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Full text of "Archivio glottologico italiano"

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This fund is $ao/xx), and of its income three quarters 

shall be spent for books and one quarter 

be added to the prindpal. 



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(JI/)TTOL()UlCU ITALIANO 



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O. T. ABOOLI. 




JUL 8 189U 



volume; dndecimo. 



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ROMA, TORINO. FIRENZE. 
ERMANNO LOESCHEn. 



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rftì G. L Aacotl. n quinto volume, di pag 664, è intierit- 
metile pubbllciitti; rli'ì «econUi» ma paliMiVale |>«(f. ie^-cxl ; 
^elle dispense in lutto (f.implt**(:*jvc. L. €tX 



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JUL 8 1890 



GLOTTOLOGICO ITALIANO, 



DIRETTO 



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Or. I. ASOOILiI. 



TOLUME DNDECIMO. 




ROMA, TORINO, FIRENZE, 
ERMANNO LOESGHER. 

Iseo. 



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Riservato osni diritto di proprietà 
e di trad.TLzioxie. 



MILANO, TIP. BBBKARDONI DI C. RKBE8CHINI E C. 



COMPIENDO IL LORO ANTESIGNANO 

GIOVAMI FLECHIA 

L'ANNO SETTANTESIMOTTAVO 

DELLA SUA VITA INTEMERATA E OPEROSA, 

I COMPAGNI DI LAVORO 

INIZIANO SOTTO GLI AUSPICI 

DEL VENERATO SUO NOME 

LA SECONDA DECINA 

DEI VOLUMI DELL'ARCHIVIO. 



6 novembre 1889. 



PREFAZIONE. 



Queste righe ripetono la loro ragion principale dalla segna- 
tura che si vede appiè di quasi tutti i fogli del presente volume. 
Si è però aggiunta la ragione accessoria di certi appunti critici, 
che ho recentemente dovuto vedere. 

n volume è segnato, in pressoché tutti i quaderni, come wnr 
decimo della collezione e primo di una nuova serie; ma la se- 
conda indicazione non risponde, almeno per ora, ad alcuna realtà 
manifesta, e ha bisogno d'essere spiegata o scusata. 

Nel Proemio al primo volume A.^ Archwio (p. xli), s'an- 
nunziava che l'assunto di questa collezione non era punto cir- 
coscritto all'indagine isterica intorno ai dialetti italiani, ed 
erano accennati i più larghi confini, a cui s' aspirava, e insieme 
i modi d'impedire, anche estrinsecamente, che l'opera perdesse 
d'armonia nel dilatarsi. I primi dieci volumi hanno corrisposto, 
per quanto era possibile, al disegno che in quel luogo si mo- 
strava. Ma l'esperienza, da una parte, e le crescenti forze del 
nostro drappello dall'altra, spingevano a una ripartizione più 
rigorosa; e X Archwio glottologico italiano si doveva ormai 
scindere in due serie diverse, una delle quali dedicata alla ro- 
manologia, l'altra all'indagine isterica intorno alle lingue clas- 
siche e alle indoeuropee in generale. Codesto divisamente, che 
non è punto abbandonato, non s'è però potuto attuare nel ter- 
mine prefisso; e V Archivio incomincia la seconda sua decade 
nelle stesse condizioni in cui ha compito la prima. 

n doppio giro d'indagini, che andrà compreso, tosto che si 
possa, neW Archivio glottologico y risponde, del resto, al doppio 



TI Prefazione. 

assunto che il programma ufficiale della Facoltà assegna tra 
noi a una stessa catedra, riunendo lo studio comparativo delle 
lingue antiche e quello delle moderne, sotto il titolo di Storia 
comparata delle lingue classiche e delle neolatine. Ha inco- 
minciato il nostro insegnamento ufficiale a portar questo titolo, 
quando ancora non era punto in voga T appellazione di 'storia' 
neUa esposizione delle dottrine linguistiche, perchè del concetto 
di storia queste non s'erano ancora conipenetrate abbastanza. Il 
doppio assunto potè già parere cosa troppo superba; e tanto più 
potrebbe questa taccia parer meritata, quanto più l'investiga- 
zione per cento modi s'approfondisce e s'allarga. Ma, d'altronde, 
le risultanze, che si traggono dalle esplorazioni più o meno li- 
mitate nello spazio e nel tempo, vengono a aUacciarsi tra di 
loro in modo sempre più stretto, esteso e penetrante; e com'esse 
a vicenda s'illustrano, cosi non conseguono la loro vera e 
piena utilità se non dall'essere complessivamente ristudiate. 

La quistione non va qui dibattuta sotto il rispetto dell'oppor- 
timità didattica, la quale varia, per ragioni intrinseche ed estrin- 
seche, secondo i paesi diversi. Ma codesto studio riassuntivo e 
comprensivo è stato sempre una delle mire principali della scuola 
italiana. Nella quale si è fatto predominante il principio storico 
della ricostruzione via via più larga; ed è il principio, .che ri- 
gorosamente attuato nella comparazione, importa il riconosci- 
mento cosi delle intime cause dei fenomeni come delle norme e 
delle vicende per cui essi invalgono, si concatenano, si succe- 
dono e s'accavallano; il riconoscimento, in generale, della loro 
ragion d'essere, sia nell'ordine fisico e sia nell'ordine ideale. Le 
corrispondenze o attinenze tra i diversi linguaggi cessano man 
mano, mercè l'opera ricostruttiva, di apparir come punti isolati 
enigmatici, che emergano in varie età o contrade; si viene, 
mercè sua, rifacendo la tela continua, nella quale si svolge di- 
stesamente la genealogia complessiva degli esiti diversi di una 
medesima sostanza unitaria, e ogni divergenza è portata ai suoi 
motivi naturali. 



Prefazione. vii 

,La predilezione o sia pur T ambizione dello spaziar largamente 
per la storia, tendenza che sempre abbiamo professata con si- 
cura coscienza (vedi, p. e., il I voi., a pag. lui e 537), non ci 
ha però mai distolti dallo studio ostinato dei singoli strati o 
territorj, pur considerati in sé e per sé; e molto meno poteva 
mai condurci a considerar con scarsa deferenza le indagini che 
avessero intendimenti o fini diversi dai nostri. Ci ha sempre 
salvato, cosi da ogni presunzione come da ogni scetticismo, il 
convincimento profondo che l'indagine, severamente condotta, 
comunque si ristringa e si muova, sempre mandi luce molto si- 
cura, ben di là dai confini entro i quali ella si svolge. Se nelle 
Lettere glottologiche (accolte nel decimo volume àeWArchiviOy 
quasi un prodromo all'innovazione che venivamo preparando), si 
accennava alle risultanze che una larga e insistente applicazione 
del principio storico ci aveva permesso di conseguire, è stato pur 
dai critici riconosciuto, pressoché unanimemente, che in esse non 
parlava alcun sentimento biasimevole e che la legittima difesa 
vi era anzi contenuta entro i limiti più guardinghi. Nessuno, di 
qua dall'Alpi, ha fatto la parte della mosca illusa, che presu- 
meva di tirare l'aratro. Ma è pur vero, che le innovazioni, alle 
quali di qua dall'Alpi siam riusciti, importavano un rimutamento 
del metodo. Non si tratta punto della sola illustrazione di sin- 
gole (per quanto ampie) serie di fenomeni; si tratta del proce- 
dimento che vi ci ha condotto e apriva l'adito al resto. Se oggi, 
a cagion d'esempio, si agita con tanta sicurezza un ^ protoita- 
lico e altri ^ per consimil guisa ottenuti, o si costruiscono i 
gran quadri fisio-istorici pei quali son descritti o dimostrati i 
trapassi complicati degli elementi unitarj, donde è egli venuto 
l'impulso, e più che l'impulso, a ogni cosa di questa maniera? 
Le Lezioni di fonologia e le ultime parti degli Studj critici 
hanno esse maggior somiglianza coi lavori dello Schleicher o 
con quelli che oggi invalgono e anche trasmodano? Ed è ella 
stata cosa agevole l' introduzione di codesti innovamenti? Il 
Corssen li ha irrisi e il Pott è morto impenitente. Il Curtius ha 



vili Prefazione. 

lungamente resistito; e quando in ogni parte li adottava, cessava 
cosi di esistere la ragione organica del suo libro, cioè delle duo 
parti che in esso andavan contrapposte Tuna all'altra. 

Questo però non vuol dire che, pur entro ai modesti confini 
di una data parte della scienza del linguaggio, la nostr'opera ci 
debba parere gran che^; né c'è mai passato per mente di tra- 
sandare o di volere impicciolita l'opera congenere e anche si- 
multanea che da altri era prestata; come d'altronde (giova ri- 
peterlo) nessuno spirito di scontentezza ci poteva mai muovere, 
poiché, generalmente parlando, il nostro premio noi sempre l' a- 
vemmo ed anzi troppo generoso. Le nostre meditazioni ci son 
sempre dovute parere inferiori, per intensità e per ampiezza, alle 
meditazioni di cento altri cultori dei medesimi studj. Ma sarebbe 
stata una pusillanimità il trascurar la difesa del vero, perchè 
ella fosse insieme la difesa nostra propria. Se nella scarsa mi- 
sura delle nostre forze e dei nostri studj abbiamo iniziato e 
inoltrato l'innovazione, altri ci rendeva inevitabile l'ufficio in- 
crescioso d'insistere più d'una volta sull'onesta distinzione tra 
il muovere e l'esser mossi. Nessuno vorrà sostenere che fosse 
lieve (se anche involontario) l'incitamento che ci faceva insor- 
gere. Venivano perfino a dirci, nel 1880 (cioè dopo l'Osthofi* e 
esagerandolo), che bisognava una buona volta mettersi a consi- 
derare i suoni in sé e per sé, e non già la parola in quanto è 
scritta.' E il volgo plaudiva. 

Intorno alla misura e al valore di alcune applicazioni del 
principio storico, le idee possono ancora esser varie; ma non è 
forse stata superflua l'insistenza che mettemmo nel divisarne. 
Circa l'azione dell'analogia abbiamo sostenuto che i romanologi 
la riconoscessero e la intendessero da un pezzo, sul loro terri- 



1 Per r autor di queste righe, in quanto egli abbia comunque promosso 
le nostre discipline per via della stampa, la carriera non s'intende inco- 
minciare se non col lavoro intorno al sscr. A'/i, ch'egli ha pubblicato nel 
XVI volume del Giornale di Kuhn (1866). 



Prefazione. ix 

torio, in tutta quanta la sua interezza , e mostrato insieme che 
a coloro, i quali accoppiavano lo studio storico delle lingue an- 
tiche a quello delle neolatine, non era mai ripugnato di ammet- 
tere codest' azione, in efficacia continua, pur nei più antichi pe- 
riodi della parola indoeuropea. Ma questo non ci ha mai impedito 
c'impedirà di prestar rispettosa attenzione a chi ci sapesse 
insegnare di più. Circa i motivi etnologici delle alterazioni del 
linguaggio, avremo forse mostrato con soverchia vivacità che ci 
pareva troppo singolare il vederli non avvertiti o trascurati ; ed 
è come dire, per restare a esempj facili, il veder negletto il 
motivo etnico nella differenza che passa tra la evoluzione che 
s'ha del latino nel dialetto italiano di Roma e quella che se ne 
ha nel dialetto di Milano, o il vederlo negletto nella ragion 
della differenza tra il proferimento degli elementi francesi in 
Normandia e quello degli stessi elementi tra gli Anglosassoni ^ 



^ I due casi son naturalmente diversi tra di loro; e più altre specie di 
diversità andrebbero ancora distinte. Ma non e* è alcun serio fautore del 
principio etnologico, che non pensi di continuo agli scernimenti di questa 
maniera ; e ■ intomo ad essi è già divulgata qualche scrittura di mano 
maestra. — Un esempio, largo e facile, d'influenze che per T incrociamento 
delle stirpi subisca modernamente, nel rispetto ideale, un linguaggio neo- 
latino, l'avemmo nel capitolo: Materia romana e spirito tedesco; Arch. VII 
556-63. — Circa la tempra che diciamo galloromana d'idiomi parlati in 
regioni che non vanno senz'altro tra le galliche, come p. es. la Rezia e la 
Liguria, sia qui lecita ancora qualche parola. Occorre prima di tutto che 
non restino equivoci intorno l'accertamento del fatto dialettologico. Se il 
NissEN, per limitarci a questo egregio indagatore, facea valere in favore 
della permanente distinzione tra Liguri e Galli, o Reti e Galli, l'antitesi 
tra il ligare odierno e il galloitalico, o tra il *retico' odierno (il ladino) 
e il galloromano, il vero ò all'incontro che quest'antitesi punto non sus- 
siste. Il ladino, come oggi di certo ognuno ammette, non è meno * gallo- 
romano' di quello che sia il francese o il pedemontano o il lombardo. Ne 
oggi si troverà facilmente chi revochi in dubbio la strettissima congiun- 
zione tra il ligure e il pedemontano (v. Arch. II HI sgg., Vili 104 sgg., 
W. Meteb, Grundr. 560). Questo non vuol dire che sien favole gli antichi 



Avvertenze tecniche. 



Ma i sostenitori dell'importanza dei motivi etnologici, ch'eran 
poche persone al primo apparire deìl' Archivio glottologicOy oggi 
si avviano a formar l^one. 



Par nella parte pratica o nelle configurazioni metodiche dei lavóri 
che s'attengano al neolatino, ò naturale che VArcktmo non si ricusi, 
in massima, ad alcuna innovazione di riconosciuta utilità, che P altrui 
esémpio o la propria esperienza gli venga suggerendo. 

E toccando in primo luogo delle trascrizioni^ parecchi accorgimenti 
già si sono aggiunti a quelli che erano stabiliti nel primo volume 
(pp. xLin-viii). Cosi, per la sibilante sorda dentale, qualunque sia il 
posto che essa occupi nella parola e qual pur sia la sua ragione 
etimologica, or poniamo sempre 5, come poniamo sempre z per la 
corrispondente sonora. E come avemmo sempre s per intermedio tra 
s e Sy cosi occorse aggiungere z per intermedio tra k e z. Per la 
momentanea sorda gutturale diamo costantemente k^ e § costante- 
mente per la corrispondente sonora; mantenendo e e g per le cor- 
rispettive palatine. Altri nuovi segni accessòrj dicono senz'altro, di 
per sé stessi, l'uffizio loro*. Occorre però tutto questo là dove è il 



contrasti, anche idiomatici, tra Galli (Celti) e Liguri o tra Galli (Celti) e 
Reti. Ma vuol dire, che non vanno trascurate due considerazioni di gran 
momento. La prima delle quali è, che i Celti si mescolavano coi Reti e 
coi Liguri (Celtoliguri) e incombevano prepotentemente sopra di loro. E 
la seconda è, che la romanizzazione non andrà unicamente ripetuta dal 
sovrapporsi dello schietto idioma dei conquistatori a quello dei conquistati, 
ma anche si dovrà all'azione di un elemento celtitalico, principalmente 
formatosi nella valle del Po, che, per la ragion delle milizie e di ogni 
maniera di commerci, si venisse via via dilatando. Il quesito della persi- 
stenza di vestigia preceltiche nei parlari viventi (ed esclusa così la topo- 
nomastica) andrà ormai, generalmente parlando, formulato piuttosto cosi: 
lo differenze tra i diversi tipi galloromani dipendono esse, e in qual misura, 
dai varj substrati che riagirono sul celtico sul celtitalico? 

1 Poiché anche alla storia delle lingue antiche, e perciò anche alla rap- 
presentazione delle forme che si ricostruiscono per T idioma unitario degli 
Indoeuropei, occorrerà che tratto tratto xìqW Archivio si venga, anche prima 



Avvertenze tecniche. xi 

I 

caso di applicare coerentemente la rappresentazione fisiologica, cioè 
di abbandonare risolutamente le grafie tradizionali. Al qual proposito 
vigono sempre (sebbene in minor misura, man mano che la nostra 
disciplina invale) quegli argomenti di opportunità e di cautela, di 
cui era parlato all'iniziarsi di questa collezione (I, xLn-m) e in altri 
incontri. La rigorosa e assoluta applicazione delle trascrizioni fisio- 



di dar mano alla serie separata di cui sopra si toccava, mi può esser le- 
cito, o anzi mi diventa doveroso, il far cenno in questo luogo del perchè 
io non accetti il complicato sistema delle * sonanti* del periodo unitario, 
quale s^offre nei cospicui lavori del Brugmann e dell' Obthofp e in molti 
e anche troppi lavori d* altri. Non posso qui diffondermi quanto ci vorrebbe 
perchè me ne venisse la presunzione di dover convincere gli altri, e non 
intendo dire se non quel tanto che forse basti a mostrare come io obbe- 
disca, nel ricusar codeste innovazioni, a un saldo mio ragionamento e non 
ceda già a alcun sentimento d'avversione per le cose nuove. L'utilità no- 
tevolissima' delle indagini insistenti dalle quali deriva la proposta delle 
innovazioni che io non accetto, è del resto ben riconosciuta anche da me, 
secondo il canone generale che in queste stesse righe ricordavo. — Io 
dunque credo che sia illusorio e superfluo 1* attribuire all'idioma originario 
la serie delle 'sonanti' che or gli vengono imputando (r, n, ecc. ecc.); e 
tutte le ulteriori combinazioni, che rappresentano per pr ecc., devo ugual- 
mente tenerle per illegittime e superflue. Nulla di tutto ciò riesce a avere 
pure un'ombra di positiva conferma da una qualsiasi forma isterica del 
linguaggio indoeuropeo. Il mio pensiero è semplicemente questo che or 
segue. Le combinazioni originarie er en em (lascio per ora andare re ecc.), 
cosi come le combinazioni originarie ei ew, vengono a smarrire, per l'atonia, 
il loro primo elemento; e quest'aflerm azione fondamentale già esclude 
senz'altro, sia nell'ordine storico e sia nel fisiologico, la 'sonante origi- 
naria accentata* e più decisamente che mai la 'sonante originaria allun- 
gata'. La differenza tra la riduzione originaria di ei eu (p. e. éimi ita') e 
la riduzione originaria di er ecc. (p. e. mer- mrtdf)^ differenza cagionata 
dalla qualità diversa del secondo elemento delle rispettive combinazioni, 
consisteva solo in ciò, che mentre ei eu perdevano affatto !'«, le altre com- 
binazioni (cioè er ecc.) serbavano dell'^ una rimanenza indistinta, che ba- 
sterebbe accennare con un apostrofo; come già pressappoco intendeva il 
Fick- Cosi p. e.: m*nà\ m*ntd'; g'ru [g''ru], t'nù; *'rk$à'. Questa vocale 
indistinta, cioè questa specie d'interstizio o appoggiatura, venne poi a ri- 



XII Avvertenze tecniche. 

logiche noa è punto turbata da siffatti argomenti, sin che si tratti 
di fissar dal vivo una determinata fase dialettale. Ma quando al- 
l'incontro occorra di adoperare, nella comparazione, una materia 
dialettale, di cui possediamo sicura la trascrizione fisiologica, allato 
a altre materie dialettali, prossime od affini, ma non ricavate se non 
da documenti che hanno grafie tradizionali o non rigorose; o pur 
quando si tratti di raccostar nomi comuni a nomi proprj, che non si 
riconoscerebbero facilmente se non nella grafia tradizionale; e in 
ispecie quando la comparazione verta tra dialetto e linguaggio let- 
terario, e massime se la differenza tra questo e quello sìa poca: si 
può in varj casi trovare che la trascrizione fisiologica scemerebbe 
la perspicuità e anche l'intrinseco effetto dei confronti. Non bisogna 
perciò rinunziare a qualche facoltà discrezionale, sempre però ba- 
dando a escludere ogni equivoco. 

Pur nella costruzione degli spogli fonetici, non tutte le simmetrie 
teoriche hanno sempre l'uguale opportunità, senza dire che non tutte 
possono parere ugualmente persuasive pur nell'ordine dottrinale. 
Anche qui una certa facoltà discrezionale, secondo il diverso subietto 
o il vario intento, si deve pur concedere. Il mandare insieme, sotto 
le rubriche e ed (?, i riflessi dei lat. class, è ì ed ó u, è cosa ben 
razionale e riesce molte volte ben comoda, cosi nell'insegnamento 
come nei libri; ma quando si aspiri a rassegne compiute, gioverà 
pure tener distinte le serie diverse, sia per misurarle, sia per age- 
volare il reperimento degli esempj; senza poi dire, che, per alcune 
determinazioni speciali, siamo limitati all'una o all'altra delle due 
serie che di regola confluiscono. Molto meno ancora si può ammet- 



soluzioni diverse e costanti, secondo le lingue diverse (p. >e., dinanzi a 
consonante: zend. 6cr*<t- = sscr. &^r<i-s=p51. òhati-; lat tnors^ Ut mirt^s; 
gr. Unapio'V; dinanzi a vocale: sscr. guru-, dì contro a gdrtjOS'; ecc.). La 
nasale, che in codeste contrazioni riusciva susseguita da consonante, su- 
bisce neir indoiranico e nel greco, sin da molto antica età, un grande af- 
fievolimento, si che finisce per andare assorbita dalla vocale che si evolve 
tra essa nasale e la consonante che la precede (o dinanzi a 'n iniz. + cons.) ; 
onde il processo che si può descrivere per m'ntà' m'ntd mala nuUcL Simil- 
mente, entro certi termini, all'uscita: dek'm ^cx«v dé?tà ^i*». All' incontro 
la nasale non si logora se le succede vocale: t'nù V^nù^ sscr. tcmù-j gr. t«vv. 



Avvertenze tecniche. xnt 

tere che sempre torni cosa opportuna o felice il mandare insìente la 
vocale in posizione e quella fuor di posizione, secondo la loro identità 
fondamentale (p. e. pede e festa). E il porsi come a una mede- 
sima stregua le c9mbinazioni espl. + w + voc. (qw gw e poco altro) e 
le combinazioni di cons+J, come avviene nella Fonologia neolatina 
di W. Mbyer (Meybr-Lùbke), che già in questi fogli ci fu dato sa- 
lutare (p. 434 n.), deve parerci un caso di simmetria teorica, il quale 
non pecchi soltanto per la grande sproporzione tra le cose equipa- 
rate. Molto felice innovazione quella di mandare in u i temi nomi- 
nali latini di seconda e di quarta (novu locu; sinu; ecc.), intro- 
dotta nel cospicuo libro che ora si citava, innovazione per la quale 
Siam liberati dalla molesta trattina (novo- ecc.), senza che si pr^ 
giudichi la questione della quidità fiessionale. 

G. I. 4.. 

Milano, 31 dicembre 1889. 



Sia ancora lecito ricordare, che la pubblicazione dei lavori destinati al- 
V Archivio non può speditamente avvenire, se nel manoscritto non sono 
con precisione adoperati i modi per cui sogliamo significare le varie fogge 
della composizione tipografica. Le voci, parti di voce e i numeri, che 
sottolineiamo con una sola orizzontale, si riproducono in corsivo \ le voci 
parti di voce, che sottolineiamo con un^orizzontale accompagnata da una 
serie parallela di puntini sottostanti, si riproducono in corsivo spazieg^ 
giato; quelle con due orizzontali, in tondo spazieggiato; quelle con 
un'orizzontale tremolata, in bcajuscolette; e finalmente in nero, quei nu- 
meri quelle intitolazioni che si sottosegnino con due orizzontali tremolate. 

Le voci o parti di voci neolatine, vanno in corsivo. L'interpunzione tra 
esempio e esempio dev'essere 'tonda' (p. es.: carot amo; fiele), e perciò 
non sottolineata nel manoscritto; ma se la interpunzione entri ali* incontro 
in una proposizione o in un discorso che si citi come esempio, va natu- 
ralmente in corsivo (gridava: venite, venite!) , e perciò sottolineata nel 
manoscritto. 

Le basi latine, voci intere parti di voce, vanno in tondo spazieg- 
giato; tranne che si tratti di singola lettera, che va in majuscolktto. 

Le basi, che sono imputate al latino, ma effettivamente non vi occor- 
rono, si danno pure in tondo spazieggiato, precedute da un asterisco. 



XIV Avvertenze tecniche. 

Le ricostruzioni di fase neolatina vanno in corsivo spazieggiatOy pre- 
cedute anch'esse, dóve la chiarezza il richieda, da un asterisco. 

E naturalmente desiderata quella maggiore uniformità, che far si possa, 
nel modo delle citazioni, nelle sigle ecc. 

E ai giovani collaboratori sia finalmente lecito che si raccomandi d' usar 
nella struttura dei loro contributi di quella grande sobrietà e di quella 
grande nitidezza nella sostanza e nella forma, che sole posson rendere 
bene accette e bene efficaci le cose nostre. 



SOMMARIO. 



Dedica Pag. ni 

Prefazione > ▼ 

Avvertenze tecniche > x 

/{ Nuovo Testamento valdese, secondo la lezione del Codice di 
Zurigo\ edito da C. Salyioni: 

Avvertenza preliminare . ' > 1 

L* Evangelio secondo Matteo > 8 

L* Evangélio secondo Marco > 41 

L' Evangelio secondo Luca > 64 

L' Evangelio secondo Giovanni » 103 

/ Fani degli Apostoli > 133 

Le Epistole > 172 

[Di Paolo ai Romani, 172; ai Corinti I, 188; ai 
Corinti n,.203; ai Galati, 213; agli Efesi, 218; 
ai Filippesi, 223; ai Colossesi, 226; ai Tessaloni- 
cesi I, 230; ai Tessalonicesi II, 233; a Timoteo I, 
235; a Timoteo II, 239; a Tito, 242; a Filemone, 
244; agli Ebrei, 245. — Di Giacomo, 256. — Di 
Pietro, I, 260; II, 264. — Di Giovanni, I, 267; 
II, III, 271. — Di Giuda, 272.] 

L'Apocalisse > 273 

Glossario > 291 

Nota finale > 306 

Morosi, L'odierno linguaggio Valdese del Piemonte: 

Introduzione > 309 

I. Dialetto di Pral > 330 

II. Gli altri dialetti valdesi del Piemonte, comparati col 

pralese » 373 

IH Appendici. — 1. Il dialetto di Guardia Piemontese 

in Calabria citeriore > 381 



xYi Sommario. 

2. Il dialetto di Neu-Hengstett nel Wùrtenberg, 
confrontato col pralese Pag. 393 

3. n dialetto valdese di Pinache-Serres nel Wùr- 
tenberg » 397 

IV. Saggi letterari > 399 

Ascoli, Sagginoli diversi: 1. niente; e simili. — 2. caroneus. 

— 3. dejar, — 4. ckéne; chaque. — 5. accapare; ed altro. 

— 6. craindre. — 7. temblar; quemar > 417 

Salvioni, Giunte e correzioni > 449 

Salvioni, Indici del volume » 451 



IL NUOVO TESTAMENTO VALDESE. 

SECONDO LA LEZIONE DEL CODICE DI ZURIGO ; 

edito da 

C. SALVIONI. 



AVVERTENZA PRELIMINARE. 



Quattro codici, che si sappia, ci hanno conservata la versione 
del N. T. in lingua valdese ' : un codice di Cambridge, uno di 
Dablino, uno di Grenoble ed uno di Zurigo '. Il più antico e meno 
completo (cfr. Todd, o. e, p. 214) è quello di Cambridge' che, 



' Per Mingaa valdese' intendo il llngaagi^io letterario nel quale sono 
scritta le poesie religiose e i trattati religiosi dei Valdesi, linguaggio descritto 
dal Gbùzhighsr, nel Jàhrb» f, rom. u. engl. spr, u. liti., IV, e in Herrig's 
Archiv, XVI; v. anche FCestbr, Rivista cristiana, marzo 18S2. È poi naturale 
che questa nota preliminare non consideri altre versioni del N. t., le quali 
ben tradiscono un'ispirazione valdese, ma sono scritte in altri dialetti o in 
altre lingne. Secondo T Haupt (il quale è stato vivamente contraddetto dal 
Jostes, né la polemica è ancora cessata), il principale contrassegno delle 
versioni d'inspirazione valdese starebbe nel tradurre che fanno 'filius ho- 
minis' per ^figlio della vergine', e 'gehenna' per 'pena'. 

' Per le informazioni generali intorno a questi codici, e segnatamente in- 
torno agli ultimi tre, si veggano : Gilly, The romaunt version of the Gospel 
accùrding to St. John (Londra, 1848); Ubuss, Fragments littéraires et criti- 
qttes relatifs à Vhistoire de la Bible frangaise, IT. Les traductions vau- 
doises (nella Revue de thèologie et de philosophie chrétienne, tt. II, V, VI, 
Strasburgo 1851-1853); Todd, The boohs ofthe Vaudois (Londra e Cambridge, 
1865); Bbrger, La Bible frangaise au moyen ago (Parigi 1884); Mortet, 
Histoire liitéraire des Vaudois du Piémont (Parigi 1885), pp. 1 e sgg. Mentre 
sto rivedendo queste bozze., sopraggiunge il libro del Gombà, Histoire des 
Vaudois d^Iialie^ 1*" partie (Parigi e Torino, 1887), che dedica parecchie 
pagine (i^24- e sgg.) alle nostre versioni. 

' ^uUa, che io sappia, s'ha a stampa da questo codice. Il Bradshaw non 

Archivio glottol. ital., ZI. 1 



2 Sal7Ìoni, 

secondo il Bradshaw (ap. Todd, p. 214), risalirebbe alla fine del 
sec. XIV. Al ms. di Grenoble ^ spetterebbe, nell'ordine del tempo, 
il secondo posto. Vero è che il ChampoUion-Figeac e il bibliotecario 
Ducoin, uno degli informatori del Gilly, propendono a ritenerlo del 
sec. XIII (cfr. Gillj, o. e, p. xlviii); ma, eccettuato il Gilly, non 
vedo che altri consenta con lui, e nessuno, d'altronde, revoca in 
dubbio l'anzianità del cod. di Cambridge. Il Bradshaw (ap. Todd, 
0. e, p. 218 n.), non argomentando se non dal fac-simile fornito dal 
Gilly, porrebbe il ms. di Grenoble alla fine del sec. XIV ; e il Beuss 
con molta cautela si limita a dire: 'Le manuscrit de Grenoble 
' paraìt étre plus ancien que ceux de Dublin et de Zurich ' (/2. 
d. th., VI 94) '. Quanto al cod. di Dublino, è accertato che sia 
del 1522 (cfr. Todd, o. e, p. 4; e anche Reuss, R. d. th., V 342) '. 



ne dà alcun saggio nella Lettera (ap. Todd, o. e, pp. SIO sgg.) dove rende 
conto del rinvenimento dei ms3. valdesi di Gamliridge. Il Gilly e il Reass 
non potevano poi conoscere un codice, che fa trovato nel 1862. [Ora no 
sono brevissimi saggi ap. Gomba, p. 228.] 

^ Il Gilly, oltre un facsimile, dà di questo codice il I cap. del vangelo di 
Giovanni. Ma è singolare la svista per cui il Gilly dà come di Grenoble il 
saggio di Zurigo e viceversa. Questo scambio ha avuto la conseguenza che 
il Reuss rimproverava al Gilly ben 214 errori nella copia del I cap. di S. Oiov. 
secondo il cod. di Zurigo, e V Herzog ben 108 nello stesso cap. secondo il 
cod. di Grenoble (Vedi JR. d. th.^ Y 822 n). — La Parabola del figliuol pro- 
digo, sempre secondo il cod. di Grenoble, è riprodotta dal GuAMPOLLiON-FiaBAC^ 
Nouvelles recherches sur les patois ou idiomes vulgaires de la France (Pa- 
rigi 1809), pp. 113-5; da Ollivibr Jdles, Essai sur les dialectes vulgaires 
du Dauphiné (Valenza e Parigi, 1888), pp. 28-8; dal Bridbl in appendice 
al Glossaire du patois de la Suisse romande (Losanna 1866), e ora dal Gomba, 
0. e, p. 281. Un sagginolo di questo codice è pure presso J. À. Ghabrani> 
e A. DB RocHAS d'Aiglun, Patois des Alpes cottiennes (Grenoble 1877), pa- 
gine 141-4. 

* I ragguagli che s'hanno intorno a questo codice e si devono al Gham- 
polllon-Figeac, al Moston e al Gilly, sono veramente poca cosa. Ma pare 
che anche le notizie, privatamente venute al Reuss dalFUerzog, non gli per- 
mettano di dirne di più intorno all'età del codice. Non so poi come il Montet^ 
0. e, p. 1, venga all'ardita asserzione che il codice di Grenoble non risalga 
esso pure più in su del sec. XVI. Bada egli forse all' Herzog (Rom, Wal- 
denser^ p. 62), che non vuole antica più di cosi la scrittura di codesto codice? 

' Il ms. di Dublino ha avuto fin qui maggior fortuna che non gli altri, 
avendone il Gilly pubblicato l'intiero Evangelio di S. Giovanni. Un'intiera 



Il Nuovo Testamento valdese. 3 

Ma di tatto la più giovane è la Yorsione di Zurigo ^ ; per quanto 
rOtt e con lui il Le Long {Bihliotheca sacra, I 368-9 ; cfr. Gilly, 
o. e, p. xxv) accennino a ben altro col dir cosa che rimarrà pur 
sempre vera, e cioè che il codice sia stato scritto post annum. 
MC. Il Fiisslin, Kirchenr und ketzergeschichte der mittleren zeit^ 
I 339, attribuiva la nostra versione ai Catari e la portava alla 
prima metà del sec. XIL L'Orelli, nel mandare al Gilly (o. e, 
p. Lv) la descrizione del codice, lo asseriva scritto tra il 1350 
e il 1400 '• Ma la questione l'hanno ormai risolta in modo de- 
finitivo gli argomenti storico-teologici del Reuss*. Dimostra il dotto 
e perspicace teologo, che la divisione dei capitoli in quattro o 
sette parti, alla quale ritorniamo tra poco, non può essere an- 
teriore al tempo in cui fu ideata e introdotta per le Bibbie la- 



copia del ms., fatta "dair Herzog, si conserva nella Biblioteca di Berlino ; e 
sopra questa copia il Grazmaeher ha compiato il suo stadio salla lingua 
della Bibbia Valdese (Herrig's Archiv, XVI; v. quivi, a' pp. S78-4, la Para- 
bola del figliuol prodigo, edita di su la stessa copia). Il Reusa (R. d. th,^ VI 
69) pubbUca, sempre secondo V Herzog, il racconto della moltiplicazione 
dei pani (Giov., cap. IV). V. anche Gomba, p. 229. 

^ Del cod. di Zurigo sono fin qai a stampa: il cap. I dell'Ev. di S. Giov., 
ap. Gilly, o. e, pp. zliv sgg. (v. però qai accanto, la n. 1 a p. S; nel Gilly è 
pure nn fac-simile, assai mal rinscito), e i segaenti brani ap. Reuss, R. d, 
th., VI 66 sgg.: La Parabola del figlici prodigo (riprodotta ora anche dal 
Gomba, assieme a qualche altro frammentino; c&. pp. 229-231); T Orazione 
domenicale secondo S. Matteo; il cap. XIII della prima ep. ai Gorinzj; i 
primi cinque versetti del IX e i versetti 28-81 del I cap. dell'ep. ai Romani, 
il versetto 12« e parte del IS» del eap. XVIIl dell'Apocalisse; i primi quattro^ 
versetti del cap. I delFep. agli Ebrei. 

^ 'For I, who bave accarately inspected almost ali the mss. of Switzer- 
' land, and some of those of Germany, am of opinion that this {il cod, di Z.) 
* was wrìtten between the years 1850 and 1400. ' Né, infatti, si può negare 
che ì caratteri esteriori inducono facilmente ad assegnare al codice un'età 
più antica del vero, ed io stesso e altri prepondevamo a tenerlo della metà 
del sec. XV. Proviene esso certamente dalle valli valdesi (una postilla d'altra 
mano e di più tarda età dice al f.* 289v. : Jo?ian Jayme de La ual de Fra- 
ffeUa), cioè da una regione tagliata come fuori dalle grandi vie della civiltà, la 
quale doveva conservar più tenacemente, come ogni altra consuetudine, cosi 
anche le consuetudini calligrafiche. 

' Anche il Hontet, o. e, p. 182 n , accetta con assoluta fiducia le conclu- 
sioni del Reuss. 



4 Salvioni, 

tine. Ora cotesta divisione occorre primamente, e solo pel N. T., 
in nna serie di edizioni della Vulgata, tra il 1479 e il 1489. 
Per altri raffronti mostra poi il Reuss, che il nostro codice risalti 
intanto posteriore al 1491, Tamanuense dovendo avere avato sot- 
t'occhio una Vulgata stampata dopo quell'anno (v. R. d. th.^ V 
346 sgg.). Ma bisogna discendere ancora, Tesarne del testo avendo 
permesso al Reuss (jR. d. th,j VI 75 sgg.) di stabilire incontro- 
vertibilmente * que le manuscrit de Zurich est la copie da travail 
* non acbevé de quelque savant vaudois, qui à l'epoque du rap- 
'prochement opere entre son Église et la Béforme allemande 
' (après i58o) \ avait entrepris de réconcilier son Nouveau Te- 
' stament roman avec le teste grec, et qui s'est servi pour cela 
' de l'une des éditions d'Érasme ou de Tune des contrefa$ons qui 
' en circulaient en grand nombre. ' ' 

È posseduto il nostro codice dalla Biblioteca civica di Zurigo, 
nel cui catalogo porta la segnatura C ^'Vtoo- ^ cartaceo, legato in 
pelle, e misura esteriormente 14 Vt P^^ H centim. Consta ora di 409 
fogli; la numerazione dei quali è moderna e non tien conto di 
tre lacune che si sono venute producendo per lo smarrimento dei 
fogli in cui si contenevano i primi tre cap. delTEv. di S. Matteo ', 



^ Tutto indace però a ritenere, che il codice sia di ben poco posteriore 
a qaesto tempo. Considerazioni paleografiche portano II Bradshaw (ap. Todd, 
0. e, p^ 218 n) a ritenere il cod. di Zurìgo anteriore a quello di Dublino, 
e cioè della prima metà del sec. XV (né il Todd né il Bradshaw mostran 
di conoscere il lavoro del Reuss). Egli classificherebbe i mss. nel seguente 
ordine: 1. Cambridge, 2. Grenoble, 8. Zurigo, 4. Dublino. 

* Un indizio per la scarsa antichità del cod. zurighese mi par che si ri- 
cavi anche dalla lingua. Vi si avverte, cioè, con una certa frequenza lo 
smarrirsi del -s di pi. dei fem. della 1% in combinazioni come aquesta cosas, 
aquestas cosa, la huaSy las uostra parolla, las uostra bonnas obras, aquestas 
cosas eran scripta, eran istas fayta, doas gonella, ecc., dove sì prelude alla 
assoluta rinunzia del -s, come è in più d'uno tra i viventi parlari di Pro- 
venza. I luoghi numerosi, e più numerosi di quello che io non sia riuscito a 
notare, in coi il -s appare aggiunto dopo, rendono questa frequenza ancora 
più sensibile. NelPEv. di S. Giov. secondo il cod. di Dublino, ne trovo un 
esempio solo : aquestas cosas son scripta (XX Si), e potrebbe altro non es- 
sere che un mero sbaglio. 

^ Il secondo e il teno foglio sono un po' deteriorati, e cosi pur Tultimo, 
che però è scritto da una sola parte. Mi son permesso di restituire, quando 



n Nuovo Testamento valdese. B 

i versetti 14-32 del cap. XXVII degli Atti degli apostoli, e quella 
parte deirApocalisse che va da XX, 6 a XXI, 23. Precedono al- 
cuni fogli bianchi, aggiunti forse più tardi. Sul retto del primo 
di questi fogli sta scritto, in carattere del 1700, il titolo seguente: 
Nomun J. G. Testamentum in antiquum Pedemontano- Valdense 
Idioma per Barbetum quendam, i. e. Ministrum ejusdem Ec^ 
clesiae, versum atqvte exara^m ; sul retto -del secondo foglio 
si legge: CrulielmìAS Malanotiis Pastor Pedemontano-valdensis, 
hoc Novum Testamentum, celéberrimae Tigurinae Academiae 
dono dedit, die decima septembris 1692. Il codice contiene tutto il 
N. T. (con qualche lacuna, già menzionata), ordinato come oggi 
s'usa nelle edizioni greche e latine (Evangelj, Atti degli Apostoli, 
Epistole di s. P. e cattol.. Apocalissi) \ La divisione per capitoli è 
la solita, con lievi differenze però, alcune delle quali, come nota il 
Reuss, si ritrovano nel cod. di Dublino. Manca la divisione per 
versetti; la quale essendosi introdotta dappertutto tra il 1551 e 
il 1560, ci sarà lecito conchiuderne che l'età del codice non di- 
scenda oltre la metà del sec. XVI. Occorre però quel modo di 
suddivisione intorno al quale s' estende largamente il Reuss (i2. 
d. ih,, V 346 sgg.), ed ò indicato per lettere dell'alfabeto, alla 
parte interna del margine ; le quali lettere sono sempre o quattro 
(A-D) o sette (A-6), il che vuol dire che i capitoli non sono 
mai divisi altrimenti che in quattro o in sette parti. Le sezioni, 
che naturalmente riescono di, varia grandezza, non hanno altro 
significato o scopo, all' infuori di quello di agevolare la ricerca 
dei passi paralleli. I quali son qui indicati nel margine esteriore 
di ciascuna pagina, in lingua latina ' e sempre dalla stessa mano 
che ha scritto il resto '. 



mi pareva di poterlo fare sicuramente, le parole illeggibili del ms., e le 
stampo in corsivo spazieggiato, 

' Circa r ordine della materia nel cod. di Gambrid$re, cfr. Todd, o. e, 
p. 214; per le verHÌoni di Dublino e di Grenoble, v. Gillt, o. c, p. xxxi 
sgg., XLViii, Rxoss, R. d. th., Y p. 842, ecc. Il cod. di Zurigo è il solo che 
aolTa contenga del Vecchio Testamento. 

* Cosi, mentre il testo ha costantemente pegre, il richiamo in margine è 
pel. La ragione di questo fatto è data dal Reuss, il quale anche se ne serve 
per argomentare acutamente intomo alla storia della Bibbia Valdese (R. d. 
th^Y 846 sgg). 

' Una descrizione del codice, più minuta che la nostra non sia, è data 



6 Salvioni, 

Il metodo da me tenuto nella presente edizione è quello della 
massima fedeltà al codice. La punteggiatura è mantenuta tale quale, 
e così, a mo' d'esempio, ho rispettato sempre il punto che suol stare 
davanti a Car *cbe'; onde non si sgomenti nessuno di un diczia , 
Car fos 'diceva che fosse'. Ho però aggiunto il punto, quando, 
come di frequente accade, lo scriba lo ha omesso in fin di riga 
e l'intenzione di una pausa ci è guarentita dalla majuscola ini- 
ziale della riga susseguente. Àbondano le abbreviature come in 
altri e forse in tutti i codici valdesi; e l'Apfelstedt, pubblicando 
nAV Herrig's ArchiVy voi. LXIP, e nel IV della Zeitschrifl f. 
rom. philol.y i Poemi religiosi dei Valdesi, le mantiene insolute ; 
ma io ho creduto di scioglierle, sempre però mandando in corsivo 
le lettere che perciò sono aggiunte. Di alcuni pochi e lievi dubbj 
che qualche abbreviatura ha fatto nascere in me e potrebbe far 
nascere nel lettore, sarà data ragione a tempo debito. Per ora 
mi si consentano sol due parole intorno aH'enaywi *cosi', che ri- 
corre con tanta frequenza. La figura del* codice 6 enay con sopra 
all'y quell'i che s'usa nelle abbreviature. Nel nostro codice la 
parola non 6 mai scritta alla distesa; e il Reuss la legge: enaycL 
In un testo che tanto si permette in fatto di abbreviature, non 
si vorrà escludere senz'altro codesta lezione, e tanto meno in 
quanto en ayoi ' occorre scritto, un pajo di volte, in piene let- 
tere. Vedo però che tanto il Gilly quanto l' Herzog (ap. Reuss) 
leggono nel cod. di Dublino: enaymi. E ignoro ben^, se in quel 
codice la parola sia scritta per intiero o sia abbreviata ; ma fosse 
pur abbreviata, non pud non avere qualche forza probatoria il 
fatto che un inglese, un tedesco e un italiano s' incontrino nel risol- 
vere allo stesso modo una data abbreviatura; soluzione, del resto, 



dal Reuss (R. d. ih., Y 844 sg^^.), e noi ce ne siamo valsi eon profitto. Le 
pagine sono da 27 righe nei primi ventiquattro fogli; le rimanenti, salvo 
rare eccezioni, son da 24. 

* In questo stesso voi., a pp. 275-6, TApfelstedt rende conto delle abbre- 
viature più in uso e delle parole che hanno un'abbreviatura speciale. Quel- 
l'esordio vale suppergiù anche per noi, che, tuttavia, potremmo aggiungere 
parecchie altre parole aventi un'abbreviatura propria. Vedasi, del resto, anche 
il magro 'specimen' dato dal Reuss, R. d. th.^ Y 82S. 

* Notisi che ayci 'qui' sempre è scritto alla distesa. 



n NaoTo Testamento raldese. 7 

che 8'affaccia a prima vista, come è chiaro, p. es., che enay^ sia 
'enayma*, o« 'ome', mesey^ 'meseyme'. La difficoltà sta piuttosto 
nel dichiarare etimologicamente quest'enaywi. Ma potrà egli pa- 
rere troppo ardita cosa il sapporre che un enayci *cobì' si ri- 
foggiasse sopra il correlativo enay>na ^corne' (scritto spesso in 
piene lettere)? Di enayma io poi ritengo che, alla sua volta, altro 
non sia se non una fusione àeW enay- di enayoi col coma che 
occorre anche ne' nostri testi ; e dico questo, senza voler pregiu- 
dicare alcuna sentenza circa l'accento delle due parole. 

Le correzioni o emendazioni che si son proposte nel testo, met- 
tendole tra parentesi quadre, sono poche e di quelle che si po- 
tevano introdurre con piena sicurezza. Cosi è una delle caratte- 
ristiche valdesi (e del Delfinato in generale) l'esservi saldo, a 
differenza del provenzale, il '-a^ e però noi, imbattendoci in un 
isolato maysOy non abbiamo punto esitato a scrivere mayso[n\. 
Ma il -n manca all'incontro, con una certa frequenza, alla fine 
delle voci sdrucciole di 3* pi. (foro aguessa per foron ecc.); 
e, per quanto più ragioni inducano a credere che pur qui non 
8i tratti se non di un'omissione del copista, non s'è fatta tutta- 
volta correzione alcuna, non volendosi antivenire le conclusioni 
cai l'indagine grammaticale possa condurci. 

Era mia intenzione di far seguire al testo un commento lin- 
guistico, il quale avrebbe in sé compresa una sobria e onesta re- 
visione degli studj del Griizmacher, a cui più sopra si accennava. 
Senonchd ora m'accorgo che questa revisione, di cui ogni ro- 
manologo deve confessare il bisogno, è stata promessa da altri 
(v. la chiusa dell'artic. Waldensia^ di A. Meyer, nelle Abhdlg. 
d. hayr. akad. 4' w., 1880), e che vi debba aver parte C. Hof- 
mann. Non rimane dunque a me che d'attendere, augurandomi 
che la promessa abbia il suo effetto e l'abbia presto. 



Salvioiii, 



GLI EVANGELJ. 



A. L'Evangelio secondo Matteo. 



[1 r] diczent. Aqt^ést es lo meo lilh ama al qual ensemp plac a mi 

lY. Donca ìdh^a fo amena de 1 esp^rìt al desert qu-el fos tenta del 
dianoh E eum el agaessa déinna p^r quaranta ìorn e per . 40 . noit: enapres 
fameie. E lo tentador apropiant dis a \uy. Si tu sies filh de dio di que aque- 
stas peyra sian faytas pan. Lo qaal respondent e dis. L oflime non nio sol- 
\tmenX dd pan. Ma« Ae tota parolla la qua\ sai d^ la boea de dio. Adonca 
lo dianol pres \uy e lo porto en la santa citta e mcs luy sobre la penna 
del [tempie]: e dis a luy. Si tu sies (Uh de dio met te de sot. Cor script 
es qtie dio a comanda do tu a li seo augel e ilh portaren tu en las lors 
mans qtie per àuentura non affendas ^ li teo pe en la peyra. C [I. E] ieh^u dis 
a luy dereco . script es tu non tentares lo teo segnor dio. E lo dianol pres 
luy dereco al mont aut forment, e mostre a 1»^ tuit li regno del mont e 
la gloria de lor: E dis a luy. Yo donarey a tu totas aqfiestas cosas: si ca- 
gent adorares mi . Adonca ieheu dis a luy. Yay sathanas . Gar script es 
tu adorares lo teo segnor dio e seruirer [-es] a '\uy sol . Adonca lo diauol 
laisse luy. E ueuos li angel s apropieron e amenitrauan a luy . Mae cum 
iebeu agues auui q»e iohan fos liora departic se en ga[iv]lilea . E laissant 
la citta de nazeret: e uenent abito en la citta de cafamaum la guai es pres 
de la mar en las iins de zabulon e de Naptalim: afìn q»e czo que era dit 
per ysaya . lo prophe^a fos acompli terra de zabulon e terra de natalim • 
yia del mar otra iordan la galilea de lì gentil Io poble que anaua en te- 
nebras vie grant lucz . E aqmlh que seyan en region d onbra de mort lo 
lume aparec a lor . Adonca ieheu comence a predicar e dire . faze pent- 
^eneia . Cor lo regno de li cel s apropiare . Mae ieheu anant iosta lo mar 
de galilea . vie duy frayre . Simont lo qual es dit peyro e andrio lo frayre 
de luy metent li lor recz al mar . Gar ilh eran pescadors . E dis a lor veae 
enapres mi : e yo farey uos eser fait pescadors de H homme . Mae ilh laissa 
li lor recz segueron luy uiaczament. E issent d aqz/t uic autres duy frayre 
iaco filh de zebedlo e iohan lo frayre de luy en la nano cun zebedio lo 



^ L'a- par correggere un o-, ma in modo non sicuro. 



II Nuoto Testamento yaldese. 9 

paire de ìuy refaezent li lor recz e apelle lor . Mas ìlh laissa li reez e lo 
payre segaeron ÌUff aiaczaiiMnt . E ìehan c«rcondaaa tota galilea ensegnant 
lor en las sioagogas de lor . E predicant 1 anangeli del regno • E sanant 
iota langor . E tota enfermeta al poble . E la nomenanza de ìuy sic [2r] eti 
tota Siria . E presenteron a ìuy toit li mal anent de diuersas langors li 
comprds de torment e aqf«tih que aaian demonis e li Innati e e li paralis- 
sinos , E sane lor . E motas compagnia^ segnerò» ìuy de galilea, e de capoli, 
e de ieruealem, e de indea, e d otra lo iordan 

Y. Mas ieheu nesent las oompagnias monte al mont . E eum el se fos 
aseta li deciple de ìuy a apropieron a ìuy . E ubrent la soa bocca : ena^ 
gnana lor diczent . Li panre per sperit stm denenra: Gar io regne de li 
cel es de lor ... . Li soan son benenra . car ilh possesiren la terra, . 
Aqttilh que plora» son benenra . Car ilh saren consola . Aquiìh que fa- 
mela» e seteia» itietieia son beneura. . Gar ilh saren sazia. Li misericordioe 
eo» denenra . Gar ilh co[n]segre» miserieordÌA . Li mo»^ de cor son be- 
nenra . Gar ilh neyre» dio . Li son benenra . Gar filh de dio sare» ap- 

pelìa, Aquiììi que sufron persecncio» per insticia son ben eum . Car lo 
regne de li cel es de lor .... «os sare benenra quant li omme nos . . . 
. . e nos persegre», e dire» tot mal men^e»^ a uos per mi . Alegra nos e 
nos eysa» ^a . Car la nostra, marci es abnndinol e» li cel . Car ilh per- 
eegnero» 11 prophe/a li qtial foro» derant uos . Vos se la sai de la terra . 

