis  sufficiens,  in  quo 
«  vestra  animalia  valeant  enutriri,  propter  quod  oportet  vos  animalia 
«  huiusmodi  ad  pascua  traducere  aliena,  quodque  animalia  predicta  ad 
«  liuiusmodi  pascua  traducendo,  de  necessitate  habetis  per  territorium 
«Romane  Ecclesie  non  sine  certa  pedagii  seu  gabelle  solutione  tran- 
«  sire.  Quare  &c. . . .  Dat.  ut  supra  »  (ivi). 

(2)  Reg.  Valic.  n.  28^,  e.  205  b,  breve  del  19  novembre  1377. 

(3)  Cf.  Theiner,  op.  cit.  I,  docc.  273,  515. 

(4)  «  Dil.  tiliis  universitati  et  hominibus  terre  Aquependentis  &c 

«Vestris  supplicationibus  inclinati,  ut  quotiens  ingruerit  tempus  eli- 
«  gendi  potestatem  terre  nostre  Aquependentis  ...  qui  in  eadem  terra 
«  debet  iustitiam  ministrare,  liceat  vobis  usque  ad  apostolice  Sedis  be- 
te neplacitum  eligere  seu  nominare  quatuor  viros  ad  hoc  vdoneos,  qui 
«  de  terris  seu  locis  nobis  et  predicte  Ecclesie  fìdelibus  et  devotis 
«  oriundi  existant,  ex  quibus  quidem  . . .  camerarius  noster  vel  rector 
«Provincie  Patrimonii...  qui  erunt  prò  tempore...  unum,  prout  eidem 
«  camerario  seu  rectori  placuerit,  in  vestrum  potestatem  cum  exercitio- 
«  meri  ac  mixti  imperii  ad  certum  tempus,  prout  est  consuetum,  as- 
«  sumet,  deputabit  atque  constituet  . . .  concedimus . , .  Dat.  Rome  ap. 
«  S.  Petrum  .xiii.  kal.  decemb.  a.  .vii.  »  {Reg.  Aveti.  Greg.  XI ^ 
XXIX,  445). 

(5)  V.  Archivio,  XXX,  321  sg. 

(6)  Reg.  Aven.  cit.  ivi,  breve  del  19  novembre  1577. 


164  qM.  qAìi  Ione  Ili 


A  cento  tiorini  annui,  perche  fosse  impiegato  in  opere  di 
fortificazione  delle  mura(i). 

Esenzione  per  due  anni  da  ogni  specie  di  taglie  e  sus- 
sidi ottenne  Soriano,  assai  danneggiato  e  impoverito  per  la 
forte  difesa  sostenuta  (2),  e  condono  totale  degli  arretrati 
dei  diversi  censi  che  doveva  (3).  E  a  sua  volta  Sangemini, 
che  pur  tanti  danni  soffrì  per  mantenersi  fedele,  si  ebbe  il 
condono  degli  arretrati  dell'annua  taglia  di  trecento  fiorini 
impostale  dall'Albornoz  e  la  riduzione  per  l'avvenire  a  cento, 
come  pure  la  remissione  di  tutte  le  pene  incorse  per  i  de- 
litti men  gravi  dal  1°  ottobre  1375  in  poi,  e  l'esonero  dal- 
l'obbligo  d'inviare  un  sindico  alla  curia  del  Patrimonio  a 
denunziare  i   delitti  che   nella  terra   si   commettevano  (4). 

Anche  il  comune  di  Roma  ottenne  ricompense;  e  qui  ne 

(i)  «  Dil.  filiis  universitati  et  hominibus  terre  Aquependentìs  &c. ... 
«  Vestris  supplicationibus  inclinati,  medietatem  pedagii  terre  nostre 
«  Aquependentis  . . .  que  quidem  mcdietas,  ut  asseritur,  ad  valorem 
«  centum  fior,  auri  ascendere  potest  annuatini,  et  quam  camera  apo- 
«  stolica  recipere  consuevit,  in  reparatione  et  fortificatione  diete  terre 
«  convertendam,  usque  ad  apostolice  Sedis  beneplacituni  per  vos  le- 
«  vandam  et  recipiendam,  prius  tamen  satisfacto  dil.  filio  Salvato  de 
«  Balneoregio  civi,  cui  super  dicto  passagio  et  nonnullis  aliis  proven- 
<-  tibus  diete  terre  quadringenti  floreni  auri  ex  certa  causa  sibi  debiti 
«auctoritate  apostolica  assignati  f'uerunt,  vobis  de  speciali  gratia . . . 
«  concedimus  et  donamus . . .  Dat.  ut  supra  »  {Reg.  Aven.  cit.  e.  445  b). 

(2)  P.  Ecidi,  Soriano  nel  Cimino  e  l'archivio  suo  in  questo  Ar- 
clìivio,  XXVI,  402. 

(3)  «...  census  ratione  personarum,  possessionum  et  animalium 
«  et  aliorum  bonorum  Ecclesie  prò  certo  tempore  debitos,  qui  ad  suni- 
«  mani  centum  et  quadraginta  floren.  auri,  et  olivelli  grani  quatuor- 
«  decini  et  castanearuni  triginta  septem  medialium  ac  sexaginta  sex 
«  salmarum  vini  ascendunt  . . .  ».  Breve  del  25  maggio  1377  '"  R^S- 
Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  245. 

(4)  Ivi,  ce.  243,  251,  brevi  del  27  febbraio  e  io  maggio  1377. 
L' esenzione  dall'  invio  del  sindico  avevala  ottenuta  Montefiascone  fin 
dal  1570.  y.  Archivio,  XXX,  323.  Il  28  maggio  1377  la  ottenne  anche 
Stroncone  in  premio  della  sua  devozione  e  fedeltà  {Reg.  Aven.  cit. 
e.  143  B)- 


La  domina-{ione  pontificia  nel  T*atrimonio    165 


ricordiamo  una  in  quanto  riguarda  persone  e  luogiii  del 
Patrimonio.  Essendo  stato  il  popolo  di  Vitorchiano  condan- 
nato dalla  curia  patrimoniale  alla  rifazione  dei  danni  per 
duemiladuecento  fiorini  a  favore  degli  eredi  di  Giannotto 
d'Alviano  e  di  Palino  Anfarelli  di  Viterbo  per  avere  invaso 
e  guasto  il  lenimento  e  la  rocca  di  Civitella  fra  due  rivi,  e 
detta  somma  dovendo  ora  essere  pagata  alla  camera  per 
avere  i  suddetti  aderito  al  Di  Vico,  Gregorio  la  concesse  ai 
Romani,  come  premio  della  loro  fedeltà,  trasferendo  in  loro 
ogni  diritto  ed  azione  per  ottenerne  il  pagamento  (i). 

Fra  i  baroni  ricompensati  vengono  in  prima  linea  i  Far- 
nese, i  discendenti  di  quei  Ranuccio  e  Puccio,  di  cui  già 
l'Albornoz  ebbe  a  premiare  i  servigi  e  la  fedeltà.  Figli  di 
Ranuccio  erano  Pietro,  Cola,  Meo,  Puccio,  Agnello,  Gio- 
vanni e  Pietro  Bertoldo  ;  tìgli  di  Puccio,  Leonardo,  Antonio, 
Ludovico,  Francesco  e  Magnantino.  Agli  uni  e  agli  altri 
Gregorio  concesse,  per  metà  rispettivamente,  in  vicariato 
a  vita,  il  castello  di  Latera  e  la  metà  di  Onano  (quest'ul- 
tima la  tenevano  già  temporaneamente),  colle  seguenti  con- 
dizioni :  esercizio  del  mero  e  misto  impero  e  di  ogni  tem- 
porale giurisdizione,  e  godimento  di  tutti  i  diritti  e  proventi 
camerali,  coli 'obbligo  corrispondente  di  provvedere  a  tutte 
le  spese  necessarie,  specie  alla  manutenzione  e  custodia  delle 
rocche  e  dei  fortilizi  ;  pagamento  di  un  annuo  censo  di  qua- 
ranta fiorini;  appello  dalle  loro  sentenze  al  rettore  del  Pa- 
trimonio; obbligo  d'intervenire  ai  parlamenti  provinciali,  e 


(i)  Append.  XXI.  Vitorchiano,  come  si  sa,  eni  uno  dei  possedi- 
menti camerali  del  Campidoglio;  ma  ciò  non  escludeva  la  giurisdi- 
zione della  curia  patrimoniale.  .-X.  questa  cercava  sottrarsi  quella  po- 
polazione: al  qual  proposito  ricordiamo  un  atto  d'inquisizione  contro 
di  essa  del  1340,  in  cui  il  suo  procuratore  protestò  sulle  prime  avanti 
il  giudice  della  curia  «  quod  non  tenetur  respondere  super  dieta  inqui- 
«  sitione,  cum  dieta  universitas  non  subsit  curie  Patrimonii  in  aliquo»; 
però  non  v'insistè  e  rispose  (ardi.  \'atic.  Rci^istrum  curie  Patrimonii, 
arni.  XXXV,  n.   14,  e.   16). 


i66  fM.  oAu  Ione  Ili 


% 


di  mandare  uomini  agli  eserciti  e  alle  cavalcate,  secondo 
la  rata  spettante  a  ciascuno  dei  detti  castelli;  di  reggere 
questi  secondo  le  consuetudini  e  gli  statuti  loro,  appro- 
A^ati  e  non  contrari  alla  Chiesa;  di  non  ricettare  e  favo- 
rire ribelli  e  sbanditi,  ma  arrestarli  invece  e  consegnarli 
^gli  officiali  della  curia  ;  di  accogliere  le  genti  della  Chiesa 
•e  tornirle  di  vettovaglie  per  un  prezzo  conveniente  ; 
tanto  essi  che  i  loro  castellani  e  officiali  dover  prestare 
giuramento  di  fedeltà  nella  forma  consueta;  i  crimini  di 
■eresia,  lesa  maestà,  falsificazione  di  bolle  e  di  monete,  e 
•depredazione  sulla  pubblica  via  esclusi  dalla  loro  giurisdi- 
zione (i). 

Guasta  di  Pone,  nobile  di  Radicofani,  che  per  conser- 
vare in  fedeltà  quella  terra  aveva  sostenuto  fatiche  e  spese 
molte,  ed  al  quale  erano  anche  state  distrutte  alcune  case 
nella  cerchia  superiore  del  castello  per  maggior  fortificazione 
della  rocca,  si  ebbe  in  compenso  una  casa  della  camera 
posta  nel  borgo  inferiore,  ed  un  orto  presso  le  mura  (2)  ; 

(i)  Append.  xxu. 

(2)  «Dilecto  filio  nobili  viro  Guaste  Poni  de  Radicofani  domi- 
le cello  elusine  diocesis . . .  Cuni,  sicut  fidedigna  relatione  percepinius, 
«tu  olim  prò  conservando  honorem  et  statum  nostrum  et  diete  Ec- 
«  clesie  multos  labores  et  expensas  subieris  et  in  servitiis  nostris  et 
«  eiusdem  Ecclesie  utiliter  et  fideliter  insudaveris,  et  sicut  petitio  prò 
«  parte  tua  nobis  nuper  exhibita  continebat,  olim  quedam  domus  tue 
«  in  castro  Radicofano  Clusinc  dioc.  consistentes,  prò  eo  quia  erant 
«  in  loco  preheminenti,  videlicet  in  girone  superiori  iuxta  rocham  dicti 
«  castri,  per  quosdam  officiales  diete  Ecclesie  prò  maiori  tuitione  et 
«  fortitìcatione  diete  roche  destructe  extiterint,  et  nulla  recompensatio 
"«  prò  ipsis  domibus  fuerit  tibi  facta,  et,  prout  eadem  petitio  subiun- 
•<'  gebat,  in  burgo  interiori  dicti  castri  in  loco  qui  dicitur  castrum  Mor- 
<c  rum  sit  quedam  domus  ad  cameram  apostolicam  pertinens,  que  olim 
«  per  quondam  Guastam  de  Radicofano  consanguineum  tuum  fuit  in- 
«  cepta  edificar!,  sita  iuxta  plateam  communis  dicti  castri  et  iuxta  rem 
«  Agnoli  Albizelli  et  rem  Cecchi  Castiarii,  ac  etiam  sit  quidam  ortus 
«  similiter  ad  dictam  cameram  pertinens  situs  prope  dictum  castrum 
«  Radicofimi  in  loco  qui  dicitur  fons  Sancti  Petri,  iuxta  viam  publicam 


La  domina\ione ponlijicia  nel  ''Patrimonio    iG'j 

ed  inoltre  plenaria  remissione,  insieme  ai  suoi  famigliari 
ed  amici,  di  tutti  gli  eccessi  commessi  durante  la  guerra, 
dei  delitti  ed  offese  in  danno  dei  vicini,  cui  erano  state  per- 
ciò contro  di  lui  e  suoi  concesse  rappresaglie;  abolizione 
di  queste  ;  ed  assoluzione  anche  per  avere,  per  le  necessità 
della  difesa,  riscosso  e  speso  proventi  camerali  (i).  Radi- 
cofani  ebbe  poi  il  privilegio  della  libera  elezione  del  po- 
destà (2). 

I  figli  di  Ugolinuccio  d'Alviano,  Tommaso  e  Offreduc- 
ciolo,  che  tanto  virilmente  aveano  resistito  ai  nemici,  si 
ebbero  in  premio  tutti  i  beni  confiscati  ai  ribelli  figli  di 
Giannotto  d'Alviano,  Ludovico,  Francesco,  Mario  e  Man- 
fredo, ed  al  comune  e  singoli  d'Amelia  esistenti  nei  teni- 
menti  di  Alviano  e  Mimoia,  per  un'  annua  rendita  di  circa 
cento  fiorini  (3). 

Simonetto  di  Cecco,  signore  di  Castel  di  Piero,  che 
nel  territorio  bagnorese  impedì  il  dilagare  della  rivoluzione, 
ed  in  Bagnorea  stessa  essendo  gran  discordia,  ed  i  ribelli 
prevalenti  già  sul  punto  di  occupare  la  forte  contrada  Ci- 
vita, accorse  in  aiuto  dei  fedeli,  e  virilmente  combattendo, 
ed  esponendo  la  propria  persona  alla  morte,  riuscì  a  debel- 
lare i  nemici,  e  a  conservare  alla  Chiesa  detta  contrada,  si 
ebbe  in  premio  per  sessanta  anni  la  metà  di  Graffignano, 

«  et  iuxta  rem  Cecchi  Capazzoni  et  rem  Petri  Cobucii  Porcellini  et 
«  rem  Petri  Acquiste  ac  rem  Poni  Buccii,  nos  volentes  tam  intuitu 
«  servitiorum  et  prò  aliquali  remuneratione  latorum  huiusmodi  quam 
«  etiam  prò  recompensatione  predictarum  doniorum  destructarum  tibi 
«  de  alicuius  subventionis  auxilio  providere,  tuis  in  hac  parte  suppli- 
«  cationibus  inclinati  domum  edificari  inceptam,  et  ortum  predictos  . . . 
«  tibi  prò  te  ac  heredibus  tuis  . .  .  perpetuo  ac  liberaliter  concedimus 
«et  donamus  &c. . . .  Dat.  Rome  ap.  S.  Petrum  .xii.  kal.  martii, 
«  p.  n.  a.  .VII.»  (Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXXII,  I)0B). 

(i)  Append.  xxiv. 

(2)  Reg.  Aven.  Gregorii  XI,  XXXII,  151,  breve  del  18  feb- 
braio 1378. 

(5)  Append.  xx. 


i68  zM.  oAntonelli 


il  cui  territorio  si  estendeva  fino  al  Tevere,    per  l'annuo 
censo  di  due  fiorini  (i). 

Costituiscono  queste  baronali  famiglie  la  nobiltà  devota 
alla  Chiesa,  la  cui  fortuna  andò  sempre  aumentando  fino 
a  raggiungere,  come  i  Farnese,  il  massimo  della  potenza  e 
della  gloria;  mentre  la  nobiltà  avversa,  che  faceva  capo  ai 
Di  Vico,  andò  sempre  più   declinando  per  non  più  risorgere. 

E  qui  ha  termine  il  nostro  studio  sulla  dominazione 
pontificia  nel  Patrimonio  negli  ultimi  anni  avignonesi. 

Rifacendoci  ora  indietro  a  considerare  il  lungo  cammino 
percorso  da  quando  imprendemmo  a  narrare  le  vicende 
della  dominazione  stessa  dopo  la  traslazione  della  Sede  in 
Avignone,  vediamo  come  pur  attraverso  infiniti  ostacoli,  e 
malgrado  l'assenza  del  sovrano  e  il  mal  governo  de'  suoi 
officiali,  che  parevano  dover  creare  per  l'autorità  della  Chiesa 
una  condizione  di  cose  irrimediabile,  l' autorità  stessa  sia 
invece  riuscita  a  rafforzare  potentemente  il  suo  impero.  Egli  è 
che  i  tempi  andavano  ormai  maturando  ovunque  per  il  nuovo 
assetto  politico  degli  stati,  ed  una  tale  evoluzione,  che  do- 
veva far  capo  nel  secolo  successivo  all'unità  monarchica, 
non  poteva  essere  arrestata  da  circostanze,  per  quanto  avverse. 

Le  fasi  di  quest'evoluzione  nel  Patrimonio  noi  ci  stu- 
diammo illustrare  colla  maggior  copia  possibile  di  partico- 
lari, con  un  corredo  di  notizie  la  maggior  parte  sconosciute. 
Nutriamo  fiducia  che  non  vane  del  tutto  siano  state  le 
nostre  fatiche,  che  la  storia  del  Patrimonio  abbia  pur  ad 
avvantaggiarsi  del  contributo  della  modesta  opera  nostra. 

(In  un  prossimo  numero  i  documenti  in  Appendice). 

M.  Anton  ELLi. 

(i)  Append.  xxiii.  Simonetto  sovvenne  anche  la  Chiesa  di  aiuti 
pecuniari,  mutuando  al  vicario  Geraldo  mille  fiorini,  per  i  quali  gli 
fu  data  ipoteca  su  alcuni  beni  e  proventi  della  Chiesa  stessa  {Reg. 
Vatic  11.  28j,  e.  221). 


LIBRO   DI  ANNIVERSARI   IN  VOLGARE 

DELL'  OSPEDALE  DEL  SALVATORE 


'anno  del  Signore  mille  quattrocento  sessantuno^ 
essendo  guardiani  della  Società  dei  raccomandati 
del  SS.  Salvatore  di  Sancta  Sanctorum  i  nobili 
uomini  Mattia  Muti  e  Agapito  Capranica  (i),  i  priori  o 
capi  del  ceto  sacerdotale  appartenente  alla  fraternità  (2)^ 
Angelo  dei  Pancioni  beneficiato  lateranense  e  Andrea  ret- 
tore di  S.  Andrea  de  Cahallo,  poiché  trovavano  incomodo  e 
difficile  ad  usare  il  libro  nel  quale  il  segretario  registrava 
gli  anniversari  da  celebrare  nelle  chiese  di  Roma  man  mano- 
che  l'obbligo  sorgeva  per  lascito  o  donazione,  ne  fecero  com- 
pilare un  altro  in  cui  essi  fossero  aggruppati  secondo  il 
luogo  in  cui  dovevasi  adempiere  all'obbligo  assunto.  Così 
era  ben  più  sbrigativa  la  ricerca,  e  più  difficile  che  per  di- 
sattenzione si  omettesse  qualcuno  degli  anniversari. 

(i)  Furono  in  ufficio  dall'aprile  del  1461  a  quello  del  1462.  Cf,  il 
Liber  anniversariorum  della  fiat,  tifi  raccomand.  del  SS.  Salvatore  ad 
Sancta  Sanctorum  edito  da  me  nel  primo  volume  dei  Necrologi  e  libri 
affini  della  provincia  di  Roma,  pubblicato  nelle  Fonti  per  la  storia 
d'Italia  dell'Istituto  Storico  Italiano,  in  questo  anno  1908,  p.  423. 

(2)  Intorno  alla  costituzione  e  alla  vita  della  fraternità  intendo 
parlare  nel  secondo  volume  dei  Xecrologi  cit.,  nel  quale  troverà  luogo 
il  libro  dei  fratelli  della  Società;  per  ora  si  vedano  le  indicazioni  bi- 
bliografiche date  a  p.  311,  note  2  e  3,  del  citato  volume. 


lyo  T.  Egidi 


Il  piccolo  codicetto  pergamenaceo  in  ottavo  e  oggi  con- 
servato nel  fondo  Sancta  Sanctorum  dell'Archivio  di  Stato 
nel  gruppo  Catasti  col  n.  25.  È  di  carte  settanta,  numerate 
con  cifre  romane  dallo  stesso  scrittore  che  lo  stese  in  una 
minuscola  un  po'  rozza,  intermedia  per  forma  tra  la  gotica 
0  quella  del  rinascimento,  ma  a  questa  più  vicina.  L' esten- 
sore lo  scrisse  in  due  volte  ;  dapprima  riempi  le  ce.  xi  b- 
LB  (i);  in  una  seconda  ripresa,  come  ci  dice  la  diversità 
dell'  inchiostro,  scrisse  le  ce.  lii  b-lvi  b,  lasciando  bianche 
le  ce.  LI  A-Lii  A,  e  tornando  sui  suoi  passi,  premise  al  la- 
voro già  compito  r  elenco  dei  preti  che  erano  fratelli  della 
Società  nel  sessantun©,  e  quello  delle  chiese  in  cui  gli  an- 
niversari si  celebravano.  Per  questi  due  elenchi  aveva  la- 
sciato bianche  le  ce.  i  a-x  b;  esuberanti  per  la  materia  che 
doveva  loro  affidarsi  e  quindi  in  parte  rimaste  vuote. 
Negli  anni  immediatamente  successivi  pare  si  cercasse  di 
tenere  al  corrente  l'indice  così  formato;  alcuni  altri  scrit- 
tori aggiunsero  nomi  quasi  sotto  ogni  chiesa,  e  nelle  pa- 
gine bianche  registrarono  anche  gli  anniversari  da  celebrare 
in  altre.  Cosi  vennero  riempite  la  e.  li  a,  e  alcune  delle 
ce.  Lviii  A-Lxx  b.  Ma  la  diligenza  terminò  presto,  cosicché, 
per  quanto  mi  fu  dato  controllare,  le  note  più  recenti  non 
scendono  più  giù  del  1468  (2).  Allo  stesso  tempo  risale 
anche  la  legatura,  di  marocchino,  a  disegni  geometrici  ret- 
tilinei impressi,  che  scompartiscono  i  battenti  in  rombi. 
Del  fermaglio,  che  doveva  servire  a  tener  chiuso  il  libro 

ci)  Pp.  177-206. 

(2)  Com'è  naturale,  il  controllo  e  dato  dal  confronto  con  il 
Liher  anniversariorum  citato.  Cosi  l' ultima  nota  volgare  di  S.  Lo- 
renzo in  Damaso  è  del  1466-67  {d.  appresso  a  p.  190  e  Nerroloi^'ì, 
p.  444);  l'ultima  di  S.  M.  della  Minerva,  di  S.  Salvatore  in  Campo, 
di  S.  Salvatore  del  Lauro,  di  S.  M.  in  Vallicella,  di  S.  Lorenzo  in 
Lucina,  di  S.  Francesco,  di  S.  Apollinare,  di  S.  Marcello,  di  S.  Nicola 
de'  Piceni,  di  S.  M.  del  Popolo,  di  S.  M.  in  Aracoeli,  di  S.  Agnese  in 
Agone  &c.  dell'anno  1467-68  (cf.  appresso  pp.  189,  193,  200,  203  &:c. 
e  Necrologi,  pp.  446-448). 


oAnniversan  dell'ospedale  del  Salvatore       171 

tra  i  due  battenti  di  legno,  resta  solo  una  parte.  Una  mem- 
brana di  guardia  sta  tra  i  due  battenti  e  le  carte  del  vo- 
lume. Nell'interno  del  primo  battente  un  amanuense  del 
secolo  quindicesimo  scrisse  :  «  Per  commandamento  et  com- 
«  missione  de  n.  signor  lo  papa  se  fa  una  amonitione,  ad 
«  instantia  et  petitione  de  li  signor  guardiani  de  lo  hospi- 
«  dale  de  la  ven.  Compagnia  del  Salvatore  de  S.  luvanni 
«  Laterano,  che  ogni  persona  de  qualuncha  stato  gradu  et 
«  condition  si  sia,  la  qual  avessi  o  sapessi  chi  avessi  alcuna 
«  cosa  mobile  o  stabile  de  la  dieta  compagnia  et  hospitale, 
«  comò  ò  possessioni  case  casali  et  vigne,  oro  argento  las- 
«  site,  perle  prete  pretiose,  panni  de  lana  et  de  lino,  instru- 
«  menti  scripture  publiche  over  private  et  ogni  altra  cosa 
«  spectante  et  pertinente  alla  dieta  Compagnia  et  luogo  pio 
«  de  valuta  de  .x.  soli,  in  su,  el  dega  rendere;  et  chi  lo  sa 
«  el  debia  revelare  infra  termine  de  .viu.  dii,  altrimente  per 
«  la  predicta  commissione  et  auctorità  queste  tal  persone 
«  pronunctiamo  excomunicate  ».  Un  altro  scrittore  contem- 
poraneo ripetè  subito  sotto  l'avvertimento,  senza  altre  mu- 
tazioni che  di  grafia. 

Nella  carta  di  guardia,  pure  nel  secolo  decimoquinto, 
e  forse  dall'  estensore  del  codice,  furono  scritti  un'  antifona 
e  un  oremus  riguardanti  il  Salvatore;  nella  carta  di  guardia 
finale  parte  delle  orazioni  pei  defunti  e  inoltre  fu  ripetuta 
r  ingiunzione  ai  detentori  dei  beni  sopra  riferita,  di  cui  altra 
ripetizione  si  ha  nell'interno  del  battente  ultimo  insieme 
con  altre  orazioni  pei  defunti. 

I  nomi  sono  registrati  senza  alcuna  indicazione  del  tempo 
in  cui  avvenne  il  decesso  ne  del  titolo  per  cui  doveva 
farsi  l'anniversario;  quindi  storicamente  il  documento  ha 
assai  minore  importanza  dell'  altro  libro  di  anniversari  della 
fraternità  da  noi  edito,  ove  è  facile  nella  maggior  parte  dei 
casi  stabilire  la  data  di  morte,  e  sempre  si  ha  la  menzione 
della  offerta  fatta  alla  Società.  Questo  che  oggi  vede  la 
luce  ha  da  considerarsi  solo  come  un  complemento  e  un 


T.  Egidi 

controllo  dell'  altro  ;  però  ha  pure  un  suo  individuale  ca- 
rattere che  suscita  uno  speciale  interesse,  perchè  dandoci 
circa  tremila  nomi  personali  nella  forma  volgare,  ci  per- 
mette più  che  qualunque  altro  documento  di  entrare  ad- 
dentro nella  onomastica  romana  del  Quattrocento.  Dove 
intatti  trovare  un'altra  vena  di  tanta  ricchezza?  E  sarà  sen/a 
utilità  l'aggruppamento  delle  chiese  urbane  per  rioni,  e 
dei  nomi  per  chiese  ?  Non  darà  qualche  luce  sulla  topografìa 
dei  rioni  e  sul  domicilio  di  alcune  famiglie,  se  si  ricordi 
che  l'anniversario  di  regola  si  celebra  nel  luogo  di  seppel- 
limento ? 

Nel  codice  i  nomi  sono  disposti  in  colonna.  Per  ri 
sparmio  di  spazio  li  stampammo  di  seguito;  sopprimemmo 
anche  il  «  Per  »  che  nel  codice  è  premesso  ad  ogni  nome, 
segnandolo  solo  innanzi  a  quello  che  dà  principio  alla  serie 
di  ciascuna  chiesa.  Oltre  che  i  defunti  vi  furono  segnati 
anche  quelli  che  ancora  in  vita  avevano  chiesto  la  com- 
m unione  delle  preci,  e  furono  contrassegnati  per  solito  con 
la  frase  «  per  remissione  »  (i);  quando  poi  morirono,  i 
loro  nomi  furono  contrassegnati  con  una  croce  o  con  la 
parola  «  mortuus  »  e  spesso  fu  cancellato  il  «  per  remis- 
«  sione  ».  Nella  stampa  credemmo  utile  conservare  e  le 
croci  e  la  annotazione  di  morte.  Così  pure  distinguemmo 
con  asterisco  i  nomi  che  furono  aggiunti  alla  serie  segnata 
dal  primo  estensore. 

P.  Ecidi. 


(i)  Cf.  Necrologi  cit.  p.   315. 


^4nniversari  dell'ospedale  del  Salvatore       175 


IN  Dei  nomine.  Amen.  Anno  Domini  .m.cccc.lxi.,  pontif.  d.  Pii  pp.  II. 
Tempore  nobb.  vv.  Macthie  de  Mutis  et  d,  Agabiti  de  Crapanica 
scriptoris  ap.  guardianorum  Societatis  hospitalis  S.  lohannis  Latera- 
nensis(a)  et  venn.  priorum  d.  Angeli  de  Pancionibus  beneficiati  Latera- 
nensisC»)  et  d.  Antonii  rectoris  S.  Andree  de  Caballo,  liber  hic  factus 
fuit  per  predictos  priores.  Ex  communi  sacerdotum  impensa  C'). 

t   ..M.CCCC.LXI.  W,  e.  II  b 

Priores  t  C*^).     D.  Angelus  de  Pancionibus  beneficiatus   Latera- 
ncnsis.     t  D.  Antonius  rector  S.  .\ndree  de  Caballo. 

D.  Paulus  de  Cantalupo.  D.  Petrus  de  Patrica.  D.  Novellus. 
D.  lohannes  de  Penestrc.  D.  lohannes  de  Tibure.  t  D.  Antonius 
Gulielmi.  t  D.  Franciscus  Catalanus.  f  D.  Ludovicus.  t  D.  Marcus, 
t  D.  Alfonsus  Ispanus.  f  D.  lohannes  de  Pipemo.  D.  Tetellinus. 
D.  lohannes  de  Cora.  D.  Baptista  de  Columna.  f  D.  Salvatus  mor- 
tuusCO.  D.  Nicolaus  de  Setia.  D.  Antonius  Varensis  (f)  can.  D.  Evan- 
gelista Mancini.  D.  Antonius  Mazarella  (g).  D.  Franciscus  lubillei. 
D.  .\thlas.  D.  Sigismundus.  D.  Baptista  de  Veziis  de  Velletro. 
D.  Cristianus.  t  D.  .\ntonius  de  Velletro  mortuus  (•-■).  f  D.  Michael 
de  Cavis.  *  D.  lohannes  Melis  recthor  S.  Nicholai  de  Prefectis  alias 
Portante  (h).  ||  f  D.  Banninus  de  Corsica.  D.  Lucas  de  lanua.  D.  San-  e.  iii« 
tus.  D.  Antonius  de  Sclavonia.  D.  Gorius.  D.  Ludovicus  de  Piti- 
glano.  D.  Andreas  Pistalli.  *  D.  (0  .\ltobello  de  Neapoli  rector  eccl. 
S.  .A.gnetis  de  Agone.  *  Fr.  Petrus  de  Anania  penitentiarius  Latera- 
nensis.  *  Fr.  Dominicus  Antonii  luliani  Suberarii  cappell.  in  eccl. 
S.  Salvatoris  de  Cupellis.  *  D.  Pascalis  de  Matera.  *  Fr.  Pantaleus 
de  Cavallinis  de  conventu  S.  Martini  in  Montibus.  *  t  D.  lohannes 
de  Colonia  mortuus  (=).  *  D.  lulianus  Biondi.  *  D.  Honoratus  de  Orto. 
*  D.  Baptista  recthor  eccl.  S.  Marie  de  Monticellis.  *  D.  lulianus  de 
Traietto.     *  D.  lulianus  de  Piperno.     *  Fr.  Petrus  de  Suesse.     *  Fr.  Pe- 


(a)  Laterali  (b)  La  nota  è  a  metà  Mia  pagina  e  della  mano  che  segnò  i  nomi. 
Le  ce.  la.  Uh  hianche.  (e)  Questa  data,  la  D  iniziale  di  ogni  rigo,  le  inixiali  dei  nomi 
dei  priori  e  la  nota  marg.  Priores  sono  in  inchiostro  rosso.  (d)  Queste  croci  sono  aggiunte 
di  altro  inchiostro  ;  la  nota  mortuus  che  altra  mano  fece  al  nome  di  D.  Salvatus  ne  dice 
chiaramente  il  significato.  (e)  mortuus  di  altra  mano.  (f)  Varen  (g)  Su  rasura. 
(h)  Questa  nota  aggiunta  da  scrittore  del  XV  tee.  (i)  Di  qui  i  nomi  sono  aggiunti   da 

cinque  mani  diverse:  la  prima  scrive  una  nota,  la  seconda  e  la  ter^a  due  ciascuna,  la  quarta 
una,  la  quinta  tutte  le  altre.  L'ultima  è  quella  stessa  che  a  e.  II b  scrisse  la  nota  aggiunta. 
Tulli  gli  scrittori  sono  del  sec.   XV.     Contrassegno  con  un  asterisco  le  notazioni  aggiunte. 


174  'P.  Egidi 


e.  IV  a  (a)  trinus.  *  Fr.  Augustinus.  D.  •  •  •  beneficiatus.  ||  f  Mag.  Lucas. 
t  Fr.  lohannes  de  Sicilia,  f  Fr.  Antonius  Petri  Casale,  t  Fr.  leroni- 
mus  de  S.  Marcello,  t  Fr.  Stclanus  de  Zagarolo.  Fr.  Nardus.  t  Fr.  Mat- 
teus  de  S.  Marcello.    Fr.  Marcus  de  Roma.     Fr.  Cristoforus  .\ntonii. 

e.  V  b  (b)  Li  Monti  («). 

Basilica  S.  lohannis  Lateranensis  .xlix.  ('*).  Basilica 
S.  Marie  Maioris  .lvi,  Eccl.  S.  Praxedis  .lv.  S.  An- 
tonii  .LV,  S.  Salvatoris  ad  Hulmos  .lvi.  S.  Laurentii  Pa- 
lisperne  .xlvii.  Ss.  Sergii  et  Bachi  .XLvm.  Ss.  Petri  et 
Marcellini  de  Secura  .xlviii.  S.  Salvatoris  de  Se- 
cura  .XLvni.  S.  Petri  ad  Vincala  .liiil  S.  Pantaleonis  .Liiii. 
Ss.  Quirici  et  lulitte  .Lini.  S.  Clementis  .XLix.  Hospitale 
Salvatoris  Lateranensis  .l.  Eccl.  S.  lacobi  apud  Coli- 
se um  .XLIX.  S.  Marie  Nove  .xlviii.  S.  Laurentii  de  Asce- 
sa .XLVi.  S.  Marie  in  Campo  Carico  .Lini.  S.  Eufemie  .lvi. 
S.  Nicolai  de  Columna  .xlvi.  S.  Andree  de  Caballo  .xlvii. 
S.  Saturnini  .XLVii.  S.  Bernardi  .xlvii.  S.  Silvestri  de 
Archionibus  .XLVn.  Ss.  Duodecim  Apostolorum  .xxxvii. 
S.  Andree  de  Vicolo  .xLVin.  S.  Salvatoris  de  Come- 
li  is    .XLVII. 

"■  v'"  Treio. 

Eccl.  S.  Marcelli  .xxxviii.  S.  Marie  in  Via  Lata  .xxxix. 
S.  Marie  in  Cannella  .xxxvn.  S.  Salvatoris  de  Campi- 
giano  .xxxix.  S.  Nicolai  de  Archionibus  .xxxv.  S.  Ana- 
stasie   .xxxvn.      S.    Ip politi    .xxxvu. 

COLOMNA  (e). 

Eccl.  S.  Marie  inter  Treio  .xxxvn.  S.  Marie  in 
Via  .xxxvi.  S.  Silvestri  .xxxvi.  S.  Lucie  de  Co- 
lumna .xxxiii.  S.  Andree  de  Columna  .xxxin.  S.  Stefani 
dello  Truglo  .xxxiv.  S.  Nicolai  de  Forvitoribus  .xxxv. 
S.  Mag  ut  i  .xxxv.  S.  Marie  in  Aquiro  .xxxini.  S.MarieRo- 
tunde  .XXXI.  S.  Salvatoris  de  Cupellis  .xxxi.  S.  Andree 
inter  ortos  in  Pincis  .xxxv.  S.  .andree  de  Ursis  .xxxini. 
«•*'•'   S.  Nicolai   de   Picino   .xxxi.  I|     S.   Marie   de   Collis. 

(a)  La  e.  IH  b  bianca.         (b)  Lf  ce  1111  b  e  Va  bianche.         (e)  /  nomi  dti  rioni  e 
la  iniziale  di  ogni  rigo  sono  in  rosse.  (d)  //  numero  indica  la  caria  dtì  cod.   in  cui  si 

trovano  i  nomi  dei  defunti  ptr  cui  si  deve  celebrare  l'ann.  nella  chiesa  qui  indicata.         (e)  /-.i 


dAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore      175 


Campomartii. 

Eccl.  S.  Marie  de  Populo  .xxxiii.  S.  Laurentii  in 
Lucina  .xxxiii.  S.  Marie  de  Campomartio  .xxxii.  S.  Ni- 
colai  de  Prefectis  .xxxiii.       S.  Trifonis  .xxxii. 


Ponte. 

Basilica  S.  Petri  .xxii.  Eccl.  S.  lacobi  Scossa  ca- 
vallo .xxxiii.  S.  Marie  in  Transpondine  .lv.  S.  Gelsi  .xxiii. 
S.  Ursule  .xxiii.  S.  Blasii  de  Pagnotta  .xxiv.  S.  Cecilie 
de  Tur  ri  .xxiiii.  S.  Marie  in  Monte  lordano  .xxv.  S.  Si- 
meonis  .xxvi.  S.  Salvatoris  primicerii  .xxvi.  S.  A  polli - 
naris  .xxvi.  S.  Blasii  de  Fossa  .xxv.  ||  S.  Andree  de  Aqua- 
recciariis  .xxvi.  S.  Nicolai  de  Agone  .xxvi.  Ospitale 
Theotonicorum  .xxvi.  Eccl.  S.  Salvatoris  de  Lauro  .xxv. 
S.  Marie   de   Postierola  .xxvi. 


Parioni. 

Eccl.  S.  Marie  in  VaUicella  .xxiii.  Ss.  Laurentii  et 
Damasi  .xxviii.  S.  Tome  de  Parioni  .xxv.  S.  Agnetis 
de  Agone  .XXVII.  S.  Pantaleonis  .xxvii.  S.  Marie  Grocta 
Penta  .xxix.     S.  Barbare  .xxix.     S.  Stefani  de  Pisciola  .xxiiii. 


La  Regola. 

Eccl,  S.  lohannis  in  Agina  .xi.  S.  Andree  deNaza- 
rettis  .XI.  S.  Marie  in  Catinieri  .xi.  S.  Tome  de  Ispa- 
nis  .XI.  Il  S.  Pauli  de  Are  nula  .xii.  S.  Benedicti  de  Are- 
nula  .XI.  S.  Marie  de  Monticellis  .xii.  S.  Salvatoris  de 
Campo  .XI,  S.  Martinelli  .xiii.  S.  Blasii  de  Anulo  ,xm. 
S.  Benedicti  de  Turre  Pertonnata  .xiii.  S,  Salvatoris 
de  Caccavariis  .xiii.  S.  Marie  de  Caccavariis  .xiii.  S.  Ma- 
rie de  Publico  .xiiii.     S.  Tome  de  Cinciis  .xvi. 

San'cto  Stati. 

Eccl.  S.  Eustachii  .xxx.  S.  Sebastiani  .xxx.  S.  Ma- 
rie  de   Monterone  .xxx.     S.  Nicolai   de   Mellinis  .xiiii. 


176 


'P.  Egidi 


La  Pigna. 

Eccl.  S.  Marie  de  Minerva  .xxxix.  S.  lohannis  de 
e.  villa  pinea  .xli.  S.  Cosimati  de  Pinea  .xli.  ||  S.  Stefani  de 
Pinea  .XLii.  S.  Lucie  iuxta  Arcum  oscurum  .xv.  S.  Marie 
de  Rosa  .xv.  S.  Nicolai  de  Monte.  XLiii.  S.  Nicolai  de 
Calcarariis  .xiv.  Ss.  Quadraginta  martirum  .xv.  S.  Sal- 
vatoris  super  Arcum  oscurum  .xLiii.  S .  Marie  de 
Strata   .xliii.     S.   Marci    .xui. 


Campitiello. 

Eccl.  S.  Marie  de  Araceli  .XLiin.  S.  Marie  de  Cam- 
pii elio  .XV.  S.  Marie  de  CurteW  ,lii.  S.  Andree  de  Fu- 
nariis  .Lii.  S.  lohannis  de  Mercato  .xliii.  S.  Blasii  de 
Mercato  .xliiii.  Ss.  Sergii  et  Bachi  sub  Capitolio»»» 
S.    Adriani  .xlvi.      S.    Marie    de    Gratiis  .xlvi. 


Sancto  Angilo. 

Eccl.  S.  Angeli  .xvii.  S.  Marie  de  Maxima  .xvi. 
S.  Marie  iuxta  fi  urne  n  .xvii.  S.  Valentin!  .xiiii.  S.  Leo- 
nardi .xiii.     Ss.  Patris   et  Mutii(b)  .xvi.     S.  Cecilie  .xvii. 


Ripa. 


Eccl.  S.  Gregorii  ad  Clivum  Scauri  .lv.  S,  Marie  de 
Porticu  .LUI.  S.  Nicolai  de  Carcere  Tulliano  .lui. 
S.  Marie  in  Tofella  .lui.  S.  Bartolomei  de  Insula  .xviii. 
S.  lohannis    de    Insula  .xviii.      S.  Sabine   liil 


Tristevere  (<:). 

Eccl.   S.   Marie   de  Transtiberi   .xxi.     S.   Rufine   .xx.|i 

<.  ixa    S.    Agate   .XX.      S.    Grisogoni(J)    .xx.       S.    Salvatoris   de 

Curtibus   .XX.     S.  Cecilie  .xix.     S.  Andrei    de    Scafis   .xix. 

S.  Salvatoris    in    pcde  Pontis   .xix.     S.  Blasii    de    Curti- 


(«)  Curi  (b)  Aggiunto  con  altro  inchiostro.  (e)  La  s  aggiiinla  dn  altra  mano. 

(d)  Ij  %  torretta  ih  g 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Sahatore       177 


bus  .XXI.  S.  Francisci  .xix.  S.  Laurcntii  de  Pisciola  .xviii. 
S.  Benedicti  de  Pisciola  .xviii.  S.  Venose  .xx.  S.  Co- 
sili a  t  i    .XIX. 

t    YeSUS.  e,  XI  a  (a) 

.11.  In  eccl.  S.  lohannis  in  Agina(b),  Per  Ianni  de  Alisci. 
Antonio  de  Angiluzo  delli  Cardellini. 

.1111.  In  eccl.  S.  Andree  de  Nazarenis.  Per  Lucretia  figla 
de  lacovo  de  Ianni  delli  Andreoctini.  madonna  Stefana  (>-)  mogie  che 
fo  de  mastro  Simone  medico.     lacovo  de  Andrcocto  (•!). 

.1.  In  eccl.  S.  Marie  in  Catinieri.  Per  madonna  Rosa 
mogie  che  fo  de  misser  Paolo  Magluozo.  *  Antonio  altramente  Mac- 
carone  macellaro.     *  madonna  Caterina  de  lan  Ferrare  (<=). 

.m.  In  eccl.  S.  Tome  de  Ispanis.  Per  madonna  Lucia 
de  Andreozo  de  Ianni  Serviestro.  Ianni  de  Serviestro.  Macthiella  de 
Donato  speziale. 

.vili.  In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Campo.  Per  missere  Go-  e  Mb 
ctifredo  Scoto  cavalieri,  frate  Benedecto  prep.  della  presente  eccl. 
madonna  Lucia  de  Benedecto  de  Capodeferro.  Paolo  de  Rosa,  ma- 
donna Antonia  sua  mogie  :  per  remissione,  madonna  leronima  mogie 
de  Cristofaro  . . .  (O.  Ianni  de  Pugla.  d.  Narda  f.  .\ntonii  della  Rizza. 
*  Latino  de  Capo  de  ferro. 

.XVIII. (g)  In  eccl.  S.  Benedicti  de  Arenula.  Per  Parisi. 
Liello  de  Mattuzo.  Pascuale  de  Andrea  de  Nepe.  madonna  Lonarda 
de  luliano  de  Palone,  madonna  Francesca  de  Luzolo  de  Palone.  lu- 
Hano  de  Palone.  Antonio  de  Palone,  madonna  Angila  de  Mattuzo 
massaruolo.  Mactuzo  massaruolo.  madonna  Caterena  Ungara.  lu- 
zolo de  Palone,  madonna  Paola  mogie  che  fo  de  Nardoccio.  ma- 
donna Paola  mogie  che  fo  de  Paluzo  de  Romano  alias  Meoli  (M). 
Paolo  de  Mactuzo  massaruolo.  ||  lacovo  de  Palone,  vivente  d.  Lodo-  e.  mi  .1 
vica  e.  ux.  deinde  prò  ipsa  (0.  Pesce  barbieri,  madonna  Paula  mo- 
glie che  fo  de  Luzolo  de  Palone.     Leila  . . .  C'). 

(a)  le  ce.  IX  h-X  b  bianche.  (b)  //  nome  della  chiesa  è  sempre  iti  rosso:  a  lato  del 
nome  nel  margine  e  in  car.  romani  il  numero  degli  anniversari  segnati  per  quella  chiesa  dalla 
prima  mano.  Il  p  che  precede  ciascun  nome  è  in  rosso  pei  nomi  segnali  originariamente.  Spesso 
seguono  ai  nomi  registrati  dei  p  in  nero,  di  altra  mano,  in  testa  a  righi  rimasti  vuoti.  Le 
note  posteriori  le  contrassegno  con  '  (e)  Già  scritto  Stefania,  poi  rasa  la  i  (d)  Corretto 
su  Andreochius     Seguiva  altra  nota  rasa.  (e)  Queste  due  note  sono  della  stessa  mano,  su 

rasura.  (f)   Tutta  la  nota  fu  rasa:  si  leggono  assai  a  stento  le  parole  riferite,  se  ne  per- 

dono due  altre.  (g)  Corretto  su  .xvi.  da  mano  posteriore.  (h)  Le  due  ultime  parole 

aggiunte  da  altra  mano.  (i)  Da  vivente  aggiunto  dalla  mano  di  cui  sopra.  (k)  Nota 
rasa. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.         12 


178 


T.  Egidi 


.VI.  In  eccl.  S,  Pauli  de  A  re  nula.  Per  Buccio  Bene  in 
casa,  madonna  Ceccha  mogie  che  fo  de  Alesso  Leo.  madonna  An- 
drcozza  mogie  che  fo  de  Coluza  mastro  Luca.  Stefano  de  Cecco  Pa- 
gnocta.  madonna  Margarita  mogie  che  fo  de  Urbano  de  Bologna, 
madonna  lacova  mogie  che  fo  de  Stefano  Mafarone.  *  madonna  An- 
gila  moglie  che  fo  de  Ceccho  Pagniotha. 

.xxxvi.('')  In  eccL  S.  Marie  de  Monticellis.  Per  Cola 
Vasco.  Ianni  Pa/ia.  *  l'anima  delli  morti  de  madonna  Maria  moglie 
de  Mactuzo  de  missere  Predo  C').  lacovo  Gabriele,  madonna  Maria 
mogie  che  fo  de  Mattuzo  misser  Predo  et  li  muorti  suoi  (O.  Maniello 
figlo  de  lacovo  Maniello.     Cristofano  de  Gabriele.     Pietro  de  Alesso. 

e.  xii  b  madonna  Oddolina  de  lubilleo  de  Rienzo  de  Nannolo.  ||  madonna  Fran- 
cesca de  Tomao  delli  Muti,  madonna  Caterena  mogie  che  fo  de  Pietro 
de  Alexo.  Scellone.  madonna  Paola  de  Antonio  de  Materia.  An- 
tonio de  Vasco.  luliano  de  Petruccio  mercatante.  Palone  de  laco- 
viello  de  Palone.  Liello  de  Alesso  delli  Cencii.  madonna  Maria  de 
Rienzo  Mellino.  madonna  Maria  de  Marrone,  madonna  Gregoria  de 
Rienzo  Carvone  fìgla  de  Rienzo  Rusticiello  (J),  Stefania  de  lubilleo 
de  Rienzo  de  Nannolo.  missere  Antonio  delli  Rusticielli.  Pietro  delli 
Rusticielli.  Domenico  de  Palone,  madonna  Angela  mogie  de  Rienzo 
delli  Rusticielli.  Paolo  de  lannuccio  de  Gabriele,  madonna  Paola  mogie 
che  fo  de  Paluzo  de  Gratio  (0.  madonna  Paola  mogie  che  fo  de  Liello 
de  Armando.  lacovo  de  Vasco.  Mariano  de  Liello  de  Armando, 
madonna  Ceccha  de  Pietro  Paolo  de  Savo  de  Liello  Verso  (0.  Coluza 
Paliano.  Paluzo  de  Gratio.  Sigismundo  de  Chiodio  (g).  *  Ianni  de 
Paulo  lannuccio  Gabriele.  *  luliano  Pellario  alias  Cistruolo  (h).  *  Cecco 
de  Pavolo  lannuccio, 

e.  xnia  .xml. (0    In  eccl.  S.  Martinelli.     Per  Paolina  mogie  de  Cola 

Santo  Beccaluva.  Buccio  Stincho.  Ianni  de  Nuccio  de  Cola  de  Pietro 
Francesco.  lacovone  suo  fratello,  madonna  Angila  sua  matre.  ma- 
donna Lippola  soro  de  Oducciello  delli  Stinchi,  madonna  Litia  de 
Ianni  (S)  de  labbo.  madonna  lacova  de  Cola  Ianni  de  Nuccio,  per 
remissione,  madonna  Antonia  de  Angilo  de  Tuccio  de  Gabo  et  figlia 
de  Benedetto  de  lo  Mastro  (').  *  madonna  ("0  Vannocza  mogie  che  fo 
de  lulio  Ceccho  Liello  Ceccho  de  Maximis  (").     *  madonna  Gentilesca 

(a)  Correità  su  .xxxiii.  da  mano  posteriore.  (b)  Nota  aggiunta  da  altra  mano  nei 

vuoti  dei  due  righi  precedenti.  (e)  Le  ultime  Ire  parole  aggiunte  posteriormente  dalla  slessa 
mano  che  un  rigo  prima  ripetè  tutta  la  noia.  (d)  o  correità  su  i  (e)  La  o  carrella 

su  i;  la  noia  è  contrassegnala  da  due  croci.  (f)  Aggiunto  su  rasura.  (k)  "^^  Chiodio 
di  altra  mano.  (h)  Era  stalo  scritto  Sciusciolo,  poi  fu  cancellalo  ed  altra  mano  scrisse 

Cistruolo  (i)  Corretto  su  .x.  (k)  Seguiva  lacovo  ;  fu  cancellato  con  un  tratto  di  penna. 
(I)  Da  et  aggiunto  da  altra  mano.  Seguiva  Buccio  delli  Stinchi,  fu  cancellalo  e  altra  mano 
scrisse  posilum  bis         (m)  S eli' interlineo,  altra  mano.         (n)  de  M.  di  altra  mano. 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore       179 


moglie  che  fo  de  Buccio  Stincho,  *  Paulo  de  Cola  de  Ianni  de  Nuc- 
ciolo  C'^).  *  Andrea  Cellino.  Pro  d.  Bartholomea  ux.  Peregrini  dello 
Bianco.       Pro   Antonio   mag.  Laurentii   dello  Massaro  eius  fratre  (''). 

*  lacovella  moglie  de  Paolo  de  Ceccho  de  Pietro  sellato. 

.viii.(0  In  eccl.  S.  Benedicti  de  Turri  Pertonnate  W. 
Per  Licllo  Micciniello.  Pietro  Paolo  altra  mente  dicto  Lo  Vecchio, 
madonna  Perna  sua  mogie,  madonna  Andreoza  de  Nardo  Piersonzo. 
Pietro  Paolo  Ccccholino  refice.  Tomaso  Sorentino.  luliano  Martel- 
lenche  altra  mente  dicto  Toso  de  Cerveteri.  *  Leila  de  Nardo  viz- 
zoca,  prò  remissione  dum  vivit  W. 

.V,  In  eccl.  S.  Blasii  de  Anulo.  Per  lubilleo  de  Ceccha. 
rnisser  Baldasar  delli  Caraccioli  scriptore  apostolico,  missere  Ianni 
Andrea  delli  Caraccioli  scriptore  apostolico,  madonna  Marcela  mogie 
de  Paolo  mastro  Francho.     Vito  padre  de  Angilo  de  Vito. 

.11.  In  eccl.  S.  Marie  de  Caccavariis.  Per  madonna 
Paolina  mogie  che  fo  de  missere  Prospero  delli  Cafarelli.  Lucia  balia 
in  casa  de  Serviestro  de  Palone.     *  Luca  de  Silvestro  de  Palone, 

.1111.  In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Caccavariis.  Per  Pietro 
Malamerenda.  madonna  Angila  sua  mogie.  Antonio  vaccaro  de  Pa- 
luzo  Pontiano.     Antonio  Malamerenda  (0. 

.1111.  In  eccl.  S.  Leonardi.  Per  Nardo  Boccamazo.  ma- 
donna Paloza  de  lacovo  de  Meo.  ||  madonna  (g)  Rita  de  Nardo  Bocca- 
mazo, per  remissione.     *  Pietro  Boccamazzo. 

.XI.  In  eccl.  S.  Marie  de  Publico.  Per  mastro  callararoC*»). 
Petruccio  de  Cola  de  Galasso.  Antonio  suo  figlo.  madonna  Cate- 
rena  de  Serviestro  de  Palone.  Cola  de  Antonio  mastro  Tuccio  cal- 
lararo.  Antonitto  Bellomo.  madonna  lacovella  sua  mogie.  Geronima 
figla  de  Serviestro  de  Antonio  de  Palone.  Paolo  mastro  Tuccio  cal- 
lararo.     madonna  Martomea  de  Ianni  Panziera.     Serviestro  de  Palone. 

*  mastro  lacovo  de  Miscia. 

.1111.  In  eccl.  S.  Valentini.  Per  madonna  Paolina  mogie 
che  fo  de  Antonio  Donnichella.  Antonio  de  Casa  mala.  ||  madonna 
Rita  mogie  che  "fo  de  Coluza  Diteguardi.  madonna  Bensivenuta  mo- 
gie che  fo  de  lacovo  Ianni  de  Alesso. 

.11.  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Mellinis.  Per  Boccavecchia 
pellicciare.     Tomao  dello  Cavalieri  (0. 


(a)  Da  de  Cola  di  altra  mano,  su  rasura.  (b)  Queste  due  note  sono  segnate  nel  margine 
sup.  e  portate  qui  con  segno  di  richiamo.  (e)  Corretto  su  .vii.  (d)  pto  :  (e)  Tutta 
la  nota  su  rasura.  (f)  Contrassegnata  con  due  croci.  (g)  Precede  una  nota  rasa. 

(h)  Forse  mastro  Tuccio  cali.?  Cf.  due  righi  più  in  basso.  (i)   Seguiva  una  nota  ora 

rasa. 


e.  xiiib 


XIV  b 


i8o 


T.  Egidi 


.XII.  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Calcarariis.  Per  Rienzo  Sta- 
gla,  madonna  lacova  sua  mogie,  madonna  Cecca  de  Rienzo  de 
Liello  de  Meolo.  Angilo  Montanaro.  Ianni  de  Rienzo  Stagla.  Cola 
de  Papa.  Pietro  Paolo  Montanaro  delli  Cesarini.  madonna  luhanna 
mogie  dello  dicto  Pietro  Paolo,  madonna  Ceccha  de  Rienzo  Pietro 
Paolo  delli  Cesarini.  Rienzo  Paolo  pescivendolo,  madonna  luhanna 
sua  mogie,  madonna  Paola  mogie  che  fo  de  Scella  notaro.  *  ma- 
donna Paola  moglie  che  fo  de  Ianni  Staglia.  *  Liello  Staglia  et  Ba- 
ptista  Staglia,  prò  remissione, 
e.  XV  a  .xii.(a)     In  eccl.  Ss,  Quadraginta  Martirum.     Per  Paolo 

de  Peto.  Rienzo  Fazante.  Liello  de  Paolo  de  Peto.  Santolo  de  Bar- 
tolo. Rienzo  Martino  delli  Leni,  madonna  Ceccha  (b)  sua  mogie. 
Ianni  Andrea  de  Liello  de  Paolo  de  Peto.  Baptista  de  Rienzo  Mar- 
tino delli  Leni,  per  remissione  (■-"!;.  *  madonna  lacova  moglie  de  Liello 
Paolo  Peto.  *  madonna  Palozza  figlia  de  Liello  Pavolo  de  Peto. 
*  mad.  Francesca  moglie  de  Marcello  Capodeferro  et  figlia  de  Baptista 
Leno. 

.xvi.(<J)  In  eccl.  S.  Lucie  de  Apotechis  oscuris.  Per 
Cecco  de  Luzo  de  Rogieri.  Ianni  de  luliano  de  Rogieri.  Bartoluzo 
de  Petruccio  de  Bartoluzo  sartore,  mad.  Caterena  mogie  che  fo  de 
Paluzo  de  Biasio,  mad.  Nola  sua  matre.  Petruccio  de  Bartoluzo  sar- 
c.  XV  b  tore.  Rienzo  de  Antonio.  Felice  suo  figlo.  ||  mad.  Cecilia  mogie  che 
fo  de  Paolo  Muscino.  mad.  Antonia  de  Pietro  Cecco  de  Biasio.  Cec- 
cho  Antonio  de  Ianni  luliano.  mad.  Rita  sua  figla.  missere  Lonardo 
de  Roccha  della  Bocte  doctore  de  lege.  Aurelio  de  Baptista  de  Cola 
de  Ianni  de  Nucciolo.  *  missere  Christofaro  Rogeri  can.  de  S.  Retro 
et  scriptore  della  Penitentiaria  (e).  *  mad.  Filippa  moglie  che  fo  de 
Ianni (f)  de  Ceccantonio  de  Ianni  luliano. 

.II.     In  eccl.  S.  Marie  de  Rosa.    Per  Cecco  Saragona.    Paolo 
Funaro. 

.xxxvii.(g)  In  eccl.  S,  Marie  de  Campitello.  Per  Pietro 
Macteo  de  lacobuccio  ludice  Angelo,  mad.  luhanna  matre  de  missere 
Angilo  de  Granati,  miss.  Angilo  delli  Granati  rcctore  de  la  presente 
eccl.  Paluzo  de  Pietro  Mactheo.  Rienzo  Buonando  de  mastro  Luca, 
e.  XVI  a  Pietro  Paolo  et  Paloza  et  Angiloza  suoi  (h)  figloli.  ||  Ciuccio  Ianni 
Paolo  Capozuccha.     mad.  Martomea  mogie  che  fo  de  Cola  delli  Per- 


(a)  Corretto  da  .IX.  (b)  Su  rasura,  di  ultra  mano.  (e)  Segue  una  nota  rata,  a 

margine  della  quale  è  per  remissione  Le  Ire  note  seguenti  di  altra  mano  coeva;  una  ler^a 
mano  nella  seconda  scrisse  de  Liello  Pavolo  de  Peto  (d)   Corretto  da   .xml.  (e)  Da 

«criptorc  altra  mano  su  rasura  di  altre  parole,  in  parte  apbarlenenti  alla  nota  seguente,  che 
è  scritta  dalla  slessa  che  aggiunse  miss.  Cristofaro  (f  )  Raso  e  sulla  rasura  le  parole  della 
Penitentiaria  della  noia  precedente.       (g)  Corretto  da  xxxv.       (h)  La  i  aggiunta  da  altra  mano. 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore      i8i 


lioni.  mad.  Caterena  sua  figla.  Buonando  de  Pietro  Mactheo.  mad. 
Caterena  mogie  de  Cavallo  Verde,  mad.  Paola  mogie  che  fo  de  la- 
covo  Mancino.  Petruccia  de  Angiluzo  de  Crapanicha.  lacoviello  de 
Nuccio  Ianni  Paolo.  Nofrio  de  Ciuccio  Ianni  Paolo,  mad.  Angila 
mogie  de  Stefano  de  Pietro  Macteo.  mad.  Paola  mogie  de  lacoviello 
de  Ciuccio  Ianni  Macteo.  mad.  Caterena  matre  de  missere  Ianni  de 
Tivoli,  mad.  Lavinia  de  lacovo  Ficoccia.  missere  Antonio  de  Fondi 
rectore  della  presente  eccl.  mad.  Tomassa  matre  dello  dicto  missere 
Antonio,  missere  Melchiore  rectore  che  fo  della  presente  eccl.  Liello 
de  Ciuccio  Ianni  Paolo  Capozucca.  Baptista  de  Antonio  de  Pietro 
Baffo  delli  Mactalioni.  mad.  Vannoza  mogie  che  fo  de  Baptista  Ar- 
cione. Gregorio  de  Ciuccio  Ianni  Paolo,  mad.  Rita  de  Paluzo  de 
Pietro  Mactheo.  Stefano  de  Pietro  Mactheo.  Pietro  de  Lodovico 
Capozuccha.  mad.  Caterena  mogie  de  Paolo  de  Nofrio.  mad.  Gi- 
smunda  lìgia  de  missere  Antonio  Baptista  f .  Paolo  de  Nofrio  Ciuccio 
Ianni  Paolo,  missere  Ianni  de  Tivoli  doctore  de  lege  et  advocato 
concistoriale.  *  Gregoria  filia  Rentii  Eunufrii  et  ux.  Antonini  Petri 
Mathei.  *  Rienzo  de  Nofrio  Ciuccio  Ianni  Paolo.  *  d.  Anastasia  de 
Capozuccha  ux.  Evuangeliste  de  Bondis.  *  mad.  Antrea  (»)  matre  de 
Antonio  et  Christofano  de  Ciuccio  de  Capozzuccha  {^).  *  Paolo  la- 
covello  de  Capozucchis.     *  mad.  lacovella  moglie  de  Rienzo  Godente. 

*  mad.  Caterena  de  Pietro  ('=)  Palladino.     *  mad.  •  •  •  mogie  de  Ceccho 
Ianni  Paolo  de  Picchis  (J),     *  Baptista  Petri  Macthei  de  Albertonibus  («). 

.VII.     In  eccl.  S.  Marie  de  Maxima.     Per  mad.  Francesca(<")    e.  xvib 
de  Bartoluzo  de  Pietro  Bartomeo.     Buccio  Verallesco  altramente  dicto 
Micciniello.     mad.  luhanna  de  Liello  Micciniello.     Pietro  de  Catoccia 
candeloctaro.      mad.   Caterena   de   Ianni   Paluzecto.      mad.  Gabriella 
mogie  de  Vangelista  de  Cecco  Bellomo.      ser  (g)  Marco  de  Guidoni. 

*  Francesco  figlio  dello  dicto  ser  Marche.     *  mad.  lacovella  moglie  de 
Iorio  Petrino. 

.VI.  In  eccl.  S.  Tome  de  Cinciis.  Per  mad.  Donnichella 
mogie  de  missere  (h)  Paolo  de  Alesso  delli  Cencii.  missere  Paolo  de 
Alesso  delli  Cencii.  Pietro  de  Ianni  delli  Cencii.  mad.  Lorenza 
mogie  de  lacovo  de  missere  Mascio.  mad.  Antonia  mogie  che  fo  de 
Rensicolo.     mad.     Perna  mogie  che  fo  dello  Berchio. 

.11,(0     In   eccl.   Ss.   Patri   et  Mutii.     Per    missere   Pietro 

(a)  Agg.  da  altra    mano    in  spaj^io  lasciato   a    bella  posta.  (b)  Le  ultime  tre  note 

sembrano  di  una  sola  mano,  ma  scritte  in  tempi  differenti.         (e)  Neil' interlineo.    Net  rigo 
Ianni  cancellato.  (d)  Le  ultime  quattro  note  paiono  della  stessa  mano.  (e)  É  della 

stessa  mano;  mancando  la  spazio  nella  e.  XVI a  è  scritta  nel  margine  inferiore  di  e.  XV b. 
(f)  Neil' interlineo,  di  altra  mano,  su  rasura.  (g)  Su  rasura.  (h)  Neil' interlineo. 

(i)  Corretto  da  i 


l82 


T.  Egidi 


Ferrante  rectore  della  presente  eccl.  *  luliano  Bocca padule.  *  mad. 
Cyrina  moglie  de  Ianni  Antonio  Boccapadule.     *  Loisa  Boccapadule  («). 

.ui.W  In  eccl.  S.  Cecilie.  Per  Cola  de  Paolo  de  Puoli. 
Ianni  Paolo  suo  fìglo.  *  mad.  lacova  de  Cancellariis  molgle  che  fo  de 
Bartomeo  de  Crapanica. 

.VI.  In  eccl.  S.  Marie  iuxta  flumen.  Per  Tuccio  Tor- 
donieri.  Nuccio  delli  Volgamini.  Rienzo  de  Pietro  Salvagio.  Ianni 
de  Vulgamine  altramente  dicto  Ianni  de  Nola.  mad.  Mascia  mogie 
che  fo  de  Ciuccio  Ianni  Paolo,  mad.  Maria  mogie  de  Nardo  de  Pa- 
lone (e). 

.LViin.  (d)  In  eccl.  S.  Angeli  in  Foro  piscium.  Per 
Pietro  de  Ianni  Ibello.  Petruccio  Grasso,  mad.  Mavilia  de  Pantaleo, 
sua  matre.  missere  Mactheo  delli  Vaccari,  doctore  de  lege.  Luca 
delli  Vaccari  suo  fratello.  Antonio  Gratiano  delli  Perlioni.  mad.  An- 
tonia mogie  de  Antonio  de  Paolo  de  Puoli.  Antonio  de  Rienzo  In- 
poccia.  Il  mastro  Lorenzo  delli  Vallati  dottore  de  medicina.  Rienzo 
Pontiano.  Cola  de  Tordonieri.  mad.  Angila  mogie  de  Antonio  In- 
poccia.  mad.  Isabecta  mogie  de  Paluzo  Casata.  Nuccio  Ibello.  Mar- 
tino delli  Bondi  spetiale.  mad.  Francesca  de  Cola  Tordonieri,  mad. 
Perna  mogie  che  fo  de  Pizo.  mad.  Caterena  de  Coluza  de  mastro 
Lucha.  mad.  Andrea  mogie  de  Liello  de  Luzolo.  missere  Nicola 
delli  Bondi  doctore  de  lege.  mad.  Paradisa  de  Tuccio  Caranzone. 
luzo  dello  Pocho.  Pietro  Pantaleo  notaro  t-  Antonio  Brichecto  al- 
tramente dicto  Antoniello  dello  Busco,  mad.  Antonia  de  Paolo  Ca- 
nestriello.  mad.  Isabecta  de  Agnucto  de  Bommarzo.  Coluza  de  ma- 
stro Luca.  Ianni  Santo.  mad.  Maria  mogie  de  Ianni  de  Calisto, 
mad.  Rita  mogie  che  fo  de  Ianni  Mactheo.  mad.  lacova  mogie  che 
fo  de  Tomao  Casata,  mad.  Angila  de  Antonio  della  Balestra,  mad. 
Francesca  matre  de  Liello  Ibello  («).  Liello  Ibello.  Stefano  Vallato. 
Cecilia  figla  de  Ianni  Vallato.  ||  Rienzo  de  Paluzo  Casata.  Rienzo  de 
Antonio  Inpoccia.  mad.  Geronima  mogie  che  fo  de  Rienzo  Particappa. 
mad.  Martomea  mogie  de  Martomeo  Pezutiello.  mad.  Vannoza  mo- 
gie de  Antonio  de  Pietro  de  Paluzo.  Paolo  Casata  delli  Foschi,  mis- 
sere Mactheo  suo  figlo  can.  della  presente  eccl.  mad.  luhanna  mogie 
de  Liello  Ibello.  Ianni  de  Andreozo  ibello.  mad.  Francesca  sua  mo- 
gie. Nuccio  figlo  de  Liello  Ibello.  Biancho  patre  de  Lodovico  dello 
Biancho,  mad.  Ludovica  figla  de  Gregorio  de  Ciuccio  Ianni  Paolo. 
Ianni  Vallato.  Antonisi  dello  Biancho.  Andrea  suo  figlo.  mad. 
Vannoza  mogie  de  Antonio  Gratiano.     mad.  Emilia  mogie  de  lacovo 


(a)  Su  rasura.        (b)  Corretto  da  .11.         (e)  Seguiva  altra  nota  ;  fu  rasa.         (d)    Cor 
retto  da  .Lviii.         (e)  Nel  margine  altra  mano  bii  posila 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore      183 


Pietro  Macteo.  Lucia  de  Piombino  vizocha  t-  Geronimo  de  Ianni 
Macteo.  *  Pietro  de  Liello  de  Petruccio  t-  *  mad.  Francisca  ux.  Lo- 
dovici dello  Biancho.  *  d.  Laurentia  f.  dicti  Lodovici  dello  Biancho  W. 
*  Baptista  d.  Nicolai  de  Bondiis.  *  Rosa  Sclava  bizocha.  *  mad.  Pa- 
lozza  moglie  de  Rienzo  Vari  mercatanti.  *  mad.  Perna  moglie  fu  de 
Luca  de  Scipio. 

.iiii.C')     In  eccl.  S.  lohannis  de  Insula.     Per  mad.  Perna   e.  xvmb 
de  Gregorio  dello  Cuocto(0.     mad.  Andrea  mogie  che  fo  deW  Ianni 
Baroncello.     mad.  luhanna  delli  Marbigli  abadessa  del  presente  mo- 
nesterio.     *  lohanne  Corso. 

.VI.  In  eccl.  S.  Bartolomei  de  Insula.  Per  Leuccio  de  Ianni 
Leo.  mad.  lacova  figla  de  Cecco  de  Ianni  dell'  Isola.  luliano  de 
Coluza  de  Marcuccio  altramente  detto  Sciuscià  (0.  mad.  Vannoza  sua 
mogie,  mad.  Caterena  delli  Lei.  mad.  Caterena  de  Cristofano  de 
Paolo  de  Fiore. 

.1.  In  eccl.  S.  Benedicti  de  Pisciola.  Per  Mita  mogie 
de  lacovo  Montanaro. 

.III.    In  eccl.  S.  Laurentii  de  Pisciola.    Per  mastro  Antonio 
Magione  medico,     Paolina  figla  de  Paolo  Magione,      mad.   Angiloza 
delli  Cerroni  matre  de  lacovo  Macteo  (0.       *  Paulo  Magione.  ||  Bar-    e.  xix« 
zellone. 

.III.  In  eccl.  S.  Salvatoris  in  pedc  Pontis.  Per  Nuccio 
altramente  dicto  La  Pucta.  Casparre  de  Liello  Marcellino.  *Michaele 
calsolario. 

.XVIII.  In  eccl.  S.  Cecilie.  Per  Pietro  de  Biasio,  mad.  lu- 
hanna de  Pietro  Zaccaria.  Pietro  Boccaziola  notaro.  Cencio  Fraia- 
pane.  mad.  Cecilia  moglie  de  Ianni  Baractaro.  Andreozo  Pontiano. 
Ciuccio  Ianni  Catino.  Valeriano  Fraiapane.  mad.  Maria  delli  Fraia- 
pane  mogie  de  Paolo  Margano.  Ianni  de  VoUari.  Paluzo  de  Todino. 
Paluzo  et  Rienzo  de  Andreozo  Pontiano.  mad.  Cecilia  sua  matre. 
Baptista  de  Rienzo  Pontiano.  luliano  de  Cecche  de  Puccio.  Macteo 
de  Ceccho  de  Durabile  f.  Pietro  (r)  de  Durabile  suo  figlo.  ||  *  Van-  e.  xix  b 
noza  dello  Factore.     *  Angelo  Baroniello  (h). 

.IX.  In  eccl.  S.  Francisci.  Per  mad.  lacova  mogie  che  fo 
de  Paolo  Malglione  (0.  mad.  Perna  delli  Sanguigni  mogie  de  lacovo 
Ianni  lacovo.  mad.  Perna  de  Gregorio  de  luliano  Cecco  de  Puc- 
cio, t     Pietro  de  lacovo  della  Seta.      mad.  Caterena  de  missere  Do- 


(a)  Queste  due  note  di  una  stessa  mano;  nella  seconda  dello  Biancho  aggiunto  da  altra. 
(b)  Corretto  da  .ili.         (e)  Corretto  da  Cuucto  (d)  Seguiva  mogie,  rasa.         (e)  iuscia 

riscritto  su  rasura.  (f)  Aggiunto  in  margine  per  r[emissione]         (g)  Segue  de  Mactheo 

acncelìato.         (h)  Nel  libro  latino  citato, p.  446,  è  ietto  Maroncello         (i)  Corretto  da  Margone 


i84 


T.  Egidi 


menico  de  Peroscia.  mad.  luhanna  niatre  de  lacovo  Ianni  lacovo 
Rienzo  Pietro  Nisi.  mad.  Cilla  mogie  de  Antonio  Cola  RanfFo.  («) 
Ludovico  de  Nardello  delli  Bondii  ('').     *  lacovo  Mactheo  de  Macthey. 

*  mad.  Gregoria  de  Castellani  moglie   de   missore  lacovo  Scappacele. 

.1.  In  eccl.  S.  CosmatiC*:).  Per  mad.  Caterena  de  Antonino 
merciaro  abadessa  del  presente  monesterio. 

.VII.  In  eccl.  S.  Andree  de  Scafis.  Per  Ianni  de  ser  Ni- 
c.  XX  a  colo.  mad.  Maria  de  Macchaciucciolo.  ||  mad.  Caterena  de  Orrigo  sen- 
sale.    Cola  de  Divitia.     mad.  Potentia  sua  mogie.     Cola  della  Chiesia 

*  Antonio  de  Cola  Ranfo  W. 

.XX.  (0  In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Curtibus.  Per  Paolo  de 
Belcoge.  Buccio  de  Pietro  de  lacovo.  Ianni  Suonando.  Cecco  della 
Gioia.  Cola  de  Nectolo.  Cecco  Caradonna.  Annese  de  Caterena  de 
Pellegrino.  mad.  Antonia  de  Paolo  Palenche.  Rita  de  Brancatio. 
Cola  de  Ceccoliello  de  Carcari.  mad.  Rita  de  Rienzo  de  Tuorci. 
Cecco  de  Ianni  delle  Calze.  Romanella  (0.  Cecco  de  Carcari  f. 
mad.  Leila  sua  mogie  t-  Stefano  Stuocchio.  mad.  Caterena  mogie 
e.  XX  b  de  Paluzo  de  Palino.  *  Angilo  de  Cola  de  Nettoli  (g).  ||  *  Angilo  Ricca- 
donna  (h). 

.VII.  (0  In  eccl,  S.  Venose.  Per  mad.  Angila  de  Benedecto 
de  Cola  Viccione.  t  abate  leronimo  rectore  della  presente  eccl. 
mad.  Potentiana  mogie  de  Andrea  de  Perillo  (k).  Andrea  de  Pe- 
rillo  (y).  Rienzo  de  Benedecto  Uviccione  (0.  *  lacobello  alias  Moz- 
zone.    *  d.  Paula  sua  moglie  (">). 

.III.  In  eccl.  S.  Agate.  Per  Lielllo  de  Berardo,  mad.  Titia 
sua  mogie.     Andreoza  de  Pietro  Montanaro. 

.Ili,  In  eccl.  S.  Grisogoni.  Per  mad.  luhanna  de  Savo  de 
Paluzo  de  Calisto.  Cola  Filippo  Buonando.  Cencia  sua  figla.  *  Fran- 
cesco Macarano  ("). 

•III.     In  eccl.  S.  Rufine.     Per  lacoviello  de  Stefano  de  Ir.nni 
massaro,     mad.  luhanna  de  Matteo  Roselo,     mad.  Lucia  de  Macteo  de 
Missore. 
e.  xxia  .XXXVIII.  (o)     In  eccl.  S.  Marie  de  Transtiberi.      Per  An- 

gilo de  Sassone.  Tosto  salinaro.  Viello  de  Liello  de  lannucciello. 
mad.  Teodora  de  Buccio  de  Acci.  mad.  Ursina  de  Stefano  Ranieri. 
Stefano  Ranieri.     Tuccio  de  Cecco  dello  Schiavo,     mad.  Romana  nìogle 


(a)  CorrrUv  da  roffa         (b)  Da  de  aggiunto  da  altra  mano.  (e)  Di  altra  mano  in 

nero,  sopra  rasura  del  nome  di  chiesa  prima  scritto,  come  al  solito,  in  rosso.  (d)  Su  rasura, 
(e)  Corretto  da  .xv.  (f  )  Su  rasura,  (g)  Questa  nota  è  preceduta  e  seguita  da  due  rase. 
(h)  Su  rasura.  (i)  Corretto  da  .mi.  (k)  Im  i  su  rasura  di  altra  lettera.  (I)  In 

rasura.  (m)  sua  moglie  di  altra  mano  su  rasura.  (n)  Su  rasura  che  si  estende  al 

rigo  stgutnte.         (o)  Corr.  da  .xxxvi. 


Q/lnniversari  deir ospedale  del  Salvatore       185 


che  fo  de  Cecco  della  Gioia,  mad.  Andreoza  delli  Arcioni  mogie  de 
Nuccio  Cerino,  mad.  Francesca  de  Liello  Mactiozo.  mad.  Bartoluza 
mogie  de  Cecco  Calistiello.  Mozzo  de  Paluzo  Petrucciolo.  mad.  Ma- 
scia  de  Cristofano  barbieri,  mad.  Angila  mogie  che  fo  de  Viello  de 
Cassio  de  Bondi  (»).  Paolo  de  Cinque  t-  mad.  Costantia  de  Rienzo 
de  Aniballo.  mad.  Caradonna  sua  figla.  Paolo  de  Cuoppo  altramente 
dicto  Chincha.  mad.  Mactea  de  Rienzo  Rondine.  mad.  Martomea 
Baraschi.  Nuccio  de  lacoviello.  Paolo  de  Pietro  Paolo  spetiale.  mis- 
sere  Pietro  de  Ceccho  de  luliano  can.  della  presente  eccl.  mad.  An- 
gila de  lacovo  de  Rienzo  Maria,  mad.  Maria  de  Paolo  de  Pietro  spe- 
tiale. Nuccio  de  lacoviello  de  Paluzo.  Antonio  Cammellocto.  Cola 
lacoviello.  *  Antonio  de  lacobo  Cialtera,  per  remissione  de  soi  peccati. 
*  lacovo  figlio  de  Miccinello  Cialtera.  *  missere  Pietro  Cialtera  (*»). 
Antoniello  de  Lutio  de  Senese.  mad.  Maria  de  Cecchini  de  Luzo.  ^-  "'"''  (■■") 
missere  Bartomeo  de  Savo  de  Liello  Verso  scriptore  ap.  et  can.  della 
presente  eccl.  Paolo  altramente  dicto  Ciarciavagliolo.  Cola  Grande, 
lo  magnifico  signore  missere  Nicola  de  Gaietani.  *  Cecco  Antonio  Moz- 
zone. *  mad.  Ceccha  sorore  de  Luca  de  lacottolo  (J).  *  Antonio 
dicto  Lacottolo.  *  mad.  Soffia  suo  mogie  (<=).  *  missere  Anibale  de 
Stephaneschis  cavalieri.  *  mad.  lacobella  matre  Mactiozzi.  *  An- 
tonio de  lannucia  .  .  .  (0.  *  Antonio  de  Maglio  et  *  Luca  suo  fi- 
gliolo (e). 

.mi.  In  eccl.  S.  Blasii  deCurte(g).  Per  mad.  Angila  mogie 
de  Rienzo  de  Palino,  mad.  Bartoluza  de  Paolo  de  Cinque,  mad.  An- 
tonia de  Francesco  de  Forte  t-     Savo  de  Rienzo  de  Macteucci  (h). 

.XVI.  In  eccl.  Principis  Apostolorum.  Per  missere  Ianni  e.  xxnb  (i) 
Tedesco,  missere  Lucha  benef.  della  presente  basilica,  missere  Fran- 
cesco delli  Tosti  can.  della  pres.  bas.  lo  revmo  patre  missere  Cristo- 
fano card,  de  Sergni.  missere  lacovo  delli  Tetellini  can.  della  pres. 
bas.  missere  Antonio  Pietro  Schiavo  benef.  della  pres.  bas.  lo  ma- 
gnif.  signore  Poncello  delli  Ursini.  Maria  de  Signo  Schiava  (•«).  mis- 
sere Pietro  de  Tartari,  mad.  Costantia  delli  Ursini  mogie  de  Ulixe 
de  Bommarzo.  lo  magnif.  signore  Francesco  Ursini  prefecto  de  Roma, 
lo  rmo  patre  missere  Francesco  Condolmario  (0  venetiano  (•")  vescovo 
card,  et  vicecancellieri  cum  missa  soUempni  et  offitio  in  capella  S.  Ca- 
terine,     la  magn.  d.  mad.   Pascarella  matre  dello  priore  de  Roma. 

(a)  Segue  per  rem.  raso.  (b)  Le  ire  note  Cial.  della  stessa  mano.  (e)  Nei  primi  due 
righi  due  note  rase.  (d)  Da  de  Luca  di  altra  mano.         (e)  Questa  nota  e  la  precedente 

aggiunte  dalla  stessa  mano.  (f)  La  nota  fu  rasa,  altro  non  si  legge.         (g)  O  curtibus; 

nel  testo  curts         (y)  Altra  mano  corresse  niactiuzzo         (i)  La  e.  XXII  a  bianca.         (k) /« 
margine:  per  r[emissione]  (1)  Corretto  da  candormario  (m)  Inserto  da  altra  mano 

che  scrisse  anche  da  cum  ad  offitio  ;  una  ter^a  mano  scrisse  le  ultime  parole,  nel  margine. 


i86 


y.  Egidi 


missere  Pietro  de  Crapanica  can.  della  pres.  bas.     missere  Cristofano 
delli  Paparoni  can.  della  pres.  bas  (■>).     la  felice  recordatione  de  Nicola 
papa  quinto  (''). 
xxina  .1.     In  eccl.  S.  lacobi  Scossacavalli.     Per  Liello  Averlino. 

.XXXII.  In  eccl.  Ss.  Gelsi  et  luliani.  Per  Rienzo  Granaro. 
Pietro  de  Egidio  de  Lione,  mad.  Tedora  de  Ianni  dello  Grasso,  mad. 
luhanna  de  Paolo  Bernardo,  mad.  Iiihanna  mogie  che  fo  de  Donato 
lordano.  mad.  Andrea  mogie  de  Paolo  de  Ranieri  de  Ianni  Tete. 
missere  Paolo  Vagnano  cavalieri.  Parentuzo.  Pietro  Paolo  Factore. 
Pietro  de  Antonio  de  mastro  Macteo.  Nardo  delli  Calvi.  missere 
Nicola  delli  Calvi  suo  palre  doctore  de  lege.  Paluzo  de  Ianni  Azepta. 
Cola  Santo  de  Beccaluva.  Ianni  Santo  de  Beccaluva.  Natolo  de  Buccio 
de  Natolo,  mad.  Andrea  mogie  che  fo  de  Nardo  spetiale.  Ianni  Da- 
miano. Cristofano  Mari  de  Fiorenza.  Caterena  de  Tomasso  de  Ianni 
Negro,  mad.  Bonella  de  Benedecto  dello  Mastro,  mad.  lacova  mogie 
che  fo  de  Nuccio  de  Cecco.  Nardo  Guarda,  mad.  Antonia  mogie 
e.  XXIII  b  ^yjg  fQ  jjg  luliano  Noviello.  ||  missere  Nicola  de  Paolo  de  lacchecto 
benef  de  S.  Pietro.  lacoviello  de  Antonio  Mancino.  Antonio  de 
Rienzo  de  Stati.  Ianni  Bonadies  (0.  mad.  leronima  sua  mogie  (<^). 
missere  Tomao  de  Benedecto  dello  Mastro  doctore  et  can.  de  Sancto 
Ianni  Laterano.  Glorio  figlo  de  Benedecto  dello  Mastro,  mad.  Paola 
mogie  de  Antonio   factore  f-      *  Savo  de  mastro  lacovo  dello  Ponte. 

*  Rienzo  Pietro  de  Ruberteschi  («).  *mad.  luvannaC")  moglie  de  Mar- 
tino Menicuccio  (g).     *  Benedetto  dello  Mastro.    *  mastro  Ianni  Medena. 

*  missere  Gabriello  de  Antonio  de  Castello.  *  mad.  Antonia  de  An- 
tonio Mancino. 

.1111.     In  eccl.  S.  Ursule.     Per  Biasio  de  Cascino.     Gemino 
barbieri,     mad.  Paola  de  Rienzo  de  Pietro  de  Paluzo  Romano,     mad. 
Paola  de  Paluzo  de  Tollolo.     *  mad.  Barthomea  de  Ianni  de  Nargni. 
e.  XXIV  «  .IX.     In  eccl.  S.   Blasii  de  Pagnotta,     Per  lacoviello  Ma- 

gluozo.  Domenico  de  Lode  panectieri.  mastro  Glorio  de  Franchiho 
de  Saona.  mad.  Madalena  mogie  del  dicto  mastro  Glorio.  mad. 
luhanna  mogie  de  lacovo  altramente  dicto  Naso.  Antonio  de  Rienzo 
Magluozo.  mad.  lacova  de  Pietro  de  Cola  mastro  Ranallo.  mad. 
Bonofato.  Pietro  de  Rienzo  Magluozo.  *mad.  Agnela  moglie  de 
Appulinaro.  *  Appolinaro  suo  marito  (h).  *mad.  Helena  moglie  de 
Antonio  de  Natolo. 


(a)  Aggiunto  da  altra  mano.         (b)  In  rosso.  (e)  Aggiunto  dalla  stessa  mano  per 

remissione  (d)  per  remissione  dflla  stessa  mano.  (e)  Della  stessa  mano  della  prece- 

ientt.  (f)  Su  rasura        (g)  Questa  e  le  note  seguenti  di  una  stesta  mano.        (h)  Questa 

e  la  nota  seguente  di  una  stessa  mano. 


oAnniversari  delVospedale  del  Salvatore       187 


.III.  In  eccl.  S.  Stefani  de  Pisciola.  Per  mad.  Andrea  de 
Ianni  altramente  dicto  Boccavecchia.  mad.  Angila  de  Pietro  de  Si- 
mione.     Francesco  della  Zeccha.     *  Marco  de  Albiano. 

.XV.  In  eccl.  S .  Marie  in  Vallicella.  Per  Paolo  de  Nardo 
Insegna,  mad.  Paola  sua  mogie,  missere  Ianni  de  Americi  de  Palma. |( 
Marche  de  Ianni  Cecco  Natolo,  mad.  Teodora  matre  dello  dicto  Marcho.  e.  xxiv  b 
mad.  Caterena  de  Consulo  de  Malpigla.  mad.  luhanna  de  ser  lan- 
nino.  Lucia  de  Ianni  Rustico,  mad.  Mita.  Pietro  Paolo  Paolone  (»). 
mad.  Maria  sua  mogie,  mad.  Lucia  de  missere  Pietro  de  Montello. 
mad.  Lucarella  mogie  de  Antonio  Sasso.  Antonio  Sasso.  Pietro 
Corzo.  *  Nardello  de  Turri  de  Napoli  W.  *  mad.  Angela  moglie  fu 
de  Casparre  Federico. 

.vili.  (0  In  eccl.  S.  Cecilie  de  Turricampi.  Per  Cecco 
de  Spizicha.  Natolo  de  lannone.  Nardo  spetiale.  Antonio  de  laco- 
viello  de  Stefano  (d).  Pietro  Riccio  W.  Nestasia  sua  figlia.  *  mad. 
Stephana  figlia  de  Nardo  spitiale.  'mad.  Antonina  (0  figlia  de  An- 
tonio de  Natolo.  *  mad.  Andrea  moglie  de  Pietro  Valentino  de  Pal- 
loni.    *mad.  Ceccolella  moglie  de  Antonio  de  Natolo. 

.VII.  In  eccl.  S.  Tome  de  Pa rione.  Per  missere  Marco  e.  xxv  a 
delli  Amateschi  doctore  de  lege.  Liello  de  Ianni  Marcho  Cardiello  (g). 
Domenico  de  Cecco  de  Lutio  de  Calisto  altramente  dicto  Ciaglia  (h), 
lacovo  de  Antonio  de  Campagna.  Pietro  de  Ianni  Petrone  notaro  de 
Clodiis  (0 .  Tomao  Sasso  de  Amateschi.  Ianni  Marco  Cardiello  (•«). 
*Rita  dello  Perosino.     *  lacovello  Sasso  delli  Amatesci. 

•imi.  (0  In  eccl.  S.  Blasii  de  Fossa.  Per  missere  Antonio 
de  Scrofano  rectore  della  presente  eccl.  Ianni  Paolo  Carosiello.  mad. 
Paola  mogie  dello  dicto  Ianni  Paolo,  mad.  Alisandra  delli  Aniballi 
mogie  de  Ianni  Antonio  Amcdeolo  (•")  f.  *  luozzo  de  Nardo  dello 
Lixio.     mad.  •  •  •    sua  moglie. 

.xiiiili.  (")  In  eccl.  S.  Marie  de  Monte  lordano.  Per 
Nuccio  de  Cecco.  Ianni  Pizo.  luliano  de  Rienzo  calzolaro,  mad. 
lacova  mogie  de  Andrea  Calese.  ||  Ceccoliello  de  Nuccio  de  Cecco,  e.  xxvb 
mad.  Divitia  de  Cola  de  Civita.  Rienzo  de  luliano  calzolaro.  Ianni 
Palladino.  Ianni  Ceccobello  spetiale.  Ianni  Montanaro,  mad.  Maria 
sua  mogie,  mad.  Caterena  mogie  de  Ianni  Cecco  Ibello.  mad.  Perna 
mogie  de  Cecoliello  de  Nuccio  de  Cecco  t-     mad.  Caterena  mogie  che 


(a)  Seguiva  una  parola,  rasa.  (b)  Questa  e  la  nota    seguente  di  una  sola  mano  su 

rasura.  (e)  Corretto  da  .iiin.  (d)  Segue  per  remissione  della  stessa  mano.  (e)  Era 
stato  scritto  Ceccho,  poi  fu  raso  e  appresso  scritta  un'  altra  parola  ;  anch'essa  fu  rasa  e  sopra 
fu  scritto  Riccio         (f)  mad.   Anto   f«  rasura.  fg)  Aggiunto  d'altra   mano.  (h)  Ag- 

giunto d'altra  mano  su  rasura.  (i)  Aggiunto  da  altra  mano.  (k)  iello  su  rasura. 

(I)  Corretto  da  .mi.         (m)  eolo  di  altra  mano  su  rasura.         (n)  Corretto  da  .xini. 


i88 


T.  Egidi 


^ 


fo  deW  Nuccio  de  CechoC').  *  mad.  Agnila  moglie  che  fo  de  Pietro 
Riccio  ("O.  *  luliano  f.  de  Pietro  Cucco.  *mad.  Ludovica  moglie  de 
Salvato  de  Cola  de  Liello. 

•Vini.  (4)  In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Lauro.  Per  Amonio 
Cecaglia.  mad.  Lucia  de  Ianni  Carbone,  mad.  Angila  de  Tomao  de 
Rienzo  de  Lione,  mad.  lacovella  de  Cecco  Spangnuolo.  mad.  Lo- 
narda  moglie  che  fo  de  Savo  Calese  (e)  f .  Domenico  de  Antonio  de 
Filippo.  Cola  Baptagla  (O.  *  Caterena  de  Pietro  Monderisi.  *  mad. 
Angela  moglie  de  mastro  Nello.  *  Ianni  de  Lello  de  Petrone. 
e.  XXVI  a  .im.     In  eccl.  S.  Simeonis.     Per  lacoviellodelliUrsini.    Ianni 

delli  Ursini  suo  figlo.  Tarano,  mad.  Francesca  f.  (g)  che  fo  de  Cola 
de  Maxio. 

.III.  In  eccl.S.  Salvatoris  Primicerii.  Per  Tomao  dello 
Stroso.     mad.  Perna  de  Tomao  dello  Stroso.     Tomassa  de  Petrignano. 

*  mad.  Nestasia  f.  de  Antono  Panaro. 

In  eccl.  S.  Marie  de  Postierola.  Per  Gratia  mogie  che  fo 
de  Vinctiocto  (h). 

.XII.  In  eccl.  S.  Apollinaris.  Per  Bartomeo  delli  Tosti.  Biasio 
de  Bartomeo  delli  Tosti.  Salimene  spellale,  mad.  Antonia  de  Biasio 
delli  Tosti,  mad.  Paola  mogie  che  fo  de  Nuccio  Ibello.  Rienzo  de 
Biasio  de  Bartomeo  delli  Tosti.  Antonio  de  Ianni  Pietro  delli  Tosti, 
e.  XXVI  b  lacoviello  delli  Tosti.  Antonia  figla  dello  dicto  lacoviello.  Antonia 
de  Bartomeo  delli  Tosti  f.  Ianni  delli  Tosti,  mad.  Antonia  delli 
Sanguigni  mogie  che  fo  de  missere  Santo  de  Viviani.  *  mad.  Maria 
moglie  che  fo  de  Benedecto  barberi.  *  mad.  Ludovica  moglie  (0  de 
Riccardo  Sanguigni.     *  mad.  Andreozza  sua  figlia  (*=). 

.111.(0  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Agone.  Per  Ianni  de  Con- 
solo de  Malpigla.     mad.  Baroncella  mogie  che  fo  de  Pietro  Edificatio. 

*  mad.  Susanna  de  Ianni  Spangiolo.  *  mad.  lacova  moglie  de  Ianni  de 
Conzolo  prò  remissione. 

.1.  In  hospidale  Teotonicoru  m.  Per  missere  Stefano  de 
Novaria  doctore  de  lege.     *  miss.  lohanni  de  Colonia. 

.V.  In  eccl.  S.  Andreedc  Acquarecciariis .  Per  Paolo 
Scarso.  Angiluzo  cavallaro,  mad.  Caterena  de  Pietro  Paolo  Profico. 
mad.  Caterena  mogie  de  Antonio  de  Campovascio.  mad.  Paola  figla 
de  Antonio  de  Meo. 

IX.    In  eccl.  S.  Agnetis.    Per  Zuccariello  de  Zuccaro.    Tuccio 


e.  xxTnb(m) 


(a)  Su  rasura  di  dello  dicto  (b)  Di  altra  mano.  (e)  Su  rasura  Riccio;  questa 

e  la  precedente  nota  di  una  stessa  mano.  (d)  Corretto  da  .viii.  (e)  Da  moglie  di  altra 
mano.  (f)  Seguiva  altra  nota,  rasa.  (g)  Di  altra  mano.  (h)  Su  rasura  di  Vend  . . . 
(i)  Ludovica  moglie  di  altra  mano,  su  rasura.  (le)  Tutta  la  nota  su  rasura.  (I)  Cor- 
retto  da  .11.         (m)  La  e.  XXVII a  bianca. 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore       189 


Cardiello.  Rienzo  de  Cecco  de  Teolo.  Paolo  Bussa.  Nardo  de  Gocti- 
freda.  mad.  Angila  de  Cola  Bon  picciolo,  mad.  Brigida  figla  de 
Pietro  Mellino.  missere  lacovo  de  Vicenza  script,  ap.  missere  Lo- 
dovico de  Terani  doctore  in  utroque  (•'•)  iure  et  advocato  consistoriale. 
*  mad.  Francesca  f.  de  misser  Antonio  dello  Ponte  nepote  de  mastro 
lacovo  de  Zuoccolo.  *  Gasparre  de  Henrico  panactiero  (b).  *  Antonio 
Pistalonto.     *  mad.  •  •  •    matre  de  Ianni  de  Ciaglia. 

.XIII.  In  eccl.  S.  Pantaleonis.  Per  Paolo  de  Catagna.  Teolo 
de  luliano  Cecco  de  Teolo.  mad.  Lonarda  sua  matre.  Cecco  de  Cola 
de  Lidio.  mad.  Perna  mogie  che  fo  de  Catagna.  mad.  Caterena 
mogie  de  Paolo  de  Catagna.  missere  Pietro  Preta  script,  ap.  mad.Van- 
noza  mogie  de  Macteo  Baroncello.  Rienzo  Muto.  mad.  Marola  delli 
Muti  mogie  de  miss.  lacovo  delle  Celle,  *mad.  Margarita  de  Corte 
prò  remissione.il  *  Savo  Antonio  delli  Muti.  *  lo  nob.  homo  Matthia  e.  xxvma 
Muto  delli  Muti. 

.LXXXii.CO  In  eccl .  Ss.  Laurentii  et  Damasi.  Per  Bernardo 
de  Sisto.  Ceccoliello  Cocciola,  mad.  Andrea  Bocca  Sternelle.  mad. 
Andrea  sua  figla.  mad.  luhannola.  Vecchiarello  de  Cecco  Viecchio. 
lacoviello  altramente  dicto  Grasso  delli  Cosciari.  Francesco  Viecchio. 
Piero  de  Paluzo.  mad.  Caterena  mogie  de  Ceccoliello  Cocciola.  Liello 
Stincho.  Valentino  de  Angilo  falename.  mad.  Caterena  mogie  de 
Ianni  Leo.  Antonio  de  Pietro  de  Paluzo.  mad.  Margarita  de  Pietro 
delli  Cosciari.  Rienzo  Coccia  penta,  mad.  Maria  matre  de  Pietro 
Grasso  C"^).  Pietro  de  Liello  lannuccio  de  Miglari.  mad.  Leila  mogie 
che  fo  de  Ianni  Biancho.  Ballino,  mastro  Francho.  mad.  Francescha 
sua  mogie.  Ianni  figlo  de  mastro  Franco.  ||  Ianni  de  Pietro  de  Paluzo.  e.  xxvmb 
Ianni  Pantaleo.  Bonafede  curriere.  Vannoza  de  Paolo  Pietro  Mic- 
cino, lacovo  de  ser  Nicolo  de  Imola.  lacomino  de  Bivagna.  mad. 
Isabecta  de  lubilleo  de  Rienzo  de  Nannolo.  mad.  Perna  de  Nardo 
Paluziello.  mad.  Renza  de  Ianni  Liello  de  Alesso.  Ursola  mogie  che 
fo  de  leronimo  Muscino.  mad.  lacova  de  Andrea  della  Porta  t-  Me- 
nìcuccia  mogie  de  Baldassarre  de  Bernardo.  Paolo  de  Pietro  de  Pa- 
luzo. lannino  de  Francia  hostolano  della  Campana,  mad.  Brigida 
de  Luca  de  Serviestro  de  Palone.  Andrea  Quintiello.  .Anselmo  figlo 
de  Andrea  QuintielloW.  Pietro  Negro.  Mactuzo  de  Quactro.  mad. 
Martomea  sartrice  (e),  mastro  Nicolo  Francioso  ferrare.  Cola  de  Ianni 
Paolo  altramente  dicto  Cenfia.  mastro  Santo  Fontano  medico.  Fran- 
cesco   de    Sanbrugnano.       mad.  Ceccha  mogie  de  Maximo   de  Liello 


(a)  Da  doctore  altra  mano,  su  rasura.  (b)  Questa  e  la  nota  precedente  della  stessa 

mano.  (e)  Corretto  da  .Lxii.  (d)  In  margine  altra  mano  Nota  (e)  Seguiva  prò 

remissione  raso. 


190 


T.  Egidi 


e.  XXIX  b 


Cecco.  Galeazo  Fazinì  de  Padua.  Antonella  de  Nerone,  niad.  lu- 
hanna  mogie  de  Andrea  Quintiello.  *  missere  Lorienzo  delli  Menu- 
toli  protonot.  ap.  alias  delli  Calvi.  j|  Ianni  Donato  spctiale.  mad.  An- 
tonia mogie  de  Ianni  Testa  sellaro.  mad.  Angiloza  mogie  de  Buccio 
Lante.  Savo  de  Paolo  dello  Cozo.  Ianni  Testa  sellaro.  mad.  An- 
giloza de  Anselmo  de  Paolo  de  Milano.  lulio  de  Cecco  Liello  Cecco 
de  Maximi(a).  Baptista  de  Andrea  Masiello.  Cecco  Prandio  della 
Aquila,  mad.  •  •  •  sua  mogie,  mad.  Andrea  de  Cecco  Liello  Cecco 
delli  Maximi.       *  mad.  Francesca   moglie  che  fo  de  Paulo  Mancino. 

*  Paulo  de  Lello  Ceccho  de  Maximi.  *mad.  Filippa  matre  che  fo  de 
miss.  Lodovico  de  Cosciari.     *  Antono  Morricone  e  Moricone  suo  patre. 

*  Francesco  de  Montefiascone.  Alesso  de  Ianni  de  Pietro  Paluzzo. 
mad.  leronima  moglie  de  Baptista  Arcione  prò  rem.  (*>).  lacovo  de 
Liello  d'Armanno.  Buccio  de  Anguillara.  mad.  Fiorita  figlia  de 
Antreozzo  Piccinino  et  moglie  de  Paolo  Cuccila,  miss.  Lorienzo  de 
Massimis  doctore  de  lege.  Christofano  de  Rosa.  mad.  Nestasi  (0 
moglie  de  Cola  Ceccho  lannipaolo  de  Picchi  et  figlia  de  Cola  Tartaro. 
Angilo  figho  de  Massimo  de  Massimi.  Massimo  de  Massimi,  mad. 
Pellegrina  de  Nizza  moglie  de  missere  Lanslao  Toronna.  mad.  •  •  • 
ava  de  Ceccho  de  Piccliy.  *  Antonio  de  Murello.  *  mad.  Maria 
moglie  che  fo  de  Signoretto. 

.UH.  In  eccl.  S.  Marie  Groctapenta.  Per  Liello  de  An- 
tonio Bonopera.  Antonio  suo  figlo.  Coluza  Riccio.  Nardella  de 
Napoli  W. 

.XIII.  In  eccl.  S.  Barbare.  Per  mastro  Antonio  medico. 
Cecco  Paolo  Bonopera.  Vannoza  sua  figla.  mad.  Sabella  mogie  de 
Cencio  Fraiapane.  Angilo  Scappuccio,  mad.  Caterena  de  lordano 
Pelli  manticlli,  mad.  Ritola  de  Francesco  de  Ianni  labbo.  Antonio 
Massaro  calzolaro.  Cola  Fusaro.  Ianni  Scappuccio.  Pietro  Todesco 
panectieri.  mad.  Caterena  delli  Boccamazi  mogie  che  fo  de  Casparre 
Scappuccio,     missere  Ianni  delli  Catellini  script,  ap.  et  can.  de  S.  Pietro. 

*  mad.  Camilla  moglie  de  Barthomeo  Scribasenato  (e).  *  Casparre  Scap- 
puccio.   *  mad.  Adriana  moglie  de  Francesco  Barbarino. 

.VII.  In  eccl .  S.  Sebastiani .  Per  Pema  de  Pazi.  Bonando 
delli  Cafarelli.  mad.  Tomaroza  mogie  dello  dicto  Buonando.  mad. 
Bella  de  Simone  de  Orlando  de  Cave.  Amico  de  Ianni  Mascio  de 
Cave,  missere  Nicola  rectore  della  pres.  eccl.,  per  remissione,  mad. 
Caterena  sua  matre. 

.viiii.      In  eccl.    S.  M.    de   Monterone.     Per  Andreozo  de 


(a)  Aggiunto  da  altro  mano  de  M.        (b)  Da  moglie  altra  mano,  su  rasura.        (e)  Su 
rasura.  (d)  Questa  nota  fu  rasa.  (e)  Tutta  la  nota  su  rasura. 


oAnnìversari  dell'ospedale  del  Salvatore       191 


Negri.  lacovo  de  Ceccoliello  de  Donato  delli  Alberini,  mad.  Angìla 
mogie  de  Cola  de  Teolo  Satollo,  mad.  Rita  figlia  de  Ianni  lacovo 
delli  Alperini.  mad.  Paola  mogie  de  Liello  Negro.  Pietro  de  lan- 
nesse.  mad.  Cecca  mogie  che  fo  de  lacovo  degli  Alperini  (i).  mis- 
sere  Lucha  delli  Alperini  vescovo  de  Aquino.  *  Ianni  lacobo  de  Cento 
de  Bolongnia  factore  de  mastro  Simone.  M.  *  Francesco  et  luliano 
figli  de  Ianni  Alperino. 

.XXX. (b)  In  eccl.  S.  Eustachii.  Per  Paolo  Stati.  Toma-  -.  xxxb 
rozo  suo  figlo.  mad.  Francesca  zia  de  Rainone.  mad.  Lorenza 
mogie  de  Liello  Paolo  Stati.  Antonio  Tomarozo  de  Paolo  Stati. 
Francesco  Gentile,  mad.  Antonia  figla  de  luliano  Pier  Zannino, 
mad.  Francesca  de  lacoviello  Tomarozo.  Cola  Bellino,  mad.  Ma- 
vilia  matre  dello  dicto  Cola.  Pietro  Paolo  Stati.  Rienzo  Toma- 
rozo de  Paolo  Stati.  Ianni  Tomarozo  de  Paolo  Stati,  mad.  Ca- 
terena  de  Tomarozo  de  Paolo  Stati.  mad.  Rensa  de  S.  Stati, 
mad.  luhanna  mogie  de  Coluza  Cencio.  Cola  de  Taccio  Tomarozo. 
lacovo  de  Aversa.  Gregorio  de  missere  Stefano  Paolo  Stati,  mad. 
Francesca  de  Alexo  (0  Tomarozo.  mad.  Colasela.  Liello  de  Paolo 
Stati.  Alesso  Tomarozo.  Ianni  de  lacoviello  Tomarozo.  Micchele 
panectieri.  Gabriele  del  Bene.  Francesco  de  Menico  Gentile  et  Do- 
menico, Martio  et  Paolo  soi  figli  (J).  ||  Palma  de  luliano  abergatore  («).  «•  "'""  ' 
Mariano  Tomarozzo.  *  lacovo  de  Paluzzo  Astallo.  *  Ianni  de  Paluzzo 
Astallo.     *Ceccho  Bdlomo. 

.XVIII.  In  eccl.  S.  Marie  Rotunde.  Per  Francesco  de  Ro- 
sano.  Cola  Paolo  de  mastro  Romano.  lacovo  de  Ianni  de  Andrea 
de  li  Crescentii  (O.  Ianni  de  Cecco  Pandolfo  de  Vulgamine.  mad.  Ma- 
vilia  de  Malagruma.  Ianni  de  Ianni  Pietro  de  Gratiano.  mad.  Co- 
smata  delli  Porcari  mogie  de  Cola  Tomarozo.  Margarita  fogliarara 
mogie  de  Cola  della  Aquila,  mad.  Isabecta  mogie  de  Antonio  Filip- 
puccio.  mad.  Andreoza  figla  de  Crescenzo.  Antonio  Filippuccio. 
mad.  Caterena  mogie  de  lacoviello  de  Ianni  Angilo.  mad.  Pema  de 
Francesco  de  lacovo  de  Ianni  Andrea  de  li  Crescenzii  (g).  Crescenzo 
de  lacovo  de  Ianni  Andrea  de  li  Crescenzii  (g).  Gregorio  de  Antonio 
de  Materia.  Paolo  de  Guido,  mad.  Martomea  de  Antonio  Casaruolo. 
'  Pietro  Machari  de  Advocati.  *  mad.  Concordia  figlia  de  Antonio 
Vardella.  '  Marcho  de  lacovo  de  Tebaldi.  *  Ianni  Machari  figlio  de 
Pietro  Machari  delli  Advocati.  *  mad.  Leila  mogie  fu  de  Roselo  ba- 
rilaro. 

(a)  Altra  mano:  mortua  (b)  Corr.  da  .xxix.  (e)  Scritto  da  altra  mano,  su  rasura: 
la  stessa  mano  aggiunse  alla  nota  per  remissionem  (J)  et  Paolo  soi  figli  di  altra  mano, 
su  rasura.  (e)  Seguiva  per  remissione,  raso.  (f)  Da  de  li  di  altra  mano.  (g)  Da 
de  li  di  altra  mano. 


192 


T.  Egidi 


e.  xxxii  a 


>-••  xxxib  .VI.     In  eccl.  S.  Marie  de  Cellis.      Per  Lonardo   de   Ric- 

cardo barilaro.  Vanna  mogie  che  fo  de  Macteo  de  Antonio  de  Riete. 
missere  Antonio  Brenna  (»)  rectore  della  presente  eccl.  mad.  Vannoza 
de  Antonio  delli  Tuosti.  mad.  Paola  de  Coluza  Zaccaria,  mad.  Pa- 
loza  de  Lonardo  barilaro. 

.111.  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Picino.  Per  Savo  delli  Gra- 
ctoli.  mad.  Paola  figla  dello  dicto  Savo.  mad.  Caterena  de  Cola 
delli  Gractoli.     *  mad.  Luciana  moglie  fu  de  Renzo  Buccio  Vari. 

.1111.  In  eccl .  S.  Salvatoris  de  Cupellis.  Per  Contegnoso, 
missere  Pietro  de  Cola  lacovo  iurisperito.  mad.  Maria  de  Petruccio 
Marrace.  Petruccio  de  Antonio  de  missere  Pietro.  *  mad.  Palozza 
moglie  de  Rienzo  Gallina.  *  Matthia  alias  Caradonna  figlia  de  Pe- 
truccio Antonio  de  missere  Pietro.  *  mad.  lacova  moglie  de  Paolo 
de  Rosa. 

.XXIX.  In  eccl.  S.  Trifonis.  Per  Nardo  de  Ianni  Vivaldo. 
Ianni  suo  patre.  mad.  Perna  de  missere  Paolo  Vaiano.  Ianni  Baron- 
cello.  Paolo  altramente  dicto  Lo  Falluto.  mod.  Lorenza  sua  mogie, 
mad.  Simia  delli  Tetellini.  mad.  Maria  de  Poncello  delli  Ursini.  mis- 
sere Lancillocto  delli  Ricci  can.  de  S.  Ianni.  Antonio  de  Narni. 
mad.  luhanna  figla  spirituale  de  missere  lacovo  delli  Tetellini.  Ianni 
Pezzutiello.  mad.  Francesca  de  Mactuzo  della  Riccia,  mad.  Stefania 
mogie  de  Antonio  de  Vasco,  mad.  Rita  mogie  de  Odo  Cerrone. 
Francesco  de  Naro  suo  figlo.  Martomeo  Pezutiello.  Margarita  de 
Antonio  de  Andreozo  della  Cita  de  Castello.  Antonio  de  Macteo  de 
Zagaruolo.  Salvato  ortolano,  mad.  Madalena  de  Nuccio  de  Steccati 
de  Riete.  Rienzo  de  Colle  luongo  (j').  missere  Daniele  Catalano  do- 
ctore  de  lege  et  scriptore  dello  Registro  apostolico,  mad.  Paloza  de 
XXXII  b  Buccio  Mancino.  Benedecta  mogie  de  Fantauzo  (0.  ||  missere  Viviano 
de  Viviani  doctore  de  lege  et  advocato  concistoriale,  t  lo  rev.  p.  mis- 
sere Gregorio  de  Sallutii  vesc.  Lausano  (A),  f  mad.  Antonia  mogie 
che  fo  de  missere  Micchele  de  Prato,  per  remissione.  *  t  mad.  An- 
tonia vizoca  moglie  che  fo  de  frate  Cesario.  *  t  Maria  de  lannisancto 
tavemaro.  *  f  mad.  Francesca  moglie  de  Parente  Casale.  *  Andrea 
Boccapasa.  *td.  Cristofana  figlia  de  Parente  Casale.  *tmad.  Ma- 
talena  moglie  de  Matteo  regactiero  Francioso.     *  t  Parente  Casale  (<=). 

.IX.  In  eccl.  S.  Marie  de  Campoma  rtio(0.  Per  Cola  Bu- 
fala ro.  Petruccio  de  Miele,  mad.  Perna  mogie  dello  dicto  Petruccio. 
Cecchino  de  Cola  de  Macco  delli  Caransoni.     Paolo  de  Naro.    mad. 


1 


(a)  La  e  puri  corretta  su  o  (b)  Seguiva  per  remissione,  rato.  (e)  Segue  una  nota 
rasa.  (d)  Seguiva  per  remissione,  roso.  (e)  Segue  una  nota  rasa.  (f  )  A4  ultima  o 
corretta  su  s 


oAnniversari  delV ospedale  del  Salvatore       193 


Antonia  delli  Ibelli  mogie  de  lacoviello  de  Cicchino.  lacoviello  de 
Cicchino.  Ianni  Antonio  Paolo  de  Naro.  mad.  Nicolia  abadessa  del 
pres.  monesterio.     *  mad.  lacovella  moglie  de  Pietro  Lancicchia. 

.1111.     In  eccl.  S.  Nicolai  de  Prefectis.    Per  Paolo  coltraro.    e.  xxxma 
Petruccio  de  Ianni  de  Petruccio  de  Lalle.      lacovo   de   Petruccio  de 
Lalle.     Paloza  de  Simione  de  Montopolo.     *  Vanna  figlia  de  Antonio 
Conte. 

.XI.  W  In  eccl.  S.  Marie  de  Populo.  Per missere  luhanni 
Busson.  missere  Ianni  Sinody  script,  ap.  lo  magnifico  homo  Ianni  0>) 
Paolo  de  Manieri,  mad.  luhanna  sore  de  Paolo  delli  Cosciari.  mis- 
sere Marco  de  Castiglione  .  .  .  ('■■)  can.  de  Milana,  missere  Ambrosio 
de  Tardanone  (A)  de  Milana,  mad.  Margarita  sua  mogie,  lo  magnif. 
sign.  Ianni  Andrea  Colonna  f.  misser  lohanni  de  Pinoli  doctore  de 
lege  et  advocato  consist.  *  mad.  Faustina  (e)  moglie  che  fu  del  magnif. 
sign.  Ianni  Andrea  Colonna.  *  lo  sig.  Antonio  f.  del  dicto  Ianni  An- 
drea f.  *mad.  Soffia  f.  de  Rienzo  Buccio  VariCO.  *mad.  Francisca 
de  Peroscia  vizzocha  (g)  t-  *  mad.  Nicolosa  moglie  de  Paolo  delli 
Tuosti  (h).  *  Menica  moglie  de  Stefano  de  Moncia  sartrice  prò  re- 
missione peccatorum. 

.VI.  In  eccl.  S.  Laure ntii  in  Lucina.  Per  Marco  de 
Biasio  Cagnalasino  (').  Ianni  Cagnalasino.  1|  missere  lannocto  de  Or-  «•  xxxmb 
rigo  Bobone  cavalieri.  Petruccio  de  Cola  Corto  altramente  dicto  de 
Sancto  Paolo.  lacovo  de  Nuccio  Cola  Corto.  *  Stefano  de  Paulo  la- 
cobo  de  Nucciolo.  *  Paulo  de  lacovo  de  Nucciolo.  *  Sao  de  Ianni 
Papa  W. 

.III.  In  eccl.  S.  Lucie  de  Columna.  Per  Scarpecta  delli 
Tetellini.  mad.  Alverosa  mogie  de  lannuccio  de  Luca.  mad.  Annese 
de  Tedallini  (')  mogie  de  missere  Antonio  Rustichella  per  remissione. 
Rodolfo  delli  Tedallini  suo  patre  (™). 

.xxiiii.  (")  In  eccl.  S.  Andree  de  Columna.  Per  Simione 
Malabrancha.  mad.  lordana  sua  mogie.  Teballo  delli  Cancellieri, 
lacovo  de  Stefano  dello  Bufalo  delli  Cancellieri.  Baptista  de  Stefano 
dello  Bufalo  delli  Cancellieri,  missere  Paolo  de  Stefano  dello  Bufalo 
delli  Cancellieri  can.  de  S.  M.  Maiure.  Mactia  lacoviello  de  Ianni 
Indio.     Antonio  ser  Luccio.     Cola  de  Teballo  deUi  Cancellieri,     *  mad. 


(a)  Carrello  da  .ix.  (b)  Era  stalo  scritto  homo  Paolo  poi  si  rase  omo  e  si  scrisse 

ho  lani  da  altra  mano.  Di  fronte  a  questa  e  alla  precedente  nota  una  larga  rasura.  (e)  Raso 
per  olio  lettere.  (d)  Corr.  da  Tardarioiie  (e)  Su  rasura.  (f)  Della  stessa  mano  della 
nota  precedente.         (g)  Segue  una  nota  rasa.  (h)  Questa  e  la  noia  seguente  sono  segnate 

nel  niarg.  inferiore  e  riportate  qui  con   segno  di  richiamo.  (i)  Cagnalasinono,  /'  ultima 

sillaba  cancellala.         (k)  Nota  su  rasura.  (1)  Nell'interlinea.  (m)   Tulla  la  nota  su 

rasura.         (n)  Carrello  da  .xxi. 


Archivio  iella  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.       I  3 


194 


T.  Egidi 


e.  zxxiv  a 


e,  XXXV  a 


Antonia  de  Antonio  ser  Lutio(«).||  mad.  Antonia  dell!  Cancellieri 
moglie  (y>  de  Alesso  de  Tartagla  delli  Fabii.  mad.  Annese  mogie  che 
fo  de  Angilo  dello  Bufalo  delli  Cancellieri.  Totone.  Stefano  de  Ba- 
ptista  delli  Cancellieri,  mad.  luhanna  mogie  de  Antonio  de  Paolo  de 
Ranallo  per  rem.  mad.  Rita  mogie  che  fo  de  Ianni  Sbonia.  mad. 
lozza  delli  Cancellieri  C')  mogie  che  fo  de  missere  Antonio  Baptista. 
mad.  Francesca  mogie  de  Antonio  spetiale  f.  mad.  Lorenza  matre 
de  misser  Angilo  dello  Bufalo  cavalieri  delli  Cancellieri  (0.  Antonio 
Paolo  de  Ranallo  (A).  Meolo  de  Odo  Cane  t-  *  Pietro  Paolo  de  An- 
tonio de  Paolo  de  Ranallo.  *  Antonio  de  Ianni  de  Meo.  *  mad.  Ma- 
riola  soa  moglie.     *  lacovo  de  Totone  prò  rem.  peccatorum  dum  vivit. 

*  Ianni  Sbonia. 

.V.  In  eccl.  S.  Andree  de  Ursis.  Per  Antonio Ciampone. 
mad.  Marta  de  Menico  Ciampone  t-  mad.  Maria  de  Savo  de  Boc- 
caccio. Taccio  de  Rienzo  de  Picei.  Savo  de  Boccaccio.  *mad.  Ca- 
terena  de  latadeo.  * 

.VII.  In  eccl.S.  Marie  in  Aquiro.  Per  Salvatello  de  Mar- 
cellino. Antonio  de  Meolo  de  Odo  Cane  spetiale  (').  missere  Buccio 
rectore  della  presente  eccl.  mad.  Angiloza  de  Menico  altramente  dicto 
Fiorentino,  mad.  Santa  mogie  de  luliano  de(0  Celle.  Paolo  de  donna 
Varrà,  mad.  Francesca  mogie  de  Paolo  de  donna  Varrà.  *  mad.  Ca- 
terena  de  Orte  bizoca.     *  Cola  Ior(;ecto.     *  Matiola  de  Pietro  Favolo  (g). 

*  Rienzo  Lodovico  et  mad.  Antonia  soa  moglie.  *  Stephano  de  Rienzo 
Cola  Nectolo.     *mad.  Nola  sua  mogie  per  remissione  (h). 

.X.  In  eccl.  S.  Stefani  dello  Truglo.  Per  Domenico  de 
Palosci.  Rienzo  de  Ianni  Paolo  fallename  delli  Scatti  (').  mad.  Mar- 
tomea  de  Rienzo  Baroncello.  mad.  lohanna  mogie  che  fo  de  Troc- 
cia  (k).  Liello  de  Pietro  Veneranieri.  mad.  Caterena  de  Antonio  de 
Palosci  (').  mad.  Andrea  de  Domenico  de  Palosci  0).  mad.  Rita 
moglie  che  fo  de  Mario  Detaiuti.  Antonio  de  Palosci  (0.  Domenico 
suo  figlo. 

.XVII.  In  eccl.  S.  Magati.  Per  Herrico  de  Simio.  Alsa- 
tello.  Pietro  de  Stefano  de  Marrone  altramente  dicto  Zio.  Cola  de 
Ianni  Stefano,  mad.  Martomea  sua  mogie.  Bartomeo  de  Ianni  de 
Egubio.    mad.  Martomea  figla  de  Paolo  de  Nicolò  de  Filippucci.    Pietro 


(a)  Altra    mano  annotò  in  alia  Kiu  (b)  Da  delti    ntlV  inltrlinto,  di  altra  mano. 

(e)  cavalieri  aggiunto  da  altra  mano.      Seguii-a  per  remissione,  raso.  (d)  Stgue  una 

nota  rasa.  (e)  Nel  margini  era  stato  scritto  prò  remissione,  poi  raso,  (f  )  Prima  era 
stato  scritto  delle,  Ile  fu  raso.  (g)  Matiola  de  Pietro  su  rasura,  seguiva  schyavo  cancel- 
lato, Favolo  aggiunto  da  altra  mano.  (h)  Da  sua  su  rasura.  Tutta  la  nota  nel  margine 
inferiore  riportala  qui  da  un  segno.  (i)  Da  fe.llenamc  di  altra  mano,  e  la  prima  parola  s» 
rasura.        (k)  .Icrilto  prima  Trocchia,  poi  rasa  la  h         (I)  Scritto  Paloscio,  rasa  la  o 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore       195 


Schiavo  marito  de  Mariola.  Savo  de  Cola  de  Ianni  de  Stefano.  Ma- 
riola  de  Pietro  Schiavo  (»).  mad.  Perna  de  Ianni  Paolo  de  Celantra  (b). 
Rafaele  delli.  . .  (0  de  mastro  Andrea  mercatante,  mad.  lacova  figla 
de  Fiorenzo  de  Alsatello  et  mogie  de  Valeriano  de  Sancta  Croce. 
Cecco  Paolo  de  Cola  Grasso  f.  Antonio  della  Ronca,  mad.  Paloza 
de  Antonio  Martomeo  de  Agubio.  missere  Ianni  rectore  della  presente 
eccl.  (b).  *mad.  Caterena  delH  Porcari  moglie  di  Fiorenzo  d'Alsatello. 
*Phelippo  Cima. 

.XVI.  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Forvitoribus.  PerTascioto. 
Cecco  Deo.  ||  Rogieri  delli  Tosecti.  mad,  Angiloza  vizocha.  Cecco 
Normando.  mad.  Andrea  sua  mogie,  mad.  Petruccia  de  Ianni  de 
Tivoli  sartore,  mad.  Nanna  mogie  de  Ianni  Mancino.  Ianni  Man- 
cino, mad.  luhanna  mogie  de  Cecco  Deo.  Romano  Cecco  Deo.  Cecco 
Deo  suo  figlo.  Nuccio  de  Ciucciomo.  missere  Ianni  Normando  vesc. 
de  Gaieta.  Michele-Archangilo  figlo  de  Cecco  Deo.  Paloza  sua  sore, 
per  remissione.  *  mad.  Caterena  moglie  de  Antono  de  Ciucimo  (A). 
*  mad.  Sancta  moglie  fu  de  Ceccho  Deo  prò  remissione. 

.11.  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Archionibus.  Per  Galasso, 
mad.  Francesca  mogie  de  Santo  de  Missore. 

.III.  In  ecccl.  S.  Andree  in  Pincis. 
Capelli  t-  Antonio  altramente  dicto  Massarecto. 
patte  de  mad.  Sauccia  t  W. 

.xxviiii.(0  In  eccl.  S.  Marie  in  Via.  Per  Ianni  Mardone. 
Ianni  Cosmato  Malabrancha.  Andreozo  de  Calisto.  Pietro  de  San- 
tolo not.  mad.  lacova  de  Petruccio  Alexo  Mancino.  Pietro  de  Buccio 
de  Maria,  mad.  Paola  de  Ianni  Buccio  de  Angilo.  Andrea  de  Ser- 
viestro  de  Cagno  altramente  dicto  Andrea  Cagnecto.  Pietro  Bactaglieri 
delli  Tetellini.  mad.  Maria  de  Ianni  Capoccia.  Sancto  Pietro  Berta. 
Petruccio  Alesso  Mancino.  lacoviello  de  Ianni  Capoccia,  vivente  mad. 
lacova  soa  moglie,  deinde  prò  ipsa  (g) .  Antonio  de  Palombo  (h).  mad. 
luhanna  de  missere  Ianni  Buccio  de  Angilo  t.  Luca  de  Buccio  de 
Maria,  madonna  lacova  mogie  de  Cola  altramente  dicto  Palombo, 
mad.  Francesca  mogie  che  fo  de  Santino,  missere  Ianni  Buccio  de 
Angilo  doctore  de  lege.  Buccio  de  Angilo.  Angilo  suo  figlo.  mad.  An- 
tonia mogie  che  fo  de  Alesso  Perlione  t-  Santino  Buccio  di  Maria  (0. 
mad.  lacovella  mogie  che  fo  de  Ianni  Tartaro  f.  *  mad.  Antonia  de 
Puntate.  *  mad.  Lorensa  mogie  de  Paolo  de  Naro  (k).  *  Ianni  Ca- 
pocia  per  remissione.      *  Antonio  de  Puntate.     *  Favolo  de  lacovo  de 


Per    Antonio  Savo 
*  Ianni  dello  Ciecho 


e.  XXXV  b 


(a)  Noia  incompletamente  rasa.  (b)  Seguiva  per  remissione,   raso.  (e)  Rasura, 

le  altre  parole  di  altra  mano.         (d)  Tutta  la  nota  su  rasura.  (e)  Seguono  nel  margine 

inf.  due  righi  rasi.         (f)  Corretto  da  .xxv.  (g)  Da  vivente  altra  mano.         (h)  Seguiva 

per  remissione,   raso.  (i)  Seguiva  per  rem.,  raso.  (k)  Segue  rasura  di  due  parole. 


196 


y.  Egidi 


e.  XXXVI  b   Nardella  (»).  Il    *  mad.  Palmeria  moglie  de  Mathya  Normanno.    *mad. 
Antonia  mogie  che  fu  de  Vangelista  de  Santino. 

.XXI.  In  eccl.  S.  Silvestri  dello  Capo.  Per  Macteo  de 
lacovo  della  Colonna,  missere  Pietro  Camillo  della  Colonna.  Petruccio 
mandataro.  Ciaffo  delli  Tetellini.  Cola  Palone  sartore.  Frecella  W. 
Paolo  de  Cola  de  missere  Andrea.  Liello  (0  Ianni  Preite.  mad. 
Francesca  de  Paolo  Bovacciano.  mad.  Caterena  delli  Tetellini.  la- 
covo  de  Rienzo  Ianni  Preite  f.  lo  magnif.  signore  Agabito  della 
Colonna,  mad.  Mactia  de  Santo  Cozone.  mad.  Lucia  de  Andrea 
Grande.  Simio(<i)  de  Ianni  de  Tuccio.  mad.  Rita  de  lacovo  Casale 
figla  de  Antonio  de  Ianni  de  Tuccio.  mad.  Gentilesca,  mad.  Leila 
matre  de  Stefano  Baptista  delli  Cancellieri,  mad.  Perna  de  Antiochia 
monacha  dello  presente  mon.  mad.  Francesca  de  Simio  Ianni  de 
Tuccio  t-  mad.  Savuccia  de  Pietro  Preolella  (•=).  *  mad.  Vannuccia 
monaca  de  Sancto  Selvestro. 
e.  xxxvna  .xiiii.  (0     Ineccl.  S.  Marie  inter  Treio.     Per  Stefano  delli 

Tosecti.  Paolo  Piezo  Carne.  Amoracto  delli  Musciani.  luliano 
Schiavo.  Paulino  de  Ianni  delli  Carloni(g).  mad.  Nicolia  de  Cecco 
delli  Arcioni,  mad.  Caterena  de  luliano  dello  Schiavo,  mad.  An- 
gila  de  Cioccio/h)  Finaganga.  mad.  luhanna  de  Paulino  delli  Carloni 
per  rem.  luliano  de  lacovo  de  Rienzo  Pirrone.  Ianni  Paolo  luliano. 
mad.  Caterena  sua  mogie  per  remissione.  *  Stephano  de  Nardo  de 
Romano  et  *  lacovo  suo  figlio.  *  Biasio  de  Buccio  de  Nanni  alias 
Lampa.  *  mad.  Rita  moglie  de  Menico  de  Rienzo  Romano.  *  Pietro 
Paolo  de  Romano.     *  mad.  Francesca  de  Biasio  dello  Nero. 

.vili.     In  eccl.  S.  Anastasie.     Per  Lo  Cieco  de  Ianni  Gal- 
lone,    mad.  lacova  de  Liello  Capoccia.     Paolo  de  Pietro  de  Ianni  Pa- 
luzo.    Mactia  de  Rienzo  de  Bona.     Paolo  de  Rienzo  de  Ciucciolino  (0.  || 
e.  xxxvnb    Antonio  de  Paolo  Ciucciolino.     Paloza  de  Antonio  de  Rienzo  de  Cola. 
Ianni  Paolo  Cola  de  Liello.     *Cola  de  Rienzo  de  Tuciolo. 

.Ili,  In  eccl.  S.  Ipoliti .  Per  mastro  Cecco  calzolaro.  *  mad. 
Rita  de  Pietro  Buccia  (S).  *  mad.  Agustina  de  Pietro  de  Buccia  (0. 
*  Rienzo  Cola  Pazo. 

.m.  In  eccl.  S.  Marie  in  Cannella.  Per  Lello  Docciaio  («"). 
Francesco  de  Nannolo  Ianni  Peticto.  mad.  Caterena  mogie  che  fo  de 
Cecco  Tasca. 

.XVI.      In   eccl.    Duodecim    App.      Per  Liello   Boccamoza. 
e.  xxxviiia   Cola  Valentino.     lanocto  Primicerio.  ||     missere   Lorenzo    de   Occidi- 


(a)  Nel  rigo  seguente  una  nota  rasa.  (b)  Frcchclla,   rasa  la  h  (e)  Segue  de 

raso.         (d)  Scrino  Simionc,  ma  ne  raso.         (e)  Segue  una  noia  rasa.  (f)  Carrello  da 

.xn.         (g)  Carretto  da  Cariano         (h)  Cioccio  su  rasura.         (i)  Corretto  d'altra  mano  su 
Gucciolo         (V)  Nola  su  rasura.         (I)  Da  de  di  altra  mano,         (m)  d  di  altra  mano. 


(2AnniPersari  dell'ospedale  del  Salvatoì^e       197 


mennuno.  mad.  Angila  de  Baratti  mogie  de  Coluza  Signorile.  Rienzo 
de  Cecco  Paloccho.  Cola  de  Fina.  mad.  Paola  de  missere  Lorenzo 
Occidimennuno.  Cola  de  Antonio  Signorile  notaro.  mad.  Altadonna 
de  lacovo  dello  Bufalo  delli  Cancellieri,  mad.  Laurina  figla  de  Alexo 
de  Tartagla  mogie  de  lacovo  Mancino,  mad.  luhanna  de  Pietro  de 
Omnia  Santi,  missere  Lorenzo  delli  Sordi  can.  della  presente  eccl. 
mad.  Lunarda  de  Liello  Valentino,  mad.  Angila  de  Petruccio  Mala- 
gruma,  mad.  lacova  de  missere  Pietro  Petra.  Baptista  de  Pietro  de 
Ianni  de  Palozo  delli  Foschi.  Roselo  de  Pisa.  Antonio  Gaietano 
notaro.  Liello  Valentino.  Rita  de  Pietro  de  Sergni.  Paloza  de  Ca- 
pitanio.  mad.  Rita  de  Liello  de  Alesso  delli  Cencii.  mad.  Marga- 
rita de  Montorio.  Ciuriaco  de  Treio.  mad.  Vannoza  mogie  che  fo 
de  Biasio  delli  Calvi  f .  *  missere  lacovo  lanecta  de  Borsii«(»).  *  mad. 
Lucarella  moglie  che  fu  de  Valerio  Valentino.  *  Maria  de  lacoviello 
de  Petescio  vivente  prò  remissione.  *  mad.  lacova  moglie  de  luliano 
de  Mancino.  *  Cola  de  LielloC')  Valentino  per  remissione.!  luliano  e  xxxvmb 
de  Antonio  Valentino. 

.XVII.  In  eccl.  S.  Marcelli.  Per  Ianni  Pazo.  Filippo  Vinac- 
cio.  mad.  Sabecta  de  Nardo  Venaccio.  mad.  lacova  de  Cola  Mic- 
cinello.  Antonio  Ianni  Cencio.  Petruccio  Malagruma.  mad.  An- 
gila de  Pietro  Paolo  de  Tuccio  Nicola,  mad.  Perna  Galoccia.  mad. 
Tuctadonna  de  Pace  de  Monte  Ballo  de  Tolfa  nova.  Cecco  de  Buo- 
nanno  altramente  dicto  Cecco  Mariola.  Poccio  de  Varri  de  Genazano. 
Rienzo  de  Cola  de  Savo.  Caterena  de  Tascio.  mad.  Gilia  de  Ianni 
de  missere  Mascio  cavalieri.  Cola  Meo  dello  Arcipreite.  mad.  lacova 
de  Antonio  Ianni  Cencio.  Caterena  de  Pietro  de  Ascisci  C"^).  *  mad. 
lohannola  matre  de  Caterina  de  luvannola.  *mad.  Perna  moglie  de 
Barthomeo  lan  Paolo  Muto.  *mad.  Anestasi  figlia  de  Rienzo  Venac- 
cio. *  Paolo  Marcellino.  *  Stefano  de  Pellestrina  cannavaro  de  l'ospi- 
dale.     *  Cola  (>!)  figlio  de  Rienzo  de  Cola  de  Sao. 

.X.  In  eccl.  S.  Marie  in  via  Lata.  Per  Cerrone.  Ditaiuti  e.  xxxixa 
de  Stefanazo.  Puccio  di  Felice,  mad.  Caterena  de  Cola  de  Cecco 
delli  Lei  mogie  de  lacovo  Ibello.  Ianni  Gallinaro.  missere  Andrea 
rectore  della  pres.  eccl.  mad.  Ritoza  de  Antonio  Ianni  Muto.  Mar- 
garita de  lara.  Antonio  de  Angilo  de  («=)  Cola  t-  Stefano  de  Capo. 
*  t  Baptista  de  Capo.     *  leronimo  de  Capo. 

.11.  In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Campiglano.  Per  Cola 
Topposo.     mad.  Caterena  de  Pietro  Bactaglieri. 


(a)  Nota  su  rasura,  (b)   Corretto  ledono  (e)  Seguiva  per  rem.,  fu  raso,  e  nel 

radere  si  rase  anche  luvan  dell'ultima   parola  della  nota    seguente,  poi    riscritta.  (d)  Su 

rasura.         (.i)  Seguiva  Zagaruolo  cancellato. 


198  y.  Egidi 


e.  xxxixb  .Lxxxv.      In  eccl.  S.  Marie   de  Minerva.     Per  Andreozo 

de  Milo.  fr.  luhanni  Ungaro  penitenzieri,  mad.  Angila  figlia  de 
misser  Nicola  Boccamazi.  Luisi  de  Sancto  Stati.  Cecche  de  Chie- 
rica, mad.  Francesca  de  mastro  Stefano  guarnellaro.  mad.  Cate- 
rena  de  Liello  de  Pietro  de  Alesso.  Rainone  de  Cristofano  de  Rai- 
none.  Cristofano  de  Rainone  suo  patre.  mad.  Angila  matre  dello 
dicto  Rainone.  doi  altri  delli  quali  non  se  sa  nome,  mastro  Stefano 
guarnellaro.  Stefano  Cieche.  Ianni  de  missere  lacovo  delli  Rufini. 
mad.  Francesca  sua  mogie.  Nardo  de  Ianni  Carbone,  mad.  Mar- 
garita sua  mogie.  mad.  luhanna  mogie  de  Valeriane  Fraiapane. 
Luca  de  Ianni  de  Alesso,  mad.  Angila  mogie  de  Zio.  Antonio  Por- 
caro. Macteo  de  Cola  Ianni  Stefano,  mad.  lacova  de  Paolo  Cola- 
rino.  mad.tPerna  de  Rienzo  Buonanno.  mad.  Paola  de  lacoviello 
Pietro  lano.     mad.  lacovecta  Pernecti  de  Francia,     missere  Luca  re- 

c.  xLa  ctore  de  Sancto  Andrea  de  Nazarecti.  Paolo  Mentabona  (a).  ||  luzo 
Toscanelli.  Antonio  Toscanelli.  Rienzo  Toscanelli.  mad.  Mactuza 
figla  de  Antonio  Toscanelli  et  mogie  de  Ianni  Antonio  de  Paolo 
Homodeo  Q>).  mad.  lacova  de  Savo  notar  Paolo.  Rienzo  de  Liello 
Meolo  altramente  dicto  Lancia.  Rienzo  de  Amico.  Ianni  da  Cuomo 
pizicaruolo.  mad.  Mactuza  de  Rienzo  de  Amico.  Nanni  altra  mente 
dicto  Ranocchia,  mad.  luhanna  mogie  de  Crescenzo  de  Crescentii  (O. 
mad.  Vannoza  mogie  de  Papa  sellare,  mad.  Margarita  de  Cela  de 
Cecco  Carota,  mad.  Paolina  mogie  che  fo  de  Luca  delli  Perlioni. 
mad.  Benedecta  de  Nardo  Porcaro,  mad.  Pulisena  de  Tuccie  Maza- 
tosta.  mad.  Caterena  de  Buccio  delli  Sanguigni.  Mariola  de  Buccio 
della  Aquila,  lo  rmo  patre  missere  Filippo  delli  Rufini  card.  Pe- 
truccie  de  Ianni  missere  lacovo.  missere  lacovo  Brancatio  script,  ap. 
mad.  Renza  sua  mogie  e  figla  de  Andrea  Mactabufo.      Simione  sen- 

c.  xLb  sale.  luliane  de  Antonio  Porcaro.  Macteo  Baracta.  (|  Petruccio  Por- 
care.  Cecca  de  Palmieri,  misser  lacovo  de  Fiora  cortisano.  lacovo 
Vari.  mad.  Gregeria  mogie  che  fo  de  Rienzo (i^)  de  Ianni  losca- 
nella.  mad.  Perna  mogie  che  fo  de  Falcone  delli  Siniballi.  mad. 
lacovella  de  Ianni  Sancto  Saraciniello(0.  mad.  Paloza  de  Filippo  Pa- 
losci (0.  mad.  Vannola  figlia  de  Paolo  de  Peto.  Paolo  de  Cecco 
sellare  per  remissione,  missere  Cecco  Pietro  ab.  de  S.  Sebastiano 
alle  Catacumbe.  mad.  Cecca  figla  de  Liello  Paolo  de  Peto  et  mogie 
de  Martine  de  Nardo  spetiale.       Ianni  de  Paole  dello  Scribasenato. 


(a)  1m  c  malamenU  corretta  su  o  (b)  Corretto  da  Hiniodco  (e)  Lt  due  ultime 

parole  di  altra  meno.  (d)  de  Rienzo  nelV interlineo,  (e)  Segue  mad.   Martomea  de 

Antonio  de  Bartolo  cancellato  e  in  margine  altra  mano  est  in  Kotunda         (f  )  Paloscio,  poi 
catuellala  Vo 


^ 


Q/lnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore       199 


Ianni  de  Nellolo  Scribasenato.  Palmieri  argasteruolo.  missere  Buo- 
nanno  da  Riete  script,  ap.  mad.  Nicolia  mogie  che  fo  de  leronimo 
de  Rienzo  de  Altieri,  mad.  Cecca  figla  de  Paolo  Scorsolini.  mad. 
Imperia  mogie  che  fo  de  missere  Agabito  de  Crapanica.  'lacovo  de 
Angelo  notaro.  mad.  Andreoza  mogie  de  Pietro  Magluozo  et  figla 
de  Antonio  Porcaro.  ||  mad.  luhanna  mogie  che  fo  de  Alesso  Men-  '^-  j^lx» 
tabona  (•'•).  Sigismundo  de  missere  Cencio  delli  Rustici,  missere  An- 
gilo  Ponciano  doctore  de  lege  et  advocato  concist.  Santo  de  Rienzo 
Damiano,  lo  rmo  p.  missere  Domenico  card,  de  Fermo  et  summo 
penetenzieri.  MiccheleCiampolinodePisa.  Francesco  Cencio.  Rienzo 
de  Altieri,  missere  luhanni  delli  Cafarelli  vesc.  d'Ancona.  *  mad. 
Rita  moglie  che  fo  de  LielloC')  Paulo  Stati.  *  Ciencio  Porcaro.  *  mad. 
Sabecta    delli    Cenci   moglie   che    fo   de    Bartholomeo    Mazatosta  (<:). 

*  mad.  Marta  moglie  che  fo  de  missere  Nicola  de  Tartarini  de  Nepe. 

*  Ceccho  de  Cola  de  Rienzo,  mad.  Caterena  moglie  de  Antonio  Por- 
caro.    *  mad.  Caterena  de  Altieri  (J)  sorella  de  lo  vescovo  de  Sutri. 

*  mad.  Francesca  moglie  de  missere  Stefano  de  Monte.  *  mad.  An- 
nese  de  Tartaris  moglie  de  missere  Cencio  de  Rusticis.  *  mad.  An 
tonia  moglie  de  Martelluzzo  Porcaro  (e).  *  mad.  Lunarda  delli  Por- 
cari moglie  de  Baptista  Leno.  *  mad.  Palozza  moglie  che  fo  de  Pietro 
Antonio  da  Montefalco  vascellaro.  *mad.  Ventura  matre  dello  rmo 
signore  card,  de  S.  Nestasia  (•:)  et  dello  egregio  homo  mastro  Symon 
canciellero  de  Roma  ad  vita.      *  mad.    Sabecta  de  li  Scrivani  mogie 

che  fu  de  Antrea  Filippino  per  rem.    ||*  Angelo  dellarino.    *  la  magnif.    e.  xnb 
mad.    Gisotta    de  Collaudo  mogie  che   fu   de  demento    Toscanelli. 
*mad.    Caterina  moglie  de   Ianni  de  lacovo  de  Liello  de  Cenci  (O. 

*  lo  rev.  p.  missere  Agabito  de  Rustici  vesc.  de  Camerino.  *  mad. 
lacova  (g)  matre  de  Mariano  Vari.  *  mad.  Antonia  figlia  de  laco- 
vello  de  Roberto.  *  lacovello  suo  patre  (h).  *  mad.  Perna  moglie  fu 
de  Antonio  Finagrana.      *  Rienzo  missere  Paolo.     'Pietro  Maunzzo. 

*  mad.  Andrea  sua  figlia  et  mad.  Angila  moglie  de  Pietro  Mactuzo. 
*mad.  Paulina  de  Aniballi  de  Coliseo  moglie  del  nob.  homoO)  Tozzo 
Alperino.  *  mad.  Paola  matre  de  Francesco  Alperino.  *  lo  rmo  in 
Ch.  p.  miss.  lacovo  de  Tebaldis  card,  de  S.  Anestasia.  *  mad.  Lu- 
cretia  moglie  de  Ianni  de  Tolfia.      *  d.  Antonia  ux.  Cincii  de  Por- 


(a)  Corretto  da  Montabona         (b)  La  i  aggiunta  nell'interìinto,         (e)  Questa  e  le  due 
preced.  note  di  una  sola  mano,  (d)  Su  rnsura.  (e)  Questa  e  la   nota  preced.  della 

stessa  mano.  (f)  Seguiva  la  noia  di  Sabetta  Filippini,  cancellata  e  in  margine   segnalo 

bis  ;  cf.  ire  righi  sopra.     Questa  e  le  quattro  noie  seguenti   di    una   sola  mano.  (g)  Fu 

scritto  moglie,  poi  cancellalo.  (Ti)  Le  noie  che  seguono  sono  nella  e.   XLI  b  dopo  le  note 

di  S.  Cosma  de  Pinea,  ma  una  indicazione  a  margine  le  dice  della  Minerva.  (i)  Su  nob. 

homo  uti  frego;  questa  e  le  tre  noie  precedenti  di  una  mano. 


200 


T.  Egidi 


Gabriele   Falconis  de  SinibalHs.     *la  moglie  de  Filippo 


cariis.     *  d. 
Porcaro  («) . 

.VI.  In  eccl.  S.  lohannis  de  Pinea.  Per  missere  Andrea 
de  Eramo  (b).  mad.  Gilia  delli  Porcari  sua  sore.  Maria  Albanese 
sore  de  Preite  Gregorio,  mad.  Cecilia  de  Petruccio  delli  Porcari. 
Fiore  mogie  de  Cola  currieri.      mad.  Caterena  de  Palazzo  Porcaro. 

•IH.     In  eccl.  S.  Cosmati  de  Pinea.     Per  Angila  de  Pietro 
della   Rischya  W.       mad.    Antonia    mogie    de   Pietro    della   Aquila. 
mad.  Francesca  matre  de  Petruccio  de  Ianni  de  missere  lacovo. 
e.  xLii  a  .V.     In  eccl.  S.Stefani  dello  Cacche.    Per  lacovello  Mar- 

rone.     Francesco  ortolano.      Rosa  de  Marco  de  Viterbo,     mad.  la- 
cova  de  lacoviello  Marrone,      mad.  luhanna  mogie  de  Lapo.     *  ma- 
»         stro  Paolo  de  Nierola  doctore  de  medecina.     *  lacovo  suo  figlio. 

.XXIX.  In  eccl.  S.  Marci.  Per  Ianni  Sasso.  Francesco  de 
Simione  de  Gillo,  mad.  Antonia  de  lacoviello  Papiro  (A),  mad.  Sco- 
lastica mogie  de  Filippo  Venaccio.  Cola  de  Vallemontone  offerto 
dello  hospidale.  Macteo  de  Crapanica.  mad.  Francesca  de  Ianni 
delli  Aniballi.  Pizo  Caranzone.  Bartomeo  de  Crapanica.  Rienzo 
Renzolino.  lo  rev.  p.  missere  Paolo  de  Crapanica  arciv.  de  Bene- 
vento, lacovo  Papiro  (li).  Antonio  de  Crapanica.  Cola  de  Crapa- 
c.  xLii  b  nica  patre  dello  rmo  card,  de  Fermo.  ||  lubilleo  Candolfiello.  Cola 
de  lubilleo.  mad.  lacova  matre  dello  card,  de  Fermo.  Orrigo  Tode- 
sco.  Rienzo  de  Paganuzo.  mad.  Lucia  mogie  de  Rienzo  Renzolino. 
Cola  Griffolo.  Cola  de  Biasio  de  Negro.  Biasio  dello  Negro,  mis- 
sere Ianni  Antonio  rectore  de  S.  Anestasia  della  Pigna  et  can.  della 
pres.  eccl.  (<=).  Guglielmo  de  Riete  patre  dello  dicto  misser  Ianni  An- 
tonio,    mad.  Paola  de  Francesco  dello  Nero(f).     Paolo  Marroczino(g). 

*  luliano  de  Crapanica.  *  mad.  Antonia  sua  moglie.  *  Mea  figlia  che 
fo  de  Pietro  Septelarti  e  moglie  de  Cristofano  Bordo.  *  mad.  Antonia 
moglie  de   Ceccho    lampaloccio.      *  Buccio  de  luorio  de  Pellestrina. 

*  mad.  Maria  matre  dello  ep.  de  Fermo. 

e.  xLiii  a  .V.      In  eccl.    S.    Marie    della 'Strata.     Per  Paluzo  delli 

Astalli.  Mactia  delli  Astalli.  Ianni  delli  Astalli,  mad.  Gentilescha 
delli  Astalli  mogie  che  fo  de  Evangelista  de  Rienzo  Martino.  *  Gen- 
tile Astallo. 

.1111.     In  eccl.  S.  Nicolai  de   Monte.      Per  Ianni  Luongo. 


I 


(a)  Questa  noia  i  nel  marg.  inf.  di  e.  XLIIa,  preceduta  da  Mincrba  (b)  Nell'inter- 
linea fu  segnala  una  s  jo/ra  la  m,  poi  fu  rasa.  (e)  schya  su  rasura.  (d)  La  i  correità 
su  e  (e)  Seguiva  per  rem.,  raso.  (i)  Seguiva  sore  de  Pietro  luliano,  raso.  (g)  Se- 
guix'a  mad.  Francesca  de  Riaso  dello  Nero  in  eccl.  S.  Marie  intcr  trìvum,  fu  annullalo  con 
un  frego.     Cf.  a  e.  xxxvii  a. 


oAnnipersari  dell'ospedale  del  Salvatore      201 


Tomarozo  de  missere  Filippo.    Paolo  de  missere  Savo.    mad.  luhanna 
de  Ianni  de  Nellolo  Scribasenato. 

.IX.  In  eccl.  S.  Salvatoris  in  Pesuli.  Per  Evangelista 
de  Bartomeo  de  Cambio.  Pietro  Paolo  de  Mactia  Ianni  de  Tuccio 
de  Errigo  not.  Cecca  de  Francesco  Scrofolaro.  ||  Paolo  de  Ianni  de  <:•  "lui  b 
Tuccio.  misser  lacovo  de  Antonio  Bartomeo  de  Cambio  can.  de 
S.  Maria  Maiure.  mad.  Lorenza  sua  matre  per  remissione.  Dome- 
nico de  Nuccio  de  Lapo.     *  f  la  matre. 

.XII.  In  eccl.  S.  lohannis  de  Mercato.  Per  mad.  Andrea 
de  Antonio  de  Mita.  Liei  lo  Roscio.  Pietro  Tramundo.  Paluzo  de 
Nuccio  de  Antonio  Santo,  mad.  Filippa  delli  Tetellini  mogie  de  Bar- 
tomeo de  Fusco  C'»).  mad.  Francesca  de  lacovo  de  Cola  Ianni  lacovo. 
Paolo  de  Domenico,  mad.  Lucia  sua  matre.  Ianni  Antonio  figlio 
de  Petruccio  de  Nucciolo.  mad.  Rita  mogie  che  fo  de  Rienzo  Ve- 
naccio.  mad.  Annese  mogie  de  Petruccio  de  Nucciolo.  mad.  Cate- 
rena  de  mastro  Luisi  ferraro.  *  mad.  Gironama  figlia  de  Ceccho 
*  Pier  lannio  (*>).  *Stephano  dello  Crapuolo  et  mad.  Paola  sua  mo- 
glie.    *  misser  Antonio  de  Sinibaldi  proc. 

.XIII.  In  eccl.  S.  Blasii  de  Mercato.  Per  Pietro  Bocca-  e  xuva 
bella,  mad.  Margarita  de  Antonio  Boccabella.  mad.  Maria  de  Luca 
de  Nannolo.  lacovo  Boccabella.  Domenico  Vari.  mad.  Antonia 
sua  moglie.  missere  Ianni  rectore  della  presente  eccl.  Scroco, 
mad.  Contessa  sore  de  lacovo  Boccabella.  mad.  Cillenia  de  Cecco 
de  Scroco.  mad.  luhanna  de  Pietro  Boccabella.  mad.  Caterena 
mogie  che  fo  de  Rienzo  Luca  delli  Filippucci.  mad.  Francesca  de 
lacovo  Boccabella  (0.  *  mad.  Rita  de  li  Scrochi  mogie  de  Stefano 
Buondie. 