Gar si la sai sare e» o» sare sala ilh non nal d-aqw-enant [2v] 

alcuna cosa si no» qu-iììi sia messa de fora e sia calpisa de li homme . 
Vos se Inz del mont . La citta pansa sobre lo mont no» pò esser re- 
8co»dua . Uh no» abrasan la lucze[r]na ni pansa ley sotla mesura . Mae 
sobre Io ca»delabre qei-tlh Inzissa a tnit aquiììi que son e» la mayson . 
Enaymi la noe^ra Inz lozissa dorane li homme qu-iiìi nean las noe^ra bo»nas 
obras e ^Jorificon lo nostre payre lo qua! es en li cel . iVo» noiha pensar 
que yo sia neHgn desliar la ley de li prophe^a . yo no» la nenc desliar . 
Hae complir . Yo die nerame»t a nos entro qtie Io cel e la terra trapasse 
yna lectra ho yn point de la ley non trapassare entro que totas cosas sia» 
perfayiaB . Donea qnal que quaì desliare vn d aquistl cemandament . 
E ensegnare enaymi li ome sare apella menor al regne de li cel . Mae 
aqtiel que fare e enee^^nare . Aquest sare apella grant al regne de li 
eel . Car yo die a nos que se la noe^ra ivetieta non abundiare pine qt^e 
aqtiella de li scrtptnra e de li pharisio . Vos non intrare al rogne de li 
cel . Yos a» nes car fo dit a li antic non ooires e aquel que ocire sarò 
a colpa al indici . Mae yo die a nos que tot aquel que se a y rare al seo 
frayre a colpa al iodici . Mae aquel que li dire . raea a colpa al cun- 

selh . Mae aquel que li dire a colpa a la penna del fuoc . Denea 

si tu u//r [Srjes lo teo don a 1 antar e aqui te recordares que lo teo frayre 
a alcuna cosa encnntra tu laysa aqui to teo don derant 1 antar . E uay 
prumierament eser recnnsilia al teo frayre . E adonca uenent huffrires lo 
teo don . Sìas consentent niaczament al teo anersari dementre que tu sies 
cu» ìuy a la nia . Que per auentura 1 anersari no» liore tu al inge e-1 



10 Sainoni, 

inge liore ta- al menistre e sias mes e» career . To die uerament a ta . Ta 
non isstres d aqti» entro que ta ayas rendu lo derier d^bit . Yos aaues que 
to dlt a li antic non anotrares . ìlas yo die a uos que tot aqtMl que «eyre 
la fenna a cabitar ley a ìa aaotra ... al seo eor . Car si lo teo olh scan- 
daleia . . . tray ìuy e depart lo de ta . Gar melh es a tu que va de li tee 
membre perìssa que tot lo teo eors sia mes en pena . E si la toa man dreyta 
escandalcia ta talh ley e depart la de ^u . dar meih es a ta que va de 
1* teo membre per issa (\U6 tot lo teo eors sia mes en pena . Mas fo dit 
cai que qua! laysore la soa moUier do ne a ley carta de refa . Ma« yo die 
a aos que aquel que laysare la soa moiher si no» per cayeon de femica- 
clon fay ley aaotra . £ aquel aaotra lo quaì amena la laysa . Yos aaaes 
dereco que fo dit a li antic no» te sper[Sv]iarare8 . Mae rendres lo teo ia- 
rament al segnor . Mae yo die a uos no» iurar al poslol ni per lo cel Gar 
es seti de dio ni per la terra . Gar es scamel de li pe de ìuy ni per ierci- 
ealem . Gar es citta de gra»( rey . ni iarares per lo teo cap . Gar tu no» 
poz far vn pel blanc ho nier . Mae la nostra parolla sia si si ho no» no» . 
Mae czo qu-es p/»e haba»diant d aquestas cosas es del- mal . Vos auaes . 
Gar fo dit olh per olh edent per dent , Mae yo die a uos no» eontrastar al mal . 
Mae si alea» ferre ta en la dreyta gaa^a aparelha a ìup 1 aatra , E a ìuy 
io quaì noi eonÌQndre ea» ta e» iadiei a tolre ]a toa goneila laf^sa a ìuy 
]o ma»te] . E quaì que quaì forczare ta de mil pas uay ca» ìuy autres 
day . E do»na a ìuy lo q«al demanda de ta .. Yos auaes . Gar fo dit a 
li antic: Amares lo teo proime e auree en odi lo teo enemic . ULas yo die 
a uos . Ama li uoe^re enemic . E faeze ben a aqtftlh li q»al ayreron uos . 
E ora per li persegaent . E per li aeayssonant uos q»e uos sin filh del 
uoe^re payvQ lo qual es e» li cel lo quaì fay naisser lo eeo solelh sobre 
li bon e sobre li mal . E plora sobre li iust e sobre li no» iant . Gar si 
uos ama aquilh li qual aman uos qwal marci » aure . Bonea no» fan ayczo 
li publica[n] . E si uos ludare tant sollame»t li uoe^e frayre qtiai cosa 
faeze pleie . Do»ea no» fan ayczo li pagan . Do»ea sia perfeyt enayma lo 
uoe^re payre eelestial es perfeyt. [4r] Garda uos que uos no» faeza la 
uoe#ra iuetieìa derant li emme que uos sia uist de lor . D autra maniera 
uos no» n aure marci enapres lo uoe^e payre lo qtial es e» li cel . Donea 
cai» tu facz 1 almona no» uolhas cantar cu» tuba dera»t tu enayma fan 
li ypocrit e» las sinagogas e e» li bore que ilh sian uist de li omme yo 
[die] aerame»t a uos ilh receopro» la Lor marci . Mae tu faczent 1 almona 
no» sapia la toa senestra qual cosa faeza la toa dreyta que la toa almona 
sia e» rescos . E lo teo payre lo qual uè e» rescos ho rendre a tu 

YI. E cum uos orare uos no» fare enayf»a fa» li ypocrit li qual istant 
aman orar e» las sinagogas e e» li cantoni de las placzas qu-iììk sian uist 
de li ooime. To die nerament a uos ilh receopro» la lor marcL Mae cum 
tu orares intra e» la toa canbra: E clan 1 us e aura lo teo payre e» rescos. 
E lo teo payre lo quaì uè e» rescos o re»dre a tu. Mae orant no» uolha 
mot parlar enayma fan li pagan li qual pensan esser eysauczi e» li lor 
mot parlar . Donca non uo/ha resemiihar a lor . Gar lo uoe^re payre sap 



Il Naovo Testamento valdese. 11 

qiMfl cosa sia bessogoiaol a uos derant que aos la domande a lay. Bonea 
uofi orare enaymi . tu lo nostre payre lo qual sJes en 11 cel lo teo nom 
Bla santifica lo teo regne uegna la toa uolanta [4v] sia fayta enayma Uh es 
fayta al cel sia fayta en tèrra . donna nos encoy lo noa^e pan eottidian: 
E uos perdonna li nostre psoca enayma nos p^rdonen a aqailh que an 
pecca de nos . E non nos menar en temptacio» . Mas deyliora nos de mal . 
Amen . dar si nos perdonare a li emme li pa(?ea de lor io uostre payre 
eelestial perdonare a nos li nostm forfait • ìias si nos non perdonare a lì 
omme lo noe^re payre non perdonare a uos li noe^re pecca . Hoe cam nos 
deiona non nolha esser fait enayma li ypocrit trist . Car ilh destrenenan 
las lore faclas qf#-»lh apareissan deiunant a li omme . To die nerament 
a uos ilh en receopron la lor marci « Mae cnm ta deiunares ong lo teo 
eap e lana la toa faeia que tu non sias uist deiun a li omme . Mae al teo 
payre lo qtial es en rescoe . E lo teo payre lo qual ae en rescos o rendre 
a tu . Non nolha trasoriiar a uos trasor en terra al q«al iuoc rnlh e ca- 
roolas lo degastan . £ aj qual laoc leyrons lo cauan e 1 enblan . Mae ira* 
sorìia a uos trasor en li cel al qval Inoc rulh e eamolas non lo degastan 
e al qual Inoc ley rene non lo cauan ni 1 ejmjblan . Gar aqu» al qual Iuoc 
es Jo teo trasor aqu> es lo teo cor . Lo teo olh es lue sema del teo eors 
£ si lo teo olh sare sin pie tot Io teo cors sore luczent . Mae si lo teo eors 
sarefelien tot lo teo cors sare tenebroe, . Donea si lo lume lo [5 r] qual 
es en tu son tenebras mesemas las tenebras quantas saren . Alcun non pò 
stffnir a dny segnor . Car el amare l un e ayrare 1 autre o sostenre 1 un 
e despreziare 1 autre . Yos non poe seruir a dio e a las richeczas . £m- 
perczo die a uos nen sia curios a la uee/ra arma qual cosa manie ni al 
nostre cors de la qual cosa sia cubert . Denea 1 arma non es plus que lo 
maniar . E lo cors plus que las uestimentas . Regarda las uoUatilhas del 
cel . Qar non semenan ni meissonan . Ni non aiostan en li granier e lo 
uoefre payre celestial pays lor . Donea non se nos maiorment plusor de lor . 
Hot qual de nos pensant pò aiostar un bracz a la soa forma . E de uesti- 
mentat [-as] per che se curios • Regarda li gilh del camp en qual maniera 
creisson . Gar non lanoran ni filan . Mae yo die a uos . Gar salamon non 
fo ctthert en tota la soa gloria enayma un d aqutsti . Gar si dio uiest 
enaymi lo fen del camp lo qual es encoy e deman es mes en la fomays 
quant maiorment nos de petita fé . Denea non nolha esser curios diczent . 
qual cosa maniaren o qual cosa beoren o de la qual cosa saren cubert . Gar 
Isa genz queron totas aquestas cosas . E lo uee^re payre sap qual cosa sia 
bessogniuol a uos prumierament que uos la demando a ìuy . Donea quere 
prumierament lo regno de dio e la iusticia de luy . E totas aquestas cosas 
seren aiostas a nos . [5 y] Donea non nolha esser cnrios a 1 endeman . Cor 
lo dia de 1 endeman sore curios a si meyme . Gar ,basta al dia la soa malicia 
VII. Non uolha iuiar e non sore iuia . £ non cundane : e uos non sore 
candana . Gar al indici al qual aos iuiare e uos sore iuia . E en la mesnra 
q«e nos mesnrare e uos sore mesura • Mae tu per que nes la busca en 1 olh de 
ton frayre e non necz lo tran al teo olh o en qual maniera dlczes al teo fra- 



12 , Salvìoni, 

yre . laissa e gitarey la basca d^I teo olh . ypocrit gì la prumìeramdnt 
lo traudii teo olh . E adonca ueiresgitar la basca de 1 olh del teo frayre . Non 
aolha donar lo sant a 11 caa e no» meta las nostra margaritas derant a li 
porc que par aaeninra non calpison lor con li lor pe . E li can retoruant 
deroniprlan nos demanda e sore dona a nos quere e trobare bata e sare 
obert a aos . Qar tot aqual que demanda recep . E aquel que quer troba 
e al batant sare obert . quaì home es de aos lo qua! si lo seo filh de- 
mandare pan . Donea donare a lay peyra . si el demandare peisson . Donca 
donare a luy serpent donca si aos cam aos sia mal conegues donar li bon 
don a li ao^^re filh . qtéaai maiorment lo ao^^re payre lo quaì es en li cel 
donare li ben a li demandant a si . D^^nea totas las cosas que aos aoUc 
que li ome faczan a nos e aos facze a lor . dar aqnesta es la ley e li pro- 
pheta . nitra [in-] per 1 estreita [6 r] porta . Gar larga es la porta e anpla 
la aia la qual amena a perdicion e moti son aqutih que intran per ley . 
coma es estreita la porta e aspra la aia la qual amena a aita . E poc son 
aquilh que atroban ley . Garda aos de li fals prophetas li qual uenon a 
aos en nestimentas de feas . ìias dedinz son lops raabadors . A li frac 
de lor conoissare lor • Donea calh la haas d-espinas o fias de chardons . 
Enaymi tot bon albre fay bon frac . Mae lo mal albre fay mal frac . lo 
bon albre iion pò far mal frac ni lo mal albre bon frac . Tot albre lo 
qnal non fay bon frac sare talha e sare mes al faoc . Bonca de li frac de 
lor conoisore lor . Tot aqfiel que dire a mi o segnor o segnor non latrare 
al regne de li [cel] . Mae aquel qae fare la aolanta del meo payre lo qual es en 
li cel el meseyme latrare al regno de li cel . Moti diren a mi en aquel dia. 
segnor o segnor . Donea non propheteien al teo nom . E giten demonis 
al teo nom E faczen mota» aertuz al ieo nom . E yo eonfessarey a lor 
Adonca o aos tait li qual obra en equità departe aos de mi . Gar anca 
non conoìsso aos . Bonca tot aquel Io qual aa aquestas mias parollas e 
fay lor sare semblant al baron saai io qual a edifica la soa meyson sobre 
la peyra . E la ploya desende e li flam aengron e li aent bafferon e embrì- 
aeron en aquelia mayson e non ca[6y]gic . Gar Uh era fonda sobre la ferma 
peyra . E tot aquel que aa aquestas mias paroUas e non fay lor sare senblant 
al baron fol lo quaì eydifique la soa mayson sobre 1 arena la ploya deysende 
e li flum aengron e li aent bafferon e embriaeron en aque/la mayson e cagic 
e lo trabucament de ley fo grant . E fo fait cam ieheu agaes cansomma 
aquestas parolla las campagaias se mereoilhaaan sobre la dotrtna de luj^ . 
Gar el era ensegnant lor enayma anent poesta e non enayma li sertptara 
e li pharisio de lor 

Vili. Mas cam iehea fos desenda del mont motas eompagnias segaeron 
lay , E aeaos lebros aenent e adore lay diczent . segnor ta me pocz 
mondar si ta aoles . E iehea stendent la man toque lay diczent Yo uolh 
que ta sias monda . E la lebrosia de luy fo monda uiaczament . E ieheu 
dis a lay aeas non o dires a alcnn . Mae aay e demostra te a li preire : e 
affre lo don lo qual moyses comande a ta en testimoni . E cum ieh^a fos 
intra en capha[r]naam: an centnrion s aprepie a lay pregant lay e dizent . 



Il Naoro Testamento valdeee. 18 

segnor lo meo fantin iay en la mayso» paralaysinos, e es trabalha ma- 
lament . E ieh^a dls a Iay yo aenrey e sanarey Iny . £ eentarion respon- 
dent . £ dia . segnor yo non soy degne que tu intres [7 r] sot lo meo 
cabert . Mas di tant solament per paroUa e lo meo fantin sare sana . Gar 
yo soy homme ordena sot poesta aoent eanaliers sot mi . E dis [aj aquest 
aay . £ el nay Bai autre uen e el nen . £ al meo serf fay ayczo e el o 
fay . ìias ìehaxi anuent se mereailhe . E dia a li seguent si : yo die aera- 
roent a nos . Yo non atrobey tanta fé en israel . ìias yo die a nos que 
moti uenren d orient e d ocident e repausaren cnn abraham e Isaac e 
iacob al regne de li cel . Mas li filh del regno soren gita en las foranas 
tenebras plor sare aqut e stregnament de dent . E ieh^n dis a eentarion 
nay e sia fait a tn enayma ta cresies . En aqualia meseyma ora lo fantin 
de Iay fo sana . E qtiant Ì6h«a fo nenga e[n] la mayson de peyre : el 
iiic la sogra de luy iaezent e febreiant « £ ioque la man de ley : E la 
fiora laisse ley . E ella leaant amenistrana a lor . ìias cum sera fbssa fayta 
ilh li apr^senteron moti aaent demoni . E el gite fora li sparit p^r pa- 
rolla: E sane tnit li mal aaent afìn que fos compii czo que fo dit per 
isaya lo propfae^a diczent . el meseyme receqp las nostras enfermetas: e 
porte las nostras maladias . Haè , yeam . nessent motas compagnias en- 
cerqiie de si comande a li seo deciple qtf-tlh anessan otra lo mar . E nn 
Ecrìptora a[7 vjpropiant dis a Iay o mostre yo segrey tu en qfMil que qua! 
laoc tn anares . E ìehsvL dis a luy las aoips an fosas e li oysel del cel ni . 
ìlas lo filh de la nergena non ha al quaì luoc ondine lo seo cap . Mae 
aalre de li deciple de Iay dis a Iay o segnor aatreia a mi prtimierament 
anar sebelir lo meo frayre . E ieh^u dis a luy see mi: E laissa li mort 
Ecbelir li lor mort . E cnm el fo intra en la nan li deciple de luy segaeron 
luy . E aeaos an grant mouament de mar fo fait enaymi que la naaeta fo 
CDberta de las andas . Mas el meseyme dormia . E li deciple de luy s a- 
proprieron a Iay e scomogron Iay diczent . segnor salaa nos peren . E 
iehsn dis a lor o de petita fé per que se temoros . Adonca leaant comande 
a li nent e al mar e grant soyaecza fo fayta . Adonca li emme se mere- 
nilliaaan diczent quaì es aqnest . Cor li nent e lo mar obedisson a luy . 
E cam el fo aenga otra lo mar en la ragion de li generesio day aaent 
demoni issent de li maniment credei forment centra corogron a Iny . Enaymi 
que al con non pogues trapassar per aqnella uia . E nenos crideron diczent . 
ìehsu. filh de dio quaì cosa es a nos e a ta . Sìes ta nenga czay d^rant 
temp tormentar nos . E grecz de moti porc eran paissent non long de lor . 
E li demoni prega[8 r]nan Iay diczent . Si ta nos gitas d eyci tramet nos 
al giez de li porc . E el dis a lor ana . E lor issent aneron e» li porc . 
E nenos tot lo grecz de li porc ane cun grant embriaament trabucant al 
mar: e mnriron en las aygas . E li pastor fagiron: e aengron en la citta e 
anoncieron totas aq^eslas cosas, e d aqtiilh que anian agn li demoni . E 
nenos tota la citta issic éncontra ìeb^a e uist Iay preganan luy que el tra- 
pases de las fms de lor 

IX. E ieh«a monte en la naaeta trapasse lo mar e nen e en la soa 



i4 Salvìoni, 

citta . E aeaos prasentero» a lay p'aralaisinos iaczent al leit . H^ iehsìi 
uesent la fé de lor dis al paralaisinos . filh cunfida te li teo pecca son 
perdona a ta . E neuos alcun de li scriptara diseron entre lor aquest ble- 
stema . fi eam iah«a agaes eonoasn las cogitaeions de lor dis . per que 
pensa mal en li nostre cor . dar qtMÌ cosa es plas legiera dire li teo pecca 
son perdona a tn . dire lena e aay . Ma^ que nos sapia . Cor lo filh de 
la nergena a poesia en terra de perdonar li pecca . Adonca dis al para- 
laisinos lena e pren lo teo leit e nay en la toa maison . E el lene e ane 
en la soa mayson . E las compagnias nesent temiron: [8 v] e glorìficauan dio 
lo qual dooe aitai poesta a li hommo . E cnm ìehsn trapases d aqvt aie 
nn homme par nom matio sessent al taalier: e dis a Iny see mi . E leuant 
segue lay . E fo fait lay repaasant en la maison . E neaos moti pablica[n] 
e peceadors yenent e repansaaan can ieli«a e cun li deciple de luy . E )ì 
pharisio nesent dìseron a li deciple de luy lo nostre mestre per que mania 
can li pablican e can li peccador . TAas iehsu anoent dis . mege non hes- 
sogna a li san . Ma» a li mal ancnt . Donea ana e emprene qua\ cosa es . 
Jo nolh misericorditi e non sacrifici . Car yo non nane apellar li iast a 
peniteneìtL . ìias 1! peccador • Adonca li deciple de iohan s apropieron a 
lay diezent . Nos e li pharisio per que deianen sonendierament e li teo 
deciple non deinnan . E ieh^n dis a lor . Donea li filh del espos pon deinnar 
tant longament cam l espos es can lor . Ma« li dia aenren quant 1 espos 
sare toni de lor . E adonca deianaren . Ma» alcun non meta la mescladara 
del drap non al aelh nestiment . Gar tol la pianeta de luy del aestim[en]t 
e 1 escarczadara es fayta peior . Ni non meton lo aia noael en li oyre aelh . 
D aatra maniera li oyre son rot e lo nin es scampa e li oyre perison . Ma» 
meton lo nin noael en li oyre non e embeduy son ensemp garda . E lay 
parlant a lor aqtiestas cosas . venos aa prt'nci s apropie . [9 r] E oraaa lay 
diezent . segnor la mia filha es ara morta: mas nen e pausa la toa man 
sobre ley e aiore . E ieh^u leaant segoia luy . e li deciple de luy . E aeaos 
fenna la qnal suffria malatia per . 12 . anz s aprcpie en dareyre e ioque la 
finbria del nestiment de Iti^^ . Gar ella diczia entre si se yo tocarey tant 
solament la nestimenta de luy yo sarey salua . i/Las ieh»a uout uesent Icy 
dis . filha canfida te la toa f e t a fayta salua . E la fenna fo sanaa en 
aquella meseyma ora . E cnm iehsn fos uengu en la maison del prt'nci . E 
aguessa uist li calamellador e la eompAgma. faczent romor dis a lor departe 
nos: Gar la fantina non es morta . Mae dorm . E iih scamian luy . E [cnm] 
la compagnia fos degita el intre e tene la man de ley e dis . fantina 
lena te . E la fantina se lene . E aquesta nomcnancza issìc en tota aquella 
terra . E ieheu trapassant "d aqtiì: day cec segueron loy cridant e diezent . 
filh de Dauid marceneia de nos . E cnm el fosa aengu en la mayson li 
cec s apropieron a luy . E ieheu dis a lor crese aos qtie yo poissa far a 
uos ayczo . E ilh diseron a luy . segnor si . Adonca el toqtie li olh de 
lor diezent . Sia fait a nos segoni la nostra, fé . fi li olh de lor foron hu- 
bert . E ieh«a defende a lor diezent . Garda qtie alcun non ho sapia . Mae 
ilh issent manifesteron lay per tota aqt#ella terra . Mae lor [9 v] issi neuos 



Il Nuoto Testamento valdese. 15 

ilh presenterof» a lay nn homme mat aaent demoni . K gita lo demoni lo 
mat parie . E las compagnias se mereuilhanan diczent . anca non aparec 
enayaì en iaraeì . ìioè li pharisio diczian el gieta demonis en poÌ8sa[n]cza 
de demonis . E iéhsn cereandaaa totas la cittas e li Castel ensegnant en 
las sinagogas de lor: e pradicant 1 enangeii del regno: e san[an]t tota en- 
fermeta e tota langor . E nesent las compagnias marceneie de lor . E . 
[Car] ilK eran trabaiha e spars eaayma feas non anent pastor . Adonca el 
dis a li seo decipie . Acer la meÌ8so[n]' es mota . Ma» li obrier son poc . 
Banca prega lo segnor de la meisson q«-6l trameta hobriers en la soa 
meisson 

X. E ìéhsxi ensemp apella li seo doze decipie e dono a lor poesta de 
li soez sperìi qu-iìh d^gitessan lor . ^£ sanesan tota langor e tota enfèr- 
meta . Mas aqfitsti son li nom de li docze apostol . Lo premier es Simon t 
lo qual es dit peyre, e andrio Lo frayro de luy Jaco de sebedlo e iohan 
lo frayre de lay . phelip e bertalmio . thoma e matkio lo pablican . Jaco 
alphlo e thadio • Simont lo cananio e Jada d-escariot lo qual lioré ìuff . 
iehsa trames aqtiesti doze . Gotnandant a lor e diczent . En la aia de ias 
gent non anare, e en la citta de li samar:[10 r]tan non intrare . Mas ana 
maionnent a las feas de la mayson d Israel las qual periron . Mae anant 
predica e dicze qt«e lo regno de li cel es apropia . Sana li cnferm, resucita 
li mort, monda li lebros , degita il demoni . De gra o receopes de gra o 
dona . Non nollia possesir or ni argent , ni alcana pecconia en las uostras 
centnras: ni scarsella en la aia: ni doas gene ila , ni caacsamcnta ni aerga . 
Gar 1 obrier es degne del seo maniar . Mae en qtMl que qua! citta o Castel 
qtie aas intrare demanda qnal sia degne en ley e permane aqu» entro que 
QOB n eissa . Mae intrant en la mayson salada ley diczeat paz sia en a- 
questa mayson . Acerta si la mayson sare degna la aoe^ra pacz uenre sobre 
ley . Moé si ella non sore degna la nostra, paz retornare a nos . E qtial 
que qtial non recebre uos e non anaire las uoitn parolla . salhe fora de 
la mayson . de la citta secoe la pois de li nostro pe . Yo die aerament 
a aos plas perdoniaol cosa-sare en la terra de li sodomienc, e de li gomo- 
rienc al dia del indici qt«-en aqtfella citta . Veaos yo trameto uos enayma 
feas al mecz de li lop . Donea sia sani enayma serpenti e simple enay;na 
eolonba ^ . Mae garda uos de li emme . Cor ilh lioraren uos en li lor con- 
selh . E batren uos en las lors sinagogas . E sore mena a li rey e a li 
preaost per mi . en testimoni a lor e a las genz . Mae cum ilh lio[10 y]raren 
aos non uolha pensar en qtfal maniera o qtial cosa parie . Gar en aquella 
ora sare dona a uos qual cosa parie . Cor nos non se li qual paria . Mae 
l esperit del uostre payre lo qtial parla en uos . Mae lo frayre liorare lo 
frayre a mort . E lo payre lo iìlh e li filh se leuaren encontra lor payrons 
e tormentaren lor a mort . E uos sore en irament a tuit li ome per lo meo 
uom . Mae aqnel que perseurare entro a la fin aquest sare salf . Mae cum 



Mal si di'ttingue se eoìu- o colo-. 



J 



46 Salvioni, 

ilh persegren uos en aqii^sta citta fage en 1 aulra . Yo die aerament a aos 
que uos no» cansomare las cittas d ìaraeì entro que lo filh d^ la uergena 
uegna . Deciple non es sobre mestre: Ni lo seri sobre le seo segnor . Basta 
al d^eiple qii-6l sia enayma lo seo mestre: e al serf esser enayma lo seo 
segnor . S-ilh apelleron lo payre de familha belzebub quant maiorment li 
domesti de lay . Donea non temare lor • Gar alcuna cosa non es cuberta la 
quaì non sia reaela ni rescondaa la quaì non sia saapua • Gzo qm yo die 
a noB en tenebras dize en Inz . E czo que uos au[u]es con aurelha predica 
sobre li cnbert . £ non uolha temer aquilh li quaì ocion lo cors . Ma« ilh 
non pon ocire 1 arma . Mas teme maiorment luy lo qtMÌ pò 1 arma e lo 
cors destrnyre en pena . Donea doas passaras non son uenduas d una mea- 
Iha : e una de lor non cagire sobre la Urrà [li r] sencza lo uo^^re payre • 
E li cauelh dal nostra cap son tuit nombra . Donea non nolha temer . uos 
se melhor de motas passeras . Donea tot aqual que confessare mi derant 
li omme . Yo oonfessarey luy derant lo meo payre lo qiMÌ es en li cel . 
ìlas àqueì lo qual denegare mi derant li omme . Yo denegarey luy derant 
lo meo payre lo qual es en li cel . Non uolha pensar que yo sia uengu 
metre pacz en tarra . Yo non uenc metro paz . ìias glay . Gar yo uenc 
dopartir 1 omme eneontra lo seo payre . E la filha incontra la soa mayre . 
E la nora incontra la soa sogra . £ li domesti de 1 omme s[ar]en enemic 
de luy . Aq»6l que ama payre o mayre pliM que mi non es dagne de mi . 
E aqval que ama filh o filha sobre mi non es degne de mi . £ aqual que 
non recep la soa crocz e sec mi non es dagne de mi . Aqual que trobare 
la soa arma pardre ley : E aqual que par (Ire la soa arma par mi trobare 
ley . Àqual que recep nos recep mi . E aqual que recep mi recep luy lo 
qua\ trames mi . E aqual qua recep propha/a en nom da propha/a recebre 
marci da propha^a . E aqual que recep iust en nom da iust recebre marci 
de iust . E qfial qua qual donare a beore un calici d ayga freyda a un d 
aqutsti petit tant solamant en nom da deciple . Yo die ueramant a uos qu-el 
non perdre la soa marcì 

XL [li v] E fo fayt cum iah^u agues compii aquastas paroUas . Go- 
mandant a li seo docze deciple trapasse d aqui qu-al ensegnes e pradìques 
en las cittas da lor . Ma« cun iohan agues auui en li liam las obras da 
Ghrist ci trames duy de li seo deciple , e dis a luy . Sies tu aquel lo quaì 
sies a uenir o sparare» autre . E iah«u raapondent dis a lor . Anna e a- 
nuncìa a iohan . Aqnallas cosas las quals uos uegues e auues . Li ccc neon 
li zop uan . li lebros son monda . Li sort auuon . li mort resucitan . Li 
paure son pradica . E aqual es beneura lo qual non sare scandeleia en 
mi . Ma« lor annant iah«u comencze a dire de iohan a las corapagnias . 
Qual cosa se nos anna uer al desart canna mogna dal uent . VLae qua\ cosa 
se uos anna uesar homme uesti de mol . Ycuos aqmlh qua son uesti de 
mol son cn las meysons da li rcy . Maa qual co^a se uos anna uesar pro- 
phata . Acar yo die a uos plua qua propha^a . Gar aquast es del qual es 
scrtpt . Yo trametrey lo meo angel derant la toa facia . lo qual derant a- 
parelhare la toa uia derant tu . Yo die uerament a uos maior da iohan 



II Nuovo Testamento valdese. 17 

baptJsta nofi se leue enbre li na de las fennas . Mas &quel que es menor 
al rei^e de lì cel es maior de ìaj . Uaa de H dia de iohan baptista entro 
ara lo regno de li cel sosten forcza e li sforczant penren lay . Car [12 r] 
tota la ìej e li prophe^a propheteieroti entro a ìohon . E si nos lo noie 
creare el meyme es helia lo quaì es a nenir aqtiel que a aurelhas d anoir 
aaaa . Mas al qi«al senblant stimarey aqtiesta generacion . Ilh es senblafit 
a li fantin sessent al marca . Li qiial eridant a li ensemp aygal dieso» . 
nos canten a nos e non santes . Nos gaymenten e non playses . Cor iohan 
aenc non manìant ni beaent e ilh diczon el a demoni . Lo fUh de la a«r- 
gena nenc maniant e benent e deezon . venoa homme denorador e beuador 
de nin amie de publìcans e de peccado[r]s • £ la sapìenoia fo instifica de 
li Beo SJh . Adonca ielua comenee a repropiar en las cittas en las qual 
pioBors n^rtnz de luy foron faìtas . Gar non agnessan fait p^n^^an^ia . 
corozaiffl • malanentora a ta . behtsayda malaae[n]t«ra a tu . Gar si las 
uertuz las qtials son faytas en uos fossan faytas . en tira e sidonia ilh agran 
fait psnt^tfncia zay en 4areyre en selicz en cenres . Moa yo die a nos qtte 
ploa perdoninol sare a tira e a sidonia al dia del indici que a nos . £ tu 
cafamaum donca non te eysautis tu entro al cel tu desendres entro a 1 
enfem . Cor si las nertnz las qual foron fayta en tu fosan faytas en li 
8ad<»iii6nc . per anentnra foran permas entro en aqifest dia . Ma« yo die 
a tu eha plus perdoninol sare en la tèrra [12 v] de li sodomienc al dia del 
iadid que a tu . En aquel temp ieh«u rMponponde [l. re^onde] e din . 
segnor payre del cel e de la tèrra . To confesso a tu . Gar tu reseondies 
aqiMstas cosas de li sani e de li long uesent . E las reuelies a li petit • 
payre enaymi . Gar enaymi fo placzent derant tu . Totas cosas son donas 
a mi del meo payre . £ alcun non conoc lo filh si non lo payre : e alcun 
non conoc lo payre si non lo filh . E nquéi al qual lo filh o uolre reuel- 
lar . nos tnìt li qual lauora e se caria uene a mi e yo refarey [uos] . 
Prene lo meo io sobre uos . E emprene de mi . Gar yo soy soan e humil 
de cor . £ uos ,trobare repaus a las nostra, armas . Car lo meo io es soan • 
E lo meo fais es legier 

XII. En aquèl temp iahtu anno per li semena al saba . E li deciple 
de lay . fiuneiant : comenceron arancar las spias e maniar . ìlas li pha- 
rìsio uesent diseron a luy . uete li teo deciple fan czo que non ley a lor far 
al Saba . Mas el dis a lor . Bonea non leges qual cosa fey dauid quant el 
fameie e aquilh li qf<al eran con luy en qual maniera intra en la mayson 
de dio e manie li pan de la preposicion li qual non leya maniar a lu^ ni 
[a] aquilh li qual* eran cnn luy si non a li sol prayre . non leges en 
la ley . Gar li preyre coronpon [IS r] lo saba en li saba» e son sencza crim . 
Moa yo die a nos car ayci es maio[r] del tempie . Mas si uos saupesa qual 
cosa es . To uolh mUerieordm e non sacrifici . Ynca non agra condanna 
li non noysent . Gar Io filh de la uergena es segnor dsl saba . E cum el 
fos trapassa d aqu»* nenc en la sinagoga de lor . E neuos homme anent la 
man seca . E ilh demandauan luy diczent . Si ley sanar al saba qu-ilh a- 
cnsesa iny . E el dis a lor . Qaal home sare de uos lo qual a una fea . 

Archino glottol. ital., XI. 2 



18 Salvioni, 

E si aqttdsta cagire en la foHsa al dia del saba . Bonca non tenre e louare 
ley . Qaant maiorment 1 omme es melhor de la fea . Bonca ley far ben al 
Saba . Àdonca dù a 1 omme . Estent la toa man . E el 1 estende e fo re- 
torna en sanità enayma 1 autra . HLm quani li pharisio foro issi ìlh fero» 
eonselh eneontra de Iny en gnal maniera destmessan lay . Ha^ Ì6h«a sa- 
bent departic se d aqn» . E moti segneron Iny : e el sane lor tnit . e co- 
mande a lor qu-iìh non fessan lay manifest : afin que fos compii czo que 
fo dit per isaya lo proph6/a diczent . Yenos lo meo fantin lo qual yo eyle^c : 
lo meo ama al qual ensemp ben plac a la mia arma . Yo pausarey lo meo 
sperit sobre lay . E anunciare iudlci a las genz . Non contendre ni cridare . 
E alcun non anatre la uoz de luy en las placzas . Canna cassa non fra- 
gnare : e Inmignon famant non [IS 7] amorczare ^ entro qu-el gite i adici 
a uitoria : e las genz speraren al nom de luy . Gec e mnt anent demoni 
fo apTtfsenta a lay adonca . E el sane Iny enaymi qu-6l parlana e neya . 
£ totas las compagnias s-estabasian e diczian • Bonea non es aquest filh de 
danid . Mae li pharisio annent dis^ron . Aqueni non gieta demonìs si non 
en belczebne prtnci de demonis . ÌSas iéhati sabent las cogitacions de lor 
dis a lor . Tot rogne deaìs encantra si sare deysolla . E tota citta o mayson 
deoissa eneontra si non istare . Vas si lo sat^inas gieta lo satanaz el es 
deiiìs eneantra si . 'D&nca lo regno de Ifif^ en qfMil maniera istare : e si yo 
gieto demonis en belczebac . li nostre filh en qnal li gietan . Emperczo ilb 
soren li nostre inge . Mas si yo gieto demonis en 1 esperit de dio . Donea 
lo rogne de dio pernen en nos . alcun en cai maniera pò intrar en la 
mayson del fort e ranbir li nayssel de lay : si prtimierament non ligare lo 
fort . E adonca ranbire la mayso[n] de luy . Aqtidl qne non es cnn mi es 
eontra mi .. E aquel que non aiosta cum mi : el scampa . Emptfrczo yo die 
a nos . tot pecca blestema sore perdona a li omme . Hoe 1 esperit de ble- 
stema non sore perdona . E qtìal que qual dire paroUa eneontra io filh de 
la uergena sore perdona a Iny . Mae aqnel q«e dire encantra lo sant speri t 
non sore perdona .a luy en aqnest segle ni en 1 auenir . faze 1 albre 
bon : e lo frac de Iny bon . facze 1 albre mal [14 r] e lo frac de lay 
mal . Gar de li frac 1 albre es conegn . generacions de uipras en qual 
maniera poe parlar ben com nos sia mal . Gar la bocca parla de 1 abnn- 
dancia del cor . Lo boa home del bon tresor fora porta li ben . E lo mal 
homme del mal tresor fora porta li mal . Mae yo die a nos que de tota parolla 
ociosa la qual li omme parlaren ilh rendre[D] raczon de ley al dia del indici . 
Gar de las toas parolla tu sares iastifica : e de las toas parollas ta sares 
eondana . Adonca alcan de li scrìptora e de li pharisio reeponponderon 
[i. reeponderon] a lay diczent . mostre nos nolen ueser ensegnas de tu . 
E el responde e dis a lor . La malia generacion : e auoatra quer ensegna 
e ensegna non sare dona a ley si non 1 ensegna de ionas lo prophete . Gar 
enayma ionas fo al uentre de la balena per tres iom e per tres noit . Enaymi 



^ Nel richiamo, in fine della pagina precedente: stegnire. 



Il Naovo Testamento valdese. 19 

lo filh de la n^rgena sare al cor de la tèrra p^r trey ìorn e per trey noit . 
Li baron de nlniae se leuaren en ludici : can aqtfesta generacio» . £ con- 
danaren ley . Cor fero» peniteneìvi en la predicacion de iooas : e neuos ayci 
pine qua ionas • La reyna d austri se leuare en ludici cun aqvesta gene- 
racion . E cufi<lanare(n) ley . Gar uenc de las fins de la terra auuir la sa- 
pieneia de salamo» : e aeuos ayci plus que aalamon . Ma« cum lo socz sperit 
Bare issi de 1 omme nay per li luoc [14 7] sec qt^erent repaus : e non lo 
trob . Adonca el dia . yo retornaroy en la mia mayson dont yo issic . £ 
quant el fo uengu : el 1-atrobe uagueiant monda cun scoba . Adonca uay : 
e pren cun si set autres speritz peior que si : e intrant e abitant aqui . E 
li derier fait d aquel homme son peior que li prumier . £naymi sare aquesta 
pelssima generacion . £ncara luy paHant a las compagnias . £ neuos la 
mayre de luy e li frayre de luy istant de fora e querian parla a luy . E 
al[c]un dia a luy . Yete la toa mayre e li teo frayre istant de fora e de-^ 
mandan tu. E el re«pondent dis al diczent a si . Qual es ma mayre e quaìs 
son li meo frayre . E stendent la soa man a li seo deciple dis . Yeuos la 
mia mayre e li meo frayre . Gar qual que qual fare la uolunta del meo 
payre lo qtial es en li cel . £1 es lo meo frayre e seror e mayre 

Xni. En aquel dia ieh^u issent de la mayson : e sessia iosta lo mar . 
£ motas compagnias a aioaterot» a luy , enaymi qu-el monte e sessia en la 
naueta . E tota la compagnia iataua en la riba . E el parie a lor motas 
eosas en senblancza diczent . Yeuos aquel lo qual semenaua issic semenar 
lo seo semenz : e dementre qu-el semenaua alcanti eagigron iosta la uia . 
£ li oysel del cel nengron e manieron lor . Ma« [15 r] li autre eagigron 
eti luoc peyros al qual luoc non aula autecza de terra e naysse niacza- 
ment . Gar non aula autecza de terra . ìias lo solelh na scalferon se- 
queron . Gar non auian reiz . ì&as li autre eagigron entre las spinas . e laa 
spinas cregron e offogueron lor . Ma« li autre eagigron en la bona terra , 
e donauan frac . 1 un centen . ìias 1 autre seysanten . Ha« 1 autre trenten . 
Aquel que a anrelhas d auuir auua . E li deciple apropiant diseron a luy . 
Per que parlaa a lor en semblanczas . Lo qual respondent dis a lor . Gar 
a uos es dona conoyser lo menistier del regne de li cel . Ma« a lor non 
es dona . Gar aquel que ha sare dona a luy e abundiare . ìiaa aquel lo 
qual non a czo qu-es uist auer sare tout de lu^^ . Emperczo yo porlo a lor 
en 8embla[n]cza . Gar uesent non neon e auuent non auuon . e non en- 
tendon . Que la propbeeia de yea»a sia compila en lor diczent . Yos auuire 
con auniment e non entendre . e uesent ueyre e non ueyre . Gar lo cor 
d aquest poble es engraysa . Uh auuiron greoment eun aurelhas e clau- 
seron li lor olh qu-ìlh non uegaessan a la nia cun olh e non auuesan cun 
las aurelhas e non entendan de cor e non sian eonuerti e yo non sane lor . 
Mae li Tioaire olh son beneura . Gar neon e las uoe^as aurelhas las quals 
auuon . Acer yo die uerament a uos . Gar moti prophe^a e iust cubiteron 
aeser aquellas cosas las quals uos uegues e non las uigron e aunir aquellas 
eosas la quals uos auues [15 v] e non las auuigron . Bonea uos auues la 
semblancza del semenant . Tot aquel que au la paroUa del regne e non la 



20 Salviouf, 

entent lo mal ne» e raabis czo que es semcna al cor de ìuy . Aquest es 
lo quaì es semena iosta la uia . ÌILaa aq»el Io qtial es semena sobre la peyra 
aquest es lo qual au la parolla e rocep ley niaczament euw goy . Mas non 
a en si reycz . Mas es temporal * ìias fayt trtbnlacion e persegacion per 
la parolla es seandelicza aiacsamant . Mas aquel qu-es semena en las spina . 
AqueBì es lo qtial au la parolla e la cura d aqtMst segle e li engan de las 
rìqu^czas, oifogan la parolla e es fayta sencza frac . Mas aquel qu-es se- 
mena en la bona terra . aquast es lo qnal aa la parolla e 1 entent e porta 
frac . Acer l an fay centen . Mas 1 aatre seysanten . Mas 1 autre trenten . 
El prepoose a lor aatra senblancza diczent . Le regne de li cel es fayt 
semblant a 1 ome lo qual semena bon semencz al seo camp . Mas cam li ome 
dormesan 1 enemic de lay nenc e sobre semene iolh al mecz del £roment e 
ane . Mas cam 1 erba fosa cregaa e agaessa fayt frac . Adonca apparegron li 
*iolh . Mas li Beri del payre de la familha apropiant dis6ron a lay . O segnor . 
' Bonea non semenies bon semencz al teo camp . Donea dont y a ioUi . E el 
dis . L ome enemic fey ayczo . Mas li sarf diseron a lay roles que nos annan 
e colhan lor . E {16 r] el dis non . que per aaentara calbent li iolh non 
aranqtie lo f^omant ensemp can lor . Mas laissa crosser 1 an e 1 nutre entro 
a la meisson . E al temp de la meisson yo direy a li meissonador . Calhe pr«- 
miéramant li iolh e ligare lor en fayset a ardre . Mas lo froment aiosta ai meo 
granier . Mas el prapause a lor autra semblancza àiezent . Lo regne de li cel 
es semblant al gran da la senena lo qwal 1 ome rccebent lo semena al seo 
camp lo qtial acar es menor de tot semencz . Maa cnm el sore eregu es 
maior de tot cani e es fayt albre enaymi qua li oysel del cel negnan e 
hoditon en li ram de ìuy . £1 parie a lor aatra semblancza diczent . Lo 
regne de li cel es semblant al loaam lo qnal la fenna receopu lo rescont 
en tres mesoras de farina entro qtia tot sia lena . Tahaa parie totas aqfi€- 
stas oosas a las aompagnias en semblancza e sencza semblancza non parlaaa 
a lor . Qae fos campii czo que fo dit par lo prophafo diczent . Yo nbrirey 
la mia bocca on semblanczas, e fora portarey las rescondoas cosas de 1 orde- 
namant del moni . Adonca laissa las compagnias nenc en la mayson. E li 
deciple de lay s apropieron a ìuy ùiezeni . Spon a nos la semblancza de li 
iolh del camp . Lo quaì raapond[e]nt dis . Aqtial que semena lo bon se- 
mencz es lo filh de la nargena . Maa lo camp es lo mont . Mas lo bon se- 
mencz aqutsti son li filh del regne • Hoa li iolh [i6 y] son li fìlh fellon . 
Moa 1 enemic lo qual semene lor es lo diaaol . Moa la meisson es la con- 
somacion del segle . Moa li meissonador son li angel . Donaa enayma H 
iolh son calhi e son crema al faoc enaymi sare en la cnnsomacion del 
segle . Lo filh de la nargena trametre li seo angel . B cnlhire tait li scandol 
del regne de lay e aqinlh que fan eniqtt^ta e metro lor al caminal del face 
plor sore aqm e stregnamant de dent . Adonca li iast resplandiren enayma 
lo solelh al regne del lor payre . Aqual que a aorelhas d aaair aaaa • Lo 
regne de li cel es semblant al tresor rescondn al camp lo qual 1 ome qu^ 
lo troba lo rescont e par goy de Ìuy uay e nent totas las cosas las quàis 
el ha e campra aqiial camp . Dereco lo regne da li cel es semblant a 1 



n Nuovo Testamento valdese. 21 

ome marcadant qnerent bonafi margarita» . ìias atroba vna praciosa mar- 
garita anne e nende totas las ooaas las quaìs el hac e compre ]ey • Dereco 
lo regno de li cel es semblant al recz mes al mar . E aiosta de tota gene- 
raciofi de peyaon • La qtfal cnm ilh fos piena foramenant e sesent ìosta la 
riba . Ejrlegiro» li bon e» li lor oaysel . Uaa li mal meseron defora . E- 
naymi sore en la eansomacion del segle • li angel issiren e departiren li 
mal del mey de li iuBt e metren lor al eaminal del faoc, plor sare aqm e 
stregnajNMit de dent . Entende totas [17 r] aqu^stas cosas . E Uh dis^roi» 
a ltf2( • si . E el dis a lor . Emperczo tot scritora ensegna al rogne de li 
cel es semblant a 1 ome payre de famiiba lo quaì foraporta d^ li seo tresor 
nonellas cosas e uelbas . E fo fayt cnm Ì6h«a agaessa consuma aqu6stas 
semblaacsas trapasse d aqut e neno e» la soa contra e ensegnana lor en 
la sinagoga de lor . Enaymi qu-tlb se mereuilbessan e dissesan . Aquesìa. 
sapì0fida e las o^rtucz dont son a aqti^st . Banca non ea aqtMSt fllb de 
fanre . Dimea la mayre de lay non es dita maria e li frayre de Iny Jac^ 
e ioseph e simont e inda . E las serors de lay . Banca non son totas enapres 
nos . Banca totas aqtMStas cosas dont son a aquest . E eran ecandeleia en 
lay • Mas iab«a dis a lor propbefo non es sencza onor si non en la soa 
contra e en la soa meyson . E non fey aqoi motas u^rtuz per la mescre- 
seneza de lor 

XIY. En aqiMl temp berode qnart princi anale la nomenancza de 
ìehm e dis a li seo lantln . Aquesi es iotaan baptista . £1 meseme re- 
xusite de li mort • Emperczo nsrta obra en ìuy . Car berode aula pres 
ioan e 1 ania liga en career per berodiana molber del seo frayre . Gar 
ioban diczia a lay • non ley tu auer ley . E uolent lay aucire temic lo poble . 
Cor ilb aaian lay enayma propheta • Mas lo dia de la natiuita de berode 
la filba [17 v] de berodiana sante al mecz . e plac a berode . Dont promes 
con inrament donar a ley qnal que qtial cosa agucssa demanda de ìuy • 
Mas ilb deuant amonesta de la soa mayre dis • dona a mi ayci al desc lo 
eap de ioban baptista . E lo rey fo contrista per lo inrament e per aqutlb 
q«e seyan aygalment : el comande esser dona /E trames e degoUe ioban 
e» la career . E lo cap de lay fo porta al desc e fo dona a la fantina , e 
ilb lo porte a la soa mayre . E li deciple de ìuy apropiant preseron lo 
cors de lay e sebeliron ìuy e nenent anuncieron a ieben . La qual cosa 
eom . yesus • agnes auoi departic se d aqtii en la en la naneta en laoc 
desert a port . E cum las compagnias agaessan anni pioniera de la citta 
segueron Iny . E ìssent vie mota compagnia e ma[r]ceneie de lor e sanne li 
laiigaent de lor . Mae fait lo uespre li deciple de Ìuy s apropieron a lay 
diezent . Aqtiest luoc es desert e 1 ora la trapassa . Laissa las campagnias 
que anant en li Castel cnmpron a lor ba maniar . Jebea dis a lor . Ilb non 
an besogna d annar . Mae nos donna a lor a maniar . Ilb reej^onderon a 
loy . Nos non aaen ayci si non . 5 . pans e day peyson . Lo qtial dis a 
lor . Aporta lo ^ czay a mi . E cnm el agaessa comanda a la compagnia 



' L' -0 è correzione di un -i. 



22 Salvioni, , 

que repausessan sobre Ib fen . Receop li . 5 . pana e li ànj peyson re- 
gardant al cel beneyczic e frayns e done a li seo deciple . £ li deciple do- 
neron a las [i8 r] cooipagnias . E tait manieron e foron Bacia . E preseron las 
remasilhas de li fragniment docze plea cofin . Kas lo nambre de li maniant 
fo . 5 . millia de barone sties [-r] las fennas e li petit . E ieh^a comande a 
li seo deciple montar viaczament en la naaeta, e annar deuant lay oatralo 
mar entro qu-el laisses las compagnias . E laissa las compagnias monte al 
mont sol orar . Ma» fait lo uespre era aqti» sol . IKas la naaeta era gitta al 
mecz del mar . Car lo uent era contrari . ÌILas la . 4* . negillia de la noit 
uenc a lor annant sobre lo mar . E aesent luy annant sobre lo mar foron 
torba diczeni . Car es fantasma . E crideron per temor . E ieh^u parie a lor 
viaczament diczent . Aya fianeza yo soy non nolha temer . Mas peyre respon- 
dent dis . segnor si tn sies comanda mi venir a tn sobre las aygas . Mas 
el dis a lay nen . E peyre deysende de la naaeta, e annaua sobre las aygas 
qt^-el vengaes a ìehsvi. ìias uesent lo fort uent temic . E cum el agaes co- 
mencza esser piomba cride diczent . segnor fay me saU . E ieh^u stendent 
la man pres lay viaczament e dis a lay . de petita fé per que debities . E 
cnm el fos monta en la naaeta lo uent cese . Mas aqnilh li qual eran en 
la naaeta aengron e oranan lay diczent • Verament ta sies filh de dio . £ 
cu/n Uh aguessa trapassa lo mar vengron en la terra de genesar . £ cum 
li baron d aquel laoc agae[18 v]9san conegu luy trameseron en tota aquella 
region e pre«enteron a lay tuit li mal auc[a]t e pregauan lay que si mais 
qfie non toqtiessan la finbria del uestiment de luy . E qtuil qtie quaì to- 
queron luy foron fait salf 

XV. Adonca scrtpturas e pharisios ^ de ierti«alem s apropieron a In)* 
diczent. Li teo deciple per qtie trapassan las costumas de li uelh. Car non 
lauan las lors mans quant ilh manian pan. ìlas el re«pondent dis a lor . 
E uos per qtie trap[a]8sa li eomandameni de dio per las uo^^as costumas . 
Car dio dis . Honra lo teo payre e la toa mayre. E aquel qtie maudire al 
payre o a la mayre mora de mort . i/Las uos dicze . Qual qtie qual dire al 
payre o a la mayre lo don qual que qual es de mi profeytare a tu e no» 
onrare lo seo payre o la soa mayre . E feces uan li eomandameni de dio 
per las uostr&a costamas . ypoerit isaya propheteie ben de aos diczent . 
Aquest poble honra mi cun laoias. Mas lo cor de lor es long de mi . T&Oi 
ilb collon mi sencza cayson ensegnant la dotrtnas e li eomandameni de 
home . E ensemp apella a si las compagnias dis a lor. Anne e entendc 
czo que intra en la bocca non socza 1 ome . Kas czo que eys de la bocca 
ayczo socza 1 ome . Adonca li deciple de luy apropiant diseron a luy . Tu 
sabes . Gar li pharisio auaias aquestas paroUas son seandelicza . ìias el 
re^pondent dis . Tota plantacion la qual lo meo payre celestial non piante 
[19 r] sare aranca laysa lor ilh son cec e guiador de cec . Si lo cec do- 
nare gaiament al cec embeday cagiren en la fosa . ÌHae peyre respotideni 



^ Il -« aggianto dopo. 



Il Naovo Testamento valdese. 2S 

dis a Iny . Spon a nos aquesta semblancza . Mas el dis a lor se uos encara 
seneza entendam^nt . Non entende . Cor tot czo que intra en la bocca nay 
al uentre e es mes en departiment . ìiaa aqt^ellas cosas que eyson de la 
bocca eysaon del cor . e aquellas soczan 1 ome • Cor del cor eyson malas 
cogitaciofts bomecidi aaoteri fomigacio» fart fals testimoni blestemas . Xque- 
slas cosas son las quals soezan 1 ome . Ma« maniar can mans non lauas 
non socza 1 ome . £ ieb^a se parte d aqtf» : e se n anno en las port de 
tiri, e de cidonia . E ueuos fenna caninea ysia d aqfiellas fins e cride a luy 
diczent . segnor filh de danid marceneia de mi . La mia filba es trabalha 
malament del demoni . Lo qual non responde a ley poroUa . E li decipli 
apropiant pregaaan lay diczeni layusa ley . Cor crida enapres nos. HLm el 
Te»pondent dis yo non soy trames si non a las feas de la mayson d ìsraeì 
las quaì perigron . ìlas ilh nenc e oraaa luy diczent . segnor aiada me . 
Lo qiial re^pondent dis • La non es bon penre lo pan de li filb (e metre) 
e lo metre a li can . Uae Uh dis . segnor acer li cadel manian de las 
brisas las qtials ebaion de la taola del lor segnor . Adonca Ì6b«u TespoTL- 
dent dis a ley . fenna la toa fé es grant sia fayt [19 v] a tu enayma tu 
uoles . E la filba de ley fo sana d àqueììn ora . E cuoi ieh«u fossa trapassa 
d aqui uenc iosta lo mar de gallica : e montant al mont sesia aq«i . E 
motas compagnias s apropieron a luy auent cun lor ;mut e czop e cec e 
deaols e moti autre . E giteron a li pe de luy e sane lor . Enaymi que las 
eofnpagDÌt3 se m^reuUbesan . Yesent li mut porlant e li czop anant e li 
cec uesent e magniflcauan dio d Israel . Ma« . jeaus . ensemp apella li seo . 
12 . deciple: e dis a lor . To marceneio de la compagnia . Car ia perseue- 
ran con mi per . S . dias e nof« an quaì cosa manion , £ yo non uolb 
laysar lor deiuns qii-tlb non defalban en la uia . E li deciple diseron a 
lay . Donea doni son a nos tanti pan al desert que nos saczian tanta com- 
pagnia . fi iehsn dis a lor . Quanti pan aue . E ilb diseron a Ivy . 7 . e 
petit peyson . E comande a la compagnia que repausessan sobre la terra . 
£ reeebent li . 7 . pan e li peyson . e faczent gracìaa frains , e donne a 
li seo deciple , e li deciples doneron al poble . E toit manieron e foron 
sacia . E preseron czo q^e sopercbe de li fragnament . 7 . sportas plenas . 
ÌLm aqvtlb que auian mania foron . 4. mOlia d omes stier li petit e las fennas . 
E laìssa la compagnia monte en la naneta e uenc en las fins de magidon . 
XYl. [20 r] E farisios e sadusìos s-apropieron a luy tentant e pregauan 
lay qu-eì demostres a lor ensegna del cel . Mae el reepondent dis a lor . 
Fait lo uespre dicze seren sore . Gar io cel es ros . E de matin e encoy 
gare tempesta . Gar lo cel resplant trìstament . Donca uos conogues iuiar 
la facia del cel . Mae las ensegnas^ de li temp non poe saber . La mala 
generacion e auotra q«(e)er ensegnas e ensegnas non sore dona a ley si non 
1 ensegna de ionas propbe^ . E laissa lor ane . E cum li deciple de luy 
fossan uenga entra lo mar se foron dementiga de penre pans . Lo qtial 
dis a lor . regarda e garda uos del leuam de li pharisio e de li sadusio . 
Mas ilh pensauan entro lor diczent . Gar non receopron pans . Mae • yeeue . 
sabent dis a lor . de petita fé per que pensa entro uos . Car non aue 



24 SalTioni, 

pans . Eneara no» eniende ni nos reeorda de li . 5 . pana e de li . 5 . millia 
d omcs canti cofins en preses . Mas de li . 7 . pan en . 4 . millia d omes 
cantaa sportas en preses . Per qne non entende • Cor Jion dia a nos de 
pan . Garda nos del lenam de li pharàio e de li sadnsio . Àdonca enten- 
deron • Cor el non dis gardar de lenam de pans . Mas de la doWna de li 
phariflio e de li sadnsio . Mae . yeeue • nene en las pari de sesar phelip 
e demandana li seo deeiple diczent . Li ome qt<al diczon esser lo filh 4e 
la nergena . Mae Uh diseron . [20 v] Li un iohan baptista . Mae li antre 
kelia . Mae li antro ieremia o vn de li prophe^a . iehen dis a lor . Mag 
nos quaì dieze mi esser • Mae simont peyre reepondent dis . Tu sies . x^ie^ . 
filh de dio lo nio • Mae yeewe ceepondent dis a Iny . simont barìona tu 
sies benenra . Cor cam ni sang n^n o reaele a tu . Mae le meo payre lo 
qtial es en li cel . E yo die a tu . Cor ta sies peyre e sobre aqnesta peyra 
edifficarey la mia gleysa . E las portas d enfern non poyren eneontra iey . 
Yo donarey a tu las claus del rogne de li cel . E qnal qne qtial cosa ligare 
sobre la terra sore lig& en li cel . E q«al qtie qtial cosa desligare sobre 
la terra sare desliga en li cel . Adonca comande a li seo deeiple que non 
dissesan a alcun que e) meseyme fos . x*'^^ • ^ d-aqtii-enant . yeetie • co- 
mencze demostrar a li seo deeiple . Gar conentana a iuy annar en iertiealem 
e snffrir motas cosas de li nelh e de li scrtptura e de li prenci de li preyre 
e esser ancit e rexucitar al . 3 . dia . E peyre prenent Iny eomencze a éa- 
fitigar ìuy diczeni . segnor non sia de tu ayczo non sore a tu . Lo qtial 
uout dis a peyre • satanas uay enapres mi tu sies scandol a mi • Gar 
tu non sabes aqtiellas cosas que son de dio . Mae aqnellas que son de li 
emme . Adonca • yeetce . dis a li seo deeiple . Si alcun noi uenir enapres 
mi denegne si messeyme e prena la soa crocz e segua mi • Gar aqttel lo 
qtial uobre far sal[21 r]na la soa arma perdre Iey . Mae aqnel qtie perdre 
la soa arma per mi trobare Iey . Gar qtial cosa profeyta a 1 emme si ei 
gagna tot lo mont . E suffre destruyment a la soa anna . 1 omme qtial 
eanbi donare per la soa arma . Gar lo filh de la nergena es a uenir en la 
gloria del seo payre cun li seo angel . E adonca rendre a nnchascnn segont 
las soas obras . Yo die nerament a uos . Al canti son de li istant ayci li 
qtial non tastaren mort entro qti-ilh uean lo filh de la uergena nenent al 
seo regno. 

XYIL Enapre[8] . 6 . dias ieheu pres peyre e iaco e iohan frof^re de Iti?/ 
e mene lor al mont ant a port . E fo transfigura deuant lor . E la facia de 
Iuy resplandic enayma lo solelh . Mae las nestimentas de Iuy foron faylas 
blanchas enayma neo . E ueuos moyses e bella apparegron a lor parlant cnn 
Iny • Mae peyre respondent dis a yeetie . segnor bon es nos esser ayci . 
Si tu uoles facza[n] ayci tres tabemacles . vn a tu vn a moyses e vn a 
bella . Eneara Iny parlant ueuos niuola laczent ymbreie lor . E ueuos noncz 
de la nioolla. diczent . Aqtieet es lo meo filh ama al qtial ensemp ben plac 
a mi anue Iny meseyme . E li deeiple auuent cagiron en la lor £acia e te- 
migron iorment . E yeetie s-apropie e toqtie lor e dis a lor . Lena non nolha 
temer . Mae leuant li lor olh non uigron alcun si non ieheu sol . [31 v] 



Il Nuovo Testamento valdese. 25 

Mas lor deamontant del mont . Jesus . comande a lor diczent . No» dire 
a alcuf» la aesìon entro qua lo filh de la uargena rexacite de 11 mort . E 
li deciple da luy demanderon lay d*e;sant , Donca li scrtptara per que diezon . 
Cor couenta helia uenir prumìeramant . Moa el reapondent dis a lor . Acar 
helìa es a aenir e restaurare totas cosas . Moa yo die a uos .Cor helia 
nene ia e non conogron luy . Moa feron a luy qua! que qua! cosa uolgron . 
Eaayffiì le fllh de uai^ena es a suftrir de lor . Adonca li deciple entenderon 
qt#-al agues dit a lor de iohan batista • £ eum el fosa uengu a la compa- 
gnia home 8 apropie a luy genolh piega deuant luy diczent . segnor mar- 
ceneìa al meo filh . Cor el es lunatic e sufEre malamant • Cor el ehay so- 
uendieramant al faoc e mota ueez en 1 ayga . To apreaantey luy a li teo 
deciple e non pogron sajiar luy • Moa . yaaua . raapondent. dis . genera- 
eìon non cresent e parnena entro a cant sorey cun uos entro a tant suf- 
frirey aos . Apo[r]ta lo czay a mi • E iehaa castigue luy e lo demoni Issic 
de luy e lo fantln fo sana d aqualla ora'. Adonca li deciple s apropieron 
a lahan en segret o diseron a luy . Nos par qua non poen gitar luy lahau 
dis a lor par la nostra, mescresencza . Acar yo die uaramant a uos si uos 
aure fé enayma lo gran de la senena e dire a aquast mont trapassa d eyci 
el trapaasara • E alcun[a] cosa not» poderosa non sore en uos . Moa [22 r] 
aquasta generacion non sore gltta si non par oroaton e per deiunis . Moa 
lor conuarsant en galilea yesus dis a lor , Lo filh da la uargena sare liora 
en las mans ùe li emme e auciren luy e rexucitare al • 8 . dia . E foron 
eantrisìa. formen . E com ilh fossan uengu en Gafamom . Aqutlh qua re- 
cehian lo peaie s apropieron a peyre e dìsaron a luy . Lo uaa^re mestre 
no» paya lo peaie el dis si . E cnm el fossa uengu en la mayson yaaua 
nene deuant luy ùiezeni • simont qual cosa es uist a tu . Li rey de la 
tarra de li quol recebon lo trtbut o lo cens da li lor filh o da li strang . 
Hoa el dis . De li strang Yesus dis a luy . Bonea li filh son frane . Maa 
que nos non scandeliian lor vay al mar e met 1 amen e pran aqual peyson 
lo qual montare prumier • E uberta la bocca de luy trobares denier e pre- 
nent'lny dona luy par mi e par tu 

XYUL En aqualla ora li deciple s aprapieror [1. -n] a iahau diczent . Qual 
es maior al regno de li cel . E yesus appello petit e ordene luy al mecz 
de lor e dis • Yo die uaramant a uos si uos non sore cunuerti e fait enayma 
petit nos non intrare al regno de li cel . Donaa qual que qua! humiliare si 
enayma aquest petit aquast es maior al regno de li cel . E qual qua qual 
recebre vn aytal petit al meo nom recep mi . Moa aqual lo qual scande- 
leiare vn d aquasti petit li qual creon en mi couenta a luy que molla asi- 
naria aia pendua [22 v] al coi de luy e sia plom^^a al parfoncz del mar . 
Malaueniara al mont par li scandol . Cor besogna es que li scandol ne- 
gna» . Moa emparczo malauentura a 1 omme par lo qual 1 escandol uen • 
Moa si la toa man o lo teo pe scandaleia tu talha ley e depart la da tu . 
Cor bon es a tu intrar a vita deuol e czop qua anent doas mans e duy pe 
e essar mes al fuoc etarnal . E si lo teo olh scandaleia tu tray luy e gieta lo 
de tu . Cor bon es a tu inlrar a ulta cun vn olh qua auent duy olh e essar* 



26 Salvioni, 

mes en la pena d^l faoc . Ueia que uos non despreczie vn d aqtfisti pettit . 
Cor yo die a uos que li angel de lor neon totauia en li cel la facla del meo 
payre lo quaì es en li cel . Car lo filh de la uergena uenc salaar czo que 
era peri . Qaal cosa es uista a uos si cent feas soren a alcun e ma de lor 
errare . Donca non laysa las noranta e noo en li mont e uay quere aqtiella 
la quaì arre . E si s endeuen qu-el trobe ley . To die u^rament a uos . Cor 
el 8 alegrare maiormant sobra ley que sobre las . 99 . las quaìa non ar- 
reron . Enaymi non es uolunta deuant le meo payre lo quaì es en li cel que 
vn d aquisti petit perissan . ìias si lo teo frayre peccare en tu vay e ca- 
stiga luy entro tu e ìuy sol . Si el anuire, tu as gagna lo teo frayre . ìias 
si el non auaire tu aiosta encara cun tu yn o duy que [28 r] tota parolla 
iste en la bocca* de duy o trey testimoni . ìias si el non auuire lor di ho 
a la gleysa . ìtas si eL non anuire la gleysa sia a tu enayma pagan e pu- 
blican . Yo die ueramant a uos qval que quaì cosa ligare sobre la terra 
sare liga en 11 cel e qt<al que quaì cosa desligare sobre la terra sare desliga 
en li cel . Dereco die a uos que si duy de uos consentiren sobre la terra 
de tota cosa qtial que quaì demandaren sare fait a lor del meo payre lo 
qtml es en li cel . Gar aqnt al qtial luoc son aiosta duy o trey al meo nom 
yo soy aqui al mecz de lor . Adonca peyre apropiant dis a ìuy . segnor 
per canta uia lo meo trayre peccare en mi perdonarey a luy entro a . 
7 . iebeu dis a luy . Yo non die a tu entro a . 7 . Mae entro a . 7 . 
uecz . 70 . Emperczo lo regno de li cel es semblant a 1 ome rey lo qual 
uolc pausar raczon cun li seo serf . £ cnm el agues comencza pausar 
raczon rn fo preeenta a luy lo q»al deuia a ìuy . 10 . millia talent . 
Mae cum el non agues dont el rende» . Lo segnor comande ìuy esser aenda 
e la molher de ìuy e li filh e totas las cosas las quais el auia e esser rendu . 
Mae aqtiel serf cagent pregaua ìuy diesent . Ayas paeìencia en mi e yo ren- 
drey a tu totas cosas . Mae lo segnor marceneie d aqtiel serf e layse ìuy 
e perdono a luy lo debit . Mae aquel serf issi trobe rn de li seo eygal serf 
lo qual deuia a ìuy cent deniers . [2S v] E tene[n]t sofogaua ^ luy diczent 
Renf czo que deues . £ 1 eygal serf de ìuy cagent pregaua ìuy diesent . 
Ayas paeiencia en mi e yo rendrey a tu totas cosas . Mae el non uolc . 
Mae anne e mes luy en career entro qu-el rendes lo debit . Mae li eygal 
serf de luy uesent aquellas cosas las quals eran faytas foron contrista for- 
ment . E uenent anoncieron totas. aqtiestas cosas las qual eran faytas al 
lor segnor . Adonca lo segnor de luy apelle a luy e dis a luy . serf 
fellon yo perdoney a ta tot lo debit . Gar tu pregues mi . Donea non con- 
uente a tu marceneiar del teo eygal serf enayma yo marceneiey de tu . 
E lo segnor de luy ira Hore luy a li tormentador entro qu-el rendes tot 
lo debit . Enaymi lo meo payre celestial fare a uos si uos non Perdonare 
ynchascun al seo frayre de li uoe^e cor 

XIX. E fo fait cum ieheu agues consumo aquestas paroUas trapasse de 



^ Il secondo o di eofogaua pare un a trascuratamente ridotto. 



Il Nuovo Testamento valdese. 27 

galilea e uenc en las fins de iadea oatra la iorda» : e motas eompagoias 
segaeron lay e sane li agni . E li pharislo s apropieron a lay tentant ìny 
e dlczent . Si ley a 1 ome laissar la soa molh^r per alcuna caisson . Lo 
qual responàent dis a lor . Non leges . Gar aquel lo qtMil fey 1 ome del 
comenczament lo mascle e la fenna fey lor e dis . Emperczo 1 ome laysare 
lo payre e la roayre [24 r] e aiostare se a la soa molher e soren day en 
rna carn . Bonca la non son day . Ma« vna cara . Donca home non departa 
czo que dio aioste . £ Uh diseron a lay . Donea moyses per que comande 
ess«r dona carta de refa e layssar e el dis a lor . Gar moyses autreie layssar 
las uostras molhers en la darecza del nostre cor . ìias del comenczam^nt 
non fo enaymi . ìlas yo die a uos . Car quaì que quaì laysare la soa molher 
si non per qneyson de forn[i]cacion e amenare auira auoutra . E aqwel lo 
qual amena la layssa auoutra . Li deciple de lay diseron a ìuy . Si es e- 
naymi cayson a 1 ome con la molher non eonuen noceiar . La qual dis a 
lor . Tait non preaon enaymi aqwesta par olla . ìias a li qual es donna . 
Gar son castra aqailh que son na enaymi del uentre de la mayre . E son 
castra aqwlh que son fait de li ome . E soa castra aqtitlh li qual castreron 
lor meseyme per lo regne de li cel . Aquel Io qnal pò ponre prena . Adonca 
petit foron presenta a luy . qn-el empanses [1. -uses] a lor las mans e ores . 
Mas li deciple de luy castigaoan lor . Mae iehea dis a lor . Laysa li petit uenir 
a my e non uolha ueda lor . Gar lo regne de li cel es d aytals . E cum 
el agues empausa a lor las mans anne d aqfi» . E ueuos vn apropiant dis 
a Iny . mestre bon qual cosa farey de ben que yo aya vita etema . Lo 
qual dis a ìuy quaì cosa demandas a mi de ben vn dio es hon . Mae si tu 
[24 v] uoles intra a aita garda li coman^toment . E el dis a lay . Quals . 
Ma« ieheu dis a luy . Non fares homecidi . Non auoutrares . Non fares 
fart . Non dires fals testimoni . Honra lo teo payre e la toa mayre . E a- 
mares lo teo proyme enayma tu meseyme . Lo ioue[n]cel dis a luy . Yo 
gardey totas aquestas cosas de la mia iouentu . Qaal cosa defalh a mi en- 
cara ieheu dis a lu^ . Si tu uoles esser perfeit uay e uent totas las cosas 
las quals tu as e dona a li paure e uen e sec mi e aures tresor al cel . 
ÌILas cum lo iouencel agues auui aquestas paroilas anne tr»st . Gar era auent 
motas possessious . Mae ieheu dis a li seo deciple . Yo die uerament a uos . 
Gar lo rie latrare greoroent al regne de li cel . E dereco die a uos plue 
legiera cosa es lo carnei trapassar per lo pertus de 1-aguìha que lo rie intra 
al regne de li cel . Mae li deciple aauias aquestas paroilas se m[er]euilheron 
forment diczent . Bonca quaì poyre esser salf , Mae ieheu regardant dis a 
lor . Ajczq es non poderos enapres li ome . Mae enapres dio totas cosas 
son poderossas . Adonca peyre responàeni dis a luy . Uete nos li qual laysFen 
totas cosas e seguen tu . Donca qual cosa sare a nos . Mae ieheu dis a lor . 
Yo die uerament a uos que uos li qual layses totas cosas e segues mi en 
la regene[25 r]raeion cum lo filh de la uergena seyre al seti de la soa ma- 
gesta e uos seyre sobre li . 12 . seti iuiant li . i2 . tri^ d Israel . E tot aquel 
lo qual laysare mayson o frayres o sores o payre o mayre o molher o filh 
o camp per lo meo nom recebre a cent doble e possesire vita etema . Mae 
moti prumier saren derier e li derier prumier 



ss Salvioni, 

XX. Lo regne de li cel es semblant a I omme payre de famìlha lo guai 
issic lo prumier matin logar obriers e» la soa uìgna . Mm fait coueae»cza 
con li obrier del denier lo dia trames lor e» la soa vigna . £ issic encerque 
la tarcza ora vie antres istant occios al marca e dis a lor . £ uos anna 
en la mia uigna e donarey a uos czo que sare iast . ìSm ilh anneron . ìlas 
issic dereco encerque la . 6* . e la . 9* . ora e fey semilhantament . ÌHas 
issic encerque 1 on^na ora e trobe aatres istant e dis a lor . Ver que ista 
ayei tot lo dia occios . £ ilh diserò» a ìuy . Gar alcun no» logue nos • £ 
el dia a lor . £ uos anna en la mia vigna . ìias eum sera fosa fayt lo se- 
gaor de la nigna dis al seo procara[2S v]dor . Apella li obrier e rent a lor 
la lor marci comenczant de li darier entro a li premier . Denca pum aqutlh 
li qual eran uenga encerque la onczena ora fossan uenga ilh meseymes re- 
ceopron sengles deniers . ÌSas li premier nenent pensauan qt«-<lh fosan plus 
a recebre • ìias ilh mey/ne receo^ron sengles deniers . £ recebent mur- 
muranan eneontra lo payre de la familha dieaent . Àquisti derier feron 
per vna ora e tu facz lor eygal a nos li qfMl porten lo fays del dia e de 
la calor . Mae el reepondent a vn de lor dis .0 amie yo non fanc a tu 
eniuria . Donca non te conuengoies tu cnn mi del denier lo dia pren czo 
qu-es teo e nay . ìtas yo uolh donnar a aqtftsti derier enayma a tu . O 
non ley a mi far czo que yo uolh . lo teo olh es fellon . Gar yo soy bon • 
£naymi li derier soren premier, e li prnmier derier . Cor idioti son li apella . 
Mae poc son li eyleit . £ ieheu montani en ier»ealem pres li seo . 12 . de- 
ciple en segret e dis a lor . (Jeuos nos monten en ieruealem . £ lo filh de 
la nergena sare liora a li prtnci de li preyre e a li scrtptura . £ condam- 
pnaren luy a mort e lioraren luy a las gent a scarnir e a batre e a cru- 
cificar e rexucitare [26 r] al terez dia . Adonca la mayre de li dny filh de 
czebedio s apropie a ìuy cun li seo filh orant e demandant alcuna cosa de 
ìuy . Lo qual dis a ley . Qual cosa uoles . Uh dis a luy . Di que aqt^ìéti 
meo duy filh sean 1 un a la toa dreyta e 1 autre a la senestra al teo regno . 
Mae ieheu reepondent dis . Uos non sabe qual cosa demanda • Poe beore 
lo calici lo qual yo soy a beore . Ilh diserò» a luy poen . £ el dis a lor . 
Acer uos beore lo meo ealici . Mae seser a la mia dreyta o a la senestra non 
es meo donnar a uos . Mae a li qual es aparelha del meo payre . £ li . 10 . 
auuent foron endegna de li duy fra^re . Mae ieheu appello lor a si e dis . 
Uos sabe . Cor li princi de las gent segnorilan de lor e aqutlh li qual son 
maior vsan poesta entro lor . £ntre uos non sore enaymi . Mae qual que 
qual uolre esser fait maior entro uos sia uoe/re mcnistre . £ qual que qual 
uolre esser prumier entro uos sare nostre serf . £nayj»i lo filh de la ner- 
gena non uenc esser amenistra . Mae amenistrar e donnar la soa arma en 
redencion per moti . £ lor issent de ierico motas eompagnias segueror [I. -n] 
luy . £ ueuos duy cec sessent iosta la ula auuent . [26 v] Car ieheu trapasses . 
£ crideron diczent . ieheu filh de dauid marceneia de nos . Mae la eom- 
pagnia castiga lor que taissesan . Mae ilh cridauan maiorment diczent . 
segnor filh de dauid marceneia de nos . £ yeeue iste e apelle lor a si e 
dis . Qual cosa uole que yo facza a uos . Ilh diserò» a luy . segnor que 



Il Nuovo Testwnenlo valdese. 29 

H nostre oììl sian ubert . ìias yesus marceneie de lor e ioque lì olh de lor 
e uigron viaczament e segjiieron Ivj^ 

XXL E cut» ilh se fossau apropia de ieTusaìem e fossati uetigu eti bet- 
&get al mont d oliuet . Adotica ieh^u trames dny de li seo decìple diezent 
a lor . Anna al Castel lo quaì es cut»tra uos e niaczamatit trobare 1 asena 
Ha e lo polhet» eon ley desila lor e mena 11 a mi . E si alcun dire a uos 
alcntia cosa . Dicze . Car le segiior a besogna d aqufisti e laysaret» lor via- 
czametit . Ma« tot ayczo fo fait que fos compii czo que fo dit per lo pro- 
phtf^ àiezent . Dicze a la filha de sion . Uete lo teo rey nen a tu soau 
sesetit aobre 1 asena e lo polhet» filh de la sot ioual . Maa li deciple an- 
natit ferofi enaytna yesua aula comatida a lor e a[27 r]menerot» 1 asena e lo 
polheti e pauserott lor uestimetttas sobre lòr e ferot» lay sessar de sobre . 
Mas plusors eotnpagnias stefiderot» lor nestimentas eti la aia . Mo« li aotre 
talhauati li rani [1. ram] de li albre e stetidiat» et» la uia . ìias las «otnpagnias 
las qtrals deratit at»nanat» e aquellas las quaìs seguiati crìdaaati àiezent al 
filh de dauid . fay nos salf . Aq»el lo qtial net» al nom del segnor sia ben- 
neyt fay nos salf en las anteczas . E cut» el fossa intra et» ìeruaaìem tota 
la citta fo seomogna diezent . Qnal es aq»«st e li poble diczia» aqiMSt es 
iah^u propheiti de naczaret de galilea . E ìehsu intre al tetnple de dio e 
gitana tnit li netidetit e li compratit del tettiple e trastome las taulas de li 
cambiador e las cadieras de li uetidetit las colutnbas . E dìs a lor script 
es la mia mayson sare appella mayson d oracioti . Mae uos facze ley balma 
de layrotis . Gec e czop s apropierot» a ìutf al tempie e sane lor . Mae li 
princi e li scr»ptura ues^t las merenilhas las qwals el fey e li fantin eri- 
datit al tempie e diczetit al filh de douid fay nos salf Forot» et»degna e di- 
86ron a Iny . Annes q»al cosa diczon aqnisti . E iehen dis [27 y] a lor . 
Denea non leges . Car tu perfecies lansor de la boca de li eyfant e de il 
alaytatit . E laysa lor af»ne (fora) fora la citta en betania e permas aqm e- 
ensegnaua lor del regne de dìo . Mae fait lo matin retomant en la cipta 
fameie . E uesent vn albre figuier iosta la uia e uenc a ley e non trobe en 
ley alcuna cosa si non tant solaraent folhas . E dis a ley . Vnqcia non nayssa 
de tu frac en etema . E la figuiera fo faita secca yiaczamet^t . E li deciple 
uesent se mereuilheron forment diezent . Ea quaì maniera seqne uia'czament . 
Mae iebea reepondent dis a lor . To die ueratnent a uos si uos aure fé e 
non dubitare non fare solament de la figuiera . Mae si uos dire a aqtiest 
mont tol te e gietta te al mar la sore fait enaymi . E eresent recebre totas 
las cosas guai qtie quals demandare en oraeion • E cum el fo uetigu al 
tempie li prtnei de li preyre e li uelh s apropieron a ìuy et»segnant . Die- 
zent . En qual poesta fas aqtiestas cosas . E qwal done a tu aqtiesta poesta . 
Itfheu dis a lor . To dematidarey a uos yna porolla la qtial si uos la dire 
a mi yo direy a uos en qtial poesta fauc aqwestas cosas . Lo batisme de iohan 
dont era [28 r] del cel o de li ome . Mae ilh petisauan entre lor AiezeuL . Si nos 
diren del cel el dire a nos . Donea per qt«e non creses a ìuy . Mae si nos 
diren de li ome nos temen la compagnia . Cor tuit auian iohan enayma 
prepheta . E reepondent diseron a ieheu nos non o saben . E el dis a lor . 



so Saivioui, 

£ Yo non die a uos en qtMÌ poesia fauc aquestas cosas . ìlaa qual cosa 
es nist a uos vn home auia day •filh e apropiant al prf^mier dis . filh nay 
encoy obrar a la mia nlgna . Mas el respondent dis . Yo non uolh . ìlag 
enapres moga per peniteneìa. anne . Mas apropiant a 1 autre dis semilhan- 
tam^nt . ÌSaè el respondent dis . sego or . Yo nane e non anne . QuaL 
de li day fey la nolanta del payre . £ ilh diseron a ìuy . Lo premier . 
Yehsu. dis a lor . Yo die ueran^nt a uos . Cor publicans e meretricz annaren 
derant uos al regne de dio . Cor iohan nenc a uos en uia de iasticia e nof» 
creses a lay . Ma« publicans e meretricz creseron en ìuy . ìias uos nesent 
non agues peniteneìa que enapres cresesa a Ivy . Auue autra semblancza 
homme era payre de familha lo qual piante vigna e cireonde a ley sauicza 
e cane trolh 'en ley e eàiAque torre e logue ley a li coutiuador e anne en 
pelegrìnaie . ìias cuoi lo [28 y] temp de li frac se fos apropia lo segnor 
de la vigna trames li seo serf a li coatiuador qu-dh receopessan li fruc de 
luy . £ li cotiaador pres li serf de ìuy . L un bateron 1 autre ouciseron . 
ìAas 1 autre lapideron . Dereco trames autres serf plusor de li prtimier . 
e feron a lor semilhantament . ìias el trames a lor lo seo filh derierament 
àiezeni . Per aaentura temaren lo meo filh .Uos li cotiuador uosent lo filh 
diseron entre lor . Aqtiest es 1 eretier uene ocian luy e auren 1 ereta de 
luy . E preneron Ivy e giteron luy fora de la vigna e 1 ociseron . Bonca 
etnn lo segnor de la uigna sore uengu qual cosa fare a aquilh cotiuador . 
Uh diseron a lay el destruire li (mal)malament e logare la soa vigna a autres 
cotiuadon li qfial rendren a luy lo frac en li lor temp . Yehsu dis a lor . 
Banca non leges vnqua las scripturas . La peyra la qual li he({ificant re- 
fuderon . Aquesta fo fayta al cap del canton aquesta cosa fo fayta del se- 
gnor e es mereailhosa en li nostre olh . £mperczo die a uos . Car lo regno 
de dio Bare toat de uos e sore donna a las gent faczent lo fruc de luy . 
E aquel lo qual cagire sobre aquesta peyra sare confraint . Mas sobre lo 
qual cagire atrisare luy . £ cum li [29 r] prt'nci de li preyre e li pharlsio 
agaessan auui las semblanczas de luy conogron qu-el disses de lor , e que- 
reni lenir luy temiron . Cor ilh aoian luy enayma pr<7pheta 

XXn. £ Jehsu respondent dis a lor dereco en semblancza diczent . Lo 
egne dre li cel es semblant a vn homme rey lo qual fey noczas al seo filh . 
E trames li seo serf apellar li enuida a las noczas e non uolian uenir . 
Dirceo trames autres serf diczent . Dicze a li enuida . Ueuos yo apparelhey 
lo meo disnar li meo tor e las uolatilhas son ocisas e totas cosas son apa- 
relhas uene a las noczas . Mas ilh o desprecieron . E anneron 1 un en la 
soa uila . Mas 1 autre en la soa marcandia . Mas li autre tengron li serf 
de luy e tormentant con uergogna li ouciseron . Mas cum lo rey agues 
auai fo yra e trames li seo ost destruis aqutlh homecidier e embrasse la 
cipta de lor . Adonca dis a li seo serf . Acer las noczas son appar«lhas . 
Mas aqutlh li qual foron enuida non eran degne . Bonea anna a li issiment 
de las uias e appella a las noczas qual que qual trobare . E li serf de luy 
issi en las uias aiosteron tuik qual qus qual troberon bons e mais e las 
noczas feron vnpl[29 v]ias de li repaasant • Mas lo rey intra qu-el uegues 



Il Nqovo Testamento valdese. Si 

li repansant . E aie aqti» yq home non uesti de uestimentas noceal e dis 
a If/y . amie en qual maxiiera intries ezay no» auent uestimenta noceal . 
"Mas el amntic . Àdonca lo rey dis a li menistre . Lia li pe e las mutis de 
\uy e mete lay e» las foranas tenebras plor sare aqut e stregnament de 
dent . i/Las mati [1. moti] son 11 appella . ìias poc son li esleit . Adonca lì 
pharisio annant feron eofiselh qthiìh prdsessan ìèhsìi en porolla e trameseron 
a lay li lor deciple con il herodian diczent . mestre nos saben . Car tu 
sies uBray e ensegnas la aia de dio e» aerita e cara non es a tu d alcan . 
Cor ta non regardas persona d ommes . Donea di a nos qiMil cosa es uist 
a ta . Ley esser dona lo cens a cesar o non . ìSùtu yeaus eonegaa la fellonia 
ùe lor dis a lor . empoerit per qt»e tenta mi . Demostra a mi la monca del 
cens . Mas ìlh pre«enteron a ìuy denier . K jesus dis a lor . Aquesta ymc^- 
gena e la sobre scrtpta del qtial es . Ilh diseron a [lay] de cesar . Adonca 
dis a lor . Danca rende a cesar aquellas cosas qite son de cesar , e a dio 
aqtiellas cosas que son de dio . £ aaaent se mereoilheron e laysa lay a- 
neron . Li sadasio li qiial dìczon non [SO r] esser rezarecion s apropieron 
a lay en aqtiel dia e endemanderon lay diczent • mestre moyses dis . 
Si alcun sore mort non aaent filh que lo irayre de lay amene la molher 
de ìuy e rexacite semecz al seo irayre . ì&as . 7 . trayree era» enapres 
no8 . Lo prtimier amena molher morie e non auent semecz layse la soa 
molher al seo frayre . Semilhantament lo . 2* . e lo . S . entro al septen . 
Mm la fenna morie derierament de tuit . Donea del qual de li . 7 . sare 
molher en la rexurecion . Cor tuit agron ley . Ifae iehea reepondent dia 
a lor . Uos erra non sabent las scrtpturas ni la uertu de dio . Cor en la 
rexurescion non noceiaren ni saren noceia . Mae son enayma li angel de 
dio al cel . Mae non leges de la rexurescion de li mort . Gar fo dit de dio 
diczent a aos . To soy dio d abrabam e dio de ysaac e dio de iacob dio 
non es de li mort . Mae de li aio . E las c(>fftpagaias auuent se mereni- 
Ihauan en la dotrina de ìuy . Mae li pharisio aauent qii-el agaes pausa ca- 
lament a li sadasio s aiosteron en un . E vn de lor sani de la ley ende- 
mando luy tentant ìuy . mestre qiMil es lo grant ^omandameni de la ley • 
TeetM dis a luy . Amares lo teo segnor dio de tot lo teo cor e de tota la 
toa [SO y] arma e de tota la toa pensa . Aqtiest es lo pri^mier e lo maior 
conNHklament . E lo segont es semblant a aqnest . Amares lo teo proyme 
enayma tu meseyme . Tota la ley e li prophe/a pent en aquùiti day coman- 
dameni . Mae li pharisio aiosta . Teene demando lor diczent .Qual cosa 
es Tist a uos de x^^ ^^^ 9*^^ es filh . e ilh diseron a ìuy de dauid . E 
el dis a lor . Donea dauid en qtial maniera apelle ìuy segnor en sperit 
diezent(lo) . Lo segnor dis al meo segnor . Se de las mias dreytas entro 
que yo pause li teo enemic scamel de li teo pe . Denea si dauid appello 
luy segnor en qtM»l maniera es filh de ìuy . E alcun non poc reependre a 
ìuy poroUa . Ni alcun fo ausa demandar ìuy plus d aqfiel dia 

XXm. Adonca ieheu parie a lae eompagnias e a li seo deciple diczent . 
Scrtpturas e pharisios seseron sobre la cadiera de moyses . D^mea garda e 
faeze totas las cosas qtial que quaìa ilh diren a nos . Mae non uolha far 



$2 Salvioni, 

segont las obras de lor . dar ilh dio» e non fan . Gar ilh lia» li greo fays 
e non portiaol e pansan lor en las spalas de li ome . Ma« non aolon moore 
lor can li lor de . HLm fan totas las lors obras qti-ilh sian uist de li ome . 
Gar ilh alargan las lors [31 r] filatieras e magniftcan las finbrìas . £ aman 
li premier repaos en las ctnas e las prumieras eadieras en las sinagogaa . 
E las saludaeions al marca e esser appella mostre de li ome . Mas nos 
non uolha esser appella mostre . Cor vn es lo nostre mostre . Mai uos 
tait se frayre . E non noiha appellar a uos payre sobre la terra . Gar rn 
es lo uostre payre lo qtial es en li cel . Ni sia appella mostre . Gar . 
^riat • es yn lo nostre mostre . Àquel lo qtial nolre esser maior de uos 
sarò uo8tTO menistre . Mas aqtiel qtie se eysaota sore humilia . E aqtiel 
lo qfi«al se hum»lia sore eysaota . scr^ptnra e pharisio ypocHt mala- 
nentnra a nos li qiial claoue lo regno de li cel derant li omme . Gar oos 
non intra ni 1 aissa intrar li intrant . Scrtptnra e pharisio enganador mala- 
ventura a uos li qiial denora las maysons de las uenas enfegnent longas 
oraetons emperczo nos recebre maior indici . Scr^titra e pharisio ypocrit 
malanentnra a nos li qtial cereonda lo mar e la seca qtie nos facsa ta nooel 
tfonnerti e cnm el sare fait facze luy filh de pena al doble qwe nos . 
guiador eoe malanentura a nos li q«al dicze qual qtie q«a] inrare per lo 
tempie de dio non es alcuna cosa . Mas [81 t] aqiiel que inra en 1 or del 
tempie deo . . fol cec . Gar qtial es maior 1 or o lo tempie lo qtial san- 
tifica 1 or . E qtial qtie qtial inrare en 1 autar non es alcuna cosa . ìUi 
aqtiel que inrare al don lo qtial es sobre luy deo . cec Gar qtial es 
maior lo don o 1 autar lo qtial sanetifica lo don . Mae aqtiel qtie inrare 
en 1 autar inra en luy e en totas las cosas las qtials son sobre luy . £ 
aqttel que iurare al temp/e iura en Iti^ e en Itij^ lo qtial haòlta al tempie . 
E aqtiel lo qtial iura al cel iura al seti de dio e en luy lo qual se sobre 
Itif^ . Scr»ptura e pharisio ypocrit malauentfira a nos li qual desma la menta 
1 anis e lo comun e laisa de la ley aqtiellas cosas las quals son pitie greos 
indici e misericordia e fé . Aqtiestas cosas conenta far e aqtiellas non laysar . 
O guiador cec scolant lo mosqtiAhon . Mae tranglntent lo carnei . Scr^ttira 
e pharisio ypocrit malauenttira a nos li qtial monda czo qtie es defora del 
ealid e de 1 escudela . Mae dedincz se plen de rapina e de non mundicia . 
O pharisio cec munda prtimierament czo qtie es de dincz del calici e de 1 
escudela qtie czo qti-es de fora sia fait mund . Serlptura e pharisio ypoent 
malauenttira a nos . Li qual se semblant a li sepolcro cmblanqueci li qtial 
[82 r] aparey^on de fora bel a li ome . Mae dedincz son plen d os de mort 
e de tota puridura . Enaymi noe . Acer apareyse de fora bel a li ome . 
Mae dedincz se plen de ypocrisia e de iniqtiita . Soriptora e pharisio ypo- 
crtt malauenttira a nos li qtial hedifica li sepnlcre de li prophefo e orna 
li mnniment de li inst e dicze . Si nos fosan ista en li dia de li nostre payre 
nos non foran ista eompagnon de lor al sane de li prophe^a . Donca uos se 
testimoni a nos meseyme . Gar nos se filh de lor li qtial ocisero» li pro- 
phe^fi e ampie la mesura de li nostre payre . serpent generacion de ni- 
pras en qeial maniera fugire del indici de pena . Emperczo ueaos yo trameto 



Il Nuovo Testameato valdese. SS 

a nos prophe^as e sanis o seriptura e aucire ùe lor e craciiicare e batre 
de lor e» las nostrss sìuagogaa e p^rsegre de cipta e» cipta que uegna sobre 
nos tot lo sang iast lo qiial es spars sobre la terra . Del sang d abel lo 
iast entro al sang de iacharia filh de barrachia . Lo quaì aos oacises entre 
lo tempie e 1 autar . To die jxer&meni a uos totas aquestas cosas uenren 
sobre aquesta generacion . JertMalem ienuaUm la quaì ocisies li prophe^a 
e lapìdies aqtitlh li quaì son tra[8a v]me8 a tu . Per canta vecz yo noie 
aiostar li teo filb enayma la gallna a tosta li seo poucin sot las soas alias 
e ta non nolgnies . Uenos la uoe^ra mayson sare laysa a nos deserta . 
Cor yo die a nos . Uos non neyre ni d eyci enant entro que nos dicza • 
Aquel lo qiMl nen al nom del segnor sia beneyt 

XXIY. E Jebeu ìssic del tempie annana e li deciple de ìuy s apropieron 
a ìuy qu-iìh demostresan a lay la edificacion del tempie . Mae oi reepen- 
dent dis a lor . Uenos totas aquestas cosas . Yo die nerament a nos peyra 
non sore laysa ayci sobre peyra la qual non sia destrnìta . Mae Iny sesent 
eobre lo mont d olinet li deciple s apropieron a ìuy en segret diczent . Di 
a nos quaai soren aquestas cosas . Mae qcMil sare 1 ensegna del teo ane- 
nament e de la eensomacion del segle . £ yeeue reependcnt dis a lor . Vela 
que alcnn non uos enganne . Cor moti nenren al meo nom diczent . Yo 
8oy . x^^ ' ^ enganaren moti . Gar nos se annidor batalbas e nomenaneza 
de gneras . Ueia que nos non sia torba . Gar la conen aquestas cosas [SS r] 
esser iaytas • Mae la fin non nen encara . Gar gent se lenaren encontra 
gent e regne encontra regne e saren pestilencias e fam e monament de 
t«rra per luoc . Mae totas aquestas cosas son comenczament de dolor . A- 
donca lioraren nos en tribnlaeion e anciren nos e sare en ayrament a totas 
las gent per lo meo nom . E moti saren scandeliia adonca e liorare se entre 
lor e anren en yrament 1 nn 1 autre . E moti fais prophe/as se lenaren e 
enganaren moti . E car 1 eneqmta hadnndiare e la carità de moti refrey- 
dare . Mae aquel lo quaì persen erare entro a la fin aquest sare salua . E 
aquest enangeli del regne sare predica en tot lo mont en testimoni a totas 
las gent . E adonca uenre la eonsomacion . Donea cum uos neyre 1 abomi- 
naclon de la desolacion la quaì fo dieta de daniel prophe^a istant al sant 
Inoc aquel lo qual legis entenda . Adonca aqutlh li qual son en iudea fnian 
en li mont e aquilb li qual son al teit non deysendan penre alcnna cosa en 
la lor mayson . E aquel lo qual es al camp non retorne penre la soa go- 
nella . Mae malanentura a li empregnant e a li nurigant en aquilb dia . 
Mae ora [SS v] que la n^e^a fnga non sia fayta en 1 nuern o al saba . Gar 
adonca sare grant tribnlaeion la qual non fo vnqua del comenczament del 
mont entro ara ni sare fayta . E si aqutlh dia non fosan abreuia tota cam 
non fora fayta salua . Mae aqutlh dia saren abrenia per li eyleit . Adonca 
si alcun dire a nos . Uenos . ^^isi . es ayci o eylay non uolba creyre . Gar 
fals , x^*^^ > ® ^^s prephe^as se lenaren e donaren grant ensegnas e me- 
renìlhas enaymi que acer li eyleit sian mena en heror si pò esser fait . 
Veuos yo denant o dis a uos . Donea s-ilh diren . Uenos el es al desert 
non Qolha issir . Veuos el es en las eanarotas non uolha creyre . Gar e- 

ArebiTio gloUol. ital., XI (seconda serie, I). 8 



84 Salvionì, 

nayma Io sollelh eys d orlent e apareys entro en occident enaymi Bare 1 
anenament del filh de la uergena . Aqti» al quaì lo oc sare lo cors las ay- 
glas saren aiostas aqui . ÌILas lo solelh aare scorczi uiaczament enaprea la 
trtbulacion d aquilh dia . E la lana non donare Io seo lame . E las (s}stelas 
cagiren del cel . E las a^rtacz de II cel saren scomognas . Adonca aparcy- 
Bore 1 ensegna del filh de la nergena al eel . E a[S4 r]donca tuit li trip ùe 
la terra plagnaren e ueyren lo filh de la nergena nenent en las nìaolas 
del cel can mota nertm e maiesta e trametre li seo angel can taba e cun 
grant uoncz • E alostare li eyleit de hty de li qnatre ncnt de las sobeyra- 
neezas de li cel entro al terme de lor . Emprane semblancza de 1 albre 
fignier eum li ram de luy saren ia tenre e las folhas nas sapia . Cor 1 ista 
es pres • Enaymi eum uos neyra totas aqtfestas cosas . Sapla . Car lo cs 
pres en las portas . To die Mertitnent a uos . Qar aq»esta generacion non 
trapassare entro que totas cosas sian faytas . Lo col e la terra trapassaren . 
ÌAas las mifls parollas non trapassaren . Ma« alcan non sap d aqual dia 
ni 1 ora ni li angel del cel si non lo sol payre . ìias enayma fo en li dia 
de noe enaymi sare en 1 auenament del filh de la nergena . Car enayma 
Uh eran en li dia deaant 1 eydnliai maniant e benent noceiant e liorant 
a noczas entro en aquel dia al quaì noe intre en 1 arca e non o conogro» 
entro que 1 eydnliai nenc e pres li tait . Enaymi sare 1 anenament del filh 
de la nergena . Adonca day saren al camp I nn sore pres 1 antro sore laysa . 
Doas molent en una mola 1 nna sore [84 vj presa 1 autra sare laysa . Day- 
ai leit 1 nn sare pres 1 antro sore laissa . Bonea nelha . Cor nos non sabc 
en la q^al hora lo nostre segnor sia a nenir . Uae sapia aqtiella cosa • Car 
si lo payre de familha sanpes en la quaì hora Io layron fos a nenir . Acer 
el uelharia e non laissaria esser cana la soa mayson . Enperczo e nos sia 
apparelha . Cor nos non sabe en la qnal hora Io filh de la nergena es a 
nenir . Qnal es serf fidel e sani lo qnal lo seo segnor ordene sobre la soa 
familha qtf-el dono a lor maniar en temp . Aquel serf es benenra lo qtial 
eum io segnor de Iny sare nengn e trobare ìuy faczent enaymi . To die 
nerament a nos . Cor el ordenare ìuy sobre tnit li seo ben . ìias si aquel 
mal serf dire al seo cor . Lo meo segnor fay tarcza de nenir e comenczare 
a ferir li seo eygal serf • Mae manie e bona eon li nbr»art . Lo segnor d 
aquel serf nenre al dia al qual el non spera e en 1 ora la qual el mesco- 
noys e departire Iny e pausare la partia de luy eon li ypocrit plor sare 
aquy e stregnament de dent 

XXY. [35 r] Adonca lo rogne de li cel sare semblant a las . 10 . uergenas 
las quals receopront las lors lampeas e issiron eneontra I espos e 1 esposa . 
Mae las . 5 . de lor eran follas e las . 5 . sanias . Mae las . 5 . foUas re- 
ceopnas las lors lampeas non preseron oli eon lor . Mae las sanias receo- 
pron oli en li lor uaissel cun las lampeas . Mae 1 espos faczent tarcza totas 
dormiron e dormilheron . Mae cridor fo fayta en la mecza noyt . Yenos l 
espos nen isso a ìuy eneontra . Adonca se leueron totas aqnellas uergenas 
e omeron las lors lampeas . Mae las follas dissero» a las sanias . Donna 
a nos del noe^re oli . Gar las noe^as lampeas son steyntas . Las sanias 



Il Nuovo Testamento valdese. 35 

Tesponderon diczent . Anua maiorment a li uendent e compra en a uos que 
per auentura non baste a nos e a uos . Ma« dementre que ellas annessau 
comprar 1 espos nenc e aquellas que eran apparelhas intreron con luy a 
las noczas e la porta fo claosa . Mae las autras ncrgenas uengron deriera- 
meni diczent . segnor segnor hnebre a nos . ìiae el respondent dis . 
[35 v] To die ucranicnt a notf yo non say uos . Donea uelha . Cor uos non 
sabe io dia. ni 1 ora . Gar enayma 1 omme annant en pelegrinaie appello 
li seo seri e liore a lor li seo ben . £ done a 1 un • 5 . talent . ÌILae a 1 
autre . 2 . ìlae a 1 autre . va . A unchascun segoni sa propia ueriu e anne 
uiaczamént . Mas aqucl lo qua! aula receopu . 5 . talent anne e obre en 
lor e en gagne autre 5 . Semilhantamcnt aquel que n aula receopu duy 
en gagne autre day . ÌILae aqticl que auia receopu . 1 . talent annant cane 
en terra e rescunde la pecunia del seo segnor . Mae enapres moti temp lo 
segnor d aqvilh serf uenc pausar raczou cun lor . E aquel lo qual auia 
receopu . cinque taleot apropiant preeente autres . 5 . talent diczent . 
segnor tu liories a mi 5 . talent uete yo en sobre gagney autres . 5 . Lo 
segnor de luy dis a ìup . bon serf e fidel alegra te . Gar tu sies ista fidel 
sobre petitas cosas yo ordenarey tu sob(re)re mota intra al goy del teo segnor . 
Mae aqtiel lo qnal aaia receopu duy talent s apropie e dis a luy . se- 
gnor ta liories a mi [36 r] day talent . Uete yo en sobre gagney autre duy . 
Lo segnor de luy àia a luy . bon serf e fidel alegra te . Gar tu sies ista 
fidel sobre petitas cosas yo ordenarey tu sobre motas intra al goy del teo 
segnor . Mae aqn^l lo qtial auia receopu vn talent apropiant dis . se- 
gnor yo say . Gar tu sies bome dur tu meissonas al quaì Inoc non semenies 
e aiostas al quaì luoc non scampies e tement anney e rescundey lo teo ta- 
lent en terra . Uete tu as czo qu-es teo . Mae lo segnor de luy reepondent 
dis a luy . mal serf e pigre . Sabias . Gar yo meissono al quaì luoc non 
semeney , e aiosto al qt«al luoc non scampey . Donea non couenia a tu metro 
la mia pecunia a li cambiador . £ acer yo uenent aguesso receopu czo que 
era meo con gang . Donea tole lo talent de luy e donna a luy lo qf^al ha . 
10 . talent . Gar a tot hauent sare donna a luy e hadundiare . Mae a luy 
lo qual non ha czo qu-es uist hauer sare tout de luy . £ gita lo serf non 
propheitiuol en las sotteyranas tenebras plor sare aq«t e stregnament de 
dent . Mae cum lo filh de la uergena sare yengu. en la soa gloria e tuit li 
angel [36 v] cun lay . Adonca el seyre sobre lo seti de la soa magesta e 
totas las gent saren aiosta deuant luy . E departire lor entro lor enayma 
lo pastor depart las feas de li hoc . E acer ordenare las feas do las soas 
dreytas . Mae li boe de las senestras . Adonca lo rey dire a aqtfilh li qual 
saren de las dreytas . Uene beneit del meo payre possessir lo regno appa- 
relha a uos de 1 ordenament del mont . Gar yo fameiey e uos donies a mi 
a maniar . E seteiey e donies a mi a beore . E ero oste e reculhes mi . 
Na e cnbres mi . Enfe[r]in e uesites mi . Ero en career e uengues a mi . 
Adcmea li iust reepondren a luy diczent . segnor quant ueguen nos tu 
fameiant e paguen tu . Setciant e donen a tu beore . Mae qtiant ueguen nos 
ta oste e reculhen tu . nu e cubren tu . cora ueguen tu enferm o en 



S 6 Salvioui, 

career e nengaen a ta . El respondont dire a lor . Yo die VLerameni a nos 
tant longament que uos o fecies a tq d aqwisti meo petit frayre uos o feces 
a mi . Adonea lo rey dire a aqwlh que aaren àe las senestras de lay . 
[S7 r] Departe nos de mi maleit al faoc eternai lo quai es apparelha al 
diaaol e a li angel d^ lay . Gar yo fameiey e uos no» donies a mi a man- 
ìar . Seteiey e no» donies a mi a beore . E ero oste e no» recalheB mi . 
No e no» cabries mi . Enferm e en career e no» aesities mi . Adonea ilh 
re8po»dre» a lay àiezenì . segnor cora te aaen non uist fameiant o se- 
teLa»t oste o na o enferm o e» career e no» amenistre» a ta . Adonea 
reaponàeni dire a lor . To die aerament a uos ta»t longament cant nos 
no» fecies a yn d aq»»8ti menor uos no» o feces a mi . Aquisti annare» 
al faoc eternai . Kas lì iast e» aita eterna 

XXVI. E fo fait cum ieh^a agues eonsoma totas aqudstas parollas dia a 
li seo ddciple . Uos sabe . Gar la pasca s^re fayta enapras day dia . E lo 
iilh de la nergena sare liora qu-eì sia erucifica . Ado»ca li princi de li 
prayre e li nelh del poble s aiosteron al palays del princi de Li preyre lo 
quaX era dit cayfas e feron conseìh qt«-»'lh te»guessa» idhsu con e»gan e 1 
oacissesa» . Uos dieia» no» al dia [37 t] festiaal que per aae»tara romor 
no» fosa fayta al poble . ìlas cum yesua fos e» betania e» la mayson de 
6Ìmo»t lo lebros . Fe»na s apropie a Iny aae»t uaysel de ongae»t precios 
e 1 escampo sobre lo cap de ìuy meseyme repaasant . ÌILae li deciple aese»t 
foro» e»degna diezent . Aquesta perdi ciò» per qt^ es . Gar aq»est pogra 
esser mot ne»da e esser dona a li paure . Mae ieheu sabent dis a lor . 
Per que se trist a aq»esta fe»na . Gar ilh obre bona obra e» mi • Gar 
paures aare tota aia eon uos . i/Las mi no» anre totania . Gar aquesta me- 
te»t SLqueBt onguent al meo cors o fey a sebellir mi Yo die ueraf»e»t a 
uos e» qt^al que qual laoc aquest euangeli sare predica sare dit e» tot lo 
mo»t czo que aquesta fey e» reeorda»cza de ley . E vn de li . 12 . lo q«al 
era dit iada de-scariot a»ne ado»ca a li prenci ^ de li preyre e dis a lor . 
Qual cosa volo donar a mi e yo liorare Iny a aos . ìias ilh ordero» ' a ìtty . 
30 . arge»t e d-aqt<t-ena»t queria eoae»ibleta q»-el liores lay a lor . Mae 
lo premier dia de li ayme li deciple s apropiero» a yesus dicze»t . AJ 
qt^al Ittoc uoles que nos apparelha» a ta maniar la pasca . E ieheu dis . 
[38 r] Ana e» la eipta a vn e dicze a lay . Lo mostre di lo meo temp es 
pres yo faac la pasca enapres tu ca» li meo deciple . E li deciple feron 
enayma yesus aaia comanda a lor e aparelhoro» la pasca . Mae fait lo uè* 
spre repausaua cu» li seo . 12 . deciple e lor maniant dis . Yo die uera- 
ment a uos . Gar vn de uos es a liorar mi . E ilh foron cuntrista forment 



^ L'abbreviatura che qui è sciolta per re, ed è precisamente la stessa 
che occorre in 'preyre', non solleva in se nessun dubbio. Non si vuol però 
escludere in modo assoluto, che s' abbia qui, mal riuscita, V abbreviatura 
solita per ri, 

* ^ordenero»'? 



Il Nuovo Testamento valdese. S7 

e eomenceroti a dire vnchaBcati . segnor • Bonea soy yo . ìlae el r6- 
«pondent dis a lor . Aqueì lo quaì teng la man cui» mi en 1 escndella 
aqtMst lìorare mi . Acer lo fiih de la uergena nay enayma es script de 
lay . ìias malauentura a aquel home per lo qtMil lo filh de la uergena 
Bore liora . Bon era a lay que Aqueì home non fossa na . i/Las iuda lo quai 
Jiorana lay rdfpondent dis . segnor . Donca soy yo e el dis a luy . Tu 
dicies . "Mas lor cinant ieh«a receop lo pan . E beneyczlc e frains e done 
a li seo deciple e dis reeebe e mania aquest es lo meo cors . £ recehent 
lo calici fey graetas e done a lor diczent . Bene tuit d aquest . Gar aquest 
es lo meo sang del nouel testament lo qfial [38 v] sare spars par moti en 
remession de pecca . ìlas yo dio a nos yo non beorey d ayci enant d 
aqudst lignaie de nicz entro en aqtiel dia que yo beua luy nouel con uos 
al regne del meo payre . £ dita la lausor issiron al mont d oliuet . Adonca 
yé9U8 dis a lor . Uos tuit suffrire scandol en mi en aqt^sta noit . Gar 
script es yo ierrey lo pastor e las feas del grecz sareii sparsas . M/Os poys 
que yo sarey rexucita yo annarey denant uos en gaiilea . Ma« peyre re- 
sfiondont dis a luy . £ si tuit saren scandellcza en tu yo non sarey vnq«« 
scandeliia . Yeh»a dis a luy yo die nerament a tu . Gar tu denegares mi 
en aqt«esta noit per tres uecz deuant qne lo gal canto . Peyre dis a luy . 
Acer si me couen morir con tu yo non te denegarey . Tuit lì deciple di- 
seron semilhantament . Adonca yesus ueno cun lor en la uila la quaì es 
dita iasemanì . E dis a li seo deciple sese ayci entro qt«e yo anne lay e 
aure . E pres peyre e li duy filh de czebedeo comence a cuntrtstar e esser 
trist . Adonca dis a lor la mia arma es trista entro a la mort sostene ayci 
e uelha cun mi . [39 r] E issic vn petit e cagic en la soa fàcia orant e 
dirzent . lo meo payre si poderosa cosa es aqe^st calici trapasse de mi . 
Ma8 emperczo non enayma yo uolh . TAas enayma tu . E uenc a li seo 
deciple e trobe lor dorment e dis a peyre enaymì . Non pogues uelhar con 
mi per vna ora . Uelha e ora que uos non intre en tentacion . Acer 1 
esperii es aparelha . Ha« la carn es enferma . Dereco anne la . 2* . uecz 
e ore diczent . lo meo payre si aqfiest calici non pò trapassar si non 
qtie yo beua luy la toa uolnnta sia fayta . E uenc dereco e trobe lor dor- 
ment . Gar li olh de lor eran agraua . E laysa lor anne e ore la tercza 
uecz diczent aqtiella meseyma poroUa . Adonca uenc a li seo deciple e dis 
a lor . Dorme la e repausa . Ueuos 1 ora s apropia e lo filh de la uergena 
tare liora en las mans de li peccadors . Lena e annen . Yeuos aquel lo 
qtial liorare mi s apropia . Encara luy parlant ueuos inda vn de li . 12 . 
aene e mota compagnia cun luy con glay e cun fust trames de li prtnci 
de li preyre e de li uelh del poble . Mas aqfiel lo quaì liore luy done a 
lor ensegna diczent . Qual qt«e [89 v] qf«al yo baysarey el meseyme es tene 
lay . £ apropiant viaezament a yeaiM dis a luy • mestre dio te sali 
bayse lay . £ yesus dis a luy . amie a la qf«al cosa uengùtes l'Aflonca 
8 apropleron e gitteron las mans a yesus e tengron ìuy . E ueuos vn d 
aqtiflh li qual eran con yesus stendcnt la man pres lo seo glay e ferie lo 
serf del prtnci de li preyre e talhe 1 aurelha de ìuy . Adonca yesus dis a 



88 Salvioni, 

luy torna lo glay al seo luoc . Car tuit aqmlh 11 qual recebrcn glay pe- 
rirei! a glay . pensas . dar yo noi» poissa pregar lo meo payre e el 
donare a mi ara plus de . 12 . legions d angele . Donea las sertptoras 
en qual maniera saren eomplias . Car enaymi conenta esser fait . £n a- 
qtiella hora yesus dia a las compagnias . Uos iases enaemp penre mi con 
glay e con fast enayma Jeyron . To sesto per ehascnn iorn enapres uos 
ensegnant al tempie e non tenga ies mi . Mas tot ayczo fo fait que las 
scrtptoras de li prophete fossan eompMss . Adonca tait li deciple laysa lay 
fugiron . Mas ilh tenent jeaus ameneron lay a cayfas lo princi de li preyre 
al qtial luce li uelh e li scrtptura eran aiosta . Moe peyre segala lay de 
[40 r] leng ^ entro al palays del prtnci de li preyre . E intre de dincz sesia 
con li nienistre qu-ei uegaes la fin . Mm li prtnci de li preyre e tot lo 
eonseìh querian fals testimoni eneontra yesua qu-tlh lioresan lay a mort . 
£ eum moti fals testimoni se fossan apropia non atroberon . Mae day fals 
testimoni nengron derierament diczent . Aquest dis . Yo poys destrare lo 
tempie de dio e redifiear lay enapres trey dias . E lo prtnci de li preyre 
Icuant dis a lay . Non respondes aicana cosa a aquestas las quals aqnisti 
tesilmoniian encon^a tn . Mae yeetie teisia . E lo prtnci de li preyre dis 
a lay . To laro a tu per dio lo aio qtte dias a nos si tn sies x''^^ ^^^ 
de dio • Yehea dis a lay ta o disies . Mae emperrzo die a uos . Uos ueyre 
d cyci enant lo filh de la uergena sesent en las dreytas de la uertu de dio 
uenent en niuolas del cel . Adonca lo prtnci de li preyre trenqt^e las soas 
uestìmentas diczent . El blestama per que besognen encara de testimoni . 
Ueuos ara auaes blestema qual cosa es uist a nos . Mae ilh reepondent 
diseron el es encolpa de mort . Adonca scupiron en la facia de lay e ba- 
teron luy de colas . [40 y] Mae li antro doneron palraas en la facia de lay 
diczent . xrte^ propheA'a a nos qual es nqueì lo qua! ferie tu . Mae 
peyre sessia al palays de fora e vna sementa s apropie a lay diczent e tu 
eras con yeetie galiiio . Mae el denegue deuant tait àiczeni . Yo non say 
qual cosa dis . Mae lay issent a la porta aatra seruenta nec luy e dis a 
aqutlh que eran aqttt . £ aquest era con yeette naczario . E denegue dereco 
con iarament . Car yo non conoc 1 ome . Enapres yn petit aqtttUi li qual 
istanan s apropieron a peyre e diseron a lay . Yerament tu sies de lor . 
Gar la toa parolla fay ta manifest . Adonca comence a testimoniiar e iuiar . 
Gar non agues conegu 1 omme . E lo gal canto uiaczament . £ peyre se 
recorde de la parolla de yeetie la qual el ania dieta . Ta denegares mi per 
trey uccz prumierament que lo gal caute . E issic de fora e ploro amarament . 
XXVn. Mae fait lo matin tait li prtnci de li preyre e li uelh del poble 
feron conseUx eneontra yeeue qu- tlh lioresan luy a mort . E meneron lay 
lia e lioreron lay a poncz pilat preaost . Adonca inda lo qual lioraua luy 
t^l r] uesent qu-el fos dampna amena per peniteneis. retorne li . SO . ar- 
.gent a li prtoci de li preyre e a li uelb diczent . Yo pequey liorant lo sang 



Cosi anche nel richiamo in fine della precedente pagina del cod. 



Il Nuovo Testamento yaldese. 89 

iost . E ilh diseron . Qaal cosa es a nos . Ta o ueyre . E gita li argent al 
tempie departic se e anant se pende al lacz . Mas li pr»nci de li preyre 
reeeopu li argent dis6ron • Non ley lor roetre en tressor . Cor es precz de 
sang . ilLas fail eonselh cnmpr^ron camp d olier en sepultura de p^rele* 
grìns ^ . Per la quaì cosa aquel camp es appella achei demach entro al dia 
d engnoy . Adonca fo templi czo qf*e fo dit per yeremia. propheta diezenì . 
E receopron li . SO . argent lo precz de 1 apr[e]czia lo quaì apreczieron 
de li filh d Israel . E doneron lor en camp d olier enayma lo segnor ordone 
« mi . Uas yesud iste derant lo preuost e lo prenost demando liiy dieaent . 
Sies ta rey de li indio yesus dis a Iny . Ta o dis . E cam el fos acasa de 
li princi de li preyre e de li aelh del poble non reepende alcana cosa . 
Adonca pillat dis a luy . Non aoaes canti testimoni diczon incontra ta e 
non re«ponde a luy alcana par olla enaymi que lo preaost se mereaelhes 
forment . [41 ?] Mae lo preaost aaia costama per lo dia festiual laysar vn 
Ha al poble qual que quaì aaessan aolga . Mae el aaia . Adonca yn noble 
lia lo qoal era dit barraban lo qtial era mes en career per homecidi . Donea 
lor aiosta pilat dis . Qual aole que yo layse a uos barraban o yeeue lo 
qual es dit x^*^^ - ^^^ ^^ sabia qu-tlh aguessan liora Iny per enoidia . 
Mae lay sesent al tribunal la molher de luy trames a luy diczent . Alcuna 
cosa non sia a tu en aqt«el iust . Gar yo ay suffert encoy motas cosas en 
uesion per ìuy . Mae li prtnci de li preyre e li aelh amonesteron lo poble 
que demandesan barraban . Mae destruesaa yeeue . Mae lo preaost reepon- 
denl dis a lor . Qaal de li day aole esser laysa a aos . Mae ilh diseron bar- 
raban . Pilat dis a lor . Danea quaì cosa farey de yeeue lo qual es dit x^*^^ • 
Tait diseron sia crucifica . Lo preuost dis a lor . Gar qual cosa fey de mal . 
Mae ilh cr«dauan maiorment àiezeni sia cracifica . Mae pilat uesent . Gar 
non profeytes alcuna cosa . Mae que remor fossa fayta maiorment . Re- 
ceopna ayga lane las soas mans denant lo poble diczent . Yo soy non [42 r] 
iioysent del sang d aquest iust aos o aeyre . E tot lo poble reepondent dis . 
Lo sang de luy sia sobre nos e sobre li nostre filh . Adonca layse a lor 
barraba . Hias liore a lor yeeue bata qu-el fos crucifica . Adonca li caualier 
del preaost receopron yeeue al preaosta • Aiosteron a luy tota la compagnia . 
£ despolheron luy e cercnnderon a lay mantel uermelh e plegant corona 
d-espinas paaseron sobre lo cap de luy e cana en la dreyta de luy . E 
ienolh piega deaant luy . E-scamian luy dieisent . rey de li iadio dio te 
salae . E scapent en luy receopron la cana e feriron lo cap de luy despo- 
lheron luy del mantel e nisteron lay de las aestimentas de ìuy e ameneron 
lay qu-tlh lo crucifiquesan . Mae issent troberon homme cirinic[n]c per nom 
simont . £ forczeron aquest qu-el portes la crocz de luy . E uengron al 
hoc lo qual es dit golgota lo qual es luoc de caluaria . E doneron a lay 
beore rin mescla con fel . E cam el agaessa tasta non noie beore . Mae 
poys qu-f'lh crucifiqueron luy departìron las aestimentas de luy metent 



^ 1. pelegrins o peregrins. 