.Lxxn.  In  eccl.  S.  Marie  de  Araceli.  Per  Nardo  Mar- 
fuoli.  Ianni  Cencio  cancellieri  de  Roma,  mastro  Francesco  della 
Fara.  Antonio  de  Materia.  Cecco  de  FeUce.  ||mad.  Caterena  sua  e.  xnvb 
mogie.  Serviestro  de  Paolo  de  Hugo.  Nuccio  de  Paliello  de  Ianni 
de  Biasio,  missere  Tomasso  Marchesano  cavalieri.  Andrea  Alba- 
nese, missere  Pietro  (^i)  Ge(;zo  doctore  de  lege.  mad.  Vanna  delli 
Sabielli  mogie  de  Francesco  Sabiello.  Stefano  de  Paolo  de  Goccio 
Capodeferro  (0.  Ianni  de  Liello  de  Andrea  delli  Rosei.  lacovo  Fi- 
coccia.  Ianni  Ficoccia  suo  figlo.  mad.  Antonia  delli  Conti  (f;  mogie 
de  Paluzo  delli  Anniballi.  mad.  luhanna  de  Paluzo  de  Nuccio  de 
Antonio  Sancto.  lo  magnif.  sign.  Antonio  delli  Savielli.  Rienzo  de 
lordaniello.      missere  Baptista  de  Capo   de  ferro  cavalieri.      Cristo- 

(a)  Fu  scritto  Fuco,  corretto  da  altri  Fusco  (b)  Da  figli.!  altra  mano.  (e)  Seguiva 
per  rem.,  fu  raso.  (d)  Seguiva  de  missere  annullato.  (e)  Altra  mano.  (f)  Scritto 
Cuonti,  rasa  la  u 


202 


T.  Egidi 


XLV  b 


{ano  de  Paolo  de  Goccio  CapodiferroC»).  Alesso  de  lacoviello  de 
Alesso  altramente  dicto  Tartagla.  mad.  Cecca  de  Stefano  pellicciare, 
missere  Ianni  Crivello.  Cola  Perlione  not.  Gabriele  carpentaro. 
Paolo  de  Goccio  Capo  de  ferro  («).  mad.  luhanna  mogie  che  fo  de 
Ianni  Alberino,  mad.  Antonia  de  Ianni  Pantaleo  figla  de  Centìa. 
mad.  Pema  de  missere  Baptista  Capo  de  ferro.  ||  mad.  lacova  de 
Paolo  Noviello  altramente  dicto  dello  Sarto.  Gregorio  de  Paolo  de 
Liello('').  Antono  de  Alesso  de  Tartagla  delli  Fabii.  Paolo  de  Liello 
de  Petrucciot-  mad.  Lucretia  mogie  che  fo  de  Benedecto  de  Or- 
lando, mad.  Mactea  dello  Bordo  figlia  che  fo  de  Cenfia  ('-■).  mastro 
Paolo  della  Valle  doctore  de  medicina  et  cancellieri  ad  vita  (^0.  lo 
magn.  sign.  Luca  de  lacovo  delli  Sabielli.  mad.  Rita  mogie  che  fo 
de  missere  Antonio  Cafarello.  lacovo  della  Zecca,  mad.  Filippa  de 
Petruccio  de  missere  lacovo  della  Zecca.  Ianni  de  missere  Mascio 
cavalieri  (=).  mad.  Lucarella  mogie  de  lacovo  de  Liello  de  Alcsso. 
mad.  Vanna  de  Manieri  secunda  mogie  de  Francesco  Saviello.  Be- 
nedecto pizicaruolo.  Vannoza  sua  mogie,  mad.  Caterena  de  Angilo  de 
Paluzo  de  Pietro  Macteo.  Ianni  de  Liello  de  Alesso  delli  Cencii.  An- 
toniello  Guarnieri.  Rienzo  de  Onnia  Santi  altramente  dicto  Mancino, 
missere  Baptista  de  Ianni  de  Tucciolo  vesc.  de  Camerino,  mad.  Angila 
de  Domenico  della  Anguillara.  mastro  Antonio  de  ser  Pietro  de  Ric- 
cardo medico.  ||  mad.  Nicolia  de  lacovo  Favullo.  mad.  Ludovica  mo- 
gie che  fo  de  Angilo  de  Paluzo  Pietro  Macteo.  mad.  Mactea  de  An- 
gilo mastro  Antonio  Cortese.  Antonio  Materia (0.  mad.  luhanna  figla 
de  Antonio  de  Materia  (g)  mogie  de  Antonio  de  Vasco,  mad.  Lu- 
cretia mogie  che  fo  de  Dovico  lacovo  Macteo  et  figla  de  Pietro  Mar- 
gano.  mad.  luhanna  mogie  de  Mancino,  missere  Stefano  Mancino, 
mad.  Caterena  delli  Lei.  mad.  Annese  figla  de  Cola  Margano  et 
mogie  che  fo  de  leronimo  Mellino.  Pietro  de  Ascisci.  mad.  Lo- 
renza de  Zaccaria  Perlione.  lacovo  de  Liello  de  Alesso  delli  Cencii  (h). 
mad.  Francesca  (0  delli  Sanguigni  mogie  de  lacovo  missere  Galeocto  C*). 
mad.  leronima  mogie  che  fo  de  Pietro  Mazabufalo.  *  Rienzo  de  Cola 
Paolo  (').  *  Tomaxo  de  Ianni  de  Sancto  GregoroC"»).  *  Angelo  sco- 
deri  che  fo  dello  ep.  de  Feltro  vicario  dello  papa.  *  Antonio  Ve- 
necto  de  Rocca  dello  Papa.     *  Cola  de  Orzo  (")  f .     *  Luca  dello  Cra- 

(a)  Di  altra  mano.  (b)  Segue  una  nota  rasa.  (e)  Da  figlia  di  altra  mano.  Forte 
Censia,  ma  cf.  sei  righi  sopra.  Segue  una  nota  rasa.  (d)  Da  et  di  altra  mano.  (e)  La 
seconda  i  corretta  su  e  (f  )  Annullato  con  un  tratto  di  penna.  (g)  Era  slato  scritto 

sua  figla,  cancellalo  sua  ntlV interlineo  fu  scritto  de  A.  de  M.  (h)  Seguiva  per  reni.,  fu 
raso.  (i)  Su  rasura.  (k)  Segue  una  nota  rasa.  (I)   Tutta  la  nota  su  rasura.^ 

(ni)  Questa  e  le  due  note  seguenti  di  una  mano.  (n)  Seguiva  mad.  Francesca  moglie  che 
fu  de  lacovo  de  miss.  Galeotto  delli  Normanni,  annullalo  con  un  frego  e  aggiunto  :  quia  bis 
posita;  cf.  cinque  righi  sopra. 


oAnnivdrsari  dell'ospedale  del  Salvatore      203 


puoloC")  et  *mad.  Lodovica  moglie  de  Stephano  Capodeferro  et  figlia 
de  lacovo  de  Liello  d'Alesso  de  Cenci  (b).  *  la  magnif.  donna  mad. 
Gregoria  de  Conti  moglie  del  magnif.  Antonio  de  Belmonte.  *  mad. 
Agnese  moglie  de  misser  Stephano  Paolo  Stati  cavalieri.  ||  *d.Tanzia  ux.  e  xLvia 
qd.  d.  Corradi  de  Trincis  (e)  de  Fulgineo.  *  d.  Magdalena  lanuense. 
mad.  Paola  delli  Carota  moglie  che  fu  de  Nencio  Vari  (A).  *  mad. 
leronima  figlia  d'Antonio  d'Alesso  et  moglie  de  Lodovico  de  lacovo 
Mactheo.  *mad.  luvanna  moglie  de  leronimo  de  lacovo  de  Liello  de 
Alesse  et  figlia  de  lacovo  Mactheo.  *mad.  Constanza  moglie  de  Gre- 
gorio de  Rienzo  Paolo  Cola  Ianni  (*=).  *mad.  Perna  delli  Perlioni,  per 
remissione  (0,  moglie  de  Luca  dello  Crapuolo.  *  mad.  Savina  de  ma- 
stro Angilo  Cortese  vizoca  prò  rem.  *mad.  Agnese  mogie  de  Paolo 
lacoviello.  *  misser  Biondo  secretano  ap.  *mad.  Angila  de  Come(g) 
vizzocha  prò  rem.  *  mad.  Marcella  figHa  de  Chimento  Civera.  *Paolo 
Voccabella  *mad.  •••  figlia  Antonii  Bussa  W.  *  Antonio  Fusaro  ('). 
*  Luca  Ficoccia.  'mad.  Cernia  f.  de  miss.  Pietro  Preta.  *  mad. 
Guida  moglie  [de]  Baptista  Capoccia.  *  Luca  de  Paluzzo  de  Ianni  de 
Bianca  (k).  *  mad.  Angelozza  matre  de  Ciriaco  Capodeferro.  mad.  Cec- 
cholella  (0  moglie  de  Baptista  Fosco.  *miss.  lacovo  Mancino  de  Lutiis 
cavalieri.  *  Stefano  dello  Sarto.  *mad.  Gregoria  moglie  de  France- 
sco Marrone.     *  lacovo  delli  Cavalieri.     *  lacovo  delli  Cencii. 

.11.  In  eccl.  S.  Marie  de  Gratiis.  Per  Caterena  de  Monte 
Rotufido.     Renza  de  Ianni  de  Tone. 

.III.  In  eccl.  S.  Adriani.  Per  Caterina  de (">)  Pelliccione. 
Naso  de  Menica  de  Pescatore.  Sapo  tavemaro  che  iace  in  S.  Serio 
et  Bacco  (").     *  lacovo  Boccone  •  •  •  •  S.  Martine. 

.XIII.  In  eccl.  S.  Laurentii  della  Ascesa.  Per  Cola  e.  xivib 
Mardoni.  Vito.  Ianni  de  Betralla.  Ianni  Simmio  (o)  Satollo,  misser 
lacovo  de  Teolo  de  Betralla.  Teolo  de  Betralla  suo  patre.  Ianni 
Bufalaro.  lacovo  de  Pelaine.  Sofia  de  Ianni  Albanese  t-  Petruccio 
de  Antonio  Cola  Roscio  altramente  dicto  Locuzo  (p).  mad.  Cosmata 
sua  mogie.  Vaniioza  de  Pietro  de  Viterbo,  mad.  Caterena  mogie 
de  Bauctino.  *mad.  Caterena  moglie  de  Liello  lacoviello  Nuccio 
d'Alesso. 

(a)  Questa  e  le  cinque  note  seguenti  di  una  mano.  (b)  Quasi  tutta  la  nota  su  rasura. 
(e)  de  T.  nelV interlineo.  (d)  Questa  e  le  cinque  note  sgg.  di  una  mano.  (e)  Da  Gre- 
gorio su  rasura.  (f  )  Altra  mano.  (g)  Incerto.  (h)  Nota  aggiunta  nel  margine. 
(i)  Questa  e  le  note  seguenti  sono  segnate  in  fondo  alla  e.  XLVIa,  e  accanto  vi  è  scritto 
Araceli  (k)  Segue  una  nota  rasa  appresso  alla  quale  è  scritto  Require  f  //  segno  rimanda 
alla  e.  Lia,  dove  altra  mano  segnò  eccl.  S.  M.  de  Araceli  facendo  seguire  le  note  che  si 
riportano  di  seguito.  (I)  Su  rasura.  (m)  Fu  scritto  delli,  poi  Ili  raso.  (n)  Da  che 
di  altra  mano.  (o)  Era  siato  scritto  Simone  frate  de  Liello,  da  ne  fu  raso.  (p)  La  u 
corretta  su  o 


204  ^-  Egidi 


.XI.  In  eccl.  S.  Nicolai  della  Colonna.  Per  Ianni  Car- 
vone.  Pietro  suo  figlo.  Buccio  laquintiello  delli  Carvoni.  niad. 
Paola  de  Ianni  de  Palozo.  *  Coluza  de  Massetto  (»).  Paolo  de  Pietro 
de  Palozo  delli  Foschi.  *  Mathia  de  Pavolo  Carbone  («).  *  Pavolo 
c.xLviia  Carbone  suo  patre.  ||  mad.  Stefania  de  Coluza  bannitore.  lacovo 
de  Sciarra  f.  mad.  Filippa  delli  Riccardini  (b).  Coluza  bannitore  f. 
*  mad.  Gadina  moglie  che  fo  de  Savo  Caranzone.  *  mad.  Paulina 
delli  Cerroni  moglie  che  fo  de  Paolo  Carbone. 

.1.  In  eccl.  S.  Bernardi.  Per  mad.  Angiloza  de  Martino 
delli  Bondii. 

.VII.  In  eccl.  S.  Silvestri  de  Archionibus.  Per  Buccio 
de  Odo  delli  Arcioni.  Rienzo  Arcione,  mad.  Lonarda  sua  mogie, 
mad.  Alisandra  figla  de  Petruccio  Arcione,  mad.  Santa  mogie  de 
Pietro  de  Florio,  per  rem.  f.  Ianni  factore  dello  hospidale.  Petruccio 
Arcione.  *  Antono  Arcione  et  *mad.  Gentilesca  delli  Arcioni. 
'  Pietro  de  Florio. 
c.'xLviib  .1.     In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Corneliis.     Per  mad.  An- 

tonia delli  Cavalieri  mogie  de  Pietro  dello  Piello. 

.II.  In  eccl.  S.  Saturnini.  Per  missere Gregorio  Marcellino 
doctore  de  lege.  mad.  Caterena  sua  mogie  f.  *mad.  lacova  mogie 
de  Antonio  Marcellino. 

.1.  In  eccl.  S.  Andree  de  Caballo.  Per  missere  Paolo  de 
Pietro  de  Spagna  rectore  della  presente  eccl. 

.1111.  In  eccl.  S.  Laurentii  Palisperne.  Per  lo  magnif. 
signore  Gentile  delli  Ursini.  mad.  Caterena  de  Supino  mogie  de 
Buccio  de  lordano  delli  Ursini.  mad.  Pema  de  Antonio  de  Brichecto 
altramente  dicto  Antonio  dello  Boscho.  mad.  Caterena  figla  de  Cola 
Luongo  monacha  dello  presente  monasterio  per  remiss. 
e.  xLviiia  .XI.     In  eccl.  Ss.  Sergii  et  Bachi.     Per  Nuccio  de  Cola  de 

Paliello.  misser  lacovo  archipreite  della  presente  eccl.  mad.  Cate- 
rena de  Ianni  Piccolino.  Pietro  lacovo  patre  dello  vescovo  de  Tivoli, 
mad.  Stefania  matre  dello  dicto  vescovo,  mad.  Bona  sore  de  Paluzo  de 
Romano  de  Meolo  spetiale.  Antonio  dello  Ciocto  figlo  de  Paluzo  dello 
Ciocto.  Petruccio  Bello  in  piaza.  Paluzo  dello  Ciocto.  mad.  luhanna 
mogie  dello  dicto  Paluzo.  mad.  Caterena  sore  dello  dicto  Antonio 
per  remis.     *  mad.  lacoba  moglie  che  fo  de  Antono  Dioteguardi  («). 

.1.  In  eccl.  Ss.  Petri  et  Marcellini  aliter  l 'ospida- 
letto.     Per  mad.  Annese  spidalera  della  presente  eccl. 

.III.  In  eccl.  S.  Andree  dello  Vicolo.  Per  lacovo  Cac- 
ciapigla.     lacovo  Gratiano.     mad.  Lucarella  sua  mogie. 

(a)   Tutta  su  rasura.         (b)  Seguiva  per  rem.,  fu  raso.         (e)  Segue  una  noia  rasa. 


I 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore      205 


.V.     In  eccl.  S.  Salvatoris  de  Secura.     Per  mad.  Isabella    e.  xivmb 
de  lordano  de  Nofrio  delli  Alperini.     mad.  Alperina  sua  figla,  mogie 
de  Angilo  de  Pietro   Sertano.     Francesco   de  Rensicolo.     mad.  Rita 
mogie  de  lacovo  Spagnuolo.     Nofrio  delli  Alperini  f.     *Cola  Scqui- 
zardo  lo  quale  iace  a  S.  Maria  de  Portogallo  (■>). 

.xviii.  In  eccl.  S.  Marie  Nove.  Per  Pietro  Sertano. 
misser  Ianni  Fernando.  Antonio  de  Ianni  lacovo.  misser  Pietro  delli 
Cosciari.  mad.  Simea  de  Cola  Maiescoli.  mad.  Francesca  de  Cola 
Grasso,  mastro  Ianni  de  Spagna.  Paolo  Ficca.  Nannolo  de  Ianni 
Petitto.  misser  Santo  vesc.  de  Tivoli  et  vicario  de  papa.  mad.  la- 
covella  mogie  de  Cristiano  f.  Paolo  Diteguardi.  Nardo  Venectino  f. 
mad.  Leila  de  Ianni  Cavallino.  Francesco  de  Meolo  de  Roscio.  |j  An-  e  xnx  a 
gilella  de  Ciuccio  (b)  Fraiapane  sore  de  Paolo  delli  Tosti,  mad.  Ca- 
terena  de  Pietro  Paolo  Canecto.  mad.  Anestasia  de  Antonio  Palo- 
scia.  *  mad.  Lucretia  moglie  de  Savo  de  Naro  et  figlia  de  misser 
Antonio  Venectino  cavalieri  et  doctore.  *  lo  rev.  in  Ch.  p.  misser 
Theodoro  de  Leliis  vesc.  de  Trivisy  et  referendario  de  lo  papa. 
*  mad.  Eugenia  mogie  de  Benedecto  Carrara. 

.VI.  In  eccl.  S.  lacobi  apud  Coliseum.  Per  Guglielmo  et 
Antonio  spidalieri  dello  presente  spidale.  Reniero.  mad.  Francesca 
de  Galasso.  Francesco  suo  figlo.  Francesco  de  Marco  Corsicano  +. 
*mad.  Caterena  de  Porto  Cesenatico  offerta.  *  lanna  offerta  de  lo 
presente  spidale.     *  Antona  mogie  de  Macteo  Busicchia. 

.III.  In  eccl.  S.  Clementis.  Per  Ianni  de  Coma.  Cecca 
de  Antonio  Corsicano.  Renza  de  Glorio  de  lannino.  Ianni  de  An- 
gilo de  lannino  pesonante  dello  hospitale  in  via  Maiure.  *  Antonio 
de  Liello  Domenico  altramente  Tacchya.  *mad.  Rita  e  soa  moglie 
et  mad.  Renza  soa  cognata,  prò  remess.  peccatorum. 

.xxiiii.  In  bas.  S.  lohannis  Lateranensis.  Per  missere  e  xLixb 
Romano,  missere  lacovo  Malabrancha.  missere  Lorenzo  delli  Sordi 
can.  della  presente  bas.  Andreozolo  de  Petrucio  Gentile,  missere 
Francesco  capellano  dello  hospidale.  missere  Pietro  de  Montenegro 
can.  della  presente  bas.  mad.  Cillenia  della  Colonna  matre  de  Ianni 
de  Montenegro  vesc.  de  Sora.  Baptista  de  missere  Stefano  delli  Nor- 
mandi.  Ceccarello  de  Riccio,  missere  Orrigo  cappellano  dello  hospi- 
dale. missere  Nofrio  benef.  della  presente  bas.  Antoniello  de  Cala- 
bria, mad.  Caterena  de  Liello  lacoviello.  mad.  Francesca  de  Stefano 
Margano.  mad.  Maria  de  Rienzo  Bosco  de  Pipierno.  missere  Fede- 
rico delli  Chiaramonti  vesc.  Baptista  altramente  dicto  Moricone  (=). 
Liello  Negro,     missere  Zaccheo  can.  della  presente  bas.     Antonio  de 

(a)  Da  iace  altra  mano.         (b)  La  u  correità  su  n         (e)  Segue  una  nota  rasa. 


206 


T.  Egidi 


e.    Lb 


Pietro  Viecchio  de  Campagnano  per  rem.  mad.  Caterena  de  lacovo 
della  Cera  f-  missere  Stefano  Paparone  can.  della  presente  bas.  f . 
la  felice  recordatione  de  Martino  papa  Quinto  (»).  *  mad.  luvannella 
Cossa  moglie  de  niagnif.  sìgn.  Ianni  Antonio  delli  Ursini  conte  di 
Tagliacozzo. 

.XXI.  In  hospidale  S.  lohannis  Lateranensis .  Per 
mad.  Mabilia,  mad.  Egidia  de  Pietro  Boccacciolo.  mad.  Constantia 
de  missere  Nicola  de  Boccamazi.  mad.  Angila  de  Nardo  Mastro  Ro- 
mano. Feriano  spidalieri  dello  presente  spidale.  Carlo  de  Bartomeo 
offerto  dello  pres.  spid.  Rita  de  Parente  offerta  dello  pres.  spid, 
mad.  loccia  de  Paolo  de  Santo.  Angilo  Rennese.  Ianni  Macteo  de 
Ronciglone.  Cecuccio  altramente  dicto  lo  Caroso  de  Ronciglone  per 
rem.  lacoviello  patre  dello  dicto  Caroso.  Bionda  de  Trivignano. 
Antonio  Conte  de  Core.  Angelino  panectieri  dello  hospidale.  Cere 
vaccaro.  Antoniello  de  Monte  Retonno.  ||  Angelo  Mancino  de  Vel- 
letri.  Cola  de  Catasso  de  Velletri.  Pietro  Fiorentino  spidalieri.  mad. 
luhanna  spidaliera.     *  Antonio  altramente  Soricha  de  Frascati  C»). 


e.   LII  b 


e.  LUI  b 


In  festo  s.  Alexii  (0. 

.IX.  In  eccl.  Sancte  [Marie]  de  Curte.  Per  mad.  Paola 
mogie  che  fo  de  Savo  de  Pizo.  Pietro  Paolo  Canecto.  Petruccio  de 
Savo  de  luliano.  Baptista  de  Marcho  molinaro.  mad.  Caterena  sua 
matre.  Pietro  Cecco  Paolo  delli  Toderini.  Marcho  lacovo  de  Mar- 
cho. mad.  Vannoza  mogie  che  fo  de  Antoniello  de  Verace,  mad. 
Andrea  mogie  de  Pietro  Cecco  Paolo  f- 

In  eccl.  S.  Andree  de  Funariis.  Per  missere  Ianni  Antonio 
rectore  della  pres.  eccl.  *  mad.  luvanna  moglie  de  Buccio  Benein- 
casa.  *  mad.  lacova  moglie  de  Lodovico  de  misser  Franceschetti. 
*  Mariano  de  Phelippo  de  Ceccho  de  Greguori. 

.X.  In  eccl.  S.  Nicolai  de  Carcere  Tuliano.  Per  Cecco 
de  Urciano.  misser  Pietro  della  Anguillara  can.  della  pres.  eccl.  Cola 
Bastardella.  luliano  Vagnoccoli.  mad.  Geronima  delli  Bastardella 
mogie  de  luli^o  Porcaro,  mad.  Rita  de  Pietro  de  Mactuzo  delli 
Rosei  t.  Ludovico  Bastardella.  Rienzo  macellaro.  Vannoza  de  Mu- 
rello.     Paolo  Bastardella  f.     *  Domenico  Bastardella. 

In  eccl,  S.  Marie  in  Tofella.  Per  Mabilia  de  Liberato 
barbieri. 

.1111.  In  eccl.  S.  Marie  de  Porticu.  Per  Antonio  mer- 
ciaro.     mad.  luhanna  sua  mogie.  ||  Tomasso  Schiavo.     Helena  Schiava. 


(a)  Nola  in  rosso.  (b)  //  resto  della  e.  bianco;  per  la  e.  Lia  v.  sopra  a  p.  20), 

nota  (k);  le  ce.  Uh,  LII  a  bianche.        (e)  Solita  mano,  in  rosso. 


oAnniversari  dell'ospedale  del  Salvatore      207 


In  eccl.  S.  Sabine.     Per  Pietro  Maximissa. 

In  eccl.  S.  Petri  ad  Vincula.     Per  mad.  lacova  de  lordano    e.  Liva 
Spoletino. 

.vili.  In  eccl.  S.  Pantaleonis.  Per  Stefano  de  Ianni  de 
Pietro.  Paolo  de  Stefano  de  Meo.  Ianni  de  Antonio  de  Paolo  de  Stefano 
de  Meo.  mad.  Paola  de  Salvato  della  Corte,  mad.  Paola  de  laco- 
viello  Paparone.  Amicho.  f  Menico  de  Macchia  Tumone  f.  Pietro 
Paolo  de  Stefano.  *  mad.  Gentilesca  mogie  che  fu  de  Liello  de  Nuccio 
de  Nofrio. 

.IX.  In  eccl.  Ss.  Quirici  et  lulicte.  Per  Pietro  spetiale. 
Puccio  de  Ianni  merciaro.  mad.  Contessa  sfta  mogie,  mad.  Antonia 
de  mastro  Pietro  barbieri.  ||  mad.  lacovella  de  Orlando  sartore.  Savo  e.  uv  b 
de  Ianni  Antonio  delli  Siniballi.  Antonio  Salvetta.  Buccio  Sciascia. 
Pietro  de  Luzolo  delli  Siniballi.  *  Petruccio  Cola  de  Riccio  de  Pene- 
strina.     *  Salvato  della  Corte. 

.XVI.  In  eccl.  S.  Marie  in  Campo  Carleo.  Per  Nuccio 
de  Ianni  Tiburtino.  mad.  Angila  sua  mogie.  Ianni  Paolo  de  Ciancha. 
Bartomeo  ferraro.  lacoviello  de  Ianni  Pisano.  Tomao  dello  Ciecho. 
Coluza  de  Muscetto  (»).  Paluzo  mastro  Angilo  ferraro.  mad.  Paola 
de  Ianni  Paolo  de  Ciancha.  mad.  Rosa  de  Paolo  Magione.  Micchele 
altramente  dicto  Ferrazuolo.  Cola  altramente  dicto  Lo  Roscio  t- 
Paolo  dello  Dammaro.  Ianni  de  lacoviello  dello  Ciecho.  *  mad.  An- 
drea moglie  che  fo  de  Thomao  dello  Nero.  ||  *  Pietropalo  Cortese,  e.  iv  • 
*mad.  lacova  de  Antonio  Ciampone  f^"). 

.V.  In  eccl.  S.  Gregorii  ad  Clivum  Scauri.  Per  mad. 
Labinia  de  Filippuccio  del  castello  de  Guidoni,  missere  Ianni  Fran- 
cioso, missere  Domenico  can.  de  Sancto  Marcho,  per  rem.  Pontiano 
ferraro.  Ianni  Englese.  *  mad.  Checcha  moglie  de  mastro  Antonio 
da  Siena  medico.  *  mad.  Symodea  matre  de  miss.  AppoUonio  de 
Valentina  *mad.  Maria  figlia  de  mad.  Gadina.  *  Tomasso  de  Segnie 
offerto  dello  hospitale. 

In  festo  s.  Nicolai.  e.  lv  b 

.X.  In  eccl.  S.  Marie  Transpondine.  Per  mad.  luhanna 
de  Nuccio  Bellomo.  Ianni  Nino.  mad.  Lucia  sua  mogie.  Coluza  de 
Masseo  spitiale.  Filoso  calzectaro.  Ianni  sartore,  mad.  Paola  de 
Nardo  Insegna.  Angilo  de  Macteo  de  lara.  Macteo  Schiavo.  Pietro 
Mazarella. 

In  eccl.  S.  Antoni.     Per  Antonio  de  Capua. 

.III.  In  eccl.  S.  Praxedis.  Per  Angilo  de  Corrado,  mad. 
Martomea  de  Tuccio  Toscolino.     Ianni  de  Fantoze. 

(a)  Nota  rasa.         (b)  Su  rasura. 


208 


T.  Egidi 


e.  tvia  .Vili.     In   bas.   S.   Marie   Maioris.     Per  lo  mio  p.  missere 

Pietro  card,  della  Colonna,  missere  Ianni  Albanese,  mad.  lacova  de 
Buccio  de  Sanza.  missere  Hermando  Deuerich  W  protonot.  ap.  Pa- 
luzo  dell'Isola,  mad.  Camilla  mogie  che  fu  de  Paolo  Cerrone.  Liello 
Cerrone.  Finello.  *  magnif.  d.  comite  Everso  de  comitibus  An- 
guillarie  ('').  missere  Angilo  de  misser  Fulco  delli  Arcioni  can.  della 
pres.  bas. 

.III.     In  eccl.  S.  Eufemie.     Per  mad.  Salvata  de  Nuccio  de 
Cola  de  Pietro  de  Francesco  ('^)  abadessa  del  pres.  mon.     mad.   Lo- 
renza delli  Piscioni  abadessa  del  pres.  mon.      Francesco   Albanese  f. 
e.  Lvib  In  eccl.   S.   Salv'atoris   ad   Ulmos.     Per  mad.  Viviana  de 

Paolo   Braccho  et  figla  de  Ianni  Aniballo     *et  Renzo  de  Francesco. 
*  Laurentio  Sabottella. 
e.  Lviiia(d)  In   civitate  Tiburis.     In  eccl.   S.   Marie    de    Oliveto. 

Per  mad.  Nuta  moglie  fo  de  Benedecto. 
e.  Lvmb  Eccl.    S.    Marie    alias    La    Donna.       Commorant   fratres 

s.  Francischi  (e).     Per  misser  Andrea  de  Dadinis  doctore  de  lege. 
e.  Lixa  Eccl.  S.   lohannis  de  castro  Vetervo.     Per  lacovo  dello 

Borgo, 
e.  uxb  Eccl.  S.  Vincentii.     Per  Buccio  de  Ianni  Sancto.     mad.  Ca- 

terena  moglie  de  Antonello  de  Marco  Palmeri  (0. 
e.  Lxa  Eccl.    Tiburtina    S.    Laurentii.     Per   tucti   li  benefactori 

dello  hospitale.     Cola  de  Ianni  Bucciarello  delli  Pomari.     Antonio  de 
Angilello.     mad.  Petruccia  de  lani  Paulecto.     *  lo  rmo  Angelo  Leo- 
nino archiv.  Turitano. 
e.  Lxia  (g)  Eccl.   S.   Stefani  prothomart.     Per  Andrea  de  Rienzo  de 

Luca.     mad.  Maria  sua  moglie, 
e.  Lxiia  (h)  Eccl.  S.   Valerli.      Per  Bartholomeo  de   Andrea  Mazocchio. 

Petruccia  sua  sorella  (0. 
e.  Lxiii  a  (k)  Eccl.  S.  Petri.     Per  mad.  Perna  moglie  de  Antonio  Caporillo 

alias  Malo  Amore,     mad.  Buccia  moglie  de  Ianni  de  Parapullo. 
e.  Lxiva  (I)  Eccl.    S.    Andree.     Per   Pietro  Merola   de  Merolinis.     mad. 

Hieronyma   delli   Aniballi  della   Molara  moglie  fo  de  Pietro  Merola. 
e.  Lxva  Eccl.  S.  Lucie.     Per  missere  Nicola  de  Chimento  (m).      mad. 

Maria  moglie  de  Andrea  R°  de  Luca. 


(a)  La  prima  e  pare  rasa.  (b)  Seguono  quattro  parole  rase.  (e)  Da  de  Nuccio 

raso.         (d)  Le  ce.  LVII a  b  bianche.      Da  questa  carta  le  note  sono  di  un'altra  mano  della 
fine  dtl  XVsec.  fino  a  e.  LXVb.         (e)  Da  commorant  altra  mano.  (f)  Seguiva  altra  nota 

annullata.         (g)  La  e,  LX  b  bianca.         (h)  La  e.  LXIb  bianca.         (i)  Altra  mano  ripete 
Petruccia;    bianca  la    e.    LXII  b.  (k)  La  e.   LXIIIb    bianca.         (1)  La  e.  LXIIII  b 

bianca.         (m)  Altra  mano  ripete  di  Chicmcnto   de    Rcnso,-  forse  queste   due   ultime  parole 
sono  a  spiegazione  della  R."  della  nota  sg. 


oAnnÌpersari  dell'ospedale  del  Salvatore      209 


In  eccl.    S.  BlaxiiC»).      Per  lo  rmo  mis.  Angilo  Donino  ar-    e  Lxvb 
chipbr  luusano.     fre  Martino  de  Biscanti  per   rem.  de  soi  peccati(^'). 

In  civitate  Tiburlina.  Per  r.  p.  d.  Camillus  Doninus  ep.  e.  ixix  * 
Tiburtinus.  d.  Martinus  de  Vellis  de  Urbe  can.  Tiburtinus.  lacobus 
Martini.  Marianus  Zacheri  (e).  Angnielus(J)  Pauli  lohannis  Cole. 
Johannes  Francisci  d.  Alexandri.  D.  Antonius  de  Rampantibus.  The- 
baldus  de  Thebaldis.  lacobus  Butii  Angnieli.  d.  Berardinus  Petri- 
cone(«).  Evangelista  de  Marutinis  alias  de  Andrea  Simonis.  +  d.  Ri- 
comus(f)  de  Cerretanis  archidiac.  Tiburtinus  mortuus(g).  d.  Johannes 
Crose  mortuus  (g).  d.  Gulgiemius  Gallus.  t  lacobus  Cocanarius. 
Vincentius  Lomardus  (h).  f  Sabbas  lannutii  Palmerii  (').  Dominicus 
Andree  Masci.  Antonio  Petraccha  (><).  miss.  Camillo  de  nobilibus  de 
Arono  de  Trabio  i.  u.  doctor  ('). 

(i)  Di  qui  tutte  U  Hote  fino  a  e.  LXIX  a  di  un'altra  mano.  (b)  Da  per  abolita  da 

un  trailo  di  penna.  Lece.   LKVI  a-LXVIIIb  bianche.         (e)  Zachcus  ?         (d)  Ripetuto  poi 
Agnclus  (e)  Ripetuto  da  altra  mano.         (f)  Riconius         (g)  La  seconda  mtio  aggiunse 

mortuus         (h)  La  seconda  Diano  ripete  Lumbardus         (i)  La  seconda  mano  ripele  Palmerii 
(k)  Ripetuta  dalla  solita  mano.         (I)  Questa  nota  è  della  mano  che  ripete  le  note  precedenti. 


Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  14 


VARIETÀ 


LA  TOMBA  DI  PROSPERETTO  COLONNA 
IN  CIVITA  LAVINIA. 

La  durata  del  dominio  Colonnese  a  Civita  Lavinia  può 
dividersi  in  due  periodi.  Nel  primo  furono  signori  i  Colonna 
di  Palestrina,  in  forza  della  bolla  del  i8  luglio  1410(1), 
con  la  quale  Giovanni  XXIII  ne  investiva  i  figli  di  Stefano 
(t  1391),  Giovanni  e  Nicola  (2):  il  secondo  principia,  non 
sappiamo  in  seguito  a  quale  convenzione  (3),  col  card.  Pro- 
spero (f  1463),  fratello  di  Odoardo  duca  dei  Marsi,  e  al- 


(r)  Arch.  segr.  Vatic,  Giovanni  XXIII,  Reg.  Ili,  ce.  1 00-101. 
(2)  l  successori  di  costoro  si  vedono  dal  seguente  schema,  in  cui 
le  date  indicano  la  successione: 

Stefano  di  Palestrina 


NICOLA  GIOVANNI 

t  '4«"  1410  t  '13 

I I 

I                                           I  LUDOVICO 

Giacomo                              STEFANO  1413  f  'i6 

I  i4iot'?3 

I  sp.   Sveva  Orsini 

LORENZO  I 

i453-'36  STEFANO 

I447-'S0(?) 

(3)  Flavio  Biondo,  Italia  illustrata,  Verona,  1481,  fol.  cui,  ed 
altri,  intorno  al  1450,  dicono  Civita  Lavinia  possesso  del  card.  Pro- 
spero Colonna,  che  comperò,  in  solidum  col  fratello  Odoardo,  Nemi  e 
Genzano  dai  monaci  Cistercensi.  Non  possiamo  spiegarci  come  sia  di- 
ventato anche  signore  di  questo  paese,  se  non  ammettendo  che  l'abbia 
comperato  o  permutato  col  cugino  Stefano  Colonna. 


212 


qA,  Galieti 


lora  il  paese  passa  alla  dipendenza  del  ramo  di  Paliano(i), 
cui  rimase  fino  al  io  gennaio  1564,  quando  Marcantonio 
lo  cedette,  con  Ardea,  a  Giuliano  Cesarini,  per  il  prezzo 
complessivo  di  105,000  scudi  (2). 

Ma  di  una  dominazione  durata,  con  frequenti  interru- 
zioni, circa  un  secolo  e  mezzo,  le  memorie  locali  sono  ri- 
dotte a  ben  poca  cosa.  Di  fatto,  se  togliamo  il  culto  ai 
santi  apostoli  Filippo  e  Giacomo,  protettori  del  paese,  e  che 
solo  per  analogia  ci  riporta  ai  Colonnesi  (3),  ricordi  diretti 


(i)  Per  maggiore  intelligenza  riportiamo  i  Colonna  di  questo 
ramo,  signori  di  Civita  Lavinia,  notando  che  le  date  indicano  la  suc- 
cessione, tumultuaria  per  le  frequenti  interruzioni  che  subì  : 


PROSPERO  card. 
1450  (?)t  1468 


Odoardo.  duca  dei  Marsi 
1468-1480 


FABRIZIO,  contest. 
1485  t  1520 
sp.  Agnese  di  Montefcltro 

ASCaNIO 

i52o-'56 
sp.   Giov.nnna  d'Aragona 

MARCANTONIO  II» 

1562-64 


GIORDANO 

sp.  Caterina  de  Raziis 
Isabella  del  Balzo 

PROSPERETTO 

t   'S28 
sp.  Isabella  Carafa 
Giulia  Colonna 


jzò- 


LORENZO-ODDO 
protonotario 


(2)  Arch.  Capitol.,  voi.  464,  ce.  895-898  e  ce.  917-918,  Rogiti 
del  notaio  A.  Massa. 

(3)  Frascati  e  Nemi,  pure  feudi  Colonnesi,  hanno  i  medesimi  santi 
protettori.  Del  resto  è  cosa  risaputa  che  a  Roma,  durante  il  Rinasci- 
mento, il  1°  maggio  era  giorno  di  grande  allegria  nel  palazzo  dei  Co- 
lonna ai  Ss.  Apostoli.  Dalle  finestre  si  gettavano  fiori,  uccelli,  mani- 
caretti al  popolo:  mentre  dal  soffitto  dell'attiguo  tempio  si  sospendeva 
un  maiale  ad  una  fune,  e  il  popolo  doveva  conquistarlo  :  ma  nel  mo- 
mento che  vi  si  appressava,  venivano  rovesciate  su  di  esso  secchie 
d'acqua,  con  grande  ilarità  degli  spettatori,  appositamente  invitati,  tra 
i  quali  talvolta  non  mancava  lo  stesso  pontefice.  Cf.  Cancellieri,  Pos- 
sessi; Neridio  Fracco,  Storia  di  casa  Colonna,  II,  46;  Marcello  Al- 
berino, Sacco  di  Roma  dell'attuo  iS2j.  Quest'uso  che  in  Roma  cessò 
dopo  il  Sacco  del  Borbone,  fioriva  anche  a  Na^ioli  e  a  Nola  ;  Leo,  De 
Nola  in  Italia  illustrata,  col.  984;  come  per  lungo  tempo  rimase  fa- 
mosa l'antica  festa  della  porchetta  in  Bologna. 


La  tomba  di  Trosperetto  Colonna  213 

ne  abbiamo  in  Lino  stemma  infisso  sulle  mura  castellane, 
presso  la  porta  Nettunese,  e  nell'  iscrizione  già  pubblicata 
dal  Marocco  (i)  senza  osservazioni  di  sorta,  e  che  oggi 
viene  illustrata  per  la  prima  volta. 

Questa  è  ancora  in  sitii  nella  collegiata,  a  destra  di  chi 
guarda  la  cappella  del  Crocifisso,  che  è  la  terza  a  sinistra 
di  chi  entra  (2),  e  si  riferisce  alla  tomba  dei  Colonna. 

(i)  G.  Marocco,  Monumenti  dello  Stato  pontificio,  Roma,  1834,  VI, 
106,  che  invece  di  parentibvs  charissimis  ha  letto  parentibvs  cla- 

RISSIMIS. 

(2)  Il  pavimento  di  questa  cappella,  oggi  di  pertinenza  della  con- 
fraternita del  Sacramento,  è  costituito  da  cospicui  avanzi  della  decora- 
zione marmorea  dell'antica  chiesa,  che  nel  1240  fu  abbellita  con  l'opera 
del  figlio  di  Pietro  Vassalletto  e  di  Drudo  de  Trivio  (cf.  A.  Bartoli, 
Il  figlio  di  Pietro  Vassalletto  a  Civita  Lavinia  in  Boll.  d'Arte  del  Mi- 
nistero della  Pubblica  Istruzione,  ann.  I,  n.  9).  Di  fronte  all'epigrafe  è 
attaccata  la  custodia  degli  olii  sacri,  scoltura  del  1400,  la  quale  lon- 
tanamente ci  ricorda  la  tecnica  di  Mino  da  Fiesole.  Giunta  fino  a 
noi  mutila,  mancando  delle  colonnine  laterali,  del  fregio  inferiore  e 
barbaramente  verniciata,  si  riduce  ad  un  quadrilatero  marmoreo  di 
m.  0.60X0.57.  Nel  mezzo  si  apre  una  porticina  (m.  0.28X0.17) 
leggermente  sagomata:  e  al  disopra  di  essa  si  staccp  una  conchiglia, 
quasi  circolare,  contenente  il  calice  con  l'ostia,  nella  quale  sta  rilevato 
un  crocifisso.  La  conchiglia  viene  sorretta  da  due  angeletti  laterali, 
alti  m.  0.22,  che  con  quattro  ali  e  coperti  di  una  veste  dalle  pieghe 
eleganti,  escono  con  più  della  metà  del  capo  da  nubi  un  po'  grosso- 
lanamente raffigurate.  Altri  due  angeli  dello  stfesso  stile  sono  al  basso 
della  porticina,  ma  più  grandi  degli  altri,  m.  0.31,  e  con  le  braccia 
piegate  sul  petto.  Sul  cornicioncino,  che  in  caratteri  quattrocenteschi 
porta  scritto  :  olea  sacra  vi  è  la  lunetta,  striata  internamente  a 
mo'  di  conchiglia  e  serve  di  sfondo  al  busto  dell'  Etemo  Padre,  alto 
m.  0.28,  dalla  barba  fluente  ed  in  atto  di  benedire  con  la  destra,  mentre 
con  la  sinistra  sostiene  il  libro  dell'  infinita  sapienza.  Le  dimensioni  e 
il  motivo  di  decorazione  ci  richiama  alla  memoria  l'altro  consimile,  ma 
intero,  il  quale  trovasi  nella  chiesa  parrocchiale  di  S.  Michele  Arcan- 
gelo in  Velletri  e  che  offre  la  leggenda  :  m-iorio-f- fieri- MccccLXim  | 
me(»w«)  ivnii.  Confrontato  però  con  quello  di  Civita  Lavinia  rivela 
una  mano  meno  esperta  nell'  incidere  :  pure  la  loro  contemporaneità  si 
può  sospettare.  Nell'altare  poi  si  ammira  una  pregevole  pittura  su  tela. 


214 


QA.  Galieti 


AVCTORl 

Prospero  coivmva 
k^      Isabella   caraf^ 

IIVS     CONIVCI  ET    IVLIO 

C/%SARI     COLVMN>t 

ErvSDEM   PROSTERI 

riLIO     VATVRALI 

IVLIA   COLV^I  MA  CVaSAFINA 

PARENT1BV3     CHARISS" 

ET  fraTri  svaviss  Posvrr 


Il  marmo  è  alto  m.  1.72,  largo  m.  0.64:  tutto  intorno 
gira  una  fascia  di  arabeschi,  a  fondo  nero,  larga  m.  0.09, 

e  in  basso  porta  graffiti 
due  geni  funerarii,  con 
le  spalle  carche  di  due 
enormi  faci.  L'iscrizio- 
ne fu  incisa  in  memoria 
di  Prosperetto,  duca  dei 
Marsi,  e  detto  anche  de 
Cains,  dal  castello  di  Ca- 
ve, della  prima  moglie 
di  questi  Isabella  Carafa 
e  di  Giulio  Cesare,  figlio 
naturale,  dalla  figlia  Giu- 

Misura  metri  2.25  X  1-68,  e 
serve  di  sfondo  ad  un  croci- 
fisso, ricavato  con  bell'arte 
dal  legno.  Il  quadro  rappre- 
senta la  tragedia  del  Calvario, 
e  porta  effigiati  alla  destra 
del  Cristo  Maria  svenuta  nelle 
braccia  di  Giovanni,  a  sinistra 
la  Maddalena  «  di  lacrime  at- 
«  teggiata  e  di  dolore  ».  Tro- 
vandosi a  contatto  di  una 
parete  non  completamente 
asciutta,  oggi  la  pittura  ri- 
mane uniformemente  oscura. 
Però  la  freschezza  dell'a  car- 
nagione e  la  fedeltà  dei  ca- 
ratteri, i  magici  effetti  di 
ombre  e  la  finitezza  di  ese- 
cuzione che  ancora  traspari- 
scono, non  nascondono  al- 
l' occhio  abituato  la  tecnica 
di  una  mano  maestra.  Qualcuno  ha  voluto  attribuire  la  pittura  a  Giulio 
Romano,  ma  senza  fondamento;  essa  invece  è  indubbiamente  opera 
del  secolo  xvii. 


La  tomba  di  Vrospereito  Colonna  215 


lia  Colonna,  sposa  di  quel  Giuliano  Cesarini,  ricordato  poco 
avanti. 

Sembra  che  sia  stata  apposta  nel  1564  o  nell'anno  se- 
guente :  quando  cioè  per  l'acquisto  di  Civita  Lavinia,  fatto 
dal  Cesarini,  Giulia  Colonna,  memore  dei  parenti  che  vi 
erano  sepolti,  con  gentil  pensiero  ne  volle  onorare  la  me- 
moria. Del  resto  sia  dal  fregio,  sia  dalla  paleografia  delle 
lettere,  come  dagli  altri  elementi  ornamentali,  apparisce  chia- 
ramente che  il  barocco  non  è  lontano. 

Ancora,  che  la  nostra  iscrizione  sia  tarda,  cioè  di  un 
tempo  in  cui  la  memoria  dei  fatti  ricordati  non  era  più 
esatta,  ce  lo  rivela  una  data  errata  che  essa  contiene  (i), 
e  precisamente  l'anno  1520,  assegnato  per  la  morte  d'Isa- 
bella. Ma  che  la  Carafa  morisse  più  probabilmente  nel  15 16, 
e  non  già  in  quell'anno,  risulta  evidente  dalle  seguenti  note 
d' istromenti,  tratte  dall'archivio  Colonna  di  Roma  e  gen- 
tilmente favoriteci  dal  prof.  G.  Tomassetti  : 

a.  1517,  2  febbraio.  Istromento  nuziale  e  dotale  di  Giulia  di  Pietro 
Colonna,  vedova  di  Girolamo  Margani,  con  Prospero  Colonna;  notaro: 
Pacifico  de  Pacificis  (.\rch.  Pergamene,  II,  8). 

a.  I5i8(?).  Risposta  di  Fabrizio  Colonna,  il  Contestabile,  ai  que- 
siti di  suo  nipote  Prosperetto  di  Giordano  circa  i  beni  patemi  e  ma- 
terni (documenti  dell'archivio  Colonna  su  Prosperetto  e  Giulia  sua 
moglie:  Misceli,  stor.  II  A,  27,  n.  49). 

Giulia  Colonna  di  Pietro  e  vedova  di  Girolamo  Margani, 
della  quale  negli  istromenti  accennati,  è  la  seconda  moglie  di 
Prosperetto,  la  quale  sopravvisse  di  molti  anni  al  matrimonio 
essendo  morta  nel  1571,  e  che  procreò  a  questi  una  figlia, 
Caterina,  più  tardi  impalmata  da  MassimiUano  Gonzaga 
marchese  di  Luzzara.  Nell'iscrizione  dobbiamo  pure  notare 
r  ingenuità  di  colei  che  ha  trovato  cosa  naturalissima  met- 
tere accanto  al  ricordo  della  madre  sua,  quello  di  un  figlio 

(i)  Ciò  però  non  esclude  del  tutto  che  possa  trattarsi  anche  di 
uno  sbaglio  del  lapicida. 


2l6 


C4i  Galieti 


n 


spurio  di  Prospero  :  indizio,  per  noi  tardi  osservatori,  della 
facilità  dei  costumi  nei  tempi  del  Rinascimento. 

Sobria  ne  è  la  dicitura,  che  resta  divisa  in  due  parti. 
Nella  prima  la  figlia  di  Prosperetto  ci  dà  i  nomi  dei  suoi 
carissimi  congiunti;  nella  seconda  ci  ricorda  l'anno  in  cui 
morirono  costoro. 

Tra  l'una  e  l'altra,  contornato  da  scartocciature  e  sor- 
montato dalla  corona  nobiliare,  è  graffito  uno  stemma  par- 
tito, che  presenta  a  destra  la  colonna  dei  Colonnesi,  a  si- 
nistra le  tre  fliscie  dei  Carafa,  per  riguardo  di  Isabella  figlia 
di  Giantommaso  conte  di  Maddaloni.  Costei  con  equivoco 
manifesto  dal  Litta(i)  fu  creduta  seconda  moglie  di  Pro- 
spero Colonna,  signore  di  Fondi,  morto  nel  i^2}.  Prospe- 
retto, che  per  aver  appreso  da  questi  con  onore  l'arte  della 
guerra,  dai  suoi  coetanei  venne  designato  con  tal  diminu- 
tivo, fu  dei  dodici  Colonna  colpiti  da  Alessandro  VI  nella 
bolla  del  17  settembre  1501  ;  e  gran  partigiano  della  fazione 
ghibellina  si  trovò  a  Roma  nel  1 5  27  per  il  Sacco  del  Bor- 
bone. Di  Civita  Lavinia  fu  condomino  con  lo  zio  Fabrizio 
duca  di  Tagliacozzo  (f  1520)  e  col  figlio  di  questi  Ascanio. 
Vi  dimorò  spesso  ;  e  vari  suoi  brevi  di  concessioni,  conser- 
vati nell'archivio  Colonna,  sono  emanati  da  Civita  Lavinia. 
Ne  riportiamo  alcuni  di  cui  siamo  a  cognizione,  essendo 
stati  allegati  in  un  Sommario  di  causa  (2)  insorta  nel  1858 
tra  il  capitolo  di  Civita  Lavinia  e  il  principe  D.  Lorenzo 
Sforza-Cesarini  : 

a.  1509,  20  maggio.  Donazione  di  due  pezzi  di  terreno  al  fami- 
gliare Daniele  Giovanni  Teutonico,  abitante  di  Civita  Lavinia. 

a.  151 3,  5  gennaio.  Approvazione  della  permuta  di  un  fondo,  sti- 

(i)  P.  LlTTA,  Le  famiglie  illustri  d'Italia,  Fani.  Colonna  di 
Roma,  tav.  iv. 

(2)  Albanese  di  prelesa  affrancazione  dal  pascolo  per  S.  E.  il  duca 
D.  Lorenzo  Sforza-Cesarini  contro  il  riho  capitolo  di  Civita  Lavinia, 
Roma,  i8s8.  GÌ'  istromenti  citati  sono  inseriti  nel  Sommario,  nn.  io, 
19,  n,  12,  13,  14,  16. 


La  tomba  di  'Prosperetto  Colonna  217 

pelata  tra  il  capitolo  della  collegiata  di  Civita  Lavinia  e  Mariano  Co- 
lacchi  di  Genzano,  col  permesso  a  questi  di  poterlo  ridurre  a  vigna, 
col  canone  annuo  di  un  paio  di  polli  da  pagarsi  alla  curia  baronale. 

a.  15 13,  23  gennaio.  Affrancazione  di  terreno  fatta  da  Prospero 
a  favore  di  Alessandro  Nutti  di  Civita  Lavinia. 

a.  1515,8  febbraio.  Rinnovazione  di  affrancazione  di  una  vigna  fatta 
da  Prospero  a  favore  di  Evangelista  e  Angelo  Rossi  di  Civita  Lavinia, 

a.  1516,  7  aprile.  Affrancazione  di  una  vigna  fatta  da  Prospero 
a  favore  di  Pasquale  Bozo  da  Civita  Lavinia. 

a.  1518,  15  gennaio.  Donazione  di  un  pezzo  di  terra  fatta  da 
Prospero  a  favore  di  Paladino  de  Pomerio,  «  de  terra  Piscotte,  regni 
«Siciliae». 

a.  1527,  17  dicembre.  Donazione  e  affrancazione  di  una  vigna 
fatta  da  Prospero  e  Ascanio  Colonna  a  favore  di  Francesco  Fanale  di 
Civita  Lavinia. 

La  residenza  dei  Colonna,  nella  quale  il  27  febbraio  1523 
da  Ascanio  nacque  l'illustre  e  valoroso  Marcantonio,  esiste 
anche  oggi,  ed  è  quel  palazzo  incompleto  (si  trova  nella  parte 
di  mezzo  del  castello,  avanti  la  chiesa  collegiata)  il  quale 
pare  si  fosse  cominciato  a  fabbricare  verso  il  1480  dal  car- 
dinal Guglielmo  d'  Estouteville,  e  non  finito  per  i  gravi  ri- 
volgimenti politici  che  fecero  ritornare  in  possesso  dei 
Colonna  il  nostro  paese. 

Ma  il  periodo  più  emozionante  di  tutta  la  vita  per  Pro- 
speretto  fu  l'anno  1528:  poiché  venuto  a  mancare  il  suo 
cugino  Vespasiano,  pretese  di  succedergli  nel  possesso  di 
Paliano,  che  invece  fu  conquistata  dal  rivale  parente  Sciarra- 
Colonna.  Clemente  VII  credette  opportuno  d' intervenire 
nella  questione  ordinando  all'abate  di  Farfa  di  ritogliere  Pa- 
liano a  Sciarra:  mentre  Prosperetto,  giudicato  sommaria- 
mente reo  di  violenze,  fu  tradotto  in  prigione  a  Viterbo, 
presente  lo  stesso  pontefice,  che  pure  subito  ne  permise  la 
liberazione.  Desideroso  di  tranquillità  e  di  pace,  il  figlio  di 
Giordano  Colonna  si  portò  a  Civita  Lavinia,  ove  mori  nello 
stesso  anno  senza  lasciare  discendenti  maschi,  essendo  morto 
fin  dal  1524  l'unico  figlio  naturale,  Giulio  Cesare,  del  tutto 
ignoto  ai  biografi  dei  Colonna. 


2ll 


QA.  Galieti 


Ora,  con  le  notizie  forniteci  dalla  nostra  iscrizione,  pos- 
siamo sicuramente  emendare,  nel  modo  che  segue,  le  note 
genealogiche  riportate  dal  Litta  (i)  relativamente  a  Prospe- 


retto  : 


GIORDANO  COLONNA,  duca  dei  Mar&i 

sp.   i"  Caterina  de   Baziis 

2°  Isabella  del  Balzo 

I 

PROSPERETTOti528 

sp.   1°  Isabella  Carafaf  15... 

2"  Giulia  Colonna  fi57i 


GIULIA 
m.  a  Giuliano  Ccsarini 


CATERINA  GIULIO  CESARE,  naturale 

m.  a  Massimiliano  Gonzaga  f  1524 


Per  complemento  dobbiamo  rilevare  che  il  Litta,  già  ci- 
tato, scrive  Giulia  non  come  figlia  di  Prosperetto  ma  di 
Prospero,  perchè  nata  da  Isabella  Carafa,  la  quale,  da  quanto 
abbiamo   veduto,  egli  ha  reputato  moglie  di  quest'  ultimo. 

Dopo  che  vi  furono  deposti  i  Colonna,  la  cappella  del  Gesù 
in  Civita  Lavinia  fu  ritenuta  come  la  parte  più  nobile  della 
chiesa,  per  raccogliere  i  resti  mortali  di  persone  ragguar- 
devoli. E  di  fatto  dagli  obituari  della  parrocchia  sappiamo 
che  nel  sec.  xvii  vari  parenti  dal  poeta  cesareo  Silvio  Stam- 
pigHa  (2)  furono  deposti  «  nella  cappella  del  Giesù  nella  se- 


(i)  P.  Litta,  ivi,  tav.  vii. 

(2)  Fu  tra  i  fondatori  d'Arcadia  (1690),  ove  assunse  il  nome  ac- 
cademico di  Palemone  Licurio,  e  poeta  nelle  corti  di  Napoli  e  di  Vienna. 
Per  primo  compose  melodrammi  propriamente  detti,  ma  come  di  tutte 
le  novità,  i  suoi  lavori  non  raggiunsero  la  perfezione.  Nonostante  i  di- 
fetti, più  dell'epoca  che  dell'autore,  allo  Stampiglia  è  riservato  un  posto 
glorioso  nella  storia  dell'arte  drammatico-lirica,  il  posto  cioè  che  me- 
rita chi  con  lavori  non  mediocri  ha  facilitato  la  via  del  trionfo  a  Pietro 
Metastasio.  Morì  a  Napoli  il  26  gennaio  1725.  Relativamente  alla  sua 
nascita  avvenuta  a  Civita  Lavinia  riportiamo  la  nota,  ancora  inedita, 
che  abbiamo  rinvenuta  nel  V  libro  dei  battezzati,  e,  60,  esistente  nel- 
l'archivio parrocchiale:  «Anno  1664,  die  .xvii.  martii.  Ego  Servilius 
«  Stampiglia  archipr.  coUegiatae  ecclesiae  S.  Mariae  Maioris  de  Civita 
«  Lavinia  baptizavi  infantem  natum  die  .xiv.  dicti  mensis  ex  d.  Andrea 
a  Stampiglia  et  d,  Plautilla  filia  qdam  d.  losephi  Cennami,  coniugibus, 


Iscri\ioni  romane  relative  ad  artisti         219 

«  poltura  che  era  de'  signori  Colonnesi,  con  licenza  dell'Or- 
«  dinario  »  (i). 

Civita  Lavinia,  gennaio  1908. 

Alberto  Galieti. 


ISCRIZIONI    ROMANE 
RELATIVE  AD  ARTISTI  O  AD  OPERE  D'ARTE. 

(L'epitafio  dell'Angelico  -  Il  Vat.  lat,  6041. 
L'opera  del  Forcella). 

Nel  Repertorium  fùr  Kunstwissenschaft  (2)  pubblicò  già 
dal  famoso  codice  di  Monaco  dello  Schedel  il  compianto 
lanitschek  un  Epitaphìum  Maihei  Fiorentini  domandando  se 
per  caso  non  dovesse  leggersi  «  Bartolomeo  »  in  luogo  di 
«  Matteo  »  e  riferire  quindi  all'  illustre  pittore  di  San  Marco 
quel  lungo  elogio.  Gli  fu  osservato  (3)  che  lo  Schedel  è 
morto  tre  anni  prima  di  fra  Bartolomeo  e  che  coincidendo, 
eccetto  che  nel  nome,  i  primi  quattro  versi  dell' epitafio 
con  i  versi  sottoposti  alla  lastra  sepolcrale  dell'Angelico, 
tutto  l'epitafio  doveva  esser  dell'Angelico.  Fu  certo  per  un 
equivoco,  soggiunse  lo  Schmarsow  (4),  che  Lorenzo  Behaim, 
quegli  che  durante  la  sua  dimora  a  Roma  presso  il  cardi- 
nale Rodrigo  Borgia  copiò  le  iscrizioni  passate  nella  rac- 
colta dello  Schedel,  lo  intestò  a  un  Matteo. 

Veramente  il  Behaim  avrebbe  poca  colpa  dell'errore,  poi- 

«cui  impositum  fuit.nomen  Silvius.  Patrini  fuerunt  dd.  Fabricius 
«Bonus  Florentinus  et  Angela  uxor  qdam  Ioannis  Batt.ae  lacomini 
«de  Civita  Lavinia.). 

(i)  Ardi,  parroch.  di  Civita  Lavinia,  Obituario  II,  ce.  74  a,  76  a, 
78  A,  97  A  &c. 

(2)  1886,  pp.  121-122. 

(3)  Ivi,  p.  502. 

(4)  Melano  da  Forlì,  1886,  p.  345. 


220 


G.  *De  Vacala 


che  egli  fornì  allo  Schedel  le  iscrizioni  di  Roma  che  occupano 
le  carte  89-167,  mentre  V  Epitaphiitm  Mathei  è  a  carta  211 
tra  le  note  su  Firenze  (ce.  205-211  b).  Inoltre  quando  nel 
manoscritto  si  riprendono  le  iscrizioni  di  Roma  (questa 
volta  raccolte  dallo  Schedel  stesso)  si  riportano  anche  i 
quattro  versi  dell'Angelico  nella  chiesa  della  Minerva,  di- 
cendoli «  cuiusdam  pictoris  egregii  »   (e.  235  b). 

Mi  pare  che  l'equivoco  a  cui  pensava  lo  Schmarsow, 
ancora  possibile,  sia,  però,  ora  meno  evidente.  Potrebbe 
darsi,  cioè  (ma  le  ricerche  in  proposito  sono  negative:  né 
il  padre  Marchese  ha  un  Matteo  tra  i  pittori  domenicani, 
né  il  Richa  una  simile  iscrizione  tra  quelle  delle  chiese  fio- 
rentine), che  un  umile  pittore  Matteo  si  sia  appropriato  per 
iperbole  l'elogio  dell'Angelico.  Ma  ciò  è  per  me  secondario. 
Il  mio  scopo  è  di  mostrare  che  tutta  quell'iscrizione  fu  com- 
posta proprio  per  l'Angelico,  per  la  sua  tomba  alla  Minerva. 

Ce  lo  mostrano  due  importanti  sillogi  epigrafiche. 

La  prima,  fatta  ben  nota  dal  De  Rossi  (i),  contiene  uno 
degli  apografi  principali  della  raccolta  d'iscrizioni  urbane  di 
Ciriaco  d'Ancona:  è  il  codice  dell'Angelica  n.  430.  Il  co- 
dice ha  qua  e  là  (ce.  22  B-40  b)  carte  interpolate.  Di  evi- 
dente interpolazione  è  la  carta  24  B-25  coll'epitatìo  dell'An- 
gelico, essendo  questi  morto  nel  1455,  l'anno  probabile, 
altresì,  della  morte  di  Ciriaco,  da  un  pezzo  lontano  da 
Roma  (2). 

La  seconda  silloge,  quasi  sconosciuta,  è  nel  Vat.  lat.  6041, 
composta  dal  fiorentino  Battista  di  Pietro  Brunellcschi 
nel  15 14.  L'epitafio  ivi  riportato  a  e.  6  («  Rome  .  Epita- 
«  phium  pictoris  »  &c.)  è,  per  qualche  variante  non  solo 
ortografica  ma  metrica  e  storica,  chiaramente  indipendente 
dalia  redazione  del  codice  dell'Angelica. 


n 


(i)  Inscript.  II,  359. 
(2)  Ivi,  p.  383. 


Iscrizioni  romane  relative  ad  artisti         221 


Questa,  che  è  la  preferibile,  qui  trascrivo: 

(e.  24  b)  In  Santa  Maria  de  Minerva.  Valla  fec* 

Non  mihi  sit  laudi  quod  eram  velut  alter  Apelles 

Sed  quod  lucra  tuis  omnia,  Christe,  dabam. 
Altera  nam  terris  opera  extant  altera,  coelo. 
Urbs  me  Ioannem  flos  tulit  Etrurie. 

Inibì. 

Gloria  pictorum  speculumque(i)  decusque  Ioannes 

Vir  Florentinus  clauditur  bocce  (2)  loco, 
(e.  25)     Religiosus  erat  frater  sacri  ordinis  almi 

Dominici  ac  verus  scrvulus  ipse  Dei. 
Discipuli  plorent  tanto  doctore  carentcs, 

Pendii  (3)  similem  quis  reperire  queat? 
Patria  et  ordo  fleant  summum  periisse  (4)  magistrum 

Pingendi  cui  par  non  erat  arte  sua. 

L'iscrizione  funeraria  ò  così  integrata  non  solo,  come 
voleva  l'uso  umanistico,  nelle  sue  parti,  ma  anche  nel  suo 
significato.  A  fra  Giovanni  che  prega  dal  sepolcro  di  essere 
ricordato  nella  sua  carità  cristiana,  non  nella  sua  arte,  sem- 
bra quasi  che  rispondano  cogli  altri  quattro  distici  i  super- 
stiti magnificandolo  si  come  «  servo  di  Dio  »,  ma  più  come 
«il  sommo  maestro»,  «l'impareggiabile  pittore  che  gli 
«scolari,  l'ordine,  la  patria  devono  piangere».  All'umiltà 
del  frate  si  contrappone  la  glorificazione  terrena. 

Quanto  è  più  commovente  adesso  quella  modesta  pietra 
tombale  della  chiesa  della  Miner\-a! 

Che  i  versi  perduti  facessero  di  fatto  parte  dell'epitafio 
del  pittore  e  non  fossero  un  carme  puramente  letterario  si 
può  esserne  certi,  oltre  che  per  la  esposta  ragione  ch'essi 

(i)  Il  codice  Vaticano  ha  «speculum»  che  non  fa  più  correre  il 
verso. 

(2)  Vat.   «occe», 

(3)  Vat.  «pennelli  ». 

(4)  Vat.  «  perisse  »  che  metricamente  è  più  corretto. 


222 


G.  T)e  \N^cola 


formano  il  complemento  quasi  necessario  ai  quattro  versi 
rimasti,  per  quel  «  clauditur  bocce  loco  »  del  primo  distico, 
per  l'indole  delle  due  sillogi,  composte  d'iscrizioni  tratte 
direttamente  dai  monumenti,  e  per  una  testimonianza  quasi 
del  tempo  che  parla  di  due  epitafi  sulla  tomba  dell'Angelico. 
È  questa  testimonianza  nel  De  viris  illustr.  ordinis  Praedi- 
catorum  (Bononiae,  15 17)  di  Leandro  Alberti,  nel  passo: 
«...  in  sepulcro  lapideo  tanto  viro  digno  tumujatus  [fra 
«  Giovanni],  quod  Nicolaus  V  Pont.  Max.  duobus  epitaphiis 
«  graphice  exornari  curavit  »  (i). 

Oggi  i  quattro  distici  mancano;  ma  se  ne  può  spiegare 
il  perciiè,  osservando  che  la  lastra  marmorea  che  reca  scol- 
piti i  quattro  versi  «  Non  mihi  sit  laudi  &c.  »  è  inferior- 
mente a  contatto  colla  lapide  al  cardinale  Luigi  d'Aragona, 
la  quale  lapide  tocca  coli' altra  estremità  il  suolo.  E  chiaro, 
cioè,  che  quando  si  rimossero  le  lapidi  sepolcrali  dal  pavi- 
mento per  collocarle  sulla  parete  le  esigenze  del  nuovo  spazio 
sacrificarono  il  secondo  epitafio  dell'Angelico. 

L'Alberti,  l'abbiamo  visto  or  ora,  dice  che  i  due  epitafi 
furono  fatti  porre  da  Nicolò  V.  Da  ciò,  forse,  l'origine  della 
credenza,  durata  quasi  fino  al  presente  (2),  che  Nicolò  dettasse 
l'iscrizione.  Ma  il  Pastor  ne  ha  mostrato  l'inconsistenza, 
facendo  notare  che  il  papa  stesso  era  moribondo  quando 
moriva  l'artista  (3). 

Al  nome  di  Nicolò  il  codice  dell'  Angelica  sostituisce 
quello  del  Valla  («  Valla  fecit  »),  il  che,  se  non  ha  trovato 
conferma  altrove,  è,  però,  cronologicamente  possibile,  es- 
sendo il  Valla  (Lorenzo,  naturalmente,  e  non  Giorgio, 
nel  1455  non  ancora  in  fama  e  lontano  da  Roma)  morto 
sul  finire  del  1457  (4). 

(i)  È  riportato  anche  dal  padre  Marchese  in  Memorie  dei  più 
insigni  pittori  &c.  1854,  I,  404. 

(2)  Padre  Marchese,  op.  cit.  p.  304. 

(3)  Gesch.  d.  Pdpste,  1901,  I,  523,  nota  3. 

(4)  G.  MANaNi,  Vita  di  Lorenzo  Valla,  1891,  p.  324. 


Iscri'^ioni  romane  relative  ad  artisti        223 

Della  raccolta  epigrafica  del  Brunelleschi  è  necessario 
prendere  una  conoscenza  migliore,  una  volta  che  non  inte- 
ressò gran  che  il  De  Rossi  (i)  e  fu  ignota  al  Forcella  (2), 
mentre  poteva  correggere  qualche  menda  nell'uno  e  fornire 
largo  supplemento  all'altro. 

È  il  Vat  lat.  6041  un  codicetto  cartaceo  formato  dalla 
raccolta  del  Brunelleschi  (ce.  1-124  b)  e  da  un'altra  di  ano- 
nimo posteriore  (ce.  125-204  b),  così  riunite,  come  c'in- 
forma un  foglio  di  guardia,  nel  1629  da  Felice  Contelori. 

Comincia  il  Brunelleschi  (e.  i)  con  questa  dichiarazione: 
«  Epitaphi[a]  moderna  Urbis  reperta  per  me  dominum  Ba- 
«  ptistam  Petri  de  Brunelleschis  de  Florentia  die  decima 
«  septembris  1514...»,  e  termina  coli' altra  di  appartenere 
alla  casa  del  sommo  Filippo  (e.  83)  (3). 

Le  prime  iscrizioni  sono  tratte  da  S.  Maria  sopra  Mi- 
nerva. E  già  qui  parecchie  sono  le  inedite  dal  Forcella,  e 
parecchie  quelle  che  offrono  una  lezione  differente.  Per  esem- 
pio, il  n.  161 2  del  Forcella  (4)  ha  nel  terzo  verso  un  «  cum 
«  fata  »  che  non  ha  senso,  in  luogo  del  «  cumulata  »  letto 
dal  Brunelleschi.  Così  varianti  subiscono  i  nn.  16 18  e  1648. 
Inedite  sono  quelle  a  «  Nicolao  Marcellino  Ro.  »  («Marcel- 
«  lina  domus  quos  patria  Roma»)  &c.),  posta  a  e.  i  b,  a  «  Ber- 
«  nardino  Portio  Ro.  »  («Portius  hic  puer  est  tota  defletus 
«  ab  Urbe  »  &c.)  e  a  «  Mario  Portio  Ro.  »  (e.  2).  Dopo  le 
quali  iscrizioni  seguono  iscrizioni  di  S.  Maria  in  Trastevere, 
S.  Maria  del  Popolo,  S.  Pietro  &:c.,  fino  a  e.  11  b. 

Colla  e.  24  le  iscrizioni  di  Roma  riprendono:  Aracoeli, 

(i)  Op.  cit.  pp.  xm  e  XIV. 

(2)  Iscrizioni  delle  chiese  e  d' altri  edificii  di  Roma,  Roma,  1869  sg. 

(5)  Colla  raccolta  Vaticana  il  Brunelleschi  compiva  la  sua  opera 
d'illustratore  di  Roma  che  cinque  anni  prima  aveva  iniziato  disegnando 
antichità  romane  e  riunendo  antiche  iscrizioni.  Questo  suo  precedente 
lavoro,  per  metà  taccuino  e  per  metà  silloge  epigrafica,  è  nel  codice 
Marucelliano  A.  78   1°. 

(4)  Op.  cit.  I,  422. 


224 


G.  "De  Veicola 


Santi  Apostoli  &c.  Tra  queste  va  riprodotta  quella  della  chiesa 
di  S.  Marco  posta  a  ricordo  dei  restauri  di  Paolo  II: 

(e.  28)  Ibidem  superius  [nella  tribuna  della  chiesa']. 

Hcc  delubra  pater  posuit  tibi  Marce  vetustas 
Sed  Venetus  regnai  duni  Paulus  papa  secundus 
Qui  fuerat  roseo  Marci  decoratus  honore 
Arte  nova  et  templum  facies  mutata  locorum 
Tum  paries  niveo  contcxtus  marmore  et  auro 
Et  de  fictilibus  nunc  plumbea  tecta  refulgent  : 
Anno  XPI  m.cccclxviii. 

Pietro  Sabino  copiò  questo  carme  e,  per  lui,  lo  pub- 
blicò il  De  Rossi  (i),  affermando  che  solo  il  Sabino  ce  l'aveva 
tramandato.  Ed  ecco,  invece,  il  Brunelleschi  darcelo  in  una 
forma  più  completa  coli' aggiunta  di  un  verso  («  Tum  pa- 
ce ries  »  &c.)  e  della  data  1468,  data  che  dovè  segnare  l'inau- 
gurazione del  nuovo  S.  Marco  di  Paolo  II.  E,  infatti,  con 
quell'anno  cessano  i  pagamenti  per  i  lavori  dell'interno  della 
chiesa  alla  legione  di  scalpellini  e  di  decoratori  che  vi  aveva 
preso  parte  (2). 

L'epigrafe,  come  è  data  dalla  nostra  silloge,  corrisponde 
meglio  (e  ciò  a  riprova  della  sua  esattezza)  al  passo  del  bio- 
grafo di  Paolo  II,  il  Cannesio,  là  dove  si  parla  dei  restauri 
di  S.  Marco (3)  e  all'epigrafe  metrica  in  lode  del  pontefice 
che  si  leggeva  nel  giardino  del  palazzo  Venezia  (4)  e  ai  versi 
di  Porcello  Pandonio  (5). 

Proseguono  le  iscrizioni  romane,  alternandosi  con  quelle 
di  altre  città  (Firenze,  Pisa,  Padova  &c.),  a  ce.  60,  67  sg.; 
ma  non  ve  ne  sono  altre  riguardanti  artisti  od  opere  d'arte 
(che  sono  quelle  prese  in  esame)  che  non  siano  edite. 


(i)  Musaici,  commento  alla  tav.  xxviii  e  Iiiscript.  II,  439. 

(2)  MOntz,  Les  arts  à  la  cour  des  papes,  II,  74-81. 

(5)  Id.  ivi,  p.  74. 

(4)  Marini,  Archiatri,  II,  199. 

())  MOntz,  op.  cit.  II,  54. 


Iscrizioni  romane  relative  ad  artisti        225 

Solo  noterò  che  gli  «  Epitaphi  fatti  in  Roma  in  più  archi 
«  triomphali  addi  1 1  daprile  1 5 1 3  per  la  incoronatone  di 
«  papa  Lione  »  (e.  67  sgg.),  epitafi  che  sinora  sapevamo 
solo  nella  cronaca  delle  feste  per  l' incoronazione  di  Leone  X 
del  fiorentino  Penni  (i),  offrono  qualche  variante  e  due  di- 
stici in  più  («Gens  Medica  est»  &c.  e.  69  b). 

Ma  l'importanza  del  cod.  Vat.  lat.  6041  potrebbe  ancora 
essere  rilevata  indicando  le  parecchie  altre  iscrizioni  inedite 
pel  Forcella,  se  ciò  non  sorpassasse  le  intenzioni  di  questo 
articolo. 

Del  resto  al  Forcella  non  isfuggì  solo  la  silloge  del  Bru- 
nelleschi.  Egli,  che  pure  quasi  mostra  il  desiderio  (2)  che 
il  suo  lavoro  sia  considerato  un  seguito  del  monumentale 
Corpus  Inscript.  Lat.  e  delle  Inscriptiones  Chris t.  del  De  Rossi, 
non  ha  conosciuto  che  un  materiale  ristrettissimo. 

Tre  soli  codici  del  secolo  xvi,  egli  dice  (3),  contengono 
iscrizioni  delle  chiese  di  Roma,  cioè  il  Vat.  lat.  6865,  il 
Vat.  Reg.  770  e  il  Chigiano  L  V.  167.  Ora,  oltre  il  Vat. 
lat.  6041,  gli  si  potrebbe  porre  innanzi  l'Angelicano  1729, 
quel  codice  da  cui  il  De  Rossi  pubblicò  iscrizioni  cosi  pre- 
ziose per  la  storia  dell'arte  a  Roma (4),  e  altri  e  altri  ancora. 

Si  può  quasi  affermare  che  tutto  il  suo  apparato  mano- 
scritto si  riduca  alle  collattanee  del  Gualdi,  del  Galletti  e 
dell'  anonimo  spagnuolo  della  Chigiana. 

Da  ciò  avviene  in  chi  si  occupa  di  storia  di  Roma  me- 
dievale e  moderna  il  frequente  incontrarsi  con  iscrizioni  da 
lui  non  riferite  o  riferite  inesattamente.  E  da  ciò  anche  la 
necessità  di  rifare  da  capo,  con  altri  mezzi  e  altro  metodo, 
il  suo  lavoro  o,  per  lo  meno,  di  farne  un  supplemento. 

(,i)  In  RoscoE-Bossi,  Vita  di  Leone  X,  1871,  V,  205-231.  Anche 
il  Barb.  lat.  2273  li  riproduce,  ma  molto  incompletamente. 
(2)  Op.  cit.  1,  p.  TU. 
(5)  Ivi,  p.  vili. 
(4)  Bull,  d'archeol.  crisi.    1891,  pp.  73-100. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  KXXI.         15 


226 


G.  T)e  Veicola 


Il  Forcella,  poi,  non  tenne  conto  che  delle  sillogi.  Ora 
r  iscrizione  non  è  solo  proprietà  di  questa  classe,  così  im- 
mensa e  così  sparsa,  di  codici,  ma  può  esserlo,  s'intende  in 
altra  misura,  di  codici  d'ogni  genere. 

Non  rara  è  nei  codici  storici. 

Da  codici  di  questa  classe,  ad  esempio,  provengono  le 
due  iscrizioni  che  seguono.  Finora  nessuna  raccolta  epigra- 
fica aveva  trascritto  per  intero  le  iscrizioni  che  si  riferivano 
al  monumento  di  Roberto  Malatesta,  già  in  San  Pietro  di 
Roma  e  oggi,  dopo  una  serie  di  vicende,  al  Louvre;  ma 
esse  possono  leggersi  in  una  cronaca  dei  Malatesta,  che  chiude 
precisamente  colla  morte  di  Roberto,  conservataci  nel  Barb. 
lat.  4915.  Ivi,  a  e.  98,  è  scritto: 

«  Et  con  tutte  le  dimostrationi  d'honore,  e  pompe 
«  funerali  fu  sepelito  [Roberto]  in  Roma  nella  basilica  di 
«  S.  Pietro  in  una  honorata,  e  bella  sepoltura,  et  sopra  la 
«  lastra  di  sopra  fu  collocata  la  statua  di  sua  persona  a  ca- 
«  vallo  con  un  bastone  in  mano,  et  sotto  iquesto  epitaf."  : 

Roberto  son  che  venni,  viddi,  e  vinsi 

L' inclito  Duca,  e  Roma  liberai  ; 

Et  lui  d'  honore,  e  me  di  vita  spensi. 

e  Et  in  oltre  nella  d.'  basilica  fu  posto  questo  cpitafio  : 

Virtus  socia  Vite  fuit,  Gloria  Mortis  comes 
Roberto  Malatestae  Sigismundi  filio  Ariminensium(i)  principi,  summis 
omnium   aetatum   ducibus  qualibet   belli  laude   aequando,  ob  Romam 
obsidione  liberatam  Xistus  III!  Pont.  Max.  virtutis  et  officii  [memor] 
pientiss.  posuit  anno  [salutis]  1483  [Vix.  an.  .xl.  d.  .x.  hor.  .vii.]». 

L'elegante  ed  incisivo  epitafio  in  volgare,  antico  per  fat- 
tura, non  si  trova  che  in  questo  codice.  Esso  dà  nell'emi- 
stichio «  e  me  di  vita  spense  »  la  testimonianza  più  solenne, 
da  aggiungersi  alle  altre  prodotte  dal  Pastor  (2),  della  morte 

(i)  Pietro  Sabino  (De  Rossi,  Inscript.  II,  421,  n.  33)  ha:  «  Ari- 
«  mini». 

(2)  Geschichte  d.  Pàpste,  1894,  III,  553,  nota  i. 


Iscrizioni  romane  relatipe  ad  artisti         227 


naturale  di  Roberto  (io  settembre  1482),  avvenuta  per  febbri 
malariche  nella  campagna  romana  mentre  il  principe  era  sulla 
via  del  glorioso  ritorno  a  Roma. 

L'altra  iscrizione  è  qui  ricostituita  nella  forma  definitiva, 
aggiungendo  tra  parentesi  ad  essa,  quale  è  data  dalla  cronaca 
Malatestiana,  ciò  che  ò  in  più  nella  trascrizione  di  Pietro 
Sabino  (da  cui  il  De  Rossi)  (i),  alla  quale,  viceversa,  manca 
il  principio  «  Virtus  socia  »  &c.  che  riceve  conferma  dal 
Vat.  lat.  6041  (e.   5)  e  da  Sigismondo  Conti  (2). 

Di  una  terza  iscrizione,  che  pure  è  la  sola  riportata  dal 
Courajod  (3)  e  che  fa  capo  al  Torrigio  (4),  non  è  da  te- 
nerne conto,  perchè  non  appartenne  al  monumento,  ma  fu 
sul  tumulo  il  giorno  dei  sontuosi  funerali  (5). 

Un  secondo  esempio  di  una  importante  iscrizione  fuori 
silloge  è  nell'epitafio  del  Cavallini  a  S.  Paolo  fuori  le  mura, 
epitafio  rimasto  sconosciuto  fino  a  che  io  non  lo  rinvenni 
casualmente  (6)  nella  Vita  di  Pietro  Stefaneschi  scritta  dal 
medico  di  Urbano  Vili,  il  Vannini. 

Riproduco  col  distico  il  passo  che  lo  racchiude  perchè 
è  con  qualche  nuova  notizia  sull'artista. 

Barb.  lat.  3875,  e.  4  b:  «...  essendo  vissuto  il  Cavallini 
«75  anni,  ne  gl'ultimi  de' quali,  forsi  non  atto  a  dipengere, 
«si  debbe  applicare  all'intaglio;  et  morto  in  opinione  di 
«buon  servo  di  Dio;  fu  sepolto  in  San  Paolo  con  questo 
«  distico  : 

Quantum  Romanae  Petrus  decus  addidit  Urbi 
Pictura,  tantum  dat  Deus  ipse  polo 

(i)  hiscript.  II,  421,  n.  33, 

(2)  Le  storie  de'  suoi  tempi,  ed.   1883,  I,   145. 

(3)  Le  tombeau  de  Robert  Malatesta  in  Ga^.  d.  Beaux-Arts,  1883, 
p.  229. 

(4)  Sacre  Grotte  Vaticane,  p.  601. 

(5)  SiGisM.  Conti,  op.  cit.  I,  151,  nota  84. 

(6)  Venturi,  Storia  dell'Arte,  V,  167,  nota  i. 


228 


G.  'De  Nicola 


«  qui  addotto  per  accennare,  se  miglior  lettura  fosse  nel  se- 
«  condo  verso  "  det  Deus  ipse  polo  ",  intendendo,  che  Dio 
«  ornò  in  cielo  l' anima  di  Pietro  con  tanta  gloria  quanto 
«  ornamento  egli  aggiunse  a  Roma  sua  patria  con  la  pittura  ». 


Le  iscrizioni  sono  documenti  di  prim' ordine.  Si  pensi 
che  in  questi  due  versi  del  Cavallini  è  la  sola  voce  del  suo 
tempo  che  ci  parli  di  lui  ed  è  un  giudizio  della  sua  opera 
a  Roma  ;  che  il  primo  epitafio  a  Roberto  Malatesta  è  la  mi- 
gliore illustrazione  del  monumento  del  Louvre  ;  che  il  carme 
di  Paolo  II  fissa  la  data  ed  enumera  i  radicali  restauri  por- 
tati dal  papa  al  suo  San  Marco,  il  più  grandioso  lavoro,  col- 
r  erezione  dell'annesso  palazzo,  che  vide  il  secolo  decimo- 
quinto a  Roma;  infine  che  nel  secondo  epitafio  per  l'An- 
gelico sentiamo  ancora  tutta  la  commozione  che  provarono 
i  suoi  contemporanei  alla  sua  scomparsa. 

Queste  iscrizioni  sono  state  ottenute,  è  vero,  dall'esame 
di  un  numero  di  codici  rilevante,  ma  da  un  esame  che  di- 
rigeva altrove  le  sue  mire. 

Chissà  quel  che  ci  potrebbe  dare  lo  studio  diretto  e  si- 
stematico! 

Giacomo  De  Nicola. 


ATTI    DELLA     SOCIETÀ 


Seduta  del  1*8  maggio  igo8. 

La  seduta  è  aperta  alle  ore  i6. 

Sono  presenti  i  soci  :  C.  Calisse,  presidente,  U.  Balzani, 
barone  De  Bildt,  G.  Gatti,  I.  Giorgi,  F.  Hermanin,  E.  Mo- 
naci, G.  Navone,  P.  Savignoni,  O.  Tommasini,  Cor- 
della bibliotecario,  V.  Federici  segretario.  Si  scusano  di 
non  essere  intervenuti  i  soci  G.  Lumbroso,  G.  Monticolo, 
I.  Guidi. 

Letto  ed  approvato  il  processo  verbale  della  precedente 
adunanza,  il  presidente  riferisce  come  appresso: 

«  Onorevoli  colleghi, 

«  Qui  venendo  per  la  consueta  adunanza  annuale,  voi 
non  ritrovate  il  presidente  che  da  molti  anni,  con  zelo  e 
con  amore  impareggiabili,  dirigeva  la  nostra  Società.  Ugo 
Balzani  volle  lasciare  l'ufficio,  che  nessuno  meglio  di  lui 
poteva  esercitare.  Alla  sua  volontà  fu  necessario  piegarsi, 
e  si  dovette,  con  rammarico  unito  ad  imperitura  ricono- 
scenza, dargli  un  successore.  E  questo  voi  vedete  in  me, 
e  taluno  forse  non  senza  meraviglia.  Pur  debbo  confessarvi 
che,  quando  me  ne  fu  fatta  la  proposta,  io  l'accettai  senza 
esitare,  anzi  con  piacere.  Parvemi  che  io  non  potessi  ne- 
gare la  mia  opera,  della  quale  non  dovevo  fare  io  il  giu- 
dizio, alla  Società  che  fu  la  prima  ad  accogliermi  e  sempre 


230 


oAtti  della  Società 


mi  si  è  poi  dimostrata  benevola:  allontanato,  per  necessità 
di  cose,  dagli  studi  che  io  avevo  preferito,  nell'invito  dei 
colleghi  io  vidi  una  per  me  fortunata  occasione,  affinchè 
quell'allontanamento  non  si  mutasse  in  intero  distacco: 
finalmente,  rimanendo  nel  Consiglio  direttivo,  oltre  che 
lo  stesso  Balzani,  il  Tommasini  ed  il  Monaci,  io  fui  certo 
che,  con  il  loro  sussidio,  non  mi  sarebbe  stato  difficile  il 
non  discostarmi  dalla  via  che  così  utilmente  finora  si  è 
seguita. 

«  Questi  furono  i  motivi  per  i  quali  voi  me  qui  trovate 
al  posto  di  presidente.  Ed  è  cosa  grata  per  me  l'incomin- 
ciare ad  esercitarne  dinanzi  a  voi  l'ufficio  col  porgervi  il 
saluto  fraterno  ed  assicurarvi  della  mia  buona  volontà. 

«  Ecco  il  nuovo  volume  àéX' Archivio,  felice  coronamento 
del  nostro  trentennale  lavoro.  Vi  si  compiono,  insieme  con 
la  poderosa  opera  del  Tomassetti  La  Campagna  Romana,  le 
pubblicazioni  del  prof.  G.  Ferri,  Le  carte  dell'archivio  Libe- 
riano e  della  signorina  Sora,  /  conti  di  Anguiìlara  dalla  loro 
origine  al  146 j.  Del  lavoro  del  Bertini  Calosso,  Gli  affreschi 
della  grotta  del  Salvatore  presso  Vallerano,  già  vi  fu  data  no- 
tizia nella  precedente  relazione.  Ora  vi  si  aggiunse  quello 
del  prof.  G.  Zippel,  L'allume  di  Tolfa  e  il  suo  commercio, 
che  opportunamente  richiama  l'attenzione  degli  studiosi 
sopra  una  parte  della  nostra  regione,  la  quale  ha  molto 
tuttora  da  svelare  anche  di  ciò  che  direttamente  interessa 
la  storia  di  Roma.  Il  Del  Finto  illustra  l'atto  del  1485,  col 
quale  Castel  Savello  fu  separato  dal  feudo  di  Albano:  e 
l'Antonelli,  in  continuazione  del  suo  lavoro  sulla  domina- 
zione pontificia  nel  Fatrimonio  dalla  traslazione  della  sede 
in  Avignone  fino  alla  restaurazione  dell'Albornoz,  ne  inizia 
un  altro  sullo  stesso  argomento,  ma  relativo  al  periodo 
posteriore,  cioè  agli  ultimi  vent'anni  avignonesi.  Alla  storia 
dell'arte  nemmeno  in  questo  volume  è  mancato  il  contributo 
prezioso  del  socio  W.  de  Gruneisen,  come  non  vi  hanno 
fatto  mancare   il  proprio,  con  lavori  di    minore   ampiezza, 


oAtti  della  Società  231 

ma  sempre  pregevoli,   il  Celier,  1'  Egidi  ed  il  benemerito 
nostro  segretario  prof.  Federici. 

«  Per  lui  la  nostra  Società  anche  in  quest'anno  ha  parte- 
cipato alacremente  alla  vita  dell'Istituto  Storico  Italiano, 
avendo  egli  pubblicato  nei  Regesta  chariarum  Italiae  il  bel 
volume  del  Regesto  di  S.  Apollinare  Nuovo.  A  questo  si  spera 
che  altro  possa  fra  non  molto  aggiungersene  per  opera  degli 
alunni  della  nostra  scuola,  i  dottori  in  lettere  Salvatorelli 
e  Magnanelli.  Per  incarico  del  Consiglio  direttivo  essi  hanno 
già  compiuto  un  lavoro  di  ricerca  e  di  descrizione  degli 
autografi  del  Baronio  esistenti  in  Roma,  per  quanto  fu  pos- 
sibile rintracciarne:  farà  parte  questo  lavoro  del  volume 
che  sarà  prossimamente  pubblicato  in  Sora  per  le  onoranze 
al  Baronio  nel  terzo  centenario  della  sua  morte  ;  alle  quali 
onoranze  la  Società  nostra,  che  custodisce  la  sede  de' se- 
veri studi  del  grande  storiografo  della  Chiesa,  non  poteva 
non  far  plauso  e  adesione.  Ora  agli  stessi  nostri  alunni  si 
è  dato  nuovo  e  maggiore  incarico,  che  si  spera  sapranno, 
ben  guidati,  condurre  a  fine  ;  quello  del  preparare  due  vo- 
lumi di  carte  dell'archivio  Arcivescovile  di  Ravenna  per 
poterle,  come  ho  detto,  aggregare  alla  serie  dei  Regesta  char- 
tarutn  Italiae. 

«  Da  tutte  le  occasioni  la  Società  cerca  di  trarre  profitto 
pel  conseguimento  dell'  alto  suo  scopo.  Essa  si  mantiene  in 
frequente  ed  amichevole  relazione  con  tutte  le  consorelle 
d'Italia  e  con  i  consimili  istituti  stranieri.  Particolarmente 
essa  attende  a  far  che  si  divulghino  o  che  almeno  non  si 
smarriscano  le  fonti  antiche  della  nostra  storia:  ne  cerca 
da  per  tutto,  e  non  senza  fortuna.  Dai  protocolli  notarili 
di  Sutri  si  sono  richiamati  a  luce,  per  cura  specialmente 
del  nostro  socio  Giorgi,  importanti  frammenti  di  antichi 
documenti,  alla  cui  illustrazione  attende  ora  il  Monaci  : 
della  esistenza  di  altri  si  ha  notizia  da  altri  archivi  notarili 
della  nostra  regione,  ed  è  nostro  proposito  ottenere  dal  Mi- 
nistero di  grazia  e  giustizia  un  provvedimento   generale  e 


232 


oAtti  della  Società 


permanente  che  ci  ponga  in  grado  di  estendere  su  ciò  effi- 
cacemente la  nostra  azione.  Dai  PP.  Benedettini  di  S.  Paolo 
fuori  le  mura  abbiamo  avuto  promessa  di  importanti  pub- 
blicazioni pel  nostro  Archivio,  e  fin  dal  prossimo  fascicolo 
se  ne  avrà  un  saggio  con  alcuni  documenti  Sublacensi,  che, 
sotto  la  guida  del  benemerito  P.  Palmieri,  ha  raccolto  ed 
illustrato  un  promettente  giovane,  il  P.  Trifone. 

«  Il  Ministero  della  pubblica  istruzione  continua  a  se- 
condare l'opera  della  nostra  Società.  Ha  confermato,  come 
ho  detto,  per  l'anno  corrente  i  due  posti  di  alunnato  nella 
nostra  scuola;  ed  avvenuta,  recentemente,  la  perdita  del 
compianto  bibliotecario,  il  Romualdi,  con  premura  esso  ha 
accolto  la  proposta  da  noi  fatta,  che  a  successore  gli  fosse 
dato  il  Cordella,  di  cui  si  ha  piena  fiducia  che  con  la  sua 
cultura  ed  esperienza  potrà  soddisfare  gli  studiosi,  non  fre- 
quenti, ma  in  compenso  sceltissimi,  che  ricorrono  alle  fonti 
di  cui  la  Vallicelliana  è  ricca.  Per  questa  ora  abbiamo 
promessa  che  il  Ministero  stanzierà  annualmente  una  somma 
nel  suo  bilancio,  perchè  possa  fornirsi  delle  opere  di  con- 
sultazione di  maggiore  modernità.  L'Amministrazione  pro- 
vinciale ha  ripristinato  in  lire  500  il  sussidio  che  da  qualche 
anno  aveva  diminuito  a  lire  300.  Dei  comuni  della  pro- 
vincia, fatta  eccezione  di  quello  di  Roma  e  di  altri  pochis- 
simi, non  possiamo  lodarci.  Numerosi  ed  anche  ricchi,  essi 
non  mostrano  di  avere  in  alcun  pregio,  con  differenza  di 
quel  che  accade  in  altre  regioni,  l' ufficio  che  la  Società 
romana  di  storia  patria  è  chiamata  a  compiere:  se  ciò  di- 
pende dallo  stato  in  cui  si  trovano  di  poco  progredita  ci- 
viltà, non  per  questo  il  fatto  è  meno  biasimevole,  e  non 
meno  impellente  per  ciascuno  che  sa  è  il  dovere  di  scuo- 
terne la  indifferenza,  che  si  muta  in  loro  danno  e  disdoro. 

«  Grave  è  stata  per  la  Società  di  cui  era  membro,  come 
per  la  scienza  di  cui  era  così  illustre  cultore,  la  perdita  or 
non  è  molto  avvenuta  del  Sickel.  Furono  telegrafate  alla 
vedova  di  lui  le  nostre  condoglianze;  e  ne  avemmo  risposta 


m 


oAtti  della  Società  233 

nobile,  affettuosa.  Ma  non  perisce,  e  molto  meno  qui,  fra 
i  suoi  colleghi,  la  memoria  del  Sickel.  Resta  l'opera  sua, 
resta  il  suo  esempio.  Ma  io  vorrei  che  anche  la  effigie  di 
lui  rimanesse  in  questa  sede,  compagna  a  quella  di  altri 
che  similmente  onorarono  la  Società  nostra,  e  che  debbono 
similmente  esser  guardati  come  maestri  da  coloro  che  ver- 
ranno. Imperocché  noi  dobbiamo  mantenere  la  tradizione 
dei  buoni  studi  e  dobbiamo  con  ogni  modo  stimolare  le 
sane  energie  con  lo  scopo  supremo  che  la  nostra  Società 
continui,  come  finora  ha  fatto,  ad  essere  valida  e  stimata 
cooperatrice  nell'incremento  e  nella  diffusione  delle  scienze 
storiche,  di  quelle  specialmente  che  traggono  principio  ed 
autorità  dal  nome  augusto  di  Roma  ». 

Messa  ai  voti,  la  relazione  del  presidente  è  approvata. 

Si  leggono,  quindi,  e  si  approvano  il  bilancio  consuntivo 
del   1906  e  quello  preventivo  del   1908. 

Si  passa  alla  nomina  del  delegato  della  Società  presso 
l'Istituto  Storico,  e  con  undici  voti  su  dodici  votanti  viene 
eletto  il  socio  Balzani. 

Letto  il  verbale  della  seduta  del  Consiglio  direttivo, 
col  quale,  dopo  fatto  lo  spoglio  delle  schede  per  l'elezione 
dei  nuovi  soci,  venne  dichiarato  eleggibile  il  prof  G.  Zippel, 
si  procede  alla  votazione  di  conferma,  e  lo  stesso  candidato 
viene  eletto  ad  unanimità. 

Si  eleggono  poscia  i  revisori  dei  conti  per  l'anno  pros- 
simo. 

In  ultimo  prende  la  parola  il  socio  Tommasini  per  ral- 
legrarsi del  lavoro  utile  e  vario  che  la  Società  ha  compiuto 
in  trent'  anni  ed  augurare  che  un  nuovo  periodo  le  si  apra 
di  attività  feconda  ed  apprezzata. 

Tutti  i  presenti  si  associano  a  lui  plaudendo,  e  la  seduta, 
nuU'altro  essendo  iscritto  nell'ordine  del  giorno,  è  tolta  alle 
ore  17.30. 


BIBLIOGRAFIA 


Robert  Davidsohn,  Geschichte  von  Floren::^.  Zweiter  Band  : 
Guelfen  timi  Ghibellinen.  Zweiter  Teil:  Die  Guelfenherr- 
schaft  und  der  Sicf;  des  Volkes. 

Questo  nuovo  volume  della  grande  opera  del  Davidsohn  abbraccia 
il  periodo  dal  1267  al  1295,  importantissimo  per  lo  sviluppo  econo- 
mico e  politico  del  Comune  fiorentino.  Esso  è  diviso  in  tre  capitoli 
(8**,  9°  e  10°  del  2°  volume):  «Carlo  d'Angiò,  conservatore  di  pace 
«e  vicario  dell'impero»;  «La  pace  del  cardinal  Latino  e  la  signoria 
«dei  Priori  delle  Arti»;  «Gli  ordinamenti  di  giustizia  e  la  caduta  di 
«Giano  della  Bella». 

Nel  primo  capitolo  noi  vediamo  i  Guelfi  e  Carlo  d'Angiò  signo- 
reggiare in  Firenze.  Carlo  d'Angiò  è  podestà  di  questa,  e  il  papa  Io 
nomina  conservatore  della  pace  e  poi  vicario  dell'  impero  in  Toscana, 
dove  egli  nel  1267  si  reca  in  persona,  interessato  a  schiacciarvi  la 
parte  ghibellina,  perchè  Corradino  non  vi  trovasse  un  punto  d' ap- 
poggio. Ma  Pisa,  Siena  e  i  Ghibellini  toscani  si  univano  in  lega  con 
D.  Arrigo  di  Castiglia,  il  senatore  di  Roma  (i  dicembre  '67);  Cor- 
radino da  Pavia  veniva  a  Pisa  (7  aprile  1268),  dando  colla  sua  ve- 
nuta il  sopravvento  al  ghibellinismo  in  Toscana;  e  il  maresciallo 
francese  Braiselve  veniva  sconfitto  presso  Ponte  a  Valle.  Il  popolo  a 
Firenze  profittava  delle  circostanze  per  strappare  ai  Guelfi  delle  con- 
cessioni politiche.  La  battaglia  di  Tagliacozzo  (23  agosto  '68),  e  in 
Toscana  quella  di  Colle  (17  giugno  '69),  rivincita,  almeno  parziale, 
di  Montaperti,  riaffermavano  la  vittoria  guelfa,  e  conducevano,  in- 
sieme alla  stanchezza  generale  e  alle  cattive  condizioni  economiche, 
alla  pace  con  Pisa,  che  diveniva  tributaria  dell' Angiò,  si  obbligava  a 
scegliere  fra  i  Guelfi  i  propri  reggitori  ed  accordava  buone  condizioni 
a  Firenze  pel  suo  commercio  marittimo,  che  era  riuscito  intanto  a 
soppiantare  quello  di  Pisa  stessa  fin  ne'  rapporti  fra  il  regno  di  Napoli 
e  l'Asia  Minore.  Siena  per  parte  sua  riammetteva  i  Guelfi  banditi, 
che  cacciarono  i  Ghibellini,  mettendo  cosi  fine  al  ghibellinismo  senese 


236 


bibliografia 


^ 


e  in  parte  alla  personalità  del  Comune  stesso.  I  ripetuti  tentativi  di 
Gregorio  X,  fatti  anche  di  persona,  per  la  pace  fra  Guelfi  e  Ghibel- 
lini in  Firenze  -  tentativi  in  contrasto  cogli  interessi  dell'Angioino  - 
approdarono  solo  a  fargli  interdire  la  città  e  scomunicare  i  Guelfi. 
Questi,  riorganizzatisi  con  un  capitano  forestiero,  invece  dei  sei  capi- 
tani cittadini  -  capitano  della  Massa  della  parte  guelfa  -  divennero 
completamente  padroni  del  Comune,  il  quale  aveva  esteso  nel  giugno 
'74  il  suo  dominio  su  diciannove  luoghi  degli  Appennini,  nel  terri- 
torio degli  Ubaldini.  I  Guelfi  governarono  abilmente;  si  creò  un  col- 
legio di  sei  membri  per  provvedere  all'approvvigionamento  della  città, 
si  ordinò  meglio  la  cancelleria,  si  combinarono  trattati  con  varie  città 
d'Italia  intomo  all'estradizioni  e  alle  rappresaglie,  si  coniarono  nuovi 
fiorini.  Pisa,  che  nel  1274  aveva  cacciato  i  Guelfi,  veniva  sconfitta 
dall'esercito  guelfo  a  Fosso  Rinonico  e  costretta  alla  pace  (1276). 
Firenze,  sostenendo  la  signoria  in  Pisa  del  rientrato  conte  Ugolino, 
aflfermava  su  di  essa  la  sua  preponderanza.  Ma  la  scissione  dei  Guelfi 
fiorentini,  i  Ghibellini  vittoriosi  in  Romagna,  l'ostilità  di  Nicolò  III 
per  Carlo,  cui  faceva  deporre  le  cariche  di  senatore  di  Roma  e  di 
vicario  dell'impero  in  Toscana  (1278)  -  anche  la  sua  podesteria 
in  Firenze  finì  col  '79  -  preparavano  la  via  alla  pace  del  cardinal 
Latino  (1280),  legato  della  Chiesa  per  la  Toscana  e  la  Romagna,  la 
quale  non  solo  stabiliva  il  ritomo  dei  Ghibellini,  ma  rimaneggiava 
la  costituzione.  Istituivasi  l'ufiìcio  dei  Quattordici,  il  Consiglio  dei 
Cento,  con  attribuzioni  finanziarie,  il  Consiglio  generale  e  speciale  del 
capitano,  cui  prendevano  parte  -  come  a  quelli  del  podestà  -  le  sette 
Arti  maggiori  ;  il  capitano  prendeva  il  titolo  di  «  Capitano  del  Comune 
«  e  Conservatore  della  pace»,  e  poi  anche  quello  di  «  Governatore  del 
«popolo»,  senza  divenire  però  un  organo  della  democrazia.  Ogni  cit- 
tadino poteva  iscriversi  alla  parte  guelfa,  o  ghibellina,  o  a  nessuna; 
e  proporzionalmente  al  numero  dei  tre  gruppi  dovevano  esser  com- 
posti i  Consigli,  e  ripartiti  gli  uffici  cittadini.  Sciolte  le  associazioni 
guelfe  o  ghibelline  che  avessero  carattere  di  lotta  contro  gli  av- 
versari (i);  vietate  le  associazioni  di  nobih  o  di  popolari  pericolose 
per  la  sicurezza  pubblica.  Commercianti  e  operai  si  dovevano  radunare 
solo  per  interessi  economici;  e  le  compagnie  armate  del  popolo  fu- 
rono vietate. 

Tra  i  Guelfi  e  i  Ghibellini  si  faceva  ora  avanti  il  popolo.  Mentre 
il  guelfismo  traballa  sotto  il  fiero  colpo  di  Romagna  (il  «  sanguinoso 
«mucchio»  dell'esercito  della  Chiesa  per  opera  di  Guido  da  Monle- 

(1)  II  Davidsohn  nota,  a  ragione,  come  abbia  errato  il  Salvemini,  ritenendo  che  il 
cardinale  avesse  sciolto  l'organizzazione  stessa  delle  parti  (^Magnali  t  Popolani  in  Firenze, 
pp.  77  e  83),  mentre  la  struttura  dell'accordo  stesso  ne  presuppone  l'esistenza. 


'Bibliografia  237 


feltro,  a  Forlì,  il  1°  maggio  '82),  e  quello  ancor  più  tremendo  dei 
Vespri  Siciliani  (31  marzo  1282),  a  Firenze  compaiono,  nel  giugno 
del  1282,  tre  Priori  delle  Arti  (calimala,  cambio,  lana),  cresciuti  su- 
bito a  sci,  che  uccidono  naturalmente  i  quattordici,  prendendone  il 
posto.  Alla  loro  istituzione  segue  quella  di  un  altro  capitano,  col  ti- 
tolo di  Capitano  e  Difensore  delle  Arti,  che  "assorbì  bentosto  anch'egli 
il  collega,  e  presto  procedette  a  una  organizzazione  armata  delle 
dodici  Arti  maggiori  e  mezzane. 

Intanto  le  lotte  di  Romagna  e  di  Sicilia  contribuivano  grande- 
mente alla  prosperità  dei  banchieri  fiorentini  ;  l' industria  e  il  com- 
mercio fioriscono,  la  città  si  accresce,  e  si  allegra  di  feste,  di  ban- 
chetti, di  gaie  società.  Allegrie  spensierate,  cui  fanno  contrasto  l'attività 
ereticale  dei  Patari  -  Firenze  era  il  centro  di  una  delle  loro  sedici 
diocesi  -,  e  la  severa  figura  del  francescano  Olivi,  il  futuro  capo  degli 
Spirituali,  che  dimorò  in  Santa  Croce  dal  1287  al  1289,  ed  esercitò 
nella  città  una  profonda  influenza.  Suo  discepolo  fu  Ubertino  da  Ca- 
sale, il  cui  Arhor  vitae  crucifixae  presenta  tanti  punti  di  contatto 
colla  Divina  Commedia,  e  che  fu  introdotto  mila  vita  mistica  dal 
senese  Pietro  Pettignano,  vivente  allora  in  Firenze,  e  da  una  donzella 
fiorentina,  di  nome  Cecilia.  Il  Davidsohn  si  occupa  qui  diffusamente 
dell'attività  degl'inquisitori,  delle  fondazioni  di  chiostri  e  di  ospedali, 
delle  associazioni  e  degli  ordini  religiosi,  e  ci  parla  della  lotta  del  Co- 
mune contro  i  «chierici  fittizi»,  che  sfruttavano  le  immunità  eccle- 
siastiche per  le  loro  bricconerie. 

Ma  ormai  il  fatto  centrale  della  vita  del  Comune  diveniva  la 
lotta  fra  Magnati  e  Popolani.  S'inasprivano  le  disposizioni  intomo 
alla  malleveria  da  prestarsi  dai  grandi  (1286);  si  sottomettevano  questi 
alle  imposte  come  gli  altri,  anzi  più  gravemente.  Con  una  legge,  il  cui 
proemio  è  rimasto  famoso,  si  vietava  di  comprare  o  vendere  servi 
rurali  o  altri  dipendenti  (1289).  Il  popolo  si  organizza  con  più  vigorìa, 
ed  incominciano  ad  affermarsi  le  Arti  minori.  I  Ghibellini  ridivennero 
cittadini  di  seconda  classe,  trattati  con  sospetto,  gravati  di  tutti  i  pesi, 
esclusi  da  tutti  gli  uffici.  Al  che  dovette  contribuire  la  situazione 
esterna;  poiché  si  ebbe  la  guerra  con  Arezzo,  riuscita  di  poco  frutto, 
nonostante  Campaldino  (1289);  e  la  catastrofe  del  conte  Ugolino  con- 
dussero Firenze  e  Lucca  a  una  Lega  contro  Pisa,  la  quale,  con  Guido 
da  Montefeltro  a  capitano,  si  difese  assai  bene. 

Nell'ultimo  capitolo  il  Davidsohn  ci  descrive  il  sorgere  del  capi- 
talismo, il  commercio  di  esportazione  dall'  Italia  del  sud  del  frumento 
e  dell'olio  fatto  dai  banchieri  fiorentini,  la  tessitura  della  seta,  le  grandi 
intraprese  industriali,  il  carattere  mercantile  delle  Arti  maggiori,  l'u- 
sura e   la  grande   tolleranza   verso  di  essa.    La  ricchezza  della   città 


238 


^ibliograjìa 


nel  1288  si  può  calcolare  a  circa  centocinquanta  milioni  di  lire.  Spic- 
cati erano  i  contrasti  sociali;  nel  1330  quasi  un  quinto  della  popo- 
lazione elemosinava.  Magnati  erano  cosi  le  nobili  famiglie  come  i 
ricchi  mercanti,  ed  il  movimento  antimagnatizio  si  svolse  entro  le 
grosse  Arti  stesse.  Nel  1289  si  rimaneggia  il  Consiglio  dei  Cento,  com- 
ponendolo di  plebei  con  non  meno  di  100  libbre  di  estimo;  il  medio 
ceto  operaio  dunque.  Nel  1290  si  dà  balia  al  podestà  per  procedere 
contro  i  malfattori ,  con  che  si  mirava  verosimilmente  in  special  modo 
ai  Grandi.  Premi  furono  stabiliti  a  chi  prendesse  dei  magnati  e  dei 
malfattori  condannati.  Quattro  delle  Arti  medie  concludono  una  so- 
cietà pel  cambiamento  "della  costituzione. 

Il  risultato  di  questi  moti  furono  gli  Ordinamenti  di  Giustizia. 
Essi  sono  sorti  dagli  speciali  rapporti  fiorentini  e  codificano,  con 
qualche  importantissima  innovazione,  la  legislazione  sviluppatasi  contro 
i  Grandi  dal  1281  (i). 

La  democrazia  trionfante  riaffermò  solidamente  la  signoria  della 
città  sui  luoghi  vicini  e  sui  signori  feudali.  Si  provvide  alle  usurpa- 
zioni del  terreno  comunale,  alla  buona  amministrazione  degli  ospedali, 
alla  protezione  degli  abitatori  del  contado  contro  i  grandi,  alla  bontà 
della  moneta.  All'esterno,  si  concludeva  la  pace  con  Pisa,  che  ricon- 
fermava a  Firenze  gli  antichi  privilegi  commerciali  (1293). 

I  Grandi,  a  vendicarsi  di  Giano  della  Bella,  anima  della  demo- 
crazia fiorentina,  seminano  con  successo  zizzania  fra  lui  e  il  popolo. 
La  difesa  da  lui  generosamente  e  per  rispetto  alla  legge  presa 
del  podestà,  contro  cui  il  popolo  era  insorto  (23  gennaio  1295)  per 
la  sua  ingiusta  sentenza  a  favore  di  Corso  Donati,  fini  di  perderlo. 
Egli  abbandonò  la  città,  e  venne  condannato  a  morte  in  contumacia. 
A  completar  l'opera  i  Grandi  prendono  le  armi  contro  il  popolo  (lu- 
glio 1295),  ma  questo  seppe  loro  far  fronte,  così  che  si  venne  a  un 
compromesso,  con  parziale  mitigazione  degli  Ordinamenti.  Fu  con- 
cessa l'eleggibilità  a  Priore  a  chiunque  fosse  nelle  matricole  delle  Arti, 
anche  senza  esercitarle  realmente  (pur  rimanendo  esclusi  i  Magnati). 
Ma  l'inimicizia  restava,  e  lo  stato  tumultuario  continuò. 

La  città,  in  mezzo  a  queste  vicende,  si  abbelliva.  Si  miglioravano 
le  strade,  si  curava  la  purezza  delle  fontane,  si  riduceva  il  «  Prato  del 
*'  Comune  »  a  passeggio  pubblico  (le  future  Cascine).  Il  Battistero  veniva 
adomato,  s'incominciava  S.  Croce,  si  attendeN'a  a  proseguire  S.  Maria 
Novella,  si  stabiliva  il  luogo  pel  palazzo  de'  priori.  E  lo  spirito  di 
Dante  maturava  la  Divina  Commedia. 


(l)  Il  Dividtohn  accetta  pienamente  le  idee  del  Salvemini  intorno  alle  loro  relazioni 
cogli  Ordinamenti  iotrati  t  sacrntisiimi  del  |>opolo  di  Bologna. 


bibliografia  239 


Anche  questo  nuòvo  volume  del  Davidsohn,  per  il  compiuto  e 
accurato  esame  dei  documenti,  per  la  padronanza  della  materia,  per 
l'arte  dell'esposizione,  in  cui  sono  collegate  con  abilità  la  storia  in- 
terna e  l'esterna  di  Firenze  con  quella  della  Toscana  e  dell'  Italia, 
merita  l'ammirazione  e  il  plauso  degli  studiosi  al  pari  dei  precedenti. 
Si  potrebbe  forse  notare  uno  sviluppo  alquanto  eccessivo  dato  agli 
avvenimenti  della  Toscana  e  quindi  della  storia  esterna  di  Firenze,  a 
detrimento  dello  sviluppo  interno,  cosi  interessante  e  decisivo  in  questo 
periodo. 

Luigi  Salvatorelli. 


Michele  Lazzaroni  -  Antonio  Munoz,  Filar ete.  —  Roma, 
W.  Modes,  1908. 

Un  superbo  monumento  a  un  modesto  artista  potrebbe  defi- 
nirsi questo  libro,  che  pochi  tra  i  maggiori  artisti  del  Quattrocento 
hanno  avuto  l'onore  di  essere  indagati  cosi  minutamente  sulla  loro 
vita  e  di  veder  le  loro  opere  cosi  splendidamente  riprodotte,  mentre 
nessuno  sforzo  critico  potrà  mai  innalzare  il  Filarete  al  loro  livello. 
Ma  è  appunto  in  questo  modo  esauriente  che  bisognerebbe  comporre 
le  monografie  artistiche,  e  in  questo  modo,  si  capisce,  sono  solo  pos- 
sibili le  monografie  di  artisti  di  second'ordine. 

Per  essere  un  grande  artista  non  sono  certo  mancate  al  Filarete 
le  condizioni  esterne,  a  lui  nato  e  cresciuto  in  Firenze,  vissuto  per 
più  di  un  decennio  a  Roma,  ben  visto  da  papi  e  da  principi.  Eppure 
il  documento  massimo  della  sua  attività,  le  porte  di  San  Pietro,  ci 
attestano  un'arte  più  che  mediocre,  da  qualunque  punto  di  vista  si 
considerino. 

La  Vergine  nello  scomparto  in  alto  di  destra  è  una  Annunciata 
la  quale  vorrebbe,  a  suo  pendant,  non  il  Salvator  Mundi,  ma  l'angiolo 
che  pronunzi  quelle  parole  ch'essa  reca  scritte  sul  gradino  del  trono. 
Alla  mancata  scena  déìV Annuncio,  più  che  dal  ricordo  del  vas  ekctionis, 
sembra  tolto  il  vaso  col  giglio  che  ha  san  Paolo.  Nelle  volute  del 
pesante  ramo  del  fregio  si  addossano  rappresentazioni  di  leggende 
romane,  di  favole  d'Esopo,  senza  un'idea,  senza  una  misura;  e  il 
fregio  a  un  tratto  s' interrompe  per  dar  posto  ad  alcuni  fatti  del  pon- 
tificato di  Eugenio.  Si  direbbe,  insomma,  un'opera  uscita  a  pezzi  dalle 
mani  dell'artefice. 

A  quest'opera  è  dedicata  una  buona  parte  del  libro  e  delle  ripro- 
duzioni. Parecchi  nuovi  dati,  grazie  ai  due  autori,  sono  acquisiti  alle 


240 


'Bibliografia 


nostre  conoscenze  su  di  essa.  E,  prima  di  tutto,  utilizzando  un  passo 
del  Trattato,  hanno  potuto  stabilire  che  la  venuta  dell'  Averlino  a 
Roma  accadde  fin  dal  1433  (p.  15).  Molto  più  precisa  è  nella  loro 
dichiarazione  la  scena  del  piccolo  rilievo  sovrapposto  al  Martirio  di 
san  Paolo,  «  la  cavalcata  del  papa  e  dell'  imperatore,  che  arriva  a  Ca- 
«stel  Sant'Angelo»  (p.  75).  È  probabile  che  i  due  ritratti  di  persone 
del  tempo  racchiusi  in  due  volute  del  fregio  siano  il  cardinale  Sca- 
rampo  e  Flavio  Biondo  (p.   108). 

Ma  in  altre  novità  è  difficile  seguirli.  Che  quella  testa  che  si  vede 
in  fondo  alla  porta  di  Roma  per  cui  sta  entrando  il  corteo  dell'abate 
Andrea  sia  la  testa  della  statua  in  bronzo  di  san  Pietro  è  davvero 
molto  azzardato  il  dirlo  (p.  78).  In  rappresentazioni  analoghe  del  Ri- 
nascimento (a  S.  Maria  dell'Anima,  S.  Francesca  Romana  &c.),  per 
derivazione  dall'antico  (esempio:  un  rilievo  dell'arco  di  Marc' Aurelio), 
è  Roma,  personificata  in  un'amazzone  o  in  un  guerriero,  che  attende 
alle  porte  della  città  gli  ospiti  o  i  suoi  che  tornano.  Se  qui  l'artista 
avesse  voluto  staccarsi  così  audacemente  dal  consueto  avrebbe  dovuto 
esprimersi  con  chiarezza.  La  mancanza  di  chiarezza  obbliga  alla  in- 
terpretazione più  piana  :  quella  testa  è  di  un  altro  di  quei  curiosi  che 
sporgono  dalle  case,  che  sono  per  la  via,  sul  terrazzo,  a  guardare  i 
nuovi  venuti  (fig.  65). 

Nel  dichiarare  le  scene  del  fregio  gli  autori  si  sono  una  volta  vo- 
luti staccare  dal  Sauer  vedendo,  dove  questi  vede  un  episodio  della 
sesta  egloga  di  Virgilio,  l'ubbriachezza  di  Noè  (fig.  23).  Ma  veramente 
quell'episodio  bene  corrisponde  alla  rappresentazione,  meglio,  certo, 
che  non  vi  corrisponda,  nel  nuovo  caso,  l' iconografia  biblica.  Che 
cosa  significherebbe,  infatti,  la  corona  in  mano  al  vecchio  se  fosse 
Noè?  Né  queir  albero  sotto  cui  egli  giace  è  la  vite.  Eppoi  le  scene 
attorno  a  questa  (che  sarebbe  l'unica  cristiana  del  fregio)  sono  tutte 
pastorali.  Ora  l'aggruppamento  per  soggetti  (le  favole,  i  fatti  ro- 
mani &c.)  è  il  solo  aggruppamento  che  qui  esiste  a  rendere  un  po' 
meno  caotico  tutto  questo  mondo  naturale,  mitologico  e  storico, 

L' illustrazione  del  bassorilievo  col  Martirio  di  san  Pietro  è  troppo 
basata  sullo  Strzygowski  e  poco  sull'  iconografia  (p.  106).  Si  è  perciò 
errato,  io  credo,  nel  fare  del  Filarete  un  seguace  della  tradizione  va- 
ticana circa  il  luogo  della  crocifissione  dell'apostolo.  L'arte  anteriore 
e  posteriore  alle  porte  di  San  Pietro  ha  quasi  sempre  caratterizzato 
quel  luogo  scegliendo  tra  le  varie  indicazioni  topografiche  medievali 
quella  dell' «inter  duas  metas  »  e  interpretando  queste  come  il  «se- 
«  pulcrum  Remi»  e  il  «  sepulcrum  Romuli»,  cioè  la  piramide  di  Caio 
Cestio  e  il  monumento  noto  di  Borgo.  Cito  a  caso  le  rappresentazioni 
dell'antico  portico    di    S.  Pietro,   di   Assisi,   della   tavola  di  Giotto  a 


bibliografia  241 


S.  Pietro,  della  predella  di  Masaccio  a  Berlino,  dei  rilievi  del  ciborio 
di  Sisto  IV  alle  Grotte  Vaticane.  Ora  le  due  mete  sono  anche  nel 
rilievo  del  Filarete,  anzi,  poste  come  sono  agli  angoli,  ne  inquadrano 
la  scena.  Quindi  non  la  piramide  di  Cestio,  ma  il  Castel  Sant'Angiolo 
è  qui  posto  a  decorazione,  o,  per  lo  meno,  come  indicazione  topo- 
grafica non  necessaria  (i).  Lo  sguardo  iconografico  avrebbe  forse  anche 
modificato  quel  che  si  dice  sulla  «meta  Romuli»,  cioè  che  di  questa 
il  Filarete  ha  «  fatta  una  ricostruzione  dall'antico  consigliatagli  forse 
«dal  Biondo»  (p.  106),  giacché  sj  sarebbe  visto  come  in  altri  monu- 
menti, e  anche  in  uno  posteriore,  quale  è  il  rilievo  del  ciborio  di 
Sisto  IV,  la  meta  presenta  le  superfici  quasi  ugualmente  ripartite  e 
decorate.  Tutti  quei  monumenti  essendo  tra  loro  indipendenti,  la  «  meta 
«  Romuli  »  del  Filarete  ci  dà  a  un  dipresso  lo  stato  di  fatto  del  mo- 
numento, non  una  restituzione  archeologica,  e  la  spogliazione  dei  suoi 
marmi  attestataci  dagli  antichi  scrittori  non  dovè  essere  completa  che 
quando  fu  distrutto.  Il  Filarete,  del  resto,  fu  sempre  ben  poco  fedele 
riproduttore  dell'antico.  Basta  il  suo  Castel  Sant'Angiolo  a  persuader- 
cene. Mi  pare,  quindi,  che  con  troppa  precisione  s' indichino  spesso  i 
suoi  modelli  romani,  ad  esempio  la  colonna  Traiana  per  il  mucchio 
di  scudi  del  martirio  di  S.  Pietro  (p.  103),  quando  questo  motivo  po- 
teva esser  tratto  da  cento  altri  monumenti,  una  moneta  per  la  figura 
di  Roma,  quando  statue  e  rilievi  con  Roma  erano  più  alla  vista  di 
una  moneta  (2),  L'esame  stilistico  delle  porte  presentava  certo  mag- 
giori diflScoltà  dell'esame  estemo.  Sappiamo  dalla  lastra  collocata  dietro 
la  porta  che  l'artista  ebbe  sei  collaboratori.  Quand'anche  si  riuscisse 
nei  rilievi  a  distinguere  sette  mani  (non  è  del  resto  cos'i  che  deve 
sempre  intendersi  la  collaborazione  nelle  opere  antiche),  sarebbe  im- 
possibile d' identificarle  nei  sette  artisti  che  ci  sono  fuori  di  qui  quasi 
del  tutto  ignoti,  eccetto  il  Filarete.  Il  solo  problema,  almeno  per  ora, 
possibile  a  proporsi,  è,  quindi,  quello  di  riconoscere  dove  è  il  Filarete. 
Per  risolverlo  bisogna  cominciare  a  ripartire  il  lavoro  in  gruppi  sti- 
listici. E  in  questa  ripartizione  si  può  in  massima  consentire  cogli  au- 
tori (pp.  II 5-1 19).  Come  distinguere  ora  quello  che  è  del  maestro  da 
quello  che  è  degli  aiuti  ?  Fondandosi  sul  criterio  estetico,  hanno  pen- 
sato i  due  storici  dell'arte,  e  sulle  firme  che  l'artista  ha  posto  sui  due 
bassorilievi  inferiori.  Ma  queste  firme  sono  evidentemente  la  firma  di 


(i)  Solo  il  Biondo,  che  io  sappia,  identifica  una  delle  due  mete  colla  Mole  Adriana. 

(2)  Gli  autori  asseriscono,  sulla  fede  del  Sauer  (p.  104),  che  Filarete  non  poteva  co- 
noscere un'antica  statua  di  Roma.  Perche?  Basta  forse  per  negare  l'esistenza  di  un  og- 
getto in  una  data  epoca  il  non  possederne  notizie  sincrone?  0  basta  (dato  e  non  concesso) 
che  delle  statue  di  Roma  oggi  esistenti  si  ahbia  la  data  del  loro  rinvenimento? 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  16 


242 


bibliografia 


tutta  l'opera  (i),  non  dei  due  bassorilievi,  i  quali  hanno  avuto  que- 
st'onore solo  per  esser  situati  più  in  vista  degli  altri  ;  e  il  criterio  este- 
tico, sempre  poco  decisivo,  nel  caso  di  un  artista  del  grado  del  Filarete 
è  addirittura  inapplicabile.  La  via  più  sicura  sarebbe  quella  di  conoscere 
prima  delle  porte  di  S.  Pietro  altre  opere  certe  del  Filarete,  siano  pure 
posteriori.  Queste  opere  ci  sono:  la  statuetta  di  Marc' Aurelio  di  Dresda, 
eseguita  durante  i  lavori  dell'artista  a  Roma,  la  croce  di  Bassano,  di 
pochi  anni  ad  essi  posteriore  (1448),  e  la  nota  medaglia  col  ritratto 
dell'artista,  lo  non  so  se,  condotti  per  questa  via,  arriveremmo  a  ri- 
sultati diversi  da  quelli  a  cui  son  giunti  gli  autori  (tale  esame  oltre- 
passa i  limiti  di  una  recensione),  ma  credo  che  i  risultati  cosi  ottenuti 
sarebbero  i  più  possibilmente  sicuri. 

Parecchie  altre  opere  portò  a  termine  l'Averlino  nel  suo  soggiorno 
a  Roma,  durante  il  lavoro  delle  porte,  meno,  però,  di  quelle  che  gene- 
ralmente gli  vengono  assegnate.  Già  la  Giaccio  (2)  gli  tolse  il  San  Marco 
evangelista  della  lunetta  della  chiesa  di  S.  Marco.  Ora  Lazzaroni  e  Muiìoz 
gli  tolgono  a  ragione  ogni  parte  nei  resti  del  monumento  al  cardinale 
di  Portogallo  in  S.  Giovanni  in  Laterano,  per  restituire  tutto  ad  Isaia  da 
Pisa  (p.  1 50).  Ma  essi  gli  aggiungono  un  busto  dell'  imperatore  Pa- 
leologo  che  si  trova  a  Roma  nel  museo  di  Propaganda,  cioè,  se  suo, 
il  suo  capolavoro.  Però,  quasi  a  contrastarne  subito  l'attribuzione,  gli 
è  collocato  vicino  il  busto  di  Giulio  Cesare  della  collezione  Lazzaroni 
dal  quale  non  potrebbe  essere  più  disforme.  I  due  busti  (è  sufficiente 
un'occhiata  alle  riproduzioni  per  dirlo)  non  possono  essere  di  uno  stesso 
artista.  Non  e'  è  ragione  di  distanza  di  tempo,  né  di  diversità  di  mo- 
dello, né  alcuna  delle  altre  ragioni  di  cui  tanto  spesso  usiamo  ed  abu- 
siamo nelle  questioni  artistiche,  che  valga  a  riavvicinarli.  Si  confronti 
l'orecchio  diritto,  con  ampio  foro,  del  Paleologo  (fig.  80)  con  quello 
a  lobo  sfuggente,  quasi  senza  foro,  di  Giulio  Cesare  (fig.  86),  la  corta 
barba  dell'uno,  fina,  mobile,  segnata  come  in  un  abbozzo,  con  i  capelli 
a  ciocche  rigide,  disordinate  nella  massa,  dell'altro,  la  morbidezza  ge- 
nerale, nel  tratto  e  nell'espressione,  nel  primo,  con  la  tagliente  rudezza 
del  secondo.  Di  questi  due  busti  forse  nessuno  appartiene  al  Filarete  (3); 
ma,  caso  mai,  è  proprio  quello  del  Paleologo  che  più  gli  ripugna.  Ca- 
dendo quest'attribuzione  cade  l'andata  del  Filarete  a  Firenze  nel  14J9 
(p.  126). 

Non  è  mia  intenzione  di  occuparmi  dell'artista  partito  da  Roma. 
Ma  Filarete  restò  nell'anima,  dovunque   andò,  cittadino  di  Roma,  e 


(1)  Tant' è  vero  che  hanno  pure  la  data  del  compimento  dell'opera,   il   144). 

(1)  L'Arie,  1906,  p.  441. 

(3)  lo  credo  che  solo  le  placchettc  gli  si  possono  attribuire  con  certezza. 


'Bibliografia  243 


Roma  gli  fu  sempre  innanzi,  viva  nelle  sue  memorie.  Quindici  anni 
dopo  il  forzato  abbandono  della  città,  componendo  il  Trattato,  ne  è 
ancora  cosi  innamorato  e  la  ricorda  cosi  bene  che  parecchi  dei  mo- 
numenti di  Sforzinda  sono  dei  monumenti  romani.  Notano  bene  gli 
autori  che  la  fontana  della  piazza  del  Mercato  (tav.  4.  7)  è  «  una  specie 
«di  meta  sudans  »,  che  il  pilastro  corinzio  della  tav.  5.  5  è  copiato  da 
quello  del  basamento  di  Castel  Sant'Angelo  &c.  A  queste  identifica- 
zioni potrebbero  aggiungersene  alcune  altre  :  che  per  il  monumento  al 
re  Zogaglia  (tav.  io.  2)  è  immaginata  su  una  fantastica  altissima  base  la 
guglia  di  Cesare;  che  la  facciata  della  chiesa  nella  piazza  del  Mercato 
(tav.  6. 5)  è,  in  quel  portico  steso  innanzi  e  nel  rapporto  tra  esso  e 
l'elevazione  della  nave  centrale,  presa  dall'antica  facciata  di  S.  Pietro; 
infine  che  la  gran  torre  del  castello  (tav.  2.  2)  non  è  altro  che  il  Ca- 
stel Sant'Angelo  troppo  sviluppato  nella  verticale,  ma  molto  più  fedele 
al  vero  di  quando  fu  rappresentato  sulle  porte  (i). 

Non  ostante  questo  bel  libro  il  Filarete  non  è  riabilitato  nell'e- 
stimazione pubblica.  Il  giudizio  del  Vasari  può  ancora  ripetersi  non 
ingiustamente.  In  questa  trattazione  egli  è  considerato  a  sé,  quasi  mai 
esposto  a  confronti  con  altri,  suoi  predecessori  o  compagni  ideali  in 
analoghe  opere.  Ma  a  chi  quei  confronti  si  offrono  spontanei  si  potrà 
presentare,  nella  graduatoria,  il  nome  di  lui  anche  dopo  quello,  per 
esempio,  di  un  Turini. 

La  sua  opera  migliore  è  il  Trattato.  Auguriamoci,  perciò,  di  veder 
presto  gli  autori  metter  mano  a  questo  nuovo  lavoro,  che  sarà  di  grande 
utilità  alla  storia  dell'arte,  con  quella  conoscenza  e  con  quell'  amore 
con  cui  hanno  redatto  il  primo. 

Giacomo  De  Nicola. 


Henry  Charles  Lea,  The  Inquisition  in  the  Spanish  De- 
pendencies.  —  New  York-London,  The  Macmillan  Com- 
pany, 1908. 

I  primi  quattro  capitoli  di  questo  libro,  che  serve  di  complemento 
alla  History  of  the  Inquisition  of  Spaiti,  dello  stesso  autore,  interessano 
direttamente   l'Italia,  poiché   sono   dedicati  alla  Sicilia  e  a   Malta,  a 


(l)  Noto  di  passaggio,  per  i  futuri  illustratori  del  Trattato,  che  i  disegni  del  codice 
Magliabecchiano  sono,  se  non  m'inganna  il  ricordo,  della  stessa  mano  che  tracciò  i  di- 
segni di  un   Trattalo  di  macchine  del  sec.  xv  del  British  Museum  (Harl.   5281). 


244 


'Bibliografia 


Napoli,  alla  Sardegna,  a  Milano.  In  Sicilia,  all'  antica  Inquisizione  pa- 
pale che  aveva  finito  per  esser  quasi  inoperosa,  fu  sostituita,  circa 
il  1487,  l'Inquisizione  spagnola,  per  opera  di  Torquemada.  Nei  primi 
del  sec.  xvi  il  tribunale  s'organizzò  e  dette  principio  alla  sua  attività. 
Ma  esso  incontrò  resistenza,  a  causa  dei  privilegi  dei  suoi  ufficiali,  e 
della  operosità  sua  crescente,  dei  metodi  di  procedura  ;  resistenza  prima 
esplicatasi  in  una  petizione  del  Parlamento  a  Ferdinando,  e  poi  in 
una  rivolta  dopo  la  sua  morte  (15 16),  che  per  tre  anni  interruppe 
l'esistenza  del  tribunale.  Ricostituito  (15 19),  esso  funzionò  assai  male, 
come  uno  strumento  di  oppressione  e  di  peculato,  onde  i  lamenti  e 
il  malcontento  continuarono,  determinando  Carlo  V  a  sospenderne  la 
giurisdizione  temporale,  dal  1535  al  1546.  Ristabilito  in  quest'anno 
nei  suoi  poteri,  tornarono  a  manifestarsi  gl'inconvenienti.  I  viceré 
erano  in  perpetue  lotte  con  esso,  perchè  l'amministrazione  della  giu- 
stizia era  resa  impossibile  dal  gran  numero  dei  famigliari  dell'  Inqui- 
sizione (nel  1577  ve  n'erano,  secondo  il  viceré,  25,000),  dotati  dei 
suoi  privilegi.  E  accanto  ai  conflitti  con  1'  autorità  civile,  vi  erano 
quelli  co'  vescovi. 

L'Inquisizione  siciliana,  rimasta  spagnola  durante  il  breve  dominio 
di  Casa  Savoia,  fu  da  Carlo  VI,  allorché  la  Siciha  passò  all'Austria 
(17 18),  sottomessa  a  Vienna.  La  separazione  dalla  Spagna  continuò 
anche  dopo  la  conquista  di  Carlo  III  (1734),  che  ne  restrinse  l'attività 
secolare  anche  più  della  Prammatica  Sanzione  austriaca  del  1732. 
Nel  1782  infine  Ferdinando  IV  la  soppresse.  Essa  aveva  consegnato 
al  braccio  secolare  per  esser  bruciate  201  persone. 

In  quanto  a  Malta,  quando  Carlo  V  la  dette  ai  cavalieri  di  S.  Gio- 
vanni (1530),  al  posto  dell'Inquisizione  spagnola  di  Sicilia,  che  vi 
aveva  avuto  fino  allora  giurisdizione,  rimase  il  vescovo,  a  cui  l' Inqui- 
sizione romana,  nel  1561,  dava  la  giurisdizione  di  inquisitore  gene- 
rale. Essendo  insorte  contese  col  Gran  Maestro,  Gregorio  XIII  nel  1574 
mandò  un  vicario  apostolico  a  guidare  quel  tribunale.  Esso,  nonostante 
i  tentativi  di  assoggettamento  per  parte  dell'Inquisizione  spagnola,  finì 
per  esserne  completamente  indipendente. 

Dopoché  nel  1503  Ferdinando  di  Spagna  ottenne  il  regno  intero 
di  Napoli,  egli  incominciò  a  trasformare  l' Inquisizione  papale,  stabi- 
lita in  Napoli  da  Carlo  d'Angiò,  in  istrumento  del  potere  regio,  e 
nel  1509  preparò  l'introduzione  dell'Inquisizione  spagnuola.  Ma  l'op- 
posizione popolare  Io  costrinse  ad  abbandonare  il  progetto,  e  l' Inqui- 
sizione papale  rimase  inerte. 

Riorganizzatasi  l' Inquisizione  romana  (1542),  Carlo  V  ordinò  che 
fosse  introdotta  in  Napoli,  ma  la  resistenza  del  popolo,  che  ci  vedeva 
una  lesione  della  libertà  cittadina,  dette  luogo  nel  1547  a  un  tumulto 


bibliografia  245 


gravissimo.  Il  disegno  fu  in  apparenza  abbandonato,  ma  tacitamente 
si  riuscì  invece  ad  attuarlo;  nel  1553  veniva  stabilito  un  delegato  di 
essa  Inquisizione,  e  nel  '55  la  giurisdizione  episcopale  era  completa- 
mente subordinata  alla  papale.  Si  venne  anche,  a  poco  a  poco,  al  com- 
promesso di  spedire  gli  accusati  a  Roma.  Ma  circa  il  1585  il  viceré 
Osuna,  fedele  servitore  di  Roma,  concesse  a  Sisto  V  di  stabilire  in 
Napoli  un  regolare  commissario  dell'  Inquisizione.  L'appetito  di  Roma 
veniva  mangiando,  e  dette  luogo  a  conflitti  coli' autorità  civile.  Gl'in- 
viati di  RoBia  cominciarono  a  chiamarsi  inquisitori  generali,  a  tener 
tribunale,  aver  ufficiali,  famigliari  armati,  prigioni  proprie.  I  Napole- 
tani si  opposero  a  queste  usurpazioni,  e  la  lotta  nel  1692  ebbe  ad 
effetto  la  proibizione  di  Carlo  II  ai  delegati  papali  di  ogni  ulteriore 
residenza  in  Napoli.  Ma  i  tentativi  di  Roma  continuarono,  facendo 
esercitare  ai  vescovi  autorità  inquisitoriale  in  modo  inquisitoriale.  In- 
fine sotto  Carlo  III  di  Spagna  le  cose  cambiarono,  e  nel  1746  l'In- 
quisizione venne  soppressa. 

In  Sardegna  l' Inquisizione  spagnola  fu  probabilmente  introdotta 
nel  1492,  e  visse  in  mezzo  a  grandi  strettezze- finanziarie.  Il  tribunale 
era  superfluo;  era  un  istituto  di  prevenzione  piuttostochè  di  repres- 
sione. Si  moltiplicarono  le  persone  dotate  dei  privilegi  del  S.  Uffìzio, 
con  conseguenze  deplorevoli  per  la  pace  e  la  morale  dell'  isola.  Colle 
autorità  secolari,  querele  perpetue,  e  qualche  volta  anche  colle  eccle- 
siastiche. Colla  caduta  della  dominazione  spagnola  l' Inquisizione  spari. 

Il  Milanese,  come  già  nel  medio  evo,  anche  nel  sec.  xvi  fu  ter- 
reno propizio  all'eresia.  L'Inquisizione  papale,  ricostituita  nel  1542, 
non  fece  nel  Milanese  buona  prova;  onde  Filippo  II,  nel  1565,  propose 
l'introduzione  della  spagnola,  ottenendo  l'assenso  del  papa.  Ma  la  re- 
sistenza popolare  e  l'opposizione  generale  dei  vescovi  italiani  manda- 
rono a  monte  il  progetto.  Le  strette  relazioni  del  Milanese  coi  Cantoni 
cattolici  della  Svizzera,  infetti  di  eresia,  complicavano  la  situazione. 
Si  distinse  pel  zelo  contro  l'eresia  san  Carlo  Borromeo;  l'Inquisizione 
di  quel  tempo  sembra  una  curiosa  combinazione  di  giurisdizione  in- 
quisitoriale ed  episcopale,  che  lavoravano  d'accordo.  Nel  1775  ebbe 
luogo  la  soppressione,  per  opera  del  Governo  austriaco. 

Il  resto  del  volume  del  Lea  tratta  dell'  Inquisizione  nelle  Canarie, 
nei  possedimenti  americani  e  nelle  Filippine.  Segue  un'  appendice  di 
documenti,  i  primi  dieci  dei  quali  riguardano  l' Italia. 


Luigi  Salvatorelli. 


NOTIZIE 


Dal  6  al  12  del  prossimo  agosto  si  terrà  a  Berlino  il  IV  Con- 
gresso internazionale  di  scienze  storiche.  Il  comitato  ordinatore  è 
presieduto  da  Reinhold  Koser,  Eduard  Meyer  e  Ulrich  von  Wilamo- 
witz-Moellendorf.  Segretario  ne  è  il  Dr.  Erich  Caspar.  Le  otto  sezioni 
in  cui  il  Congresso  sarà  diviso,  sono  state  preparate:  I.  Storia  del- 
l'Oriente, da  Eduard  Sachau;  II.  Storia  della  Grecia  e  di  Roma,  da 
Eduard  Meyer;  III.  Storia  politica  del  medio  evo  e  dell'età  moderna, 
da  Dietrich  Schàfer;  IV.  Storia  della  cultura  e  della  letteratura  del 
medio  evo  e  dell'età  moderna,  da  Gustav  Roethe;  questa  sezione  avrà 
una  sottosezione  per  la  storia  delle  scienze  naturali,  la  cui  preparazione 
è  stata  affidata  a  Karl  von  Buchka;  la  V  sezione,  storia  del  diritto  e 
dell'economia  politica,  è  stata  preparata  da  Otto  Gierke;  la  VI,  storia 
della  Chiesa,  da  Adolf  Harnack;  la  VII  è  divisa  in  due  sottosezioni; 
a)  archeologia,  preparata  da  Reinhard  Kekule  von  Stradonitz  ;  /')  storia 
dell'arte  medievale  e  moderna,  preparata  da  Heinrich  Wòlfflin;  l'ultima 
sezione  dedicata  alle  scienze  ausiliari  della  storia  (archivi  e  bibliote- 
che ;  cronologia  ;  diplomatica  ;  epigrafia  ;  genealogia  ;  geografia  storica  ; 
araldica;  numismatica;  paleografia;  sfragistica)  è  stata  preparata  da 
Michael  Tangl.  Vi  saranno  ogni  giorno  sedute  generali,  tenute  nella 
grande  sala  della  «  Philharmonie  »  e  sedute  delle  sezioni  tenute  nella 
Camera  prussiana  dei  Signori  e  dei  Deputati,  nell'aula  del  museo  ar- 
tistico industriale  e  in  quella  del  museo  di  etnologia  e  infine  nelle  sale 
della  «Philharmonie».  Tra  le  comunicazioni  e  proposte  da  farsi  alle 
sezioni,  notiamo,  per  l'Italia,  quelle  del  Pais,  del  Monaci,  dello  Scia- 
loja,  del  Riccobono,  del  Vailati,  del  Giacosa,  del  conte  di  Gerbaix- 
Sonnaz  di  St.  Romain,  del  Verga,  del  Venturi,  del  Morpurgo,  del 
Guareschi,  del  Caetani,  del  Loria.  E  gì'  Istituti  storici  stranieri  di 
Roma  saranno  rappresentati  al  Congresso  dal  Duchesne,  dal  Wilpert, 
dal  Baumgarten,  dall'Ashby,  dal  Kehr.  Leone  Caetani  terrà  anche  un 
discorso  nella  seduta  generale  del  io  agosto  sul  tema:  «Lo  studio 
storico  dell'Islam»;  Pio  Rajna  nella  seduta  generale  del  12  parlerà 
sul  tema  :   «  Storia  ed  Epopea  » . 


248 


V^tì^ie 


Dai  Benedettini  francesi  che  curano  la  pubblicazione  degli  Archives 
de  la  France  monastique,  è  stato  pubblicato  un  volume  di  Documenti 
et  mèlanges  Mabilloii,  in  occasione  del  secondo  centenario  dell'autore 
degli  Annales  Ordinis  Sancii  Benedicti.  Ecco  il  contenuto  dell'interes- 
sante miscellanea  :  D.  Cabrol,  Panè^yrique  de  Mahillon  ;  H.  Stein,  Bi- 
hliographie  chronologique  des  ouvrages  relatifs  à  Mahillon  (ijoy-igoy); 
H.  Jadart,  L'origifie  de  D.  Mahillon  ù  S.  Pierremoiit  (j6^j-i6^6),  sa 
liaison  avec  D.  Tlnerry  Ruinart  (i6S2-ijoy);  H.  Stein,  Le  premier  Sti- 
pèrieur  general  de  la  Congrégation  de  Saint-Maure  D.  Grégoire  Tar- 
risse  (i^jj-1648);  L.  Delisle,  D.  J.  Mahillon,  sa  prohité  d' historien  ; 
H.  Oniont,  Mahillon  et  la  hihliothèque  du  Roi  à  la  fin  du  XVII'  siede; 
J.  Depoin,  Une  expertise  de  Mahillon:  La  filiation  des  La  Tour  d'Au- 
vergne;  D.  Cabrol,  Mahillon  et  les  Etudes  liturgiques;  A.  Poncelet,  Ma- 
hillon et  Poncelet;  P.  Ingold,  Un  document  inédit  sur  la  querelle  de 
Mahillon  et  de  l'ahhé  de  Rancé;  L.  Levillain,  Le  «De  re  diplomatica»; 
M.  Lecomte,  La  puhhlication  des  «Annales  Ordinis  S.  Benedicti»;  A,  Vi- 
dier,  Un  ami  de  Mahillon.  D.  Claude  Estiennot;  A.  De  Boislisle,  D.  J. 
Mahillon  et  l'Académie  des  Inscriptions  ;  J.  M.  Resse,  Le  premier  ouvrage 
de  Mahillon. 


La  libreria  Hachette  ha  pubblicato  il  volume  :  La  villa  d'Hadrien 
près  de  Tivoli.  Guide  et  description  suivi  d'un  catalogne  des  a'uvres  d'art. 
Ne  è  autore  Pierre  Gusman,  che  già  sullo  stesso  soggetto,  ma  con 
altri  intendimenti,  aveva  pubblicato  :  La  villa  imperiale  de  Tihur,  Paris, 
Fontemoing,  1904.  Il  volume  ò  diviso  in  tre  parti:  «Notice  historique»; 
«L'art  à  la  villa»;  «Une  visite  à  la  villa  ».  Segue  un  interessante  ca- 
talogo di  circa  300  opere  d'arte  provenienti  dalla  villa.  L'autore  avendo 
voluto  offrire  una  guida  ai  visitatori  della  villa  Adriana,  non  ha  trala- 
sciato di  ornare  il  suo  volume  di  molte  illustrazioni,  disegni  e  piani. 

È  stata  edita  la  seconda  parte  del  tomo  XXXII  dei  Monumenta 
Germaniae  Historica,  Scriptores,  contenente  la  fine  della  Cronaca  di 
Salimbene,  cinque  appendici  e  gli  indici,  per  opera  di  O.  Holder- 
Egger.  Si  inizierà  la  stampa  della  seconda  metà  del  volume  XXX,  in 
cui  sarà  edito  dallo  Schmeidler  Tolomeo  da  Lucca.  Intanto  egli  ha 
pubblicato  nel  Netus  Archiv  (XXXIII,  2)  uno  studio  sui  Gesta  Tusco- 
rum  di  Tolomeo,  ed  uno  sui  Gesta  Lticanorum  (una  delle  fonti  di  T. 
stesso). 


Il  prof.  Francesco  Sabatini  pubblica  per  i  tipi  Filippucci  di  Roma 
(1907)  un  opuscolo  dal  titolo:  Le  due  tiavi  romane  nel  lago  di  Nemi. 
Una  odissea  archeologica. 


VXpti^te  249 


F.  Pintor  pubblica  per  nozze  Savj-Lopez-Proto  di  Albaneta  :  Da 
lettere  inedite  di  due  fratelli  umanisti  (Alessandro  e  Paolo  Cortesi).  Estratti 
ed  appunti  (Perugia,  Unione  tip.  Cooperativa,  1907).  Furono  due  let- 
terati di  curia  della  seconda  metà  del  Quattrocento  ;  Paolo  per  i 
suoi  Libri  sententiarum  (1503)  fu  detto  il  0  Cicerone  della  dogmatica»; 
e  nel  De  cardinalatu  (15 io)  «intese  a  foggiare  la  figura  del  principe 
«della  Chiesa».  Il  P.  spigola  dalle  lettere  dei  due  fratelli  indirizzate 
al  Baroni,  cancelliere  della  repubblica  fiorentina  al  tempo  di  Lorenzo. 
Notiamo  la  lettera  riferita  per  intero  a  pp.  17-21,  concernente  i  rap- 
porti fra  papa  Sisto  e  il  Magnifico. 

I  padri  di  Quaracchi,  tanto  benemeriti  degli  studi  francescani, 
hanno  incominciato  col  1908  a  pubblicare  un  Archivum  Franciscanum 
historicum,  trimestrale,  di  cui  è  uscito  il  fase.  I,  e  II-III.  Il  periodico 
è  stato  creato  per  volontà  del  ministro  generale  dei  frati  Minori,  Dio- 
nisio Schuler.  Esso  consta  di  più  parti:  discussioni  o  dissertazioni 
(scritte  preferibilmente  in  latino,  ma  con  ammissione  del  francese, 
italiano,  tedesco,  inglese  e  spagnolo)  ;  documenti  (con  prefazioni  e 
note  in  latino)  ;  descrizione  di  codici  francescani  (comprendente  anche 
una  bibliografia  dei  libri  a  stampa),  in  latino;  bibliografia  delle  nuove 
pubblicazioni  (per  la  lingua,  come  le  discussioni);  spoglio  delle  Riviste 
(comprendente  un  indice  di  tutte  le  recensioni),  in  latino,  o  in  ita- 
liano, o  in  francese;  cronaca  (comprendente  gli  atti  dell'Ordine),  in 
latino,  o  in  italiano,  o  in  francese.  Queste  varie  parti,  se  non  in  cia- 
scun fascicolo,  saranno  svolte  però  in  ciascun  anno,  formando  un  tomo 
di  p.  600,  con  indici.  Prezzo  del  periodico,  lire  12  annuali  per  l'Italia, 
e  14  per  l'estero. 

È  uscito  il  voi.  Ili,  i'  metà,  della  Geschichte  Italitns  im  Mittel- 
alter  di  L.  M.  Hartmann,  col  titolo:  Italien  und  die  Frànkische  Herr- 
schaft.  Ne  riparleremo. 


PERIODICI 

^Articoli  e  documenti  relativi  alla  storia  di  Roma) 


Acadétnie  des  Inscriptions  et  Belles-Lettres.  Anno  1908 
(febbraio),  —  A.  Blanchet,  Le  monnayagc  de  l'empire  romain  après 
la  mort  de  Théodose  I*"".  -  F.  De  Mély,  Le  Christ  à  tète  d'àne  du 
Palatin. 

American  (The)  Historical  Revievr.  Voi.  XIII  (1908),  n.  3.  — 
E.  B.  Krehbiel,  recensione  di  C.  H.  C.  Pirie-Gordon  :  Innocent  the 
Great.  -G.  L.  Burr,  recensione  di  H.  Finke:  Acta  Aragonensia  (1291- 
1327)  (concementi  in  parte  le  relazioni  col  pontificato).  -  Ch.  M.  An- 
drews, recensione  di  Schaefer  :  Weltgeschichte  der  Neuzeit. 