40 Salvìoni, 

8ort . Que fos compii ezo que fo dìt per lo prophetA diczent . Uh dopar- 

tiron a lor las mias uesti[42 v]mentas e meaeron sort sobre la mia nesti- 

menta . E seseut gardauan lay e paasero» 8obr« lo cap de luy cosa scrtpta 

àe luy . Aqtiest es yesua naczerio rey de iadio . £ day leyron forof» cra- 

eiflca ean lay adonca L an de las dreytas 1 autre de las senestraa . Maif 

li trapassant blestemaaan luy moaent li lor cap diczent uacb lo qual de- 

strues lo tempie àe dio e reydificas luy en . S . dias . Salua ta meseymo 

si ta sies filh de dio deyscent de la crocz . Semilhantamcnt li prmci de li 

preyre scarnent con li scrtptara e li uelh diczìan . El fay salf li autre si 

meyme non pò far salf . Si el es rey àe iaraeì deysenda ara de la crocz e 

ereyren a lay . Ganfide se en dio e desllorare lay ara si el noi . Cor el 

dis . Yo soy filh de dio . i/Las li leyron li qua! eran cracìfica con loy repro- 

piaaan a luy ayczo meséyme . Uaa tenebras foro» faytas de la . 6* . ora 

entro a la . 9* . bora sobre tota la terra . E encerque la . 9* . bora . Yeh^a 

crtde en grant aocz diczent . Heli beli lamacza batani czo es . lo meo dio 

lo meo dio per gne abandoaies mi . TAas alcun de li istant aqui aauent 

diseron aguest appella belia . E vn do lor corroc uiaczament [43 r] e re- 

ceopua sponga ymplic ley d aci e pause a la cana e done a luy beore . 

Ha« li autre diczian laysa aeian qtie belia uegna desliorar luy . Ì£a9 yesus 

cride dereco en grant uocz e fora trames 1 esperit . E neuos lo uel del 

tempie fo tranca en doas part dei desobre entro al desot . E la tarra fo 

mogua . E las peyras foron trencas e li muniment foron ubert . E moti 

core de sant li qual anian dormi rexuciteron . E issent de li muniment 

enapres la rexurecion de luy uengron en la santa cipta e aparegron a moti » 

ULas centurlon e aqnjlb li qual eran con luy gardant yeaus alst lo moua- 

ment de la terra e aquellas cosas las quais eran faytas temiron forme[n]fc 

diezent . Uerament aquest era filb de dio . Ma« motas fennas eran aqu» 

delong las quals auian sega ieh^a de galilea amenistrant a luy . Entre las 

quals era maria magdalena . E maria de iaco e la mayre de Joseph e la 

mayre de li filb de ezebedio . Ma« eum sera fossa fayta vn bomme rie per 

nom ioseph ueuc de barimatia . Lo qual era deci pi e de yesus . Aqtiest s 

apropie a pilat e demande lo cors de ye^u^ . Adonca pilat comande lo cors 

esser renda . E iosepb receopu lo [48 v] cors enaolope luy en cendal mont 

e pause luy al seo muniment nou lo qual el auia tal ha en peyra . E uonte 

grant peyra a 1 us del muniment e anne . Ma« maria magdalena e autra 

maria eran aquì sesent encontra lo sepulcre . ÌAcm 1 autre dia lo qt«al es 

enapres 1 aparelhament . Li prtnci de li preyre e li farisio s aiosteron a 

pila diczent . O segnor nos nos sen recorda . Gar aquest enganador encara 

yiuent dis . To rezucitarey enapres trey dias . Donea comanda lo sepalere 

esser garda entro al . 3 . dia que per auentora li decipie de luy non ne- 

gnan e emblon luy e dian al poble el rexucite de li mort . E la deriera 

error sare peior de la prumiera . Pilat dis a lor uos aue garda anna e 

iarda enayma uos sabe . VLas ilh annant gamìron lo sepulcre segnant la 

peyra con las gardas 

XXVIII. Mas io uespre del sabba lo qual lacz en la pruma del sabba 



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\ 

1 



Il Nuovo Testamento valdese. 4i 

maria magdalena aene e aatra maria jieaer lo sepntcre . E nenos grant 
monamant da tarra fo fait . Cor 1 angel del segnor deysende del eel o 
apropiant noate la peyra e sesia [44 r] sobre ley . Hoa lo regardament da 
hiy era enayma lo solelh e las aestimentas de Ivy enayma neo . Maa las 
gardaa foron spauantas per la temor do Iny e foron fait enayma mort . Mas 
1 angel raapondent dia a las fennas . Uos non nolha temer . Gar yo say . 
Cor noa qnere iahan lo qua! fo cmcifica . £1 no» ea ayei . Cor el resncite 
eDayma el dia . Uene e ueia lo luoc al qtiai lo segnor era ista pausa . £ 
annant uiaczamant dicse a li deciple de luy . Gar el rexacite . E nenos el 
annare denant nos e» galilea . E neyre luy aqai . E oeaos deaant o dis a 
uos . E alias iasiron viaczamant del mnnimant eon temor e eon grant goy 
eorent annunciar a li deciple de luy . S nenos , yesua , eontra corroc a lor 
diczent dio noa sai uè . Moa ellas s apropieron e tengron lì pe de luy e 
oreron In^ . Adonca jesus , dis a lor non uolha temer . Mas anna annuncia 
a li meo ìrayre qua annon en galilea e neyre mi aqtil . Las qnals cam 
ellas fossan annas venos alcanti de las gardas uengron en la cipta e annn- 
cieron a li prìnci de li prayre totas las cosas las qnais eran istas fayta . 
E aiosta receopn [44 v] oonselh con li nelh . Doneron abundìuol pecunia 
a li eanalier diczent dicze . Gar lì deciple da Iny nengron de noit e embleron 
luy a noa dorroent . E sì ayczo sare auui del preuost nos amonestaren Iny 
e iaren uos segnr . Mas ilh receopn la pecunia feron enayma ìlh eran en- 
segna . E aquasta parolla es manifesta enapras li indio entro al dia da 
eneoy . Mas li . 11 . deciple anneron en galilea al mont al qnal Inoc yaatia 
aula ordena a lor . E nesent luy oreron . Mas alquanti dnbiteron . E yaaiia 
apropiant parie a lor diczent . Tota poesta es dona a mi al cel e en la 
terra .. Donea annant ensegna totas las gent e bapteia lor al nom del payre 
e del filh e del sant sperit . Ensegnant lor a gardar totas las cosas qtfabi 
qua gtials yo comandey a nos . E ueuos yo soy con nos per tnit li dia 
entro a la eonsumacion del segle ' 



JB. L'Evangelio secondo* Marco. 

[45 r] Ayci Gomencza lo sant Enangelt de sant Marc Gap. \, 
I. Lo comenczament de 1 enengeli de iahan cbrìst filh de dio enayma 
es script en ysaya Io propba^a . Uete yo trametrey lo meo angel deuant 
la toa facia lo qnal apparelhare la toa nia denant tn . Uoncz del cridant 
al deaeri aporelba la nia del segnor e facze dreit li sandier de luy . Joban 
fo ai deaeri bateiant e predicant lo baptisme de pent/eneia en remession 
de peecas . E tota la ragion de indea iasic a Iny e tnit aqntlh de iertiaalem 
e eonfesaani li lor paca eran bapteia de luy al flnm iordan . E iohan era 
nesti de pela de camels e centnra pelicienca encerqne di Inmbi de luy e 



42 Salvloni, 

maniana langostas e mei salaaie . E pr^dicaua diczent . Plas fori de mi 
aen enaprea mi del qtial en cagent non Boy degne desliar la correa de las 
caaezamentas de lay . Yp bapteiey uos en ayga . Ma« el bapteiare uos e» 
sant sperit . E fo fait en aqtiflh dia jesus nenc de naczeret do galilea e fo 
bapteia de iohan al iordan . E montani yiaezament de 1 ayga aie li cel uberi 
e 1 esperii deysendent enayma cobamba [1. col-] [45 y} e permanent e» ìuy 
e ooncz fo fayta de li cel . Ta sies lo meo filh amma yo ensemp plac en 
tu • E 1 esperit mene lay viacament al desert • E era al desert . 40 . ìom 
e . 40 . noìt . E era tenta del satanàcz . E era con las bestìas e li angel 
amenìstranan a \uy . Mae pois que iohan fo iiora yeeue uene en galilea pre- 
dicant 1 eaangeli del regne diczent . Car io temp es compii e lo regno de 
dio 8 apropiare . Pente uos e creso en 1 anangcli . E trapassant iosta lo mar 
de galilea nec simont e iohan lo irayre de iuy metent li recz al mar . Cor 
oran pescador . E yeetie dis a lor . Uene enapres mi e yo farey nos esser 
fayt pescador d omes . E laysa li recz segueron Iuy viaczament . E issi vn 
petit d aqai uec iaco de czebedio e ioan lo frayre de lay ilb meseyme en 
la nau refaczent li recz e appello lor viaczament e laissa lo lor payre czebedio 
con li mercenar en la nau segueron itiy . E intrant en cafarnaun e intra 
viaczament en la sinagoga ensegnaaa lor en 11 sabba . E ilb s-estabusslan 
sobre la doctrina de lay . Gar el era ensegnant lor enayma hauent poesta 
e non enayma li scriptura . E home en [46 r] socz sperit era en la sina- 
goga e crlde diczent . yeene de naczaret qt«al cosa es a nos e a tu . Tu 
sies uengu degastar nos . Yo say que ta sies sant de dio . Yesm menace 
iuy dicisent . Amutis e eya de 1 omo . E lo socz sperit tromentant Iuy e 
criilant en grant aoacz issic de Iuy . E tuit se mereailheron enaymi qu-«lh 
ensemp queressan entro lor dtezent . Qaal cosa es ayczo qual es aquesta 
nona doctrina . Gar el comanda en poesta a li socz sperit e obedisson a 
Iuy . E la nomenancza de lay issic viaczament en tota la region de ga- 
lilea . E issent viaczament de la sinagoga uengron en la mayson de simont 
e de andrio cun iaco o iohan . Mae la sogra de simont iaczia febreiant e 
dlseron a lay viaczament de ley e apropiant leue ley pressa la man de 
ley e la febre laisse ley aiaczament e amenistraua a lor . Mae fait lo ue- 
spre cum lo solelh fo cola presenteron a Iuy tuit li mal hauent e li hauent 
demoni e tota la citta era aiosta a la porta e sane moti que eran tromenta 
de diuersas langors e gittaua moti demoni e non laissaua lor parlar . Gar 
ilh conoyssian Iuy . E leuant forment de matin issi anno al luoc desert e 
oraua aqu» . E simont segue lay e aquflh (lue era con Iuy . E cum ilh 
aguessan troba Iuy [46 v] diseron a Iuy . Gar tuit queron tu e el dis a 
lor . Ànnen en li prumier bore e en las cittas que yo prediche aqu^ . Gar 
yo vinc a ayczo . E era predicant en las sinagogas de lor e en tota galilea e 
gittant demonis . E lebros uene a Iuy pregant Iuy e lo ienolh piega dia . 
Si tu uoles tu me pocz mandar . Mae yeeue marceneie de Iuy e stende la 
soa man e tocant Iuy dis a Iuy . Yo uolh que tu sias munda e eufn el ho 
agues dit la lebrosia se departic de Iuy viaczament e fo munda . E me- 
nace Iuy e dcgitte Iuy viaczament . E dis a Iuy aeias non o dires a alcun . 



Il Nuovo Testamento valdese. 48 

ìlas uay e demòstra te a 11 prt'nci de 11 preyre e uffre p6r lo teo monda- 
menl.ìaB cosas que moyses comande a lor en testimoni . Mas el Issi comence 
a manifestar e predicar la parolla enayml qu-eì non pognes intra en la 
citta manifestaiiMnt • ìias esser defora en li luoc desert . E aiostanan se 
a luy de tota part 

II. E intre dereco en cafamaun enapres alcun dia . E fo anni qu-«l 
fos en la mayson e moti s aìosteron enaymi qu-tUi non chaupessan ni a 
la porta e parlaoa a lor la parolla . E uengron portant a luy paralitic 
[47 r] lo quaì era porta de . 4 . E cum ilh non poguessan presentar luy 
per la <;ompagnia descubriron lo teit ont el era e cum ilh agron fait uber- 
tura sot meseron lo leit al quaì lo paralitic ia^ia . Uas cum jesus aguessa 
oist la fé de lor dis al paralitic . filh li peca son perdona a tu . ìlas 
aleanti de li scriptnra eran aqti» sesent e pensant en li lor cor . Aquest 
per que parla enaymi . £1 blestema . Qual pò perdonar li peca si non lo 
sol dio . La qtial cosa jesus conegu per lo seo sperit . Cor ilh pensauan 
enaymi entro lor dis a lor • Per que pensa aquestas cosas en li nostre cor • 
Qual cosa es plus legiera de dire al paralitic li peca son perdona a tu o 
dire pren lo teo leit e uay . Mas que uos sapia qt^e lo filh de la uergeua 
a poesta en terra de perdenar li peca dis al paralitic . Yo die a tu lena 
pren lo teo leit e uay en la toa mayson • E el se leue yiaczament e pres 
lo seo leit anno deuant tuit enaymi que tuit se mereuilhesan e honoresan 
dio diesent . Gar ynqtia non ueguen enaymi . E issic dereco al mar e tota 
la r^Hapagnia nenia a luy e ensegnana lor . E cum el trapasses u|c leui 
alphlo sesent al taulier e dis a la y sec mi . E leuant segue luy . E fo fait 
cum el repauses [47 v] en la mayson de luy . Moti publican e peccadors 
ensemp se repausauan con yesus e cnn li deciple de luy . Gar moti eran li 
qtial segnia luy . £ li scrtptura e li pbarisio ìiesent qu-el se repauses 
con li publican e cun li pecador diseron a li deciple de luy .Lo nostre 
mestre per qtie mania con li publican e con li pecador yesus auui ayczo 
dis a lor . Li san non an besogna de mege . Ma« aquilh que an mal . Gar 
Yo non ulne apellar li iusi a pent^encia . Mae li pecador . E li deciple de 
iohan e li pbarisio eran deiunant e uenon e diczon a luy . Li deciple de 
iohan e li pbarisio per que deiunan . Mae li teo deciple non deiunan . Yeheu 
dis a lor . Donea 11 filh de las noczas pon deiunar tant longament qiiant 
1 espos es con lor . Ilh non pon deiunar per tant de temp cant an 1 espos 
con lor . Mae dias uenren que 1 espos sare tout de lor . Adonca ilh deiu- 
nare» en aqtitlh dia . Alcun non cos la mescladura del drap non al uelh 
uestiment d autra maniera tol lo eomplim[en]t non del uelh e es fait maior 
scarczadura . E alcun non met lo uin nouel en li oyre uelh d autra ma- 
«li era io vin rompre li oiro . E lo vin sare scampa e li oire periren . Mae 
lo TÌQ [48 r] nouel deo esser mes en li oire non . E fo fayt dereco cum el 
unnes per li semena en li saba li deciple de luy comenceron annar deuant 
e arancar las spias . E li pharisio diczian a ìuy . Uete qual cosa fan en 
ii sabba czo que non ley . E el dis a lor . Non leges uos vnqt^a qual cosa 
fey dautd cant el aula besogna e fameie el e aquilh li qual eran con ìuy . 



44 Salrioni, 

En qual maniera intre en la mayson àe dio sot abiathar princi de li preyre . 
E manie li pan de la preposaicion li qtial non leia maniar si non a li preyre . 
E dono a aqut'lh li qual eran con luy . E diezia a lor lo aabba es fayt per 
1 ome e non 1 omme per lo sabba . Donea lo fQh do la aergena acer es 
segnor del ^ sabba 

III. E intre dereco en la sinagoga e home era aqui hauent la ma» 
secca . E Uh gardauan luy si el sanes en li sabba qu-ilh acusessan luy . 
E el dis a 1 omme hauent la man secca lena te al mecz . E dis a lor ley 
far ben en li sabba o mal far salnar 1 arma o perdre la . ìias Uh se tai- 
sian e encerque regardant lor con ira contrista sobre 1 encequeta del cor 
de lor dis a 1 ome stent la toa man . E el 1 estende e la man fo restaura 
a luy . Ma« li pharisio [4d t] issent viaczament faczian conselh cun li he- 
rodian eneontra ìeh«u en quaì maniera destruessan luy . E yesiis se departic 
al mar con li seo deciple e mota compagnia de galilea e de iudea e d outra 
lo iordan e grant mautecza d aquilh qiie eran encerqtie tiri e sìdonia an> 
uent aquellas cosas las quaìs el faczia aengron a Itiy . E dis a li seo deciplo 
qti-ftlh seruessan a luy en la uaueta per la compagnia qu-»lh non apre- 
messan luy . dar el sanaua moti enaymi qti-tlfa s-enbriuesan en luy qu-iììi 
toqtiessan luy . ìiaa alquanti alquanti qtie auian plagas e socz sperit cum 
Uh ueyan luy s enclinauan a luy e cridauan dlczent tu sies filh de dio . 
E el menaczaua a lor forment qu-tlh non manifestessan luy . E montani 
al mont appello a si aquflh qu-el noie e uengron a luy e fey li esser . 
12 . con luy qu-el li trametes predicar . E done a lor poesta de sanar las 
enfcrmetas de gittar li demoni . E pause nom a simont peyre e iaco de 
czebedio e iohon irayre de iaco e pause a lor nom . Boanerges que si- 
nifica fi Ih de troneire . E andrìo e phelip . E bertholomeo e matio e 
thoma e iaco alphio e tadlo e simont cananeo e inda scarioth lo qual 
liore luy . E uenon a la mayson [49 r] e la compagnia s aioste dereco e- 
naymì qu-»lh non poguessan maniar pan e cum U seo aguessan auui issiron^ 
tenir luy diczent . Gar el era conuerti en furor . E li scrtptura de ieru- 
«alem diczian . Gar el a belcebuch . E car el gieta demonis en prenci de 
demonis • E ensemp appella lor dis a lor semblanczas . Lo sathanacz 
en qual maniera pò gittar lo sathanacz . E si lo regno es diuis en si . 
Aquel regno non pò istar . E si la mayson es departia sobre si meseyma . 
AqueUa mayson non poyre istar . E si lo sathannas se levare contra si 
meseymo el es deuis e non poyre istar . Ma« a fin . Alcun intra en la 
mayson non pò raubir li uaysel si prumierament non liare lo fort . E 
adonca roubare la mayson de luy . To die nerament a uos . Gar tuit li 
peca saren perdona a li filh de li home e las blestemas per las quals Uh 
blestemaren . M.a8 aquel que blestemare al sant sperit non ha remession 
en eterna . Mas Bare acolpa de eternai forfait . Gar Uh diczian el a socz 



* Nel cod. veramente s*ha 'de', con sopra alP'e' il solito tratto che fa 
le veci di 'n'. 



II Nuovo Testamento valdese. 45 

8p6fit • E la mayre de lay e li trayre uenon e istant defora trameserofi 
a \uy appellant \uy . E la compagnia scya eticerqua lay . E diczoti a lay . 
Uete la toa [i9 v] mayre e li teo frayre defora quexon tu • E r««poudent 
difl a lor • Qaal es la mia mayre e qtuA son li meo trayre . E enc^rque 
regardani aqfitlh que seyan enc^rqua lay dis . Ueaos la mia mayre e li 
meo trayre . dar qtial qtte ^^a\ fare la nolanta de dio aqtfest es lo meo 
frayre e s^ror e mayre 

lY. E comefice dereco ensegnar al mar e moia compagnia s aiosteron 
a lay enaymì qu« montani seses en la naueta al mar . E tota la compagnia 
era encerquc lo mar sobre la terra . E ensegnaaa a lor motas cosas en 
semblancza . E diczia a lor en sa doctrina . Anue . Ueuos lo semenador 
issie semenar . E dementre qu-ol semenaaa . L an cagic oncerque la ala 
e li oysel aengron e manieron \uy . L autre cagic sobre la peyrosa al qua! 
laoc non hac mota terra e nasq»e aiaczamant . Cor non hac aatecza de 
terra . E eant lo solelh fo na s-escalfe e seqt«e . Qtor ci non hac reycz . E 
i aatre cagic en las spinas e las spinas monteron e offogaeron lay q non 
done frac . E 1 aatre cagic en la bona terra e donaaa frac montant e 
creissent e portaua . L an trenten 1 aatre seysanten e 1 aatre centen . E 
diczia . Aquel [50 r] que a aarelhas d aaair aaaa . E cum el fossa sol . 
AquAh . 12 . que eran con \uy demanderon a \uy la semblancza . E el 
diczia a lor . A aos es do;ia saber lo menistier del regne de dio . ÌHas 
aqtfftlb qtte son defora totas cosas son faytas a lor en semblancza que 
uesent aean e non nean e aaaent aanan e no^ entendan qti-»lh non sian 
conaerM adonca e li peca sian perdona a lor . E dis a lor . Non sabe 
aqtiesta semblancza . En qual maniera coneysore totas las sembla[o]czas . 
Aqtiel que semena semena la parolla . Mae aqf/»ti son li qual son encerque 
la aia en li qtial es semena la parolla . E cam Uh an aaui la parolla . 
Lo sathanas uen aiaczament e osta la parolla la quaì es semena en li cor 
de lor . E semilhantament aquilh que son semena sobre la terra peyrosa 
son aqnilh li qual cum ilh an anni la parolla recebon ley aiaczament con 
goy e non an reycz en lor . Mae son temperai . D-aqu»-enant na la trt- 
bnlaeìon e la persecucion per la parolla son scandeliia viaczament . Mae 
aqmlli autre que son semena en las spinas son aquilh que anaon la parolla . 
E las queytiaetas del segle e 1 engan de las riqueczas e las cabiticias en- 
cerque las antras [50 v] cosas intrant offogan la parolla e es faita sencza 
frac • E aqutsti son li qual son semena sobre la bona terra li qual auaon 
la parolla e la recebon e fractifican . L un trenten 1 autre seisanten e 1 
autre centen . E diczia a lor . Donea la lacerna uen qu-«lh sia pausa sot 
la mesura o sot lo cubret . Donca non qu-»lh sia pausa sobre lo candelier . 
Cor alcuna cosa non es rescundua que non sia manifesta ni fayta en rescos 
qu-tUi non uegna en pales . Aquel que a aurelhas d auuir auua . E digia 
a lor . Ueia qual cosa auua . En la mesura que uos mesurare sare reyre 
mesura a uos . Gar aquel que a sare dona a ìuy . E aquel que no» ha 
neys czo qu-el ha mr^ tout de luy } E diczia lo regne de dio es enayma si 
vn home gietta lo semencz en terra e dorma e se lene la noit e lo iom e lo 



46 Salvioni, 

Bemencz germena e crcysa dementre qu-eì non sap . Cor la terra fratifica 
àe gra . Prtimierament herba d-aq«t-enant spia d-aqm-enant plen frue en 
espia e eum lo fruc se Bare fora mena mandare yìaczamenl la fancz . Car 
la maysson es preaeni . E diczia al qua! resemilharen lo regne de dìo o a 
qua! [5f r] semblancza comparen luy . Enayma lo gran de la seneua lo 
quaì eum el sare semena en la terra es menor de tuit li semencz que son 
en la terra . E eum el sare semena el monta e es fait maior de cani e fay 
grant ram enaymi que li oyssel del cel pon faaditar sot 1 umbra de iny . 
E porlaua a lor la parolla eon motas eytais semblanczas . Enayma ilh poyan 
annir . ìias el non parlana a lor sencza semblancza . ìias a part sponia 
totas cosas a li seo deciple . En aquel dia eum sera fossa fayta el dis a 
lor trapassen de eontra . E laisant las eompagnias receopron Iny enaymi 
qu-el era en la nau e autras naus eran con luy . E grant fortuna de nent 
fo fait e las ondas intraaan en la nau enaymi qtie la nan fos ymplia . E 
el era en la papa dormenfc sobre lo cnisin . E ilh scomogron lay e diseron 
a luy . m estro non se perten a tn . Car nos peren . E leuant comande 
al nent e dis al mar teisis e amatis . E lo nent cesse e grant soenecza fo 
fait . E dis a lor per que se temeros non ane fé en carità e temlron de 
grant temor e diczian 1 un a 1 antre . Qaal es aquest . Cor lo nent e lo 
mar obedìsson a lay 

y. [51 v] E vengron d entra lo mar en la region do li gerasenio . E 
home en sperit non mnnd eon^racoroc viaczament de li maniment a ìuy 
issent de la nan . lo quai ania meysoueta en li mnniment . E alcun non 
poya ia ligar luy de cadenas . Car souendierament liga de ligam e de ca- 
denas aguessan rot las cadenas e atr»ssa li ligam e alcun non poya luy 
domar . E era totauia en li mnniment noit e iorn e en li moni cridant e 
ferent se eon las peyras . Mae uesent jesus de long corroc e ore luy e 
cridant en grant noucz dis . ieheu filh del sobeyran dio qtial cosa es a 
mi a tn . To te scuniuro per dio que tu non me tromentes . Car el di- 
czia a ]up . socz sperit eys de 1 ome . E demandaua a luy quaì nom es 
a tu . E dis a luy nom es a mi legion . Car nos sen moti . E pregaua Iny 
mot qu-eì non lo gites fora la region . Mae grant grecz de porc era pais- 
sent aqui encerqve lo mont . E li sperit pregauan luy diczent manda nos 
en li porc que nos intran en lor e yeeue autreie a lor yiaczament . E li 
socz sperit issent intreron en li porc . E lo grecz trabuque al mar per 
grant embriuament encerque day milia e foron soffoga [53 r] al mar . Mae 
aqutlh que paissian lor fugiron e anuncieron en la citta e en li camp . E 
issiron ueser qual cosa fossa fait e uengron a yeeue e uesent luy lo quol 
era tromenta del demoni sesent uisti e de sana pensa e temiron . E aqutlh 
que uegron recoyntcron a lor en qual maniera fossa fait a luy lo qual 
auìa demoni e de li porc . E coraenceron pregar luy qu-el se departes de 
las fins de lor . E eum el montes en la nan aquel que era ista tromenta 
del demoni comence a pregar luy qu-el fossa con luy e non receop luy . 
Mae dis a luy nay en la toa mayson e a li teo . E anuncia lor quantas 
cosas lo segnor aya fait a tu e aya marceneia de tn E anne e comence 



Il NaoYO Testamento valdese. 47 

a predicar en deeapoli cantas eosas yesus aguessa fait a ]uy . E tuit se me- 
reaiihaaan . E cnm yesus agnes dereea trapassa en la naa d ontra lo mar . 
Mota eoffipagnia s aioste a lay . E era enc^rqua lo mar . E m de li prtnri 
de la sinagoga p«r nom Jayms nenc e nesent Iny cagic a li pe de Iny . E 
pregava luy mot diczint • Cor la mia fiiha es en las stremetas . Uen e 
pausa la toa man sobre ley q«-ilh sia salna e niua . E el [52 v] anne eon 
Iny e mota compagnia segala Iny e apremian lay . E fenna ia quaì era en 
enfermete per . 12 . an e aaìa safert motas cosas de plasors meies e auia 
despenda totas las soas cosas . e non aoia profeyta alcana cosa a ley . Mas 
auia maiormant peys . Gain Uh agaes auai de jesus aenc en la compagnia 
dareyre . E toqfia la aestimenta de luy . Cor ilh diczia . Car si yo tocarey 
solament la aestimenta de Iny sarey salna . E la fontana del sang de ley 
fo seca Tiaczament e sentic al cors qn-tlh fos sana de la plaga . E iehea 
conoysent rlaczament en si mesoyme la aerta la qual era issia de ìuy . 
Uont a la compagnia diczia qnal toqtie las mias nestimentas . E li deciple 
de lay diczian a luy . Ta aecz la compagnia aprement ta . E dis quaì me 
toqtie . E encerqnc regardana per aeser aqnella que aaìa fait ayczo . i/Las 
la fenna tement e tremolant sabent qtie la fos fait en si aenc e cagic de- 
uant lay e dis a lay tota la aerita • Mas el dis a ley . fiiha la toa fé 
fey ta salaa aay en pacz e sias sana de la toa plaga . Encara lay porlant 
nenon li nanci al princi de la sinagoga diczent . Car la toa fiiha es morta . 
Per que trabalhas d-ayci-enant lo mestre . Mas [58 r] ieh«n aaaia la parolla 
la qtMl era dita dis al prtnci de la sinagoga . Non uoler temer tant sola- 
ment ere . E non layse alcan segre si si non peyre e iaco e iohan filh de 
czebedio . E aongron a la mayson del princi de la sinagoga . E aie la remor 
e moti plorant e allant . E intra dis a lor . Per que se torba e plora la 
fantina non es morta . Mas dorm . E ilh scamian \uy . Mas el gitta li tait 
defora pres lo payre e la mayre dd la fantina e aqt^tlh que eran cun si . 
£ intrant al laoc al qnal era la fantina ìaczent . E tcnent la man de la 
fantina dis a ley . Tabitha con la qual cosa es entrepetra fantina . To die 
a tu lena . E la fantina se lene niaczament e annaaa . Mas era de . 12 . 
an . E s-estabusiron de grant tcmor . E comande a lor forment que neon 
non sanpes aquestas cosas . E dis doaa maniar a ley . E issi de aqt^t anne 
en la soa centra e li seo deciple segaian lay 

VI. E ÙLÌt lo sabba el comence ensegnar en la sinagoga . E moti au- 
nent oe merenilbaaan en la doctrtna de lay dtcsent . Totas aqtiestas cosas 
dont son a aquest . E quaì es la saptencia la qual es donna a \uy . Eytals 
[5S ?] nertacz las qt^als son faytas per las mans de lay . Donca non es 
fanre filh de maria . e frayre de iaco e de ionseph e de iada e de simont . 
Tronca las serors de luy non son ayci eon nos . E eran scandaliia en hiy . 
E ieh«a dicz[i]a a lor . Car propheta non es sen^a. honor si non en la soa 
eontra e al seo parenta e en la soa mayson . E non poya far aqui alcana 
uerla si non qti-el sane petit enferms empausas las mans en lor e se me- 
reollhaaa per la mescresencza de lor . E circondaaa li castal * en auiron en- 



' Il secondo a di qoesta parola pare malamente ritoccato per trarne an 'e'. 



4H Salvioni, 

segnant . E appolle li . 12 • e comence trametre lor day a day . E donaoa 
a lor poesta de li socz sparit '. E comande a lor qu-iìh non possessesan 
alcuna cosa en la aia si non tant solam^nt uarga . Non Bearsela non pan 
ni monea en la cantora . Ma» caucza de cendalias . E qu-ilh non fossan 
uestl de doas gonellas . E diczia a lor en qtMil que quaì mayson inirare 
permane aqut entro que nos eyssa d etqui • E qual que quaì non recebre» 
uos ni aaniren nos issent d aqtii secoe la pois de li aosire pe en testimoni 
a lor . E issent pradicanan qv-tliì fessan ^eniteneÌA e gitaaan moti demoni . 
E ognian moti enferm d oli e eran sana . E lo rey hero[54 r]de auaic . Cor 
lo nom de lay fossa fait manifest . E diczia . Gar iohan batista rezncite 
de li mort . E emperczo uartncz obran en ìuy . i/Las li autre diczian . Cor 
lo es helia . Mas li aatre diczian . Gar 1 es propheta . enayma vn de li prophete . 
La qt^ol cosa herode aaaia dis iohan lo qt^il yo degoley aquest rexucite àe 
li mort . Cor el meseyme herode trames e tene ioan e ligae lay en career 
per herodìana molher de phelip lo seo frayre . Gar el auia amena ley . Gar 
iohan diczia a herode . La non ley tu aaer la molher del teo (rayre • Mas 
herodìana agaytaaa lay e aolia aacire luy e non poya . Gar herode temia iohan 
sabent luy esser baron iast e sant e gardaaa lay e aaui lay faczin motas 
cosas e auuia luy aolentierame[a]t . E con» dia eonoeniool fos endeoenga . 
Herode fey cina de la soa natioita e a li promier de gaiilea . E cum la 
iilha de meseyma herodiana fos intra e agoes saota e piago a herode e a li 
ensemp rei^ausant . Lo rey dis a la fantina . Demanda de mi czo que to noles 
e yo donarey a tu . £ iure a ley . Gar yo donarey a tu quaì que quaì cosa 
to deman[54 y]dares neys la meyta del meo regno . La qual cum llh [1. ilh] 
fos issia dis a la soa mayre quaì cosa demandarey . Mae ilh dis lo cap de 
iohan batista . E cum ilh fossa intra yiaczament al rey con frecza domande 
dtciient . Yo oolh que oiaczament dones a mi al desc lo cap de iohan ba- 
tista . E lo rey fo eontrtsta per lo iorament e per li ensemp repaosant non 
uolc . contristar ley . Mae trames lo borrel e comande lo cap de ìuy esser 
aporta al desc . E degolle loy en la career e porte lo cap de loy al desc 
e dono loy a la fantina e la fantina lo done a la soa mayre . La quaì cosa 
li deciple de loy aooia oengron e preseron lo cors do loy e paoseron lay 
al moniment . E li apostol ensemp oeuent a ieheo renoTicieron a loy totas 
las eosas qti-tlh aoian fait e ensegna . E dis a lor . Uene al looc desert a 
part e repaosa uos rn petit . Gar moti eran li quaì uenian e sen retornauan 
e non aoian spaci de maniar . E montant en la nao anneron d aqui al laoc 
desert a part . E moti oengron e conogron lor annant . E peonier de totas 
las cittas ensemp corogron lay . E oen[55 rj^ron deoant lor . E yeene issent 
Tic mota compagnia e marcenele desobre lor . Gar ilh eran enayma feas 
non aoent pastor . E comence ensegnar a lor motas cosas . E com grant 
hora fossa ia fait . Li deciple de loy s apropieron a loy diczent . Aqtiest 
luoc es desert e 1 ora ia trapassa laissa lor qne annant en li premier caste! 
e bore e qn-ilh ccmpron a lor a maniar li quaì manion . E reepondent dis 
a lor . Dona maniar a lor . E diseron a lay . Annant compran pan de day 
cent denier e donaren maniar a lor • E el dis a lor quanti pan aue . Anna 



Il Naovo Testamento valdese. 49 

e ueia . £ cum ilh o aguessa» conegu diseron . 8 . pana e day peyBon e 
comande a lor qu-ilh li fessan repausar tait segont las compagnias sobre 
Io fen neri . E repanseron per partias per centens e per cincantena . E 
receopa li . 5 . pan e li day peyson regardant al cel beneyczic e frains li 
pan . E done a li seo decìple que li pauaessan denant lor . £ li day peyBOti 
departic a tait . E maniero» tait e foron Bacia . E preseron las remasilhas 
de li fragnament . i?< . cofin» piena e de li peyson . Mjos aquilh que auian 
mania eran . tf . milia [55 y] hommes . £ costreins li Beo deciple montar 
Tiaczament en la naueta qn-ìlh annesan deaant luy outra lo mar en be- 
sayda deme[n]tre quel laysea lo poble . E cum el agaes laysa lor anne al 
mont orar • E eum sera fosa fayta la nau era al mecz del mar . E el era 
sol en terra . E aesent lor lauorar en negar . Car lo aent era contrari a 
lor . E nenc a lor annant sobre lo mar encerque la quarta uegilia de la 
noìt . E aolia trapassar lor . Mae pois qn-tlh uigron Iny annant sobre 
lo mar penseron esser fantasma crìderon . Car tait uigron iuy . E foron 
contorba . E el porle a lor yiaczament e dis a lor . Confida uos yo Boy non 
uolha temer . E mente a lor en la nau e lo uent cesse . E s-estabusian plue 
maiorment entro lor . Cor ilh non auian entendu de li pan . dar lo cor 
de lor era enceqtM» . E cum ilh agnessan passa lo mar uengron en la terra 
de genesareth e ariberon en terra . E cum ilh fossan issi de la nau cono- 
gron luy yiaczament . E corrent per tota aquella region comenceron en- 
cerqtfe portar en li leìt aquilh que auian mal aquf al qual luoc ilh auuian 
Iny esser . En quaì que qua! luoc el intraua en li bore o en [56 r] las uilas 
en las cittas ilh pausauan li enferm en las placzas . E pregauan luy que 
almanco toquesan la finbria del uestiment de luy . E canti lo toqueron 
foron fait salf 

yn. £ li phorisio s aiosteron a Itsy e alquanti de li scrtptura uenent 
de ierff^al^m . E eum ilh agnessan uist alcun de li deciples de luy maniar 
pans con mans comunas czo es non lauas ilh li blasmeron . Car li pharisio 
e tait li indio non manian s-ilh non se lauan souent las mans gardant las 
costumas de li uelh . E uenent del marca non manian s-ilh non son lana . 
E motas antra cosas son las quals son donas gardar a lor. Lo lauament de 
li calici e de li uaysel d aram e de li leit . E li scrtptura e li pharisio 
demandanan luy . Li teo deciple per que non deiunan iosta las costumas de 
li uelh . Mae manian pan con las mans non lauas . Mae el reepondent dis 
a lor . YsaytL propheteie ben de uos ypocrit enayma es script . Aquest 
poble honra mi cun lauias . Mae lo cor de lor es long de mi . Ilh me 
seruon en yan ensegnant las doctrinas e li coman^lament de li home . Cor 
abandonant lo comandament de dio tene las cos[86 yjtumas de li emme . 
Lo laoament de li uaysel e de li calici e facze motas aufras cosas semblant 
a aquestas . E diczia a lor . Ben faces uan lo comandament de dio que uos 
garde las uoe^as costumas . Gar moyses dis honra lo teo payre e la toa 
nayro e aquel que maudire al payre o a la mayre mora de mort . Mae uos 
dicze . Si 1 ome dire al payre o a la mayre corban la qual cosa es lo don 
Ax€hÌTSo glottol. iUl., XI (Mconda serie, I). 4 



60 Saivioni, 

qtral que qual es de mi profeyiare a ta . E d-aqi«*-eDafii no» laysar far 
alcuna eosa al seo payr^ o a la soa mayre treneant lo tomamdamsnt dì dio 
par la uoitn costuma la qual uos li onlemea ^ . E fa^e motas cosai semilhant 
d aqtiastas manieras . E apellant dareco la compagnia dicaia a lor . O uos 
tuit aune mi e entende . Àleuna cosa non es fora de 1 ome intrant e» luy 
qfia poissa socsar luy . Mm aquallaa eosas qua eisson de 1 omme aquallaa 
son qi«a soczan 1 omme . Aq«al qua a aurelhas d anuir auna . E eum el 
fos intra de la compagnia en la mayson . Li deeiple de luy demandauan a 
luy la semblancza . E ei dia a lor se uos encara enaysi [S7 r] sencEa enteii- 
damant . Non entende . Cor tot czo que es defora intrant en 1 ome non 
pò soczar luy . Cor non intra al cor de luy . Mot al uentre e eia en de- 
portimant puigant tnit li maniar . Hot el diczia . Cor aqnallaa coaas que 
eisson de 1 ome aqnastas soczan 1 ome . Cor dedinoz del cor de li ome 
eisson malas oogitacions . Àuouteri fomigacion homecidi fnrt anarìcyis fel- 
lonias engan non castità . Mal olh blestemas superbia matecza tuit aqciisti 
mal eisson de dedincz e soczan 1 ome • E lenant d aqnt anne en laa fins 
de tiria e da sidonia • E intra en la mayson non noie alcun aaber , o , e 
non se poc reseondre . E vna fenna la iilba da U qtiol aula aocz aparit 
Tiaczamant pois qu-ilh auuic da luy intra e cagie a li pe da liiy • Cor la 
fenna era gentil sirophaniaa par Ugnale e pragaua luy qua el gittes lo de- 
moni de la filha de ley . E el dia a ley layssa prnmieramant Baciar li filh . 
Cor la non es bon penre lo pan de li filh e donnar lo a li can . Mas ilh 
reeponde e dis a Itif^ . segnor acar . Cor li cadel manian sot la taula 
de las brisas da li fantin . E el dis a ley uay par aqnasta [87 t] porolla 
isaic lo demoni de la toa filha . E cum ilh fossa anna en la eoa aaayson 
trobe la fantina iaczent sobre lo leyt e lo demoni esser issi . E issent dereco 
de las fins de tiri uene par sidonia al mar da gallica par 1m meczas fins 
de licapoli • E mena a luy sort e mut e pragauan luy qn^al cmpauaes a 
\uy la man e pragant luy a port de la compagnia mea li seo dee en las 
aurelhas da luy e scupent toqna la lenga de luy . E sus regardant al cel 
eng^nlc e dis a luy . Effeta la qtM»l coea es ubrir e las aurelhM de luy 
foron ubertas yiaczament e lo liam de la lenga da luy fo desila e porlana 
dreit e comande a lor que non o dissesan a alcun . Kaa en tant coma el 
comandaua a lor e tant maiormant pina pradicauan emparczo pitia se ma- 
renilhauan diczent . El fey ben totas coeas . El fey auvir li seri e li mut 
parlar 

yin. Eki tquiìh dia eum mota compagnia foa dereco eun iahan • E 
non aguessan qnal cosa maniesan . E enaemp appella li aeo deeiple dis a 
lor . Yo marceneio sobre la compagnia . dar ueuoa ia aoslenon [tfS r] mi 
par trey dia e non an qual cosa manion . E sì yo mandarey lor deiuna en 
la lor mayson ilh defalhiren e» la ula . Gar alcun de lor uengron de long . 



1 Nel cod. *ores' con un tratto sopra T'o'. Potrebbe leggersi anche 
'ordanes', i due tipi 'orde-' e 'orde*' occorrendo ugualmente nei codice. 



Il Nuovo Testamento valdese. 51 

E li 860 deciple r^^ponderofi a lay . Alcun dont poyren saciar aqtiìBti de 
pan en la soiecza . £ el demanda a lor qtianti pan aae e Uh diseron . 7 . 
S el comande a la compagnia qt»-»lh se aseteaan aobre la tarra . E reeebent 
li . 7 . pans e faczent gtaeiaB firayna . E li done a li seo deeiple qu-ilh li 
paosesan denant lor e pansaron denant la compagnia . E anian yn petit de 
petit peissons . E beneyczio lor e comande esser pausa . E manieron tnit 
e foron saczia . E presaron da li fragnimant qna soparcheron sept sportas . 
Moa aqfnlli qf«a anian mania eran enayma • 4 • milìa • e el li en mande • £ 
mofttant yiaezamant en la naueta con li seo daciple uenc en las pori d al- 
manitha . E li pharisio issiron e comenceron enearcar con Iny qt^arent da 
ky ensegna del cel tentant Iny . E engemant par spari t dis . Aq«asta ge- 
neracion par qna qtiar ensegna . Yo die narament a nos ensegna non sore 
dona a aqtfasta generacion . E laisant lor monte dereeo en la [68 y] naa e 
aime d entra lo mar e se dementigueron de penre pans . E non auian si 
non yn pan con lor en la nau . E comandaaa a lor diczent . Regarda e 
garda nos dei lenam de li pharisio e del leoam de haroda . E pensauan 
entre lor diczent . Gar non hauen pans . La qtial iahjii conegna dis a lor . 
Per qua pensa . Cor non ane pans . Non conoisse encara e non entende 
haaent encara eneeca lo nostre cor hanent olh e non uee e hanent aurelhas 
e non anne ni nos recorda quaui To fraina . 6 . pana en . 6 . milia e 
quanti oofin prases plen de li fragnamant . £ ilh disaron a ìuy . IS . qnant 
. 7 . pau en . 4 . milia qtianta sporta prases da li fragnamant . E disaron 
a Iffy . 7 • E el diczìa a lor en qnal maniera non entende encara • E nenon 
en bethsaida . E ilh ameneron a Iny cec e praganan Iny qu-al toqtias luy e 
prasa la man del cec mene luy fora del bore . E eseupent en lì olh de Iny 
eflipansas las soas mans demannde luy si el ueya alcuna cosa . E regar- 
dant dis . To ueo li homme annant enayma albre . D-aqtn-enant dareeo 
pause las mans sobre li olh da lay e comence uesar e fo restaura enayai ^ 
q»-el uegues claramant totas coaas e trames luy en la soa maysofi diczent 
[89 r] uay en la toa mayson . E si tu intrares al bore non ho dires a al- 
ea» . £ yaatw issic e li daciple de luy al Castel da cesar phelip e domande 
adonca U seo deeiple diczent a lor . Li bomme qnal diczon mi esser li qual 
respoDàeron a luy diczent . Lì yn iohan batista li autre helia • Moa li antro . 
Jeremia . enayma yn de lì praphafo . Adonca el dis a lor . Haa uos qua! 
dleze mi esser • f! peyre raa^onde e dis a luy . Tu sies . x^ta^ . E el lor 
deffende con menaczas qK*ilh non o disessan a alcun da ìuy . E comence 
ensegnar lor . Cor la conenta lo filh da la uargena suffrìr motas cosas . 
£ esser refnda de li uelh e de li sobeyran prayre e de li scrtptnra e esser 
oecis e rezucitar enapres . 3 . dias . E parlaua la paroUa en pales . E 
peyre pranent luy comence a castigar luy . Lo qf^al uout e uesent lo seo 
deeiple menace peyre diczent uay enapres mi sathanas . Cor tu non sabes 



^ Di qui innanzi risolvo 'enayai', contro T opinione che esponeyo a pa- 
gina 6-7. Vedi r appendice. 



52 Salvioui) 

aqt«6llas cosas que son de dio . Ma« aquellas qua soa de li omme . E en- 
semp appelle la compagnia eon li seo decip/e e dis a lor . Si alca» noi 
segre mi d^negue si meseyme e prana la soa crocz e segua mi . Cor aqtiel 
que aolre salaar la soa arma [59 r] p^rdre ley . ìlaa aqiiél que perdre la 
soa arffia per mi e per 1 auangeli fare ley salua . Cor qiMil cosa profeytare 
a 1 omme si el gagna tot lo mont e facza destmym^nt a la soa arma . 1 
ome qtial cosa de cambi donare per la soa arma . E qui aure aga Tdrgogna 
de mi e de las mias parollus en aqtiésta generacio» aaontra e pecheyricz 
enay^i lo fìlh de la nergena aure uergogna de Iny cum el sore aengu e» 
la gloria del seo payre eon lì sant angel 

IX. £ diczia a lor . To die nerament a nos . Cor la son alquanti de 
li istanfc ayci li qua! non tastaren mort entro qu-iìh uean lo regno de dio 
nenent en uertacz . Enapres . 6 . dias yesus pres peyre e iaco e iohan e 
mene lor al mont aut formsnt sol a port e fo trasfigura deuant lor e las 
uestimentas de luy foron faytas resplandent e blancas forment enayma neo . 
tals que lo foullon non poyria far enay^i blanc sobre la terra . E helia con 
moyses aparegron a lor e eran parlant cun jesue . E peyre re^ondent dis 
a yesus . mostre bon es nos esser ayci e faczan ayci . S . tabernacles . 
vn a tu TU [60 r] a moyses evn a helia . Cor el non sabia qual cosa 
diczia • Cor ilh eran spananta de temer . E niuola fo fayta vmbreiant lor 
e uouc uenc de la niuola diozent . Aquest es lo meo filh kaneeime auue 
luy . E encerqt«e regardant oiaczament non nigron alcun plus si non tant 
solament yeetie cun lor . E lor deysendent del mont comande a lor qu-ìlh 
non recointessan a alcun las cosas qti-ìlh auian uist si non q«ant lo filh 
de la uergena sore rexucita de li mort . E ensemp tengron la parolla ena- 
pres lor encercant qua! cosa fos cum el sore rexucita de li mort . E de- 
mandauan luy diesent . Donea li pharìsio e li scriptura per que diczon . 
Cor couenta helia uenir prtimierament . Lo qua! reepondent dis a lor . 
Gum helia sare uengu restaurare prtimierament totas cosas . E en qual 
maniera es script al filh de la uergena qu-el suffra motas ^ cosas e sia de* 
spreczia . Mae yo die a uos que helia uenc e feron a luy qual qtie qual 
cosa uolgron enayma es script de luy . E uenent a li seo deciple uenc 
grant compagnia encerque lor . E li scriptura ensemp querent eon lor . £ 
tot lo pbble [poble] uesent . yeeue . s-estabusic viaczament e s-espa[60 TJuan- 
teron e corent saludauan luy . E demanda lor • Qual cosa quere entro uos . 
E TU de la compagnia reepondent . mostre yo hay aporta lo meo filh a 
tu hauent socz sperit lo qual lo pren en chascun luoc e tormenta luy e 
scuma e streng las dent e seca . E . yo hay dit a li teo deciple qu-tlh 
degittessan luy e non pogron . Lo qual reepondent dis a lor . generacion 
mescresent quaut longament sarey enapres uos tant longament snlErirey uos 
Aporta luy a mi e porteron lu^ . E cum el agues uist luy 1 esperit con- 
torbe lu^ Tiaczament . E cagi en terra se uiotaua scumant . E el domande 



* Il • -e' è aggiunto. 



n Nuovo Testamento valdese. 88 

lo payre àe ìup . quani ha de temp depoys que ayczo li deaenc • ìias el 
dls de la eyfafttilhanta e mes luy sonendieram^nt al fuoc e a las aygas gne 
destraes Itiy . ìias si in pos aiuda nos mareeneia de nos . Ma^ yesus dis a 
lay . Si tu pos creyre iotas cosas son poderossas a li cresent . E lo payre 
del fantin crìdant viaezameni eon lacrimas diezia . segnor yo creo ai oda 
la mìa mescreseneza . E eum yesus negnes la compagnia ensemp corrent 
menace al socz spérit [61 r] dlczent . sptfrit sort e mut yo comando a ta 
eis de Iny e non intrar d-aq«i'-enant en luy . £ crtdant e tormentant luy 
mot e issic de luy e fo fait coma mort . Mas tenent la man de ìuy lene 
luy e se lene . E eum el fos intra en la mayson li deciple de luy deman- 
deron luy en segret . Nos p«r que non poen gìttar luy . E el dis a lor . 
Aqtfésta graeracion non pò issir en alcuna cosa si non en oracfon e deiunis . 
£ lor anna d aqtii annanan per gallica . E non uolia que alcun ho saapes . 
E el ensegnaua li seo deciple e diezia a lor . Cor lo filh de la uergena 
tare liora en las mans de li ome e auciren luy e oucis rexuoitare al • S . 
dia . Ma» ilh mesconoisian la porolla e temian demandar luy e uengron en 
eafamon li qua! eum ilh fossan a la mayson demandaua lor . Qual cosa 
trattauan en la uia . Mas ilh teissian si ac^r aguessan desputa en la uia . 
Qual de lor fossa maior . E repausant appelle li . 12 . e dis a lor . Si 
alcun noi esser premier el sare derier de tuit e ministre de tnit . E ^re- 
nent vn fantin hordone luy al mecz de lor lo qua! cnm el 1 agues embracza 
dis a lor . Qual que quaX recebre vn [61 v] de li fantin d aqt«68ta maniera 
al meo nom recep mi . E qual que qual recep mi non recep mi . Mas luy 
lo qual trames mi . iohan responde a luy diczent . mestre nos negnen 
To gittant demoni al teo nom e non sec nos e deueden luy . E ieh«u dis . 
Non uolha deuedar ìuy • Cor alcun non es lo qtial facza nertu al meo nom 
e poisa Tiaczament parlar mal de mi . Gar qual que qual non es cantra 
006 es per uos . Gar qtial que qua! donare beore a uos vn calici d ayga 
al meo nom . Cor uos se de . x^isi . yo die nertaneni a uos el non perdre 
la Boa marci . E qtial que qual scundeleiare yn d aquìsti petit cresent en 
mi . bon es a luy maiormant si mola asinarìa sia cercunda al col de luy e 
sia mes al mar . E si la toa man scandeleiare tu taiha ley . dar bon es a 
tu intrar deuol en nita que hauent doas mans annar en la pena al fuoc 
non amorti uol . Ont lo uerm de lor non more e lo fuoc de lor non es 
steint . E si lo teo pe scandeleiare tu talha luy bon es a tu intrar czop en 
uita etema que hauent duy pe e esser mes en la pena del fuoc non ste- 
gniuol ont lo uerm [62 r] de lor non morre e lo fùoc de lor non es steint . 
E si lo teo olh scandeleiare tu tray luy e gieta lo de tu bon es a tu intrar 
al reame de dio eon vn olh que hauent duy olh e annar en la pena del 
fuoc ont lo uerm de luy non more e lo fuoc de lor non es steint . Gar 
vnchascan sore prona per fuoc . e tot sacrifici sare sala de sai . La sai es 
bona . Mae si lo sai non es sala en qt«al cosa eondiren luy • Aya sai e» 
uos e pacz entre uos 

X« E lenant d 9Lqui uenc en las fins de iudea ontra lo iordan . E las 
eompagnias s aiosteron dereco a luy . E ensegnaua lor enayma el ania usa . 



S4 Salvioui, 

E li pharìsio apropiafit deHandaaa» lay tentant Ivy . Si ley a 1 omme 
laissar la moìher . ìias el rstponàeni dis a lor . Moyses outreie sertpre 
carta de refa e laiasar la . A li quài ye$u8 rMp^ndent dia • Moysefl Eorigé 
aqvtfst cùmandameni a la dnrecsa del nottre eor . Ma» del comencsamtffit 
de la ereatura dio fey lor mascle e fenna e dia . Emperczo 1 ome lajsore 
lo eeo payre e la eoa mayTe e aiostare se a la molher e aoren day en yna 
cam . Donea ìa [OS r] non son day . Mas Tna cam homme non deporta 
ezo que dio aioste • B li deciple de ìup demimdaaafi dereeo en la mayson 
d-eycao meseynte . E el dia a lor . Qaal que quaì laysore la soa moihar e 
amenare aatra eomet anoaterì sobre ley . E ai la molher laysore lo leo 
haron e noeeiare a antro aaontra . E pratentaaan a lay peticz qu-el togtMs 
lor . Mas li deeiple menacsanan li preseniàni . Li quaì eum yesus vegaes 
porte non àtgnmnsni e dia a lor laysa li petit uenir a mi e non nolha 
deaedar lor . Cor lo rogne de dio es d-eytais . To die neramant a ao8 . 
Qaal que quaì non reeebre lo regno de dio enayma petit non intra en luy . 
E enbraczant lor empaasant las mane aobre lor baneicia lor . E cum el fossa 
issi en la aia yn corrent genolh piega deaant loy pragaaa lay àiezeni . 
mostre bon quaì eosa farey que recepia vita eterna . Mas yesus dis a lay 
per que dis a mi bon . Alean non ea bon si non yn dio . Gonegoes ta li 
coman^toment . Non aaoatrares . Non aaeires . Non robares . Non direi 
fals testimoni . Non fares engan . Honra lo teo payre e la toa mayre . Mas 
el re[6S r]8pondent dis a lay . mostre yo ay garda totas aqtiestas cosas 
de la mia ioaenta . Mas yesus regarda ìuy ame ìuy . E dis a lay yna cosa 
manca a ta . Yay e aent tot eio que ta as e donna a li paore e aares 
trasor al col e non e sec mi lo quaì contrista en la parolla anno plorant . 
Cor era anent motas possessione . E iehaa encer qtie regardant dis a li seo 
deciple . Qaant greoment intraren aqtiilh qtie han peeanias al regno de dio . 
Mae li deciple s-estabasian en las poroUas de ìuy . Mas yesus reirpondent 
dereeo dis a lor . filholet qiiant greo cosa es li oonfidant en las peea- 
nias intrar al rogne de dio • Plus legiera cosa es lo carnei t^ippassar per 
lo pertas de 1-agalha que lo rie intrar al rogne de dio. Li qnal oiaiorment 
se mereailbaaan dicaent entro lor meseyme . E qtial pò esser fait sali • E 
yesus regardant lor dis • Non poderosa es enapres li omme . Mae non ena- 
pres dio . Gar totas son poderosas enapres dio . E peyre comence dire a lay 
note nos laysen totas cosas e baaen sega ta iehea respondent dis yo die 
aerament a aos. Alcan non [63 y] es lo qtial haya laysa mayson o frayre 
o serors o payre o mayre o filh o camp per mi e per 1 aaangeli lo qtial non 
recepia cent aecz tant ara en aqnest temp meysons e frayres e serors e mayres 
e filhcz e camps con persecacions e al segle aaenador aita eterna • Mae 
moti premier soron derier o li derier prumier . Mae ilh eran en la via 
montant ea ieniealem . E yeeoe annana deaant lor e s-eatabasìan e se- 
gaent temian . E prenont dereco U . 12 . deciple comence dire a lor aqnel- 
las cosas las quàÌB eran ha nenir a lay . Cor aeaos nos monten en iervoalem 
e lo filh de la aergena sarò liora a ìì pràici de li preyre e a li scriptura e 
a li nelh e oondanaren Iny a mort • E lioraren hiy a las gent e scamiron 



Il Nuoto Testamento valdese. 58 

laj e seopirei» ìtty e batren luy e aaciren luy a mort . e rexacitare al tercz 
dia . E iaeo e ioha» filh de czebedio a apropieron a luy diczotit . meetre 
no6 Qolen que in faezaa a nos qtMil qus quaì cosa nos damandaren • ìlas el 
dia a lor qttaì cosa ode q«e yo facza a nos .E ilh dis«rof» . Otreia nos que 
nos sean 1 un a la toa dreyta e 1 aatra [L -e] a la senestra en ta gloria . 
[64 r] Mas ìéhsa dis a lor . Acer uos no» sabe quol cosa demanda . Poe 
beore lo calici lo qtfol yo beno • ess^r bapteia del baptisme del qual yo 
aoy bapteia . Ma$ sesdr a la mia dreyta o en la senestra non es meo donar 
a nos . Uaé a li qtH»l es apparelba . ìlas li . 10 . annent eomencero» onde- 
ipiar se de iaco e de iohan . Mm yesuè appellant lor dis a lor . Uos sabe . 
Car aqtitlh que son uist comandar a las gencz segnoriian a lor . E li prenci 
de lor an poesta de lor . ìias non es enayai entro nos . Mas qua! que qual 
nolre esser maior sare nostre msnistre . E qt«al que qual uolre ess«r prtimier 
en nos sare serf da tnit . dar lo iilh de la oergena non nenc qn-el fos amani- 
atra . ìiae qu-eì am«nistres e dones la soa arma redencion per moti . E nen- 
gron en Mericho . E luy annant de hiericbo eon li seo dcciple e mota moutecza , 
lo filh de Timeo nomma . Bartimeus lo quo! era cec sesent e mendigant 
insta la nia lo qtial Gum el agnes anni . Cor lo es yesue paesano comenee 
crìdar e dire . yeatia filh da dauìd marceneia de mi . E moti menaczanan 
lay qu-al telses . Ma« el cridana maiorment . filh de danid (ra}[64 vjmar- 
cenela de mi • E iehan istant comanda luy essar appella . E lor appellant 
lo eec diczian a Iny sias da fort ceraie . lena el appella in . Lo qfM»l gitta 
la soa uestimenta e corrent uenc a luy . E ye$U9 raapoudent dis a Iny . 
(2aal cosa noles que yo facza a tu . Lo cec dis a Itiy • mastre qtia yo 
reeepia la nista . Mot yaaua dis a luy nay la toa fé fey tu salf e nenc Tiacza- 
mant e segnia luy en la uia 

XI. E cum el s apropies da iertiaal^m e de bethania al mont d oliuet 
trames duy da li seo deciple e dis a lor . Anna al Castel lo qtfal es con- 
ira nos e intrant lay viaczamant trobare lo polhen lia sobre lo qtial non 
sesie encara alcun de li emme . Desila luy e 1 amena . E si alcun dire a 
nos qual cosa facze . Dicze car lo segnor en ha neceeita e laysaren luy 
yiaczament . E annant troberon lo polhen lia deuant la porta defora en 
la Tia forca e deslian luy . E alcanti de li istant aqi^i diczian a lor . Qual 
cosa facze desliant lo polhen . Lì qtial disaron a lor enayma iahan ania co- 
manda a lor . E laysaron lor • E amen[e]ron lo polhen a yeeue . E pausant 
a lay las lors nesti[65 rjmentas sesie sobre luy . Mas moti stenderon lor 
aestimentas en la nia . Hoa li autre talhauan las branchas da li albre e 
stendlan en la uia . E aqtiAh que annauan deuant e aqwlh qtia seguian 
cridauan diczent . Fay nos salf . Aqwal que nen al nom del segnor sia 
baneii . Lo regno del nostre payre . dantd . lo qnal uen sia benait fay nos salf 
en las auteczas . E intre en iertiaalam al tempie . E encerqtia regardant 
lor tnit eum la fos la 1 ora de nespre issalo en bethania cun li seo . 12 . 
deeiple • E en 1 autre dia eum ilh issesan da bethania famete • E cum el 
aguesa uist de long figuiera hanent folhas uenc si par auentura trobes al- 
cuna cosa en iey . E eum el fossa uengu a ley non irobe alcuna coaa si 



56 Salvioni, 

non folhas . Car la non era lo temp de las fìas . E reapondeni dis a ley • 
Alca» ia no» manie piti* frac de tu eu [1. -n] eterna . E li deciple d« luy 
ho aaaeron . £ ilh nenent dereco en ieru^alem . E cam yesus foB intra al 
tempie comence gittar fora li eomprant e li nendent al tempie . E trastorne 
las taaJe/d de li cambiador e las cadieras de li nendent las celumbas e non 
laisaua que alcan traportes naysel per lo tempie . E ensegnaua [65 v] diczetit 
a lor : Donca non es script . Car la mia mayson sare appella meyson d 
OToeion a totas las gent . Mae nos facze ley balma de layrons . La qtMii 
cosa aunia li prtnci de li preyre e li scHptura querian en qual maniera 
destraesan loy . dar ilh temian Iny . Car tota la compagnia se mereullhaua 
sobre la doctrina de In^ . E cum nespre fossa fait issia de la citta . E cnm 
ilh trapassessan de matin uegron la figuiera fayta secca de la reycz . E 
peyre se recorde e dis a luy . mestre vete la figuiera la qual tn maleyczis 
seche . E jesua reepondent dis a lor . Aya la fé de dio . Yo die uerament 
a nos qual qiM qua! dire a aquest mont tol te e gietta te al mar e non dubi- 
tare al seo cor . Mae creyre que qual que qual cosa dire sia fait la sare 
fait a luy . Eroperczo die a uos . Totas las cosas las qnals orant demanda 
creso . Gar o recebre e uenre a uos . E cum uos istare a orar perdona si 
uos aue alcana cosa contra alcun que lo uoe^e payre lo qual es en li cel 
perdone a uos li uo^^e peca . E si uos non perdonare lo uoe^re payre lo 
qual es en li cel non perdonare a uos lì nostre peca . E uengron dereca 
en ieruealem e cum el annes al tempie li so[66 r]beyran preyre e li scrip- 
tura e li uelh s apropieron a luy e diseron a luy . En qual poesta facz 
aquestas cosas e qual dono a tu aquesta poesta que tu faczes aquestas cosas • 
Mas yesus reepondent dis a lor . To demandarey a uos yna parolla e re- 
sponde a mi e yo direy a uos en qual poesta fauc aquestas cosas. Lo bap- 
tisme de ioban dont era del cel o de li ome responde a mi . Mae ilh pen- 
sauan entro lor diczent . Si nos diren del cel el dire a nos . Banca per que 
non creses a luy . si nos diren de li ome nos temen lo poble . Gar tuit 
hauian ioban enayma el fos uerament prophefo . E reepondent disseron a 
yeeue . Nos non o saben . E ieheu reepondent dis a lor . E yo non direy a 
uos en qual poesta yo fauc aquestas cosas 

XJL E comence a parlar a lor en semblanczas home piante uigna e 
e cereonde ley de sauicza e cane lac e eydifique torre e logue ley a li co- 
tiuador e anno en pelegrinage e trames a li cotiuador serf en temp q«-ei 
receopes de li cotiuador del £ruc de la yigna . Li qual pr^ s luy lo bateron 
e lo layseron uoit . E trames dereco a lor autre serf e na£freron luy en la 
testa e trameseron ìuy con uergogna . [66 y] E dereco trames autre e ouci- 
seron luy . E plusors autres alquant batent . Mas li autre ocient . Donea 
hauent dereco yn filh . Karieetme trames luy a lor dareyran diczent • Gar 
per auentura temaren lo meo filh . Mae li cotiuador diseron entro lor . 
Aquest es 1 eretier uene ancian luy e 1 ereta sare noe^a e prenent luy lo 
ociseron e lo gitteron fora la uigna • Donea lo segnor de la uigna qtial 
cosa fare. Bonea el uenre destruire li cotiuador . E donare la uigna a au- 
tres . non leges aquesta scriptura . La peyra la qual li edifficant refuderon 



Il Nuovo Testamento valdese. 87 

aq«68ta es fayta al cap del canton . Ayczo es faii del segnor e es mereoilhos 
en li xnostre olh . E querÌAn tenir lay e teniron [1. -miron] la compagnia . Car 
ilh conogron qu-el agues dit de lor . Aqtf^sta semblancza e laisa luy annero» . 
E trames^ron a luy alquanti de li phorisio e de li herodian q«-»lh preses- 
sa» luy e» porolla li qual diczon . mesire nos sabe» . Car tu sies neray 
e non as cura d alcun . Car tu non regardas en facia d ome . ìias ense- 
gnas la uia de dio en uarita . Ley esser dona lo cena a cessar o non lo 
donaren • Lo qiial sabent 1 engan de lor dis a lor per qtie tenta [67 r] mi . 
Aporta a mi lo denier que yo uea . Mas ilh lo presenseron [1. -teron] a luy . E 
el dis a lor . Aqtiesta ymagena e K scripta del qual es e ilh diseron a luy 
de cesar . Mm yesus respondcni dis a lor . Donea rende a cesar czo qu-6s 
de cesar e a dio aquellas cosas que son de dio . E mereuilhant se sobre 
I«y . E lì sadusio li q«al diczon non esser rexurecion uengron e deman- 
danan luy diczent . mestre moyses scrtps a nos que si lo trayre d-elcnn 
Bore mort e laysore molher e non laysore filh lo frayre de luy amene la 
molher de luy e rexucite semencz al seo trayre . Donea lo eran . 7 . frayres . 
E lo prtimier receop molher e morìe non laysa semencz . E lo fl|^gont re- 
ceop ley e morìe e aqtiest non laise seipencz . E lo . 8 . semilhantament b 
semìlhantament li . 7 . receopron ley e non layseron semencz . Mae la fenna 
morìe derìerament de tuit . "Donea del qual d aqmsti sore molher en la 
rexureseion eum ilh sare rexucita . Car . 7 . agron ley per molher . Yeheu 
reepondent dis a lor . Non erra emperczo non sabent las scripturas ni la 
uertu de dio . Gar eum ilh sare rexncita de li mort non noceiaren ni saren 
noceia . Ma« son enayma li angel de dio al cel . Mae non leges de li [67 v] 
mort qt#-flh rexuciton al libre de moyses sobre 1 agoUencier en qual ma- 
niera dio haya dit a luy diczent . Yo soy dio d abraam dio de yssac e dio 
de iacob. Dio non es de li mort . Mae de li uio . Donea nos erra mot . 
E vn de li scrtptura s apropie lo qual anni lor ensemp querent . E uesent 
qu-el aguesa ben reepondu a lor domande a luy qual fos lo prumier de tuit 
li eomomiament . Mae yeeue reeponde a luy . Gar lo prumier de tuit li co- 
metidoment es . Israel au Lo teo segnor dio es vn dio . E tu amares lo 
teo segnor dio de lot lo teo cor e de tota la toa arma e do tota la foa 
pensa e de tota la toa uertu . Aquest es lo prumier comandament . Mae 
Io . S* . es semblant a luy . Tu amares lo teo proyme enayma tu meseyme , 
Mae autre comandament non es maior d aqutsli . E 1 escrtptura dis a luy . 
mestre en uerita tu dissies ben . Gar lo es vn dio e non es autre stier luy . 
E sia ama de tot lo cor e de tot 1 entendament e de tota 1 arma e de tota 
la foreza e ama lo proyme enayma tu meseyme es maior de tot olocaost e 
sacrrfici . Mae yeeue uesent qu-el agues reepondu sauiament dis a luy ta 
non sies long del regno de dio . E alcun non ausaua ia demandar luy . E 
yeiue reepondent diczia ensegnant al tempie . Li scrtptura [68 r] en qual 
maniera diczon . x^^ • esser filh de dauid . Gar meseyme . dauid . dis en 
sant sperit . Lo segnor dis al meo segnor se de las mias dreytas entro que 
yo pause li teo enemic scamel de li teo pe . Donea el meseyme . dauid . di 
Iny segnor e dont es filh de luy . E mota compagnia aunia luy uoluntie- 



liS Salvioniy 

raroefit . £ diczia a lor en la soa doctrina . Garda nos de li acripiara li 
qflial uolan annar en longaa Destimentas e esser saluda en li marea e seser 
en las prumieras cadieras en las sinagogas e li prffmier repaus en las cinas . 
Li qua! deuoran las meysoni de las aenas sot enfegnament de longa orocìon . 
Aqtftsti recebren plus ampie iadieì . B jbbus sesent eontra lo tresor regar- 
daaa en qtial maniera la compagnia gittaaa la monea al tresor • S moti 
rie gittaaan motas cosas . Mas com rna paara aeaa fos aengaa mes duy m^a ^ 
la qnal cosa es cadrant • £ ensemp appellant li seo decipies dia a lor . Te 
die uerament a oos . Cor aqtf«8ta paura aeoa mes plt«9 de tuit li qt«al me^ 
seron de czo qua ho^undiana a lor . Mas aqvesta de la soa besogua mes 
totas las cosas las qtials ilh hac tot lo seo yiore 

[68 y] XIII. E Cam el isses del tempie m de li seo deciple dia a lay . 

mostre regarda qtials peyras e qtMils edificament , £ yesus reependent dis 
a ìuy . Ues tu toit aqtiisti grant edifici . peyra non sare laysa sobre peyra 
la qua! non sia destruyta . £ cum el seses al mont de las oliuas cantra lo 
tempie . Peyre e ìaco e iohan e andrio demandaoan ìuy a part . Di a nos 
Cora aquestas cosas saren faytas e qtial ensegna sore qtiant totas aqtieata 
cosas comenczaren a esser eonsumas . £ jesus reepondent comence dire a 
lor . Ueia que alcun non nos engane . Car moti nenren al meo nom 
diczeni . Car yo soy , ^rjg/ , e enganaren moti . Mae cum uos auuire bat- 
halbas e opinions de gueras non tornare . Gar la couenta esser fait . Mas 
la fin non es encara . CSar gent se ienaren sobre gent e rogne sobre regne 
e sare mouament de terra per luoc e fam • Aqtiestas cosas soren cornea- 
czament de dolor . Mae ueia nos meseyme . Cor ilb nos lioraren en li eoii- 
selh e sare batu en las sinagogas . & istare denant li rey e li preuost per 
mi en testimoni a lor e en totas las gent . prtimierament couenta predicar 

1 anangeli . E cum ilh nos auren amena e nos lioraren . non uolha [69 r] 
deuant pensar qtial cosa porla ' . ]la# porla czo qtie sore dona a nos en 
aqueUa bora . Cor nos non se porlant . Mot lo . Mnt sperit . Cor lo frayre 
liorare lo frayre en mort e lo payre lo filh . £ li filb se leuaren incontra 
li payron e tromentaren lor a mort e soren en eyrament a tuit per lo meo 
nom . Mot aquel qtie sostenre entro a la fin aquest sare salf • Mae cimi 
uos neyre 1 abominadon de la dosolacion istant aqti» ai qtiol Inoc non deo 
aquel qne legis cntenda . Adonca aqutlb que son en iudea fuan en li mont . 
E aqtt/lb que son sobre li tei t non deysendan en la meyson e non intre 
qu-el prena alcuna cosa de la soa mayson . £ aqnel qtie sore al camp non 
rctome en dareyre penre la soa uestimenta . Mae malaventura a li empre- 
gnant e a li nutrigant en aquilh dia . Mae ora que ellas non sian faytas 
en 1 unern . Cor en aqnilh dia soren tribulacions tabi qfiols non foron del 
comenczamenjt de la creatura la qiiol dio creo entro ara ni sore fajt . E 



^ Prima di 'menu', si rode cancellata la parola 'denier'. 
* Leggo così, ma in realtà mal si decide se s'abbia '-a' ridotto ad 'fl 
o viceyersa. 



Il NaoTo Teaiamento raldese. 95 

si lo Begnor noi» agoes abreala li dia tota cam non fora salaa . Mas el 
abreaie lo dia par li eyleit li q«al el eylegic . Bonea si aleufi dire a uo8 . 
Ueoos . x^^ • ^ ayci aeaos el ea aqtit non o ereyre . Gar fals . [69 y] 
xriit . e fàls prophe^a se leuarei» e donaren enaegnaa e mareoilhas a e»- 
ganar neia li eleit si pò eaaar fait . Donoa uos ueia neuos deaant dis a 
uostotas cosaa . Mot lo solelh sore seurci en aqu^lh dia enapras aq^alla 
trfbalaeio» . E la lana non donare la soa resplandor . S las stellas del cel 
sarcn cagent e laa nartnez las qt««l8 son a h eel soren mogaaa . E adonea 
neyten lo filh de la nergona nenetit en lag niaolas eon mota uertn en gloria . 
Adonca trametre li tieo angcl e aiostare li seo eyleit da li qaatre nent da 
1 estremeta de la tarra entro a la sobeyranecsa da li cel . Mot emproie 
^emblaneza de la figniera eum lo ram de ley sore tenre e las folhas soren 
nas . noB eonoysore . Cor 1 ista es la enpres . Enayai eum aoa neyre aqtia- 
stafl cosas esaar faytaa sapia qfi-al sia empres en li hos • Yo die uarament 
a aoB . Cor aqnasta generaeio[Q] non trapaaaara entro qf«a toias eosaa sian 
faf laB lo cél e la tarra trapaaaaren . Mot las mìas porollas non trapassanen . 
Mm aleun non sap d aqiial dia ni de 1 ora ni li angel al cel ni lo filli Bi 
non lo payre . 0eia uelha e ora . Cor noa non [70 r] sabe cera aure lo 
temp . Enayma 1 ome anant en pelegrìnage layse la soa meyson . E . done 
a li Beo sarf poeata de easeuna obra . E al portonier comande qn-al nelbe . 
Donea nelha . Gar nos non sabe cora lo segnor da la meyson negna da 
sera o de matin o en la mecza noit o al cant del gal qua con el nenre 
subikunant non trobe uos dormant . Mot czo qna yo die a noa die a toit 
nelha 

XIY. lloa era pasea e li ayme enapras day iom . E li sobeyran prayre 
e li BGTÌptara q»arian en qtial maniera tengaessan ìtty con engan e 1 aucis- 
ses&fi . Ifoa ilb diczian non al dia festioai qtia par anenti^ra remor non 
fossa fait al poble . E cam el fos en betbania en la meyson de simont lo 
lebroB e se repaases fenna nenc banent uaysel d ongaent nart pist praeioa . 
£ rpt lo uaysel escampe ^ sobre lo cap da \uy . Moa alcanti eran portant non 
degaamant entro lor meaeyme diczent . Aqtiasta pradicion d onguent par 
qite 68 fayta . Cor aquast onguent poya essar aendu pina de trey cent de- 
niers e essar dona a paures e fremian en ley . Méw yaatia dis laissa ley 
p«r qua se trist a ley . [70 v] Uh obre benna obra en mi . Cor paares aure 
totauia con uos . E eum uos uolre poyre far ben a lor . Mot mi non aure 
totania . Ilb a fait czo qn^tlb ha pogu : ilb deoant uenc ogner lo meo cors 
en la sepoltura . To die uaramant a uoa qua en qual qua qual luoc aqnast 
eoangeli sore pradica en tot lo motit . E czo qtia aqtiasta fey stfre recointa 
en recordancza de ley . E inda scariotb yn de li . 12 . anno a li sobeyran 
preyre qn-el liorea luy a lor . Li qual aauent s alegreron . E pramesaron 
& lay donnar pecunia . E qnaria en qnal maniera el liorea luy a lor eoue- 



^ 'e*' è in fin di linea, e resta dubbio se sia semplicemente T^e-' pro- 
Btetica non piuttosto la congianzlone 'e', che la sintassi ammetterebbe. 



60 Salvioni, 

niaolment . E lo prumier dia de li ayme quont 8[a]criffieauan la pasca . 
Li deciple diczon a ìuy . Al qua! luoc uoles que nos annan e aparelhan 
a tu que ta manies la pasca . E el iranies day de li seo deciple e dis a 
lor . Anna en la citta e homme eonira cerare a uos portant barrii d ayga 
segne lay al qua! luoc el intrare dicze al segnor de la meyson • Cor lo 
mestre di • Ont es lo meo repans al qtial manie la pasca con li meo de- 
ciple . E el demostrare a uos grant solier e agni apparelhare a nos . E li 
deciple de lay anneron e uengron en la citta e troberon enayma [71 r] el 
auia dit a lor e apporelheron la pasca . ìias fait lo uespre aenc eon li . 12 . 
e lor repaasant e maniant yeaus dis / To die aerament a nos . Gar vn de 
aos liorare mi . E aqtitfl qae mania eon mi . E comenceron essdr contrista 
e dir^'a ìuy ynchascan . Donea soy yo lo qtial dis a lor vn de li . 12 . lo 
qua! enteng la man eon mi en 1 escndella . E acer lo filh de la aergena 
aay enayma es script de Ivy . ìlas malaaentara a aqtiel home per lo quai 
lo filh de la aetigena sare liora bon era a ìuy si aquel home non fos na . 
E lor maniant jesus receop lo pan e beneycent fralns e done a lor e dis . 
Recebe e mania . Cor ayczo es lo meo cors . E receopu lo calici faczent 
groetas donne a lor e tait begron de It^ . E dis a lor . Aqtiest es lo meo 
sang del nouel testament lo qual sare scampa per moti . Yo die uerament 
a uos . Gar yo non beorey ia d aquest lignaie de niez entro en aquel dia 
quani yo beorey lay noael al regno de dio . E dita la laasor issiron al 
mont de las oliaas . E yeeti^ dis a lor . Tait aos sare scandelicza en mi en 
aqnesta noit . Gar script es yo ferrey lo pastor e las feas del grecz soren 
sparsas . Mae pois [71 y] que yo sarey rexascita annarey deuant uos e» 
gallica . Mae peyre dis a lay . E si tuit saren scandeleia . Mae non yo . 
E yeeue dis a luy . To die aerament a ta . Gar ta encoy en aquesta noit 
prtAnierament qtie lo gal aya donna la uoacz per doas aecz sies a denegar 
mi per tres aecz . Mae el parlaaa pitie anplament . E sì coaentare a mi 
ensemp morir eon ta non te denegarey . Mae tuit diczian semilhantament . 
E uengron al luoc lo qual es dit iessemani E dis a li seo deciple . Sese 
ayci entro qtie yo aure . E pres eon si peyre e iaco e iohan . E se co- 
mence a spauantar e a encreyser . E dis a lor la mia arma es trista entro 
a la mort sostene ayci e uelha . E eum el fossa issi yn petit cagic sobre 
la terra e oraua que si la pogaes esser fait 1 ora trapasses de ìuy . £ 
dis . payre payre totas cosas son poderosas a tu . Trapassa aqtiest calici 
de mi . Mae non czo qtie yo uolh . Mae czo qtie tu uoUes . E uenc e trobe 
lor dorment . E dis a peyre . simont dormes non pogues uelhar cu» 
mi per Tua bora • Uelha e ora qtie uos non in tre en tentacion . Acer 1 espe- 
rit es aparelha . Mae la cam es enferma . E annant dereco ore diczent 
aqtiella meseyma parolla . [72 r] E retoma dereco trobe lor dorment . Gar 
li olh de lor eran agraua • E mesconoissian qual cosa respondessan a ìuy . 
E uenc la tercza uecz e dis a lor . Dormeia e repausa basta 1 ora uenc 
ueuos lo filh de la uergena sare liora en las mans de li peccador • Lena 
e annen ueaos aqtiel qfie liorare mi es pres . Encara lay porlant Judas 
d-escarioth vn de li . 12 . uenc • E mota eompagnia eon lay con glay e eon 



Il Nuoto Testamento valdese. 61 

bafitofis trames da li sobeyran prayre e de li uelh e de li scrìptura . Me» 
Io treytor de ìuj aula donna a lor ensegna diczent . Qnal que qual yo 
bajaaxey ol meseyme es iene Iny . £ amena luy scanatrìamant • E cum el 
fossa nengn Tlaczament apropiant a luy dia . mestre dio te aalue e bayse 
Jay . Mas ilh gitteron las mans a luy e tengro» lay . Mas yn de li cerqud 
istant fora menant glay ferie lo serf del sobeyran prayre e talhe a luy 1 
aarelha . E jesus resfM^ndent dis a lor . Uos isses ensemp penre mi cun 
glay e con bastona enayma leron . To ero per chascnn iom enaprss uos 
ensegnant al tempfe . E non tengnes mi . Mas que las scripinras sian eom- 
plias . Adonca toit li deeiple da luy lay[72 yjsant lay fogiron . Mas vn 
ioueAcel segala luy cobert d ung linczol sobre lo cors na e praseron luy . 
Mas el laiBsa lo linczol fagie de lor tot na • E amenaron yaaua al sobeyran 
prayre . E toit li prayre e li scrìptura e li uelh s aiosteron ensemp . Maa 
peyre segala Iny de long entro al palays del sobeyron [L -an] prayre e seya 
con li manistre e scaudaaa se al fuoc . Mas li sobeyran prayre e tot lo 
conaeìh quarian testimoni eneontra yesus qii-ìUi lioresan luy a mort e non 
trobaaan . E moti diczian fals testimoni eneontra luy diczent . Cor nos 
annen lay diczent . Yo desliarey aquast tempie fait da man e en trey iorn 
yo en ediflcarey rn aatre lo qtial non sore fait de la man . E lo testimoni 
da lor non era coueniuol . E lo soberan prayre leuant al mecz demando 
yaatia diczent . Non raapondes alcnna cosa a aqt«astas cosas qua son ditas 
conira ta d aquìst . Mas el teissia . E non raaponde alcuna cosa . Lo so- 
beyran prayre demando Iwy daraco e dis a luy . Sies tu . ^rta^ . filh da 
dio banait . Maa yaatia dis a luy . Yo soy . E ueyre lo filh de la uargena 
sessent de las dreytas de la uartu de dio uenent en las ninolas del cel . E io 
sobeyran prayre scarczant las soas uestimentas dis par [78 r] qua desiren 
encara testimoni . Uos aue oui (b)blestema , Qaal cosa es aist a uos . Li 
qwal toit eondaneron lay essar encolpa de mort . E alcanti comenceron 
scapir en luy e cabri la facia de luy e batre luy da collas e dire a lay 
prophateia . E li manistre batian luy da gautas . E cam peyre fos al palaia 
de sot ma de las saruentas del sobeyran prayre uenc . E cum ilh aguesa 
ttist peyre scaofant se regardant luy dis . E tu eras cun yaatia naczario . 
Moa el denegne diczent yo non say ni conoc qua tu diczes . E issic defora 
(leaant lo palaia e lo gal canto . Moa cum autra saraenta agues uist luy 
deraeo eomence a dire a li encerque istant . Cor aqiiast es de lor • Mas 
el denegue deraeo . Euapras vn petuit aquilh qtia istauan diczian dereco a 
peyre ueramant tu sies de lor . Cor tu sies galiieo . Moa el eomence a scu- 
minigar e inrar . Cor yo non say aqtiast home lo qtial uos dicze. E lo gal 
cante deraeo yiaczament . E peyre se recorda da la porolla la qtial yaava 
ania dit a luy . pmmieramant qfia lo gal canta doas uec tu denegares mi 
par tres uecz E eomence a plorar 

XV. [73 y] E li sobeyran prayre feron >'iaczamant de matìn aonselh cun 
li uelh e con li scr^ptura e con tot lo aonselh . Ameneron yaatia liga e lo 
lioreron a pilath . Adonca pilat domande lay . Tu sies rey de li indio . 
Moa el dis a luy tu dis . E li sobeyran prayre acusauan luy en motas 



62 Salvionìy * 

cosas • Mm pilath dereco demandaua lay diczent . Non respondea alcana 
cosa udas en quantas cosas acnsan tu . Mas yania no» rcé^ponde plut alcana 
cosa . Enay^i qua pilath se m^reuilhes . Moa per lo dia festioal lo prauost 
solia laysar a lor tq de li lia qtial qua qt«a1 agaeasan demanda . Mm era 
lo qfMil era dit barrabas lo qnal era liga 6on li mal factnr ^ . Lo qiial en la 
tencson auia fayt homeeidi . £ cum la compagnia fossa monta ilh comenee 
a demandar qn-el fes enayma el lor solia toiorn far . BS pilat raai^andent 
a lor dia . yole qua yo layse a nos lo rey de li indio • Cor el labia que 
li sobeyran prayre anian liora lay per enuidia . Maa li aoesqna aoian sco- 
mogn la compagnia qu-el layses a lor maio[r]ment barrabas . Maa pilat re- 
apondent dereco dis a lor • Donca qtial cosa noie qtia yo facsa al rey de 
li indio . [74 r] Moa ilh crideron dereco cmcifiea Iny . Moa pilat diesia . 
Cor qnol cosa fey de mal . Moa ilh cridauan maiorment cmciAca Uiy . Maa 
pilath nolent satiffar al poble laise a lor barrabaa . E liore yeana batn de 
flagel qn-el fbe cmcifica . Maa li canaUer ameneron l«y al palays del pra- 
nost . E ensemp apella tota la compagnia . E aieston Iny de polpra . E 
plegant empansanan a Iny corona d-espinas . E comenceron salndar lay 
diczent . Dio te salue rey de li iodio . E ferian lo cap de luy de cana e 
ensemp scopian a luy . E pansant li genolh anranan Iny . E poya qtf-tlh 
agron scarni a Iny deapolheron Iny de Ja polpra e nistigron lay de lai ne- 
stimentas de Iny . £ fora meneron Iny qn-el fossa crticiflca . £ forezeron 
yn trapassant . Slmont sirinienc nenont de la nila payre d alixandri . £ 
de ros qn-el portes la crocz de Iny . E amenan lay al Inoc da golgotha 
lo qual es entrepetra Inoc de calnaria . E donanan a lay beore vin con 
mirra . E non lo receop • E enm ilh 1 agron craccifica ilh partiron las 
soas nestiraentas me[74 v]tent sort sobre lor qua vnchascnn preses . Maa 
era la tercza bora . E cmcifiqf«eron Iny . E lo titol de la cayson de loy 
era script rey de li indio . E cracifican con lay day leyron yn de las dreytas 
e yn de las senestras de luy . E la scrtptnra fo compila la qual di . £ f o 
recointa con li fellon . E li trapassant bleatemanan lay moaent li lor cap . 
E diczent nach lo qual desirnes lo tempie de dio e rediiicas \uy en trey 
diaa . Fay salf tn meseyme deyssent de la crocz . E aemilhantamant li 
sobeyran preyre acamont c(m li scrtptora dicsian 1 nn a 1 antre . £1 &y 
salf li aatre e si meseyme non pò far salf . Si el es , xrM , rey d iamel 
deysenda ara de la crocz ^^ nos nean e crean . E aqiÀah qua eran cm- 
cifica tow Iny repropianan a Iny . E fo fait 1 ora . 6* . Tenebra iòron daytas 
per tota la terra entro a la noaena bora . E en la nonena bora yaaua cride 
en grant noncz diczent . Eli Eli lamaczabathani la qual cosa ea entrepetra 
lo meo dio o lo meo dio per que abandonies mi • E alquanti de li en- 
cerqua istant anuent diczian . Ueaos el apella bella • Moa yn corrent ymplic 
sponga d aci [78 r] encerque pansant en canna donane beore a lay diczent . 
Laiasa neian si helia negna a depansar Iny • Maa yeaua fora manda 



^ L*'n' sembra ritoccato, ma è par sempre assai chiaro. 



n Nuoto Testamento yaldese. 6) 

gnni uoaez spire . E la uela dal tempie fo searcza en doas port del de- 
sobre entro desot . Mas lo centnrìon lo qual istaua deeontra uesent que 
enayn cndant agaes spira dis . Uerament aqtMSt home era de dio . "Mas 
las fennas eran regardant de long . Entro las qtials era maria magdalena 
maria de Jayme menor . E la mayre de ioseph e solome . E enm el fos et» 
galilea segnian lay e amenistraaan a ìuy . E motas autraa las qual eran 
eiisemp montas con ìuy en ieru^al^m . E cai» sera fossa ia fayta . Cor lo 
era 1 aporelhament lo qual uen deuant lo sabba . Joseph de barimatia no- 
ble canalier lo qual meseyme era sperant Io rogne de dio . Intre arJiamant 
a pilat e demando lo cors de jesus . ULas pilat se roereuilhana si ia fossa 
mori . E appella eentorion demanda lay si ia fos mori . E cnm el agnes 
eonegu de eentorion dono lo cors a ioseph . E ioseph eumpre m linczol 
e mes Iny bas de la [75 y] crocz e 1 enaolope del linczol e pause ìup al 
maniM^nt Io qnal era talha de peyra . E uira ^ peyra a 1 us del muniment . 
Mas maria magdalena e maria de ioseph regardauan ai qnal Inoc fos pausa 
XYI. E eum lo sabba fos passa maria magdalena e maria ds iayme e 
Bolome eompreron ynguent que uenent ognesan . yesus . E venon al mu- 
niment tbl de li sabba formsnt de matin ia lo solelh na . E diczian entre 
lor qtMil uoutare a nos la peyra de 1 ns del munitnant . E regardant uigron 
la peyra uouta aeer era grant formsnt . E intrant al muniment uegron . Jone 
sesent de las dreyta cubert de uestimenta bianca e s-estabusiron lo qua) 
dis a lor . Non nos uoiha spauantar . Uos quere yeaue de naczaret cmcifica 
el rezucite e non es ayci . Oeuos lo luoc al qual pauseron ìuy . Mas anna 
dice a li deciple de luy e a peyre . Gar el annare deuant uos en galilea 
e ueyre luy aqui enayma el dis a uos . Mas ellas issent fugiron del mu- 
mmenì . Car temer e paur aula prss lor e non diseron alcuna cosa a alcun . 
Cor temian • [76 r] Ma« jeeus lenant de matin lo prumier del sabba aparec 
pnimieramsnt a maria magdalena de la qual el aula gitta sept demonis . 
Uh annant anuneie a aquilh que era agn cun luy plagnent e plorant . 
Mas ilh auuent . Cor uisqfies e fos uist de ley non creseron . Mas enapras 
aqusstas cosas fo demostra a day ds lor en autra semblancza annant en 
la uilla . E ilh annant anoncieron a li autre . E ilh non cressron . Ma« 
dsrìeramsnt li . 11 . repausant aparec a lor e sprone la mescresencza de 
lor e la durecza dsl cor . Gar ilh non auian cresu aquìlh que auian uist 
luy esser rexucita • E dis a lor . Annant en tot lo mont predica 1 euan- 
geli a tota creatura . Aquei que creyre e sore bateia sore salua . Mas aquel 
que non creyre sore eondana . Mae aquestas ensegnas segren aquìlh que 
creyron ilh gittaren demonis al meo nom . Uh parlaren per nouas lengas 
penren li serpent • E si beoren alcuna cosa portant mort non noire a lor 
pausaren las mans sobre li enferm e auren ben . E acer lo segnor jesus 
pois qu-el parie a lor fo pres al cel e see a las dreitas de dio . ìlas Uh 



' Sulla prima asta dell' 'u-' sta un puntino, simile a quello che sta sull' 'i'. 
Ma sarà semplice errore. 



G4 Salviuui, 

anira prediqueron en ehascan laoc lo segnor onsemp obrant e ciinfermtnt 
la parolla seguent las ensegnas 



C L'Evangelio secondo Luca. 

[76 t] Ayci comencza lo prolic sobre sant Lue 

Gar acer moti s-esforceron ordenar la recointancza de las cosas Qfi6 son 
^(Tfnplias en nos enayma lioreron a bob aqwlh gue uengron del comencza- 
ment . £ foro» menistre de la parolla . noble teophile la fo uist a mi 
pltM cnrioflamdnt toias cosas per horde scripre a ta que tu conoissas la 
uerita d aqualias ^ paroUas de las qvals tu sics ensegna 

Ayci comencza 1 euangeli de sanct lac copitol [i. ca*] . 1. 
I. Mas yn preyre per nom czacaria del lignage de abia fo en li dia de 
horode lo rey de iadea e la molher de luy de las filhas de Aaron e lo 
nom de ley eliczabeth . VLa% ambe day heran iust derant dio annant sencza 
rancura en tuit li comanioment en las iustificacions del segnor . E filh non 
era a lor emperczo que heliczabeth fo sterla . £ ambe duy auian auancza en li 
lor dia . Ma« fo fait cum czacaria huses del preneraie issic per sort qu-el 
pauses 1 encencz derant dio segoni la costuma del preuerage [77 r] en 1 orde 
de la Boa uia . Intre al tempie del segnor . £ tota la mautecza del poble 
era orant defora a 1 ora de 1 encencz . Ma« 1 angel del segnor aparec a 
luy istant de las dreytas de 1 autar e de 1 ancencz . £ czacaria uesent fo 
torba e temor s-embriue sobre lu^ . Ma« 1 angel dia a luy . czacaria no» 
temer . Gar la tea oraeion es exaucia . £lizabet la toa molhor aporturire 
a tu fìlh e appellares lo nom de luy iohan . Goy e alegrecza sare a tu . £ 
moti s alegraren en la natiuita de luy . Gar el sare grant denant lo se- 
gnor . E non beore uin ni seruoysa . E sare encara repieni del sani sperit 
del uentre de la soa mayre . E conuertire moti de li filh d Israel al segnor 
dio de lor . E el annare deuant luy en sperit e en uertu de bella qu-6l 
e(muertissa li cor de li payre en li filh e li mescressent a la longa ue- 
sencza de li iust . Apparelbar al segnor pobJe perfeit . E zacaria dìs a 1 
angel . Dont sabrey yo ayczo . Gar yo soy uelh e la mia molher ha auancza 
en li seo dia . E 1 angel reepondent dis a luy . Yo soy gabriel lo guai 
[77 t] isto denant dio e soy trames parlar a tu e anunciar a tu aquestas 
cosas . E uete tu sares mut e non poyres parlar entro al dia que aqtiestas 
cosas slan faytas . Emperczo que tu non cresies a las mias paroUaB las 
guals saren complias al seo temp . E lo poble era sperant czacharia e se 



Il '-«' è stato aggiunto dopo. 



Il Nuovo Testamento raldese. 65 

m^reaiihauan . Car el tarczes al tempie . Mas issi non poia parlar a lor . 
£ conogron qu-eì agoes uist vesion al tempie . E era cignant a lor e par- 
mas mut . E fo fait pois que li dia de 1 nfici àe luy foron com^U anne en 
la soa meyson . Mas ellczabet la molher àe lay eonceop enapres aquilh 
dia e 88 rescunde per . 5 . mes diczent . Gar Io segnór foy a mi enaysi 
en li dia en li qtial el regarde ostar li meo repropi d-entre li ome . Mas 
al . 6 . mes 1 angel gabriel fo trames de dio en la citta de galilea a la 
qual es nom naczaret a uergena sposa a baron per nom ioseph de la meyson 
de daoìd e Io nom de la uergena maria . E 1 angel intra a ley dìs . Dio 
te salae piena de gracia lo segnor es eon tu : tn sies beneyla entre las 
fennas . E qtiont Uh o ac auui fo torba en la parolla [78 r] de lay e pen- 
saaa qual fos aquesla salutacion . E 1 angel dis a ley . maria non te- 
mer . Gar ta atrobies graeta deuant dio . liete tu eemcebres al ventre e 
apartnrires filh e appellares lo nom de lay yeaus . Aquesì Bare grant e 
Bare appella filh de 1 autessime . E Io segnor dio donare a lay io seti de 
àauià lo payre de ìup . E regnare en la meyson de iacob en eterna e fin 
Don'sare del regne de lay . Mas maria dis a 1 angel ayczo cn quàì maniera 
sflre fait . Car yo non conoc baron . E 1 angel respondent dis a ley . Lo 
sant sperit sobre uenre en tu . E la uertn de 1 autessime ombreiare en tu . 
Emperczo czo que nayssare de tu sare appella sant' filh de dio . E uete 
eliczabet la toa cosina ilh meseyma conceop filh en la soa uelhecza . E 
aqucst mes es a ley seisen la qual es oppella sterla . Gar tota parolla sare 
poderosa enapres dìo . Mas maria dis vete la sementa del segnor sia. fait 
a mi segont la toa parolla . E 1 angel se departic de ley . Mas maria le- 
aant anna en aqutlh dia en la montagna con frecza en la citta de ìuda e 
intre en la meyson de czacharia e salude eliczabet . E fo fait pois que 
eliczabet [78 y] agues auui la saludacion de maria '. Lo fantin s-eixaute de 
goy al nentre de ley . Eliczabet fo replenia del sant sperit e cride en 
grant nocz e dis ..Tu sies beneyta entre las fennas e lo fruc del teo ven- 
tre es beneit . E dont es a mi eyczo qtie la mayre del meo segnor vegna a 
mi . Cor' nete pois que la uocz de la toa salutacion fo fayta en las mias 
aarelhas lo fantin s-eyxauto (de) de goy al meo ventre . E tu sies bencura 
la qtial cressis . Car aquellas cosas que son ditas a tu del segnor saren per- 
faytas . E maria dis la mia arma magnifica lo segnor . E lo meo sperit s- 
eyxaute en dio lo meo saluador . Car el regarde la humilita de la soa ser- 
nenta . Gar nete totas las gent dlrén a mi beneira d-eyczo • Gar aquel lo 
qual es poderos e lo nom de luy sant fey a mi grant cosas . E la mùert- 
eordidi de luy de generacion en generacion a li tement luy . El fey poder 
al seo bracz . E departic li superbi de la pensa del lor cor . ^ depause li 
poderos del seti . E eyxaute li humil . El replenic li fameiant de bens . E 
[79 r] li rie laisse van . El a receopu Israel lo seo fantin . E se recorde 



' II ms. ha 8ant, eon un tratto orizzontale che copre parte dell' a e parte 
del n; e parrebbe di dover leggere 'sannt'. 

AreUTio glottoL ital., XI (seconda lerie, I). 5 



66 Salvlonl, 

de la soa misericordìSi . EnaynuL el parie a U nostre payre : a Abraham 
e al semenz de lay ea li segle . Mas maria permas can ley per tres mes 
e retorne cn la soa maysoa . È lo temp de Elizabeht fo compii qu-ilh apor- 
tures : e aparlaric filh . £ li vezin e li cosìn de ley auuiron . Car lo se- 
grior dio magnifiqu^ la soa misericordia, cun ley ensemp s alegrauan can 
ley . £ fo fait a 1 oyten iorn vengro» circoncir lo fanti» e apellanan lay 
zacharia del nom del seo payre . E la mayre de lay responde e dis non . 
Ma« sare apella Johan e ilh diseron ^ ley la non y a alcun al teo parenta 
lo quàì sia apella per aguest nom . E ilh cignaaan al payre de lay en 
qual maniera ci Tolia qu-eì fos apella • E el demande vna tauleta : e 
scrìps dizent lo nom do. lay es Johan . E tuit se mercoilhanan . E la boca 
de ìuy fo vberta viazament e la lenga de ìuy parlaaa beneyczent dio . E 
temor fo faita sobre tuit li [79 t] vezin de lor e totas aquestas paroUas 
foron manifestas sobre totas las montagnas de iadea • E tait aqnilh li qual 
aaian panseron en li lor cor diczent quaUsare aqvest fantin . Cor la man 
del segnor era cun lay . E zacharia lo payre de luy fo repieni del sant 
sperit : e prophetiie diczent . Lo segnor dio d Israel es beneit . Car el 
nesite e fé redension al Seo poble . E endreicze a nos corn de salu en la 
mayson de danid lo seo sernitor . Enayma el parie per la bocca de li seo 
sant pr(7phe<as li qual son ista del comenczament del segle . Que nos foran 
salaa de li nostre ennemic , e de la man de tait aqtitlh li qual ayreron nos » 
Per far miserieordisi can li nostre payre A recordar se del seo sant te- 
stament . Per acnmplir lo iurament lo qual el iure a Abraham lo noetve 
payre qu-el lo nos donerà . Aiìn q«e deyliora de la man de li no«^e enc- 
mic seruau a lay sencza temor . En santità e iustitia derant lay per tuit 
li iom de la nostra vita . E ta fantin sares apella propheta [80 r] de 1 
antisime . Cor tu annares derant la facia del segnor dio aparelhar las yias 
de lay per donnar sciencia de sala al poble de luy en remession de li p£ca 
de lor . Per las intralhas de la misericordia del nostre dio en las qtials 
y esite nos naystent ^ d aut a enlamenar aqnilh que seon en tenebras e en 
vmbra de mort . A endreyczar li no^^e pe en via de pacz . ìias lo- fantin 
creyssia era conforta per sperit e era al desert entro al dia del seo demo- 
strament a Israel 

II. £ fo fait en aqnflh dia comandament isic de cesar augost que iota 
la redondecza fos scripta . Ma« aqnesta pramiera descripcion fo faita per 
Girìnos^prenost de Syria . E ananan tuit per esser mes en script vncha- 
Bcun en la soa citta . E Joseph monte de Galilea de la citta de Nazaret 
en indea en la citta de Danid la qnal es appellaa Bethleem . Emperczo 
qu-el fos de la meyson e familha de Danid afin qn-el fos script cun Maria 
la soa sposa grania • E fo [80 v] fait cnm ilh fossan aqn» li dia foron com- 
pii qn-ilh aportures . E apartaric lo seo fllh pmmier engenra: e enuolpe 
lay de petis draps . E pause luy en la crepia . Gar luoc non era a ley 



^ Gosi il cod. Ma certo andrà letto: nay scent 



Il Nuoro Testamento yaldese. 67 

en priuft . E paston eran en aqvela mcseyma region velhant : e gardant 
Jas negìllas de la noi! sobre li lor grecz . E ueuos 1 angel del segnor dio 
iste iosta lor e la clarlta de dio resplandic encerque lor : e temerò» de 
grant temor . E 1 angel dJs a lor no» nolha temer . dar venos yo anoncio 
a uos grant goy lo qua! Bare a tot lo poble . Car salaador es eneoy na a 
nos lo qua! es segnnor . ^rù/ . en la citta de Danid . E aqiMsta ensegna 
Bare a aos uos trobare lo fantiu enuolopa en petis draps e pausa en la 
crepia . E mouteza de la caaalaria de i ost celeslìal fo fait subitament cun 
1 angel lauuant dio e dizent gloria sia a dio en las anteczas e en terra pacz 
a li omme de bona Tolunta . E fo fait pois que lì angel se departeron de 
lor al cel . Li pastor parlanan entre [81 r] lor . Trapassen entro en Beth- 
leem : e yean aqtMsta parolla la qtMl es fayta la q«al lo segnor fey e de- 
mostre a nos . E uengron acoytament : e troberon Maria e Joseph e lo 
fanti» pausa en la erepia . E cnm ilh agron Tist conogron ezo qae lor era 
ista dit d aquast fantin . E tuit aqtitlh li qnoi auuian se mereuilàero» d 
aqtieiias eosas las quals eran dJtas a lor de 11 pastor . Mas Maria ensemp 
gardana totas aqtiestas parolla ensemp portant al seo cor . E li pastor sen 
retomeron lauuant e glorificant dio en totas aqtMllas eosas las quaÌB ilh 
anian anoias e nistas enayma fo dit a lor . E poys que li oite» iorn foro» 
compii que lo fantin fos cireoncis lo nom de lay fo appella Jesus . Lo quaì 
fo appella de 1 angel prnmierament qu*eì fossa conceopu al neutre . E pois 
que li dia de la purifieacion de maria foron compii segont la ley de moises 
ilh porteron luy en hierusalem qu-ilh presentesan luy al segnor enayma es 
script e» la ley del segnor . Gar tot mascle naysent prfimj[8l y]eram6nt 
sare appella sant del segnor . E aczo qti-tlh donessan ostia segont czo qti-6S 
dit e» la ley del segnor vn parelh de tortoras . duy pozìn de columbas . 
E neno vn homme era en hierusalem al qtial era nom Simeon . E aqt«est 
homme era inst e tement dio sperant la consolacon [I.-ion] de Israel , e lo 
sant sperit era en luy . E el aula receopu reuelacion del sant sperit qu-el 
non vegra la mort si prvmierament non agues uist lo . Ghrist del segnor . E 
uenc en esperit al tempie . E cum li payron de luy dintre menessan lo fantin 
iesus qu-ilh fessan per luy segont la costuma de la ley el meseyme lo re- 
ceop en li seo bracz e beneyzic dio e dis . segnor tu laissas ara lo teo 
serf en pacz segont la toa parolla • Gar li meo olh yjgrou la toa salu la 
qual tu apparelhies derant la facia de tuit li poble . Lume a reuelacion de 
las gens e gloria al teo poble de Israel . E lo payre e la mayre de luy eran 
smereuUhant sobre aqtiellas eosas las quals eran ditas de luy . E Simeon 
beneyczic [82 r] a lor e dis a Maria la mayre de luy . Uete aqnest es pausa 
en trabucament e en ressurecion de moti en Israel e per ensegna al quaì 
Bare eontrti dit. E lo glay de luy trapassare la toa arma qne las cogitacions 
de moti cor sian reuelas . E y era Anna propheta filha de > Phanuel del 
trip d aser : la qnal aula passa moti de li seo iorn , e aula tìscu cun lo 
seo mari set anz de pois la soa yergenila . E aqnesta era vena entro a 
oytanta e eatre anz : la qfiol non se departia del tempie per iorn ni per 
noit seruent al segnor cun deiunis e oracions . Aquesta sobro rene en 



68 Salvioni, 

AqueUa. meseyma hora e rendla gracias a dio e parlana de Iny a taìt aquìlh 
qt«6 spera aan la redencioa de Israel . E pois qa-iOi p^rferon totas cosas 
segoni la ley del segnor ilh sen retòrneron en Galilea en Nazareth la lor 
citta . £ lo fantin creissia e conforta per Bperìi plen de saptencia e la grocia 
de dio era can luy . fi li payron de ìuy annauan per tnit li an en Mera- 
salem al dia festiual [82 t] de la pasca . £ cam . yeaus . fos fait de . 12 • 
anz lor montant en hierosalem segoni la costama del dia festiual e compii 
cum ilh sen retornessan : lo fantin . ye8U8 . remas en hieruealem e li payron 
de lay non ho conogron . Maa . lor pensant luy esser en la compagnia 
vengron lo uiage d an dia e requerian lay entro li cosìn e li conegn . E 
non trobant lay retornneron en hiert««alem requerent luy . £ fo fayt ena- 
prea tres iorn troberon lay al tempie sesent al mecz de li dotor anuent lor 
e demandant lor . £ tait aqutih li qua! auaian se mereailhaaan sobre la 
sapìeneia e li respos de luy e nesent se merenilhauan . £ la mayre dis a 
luy . fiJh perque fazies a nos enayai , liete yo e lo teo payre dolent 
qnerian tu . E el dis a lor . qua! es la cayson per la qaal vos quoria mi . 
Non sabe car a mi couen esser en aquellas cosas las quals son del meo 
payre . fi ilh non entenderon las paroUas las ^ qtial el parie a lor . £ dcsende 
cun lor e nenc en Nazareth [83 r] era somes a lor . E la mayre de luy gar- 
daua to'.as aquestas paroUas ensemp portant al seo cor . E . yesus . prò- 
feytaua per sapieneia e per eyta e per gracta cnapres dio e li homme 

III. Al quinezen an de 1 enperi de . Tiberi Cesar qnant Pilat segno- 
rilaua en iudea . E herode era segnor de galilea . E lo seo frayre Phelip 
segnor de la region de Itnrea e de Traconite e Lisania segnor de la region 
de Abelina . La^ parolla fo fayta sobre hiohan filh de zacaria al desert sot 
li prtnci de li preyre Anna et Gayphacz . E uenc en tota la re'gion encerque 
lo Jordan predicant la [l. lo] batisme de penitencia en remession de li pecca 
cnayma es script al libre de li sarmon de Esaya lo propheta roucz del cri- 
dant al desert . Apparelha la uia del segnor e facze dret li sandier de luy 
tota ual sare vnplia e tot mont e col sare humilia . E las peruersas cosas 
sarcn endreyzas . E las aspras en ulas planas : E tota [83 v] cam veyre la 
salu del nosére dio . Donoa ilh diczian a las eompagnias las quals ysian 
qu ilh fossan bateia de luy . Generacion de uipras quaì demostre a uos 
fugir 1 ira auenir . Bonca facze degne fruc de pentYeneia : E non comence 
a dire . Nos auen Abraham per payre . Car yo die a uos que dio es pò- 
deros rexucitar fìlbz a Abraham d aquestas peyras . Cor la destral es ia 
messa a la reycz de 1 albre . Donea tot alabre [1. albre] qt^ non fare bou 
fruc sor e talha e mes al faoc . E las compagnias demandauan luy diczent . 
Bonca nos qtuiì cosa faren . E el re«ponde e dis a lor . Aquel que ha doas go- 
ncUas donne al no» hauent . E aquel que a a maniar facza semilhantament . 
£ li publicas [1. -ans] rengron dereco qu-ilh fossan bateia : e ilh disserron 



^ Sotto il -a di queste duo ultime forme, il ms. ha un puntino che è forse 
il pttnctum deìens. 