Analecta  Bollandìana.  To.  XXVII  (1908),  fase.  I.  -  H.  Mo- 
RETUS,  recensione  di  H.  Quentin:  Les  Martyrologes  historiques  du 
moyen  àge.  Étude  sur  la  formation  du  Martyrologe  Romain.  -  P.  P., 
recensione  di  A.  Rabbath:  Documents  inédits  pour  servir  à  l'histoire 
du  christianisme  en  Orient  (xvi*-xix*  siècle).  To.  I,  fase.  2-3  (con 
notizie  su  personaggi  romani).  -  H.  D.,  recensioni  di  J.  Wittig:  Die 
altchristlichen  Skulpturen  im  Museum  der  deutschen  Nationalstiftung 
am  Campo  Santo  in  Rom  ;  A.  Venturi  :  Storia  dell'arte  italiana,  vo- 
lumi IV-V.  -  A.  PoNCELET  (Appendix).  Catalogus  codicum  hagiogra- 
phicorum  latinorum  bibliothecarum  Romanarum  praeter  quam  Vati- 
canae.  X.  Codices  bibliothecae  Vallicellanae. 

Analectes  pour  servir  à  l'histoire  ecclésiastique  de  la 
Belgique.  To.  XXXIV  (1908),  3"  serie,  to.  IV,  fase.  I.  —  A.  Cau- 
CHiE,  Témoignages  d'estime  rendus  en  Belgique  au  cardinal  Baronius 
spécialement  à  l'occasion  du  conflit  de  Paul  V  avec  Venise. 

Annuaire-buUetin  de  la  Société  de  l'histoire  de  France. 

To.  XLIV   (1907).  —  B.   De   Mandrot,  Supplément  aux  Lettres  de 
Charles  Vili  (una  lettera  del  3  giugno  1495  è  datata  da  Roma). 


252  T^er  iodici 


Archeografo  Triestino.  Voi.  Ili  della  terza  serie  (1907),  fa- 
scicolo I.  —  U.  Inxhiostri,  Contributo  alla  storia  del  diritto  romano 
in  Dalmazia  nel  x  e  xi  secolo. 

Archiv  (Neues)  der  Gesellschaft  fiir  altere  deutsche  Gè- 
schichtskunde.  XXXI  B.  (1908),  II  Heft.  —  B.  Schmeidler,  Stu- 
dien  zu  Tholomeus  von  Lucca. 

Archìvio  storico  italiano.  Serie  V,  to.  XLI,  disp.  I  del  1908, — 
P.  PiccoLOMiNi,  Corrispondenza  tra  la  Corte  di  Roma  e  l'Inquisitore 
di  Malta  durante  la  guerra  di  Candia  (1645-69).  -  L.  Frati,  La  le- 
gazione del  card.  Lodovico  Fieschi  a  Bologna  (141 2-1 3).  -  A.  GioR- 
GETTi,  recensione  di  H.  F.  Helmolt  :  Weltgeschichte.  Mittteleuropa  und 
Nordeuropa.  Sechster  Band.  -  P.  Tacchi  Venturi,  recensione  di 
J.  ScHMiDLiN  :  Geschichte  der  deutschen  Nationalkirche  in  Rom  S.  Ma- 
ria dell'Anima.  -  D.  Guerri,  recensione  di  C,  Pascal:  Poesia  latina 
medievale  (con  un  saggio  Roma  vetus).  -  P.  Santini,  recensione  di 
O.  Meltzing:  Das  Bankhaus  der  Medici  und  scine  Vorlàufer  (con  ri- 
ferimenti alla  storia  del  papato).  -  P.  D'Ancona,  recensione  di  H,  Co- 
CHIN  :  Le  Bienheureux  fra  Giovanni  Angelico  de  Fiesole. 

Archivio  storico  per  le  province  Napoletane.  Anno  XXXIII 
(1908),  fase.  I.  —  P.  Ecidi,  recensione  di  V.  De  Bartholomaeis:  Cro- 
naca Aquilana  rimata  di  Buccio  di  Ranallo. 

Archivio  storico  Siciliano.  Anno  XXXII,  nuova  serie  (1907), 
fase.  3-4.  —  G.  La  Mantia,  Capitoli  angioini  sul  diritto  di  sigillo 
della  cancelleria  regia  per  la  Sicilia,  posteriori  al  1272  (con  qualche 
riferimento  ad  atti  pontifici).  -  G.  Millunzi,  La  cappella  del  Croci- 
fisso nel  Duomo  di  Monreale  (tra  i  documenti  è  pubblicata  una  bolla 
di  Clemente  XI). 

Archivio  Trentino.  Anno  XXII  (1907),  fase.  III.  —  L.  O., 
recensione  di  L.  Carcerieri:  Giovanni  Grimani  patriarca  di  Aquileia 
imputato  d'eresia  e  assolto  dal  Concilio  di  Trento,  —  Fase.  IV,  - 
C,  Cipolla,  Un  fiorentino  a  Trento  nel  sec.  xiv  (con  una  bolla  di 
Clemente  VI), 

Archivio  (Nuovo)  Veneto.  Nuova  serie,  anno  VII  (1907), 
to.  XIV,  parte  II.  —  E.  Piva,  La  cessione  di  Ferrara  fatta  da  Sisto  IV 
alla  Repubblica  di  Venezia  (1482).  —  Anno  Vili  (1908),  to.  XV, 
parte  I.  -  R.  Predelli,   recensione  di   D,  Tassini  :  La  questione  sto- 


Periodici  253 


rico-giuridica  del  patriarcato  di  Venezia  (Aquileia).  -  Io.,   recensione 
di  C.  Cipolla  :  Clemente  VI  e  una  questione  ecclesiastica  cretese. 

Archìvum  Franciscanum  historicum.  To.  I  (1908),  fase.  I. — 
H.  GoLUBOViCH,  Series  Provinciarum  Ordinis  FF.  Minorum  saec.  xm- 
XIV.  -  H.  HoLZAPFEL,  Entstehung  des  Portiuncula-Ablasses.  -  Th.  Do- 
MENicHELLi,  Prima  legenda  chori  de  S.  P.  Francisco  hucusque  ine- 
dita. -  L.  Lemmens,  Testimonia  minora  saec.  xiii  de  S.  P.  Francisco.  - 
T.  D0MENICHELLI,  Compendium  Chronicarum  fratrum  Minorum  scri- 
ptum a  patre  Mariano  de  Florentia.  -  M.  Bihl,  recensione  di  I.  Joer- 
GENSEN  :  Den  hellige  Frans  af  Assisi.  En  Levnedskildring.  -  T.  Do- 
MENiCHELLi,  recensione  di  G.  SchnOrer:  Francesco  d'Assisi.  Versione 
dal  tedesco  pel  sacerdote  prof.  Angelo  Mercati.  —  Fase.  II-III.  - 
T.  DoMENiCHELLi,  La  «  Leggenda  veriificata  »  o  il  più  antico  poema 
di  S.  Francesco.  -  L.  Lemmhns,  Testimonia  minora  &c.  {contimtaxione).- 
M.  Bihl,  recensione  di  O.  Holder-Egger,  Cronica  Fratris  Salimbene 
de  Adam  ;  pars  I  [fino  al  1250].  -V.  Huntemann,  recensione  di  K.  Wenck  : 
Franz  von  Assisi.  -  M.  Bihl,  recensione  di  M.  Heimbucher  :  Die  Orden 
und  Kongregationem  der  katholischen  Kirche».  -  Io.,  recensione  di 
Ch.  G.  Herbermann,  e.  A.  Pace,  C.  B.  Pallen,  Th.  J.  Shahan, 
J.  J.  Wynne:  The  Catholic  Encydopedia,  voi.  I  e  IL 

Atti  e  memorie  della  R.  Deputazione  di  storia  patria  per 
le  Provincie  delle  Marche.  Anno  1907,  fase.  HI.  —  E.  S.,  recen- 
sione di  Ciriaco  d'Ancona  :  La  Roma  antica,  disegni  inediti  del  se- 
colo XV  pubblicati  ed  illustrati  da  C.  Hùlsen.  —  Fase.  IV.  -  B.  Fe- 
LiciANGELi,  recensione  di  G.  B.  Belluzzi  detto  il  Sammarino:  Diario 
autobiografico  (1555-1541)  a  cura  di  P.  Ecidi  e  G.  Crocioni. 

Atti  e  memorie  della  R  Deputazione  di  storia  patria  per 
le  Provincie  di  Romagna.  Serie  III,  voi.  XXVI  (1908),  fase.  I-III.  — 
G.  B.  Comeli.i,  Dei  confini  naturali  e  politici  della  Romagna  (con 
riferimenti  alla  storia  del  papato). 

Ausonia.  Anno  II  (1907),  fase.  II.  —  L.  Ozzola,  Cenni  intorno 
ai  precursori  del  paesaggio  secentesco.  -  F.  Grossi-Gondi,  recensione 
di  Fl.  Iubaru:  Sainte  Agnès  vierge  et  martyre  de  la  voie  Nomen- 
tane  d'après  de  nouvelles  recherches. 

Bijdragen  en  Mededeelingen  van  het  Historisch  Genoot- 
schap.  XXVI II  Deci  (1907).  —  G.  Brom,  De  Tegenpaus  Clemens  VII 
en  het  Bisdom  Utrecht. 


254  T^er  iodici 


Boletin  de  la  Real  Academia  de  la  Historia.  To.  LI  (1907), 
ottobre.  —  D,  de  Gortazar  Seranths,  E1  monasterio  de  Valvanera, 
Indices  de  su  Becerro  y  Archivio  à  mediados  del  siglo  xvii  (con  no- 
tizie di  bolle  pontificie).  —  To.  Lll  (1908),  gennaio.  -  F.  Fita,  E1 
Concilio  nacional  de  Palencia  en  1321   (con  lettere  papali). 

Bollettino  d'arte  del  Ministero  della  pubblica  istruzione. 
Anno  II  (1908),  fase.  II.  —  L.  Testi,  Un  capolavoro  ignorato  (tavo- 
letta del  Correggio  acquistata  nel  dicembre  1907  per  la  Galleria  Na- 
zionale di  Roma).  -  G.  Giovannoni,  L'Ercole  e  Lica  del  Canova 
nella  nuova  sala  della  Galleria  Nazionale  al  palazzo  Corsini.  -  E.  Mo- 
digliani, I  busti  del  card.  Scipione  e  una  scultura  berninesca  alla 
Galleria  Borghese.  —  Fase.  III.  -  F.  Hermanin,  Galleria  Nazionale 
d'arte  antica  in  Roma.  Lavori  di  assestamento.  -  G.  Cantalamessa, 
Ancora  del  quadretto  di  S.  Maria  in  Trastevere.  —  Fase.  IV.  -  A.  Rossi, 
Un  discepolo  di  Antoniazzo  Romano  (Cinzio  Santese).  -  A.  Gott- 
chewski.  Un  dipinto  di  Antoniazzo  Romano.  —  Fase.  V.  -  A.  MuSoz, 
Studi  su  Melozzo  da  Forlì.  —  Fase.  VI.  -  C.  Ricci,  Resti  d'altari  an- 
tichi :  I.  In  S.  Crisogono  e  in  S.  Marco  a  Roma. 

Bollettino  storico-bibliografico  subalpino.  Anno  XII  (1907), 
n.  III.  —  F.  Gabotto,  La  politica  di  Amedeo  Vili  in  Italia  dal  1428 
al   1435  nei  «conti»  dell'Archivio  Camerale  di  Torino. 

Bollettino  della  R.  Deputazione  di  storia  patria  per  l'Um- 
bria. Voi.  XIII  (1907),  fasce.  II-III.  —  L.  Fumi,  La  rocca  di  Mon- 
tefaleo  e  i  pareri  tecnici  per  la  sua  costruzione. (1324)  (con  documenti 
dell'archivio  Vaticano).  -  P.  Cenci,  Le  relazioni  fra  Gubbio  e  Pe- 
rugia nel  periodo  comunale  (con  riferimenti  alla  storia  del  papato). 

Bulletin  de  la  Commission  royale  d'histoire  (Académie 
royale  de  Belgique).  To.  LXXVI  (1907),  tasc.  V.  —  Ch.  Bornate, 
Mémoire  du  chancelier  de  Gattinara  sur  les  droits  de  Charles  Quint 
au  duché  de  Bourgogne  (con  accenni  alla  storia  delle  relazioni  tra 
i  papi  e  gli  Angioini  e  i  Valois  circa  il  possesso  della  Provenza). 

Bulletin  historique  du  Diocèse  de  Lyon.  .\nno  1907,  fasci- 
colo di  novembre  e  dicembre.  —  J.-B.  Vanel,  Quelques  notes  iné- 
ditcs  sur  Mgr  de  Marbeuf  (con  un  breve  di  Clemente  XIII). 

Bullettino  (Nuovo)  di  archeologia  cristiana.  Anno  XIII 
(1907),  fase.  4.  —  G.  ScHNLiDER,  Una  dissertazione  giovanile  inedita 


'Periodici  255 


di  G.  B.  De  Rossi,  -  A.  MuSoz,  Ancora  sui  sarcofagi  d'Asia  Minore 
e  sulla  datazione  del  nimbo  crocesegnato.  -  O.  Marucchi  (Notizie), 
Scavi  nelle  catacombe  romane.  -  A.  Bacci  (Notizie),  Altre  iscrizioni 
sepolcrali  rinvenute  nella  chiesa  di  S.  Saba.  -  O.  Marucchi,  recen- 
sione di  L.  Gavazzi:  La  diaconia  di  S.  Maria  in  Via  Lata  e  il  mona- 
stero di  S.  Giriaco.  -  Io.,  recensione  di  A.  Bertini-Galosso  :  Gli  af- 
freschi della  Grotta  del  Salvatore  presso  Vallerano.  -  G.  Schneider, 
recensione  di  H.  Leclercq.,  Manuel  d'archeologie  chrétienne  depuis  les 
origines  jusqu'au  vili*  siede  ;  O.  Marucchi,  Manuale  d'  archeologia 
cristiana  ;   C.    M.    Kaufmann,    Manuale    di    archeologia    cristiana,    - 

E.  Josi,  recensione  di  H.  v.  D.  Gabelentz:  Die  kirchliche  Kunst  in 
Italienischen  Mittelalter.  —  Anno  XIV  (1908),  fase.  1-2.  -  O.  Ma- 
rucchi, La  basilica  papale  del  cimitero  di  Priscilla,  ritrovata  e  in  parte 
ricostruita  dalla  Commissione  di  archeologia  sacra.  -  A.  Bartoli, 
Frammenti  di  sarcofago  rinvenuti  a  S.  Castulo  sulla  via  Labicana.  - 
O.  Marucchi,  Osservazioni  sopra  una  pittura  biblica  del  cimitero  di 
Pretestato  (la  così  detta  «  Coronazione  di  spine  »)  a  proposito  di  una 
recente  controversia.  -  Io.  (Notizie),  Roma:  Esplorazioni  nelle  Cata- 
combe; Scoperta  dell'antica  basilica  di  S.  Crisogono  in  Trastevere. - 
Id.,  Nota  bibliografica  all'  articolo  sulla  basilica  del  cimitero  di  Pri- 
scilla. 

BuUettino  critico  di  cose  francescane.  Anno  II  (1906), 
quaderni  I-IV.  —  P.  S.  Leicht,  recensione  di  F.  Sa  vini  :  Sui  flagel- 
lanti, sui  fraticelli  e  sui  bizochi  nel  Teramano  durante  i  secoli  xiii  e  xiv 
e  una  bolla  di  Bonifacio  VIII  del  1 297  contro  i  bizochi  ivi  rifugiati  ; 

F.  Tocco  :  I  fraticelli. 

BuUettino  Senese  di  storia  patria.  Anno  XIV  (1907),  fasci- 
colo 111.  —  A.  LisiNi,  R.  Archivio  di  Stato  di  Siena.  Inventario  del 
Diplomatico  (fra  i  documenti  vi  sono  bolle  pontificie  e  diplomi  impe- 
riali, continuazione). 

English  (The)  Historical  Review.  Voi.  XXIII  (1908),  n.  90.— 

G.  Le  Strange,  recensione  di  W.  B.  Stevenson  :  The  Crusaders  in  the 
Fast  :  a  Brief  History  of  the  Wars  of  Islam  with  the  Latins  in  Syria 
during  the  Twelfth  and  Thirteenth  Centuries.  -  L.  Toulmin  Smith, 
recensione  di  J.  Delaville  Le  Roulx  :  Cartulaire  general  de  l'Ordre 
des  Hospitaliers  de  S.  Jean  de  Jérusalem  (i  100-13 io)  [I^'  2].  - 
E.  Armstrong,  recensione  di  V.  de  Bartholomaeis :  Cronaca  Aquilana 
rimata  di  Buccio  di  Ranallo.  -  H.  W.  C.  Davis,  recensione  di  D.  J.  Hill  : 
A  History  of  Diplomacy  in  the  International  Development  of  Europe. 


256  T^er  iodici 


Voi.  II  :  «The  Establishment  of  Territorial  Sovereignty  ».  -  A.  F.  Pol- 
LARD,  recensione  di  J.  Gairdner  e  R.  H.  Brodie  :  Letter  and  Papers, 
Foreign  and  Domestic,  of  the  Reign  of  Henry  Vili  (XX,  i  e  2). 

Historìsches  Jahrbuch.XXIX  B.  (1908),  I  Heft.  —  G.SchnOrer, 
Zum  Streit  um  das  «  Fragnientum  Fantuzzianum  ».  -  Eichmann,  re- 
censione di  A.  Beres  :  Der  Missbrauch  der  geistlichen  Amtsgewalt. 
I.  Buch:  Die  Grundlagen  der  Beschwerde  wegen  kirchlichen  Amtsmiss- 
brauchs  im  mittelalterlichen  Deutschland. 

Mélanges  d'archeologie  et  d'histoire.  Annce  XXVII'  (1907), 
fase.  V-VI.  —  L.  DucHESNH,  Les  nionastères  desservants  de  Sainte-Ma- 
rie-Majeure.  -  C.  Paure,  Le  dauphin  Humbert  II  à  Venise  et  en 
Orient  (i 345-1 347)  (con  bolle  di  Clemente  VI).  —  Anne  XXVIII* 
(1908),  fase.  I-II.  -  L.  DucHESNE,  Libere  et  Fortunatien.  -  C.  Cochin, 
Nouveaux  doeuments  sur  Uaccommodemcnt  du  cardinal  de  Retz.  - 
R.  Ancel,  Étude  critique  sur  quelqucs  recueils  d'«  avvisi». 

Memorie  storiche  Forogiuliesi.  Anno  IH  (1907),  fase.  III. — 
A.  Battistella,  La  prima  visita  apostolica  nel  patriarcato  Aquileiese 
dopo  il  Concilio  di  Trento. 

Miscellanea  storica  della  Valdelsa.  Anno  XVI  (1908),  fa- 
scicolo I.  —  R.  D.  Un  avvocato  fiscale  di  papa  Benedetto  XI  (Corso 
Bonagiunte  di  San  Gimignano). 

Mitteilungen  des  Instituts  fiir  dsterreichische  Geschichts- 
forschung.  XXIX  Band  (1908),  I  Heft.  —  Max  Moser,  Der  Brief 
«  Realis  est  veritas»  aus  d.  Jahre  1304  (si  riferisce  alla  contesa  fra 
Filippo  il  Bello  e  Bonifacio  Vili).  -  J.  Schneider,  recensione  dì  J.  Gay: 
Le  pape  Clément  VI  et  les  affaires  d'Orient.  -  K.  Kaser,  recensione 
di  A.  Schulte:  K.  Maximilian  I.  als  Kanditat  fùr  den  pàpstlichen 
Stuhl  151 1.  —  II  Heft.  -  H.  Otto,  recensione  di  J.  F.  Bappert:  Ri- 
chard von  Comwall  seit  seiner  Wahl  z.  dcutschen  Kònig.  1257-1272. 

Mitteilungen  aus  der  historischen  Literatur.  XXXVI  Jahrg. 
(1908),  II  Heft.  —  KòDDERiTZ,  recensiotte  di  J.  B.  v.  Weiss:  Welt- 
geschichte.  XX-XXII.  4.  u.  5.  Aufl.,  bearbeitet  von  J.  Vockenhuber 
(età  napoleonica).  -  F.  Hirsch,  recensione  di  Weltgesehichte,  hrsgg. 
v.  J.  V.  Pflugk-Harttung,  II  Abt.,  I  B.  (1500-1650).  -  Clemenz, 
recensiotie  di  F.  Tenckhoff:  P.  Alexander  IV.  -  Schonitz-Mancy, 
recensione  di  L.  Pastor:  Geschichte  der  Pàpste.  IV,  B.,  II.  Abt.:  A- 
drian   VI.   u.  Klemens  VII.  -  G.  Wolf,    recensione    di    Tu.  B.  Kas- 


T^er  iodici  257 


sowiTZ  :  Die  Reformvorschlàge  K.  Ferdinands  I.  u.  d.  Konzil  zu 
Trient.  -  R.  Mahrenholtz,  recensione  di  The  Cambridge  modern 
history:  Voi.  X  (181 5-1840).  -  W.  Ohr,  recensione  di  E.  Loevinson: 
Giuseppe  Garibaldi  e  la  sua  legione  nello  Stato  romano  (1848-49);  parte 
terza  (epistolario,  documenti,  indice  generale). 

Papers  of  the  British  School  at  Rome.  Voi.  IV  (1907).  — 
T.  AsHBY,  The  Classical  Topography  of  the  Roman  Campagna.  Ili  (The 
Via  Latina),  sect.  1.  -  S.  J.  A.  Churchill,  The  Goldsmiths  of  Rome 
under  the  Papal  Authority  :  their  statutcs  hithcrto  discovered,  and  a 
Bibliography.  -  A,  J.  B.  Wace,  Studies  in  Roman  Historical  Reliefs 
(vi  si  parla  del  fregio  dell'Arco  di  Costantino). 

Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei.  Anno  1907, 
fase,  settembre-ottobre.  —  M.  Guidi,  Un  «  bios  »  di  Costantino  {con- 
tinuazione e  fine). 

Revue  Bénédictine.  Année  XX V"  (1908),  fase.  I.  —  U.  Ber- 
LiÉRE,  Kpaves  d'Archives  pontificales  du  xiv«  siècle.  -  R.  Ancel,  Le 
Vatican  sous  Paul  IV.  -  B.  Lebbe,  recensione  di  Cabrol  :  Dictionnaire 
d'archeologie  chrótienne,  fase.  XIII.  -  Io.,  recensione  di  H.  Leclercq.: 
Manuel  d'archeologie  chrétienne.  -  Io.,  recensione  di  Hefele-Leclercq.- 
Histoire  des  conciles.  -  lo,,  »fr^««o«^  di  H.  De  Genouillac:  L'Église 
chrétienne  au  temps  de  S.  Ignace  d'Antioche.  -  Io.,  recensione  di  L.  Du- 
cheske:  Histoire  ancienne  de  l'Église,  to.  IL  -  U.  B[erlière],  recen- 
sione di  M.  Heimbucher:  Die  Orden  u.  Kongrcgationen  der  katho- 
Hschen  Kirche,  2*  voi.  -  Id.,  recensione  di  K.  Guggenberger  :  Die 
Legation  des  Kardinals  Pileus  in  Deutschland,  1 378-1 582.  -  Id.,  re- 
censione di  L.  Pastor:  Geschichtc  der  Papst  seit  dem  Ausgang  des 
Mittelalters,  IV  Band,  2'c  Abt.  -  B.  Defrenne,  recensione  di  Brauns- 
berger:  Canisii  acta.  -  P.  Bastien,  recensione  di  Piat:  Praelectiones 
ìuris  regularis;  A.  Vermeersch,  De  religiosis  Institutis  et  Personis; 
PrOmmer,  Manuale   iuris  ecclesiastici,  to.  IL  lus  regularium  speciale. 

Revue  des  études  historiques.  Année  LXXIIl*  (1907),  septem- 
bre-décembre.  -  R.  Peyre,  recensione  di  E.  Rodocanachi  :  La  femme 
italienne  à  l'epoque  de  la  Renaissance.  —  Année  LXXIV*  (1908),  mars- 
avril.  -  A.  Auzoux,  recensione  di  L.  Bréhier  :  L'Église  et  l'Orient  au 
moyen  àge.  Les  Croisades.  —  Mai-juin.  -  L.  De  Baglion,  Épisodes 
des  luttes  de  factions  en  Ombrie  au  xv^  siècle.  -  J.  Paquier,  Lettres 
familières  de  Jerome  Aléandre  (continuai^ione).  -  L.  Bactave,  recen- 
sione di  R.  Biron:  Saint  Pierre  Damien  (1007- 1072). 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXi»         17 


258 


'Periodici 


Revue  d'histoire  ecclésiastique.  Anno  1908,  n.  i.  —  Th.  Heitz. 
Les  sources  de  deux  lettres  attribuées  à  saint  Ignacc  de  Loyola.  - 
J.  Flamion,  recensione  di  P.  Allard:  Les  derniòres  persccutions  du 
troisième  siede.  -  H.  De  Jongh,  recensione  di  H.  Gkisar:  Histoire  de 
Rome  et  des  Papes  au  moyen  àge.  T.  I.  Rome  au  dcclin  du  monde 
antique.  -  A.  Wilmart,  recensione  di  J.  Chapman  :  The  condemmation 
of  Pape  Honorius.  -  M.  Legrand,  recensione  di  J.  Guiraud:  Question 
d'histoire  et  d'archeologie  chrétienne.  -  H.  Nels,  recensione  di  L.  Schia- 
PARELLi  :  I  diplomi  di  Guido  e  di  Lamberto.  -  P.  Demeuldre,  recen- 
sione di  R.  Génestal  :  Histoire  de  la  légitimation  des  cnfants  naturels 
en  droit  canonique.  -  G.  Mollat,  recensione  di  A.  Coulon  :  Lettres 
secrètes  et  curiales  du  pape  Jean  XXII  (1316-1334)  relatives  à  la 
France.  -  P.  Demeuldre,  recensione  di  N.  Valois:  Histoire  de  la 
Pragmatique  Sanction  de  Bourges  sous  Charles  VII,  -  P,  Richard, 
recensione  di  Pastor:  Geschichte  der  Pàpste  seit  dem  Ausgang  des 
Mittelalters.  Band  IV.  2*  Abt.  -  P.  Teriond,  recensione  di  L.  Madelin  : 
La  Rome  de  Napoléon.  La  domination  fran^aise  à  Rome  de  1809 
à  1814.  -  J.  Lecouvet,  recensione  di  C.  Latreille  :  Joseph  de  Maistre 
et  la  papauté.  -  P.  Demeuldre,  recensione  di  [V.  De  KermelJ  :  Le  ge- 
neral comte  de  Cathclineau.  Sa  vie  et  ses  mcmoircs.  —  N.  2.  - 
G.  Mollat,  recensione  di  L.  Marion  :  Histoire  de  l'Église.  -  H.  Cop- 
PIETERS,  recensione  di  L.  Duchesne:  Histoire  ancienne  de  l'Église.  - 
J.  Zeiller,  recensione  di  U.  Benigni  :  Storia  sociale  della  Chiesa.  To.  i.  La 
preparazione.  Dagli  inizi  a  Costantino.  -  Ch.  Michel,  recensione  di 
H,  Leclercq.:  Manuel  d'archeologie  chrétienne  depuis  les  origines 
jusqu'au  vili'  siòcle.  -  G.  Mollat,  recensione  di  Imbart  de  la  Tour: 
Questions  d'histoire  sociale  et  religieuse.  Epoque  féodale.  -  Ch.  Ter- 
LINDEN,  recensione  di  A.  Cartellieri  :  Philipp  II.  August,  Kònig  von 
Frankreich.  -  P,  Delannoy,  recensione  di  A.  Favaro:  Galileo  e  l'In- 
quisizione. Documenti  del  processo  Galileiano  esistenti  nell'  archivio 
del  S.  Uffizio  e  nell'  archivio  secreto  Vaticano  per  la  prima  volta 
integralmente  pubblicati.  -  P.  Poullet,  recensione  di  H.  BrOck:  Ge- 
schichte der  katholischen  Kirche  in  Deutschland  in  neunzehnten  Jarhr- 
hundert.  To.  III. 


Revue  historique.  .Xnnée  1908,  to.  XCVI,  —  P.  Monceaux,  re- 
censione di  A.  Harnack:  Die  Chronologie  der  altchristlichen  Litte- 
ratur  bis  Eusebius.  To.  II:  Die  Chronologie  der  Litteratur  von  Ire- 
naeus  bis  Eusebius.  -  M.  Besnier,  recensione  di  G.  Bonavenia:  La 
Silloge  di  Verdun  e  il  Papiro  di  Monza.  -  E.-Ch.  Babut,  recensione 
di  W.  K.  Boyd:  The  ecclesiastical  edictys  of  the  Theodosian  Code. - 
Id.,  recensione  di  L.  I.aunay:  Histoire  de  l'Église  gauloise  depuis  les 


'Periodici  259 


origines  jusqu'à  la  conquète  franque  (511). -L.  Halphen,  recensione  di 
I.  V.  Pflugk-Harttung  :  Die  Bullen  der  Pàpste  bis  zum  Ende  des 
zwòlften  Jahrhunderts.  -  J.  Guiraud,  recensione  di  A.  Gottlob:  Die 
Servitientaxe  im  13  Jahrhundert.  -  Io.  recensiotte  di  A.  FoLZ:  Kaiser 
Friedrich  II  und  Papst  Innocenz  IV,  Ihr  Kampf  in  den  Jahren  1244 
und  1245.  -  Id.,  recensione  di  H,  Grauert:  Meister  Johann  von  To- 
ledo. -  Id.,  recensione  di  F.  Bosdari  :  Giovanni  da  Legnano,  canonista 
e  uomo  politico   del  1300.  -  Ch.  Molinier,  recensione  di  F.  Tocco: 

l  fraticelli.  -  J.    Guiraud,   recensione   di    [ ]  :    Concilium   Basi- 

liense,  Studien  und  Qiiellen  zur  Geschichte  des  Concils  von  Basel. 
To.  IV-V.  -  G.  Constant,  recensione  di  J.  Susta  :  Die  ròmische  Curie 
und  das  Concil  von  Tricnt  unter  Pius  IV.  -  J.  Guiraud,  recensione  di 
P.  Villari  :  I  primi  due  secoli  della  storia  di  Firenze.  -  Io.,  recensione 
di  A.  Rossi:  Santa  Maria  in  Vulturella  (Tivoli);  ricerche  di  storia  e 
d'arte.  -  Io.,  recensione  di  E.  Loewinson:  Giuseppe  Garibaldi  e  la  sua 
legione  nello  Stato  romano  (1848-49).  Parte  seconda.  -  Ch.  Molinier, 
recensione  di  P.  Fredericq.:  Corpus  documentorum  Inquisitionis  hae- 
reticae  pravitatis  nccrlandicae.  Derde  deel  :  Stukken  tot  aanvulling  van 
deelen  i  en  11  (1236-1513);  algemeene  registers  op  de  drie  eerste 
deelen.  -  J.  Guiraud,  recensione  d'i  C.  WiRz:  Bullen  und  Breven  aus 
italienischen  Archiven  (1116-1623).  —  To.  XCVIl,  fase.  I.  -  Chr. 
Pfister,  recensione  di  B.  Monod:  Essai  sur  les  rapports  de  Pascal  II 
avec  Philippe  P''  (1099-1108).  -  M.  Philippson  (Bulletin  historique), 
Allemagne.  Histoire  moderne  et  contemporaine  (vi  si  parla  di  una 
pubblicazione  di  documenti  concernenti  le  relazioni  degli  Hohenzollem 
con  la  corte  romana  inserita  da  P.  Kalthoff  nel  IX  volume  delle 
«  Quellen  und  Forschunghen  aus  italienischen  Archiven  und  Biblio- 
theken  »).  —  Fase.  II.  -  A.  Luchaire,  Innocent  III  et  le  quatrième 
concile  de  Latran.  -  R.  Altamira  (Bulletin  historique).  Espagne  (vi 
si  parla  di  M.  Luna,  Don  Fedro  de  Luna  [Benedicto  XIII]  ante  la 
historia  y  el  derecho).  -  G.  Bourgin  (Bulletin  historique),  Italie.  Epoque 
contemporaine  (vi  si  parla  di  J.  Gendry,  Pie  VI,  sa  vie  et  son  pon- 
tificat.  -  A.  Mathiez,  La  France  et  Rome  sous  la  Constituante,  d'après 
la  correspondance  du  cardinal  de  Bernis.  -  I.  Rinieri,  Napoleone  e 
Pio  VII,  1804-1813.  -  H.  Welschinger,  Le  Pape  et  l'Empereur.  - 
G.  Goyau,  Un  an  de  politique  pontificale.  -  L.  Madelin,  La  Rome 
de  Napoléon.  La  domination  frangaise  à  Rome  de  1809  à  1814.  - 
E.  B0URGE01S  et  E.  Clermont,  Rome  et  Napoléon  IH.  -  G.  Macaulay 
Trevelyan,  The  Garibaldi's  defence  of  the  roman  republic.  -  R.  De  Ce- 
sare, Roma  e  lo  Stato  del  Papa,  18 50- 1870.  -  U.  Pesci,  I  primi  anni  di 
Roma  capitale,  1 870-1 878).  -  L.  Halphen,  recensione  di  F.  Chalandon  : 
Histoire  de  la  domination  normande  en  Italie  et  en  Sicile.  -  P.  BouR- 


26o 


'Periodici 


DON,  recensione  di  L.  Pastor:  Geschichte  der  Pàpste  seit  dcm  Aus- 
gang  des  Mittelalters.  To.  IV.  -  A.  Mathiez,  recensione  di  J.  Gendry: 
Pie  VI.  Sa  vie,  son  pontificai  (1717-1799).  —  To.  XCVIII,  fase.  I.  - 
A.  LucHAiRE,  Innocent  III  et  le  quatrième  concile  de  Latran  (conti- 
nuazione). -  L.  Halphen  (Bulletin  historique),  France.  Moyen  àge  (vi 
si  parla  di  J.  F.  Bòhner  und  E.  Muhluacher,  Die  Regesten  des  Kaiser- 
reichs  unter  den  Karolingern,  751-918).  -  L.  Hourticq.  (Bulletin 
historique),  Histoire  de  l'art  (vi  si  parla  di  A.  Venturi,  Storia  del- 
l'arte italiana.  To.  V.  -  H.  Cochin,  Le  bienheureux  Fra  Giovanni 
Angelico  da  Fiesole.  -  Ludwig  et  Molmenti,  Vittore  Carpaccio,  - 
G.  et  L.  Rosenthal,  Carpaccio.  -  L.  Gillet,  Raphael.  -  M.  Reymond, 
Michel-Ange).  -  Ch.  Seignobos,  recensione  di  H.-F.  Helmolt:  Welt- 
geschichte.  -  Ch.  Pfister,  recensione  di  A.  Luchaire:  Innocent  III, 
la  papauté  et  l'empire;  Innocent  III  et  la  question  d'  Orient.  -  A. 
Morel-Fatio,  recensione  di  H.  Ch.  Lea:  A  History  of  the  Inquisi- 
tion  of  Spain;  The  Inquisition  in  the  Spanish  Dependencies.  — 
Fase.  II.  -  E.  Rodocanachi,  Le  róle  du  chàteau  Saint-Ange  dans 
l'histoire  de  la  papauté  du  xiii*^  au  xv*  siècle.  -  Ch.  Lecrivain  (Bul- 
letin historique),  Antiquités  latines  (vi  si  parla  di  Ch.  Huelsen,  Die 
Ausgrabungen  auf  dem  Forum  romanum  [ 1 902-1 904].  -  D.  Vaglieri, 
Gli  scavi  recenti  nel  Foro  Romano.  -  Lanciani,  Storia  degli  scavi  di 
Roma  e  notizie  intorno  le  collezioni  romane  di  antichità,  II.  GH  ul- 
timi anni  di  Clemente  VII  e  il  pontificato  di  Paolo  III,  1 531-1543).  - 
E,  Hubert  (Bulletin  historique),  Belgique  (vi  si  parla  di  U.  Berliére, 
Inventaire  analytique  des  Diversa  Cameralia  des  archives  Vaticanes, 
au  point  de  vue  des  anciens  diocèses  de  Cambrai,  Liège,  Thérouanne 
et  Tournai.  -  Io.,  Analecta  Vaticano-Belgica.  Suppliques  de  Clément  VI. 
-  P.  Fredericq.,  Corpus  documentorum  Inquisitionis  hereticae  pravi- 
tatis  neerlandicae.  -  C.  Terlinden,  Guillaume  I•^  roi  des  Pays-Bas, 
et  l'Église  catholique  en  Belgique,  1814-1830).  -  L.-G.  Pélissier 
(Bulletin  historique),  Italie.  xv*-xvm^  siècle  (vi  si  parla  di  P.  Ecidi 
e  G.  Crocioni,  G.  B.  Belluzzi  detto  il  Sammarino.  Diario  autobiogra- 
fico (15  3 5-1 541).  -  G.  Gasperoni,  Storia  e  vita  romagnola  nel  se- 
colo XVI  (15 19-1545).  -  G.  Degli  Azzi,  Il  tumulto  del  1488  in  Pe- 
rugia e  la  politica  di  Lorenzo  il  Magnifico.  -  A.  Bernardy,  Cesare 
Borgia  e  la  repubblica  di  S.  Marino.  -  Benassi,  Storia  di  Parma, 
to.  V,  1523-1534.  -  M.  L.  Gentile,  La  politica  di  Paolo  III  nelle 
sue  relazioni  con  la  corte  Medicea.  -  Ancel,  La  question  de  Sienne 
et  la  politique  du  card.  Carlo  Caraffa  (15  56-1 5  57).  -  G.  Coggiola, 
Ascanio  della  Comia  e  la  sua  condotta  negli  avvenimenti  del  1555- 
1556.  -  P.  O.  de  Tòrne,  Tolomeo  Gallio,  cardinale  di  Como.  Étude 
sur  la  cour  de  Rome,  sur  la  secrétairie  pontificale  et  sur  la  politique 


T^er  iodici  261 


des  papes  au  xvi*  siede.  -  C.  P.  De  Magistris,  Carlo  Emanuele  I  e 
la  contesa  fra  la  repubblica  Veneta  e  Paolo  V,  1605-1607).  -  Ch. 
V.  Langlois,  recensione  di  H.  Finke  ;  Papsttum  und  Untergang  des 
Templerordens. 

Revue  (Nouvelle)  historique  du  droit  fran9ais  et  étranger. 

Anno  31"  (1907),  fase.  IV.  —  J.  Decxareuil,  Quelques  problèmes 
d'histoire  des  institutions  municipales  au  temps  de  l'empire  romain. 
L'administration  municipale  au  iv*  et  au  v'  siècles.  -  L.  Boulard, 
recensione  del  voi.  IX  degli  Atti  del  congresso  intemazionale  di  scienze 
storiche  (Roma,  1-9  aprile  1903)  (vi  si  parla  di  Ruffini,  Di  un'opera 
inedita  attribuita  ad  Incmaro  di  Reiras.  -  Bargagli-Petrucci,  Fede- 
rigo da  Siena  postglossatore  canonista.  -  Scaduto  e  Salvigli,  Que- 
stione storico-legale  delle  decime  siciliane.  -  Galante,  Diritto  eccle- 
siastico e  storia  locale.  -  G.  Arias,  La  base  delle  rappresaglie  nella 
costituzione  sociale  del  medio  evo).  -  J.  Declareuil,  recensione  di 
L.  Siciliano  Villenueva  :  Studi  sulle  vicende  del  foro  ecclesiastico 
nelle  cause  dei  chierici  secondo  il  diritto  della  Chiesa  e  la  legislazione, 
dottrina,  pratica  italiana  dalla  fine  deU' impero  carolingio  al  sec.  xiv. 
I.  Cause  civili  {continuazione).  -  Io.,  recensione  di  L.  Siciliano  Villa- 
NUEVA  :  Leggi  e  canoni  in  materia  di  diritto  privato  secondo  i  prin- 
cipali canonisti  e  legisti  del  sec.  xiii.  —  Fase.  V.  -  J.  Declareuil, 
e.  s.  —  Anno  32°  (1908),  fase.  I.  -  J.  Declareuil,  c.  s.  —  Fase.  II.  - 
J.  DudUESNE,  recensione  degli  :  Studi  giuridici  in  onore  di  Carlo  Padda 
(tre  studi  riguardano  il  diritto  canonico). 

Revue  des  questions  historiques.  To.  LXXXIII  (1908),  i"  gen- 
naio. —  P.  Allard,  La  jeunesse  de  Sidoine  Apollinaire.  -  E.  Rodo- 
canachi.  Le  chàteau  Saint-Ange  pendant  l'occupation  de  Rome  par 
les  armées  de  Charles-Quint  (i 526-1 527).  -  J.  De  La  Serviére,  Les 
idées  politiques  du  card.  Bellarmin  (Jin).  -  H.  Queintin,  Une  expli- 
cation  fantaisiste  des  origines  de  la  Toussaint.  -  P.  Allard,  recen- 
sione di  H.  DE  Genouillac  :  L'Eglise  chrétienne  au  temps  de  s'  Ignace 
d'Antioche.  -  Io.,  recensione  di  J.  Rivière:  La  propagation  du  chris- 
tianisme  dans  les  trois  premiers  siècles.  -  L.  C,  recensione  di  H.  Le- 
clercq.:  Manuel  d'archélogie  chrétienne.  -  H.  Cx)CHIN,  recensione  di 
L.  DE  Baglion  de  la  Dufferie:  Histoire  de  la  maison  de  Baglion. 
Les  Baglioni  de  Pérouse.  -  R.  Lambelin,  recensione  di  G.  Macaulay 
Trevelyan  :  Garibaldi's  Defence  of  the  Roman  Republic.  —  1°  aprile.  - 
P,  Allard,  Sidoine  Apollinaire  sous  les  règnes  d'Avitus  et  de  Majo- 
rien.  -  Id.,  recensione  di  Héfélé  :  Histoire  des  conciles.  Nouvelle  tra- 
duction  fran(;aise.   To.  I,  2^  partie.  -  L.  G.    Pelissier,    recensioni  di 


262 


T^er  iodici 


L.  ScHiAPARELLi  e  F.  Baldasseroni  :  Regesto  di  Camaldoli;  V.  Fe- 
derici, Regesto  di  S.  Apollinare  Nuovo.  —  i°  luglio.  -  P.  Allard, 
Un  nouveau  livre  sur  s**  Agnès.  -  J.-M.  Resse,  recensione  di  A.  Mor- 
TIER  :  Histoire  des  maìtres  généraux  de  l'ordre  des  Frcres  prècheurs. 
To.  Ili  (i  324-1400).  -  H.  C,  recensione  di  R.  Davidsohn  :  Geschichte 
von  Florenz.  Zweiter  Band.  Erster  Teil  :  Forschungen  zur  Geschichte 
von  Florenz.  -  P.  Pisani,  recensione  di  U.  d'Alen^on  :  Mémoires  et 
kttres  du  P.  Tìmothée  de  la  Flèche,  évéque  de  Béryte,  sur  les  aflfaires 
ecclésiastiques  de  son  temps  (1703-1730). 

Rivista  italiana  di  numismatica.  Anno  XXI  (1908),  fasci- 
coli I-II.  —  A.  LuscHiN  V.  Ebengreuth,  Il  sistema  monetario  degli 
aurei  italiani  di  Carlomagno.  -  P.  Bordeaux,  Essai  d'interprétation 
du  mot  «  Flavia  »  figurant  sur  les  triens  des  rois  Lombards  Astaulf, 
Didier  et  Carlemagne.  -  A.  CuNiETri-CuNiEm,  La  zecca  d'Alessan- 
dria (con  notizie  di  monete  imperiali).  -  O.  Vitalini,  Due  aurei  ine- 
diti della  zecca  di  Bologna  (con  notizia  di  monete  papali).  -  G.  Ca- 
stellani, Una  lettera  di  san  Carlo  Borromeo  a  proposito  della  zecca 
di  Fano.  -  C.  Serafini,  Medaglioni  capitolini.  -  G.  Ciani,  Le  monete 
del  comune  di  Cremona  dal  1155  al  1329  (monete  battute  per  privi- 
legio imperiale).  -  E.  A.  StOckelberg,  Il  punzone  di  papa  Felice  V 
a  Basilea. 


Rivista  storica  benedettina.  Anno  1908,  fase.  IX.  —  B.  Ma- 
RÉCHAUX,  Lo  spirito  di  santa  Francesca  Romana.  -  A.  Rossi,  Gli  af- 
freschi di  Tor  de'  Specchi  relativi  alla  vita  di  santa  Francesca  Ro- 
mana. -  P.  Lugano,  Santa  Francesca  Romana  nella  memoria  dei 
contemporanei  e  dei  posteri.  —  Fase.  X-XI.  -  M.  Martini,  Il  diritto 
feudale  e  l'abate  di  Cava  nel  sec.  xi.  -  P.  Lugano,  Le  tarsie  di  fra  Gio- 
vanni da  Verona  alla  camera  della  Segnatura  nel  palazzo  Vaticano.  - 
M.  P.  KuEFESTEiN,  Reliquie  e  tradizioni  domestiche  intorno  a  santa  Fran- 
cesca Romana.  -  P.  Lugano,  I  testimoni  interrogati  nel  processo 
del  145 1  per  la  canonizzazione  di  santa  Francesca  Romana.  -  P.  L[u- 
gano],  recensione  di  H.  Grisar:  Roma  alla  fine  del  mondo  antico  se- 
condo le  fonti  scritte  ed  i  monumenti.  II  ediz.,  traduz.  di  A.  Mer- 
cati. -  Id.,  recensioni  di  F.  Schneider  :  Regestum  Volaterranum.  - 
L.  ScHiAPARELLi  e  F.  Baldasseroni,  Regesto  di  Camaldoli,  voi.  I.  - 

V.  Federici,   Regesto   di  S.  Apollinare   Nuovo.  -  [ ]  recensioni 

di  P.  Ecidi,  L'archivio  della  cattedrale  di  Viterbo.  -  R.  A.  Hobart 
CusT,  Giovanni  Antonio  Bazzi,  hitherto  usually  styled  «  Sodoma  ». 
The  man  and  the  painter,  1477-1549  -  [ ]  Sommario  cronolo- 
gico dei  documenti    pontifici    riguardanti  la  congregazione    eremitica 


'^Periodici  263 


camaldolese  di  Montecorona  (15 15-1908),  -  A.  Bertini  Calosso,  Gli 
affreschi  della  Grotta  del  Salvatore  presso  Vallerano.  -  A.  Bacci,  Di 
alcune  iscrizioni  sepolcrali  nell'oratorio  detto  di  S.  Silvia  in  S.  Saba. 
-  G.  FoRNAROLi,  recensione  di  A.  Favaro:  Amici  e  corrispondenti 
di  Galileo  Galilei.  XXI.  Benedetto  Castelli. 

Rivista  storica  italiana.  Anno  XXV  (1908),  Nuova  serie, 
voi.  VII,  fase.  I.  —  L.  C.  BoLLEA,  recensione  degli  :  Atti  del  Congresso 
internazionale  di  scienze  storiche.  Roma,  1-9  aprile  1905  (vi  si  parla 
delle  memorie  di  L.  Pastor,  Biblioteche  e  archivi  privati,  e  special- 
mente delle  famiglie  principesche  di  Roma.  -  V.  Waille,  Note  sur 
une  inscription  et  des  peintures  murales  de  la  basilique  de  St-Clément 
à  Rome.  -  M.  E.  Cannizzaro,  L'  oratorio  primitivo  dì  S.  Saba.  - 
P.  D'AcHiARDi,  Gli  affreschi  di  S.  Pietro  a  Grado  presso  Pisa  e  quelli 
già  esistenti  nel  portico  della  basìlica  Vaticana.  -  V,  Waille,  Les 
voyages  de  Rabelais  à  Rome  et  l'influence  que  l'art  italìen  de  la  Re- 
naissance a  pu  exercer  sur  lui.  -  A.  Cametti,  Un  nuovo  documento 
sulle  origini  di  Giovanni  Pierluigi  da  Palestrina.  -  G.  Radiciotti, 
Teatro  e  musica  in  Roma  nel  secondo  quarto  del  sec.  xix).  -  C.  Ci- 
polla, recensione  dì  R.  Soriga:  Di  Ildebrando  suddiacono  di  S.  Ro- 
mana Chiesa  e  della  sua  leggenda.  -  P.  Spezi,  recensione  di  E.  Martin: 
Saint  Leon,  1002-1054.  -  C.  Cipolla,  recensione  di  P.  M.  Baumgarten  : 
Aus  Kanzlei  u.  Kammer.  Eròrterungen  zur  kurialen  Hof- und  Verwal- 
tungsgeschichte  im  13,  14  und  15  Jh.  Bullatores,  Taxatores  domorum, 
Cursores.  —  Fase.  II.  -  F.  Ruffini,  recensione  di  U.  Stultz:  Die  kirch- 
liche  Rechtsgeschichte.  Kirchenrechtliche  Abhandlungen.  -  C.  Rinaudo, 
recensione  di  P.  Kehr:  Regesta  pontifìcum  romanorum.  Voi.  II.  La- 
tium.  -  P.  Spezi,  recensione  di  H.  Grisar  :  Roma  alla  fine  del  mondo 
antico  secondo  le  fonti  scritte  ed  i  monumenti.  -  Io.,  recensione  di 
L.  Halphen  :  Études  sur  l'administration  de  Rome  au  moyen  àge.  - 
A.  Bonardi,  recensione  dì  A.  Zanelli  :  Pietro  Dal  Monte.  -  U.  Be- 
NASSi,  recensione  di  R.  Massignan  :  Il  primo  duca  di  Parma  e  Pia- 
cenza e  la  congiura  del  1547.  -  C  Rinaudo,  recensione  di  L.  Mac 
Intyre  :  Giordano  Bryno.  -  U.  Cosmo,  recensione  di  G.  Carbonelli  : 
Benedetto  XIV  al  battesimo  di  Carlo  Emanuele  IV.  -  P.  Spezi,  re- 
censione di  F.  Corridore:  La  popolazione  dello  Stato  romano  dal  1656 
al  1901.  -  C.  Rinaudo,  recensione  di  U.  Pesci:  I  primi  anni  di  Roma 
capitale.  -  Io.,  recensione  di  G.  B.  Pagani:  The  life  of  Antonio  Ro- 
smini-Serbati. -  Id.,  recensione  dì  M.  Rosi:  I  Cairoli. 

Rfimische    Quartalschrift.    XXII    Jahrg.    (1908),    I    Heft.  — 
A.  Bacci,  Osservazioni  sull'affresco  della  «Coronazione  di  spine»  in 


264 


Trenodia 


Pretestato.  -  A.  de  Waal,  Ubi  Petrus  baptizabat?  Ein  Sarkophag 
im  Museum  des  deutschen  Campo  Santo  (in  Kleinere  Mittalungen) 
(sarcofago  cristiano  della  fine  del  iv  sec).  -  P.  M.  Baumrgarten,  Mi- 
scellanea Cameralia  II:  I.  Wahlgeschenke  der  Pàpste  an  das  heilige 
Kollegium.  II.  Exkommunikation  von  Pràlaten  im  Jahre  1390  wegen 
Nichtzahlung  der  Servitien.  -  Ehses,  Andreas  Masius  an  Kardinal  Mo- 
rone  (lettera  di  Masio  del  1561  intorno  all' istituzione  di  una  Univer- 
sità cattolica  in  Duisburg).  -  J.  P.  Kirsch,  recensione  di  P.  M.  Baum- 
GARTEN,  Aus  Kanzlei  und  Kammer.  Eròrterungen  zur  kurialen  Hot- 
und  Verwaltungsgeschichte  im  xiii,  xiv  u.  xv  Jahrhundert.  BuUatores, 
Taxatores  domorum,  Cursores.  -  Ehses,  recensione  di  E.  Gòller  :  Die 
pàpstliche  Pònitentiarie.  I  Band.  Bis  Eugen  IV.  -  Schweizer,  recen^ 
sione  di  A.  Weiss:  Historia  ecclesiastica.  To.  I. 

Sitzungsberichte  der  Kfiniglich  Bayerischen  Akademie 
der  Wissenschaften  (Philosophisch-philologische  u.  hist.  KL). 
Jahrg.  1908,  Abh.  i.  —  H.  Prutz,  Die  Anfiinge  der  Hospitaliter  auf 
Rhods,  1310-1355. 

Sitzungsberichte  •  der  philosophisch-philolog.  u.  d.  histor, 
Klasse  d.  K.  B.  Akademie   d.   Wissenschaften   zu   Mtìnchen. 

Anno  1907.  —  J.  Friedrich,  Ueber  die  kontrovcrscn  Fragcn  ini  Lcbcn 
des  gotischen  Geschichtschreibers  Jordanes.  -  H.  Simonsfeld,  Urkun- 
den  Friedrich  Rotbarts  in  Italien.  Dritte  Folge  {Segue  :  Beilagen.  I.  Zum 
Aufenthalt  Papst  Alexanders  IH  in  Ferrara  11 77).  . 

Stimmen  aus  Maria- Laach.  Jahrg.  1908,  III  Heft.  -  C.  Blume, 
Gregor  der  Grosse  als  Hymnendichter.  —  IV  Heft.  -  O.  PfOi-F,  re- 
censione di  E.  Gòller:  Die  pàpstliclie  Pònitentiarie,  I  Bd.  Bis  Eugen  IV.  - 
Id.,  recensione  di  P.  M.  Baumgarten  :  Aus  Kanzlei  und  Kammer.  Eròr- 
terungen z.  kurialen  Hof-  und  Verwaltungsgeschichte  im  xiii,  xiv 
und  XV  Jahrhundert.  BuUatores,  Taxatores  domorum,  Cursores,  — 
V  Heft,  -•  I.  Braun,  Die  ròmische  Kapelle  Sancta  Sanctorum  und  ihr 
Schatz.  —  VI  Heft.  -  O.  PfOlf,  recensione  di  ]{.  V.  Sauerland:  Ur- 
kundea  und  Regesten  zur  Geschichte  der  Rheinlande  aus  dem  Vati- 
kanischen  Archiv.  Bd.  II-IV. 


Studi  storici.  Voi,  XVI  (1907),  fiisc.  III.  —  L.  Campana,  Mon- 
signor Giovanni  della  Casa  e  i  suoi  tempi  {continuazione).  —  Fase.  IV.  - 

L.  Campana,  c.  s.\  [ ]  recensione  della  Raccolta  di  scritti  storici  in 

onore  del  prof.  G.  Romano  (v,   tra  essi:  P.  Fedele,  Contributo  alla 
storia  economica  del  comune  di  Roma  nel  medio  evo). 


T^er  iodici  265 


Studien  und  Mitteilungen  aus  dem  Benediktiner-  und  dem 
Cistercienser-Orden.  Jahrg.  XXIX  (1908),  1-2  H.  —  Th.  BOhler, 
Kard.  Pitra  (IV).  -  P.  Bliemetzrieder,  Dcr  Briefwechsel  der  Kardi- 
nàle  mit  Kaiser  Karl  IV  betreffend  die  Approbation  Wenzels  als  Rò- 
mischen  Kònigs.  (Sommer  1 378).-].  Schmidle,  recensione  di  G.  Schwam- 
born:  Kirchengeschichte  in  Quellen  u.  Texten.  I.  T.  :  Altertum  und 
Mittelalter. 

Theologische  Quartalschrift.  XC  Jahrg.  (1908),  II  Quar- 
talheft.  —  A.  ¥,  Ludwig,  Zur  Frage  nach  der  Existenz  von  Busssta- 
tionen  in  der  abendlànd.  Kirche  (con  riferimenti  ad  una  decretale  di 
Felice  III). 

Vierteljahrschrift  fùr  Social-  und  Wirtschaftsgeschichte. 

VI  Band  (1908),  lì  Heft.  —  G.  Mollat,  Proccs  d'un  coUecteur  pon- 
tificai sous  Jean  XXII  et  BenoJt  XII.  -  Haller,  recensione  di  Ch.  Sa- 
MARAN  et  G.  Mollat  :  La  fiscalité  pontificale  en  France  au  xiv*  siècle. 

Zeitschrift   far   Katholische    Theologie.  XXXII  B.   (1908), 

II  Quartalheft.  —  P.  Sinthern,  recensione  di  A.  Kisler  :  Das  Veto  der 
katholischen  Staaten  bei  der  Papstwahl  seit  dem  Ende  des  16  Jahrhun- 
derts.  -  A.  Kròss,  recensione  di:  Nuntiaturberichte  aus  d.  Schweiz  s. 
d.  Konzil  V.  Trient.  I  Abt.  :  Die  Nuntiatur  v.  G.  F.  Bonhomini  IS79- 
1581.  Documentc.  I.  B.  Bearb.  v.  F.  Steffens  u.  H.  Reinhardt.  — 

III  Quart.  -  L.  Fonck,  recensione  di  H.  Grisar  :  Il  Sancta  Sanctorum 
ed  il  suo  tesoro  sacro  (ediz.  italiana  e  tedesca). 

Zeitschrift  fttr  Kirchengeschichte.  XXIX  B.  (1908),  II  Heft.  — 
A.  Hasenclever,  Kritische  Bemerkungen  zu  Melanchthons  Oratio  de 
congressu  Bononiensi  Caroli  Imperatoris  et  Clementis  Pontificis. 

Zeitschrift  fflr  schweizerische  Kirchengeschichte  (Revue 
d'Histoire  Ecclésiastique  Suisse).  I  Jahrg.  (1907),  I  Heft.  — 
D.  Muratore,  Il  vescovato  di  Losanna  e  i  sussidi  papali  per  la  Cro- 
ciata del  Conte  Verde.  —  II  Heft.  -  B.  Fleury,  Quelques  notes  sur 
la  fondation  et  la  suppression  du  couvent  des  Cordeliers  de  Grandson 
(con  sunto  di  lettere  pontificali  dal  12  decembre  1289  al  18  deceni- 
bre  1408.  Le  due  ultime  sono  dei  papi  avignonesi).  -  M.  Reymond, 
Un  conflit  ecclésiastique  à  Lausanne  à  la  fin  du  xii*  siècle  (con  ri- 
ferimenti ai  pontefici  e  agli  imperatori).  -  E.  Wymann,  recensione  di 
F.  Steffens  u.  H.  Reinhardt  :  Nuntiaturberichte  aus  der  Schweiz  seit 
d.  Konzil  V.  Trient.  I  Abt.  :  Die    Nuntiatur  von  Giovanni  Francesco 


266 


Periodici 


Bonhomini  1 579-1 581.  Documente.  I  Band.  —  III  Heft.  -  E.  Wy- 
MANN,  Sebastian  Werro  ùber  Pius  V  u.  Gregor  XIII.  -  Wagner,  re- 
censione di  A.  Gastoué:  Les  origines  du  chant  romain.  L'Anthipho- 
naìre  grégorien.  —  II  Jahrg.  (1908),  I  Heft.  -  J.-P.  Kirsch,  La  fisca- 
lité  pontificale  dans  les  diocèses  de  Lausanne,  Genève  et  Lion  à  la 
fin  du  xiii«=  et  au  xiv'  siede.  -  J.  Zeiller,  recensione  di  L.  Duchesne: 
Histoire  ancienne  de  l'Église,  part.  I  e  II.  —  IL  Heft.  -  J.-P.  Kirsch, 
La  fiscalité  &c.  (suite).  -  F.  D.,  recensione  di  L.  Bréhier  :  L'Église  et 
rOrient  au  moyen  àge.  Les  Croisades.  -  J.-P.  Kirsch,  recensione  di 
E.  Gòller:  Die  pàpstliche  Pònitentiarie  von  ihrem  Ursprung  bis  zu 
ihrer  Umgestaltung  unter  Pius  V.  I  B.  (fino  ad  Eugenio  IV^). 


Zeitschrift  ftìr  wissenschaftliche  Theologie.  L  Jahrg.  (N. 
F.  XV)  [1907],  III  Heft.  —  J.  DrXseke,  recensione  di  K.  Guggen- 
berger:  Die  Legation  d.  Kardinals  Pileus  in  Deutschland  1 378-1 382. 


Le  carte  del  lìionasiero  di  San  ^Paolo 
di  Roma 

DAL  SECOLO  XI  AL  XV 


tjfi-  r^onastero  di  San  Paolo,  che  oggi  si  vede  a  sini- 
1^^  stra  della  basilica  omonima,  ha  origine  dall'unione 
T^   di  due  monasteri,  sorti  presso  la  tomba  dell'apo- 
stolo (i). 

(i)  Non  è  qui  il  caso  di  parlare  di  ciascuno  di  essi,  tanto  più 
che  già  se  ne  occuparono  il  Duchesne  nel  Liber  pontificaJis,  I,  397;  II, 
44,  nota  82,  567;  il  SiCKEL  nei  Prolegomena  T^um  Liber  Diurnus,  II, 
29  sgg.  ;  pochi  anni  fa  I.  Schuster  o.  s.  B.  trattando  dell'  Oratorio  di 
Santo  Stefano  sulla  via  Ostiense...  in  Kuoi'o  Buìkttino  d'archeologia  cri- 
stiana (anno  X  (1904),  p.  185  sgg.),  e' il  Kehr,  Italia  Pontificia,  I,  Roma, 
p.  170.  Solo  resterebbe  da  confermare  l'opinione  del  Duchesne  circa 
il  luogo  occupato  dal  monastero  di  San  Cesario  che  Schuster  vorrebbe 
riconoscere  in  quel  rudero  che  oggi  rimane  nei  prati  di  Torlonia,  posto 
a  poca  distanza  dalla  facciata  della  basilica  di  San  Paolo.  Né  ci  man- 
cherebbero per  questo  documenti  nel  nostro  archivio,  per  rettificare 
questa  nota  storica,  i  quali  sono  concordi  a  localizzarlo  piuttosto  sul- 
l'attuale suolo  occupato  dal  monastero  odierno  che  altrove.  La  solita 
indicazione  e  monasterium  S.  Cesarii  ad  quattuor  angulos  »  del  Regesto 
Sublacense  (docc.  127,  139  degli  anni  967  e  961)  e  quella  di  «  monaste- 
«  riunì  S.  Pauli  ad  quattuor  angulos»,  sostituita  alla  prima,  ce  lo  as- 
sicurano. Donde  inoltre  quest'indicazione  «ad  quattuor  angulos»,  non 
è  tanto  facile  dirlo  con  certezza  :  potremmo  forse  congetturarlo  dai 
quattro  angoli  formati  da  un  quadrivio  che,  non  lungi  dalla  basilica, 
era  presso  il  ponticello,  detto  di  San  Paolo,  oppure  dai  quattro  angoli 
del  quadriportico  della  basilica. 


Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI. 


18 


268 


"B.  Trifone 


Un  passo  della  vita  di  Gregorio  II  (i)  e  la  formula  Lxxxvii 
del  Liher  Diurnus  (2),  attribuita  allo^  stesso  pontefice,  ci  ri- 
cordano quest'unione,  come  avvenuta  tra  il  715  e  il  731. 
Scopo  di  essa  fu  quello  di  dare  vita  ai  monasteri,  toglierli 
dall'abbandono,  in  cui  erano  caduti,  e  ristabilire  nello  stesso 
tempo  una  congregazione  di  monad  che  rendesse,  di  giorno 
e  di  notte,  lode  al  Signore.  Cosi  la  salmodia,  che  fu  sempre 
scopo  precipuo  dell'  istituto  monastico,  ripristinata  presso  la 
tomba  dell'apostolo,  riusciva  a  completare  l'ppera  del  clero 
secolare.  E,  se  gli  altri  monasteri  romani,  eretti  all'ombra 
delle  basiliche,  in  gran  parte  sforniti  di. mezzi,  col  tempo 
soggiacquero  a  rovina,  quasi  solo  restò  quello. di  San  Paolo 
che  tuttora  sussiste. 

Il  culto  verso  la  tomba  dell'apostolo  stava  troppo  a  cuore 
ai  sommi  pontefici,  perchè  essi  non  risparmiassero  mezzi, 
cure  ed  aiuti  per  mantenerlo  in  uno  stato  sempre  più  flo- 
rido e  decoroso.  Infatti  i  frequenti  ristauri,  operati  nella 
basilica  e  negli  annessi  edificii  ;  le    copiose  largizioni,  che 


(i)  Liber pontificalis,  ed.  Duchesse,  I,  397:  «hic  monasteria  quae 
«  secus  basilicam  Sancti  Paul!  erant  ad  solitudinem  deducta  innovavit, 
«  atquc  ordinatis  servis  Dei  monachis,  congrcgationem  post  longuni 
«  tcmpus  constituit,  ut  ibidem  die  noctuque  Deo  redderent  laudes». 

(2)  Ed.  SiCKEL,  Liher  Diurnus  Rotuanorum  poiitificum,  Vindobo- 
nae,  1889,  p.  114,  forni.  Lxxxvii  :  «quia  igitur  monasterium  Sancti 
«  Christi  martvris  Stephani  quod  intro  atrio  b.  ap.  Pauli  fundatum  est, 
«  omnino  constat  iam  elapso  tempore  congregatione  servorum  aut  an- 
«  cillarum  Dei,  nudatu  et  sollitudini,  nullo  preposito  in  eo  aut  monachis 
«  habitantibus,  traditum,  pcrmoti  proinde  cumpassione  tanti  piaculi 
«  ac  compulsi  dolore  apostolica  auctoritate  previdimus  monasterio  tibi , 
«  commisso  eundem  monasterium  sodare,  quatenus  a  presenti  ili*  in- 
<'  dictione  atque  in  perpetuum  a  te  tuisque  successoribus  cum  sibi 
«  omnibus  in  integro  subiaccntibus  disponatur,  atque  cum  Dei  timore 
«  regatur  et  vestro  coniunctum  subsistat  monasterio,  ita  ut  et  in  eodem 
«  venera(bi)li  loco  domino  Deo  nostro  laudes  exsolvere  debcatis,  nullam 
cf  vos  rationem  exinde  vel  ei  pertinentibus  nisi  solo  Deo  hac  nostra 
<<  auctoritate  solvendos  statuimus.  fabricam  autem  seu  luminariorum  con- 
«cinnationcm  indifTerenter,  vos  sine  dubio  procurantes,  efficiatur...  ». 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  269 

in  ogni  tempo  essi  fecero;  ^1  disegno  di  edificare  un  nuovo 
monastero  a  spese  dell'imperatore  Carlo  Magno;  le  pratiche 
che  ebbe  costui  con  Adriano  I  e  Leone  III  per  venirne  a 
capo(i);  la  venuta  di  sant'Oddone  (2),  di  quell'abbate  di 
Cluny  che  tanta  influenza  .esercitò  sulla  Chiesa  tutta  e  tanta 
energia  infuse  nelle  forze  infralite  della  vita  religiosa  (3); 
l'incremento  monastico  apprestato  dai  monaci  di  Gorzia, 
chiamativi  da  papa  Agapito  II  (4)  ;  l'opera  energica  ed  ef- 
ficace d' Ildebrando,  monaco  ed  arcidiacono  della  Chiesa 
Romana  (5);  la  venuta  di  san  Pietro  Pappacarbone,  abbate 
di  Cava,  richiesta'da  Urbano  11(6);  quella  di  Rofl^redo,  ab- 
bate di  Montecassino,  voluta  da  Innocenzo  III  (7),  e  di  tanti 
religiosi  illustri  per  santità  e  per  dottrina,  tolti  da  questo 
o  quel  monastero  e  messi  al  governo  di  quello  di  San  Paolo; 
l'unione  con  la  congregazione  di  Santa  Giustina,  organizzata 
da  Gabriele  Condulmer,  cardinale  di  San  Clemente,  poi 
Eugenio  IV  (8),  sono  la  prova  più  sicura  del  grande  inte- 

(1)  V.  in  Momnuenta  Germaniae  historica,  Epistoìar.  Carolini  an'i, 
II,  nn.  92,  135  (a.  796);  146,  235  (a.  798);  147,  236  (a.  798);  150,  245 
(a.  798);  1 56,  255  (a.  798);  Annaks  S.  Amaniìi  in  Mon.  Gemi.  hist.  Scri- 
ptores,  I,   14  (a.  797).  Cf.  Sickel,  Prolegomem  &c.  II,  50. 

(2)  V.  Vita  s.  Oddonis  per  Iohannes  monachus,  ed.  Migne,  P.  L. 
CXXXIII,  55;  «excerpta»  in  Mon.  Gemi.  hist.  Script.  XV,  2,  586-7; 
cf.  Jaffé-E.  n,  3314. 

(3)  V.  E.  Sackur,  Die  Cìuniacenser  in  ihrer  kirchlichen  tind  allge- 
meingeschichtlichen  ÌVirksamkdt,  Halle  A.  S.,  1892,  I,   loi. 

(4)  V.  Vita  lohannis  abhatis  Gor^iensis  in  Mon.  Gemi.  hist.  Script. 
IV,  352;  cf.  Sackur  op.  cit.  p.  112. 

(5)  V.  VitaGregorii  VII  per  Bernried  .monachus,  ed.  Migxe,  P.  L. 
CXLVIII,  43,  ed  il  ComiUentarius  in  psahnum  iX/F  Gerhohi  Reiche- 
robergensis  del  sec.  xii,  ed.  Script.  Rerum  Germ.  p.  461  :  ove  si  legge 
«  domus  quoque  b.  Pauli  ap.  per  Gregorium  VII  reparata  claret  nunc 
«in  religione  monastica». 

(6)  V.  Beda,  De  temporibus,  ed.  Gaetani  o.  s.  B.  in  Codex  Ca- 
vensis,  app.  al  to.  V,  pp.  38-9. 

(7)  V.  Elogia  abbatum  Cassinensitiin,  ms.  Cass.  n.  no;  cf.  Tosti, 
Storia  di  Montecassino.  Napoli,  1842,  II,  236-7. 

(8)  V.  in  questa  edizione  docc.  nn.  lxxvi,  xci. 


270 


^.  Trifone 


resse  che  pontefici  e  principi  riposero  nel  conservare  con 
la  tomba  dell'apostolo  tutto  ciò  che  poteva  dare  ad  essa 
lustro  e  decoro. 

Però  l'opera  loro  insieme  a  quella  che  per  tanti  secoli 
prestarono  i  monaci,  meglio  si  manifesta  mercè  i  documenti 
che  per  fortuna  finora  si  son  potuti  conservare.  Delle  carte 
esistenti  nell'archivio  del  monastero,  alcune  lo  riguardano 
più  direttamente,  altre  gli  si  riferiscono  per  i  rapporti  che 
esso  ebbe.  Del  resto  tutte  contribuiscono  ad  arricchire  la 
conoscenza  documentaria  ed  a  preparare  una  storia  della 
basilica  e  del  monastero  che  non  fu  mai  pubblicata  (i). 

Prima  che  il  ceto  monastico  intervenisse  nell'ammini- 
strazione del  patrimonio  esclusivo  della  basilica,  evidente- 
mente il  luogo  o  lo  «  scrinium  » ,  ove  i  monaci  deponevano 
i  loro  «  munimina  »,  era  distinto  da  quello  del  clero  seco- 
lare. È  risaputo  anche  che  la  «  traditio  »  si  faceva  dai  fedeli 
nella  basilica  per  tre  diverse  vie,  l'una  suU'w  altare  maius 
«  sub  quo  vel  in  quo  gloriosum  corpus  requiescit  »  ;  l'altra 
sull'altare  «ad  corpus»  o  «  confessionis  »  ;  la  terza  infine 
sugli  altri  altari.  Allorché  i  monaci,  dediti  solo  all'officia- 
tura  della  basilica,  col  privilegio  di  Gregorio  III  (73 1/4 1)  (2), 


(i)  Esiste  manoscritta  una  Memoria  della  basilica  di  S.  Paolo  nel 
cod,  Vat.  Lat.  9672,  che  l'abbate  D.  Gius.  Giustino  Di  Costanzo 
(i 738-181 3);  cf.  Faloci  Pulignani,  L'odeporico  dell' abb.  Di  Costanzo  in 
Archivio  storico  per  le  Marche  e  per  l'Umbria,  II,  510  sgg.)  ebbe  cura 
di  abbozzare  con  gran  lavoro  e  stenti.  Essa  però  era  passata  nelle  mani 
di  Francesco  Cancellieri,  al  quale  il  Di  Costanzo  l'aveva  consegnata, 
affinchè  la  perfezionasse  ed  annotasse,  e  alla  fine  per  altre  mani  alla 
biblioteca  Vaticana,  ove  oggi  si  trova.  Un  abbozzo  di  questa  Memoria 
si  rinviene  nell'archivio  Colonna  ed  un  altro  fu,  non  è  molto,  acqui- 
stato dalla  biblioteca  Casanatense,  ove  si  rinviene  sotto  indicazione 
provvisoria.  Anche  Nicola  M.  Nicolai  ci  diede  una  descrizione  Della 
basilica  di  S.  Paolo  nel  181 5,  ma  incompleta.  Sono  altre  monografie, 
molte  delle  quali  indicate  dal  Tomassetti,  Della  Campagna  Romana 
in  quc^i" Archivio,  XVII,  91  in  nota  e  dal  Kehr,  op.  cit.  I,  164. 

(2)  Cf.  Jaffé-E.  n.  2254;  Kehr,  Italia  Pontificia,  l,Roma,  p.  166. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  271 

cominciarono  a  percepire  parte  delle  sue  entrate  e  pro- 
priamente quelle  dell'a  altare  maius  »,  furono  obbligati  an- 
ch'essi ad  offrire  sette  oblate  ogni  giorno  su  sei  altari  della 
basilica  medesima.  Ma  ciò  che  in  sul  principio  era  solamente 
in  parte,  in  seguito  divenne  tutto  di  pura  amministrazione 
dei  monaci  (i);  donde  l'accentramento  di  tutto  il  materiale 
archivistico  in  un  solo  archivio,  di  cui  furono  sempre  de- 
positarli i  monaci,  destinatarii  del  resto  anche  delle  offerte 
e  dei  legati  che  generalmente  si  facevano  in  favore  del  beato 
apostolo  Paolo,  come  a  persona  vivente. 

Non  so  se  per  incuria  dei  custodi  dei  titoli  del  sacro 
patrimonio  o  per  altri  estranei  avvenimenti,  frequenti  dal- 
l'xi  a  tutto  il  XV  secolo  (2),  molte  di  quelle  carte  antiche 
fossero  venute  meno  del  tutto.  Dei  documenti  precedenti  al 
secolo  XII  non  ci  resta  che  un  piccolissimo  numero  e  di 
varia  natura;  e  cioè,  tre  iscrizioni  lapidarie  di  tre  privi- 
legi di  Romani  pontefici  ;  due  atti  nel  Regesto  Stibìacense  (3) 
di  Roizo,  abbate  di  San  Paolo  ;  un  diploma  dell'  impe- 
ratore Enrico  III,  raccolto  nel  Bullariuni  Casinense  (4), 
un  altro  di  Enrico  VI  inserito  in  quello  di  Carlo  IV  (5), 
una  bolla  autentica  di  Gregorio  VII,  un  catalogo  di  beni 
del  monaco  Oggerio  (6)  e  parecchie  copie  semplici  di  atti 

(i)  Certamente  non  prima  del  secolo  x;  giacché  troviamo  ricor- 
dato nel  Regesto  Stibìacense,  all'anno  927  (v.  doc.  62),  tre  «  filie  quod- 
«  dam  Leoni  prior  scole  confessionis  venerabilis  pasilice  B.  Pauli  apo- 
«  stoli  » . 

(2)  Cf.  G.  B.  De  Rossi,  De  origine,  historia,  indicibus  scrinii  et  hi- 
blioihecae  Sedis  apostolicae  in  Bibìiotheca  Apostolica  Vaticana,  Codices  Pa- 
latini Latini,  I,  Romae,  1886,  p.  xc. 

(3)  Ed.  Allodi  e  Levi,  Roma,  mdccclxxxv;  docc.  citati  del  se- 
colo X. 

(4)  Ed.  Margarini,  II,  Tuderti,  1670,  p.  1 1 3,  «  ex  archivio  S.  Pauli 
«  caps.  O,  n.   1-2  ». 

(5)  V.  in  questa  edizione  doc.  n.  xi. 

(6)  V.  cod.  V'at,  Lat.  3741,  ultimo  foglio.  La  copia  che  ne  fece 
il  Galletti  è  oggi  in  cod.  Vat.  Lat.  7932,  ce.  488-9. 


272 


'B.  Trifone 


riguardanti  il  castello  Baccaricia,  altri  castelli  del  territorio 
Collinense  e  la  famiglia  dei  Teobaldi  (i). 

Dei  tre  privilegi,  conservati  sul  marmo,  il  primo  è  il 
noto  precetto  di  san  Gregorio  Magno,  più  volte  pubbli- 
cato (2),  col  quale  si  ingiunge  a  Felice,  rettore  del  patri- 
monio dell'Appia,  di  togliere  da  quel  catasto  alcuni  beni  e 
assegnarli  al  patrimonio  di  San  Paolo  per  la  concinnazione 
delle  lampade  ;  il  secondo  è  un  «  breve  recordationis  »  di  Gre- 
gorio III  (3),  col  quale  si  obbligano  i  monaci,  addetti  al  ser- 
vizio della  basilica,  ad  offrire  sette  oblate  su  sei  altari  di  essa, 
in  rispetto  delle  entrate  dell'a  altare  maius  »  ;  il  terzo  è  una 
«  noticia  contestationis  »  di  Leone  IV  (4),  con  cui  si  mi- 
naccia scomunica  ai  violatori  ed  usurpatori  del  patrimonio 
della  basilica  e  a  coloro  che  con  simonia  concorrono  al- 
l'elezione di  quel  rettore. 

Notevole  inoltre  è  l'accennata  «  bulla  confirmationis  » 
di  Gregorio  VII  (5),  che  tra  gli  altri  privilegi  di  fedeli  si- 
gnori, re  ed  imperatori,  non  nominati,  conferma  quelli  dei 
sommi  pontefici  Gregorio  I  (f  604),  Pasquale  I  (f  824)  (6), 
Leone  IV  (f  855),  Marino  II  (f  946)  (7),  Agapito  II 
(7955)  (8),  Silvestro  II  (f  1003),  Leone  IX  (7  1054)  ed 

(i)  V.  in  questa  edizione  docc.  nn.  ii-x. 

(2)  Oggi  nel  museo  lapidario  Paolino  tra  i  «  Monumenta  historica 
«basilicae»;  ed.  H.  Grisar,  Anaìecla  Romana,  Roma,  1899,  I,  158  e 
tav.  ni,  n.  3. 

(})  Anche  nel  museo  Paolino,  ibidem;  ed.  Grisar,  op.  cit.  p.  169, 
tav.  Ili,  n.  3. 

(4)  Ibidem;  ed.  Grisar,  op.  cit.  p.   184,  tav.  v,  n.  i. 

(5)  V.  in  questa  edizione  doc.  n.  i.  Da  questa  bolla  fu  desunto  un 
elenco  di  beni  del  monastero  che  il  Galletti  attribuì  alla  fine  del  se- 
colo XIV,  e  trascrisse  da  un  ms.  di  S.  Paolo  (n.  241,  p.  4).  La  copia 
del  Galletti  si  trova  oggi  nel  cod.  Vat.  Lat.  7930,  pp.  203-7. 

(6)  Che  donò  la  tenuta  di  Galeria. 

(7)  Che  donò  la  città  di  Patrica  con  la  chiesa  di  San  Lorenzo. 

(S)  Che  donò  la  metà  della  città  di  Martorano.  Nel  museo  lapi- 
dario di  S.  Paolo  si  conserva  un  frammento  probabilmente  di  questo 
privilegio:  v.  Nicolai,  Delia  basilica  di  S.  Paolo,  p   221,  n,  575. 


Le  carie  del  monastero  di  S.  'Taolo  273 


Alessandro  II  (f  1073)  e  le  largizioni  di  un  cotal  Crescenzo 
di  Riccardo,  del  noto  Benedetto  Campanino  che  indossò 
l'abito  monastico  in  San  Paolo,  di  Teodoro  di  Rufino  e 
del  conte  Farulfo  che  ebbe  sepoltura  nel  monastero. 

Meno  ricco  del  resto  è  il  materiale  dei  secoli  se- 
guenti XII,  XIII,  XIV ;  ad  eccezione  della  bolla  originale  di  Ono- 
rio III  del  15  maggio  1218,  e  di  quella  di  Alessandro  IV  del- 
l' 8  giugno  1260,  non  ci  resta  infatti  che  ben  poco  (i)  e  per 
giunta  nemmeno  in  originale  ;  poiché  la  maggior  parte  dei 
documenti  fino  al  pontificato  di  Clemente  V  fu  dispersa; 
di  tante  bolle  pontificie,  dei  diplomi  degli  imperatori  En- 
rico III  e  VI,  Federico  I  (2)  &c.  non  esiste  più  altro. 

A  tanto  danno,  prodotto  da  cause  a  noi  ignote,  si  volle 
nonpertanto  riparare  in  qualche  maniera;  si  ebbero  allora 
le  trascrizioni  autentiche  delle  bolle  di  Innocenzo  III,  fatte 
dal  notaio  Nicola  Bartolomeo  di  Santo  Polo  (1362-6),  e 
quelle  del  notaio  Paolo  di  Angelo  di  Civitella  ed  Antonio 
suo  figlio,  il  quale  condotta  a  termine  l'opera  di  ristaurazione 
di  tutto  l'archivio,  affidatagli  dall'abbate  Giovanni  (3),  ottenne 
in  ricompensa  l'investitura  del  feudo  di  Civitucula.  D'altro 
canto  si  chiese  al  papa  la  conferma  delle  lettere  apostoliche 
che  più  non  esistevano  ;  ed  allora  Bonifacio  IX,  accogliendo 
le  istanze  dell'abbate  Giovanni,  ricordava  nella  bolla,  spedita 
al  monastero,  in  tal  guisa  la  notizia  della  perdita  dei  docu- 
menti :  «  cum  autem,  sicut  eadem  petitio  subiungebat,  Ut- 
«  terae  apostolicae  predecessorum  nostrorum  super  susten- 
«tatione,  exemptione  et   liberatione    huiusmodi    contectae 

(i)  Un  epistolario  di  Adenolfo  abbate  di  S.  Paolo  (a.  1521-2)  fu 
pubblicato  in  questo  Archivio  (X,  175  sgg.)  dal  Gamurrini,  Dal  cod. 
deli' Ano  elica  D,  8,  17.  Lo  spoglio  del  defunto  abbate  di  S.  Paolo-Gu- 
glielmo (t  1 568)  fu  pubblicato  nello  Spicilegio  Vaticano  (I,  60  sgg.),  dal 
P.  Palmieri,  De  executione  abhatis  S.  Patiìi  a.  Domini  M.CCC.LXVIJI 
et  die  XIII  iulii  &c.  estratto  dall'arch.  Avignonese-Vat.  433,  ce.  128  sgg. 

(2)  V.  doc.  in  questa  edizione  n.  xi. 

(5)  V.  doc.  n.  LUI  dell'anno  1593. 


274 


*B.  Trifone 


% 


«  incurata  conservatione  et  inadverientia  irrecuperabiliter  sint 
«  deperditae. . .  »  (i). 

Dato  pertanto  ordinamento  all'archivio  con  un  nuovo 
inventario,  fatto  dallo  stesso  notaio  Antonio  di  Paolo,  il  nu- 
mero delle  carte  crebbe  sempre  più,  per  l'amministrazione  o 
incorporazione  di  chiese  e  monasteri  alla  basilica  di  San  Paolo. 
Di  qui  la  presenza  delle  carte  dei  monasteri  uniti  di  San- 
t'Andrea in  Flumine  e  San  Silvestro  del  Soratte  (2)  ;  di 
San  Benedetto  di  Nepi  (3);  di  San  Clemente  di  Tivoli  (4); 
della  chiesa  di  Santa  Maria  in  Cosmedin  (5),  ed  altre  chiese 
di  Roma;  di  certe  rettorie  di  Segni,  Narni,  Rieti,  Aversa 
e  di  quelle  importanti  di  Santa  Maria  di  Canali  di  Amelia, 
di  Santa  Caterina,  San  Benigno,  Santa  Margarita,  San  Gior- 
gio, San  Bartolomeo,  San  Salvatore  e  di  alcuni  ospedali 
dei  leprosi  di  Todi,  di  Sant'Apollinare  Nuovo  di  Ravenna  (6), 
di  Santa  Maria  di  Fontevivo  in  quel  di  Parma  ;  nonché 
di  un  piccolo  numero  di  documenti  di  varie  provenienze  (7). 

(i)  V.  Margarini,  op.  cit.  II,  289;  cf.  doc.  n.  lviii. 

(2)  Di  questi  due  monasteri  ha  trattato  il  Tomassetti,  Della  Cam- 
pagna Romana,  in  quest'^rc/;n'w,  VII,  581-408  sgg. 

(3)  V.  anche  Tomassetti,  ibid.  V,  601-8  sgg.;  Kehr,  op.  cit.  II,  180. 

(4)  V.  Margarini,  op.  cit.  pp.  275-6  e  314. 

(5)  Unita  con  una  bolla  del  pontefice  Eugenio  IV  del  25  gen- 
naio 143S;  V,  doc.  n.  xcix. 

(6)  V.  Federici  ci  procurò  un'edizione  di  questo  fondo  in  Regesta 
Chaitarum  Italiae,  Regesto  di  S.  Apollinare  Nuovo,  Roma,  1907;  però 
un'altra  quarantina  di  documenti  del  medesimo  fondo,  tralasciati  per 
inavvertenza,  vedranno  anch'essi  presto  la  luce. 

(7)  Come  sarebbero  le  carte  dell'ospedale  di  S.  Maria  dei  Croci- 
feri (v.  doc.  xviii),  dei  monasteri  di  S.  Maria  di  Publica  in  quel  di 
Camerino  (v.  doc.  xxiii),  di  S.  Pietro  di  Fiorentino  (v.  doc.  xxvii)  e 
di  S.  Maria  di  Castiono  in  quel  di  Parma  (v.  doc.  Lxxx),  delle  chiese 
di  S.  Lorenzo  fuori  le  mura  di  Roma  (v.  doc.  ccxl),  della  cattedrale 
di  Cartagena  (v.  doc.  ccxlv)  e  di  S.  Pietro  de  Apicio  nel  Beneven- 
tano (v.  doc.  ccxLiv)..,  Quanto  poi  alle  carte  dei  monasteri  di  Subiaco, 
rimando  alla  mia  pubblicazione,  in  qutsto  Archivio  (XXXI,  loi  sgg.). 
Documenti  Sublacensi. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  T^aolo  275 


Data  però  l'importanza  di  alcuni  di  questi  fondi  (i)  occor- 
rerà discorrere  di  essi  separatamente  più  tardi,  facendo  pre- 
cedere per  ognuno  opportune  note  storiche  illustrative.  Il 
resto  poi,  che  riguarda,  la  maggior  parte,  il  territorio  ro- 
mano, sarà  incluso  nella  presente  raccolta. 

Pertanto  una  riflessione  va  fatta  sulla  sede  del  nostro 
archivio:  fino  al  secolo  xv  essa  fu  indubitatamente  sempre 
in  San  Paolo,  però  non  fu  così  nei  secoli  susseguenti  al- 
lorché le  scorrerie,  le  guerre  dell'Agro  romano  ed  anche 
l'aria  malsana  costrinsero  i  monaci  a  mutare  sovente  dimora, 
ora  a  San  Clemente  di  Tivoli,  ora  a  San  Crisogono,  a  Santa 
Maria  in  Cosmedin,  a  San  Saturnino  sul  Quirinale  in  Roma 
e  finalmente  a  San  Callisto  in  Trastevere.  Per  queste  trasmi- 
grazioni, almeno  di  una  parte  della  comunità  dei  monaci, 
l'archivio  dovette  subire  nuove  dispersioni  ;  tanto  che  Cor- 
nelio Margarini  (1593-1-1681)  (2),  archivista  del  monastero 
e  prefetto  di  tutti  i  tabularli  della  congregazione  Cassinese, 
vide  la  necessità  di  dare  loro  un  ordinamento;  ed  allora  fu 
che  in  San  Callisto  tutto  il  materiale  archivistico  fu  disposto 
secondo  la  varia  natura  delle  carte,  e  ogni  gruppo  di  esse 
fu  segnato  con  lettere  alfabetiche,  e  numero  progressivo; 
ma  gli  atti  pubblici  furono  confusi  con  quelli  privati.  Su 
ciascun  documento  il  Margarini  pose  una  targhetta  cartacea 
con  una  breve  notizia  del  contenuto,  che  registrò  anche  in 
un  Indice.  Queste  cose  durarono  fino  al  185 1,  quando  cioè, 
per  l'occupazione  del  palazzo  di  San  Callisto,  fatta  dai  sol- 
dati francesi,  insieme  con  tutti  i  libri  della  biblioteca,  que- 
ste carte  furono  da  costoro  trasportate  a  San  Paolo;  ove 
conservano  ancora   l'antica   disposizione,    in  attesa  di  una 

(i)  Cioè  di  quello  di  Todi,  di  Fontevivo  e  di  Amelia.  Notisi  però 
che  le  carte  di  San  Magno  di  Amelia  si  trovano  nell'  archivio  di 
S.  Paolo  almeno  fin  dal  secolo  xviii,  allorché  furono  trasportate  quivi 
da  quel  monastero. 

(2)  V.  M.  Armellini,  Bibliotheca  Benedictino-Casinensis  &c.,  Assisii, 
MDCCXxxi,  I,  140-2;  Palmieri,  Spicilegio  Vaticano,  I,  121  sgg. 


276 


'B.  Trifone 


nuova.  V  Indice  suddetto,  in  otto  volumi,  oltre  la  notizia 
dei  documenti  in  pergamena,  disposta  in  maniera  da  faci- 
litarne la  ricerca,  secondo  i  nomi  delle  persone,  dei  luo- 
ghi, comprende  anche  quella  dei  documenti  cartacei,  riu- 
niti in  circa  quattrocento  volumi,  dei  quali  purtroppo  oggi 
deploriamo  la  perdita  (i).  Di  qui  l'importanza  rara  se  non 
unica  di  alcune  notizie  di  qucsl'Indicc.  Con  esso  ci  è  ri- 
masto ancora  un  voluminoso  manoscritto  del  secolo  xviii 
di  autore  ignoto,  intitolato  Codex  dipìomaticus  basilicae  eì 
monasterii  S.  Pauìi  col  numero  366  di  quella  collezione, 
legato  in  pelle  (2).  In  esso  sono  trascritti  circa  trecento 
documenti  tra  bolle  pontificie,  diplomi  ed  atti  notevoli  ; 
comincia  col  noto  precetto  di  san  Gregorio  Magno  e  fi- 
nisce con  la  bolla  di  Innocenzo  X  del  17  settembre  1653. 
Nonpertanto  esso  alle  volte  ci  dà  documenti  di  cui  non 
possediamo  più  gli  originali.  Gli  fu  premesso  un  indice  di 
altra  mano,  diviso  in  otto  parti:  i)  «  Basilicae  et  monasterii 
«  S.  Pauli  »;  2)  «  Mon.  S.  Marie  de  Fonte  vivo  Parm.  dioe- 
«  cesis  »  ;  3)  «  Monialium  Tudertinarum  «  ;  4)  «  Appen- 
«  dix  ad  diplomata  mon.  et  bas.  S.  Pauli  »  ;  5)  «  Mon. 
«  S.  Appollinaris  Novi  de  Ravenna  »  ;  6)  «  Monialium 
«  Amerinarum  »;  7)  «  Hospitalium  leprosorum  »  ;  8)  «  Mi- 
«  scellanea  ». 

Nell'archivio  odierno  quindi,  ad  eccezione  di  un  numero 
di  circa  milleseiccntocinquanta  carte,  di  cui  se  ne  son  per- 
dute più  di  ducentocinquanta,  e  i  volumi  manoscritti  indi- 
cati, non  ci  resta  altro. 

Col  Margarini  stesso,  se  non  erro,  si  cominciò  l'edi- 
zione di  una  parte  del  materiale  archivistico  di  cui  egli 
si  servì  pel  suo  Bullarium  Casinensc  (3).  In  seguito  attin- 

(i)  V.  la  mia  nota  a  p.   102  del  voi.  XXXI  di  questo  Archivio. 

(2)  Un  altro  manoscritto  di  istrumenti  dal  1689  al  1699,  segnato 

n.  295,  anche  appartenente  a  quella  collezione,  fu  acquistato  non  è  molto. 

(}).  Cf.  in  questa  edizione  dece.  nn.  i,  iii,  vi,  xi,  xni,  xv,  xvi, 

XVII,  XXX,  XL,  LVllI,  LXXII,  LXXVII  e  vili,  LXXXIV-V-VI-VII,  XCI,  XCV-VI, 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Vaolo  277 

sero  dal  nostro  archivio  anche  il  Galletti  (i),  1'  Affò  (2), 
il  Kehr  (3),  il  Federici  (4).  Altri  invece  si  contentarono  di 
trascriverne  o  transuntarne  alcune  o  darne  una  breve  no- 
tizia, come  fecero  Felice  Contelori  (5),  Pier  Luigi  Gal- 
letti (6),  tanto  benemeriti  in  questi  studi!,  a  cui  dobbiamo 
trascrizioni  di  documenti  oggi  smarriti  (7),  e  finalmente 
D.  Gregorio  Palmieri. 

Secondo  le  norme  di  (\\.\qsi' Archivio  serberò  1'  ordine 
cronologico  ai  documenti,  come  più  corrispondente  allo 
svolgimento  reale  dei  fatti;  adotterò  anche  il  metodo  cono- 
sciuto nel  transuntare  quelli  che  sono  anteriori  al  1300; 
aggiungerò  la  notizia  dei  seguenti  fino  al  1500  in  lingua 
latina,  più  qualche  documento  per  intero  secondo  l'oppor- 
tunità (8).  Chiuderà  il  lavoro  la  notizia  Margariniana  dei 
documenti  che  mancano,  più  un  indice  dei  notai. 

San  Paolo  f.  1.  mura. 

Basilio  Trifone 

benedettino  cassincfe. 


XCIX,  CV-VI,  CXllI,  CXV-VI,  CXXVII-VIII,  CXXXII-III,  CXLIV,  CXLVI,  CLVIII, 
CLXII,    CLXXVIII,   CLXXXI,   CCXXXVI. 

(i)  Cf.  docc.  nn.  iv,  v,  vii,  viii,  xx,  xxvi,  xxix,  xxxiii,  lii-iii, 

LXIV,   XCIII,   CXLVI,   CLII,   CLV. 

(2)  Lo  vedremo  trattando  dell'edizione  delle  carte  di  Fontevivo. 

(3)  Cf.  doc.  n.  XII. 

(4)  Vedi  la  nota  precedente,  ove  si  parla  delle  carte  di  Ravenna. 

(5)  V.  cod.  Vat.  Barb.  2468  (XXXIl,  259,  olim  2485);  cf.  Nach- 
richten  von  der  Kònigl.  Gesellschaft  lier  Wissenschaften  :{ti  Gottingen, 
a.  1905,  p.  86;  archivio  Vat.  misceli,  arm.  VII,  to.   132. 

(6)  V.  codd.  Vat.  Lat.  7930,  7932,  P.  II,  III,  7952,  P.  I,  8029, 
P.  I,  II,  ed  un  inventario  delle  principali  carte  del  nostro  archivio 
dal  514  al  i^oo,  oggi  in  cod.  Vat.  Lat.  7927,  e.  276  sgg.  Cf.  Nach- 
richten  &c.  Gottingen,  a.  1903,  pp.  22-24. 

(7)  V.  nell'Appendice. 

(8)  Come  la  bolla  di  Gregorio  VII  (v.  doc.  i),  quella  di  Onorio  III 
(v.  doc.  XVI),  le  Consuetudini  stabilite  per  il  monastero  di  S.  Paolo 
(v.  doc.  xxiv),  nonché  un  inventario  dei  beni  del  monastero  di  Civita- 
castellana  (v.  doc.  XLIV). 


278  'B.   Trifone 


I. 

14  marzo   1081. 

Gregorio  VII  prende  sotto  la  sua  protezione  il  mona- 
stero di  San  Paolo  e  gli  conferma  tutti  i  suoi  beni  e  pri- 
vilegi. 

T.  2.  Copia  autentica  del  30  dicembre  1281  di  un'altra  copia  autentica  di  Matteo, 
scriniario  della  Chiesa  Romana,  ratificata  da  «  Consolinus  primiccrius  iudicum  et  scriniarius, 
«Petrus  iudcx,  lacobus  index  filius  d.  Consolini»;  trascritta  per  o  Bonagratias  alme  Urbis 
•  illustris  prefecti  notarius  de  mandato  et  auctoritate  Ugolini  Bondii,  iudicis  ordinarli,  pre- 
ti cibus  monachorum  raon.  S.  Manni  de  Amelia.  In  domo  lutii  cardinalis  de  Amelia  pre- 
«  sentibus  fr.  Bandino  Berardi  de  Amelia,  fr.  Antonio  de  Monte  Falcone  de  ord.  Predica- 
«  torura  et  Petro  magistri  Ugolini  predicti,  testibus».  Esiste  un'altra  copia  in  pergamena 
(T.   i)  del  sec.   xiv,  mutila  dalla  metà  in  giù. 

Nel  verso  di  T.  2,  due  note,  una  del  sec.  xvii  :  «  Gregorii  VII  confirmatio  bonorum 
«  omnium  sacro  mon.  S.  Pauli  concessorum  privilegiorum  exemptionum  »;  l'altra  del  sec.xvi: 
«Confirmatio  bonorum  omnium  mon.  S.  Pauli,  facta  per  Gregorium  VII  ».  In  quello  di 
T.  I  due  note,  una  del  sec.  xiv:  «hoc  cxemplum  transumpti  facti  tempore  Gregorii  pp. 
«de  bonis  et  mobilibus  S.  Pauli.  Sign.  Sig.  »  ;  l'altra  più  recente:  «Confirmatio  &c.  » 
come  sopra.  Che  il  presente  documento  si:>  interpolato  e  non  del  tutto  falso  come  opinano 
Pfi.ugk-Harttung  (//irr  Ilalicum,  Stuttgart,  1885,  p.  80)  e  Loewenfei.d  (Regista  pontifi- 
cum  Romiinorum,  1885,  n.  f  5200)  ormai  è  stato  detto  dal  Kkhr  (Italia  Pontificia,  1,  Roma, 
p.  168;  li,  Lalìum,  p.  180).  E  che  sia  interpolato  basterebbe  per  convincercene  la  sola  in- 
serzione di  «  monasterium  de  Nepe  in  Pentomn  cum  omnibus  suis  pertincntiis  »,  concesso, 
più  d'un  secolo  dopo  il  pontificato  di  Gregorio  VII,  da  papa  Innocenzo  IH,  con  una  bolla 
del   2  gennaio  1312,  data  dal  Laterano  (v.  doc.  xv). 

Trascrizione:  del  sec.  xvii,  in  cod.  Vat.  Barb.  2468,  n.  1;  e  in  cod.  Vat.  arch.  misceli, 
armad.  VII,  to.  132,  e.  i  ;  del  sec.  xviii  in  Codex  diplomaticus ,  e.  6  B  sgg.  Ediz.:  Margarini, 
Bullarimn,  II,  107,  non  poco  scorretta  ;  dalla  quale  attinsero  Nicolai,  BasJ/iVn  d»  5.  Pao/o, 
p.  44;  MiGNE,  P.  L.  CXI.V'III,  722;  Coppi,  Dissertazioni  della  pontificia  Accademia  d'ar- 
cheologia, p.  225;  «excerpta»  Cascioli,  Memorie  sloriche  di  Poli,  p.  299,  n.  4.  Per  il  resto 
cf.   Kehr,  op.   cit.   I,   Roma,  p.   168,  n.   16,  e  PapslurkuHden  in  Rem,  1900,  p.   130. 

>J<  In  nomine  Domini.  Amen.  Hoc  est  exemplum  cuiusdam  exempli 
cuiusdam  privilegii  cuius  tenor  talis  est.  In  nomine  Domini.  Amen. 
Ego  Matheus  sacrosancte  R.  E.  scriniarius  perspiciens  autenticum  pri- 
vilegium  f.  m.  domini  Gregorii  pp.  b.  Paulo  ap.  de  subscriptis  pos- 
scssionibus,  ecclesiis  et  aliis  rebus  indultum,  concessum  et  confirmatum 
atque  diligenter  inspecto  in  nulla  sui  parte  vitiatum  repperiens  ad  pe- 
titionem  conventus  monachorum  mon.  S.  Pauli  de  Urbe,  auctoritate 
subscriptorum  iudicum  habentium  ordinariam  potestatem,  ipsum  in 
formam  publicam  exemplatus  sum.  Quod  quidem  tale  est.  Domino 
sancto  ac  beatissimo  magnoque  predicatori  et  magistro  gentium  in 
fide  et  ventate,  Paulo  apostolo,  Grcgorius  indignus  servus.  Quo- 
tienscumque  tibi,   sancte  Paule  apostole,  vas  electionis,   aliquid  dari 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Vaolo  279 


videtur,  non  nostra  concedimus,  set  tua  potius  reddimus,  vel  confir- 
mamus.  Atque  ideo,  non  immerito  transitoria  et  terrena  tribuimus,  per 
quem  adipisci  celestia  et  eterna  speramus.  Nani  quid  unquam  sine 
te  nostrum  est?  Quapropter  ego  Gregorius  episcopus  servus  eius 
omniumque  servorum  Dei,  a  remedio  anime  mee  cedo,  trado  et  inrevo- 
cabiliter  largior  omnes  oblationes,  quecumque  a  tìdelibus  chrisiianis 
super  altare  tuum  oblate  fuerint,  sub  quo  sacrosanctum  corpus  tuum 
ereditar  esse  reconditum  ;  necnon  et  oblationes  confessionis  et  omnium 
altarium  tue  ecclesie,  prò  restauratione  nionasterii  et  ipsius  ecclesie 
et  substentatione  fratrum  ibidem  servientium  Deo  in  perpetuum,  siculi 
a  sanctis  antecessoribus  nostris  tibi  famulantibus  concessum  esse  co- 
gnoscitur.  Atque  totum  gualdum  qui  vocatur  Lapigio  in  integrum,  cuni 
ecclesia  S.  Proculi,  sive  quibus  aliis  nuncupatur  vocabulis,  cultum  vel 
incultum,  et  cum  omnibus  ad  suprascriptum  gualdum  generaliter  et 
integrum  pertinentibus  ;  et  medietatem  castelli  Ardie,  cum  rocca  sua, 
et  turre  malore,  cum  omnibus  suis  pertinentiis;  et  ecclesiam  S.  Marie 
in  Cannella,  cum  suis  pertinentiis;  et  massam  Fusanam,  cum  om- 
nibus suis  pertinentiis;  et  medietatem  laci  Foliani;  et  tertiam  partem 
laci  Caprulaci;  et  castrum  Velletrum,  cum  omnibus  suis  pertinentiis, 
sicut  a  sanctis  pontificibus  concessum  est;  et  in  Albano  cellam  S.  Ni- 
colai, et  cellam  S.  Marie  que  vocatur  Minor,  sitam  in  Palatio,  et  cum 
omnibus  ad  supradictas  cellas  pertinentibus;  et  in  Palatio  ecclesiam 
S.  Trinitatis,  cum  toto  eodem  Palatio;  et  massam  que  vocatur  Flo- 
riana, vel  quibus  aliis  vocabulis  nuncupatur,  cum  terris,  silvis,  campis, 
pratis,  pascuis  vel  cum  omnibus  ad  suprascriptam  massam  Florianam 
generaliter  et  integrum  pertinentibus.  Item,  casalem  quod  vocatur  Ca- 
stellione,  cum  casale  iuxta  se  quod  vocatur  Filioli,  cum  terris,  silvis, 
campis,  pratis,  pascuis  vel  cum  omnibus  ad  ipsos  pertinentibus.  Atque 
casalem  quod  vocatur  Valoranum,  cum  vineis  suis  atque  silvis  simulque 
pratis;  et  casalem  quod  vocatur  Squezanellum,  cum  suis  pertinentiis; 
et  medietatem  fundi  qui  vocatur  Draconi,  cum  omnibus  suis  perti- 
nentiis; necnon  et  castellum  quod  vocatur  Decimum,  cum  omnibus 
suis  pertinentiis,  sicuti  concessum  est  a  Crescentio  lìlio  Riccardi  ve- 
natoris.  Monasterium  quoque  Christi  martyris  Anastasii,  cum  omnibus 
suis  pertinentiis,  casis,  casalibus,  vineis,  atque  cellam  vinariam  ;  An- 
tonianum,  villam  Pertunsam,  Bifurcum,  et  Prinianum,  Cassianum,  Si- 
lonem,  Cornelium,  Tesolatam,  atque  Cornelianum,  cum  omni  iure  in- 
strumentoque  suo  et  cum  omnibus  ad  eam  generaliter  pertinentibus. 
Adicientes  etiam  buie  cessioni  hortos  duos,  positos  inler  Tyberim  et 
portas  ipsius  ecclesie,  euntibus  ad  portam  civitatis  parte  dextra,  quos 
dividit  fluvius  Almon,  Inter  affines  horti  monasteri!  S.  Stephani,  quod 
est  monasterium  ancillarum  Dei,  positi  ad  S.  Paulum  apostolum.  Et 
fundum  Pisciniani,  cum    vineis   et  hortis  suis.    Simulque  terrule    que 


i8o 


^B.  Trifone 


vocantur  Fosse  Latronis,  posile  item  iuxta  eanidem  porticum,  euntibus 
similiter  ad  portam  parte  sinistra,  ubi  nunc  vinee  facte  sunt;  que 
terrule  coherent  ab  uno  latore  possessioni  Eugenitis  quondam  Scola- 
stici, et  ab  alia  parte  possessioni  monasterii  S.  Eristi.  Item  et  mona- 
sterium  S.  Cosmati  situm  in  valle  Tibertina,  cum  omnibus  suis  perti- 
nentiis  ;  et  ecclesiam  S.  Pauli  apostoli  sitam  infra  civitatem  Tibertinam. 
Siniulque  Ansedonam  civitatem,  cum  pertinentiis  suis  et  portu  suo. 
Montem  qui  vocatur  Argentarium,  cum  lacu  Catamare,  ubi  est  ecclesia 
S.  Angeli  ;  et  medietatem  castri  Orbitelli,  cum  pertinentiis  suis;  et 
castrum  quod  vocatur  Elsa,  cum  omnibus  suis  pertinentiis.  Pari  modo 
lacum  prope  montem  Argentarium,  cum  piscariis  suis,  ita  ut  medietas 
piscium,  qui  ibi  capiuntur,  reddatur  suprascripto  monasterio  S.  Pauli 
apostoli.  Insuper  Casamariam,  cum  terris  et  familiis  suis,  sicut  in  carte 
regis  persolvere  solita  erat,  omnia  in  integrum,  sicuti  ab  imperatoribus 
et  sanctissimis  pontificibus  concessa  sunt  et  in  perpetuum  confirmata. 
Etiam  portionem  de  lacu  qui  vocatur  Dulia  ;  necnon  et  Cesinam  que 
ponitur  intcr  Piretu  ;  atque  vineas,  que  ponuntur  in  Simproniano.  In- 
super et  terram  iuxta  piscariam  seu  vineas  que  ponuntur  in  Cerba- 
rola,  et  alias  vineas  que  ponuntur  in  Querquetu.  Necnon  et  casale 
quod  vocatur  Visilianum,  cum  oratorio  Sanctorum  Ioannis,  et  Pauli, 
cum  casis  et  vineis  seu  massaritiis  et  familiis  suis  et  cum  omnibus 
ad  se  pertinentibus.  Pariterque  salinas  paria  septem  in  Urbe  Vetere,  et 
alias  salinas  positas  in  Abinea  paria  decem,  Item  casa,  massaritia,  cum 
mancipiis  suis  et  cum  omnibus  ei  in  integrum  pertinentibus;  et  alias 
salinas  paria  duo  positas  in  territorio  suprascripto.  Insuper  ecclesiam 
Sancti  Angeli  in  Simproniano,  cum  oratorio  Sancti  lohannis  posito  in 
Portu  Herculis,  omnia  iuris  proprietatis  eiusdem  monasterii.  Insuper  trado 
tibi  quatuor  molas  in  Albano,  et  unam  in  valle  Ariccia,  cum  forma 
sua,  cum  omnibus  que  tuo  iure  videtur  ibidem  habcre.  Itemque  con- 
firmamus  tibi  doctori  gentium  monasterium  Sancti  Sergii,  cum  omnibus 
suis  pertinentiis,  sitiim  in  Subura.  Et  monasterium  Sancte  Prisca,  cum 
omnibus  suis  pertinentiis.  Item  et  ecclesiam  Sancti  Foce  martvris, 
que  iuris  Sancti  Anastasii  olim  fuit.  Et  ecclesiam  Sancti  Leonis  pp. 
positam  iuxta  monasterium  Sancti  Andrec  ad  Clivum  Scauri;  nec  non 
€t  ecclesiam  Sancti  Nicolai  sitam  iuxta  formam  Claudii.  Similiter  et 
piscariam  in  flumine  Tiberis  in  Marmorata.  Seu  omnia  que  infra  Ro- 
mana urbe  a  viris  religiosis  seu  a  quibuscumque  personis  tibi  con- 
cessa sunt  corroboramus.  Insuper  curtem  Sancte  Cecilie  que  vo- 
catur de  Mega,  cum  omnibus  suis  pertinentiis,  sitam  foris  portam 
S.  Laurentii,  hiis  finibus  tcrminatam:  ab  uno  latere  flumen  Tibur, 
ab  alio  latere  rivus  Mege,  et  per  eundem  rivum  ascendit  usque  ad 
terram  S.  Lucie  de  Renati,   indeque    usque    publicam   viam,  que  vo- 


Le  carte  del  monastero  di  S.  T^aolo  281 


catLir  S.  Valentini,  et  sub  inde  descendit  usque  in  puteum  publicum, 
et  ex  eo  descendit  per  formellas  usque  in  suprascriptum  flunien  Ti- 
buris.  Fundum  vero  Paterni,  qui  similiter  situm  est  foris  portam  S.  Lau- 
rentii,  cum  terris,  pantanis,  hortis,  aquimolis,  terris  cultis  vel  incultis 
et  cum  omnibus  suis  pertinentiis.  Itemque  confirmamus  tibi  casale  de 
Salone,  cum  castello  suo  et  aquimolis  suis.  Necnon  et  aliud  casale  quod 
vocatur  Ponte  de  Nona,  Simulque  casale  quod  vocatur  Casa  Arsicia.  Quin 
insuper  concedimus  tibi  castellum  quod  vocatur  Longeze,  cum  omnibus 
suis  pertinentiis,  silvis,  campis,  pratis,  pascuis,  arboribus  pomiferis,  fru- 
ctiferis  vel  inlVuctiferis  diversi  generis,  fontibus,  rivis  aque  perhennis, 
edificiis  parietinis,  cryptis,  arenariis  et  cum  aquimolis  suis.  Simulque 
medietatem  Castelli  Novi,  cum  suis  pertinentiis.  Curtemque  et  massam 
S.  luliani,  cum  pantanis  et  silvis,  terris  cultis  et  incultis,  sicut  anti- 
quitus  limitata  fuit,  cum  medietate  laci  Borrani  :  videlicet  a  .1.  latere 
flumen  Tiburis,  a  .11.  latere  rivus  Ose,  per  eundem  rivum  usque  ad 
pontem  Sanctarum  Digne  et  Merite,  a  .111.  vero  latere  ab  eodem  ponte 
per  Scilicem  usque  ad  Pilum  fractum,  et  exinde  per  eandem  Scilicem 
in  rivum  Spineti,  .iv.  vero  latere  terniinatur  per  eundem  rivum  Spi- 
neti usque  in  Scilicinum  rivum  et  per  eundem  rivum  usque  in  flumen. 
Preterea  confirmamus  tuo  venerabili  monasterio  et  corroboramus  ca- 
stellum Passarani,  cum  rocca  sua  et  cum  omnibus  sibi  pertinentibus. 
Simulque  concedimus  tibi  roccam  que  vocatur  de  Guerro,  cum  om- 
nibus suis  pertitientiis.  Atque  medietatem  castelli  quod  vocatur  Co- 
lupna,  cum  omnibus  suis  pertinentiis  intus  vel  foris,  cum  ecclesia 
tota  Sancti  Salvatoris  et  alia  ecclesia  Sancte  Dei  genitricis  Marie  po- 
sita  in  Oliveto,  atque  ecclesia  Sancti  Laurentii  que  vocatur  Marmorio, 
cum  omnibus  suis  pertinentiis,  necnon  et  castellum  Sancti  Victorini, 
cum  omnibus  que  sibi  pertinent.  Et  in  civitate  Tiburtina  monasterium 
Sancti  Angeli  positum  in  monte  qui  vocatur  Plaiule,  roccam  quoque 
Sancti  lohannis  qui  vocatur  Camporacii,  cum  omnibus  suis  pertinen- 
tiis, poium  vero  de  Numentana,  cum  omnibus  suis  ecclesiis  atque  per- 
tinentiis ad  Campum  Rotundum  cum  ecclesia  Sancte  Reparate  atque 
silvam  que  vocatur  de  Sancta  Reparata.  In  Albano  fundum  Tribuni. 
Quin  et  dor.amus  tibi  egregie  doctori  gentium  castrum  Flaiani,  cum 
suis  pertinentiis  intus  vel  foris.  Atque  castellum  Vaccaricie,  cum 
omnibus  suis  pertinentiis.  Itemque  castrum  Morilupo,  cum  suis  perti- 
nentiis. Castrum  vero  Lepronianum,  cum  omnibus  suis  pertinentiis. 
Tertiam  partem  civitatis  Scapitinate,  cum  omnibus  suis  pertinentiis. 
Civitatem  vero  de  Colonis,  cum  omnibus  suis  pertinentiis.  Castrum 
quoque  Fornielli,  cum  omnibus  suis  pertinentiis.  Fundumque  Mace- 
ranum  positum  iuxta  ecclesiam  Sancti  Cornelii.  Monasterium  Sancti  Be- 
nedicti  de  Nepe  positum  in  Pentoma.  Massam  que  vocatur  Ulmetum, 


"B,  Trifone 


positam  in  territorio  Nepcsino.  Similiter  massani  que  vocatur  Meiana, 
posita  iuxta  Nepesinam  civitatcm.  Atque  laciim  qui  vocatur  lanuia, 
Itemque  concedimus  tibi  egregio  doctori  gentium  ecclesiam  Sancti  Stc- 
phani  cum  castello  et  burgo  suo  positum  iuxta  civitatem  Sutrinam, 
cum  terris  seu  ortis  atque  niolendinis,  vineis,  campis,  pratis,  pascuis, 
arboribus  pomiferis,  fructiferis  vel  infructìferis.  Necnon  et  confirmanuis 
tibi  fundum  qui  vocatur  Lubre,  cum  vineis  et  pratis,  cum  terris  senien- 
tàriciis,  cum  pantanis  et  paludibus  suis.  Itemque  confirmamus  tibi  he- 
reditatem  que  olim  fuit  de  Guido  de  Sergi,  postea  empta  a  mona- 
sterio  tuo,  quartam  scilicet  partem  Castellionis;  sex  pedicis  terre 
sementariciis  cum  vineis  seu  pantanis  atque  pratis,  atque  cum  parte 
quarta  rivi  Octavi;  atque  ecclesiam  Sancti  lohannis  positam  in  fundo 
qui  vocatur  Maliano,  cum  ipso  fundo,  sicuti  a  sanctis  pontificibus  con- 
cessum  est  tibi.  Itemque  in  civitate  Hostiensi,  ecclesiam  Sancte  Dei 
genitricis  Marie  domine  nostre  cum  suis  pertinentiis.  Et  uixta  mare, 
medietatem  ecclesie  Sancti  Laurentii,  sitam  in  territorio  Ardiatino. 
Atque  ecclesiam  Salvatoris  positam  in  Decimo.  Castellum  quoque  quod 
vocatur  Sanctus  Paulus  in  lana.  Terram  vero  de  Caneto,  que  est 
foris  portam  Sancti  Pauli,  iuxta  porticum,  quam  nunc  detinent  mo- 
nachi Sancti  Bonifacii.  Atque  portam  Urbis  que  vocatur  Sancti  Pauli, 
cum  redditu  suo.  Et  molas  duas  in  fluvio  Almonis  subtus  pontem,  cum 
ecclesia  Sancti  Andree.  Totumque  castellum  Sancti  Pauli  quod  vocatur 
lohannipolim,  cum  mola  iuxta  se.  Itemque  totum  castellum,  quod  vo- 
catur Curcurlum,  cum  curte  Sancti  Primi.  Et  castrum  quod  vocatur 
Polis,  et  castellum  quod  vocatur  Fustinianum.  Et  castellum  quod  vocatur 
Gallicani,  sicuti  Theodorus  de  Rufino  olim  tibi  dedit.  Civitatem  vero 
Patricam,  cum  omnibus  appendiciis  et  cum  tota  ecclesia  Sancti  Lau- 
rentii, sicuti  beatus  Martinus  papa  concessit  nionasterio  tuo.  Et  mon- 
tem  Porculi.  Atque  monasterium  Sancti  Petri  de  Massa,  situm  in  ter- 
ritorio Pelestrino.  Itemque  concedimus  tibi  Sanctam  Mariani  que  co- 
gnominatur  Domine  quo  vadis,  et  totam  planiciem  ante  ianuas  ipsius 
ecclesie,  ubi  fullones  candificant  pannos,  cum  tribus  niolendinis,  que 
ibidem  sunt.  Et  medietatem  Circi,  cum  omnibus  criptis,  ubi  lutea  vasa 
coquuntur.  Et  balneum,  quod  nunc  detinet  Gregorius  de  Tusculaija. 
Ecclesiam  quoque  S.  Salvatoris  in  capite  pontis  S.  Marie,  cum  domo 
eius.  Et  infra  Urbem  et  porticum  S.  Petri,  quinquaginta  mansiones. 
Atque  decem  et  octo  filas  salinarum  in  campo  de  Saline.  Et  casale 
quod  vocatur  Falconis  totum  ex  integro  usque  ad  pontem  Molli  et  usque 
ad  S.  Leucium.  Et  totum  Fascanorum,  et  totum  Quintum.  Et  totani 
Galeram,  cum  colonis  et  colonabus  suis,  et  omnibus  terminibus,  sicut 
concessum  est  nionasterio  tuo  a  papa  Pascasio  predecessore  nostro, 
exccpta  terra  parva,  que  ibi  detinet  S.  Sabas.  Ht  totam  massam  Cesa- 


Le  carie  del  nioiiaslero  di  S.  \PaoIo  283 


nam,  cum  colonis  et  colonabus  suis,  siculi  Benedictus  Campaninus  mo- 
nasterio  tuo  dedit  quando  effectus  est  ibidem  raonachus.  Et  totam  mas- 
sam  lulianam  cum  castello.  lulianellum,  cum  colonis  et  colonabus  suis. 
Atque  medietatem  civitatis  Manturane  et  totius  territorii  eius,  cura  co- 
lonis et  colonabus  suis,  siculi  papa  Agapilus  dedit  monaslerio  tuo,  qui 
et  alteram  medietatem  retinuit  in  dominio  suo.  Et  medietatem  pontis 
Veneni.  Et  duas  ecclesias  in  Colina,  iuxta  Vaccariciam,  cum  omnibus 
villis  suis,  idest  S.  Christina  et  S.  Lucia.  Et  quatuor  massas  in  Nazano, 
et  usque  ad  portam  ipsius  castelli  quod  vocatur  Nazanum,  et  usque  ad 
Casam  muratam;  quorum  nomina  hec  sunt:  Monumentum,  Priscianum, 
Paramentum,  Cascanum,  Casavetuli,  prope  montem  Soracti,  cum  colo- 
nis et  colonabus  suis,  que  dedit  Farulfus  comes  libi,  qui  sepultus  est  in 
monasterio  tuo.  Itemque  totum  agrum  Veranum,  ubi  ecclesia  B.  Lau- 
rentii  martyris  sita  est,  quem  Constantinus  imperator  tibi  doctori  gen- 
tium  dedit,  tali  tenore,  ut  per  singulos  annc  s  redderes  trecentos  quin- 
quaginta  soldos.  Duo  quoque  castella,  que  detinet  Raynerius  comes 
filius  Velile,  idest  mons  Pado,  et  campum  Lacum,  Grossetum;  que 
omnia  tibi  dedit  b.  m.  papa  Marinus,  cum  Elsa  malore  que  vocatur 
Crassa.  Tandem,  quia  longum  est  ire  per  singula,  summatim  confir- 
niamus  et  corroboramus  tibi  tuoque  cenobio  m  perpetuum  quicquid 
confirmatum  et  corroboratum  tibi  constat  per  antecessorum  nostrorum 
privilegia,  seu  quicquid  iustum  concessum  tibi  est,  et  deinceps  conce- 
detur  per  quorumlibet  hominum  scripta.  Ab  omni  etiam  iugo  seu 
ditione  cuiuscumque  persone  pref;itum  monasterium  hoc  privilegio 
nostre  auctoritatis  absolvimus.  Decernimus  etiam,  ut  cuncta  loca  ur- 
bana vel  rusticana,  idest  curtes,  massas,  casalia,  vineas,  terras  diver- 
saque  predia  eulta  vel  inculta,  cum  colonis  et  colonabus,  servis  et 
ancillis,  que  ab  aliquibus  fidelibus  christianis  eidem  monasterio  con- 
cessa sunt,  seu  etiam  que  a  b.  m.  octo  vidclicet  predecessoribus  nostris 
pontificibus,  Gregorio  quondam  doctore  mellifluo,  atque  Leone  IV, 
atque  Silvestro,  et  Marino,  sive  a  Leone  IX,  et  Agapito,  atque  Pa- 
scasio,  et  Alexandro,  prefato  monasterio  per  precepti  paginas  concessa 
et  confirmata  sunt,  et  etiam  que  per  aliqua  munimina  vel  precepta 
antecessorum  nostrorum  ad  eundem  pium  locum  pertinere  videntur, 
cum  magna  securitate  servitores  [tui]  loci  possideant  in  perpetuum,  ut 
nichil  omnino  de  hiis,  que  a  nostris  predecessoribus  vel  ab  aliquibus 
Deum  timentibus  inibi  concessum  est,  ullo  modo  qualibet  occasione  vel 
cupiditatis  ingenio,  alicuius  discretionis  titulo,  scilicet  de  hereditatibus 
ipsius  loci  omnino  imminuatur,  interdicentes  per  sancte  Romane 
Scdis,  quam  vos  Deo  auctore  fundastis,  auctoritatem.  Statuimus  in- 
super ut  hoc  preflitum  monasterium  nullius  alterius  ecclesie  iurisdictio- 
nibus,  nisi  Romano  pontificatui,  submittatur.  Et  ideo  omnem  cuiuslibet 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  19 


284 


^.    Trifone 


ecclesìe  sacerdotem  in  prenominato  monasterio  et  in  cunctis  eccle- 
siis  sibi  pertinentibus  qualibet  aiictoritate  habere  dictionem,  pretcr  no- 
strani Sedis  apostolico,  prohibenius  atque  terribiliter  sub  divini  iudicii 
abtestatione,  nostraque,  videlicet,  tam  Petri  coapostoli  tui,  quamque 
tua  potestate,  mihi,  quamvis  indigno,  tradita,  interdicimus  ;  et  nisi  a 
rectore  ipsius  tui  predicti  nionasterii  fuerit  invitatus,  nec  missarum 
sollempnitatem  ibidem  quis  non  presumat  celebrare  omni  modo.  Et 
ubicumque  vel  a  quocumque  episcopo  servitores  tui  voluerint  ordinari 
ad  diversos  ecclesiasticos  ordines,  vel  aitarla  edificare,  sive  chrisma 
suscipere,  liberam  habeant  facultatem.  Concedimus  etiam  tue  sancte 
congregationi,  ut  nullus  episcopus  audeat  quemquam  monachorum  vel 
clcricorum,  per  diversa  loca,  ecclesias  eidem  sacratissimo  tuo  loco  su- 
bicctas,  excommunicare,  vel  ad  sinodum  sine  licentia  sui  prelati  pro- 
vocare. Preterea  concedimus  eidem  congregationi  sacratissimi  tui  loci 
predicti  omnibus,  qui  in  perpetuum  inibi  spiritualiter,  secundum  re- 
gulam  scilicet  b.  Benedicti,  monachis  tibi  servientibus,  potestatem  eli- 
gendi sibi  specialem  sui  rectorem,  pari  modo  conimunique  Consilio,  ad 
laudem  Dei  et  salutem  suarum  animarum,  ex  eadem  videlicet  congre- 
gatione  si  inde  Inter  eos  fuerit  inventus  qui  predictum  monasterium 
secundum  Deum  regere  possit  ;  quod  si  in  eodem  monasterio  non  fuerit 
inventus  ad  regimen  quisquam  specialis  vdoneus,  quod  te  cum  omni- 
bus sanctis  iuvante  numquam  eventurum  speramus,  tunc  successor  no- 
stcr,  una  cum  specialibus  clericis  et  laycis  diversi  ordinis,  de  quocumque 
loco  potuerit,  tibi  sancte  Paule,  duci  bonorum  fortissimoque  predicatori, 
summa  cum  diligentia  dignum  ministrum  ad  regendum  tibi  servientem 
eligere  procuret.  Preterea  secundum  hoc  privilegium  nostre  aucto- 
rilatis,  et  propter  ipsius  cenobii  tui  dcvotionem,  quam  specialiter  re- 
tinemus  in  te  maxime  predicator  veritatis,  et  propter  utilitatem  illius 
monasterii,  quem  per  omnia  comprobavimus,  et  cotidie  comproba- 
mus,  remittimus  et  indulgemus  tuo  monasterio  in  perpetuum  omne 
servitium  vel  exenium,  quod  antecessoribus  nostris  et  nobis  solebat 
pcrsolvi,  ad  consuetudinem  ceterorum  monasteriorum  Romane  urbis  ; 
ita  ut  nec  vinum,  nec  verrem,  nec  vaccam,  immo  nichil  omnino  vel 
intra  aut  extra  Quadragesimam  persolvere  cogatur,  aut  faccre  aliquid 
in  Lateranensi  servitium  palatio,  nisi  forte  voluntarium.  Sitque  per  liane 
nostram  decretalem  paginam  cenobium  tuum  ab  omni  conditione, 
.  gravamine  vel  redditu  absolutum  atque  liberrimum,  secundum  quod 
ipse  libertatem  tuani,  primis  tunc  apostolis  coequans,  gloriam  tuam 
evacuare  cogentibus,  protestaris  dicens  :  «  Non  suni  liber,  non  suni  apo- 
«  stolus,  plus  enini  omnibus  laboravi».  Quod  si  quisquam  temcrarius 
parvipendens  Dei  tremendum  iudicium,  hoc  nostre  auctoritatis  ac  dile- 
ctionis  et  devotionis  erga  te  privilegium    vel    antiquorum   nostrorum 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  28  = 


predecessorum  decreta  minuerit  vel  inmutare  ad  dampnum  cenobi! 
tui  presumserit,  omnibus  modis  quod  contra  egerit  evacuetur,  atque 
anathematis  ultione  mulctatus,partem  cum  luda  traditore  Christi,  nisi 
resipuerit,  in  fine  extremi  examinis  habeat,  et  per  auctoritatem,  quam 
Deus  b.  scilicet  Petro  coapostolo  tuo  tibique  in  celo  et  in  terra  ligandi 
atque  solvendi  tribuit,  sit  a  consortio  omnium  fidelium  perhenniter  ex- 
clusus.  Insuper  et  nostro  palatio  tuoque  monasterio  centum  libras  pre- 
tiosi  auri  componere  cogatur.  Quatinus  honor  ab  omni  ecclesia  tibi 
debitus,  divina  lavante  gratia,  in  omnibus  exhibeatur,  et  laus  Dei  omni 
tempore  in  tuo  sacratissimo  monasterio  laudabiliter  celebretur. 

Scriptum  per  manus  Beniamin  notarii  sacri  palatii  in  mense  martio, 
die  .X.,  .un.  indictione. 

IL 

[Sec.   XI.] 

Rainerio  del  fu  Teuzo  dona  a  Rogata,  figlia  di  Cre- 
scenzo, «  prò  arra  »  di  ciò  che  le  deve  Berizo,  suo  figlio,  la 
metà  del  castello  di  «  Baccaricia  ». 

N.  I.  Copia  semplice  del  scc.  xiii,  mancante  JcH'actum  e  del  nome  di  colui  che 
la  trascrisse;  ma  dall'identità  della  scrittura  di  essa  con  quella  del  documento  n.  vii  si  de- 
sume che  fu  trascritta  da  Nicola,  scriniario  della  Chiesa  Romana.  Esiste  una  seconda  copia, 
anche  semplice  (N.   2),  di  altra  mano,  quasi  contemporanea  alla  prima. 

Rainerius,  nobilis  vir,  olim  Theuzi,  dono  tibi,  Rogata,  nobilissima 
puella,  Crescentii,  nobilis  viri,  prò  arra,  quod  tibi  debet  dare  Berizo  no- 
bili puero,  filio  meo,  de  uno  castello  meo,  nomine  Baccaricie,  la  me- 
dietate  in  integrum,  cum  muris  et  edificiis  suis  et  cum  omnia  la  me- 
dietatem  de  la  pertinentia  de  predicto  castello  de  la  mea  iustitia  in 
appetiatu  valientem  de  argentu  libr.  num.  .e.  Obligo  me  et  mais  he- 
redibus  in  duplum  et  melioratum  et  consimilem  locum  tibi  tuisque  he- 
redibus.  [Nicolaus  S.  R.  E.  scriniarius]. 

III. 
[Sec.  XI.] 

Rogata  di  Cencio,  detta  figlia  di  Crescenzo,  fli  dona- 
zione al  monastero  di  San  Paolo  della  metà  del  castello  di 
«  Baccaricia  » . 

N.  4.  Copia  semplice  del  sec.  xiii,  mancante  dell'actum,  trascritta  da  Nicola,  scri- 
niario della  Chiesa  Romana;  vedi  la  nota  al  documento  precedente.  Esiste  un'altra  copia 
semplice  (N.   ;)  della  stessa   mano  che  scrisse  N.   2. 


286 


"B.  Trifone 


Nel  verso  di  N.  4  una  nota  del  sec.  xiv  :  o  Girtula  quoniodo  domina  Rogata  refutasii 
■  castrum  Baccariccic  videlicet  medietatem  M  ». 

Trascrizione:  Cotìex  diplomalicus,  e.  17  b.  Ediz.  :  Margarini,  Buììarium,  II,  18;  as- 
segnata erroneamente  all'anno  774. 

Rogata,  nobilissima  Cencii,  que  de  Crescentio  vocitatur  filia,  rc- 
nuncio  et  refuto  tibi,  b,  Paule  apostole,  tuosque  successores  qui  in  tuo 
monasterio  sunt  permansuri,  in  perpetuum  dimidium  castrum,  nomine 
Baccaricie,  quod  mihi  pertinet  per  cartulam  donationis  a  qd.  Rainerio 
de  Theuzo,  propter  arra  de  (ìlio  suo  Belilo  et  olini  viro  meo.  Pena 
auri  libr.  num.  .x.  [Nicolaus  S.  R.  E.  scriniarius]. 


IV. 

[I099-III8.] 

Stefnno,  figlio  di  Tcobnldo  di  Cencio,  nlla  presenza  del 
papa  Pasquale  II,  rinunzia  al  possesso  dei  castelli  del  ter- 
ritorio CoUinense  che  Teobaldo,  suo  padre,  aveva  usurpato. 

N.  5.  G}pia  semplice  del  sec.  xiii.  Un'altra  anche  semplice  (N.  6)  della  stessa  mano 
della  prima  che  è  quella  che  trascrisse  N.  2,  3,  7,   io,   15. 

Nel  verso  di  N.  5  una  nota  del  sec.  xjv  :  o  Cartiila  quoraodo  refutatio  facta  fuit  San- 
«  cto  Paulo  de  toto  castro  Baccariccic»;  un'altra  mano  aggiunse  :  «post  sententiam  Litam 
«ab  imperatore  Frederico  B».  Nel  verso  di  N.  6  due  note  del  sec.  xiv,  una:  «Refutatio 
«facta  monasterio  Sancii  P.iuli  a  Cencio  et  Stefano  filiis  domini  Theobaldi  de  castro  Bac- 
0  cariccie  et  aliorum  castrorum  »  ;  l'altra:  «  Restitiitio  domine  Rogate  facta  monasterio 
«  Sancti  Pauli  de  medietate  castri  Baccariccie '>. 

Ediz.  Galletti,  Capetto...  con  varie  notizie  del  castello  diruto  di  Civilucula,  Roma, 
1756,  doc.  I,  p.   59.  Cf.  Kehr,  Italia  Pont.  I,  169,  n.   17. 

Nos  Stephanus,  Cencius  et  Stephanus,  filii  Theobaldi  Cencii  de 
Stephano.  Ego  Stephanus  cum  Petro  de  Rainerio  curatore  meo,  dato 
mihi  a  Leone  nomenculatore,  iudice  sacri  palatii,  ante  presentiam  Pa- 
scalis  pape  et  Leonis  primi  defensoris  et  advocatorum  Cencii  et  Petri, 
refutamus,  investientes  renuntiamus  et  in  perpetuum  observare  pro- 
mittimus  tibi  b.  Paule  apost.,  vas  electionis,  et  per  te  tuo  monasterio, 
quod  ponitur  ad  quatuor  angulos,  ubi  tuum  corpus  onorabiliter  re- 
quiescit  et  ubi  nunc  est  Anastasius  prior  et  rector  et  per  te  in  manum 
Pascalis  pape  tuorumque  ser\'itorum  in  perpetuum,  idest  :  omnia  ca- 
stella que  Theobaldus  pater  noster  per  vim  tibi  abstulit,  scilicet  ca- 
stellum  quod  vocatur  Flaianum  cortis  et  ecclesiis...  sicut  tu,  b.  Paule 
apostole,  detinuisti  antequam  pater  noster  tibi  abstulisset  ;  castrum  quod 
vocatur  Baccaricie,  Liprinianum,  ambas  Civitaculas,  scilicet  civitatem 
de  Colonis  et  Strictilianam,  in  territorio  CoUinense,  sic  reddimus  cum 
omnibus  instrumentis  cartarum.  Pena  .\x.  auri  libr. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  T^aolo  287 


V. 

Laterano,  [1099-1118.] 
Anastasio,  priore  di  San  Paolo,  per  ordine  di  papa  Pa- 
squale II,  dà  in  enfiteusi  i  castelli  di  «  Flaianum,  Baccaricia, 
«  Liprinianum,  Civitella,   Strictiniana  »  a  Cencio  e  Stefano 
di  Teobaldo. 

N.  9.  Copia  semplice  del  scc.  xm,  mancante  dell' a  e  tu  m ,  tras.;ritta  da  Nicola,  scri- 
niario  della  Chiesa  Romana;  vedi  la  nota  a!  doc.  n.  vii.  Una  seconda,  anche  semplice,  è 
nel  vfrso  di  N.  io,  di  cui  parte  è  della  prima  mano  e  parte  è  della  stessa  che  scriss*  i 
N.   1,   5.   5.  6,  7,   13. 

Ediz.  Galletti,  Cnpena  &c.  doc.   n,  p.  62.   Cf.   Kehr,  Iloìia  Poni.  I,   169,  n.  18. 

Anastasius  presbiter  et  monachus,  prior  mon.  S.  Pauli,  consensu 
suscribendorum  nionachorum  ecclesie  nostre,  precepto  Pascalis  pape  [II], 
in  curia  Lateranensi  presente  et  laudante,  locamus  Cencio  et  Stephano 
Theobaldi  Gentil  filiis,  vestrisque  filiis  filiabusve  de  legitimo  coniugio 
natis,  explete  nominate  persone,  omnia  monasterio  integraliter  rever- 
tatur,  castrum  Flaiani,  Baccaricie,  Lipriniani,  Civitella,  Strictiniana, 
posita  extra  portam  B.  Petri  apost.  territorio  Collinense;  prò  eo,  quia 
vos,  presente,  laudante  papa,  refutastis  monasterio;  onmi  anno  dare 
debetis  in  festivitate  s.  Pauli,  mense  iunio,  den.  pp.  sol.  .xxx.  Pena 
auri  lib.  .xx.  [Nicolaus  S,  R.  E.  scriniarius]. 


VI. 

Roma,  Laterano,  27  marzo  1 1 30. 

L'antipapa  Anacleto  II  conferma  al  monastero  di  San 
Paolo  tutti  i  suoi  beni  e  privilegi. 

T.  3.  Copia  autentica  del  22  ottobre  1398,  pel  notaio  «  Anthonius  magistri  Pauli  An- 
«  geli  Romanus  »,  ratificata  da  0  lacohus  lohannis  archipresbiteri  ecclesie  Ss.  Sergii  et  Bachi 
«  de  regione  Montium  de  Urbe,  generalis  auditoris  causarum  curie  Francisci  episcopi  Nolani, 
«  vicarii  generalis  prò  Bonifacio  pp.  IX  »  e  dai  notai  «  Nicolaus  Anthonii  Salomonis,  lacobus 
«A'e».  Manca  il  sigillo. 

Nel  verso  una  nota  del  sec.  xvi:  0  11 30.  Transumptum  privilegii  Anaclcti  li  in  quo 
«  cnumerantur  omnia  bona  mon.  S.  Pauli  et  praecipue  fit  mentio  castrorum  Civitcllae  et 
«  Leprignani»;  una  seconda  del  sec.  xv  :  «  S.  Manni  de  Anieria»;  una  terza  del  sec.  xvii  : 
a  1130.  Anacleti  li  antipapae  privilegium  in  quo  enumerantur  omnia  bona  mon.  S.  Pauli 
«  atque  confirmantur  u. 

Trascrizione:  Codex  diplomaticus,  e.  iSssgg.  Ediz.:  Margarini,  Bullarium,  II,  139; 
MiGNE,  P.  L.  CLXXIX,  692.  Cf.  Jafké-L.  n.  8373;  Kehr,  Papslurkunden  in  Rom,  p.  120; 
Ilalia  Poni.  1,    169,  n.    19. 


288 


'B.  Trifone 


Anacletus  [II]  episcopus  ser.  serv.  Dei,  Anastasio  abbati  S.  Pauli 
apostoli  et  fratribus  ibidem  servientibus  et  servituris.    ' 

Petitionibus  annuentes,  monasterio  concedimus  et  confirmamus 
oblationes,  quaecumque  a  fidelibus  christianis  super  ipsius  altare  maius, 
in  quo  corpus  apostolicum  requiescit,  seu  in  confessione  atque  in  reliquis 
ecclesiae  ipsius  altaribus  oblatae  fuerint,  quemadmodum  a  beato  pp.  Gre- 
gorio et  ab  aliis  post  eum  predecessoribus  nostris  Romnnis  pontificibus, 
Sylvestro,  Marino,  Leone,  Stephano,  Alexandro,  donatione  rcgum,  li- 
beralitate  principum  concessa  noscuntur. 

Datum  Laterani  per  manum  Saxonis  S.  R.  Ecclesiae  presb.  car- 
dinalis  et  cancellarii,  .vi.  kalendas  aprilis,  indictione  .viii.,  incarnationis 
Dominice  a.  .m.c.xxx.,  pont.  autem  d.  Anacleti  II  pp.  a.  .i. 

«  Ex  apostolicae  Sedis  administratione  » . 


VII. 

Laterano,  [5  aprile  11 39.] 
Azzo,  abbate  di  San  Paolo,  nel  concilio  Lateranensc, 
alla  presenza  di  papa  Innocenzo  II,  si  querela  contro  Ste- 
fano di  Teobaldo,  i  nipoti  di  lui  e  Ottaviano  di  Oddone, 
per  l'occupazione  indebita  di  una  chiesa  e  di  alcuni  castelli 
del  monastero. 

N.  8.  Gipia  autentica  del  sec.  xin  per  «  Nicolaus  S.  R.  E.  scriniarius,  qualiter  lohan- 
«  nes  presbiier  et  yconìmus  mon.  S.  Pauli  cava  monachis  ipsius  mon.  scilicet  Azone  presb., 
«Berardo  Passarani  presb.,  Gregorio  monache  et  Petro  diacono;  in  presentia  senatorum, 
«  iudicum  Carlonis  Guiscardi,  Kodulfi  Rentii,  Petri  Caraberte,  lohannis  Saxonis,  Rai» 
«  nerii  nepotis  lohannis  Pauli,  Leonis  de  Benefacta,  Gratiani  de  Tinioso,  Nicolai  Bucce- 
«  infuse  et  iudicum  Petri  primiceri!,  Roberti  primi  defensoris  et  Mardonis  protoscriniarii,  per 
«  Pctrura  Ammattaguerre  et  loh.innem  Parentii  advocatos  petcbant  a  Petro  de  Ponte  et  a 
«  Stephano  Thcobaldi  et  Florio  fratre  suo,  et  a  Cencio  Roizi  curatore  Cencii  Stephani  Theo- 
«  baldi  filli  qui  asscrebant  se  vocatione  senatorum  ad  curiam  venisse,  silicet  has  res  castruro 
«  Flaianum,  Civitellam,  Strictiniani,  et  Baccaricie  et  Castrum  Novum  ...  et  hii  omnes 
«  interfuerunt  lohannes  Petri  I.conis,  Gratianus  Ovizionis,  lordanus  Petri  Leonis,  Guido 
«Leonis  Reiaiì,  Nicolaus  Biliardc,  Petrus  de  Bono,  Romanus  S.  Pauli».  Un'altra  copia 
semplice  della  solita  mano  che  trascrisse  i  documenti  N.  2,  3,  5,  6,  10,  13,  esiste  in  N.  7. 

Nel  verso  di  N.  8,  tie  note  del  sec.  xiv:  «  Cartula  qualiter  dompnus  A(o  proposuit 
«  querimoniam  de  castro  Baccariccie  C  »:  la  seconda  della  stessa  mano  :  «  Cartula  qualiter  alia 
Il  querimonia  proposita  est  de  castro  Baccariccie  D  »;  la  terza  :  «  Oirtula  quomodo  petitio  facta 
•  fuit  illis  qui  iniuste  detinebant  castrum  Baccariccie  E  ».  Nel  vena  di  N.  7  tre  note,  due  del 
sec.  Mv:  «Querimonia  facta  a  monasterio  de  Baccariccia  advcrsus  Stcfanum  Thcobaldi  et 
«  Petrum  et  Theobaldum  •;  l'altra:  «Petitio  facta  a  monasterio  Sancti  Pauli  Petro  de  . . . 
«et  Florio  fratre  suo  de  castro  Baccaricie»;  la  terza  di  altra  mano  più  recente:  «  Con- 
«  cilium  Lateranensc  ab  Innocentio  ...  1139;  alterum  sub  Innocentio  5»  anno  ia«5  ...». 

Trascrizione:  Codex  diplom.  e.  34  a.  Ediz.  :  Gauetti,  Caftna,  doc.  in,  p.  65.  Cf. 
Kehr,  Italia  Poni.   I,    169,  n.   20. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  289 


Azzo  monasterii  B.  Pauli  ap.  abbas,  in  concilio  Lateranensi,  in 
ecclesia  Salvatoris  habito,  presidente  papa  Innocentio  et  consedentibus 
primis...  E.  R.  et  conlateralibus  episcopis,  tribus  quoque  patriarchis, 
Antioceno,  Aquilegiensi  et  G[radensi],  et  archiepiscopis,  episcopis  et  ab- 
batibus,  canonicam  et  legalem  feci  querimoniam  contra  Stephanum  Theo- 
baldi,  Theoballum  et  Petrum  nepotes  eius,  de  castro  Baccaricie,  de 
Castello  Novo,  castro  quod  dicitur  Sorbum  et  de  Numentana  contra 
Octavianum  Oddonis  et  de  castello  Sancti  Poli  in  lana  et  de  ecclesia 
B.  Angeli  in  Plaiule  qui  a  Tiburtinis  iniuste  detinentur,  ut  hec  omnia 
monasterio  nunc  iubeat  restitui,  quia  propter  Ecclesiani  hec  amisit. 


Vili. 

Roma,  S.  Paolo  [11 39-1 145.] 

Teoballo,  priore  e  rettore  di  San  Paolo,  nella  basilica 
Ostiense,  alla  presenza  del  papa  Innocenzo  II,  rinnova  l'i- 
stanza dell'abbate  Azzo,  contro  i  medesimi  usurpatori  dei 
beni  del  monastero. 

In  N.  8.  Copia  autentica  di  Nicola  scriniario  della  Chiesa  Koniana  ;  vedi  documento 
precedente.  Altra  copia  semplice  della  solita  mano  in  N.  7.  Il  Kehr  {Italia  Poni.  I,  169, 
n.  jo)  non  ha  distinta  l'istanza  di  Azzo  al  Laterano  da  quella  di  Teobaldo  in  San  Paolo, 
presentate  entrambe  al   pontefice   Innocenzo  II. 

Trascrizione:    Codfx  dìplom.  ce.  24-5.   Ediz.  Gali  etti,   Capena,  doc.  iii,  p.  67. 

Summe  pontifex  et  pater  Innocenti  et  Petro  Urbis  prefecto  et  omni 
populo  Romano,  doctor  gentium  conqueritur  et  per  monachum  Theo- 
ballum priorem  et  rectorem  cunctosque  suos  monachos  de  his  que  iniu- 
ste detinent  iustitiam  fieri  precatur  :  primum  adversus  Stephanum  Theo- 
baldi  et  Petrum  et  Theobaldum  nepotes  eius  querimoniam  facit  de  Bac- 
caricia  et  de  Castello  Novo  et  de  Tiburtinis  qui  tenent  castrum  Sancti 
Poli  et  ecclesiam  S.  Cosme  de  Vicovaro  et  S.  Pauli  et  S.  Angeli  in 
Plaiule;  et  de  Octaviano  Oddonis  de  Numentana  qui  detinet  castrum 
Nomentane;  et  de  Baronzinis  qui  detinent  partem  in  castro  Patrica; 
et  de  comite  Galene  qui  detinet  castrum  Galerie  :  nunc,  pater,  apostolo 
iubeat  restitui,  quia  propter  Ecclesiam  hec  amisit  et  quia  imperatorum 
constitutionibus  traditum  est  per  scripturam  fieri  precepit.  Hanc  recla- 
mationem  facta  fuit  in  ecclesia  B.  Pauli  ante  presentiam  episcoporum 
cardinalium  et  diaconorum  cardinalium  et  iudicum  Henrici  nomencu- 
latoris  iudicis,  Gregorii  arcarii  et  Petri  dativi  et  causidicorum  lohannis 
iudicis,  Seniorilli,  Philippi  et  Romani  de  scrin.  [Nicolaus  S.  R.  E  scri- 
niarius]. 


290 


'B.  Trifone 


IX. 

[1158-1193.] 

Cencio  del  fu  Stefano  di  Teobaldo  rinunzia,  in  favore 
di  Maccabeo,  abbate  di  San  Paolo,  al  possesso  di  «  Bacca- 
«  ricia  ». 

N.  12.  Copia  semplice  del  sec.  xiii  dello  scrini.irio  della  Chiesa  Romana,  Kicola  ;  vedi 
1.1  nota  al  doc.  n.   vii.   Una  seconda,  anche  semplice  (N.    ij),  della  stessa  mano. 

Nel  verso  della  prima  una  nota  del  sec.  xiv  :  «  Cartula  quomodo  rcfutatio  facta  ftiit 
o  de  raedictate  castri  Baccariccie  Sancto  Paulo  R  ».  In  quello  di  N.  i;  una  nota  del  scc.  xiv  : 
<•  Instrumentum  quomodo  Cencius  filius  olim  Stcphani  Thebaldi  romani  [refutavit]  mon. 
«  S.  Pauli  medietatem  castri  Bacc.tr i>, ic  ». 

Cencius  olim  Stephani  Theobaldi,  coram  Tholomeo  advocato,  re- 
nuntio  tibi  Machaoeo  abbati  monasterii  B.  Pauli  apost.  omnem  litem 
et  petitionem,  quam  coiitra  monasterium  feci,  de  tota  medietate  castri 
Baccaricie;  eo  quod  iure  transactionis  refutas  mihi,  sicut  in  mea  con- 
tinetur  cartula,  facta  per  eundem  scriniarium;  quam  refutationem  a 
me  et  meis  heredibus  promitto  tibi  et  mon.  rata  habere.  Pena  .iv.  libr. 
auri.  [Nicolaus  S.  R.  E.  scriniarius]. 


X. 

[1158-1193.] 

Maccabeo,  abbate  di  San  Paolo,  concede  nuovamente  in 
enfiteusi  i  castelli  del  territorio  Collinensc  a  Cencio  del  fu 
Stefano  di  Teobaldo,  fino  alla  terza  generazione. 

N.  II.  Copia  semplice  del  sec.  xiii  dello  scriniario  Kicola  della  Chieda  Romana. 
Esiste  un'altra  copia  semplice  (N.   io)  di  altra  mano,  conforme    ai    N.  2,   5,   $,  6,   7,    13. 

Nel  verso  di  N.  11  una  nota  del  sec.  xiv  :  a  Cartula  quomodo  locatio  facta  fuit  ab 
•  abbate  de  medietate  castri  Baccariccie  I». 

Machabeus,  abbas  mon.  B.  Pauli,  corani  Tholomeo  advocato,  lo- 
camus  Cencio  olim  Stephani  Theobaldi,  prò  te  et  filiis  tuis  legitimis  in 
tribus  generationibus,  totam  et  integram  medietatem  de  castro  Bacca- 
ricie, cum  medietate  omnium  tenimentorum  ac  pertinentiis  ;  excepta 
una  cripta  et  uno  casalino  intus  dictum  castruni,  in  quo  domum  edi- 
ficaverimus  preposito  nostro  ut  monachus  onorifice  in  ea  habitare  possit 
cum  familia  sua,  et  exceptis  iuribus  et  consuetudinibus  ecclesiarum  quc 
nobis  reservamus  ;   co   quod  tu  refutas  monasterio  .vi.  partem   castri 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  291 


quod  dicitur  civitas  Strictiniana,  ut  in  nostra  continetur  cartula  facta 
per  eundem  scriniarium,  sita  in  territorio  Baccaricie,  et  omni  anno 
monasterio  detis  .iiir.  sol.  provis.  in  festo  s.  Pauli.  Si  hanc  locationem 
vendere  volueritis,  vcndatis  pretio  .e.  sol.  prov.  ;  sed  completa  vita 
tua  et  tribus  generationibus,  heredes  dabunt  monasterio  .l.  libr.  prov. 
et  nos  vel  su(jfessores  faciemus  illis  locationem.  [\icolaus  S.  R.  E. 
scriniarius]. 

XI. 

[l  186- 1 189.] 

L' imperatore  Enrico  VI  conferma  la  sentenza  di  Fede- 
r'co  I,  suo  padre,  contro  Stefano,  Teobaldo  suo  figlio  e  i 
ncpoti,  in  favore  di  Maccabeo,  abbate  di  San  Paolo,  sopra 
i  castelli  di  «  Flaianum,  Civitella,  Structiniana,  Castellum 
«  novum  et  Vaccaricia  »  ;  nonché  quella  contro  Ottaviano 
di  Numcntana,  sopra  «  Numentana  » . 

In  T.  8.  Inserito  nel  diplom.i  originale  dell'imperatore  Carlo  IV,  del  Ji  marzo  1569 
(vedi  doc.  n.  xi.). 

Trascrizione:   Codex  diplomalicus,  ce.  40  B  e  149  a.  Ediz.  Margarini,  £u//Ar/um  Ci». 

11,   217,    assegnata   all'anno   1188. 

Henricus  VI  Romanorum  rex  augustus,  inspectis  privilegiis  attavi 
nostri  Henrici  III  et  patris  nostri  Friderici  [I]  qui  adhuc  vivit  et 
regnat,  sententiam  quam  pater  noster  tulit  prò  monasterio  S.  Pauli, 
contra  Stephanum,  Thebaldum  filium  et  nepotes  eius  Thebaldum  et 
Petrum,  super  castro  Flaiano  et  Civitella,  Structiniana  et  Castèllo  Novo 
et  Vaccaricia,  ratam  habemus  et  confirniamus  ;  similiter  sententiam  et 
ordinationem  eiusdem  patris  nostri  latam  contra  Ottavianum  de  Nu- 
mentana prò  iniusta  detentione  Numentane  firmam  servari  precipimus. 
Ad  hec  volentts  monasterium  S.  Pauli  nostre  maiestatis  gaudere  patro- 
cinio, Mach^eum  abbatem  eiusdem  mon.,  in  loco  qui  dicitur  ad  qua- 
tuor  angulcs,  cum  omnibus  fratribus  suis  in  protectione  suscipimus, 
confirmantes  eis  quecumque  illic  collata  sunt,  que  etiam  in  sacris  apici- 
bus  privilegi!  patris  nostri  designata  sunt  et  expressa,  .e.  libras  auri 
prò  pena;  dimidium  camere  nostre  et  reliquum  passo  iniuriam.  Testes 
lohannes  Tuscane  civitatis  episcopus,  Rudolfus  imperialis  aule  protho- 
notarius,  Petrus  alme  Urbis  prefectus,  Conrhadus  de  Dorniberth,  An- 
selmus  preses  Tuscie,  Vito  Fragenspanem,  Henricus  Testa  marescallus, 
Philippus  de  Bonlanden,  Marquardus  dapifer,  Sirus  Papien.,  Albertus 
Ferrarien.  regalis  curie  iudices  et  alii  complures. 


292 


"B.  Trifone 


XII. 

Roma,  San  Pietro,  28  febbraio  1196. 

Celestino  III  conferma  al  monastero  di  San  Benedetto 
«  sub  Pentoma  »,  del  territorio  Nepesino,  i  beni  ed  i  pri- 
vilegi. 

A.  I,  Originale.  La  pergamena  è  tagliata  a  mezzo  dall'alto  in  b.  sso,  e  solo  rimane 
ilellà  parte  sinistra  un  lembo  della  testata  inferiore.  Manca  la  bolla. 

Nel  verso  una  nota  del  sec.  xiv  :  «De  Sancto  Benedicto  de  Nepc  cuni  omnibus  bonis 
«  ipsius  concessum  per  Cclcstinum   pp.  » . 

Trascrizione:  Galletti,  cod.  Vat.  lat.  7932,  e.  104;  CoAex  diplitmaticus,  e.  5911. 
Ediz.  :  Kehr,  Papsturiunden  in  Rom,  doc.  45,  p.  194.  Cf.  Tomassetti,  Della  Campagna 
Romana,  in  questo  Archivio,  V,  601;  Japfé-L.  n.  17337;  PFLLGK-HARTTtNG,  Iter,  p.  353; 
Kehr,  Italia  Poni.  II,  180. 

Celestinus  [III],  episcopus  ser.  serv.  Dei,  Gregorio  Sancii  Georgii 
ad  Velum  aureuni  diacono  cardinali. 

Monasterium  Sancii  Benedicti  sub  Pentoma,  in  territorio  Nepesino, 
quod  ad  ius  Romane  Ecclesie  nullo  mediante  pertinere  dignoscitur,  [sub 
b.  Petri  et  nostra  protectione]  suscipimus;  statuentes  ut  eius  posses- 
siones  et  bona  illibata  permaneant. 

Datum  Rome  apud  Sanctum  [Petrum,  per  manum]  C[encii  S.  Lucie 
in  Orthea  diaconi  cardinalis],  domni  pp.  camerarii,  .iii.  kal.  martii, 
ind.  .xiiii.,  incarnationis  Dominice  anno  .M.c.xc.v.,  pont.  vero  d.  Ce- 
lestini pp.  [Ili  an.  .v.J. 

«  Quotiens  a  nobis  ». 


XIII. 

Ferentino,  13  giugno  1203. 

Innocenzo  III  prende  sotto  la  sua  protezione  il  mona- 
stero di  San  Paolo  e  gli  conferma  tutti  i  suorbeni  e  pri- 
vilegi. 

T.  i!t.  G)pia  autentica  del  26  novembre  1362,  per  «  Nicotaus  Bartholomei  Pctricche 
«de  S.  Polo  imp.  auct.  notarius»,  ratificata  da  •  lohannes  episcopus  Urbcvetan.  ac  Scdis 
«  apostolice  in  alma  Urbe  eiusque  suburbits  et  districtu  vicarius,  Kome  in  palatiis  S.  Blasii 
«  in  Gtntusecuto  prò  tribunali  svdens  »,  «  iratribus  Ceccho  de  Lombardìs  o.  s.  B.  et  Raynucio 
*  de  Monte  Falcone  o.  Her.  s.  Aug.  ac  Oddone  de  Viterbio  testibus  »  e  dai  notai  <  lo- 
«  hanncs  lohannis  de  Monasterio  derven.  clcricus  Cathalaun,  dioecesis,  lohannes  dictus 
«  Hellius  de  Sorra  cler.  Cimeraccn.  diocc,  Guillclmus  de  Clauliaco  cler.  Ruthen.  dioecesis  •. 
[Sig.].  Vedi  in  nota  al  doc.  n.  xvi. 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  293 


Trascrizione:  cod.  Vat.  Barb.  2468,  11.  16;  cod.  Vat.  arch.  misceli,  arni.  VII,  to,  132, 
ce.  16,  72  e  79;  Codex  dipìom.  e.  41;  A.  Ediz.  Margarini,  Biillarium,  1,  25  «ex  archivio 
o  Vaticano));  Regeslum  Innocenlii  111,  e.  66.   Cf.  Potthast,  n.   1935. 

Domino  sancto  . . .  doctori  Paulo  apostolo,  Innocentius  [III]  in- 
dignus  episcopus  ser.  serv.  Dei.  Monasterium  ad  ius  et  proprietatem 
apostolice  Sedis  iure  pertinens  sub  b.  Petri  et  nostra  protectione  su- 
scipimus  ;  statuentes  ut  ordo  monasticus  secundum  b.  Benedicti  re- 
gulam  inviolabiliter  observetur,  possessiones,  quecumque  bona  mona- 
sterium possidet  aut  poterit  adipisci  illibata  perseverent.  In  primis 
propriis  duximus  vocabulis  exprimenda  &c. 

Datum  Ferentini,  per  manum  lohannis  S.  R.  E.  subdiaconi  et  no- 
tarii,  idus  iunii,  indictione  .vi.,  incarn.  dominice  a.  .M.cc.iii.,  pont. 
vero  d.  Innocentii  pp.  Ili  a.  .vi. 

«Cum  aliqua  tibi  ». 


XIV. 

30  gennaio  121  r. 

Simeone  del  fu  Fadolfino  vende  ad  Andrea  e  Giovanni 
fratelli  due  terre  poste  «  ad  Forcellense  »  in  Ponzano,  un'altra 
«  in  valle  montis  S.  Antimi  »   e  una  cripta  «  in  Cesula  ». 

Senza  segnatura.  Originale,  mancante  dell'actum. 

In  nomine  Domini.  A.  .m.cc.xi.,  mense  ianuarii,  die  .xxx.,  indi- 
ctione .xiiii.  et  anno  .xiii.  pont.  Innocenti!  Ili  pp.  Ego  Simeon  olim 
Fadolfini,  iure  venditionis,  ad  proprietatem  do  Andree  et  lohanni  fra- 
tribus,  unicuique  prò  medietate,  vestrisque  heredibus  in  perpetuum,  filii 
olim  Asproni  [. ..]  et  per  lohannem  baronem  procuratorem  investio 
terram  positam  in  tribus  locis,  duo  ad  Forcellense,  in  nomine  Pongano, 
finem  unius:  a  capite  et  a  .1.  sunt  vie,  ab  .1.  latere  Berardus  Petri  de 
Francisco  tenet,  ab  aio  Berardus  lohannis;  finem  alterius:  a  tribus 
lateribus  est  res  comunis  Ponciani,  a  .iv.  est  via  ;  aliam  rem  in  valle 
montis  S.  Antimi  :  a  capite  heredes  Simeonis,  ab  latere  heredes  lo- 
hannis Fadolfini,  ab  alio  latere  est  res  comunis;  pretio  ,xvi.  sol.  proven. 
sabin.  et  .vi.  sol.  quos  a  vobis  accepi.  Item,  vendo  vobis  octavam 
partem  unius  cripte  positam  in  Cesula.  Sub  pena  dupli  prefati  pretii. 
Aspro  lohannis  Gaudis,  Berardus  lohannis  Angeli,  Enricus  Petri  En- 
rici,  Leonardus  lordani  testes. 

Ego  Thomas  (M.)  Dei  gratia  S.  R.  E.  et  Sabinensis  comitatus 
iudex  et  scriniarius,  rogatus,  hoc  instrumentum  propria  manu  scripsi. 


294 


"B.  Trifone 


XV. 

Roma,  Laterano,  2  gennaio  12 12. 

Innocenzo  III  unisce  ni  monastero  di  San  Paolo  quello 
di  San  Benedetto  «  sub  Pentoma  » ,  nel  territorio  Nepesino. 

A.  2.  Copia  autentica  del  28  novembre  1566,  pel  notaio  o  Nicolaus  Bartholomei  Pe- 
•  tricche  de  Santo  Polo»,  ratificata  dai  notai  b  Antonius  Lotii  magistri  Cccchi  de  Civitella 
o  S.  Pauli,  Garnerius  lohannis  de  Mariulla  clericus  diocc.  Trcviren.»   [Sig.]. 

Nel  verso  due  note  del  sec.  xv,  una  :  n  Unio  facta  de  monastcrio  S.  Bcncdicti  de 
«  Pentoma  in  territorio  Nepesino  cum  suis  bonis  et  pertinentiis  hic  nominati^  mon.  S.  Pauli 
«extra  Urbera  »  ;  l'altra:  a  Bulla  confirmatoria  Innocentii  pp.  de  bonis  mon.  S.  Pauli»; 
una  terza,  del  sec.  xvii:  «  1211.  Innocenti!  111.  Unio  abbatiae  S.  Benedicti  Nepcsini  mon. 
«  S.   Pauli  de  Urbe».  Nella  testata  inferiore  del  verso  v'è  un  grosso  E. 

Trascrizione:  del  Galletti,  cod.  Vat.  Lat.  R029,  P.  I,  ce.  6-11;  Codex  diplom. 
ce.  57  A  e  60  A.  Ediz.  Margarini,  Bullarium,  11,  242;  Galletti,  Del  Primicerio  della 
S.  Sede...,  Roma,  1776,  doc.  Lxviii,  p.  ^33;  cf.  Potthast,  n.  4J54;  Tomassetti,  Della 
Camp.  Rom.  in   questo  Archivio,  V,  608  sgg. 

Innocentius  [III]  episcopus  ser.  serv.  Dei,  lohanni  abbati  et  con- 
ventui  S.  Pauli.  Monasterium  S.  Benedicti  sub  Pentoma,  constructum 
in  territorio  Nepesino,  quod  ad  ius  Ecclesie  Romane  nullo  mediante 
dinoscitur  pertinere,  sicut  in  privilegio  b.  m.  Celestini  pp.  [IIIJ  con- 
tinetur,  vobis  duximus  concedendum,  ut  per  monachos  vestros  de  cetero 
idem  monasterium  ordinetur;  sub  b.  Petri  et  nostra  protectione  susci- 
pimus,  statuentes  ut  possessiones  ac  quecumquc  bona  illibata  perma- 
neant. 

Datum  Laterani,  per  manum  lohannis  S,  Marie  in  Cosmedin 
diac.  cardinalis  S.  R.  E.  cancellarii,  .iv.  nonas  ianuarii,  indictione  .xv,, 
incarn.  dominice  a.  .M.cc.xi.,  pont.  vero  d.  Innocentii  pp.  Ili  a.  .xiv. 

«Illos  Christiana  devotio». 


XVI. 

Roma,  S.  Pietro,  15  maggio  12 18. 

Onorio  III  prende  sotto  la  sua  protezione  il  monastero 
di  S.  Paolo  e  gli  conferma  tutti  i  suoi  beni  e  privilegi, 
«  ad  exemplar  »  della  bolla  di  Innocenzo  III. 

T.  5.  Originale.  Esistono  due  copie  semplici  in  pergamena,  l'una  (T.  6)  del  sec.  xiv, 
e  l'altra  (T.  4)  del  sec.   xv. 

Nel  verso  di  T.  ^  sono  tre  note,  una  del  sec.  xvi:  «  tii8.  Priviicgiura  Honorii  pp.  Ili, 
«  spcctat  mon«stcrio  S.  Pauli.  Futt  transuroptatum  »  ;  l'altre  due^del  sec.  xvii  :  >  1218, 
»  mali   15.  Gregorii  pp.  VII  confirmatio  privilegii  mon.  S.  Pauli  •  ;   «  Conlirmatio  honorum 


Le  carie  del  monastero  di  S.  'Paolo  295 


«omnium    sacro  mon.    S.  Pauli   conccssorum    privilegiorum   excmptionum  ».  Quest'ultima 
nota  è  stata  scritta  anche  nel  verso  delle  altre  due  pergamene  (T.  4,  6). 

Trascrizione:  cod.  Vat.  arch.  misceli,  arm.  VII,  to.  132,  ce.  67-72;  Codex  diplom. 
e.  68  B.  Ediz.  Margarini,  Bullnrium,  1,  31,  senza  le  firme  dei  c.irdinali.  Cf.  Potthast, 
n.   5794;  Pressltti,  Regestum  Honorii  III,  I,  n.    1335. 

Diamo  le  varianti  della  bolla  di  Innocenzo  III  (v.  doc.  xiii). 

Domino  sancto  meritoque   beato   predicatori  precipuo  egregioque 
doctori  Paulo  apostolo,  Honorius  indignus  episcopus  servus  servorum 
Dei,  reverentie  votum,  cum  devotione  perenni.  Cum  aliqua  tibi,  bea- 
tissime Paule,  vas  elcctionis  et  gratie  predicator,  per    privilegii    pagi- 
nam  conferre  videmur,  non  nostra  concedimus,  scd  tua  potius  confir- 
mamus  ;  quia  bona  omnia,  que  habemus,  tuis  (a)  intervenientibus  meritis,  a 
Patre  luminum,  a  quo  est  omne  datum  optimum  et  omne  donum  per- 
fectum,  nos  accepisse  fatemur;  ideoque  magis  tua  reputamus  esse,  quam 
nostra  ;  et  utinam  ita  nostra  sint  tua,  ut  tua  quoque  sint  nostra  ;  qua- 
tinus  qui  tuum  officium  exequendum  suscepimus,  ad  tuum  ctiam  susci- 
piamur  consortium  obtinendum.  Sacratissimum  itaque  monasterium,  in 
quo  tuum   venerabile  corpus,  celebri   memoria,   requiescit,  ad   ius   et 
proprietatem  apostolice  Sedis  iure  pertinens  speciali,  ad  exemplar  fel. 
ree.  Innocentii  pp.  Ili,  sub  beati  PetriC')  et  nostra  protectione  suscipimus, 
et  presentis  scripti  privilegio  communimus.  In  primis  siquidem  statucn- 
tes,  ut  ordo  monasticus,  qui  secundum  Deum,  et  beati  Benedicti  regu- 
lam  in  eodem  loco  institutus  esse  dignoscitur,  perpetuis  ibidem  tem- 
poribus  inviolabiliter  observetur.    Preterea   quascumque    possessiones, 
quecumque  bona  idem  monasterium  in  presentiarum  rationabiliter  pos- 
sidet  aut  in  futurum  concessione  pontificum,  largitione  regum  vel  prin- 
cipum,  oblatione  fidelium  seu  aliis  iustis  niodis,  prestante  Domino,  po- 
terìt  adipisci,  firma  semper  et  illibata  eidem    monasterio  perseverent. 
In  quibus    hec  propriis  duximus  vocabulis   exprimenda.  Lócum  ipsum 
in  quo  prefatum   monasterium   situm    est,  et    burgum   eiusdem,  cum 
mola,  et  aliis  possessionibus  adiacentibus  («^X    Oblationes  tam  maioris 
altaris  quam  contessionis  ipsius  et  aliorum  altarium.  Sanctum  Menna- 
tem  cum  terris  et  vineis  ab  utraque  parte  vie  Silicine,  usque  ad  pontem 
Pissinnanum  (A).  Centum  montes,  cum  vineis  et  pratis  iuxta  cenobium 
memoratum.   Floranum  (=),  cum  suis  pertinentiis.  Trifusam,  cum  suis 
pertinentiis.  Turrem  Ioannis  de  Petro,  cum  suis  pertinentiis,  que  antiquo 
nomine  appellatur  Draconi.  Mandram,  cum  ecclesia,  et  aliis  suis  per- 
tinentiis. Ecclesiam  Sancti  Proculi,  cum  gualdo  Lapigio,  et  ScinazelloCO, 
et  aliis  suis   pertinentiis.  Ardeam  cum   rocca  sua  et   turre   maiori  et 
ecclesiis  suis  et  aliis  pertinentiis.    Patricam,  cum  ecclesiis  et  pertinen- 

(a)  vestris  (b)  Agg.  coapostoli  tui       (e)  adiacentibus]  et  reddilibus        (J)  Pasiu- 

naiium         (e)  Filoranum         (f)  Scnzanello 


296 


"B.  Trifone 


tiis.  In  Hostiense  civitate  ecclesiam  Sancte  Dei  genitricis  Marie.  Salì- 
narum  paria  septem  in  Urbe  Vetere,  et  deceni  paria  posila  in  Abinea, 
et  paria  duo  posita  in  eodem  territorio,  cum  casa  massaritia  suisque 
mancipiis.  Castrum  Decimi,  cum  ecclesiis  suis,  et  fila  salinarum  in 
Campo  Maiori  et  apud  Hostiam.  Item  monasterium  Sancti  Clementis 
cum  villa  sua.  Castrum  Fusumgnanum  (»),  cum  suis  pertinentiis.  Pos- 
sessiones  in  civitate  Velletri,  cum  ecclesia  Sancte  Marie  ac  cellulis 
suis.  Turreni  positam  in  TerenzennelloC^')  Lucembrucae,  cum  (0  suis 
pertinentiis.  Possessiones  in  Aricia,  cum  vineis,  ortis  et  tenimentis  et 
molis.  In  Albano  cellam  Sancti  Nicolay  et  cellam  Sancte  Marie  Mi- 
noris  et  totum  Palatium  cum  suis  ecclesiis  et  pertinentiis.  Castellionem, 
cum  suis  pertinentiis.  Tertiam  partem  laci  Caprulaci.  Vileranum  et 
Casam  novam,  cum  suis  pertinentiis.  Castrum  Ose.  Castrum  Longi- 
tie.  Sanctum  lulianum.  Sanctum  Victorinum.  Corcurulum.  Medieta- 
tem  laci  Borani.  Passaranum  et  Montem  Porculum,  cum  omnibus  ad 
predicta  castra  pertinentibus.  Ecclesiam  Sancti  Laurentii  sub  Colum- 
pna,  et  ecclesiam  Sancte  Marie  in  Oliveto,  cum  omnibus  ecclesiis  supra- 
scriptorum  castrorum  intus  et  extra.  Casam  in  Anagnia,  cum  omnibus 
possessionibus,  prefato  monasterio  ibidem  collatis.  Sextam  partem  in 
castellari  de  Fustignano  in  civitate  Tiburtina.  Ecclesiam  Sancte  Aga- 
thes  et  molas  duas  in  Cornute,  et  unam  in  Vesta,  et  unam  in  forma 
ad  Portam  obscuram,  et  vineas,  oliveta  et  alias  possessiones.  Mon- 
tem Albanum,  cum  omnibus  tenimentis  ipsius.  Podium  Sancti  Sixti, 
castrum  Numentanum,  et  Sanctum  Primum,  et  alias  ecclesias,  et  cri- 
ptam  Marozam  (A),  cum  omnibus  ad  suprascnpta  castra  vel  loca  perti- 
nentibus. Item  MarccUinum,  et  Podium  Cariben.,  Montemfavalem,  et 
castrum  Sancti  Poli,  cum  omnibus  ad  prescripta  castra  pertinentibus. 
Monasterium  Sancte  Marie  montis  Dominici,  cum  suis  ecclesiis  et 
pertinentiis.  In  Marsia,  erenium  Sancte  Marie  montis  Arinensis,  cum 
cellulis  suis,  tenimentis  et  omnibus  pertinentiis.  Ecclesiam  Sancti  Gre- 
gorii  de  Subione,  cum  pertinentiis  suis.  Sanctam  Mariani  in  Casis,  cum 
girata  idest  piscaria  in  Fucino.  Sanctum  Leonardum  supra  in  Cartora, 
cum  cellulis,  villis  et  molis  et  aliis  pertinentiis.  In  Amiterno  hospitale 
de  Caphas.  In  solo  Sabinensi  quartam  partem  castri  Pozi.  In  civitate 
Itcrampnensi  ecclesiam  Sancti  Petri  Recani,  et  ecclesiam  Sancti  Lau- 
rentii. Ad  pedeni  Cese  hospitale  apostolorum  lacobi  et  Bartholomei. 
In  civitate  Tudertina  monasterium  Sancte  Margarite,  cum  suis  perti- 
nentiis. Apud  Strunconem  ecclesiam  Sancti  Antimi,  cum  omnibus  pos- 
sessionibus, que  fuerunt  Guidonis  de  Sancto  Antimo.  In  comitatu  Nar- 
nicnsi  medietateni  castri    S.incti    Urbani.  Apud  AmeliamCej   hospitale 


n 


(.1}  Iii<iiinn.->inini        (b)  Tcrrczcnclld        (e)  cimi]  et        (d)  Marozi.-im        (e)  Amcriam 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  297 


Sancti  lacobi  de  Recidere.  Ecclesiam  Sancii  Magni  in  Ponte,  et  eccle- 
siam  Sancti  Cataldi  prope  castrum  Torani,  cum  eorum  pertinentiis.  In 
civitate  Castellana  domos  (»)  et  possessiones,  que  fuerunt  Raynaldi 
Guideruldi,  cum  ecclesiis  Sancti  Eutichii  d^)  intus,  et  Sancti  Ioannis 
extra.  Ecclesiam  Sancti  Stephani,  cum  castello  et  burgo  suo  iuxta  civi- 
tatem  Sutrinam,  cum  omnibus  pertinentiis  et  utilitatibus  suis.  Castrum 
Sancte  Severe,  cum  ecclesia  et  pertinentiis  suis.  Monasterium  S.  Bene- 
di  cti  Nepesini  positura  in  Pentoma  et  massam  que  vocatur  Ulmetum 
et  massam  que  vocatur  Maiana  positas  in  territorio  Nepesino  et  quic- 
quid  habet  a  ponte  Nepesino  usque  ad  Montem  Rosulum,  et  lacum 
qui  vocatur  lanula.  Castrum  Vaccaricie  (>:),  cum  ecclesia  Sancte  Cri- 
stine et  aliis  ecclesiis  et  pertinentiis  suis.  Castrum  Lepriniani,  cum  suis 
ecclesiis  et  pertinentiis.  Flaianum,  cum  suis  pertinentiis.  Civitatem 
Colorum,  cum  suis  ecclesiis  et  pertinentiis.  Civitatem  Stertinianam, 
cum  ecclesia  Sancti  Ioannis  et  lacu  et  suis  pertinentiis.  In  episcopatu 
Narniensi  ecclesiam  Sancti  Nicolay  de  Monte  Masclario.  Castrum  Ra- 
iani,  cum  suis  pertinentiis,  et  Castellum  Novum,  et  castrum  Formelli. 
(J)  Ecclesiam  Sattcti  Benigni,  cum  pertinentiis  suis,  hospitale  de  Raio,  cum 
pertinentiis  suis,  ecclesiam  Sancti  Angeli  de  Scholca,  cum  pertinentiis 
suis.  Medietatem  totius  fundi  Valerani,  cum  medietate  turris  et  castel- 
lari! et  omnibus  pertinentiis  suis.  Ecclesiam  Sancti  Leonis  de  Lepri- 
niano,  cum  suis  pertinentiis.  Castrum,  quod  vocatur  Morlupum,  cum 
suis  pertinentiis.  Ecclesiam  Sancti  Laurentii  extra  castrum  Civitelle, 
cum  suis  pertinentiis.  Rome  ecclesiam  Sancti  Nicolay  de  Forma,  eccle- 
siam Sancti  Sergii  in  Sebura,  piscarias  in  flumine,  in  loco  qui  dicitur 
Marmorata.  anditum,  donnicam,  et  postam,  et  alias  in  eodem  flumine 
subtus  Romani.  Pensiones  et  ortos  et  omnia  que  intra  Urbem  et  extra 
idem  monasterium  noscitur  obtinere.  Ad  hec  libertates,  et  immuni- 
tates  eidem  monasterio  a  predecessoribus  nostris  indultas,  rationabiles 
quoque  consuetudines  hactenus  observatas  auctoritate  apostolica  confìr- 
mamus.  Statuimus  insuper,  ut  prefatum  monasterium  nulli  prorsus  in 
aliquo,  nisi  Romano  tantum  pontifici,  sit  subiectum,  nec  ibi  aliquis, 
preter  eum,  quamlibet  iurisditionem  exerceat,  aut  aliquam  vendicet 
potestatem.  Abbati  vero  ipsius  venerabilis  loci,  presentis  privilegi! 
auctoritate  concedimus,  ut,  ad  honorem  et  laudem  Altissimi,  cum  mitra 
et  anulo,  sandaliis,  tunica  et  dalmatica  missarum  sollempnia  prò  tue 
celebret  reverentia  sanctitatis,  et  astanti  (0  clero  ac  populo  benedicat  ; 
ita  quidem,  ut  si  per  manus  Romani  pontificis  in  sacerdotem  fuerit 
ordinatus,  super  maius  altare  licentiam  habeat  celebrandi  ;  consecra- 


(a)  doraus        (b)  Euticii        (e)  Baccaricie        (d)  Dm.   Ecclesiam  S.   Benigni  &c.  fino 
a  castrum  Civitelle  cum  suis  pertinentiis         (e)  istanti 


298 


'B.   Trifone 


tiones  autem  altariuni,  et  ordinationes  monachoruni,  qui  ad  sacros 
ordines  fuerint  promovendi,  a  quocumque  maluerint  abbas  et  monachi 
eiusdem  cenobii,  catholico  dumtaxat  episcopo,  apostolica  freti  aucto- 
ritate  suscipiant;  quas  sine  difficultate  ac  pravitate  precipimus  exhi- 
beri  ;  minores  autem  ordines  monachis  suis  idem  abbas,  dummodo  sit 
presbyier,  de  nostra  poterit  indulgentia,  cum  necesse  fuerit,  exhiberc; 
cui  benedicendi  etiam  indumenta,  que  ad  usum  altaris  in  eodem  mo- 
nasterio  fuerint  necessaria,  concedimus  potestatem.  Interdicimus  quoque 
presenti  decreto,  ut  nuUus  omnino,  sine  speciali  mandato  Romani  pon- 
tifìcis,  in  abbatem,  et  monachos  eiusdem  cenobii,  et  in  eo  commo- 
rantes(*),  suspensionis  vel  excommunicationis  sententiam  promulgare(''), 
vel  eos  ad  synodum  vocare  presumat;  sed  neque  clericos,  presertim 
oblatos,  in  illis  ecclesiis  permanentes,  in  quibus  non  ad  episcopos,  sed 
ad  ipsum  abbatem  inslitutio  et  destitutio  ac  correctio  dinoscitur  per- 
tinere.  Quod  si  quisquam  in  eos  huiusmodi  sententias  promulgaret, 
illas  decernimus  irritas  et  inanes.  Obeunte  vero  eiusdem  loci  abbate, 
nullus  ibi  qualibet  astutia  seu  violentia  preponatur;  nisi  quem  fratres 
communi  consensu,  vel  fratrum  pars  maior,  consilii  saftioris,  secundum 
Dei  timorem  et  b.  Benedicti  regulam  de  ipsa  congregatione,  si  tamen 
in  ea  per  examinationem  Romani  pontificis  reperiatur  idoneus,  duxerint 
eligendum.  Si  vero,  quod  absit,  in  eodem  monasterio  non  possit  quis- 
quam idoneus  reperiri,  tunc  Romanus  pontifex  de  alia  congregatione 
prefato  monasterio  personam  idoneam  preficiat  in  abbatem.  Preterea 
felicis  recordationis  Gregorii  pp.  predecessoris  nostri  vestigiis  inhe- 
rentes,  remittimus  monasterio  memorato  debitum  vini,  verris  et  vacce, 
quod  antiquis  temporibus  predecessoribus  nostris  consueverat  exhiberi; 
salvis  gratuitis  obsequiis  et  consuetis  exeniis,  que  in  festo  Nativi- 
tatis  et  Resurrectionis  dominice  apostolica  Sedi  debent  annuatim 
impendi.  Liceat  quoque  abbati  et  conventui  monasterii  memorati  fra- 
trum suorum  testimoniis  in  propriis  causis  uti,  sive  civilem,  sive  cri- 
niinalem  contineant  questionem;  ne  prò  defectu  testium  ius  eorum 
valeat  deperire.  Clericos  etiam,  sive  laicos  liberos  et  absolutos  e  seculo 
fugientes,  licite  ad  conversionem  recipiant,  et  eos  absque  aliqua  con- 
tradictione  retentcnt  (0.  Cum  autem  generale  fuerit  interdictum,  Hci- 
tum  sit  eisdem  ubicumque  manentibus,  exclusis  excommunicatis  et  inter- 
dictis,  soppressa  voce,  non  pulsatis  campanis,  divina  officia  celebrare. 
Ceterum,  cum  idem  monasterium  speciale  membrum  apostolice  Sedis 
et  propria  Romani  pontificis  sedes  existat,  statuimus  et  sanccimus,  ut 
sjcut  centra  Romanam  Ecclesiam  non  nisi  centenaria  currit  prescri- 
ptio,  secundum   constitutiones  canonicas  et    Icgitimas   sanctiones,    ita 


(a)  ubicumque  moraiitcs         (b)  provulgarc         (e)  re'incunt 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  299 


quoque  prefato  nionasterio  minoris  temporis  prescriptio  non  obsistat. 
Sepulturam  quoque  ipsius  loci  [liberam  esse  decer]ninius,  ut  eoruni 
devotioni  et  extreme  voluntati,  qui  se  illic  sepeliri  deliberaverint,  nisi 
forte  exconimunicati  vel  interdicti  sint,  nuUus  obsistat;  salva  tamen 
iustitia  illarum  ecclesiarum  a  quibus  assumpta  fuerint  corpora  mortuo- 
runi.  Decernimus  ergo,  ut  nulli  omnino  hominum  lice[at  prejfatum 
monasterium  temere  perturbare,  aut  eius  possessiones  auferre,  vel  ablatas 
retinere,  niinuere  (■''),  seu  quibuslibet  vexationibus  fatigare  ;  sed  omnia 
integra  conserventur  eorum,  prò  quorum  gubernatione  ac  sustenta- 
tione  concessa  sunt,  usibus  omnimodis  profutura.  Salva  Sedis  [apostolice 
aujctoritate,  ac  in  parrochialibus  ecclesiis  diocesanorum  episcoporum 
iustitia  consueta,  illis  exceptis,  in  quibus  plenum  ius  idem  monaste- 
rium hactenus  dinoscitur  habuisse.  Si  qua  igitur  in  futurum  eccle- 
siastica secularisve  persona  hanc  nostre  constitutionis  paginam  [sciens, 
contra  eam]  venire  temptaverit,  secundo  tertiove  commonita,  nisi 
reatum  saum  congrua  satisfactione  correxerit,  potestatis  honorisque  sui 
dignitate  careat,  reamque  se  divino  iudicio  existere  de  perpetrata  ini- 
quitate  cognoscat,  et  a  sacratissimo  corpore  ac  sanguine  Dei  et  domini 
redemptoris  nostri  lesu  Christi  aliena  fiat  atque  in  extremo  examine 
districte  ultioni  subiaceat.  Cunctis  aulcni  eidem  loco  sua  iura  servan- 
tibus  sit  pax  domini  nostri  lesu  Christi  ;  quatinus  et  hic  (b)  fructum 
bone  actionis  percipiant  et  apud  districtum  iudicem  premia  eterne 
pacis  inveniant.  Amen.  Amen.  Amen. 
[Rota]    Ego  Honorius  catholice  Ecclesie  episcopus  ss.     [Bene  valete] 

►p  Ego  Nicliohius  Tusculanus  episcopus  ss. 

y^  Ego  Guido  Prenestinus  episcopus  ss. 

i^  Ego  Petrus  Sabinensis  episcopus  ss. 

>ì<  Ego  Leo  tit.  Sanct?  Crucis  in  Iherusalem  presb.  card.  ss. 

>^  Ego  Petrus  Sanct?  Pudentian?  tit.  Pastoris  presb.  card.  ss. 

>J<  Ego  Robertus  tit.  Sancti  Stephani  in  Celio  monte  presb.  card.  ss. 

y^  Ego  Stephanus  basilica  Duodecim  Apostolorum  presb.  card.  ss. 

^  Ego  Gregorius  tit.  Sancte  Anastasi?  presb.  card.  ss. 

^  Ego  Thomas  tit.  Sanct?  Sabin?  presb.  card.  ss. 

►ì<  Ego  [Guido  tit.  S.  Nicolai  in]  carcere  Tulliano  diac.  card.  ss. 

^  Ego  Octavia[nus  tit.  Sanctorum  Ser]gii  et  Bachi  diac.  card.  ss. 

^  E^o  Gregorius  Saijcti  Theodori  diac.  card.  ss. 

^  Ego  Rainerius  Sanct?  Mari?  in  Cosmidin  diac.  card.  ss. 

^  Ego  Romanus  Sancti  Angeli  diac.  card.  ss. 

)^  Ego  Stephanus  Sancti  Adriani  diac.  card.  ss. 

►J<  Ego  Alcbrandinus  Sancti  Eustachii  diac.  card.  ss. 

^  Ego  Egidius  Sanctorum  Cosm?  et  Damiani  diac.  card.  ss. 

(a)  minime         (b)  hoc 
Archivio  delta  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  20 


500 


"B.  Trifone 


Datuni  Rom?  apud  Sanctuni  Petrmii,  per  manum  Rayneri  sanct?  Ro- 
man? Ecclesi?  vicecancellarii,  idibus  mail,  indictione  .vn',,  incarna- 
tionis  dominic?  anno  .m'^cc''xviii''.,  pontificatus  vero  donni  Honorii 
pp.  Ili  anno  .11°.  [Sig.] 

XVII. 

Viterbo,  26  febbraio  1256. 

Gregorio  IX  conferma  al  monastero  di  San  Paolo  il 
«  privilegium  confirmationis  »  di  Innocenzo  III  e  di  Ono- 
rio III. 

T.  7.  Copia  autentica  del  3  agosto  1551,  pel  notaio  o  Paulus  Angeli  de  Civitclhi 
«ad  instantiam  G[uilielmi]  abbatis  S.  Palili»,  ratificata  dal  vescovo  di  Ncpi  Giacomo  e  dai 
notai  «  Franciscus  qd.  lohannis  Litolli,  Nicolaiis  qd.  Pctri,  Nicolaus  Philippi  Francotii  ». 
Manca  il  sigillo. 

Nel  verso,  una  nota  del  sec.  xvii:  «  1236.  Grcgorii  IX  confirmationes  omnium  bo- 
«  norum  prout  in  bulla  Honorii  III»;  un'altra  del  sec.  xv:  «  Brivleio  de  liberationc  mo- 
«  nasterii  ». 

Trascrizione:  cod.  Vat.  arch.  misceli,  arm.  VII,  to.  132,  e.  36;  cod.  V.it.  Barberin. 
2468,  n.  36;  Cedex  diplont.  e.  86  A.  Ediz.  Margariki,  Bullarium  Cass.  I,  35;  cf.  Por- 
THAST,   n.    10104. 

Domino  sancto  meritoque  b.  predicatori  precipuo  egregioque  do- 
ctori  Paulo  apostolo.  Gregorius  [IX]  episcopus  ser.  serv.  Dei.  Mona- 
sterium  S.  Pauli  ad  exemplar  Innocentii  pp.  [Ili]  et  Honorii  pp.  [Ili]  sub 
protectione  suscipimus  ;  statuentes  ut  ordo  monasticus  secundum  b.  Be- 
nedicti  regulam  perpetuis  temporibus  inviolabiliter  observetur;  posses- 
siones  et  bona  illibata  perseverent  et  libertates  ac  immunitates  indultas 
confirmamus. 

Datum  Viterbii  per  manum  magistri  Guilielmi  S.  R.  E.  vicecancel- 
larii, .V.  kalendas  martii,  indictione  .vini.,  incarnationis  dominice 
a.  .M.cc.xxxvi.,  pont.  vero  Gregorii  Villi  pp.  a.  .ix. 

i'Cum  aliqua  tibi  ». 


XVIII. 

Roma,  Laterano,  i6  febbraio  1256. 

Alessandro  IV  raccomanda  che  siano  benignamente  rice- 
vuti i  fratelli  dell*  ospedale  di  S.  Maria  dei  Crociferi,  ovun- 
que essi  si  presentano  per  l'annua  questua  e  sia  usato  loro 
ogni  riguardo. 


% 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Taolo  301 


M.  2.  Copia  autentica  del  23  maggio  1312,  per  «  Francus  Dentarlli  de  Martha  imp. 
«  auct.  notarius,  in  presentia  lohannis  de  Castellione  vicarii  Ubcrti  episcopi  Bononiensis  », 
ratificata  dai  notai  «  Bctinus  Angelini  de  S.  Petro,  Thomas  Pctri  Tranchedi,  presentibus 
«  Gratiadeo  qd.  luliani  Cambii,  Thomasino  Angelini  de  S.  Petro  testibus». 

Nel  verso  una  nota  del  sec.  xv  :  «  Alexander  .  Privilegium  .  Bulle  Alexandri  transum- 
«ptum»;  due  altre  del  sec.  xvi  :  «  Transumptum  bulle  Alexandri  ad  t;iv.  fratribus  Cruci- 
«  t'crorum.  lura  diversa  »;  «  Privilegia  tria  misi  ad  .  .  .  Monticelorum  .  .  .  Privilegium  Cre- 
ai gorii  Villi,  Privilegium  Urbani  ...  cuiusdam  bullae  pp.  lohannis  de  indulgentiis  .  Od- 
«  doni  ,  ,  .   Bcncdictum  ...  ». 

Trascrizione:  Codex  diplont.  e.   3  A,  attribuita  erroneamente  ad  .Messandro  II. 

Alexander  [IV]  episcopus  ser.  serv.  Dei,  archiepiscopis,  episcopis, 
abbatibus  . . .  Cum  fratribus  hospitalis  S.  Marie  ordinis  Cruciferorum 
fuerit  a  f.  r.  Gregorio  et  Innocentio  predecessoribus  nostris  indultum 
et  a  nobis  confirniatum,  maiidamus  qualinus  cum  fratres  ipsi  ad  loca 
vestra  prò  elemosiiiis  accesserint  colligendis,  benigne  recipientes  et 
honoste  tractantes,  ipsos  in  ecclesiis  amonere  populuni  et  elemosinas 
libere  querere  permictatis,  que  semel  in  anno  fiunt  ;  ne  occasione  illa- 
runi  elemosine  pauperum  Christi  depercant  et  impediantur  opera  pie- 
tatis.  lura  eorum  defendere  ac  manuteneri  curetis  ;  literas  et  personas, 
que  se  domui  eorum  in  sanitate  vel  infìrmitate  reddiderint,  recipi  per- 
mictatis; nullo  modo  a  fratribus  vel  aliis  prò  sepultura  quicquam  exi- 
gere  vel  accipere,  nisi  quod  spontanea  decedentium  libcralitas  vel  pa- 
rentum  devotio  vobis  contulerit,  attemptetis;  absque  uUo  pretio  sepe- 
liatis  corpora  mortuorum;  ne  ab  eis  decimas  exigere  presumatis; 
oratoria  dedicare  ac  cimiteria  benedicere  procuretis;  fratres  hospitalis 
S.  Marie  qui  crucem  et  habitum  deponentes,  contumaces  et  rebelles 
moneatis  et  conipellatis  ut  habitum  resumentes  in  obedientiam  perse- 
verent  et  balivas  sive  alia  officia  nullo  modo  detinere  presumant.  Qui- 
cumque  fratribus  subvenerit  ei  septimam  partem  penitentie  relaxamus. 
Datum  Laterani  .xiiii.  kal.  martii,  pont.  n.  a.  .li. 

«Cum  dilectis  riliis». 

XIX. 

[Prima  del  9  novembre  1259]. 

Esame  testimoniale  per  la  compra  di  «  Reianum  » . 

X.  I.  Copia  semplice  del  sec.  xiii. 

Nel  verso  una  nota  del  sec.  xvii  :   «  Examinatio  te&tiura  prò  emptione  Riani  ». 

V.  Galletti,  Capena,  doc.  iv,  p.  70,  il  quale  riporta  l'esame  di  altri  due  testimoni  : 
«  lohannes  Pandulfi  de  Civitelluncula  vaxallus  &c.  »,  e  o  frater  lohannes  prepositus  castri 
«  Civitellunculi  monachus  monasteri!  S.  Pauli  iuratus&c.  ».  11  Galletti  assegna  quest'esame 
alla  metà  del  sec.  xiii,  perchè  la  compra  del  «  castrum  Reiani  »  fu  fatta  dal  monastero 
nell'anno  1259  (vedi  ibidem  doc.  seguente). 


302 


'B,  Trifone 


Angelus  lacobi  vassallus  monasterii,  iuratus  et  interrogatus,  si 
emptio  porcionis  castri  Reiani  contingentis  lacobum  de  Veczosis  et 
ceteros  fratres  suos  consobrinos  prò  .iv,  milibus  et  .d.  libr.  proven.  sit 
utilis  monasterio  Saiicti  Pauli  ;  respondit  quod  sic. 

Item,  interrogatus  quam  utilitateni  consequatur  monasteriuni  ex 
emptione  predicta:  dixit  quod  castrum  Reiani  est  clavis  tocius  Colline 
et  monasterium  consequatur  plenius  dominium  sine  guerra  et  contem- 
ptione . . . 

Raynaldus  de  Pandentia  habitator  castri  Reiani  vassallus  mona- 
sterii Sancti  Pauli,  iuratus  et  interrogatus  &c.  .  .  . 

Nicolaus  Gottifridi  hab.  castri  Reiani  vassallus  &c.  Bernardus  miles 
de  Civitella  vaxallus  &c.  lacobus  de  castro  Flaiani  vaxallus  &c.  Saxo 
Tancredi  de  Flaiano  vaxallus  &c.  T.  Archipresbiter  de  Flaiano  &c. 
Johannes  Petri  Malleni  de  Civitella  vaxallus  &;c.  Petrus  Io.  Bacarze 
vaxallus  &c.  Andreas  de  Dono  de  Civitella  vaxallus  &c.  ludex  Johan- 
nes Gregorii  de  castro  Civitella  vaxallus  &c. 


XX. 

Riano,  9  novembre  1259. 

Presa  di  possesso  di  una  parte  dei  castelli  «  Reiani  et 
«  Montis  Falci  »,  venduti  al  monastero  di  S.  Paolo  dalle 
famiglie  de  Veczosis  e  de  Pezutis. 

X.   2.  Originale. 

Nel  verso  una  nota  del  sec.  xv  :   «  Apprehcnsio    posscssionis    partis    castri    Reiani    et 
«Montis  Falci  vendite  munasterio  S.  Pauli  a  d.  de  Pezutis,   3   novemhris  1268». 
Ediz.  Galletti,   Capena,  p.   70  in  nota. 

i^  In  nomine  Domini.  A.  .m.cc.lviiii.,  indictione  ,ili.,  mense  novem- 
bris,  die  .vini.  Saxo  iudicis  Tancredi  procurator  constitutus  a  lacobo  de 
Capito  de  Veczosis  et  a  Retro,  lohanne,  lacobo,  et  Angelo,  germanis 
fratribus,  filiis  qd.  lohannis  Pezuti  et  a  Petro  et  Andrea  fratribus, 
filiis  ohm  Simii  de  Veczosis  et  a  Theodora  matre  et  tutrice  lannucii, 
Mabilie  et  Angele  qd.  dicti  Simii  ad  faciendum  investimentum  de  rebus 
venditis  a  dictis  personis  F[ederico]  abbati  monasterii  S.  Pauli  et  Petro 
de  Podio  Peiroscino,  et  magistro  Angelo  lacobi  Oddonis  iudicis  de 
Tineosis,  de  parte  eorum  castri  Reiani  et  sui  lenimenti  et  Montis 
Falci  et  eius  lenimenti  ut  de  ipsa  venditione  apparcl  instrumentum 
scriptum  per  me;  investivit  Petrum  monachum  de  ipsis  rebus  venditis 
ad  opus  et  utilitatem  monasterii  et  una  cum  lohanne  de  Civitella  eidem 
monache  turrim  et  demos  et  palacia  et   munitienes  dicti  castri  Reiani 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Paolo  303 


et  turrim  et  cassagium  Mentis  Falci.  Testes  presbiter  Cinthius  S.  Leo- 
nis  de  Lepriniano,  Rainallus  Rainalli  Gentilis  Mentis  Nigri,  Berardus 
Bartholomei  Mentis  Nigri,  Petrus  Bartholomei  de  Reiano,  Blasius  Rai- 
nonis,  Angelus  Tadei  et  Angelus  lohannis  castellani.  Nicolaus  bulla- 
rius  sacri  Romani  imperii  scriniarius  scripsi. 


XXI. 

[1241-1259]. 

Berardo,  economo  di  S.  Paolo,  nell'  interesse  del  suo 
monastero,  alla  presenza  di  giudici,  delegati  dal  papa  [In- 
nocenzo IV?],  fa  istanza  affinchè  sia  restituita  quella  parte 
del  «  castrum  Vaccarici*;  »  che  i  fratelli  dell'  ospedale  di 
S.  Basilio  avevano  indebitamente  usurpato.  Segue  il  pro- 
cesso.    , 

N.  17.  Copia  autentica  dello  scriniario  Gregorio,  del  sec.  mii.  La  trascrizione  del 
processo  è  di  due  mani  differenti,  contemporanee  alla  prima.  La  pergamena  è  in  tre  parti 
cucite  insieme. 

Nel  vfrso  v'  ha  un  brano  dello  stesso  processo.  Una  nota  del  sec.  xiv  •  ■•  """  rr.ihantc 
"  ab  convcntu  ». 

Forma  libelli  talis  est.  In  nomine  Domini.  Ego  presbiter  Berar- 
dus iconomus  mon.  S.  Pauli  prò  monasterio  Deo  et  vobis  C.  Sancte 
Marie  in  Cosmidin  et  L.  Sancii  Angeli  canonici,  a  domino  papa  iu- 
dices  delegati,  de  priore  et  preceptore  et  conventu  et  fratribus  hospi- 
talis  S.  Basilii  et  de  fratre  G.  iconomo,  nomine  eius  et  ipsorum  qui 
detinent  et  reddere  contradicunt  quartam  partem  castelli  Baccaricie 
cum  munitionibus  et  edificiis  et  hominibus  et  possessionibus,  que  dictum 
hospitale  in  partibus  tenet  et  qd.  comitissa  T.  tenuit;  dicto  monasterio 
pertinente,  iure  dominii  vel  quasi;  inter  hos  fines:  ab  .i.  latere  tenet 
lordanus  de  Ponte  et  monasterium  S.  Pauli,  ab  alio  Stephanus  Simone 
et  ab  alio  flumen  Tiberis;  unde  peto  dictam  quartam  partem  pre- 
dicti  castri  cum  hominibus,  iurisdictione  ac  districtu  suo  a  dicto  priore 
et  preceptore  hospitalis  et  fratre  G.  iconomo  mihi  aut  monasterio 
restituì.  Exemplatum  per  Gregorium  scriniarium. 


304  *B.  Trifone 


XXII. 

Anagni,  8  giugno  1260. 

Alessandro  IV  conferma  a  Federico,  rettore  della  chiesa 
di  S.  Nicola  «  in  Monte»,  della  diocesi  di  Narni,  la  colla- 
zione di  detta  chiesa,  fatta  dall'abbate  di  S.  Paolo. 

G.  2.  Originale,  mancante  della  bolla. 

Nel  verso  cinque  note,  una  del  sec.  xm  :  a)  «  B.  domini  pp.  scriptor»;  b)  del  scc.  xiv 
«  provisio  cuiusdam  ecclesie  S.  Nicolai  de  Monte  .  .  .  »;  e)  del  sec.  xiv  :  «bulla  collationis 
«  S.  Nicolai  de  Narnia  »  ;  d)  del  sec.  xv:  «  Idus  lunii  Alexandri  anno  sexto  pp.  4.  Con 
«  firmatio  collationis  facte  per  abbatem  S.  Pauli  de  ecclesia  S.  Nicolai  in  Monte  Narnien 
«  diocesis  »  ;  e)  del  sec.  xvii  :  o  Confirniatio  collationis  bencficii  S.  Nicolai  in  Monte  dioec 
«  Narnien.  facta  in  pcrsonam  d.  Federici  a  raonastcrio    S.  Pauli  per  Alexandrura  pp.  4  » 

Trascrizione:   Galletti,  cod.  Vat.  Lat.  8029,  P.  I,  ce.  15  e  17;   Codex  diplom.  e.  103  k 

Alexander  [IVj  episcopus  ser.  serv.  Dei,  Frederico,  rectori  ec- 
clesia S.  Nicolai  in  Monte,  Namiensis  diocesis. 

Cum  abbas  et  conventus  mon.  S.  Pauli  de  Urbe  ecclesiani  Sancti 
Nicolai  in  Monte  cum  pertinentiis  suis  vacantem  tibi  duxerint  cano- 
nice  conferendam;  quod  factum  est  ratum  habentes,  confirmamus. 

Datum  Anagnie,  .vi.  idus  iunii,  pont.  n.  an.  ,vi. 

«  Cum  a  nobis  petitur  » . 


XXIII. 

Viterbo,  i  agosto  1278. 

Nicola  III  prende  sotto  la  sua  protezione  il  monastero 
di  S.  Maria  «  de  Publica  »  della  diocesi  di  Camerino  e  gli 
conferma  tutti  i  beni  e  privilegi. 

M.  }.  Originale,  mancante  della  bolla. 
Trascrizione:   Codex  diplom.  e.   119*. 

Nicolaus  [III]  episcopus  ser.  serv.  Dei,  abbati  monasteri!  de  Pu- 
blica eiusque  fratribus. 

Vestris  postulationibus  annuimus  et  monasterium  S.  Marie  de  Pu- 
blica, Camerin.  diocesis,  sub  b.  Patri  et  nostra  protectione  suscipimus, 
statuentes  ut  ordo  monasticus  secundum  b.  Benedicti  regulam  obser- 
vetur;  possessiones  ac  bona  illibata  pemianeant;  locum  ipsum  in  quo 
monasterium  situm  est,  cum  pertinentiis,  heremum  S.  Marcelli  in 
Monte;  heremum  Ss.  Benedicti  et  Nicolai;  S.  Eusebii  de  Franqucleto, 
S.  Martini  de  Colleleiano,  S.  Pauli  iuxta  Serrani  et   S.  Salvatoris   de 


4 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Taolo  305 


Terra  ecclesias  ;  S.  Angeli  de  Fenestricis,  S.  Cassiani  in  Colle,  S.  Apo- 
lenaris  iuxta  Flastrellam,  S.  Gregorii  de  Gurgiano  et  S.  Petri  ecclesias; 
in  dioc.  Firmana  S.  Rufìni  super  Terraclum,  S.  Laurentii  de  Mo- 
glano,  S.  Grisocconi  de  Monte  Claro,  S.  Marie  de  Gerrulo  et  S.  Co- 
lumbe  de  Moglano  ecclesias;  S.  Marie  de  Nucillan.  et  S.  Martini  de 
Strigiano  ecclesias;  S.  Mathei  de  Monte  Luponis,  S.  Marie  de  Boleiano, 
S.  Petri  de  Cassano  et  S.  Marie  de  Monterione  ecclesias;  castrum  q. 
vos.  Balsum,  villas  que  publica,  Cesa,  S.  Eusebius  et  lunipereta  vul- 
gariter  appellantur;  mansos,  piscarias,  silvas  et  redditus  quos  habetis  in 
villa  q.  voc.  Bolonia  et  in  niontibus  ville  ipsius;  molendina  in  fluinine 
Tende,  terras  et  possessiones  in  territorio  castrorum  Baisi,  Brunfortis 
et  Villepublice  cum  omnibus  libertatibus  et  immunitatibus  suis. 
[Rota]  Ego  Nicolaus  catholice  Ecclesie  episcopus  ss.         [Bene  valete] 

\^  Ego  Guidonius  Tusculanus  episc.  ss. 

y^  Ego  fr.  Bencevenga  Albanens.  episc.  ss. 

>J<  Ego  Ancherus  tit.  S.  Praxedis  presb.  card.  ss. 

►5<  Ego  Guillelmus  tit.  S.  Marci  presb.  card.  ss. 

>Jh  Ego  Gerardus  basilice  XII  Apostolorum  presb.  card.  ss. 

^  Ego  lacobus  S.  Marie  in  Cosmydin  diac.  card.  ss. 

>J<  Ego  Gottofridus  S.  Georgii  ad  Veluni  aureum  diac.  card.  ss. 

kJ<  Ego  Matheus  S.  Marie  in  Porticu  diac.  card.  ss. 

KP  Ego  lordanus  S.  Eustachii  diac.  card.  ss. 

Datum  Viterbii  per  manum  magistri  Petri  de  Mediolano  S.  R.  E. 
vicecancellarii,  kalendis  augusti,  indictione  .vi.,  incarn.  dominice 
a.  .M.cc.LXXViii.,  pont.  vero  dom.  Nicolai  pp.  Ili  a.  .1. 

«Religiosam  vitam  eligentibus  ». 


XXIV. 

[5  dicembre  1287]. 
Costituzioni  del  monastero  di  S.  Paolo. 

L.  3.  Copia  autentica  del  sec.  xiv,  per  «  Gregorius  Petri  Rogerii  S.  R.  E.  notarius», 
ratificata  con  firme  originali  dai  canonici  di  Santa  Maria  in  Trastevere  «  ^  Andreas  de 
li  Felicibus,  Romane  fraternitatis  rector,  iji  Presb.  Bartholomeus  de  Pappa^uris,  ijf  Romanus 
«  Cinchi  Petri  de  Paparescis,  iji  Petrus  Oddonis  de  Roffreddo»,  da  «^  Pricessus  Petri  Fe- 
«  licis   de  Felicibus»    e  dal    notaio    «  tj  lohannes  Angeli  Gregorii».  Manca  il   sigillo. 

Nel  verso  una  nota  del  sec.  xv  :  «  Reformatio  informis  monasteri!  et  monachoruni 
«  S.  Pauli»;  un'altra  coeva  :  «1287,  nonis  decembris.  Per  Gregorium  Rogerii.  Decreta... 
oraon.  S.  Pauli»;  una  terza  posteriore:  <i  Statuta  mon.  S.  Pauli  12871».  La  pergamena 
in  più  parti  è  danneggiata. 

Trascrizione:   Codex  diplom.  e.   145   sgg. 


5o6 


"B.  Trifone 


Hoc  est  exemplum  quarumdani  constitutionum  et  licterarum  papa- 
lium,  quarum  constitutionum  et  licterarum  papalium  tenor  talis  est.  In 
nomine  Domini.  Amen.  Bone  rei  dare  consilium  etiam  presentis  vite 
habetur  subsidium,  et  eterne  remunerationis  premium  merito  expecta- 
tur.  Cum  igitur  sanctissimus  pater  dominus  Honorius  papa  IV  nobis 
Peregrmo  Ovetensi  et  Paparono  Spoletano  Dei  gratia  episcopis  com- 
miserit  visitationis  correctionem  tam  in  capite,  quam  in  membris  in 
monasterio  Sancti  Pauli  extra  muros  Urbis,  nos  circa  executionem 
mandati  nobis  facti,  cuius  tenor  inferius  continetur,  quantum  possu- 
mus  pro\ide  intendentes,  statuinius  et  ordinamus,  quod  sacrista  dicti 
monasterii  Sancti  Pauli  in  omnibus  horis  tam  noctuinis  quam  diurnis, 
quando  cum  lamine  dici  legi  non  poterit,  candelas  prò  luminaribus  in 
choro  dare  teneatur.  Item,  statuimus  et  ordinamus,  quod  omni  die  in 
companatico  ponantur  et  expendantur  prò  unaquaque  persona  mona- 
chorum  quatuor  denarii  provisini,  in  diebus  vero  fcstivis  fiat  eis  sicut 
est  consuetum,  excepto  quod  illi,  qui  infirmi  fuerint,  procurentur  per 
infirmarium  de  bonis  infirmarle;  et  novitii  et  conversi  ipsius  mona- 
sterii de  companatico  cum  aliis  monachis  cquam  recipiant  portionem. 
Item,  statuimus  et  ordinamus,  quod  undecim  libre  provisin.  expendantur 
annuatim  prò  vestimentis  uniuscuiusque  monachorum,  et  quod  una 
certa  die  panni  eiusdem  coloris  et  valoris  prò  omnibus  monachis  clau- 
stralibus  habeantur  ;  et  quod  brachium  pannorum,  qui  ementur  prò  mo- 
nachis, non  excedat  pretium  decem  solidorum,  et  quod  usque  ad  illam 
quantitatem  expendantur;  et  quod  vestes  monachorum  iuxta  modum 
anticum  in  monasterio  fiant  et  parentur;  et  quod  nullus  monachus 
vadat  extra  monasterium  ad  faciendum  vestes,  sed  decanus  adiunctis 
sibi  duobus  vel  tribus  de  monachis  ad  emendum  pannos  vadat,  eosque 
ad  monasterium  faciat  deportari  ;  et  quod  nullus  obedientiarius  vestes 
sibi  faciat  alterius  coloris  aut  de  panno  maioris  pretii  quam  sint  panni 
quibus  claustrales  monachi  induuntur;  qui  vero  contrarium  fecerit  ab 
administratione  removeatur;  et  cum  nove  vestes  dabuntur  monachis, 
veieres,  quas  deponunt,  si  consuete  sunt  dari,  pauperibus  dentur;  sin 
autem  decanus  cum  abbatis  Consilio  eas  distribuat  inter  ipsos  mona- 
chos  secundum  quod  eos  magis  viderit  indigere.  Si  forte  eas  vendi 
contingat,  decanus  predictus  pretium  quod  exhinde  habuerit  ipsis  mo- 
nachis in  conventu  notificet  et  exponat,  et  illa  pecunia  expendatur  in 
necessitatibus  monachorum.  Item,  statuimus  et  ordinamus,  quod  pe- 
cunia que  consuevìt  dari  prò  medicinis  recipiatur  sicut  est  consuetum, 
et  provideatur  de  ea  iuxta  modum  antiquum  illis  solis  qui  recipient 
medicinam,  si  quid  vero  residuum  fuerit  quod  expensum  non  fuerit 
in  medicinis,  per  decanum  distribuatur  in  minutis  necessitatibus  mo- 
nachorum; et  hoc  idem  fiat  de  iussis.  Item,  statuimus  et  ordinamus. 


^ 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  307 


quod    sive   valor   pecunie   que  hiis  temporibus    currit    augeatur,   sive 
diminuatur,  sive  ipsa  pecunia  mutetur  in  alteram,  semper  tantum  quan- 
tum valeret  moderno  tempore   in   companatico,  vestibus   et    aliis  que 
debent  dari  ipsis  monachis,  expendatur.  Item,  statuimus,  quod  cum  in- 
firmarla vacaverit  seu  infirmarium  non  habuerit,  abbas   cum  Consilio 
conventus  personam  ydoneam  et  discretam  de  ipso  monasterio  ponat 
qui  redditus,  fructus  et  iura  infirmane    percipiat,  ac  in  necessitatibus 
infirmorum  monachorum  expendat,  qui  discrete  officium  exerceat  eius; 
et  si  forte  de  fructibus  possessionum,  seu  reddituum  qui  ipsi  infirma- 
rle ordinati  existunt,  aliquid    supererit,  quod  illud    in  aumentum  seu 
utilitatem  ipsius  infirmarle  seu  reddituum  eiusdem,  vel  alias  utilitates 
monasterii,  si  infirmarla   non    indiguerit,  convertatur;  et  quod  abbas 
illud  vel  aliud  de  infirmarla  diminuere  non  possit,  nec  sibi  aliquatenus 
retinere,  aut  convertere    in    alios  usus.  Licitum   sit  tamen  ipsi  abbati 
corrigere  et  emendare  infirmarium  et  eius  facta  quando  visum  fuerit 
expedire;  et  si  infirmarius  aliquas  possessiones  seu  redditus  emere  vo- 
luerit  prò    ipsa  infirmarla,  hoc,  habito    Consilio  abbatis  et  conventus, 
faciat,  quod  si  contrarium  fecerit,  prò  non  facto  habeatur,  nec  possit 
habere  vigorcm;  infirmarius  vero,  qui  est  et  qui    prò  tempore  fuerit, 
bis  in  anno  in  conventu,  presente  abbate  seu  vicario  eius,  de  receptis 
et  expensis  rationem   reddere  teneatur,  possit  tamen  ab  eodem   exigi 
ratio,  quotiens  et  quandocumque  abbati  et  conventui  visum  fuerit  expe- 
dire. Item,  quod  panni  sive  vestes  monachorum  decedentium  in  infir- 
maria  remaneant  infirmarlo,  danda  et  distribuenda  per  ipsum  infirma- 
rium monacho  vel  monachis  infirmis,  qui  magis  indigere  videbuntur  . . . 
abbatis  nihil  recipiant  de  infirmaria,  nec  etiam  ipse  idem  abbas.  Item, 
[statuimus,]  quod  cellerarius  Sancti  Pauli,  qui  est  et  qui  prò  tempore 
fuerit,  prò  companatico  det  denarios.  Ugna,  oleum,  lardum,  cicera,  sai, 
piper,  crocum  et   alia  necessaria  et  solita  quolibet  sabbato  per  totani 
septimanam  ...  ;  quod  si  non  fecerit,  quandocumque  defecerit,  illa  die 
ieiunet  in  pane  et  aqua,  et  si    ieiunare  noluerit,    sit   administratione 
[privatus,  nec  possit  ìmpo]sterum  ad  illud  officium  reassumi,  nec  abbas 
in  hoc  valeat  dispensare.  Item,  statuimus,  quod  tot  conversi  ad  ordi- 
nem  recipiantur,  quot  servire  possint  in  coquina,  et  quod  nullus  alius,  si 
fieri  possit,  serviat  in  ipsa  coquina,  sed  solummodo  conversi,  et  quod 
conversi  faciant  refectorium  et  serviant  secunde  mense.  Item,  statuimus 
et  ordinamus,  quod  in  refectorio  ponantur  duo  vasa,  in  quibus  ponan- 
tur    residua    pulmenti  et   vini  que  levantur    de    mensa    monachorum 
danda  pauperibus,  que  vasa  non  occupentur  prò  aliqua  necessitate,  sed 
solum  ad  officium  nempe  de  mense  residuum  dimittantur.  Item,  sta- 
tuimus, quod  altararius  det  in  Sabbato  sancto  tobalhias  bonas,  et  con- 
venientes  prò  mensa  monachorum,  sicut    est  solitum  et  consuetum 


308 


*£.  Trifone 


quod  si  non  fecerit,  ipso  facto  sit  administratione  privatus,  nec  iteruni 
assumatur,  nec  abbas  in  hoc  valeat  dispensare.  Itcni,  statuimus,  quod 
omnes  monachi  obedientiarii  et  castellani,  si  fieri  possit  sine  magno 
dampno  administrationum,  revertantur  ad  monasterium  moraturi  in 
claustro;  quod  si  non  possit  esse  sine  magno  detrimento,  in  admini- 
strationibus  remaneant,  ita  quod  duo  et  duo  sint  vel  plures,  si  comode 
fieri  potest;  verumtamen  sive  in  administratione  qualibct  sit  unus,  duo 
vel  plures,  annuatim  ab  ipsis  administrationibus  removeantur,  et  alii 
de  claustro,  qui  ad  hoc  ydoneiores  inventi  fuerint,  per  obedientias  ordi- 
nentur  ad  annum  solum  in  ipsis  administrationibus  moraturi,  quo  finito, 
dimissis  obedientn's  et  administrationibus,  revertantur  ad  claustrum,  et 
aliis  personis  ydoneis  ad  annum  solum,  ut  supra  diximus,  administra- 
tiones  huiusmodi  committantur.  Cum  vero  in  administrationibus  fuerint, 
si  sint  duo  vel  plures,  omnes  sub  uno  conclavi  seu  in  una  camera 
dormiant,  et  inter  lectos  medium  nullum  existat,  et  hoc  sub  pena 
suspensionis  et  interdicti  per  ipsum  abbatem,  cum  fuerit,  seu  per  de- 
canum  et  monachos  ipsius  conventus  vacante  monasterio  observari 
precipimus  et  iubemus.  Item,  statuimus  et  ordinamus,  quod  vacante 
monasterio  abbate,  omnes  monachi  obediant  illi  decano  qui  moriente 

abbate  in  officio  decanatus  inventus  fuerit non  impediat,  quominus 

[dictus  decanus  propri]um  officium  valeat  libere  exercere;  et  qui  con- 
trarium  fecerit  aut  facienti  consenserit  ipso  facto  excomunicationem 
incurrat.  Item,  quod  mortuo  abbate  seu  ammoto  a  regimine  abbatie, 
bona,  que  remanebunt  et  invenienlur  in  camera  seu  domo  abbatis, 
qualiacumque  sint,  ab  ipsis  decano  et  conventu,  facto  ab  eis  primo 
inventario . . .  conserventur,  donec  ipsi  monasterio  de  abbate  provi- 
deatur,  et  eidem  abbati  integre  restituantur.  Si  vero  aliquis  de  ipsis 
monachis  claustralibus,  obedientiariis  aut  aliis  quibuscumque  quicquam 
de  predictis  bonis  rapuerit,  diripuerit,  consumserit  aut  furatus  fuerit, 
rapienti,  diripienti,  consumenti,  furantive  consenserit  ope[ramque  suam 
contulejrit,  ipso  facto  sententiam excomunicationis  incurrat.  Permittimus 
tamen  vestes  persone  abbatis,  excepto  lecto,  quem  in  infirmaria  prò 
infirmis  remanere  iubemus,  in  elemosinani  pauperibus  dentur.  Sigil- 
lum  vero  abbatis  mortui  incontancnti  frangatur,  nec  aliquid  cum  eo 
sigillent  ;  quod  si  contrarium  fecerint,  eandem  penani  [incurrant . . .  ero] 
vicarii,  ofHciales  seu  obedientiarii  aut  quamlibet  administrationem  ha- 
bentes  in  ipso  monasterio  vel  extra,  vacante  monasterio  abbate,  decano 
et  conventui  de  omnibus  reddant  rationem  temporibus  quibus  consue- 
vit  fieri  monasterio  non  vacante  ;  quod  si  non  fecerint,  decanus  possit 
eos  ammovere,  permutare  ab  administratione  et  excommunicare,  si  ratio- 
nem integram  et  fructus  non  redderent  sibi  et  conventui  terminis  as- 
signatis  aut  assignandis;   et  quod   ipsi  obedientiarii,  si   rcs    aut  bona 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  309 


obediehtie  vastaverint,  diripuerint  aut  furati  fuerint  vcl  fidelem  ratio- 
nem  non  reddiderint,  ab  ipsis  administrationibus  removeantur,  nunquam, 
sine  licentia  Romani  pontificis,  in  ipso  monasterio  administrationem 
habituri.  Decanus  vero  et  conventus  ipsius  monasterii  friictus  et  red- 
ditus,  quos  perceperint  de  possessionibus,  castris,  ecclesiis  et  quibus- 
cumque  aliis  bonis  ipsius  monasterii,  usque  in  adventum  futuri  abbatis 
diligenter  custodiant  et  conservent,  nec  pietantias  aut  expensas  aliquas 
sibi  maiores  faciant  nisi  secundum  eum  modum  qui  servatur  eis  vi- 
vente abbate;  quod  si  consumpserint  et  male  custodierint,  ipso  facto 
sententiam  excomunicationis  incurrant  ;  gallinas  tamen,  lepores,  capreo- 
los,  porcos  silvestres,  capretos  et  carnes  huiusmodi  possint  comedere, 
quando  eis  dabuntur;  domos  et  alias  officinas,  si  necessitas  imniineat, 
possint  reparare.  Item,  statuimus  et  ordinamus,  quod  si  quis  monachus 
vel  conversus  inventus  fuerit  coniurator  aut  conspirator  contra  habba- 
tem  aut  quemcumque  monachum,  quod  in  carcere  ipsius  monasterii 
per  duos  annos  detineatur,  primo  anno  de  pane  et  aqua,  secundo  de 
pane  et  vino  et  leguminibus  seu  oleribus  [ad  suste]ntationem  solum- 
niodo  habiturus,  nisi  ilio  tempore,  propter  periculum  mortis  aut  nimiam 
exinanitionem  persone,  abbati,  qui  prò  tempore  fuerit,  seu  decano,  va- 
cante monasterio  abbate,  visum  fuerit  in  totum  vel  in  parte  miseri- 
corditer  dispensandum,  in  quo  casu  de  niaiori  substeptamento  aut 
fortiori  secundum  discretioneni  mandamus  provider!  eidem.  Finitis 
vero  predictis  duobus  annis  de  carcere  extrahatur,  et,  si  visum  fuerit, 
eiciatur  de  monasterio  et  ad  aliud  monasterium  eiusdem  ordinis  trans- 
mittatur;  quod  si  non  inveniatur  monasterium  quod  eum  recipcre  velit, 
in  monasterio  Sancti  Pauli  remaneat  vocem  in  capitulo  nec  admini- 
strationem aliquam  ullo  tempore  in  ipso  monasterio  habiturus,  ultimus 
in  choro,  ultimus  in  refectorio  loto  tempore  quo  vixerit  sedem  seu 
locum  suum  habiturus  ;  et  per  duos  annos  sequentes  ieiunans  in  pane 
et  aqua,  sexta  feria  disciplinam  in  capitulo,  secundum  magnitudinem 
commissi  criminis,  diebus  singulis  recepturus.  Item.  statuimus,  quod 
abbas,  vel  decanus  nullum  monachum  vel  conversum  in  carcere  ponat 
vel  gravem  penam  infligat,  nisi  culpa  notoria  fuerit  aut  manifesta,  vel 
is  qui  puniendus  fuerit  legitime  confexus  fuerit  vel  convictus;  qui  vero 
contrarium  fecerit  ipso  facto  sententiam  excomunicationis  incurrat. 
Item,  statuimus,  quod  monachi,  qui  propter  culpas  suas  incarcerari 
debuerint  in  carcere  monasterii,  penis  talibus  deputato  incarcerentur, 
et  extra  monasterium  incarcerandi  non  mittantur,  et  hoc  sub  pena 
excomunicationis,  quam  ipso  facto  abbatem  incurrere  volumus,  si  con- 
trarium fecerit,  precipimus  observari.  Quicumque  vero  ipsum  carcerem 
ruperit  aut  incarceratum  preter  abbatis  licentiam  extraxerit,  rumpi 
carcerem  aut  incarcerato  volenti    fugere   consilium,  auxilium  dederit, 


3IO 


"B,  Trifone 


ipso  facto  excomunicationem  incurrat.  Iteni,  statuinius  et  ordinamus, 
quod  abbas  Sancii  Palili  quicumque  fuerit  sigillum  conventus  non 
habeat  nec  teneat  aut  retineat,  set  conventus  ipsum  sigillum  custodiat 
et  custodiri  faciat  per  certas  personas,  secundum  quod  antiquitus  est 
consuetum.  Item,  statuimus,  quod  illi  qui  custodient  sigillum  conventus 
vel  quicumque  alius  sigillo  ipsius  conventus  non  sigillet  aliquo  modo 
sine  scientia  et  consensu  conventus;  quod  si  fecerit,  sit  ipso  facto  exco- 
municatus.  Item,  statuimus  et  ordinamus,  quod  semper  in  ipso  mo- 
nasterio  Sancii  Pauli  continue  habeatur  et  teneatur  aliquis  magister 
religiosus  vel  secularis,  qui  monachis,  qui  invenientur  ydonei  in  ipso 
monasterio  ad  proficiendum,  gramaticam  legat,  et  quod  eidem  magistro 
m  necessariis  per  abbatem  decenter  provideatur.  Item,  statuimus,  quod 
nulla  mulier  aliquam  domum  seu  officinam  monachorum  vel  abbatis 
ingrediatur.  Item,  statuimus,  quod  abbas  cum  consensu  vel  sine  con- 
senso conventus  non  possit  constituere  seu  dare  aliquam  pensionem 
annuam  seu  certas  mensuras  grani  vel  ordei  vel  vini  aut  quantitatem 
pecunie  annuatim  solvendam  seu  solvendas  alicui  persone;  quod  si 
fecerit,  et  abbas  ipso  facto  sit  excomunicatus,  et  monachi  qui  consen- 
serint  sententiam  excomunicationis  incurrant  ;  in  hoc  tamen  non  inten- 
dimus  abbati  interdicere  seu  conventui,quin  ab  olim  constitutas  pensiones 
non  solvant  ipsis  dumtaxat  personis  quibus  ex  antiqua  consuetudine, 
constitutione  seu  promissione  solitum  est  hoc  solvi,  quibus  morientibus, 
illa  seu  consimiles  pensiones  nulli  dentur  seu  constituantur.  Item,  quod 
si  quis  monachus  dixerit,  vel  revelaverit  aliquid  prò  utilitate  mona- 
sterii  seu  prò  honestate  personarum  aut  prò  correctione,  sive  tangat 
personam  abbatis  vel  cuiuscumque  alterius,  quod  abbas  patienter  eum 
audiat  nec  ipsum  impediat  excomunicando,  interdicendo,  suspendendo 
et  per  obedientiam  precipiendo  vel  quocumque  alio  modo  quominus 
possit  et  valeat  dicere  quod  sibi  videbitur  fore  dicendum impe- 
dir! fecerit  quoquo  modo,  ipso  facto  excomunicationem  incurrat.  Item, 
statuimus,  quod  abbas  Sancti  Pauli  per  se  vel  per  alium  de  vita  et 
statu  cuiuslibet  obedientiarii  quolibet  anno  in  loco  obedientie  eorum . . . 
facere    teneatur.    Item,  statuimus,  quod    quandocumque  abbas  Sancti 

Pauli  aut  aliquis  eius  mandato  de  bonis  aut  ratione   honorum 

receperit  pecuniam  vel  aliud  usque  ad  valorem  duarum  marcharum  ar- 
genti, hoc  conventui  in  capitulo  notificet  et  exponat  :  quod  si  non 
fecerit,  sententiam  suspensionis  et  interdicti  incurrat.  Item,  statuimus 
et  ordinamus,  quod    quandocumque    abbatem  Sancti    Pauli    transferri 

contingerit  ad  aliam  ecclesiam  seu  abbatiam equos  et  quodcum- 

que  mobile  sive  ornamenta  ecclesie,  libri  vel  alia  priori  et  conventui 
in  ipso  capitulo  assignare  et  resignare  teneatur;  quod  si  non  fecerit 
integre,  [ipso  facto  excomunicationem]  incurrat;  et  conventus  ipse  ali- 


Le  carte  del  monastero  di  S.  'Paolo  ?ii 


quid  eidem  abbati  de  monasterio  recedenti  translatione  vel  alio  modo 

de  bonis  predictis Item,  statuimus  et  ordinamus,  et  abbati,  qui 

nunc  est  et  qui  prò  tempore  fuerit,  in  periculo  anime  sue  precipimus 

et  mandamus,  quod  quamdiu  licteratos  viros illitteratos  sive 

ydiotas  ad  ordinem  won  admittat  ;  laycos  vero Item,  statuimus 

et  ordinamus  quod  predicta  statata  seu  ordinationes   inserantur  iuxta 

regulam  dicti    ordinis  in  bona regulis  et  ordinationibus    ipsius 

monasterii  recipiantur  et  exponantur  per  abbatem,  vel  alium  monachum 
ydopnum  deputandum  ab  ipso.  Et  nos ...  in  virtute  sancte  obedien- 
tie  ab  omnibus    monachis,    abbate  et   decano   dicti    monasterii,  obe- 

dientiariis  nec  non  et  oblatis  qui  sunt  in  ipso  monasterio  et  qui 

sub  pena  excomunicationis  quam  in  hiis  scriptis  ferimus inhi- 

bentes  ncc  quis  predicta comburere  aut  quoquo  modo  destruere, 

abscondere  vel  furari  aut  permictere  vel  consentire  quod  aliquo  modo 

perdantur  aut  destruantur;  quod  si faciente  aut  consentiente 

huius  excomunicationis  sententie  volumus  subiacere.  Tenor  vero  man- 
dati nobis  ab  apostolica   Sede    directi Peregrino   Ovetensi  et 

Raparono    Spoletano    cpiscopis.    Datum    Rome    apud    Sanctam    Sabi- 
nam  . . .  pont.  Honorii  pp.  IV  a.  .il.  «  Inter  cetera  sollicitudinum  studia  ». 
Bernardus  de  Lanzela  clericus  civitatis  Agennensis  auct.  apost.  et 
inip.  notarius  scripsi  et  publicavi, 

XXV. 

Roma,  S.  Maria  Maggiore,  29  novembre  1291. 

Nicolò  IV  concede  indulgenze  per  la  chiesa  di  S.  An- 
drea di  Ponzano  in  alcune  festività  dell'anno. 

G.  I.  Originale,  manc.intc  della  bolla. 

Kul  verso  due  note  del  scc.  xvii  :  a)  «  Indulgcntia  pp.  Nicolai  prò  ecclesia  S.  Andrent. 
«Ponzarli.   Alicnationes  »  ;  b)   «Nicolai  pp.   indulg.  »   come  la  prima. 

Trascrizione  :   Codex  diplom.  e.  l66  b.  Cf.  Langi.ois,  Regestum  Nicolas  IV,  n.  6252. 

Nicolaus  [IV]  episcopus  ser.  serv.  Dei,  omnibus  fidelibus  vere  peni- 
tentibuset  confessis,  qui  ecclesiam  mon.  S.  Andree  de  Ponzano  O.  S.  B. 
Castellan.  diocesis  visitaverint  annuatim  in  Assumptionis  b.  Marie 
virg.  ac.  ss.  Andree  apost.  et  Benedicti  abbatis  festivitatibus  et  per 
octo  dies  sequentes,  necnon  in  tertia  feria  post  festum  Resurrectionis 
Domini  ac  in  anniversario  die  dedicationis  ecclesie,  tres  annos  et  tres 
quadragenas  relaxamus. 

Datum  Rome  apud  S.  Mariani  Maiorem  .ni.  kalendas  decembris, 
pont.  n.  a.  .iv. 

«  Vite  perennis  gloria  » . 


312 


"B.  Trifone 


XXVI. 

[1288-1292]. 

Nicolò  IV  conferma  ai  monasteri  uniti  di  S.  Andrea  «  in 
«  Flumine  »  e  di  S.  Silvestro  del  Soratte  i  loro  beni  e  pri- 
vilegi, e  li  mette  sotto  la  sua  protezione. 

S.  6.  Copia  semplice  del  sec.  xiv,  senza  il  datuni  e  la  nota  cronologica. 

Nel  verso,  una  nota  del  sec.  xvii:  «Nicolai  pp.  IV,  confirniatio  honorum  S.  Andrcae 
«in  Flumine  et  S.  Silvestri  in  Monte  Soractea. 

Trascrizione:  Codex  diplom.  e.  160  n.  Ediz.  Galletti,  i)«/Pr«miVmo  &c.  doc.  Lxxiv, 
p.  347;  cf.  ToMASSETTi,  Della  Campagna  Romana,  in  questo  ^rci«i70,  VH,  416;  Potthast, 
n.   23945  ;   Langlois,  Regeslum  Nicolai  IV,  n.   7650. 

Nicolaus  [IV]  episcopus  ser.  serv.  Dei,  abbati  S.  Andree  in  Flu- 
mine et  S.  Silvestri  de  monte  Syracto  monasteriorum,  quorum  unum 
dependet  ab  alio,  eiusque  fratribus. 

Monasteria,  que  ad  Romanam  Ecclesiam  nullo  pertinent  mediante, 
sub  b.  Peiri  et  nostra  protectione  suscipimus  ;  statuentes  ut  ordo  monasti- 
cus  secundum  b.  Benedicti  regulam  observetur  et  possessiones  ac  bona 
illibata  permaneant. 

«Religiosam  vitam  eligentibus  ». 


XXVII. 

S.  Pietro  di  Fiorentino,  27  febbraio  1297. 

Sinibaldo  (abbate  ?)  di  S.  Pietro  di  Florentillo,  col  con- 
senso dei  monaci  di  detto  monastero,  affitta,  lino  alla  terza 
generazione,  un  tenimento  in  Morlupo,  «  in  vocabulo  Man- 
«  zano  » ,  a  Nicola  di  Giacomo. 


M.  4.  Originale. 

Nel  verso  due  note  del  sec.  xiv  :  a)  «...   Petri  de  Flor[cntill(i]  .  . 
«mento  Morlupi  >;   una  terza  del  sec.   xvi:   »  lura  diversa». 


•;  b) 


>J<  Anno  Domini  .m.cc.lxxxxvii.,  indictione  .xi.,  tempore  Boni- 
fatii  pp.  Vili,  die  .xxvii.  februarii.  Synibaldus  [abbas  ?]  mon.  S.  Petri 
de  Flor[enti]llo  cum  consensu  Henrici  de  Spoleto  prioris  dicti  mona- 
sterii  et  conventus  filii  Petri  lacobi,  Corradi  Uberthi,  Gilii  lacobi, 
Massey  lacobi,  Angeli  Guasterii,  Massey  de  Cascia,  Berardi  Petri,  Bar- 
tholomey  Udurisìi  monacorum   eiusdem  mon.  dcdit   et  concessit  Ni- 


Le  carte  del  monastero  di  S.  Taolo  313 


colao  lacobi  Canis  de  Murlupo  usque  ad  tertiani  generationem  in 
emphyteusim  unum  tenimentum  in  territorio  Murlupi  in  vocabulo  Man- 
zano  iuxta  possessiones  Liprignani  et  Civitucule,  Gentilem  Bertelli, 
bona  ecclesie  S.  Marie,  et  ecclesie  S,  lanis  de  Murlupo  ;  reservato  ipsi 
monasterio  ecclesia  S.  Marie  de  Manzano  cum  casalenis,  vignali  et  ca- 
napina :  pretio  .XXV.  libr.  provisonorum  ;  pena  .e.  libras  provisinorum. 
Actuni  in  palatio  monasterii,  presentibus  Pandolfo  lohannis  archi- 
presbitero  de  Morlupo,  Eugenio  Berardi  de  eodem  loco,  Grappo  de 
Abbatia,  Iannuc<;olo  Petri  de  Leprignano  et  Benvenuto  de  Manzano. 
[S.  T.]  Nicolaus  lorii  auct.  imp.  notarius. 

(Coiitimia). 


La  dominazione  pontificia  nel  Matrimonio 

NEGLI  ULTIMI  VENTI  ANNI 
DEL    PERIODO    AVI  G  NON  E  SE 


Continuaz.  e  fine,  vedi  voi.  XXXI,  p.  121. 


APPENDICE. 


I. 

1563,  maggio  23. 

Urbano  V  scrive  agli  officiali  del  Patrimonio  e  della 
Campania  e  Marittima  che  non  usurpino  i  diritti  e  le  giu- 
risdizioni dei  Romani. 

Reg.  Vatic.  11.  2Ó1,  e.   31  b. 

DiL  filiis  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  ac  Campanie  et  Maritime 
provinciarum  rectoribus  et  aliis  officialibus  prò  nobis  et  Romana  Ec- 
clesia. Et  si  cunctos  Christifideles,  quorum  omnium  curam  divina  fa- 
vente  clementia  suscepimus,  cupiamus  abstinere  a  vetitis,  et  sic  ununi- 
quemque  propriis  bonis  et  iuribus  contentari,  quod  centra  preceptum 
dominicum  rem  non  desideret,  minus  quia  occupet,  alienam,  offìciales 
tamen  nostros  tanto  potius  ab  alieni  iuris  occupatione  et  cunctorum 
offensis  volumus  abstinere,  quanto  eis  convenit  in  eorum  officiis  mo- 
destiores  se  reddere  et  etiam  iustiores.  Sane  admodum  displicenter 
audivimus,  quod  aliqui  vestrum  dilectos  filios  populum  singularesque 
cives  Romanos  offendere,  ac  eorum  iura  et  iurisdictiones,  quod  non 
possumus  credere,  occupare  presumunt  ;  ex  quo,  si  veritatem  contineat, 
eo  fortius  perturbamur,  quo  ipsos  populum  tamquam  peculiares  filios 
magis  diligimus,  eorumque  quietem  et  statum  pacificum,  qui  ad  Dei 
laudem  et  principum  apostolorum  aliorumque  sanctorum,  quorum  in 
Urbe  corpora  requiescunt,  venerationem,  salutemque  totius  populi  Chri- 
stian! redundare   dinoscitur,  ardentius   affectamus.  Volentes   igitur    in 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patiia.  Voi.  XXXI.  21 


3i6 


oM.  cantone  Ili 


hac  parte  de  oportuno  remedio  providere,  vobis  per  apostolica  scripta 
distriate  precipiendo  mandamus,  quatenus  ab  iniuriis,  offensis  et  usur- 
pationibus  et  occupationibus  bonoruni  et  iurium  populi  ac  civium  pre- 
dictorum  abstinentes  omnino,  si  qua  ex  eisdem  bonis  ac  iuribus  for- 
sitan  occupastis,  illa  plenarie  restituere  ac  relaxare  curetis,  alioquin  illi 
qui  ex  vobis  in  hac  parte  nostrum  non  curaverint  adimplere  manda- 
tum  nostrani  indignationem  et  punitionem  poterunt  merito  formidare. 
Ad  hec  pacem  et  quietem  diete  Urbis,  quam  auctor  pacis  benigne 
respiciens,  fugatis  intestinarum  discordiarum  fiuctuationibus,  ex  quibus 
Urbs  predicta  ad  naufragii  periculum  ducebatur,  reddidit  sua  pietate 
tranquillam,  intendentes  apostolicis  presidiis  confovere,  volumus  vo- 
bisque  districte  iniungimus,  quod  prò  conservatione  ac  defensione  diete 
pacis  eisdem  populo  fidelibus  consiliis  promptisque  favoribus  assistatis. 
Dat.  Avin.  .x.  kal.  iun.  a.  primo. 


IL 

1369,  agosto  23. 

Patti  e  convenzioni  fra  gli  officiali  del  Patrimonio  e  Si- 
meotto  Orsini. 

Keg.  Avenion.   Urb.   V,  XXI,   579  b  sgg. 

Ad  futuram  rei  memoriam.  Hiis  que  prò  sedandis  scandalis  et 
rcmovendis  periculis  presertim  subditorum  Romane  Ecclesie  provide 
facta  sunt  libenter  robur  adicimus  apostolice  fìrmitatis.  Sane  oblata 
nobis  prò  parte  dilectorum  filiorum  nobilium  virorum  Nicolai  de  Ur- 
sinis  comitis  Nolani  rectoris,  et  Angeli  Tavernini  militis  Viterbiensis 
thesaurarii  provincie  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  petitio  continebat, 
quod  ipsi  nuper  habentes  in  hac  parte  per  nostras  litteras  plenariam 
facultatem  quedam  pacta  et  conventiones  cum  dilecto  filio  nobili  viro 
Simeotto  quondam  Ursi  de  Ursinis  domicello  Romano  tunc  rebelli  Ro- 
mane Ecclesie  nostro  et  Ecd.  prefate  nomine  fecerunt,  que  ad  obvian- 
dum  scandalis  et  periculis  subditorum  diete  Eccl.  et  prò  ipsius  statu 
utilia  reputarunt,  deindeque  de  nostro  speciali  mandato  eidem  comiti 
facto  oraculo  vive  vocis  quoddam  capitulum  dictorum  pactorum  cor- 
rexerunt  et  reformaverunt.  Quarc  nobis  humiliter  supplicarunt,  qua- 
tenus eisdem  conventionibus  et  pactis,  ac  correctioni  et  reformationi 
contentis  in  duobus  instrumentis  publicis  manu  dilecti  filii  lohannis 
Avmerici  de  Parma  publici  apostolica  et  imperiali  auctoritate  notarli 
conscriptis  et  signo  ipsius  consueto  signatis,  quorum  tenores  presen- 
tibus  inseri  fecimus,  robur  nostre  confirmationis  adicere  dignaremur. 


La  domina\ioiie  pontificia  nel  T*atrimonio    317 


Nos  igitur  huiusmodi  supplicationibus  benignum  impertientes  assensum, 
pacta,  conventiones  ac  correctionem  et  reformationem  eadem  et  omnia 
in  dictis  instrumentis  contenta  sine  preiudicio  iuris  alieni  rata  habentes 
et  grata,  illa  auctoritate  apostolica  ex  certa  scientia  confirmamus  et 
presentis  scripti  patrocinio  communimus,  ac  ea  voJumus  et  decernimus 
habere  perpetuam  roboris  firmitatem.  Tenor  autem  dicti  instrumenti 
pactorum  talis  est. 

In  nomine  Domini,  amen.  Anno  eiusdem  a  nativitate  millesimo 
trecentesimo  sexagesimo  nono,  indictione  septima,  pontificatus  sanctis- 
simi  in  Christo  patris  et  domini  nostri  domini  Urbani  divina  provi- 
dentia  pape  V,  et  die  tertiadecima  mensìs  augusti.  /  detti  commissari 
advertentes  maxime  quod  infrascripta  pacta  et  conventiones  ad  que 
devenire  intendunt  cum  infrascripto  Simiocto  multum  cedunt  et  spe- 
rantur  imposterum  cedere  ad  statum  provincie  Patrimoni],  et  quod 
propter  infrascripta  pacta  et  conventiones  multa  scandala  et  pericula 
verisimiliter  sedabuntur,  que  iam  inceperant  in  maximum  dampnum 
diete  Provincie  pullulare;  ac  etiam  attendentes  quod  prò  parte  dicti 
Simiocti  corani  ipsis  expositum  extitit  quod  tempore  quo  per  Roman. 
Eccl.  habitum  fuit  castrum  Suriani,  quod  per  dictum  d.  Ursum  pacifice 
tenebatur  et  de  iure,  per  nonnullos  offìciales  diete  Eccl.  provisum  fuit 
ipsi  d.  Urso  patri  dicti  Simiocti  et  ipsi  Simiocto  "quod  consideratis 
gratis  serviciis  factis  Rom.  Eccl.  per  ipsuni  d.  Ursum  et  predecessores 
suos  ita  et  taliter  operaretur  per  ipsos  officiales  pene  prefatum  d.  no- 
strum papam  quod  Sanctitas  Sua  ipsum  S.  suosque  fratres  et  filios 
haberet  efficaciter  commendatos,  fecerunt  et  ad  infrascripta  pacta  et 
conventiones  devenerunt  cum  nobili  viro  S...  presente...  ac  acce- 
ptante  prò  se  suisque  filiis  natis  et  nascituris  de  legitimo  matrimonio 
vel  non  legitimo  heredibus  et  successoribus  suis. 

Et  primo  dcderunt  et  concesserunt  et  tradiderunt . .  .  predicto  S. 
. . .  omnia  et  singula  iura  que  Sanctitas  ipsa  vel  Rom.  Eccl.  habet  in 
castris  et  rocchis  Mugnani  siti  in  provincia  dicti  Patrimonii  iuxta 
flumen  Tyberis  et  territoria  castrorum  Polimartii,  Rocche  Sancti  Petri 
et  Vassani  ;  ac  Rocche  Sancti  Petri  site  in  ipsa  provincia  iuxta  terri- 
toria et  tenimenta  castrorum  Mugnani,  Polimartii,  Ghie  predictorum 
et  Colliscasalis  ;  et  Corclani  positi  in  eadem  provincia  iuxta  territoria 
Civitatis  Castellane,  castrorumque  Gallesii,  Fabrice  et  Castrigloni  et 
territorium  Abbatie  Fallaris  .  . . ,  cum  annuo  censu  unius  floreni  auri 
per  ipsum  S.  vel  ipsius  heredes  et  successores  perpetuo  solvendo  ca- 
mere Provincie  dicti  Patrimonii  in  festo  apostolorum  Petri  et  Pauli 
de  mense  iunii.  Voluerunt  tamen  et  ordinaverunt  dicti  dd.  commis- 
sarìi  quod  ipse  S.  sive  heredes  et  successores  sui  teneantur  et  debeant 
venire  et  comparere  legitime  in  exercitibus,  cavalcatis  et  parlamentis 


3ii 


ìM.  oAntonelli 


ipsius    Eccl.  ad   petitionem,  voluntatem    et    requisitionem   offìcialium 
prefiite  Eccl.  super  hoc  habenlium   legitimam  potestatem    prò   castro 
Ghie  predicte,  ut  est  moris;  prò  castro  vero  Mugnani  etiam  venire  et 
coni  parere  in  dictis  exercitibus,  cavalcati  s  et  parlamentis  debeant  si  et 
in  quantum  secundum  iura    vel    regestra  camere    teneantur  et  aliter 
non.  Item,  omnia  et  singula  iura  que  prefata  Sanctitas  et  Eccl.  habent 
in  castro  et  rocha  Ghie  ipsiusque  territorio  et  districtu  positis  in  eadcm 
provincia  iuxta  tenimenta  castrorum  Mugnani,  Vassani,  Roche  Sancti 
Petri,  Suriani  et  Golliscasalis  cum  annuo  censu  quadraginta  solidorum 
paparinorum  ut  supra  solvendo.  Item,  iura  si  qua  idem  d.  Ursus  ha- 
bebat  in  castro  Goptanelli  sito  in  provincia  comitatus  Sabine  iuxta  ter- 
ritoria   castrorum    Montisasule,    Gastigloni,    Montiscalvi   et    Bacchoni. 
Item,  ipsum  S.,  fratres,  socios,  familiares   et  vassallos  absolverunt  et 
liberaverunt  ab  omnibus  penis,  processibus,  sententiis,  criminibus,  mal- 
leficiis,  culpis,  excessibus  et  delictis  per  ipsos  commissis  et  perpetratis 
dictis,  factis  aut  operibus,  seu  que  facta  et  commissa  per  eos  vel  ali- 
quem  ipsorum  diceretur    usque    in    presentem    diem,  de  quibus  essct 
processum  cognitum  vel  non  in  curiis  predictarum  Sanctitatis  et  Eccl. 
ac  Romane  urbis  per  quoscumque  iudices   ecclesiasticos  vel  seculares, 
et  etiam  sequaces  dicti  S.  de  commissis  per  eos  tempore  presentis  110- 
vitatis  vel  guerre.    Necnon    voluerunt    et    mandaverunt    processus   et 
sententias  ac  scripturas  propterea   centra  ipsos   vel    aliquem    ipsorum 
formatas  et  latas  de  libris  dictarum  curiarum  toUi  et  cassari  et  abo- 
leri,  et  prò  cassis  et  irritis  ex  nunc  haberi  voluerunt  et  decreverunt 
omni  via,  modo  et  iure  quibus  melius    potuerunt.  Nomina  vero  pre- 
dictorum  sociorum,  familiarium  et  sequacium  sunt  hec,  videlicet:  Spic- 
chieta,  Antonius  dictus  Mathohiffo,  lannis  Andree  de  Gorclano,  Sini- 
baldus    de   dominis   de    Mimoia,    Antonius  dictus    Steccha,   Angelus 
Bellipucii  Raynaldi,  Nicolaus  dictus   Bussa,   lacobus   Luppi   de   Orto, 
Tucciante  Francescoli  de  Amelia,  Angelus  Gicie  de  Tuderto,  lacobus 
Masini  de  Forlivio,  Vangnolus  nepos  Gagni  de  Gollefìorito,  Serbucius 
Poncelli  de  Montenigro,  Frate  Valente  Blasii  de  Orto  prò  condempna- 
tionibus  latis  contra  eum  in    curia   Romane  urbis,   socii   et   sequaces 
Mannucius  Ceccholini   de  Sancto  Gemino,  Antonius  Nalli  de  Urbe, 
Ceccharellus  Gecchi  magistri  lacobi,  Vannucius  magistri  Scocti,  Tho- 
massius  Garavoli,  Petrus  Pucii,  Golutia  Laurentii  Gatti   de   Lugnano, 
Angelucius  lannucelli.  Angelus  lacobi,  Blasius    lacobi,  Antonius  Ger- 
roni,  Antonius  Lelli  Macharoni,  Andreas  Incelli,  .\ngelus  Lelli  Bevcn- 
tis   de  Gorclano,    Attavianus    Poncelli  de   Montenigro,  ser  Antonius 
Colaioli  Staffa,  Guercius   Toczi,  Gola    Tadey  dictus  Gacciaguerra  de 
Mugnano,    Nicolaus    Rotombolli    dictus    Roveta,    Antonius    lacobelli, 
Gecchi  {sic)  Marci,  Petrus  Gentilioni,  Buczus  Andrielli,  Blasius  Fran- 


La  dominazione  poli tìjìcta  nel  T^atrimonio    319 


cucii    dictus    Miglocinus,    Dicius    Guidocii  de    Orto,   Petrus    magistri 
Francisci  dictus  Petrus  dal  passo  da  Orto,  Vannes  Luce,  Nicolaus  Vio- 
lantis,  Colutia  Rolandi  dictus  Pasturella   de   Polimartio,  Marclius   ser 
Francisci  de  Tossignano,  Micius  Fanelli  de   Suriano,  Angelucius  Bal- 
ducius  Bucceti  de  Aquapendenti,  Buccialus  Manni,  Lucas  Somev  dictus 
Bocczo,  Barthocius  Sensii  de  Amelia,  Petrus  Lucangeli,  Santucius  Mey, 
Henricus  Pucii  Henrici  de  Vassano,  Scarpetta  Peciveccie  de  Roccha- 
veccie,  Gepiius  Nutarelli  Belli  Sancti  de  Amelia,  Bartholus  Lelli  dictus 
Picholfante  de  Camerino,  Andriolus  Francisci  de  Placentia  habitatores 
Mugnani,  Petrus  dictus  Traverso  de  Bulseno,   magister   Paulus  Tucii 
Claudicans  sartor  de  Viterbio,  Valentinus  Petri  de    Fulgineo,  Mucza- 
rcllus  Traynozii  de  castro  Perii,  et  Vestrus  Andree  alias  dictus  Guer- 
cius  de  Vassanello  familiares  et  sequaces  dicti  S.  et  quos  omnes  idem 
S.  prò  eius  sociis  et  sequacibus  et   familiaribus  nominavit  ut  superius 
continetur.  Iterh,  cum  prò  parte  dicti  S.  asseratur  quod  vir  magnificus 
d.  Bertuldus  d.  Neapoleonis    de   Ursinis   legavit    et   concessit  domine 
Paule  ipsius  d.  Bertuldi  filie  prò  eius  dote  sexmilia  quingentos  flore- 
nos,  et  prò  eius  alimentis  mille  quingentos  tìorenos  in  medietate  castri 
Antiglani,  et  prò  dictis   octomilibus   florenis   ipse  d.  Bertuldus  diete 
d.  Paule  obligavit  dictam   medietatem,  et  ipsa   d.  Paula   per   publica 
documenta  iura  que  habcbat  in  dieta  medietate  occasione  huiusmodi 
vel  alia  ratione  dederit  et  concesserit  ipsi  S,  prò  se  suisque  heredibus 
et  succcssoribus,  et  nunc  Tiiomassius  Ugolinucii   de  dominis   de    Al- 
viano  dictam  medietatem  itnet  et  possidet,  et  propterea  idem  S.  petit 
a  dictis  commissariis    quatenus  visis    iuribus  dicti  S.  summarie  et  de 
plano  sine  strepitu  et  figura  iudicii  predictam  medietatem  sibi  dignentur 
restituì  facere  cum    effectu    de  gratia  speciali,  prefati    d.  commissarii 
nomine  quo  supra  promiserunt  eidem  S.  presenti  stipulanti  et  recipienti 
nomine  supradicto  in  causa  ista  unum  sufficientem  iudicem  deputare 
et  subdelegare,  qui  dicto  S. . . .  iustitiam  ministrabit.  Et  similiter  eun- 
dem  vel  alium  iudicem  deputabunt  et  subdelegabunt,   qui   dicto  S,  in 
hiis  que  habet  agere  cum  domino  Troiolo  d.  lohannis  de  Ursinis  etiam 
eodem  modo  quo  in  fiicto  diete  cause  Antiglani  iustitiam  ministrabit. 
Item,  cum  per  ipsum  S.  asseratur  quod  a  tribus  annis  citra  supradictus 
Thomassius  occupavit,  abstulit  seu  occupari  et  auferri  fecit  certas  pos- 
sessiones  et  bona  ac  eorum  fructus  sita  in  territorio  supradicti  castri 
Antiglani,  que  ad  ipsum  S.  eiusque  socios,  familiares  et  vassallos  per- 
tinent,  et  propterea  supplicet   quatenus    visis   iuribus    predictorum  de 
plano  ipsa  possessiones  et  bona  ac  fructus  eisdem  restituì  faciant  cum 
effectu,  ipsi  d.  commissarii  gii  promettono  un  giudice  che  pronuti:{i  come 
sopra,  e  subito  nominano  il  sapientem  virum  d.  Thomam  d.  Henrici  de 
Baratis  de  Parma  officialem  Ecclesie.  Item,  dederunt  et  per  pacta  et 


320 


W.  oAiitonelli 


conventiones  concesserunt  eidem  S.  stipulanti  et  recipienti  ut  supra 
omnia  iura  et  bona  que  idem  d.  Ursus  habebat  in  certis  possessionibus 
et  domibus  sitis  in  civìtate  Urbis  ultra  pontes  Tiberis,  et  que  camera 
Romane  Eccl,  non  possidet,  exceptis  bonis  venditis  et  concessis  per 
ipsum  d.  Ursum  Ecclesie  prelibate.  Insuper  prefati  d.  commissarii  et 
uterque  ipsorum  nominibus  quibus  supra  fecerunt,  constituerunt  et  or- 
dinaverunt  eorum  legitimum  procuratorem  et  nuntium  specialem  no- 
bilem  virum  Nicolam  Ranucii  de  civitate  Ortana  presentem  et  acce- 
ptantem  ad  dandum,  tradendum  et  inducendum  dictuni  S,  nomine  quo 
supra  recepturum  in  tenutam  et  corporalem  possessionem  omnium 
predictorum  castrorum  (et)  roccharum  Mugnani,  Corclani,  Ghie,  Rocche 
Sancti  Petri  et  Goptanelli,  et  ad  omnia  et  singola  faciendum,  que  circa 
traditionem  diete  possessionis  fuerint  utilia  et  necessaria,  et  que  ipsi- 
met  possent  facere  si  adessent,  ratum,  gratum  et  firmum  perpetuo  ha- 
bituri  quidquam  per  dictum  procuratorem  factum  fucrit  in  premissis  et 
circa  predicta  sub  ypotheca  et  obligatione  omnium   bonorum  camere 

Romane  Ecclesie  memorate Segue  il  giuramento  di  Simeotto  nelle 

mani  dei  commissari.  Acta  sunt  omnia  supradicta  in  castro  Colliscasalis 
in  domo  Rocchi  Muczarelli  de  dicto  loco,  presentibus  nobilibus  viris 
d.  Nicolao  ser  Bartholi  de  Florentia  iudice  causarum  civilium  et  ap- 
pellationum  curie  Patrimoni!  generalis,  lohanne  Uffreduccioli  de  Al- 
viano,  Bertuldo  Guiniczelli  de  Monteorczili,  ser  lanne  domine  Lau- 
rentie,  Nerutio  Virigacii  de  Suriano,  ser  lohanne  Geraldi  de  Parma, 
Rocchio  Muczarelli  de  castro  GoUiscasalis  predicto,  Roberto  Maczantis 
de  Viterbio  et  ser  lohanne  Baptista  quondam  ser  Thomasii  de  Bo- 
nonia,  et  quampluribus  aliis  testibus  ad  predicta  vocatis,  habitis  et  ro- 
gatis.  Nello  stesso  giorno  il  procuratore  suddetto  immette  Simeotto  in 
possesso  della  Rocca  di  S.  Pietro  introducendo  eum  per  manum  dextram 
in  dictam  roccham,  sibique  claves  portarum  ipsius  rocche  assignando 
portasque  ipsas  sibi  aperiendo,  ac  de  terra,  herbis,  glebis  et  lapidibus 
existentibus  in  dictis  territorio  et  districto  dicto  S.  in  suis  manibus  as- 
signando in  signum  vere  possessionis Segue,  il  19  agosto,  l'im- 
missione in  possesso  dei  castelli  di  Cina  e  Mugnano.  Ed  infine,  il  6  settembre, 
ristrumento  del  a  corre\ione  e  riformazione  riguardante  l' assoluzione  di 
Simeotto  e  seguaci,  stipulato  dal  notaro  Giovanni  di  Americo  di  Parma 
in  Viterbo,  in  centrata  Sancti  Simonis  in  domo  Tucii  Quirichelle  resi- 
dentie  dicti  d.  thesaurarii,  presentibus  sapiente  viro  d.  Andrea  Gapocii 
iurisperito,  Roberto  Mazantis,  ser  Francisco  Vannicelli  de  Viterbio,  et 
ser  Salvato  Gobucii  de  Balneoregio,  et  quampluribus  aliis  testibus  ad 
predicta  vocatis,  habitis  et  rogatis.  Dat.  Viterbii  .x.  kal.  septemb. 
a.  .VII. 


La  domina\ioiie  pontificia  nel  ''Patrimonio    321 


III. 

1370,  luglio    25. 

Urbano  V  ordina  al  rettore  del  Patrimonio  di  restituire 
a  Giovanni  di  Sciarra  de'  Prefetti  la  metà  della  rocca  di 
Vico. 

Reg.  Aveu.   Vrb.   V,  XXII,  4381.. 

Dil.  filio  nob.  viro  Nicolao  de  Ursinis  corniti  Nolano,  provincie 
Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  rcctori.  Nuper  prò  parte  dil.  filii  nobilis 
viri  lohannis  nati  quondam  Sciarre  de  Prefectis  de  Vico  domicelli  Su- 
trine  dioccsis  nobis  exhibila  petitio  continebat,  quod  medietas  arcis 
seu  roche  de  Vico  diete  diocesis  ad  ipsum  pertinet,  quodque  ipsam  dicti 
quondam  Sciarra  et  Johannes  tenuerunt  et  possederunt  pacifice  et  quiete, 
et  quod  idem  Johannes  per  nonnullos  possessione  predicta  extitit  in- 
debite spoliatus.  Quare  nobis  prò  parte  ipsius  extitit  humiliter  suppli- 
catum,  ut  sibi  in  predictis  de  oportuno  providere  remedio  dignaremur. 
Nos  itaque  ipsius  supplicationibus  inclinati,  C'demque  in  premissis  de 
oportuno  providere  remedio  mediante  iustitia  cupientes,  nobilitati  tue 
mandamus  quatenus,  si  premissa  per  diligentem  informationem,  super 
quo  tuam  conscientiam  oneramus,  vera  esse  repereris,  eidem  lohanni 
medietatem  rocche  prefate,  exceptis  turri,  loggia,  cisterna  et  porta 
rocche  que  ad  prefatam  Ecclesiani  totaliter  pertinent,  sine  more  di- 
spendio restitui  facias  cum  effectu,  ac  eundem  permittas  et  permitti 
facias  ipsius  pacifica  possessione  gaudere.  Dat.  apud  Montemflasconem 
.vili.  kal.  augusti  a.  .vili. 

11^. 
1371. 

Una  relazione  al  pontefice  del  legato  Pietro  arcivescovo 
di  BoLirges. 

Arch.  Vatic.  Instr.  Misceli,  ad.  an.  (i). 

Ista  que  secuntur  sunt  explicanda  domino  nostro. 

Primo,  quod  scribatur  episcopo,  clero  et  nobilibus  ac  populo  par- 
ticulariter  et  distincte,  et  hoc  in  utraque  civitate  et  specialiter  domino 
Francisco. 

(i)  A  tergo  dell'ultima  carta  del  documento  è  scritto,  in  carattere  diverso,  «  Infor- 
tì mationes  et  instructiones  archiepiscopi  Bituricensis  nuntii  vel  legati  apostolici,  quo  etiam 
«  tempore  eodem  munere  fiingebatur  cird.  Anglicus  ». 


?22 


qM.  arnione  Ili 


Iteni,  mandare  secretarlo,  quod  iuxta  capitala  ordinata  per  d.  ca- 
nierariuni  ordinentur  commissiones  prò  d.  Bituricensi,  ac  etiam  ad  be- 
neficia conferenda  auctoritate  apostolica  etianisi  reservata  existant  usque 
ad  certam  taxam,  et  creandum  notarios  et  legitimandum,  et  ad  singula 
alia  faciendum,  que  condam  d.  Sabinensis  preter  Icgationem  habuit  in 
commissis,  cuius  commissiones  in  regestris  poterunt  reperiri. 

Item,  ordinentur  commissiones  particulares,  non  obstante  vica- 
riatu  generali,  videlicet  prò  civitatibus  Urbevetana,  Narniensi,  Interam- 
nensi,  Reatina,  et  etiam  prò  comitato  Sabinie  et  terrarum  Arnulpho- 
nim,  et  castrorum  Strunconis  et  Mirande,  Civitatis  Castelli,  et  castrorum 
Sertiani  et  Setonii,  super  quo  quideni  castro  Setonii  advertat  Vestra 
Sanctitas  quoniam  dictum  castrum  est  in  districtu  Urbisveteris,  licet 
Villacu  (sic)  pretendat  quod  imperator  ipsum  castrum  sibi  dedit,  quod 
facere  non  potuit  in  preiudicium  Ecclesie. 

Item,  declaret  Vestra  Sanctitas  sub  quo  regimine  velit  permanere 
terras  Tuscie,  videlicet  castrum  Burgi  Sancti  Sepulcri,  prò  quo  castro 
expenduntur  omni  mense  octingenti  floreni  ratione  custodie,  quia  ne- 
cessarium  est  ibidem  tenere  quatuor  banderias  equitum  viginti  barbu- 
tarum  prò  qualibet  banderia,  et  quatuor  banderias  peditum  viginti  po- 
starum  prò  qualibet.  Et  si  dominus  de  Grisaco  vellet  alieni  castrum 
vendere,  quid  ergo  de  expensis  lactis  ratione  custodie,  quoniam  expense 
sunt  satis  extraordinarie. 

Item,  de  castro  Castilionis  Aretini,  m  quo  sunt  ad  custodiam  rocche 
et  castri  centoni  infantes.  Idem  de  aliis  castris  in  partibus  Tuscie  exi- 
stentibus,  que  castra  fuerunt  acquisita  tempore  guerre,  utrum  debeant 
remanere  in  regimine  domini  Bituricensis  vel  Albanensis,  Si  vero  sub 
regimine  domini  Bituricensis,  ordinentur  commissiones. 

Item,  super  facto  Marchie  velit  Vestra  Sanctitas  providere  prout 
ipsa  alitar  habuit  ordinare,  et  littere  in  omnem  eventum  dupliccntur. 

Item,  quod  expediantur  littere  receptoris  generalis,  et  quod  fiat 
sibi  mandatum  quod  ad  minus  (i)  de  introitibus  Marchie  debeat  sub- 
venire prò  obtinendo  negotium. 

Item,  ad  hoc  quod  negotia  facilius  et  honorabilius  et  cum  malori 
cautela  valeant  expediri,  velit  Vestra  Sanctitas  providere  de  quinde- 
cimmilia  florenis,  vel  mandare  domino  Albanensi  quod  ipsos  habeat 
assignare,  aut  receptori  generali  quod  de  tallia  Marchie  habeat  dictam 
quantltatem  reclpere,  et  in  eo  expendere,  quoniam  in  tanto  negotio 
est  necessarium  magnani  gentem  tenere  in  isto  principio,  et  sic  ma- 
gnam  pecuniam  expendere  oportet  etiam  prò  fabricando,  et  ad  prose- 
quendum  allquos  tractatus. 


(i)  Lacuna. 


La  domina\ione  pontificia  nel  'Patrimonio    323 


Item,  quod  introitus  terrarum  Corneti  et  Montisalti  per  recepto- 
rem  generalem  recipiantur  ad  minus  quousque  negotia  ardua  fuerint 
perfecte  completa. 

Item,  remittere  comitem  Ugolinum  (i)  cum  consolatione,  quoniam 
prò  malori  parte  omnes  tractatus  comitatus  Perusii  per  manus  suas 
transiverint. 

Item,  quod  omnes  promissiones  facte  per  dominum  Bituricensem 
extrinsecis  Perusinis  habeant  roboris  firmitatem. 

Item,  quod  Vestra  Sanctitas  velit  permittere  quod  per  d.  Bituri- 
censem provideatur  de  castellaniis,  potestariis  et  aliis  iniunctis  officiis, 
preterquam  de  officiis  maioribus,  utpote  rectoriis  provinciarum,  quoniam 
Vestra  Sanctitas  erit  infestata  de  castellaniis  omni  die,  que  Sanctitas 
tales  poterit  remittere  ad  d.  Bituricensem,  sicut  consuetum  fuerat  tem- 
poribus retroactis,  vel  ad  d.  Albanensem  seu  alios  qui  prò  tempore 
erunt  in  partibus  Italie. 

Item,  si  Romani  vellent  ratione  focatici  vel  sallatici  novitates 
noxias  attemptarc  contra  provincias  Patrimonii, Campanie  et  Maritime,  si 
vult  Vestra  Sanctitas  quod  iidem  domentur  per  dictum  d.  Bituricensem. 

Item,  quid  de  Prefecto  qui  semper  tenet  Ecclesiam  in  suspitione. 

Item,  multi  erunt  tiranni  qui  contra  aliquos  officiales  dicent  quia 
semper  querunt  que  sua  non  sunt,  et  eis  displicet  quando  contra  eorum 
voluntatcm  in  eorum  malitiis  opprimantur.  Quare,  prò  Deo,  ad  peti- 
tionem  talium  boni  officiales  non  opprimantur,  quoniam  dicti  tiranni 
vellent  semper  reperire  officiales  qui  vellent  pènsiones  ab  ipsis  recipere 
ad  hoc  ut  possent  absque  contradictione  eorum  voluntatem  adimplere, 
neque  revera  officiales  sunt  commendandi  quando  per  tirannos  com- 
mendantur. 

Item,  quod  Vestra  Sanctitas  provideat  domino  Rigaldo  de  Pedagia 
familiari  de  officio  thesaurarie  Marchie,  si  et  in  quantum  thesaurarius 
diete  Provincie  residentiam  facere  noluit  in  provincia  supradicta. 

Item,  quod  provideatur  domino  Bituricensi  de  aliquibus  bonis  be- 
neficiis. 

Item,  quod  scribatur  d.  archiepiscopo  Bracarensi. 

Infrascripta  sunt  avisamenta,  salva  meliori  determinatione,  que 
facentur  prò  conservatione  terrarum  Ecclesie. 

Et  primo  prò  isto  principio  ponere  Marchiani  cum  Ducatu  et  Pa- 
trimonio, et  terras  Tuscie  in  una  commissione. 


(i)  11  conte  Ugolino   di  Moiitemarte. 


324 


qM.  QAntonelli 


Tertio,  si  vultis  pacifìce  habere  terras  Ecclesie,  Patrinioniuni  et 
Tusciam  habeatis  libere,  et  sic  omnes  vestre  provincie  erunt  in  quiete, 
nani  si  Romani  vellent . . ,  non  poterunt,  nani  provinciales  Tuscie  vobis 
habebunt  compiacere,  et  sic  habendo  regnum  ab  alia  parte  una  cum 
aliis  terris  Ecclesie  sub  vestra  obedientia  Romani  habebunt  remanere. 

Quarto,  prò  bono  regimine  provinciarum  expediret  poncre  in  pro- 
vinciis  rectores  prclatos  sufficientcs  in  talibus  et  expertos,  qui  sint  ci- 
tramontani,  et  non  de  partibus  Italie  propter  partialitates. 

Quinto,  ponere  receptorem  generalem  hominem  factivum  et  bone 
conscientie,  et  quod  sint  cum  eo  duo  clerici  bene  beneficiati  et  cum 
bona  conscientia,  qui  sperent  ad  prelaturas  promoveri,  qui  clerici  a 
receptore  et  aliis  thesaurariis  de   sex  in  sex  menses  audiant  rationes. 

Sexto,  habere  thesaurarios  provinciarum  clericos  et  in  talibus  ex- 
pertos, et  sint  citramontani  et  non  uxoratos,  qui  si  ditentur  eorum 
bona  filiis  aut  filiabus  habent  remanere,  si  sint  clerici  succedit  camera 
apostolica  in  bonis  eorum,  qui  in  fine  efficiuntur  prelati,  si  boni  fue- 
rint  servitores.  Idem  dico  in  rectoribus  provinciarum.  Qui  quidem  the- 
saurarii  et  alii  officiales  in  locis  in  quibus  exercuerint  officia  eorum 
sindicentur. 

Septimo,  de  uno  bono  legato  seu  vicario  providere,  qui  habeat 
omnimodam  iurisdictionem  in  omnibus  provinciis  exercere,  et  quod 
omnes  predicti  officiales  ipsi  legato  seu  vicario  habeant  totaliter  obe- 
dire,  quonìam  si  tota  obedientia  sive  potentia  in  uno  legato  seu  vi- 
cario consistat,  inimici  Ecclesie  magis  habebunt  dubitare.  Nam  si  duo 
ponantur,  immediate  erunt  divisi,  quia  semper  invidia  est  inter  pares, 
et  etiam  malitia  tirannorum  partium  Italie  est  tanta,  quod  eos  poneret 
in  divisione:  ita  experientia  docuil  tempore  dd.  Sabinensis  et  Clunia- 
censis  bo.  me.  quia  d.  Barnabos  tenebat  inimicitiam  cum  d.  Sabinensi 
imponendo  societates  per  terras  et  provincias  legationis  eiusdem  d.  Sa- 
binensis, et  sic  faciebat  consumere  omnes  introitus  predicte  legationis, 
dura  vero  Cluniacensem  non  oflFendebat  dando  sibi  spem  de  manute- 
nendo  sibi  legationem  in  pace,  ad  hoc  ut  posset  intrare  sub  veste  vul- 
pina,  nam  sic  faciendo  dictus  d.  Cluniacensis  tenebat  modicam  gentem 
sub  tali  confidentia,  et  si  diu  sic  stetisset  revera  deceptus  fuisset  ; 
quando  vero  d.  Sabinensis  requirebat  d.  Cluniacensem,  idem  respon- 
debat,  si  ego  subvenirem  d.  Sabinensi,  non  possem  tenere  meam  lega- 
tionem in  pace,  quare  non  intendo  me  in  predictis  negotiis  involvere; 
et  si  fuisset  unus  legatus  dumtaxat,  defensasset  se  et  terras  Ecclesie: 
nec  predicta  dico  ad  infamandum  aliquem  nec  vivum   nec   mortuum. 

Qui  introitus  enim  terrarum  sunt  ut  sequitur. 

Primo,  civitas  Bononiensis  cum  suo  comitatu  habet  centumsexa- 
ginta  florenos  in  introitibus  conimuniter. 


La  domìnaiione  pontijìcia  nel  'Patrimonio    325 


Provincia  Romandiole  habet  in  introitibus  ceiitum  niilia  fior. 

Provincia  Marchie  nonaginta  fior,  intelliguntur  cum  censibus  vi- 
cariorum  diete  provincia,  in  quibus  provinciis  sunt  marchiones  Estenses, 
nobiles  de  Polenta,  de  Malatestis,  et  d.  Gometius  de  Albornotio. 

Provincie  Ducatus  et  Patrimonii  cum  terra  Corneti  et  provinciis 
Campanie  et  Maritime  communiter  valent  centum  milia  fior. 

Perusium  cum  iacu  una  cum  suis  terris  habendo,  Tudertum  cum 
suo  districtu  valerent  centum  milia  fior.  Et  sic  introitus  dictarum  pro- 
vinciarum  sive  terrarum,  cum  quibus  introitibus  unus  legatus  sive  vi- 
carius  posset  egregie  terras  Ecclesie  defcnsare,  habendo  bonos  assi- 
stentes  sive  officiales,  ut  predicitur,  dum  tamen  legatus  sive  vicarius 
sit  laboriosus  et  potens  in  persona  et  practicus  in  negotiis.  Et  si  di- 
catur  quod  periculum  esset,  si  talis  vicarius  seu  legatus  moreretur, 
nullum  essct  periculum,  dum  tamen  rcctores  et  ceteri  officiales  predicti 
sint  sufficientes,  ut  predicitur.  Qui  quidem  introitus  capiunt  in  summa 
quingenta  sexaginta  milia  fior.,  de  quibus  possent  teneri  gentes  que 
secuntur. 

Primo,  mille  quingente  barbute,  videlicet,  prò  principio,  mille  in 
Bononia  et  quingente  in  Perusio,  que  mille  quingente  barbute  ascen- 
derent  in  anno  centum  octuaginta  milia  fior,  et  possent  teneri  trecenti 
Ungari,  qui  ascendentur  in  anno  vigintiquinquemilia  fior,  et  mille  pe- 
dites  qui  asccndunt  in  anno  trigintamilia  Hor.  Rectores  provinciarum, 
castellani  et  ceteri  officiales  dictarum  provinciarum  et  terrarum  ascen- 
dentur in  anno  ceniumvigintimilia  fior.  Residuum  vero  quod  superesset 
bonum  regimen  faciendo  et  bonos  officiales  tenendo  tempore  pacis  ca- 
mera apostolica  posset  habere,  vel  tempore  guerre  dictus  legatus  sive 
vicarius  poterit  se  defensare,  quia  cum  dictis  introitibus  pecuniarum 
gentem  armigeram  habundantem  poterit  tenere. 

Multi  vero  appetunt  habere  legationem  seu  vicariatum.  Videretur 
fore  bonum  dicere,  quod  d.  Albanensis  de  mandato  d.  nostri  pape  de- 
beret  remanere  ad  tollendum  infestationes  multorum,  et  post  certum 
temporis  {sic)  postquam  dictus  d.  Albanensis  vult  venire,  dare  sibi  li- 
centiam  coloratam  dicendo:  volumus  quod  veniat  ad  referendum  sta- 
tum  partium  Italie,  et  quod  loco  sui  gubernet  et  regat  d.  Bituricensis 
in  Bononia  et  provincia  Romandiole,  quia,  audita  relatione  ab  eodem, 
intendimus  quod  revertatur  Bononiam  et  ad  Romandiolam,  et  Bituri- 
censis gubernet  residuum,  et  sic  per  consequens  posset  ordinari  sine 
displicentia  petentium,  quod  tota  legatio  satis  colorate  posset  remanere 
in  uno,  nam  prò  certo  melius  per  unum  gubernabitur  quam  per  multos, 
quia  ubi  multitudo  ibi  confusio,  dum  tamen  ille  talis  sit  bene  expertus 
et  in  negotiis  bene  practicus,  ut  superius  est  dictum.  Si  vero  prò  sa- 
niori  Consilio  deHberetur  melius  esse  duos  in  ilUs  partibus  vicarios  de- 


326 


€M.  oAntonelli 


putare,  adhuc  potest  adniitti,  habendo  respectum  ad  regimen  in  quo 
diete  Provincie  temporibus  bo.  me.  dd.  Sabinensis  et  Cluniaccnsis  erant 
constitute,  si  via  antiqui  regimiiiis  observetur,  dum  tamen  debita  an- 
tiqua persolvantur.  Ipse  namque  d.  Cluniacensis  tenendo  Bononiam  cum 
Romandiola  tantum,  cessante  quocumque  subsidio  camere  et  omnibus 
supportatis  oneribus,  respondebat  libere  d.  Bernaboni  quolibet  anno  de 
sexagintaduomilia  et  quingentis  fior.  auri.  D.  autem  Sabinensis  cum 
provinciis  Marchie,  Ducatus,  Patrimonii,  Campanie  et  Maritime  sine 
aliquo  camere  subsidio  se  sustinebat,  et  guerras  societatum  d.  Ambro- 
sioli,  Anekini  de  Bongarde  et  etiam  Anglicorum  et  Perusinorum,  a 
quibus  abstulit  Assisium,  Gualdum  Nucerinum  et  triginta  fortallitia  in 
comitatu  Tuderti,  subportabat  cum  terris  antedictis,  que  quidem  ho- 
diernis  temporibus  fieri  possent,  prout  tunc  fiebant,  dummodo  valens 
et  expertus  sit  ibidem  receptor  generalis.  Recolo  enim  quod  d.  abbas 
Massiliensis  et  tunc  receptor  ilio  tempore  habuit  assignare  camere  et 
respondere  in  una  parte  de  introitibus  dictarum  provinciarnm  octo- 
milia  ducatos,  et  in  alia  parte  triamilia  fior,  non  obstante  solutione 
facta  per  d.  Cluniacensem  predictum  antedicto  d.  Bituricensi,  et  etiam 
guerris  non  obstantibus  supradictis. 
Ista  que  secuntur  sunt  explicanda. 

Primo,  quod  camera  d.  Bicturicensis  est  honerata,  et  est  in  de- 
bitis  cum  stipcndiariis  prò  antiquis  debitis  in  fior,  sexagintamilia,  nec 
possunt  solvi  debita,  quoniam  prò  faciendo  guerram  Perusinis  et  Pre- 
fecto  tenebantur  multe  lancee,  quingenti  Ungari  et  centum  banderie 
peditum,  ultra  expensas  extraordinarias,  salaria  officialium,  castellano- 
norum,  et  tractatuum. 

Item,  post  pacem  factam  cum  Perusinis  fuerunt  resecate  expense 
in  hunc  modum,  idest  meliori  modo  quo  fieri  potuit.  Et  primo  lohan- 
nes  de  Rode,  qui  fuerat  conductus  in  Viterbio  cum  trecentis  lanceis, 
et  habuit  firmam  a  d.  nostro  sancte  memorie  per  annum,  est  retentus 
cum  dictis  gentibus,  ut  sibi  promissa  serventur, 

Item,  est  retentus  Georgius  Picciolinus  cum  d.  Francischo  de  Ci- 
vitate  Castelli  et  cum  certis  aliis  stipendiariis,  qui  sunt  numero  centum 
lancearum,  nec  cum  minori  numero  potuerunt  retineri,  nec  fuisset 
bonum  totaliter  sub  Theotonicoruni  misericordia  remanere,  et  quia  alii 
fecissent  societatem  et  consortium . . . 

Item,  prò  custodia  roccliaruni  habitaruiii  in  comitatu  Perusii  sunt 
retenti  quadringenti  infantes. 

Iste  sunt  expense  ordinarie  stipendiariorium,  que  expense  cum 
eorum  provisionibus  ascendunt  in  mense  ad  fior,  duodecimmilia  et 
ultra.  Nec  cum  minorìbus  expensis  aliqua  via  mundi  terre  Ecclesie 
possent  egregie  conservar!;   onmes  autem  alii  stipendiarii  sunt  cassi, 


La  dominazione  pontijìcia  nel  T*alrimonio    327 


et  stant  sine  solutione  et  male  contenti,  nec  eis  satisfieri  potest,  nisi 
subveniatur  per  V.  R.  S. 

Iteni,  prò  satisfactione  debiti  supradicti  necessariuni  est  quod  ha- 
beantur  flor.  vigintimilia  debiti  per  doniinani  reginam,  ac  flor.  qua- 
dragintamilia  de  pecunia  camere  apostolice  exolvantur,  aliter  esset 
valde  periculosum  sine  solutione  stipendiarios  retinere,  quoniam  una 
dierum  possent  aliquas  terras  Ecclesie  rebellare,  maxime  postquam  in 
tam  maxima  quantitate  sunt  cassi. 

Item,  quod  videatur  quid  valent  provincie,  et  quod  provideatur 
super  defensione  earum. 

Item,  quod  augmentelur  legatio  ista  sicut  consuevit,  quia  Marchia, 
Patrimonium,  Campania  et  Maritima  esse  una  legatio  consuevit,  et 
Romandiola  et  Bononia  esse  alia  consuevit,  aliter  ista  legatio  se  de- 
fensare  non  posset,  nisi  sic  augmentctur,  habendo  respectum  ad  mo- 
dicum  emolumentum  provinciarum  predictarum,  que  emolumenta  non 
ascendunt  nisi  ad  quantitatem  quingentorum  milia  flor. 

Item,  istud  faciatis  dici  per  dominos  meos,  et  quod  veniat  ex  parte 
sua  ad  exonerationem  camere  quod  provideatur  de  vigintiquinque 
(flor..''),  sicut  consueverunt  habere  legati,  nam  aliter  camera  honerata 
est,  et  legatus  sive  vicarius  statum  suum  tenere  non  potest,  sicut  decet, 
curia  Romana  de  partibus  Italie  absente. 

Item,  quod  debita  antiqua  fuerunt  contrada  antequam  d.  Bituri- 
censis  haberet  legationem  in  magna  quantitate,  nam  Ecclesia  tenebat 
mille  lanceas  contra  Perusinos  et  centum  banderias  peditum,  que  debita 
nullo  modo  possent  solvi,  nisi  provideatur  modo  predicto. 

Item,  in  aure  paucis  et  magis  amicis  dicatis  et  non  ex  parte  mea, 
quod  si  legatio  remaneret  uni,  dum  tamen  non  haberet  guerram,  posset 
respondere  centum  sexaginta. 

Item,  supplicetur  domino  nostro  quod  dignetur  providere  de  be- 
neficiis  domino  [Bituricensi],  cum  sit  male  beneficatus,  et  supplicetur 
de  pluribus  benefìciis,  et  maxime  de  prioratu  Claravallium  diocesis  Ru- 
thenensis,  qui  fuit  domini  Carcassonensis.. 

Item,  quod  Sua  Sanctitas  velit  in  partibus  Italie  tenere  homines 
sufficientes,  cum  quibus  d.  Bituricensis  possit  habere  consilium  super 
regimine  terrarum  et  maxime  super  factis  pecunie,  et  quod  thesaurarii 
de  sex  menses  in  sex  menses  habeant  reddere  rationem  hominibus 
supradictis  per  Vestram  Sanctitatem  ordinandis. 

Item,  quod  mittendi  per  Vestram  Sanctitatem  habeant  videre  et 
examinare  computa  officialium  de  tempore  preterito,  et  quod  dieta 
examinatio  fiat  in  partibus,  in  quibus  dicti  officiales  habuerunt  dieta 
officia  exercere  ad  hoc  ut  abilius  de  eorum  administratione  veritas  ha- 
beatur. 


328 


04.  oAntonelli 


Iteni,  exponatur  Sanctitati  domini  nostri  quod  ipse  d.  Bituricensis 
habet  pre  manibus  certos  tractatus  onorabiles  et  utiles  prò  statu  Ec- 
clesie conservando,  ipsosque  tractatus  explicandos  eidem  domino  no- 
stro placeat  acceptare. 

Item,  dicere  per  vos  ex  parte  vestra  quod  plures  Italici  qui  vellent 
Ecclesiam  suppeditare  scribent  contra  me,  vel  saltim  prò  aliis. 

Consulatis  dominos  camerarium  et  thesaurarium . . . 

De  societate  destructa. 

Quia  non  sum  Gebellinus. 

De  pace  de  Raschio,  non  vocato  Nolano  (i). 

Nil  mali  de  Nolano  dicatur,  sed  excusor  ego. 

De  Rocchetta. 

De  Staccia  et  Agello. 

De  Campania  et  Andrea  Chiquini  decapitato. 

Quia  Fiorentini  ad  instantiam  Perusinorum  procurant  contra  me 
ut  non  remaneam. 

De  modis  apositis  ne  fiant  societates. 

De  reddendo  computum  quod  concordetur  cum  bulla  de  hiis  que 
tradita  sunt  mihi  per  sanctissimum  dominum  nostrum  in  guerra  contra 
Prefectum,  et  administrata  per  ser  lohannem  de  Sancto  Angelo  vel 
alios  officiales  Ecclesie  mandato  meo  et  prò  dieta  guerra,  vel  prò  ca- 
mera biadi  fienda  in  frontaria  Urbisveteris  :  computa  habet  ser  Jo- 
hannes de  Cams  et  scutifer  domini  Sancti  Martialis. 

Item,  scire  in  libris  d.  thesaurarii  et  libris  d.  Gancelini  Quoquardi 
quid  mihi  traditum  fuit. 

Dicere  qualiter  inimici  mei,  qui  aliter  mihi  nocere  non  possunt, 
figunt  mendacia  contra  me. 

De  prioratu  Sancti  Saturnini  Ruthenensis  diocesis  mihi  conferendo 
canonicam  per  promotionem  domini  nostri  pape,  et  de  prioratu  de  Cla- 
rasvalis  quem  tenebat  d.  Carcassonensis,  et  de  aliis  beneficiis  usque  ad 
valorem  duorum  vel  trium  milium  fior. 

De  libro  cerimoniarum  card[inalium]  omnino  portetur,  saltem  de 
legatis. 

De  portando  vexilla,  duos  dregers  (?),  unam  crucem,  candelabra 
quatuor,  duas  duodenas  taccarum,  si  fieri  potest,  d.  Rigaldus  faciat 
litteras  oportunas. 

De  pecunia  per  cambium  portanda. 

De  Prefecto  qui  gentem  armigeram  coadunat,  colorate  ad  guerram. 

De  Romanisexigentibus  focaticum...  salinarum  a  subditis  Ecclesie. 

Qualiter  portatis  litteras  super  predictis  capitulis  duobus  ultimis. 


(i)  Nicola  Orsini  conte  di  Nola,  rettore  del  Patrimonio. 


La  domina'^ione  pontificia  nel  Matrimonio     329 


IV. 

1372,  febbraio  19. 

Gregorio  XI  esonera  Montefiascone  dal  pagamento  della 
«nova  tallia  militum  » . 

Reg.  Affli.  Greg.   XI,   XIM,    209. 

Dil.  filiis  communi  civitatis  Montisflasconis  ad  nos  et  Romanam 
Ecclesiam  nullo  medio  pertinentìs.  Grata  devotionis  obsequia  que  nobis 
et  Romane  Ecclesie  diutius  impendistis  et  adhuc  impenditis,  necnon 
probata  fidelitas  quam  predicte  Eccl.  hactenus  inconcusse  servastis  pro- 
fecto  merentur,  ut  vos  specialibus  gratiis  et  favoribus  prosequamur.  Sane 
petitio  prò  parte  vestra  nobis  nuper  exhibita  continebat,  quod  olim 
bo.  me.  Egidius  episcopus  Sabinensis,  tunc  in  partibus  illis  apostolice 
Sedis  legatus,  prò  recuperatione  et  defensione  terrarum,  que  ad  dictam 
Eccl.  in  partibus  Italie  pertinent,  statuit  et  etiam  ordinavit  quod  non- 
nulle universitates  predictarum  terrarum,  de  quarum  numero  vos  eratis, 
solvere  tenerentur  eidem  Eccl,  singulis  annis  nomine  tallie  certas  pe- 
cuniarum  summas,  que  nova  tallia  militum  nuncupantur,  quodque 
postmodum  fé.  re.  Urbanus  pp.  V  predecessor  noster  partem  huiusmodi 
tallie  singulis  annis  vos  contingentem,  que  ad  summam  quadringen- 
torum  et  quinquaginta  fior,  auri  ascendebat,  de  speciali  gratia  ad  tre- 
centos  fior,  auri  annuatim  per  vos  prò  dieta  tallia  persolvendos  re- 
duxit,  ac  voluit  quod  post  certuni  lempus  tunc  expressum  et  nunc 
lapsum  ab  onere  solutionis  huiusmodi  tallie  penitus  liberi  essetis.  Qua  re 
prò  parte  vestra  fuit  nobis  humiliter  supplicatum,  ut  vos  ab  onmi  onere 
solutionis  tallie  huiusmodi  perpetuo  eximere  ac  liberare  de  benigni- 
tate  apostolica  dignaremur.  Nos  itaque  volentes  vos  prcmissorum  ve- 
strorum  obsequiorum  ac  fidelitatis  intuitu  specialis  prosequi  prerogativa 
fa\oris,  huiusmodi  supplicationibus  inclinati,  volumus  et  vobis  aposto- 
lica auctoritate  concedimus,  quod  de  cetero  ad  solvendum  dictam 
talliam  vel  quicquara  eius  occasione,  absque  speciali  mandato  aposto- 
lice Sedis  minime  teneamini,  nec  ad  id  a  quoquam  possitis  quoquo 
modo  compelli,  vobis  nichilominus  de  uberioris  dono  gratie  remittentes 
ac  donantes  quicquid  ratione  diete  tallie  prò  tempore  preterito  solvere 
tenemini  Ecclesie  prelibate.  Volumus  tamen,  quod  infra  sex  menses  a 
data  presentium  computandos  tantam  quantitatem  pecunie  dil.  filio 
thesaurario  provincie  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  recipienti  nostro  et 
Romane  Ecclesie  nomine  persolvatis,  quantum  ratione  diete  tallie  prò 
duobus  annis  proxime  futuris,  huiusmodi  nostra  concessione  cessante. 


qM.  Q/in  ione  Ili 


solvere  teneremini,  ac  tenore  presentium  mandamus  omnibus  et  sin- 
gulis  officialibus  nostris  ac  diete  Sedis,  ne  vos  vel  aliquas  singulares 
personas  ex  vobis  contra  voluntatem  et  concessioneni  ac  rcmissio- 
nem  et  donationem  nostrara  huiusmodi  cogere  ad  solvendum  aliquid 
quoquo  modo  presumant,  ac  decernentes  ex  nunc  irritos  et  inanes  omnes 
processus  et  sententias,  quos  vel  quas  contra  voluntatem  et  concessio- 
nem  seu  remissionem  et  donationem  nostram  huiusmodi  haberi  conti- 
gerit  aut  etiam  promulgati.  Nulli  ergo  &c.  Dat.  Avin.  .xii.  kal.  mar. 
a.  .II. 


V. 

1372,  aprile  24. 
Ricompense  al  rettore  del  Patrimonio,  Nicola  Orsini. 

Reg.   Vat.   n.  234,  e,   115  n. 

Dil.  filio  nobili  viro  Nicolao  de  Ursinis  corniti  Nolano  rectori  Pa- 
trimonii.  Insistens  nostris  et  apostolice  Sedis  obsequiis  sic  tibi  gratie 
nostre  plenitudinem  vendicas,  quod  debitum  fore  conspicimus,  ut  pcrso- 
nam  tuam  specialis  honoris  affluentia  extoUamus.  Hinc  est  quod  nos 
infra  nostri  claustra  pectoris  grata  reminiscentia  revolventes  grata  et 
fructuosa  devotionis  obsequia,  que  tanquam  vir  nobilitate  preclarus,  vir 
alti  consilii  et  industrie  circumspecte  a  longis  retro  temporibus  inde- 
fessis  et  continuis  laboribus  utiliter  et  fìdeliter  nobis  ac  predecessoribus 
nostris  Romanis  pontificibus  ac  Romane  Eccl.  spense  nostre  impendisti 
et  impendere  cotidie  solicitis  studiis  non  desistis,  et  quod  nostrum  et 
ipsius  Eccl.  Romane  honorem  plenis  effectibus  continue  dilexisti  et  di- 
ligls,  et  propterea  tuam  volentes  honorare  personam,  provisionem  seu 
pensionem  duorum  milium  fior,  auri  singulis  annis  prò  expensis  tuis 
necessariis,  et  ultra  stipendia  que  ratione  rectoratus  provincie  nostre 
Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  percipis,  que  diebus  singulis  ad  quatuor 
fior,  auri  dumtaxat  ascendunt,  quamdiu  vixeris,  super  recepta  diete 
Provincie  auctoritate  apostolica  tenore  presentium  deputamus  et  etiam 
assignamus,  tibi  petendi  et  exigendi  huiusmodi  duomilia  fior,  predictis 
singulis  annis  in  quatuor  terminis,  videlicet  in  augusti,  novembris, 
februarii  et  mali  mensium  kalendis  a  thesaurario  diete  provincie  de- 
putato et  imposterum  deputando,  et  de  receptis  per  te  thesaurarium 
ipsum  quitandi  tenore  presentium  concedimus  potestatem,  et  insuper 
eidem  thesaurario  tenore  presentium  districtc  prccipiendo  mandamus, 
quatenus  tibi  de  huiusmodi  duobus  milibus  fior,  auri  in  predictis  ter- 
minis integre  et  sinc  diminutione  et  detractione  quacuniquc  cum  effectu 


La  dominaiione pontificia  nel  Matrimonio     331 


satisfacere  non  retardet.  Volumus  tamen,  quod  si  dilectus  filius  nobilis 
vir  Johannes  de  Senis  licentiatus  in  legibus  familiaris  noster,  quem 
dudum  in  castro  Perete  Suanensis  diocesis  eiusque  territorio,  pertinen- 
tiis,  plaga  et  districtu  ad  nos  et  eandem  Eccl.  pieno  iure  spectantibus 
nostrum  et  prò  eadcm  Eccl.  in  teniporalibus  vicarium  generalem  de- 
putavimus,  huiusmodi  vicariatum  dimittet,  teque  ibidem  per  nos  seu 
auctoritate  nostra  vicarium  similiter  deputari  contingeret,  predicta 
pensio  duorum  milium  fior,  auri  cesset  eo  ipso.  Sic  igitur  in  nostris 
et  eiusdem  Romane  Eccl.  negotiis,  prout  hactenus  fecisti,  diligenter, 
solicite  et  fideliter  te  habeas,  quod  humane  laudis  attolli  preconio,  no- 
stramque  et  diete  Sedis  benedictionem  et  gratiam  uberius  consequi  me- 
rearis.  Dat.  Avin.  .vui.  kal.  maii  a.  .11. 


VI. 

1372,  settembre  16. 

Gregorio  XI  scrive  al  rettore  Nicola  Orsini  sul  regime 
d' Orvieto. 

Reg.  Vatic.  n.  368,  e.  68  b. 

Dil.  filio  nob.  viro  Nicolao  de  Ursinis  corniti  Nolano  provincie 
Patrimonii  rectori.  Quia  dilecti  filii  cives  Urbevetani  nobis  notificare 
curarunt,  quod  regimen  tuum  in  ipsa  civitate  ex  eo  habent  suspectum 
et  eis  non  modicum  timorosum,  quod  olim  inter  certos  tuos  consan- 
guineos  et  ipsos  seu  antecessores  eorum  fuit  inimicitia  capitalis,  et  sup- 
plicarunt  per  nos  super  hoc  ad  obviandum  futuris  scandalis  de  oportuno 
remedio  provideri,  scribimus  dil.  filio  Geraldo  abbati  monasterii  Maioris 
Monasterii  prope  Turonis  reddituum  et  proventuum  apostolice  camere 
in  partibus  Italie  debitorum  receptori  generali,  utique  amico  tuo,  ut 
conetur  prò  viribus,  quod  iidem  cives  huiusmodi  suspitionem  ex  toto 
removeant,  et  de  te  piene  confident,  de  tuoque  regimine  contententur. 
Quare  si  dieta  contentatio  sequi  non  valeat,  nos  prò  statu  prefate  Ec- 
clesie ac  quiete  civitatis  eiusdem  et  etiam  honori  tuo  expedi  re  credentes, 
quod  abstineas  de  cetero  a  regimine  prelibato  gratum  habebimus, 
tuamque  nobilitatem  hortamur  attentius,  quod  regimen  civitatis  pre- 
fate suique  comitatus  et  districtus  sponte  dimittas  in  manibus  abbatìs 
eiusdem,  qui  illud  exercebit,  donec  super  hoc  aliud  duxerimus  ordi- 
nandum.  Scribimus  siquidem  dicto  abbati,  quod  in  hiis  honorem  tuum 
quantum  poterit  studeat  conservare.  Dat.  apud  Villamnovam  Avin. 
dioc.  .XVI.  kal.  octob.  a.  .11. 

Archivio  delLi  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  22 


332 


Od.  oAntouelli 


VII. 

1372,  settembre  16. 
All'abbate  Geraldo  sullo  stesso  argomento. 

Reg.  Vat.  11.  258,  e.  287  f. 

Ven.  fratrì  Geraldo  abbati  monasterii  Maioris  Monasterii  prope 
Turonis  reddituum  et  proventuum  apostolice  camere  in  partibus  Italie 
debitorum  receptori  generali.  Nuper  litteras  bo.  me.  Philipp!  episcopi 
Sabinensis  recepimus,  per  quas  intelleximus  inter  nonnullos  cives  civi- 
tatis  nostre  Urbevetane  ex  commissione  regiminis  civitatis  eiusdem 
per  nos  facta  dil.  filio  nob.  viro  Nicolao  de  Ursinis  corniti  Nolano 
Patrimoni i  b.  Petri  in  Tuscia  rectori  aliqualem  turbationem'  et  suspe- 
ctionem  esse  subortas,  ex  quibus  nisi  provideretur  eisdem  posset  scan- 
dalum  exoriri.  Nos  itaque  ipsius  comitis  devotione  sincera,  fideique 
integritate,  rectitudine  ac  equanimitate  ceterisque  virtutibus,  quibus 
poUet,  consideratis,  indubitanter  credimus,  quod  ipse  civitatem  illam 
ad  honorem  nostrum  et  prefate  Eccl.,  cuius  ipse  precipuus  zelator  exi- 
stit,  salubriter  et  equa  iustitie  lance  reget  et  laudabiliter  gubernabit, 
nulla  consanguinitatis  vel  alia  affectione  a  tramite  recto  declinans  ad 
dexteram  vel  sinistram,  sed  omnes  equabiliter  secundum  merita  con- 
fovebit.  Ideoque  volumus,  tueque  discretioni  mandamus,  quatenus  pru- 
dentie  tue  viribus  innitaris,  quod  omnis  concepta  de  comite  prefato  su- 
spitio  in  animis  dictorum  civium  auferatur  ab  eis,  et  quod  ipsi  de 
ipsius  comitis  administratione  regiminis  contententur,  ac  de  ipso,  omni 
postposito  timore,  confident.  Dat.  apud  Villamnovam  ,xvi.  kal.  octob. 
a.  .11. 

In  eundem  modum  dil.  filio  nob.  viro  Bonifacio  militi  Urbeve- 
tano;  Gometio  de  Albomotio  militi  Conchensis  diocesis  in  nostra  ci- 
vitate  Esculana  prò  nobis  et  Eccl.  Romana  in  temporalibus  vicario  ge- 
nerali, ac  ducatus  Spoletani  ad  nos  et  eandem  Eccl.  pertinentis  re- 
ctori; et  Hugolino  corniti  de  Corbaria. 

(Segue  Una  lettera  a  Geraldo,  in  cui,  non  riuscendo  nelF  incarico, 
gli  dà  facoltà  di  provvedere,  come  meglio  creda,  al  regime  della  città). 


Vili. 

1373,  gennaio   3. 

Discordie  tra    Francesco  di    Raniero  «  de  Boschio  »  e 
Francesco  di  Binduccio  conte  di  Santa  Fiora. 

Rtg.  Aven.  Greg.  XI,  XHI,  452». 


La  dominaiione pontificia  nel  'Patrimonio     $^$ 


Dil.  filio  Geraldo  abbati  ikc.  Exhibita  nuper  prò  parte  dil.  filli  nob, 
viri  Francisci  Raynerii  domini  prò  parte  loci  de  Boschio  Tudertine 
diocesis  petitio  continebat,  quod  cum  olim  Inter  ipsum  ac  nonnullos 
suos  consortes  et  sequaces  ex  parte  una,  et  dil.  filium  nob.  virum 
Francisciim  Binducii  coniitem  Sancte  Flore  Clusine  diocesis  ac  non- 
nullos eius  consortes  et  sequaces  ex  altera  diverse  discordie  et  con- 
troversie ac  guerre  fuissent  exorte,  tandem  Inter  partes  ipsas  corani 
bo.  me.  Philippo  episcopo  Sabinensi  tunc  in  nonnullis  terris  Eccl.  Ro- 
mane subiectis...  in  temporalibus  vicario  generali  treuga  sub  spe  pacis 
et  concordie  usque  ad  certuni  tenipus  inita  et  facta  fuit,  et  ut  liuius- 
niodi  treuga  melius  servaretur,  talis  clausula  in  ea  adiecta  extitit,  ut 
quecumque  partium  predictarum  contra  huiusniodi  treugani  quovis  modo 
faceret  vel  veniret,  eo  ipso  incurreret  penam  decemniilium  fior,  auri, 
quorum  medietas  camere  apostolice,  et  reliqua  medietas  parti  eandem 
treugani  servanti  aplicari  deberet,  ac  huiusniodi  treuga  per  dictos  con- 
sortes et  sequaces  utriusque  partium  predictarum  ratificata  extitit  et 
etiani  approbata,  prout  in  quibusdam  publicis  instrumentis  inde  con- 
fectis  plenius  dicitur  contineri.  Quodque  postmodum  prefatus  conies 
cum  dictis  suis  consortibus  et  sequacibus,  huiusmodi  treuga  durante, 
contra  ipsam  temere  veniendo,  predictum  Franciscum  Raynerii  castro 
et  rocha  de  Silvena  Suanensis  diocesis,  que  idem  Franciscus  a  Romana 
Ecclesia  sub  certo  annuo  censu  tenebat,  prout  tenet,  in  feuduni,  et  in 
quorum  possessione  idem  Franciscus  existebat,  nianu  armata  contra 
iustitiam  spoliarunt,  ac  nonnulla  bona  mobilia  ibidem  reperta  valoris 
sexmilium  fior,  auri  et  ultra  more  predonico  absportarunt  seu  abspor- 
tari  fecerunt,  huiusmodi  pcnam  in  contractu  diete  treuge  oppositam 
daninabiliter  incurrendo.  Et  quod  postmodum  prefatus  episcopus  prò 
sedandis  scandalis,  que  propter  premissa  dubitabantur  verisimiliter  pro- 
ventura, huiusmodi  castrum  et  rocham  et  eorum  possessionem  penes 
ven,  fratrem  nostrum  lohannem  episcopum  Aretinum  fecit  realitcr  se- 
questrari,  ipseque  Johannes  episcopus  ex  tunc  castrum  et  rocham  huius- 
niodi ad  manus  suas  tenuit  prout  tenet.  Quare  prò  parte  dicti  Fran- 
cisci Raynerii  fuit  nobis  humiliter  supplicatum  ut  providere  sibi  super 
premissis  de  oportuno  remedio  dignaremur.  Nos  igitur  huiusmodi  sup- 
plicationibus  inclinati,  discretioni  tue  per  apostolica  scripta  mandanius, 
quatenus,  vocatis  qui  fuerint  evocandi  et  auditis  hinc  inde  propositis, 
quod  iustum  fuerit  sinipliciter  et  de  plano  sine  strepitu  et  figura  iudicii 
appellatione  remota  decernas,  faciens  quod  decreveris  per  censuram 
ecclesiasticam  et  alia  iuris  remedia  firmiter  observari.  Dat.  Avin.  .ni. 
non.  ianuar,  a,  .11. 