Il Nuovo Tcstameuto valdese. 69 

a lay . mestre quaì cosa faren . E el dis a lor . Non facza alcuna cosa 
si 00» czo qué noa es comanda . LI caualicr demanderon dcreco luy diczent . 
E DOS quaì cosa faren . E el dis a lor Non fera alcun e non [84 r] facza 
tortura e sia content de vostra rendoas . E Io poble stimant e pensant tuit 
cn li lor cor de Johan si el era Ghrìst iohan responde e dis a tuit . yo ba- 
teio uos en ayga . E p\us fort de mi venre enppfes mi dal quaì yo non soy 
degne desliar las correas de las caaczamentas de luy . El meseyme bateiare 
V08 al sant sperit e en fu oc . Lo ventalh del qt^al es en la soa man e mon- 
dare la soa ayra e aìostare Io froment al seo granicr . yiag el creroara las 
palhas al fnoc non amortiuol . E enay«i exortaua dereco motas autras co- 
' sas : e predicaaa al pobie . ÌILag qaant herode lo quaì era segnor fo re- 
pres de ìuy per herodiana molher del seo frayre la quaì el tenia , e de tuit 
li mal qu-el faczia el aioste encara aquesta cosa sobre tot : e mes Johan 
en career . E endeuenc que quant tot io poble era bateia , e que Jesus fo 
batteia e qu-eì pregnes lo cel fo hnbert e lo sant sperit desende en specia 
corpolar sobre luy enayma columba . E vna vouz fo fayta del cel . Tu sics 
lo meo filh [84 v] carisime . En tn yo ay pres mon bon placzer . E el 
meseyme . yesua . eomenczaua esser de trenta anz : io quaì era recointa 
Hlh de Joseph lo quaì fo filh de beli lo quaì fo de Matthat lo qual fo de 
leni lo quaì fo de Meichi lo qnal fo de Jonne lo qt^al fo de Joseph lo quaì 
fo de Matathias lo qnal fo de Amos que fo de Naum que fo de hesli que fo 
de Nagge que fo de Maath qne fo de Matathias quei fo de Semey lo qt^al 
fo de Joseph lo qnal fo de Juda lo quaì fo de Johanna lo qual fo de' Resa 
lo qual fo de zorobabel lo qtial fo de Salathiel lo quaì fo de Neri lo qtial 
fo de Meichi lo qual fo de Adde lo quaì fo de Gosan lo qual fo de bel- 
madan Io qual fo de ber lo qual fo de Jesu lo qual fo de Heliezer lo qual 
fo de Jorim lo qual fo de Matthat lo qual fo de leu i lo qual fo de Simebn 
lo qual fo de Juda lo qual fo de Joseph lo qual fo de Jona lo qual fo 
de Heliachim lo qual fo de Melcha lo qual fo de Menna lo qual fo de 
Matthata lo qual fo de Nathan lo qual fo de Dauid lo qual fo de Jesse lo 
qual fo de Obed lo qual fo de Booz lo qual fo de Salmon lo qual fo de 
N8[85 r]as8on Io qual fo de Aminadab lo qual fo de Aram lo qual fo de 
Efrom lo qual fo de Phares lo qual fo de Jndas lo qual fo de Jacob lo qual 
fo de Isaac lo qual fo de Abraam lo qual fo de Thare lo qual fo de Na- 
chor lo qual fo de Sarnch lo qual fo de Ragan lo qual fo de Phalech lo 
qual fo de Heber lo qual fo de Sale lo qual fo de Ghainan lo qual fo de 
Arphaxat lo qual fo de Sem lo qual fo de Noe lo qual fo de Lamech lo 
qual fo de Mathusalem lo qual fo de Enoch lo qual fo de Jared lo qual fo 
de Malaleel lo qual fo de Ghainan lo qual fo de Enos lo qual fo de Seth 
lo qual fo de Adam lo qual fo de dio 

lY. E Jesus plen del sant sperit se parte del Jordan : E fo amena de 
1 esperit al desert quaranta iom : E fo tenta del diauol : e non manie 
alcuna cosa en aquilh iom . E cun» ilh foron passa : apres el ac fam . E 
Io dianol dis a luy . Si tu sies filh de dio : di a aquesta peyra que e! a 
deuegna pan . E iesus responde a luy . Lo es script . L homme non vio 



70 / Salvionì, 

tant solament de pan mas de tota parolla de dio . E lo [85 v] diaaol lo 
mene sobre vna anta montagna : E mostre a ìuy e» vn moment de temp 
tuit li regno del eercayt de la terra, e dia a ìuy • To donarey a tn tota 
aquesta poissancza : e la gloria de lor : Gar iih me son donna : E yo li 
donno a qui yo Tolh . Bonea tn si en te enclinant me adoras : totas aque- 
stas cosas saren toas . E iesas responde : e dis a lay . Lo es script . Tu 
adorarcs lo teo segnor dio : e seruires a luy sol . E lo diaaol mene Iny 
en hierasalem : e mes Iny sobre la penna del tempie : e dis a ìuy . Si tn 
sies lilh de dio met te d-eyci en bas . Gar lo es scr/pt . £1 a comanda 
a li seo angol de tn affin qn-ilh te gardon, e qn-ilh porton ta en las lors 
mans, affin que per aaentora non offendas lo teo pee a la peyra . E Jesus 
responde e dis sl ìuy . Lo es dit . Tn no^ tentares lo teo segnor dio . E 
tota la tentacion complia : lo diaaol se departic de lay : entro a un temp . E 
Jesus en verta de 1 esperit retorne en Galilea : e la renomenancza de Iny 
anne per tota la region . E el ensegnaua lor en las sinagogas de lor : e 
era [86 r] magnifica de tait . E uenc en Nazareth lay ont el aula ista 
nari . E intre en la sinagoga al iorn del sabba segont s acostnma . E se 
lene per legir : e lo libre de Esaya propheta fo donna a lay . E quani el 
hac hubret lo libre : el trobe lo luoc ont era script 1 essperit del segnor 
dio es sobre mi : per la quaì cosa el m a oingt . £1 m a manda per pre- 
dicar a li paures garir li contrista de cor , predicar remession a li preyso- 
nier , e la vista a li cec laissa aqw'lh que son e<7ntrist en remession , e 
predicar 1 an de dio agradiuol , e lo iorn de reguiardonancza . E qnant el 
hac claus lo libre , el lo rende al menistre : e se asette . E li olh de tuit 
aqutlh que eran en la sinagoga eran persauerant en luy . JB el comence a 
dire a lor . Aquesta scr^'ptura es encoy eotnpìia. derant li nostre olh . E 
tuit donanan testimoni a luy : e so mereuiihanan de las paroUas de grocia 
las quaìs salhian de la soa bocca , e diczian . Donca non es aqtiest lo filh 
de Joseph • E el dis a lor . Gertament vos me dire aquesta semblancza . 
mege sanna tu mescyine . Fay [86 v] d ereco ayci en ton pays grant co- 
SAS enayma nos aaen auui que an istas faytas en Gaphamaum . E el dis 
yo vos die en uerita que alcun propheta non es acepta en son pays . En 
uerita yo die que plnsors veuas eran al temp de £lia en Israel , quant lo 
col fo claus tres ancz e seys mes quant grant famina fo fayta en tota la 
terra . Elia non manda en alcuna d aquellas si non en Sarepta de Sidonia 
a una fenna vena . E plusors lebros eran en Israel sot heliseo io propheta : 
e alcun de lor non fo monda si non Naaman Sirice . E tuit en la synagoga 
auuent aquestas cosas foron vmpli de ira . E ilh se leueron e giteron luy 
fora de la citta : e raeneron luy entro a la cima de la montagna sobre la quaì 
la lor citta era edificaa , per lo gitar en bas . E el meseyme passe per lo 
niccz de lor : e sen anne . E desende en Gapharnaum citta de Galilea : e 
lay ensegnaua lor en li sabba , e se mereuiihanan .de la doctrina de lay : 
Car la parolla de luy era cun poyssancza . E en [87 r] la sinagoga era vn 
homme que aula 1 esperit del demoni non mont , e el cride en anta voez 
diczent . Laissa qual cosa es entro nos e ta Jesus de Nazareth : Sies ta 



Il Nuovo Testamento valdese. 71 

venga per uos perdre . Yo say que tn sies lo sant de dio . E Jesus repres 
luy diczent . Taìsis e salh de lay . E qt^ant lo demoni hac gitta lay al 
meez : el yssic de luy e non noe a luy . E temor fo faita sobre tuit . £ 
parlauan entre lor diczent . Qual es agnosia parolla : Car en poìssancza e 
en rertu el comanda a li sperit non mont : e ilh se departon . E la reno- 
menancza de luy se manifeste en tot luoe de la region . E Jesus se lene 
de la sinagoga : e intro en la maison de Simont . E la sogra de Simont era 
tengua de grant fehre , e ilh pr^gueron lay per ella . E luy istant pres de 
ley : el comande a la febre e la febre laisse ley . E eia se lene yiaczamdnt 
e amenistraua a lor . E qnant lo solelh se coiaua : tuit aquilh qué anian 
malates de diucrsas malatias li menauan a luy . E luy metent las mans 
sobre vnchaseun de lor [87 r] sanaua lor . E li demoni se partian de moti 
eridant e diczent . Tu sies lo filh de dio . E en li reprenent non lor per- 
metia dire que iJh sabian qti-el era Christ . E qfiant lo iorn fo vengu : el 
se parte e anne en luoc desert . E las compagnias cdrcauan luy e vengron 
entro a luy : e tenian luy affin qu-eì non se departes de lor . A li qual el 
dìs . La me conenta dereco predicar en las autras cittas lo reame de dio : 
Car per ayczo yo soy tramcs . E era predieant en las sinagogas de Galilea 
y. E lo fayt cnm las eompagnias s-embrinesan per auuir la parolla de 
dio e el istaua iosta 1 estang de Genezaret . E uic doas naus istant iosta 
1 estang . E li pescadors eran deysendu e lanauan li lor recz : e el monte 
en Tua nau la qua! era de simont : e pregne luy qu-el menes luy rn 
petit plus long de la terra . E sessent ensegnaaa las corapagnias de la 
naueta . Mae pois qti-el cesse de parlar dis a simont . Amena nos plt» 
aut e alaga li nostre recz en prenament . E simont ree^^ondent dis a luy . 
[88 r] mestre tota la noit auen lauora e non presen alcuna cosa : Hot 
yo alargarey la recz en la toa parolla . E cum ilh agucssan fait ayczo en- 
Bareron grant mautecza de peisons . Mae . la recz de lor ronpia . E ci- 
gneron a li eompagnon li qnal eran en 1 antra nao qu-iih venguessan e 
aiudessan a lor . E ilh vengro e vmpliron totas doas las naus enayei 
que ben pres plombessan . E quant Simont Peyre vegues cagic a li genolh 
de . yeet^e . diczent . segnor eys de mi : Gar yo soy homnic pecador . Gar 
stabusiment aula eompres luy e tuit aquilh qne eran con luy al prena- 
ment de li peison li qtial ilh auian pres . Semilhantament Jaco e Johan 
filh de zebedio U qual eran eompagnon de simont . E . yesus . dis a simont . 
Kon voler temer . E d aiczo sares ia prenent li homme . E qnant ilh agron 
amena las naos a la terra : ilh laisseron totas cosas e segueron luy . E fo 
fait cum el fos en vna de las cittas . Ueaos vn home plen de lebrosia : lo 
qual cum ci hac vist Jesus : e cagent en la soa facia pregaua lay diczent . 
O segnor tu me pos mundar si tu voles . E yeeue stendent la man toque 
luy diczent . Yo [88 r] volh sies monda . E la lebrosia se departic de luy 
viaczament . E ci comande a lay que non o disses a alcun . Mae vay e 
demostra te a li preyre e uffre per lo teo mondament enayma comande 
moyses a lor en testimoni . E de plas en plue la renomcnancza de luy 
annana per tot . E motas compagnias s aiostauan : aflin qu-ilh 1 aunessan 



72 Salvioui, 

e fossan sana de las lors enfcnnetas . Ma« el seya al desert e orana . E 
fo fait en vn d aquilh iom que el meseyme sesia e ensegnaua . E U pharì- 
sios eran sesenfc e li dottor de la ley li qua! eran veogu de tot caste! de 
gallica e de iadea e de ìerusaìem . E la nerta del segaor era a sanar lor • 
E neuos baros [1. -ons] portant home al leyt lo quaì era paraletic . E querìan 
dintre metre luy e pansar deuant luy . E no» trobant per quaì pari dintre 
portesai» luy per la compagnia : monterò» sobre lo teyt . e sot meseron lay 
per lo cubert con lo leyt al mecz deuant . yesus . E quani . yesus . vec la 
fé de lor : dis a luy . home li teo pecca son perdona a la . E 11 scrtp- 
ttfra e li pharisio comenceron a pensar diczent . Qual es aqnest io quaì 
porla [89 r] blastemas . Qual pò perjdonar 11 peca si non lo sol dio . Mas 
poys que . yesus . conoc las cogitacions de lor : el responde e dis a lor . 
Qual cosa pensa en li aoetre cor . Qual cosa es plus legiera a dire li teo 
p«ca son perdona a tu o dire lena e uay . ÌILaa que uos sapia que lo filh 
de la uergena a poesta en terra de perdonar li peca el dis al parBÌiiic . 
Yo die a tu . Leua pren lo teo leyt e uay en la toa mayson . E lenant 
Yiaczament deuant lor pres lo seo leyt al q^al ci iacia e anne en la soa 
mayson magnificant dio . E tuit foron pres de temer ; e glorificauan dio . 
E foron rempli de temer diczent . Nos auen vist encoy cosas mcrenilhosas . 
Enapres aqnestns cosas isic e uic publican per nom leui scssent al taulier e 
dis a luy . Sec mi . E laysa totas cosas leuant segue luy . E leui fey a luy 
grant conuili en sa maison : e y era mota e(?mpagnia de publicans e d au- 
tres li qual eran con lor repausant . E li scriptura e li pharisio de lor mur- 
murauan diczent a li deciple de luy . Perque mania e beue ^ con li publi- 
cans e cu» li peccador . £ Jusus [1. Je-] reepondent dis [89 v] a lor . Aqtiilh 
qne son san non besogna» de meie : mas aquilh qne an mal . Gar Yo non 
yinc appellar li iust : mas li peccador a pent^eneia . ì^aa ilh diseron a luy . 
li desciple de Jean perque deiunan souendierament e fan preguicras . Se- 
milhantament fan aqntlh de li pharisios . ìias li teo manian e beuon . A li 
qnal el dis . Donea poe far deiunar li filh de 1 espos dementre que 1 cspos 
es cun lor . ìiae dias ucnren que cum l espos sarò tout de lor adonca 
deinnaren en aquéì dia . ìias el dl^ia semblancza a lor . Gar alcun non mei 
la mescladura del nou vestiment al uelh vestioient d autra maniera lo non 
romp lo velh e la mescladura del nou no» se conue» al uelh . E alcun 
no» met lo vin nouel en li oire velh . D autra maniera lo vin nouel rum- 
pre li oire e lo vin sare spancha e li oire periren . ilas lo vin nouel es 
de metro en li oire nou e li vn e li antro son garda . E alcun bcuent lo 
velh non noi viaczament lo nou . Gar el di lo uelh es melhor 

yj. [90 r] E fo fayt al segoiit sabba del premier , cui» el trapasses 
per li semena li desciple de luy arancaua» las spias e maniauan fregant 
con las mans . Ma« alcanti de li pharisio dicia» a lor . Perque face czo 
que non ley far en li sabba . E jesus reapondeni dis a lor . No» leges czo 



^ All'uscita di manm e beue, appare cancellato un -9. 



Il Nuovo Testamento yaldese. 78 

que fey dauid eum ol agues fàm e aquilh que eran con lay en qual ma- 
niera inlre en la mayson de dio e pres li pan de la preposition e manie e 
doflDO a aqutlh que eran con lay li quaì non leya maniar si non tant so- 
laiiMnt a li preyre . £ dieia a lor . Gar lo filh de la uergena es dereco 
segnor del sabba . ìias fo fait en 1 antro sabba qt«-el intres en la sinagoga 
e ensegnes . E homme era aqti» e la man dreyia de Iny era secca . ìiae li 
scrtptnra e li phorlsio gardanan si el sanes al sabba afin qu-»lh trobessau 
dont acnsessan Iny . Ma« el sabia las eogittacions àe lor e dis a 1 home lo 
quaì a aia la man secca . Lena e ista al mecz e leuant iste . Ma« . jesui . 
dis a lor yo demando a uos si es coneninol far ben en li sabba o mal far 
salaar 1 arma o perdre . E eneerqtfe regarda lor tait dis [90 y] a 1 omo 
slent la toa man . E el la stende e la man de lay fo restaura . £ ilb foron 
repieni de non sapieneia e parlanan entro lor qual cosa faczesan de . jesua . 
E fo fait en aquilh dia issi e al mont anrar e era persanerant en la oracton 
de dio . E cum lo dia fos fayt el apelle li seo desciple e eylegic docze de 
lor li qual el apelle apostols . Simont lo qual es sobre noma Peyre e an- 
drio lo frayre de lay . Jaco e Johan Phelip e bertbalmio thoma e matio 
Jaco alphio e simont lo qual es apeila enaeios . Joda de Jayme e Juda d- 
esearìoth io qual fo treytor . E deysendent con lor e iste al laoc campestre 
e la compagnia de li desciple de luy e grant maatecza de compagnia de 
tota iadea e de ieru^alem e de maritima e de tiri e de sidonla li qual eran 
aenfni qu-ilh auuessan luy e qu^'lb fossan sana de las lors langors . E 
aqutlb li qual eran trabalha de li sperit non mont e eran sana . E tota la 
compagnia querian tocar luy . Gar nerta issia de luy e Banana tuit . E ci 
mereyme sas leua li olh en li seo desciple diczia . [91 r] paures uos se 
beneira . Cor lo rogne de dio es uostrQ . Uos li qual fameia ara se beneira . 
Gar uos sare saczia . Uos li qual plora ara se beneira . Gar uos rire . 
Uos sare beneira eum li home maudiren uos e cum ilh departiren uos e 
exprouaren uos e degittaren lo noe Ire uom enayma mal per lo filh de la 
aergena . Alegra uos en aquel dia e eyssauta uos . Gar aeuos mota es la 
uostn, marci al cel . Gar segont aquestas cosas li payre de lor faczian a 
li propheta . Mae emperczo malauentura a uos rics li qual aue la nostra 
consolacion . Malauentura a uos li qual se saczia . Gar uos fameiare . Ma- 
lauentura a uos li qual rie ara . Gar aos plorare . Malauentura a uos 
ctim tuit li home nos beneiciren . Gar segont aquestas cosas li payres de 
lor faczian a li prophetas . Mae yo dio a aos li qual auue . Ama li nostre 
ennemic e facze ben a aquiih li qual eyran uos . Beneycze li mal diczent 
a uos • Aura per li acaysonant uos . E aquel que ferro tu en la gauta 
aporelha a luy 1 autra . E de luy lo qual tol a ta la uestimenta non 
noler [9i v] deuedar la gonella . Mae donna a tot demandant a tu . E 
qui tol las cosas que son toas non las requerre . Enayma uos noie que 
li home faczan a uos e uos facze a lor scmilhantament . E si aos ama 
aqutlh li qual aman uos qual gracia es a uos . Gar li pecador aman li 
amant lor . E si uos fare ben a aquiih que fan ben a nos qual gracia es a 
uos acer li pecador fan ayczo . E si uos prestare a aqutlh de qui uos 



74 Salvioni, 

spera recebre quaì grada, es a nos . Car lì picador prcstan a li picador 
qu-ilh recepian las cosas eygals . ìlas cmp^rczo ama li nostre enemic 
facze ben e presta non sperant ^aquienant alcuna cosa e la nostra marci 
sare grant o sare filh do i autessime . Car el es benigne sobre li me- 
sconoysent e li mal . Bonca sia misericordios enayma Io nostre payre es 
miserieordioa . Non uolha iuiar e non sare iuia . Non nolba (Condannar e 
non sare condanna . Perdona e sare perdona a nos . Dona e sare dona a 
uos . Ilh donaren al uo^^re sen bona mesora habondiant ensemp calca e 
sobre babondiant . Gar en aquella meseyma mesora en la quaì nos me- 
siirare sare remesura a [92 r] uos . Ì/Las el diczia a lor semblancza . Donea 
lo cec pò guiar lo cec . Donca ambeday non calon en la fossa . Deciple 
non es sobre io mostre . Ma< el sare tot perfcit si el sare enayma lo me- 
stre de \uy . ìHas ta perqtie ues la busca en 1 olb dei teo frayre . ìias non 
consideras lo tran lo qt^al es al teo olh . en quaì maniera pos dire ai 
teo frayre . frayre laisa e gittarey la busca del teo olh e tu meseyme 
non ues lo tran al teo olh . ypocrit gieta prumierament lo tran del tee 
olh e adonca rcgardares que tu fora menes la busca de 1 olh del teo 
frayre . Ac^rta 1 albre non es bon lo quaì fay mal frac ni 1 albra mal 
faczent bon fruc . Car vncbascun albre es concgu del seo fruc , Car ilh 
non colhon flas de las spinas ni vendeman vas de 1 agolencier . Lo bon 
h me del bon tresor del seo cor fora porta li ben e lo mal home del mal 
tresor del seo cor fora po[r]ta li mal . Car la bocca parla de la haftundancia 
del cor . Mas perque appella ^ mi segnor segnor e non facze las cosas que 
yo diczo . Tot aqt/el qwe uen a mi e au las mias parollas [92 v] e fay lor . 
Yo demostrarey a uos al q«al el es semblant . El es semblant a 1 ome que 
edififlca vna meyson Io qwal a caua' en (n)aut e a pausa lo fondament sobre 
la peyra . Ma* fayt 1 ondeìament lo flum s-embrine en aqwella niayson e 
no» poc moure ley . Car ilh era funda sobre la ferma peyra . Ma« aqtiel 
q?/e au e non fay es semblant a 1 ome que a cdiflBca la soa maysoii sobre 
la terra scncza fundament en la q«al lo flum s-emlriue e cagic viaczament 
e Io trabucam[cn]t de Icy fo fait grnnt 

VII. Mas cuw el agues compii totas (las) las soas parollas en las aurelhas 
del poble intre en chaplia[r]naum . ÌKas lo serf d un centurion hauent mal 
era a morir lo qwal era a luy preclos . E cuw el agues auui de yesus , 
traraes a luy li uelh de li indio pregant Iny qw-el uengues e salues lo serf 
de luy . ìias cum ilh fossan uewgù a yesus , pregauan luy curiosament dic- 
zcnt . Car el cs degne que tu dones a luy ayczo . Car el ama la no«/ra 
gent , El meseyme edìtRquc a nos la sinagoga . Mas yesus , annana cun 
lor . E cum el [03 r] non fos long de la mayson lo centurion tramea a luy 
li seo amie diczcnt . segnor no» te uolcr trabalhar . Car yo non soy 
degne que tu intres sot lo meo teit . Per la quaì cosa yo no» pensey mi 
degne que yo uengues a tu . ìdas di tant solament per parolla e Io meo 



^ Il ms. ha appellas, col punctum delens sotto il -s 



Il Naovo Testamento raldese, 75 

fanti'ft Bare sana . Car yo soy home ordona sot poesia hanent caaalier sol 
mi e die a 1 un nay e el aay e a 1 antro yen e el uen e al meo Beri fay 
ayczo e el fay . La qua! cosa , jesus , anuia se mereailhe e noni a li 
segnent si dJs a las (^ompagnias . Yo die nerament a qos yo non trobey 
tanta fé en isra^l . E aquilh que eran ista trames re toma a la mayso» 
troberof» lo Sérf san lo quaì ani a languì . E fo fait daqtiienant , yesus 
anaiia en la eitta la quaì es appella naim e li descìple de ìuy anana» eon 
luy e abnndinol compagnia . Ma« cnm el s apropies a la porta de la citta 
neaos miai filh de la soa mayre era porta mort . E aqi^esta era nena e 
mota compagnia de la citta con ley . La quaì oum io segnor agnesBa nist 
mogu de miserieorditi aobre ley dis a ley . Non [98 y] noi ha ^ plorar . E 
apropie se e ioque la bara . i/Las aqtftlb que portauan isteron . E dis 
iouencel yo die a tu lena . E aqtial que era mort se leue e comence a 
parlar . E el lo rende a la soa mayre . E temor lì pres tuit e magnificauan 
dio diczent . Car grant propbeta se leue entre nos e car dio a nesita lo 
8eo poble . £ aquasta paroUa de Iny issic en tota lodea e en tota la region 
vìznque . E li desciple de ioban renuncieron a Iny totas aqi^estas cosas . 
£ iohan enscmp appella dny de li seo desciples e li trames a jesus diczent . 
Sies ta aqu«l que sies a uenir o sper(er)aren vn autre . Mae cnm li ba- 
ro» fossan uengn a luy diseron . Johan batista trames nos a tu diczent . 
Sies tu nqueì que sies a nenir o sp0r(er)aren vn autre • Mas el sane moti 
en aqtftflJa meseyma bora de las lors langors e plagas e de li mal sperìt e 
dona la nista a moti cec . E yeeus , re«pondent , dia a lor Annant re.nuneia 
a Johan aqt^ellas cosas que nos negues e auues . Qar li cec neon li czop 
Tan lì lebros son munda . Li sort aunon li mort rexucitan e li paure [94 r] 
soQ predica . E aqi^el sare beneura lo quaì non sare scandelicza en mi . 
E enm li message se fossan departi . Jesus comence dire de iohon a las 
eompagnjas . Qual cosa isses ueser ni desert . Gana mogna de nent . ìias 
quaì cosa isses vcsser bome uestì de moUas uestimentas . Ueuos aqt^tlh 
que son en preciosas vestimentas e en deleit son en las maysons de li rey . 
Mff« quaì cosa isses ueser propbe^a . Acer yo die a uos plus qne propheta . 
Aquest es del qnal es scrtpt . Uete yo trameto lo meo angel denant la toa 
facia lo qual deuant apparelbare la tea nia denant tu . Car yo die a uos . 
Alcun maior propbeta de iohon batista non es entre li na de las fennas . 
^di aquel qn-es menor al regno de dio es maior de luy . E tot lo poble 
eauent e li (p)publicans li quaì eran bateia del batisme de ioban instifiqve- 
fon dio . Mas li pbarisio e li sani de la ley desprecieron lo eonselb de dio 
e?) lor roeseyme li qnal non eran bateia de ìuy . E lo segnor dis . Al qual 
<emblant diren li bome d aqnesta generacion e al qt^al son semblant . Ilb. 
son semblant a li fantin sessent al marca [94 v] e parlant entre ior e diczent . 
^os eanten a uos con calamellas e nos non sautes . Nos uos auen lamenta 
e QOS non piores . Gar ioban batista uenc non maniant pan ni beuent yin 



* Nel richiamo, in fine della pagina precedente, leggesi uolhas. 



76 Salvioni, / 

nos dicze el a demoni . ìias lo filh de la a^rgena uenc mamant e beueni 
e aoB dicze . Ueuos home deaorador e beaent vin amie de pabiicans e ée 
pecadors . E la sapìencia es iuBtifica de tuit li seo filli . ìSas yn de li 
phorisio pregaua lay qa-el manges cun ìuy . E intra en la mayson del 
pharisio se repaase . E nenos fenna pecheiriez la qiial era en la citta . 
Pois qU'ilh conoc que yegus repauses en la i&ayson del pharisio porte uaisei 
d ongnent e istant dareyre iosta li pe de luy . £ li furbia cun li seo tfauelh 
del cap e bay.saaa li pe de loy e lì ognia de 1 ongaent . Mae lo pharisio 
lo quaì auia appella loy uesent penso entro sì diczent . Si aqti^st fossa 
pr(>pheta acer el sabria qui e quaì es la fenna que toca lay . Gar ilh es 
pecheiriez . E , yesus , r^epondent dis a Iny . simont yo ay a dire a tu 
al[95 r]cana cosa . Mae el dis o mostre di . Day debitor eran en yn pre- 
stador . L un deaia . tt . cent deniors e 1 autre cinquanta . Mae lor non 
anent dont rendre perdono a 1 un e a 1 antro . Donea quaì ama pl<4e luy . 
Simont reepondent dis . Yo penso que aquel al qtial el perdono plos . E 
el dis a luy tu as ìuia iostament . E uout a la fenna dis a simont . Yes tu 
aqtiesta fenna yo soy intra en la toa mayson : e tu non donies ayga a li 
meo pe . Mae aqtiesta arose li meo pe de lacrimas e li farbic cun li Beo 
cauelh . Ta non donies a mi baysament . Mae depois qtie aqnesta intrc 
non cesa de baisar li meo pe . Tu non ognies lo meo cap d olì . Mas 
aquesta oins li meo pe d onguent . Per la qnal cosa yo die a tu moti peca 
son perdona a ley . Gar ilh ame mot . Mae tiqueì al qual es perdona mecz 
ama mecz . Mae el dis a ley . Li pecca son perdona a tu . E aqtiìlh que 
enserop repausauan comenceron a dire entro lor . Qual es aqnest lo quei 
acer perdona lì peca . Mae el dis a la fenna . La toa fo fey tu salua vay 
en pacz 

Yin. [9tt v] E fo fait daqwenant que el anaua per las cittas e per li 
Castel predicant e anunciant lo rogne de dio : e li . 12 . eran con luy e 
alcunas fennas que eran sanas de li maligne sperit e de las enfermetas . 
Maria la q«Mil es appella magdaiena de la qua! eran issi . 7 . demoni o 
ioanna molher de coczi procurador de herode e snsana e raotas aatras las 
qnals amenistrauan a ìuy de las lors sustancias . Mae cum motas compa- 
gntas s aiostesan e corian a luy de las citas : el dis per semblancza . 
Aquel que semena issi e semenar lo seo semencz . E dementre qu-el se- 
menaaa . L un cagic iosta la uia e fo calpisa e li oisel del cel maniero» 
lor . E 1 autre cagic sobre la peyra e na seche . Gar non hac humor . E 

1 autre cagic entre las spinas e las spinas ensemp nas affogneron luy . E 
1 autre cagic en la bona terra e na fey fruc a cent doble . Diczent aque- 
stas cosas cridaua . Aqueì que ha aurelbas de auuir anua . Mae li desciple 
de luy demandauan luy qual fo [96 r] aqnesta semblancza . A li qual el 
dis . A uos es dona conoìsser lo menistier del regno de dio . Mae a lor on 
semblancza aczo qne aeyent non uean e auuent non entendan . Aquesta es 
la sembJancza . Lo semencz es la parolla de dio . Mae aqntlh que son iosta 
la uia son aqutlh li qt^l auuon daqnienant uen lo diauol e tol la parolla 
del cor de lor que cresent non sian fait salf . E aqfitlh que son sobre la 



li Nuoro Testamento valdese. 77 

peyra . Li qtial cnm ilh aiiren auni la porolla reeebon Icy can goy . E 
aqtfisti n«ii an reies . dar a temp creo» e al temp de la tentacìon se de- 
part<m . Mas aqt«el que cagic en las spinas son aqmlh li quaì aaairon e 
de la euras e de las riqiMczas e de li deleit d aquesta ulta anna son ofoga 
e non reportan frac . Mas aqueì que chay en la bonna terra son aquilh 
([ue anaent retenon la parolla en cor pur e noble e portan frac en pacian- 
ria . Mas aleon embrasant la lacerna non cnebre ley del naysel o pansa 
ler 8ot Io leit . Mas sobre lo candelabra que li intrant aean Io lame . Car 
la non es en reseca que non sia manifesta ni resconda que non sia conega 
e aegna en pales . Bonea aeia en quaì maniera anne . Gar aqtiel [96 vj 
live ha sare dona a ìuy , e quaì que quaì non ba neys czo qu-eì pensa si 
haaer gore toat de lay . E la maire e li frayre de luy nengron a ìuy e 
non poyan annar a ìuy per la compagnia . E fo anancia a luy . La toa 
marre e li tee frayre istan defora uolent te ueser • Lo qual re^pondent 
flis a lor . La mia mayre e li meo frayre son aq«»sti li qual anuon la pò* 
rolla de dio e la fan . Mas fo fait en yn de li dia el meseyiKe monte en 
h naaeta e li desciple de Iny e dis a lor . Trapassen autro 1 estang e mon- 
'eron . Mae lor nauegant s adormic . E tempesta de nent deysende en 1 
«"slang . E eran costreit e perrilhaaan . Hak apropiant scomogron luy diczent . 
comandador nos perren . Mae el leuant castigue lo uent e la tempesta 
<ie l ayga cesse e fo fait soyuecza . Mae el dis a lor al qtial luoc es la 
uoe^ra fé . Li qtial tement se merenilhauan diczent entro lor . Qual es 
aquest . Gar el comanda a li uent e al mar e obbedison a luy . Mae ìib 
naoegneron en la region de li gerasenio la qual es centra galilea . E cum 
d fos issi de la nau a la terra vn baron centra coroc a luy lo qual aula 
•iemofli ia per moti temp e non era uesti de uestimenta [97 r] e non per- 
niania e» mayson . Mae en li muniment . Pois que aquest uic , jesus , cagic 
deaaflt loy e cridant en grant ùocz dis . yeeue filh de 1 autessyme qual 
cosa es a mi e a tu yo te prego non me tromentar . Car el comandaua al 
. socz sperit qu-el isses de 1 ome . Car el tenia luy per moti temp e era liga 
de eadenas e garda en cep e rot li liam era mena del demoni al desert . 
Mfl* yesue , demando luy diczent . Qual nom es a tu . Mae el dis legion . 
Cor moli demoni eran intra en luy . E pregueron luy qu-el non comande» 
s lor qti-ilb annessan en 1 abis . Mae grecz de por e eran paisseut aqu» al 
raont e pregauan luy qu-el ontreges a lor intrar en lor e premes a lor . 
^onca li demoni issiron de 1 ome e intreron en li porc . E lo grecz anne 
^n eobrinament trabnqueron en 1 estang e fo soffoga . La qual cosa pois 
que aquilb que paissian yigron lo fait fugiron e anuncierpn en la citta e 
^ff las uillaa • E ilb issiron uesser czo que era ista fait . E uengron a 
y««< , e troberon 1 ome del qual li demoni eran issi sessent uisti e de sana 
pensa a li pe de ìuy e tenseron . Mae aqm'lh que bauian uist annuncieron 
a lor en qual maniera fossa fait san [97 v] de la legion . E tota la mou- 
tecza de la regron de li gerasenio pregauan luy qu-el 9e departes de lor . 
Wf ilh eran tengu de grant temer . Mae el montant en la nao sen retorne . 
E lo baron del qual li demoni eran issi pregaua luy qu-el fos cun luy , 



78 Salvloni, 

ila» yeèus laisse Ivy àiczeni . Retoma en la toa niayso» e recointa qtfantas 
cosas dio fey a tn . E anne per totas las cittas prédìeant totas las eosas (lue 
Jesus aguessa fait a \uy . Ma« fo fait eum jesus fos retorna la compagaia 
receop laj . Cor tnit eran sperant lay . E aeaos baron al [qaal] era noti» 
layras uenc e-l meseyffie era prtmpci de la sinagoga e cagic a li pe de 
yesua pregant Itiy qti-el intres en la mayson • Cor filha rnial era a Iny 
qtiMi de docze an e aqiMsta morìa . £ s-endeuenc demenlre qu-el annana 
era apr^ma de las compagniàs . E yna fenna era en corament de sang per 
. IS . an la q«al hania despenda tota la soa sab<ton^;la en jneges e d al- 
cun non poc esser sana . E Uh s apropie dareyre e toque la finbria de la 
uestimenta de luy . E oiaczament iste lo deeorament del sang de ley . £ 
yest^e dis . Qaal es lo qtial toq«e mi . [98 r] ìAaa tnit denegant . peire 
dis e aqnìlh que eran eon lay . mestre las eompagnias t apremisson e 
aflagellison e ta dis qual ioque mi . E je»us dis alcun toqt«e mi . Car yo 
conoÌHSO oertn esser issia de mi . Mae la fenna uesent . Car non se poia 
rescondre ilh nenc tramolant e cagic deaant li pe de luy . E demostre 
denant tot lo poblo per qtMil caison hania loca lay e en qual maniera sia 
sanna . Ha8 el dis a ley . fenna la toa fé fey tu salua uay en pacz . 
Encara luy parlant . vn uenc al prtmci de la sinagoga dicsent a lf«y . Car 
la toa filha es morta non uoler trabalhar luy . Mae yeaus auuia aqtiesta 
parolla reeponde al payre de la fantina . Non uoler temer ere tant sola- 
ment e sore satua . E cum el fossa uengu a la mayson non laisse intrar 
cun si alcun si non peyre e iaco e iohan e lo payre e la mayre de la fan- 
tina . Mae tuit ploranan e plagnian ley . Mae el dis . Non uolha plorar la 
fantina non es morta . Mae dorm . E ilh scamian luy sabent car es morta . 
Mae el tenent la man de ley cride diczent . fantina leua e 1 esperi t 
[98 y] de ley retom[e] e se lene viaczament . E comande donar maniar a 
ley . E lì payron de ley s-estabusiron • Ali qual el comande qu-tlh non 
dissesan a alcun czo que era fait 

IX. Mas yeetie ensemp appella li , 12 , apostol done a lor uertu e poe- 
sia sobre tuit li demoni e qtie sanesan las enfermetas . E trames lor pre- 
dicar lo regno de dio e sanar li enferm • E dis a lor . Non portare alcuna 
cosa en la uia ni uerga ni scarsella ni pan ni peconia ni aure doas go- 
nellas • E en qual qtie qtial mayson intrare permane aqtn' e non issa d 
aqw' . E qual que qual non recebre uos issent d aquella cita Acer secoe 
la pois de li nostre pe en testimoni sobre lor . Mae issi circundauan per 
li Castel predicant e sanant en chascun luoc . Mae herode quart prtmci 
auuic totas las cosas que eran faytas de luy e dubitaua emperczo que la 
fossa dit de alquanti . Cor iohan rexucite de li mort . Mae d alquanti que 
helia aparec . Mae li autre que vn de li propheta antic era rexucita . £ 
herode dis To degoley iohan . Mae qual es aquest del qual yo [99 r] auuo 
tals cosas . E queria yesser luy . E li apostol retorna reconteron totas las 
cosas qua! que qual ilh auian fait . E pres lor se departic a part al luoc 
desert lo qual es de bethsaida . La qual cosa cum las eompagnlas aguessan 
auui segueron luy . E el receop lor e parlaua a lor del regne de dio • £ 



Il NnoTO Testamento valdese. 79 

sanaDa agtftUi que besognanan d esser gari . ìias lo ìorn aaia comencza a 
declinar . E li docze vengron a luy e dissero» a It/y . Laìsa las eompagnias 
que annant en li castcl e en las uillas que son encerque : e que ilh irò- 
hon Yianda . Car nns sen ayci en In oc d esser . ÌILas el dis a lor . Dona 
Tos a manlar a lor . ìias ilh disseron . La non son a nos plus que cinque 
pan e duy peison si non que per anentura nos annan e cumpran maniars 
a tota aqtiesta compagnia . ìlas ilh eran pres de cinque millia homes . 
Mas el dis a li seo desciple . Facze li repausar per cunuìllìs cinquanta e 
cinqMinta . E ilh feron enay«i . E tnit se repauseron a maniar . E receopu 
li cinque pan e H duy peyson regarde al cel e beneicic a lor e frains e 
departic a li seo desciple qu^iìh paoscssan a las [99 t] compagnia ' e 
mangeron tuit e foron saczia . E preseron czo qtie soperche a lor de li 
fragnament , 12 . cophins . E fo fait cum el fos sol orant li desciple eran 
con luy . £1 demando lor diezeni . Las compagnias qua! diczon mi esser . 
ìias ilh re^ponderon e disseron iohan batista . ÌAas li autre helia . Li au- 
tre car yn de li propheta i>rt«mìer rexucite . E el dis a lor . Ma« uos qual 
dieze mi esser . Simont peyre re«pondent e dis lo . x^*^^ • ^^ ^^^ • ^^ 
el castìgant lor comande que non o dissesan a alcun diezeni ayczo . Car 
lo conenta lo filh de la uergena suilrir mofas casas [I. motas cosas] e esser 
reproaa de li uelh e de li primci de li preyre e de li scrfp[t]ura e esser ancia 
e rexucltar al , 8 , dia . Uos el diczia a tuit . Si alcuf^ uolu enir enapres 
mi denegue si meseyme e prena la soa crocz per chascun iom e segua mi • 
E aqtfel que uolre far salua la soa arma perdre ley . E aquel que perdre la 
Boa anna per mi fare ley salua . Car qual cosa profeyta a l ome si el ga- 
gna tot lo mont . ÌILas perda, si meseyme e facza destrniment de si . Car 
qual que [iOO r] qual aure agu uergogna de mi e de las mias parollas lo 
filh de la uergena aure uergogna de luy cum el sare uengu en la soa nia- 
gesta e del payre e de li sant angel . Mae yo die a uos uerament la son 
alquanti istant ayci li qual non tkstar.en mort entro qu-ilh uean lo regno 
de dio . Mae fo fait enapres aquestas parollas quaei oyt iorn e pres peyre 
e laco e iohan e monte al mont qu-el ores . E qoant el pregaua la sem- 
blancza del nout de luy aparec muda e lo uestiment de luy fo fait blanc o 
resplandent . E ueuos duy home parlauan cun luy . Mae eran uist moyses 
e helia en magesta e diczian lo sobre montament de luy lo qual el era 
a eoniplir en icruealem . Mae peyre e aqu»lh que eran eon luy renelhant 
se del sonn vegron la magesta de luy . E duy homme li qual istauan cun 
luy . E fo fait cum ilh se departesan de luy . Peyre dis a yeeue . co- 
mandador lo es bon nos esser ayci e faczan trey tabemacle vn a tu yn a 
moyses e yn a helia non sabent qual cosa disces . Mae luy parlant aque- 
stas cosas niuola fo fayta e umbreie lor [100 vj . E lor i'ntrant en la niuoia 
tenseron . E uoucz fo fayta de la niuola d»e;;ent . Aquest^es lo meo filh ama 
auue luy . E dementre que la uoucz fo fayta , yeeue , fo troba sol e ilh 



^ Nel richiamo, in fine della pagina precedente, leggesi 'eempagnras'. 



80 Salvioui, 

ieysJron e non distro» a alcun en aquilh dia alcuna d aqtiellas cosas qti-tlh 
aulan uist . Mas fo falt al seguent dia lor deysendent del mont mota com- 
pagnia conira corroc a lor . E ueuos home de la compagnia cride diczent . 

mestre yo te prego regsrda al meo filh . Gar el es a mi vnial . E uete 

1 esparit pren lay sabitament e crida . e s-embrlaa e degasta luy con scuma 
e a penna se dcpart scarczant luy . E yo preguey li teo desciple qu-tlh 
giltessan luy e non pogron . VLas yesua re«pondent dis . geueracion 
non fidella e péruersa entro cora sarey enapre[s] uos e suffrirey nos . 
Amena czay lo teo filh . E cum el s aproples lo demoni cmbriue e decipe 
luy . E jesua castigue 1 esperit non mont e sanne lo fantin e rende Iny al 
payre de luy . Mas tnil s-estabusian en la grandecza de dio . E iuit se 
mereuilhant en totas las cosas las quaìs el faczia dis a li seo desciple . 
Uos pausa aquestas parollas en U uostte cor . [101 r] Car lo es a uenir 
que lo filh de la uergena sia liora en las mans de li home . ìiag ilh me- 
sconoissian aqwesta porolla e era cuherta deuant lor qté-tlh non entendessan 
ley . E temian de demaf|dar luy d aquesta parolla . ìias cogittacion intrc 
entre lor qual de lor fos maior . Ma« yestu uesent la cogitacions del cor 
de lor : prenent petit bordone luy iosta si . E dis a lor . Qual que qual 
recebre aquest petit al meo nom recep mi . E aquel que recep mi recep 
luy lo qual trames mi . E aquel qu-es menor entre tuit uos aquest es 
maior . Mae iobon reepondent dis . comandador nos uegnen vn gittant 
demonis al teo nom e deueden luy . Cor el non segue cun nos . E yesus 
dis a luy . I^on uolha deuedar a ìuf/ . Gar aquel que non es contra nos 
el es per uos . Mae fo fait cum lo iom de la asuncion de luy fossa com- 
pii el ferme la soa facia qu-eì annes en ieruealem . E trames mesages de- 
uant lo seo regardament . E annant intreron en la citta de li samaritan 
qu-flh apparelhesan a luy e non receopron lor . Gar la facia de luy era 
annant en ieruealem . [101 v] Mae cum li desciple de luy . Jaco e iohan 
aguessan^ uist disseron . segnnor uoles que nos diczan que fuoc deysenda 
del cel e cunsume lor . E uout repres lor e dis . Uos non sabe del guai 
sperit uos se . Lo filh de la uergena no» uenc perdre las armas de li home . 
Mae saluar . E anneron en rn autre Castel . Mae fo fait lor annant en la 
uia . Un dis a luy yo segrey tu eu qual que qual Inoc tu annares . E 
yeeue dis a luy las uoips au fossas e li oysel del cel an nis . Mae lo filh 
de la uergena non a al qual luoc redine lo seo cap . Mae el dis a vn au- 
tre sec mi . Mae el dis . segnnor autreia mi pj-umierament annar e se- 
belir lo meo payre . E yeeue dis a luy . Laissa que li mort sebellisan 
li lor mort . Mae tu uay e anuncia lo regne de dio . E vn autre dis . O 
segnor yo segrey tu . Mae autreia a mi prumierament anunciar a aquilh 
que seon a maison . E yeeue dis a luy . Alcun metent la soa man en 1 
arayre o regardant darrere non es coneniuol al regne de dio , 

X. [102 r] Mas enapres aquestas cosas lo segnor ordene dereco autres 
setanta e duy : e trames lor duy e duy deuant la soa facia en tota citta e 
luoc al quAl el era a uenir . E diczia a lor . Acer la meysson es mota . 
Mae li obrier son poc . Donca prega lo segnor de la meisson qu-el trameta 



Il Naovo Testamento valdese. 81 

obrìers en la soa meisson . Anna veuos 70 trameto nos enayma agaencz 
entro li lop . Bonea no» uolha portar sac ni caDCzamentas e non saladare 
alcun en la nla . £n quaì que quaì mayson intrare dieze prtimierament 
pacz sia en aqu«eta mayson . fi si lo fllh de pacz sore aquf la nostra pacz 
se repausare sobre luy . ìias si non ilh retomare a nos . Mas permane en 
aqttella meseyma mayson naniant e benent aqtiellas eosas que sen enapres 
lor . Car 1 obrier es degne de la soa marci • Non nolba trapassar de may- 
son en mayson . En quaì que quaì citta intrare e recebren uos mania 
aqt/ellas eosas que son pausas a nos e sana li enferm che son en ley e 
dicze a lor . Lo regno de dio s apropie a nos • fin quaì que [102 yJ qiuil 
citta intrare e non recebren uos issent en laa placzas de ley e dicze . Nos 
Bcoben centra nos neis la pois la quaì se ten a nos de la nostrtL citta . £m- 
parczo sapia ayczo . Cor lo rogne da dio s apropie a nos . Mas yo die a 
uos ch« plus perdoniuol sare en aqtiel dia a li sadomienc que a aqtiella citta . 
coroczain malauentura a tu . besayda malauentfira a tu . Cor si las 
oertncz las qtials son fai las en nos fossan faytas en tiria e sidonia ilh se 
pentlrìan czay en dareyre sessent en selicz e en cenre . Mas emperczo pìus 
perdoniool sare a tiri e a sidouia al iudici que a uos . fi tu capharnanm 
eysaota etttro al cel tu sares abaissa entro en 1 enfem . Aqueì que an nos 
an mi : e aqtiel che desprecza nos desprecza mi . Mas aqtiel que desprecza 
mi desprecza luy lo quaì trames mi . Mas li , 70 , e duy retomeron con 
goy diejsent . seguor acer li demoni son somes a nos ai teo nom . fi al 
dia a lor . Yo neo lo sathanas cagent del cel enayma foczer . Uenos yo 
doney a nos poesia de calcar sobre li serpent e lì scorpions e sobre tota 
uertog [103 r] de 1 enemic . Car alcuna cosa non noyre a nos . Mas em- 
perczo non nos uolha alegrar en ayczo . Cor li sperit son somes a nos . 
Mas nos alegra . Qar li aostre nom son script en 11 cel . Mas jesus s-eyxante 
en aqt«ella meseyma bora al sant sperit . fi dis payre segnor del cel e 
de la terra yo confesso a tu . Car tu rescondies aquestas eosas de li sani 
e de li long nesent e reuelies las a li petit . payre enay«i . Car enayei 
fo placzent denant tn . Totas eosas son donnas a mi del meo payre . Car 
alcun non sap quaì sia lo filh si non lo payre e alcun non sap qual sia lo 
payre si non lo filh e al qtial lo filh uolre reuellar . fi naut u li seo 
desciple dia . Lì olh son beneura lì q«al neon aquellas eosas que nos nee . 
Car yo die a nos que moti propheta e rey uolgron ueser aqtiellas eosas que 
nos nee e non las uigron e annir aqnellas eosas che uos auue e non las 
anniron . fi uenos yn mestre de la ley se lene tentant luy e diczent . mo- 
stre qtial cosa faczent possesirey vita etema . Mae el dis a luy . fin la ley 
qtiai cosa es script . fin qual [108 v] maniera legises . fi el reepondent dis . 
Amares lo teo segnor dio de tot lo teo cor e de tota la toa arma e de totas 
las ioas forczas e de tota la toa pensa e lo teo proyme enayma tu meseyme . 
E el dis a luy . Tu respondies dreytament . Fay ayczo e uiores . Mae el 
nolent instificar si meseyme dis a yeetie . fi qual es lo meo proyme • Mae 
yeetie reepondent dis . Un home deysendia de ieruealem en ierico e cagic 
entre li leyron li q«al acer despolheron luy : e cum ilh 1 agron plaga ilh 

ArdiiTlo glottol. ital., ZI (seconda Mrie, I). 6 



82 Salvioniy 

sen anneron e lalsseron lay mecz mori . Kos 8-endeuenc que ra preyre 
deìaendea par agitila meseyma aia . E yìbì lay trapaase semilliafitamMit e 
lo diaqtfa eam el foa iosta lo laoc e aegaea lay trapasse • ÌHof vn samaritan 
facient alale aene ioita lay e aesent lay fo moga de miaerieordiB. . B apro- 
piant ligae las plagas de luy e scampani oli e vin e paasani lo al seo ia- 
meni lo men^ a 1 alberc e fey cara de luy . E en 1 aaire dia fora porte day 
d^nier e done a 1 albergador . e dia a lu^ . Àyas cara de luy .E qua! que 
qual cosa ta sobre metres yo rendrey a ia [104 r] eum yo sorey retoma . 
Qaal d aqiiisti irey es aisi a ia esser ista proyme a aquel qf«s cagic entre 
li leyron . Mas el dis aquel que fey mieericordÌA en lay .E yeeue àia a lay . 
Uay ta e Cay semilhantamefii . Mas fo fayt demenire qu-tlh annessan . E 
el inire en yn Castel . E ma fenna per nom Martha receop luy en la soa 
mayson . E aquesia aaia vna seror per nom Maria . La qtml acer seseni 
tosta li pe del segnor aaaia la paroUa de luy . Mae mariha s-esforczaaa en- 
cerqiie lo soaendier menisiier la qtial istani dis . segnor non es a ta 
cara qf«e la mia seror a laissa mi sola a menistrar . Denea di a ley qtie Uh 
aiade a mi . E lo segnor reeiiondent dis a ley . mariha ia sies caxìosa e 
sies torba encerqae plasors cosas . Acer vna cosa es besogniaol . Maria 
eylegic la melhor portia la qnal non sore ionia de ley 

XI. E fo faii eam el fos en m laoc orant pois qv-el ceso vn de li seo 
desciple dis a luy . segnor ensegna nos orar enayma iohan ensegne li 
seo desciple . E el dis a lor . Cam aos ora dicze . payre lo teo nom sia 
sonetìfica lo teo regno aegna dona a nos enqaoy ^ [104 t] lo nostra pan 
cotidian . E perdona a nos U noefre pecca enayma nos meseyme perdonen 
a iait li deaeni a nos . E non nos menar en tentacion . E el dis a lor . 
Qaal de aos aore yn amie e annare a lay en la mecza noii e dire a luy . 
amie presta a mi irey pans . Cor lo meo amie aenc a mi de la aia e 
non ay qtial cosa pansé deaant lay . E se aquel qtie es dedincz reepondeni 
dicza . Non aoler esser a mi moleste • Gar 1 as es claas e li meo faniin 
son con mi al leii yo non me pois lenas [1. -r] e donar a in . E si el per- 
seaerare butani . To die ia sia czo que 'el non se lenaria per donar a lay 
ac caasa' qu-el sia lo seo amie . Emperczo per 1 encreysameni de lay se 
leaare e donare a luy tanti quanti el n aare besogna . E yo die a aos de- 
manda e sare doaa a aos qaere e irobare baia e 8ar[e] uberi a aos . Gar 
tot aquel qtie demanda recep e aqnel que qaer troba e al batani sare uberi . 
Mae qtial es de uos lo qiial dema[n]de pan al seo payre . Donea donare 
a lay peyra . peison . Donea per peison donare a luy serpent . si 
demandare huo . [105 r] Donea porczere * a luy scorpion • Denea si nos 
oum uos sia mal conegues donar li ben don a li nostre filh quani maior- 
meni lo noefre payre del cel donare lo ben sperii a li demandani si . £ 



^ Nel richiamo, in fine della pagina precedente: encoy. 

' Leggi a eau8a\ ac è in fine e eauea in principio di linea. 

' Nel richiamo, in fine della pagina precedente: poresuwe. 



Il Nuovo Testamento valdese. 8S 

. jesu9 era gitani demoni e el era mut . E cai» el agnes gita lo demon 
lo mai parie • £ las ^ompagnias se mereailhanan . Maa alquanti de lor 
diseron . £1 degieta demoni en belezebuch primci de demonis . E li autre 
tentant ìny demanderon ensegna del cel . ìias pois qu-ei uic las cogita- 
cions de lor dia a lor . Tot regne deais en si sare deysola e mayson ca- 
gire sobre mayson • ìla$ si lo sathanas es deois en si meseyme lo regne 
de Iny en qtial maniera istare . Gar nos dicze mi gittar demoni en belcze- 
bueh . Mai si yo gitto demoni en belczebnch li uoatrc filli al qual li 
giettan . Emperczo ilh saren li jiostr^ iaie . ìias si yo gietto demot»i al de 
de dio . Acer lo regne de dio peruen en nos . Gai» lo fort arma garda lo 
seo palays las cosas qt«-0l posessis son en pacz . Maa si plus fori de Iny 
sobre nenre e nenczare lay : el tolre a lay totas las ar[iOlS rjmadaraa de 
luy en las qiials el se confidaaa e departire las despolhas de Itiy . Aqueì 
que non es enn mi es eneontra mi e aquel que non aiosta con mi scampa . 
Goj» lo socz sperit sore issi de 1 ome nay per lo laoc sec qu^rent repans . 
E non trobant di . To retomarey en la mia mayson dont yo insic . E cnm 
el ren el la troba monda con scobas boma . Adonca nay e pren aatres set 
sperit plas fellon de si e intra ho^itan aqut . £ las derieras cosas d aquel 
home Bon peior que las prumieras . Maa fo fayt cum el disses aquestas 
cosas . Una fenna àe la compagnia lenant la soa aoacz dis a \uy . Beneara es 
lo uentre lo qual te porte e las papas las quala tu papies . ìias el dis . Acer 
beneara son aqailh que aauon la parolla de dio e la gardan . Maa el co* 
mence a dire a las compagnias ensemp corent . Aquesta generacion es ge- 
neracion fellonesa ilh qner ensegna e ensegna non sare dona a ley si non 
1 enfiegna de ionas propheta . Gar enayma ionas fo ensegna a aqtiilh de 
ninine enayei sare lo filb de la aergena a aquesta generacion . La reyna 
d austri [106 r] se leaare en iadici cun U baron d aquesta generacion e 
condanare lor . Gar ilh nenc de las (de las) fina de la terra per anoir la 
sapiien^ia de salamon : e ueuos plus que salamon . Li baron de niniae 
«e lenaren en iadici e eondanaren ley . Gar ilh fero» pent/eneia en la pre- 
dicacion de ionas . E ueuos ayci plus que ionas . Alcun non embrasa la lu- 
cerna e pausa ley en rescos ni sot la mesura . Moa sobre lo candelabre 
que aqutlh que intran uean lo lume . Lo teo olh es lucerna del teo cors . 
Si lo teo olh sare simple tot lo teo cors sare luczent . Maa si el sare fel- 
lo» acer tot lo teo cors sare tenebros . Donca ueias que lo lume lo qual 
es en tu no» sia tenebras . Donca si lo teo cors sare tot luczent non auent 
alcuna part de tenebras el sare tot luczent . E enlumenare tu enayma luc- 
ze[r]na de resplandor . E cum el parles vn pharisio pregne luy qu-el disnes 
enapres si . £ intra yeaua se repause . Maa lo pharisio recointant comence 
a dire entre si perque non fossa lana deuant disnar . E lo segnor dis a 
luy . IJos pharisio manda ara czo qu-es defora del calici e de 1 escudella . 
Ma» czo qu-es dedincz de nos [106 t1 es plen de rapina e d-enequita . 
fol donca aquél que fey czo qu-es defora no» fey dereco czo qu-es de- 
dincz . Maa emperczo dona almona de czo que sobra a uos . E ueuos totas 
cosas son mundas a uos . Maa malauentura a uos pharisio 11 qual desma 



84 Salvìonì, 

la menta e la ruda e tota herba e trapasa lo indici e la carità de dio . 
Mas aqtf68tas cosas couenta far e aquellas non layssar . Malani*/ilf/ra a nos 
phorisio li qua! ama las prumieras cadieras en laB sinagogas e las salnda- 
cions en li mB[r]ca e li premier repans en li eonuììì . Malaae//*r<ra a nos 
li qiMil se enayma li muniment li q«al non appareisson e li me annant 
sobre non o conoisson . ÌILas vn sani de la ley re«pondent dis a Iny . O 
mestre en àiczeni aqt^stas pareli a tu facz neis eninria a nos Mas el dis 
Malanentura a nos sanis de la ley li qtial carga li home de tais li qtial 
non pon portar . E uos meseyme anbe vn de lì nostre de non torà las san- 
mas . Malauentnra a nos li qual hediùcn li muniment de li pr^phe^a . Mas 
li nostre payre auciseron lor . Xcer uos testimonila qua nos consente a 
las [107 r] obras de li nostre payre . Car Acer ilh li ocisaron . Mas nos 
edifica li sepnlcre de lor ., Emper^o la saptencia de dio dis . Yo trametrey 
a lor prophettis e apostols e anciren de lor e parsegren : affin que io sane 
da tnit li propha^ lo qual fo spars de 1 ordenamant del mont d aquasta 
generacion . Dal sane d abel entro al sane de zacharia lo qnnì fo ancit 
entre 1 antar e lo tempie . Enayai die a nos sare reqt««st d aqwasta ga- 
naracion . Malanentwa a nos sani do la ley li qtial porta la clan de la 
sctanaia . Maa nos meseyme non intres e denedies aqmlh li qtial intranan . 
Dem entro qti-al disses aqtiastas cosas a lor , Li pharialo e li sani de la ley 
comcnceron grandamant contrastar a luy e appremir la bocca de luy agay- 
tant a luy de motas cosas e qtiarent penre alcnna cosa da la bocca de Iny 
qti-ilh acnsessan Itiy 

XII. Mas motas aompagnias encerqna istant enayai qtia s-escalqtiaiessan 
entre lor comence a dire a li seo desciple . Garda nos del leuam de li 
phorisio la qtial cosa es ypocrisia . Car al[c]nna cosa non es caberta qtfa 
non sia renela ni rescnndna qtia non sia san[107 vjpna . Gar czo qtia nos 
diczes en tanabras sore dit en lume . E czo que nos ane parla en anrelhas 
dedincz las interiors partias de la mayson sore pradica sobra li teit . Moa 
yo die a nos li meo amie . Non sia spananta d aquilh que ancien lo cors 
enapres aqtiastas cosas non an plus qtial cosa faczan . Maa yo demostrarey 
a nos lo qtial nos tema . Teme Iny lo qtial poys qti-al bure aucis ha poesta 
da metro en pena . Enayai dis a nos teme aquast • Donea . 6 . pasaras 
non son venduas de doas mealhas e yna de lor non es en dementigancza 
denant dio . Maa li canelh del nostre cap son tnit numbra . Donaa non 
ttolha temer . Uos se plus de motas pasaras . Maa yo die a nos tot aqnel 
qtial qtia qtial confessare mi denant li home e lo filh de la nargen confes- 
sare Iny denant li angel de dio . Maa aqtial qtia denegare mi denant li 
home sare denega denant li angel da dio . E tot aqtial qtia di parolla con- 
tra lo filh de la nargena sare pardona a Iny . Maa a luy lo qtial blestemare 
contra lo sant sparit non sare pardona a Iny . Maa cnm ilh dintre menaren 
nos en las sinagogas e denant li pranot e aqutlh qtia an pQesta non nolha 
essar [108 r] curios en quaì maniera o qtial cosa raaponda o quaì cosa dicza . 
Gar lo sant sparit ensegnare nos en aqtialla meseyma bora qtial cosa conenta 
dire . Maa vn da la compagnia dis a luf^ . mestre di al meo frayre qti-al 



II NaoYO Testamento valdese. 85 

departa cvvi mi I eredita • Mas el dis a luy . home qual m a hordena 
iole dep/? lador 8obr6 ao8 • E dis a lor . Ueia e garda noe de tota auaricia • 
Cor la aita . nican non es en la habandancia de las cosas las quaÌB el pos- 
nessìB . Mfis ci dis a lor ^emblancza àiezeni , Lo camp d un home rie aporte 
moti frac . i] pensaua entro si diczent . Qual cosa farey . Cor yo non hay al 
qual la«>c ai oste li meo fimc . E dis 70 farey ayezo yo destrnyrey li meo 
granier e It farey maior e agni aiostarey totas las cosas qua son nas a mi 
e li meo btn e dlrey a la mia arma . arma tu as moti ben pansa en moti 
an : repaa.sa te mania e beo engraisate . Mot dio dis a lay . fol ilh re- 
q«i«ren la toa arma da tn en aqiMsta noit . Mas las cosas que tn apparelhies 
del qual saren . Enay«i es aqiial que tresoariia a si e non es rie en dio • E 
dis a li sfd desciples • Empsrczo yo die a nos non nolha esssr [108 y] 
enrios a la aos/ra arma qtial cosa manie ni al nostre cors ds la qtMil cosa 
sia nisti . U arma es plus que lo maniar e lo cors plus que lo nestimsnt • 
Regarda lì rorp . Cor non semenan ni meissonan a li qual non es celier 
ni granier . E dio pays lor • Quant maiorment nos se plus de lor . Mas 
qual de uom pensant pò aiostar vn braca a la soa frema . Don^a si nos 
non poe czo que es petit perqtM se enrios de las autras cosas . Regarda li 
gilh del rnmp en qtMil maniera creisson ilh non lanoran ni fiUan . Mas yo 
die a nos . Gar salomom non era nestì en tota la soa gloria enayma yn d 
aq««8ti . Dnnca si dio niest enaysi lo fen del camp Io qtMil es encoy al 
camp e deinan es mes en la fomays . Qaant maiorment uos do patita fé • 
£ nos non nolha qnsre qual cosa manie ni qtial cosa bena . E non nolha 
denant es-ser eslena . Gar las geni qneron totas aquestas cosas . Mas lo 
nos/re payre sap . Cor uos besogna d aqtisstas cosas . Mas empsrczo qnere 
lo regne de dio e la soa iuaiieML e totas aqusstas cosas saren aiostas a nos . 
petit grei'z non nolha temer . Gar la en[109 r]semp plac al nostre payre 
donar ha nos lo regne . IJende aqusllas cosas que uos possese e dona al- 
moua . Faoxe ha uos sacs li qtfal non enuelhessisan tresor non dsfalheut 
en li cel al qual luoc layrons non s apropìan ni la camola non lo corromp . 
Gar aqui i qual luoc es lo nostre tresor aqui sare lo nostre cor . Li nostre 
lumbi sian deuant ceint e lucemas ardent en las uos^as mans . E uos sia 
semblant a li home spsrant lo lor segnor cora retorne de las noczas que 
eum el sare ne^'gu e picare a 1 us que yiaczam^nt uebran a luy . Àqutlh 
serf saren bsnsira 11 qual lo segnor trobare uelhaut cum el sare uengu . 
Yo die uè/- meni a uos qu-sl se deuant cegnare e fare li repausar e trap- 
passant ui^rfistrare a lor . E si el uenre en kt , 2* , uegillia e si el uenre en 
la y 3* , DeKÌllia e trobare enaysi . Aqutlh ssrf son beneura . Mas sapia 
ayczo que ni lo payre de las ^ familhas saupes 1 ora en la qual lo layre 
uengnes . Acsr el uelbaria e non laysar(er)ia esser caua la soa mayson • E 
nos sia apparelha . Gar lo filh [109 y] de la uergena uenre en 1 ora en la 
qual nos non pensa • Mas peyre dis a luy . segnor dis tu a nos aquesta 



' H -# è aggiunto. 