334 


qM.  (lAntonelli 


IX. 

1873,  gennaio  20. 

All'abbate  Geraldo  sul  regime  d'Orvieto. 

Reg.  Vat.  n.   269,  e.  256. 

Dil.  filio  Geraldo  abbati  &c.  Accesserunt  ad  presentiam  nostrani 
dil.  filli  Lemus  Guidetuccii  et  Franciscus  lacobelli  cives  Urbevetani  as- 
serentes  se  esse  ambassiatores  et  nuncios  maioris  partis  bonorum  ci- 
vium  civitatis  nostre  Urbevetane,  qui  volunt  bene  et  pacifice  vivere  in 
civitate  prefata,  et  ex  ipsorum  civium  parte  nobis  exposuerunt,  quod 
cives  ipsi  de  regimine  dil.  filii  nob.  viri  Nicolai  de  Ursinis  comitis  No- 
lani Provincie  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  rectoris  in  prefata  civitate 
exercendo  per  eum  plurimum  contentantur,  et  sperant  et  credunt  per 
eundem  comitem  iuste  et  equaliter  regi  et  salubriter  gubernari,  ad 
nostrum  et  eiusdem  Ecclesie  honorem  et  statum  et  civitatis  iamdicte 
tranqnillitatem,  commoduni  et  profectum.  Nos  itaque  de  predictis  no- 
titiam  non  habentes,  et  optantes  quod  civitas  ipsa  bene  ac  iuste  et 
salubriter  sub  nostra  et  prefate  Ecclesie  obedientia  gubernetur,  et  dicti 
comitis  honor  conservetur  illesus,  discretioni  tue  mandamus,  quatenus 
per  unum  ex  venerabilibus  fratribus  nostris  Firmano  et  Nucerino  epi- 
scopis,  vel  si  alter  predictorum  ad  hoc  vacare  non  posset,  alium  huius- 
modi  negotio  non  suspectum,  de  quo  credideris  convenire,  voluntates 
civium  diete  civitatis  generaliter  et  particulariter  facias  diligenter  scru- 
tari.  Et  si  per  informationem  huiusmodi  repereris,  quod  ex  regimine 
dicti  comitis  exercendo  in  civitate  prefata  maior  et  sanior  pars  civium 
diete  civitatis  contentetur,  nec  possit  propter  hoc  statui  nostro  et  pre- 
fate Ecclesie  in  civitate  iamdicta  periculum  imminere,  eo  casu  volumus 
quod  idem  Comes  huiusmodi  regimen  exequatur,  et  tu  ad  reddendum 
animos  universorum  diete  civitatis  civium  ad  hoc  voluntarios  et  quietos 
interponas  cum  solita  prudentia  et  diligentia  efficaciter  partes  tuas.  Dat. 
Aviti.  .XIII.  kal,  febr.  a.  .in. 


X. 

1373,  luglio    14. 

Molestie   degli  officiali  del  Patrimonio  a  Francesco  e 
Battista  Di  Vico. 

Reg.  \au  n.  269,  e.  192  b. 


La  domili aiione  pontificia  nel  Matrimonio     335 


Dil,  filio  Geraldo  abbati  &c.  Nuper  prò  parte  dil.  filli  nob.  viri 
Francisci  prefecti  Urbis  nobis  fuit  expositum,  quod  dil.  filii  officiales 
curie  Provincie  Patrimonii  b,  Petri  in  Tuscia  prò  nobis  et  Ecclesia 
Romana  ipsum  prefectum  ac  eius  fratrem,  familiares  et  vassallos  atque 
terras  prò  antiquis  condempnationibus  ac  bannis  tam  personalibus  quam  . 
pecuniariis  ab  anno  Domini  .mcccl.  usque  ad  tempus  pacis  cum  fé.  re. 
Urbano  papa  V  predecessore  nostro  per  eundem  prefectum  habite  fa- 
ctis,  quibus  omnibus  tempore  diete  pacis  finis,  ut  asserit,  fuit  impo- 
situs,  multipliciter  molestant  et  perturbant,  et  contra  ipsos  prefectum, 
fratrem,  famulos  et  vassallos  quam plura  cotidie  innovare  non  cessant. 
Quocirca  circumspectionem  tuam  hortamur  attentius,  tibi  nichilominus 
per  apostolica  scripta  mandantes,  quatcnus  tam  per  ipsos  officiales  quam 
alios  qui  rei  veritatam  sciverint  de  predictis  condempnationibus  atque 
bannis,  et  an  tempore  diete  pacis  remissa  fuerint  diligentius  te  infor- 
mes,  et  quidquid  per  informationem  huiusmodi  reppereris  nobis  per 
tuas  clausas  litteras  quantocius  rescribere  non  postponas,  et  interim 
prefatos  officiales  ab  huiusmodi  molestationibus  et  innovationibus  ces- 
sare facias  atque  mandes.  Dat.  Avin.  .n.  id.  iul.  a.  .111. 


XI. 

1373.  giugno   20. 

Sullo  stesso  argomento. 

Reg.   Vat.  n.   269,  e.   292  ?. 

Dil.  filio  Geraldo  abbati  &c.  Nuper  prò  parte  dil.  filiorum  nob. 
virorum  Francisci  prefecti  Urbis  et  Baptiste  ipsius  prefecti  germani 
nobis  fuit  expositum,  quod  tam  propter  frequentem  iniquarum  gentium, 
que  societates  appellantur,  incursum,  et  guerrarum  preteritarum  casus, 
ad  pascua  seu  pasturas  predictorum  prefecti  et  Baptiste  multitudo  ar- 
mentorum  et  pecorum  non  confluit  ncque  ducitur  ut  solebat,  et  quod 
multi  timent  armenta  et  pecora  sua  ad  pascua  predicta  transmittere, 
dubitantes  per  nostros  et  Ecclesie  Romane  officiales  impedi  ri,  vel  ultra 
debitum  in  solutionibus  prò  dictis  pecoribus  aggravari.  Quare  nobis 
prò  parte  predictorum  prefecti  et  Baptiste  fuit  humiliter  supplicatum 
ut  eis  super  ìioc  providere  de  oportuno  remedìo  dignaremur.  Nos  itaque 
huiusmodi  supplicationibus  inclinati,  discretioni  tue  mandamus,  qua- 
tenus  prefatos  prefectum  et  Baptistam  in  pascuis  eorum  et  pecoribus 
ad  ipsa  pascula  conducendis  non  permittas  contra  debitum  molestari, 
sed  omnes  prefate  Ecclesie  subditos,  solutis  hiis  que  prò  necessitatibus 


33b 


qM.  oAntonellì 


prefate  Ecclesie  sunt  imposita,  alios  vero  non  subditos,  soluto  eo  quod 
sunt  solvere  consueti,  permittas  et  permitti  facias  libere  transire  cum 
pecoribus  suis  ad  pascua  prefatoruni  prefecti  et  Baptiste,  eosdemque  ac 
eorum  subditos  in  hiis  in  quibus  poteris  tractes  favorabiliter  et  benigne. 
Dat.  apud  Pontemsorgie  .xii.  kal.  iul.  a.  ,iii. 


^ 


XII. 

1373,  settembre  6. 

Gregorio  XI  scrive  a  Giordano  Orsini  perchè  si  man- 
tenga fedele. 

Reg.  Vatic.  n.  269,  e.  78. 

Dil.  filio  nob.  viro  lordano  de  Ursinis,  militi  Romano.  Licet  totani 
doraum  egregiam  Ursinorum  tamquam  antiquam  et  precipuam  et  fide- 
lissimam  filiam  sancte  Romane  Ecclesie  sinceris  affectibus  diligamus, 
ad  nostram  tamen  memoriam  revocantes,  quod  inter  fé.  re.  Clcmentem 
papam  VI  predecessorem  et  patruum  nostrum,  et  bo.  me.  Ncapoleo- 
nem  patruum  tuum  tunc  prefate  Ecclesie  cardinalem  fuit  amor  pre- 
cipuus  atque  continuus,  donec  per  mortem  extitit  separatus,  quodque 
nos  in  minoribus  constituti  et  ad  maiora  provecti  hunc  amorem  erga 
te  ac  quondam  Raynaldum  fratrem  tuum  continuavimus  et  continuamus 
etiam  puro  corde,  mirari  cogimur  si  de  aliquo  nostro  officiali,  quod  te 
et  tua  iura  velit  iniuste  opprimere,  suspiceris,  et  quod  propter  talem 
suspicionem,  nobis  non  requisitis,  ad  novitatem  turbativam  patrie  sub 
defensionis  nomine,  ut  dicitur,  te  disponas,  cum  de  nostris  officialibus 
quibuscumque,  si  precipue  contra  te  nobis  carum  et  alios  excesserint, 
parati  simus  ministrare  iustiliam,  ac  queque  per  eos  facta  indebite  ad 
statum  debitum  revocare.  Quare  nobilitatem  tuam  rogamus  et  hor- 
tamur  attente  mandantes,  quatenus  de  dilecto  filio  Geraldo  abbate,  prò 
nobis  in  partibus  illis  certas  terras  regente,  nuUatenus  dubites,  quod 
contra  te  et  tuos  hostilem  velit  facere  novitatem.  Et  si  officiales  nostri 
in  provincia  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia,  eorum  faciendo  officia,  contra 
cives  Nepesinenses  prò  hiis  que  debent  diete  Ecclesie  tanquam  contra 
contumaces  etiam  ad  captionem  animalium  processerint,  ut  est  moris 
in  talibus,  hoc  tamen  non  est  ad  oppressionis  iniuriam  retorquendum. 
Nos  enim  dicto  abbati  taliter  scribimus,  quod  de  prcteritis  debebis 
merito  contentari,  et  quod  contra  te  nullam  hostilem  novitatem  faciat, 
nisi  tu  forte  illam  primitus  contra  terras  eiusdem  Ecclesie,  quod  non 
credimus,  inchoares,  teque  ac  tuos  tractet  favorabiliter  et  benigne.  Tu 


La  dominaiione  pontificia  nel  Matrimonio    337 


igitur  cave  prudenter  ne  a  quibusvis  seductoribus  conantibus  seminare 
discordias,  quietem  patrie  irrumpere,  et  in  eia  ritate  tue  domus,  cui 
forte  invident,  ponere  maculam  de  facili  non  delendam,  circumveniri 
facias,  ab  omnique  novitate  prorsus  abstineas.  Et  si,  quod  absit,  alitar 
attemptares,  de  te,  qui  cs  subditus  et  fidelis  eiusdem  Ecclesie,  et  in 
eius  gremio  enutritus,  et  tam  de  fideli  domo  traxisti  originem,  et  quem 
nos,  ut  prefertur,  specialiter  amavimus  et  amamus,  multo  plus  quam 
de  extraneo  presumente  talia  turbaremur,  nec  id  possemus  sine  debiti 
appositione  remedii  tollerare.  Dat.  apud  Villamnovam  Avin.  dioc.  .viii. 
id.  septemb.  a.  .1.11. 

(Segue  la  lettera  al  rettore  del  Patrimonio  perehè  s' interponga  per 
la  concordia  tra  l'Orsini  e  Geraldo,  come  pure  tra  i  Romani  e  i  conti 
d'Anguillara). 

XII». 

1374,  maggio  4. 

Gregorio  XI  manda  all'abbate  Geraldo  di  assolvere 
Ludovico  de'  Prefetti  e  i  suoi  da  ogni  pena  incorsa  per 
aver  ricettata  la  compagnia  di  Anechino. 

Reg.  Aven.  Greg.  XI,   XXI,   35211. 

Dil.  filio  Geraldo  abbati . . .  civitatem  Perusinam  et  nonnullas  alias 
terras  et  provincias  Romane  Ecclesie  prò  nobis  et  eadem  Ecclesia 
gubernanti.  e  Exhibita  nobis  prò  parte  dil.  filli  nob.  viri  Ludovici  de 
Prefectis  militis  Romani  petitio  continebat,  quod  olim  prò  parte  ipsius 
exposito  fé.  re.  Urbano  papa  V  predecessore  nostro,  quod  duduni  tem- 
pore quo  nephanda  societas,  que  societas  Anechini  de  Mongardo  nun- 
cupabatur,  in  partibus  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  moram  trahebat, 
tam  bo.  me.  Egidius  episcopus  Sabinensis  tunc  in  partibus  illis  apo- 
stolice  Sedis  legatus,  quam  etiam  nonnulli  officiales  curie  dilecti  filii 
rectoris  dicti  Patrimonii  contra  dictum  Ludovicum  et  quondam  Petrum 
de  Prefectis  militem  germanum  suum  ac  ipsorum  vassallos  et  socios  ac 
familiares,  prò  eo  quod  dicebatur  dicti  milites  cum  vassallis  ac  sociis 
et  familiaribus  huiusmoJi  predictam  societatem  receptaverant  in  eorum 
locis  et  terris,  ac  diversis  personis  de  societate  predicta  victualia  mini- 
straverant,  diversos  processus  excommunicationis  et  interdicti  ac  alias 
sententias  et  penas  spirituales  et  temporales  continentes  fecerant  et 
promulgaverant,  et  per  dictum  predecessorem  accepto  quod  dicti 
milites  receptionem  et  victualium  administrationem  huiusmodi  non 
in  odium  Romane  Ecclesie  fecerant,  sed  timéntes  quod   si  secus  egis- 


338 


c>/.  oAntonelli 


sent  predieta  societas  eorum  terras  et  loca  in  predam  ac  ruinam 
totaliter  posuisset,  ac  prò  parte  dicti  Ludovici  prefato  predecessori 
humiliter  supplicato,  ut  sibi  tam  proprio  suo  nomine  quam  etiam 
dicti  Petrì  germani  sui  tunc  defuncti,  cuius  terras  et  castra  ipse  Ludo- 
vicus  tunc  possidebat,  ut  secum  super  hoc  idem  predecessor  mise- 
ricorditer  agere  et  de  oportuno  provìdere  reraedio  dignaretur,  bo.  me. 
Guillelmus  tit.  S.  Laurentii  in  Lucina  presbiter  cardinalis,  qui  tunc 
penitentiaric  dicti  predecessoris  curam  gerebat,  de  speciali  mandato 
ipsius  predecessoris  vive  vocis  oraculo  sibi  facto,  venerabili  fratri 
nostro  episcopo  Sutrino  vel  eius  vicario  in  spiritualibus  generali  suis 
dedit  litteris  in  mandatis  ut  si  esset  ita  prefatos  Ludovicum  et  Petrum 
a  dictis  et  aliis  generalibus  et  specialibus  excommunicationum  sen- 
tentiis...  absolverent . , .  et  culpa  ipsius  Ludovici  diligenter  conside- 
rata iniungerent  ei  auctoritate  predicta  penitentiam  salutarem,  prout 
in  dictis  litteris  plenius  dicitur  contineri.  Cum  autem,  sicut  eadem 
petitio  subiungebat,  in  prefatis  litteris  nulla  mentio  facta  extiterit, 
quod  prefati  familiares  ac  socii  et  vassalli  ab  huiusmodi  penis  et  sen- 
tentiis...  absolverentur . . .  prò  parte  ipsius  Ludovici  fuit  nobis  humi- 
liter supplicatum,  ut  cum  ipse  paratus  sit,  tam  prò  se,  quam  prò 
vassallis  ac  sociis  et  familiaribus  predictis . . .  satisfacere  competenter, 
providere  tam  sibi  quam  [ipsis]  super  premissis  de  absolutionis  bene- 
ficio misericorditer  dignaremur».  Componga  con  Ludovico  per  tutti,  e 
quindi  li  assolva.  Dat.  apud  Villamnovam  .iv.  non.  mai.  a.  .iv. 


XIII. 

1374,  maggio  4. 

Gregorio  XI  all'abbate  Geraldo  perchè  renda  giustizia 
a  Ludovico  de'  Prefetti  per  la  metà  del  castello  di  Vico. 

Reg.  Aven.   Greg.  XI,  XX,   197  n. 

Dil.  filio  Geraldo  abbati  &c.  «  Dudum  prò  parte  dil.  filii  nob.  viri 
Ludovici  de  Prefectis  de  Vico  militis  Romani  nobis  exposito,  quod 
licet  oHm  medietas  castri  Vici  Sutrine  diocesis  cum  eius  rocha  et 
burgo  ac  lacu  et  aliis  tenimentis  ipsius  castri  ad  progenitores  suos, 
et  alia  medietas  ad  dil.  filium  nob.  virum  lohannem  domicellum 
Romanum  et  eius  progenitores  pieno  iure  pertinerent,  et  tam  domi- 
cellus  quam  progenitores  predicti  fuissent  in  pacifica  possessione  vel 
quasi  castri,  roche  &c.  predictorum  a  tempore  cuius  contrari!  memoria 
non  existebat,  tamen  ven.  frater  noster  Lupus  archiepiscopus  Cesarau- 


La  domina\ione  pontificia  nel  'Patrimonio    339 


gustanus  transitum  faciens  per  partes  illas,  cum  ab  illis,   qui  nomine 
dictorum  progenitorum  et  domicelli  predicti  castrum  et  rocham  huius- 
modi  custodiebant,  ex  quadam  curialitate  inimicatus  fuisset,  ad  requie- 
scendum  in  rocha  predicta  cum  sua  comitiva,  eandem  rocham  intrans, 
eam  per  vim  occupavit,  ac  eiectis  exinde  dictis  custodibus,  castrum  et 
rocham  cum  burgo  &c,  prcdictis  in  manibus  officiaHum  Romane  Ec- 
clesie in  partibus  ilh's  tunc  existentium  posuerat,  et  quod  postmodum 
de  mandato   fé.  re.  Urbani  pape  V  predecessoris  nostri  medietas  ca- 
stri &c.  predictorum   ad   dictum   domicellum  pertinens  ipsi  domicello 
fuerat  restituta.  Reliqua  vero  medietas  dilecte  in  Christo  fiHe  nob.  mu- 
lieri  Marie  reliete  quondam  Petri   de  Prefectis  militis  vidue  Romane 
prò  quatuor   milibus   florenis  auri,  in  quibus   bona   dicti   Petri,  cuius 
idem  Ludovicus   frater   existerat  et  heres,  eidem  Marie  ratione   dotis 
sue  erant    obligata,   adiudicata  extiterat  et  etiam  assignata,  quodque 
prefatus   Ludovicus  paratus  erat  restituere  prefate   Marie   dieta  qua- 
tuor milia  fior,  auri;   ac  prò  parte   ipsius   Ludovici   nobis  supplicato, 
ut,  restituta  per  eum  prius  diete  Marie  predicta  fior,  summa  prò  dote 
sua,  medietatem  huiusmodi  castri,  roche  &c.  predictorum  sibi  restituì 
facere  dignaremur,  nos  bo.  me.  Philippo   episcopo  Sabinensi  tunc  in 
nonnullis   Italie  partibus  Romane  Ecclesie    immediate   subiectis   prò 
nobis   et   eadem   Ecclesia   in  lemporalibus   vicario  generali    dedimus 
Utteris  in  mandatis,  ut  vocatis  procuratore  fiscali  provincie  Patrimoni! 
b.  Petri  in  Tuscia  prò  dieta  Ecclesia  et  aliis  evocandis,  quod  iustum 
foret,   simplieiter  <ft  de  plano   sine   strepitu   et   figura  iudicii  appella- 
tone   remota   deeerneret  . . .  prout    in    nostris   inde  confeetis  litteris 
plenius  continetur  » .  ^wm^o  morto  Filippo,  il  pontefice  ordina  a  Ge- 
raldo di  proseguire  il  giudiiio  e  pronunciare  la  sentenza.  Dat.  apud  Vil- 
lamnovam  .iv.  non.  mai.  a.  .iv. 


XIV. 

1375,  dicembre  i. 

Gregorio  XI  nomina  Nicola  Spinelli  riformatore  di  al- 
cune città  che  deviarono  dall'obbedienza  della  Chiesa. 

Reg.  Vatic.  n.  267,  e.  ili. 

Dilecto  filio  nob.  viro  Nicolao  Spinelli  militi  senescallo  Provincie, 
nuncio  apostolico  &c.  Attento  quorumdam  relatibus  et  scripturis,  quod 
nonnullarum  civitatum  et  terrarum,  presertim  Montisflaseonensis,  Or- 
tane,  Narniensis  et  Reatine  ad  nos  et  Ecelesiam  Romanam  immediate 


340 


cM.  OAntonelli 


spectantium  cives,  habitaiores  et  incole  de  dilecti  filli  Geraldi  abbatis 
nionasterii  Maioris  Monasterii  prope  Turonis  in  nonnullis  terris  nobis 
et  Eccl.  predicte  subiectis  prò  nobis  et  Ecclesia  ipsa  in  temporalibus 
vicarii  generalis,  officialiuni  forsan  abbatis  eiusdem  vel  forte  subditorum 
ipsorum  CLilpis  exigentibus,  cuius  rei  certitudinem  non  habemus,  guber- 
natione  et  regimine  mlnus  bene  contenti,  recusant  eidem  abbati  plenani 
obedientiam  exhibere,  nos  ex  certis  causis  nostrum  ad  hoc  inducen- 
tibus  animum  subditorum  nostrorum  statui  quieto,  pacifico,  prospero 
et  tranquillo  providere  volentes,  nobilitati  tue,  de  cuius  fidelitatis  ple- 
nitudine et  circumspecte  probitatis  industria  in  hiis  et  aliis  arduis 
plenam  in  Domino  fiducìam  obtinemus,  reformandì  civitates  et  terras 
superius  nominatas  et  omnes  alias  si  que  ab  eiusdem  abbatis  obedientia 
deviassent,  et  ipsas  universitates  et  ipsarum  omnes  et  singulas  nomine 
nostro  et  Ecclesie  predicte  nomine  ad  nostrani  et  Ecclesie  Romane 
obedientiam  reducendi  cum  pactis  et  conventionibus  de  quibus  tue 
disCretioni  videbitur,  illasque  civitates  et  terras  usquequo  dil.  fìlius 
noster  Petrus  S.  Eustachii  diaconus  cardinalis,  quem  ad  partes  illas 
nostrum  vicarium  destinamus,  ad  ipsas  partes  accesserit,  per  te  vel 
alium  seu  alios  regendi.et  gubernandi  nostro  et  Eccl,  memorate  nomi- 
nibus,  necnon  omnia  et  singula  faciendi,  exercendi  et  exequendi,  que 
ad  regimen  et  gubernationem  ac  administrationem  huiusmodi  pcrtinent 
de  consuetudine  vel  de  iure,  plenam  et  liberam  presentium  tenore  con- 
cedimus  facultatem,  inhibentes  abbati  prefato  suisque  ofiìcialibus  ubilibet 
constitutis,  ne  de  regimine,  gubernatione  et  administratione  predictis  se 
quomodolibet  intromittant,  atque  mandantes  universis  et  singulis  no- 
stris  et  diete  Ecclesie  fidelibus  et  subiectis  ubilibet  constitutis,  quatenus 
in  premissis  et  ab  eis  dependentibus,  emergentibus  et  connexis  tibi  ac 
mandatis  tuis  pareant  efficaciter  et  intendant  ac  stuJeant  effectualiter 
obedire.  Tu  vero  circa  statum  pacificum  et  tranquillum  huiusmodi  civi- 
tatum,  terraruni  et  subditorum  nostrorum  sic  incedere  studeas  quod 
exinde  commendari  valeas,  atque  nostram  et  apostolice  Sedis  benevo- 
lentiam  et  gratiam  uberius  promereri.  Dat.  Avin.  kal.  dee,  a.  .v. 

XV. 

1376,  settembre  11. 

Concessione  di  beni  a  Ludovico  Vitelieschi  di  Corneto. 

Reg.  Vati.:,  n.  a88,  e.  93. 


Dil.  filio  nob,  viro  Ludovico  Puccii  Bonifacii  de  Vitcllensibus  de 
Corneto  domicello  Tuscanensis  diocesis.  Considerantes   devotionis  et 


La  domina\ione  pontificia  nel  'Patrimonio    341 


fidelitatis  tue  constantiam,  quas  ad  nos  et  Romanam  Ecclesiam  ha- 
buisti,  sicut  adhuc  habere  dinosceris,  et  quod  tu  prò  defensione,  cu- 
stodia et  conservatione  ac  prospero  statu  ville  ac  terre  Corneti  Tu- 
scanen.  dioc.  ad  nos  et  eandem  Ecclesiam  pieno  iure  spectantis  labores 
multiplices  subiisti,  et  expensas  et  dampna  gravia,  sicut  accepimus,  in- 
curristi,  inducimur  ut  ob  hoc  tibi  recompensationeni  aliquam  faciamus. 
Cum  itaque,  sicut  nobis  nuper  exponere  curavisti,  Blasius  prior  secu- 
laris  ecclesie  Sancti  Martini  Viterbiensis,  Archangelus  Arcar!,  Johannes 
Nicole,  Franciscus  Larfanelli,  Nicolus  Stephani,  lutius  Carnelissada, 
Franciscus  et  It  hannes  Salamoncelli,  Faustinus  balius  Henrici,  Stephanus 
socius  Secchi  Poloelle,  Rasmus  Stephani,  Franciscus  Trinsche,  Facius 
et  Johannes  Tucii,  Ceccharellus  faber,  Johannes  Tinschi,  Johannes  Maz- 
zantis,  et  Bartholomea  soror  eius  Vitcrbienses,  necnon  Faciolus  Patri 
Capelli  et  Carosalus  Petri  Bezochere  de  Tulfanova,  et  Blasius  nia- 
gistri  l'etri  et  Guercius  Baratieri,  lucius  Teuli  Franchi,  et  Bertrandus 
Capationus  de  Civitate  Veteri  Viterbiensis  diocesis  nostri  et  Romane 
Eccl.  subditi  et  vassalli  a  nostris  et  eiusdem  Ecclesie  tìdelitate  ac  obe- 
dientia  recedentes  proditionis  filio  et  iniquitatis  alumpno  Francisco  de 
Vico,  qui  prefecius  Urbis  nuncupatur,  nostro  et  eiusdem  Eccl.  rebclli 
ac  hosti  et  inimico  notorio,  qui  civitatem  Viterbienscm  et  nonnulla 
alia  castra,  villas  et  loca  ad  nos  et  eandem  Eccl.  pltno  iure  spectantia 
occupavit  et  detinet  occupata,  proditorie  sponte  ac  publice  adhcserint, 
eique  in  occupatione  et  detentione  huiusmodi  dederint  et  dent  auxi- 
lium,  consilium  et  favorem,  nos  ne  dicti  proditores  de  sua  malitia  glo- 
rìentur,  et  ne  tnnta  mala  remaneant  impunita,  contra  eos  animadver- 
sionem,tibiquealiqualem  gratiam  facere  intendentes,tuissupplicationibus 
inclinati,  omnia  et  singula  res  et  bona  mobilia  et  immobilia  quecumque 
sint  ad  supradictos  rebelles  superius  nominatos  quoniodocumque  per- 
tinentia  confiscamus,  illaque  cum  omnibus  iuribus  et  pertinentiis  suis 
tibi  auctoritate  apostolica  conlerimus  et  donamus  per  te  coad  vixeris 
tenenda  et  etiam  possidenda,  ita  tamen  quod  si  prò  bono  pacis  ac  pro- 
spero statu  ville  ac  terre  predictaruni  dieta  bona  vel  aliqua  ex  eis  pre- 
fatis  rebellibus  vel  ipsorum  alicui  seu  aliquibus  per  nos  aut  successores 
nostros  restituì  contingeret,  tu  bona  huiusmodi  sic  restituta  eis  libere  ac 
sine  contradictione  dimittas,  dummodo  nos  vel  successores  prefati  bo- 
nam  tibi  prò  illis  in  aliisredditibus  recompensationem  faciamus.  Nulli  &c. 
Dat.  Avin.  .111.  id.  septemb.  a.  .vi. 


342 


qM.  oAìiionelli 


XVI. 

1376,  dicembre   27. 

Assoluzione  di  Giacomo  Vitclleschi  di  Corneto  per  la 
sua  adesione  a  Francesco  di  Vico. 

Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXVHI,   516. 

Dil.  filio  nob.  viro  lacobo  Petri  de  Vitellensibus  de  Corneto  domi- 
cello  Tuscanensis  diocesis.  Dudum  adversus  Franciscum  de  Vico,  qui 
prefectus  Urbis  nuncupatur,  nostrum  et  Ecclesie  Romane  rebellem  et 
hostem,  prò  eo  quod  civitatem  Viterbiensem  et  nonnulla  castra  et  loca 
alia  ad  nos  et  eandem  Eccl.  pieno  iure  spectantia  occupaverat  et  de- 
tinebat  occupata,  necnon  adversus  eius  in  hac  parte  complices  et  fau- 
tores  certos  processus  excommunicationis,  suspensionis  et  interdicti  et 
alias  plures  sententias  ntque  penas  continentes  habuimus  et  fecimus, 
quos  hic  et  alibi  fecimus  publicari,  Postmodum  vero,  sicut  accepimus, 
idem  Franciscus  castruni  Castellacie  Tuscanen.  dioc.  ad  dil.  tìlium  nob. 
virum  Guillelmum  lohannis  de  Viterbio  domicellum  pertinens,  quod 
ab  Ecclesia  Romana  tenebat  in  fcudum,  per  vim  et  metum  qui  cadere 
poterant  in  constantes  per  ipsius  Guillelmi  negotiorum  gestores  tibi  cu- 
stodiendum  tradì  mandavit  et  fecit,  tuque  ad  restituendum  eisdem  Guil- 
lelmo  vel  negotiorum  gestoribus  eius  nomine  castrum  prefatum,  vel  si 
illud  eis  non  restitueres,  ad  solvendum  sibi  quatuormilia  florenos  auri 
te  et  bona  tua  efficaciter  obligasti  ;  quodque  tu  ex  tunc  castrum  ipsum 
detinuisti,  propter  que  tu  eidem  Francisco  adherendo,  parendo  et  fa- 
vendo  in  penas  et  sententias  in  eisdem  contentas  processibus  nosceris 
incidisse  ;  et  nichilominus  tu  mala  malis  accumulando  et  dictum  ca- 
strum, ut  prefertur,  occupatum  dctinendo  cum  certo  numero  gentium 
armigerarum  pedestrium  et  equestrium  eideni  Francisco  adherendo,  ad 
territorium  ville  seu  terre  Cometi  diete  diocesis  ad  nos  et  eand.  Eccl. 
pieno  iure  spectantis  equitasti,  et  ibidem  quamplurimos  homines  et 
animalia  diversorum  generum  manu  armata  hostiliterque  cepisti  et  capta 
ad  dictum  castrum  vel  alibi  aduxisti,  propter  quod  per  officialcs  curie 
diete  ville  certi  processus  contra  te  facti  fuerunt,  per  quos  inter  cetera 
omnia  bona  tua  diete  curie  confiscata  extiterunt,  et  ad  ampulationem 
tui  capitis  condempnatus  fuisti.  Cum  autem  nuper  tu  quorumdam  nii- 
litum  de  mandato  nostro  precedente  tractatu  castrum  ipsum  in  ma- 
nibus  nostris  posueris,  quod  nos  gentibus  nostris  custodiendum  tradidi- 
mus,  nos  propterea,  et  ex  certis  aliis  causis  quas  haberi  volumus  pre- 


La  doìiiina\ione  pontijìcia  nel  Matrimonio    343 


sentibus  prò  expressis,  volentes  te  favore  prosequi  gratioso,  tuis  in  hac 
parte  supplicationibus  inclinati,  te  ab  omnibus  et  singulis  sententiis  ac 
penis  huiusmodi  contra  te,  ut  prefertur,  latis,  et  quas  premissorum  oc- 
casione incurristi,  auctoritatc  apostolica  absolvimus  de  gratia  speciali, 
teque  in  integrum  restituimus  libere  sicut  prius,  et  nichilominus  te  ac 
heredes  et  successores  tuos  ac  tua  et  eorum  bona  ab  obligationibus 
huiusmodi,  salvo  tamen  iure  cuiuslibet  alieno,  liberamus,  teque  et  illos 
ad  solutionem  dictorum  quatuor  milium  florenorum  volumus  non  te- 
neri. Nulli  &c.  Dat.  Corneti  Tuscan,  dioc.  .vi.  kal.  ian.  a.  .vi. 


XVII. 

1377,  febbraio    io. 

Concessione  di  Piansano  ad  Ugolino  di  Corbara  conte 
di  Montemarte. 

Reg.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  269. 

Dil.  (ìlio  nob.  viro  Mugolino  de  Corbario  corniti  Montismartis  Ur- 
bevetane  diocesis.  «...  Cum  dudum  per  alias  nostras  litteras  tibi  et 
heredibus  tuis  quod  castrum  et  roccham  Planzani  provincie  nostre  Pa- 
trimonii  b.  Petri  in  Tuscia  ad  nos  et  Ecclesiam  pieno  iure  spectantia 
cum  eorum  districtu  ac  omnibus  iuribus  et  pertinentiis  suis,  finito  de- 
cennio in  eisdem  litteris  declarato,  prò  duobus  milibus  florenis  auri, 
quos  tu  quondam  Angelo  Tavernini  militi  Viterbiensi  tunc  thesaurario 
nostro  et  diete  Eccl.  in  provincia  prelibata,  qui  dictum  castrum  et  roc- 
cham cum  eius  tenimento  tenere  dinoscebatur  prò  quantitate  duorum 
mihum  fior,  auri  in  qua  sibi  camera  apostolica  obligata  existebat  de 
mandato  nostro  integre  persolvisti,  tenere .  . .  libere  valeretis,  donec 
tibi  et  heredibus  ipsis  per  dictam  cameram  vel  eius  ofHciales  de  dictis 
duobus  milibus  fior,  integre  fuisset  eflfectualiter  satisfactum,  cum  certis 
pactis,  modis  et  conditionibus  in  ipsis  litteris  expressis  duxerimus  con- 
cedendum,  prout  in  eisdem  litteris  plenius  continetur,  nos  volentes  te 
tuorum  obsequiorum  intuitu,  ne;  minus  prò  recompensatione  damno- 
rum  et  expensarum  que  huiusmodi  de  causa  subiisti,  et  provisionis  tibi 
debite  dum  in  civitate  nostra  Perusina  in  nostris  et  diete  Eccl.  negotiis 
militasti  favore  prosequi  gratie  amplioris,  castrum  et  roccham  predicta 
cum  omnibus  iuribus  et  pertinentiis  suis  prò  aliis  duobus  milibus  fior, 
quos  ex  nunc  a  camera  apostolica  prò  dictis  damnis,  expensis  et  pro- 
visione tibi  debitos  declarantes  tibi  et  heredibus  tuis  sub  titulo  pignoris 
obligamus,  necnon  propter  multitudinem   servitiorum  per  te  nobis  et 


344 


cM.  oAntonelli 


Ecclesie  predicte  impensorum,  ac  etiam  prò  recompensatione  expensa- 
rum,  quas  prò  custodia  castri  et  roche  predictorum  te  subire  oportebit, 
tibi  et  heredibus  ipsis  fructus,  redditus  et  proventus  pascuorum  et  sil- 
varum  et  emolumenta  quecumque  ex  prefatis  castro,  rocha,  pertinentiis, 
tenimento  et  iuribus  provenientia  prò  toto  tempore  quo  te  vel  heredes 
eosdem  durante  predicto  decennio  vel  etiam  postea,  secundum  quod 
inferius  subiungetur,  castrum  et  rocham  predicta  tenere  continget,  se- 
cundum concessionis  presentis  tenorem,  concedimus  et  donamus,  ita 
tamen  quod  tu  vel  heredes  tui  castrum  et  rocham  predicta,  quamdiu 
sic  ipsa  cum  iuribus  suis  te  et  heredes  ipsos  tenere  et  fructare  con- 
tinget, vestris  expensis  custodire  seu  custodiri  facere  teneamini,  harum 
serie  concedentes,  quod  nisi  dieta  camera  elapso  huiusmodi  decennio 
rehabere  voluerit  castrum  et  rocham  predicta,  tibique  vel  heredibus 
ipsis  restituerit  pecuniam  antedictam,  tu  et  heredes  prefati  castrum  et 
roccham  huiusmodi  cum  iuribus  et  pertinentiis  antedictis  nostro  et  Ro- 
mane Eccl.  nomine  teneatis,  fructusque,  redditus  et  proventus  ex  pre- 
fatis castro,  roccha  &c.  provenientes  in  vestris  et  eorum  quos  volue- 
ritis  usus  convertere  libere  valeatis,  usque  tibi  vel  dictis  heredibus  de 
prefata  secunda  summa  dictorum  duorum  milium  fior,  prefata  camera 
satisfecerit  cum  effectu,  decernentes  etiam  quod  tu  et  heredes  predicti 
singulis  annis,  quibus  post  decursum  dictorum  decem  annorum  pre- 
dicta castrum  et  roccham  &c.  tenebitis  et  fructabitis  ut  prefertur,  de- 
cem florencs  auri  nomine  census  thesaurario  nostro  et  diete  Eccl.  in 
preliita  provincia  prò  tempore  existenti  nomine  prefate  camere  in  festo 
apostolorum  Petri  et  Pauli  solide  et  realiter  assignare,  ac  castrum  et 
roccham  predicta  &c.  in  bono  statu  manutenere  et  custodire  teneamini 
et  etiam  conservare  ...  ».  Dat.  Rome  ap.  S.  Petrum  .iv.  id.  tebr.  a.  .vii. 


XVIII. 

1377,  aprile  29. 

Concessioni  ad  Andrea  Capocci  viterbese  in  compenso 
dei  danni  subiti  per  la  fedeltà  alla  Chiesa. 

Reg.  Aven.  Greg.   XI,   XXIX,    500. 


Dil.  filio  rectori  provincie  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia.  Exhibita 
nobis  prò  parte  dil.  filii  Andrea  de  Capociis  civis  Viterbiensis  legum 
doctoris  petitio  continebat,  quod  ipse  propter  fidelitatem,  obedierrtiam 
et  rcvcrentiam,  quas  ad  nos  et  Romanam  gessit  et  gerit  Ecclcsiam,  et 
prò  co  quod  in  rebellione   civitatis   Viterbiensis  exorta  ultimo    Fran- 


La  dominazione  pontificia  nel  Patrimonio    345 


cisco  de  Vico,  qui  se  pret'ectum  Urbis  appellai,  adherere  non  voluit, 
dictus  Franciscus  dictum  Andream  omnibus  bonis  suis  mobilibus  et 
immobilibus  spoliari  mandavit  et  fecit,  ipsumque  illis  spoliatum  et  de- 
nudatum  tenet,  propter  quod  idem  Andreas  vix  habeat  unde  valeat 
sustentari.  Quare  prò  parte  dicti  Andree,  qui  quatuor  filiis  et  una  filia 
gravatur,  fuit  nobis  humiliter  supplicatum,  ut  providere  sibi  super  hoc 
de  alicuius  substentationis  auxilio  de  speciali  gratia  dignaremnr.  Nos 
igitur  attendentes,  quod,  sicut  habet  fidedignorum  assertio,  in  castro 
Cipicciani  olim  comitatus  Viterbii  sunt  nonnulla  bona  ad  commune 
diete  civitatis  pertincntia,  ac  etiam  bona  lohannis  ser  Egidii  de  Vi- 
terbio  nostre  et  eiusdem  Eccl.  rebellis  et  hostis  in  lenimento  dicti  ca- 
stri (jonsistentia,  et  eisdem  Ecclesie  propter  rebellionem  huiusmodi  con- 
fiscata sint,  [ac]  etiam  tenimentum  Silve  Pagane  situm  iuxtatonimentum 
dicti  castri  et  castri  Gralfignani,  et  Valliscai  sita  in  lenimento  diete 
civitatis  olim  ad  dictos  commune  periinentia,  et  eidem  Ecclesie  propter 
rebellionem  eandem  etiam  confiscata,  ac  volenles  eidem  Andree  apud 
nos  de  litterarum  scientia  necnon  fidelitaie  et  obedientia  huiusmodi  et 
aliis  probitatis  et  virlutum  meritis  fidedignorum  testimonio  commen- 
dato horum  intuitu  gratiam  facere  specialem,  discretioni  tue  per  apo- 
stolica scripta  mandamus,  quatenus  tot  de  bonis  predictis,  quorum  ft-u- 
ctus,  redditus  et  proventuscentum  florenorum  auri  secundum  communem 
extimationem  valorem  annuum  non  excedant,  eidem  Andree  sub  annuo 
censu  unius  paris  cirotecarum  solvendarum  dil.  filio  thesaurario  diete 
Provincie  prò  nobis  et  eadem  Eecl.  auctoritate  nostra  usque  ad  no- 
strum beneplaeitum  conferas  ac  quod  dones,  inducens  per  te  vel  alium 
seu  alios  eundem  Andream  vel  procuratorem  suum  eius  nomine  in  cor- 
poralem  possessionem  bonorum  ac  iurium  et  pertinentiarum  ipsorum, 
et  defendens  inductum,  amotis  quibuslibet  detentoribus  ab  eisdem,  ac 
fiieiens  sibi  de  ipsorum  fruetibus,  redditibus,  proventibus,  iuribus  et  ob- 
venlionibus  universis  integre  responderi,  non  permittentes  (^sic)  eum 
super  eis  a  quibusvis  indebite  molestari.  Dal.  Rome  apud  S.  Petrum 
.111.  kal.  mai,  a.  .vii. 

XIX. 

1377,  maggio  27. 
Concessioni  a  Cola  Scolari  viterbese  per  la  sua  fedeltà. 

Reg.  Axen.   Greg.   XI,   XXIX,    265. 

Dil.  filio  Cole  Scolarli  civi  Viterbiensi,  Devotionis  et  fidelitatis  tue 
probata  constantia,  quas  ad  nos  et  Romanam  geris  Eeclesiam,  premer 


346 


cTV/.  Q/ìntonelli 


retur,  ut,  votis  tuis  favorabiliter  annuentes,  tibi  reddamur  ad  gratiam 
liberales.  Exhibita  siquidem  nobis  nuper  prò  parte  tua  petitio  conti- 
nebat,  quod  olim  tu  nolens  iniquitatis  filio  Francisco  de  Vico,  qui  se 
prefectum  Urbis  appellai,  in  rebelHone  civitatis  Viterbiensis  ad  nos  et 
eandem  Eccl.  pertinentis  adherere,  civitatem  eandem  exivisti,  et  guerram 
contra  Franciscum  et  civitatem  predictos,  prout  commode  potuisti,  fe- 
cisti,  propter  quod  uxor  tua  cum  quinque  eius  liberis  de  civitate  ipsa 
eiecta  et  bonis  suis  dotalibus  totaliter  spoliata,  tuque  postmodum  in 
guerra  ipsa  per  gentes  ipsius  Francisci  captus  et  duobus  equis  spo- 
liatus  fuisti,  teque  oportuit  prò  rcdemptione  tua  magnani  solvere  pe- 
cuniam,  propter  que  tu,  uxor  et  liberi  predicti  ad  inopiam  quodammodo 
devenistis.  Quare  prò  parte  tua  fuit  nobis  humiliter  supplicatum,  ut 
tibi  et  eidem  uxori  ac  liberis  de  alicuius  subventionis  auxilio  providere 
misericorditer  dignaremur.  Nos  igitur  attendentes,  quod  possessiones 
et  bona  ad  lohannem  Sciarre  de  Prefectis  et  Cobutium  castellanum 
roche  Celeni  nostros  ac  ipsius  Eccl.  rcbelles  ac  in  rebellione  huius- 
modi  eidem  Francisco  faventes  et  adherentes  pertinentia,  propter 
huiusmodi  eorum  rebellionem,  fautoriam  et  adherentiam  sint  camere 
apostolice  confiscata,  quorum  fructus,  redditus  et  proventus  viginti 
florenorum  auri  valorem  annuum,  ut  asseris,  non  excedunt,  ac  volentes 
tibi  propterea  gratiam  facere  specialem,  possessiones  et  bona  predicta 
cum  omnibus  iuribus  et  pertinentiis  suis,  dummodo  supradictum  va- 
lorem annuum  non  excedant,  necnon  castellaniam  diete  roche  cum 
emolumentis,  honoribus  et  oneribus  consuetis,  apostolica  tibi  auctori- 
tate,  usque  ad  nostrum  bcneplacitum,  concedimus  et  donamus,  man- 
dantes  hominìbus  diete  roche  et  aliis  quorum  interest,  ut  in  hiis  que 
ad  officium  castellanie  huiusmodi  pertinent  tibi  pareant  efficaciter  et 
intendant,  ac  nostris  et  eiusdem  Eccl.  officialibus  ut  te  bonis  et  pos- 
sessionibus  huiusmodi  gaudere  pacifice  faciant  et  permittant.  Dat. 
Rome  apud  Sanctam  Mariam  Maiorem  .vi.  kal.  iun,  a.  .vn. 


XX. 

1577.  giugno  25. 

Concessioni   a  Tommaso  ed   Offreducciolo  di  Ugoli- 
nuccio  d'Alviano  in  ricompensa  dei  servigi  resi  alla  Chiesa. 


Rtg.  Avrn.  Greg.  XI,   XXIX,  J9R  !.. 


Dil.  filiis  nob.  viris  Thome  et   Ufreduciolo   fratribus   dilecti   filiì 
Ugolinucii    de    Alviano  domicelli    natis   Amelicnsis  diocesis.    Mentis 


La  dominazione  pontificia  nel  'Patri/nonio    347 


vestre  fidelitatis  et  devotionis,  quarti  ad  nos  et  Romanam  Eccl.  actenus 
habuistis  et  habetis,  inducimur,  ut  ad  vos  apostolice  munificentie  dexte- 
ram  extendamus.  Cuni  itaque,  sicut  accepimus,  Ludovicus,  Franciscus, 
Marius  et  Manfredus  Gianoti  de  Alviano  fratres  tamquam  proditionis 
filli  non  solum  inimicis  et  rebellibus  ipsius  Eccl.  favendo  et  adherendo, 
veruni  etiam  totis  viribus  centra  eandem  Romanam  Eccl.  rebellando 
terras  ipsius  Eccl.  invaserint,  et  danina  quamplurima  incolis  earunidem 
Ecclesie  predicte  fidelibus  intulerint,  prout  iugiter  inferre  non  cessa  nt, 
propter  que  penas  et  sententias  tam  per  nos  quam  per  nonnullos  pre- 
decessores  nostros  Ronianos  pontifices  contra  talia  presunientes  pro- 
mulgatas,  prefatos  Ludovicum  &c.  non  est  dubium  incurrisse,  nos 
attendentes  quam  plurima  grata  et  utilia  servitia,  que  vos  Ecclesie 
predicte,  sicut  fìdedignorum  testimonio  percepimus,  dictos  rebelles  et 
inimicos  impugnando,  et  eis  viriliter  resistendo,  fideliter  et  ferventer 
impendistis  actenus  et  impendere  non  cessatis,  ac  volentes  propterea 
vobis  gratiose  de  aliquo  retributionis  premio  providere,  vestris  in  hac 
parte  supplicationibus  inclinati,  quecumque  bona  immobilia,  et  pre- 
sertini  domos,  possessiones,  iura  et  iurisdictiones,  que  ad  Ludovicum  &c. 
predictos,  et  etiam  ad  commune  et  singulares  personas  civitatis  Amelie 
pretate  Romane  Eccl.  rebelles  in  predicto  de  .-Viviano  et  de  Mimoia 
castris  Ameliensis  diocesis  ac  eoruni  tenimentis  actenus  pertinuerunt 
et  pertinere  consueverunt,  nobis  et  Romane  Eccl.  predicte  propter 
rebellionem  liuiusmodi  confiscata,  et  quorum  fructus,  redditus  et  pro- 
ventus,  sicut  nobis  significare  curastis,  centum  florenorum  auri  vaio- 
rem  annuuni  non  excedunt,  vobis  et  vestris  heredibus  az  successoribus 
ex  vestro  corpore  legitinie  descendentibus,  usque  ad  apostolice  Sedis 
beneplacitum  concedimus  et  donamus,  volentes  tamen,  quod  si  vos, 
quod  absit,  interim  durante  huiusmodi  beneplacito  a  nostra  et  Ecclesie 
memorate  devotione,  obed lentia  et  fidelitate  recesseritis  seu  vos  sub- 
traxerltis,  presentes  littere  nullius  exlstant  roboris  vel  momenti.  Nulli 
ergo  &;c.  Dat.  Anagnle  .vii.  kal.  iul.  a.  .vii. 

XXI. 

1377,  settembre  7. 

Concessione  al  popolo  Romano  in  premio  della  sua  fe- 
deltà alla  Chiesa. 

Reg.  Aven.   Greg.   XI,   .WIX,    384. 

Dil.  filiis  populo  Romano.  Sincere  devotionis   affectus,  quem    ad 
nos    et   Romanam    geritis  Ecclesiam,   promeretur,  ut    communitatem 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXX[.  25 


348 


qM,  oAntonelli 


vestrani  donis  specialibus  et    gratiis   prosequamur.  Cum   itaque,  sicut 
accepimus,   dilecti    filii    universitas    castri  Viturchiani    Balneoregensis 
diocesis  ex  eo  quod  invaserant,  diruperant  et  occupaverant  roccham 
et  tenimentum  Civitelle   inter  duos   rivos   diete   diocesis,  que  ad  he- 
redes    quondam    lannotti   de   Alviano   militis    Ameliensis    et  heredes 
quondam  Palini  Anfarelli  Viterbienses  cives  alias  communiter  pertine- 
bant,  in  curia  et  per  officiales  dil.  filii  nobilis  viri  Nicolai  de  Ursinis 
comitis  Nolani  provincie  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia  ad  nos  et  Ec- 
clesiam  Romanam  immediate  spectantis  prò  nobis  et  Eccl.  ipsa  rectoris, 
in  qua  provincia  castrum,  roccha  et  tenimentum  predicta  existunt,  fue- 
rint  in  duobus  milibus   et  ducentis    florenis  predictis  heredibus  in  re- 
staurationem  damnorum  per  eos  ob  invasionem,  diruptionem  et  occu- 
pationem  huiusmodi  passorum  solvendis  condempnati,  et  bona  ac  iura 
et  actiones  omnia  et  singula  ad  dictos  heredes  communiter  vel  divisim 
alias  qualitercumque  spectantia  sint  apostolice  camere  vigore  proces- 
suum  apostolicorum  contra  Franciscum  de  Vico  tunc  alme  Urbis  pre- 
fectum    et    Eccl.    predicte    inimicum  et  hostem,    suosque   fautores    et 
sequaces    habilorum,    cui    contra    statum  diete  Eccl.  heredes  iidem 
faverant  et  adheserant,  confiscata,  nos   volentes  devotionem  vestram, 
que  in  nostra  et  ipsius  Eccl.  fide  et  obedientia  firmo  et  laudabili  pro- 
posito  perstitit    et    persistit,  per    efiectum    aliquem    premiare,   tenore 
prcsentium  huiusmodi  duo  milia  et  ducentos  florenos  auri,  in  quJbus 
dicti  universitas  fuerunt,  ut  premittitur,  condemnati,    et  qui,  ut  asse- 
ritur,  prefatis  heredibus  ante  dictos  processus   persoluti   minime   exti- 
terunt,  quique,  sicut  reliqua  dictorum  heredum  bona,  sunt  vigore  di- 
ctorum  processuum  nostre  camere  confiscati,  ac  omnia  iura  et  actiones, 
que  ipsis  heredibus  in  predicta  florenorum  quantitate  ante  tempus  et 
tempore  dictorum  processuum  quomodolibetcompetebant  seu  competere 
poterant,  et  que  post  processus  ipsos  ipsi  camere  competierunt  et  conipe- 
tunt  quovis  modo,  vobis  et  comunitati  vestre  damus,  concedimus, tradimus 
liberaliter  et  donamus,  ita  quod  amodo  in  antea  liceat  vobis  prò  quan- 
titate, iuribus  et  actionibus  predictis  agere  et  experiri,  ac  de  eis  habere, 
consequi  et  facere  libere  et  expedite  absque  contradictione  quacumque 
omnem  utilitatem   et   commodum   ac   quamlibet   voluntatem,  proviso 
quod  si  forsan  prefati  universitas  quantitatem  predictam  vel  aliquam 
eius  partem  alias  legitime  solvissent,  ad  solvendum  aliquid  ultra  de- 
bitum  non  cogantur.  Nulli  ergo  &c.  Dat.  Anagnie  .vii.  id.  septemb. 
a.  .VII. 


La  dominazione  pontificia  nel  'Patrimonio    349 


XXII. 

T  577,  dicembre  18. 

Concessione  di  Latera  e  della  metà  di  Onano  in  vica- 
riato ai  Farnese. 

R(^.  Aven.  Greg.  XI,  XXIX,  476. 

Dil.  filiis  nob.  viris  Petro,  Cole,  Meo,  Puccio,  Agnello,  lohanni  et 
Petro  Bertuldo  natis  dil.  filii  nob.  viri  Raynucci  de  Farneto,  ac  Leo- 
nardo, Antonio,  Lodovicho,  Francischo  et  Magnantino  fratribus  natis 
dil.  filii  nob.  viri  Puccii  de  Farneto  domicellis  Castrensis  diocesis.  Sin- 
cera fidelitas  ac  eximia  vestre  devotionis  integritas,  quas  erga  nos  et 
Romanam  Ecclesiam  constanter  hactenus  habuistis,  prout  adhuc  habere 
per  exhibitionem  operum  demonstratis,  merito  promerentur,  ut  hiis  que 
honorem  ac  statum  vestrum  concernunt  nos  vobis  gratiosos  reperiatis 
ac  favorabiles  et  benignos.  Sane  inter  claustra  nostri  pectoris  grata 
memoria  revolventes  quot  et  quanta  tam  vos  quam  progenitores  vestri 
labores  et  pericula  prò  Romana  Eccl.  cui  auctore  Domino  presidemus, 
et  ipsius  Eccl.  honore  ac  statu  in  eius  adversitatibus  et  tribulationibus 
ac  occurrentibus  casibus  subiistis  et  cotidie  viriliter  subitis,  non  imme- 
rito inducimur,  ut  personas  vestras  nobis  quamplurimum  amabiles  spe- 
cialibus  gratiis  et  favoribus  prosequamur.  Consideratione  igitur  premis- 
sorum  volentes  vos  illa  prerogativa  honoris  et  comodi  prosequi  gratiose, 
per  quam  vestro  statui  decenter  providentes  delectemini  predicte  Eccl. 
fideliter  servivisse,  et  animemini  imposterum  ad  fortius  serviendum,  aucto- 
ritate  apostolica  presentium  tenore,  videlicet  vos  Petrum,  Colam  &c., 
prò  medietate,  et  vos  Leonardum  &:c.  quamdiu  vixeritis,  prò  alia  medie- 
tate  castri  Latere  Montisflasconensis  diocesis,  et  medietatis  castri  Onani 
Suanensis  diocesis  ac  eorum  districtuum  ad  nos  et  eandem  Eccl.  pieno 
iure  pertinentium,  ac  iurium  et  pertinentiarum  ipsorum,  vicarios  gene- 
rales  in  temporalibus  constituimus,  ordinamus  ac  etiam  deputamus,  vobis 
regimen  et  gubernationem  castri  Latere  et  medietatis  castri  Onani  pre- 
dictorum  ac  eorum  districtus  et  incolarum  et  habitatorum  ipsorum  cum 
mero  et  mixto  imperio  et  omnimoda  temporali  iurisdictione,  que  in 
eis  per  dictam  Eccl.  seu  alios  prò  ea  exerceri  consueverunt,  ad  honorem 
nostrum  et  diete  Eccl.  statumque  pacificum  et  tranquillum  castrorum 
et  districtuum  ac  pertinentiarum  ac  incolarum  et  habitatorum  predi- 
ctorum  iuste  et  fideliter  exercenda,  vobisque  durante  vicariatu  huiusmodi 
quoscumque  potestates,  iudices  et  offìciales  ydoneos,  qui  possint  et  de- 
beant  questiones  quaslibet  tam  civiles  quam  criminales  et  alias  cuius- 


^ 


350 


^M.  c^ntonellt 


cumque  speciei  vel  generis  motas  vel  movendas  in  castris  et  districtibus 
predictis  audire  et  de  illis  previa  ratione  cognoscere  easque  fine  debito 
terminare  et  executioni  debite  demandare,  constituendi,  crcandi  et 
faciendi,  removendi  et  dcstituendi,  et  alios  quotiens  vobis  placuerit 
deputandi,  necnon  coUigendi,  habendi,  exigendi  et  percipiendi  ac  vestris 
usibus  applicandi  omnes  et  singulos  fructus,  redditus  et  proventus  ac 
omnia  et  singula  consueta  et  debita  pedagia,  tallias,  coUectas,  datia 
et  gabellas,  deveria  et  emolumenta  quecumque  in  castris  et  distr.  pre- 
dictis, silvis,  nemoribus,  pascuis,  possessionibus,  domibus,  areis,  bonis 
ac  iuribus  quibuscumque  nomine  censeantur  ad  nos  et  dictam  Eccl,  in 
eisdem  castris  et  eorum  quolibet  spectantibus  quovis  modo  et  de  ipsis 
omnibus  et  singulis,  quamdiu,  ut  premittitur,  vixeritis,  prout  vobis 
visum  fuerit,  disponendi,  alienatione  tamen  immobilium  bonorum  et 
iurium  ipsius  Eccl.  in  castris  et  distr.  predictis  vobis  penitus  interdicta, 
ac  per  vos  vel  alium  seu  alios  quibus  id  commiseritis,  quamdiu,  ut 
premittitur,  vixeritis,  merum  etmixtum  imperium  ac  omnimodam  iuris- 
dictionem  predicta  exercendi,  ac  contradictores  quoslibet  et  rebelles, 
quotiens  expedierit,  temporali  districtione  qua  convenerit  compescendi, 
ac  alia  omnia  et  singula  que  honori  nostro  et  eiusdem  Eccl.  ac  prò 
statu  pacifico  et  tranquillo  castrorum  et  distr.  predictorum  expedire 
cognoveritis  statuendi,  faciendi,  ordinandi,  corrigendi,  puniendi,  diffi- 
niendi  et  exequendi,  concedentes  auctoritate  apostolica  plenariam  facul- 
tatem,  ita  tamen  quod  tallias  et  exactiones  novas  incolis  et  habita- 
toribus  castrorum  et  distr.  predictorum  non  imponatis  nec  exigatis 
ab  eisdem,  et  quod  de  huiusmodi  debitis  et  consuetis  pedagiis,  fi-u- 
ctibus  Scc.  teneamini  ipsa  castra  et  arces  et  fortillitia  ipsorum,  si  qua 
ibidem  iam  constructa  sint,  et  alia,  si  qua  construxeritis,  vestris  sum- 
ptibus  et  expensis  fideliter  et  diligenter  custodire  ac  manutenere,  aliaquc 
ipsorum  onera  supportare,  absque  eo  quod  dieta  Eccl.  vobis  prò  huius- 
modi vicariatus  gubernationé,  custodia  et  oneribus  supportandis  subve- 
nire in  aliquo  teneatur.  Et  nichilominus  nobis  seu  legato  vel  vicario 
qui  erit  in  provincia  Patrimoni!  b.  Petri  in  Tuscia  seu  thesaurario 
eiusdem  provincie  prò  tempore  existenti  de  mense  iunii  in  festo  apo- 
stolorum  Petri  et  Pauli  nomine  nostro  et  Romane  Eccl.  anno  quolibet 
prò  censu  et  recognitione  dominii  et  superioritatis  quadraginta  liorenos 
auri  dare  ac  solvere  teneamini,  et  si  per  biennium  a  solutione  census 
huiusmodi  cessaveritis,  sitis  ab  huiusmotli  vicariatus  officio  et  eius  con- 
cessione privati,  Volumus  autem  et  retinemus  ac  specialiter  et  expresse 
reservamus,  quod,  dicto  vicariata  durante,  rector  eiusdem  provincie, 
qui  est  et  erit  prò  tempore,  eiusque  locumtenens  et  curia  generalis  in 
causis  appcllationum  quarumlibet  tam  civilium  quam  criminalium  et 
aliis  ad  ipsam  curiam  de  iure  vel  consuetudine   deferendis  cum  exa- 


La  dominazione  pontificia  nel  Matrimonio     351 


minatione  et  cognitione  decidendis  ad  eos  ipso  iure  piene  et  libere  ac 
pacifica  in  castris  et  distr.  predictis  et  centra  ipsorum  incolas  et  habi- 
tatores  cognoscant  et  utantur  prout  in  terris  et  locis  aliis  diete  Pro- 
vincie qui  immediate  prò  dieta  reguntur  Eccl.  et  contra  ipsorum  incolas 
et  habitatores  de  iure  aut  antiqua  consuetudine  quomodolibet  utuntur 
et  cognoscere  et  uti  consueverunt,  salvis  tamen  et  reservatis  in  hoc 
casu  quibuslibet  privilegiis,  indulgentiis  et  indultis  castris  et  distr.  pre- 
dictis in  hac  parte  competentibus,  si  qua  sint,  quibus  propterea  nolumus 
derogare:  quod  vos  ibitis  seu  mittatis  ad  parlamentum  generale  diete 
provincia,  et  homines  dictorum  castrorum  ad  cavalcatas  et  exercitum 
generales  prò  rata  contingente  dieta  castra  ire  faciatis,  sicut  faciunt 
alii  de  provincia  prelibata,  et  quod  vos  et  ipsi  homines  prò  dieta  rata, 
quamdiu,  ut  premittitur,  vixeritis,  conlribuere  teneamini  in  subsidiis 
gencralibus,  si  qua  imponentur  prò  tempore  in  dieta  provincia,  illis 
videlicet  in  quibus  contribuent  qui  ab  eadem  Eccl.  civitates,  castra  vel 
terras  in  vicariatu  modo  simili  tenent  a  nobis  et  Eccl.  supradieta; 
quodque  vos  dietaque  castra  vel  homines,  durante  vicariatu  predicto, 
tallias  quascumque  seu  quevis  alia  onera  debita  vel  consueta  exhiberi 
imposita  vel  imponenda  non  teneamini  subire  vel  solvere  camere  diete 
Eccl.  vel  thesaurario  prelibatis  preterquam  superius  reservata  occasione 
seu  causa  exactionis  cuiuscumque,  nec  etiam  ratione  dictorum  castrorum 
quecumque  alia  onera  que  forsan  subibunt  prò  tempore  alii  de  pro- 
vincia supradieta,  sed  de  illis  possitis  disponere  et  in  vestros  usus  con- 
vertere prò  vestre  libito  voluntatis.  Addieimus  insuper  quod  finito  vica- 
riatu predicto  ipsa  castra  et  distr.  huiusmodi  ad  potestatem  et  dominium 
ac  manus  durataxat  nostra  et  suecessorum  nostrorum  Romanorum  pon- 
tifieum  aut  alterius  ad  id  per  nos  vel  Sede  apostolica  vacante  per  legatum 
de  latere  seu  vicarium  diete  Sedis  tune  in  dictis  partibus  existentem  ad 
hoc  deputatum  libere  revertantur;  quodque  vos  per  vos  ipsos  et  offi- 
ciales  vestros,  quos  ad  hoc  duxeritis  deputandos,  castra  et  distr.  &c. 
regetis  et  gubernetis  seeundum  iura  ac  rationabilia  consuetudines  et 
statuta  castrorum  predictorum  et  alia  per  dictam  Eccl.  vel  alium  ad 
hoc  ab  ea  potestatem  habentem  tam  edita  et  approbata  quam  impo- 
sterum  edenda  et  etiam  approbanda,  et  quod  omnia  statuta,  si  qua  sint 
in  castris  et  distr.  predictis,  contra  Romanam  Eccl.  ac  libertatem  eccle- 
siasticam  et  alias  ecclesiastieas  personas  seu  eorum  bona  eassetis  et 
faciatis  totaliter  amoveri,  et  quod  eis  non  utamini  nec  observabitis  ; 
nec  reeeptabitis  rebelles  et  bannitos  eiusdem  Rom.  Eccl.  directc,  vel 
indircele  faeietis  ab  aliis  reeeptari,  nec  eis  vel  eorum  alicui  auxilium, 
eonsilium  vel  favorem  dari  aut  prestari  uUo  modo  permittatis,  quin 
potius  quemlibet  ex  eis  qui  in  vestram  pervenerit  potestatem,  quotiens 
super  hoc  per . .  .  diete  Ecclesie  officiales   ad  quos  ratione  officiorum 


352 


suorum  id  pertinebit  requisiti  fueritis,  bona  fide  capi  facietis  et  ad 
huiusmodi  requisitionem  sub  fida  custodia  ad  ipsos  destinari.  Preterea 
volumus  et  etiam  ordinamus,  quod  vos  omnes  gentes  etiam  armigeras 
tam  equestres  quam  pedestres  per  legatum,  vicarium  &c.  aut  alium 
a  dieta  Ecclesia ...  ad  hoc  deputatum  quotiescumque  transmissas  in 
castra  et  distr.  huiusmodi  recipere  et  receptare  ac  recipi  et  receptari 
et  benigne  tractari,  eisque  de  victualibus  et  aliis  necessariis  provideri 
facere  prò  competenti  pretio  sive  foro  iuxta  posse  vestrum  teneamini  ; 
quodque  incole  et  habitatores  castrorum  et  distr.  predictorum  et  cuius- 
libet  eorum  in  manibus  vestris  seu  alicuius  vel  aliquorum  ad  id  per 
vos  deputandi  seu  deputandorum  iuramentum  debite  fidelitatis  vobis 
servande . . .  prestare  corporaliter  teneantur.  Volumus  quoque  et  huic 
vicariatui  expresse  adicimus,  quod  omnes  et  singulos  castellanos  seu 
capitaneos  rocharum,  castrorum  et  distr.  predictorum,  et  alios  quos- 
cumque  officiales  quos  prò  custodia  seu  gubernatione  castrorum  et 
distr.  predictorum  deputabitis  ...  in  manibus  rectoris  seu  thesaurarii 
eiusdem  provincie  . . .  prestare  faciatis  corporaliter  iuramentum  quod 
Romane  Ecclesie  fideles  erunt  &c.  &c. ...  Nostre  tamen  intentionis  exi- 
stit  quod  vos  vel  aliquis  vestrum  seu  deputandi  a  vobis  ...  de  crimi- 
nibus  infrascriptis,  videlicet  heresis,  lese  maiestatis,  falsificationis  litte- 
rarum  apostolicarum,  cuditionis  false  monete  et  derobationis  publicarum 
stratarum  ac  etiam  de  quibuscumque  aliis  criminibus,  excessibus  et 
delictis  que  per  familiares,  officiales  vel  stipendiarios  apostolice  Sedis 
perpetrari  seu  committi  prò  tempore  contigerit,  nullatenus  cognoscere 
vel  de  ipsorum  punitione  vos  intromittere  valeatis.  Dat.  Rome  apud 
S.  Petrum  .xv.  kal.  ian.  a.  .vn. 


XXIII. 

1377,  ottobre  i. 

Concessione  della  metà  di  Graffignano  a  Simonetto  di 
Cecco  di  Castel  di  Piero,  fatta  dal  vicario  papale  Pietro. 

Reg.   Vatic.  n.  287,  e.   220  b.   È  inserta  nella  bolla  pontificia  di  conferma  del   24  gen- 
naio  1)78. 


Petrus  miseratione  divina  episcopus  Ostiensis  et  Velletrenis  in  pro- 
vinciis  Patrimonii  b.  Petri  in  Tuscia,  ducatus  Spoletani  et  nonnullis 
aliis  terris  et  locis  Ecclesie  Romane  in  partibus  Italie  et  domini  nostri 
pape  vicarius,  dilecto  nobis  in  Christo  nobili  viro  Symonetto  Cecchi 
de  castro  Perii  provincie  Patrimonii,  salutem  in  Domino.  Vestre  sin- 


La  dominaiione  pontificia  nel  Matrimonio     353 


cere  devotionis  constantia  ac  vestre  innate  fidelitatis  operis  exhibitio, 
quas  erga  negotia  sancte  Romane  Ecclesie  magistra  experientia  ha- 
buistis  pariter  et  monstrastis,  excitant  merito  mentem  nostram  ut  vobis 
reddamur  liberales  ad  gratias  et  honores.  Cum  siquidem  hactenus  illius 
cooperante  nequitia  cuius  est  proprlum  seminare  zizaniam  in  civitate 
Balneoregensi  foret  exorta  dissensio,  et  in  tantum  quod  nonnulli  emuli 
statui  diete  civitatis  et  potissime  centrate  Civile  invidentes  exquisitis 
corum  tractatibus  conati  sunt  occupare  eandem  contratam,  ipsam  cum 
nonnuUis  armorum  gentibus  intrantes  et  expugnantes,  tandem  vos  vo- 
catus  ad  diete  contrate  subsidium  et  defensionem,  divina  favente  gratia 
vestreque  strenuitatis  accinctus  potentia,  contra  eosdem  emulos  viri- 
liter  bellando  victoriam  habuistis,  personam  vestram  strage  et  periculis 
exponendo,  et  ipsam  contratam  Civite  nonnuUis  fatigatus  laboribus  et 
expensis  manutenuistis  et  ad  statum  Ecclesie  conservastis,  ipsamque 
nuper  ad  nostrum  mandatum  in  manibus  Ecclesie  prefate  liberaliter 
consignastis,  ex  quibus  merito  apud  ipsam  Ecclesiam  et  dominum 
nostrum  vobis  insurgunt  laudes  et  honores.  Nos  igitur  cupientes  vobis 
prò  meritis  premia  reddere,  vobis  ac  vestris  filiis  posteris  et  heredibus 
medietatem  castri  Graffignani  Balneoregensis  diocesis  ad  cameram  Ro- 
mane Eccl.  pertinentem  cum  eius  territorio  et  districtu,  terris,  vineis, 
pratis,  nemoribus,  aquarum  decursibus  que  infra  fossatos  Rote  sive 
Rigalis  et  Serragli  usque  ad  Tiberini  continentur  confines  vel  alios  si 
qui  sunt  veriores,  non  preiudicando  iuribus  aliquorum,  et  cum  omnibus 
suis  pertinentiis  sive  adiacentiis,  passagiis,  iuribus  et  iurisdictionibus 
usque  ad  tempus  sexaginta  annorum  proxime  complendum  prò  censu 
duorum  florenorum  auri  annuatim  in  festo  omnium  sanctorum  thesau- 
rario  camere  Romane  Eccl.  in  provincia  Patrimonii  presenti  et  qui  prò 
tempore  fuerit  in  fidelitatis  et  devotionis  ac  subiectionis  signum  effe- 
ctualiter  assignando  et  persolvendo,  auctoritate  qua  fungimur  de  ipsius 
domini  nostri  pape  conscientia  et  beneplacito  voluntatis  concedimus 
per  presentes,  et  ipsam  medietatem  dicti  castri  et  cum  predictis  iuri- 
bus &c.  ex  certa  scientia  de  ipsius  domini  nostri  conscientia  et  volun- 
tate  vobis  attribuimus  ac  etiam  censamus,  inhibentes  ac  expresse  man- 
dantes  universis  et  singulis  . . .  officialibus  diete  provincie  . . .  quatenus 
durante  concessione  et  censuatione  huiusmodi  aliquo  quesito  colore  vos 
nullatenus  . . .  molestare  audeant  vel  aliqualiter  impedire.  Mandamus 
insuper  terrigenis,  incolis  et  habitatoribus  dicti  castri  quatenus  ad  dictam 
medietatem  vos  recipiant  et  admittant,  ac  de  fructibus  consuetis  et 
iuribus  vobis  debeant  efficaciter  intendere,  et  committimus  . . .  rectori 
diete  Provincie  quatenus  in  signum  devotionis  et  obedientie  a  vobis 
super  premissis  in  forma  debita  iuris  et  cum  capitulis  oportunis  cor- 
porale  exigat   iuramentum,  quod  etiam  successores   et   posteri  vestri, 


354 


qM.  oAntonelli 


cum  vos  de  medio  summoveri  contigerit,  in  simili  forma  prestare  et 
premissa  facere  penitus  teneantur...  Dat.  in  rocha  Romane  Ecclesie 
sita  in  civitate  Montisflasconis  die  prima  octobris  anni  Domini  1377, 
indict.  quintadecima,  pontificatus  sanctiss.  domini  nostri  Gregorii 
pape  XI  an.  .vii. 


XXIV. 

1378,  febbraio  18. 

Remissione  di  pene  a  Radicofani  e  al  nobile  Guasta  di 
Pone  in  premio  della  difesa  sostenuta  contro  i  nemici  della 
Chiesa. 

Rea.  Aven.  Greg.  XI,  XXXll,   149  b. 

Ad  perpetuam  rei  memoriam.  Dum  attente  prospicimus  et  grata 
memoria  recensemus  constantem  fidelitatem  et  fidelem  constantiam, 
quas  dilecti  filii  nobilis  vir  Guasta  Poni  de  castro  Radicofani  domi- 
cellus  ac  universitas  et  singulares  persone  eiusdem  castri  Clusine  dio- 
cesis  nobis  et  Romane  Ecclesie  immediate  subiecti  ad  nos  et  dictam 
gerunt  Ecclesiam,  necnon  graves  labores  et  expensas  quas  prò  manu- 
tenendo  et  conservando  statum  et  honorem  diete  Eccl.  sustinuerunt 
hactenus,  et  adhuc  indefessis  humeris  supportare  non  cessant,  dignum 
censemus  et  debitum  ut  ipsos  specialibus  gratiis  et  condignis  favoribus 
prosequamur.  Cum  itaque,  sicut  nuper  fidedigna  relatione  percepimus, 
Guasta  et  universitas  predicti  ac  alie  singulares  persone  de  dicto  castro, 
et  presertim  dil.  filii  Bartholus  Cacchi  Sarii,  Agnolucius  Andree,  Meus 
Nestis,  Vannolus  Hogolinelli,  Pascucius  Cresci,  Papa  Andree,  Muccio- 
nolus  luncte  alias  dictus  Pinzutus,  Andreas  dictus  Beccharinus  lunctini, 
Johannes  Neri  alias  dictus  Guilba,  Benedictus  Vannis  Talenti  et  Ni- 
colaus  de  Feghino  laici  de  dicto  castro,  qui  familiares  prefati  Guaste 
esse  dicuntur,  et  qui  dudum  ex  certis  causis  de  dicto  castro  banniti 
fuerant  cum  magnis  discriminibus  prefatum  castrum  et  eius  territorium 
ad  nostrum  et  eiusdem  Eccl.  statum  et  honorem  ab  inimicis  et  hostibus 
nostris  et  Eccl.  predicte  defensaverunt  et  custodierunt,  et  propter  guer- 
ras  que  in  partibus  illis  a  tribus  annis  citra  viguerunt  magnos  labores 
et  expensas  perpessi  fuerint,  et  tam  in  dicto  castro  et  eius  districtu 
quam  etiam  in  locis  circumvicinis  per  universitatem  et  singulares  per- 
sonas  predictos  homicidia,  derobationes  et  alia  diversa  crimina  et  exces- 
sus  commissa  et  perpetrata  fuerint,  iidemque  universitas  et  singulares 
persone  seu  aliqui  ex  eis  prò  huiusmodi  deffensione  et  custodia  et  prò 
aliis  oneribus  dicti  castri  supportandis  quosdam  redditus  et  proventus 


La  dominazione  pontificia  nel  'Patrimonio  355 


ad  cameram  apostolicam  pertinentes  levaverint  ac  receperint;  et,  ut 
asseritur,  propter  huiusmodi  derobationes  et  alia  crimina  et  excessus 
nonnulle  represalie  in  aliis  terris  et  locis  nobis  et  Romane  Eccl.  pre- 
dicte  subiectis  contra  ipsos  universitatem  et  singulares  personas  con- 
cesse fuerint,  nos  volentes  Guastam  et  alia»  singulares  personas  &c. 
premissoruni  laboruni  et  expensarum  ac  ipsorum  fidelitatis  et  con- 
stantie intuitu  favore  prosequi  gratie  specialis,  ipsorum  in  hac  parte 
supplicationibus  inclinati,  omnia  huiusmodi  crimina  &c.  per  ipsos . .  . 
commissa  seu  perpetrata,  et  in  quantum  concernunt  vel  concernere 
possunt  interesse  publicum  vel  cameram  apostolicam,  necnon  huius- 
modi redditus  et  proventus  per  ipsos  tempore  guerrarum  huiusmodi 
perceptos  eis  auctoritate  apostolica  de  speciali  gratia  tenore  presen- 
tium  remittimus  et  donamus,  ipsosque  et  eorum  singulos  ab  omnibus 
penis  . . .  plenarie  liberamus,  et  insuper  quecumque  banna  de  predictis 
personis . . .  hactenus  edita  seu  facta . . .  necnon  quascumque  represalias . . . 
auctoritate  predicta  tenore  presentium  toUimus,  cassamus  et  irritamus, 
ac  nuUius  esse  volumus  roboris  vel  momenti...  Dat.  Rome  ap.  S.  Pe- 
trum  .XII.  kal.  mar.  a.  .viii. 


LETTERE  DEL  LEGATO  VITELLESCHI 
AI    PRIORI  DI   VITERBO 

dal  I4J5  al  1440 


'MA  delle  più  maschie  figure  della  Chiesa  nella  prima 
metà  del  secolo  xv  fu  senza  dubbio  Giovanni  Vi- 
telleschi  di  Cornato,  che,  da  cancelliere  del  Tar- 
taglia, condottiero  di  bande  e  conte  di  Toscanella,  resosi 
prete,  sali  colla  spada  alla  mano  tutti  i  gradi  della  ecclesia- 
stica gerarchia.  Vescovo  di  Recanati  nel  1432,  s'ebbe  da 
Eugenio  IV  il  rettorato  delle  Marche  e  della  Massa  Tre- 
baria,  ove  rivelò  i  suoi  grandi  talenti  politici  e  militari  (i). 
Cresciuto  per  ciò  nella  estimazione  del  pontefice,  fu  pro- 
mosso a  patriarca  d'Alessandria  ed  arcivescovo  di  Firenze,  e 
nel  1434  inviato  nel  Lazio  come  commissario  e  riformatore 
del  Patrimonio  e  legato  pel  regno  di  Sicilia  (2).  Tre  anni 
dopo,  sconfìtto  il  principe  di  Taranto,  temuto  avversario 
della  parte  angioina,  che  era  quella  della  Chiesa,  fu  creato 
cardinale  di  S.  Lorenzo  in  Lucina,  tra  le  proteste  di  non 

(i)  Archivio  Vaticano,  bolla  del  16  aprile  1432  nel  Regesto  di 
Eugenio  IV,  n.  370,  e.  78  B. 

(2)  Ivi,  bolla  da  Firenze  del  5  maggio  1434  nel  Reg.  cit.  n.  373, 
ce.   143  e  145. 


358 


C.  Tm^i 


pochi  maggiorenti  del  clero  che  lo  accusavano  di  inaudite 
crudeltà  (i). 

Durante  i  sei  anni  della  sua  missione  nel  Patrimonio, 
il  Vitelleschi  diresse  parecchie  lettere  ai  priori  di  Viterbo, 
che  per  avventura  ci  vennero  conservate,  fedelmente  tra- 
scritte nei  registri  sincroni  delle  Riformagioni  di  quel  Co- 
mune (2).  Lo  legavano  alla  città  vincoli  di  amichevoli  re- 
lazioni esistenti  tra  questa  e  la  sua  terra  natale,  nonché 
una  antica  consuetudine  colle  principali  famiglie  patrizie  di 
Viterbo,  fra  le  quali  aveva  prescelto  a  suo  generale  agente 
Pier  Giampaolo  Sacchi  cavaliere  dello  speron  d'  oro  (3),  e 
ser  Pietro  Dei  Lunensi  a  suo  cancelliere  (4). 


(i)  Ivi,  bolla  da  Firenze  del  9  agosto  1437  "^1  ^^f-  ^it.  n.  584, 
e.  147.  Per  le  proteste  degli  avversari  del  Vitelleschi,  vedi  Grego- 
Rovius,  Storia  di  Roma,  i*  traduz.  ital.  VII,  71  e  Pastor,  Storia  dei 
papi,  trad.  ital.  I,  220. 

(2)  La  serie  di  questi  registri,  intitolati  Reformaiiones  couiunis  Vi- 
terhii,  si  conserva  tutta  intiera,  tranne  qualche  piccola  lacuna,  dal 
principio  del  secolo  xv  a  tutto  il  xviii,  nella  biblioteca  Comunale  di 
Viterbo.  Essi  contengono,  scritti  per  mano  dei  segretari  del  tempo, 
tutti  gli  atti  officiali  del  comune,  le  deliberazioni  consigliari,  i  con- 
tratti, i  bandi,  e,  per  i  secoli  xv  e  xvi,  anche  le  principali  bolle  e  le 
lettere  più  importanti  dirette  alla  città. 

(3)  Archivio  diplomatico  Viterbese,  Ricordi  di  Casa  Sacchi,  ms.  1 17, 
all'anno  1433.  Il  nobile  Pier  Gian  Paolo  Sacchi  di  Viterbo  era  figlio 
di  madonna  Petruccia  Vitelleschi,  nata  da  messer  Vitellesco  Vitelleschi 
di  Olmeto,  fratello  del  padre  del  patriarca.  II  Sacchi  fu  assunto  da 
quest'ultimo  a  «suo  intimo  affine  e  familiare  confidente».  Fu  lui  che 
gli  fece  «  ultimare  »  il  suo  famoso  palazzo  di  Corneto,  che,  come  esso 
dice,  «  itCQ  far  tutto  quasi  dalle  fondamenta  » .  Segui  dapcrtutto  il  pa- 
triarca nelle  sue  imprese  militari,  e  insieme  a  lui  fu  catturato  il 
19  marzo  1440  presso  il  Castel  S.  Angelo,  dove  rimase  prigione  lungo 
tempo  dopo  la  morte  del  suo  congiunto.  I  suoi  Ricordi  sono  la  fonte 
più  certa  e  autorevole  per  stabilire  il  modo  come  avvenne  quella  cat- 
tura, che  fu  in  tante  varie  guise  narrata. 

(4)  Reformaiiones  cit.  VI,  141.  Mes.ser  Pietro  Dei  Lunensi,  dopo 
compiuto  il  suo  ufficio  di  cancelliere  del  Vitelleschi,  divenne  nella  Curia 
romana  scrittore  e  abbrcviatore  delle  lettere  apostoliche,  e  dipoi  anche 


Lettere  del  Legalo   Vitelleschi  359 

Senonchè,  giunto  a  tanto  fastigio  di  autorità,  prese  tosto 
ad  esprimere  la  sua  benevolenza  verso  la  città  con  modi 
altezzosi,  con  piglio  soldatesco,  con  ordini  rigorosi  che  vo- 
leva eseguiti  «  ad  unguem  »  (i),  e  con  imposizioni  il  più  delle 
volte  dispotiche,  le  quali,  quando  anche  erano  le  più  blande, 
finivano  sempre  in  minacele  di  ammende  inverosimili,  se 
neglette  o  ritardate,  come  chi  vuole  stretti  a  se  i  suoi  be- 
naffetti più  pel  timore  che  per  l'amore.  I  Viterbesi  che, 
come  tutti  gli  altri  popoli  del  Patrimonio,  avevano  un  gran 
spavento  di  questo  burbero  prelato,  più  valoroso  soldato 
che  prete,  gli  orano  ligi  della  più  pronta  obbedienza;  mentre 
ne  molcevano  la  fastosa  avarizia  con  frequenti  donativi, 
che  gli  valsero  la  frecciata  plebea  di  «  Empi  l'arca  »  (2). 
Del  resto,  ispido  e  iroso  per  temperamento  e  reso  dalla 
necessità  dei  tempi  crudele  e  inesorabile,  benché  «  in  mol- 
«  tissime  cose  » ,  come  dice  il  della  Tuccia  che  lo  conobbe 
assai  da  vicino,  «  giusto  e  ragionevole  »,  non  sono  da  re- 
putarsi esagerati  i  severi  giudizi  tramandatici  su  di  lui  dai 
cronisti  del  suo  tempo  (3). 

Le  sue  lettere,  che  nella  loro  grafia  originale  qui  ap- 
presso pubblichiamo,  gittano  parecchi  sprazzi  di  luce  sul 
suo  carattere  superbo  e  veemente:  e,  tuttoché  circoscritte 
ai  fatti  di  Viterbo  e  del  Patrimonio,  presentano  un  note- 
vole interesse  storico,  soprattutto  nella  parte  in  cui  lumeg- 
giano a  grandi  tratti  le  penuriose  condizioni  economiche 
della   Santa    Sede   e   delle  sottoposte  città  :  quella  sempre 

«  continuus  commensalis  et  secretarius  degnissimus  »  di  Niccolò  V 
(Reform.  eh.  Ili,  208). 

(i)  Vedi  lettera  n.  i. 

(2)  «  Facevasi  temere  da  tutti ...  e  tecesi  chiamare  dai  popoli  : 
«Empi  l'arca»;  luzzo,  Cronaca  di  Viterbo,  p.  55,  nel  Ciampi,  Statuti 
e  cronache  di  Viterbo  in  Docuinenii  di  storia  italiana  per  le  Provincie  di 
Toscana,  dell'  Umbria  e  delle  Marche,  t.  V  (Firenze,  Viesseux,  1872). 

(5)  Della  Tuccia,  Cronaca  di  Viterbo  in  Ciampi  cit.  p.  170;  Paolo 
DI  Liello  Petrone,  Mesticania  in  Rer.  It.  Script.  XXIV,  1122;  Ve- 
spasiano DEI  Bisticci,  Vite  di  uomini  illustri,  Firenze,  1859,  p.  19. 


360 


e  Tin\t 


estenuata  e  posta  in  croce  dalle  ingenti  paghe  delle  genti 
d'arme  che  era  costretta  assoldare  per  la  difesa  dello 
Stato  (i):  queste  addirittura  immiserite  dagli  enormi  tributi 
con  cui  le  dissanguavano  gli  officiali  papali. 

Curiosa  e  sommamente  interessante  è  la  lotta  che  allora 
si  combatteva  fra  i  due  poteri,  lo  Stato  e  il  Comune,  per 
trarsi  fuori  una  buona  volta  dalle  rozzezze  angustiose  e  dalle 
perpetue  ribellioni  della  vita  medioevale  :  lotta  che,  se  si  con- 
chiuse, come  sempre,  col  trionfo  del  più  forte,  e  condusse 
dopo  lunghi  sforzi  alla  pacificazione  della  regione  e  al  con- 
solidamento del  dominio  teocratico;  ritardò  però  di  più 
secoli  la  evoluzione  civile  dei  popoli  del  Patrimonio,  atro- 
fizzando quelle  maschie  energie  che  s' erano  suscitate  al 
tempo  delle  prime  libertà  comunali. 

Lungo  i  cinque  anni  che  durò  questo  armeggio,  ben 
venti  sono  le  lettere  del  Vitelleschi,  tutte  imperiose  e  piene 
di  minacele,  inviate  al  Comune  viterbese  per  spronarlo  al 
pagamento  dei  tributi  camerali,  che  in  allora,  a  non  parlar 
dei  minori,  si  riducevano  principalmente  a  due  :  il  «  subsi- 
«  dium  »  e  la  tratta  del  sale. 

Il  «  subsidium  »  gravato  su  Viterbo  era  di  mille  ducati 
d'oro  all'anno  (2).  Lo  aveva  imposto  per  la  prima  volta 
Giovannello  Tomacelli,  germano  di  Bonifacio  IX,  gran  can- 
celliere di  Sicilia  e  capitano  generale  della  Chiesa,  a  seguito 
d'un  Parlamento  di  tutti  i  Comuni,  nobili  e  dignitari  ec- 
clesiastici del  Patrimonio  e  del  ducato  di  Spoleto,  convocato 
a  Todi  nel  1398  (3).  Questa  specie  di  «  taglia  »,  come  pure 


(i)  Le  distrette  della  Chiesa  in  quel  tempo  erano  tali,  che  Eugenio  IV 
si  trovò  costretto  ad  impegnare  il  suo  triregno  presso  i  banchieri  fio- 
rentini per  40,000  ducati  (Raynaldi,  Ann.  eccìes.  ad  ann.  1438,  §  20. 

(2)  «  Il  papa  cominciò  a  porre  in  Viterbo  le  terziarie,  che  sono  mille 
«  ducati  d'oro  che  mai  da  quello  innanti  non  s'aviano  pagati  »  (Della 
Tuccia,  op.  cit.  in  Ciampi  cit.  p.  46). 

(3)  Cf.  C.  Pinzi,  Storia  di  Viterbo,  III,  463  (Viterbo,  Agne- 
sotti,  1899). 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  361 

si  chiamava,  la  si  diceva  destinata  al  pagamento  degli  sti- 
pendi dei  capitani  di  ventura  e  delle  loro  bande,  condotti 
nello  Stato  per  rabberciare  un  po'  su  il  dominio  della  Santa 
Sede.  E  poiché  i  Comuni  reluttavano  a  quella  insueta  im- 
posizione, il  Tomacelli,  con  una  brutale  ordinanza  del  1 5  giu- 
gno 1402,  dio  facoltà  al  Mostarda,  uno  dei  condottieri  di 
quelle  feroci  masnade,  di  riscuoterla  lui  stesso  direttamente 
colla  forza;  rapinando  in  ciascun  territorio  beni,  animali, 
masserizie,  ovunque  gli  venissero  alle  mani,  fino  alla  soddi- 
sfiizione  dei  suoi  stipendi  (i).  Infiniti  furono  i  guaiti  dei  miseri 
abitanti,  esposti  a  tutte  le  violenze  della  tracotanza  militare. 
Ma  Bonifacio  IX,  reputando  necessario  adusarli  al  peso  dei 
pubblici  tributi,  stimò  opportuno  di  rincarar  la  dose,  abili- 
tando il  Mostarda,  nei  casi  di  resistenza,  a  procedere  alla 
cattura  degli  stessi  debitori  (2).  Avventuratamente  in  ap- 
presso si  diede  luogo  a  trattamenti  più  umani,  e  i  Comuni, 
piegando  il  collo  alla  ineluttabile  necessità,  si  posero  in  grado 
di  corrispondere  il  «  subsidium  »  allo  Stato,  più  o  meno 
regolarmente,  mediante  una  tassa  di  capitazione  imposta  sugli 
abitanti,  la  riscossione  della  quale  venne  organizzata  con  op- 
portune norme  amministrative  (3). 

Il  «  subsidium  » ,  di  regola,  doveva  pagarsi  alla  Camera 
papale  a  quadrimestri  e  in  tre  rate  annuali,  chiamate  «  ter- 
«  zerìe  ».  Nello  stesso  modo  esigevasi  presso  i  cittadini.  Il 
Comune  per  ogni  «  terzeria  »  nominava  quattro  esattori,  che 
appella vansi  «  cultores  »,  uno  per  ciascuno  dei  quattro  rioni 
della  città.  Ad  ogni  esattore  era  dai  priori  consegnato  un 
«  guaytonus  »,  oggi  diremmo  «  ruolo  »,  dove  per  ogni  con- 
trada, ossia  parrocchia,  del  rione  erano  segnati  i  nomi  dei 
singoli  tassati  e  la  imposta  ad  essi  assegnata  in  proporzione 
delle  loro  facoltà.  Appena  eseguita  tale  consegna,  i  pubblici 
«  precones  »  uscivano  per  la  città  bandendo  a  suon  di  tromba  : 

(i)  Reform.  cit.  I,  79. 

(2)  Ivi,  I,  79. 

(3)  Ivi,  I,  80. 


362  e.  Tin^i 

«  quod  omnes  cives  et  habitatores  solvant  intra  terminum 
«  quinque  dierum  unam  terzeriam  ;  alioquin  cadant  in  penam 
«  quarti  pluris  »  (i).  Nei  cinque  giorni  in  cui  si  riscuotevano 
le  «terzerìe»,  venivano  tenute  chiuse  le  porte  della  città, 
perchè,  col  pretesto  della  assenza,  i  cittadini  non  potessero 
sottrarsi  al  pagamento  dell'  imposta  (2). 

Ma  durante  la  legazione  del  Vitelleschi,  le  condizioni 
della  città  erano  così  disperate,  che,  se  grandi  erano  i  bisogni 
del  Legato  per  sfamare  i  suoi  accogliticci,  più  grandi  ancora 
erano  le  distrette  della  città,  rimasta  lacerata  dalle  ultime 
guerre  tra  Braccio  di  Montone  e  lo  Sforza  (3),  e  cotanto 
stremata  dalle  soverchie  requisizioni  militari,  che  il  demanio 
comunale  era  tutto  oberato  di  debiti  e  la  potenzialità  tribu- 
taria dei  cittadini,  non  ostante  i  molti  imprigionamenti  e 
i  sequestri,  era  totalmente  esaurita  (4).  D'altronde  tutte  le 
entrate  e  le  gabelle  del  Comune  colavano  in  mano  del  te- 
soriere del  Patrimonio,  che  tenevale  a  disposizione  della  Ca- 
mera, e  agli  smunti  priori  non  erano  lasciati  che  alcuni 
meschini  proventi  per  trentadue  ducati  al  mese;  mentre  le 
spese  pei  tanti  pubblici  servizi  loro  affibbiati  richiedevano 
ben  più  di  trecento  ducati  (5). 

Il  Vitelleschi,  cui  eran  note  queste  tristi  condizioni, 
neir  incitare  quei  tapini  al  pagamento  del  «subsidium», 
talora  si  sforzava  di  addolcire  il  suo  linguaggio,  sempre 
duro  e  burbanzoso,  e  porre  in  mostra  le  sue  grandi  neces- 
sità, scrivendo  loro  :  «  Con  ogne  accurata  sollecitudine, 
«  quanto  più  possemo,  ci  sforzamo  la  navicella  di  san  Piero, 
«  da  tante  procellose  tempeste  agitata  et  mo  divino  pre- 
«  sidio  requieta,  innalzarla  et  prosperarla  in  rebelles  et 
«  suoi  persecutori.   Ma  perchè  omne  arbore  si  cropc  delle 

(i)  Ivi,  VI,    16}  B. 

(2)  Ivi,  X,  82. 

(j)  Cf.  C,  Pinzi,  op.  cit.  Ili,  528  sgg, 

(4)  Reform.  cit.  V,  206. 

())  Ivi,  V,   185  B. 


Lettere  del  Legato   Vite! teschi  363 

«  sLioe  fronde,  et  della  terra  convien  si  faccia  la  carbonara, 
«  è  necessario  i  devoti  populi  et  figlioli  di  quella  alli  suoi 
«  bisogni  invochiamo  »  (i).  E  intanto  li  requisiva  d'un  certo 
numero  di  balestrieri  «  con  sufficienti  balestri  per  uno  mese  » 
per  menarli  contro  il  conte  Antonio  di  Pontedera.  Altra 
volta,  quando  s'aspettava  dei  denari  e  non  gli  si  mandavano 
che  piagnistei,  scriveva  loro  minaccioso  :  «  Credevamo  li 
«  vostri  ambassiatori,  li  quali  sonno  venuti  ad  noi,  doves- 
«  sero  venire  cum  cffectu,  e  sonno  venuti  cum  parole... 
«  Se  altri  modi  non  tenete,  ve  costarà  più  la  salzn  che  la 
«  carne  »  (2).  E  poiché  vedeva  che  queste  minacele  non  li 
scuotevano,  ricorreva  come  «  ultima  ratio  »  al  tanto  pa- 
ventato spauracchio  dei  condottieri,  incaricati  di  riscuotere 
essi  stessi  il  «  subsidium  »  con  mano  militare  :  «  Seria  no- 
ce stra  voluntà  non  darvi  affanno  né  gravezza  :  ma  avendo 
«  la  gente  come  noi  avemo,  non  potemo  fare  di  meno  : 
«  perchè  tutto  '1  dì  senio  infestati  da  loro,  et  tenere  altra- 
«  mente  non  si  possono.  Pertanto  vi  commandamo  che  infra 
«  dece  di  degiate  aver  mandato  et  pagato  mille  fiorini  d'oro 
«  per  lo  subsidio  di  uno  anno  proximo  passato,  et  una  ter- 
«  zerìa  che  al  presente  finisse,  come  voi  sete  tenuti ...  al- 
ce trimente,  passato  el  dicto  termino,  ci  sera  necessità  di  dare 
«  li  dicti  denari  et  pagamenti  ad  alcuni  di  questi  conductieri, 
«  li  quali  verranno  h\,  e  non  senza  dampno  et  rincresci- 
«  mento  vostro ...  li  prenderanno  »  (3). 

Accadeva  però  talvolta  che  i  priori,  impermaliti  da  tutte 
queste  tribolazioni  e  minacele  che  piovevano  sul  loro  capo, 
si  ribellassero  a  tante  dure  imposizioni,  e,  stizziti,  facessero 
sapere  al  patriarca  che  non  rimaneva  loro  altro  scampo  che 
di  abbandonare  il  palazzo  e  lasciar  gli  affanni  municipali  a 
chi  più  ne  sentiva  il  prurito.  Ma  il  Vitelleschi,  più  burban- 
zoso allora  nella  sua  alterigia  di  despota  teocratico,  rispon- 

(i)  V.  lettera  n.  xiii. 

(2)  V,  lettera  n.  xii. 

(3)  V.- lettera  n.  x. 

Archivio  della  R.  Società  romana  ai  storia  patria.  Voi.  XXXI.  24 


sH 


e.  Tilt 


T» 


deva  subito  di  rimando:  «  Per  dir  che  voi  abbandonarete 
«  lo  palazzo  et  lasserete  questi  affanni  a  chi  toccharà,  per 
«  questo  non  bisogna  tale  effuxione  di  parole ...  Se  pur  vi 
«  partirete  di  palazzo,  trovaremo  chi  ci  entrerà  »  (i). 

Fra  tante  pressioni  e  riluttanze,  i  sussidii  dal  1435  al  '39 
vennero  alfine,  benché  a  gran  stento,  raggruzzolati  e  soddi- 
sfatti. Non  però  coi  metodi  delle  ordinarie  riscossioni.  Per- 
chè il  Comune,  conscio  dell'esaurimento  dei  cittadini,  non 
osò  imporre  le  consuete  «  terzerìe  ».  Ma  nel  1436  dovè, 
con  gran  rimpianto,  mettere  a  pegno  i  suoi  pingui  orti  della 
Valle  del  Caio,  che  erano  stimati  «  il  più  bel  gioiello  della 
«  città  »  (2),  e  nei  tre  anni  successivi  dovè  grandinare  sui 
principali  cittadini  altrettanti  prestiti  forzosi,  dai  quali  si  dovè 
trovar  modo  di  fare  uscire  un  donativo  al  Vitcllcschi  di  cento 
ducati  d'oro  e  di  una  tazza  d'argento,  per  renderlo  più  umano 
verso  la  città  (3). 

Se  non  che  le  necessità  del  Legato  si  moltiplicavano  di 
giorno  in  giorno,  e  vieppiù  che  espandeva  le  sue  fazioni  mi- 
litari. Dopo  la  vittoria  di  Palestrina,  conseguita  il  18  ago- 
sto 1436,  si  trovò  in  urgente  bisogno  di  presidiare  con  pro- 
prie milizie  tutti  i  castelli  conquistati  ai  Colonnesi.  E  poiché 
le  sue  genti  lasciar  non  vi  voleva,  perchè  meditava  muover 
con  esse  contro  il  Piccinino  (4),  e  sul  rinforzo  di  fanti 
chiesto  ai  Comuni  non  poteva  far  troppo  assegnamento, 
perchè  i  più  se  ne  scansavano  coli'  inviare  un  tributo  in 
denaro  (5);  si  diede  ad  assoldare  nuove  compagnie  di  ac- 
cogliticci, che  lo  costrinsero  ad  escogitare  nuove  fonti  di 
tributi.  Divisò  allora  di  trar  profitto  dalle  ingenti  provviste 
di  sale,  che  per  conto  della  Camera  s'andavano  accumulando 


(i)  V.  lettera  n.  ix. 

(2)  Reformationes  cit.  V,  191  e  206. 

(3)  Ivi  VI,  54,  177  e  178,  vedi  anche  lettera  n.  xxxiii. 

(4)  V.  lettera  n.  xvi. 

(5)  Viterbo,  richiesta  di  mandar  cento  fanti,  se   ne  spacciò  col- 
l'inviare  duecento  ducati  d'oro  {Reform.  cit.  V,  216  b). 


Ijittere  del  Legato   V^i  tei  lese  hi  365 

nelle  saline  di  Corneto  e  di  Civitavecchia,  e  con  un  decreto 
del  i"  gennaro  1437  comandò  a  tutte  le  terre  del  Patri- 
monio di  mandare  per  l'acquisto  di  determinate  quantità  di 
sale  nel  porto  di  Corneto. 

Al  Comune  di  Viterbo  ne  assegnò  trecento  rubbia  (sei- 
centocinquantun  quintali),  al  prezzo,  per  ogni  rubbio,  di 
quattro  ducati  da  bolognini  cinquanta  ciascuno  ;  e  per  spe- 
cial grazia  gli  assentì  di  pagarne  il  costo  insino  al  carnevale, 
comminando  un'ammenda  di  seimila  fiorini  d'oro  se  falli- 
vano a  quel  comando  (i). 

Il  Comune  s' impennò  a  tanta  novità,  poiché  sino  allora 
i  Viterbesi  avevano  tratto  il  sale  dal  Porto  dementino  a 
loro  libera  volontà  e  in  proporzione  dei  loro  bisogni.  In- 
viarono quindi  un  ambasciatore  al  Legato,  per  supplicarlo 
che  li  esonerasse  da  quel  gravame.  Il  Vitelleschi,  volendo  dare 
un  segno  della  sua  benevolenza  verso  la  città,  ridusse  la 
tratta  del  sale  a  sole  duecento  rubbia  :  concesse  che  questa 
imposizione  fosse  indistintamente  ripartita  su  tutti  i  citta- 
dini e  gli  abitanti,  così  laici  che  chierici,  fatta  solo  ecce- 
zione delle  corporazioni  religiose  :  e  promise  solennemente 
che  per  l'avvenire  non  sarebbe  più  ricorso  a  questo  bal- 
zello, che  allora  gli  si  era  reso  necessario  pel  sostentamento 
delle  sue  milizie  (2).  Il  Comune,  per  gratificarlo  di  tanto 
benefizio,  gli  inviò  in  dono  «  uno  prezioso  anello  d'oro  »  (3). 

Ma  il  Legato  non  tenne  la  promessa.  Ai  24  ottobre  1438 
tornò  a  scrivere  ai  priori  :  «  che  per  stato  de  Nostro  Signore 
«  et  de  sancta  Ecclesia,  et  per  defensione,  pace  et  trauquil- 
«  litade  loro  et  de  tucta  la  provincia,  per  potere  supplire 
«  a  li  pagamenti  de  le  gente  conducte  et  che  se  conducono  », 
era  stato  costretto  a  nuovamente  imporre  su  Viterbo  quat- 
trocento rubbia  di  sale,  da  levarsi  subito  in  Roma  entro  lo 
stesso  mese  di  ottobre  e  da  pagarsi  nel  novembre  succes- 

(i)  V.  lettera  n.  xvii. 

(2)  V.  lettera  n.  xvm. 

(3)  Refortnationes  cit.  VI,  35. 


366 


C.  Tinii 


sivo  «  a  ragione  di  tre  ducati  d'  oro  lo  rughio  »:  avvisan- 
doli che  non  dovevano  mandare  esenti  da  quest'  imposta 
che  i  soli  frati  Mendicanti  (i).  Né  qui  si  rimase.  Nel- 
l'anno dipoi,  ai  i6  ottobre,  si  rifece  alla  carica  con  una 
nuova  tassazione  di  altre  quattrocento  rubbia  di  sale  «  per 
«  poter  mantenere  la  pace  nel  paese,  et  li  inimici  de  sancta 
«  Ecclesia  et  de  Nostro  Signore  fare  stare  da  longa ...  et 
«  mantenere  le  genti  dell'arme,  colle  quali  avemo  cacciata 
«la  guerra  di  terra  di  Roma  et  da  le  provincie  vicine... 
«  et  presertim  per  poter  più  comodamente  conducere  la 
«  Santità  de  Nostro  Signore  a  Roma,  perchè  nel  mese  di 
«  marzo  intende  al  tutto  retornare  alla  sua  Sedia ...»  (2). 
I  Viterbesi  videro  bene  che  non  era  più  da  sperare  di 
togliersi  da  dosso  questo  uggioso  balzello  :  e  non  potendo 
più  ottenere  alcun'  altra  riduzione,  si  decisero  a  organizzare 
la  riscossione  annuale,  come  avevano  già  fatto  pel  «  subsi- 
«dium».  A  conseguir  pertanto  una  ripartizione  che  susci- 
tasse le  minori  querimonie,  presero  a  base  i  «  guaytoni  », 
o  ruoli,  delle  «terzerìe».  Deputarono  per  ogni  parrocchia 
della  città  speciali  officiali,  che  denominarono  «  antepositi  », 
i  quali,  dappresso  modesta  retribuzione,  dovevano  recarsi 
a  loro  risico  e  spesa  presso  le  salare  di  Roma  o  di  Civi- 
tavecchia o  di  Corneto,  per  ivi  ritirare  la  quantità  di  sale 
assegnata  alle  loro  rispettive  contrade,  fiirne  la  distribuzione 
forzosa  ai  cittadini  iscritti  nei  ruoli,  riscotcrne  il  prezzo  e 
versarlo  in  mano  del  tesoriere  della  Camera  (3).  Ne  ve- 
nivano risparmiati  i  poveri,  che  attingevano  di  volta  in 
volta  le  loro  magre  provviste  nel  fondaco  del  Comune  (4). 

(i)  V.  lettera  n.  xxxvi. 

(2)  V.  lettera  n.  XLVi, 

(3)  Reformationes  cit.  XIV,    i$o. 

(4)  «Sai  dividendum  per  contratas,  et  non  imponatur  pauperibus». 
11  criterio  di  tassazione  era  abbastanza  equitativo  e  democratico  :  «  qui- 
«  libet  solvat  secundum  possibilitateni  suam  ;  videlicet  qui  plus  habet, 
«plus  solvat»  {Reforni.  cit.  VI,  215). 

E  poiché  questo  riparto  del  sale  su  tutta  la  provincia  del  Patri- 


Lettere  del  Legato  Vi  tei  lese  ht  367 

Non  ci  è  possibile  illustrar  qui  tutte  le  altre  notizie  di 
dettaglio  che  s'incontrano  nelle  lettere  del  Vitelleschi.  Esse 
ci  trarrebbero  al  di  là  dei  limiti  consentiti  a  questo  breve 
proemio.  Non  possiamo  però  non  segnalare  quelle  distinte 
coi  numeri  vii,  vili,  x  e  xi,  che  ci  danno  contezza  d'  un 
conflitto  messosi  tra  il  Legato  e  il  cardinale  Francesco 
Conduliner,  nipote  d' Eugenio  IV  e  camerlengo  di  santa 
Chiesa,  per  la  nomina  d' un  podestà  viterbese.  Da  esse  pos- 
siamo apprendere  come  si  palleggiavano  in  Curia  la  debole 
volontà  del  pontefice;  e  di  qual  tempra  tenace  e  battagliera 
fosse  il  Vitelleschi,  che,  geloso  del  suo  ufficio,  non  si  pe- 
ritava di  scendere  in  lizza  anche  contro  i  più  alti  dignitari 
della  corte  pontificia. 

Ai  4  febbraio  1436  il  camerlengo,  in  virtù  dei  poteri 
della  sua  carica,  aveva  conferito  la  podesterìa  di  Viterbo 
a  un  tal  Bernardo  da  Mileto,  cittadino  di  Firenze.  Ma  poiché 
non  gli  era  ignoto  il  mal  vezzo  del  Legato  di  ricalcitrar 
sempre  agli  atti  d'  una  giurisdizione  più  elevata  della  sua. 


monio,  ci  mostra  di  quali  paesi  era  allora  composta  la  provincia  stessa, 
e  quali  erano  in  quel  tempo  le  proporzioni  di  abitanti  tra  paese  e 
paese,  crediamo  opportuno  riprodurre  qui  la  tabella  di  riparto  del  145 1: 
«  V I T  E  R  B I  u  M  cum  suis  castris  Bagnarle,  Celleni  et  Canepine, 
«rubbia  .ccccl.  Terre  comitis  Eversi  (de  Anguillaria),  nempe  castra 
«  Roncilionis,  Vetralle,  Blere,  Viani  et  lovis  rubb.  .ce.  Castrum  Vitor- 
«  ciani  rubb.  .xxxiv.  Castrum  Suriani  rubb.  .XL.  Civitas  Montisfta- 
«  sconisrubb.  .e.  Civitas  Balneoregii  rubb.  .lx.  Civitas  Vetula  rubb.  .xx. 
«  Castrum  Montisalti  rubb.  .x.  Castrum  Gryptarum  rubb.  .XL.  Castrum 
«Canini  rubb.  .L.  Castrum  Gradularum  rubb.  .XL.  Castrum  Castri 
«rubb.  .XL.  Castrum  S.  Laurentii  rubb.  .xxx.  Castrum  Proceni  rub- 
«bia  .XXI.  Terra  Aquependentis  rubb.  .e.  Castrum  Marthe  rubb.  .xx. 
«  Castrum  Lathere  rubb.  .xx.  Castrum  Valentani  rubb.  .xxv.  Castrum 
«  Ischie  rubb.  .xx.  Castrum  Farnesii  rubb.  .xx.  Castrum  Ceglieri 
«rubb.  .xii.  Castrum  Bolsenie  rubb.  .L.  Castrum  Civitelle  rubb.  .xx. 
«Castrum  Onani  rubb.  .x.  Castrum  Perii  rubb.  .xv.  Castrum  Graf- 
«fignani  rubb.  .iv.  Castrum  Sipicciani  rubb.  .x.  Castrum  Montiscal- 
«  velli  rubb.  .x.  Castrum  Alviani  rubb.  .xx.  Castrum  Vardia  rubb.  .xviii. 
«Intotum  rubb.   1449»  (Rejormationes  cit.  XIII,  238). 


^ 


368 


e.  Tin-{i 


munì  il  suo  protetto  d'un  breve  papale  che  comandava  ai 
priori  di  Viterbo  di  porlo  subito  al  possesso  dell'  impiego  (i), 
e  di  una  sua  lettera  officiale  che  ingiungeva  loro  di  adem- 
piere a  ciò,  non  ostante  qualunque  altro  ordine  in  contrario 
o  qualsiasi  altra  elezione  fatta  in  precedenza  :  certo,  com'egli 
era,  che,  col  disubbidirlo,  non  gli  vorranno  dar  giusto  mo- 
tivo di  recar  loro  qualche  dispiacere  (2).  Venuto  a  cogni- 
zione di  questi  maneggi,  il  Vitelleschi  scrisse  da  Pioppi 
ai  Viterbesi,  che  già  da  più  mesi  aveva  concesso  l'ufficio 
della  podesterìa  ad  un  nobile  cittadino  di  Spoleto,  Antonio 
dei  Petroni,  da  cominciare  «  dopo  finito  l'offitio  del  presente 
«  podestà  ».  Ora  però  aver  inteso  «  che  ci  è  venuto  uno 
«  Fiorentino  con  certi  mazieri  e  lettere  de  lo  camerlengo, 
«  con  intentione  di  entrare  nel  dicto  offitio  »,  che  si  guar- 
dassero bene  dal  far  ciò,  perchè  il  suo  eletto  doveva  avere 
la  preferenza  ;  e  concludeva  alla  recisa  :  «  questa  è  la  voluntà 
«  del  Nostro  Signore  et  la  nostra.  Et  cussi  farete  »  (3).  Il 
camerlengo  s'impuntigliò  e  tornò  a  investire  più  forte  i 
priori,  inculcando  che  gli  ordini  dati  da  lui  dovevano  es- 
sere obbediti  per  i  primi,  non  soffrendo  essi  di  venir  po- 
sposti che  a  quelli  di  Sua  Santità  :  che  se  si  comportassero 
altrimenti,  egli  con  loro  danno  apprenderebbe  ad  essi  qual 
grande  errore  avrebbero  commesso  col  disobbedirlo  (4). 

(i)  «  Eugeni  US  papa  quartus.  Dilecti  filii,  salutcni  &c.  Deputavit, 
«  de  mandato  nostro,  dilectus  filius  tituli  S.  Clenientis  presbiter  car- 
«  dinalis,  camerarius  noster,  ad  officium  potestarie  illius  nostre  civitalis 
«  dilectum  filium  ser  Bernardum  lohannis  de  Mileto,  quem,  post  pre- 
ce sentis  potestatis  officium,  admitti  volumus  et  mandanius.  -  Datum 
«  Florentie  apud  S.  Mariani  Novellam,  sub  anulo  nostro  secreto,  die 
«  .xviiii. februarii  .mcdxxxvi.  pont.  nri  anno  .v.  Blondus  »  {Refonnationes 

Cit.   V,    182  B.). 

(2)  «  Et  taliter  in  hac  re  nobis  obediatis,  quod  iustam  non  ha- 
«  beamus  causam  quicquid  displacentie  vobis  inferri  »;  lettera  del  ca- 
merlengo da  Firenze  del  27  febbr.  I4}6  {Reformationes  cit.  V,  185). 

(3)  V.  lettera  n.  vii. 

(4)  «  NuUius  enim  licteris,  preterquam  SS.mi  D.  N.,  prius  quam 
«  nostris  obedire  debetis  ;  et  si  aliter  facietis.  vos    dampno  vestro   in- 


Lettere  del  Legato   Vitel teschi  369 


I  priori,  presi  tra  due  fuochi,  mandarono  un  ambascia- 
tore al  Legato  supplicando  che  li  traesse  d' impaccio,  e 
provvedesse  che  alla  città  non  venisse  alcun  danno.  Ma  il 
Vitelleschi  tenne  duro  agli  ordini  impartiti.  Anzi,  ingiunse 
loro  che  non  permettessero  al  podestà  fiorentino  neppure 
di  entrare  le  porte  di  Viterbo,  «  tale  essendo  la  voluntà 
«del  papa  e  la  sua»  (i).  Cosi  fu  fatto,  e  il  prescelto  da 
lui  fu  istallato  nell'officio:  dappoiché  i  Viterbesi  temevano 
più  lui  che  lo  stesso  pontefice,  ad  onta  che  il  camerlengo 
riscrivesse  loro  più  che  mai  minaccioso  :  «  che  se  gli  ba- 
«  stava  la  vita,  avrebbe  trovato  il  modo  di  farneli  pentire 
«  amaramente  »  (2). 

Le  altre  lettere  del  Vitelleschi  recano  alcune  grazie  da 
lui  largite  al  Comune  :  come  la  riduzione  del  «  subsi- 
«  dium  »  pel  1439  e  l'accollo  alla  Camera  di  certe  spese 
fatte  per  le  fortificazioni  della  città  (3);  provvedimenti  an- 
nonarii  per  impedire  la  esportazione  dei  grani  dal  distretto 
viterbese  (4)  ;  avvisi  sulla  peste  che  infieriva  a  Roma  tra 
il  giugno  e  il  luglio  del  1438  (5);  notizie  sulla  presa  di 
Palestrina  e  di  Ceprano  (6),  sulle  sue  ostilità  contro  il 
conte  Antonio  da  Pontedera  (7),  sul  dislocamento  delle 
genti  sue  e  di  quelle  dei  vari  condottieri  agli  stipendi  della 
Chiesa  (8)  :  e  infine  un  notevole  decreto  del  20  giugno  1438, 
col  quale  ordinava  che  in  Roma  e  nel  Patrimonio  i  pro- 

«  struere  cogeremur,  q-.nntum  errorem  commiseritis  mandatis  nostris 
«non  parendo»;  lettera  del  18  marzo  1436  {Reform.  V,   185). 
(i)  V.  lettera  n.  IK. 

(2)  «  Si  aderit  vita  Comes,  taliter  provisurus  quod  vos  huiusmodi 
«  inobedientie  penitebit  »  {Reformationes  cit.  V,  186  b). 

(3)  V.  lettera  n.  xliv. 

(4)  V.  lettera  n.  XLViii. 

(5)  V.  lettera  n.  xxxii. 

(ó)  V.  lettere  nn.  xvi  e  xxvi. 

(7)  V.  lettera  n.  xiv. 

(8)  V.  lettere   nn.   in,  iv,  vi,    xv,   xx,    xxiii,    xxxvi,    xxxvii, 

XXXIX,  XLIII. 


370 


C.   Tin^i 


visini  e  le  monete  spicciole  di  qualsiasi  conio  o  zecca, 
che  circolavano  allora  in  tanta  copia  da  intralciare  le  pub- 
bliche contrattazioni,  non  si  accettassero  né  si  potessero 
spendere  che  ogni  cinque  per  un  denaro  (i). 

Ma  ad  onta  che  un  cronista  del  tempo  ci  dica  che  nelle 
terre  della  sua  legazione  il  Vitelleschi  «  era  più  di  papa 
«  col  temporale  e  lo  spirituale  »  (2),  pure,  dopo  aver  stermi- 
nato i  Colonna  e  gli  altri  tiranni,  grandi  e  piccoli,  dello 
Stato  papale,  e  aver  rimesso  l'ordine  in  Roma,  sia  pure 
a  prezzo  di  inaudite  crudeltà,  verso  l'agosto  del  1439,  stanco 
e  malaticcio,  riteneva  la  sua  missione  nel  Lazio  e  nel  Pa- 
trimonio ornai  compiuta,  e  scriveva  ai  priori  di  Viterbo  : 
«  Considerato  che  li  Romani  et  la  Campagnia  mandano 
«  ambasciatori  ad  Nostro  Signore,  al  presente  che  è  lu  tempo 
«  di  supplicare  alla  Sua  Santità  che  si  degni  venire  ad  Roma, 
«  ce  pare  che  anchora  voi  mandiate  due  ambasciadori  in- 
«  sieme  con  quelli ...  Ad  questo  ce  movemo  per  bene  de  tucta 
«  la  provincia  »  (3). 

Questo  spontaneo  moto  del  Vitelleschi  non  ci  pare  sia 
stato  fin  qui  noto  agli  storici,  o  almeno  abbastanza  posto 
"in  rilievo  da  essi,  fra  i  quali  non  mancarono  quelli  che  per 
legittimare  in  qualche  modo  l'asserto  consenso  di  Eugenio  IV 
nella  cattura  e  morte  del  suo  Legato,  non  si  ristettero  dal- 
l'imputare  a  quest'ultimo  che  intendesse  alla  tirannide 
dello  Stato  ecclesiastico,  anzi  nientemeno  che  alla  corona 
pontificia  (4).  Senonchè  questa  sua  lettera  del  26  agosto  1439 
e  l'altra  del  26  ottobre  successivo,  colla  quale  grava  sui 
Comuni  dello  Stato  romano  la  imposta  del  sale  «  presertim 
«  per  poter  conducere  la  Santità  Sua  a  Roma  »  (5),  ci  pare 

(i)  V.  lettera  n.  xxx. 

(2)  Paolo  di  Liello  Petrone,  Mesticanza  cit.  col.  1123. 

(})  V.  lettera  n.  XLV. 

(4)  CiACONius,  Vttae  pontificum,  li,  899  =  Gregorovius,  op.  cit. 
VII,  87  =  Cipolla,  Storia  delle  signorie  italiane,  par.  I,  p.  505  (Milaivi 
Vallardi,   1881)  ed  altri. 

(5)  V.  lettera  n.  XLVi. 


Lettere  del  Legato   Vilelleschi  371 

che  dovrebbero  bastare  a  scagionarlo  almeno  da  questa 
accusa.  Dappoiché  sarebbe  assurdo  il  supporre  che  esso, 
sterminatore  di  tiranni  nelle  terre  della  Chiesa,  potesse 
pensare  a  far  suo  qualche  brano  di  dominio  nel  Patrimonio 
o  nella  Campania  o  nella  Sabina,  mentre  si  dava  le  mag- 
giori brighe  per  ricondurre  il  papa  nella  Città  eterna  e 
proprio  nel  cuore  di  quelle  provincie. 

Tutto  al  più  questi  suoi  maneggi  per  ismuovere  il  pon- 
tefice da  Firenze  e  riporlo  nella  sua  capitale  avran  potuto 
dar  sui  nervi  ai  Fiorentini  e  acuire  di  più  l'odio  che  nu- 
drivano  verso  di  lui,  se  è  vero  quanto  disse  il  Cavalcanti, 
che  furon  essi  a  mandar  lettere  del  papa,  vere  o  false  che 
fossero  (i),  ad  Antonio  Rido  castellano  di  Sant'  Angelo 
perchè  ad  ogni  costo  operasse  di  avere  in  mano  il  Legato, 
vivo  o  morto  (2).  Ma,  checché  ne  fosse,  la  cattura  fu  com- 
piuta dal  Rido  con  una  insidia  la  più  raffinata  il  19  marzo 
1440,  mentre  il  Vitelleschi  sfilava  colle  sue  milizie  presso 
il  ponte  Sant'Angelo. 

Molto  si  dibattè  fra  gli  storici  per  stabilire  se  il  castel- 
lano, che  era  nimicissimo  del  Legato,  agisse  per  sua  pro- 
pria vendetta  o  per  ordine  del  papa.  La  questione  non  è 
ancora  risolta  e  noi  sarà,  finché  nuovi  documenti  archivi- 
stici non  vengano  a  rischiararla.  Intanto,  sebbene  la  parola 
e  le  dichiarazioni  officiali  del  pontefice  si  vogliano  dai  più 
sospette  sempre  di  studiata  simulazione,  noi  crediamo  dover 
segnalare,  per  quello  che  valgono,  due  nuovi  documenti 
desunti  dagli  archivi  viterbesi,  che  parrebbero  ribadire  es- 
sere stata  la  vendetta  del  Rido  il  solo  incentivo  alla  cattura 
del  Legato. 

Il  primo  è  un  breve  di  Eugenio  IV  diretto  al  podestà, 
ai  priori  e  al  Comune  di  Montefiascone  il  3  aprile  1440, 

(i)  L  noto  che  il  Valla  accusò  il  Poggio  di  aver  falsificato  lui 
le  lettere  del  papa  consegnate  al  Rido,  nelle  quali  gli  si  comandava 
l'arresto  del  Vitelleschi.  Valla,  Antidotus  in  Poggium,  p.    199. 

(2)  Cavalcanti,  Storie  fiorentine,  II,  106. 


372 


C.  Tin^t 


un  giorno  dopo  che  il  Vitelleschi  era  spirato  nella  sua  pri- 
gione. In  questo,  come  in  un  altro  breve  ai  Cornetani  (i), 
il  papa  torna  ad  asserire,  che  il  e  a  s  o  della  cattura  del  Le- 
gato era  da  ascrivere  agli  odii  occulti,  «  simultates  » ,  esistenti 
tra  lui  ed  il  prevosto  di  Castel  Sant'Angelo,  e  perciò  aveva 
inviato  in  Roma  il  patriarca  d'Aquileia,  amico  d'ambedue, 
per  comporre  quelle  nimistà  (2).  Il  secondo  è  un  passo  della 
allocuzione  che  lo  stesso  pontefice  avrebbe  pronunciata  l' 1 1 
aprile  di  quell'anno  innanzi  agli  ambasciatori  viterbesi,  man- 
dati a  lui  per  ottenere  il  perdono  della  città  ribellatasi  al- 
l' annuncio  della  cattura  del  Vitelleschi.  Riferirono  gli  am- 
basciatori, tornati  a  Viterbo,  che  il  papa  in  quella  solenne 
udienza,  toccando  di  questo  imprigionamento,  asseverò  con 
forza,  «  firmiter  »,  che  il  fatto  era  avvenuto  a  tutta  sua  in- 
saputa, e  reputava  fosse  stato  la  conseguenza  di  una  ini- 
micizia men  che  giusta,  che  il  Legato  nudriva  verso  il 
castellano  di  Sant'Angelo  (3). 

Noi  non  possiamo  disconoscere  che   sarebbe  duopo  di 


(i)  Il  breve  ai  Cornetani,  fatto  sullo  stampo  di  questo  ai  Monte- 
fiasconesi,  fu  pubblicato  dal  Pastor,  op.  cit.  I,  628. 

(2)  «  Dilectis  filiis  Potestati,  Prioribus  et  Comuni  civitatis  nostre 
«  Montisflasconis,  Eugenius  pp.  quartus.  Dilecti  filli  &c  Proximis  diebus, 
e  intellecto  de  casu,  quem  in  personam  dilecti  filli  nostri  lohannis  car- 
«  dinalis  Fiorentini,  apostolice  Sedis  Legati,  accidere  fecerunt  simultates 
«  inter  ipsum  cardinalem  et  dilectum  filium  castellanum  nostrum  castri 
«  Sancti  Angeli  de  Urbe,  illieo  misimus  ad  Urbem  . . .  patriarcam  Aqui- 
«  legiensem,  camerarium  nostrum,  qui  cuni  sit  utrique  parti  amicis- 
«  simus,  speravimus  rem  ipsam  et  cito  et  optime  compositurus  &c. 
e  Datum  Florentie  sub  anulo  nostro  secreto  die  tertio  aprilis  mcdxl, 
«  pontificatus  nostri  anno  decimo».  L'originale  di  questo  breve  si  con- 
serva nell'archivio  Comunale  di  Montefiascone.  L'archiv.  Diplomat. 
viterbese  ne  ha  una  copia. 

(5)  Le  parole  degli  ambasciatori  furono  queste:  «Multa  preterea 
a  (disse  il  papa)  de  statu  Ecclesie,  de  captura  cardinalis  olim  Floren- 
«  tini,  quam  se  ignorasse  firmiter  asseruit,  sed  ex  inimicilia  quam 
«  cum  castellano  castri  S.  Angeli  minime  iuste  gerebat,  processisse 
«  arbitramur  »  (Reformatioms  cit.  VII,  toÓB). 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  373 

prove  ben  più  dirette  e  recise  per  recar  la  luce  a  tanto 
complesse  investigazioni.  Ci  pare  però  che,  anche  da  questi 
due  documenti,  trasparisca  l'animo  del  pontefice  non  più 
benevolo  verso  l'uomo  cui  aveva  prodigata  tanta  fiducia. 
Poiché,  se  nel  breve  ai  Montefiasconesi  non  ebbe  una  sola 
parola  per  deplorare  il  disgraziato  caso  in  cui  incappò  il  suo 
favorito,  e  lo  ricordò  con  una  indifferenza  e  una  freddezza 
che  non  può  non  parere  ostentata;  nell'allocuzione  agli 
ambasciatori  viterbesi,  se  fu  esattamente  riferita,  come  non 
pare  di  doverne  dubitare,  incolpò  pensatamente  il  Vitelleschi 
d'ingiustizia  verso  il  suo  nemico,  quasi  volesse  attenuare, 
se  non  scusare,  l'eccesso  a  cui  questi  si  lasciò  condurre. 

Da  altra  parte,  non  va  dimenticato  che  il  Rido,  se  operò 
di  proprio  impulso  e  quindi  a  tutta  sua  responsabilità,  come 
assevera  il  pontefice,  non  toccò  mai  alcuna  punizione.  Anzi, 
al  1°  agosto  1440,  vide  ampliate  le  sue  giurisdizioni  di 
castellano  (i),  e  quattro  anni  appresso,  ai  5  di  marzo, 
s'ebbe  dallo  stesso  Eugenio  IV  il  dominio  e  il  possesso 
dei  castelli  di  San  Pietro  in  Formis  e  di  Borghetto  per  sé 
e  i  suoi  figli  sino  alla  terza  generazione,  in  ricompensa  di 
grandi  servigi  resi  alla  Santa  Sede  (2). 

Viterbo,  novembre  1908. 

Cesare  Pinzi. 

(i)  Bolla  di  Eugenio  IV  u  dilecto  filio  nobili  Antonio  de  Rido, 
«  in  arce  nostra  Crescentii,  alias  castro  Sancii  Angeli  de  Urbe,  castel- 
«lano  nostro  salutem  &c.».  Gli  concede  la  facoltà  di  punire  e  casti- 
gare «quascumque  personas  ecclesiasticas  et  seculares  in  alma  Urbe 
«  et  Ecclesie  provinciis . .  .  Patrimonii  S.  Petri,  Campanie  et  Mari- 
«  time  ))  &c.  «  Datum  Florentie  anno  incarnationis  Dominice  .mccccxl., 
«kalendas  augusti,  pont.  anno  .X.  »  (arch.  Vaticano,  Reg.  n.  360,  e.  26). 

(2)  Bolla  di  Eugenio  IV,  «  datum  Rome  apud  S.  Petrum  anno 
«  .MCCCCXLiv.,  tertio  nonas  martii,  pont.  anno.xv.  »  confermata  da  Nic- 
colò V  con  altra  bolla,  «  datum  Rome  apud  S.  Petrum  anno  .mccccxlvii. 
«tertio  idus  iuliì,  pont.  anno  .1.  »  (archiv.  Vat.  Reg.  Niccoìai  V  n.  585, 
e.   14). 


374 


a  Pi 


}f^i 


I. 

Montefiascone,  1435,  maggio  3. 

Il  Vitelleschi  ordina  che  sia  ripristinato  a  prò  del  nuovo 
cancelliere  del  Comune,  ser  Vannuccio,  lo  stipendio  di  cui 
godeva  il  suo  predecessore. 

Reformationes  comunis   Vilerbii,   \,    13OB. 

Magnificis  viris  et  amicis  nostris  carissimis,  prioribus,  comunitati 
et  thesaurerio  civitatis  Viterbii.  Magnifici  viri  et  amici  nostri  carissimi, 
salutem.  Perchè,  come  per  nostra  lectera  patente  potete  haver  veduto, 
avemo  deputato  ser  Vannuccio  per  cancellieri  di  Viterbo  (i),  cum  sa- 
lario et  emolumenti  consueti;  el  quale  salario,  come  semo  informati, 
è  otto  ducati  ciascha  mese,  et  mo  al  precessore  del  dicto  ser  Vannuc- 
cio lo  havete  diminuito;  ma  perchè  intendemo  che  le  nostre  lectere 
siano  observate  ad  unguem  al  dicto  ser  Vannuccio,  vi  commandiamo 
che  paghiate  et  facciate  pagare  al  dicto  ser  Vannuccio  alli  tempi  de- 
biti el  salario  consueto,  cum  honoribus  &c.  consuetis,  non  obstante 
aliqua  diminutione  per  voy  et  precessori  vostri  facta  al  dicto  offitio. 
Non  alia.  Valete  &c.  Parati  &c.  Ex  felici  campo  S.  D.  N.  prope  Mon- 
temflasconem,  die  .in.  maii  1435.  Johannes  patriarca  Alexandrinus,  Pa- 
trimonii  &c.  apostolicus  commissarius,  regnique  Sicilie  &c.  apostolice 
Sedis  legatus. 


IL 

Corneto,  1435,  maggio  20. 

Sollecita  il  Comune  al  pagamento  dei  millecinquecento 
ducati  per  potere  condurre  le  genti  d'arme.  Approva  la  tre- 
gua di  tre  giorni  fatta  col  prefetto  di  Vico. 

Reformai,  cit.  V,    134  B.  Pubblicata  da  C.  Pinzi,  Storia  di  Viterbo,  HI,  638. 

Magnificis  viris  prioribus  populi  civitatis  Viterbii.  Magnifici  domini 
et  amici  nostri  carissimi,  salutem.  Avemo  ricepute  dui  lettere  in  una 
hora,  benché  sub  diverse  date,  le  quali  in  tèsta   respondemo.  Primo, 

(i)  Ser  Vannuccio  di  Giuliano  dei  Castaldensi  di  Montalto  era 
stato  nominato  «prò  domino  papa  et  S.  R.  E.  civitatis  Viterbii  can- 
«cellarius  et  notarius  ad  reformationes»  il  27  aprile  1435. 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  375 


alla  deliberatione  sopra  el  facto  del  denaro  facta  nel  vostro  Consiglio, 
commendiamo  la  vostra  diligentia:  et  perchè  el  denaro  per  poter  con- 
ducere la  gente  d'arme,  come  vi  dicemmo,  è  necessario,  perchè  da 
noi  non  ne  hnvemo,  pregamovi  che  senza  exceptione  provediate  che 
quando  saremo  venuti  costà  colle  gente  d'arme,  che  sera  fra  pochi  dì, 
sieno  apparecchiati  li  mille  cinquecento  ducati.  Advisandovi  che  do- 
mattina ci  partemo  da  qui,  et  gimo  ad  Roma  et  subito  colle  gente 
daremo  la  volta.  Al  facto  del  Prefecto  dicemo  che  ce  piace  la  rispo- 
sta, et  quanto  per  voi  è  stato  concluso  per  quelli  tre  dì  (i);  certifi- 
candovi che  assai  ci  è  doluto  della  novità  facta  al  Prefecto  per  lo  conte 
Everso  (2),  come  per  nostra  lettera  avemo  scripto  al  decto  Prefecto; 
ma  sperarao  esser  lì  in  paese  et  che  levaremo  quella  discordia,  et 
presto.  Al  facto  dei  cavalli  di  Paulo  Tedesco  non  ve  ne  potemo  man- 
dare, perchè  è  necessario  venga  qui  per  nostra  scorta.  Al  facto  del 
grano  di  Toscanella,  non  vedemo  modo  poterlo  avere,  perchè  dicono 
non  havere  adpena  per  lor  bastanza.  Preterea  con  voi  credemo  che 
certe  nostre  lettere  sieno  state  presentatevi  serrate  et  del  vostro  pa- 
lazzo uscite  et  esser  state  aperte.  Pregamovi  per  lo  advenire  tale  cose 
non  consentiate.  Valete.  Parati  &:c.  Ex  Corneto,  die  .XX.  maii  1435. 
I.  patriarca  Alexandrinus,  regni  Sicilie  legatus  Patrimoniique  comis- 
sarius  apostolicus. 

III. 

Corneto,   1455,  maggio  20. 

Insiste  perchè  siano  tenuti  pronti  i  millecinquecento  du- 
cati, magari  dando  a  pegno  le  gabelle  della  città. 

Reformat,  eh.  V,  134.  Pubblicata  Ja  C.  Pinzi,  op.  cit.  1]1,  639. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri,  amici  nostri  carissimi.  Questo 
di  per  altra  nostra  vi  scrivemmo,  rispondendo  alle  vostre  letere,  sopra 
lo  facto  de  mille  cinquecento  ducati  quanto  bisognava.  Dapoi  havemo 
riceputa  vostra  lettera  responsiva  a  quello  vi  scrivemmo  da  Castro, 
alla  quale  pocho  altro  bisognia  rispondere,  se  non  che  provediate  in 
tal  modo  che  alla  nostra  venuta,  o  vero  quanno  vi  mandamo  le  gente, 
che  seri  fra  pochi  di,  li  denari  sieno  apparechiati  senza  haver  in  quella 
bora  a  soprastare.  Al  facto  della  obligatione  delle  gabelle  &c.  semo 
contenti  vi  sieno  obligate  in  quella  forma  sia  più  vostra  salveza,  pur 

(i)  Cf.  Calisse,  /  Prefetti  di  Fico,  p.  205  e  Pinzi,  op.  cit.  Ili,  658. 
(2)  Everso  conte  di  Anguillara.  V.  Pinzi  cit.  p.  610. 


376 


C  'Pin^i 


che  agiate  li  denari  apparechiati  ad  tempo.  Domattina  noi  gimo  verso 
Roma  per  lo  spaccio,  collo  nome  di  Dio,  Parati  &c.  Valete.  Ex  Cor- 
neto,  die  .xx.  mensis  maii  1435.  I.  patriarca  Alexandrinus  &c.   e.   s. 


IV. 

Roma,  1435,  maggio  24. 

Avvisa  che  il  connestabile  Giorgio  da  Narni  verrà  colla 
sua  compagnia  a  stanziare  in  Viterbo. 

Reformal.  cit.   V,    139. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri,  amici  nostri  carissimi,  salutem. 
Avemo  ordinato  aciochè  più  comodamente  voy  possiate  attendare  a 
far  le  vostre  faccende  et  rimetter  la  state,  in  caso  noi  soprastessemo 
al  venire  alcuni  di,  che  lo  strenuo  conestavole  Giorgio  da  Nargni  ve- 
gnia  per  stantia  casti  in  Viterbo  con  tutta  la  sua  compagnia.  Et  perchè 
lui  la  dieta  compagnia  non  pò  levare  senza  dinari,  volemo  che  per 
fino  alla  nostra  venuta,  recepute  le  presenti,  sopra  di  noi  pagiate  al 
dicto  Giorgio  ducati  cinquecento  d' oro,  acciò  che  subito  colla  dieta 
compagnia  si  possa  conducere;  la  qual  cosa  farà  infra  quattro  o  cin- 
que di  dipo'  lo  pagamento  a  lui  facto  di  dicti  ducati  cinquecento.  Et 
in  questo  dateli  presta  expeditione.  Valete,  Ex  Urbe,  die  ,xxiv.  maii 
1435.  I.  patriarca  Alexandrinus. &c.  e.  s. 


Firenze,  1435,  novembre  15. 

Panecipa  che  papa  Eugenio  IV  ha  decorato  Cometo  del 
titolo  di  città,  erigendola  a  vescovato. 

Reformai,  cit.   V,    170,  Pubblicata  da  F.  Bissi,  Storia  di  Filerbo,  p.  450,  Roma,  1742. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Vestris  ad  nos  in 
favorera  r^»  patris  domìni  rectoris  Patrimonii  licteris  intellectis,  duxi- 
mus  respondere  (  I  ).  Sanctitas  D.  N.  pape  istuc  presentcm  gubernato- 

(i)  Era  allora  rettore  del  Patrimonio  Giacomo  abbate  di  Subiaco, 
nominato  con  bolla  di  Eugenio  IV  da  Firenze  24  febbraio  1434  (Re- 
format, cit,  V,  151). 


Lettere  del  Legato  Vi  tei  lese  hi  377 


rem  Reatis  rectorem  mietere  deputarat.  Nichilominus,  tum  vestro  ob- 
sequio,  tum  sui  respectu,  de  duobus  alterum  curabimus  operari  :  vel, 
scilicet,  uti  scribitis,  rector  ibidem  remanebit,  aut  ibit  Campance  gu- 
bernator.  Ceterum  quia  Sanctitati  D.  N.  pape  placuit  Cornetum  civi- 
tatis  titulo  gaudere,  ecclesie  ut  honori  vestre  subveniatur  et  comodo, 
idem  D.  N.  papa,  loco  Corneti,  Balneoregium  vestro  episcopatui  sub- 
misit  (t);  nosque  omni  in  loco  ubi  nos  contingerit  residere  honorem 
vestrum  et  civium  vestrorum  utilitatem  tractabimus.  Non  alia.  Valete. 
Parati  &c.  Datum  Florentie,  die  .xv.  novembris  145  S.  1.  patriarca 
Alexandrinus  et  archiepiscopus  Florentinus,  regni  Sicilie  et  apostolice 
Sedis  legatus. 


VI. 

Firenze,   1436,  marzo  2. 

Annuncia  che  la  brigata  del  conte  Everso  dell'Anguil- 
lara  colle  genti  di  Polo  Tedesco  sarà  fra  giorni  a  Viterbo, 
e  che  i  due  Viterbesi  imprigionati  dal  castellano  di  Soriano 
saranno  graziati. 

Reformat,  cit.    V,    i8i. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Avemo  al  presente 
receputc  dui  vostre  lettere  :  alla  prima,  del  grano  comprato  dal  ma- 
gnìfico tonte  Everso,  non  bisogna  far  altra  risposta,  perchè  di  nostro 
comandamento  è  in  camino  colla  brigata  sua  per  venire  in  quella  pro- 
vincia lui  et  Polo  Tedesco.  Serete  adunque  inseme  per  tal  faccenda  et 
poteretevi  concordare.  Et  cussi  faciate,  con  recordarvi  che  ve  lo  sa- 
piate  per  le  altre  occurrentie  conservare.  Esso  è  pur  vostro  vicino,  et 
una  altra  volta  lo  poterete  avere  alli  bisogni  vostri,  accadendo.  Alla 

(i)  La  diocesi  di  Cometo,  smembrata  da  quella  di  Viterbo,  fu  con- 
stituita  con  bolla  di  Eugenio  IV  del  30  marzo  1436  (Ughelli,  Italia 
sacra,  I,  903).  Il  primo  vescovo  di  Corneto  fu  Bartolomeo  Vitelleschi 
nepote  del  patriarca.  I  Viterbesi  durarono  a  lungo  a  reclamare  il  com- 
penso loro  dovuto  per  lo  smembramento  della  loro  diocesi:  ma  Nic- 
colò V  rispose  loro  con  un  breve  del  3  agosto  1447:  «De  recompen- 
«  satione  facienda  ecclesie  Viterbiensi  ratione  diminutionis  facte  de 
«  ecclesia  Corneti,  si  quid  accidet  quod  sit  aptum  ad  recompensatio- 
«  nem  huiusmodi,  erimus  prompti  ad  complacendum  vobis  »  {Reformat. 
cit.  XI,  199  b).  Ma  purtroppo  questa  opportunità  non  venne  mai. 


78  C.  Tin\ì 


y  I 


parte  si  contiene  in  quella  altra  lettera  di  quelli  dui  pigliati  per  lo 
castellano  di  Suriano,  dovete  esser  certi  che  a  noi  rincresce  omne  cosa 
vi  sia  molesta.  Et  però,  perchè  volemo  li  nostri  Viterbesi  sieno  ben 
veduti  et  tractati  fra  li  altri  nostri  benevoli,  noi  scrivemo  al  dicto  no- 
stro castellano  che  sempre  tracti  bene  li  vostri,  et  per  questa  volta 
facci  gratia  et  liberi  li  predicti.  Attendete  pure  allo  bene  et  pacifico 
vivere  con  stato  et  honore  di  Nostro  Signore  et  di  sancta  Chiesa;  che 
sempre,  cussi  facendo,  ci  troverete  prompti  et  caldi  alli  vostri  piaceri. 
Di  quello  Romano,  lo  quale  si  dice  esser  venuto  per  exercitare  l' of- 
fitio  del  conservatore,  finito  l'offitio  di  Cola  (i),  sto  perchè  Ioanni  Aga- 
pito da  Corneto  prima  ebe  le  lettere  del  tale  offìlio  che  lo  dicto  Ro- 
mano, è  insto  et  honesto  che  prima  lo  dicto  lohanni  Agabito  faccia 
l'offitio  suo,  et  poi,  finito  che  sera,  quello  Romano  poterà  cominciare 
et  sequire  el  suo.  Et  cussi  volemo.  Né  li  pò  rincrescere  si  faccia  in 
questa  forma,  per  la  preventione  del  preditto  Cornetano.  Altro  per 
questa  non  scrivemo,  perchè  speramo  prestamente  venire  in  ne  le  parte 
di  là.  Valete.  Ex  Florenlia,  die  2"  martii  1436.  I.  patriarca  Alexan- 
drinus,  archiepiscopus  Florentinus  &c.  e.  s. 


VII. 

Pioppi,  1436,  marzo  9. 

Ordina  che  sia  accettato  per  podestà  Antonio  Delli  Pe- 
troni  da  Spoleto  nominato  da  lui,  posponendogli  Bernardo 
da  Mileto  fiorentino  nominato  dal  camerlengo  papale. 

Reformat,  cit.   V,   185. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Azò  che  non  ubiate 
materia  di  cadere  in  qualche  inconveniente,  el  quale  a  noi  potesse  es- 
ser molesto,  noi  ve  advisamo  che  già  sonno  più  mesi  concedemmo 
l'offitio  de  la  podestaria  di  quella  cittade  ad  uno  nobile  cittadino  di 
Spoleto  chiamato  Antonio  Delli  Petroni,  da  cominciarsi  finito  l'offitio 

(i)  Il  conservatore  era  un  officiale  che  soprintendeva  agli  appalti, 
alle  discipline  e  alla  riscossione  delle  gabelle  del  Comune.  Durava  in 
carica  sei  mesi  ed  era  nominato  con  bolla  papale.  Questa  nomina,  tolta 
alla  città  per  punirla  delle  sue  perpetue  ribellioni  alla  Santa  Sede,  non 
le  fu  restituita  che  da  Pio  IV  nel  1561.  Il  conservatore  veniva  anche 
chiamato:  <«  maior  officialis  gabelle  civitatis  Viterbii  »  (Reformat,  cit. 
IV,  89  B). 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  579 


del  presente  podestà.  Hora  avemo  inteso  che  ci  è  venuto  uno  Fioren- 
tino con  certo  mazzieri  e  lectere  de  lo  camarlengo,  cum  intentione 
d'entrare  nel  dicto  offitio.  Della  qual  cosa  se  meravigliamo,  perchè 
noi  dichiarammo  la  nostra  voluntà  ad  dicto  cittadino,  la  quale  è  ho- 
nesta  et  rasonevole  et  de  voluntà  del  prefato  Nostro  Signore:  ciò  è, 
che  prima  Antonio  predicto  faccia  lo  suo  offitio  che  innanzi  li  fu  con- 
cesso, et  poi  el  dicto  Fiorentino,  come  debito.  Per  tanto  ve  volemo 
informati  che  admettate  allo  dicto  offitio  esso  Antonio;  poi  finito  el 
suo  predicto  offitio,  poterà  quello  Fiorentino  exercere  el  suo  :  et  questa 
è  la  voluntà  di  N.  S.  et  nostra.  Et  cusi  farete.  Lo  simile  vi  dicemo 
dello  conservatore  electo  per  noi,  che  ebe  prima  di  più  tempo  le  no- 
stre lectere  che  esso  prima  lo  offitio;  prima  finito  quello  che  ci  è  al 
presente,  ciò  è  Colasancti;  poi  venendo,  altri  porrà  exercitarlo.  Ma  in 
l'uno  e  l'altro  offitio,  volemo  che  quelli  che  anno  le  nostre  lectere 
sieno  acceptati  prima,  per  non  consentire  allo  vostro  mancamento. 
Datum  in  castris  D.  N.  felicibus  prope  et  contra  Poppium,  die  .vini, 
martii  1436.  I,  patriarca  Alexandrinus  &c.  e.  s. 


Vili. 

Roma,  1436,  marzo  30. 

Rimanda  l'ambasciadore,  colle  risposte  date  al  memo- 
riale del  Comune. 

Reformat,  cit.   V,   i86. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Avemo  in- 
teso lo  prudente  vostro  compriore  et  ambaxiaiore,  Antonio  de  messer 
Oddo,  circa  a  le  cose  ci  à  per  parte  vostra  riferite  iuxta  lo  tenore 
dello  memoriale  a  lui  dato,  et  ad  esso  medesimo  data  resposta;  quale 
ve  sarà  presentata  et  dareteli  piena  fede.  Valete (i).  I.  patriarca  Alexan- 
drinus &c.  e.  s. 

(i)  L'ambasciatore  spedito  a  Roma  per  sapere  come  comportarsi 
nell'affare  dei  due  podestà,  recò  questa  risposta  del  patriarca:  «quod 
ctotaliter  acceptetur  deputatus  per  eum,  et  nedura  quod  Florentinus 
«  ille  electus  per  r.  dominum  camerarium  acceptari  debeat  :  imo  quod 
«non  dimittatur  ingredi  portas  Viterbii  »  {Reformat,  cit.  V,  186). 


Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  2  > 


38o 


C  Tin^i 


IX. 

Roma,  1436,  aprile  3. 

Insiste  perchè  siano  accettati  per  podestà  e  conservatore 
gli  officiali  inviati  da  lui. 

Reformai,  cit.   V,    i8yB. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  amici  nostri,  post  salutem.  Avemo 
receputa  vostra  lettera  et  vedute  le  copie  di  quelle  vi  sono  state  man- 
date da  Fiorentia,  circa  la  electione  di  quello  Fiorentino  in  vostro  po- 
destà, et  intesa  la  dieta  vostra.  Assai  ci  maravigliamo  stiate  in  dubio 
et  timore  per  la  dieta  cascione,  perchè  et  per  nostre  lettere  et  per  lo 
vostro  ambassiatore  ve  havemo  scripto  et  mandato  a  dire,  non  senza 
conscia  et  expressa  voluntà  de  N.  S.,  che  debiate  admettere  per  vo- 
stro podestà  quello  de  Spoleto,  lo  quale  prima  di  molti  mesi  inanti 
fu  electo  da  noi  cum  piena  et  valida  auctorità:  et  cussi  questo  vi  re- 
plicamo, et  cussi  de  nuovo  ve  commandamo,  perchè  cussi  ò  la  inten- 
tione  de  N.  S.  predicto:  che  lo  supradicto  podestà,  primamente  ele- 
cto, primamente  debia  et  innanti  exercitare  lo  suo  offitio.  Avvisandovi 
che  se  farete  lo  contrario,  vi  mostreremo  non  esser  di  ciò  contenti. 
Et  per  dir  che  voi  abandonarete  lo  palazzo  et  lasserete  questi  affanni 
a  chi  toccharà,  per  questo  non  bisogna  tale  effuxione  de  parole,  perchè 
non  vi  ricordamo  né  commandiamo  si  non  quello  è  iusto.  Se  j>ur  vi 
partirete  di  palazzo,  troveremo  chi  ci  intrerà.  Né  altro  per  questa. 
Dat.  Rome,  die  3**  aprilis  1436.  I.  patriarca  Alexand.  archiep.  Flo- 
rentinus,  apostolice  Sedis  legatus. 


H 


X. 

Roma,  1436,  aprile  6. 

Sollecita  che  gli  si  paghino  i  mille  fiorini  pel  sussidio 
dell'anno:  altrimenti  li  darà  a  riscuotere  agli  stessi  con- 
dottieri. 

Ref ormai,   cit.   V,   187. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Saria  nostra 
voluntà  non  darvi  affanno  né  gravezza  ;  ma  avendo  le  gente  come  noi 
avemo,  non  poterne  fare  di  meno,  perchè  tutto  '1  di  semo  infestati  da 


Lettere  del  Legato   Vi  tei  laschi  381 


loro,  et  tenere  altramente  non  si  possono.  Pertanto  vi  commandamo 
che  infra  dece  di  degiate  aver  mandati  et  pagati  mille  fiorini  d'oro  per 
lo  subsidio  di  uno  anno  proximo  passato,  et  una  terzeria  che  al  presente 
finisse,  come  voi  sete  tenuti:  et  ad  noi  farete  servitio,  et  voi  leverete 
di  carico  et  affanno.  Altrimenti,  passato  el  dicto  termino,  ci  sarà  ne- 
cessità di  dare  li  dicti  dinari  et  pagamenti  ad  alcuni  di  questi  con- 
ductieri,  li  quali  verranno  là  et  non  senza  danno  et  rincrescimento 
vostro,  lo  quale  riputamo  nostro,  li  vorranno.  Né  potete  dire  esserci 
satisfacto  per  dinari  ricevuti  da  la  gabella  del  vino,  perchè  et  essa  et 
omni  altra  entrata  de  quella  cittade  è  obligata  alla  camera  (i).  Dat 
Rome  die  .vi.  aprilis  1436.  I.  patriarcha  Alexandr.  &c.  e.  s. 


XI. 

Pantani  di  Griffo,  1436,  aprile  14. 

Partecipa  di  non  potere  accordare  la  riduzione  del  sus- 
sidio chiesta  dall'ambasciatore. 

Reformat,  cit.   V,  i88. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  Avemo  ricepute  vostre  lectere 
credenziali,  in  prima  del  prudente  vostro  ambassiatore  Ranuccietto 
circa  li  facti  vi  scrivemmo  questi  dì,  et,  inteso  lui,  assai  ci  rincresce 
non  potervi  compiacere,  perchè  noi  semo  tanto  affannati  da  questi  con- 
ductieri  che  Dio  lo  sa.  Quello  che  noi  potemo  fare  gli  avemo  dicto  : 
sicché  dareteli  piena  fede,  quanto  ad  noi  proprii,  et  provedeteci.  Dat. 
in  castris  D.  N.  pape  felicibus  et  in  pantanis  Griffi,  die  .xiv,  aprilis  1436. 
I.  patriarca  Alexandr.  &c.  e.  s. 

(i)  Tutte  le  entrate  del  comune,  come  le  gabelle  delle  carni,  dei 
forni,  del  macinato,  della  pescheria,  del  vino  e  persino  della  baratteria 
e  dei  postriboli,  erano  di  quel  tempo  riscosse  direttamente  dal  teso- 
riere del  Patrimonio,  il  quale  le  teneva  a  disposizione  della  camera 
papale  per  scomputare  con  esse  i  perpetui  debiti  che  la  città  aveva  verso 
lo  Stato  per  tributi  arretrati.  Ai  23  agosto  1440  il  camerlengo  papale 
scriveva  ai  priori  :  «  In  quanto  havete  caro  la  nostra  gratia  et  quella  di 
«N.  S.  vi  comandiamo  non  vi  impiczate  de  le  intrade  de  la  vostra 
«  cittade,  ma  lassate  tal  pensiero  e  faticha  al  thesaurieri,  com'  è  suo 
«  dovere  »   (Reformat,  cit.  Vili,  46). 


e   ^Pin^i 


XII. 

Comete,  1436,  aprile   25. 

Lamenta  che  gli  ambasciatori  siano  venuti  a  lui  senza 
denari. 

Ref ormai,  cit,   V,   191  «. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici!  viri  &:c.  Credevamo  li  vostri  am- 
bassiatori,  li  quali  sono  venuti,  anco  dovessero  venire  cum  effectu,  e 
sonno  venuti  cum  parole  :  la  qual  cosa  pensate  ci  torna  in  grave  di- 
splicentia;  prima,  perchè  la  speranza  in  voi  ce  vene  fallita;  poi,  co- 
noscemo  che  se  altri  modi  non  tenite,  ve  costarà  più  la  salza  che  la 
carne.  Pertanto,  come  alli  dicti  vostri  ambassiatori  havemo  dicto,  te- 
nete modo,  rimossa  omne  casone  et  exceptione,  per  tucta  domenicha 
se  habiano  li  dicti  denari;  et  non  falli.  Altramente  facendo,  ve  advi- 
siamo  ve  sarà  facta  la  iunta  all'oste.  Dat.  Corneti,  die  .xxv.  aprilis  1436. 
I.  patriarca  Alexandr.  &c.  e.  s. 


XIII. 

Corneto,  1436.  aprile  25. 

Chiede  sei  balestrieri  per  la  fazione  contro  il  conte  An- 
tonio di  Pontedera. 

Refurmat.  cit.    V,    198  B. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Con  ogne  accu- 
rata sollecitudine,  quanto  più  possemo,  ci  sforzamo  la  navicella  di 
san  Piero,  da  tante  procellose  tempeste  agitata  et  mo  divino  presidio 
requieta,  innalzarla  et  prosperarla  in  rebelles  et  suoi  persecutori.  Ma 
perchè  omne  arbore  si  crepe  delle  suoe  fronde,  et  della  terra  convien 
si  faccia  la  carbonara,  ò  necessario  i  devoti  popoli  et  figlioli  di  quella 
alli  suoi  bisogni  invochiamo.  Et  pertanto,  havendo  noi  omninamente 
deliberato  gir  contra  el  conte  Antonio  di  Ponte  ad  hera  (i),  quale  con 
l'aiuto  di  Dio  pigliaremo,  et,  divino  presidio,  romparemo,  vi  comman- 
damo  che   infra    termino  di  .x.  di,  di  po'  receptione  de  la  presente, 

(i)  Cf.  Della  Tuccia,  op.  cit.  in  Ciampi,  p.  150  e  sgg.  Gregoro- 
vius,  op.  cit.  VII,  65. 


Lettere  del  Legato   Vi  tei  teschi  383 


mandiate  da  noi  sey  balestrieri,  con  sufficienti  balestri  per  uno  mese, 
incomensando  dal  dì  che  da  noi  si  seranno  presentati,  sotto  pena  di 
ducento  ducati  d'oro,  la  quale  ipso  facto  sera  exacta.  Non  alia.  Valete. 
Datum  Corneti,  die  .xxv.  aprilis  1436.  1.  patriarca  Alexandr.  &c.  e.  s. 


XIV. 

Corneto,  1436,  aprile  50. 

Insiste  perchè  gli  si  mandino  i  cinquecento  fiorini  del 
sussidio. 

Reformai,  cit.   V,    196  b. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  Ritornato  ser  Antonio  no- 
stro cancelliere  havemo  inteso,  non  senza  grande  turbatione  dell'animo 
nostro,  che  quelli  ciquecento  fiorini  d'oro  quali  al  termino  già  passato 
ci  dovevate  pagare,  a  lui,  come  scrivemmo,  non  havete  pagati.  Et  per- 
tanto vi  recordamo,  con  ogne  accurata  sollecitudine,  date  modo  che 
per  tucto  domani  ce  haviate  mandato  la  decta  quantità  in  fino  a  Cor- 
neto. Altramente  siate  certi,  er  cossi  ve  havisamo,  de  domani  in  là 
ve  faremo  represaglia  et  sufficiente  pareio  (i).  Per  questo  solo  man- 
damo  lu  presente  apportatore.  Non  alia.  Valete.  Parati  &c.  Dat.  Cor- 
neti, die  ultimo  aprilis  1436.  I.  patriarca  Alexandr.  &c.  e.  s. 


XV. 

Roma,   1436,  maggio    16. 

Dà  istruzioni  sul  pagamento  del  grano  al  conte  Everso 
dell'Anguillara. 

Reformat,  cit.   V,   199. 

(i)  Il  pareio,  o  «  pareium»,  era  la  preda  che  si  portava  via  nelle 
rappresaglie  fatte  col  mezzo  delle  scorrerie  a  cavallo,  dette  cavalcate. 
La  rubrica  68  della  sezione  III  dello  statuto  Viterbese  del  1251,  che 
ha  per  titolo:  «Quid  fiet  quando  fit  paregium  vel  cavalcata»,  dispo- 
neva cosi:  «  Si  potestas  prò  guerra  Comunitatis,  vel  prò  faciendo  pa- 
ce regio  ahcuius  civis  Viterbiensis  super  aliquam  terram,  fecerit  caval- 
«  camentum,  et  ibi  ceperit  predam  ;  de  ipsa  preda,  prius  paregium 
«  extrahatur  prò  ilio  qui  paregium  habere  debet  »  (Ciampi,  Statuii  di 
Viterbo,  loc.  cit.  p.  514).  Con  questo  significato  non  si  trova  nel  Glos- 
sario del  Du  Cange. 


384 


C  Tinu 


Magnificis  Scc.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Più  e  più 
volte  ve  havemo  scripto  per  li  facti  del  magnifico  conte  Everso,  li 
quali  con  voi  ha  da  fare  per  lu  grano  ve  vendette.  Et  collo  egregio 
vostro  ceptadino  mastro  Oddo  parlammo  questi  proximi  dì,  come  po- 
teste da  lui  intendere,  che,  considerato  el  servitio  facto,  non  deresti 
consentire  ad  alcuna  stranieza  contro  di  lui,  che  vi  può  servire  tucto  dì, 
et  maxime  sapendo  quando  lu  grano  fu  extimato  valeva  ducati  quattro, 
et  noi  per  farlo  stare  quieto  li  havemo  levato  di  sua  oppinione  du- 
cati cento,  per  toUere  via  questa  differenza.  Vogliate  tenere  modo,  gra- 
vando ciascuno,  di  quelli  hebero  el  grano,  in  uno  ducato  più,  che  habia 
cento  ducati  ;  ben  che  lui  ne  remane  mal  contento,  o  per  altro  modo, 
siche  di  questa  quantità  lui  sia  contento.  Altramente  ve  havisamo,  che, 
senza  più  scrivere,  li  havemo  conceduta  la  ripresaglia,  meritamente 
per  la  dieta  sua  satisfactione.  Datum  Rome,  die  .xvi,  maii  1436.  I.  pa- 
triarca Alexandr.  &'c.  e.  s. 

XVI. 

Palestrina,  1436,  agosto  20. 

Annuncia  la  vittoria  di  Palestrina  e  chiede  certo  numero 
di  fanti  per  muovere  contro  il  Piccinino. 

Reformai,  cit.   V,   215  B. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Sapiate  come  per 
gratia  di  Dio  et  universale  stato  et  quiete  di  sancta  Ecclesia,  di  po' 
molte  debellationi  et  oppressioni  belliche,  secondo  la  consuetudine  mi- 
litare recerca,  collo  felice  exercito  di  sancta  Ecclesia  havemo  ottenuta 
la  Victoria  di  Penestrina,  et  di  tucte  le  altre  terre  che  teniva  Lorenzo 
Colonna  :  la  qual  cosa  sì  ad  voi,  sì  alli  altri  servitori  et  subditi  di  N.  S. 
lu  papa,  è  al  presente  et  sirà  {sic)  disederato  piacere  et  tranquillità  di 
tucta  la  provincia  continuamente  (i).  Di  che  voi  e  l'altri  fideli  di 
S.  Ecclesia  convene  recerchiamo  d'alcuno  subsidio  de  fanti,  per  lassarli 
alla  guardia  delle  decte  terre,  perchè  noi  collo  dicto  exercito  volerne 
andar  a  trovare  Francesco  Piccinino  e  l'altri  inimici  di  N.  S.  Pertanto, 
fra  quattro  di,  di  po'  receputa  la  presente,  piacciavi,  remosa  {sic)  ogni 
cascione  et  tardità,  mandare  da  noi  per  la  dieta  cascione  fanti  .lxii., 
armati  et  bene  in  punto,  fra  li  quali  ci  sieno  .xii.    balestrieri    pagati 


(i)  Palestrina  fu  presa  il  i8  agosto  1436.  Cf.  Petrini,  Memorie 
Prenestine,  p.  175  =  Coppi,  Memorie  Colonnesi,  col.  200  =  Gregoro- 
vius,  op.  cit.  VII,  66  =  Pastor,  op.  cit.  I,  220, 


Lettere  del  Legato   Vite! teschi  385 


per  dui  mesi.  Dichiarandovi  che,  essendo  voi  disubidienti,  che  non 
crederne,  se  ne  farà  aspra  et  presta  executione.  Valete.  In  castribus 
felicibus  SS.™'  D.  N.  pape  prope  Frenesie,  die  .xx.  augusti  14^6.  Sopra 
di  ciò  darete  piena  fede  ad  Martino  de  Albano,  famiglio  di  N.  S., 
come  ad  noi  propri!  (i).  I.  patriarca  Alexandr.  &c,  e.  s. 


XVII. 

Roma,  1457,  gennaro  i. 

Impone  a  Viterbo  la  tratta  di  trecento  rubbia  di  sale 
dalla  salina  di  Corneto. 

Reformat,  cit.   VI,  178. 

Nobilibus  et  egregiis  viris  et  amicis  nostris  carissimis,  prioribus 
populi  civitatis  Viterbii.  Nobiles  et  egregii  viri  et  amici  nostri  caris- 
simi, salutem.  Ecclesiam  sanctam  Dei,  prò  cuius  sublevatione  et  eius- 
dem  populorum  devotorum  optata  pace,  corporis  et  animi  viribus  no- 
stris, soUicitamur,  non  modo  suis,  ut  decet,  florendibus  {sic)  coperiri 
vellemus;  verum  autem  utinam  sufficientes  essemus  suis  propriis  pe- 
cuniis  et  suis  sumptibus  prò  eadem  Ecclesia  militare,  nulla  periculo- 
rum  vite  aut  laborum  corporis  discrimina,  quibus  noctu  diuque  obii- 
cimur,  pertimentes.  Cum,  igitur,  prò  istis  manutenendis  gubernandisque 
gentibus,  quibus  a  guerrarum  turbinibus  sublevamini,  annone  vobis  est 
copia  restituta,  humique  iacentes  pace  utimini  peroptata,  istaque  et  alia 
Ecclesie  provincie  defensantur  hostesque  comprimuntur,  pecuniis  per- 
maxime  opus  sit,  instituimus  vos  devotos  eiusdem  Ecclesie  filios,  alias 
cum  comunitates  et  barones  undique  maiorem  in  modum,  vigente  ne- 
cessitate, gravavimus,  ad  prosperam  huiusmodi  pacem  corroborandam, 
vocari  ;  vobis  harum  serie  precipiendo  mandantes,  quatinus,  visis  pre- 
sentibus,  Cornetum  prò  tricentis  salmis  salis,  prò  vobis  et  comitatu  ve- 
stro,  transmictatis,  sub  pena  trium  milium  auri  de  camera  florenorum. 
Quod  si  manualiter  pecunias  in  presentiarum  non  habetis,  mandamus 

(i)  Questo  messo  del  Vitelleschi,  intervenuto  nel  pubblico  Con- 
siglio, riferi  che  il  patriarca  gli  aveva  ordinato  di  requisire  loo  fanti, 
invece  dei  62  accennati  nella  lettera.  Il  Consiglio,  per  esonerarsi  da 
tale  carico,  deliberò  d' inviare  al  legato  duecento  ducati  d'oro,  con 
preghiera  «  quod  dignetur  ultra  civitatem  non  gravare,  cum  sit  in 
«maxima  penuria  denariorum  constituta»  {Reformationes  cit.  V,  216 b). 


386 


C  T>in-{i 


doghanerio  Cornetano  ut  de  pecuniis  huiusmodi  usque  ad  carnisprivium 
vobis  credat.  Vos  igitur  filii  Ecclesie  ita  accurata  cum  sollicitudine  hec 
curabitis  adimplere,  quod  S.  D.  N.  pape  et  nostro  desiderio  satisfiat. 
Speramus  etenim  ita  turbines  a  Petri  navicala  propulsare,  quod,  di- 
vinis  prebendis  presidiis,  altera  Octaviani  tranquillitas  elucescet.  Non 
alia.  Valete.  Parati  &c,  Datum  Rome,  die  prima  ianuarii  1437.  I.  pa- 
triarca Alexandr.  &c.  e.  s. 


XVIII. 

Roma,  1437,  gennaro  13. 

Riduce  la  tratta  del  sale  a  duecento  rubbia  :  promette 
che  in  avvenire  non  graverà  più  la  città  di  questa  imposta. 

Reformat,  cit.  VI,   34. 

Magnificis  viris  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Oratore  ve- 
stro  Ilario  (i),  grata  quidem  audientia,  intellecto,  ut  amoris  nostri  erga 
vos  summi  cognoscatis  effectum,  ecce,  de  summa  trecentarum  salma- 
rum  salis,  vobis  centum  gratiose  remictimus;  volentes  sai  huiusmodi 
inter  omnes  Viterbienses  incolasque  et  habitatores  civitatis  vestre,  tam 
clericos  quam  laicos,  religiosis  fratribus  dumtaxat  exceptis,  portionibus 
prò  rata  contingentibus,  dividatur,  nemine  alio  exceptuato,  privilegiis, 
exemptionibus  et  indultis  quibuscumque  concessis  in  contrarium  non 
obstantibus,  quibus  tenore  presentium  volumus  derogari.  Mandantesque 
insuper  conservatori  et  aliis  ad  quos  spectat  civitatis  predicte,  quatinus 
sai  prefatum,  sine  aliqua  gabellarum  solutione  vel  alterius  oneris  exa- 
ctione,  ad  civitateni  ipsam  eiusdemque  comitatum,  terras  et  loca,  li- 
bere et  impune  conduci  permictatur.  Ceterum,  ut  certos  vos  ipsos 
efficimus,  hoc  non  ignorate,  quod  ab  huiusmodi  salis  receptionibus  ces- 
sabitis  in  futurum,  nec  vos  impresentiarum,  nisi  cogente  gentium  ar- 
migerarum  quas  habemus  necessitate  gravavissemus;  oportuit  quidem 
sanctam  Ecclesiam  se  suis  frondibus  coperiri.  Ilario  prefato,  oratori  ve- 
stro  et  nobis  caro,  de  mente  nostra  redeunti  plenarie  informato,  super 
his  que  nostra  parte  retulerit,  fidem  indubiam  adhibete.  Non  alia.  Va- 
lete. Parati  &c.  Datum  Rome,  die  .xiii.  ianuarii  1437.  I.  patriarca 
Alexandr.  &c.  e.  s. 


(i)  Ilario  di  Nicola  Conciliati  {Reformat,  cit.  VI,  29). 


Lettere  del  Legato   Vitelleschi  387 


XIX. 

Cometo,  1437,  marzo  8. 

Concede  che  sia  vietata  nella  città  la  introduzione  dei 
panni  forestieri. 

Reformat,   «rit.    VI,   34. 

Magnificis  viris,  amìcis  nostris  carissimis,  potestati  et  prioribus 
populi  civitatis  Viterbii.  Magnifici  viri,  amici  nostri  carissimi.  Questi 
proximi  d'i  passati  concedemmo  una  certa  reformazione  per  bolla  pa- 
tente alli  rectori  et  iurati  dell'Arte  della  lana  in  Viterbo,  ad  essa  Arte 
per  bene  et  utilità  comune,  circa  lu  mectere  delli  panni  foristieri,  come 
credemo  vi  sia  manifesto.  Et  perchè  tale  reformanza,  per  lege,  se  debe 
observare,  et  cossi  volemo,  vi  commandamo  expressamente  la  faciate 
mectere  in  li  statuti  della  gabella,  aczò  che,  stando  in  lo  dicto  loco, 
sia  nota  ad  omne  persona,  et  altri  per  ignoranza  non  possano  allegare 
de  non  haverla  saputa.  Et  cosi  farete  fare  come  s'è  decto,  infra  dui  di, 
da  computando  (sic)  dalla  receptione  della  presente  (i).  Datum  Cometi 
die  .vili,  martii  1537.  I.  patriarca  .\lexandr.  &c.  e.  s. 

(i)  Nel  decreto  che  sussegue  a  questa  lettera  del  18  marzo  1457, 
è  detto  più  chiaramente  :  «  quod  in  civitatem  Viterbii  eiusque  comi- 
«tatum  et  districtum  non  possint  nec  debeant  intromicti,  nec  intro- 
«  mieti  facere,  conducere  vel  portare  aliqui  panni  lanei  tinti  in  pezza, 
«  causa,  pretextu  vel  occasione  illos  vendendi  et  emendi  ;  quorum  pan- 
«  norum  brachium  ad  mensuram  venalem  Viterbiensem  non  sit  et  ascendat 
«  ad  maiorem  valorem  viginti  octo  bononinorum  paparinorum  monete 
«currentis»  (Refonnationes  cit.  VI,  35). 

Dello  sviluppo  poi  in  quel  tempo  dell'arte  della  lana  in  Viterbo 
ci  può  dare  indizio  il  seguente  prospetto,  il  quale  ci  dimostra  la  fab- 
bricazione di  detti  panni  nella  città  pel  147 1,  e  i  nomi  dei  singoli  fab- 
bricanti. Ogni  pezza  di  panno  era  di  venti  braccia  (Reformat.  cit.  XVIII, 
108): 

CI.  Niccolò  di  Paulbanco  fabbricò  pezze  39.  2.  Renzio  di  Pao- 
«  lello  pezze  198.  5.  Matteo  di  ser  Giovanni  pezze  22.  4.  Niccolò  e 
«Mariano  del  Mastro  pezze  168.  5.  Giacomo  di  Cola  pezze  44. 
«  6.  Giacomo  di  Cristofaro  pezze  39.  7.  Bartolomeo  di  Faustino 
«pezze  59.  8.  .Antonio  Tofani  pezze  43.  9.  Lorenzo  Nicoli  pezze  32. 
«IO.  Valentino  d'Antonio  e  Giacomo  Francesco  Zelli,  sotii  pezze  105. 
«II.  Giulio  Borghesi  pezze  7.       12.  Gio.  Antonio  di    Pietro  Name 


e.  Tifici 


XX. 

Corneto,  1437,  aprile  4. 

Vuole  che  siano  pagati  a  Polo  Tedesco  i  duecentot- 
tantatre  ducati,  dovuti  a  saldo  della  imposta  del  sale. 

Reformai,  cit.  VI,   35  b. 

Magnificis  viris  prioribus  populi  civitatis  Viterbii.  Magnifici  viri, 
amici  &c.  post  salutem.  Polo  Tedesco  ne  ha  scripto  che  dalla  comu- 
nità vostra,  de  ottocento  ducati,  ne  ha  hauti  da  voi  ducati  cinquecento 
dicesepte.  Et  pertanto  date  opera,  et  cossi  volemo,  remossa  ongni  ca- 
scione,  date  lu  resto  de  li  decti  denari  a  Agnilo  di  Piero,  compagno 
d'esso  Polo,  exhibitore  della  presente.  Et  spacciatelo  subito  senza  altro 
inducio,  sì  che  per  ciò  non  ne  bisogni  più  scrivere.  Valete  (i).  Cor- 
neti,  .IV.  aprilis  1437.  I-  patriarca  Alexandr.  &c.  e  s. 


XXL 

Velletri,  1437,  aprile  io. 

Intima  di  pagare  seicento  ducati  al  tesoriere  del  Patri- 
monio, da  scomputarsi  sui  sussidii. 

Reformat,  cit.  VI,   47  b. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  amici  nostri  carissimi.  Tenete 
modo,  remossa  omne  cascione,  di  pagare  secento  ducati  a  lu  thesau- 
rieri,  et  excomputarannose  in  li  subsidii.  Sanno  bene  li  ambasciatori 

(•pezze  15.  13.  Niccolò  di  Pietro  Nini  pezze  34.  14.  Battista  Pe- 
«  roni  pezze  49.  15.  Giacomo  Baiasi  pezze  4.  16.  Scarlattino  di  Todi 
«pezze  18.  17.  Antonio  di  Barnaba  pezze  7.  18.  Gio.  Battista  di 
«Niccolò  Della  Tuccia  pezze  11.  19.  Messer  Angelo  Mosacchi 
«pezze  14.  20.  Battista  Cobelli  pezze  5.  21.  Pietro  Francesco  di 
«Francesco  Ricciutelli  pezze  i.  In  tutto  pezze  914». 

(i)  Il  condottiero  Polo  Tedesco  era  stato  deputato  dal  Vitelleschi  a 
riscuotere  i  denari  dei  proventi  del  sale  in  Corneto.  Ma  pare  che  non  riu- 
scisse troppo  fedele  in  quell'officio  :  perchè  il  Vitelleschi,  per  questa  o 
per  altra  ragione,  lo  fece  arrestare  nel  maggio  1438,  gli  tolse  tutta  la 
roba  che  aveva  in  Corneto,  e  lo  fece  morire.  Cf.  Della  Tuccia,  op. 
cit.  p.  163. 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  389 


vostri,  quanno  vennero  ad  noi,  quello  che  li  dicemmo.  Sicché  fatelo 
visis  presentibus;  altramente,  se  alcuno  rencrescemento  ve  seguirà, 
imputatelo  ad  voi.  Datum'Velletri,  die  .x.  aprilis  1437.  [Senza  firma]. 


XXII. 
San  Pietro  in  Formis,   1437,  aprile  15. 

Sollecita  il  pagamento  dei  seicento  ducati  pel  sussidio 
dell'anno.  Le  spese  di  riparazione  alle  mura  della  città  sa- 
ranno pagate  dalla  Camera. 

Refortual.  cit.   VI,   50. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  Sonno  venuti  li  vostri 
nobili  et  prudenti  ambasciatori,  Batista,  vostro  magnifico  compa- 
gnoni), et  ser  lohanni  di  Tomasso,  li  quali  prudentissimamente  et 
con  optima  discreptione  anno  exposta  vostra  ambasciata  ad  essi 
imposta,  et  da  noi  sonno  stati  exauditi  quanto  è  stato  possibile.  Et 
primo,  allo  facto  delli  secento  ducati  semo  rimasti,  come  etiam  im- 
ponemmo et  de  novo  scrivemo  al  Lucchese,  che  omnino,  actento  al 
bisogno  nostro,  et  pejchè  li  havemo  pigliati  socto  pegni  in  Roma,  li 
pagate  prestamente  infra  lu  termine  ordinato,  rimanendo  sempre  salve 
le  rascioni  vostre,  le  quali  per  questo  non  siano  contaminate:  et  però 
non  ve  rencresca,  et  quanto  più  presto,  tanto  più  ad  grato  li  recepa- 
remo.  Alla  parte  della  reparatione  alle  mura  ce  piace  actendiate  pre- 
stamente, perchè  ben  conoscete  lu  bisogno.  Noi  allo  thesaurieri  scri- 
vemo che  delle  prime  entrate  delle  gabelle,  o  d'altro  che  in  camera 
venisse  (2),  paghi  lu  magistero  e  le  ferramenta.  Et  che  quelli  che  anno 
le  barbacani  (3),  facciano  quello  sono  tenuti  secondo  la  forma  delli 
statuti,  COSSI  religiosi,  fratri  e  monache,  come  altri.  Siche  vi  pregamo 
a  tucte  queste  cose  siate  solleciti.  Et  perchè  a  pieno  non  potemo 
explicare  in  questa  nostra  bona  intentione  verso  voi,  et  quanto  li 
decti  vostri  ambasciatori  hanno  da  noi  odito,    ad    essi   medesimi  ha- 

(i)  Battista  di  Pier  Lodovico,  uno  degli  otto  priori  di  quel  bi- 
mestre. 

(2)  Vedi  nota  alla  lettera  x. 

(3)  I  barbacani  erano  terrapieni  di  rinforzo  alle  mura  della  città. 
Secondo  gli  statuti  cittadini,  i  proprietari  di  essi  erano  tenuti  alla  spesa 
delle  riparazioni  alle  mura  {Refonnat.  cit.  I,   5) 


390 


C  Tiii^i 


verno  commesso  dicano  da  parte  nostra.  Dateli  adunque  piena  fede. 
Datuni  in  castris  domini  nostri  pape  felicibus  prope  Sanctum  Petrum 
in  Formis,  die  .xv.  aprilis  1437.  ^-  patriarca  Alexandr.  e.  s. 


XXIII. 

Ferrara,  1438,  marzo   19. 

È  lieto  delle  buone  condizioni  della  provincia.  Deplora 
le  rappresaglie  del  conte  Everso  dell'Anguillara. 

Ref ormai,  cit.   VI,   141. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  Tre  vostre  lectere  liavemo 
recepute.  Dui  per  mano  di  ser  Pietro,  nostro  secretario,  et  etiam  odito 
lui  quanto  per  parte  vostra  ce  fu  referito  (i).  L'altra  per  Fasciano, 
vostro  cavallaro,  per  la  quale  senio  stati  advisati,  una  colla  lettera  del 
reverendo  padre  monsignor  Pietro  governatore  Scc.  (2),  delle  condi- 
tioni  di  quella  provincia,  cum  gratia  de  Dio  sta  in  bona  pace  et  tran- 
quillitate.  Della  qual  cosa  semo  assai  contenti,  et  assai  ce  piace.  Per 
le  decte  vostre  lectere  in  questa  nostra  venuta  visitati  senz'altri  im- 
basciatori  {sic),  perchè  ben  conoscemo  la  vostra  bona  voluntade  et 
operatione  (sic)  verso  lu  Stato  de  Nostro  Signore  et  di  sancta  Ec- 
clesia. Ma  che  lu  magnifico  conte  Everso,  o  li -suoi  de  suo  comman- 
damento, agiano  facto  et  facciano  cose  enorme,  sotto  pretesto  della 
represaglia  o  per  altro  modo,  ce  rencresce  grandemente.  Non  è  nostra 
intentione  lui  o  altri  faccia  cosa  sia  preiudicio  et  damno  della  camera, 
o  contro  lu  bene  et  pacifico  vivere  del  paese.  Però  noi  li  scriveremo 
che  non  usi  più  la  dieta  reprensaglia,  né  tenga  modo  alcuno  disonesto, 
per  la  quale  possa  esser  biasimato.  Cosi  credemo  farà.  Nondemeno, 
perchè  speramo  presto  essere  alle  parte  de  là,  se  altro  in  questo  et  in 
altro  bisognarà  provedere,  faremo  per  nostro  debito.  Priscivalle  non 
bisogna  ce  reconnnendate,  perchè  ce  sera  sempre  recommendato:  in 
tal  forma  s'è  portato,  et  porta,  che  merita  omne  comendatione  et  be- 
nivolentia  da  noi  (3).  Circa  li  facti  de  lu  vostro  vescovo,  che  li  faciamo 

(i)  Ser  Pietro  dei  Lunensi  Viterbese,  allora  segretario  del  legato 
e  poi  di  Nicolò  V.  Vedi  nota  4  a  p.  358. 

(2)  Monsignor  Pietro  deì  Ramponi  di  Bologna,  governatore  della 
provincia  del  Patrimonio, 

(3)  Princivalle  Gatti  di  Giovanni,  uno  dei  principali  cittadini  vi- 
terbesi di  quel  tempo,  era  stato  mandato  dal  Vitelleschi  per  castellano 
al  cassero  di  Spoleto.  Cf.  Della  Tuccia,  op.  cit  p.  168. 


Lettere  del  Legato   Vi  tei  teschi  391 


dare  grata  licentia  da  Nostro  Signore  che  ritorni,  ve  havisamo  che 
non  è  in  corte,  né  sapemo  di  lui  cosa  alcuna.  Se  stato  ci  fosse,  per 
vostra  contemplatione  haressimo,  quanto  in  noi  fosse  stato  possibile, 
operato.  Ben  ne  volemo  sforzare  et  operare  che  quello  vostro  vesco- 
vado sid  in  qualche  cosa  recompensato,  et  di  bona  voglia  (i).  Si  lu 
prefato  governatore  et  thesaurieri  facciono  suo  dovere  in  nel  offitii 
sui,  et  che  ad  voi  et  alli  altri  populi  sia  grato,  ne  piace  molto.  Con- 
fortatevi et  datevi  di  buono  animo  li  facti  de  Nostro  Signore  et  de 
sancta  Ecclesia  procedano  et  stiano  bene.  Cossi,  speramo  in  Dio,  pro- 
cederanno de  bene  in  meglio.  Datum  Ferrarie,  die  .xviiii.  martii  1438, 
I.  cardinalis  Florentinus,  apostolice  Sedis  legatus(2). 


XXIV. 

Ferrara,  1438,  aprile  6. 

Invia  per  podestà  Carlo  dei  Lambertini  di  Bologna. 

Refoniial.   cit.   VI,   143  r. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  È  slato  electo  per 
podestà  di  quella  ciptade  vostra  lu  nobile  homo  Carolo  de  Lambertini 
da  Bologna,  presente  apportatore,  come  persona  bene  merita,  el  quale 
se  spera  ve  degia  bene  et  iustamente  regere.  Et  pertanto  accettatelo 
allo  decto  offitio,  et  in  ogne  cosa  agiatelo  reccomendato,  si  in  quanto  non 
fusse  entrato  altro  podestà.  Essendo  entrato,  non  seria  honesto  remo- 
verlo: né  volemo  si  remova  per  non  farli  vergogna.  Datum  Ferrarie, 
die  sexto  aprilis  1438.  I.  cardinalis  Florentmus  &c.  e.  s. 

XXV. 

Ferrara,  1438,  aprile  17. 

Eccita  a  pagare  il  saldo  dello  stipendio  al  podestà  Bat- 
tista de  li  Frisoni  da  Terni. 

Reformat,  cit.   VI,    151  n, 

(i)  Vedi  la  nota  alla  lettera  v. 

(2)  Il  Vitelleschi  era  stato  promosso  al  cardinalato  li  9  agosto  1437. 
Aveva  tolto  il  nome  di  cardinal  Fiorentino  perchè  teneva  il  titolo  d'ar 
civescovo  di  Firenze.  Vedi  il  nostro  proemio  a  p.   357. 


^ 


392 


e.  T^in\i 


Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  Essendo  stato  podestà  di  questa 
vostra  cittade,  già  sonno  molti  anni,  Batista  de  Bartolito  da  Terne 
de  li  Frisoni  (i),  secondo  che  per  sua  parte  n' è  stato  exposto,  restò 
ad  bavere  .cxxxviii.  ducati,  lì  quali  non  ha  mai  potuto  bavere.  Se 
cussi  è  che  aver  li  deggia,  fareste  bene  ad  satisfarli,  et  sera  vostro  ho- 
nore,  acciocché  materia  non  avesse  de  lamentarse.  Datum  Ferrarle, 
die  .XVII.  aprilis  1438.  I.  cardinalis  Florentinus  &c. 


XXVI. 

Corneto,  1438,  giugno  3. 

Stimola  al  pagamento  dei  sussidii,  e  minaccia  castighi 
se  più  oltre  si  ritardano. 

■   Ref ormai,  cit.   VI,   i6l  B. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  Più  e  più  volte  scripto  et  facto 
dire  ve  havemo  che  vi  piacesse  far  pagare  a  lo  thexaurieri  quello  resto 
de  li  sussidii  che  site  tenuti,  usando  in  ciò  omne  piacivolezza  et  dila- 
tione  de  tempo  per  vostra  comoditate.  E  non  e'  è  stato  remedio.  Anzi, 
pare  per  questa  tarditate  non  li  vogliale  pagare.  De  la  qual  cosa  se 
maravigliamo.  E  pur  doreste  considerar  li  bisogni  nostri  presenti  : 
maxime  che  sonno  grandi  per  mantenere  et  conducere  gente  et  fanti 
ad  conservatione  vostra  et  de  li  altri  populi,  et  maxime  de  voi  che 
site  principali  in  lo  Patrimonio.  Vedendo  adunque  non  ve  curate, 
iterato  ve  chiedemo  et  commandamo  li  pagate  a  lo  dicto  thesauriero, 
senza  più  dilatione  et  expetatione  d'altro  nostro  commandamento;  et 
farete  vostro  debito  et  honore,  et  ad  noi  piacere  assai.  Altramente  ve 
advisiamo  che  terremo  modo  d'esser  pagati,  in  modo  che  ad  noi  me- 
desimo forse  rencrescerà.  Et  sopra  de  ciò  havemo  commesso  al  dicto 
thesauriero  alcune  cose  vi  dirà  a  bocha  per  nostra  parte.  Piacciave 
darli  piena  fede.  Corneti.  die  .111.  iunii  1438. 1.  cardinalis  Florentinus  &c. 
e.  s. 

XXVII. 

Roma,  1348,  giugno  6. 
Avvisa   dell'invio    del  conte  Rinaldo  Orsini  colla  sua 
compagnia.  Annuncia  la  presa  di  Ceprano. 

Riformai,  cit.   VI,   164  b. 

(1)  Di  questo  podestà  non  si  ha  traccia  nei  registri  del  Comune. 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  393 


Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Noi  mandamo  a 
le  parte  di  là  lo  magnifico  e  strenuo  homo  signor  Ra\Tialdo  Ursino 
con  la  sua  compagnia,  el  quale  starà  a  la  chiesa  de  San  Giovanne 
fra  voi  et  Montefiascone,  mentre  verremo  de  là  cum  lo  resto  d'omne 
nostre  gente,  le  quali  volemo  cum  noi  :  le  altre  lasseremo  in  Cam- 
pagna, et  presto  verremo  infra  pochi  dì.  Esso  se  porterà  bene  cum 
voi  et  senza  danno.  Fate  che  in  campo  li  facciate  andare  del  vino 
et  de  le  vetuaglie,  perchè  sarranno  ben  pagate.  Ma  che  non  s' inca- 
risca  la  robba;  et  bisognandoli  alcuno  cavallaro,  daretelo  ad  esso  per 
fare  ciò  che  li  bisogna.  Havemo  hauta  Ceprano  cum  la  rocha  in  Cam- 
pagna, et  le  cose  passano  bene  cum  honore  et  stato  de  sancta  Ecclesia. 
Sicché  state  de  bona  voglia.  Datum  Rome,  die  .vi.  iunii  1458.  I.  car- 
dinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 

XXVIII. 

Roma,  1438,  giugno  8. 

Incita  per  la  soddisfazione  dei  tributi  alla  camera  papale, 
dimostrando  i  suoi  bisogni  pel  mantenimento  dell'esercito. 

Reformat,  cit.   VI,   168  b. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Credevamo 
recepere  altra  risposta  da  voi  che  non  havemo  circha  l'ambasciata  ve 
fece  da  parte  nostra  el  thesaurieri,  per  lo  facto  de  quelli  denari;  per- 
chè dovete  pensare  non  ve  ne  faremo  fare  tanta  solicitudine  in  ha- 
vere,  se  non  per  bisogno  grande.  Rispondete  havere  deliberato  in  co- 
mune per  più  habile  et  expeditivo  modo,  che  cum  due  terzarie  poste 
se  agiano,  et  dicendo  che  per  non  essere  state  restituite  le  prestanze 
in  lo  passato,  a  li  citadini  sonno  molto  rincrescevoli.  De  le  pre- 
stanze imposte,  quanto  per  facto  de  la  camera,  non  credemo  se  pos- 
sono dolere:  se  per  facto  de  Comune  sonno  state  facte,  non  debba 
questo  essere  imputato  ad  noi.  Come  se  sia,  considerate  li  decti  bi- 
sogni nostri,  et  per  poter  provedere  a  le  gente  che  sonno  conducie 
per  la  salute  vostra  et  de  li  altri  popoli  ecclesiastici.  Et  sicché,  o  in 
quello  modo  che  scrivete,  o  in  modo  di  prestanze,  tenete  modo  infra 
dece  di  li  denari  domandati  per  lo  dicto  thesaurieri  agiamo,  et  farete 
vostro  honore  et  a  noi  grande  acconcio.  Non  ve  debba  essere  fatica 
né  molestia  fare  quello  che  è  stato  et  honore  de  sancta  Ecclesia  et 
vostro.  Non  ve  debbia  dispiacere  fare  in  lo  dicto  termine  quello  che 
dovete,  et  non  indusiate  tanto  a  la  longa  che  lo  servitio  tomi  in  con- 
trario, come  non  credemo  sia  vostra  voluntade,  né  ad  noi  torneria  in 


394 


C  Tinii 


piacere.  La  venuta  nostra,  come  havetno  adunate  queste  altre  gente 
d'arme  et  proveduto  ad  alcune  Vicende  de  qua,  serra  presta  et  visite- 
removi  voluntieri.  Del  signor  Raynaldo  et  Simonecto  né  suoe  gente 
non  dubitate  (i).  Dato  è  ordine  stiano  Raynaldo  et  li  soi  fra  voi  et 
Montefiascone  a  la  ecclesia  de  Sancto  lohanni  (2).  Ma  crediate  che  le 
gente  non  se  mandano  per  farve  dampno,  ma  relevarvi  che  altri  non 
ve  li  faccia.  Advisati  sonno  per  modo,  che  se  porteranno  per  modo 
che  sarete  contenti.  Datum  Rome,  .vili,  iunii  14^8.  I.  cardinalis  Flo- 
rentinus  &;c.  e.  s. 


XXIX. 

Roma,  1438,  giugno  27. 

Invia  l'elenco  degli  officiali  da  lui  prescelti  per  la  am- 
ministrazione del  Comune.  Annuncia  la  sua  prossima  venuta 
a  Viterbo. 

Reformat,  cit.   VI,    166  B. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Havemo  hauta 
vostra  lectera  col  memoriale  de  li  novi  offitiali,  et,  essa  intesa,  re- 
spondemo  commendandove  summamente  de  la  diligentia  havuta  in- 
torno a  ciò.  Et  perchè  lo  tempo  è  breve,  ecco  vi  mandamo  qui  in- 
terchiusa  la  tavola  de  li  dicti  vostri  offitiali  per  noi  deputati.  Et  cussi 
volemo,  secondo  vostra  consuetudine,  sieno  pubblicati  et  acceptati  :  che 
non  manchi.  Confortandovi  sempre  al  vivere  bene,  per  bono  stato  de 
sancta  Ecclesia  et  de  la  nostra  civilità.  Circha  la  quale  ne  sforzeremo 
sempre  augumentarla.  Valete,  Parati  &c.  Ceterum,  intendemo  partir 
presto  de  qua.  Piacciave  dar  ordine  s'acconci  per  noi  la  stantia  a 
San  Francesco  :  omnino  che  non  manchi.  Et  accicchè  possiamo  fornire 
de  levare  et  spacciare  questa  brigata  di  qua,  vi  pregamo,  quanto  più 
se  pò,  dare  modo  più  expeditivo  se  habia  il  resto  de  le  terzerie  im- 
poste che  restano  a  riscotere:  che,  non  havendole,  serrìa  impacciare  el 
nostro  proposito.  Datum  Rome,  die  .xxvii.  iunii  1438.  I.  cardinalis 
Florentinus  &c.  e.  s. 

(i)  Il  conte  Rinaldo  Orsini  e  Simonetto  da  Castel  Piero  (ora 
S.  Michele  in  Teverina)  erano  due  capitani  di  bande  al  soldo  della 
Chiesa.  Cf.  Della  Tuccia,  op.  cit.  pp.  40  e  163. 

(2)  La  chiesa  di  San  Giovanni  e  Vittore  in  Selva,  nella  località 
oggi  detta  la  Commenda,  con  ospedale  annesso,  faceva  allora  parte 
del  territorio  viterbese  e  apparteneva  all'ordine  dei  cavalieri  Geroso- 
limitani. 


Lettere  del  Legato   Vi  lei  lese  In  395 


XXX. 

Roma,  1438,  giugno  29. 

Decreta  che  i  provisini  si  spendano  e  si  ricevano  ogni 
cinque  per  un  denaro. 

Reformat,  cit.    VI,  ♦72  B. 

Nobilibus  viris  amicis  nostris  carissimis  prioribus,  Consilio  et  co- 
muni civitatis  Viterbii.  Nobiles  viri  &c.  salutcm.  Satis  iustis  et  ratio- 
nabilibus  de  causis  animum  nostrum  raoventibus,  bonum  patrie  atlen- 
dentes,  decernimus  et  statuimus  ut  isti  provisini,  sive  denarii  parvuli, 
qui  adeo  multiplicati  sunt,  ut  in  confusione  rerum  venalium  bine  inde 
versantur,  unde  fit  ut  mercatores  et  alii  qui  traficare  soliti  sunt,  in 
eorum  agibilibus  frigeant,  et  cedat  hoc  in  totius  patrie  detrimentum, 
quinque  prò  uno  expendi  et  recipi  debeant.  Hac  et  forma  per  hanc 
Urbem  preconizare  publice  fecimus,  ut,  ad  penam  mille  ducatorum  auri, 
nemo  audeat  aut  presuniat  expendere  vel  recipere  aliter  quam,  ut  pre- 
dictum  est,  quinque  prò  uno  ipsorum  denariorum.  Ea  propter  et  vobis 
sub  dieta  pena,  habitis  presentibus,  stride  precipiendo  mandamus  illieo 
precoyizarì  publice  et  aperte  per  loca  solita  civitatis  vestre  faciatis  et 
mandetis,  ut  nemo,  cuiuscumque  status,  qualitatis  et  conditionis  exi- 
stat,  dictos  denarios  expendat  vel  recipiat,  expendi  vel  recipi  faciat 
vel  sinat,  ad  dictam  penam  mille  ducatorum  auri  camere  apostolice 
ipso  facto  applicandorum,  quam  incurrant  quilibet  contradictores,  et 
faciatis  eos  usque  ad  diete  pene  complementum  mulctari,  in  contra- 
rium  non  obstantibus  quibuscumque  :  quod  bannimentum  locum  habeat 
statini  post  emissionem  ipsius  et  in  posterum  valiturum.  Has  preterea 
licteras,  Cornetum  et  Montemflasconem,  Urbeveterem,  quas  vobis  micti- 
mus  cum  presentibus,  facite  quanto  citius  destinare.  Bene  valete.  Ipsi 
denarii  parvuli,  cuiuscumque  stampe,  conii,  sive  munificii  aut  zeche 
fuerint,  quinque  prò  uno  valeant,  velut  supra,  nullo  excepto(i).  Ex 
Urbe,  penultima  iunii  1458.  I.  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 

(i)  Come  appendice  a  questo  decreto  diamo  qui  appresso  la  ta- 
riffa o  valuta  delle  monete  in  corso,  bandita  di  quei  giorni  per  ordine 
del  Vitelleschi  in  Viterbo  e  in  tutte  le  terre  della  sua  legazione: 

«  Immutatio  monetarum  de  precepto  domìni  legati. 
«  Bolognino  romano,  cinquini  .iv.  Bolognini  aquilani  et  altri  bo- 
«  legnini    piccholini,  cinquini  .111.  Grossi  della  colonna  di  peso,  bolo- 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  26 


396 


C.  "Pin^t 


XXXI. 

Roma,  1438,  luglio  2. 

Annuncia  la  sua  partenza  da  Roma  e  chiede  un  cavala 
laro  che  gì'  insegni  dove  alloggiare  il  suo  campo. 

Reformat,  cit.  VI,   173. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Perchè  venerdì  ad  mat- 
tina proximo  ne  partemo  da  qui,  volemo  che  ci  mandiate  uno  vostro 
cavallaro  incontro,  che  intenderne  essere  dal  lato  della  :  el  quale  ca- 
vallaro venga  da  noi  pienamente  informato  dove  possono  alloggiare 
le  nostre  gente  d' arme  dal  lato  di  qua  verso  Roma  presso  a  la  terra, 
al  più  alto  tre  miglia.  Et  questo  fate  non  manchi  per  cosa  alcuna. 
Valete.  Rome,  .11.  iulii   1438.  I.  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XXXII. 

Ronciglione,  1458,  luglio  4. 

Partito  da  Roma  a  cagione  della  peste,  partecipa  che 
non  verrà  a  Viterbo  dove  pure  infierisce.  Si  tratterrà  a 
Soriano  finché  la  città  non  ne  sarà  liberata. 

Ref ormai,  cit.  VI,   175. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  Havevamo  gran  desiderio 
venire  a  stare  cum  voi  per  alcuni  dì.  Ma  essendo  stati  a  Roma,  ov'è 
gran  pestilentia,  et  senio  stati  in  Monte  Giordano  et  tenuta  la  nostra  ' 
famìglia  quasi   relegata  in  tucto,  che   nesciuno  è  uscito  de  casa,  per 

«  gnini  .IV.  romani,  .ni.  cinquini  et  denari  .in.  l'uno.  Carlini,  o  vero 
«grossi  papali  di  peso,  .xxvi.  cinquini:  cioè  bolognini  .vi.  et  mezzo. 
«  Ducato  romano  et  altri  fiorini  di  camera  di  peso,  carlini  .x.  et  bo- 
«lognini  .111.  ovvero  bolognini  .Lxviii.  romani.  Ducato  veneziano  et 
«ducati  nuovi  coll'arma  del  papa  Eugenio,  bolognini  .lxx.  romani, 
«o  vero  carlini  .x.  et  bolognini  .v.  Bolognini  marchisciani  et  celle 
«aquilane,  cinquini  .vi.  l'uno.  Bolognini  nuovi  romani  papali,  li  quali 
«  abiano  da  uno  canto  scolpita  la  figura  di  san  Pietro,  et  dall'altro  dui 
«  chiavi  incrociate,  vagliano  et  currano  .vi.  cinquini  et  .iv.  denari  l'uno  » 
{Reformationes  cit.  VII,  50). 


Lettere  del  Legato  Vitel teschi  397 


non  pigliare  la  infectione:  et  per  la  gratia  de  Dio  la  havemo  fino  a 
questo  di  havuta  sana  et  senza  uno  dolor  di  capo.  Et  al  presente  es- 
sendo ad  Viterbo  pur  «questa  maledecta  epidemia,  ove  noi  venendo 
non  haveremmo  luoco  né  modo  de  tenere  la  famiglia  remota  senza 
contrazione  de  la  infectione,  onde  un  solo  pigliando  mfectione  sarrìa 
sbigotimento  de  l' altri  :  et  per  questa  cascione  al  presente  volerne 
sopraseder  la  nostra  venuta  ad  Viterbo,  et  cussi  havemo  deliberato 
per  tucto  domani  stare  qui,  et  l'altro  essere  a  Suriano  (i),  ove  sta- 
remo alcuni  di,  fmcfte  haveremo  adunate  le  nostre  genti,  poi  attende- 
remo a  prosequire  quanto  bisogna  per  stato  de  Nostro  Signore  et  de 
sancta  Ecclesia.  Depoi  alla  nostra  tornata  indietro,  che  ad  Viterbo 
sarrà.  Altissimo  concedente,  bono  aere,  ne  verremo  a  stare  cum  voi 
parecchi  di  per  comune  consolatione  ;  che  ne  avemo  gran  desiderio, 
et  anche  per  usare  ad  nostra  sanità  qualchuno  di  questi  bagni.  Siche 
per  questo  non  bisogna  ve  date  al  presente  altro  impaccio.  Havemo 
recevuta  in  questa  bora  che  semo  smontati  la  vostra  lettera  per  lo 
vostro  cavallaro,  el  quale  dice  essergli  guasta  la  sua  cavalla;  onde 
non  lo  potemo  operare.  Sarrà  bono,  et  cussi  ve  confortamo,  ne  man- 
diate un  altro  experto  et  pratico  nel  facto  de  l'allogiare  questa  gente; 
che  dampno  non  facciamo.  Apresso  date  opera  mandare  quelli  sette- 
cento ducati  del  subsidio  a  Suriano,  senza  altro  indutio,  et  non  manche: 
et  bisognando  alcun' altra  cosa  al  suo  complimento,  potete  torli  in 
presto  et  poi  renderli:  tanto  è  che  omnino  ne  li  mandate,  se  desi- 
derate fare  cosa  ce  piaccia.  Roncilionis,  .iv.  iulii  1438.  I.  cardinalis 
Florentinus  &:c.  e.  s. 


XXXIII. 

Ronciglione,  1438,  luglio  5. 

Sprona  a  pagare  il  sussidio,  imponendo  un  prestito  for- 
zoso ai  cittadini. 

Reformat,  cit.  VI,   175  b. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Per  altra  ve  ha- 
vemo scripto  de  li  settecento  ducati  ce  debbiate  mandare  a  Suriano 

(i)  Il  Vitelleschi  fin  dal  1433,  prima  d'esser  stato  deputato  a 
riformatore  del  Patrimonio,  era  stato  nominato  castellano  dell'impor- 
tante rocca  di  Soriano,  e  governatore  di  quella  terra  (archivio  Vati- 
cano, Regesto  di  Eugenio  IV,  n.  370,  p.  233).  . 


398 


C  Tiu^i 


et  darli  al  thesauriero.  Et  cusì  dicemo  per  questa:  che,  posposta  omne 
rascione,  li  habbiate  mandati  in  termino  de  doi  di  :  et  mancando  cosa 
alcuna  al  suo  suplimento,  semo  contenti  possfate  obligare  la  gabella 
del  vino,  et  trovare  chi  vi  preste  li  denari,  et  poi  remecterete  li  dicti 
denari  che  trarete  da  essa  gabella.  Et  volemo  che  a  li  primi  che  pre- 
stino, sia  primo  restituito  :  siche  habia  materia  prestare  più  volen- 
tieri (i).  Questa  sia  l'ultima  lectera  per  questa  cascione:  che  non 
bisogna  più  scrivere.  Valete.  Roncilionis,  quinto  iulii  1438.  I.  cardinalis 
Florentinus  &c.  e.  s. 

XXXIV. 

Roma,   1438,  settembre  28. 

Acconsente  che  il  guardiano  del  territorio  rimanga  in 
ufficio  a  beneplacito  del  Comune. 

Reformat,  cit.   VI,   212. 

Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  amici  nostri  &c.  Intesa  vostra  lectera 
circha  li  facti  de  Giovanni  Battista  vostro  guardiano  (2),  semo  con- 
tenti, poiché  la  stantia  sua  è  utile  et  necessaria  ad  quella  vostra  ci- 
tade,  che  esso  rimanga  in  quello  uffitio  fino  ad  beneplacito  vostro  et 
cusi  scrivemo  ad  esso.  Datum  Rome,  die  .xxvin.  septembris  1458. 
I.  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XXXV. 

Roma,  1438,  ottobre  3. 

Impone  la  tratta  di  quattrocento  rubbia  di  sale,  da  pre- 
levarsi dalla  salara  di  Roma. 

Ref ormai,  cit.  VI,  2ia. 


(i)  Il  Comune  accettò  il  consiglio  del  legato  e  pose  il  prestito 
forzoso;  ma  dal  ricavo  di  questo  dove  togliere  cento  ducati  d'oro  e 
il  costo  d'una  tazza  d'argento,  che  inviò  al  legato  come  donativo, 
perchè  «  dignaretur  mitigare  terzerias  ab  isto  anno  in  antea  »  {Reformat. 
cit.  VI,  178). 

(2)  Giovanni  Battista  di  Pietro  da  Corneto.  L'ufficio  del  guar- 
dianato consisteva  nell'  invigilare  e  reprimere  i  danni  che  si  recavano 
nel  territorio  del  Comune,  «  guardianum  et  dampnorum  datorum  of- 
«  ficialem*»  {Reformat,  cit.  Ili,  29). 


Lettere  del  Legato   Vitel teschi  399 


Magnificis  &c.  e.  s.  Magnifici  viri  &c.  Seguendo  la  deliberatione  in 
lo  generale  Parlamento  facta  questi  di  per  stato  de  Nostro  Signore  et 
de  sancta  Ecclesia,  et  per  defensione,  pace  et  tranquillità  vostra  et  de 
tucta  la  provincia,  per  potere  suplire  al  pagamento  de  le  gente  con- 
ducte  et  che  si  conducono,  ve  commandianio  mandiate  per  voi  et  per 
lo  vostro  contado  per  quattrocento  rughia  de  sale  in  Roma  (  i  ),  al  doha- 
nicri  deputato  per  noi,  per  tucto  lo  mese  de  octobre  proximo;  et  li  de- 
nari del  decto  sale  agiate  pagati  per  tucto  novembre  seguente,  remossa 
omne  cascione:  advisandovi  che  noi  in  la  nostra  impositione  se  siamo 
sforzati  di  darve  minore  gravame  che  agiamo  potuto.  La  lectera  del 
non  pagare  li  passi,  trovaranno  quelli  che  per  lo  decto  sale  manderete. 
In  ciò  non  siate  negligenti.  Datum  Rome,  die  .111.  octobris  1458.  Et 
in  questo  volemo  ce  siino  a  decto  sale,  per  la  rata  sua,  li  chierici,  preti 
et  frati,  et  omne  persone  exempte  et  non  exempte,  salvo  li  Mendi 
canti:  et  de  la  presentatione  de  questa  respondeteci.  I.  cardinalis  Flo- 
rentinus  &c.  e.  s. 


XXXVI. 

Roma,  1458,  ottobre  8. 

Ordina  che  sia  sostituito  il  cancelliere  del  Comune,  chia- 
mato a  Roma  per  una  missione  di  fiducia. 

Reforniat.   cit.   VI,   21^  n. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  ìkc.  saluteni.  Perchè  havemo  ado- 
perare ser  Melchiorre  vostro  cancelliero  (2)  per  alcuni  di  a  certi  bi- 
sogni per  stato  di  s.  Ecclesia;  et  pertanto  volemo  che  al  suo  uffitio 
della  cancellarla  possa  substituire  uno  in  suo  loco,  sufficiente  et  ido- 
neo, et  quello  dobbiate  accipere  et  admictere  liberamente  et  senza  al- 
cuna contradictione.  Valete.  Rome,  die  .viii.  octobris  1438.  I.  cardinahs 
Florentinus  &c.  e.  s. 


(i)  A  pie  della  lettera  si  trova   notato   dalla   stessa  mano  «  lo 
«  rughio  per  tre  ducati  d' oro  » . 

(2)  Ser  Melchiorre  de  Petrutiis  di  Corneto. 


400  ^^^K     Q    Tin\i 


XXXVII. 

Corneto,  1438,  decenibre  19. 

Ordina  che  siano  trattati  con  rigore  quei  sudditi  del 
conte  Everso  dell'Anguillara,  i  quali  ricusassero  pagare  le 
tratte  del  sale. 

Reformai,  cit.   VI,   226. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  post  salutem.  Intesa  havemo  la 
vostra  lettera,  una  con  quella  del  conservatore,  et  della  supplica  che 
anno  usato  quelli  del  conte  Everso,  de  non  voler  pagare  le  debite 
traete  (i).  Vi  rispondemo  et  dichiararne  non  essere  di  nostra  volontà, 
né  volemo  comportarlo,  quando  ben  per  voi  fosse  sofferto  et  compor- 
tato. Et  se  nullo  de  vassalli  et  subditi  del  prefato  vi  faranno  di  tali 
acti,  ordinate  dal  canto  vostro  et  anque  collo  conservatore,  che  quelli 
tali  sieno  presi  et  paghino  la  decta  pena.  Ben  ne  dolemo  che  quello 
cotale,  che  mise  mano  allo  stocco,  da  Ronciglione,  non  fu  preso. 
Ma  se  ci  ritorna  ad  Viterbo,  fatelo  pigliare  et  ponere  in  prisone: 
et  che  non  sia  rilassato  senza  nostra  licentia.  Sopra  alla  parte  della 
restitutione  delle  bestie  tolte  per  lo  conte  Everso,  a  lui  avemo  scri- 
pto, et  non  comporteremo  ve  faccia  for  del  dovere  per  alcun  modo. 
Valete.  Corneti,  .xviiii.  decembris  1438.  I.  cardinalis  Florenlinus  &:c. 
e.  s. 

XXXVIII. 

Civitavecchia,   1438,  decembre  22. 

Comanda  che  qualunque  vassallo  del  conte  Everso  esca 
le  porte  di  Viterbo,  sia  sottoposto  alla  tassa  di  dieci  bolo- 
gnini. 

Reformat,  cit.  VI,  226  n. 

Magnificis  &;c.  Magnifici  viri  &c.  Quia  licet  vim  vi  repellere,  odita 
et  intesa  vostra  lectera  et  etiam   quella   dello   conte  Everso  circa  le 

(i)  I  vassalli  del  conte  Everso  dell'.^nguillara  dovevano  pagare 
le  tratte  del  sale  assegnate  ai  castelli  di  Ronciglione.  Vetralla, 
Bieda,  Velano  e  Giove,  che  costituivano  i  domini  di  lui  {Reformat. 
cit.  XIII,  238). 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  401 


bestie  tolte,  et  quello  à  voluto  per  lassarle.  Per  prendere  in  ciò  qual- 
che rimedio,  volemo  et  commandamo  che  da  hora  innanti  ordinate 
alle  vostre  porte,  che  per  qualunque  homo  del  detto  conte  che  escirà 
de  Viterbo,  alle  porte  si  togliano  dece  bolognini,  mentre  non  avrete 
altro  in  contrario  da  noi.  Datum  in  arce  Civitevetule,  die  .xxii.  de- 
cembris  1458.  I.  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XXXIX. 

Roma,  1439,  gennaro  2. 

Chiede  che  gU  si  mandino  due  ambasciatori  per  appia- 
nare le  contese  coi  conte  Everso. 

Riformai,  cit.   VI,  230  b. 

Magnifìcis  &c.  Magnifici  viri  &c.  Per  la  difFerentia  che  avete  co 
lu  conte  Everso,  elegiete  dui  vostri  ambasciatori  et  mandateli  presto 
ad  noi,  per  provare  se  ce  potemo  mectere  qualche  bona  fine.  Datum 
Rome,  die  .11.  ianuarii  1459.  ^-  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XL. 

Roma,  1459,  gennaro  12. 
Ordina  che  sia  rimosso  d'officio  il  podestà. 

Reformat,  cit.  VI,  155  n. 

Magnifìcis  &c.  Magnifici  viri  &c.  Non  potendo  più  sostenere  li 
mali  modi,  la  negligentia  et  inobedientia  de  Antonio  de  Interanni, 
podestà  vostro  (i),  perchè  conoscemo  non  dà  buono  regimento  a  lo 
stato  pacifico  de  la  ciptà  vostra,  da  la  administratione  del  dicto  officio 
l'avemo  rimosso  et  rimovemo.  Et  perchè  el  decto  offitio  non  agia 
mancamento,  deputato  avemo  locotenente  del  podestà,  fino  alla  ve- 
nuta dell'  altro,  misser  Christofano  indice  generale  (2),  del  quale  spe- 
riamo el  contrario.  Volemo,  adunche,  che,  una  co  lo  dicto  misser  Chri- 
stofano, et  per  questa  vi  commectemo,  elegiate  dui  buoni  et  experti 

(i)  Antonio  dei  Manassei  da  Terni. 

(2)  Messer  Cristofaro  da  Comete,  giudice  generale  della  provincia 
del  Patrimonio. 


402 


e.  ''Pin\i 


sindici  ad  sindacare  lu  decto  podestà,  suo  iudice,  offitiali  et  famegli. 
et  pigliate  le  ricolte,  com'è  usanza,  da  esso  podestà.  A  lo  decto 'iudice 
et  locotenente  scriverne  etiam  altro  che  degia  fare  in  questa  materia, 
come  saparete.  Valete.  Datum  Rome,  die  .xii.  ianuarii  1439.  ^-  ^^'^' 
dinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XLI. 

Roma,   1439,  febbraio  13. 

Per  riparare  a  certe  ruberie  commesse  nel  territorio, 
consiglia  di  scrivere  al  commissario  del  signore  di  To- 
scanella. 

Reformat,  cit.   VI,  258  ». 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Averne  riceputa  vostra 
lectera  e  inteso  quanto  scrivete  de  li  casi  occursi  et  robarie  facte,  sì 
de  qua  dal  Siedano  al  giudeo,  et  ad  quello  Viterbese  fra  Viterbo  et 
Montefiascone  ;  de  la  qual  cosa  ci  duole.  Et  per  riparare  ad  tal  cose, 
ci  pare  che  doviate  scrivere  ad  Toscanella  al  commissario  del  conte  (i) 
et  al  Comune  advisandoli  del  caso,  et  che  li  piaccia  di  provedere.  Et 
cossi  che  mandiate  uno  messo  con  vostre  lectere  al  conte,  advisandolo 
di  tucto,  et  che  la  sua  signoria  voglia  ad  tucto  provedere,  et  non  falli 
mandiate.  Valete.  Ex  Urbe,  .xiii.  februarii  1439.  ^-  cardinalis  Floren- 
tinus &c.  e.  s. 


XLII. 

Zagarolo,  1439,  niarzo  11. 
Ordina  che  si  facciano  buone  guardie  alla  città. 

Ref ormai,  cit.   VII,  60. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  Perchè  sentirne  che  nel  paese 
si  faccione  de  bructi  scrizzi  [scredili],  ad  evitare  omne  scandalo,  at- 
tendete ad  bone  guardie  dì  et  nocte,  et  ad  mectere  le  sbarre,  secondo 
che  ordinammo,  et  fare  ognie  cosa,  secondo   che  lu  rectere  vi  com- 

(i)  Il  conte  Francesco  Sforza,  che  aveva  Toscanella  fra  le  terre 
di  suo  dominio  nel  Patrimonio. 


Lettere  del  Legato   Vitelleschi  403 


manderà  de  nostra  parte  (i)  et  datevi  bona  voglia.  Datum  in  campa 
felici  contra  Zagarolum,  die  .xi.  martii,  bora  secunda  noctis,  1439. 
I.  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XLIII. 

Zagarolo,  1439,  "i'i"o  19. 

Vuole  che  sia  sorvegliato  il  capitano  Ciarpellone,  quando 
si  recherà  ai  bagni  di  Viterbo. 

Rffoniinl.   cit.    VII,    $. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &:c.  Lu  abbate  de  Gatteschi  (2)  ha 
lassato  in  la  casa  le  cose  sue  et  certa  persona  che  le  conserva.  Fate 
che  non  li  sia  tochata  cosa  alcuna,  né  facto  rincrescimento  a  la  decta 
casa.  Bene  se  contenta,  et  ad  noi  pare,  bisognando,  «che  lì  se  faccia 
la  guardia  come  in  l'altri  luochi,  et  reccomendamovi  che  attendiate 
ad  fare  bene,  come  speriamo.  Noi  presto  saremo  di  là,  et  provede- 
remo  ad  ogni  cosa  con  honore  et  stato  di  sancta  Chiesa.  De'  facti  di 
Ciarpellone  (5)  che  sia  venuto  ad  li  Bagni,  o  degia  venire  per  farsi 
mectere  le  cornecte  (4),  ad  li  Bagni  stia  come  li  piace:  et  in  lo  ponere 

Qi)  La  città  era  minacciata  dalle  ostilità  del  conte  Everso  del- 
l'Anguillara.  Il  rettore  Dei  Ramponi,  d' ordine  del  Vitelleschi,  av- 
visava i  priori  che  dovevano  essere  «  cavalcati,  non  solamente  cum 
«  periculo  de  esser  dampnificati  in  le  persone  de  vostri  homini  et  ani- 
«mali,  sed  etiani  cum  periculo  della  vostra  ciptà».  Comandava  perciò 
di  mettere  le  barre,  ossia  le  catene  alle  porte  e  alle  vie  della  città: 
«che  chadauno  forestiero  sia  presentato  all'ufficiale  del  Comune  et 
«diligentemente  che  sia  addomandato  che  va  faciendo».  Dovevano 
avvisare  i  castelli  del  loro  contado,  avvertendoli  che  se  di  giorno  si 
manifesterà  pericolo,  «si  farà  far  fumo  et  di  nocte  fuoco  in  su  la  torre 
«  della  rocca  »  &c.  (Reformat,  cit.  VII,  6). 

(2)  Messer  Troilo  Gatti,  del  ramo  secondogenito  di  quella  fami- 
glia, divenuto  poi  priore  della  collegiata  di  S.  Angelo  in  Spada  di 
Viterbo,  e  morto  di  peste  il  6  giugno  1478. 

(3)  Ciarpellone  fu  dapprima  famiglio  del  conte  Francesco  Sforza, 
poi  divenne  uno  dei  suci  più  arditi  capitani.  Cf.  Della  Tuccl\,  op.  cit. 

p.  159- 

(4)  Le  «  cornette  »  erano  stromenti  a  guisa  di  corno  che  si  ado- 
peravano nei  bagni  termali  e  tungevano  da  revulsivi  come  le   «  cop- 


404 


C.    Pulii 


de  le  cornecte  fateli  avere  cura  ad  le  mani.  Dentro  la  terra,  poi  che 
vene  a  li  Bagni,  non  bisogna  che  entri  in  la  ciptade.  Et  cossi  hone- 
stamente  li  potete  da  voi  medesimi  far  rispondere.  Quando  pur  stasse 
in  li  Bagni,  ponete  mente  chi  con  esso  se  va  a  bagnare,  senza  di- 
mostratione.  Datum  in  campo  felici  d.  pape  contra  Zagarolum,  die 
.xviiii.  martii  1439.  ^'  cardinalis  Florentinus  Scc.  e.  s. 


XLIV. 

Petriolo,   1439,  maggio  5. 
Riduce   il  «  subsidium  »  pel  1439  a  soli    mille  ducati. 

Re/ormai,  cit.   VII,   14. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Li  vostri  spectabili  am- 
baxiatori  tornano  ad  voi  informati  ad  pieno  d'ognie  cosa,  ai  quali 
darete  piena  fede  come  ad  noi.  Inter  cetera,  come  loro  v'  informeranno, 
avemo  facte  alla  vostra  comunità  queste  grazie  :  prima,  che  delli  mille 
et  cento  ducati  li  quali  devete  et  solete  pagare  del  subsidio  ogne  anno, 
non  ne  paghiate  se  non  mille  ducati  d'oro,  et  così  volemo  per  questa 
lettera.  L' altra,  che  semo  contenti  possiate  fortificare  et  riparare  la 
torre  del  BuUicame,  et  scrivemo  al  thesaurieri  che  paghi  de  la  gabella 
de  la  maceratione  del  lino,  per  fortificatione  d' essa  torre,  fino  alla  somma 
de  cento  ducati.  Delle  altre  cose  ve  informaranno  come  detto  avemo. 
Valete.  Petrioli,  .v.  mail  1439.  ^-  cardinalis  Florentinus  &c. 


XLV. 

Fuligno,  1439,  agosto  26. 

Invita  a  spedire  due  ambasciatori  al  papa,  per  indurlo 
a  tornare  in  Roma. 

Reformat.   cit.  VH,   32. 

«pette»  («cuppae»)  o  ventose.  Queste  poi  erano  certi  vasellini  di 
vetro,  che,  facendovi  dentro  il  vuoto  con  abbruciarvi  un  po'  di  stoppa, 
si  applicavano  sulle  carni,  per  trarre  il  sangue  alla  pelle.  Cf.  C.  Pinzi, 
Quasi  duemila  anni  di  memorie  sulle  terme  Viterbesi,  Viterbo,  1905, 
p.  210. 


Lettere  del  Legato  Vitelleschi  405 


Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  Come  al  rectore  avemo  scripto  (i), 
così  dicemo  ad  voi.  Considerato  che  li  Romani  et  Campagnia  mandano 
ambasciatori  ad  Nostro  Signore,  al  presente  che  é  lu  tempo  di  suppli- 
care alla  Santità  Sua  che  si  degni  venire  ad  Roma,  ce  pare  che  anchora 
voi  mandiate  duo  ambasciatori  insieme  con  quelli,  et  questi  due  sieno 
misser  Princi valle  [Gatti]  et  misser  Pietro  de  Nàngeli,  che  ad  noi  pa- 
reno  vdonei,  et  vengano  di  qua  verso  noi  ad  parlare  prima,  et  presto. 
Ad  questo  ce  movemo  per  bene  di  tucta  la  provincia.  Datum  in  campo 
felici  D.  N.  et  Ecclesie  contra  tyrannum  Fulginei,  die  .xxvi.  augu- 
sti 1439.  ^-  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XLVI. 

Montoro,   1439,  ottobre  16. 

Impone  la  tratta  di  quattrocento  rubbia  di  sale  per  far 
fronte  alle  spese  del  ritorno  del  papa  a  Roma. 

Reformat,  cit.   V^II,    56. 

Magnificis  amicis  nostris  carissimis  prioribus  populi,  Consilio  et 
Comuni  civitatis  Viterbii.  Magnifici  amici  nostri  carissimi,  salutem. 
Per  potere  mantenere  la  pace  nel  paese,  e  li  inimici  de  sancta  Ec- 
clesia et  de  Nostro  Signore  fare  stare  da  longa,  come  voi  conoscete, 
è  necessario  mantenere  la  gente  dell'arme,  colla  quale  avemo  cac- 
ciata la  guerra  di  terra  de  Roma  et  de  le  provincie  vicine.  Et  per 
avere  la  comodità  ad  possere  mantenere  la  dieta  gente  d'arme,  la 
Santità  di  Nostro  Signore  ci  à  per  expresso  commandato  che  per 
questo  anno  doviamo  porre  lo  sale  nella  forma  fu  posto  1'  anno  pas- 
sato :  presertim  per  potere  più  comodamente  conducere  la  Santità  Sua 
a  Roma,  perchè  nel  mese  di  marzo  intende  al  tucto  ritornare  alla 
sua  Sedia;  et  perciò  per  questa  vi  confortamo  et  commandamovi  che 
per  fine  ad  mezzo  novembre  proximo  aviate  levato  dalla  salara  de 
Roma  rughia  quattrocento  di  sale,  come  1'  anno  passato,  et  per  fino 
ad  mezzo  decembre  proximo  aviate  pagato  lo  dicto  sale  ad  rascione 
di  ducati  tre  d'oro  lo  rughio.  Et  questo  fate  con  effecto,  sotto  pena 
del  nostro  arbitrio,  certificandovi  che  più  ultra  non  poneremo  lo  decto 
sale  uelli  anni  advenire  :  et  a  questa  inipositione  volemo  sieno  chierici, 
religiosi  et  persone  ecclesiastiche,  exempti  et  non  exempti,  et  tucti  quelli 

(i)  Era  rettore  del  Patrimonio  il  nepote  di  lui,  monsignor  Bar- 
tolomeo Vitelleschi,  vescovo  di  Corneto  e  Montefiascone. 


40  6 


C.  Tinii 


che  posseggono  buoni  immobili,  et  in  essa  distributìone  aviate  tale  dili- 
gentia  che  lu  povero  non  porti  lo  peso  del  riccho,  ma  ciascuno  porti  lo 
peso,  secondo  la  sua  facultà.  Valete.  Ex  felici  campo  S.  D.  N.  et  Ec- 
clesie centra  et  prope  Montorum,  die  .xvi.  octobris  1439.  ^-  cardinalis 
Florentinus  &c.  e.  s. 

XLVII. 

Comete,  1440,  gennaro  4. 

Ingiunge  che  si  corrisponda  al  conservatore  l'antico  suo 
stipendio. 

Reformat,  cit.  VU,  75  B. 

Magnificis  viris,  amicis  nostris  carissimis,  prioribus  populi  civitatis 
Viterbii.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Volemo  et  per  questa  vi  dichia- 
ramo  et  commandamo  che  a  lu  conservatore  delle  gabelle  di  Viterbo 
sia  dato  et  debiasi  dare  ducati  octo  d'oro  el  mese  di  salario,  non 
obstante  alcuna  altra  reductione  o  taxatione  facta  del  salario  di  decto 
offitio,  perchè  conoscerne  che  altramente  lu  decto  conservatore  non 
può  fare  suo  debito  né  honore,  ma  se  li  darìa  materia  de  far  male  et 
robare  a  la  camera  per  possere  vivere.  Valete.  Ex  civitate  Corneti, 
dif  .IV.  ianuarii  1440.  I.  cardinalis  Florentinus  &c.  e.  s. 


XLVIII. 

Roma,  1440,  febbraio  25. 
Vieta  l'esportazione  dei  grani  dal  distretto  di  Viterbo. 

Reformai,  cit.  VII,  79. 

Magnificis  &c.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Providere  intendentes 
ne  Comune  et  spetiales  persone  vestre  civitatis  in  posterum  paiiantur 
grani  et  victualium  inopiam.  quia  nobis  a  fide  dignis  personis  nuntia- 
tum  est,  per  nonnullos,  sub  pretextu  et  colore  certarum  licterarum 
nostrarum,  frumentum  extra  comitatum  et  districtum  vestrum  expor- 
tari;  propter  quam  exportationem  vereri  potest,  ne  illic  carestia  su- 
perveniat;  volumus  et  presentium  tenore  vobis  commictimus  et  man- 
damus,  quatinus,  premissis  bampnimentis  nostri  parte  in  locis  publicis 
et  consuelis,  iubeatis  ac  mandetis,  quod  nullus,  cuiuscumque  conditio- 
nis,  status  aut  gradus  existat,  audeat  vel  presumat  de  cetero  et  a  die 


Lettere  del  Legato   Vitelleschi  407 


preconii  missi  exportare,  vel  exportari  facete  extra  dictum  comitatum 
et  districtum  frumentorum  et  bladorum  quantitatem  aliquam,  non 
obstante  aliqua  licentia  hactenus  forsitan  obtenta,  sub  pena  ducato- 
rum  mille  et  perditionis  animalium  atque  frumentorum  et  bladorum, 
et  ad  penani  nostro  arbitrio  auferendam  a  quocumque  vendente  talibus 
exportantibus  {sic).  Datum  Rome,  die  .xxv.  februarii  1440.  I.  cardi- 
nalis  Florentinus  &c.  z.  s. 

XLIX. 

Roma,  1440,  marzo  io(?). 

Concede  la  facoltà  di  fare  un  dono  al  podestà,  uscente 
di  carica. 

Reforiiiat.  cit.   VII,  83. 

Magnificis  viris,  amicis  nostris  carissimis,  prioribus  populi  civitatis 
Viterbii.  Magnifici  viri  &c.  salutem.  Legimus  licteras  vestras,  quibus 
dominum  Laurentium  potestatem  vestrum,  prò  bene  gestis  in  magi- 
stratu  suo,  laudibus  ad  celum  tollitis  (i).  Id  nos  letanter  perspeximus, 
atque  nobis  ipsis  magnopere  gratulamur,  ut  quos  pretores  in  tetris 
,  eligimus,  acquirant  sibi  bene  factorum  gloriam,  immortalenique  lau- 
dem,  maxime  hii  quos  familiaritati  nostre,  immo  necessitudini,  adsci- 
vimus.  Nunc  autem,  qualiter  postulatis  a  nobis,  ipsum  ex  bonis  quibus 
honorari  velie,  quemadmodum  decet  et  par  est,  habemus  profecto  vehe- 
menter  gratum,  atque  vos  omnes  hortamur  ad  id  faciendum  sitis  in 
modum  promptissimi,  et  quo  celerius  atque  comodius  rem  efficere  pos- 
sitis  contentamur,  et  vobis  harum  serie  plenam  licentiam  concedimus, 
ut  de  introytibus  Comunis,  quemadmodum  scribitis,  sibi  tribuatis  ali- 
quod  munus  se  dignum  et  iuxta  iudicium  vestrum,  iuxta  et  introy- 
tuum  facultates.  Rome,  die  .x.  (?)  martii  1440.  I.  cardinalis  Florenti- 
nus &c.  e.  s. 

(i)  Lorenzo  dei  Terenzi  da  Pesaro,  stato  già  altra  volta  podestà 
di  Viterbo  nel  1435. 


/  fìianoscritti  di  Costantino  Corvisieri 

NELLA  BIBLIOTECA 
DELLA  R.  SOCIETÀ  ROMANA  DI  STORIA  PATRIA 


Il  presenta  oggi  al  pubblico  degli  studiosi,  e  parti- 
colarmente agi' investigatori  delle  memorie  romane, 
a  coloro  che  si  adoprano  di  rintracciare  la  topo- 
grafia dell'  Urbe  durante  il  medio  evo  e  i  tempi  moderni, 
ai  cultori  delle  sue  glorie  artistiche,  quell'elenco  dei  ma- 
noscritti di  Costantino  Corvisieri,  donati  dal  nipote  cav.  Ales- 
sandro alla  Società  romana  di  storia  patria,  che  il  Presidente 
di  questa  promise  sin  dal  giugno  1902,  dando  notizia  del 
dono  all'adunanza  della  Società  (i).  Più  che  domandare  scusa 
del  ritardo,  invero  non  imputabile  a  nessuno,  si  vogliono 
qui  esporre  le  ragioni  perchè  l'elenco  non  sia  riuscito,  forse, 
così  preciso  e  completo  in  ogni  particolare,  da  offrire  a 
chiunque  riterrà  utile  consultarlo,  tutte  le  indicazioni  che 
questi  potrebbe  richiedere. 

Anzitutto  si  è  ritenuto  che,  data  la  varietà  grandissima 
degli  argomenti  a  cui  si  riferiscono  i  detti  manoscritti,  e 
il  carattere  che  hanno  molti  di  essi,  di  appunti  per  uso  per- 

(i)  Cf.  Archivio  della  R.  Società  romatta  di  storia  patria,  XXV, 
475.  Delle  benemerenze  del  Corvisieri  verso  gli  studi  disse  lo  stesso 
presidente  della  Società,  Ugo  Balzani,  nelV Archivio,  XXI,   585-6. 


410 


O^.  oMagnanelli 


sonale,  fosse  impossibile  darne  una  descrizione  molto  mi- 
nuta, la  quale  anziché  facilitare  la  ricerca,  avrebbe  reso, 
più  malagevole  la  consultazione  del  presente  catalogo.  Quindi 
è  sembrato  preferibile  indicare  con  la  maggiore  esattezza 
possibile  gli  argomenti  intorno  ai  quali  il  Corvisieri  aveva 
raccolto  notizie  e  documenti,  piuttosto  che  dare  di  questi 
e  di  quelle  una  nota  particolareggiata  (i).  Questo  quanto 
ai  mss.  che  sono  o  appunti,  o  primi  abbozzi  di  studi,  o 
lavori  iniziati  e  rimasti  incompiuti. 

Analogamente  s'è  fatto  per  tutta  l'altra  serie  di  mss., 
quelli  cioè  che  contengono  soltanto  regesti  di  documenti, 
o  copie  di  documenti  interi,  oppure  estratti  da  codici.  Ge- 
neralmente si  è  dato  loro  un  titolo,  aggiungendo  tutte  le 
altre  indicazioni  indispensabili  per  la  loro  individuazione. 
Parecchie  volte  tali  indicazioni  sembreranno  insufficienti; 
ma  bisogna  notare  che  spesso  il  Corvisieri  ha  lasciato  senza 
nessuna  indicazione  di  provenienza,  talvolta  anche  senza  la 
data,  i  documenti  trascritti  per  intero  o  dati  in  citazioni.  E 
questo  un  fotto  che  verificandosi  piuttosto  frequentemente, 
diminuisce  non  poco  il  valore  di  queste  numerose  schede. 
In  alcuni  casi  invece,  ma  più  di  rado,  non  sarà  determinata 
affatto,  o  non  abbastanza,  la  materia  alla  quale  i  documenti 
si  riferiscono:  si  tratta  di  serie  di  documenti  messe  insieme 
nelle  esplorazioni  archivistiche,  o  frugando  nelle  biblioteche, 
romane  sopratutto,  senza  uno  scopo  ben  definito,  come  le 
note  o  gli  schizzi  raccolti  nel  taccuino  o  nella  cartella  di  un 
romanziere  o  di  un  artista  che  se  ne  varrà  a  tempo  e  luogo; 
oppure,  anche  se  la  raccolta  dei  documenti  era  stata  predispo- 
sta secondo  un  dato  disegno,  oggi  non  è  più  possibile  indovi- 
nare quale  esso  sia  stato,  non  avendo  avuto  più  attuazione: 
di  rado  lo  si  può  supporre  dai  materiali,  in  mezzo  a  cui 
si  trovano  frammisti  i  documenti  in  questione.   Non  si  è 


(i)  Spesso  i  titoli  sono  riprodotti  quali  si  trovano  nei  fascicoli  in 
^:ui  sono  distribuiti  per  ciascuna  busta  i  manoscritti. 


/  ììianoscritti  di  Costantino  Corvisieri       411 


creduto  di  dover  descrivere  il  loro  contenuto,  per  la  solita 
ragione  di  non  rendere  l'elenco  troppo  rigonfio.  Tanto  pei 
documenti  la  cui  materia  non  sia  stata  abbastanza  deter- 
minr.ta,  quanto  per  gli  appunti  personali  del  Corviiieri,  il 
presente  indice  non  vuole  esser  altro  che  una  guida  per  co- 
loro che  supporranno  di  poter  con  frutto  fiir  ricorso  a  queste 
schede. 

Un'altra  ragione,  del  resto,  per  la  quale  si  è  mantenuto 
r  indice  in  questi  limiti,  è  che  una  parte  del  materiale  ar- 
chivistico o  desunto  dalle  collezioni  manoscritte  delle  biblio- 
teche romane,  oggi  non  è  più  inedita  (i)  :  qua  e  là,  senza 
pretender  d'aver  dato  indicazioni  complete,  si  sono  citate 
le  edizioni  di  tale  materiale. 

Con  tutto  ciò  io  credo  che  non  sarà  inutile  l'aver  dato 
una  notizia  di  questi  manoscritti  lasciati  da  un  ricercatore 
infaticabile  quale  fu  il  Corvisieri.  Il  ramo  delle  discipline 
storiche  pel  quale  più  direttamente  possono  essi  riuscire  in- 
teressanti, è,  indubbiamente,  la  topografia  di  Roma  nel 
medio  evo.  È  questa  una  materia  che  poco  si  presta  a  esser 
trattata  organicamente;  la  forma  migliore  da  dare  alla  sua 
esposizione  è  forse  quella  di  un  dizionario  :  se  una  simile 
idea  venisse  mai  a  esser  attuata,  il  compilatore  potrebbe 
raccogliere  da  queste  schede  una  messe  copiosa  di  notizie 
e  di  documenti.  Dopo  la  topografia  romana,  le  materie  me- 
glio rappresentate  sono  la  storia  artistica,  la  storia  delle  fa- 
miglie, del  costume  di  Roma  nell'età  di  mezzo  e  moderna  : 
il  materiale  raccolto  per  la  storia  ecclesiastica  del  sec.  xvi 
e  XVII  dev'essere  stato  già  in  buona  parte  pubblicato  e  uti- 
lizzato. 

Roma,  gennaio  1909. 

Alfredo  Magnanelli. 


(i)  Cf.  a  questo  proposito  P.  Kehr,  Papsturktinden  in  Rotti.  Die 
ròmischen  Biblinthekeii,  III,  in  Nachrichten  voti  der  k.  Geseìhchaft  der 
Wissenschaften  ^u  Gòttitiven.  Phiìol. -Instar.  Kìasse,  1903,  p.  140. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI-  27 


I 


412 


qA.  oMagnanelli 


Busta  I. 

a)  Antona-{;{o  Aquilio  Romano,  pittore  del  sec.   xv    (cf.    //    Buonunoti, 

serie  II,  voi.  IV  (1869),  quaderni  vi-vii).  [Minute  dell'articolo, 
testo  definitivo,  prove  di  stampa,  appunti  diversi  intorno  all'argo- 
mento.] 

b)  Dell'acqua  Tocia  in  Roma  nel  medio  evo  (cf.  //  Buonarroti,  serie  II, 

voi.  V  (1870),  quaderni  11,  m,  vii).  [Minute  dell'articolo,  prove  di 
stampa,  appunti  diversi  sull'argomento.] 
e)  Posternle  Tiberine   nel  medio  evo  {c(.  Archivio  della   Società    romana 
di  storia  patria,  I,  79  sgg.,  137  sgg.).  [Testo  dell'articolo,  appunti, 
prove  di  stampa;  cf.  Busta  IX,  b.] 

Busta  II. 

a)  Statuti  dei  maestri  degli  edifici  di  Roma  novamente  fatti  nel  ^ccccLil. 
[Copia  da  un  cod.  membr.  appartenente  alla  pubblica  libreria  di 
Poppi  nel  Casentino,  proveniente  dall'eredità  del  conte  Rilli  Or- 
sini. Il  Corvisieri  aveva  ricevuto  e  accettato  dall'  Archivio  sto- 
rico italiano  V  incarico  di  farne  un'  illustrazione  storica,  e  s'era 
accinto  all'opera,  come  risulta  dalla  minuta  di  uno  scritto  intito- 
lato :  Della  magistratura  edilizia  in  Roma  nel  medio  ez'O,  e  dai  do- 
cumenti raccolti  in  un  fascicolo  che  porta  il  titolo:  Maestri  delle 
strade  di  Roma  e  Statuti  edilizi  -  Documenti.  Questi  e  lo  scritto 
testé  nominato  sono  uniti  alla  copia  dello  statuto.] 

b,  e,  d,  e)  Artisti  in  Roma  nel  medio  evo  dal  secolo  viii  al  xvi.  [Grosso 
fascio  di  schede  con  appunti,  notizie,  copie,  estratti  e  sunti  di  do- 
cumenti relativi  a  questo  argomento.  Gli  artisti  sono  divisi  per 
secoli.  Tra  l'altro,  uno  spoglio,  molto  sommario,  de'  libri  bollettari 
della  R.  C.  A.  ossia  de'  Registri,  de'  Mandati  del  sec.  xv;  Lavori 
di  pittura,  scoltura,  e  stuccho  alla  Loggia  della  Cosmografia  nel  pa- 
laiio  Vaticano,  alla  Sala  Regia,  ivi,  ed  alla  Vigna  {1^62-1 'yb^;  ài 
un  Registro  conservato  nell'Archivio  di  Stato).] 


Busta  III. 

a,  b,  e,  d,  e)  Cinque  fascicoli  d'uno  zibaldone  con  appunti  diversis- 
simi riguardanti  la  topografia  di  Roma  medievale,  la  paleografia, 
la  diplomatica,  la  numismatica,  la  storia  delle  istituzioni  di  Roma, 
la  vita,  il  costume,  la  genealogia  di  famiglie  romane  del  medio 
evo  e  dei  tempi  moderni,  curiosità  storiche.  Tra  l'altro,  copie  di 


/  manoscritli  di  Costantino  Corpisieri       413 


alcuni  istrumenti  appartenenti  all'archivio  di  S.  Maria  in  via  Lata 
del  secolo  xi,  nel  fase.  b)(i);  estratti  dal  protocollo  di  Prospero 
Campana  (1578)  e  di  Stefano  de  Amannis  (15 3 5- 15 39),  nel 
fase,  e)  ;  il  fase,  e)  è  interamente  riempito  con  estratti  dai  rogiti 
di  quest'ultimo  notaio  (1539).  Tutti  questi  spogli  di  documenti  ri- 
guardano la  topografia  di  Roma. 

1)  Numerose  schede  con  notizie  e  documenti  riguardanti  la  storia  di 
molte  famiglie  romane  nel  medio  evo  e  nei  tempi  moderni. 

g)  Monumenti  lapidari  romani  de  bassi  tempi.  [Sono  quattro  schede  con 
le  copie  di  alcune  iscrizioni,  per  lo  più  sepolcrali.] 

Busta  IV. 

a)  Corte  di  Federico  duca  d'Urbino.  (Documento  tratto  dal  cod.  Urbi- 

nate 1204.  Segue  il  principio  della  copia  del  cod.  Urbin.  1248, 
sullo  stesso  argomento). 

b)  Delle  cantinate  nel  medio  evo.  [Appunti  del  C.  per  uno  studio  su  que- 

st'argomento con  estratti  e  indicazioni  di  documenti.] 
e)  Cortigiane  del  iS4p.  Tassa,  di  giulio  uno  per  scudo  sopra  la  pigione 
che  pagavano  le  cortigiane  di  Roma,  pubblicata  per  la  riparazione 
di  Ponte  Rotto  di  S.  Maria  secondo  il  decreto  fatto  in  Camera 
apostolica  del  26  giugno  1549.  [Ruolo  di  questa  tassa.  Senza  in- 
dicazione di  provenienza.] 

d)  Leonis  X  incoronatio  (dalle  Istorie  senesi  di  Sigismondo  Tizio  ;  ms. 

Chigiano.  Con  altri  passi  tolti  dallo  stesso  autore). 

e)  Atti  del  notaio  Nardo  Venettini,  del  sec.  xiv.  [Estratti  riguardanti 

la  topografia  romana  e  le  famiglie  esistenti  nel  rione  Monti.] 

f)  Documento  del  12   ri  1447,  dal  cod.  Vatic.  802^.  (Niccolò  V  assolve 

dal  delitto  di  ribellione  per  intercessione  di  Alfonso  d'  Aragona 
Evangelista  de'  Sordi  domicello  romano  e  suoi  complici). 

g)  Schede  con  notizie  riguardanti  la  topografia  e  la  storia   del  Cam- 

pidoglio e  monumenti  adiacenti  nel  medio  evo. 
h)  Catalogo  torinese  delle  chiese  di  Roma  (2). 

(i)  Cf.  Ecclesiae  S.  Mariae  in  via  Lata  Tabular ium.  Partem  vetti- 
stiorem  qtcae  complectitur  chartas  inde  ab  anno  p2i  usque  ad  an.  104; 
conscriptas  . . .  edidit  L.  M.  Hartmann,  Vienna,  1895  ;  L.  Cavazzi,  La 
diaconia  di  S.  Maria  in  via  Lata  ed  il  monastero  di  S.  Ciriaco.  Memorie 
storiche,  Roma,  1908  (in  appendice  son  pubblicati  parecchi  documenti). 

(2)  Cf.  C.  L.  Urlichs,  Codex  Urbis  Romae  topographicus,  Vùrz- 
burg,  1871,  pp.  170-175;  M.  Armelliììi,  Le  chiese  di  Roma  dal  sec.  IT 
al  XIX,  Roma,  1891,  pp.  45-59. 


414 


C/f.  &dagnanelli 


i)  Quattro  schede  con  appunti  riguardanti  alcune  chiese  di  Roma.  V'è 
aggiunta  un'altra  copia  del  catalogo  torinese. 

1)  Archivio  di  S,  Apollonia  in  Trastevere.  [Documenti  con  notizie  to- 
pografiche (secc,  viii-xii)  :  tre  fogli  ;  cf.  Busta  XIX,  d.] 

m)  Memorie  di  carte  esistenti  nell'archivio  di  S.  Maria  in  Aquiro  (secc.  xv- 
XVII :  quattro  fogli;  cf.  Busta  XVIII,  f). 

n)  Spogli  delle  pergamene  dell'archivio  di  S.  Spirito  in  Sassia  (secc.  xiii- 
XV),  con  riguardo  ai  soliti  argomenti  :  topografia,  istituzioni,  ge- 
nealogia romane  del  medio  evo  (dal  cod.  Vatic.  7931). 

o)  Pomponio  Leto.  Accademia  Romana.  [Molti  appunti,  notizie,  docu- 
menti relativi  a  quest'argomento,  specialmente  componimenti  poe- 
tici composti  dagli  accademici,  tolti  dai  mss.  della  biblioteca  Va- 
ticana :  v'è  anche  il  principio  d'uno  studio  del  C.  sul  detto  argomento, 
che  occupa  tre  fogli.] 

p)  Inventario  dei  beni  della  basilica  Lateranense  fatto  da  Niccolò  Fran- 
gipane circa  l'anno  1300  (è  taciuta  la  provenienza). 


Busta  V. 


a)  Serie  dei  Senatori  e  Prefetti  di  Roìini.  [Parecchie  serie  con  documenti 

che  vi  si  riferiscono,  tratti  da  mss.  di  varia  provenienza  ;  inoltre 
abbozzi  d'un  lavoro  sulla  storia  della  Prefettura  di  Roma  nel 
medio  evo.] 

b)  Duchi  e  Prefetti  di  Roma.  [Altri  documenti  e  abbozzi  d'uno  studio 

sull'argomento.  Seguono  alcune  schede  con  note,  estratti  da  do- 
cumenti relativi  alle  dignità,  cariche  &c.  romane  nel  medio  evo; 
altre  riguardanti  la  storia  di  Roma  nel  medio  evo;  un  fascicolo 
dal  titolo  Comici,  con  alcuni  appunti  su  comici  italiani  del  Rina- 
scimento, e  sulle  feste  romane  in  onore  di  Eleonora  d'Aragona  ; 
un  fascicolo  intitolato  Regina  di  Sve:{ia,  con  notizie  ed  estratti  da 
lettere  riguardanti  la  regina  Cristina  di  Svezia  e  il  re  Casimiro 
di  Polonia  ;  infine  tre  fogli  con  estratti  dal  Di  Meo,  Annali  del 
Regno  di  Napoli.] 
e)  Statuti  romani  [i.  Scritto  dell'avv.  Giuseppe  De  Sanctis  (1857)  su 
una  collezione  di  statuti  della  città  e  stato  pontifìcio  preparata  da 
mons.  Mertel,  ministro  dell'  interno  ; 

II.  Instrumentum  in  quo  acceptatur  abrogatio  certorum  statuto- 
rum  Urbis  consensu  Populi  romani.  Item  conlitiones  pacis  pronun- 
ciata per  d.  Gregorium  XI  inter  Populum  romannm  et  Prefectum 
Urbis  ac  nobiles  de  Sciarra  invicem  concertantes  (1377),  (ex  cod. 
Vatic.  Regin.  378); 


/  manoscritti  di  Costantino  Corvisieri       415 


in.   Statuti   romani    della    Gabella   (t598)    (dal    eoa.    Corsi- 
niano  13 16)  (i); 

IV.  Statuti  dei  pescivendoli  (1405)  (dal  cod.  Vatic.  6295); 

V.  Statuti  del  Comune  di  Roma  (frammento  del  sec.  xiv)  (dal- 
l'Archivio di  Stato  di  Roma); 

VI.  Excerpta  ex  Statutis  romanis  saec.    xiv   (dal   cod.    Vatic. 
Ottob.   1880); 

VII.  Documento    del    29   i  15 16,  appartenuto  all'archivio  di 
S.  Maria  in  via  Lata  (dal  cod.  Vatic.  8050;  cf.  Busta  X,  1); 

vili.  Statuti   della    Gabella:  appendice  (con  estratti  dai  codd. 
Corsin.  1318,  744,  1317,  1316  contenenti  statuti  dei  barcaroli)  ; 
IX.  Alcune  schede  con  indicazioni  di  altri  statuti.] 


Busta  VI. 

a)  Chiesa  e  parrocchia  di  S.  Trifone.  [Principio  d'uno  studio  sulla  storia 

di  questa  chiesa  demolita  nel  sec.  xviii  e  sulla  parrocchia  an- 
nessa, e  alcuni  documenti  che  la  riguardano  (secc.  xii-xvi).J 

b)  Storia  di  Roma  nei  secc.  xvi  e  xvii.  [Poche  schede  con  appunti  di 

avvenimenti  del  sec.  xvi  e  di  storia  del  costume.  Seguono:  un 
elenco  di  fonti  storiche  pei  secc.  viii-xii;  un  estratto  dal  cod. 
Vatic.  5844  con  capitoli  di  soggezione  e  vassallaggio  fatti  dai 
castelli  di  Nemi  e  Genzano  verso  il  monastero  di  S.  Anastasio 
«ad  Aquas  Salvias»  (1373,  31  maggio;  cf.  Busta  XVIII,  d)  (2).] 
e)  Leoncilli,  Memorie  di  Orte  e  luoghi  vicini.  [Otto  fascicoli  di  estratti. 
L'originale  del  Leoncilli,  è  detto,  si  trova  presso  gli  eredi  del 
conte  Mariano  Alberti  di  Orte.] 

d)  Romana  Fraternitas .  [Breve  studio  con  alcuni  documenti  relativi  a 

quest'argomento  (secc.  xii-xv)  (3).] 

e)  Parecchi  fascicoli  di  trascrizioni  di  varie  redazioni  degli   opuscoli: 

Mirabilia  Romae;  Descriptio  Urbis  Romae;  Antiquarie  prospettiche 
romane,  con  estratti  da  varie  sillogi  d' iscrizioni  interessanti  per 
la  topografia  romana.  Di  più,  l'estratto  dal  to.  Ili,  serie  II  degli 
Atti  della  R.  Accademia  dei  Lincei  (1876)  con  una  lettera  del  prof. 

(i)  Cf.  S.  MAL.ikTESTA,  Statuti  delle  gabelle  di  Roma  (Biblioteca  del- 
l'Accademia storico- giuridica,  voi.  V),  Roma,  1886  (v.  p.   io). 

(2)  Cf.  I.  Giorgi,  //  regesto  del  monastero  di  S.  Anastasio  ad  Aquas 
Salvias,  in  Archivio  della  Società  romana  di  storia  patria,  l,  49-77. 

(3)  Cf.  G.  Ferri,  La  Romana  Fraternitas,  neìV Archivio  cit.  XXVI, 
453  sgg. 


4i6 


^.  zMagnanelli 


Gilberto  Govi  sull'opuscolo  Antiquarie  prospettiche  romane  com- 
poste per  Prospettivo  Milanese  depintore,  postillato  dal  Corvisieri. 

f)  Grosso  fascio  di  abbozzi  di  studi,  appunti,  estratti  di  documenti  re- 

lativi alla  storia  della  basilica  di  S.  Clemente,  e  per  servire  alla 
illustrazione  delle  pitture  del  sotterraneo  di  detta  basilica. 

g)  Le  regioni  urbane  nel  medio  evo.  [Notizie  e  appunti  da  documenti.] 
h)  Tre  quaderni:  il  primo  con  appunti  ed  estratti  presi  in  diversi  ar- 
chivi e  biblioteche  (i  più  dall'archivio  Capitolino  e  dalle  biblio- 
teche Barberini,  Vaticana,  Angelica,  Casanatense  &c.)  e  riterentisi 
a  varie  materie;  il  secondo  e  il  terzo  con  estratti  di  documenti 
appartenenti  all'archivio  di  «Sancta  Sanctorum»  (secc.  xiii-xvi; 
d.  Busta  XIX,  f). 

Busta  VII. 


a)  Lettere  del  card.  Borghese  a  mons.  Ubaldini  nunzio  apostolico  in 

Francia  (1609-161 1).  [Dal  ms.  Angelico  S.6.  7,  cf.  busta  Vili,  e] 

b)  I.  Messi  in  cifra  dei  pontificati  di  Sisto  V  e  Urbano  VII.  [Dal  ms. 

Chig.  M  .  II .  47.J 

II.  Estratto  da  un  diario  del  Conclave  del  1559,  dopo  la  morte 
di  Paolo  IV  contenuto  nel  cod.  Vat.  6545  ;  brano  di  una  lettera 
del  granduca  di  Toscana  al  re  di  Spagna  dell' 11  ix  1558,  inserita 
nello  stesso  codice. 

III.  Lettere  del  card.  Borghese  a  mons.  Decio  Caraffa  nunzio 
apostolico  in  Spagna  (1609-1612).  [Dal  ms.  Angelico  S.6.10: 
2t  fascicoli:  manca  il  i°.] 

IV.  Lettere  del  Priore  d'Inghilterra,  cavaliere  Gerosolimitano, 
al  papa,  all'  imperatore,  ai  re  d'Inghilterra  e  di  Francia,  a  ve- 
scovi &c.  circa  gli  affari  religiosi  del  regno  d'Inghilterra  (ultimi 
giorni  del  15  54 -primi  del  1555).  Son  precedute  da  un  breve  som- 
mario di  quei  che  è  passato  [in  Inghilterra]  in  materia  dei  beni  eccle- 
siastici; segue  un  discorso  fatto  a  Pio  V  dal  Priore  d'Inghilterra 
Caualier  Hierosolimitano  circa  la  rednttione  di  quel  Regno  &c.  &c. 
[è  taciuta  la  provenienza.] 

V.  Alcune  lettere  latine  scritte  tra  il  15 19  e  il  1555,  non  è 
detto  da  chi.  I  destinatari  son  diversi:  in  due  o  tre  casi  il  nome 
loro  è  taciuto,  e  la  lettera  è  preceduta  da  un  nescio  cui.  [Senza 
indicazione  di  provenienza.] 

e)  Clemente  X  (notizie  biografiche).  [Non  è  indicato  né  l'autore,  né  il 

luogo  da  cui  son  tolte.] 
d)  Estratti  dagli  Avvisi  del  mondo  (1570)   contenuti  nel   ms.  Urbin. 

Latino  1041.  [Sono  tre  tascicoli,  il  primo  dei  quali  è  segnato  io. 


/  manoscritti  di  Costantino  Corvisieri       417 


gli  altri  A  .  B  .  (cf.  buste  XIII  a  ;  XVI  y)-  A  .  B  .  sono   copie   dei 
fascicoli  10-12.] 

e)  I.  Istruttione    a    monsignore   Agucchia    arcivescovo   d'Amasia    nuntio 

apostolico  appresso  la  serenissima  Repubblica  di  Venetia  (pontificato 
d'Urbano  Vili),  [Senza  indicazione  di  provenienza.] 

II.  Quattro  lettere  indirizzate  a  diversi.  Dei  destinatari  sono 
date  indicazioni  poco  precise,  del  mittente  o  dei  mittenti  nessuna  : 
cosi  pure  mancano  le  date,  e  l'indicazione  della  provenienza. 

f)  I.  Lettere  dei  Legati  dal  Concilio  Tridentino  alVill.mo  et  rev.tno  car- 

dinal Borromeo  (i  562-1 563).  [Dal  ms.  Chig.  M  .  II  .  40.]  (i). 

II.  Della  nuova  constitutione  della  Religione  del  Regno,  et  della 
sua  origine.  [Non  è  indicato  né  l' autore,  né  la  provenienza.] 

III.  Lettera  di  Leone  Allacci  a?  (pontificato  di  Innocenzo  X). 
[Manca  l'indicazione  della  provenienza.] 

Busta  Vili. 

a)  Istru:^ione  lasciata  daW arcivescovo  di  Rossano  al  suo  successore.  [Dal 

ms.  Corsin.   507.] 

Istruzione  pel  card.  Francesco  Barberini,  legato  di  Urbano  Vili 
al  Re  Cattolico.  [Dal  ms.  Corsin.  694.] 

b)  Lettere  del  card.  Morone  al  card.  Polo  (15  59-1 5  5  5).  [Dal  ms.  Va- 

tic.  6404.] 
e)  I.  Statù  in  che  si  trovò  il  Concilio  all'arrivo  del  card.  Morone  a  Trento. 
[Dal  ms.  Vatic.  6690.] 

II.  Documenti  e  notizie  riguardanti  la  storia  del  Concilio  di 
Trento.  [Dal  ms.  Barber.  70.] 

III.  Lettere  del  card.  Maffei  al  cardinale  Santa  Croce,  legato 
a  Trento  (Marcello  Cervini  che  fu  poi  papa  Marcello  II).  [Dal 
ms.  Vatic.  6690.] 

IV.  Offitii  della  Sede  apostolica . . .  con  la  rendita.  [Dal  cod. 
Ottobon.  2512.] 

V.  Carteggio  del  card.  Scipione  Borghese  col  nunzio  di  Francia, 
mons.  Ubaldini  (1609-1611).  [Dal  ms.  Angel.  S.6.7,  cf.  busta 
VII,  a.] 

(i)  Per  il  materiale  relativo  alla  storia  del  concilio  di  Trento 
(v.  anche  buste  Vili,  XVI)  saranno  da  vedere  le  opere  del  Sickel 
(Vienna,  1872);  Calenzio  (Roma,  1874);  Dòllinger  (Nòrdlingen, 
1876);  di  A.  V.  Drufkel  e  K.  Brandi  (Monaco,  1884-87);  della 
Goerres-Gesellschaft  (Friburgo,  1901-      );  del  Susta  (Vienna,  1904). 


41! 


OA.  oMagnanelli 


VI.  Registro  di  lettere  [del  card.  Scipione  Borghese]  a  diversi 
d'Italia,  Francia  e  Spagna,  et  a  Legati  (1609-1612).  [Dal  ms. 
Angel.  S  .  6  .  8.]. 

VII.  Risposta  del  card.  De  Lugo  allo  scritto  del  p.  Zucchi  il 
quale  ammette  l'esclusiva  dei  re.  [Dal  ms.  Vatic.  7939-] 

Se  convenga  al  pontefice  distinguere  la  differenza  della  regalia 
neir  aggiustamento  con  la  Francia.  [Idem.] 
[Il  fascicolo  d)  manca.] 

e)  Actiones    Tridentinae  per   Seripandum    (154)-!  546).    [Dal  ms.  Bar- 

berin.  24.] 

f)  I.  Relazione  di  Bernardo  Navagero  tornato  dall'ambasceria  di  Roma 

(1558).  [Dall'archivio  Caetani.] 

II.  Spoglio  di  un  ms.(?)  contenente  carteggi  diversi  del  sec.  xvi. 
[Senza  indicazione  della  provenienza.] 

III.  Appunti  su  due  lettere,  una  del  Morone  nunzio  in  Boemia 
a  mons.  Recalcato,  segretario  di  Paolo  III,  scritta  il  19  iv  1537; 
l'altra  del  p.  Pietro  Soto  al  papa  Pio  IV,  scritta  tre  giorni  avanti 
la  sua  morte,  il  17  iv  1563,  dalla  città  di  Trento.  [Dal  cod.  Va- 
tic. 6690,  flf.   155-160;  fF.  272B-274A.] 

IV.  Avvertimenti  politici  utilissimi  del  conte  di  Ferma  per  la 
Corte  di  Roma.  [Dal  ms.  Barber.  LVII ,  7.] 

Istruzione  a  mons.  Ladislao  di  Aquino,  vescovo  di  Venafro,  de- 
stinato nunzio  in  Svinerà.  [Idem.] 

v.  Elenco  di  documenti  relativi  alla  storia  ecclesiastica  del 
sec.  XVI. 

g)  I.  Nota  di  documenti   relativi  alla   storia   del  concilio  di   Trento 

esistenti  nella  biblioteca  Barberini. 

II.  Memoriale  relativo  alla  questione  del  card,  di  Buglione 
fatto  pel  card.  Marescotti  in  preparazione  dell'adunanza  particolare 
{congregatio  particularis)  dei  cardinali  del   16  agosto  1710. 

III.  Istruzione  per  l'ambasciatore  di  Spagna.  [Dal  cod.  Va- 
tic. 7939.] 

IV.  Discorso  drl  modo  che  si  avrà  da  tenere  circa  la  conversione 
degli  eretici  in  Francia  dopo  la  strage  di  Coligny  et  seguaci.  [Dal 
ms.  Corsin.  459:  senza  indicazione  d'autore.] 

h)  Copia  d'uno  scritto  con  notizie  statistiche  di  Roma  (finanze,  popo- 
lazione, animali,  palazzi,  chiese,  conventi,  collegi,  uffici  &c.  ;  30  fa- 
scicoli :  non  ò  indicato  né  l'autore,  né  il  tempo,  ne  la  provenienza). 

i)  Corrispondenza  del  Corvisieri  riguardante  affari  della  R.  Società 
romana  di  storia  patria. 


/  nianoscrilti  di  Costantino  Cori^isieri       419 


Busta  IX. 

a)  Gesta  romana  a  luìio  II  ad  Adiianum  VI  per  Vianesiiim   Albergati. 

Ex  cod.  Vatic.  [è  taciuto  il  numero  del  ms.  ;  mancano  i  quin- 
terni I  e  IV,] 

b)  Del  porto  della  Posternla  e  delle  sue  adiacente.  [Studio  incompleto  ; 

cf.  Busta  I,  e] 
e)  Bibliografia  e  appunti  sul  Tevere.  Bibliografia  varia. 

d)  Antico  elenco  di  volumi  con  lo  stemma  di  Nicolò  V.  [Non  è  detto 

dove  tali  volumi  si  trovino.] 

Copie  di  due  atti  riguardanti  il  monastero  di  S.  Silvestro 
«in  Capite»  (3,  14  m  1207)  (i). 

e)  Appunti  diversi,  minute  di  lettere,  estratti  da  mss.,  elenchi  di  do- 

cumenti &C.  [Tra  l'altro,  estratti  da  una  cronaca  di  Pesaro  (1527- 
1554)  contenuta  nel  cod.  Urb.  1526;  id.  da  un  carteggio  tra  il 
p.  Generale  dei  Gesuiti  e  il  Provinciale  di  Romagna  (1670); 
nota  di  documenti  relativi  alla  storia  del  ponte  S.  Angelo  (1445- 
1448);  altro  elenco  di  documenti  interessanti  per  la  topografia 
romana  (15 56-1 5 57);  alcuni  documenti  riguardanti  la  chiesa  di 
S.  Martino  in  Posterula  (1026-1501);  altri  documenti  interessanti 
per  la  topografia  romana  (1551,  1471,  1520,   1546,  15)4-1556).] 

.appunti  su  Stefano  e  Giovanni  prefetti  di  Roma. 

H.  LoNCHAY,  L'Inquisilion  ati  pays  de  Liège  (estratto  dalla 
Revue  Belgique,   15  dicembre  1881). 

f)  Elenco  d'oggetti  d'arte   appartenenti  alla  primogenitura    Ludovisi 

(da  un  istrumento  del  31  dicembre  18 16).  Appunti  diversi. 
[Il  fascicolo  g)  manca.] 

h)  //  trionfo  romano  di  Eleonora  d'Aragona  (cf.  Archivio  della  So- 
cietà romana  di  storia  patria,  I,  475-491;  X,  629-683).  [Minute 
dell'articolo,  appunti,  documenti,  prove  di  stampa.] 

i)  Grosso  fascio  di  schede  tutte  riferentisi  ad  argomenti  di  topografia 
romana  medievale,  disposte  secondo  l'ordine  alfabetico  degli  ar- 
gomenti stessi. 

Busta  X. 

a-e)  Iscrizioni  appartenenti  alla  chiesa  di  S.  Onofrio  (1490-1520). 
Iscrizioni  in  S.  Benedetto  «a  Catenarii  »  (1257). 
Notizie  sul  Colosseo  tolte  da  vari  autori  antichi  e  moderni. 

(i)  Cf.  V.  Federici,  Regesto  del  monastero  di  S.  Silvestro  de  Ca- 
pite, in  Archivio  cit.  XXII,  523  sgg.,  documenti  LX,  LXi. 


420 


Q/ì.  oMagnanelli 


Instrumentum  Addextratoruin,  Mappularioruin  et  Cubiculario- 
rum  (1255). 

Documenti  e  sunti  di  documenti,  passi  e  citazioni  da  mss. 
e  da  autori  a  stampa  riguardanti  il  Panteon  e  luoghi  vicini  (1281- 
1621). 

Estratto  dal  cod,  Vatic.  7928  con  notizie  relative  al  ponti- 
ficato di  Sisto  IV,  e  particolarmente  alle  sue  opere  edilizie. 

Menzioni  di  vari  luoghi  e  persone  tolte  da  documenti  del  147 1. 

Estratti  dalla  Polysioria  di  Giovanni  di  Cavallino  dei  Cer- 
RONi  riguardanti  per  la  massima  parte  la  topografia  di  Roma,  e 
in  specie  regioni  della  città  (i). 

Un  foglio  contenente  appunti  di  topografia  romana,  proba- 
bilmente autografi  del  Gregorovius. 

Appunti  vari  di  topografia  romana. 

Estratto  dal  Liher  politicus  di  Benedetto  canonico  di  S.  Pietro 
riguardante  cerimonie  del  culto  (2). 

Estratti  dairUcoNio,   Theatrum  Urbis. 

f)  Estratti  dal  cod.  Vatic.  8252,  voi.  I,  riguardanti    la  famiglia    An- 

guillara.  Manca  il  principio. 

g)  Notizie  topografiche  di  Roma  tratte  da  un  cod.  membranaceo  del 

sec.  xvi. 

h)  Notizie  intorno  alle  famiglie  Normanna,  Palosia,  Sorda  e  Vene- 
raniera. 

i)  Notizie  sul  palazzo  e  la  piazza  di  S.  Marco,  la  fontana  di  Trevi, 
il  rione  di  Parione,  la  famiglia  Capocci. 

1)  Regesto  di  documenti  dell'archivio  del  monastero  dei  Ss.  Ciriaco 
e  Nicolò  in  via  Lata  (971-1430)  conservati  nei  codd.  Vat.  8048-50 
(cf.  Buste  V,  e;  VII),  Con  entro  tre  fogli  con  note  di  altri  do- 
cumenti. 

Appunti  di  paleografia,  metrologia  medievale  &c. 

m)  Notizie  varie  di  topografia  e  genealogia  romane. 

n)  Regesti  di  documenti  appartenenti  agli  archivi  di  S.  Maria  Nuova,  di 
Subiaco,  di  S.  Prassede  (secc.  x-xiv),  di  S.  Alessio  (1473-1481)  (3). 


(i)  Cf.  Urlichs,  op.  cit.  pp.  139-146. 

(2)  Cf.  Urlichs,  op.  cit.  pp.  79-81. 

(3)  Cf.  P.  Fedele,  Tabularium  S.  Mariae  Novae  ab  anno  982  ad 
ann.  1200,  in  Archivio  cit.  XXIII,  171;  XXIV,  159;  XXV,  169; 
XXVI,  21;  Il  regesto  Sublacense  del  sec.  XI  pubblicato  dalla  R.  Società 
romana  di  storia  patria  a  cura  di  L.  Allodi  e  G.  Levi,  Roma,  1885  ; 
/  monasteri  di  Subiaco.  II.  La  biblioteca  e  l'archivio  per  V.  Federici, 
Roma,    1904;    P.   Fedele,    Tabularium    S.   Praxedis  in  Archivio  cit. 


/  manoscritti  di  Costantino  Corvisieri       421 


o)  Appunti  vari  di  topografia  romana  riguardanti  per  lo  più  case  e 
pala/zi,  disposti  per  ordine  alfabetico. 

p)  Appunti  e  notizie  intorno  alle  chiese  di  Roma,  per  ordine  alfabe- 
tico. Sotto  la  lettera  C  vi  sono  anche  degli  appunti  sulla  lingua 
latina  e  volgare  nel  medio  evo. 

Busta  XI. 

I.  Inventariutii  bonoruni  domini  cardinalis  Petri  tt.  S.  Marci 
actum  per  lohannem  Pierii  publicum  apostolica  et  imperiali  aucto- 
ritate  notarium  anno  i4S7-  [8  fascicoli.] 

Registro  degli  Atti  della  Camera  Capitolina  (1421-1425). 
[11  fascicoli.] 

II.  Excerpta  ex  libris  Mandatorum  Camere  apostolice  et  Capi- 
tola (i  501-1559).  [14  fascicoli.] 

III.  Excerpta  dal  voi.  1560  Sez.  Notar.  dell'Archivio  di  Stato 
di  Roma  (1548).  [Atti  relativi  alla  storia  di  artisti  che  lavoravano 
a  Roma.  -  i  fascicolo.] 

Excerpta  ex  libris  Mamìatonim  Camere  apostolice  et  Capitola 
(1469,  1475-94).  [19  fascicoli.] 

Busta  XII. 

Excerpta  ex  libris  Mandatorum  Camere  apostolice  et  Capitola 
(1^26-1453).  [29  fascicoli.] 

Id.  id.  (1454-1463),  [20  fascicoli.] 
Id.  id.  (1460- 147 3).  [35  fascicoli.] 

Busta  XIII. 

a)  Avvisi  di  Roma  (15  54-1 5 58).  [Estratti  dal  cod.  Urbin.  Latin.  1038.] 

Id.  id.  (15 59-1 562).  [Estratti  dal  cod.  Urbin.  Latin.   1039.] 
Id.  id.  (i  565-1 568).  [Estratti   dal   cod.  Urbin.  Latin.  1040; 
cf.  buste  VII  d;  XVI  y.] 

b)  Estratti    dai    tomi    XVI -XXXIII    dei    Diarj    di    Marin    Sanudo 

(marzo  1 5 1 5-febbraio  1523).  [Delle  cose  spettanti   alla  Corte  di 
Roma.  18  fascicoli.] 


XXVII,  27  ;  XXVIII,  41;  A.  Monaci,  Regesto  delVabba\ia  di  S.  Alessio 
all'Aventino,  in  Archivio  cit.  XXVII,  351;  XXVIII,  151,  395  (v.  XXVII, 
357)- 


422 


(ìA.  oMagnanelli 


Busta  XIV. 

A.  Copie  di  45   pergamene  appartenenti  al  monastero   dei  Ss.  Cosma 

e  Damiano  «in  Mica   Aurea»    (947-1201;    cf.    Buste  XVIII,  g; 
XIX,  a)  (I). 

B,  [Il  fascicolo  a)  manca.] 

b)  Nota  di  mercanti  della  campagna  romana  del  1464  {ex  libro  As- 
signationum  pecorum  factarum   in    Camera  Urbis  sub  anno  1464). 
e)  Excerpta  ex  libro  Annot.  Eugenii  ÌV  et  Nicolai  V  (1447). 

Excerpta  ex   libro  Inventiomim  &c.  Camere  Capitoline  (i449)- 

d)  Excerpta  dal  libro  dello  affilio  delli  Signori  malestri  delle  strade  et 

difitii  de  Roma  ciò  è  di  messer  Evangelista  delli  Roseli  et  de  messe/ 
Stefano  Bufalo  delli  Cancellieri  (1499-1500). 

e)  Excerpta  dal  libro  della  fabbrica  di  S.  Marco  (1471). 

f)  Ex  fragmento  cuiusdam  libri  cui  titulus  Liber  extraordinarius  Domini 

Depositarli  an.  I4JS- 

g)  Excerpta  dai  libri  inventionum,  annotationum  honorum,  accusationum, 

assignationum,  fìdeiussionum  &c.  della   Camera   Capitolina  (1447- 

1449)- 
h)  Excerpta  ex  libro  Ohligationum  cameralium  (1480-1485). 

i)  Excerpta  ex  secando  libri  Studii  (147  3- 1474). 

1)  Decreto  della  Camera  apostolica  del  16  ir  1466  rigtiardante  le  fortei:(e 

del  Patrimonio. 
m)  I.  Ruolo  dello  Studio  di  Roma  (1481). 

II.  Id.  id.  (1496). 
n)  Libro  della  Gabella  dello  Studio  (1482). 
o)  I.  Rotalo  dello  Studio  (1504). 

II.  Breve  di  Giulio  II  a  Enrico  Fucher  e  suoi  fratelli  mercanti, 
Fabricae  Basilicae  Principis  Apostolorum  de  Urbe  in  Regnis  Hun- 
gariae  et  Boemiae  Depositarli  (1508  6  x). 

III.  Formula  del  giuramento  del  tesoriere  della  Camera  apo- 
stolica. 

[Fino  qui  tutti  i  documenti  provengono  dall'Archivio  di  Stato 
di  Roma.] 
p)  I.  Documento  riguardante  M,  Nardo  di    Antonazzo  orefice  (1512 
17  XI).  [Dall'archivio  di  «Sancta  Sanctorum».] 

IL  Estratti  dal  catasto  lacovacci.  [Dallo  stesso  archivio.] 


(i)  Cf.  P.  Fedele,  Carte  del  monastero  dei  Ss.  Cosma  e  Damiano 
in  Mica  Aurea,  in  Archivio  cit.  XXI,  459;  XXII,  25,  383. 


/  manoscritti  di  Costantino  Corvisieri       423 


III.  Documenti   relativi  alle  opere  d'arte   fatte  fare  da  Van- 
nozza  Caetani  in  una  cappella  di  S.  Maria  del  Popolo  (1501)  (i). 

IV.  Estratto  dal  catasto  dei  beni  e  delle  cappelle  del  SS.vio  Salva- 
tore di  Marcantonio  Altieri.  [Dall'archivio  di  «Sancta  Sanctorum».] 

q)  Bando  del  Camerlengo  della  Chiesa  Romana  sui  pesi  e  misure,  sulla 
netterà  della  città  e  sulle  vettovaglie  {ex  libro  Inventionum,  del- 
l'anno 1447). 

Excerpta  ex  libro  Inventionum  (1448- 1449). 

r)   Ramii  {ex  libris  Inventionum:  1447,  1449). 

s)  Estratti  da  libri  del  Platina  (biblioteca  Vaticana,  fondo  Palatino) 
dove  è  notato  l'introito  e  l'esito  della  biblioteca  Vaticana  (1475- 
1480). 

t)  Bandi  romani  del  sec.  ZF  (dall'archivio  del  commissario  della  R.  C.  A. 
1446- 1449). 

u,  v)  Estratti  dal  Gaye,  Carteggio  degli  artisti. 

x)  Estratti  dal  protocollo  di  Iacobello  Capogalli  (1424-1425)  (dal- 
l'archivio Capitolino,  voi.  564). 

y)  Estratti  dall'archivio  di  S.  Agostino  (B  .  I/A  .  13):  Liber  domortim 
(circa  l'anno  1630). 

z)  Appunti  presi  da  diversi  libri  su  cose  riguardanti  la  topografia  di 
Roma,  palazzi,  oggetti  d'arte  medievali  e  moderni,  istituzioni  e 
uffici  pubblici  in  Roma,  storia  del  costume  &c. 

Estratti  da  un  ms.  epigrafico  del  principio   del  sec.  xvi  ap- 
partenuto al  Corvisieri. 

a)  Formule  di  giuramento  del  Senatore  di  Roma  e  degli  ufficiali  della  città 
{ci.  Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria,  IV,  268  sgg.). 

P)  Atto  dell'  8  novembre  1492  riguardante  gli  sponsali  di  Lucrezia 
Borgia  con  Gaspare  di  Giovanni  Francesco  da  Procida. 

Y)  Atto  del  17  VIII  1347  con  cui  Rinaldo  di  Todi  riceve  da  Cola  di 
Rienzo  un  gonfalone  di  colore  azzurro  in  cui  era  dipinto  un  sole 
raggiante  e  stelle  (da  una  copia  esistente  nella  raccolta  Gorirossi 
commissario  della  R.  C.  A.  n.   180). 

Altra  lettera  di  Cola  di  Rienzo  del  6  viii  1 547  esistente  nel- 
l'archivio di  S.  Fortunato  in  Todi  (da  una  copia  del  Gorirossi?)  (2). 

8)  Due  mandati  del  vicecamerlengo  per  la  riaffidazione  di  Evangelista 
di    Pietruccio   degli   Alibrandi  e  di  Pietro  de  Campulo  (il  1°  del 

(0  Cf.  P.  Fedele,  I  gioielli  di  Fannona  ed  un'opera  del  Caradosso, 
in  Archivio  cit.  XXVIII,  452  sgg.  (V.  specialmente  p.  464  sgg.). 

(2)  Cf.  Epistolario  di  Cola  di  Rien^^o  a  cura  di  A.  Gabrielli  (in 
Fonti  per  la  storia  d' Italia  pubblicate  dall'  Istituto  Storico  Italiano, 
pp.  53  sg.,  242  sg.). 


I 


424 


Q/i.  oMagnanelli 


i6   dicembre   1423,   il   2"  del   giorno  precedente.  [Originali:  del 

primo  v'è  una  copia  moderna.] 
s)  Estratti  dal  libro  :  Lucio  Mauro,  Le  antichità  della  città  di  Roma, 

Venezia,  1562. 
Q  Elenco  di  libri  dei  secc.  xvi  e  xvii,  riguardanti  la  topografia  e  le 

antichità  di  Roma, 
e.  Sommario  di  alcuni  documenti  relativi  al  potere  politico  dei  papi, 

esistenti  nell'  archivio  Vaticano.  [Estratto   da   un   inventario  del 

sec.  XVI  (?).  Il  più  antico    di    tali    documenti  è  del   1140,  il  più 

recente  del  167 1.] 
D.  Estratti  da  libri  di  bollette  per  la  fabbrica  del  palazzo  e  della  chiesa 

di  S.  Marco  (1467- 147 1).  [Senza  indicazione  di  provenienza.] 

Busta  XV. 

Parecchi  fasci  di  schede  con  studi,  notizie,  estratti  e  indica- 
zioni di  documenti  da  servire  per  la  illustrazione  della  topografia 
romana  medievale  e  moderna.  Le  schede  sono  raccolte  sotto  questi 
titoli  :  Famiglie  romane  e  loro  case.  —  Circo  Flaminio.  —  Case  dei 
Mattei  nel  circo  Flaminio.  —  Pia-{'{a  Campitela.  —  Case  ed  arco  dei 
Foschi  di  Berta  e  pala\xp  Zamheccari  poi  Bottelli.  —  S.  Angelo  in 
Pescheria  e  Gargarano  e  Calcarono.  Pellicciaria.  —  Chiesa  di  S.  Ni- 
cola «  de  Calcarariis  »  (S.  Nicola  ai  Cesarini)  ;  chiesa  di  S.  Va- 
lentino; chiesa  di  S:  Salvatore  «  in  pesolis  »  0  «  in  pensili  »  ;  Pescaria. 

—  Case  nel  rione  S.  Angelo.  —  Contrada  del  Mercato.  —  Via  di 
Torre  degli  Specchi.  —  Case  nelli  rioni  Campitelli  e  Pigna.  —  Torre 
dei  Conti.  —  Botteghe  oscure.  —  Case  in  S.  Marco.  —  Pala:{^o  di 
S.  Marco.  —  Contrada  degli  Arcioni.  —  Torre  delle  Milizie  e  adia- 
cente.—  Documenti  per  la  torre  delle  MiVj^jV  (i 501,  15  aprile; 
dall'  archivio  Caetani).  —  Monte  Cavallo  e  Magnanapoli.  Chiese, 
pala:;X^i,  case,  vigne  e  giardini.  —  Via  Biheratica.  —  Campo  Carleo. 

—  Foro  di  Nerva,  S.  Basilio,  l' Annuniiata,  Arca  di  Noe.  —  Mi- 
li^ia  di  S.  Vito.  —  Clivo  Argentario  ;  «  Ascensa  Leonis  Proti  »  ;  Sa- 
lita di  Marforio.  —  Vigna  di  Tudemario.  —   Varia. 


Busta  XVL 

a)  Dissertazione  latina  teologico-giuridica  del  p.  Cipriano  da  Gorizia 
del  14  IV  1806  a  proposito  del  breve  di  Pio  VII  (agosto  1801) 
che  ingiungeva  ai  vescovi  gallicani  la  rinunzia  alle  proprie  sedi, 
indirizzata  a  Giuseppe  Wiemall,  già  parroco  a  Parigi,  dottore  alla 
Sorbona. 


/  manoscritti  di  Costantino  Coruisieri        425 


b)  Falsari.  [Appunti  e  notizie  sui  falsari  di  documenti,  diplomi  &c.] 
e)  Miscellanea  disordinata.  [Appunti  e  notizie  riguardanti  la  topografia 
di  Roma,  tolti  da  documenti.  —  Capitoli  e  convenzioni  occorse  fra 
la  Santa  Sede,  essendo  pontefice  Giulio  II,  e  la  Repubblica  Veneta, 
dappresso  i  Monitori  pontifici  (isro,  24  febbraio,  estratto  dal  codice 
Vat.  3924).  —  Estratti  dal  cod.  Ottob.  3206  con  documenti  ri- 
guardanti le  relazioni  tra  la  Santa  Sede  e  la  Spagna  al  tempo  del 
papa  Gregorio  XIII  e  del  re  Filippo  II.  —  Estratto  dal  codice  Va- 
ticano 3924  contenente  un'  istruzione  a  monsignore  arcivescovo  di 
Capita  spedito  da  Clemente  VII  ai  principi  cristiani  per  trattare  la 
pace  universale.  —  Documenti  del  1203,  1243,  1288,  appartenenti 
all'archivio  di  Civitanova  nelle  Marche.  —  Estratti  dal  libro  dei 
chirografi  dal  1590  al  1597,  già  esistente  nell'archivio  del  com- 
missario della  R.  C.  A.,  ora  presso  l'.^rchivio  di  Stato  di  Roma.  — 
Franchi<;ie  della  città  di  Orx'ieto.  —  Schede  varie.] 

d)  Notizie  di  documenti  relativi  al  Senato  romano  nei  secoli  x-xiv. 

Copia  di  un  documento  del  27  i  11 98  appartenente  all'ar- 
chivio di  S.  Maria  in  Trastevere  e  riguardante  il  castello  di  Ri- 
gnano. 

Pochi  appunti  su  materie  varie  presi  nella  biblioteca  Bar- 
berini. 

e)  Miscellanea  di  estratti,  i.  De  ponJeribus  et  mensuris    ex    cod.   Vati- 

cano 4Si9- 

II.  De  Xeapolitanae  civitatis  baronibus  et  feudaiariis  a  Carolo  I 
recensitis  ex  cod.   Vatic.  Reg.  jjS. 

III.  Brei'e  del  card,  camerlengo  a  Giovanni  di  Bagnacavallo  (isss) 
relativo  a  certe  antichità  rinvenute  in  Todi  (dall'archivio  Vaticano 
to.  177,  arni.  29). 

IV.  Ordo  romanus  in  festo  Assumptionis  B.  V.  ex  arch.  Cas- 
sinensi. 

V.  Ordo  ad  benedicemium  nubentes  (da  un  cod.  di  Costantino 
Corvisieri,  da  lui  poi  venduto  alla  biblioteca  Vaticana). 

VI.  Documento  riguardante  i  conti  di  Ventimiglia  (dall'  ar- 
chivio di  Tenda). 

VII.  Collezione  manoscritta  di  conclavi  posseduta  dal  card.  Ca- 
millo di  Pietro. 

VIII.  Quaternus  de  Principatibus,  comitatibus  et  aliis  honoribus 
concessis  de  novo  per  Carolum  I  Siciliae  regem  ah  anno  i26(}  in 
antea  post  victoriam  habitam  de  Corradino  &c.  ex  cod.  Vaticano 
Reg.  378. 

IX.  Exultet  Barberiniano.  [Pochi  appunti  sulle  miniature  e  sulla 
lingua  volgare  delle  didascalie  di  queste  miniature.] 


426 


Q/1.  ^agnanelli 


X.  Elenco  di  documenti  relativi  al  card.  Cesare  Baronie  acqui- 
stati dal  Corvisieri  e  rivenduti  a  Giuseppe  Spitòwer. 

f)  I.  Regesto  di  documenti  vari  privati  degli  anni  1536-15 59. 

II.  Altre  notizie  di  documenti  del  sec.  xvi. 

III.  Note  di  pagamenti  della  Camera  Capitolina  dui  sec.  xv. 
\v.  Estratto  dall'archivio  Segreto  Vatic.  arm.  XXIX,  to.  I, 

«Urbani  VI  et  Bonifacii  IX  Diversor.  Camer.  »    1389-1391. 

g)  Storia  di  Proceno  principiata  e  non  terminata,  scritta  di  commissione 

del  coninu  Petri,  [,\bbozzi  di  studi  del  Corvisieri.  Soltanto  i  primi 
capitoli  sono  stesi  per  intero.] 

h)  Estratti  dalla  cronichetta  di  Evangelista  Maddaleno  Capodiferro 
che  si  legge  nel  cod.  Vatic.  j^^i. 

i)  Copia  delle  lettere  diplomatiche  di  Antonio  Taurello  residente  in  Firenze 
dal  ij2^  al  ij^o  al  duca  di  Ferrara  (estr.  dall'archivio  di  Modena). 

1)  Lettera  scritta  dal  p.  Antonio  M*  Bonucci  S.  I.  al  p.  don  .\ntonio 
Caramelli  abate  Camaldolese  in  Arezzo  intorno  ai  disordini  della 
Compagnia  (Roma,  9  ix  17 19). 

m)  Estratti  da  un  discorso  inedito  del  p.  Sozzino  (intorno  alle  riforme 
da  introdursi  nella  Chiesa).  [Dal  cod.  Corsin.  n,   1876.] 

n)  Regesto  di  documenti  relativi  alla  storia  religiosa  ed  ecclesiastica 
dei  secc.  xvi-xvii  estratti  da  varie  biblioteche  romane. 

o)  Scritture  tendenti  a  dimostrare  i  diritti  sovrani  della  Santa  Sede 
sul  ducato  di  Castro  e  sulla  Corsica.  [Valesio  ?   1739?] 

Scritto  di  Fulvio  Flavio,  còrso,  indirizzato  al  papa  (?),  ten- 
dente esso  pure  a  dimostrare  i  diritti  di  sovranità  della  Santa  Sede 
sulla  Corsica.  [Copia  del  sec.  xviii:  manca  l'indicazione  della  pro- 
venienza.] 

p)  Capitoli  della  storia  del  Concilio  di  Trento  dello  Sfori^^a  Pallavicini 
sostituiti  poi  dall'autore  (dalla  biblioteca  Casanatense). 

q)  Lettera  di  Ferdinando  I  imperatore  (23  marzo  1562):  lettera  indi- 
rizzata da  Ratisbona  a  Ferdinando  arciduca  d'Austria  nel  settem- 
bre 1576.  [Manca  l'indicazione  del  mittente  della  seconda,  e  per 
ambedue  quella  della  provenienza.] 

r)  Risposta  alla  scrittura  della  Corte  di  Torino  sopra  il  preteso  Concor- 
dato di  Benedetto  XIII. 

s)  I.  Atto  mediante  il  quale  Francesco  Farnese  I  duca  di  Parma  e  Pia- 
cenza nomina  suo  procuratore  il  conte  Luigi  Suzzani  suo  ministro 
a  Roma,  per  ottenere  dal  papa  Benedetto  XIII  una  proroga  per 
l'obbligo  di  mandare  un  suo  rappresentante  a  far  omaggio  e  a 
prestar  obbedienza  al  papa  (i"  marzo  1725). 

II.  Breve  di  Benedetto  XIII  a  Francesco  Farnese  con  cui  si 
accorda  la  proroga  richiesta  (7  maggio  172)). 


1  manoscritti  di  Costantino  Corpìsieri       427 


III.  Lettere  di  Clemente  XII  agli  elettori,  arcivescovi  e  ve- 
scovi della  Germania,  al  re  di  Francia,  al  cardinal  de  Fleurv  per- 
chè siano  riconosciuti  i  diritti  della  Santa  Sede  sul  ducato  di  Parma 
e  Piacenza  dopo  la  morte  del  duca  Antonio  Farnese  (3  mag- 
gio 1736).  [I  documenti  contenuti  nei  fascicoli  r,  s  sono  tutte 
copie  del  sec.  xviii,  delle  quali  non  è  indicata  l'origine.] 

t)  Breve  competidio  storico  della  famiglia  d' Alberto  d'Orso  divisa  in  Ca^- 
laiiemici,  Savioli  e  da  S.  Alberto.  [Copia  autenticata  da  un  notaio 
bolognese  il  17  xn  1772.] 

u)  Scrittura  in  cui  si  tratta  dei  debiti  dello  Stato  pontificio  al  tempo 
di  Pio  VII  (?)  stesa  dal  computista  generale  della  Camera  apo- 
stolica. 

v)  Lettera  di  Ercole  Giofano  a  Federico  Ranaldo,  segretario  del  car- 
dinal Sirleto  a  Roma.  «In  palazzo  alla  libraria  del  papa»,  28  gen- 
naio 1581.  [Dal  cod.  Vatic.  Reg.  2023.] 

x)  I.  Appunti  sulle  lettere  autografe  di  Rosso  Antonio  Martini,  scritte 
a  monsignor  Giovanni  Bottari  dall'ii  x  1721  al  23  xi  1734  con- 
tenute nel  cod.  Corsin.  C.  1896, 

II.  Poche  notizie  di  atti  pontifici  (1499)  tolte  da  un  diario  o 
cronaca  latina. 

y)  Sei  fascicoli  (segnati  6-9;  1 1- 12)  di  estratti  dagli  Avvisi  del  mondo 
(1569-70),  contenuti  nel  cod.  Urbin.  Lat.  1041.  [Cf.  Buste  VII  d; 
XIII  a.] 

Busta  XVIL 

a)  Documenti  pubblicati  neìV Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia 

patria,  I,  241,  242,  243;  II,  227  sgg.;  Ili,  236  sgg. 

Prefazione  al  compendio  dei  processi  del  S.  Ufficio  di  Roma  da 
Paolo  III  a  Paolo  IV  (cf.  Archivio  della  R.  Socjetà  romana  di 
storia  patria.  III,  261,  449). 

b)  Prefazione  al  viaggio  in    Terrasanta  per  Fr.  Niccolò  da  Poggi- 

BONSI. 

Prefazione  alla  «  Collectio  canonum  »  di  Deusdedit. 
[Il  fascicolo  e)  manca.] 

d)  Regesto  Farfense.  [Copia  del  regesto  dal  prologo  di  Giovanni  Gram- 

matico fino  al  documento  25  (cf.  1'  edizione  fatta  per  cura  di 
U.  Balzani  e  I.  Giorgi,  II,  20-36);  copia  del  documento  1324 
e  delle  notizie  cronistoriche  seguenti,  incompleta  (cf.  ediz.  cit. 
V,  317-324).] 

Estratti  dal  cod.  Vatic.  4872,  miscellaneo. 

e)  Memoriale  di  Lorenzo  de'  Cinque  nobile  romano  (secc.  xvi  e  xvii). 

[9  fascicoli.] 

Archìvio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  28 


428 


<yJ,  zMagnanelli 


Busta  XVIII. 


a)  Elenco  di  manoscritti  esistenti  nella  libreria  della  casa  Mattei  ri- 

guardante legazioni  e  nunziature  diverse. 

b)  Indice   di    documenti    esistenti   nell'archivio    Buoncompagni,  nella 

maggior  parte  relativi  a  legazioni  e  nunziature, 
e)  Documenti  dell'archivio  Brazzà:  i.  (1446,  17  agosto).  Documento 
relativo  alla  contrada  di  Roma  detta  ìe  due  torri.  11.  (1452,  15  lu- 
glio). Altro  documento  come  il  precedente,  ni.  (1478,  i"  marzo). 
Testamento  di  Angelo  del  Bufalo  de'  Cancellieri. 

d)  Diversi  documenti  tratti  dal  cod.  Vatic.  5844  che  è  il  diplomatico 

del  monastero  di  S.  Vincenzo  «  ad  Aquas  Salvias  »  relativi  ad  al- 
cune case  che  il  monastero  possedeva  nel  rione  e  canale  di  Ponte 
e  alcuni  altri  beni  fuori  di  Roma:  il  più  antico  (?)  è  del  1255,  il 
più  recente  del  143 1  (cf.  Busta  VI,  b). 

e)  Quaedam  instrumenta  ex  archivio  S.  Gregorii  Clivi  Scauri.  Ex  Annal. 

Camaldul.  (603-1279). 

f)  Excerpta  ex  tahulario  ven.  orphanothrophii  S.  Mariae  in  Aquiro.  [Ri- 

guardano la  topografia  di  Roma,  artisti  &c.  1437-1592;  cf.  Bu- 
sta IV,  m.] 

g)  Quaderno  di  miscellanea  (varietà,  topografia  romana,  artisti),  con 

estratti  dai  codd.  Vatt.  7950,  7931,  7934,  793),  7937,  7942,  8043, 
9027,  9034,  Vat.  Urbin.  1706.  In  fine  al  quaderno  note  sulle 
carte  del  monastero  dei  Ss.  Cosma  e  Damiano  «  in  Mica  Aurea  » 
(cf.  Buste  XIV,  A  e  XIX,  a);  excerpta  dal  Regesto  Farfense. 
h)  Altro  quaderno  di  miscellanea:  i.  Documento  interessante  per  la 
topografia  romana  (non  ha  data,  né  è  indicata  la  provenienza). 

II.  Due  brevi  scritture  di  Baldassarre  Peruzzi  (1525;  sono 
contratti  di  costruzione). 

III.  Lettera  di  Iacopo  Sadoleto  al  papa  (153S,  io  dicembre; 
copiata  dal  C.  in  Bologna). 

IV.  Trascrizione  della  stampa:  La  Triumphante  Entrata  di 
Carlo  V  I  Imperatore  Augusto  In  ne  l  alma  \  Città  de  Roma  Con 
el  Signifi\cato  delli  Archi  triomphali  \  &  delle  figure  antiche  \  In 
prosa  et  versi  latini,  di  cui  l'autore  è  Zanobio  Ceppino,  edizione 
priva  di  luogo  e  di  anno. 

V.  Estratti  dall'opera  :  Bullarium  RR.  PP.  Rome  apud  Bla- 
dum.  ISS9' 

vi.  Estratti  dalla  miscellanea  del  Fea. 
vii.  Estratti  dall'archivio  di  S.  Maria  «ad  Martyres  »  (1367- 
1680). 


1  manoscritti  di  Costantino  Corvisieri        429 


vili.  Documenti  del  sec.  xvi  riguardanti  varie  materie  (nu- 
mismatica, topografia  e  storia  romana  &c.;  senza  indicazione  di 
provenienza). 

IX.  Lavori  fatti  per  la  Farnesina  per  conto  di  Agostino  Chigi. 
[Senza  indicazione  di  provenienza.] 

X.  Appunti  vari  personali. 

i)  Documenti  tratti  dall'archivio  Caetani  (i  504-1 557;  27  fascicoli). 


Busta  XIX. 

il)  Imientario  delle  pergamene  che  si  conservano  lull'archivio  del  mona- 
stero dei  Ss.  Cosma  e  Damiano  iti  «  Mica  Aurea  »,  secondo  l'ordine 
dei  tempi  correndo  l'anno  del  Signore  1801.  [L'inventario  è  di  Gae- 
tano Marini  e  si  conserva  nel  cod.  Vatic.  9 11 2.  La  numerazione 
delle  pergamene  arriva  fino  a  534,  ma  v' è  una  lacuna  fra  238 
e  291:  la  prima  pergamena  di  quest'elenco  è  del  949,  l'ultima 
del  13 18,  18  settembre;  cf.  Buste  XIV,  a  e  XVIII,  g.] 

b)  Memorie  di  Istrumenti  diversi  antichi  rogati  da  CuRTio  Saccoccia 
not.  Capitol.  che  si  trovano  nelV  archivio  del  Campidoglio  (archivio 
del  Collegio  de'  notai).  [È  un  elenco  di  rogiti  fatto  nel  sec.  xviii: 
va  dal  rogito  n.  5310  al  n.  5567;  bisogna  però  notare  che  dopo 
il  rogito  5429  segue  senza  interruzione  il  n.  5550:  si  tratta  d'un 
errore  del  compilatore  dell'elenco.  Dopo  il  5567  riprende  dal 
n.  5617,  e  arriva  fino  al  n.  5848.  Il  primo  istrumento  è  del  1568, 
8  ottobre:  l'ultimo  del  1582,   19  novembre.] 

e)  Docurrienti  relativi  all'ospedale  dei  Longobardi  tratti  dall'archivio  di 
S.  Luigi  dei  Francesi.  [Copie  di  tre  brevi  di  Sisto  IV  del  1475, 
1478,  1488;  copia  di  un  inventario  delle  case  e -dei  beni  immo- 
bili appartenenti  alla  chiesa  e  ospedale  di  S.  Maria  «  de  Cellis  »  e 
Ss.  Dionigi  e  Luigi  re  di  Francia,  redatto  dal  notaio  Gio.  Gia- 
como Bocca  nel  febbraio  1525.] 

d)  Documenti  tratti  dagli  archivi  di  S.  Apollonia  e  di  S.  Margherita 

in  Trastevere.  I  primi  appartengono  agli  anni  1505 -1670;  i  se- 
condi agli  anni  16 10-1696  (cf.  Busta  IV,  1). 

e)  Tre  documenti  tratti  dai  registri  di  corrispondenza  della  pontificia 

Segreteria   di  Stato   ora   conservati  presso  l'Archivio  di  Stato  di 
Roma,  riguardanti  codici  Vaticani  passati   all'  Università  di  Hei- 
delberg (gennaio-maggio  18 16). 
f  )  Documenti  appartenenti  all'archivio  della  cappella  di  «  Sancta  San- 
ctorum»   (1396-1504;  cf.  Busta  VI,  h). 


430 


qA.  oMaguaiielli 


Busta  XX. 


Dieci  fasci  di  schede  con  appunti,  copie  o  transunti  di  do- 
cumenti relativi  alla  storia  di  Roma  nei  secc.  viii-xvi.  Ogni  fa- 
scio comprende  notizie  e*  documenti  per  uno  dei  secoli  suddetti  : 
v'è  di  più  un  fascicolo  in  cui  sono  raccolte  schede  pei  secoli  sud- 
detti e  per  quelli  anteriori,  e  l'abbozzo  di  uno  studio  sulla  scuola 
anglo-sassonica  e  il  danaro  di  S.  Pietro.  —  Nel  fascicolo  «  secolo  x  » 
v'è  il  principio  di  uno  studio  sui  conti  Tuscolani.  —  Nel  fascicolo 
«  secolo  XIV  »  vi  sono  undici  quinterni  di  documenti  relativi  alle 
vertenze  tra  il  Senato  romano  e  Velletri,  tratti,  forse,  dall'  ar- 
chivio Segreto  dei  Conservatori  di  Velletri.  —  Nel  fascicolo  «  se- 
«  colo  XV»  v'è  una  copia,  cavata  dal  cod.  Angel.  C  .  7  .  3,  del- 
l'elenco degli  Officiales  Alme  Urbis  deputati  per  gli  anni  1447-1455. 


A  PROPOSITO  DELLA  RACCOLTA 

DI 

EPIGRAFI   MEDIEVALI  DI   ROMA 


A  pubblica;^ione  di  un  Corpus  inscriplionum  Itali- 
carum  medii  aevi,  propugnata  da  vari  dotti  e  in 
diversi  congressi  (i),  è  ancora  allo  stato  di  sem- 
plice progetto;  e  mentre  i  ripetuti  voti  provano  il  bisogno 
che  ne  sentono  gli  studi  storici,  la  mancata  effettuazione 
di  un'opera  cosi  vasta  e  così  irta  di  difficoltà  mostra,  a 
parer  mio,  che  l'iniziativa,  limitata  regione  per  regione, 
debba  lasciarsi  più  fruttuosamente  ad  associazioni  storiche 
locali.  Avviandosi  per  questa  strada,  non  sarà  forse  molto 
lontano  il  tempo,  in  cui  col  fiorire  dello  studio  dell'epi- 
grafia medievale,  che  ha  cosi  caratteristica  importanza  e 
troppo  rari  cultori,  si  andrà  maturando  l'edizione  di  questa 
importante  e  desiderata  raccolta. 

A  tutti  gli  storici  è  ben  noto  come  Roma  presenti, 
anche  pel  periodo  medievale,  una  ricchezza  singolare  d'jscri- 
zioni,  che  nella  relativa  scarsità  di  altre  fonti,  sono  un 
materiale  prezioso  per  ricostruire  la  sua  storia  politica  re- 
ligiosa ed  artistica.  Gli  splendidi  studi  del  de  Rossi,  l'im- 

(i)  ViLLARi  in  Rendiconti  della  Classe  di  se.  mor.  star,  e  filol.  del- 
l'Accademia dei  Lincei,  ser.  v,  XI,  347;  Novati  in  Alti  del  Congresso 
storico  internai-  III,  3-9;  Casini  m  Memorie  della  R.  Accad.  di  sciente, 
lett.  ed  arti  in  Modena,  ser.  in,  VI,  3-34  e  in  Archivio  storico  sardo,  I, 
302-80;  Federici  in  Bollett.  della  Società  filol.  romana,  n.VII,  pp.  10-14; 
Beccaria,  in  Arch.  storico  italiano,  ser.  v,  voi.  XLIII,  disp.  i  (estr.). 


432 


G.   Gatti 


portante  saggio  del  Grisar,  e  d' altra  parte  l' infelice  edizione 
del  Forcella  per  l' ultimo  periodo  del  medio  evo,  non  hanno 
fatto  che  crescere  il  desiderio  di  veder  raccolte  criticamente 
tante  epigrafi  sparse  in  libri  e  codici  numerosi,  molte  delle 
quali  (fra  quelle  datate  e  conosciute,  quasi  un  terzo)  si  sono 
salvate  dalla  devastazione  del  tempo  e  degli  uomini,  e  deb- 
bono essere  fedelmente  riprodotte  nella  esatta  e  sincera  loro 
lezione.  Ben  fece  quindi  la  R.  Società  romana  di  storia 
patria  a  deliberare  la  pubblicazione  delle  epigrafi  medievali 
della  provincia  di  Roma;  e  si  deve  esser  grati  allo  zelo 
del  suo  on.  presidente,  che  ha  deliberato  si  ponesse  subito 
mano  all'  opera,  con  la  quale  si  viene  anche  ad  adempiere 
uno  dei  più  vivi  desideri  dell'illustre  de  Rossi. 