86 Salviouiy 

semblancza o a tnit . Mas lo segnor dls . Qnal «8 fidel despensador e sani 

10 quaì lo scgnor bordone sobre la soa familba gu-el done a mesura de firo- 
meni en temp . Aqueì seri Bare beneira lo quaì eum lo segnor de lay 8«re 
nengn trobare lay faezent enay«i . Yo die uemmeni a aos . Car el hor- 
denare lay Bobre totaa las eosas las qtfals el possesia . E sì aqif«l semitor 
dire al seo eor . Lo meo segnor fay tarcsa de venir e comencEare ferir li 
fantin e las sarnentas e maniar e beore e ennbrìar se . Lo segnor d aqueì 
seri renre al dia al quaì el non spara e en 1 ora la quaì el mesconois • 
B departire lay e pausare la portia de Iny con li non fidel . Mae aqtMi 
serf lo qfMil conoe la nolanta del seo segnor e non se deuant apporelha e 
non fay segoni la aolnnta de lay sare batn de motas plagas . Mas aquel 
qtfe non la coooc e a fait cosas degnas de plagas ^ sore batn de poc pia- 
gas • Cor a tot home al qtial sore mot dona mot Bare demanda a lay . E 
a aqiiel al qcml presteron mot [110 r] demandaren plus de Iny . To Boy 
nengn metre faoc en terra e qnal cosa nolb si non qu-el sia embrasa . yo 
ay a esser bateia d un batisme e en qtMil maniera soy costrey entro qif-el 
sia perfayt . Pensa aos que yo sia uengu metre pacz en terra . Yo die a 
noa que non . Mae deportiment • Cor cinque soren deois en vna mayaon 
trey soren deporti en day e day en trey . Lo payre sore deois eontra lo 
filb e lo filh eontrà lo payre . La mayre eontra la fiiha e la filba eonira 
la mayre. La sogra eonira la nora e la nera eonira la sogra . Mae el dieia 
a las eompagnias . Cam aos ueyre las niaoUas naysent del ponent aos dieie 
Tiaczament la ploya aen e enaysi sore fait . E eum uos aeyre lo nent de 
mecz iorn sodar aos dicze lo caat aen e es fayt enayei . Hypocrìt aos co- 
negaes iaiar la facia del cel e de la terra . Mae en qual maniera non prova 
aqtieet teoip . Mae perque non iaia de aos meseyme geo qii-es iast . £ cum 
tu ?as en la aia al princi con lo teo adaersari dona stadi esser desliora 
de lay qtie per aaentura non liore ta al iaie e lo iaie [110 y] liore tu al 
menistre e lo menistre meta tu en career yo die uerament a ta . Tu no» 
ìssires d equi entro que tu rendas lo derier debif 

XIII. Mas en aquel meseyme temp eran alquanti ananciant a lay de 

11 galileo de li qual pilat mescle lo sang con li sacrifici de lor . E yeeuo 
reepemde e dis a lor . Pensa aos que aqutsti galileo sian ago peccador de- 
uant tait li galileo . Gar ilh an saffert tals cosas . Yo die a aos que non . 
Mae si aos non facze penttoncia aos perire tait semilhantament . E enayma 
aquìlh , 18 , sobre li qual la tore cagic en siloe e ancis lor pensa noe 
qu-flh fossan plus que tait li home haòitant en ieruealem • Yo die a uoa 
que non . Mae si uos non fare pentYeneia uos tait perire semilhantament . 
Mae el diczia aquesta semblancza . Un haaia pianta vn albre figuler en la 
soa vigna e aen e querent frac en lay e non en trobe . Mae el dis al lano* 
rader de la aigna . Uete la soa , 8 » an de li qual yo ueno querent frac 
en aquest figaier e non lo trobo . Dónea talha lay . Perque neis empaeha 
la terra . Mae el reeponde [111 r] e dis . scgnor laysa lay aquest an 
entro que yo caae encerque lay e meta stercora . E acer si el fare frac . 
Mae si non ta talhares loy en 1 aaenador . Mae el era ensegnant en la 



11 Nuovo Testamento valdese. 87 

emagoga de lor en li sabba . E neaos fenna la qtMil aaia «p^rlt d-enfer- 
iteta per , 18 , an e era enclìna e al postot non poya regardar en aat . 
Ia qtial tnm jesus agaes vist appelle ley a si e dis a ì^iy . fenna tu sies 
deeliora de la toa enfermeta . E empanse a ley las mans e fo dreyesa viaeza» 
meftt e glorifieaaa dio . Mm lo prtnei de la sinagoga endegnant se . Cor 
jesue sanes al sabba e dicìa a la compagnia . La son seys iorn en li 
qfMil ftonenta obrar Bonea aene en aqiiisti e sia sana e non al dia del 
sabba . Mas lo segnor respanàe a Iny e dis . ypoerlt vnchascun de nos 
non desila lo seo bno o 1 ase de la erepia ai sabba e lo mena a beore . 
Mas aqtiesta filha d abraam la qual lo sathanacx ligae ia per 18 . an non 
eonenta desliar d aqtfest liam al dia del sabba . E enm el dises aqiMStas 
eosas tnit K adaersari de Iny se aergognanan . E tot lo poble s ale[lll y]- 
graaa en totas las eosas que eran faytas gloriosament de Iny . Bonea el 
diezia . Lo regno de dio al qiMil es semblant e ai qtial stimarey lay esser 
semblant . El es semblnnt al gran de la senena lo qtial 1 ome reeeopa mes 
Iny al seo ort e eree e fo fait en grant albre e li oysel del cel se repan- 
seron en li ràm de Iny . E dis dereco . Al qtfal semblant stimarey esser 
lo regno de dio . El es semblant al lenam lo qtial la fenna receopn re* 
scnnde Iny en trey mesnras de farina entro qve tot sia lena . E anaua per 
las cittas e per li eastel ensegnant e faczent viage en iertiealem . Mas vn 
dis a luy . segnor si la son poe àquAb qtie son salna . E el dis a lor 
esforcza nos de intrar per 1 estreyta porta . Car yo die a nos moti eer- 
qveron d intrar e non pogron . Mae eum lo payre de las ^ familhas sore 
intra e aure clans 1 ns nos comenczare istar defora e bntar 1 ns diesent . 
segnor hacbre a nos . E el reepondent dire a nos . To non say dont nos 
sia . Adonca nos comenczare a dire . Nos anen mania e begn denant tn : e 
as ensegna en las noefras placzas . E [US r] el dire a nos . Yo non say 
dont nos se • tnit obriers d-eneqfitta departe nos de mi • Plor Hare aq«< 
e stregnament de dent . Gnm nos neyre . Abraham e Isac e Jacob e tnit 
prophefo al regno de dio . Mae nos esser gitta defora . E nenren d onrient 
e d oaeìdent e d aquìllon e d anstri e repansaren al regno de dio • E nenos 
aqntlh qtie eran prtimier son derier . E aqn^lh qne era» derìer son prii- 
mier . Mae alquanti de li pbarisio s aprepieron en aquel dia diczent a ÌWf . 
Salh e nay d-eyci . Gar herode noi ancire tn . E el dis a lor . Anna e 
dicze a aqtiella nolp . Uete yo gietto demoni encoy e deman e perfan sa- 
nità e io tercz dia soy cnnsnma .. Mae emperczo la eonenta mi annar e[n]coy 
e deman e al segnent dia . Gar la non pò esser fait qne prophe/a perisa 
fora de ieniealem . Jerfiealem ieruealem lo qtial ancìczies li prophefo e la- 
pidies aqnilb que son trames a tn . Per qnantas necz fiolc aiostar li teo 
ftlh enayma 1 oysel lo seo ni sot las alas e non nolgnies . Uenos la noe^ 
mayson sare laisa a nos deserta . Mae yo die a nos . Gar nos non neyre 
mi entro que negna qwe nos [112 v] dire . Aq«el que uen al nom del se- 
gnor sia beneit 



li -e è aggina to. 



88 Salvìoni, 

XIV. E fo fait cai» jestM intres en la maysof» d un princi de Li pharisic 
maniar pan al sabba : e ilh gardauan lay . £ nenos vn home ydropieo eoi 
deaant lay . E yesus respondent die a li sani de la ley e a li phorisio dieseni . 
Si ley sannar al sabba . ìias ilh taisian . ìiae el pras lay sanne ìuy e lo 
layse . E respondent a lor dia . L ase o lo buo del qua! de nos cagiri al 
pocz e non trayre loy viaczam^nt al dia del sabba . E ilh non poya» ra- 
«pondre a ìuy en aqtiastas eosas . Mm di^ia semblancza a li enaida mten- 
dent en quaì maniera eylegessan li prtimier repaas dis a lor . Cam ti sares 
enrida a las noczas non te repaasar al prtimier laoc qus p^r aaenUra plus 
honra de la non sia enaida de lay : E ucnent aqiMl que enaide tu e lay 
dicza a ta dona laoc a aqiMSt . Àdonca ta comenczares tenir lo derìer laoc 
con nergogna . Mas cam ta sares appella vay e te repaasa al ierier laoc 
qtte oum tiqueì que enaide ta sore aenga dicza a ta . ami« monta de- 
sobre . Àdonca gl(»ria sare a ta deaant li ensemp repaasant . [liS r] Cor 
tot aqfi6l que se eyxaata Bare homilia e aqual que se hamilia sare eyxauta . 
Maa el dlcia a lay lo q«al haaia enaida si • Cam ta facr lo disnar o la 
Cina non aoler appellar li teo amie ni li teo frayre ni li teo cosin ni li teo 
ueczin rie que par aaentara ilh non reyre enaidon ta e sia fait a ta re* 
gaiardonancza • Moa cum ta facz lo conailli appella li iutare e li dead e 
lì czop e li eec e sares banaira . Gar nonr han dont regoiardonar a tu . 
CSor la sare regaiardona a ta en la rexaresion de li Just . Moa cam vn de 
li ensemp repaasant agaes aaai aquastas cosas dis a ìuy . ÀqtMl es beneara 
lo qaal maniare pan al regna de dio . Moa el dis a lay . Un home fey 
grant cina e appaile moti . E trames lo seo sarf a 1 ora de la cina dire a 
li enaida qn-tlh aengaessan . CSar totas cosas son ia apparelhas . E tuit 
ensemp se comenceron a scasar . Lo pnimier dis a lay yo i^omprey uilla 
e ay besogna issir e nesar ley . To prego ta ayas me scasa . E 1 aatre 
dis . Yo eomprey . K . iOO de baos e uaac proaar lor yo te prago [118 v] 
ayas me scasa . E 1 aatre dis yo ameney molhar emparczo non poys uenir • 
G ^ lo sarf retoma anancie aquastas cosas al seo segnor . Àdonca lo payre 
de las familhas dis al seo sarf . Salh viaczamant en las placzas e en li 
bore de la citta e dintre mena czay li paare e li deuol li cec e li czop . 
E lo sarf dis . segnor fait es enayma tu comandies . E encara es luoe • 
E lo segnor dis al sarf . Salb en las rias e en las sipalas e rtforcza li d 
latrar qtfa la mia mayson sia vmplia . Moa yo die che akan d aqntlh home 
que foron enaida non tastaren la mia cina . Maa motas compagnias anauan 
con Iny e aoat dis a lor . Si alcun uen a mi e non ayra lo seo payre e 
la soa roayre e la molher e li firayre e las sarors e il fìlh e encara la aoa 
arma non pò esser lo meo desciple . E aqnel qtia non porta la soa c[r]ocz 
e aen enapres mi non pò esser lo meo desciple . E qt«al de aos uolent 
hedificar mayson e pmmierament non see e cointa las despensas las qtiala 



^ k propriamente C, e manca il ponto che ne farebbe l'abbreviazione di 
Car (G.). Forse andrà letto E, come anche raole il contesto. 



Il NaoYO Testamento raldese. 89 

li 0on besogniaols si el ha a eumpllr . Qae poys qu-al aure pausa [114 r] 
io fondament e non poyre eomplir tnit aqmlh que neyrei» comensaren scar- 
nir a It^ diezent . Cor aqiMSt home comence ha hedificar e non poc cum- 
plìr . qual rey es ha annar e cometre batalha encontra yn antro rey . 
Danea sesent non pensa prumierament si el pò eofUracorre con decz millia 
a Ivy lo qtMil nen a si con . SO • millia • D nutra maniera Iny essent en- 
cara de long^ trametent embaysaria e prsga aqti^llas cosas que son de paca • 
Ikmea enay^f rnchaseun de uos lo qtial non renoneia totas las cosas qu-el 
poesesds non pò esser lo meo desciple . Bon es lo sai • Mas acer si lo sai 
sare ennaneezi en qnal cosa sore cnndi la non es profeytìuol en terra ni 
al leamier . Mae es mes defora • Aquel que ha anrelha d auulr auua 

XY. Mas publicans e pecadors eran apropiant a luy qn«lh auuessan 
Itfy . £ li scrtptura e li phorisio mt«rmtiranan diezent . Gar aqnest recep 
li pecador e mania eun lor . E el dis a lor aqnesta semblancza diezent . 
Qnal home es de uos lo qual a cent feas e si el en perdre yna de lor . 
[114 v] Bonea non laisa las • 99 • al desert e usy a ley la qtial era pe- 
na entro qn-el trobe ley . E com el 1 aure troba la pausa sobre las soas 
spailaa alei^nt e uenent en la mayson ensemp appella li amie e li veczin 
àiezeni a lor . Ensemp alegra uos cun mi . Cor yo trobey la mia fea la 
qnal era perla . Mae yo die a uos enayei sare goy al cel sobre vn peca- 
dor faezent penttoneia qtie sobre . 99 . iust 11 qnal non an besogna de pe- 
nitendti . qual fenna auent decz dramas silh perdre vna drama . Donea 
non embrasa la luczema e trastoma la mayson e qtier ley curiosament en- 
tro qn-tlh sia troba . E cum ilh 1 aure troba ensemp appella las amigas e 
laa veczina diezent a lor . Ensemp alegra uos eon mi . CSar yo ay troba la 
draraa la qnal yo auio perdo . Enayei die a uos goy sare deuank li angel 
de dio sobre vn peccador faezent pent^neia . Mae el dis . Yn home hauia 
day fiih . E lo plus ione dis al seo payre . payre donna a mi la partia 
de la sube/aneia que se eonen a mi . E el deportic a lor la snbetoneia • 
E enapres non moti dia lo plus ione filh aiosta totas cosas [115 r] e anno 
en pelegrinaie en lognana regiou e dogaste aqui la soa sobetoneia viueut 
loxnrìosament . E pois qn-el hac eensnma totas cosas grant fam fo fait en(n) 
aqnella region . E el comence a l\auer besoog e anno e aioste se a vn cit- 
tadin d aqnella region . E el trames luy en la soa uila qn-el paisses li 
pore . E desiraua de rmplir lo seo uentre de las silicas que manianan li 
poro e alcun non en donana a luy • Mae el retorna a si dis . quanti mer- 
cenar habnndia de pan en la maison del meo payre . Mae yo periso alci de 
Cam . Yo me leuarey e anarey al meo payre e direy a luy . payre yo pe- 
quey al cel e denant tu e ia non soy degne esser spella lo teo filh fay a 
mi enayma a m de li teo mercenar . E leuant uenc al seo payre . E cum el 
fossa eneara de long Io seo payre uec Iny e f o mogu de miserieorditL e cor- 
rent eagie sobre Io col de iuy e bayse luf^ . E lo filh dis a luy • payre 
yo pequey al cel e denant tu ia non soy degne esser spella lo teo filh • 
Hoe lo payre dis a li seo serf . Aporta yiaczament la prumiera vestimenta 
e ueste luy e donna a[llK v]nel en la man de luy e cauczamenta en li pe 



90 Salrioni, 

de Iny . E amena nedal gras e aucie luy e manien e noe alegren . Cor 
AqueBi meo fi Ih era aga mort e reuisqua e era peri e ea atroba e comen* 
ceron a maniar . ÌILaa lo filb plus aelh era al camp e cam el nengaes e se 
apropies a la mayson aauic la sinfonia e la e(»mpagnia . E el apeile yn de 
li seraltor e demande qua! cosa fos aleso . E aqtfest dia a Ivy . Lo teo 
frayre uenc e lo teo payre aucis nedel gras e receop lay salf . Mas lo 
firayre fo endegna e non nolia intrar . Donea lo payre issic e comence a 
pregar luy . Moa el reapondent dis al seo payre . Uete yo servo a ta per 
tuit li an e vnca non trapasey lo teo eomandament e vnea non donlea a mi 
vn cabri que manies con li meo amie . Mae pois que aqt^est teo filh vene 
lo qtml degaste tota la soa subetoneia con las meretrici tu aocies a liiy 
uedel gras . Mas el dis a Itiff . filh ta sies totania cnn mi e totas lata 
mias cosas son toas . Mae la conentana a nos maniar e alegrar . Gar aqueat 
teo frayre era ago mort e reuisqne era perda e es atroba 

XYI. [L16 r] Mas el dis a li seo desciple aquesta semblancza . Un home 
era rie lo qtial aaia vn gastaut . E aquest fo acasa enapres lay enayma si 
el agaes gasta li ben de lay . E el apeile lay e dis a Itiy . Qaal cosa ea czo 
que yo aauo de ta rent raczon de la toa gastaadaria . Gar non poires pliie 
gastaadeiar . Mae Io gastaat dis entre si qual cosa farey . Gar lo meo se- 
gnor tol a mi la gastaudia . Io non pois saper yo me uergogao mendigar 
yo say qtial cosa farey que cam yo sorey degita de la gastaadia recepian 
mi en lor mayson . Mae el appaile sengles debitors del seo segnor e dis al 
prumier . Quaiit deaes al meo segnor . Mae el dis cent mesoras d oli . E 
el dis a It/y reccp las toas letras e see uiaczament e seri cinquanta . Da- 
qntenant dis a 1 aatre . Mae ta quant deues . E el dis cent mesaraa de 
f^oment . E el dis a lay recep las toas letra e seri oitanta . Mae lo segnor 
laaue lo gastant [1. -ut] d-eneqtf»ta . Gar el agues fait aauiament . Gar li fiih 
d aqtiest segle son plue sani en la loc generacion qtie li filh de Jucz . E yo 
die a uos facze a uos amics de las riqueczas d-enequita qtte cam aos defa- 
[116 v]lhire recepian uos en li eternai tabernacle . Aqnel qa-es fidel en 
petita cosa es fidel en maior cosa . E aquel qu-es non iast en petite cosa 
es non iast en maior cosa • Donea si uos non fosses fidel en las riqueczas 
d-eneqtiita qual se fiere en uos en cosas aerayas . E si aos non fossies fidel 
en la cosa stragna qual donare a aos czo qu-es uoe^re . Alcun serf non pò 
seruir a dny segnor . car e) amare 1 un e eyrare l autre o s aiostare a 
1 un e despreciare 1 autre . Uos non poe seruir a dio e a las liqueczas . 
Mae li pharisio li qual eran auar auuian totas aquestas cosas e searnian 
ìup . E el dis a lor . Uos se li qual iustifica aos deuant li honte . Moa 
dio conoys li nostre cor . Gar czo que es aut a li home es abominacion 
deuant dio . La ley e li propheta prepheteieron entro a iohan e de luy nos 
es predica lo regne de dio e chascon fay forcza en lu^ . Gar plue legiera 
cosa es lo cel e la terra trappassar que vn point eagir de la ley . Tot aquel 
que laissa la soa molher e amena autra auoutra e aquel que amena la laisa 
del baron auoutra . E vn home era rie e uestia polpre e bis e maniaoa 
ynchascun iorn resp1a[D]diament . Mae era vn mendic [117 r] per nom laczer 



n Nuovo Testamento valdese. 91 

io qiMil iacia a la porta de lay pien de plagas cubitant esser saezia de las 
briflsas qiie eagìan de la taala del rie e alcan non en donana a luy . Mae 
li can uenian e lecaaan las plagas de Itiy . Mae fo fait que lo mendic 
mores e fos porta de li angel al sen de abraham . Mae lo rie morìe e fo 
sebelli en 1 enfe[r]n . Mae lenant li seo olh eum el fos en li torment nec 
abraam de long e lo laczer al sen de luy e el meyme cridant die . payre 
abraam mar[c]enria de mi e tramct lo laezer qu-el bagne lo petit de en 
1 aiga qu-el refresqtie la mia lenga . Cor yo soy emcia en aqtiesta flama . 
B abraam dis a l«y . fìlh recorda te . Cor tn receopies li ben en la toa 
nita e lo iaczer semilhantament li mal . Mae ara aqt^est es consola . Mae 
ta sles emcia . E en totas aquestas cosas grant fossa es ferma entro nos e 
noB . Qne agtiAh que nolnn trappassar d-eycsay a noe non pon ni de lay 
trappassar czay . E ol dis . payre donca yo prego tn que tn trametas 
loy en la raa[n]y8on del meo payre . Gar yo ay cinqne frayres qn-el testi- 
monile a lor qu-«lh non negnan en aquest Inoc de torment . E abraam 
[117 y] dis a Iny . Uh an moyses e li prophe^a aunan lor . Mae el dis à 
loy . payre abraam non . Mae si alcnn de li mort annare a lor ìlh fa- 
re» pem^eneia . Mae el dis a luy se Uh non aunon moyses e li prophe/a e 
si alcun de li mort rexncitare ilh non ereyren 

XVII. E el dis a li seo desciple . Lo es cosa non poderosa que li scan- 
dol non negnan . Mae malanentnra a Iny per lo qnal ilh nenon . Lo es 
cosa ploB propheitinoi a luy si peyra molar sia pausa encerqne lo col de 
Iny e sia gita al mar qne si el scandelege vn d aqufet petit . Sia sobre la 
Jiostn garda . Si lo teo frayre peccare en tu castiga Iny e si el fare penj- 
teneìti perdona a In;^ . £ si set necz peccare en tn lo iom e . 7 . nias lo 
ìom sare eonjierìi a tu diczent . Yo me pento perdona a It/j^ . E li apostol 
diseron . O segnor acreys a nos la fé . Mae lo segnor dis . Si uos aure fé 
enayma lo gran de la seneua e dire a aqtiest albre morier sias aranca e 
das trapianta al mar el obedire a nos . Mae qual de nos auent vn seruitor 
lauorant o paisent li bno lo quaì dicza a luy retorna del camp passa [1 18 r] 
TJaczament e repausa te e non dicza a luy aporelha qnal cosa yo manie 
e denant ceng te e menistra a mi entro tant qtie yo mango e bena . E en- 
apres aqvestas cosas tn maniares e beores . Donea aqtiel serf a graeìa . 
Cor el fey las cosas las quaìs el comando a luy . Non o penso . Enayei 
e nos etfin nos anre fait totas las cosas qne fion comandas a nos dicze nos 
sen serf non propheitinol . Nos faczen czo qne degnen far . E fo fait de- 
mentre qn-el annes en iemealem trappasaua per mecza Samaria en galilea . 
E cnm el intres en vn castel decz barons lebros eontra corrogron a luy li 
qtial isteron de long e leneron la lor noncz diczent . , yeene , eoman- 
da(r)dor marceneia de nos . Li qtial pois qti-el nic dis . Anna e demostra 
nos a li preire . E fo fayt dementre qn-flh annesan foron mnnda . Mae vn 
de lor pois qn-el nio qu-eì fos munda retorne ma^nificant dio cun grant 
noncz e cagic en la facia denant li pe de luy faczent graeias . E aqnest 
era samaritan . Mae yeene reepondent dis . Donca li decz non son mnnda 
e li , non al qtial luoc son . Non es atroba lo qnal retornes e donnes glo- 



9Ì Saivioni, 

ria a dio aì non nquesi strang . [118 v] E dis a lay lena e uay . Cor la 
ioa fé fey ta salf . mas lay demanda àe li pharisio cora nenre lo regae 
d6 dio . El responàe a lor e dis . Lo regne de dio non nenre eum garda • 
Ni diren uenos el es ajrczi o aenos el es aqut . Car neuos lo regne de dio 
C8 dediucz nos . E dis a li seo desciple . Dias nenren que uos desirare 
nesar vn iom del filh de la nergena e non lo ueire . £ ilh diren a nos 
veaos el es ayczi e neaos el es aqut . Non y nolha annar ni segre . Car (e) 
enayma lo solelh resplandcnt del cel lacis en aquellas cosas qne son sot 
lo cel » Eaayei Bare lo filh de la nergena al seo dia . Mae prtimierament 
conenta lay snffrir motas cosas e esser reffuda d aquesta generacion . Enayma 
fo fait en li dia de noe enayei sare en li dia del filh de la nergena . Ilh 
manianan e benian e menanan niolhers [1. mo-] e eran dona a noczas enbt> 
al dia al qual noe intre en 1 arca e 1 eydaliai nenc e destmis li tnit . Se- 
milhantament fo fait en li dia de loth . Uh nianiaaan e beuian eompranan 
e nendian . Plantauan e hedifficauan . Mae al dia que loth issic de sadoma 
ploc fnoc e solpre del cel e destmis li tnit . Segont aquestas cosas sore 
[119 r] al dia que lo filh de la nergena sare reaela . En aquel dia aquel 
que Bare al teit e li naisel de lay en la mayson non deysenda penre lor . 
E qui sare al camp semilhantament non retorne en dereyre . Sia recorda- 
dor de la molher de loth . dar tot aquel que querro far salua la soa arma 
perdre ley . E tot aquel que perdre ley vinificare ley . Yo die a nos . En 
aquella noit day saren en vn leit 1 nn sare pres e 1 aatre sare laysa . Doas 
saren molent en vn 1 nna sare presa 1 antra sore laysa . Duy saren al 
camp 1 nn sare pres 1 aatre sare laysa . E reepondent diczon a Iny . 
segnor al qual laoc lo qual dis a lor . En qual que qual Inoc sare lo cora 
las ayglas saren aiostas aqni 

XYIir. Mas el diczia a lor semblancza . Cor la conenta totania orar 
e non deCfalhir àiczent . Un iaie era en yna citta que non temi a dio e 
non honraaa home . Mae vna nena era en aquella citta e nenia a Iny 
diczent . Ueniame del meo adnersari e non nolia per moti temp . Mae 
enapres aquestas cosas dis entro si . E si yo non temo dio e non honro home 
emperczo . Gar aquesta uena [119 v] es a mi encreisinol yo neniarey ley 
que nenent en la dereyria non me reproche . Mae lo segnor dis anae qual 
cosa di lo iuie d-enequtta . Mae lo segnor non fare neniancza de li seo eyleìt 
cridant a si iorn e noit e aure paciencia en lor . Yo die a uos . E . [1. Cor] 
viaczament fare la neniancza de lor . Mae emperczo lo filh de la nergena 
nenent pensas qu-el trobe fé en terra . Mae el dis a alquanti li qual se con» 
fidauan en lor enayma inst e desprecian li autre aquesta sembianza diczent . 
Day home monteron al tempie qu-tlh oresan . L un pharisio e I antro pn- 
blican . Mae lo pharisio istant oraua enapres si aquestas cosas diczent . dio 
yo faac graetas a tu . Gar yo non soy enayma li aatre home roubador non 
inst auoatrador ni enayma aquest publican . Yo deiano doas uecz en la 
semana . Yo dono desmas de totas las cossi s las quais yo possessiso . E lo 
pnblican istant de long . Acer non aolia leaar li olh al cel . Mae feria lo 
seo peit diczent . dio sias perdonador a mi peccador . Yo die uerament 



Il Naovo Testamento valdese. 9^ 

a 1108 aqtMst deysende iastifica en la soa mayson plus que 1 aatre . Car 
tot uqueì que se [120 r] eyxanta sare hnmilia e aqfi«l que se hamilia sare 
eyxaata . Mae ilh portauan a loy enfans qtf-el toqties lor . Mae yeeue en- 
semp appella lor dis . Laysa li petit uenir a mi e non aolha denedar lor . 
Car lo regne de li cel es d-eytals . To die jierameni a nos . Tot aqu^l lo 
qual non recebre Io regne de dìo enayma fantin non intrare en luy . E vn 
prtnci demanda lay dicze[n]t . bon mestre qnal cosa faezent possessirey 
nita eterna . ìiae . jeeue : dis a luy . Verque diczes mi bon alcun non es 
bon si non lo sol dio . Gonegnies li comandameni . Non oncires non anou- 
trares non fares fùrt non dires fals testimoni . Honra Io teo payre e la toa 
mayre • Lo qnal dis yo gardey totas aqnestas cosas de la mia ioaentn . La 
qiial cosa yeeue annia dis a luy . Yna cosa defalb a tn encara . Uent 
totas las cosas las quale tu as e dona las a li panre e anres tresor al cel 
e uen e sec mi . E el auuias aq^estas cosas fo contrista . Cor el era rie 
forment . Utte jeeue uesent luy esser trist dis . Qnant greoment ìntraren al 
regne de dio aquilh que an pecanias . Car plus le[120 y]giera cosa es lo 
carnei pasar per lo pertns de 1 agniba que lo rie intrar al regne de dio . 
E aqtftlb que auoian diseron o qnal pò esser fait salf . E el dis a lor . 
Las cosas que son non poderosas enapres li bome son poderosas enapres dio . 
Mae peyre dis . segnor rete nos laisen totas cosas e segoen tn . Qaai 
cosa sare a nos . Lo qnal dis a lor . Yo die uerament a nos . Alcnn non 
es lo qiMl aya laissa mayson o payrons o frayre o molber o filb per lo 
regne de dio lo qual non reeepia mot plasors cosas en aqnest temp . E 
nita eterna al segle aaenador . Mae . yeeiM . pres li seo docze desciple e 
dis a lor . Uenos nos monten en iert^ealem e totas las cosas que son scriptas 
per li propbeta del filb de la nergena soren cemplias . Car el sare liora a 
las gencz e sare scarni e sare batu e sare scnpi e pois qtie ìlb 1 anren 
bata auciren Iny e rexncitare al tercz dia . E ilh non entenderon alcuna 
d aqtfestas cosas e aquesta parolla era rescnndna de lor . E non entendian 
las cosas que eran ditas . Mae fo fait cam el s apropies do ierico . Un cec 
seya iosta la [121 r] nia mendigant . E cnm el auues la compagnia trapas- 
sant demandaua quaì cosa fos ayczo . Mae ilh disseron a Iny , ye^tie , nac- 
zario trappase . E cride diczent . yeeue , filh de dauid marceneia de mi . 
E aqffilh que annanan denant castiganan Iny qu-el taises » Mae el crìdaaa 
maiorment . filh de danid marceneia de mi . Mae yeeue istant comande 
luy esser amena a si • E cnm el s apropies demando Iny diczent • Qnal 
eosa noles que yo facza a tn . Mae el dis . segnor que yo nea . E yeeue 
dis a luy . Regarda la toa fé fey tu salf . E uec viaczament e segnia Iny 
mai^nificant dio . E tot lo poble pois qu-el uec done gloria a dio 

XIX. E cnm el fo intra annaua per bierico . E uenos baron per nom 
iaebio e aquest era prtnci de li publican e el meseyme era rie e queria 
ueser , yeeue , qaal fos e non poia per la compagnia . Car era petit per 
forma . E deuant corrent monte en yn albre sicomor qu-el negnes luy . 
Cor el era a trappassar per aqut . E cnm el fos uengn al luoc . Yeeue » sus 
lena regardant nic luy [121 r] e dis a luy . czachio deysent yiaczament . 



94 Salvioni, 

Cor encoy eoaenta istar en la toa mayso» . E acoytant deysende e reeeop 
lay alegrant . E cam tuìt uegaesan murmurtnm àiezeni . Cor ei agaes 
loia can home peccador • ÌILas czachio istant dis al segnor . segnor Tele 
yo dono a li paare la meyta de li meo ben • E si yo fraudey alcuna cosa 
a alcan yo rendo al qaart doble • Jesus dis a lay . Car sala es e«icoy 
faìta a aquesta mayson . Emparczo qv-al sia filh d abraam . Qar lo filh da 
la uergena , nenc q««re e saluar ezo qf*e era perri . Lor auaent aquestas 
cosas alosta dis aquastà semblancza emperezo qu-eì fos pres de ierti«alem . 
E car peiuessan qtM lo regno de dio fos manifesta riaczament . Cor el die . 
Un gentil home anno en lognana region recebre a si regno e retoma . Hm 
appella decz seo sernitor done decz moneas e dis a lor . Marcandola entro 
ha tant qus yo retome . Mas li cittadin de lay eyrauan ìuy e tramesaro» 
mesaiaria enapres lay diczent . Noe non uolen aquest regnar sobre nos • 
E fo fait domentre qu-el retornes receopa a si lo regno comande easer 
[122 r] appella li serf a li q«al el aula dona la peennìa qu-el saupes qttont 
vnchascun aaia gagna . Mm lo prumier uenc diczent . segnor la toa 
monca ha aqutsta decz moneas . E el dis a luy . bon serf alegra te . 
Car tu fosies fidel en petita cosa ta sores hauent poesta sobre decz cittas . 
E 1 antro iienc diczent . segnor veto la toa monca ha anancza cinq mo- 
neas . E ei dis ha aqiiest . E tu sias sobre cinq citta» . E 1 antro uenc 
diczent . segnor veto la toa monea la qfM»l yo hac repaasa ai sudari . 
Car yo temic tu . Car tu sies home dar . Tu prenes czo que tu non pausies 
e meissonas czo que tu non semenies . E el dis a luy . serf fellon yo 
inio tu de la toa bocca . Tu sabias . Car yo soy home dnr prenent czo 
que yo non pausey : e meissono czo que yo non semeney . E perque non 
donies la mia pecunia a la taula e yo uenent acer agro receopn ley eon 
gang . E dis a li istant osta de luy la monea e dona a luy lo qual ha 
decz moneas . E ilh diseron a luy . segnor el ha decz moneas . Uas yo 
die a uos . Car [122 v] tot hauent li sarò dona e ha&undiare . Uas de luy 
lo qual non ha e czo qu-el ha sore tout a luy . Mae emperczo amena czay 
aquilh meo enemic li qual non uoLgron mi regnar sobre lor . E anele li 
deuant mi . E ditas aquestas cosas annaua deuant en ieruealem . E fo fait 
cum el 8 apropies en bethfage e bethania al mont lo qual es apella d oli- 
ueth . Trames duy de li seo desciple diczent a lor . Anna al Castel lo qual 
es eontra uos al qual intrant trobare lo polhen de 1 asena liga al qval al- 
cun de li home vnca non sesie desila luy e mena lo a mi . E si alcun 
demandare a uos perque desliga lo polhen . Yos dire a luy enay«i . Car 
lo segnor desira las obras de luy . ÌILas aquilh que foron trames anneron e 
troberon lo polhen istant enayma el hauia dit a lor . Mae lor dealiant lo 
polhen li segnor de luy diseron perque desila lo polhen . Mae ilh diseron . 
dar lo segnor n a besogna . E ameneron luy a iesus. E gittant lor uesti- 
mentas sobre lo polhen e pauseron iesus sobre . Mae lor annant ilh sten- 
deron lor uestimentas en la uia . E cum el s apropies ia al [123 r] deysen- 
dament del mont d oliuet totas las compagnias de li deisendent alegrant 
comenczero» laudar dio en grant uoucz sobre totas las uertucz las quali 



Il Naovo Testamento yftldese. 95 

ilh hauia» uist diezent . Lo rey lo guai nen al nom del segnor sia beneit • 
Paci aia al cel e gloria en laa aateczas . E alqtMinti phorisio de las 0001- 
pagnlaa dìseron a lay . mastre repran li teo desciple . A li qua! el dis . 
Yo die a uos • Cor si aqiitsti taisirei» las peyras cridaren • E cam el se 
fos apropia nesent la citta plora sobre ley diczent . Cor si ta conegaesas 
e aeer en aquasta toa iorna aqiMllas cosas qua so» a ta par ta pacz . Moa 
ara aquastas cosas son rescondnas da li teo olh • Car dias nef»ren en tu e 
U teo enemic cercnndaren tu d-entom ilh earcandaref» ta e costregnaren 
tu de totas part . E stendren tu en tarra . E li teo filh li qwal son en ta • 
fi no» laisoren e» tu peyra sobre peyra . Eoiparczo que ta non eonogaes lo 
(emp de la toa nesìtacion . E intra al tempie comence a gitar li oendent 
e li eoffiprant en Iny diczent a lor . Script ea . Car la mia mayson es 
mayson d or<M;»on . Moa [128 y] aoa facze ley balma de leyrons • E era 
per ehaacan iom ensegnant al tempie . Maa li princi de li prayre e li 
seriptara e li prìnci dal poble quarian deatrayre lay • E non trobaaan qua! 
cosa faezesan a lay . Cor tot lo p<Ale era aleaa aunent lay 

XX. E io fait en Tn da li dia lay ensegnant al tempie lo poble e pra- 
dlcant • Li prtnd da li prayre e li sertptora s aiosteron can li aelh e par- 
laoan diczent a lay . Di a nos en qfial poesta fncz aquastas cosas qtial 
es aqvel qua dono a ta aquasta poesta . E yaaua raapandent dis a lor . Yo 
demandarey a nos yna paroUa raaponda a mi . Lo batisme da iohan era el 
dei cel da li home . Moa ilh pensaaan entro lor diczent . Cor si nos 
diren dal cel el dire a nos . Donea parqua non creaea a luy . Mas si noa 
4iren da li home tot lo poble lapidare nos . Cor ilh son certan qua iohan 
es prophata . E raaf^onderon lor non daber dont fos . E Jesas dis a lor . 
To non direy a nos en qual poesta faac aquasta cosas . Moa el comencze 
dire al poble aqaeata semblancza . Un home piante vigna e logae ley a li 
coatiaador e el fo en pelegrinage moti temp . [124 r] E en temp trames 
lo seo sarf a li cotiaador qu-ilh demandessan a lay del frac de la aigna . 
Li quol bateron luy e remanderon lay non donant a lay alcana cosa . E 
deraco y trames yn antro sarf . Ifoa acar ilh prenent aquast e tromentant 
lay con nargogna laisseron lay aan • E dareco trames lo tercz li quol na- 
fraat luy gitteron luy fora . Moa lo segnor de la aigna dis qual cosa farey . 
Yo trametrey lo meo filh ama cum ilh veiren aquast par aaentara se uar- 
gognaren . Lo qual cai» li cotiaador agaessan alst pensaron entre lor dic- 
zent • Aquast es 1 eretier acne e ocian lay que la hereta sia la noa^ e 
gita lay fora la uigna 1 aacisaron . Danaa lo segnor de la aigna qual cosa 
fare a lor . £1 aenre e destrayre aqutlh cotiaador e donare la aigna a 
autres • La qual cosa aaaia disaron a lay non sia . Maa el regardant lor 
dis . Donaa qual cosa es czo qu-as scr^^t . La peyra la qual li hadificant 
refaderon . Aquasta es fayta al cap dal canton . Ayczo es fait del segnor 
e es mereoilhosa en li nostre olh . Tot aqual que cagire sobra aquasta 
peyra sare confrait . Maa sobra lo qual [124 y] cagire atrisare luy . E li 
princi da li prayre e li scrtptora quarian metre las mans en lay en aqualla 
bora • Moa ilh temian lo poble . Gar ilh conogron qu-al aoia dit a lor 



96 Salvloni, 

aqtf^sta semblancza . E gardant trames^ron aqtifntadorg li qual se demo- 
stresan inst qu-ilh presessa» Iny e» parolla e qu-Hìì lioresan Iny a li prtn- 
cipa e a la poesia del prenost . E demanderon luy ùiezent . m esire noi 
saben . Cor tu ensegnas e dis dreytarierament e non recebes presona d 
omea . ÌILas ensegnas la nia de dio e» nerita . Ley a nos donar lo tribut 
a sessar o non . ììm jesus eemsiderant 1 engan de lor dis a lor . ypocrìt 
perque tenta mi . demostra a mi lo denier dei qua! ha 1 eymagena e la so- 
bre Bcrtption . E ilh re«ponderon e diseron . De cesar . E el dis a lor . 
Donea rende a cesar aqtiellas cosas qu$ son de cesar e a dio aqtiellas qtie 
Bon de dio . E non pogron repenre la parolla 4^ ^Q7 denant lo poble e se 
mereoilliAron en las nsponsions de Ivy . E teissiron . Ma# alquanti de li 
sadasio s apropieron li qtial negan esser rexoresìon e demanderon luy . 

mestre moyses scrtpts a nos si Io frayre d alcun sare mort auent molher 
e aqnest sare sencza filb que lo frayre de lay [125 r] recepia. ley molher 
e rexacite semencz al seo frayre . Denea lo eran set frayres e lo prumier 
receop molher e morie sencza filh . E lo segont receop ley e morie sencza 
filb . E lo tercz receop ley e semilbantament tuit set e non laiseron se- 
mencz e moriron . Mae la fenna morie derierament de tait . Bonea en la 
rexnrecion del qtial de li . 7 • sare molher . Àcer . 7 . agron ley molher . 
B yeene dis a lor . Li filh d aqtiest segle noceian e son liora a noczas . 
Mae aqmlh qne saren agu degne d aqnest segle e de la rexnrecion de li 
mort non noczoiaren e non menaren molhers . Gar ia non poiren morir 
daqntènant . Gar son eygal a li angel e son filh de dio cnm iih sian filh 
de la rexarecion . Mae qne li mort rexnciton moises o demostre a nos iosta 

1 agolencier enayma el di . Dio d abraam dio de isac e dio de iacob . Has 
dio non es de li mort . Mae de li nio . Gar tuit uinon a luy . Mae vn d0 
li Bcrtptnra reepondent dis . mestre ben dissies . E non ansauan de- 
mandar luy plus alcuna cosa . Mae el dis en qnal maniera diezon x^Ut 
esser filh de dauid . E el meseyme , datiid , di al libre de li psalme . Lo 
segnor dis al meo segnor se [125 y] de las miss dreytas entro qtie yo pause 
li teo enemic scamel de lì teo pe • Bonea dauid apelle luy segnor en qwal 
maniera es filh de luy . E tot lo poble auuent el dis a li seo desciple . 
Garda uos de li scrf'ptura li qtial nolnn annar en grant restiroentas e aman 
las saludaeions al marca e las pmmieras cadieras en las sinagogas . E li 
prnmior repaus en li eonuilii . Li qnal deuoran las maysons de las uenaa 
enfegnent longa oraetom . Aqnisti recebren grant danacion 

XXI. E en regardant el uic li rie que metian lor donas al tresor . Mae 
el nec vna paura ueua metent duy denier menu . E dis yo die uerament a 
uos . Gar aqtiesta paura ueua mes pine que tuit • Gar tuit aqtitsti meseron 
en li don de dio de 1 abondant a lor . Mae aquesta de czo qu-es a lev 
besogniool mes tot lo seo uiore lo qua! ilh hac . E dis a alcanti li quaì 
diczian del tempie qu-el fos homa de bellas peyras e de dons . Aquestas 
cosas que uos uee dias uenren en li qual peyra non sare laisa sobre peyra 
la qual non sia destruyta . Mae ilh demanderon luy diczent . eomanda- 
dor Cora saren aquestas [126 r] cosas e qual ensegna sare cum ellas co- 



Il Nuovo Testamento valdese. 97 

menezaren ess^r faytas . Lo qua! dis . Ueia que nos non sia engana . Gar 
moti venrea al meo nom dìczent . To soy . £ lo temp s apropia . Banca 
non uolha annar enapres lor . ìlas cum uos ueyre baiai has e tenczons non 
no] ha esser spananta . Gar prt«mieram0nt couenta ess^r fait aquestas cosas . 
ìias la fin non es encara sabitament . Àdonca el diczia a lor . Gent se 
leaaren cantra gent e regne cantra regne . E grant monament de terra 
per looe e pestilentìas e fam e spauantanczas del cel e grant ensegnas 
essar . ìiaa denant totas aqtiestas eosas ilh metren las lors mans e[n] nos 
e parsegrèn nos liorant en las sinagogas e gardas tirant uos deuant li rey 
e li pranost per lo meo nom . ìlas la deuenre a uos en testimoni . Danca 
pausa en li nostra cor non dèuaf|t pensar en q«al maniera uos reaponda . 
Gor yo donarey a uos bocca e sapiencia a la qual tuìl li nostre aduersari 
non poiren cantrasìsr ni cantra dire . ìias uos sare lìora de li payron e de 
li frayre e de li cosin e de li amie e tromentaren de [126 v] uos a roort . E 
sare en eyrament a tuit per lo meo nom . E eauelh del nostre cap non 
perire . En la uastrn pascieneia possosire las uostras armas . Mas cum uos 
ueyre ier»«alenK esser circunda d ost . Adonca sapia . Car la deysolacion 
de ley s aprapiare . Adonca aqtitlh qtie son en iudea fuian en li mont e 
aqtiiUk que son al mécz de ley se departan e aqutlh que son en las re- 
gione non intron en ley . Gar aq«i«sii son dias de uenìancza qtie totas las 
coeas que son scriptas sìan eomplias . ULas mala nen tura a li empregnant e 
a li nutrigant en aqtitlh dia . Gar grant apremiment sare sobre la terra , e 
ira en aqtiest poble . E cagiren en bocca de glay e saren amena en capti- 
nita en totas las gencz . E iert^alem sare conculca de li gentil entro qtie 
li temp de las nacions sian compii . E ensegnas saren al solelh e en la 
Inna e en las stellas , e apremiment de gent en las terras per la cunfnsìon 
del mar e de las vndas , e li home secaren per temer e per 1 espauan- 
taneza la qual sobre uenre en tota la redondecza . Gar las uertncz de li 
cel saren scomoguas . E adonca ueyren lo filh de la [127 r] uergena venent 
en las ninoUas con grant poesia e magesta . Aqt^estas cosas comenczant 
esser faytas regarda e lena li aastre cap . Gar la uostrn redempscion s apro- 
pia . E dis a lor semblancza . Ueia la figuiera e tuit li albre , cum ia fora 
porto» de lor fruc uos sabe . Gar 1 ista es pres . Eoayei cum uos ueyre 
aqtiestas cosas sappia . Gar lo regne de dio es pres . Yo die uerament a 
nos . Gar aquesta generacion non trapassare entro que totas cosas sian 
faytas lo cel e la terra trappassaren . Mae las mias parollas non trapas- 
saren . Ma« garda uos q«e per auentnra li nostre cor non sian agraua en 
manìarias e en hubriota e en la cura d aqtiesta ulta . E'aqwel dia subitan 
sobre uegna en uos . Gar el sobre uenre enayma lacz en tuit aqmlh que 
seon sobre la facia de tota (de) la terra . Donca uelha orant en'tot temp afin 
que uos sia troba degne fugir totas aqnestas cosas que son a uenir , e que 
noe poissa istar deuant lo filh de la uergena . Uas el era en li dia en- 
segnant al tempie . Mae en la noit isaent demoraua al mont lo qfial es 
appella d oliuet . [127 v] E tot lo poble annaua de matin a luy anuir luy 
al tempie 

AreblTio glottol. itaL, ZI (Moonda larie, I). 7 



98 Salrioai, 

XXII. Mas lo iorn festiual de li ayme b apropiaua lo qua! es dit pa- 
sca . E lì prtnci de li preyre e li scrtptara querian en quaì maniera aa- 
cisesan yeaus . Ì/Las ilh temian lo poble . ìicts lo sathanas intre en iada lo 
quaì es sobre nona schariot yn da li docze . E anne e porle eon li prtnci 
de li preyre e can li magistra en quaì maniera liores lay a lor . E ilh 
8 alegreron e fcron pat donnar a luy pecunia e empromes lay .,£ quent 
coaenibleta qu-eì liores lay sen^a las eompagnias . Mas lo iorn de li ayme 
vene al quaì era besogna ess^r aucis la pasca . E trames peyre e iohu 
diczent . Anna e apparelha a nos la pasca que nos manian . ÌILàs ilh di- 
80ron a ìuy . Al quaì laoc aoles que nos apparelhan . E el dis a lor ye- 
aos home contro corrare a aos intrant jen la citta portant baril d ayga 
segae lay en la mayson q«-el intraro . E dire al payre àe la familha ùb 
la mayson . Lo mestre di a ta hont es lo laoc al quaì manie la pasca eon 
li meo [128 r] deciple . E el demostrare a uos solier lare e aqwt apparelha . 
Moa ilh anna[n]t troberon enayma el dis a lor . E ilh apporelheron la pa- 
sca . E cam 1 ora fossa fay^ta se repaase e li docze apostol con ìuy . E dis 
a lor . Gan desirier hay desira maniar can uos aqnesta pasca deaant que 
yo soffra . ìias yo die a uos . Cor d-eyci-enant non maniarey ley entro 
que sia compii lo regno àe dio . E receopa lo calici fey gracias . E dis re- 
cebe e departe entre aos . Yo die a aos . To non beorey d aqv^Bta gena- 
racion de nicz entro que lo rogne de dio negna . E receopa lo pan fey 
groelas e frains e donne a lor diczent . Ayczo es lo meo cors lo qual es 
donna per aos . facze ayczo en la mia recordancza . Semilhantament lo ca- 
lici pois qti-el cine diczent . Aqnest calici es lo noael testament al meo 
sang lo qtial sore scampa per nos . ìias emperczo aeaos la man del liorant 
mi es eon mi en la taala . E acer lo filh de la aergena nay enayma es de- 
fini • Mas emperczo malaaentura a aqtfel home per lo qtial el sare liora . 
E ilh comenceron a qt^ere entre lor . Qaal fos de lor que fos a far ay[128 ?]- 
czo . Mae eontenczon fo fayta entre lor . Qaal de lor fos oist esser maior . 
Mae el dis a lor . Li rey de las gencz segnoriian de lor e aqtitih que han 
poesta sobre lor son spella ben factor . Mae nos non. enayei . Mae aquel 
que es deaant annador enayma amenistrador . Cor qfial es maior aquel 
que se repaosa o aqvel qn^ menistra . Donea non es aqtiel qtie se repanaa • 
Mae yo soy al mecz de aos enayma aqtiel qtie menistra . Mae aos se li 
qnal permanses can mi en las mias tentacions . E yo hordeno aos enayma 
lo meo payre bordone mi lo rogne que aos manie e beaa sobre la mia 
tanla al meo regno que uos sessa sobre li seti iniant li docze trip d isroel . 
Mae lo segnor dis a simont peyre veto lo sathanas demando aos q«-el nos 
criaello enayma froment . Mae yo pregaey per ta qtie la toa fé non defaiha . 
E ta qnant ta sares eonaerti canferma li teo frayre . Lo qtfal dis a lay . 
segnor yo soy apparelha annar can ta en career e en mort . E el dis . 
To die a ta peyre lo gal non cantare encoy entro qtie ta per trey uccz 
denegnes conoiser mi . E el dis a lor . Qaant yo trames aos sencza sac e 
sencza tasca [129 r] e sencza caaczamenta . Donea alcuna cosa defalhie a 
aos . Mae ilh diseron alcuna cosa . Donea el dis a lor . Mae ara aqtiel que 



Il Naoro Testamento valdese. 99 

a borsa la pr^na semilhantament aqtfel que a tasca . E qui no» 1 a uenda 
la gonella e campre glay . Cor yo die a uos . dar encara couen esser 
campii en mi czo qu-es scrtpt . E el fo reconta con li fellon . Car aquellas 
cosas que son de mi an fin . £ ìlh distro» . segnor aete day glay eici . 
Mas el dìs 1 es asay . E el issi annaaa segont la costuma al mont de las 
olinas . i/Las li descìple de lay segaeron lay . E coi» el fos peruenga al 
laoc , dia a lor ora que uos non intre en tentacion . E el se delogne de 
lor quani es ?n traìt de peyra . E pausa li genolh aaraua diczent . payre 
si tu uoles traporta aquest calici de mi . Mas emperczo la mia uolunta non 
sìa fayta . ULas la toa . Ma« angel del cel aparec a ìuy confortant luy e fo 
fait en la batalh[a] e oraua plns longament . E la sudor de luy fo fayta 
enayma gotas de sang decorrent en terra . E eum el se fossa lena de la 
ora^n e fossa venga a li seo desciple trobe li dorment per iriaticvì e dis 
a lor perqiée dorme leua e ora qtie uos non intre en [129 v] tentacion . 
Encara luy porlant ueuos la compagnia e vn de li docze lo qual era ap- 
pella inda . E se apropie a yesus qu-eì bayses luy . Mae jesus dis a ìuy . 
inda tu lìoras lo fiih de la nergena con baysament . Mae aqmlh que eran 
encerqtie luy uesent czo qtie era a uenir diseron a ìuy . segnor si ferren 
a glay . E vn de lor ferie lo serf dei prtnci de li preire e talbe 1 aurelba 
dreyta de ìuy . Mae yeeue reepondent dis laysa entro ara . E cum el aguessa 
toca 1 aurelha de luy sane ìuy . Mae yeet^e dis a aqtitlb princi de li preyre 
e magestra del tempie e uelb li qiMil eran uengu a ìuy . Uos se uengu 
enayma a vn layron cun glay e con fust cnm yo sia ista per cbascun iorn 
con uos al tempie non stendes las mans en mi . Mae aquesta es la uoe/ra 
bora e poesta de tenebras . Mae ilb preneron luy e lo meneron en la mayson 
del prtnci de li preyre . Mae peyre seguia luy de long . Mae dmbrasa 
lo fuoc al mecz de la sala e lor encerque sessent peyre era al mecz de 
lor . Lo qtial cum vna sementa aguessa uist luy al lume sessent e aguessa 
regarda luy dis . E aqt^est era con luy . Mae el denegue luy diczent . 
fenna yo non conoe luy . Enapres vn petit autre uesent [iSO r] luy dis . 
E tu sies de lor . Mae peyre dìs o bome non soy . E fait 1 espaci enayma 
d una bora vn autre afermaua diczent uerament aquest era con luy . Gar 
el ea gallico . E peyre dis bome yo non say qual cosa diczes . E lo gal 
eante viaczament encara luy parlant . E lo segnor uout regarde peyre . E 
peyre se recorde de la parolla dei segnor enayma el bauia dit . Gar tu 
denegares mi per trey uecz prumierament que lo gal caute . E peyre issi 
defora ploro amarament . E li baron li qual tenian luy scamian lu^ e cu- 
brìron luy e ferian la facìa de ìuy . E demandauan luy diczent propbeteia 
qtial es aquel que t a feri . E blastemant diczian a luy motas autras cosas . 
E pois que lo iorn fo fait li prìnci de li preyre e li scrìptura e li uelb del 
poble 8 aiosteron e meneron lu^ a lor eonselb dtcisent si tu sies x^^^ ^^ 
bo a nos . E dìs a lor . Si yo diray a uos uos non creyre a mi . Mae si 
yo demandarey a uos non reeiH>ndre a mi ni me laysare . Mae d-eyci-enant 
lo filh de la uergena sore sesent a las dreytas de la uertu de dio . Mae 
tuit diseron . Donca tu sies filb de dio lo qual dis uos bo dicze . Gar yo 