Sarebbe  prematuro  fissare  fin  d' ora  i  criteri  particolari 
che  saranno  seguiti  nella  divisata  pubblicazione,  di  cui  la 
nostra  Società  ha  voluto  che  io  assumessi  la  cura  direttiva. 
Basterà  dar  notizia  che  ragioni  storiche  e  paleografiche  ci 
hanno  consigliato  a  limitarla,  per  ora,  dal  vii  a  tutto  il 
XII  secolo  e  a  comprendervi  non  solo  le  iscrizioni  monu- 
mentali, storiche,  votive  e  sepolcrali,  ma  anche  quelle  scol- 
pite sugli  oggetti  d'uso  sacro,  pubblico  o  domestico,  dentro 
i  confini  geografici  attuali  della  provincia  di  Roma. 

Il  prof.  Angelo  Silvagni  ha  volonterosamente  assunto 
l'incarico  di  iniziare  il  poderoso  lavoro,  col  preparare  lo 
spoglio  delle  fonti  stampate  e  manoscritte.  Questo  spoglio 
e  già  abbastanza  inoltrato;  ed  ora  come  saggio  dei  risul- 
tati che  si  ottengono  dall'esame  critico  delle  fonti,  egli 
pubblica  una  dissertazione  su  di  una  discussa  epigrafe  ro- 
mana, il  cui  testo,  variamente  edito  più  volte,  e  malamente 
interpretato,  ha  dato  origine  ad  errori  storici  singolari. 
Questo  sarà  il  primo  di  una  serie  di  studi  preparatori  alla 
pubblicazione  della  raccolta;  per  la  quale  vogliamo  sperare 
che  gli  studiosi  non  ci  saranno  avari  di  tutte  quelle  comu- 
nicazioni, che  possano  giovare  alla  migliore  e  più  sollecita 
riuscita  dell'impresa.  G.  Gatti. 


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PER  LA  DATAZIONE 

di  una  iscrizione  romana  medievale 
di  S,  Saba 


^^>^lv)f;iESSUN' altra  iscrizione  medievale  di  Roma  è  stata 
'-7r)èS  $  P^'^  discussa  da  vari  eruditi  nei  secoli  che  corrono 
^V^O^  dal  Cinquecento  all'  Ottocento  di  quella  dedicata 
al  vescovo  Nepesino  Giovanni,  di  cui  rimangono  in  S.  Saba 
due  consunti  frammenti;  però  il  suo  singolare  modo  di 
datazione  ha  portato  di  errore  in  errore,  benché  esso  sia 
tutt' altro  che  indecifrabile. 

Il  Baronio  (i)  pubblicò  pel  primo  l' iscrizione,  che  al- 
lora esisteva  abbastanza  ben  conservata  :  «  In  Urbe  contigit 
«  mori  lohannem  illuni  Nepesinum  episcopum,  quem  vidi- 
«  mus  superius  (2)  subscripsisse  concilio  Romano  sub  Paulo 
«papa,  cuius  sepulcri  in  eccl.  S.  Sabae  Romae  positi  in- 
«  scriptio  extat  adhuc  »  : 

I         Hoc  humatii  iacent  lohannis  membra  sepulcro 
Qui  Nepe  fuerat  Praesul  in  urbe  quidem 
Ne  nepa  saeva  sibi  noceat,  succurre  Redemptor 

Et  que  contraxit  crimina 

5         Nempe  loco  sancto  voluit  sepelirier  iste 

Quo  per  hos  sanctos  inveniat  requiem 
Extensum  per  0  .  P  .  Q .  E  .  A  conexa 

Christi  annum  monstrant,  quo  transiit  iste  sacerdos 
Obiit  in  pace  II  •  KL  •  NOV 
IO  E        W        0        I 

(i)  Baronius,  Annahs,  a.  770,  XIII,  65. 

(2)  Ibid.  XII,  661.  Cf.  Mansi,  Condì  coìlect.  XII,  649. 


434 


Q/i.  Si Iv agni 


Nel  gruppo  delle  lettere,  al  verso  7,  che  indicano  l' anno 
della  morte  del  vescovo  Giovanni,  il  Baronio  avendo  cre- 
duto di  riconoscere  un  miscuglio  di  note  greche  e  latine, 
si  diffuse  a  trattare  del  valore  di  quelle  latine  secondo  la 
lezione  di  Johannes  Noviomagus  (i)  e  fini  coli' assegnare 
come  data  dell'  iscrizione  il  770,  formato  dall'  addizione  dei 
numeri  corrispondenti  rispettivamente  a  ciascuna  nota:  9,  7, 
300,  250,  4. 

L'  Ughelli  (2)  nella  serie  dei  vescovi  Nepesini,  giunto 
all'  «  Johannes  »  del  743,  aggiunse:  «  Romae  decessit  a.  770 
«  sepultusque  est  apud  S.  Sabam  olim  celeberrimam  abba- 
«  tiam,  ubi  adhuc  eiusdem  tumulus  cum  hac  inscriptione 
«  spectatur  »  ;  e  riprodusse  V  iscrizione  deformando  strana- 
mente la  lezione  del  Baronio  nella  data  del  giorno  e  in 
varie  lettere  greche. 

Dopo  oltre  un  secolo  il  Corsini  (3)  ritornò  sull'epigrafe 
medesima,  senza  però  discuterne  la  datazione,  ma  solo  per 
aggiungere  in  nota  al  testo  del  Baronio  le  correzioni  se- 
condo il  ms.  del  Doni  (4),  e  specialmente  per  dare  una  spiega- 
zione delle  sigle  finali  E  W  0  I ,  che  il  Baronio  avea  comple- 
tamente trascurate  ;  egli  pretese  riconoscervi  una  ripetizione 
della  data  con  sole  note  greche,  cioè  'E(tous)  o  ''E(x£t)  ^01, 
corrispondente  all'anno  771,  che  cercò  conciliare,  molto 
speciosamente  invero,  col  770,  dato  dal  verso  settimo,  av- 
vertendo che  per  i  monaci  greci  di  S.  Saba  fin  dalle  calende 
di  settembre  era  cominciato  l' anno  771.  Ad  ogni  modo  la 

(i)  Sarti  et  Settele,  Appendix  ad  Dionys.  opus  de  Cryptis  Vatic, 
Romae,  1840,  p.76.  Cf.  Du  Gange,  Glossar,  tned.  et  inf.  latinit.  lettera  A  . 

(2)  Ughellius,  Italia  sacra,  I,  1025.  Nel  verso  4"  dell'iscrizione 
dà  crim  ...  ;  nel  6"  inveniet;  nel  7"  O  .  P .  Q..  E  ,  A  ;  nel  9"  «  .xii.  kal, 
«Novemb.  »;  nel  io''  E  .  M  .  O  .  L  .  Riprodusse  a  parola  il  suo  testo 

G.  Ranghiasci,  Memorie  0  siano  relazioni  storiche  sull'origine di 

Nepi,  Todi,  1845,  p.  122. 

(3)  GoRSiNius,  Notae  Graecorum,  Florentiae,  1749,  dissert.  III, 
pp.  LIV-V. 

(4)  È  il  cod.  Vat.  Barber.  lat.  2756  (già  XXXIV,  73). 


Ter  la  datazione  di  una  t'scrii.  di  S.  Saba     435 

interpretazione  parve  ottima  anche  all'  Oderici  (i),  che  ri- 
produsse ugualmente  l' iscrizione. 

Ma  ormai  l' epigrafe  marmorea  del  vescovo  Giovanni 
era  quasi  completamente  perita,  come  anche  il  Corsini  lascia 
capire  ;  e  lo  scarso  frammento,  che  ancora  esisteva  a  S.  Saba, 
pubblicò  il  Galletti  (2)  in  modo  abbastanza  inesatto,  e  non 
meno  trascuratamente  riprodusse  il  Marini  (3)  nelle  sue 
schede. 

Con  maggiore  esattezza  ne  dettero  il  facsimile  Sarti  e 
Settele  (4),  i  quali,  imbattutisi  in  questa  iscrizione  nello  sfo- 
gliare il  cod.  Vat.  6040  e  la  silloge  ms.  del  Marini  (5),  la 
ripresero  di  nuovo  in  esame.  Al  loro  acume  non  sfuggi 
come  lo  stile  dell'epigrafe  non  poteva  adattarsi  al  sec.  vili, 
e  avrebbero  potuto  aggiungere  che  ad  escludere  il  770, 
oltre  il  confronto  paleografico,  bastava  il  fatto  che  già  nel  769 
esisteva  un  altro  vescovo  Nepesino  (6),  Pottho,  il  quale  ap- 
parisce tra  i  firmatari  di  un  atto  di  concilio.  Ma  essi  scopri- 
rono l'errore  nel  falso  valore  che  il  Baronio  avea  attribuito 
alle  «  notae  »  lat.  P  e  Q,  che  corressero  in  base  alle  regole 
di  Uguccione  (7),  e  sommando  a  loro  volta  questo  miscuglio 
di  note  latine  e  greche,  vennero  a  fissare  l'anno  1063.  Spo- 

(i)  Odericus,  Dissertatiotus  et  observationes  in  inedita s  inscriptio- 
nes,  Romae,  1765,  p.  294. 

(2)  Galletti,  Inscript.  Romanae  infimi  aevi  Romae  extantes,  Ro- 
mae, 1760,  p.  I,  ci.  v,  n.  3,  p.  417. 

(3)  Cod.  Vat.  lat.  9072,  e.  401. 

(4)  Sarti  et  Settele,  op.  cit.  tav.  xxxv,  n.  4;  p.  74  sgg. 

(5)  Cod.  Vat.  lat.  9072,  e.  381,  n.   5. 

(6)  Mansi,  op.  cit.  XII,  715.  Cf.  Gams,  Ser.  episc.  p.  708.  Non 
è  fatta  menzione  di  questo  vescovo  né  in  Baronio,  né  in  Ughelli,  come 
osservò  G.  Tomassetti  in  Archivio  R.  Società  romana  di  storia  patria, 
V,  a.  1882,  p.  598. 

(7)  Du  Gange,  op.  cit.,  vedi  lettere  P  e  Q..  Il  Du  Gange  riporta 
alla  lettera  P  i  quattro  ultimi  versi  della  nostra  epigrafe  colla  data 
del  Baronio,  benché  riporti  i  versi  di  Uguccione,  in  cui  a  P  e  Q.  si 
dà  il  medesimo  valore  di  G ,  cioè  400,  e  non  rispettivamente  di  7 
e  500. 


436 


q4.  Silvagni 


stata  così  la  data,  cadeva  naturalmente  anche  l' interpretazione 
del  Corsini  rispetto  alle  sigle  finali;  ma  i  due  dotti,  conser- 
vando il  principio  che  esse  dovessero  ripetere  la  data,  però 
secondo  l' èra  greca,  con  il  semplice  cambiamento  di  W  in  O 
(veramente  a  ciò  non  li  autorizzava  il  Doni  da  essi  citato) 
e  col  sottintendere  uno  oxryfAa  dinanzi  ad  esso,  giunsero 
ad  avere  l'anno  6571,  ''E(tou5)  (q)  OOI,  in  cui  trovarono 
la  piena  conferma  dell'esatta  datazione,  giacché  esso  cor- 
risponde al  1063  dell'era  volgare.  Credettero  quindi  di  poter 
aggiungere  un  nuovo  vescovo  Nepesino  ai  pochi  che  si 
conoscono  del  sec.  xi,  e  di  poterlo  identificare  con  un  con- 
temporaneo (i)  abate  di  S.  Saba. 

Tutta  questa  discussione  sfiiggì  al  Duemmler  (2),  che 
pubblicò  l'epigrafe  nel  testo  del  Baronie  con  semplici  mo- 
dificazioni ortografiche;  mentre  il  Tomassetti  (3),  oppu- 
gnando la  data  del  Baronio  col  nuovo  argomento  accennato, 
confermava  quella  di  Sarti  e  Settele. 

Per  ultimo  il  rev.  D.  Bacci  (4),  illustrando  le  epigrafi 
sepolcrali  del  primo  medio  evo  venute  in  luce  nei  recenti 
lavori  di  restauro  a  S.  Saba,  si  occupò  di  volo  della  iscri- 
zione di  «  Johannes  Nepesinus  »  nel  dar  notizia  di  un  secondo 
frammento  da  lui  ritrovato,  nella  cui  lettura  fu  tratto  in 
qualche  inesattezza  a  causa  del  suo  stato  anche  più  deplo- 
revole dell'altro  preesistente.  Do  qui  la  lezione  esatta  dei 
due  frammenti  (5)  : 


(i)  Odericus,  op,  cit.  p.  284. 

(2)  Duemmler,  Poetae  nevi  Carolini,  I,  99  e  109.  A  p.  631  egli  dette 
il  frammento  nella  lettura  esattissima  di  L.  Traube,  il  quale  alla  lacuna 
del  40  verso  supplì  «  deme  deus  » . 

(3)  Tomassetti,  op.  cit.  p.  596. 

(4)  In  Nuovo  Bollettino  di  archeol.  cristiana,  a.  1907,  fase.  4,  p.  322; 
ci.  ibid.  fase.  1-3,  p.   17. 

(5)  Le  dimensioni  dei  due  frammenti  sono  le  seguenti:  del  fram- 
mento a)  cm.  45  f  X  35  i;  di  b)  una  misura  media  di  em.  43  X  34- 


'Per  la  datazione  di  una  iscri\.  di  S.  Saba    437 


b} 


FELERIER  I^TO 
R   E 


Ma  come  era  errata  la  datazione  del  Baronio,  cosi  non 
lo  è  molto  meno  quella  di  Sarti  e  Settele.  Il  loro  errore 
fu  di  fermarsi  al  testo  del  cod.  Vat.  6040,  che  del  resto 
riconobbero  corrispondere  pienamente  al  Baronio,  senza  ri- 
cercare se  esso  riproduceva  la  vera  lezione  dell'epigrafe; 
eppure  dovevano  metterli  in  sospetto  il  Doni  e  più  il  Marini, 
che  richiamarono  in  nota.  Sono  infatti  diversi,  e  sufficienti 
per  ristabilire  la  lezione  esatta  dell'  iscrizione  i  codici,  in 
cui  ho  potuto  ritrovarla. 

Rimane  nel  codice  Bruxellense  del  de  Winghe,  cod. 
Brux.  17872,  e.  16  B,  di  cui  è  una  semplice  copia  il  cod.  del 
Menestrier,  Vat.  lat.  10545,  ^'  ^9^  (lezione  A);  da  una 
copia  non  molto  esatta  di  esso  deriva  il  testo  del  Cittadini, 
Vat.  lat.  5253,  e.  191  (trascritto  trascuratamente  dal  Marini, 
in  codd.  Vat.  lat.  9072,  e.  381,  n.  5  e  9108,  ce.  44-45)  (i) 
e  da  questo  a  sua  volta  dipende  il  Doni,  cod.  Vat.  Barber. 
lat.  2756,  e.  42  (lez.  A').  Al  Baronio  fanno  capo,  oltre  i 


(i)  Questo  non  è  che  una  brutta  copia  del  precedente,  e  vi  sono 
segnate  le  correzioni  al  testo  del  cod.  5253  in  base  a  quello  del  Ba- 
ronio e  del  Doni. 


438 


C^.  Si Iv agni 


testi  editi,  la  copia  del  Metello,  cod.  Vat.  6040,  ce.  89-898(1), 
quella  del  Vat.  Barber.  lat.  2756,  e.  402  e  del  Cancellieri, 
cod.  Vat.  9167,  e.  318,  e  leggere  differenze  presenta  la  Col- 
kctanea  del  Bosio,  cod.  Valliceli.  G.  28,  e.  6^^  (lez.  B).  Il 
ms.  dell'  Ugonio,  Theatrum  urbis  Roinae,  cod.  Ferrarien- 
sis  161  .  P  .  1 .  8,  e.  1349,  dà  un  testo  particolare,  che,  come 
apparirà  in  appresso,  doveva  forse  dipendere  da  quello  che 
il  Panvinio  trascrisse  (2),  ma  che  non  è  conservato  (lez.  C). 
Fra  questi  gruppi,  che  non  molto  differiscono  pel  testo  ad 
eccezione  di  C ,  A  dà  più  l' idea  di  una  diretta  trascrizione 
sulla  epigrafe  a  causa  della  riproduzione  più  esatta  dei  nessi, 
delle  abbreviature  e  delle  righe,  in  cui  era  ripartita. 

Analizzando  verso  per  verso,  si  può  osservare  che  nel 
primo  la  croce  iniziale  è  messa  da  tutti  i  codd.  eccetto  il  Ba- 
ronio,  il  nesso  ìsT  di  iacent  è  dato  da  A  e  A'  (eccetto  il  Vat. 
Barb.  2756),  l'abbreviazione  lOHIS  solo  da  A;  V b  di  se- 
pnìchro  è  omessa  solo  in  B  . 

Del  secondo  verso  si  hanno  due  lezioni: 

Qiiod  Nepe  fecerat  praesul  in  urbe  quidem 

e  l'altra  : 

Qui  Nepe  fuerat  praesul  in  urbe  quidem 

La  naturalezza  del  senso  e  la  metrica,  che  è  generalmente 
ben  osservata,  consigliano  la  seconda,  benché  la  prima  abbia 
r  appoggio  dei  codd.  più  autorevoli  A  e  A',  la  cui  errata 
trascrizione  si  può  spiegare  collo  stato  logoro  della  lapide 
per  la  parola  fuerat  e  colla  conseguente  interpretazione  di  Q 
per  quod  (^^y,  A  dà  l'abbreviatura  PSVL.   La    parola   arte 

(i)  Vi  è  riprodotta  con  le  medesime  parole  la  discussione  del 
Baronio  sulle  wnotae»,  e  a  lui  rimanda  esplicitamente,  così  pure  il 
cod.  Barber.  seguente. 

(2)  Cod.  Vat.  6781,  e.   388  B. 

(3)  Benché  non  dato  da  A  il  compendio  QVl  si  può  ammettere 
dietro  quello  in  QVIDEM  che  esso  riproduce  :  che  A  non  arrivi  fino  allo 
scrupolo  dell'esattezza  lo  mostra  la  mancata  riproduzione  di  REQVIEM 
al  verso  6  ;  cf.  frammento  b). 


T'er  la  datazione  di  una  iscri^.  di  S.  Saba     439 

invece  di  urbe,  data  dai  codd.  del  Marini  9072  e  9108,  non 
ha  valore  alcuno  perchè  non  si  trova  nel  loro  originale, 
cod.  Vat.  5253;  sopra  il  neinpe,  dall' Ugonio  aggiunto  fra 
parentesi  dopo  nepe,  tornerò  fra  poco. 

Nel  terzo  verso  tutti  i  codici  concordano,  il  solo  A  dà 
i  nessi  !^G  di  nepa,  JE  di  saeva  e  REDEPTOR;  Bosio  ha 
una  lacuna  nel  posto  di  nepa,  colla  glossa  interlineare  niorSy 
e  i  due  codd.  del  Marini  malamente  nepe. 

Il  quarto  verso  è  così  riprodotto  in  B  (i): 

Et  que  contraxit  crimina 

in  A'(2):  ET  QVE  CONTRAXI  CRIMINA  TP...  E  PIVS 
in  A:        -E  QVE  CONTRAX  •  CRIMINA  TIP  :  E  :  PIVS 

in  cui  i  nessi  e  l'abbreviatura  sono  confermati  dalla  strana 
lezione  dell'  Ugonio  : 

Teque  contro  X  crimina  EP .  SP  .  PI . 

Nessun  codice  segna  nò  in  questo,  ne  in  altri  versi,  il  punto 
finale,  che  il  frammento  b)  mostra  dovea  essere  alla  fine  di 
ognuno. 

Il  quinto  verso  è  dato  in  A: 

AN'E  LOCO  SCO  VOLVIT  SEPELIRIER  ISTO 

i  codd.  A'   cambiano   in  iste  l'ultima  parola,  contraddetti 
del  frammento  b);  B  aìV  ante  sostituisce  netnpe  e  C  quippe. 
Nel  verso  seguente: 

Quo  per  hos  sanctos  inveniat  requiem 

il  solo  A'  dà  la  sigla  i^ ,  il  solo  A  SCOS  e  nessuno  riproduce 
esattamente  il  REQVIEM  del  frammento  b). 

(lì  Bosio  dà  la  glossa  interlineare  «Christe  lava». 
(2)  Nel  cod.  Vat.  5253  e  per  conseguenza  nei  due  codd.  del  Ma- 
rini questo  verso  è  così  trascritto: 

Et  que  contraxi  crimina  TER .  .  .  e  pitis .  . .  terge 

dove  è  introdotta  a  far  parte  del  verso  la  glossa  marginale  «  terge  » 
di  TER ...  e,  la  quale  del  resto  si  trova  anche  in  A . 


440 


Q/i.  Sii  va  giti 


Il  settimo  verso,  che  è  il  più  interessante,  fu  cosi  tra- 
scritto dal  Baronio  : 

Exteiisum  per  f) .  P  .  Q  .  E  .  A  connexa 

il  Bosio  e  rUgonio  differiscono  solo  per  la  sigla  di  mezzo 
e  cioè:  6P  QE  A  senza  alcuna  interpunzicfne  ;  A  e  A'  (i) 
concordemente  : 

EXTENSVM  PER  OPq.TA  CONEXA 

Questa  perciò  rimane  la  vera  ed  esatta  lezione;  giacché 
V Extra  sum  dei  codd.  Vat.  9072  e  9108  è  un  altro  errore 
di  lettura  fatto  dal  Marini. 

Che  l'ultimo  esametro,  dato  dal  Baronio  in  un  sol  rigo, 
dovesse  essere  repartito  in  due  lo  mostra  la  semplice  os- 
servazione del  frammento  b),  che  tra  il  requiem  e  il  sacerdos 
presenta  non  una,  ma  due  linee  abrase,  e  indica  pure  che 
i»  due  membri  dovevano  per  simmetria  terminare  ugual- 
mente in  colonna  cogli  altri  versi  interi.  Infatti  A  riproduce 
anche  le  spazieggiature  e  cioè  : 

XPÌ        ANNVM      MON       STRAlT 
QVO     TRANSIIT    ISTE    SACERDOS 

Xpiantim  è  la  lezione  erronea  comune  a  tutti  i  codici  A', 
come  pure  è  comune  una   lacuna   nel    secondo    membro  : 

Quot iste  sacerdos  ohiit  in  pace- II -kl.  nov.;  eppure, 

dopo  tutto,  il  frammento  a)  mostra  che  le  lettere  di  mezzo, 
per  quanto  consunte,  non  erano  addirittura  illeggibili  ;  ed  è 
questa  la  miglior  prova  che  tali  codici  derivano  da  una 
copia  o  trascurata  o  difficile  dell'iscrizione. 

Le  sigle  dell'  ultimo  rigo  rese  dal  Baronio  per  E  ^  0  I , 
e  da  Sarti  e  Settele  per  EOOI,  non  hanno  l'appoggio  di 


(i)  A  e  il  cod.  Vat.  5253,  seguito  dal  Marini,  presentano  la  nota 
marginale     0     900 


80 
A 


'Per  la  datazione  di  una  iscrij.  di  S.  Saba    441 

alcun  codice;  infatti  tutti  (i)  danno  E  X  0  I ,  però  la  se- 
conda sigla  non  presenta  la  lineetta  trasversale  superiore 
neirUgonio  e  nel  Bosio,  il  quale  poi  non  segna  l'ultima  I . 
Dietro  il  confronto  tra  i  vari  codici  si  può  quindi  con 
tutta  sicurezza  ricostruire  1'  iscrizione  in  questo  modo  (2)  : 

I.  ^  HOC  HVMATA  lACElT  lOHIS  MEMBRA  SEPVLCHRO  - 
Q.NEPE  FVERAT  TSVL  IN  VRBE  Q.DEM- 
NE  tEPA  S^VA  SIBI  NOCEAT  SVCCVRRE  REDEPTOR  < 
T  QVE   CONTRaIc      CRIMINA    'ERGE    PIVS  - 

5.  AN'E  LOCO  SCO  VOLVIT  SEPELIRIER  ISTO  - 
QVO  ^  HOS  SCOS  INVENIAT  RE  Q  EM  . 
EXTENSVM  PER  OPq  <  T  ACONEXA- 
XTl  ANNVM  MON  STRA^T- 

QVO     TRAN     SI     IT    ISTE    SACERDOS- 

IO.      OBI   IT    IN    PA     CE         II  kT  N^V  < 

e  ..  x  ^  o  ->  i  < 


Così  ristabilito  esattamente  il  testo  dell'epigrafe,  la  da- 
tazione riesce  facile  e  sicura:  sparisce  il  miscuglio  di  note 
greche  e  latine,  che  non  ha  alcun  esempio  certo  (3),  e  ri- 
mangono  solo    le  sigle  greche  6  P  Q  et  A  ,  che  lette  di 


(i)  A  separa  ciascuna  sigla  con  un  punto  e  riproduce  esattamente 
la  prima  sigla  nella  forma  greca  ^  . 

(2)  Dai  frammenti  rimasti  si  possono  calcolare  le  misure  dell'  epi- 
grafe con  una  buona  approssimazione:  le  lettere  presentano  un'altezza 
costante  di  cm.  3,  e  gli  spazi  interlineari  di  cm.  2|,  quindi  l'epigrafe 
aveva  la  forma  allungata  di  circa  cm.  95  per  cm.  70  di  altezza. 

(3)  L'esempio  dato  dal  Corsini,  op.  cit.  p.  lv,  è  sicuramente 
un'  iscrizione  del  iv  o  v  sec.  in  opposizione  al  652,  che  le  attribuisce. 


442 


Q/ì.  Silvagni 


seguito,  con  due  trascurabili  errori  di  prosodia  (i),  ci  danno 
il  regolare  esametro 

Extensum  per  theta,  rho,  coppa  et  delta  conexa 

che  chiude  i  tre  distici  anteriori  e  fa  coppia  coli' esametro 
seguente,  e  a  questo  non  avean  posto  mente  né  il  Baronio 
né  Sarti  e  Settele;  eppoi  queste  sigle  medesime  connexa 
per  extensum  e  non  addizionate  disordinata- 
mente portano  al  nove  cento  novanta  e  quattro,  che  è 
l'anno  (2)  definitivo  della  morte  del  vescovo  Giovanni. 

Rimane  da  considerare  l' interpretazione  data  dal  Sarti 
e  Settele  alle  sigle  finali  G-X  -O-I,  che  casualmente  con- 
fermava la  loro  datazione;  ma  anch'essa  cade,  se  si  osserva 
che  al  pari  di  quella  del  Corsini  poggia  sopra  un'  arbitraria 
deformazione  del  X  e  richiede  si  sottintenda  l' episimon  q 
senza  poi  addurre  alcuna  prova  sicura.  Ora  di  questo  segno 
io  non  sono  riuscito  a  trovare  un  corrispondente  ne'  vari 
trattati  e  raccolte  di  paleografia  ed  epigrafia  greca  e  ne  lascio 
la  decifrazione  ad  altri  più  valenti.  Però  io  credo  che  la 
chiara  datazione  dell'  interno  dell'  epigrafe  ne  rendesse  inu- 
tile la  ripetizione  in  fine,  e  che  esse  siano  vere  e  proprie 
sigle  (3),  e  senza   abbandonarmi  a  congetture  incerte  non 


(i)  Cioè  l'abbreviazione  di  rhb  e  di  conexa:  del  resto  la  prosodia 
non  lascia  molto  a  desiderare,  altre  alterazioni  sono  soltanto  al  v.  i 
hùmata;  al  v.  2  nSpe  e  al  v.  6  pSr. 

(2)  Il  q  è  indubbiamente  un  coppa,  benché  presenti  tal  forma 
raramente  anche  la  nota  e  e  più  spesso  lo  <3-iiy\i.0L,  ma  col  prolun- 
gamento dell'orizzontale  superiore  (Wattenbach,  Anleit.  :(.  griech. 
Paleogr.  s.  92;  Reinach,  Epigraphie  grecque,  p.  223;  Gardthausen, 
Gricci}.  Paìeographie,  s.  220).  Ad  ogni  modo  lo  esclude  la  composizione 
del  numero,  che,  come  per  le  centinaia,  avrebbe  richiesto  dopo  e  o  e 
la  sigla  i,  contro  la  lettura  naturale,  che  permette  nove  cento,  ma 
non  cinque  o  sei  dieci. 

(3)  Esempi  di  epigrafi  con  simili  sigle  finali  si  hanno  nelle  iscriz. 
di  Sergio  (a,  981)  e  di  Crescenzo  (a.  984)  in  S.  Alessio;  vedi  Neri 
Nius,  De  coenobio  S.  Alexii,  pp.  68,  84. 


Ter  la  datazione  di  una  iscn'-;.  di  S.  Saba     443 

posso  tacere  una  che  mi  seduce.  Se  nel  detto  segno  si  fosse 
sicuri  che  per  un  leggero  errore  del  mal  pratico  lapicida 
fosse  invertita  alquanto  la  posizione  di  un  i€,  allora  si  avrebbe 
un  corrispondente  quasi  uguale  nel  nesso  K:  dato  dal  Cor- 
sini (i)  per  xé,  xai,  e  dal  Gardthausen  (2)  come  prima  sil- 
laba di  xé(vxpov)  ;  alle  sigle  G  •  i^  •  0  •  I  si  potrebbe  allora 
adattare  la  frase  di  un'altra  epigrafe  (3):  'E(v9-à5e)  K(lvxe) 
'O(aiéa)  'I((i)àvvoi)),  che  ripigliando  il  concetto  del  primo 
verso,  compirebbe  con  una  simmetria  di  pensiero  la  rigida 
simmetria  esterna  dell'epigrafe. 

È  d'un  certo  interesse  la  notizia  che  ci  dà  l'Ugonio  (4) 
riguardo  al  luogo  preciso  dentro  S.  Saba,  in  cui  si  trovava 
r  iscrizione  :  «  Ad  laevam  partem  ante  fere  altare  (SS.  Pie- 
ce tatis  a  cornu  epistolae)  est  vctus  inscriptio,  quam  dicunt 
«  esse  lohannis  Vili,  qui  cum  esset  sepultus  in  ecclesia 
«  S.  (Mariae)  de  Pallara  iuxta  arcum  Titi  in  Palatino,  fuit 
«  huc,  ea  ecclesia  diruta  et  prophanata,  transportatus.  Epi- 
«  gramma  autem  an  de  ilio  loquatur,  nondum  affirmo»; 
e  il  Panvinio  a  e.  388  b  del  cod.Vat.  6781  aggiunge:  «  Io.  pp. 

«  Hoc  humata  iacent In  pavim.  tabula  marmorea  », 

la  qual  notizia  è  spiegata  dall'altra  a  e.  107  :  «In  S.  Saba 
«  conditus  lohannes  XIV*  » . 

La  interpretazione  del  nepe  del  secondo  rigo,  che  1'  U- 
gonio  nota  debba  intendersi  nctnpe,  spiega  l'errore  in  cui 
caddero  tanto  lui,  quanto  il  Panvinio,  attribuendo  l' iscrizione 
ad  un  papa  :  infatti  così  spiegato  il  nepe,  ne  conseguiva  che 
ì\ praesul  in  urbe  fosse  un  pontefice;  e  se  non  so  dar  la  ra- 

(1)  CORSINIUS,  op.  cit.  p.   56. 

(2)  Gardthausen,  op.  cit.  p.  255. 

(3)  Corpus  inscript,  graecarum,  IV,  n.  9270,  p.  466. 

(4)  Cod.  Kerrar.  già  citato.  Ancora  nel  pavimento  fu  trovata  dal 
Traube.  Cf.  Duemmler,  op.  cit.  p.  651:  «  lapidem  ab  Augusto  Mau 
«  frustra  quaesitum  reperit  nuper  L.  Traube  mutilum  in  pavimento 
«  ecclesiae  ante  altare  positum  » .  La  notizia  dell'  Ugonio  col  relativo 
testo  dell'  epigrafe  debbo  alla  cortesia  del  prof.  Pesarini  ;  colgo  pure 
l'opportunità    di  ringraziare  il  prof  Gatti  delle  sue  osservazioni. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  29 


444  C^-  Silva gni 

gione,  per  cui  il  Panvinio  l'attribuisse  a  Giovanni  XIV  (i), 
essa  è  ovvia  però  pel  caso  di  Giovanni  Vili,  dietro  la 
citata  notizia,  che  l'Ugonio  dà  sul  sepolcro  e  sulla  poste- 
riore traslazione  in  S.  Saba  di  tale  pontefice,  e  che  egli  at- 
tinse dal  Fulvio  e  dalle  aggiunte  del  Ferrucci  (2). 

Ma  ristabilita  la  data  sicura  della  epigrafe,  non  meno 
sicura  si  presenta  fortunatamente  la  identificazione  del 
nostro  vescovo  Giovanni. 

Infatti  nella  serie  dei  vescovi  Nepesini  del  secolo  x 
rUghelli  (3)  ricorda  un  «lohannes»,  che  nel  963  fu  pre- 
sente al  conciliabolo  contro  Giovanni  XII,  e  un  altro  «  lohan- 
«  nes  episcopus  s.  Nepesinae  ecclesiae  et  bibliothecarius 
«  s.  apost.  Sedis  »,  che  apparisce  come  sottoscrittore  di  ben 
nove  atti  dal  25  gennaio  986  al  3  febbraio  993  (4).  Questi 
è  senza  dubbio  lo  «  lohannes  »  a  cui  fu  dedicata  in  S.  Saba 
la  contrastata  iscrizione,  che  per  i  caratteri  stilistici  e  pa- 
leografici conviene  benissimo  a  quel  tempo;  nò  fa  difficoltà 
quel  che  ad  esso  aggiunge  1'  Ughelli:  «  Hunc  illum  arbitror, 
«  qui  Romae  in  eccl.  S.  Sabinae  tumulatur,  ubi  in  marmorea 
«  tabula  demortui  episcopi  cum  hac  inscriptione  spectatur 
«  effigies 

Episcopus  Johannes,  quem  rogo  Claude  sinus 
Habraae  iacet  hic  Nepesinus». 

(i)  Facilmente  l'attribuzione  dell'epigrafe  a  Giovanni  XIV  non 
fu  ristretta  al  Panvinio;  perchè  essa  sola  dà  ragione  della  segna- 
tura 984  data  in  nota  da  A  e  dal  cod.  Vat.  5253,  in  tale  anno  ap- 
punto morì  Giovanni  XIV.    . 

(2)  FuLvius,  Antiquitates  Urbis,  Romae,  1 5  27,  p.  cviii  B  ;  G.  Fer- 
rucci, Antichità  di  Roma  di  A.  Fulvio...  con  le  aggiuntioni  di  G.  F., 
Venetiae,  1588,  p.  109.  Curioso  il  fatto  che  sotto  il  nome  di  Gio- 
vanni Vili  si  intendesse  la  famosa  papessa  Giovanna.  Cf.  Brutius, 
Arch,  Vatic,  arm.  VII,  t.  XVI,  e.  122  sgg. 

(3)  Ughellius,  op.  cit.  I,  1028. 

(4)  Jaffé,  Re  gesta  pontificum,  I,  nn.  3826,  3827,  3828,  3832,  3834, 
3836,  3837,  3843,  3848.  I  due  vescovi  Giovanni  sono  facilmente  la 
medesima  persona,  come  accenna  il  Moroni,  Di^ion.  eccl.  LXXI,  114. 


T^er  la  datazione  di  una  iscn\.  di  S.  Saba    445 

Tale  epigrafe  riportata  anche  dal  Marini  (cod.  Vat.  9108, 
e.   45)  si    trova  nel   ms.  del  Gualdi  (i),  ed  il  Bruzio  (2) 

meglio  la  riproduce  in  caratteri  semigoticì  : EPS 

lOHES  f  QVEM    ROGO    dande  sintis  Abrae  lacet  ine 
nepesinus. 

La  paleografia,  il  verso  leonino  non  avrebbero  certo 
ingannato  qualunque  altro  che  fosse  stato  meno  trascurato 
dell'  Ughelli  per  il  lato  epigrafico,  ma  il  vedere  l' iscrizione 
incisa  intorno  alla  figura  «  demortui  episcopi  »  dovea  ben 
porlo  in  guardia  dall' attribuire  al  sec.  x  una  «  tomba  ter- 
«  ragna  »  (3). 

A.   SlLVAGNI. 

(i)  Cod.  Vat.  lat.  8254,  e.  459  b,  dove  presenta  la  sola  variazione: 
t  EPS  lOHES  ;  da  questo  nis,  la  riportò  il  Forcella,  Iscri:;^.  delle 
chiese  romane,  VII,  296. 

(2)  Archivio  Vaticano,  armad.  VII,  t.  XVII,  e.  99  B. 

(3)  Con  molta  probabilità  appartiene  al  vescovo  di  Nepi  Gio- 
vanni, che  fu  pure  vicario  di  Roma  e  morì  nel  1322.  Cf.  Ughelli, 
loc.  cit.  ;  Gams,  loc.  cit.  e  Eubel,  BuUariutn  Franciscanum,  V,  616. 


5:?  è; 
*  i  m 

^-  ":  M 


\^ 


v^^'C? 


V 


Orchia  nel  Tatrimonio 


APPUNTI    DI    TOPOGRAFIA   E   DI   STORIA 


L  nome  ha  resistito  più  del  castello.  Con  lieve  de- 
rgu  formazione,  si  chiama  Norchia  anche  oggi  una  larga 
^  tenuta  a  dieci  chilometri  circa  da  Sieda,  in  mezzo 
a  cui  Orchia  sorgeva.  Chi,  movendo  da  Vetralla  per  la  via 
della  Poiana,  arriva  al  calatore  di  Sferra  cavallo  sul  fosso 
Biedano,  vede  su  di  uno  stretto  e  lungo  colle  dai  fianchi 
dirupati  delinearsi  i  ruderi  di  una  chiesa  e  di  un  castello 
merlato.  È  quanto  resta  dell'Orchia  medievale.  Se  egli  voglia 
visitare  quei  miseri  vestigi,  rimontando  il  Biedano  e  il  Pile, 
s' incontrerà  in  un  erto  sentiero  che  lo  condurrà  ad  un 
arco  di  porta  fatiscente  (fig.  i),  donde  per  una  stretta  e 
profonda  trincea,  vera  strada  etrusca,  salirà  sulla  lunga  ed 
angusta  spianata. 

Nulla  a  prima  vista  che  sembri  dover  attrarre  l'atten- 
zione dello  studioso.  Tutto  intorno  silenziosa  solitudine: 
solo  a  rari  tratti  un  mugghio  di  selvaggia  vaccina  o  un 
belato  di  pecora  errante;  uno  strider  di  falco  o  un  mesto 
canto  di  pastore.  Ma  l'animo  consapevole  nel  lieve  alitare 
dell'aria  sente  come  un  susurro  misterioso  di  voci.  Son  le 
anime  dei  mille  defunti  che  dalle  violate  tombe  sospirano  ? 
Tutt'  intorno  difiUti  è  un  immenso  cimitero.  Lungo  i  fossi 
Pile,  Biedano  e  Acqua  Alta,  nelle  rupi  tufacee  che  chiudono 
le  selvaggie  vallee,  gli  Etruschi  tremila  anni  fa  scavarono 


448 


L.  %ossi  -  T.  Egidi 


le  dimore  pei  loro  morti.  Il  piccone  e  lo  scalpello  liscia- 
rono la  roccia,  la  incisero,  la  modellarono,  figurando  qua 
case  a  terrazze  fiancheggiate  da  lunghe  gradinate,  là  porte 
rastremate  verso  l'alto,  disegnate  e  sagomate  su  svariati 
modelli,  dove  semplicissimi,  dove  ornati  di  rilievi  geome- 
trici e  figurati.  Nella  valletta  di  Acqua  Alta  le  case  dei  morti 


Fig.  I.     Morchia.    Porta  medievale. 

talora  prendono  forma  di  templi  maestosi:  i  frontoni  a  tim- 
pano sembrano  usciti  dalla  mente  d'  un  architetto  dorico,  e 
nei  piani  risaltano  ancora  figurazioni  umane  non  senza  forza 
e  verità  (fig.  2)  (i). 

(i)  Parte  di  uno  dei  migliori  tra  questi  frontoni  è  stata  tagliata 
e  trasportata  al  museo  Etrusco  di  Firenze. 


Orchia  nel  'Patrimonio 


449 


Le  case  dei  morti  sono  il  solo  segno  di  vita  di  quei 
lontanissimi  secoli!  Nell'area  della  città,  solo  il  tracciato 
della  via  d'accesso  profondamente  incassata  può  risalire  agli 


Fig.  2.     NoRCHiA.  Tombe  etruschc  nella  valle  di  Acqua  Alta. 

Etruschi  ;  ogni  altra  cosa  di  quei  tempi  è  scomparsa  !  Scom- 
parsa anche  è  ogni  traccia  della  vita  romana,  se  non  forse 
un  solitario  rudero  di  opera  a  sacco  sul  fianco  della  via.  È 
anche  esso  un  resto  di  sepolcro? 


450 


L.  1{ossi  -  T.  Egidi 


Pure  la  cittadina  che  s'adagiò  sullo  stretto  colle,  non  dovè 
mancare  di  una  qualche  importanza.  Molte  strade  vi  face- 
vano capo.  Anche  oggi  è  facile  scorgere  le  tracce  di  una 
che  veniva  dal  Foro  Cassio,  seguita  con  una  certa  fedeltà  dal- 
l'attuale strada  della  Poiana  ;  di  una  seconda,  la  Clodia  dei 
Romani,  che  da  Blera  saliva  ad  Orchia  e  di  là  seguitava  per 
Tuscana  ;  di  una  terza  che,  distaccatasi  dalla  precedente,  con 
lieve  giro  si  volgeva  su  Tarquinia;  di  una  quarta,  che 
uscendo  dall'  abitato  si  dirigeva  a  mezzogiorno  verso  Luni, 
altro  scomparso  oppido  etrusco  (i). 

Ma  né  splendore  d'arte,  ne  frequenza  di  viandanti  la 
salvarono  dall'oblio.  Chi  sa  dire  anche  solo  quale  fosse  al- 
lora il  suo  nome?  chi  quando  nascesse  il  nome  di  Orchia? 
Fu  portato  solo  dal  piccolo  castro  medioevale,  o  lo  impo- 
sero al  luogo  i  Romani,  ovvero  anch'essi  lo  colsero  dalle 
labbra  dei  conquistati  Etruschi? 

Impossibile,  per  quel  che  oggi  conosciamo,  rispondere 
alla  complessa  domanda.  Né  le  iscrizioni  etrusche,  che  pure 
non  scarse  si  conservano  nel  nostro  territorio,  né  le  fonti 
letterarie  od  epigrafiche  latine  fecero  ricordo  di  Orda  o  di 
un  sito  appellato  con  simile  nome  in  questa  regione  della 
Tuscia.  Il  Galletti,  che  primo  ne  discorse,  credette  il  nome 
derivato  da  una  divinità  etrusca  Horchia  (2).  L'Orioli 
congetturò  che  nella  forma  Orde  o  Urcle  risalisse  ai 
Tirreni  (3),  e  fu  in  questo  seguito  dal  Dennis  (4);  ma  il 
dotto  Viterbese  fu  tanto  poco  sicuro  della  sua  opinione, 
che  prima  aveva  creduto  riconoscere  nella  Orchia  me- 
dioevale la  «  Nurtia  »  ricordata  da  Giovenale  (5);    mentre 


(i)  Era  su  una  collinetta  tra  il  fosso  Vesca,  il  torrente  Canino  e 
il  fiume  Mignone  presso  Bieda.  Cf.  Civiltà  CaltoUca,  S.  IV,  t.  5,  570; 
t.  6,  470,  Per  le  strade  qui  indicate  vedi  la  tavola  i. 

(2)  Del  Vestarario  &c.  p.  35  sg. 

(3)  Ann.  Inst.  1833,  p.  22. 

(4)  Dennis,  The  cilies  and  cerne teries  of  Etriiria,  I,  193. 

(5)  Opuscoli  leti,  ili  Bologna,  181 8,  I,  38. 


Orcliia  nel  Matrimonio  451 

altri  col  Canina  sul  colle  di  Nqrchia  poneva  la  irreperibile 
«  Contenebra  »  (i). 

Chi  non  voglia  abbandonarsi  a  fantastiche  ipotesi,  dovrà 
accontentarsi  a  constatare  sui  colli  di  Norchia  le  mute  te- 
stimonianze di  una  cittadina  ricca  e  rigogliosa  di  vita  nel- 
r  ultimo  periodo  della  civiltà  etrusca  e  durante  il  dominio 
romano;  ma  gli  sarà  dato  seguirne,  per  quanto  saltuaria- 
mente e  con  poca  sicurezza,  le  vicende,  sposando  alla  inar- 
ticolata voce  dei  ruderi  quella  animatrice  dei  documenti, 
solo  per  le  posteriori  età,  quando  di  contro  alle  splendide 
tombe  delle  ricche  generazioni  passate  sorsero  le  umili  case 
dei  miseri  epigoni. 

C'incontriamo  nel  nome  «  Orda  »  la  prima  volta  in  un 
documento  del  luglio  775  (2),  nel  quale,  come  è  naturale, 
essa  ci  appare  ancora  in  territorio  longobardo.  Il  ducato 
romano  infatti  non  si  estendeva  di  là  da  Blera,  ed  Orchia, 
COSI  prossima  al  confine,  assai  probabilmente  era  stata  for- 
tificata dai  Longobardi  per  guardarlo.  Carlo  Magno  occupò 
questa  parte  della  Tuscia  nella  sua  prima  spedizione,  ma 
non  ne  fece  subito  dono  alla  Chiesa.  Solo  nel  suo  terzo 
viaggio,  l'anno  787,  i  confini  della  Donazione  si  allargarono 
alla  parte  meridionale  della  Tuscia  longobarda,  includendo 
Toscanella,  Viterbo,  Orvieto,  estendendosi  fino  a  Città  di 
Castello;  in  quel  largo  dono,  confermato  trent'anni  dopo  da 
Ludovico  il  Pio,  fu  compresa  anche  la  nostra  Orchia  (3). 

(i)  Etruria  mai  Ut.  par.  V,  p,  49.  Il  Dennis  accetta  anche  questa 
ipotesi. 

(2)  «  Aimo  voltarius  habitator  castri  Viterbii,  una  cum  filio  meo 
«  Petro  clerico  offerimus  nos  cum  omnibus  rebus  vel  substantiis  no- 
te stris  in  mon.  S.  Dei  gen.  Mariae . . .  ubicumque  habere  et  possidere 
«visi  sumus  tam  hic  in  Viterbio  quamque  in  Tuscana,  Orda  seu 
«Castro  atque  super  alpes  et  aliis  quibuscumque  locis  vel  finibus 
«Langobardorum  »;  Reg.  Farfense,  ed.  Giorgi-Balzani,  II,  85. 

(3)  Di  questa  donazione  manca  il  testo,  ma  è  largamente  rias- 
sunta nella  lettera  di  Adriano  I  segnata  nel  J.-L.  col  n.  2460  ;  ed.  nel 
Cod.  Caroì.  p,  256.  Orda  non  è  indicata  nominativamente,  ma,  detto 


452 


L.  I^ossi  -  T.  Egidi 


Se  da  questi  documenti  abbiamo  notizie  delle  vicende 
politiche  del  castello,  da  altri  più  modesti  ci  è  dato  arguire 
qualche  cosa  delle  sue  condizioni  e  della  estensione  del  suo 
contado.  Nel  territorio  viterbese  e  nell'orclano  s'era  andato 
accumulando  un  non  spregevole  patrimonio  dell'abbazia  di 
Farfa,  e  qualche  proprietà  vi  aveva  acquistato  il  monastero  del 
Salvatore  sul  monte  Amiata.  Dai  documenti  dei  due  cenobi, 
che  a  tali  possessi  si  riferiscono,  ci  è  concesso  trarre  qualche 
dato  per  giungere  a  probabili  induzioni. 

La  citata  carta  del  775  distingue  i  territori  di  Viterbo, 
di  Orchia,  di  Toscanella,  di  Castro.  Sono  appunto  i  territori 
che  sulla  frontiera  longobardo-romana  formavano  le  lon- 
gobarde diocesi  di  Tuscana  e  di  Castro  («  Visentium  »)  di 
fronte  alle  diocesi  romane  di  «  Centum  Celle  »  e  di  Blera(i). 
Orchia  e  Viterbo  appartenevano  alla  diocesi  Tuscanense,  che 
aveva  assorbito  laTarquiniense,  e  il  territorio  orclano  era  ap- 
punto intermedio  tra  quelli  di  Tuscana  e  di  Viterbo;  era 
quello  che  più  perfettamente  fronteggiava  il  territorio  blerano. 

La  linea  che  lo  divideva  da  questo  è,  con  precisione  e 
ricchezza  di  particolari,  indicata  nella  bolla  di  Leone  IV  al 
vescovo  di  Tuscana  Virbono,  quando  traccia  il  confine 
meridionale  della  diocesi  Tuscanense  :  «  A  mari  magno  et 
«  inde  per  fiuvium  Minionem,  sicuti  recte  extenditur  in 
«  crvpta  S.  Pancratii  et  sicuti  rcctc  extenditur  in  pedem 
«  Leuprandii,  qui  est  inter  territorium  Orclanum  et  Bleda- 
«  num,  et  recto  pergit  ad  cavam  Fardengam  et  inde  transit 


di  Soana,  Bagnorea  e  Viterbo,  il  papa  aggiunge:  «  ceterasque  civitates  ». 
Però  nel  diploma  imperiale  doveva  apparire  il  suo  nome,  perchè  nella 
conferma  dell'  817  Ludovico  fece  scrivere:  «in  partibus  Tuscie  Lango- 
«  bardorum  Castellum  Felicitatis,  Urbiveterem,  Balneum  Regis,  Ferenti, 
«  castrum  Viterbium,  Orclas,  Martam,  Tuscanam  »  &c.  ;  Liber  cen- 
siium,  ed.  Fabre-Duchesne,  I,   564;  cf.  Reg.  imp.  2*  ed.  I,  n.  622. 

(i)  L.  Duchesse,  Les  évèchés  d'Italie  et  l'invasion  lombarde.  Atti  del 
III  congr.  stor.  interna^.  Ili,  84  ;  cf.  Mélanges  d'arch.  et  d'hist.  XXXIII, 
89-90. 


Orchia  nel  T^atrimonio  453 

«ad  Buttem  aqueductus,  que  est  in  strata  B.  Petri  apostoli; 
«  et  inde  pergit  in  cacumine  montis  qui  dicitur  Folianu  »(i)- 
Non   è  impossibile    seguire  anche  oggi  sul  terreno  la 
linea  indicata  dal  papa.  Né  è  cosa  inutile  segnando  essa  con 
tutta  probabilità  il  confine   preciso  del  regno   longobardo. 
Il  corso  del  Mignone  dà  un  primo  caposaldo.  Questo  fiumi- 
cello  a  circa  quindici  chilometri  dalla  foce  piega  bruscamente 
verso  sud-ovest,  e  conserva  questa  direzione  fino  al  mare. 
La  parte  rettilinea  è  di  certo  quella  cui  vuole  alludere  il  papa. 
Altro  caposaldo  ci  è  dato  dalla  «  Buttem   aqueductus,  que 
«est  in   strata  B.  Petri».  Anche  oggi,  a  pochi  passi  sulla 
destra  del  tracciato  dell'antica  via  Cassia  (nella  quale  senza 
esitazione  deve  riconoscersi  la  «  via  B.  Petri  »)  si  ammi- 
rano i  ruderi  del    castello   d'acqua,  donde  verosimilmente 
eran  dissetati  il  Foro  Cassio  e  il  pago  su  cui  sorse  Vetralla. 
Tutt'  intorno  la  contrada   mantiene   il  nome   di  «  Botte  » . 
Terzo    punto    incontrastabile  è  il  monte  Fogliano.  Anche 
oggi  l'ultimo  tratto  meridionale  del  Cimino,  al  cui  piede 
si  trova  la  Botte,  si  chiama  a  quel  modo,  ed  anche  oggi 
sono  visibili  le  tracce  di  una  strada  antica  che  divaricando 
dalla  Cassia  alla  Botte,  saliva  pel  fianco  del  monte,  passava 
presso  il  convento  di  S.  Angelo,  giungeva  alla  cima,  dove 
si  ricongiungeva  ad  un'altra  via  che  correva  verso  oriente, 
tenendosi  sempre  sulla  linea  di  displuvio  (2). 

h  inutile  seguire  il  confine  più  in  là  del  Fogliano. 
Nessun  dubbio  che  oltre  quel  punto  non  si  poteva  esten- 
dere il  territorio  Orclano,  di  cui  c'interessiamo. 

Cosi  conosceremmo  i  due  tratti  estremi  della  linea  di 
confine.  Ma  il  tratto  intermedio?  Tra  il  Mignone  e  la 
Botte,  partendo  da  quello,  la  bolla  segnala  la  grotta  di 
S.  Pancrazio,  il  Leuprandio,  la  cava  Fardenga,  tra  di  loro 
uniti  da  linee  rette  :  «  sicuti  recte  extenditur  in  crypta  S.  Pan- 

(i)  Baluze,  £/)/).  Innocentii  III,  II,  80;  Potthast,  n.  3206;  Kehr. 
Italia  poni.  II,  197. 

(2)  È  la  Ciminia,  proveniente  da  Faleria. 


454 


L.  %ossi  -  T.  Egidi 


«  cratii,  et  sicuti  recte  extenditur  in  pedem  Leuprandii . . . 
«  et  recto  pergit  ad  cavam  Fardengam  » .  Cominciamo  da 
quest'ultima. 

Cava  nel  territorio  nostro,  e  fuori  del  nostro,  indicò 
nel  linguaggio  medievale  e  indica  nel  moderno,  una  stretta 
via  chiusa  in  profonda  trincea  (i).  Il  nome  Fardenga, 
se  l'etimologia  imbrocca,  confermerebbe  l'interpretazione, 
poiché  sarebbe  derivata  da  fhart  ed  eng,  strada  stretta.  Ora 
nella  regione  di  cui  fa  parola  il  pontefice,  solo  una  strada 
assai  angusta  è  incassata  profondamente  per  parecchie  decine 
di  metri  nel  suolo,  ed  è  la  cava  del  Tafano  a  due  chilo- 
metri dalla  Botte  (2). 

Qui  cominciano  le  più  gravi  difficoltà.  Dove  sarà  la 
grotta  di  S.  Pancrazio,  che  la  bolla  pone  tra  il  Mignone  e 
il  Leuprandio?  Ruderi  di  una  chiesa  intitolata  a  quel  santo, 
il  Serafini,  scrittore  secentesco,  conosceva  presso  il  fosso  Gri- 
gnano  (3).  Per  questa  ragione  il  Signorelli  pose  là  vicino 
la  grotta  (4);  e  pensò  che  il  confine  in  linea  retta  andasse 
dal  gomito  del  Mignone  al  fosso  Marciano,  e  seguendo 
questo  a  quello  Grignano,  lungo  il  quale,  pure  in  linea  retta, 
toccasse  la  grotta  di  S.  Pancrazio  e  il  Leuprandio,  donde 
andava  al  Tafano  e  alla  Botte. 

Ma  se  il  confine  era  tutto  rettilineo,  perchè  mai  in  un 
così  breve  spazio  la  bolla  avrebbe  designato  quattro  capisaldi: 
Botte,  Tafano,  Leuprandio,  e  grotta  di  S.  Pancrazio,  mentre 


(i)  Si  veda  la  Cava  dentro  Viterbo,  la  cava  di  S.  Antonio  in 
contrada  Signorino  a  poche  centinaia  di  passi  fuori  di  porta  Faul,  la 
Cava  buia,  sotto  Norchia,  le  cave  di  Barbarano. 

(2)  Nella  identificazione  dei  luoghi  fin  qui  indicati  concordiamo 
quindi  pienamente  con  quelli  che  prima  di  noi  tentarono  il  problema, 
e  cioè  col  Campanari,  Tuscania  e  i  suoi  tnontitneiiti,  II,  107,  e  col 
Signorelli,  che  ne  trattò  ultimamente  nelle  pp.  69  sgg.  del  suo  infor- 
matissimo  libro   Viterbo  nella  storia  della  Chiesa,  Viterbo,  Gonfi,  1908. 

(3)  Vetralla  antica  cognominata  il  Foro  di  Cassio,  2'  ed.,  Ve- 
tralla,  1896,  pp.  28,  86.  La  prima  edizione  è  del  1648. 

(4)  Op,  cit.  p.  69,  nota  21. 


Ordita  nel  'Patrimouto  455 

su  una  distanza  quasi  doppia  non  ne  avrebbe  indicato  alcuno? 
E  se  seguiva  il  Marciano  e  il  Grignano,  o  una  via  che  presso 
questi  correva,  come  mai  non  ne  fa  menzione?  Per  noi 
l'errore  iniziale  sta  nel  considerare  il  confine  come  una  linea 
pressapoco  retta,  per  una  ingiusta  interpretazione  delle  frasi  : 
«recto  pergit...  recte  extenditur  ».  Esse  non  si  riferiscono 
già  all'insieme  del  confine,  ma  a  ciascun  segmento:  le  linee 
rette  corrono  tra  caposaldo  e  caposaldo,  ma  questi  sono  ver- 
tici in  cui  esse  linee  s'incontrano.  Quindi  un  po' più  largo 
deve  essere  il  campo  dell'indagine.  E  poiché,  evidentemente, 
la  ubicazione  della  grotta  di  S.  Pancrazio  dovrà  dipendere 
da  quella  del  Leuprandio,  vediamo  se  ci  sia  possibile  sta- 
bilire questa  con  qualche  sicurezza. 

Pensò  il  Campanari  che  in  antico  si  chiamasse  Leu- 
prandio  quel  colle,  chiuso  tra  il  Mignone,  il  Vesca  e  il 
Canino,  proprio  ove  essi  confluiscono,  su  cui  si  scorgono 
abbondanti  rovine  antiche,  che  è  probabile  appartengano  al 
castro  di  Luni.  Il  nuovo  nome  spiegò  dando  Luni  come 
patria  di  Luitprando,  figlio  di  Marino,  autore  di  una  \'ita 
di  sant' Eutichiano  martire  (i).  Luni,  da  quel  suo  illustre 
figlio,  diventò  il  «  castrum  Luitprandii  »  !  A  parte  l' artifi- 
ciosità e  la  fantasticheria  di  questa  spiegazione,  basta  dare 
uno  sguardo  alla  carta  per  intendere  che  se  da  Luni  il 
confine  «  recto  pergit  ad  cavam  Fardengam  »  e  alla  Botte, 
,  esso  taglia  i  piedi  del  colle  di  Bieda.  E  possibile  che  la 
sede  della  diocesi  stesse  a  cinque  minuti  dal  confine?  La 
cosa  è  anche  più  incredibile  se  si  pensi  alla  sorte  della  sede 
episcopale  blerana.  Gli  studi  del  Duchesne  mostrano  che 
essa  con  le  altre  finitime  («  Lorium,  Caere,  Centumcellae, 
«Forum  Clodii,  Sutri,  Nepi»)  non  subì  grande  alterazione 

(i)  Tuscania  t  i  suoi  monumenti.  II,  107.  Assai  più  probabile  che 
cotesta  Luni  sia  la  toscana.  La  Luni  della  Tuscia  romana  esisteva 
nel  iiyo.e  fu  donata  al  comune  di  Viterbo;  nel  1262  è  indicata  come 
confine  tra  Bieda  e  Sangiovenale  (arch.  Coni.  Vit.  perg.  nn,  96155). 
Cf.  SiGNORELLi,  op.  cit.  p.   56,  nota  25. 


456 


L.  1(ossi  -  T.  Egidi 


al  momento  dell"  invasione  longobarda.  Questa  si  arrestò  a 
«  Tarquinii  »  e  a  «  Ferentia  »  (Corneto  e  Perènto):  solo  in 
seguito  Tuscana  e  Blera  furono  occupate,  e  quest'ultima  poco 
dopo  restituita  da  Liutprando  a  papa  Stefano  (i).  È  possibile 
che  fosse  restituita  la  città  sola,  senza  un  lembo  di  territorio 
a  settentrione?  E  si  aggiunga  che  esaminando  i  rapporti  tra 
le  finitime  diocesi  di  Tuscana  e  di  Blera,  si  resta  convinti 
che  la  tendenza  fu,  fin  dall'alto  medio  evo,  di  allargare  la 
diocesi  Tuscanense  a  danno  della  Blera na,  finché  questa 
fu  completamente  assorbita  (2).  Come  concorderebbe  questo 
col  fatto  che  ora  tra  i  due  territori  il  confine  (che  quasi 
certo  rispecchia  quello  delle  due  diocesi  nell'ultimo  periodo) 
passi  tanto  più  a  nord,  presso  Monteromano?(3) 

Il  Signorelli  invece  intese  la  frase  «  usque  in  pedem 
:(  Leuprandii  »  nel  senso:  «fino  ad  una  pietra  ove  era  in- 
«  ciso  il  piede  di  Liutprando  » ,  la  ben  nota  misura  dei  Lon- 
gobardi (4).  Però,  se  è  facile  trovare  esempi  di  misure 
segnate  sulla  pietra  in  siti  pubblici  nell'interno  delle  città, 
crediamo  sarebbe  assai  difficile  indicarne  in  piena  campagna  ; 
come  sarebbe  difficile  trovare  un  altro  caso  (almeno  noi 
non  ne  ricordiamo)  in  cui  la  frase  «  usque  in  pedem ...» 


(i)  Op.  cit,  p.  84.  Signorelli,  op.  cit.  p.  56. 

(2)  Già  era  soggetta  alla  fine  del  secolo  xi  (cf.  Kehr,  Italia 
pont.  II,  196.  205;  Signorelli,  op.  cit.p.  166)0  forse  anche  alla  metà 
del  secolo,  come  potrebbe  far  p)ensare  la  presenza  di  un  «  archipresbiter 
«Bledanus»  in  un  atto  episcopale  del  1068.  Cf.  Egidi,  Per  la  storia 
di  S.  Sisto  in  Boll.  st.  Viterb.  I,  18. 

(3)  Si  nota  che  poco  a  sud  di  questo  e  molto  a  nord  di  Luni  è  la 
grande  selva  ab  immemorabili  detta  «  selva  di  Bieda  »  la  quale  invece 
rimarrebbe  fuori  della  diocesi. 

(4)  Op.  cit.  p.  69,  nota  22.  Per  questa  misura  oltre  il  Chron.  No- 
valic,  la  Cont.  Palili  Diac,  il  Ducange  e  il  Trova  citati  dal  S.,  vedi 
Del  piede-Alipraudo  e  del  piede  della  porta,  lettera  scritta  in  risposta  ad 
un  amico  da  Tubalco  Panichio  pastore  arcade  e  dal  med.  ptibbl.  e  dedic. 
al  conte  Gabr.  Ver\i  nella  Race,  di  opusc.  scienti/,  e  filol.,  Venezia, 
Zane,  1734,  X,  124,  183. 


Orchia  nel  Matrimonio  457 

non  voglia  significare  «  fino  ai  piedi  ».  Quindi  per  noi  nep- 
pure la  idea  del  Signorelli  è  soddisfacente. 

Non  può  presentarsi  una  terza  ipotesi  più  probabile? 
Vediamo.  Più  a  settentrione  di  Monteromano,  però  com- 
preso in  questa  tenuta,  sta  un  largo  territorio  detto  Cazzo- 
librandi,  percorso  da  un  fosso  dello  stesso  nome.  Questo 
fosso  si  congiunge  con  1'  altro  di  Polletrara  e  con  quello  di 
Civitella  prima  di  andar  a  gettarsi  nel  Marta.  In  mezzo  a 
loro  sorge  un  colle  lungo  e  stretto  detto  Civitella,  su  cui 
restano  larghi  avanzi  di  costruzione  medievale  (i).  Questi 
e  quelli  del  vicino  mammellone  detto  il  Torrionaccio,  sono 
tutti  compresi  nel  vocabolo  di  Cazzolibrando.  Né  il  nome 
è  di  recente  formazione.  Nel  1474  Sisto  IV,  cedendo  al- 
l'ospedale di  S.  Spirito  la  grande  tenuta  di  Monteromano, 
specifica  come  di  questa  facesse  parte  la  regione  detta  Ci- 
vitella o  Casaliprando  o  Campoliprando  (2).  Chi  non  avverte 
subito  l'eufemismo  pontificio?  Ma  c'è  di  più.  Nel  1170 
Guittone  di  Offreduccio,  conte  di  Vetralla,  cedette  al  comune 
di  Viterbo,  tra  1'  altro,  «  medietatem  Risentii  et  Marani  et 
«  Plancani  et  Caciliuprandi  »  (3). 

Si  potrebbe  dubitare  che  codesto  castello  non  fosse  nel 
luogo  che  oggi  conserva  il  suo  nome,  e  certo  la  sicurezza 
assoluta  non  si  ha.  Però  si  badi  che  Guitto  è  della  famiglia 
dei  conti  di  Bisenzo,  i  dominii  dei  quali  si  estendevano 
appunto  per  la  valle  del  lago  di  Bolsena  e  intorno  a  Ve- 
tralla; ora   i   luoghi  in  tutto   o  in  parte  da   lui  ceduti  al 

(i)  Civita,  Civitella,  Ci  vitaccia  furono  spesso  adoperati  nella  cam- 
pagna viterbese  per  indicare  luoghi  diruti.  Cf.  Signorelli,  op.  cit.  p.  70, 
nota  5. 

(2)  Saulnier,  De  capite  sacri  ordinis  S.  Spiritus  dissertatio,  Lugduni, 
Barbier,  1649,  pp.  130-1. 

(5)  Arch.  Com.  Viterb,  Margherita  Connin.  Viterbii,  I,  57  b,  ap- 
pend.  I,  17  A,  IV,  5  B,  54  A,  62  B,  tutte  copie  autentiche;  nella  perg. 
n.  9  dell'arch.  una  copia  semplice.  Cf.  anche  Liber  mein.  omnium  pri- 
vihgiorum  et  instrum.  et  actoniin  row.  TV/arW»  (dell'anno  1283),  ce.  2  B, 
19  A,  21  A. 


458 


L.  %ossi  -  T.  Egidì 


comune  viterbese  sono  appunto  o  in  quella  valle:  Bisenzo, 
Marano,  Pianzano  (i),  o  nelle  vicinanze  di  Vetralla  :  Ve- 
tralla  stessa,  Luni,  Rispampani.  Dove  porre  più  facilmente 
il  «  castrum  Caciliuprandi  » ,  che  all'odierno  Cazzolibrandi  ; 
centro  rispetto  a  questi  ultimi  tre  luoghi?  (2) 

Il  documento  ci  è  pervenuto  in  alcune  copie  autentiche 
degli  anni  123  3-1 266,  e  in  una  copia  semplice  del  secolo 
decimoquarto  (3)  ;  la  sua  parte  sostanziale  fu  riferita  dai 
cronisti  del  secolo  xv,  sebbene  con  qualche  storpiatura  (4), 
e  poiché  è  dimostrato  che  costoro  per  i  tempi  anteriori 
ai  loro  seguirono  i  cronisti  dugenteschi  a  traverso  una  ri- 


(i)  Di  Bisenzo  si  vedono  ancora  le  rovine  a  poca  distanza  dalla 
riva  del  lago  presso  Capodimonte  sul  promontorio  detto  anche  oggi 
Bisenzio;  di  Marano  si  trovano  segnati  i  confini  nella  perg.  n.  56 
nell'arch.  Com.  Vit.  dell' a.  1241  (Signorelli,  op.  cit.  p.  77),  era 
tra  Marta  e  S.  Savino;  Pianzano  ancora  vive. 

(2)  Vetralla  è  ad  oriente  dei  ruderi  di  Civitella  o  Cazzolibrandi  a 
circa  15  chilometri  in  linea  retta.  Le  rovine  di  Luni  (di  cui  vedi  p.  450, 
nota  i)  sono  a  mezzogiorno  a  circa  11;  Rispampani  circa  6  chilo- 
metri a  settentrione:  sempre  in  linea    retta. 

(3)  Fu  edito  da  Calisse,  Prefetti,  p.  428  sgg.  n.  iv,  e  in  parte  dal 
Pinzi,  Storia,  I,  175  ;  ma  il  secondo  lesse  «castri  Liuprandi».  Il  Savi- 
GNONi,  L'archivio  del  Com.  di  Vit.  in  questo  Archivio,  XVIII,  45,  n.  11, 
pure  lesse  Castelliprando.  Nelle  pergamene  è  sempre  «  Caijiliuprandi  », 
o  «  Cai;iluiprandi  ». 

(4)  «  Anche  li  donò  [Federico  Barbarossa]  Vetralla  e  la  roccha  di 
«Rispanpani,  Luni,  Beassenzo,  Mazzano,  Pianzano,  Castri  Lupardi  »; 
Francesco  d'Andrea,  Cronica  in  questo  Archivio,  XXIV,  223.  Nic. 
DELLA  Tuccia  (ed.  Ciampi,  p.  6)  ripete  gli  stessi  nomi  con  lo  stesso 
ordine,  solo  scrive  «Bisenzo,  Marzano,  Pianzano,  Castro  Lombardo  ». 
Si  pensi  però  che  l'edizione  del  Ciampi  è  condotta  su  un  codice 
del  XVIII  secolo.  L'errore  di  Francesco  d'Andrea  è  facilmente  spie- 
gabile con  una  cattiva  lettura  di  «  Castri  Liuprandi  ».  Quanto  a  Mazzano 
era  facile  l'errore,  esistendo  anche  un  Mazzano  pure  nel  territorio  ve- 
trallese.  Che  la  donazione  sia  attribuita  a  Federico  si  può  spiegare 
avendo  il  suo  vicario  Cristiano  di  Magonza  confermato  ai  Viterbesi, 
nel  1175,  quanto  Guittone  aveva  donato  (arch.  Com.  Vit.  perg.  n.  ij; 
Savignoni,  Archivio,  XVIII,  47,  n.  iv). 


Orchia  nel  T*atrimonio  459 

duzione  fatta  nel  trecento  (i),  possiamo  constatare  una 
continuità  di  tradizione  dalla  fine  del  secolo  dodicesimo  a 
quella  del  quindicesimo  e  poi  fino  a  noi. 

Si  potrebbe  domandare,  donde  venga  un  nome  così 
strano.  Nel  documento  del  1170  è  scritto  tutt' insieme 
«  Cai^iliuprandi  »,  ma  è  chiaro  che  deve  intendersi  «  Caci 
«  Liuprandi  »,  e  «  Ca(;i  »  dipendendo  da  «  medietatem  »  è  un 
genitivo  da  «  Czqmm.  ».  Senza  dubbio  una  variante  fonetica 
di  «  cagium  » ..  Infatti  proprio  nella  regione  e  nel  tempo  in 
cui  fu  quello  di  Liutprando  vissero  almeno  due  altri  cagi. 
In  una  carta  firfense  dell'  840  è  nominato  un  «  cagium 
«  Agonis  »  nei  confini  viterbesi,  e  (cosa  ben  significante) 
se  ne  parla  subito  prima  della  «  massa  Ancarianense  »  con 
la  quale  appunto  confinava  il  «Cagium  Liuprandi»,  se  il 
nostro  assunto  è  vero  (2).  Nei  documenti  amiatini  è  indi- 
cato ripetutamente  un  «  cagium  Flavianum  »  (3)  che  dai 
documenti  farfensi  è  invece  detto  «  vicus  Flavianus  »  (4). 
«  Cagium  »  era,  latinizzato,  il  «  gau  »  dei  Longobardi  (5). 
Cosicché  il  «  Leuprandium  »  o  meglio  il  «  cagium  Leu- 
«  prandii  »  è  per  noi  un  luogo  abitato,  e  precisamente 
quello  che  ebbe  vita  per  secoli  sul  colle  Civitella  nella  re- 
gione odierna  di  Cazzolibrandi.  Se  poi  il  nome  gli  prove- 
nisse dal  più  potente  dei  re  longobardi  o  da  altro  più 
modesto  signore,  chi  può  dirlo?  Però  se  si  pensa  che  ap- 
punto con  Liutprando,  ceduta  al  papa  Blera  e  ritenuta  To- 
scana, questo  punto  rimase  confine  del  regno,  non  è  impro- 
babile che  di  quel  colle  il  re  facesse   un  luogo  fortificato, 

(i)  Cf.  Ecidi,  Relazioni  tra  le  cronache  viterbesi  del  sec.  xv  e  le 
loro  fonti  in  Scritti  vari  di  Filologia  pubblicati  pel  25°  anno  d'inse- 
gnamento di  E.  Monaci,  Roma,  Forzani,  1902,  p.  37  sgg. 

(2)  Reo.  Farf.  II,  239. 

(3)  Calisse,  Docum.  Amiatini  cit.  nn.  xiv,  xxi,  xxv,  tutti  del 
secolo  IX. 

(4)  Res-  Farf.  II,  140,  147,  158,  239;  III,  54,  55;  V,  304. 

(5)  Cosi  il  Calisse  in  nota  al  doc,  xiv  e  poi  nel  voi.  XVII,  137 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi,  XXXl.  30 


460 


L.  ^ossi  -  T.  Egìdi 


il  difesa  del  prossimo  guado  del  Marta,  a  base  di  non 
impossibili  ritorni  offensivi.  A  voler  sottilizzare,  le  parole 
della  bolla  potrebbero  confermare  la  nostra  opinione  :  esse  di- 
cono che  il  confine  passa  «  in  pedem  Leuprandii,  qui  est  inter 
«  territorium  Orclanum  et  Bleranum»;  sicché  parrebbe  che 
esso  non  appartenesse  nò  al  primo  né  al  secondo,  e  perciò 
senza  dubbio  al  Tuscanense  o  al  Cornetano.  Se  il  Leu- 
prandio  fosse  stato  più  a  mezzogiorno,  naturalmente  non 
avrebbe  potuto  che  esser  compreso  o  nel  territorio  di 
Orchia  o  in  quello  di  Bieda. 

Ma  dove  collocare  allora  la  «  crypta  S.  Pancratii  »  che 
la  bolla  pone  tra  il  Mignone  e  il  Leuprandio?  Lasciando 
da  parte  la  chiesa  di  S.  Pancrazio  (che  potè  sorgere  anche 
poco  tempo  più  tardi,  ma  non  pare  esistesse  allora,  perchè 
non  è  nominata  da  Leone  IV),  dovremo  cercare  piuttosto 
intorno  al  gomito  brusco  del  Mignone  verso  occidente. 

In  questi  paraggi,  e  specialmente  presso  il  luogo  detto 
«  Le  mole  del  Mignone  » ,  frequentissime  sono  le  caverne 
cavate  nel  fianco  dei  colli  dagli  Etruschi  pei  loro  sepolcri  : 
una  fra  esse  di  ampiezza  eccezionale,  come  eccezionale  pel 
tipo  di  costruzione  sepolcrale,  oggi  detta  dai  locali  «  grotta 
«del  Nifo  o  del  Nifro».  Nessuna  che  porti  il  nome  del 
santo:  bisogna  confessarlo.  Però  nulla  di  strano  che  una  delle 
tante  nell'alto  medio  evo  fosse  adattata  al  culto  di  san  Pan- 
crazio. L'esempio  sarebbe  tutt' altro  che  isolato  (i). 

Concludendo  :  secondo  noi  il  confine,  staccatosi  dal 
Mignone  presso  il  punto  in  cui  esso  volge  bruscamente  a 
ponente,  andava  in  linea  retta  fino  ad  una  grotta  proba- 
bilmente posta  presso  Le  mole,  di  là  si  spingeva  risoluta- 
mente a  settentrione  fino  al  colle  di  Civitella,  al  cui  piede 
si  arrestava  e  tornava  indietro  ad  angolo  acuto  per  andare 

(i)  Una  dedicata  a  san  Giuliano  e  presso  Barbarano,  una  a  S.  Vi- 
venzio  presso  Norchia,  una  celebre  a  Sutri,  una  ultimamente  illustrata 
in  questo  Archivio  (XXX,  180  sgg.)  dal  Bertini  Calosso  presso  Val- 
Icrano. 


Orchia  nel  'Patrimonio  461 

direttamente  alla  cava  del  Tafano,  donde  giungeva  alla  Botte, 
probabilmente  seguendo  la  via  antica  che,  derivata  dall'Annia 
presso  Monteromano,  scavalcava  il  Siedano,  presso  il  Cer- 
racchio  tagliava  un'altra  via  proveniente  dalla  Tolfa,  presso 
le  Fornacellc  tagliava  la  via  Clodia  (che  da  Bieda  si  diri- 
geva ad  Orchia,  donde  per  Rispampani  andava  a  Tuscana), 
e  finalmente  s' innestava  alla  Cassia  appunto  presso  la  Botte, 
per  continuare,  come  dicemmo,  su  pel  Fogliano  fino  a  rag- 
giungere la  Ciminia.  La  diocesi  di  Bieda  quindi  come  un 
cuneo  si  internava  in  quella  Tuscanense,  interponendosi  tra 
il  territorio  cornetano  e  l'orclano. 

E  se  non  e'  inganniamo,  anche  da  altra  parte  ci  pare  ve- 
nire una  conferma.  Ci  pare  indubbio  che  presso  Ancarano  si 
trovassero  a  coincidere  i  tre  territori  :  cornetano,  orclano, 
tuscanense.  I  pochi  documenti  superstiti'  non  sono  ricchi 
d'informazioni:  ci  parlano  semplicemente  di  terre  comprate 
o  vendute  «  in  Orclano  »  o  «  in  finibus  Orde  ».  Ma  qualche 
cosa  di  più  preciso  è  in  una  carta  dell'  872,  che  del  casale 
detto  «Vaduspartu  «  nel  territorio  di  Orchia,  dice  confinasse 

«  ab  una  parte  casale  qui  dicitur  Fultuna,  de  alia  parte 

«  flubio  Marte,  de  tertia  vero  parte  casale  qui  dicitur  Cal- 
ce ventina,  de  quarta  quidem  parte  ubi  Cerretu  altu  dici- 
«  tur  »  (i).  Ora  la  bolla  di  Leone  IV  parla  del  fondo  Ful- 
tuna dopo  detto  di  fondi  «ex  utraque  parte  fluvii  Marta», 
e  ravvicinandolo  alla  massa  Ancarianense,  che  appare  inclusa 
nel  territorio  cornetano.  Subito  dopo  viene  a  parlare  del 
territorio  orclano.  Ora,  sebbene  Leone  non  segua  un  or- 
dine troppo  perfetto,  pure  è  evidente  che  dovremo  cercare 

(i)  «Consta  me  Ioani  not.  filius  qd.  Fulcro  de  terr.  Orclano  ..  _ 
«  vindedisset .  . .  tibi  d.  Angelberto  pbro  et  prep.  S.  Salvatoris  scito 
«  Monte  Amiata  sorte  mea  de  terrola  de  casale  ubi  Vaduspartu  di_ 
«  citur,  territ.  Orclano,  cui  ad  fine  est  ad  una  parte  casale  qui  dr  Ful- 
«  luna,  de  alia  parte .  .  .  flubio  Marte,  de  tertia  vero  parte  casale  quj 
«  dr  Calventina  . . .  »;  Calisse,  Docttm.  del  nion.  di  S.  Saìv.  sul  monte 
Annata  &c.  in  questo  Archivio,  XVI,  330. 


462 


L.  ^ossi  -  T.  Egidi 


il  fondo  Fultuna  vicinissimo  al  Marta  dalla  parte  di  Aiica- 
rano.  Quest'ultima  massa  dovrà  essere  considerata  come 
l'estrema  porzione  del  territorio  cornctano,  e  il  Marta  con- 
tine parziale  tra  il  territorio  di  Tuscana  e  quello  orclano. 
Verso  oriente  e  verso  settentrione  quest'ultimo  si  esten- 
deva fino  a  tutta  la  pendice  settentrionale  del  Fogliano  e  fino 
a  pochi  chilometri  da  Viterbo.  Di  fatto  la  bolla  di  Leone  IV, 
dopo  parlato  della  «  civitas  Orda  »  e  delle  sue  vicinanze  (i), 
prima  di  parlare  del  cfcastrum  Viterbii»,  accenna  alla  «massa 
«  Campi  cum  ecclesia  S.  Marie»,  i  cui  resti  sorgono  presso 
la  stazione  ferroviaria  di  Barbarano  sul  tracciato  della  via 
Cassia.  Poi  passa  alla  «  massa  Fori  Cassii  »,  che  è  l'odierna 
S.  Maria  di  Forcassi  in  quel  di  Vetralla;  e  poi  ad  una  serie 
di  circa  venti  fondi,  dei  quali  quanti  possono  identificarsi 
si  trovano  nel  Fogliano  o  ai  suoi  piedi  (2).  Chiude  la  serie 
la  corte  di  S.  Lorenzo,  ove  sorgeva  uno  xenodochio  so- 
prannominato   «  Catacasim  »,  di  cui  alcuni  credettero  ve- 


(i)  Fuori  della  città  parla  di  «  casalem  S.  Pctri,  et  eccl.  S.  An- 
«geli  ad  petram  fictam  cum  vineis,  terris  &c.  et  eccl.  S.  Sebastiani 
«cum  fundis  et  casalibus  &c.  ».  Di  terre  di  S.  Pietro  sono  frequen- 
tissime le  menzioni  in  documenti  del  decimoterzo  secolo,  ma  di  S.  An- 
gelo non  ne  trovo  alcuna.  Potrebbe  essere  la  chiesa  i  cui  ruderi  re- 
stano sulla  spianata  sopra  il  Pile.  Di  una  «  lama  S.  Sebastiani  »  si  ha 
memoria  in  un  doc.  del  121 5  (arch.  S.Pietro  in  Vat.  caps.  XLIX,  72) 
e  di  un  luogo  «  Sebastiani />  in  altro  due.  del  1277  (ivi,  XLIX,  74): 
paiono  vicinissimi  al  castello. 

(2)  Eccone  l'elenco:  e  Lutiam,  Ciforanum,  Attevile,  Sipizzanum, 
«casale  Pistorinianum,  Fragianum  (Fagiano,  Fagianello?),  valle  Pe- 
«  tracci  (valle  Pietrara),  Furcule  episcopi!,  Gemulo  peculiare,  Papara- 
«num  (Parlano  presso  Bieda?),  Formillum  (Formale?  tra  il  Biedano 
«e  il  Grignano  verso  Bieda?),  Carnarum,  Calianum  (valle  Caiana 
e  presso  Vetralla),  Planum  de  Lupo  et  aliud  planum  (piazza  del  Lupo 
«e  piazza  della  Fortezza?),  criptam  Moraldi  (grotta  Miranda  nel  Fo- 
«gliano),  Caiolum  (Caiolo  tra  Barbarano  e  Vetralla),  Restrictum,  Vi- 
«lianellum  monacorum,  Menorellum,  Fonticellum  (Fonte,  Fonticchio?), 
«  Valle  de  Puzzo  (Val  de  Pozzi  sopra  l'Acqua  Alta,  a  Borgarolo),  Mon- 
«tem  Maurum». 


Orchia  nel  T^atrimonio  463 


dcre  i  resti  presso  la  Posta  Vecchia  (i),  là  dove  nel 
secolo  XIV  si  levò  l'ospizio  del  Monte  fondato  da  maestro 
Fardo  di  Viterbo  (2);  ma  che  assai  più  probabilmente  do- 
vrà ricercarsi  presso  la  Cassia  («cata  Casim=cata  Cassiam») 
ai  piedi  del  Fogliano  (3).  E  vero  che  il  papa  non  dice  aper- 
tamente tutti  questi  fondi  appartenere  all'Orclano,  ma  poi- 
ché sono  esclusi  dal  Viterbese,  non  possono  esser  aggrup- 
pati intorno  ad  altro  centro  che  non  sia  Orchia  ;  e  inoltre 
in  un  documento  dell'  840  si  dice  nel  territorio  orclano 
un  «  casale  Fulianum  »,  in  cui  non  è  chi  non  riconosca  una 
parte  del  Fogliano  (4). 

Nella  stessa  carta  sono  detti  appartenere  all'Orclano  i 
casali  Cafazano,  Pila  Pertusso,  Salicis,  Blanculano  (5),  Apu- 
lano,  Pile,  Celsignano  «  iuxta  Bledanum  »  e  Viazana.  Re- 
sistono ancora  i  nomi  dcU'Apulano  in  Pian  della  Poiana,  e 
Pile  nella  contrada  solcata  dal  fosso  omonimo,  il  quale 
fiancheggia  il  colle  di  Orchia  e  si  congiunge  al  Siedano 
sotto  di  esso";  è  fiicile  approssimativamente  collocare  il  Cel- 

(i)  Campanari,  op.  cit.  II,  108. 

(2)  Pinzi,  Ospiti,  p.  141. 

(3)  Cf.  per  l'uso  di  «cata»,  sebbene  leggermente  disforme  da 
quello  fattone  nel  nostro  caso,  D'Ovidio  in  Archivio  glottologico,  IV, 
409  e  De  Bartholomaeis  nel  voi.  XV,  272,  336,  Si  ricordi  anche  la 
chiesa  di  S.  Silvestro  «Cata  Pauli»,  per  la  quale  vedi  Federici,  Re- 
ì^esto  del  man.  di  S.  Silv.  in  Capite  in  questo  Archivio,  XXII,  213. 

(4)  Reg.  Farf.  II,  239:  «  Constat  me  Petrum  f.  b.  m.  Grasolfi 
«  sculdahis  habitatore  Viterbii  »  aver  donato  all'ab.  Sicardo  «...  vi- 
«  neam  in  casale  Fuliano,  loco  ubi  dr  Spileum  . . .  vineam  in  casale 
«  Faniano  in  Valle  . , .  rationem  de  casale  Salicis  .  .  .  rationem  de  casale 
«  Blanculani,  in  casale  Apulanu  rationem,  rationem  de  casale  Pile,  in 
«  casale  qui  dr  Celsignanus  iuxta  Bledanum,  et  sortem  meam  de  Via- 
«zana,  territorio  Orclano...».  Cf.  anche  Reg.  Farf.  II,  709,  n.  253 
dell'a.  821,  in  cui  Orso  diacono  fratello  di  Pietro  cede  altre  terre, 
tra  cui  alcune  nei  casali  Faniano,  Fuliano,  Prisciano,  Ripi  e  la  sua 
parte  «sub  ponte  quinquagesimo»  (ponte  S.  Nicolao). 

(5)  Nel  Chron.  Farf.  1,  206,  mvece  di  «Blanculano»  è  detto 
«  Clanculano  » . 


4^4 


L.  %ùssi  -  T.  Egidi 


signano  (Celsiniano  da  una  famiglia  Celsinia?)  a  sud  del 
castello  lungo  il  Biedano;  è  impossibile  identificare  gli  altri. 
Solo  una  ipotesi  potrebbe  farsi  per  il  «  casale  Salicis  » , 
identificandolo  col  luogo  ove  fu  poi  il  castello  di  Salce  o 
Salci  :  e  allora  dovremmo  estendere  i  confini  del  territorio 
orclano  assai  verso  nord,  presso  Viterbo,  e  potremmo  con- 
siderarne Salci  come  l'estremo  limite  settentrionale  a  noi 
noto. 

Né  ci  deve  far  difficoltà  la  troppa  prossimità  di  Viterbo. 
A  metà  del  secolo  nono  il  castro  viterbese,  ristretto  al  colle 
del  Duomo,  era  appena  ai  suoi  principi;  e  se  cominciavano 
a  sorgergli  intorno  numerosi  i  vici  e  le  pievi  (i),  ancora 
non  poteva  pretendere  di  dar  nome  a  troppo  esteso  terri- 
torio. Orchia  invece  meritava  ancora  da  Leone  IV  il  nome 
di  acivitas»;  in  lei  pare  risiedesse  uno  sculdascio  (2),  e 
sebbene  già  da  tempo  dovesse  esser  cominciata  la  sua 
decadenza,  conservava  peranco  un  qualche  residuo  di  una 
grandezza,  che  sfuggi  alle  memorie  della  storia,  ma  ci  parla 
ancora  eloquentemente  con  la  estensione  e  la  maestosa 
bellezza  della  sua  necropoli. 

Sullo  stretto  colle  che  fu  sua  sede,  evidenti  sono  le  tracce 
della  varia  fortuna.  Quando  la  città  fu  fiorente,  occupò  tutta 
la  angusta  lacinia.  Un  largo  e  profondo  fossato,  la  cui  co- 
struzione rimonta  probabilmente  all'epoca  etrusca,  ne  com- 
pletò le  naturali  difese,  mettendo  in  comunicazione   le  di- 

(i)  Cf.  SiGNORELLi,  op.  cit,  p.  74.  Nel  castcUo  v'erano  solo  le 
chiese  di  S.  Lorenzo  e  di  S.  Michele. 

(2)  «  Andreas  sculdahis  de  Orde  »  insieme  con  Leone  sculdascio, 
con  gli  scabini  Teudone,  Alperto  «de  Balneo  Regis»,  Teuperto,  In- 
gone  scabini,  alla  presenza  di  Fulcro,  Pietro,  Amilperto,  Gisilprando 
ed  altri  molti,  giudica  in  una  contesa  sorta  tra  Sicardo  abb.  di  Farfa 
e  i  fratelli  Gualifredo,  Giovannace,  Guglielmo  e  Aliperlo  per  alcuni 
possessi  in  a Carpiniano »  e  in  «Agella»;  Reg.  Farf.  II,  232,  n.  282 
del  marzo  838.  Però  non  è  detto  dove  l'atto  sia  tenuto,  né  a  quale 
territorio  appartengano  i  due  luoghi.  Secondo  il  Signorklli,  op.  cit. 
p.  65,  Leone  era  sculdascio  di  Viterbo. 


Orchìa  nel  Matrimonio  465 

rupate  valli  del  Biedano  e  del  Pile.  Man  mano  diminuì  la 
popolazione,  e  l'abitato  si  restrinse  verso  settentrione,  nella 
parte  più  angusta,  più  elevata.  Resa  inutile  la  prima,  una 
nuova  trincea  incise  il  colle  circa  cinquecento  metri  più  a 
nord.  In  un  terzo  stadio  un  terzo  fosso  fu  scavato  ancora 
più  a  nord,  finché  da  ultimo,  ristretta  quasi  tutta  la  vita 
nella  rocca,  guardata  dal  castellano  papale  od  occupata  dai 
signorotti  dei  dintorni,  due  nuove  fosse  isolarono  la  parte 
fortificata,  dividendola  dall'ultimo  piccolo  altipiano  su  cui 
sorgeva  ancora  qualche  abitazione  (v.  tav.  i). 

Quale  il  fosso  che  chiudeva  la  città  al  tempo  di  Leone  IV  ? 
Non  è  facile  il  dirlo.  Dalla  sua  bolla  abbiamo  notizia  che 
sorgevano  entro  la  cinta  almeno  tre  chiese  :  quelle  di  S,  Pie- 
tro, di  S.  Giovanni,  di  S.  Angelo;  se  i  ruderi  che  oggi  re- 
sistono nella  parte  meridionale  del  colle,  tra  il  primo  e  il 
secondo  fossato,  potessero  identificarsi  con  una  delle  due 
ultime  chiese,  dovremmo  pensare  Orchia  ancora  estesa  per 
tutto  il  colle.  Senonchè  il  fatto  che  la  chiesa  di  S.  Pietro, 
la  quale  come  pieve  doveva  essere  il  centro  della  vita  re- 
ligiosa del  paese,  sorgesse  all'estremità  opposta,  lascia  il 
dubbio  che  lo  spopolamento,  e  il  conseguente  ritrarsi  del- 
l'abitato verso  la  parte  settentrionale,  fossero  di  già  iniziati. 
E  vero  però  che  i  notevoli  ruderi  scampati  alla  distruzione 
sono  da  riputare  opera  non  anteriore  al  secolo  xii,  e  quindi 
non  potremmo  giurare  che  essa  chiesa  si  elevasse  anche  al- 
lora sullo  stesso  sito.  Di  certo  già  verso  la  metà  del  x  se- 
colo, benché  gli  fosse  conservato  il  nome  di  «  civitas  », 
si  trovavano  entro  il  cerchio  delle  mura  «  casalinos  de- 
«  sertos  » ,  come  ci  dice  Gregorio  da  Catino,  lamentandone 
la  concessione  fatta  dall'abate  Campone  insieme  con  molti 
altri  beni  a  Soave  detto  Franco,  con  grave  danno  del 
monastero    Farfense  (i).    E    il    deserto    facendosi   sempre 

(l)  Chroit.  Farf.  I,  316;  il  doc.  è  nel  Larg.  Farf.  e.  Lix  a  : 
«  A.  .XV.  Hugonis  regis  et  Hlotarii  filii  eius  .ix.  atque  d.  Stephani 
«summi  pontificis  a.  .1.,  mense  mai,  ind.  .xiii.  Petenti  Suavi  qui  et 


L.  T{ossì  -  T*.  Egidi 


maggiore  con  gli  anni,  la  città  perdette  man  mano  il  suo 
territorio,  mentre  a  nord  si  andava  allargando  il  castro  Vi- 
terbese, e  ad  oriente,  presso  le  rovine  del  Foro  Cassio,  sulla 
massa  che  vedemmo  compresa  nell'Orclano,  nel  sito  già 
occupato  da  un  pago  etrusco,  sorgeva  lentamente  Vetralla. 
Il  secolo  decimoprimo,  che  vide  la  promettente  adolescenza 
di  Viterbo  e  la  nascita  di  Vetralla,  vide  anche  il  progressivo 
decadimento  della  nostra  Orchia. 

A  metà  del  secolo  xii  dal  grado  di  città  non  pure  era 
discesa  a  quello  di  castro,  ma  era  così  deserto  ed  abban- 
donato, che  i  ladroni  ne  avevano  fatto  lor  centro,  donde 
scorrazzavano  a  predare  il  territorio  circostante.  Gli  sforzi 
che  i  papi  di  quel  periodo  fecero  per  riguadagnarsi  questa 
parte  del  Patrimonio,  la  salvarono  da  totale  rovina.  Come  Eu- 
genio III  nel  1 146  si  era  procurato  il  possesso  di  Petrignano 
e  nel  1 152  quello  di  Vetralla  (i),  cosi  Adriano  IV  tentò  ri- 
donare ad  Orchia  un  po'  di  vita  ;  vi  raccolse  nuovi  abitatori, 
la  cinse  di  mura,  la  afforzò  di  torri,  spendendovi  buona 
somma  di  denaro  (2).  Ne  contento,  qualche  tempo  dopo, 
nel   II 58,  altre  tremila  marche  d'argento  impiegò  a  com- 


«  Franco  vocatur,  filius  Ursonis,  ex  natione  comitatus  Reatini,  d. 
«  Campo  abbas  concessit  res  iuris  huius  mon.  S.  M.  annis  29  infra 
«  comitat.  vel  territ.  Orclanum  et  intro  ipsa  civitate  Orde  casalinos 
«(  desertos.  Pens.  den.  .vii.  In 'cella  S.  M.  intro  castrum  Biterbi.  t  Add- 
i' pert  scabinus.  Constantinus,  Gumpertus  f.  Gurfari  de  vico  Flaviano. 
«Johannes  noi.».  È  dell' a.  940.  Alla  lettera  da  questa  carta  si  po- 
trebbe trarre  che  Orda  fosse  sede  di  conte  ;  ma  evidentemente  il  si- 
gnificato di  «  comitatus  »  in  essa  non  è  che  identico  a  quello  di  ter- 
ritorio. Cosi  pure  il  nome  di  città  non  ci  deve  trarre  in  inganno.  Era 
solo  un  residuo  verbale  dell'antica  condizione. 

(i)  Liber  censuuvi,  ed.  Fabre-Duchiìsniì,  I,  583,  384. 

(2)  Rosone,  uomo  di  fiducia  di  Adriano  IV,  nella  Vita  che  ne 
scrisse  e  che  insieme  con  altre  fu  attribuita  dal  Muratori  e  dal  Wat- 
terich  al  cardinale  d'Aragona  (Duchesne,  Liber  poni.  II,  xxxix)  dice  : 
«  Hic  . . .  desertum  quoque  Orde  castrum,  quod  erat  spelunca  latro- 
«  num,  prò  pace  et  securitate  illius  terre  populavit  et  muro  ac  turribus 
«  non  sine  multis  cxpensis  munivit»;  Liber  poni.  II,  396;  cf.  I,  p.  ccxL 


Orcìiia  nel  'T^iirùnonio  467 

perare  case  nel  castello  e  fondi  nel  territorio  da  tal  Gezo 
di  Damiano  (i). 

Da  questo  punto  comincia  un  nuovo  periodo  della  vita 
del  castello,  di  cui  ci  è  testimone  quanto  resta  della  chiesa 
di  S.  Pietro  (figg.  3  e  4).  Non  troppo  ne  è  scampato  alla 
distruzione:  le  tre  absidi,  la  parete  settentrionale  e  parte  della 
meridionale;  ma  quel  che  resta  è  sufficiente  a  farci  cono- 
scere la  pianta  e  la  conformazione  del  tempio.  Era  una  chiesa 
triabsidale,  scompartita  in  tre  navate  da  due  grandi  archi, 
che  dal  presbiterio  giravano  fino  alla  parete  del  prospetto; 
sotto  il  pavimento  si  apriva  una  cripta  coperta  da  volticine 
a  crociera  ad  archi  tondi,  sorretti  da  file  mediane  di  colonne 
e  da  mezze  colonne,  appoggiate  al  muro  perimetrale. 

L'esterno  delle  pareti  laterali  e  le  absidi  erano  ornate 
con  una  serie  di  mezze  colonne,  divise  in  due  piani  da  un 
largo  cordone  semicircolare.  Particolare  non  frequente,  le 
mezze  colonne  del  piano  superiore  non  poggiavano  su  quelle 
inferiori,  ma  invece  nell'intervallo.  Sotto  il  tetto  e  sotto  il 
catino  delle  absidi  una  cornice  sopportata  da  un  ornato  ad 
archetti.  L'insieme  della  costruzione,  la  forma  degli  orna- 
menti, il  carattere  dei  capitelli  (figg.  5  e  6),  delle  colonne, 

(i)  Liber  ceiisuum,  I,  39 j.  Il  doc.  fu  accolto  nella  collezione  di 
Albino  (XI,  46)  e  fu  pubbl.  dal  Muratori,  Antiquilatum,  I,  679  e  dal 
Theiner,  Codex,  I,  n.  24,  che  disse  d'averlo  tratto  dal  Regislrum  Pa- 
trimonii  dell'arch.  Vatic.  Nella  cessione  fatta  da  Gezo  sono  compresi  : 
i  diritti  su  una  casa  nel  castello  «  iuxta  turrim  d.  pape  »  confinante, 
con  la  torre,  «  a  secunda  casam  doninicam,  a  tertio  ripam  eiusdem 
«  castri,  a  quarto  viam  publicam  »  ;  i  diritti  su  un  molino  e  un  orto 
in  reg.  Vado  del  Piczarello,  siti  tra  la  ripa  del  castro  e  il  Biedano, 
confinanti  dalle  altre  parti  con  l'orto  dei  figli  di  Offreduccio  di  Guit- 
tone  e  con  la  via  publica;  i  diritti  sulle  vigne  in  contr.  Valle  Ro- 
vetta  di  cui  una  confinante  con  vigne  di  Giovanni  di  Ildizone,  di 
Kicra,  di  Rapelino,  di  S.  Salvatore  dell'  Ontaneto,  l' altra  con  vigne 
e  terre  di  Guidone  Barbagelata,  dei  nep.  di  prete  Alessio,  di  Guini- 
cello  «Dedule»,  di  Adenolfo  da  Rispampani.  Nell'edizione  del  Theiner 
a  nome  del  papa  contrae  il  cardinale  losone  dei  Ss.  Cosma  e  Damiano 
evidente  errore  per  Rosone.  Cf.  J.-L.  II,  102  ;  Kehr,  Italia  pont.  II,  205. 


i68 


L.  T{ossi  -  "P.  Egtdi 


Fig.   3.     NoRCHiA.  Ruderi  della  chiesa  di  S.  Pietro. 

dell'  abside  e  della  cripta  ci  riportano  alle  altre  costruzioni 
dell' XI  e  XII  secolo,  improntate  ai  dettami  dell'arte  lombarda, 
sparse  abbondantemente  pel  territorio  viterbese  (i). 


(1)  Che  la  chiesa  di  Norchia  appartenga   piuttosto  al  xii  secolo 
che  ad  età  più  antica,  come  altri  vorrebbe,  me  lo  persuadono:   1°  Il 


Orchia  nel  "Vatrinionio 


469 


Fig.   4.     NoRCHiA.  Ruderi  della   cripta  di  S.  Pietro. 


Dopo  il  II 58  Orchia  fu  proprietà  della  Chiesa.  Malsicura 
proprietà  !  Dieci  anni  non  erano  scorsi  e  i  diritti  del  papa 

tipo  planimetrico  della  chiesa  con  tre  absidi  :  caratteristica  non  esclusi- 
vamente, ma  prevalentemente  degli  edifici  chiesastici  posteriori  al  1000. 
2°  Il  tipo  altimetrico;  cioè  la  notevole  altezza  della  navata  in  con- 
fronto della  larghezza:  indizio  di  uno  slancio  costruttivo  e  di  una  pe- 
rizia tecnica  propri  di  un'età  già  avanzata.  3°  Il  tipo  della  decorazione 
dell'abside  e  delle  pareti  a  mezze  colonnine,  che  ha  raffronto  a  S.  Fran- 
cesco di  Vetralla  e  a  S.  Sisto  di  Viterbo  (xi-xii  sec),  mentre  si  discosta 


470 


L.  l{ossì  -  T.  Egidi 


^ 


sulla  Tuscia  romana  erano  solo  un  ricordo.  Alessandro  III 
era  costretto  a  rinchiudersi  entro  la  città  eterna,  sotto  la 
protezione  dei  Frangipani,  e  tutta  la  Tuscia  romana  e  tutta 
la  Campagna  soggiacevano  al  dominio  di  Federico  Barba- 
rossa,  affidato  alle  acute  picche  tedesche.  Viterbo,  entrata  in 
vigorosa  giovinezza,  ospitava  lo  Svevo  e  il  suo  papa,  e  dal 
favore  imperiale  finta  di  castello  città  (i),  si  allargava  per 


llg.    5.       .Nl)K(.IUA.    l..ipitcii()    Ui    ^.    l'iLtro. 

tutto  il  contado,  assicurandosi  con  una  serie  di  compre  e  di 
trattati  di  accomandigia,  che  mascheravano  vere  e  proprie 
dedizioni,    la  signoria  dei  castelli  circostanti,  e  abbattendo 

dalla  decorazione  della  parte  antica  di  S.  Pietro  di  Toscanella  (ix  sec). 
4"  Il  tipo  dei  capitelli.  Sono  rozzi  e  mancanti  di  sottosquadri  ;  ma 
nella  imitazione  relativamente  realistica  e  libera  delle  foglie  e  nell'in- 
sieme della  composizione  e  della  lavorazione,  ricordano  quelli  di  S.  Sisto 
di  Viterbo,  di  S.  Francesco  di  Vetralla  e  di  S.  Pietro  a  Toscanella 
nella  navata  principale  e  nella  cripta,  che  appartengono  alla  trasfor- 
mazione del  sec.  xn. 

(i)  Della  Tuccia,  Croniche  di  Viterbo,  ed.  Ciampi,  p.  6, 


Orchia  nel  'Patrimonio  471 

con  la  forza  quelli  che  le  facevano  opposizione.  Le  sue 
truppe,  a  fianco  delle  tedesche,  assalivano  la  città  Leonina  ; 
da  Santa  Maria  de  Turri,  una  delle  chiese  che  circondavano 
S.  Pietro,  portavano  in  patria,  triste  trofeo,  le  porte  di 
bronzo  (i).  Qual  meraviglia  se  Orchia  ne  subì  il  dominio? 
Sebbene  esplicitamente  non  lo  dica  alcuna  fonte,  pur  non 
cade  dubbio  che  essa  venisse  in  mano  dei  Viterbesi  intorno 
al   1170,  quando  vi  caddero  i  castelli  più  immediatamente 


Fig.  6.     NoRCHiA.  Capitello  Ji  S.    Pietro. 

ad  Orchia  vicini:  Montemonastero,  S.  Giovenale,  VetralLi, 
Luni,  e  Cazzo  Liuprandi  o  Castelliprando  (2).  Era  il  par- 
tito ghibellino  che  con  Viterbo  s'affermava  nel  Patrimonio, 
o  meglio  Viterbo  coglieva  l' istante  opportuno  e  sfruttando 
la  presenza  dell' imperatore,  all'ombra  della  bandiera  impe- 
riale fabbricava  la  propria  grandezza  (3). 

(i)  Gregorovius,  2'  ed.  ital.  II,  563. 

(2)  Cf.  sopra  a  p.  457,  Intorno  a  quel  tempo  ebbe  anche  Vigna- 
nello,  Barbarano,  Alteto,  Monastero,  Bagnala,  Montaliano,  Castellardo. 

(3)  I  cronisti  dissero  senz'  altro  che  Federico  donò  ai  Viterbesi 
tutti  i  suddetti  castelli.  Però  cf.  Savignoni,  Vetraìla,  p.  23,  nota  2. 


472 


L.  '^I{ossi  -  "P.  Egìdi 


H 


Orchia  pare  rimanesse  nelle  mani  dei  Viterbesi,  anche 
dopo  l'accordo  di  Federico  con  Alessandro  (i),  anche  dopo 
la  morte  del  gran  papa,  anche  durante  le  discordie  dei  suoi 
successori  col  popolo  romano  ;  se  pure  il  suo  dominio  non 
fu  contrastato  tra  Viterbo,  la  Chiesa  e  i  signori  di  Vico, 
ormai  divenuti  prepotenti  nel  territorio  a  mezzogiorno  di 
^'iterbo  (2).  Certo  i  Viterbesi  l'avevano,  quando  il  vec- 
chio imperatore  svevo  si  inimicò  nuovamente  col  papa 
Urbano  III,  e  spinse  il  crudele  suo  figlio  Arrigo  nello 
Stato  pontificio.  A  parte  imperiale  s'avvicinarono  i  Ro- 
mani, le  cui  truppe  congiunte  a  quelle  dei  conti  di  Bi- 
senzo  e  forse  dei  Prefetti  (3),  assalirono  il  Patrimonio,  e 
pur  essendo  battute  dai  Viterbesi,  se  le  cronache  dicono  il 
vero  (4),  nella  valle  di  Castiglione,  al  querceto  d'Assi  e  sotto 
Sutri,  «  andorno  per  pigliare  Orchia  la  qual  tenevano  li  Vi- 
«  terbesi.  Et  quelli  della  torre  ferono  el  fumo;  per  la  qual 
«  cosa  li  Viterbesi  andarne  in  soccurso,  et  roppero  li  Ro- 
«  mani  et  menarne  assai  prigioni  ad  Viterbo  ».  Se  però  i 
Viterbesi  tenessero  Orchia  come  propria  o  per  la  Chiesa, 
di  cui  erano  partigiani,  è  impossibile  dire  (5).  Niun  dubbio, 
però,  che  il  dominio  del  papa  giuridicamente  sussistesse; 
basta  a  provarlo  l'inserzione  dei  documenti  che  vi  si  rife- 
riscono ne!  libro  di  Cencio  Camerario  (6). 

(i)  Nel  patto  di  Venezia  era  esplicitamente  restituito  il  Patri- 
monio ad  Alessandro;  cf.  Ficker,  Studi  sulla  storia  dell'impero  e  della 
Chiesa,  II,  307,  469. 

(2)  Calisse,  I  signori  di  Vico,  p.   15. 

(5)  Calisse,  op.  cit.  p.  15. 

(4)  Fr.  Franc.  d'Andrea,  Cronache  di  Viterbo  in  questo  Archivio, 
XXIV,  228,  sotto  r  a.  1187. 

(5)  AI  secondo  pensiero  spingerebbero  le  parole  che  seguono  nella 
cronaca  :  a  poi  li  lassarono  per  commandamento  de  papa  Alexandro»; 
parole  che  trarrebbero  quasi  ad  anticipare  l'avvenimento  e  ravvicinarlo 
alle  ultime  lotte  tra  Alessandro  e  Federico, 

(6)  Si  ricordi  che  il  Liber  censuum  fu  compilato  appunto  sullo 
scorcio  del  sec.  xii. 


Or  chi  a  nel  Tatrimonio  473 

Su  questi  documenti  dovè  basarsi  Innocenzo  III,  quando, 
rivendicato  il  possesso  di  Orchia,  vi  esercitò  piena  sovra- 
nità (i).  Non  sappiamo  quando  fu  consumato  il  racquisto  ; 
non  ò  improbabile  ch'esso  avvenisse  durante  le  guerre  tra 
i  Romani  alleati  d' Innocenzo  e  i  Viterbesi  pel  possesso  di 
Vitorchiano,  durate  tutti  gli  anni  1199-1200(2).  Fu  uno 
degli  episodi  di  quella  lunga  e  faticosa  opera  di  rinsalda- 
mento  dell'autorità  pontificia  nel  Patrimonio,  cui  Innocenzo 
diede  tanta  parte  della  sua  eccezionale  energia  nei  primi  anni 
del  pontificato  (3).  Nei  giorni  21,  22  e  23  settembre  del  1207 
il  compimento  di  quest'opera  ebbe  pubblica  ed  ufficiale  san- 
zione nel  solenne  parlamento,  raccolto  entro  le  mura  della 
fiorente  Viterbo,  dinanzi  al  quale  il  papa  dettò  le  leggi 
tondamentali  pel  reggimento  del  Patrimonio  (4). 

Fu  allora  con  tutta  probabilità  che  si  fissarono  stabilmente 
quelle  norme,  che  regolavano  i  rapporti  tra  il  castello  e  la 
curia  ancora  sulla  fine  del  secolo  xiii,  e  con  poche  modi- 
ficazioni anche  nel  secolo  seguente.  Poiché,  sebbene  di  esse 
non  ci  resti  completa  ed  organica  esposizione  prima  che  nel 
formulario  di  Rinaldo  Malvolti  del  1298,  pubblicato  dal 
Fabre  (5),  pure  non  v'  ha  dubbio  per  più  di  un  indizio  che 
esse  risalgano  ben  innanzi  nel  secolo  xiii.  Ecco  quali  erano. 
Nella  rocca  il  papa  aveva  diritto  a  tenere  un  castellano  (6). 

(i)  «  Has  autem  munitiones  ad  manus  suas  d.  Innocentius  deti- 
«  nebat  et  custodir!  faciebat  per  proprios  castellanos  :  in  Tuscia,  Ra- 
«dicofanum,  Montem  Flasconis,  Orclam...»;  l'ita  Itiiioitc.  Ili  in  Mu- 
ratori, Scriptores,  III,  489. 

(2)  Pinzi,  Storia,  I,  229.  Esiste  anzi  una  tradizione  che  vorrebbe 
Vitorchiano  fondato  da  profughi  Orclani  («Vicus  Orclanus»). 

(3)  Ct".  A.  LucHAiRE,  Innocent  III,  Rome  et  l'Italie,  Paris,  Hachette, 
1904,  pp.  77-102  e  specialm.  p.  91  sg. 

(4)  Theiner,  Codex,  I,  41. 

(5)  Melali f^es  d'archeologie  et  d'hisioire,  VII,  129  sgg.  Un  registri 
caméral  da  card.  Albornoi  *"  ^3^4-  Gli  estratti  dal  registro  del  Mala- 
volti  sono  da  p.  176  in  poi. 

(6)  Cf.  sopra,  nota  i. 


474 


L.  Trassi  -   P.  Eisidi 


^ 


Questi,  detto  talora  podestà,  era  nominato  dal  rettore  del 
Patrimonio  (i),  a  meno  che  il  papa  non  provvedesse  diret- 
tamente (2).  A  lui  era  affidata  l'amministrazione  della  giu- 
stizia nelle  cause  minori,  che  giudicava  con  l'assistenza  di 
un  giudice  (3);  quelle  di  maggior  peso  e  che  involgessero 
l'esercizio  del  mero  e  misto  imperio,  erano  riservate  alla 
curia  del  rettore  (4).  A  lui  era  attribuita  la  facoltà  di  esigere 
tutti  i  proventi  e  i  diritti  che  alla  curia  del  Patrimonio  po- 
tessero spettare  dagli  uomini  del  castello  (5).  In  compenso 

(i)  Il  Fabre  (op.  cit.  p.  177)  dal  formulario  del  Malavolti  pub- 
blica la  lettera  con  cui  il  rettore  concedeva  la  castellania.  Nel  1298 
erano  in  condizione  identica  i  castelli  di  Bolsena,  S.  Lorenzo,  Gradoli, 
Latera,  Grotte,  Corneto,  Montaho,  Vetralla,  Petrognano,  Colle  Casale, 
Acquapendente,  Palazzolo,  Radicofnni,  Valentano,  Canino,  Porchiano, 
Bassano,  Proceno,  Bassanello,  Chia.  Per  tutto  ciò  che  riguarda  questi 
ordinamenti  si  veda  specialmente  Calisse,  Costituzione  del  Patrim.  di 
S.  Pietro  in   Tuscia  in  questo  Archivio,  XV,  5  sgg. 

(2)  Urbano  IV  a  di  5  aprile  1264  concesse  direttamente  a  Ra- 
niero di  Viterbo  suo  cappellano  «  custodiam  rocche  nostre  de  Orda . . . 
«usque  ad  nostrum  beneplacitum  »  (Rodhnberg,  Epistolae  selectae 
pontiff.  Rom.  in  Mon.  Cerni,  hist.,  Epistole,  III,  579).  In  pari  data  il  papa 
avverte  il  rettore  Pipione  da  Pietrasanta  (Theiner,  Codex,  I,  159; 
PoTTHAST,  n.  18.851)  ordinandogli  di  consegnarla  «  cum  omnibus 
«  armis,  guarnimentis  et  utensilibus  suis».  Si  noti  che  il  Rodenberg 
dice  Orchia  sita  presso  Tivoli  e  Subiaco  !  ! 

(3)  Il  IO  novembre  121 5  Oddone  del  fu  Ildebrando,  per  giudizio 
arbitrale  di  Bartolomeo  castellano  di  Orchia  e  di  Cristoforo  giudice  suo 
assessore,  refuta  a  Guido  di  Guiduccio  di  prete  Alessio  suo  cugino  e  ai 
figli  Finaguerra  e  Andrea  ogni  suo  diritto  e  ogni  azione  «  in  orto  de 
«  Cripta  Celo  et  in  lama  S.  Sebastiani  et  terram  iuxta  casam  »  &c.  È 
un  documento  importante  per  la  topografia  intorno  ad  Orda.  Ardi. 
Capit.  Vat.  caps.  XLIX,  fase.  72. 

(4)  «  exceplis  tamen  causis  gravioribus  et  iuribus  que  ad  merum 
«et  mixtum  spectant  imperium,  quae  sibi  et  sue  curie  [rector]  specia- 
«  liter  reservavit»;  Fabrk,  loc.  cit. 

(5)  «plenam  et  liberam  potestatem  et  auctoritatcm  iura,  iuris- 
«  dictiones,  proventus  et  redditus  ...  petendi,  exigendi,  procurandi,  ad- 
«ministrandi  et  recipiendi  ab  hominibus  et  in  homincs  dicti  castri»; 
ibidem. 


Orchia  nel  'Patrittionio  475 

poi  egli,  garantito  da  ipoteca  e  da  fideiussore  solvibile, 
s'impegnava  di  versare  al  tesoriere  del  Patrimonio  ogni  anno 
in  tre  rate,  allo  scadere  dei  primi  tre  trimestri,  una  somma 
di  paparini  che  pare  variasse  dalle  dugentoventi  alle  dugento- 
sessanta  libre  (i).  La  condizione  dei  castellani,  a  parte  l'im- 
portanza che  essi  potessero  avere  per  la  posizione  forte  della 
rocca,  non  doveva  essere  disagiata,  se,  come  vedremo,  i 
familiari  dei  papi  e  i  nobili  e  ricchi  del  paese  cercarono  di 
esser  del  numero.  I  possessi  della  curia  erano  numerosi  (2), 
e  anche  detratte  quelle  terre  che  i  papi  o  i  rettori  concede- 
vano in  feudo  direttamente  a  terze  persone  (3),  o  quelle  che 

(i)  Nel  i29i,a  gennaio,  Matarozio  di  Falcone  castellano  pagava 
82  lib.,  6  soldi,  8  den,  «  de  summa  .ccxx.  lib,  paparen.  »  da  lui  dovuta 
(Theiner,  Codex,  I,  n.  491);  nel  1292  a  novembre  Bartolomuccio  detto 
Atacca  «  de  summa  .ccxl.  lib.  papar.  in  quibus  d.  Hubertus  archipbr 
«de  Orde  prò  dieta  castell.  tenebatur»  paga  «  .lxxx.  lib.  provis.  »  ; 
e  pari  somma  paga  per  la  castellania  di  Pietro  di  Piperno  nel  1293, 
Nel  1294  la  quota  trimestrale  pagata  da  Paolo  Gerardi  castellano  «prò 
«  tertia  parte  castellanie  dlcti  castri  [Orde]  tertii  anni  d.  Petri  de  Pi- 
«  perno  »  e  di  «  .Lxxxvi.  lib.  papar.  et  .1111.  turon.  de  argento  »  e  cioè 
circa  dugentosessanta  libre  all'anno;  Theiner.  Codex,  I,  317-19.  Pare 
però  che  più  tardi  il  censo  diminuisse.  Nella  relazione  di  Guitto  Far- 
nese a  Giovanni  XXII  (1319-20)  è  fissata  in  libre  dugento;  M.  An- 
TONELLI,  Una  reìa\ione  del  vicario  del  Patrimonio  a  Gioì'.  XXII  in 
questo  Archivio,  XVIII,  458. 

(2)  Come  vedemmo,  Adriano  IV  ne  aveva  comperati  per  tremila 
marche  da  Gezo  di  Damiano.  Non  ci  resta  alcun  documento  che  ri- 
guardi direttamente  questi  beni  curiali  lasciati  al  castellano,  ma  assai 
di  frequente  essi  compaiono  nelle  carte  del  secolo  xiii  tra  i  confinanti 
con  le  terre  vendute.  Per  esempio  in  un  doc.  del  2  agosto  1206  si 
parla  di  un  casalino  della  curia  nell'  interno  della  città  e  di  parecchi 
altri  possessi  nelle  contrade  «  Renuc^alo,  Vadus  de  Trabe,  ad  Senas, 
«  Formicule,  Interoi,  Piano»  (arch.  Corn.  Vit.  n.  2073,  Sez.  Gradi, 
n.  7).  Moltissimi  altri  beni  sono  indicati  nelle  carte  del  io  nov.  121 5 
e  del  2  giugno  1277  conservate  nell'arch.  Capit.  Vatic.  caps.  XLIX, 
fase.  72  e  74. 

(3)  Negli  anni  1 299-1 362  vi  aveva  un  feudo  il  vescovo  Ortano  pel 
censo  di  un  fiorino  all'anno,  uno  ne  aveva  Nicola  da  S.  Vittore  per 
«  .XL.  soli,  papar.»,  uno   Guidarello,  servo  del  papa,  per  dieci  soldi. 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  31 


476 


L.  %ossi  -  T.  Egìdi 


donavano  a  chiese  o  a  monasteri  (i),  doveva  rimanere  buona 
copia  di  redditi  pel  guardiano  della  rocca  orclana  :  ai  quali 
erano  da  aggiungere  i  proventi  giudiziari  civili  e  criminali. 

Talvolta  invece  il  castellano  pare  fosse  un  ufficiale  sti- 
pendiato, e  la  «  castellania  » ,  cioè  il  diritto  di  riscuotere  i 
redditi  delle  proprietà  demaniali,  fosse  riservata  ad  altra  per- 
sona, su  cui,  com'  è  naturale,  gravava  il  peso  dell'  annuo 
censo  (2). 

Il  castellano  era  anche  il  capo  della  università  dei  cit- 
tadini, che,  pur  essendo  direttamente  dipendente  dalla  Chiesa, 
aveva  vita  autonoma  e  godeva  di  qualche  privilegio  (3).  Infatti 
non  era  obbligata  al  pagamento  del  fuocatico,  né  della  «  tal- 
ee lia  militum  »  dovuta  al  rettore  per  la  guardia  delle  strade  (4)  ; 
invece  era  stretta  dall'obbligo  di  mandare  il  castellano,  ac- 
compagnato da  un  sindaco  e  da  due  ambasciatori,  al  parla- 
mento, ogni  volta  che  il  rettore  intendesse  convocarlo  (5); 
doveva  contribuire  per  due  libre  alla  a  procuratio  » ,  dovuta 


uno  per  ciascuno  tali  Agurella,  Guastapane  e  Muzio  per  somme  non 
superiori  ai  dieci  soldi  (Theiner,  Codex,  I,  n.  537;  Reg.  Clem.  V, 
Appendice,  I,  nn.  472,  473,  550,  551,  623,  739).  Il  6  giugno  1500 
Bonifazio  Vili  ne  concesse  a  Costanzo  da  Foligno  uno,  tornato  alla 
Chiesa  per  la  morte  di  Gerardo  da  Viterbo  (Digard,  Reg.  de  Boti.  Vili, 
n.  3640);  nel  1304  ai  30  gennaio  Benedetto  XI  trasferisce  questo 
feudo  a  Giacomo  «  Parisii  de  Bononia  civi  Viterbiensi  »  (Grandjean, 
Les  Reg.  de  Ben.  XI,  n.  677). 

(i)  La  più  notevole  tra  le  donazioni  è  quella  della  chiesa  di 
S.  Salvatore  e  di  tutti  i  suoi  beni,  fatta  da  Innocenzo  III  il  i"  feb- 
braio 1208  al  monastero  di  S.  Martino  al  Cimino,  intorno  alla  quale 
vedi  più  innanzi  e  cf.  P.  Ecidi,  L'abbaiia  di  S.  Martino  al  Cimino 
in  Rivista  storica  Benedett.  l,  171. 

(2)  Calisse,  Costi titiione  cit.  p.  Si-  Cf  anche  la  nota  i  a  p.  475. 

(3)  Della  nomina  del  castellano  si  dava  annuncio  alla  università 
con  apposita  lettera;  Fabre,  op.  cit.  p.  179. 

(4)  Ibidem,  pp.  185-187. 

(5)  Ibidem,  p.  184.  Al  parlamento  erano  obbligati  tutti:  città, 
castelli,  signori,  e  vi  si  dovevano  recare  a  ricevere  gli  ordini  del 
rettore. 


Orchia  nel  'Matrimonio  477 

al  rettore  nel  momento  in  cui  entrava  nel  suo  ufficio  (i),  e 
da  ultimo  ogni  anno,  cinque  giorni  prima  di  Natale,  le  era 
imposto  di  presentare  al  rettore  nel  suo  palazzo  di  Monte- 
fiascone  le  «  exenia  venationis  »,  una  determinata  quantità 
di  cacciagione,  come  segno  della  diretta  dipendenza  dalla 
curia.  Cento  marche  d'argento  erano  comminate,  se  man- 
casse ad  una  delle  dette  imposizioni  (2). 

{Continua). 

L.  Rossi  -  P.  Ecidi. 

(i)  Questa  imposta,  nel  Patrimonio,  andava  da  un  massimo  di 
cento  libre  cortonesi  o  paparine  (Orvieto)  ad  un  minimo  di  due  libre  ; 
Orda  è  la  sola  che  paghi  la  tassa  minima.  Ivi,  p.  190. 

(2)  Ivi,  p.   189. 


VARIETÀ 


STATUTI  DI   GUADAGNOLO 

DATI    DA     TORQUATO  CON  TI 
IL    1°   SETTEMBRE    I547. 


Varii  anni  or  sono,  Giacomo  Salvati  di  Guadagnolo, 
ora  defunto,  mi  favorì  gli  statuti  di  questo  castello.  Essi 
erano  scritti  in  pergamena,  evidentemente  copia,  tratta  da 
un  originale,  che  doveva  conservarsi  nell'archivio  della  fa- 
miglia Conti.  Tal  copia,  coni'  è  lecito  arguire,  serviva  per 
uso  di  quella  Comunità,  ora  appodiata  a  Poli. 

Torquato  I,  che  die'  gli  statuti  al  suo  castello,  apparte- 
neva alla  celebre  famiglia  dei  Conti,  originarli  di  Anagni,  po- 
scia signori  di  Segni  (e  perciò  s'intitolavano  «de  Comitibus 
«  Signiae  »),  di  Valmontone,  di  Poli  e  di  molte  altre  castella, 
segnatamente  nella  Campania  e  nella  Valle  del  Sacco.  Questa 
famiglia,  che  nel  medio  evo  primeggiò  tra  le  patrizie  e  le 
più  forti  di  Roma,  accanto  ai  Colonna,  agU  Orsini,  ai  Sa- 
velli &c.,  die'  quattro  papi  alla  Chiesa  :  Innocenzo  ITI,  nato 
molto  probabilmente  in  Anagni,  Gregorio  IX,  venuto  alla 
luce  in  questa  stessa  città,  Alessandro  IV,  nato  a  lenne, 
feudo  di  suo  padre,  e  Innocenzo  XIII,  che  sortì  i  natali  in 
Poli,  come  da  documento  da  me  riscontrato  che  si  con- 
serva nell'archivio  Comunale  Polese. 

Ad  attestare  la  potenza  e  lo  splendore  della  casa  Conti 
resta  ancora  in  piedi,  sebbene  dimezzata,   la    famosa  torre 


48o 


éOscioli 


che  da  essa  prende  il  nome,  non  lungi  dal  Foro  Romano 
e  presso  il  Foro  di  Nerva,  inalzata  sulle  rovine  del  «  tcm- 
«  plum  Telluris  ». 

Moltissimi  uomini  celebri  uscirono  dalla  famiglia  Conti, 
prodi  nelle  armi,  e  che  furono  quasi  tutti  eccellenti  ca- 
pitani di  armate,  come  Giovanni  da  Poli,  nipote  d'Inno- 
cenzo III  e  senatore  di  Roma,  Pietro,  ricordato  nell'  iscri- 
zione che  leggesi  affissa  nella  detta  torre,  Ildebrandino  ed 
Alto,  Paolo  signore  di  Poli,  Torquato  II,  pure  del  ramo 
di  Poli,  famoso  generale  nella  guerra  dei  Trent'anni,  durante 
il  periodo  Svedese,  Appio  generale  contro  gli  Ugonotti  in 
Francia  &c. 

Torquato  I  poi  anch'esso  segnalossi  nella  milizia,  prima 
in  Francia  con  Orazio  Farnese  e  Pietro  Strozzi  contro  gli 
Spagnoli,  indi  nella  regione  di  Ascoli  contro  i  fuorusciti  e 
nella  guerra  tra  Paolo  IV  e  il  duca  d'Alba,  detta  guerra  di 
Campagna  o  de'  Caraffeschi  e  infine  nelle  campagne  del  duca 
di  Guisa  e  nuovamente  in  Francia  contro  gli  Ugonotti,  qual 
prefetto  generale  delle  armi  pontificie  in  Avignone  e  nello  Stato 
Venosino.  Quando  era  governatore  d'  Anagni,  tentò  farsi 
signore  di  questa  città  ;  ma  una  grande  ribellione  de'  cit- 
tadini gli  fé'  passar  questa  voglia  di  dominio,  anche  per- 
chè essi  avevano  ordito  contro  di  lui  una  tremenda  con- 
giura (i). 

Egli  fu  duca  di  Poli  e  Guadagnolo;  titolo  che  alla  morte 
di  d.  Michelangelo  Conti,  avvenuta  il  1808,  passò  alla  casa 
Sforza  Cesarini,  indi  alla  famiglia  dei  duchi  Torlonia,  aven- 
dolo da  quella  acquistato  d.  Giovanni  Torlonia  il  1820.  Tor- 
quato I  passò  di  vita  in  Poli,  dov'erasi  ritirato,  il  2  settem- 
bre 1572.  Venne  ivi  tumulato  nella  chiesa  di  S.  Stefano, 
con  questa  iscrizione,  postavi  dalla  consorte  d.  Violante 
Farnese  e  che  leggesi  presso  l'altare  maggiore  : 


(i)  Per  più  estese  notizie  della  famiglia  Conti  vedi   le   mie  Me- 
morie storiche  di  Poli,  edite  il  1896  con  note  e  documenti. 


Statuti  di  Guadagnolo  481 

D.    o.   M. 

TORQ.UATO    DE    COMITIBUS    BARONI    ROMANO 

HENRICI     FRANCORUM     REGIS     INTIMO     FAMILIARI 

SUB    PAULO    IV    PIO    mi    ET    PIO    V 

SEDIS  APOSTOLICAE  LEGIONUM 

SUMMO    DUCI 

BELLO    NEAPOLITANO    MURALIBUS   TORMENTIS 

ET  UMBRIAE  PICENIQUE  COPIIS  MILITARIBUS 

SUB    PAULO  IV    PRAEFECTO 

PAULI    IV    OBITU    SEDE   VACANTE 

CIVITATIS    LEONINAE    PRAESIDI 

ANANIAE   SUB    PIO    IV    GUBERNATORI 

MONTIUMQUE    PRAEFECTO 

ASCULUM    FACTIONES 

AVENIONEM    UT    UGONOTTOS    REPRIMERET 

CUM   IMPERIO    PER    PIUM    V    MISSO 

VIOLANTES    FARNESIA    CONIUGI    CARISSIMO 

FILU     PATRI     OPTIMO    MAESTISSIMI     POSUERE 

VIXIT    ANNOS    LUI   MENSES    III 

OBIIT    IV    NONAS  SEPT.    MDLXXII 

Il  castello  di  Guadagnolo,  ad  oriente  di  Roma,  è  il  più 
alto  di  tutti  gli  altri  della  provincia  (m.  12 18).  Trovasi  fab- 
bricato sul  culmine  della  roccia,  dove  sulla  spianata  più  alta, 
il  1903,  fu  inaugurato  un  grandioso  monumento  al  Reden- 
tore. In  una  falda  più  bassa  del  monte  sorge  il  santuario 
di  Nostra  Signora  della  Mentorella.  Guadagnolo  con  Poli  e 
Castel  Faustiniano  fu  violentemente  occupato  da  Oddone  II, 
potente  signore  assai  probabilmente  della  famiglia  dei  Conti 
del  Tuscolo,  contro  il  diritto  di  possesso  che  ne  aveva  il 
monastero  dei  Ss.  Andrea  e  Gregorio  in  Clivo  Scauri  di 
Roma.    Passato   in  dominio  della  casa  Conti  del  ramo  di 


^asctolt 


Poli  per  compra  fattane  da  Riccardo,  nipote  del  III  Inno- 
cenzo, quella  ne  rimase  sempre  in  possesso  fino  alla  morte 
di  Michelangelo  Conti,  avvenuta,  come  si  disse,  il  1808  (i). 

Giuseppe  C ascigli. 


STATUTI  DI  GUADAGNOLO 

In  nomine  Domini,  amen.  Questi  sono  li  statuti  del  castello  di 
Guadagnolo,  fatti  et  ordinati  per  Agnolo  Capotosto,  Battista  de  Seba- 
stiano et  lohanni  de  Cola  Cassetta  massari  et  tutto  il  populo  de  detto 
castello  con  intervento  de  messer  Marcoantonio  de  Rosatis  de  lenezano 
al  presente  vicario  de  Guadagnolo  et  luliano  de  Santo  de  Meo,  fattore 
dell'illmo  sor  Torquato  Conte  in  nome  della  Corte,  nel  pontificato  de 
papa  Favolo  III,  alla  indictione  quinta,  del  mese  de  septembro,  a  di 
primo,  .Mcccccxxxxvii. 

Gap.  I.  In  primo,  statuimo  et  ordiniamo  che  qualunque  biastemarà 
il  nome  de  Dio  et  della  gloriosa  Vergine  Maria  sua  madre  paghe  per 
ciasche  volta  iulii  tre,  et  che  non  se  possa  accusare  in  campagna,  excetto 
alla  porta. 

2.  Item,  qualunque  biastemarà  il  nome  delli  santi  apostoli  o  de 
qualunque  sancto  o  sancta  se  sia,  paghe  per  ciasche  volta  iulli  uno  et 
mezo,  corno  di  sopra. 

3.  Item,  lo  accusatore  guadagnerà  la  terza  parte  della  pena  delle 
soprascripte  biasteme  et  sarrà  tenuto  secreto  con  lo  intervento  de  uno 
massaro  et  lo  fattore  della  Corte. 

4.  Item,  qualunque  persona  farrà  alli  pugni  incorra  per  ciasche 
uno  in  pena  de  iulii  tre. 

5.  Item,  qualunque  persona  farrà  la  menata  per  offendere  alcuno 
et  non  assignarà,  incorra  in  pena,  comò  di  sopra. 

6.  Item,  qualunque  persona  che  offendarà  un'altra  persona  et  li 
cavarà  sangue,  la  pena  sia  arbitraria  dell'  illmo  signore  Torquato  Conte. 

7.  Item,  qualunque  persona  dirrà  parola  ignuriosa  contro  de  un'altra 
persona  per  ogni  parola  ignuriosa  incorra  in  pena  de  iulii  tre. 


(i)  Per  più  dettagliate  notizie  su  Guadagnolo  vedi  le  menzionate 
Memorie  storiche  di  Poli. 


Statuti  di  Guadagnalo  485 


8.  Item,  qualunque  persona  violata  una  vergine  sia  obligato  de 
pigliarsela  per  mogliere  o  vero  maritarla  secundo  lo  costume  et  solito 
de  Guadagnolo. 

9.  Item,  qualunque  persona  violarà  vidua  o  maritata  o  vero  che 
esso  avesse  mogliere  sia  pena  arbitraria  dell'  illmo  sor  Torquato  Conte. 

10.  Item,  che  ogni  persona  che  lavorarà  sia  obligato  de  lassare 
nella  campagna  et  territorio  de  Guadagnolo  la  strada  larga  deici  palmi, 
et  chi  contrafarrà  o  vero  che  se  li  vasterà  il  seminato,  incorra  in  pena 
de  solH  cinque. 

11.  Item,  qualunque  persona  portarà  arme  prohibita  incorrerà  in 
pena  de  iulii  uno  et  mezzo,  et  la  notte  radoppierà  la  pena. 

12.  Item,  qualunque  persona  giocarà  ad  ioco  prohibito  incorrerà 
la  pena  de  iulii  uno,  et  la  notte  radoppierà  la  pena. 

13.  Item,  qualunque  persona  troverà  qual  si  voglia  sorte  de  be- 
stiame, in  termine  de  tre  giorni  debia  revelarlo  alla  Corte;  altramente 
sarrà  appellato  per  furto  et  se  perderà  la  parte  che  li  pervenesse  de 
detta  bestia  ovvero  più  bestie  :  ad  quello  che  troverà  dette  bestie  li 
per  venera  la  terza  parte. 

14.  Item,  qualunque  persona  se  trovasse  cupello  sia  obligato  de 
consignarlo  alla  Corte,  et  se  poi  la  consignatione  se  perdesse,  la  Corte 
sia  ubligata  refarli  la  quarta  parte,  perdendosi  per  defetto  della  Corte,  et 
cavandolo  senza  licentia,  incorrerà  per  ciasche  volta  in  pena  de  solli  deici. 

1 5 .  Item,  "qualunque  persona  che  andarà  ad  far  dando  manual- 
mente nelli  orti  o  vigne  o  altri  fructi  incorrerà  in  pena  nelle  orta 
bolognini  quatro  et  paghe  tutto  il  dando;  nelle  vigne  iulii  tre:  la  notte 
radoppia. 

16.  Item,  qualunque  persona  misurarà  o  vero  pesarà  con  pesi  o 
vero  mesure  che  non  siano  iuste,  per  ciasche  volta  incorrerà  in  pena 
de  carlini  cinque. 

17.  Item,  che  nulla  persona  debia  buttare  e  né  fare  spurcitie,  se 
no  nelli  lochi  soliti  et  consueti,  et  chi  contrafarrà.  incorrerà  per  cia- 
sche volta  in  pena  delli  solli  cinque. 

18.  Item,  che  tutte  quelle  persone  che  tengono  li  porci  in  casa, 
dal  primo  di  de  iugno  et  per  tutto  il  mese  de  agosto  non  li  lassano 
andare  per  la  terra,  et  chi  contrafarrà  per  ciasche  volta  incorrerà  in 
pena  delli  solli  cinque. 

19.  Item,  che  dalle  calende  di  maggio  et  per  tutto  il  mese  de 
agosto  ogni  persona  debia  fare  scopare  davanti  le  loro  casi,  cioè  per  le 
vie  publiche,  et  chi  contrafarrà  per  ciasche  volta  incorrerà  in  pena  de 
solli  cinque. 

20.  Item,  che  nulla  persona  debia  lavare  alle  fontani  et  né  fare 
andare  porci  alla  pescara,  quando  sarrà  bandito  per  commissione  delli 


484 


G.  Casctolt 


H 


massari,  et  chi  contrafarrà   per   ciasche  volta   incorrerà    in  pena  de 
scili  cinque. 

21.  Item,  che  ogni  persona  che  farri  iuramento  falso  per  ciasche 
volta  incorrerà  in  pena  di  iulii  tre. 

22.  Item,  per  ogni  persona  di  perfetta  età,  tanto  maschio  quanto 
che  femmina,  se  debia  almeno  una  volta  l'anno  confessarse  et  com- 
municarse,  et  chi  farrà  il  contrario  incorrerà  in  pena  per  ciasche  anno 
de  iulii  .VI. 

25.  Item,  qual  si  voglia  forestieri  che  comprasse  qual  si  voglia 
sorte  di  robe  debia  pagare  alla  Corte  bolognini  tre  per  ducato,  sotto 
pena  de  perdese  quel  che  havesse  comparato,  excepto  li  hommini  de 
quelli  lochi,  dove  li  hommini  de  Guadagnolo  sono  franchi,  non  siano 
ubligati  ad  cosa  alcuna. 

24.  Item,  che  ogni  persona  che  venderà  bovi  fora  de  territorio 
paghe  alla  Corte  quatrino  uno  per  bove  in  termine  de  otto  giorni,  et 
chi  contrafarrà  per  ciasche  volta  incorrerà  in  pena  delli  soUi  cinque. 

25.  Item,  che  ogni  persona  sia  obligata  de  pagare  ogni  anno  alla 
Corte  per  le  case  sue  bolognino  uno  per  casa  nova  et  quatrini  tre  per 
casa  vechia. 

26.  Item,  che  ogni  volta  che  sarà  necessario  de  murare  al  forno 
che  la  Comunità  sia  ubligata  fare  lo  ammandimento,  et  la  Corte  pagare 
li  mastri  che  murarando. 

27.  Item,  che  la  Comunità  sia  ubligata  de  fare  alla  Corte  ogni 
septe  anni  una  calcara  de  calci  de  rubia  ducento  et  la  Corte  debia 
pagare  il  mastro  che  coce  et  compone  la  calcara. 

28.  Item,  che  volendo  la  Corte  murare  intorno  alle  defese  della 
terra,  che  la  Comunità  debia  fare  lo  ammandimento  et  la  Corte  debia 
pagare  li  mastri  che  murarando. 

29.  Item,  che  ogni  persona  che  fa  foco  in  Guadagnolo  sia  ubli- 
gata dare  ogni  anno  alla  Corte  dui  opere  per  foco  et  dui  opere  de 
somaro  che  si  ha,  et  la  Corte  sia  ubligata  darh  sei  pani  per  opera, 
et  non  dandoli  dette  opere,  siano  ubligati  de  pagare  bolognini  cinque 
per  opera. 

50.  Item,  che  la  Corte  debia  dare  alla  Comunità  de  Guadagnolo 
la  vigilia  della  Natività  de  nostro  Signore  per  ricordo  et  amorevolezze 
per  la  collazione  nochiata  et  vino,  et  li  hommini  de  Guadagnolo  siano 
ubligati  dare  alla  Corte  una  soma  de  legna  per  foco:  cioè  chi  ha  la 
bestia  da  soma  in  detta  vigilia,  et  quelli  che  non  le  harrando  parte 
de  essi  siano  ubligati  fare  le  legne  et  parte  ad  cariarle  con  dette  bestie  da 
soma. 

31.  Item,  qualunque  persona  farrà  il  macello  in  Guadagnolo  sia 
ubligato  dare  alla  Corte  una  uncia  più  per  libra. 


Statuti  di  Guadagnalo  485 


32.  Item,  andando  ad  caccia  li  hommini  de  Guadagnolo  et  fa- 
cendo caccia  debiano  dare  alla  Corte  del  porco  selvaggio,  del  caprio 
la  cossa,  del  cervo  la  codatica,  del  lepre  la  cossa,  delle  starne  o  vero 
pernici  la  quarta  parte  a  testa. 

33.  Item,  che  ogni  persona  che  sprugliarà  nuci  o  inzetarando 
pera,  mela  o  qualsivoglia  frutto  nelle  possessioni  della  Corte,  che  ditti 
arbori  siano  de  quelli  che  le  hanno  sprugliate  o  inzetate  con  darne  ogni 
anno  alla  Corte  la  quarta  parte  de  ditti  frutti,  sotto  pena  de  vinti  solli 
per  anno. 

34.  Item,  che  ogni  persona  tanto  maschio  quanto  che  femmina 
che  farrà  testamento  debia  lassare  alla  Corte  solli  cinque,  ad  santo  la- 
cobo  solli  cinque,  allo  episcopo  de  Tybure  sollo  uno:  altramente  la 
Corte  possa  rompere  et  annullare  detto  testamento. 

35.  Item,  chi  mettesse  qualunque  sorte  de  bestiame  se  sia  in 
maesi,  o  vero  cese,  in  tempo  che  ò  calda  freda,  per  ciasche  volta  in- 
corra in  pena  de  solli  cinque. 

36.  Item,  che  qualunque  persona  che  dovesse  bavere  alcuno  dando 
dato,  lo  debia  petere  in  termine  de  sei  mesi,  cioè  dal  di  che  è  stato 
apprezzato  il  dando  perfin  che  siano  ditti  sei  mesi  ;  altramente  la  Corte 
se  possa  rescotere  tutto  il  dando. 

37.  Item,  che  sia  licito  ad  ogni  persona  che  troverà  porci  ad  far 
dando  nelle  robe  sue  de  admazzare  un  porco,  et  de  detto  porco  debia 
darne  un  quarto  alla  Corte,  un  altro  quarto  retenerse  per  sé  et  lo  re- 
stante restituire  al  patrone  del  porco,  et  chi  contrafacesse,  cioè  che 
non  consignasse  il  quarto  alla  Corte  et  quello  che  se  deve  consignare 
al  patrone  del  porco,  incorra  in  pena  de  iulii  cinque  ;  et  paghe  il  porco 
al  patrone  quel  tanto  che  sarrà  apprezzato  detto  porco  per  due  hom- 
mini messi  dalla  Corte  et  perdase  il  dando  che  se  havesse  hauto. 

38.  Item,  che  non  sia  licito  ad  nisciuna  persona  de  pigliarse  cosa 
alcuna,  con  pretesto  che  quel  che  se  repiglia  sia  lo  suo  de  fatto,  et  senza 
licentia  della  Corte,  et  chi  contrafarrà  incorra  in  pena  de  iulii  uno. 

39.  Item,  che  non  sia  licito  ad  nisciuna  persona  de  conturbare 
possessione  o  vero  cosa  stabile  de  altri  né  metterse  in  possessione  de 
fatto  in  cose  stabili  con  pretesto  che  siano  le  sue;  et  chi  contrafarrà 
incorrerà  in  pena  de  iulii  tre. 

40.  Item,  qualunque  persona  prometterà  andare  in  opera  con  altri, 
o  vero  prometterà  opere  de  bovi,  o  vero  prometterà  cavalli  o  vero 
somari  et  non  lo  abservasse,  incorra  in  pena  de  solli  nullo,  ma  paghe 
la  iornata,  facendosenne  querela,  non  ce  essendo  scusa  licita. 

41.  Item,  qualunque  persona  petesse  un  debito  che  altre  volte 
fosse  stato  pagato  et  lui  lo  sapesse,  o  vero  chi  negasse  un  debito  che 
lui  lo  sapesse,  provandose  di  poi   che  lui  sapeva  detto  debito,  overo 


G.  Cascioli 


provandosi  che  quel  che  pete  il  debito  lui  sapeva  che  era  stato  pagato, 
incorra  in  pena  de  solli  deici. 

42.  Item,  che  nisciuna  persona  debia  lavorare  li  di  de  fhesta  et 
commandati  dalla  sancta  niatre  Ecclesia,  et  chi  contrafarrà  incorrerà 
in  pena  de  solli  cinque. 

43.  Item,  qualunque  persona  ha  orto  lo  debia  fare  ogni  anno,  sotto 
pena  de  solli  cinque. 

44.  Item,  qualunque  persona  darri  dando  in  grano,  orzo,  vena, 
spelta  et  ogni  sorte  di  legume  et  in  vigne  et  candeti  incorra  in  pena 
per  pastore  de  solli  cinque;  in  herba  et  quando  le  vigne  non  sondo  piene 
et  nelli  grani  et  orzo,  vena  et  spelta  et  legumi,  dipoichè  sondo  me- 
tuti,  et  che  stando  in  serre  et  nelle  vigne  piene,  ne  sia  pena  de  solli 
deici;  et  ogni  pastore  che  se  fa  saino  da  per  sé  sia  ubligato  in  detta, 
pena  de  bestie  grosse  camporeccie. 

45.  Item,  qualunque  persona  darrà  dando  con  bestie  menuti  nelli 
sopra  ditti  lauri  prima  che  siano  metuti  et  carpiti,  cioè  con  porci, 
pecora  et  capre,  incorra  per  pastore  che  fa  saino  in  pena  de  solli  cinque; 
et  da  poi  che  sondo  metuti  et  carpiti  incorra  in  pena  de  solli  deici; 
et  de  cinque  bestie  menute  in  giò  non  pagheno  pena  alcuna. 

46.  Item,  qualunque  persona  darrà  dando  con  bestie  grosse  cam- 
poreccie in  prata  prima  che  sieno  falciate  et  in  lopinari  incorra  in  pena 
per  pastore  de  solli  cinque,  et  da  poi  che  sondo  falciate  et  in  fenili 
et  in  pagliara,  incorrano  in  pena  de  solli  deici. 

47.  Item,  chi  darrà  dando  in  detti  prati  prima  che  siano  fal- 
ciati et  in  lopinari  con  bestie  menute,  cioè  capre,  porci  et  pecora,  in- 
corra in  pena  per  pastore  de  solli  cinque  ;  et  da  poi  che  sondo  falciate 
et  in  fenili  et  in  pagliara,  incorra  in  pena  per  pastore  de  solli  deici,  et 
da  cinque  in  giò  non  pagheno  pena  alcuna  ;  lo  feno  se  intende  deici  solli 
solo  quando  è  fatto  lo  fenile. 

48.  Item,  qualunque  persona  darrà  dando  in  orti  con  bestie  grosse 
camporeccie  incorra  in  pena  per  pastore  che  fa  saino  de  solli  cinque; 
et  chi  darrà  dando  in  ditti  orti  con  bestie  menute  incorra  in  pena  per 
pastore  de  solli  cinque;  et  da  cinque  in  giò  non  pagheno  pena  alcuna. 

49.  Item,  chi  darrà  dando  con  bestie  casareccie,  cioè  cavalli,  ca- 
valle, in  grani,  orzo,  spelta,  vena,  lopinari,  orta  et  ogni  sorte  de  le- 
gumi et  in  prata,  prima  che  sieno  metuti,  falciati  et  carpiti,  incorra 
in  pena  per  bestia  de  solli  dui;  et  da  poi  che  sarando  detti  lauri 
metuti,  falciati  et  carpiti  et  in  fenili  et  pagliara  et  in  vigne  piene  et 
candeti,  incorra  in  pena  de  solli  puro  dui;  et  attaccandose  appresso 
al  dando,  raddoppia  la  pena. 

50.  Idem,  chi  darrà  dando  con  bestie  somarine  nelli  preditti  lochi 
paghe  de  pena  per   somaro,  o  vero  somara,  prima  che  siano  metuti, 


Statuti  di  Guadagnolo  487 


falciati  et  carpiti  paghe  de  pena  soUo  uno;  et  di  poi  che  sondo  me- 
tuti,  falciati,  carpiti  et  in  fenili  et  in  vigna  et  in  candeti,  incorra  in 
pena  per  somaro,  o  vero  somara  delli  soUi  puro  uno,  comò  di  sopra; 
et  tutte  le  soprascripte   pene  de  dandi   dati  la  notte   raddoppieno  (»). 

5 1 .  Item,  tutte  le  soprascripte  pene  la  notte  raddoppieno  alle 
bestie  casareccie. 

52.  Item,  che  ognuno  possa  accusare  nelle  robe  sue  con  iura- 
mento  et  li  sarrà  dato  credito. 

53.  Item,  le  prata  se  debìano  reguardare  de  sancta  Maria  de 
marzo  per  tutta  la  octava  de  sancta  Maria  de  agosto:  da  questo  in  poi 
non  ne  sia  pena. 

54.  Item,  qualunque  persona  deve  avere  alcuna  cosa  debia  chia- 
mare il  suo  debitore  tre  volte;  et  la  prima  et  seconda  volta  sia  de 
un  sollo  per  volta  et  la  terza  solli  dui;  poi  se  faccia  la  executione, 
la  quale  stia  per  il  patrone  tre  di;  et  poi  se  deve  bandire  ogni  tre  di 
una  volta,  et  poi  consignarla  allo  più  offerente,  et  se  non  basta,  fare 
l'altra  executione;  et  se  ne  avanza,  refarlo  al  patrone;  et  non  ce  of- 
ferrendo  nisciuno,  se  la  debia  pigliare  il  creditore  per  quel  tanto  che 
sarrà  apprezzata  per  dui  hommini  electi  dalla  Corte. 

55.  Item,  che  un  debitore  della  terra  con  li  hommini  della  terra 
se  li  debia  dar  termine  octo  giorni  ad  pagare  il  debito  suo,  et  essendo 
debitore  ad  un  forestieri  se  li  debia  dar  termine  quindici  giorni;  et 
se  paghe  per  il  termine  quatrino  uno,  quale  il  debia  pagare  il  credi- 
tore colle  spese  del  debitore,  et  essendo  representato  il  termine  dal 
creditore,  paghe  il  debitore  alla  Corte  la  quarteria. 

56.  Item,  essendo  chiamato  il  vicario  dalle  parti  che  ha  vesserò 
una  differentia  dentro  la  terra,  se  li  debia  dare  per  parte  solli  cinque, 
et  fore  la  terra  fra  li  orti  solli  cinque  et  pelle  prata  e  per  il  resto  del 
territorio  solli  deici. 

57.  Item,  habia  il  vicario  per  compromesso  bolognini  uno  per 
parte  ;  per  sententia  bolognini per  parte  ;  per  petitione  bolo- 
gnini     per  resposta   bolognini    uno,  per  la  scriptione 

scripto  bolognini non  scripto  iulii C"). 

58.  Item,  statuimo  et  ordiniamo  che  per  qualunque  excesso  se 
sia,  excepto  dove  sarrà  pena  della  vita,  et  qualunque  havesse  ofeso  lo 
vicario,  lo  fattore  della  Corte,  o  vero  li  massari,  o  vero  lo  preite  della 
terra,  lo  vicario  non  lo  possa  mettere  prigione  né  mettere  nelli  ceppi, 
né  in  ferri  dando  securtà  de  representarse  et  de  non  offendere  et  de 
pagar  la  pena. 


(a)  Nei  marg.  casso  per  me  Boezio  de  commessione.         (b)  Queste  e  le  altre  lacune 
sono  dovute  al  danno  della  pergamena. 


488 


G.  Casciolì 


59.  Item,  ordiniamo  che  offrendo  alcuno  aiuto  alla  Corte  per  re- 
carcerare alcuno  et  per  remediare  ad  qualche  errore,  in  assentia  delli 
connestavoli  et  delli  massari,  lo  vicario  possa  commandare  quelle  per- 
sone che  li  parerà  di  bisogno  per  faore  et  aiuto  della  Corte,  et  chi 
mancherà  de  obidire  al  capitano  o  vero  al  vicario,  essendoli  fatto  com- 
mandamento, incorrerà  in  pena  de  duchati  uno  per  ciasche  uno. 

60.  Item,  statuimo  che  lo  connestavole  sia  franco  da  ogni  paga- 
mento de  tassa,  porto  d'  arme 

61.  Item,  ordinamo  che   nel  tempo  del    tritare detto 

non  debia  lassare  l'ara  sola,  quando  le sia  tritato  nell'ara,  et  las- 
sandola et  accascandoce  bestie  una  o  più  et  per  lo  magnare  che  quella 
haverà  per  trovar  l' ara  venissero  ad  periculare  et  ad  morire,  lo  pa- 
trone de  ditto  lavoro  se  perda  il  dando  et  paghe  quella  bestia  o  bestie 
che  pericolassero,  excepto  che  lo  patrone  de  ditto  lavoro  non  habia 
scusa  licita;  la  quale  scusa  licita  se  debia  provare,  et  ancora  che  habia 
scusa  licita  sia  ubligato  ad  riccomodare  detta  ara  alli  pastori  che  sfano 
detta 

62.  In  prima  lo  vicario  de  Guadagnolo,  quando  piglia  lo  offitio, 
debia  iurare  de  observare  li  presenti  statuti  et  lo  libro  che  farrà  in 
Guadagnolo  lassarlo  in  potere  dello  factore  della  Corte;  et  contrafa- 
cendo incorra  in  pena  de  uno  scudo  da  applicarse  alla  Communità,  et 
non  se  debia  partire  dello  offitio,  che  debia  stare  ad  scyndicato,  sotto 
la  medesma  pena  da  applicarse  come  di  sopra. 

63.  Habia  il  vicario  per  un  mandato  bolognini  uno;  per  revoca- 
tione  del  mandato  bolognini  uno.  Per  termine  scripto  ad  provare  bo- 
lognini uno.  Per  executione  al  uscieri  bolognini  cinque.  Al  mandato 
bolognini Per  securtà  de  non tere  bolognini  cinque. 

Die  .III.  septembris  .md 


Boetius  de  Rosatis  de  lenezano. 


Theodor  von  Sickel. 


Degl'illustri  stranieri  che  vennero  eletti  a  membri  della  R.  So- 
cietà romana  di  storia  patria,  Teodoro  Sickel  è  quegli  che  in  seno 
ad  essa  lascia  maggiore  e  più  profonda  traccia  d'affetto  e  di  collabo- 
razione. 

A  Roma  venne  e,  dopo  i  suoi  primi  viaggi,  si  fermò  riverito  e 
amatissimo,  a  dirigervi  l'Istituto  austriaco  di  studi  storici.  Ma  egli 
non  fu  d'origine  austriaco.  Nato  ad  Aken,  nel  circolo  di  Magde- 
burgo,  prussiano,  fece  i  suoi  studi  ad  Halle  ed  a  Berlino;  ebbe  a 
maestri  il  Grimm,  il  Boeckh,  il  Raumer,  il  Neander,  il  Lachmann. 
Quest'ultimo  richiamò  particolarmente  l'attenzione  di  lui  sulle  riforme 
che  con  indirizzo  pieno  e  fecondo  s'erano  recentemente  introdotte  a 
Parigi  nella  Ècok  des  chartes,  quando  l' amore  alla  libertà,  che  il  Sickel 
professò  per  tutta  la  vita  con  costanza,  tolleranza  e  rettitudine,  gli  ren- 
devano men  facile  la  vita  in  patria.  E  a  Parigi  egli  si  trasferi  a  vivere 
di  lavoro  e  frequentarvi,  come  potè,  i  corsi  di  quella  Scuola  famosa, 
dimorandovi  cinque  anni  e  sempre  più  profondandosi  nella  ricerca  e 
nell'analisi  critica  de'  materiali  della  storia;  alla' quale  scienza  si  ri- 
dusse, dopo  aver  cominciato  dalla  teologia,  come  intervenne  non  di 
rado  agl'intelletti  acuti.  Il  soggiorno  all'  estero  e  le  peregrinazioni  stesse 
gli  apersero  più  vasti  orizzonti  e  valsero  ad  esplicar  meglio  le  sue 
facoltà  natie. 

Per  sua  tesi  di  laurea  aveva  già  trattato  la  questione:  Ducatus 
Burgundiae  quo  modo  et  quo  pire  delatus  est  ad  Gentem  Valesiatu,  in 
una  dotta  dissertazione  che  fu  poi  in  suo  onore  nel  1900  ripubblicata 
dal  Dummler.  Un  altro  studio  storico  che  pur  riguarda  la  Francia,  e 
di  non  minore  portata,  è  quello  intorno  a  Giovanna  d'Arco,  edito  nella 
Hist.  Zeitschrift  del  Sybel  (voi.  IV,  fase.  2,  1860),  in  cui,  a  proposito 
della  fondamentale  opera  del  Quicherat  circa  il  processo  e  la  riabili- 
tazione della  grande  contadinella  di  Domremy,  espone  criteri  che  ap- 
pena a'  nostri  giorni  in  Francia  si  diffondono  e  sembrano  nuovi.  In- 
caricato d'investigar  le  relazioni  di  Francesco  Sforza  con  la  Francia  a 


490 


^N^crologia 


Milano  e  Venezia,  ebbe  occasione  di  preparare  il  suo  primo  più  consi- 
derevole studio  suir  acquisto  della  signoria  fatto  dallo  Sforza  stesso 
nella  città  milanese,  che  nel  1855  vide  poi  la  luce  wtWArchiv  fiir 
Oesterr.  Geschichte.  La  sua  mente  sottile,  ben  consapevole  de'  tempi 
in  cui  viveva,  lo  spinse  a  trarre  da  tutte  le  discipline  ausiliarie  della 
storia  i  sussidi  più  positivi  e  metodici  all'esplorazione  de'  tempi  re- 
moti. Quindi  la  paleografia,  la  cronologia,  la  topografia,  la  diplomatica 
furono  da  lui  indirizzate  a  discutere  con  più  fine  criterio  la  qualità 
de'  documenti  su' quali  l'edificio  storico  riposa.  E  quelle  stesse  disci- 
pline, pel  progresso  delle  scienze  fisiche  e  dei  loro  nuovi  trovati,  di- 
ventavano a  mano  a  mano  più  comparative,  meno  incerte,  più  sobrie. 
I  procedimenti  della  fotografia,  la  facilità  di  raccogliere  e  trasportare 
per  le  strade  ferrate  diffuse  documenti  omogenei  riposti  in  Archivi 
distanti,  resero  possibili  indagini  e  comparazioni  prima  non  consen- 
tite e  non  tentabili.  Di  tutti  questi  sussidi  il  Sickel  si  giovò  a  riforma 
in  specie  della  diplomatica.  E  i  Monumenta  graphica,  e  le  Beitràge  :(ur 
Diplomatik,  e  i  Kaiserurkunden  in  Abhiìdungeìi,  editi  anche  col  nome 
del  Sybel,  ne  sono  testimonio  e  frutto.  Su  proposta  dello  Jàger  nel 
settembre  1856,  ei  fu  chiamato  a  Vienna  a  insegnarvi  paleografia.  Da 
quel  tempo  il  suo  insegnamento  fu  acquisito  all'Austria;  ma  l'opera 
sua  spaziò  oltre  a'  que'  confini  e  oltre  a  quei  limiti.  Alla  Germania 
rimase  unito  in  perpetuo  come  membro  della  Società  per  l'edizione 
dei  Monumenta  Gennaniae  Historica,  per  la  pubblicazione  degli  Acta 
return  et  imperatorum  Karolinorum  digesta  et  enarrata  (1867).  Invitato 
nel  1874  a  insegnare  a  Berlino,  cedette  alle  istanze  di  Vienna  che  seppe 
intrattenerlo.  Venuto  a  Roma  tenne  una  norma  leale,  corretta,  amichevole, 
equanime  e  col  Governo  d' Italia  e  coi  preposti  all'Archivio  della  Sede 
apostolica.  E  non  fu  poco  se  egli,  protestante  e  amico  del  Dòllinger,  non  fu 
riguardato  dalla  Curia  come  persona  ingrata.  Le  sue  indagini  intorno 
al  Privilegium  fiir  die  Ròmische  Kircke  di  Ottone  I  dell'  anno  962  (Inns- 
bruck,  188})  giunsero  a  conclusioni  onorevoli  e  soddisfacenti  per  la 
Chiesa,  ma  quali  esse  furono,  tornaron  per  effetto  del  suo  metodo  sin- 
cero. L'edizione  del  Liber  Diurnus  Romanorum  pontificum  da  lui  curata 
(1889)  avrebbe  potuto  essere  definitiva,  se  piccinerie  di  dotti  non  gli 
avessero  occultato  un  codice,  che  non  era  da  pretermettere.  Proba- 
bilmente non  riuscirono  accette  alla  Curia  le  sue  Ròmische  Berichte 
(1895-1900)  illustrative  della  storia  del  Concilio  di  Trento,  condotte 
con  la  consueta  comprensione  e  diligenza.  Ma  egli  coltivava  la  storia 
per  zelo  del  vero,  non  per  piaggeria  d'uomini  o  per  opportunità  di 
cause.  Finch' egli  rimase  a  capo  dell'Istituto  storico  austriaco,  questo 
rifulse  per  discepoli  degni  di  cosi  grande  maestro  ed  acquistò  valore 
€  simpatia  internazionale. 


V^ecro  logia  491 


L'Italia  gli  rese  onore  aggregandolo  per  elezione  ai  Lincei.  La 
R.  Società  romana  di  storia  patria  lo  elesse  a  socio,  e  all'aprirsi  del 
secondo  anno  del  suo  corso  di  metodologia  della  storia  lo  ebbe  tra' 
suoi  più  illustri  conferenzieri.  Egli  con  dottrina  mirabile  vi  trattò  la 
ricostituzione  dell'Itinerario  dell'Imperatore  Ottone  II  nell'anno  982 
con  la  scorta  de'  suoi  diplomi  (1886.  Cf.  Arch.  t.  IX,  pp.  294-525). 
Ma  dove  più  chiara  e  amichevole  per  la  Società  nostra  emerse  l'assi- 
stenza della  sua  preziosa  dottrina  fu  nella  preparazione  e  nella  scelta 
dei  Diplomi  imperiali  e  reali  delle  Cancellerie  d' Italia  pubblicati  a  fac- 
simile nel  1892,  dei  quali,  pur  troppo,  non  venne  a  luce  che  il  primo 
fascicolo.  Ritiratosi  nella  tarda  sua  vecchiezza  a  Merano,  con  l'amo- 
rosa compagna  della  sua  vita,  figlia  al  famoso  architetto  Semper,  quivi 
dopo  pochi  anni  chiuse  rapidamente  la  sua  vita  operosa  il  21  d'aprile 
1908;  lontano  dagli  amici  di  Germania,  di  Francia,  d'Italia,  ai  quali 
si  rammentava  sempre  con  frequente  e  calda  corrispondenza  epistolare. 

La  R.  Società  romana  di  storia  patria,  serbando  viva  la  ricono- 
scenza e  la  simpatia  per  sì  egregio  collega,  rende  tributo  d' onore  alla 
memoria  di  lui,  la  cui  grandezza  non  era  solo  nella  vastità  della 
mente  e  della  dottrina,  ma  nella  sincera  e  civile  umanità  dell'animo. 

O.  T. 


Giuseppe  Cugnoni. 


Un  altro  grave  lutto  colpi  la  R.  Società  romana  di  storia  patria 
colla  morte  del  suo  antico  presidente  e  amatissimo  socio  prof.  Giu- 
seppe Cugnoni,  seguita  a'  25  d'agosto  1908. 

Egli  che  fu  già  tra'  soci  fondatori  della  medesima  assai  beneme- 
rito, ne  venne  eletto  presidente  a'  21  gennaio  1881,  nel  periodo  ini- 
ziale ed  atletico  del  sodalizio,  quando  il  presiedere  voleva  dire  lavorare 
per  tutti,  con  manchevoli  mezzi,  con  fievoli  aiuti,  come  accade  nelle 
origini  d'ogni  istituzione;  quando  la  Società,  sprovvista  di  sede,  era 
per  favore  albergata  nella  Biblioteca  Chigiana,  di  cui  il  Cugnoni  fu  per 
lunghi  anni  bibliotecario.  E  durante  la  sua  presidenza  la  Società  ottenne 
la  prima  stanza  propria  sul  Viminale  e  l'affidamento  di  maggior  in- 
cremento dall'autorità  pubblica.  E  mentre  conseguiva  così  ragguarde- 
voli vantaggi  amministrativi,  dalla  preziosa  libreria  de'  Chigi  dava  in 

Archivio  della  R.  Società  roma:. a  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  32 


492 


V^ecrolog-ta 


luce  e  commentava  con  diligente  zelo  i  documenti  intorno  a  Fabio 
ed  Agostino  Chigi,  a  Felice  Peretti  (Sisto  V)  e  Giambattista  Pamfili 
(Innocenzo  X),  disseminati  e  illustrati  né\V Archìvio;  e  nella  Biblioteca 
minore  della  Società  nostra  pubblicava  i  Diaridi  Monsignor  Antonio  Sala, 
illustrativi  delle  lotte  del  governo  papale  e  della  Chiesa  di  Roma  al  prin- 
cipio del  secolo  scorso  e  alla  fine  del  decimottavo.  Professore  di  elo- 
quenza latina  nella  R.  Università  di  Roma,  rettore  più  volte  della 
Università  medesima,  socio  della  R.  Accademia  della  Crusca,  recò  in 
ogni  suo  ufficio  netta  e  sicura  coscienza  congiunta  a  cortesia  bene-, 
vola  e  schietta  semplicità  di  maniere;. di  guisa  che  tutti  l'amarono  e 
nessuno  temè  di  lui;  e  l'affetto  di  chi  lo  conobbe  l' accompagnò  nella 
lunga,  buona  e  tranquilla  sua  vita,  non  immune  da  dolori  paziente- 
mente portati,  circondata  da  affetto  e  da  rispetto  cordiale. 

O.  T. 


BIBLIOGRAFIA 


//  diario  roma  no  di  Iacopo  Gherardi  da  Volterra,  dal  7  ^^Z- 
tenibrc  I4']<)  al  12  accosto  14S4,  a  cura  di  Enrico  Ca- 
rusi, nella  raccolta  Renan  Iialicarnni  scriptores  di  L.  A. 
Muratori,  nuova  edizione.  —  Città  di  Castello,  Lapi, 
1904- 1906,  fasce,  26,  27,  44;  -  4°  pp,  xcvi-232. 

//  diario  romano  di  Gaspare  Fontani  già  riferito  al  Notaio 
del  Nantiporto  ()o  gena.  14S1-2J  luglio  1492),  a  cura 
di  Diomede  Toni,  nella  stessa  collezione,  1907- 1908, 
tascc.  53  e  67,  pp.  LXVI11-134. 

Il  Carusi  e  il  Toni  sono  discepoli  di  Giovanni  Monticolo.  Essi 
stessi  ci  dicono  *ii  dovere  al  maestro  la  prima  idea  dei  loro  lavori,  e 
di  averne  sempre  avuto  cordiale  e  prodigo  aiuto  di  consigli  e  di  opera. 
Pochi  maestri  avrebbero  potuto  trovare  più  adatti,  ed  essi  han  saputo 
assai  bene  approfittare  della  buona  fortuna.  Diciamolo  subito  :  dal  punto 
di  vista  metodico  le  due  edizioni  sono  eccellenti;  l'indagine  per  fissare 
i  rapporti  dei  codici  è  minuziosa,  acuta,  esauriente;  l'illustrazione  del 
testo  ricca,  precisa  e  derivata  da  ottime  fonti. 

Del  valore  dei  due  Diarii  è  superfluo  parlare  ai  lettori  del  nostro 
Archivio.  I  narratori  degli  avvenimenti  romani  della  fine  del  secolo  xv 
e  del  principio  del  seguente  sono  numerosi,  e  certo  non  tutti  hanno 
l'appassionata  vivacità  di  Stefimo  Infessura,  o  la  larga  copia  di  Sigi- 
smondo dei  Conti  ;  pure  ognuno  ha  pregio  e  interesse  speciale.  Iacopo 
Gherardi  ci  narra  quanto  tocca  l'uomo  di  curia  e  dell'uomo  di  curia 
ha  tutta  la  cautela  nei  giudizi,  tutta  la  misura  nel  racconto  ;  il  Fon- 
tani vede  la  vita  dalle  piccole  finestrette  della  sua  non  ricca  dimora 
di  Ponte,  ove  si  racchiude  pauroso  (se  non  gli  sia  necessità  assoluta 
fare  altrimenti)  appena  la  guerra  batta  alle  porte  di  Roma,  o  i  parti- 
giani dei  Santa  Croc^  e  dei  Della  Valle,  dei  Colonna  e  degli  Orsini, 


494 


)ibliografia 


s'azzuffino  per  le  vie.  Quindi  naturalmente  breve  è  per  lui  l'orizzonte, 
mentre  per  l'altro  è  volontariamente  circoscritto;  ma  ciascuno  dei  due 
ci  riflette  il  pensiero  di  un  ambiente. 

Del  Volterrano  il  Carusi  traccia  brevemente  una  biografia  che  di 
molto  si  avvantaggia  su  tutte  le  precedenti  (le  quali  del  resto  non  fan 
che  ripetere  quasi  solamente  quanto  ne  scrisse  il  Falconcini  centoqua- 
rant'anni  fa),  per  la  ricchezza  di  nuove  informazioni,  tratte  soprattutto 
àsW'Elogio  del  Gherardi  conservato  ms.  nella  bibl.  Guarmacci,  dai  regi- 
stri delle  lettere  di  Sisto  IV,  di  Innocenzo  Vili,  di  Alessandro  VI,  di 
Leone  X,  da  due  codici  dell'arch.  Vat.  (XLV,  56;  XXXIV,  17)  e  da 
uno  della  bibl.  Vatic.  (3912),  contenenti  parte  della  sua  corrispon- 
denza. Le  lettere  più  notevoli  contenute  in  questo  codice,  sono  edite 
dal  Carusi  in  appendice  alla  sua  prefazione.  —  Vivente  l'Ammannati 
il  Gherardi  raccoglieva  materiali  per  i  Commentari  che  il  cardinale  an- 
dava scrivendo;  luì  morto,  pensò  continuare  per  suo  conto.  A  questo 
si  deve  il  suo  diario.  Il  Muratori  lo  pubblicò  facendogli  andar  innanzi 
una  serie  di  notizie  comprese  tra  l'anno  1472  e  il  1479,  '^^^^  ^g'i  cre- 
dette opera  del  Gherardi,  11  Carusi  dimostra,  come  esse  debbano  attri- 
buirsi indubbiamente  al  cardinale  Ammannati,  e  sotto  il  suo  nome  le 
pubbhca  in  Appendice  al  Diario  del  Volterrano.  Invece  fa  precedere  a 
questo  la  vita  dell'Ammannati,  scritta  dal  Volterrano  e  già  edita  nella 
raccolta  delle  opere  del  cardinale,  del  1S06;  poiché  egli  crede,  e  mi 
pare  abbia  pienamente  ragione,  che  essa  fu  stesa  come  parte  integrante 
del  diario  e  solo  per  comodità  di  là  avulsa  e  posta  nel  volume  del  1 506, 
la  cui  preparazione  è  dovuta  appunto  al  Gherardi. 

L'edizione  Muratoriana  venne  condotta  su  di  un  codice  Estense. 
Disgraziatamente  esso  era  perduto  già  nel  1817,  Ma  le  ricerche  del  Ca- 
rusi hanno  rintracciato  ben  quindici  codici,  che  contengono  per  intero  il 
diario,  e  tre  altri  che  ne  he  hanno  qualche  parte.  Tutti  e  diciotto  sono 
accuratamente  descritti,  ma  uno  studio  più  profondo  ed  attento  è  stato 
rivolto  al  cod.  Vat.  3945,  del  principio  del  sec.  xvi.  L'esame  paleo- 
grafico, minuzioso  ed  acuto,  stabilisce  che  esso  è  dovuto  a  due  scrit- 
tori, dei  quali  uno,  oltre  che  scriver  la  sua  parte,  ha  riveduto  e  cor- 
retto lo  scritto  dell'altro,  e  ha  segnato  postille  marginali.  Altre  postille 
di  mano  più  recente  sono  aggiunte  alle  prime.  L'esame  del  modo  con 
cui  le  prime  e  le  seconde  postille  sono  passate  negli  altri  codici  ha  dato 
un  primo  elemento  di  classificazione,  il  quale,  insieme  con  parecchi 
altri,  ha  convinto  il  Carusi,  e  convince  chi  legge:  a)  che  il  cod,  3943 
sia  una  copia  direttamente  tratta  dall'autografo,  del  quale  riproduce  le 
note  marginali,  di  carattere  personale,  e  gli  spazi  o  fogli  lasciati  bianchi 
dall'autore,  che  si  riprometteva  di  riempirli  quando  avessse  avuto  ele- 
menti sufficienti;  b)  che  dal  cod.Vat.  3943  dipendono  tutti  gli  altri  di- 


'bibliografia  495 


rettamente  o  indirettamente.  Ciò  stabilito,  era  chiaro  il  criterio  dell'edi- 
zione. Sua  base  unica  è  il  cod.  Val.  ^943.  Solo  là  dove  questo  abbia 
manifesti  errori,  per  la  restituzione  è  adoperato  il  confronto  degli  altri, 
in  cui  spesso  gli  amanuensi  l' han  tentata  per  loro  conto.  A  questa 
norma  si  tiene  risolutamente  il  Carusi,  ed  è  da  dargli  lode  sincera  di 
non  aver  ceduto  alla  tentazione  (di  fronte  alla  quale  tanti  anche  tra 
i  più  esperti  son  deboli)  di  allineare  ai  piedi  delle  pagine  un'inutile 
folla  di  varianti.  Ne  è  scaturito  un  testo  notevolmente  più  completo 
e  corretto  che  quello  Mura  ter  iano,  la  cui  fonte  (il  codice  Estense)  se 
anch'essa  doveva  derivare  dal  codice  Vaticano,  era  spesso  monca  e 
infarcita  d'errori,  non  sempre  felicemente  emendati  dall'editore.  Anche 
nel  nuovo  testo  non  mancano  omissioni  ed  errori,  refrattarii  ad  ogni 
correzione  o  restituzione;  omissioni  ed  errori  che  risalgono  all'impe- 
rito amanuense  del  cod.  Vaticano,  o  fors'anche  allo  stesso  autore,  di 
cui  l'amanuense  del  cod.  Vat.  3943  non  ebbe  innanzi  che  una  minuta 
non  sottoposta  all'opera  della  lima  (i).  —  Il  commento,  sobrio  nella 
forma,  denso  di  contenuto,  segue  passo  passo  il  testo,  controllandone 
e  compiendone  le  notizie  non  solo  col  confronto  dei  diaristi  conteni- 
poranei  e  con  il  sussidio  dei  più  recenti  e  più  attendibili  studi,  ma  col 
corredo  abbondante  di  personali  speciali  ricerche  nell'archivio  Vaticano. 
Opera  di  uomo  dall'  ingegno  meno  pronto  e  meno  nutrito  è  il 
Diario  studiato  dal  Toni.  Fino  ad  oggi  esso  fu  attribuito  ad  un  ignoto 
notaio  de  Antiporta  o  di  Nantiporto.  Primo  problema  da  risolvere  :  che 
voleva  dire  questo  strano  nome?  11  Muratori  aveva  pensato  che  fosse 
corruzione  di  ante  portavi  o  ante  portum,  «  sunt  et  qui  suspicantur  le- 
«  gendum  esse  Nanti  posto,  et  quosdani  notarios  olim  Romae  nuncu- 
('  patos  fuisse  .\ntepositos  » .  Il  sospetto  coglie  nel  segno.  Nei  codici  più 
attendibili  (ignoti  al  Muratori)  la  parola  è  Nanii  posto,  e  nel  testo 
ricostituito  sulle  migliori  redazioni  dal  Toni  v'  ha  una  notizia,  man- 
cante al  codice  del  Muratori,  che  permette  strappare  il  velo  dell'ignoto 
dal  volto  del  diarista.  A  di  7  di  agosto  del  1484  costui  fa  ricordo  d'aver 
prestato  «  otto  once  et  denari  quimJici  di  perne  infilzate  a  Mariano  di 
«  mastro  Alessandro,  pesate  per  madonna  Ludovica  de  Sette,  stimate 
«a  12  ducati  l'oncia».  Notaio  rogato  Bartolomeo  Corona.  Ma  i  pro- 
tocolli del  Corona  sono  conservati,  e  là  dentro  il  Toni  ha  ritrovato 
l'atto  sotto  la  data  del  4  agosto  1484.  Il  prestatore  è  «  Gaspar  Pon- 

(i)  Tra  questi  luoghi  refrattarii  c'è  a  p.  23,  rr.  2-5,  il  seguente:  «  Rhodiana  obsidio, 
«  de  qua  supra  dictum  est,  die  .xxii.  augusti  niensis  soluta  fuit  ;  perseveraverant  eniiti  dics 
Il  iiovem  supra  octavani.  ut  intcKectura  est  postca».  L'assedio  di  Rodi  terminò  il  13  agosto 
dopo  89  giorni.  Il  Carusi  pensa  a  due  catrivc  letture  dell'amanuense:  xxii  da  xtii,  <i  novcni 
«  supra  octavam  »  da  «  novem  supra  octoginta  ».  Nel  secondo  caso  non  sar.-l  più  facile  sup- 
porre una  omissione?  «novem  supra  octavam  [decadem]»? 


bibliografìa 


«  tanus  notarius  de  regione  Pontis  » .  Se  anche  qualche  dubbio  potesse 
rimanere,  svanisce,  poiché  si  trova  confermato  dai  documenti  che  un 
fratello  del  diarista  si    chiamava   Sebastiano,   un   figlio   Antonio,  cosi 
come  sono  indicati  nel  diario.  Ma  perchè  «Nanziposto  »?  Padre  Casi- 
miro e  il  Gregorovius    pensarono  a    «notarlo  dell'anteposto»  e  cioè 
degli  «antepositi    super  guerris  et  pace».  Sfuggì   loro  la  notizia  che 
il  Toni  trasse  da  Marcello  Alberini  :  «  havendo  [li  caporioni]  anchora 
«  iurisditione  nei  rioni,  administrando  iustitia  de  certa  somma  in  giù;  per 
«  il  che  anche  oggidì  se  creano  con  loro  tanti  notarli  che  se  chia- 
«mano  Antepositi».  Gaspare  Fontani,  notaro  anteposito  del  caporione 
di  Ponte,  fu  senz'altro  detto  Notaro  Naniiposto  !  —  Di  lui  poche  notizie. 
Deve  essere  nato  prima  del  1449,  perchè  i  suoi  protocolli  (arch.  Capit. 
nn.  1315-1318)  cominciano  dal  1468:  certo  visse  fino  al  1524,  al  qual 
anno  arrivano  gli  atti  da  lui  rogati.  L'anno  1493  entrò  nella  congregazione 
dei  raccomandati  del  Salvatore  a  Sancta  Sanctorum,e  nel  1 509  fu  eletto 
nel  numero  dei  tredici  ufficiali  (uno  par  rione).  Subito  dopo  fu  scelto 
come  segretario;  conservò  l'ufficio  fino  al  15 14,  quando  chiese  d'esserne 
dispensato  per  la  vecchiaia.  Sua  moglie  fu  donna  Alterici,  morta  forse 
il  1506;  da  lei  ebbe  Antonio,  Ippolito,  Vincenza.  Un  suo  fratello  Seba- 
stiano morì  forse  nel  1499,  lasciando    le   figlie  Brigida  e  Bernardina 
ancora  viventi  nel  1515.  Forse  suoi  parenti  furono  Onofrio  ed  Agapito 
Fontani,  il  primo  dei  quali  fu  cerimoniere  di   Alessandro  VI,  Queste 
le  poche  notizie  che  il  Toni  potè  aggiungere  a  quelle  date  dal  Diario 
e  dal  testamento  di  Gaspare,  traendole  dalle  carte  di  Sancta  Sanctorum, 
direttamente   o  indirettamente;   poiché   provenienti  di  là  sono  anche 
quelle  che  egli  derivò  dal  lacovacci  e  dall'Adinolfi.  Forse  qualche  altra 
se  ne  potrebbe  ricavare,  che  a  lui  sfuggì,  e  ad  alcuna  di  quelle  a  lui 
note  si  potrebbe  dare  un  po'  differente  luce.  Per  esempio  nel  cod.  n.  2 
dei  Catasti   del   fondo  Sancta  Sanctorum  (Arch.  di  Stato  di  Roma)  a 
e.  422  B,  sotto  l'anno  15 12,  nella  serie  degli  anniversari  da  celebrare,  sì 
trova  il  nome  di  Gaspare  come  quegli  per  cui  si  debba  la  commemora- 
zione «  prò  remissione  peccatorum  »  finché  egli  fosse  vivo,  e  «  prò  anima 
«  sua  »  quando  morisse,  con  queste  parole  :  «  Gaspar  Pontanus,  secre- 
«tarius  presentis   hospitalis,  prò  mercede  et  servitio  per  eum   facto 
«quondam  domino  cardinali  Alexandrino,  iuxta  relationem  nobis  [guar- 
«dianis]  factum    per  dd.    Angelum   Gabrielem  et  Franciscuni    Narum 
«  prout  dixerunt  habuisse  a  rev.  pa.  d.  Dominico  della  Porta  exequu- 
«  tori  dicti  rmi   d.  cardinalis.  Et  ita  absque  solutione  in  anniversariis 
«misimus,  qui  in  eccl.  Ss.  Gelsi  et  luliani;  prò  remissione».  Non  sarà 
da  trame  conseguenza  ch'egli  fosse  dei  famigliari  del  card.  Giovanni 
Antonio  Sangiorgio,  volgarmente  detto  Alessandrino?  Cercando  nelle 
memorie  del  cardinale,  che  non  fu  degli   ultimi   alla   corte  di   Ales- 


'Bibliografia  497 


Sandro  VI  e  di  Giulio  II  (mori  il  14  marzo  1509),  non  sarà  possibile 
conoscere  qualche  cosa  di  più  intorno  al  Nanziposto?  Nello  stesso  co- 
dice a  e.  88 B  iscritto  tra  i  soci  della  fraternità  nell'anno  1488  o  giù 
di  lì  (la  notazione  non  è  datata,  ma  è  compresa  tra  altre  del  1487  e 
del  1488)  si  trova  Sebastiano  Fontano  «aromatario».  Sarà  il  fratello  di 
Gaspare?  Forse;  e  forse  lo  stesso  che  appare  morto  circa  il  1499,  e 
Gaspare  completa  in  vino  la  quota  fissata  per  ottenergli  l'annuo  suf- 
fragio. (Vedi  Necroloc^i  e  libri  affini  della  città  di  Roma,  p.  534,  fra  i 
Fonti  per  la  storia  d'Italia  pubblicati  dall'  Istituto  Storico  Italiano).  Ma 
intanto  a  e.  91  a  ci  si  imbatte  in  un  altro  Sebastiano  Fontano  ricevuto 
nella  società  l'otto  febbraio  15 11.  E  allora  quale  sarà  il  fratello?  Quale 
dei  due  sarà  il  padre  di  Menico  e  marito  di  Camilla,  ricordato  dall'Adi- 
nolfi?  Ippolito,  figlio  di  Gaspare,  entrò  nella  fraternità  il  14  agosto  15 12 
(ivi,  e.  90A);  potrebbe  il  secondo  Sebastiano  esser  figlio  del  primo? 
Forse  solo  nel  1511  egli  compi  il  quattordicesimo  anno  e,  secondo  lo 
statuto  del  1408  (cap.  XVI,  nel  detto  cod,  e.  i6b),  solo  allora  potè 
essere  ammesso  nel  posto  lasciato  vuoto  dal  padre  (i).  —  Di  Antonio, 
figlio  di  Gaspare,  il  Toni  pensa  che  fosse  prete,  perchè  nel  testa- 
mento il  padre  parla  di  certi  benefici  ottenutigli.  Ma  r.\dinolfi,  citato 
dal  Toni,  tra  i  sepolti  ai  Ss.  Celso  e  Giuliano  pone  anche  una  «  Pel- 
«  legrina  delli  Casali  moglie  di  Antonio  delli  Fontani».  Non  sarà  il 
nostro?  Benefici  poteva  averne  anche  se  laico.  E  se  non  è,  sarà  da 
pensare  al  nome  del  nonno  rinnovato  nel  nipote,  e  cioè  ad  Antonio 
e  Pellegrina  genitori  di  Gaspare?  Spogliando  i  Regesti  Vatic.  e  i  regi- 
stri camerali,  se  mettesse  il  conto,  potrebbe  risolversi  la  questione.  — 
Alla  famiglia  di  Gaspare  appartenne  di  certo  Giovanni  Francesco  Fon- 
tano, beneficiato  di  S.  Pietro,  morto  nel  1511,  per  cui,  come  già  per 
Sebastiano,  Gaspate  pagò  i  50  fiorini  necessari  per  l'iscrizione  nel 
libro  degli  anniversari  della  fraternità  del  Salvatore  (codice  cit.  e.  421  a). 
Fu  sepolto  a  S.  Celso  con  gli  altri  di  casa  Fontani  (.\dinolfi,  loc.  cit.). 
Forse  nell'archivio  Capitolare  di  S.  Pietro  potrebbero  trovarsi  notizie 
di  lui,  tali  da  portar  luce  su  tutta  la  famiglia. 

Le  ricerche  del  Toni  hanno  rintracciato  sette  manoscritti  del  xvii 
e  xvui  secolo,  che  contengono  per  intero  il  diario,  e  quattro  che  ne 
danno  qualche  parte.  Due  tra  questi  ultimi  erano  già  noti  sotto  il 
titolo  Diario  del  Corona,  che  primo  il  Carusi  s'accorse  essere  parte 
della  narrazione  del  Nanziposto.  Un  paziente  e  minutissimo  lavoro  di 

(:)  Potrebbe  esser  figlio  postumo.  La  iscrizione  di  Sebastiano  nel  libro  degli  anniver- 
sari e  tra  le  prime  segnate  l'anno  1499-1500,  ma  questo  non  dice  che  la  morte  non  possa 
essere  accaduta  qualche  tempo  prima.  Anzi  il  testo  della  nota:  «Soluti  fuerunt  fl.  .11.  in 
«  contanti,  residuum  [usquc  in  .1..  fl.  solutum  fuit]  in  vino  per  Gasparem  Fontani  »  potrebbe 
tar  pensare  ad  un  ritardo  nel  pagamento  e  quindi  nella  inserzione. 


498 


'bibliografia 


confronto,  che  ò  la  parte  migliore,  metodicamente,  del  lavoro  del  Toni, 
ha  permesso  di  stabilire  la  superiorità  del  testo  conservato  nel  codice 
Vallicelliano  I,  74.  Neppure  il  Vallicelliano  dipende  direttamente  dal- 
l'originale, ma  da  una  copia  probabilmente  anch'essa  indiretta.  Da 
codesta  copia  derivano,  sebbene  un  po'  meno  corretti,  anche  due  altri 
codici  (arch.  Vat.  Pio,  25  ;  bibl.  Ferraioli,  335),  mentre  altri  due  (Vat. 
lat.  10.579,  6823)  oflfrono  varianti  più  o  meno  felici,  che  li  dimo- 
strano provenienti  dall'  originale  per  altra  via.  Gli  altri  sei  sono  copie 
dei  primi  cinque.  Quindi  l'edizione  nuova  è  basata  sul  Vallicelliano, 
col  confronto  e  col  sussidio  dei  quattro  codici  del  primo  gruppo.  Il 
Muratori,  nell'edizione  sua,  si  lasciò  guidare  dal  solo  Vat.  6823,  e 
inoltre  (fosse  difetto  della  copia  che  ebbe  o  di  metodo)  raffazzonò  la 
dicitura,  e  spesso  omise  notizie;  sicché  il  testo  nuovo  guadagna  pa- 
recchio sul  vecchio. 

Molto  guadagna  anche  per  la  bontà  del  commento,  la  cui  base 
è  soprattutto  il  confronto  coi  diaristi  contemporanei,  e  che  nulla  lascia 
a  desiderare  per  l' intelligenza  del  testo  e  specie  per  le  precise  notizie 
delle  persone  nel  diario  ricordate.  Il  metodo  è  lo  stesso  che  lodammo 
nell'edizione  curata  dal  Carusi.  Solo  forse  si  sente  in  questo  del  Toni 
un  po'  più  esagerato  il  rispetto  alla  formale  esteriorità  sistematica. 
Forse  non  è  un  difetto,  ma  tale  può  sembrare.  Per  dare  qualche  esem- 
pio: la  prima  volta  che  il  diarista  parla  di  un  personaggio,  o  nomina 
un  luogo,  il  Toni  nella  nota  dà  brevi,  precise,  utilissime  indicazioni 
biografiche  o  topografiche  (i).  Poi  ogni  volta  che  la  persona  o  il 
luogo  vengano  anche  solo  nominati  o  accennati,  fosse  pure  a  distanza 
di  due  righe,  egli  pone  una  nota  di  rimando  alla  prima  (2).  Ora  me- 
todicamente può  essere  giustissimo,  ma  è  anche  evidente  che  la  mag- 
gior parte  delle  volte  i  rimandi  potevano  essere  risparmiati.  In  un 
testo  così  breve  e  ristretto  a  così  piccolo  numero  di  anni  (1481-92), 
non  è  possibile  che  il  lettore  scorra  solo  due  o  tre  righe;  di  certo  leg- 
gerà le  due  o  tre  pagine  che  riguarderanno  un  determinato  argomento. 
Leggerà,  per  esempio,  tutta  la  narrazione  della  guerra  sostenuta  da 
Sisto  IV  contro  il  re  di  Napoli.  E  allora  quando  una  volta  si  sia  detto 
chi  sia  «il  re»,  chi  «  il  duca  di  Calabria»,  basta!  Che  se  poi,  invece 
di  leggere,  lo  studioso  voglia  consultare  un  rigo,  una  parola,  e  capiti 
proprio  in  un  nome  a  lui  sconosciuto,  si  prenda  la  pena  di  leggere 
indietro,  ovvero  vada  all'  indice  onomastico.  Gli  indici  nelle  edizioni 
dei  testi    debbono   essere,  secondo  il  mio    pensiero,  gli  unificatori  di 


(1)  Una   svista  c'è  a  p.  60,  nota   12,  dove  il  I.igo  di  Vico  e  posto   nel   circondario 
<li  Prosinone  !  ! 

(2)  SI  veda  per  tutti  il  caso  delle  note  ai  nomi  Qiiinto  e  Primaporta  a  p.   1;. 


bibliografìa  499 


tutto  il  commento,  sfollandolo  ed  alleggerendolo,  specialmente  quando 
sono  fatti,  come  in  questi  due  volumi,  con  amore  ed  intelletto.  Per 
esempio,  avendo  posto  in  fondo  al  volume  un  indice  dialettale,  perchè 
ripetere  le  illustrazioni  dialettali  a  pie  di  pagina?  avendo  aggiunto 
un  elenco  delle  opere  consultate  per  la  prefazione  e  pel  commento, 
perchè  ogni  volta  che  se  ne  fa  uso  citare  l'edizione?  Quasi  quasi  si 
potrebbe  risparmiare  di  farlo  perfino  la  prima  volta  !  Lievissime  mende, 
se  pure  lo  sono,  che  però  nulla  tolgono  alla  bontà  e  alla  utilità  della 
pubblicazione. 

P.  Ecidi. 


Hermann  Egger,  Ziir  Baugeschicbte  des  Paìa:(^o  di  Ve- 
nezia; Sonderabdruck  aus  der  Publikation  Der  Prt/rt^^() 
di  Feneyia  in  Roni  [Wien,  1908?];  in-folio,  pp.  1-32 
e  153-176. 

—  Der  Palai:;;^j  di  Vene:^ia  im  iS.  Jahrhtmdert;  Sonderab- 
druck aus  Zeitschr.  fiir  Geschichte  der  Architektiir  Jahrg.  I,' 
1907,  pp.  271-282. 

Mentre  si  attende  la  pubblicazione  del  volume,  in  cui,  sotto  gli 
auspicii  di  un  Comitato  Viennese,  alcuni  dotti  cultori  di  storia  del- 
l'Arte hanno  raccolto  una  serie  di  studii  e  di  ricerche  sul  più  gran- 
dioso monumento  della  Roma  medievale,  qual'  è  il  Palazzo  di  Ve- 
nezia, è  comparsa  in  edizione  separata  la  parte  dell'opera  affidata  al 
dott.  Hermann  Egger,  che  tratta  la  storia  edilizia  del  celebre  edificio. 
Lavoro  assai  pregevole  per  la  somma  diligenza  della  indagine  storica,  la 
quale  presenta  difficoltà  pressoché  insuperabili  a  chi  voglia  investigare 
le  vicende  di  codesta  colossale  costruzione  nel  periodo  più  antico,  vale 
a  dire,  nell'epoca  in  cui  Pietro  Barbo,  che  fece  edificare  il  palazzo, 
era  ancora  il  «Cardinale  di  S.  Marco»;  mentre  per  la  storia  del- 
l'edificio dopo  il  1464,  quando  il  fiistoso  porporato  veneziano  divenne 
il  papa  Paolo  II,  possediamo  una  copiosa  fonte  di  notizie  nei  registri 
delle  fabbriche  pontificie  conservati  nell'Archivio  di  Stato  Romano,  la 
cui  pubblicazione  fu  merito  insigne  dell'  infaticabile  e  compianto  Eu- 
genio Muntz. 

Il  dott.  Egger  ebbe  la  fortuna  di  servirsi  di  un'altra  fonte,  sco- 
nosciuta finora,  per  la  storia  edilizia  del  «  Palazzo  di  S.  Marco  »  :  è 
il  voluminoso  rapporto  che  l'architetto  austriaco  A,  V.  Barvitius  pre- 


5Ó0 


Ttbliograjìa 


sentava  al  suo  Governo  intorno  alle  condizioni  statiche  dell'  edificio, 
da  lui  studiate  coti  ogni  cura  negli  anni  1856-58,  ricercando  nei  muri 
del  vastissimo  palazzo  le  tracce  delle  successive  vicende  della  sua  co- 
struzione. Con  l'aiutò  dell'opera  del  Barvitius,  il  nostro  autore  rifu, 
giovandosi  altresì  diegli  studi  di  altri  scrittori  e  delle  proprie  investi- 
gazioni tecniche  e  letterarie,  la  storia  del  Palazzo,  giungendo  a  con- 
clusioni in  gran  parte  nuove.  Il  primo  periodo  della  costruzione  sa- 
rebbe incominciato  ancor  negli  anni  (1441-1452)  che  il  Barbo  era 
cardinale  di  S.  Maria  Nuova  (oggi  S.  Francesca  Romana)  abitando  fin 
da  allora  il  vecchio  palazzo  di  S.  Marco,  in  cui  mantenne  la  dimora, 
naturalmente,  anche  dopo  che  Nicolò  V  ebbe  trasferito  il  suo  titolo 
cardinalizio  all'antica  basilica  dedicata  al  protettore  di  Venezia.  L'edi- 
ficio del  «  Cardinale  »  Barbo  consistette,  quindi,  nella  trasformazione 
del  palazzo  vecchio  (i),  comprendente  l'area  della  gtan  torre  quadran- 
golare fra  la  chiesa  e  il  e  Palazzetto»,  con  una  aggiunta  che  si  sten- 
deva fino  al  portico  dell'  ingresso  attuale  del  Palazzo  verso  piazza  Ve- 
nezia. Innalzato  al  trono  papale,  il  Barbo  concepì  un  nuovo,  assai  più 
vasto  piano  edilizio  e  diede  origine  alla  colossale  costruzione,  racchiu- 
dente la  basilica  di  S.  Marco,  quale  oggi  si  ammira,  aggiungendovi  la 
caratteristica  costruzione  che  nei  documenti  del  secolo  xv  è  chiamata 
«Giardino  di  S.  Marco»,  l'attuale  Palazzetto  di  Venezia  condannato 
a  prossima  demolizione.  In  questo  secondo  periodo  edilizio,  che  ab- 
braccia gli  anni  1 466-1 471,  sorse  tutta  la  fronte  settentrionale  del  Pa- 
lazzo, mentre  dal  lato  verso  la  via  del  Plebiscito,  dov'  è  l' ingresso 
principale,  non  avrebbe  raggiunto  la  fabbrica,  sotto  Paolo  II,  l'altezza 
del  primo  piano.  L'autore  ritiene  inoltre  (contrariamente  alla  opinione 
del  Muntz)  che  soltanto  nel  secondo  periodo  s' incoriiinciasse  la  co- 
struzione del  grandioso  cortile  intemo,  rimasto  sempre  incompiuto; 
e  si  desse  principio  alla  fabbrica  della  torre  sull'angolo  verso  il  «  giar- 
«  dino  »  e  ai  portici  del  giardino  stesso. 

Sulla  cronologia  di  queste  due  ultime  parti  della  gran  mole  Pao- 
lina, la  torre  e  il  giardino,  non  potremmo  consentire  nelle  conclusioni 
dell'egregio  autore.  Riservandoci  di  tornare  altrove  sulla  storia  edilizia 
del  «Palazzetto»,  ci  limiteremo  qui  ad  osservare  come  raff"ermazione 
dell'Egger,  che  solo  nella  primavera  del  1470  fu  posto  mano  alla  edi- 


(l)  All'etanie  delle  condizioni  topografiche  di  quella  parte  dell'Urbe,  dove  sorsero 
poi  le  fabbriche  di  Paolo  II,  e  alle  vicende  dell'antico  palazzo  di  S.  Marco  è  dedicata  la 
prima  parte  dello  studio  che  esaminiamo.  L'autore  poteva  ricordare,  a  riprova  delle  sue 
aflermazioni  intorno  ai  restauri  compiuti  da  Pietro  Rarbo,  come  nei  documenti  pubblicati  dal 
Mlkxtz  (Lis  arts  à  la  cour  des  papts  pendant  le  //.  el  le  lf>.  siètie,  Paris,  1879,  pp.  64»"') 
»i  parli  anche  di  lavori  compiuti  per  rinforzare  la  «  p.irtc  .intiqua  »  del  P.il.izzo  (anni  1468 
e  H70). 


bibliografia  501 


(ìcazione  della  torre  (la  quale  non  faceva  parte  in  alcun  modo,  secondo 
l'autore,  del  piano  generale  del  Palazzo,  e  sorse  per  ragioni  di  neces- 
sità dei  servizi  della  corte  pontificia)  appaia  in  contrasto  con  i  docu- 
menti dell'Archivio  di  Stato.  Infatti,  sono  di  codesto  anno  1470  i  man- 
dati di  pagamento  per  la  corona  di  «  beccatelli  »  o  mensolette  che 
cingeva  un  tempo  la  torre  nel  tratto  più  alto;  dello  stesso  anno  i  do- 
cumenti concernenti  i  lavori  di  pittura  nell' intemo  di  essa  (i).  E  come 
può  conciliarsi  la  testimonianza  delle  opere  compiute  nel  1468  e  '69 
per  stabilire  una  diretta  comunicazione  fra  il  «giardino»  eia  «torre 
«della  bissa»  (2),  con  la  ipotesi  del  dott.  Egger  che  la  torre  così  de- 
nominata ne'  documenti  dell'epoca  non  sia  già  quella  posta  a  fianco 
del  giardino,  bens'i  la  torre  minore,  oggi  chiamata  del  Belvedere,  la 
quale  sorge  in  quella  parte  del  Palazzo  che,  giusta  le  indagini  e  le 
induzioni  del  Barvitius  e  dello  stesso  Egger,  non  si  era  ancora  inco- 
minciato a  costruire  al  tempo  che  regnò  il  papa  Barbo? 

La  morte  improvvisa  di  Paolo  II  lasciava  al  prediletto  fra  i  tre 
porporati  congiunti  del  papa  veneziano,  a  Marco  Barbo  cardinale  del 
titolo  di  S.  Marco,  il  grave  compito  di  continuare  la  grandiosa  co- 
struzione. Questo  consanguineo  di  Paolo  II  (non  «  nipote  »  di  lui,  come 
lo  chiamarono  tutti  gli  scrittori),  dedicando  al  proseguimento  dell'opera 
monumentale  quel  fervido  e  devoto  zelo,  che  lo  aveva  reso  assai  caro 
al  fondatore  delle  fabbriche  di  S.  Marco,  ne  accrebbe  felicemente  la 
mole  e  gli  ornamenti  interiori.  Ma  le  posteriori  vicende  del  Palazzo 
che  non  fu  né  sarà  mai  finito,  costituiscono  invece,  come  scrive  l'au- 
tore, «  una  vera  lagrimevole  istoria  »  :  è  una  lunga  serie  di  aggiunte, 
di  trasformazioni,  di  restauri,  quasi  sempre  dannosi  per  il  carattere  e 
la  originaria  bellezza  architettonica  dell'edificio,  e  di  cui  tuttavia  inte- 

(1)  Mand.iti  opro  manifactura  372  brachiorum  coriiicis  de  tcvertino  factorum  super 
«  et  sub  bocatellis  et  sub  mergulis  turris  dicti  paLitii  »  ;  o  prò  manifactura  12  caballorum 
«de  tevertino  factorum  circumcirca  dictam  turrini  »  (26  maggio  1470;  Mcextz,  op.  cìt. 
H,  71).  Altri  mandati  (giugno  e  luglio  1470)  a  vari  pittori  per  lavori  fatti  «  in  pingcndo 
»  turrim  fabricae  palatii  S.  Marci»  (Mlentz,  op.  cit.  II,  80).  La  torre  coronata  di  bec- 
citelli  e  di  merli  appare  nella  pianta  iconografica' mantovana  di  Roma  (sec.  xv):  la  som- 
miti di  essa  venne  distrutta  da  un  fulmine  al  tempo  del  card.  Marco  Barbo  :  cf.  Aiisonin, 
anno  I  (1907),  125  sg.;  Egger,  p.  22. 

(2)  Cf.  Ausonia.,  I,  126,  nota  5.  Ai  documenti  ivi  citati  è  da  aggiungere  questo': 
ottobre,  1466  ;  «  lohanni  Battista  citadino  romano  de'  avere  per  doi  legni  di  castagni  dati 
CI  per  fare  la  scala  che  passa  dal  zardino  in  nella  torre  della  bissa  ».  AC.  (Archivio  Romano 
di  Stato,  Fabbrica  di  S.  Marco,  Mandati  1466-6-,  e.  89).  Nell'ottobre  e  novembre  dello 
stesso  anno  si  lavorava  per  «  aconzare  teti  de  la  tore  de  la  bissa  »  (Mandati  citt.  e.  8  b); 
e  dunque  fuor  di  dubbio  che  una  torre,  posta  fra  la  chiesa  e  il  Giardino,  esisteva  e  veniva 
restaurata  al  tempo  di  Paolo  II,  come  par  certo  che  a  una  sola  torre  si  lavorasse  durante 
quel  pontificato  nel  palazzo  papale  di  S.  Marco,  dalla  forma  dei  documenti  citati  nella  nota 
precedente.  Del  resto,  dell'esistenza  di  un'antica  torre  in  codesta  parte  dell'edificio  pare  fosse 
convinto,  per  le  sue  indagini  tecniche,  lo  stesso  Barvitius  (Eggek,  cf.  p.  9,  nota  3).. 


^ 


502  'bibliografia 


ressa  sommamente  la  conoscenza  a  chi  studia  il  primitivo  aspetto  del 
Palazzo  e  la  storia  ediliz'a  dell'Urbe  in  generale.  A  questa  parte  delle 
sue  ricerche  il  dott.  Egger  ha  dedicato  lunghe  e  fortunate  cure,  sco- 
prendo negli  archivi  di  Venezia  vari  documenti  che  concernono  le 
opere  compiute  dagli  ambasciatori  della  Serenissima  presso  il  papa, 
ch'ebbero  sede  nel  Palazzo  di  Venezia.  Le  vicende  dell'  insigne  mo- 
numento durante  il  secolo  xviii  in  particolare,  formano  l'argomento 
del  secondo  scritto  dell'egregio  autore,  pubblicato  nella  Zeitschrift  fùr 
Geschichte  der  Arclìitektiir,  il  quale,  corredato  di  belle  riproduzioni  di 
incisioni  rare,  riproducenti  l'aspetto  dell'edificio  nel  Settecento,  com- 
pleta degnamente  la  dotta  e  diligente  monografia  compresa  nel  vo- 
lume, che  la  colta  Società  viennese  ha  voluto  dedicare  alla  grande 
opera  architettonica  di  Roma. 

La  magnificenza  di  codesto  volume  è  bene  afl^ermata  nella  parte 
compiuta  dal  dott.  Egger,  splendida  nella  veste  tipografica,  adorna  di 
gran  numero  di  preziose  illustrazioni  in  eliotipia,  tratte  da  fotografie, 
da  quadri  moderni  e  da  incisioni  antiche  :  onde  la  storia  edilizia  del 
Palazzo  si  svolge  viva  dinanzi  agli  occhi  del  lettore  anche  per  merito 
delle  illustrazioni,  che  sono  parte  essenziale  e  assai  riuscita  dell'opera. 
Di  ciò  va  data  ampia  lode  al  benemerito  autore,  a  cui  si  deve  anche 
la  pregevohssima  appendice  (p.  153  sgg.)  delle  iscrizioni  d'ogni  epoca 
(anche  quelle  oggi  scomparse)  che  furono  apposte  in  tutti  gli  angoli 
del  monumento  dalla  ranità  di  papi,  di  prelati,  dì  ambasciatori,  e  delle 
numerose  e  nitide  piante  topografiche,  per  cui  si  rivela  evidente  la 
forma  dell'edificio  nelle  sue  varie  parti  e  nelle  diverse  età  della  sua 
più  volte  secolare  esistenza. 

G.    ZlPPEL. 


A.  Luzio,  Isabella  d'Este  e  il  Sacco  di  Roma.  —  Milano, 
Cogliati,  1908,  8°,  pp.  174. 

Il  libro  mantiene  assai  più  che  il  titolo  non  prometta.  Più  che 
della  dimcra  di  Isabella  a  Ronw  e  del  suo  afifaccendarsi  per  ottenere 
al  figlio  Federico  l' ufficio  di  capitano  generale  della  Chiesa,  e  una 
sposa  che  Io  togliesse  dai  lacci  di  Isabella  Boschetti  o  per  ottenere  al 
figlio  Ercole  la  porpora;  la  prima  parte  del  libro  ci  scopre  il  gioco 
doppio  e  menzognero  di  Alfonso  duca  di  Ferrara,  che  tiene  a  bada  il 
papa  finché  non  s'accorda  pienamente  con  Carlo  V,  e  meglio  ancora 
la  insigne  malafede  del  versipelle  Federico  di  Mantova,  che,  feudatario 
di  Cesare  e  capitano  generale  del  papa  e  dei  Fiorentini,  finge  a  eia- 


'Bibliof'rafìa  503 


scuna  delle  parti  d'esser  per  lei  col  cuore,  e  intatìto  all'una  comu- 
nica quanto  dall'altra  viene  a  sapere.  Certo  a  niuno  sfugge  la  difficoltà 
della  posizione  in  cui  egli  si  trovava  ;  ma  come  non  restare  sdegnati 
alla  sua  volgare,  piccina,  misera  astuzia?  Conserva  titolo  e  paga  di 
capitano  generale  della  Chiesa,  ma  non  fa  pur  mostra  d'andare  all'eser- 
cito della  lega  ;  per  colmo  d' irrisione,  quando  già  le  truppe  imperiali 
investono  Roma  guidate  a  nord  dal  Borbone,  a  sud  dal  viceré  Lannoy, 
chiede  a  costui,  come  al  rappresentante  dell'  imperatore,  suo  signore, 
il  permesso  di  andare  a  combattere  in  difesa  del  papa  !  Come  non 
sdegnarsi  che  a  meschino  sfogo  dei  suoi  rancori  personali  contro 
Giovanni  de'  Medici,  subdolamente  renda  impossibile  il  tentativo  di 
arrestare  i  lanzichenecchi?  —  E  anche  nel  Sacco,  mentre  Isabella  me- 
rita ogni  encomio  per  aver  posta  ogni  sua  cura  a  salvar  dame  e  per- 
sonaggi, coprendoli  con  la  protezione  del  figlio  Ferrante  e  del  nipote 
Alessandro  di  Novellara;  Federico  non  pensa  che  ad  acquistare  dai 
predatori,  se  possa,  antichità  e  oggetti  d'arte  a  poco  prezzo.  Anche 
di  Isabella  questo  si  disse,  e  il  Guicciardini  raccolse  la  voce  ;  ma  ella 
nelle  sue  lettere  fieramente  protesta  contro  l'accusa. 

Per  quel  che  riguarda  propriamente  il  Sacco,  i  documenti  man- 
tovani, di  cui  quasi  esclusivamente  si  serve  il  Luzio,  non  ci  danno 
molta  novità  di  notizie.  Com'è  naturale,  si  riferiscono  quasi  del  tutto 
all'opera  di  Isabella,  di  Ferrante  e  di  Alessandro  Gonzaga.  Pure  le 
lettere  di  Francesco  Gonzaga,  oratore  del  marchese  Federico  a  Roma, 
scritte  nei  giorni  immediatamente  seguenti,  sono  di  notevole  interesse. 
Più  notevole  ancora  è  la  prova,  sgorgante  dai  documenti,  che  Carlo 
di  Borbone  fu  trascinato  e  non  trascinò  alla  presa  di  Roma.  Fino 
all'ultimo  egli  cercò  d'evitarla;  e  vi  sarebbe  riuscito,  se  il  papa  non 
fosse  stato  cieco  e  non  avesse  voluto  giocare  di  abilità,  quando  era  il 
tempo  di  estreme  risoluzioni.  Se  Clemente  avesse  in  tempo  dato  denaro 
per  pagare  le  affamate  soldatesche  spagnole  e  tedesche,  Roma  era  salva  ! 

In  calce  al  volume  sono  pubblicate  molte  delle  lettere  inviate  da 
Roma  a  Federico  marchese  di  Mantova  dal  1524  al  1527.  Gli  studiosi 
di  cose  romane  ve  ne  potranno  trovare  alcune  interessanti  anche  per  la 
storia  dei  costumi  delia  città  (pp.  112,  115,  114,  1x5).  Altri  documenti 
attrarranno  l' attenzione  degli  studiosi  di  storia  dell'  arte,  specialmente 
r  inventario  degli  oggetti  conservati  nella  «  Grotta  »  di  Isabella,  e  le 
lettere  che  parlano  delle  vicende  di  due  arazzi  raffaeleschi  e  di  altre 
opere  d' arte,  spedite  da  Isabella  per  mare  alla  volta  di  Mantova,  pre- 
date dai  mori  e  poi  in  parte  recuperate.  Altre  notizie  riguardano  opere 
dì  Giulio  Romano,  del  Bonaccorsi,  di  Sebastiano  del  Piombo. 

Ma  di  tutte  la  più  notevole  è  l'appendice  quarta,  ove  alla  luce 
dei  documenti  si  mostra  chiaramente  che  Giorgio  Frundsbera:  non  fu 


'Bihliogvafia 

queir  «impiissimum...  lioniiiiis  monstrum  »  che  disse  il  Caracciolo,  e 
neanche  quel  luterano  terribile  e  feroce,  odiatore  del  papa,  si  da  por- 
tare con  sé  un  laccio  di  seta  a  strangolarlo.  Egli  verso  Clemente  VII 
apparisce  anzi  propenso,  e  ripetutamente  dichiara  averlo  combattuto 
sol  perchè  nemico  dell'  imperatore  suo  padrone.  Anzi  nell'  interesse 
di  Clemente  e  di  Carlo  egli  nel  1528  architettò  col  duca  di  Mantova, 
e  per  suo  mezzo  col  papa,  un  piano  per  riavvicinare  imperatore  e 
papa,  restituendo  con  l'opera  dei  lanzichenecchi  ai  Medici  la  città  di 
Firenze.  L' indecisione,  la  troppa  abilità  e  un  po'  l'amor  patrio  di  Cle- 
mente (che  voleva  Firenze,  senza  però  sottoporla  allo  strazio  sofferto 
da  Roma),  il  (finimento  della  spedizione  del  duca  di  Brunswick,  salva- 
rono ancora  per  due  anni  la  libertà  fiorentina.  È  un  episodio  ignoto, 
in  cui  il  Frundsberg,  se  non  si  manifesta  buon  cattolico,  come  pare 
al  Luzio  (che  altri  baci  per  lui  il  piede  a  S.  S.,  non  basta  a  dimo- 
strarlo), apparisce  però  di  animo  equilibrato,  immune  da  odii  precon- 
cetti e  settari. 

P.  Ecidi. 


Anton  Eitel,  Dcr  Kirchcnstaat  unter  Klemens  V ,  Abbaili!!, 
-ur  ìiiitt!.  il.  neueren  Gescìjìchle, herausg^.  voii  G.  v.  Below, 
H.  Finke,  F.  Meinecke,  h.  i.  —  Berlin  u.  Leip.?;ig, 
W.  Rothschild,   1907,  8°,  pp.  218. 

b  un  libro  molto  bene  informato,  preciso,  chiarissimo.  Dal  re- 
gesto di  Clemente,  dalle  ricerche  del  Davidsohn,  dell'Ehrle,  del  Finke, 
del  Soranzo,  del  Fabrc,  dell'Antonelli  e  di  cento  altri,  l'autore  ha  tratto 
una  lucida  esposizione  delle  disastrose  condizioni  dello  Stato  ecclesia- 
stico, ne  ha  ricercate  le  cause  e  ha  fatto  vedere  l'opera  compiuta  da  Cle- 
mente per  ripararvi.  Le  indagini  personali  gli  han  permesso  di  cor- 
reggere qualche  dettaglio  o  di  dar  maggior  luce  a  qualche  altro.  Forse 
la  parte  ove  meno  s' incontra  di  nuovo  è  appunto  quella  che  più  stret- 
tamente ci  riguarda  ;  e  cioè  i  capitoli  II-IV,  in  cui  sì  parla  di  Roma, 
dell'ordinamento  dello  Stato,  del  Patrimonio,  della  Campagna  e  della 
Marittima.  Per  la  storia  della  città,  oltre  la  giusta  visione  delle  ri- 
spettive posizioni  che  in  essa  avevano  la  nobiltà  il  popolo  il  papa, 
notevoli  sono  le  correzioni  apportate  alla  lista  senatoria,  e  la  difesa 
dell'attitudine  di  Clemente  V  di  fronte  ad  Enrico  VII.  Poco  lumeg- 
giate invece  le  relazioni  del  papa  e  della  città  con  Roberto  d'Angiò, 
per  le  quali  finora  restarono  inesplorati  i  registri  reali  dell'archivio  di 
Napoli.  Lo  studio  dell'organizzazione  dello  Stato  non  conduce  ad  al- 
cuna conclusione,  diversa  da  quelle  che  su  questo  periodico  espose  il 


'Bibliografia  505 


Calissc  nei  riguardi  del  Patrimonio,  e  che  furono  poi  confermate  lar- 
gamente dalle  pubblicazioni  del  Fabre.  Ed  era  naturale.  Le  fonti,  sal- 
tuarie e  monche  per  le  altre  regioni,  pel  Patrimonio  offrono  invece 
copia  e  compiutezza.  I  nuovi  documenti  veduti  dall'Eitel  non  fanno  che 
confermare  quelli  che  già  conoscevamo.  E  cosi  confermano  pure  quel- 
r  impotenza  degli  ufficiali  pontifici  che  negli  ultimi  tempi  era  ancora 
una  volta  apparsa  chiarissima  nei  densi  scritti  dell'Antonelli.  Impor- 
tante e  nuovo  è  il  giudizio  dell'  Eitel  sull'opera  di  Benedetto  XI  :  ne- 
potista anche  lui,  se  non  raggiunse  il  grado  dei  predecessori  o  dei  suc- 
cessori, fu  perchè,  nato  di  povera  gente,  non  avea  parenti  capaci  di 
esser  favoriti  ;  in  compenso  favori  i  conterranei.  Il  giudizio,  basato  spe- 
cialmente su  alcuni  di  quei  documenti  spagnoli  rintracciati  dal  Finke, 
che  ogni  giorno  più  ci  fan  desiderare  una  completa  esplorazione  degli 
archivi  iberici,  è  opposto  del  tutto  a  quello  tradizionale,  ripetuto  dal- 
l'ultimo storiografo  di  Benedetto,  il  Funke.  Alla  debolezza,  che  tutti 
riconoscono  in  lui,  sarà  da  aggiungere  anche  questa  taccia  di  favori- 
tismo regionale?  Il  giudizio  su  Benedetto  è  confermato  nel  capitolo 
seguente,  ove  rapidamente  si  tratteggia  lo  stato  del  Patrimonio,  della 
Campagna  e  della  Marittima  dopo  l'opera  partigiana  e  dissolvente  di 
Bonifazio  Vili,  di  cui  si  dà  però  un  giudizio  meno  severo  di  quello  che  il 
Finke  dette  nella  sua  opera  sui  Templari.  Di  grande  interesse  le  nuove 
notizie  tratte  du  documenti  Vaticani  e  spagnoli  intorno  alle  trattative 
tra  Gaetani  e  Colonna  durante  il  conclave;  la  conclusione  delle  quali 
condusse  alla  accessione  dei  cardinali  partigiani  dei  Gaetani  al  candi- 
dato francese,  Bertrando  de  Got,  cioè  Clemente  V.  Il  quale  in  gran 
parte  non  seppe  che  disfare  quanto  Bonifacio  Vili  aveva  fatto:  restituì 
ai  Colonna  i  loro  beni  e  le  loro  dignità  (la  bolla  2  febbraio  1 506,  finora 
nota  solo  in  parte,  è  dall'Eitel  pubblicata  per  intero),  e  li  favorì  in  una 
lite  coi  Gaetani;  negli  atti  della  quale  l'Eitel  trovò  una  piccola  miniera. 
La  narrazione  non  si  perde  nei  dettagli,  ma  lumeggia  i  punti  fonda- 
mentali, e  conduce  alla  conclusione  che  nell'opera  di  pacificazione  e 
nel  ricostituire  la  autorità  pontificia  in  queste  regioni  Clemente  poco 
o  nulla  potè  concludere.  Più  efficace  forse  riusci  l'opera  sua  nelle  altre 
parti  dello  Stato.  La  vittoria  sui  Veneziani  diede  agli  ufficiali  pontifici 
del  Ducato,  della  Marca  e  della  Romagna  un  ascendente,  che  ristabilì 
per  qualche  tempo  una  effiittiva  sovranità;  e  per  questa  parte  giusta- 
mente ha  detto  l'Eitel  che  Clemente  V  fu  signore  del  suo  Stato  come 
pochi  dei  suoi  predecessori.  E  poiché  l'argomento  (se  si  faccia  ecce- 
zione per  la  guerra  di  Ferrara  studiata  dal  Soranzo)  non  era  stata  og- 
getto di  speciali  trattazioni,  questi  capitoli,  e  specialmente  quello  sul 
ducato  di  Spoleto  e  sulla  Marca,  ci  sen>brano  i  più  notevoli  del  volume. 

P.  Ecidi. 


NOTIZIE 


La  Rassegna  Numismatica  diretta  da  Furio  Lenzi,  col  nuovo 
anno  1909  (VI  della  rivista),  si  pubblicherà  non  più  ad  Orbetello,  ma 
a  Roma. 

L'Unione  Tipografico-Editrice  Torinese  ha  pubblicato:  S.  Muller 
Fz.,  J.  A.  Feith,  R.  Fruin  Th.  Az.,  Ordinamento  e  Inventario  degli 
Archivi.  Traduzione  libera  con  note  di  Giuseppe  Bonelli  e  Giovanni 
Vittani.  Dall'edizione  ultima,  uscita  in  tedesco  a  cura  del  Dr.  H.  Kaiser. 

Si  è  pubblicato  il  III  voi.  dei  Regesta  Pontificum  Romanorum  di 
P.  F.  Kehr,  dedicato  alla  Toscana.  Ne  riparleremo. 

La  Société  de  l'Histoire  de  Franca  ha  pubblicato  il  tomo  X  delle 
lettere  di  Luigi  XI  (1482- 148  3  et  Supplément),  per  opera  di  J.  Vaesen 
e  B.  de  Mandrot  ;  ed  i  Mhnoires  de  Martin  et  Guillaume  du  Bellay, 
tome  I  (livres  i  et  11,  15 15-1525),  per  opera  di  V.-L.  Bourrilly  e 
F.  Vindry.  Questi  ultimi  interessano  direttamente  l' Italia,  data  la 
parte  importantissima  avuta  dalla  Francia  in  quel  tempo  negli  affari 
d' Italia. 

Si  è  pubblicato  ;  Emilio  Calvi,  Bibliografia  di  Roma  nel  Medio  Evo 
(476-1499),  supplemento  I,  con  appendice  sulle  catacombe  e  sulle 
chiese  di  Roma  (Roma,  Loescher,  1908). 

L'Institut  d'Estudis  Catalans  (Barcelona)  ha  pubblicato:  Documents 
per  Vhistoria  de  la  cultura  Catalana  Mig-eval,  per  opera  di  Antoni 
Rubió  y  Lluch.  Questo  primo  volume  va  dal  1275  al  1410. 

Si  è  pubblicato:  Archivalia  in  Italie,  belangrijk  voor  de  geschie- 
denis  van  Nederland  beschreven  door  Dr.  Gisbert  Brom  [importanti 
per  la  storia  dell'Olanda,  descritti  dal  dott.  Gisbert  Brom].  Eerste  Deel: 
Rome,  Vaticaansch  Archief.  Eerste  Stuk  (Martinus  Nijhoff,  Aja). 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXIi  33 


5o8 


o^oti^ie 


È  uscito  in  questi  giorni  il  primo  volumetto  della  raccolta  di 
Profili  che  l'editore  A.  F,  Formiggini  di  Modena  aveva  da  qualche 
tempo  preannunciato.  Esso  è  dedicato  a  Sandro  Botticelli  ed  è. opera 
di  I.  B.  Supino,  professore  di  storia  dell'  arte  nella  Università  di  Bo- 
logna. L' edizioncina  è  riuscitissima.  È  stampata  con  bei  caratteri  nuovi 
nitidi  e  chiari,  su  caria  filogranata  di  lusso,  numerose  illustrazioni 
sono' intercalate  al  testo:  i  fregi,  le  iniziali,  il  disegno  della  copertina 
formano  un  insieme  perfettamente  armonico  colla  rilegatura  in  pseudo- 
pergamena. Sarà  pubblicato  un  volume  ogni  bimestre  e  ne  sonò  già 
preannunciati  più  di  ottanta. 

Fra  i  Fonti  per  la  storia  d'Italia  pubblicati  dall'Istituto  Storico 
Italiano,  Pietro  Egidi  pubblica  i  Necrologi  e  libri  affini  della  Provincia 
Romana,  voi.  I,  Necrologi  della  città  di  Roma  (Roma,  1908).  Un  ma- 
gnifico volume  di  circa  seicento  pagine  con  quattro  tavole  illustrative, 
contenente  diciassette  documenti  tra  veri  necrologi,  note  necrologiche, 
libri  anniversarii  e  oblatarii  con  notizie  fino  all'anno  1500. 


La  novella  142  del  ms.  Panciatichiano-Palatino  138  (La  donna  che 
si  voleva  rimaritare)  ha  porto  occasione  a  un  articolo  pieno  di  garbo, 
di  Emilio  Re,  inserito  nel  num.  X  del  Btillettino  della  Società  filologica 
romana  :  Una  novella  romana  del  Novellino  e  l'età  probabile  del  ms.  Pan- 
ciaticlìiano.  Dopo  aver  identificato  il  personaggio  principale  di  cui  si 
fa  parola  nella  novella  -  Mabilia  Savelli,  moglie  di  Agapito  Colonna 
«  vissuto  nello  scorcio  del  sec.  xiii,  senatore  di  Roma  per  pochi  mesi 
«  nel  1293,  scomunicato  poi  da  Bonifazio  VIII  »,  e  scacciato  dalla  città  - 
l'A.  distingue  costei,  figlia  del  nipote  di  Onorio  IV,  Luca  di  Giovanni 
Savelli,  dall'altra  Mabilia  della  stessa  casata,  sorella  del  papa  ora  no- 
minato, e  figlia,  quindi,  di  un  altro  Luca.  Corregge  in  tal  modo  Onofrio 
Panvinio  {De  gente  Sabellà),  che  ignorando  l'esistenza  di  Luca  di  Gio- 
vanni Savelli,  fece  delle  due  Mabilie  una  sola  persona.  L'una  fu  mo- 
glie di  un  Giovanni  di  Alberto,  e  nel  1279  ^""^  vedova,  come  risulta 
dal  testamento  del  papa  suo  fratello:  l'altra  sposatasi  nel  1284  con 
Stefano  di  Giovanni  di  Stefano,  passò  a  seconde  nozze,  prima  del  1 300, 
se  si  deve  prestar  fede  a  un  aneddoto  riferito  dal  Petrarca  nel  libro  II 
Rerum  memorandarum,  con  il  Colonnese.  Fissati  questi  dati  storici,  l'A. 
in  base  ad  altre  osservazioni  -  tra  le  quali  è  notevole  quella  delle  dif- 
ferenze, nei  rispetti  dello  stile,  che  s' incontrano  nei  nn.  1-86  del  ms. 
Panciatichiano-Palatino  dalle  parti  corrispondenti  del  testo  Gualteruz- 
ziano  del  Novellino,  «  che  mostrano  compiuto  il  mutamento  che  il  vol- 
te gare  italiano  sostenne  nella  prima  metà  del  sec.  xiv  divenendo  di 
«  forma  più  matura,  ma,  forse,  meno  efficace,  e  sopratutto  spogliando 


V^ti-{ie  509 


«  quasi  ogni  modo  provenzale  e  francese  »  -  cerca  di  stabilire  l'età  del 
codice  suddetto.  La  conclusione  dello  studio  è  che  mentre  le  ultime 
venti  novelle  (nn.  137-156),  di  cui  nessuna  ha  un  riscontro  esatto  nel 
testo  Gualteruzziano,  appartengono  al  terzo  o  quarto  decennio  del 
sec.  XIV,  «gli  elementi  della  prima  parte  del  ms.  (nn.  1-136)  sono 
«  sostanzialmente  più  antichi,  e  forse  del  medesimo  tempo  dei  mss. 
«  Laurenziano-Gaddiano  195,  Magliabechiano-Strozziano  classe  XXV, 
«n.  513;  ma  l'ordinamento,  oltre  l' immissione  delle  questioni  del  Si- 
«  drach  e  del  Fiore  dei  Filosofi,  non  che  le  particolari  forme  stilistiche 
«e  variazioni  delle  novelle  1-86»  si  possono,  forse,  «ascrivere  al 
«tempo  medesimo  che  furono  aggiunte  le  ultime».  Nello  stesso  fasci- 
colo il  compianto  prof.  Giuseppe  Cugnoni  pubblicava  Centcmùvantutio 
epigrammi  latini  d'autore  ignoto  che  illustrano  le  opere  d'arte  del  pala:i:{o 
Farnese  in  Capr avola,  traendoli  dal  ms.  Chigiano  segnato  I.  V.  191: 
appartengono  a  uno  di  quegli  «  eleganti  poeti  che  fiorirono  tra  la  se- 
«  conda  metà  del  sec.  xvi,  e  la  prima  del  susseguente,  a  molti  dei  quali, 
«  dice  il  Tiraboschi,  le  delizie  di  Caprarola  somministrarono  argomento 
«di  canto»;  forse  a  Famiano  Strada.  Ivi  pure  si  legge  un'altra  nota, 
ricca  d' interesse  per  la  storia  del  costume  a  Roma  durante  l'alto 
medio  evo,  dovuta  a  W.  de  Gruneisen  :  Len\noli  e  tessuti  egiziani  nei 
primi  secoli  dell'era  volgare  considerati  nel  rispetto  iconografico  e  simbolico. 

Nella  collezione  storica  Villari,  l'editore  U.  Hoepli  ha  pubblicato 
recentemente  (Milano,  1909)  la  terza  edizione  del  Le  cronache  italiane 
del  medio  evo,  descritte  da  U.  Balzani.  L'opera  fu  minutamente  rive- 
duta dall'autore  che,  per  la  nuova  edizione,  fece  tesoro  dei  risultati 
raggiunti  dagli  studi  recenti  sull'argomento. 


PERIODICI 

(Articoli  e  documenti  relativi  alla  storia  di  Roma) 


American  (The)  Historical  Review.  Voi.  XIII  (1908),  n.  4.— 

C.  H.  Haskins,  ree.  di  E.  Gòller,  Die  Papstliche  Pònitentiarie.  -  V. 

D.  ScuDDER,  ree.  di  E.  G.  Gardner:  S.  Catherine  of  Siena.  -  G.  L. 
BuRR,  ree.  di  H.  C.  Lea:  The  Inquisition  in  the  Spanish  Dependen- 
cies.  -  W.  C.  Abbott,  ree.  di  Tìje  Cambridge  Modem  History,  voi.  V: 
The  Age  of  Louis  XIV.  —  Voi.  XIV  (1908),  n.,  i.-F.  A.  Christie, 
ree.  di  J.  Turmel  :  Histoire  du  dognie  de  la  papauté  dès  origines  à 
la  fin  du  quatrième  siede.  -  R.  B.  Merriman,  ree.  di  J.  de  Trésal  : 
Les  origines  du  schisme  Anglican  (i  509-1 571).  -  R.  B.  Merriman, 
A.  H.  R.,  ree.  di  P.  Herre:  Papsttum  und  Papstwahl  im  Zeitalter 
Philipps  II.  -  G.,  ree.  di  E.  Loevinson  :  Giuseppe  Garibaldi  e  la  sua 
legione  nello  Stato  romano,  1848- 1849.  -  H.  Nelson  Gay,  ree.  di 
G.  M.  Trevelyan  :  Garibaldi's  Defence  of  the  Roman  Republic. 

Analecta  Bollandiana.  To.  XXVII  (1908),  fase.  IL  -  P.  ?., 
ree.  di  F.  Jubaru  :  Sainte  Agnès,  vierge  et  martyre  de  la  voie  No- 
mentane,  d'après  de  nouvelles  recherches.  -  A.  P,,  ree.  di  L.  Traube  : 
Nomina  sacra.  Versuch  einer  Geschichte  der  christlichen  Kùrzung.  - 
H.  D.,  ree.  di  A.  Dufourcq.:  Études  sur  les  Gesta  martyrutn  romains. 
To.  II-III.  -  Id.,  ree.  di  Th.  Mommsen  :  Le  droit  penai  romain,  tra- 
duit  par  J.  Duquesnh  ;  C.  Callewaert  :  Les  premiers  chrétiens  et 
l'accusation  de  lèse-majesté  ;  J.  Rambaud:  Le  droit  criminel  romain 
dans  les  Actes  des  martyrs.  -  H.  Moretus,  ree.  di  Th.  Ilgen:  Die 
Kanonisationsbulle  fùr  Erzbischof  Heribert  von  Kòln.  -  Id.,  ree.  di 
R.  Biron:  St.  Pierre  Damien  (1007- 1072),  -  Id.,  ree.  di  O.  Clemen: 
Zur  Kanonisation  Bennos.  -  V.  O.,  ree.  di  K.  Wenck  :  Franz  von 
Assisi,  -  Id.,  ree.  di  P.  Sabatier  :  De  revolution  des  légendes,  à 
propos  de  la  visite  de  Jacqueline  de  Settesoli  à  saint  Fran(;ois.  -  Id., 
ree.  di  L.  de  Kerval  :  Les  sources  de  l'histoire  de  saint  Francois 
d'Assise.  Étude  critique;    G.  SchnOrer:  Neuere   Quellenforschungen 


T^eriodici 


ùber  den  hi.  Franz  von  Assisi  ;  L.  Suttina  :  Appunti  bibliogranci  di 
studi  francescani  ;  F.  Tocco  :  Le  fonti  più  antiche  della  leggenda  fran- 
cescana; P.  Sabatihr  :  Nouvèaux  travaux  sur  les  documents  franciscains. 
Examen  de  quelques  travaux  récents  sur  les  opuscules  de  saint  Fran- 
cois. -  Id.,  ree.  di  L.  Suttina:  BuUettino  critico  di  cose  francescane.  - 
Id.,  ree.  di  A.  Morini:  De  tertio  ordine  Servorum  Sanctac  Mariae. - 
A.  PoNCELET  (Appendix).  Catalogus  codicum  hiigiographicorum  lati- 
norum bibliothecarum  Romanarum  praeter  quam  Vaticanae.  X.  Co- 
dices  bibliothecae  Vallicellianae.  —  Fase.  III-IV.  -  H.  Moretus,  De 
magno  legendario  Bodecensi  (in  appendice  :  Ex  Vita  s.  Leonis  IX 
papae).  -  Fr.  Van  Ortroy,  Manrèse  et  les  origines  de  la  Compagnie 
de  Jesus.  -  H.  D.,  ree.  di  H,  Hemmer  et  P.  Lejay:  Textes  et  docu- 
ments pour  servir  à  l'histoire  du  christianisme.  -  Id.,  ree.  di  J.  G. 
Frazer:  St.  George  and  the  Palilia.  -  Id.,  ree.  di  P.  Wendland:  Die 
hellenistisch-ròmische  Kultur  in  ihren  Beziehungen  zu  Judentum  und 
Christentum.  -  Id.  ree.  di  S.  Gassisi  :  Poesie  di  san  Nilo  iuniore  e  di 
Paolo  monaco,  abbati  di  Grottaferrata  ;  A.  Rocchi  :  Vita  di  san  Nilo, 
abate,  fondatore  della  badia  di  Grottaferrata.  -  Id.,  ree.  di  G.  Goyac  : 
Sainte  Mélanie  (39J-439)-  -  A.  P.,  ree.  di  G.  M.  Dreves:  Haben  wir 
Gregor  den  Grossen  als  Hymnendichter  zu  betrachten?;  Cl.  Blu.me: 
Gregor  der  Grosse  als  Himnendichter.  -  Id.,  ree.  di  H.  Grisar:  Una 
vittima  del  dispotismo  bizantino.  Papa  s.  Martino  I,  649-654(655). 
H.  Moretus,  ree.  di  A.  Kolberg:  Die  von  Papst  Silvester  II  heraus- 
gegebene  Passio  s.  Adelberti,  oder  Die  Lesungen  des  Benediktiner- 
Breviers  auf  das  Fest  des  hi.  Adalbert  im  xi  Jahrhundert  aus  dcr  Hand- 
schrift  Nr.  145  von  Monte  Cassino  verglichen  mit  der  Handschrift 
Nr.  i  zu  Admont.  -  V.  O.,  ree.  di  F.  Tocco:  L'ideale  francescano; 
C.  De  la  Warr  :  The  Writings  of  St.  Francis  of  Assisi  ;  H.  Holzap- 
FEL  :  Franziskus-Legenden  Ausgewàhlt  fùr  das  deutsche  Volk  ;  P.  Ro- 
binson: A  short  Introduction  to  Franciscan  Literature;  G.  Garavani  : 
11  Floretum  di  Ugolino  da  Montegiorgio  e  i  Fioretti  di  s.  Francesco; 
La  questione  storica  dei  Fioretti  di  s.  Francesco  e  il  loro  posto  nella 
storia  dell'Ordine;  L.  Lemmens:  Bruchstùck  der  àltesten  Chronik  der 
sàchsischen  Franziskanprovinz.  -  A.  P.,  ree.  di  K.  Wenck:  Die  hi. 
Elisabeth  und  Papst  Gregor  IX;  A.  Huyskens:  Quellenstudien  zur 
Geschichte  der  hi.  Elizabeth,  Landgràfin  von  Thùringen.  -  A.  Pox- 
CELET,  Appendix,  e.  s.  —  To.  XXVIII  (1909),  fase.  I.  -  Fr.  Vax 
Ortroy,  Une  nouvelle  histoire  de  la  Compagnie  de  Jesus.  -  H.  D., 
ree.  di  P.  F.  Kehr:  Regesta  pontificum  Romanorum.  Italia,  voli.  II-III; 
E.  Calvi:  Bibliografia  di  Roma  nel  medio  evo  (476-1499).  Supple- 
mento I  con  appendice  sulle  catacombe  e  sulle  chiese  di  Roma  ;  L.  Du- 
CHESNE:    Histoire  ancienne  de  l'ÉgHse,  to.  II.  -  A.  P.,  ree.  di  J.  Bé- 


Teriodici  5^3 


DiER  :  Les  légendes  épiques.  Recherches  sur  la  formation  des  chansons 
de  geste,  to.  II.  -  H.  D.,  ree.  di  G.  Schoenaich:  Die  Christenverfol- 
gung  des  Kaisers  Decius.  -  H.  Moretus,  ree.  di  J.  Drehmann  :  Papst 
Leo  IX  und  die  Simonie,  Ein  Beitrag  zur  Untersuchung  der  Vorge- 
schichte  des  Investiturstreites.  -  V.  O.,  ree.  di  A.  Mortier:  Histoire 
des  Maìtres  Généraux  de  l'Ordre  des  Frères  Prècheurs,  to.  III-IV.  - 
A.  PoNCELET,  Appendix,  e.  s. 

Analectes  pour  servir  à  l'histoire  ecclésiastique  de  la 
Belgique.  To.  XXXIV  (1908),  fase.  II,  III.  —  H.  Dubrulle,  Les 
Bénéficiers  des  diocèses  d'Arras,  Cambrai,  Tliérouanne,  Toumai,  sous 
le  pontificai  d'Eugène  IV,  d'après  les  documents  conservés  aux  Ar- 
chives  d'État  à  Rome. 

Annales  de  Bretagne.  To.  XXIII,  fase.  5'  (avril  1908).  — 
G.  MoLLAT,  Etudes  et  documents  sur  l'histoire  de  Bretagne  :  V,  Ma- 
riages  à  la  Cour  de  Bretagne  (1529-1331);  VI.  Le  mausolée  d'Isabelle 
de  Castine,  duchesse  de  Bretagne,  à  l'abbaye  de  Prières;  VII.  Le  chan- 
celier  de  Bretagne  Matliicu  Le  Bart  (1517-1552);  Vili.  Une  tragique 
visite  pastorale  de  l'évèque  de  Nantes  au  prieuré  de  Saint-Nicolas- 
de-Redon  (1517-1518);  IX.  La  fondation  des  Carmes  à  Nantes  (1518- 
1547)  (con  documenti  pontifici).  —  Fase.  4'  (juillet  1908).  -  G.  Mol- 
LAT,  Études  et  documents  sur  l'histoire  de  Bretagne:  X.  L'évèque  de 
Nantes  et  le  droit  de  procuration  à  la  fin  du  xiv«  siècle;  XI.  Insti- 
tation  d'un  pénitencier  breton  dans  la  basilique  de  Saint-Pierre  de 
Rome  (22  novembre  1421)  (con  documenti  pontifici). 

Archivio  storico  Italiano.  Serie  V,  to.  XLI,  disp.  II  del  1908.  — 
A.  Gaudenzi,  Sulla  duplice  redazione  del  documento  italiano  del 
medio  evo.  -  G.  Dallari,  ree.  di  N.  Tamassia:  L'elemento  latino 
nella  vita  del  diritto  italiano.  -  F.  E.  Vassalli,  ree.  di  L,  Halphek: 
Études  sur  l'administration  de  Rome  au  moyen-àge  (7JI-1252).  - 
F.  Tocco,  ree.  di  G.  SchnCrer:  Franz  von  Assisi;  H.  Fischer:  Der 
heilige  Franziskus  von  Assisi  wàhrend  der  Jahre  1219-1221.  -  G.  Pansa, 
ree.  di  V.  De  Bartholomahis  :  Cronaca  Aquilana  rimata  di  Buccio  di 
Ranallo  di  Popplito  di  Aquila.-  P.  Santini,  ree.  di  M.  Longhi:  Nic- 
colò Piccinino  in  Bologna  (1458-1445).  -  C.  Cipolla,  ree.  di  U.  Be- 
NASSi:  Storia  di  Parma  (i 501-15 54),  5  voli.  -  R.  Biasutti,  ree.  di 
P.  LoGOLUso  :  Su  la  Deseriptio  Itaìiae  di  Sebastiano  Mùnster.  -  P.  Pic- 
COLOMINI,  ree.  di  L.  Pastor  :  Geschichte  der  Pàpste  seit  dem  Aus- 
gang  des  iMittelalters,  IV  Band,  Zweite  Abteilung:  Adrian  VI  und 
Klemens  VII.  -  A.  Sa  velli,  ree.  di  G.  Caravan:  :   Urbino   e  il  suo 


i 


5H 


'Periodici 


territorio  nel  periodo  francese  (1797-1814),  parte  I.  —  To.  XLII, 
disp.  Ili  del  1908.  -  A.  Della  Torre,  Un  nuovo  documento  su  un 
benefizio  toscano  del  Petrarca  (il  priorato  di  Migliarino).  -  M.  Roberti, 
ree.  di  F.  Martroye:  Genserie.  La  conquéte  vandale  en  Afrique  et 
la  destruction  de  l'empire  d'Occident.  -  S,  Pivano,  ree.  di  Ch.  Per- 
GAMENi:  L'Avouerie  ecclésiastique  belge  dès  origines  à  la  période 
bourguignonne.  -  F.  Carabellese,  ree.  di  J.  Delaville  le  Roulx: 
Cartulaire  general  de  l'Ordre  des  Hospitaliers  de  St.  Jean  de  Jérusa- 
lem  (i  100-13  io),  -  Q.  Sàntoli,  ree.  di  R.  Caggese:  Note  e  docu- 
menti per  la  storia  del  vescovado  di  Pistoia  nel  sec.  xii.  -  C.  Ci- 
polla, ree.  di  H.  Simonsfeld:  Jahrbucher  des  deutschen  Reiches  unter 
Friedrich  I,  Band  I  (1152-1158).  -  U.  Fortini,  ree.  di  A.  Eitel  : 
Der  Kirchenstaat  unter  Klemens  V.  -  F.  D.,  ree.  di  P.  Fraikin  :  Ar- 
chives  de  l'histoire  religieuse  de  la  France.  Nonciatures  de  France  ; 
Nonciatures  de  Clément  VII,  to.  I  :  Depuis  la  bataille  de  Pavie  jus- 
qu'au  rappel  d'Acciaiuoli  (25  févr.  1525-juin  1527).  -  A,  Galante, 
ree.  di  U.  Stutz:  Kirchenrechtliche  Abhandlungen. 

Archivio  storico  Lombardo.  Anno  XXXV  (1908),  serie  IV, 
voi.  X,  fase.  XIX.  —  A.  Luzio,  Isabella  d'  Este  e  il  Sacco  di  Roma. 

Archivio  storico  Messinese.  Anno  IX  (1908),  fase.  I-II.  — 
G.  Oliva,  Sinan-Bassà  (Scipione  Cicala)  celebre  rinnegato  del  sec.  xvi 
(con  riferimenti  alla  storia  del  papato). 

Archivio  storico  per  le  province  Napoletane.  Anno  XXXIII 
(190S),  fase.  III.  —  L.  Salazar,  Documenti  del  Santo  Officio  nella 
biblioteca  del  Trinity  College.  -  M.  Schifa,  ree.  di  F.  Chalandon: 
Histoire  de  la  domination  Normande  en  Italie  et  en  Sicile.  -  G.  CoGO, 
ree.  di  C.  Mariani:  Il  viaggio  di  Giuseppe  II  a  Roma  e  a  Napoli 
nel  1769.  —  Fase.  IV.  -  B.  Maresca,  Il  marchese  di  Gallo  a  Pietro- 
burgo nel  1799.  -■  A.  F.  d.  C,  ree.  di  A.  Venturi:  La  scultura  del 
Quattrocento. 

Archivio  storico  per  le  provincie  Parmensi.  Anno  1908, 
N.  S.,  voi.  Vili.  —  D.  Munerati,  Il  card.  Alessandro  Farnese  iuniore 
ed  alcune  sue  lettere  inedite. 

Archivio  storico  Sardo.  Voi.  IV  (1908),  fase.  I-II,  —  A,  Solmi, 
Sulla  storia  della  Sardegna  nel  medio  evo  (con  riferimenti  alla  storia 
del  papato). 

Archivio  storico  per  la  Sicilia  orientale.  Anno  V  (1908), 
fase,  I.  —   F.  Marletta,  ree.  di  E.  Caspar:   Roger  li   (1101-1154) 


'Teriodici  5 1 5 


unii  die  Grùndung  der  normannisch-sicilischen  Monarchie.  -  F.  Mar- 
letta  (Bollettino  bibliografico),  ree.  di  G.  Brice:  Il  Sacro  Romano 
Impero,  trad.  da  U.  Balzani,  ii*  ed.;  H.  Grisar:  San  Gregorio  Ma- 
gno. -  F,  CiccAGLiONE,  ree.  di  E.  Meynial  :  Remarques  sur  la  réac- 
tion  populaire  contre  ^'invasion  du  droit  romain  en  France  aux  xii' 
et  XIII*  siècles.  —  Fase,  II.  -  C.  A.  Garufi,  Il  tabulano  di  S.  Maria 
di  Valle  Giosafat  nel  tempo  normanno-svevo  e  la  data  delle  sue  fal- 
sificazioni (con  notizie  di  documenti  pontifici).  -  R.  Zeno,  Niccolò 
Tudisco  ed  un  nuovo  contributo  alla  storia  del  concilio  di  Basilea.  - 

F.  C1CCAGLIONE  (Bollettino  bibliografico),  ree.  di  A.  Gaudenzi:  Lo 
svolgimento  parallelo  del  diritto  longobardo  e  del  diritto  romano  a 
Ravenna.  -   R.  Zeno,  ree.  di  E.  Besta  :    La    Sardegna   medievale.  - 

G.  Wrzy,  ree.  di  G.  Signorelli:  Viterbo  nella  storia  della  Chiesa; 
Id  ,  I  diritti  di  uso  civico  nel  Viterbese.  -  R.  Zeno,  ree.  di  N.  Ta- 
massia:  L'elemento  latino  nella  vita  del  diritto  italiano. 

Archivio  (Nuovo)  Veneto.N.  S.,  anno  VII!  (1908),  to.  XV, 
par.  II.  —  L.  SuTTiNA,  ree.  di  O.  Zenatti:  Il  poemetto  di  Pietro 
de'  Natali  sulla  pace  di  Venezia  tra  Alessandro  III  e  Federico  Barbarossa. 

Archivum  Franciscanum  historicum.  To.  I  (1908),  fase.  IV. — 
C.  Eubel,  Elenchus  Rom.  pontificum  epistolarum,  quae  in  archivo 
sacri  conventus  Assisiensis  O.  M.  Conv.  exstant.  -  M.  Bihl,  ree.  di 
H.  G.  Rosedale  :  S.  Francis  of  Assisi  according  to  brother  Thomas 
of  Celano.  His  descriptions  of  the  Seraphic  father  A.  D.  1229-1257. 
With  a  criticai  Introduction  containing  a  description  of  every  extant 
version;  Ed.  Alenconiensis:  S.  Francisci  Assisiensis  Vita  et  Miracula, 
additis  opu^culis  liturgicis,  auctore  Fr.  Thoma  de  Celano;  Her.  Fi- 
scher: Der  heilige  Franziskus  v.  Assioi  wàhrend  der  Jahre  1219-1221. 
Chronologisch-historische  Untersuchungen  ;  R.  Davidsohn  :  Geschichte 
von  Florenz.  II  Band;  Id.,  Forschungen  zur  Geschichte  von  Florenz. 
IV*""  Teil.  —  To.  Il  (1909),  fase.  II.  -  C.  Eubel,  Elenchus  Rom.  pon- 
tificum epistolarum,  quae  in  archivo  sacri  conventus  Assisiensis  O.  M. 
Conv.  extant.  -  M.  Bihl,  ree.  di  H.  Finke:  Aeta  Aragonensia.- B.  Bu- 
"ghetti,  ree.  di  S.  Gaddoni  :  La  storia  di  un  monumento  a  Giulio  II. 
L'  origine  del  Monte  di  Pietà  d' Imola  (memorie  storiche  imolesi). 

Atti  del  Reale  Istituto  Veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti. 

To.  LXVII  (1907-908),  disp.  8*.  —  E.  Besta,  Un  diploma  inedito  di 
Enrico  VI. 

Bessarione.  Anno  XII  (1907-1908),  serie  III,  voi.  IV,  fase.  100- 
102.  —  P.  O.  V,  TòRNE,  Ptolémée  Gallio  cardinal  de  Còme.  Étude  sur  la 


5i< 


Periodici 


cour  de  Rome,  sur  la  secrctairie  pontificale  et  sur  la  politique  des  papes 
au  XVI*  siede  {ree).  —  Anno  XIII  (1908-1909),  serie  III,  voi,  V, 
fase.  103-105.  -  F.  De  Bonjani:  L'aflfaire  du  «Quartier»  à  Rome  à 
la  fin  du  dix-septième  siede  (ree). 

Bibliothèque  de  l'École  des  chartes.  Voi.  LXIX  (1908), 
janvier-avril.  —  L.  Levillain,  ree.  di  M.  Bondois  :  La  translation 
des  saints  Marcellin  et  Pierre.  Etude  sur  Einhard  et  sa  vie  politique 
de  827  à  834.  -  A.  Lesort,  ree.  di  B.  Monod:  Essai  sur  les  rapports 
de  Pascal  II  avec  Philippe  I*'  (1099-1108).  -  A.  Coulon,  ree.  di 
G.  Mollat:  Etudes  et  documents  sur  l'histoire  de  Bretagne  (xiu'  et 
XVI*  siede)  (son  messi  a  profitto  documenti  dell'archivio  Vaticano).  - 
A.  Lesort,  ree.  di  F.  M.  d'Araules:  Vie  de  saint  Bernardin  de 
Sienne.  -  H.  Stein,  ree.  di  Ph.  Lauer:  Le  Trésor  du  «Sancta  San- 
ctorum  ».  —  Mai-aoùt.  -  N,  Valois,  Un  plaidover  du  xiv*  siede  en 
faveur  des  Cisterciens.  -  E.  G.  Ledos,  ree.  di  L.  Halphen  :  Études  sur 
l'administration  de  Rome  au  moyen-dge  (751-1252).  -  L.  Halphek, 
ree.  di  A.  Luchaire  :  Cinquièmes  mélanges  d'histoire  du  moven-àge 
(tra  l'altro:  M.  Fazv,  Notice  sur  Amat,  évèque  d'Oloron,  archevéque 
de  Bordeaux  et  légat  du  Saint-Siège).  -  F.  Aubebt,  ree.  di  N.  Valois: 
Histoire  de  la  Pragmatique  Sanction  de  Bourges  sous  Charles  VII,  • 
A,  Prudhomme,  ree.  di  J.  Chevalier:  Mémoires  pour  servir  à  l'his- 
toire des  comtés  de  Valentinois  et  de  Diois,  to.  II  :  Le  procès  entre 
les  prétendants  à  l'héritage  de  Louis  de  Poitier,  comte  de  Valentinois 
et  de  Diois,  le  duché  de  Valentinois,  Cesar  Borgia,  Diane  de  Poitiers, 
le  prince  de  Monaco.  -  A.  Lesort,  ree.  di  E.  R.  Vaucelle:  Les  an- 
nates  du  diocèse  de  Tours  (1421-1551).  -  A.  Boinet,  ree.  di  S.  Rei- 
nach  :  Répertoire  de  peintures  du  moyen-àge  et  de  la  Renaissance 
(1280-1580).  -  L,  H.  Labande,  ree.  di  F,  Digoxnet:  Le  palais  des 
papes  d'Avignon,  -  E.  G,  Ledos,  ree.  di  M.  Bruchet  :  Le  chàteau  de 
Ripaille.  —  Septembre-décembre.  -  H.  Moranvillé,  ree.  di  G.  Wolkram  : 
Die  Metzer  Chronik  des  Jalque  Dex  (Jacques  d'Esch)  ùber  die  Kaiser 
und  Kònige  aus  dem  Luxemburger  Hause. 

Boletin  de  la  Real  Academia  de  Buenas  Letras  de  Bar- 
celona. Ano  VIII,  n.  30  (Abril  a  Junio  de  1908). —  F.  Carreras  Y 
Candì,  Lo  sacomano  de  Roma  del  1527  (Narració  de  Lluis  Castelar), 


Bollettino  d'arte  del  Ministero  della  pubblica  istruzione. 

Anno  II  (1908),  fiisc.  Vili.  —  A,  Rossi,  Nuovi  acquisti  della  Gal- 
leria Corsini:  due  quadri  di  Domenico  Theotokopuli.  —  Fase.  IX.  - 
G.  De  Nicola,  Il  sepolcro  di  Paolo  II.  —  Fase.  XI.  -  G.  Cantala- 


Periodici  517 


MKSSA,  Un  quadro  di  Michelangelo  da  Caravaggio   (nella    chiesa  dei 
Cappuccini  a  Roma). 

Bollettino  della  Società  di  storia  patria  Anton  Ludovico 
Antinori  negli  Abruzzi.  Anno  XX  (1908),  serie  2",  puntata  XX.  — 
G.  CiccoNE,  Un  poemetto  abruzzese  del  sec.  xv  sulla  leggenda  di 
san  Gregorio  papa.  -  C.  De  Cupis,  Regesto  degli  Orsini  e  dei  conti 
Anguillara. 

Bollettino  della  Società  Pavese  di  storia  patria.  Anno  Vili 
(1908),  fase.  II.  —  V,  Macchioro,  Una  serie  apocrita  di  medaglie  pa- 
pali nel  museo  Civico  di  Pavia.  -  E.  Rota,  ree.  di  R.  Caggese  :  Classi 
e  comuni  rurali  nel  medio  evo  italiano.  —  Fase.  III.  -  C.  Capasso, 
La  signoria  Viscontea  e  la  lotta  politico-religiosa  con  il  papato  nella 
prima  metà  del  sec.  xiv.  -  H.  Rota,  ree.  di  M.  Rosi:  I  Caìroli. 

Bollettino  della  R.  Deputazione  di  storia  patria  per  l'Um- 
bria. Anno  XIV  (1908),  fase.  I.  —  L.  Ff.Mi,  Ragguaglio  della  ribel- 
lione di  Perugia.  -  lo.,  Girolamo  Riario  Visconti  in  Perugia. 

Bulletin  de  la  Commission  royale  d'histoire  (Académie 
royale  de  Belgique).  To.  LXXVI  (1907),  fase.  VI.  —  G.  Roland, 

Un  faux  diplònic  de  Conrad  II.  Etude  diplomatique  et  historique. 

BuUettino  (Nuovo)  di  archeologia  cristiana.  Anno  XIV 
(1908),  fase.  3-4.  —  O.  Marucchi,  La  cella  tricora  detta  di  Santa  So- 
tere  ed  il  gruppo  topografico  di  MareoMarecUiano  e  Damaso.  -  G.  Bo- 
NAVENIA,  La  Roma  sotterranea  studiata  nei  suoi  «  livelli  »  e  «  loculi  ».  - 
O.  Marucchi,  r^r.  di  D.  Leclercq.:  Manuel  d'archeologie  chrétienne  ; 
P.  Sisto  dei  Cistercensi  riformati  :  Notiones  archaeologiae  christianae 
disciplinìs  theologicis  eoordinatae;  E.  Calvi:  Bibliografia  di  Roma  nel 
medio  evo  (476-1499).  Supplemento  I  con  appendice  sulle  catacombe 
e  sulle  chi,ese  di  Roma. 

BuUettino  Senese  di  storia  patria.  Anno  XV  (1908),  fasci- 
colo I.  —  E.  Solmi,  La  fuga  di  Bernardino  Ochino  secondo  i  docu- 
menti dell'archivio  Gonzaga  di  Mantova.  -  P.  Piccolomini,  Carteggio 
inedito  di  Fabio  Chigi,  poi  papa  Alessandro  VII.  -  A.  Lisixi,  Inven- 
tario del  Diplomatico  del  R.  Archivio  di  Stato  di  Siena.  -  M.  N.,  ree. 
di  Ai  Libimi  :  Medaglia  del  senese  .\ntonio  Spannocchi. 

English  (The)  Historical  Review.  Voi.  XXIII  (1908),  n.  91. — 
R.  Graham,  The  Taxation  of  Pope  Nicholas  IV.  -  W.  A.  Goligher, 


ree.  di  H,  Stuart  Jones:  The  Roman  Empire.  -  A.  Sonter,  ree.  di 
H.  Quentin  :  Les  martyrologes  historiques  du  moyen-dge.  -  C.  John- 
son, ree.  di  E.  Gòller,  Die  Pàpstliche  Pònitentiarie.  —  N.  92.  -  W. 
H.  WooDWARD,  Two  Bulls  of  Alexander  VI  (19.  IX.  1493).  -  E.  W. 
Brooks,  ree.  di  L.  M.  Hartmann  ;  Gesciiichte  Italiens  im  Mittelalter, 
III,  I.  -  J.  B.  Bury,  ree.  di  F.  Chalandon  :  Histoire  de  la  domina- 
tion  normande  en  Italie  et  en  Sicile.  -  F.  M.  Powicke,  ree,  di  B. 
Monod:  Essai  sur  les  rapports  de  Pascal  II  avec  Philippe  I*""  (1099- 
1108).  -  J.  Tait,  ree.  di  F.  Ehrle:  Martin  de  Alpartils.  Chronica 
actitatorum  temporibus  Benedicti  XIII,  I,  -  J.  Gairdner,  ree.  di  J. 
Trésal:  Les  origines  du  schisme  Anglican  (1509-157 1).  —  Voi.  XXIV 
(1909),  n.  93.  -  C.  Johnson,  ree.  di  P.  M.  Baumgarten  :  Aus  Kanzlei 
und  Kammer. 

Giornale  storico  della  letteratura  italiana.  Anno  1908, 
voi.  LII,  fase.  154-155.  —  G.  Nascimbeni,  Sulla  morte  di  Trajano 
Boccalini.  -  M.  Ortiz,  Rassegna  Goldoniana  (con  notizie  d'  un  arti- 
colo: «Recite  goldoniane  a  Frascati,  a  Roma  ed  a  Norcia»  nella  Mi- 
scellanea :  «  Modena  a  Carlo  Goldoni  nel  secondo  centenario  dalla  sua 
nascita  »;  e  dell'articolo:  a  Dove  abitò  Goldoni  a  Roma  »  del  Bernich).- 
R[enier]  (Bollettino  bibliografico),  ree.  di  F.  D'Ovidio:  Nuovi  studi 
danteschi.  Ugolino,  Pier  della  Vigna,  i  Simoniaci  e  discussioni  varie.  — 
Fase.  156.  -  V.  Ci[an]  (Bollettino  bibliografico),  ree.  di  L.  Pastor  : 
Geschichte  der  Pàpste  seit  dem  Ausgang  des  Mittelalters,  vierter  Band, 
zweite  Abteilung.  -  R[enier],  ree.  di  L.  A.  Muratori:  Epistolario 
edito  e  curato  da  M.  Campori,  voli.  X-XI.  —  Anno  1909,  voi.  LUI, 
fase.  157.  -  H.  CocHiN,  ree.  di  Beati  Iohannis  Dominici:  Lucula 
noctis,  éditée  par  Remi  Coulon.  -  L.  Ves.  (Bollettino  bibliografico), 
ree.  di  E.  G.  Gardner:  Sainte  Catherine  of  Siena. 

Historisches  Jahrbuch.XXIX  B.  (190S),  III  Heft.  — H.Grauert, 

Aus  dcr  kirchenpolitischen  Traktatenliteratur  des  14  Jahrunderts.  - 
S.  Ehses,  Zu  den  kirchlichen  Reformarbeiten  v.  Paul  III  :  Der  deutsche 
Kardinal  Nikolaus  v.  Schònberg.  -  K.  Eubel,  ree.  di  E.  Gòller:  Die 
pàpstliche  Pònitentiarie.  —  IV  Heft.  -  J.  B.  Saegmuller,  Der  prie- 
sterliche  Ordo  des  Archipresbyters  (Dekans)  u.  seines  Stellvertreters 
in  d.  Doni  u.  Kollegiatkapiteln.  -  J.  Hefner,  Zur  Geschichte  d. 
Schatzes  v,  d.  Bibliothek  d.  Pàpste  im  14  Jahr. 

Mélanges  d'archeologie  et  d'histoire.  Année  XXVIll*  (1908), 
fase.  III.  —  C.  Fabre,  Les  r(iparations  du  palais  pontificai  d'Avignon 
au  temps  de  Jean  XXIII  (1413-1415).  -  P.  Bourdon,  L'abrogation 
de  la  pragmatique  et  les  règles  de  la  chancellerie  de  Pie  li. 


Periodici  5 1 9 


Memorie  storiche  Forogiuliesi.  Arino  IV  (1908),  fase.  I.  — 
A.  Battistella,  La  prima  visita  apostolica  nel  patriarcato  Aquileiese 
dopo  il  concilio  di  Trento.  -  L.  Suttina,  La  formula  del  giuramento 
prestato  dal  clero  e  dal  popolo  dei  Romani  all'  imperatore  Lotario  I, 
giusta  un  codice  del  secolo  ix. 

Mitteilungen  des  Instituts  ftìr  dsterreichische  Geschichts- 
forschung.  XXIX  Band  (1908),  III  Heft.  —  S.  Steinherz,  ree.  di 
A.  iMFasTER,  Die  Geheimschrift  im  Dienste  d.  pàpstlichen  Kurie  v. 
ihren  Anfàngen  b.  z.  Ende  d.  xvi.  Jahrundert.  —  IV  Heft.  -  F.  Blie- 
METZRiEDER,  Herzog  Leopold  III.  V.  Oesterreich  u.  d.  grosse  abend- 
làndische  Schisma.  -  A.  Galante,  ree.  di  :  Kirchenrechtliche  Abhand- 
lungen,  hrsggb.  von  U.  Stutz. 

Mitteilungen  aus  der  hìstorischen  Literatur.  XXXVI  Jahrg. 
(1908),  III  Heft.  —  H.  Hahn',  ree.  di  J.  F.  Bòhmkr:  Regesta  imperii, 
I,  neu  bearb.  v.  E.  MOhlbacher.  -  G.  Matthaei,  ree.  di  H.  Simons- 
feld:  Jahrbùcher  des  Deutschen  Reiches  u.  Friedrich  I.  I  B.  (i  1 52-8).  - 
W.  Martens,  ree.  di  H.  Finke:  Papsttum  u.  Untergang  d.  Templer- 
ordens.  -  J.  Schmidt,  ree.  di  K.  Guggenberger  :  Die  Legation  d.  Kar- 
dinals  Pileus  in  Deutschland  (i  378-1 382).  -  Th.  Reuss,  ree.  di  O. 
Klopp  :  Deutschland  u.  die  Habsburger,  hrsggb.  u.  bearb.  v.  L.  Kònig.  - 
K.  LòscHHORN,  ree.  di  H.  Quentin  :  Les  martvrologes  historiques  du 
moyen-àge.  -  G.  Wolf,  ree.  di  W.  Friedensburg  :  Nuntiaturberichte 
aus  Deutschland,  X  B.:  Legation  d.  Kardinals  Sfondrato  (1547-8).  - 
Id.,  ree.  di  F.  Steffens  u.  H.  Reinhardt--  Die  Nuntiatur  v.  G.  Bon- 
homini  (1579-81).  —  IV  Heft.  -  H.  Hahn,  ree.  di  J.  Haller  :  Die 
Quellen  z.  Geschichte  d.  Enstehung  d.  Kirchenstaates.  -  Id.,  ree.  di 
L.  M.  Hartmann:  Geschichte  Italiens  im  Mittelalter.  Ili,  i:  Italien 
u.  die  frànkische  Herrschaft.  -F.  Hirsch,  ree.  di  L.  Bréhier:  L'Eglise 
et  rOrient  au  moyen-àge.  Les  croisades.  -  K.  Lòschhorn,  ree.  di  H. 
Fischer:  Der  h.  Franziskus  v.  Assisi  wàhr.  d.  J.  1219-21.  -  E.  MOse- 
BECK,  ree.  di  G.  Wolfra.m  :  Die  Metzer  Chronik  d.  Jaique  Dex  ù.  die 
Kaiser  u.  Kònige  a.  d.  Luxemburger  Hause.  -  C.  Koeme,  ree.  di  H. 
Werner:  Die  Reformation  d.  K.  Sigmund. 

Moyen-àge  (Le).  Anno  1908  (mars-avril).  —  M.  Prou,  ree.  di 
L.  Halphen:  Le  comté  d'Anjou  au  xi^  siècle.  -  R.  Poupardin,  ree. 
di  F.  Chalandon:  Histoire  de  la  domination  normande  en  Italie  et 
en  Sicile.  -  L.  Pallu  de  Lessert,  ree.  di  F.  Martroye:  Genserie. 
La  conquéte  vandale  en  Afrique  et  la  destruction  de  l'empire  d'Oc- 
cident.  -  J.  Cordey,  ree.  di  M.  Bruchet  :  Le  chàteau  de  Ripaille.  — 


;20 


'Periodici 


Mai-juin.  -  A.  Morel-Fatio,  ree.  di  B.  Zimmermann  :  Monumenta 
Carmelitana.  -  M.  Albert,  re-c.  di  J.-A.  Brutails:  Prccis  d'archeo- 
logie du  moyen-àge;  F.  Digoxnet:  Le  palais  des  papes  d'Avignon. - 
E.  Martin-Chabot,  ree.  di  N.  Valois  :  Histoire  de  la  Pragmatique 
Sanction  de  Bourges  sous  Charles  VII,  —  Juillet-aoùt,  -  P.  Gautier, 
ree.  di  J.Laurent:  Cartulaires  de  l'abbaye  de  Molesme  (916-1256). - 
M.  Prou,  ree.  di  L.  Traube  :  Nomina  sacra.  A'crsuch  einer  Geschichte 
der  christlichen  Kùrzung.  —  Septembre-octobre.  -  A.  Trudon  des 
Ormes,  ree.  di  H..  Finke:  Papsttum  iind  Untergang  des  Templer-Or- 
dens,  -  Ch.  Samaran,  ree.  di  J.  Girard  :  Les  Elats  du  conité  Venais- 
sin  depuis  leurs  origines  jusqu'à  la  fin  du  xvi'  siècle. 

Musée  (Le).  Voi.  V  (1908),  nn.  8,  11.  —  O.  Marucchi,  Les 
dernières  découvertes  dans  le  cimitière  de  Priscille  à  Rome. 

Nachrichten  von  der  Kòniglichen  Gesellschaft  der  Wis- 
senschaften  zu  Gdttingen,  Philologisch-historische  Klasse.  1908, 
Heft  2.  —  P.  Kehr,  Nachtragc  zu  den  Papsturkunden  Italiens.  IL 


Revista  de  Archi vos,  Bibliotecas  y  Museos.  Anno  1908, 
maggio-giugno.  —  E.  de  Hinojosa,  ree.  di  U.  Stuz  :  Kirchenrechtli- 
che  Abhandlungen  1902-1907.  -  A.  P.  y  M.,  ree.  di  H.  Finke:  Papsttum 
und  Untergang  des  Templerordens;  Id.  :  Acta  Aragonensia.  Quellen 
zur  deutschen,  italienischen,  franzòsischen,  spanischen  zur  Kirchen- 
und  Kulturgeschichte  aus  der  diplomatischen  Korrespondenz  Jaymes  II 
(1291-1327). 

Revue  Bénédictine.  Annce  XXV«(i9o8),  fase.  IL  —  R.  Ancel 
La  disgràce  et  le  procès  des  Carafa.  -  U.  Berliére,  La  réforme  du 
calendrier  sous  Clément  VI.  -  B.  Lebbe,  ree.  di  F.  Jubaru  :  Sainte  Agnès.  - 
U.  Berliére,  ree.  di  E.  Gqller:  Die  pàpstliche  Pònitentiarie  vom  ihrem 
Ursprung  bis  zu  ihrer  Umgestaltung  unter  Pius  V,  Band  I;  W.  Holl- 
weg:  Dr.  Georg  Hessler.  Ein  Kaiserlicher  Diplomat  und  ròmischer 
Kardinal  des  15  Jahr.  -  R.  Forster,  ree.  di  Th.  Granderath:  Ge- 
schichte des  Vatikanischen  Konzils  von  seiner  ersten  Ankùndigung 
bis  zu  seiner  Vertagung.  —  Fase.  IH,  -  A.  Wilmart,  La  question  du 
pape  Libere.  -  B.  Lebbe,  ree.  di  H,  Grisar:  Die  ròmische  KapcUe 
Sancta  Sanctorum  und  ihr  Schatz;  Hefele:  Histoire  des  conciles  ; 
trad,  frani;,  par  H.  Leclercq,  -  U.  Berliére,  ree.  di  P,  M.  Baum- 
garten:  Aus  Kanzlei  und  Kammer;  H,  Volb.  Sauerland:  Urkunden 
und  Regesten  zur  Geschichte  der  Rheinlande  aus  dem  Vatikanischen 
Archiv,  IV  B.;  B.  Duhr:    Geschichte    der  Jesuiten    in    den  Lànderii 


T^er  iodici  S2i 


deutscher  Zunge,  Bd.  I  :  Gesch.  d.  Jes.  ini  xvi  Jahr.  -  A.  Gasquet, 
ree.  di  D.  Trésal:  Les  origines  du  schisme  Anglican.  -  U.  B.,  ree.  di: 
The  Catholie  Encychpedia,  New  York,  Robert  Appleton  Company, 
voli.  I-II. 

Revue  des  études  historiques.  Année  LXXIV*  (1908)  (juillet- 
aoùt).  —  J.  Paquier,  Lettres  familières  de  Jerome  Aléandre.  -  L.  Bac- 
TAVE,  ree.  di  J.  Trésal:  Les  origines  du  schisme  Anglican  (1509- 
1371).  —  Novembre-décembre.  -  J.  Paquier,  c.  s. 

Revue  d'histoire  ecclésiastique.  Anno  1908,  fase.  III.  — 
L.  Sambier,  a  propos  du  grand  schisme  d'Occident.  -  E.  Palandri, 
Le  róle  diplomatique  de  la  Toscane  à  la  velile  de  la  Saint-Barthé- 
lemy  (i  571-1572)  (con  riferimenti  alla  storia  del  papato).  -  P.  De- 
meuldre,  ree.  di  Ch.  J.  Héfelé  :  Histoire  des  conciles  d'après  les  do- 
cuments  originaux.  Trad.  fran^aise.  To  I,  2'  partie. -R.  De  Schepper, 
ree.  di  P.  Fourkeret:  Les  biens  de  l'Église  après  les  édits  de  pacifi- 
cation  ;  P.  Thomas  :  Le  droit  de  propriété  des  laìques  sur  les  églises 
et  le  patronage  laique  au  moven-àge.  -  Tu.  H.  van  Oppenraaij,  ree. 
diP.  Albers:  Handboek  der  algemeene  Kerckgeschiedenis.  ToIL-P. 
Fournier,  ree.  di  F.  Thaner  :  Anselmi  episcopi  Lucensis  coUectio  ca- 
nonum  una  cum  coUectione  minore,  fase.  I.  -  J.  M.  Vidal,  ree.  di 
J.  Guiraud:  Cartulaire  de  N.  D.  de  Prouille,  précède  d'un  étude  sur 
l'Albigéisme  Languedocien  aux  xn'  et  xiii'  siècles  (con  notizie  di  do- 
cumenti pontifici).-  J.  B.  Goetstouwers,  ree.  di  A.  v.  Wretschko:  Der 
Traktat  des  Laurentius  de  Somercote  Kanonikus  v.  Chichester,  ùber  die 
Vornahme  von  Bischofswahlen,  entstanden  ini Jahre  1254. -A.  Cauchie, 
ree.  di  Ch.  Samaran  et  G.  Mollat:  La  fiscalité  pontificale  en  France 
au  XIV'  siècle.  -  G.  Goussens,  ree.  di  G.  Brom  :  De  tegenpaus  Cle- 
mens  VII  en  het  bisdhom  Utrecht.  -  P.  Richard,  ree.  di  W.  Frie- 
DENSBURG  :  Nuntiaturberichtc  aus  Deutschland  nebst  ergànzenden  Ak- 
tenstùcken.  I  (1553-1559).  To.  X,  Legation  des  Kardinais  Sfondrato 
(1547-1548).  -  Fr.  D.  de  Lamothe,  ree.  di  C,  de  Rochemoxteix  : 
Les  Jésuites  et  la  nouvelle  France  au  xvui'  siècle.  -  J.  Laenen,  ree. 
di  Ch.  Terlinden  :  Guillaume  P',  roi  des  Pays-Bas  et  l'Église  catho- 
lique  en  Belgique  (1814-1830).  -  J.  Forget,  ree.  di  Th.  Grande- 
rath:  Histoire  du  concile  du  Vatican  depuis  sa  première  annonce 
jusqu'à  sa  prorogation.  Trad.  frani;.  —  Fase.  IV.  -  A.  Bayot,  Un 
traité  inconnu  sur  le  Grand  Schisme  dans  la  bibliothèque  des  ducs  de 
Bourgogne.  -  A.  Fierens,  ree.  di  iM.  Heimbucher:  Die  Orden  und 
Kongregationen  der  katholischen  Kirche.  -  E.  van  der  Mijnsbrcgge, 
ree.  di  P.  Fr.  Kehr:  Regesta  pontificum  Romanorum.  Italia.  To.  IL 


522 


T^eriodici 


Latium.  -  G,  Rasneur,  ree.  di  F.  Savio:  La  questione  di  papa  Li- 
berio. -  L.  VAN  DER  EssEN,  lec.  di  A.  DuFOURCQ.:  Étude  sur  les 
Gesta  Martyrum  romains.  To.  Il  :  Le  mouvement  légendaire  Léri- 
nien.  To.  Ili  :  Le  mouvement  légendaire  Grégorien.  -  P.  Demeuldre, 
ree.  di  B.  Monod:  Essai  sur  les  rapports  de  Pascal  II  avec  Philippe  I'"" 
(1099  1108)  -  G.  MoLLAT,  ree.  di  P.  Baumgarten:  Aus  Kanzlei  und 
Kammer.  Eròrterungen  zur  kurialen  Hof-  und  Verwaltungeschichte 
im  xiii,  XIV,  und  xv  Jahrundert.  BuUatores,  Taxatores  domorum,  Cur- 
sores.  -  Th.  Schrader,  Die  Rechnungsbùcher  der  hamburgischen  Ge- 
sandten  in  Avignon  1338  bis  1355.  -  P.  Demeuldre,  ree.  di  E.  Gòl- 
LER  :  Die  pàpstliche  Pònitentiarie  von  ihrem  Ursprung  bis  zu  ihrer 
Umgestaltung  unter  Pius  V.  Die  pàpstliche  Pònitentiarie  bis  Eugen  IV.- 
G.  MoLLAT,  ree.  di  M.  Bruchet:  Le  chàteau  de  Ripaille.  -  A.  Du- 
MORTiER,  ree.  di  J.  Janssen  :  L'Allemagne  et  la  Réforme.  To.  VII.  - 
H.  De  Jongh,  ree.  di  P.  Kalkoff:  Aleander  gegcn  Luther.  Studien 
zu  ungedrukten  Aktenstùcken  aus  Aleanders  Nachlass.  -  A.  de  Rid- 
DER,  ree.  di  É.  Ollivier:  L'Empire  liberal.  Etudes,  récits  et  souve- 
nirs.  To.  XII  et  XIII. 

Revue  de  l'histoire  des  religions.  To.  LVI  (1907),  n.  3. — 
R.  Reuss,  ree.  di  C.  Latreille  :  Joseph  de  Maistre  et  la  papauté.  — 
To.  LVII  (1908),  n.  I.  -  Ad.  J.  Rein.\ch,  ree.  di  Homes  Dudden  : 
Gregory  the  Great. 


Revue  historique.  Annce  1908,  to.  XCIX,  fase.  I.  —  P.  Mar- 
.MOTTAN,  Les  débuts  d'un  grand  diplomate.  Jerome  Lucchésini  à  Rome, 
eii  Pologne  et  à  Sistow  (1786- 1792).  -  Th.  Bussemaker  (Bulletin 
historique):  Pays-Bas  (vi  si  parla  di  W.  Mulder:  Dietrich  von  Nie- 
heim,  zijne  opvatting  van  het  concilie  en  zijne  Kroniek).  -G.  Blondel, 
ree.  di  O.  Redlich:  Rudolf  von  Habsbourg.  -  E.  Denis,  ree.  di  J.  Fr. 
Novak:  Monumenta  Vaticana  res  gestas  Bohemicas  illustrantia.To.il. 
Acta  Innocentii  VI  (13  5  2-1 362).  -  G.  Constant,  ree.  di  Fr.  Ehrle: 
Martin  de  Alpartils.  Chronica  actitatorum  temporibus  domini  Bene- 
dicti  XIII.  —  Fase.  II.  -  L.  André,  La  candidature  de  Christine  de 
Suède  au  tròne  de  Pologne  (i668>.  -  L.  Halphen,  L'histoire  de  Mail- 
lezais  du  moine  Pierre.  -  Ph.  Lauer  et  L.  Halphen  (Bulletin  histo- 
rique): France.  Moyen-dge  (vi  si  parla  di  F.  Digonnet:  Le  palais 
des  papes  d'Avignon  ;  J.  Duffour  :  Livre  rouge  du  Chapitre  métropo- 
litain  de  Sainte-Marie  d'Auch;  E.  R.  Vaucelle:  Les  annales  du  dio- 
cèse  de  Tours  (1421-1521);  Io.:  La  collegiale  de  Saint-Martin  de 
Tours  dès  origines  à  l'avénement  des  Valois  (397-1328);  Id.  :  Cata- 
loguc  des  lettres   de  Nicolas  V  concernant  la  province  ecclésiastique 


Ter  iodici  523 


de  Tours  d'après  les  registres  des  archives  Vaticanes;  H.  Prutz:  Die 
geistlichen  Ritterorden.  Ihre  Stellung  zur  kirchlichen,  politischen,  ge- 
scllschaftlichen  und  wirtschaftlichen  Entwicklung  des  Mittelalters.)  - 
H.  Hauser  (Bulletin  historique):  France.  Epoque  moderne  (vi  si  parla 
di  G.  Desdevises  du  Dezert:  L'Fglise  et  l'État  en  France.  To.  I. 
Depuis  l'édit  de  Nantes  jusqu'au  Concordat  (i 598-1801);  L.  Cri- 
stiani: Luther  et  le  lutliéranisme).  -  M.  Philippson  (Bulletin  histo- 
rique): AUemagne.  Epoque  moderne  (vi  si  parla  àtW Archiv  fùr  òster- 
reichische  Gescìiichte  hrsg.  von  der  Histor.  Kommission  der  k.  Akade- 
mie  der  Wissenschaften,  to.  XCV,  dove  A.  Levinson  pubblica  i  di- 
spacci del  nunzio  Vidoni;  di  J.  Minn:  Die  Lebensbeschreibungen  des 
Fùrstbischofs  Clhrist.  Bernh.  v.  Galen;  dei  Quellen  und  Forschungen 
aus  italienischiH  Archiven  und  Bihliotheken,  hrsg.  vom  kònigl.  preussi- 
schen  historisciien  Institut  in  Rom,  to.  X,  dove  Ph.  Hiltebrakdt 
studia  la  storia  dell'elezione  del  re  di  Polonia  nel  1697  valendosi  di 
documenti  degli  archivi  Vaticani).  -  L.  Bréhier  (Bulletin  historique): 
Russie  (vi  si  parla  di  «  Rossia  i  Italia  »,  to.  I,  lìvr.  I,  dove  E.  F. 
Chmourlo  tratta  del  contenuto  degli  archivi  Vaticani  per  ciò  che  in- 
teressa la  Russia).  -  Io.  (Bulletin  historique):  Histoire  byzantine  (vi 
si  parla  di  Jorga:  The  Byzantine  empire;  Martroye:  Genserie,  la 
conquète  vandale  et  la  destruction  de  l'empire  d'Occident;  Holmes: 
The  age  of  Justinian  and  Theodora;  Checchini:  I  fondi  militari  ro- 
mano-bizantini considerati  in  relazione  con  l'arimannia;  Chalandon: 
Histoire  de  la  domination  normande  en  Italie  et  en  Sicile  ;  Steven- 
son :  The  Crusaders  in  the  Fast  ;  Gregorovius  :  Histoire  d'Athènes 
au  mo\'en-àge,  trad.  grecque  par  Sp.  Lambros;  Rodd  :  The  princes  of 
Achaìa  and  the  chronicles  of  Morea  ;  Fortescue  :  The  Ortodox  eastern 
church  ;  Ca vallerà  :  Le  schisme  d'Antioche  ;  Draeseke  :  Drei  Kapitel 
aus  der  Friedensschrift  des  Patriarchen  Joannes  Bekkos  vom  Jahre  1275; 
A.  MuNOz:  L'art  bvzantin  à  l'exposition  de  Grottaferrata;  A.  Schaube: 
Handelsgeschichte  der  romanischen  Vòlker  des  Mittelmeersgebiets  bis 
zum  Ende  der  Kreuzzùge).  —  To.  C,  fase.  I.  -  F.  Vigener  (Bulletin  his- 
torique): AUemagne.  Moyen-àge;  publications  des  années  1905  et  1906 
(vi  si  parla  di  H.  V.  Sauerland  :  Quellen  zur  lothringischen  Ge- 
schichte.  Vatikanische  Urkunden  und  Regesten  zur  Geschichte  Loth- 
ringens  ;  Publikationen  der  Gesellschaft  fur  rheinische  Geschichtskunde, 
to.  XXIII,  Urkunden  und  Regesten  zur  Geschichte  der  Rheinlande  aus 
dem  Vatikan;  J.  Schmidlin  :  Die  geschichtsphilosophische  und  kir- 
chenpolitische  Weltanschauung  Ottos  von  Freising  ;  R.  Friedrich  : 
Studien  zur  Wormser  Svnode  vom  24  Januar  1076  und  ihrer  Vorge- 
schichte;  D.  Schaefer:  Zur  Beurteilung  des  Wormser  Konkordats;  A. 
Hauck:  Kirehengeschiehte  Deutschlands ;  E.  Bernheim:  Das  Wormser 

Archivio  della  R.  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  XXXI.  34 


''Periodici 


Konkordat  und  scine  Vorurkunden  hinsichtlich  Entslehung,  Forniu- 
licrung,  Rechtsgùltigkeit  ;  H.  Rudorff:  Zur  Erkliirung  des  Wormscr 
Konkordat;  W.  Knebel:  Kaiser  Friedrich  II  und  Papst  Honorius  III 
in  ihren  gegenseitigen  Beziehungen  von  der  Kaiserkrònung  Friedriclis 
bis  zum  Tode  des  Papstes,  1220-1227;  K.  Hampe;  Urban  IV  und 
Manfred,  1 261-1264;  J.  Schwalm:  Die  Appellation  Kònig  Ludwigs 
des  Bayern  von  1524  in  ihrer  ursprùnglichen  Gestalt;  E.  Vogt:  Erz- 
bischofMathias  von  Mainz,  1 321-1328;  M.  Jansen:  Papst  Bonifatius  IX 
(i  389-1404)  und  seine  Beziehungen  zur  deutschen  Kirche),  -  Ch.  Gli- 
GNEBERT  (BuUctin  historique):  Histoire  du  christianisnie  (vi  si  parla 
di  L.  Traube:  Nomina  sacra;  P.  Albers:  Manuel  d'histoire  ecclcsias- 
tique  adapté  par  R.  Hedde;  P.  Allard:  La  persécution  de  Dioclétien 
et  le  triomphe  de  l'Église,  3^  ed.  ;  Le  christianisnie  et  l'empire  Ro- 
main,  7'  ed.;  H.  Quentin  :  Les  martyrologes  historiques  du  moyen-àge. 
Étude  sur  la  formation  du  martyrologe  romain;  M.  Besnier:  Les  ca- 
tacombes  de  Rome).  -  J.  Calmette,  ree.  di  H,  Finke:  Acta  Arago- 
nensia.  Quellen  zur  deutschen,  italienischen,  franzòsischen,  spanischen 
zur  Kirchen-  und  Kulturgeschichten  aus  der  diplomatischen  Korre- 
spondez  Jaymes  II.  -  P.  Bourdin,  ree.  di  E.  Gòller:  Die  pàpstliche 
Pònitentiarie  von  ihrem  Ursprung  bis  zum  ihrer  Umgestaltung  unter 
Pius  V.  To.  I.  Die  pàpstl.  P.  bis  Eugen  IV. 

Revue  (Nouvelle)  historique  du  droit  fran9ais  et  étranger. 

Anno  32°  C1908),  fase.  111.  —  E.  Meynial,  ree.  di  U.  Stltz:  Kir- 
chenrechtliche  Abhandlungen,  41-50;  A.  v.  Wretschko:  Zur  Frage 
der  Besetzung  des  erzbischòflichen  Stuhles  in  Salzburg  in  Mittelalter.  - 
R.  Génestal,  ree.  di  A.  Mocci  :  Nota  storica  giuridica  sul  decreto  di 
Graziano  ;  Io.  :  Documenti  inediti  del  canonista  Paucapalea.  -  A.  Du- 
mas, ree.  dì  A.  Luchaire:  Innocent  III.  La  Papauté  et  l'Empire.  — 
Fase.  IV.  -  P.  Laborderie-Boulou,  La  Viguerie  de  Montpellier  au 
XII*  siede.  —  Fase.  V.  -  J.  Declareuil,  Quelques  problèmes  d'his- 
toire des  institutions  niunicipales  au  temps  de  l'empire  Romain. 

Revue  Mabillon.  Anno  IV  (1908),  fase,  d'agosto.  —  L.  Guil- 
loreau,  Chapitres  génèraux  bénédictins  :  II,  Bulle  de  Benoit  XII  au 
sujet  du  premier  chapitre  provincial  des  Bónédictins  de  la  province 
d'Arles,  Vienne,  Aix  et  Embrun.  —  Fase,  di  novembre.  -  P.  Denis, 
Les  Bónùdietins  de  Saint-Germain-des-Prés  et  la  eour  de  Rome 
en  1735. -M.  Lecomte,  Les  deux  derniers  procureurs  des  Bénédictins 
à  Rome:  Dom  Conrad  et  Doni  Maloct  (1716-1732)  d'après  leur  eor- 
respondanee. 


'Periodici  525 


Revue  des  questions  hlstoriques.  To.  LXXXIV  (1908),  i"  ot- 
tobre. —  P.  Allard,  Sidoine  Apollinaire,  préfet  de  Rome.  -  M.  Bes- 
NiER,  ree.  di  A.  R.  RÒuillon:  Sninte  Hélène  ;  L.  Halpern  :  Étudcs 
sur  l'administration  de  Rome  au  moyen-àge  (751-1252).  -  J.  A.  de 
Bernon,  ree.  di  A.  v.  Wretschko:  Zur  Fraga  der  Besetzung  des  erz- 
bischòflichen  Stuhles  in  Salzburg  in  Mittelalter,  -  M.  B.,  ree.  di  W. 
J.  M.  Mulder:  Dietrich  von  Nieheim.  —  To.  LXXXV  (1909),  i"  gen- 
naio. -  P.  Richard,  Origines  de  la  nonciature  en  France.  -  P.  Feret, 
Une  négociation  secreta  entre  Louis  XIV  et  Clcment  XI  en  171 5.  - 
Fl.  Jubaru,  La  sainte  Agnès  des  actes  grecs.  -  A.  Dufourcq.,  A 
propos  de  l'hagiographie  romaine.  -  G.  Pkries,  ree.  di  L.  Marion  : 
Histoire  de  TÉglise.  -  M.  Besnier,  ree.  di  P.  Allard:  Le  christia- 
nisme  et  l'empire  Romain,  de  Néron  à  Théodose,  7'  ed.;  La  persé- 
cution  de  Dioclétien  et  le  triomphe  de  l'Église.  -  M,  S.,  ree.  di  J.-A. 
Brutails:  Précis  d'archeologie  du  moyen-àge.  -  J.  M.  Besse,  ree.  di 
Vaucelle:  Catalogue  des  lettres  de  Nicolas  V  concernant  la  province 
ecclésiastique  de  Tours.  -  M.  S.,  ree.  di  Ph.  H.  Dunard  :  Études  cri- 
tiques  d'après  les  textes  sur  l'histoire  de  Jeanne  d'Are.  -  J.  Viard, 
ree.  di  Ph.  H.  Dunard:  La  vie  de  Jeanne  d'Are  de  M.  A.  France  et 
les  documents.  Étude  critique.  -  L.  G.  P.,  ree.  di  D.  Ghetti:  Storia 
politico-nazionale  d'  Italia  dalla  fine  dell'  impero  Romano  occidentale 
fino  ai  nostri  giorni.  -  L.  G.  Pélissier,  ree.  di  Canaletti  Gaudenti: 
Il  neoguelfismo  (lettere  inedite  di  M.  d'Azeglio  e  di  G.  Garibaldi). 

Rivista  storica  Benedettina.  Anno  HI  (1908),  fase.  XII.  — 
A.  Cavagna  Sangiuliani,  L'abbazia  di  Morimondo:  la  storia  (con  ri- 
ferimenti alla  storia  del  papato  e  dell'  impero).  -  [. .],  f^f.  di  V.  Fe- 
derici: Bullettino  ànW Arehivio  Paleografieo  Italiano;  G.  De  Vecchi: 
Brevi  cenni  storici  sulle  chiese  di  Cremona  (con  riferimenti  ad  atti 
pontifici);  R.  Maiocchi:  Un'orazione  di  Angelo  da  Vallombrosa  pel 
quinto  concilio  Lateranense;  B.  Trifone:  Documenti  Sublacensi. 

Rivista  storica  Italiana.  Anno  XXV  (1908),  3*  serie,  voi.  VII, 
fiisc.  III.  —  L.  C.  Bollea,  ree.  di  G.  Hergenròther  :  Storia  universale 
della  Chiesa,  trad.  ital.  di  E.  Rosa;  B.  Labanca:  Il  papato.  -  P.  Spezi, 
ree.'  di  R.  Schneidhr  :  Rome  :  Complexité  et  harmonie.  -  C.  Contessa, 
ree.  di  A.  Professione  :  Storia  d' Italia  e  della  civiltà  e  società  ita- 
liana. -  G.  Sangiorgio,  ree.  di  G.  Signorelli:  I  diritti  d'uso  civico 
nel  Viterbese.  -  F.  Guerrieri,  ree.  di  G.  Zippel:  L'allume  di  Tolfa 
e  il  suo  commercio.  -  X.,  ree.  di  F.  Martroye  :  Genserie,  -  P.  Toe- 
SCA,  ree.  di  H.  Grisar:  Die  romische  Kapelle  Sancta  Sanctorum.  - 
G.  Roberti,  ree.  di  E.  Giglio  Tos:  La  morte  di  Ottone  III.  -  C.  Ci- 


^ 


526 


T^eriodici 


POLLA,  ree.  di  M.  Bondois:  La  translation  des  saints  Marcellin  et 
Pierre;  D.  Monod:  Essais  des  rapports  de  Pascal  II  avec  Philippe  I^r; 
A.  EiTEL  :  Der  Kirchenstaat  unter  Klemens  V  ;  K.  Guggenberger  : 
Die  Legation  des  Kardinals  Pileus  in  Deutschland.  -  V.  Gian,  ree.  di 
V.  L.  Bourrilly:  Le  cardinal  Jean  du  Bellay  en  Italie.  -  C.  Ri- 
XAUDO,  ree.  di  H.  d'Alméras:  Une  amoureuse;  Pauline  Bonaparte; 
G.  Latreille:  Joseph  de  Maistre  et  la  papauté.  —  Fascicolo  IV.  - 
L.  Motta  Giaccio,  ree.  di  L.  Ozzola  :  Manuale  di  storia  dell'  arte 
nell'era  cristiana.  -  G.  R.,  ree.  di  P.  F.  Kehr  :  Regesta  pontificum 
Romanorum.  Italia  pontificia,  III.  -  A.  Leone,  ree.  di  V.  Gaperxa  : 
Storia  di  Veroli.  -  G.  Gipolla,  ree.  di  L.  M.  Hartmann  :  Ge- 
schichte  Italiens  im  Mittelahers,  III.  -  G.  R.,  ree.  di  J.  F.  Bòhmer: 
Regesta  -Imperii,  2**  Aufi.,  I.  -  M.  Schifa,  ree.  di  F.  Ghalandon  : 
Histoire  de  la  domination  normande  en  Italie.  -  G.  Gipolla,  ree.  di 
G.  U.  Oxilia  e  G.  Boffito:  Un  trattato  inedito  di  Egidio  Golonna.  - 
P.  Spezi,  ree.  di  L.  Pastor:  Leone  X,  traduz.  ital.  di  A.  Mercati.  - 
A.  Leone,  ree.  di  M.  D'Ercole:  Il  cardinale  Ippolito  de' Medici; 
G.  B.  Belluzzi  :  Diario  autobiografico  (1535-1541)3  cura  di  P.  Ecidi 
e  G.  Grocioni.  -  L.  Motta  Giaccio,  ree.  di  R.  Rollano  :  \'ie  de 
Michel-Ange. 

Rivista  Italiana  di  numismatica.  .Anno  XXI  (1908),  fasci- 
colo III.  —  E.  G.,  ree.  di  Le  Baron  de  Bildt  :  Les  mcdailles  romaines 
de  Ghristine  de  Suède.  —  Fase.  IV.  -  P.  Broccoli,  Medaglia  del 
cardinale  di  Granvelle.  -  Gronaca  (Varietà):  La  doppia  di  Inno- 
cenzo IX  al  museo  Vaticano. 

Rfimische  Quartalschrift.  XXII  Jahrg.  (1908),  II-IV  Heft. — 
J.  W'ilphrt,  Beitràge  ?..  christlichen  Archàologie  (Vili).  -  P.  SlN- 
THERN,  Der  ròmische  Abbacyrus  in  Geschichte,  Legende  und  Kunst.  - 
F,  ScHiLLMANN,  Zur  byzantinischen  Politik  Alexanders  IV.  -  V. 
Schweitzer,  Beitràge  z.  Geschichte  Pauls  III.  -  E.  Gòller,  Die  Pu- 
blikation  der  Extravagante  «  Guni  inter  nonnullos  »  Johanns  XXII, 
143.  -  P.  M.  Baumgarten,  Die  beiden  ersten  Kardinalskonsistorien 
des  Gegenpapstes  Felix  V.  -  Witte,  ree.  di  F.  X.  Kraus  :  Geschichte 
d.  christlichen  Kunst:  II,  2,  2. 


Stimmen  aus  Maria  Laach.  Jahrgang  1908,  VII  Heft.  — 
St.  Bkikfel,  ree.  di  H.  Quentin  :  Les  martyrologes  hìstoriques  du 
moyen-ilge.  —  VII!  Heft.  -  C.  A.  Kneller,  ree.  di  J.  Tur.viel  :  His- 
toire du  dogme  de  la  papauté. 


Teriodici  527 


Studien  und  Mitteilungen  aus  dem  Benediktiner-  und  dem 
Cistercienser-Orden.  Jahrg.  XXIX  (1908),  III  Heft.  —  T.  BChler, 
Kardinal  Pitra  (V), 

Theologische  Quartalschrift.  XC  Jahrg.  (1908),  II  Quartal- 
heft.  —  P.  M.  Baumgarten,  Bemerkungen  zu  einigen  Kardinàlen  u. 
Kardinalkonsistorien  d.  15.  Jahr.  -  Sagmuller,  ree.  di  J.  Hilgers: 
Die  Bùcherverbote  in  Papstbriefen ;  P.  M.  Baumgarten,  Aus  Kanzlei 
u.  Kammer.  —  IV  Quartalheft.  -  SXgmuller,  ree.  di  C.  H.  Turner  : 
Ecclesiae  Occidentalis  monumeuta  iuris  antiquissima;  E.  Gòller:  Die 
pàpstliche  Pònitentiarie  v,  ihrem  Ursprung  bis  zu  ihrer  Umgestaltung 
u.  Pius  V,  —  XCI  Jahrg.  (1909).  1  Quart.  -  K.  Bihlmeyer,  ree.  di 
L.  Pastor:  Geschiclite  der  Pàpste,  IV  (1513-43). 

Vierteljahrschrift  fiir  Social-  und  Wirtschaftsgeschichte. 

VI  B.  (1908),  5  u.  4  Hcft.  —  P.  Hennig,  Dokumentc  des  Handels- 
vertriebes  vom  Ende  des  Mittelalters.  -  H.  W.  Hòfflinger,  ree.  di 
Queìlen  u.  Studien  :^.  Verfassungsgesehiehte  d.  Deuischen  Reiehes  Un 
MiUelalter  u.  Neuieit,  hrsggb.  v.  K.  Zeumer.  B.  II.  Die  goldene  Bulle 
K.  Karls  IV. 

Zeitschrift  ffir  Schweizerische  Kircheugeschichte  (Revue 
d'histoire  ecclésiastique  Suisse).  Il  Jahrg.  (1908),  III  Heft.  — 
J.-P.  Kirsch,  La  fiscalitc  pontificale  Scc.  {suite  et  fin). 

Zeitschrift  fttr  katholische  Theologie.  XXXII  B.  (1908), 
IV  Quartalheft.  —  A.  Kròss,  ree.  di  P.  M.  Baumg.\rten  :  Aus  Kanzlei 
u.  Kammei".  -  M.  JOhrich,  ree.  di  J.  B.  SXgmuller  :  Die  Bischofswahl 
bei  Gratian. 

Zeitschrift  fiir  wissenschaftliche  Theologie.  L  Jahrg.  (N. 
F.  XV)  [1908],  IV  Heft.  —  F.  Gòrres,  Papst  Gregor  I  der  Grosse 
u.  d.  Judentum. 


INDICE  GENERALE 

delle  materie  contenute  nel  volume  XXXI 


L.  OZZOLA.     L'arte  alla  corte  di  Alessandro  VII     .     ,    pag.  5 

G.  TOMASSETTI.     Una  lettera  inedita  di  Cola  di  Rienzo.     .        93 

B.  TRIFONE,  Benedettino.     Documenti  Sublacensi    ....       loi 

M.  ANTONELLI.  La  dominazione  pontificia  nel  Patrimonio 
negli  ultimi  venti  anni  del  periodo  avignonese  {Continua- 
■{ioìie) 121 

P.  ECIDI.     Libro  di   anniversari  in  volgare    dell'ospedale   del 

Salvatore 169 

B.  TRIFONE,  Benedettino.     Le  carte  del  monastero  di  San  Paolo 

di  Roma  dal  secolo  xi  al  xv  {Continua) 267 

M.  ANTONELLI.  La  dominazione  pontificia  nel  Patrimonio 
negli  ultimi  venti  anni  del  periodo  avignonese  (Coniinua- 
:;ione  e  fine) 5^5 

C.  PINZI.     Lettere  del  legato  Vitelleschi  ai   priori  di  Viterbo 

dal  1435  al  1440 557 

A.   MACNANELLI.     I    manoscritti    di    Costantino    Corvisieri 

nella  biblioteca  della  R.  Società  romana  di  storia  patria  .     .       409 

G.  GATTI.     A  proposito    della  raccolta  di  epigrafi  medievali 

di  Roma 431 

A.  SILVAGNL  Per  la  datazione  di  una  iscrizione  romana  me- 
dievale di  S.  Saba 433 

L.  ROSSI  -  P.  ECIDI.  Orchia  nel  Patrimonio.  Appunti  di  to- 
pografia e  di  storia  {Contìnua) 447 


530 


Indice  generale  del  volume  XXXI 


Varietà  : 

A.  GALIETI.  La  tomba  di  Prosperctto  Colonna  in  Ci- 
vita Lavinia pag.       2n 

G.  DE  NICOLA.     Iscrizioni  romane  relative  ad  artisti  o 

ad  opere  d'arte 219 

G.  CASCIOLI.     Statuti  di  Guadagnolo  dati   da  Torquato 

Conti  il  i"  settembre  1547 479 

Atti  della  Società  : 

Seduta  dell'S  maggio  1908 229 

Necrologia  : 

Theodor  von  Sickel 489 

Giuseppe  Cugnoni 491 

Bibliografia  : 

Robert  Davìdsohn.  «Gcschichtc  von  Fiorenza.  Zweiter  Band: 
«Guelfen  linj  Ghibcllinen  ».  Zweiter  Teil  :  «Die  Guelfenherrschaft  und 
0  der  Sieg  des  Volks  »  (L.  Salvatorelli) 23) 

Michele  Lazzaroni  -Antonio  Munoz.  aFiUrete».  —  Homa, 
W.  Modss,  1908  (G.  De  Nicola) 239 

Henry  Charles  Lea.  «  The  Inquisition  in  the  Spanish  Dependen- 
•  ciesB.  —  New  York-London,  The  Macmillan  Compan)-,  1908  (L.  Sal- 
vatorelli)    243 

Iacopo  Gherardi.  «  Di.irio  Romano  dal  7  settembre  1479  al 
12  agosto  1484  »,  a  cur.-i  di  E.  Carusi,  Rer.  Il,  script,  di  L.  A.  Muratori.  — 
Città  di  Castello,  Lapi,  1904-1906.  —  G.  Fontani.  «  Di.-irio  Romano 
gii  riterito  al  Notaio  del  Nantiporto  (30  genn.  1481  -  25  luglio  1492)1), 
a  cura  di  D.  Tononi,  nella  stessa  collezione,  1907-1908  (P.  Ecidi)...         495 

Hermann  Egger.  «  Zur  Baugeschichte  des  Palazzo  di  Venezia  ; 
Sonderabiruck  aus  der  Publikation  Der  Palazzo  di  Venezia  in  Rom».  — 
Wien,  1908?  —  Id.  «Der  Palazzo  di  Venezia  im  18.  Jahrhundert  ;  Son- 
derabdruck  ausZcitschr.fìjr  Geschichtedcr  Architektur  Jahrg.  I  »  (G.  Zippll)         499 

A.  Luzio.  <•  Isabella  d'Este  e  il  Sacco  di  Roma  a.  —  Milano,  Co- 
gliati,  1908  (P.  Ecidi) 502 

Anton  Eitel.  »  Der  Kirchenstaat  unter  Klemens  V,  Abhandl.  znr 
mittl.  u.  neucren  Geschichte,  hcrausgg.  von  G.  V.  Below,  H.  Finke, 
F.  Meinecke,  h.  1  ».—  Berlin  u.  Leipzig,  W.  Rothschild,  1907  (P.  Egi.)i)         504 

Notizie 247 

Id 507 

Periodici  (Articoli  e  documenti  relativi  alla  storia  di  Roma)  .       251 

Id.  SU 


037'! 


Sì- 


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DG  Società  roinana  di  storia 

4-02  patria 

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