100 Salvioni, 

soy . Mas ilh dÌBeron perque besognen encara de te6ti[iS0 v]moiii . Cor nos 
meseyme auaea de bocca de luy 

XXIII. E tota la motttecza de lor leuant ameneron lay a pilat . ìias 
ilh comenceron acasar lay diczent . Nos troben aquest trastomant la nostra 
gent e deaedant ess^r dona lo cens a cesar e diczent si esser x^^^ ^^1 • 
ÌILas pìIat domande luy diczent . Sies ta rey de li indio . ìlas el re^pondent 
dis tu dis . Mas pilat dis a li princi de li preyre e a las eompagnias . 
Yo non trobo alcnna queison en aquest home . ìias ilh s-esforczanan 
diczent . £1 scomon lo poble enscgnant per tota iadea comenczant de ga- 
llica entro alci . Mae pillat aunent de galilea . E pois qu-el conoc qu-eì 
fos de la poesta de herode lo trames a herode lo qtial mesoyme era en 
icrtiealem en aqtiel dia . Mae herode uist yeeue s alegre forment . Cor el 
era cubitant neser Iny de moto temp , emperczo qu-el aula anni motas 
cosas de luy . E esperaua neser esser fait motas ensegnas de ìtép . Mae el 
demandaua luy de motas paroUas . Mae [131 r] el non reeponde a Iny al- 
cuna cosa . Mae li princi de li preyre e 11 scrtptt^ra eran present acusant 
luy . Mae herode desprecie luy cun lo seo host e 1 escarnic e uesti àe 
uestimenta bianca lo reyre mande (a) a pilath . E herode e pilath foron fai! 
amie en aqtiel dia . Gar deuant eran enemic entre lor • Mae pilath ensemp 
appella li prènci de li preyre e li amaestra e lo poble dis a lor . Uos 
preeentes a mi aqt/est home enayma trastomant lo poble . E ueuos deman- 
dant deuant uos non trobo alcuna qt^eison en aquest home d aquellas cosas 
cn las qt^als acusa luy ni acer herode . Gar yo remandey uos a luy . £ 
ueuos alcuna cosa degna de mort non es fayta a. luy , Donca castiga lai- 
sarey luy . Mae el auia besogna laysar a lor vn per lo dia fcstiual . Ma« 
tota la compagnta cridaua ensemp diczent . Tol aqt/est e laysa a nos ba- 
raban lo qua! era mes en career per vna tenczon fayta en la citta e per 
homecidi . Mae pilath parie a lor dereco uolent laysar yeet/e . Mae ilh cri- 
dauan diczent . Grucifìca crucifica luy . Mae el dis a lor la tercza uecz . 
[iSl y] Gar aqnest qua! cosa fey de mal . Yo non trobo en luy alcuna 
q?*eison de mort . Donca yo castigarey luy e lo lafsarey . Mae ilh persa- 
ueranan cun grant uoucz demandant qn-el fos crucifica . E las uoucz de 
lor creysian . E pillat h inie la reqi^erencza de lor esser fayta . Mae el 
laise a lor aqt^el qtie per tenczon e per homecidi era agu mes en career . 
Lo qt^al ilh demandauan . E liore yeene a la uolnnta de lor . E cui» ilh 
amenesan Iny preseron vn simont sirinienc uenent de la uilla e pauserort 
a luy portar la crocz enapres yeene . Mae mota compagnia de poble e d^ 
fennas segoian luy las quaia plorauan e guaymentauan h*y . Mae yeetie uout 
a lor dis . fìlhas de iervealem . Non nolha plorar sobre mi . Mae plora 
sobre nos e sobre li uoe^e filh . Gar ueuos dias uenren en li quaì uos 
dire las sterlas son beneiras e li uentre li qual non engenreron . E las 
pupa las qvals non alayteron . Adonca comenczaren a dire a li mont caga 
sobre nos e ha li col cubre nos . Gar s Uh fan ayczo al leng uert qual 
cosa so^re fayt al sec . Mae duy autre fellon eran amena con luy que fos- 
san mort . [132 r] E pois qu-iìh nengron al laoc lo qual es appella àe 



Il Nuovo Testamento valdese. lOi 

calaaria cracìfiqueron luy aqu» . E lì leyron 1 un de las dreytas e 1 autre 
de las senestras . Mas yesus dicia payre perdona a lor . Car ìlh non 
saboft qual cosa ilh fan . ìlas ilh departent las vestimentas de luy meseron 
sort . £ lo poble istaua sperant . £ lì prìncì scamlan luy con lor dlczent . 
El fey salf li autre qu-eì se salne si raeseyme . Sì aqtiest es Io x'*^^ eyleit 
de dio . ìias lì canalier apropiant scarnìan luy e pre^entant a luy aczi e 
dlczent . Si tu sios rey de li indio fay salf tu meseyme . ìias sobre scrtp- 
cion era scr ipta sobre luy en lectras grecas e latinas e abraycas . Mas vn 
d aqtitlh leiron li qua\ pendian blestemauan luy diczent . Si tu sles x^^^ 
fay salf tu meseyme e nos . ìias 1 autre re«pondent castigaua luy diczent . 
Non temes tu dio qtie sies en aqtiella meseyma dannacion . £ nos acer 
iustament . Gar nos receben las cosas degnas a li no«/re fait . ìias aquest 
non foy alcuna cosa de mal . E diczia a yesus . segnor recordate de mi 
qtiant tu sares uengu al teo regno . E jesus [132 v] dis a luy . Yo die ue- 
rament a tu tu sares encoy cun mi en paradìs . E era bora enayma . 6^ . 
E tenebras foron faytas sobre tota la terra entro a la . 9* . bora . E Jo 
solelh fo scurczi . E la uela del tempie fo scarcza per mecz . E yesus cri- 
dant en grant uoucz dis . payre en las toas mans yo recomando lo meo spe- 
rit . E diczent aquestas cosas spire . i/Las lo centurion uesent czo que era 
fait glorifiqtie dio diczent . Uerament aqtiest home era iust . E tota la cum- 
pagnia de lor li qual eran ensemp uengu a aquesta mereuima e ueyan 
las cosas que eran faitas ferent li lor peit sen retomauan . ÌILas tuit li co- 
nego de luy istauan de long . E las fennas las quaìs auian segu luy de 
galilea uesent aquestas cosas . E ueuos baron per nom ioseph de barimalhia 
citta de iudea lo qual era consclhìer boo home e iust . Aquest non aula 
consenti al conselh e a li fait de lor . Lo qual el meseyme speraua lo re- 
gno de dio . Aqwesl s apropie a pillath e demando lo cors de yesus . E de- 
pausa 1 enuolope cn vn linczol . E lo pause en moniment talba al qual 
alcun non [133 r] era encara agn pausa . E era lo iom de 1 aporelhamenl 
Clio sabba comenezaua a luczir . E las fennas las'quals auian segu luy eran 
Fenguas cun luy de. galilea regarieron lo monument . E en qual maniera 
lo cors era ista pausa . E retomant apparelheron aromath e vnguent e 
acer lo sabba se repauseron segont lo comandameni 

XXIV. Mas lo prumier iom del sabba forment de malin vengron al 
moniment portant aromath li qual éllas auian apparelha . E troberon la peyra 
«onta del moniment . E ellas intras non troberon lo cors del segnor ye»u« . 
E fo fait dementre que ellas fossan spauantas per pensa d-eyczo . veuos dny 
baron isteroii iosta lor en uestimenta resplandent . Mas cum ellas temesan 
e declinessan lo uout en terra ilh diseron a lor . Que quere lo uiuent cun 
li mort . £1 uon es ayci . Mae rcxucite . Recorde nos en qual maniera 
porle a uos cum el fos encara en galilea diczent . Gar la couenta lo fllh 
de la uergena esser liora en las mans de li peccador e esser crncifìca e 
rexucitar al tercz dia . [138 v] E ellas se recorderon de las poroUas de luy. 
E retornas del moniment renuncìeron totas aquestas cosas a aquilh vncze 
e a tuit li autre . Mas era maria madalena e Ioana e maria de iaco e las 



102 Salvioni, 

autras que eran con lor . Las qtials dician a Li apo^tol aqfiesta cosas . E 
aqvastas parollas foron uistas deuant lor enayma uaneta e no» creyan a 
lor . Mas peyre lenant corroc al moniment . E enclinant se nec linczol sol 
pausa . E sen anne msreuilhafit en si meseyme de czo que era ista faìt . 
£ neuos day de lor annauan en aqueì meseyme dia en vn castel per nom 
emans lo qual era enoiron de . 60 . stadi long àe ìenisaìem . E ilh me- 
seyme porlaaan de totas aqfiestas cosas entre lor las quals eran endenen- 
guas . E fo fait dementre qti-tlh araczonesan e deputessan entre lor . El 
meseyme jesus apropiant annana eon lor . E li olh de lor eran tengn qv-ilfa 
non conegaesan Iny . E el dis a lor . Quals son aqciestas parollas las qmls 
annant porla entre nos e se trist . E yn de lor lo qnal aoia nom Gleopbas 
Tespondeni dis a lay . Ta sìes sol pelegrin en iem^alem e non conognies 
aquellas cosas que son faytas en ley en aqciisti dia . [134 r] A li qwal el 
dis q^als . E ilh diseron . De yesus de naczaret lo qua! fo baron propheta 
poderos en obra e en parolla deuant dio e tot lo poble . En qual maniera 
li sobeyran preyre e li nostre prtnci lioreron luy en danacion de mort e 
crucifiqneron luy . ìlas nos sperauan qn-el meseyme fos a reymer isroel . 
E ara sobre totas aqnestas cosas encoy es lo tercz iom que aqnestas cosaa 
son faytas « Uas alquanta de las nostra, fennas spauanteron nos las quals 
foron al moniment deuant la lucz e non troberon lo cors de luy aengrofi 
diczent lor auer uist uesion d angels li qual diseron luy uiore . E alquanti 
de li nostre anneron al moniment e Irobero enayma las fennas diseron . 
ìlas non atroberon luy . E el dis a lor . raat e tart de cor a creyre e» 
totas las cosas las quals parleron li propheta . Donea non couente ')(ri8i 
sufifrir aquestas cosas e enaygi intrar en la Boa gloria . E comenczant àe 
moyses e de tuit li prophe/a entepretaua a lor en totas las scrtpturas las 
[quals] eran de luy . E apropieron se al castel al qual ilh annauan e el 
enfegnia annal* plue long . E costrenseron lay [1S4 v] diczent perman cun 
nos . Gar lo yespre comencza a uenir e lo iorn es ia declina . E intre 
cun lor . E fo fait dementre qu-el repauses cun lor receop lo pan e be- 
neycic e frains e porcia a lor . E li olh de lor foron vbert e conogron luy . 
E el enuaneczic de li olh de lor . E diseron entre lor . Donca lo nostre 
cor non era ardent en nos dementre qu-el parlaua cun nos en la uia e 
ubres a nos las scrtptnras . E leuant en aquella meseyma bora retomeroft 
en ieruealem . E troberon li yncze aiosta e aquilh que eran cun lor diczent 
que lo spgnor es rexucita uerament e aparec a simont . E ilh recointeron 
aquellas cosas que eran faytas en la uia . E en qual maniera conogron 
. luy . al fragnament del pan . Mas cum ilh parlesan aquestas cosas jesus 
iste al mecz de lor e dis pacz sia a uos yo soy non uolha temer . Ma« 
coniorbR e spauanta pensauan ueser yn sperìt . E el dis a lor . Perque se 
torba e cogìtacions montan en li nostre cor . Ueia las mias mans e li meo 
pe . Gar yo meseyme soy . Toca e ueia . Gar sperit non a carn [iS8 r] 
ni 08 enayma uos uese mi hauer . E cum el agues dit aquestas cosas de- 
mostre a lor las mans e lì pe . ìlas encara lor non cresent e dubitant per 
goy dis haue ayci alcuna cosa a maniar . Uas ilh preeenteron a lay la 



Il Nqoyo Testamento valdese. lOS 

partìa d un peysson rasti e biesca do mei . E cum el agaessa mania denant 
lor y prenent las remasilhas donne a lor . E dis a lor . Àquestas son las 
parollas las quaìa yo parlano a nos cnm yo fos encara con nos . Cor be- 
sogna es esser complias totas las cosas que son scriptas en la ìej àe moyses 
« en li prophe/a e en li psalme de mi . Àdonca rhret a lor lo sen qu-tlh 
entendessan las scriptnras . E dis a lor . Cor 'enay«i es scrtpt . Enay^i 
eonente x^^^ suffrir . E rexncitar de li mort lo tercz dia e ^emieneìa. es- 
ser predica al nom de Iny en remesion de peccas en totas las gencz en- 
comenczant en ieri^alem . i/Las nos se testimoni d aqciestas cosas . E yo 
irametrey on nos 1 empromesion del meo payre . Mas nos sese en la citta 
entro qtce nos sia Testi de la nertn d ant . Mas el fora [1S5 v] mene lor 
en bethania . E slenas las soas mans beneyczìc a lor . E fo fait dementre 
que el beneyczes a lor se deportic de lor . E era porta al cel . E ilh orant 
retomeron en iert««alem cnn grant goy . E eran totani a al tempie landant 
e beneyczent dio 

Ayci finis 1 enangeli de sant lue. 



2>. L'Evangelio secondo Giovanni. 

[136 r] Ayci Gomencza lo sanct Enangeli de sanct Johan Gap. i, 
I. Lo fìlh era al comenczament e lo filh era enapres dio e dio era lo 
filh • Aiczo era al comenczament enapres dio totas cosas son faitas per luy 
e alcuna cosa non es fayta sencza luy . Gzo que fo fayt en luy era vita e 
la ulta era Incz de li bomme e la lucz Inezie en las tenebras : e las te- 
nebras non contpreseron ley . Home fo trames de dio al qt^al era nom 
Johan . Aquest vene en testimoni qn-el dones testimoni de Inrae qtie tuit 
eresessa» per ìtty . El non era lucz . Mae qu-el dones testimoni de lume 
lucz era ueraya la qf^l enlumena tot home uenent en aquest mont el era 
al mont e lo mont fo fayt per luy , e lo mont non conoc Iny . El vene 
en las propias : e li seo non receopron luy . Mae cals que quaìa receo- 
pron luy , done a lor poesta esser fayt filh de dio , Aquiìh li qual creon 
al nom de Iny . Li q«al non son de sane ni de uolonta de cam ni de 
deleit d omme . Mae son na de dio . E la poroila fo fayta cam : e abite 
en nos [1S6 v] e nos uegnen la gloria de luy gloria enayma d un engenra 
del payre, plen de graeta e de uerita . Johan dona testimoni de luy , e 
crida diczent . Aqt^est es lo qnal yo dis lo qual es a uenir enapres mi . 
£1 fo fayt derant mi . Gar el era prumier de mi . E nos tnit receopen 
gracta per groeta de la pleneta de luy . Gor la ley fo dona per Moyses , 
grocia e uerita fo fayta per ye^t^e )c^isi . Alcun non vie nuca dio . Si non 
vn engenra filh de dio , Lo qt«al es al sein del payre , el meseyme o re- 
eointe . Aqt«est es lo testimoni de Johan : qnant li Judio de ìeruealem 



104 Salvioni, 

tramescron a luy preyres e diaqwes qw-ìlh d^mandessan a luy ta qwal sies . 
E el contese , e no» denegue , e confesse : Car yo non soy crist . E ilh 
demanderon a luy . Bonca quai cosa sies ta Elia . E ci dis non soy . Sies 
propheta . E el responùe non . Uh diseron a luy , Donca qua! sies tu que 
nos donan respos a h^quiìh li qwal tramcseron nos . Qual dicz de tn me- 
seyme . El dis Yo uonz del cridant al desert . Endreycza la nia del segnor 
enayma Isaya lo prophcta dis . E aqwlh li qwal eran ista trames [187 r] 
eran de li farisjo . E ilh demanderon lay e diseron a lay . Bonca si tu 
non sies x^ist ni elia ni propheta p^r que bateias . Johan responàe a lor 
diczent . Yo bateio en ayga . ìHas al mey de nos ista lo qual uos no» 
sabe . El meseyme es lo qual es a uenir enapres mi , lo qual fo fayt 
derant mi , del qt^al yo non soy degne de desliar la corea del canczam^nt 
de luy . Àqt^estas cosas foron faytas en bettania otra Jordan , al qi^al Inoc 
Johan era batteìant . ìlas en 1 endeman Johan vie yeaua uenent a si , e 
dis • Yeuos 1 agnel de dio , yeuos aqutfl que tol li peca del moni . Xque&ì 
es del qt^al yo dis . Baron uen enapres mi lo qt^al fo fayt derant mi , lo 
qnal era prt^mier de mi . E yo non sabio luy . ÌAas emperczo yo nenc 
batteiant en ayga qu-eì fos manifesta en Israel . E Johan donaua t^slimom 
diczent . Car yo uic 1 espcrit desendent del cel enayma columba , e per- 
manent sobre luy . E yo non sabio luy . Mae aqueì que trames mi batteìar 
en ayga dis a mi sobre lo qua! tu veyres 1 esperi t desendent e permancnt 
sobre luy . Àquest es lo qt^al [137 v] batteia al sant sperit . E yo uic luy , 
e doney testimoni . Car nquesi es filh de dio . Johan istaua dereco en 
1 autre ìom e duy de li deciple de luy , e regardant yeeiM anant dis . 
yeuos 1 agnel de dìo . E li duy deciple auuiron luy parlant e segueron 
yeeue . ìias yesus uout ucsent lor seguent si dis a lor . Qual cosa quere , 
Li qual diseron a luy . Rabbi lo qual es dit e entrepreta mestre , al qual 
luoc habitas .E el dis a lor rene e ueia . E ilh uengron e uigron al qtial 
luoc permases e permaseron aqui aquel iom . Ma« era hora enayma deczena . 
ìHae Andrio frayre de simont peyre era vn do li day li qual auian auui 
de Johan e auian segu yesus . Aquest atrobe prumierament Simont lo seo 
frayre , e dis a \uy , Nos atroben mesias , lo qual es entrepreta x^^^ • 
E amene luy a yeeue . ìiae yeeue regardant luy dis . Tu sies Simont filh 
de Jona , tu sares appella Gephas , lo qual es entrepreta peyre . Uos en 
1 endeman el uolc annar en Galilea , e atrobe phelip . E [138 r] Jesus dis 
a luy sec mi . ìlae phelip era de Bethsayda de la citta d andrio e de peyre . 
Phelip atrobe Nathaniel , e dis a luy . Nos atroben ye^ua filh de Joseph 
de nazareth de galilea lo qual moyses scrìs en la ley e li prophe^a . E 
nathanael dis a luy . Alcuna cosa de ben pò esser de nazareth . E phelip 
dis a luy . Uen e ueias . E yeeue uic nathanael uenent a si , e dis de luy . 
Ueuos en uerita vn israellitienc al qual non es engan . E nathanael dis a 
luy dont conegaies mi . E yeeue Teeponàenì dis a luj^ . Yo uic tu eum tu 
fosas sot la figuiera : prumierament que phelip appelles tu , nathanael 
reepondent dis a luy . mestre tu sies filh de dio , tu sies rey de israel . 
E yeeue reiipondent dis a luy . Crez . Gar yo dis a tu , yo Tic tu sot la 



Il Nuoto Testamento valdese. 105 

fignìra , tu crecz , neyres maiors cosas d aqu^stas . £ dis a lay . To die 
en aerita en uerìta a nos . Uos ueyre lo eel vbert , e li angel de dio mon- 
iant e desendent sobre lo fìlh de la uergena 

17. [1S8 y] Noczas foron faytas al terz iorn en la cana de galli ea , e 
la mayre de jesus era aqtii . ìHaa jesus fo appella a las noczas , e li de- 
eiple de loy . E rin defalhent , la mayre de yesus dis a luy . Uh non an 
rin . E Jesus dis a ley . fenna qtial cosa es a mi e a ta la mia bora 
non Qen encara . E la mayre de luy dis a li menistres facze qual que qua! 
cosa el dire a uos . ìias seys ydrias peyriencas eran pausas aqt^i segont 
la piiiificacion de li indio . Una cascnna tenent doas mesnras o tres . E 
Jesus dis a lor ymple las ydrias d ayga . E umple las entro al som . E 
Jesus dis a lor poucza ara, e porta ha architinclin . E Uh porteron . ìias 
poys que architinclin agues tasta 1 ayga fayta yin non sabia dont fos . Mas 
li menistres ho sabian li qual hauian paucza 1 ayga . Architinclin appelle 
1 espos , e dis a luy . Tot homme pausa prvmierament lo bon yin , e cum 
ilh saren enubria adonca aquel lo qual es peior . Ma« tu reseruies lo bon 
aia entro ara . Jesus fey aqtiest [189 r] Gomenczament d-ensegnas en la 
eaaa de galilea , e manifeste la soa gloria , e li deciple de ìuy creseron en 
lay . Enapres aqnestas cosas desende en cafarnaon ci mcseyme e la mayre 
de luy e li frayre de It/y e li deciple de It/y . E permaseron aqui non per 
moti dia . E la pasca de li indio era pres . E yeef^e monte en ìerusàìem : 
e trobe al tempie yendent bnos e feas e columbas e li cambiadors sesent . 
E eum el agues fayt . Enayma flagel de cordetas gitte lor tuit del tempie . 
Acer las feas e li buo , e scampe la monca de li cambiador e trastome las 
taulas e dis ha aqtitlh que uendian las columbas . Osta aquestas cosas d ayci , 
e non uolha far la meyson del meo payre mayson de marcandla . E li 
deciple de luy se recorderon . Gar scrtpt es la gelosia de la toa mayson 
mania mi . Bonea li indio responderon , e diseron a Iny . Qual ensegna de- 
mostra a nos . Cor tu faz aqnestas cosas . E yeetie re^ponde e dis a lor 
deslia aqf^st tempie , e yo rcfarey luy en [189 y] trey iorn . Bonca li indio 
diseron a luy . Aqnest tempie fo edifica per caranta e seys anz , e tu re- 
fares luy en trey dias . Mae el diczia ayczo del tempie del seo cors . Bonca 
cum el fos rcsucita de li mort li deciple de luy se recorderon . Gar el diczia 
aieza [1. -o] del seo cors . E creseron a 1 escrtptura e a la parolla de yeet^e 
la qual el dis . Mae cum el fos en iemealem en la pasca al dia festinal , 
moti creseron al nom de luy yesent las ensegnas de luy las quaìa el faczia . 
ìias el meseyme yesus non creya si meseyme a lor . Emperczo qn-el los 
agues tuit conegucz , e que non era besogna qne alcun dones a luy testi- 
moni de home . Gar el meseyme sabia cai cosa fos en homme 

UL Mas era home de li farisio per nom nicodemus prtnci de li iudio . 
AqtieBt uenc a yesus de noit e dis a luy . mestre nos saben . Gar tu 
nenguies de dio mestre . Gar alcun non pò far aquestas ensegnas las qt/als 
tu facz si dio non sare con luy . E yesus reepondent dis a luy . To die en 
uerita en uerita a tu si [140 r] alcun non sare na dereco non pò ueser lo 
regno de dio . E nicodemue dis a luy . L home cum el sia uelh en qua! 



106 Salvionly 

maniera pò nayser . Banca pò intrar al uentre de la soa mayre e dereeo 
nayser . Jesus responàe . To die en uerìta en uerita a tu si aleufi non sore 
regenera d ayga e del sani sperit non poyre intra al regne de dio . Qo 
que es na de cam es cam : e czo que es na de speri t es sperit . Non te 
merenilhar . Cor yo dis a tu lo couenta a nos nayser dereco sperit spira 
al quaì laoc noi, e tu annes la noacz de luy . Ha« non sabes dont negna . 
O al qua! laoc anne enay«i es tot aqtiel que es na de sperit . Nicodemue 
respondent dis a Iny . Aqt«estas cosa en quaì maniera pon esser faytas . 
E yesus reepende e dis a luy . Ta sles mestre en ìsrael , e mesconoyses 
aquestas cosas . Yo die uerament uerament a tu . Cor nos parlen oso qtie nos 
saben , e testimoniien czo que nos ueguen . E non reeebe lo nostre testi- 
moni . Si yo dis a nos las cosas terenals e non creso , en qual maniera 
creyre se yo direy a nos las celestials . Alcun non monte al cel [140 t] si 
non aqtiel qne deysende del eel . Lo filh de la uergena lo qual es al eel . 
Enayma Hoyses exaute lo serpent al desert . Enayei coibenta esser exauta 
lo filb de la uergena : que tot aqnel que ere en luy non perisa . Mas aya 
ulta eterna . Gar dio ame enayei lo mont q«-el done lo seo filh tu en- 
genra , qtie tot aqvel che ere en luy non perissa . Mae aya vita eterna . 
€ar dio trames lo seo filh al mont , non qt«-el inles lo mont . Mae qve lo 
mont sia salua per luy . Aqtiel lo qual ere en luy non es iaia . Mae aquel 
que non ere es ia iuia . Gar el non ere al nom d un engenra fi Ih de dio . 
Mae aquest es indici . Gar el uenc lucz al mont • E li home ameron ma- 
iorment las tenebras qne la lucz . Gar las obras de lor eran malas . Gar 
tot aquel qne fay mal ayra la luz e non uen en la luz qtie las obras de 
luy non sian represas . Mae aqnel que fay uerita uen en la luz qtie las 
obras de luy sian manifestas . Gar son faytas en dio . Enapres aquesta 
€Osas yeene uenc en la terra de iudea e li deciple [141 r] de luy E de- 
moraua aqtit cun lor e bateiaua . Mae Johan era bateiant en Enon iosta 
Salim . Gar motas aygas eran aqtit : e uenian e eran battei a . Gar Johan 
non era encara ista mes en career . Donea qtiestion fo fayta de li deciple 
de Johan con li iodio de la pnrificacion . E vengron a Johan e diseron a 
luy . mestre aquel lo qi«al era cun tu outra lo Jordan al qtial tu donies 
testimoni . liete . Aqtiest bateia e tuit uenon a luy . Johan reeponde e dia . 
Home non pò recebre alcuna cosa si non sore dona a luy del cel . E uos 
dona testimoni a mi . Gar yo dis yo non sio x^^^ • ^^ car yo soy tra- 
mes derant luy . Aquel qtie ha sposa es spos . Mae 1 amie de 1 espos lo 
qual ista e au luy s alegra de goy per la uoucz de 1 espos . Donea aqifest 
meo goy es cumpli luy couenta creyser . Mae mi esser amerma . Aqtfel 
que uen de sobre es sobre tuit . Aqnel qtie es uengu de terra es de terra 
e parla de la terra . E aqnel qn-es uengu del cel es sobre tuit , e [141 v] 
testimofiiia czo qn-el uic e auuic , e alcun non recep lo testimoni de luy . 
Mae aqnel qne recep lo testimoni de luy demostra . Gar dio es ueray • Gor 
aqnel lo qnal dio trames parla la parolla de dio . Gar dio non dona sperit 
a mesura . Lo payre amma lo filh e done totas cosas en la man de luy . 
Aqnel que ere al filh ha uita . Mae aqnel qne non ere al filh non ueyre 
uita . Mae 1 ira de dio perman sobre luy 



n Nuovo Testamento valdese. 107 

lY. Donca pois que iesus conoc . Car li pharisio aauiron . Car yesus 
faczia plasors deciples que Johan e bateiaua Ja sia ezo que yesus non ba- 
teges . Mas li deciple de luy , layse iadea e ane dereco en galilea . Cor 
eoaentaaa luy trapassar per meeza Samaria . Donea yesua uenc en la cita 
de Samaria la qtéal es appella Sicar Josta lo looc lo qua! Jacop done al seo 
filh Joseph . ìiae fontana de Jacop era aquì . Ma« yesue fatiga del uìage 
Feya enayai sobre la fontana . Ma« era bora enayma seysena . E li deci- 
ple de luy eran anna en la citta qu-Hh compressan maniars . £ fenna de 
8ama[142 r]ria nenc poczar ayga . E yesus dis a ley dona a mi beore . 
Donea aquella fenna samaritana dis a lay ta eum sias indio e» qf^l ma- 
niera demandas a mi beore la qual soy fenna samaritana . Car li indio non 
vsan ensemp con li samaritan . E yesus rcppondent dis a ley . Si tu san- 
pessas lo don da dio e qual es aquei lo qua! di a tu dona a mi beore , tu 
p«r aaentura aguessas demanda de luy . E agnes dona a tu ayga viua . E 
la fenna dis a luy . segnor lo pouz es aut , e tu non as en la qual cosa 
poQCzes . Donea dont as ayga uìua . Donea sics tu maior del nostre payre 
Jacob lo qual dona a nos lo poz , e el meseyme beo de luy e li filh de 
luy e las bestias de luy . E yesue respondùnt dis a ley . Tot aquel que 
beore d aquesta ayga seteiare dereco . ìlas aquel que beoie de 1 ayga 
la qual yo donarey a luy non seteiare en aterna . ÌILaa 1 ayga la qual yo 
donay [1. donarey] a luy sare fayta en luy fontana d ayga salhent en ulta 
etema . La fena dis a luy . segnor dona me aquesta ayga que yo non 
setege ni negna poczar [142 v] czay . E ye^ue dis a ley nay e appella lo 
teo mari e uen czay . La fena re^pondent dis a luy . segnor yo non ay 
mari . E ye«ue dis a ley ben dic^zes . Cor non ay baron . Gar tu aguies 
cine barons . Mae aquel que tu as ara non es lo teo baron tu disies uera- 
ment ayczo . E la fenna dis a luy . segnor yo Uey car tu sies propheta 
li nogtre payre oreron en aquest mont e uos dicze . Gar ieruealem es luoc 
al qual couen orar . E yeeue dis a ley . fenna ere en mi . Gar 1 ora 
aenre que nos non orare lo payre en aquest mont ni en ieruealem . Uos 
ora czo que nos non sabe . Mae nos oren czo que nos saben . Gar salu es 
de li indio . Mae 1 ora uen e ara es Quant li ueray . Orador . Oraren lo 
payre en sperit e nerita . Gar lo payre quer aytals li q»^l auron luy . Dio 
es sperit e aqutlb li qual auran luy couenta lor orar en sperit e nerita . 
£ la fena dis a luy . Yo say . Gar mesias uen lo qual es dit . ^rie^ . 
Donca eum el sare uengu el an ondare a nos totas cosas . E iesus dis a 
ley To soy lo qual parlo cun tu . E li deciple de luy vengron uiacament 
[Ifó r] e se merenilbauan . Gar el parlaua con la fena . Emperczo alcun 
non dis qual cosa queres perque parlas cun ley . Donea la fena layse 
la ydria e nenc en la citta e dis . A haquilh home nene e ueia home lo 
qiMÌ dis a mi totas las cosas qual que quals yo fey . Donea el meseyinc 
non es . x^^e^ . E ysiron de la citta e uenian a luy . Entretant li deciple 
pregauan luy diczent . mestre mania . Mae el dis a lor yo ay a maniar 
maniar lo qual uos non sabe . Donca li deciple diseron entre lor . Donea 
alcun porte a luy maniar . E yeeue dis a lor lo meo maniar es que yo facza 



108 Salvioni, 

la uolanta de l«y lo quaì trames mi e que yo perfacza 1 obra (de) de luy . 
Donea non dìcze uos . Car eocar son guatre mes e la meysson uen . Ueaos 
yo die a uos lena li Mostre olh e ueia las regions . Car ia son blancas las 
meysson . E &queì que meyssona recep marci e aiosta fruc en nita eterna . 
E aqueì lo quaì semena ensemp s al egra e aquel lo qtmi meyssona . La 
paroUa es ueraya en ayczo . Car vn es lo qual semena e autre lo guai 
meyssona . Yo trames uos meyssonar [H3 v] czo que uos non lauora . 
Autres lanoreron , e uos Intres en li lauor de lor . TKas moti samaritan d 
aquella citta creseron en luy per la paroUa de la fenna donant testimoni . 
Car el dis a mi totas las cosas quaì que qual yo fey . Tronca cum li sama- 
ritan fosan uengu a luy . Pregauan luy qu-e\ permases aqu» . E permas con 
lor per duy iom . E moti plnsor creseron en luy per la porolla de luy . 
E diczian a la fena . Car ia non cresen per la toa parlancza . Car nos 
meseyme auuen e saben . Car aquest es ueray salnador del mont . Mi» 
enapres duy iom el ysic d aqui e ane en galilea . Car el meseyme ye9U9 
donaua testimoni . Car propheta non a onor en la soa encuntra . Idonea 
cum el fos uengu en galilea li galilto receopron luy cum ilh aguesan uistas 
totas las cosas qtMils el aula fayt en ìerusaìem al dia festinal . Car ilh 
meseyme eran uengu al dia festiual . Tronca yesus uen e dereco en la cana 
de galilea aqui al qual luoc el auia fayt de 1 ayga vin . E 7n reget era en 
Gafarnon . [144 r] Lo filli del quaì era malate . E cum aquest agnes auui . 
Car yesus uengues de iudea en galilea anaua a luy , e pregaua ìuy qu-ei 
desendes e sanes lo seo filh . Car ia comenczana a morir . Bonea yesus 
dis a luy uos non creyre si aos non ueyre ensegnas e mereuilbas , E lo reget* 
dis a luy . segnor desent prumierament que lo meo filh mora . E yesus 
dis a luy vay lo teo filh uio . L ome crese a la parolla la qual yesus dis 
a luy : e anaua . Ma« luy ia desendent . Li serf de luy e(m^racorogron a luy 
e anoncieron a luy diczent . Car lo filh de luy uisqwes . Has el endema[n]daua 
de lor 1 ora en la qual el agues agu melh . E ilh diseron a luy la fiora 
layse luy yer en setena bora . Adonca lo payre eonoc . Gar aquella era 
1 ora en la qual . yesm . auia dit a luy uay lo teo filh uio . E el me49eyme 
crese e tota la mayson de luy . Jesus fey dereco aquesta segonda ensegna 
cumel fosa ueagu de iodea en galilea 

V. [144 v] Enapres aquestas cosas era lo dia festiual de li iudio . £ . 
yesus . monte en ieruealem . Mae proua peysina era en Jeruealem La qual 
es sobre nonna en ebrayo Betsayda . Auent cinq portìs . E grant mautecza 
de languencz iaczian en aqutsti de cecs e de czops e de secs sperant lo 
monament de 1 ayga . Gar 1 angel del segnor desendia segont temp en la 
peysina , e 1 ayga era mogua . E aquel [que] desendia prumierament en- 
apres lo mouament de 1 ayga era fayt san de qual que qual enfermeta el 
fossa tengu . ìias yn home era aqui auent trentaeut anz de la soa enfer- 



^ Gosl in questo luogo, come quattro linee più in su, il cod. di Dublino 
ha: regent. 



Il Nuovo Testamento valdese. 109 

meta . £ cui» . yesus , agues uist aqtf^st laczent e agues conega . Gar ia 
ania moti temp el dis a Inj uoles tu esser fayt san . E lo langnent dis a 
lay . segnor yo non ay home que quani 1 ayga sare mogua meta mi en 
la peysina . Gar dementre que yo ueno aatre desent derant mi . E iesus 
dis a lay lena e pren lo teo leyt e uay , e 1 home fo fayt san viaczament , 
e pr08 lo seo leyt e anana . ìlas era sabba en Aqueì dia . Bonea li indio 
dìseron a lay lo qua! era fait san . Sabba [145 r] es e non ley a tn penre 
lo teo leit . E el respoude a lor . Aqueì lo qua! fey mi san dis a mi pren 
lo teo leit e uay . Bonea ilh demanderon Iny quaì es aquel home lo qual 
dis a tu pren lo teo leit e uay . Mae aquel lo qual era ista fait san non 
sahia qual fos . Mae . yeene . se departe de la eompagnia ordena al luoc . 
Enapres yeetie trobe Iny al tempie e dis a Iny . Uete ta sies fait san non 
nolhas plus peccar qt^e alcuna cosa peior non endeaegna a tu . Aquel home 
ane e anoncie a li indio . Gar . yeet^e . fos lo qual fey luy san . Emperco 
li indio perseguian yeetie . Gar el faczia aquestas cosas al sabba . Mae 
. ye9us . reefN^nde a lor lo meo payre . Obra entro ara e yo Obro . £m- 
perczo li iudio querian luy maiorment aucire non solament . Gar el desliua 
[1. : desliaua] lo sabba . Mae car el diczia dio lo seo payre faczent se eygal 
a dio . Donea . yeeue . reeponde e dis a lor yo die nerament uerament a 
DOS lo filh non pò far alcuna cosa de si meseyme si non czo qu-el ne lo 
payre faczent . Gar qtial que qnal cosa lo payre fare lo filh fay semilhan- 
tament aquestas . Gar lo payre ama lo fìlh e demostra a luy totas las cosas 
las quais el meseyme fay . E demostrare a luy maiors Obras de aquestas 
[145 ?] que nos uos mereuilhe . Gar enayma lo payre resuscita li mort e 
uiuiiìca ^ li qual el noi . Gar lo payre non iuia alcun . Mae dono tot lo 
iodici al filh , que tuit Onron lo filh Enayma ilh Onran lo payre . Aquel 
que non honra lo filh non honra lo payre lo qual trames luy . To die ue- 
rament ueram[en]t a uos . Gar aquel que au la mia parolla e ere a luy lo 
qual trames mi a ulta eterna e non uenre en indici . Mae trapassare de 
mort a ulta . Jo die uerament ueram[en]t a uos . Gar 1 ora uen e ara es 
quant li mort auuìren la uoucz del filh de dio , e aquilh que auuiren uio- 
ren . Gar enayma lo payre ha ulta en si meyme enayei done al filh aaer 
Dita en si meseyme . E done a luy poesta de far ludici . Gar es filh de 
oergena . Tion uos uolha mereuilhar en ayczo . Gar 1 ora uen en la qual 
tnit aquAh que son en li muniment auuiren la uoucz del filh de dio , e 
isiren aquilh que feron ben en rexnresion de ulta . Mae aquilh que feron 
mal en rexurecion de ludici . Yo non poys far alcuna cosa de mi meseyme . 
Moe yo iuio enayma yo anno , e [146 r] lo meo indici es iust . Gar yo non 
quero la mia uolunta . Mae la uolunta de luy lo qual trames mi . Si yo 
dono testimoni de mi meseyme lo meo testimoni non es uer . A otre es lo 
qnaì dona testimoni de mi . E Yo say . Gar lo testimoni de luy lo qual el 
dona de mi es uer . Uos trameses a iohan . E el done testimoni a la uerita . 



^ Nel cod. di Dublino: enayma lo filh vivifica. 



ilo Salvìoiii, 

Has 70 non recebo testimoni de home . Mm yo die ayczo que nos sia saina . 
El era luczema ardent e lacsent . Ma» nos non nos uolgnes exautar a 
bora en la laz de Inj . Ma« yo ay maior testimoni d& Johan . Qar las 
Obras las quals lo payre done a mi que yo perfacza lor . Meseymas las 
hobras las quals yo fauc donan testimoni de mi . Gar lo payre trames mi . 
E lo payre lo qtMxl trames mi el meseyme dona testimoni de mi . Uos non 
annes ynq«ia la uoncz de luy e non negnes nnqua la semblancza de lay ni 
ane la parolla de lay permanent en nos . Cor nos non crese en Iny lo 
qtial trames mi . Encerca las scrtptnras en las quals nos pensa an«r nita 
eterna , ellas son las quals [146 v] donan testimoni de mi . E uos non 
noie nenir a mi que nos aya aita . Yo non recebo clarlta d homes . Mas 
yo conoyso uos . Gar nos non ane 1 amor de dio en nos . Yo uenc al nom 
del meo payre , e nos non receopes mi . Si antro nenro al seo non» yos 
recebre luy . Uos en qual maniera poe creyre li qual recebe gloria 1 nn 
de 1 autre . E non q«6re la gloria la qual es del sol dio . Non nolha pen- 
sar que yo sia acnsar uos enapres lo payre . Moyses es lo qual scusa nos 
al qual uos spera . Gar si uos cresesa a Moyses per anentara nos creyria 
a mi . Gar el scris de mi . Mas si uos non crese a las letras de Iny en 
qual maniera creyre a las mias parollas 

yj. Enapres aquestas cosas jeans ane otra lo mar de galilea lo qual 
es de tiberia . E grant mantecza seguian luy . Gar ilh neyan las ensegnas 
las quals el faczia sobre aquilh li qual malaueianan . Danea . yesus . ane 
al mont e seya aqui cun li seo deciple . Mas la pasca lo dia festinal de li 
indio era [147 r] pres . Donea cun» yesus agues suslena li olh e agnes 
nist . Gar grant mantecza nenia a luy el dis a Pbelip dont compraren pans 
que aquìsti manion . Mas el diczia ay^o tentant luy . Gar el meseyme sa- 
bia qual cosa fos a far . Phelip responde a luy pan de duy cent deniers 
non bastarla a lor Enay^i que vnchascun en recepia alcuna cosa petita . 
E vn de li deciple de luy Andrìo frayre de Simont Peyre dis a Iny . Ayci 
ha un fantin lo qual ha cinq pans Ordienc e duy peyson . Mae aquestas 
cosas que son entro tanti . Donea yesus dis a lor facze li home repansar • 
Mas moti fen eran al Inoc . Donea li baron repanseron per numbre enayma 
. K . milia . Donea iesu receop lo pan . E cnm el agues fait gra^^ias de- 
partìc a li repausant semilhantament de li peysson tant quant ilh nolian . 
Mae pois qu-ilh foron saczia dis a li seo deciple culhe li fragnament lì 
qual sopercheron qu-ilh non perisan . Donea ilh cnlhiron e umpleron . 12 • 
cofins de li fragnament li qual eran sopercha ha aqutlh li qual aaian 
mania [147 t] de li . K . pan ordienc . Donea cum aqutlh home aguesa nist 
1 ensegna la qual el aula fait dìczian . Gar aquest es nerament propheta 
lo qual es a nenir al mont . Mae cnm iesu agues conegu . Gar fosan a 
uenir a penre lay e far luy rey . £1 meseme ane dereco sol al mont . Mas 
cufn sera fosa fayta . Li deciple desenderon al mar . E cum ilh fosan monta 
en la naueta nengron otra lo mar en Gapharnon . E tenebras era ia faytas * 
E yeeue non era encar nengu a lor . Mae lo mar se leuaua per lo grant 
nent buffant • Donea cum ilh agnesan noga enayma per . 25 . stadia ho 



Il Nuoto Testamento valdese. ili 

. SO . nigron . jesus . anar sobre lo mar E esser fait pres de la nan te- 
miro» . ìlas el dis a lor . To soy non nolha temer . Donea ìlh nol^ofi^ 
recebre luy e» la nan , e la nau fo uiaczam^nt en la terra en la quaì ilh 
anauan . Mae en 1 aatre dia la eompagnia la quai ìsUina hotra lo mar aie . 
dar antra nau non era aqui si non una . E . Cor yeaua non fos intra e» 
la naneta con li seo deciple . Mae li deciple de lay fossan [148 r] ana sol . 
Mae autras nans sobre uengron de tiberia iosta lo luoc al qtial ilh auian 
mania li pan faczent gracsas a dio . Donea cum la compagnia agnesa nist . 
Gar . yeetie . non fos aqu» ni li deciple de Iny . Monteron en las nauetas 
e uengron en cafamaon qt^erent yeetie . E cum ilh aguesan atroba luy hotra 
lo mar diseron a luy . mestre cora uenguies czay . E yeetie reefwndent 
dis a lor • Yo die nerament uerament a uos . Uos qciere mi . Non Cor no» 
aegues las ensegnas . Mae Gar uos manies de lì pan e se sacsia . Obra non 
lo maniar lo quaì peris . Mae lo qtial perman en ulta eterna lo qval lo 
filh de la uergena donare a uos . Gar dio lo payre demostre aquest . Donea 
ilh diseron a luy . Qual cosa faren qfie uos [1. nos] hobran 1 obrade dio . E 
Jesus reeponde e dis a lor . Aquesta es 1 obra de dio que uos cresa en luy 
lo qual el trames . Donea ilh diseron a lay . Donea tu qtial ensegna facz qtie 
DOS uean e erean en tu qual cosa Obras . Li noe^e payre manieron la 
mana al desert enayma es [148 t] script . El done a lor maniar pan del 
cel . Donea yeene dis a lor . To die uerament uerament a uos . Moyses 
non done a uos pan del cel . Mae lo meo payre done a uos ueray pan del 
cel . Gar ueray pan de dio es aquel qne desent del cel e dona ulta al 
mont . Donea ilh diseron a luy . segnor dona a nos totania aqfiest pan . 
E yeeue dis a lor . To soy pan de ulta . E aquel lo qtial uen a mi non 
fameiare . E aqtiel lo qtial ere en mi non seteiare en aterna . Mae yo die 
a noe . Gar ueguies mi e non creses . Tot czo qtie lo payre dona a mi uen 
a mi » e yo non gitarey luy fora lo qtial uen a mi . Gar yo desendey del 
cel , non qtie yo facza la mia uolunta . Mae la uolunta de luy lo qtial tra- 
mes mi . Gar aqtiesta es la uolunta de luy del payre lo qtial trames mi , 
qtie tot czo qti-el done a mi qtie yo non perda de luy alcuna cosa . Mae 
qtie yo rexucite luy al dereyran iom . Mae aqtiesta es la uolunta del meo 
payre lo qtial trames mi : qtie tot aqtiel qtie ne lo filh e ere en luy aya 
aita eterna : e yo rexncitare luy al dereyran iom . Donea li indio [149 r] 
mtmntirauan de luy • Gar el agues dit yo soy pan uio lo qtial desendey 
del eel . E diczian . Donea non es aqtiest yeetie filh de Joseph del qual 
nos eoneguen lo payre e la mayre . Donea aqtiest en qtial maniera di . 
Gar yo desendey del cel • Dònea yeetie respondent dis a lor : Non uolha 
mfirmtirar entre uos . Gar alcun non pò uenir a mi : Si lo meo payre lo 
qual trames mi non tirare lay . E yo rexucitarey luy al dereyran iom . 
Script es en li propheta tuit saren ensegna de dio . Gar tot aqtiel lo qtial 
ha anni del payre , e ha empres uen a mi non Gar alcun uic lo payre , 
si non aqtiel lo qtial es de dio . E aqtiest uic lo payre . To die uerament 
uerament a uos aqtiel lo qtial ere en mi ha ulta eterna . To soy pan de 
ulta • E U uoe^e payre manieron la mana al desert e moriron . Aqtiest 



112 Salvìoni, 

pan es desendent del cel : que si alcan marnare de Iny non mora . Yo 
son pan uio lo quaX desendey del cel . £ si alcun maniare d aquest pan 
vi ore en atéma . E lo pan lo qtMÌ yo donarey a luy es la mia cam per 
la nita del mont . Donca li indio tenczonanan entre lor diczent [149 y] 
aqf^st en qtial maniera pò donar a nos a maniar la soa cam . E yesw dìs 
a lor . Yo die uemmeni uerament a nos . Si nos non maniare la cam del 
filh de la n^rgena e non beore lo sang de Iny nos non anre nita en nos . 
Aqueì que mania la mia cam e beo lo meo sang ba nita eterna . E yo 
rexncitarey luy al dereyran iom . Gar la mia cam es naray maniar . £ lo 
meo sang es neray beore . Aqueì lo qual mania la mìa cam e beo lo meo 
sang perman en mi e yo en Iny . Enayma lo payre niuent trames mi , e 
yo nino per lo payre . E Aqueì lo qtMil mania mi el meseyme uio per mi . 
E aqtiest es lo pan lo qt^al desende del cel . Non enayma li nostre payre 
manieron la mana e moriron . Aqueì que mania aqfiest pan uiore en aterna . 
El dis aqtfestas cosas en la sinagoga ensegnant en Gapbamaon . Donca moti 
de li deciple de luy auuent ayczo diseron . Aquesta parolla es dura qual pò 
ley auuir . Donca yesus sabent . Gar li deciple de luy murmuresan d ayczo 
enapres si meseyme dis a lor . Ayczo scandeleia [150 r] nos . Donea si 
nos nejre lo iilb de la uergena montar aqut al qua! luoc era prvmierament . 
Sperifc es lo qt^al uiuifica . I&aa la cam non profeyta alcuna cosa . Las 
paroUas las qt^als yo parlo a nos son sperit e ulta . Mas alquanti son de 
uos li qtial non creon . Gar . jesus . sabia del comenczament qnal fossan 
li cresent . E qual fos a liorar luy E diczia a lor . Emperczo dis a nos . 
Gar alcun non pò uenir a mi si non sare dona a luy del meo payre . Moti 
de li deciple de luy aneron d ayczo en dareyre e ia non anauan con ìuy . 
Donca . yesus . dis a li . 12 . Donea uos noie anar . Donca Simont Peyre 
re^ponde a luy . seguor al quaì anaren tu as parolla de ulta etema . £ 
nos conoysen e cresen . Gar tu sies . ^rist . ùìh de dio . Donca . yeèus . 
rei|;>onde a lor . Donca non slegic yo uos . 12 . E vn de nos es dianol . 
ìlLas el diczia ayczo de inda de simont scariot . E . ^ aqnest era a liorar 
luy cum el fos vn de li . 12 . 

VII. Enapres aquesta cosas Jesus annaua en gallica . Gar el non uolia 
anar en iudea . G^r li iudio qt/erian [150 v] luy aueire . ìAas senofagia lo 
dia festiual de li indio era pres . ÌlLas li frayre de luy diseron a luy .Tra- 
passa d ayci , e uay en iudea , que li teo deciple uean las toas Obras las 
quals tu facz . Acer alcun non fay alcuna cosa en rescos , el meseyffie 
quer esser en pales . Si tu facz aquestas cosas manifesta tu meseyme al 
mont . Gflr li frayre de luy non creseron en luy . Donca . yesus . dis a 
lor . Lo meo temp non es encara nengu . ì£as lo no^^re temp es totania 
apparelba . Lo mont non pò ayrar uos . Kas el ayra mi . Gar yo dono 
testimoni de luy . Gar las Obras de luy son malas . Uos monta en aqi^est 
dia festiual . lAas yo non monto encar al dia festiual . Gar lo meo temp no» 



Il cod. di Dublino ba Cor. 



Il Nuoro Testamento valdese. US 

es eneara compii . £ cnm el agnes dit aqfiestas cosas el meseyme permas 
en galìlea . Ma« pois que li frayre de Iny monterò» . Adonca el meseyme 
monte al dia festlaal . Non manìfestament . Mas enayma en rescos . Bonca 
li indio qtierian luy al dia festiaal , e diczian al qual luoc cs . E moti 
murmnr eran de ìuy en la cumpagnia . [151 r] Car aleanti diczian . Cor 
el es bon . ìias li antre diczian non . Mas engana las compagni as . £m- 
p^fczo alcun non parlana de Iny en pales per la temer de lì indio . Mas 
ia lo dia festinal megencier . Yesus . monte al tempie e ensegnaua . £ lì 
indio se merenilhanan diczent . Àqt«cst en qnal maniera sap letras cnm el 
non las aya empresas . E yesus responàeni dis a lor la mia dotrina non 
es mia . ìias de Iny lo qual trames mi . Si alcnn uolre far la nolnnta de 
Iny conoysare de la dotrina s-ilh es de dio . si yo parlo de mi meseyme '. 
Kqueì que porla de meseyme quer propia gloria . Ma« aquèì que quer la 
gloria de Iny lo qual trames ìuy es ncray e tortnra non es en luy . Donea 
Moyses non done a uos ley , e alcun de uos non fay la ley . Verque quer ^ 
ini aucire . La cnmpagnia re^pondent dis tu as demoni qtial quer tu ancire . 
E Jesus rcapondent dis a lor yo fey vna Obra e uos tuit uos mereuilha . 
Emperczo Moyses done a uos circoncision . Non qu-ilfa sia de moyses . ìlas 
es Ae lì payre . £ uos circoncise 1 home al saba [151 y] e si 1 ome recep 
circoncision al sabba que la ley de moyses non sia desila . Uos se endegna 
en mi . Gar yo fey tot 1 ome san al sabba . Non uolha iniar segont facia . 
Mas inia iust indici . Donea aleanti de Jeru^alem diczian . Jfonca non es 
aquest lo qual li indio qucrìan aucire . Uenos el parla en pales e non diczon 
a luy alcuna cosa . Donea li priuci non conogron nerament . Gar aqucst es 
. x'^ist . Ma« nos saben dont es aqucst . Mas Ghrist cnm el sare uengu alcun 
non sabre dont sia . Donea . yesus . crìdaua al tempie ensegnant e diczent . 
E uos me conoyse , e sabe dont yo soy , e yo non nenc de mi meseyme . 
Mas aquel lo qual trames mi es neray lo qual uos non sabe , e yo conoyso 
luy , e si yo direy Gar yo non conoyso luy Yo sorey meczongier semblant 
a nos . Car yo say Iny e soy de luy meseyme ,'e el meseyme trames mi . 
Donea ilh qucrian luy penre e alcnn non mes las mans e[n] luy . Gar 1 ora 
de luy non era eneara nengua . Mas moti de la cumpagnia creseron en lay , 
e diczian . Qnant x^*^^ ^^^ nengu . Donea fare plusors [152 r] ensegnas 
que aquellas las quale aquest fay . Li pbarisio auniron la cumpagnia mnr- 
murar de luy d aquestas cosas . £ li prtnci e li pharisìo trameseron me- 
nistres qu-tlh presesan luy . Donea . yesus . dis a lor petit de temp soy 
eneara eon nos , e nane a luy lo qual trames mi . Uos quere mi e non 
me trobare . £ al qual luoc yo soy uos non poe nenir . Donea li indio 
diseron entre lor meseyme . Aquest al qual luoc es ha anar . Gar con 
trobaren Iny . Donea es ha anar en destmyment de gent e ensegnar las 
genz . Qnal es aquesta paroUa la qual el dis quere mi e non me trobare 
e al qual Inoe yo soy e nos non poe nenir . Mas al dereyran dia de la 



^ Il cod. di Dublino ha quere, 

^^rohiTio gloUoI. ital., ZI (Mcond« serie, I). 



114 Salvioni, 

grani festìneta Jesas ìstaua e cridaaa diczent . Si alcun seteia uegna a mi 
e bena . E aqt^el io quaì ere en mi Enayma 1 escriptora di . Flam d ayga 
nìua decorrere dei uentre de lay , Mas ei diczìa ayczo de 1 esperii io quaì 
li creseni en Iny eran a reeebre . Car 1 esperii non era encara dona . Car 
Jesus non era encara glorifica . Bonca moti d aquella compagnia cam ilh 
agnessan auui aqt^estas parollas de héy diczian [152 v] aqueat es ueraya- 
ment propheia . fi li antre diczian . Aquesi es Ghrist . Mas alcons diczian . 
Donca . ^rM^ . nenc de galilea . Donca 1 escrtptura non di . Cor . x''^^ • 
uenc del semencz de dauid . £ del Castel .d^ Bethleetn del qual luoc era 
àauid , Donca departiment fo fait per iny en la compagnia . Mas alquanti 
de lor nolian luy penre . Mas alcun non mes las mans sobre luy . Donca 
li menisire uengron a li euesque e a li pharisio . E iih diseron a lor » Per- 
que non amenes uos luy . Li menisire re^ponderon home non parie vnca 
enayma aquest home parla . Donca li pharision (1. -o) re«ponderon a lor . 
Donca uos se engana . Donca alcanii de li prtnci e de li pharisio creseron 
en luy , Mas aqt^esta cumpagnia la qt^al non conoc la ley son mandi t • 
Mas aqtiel nicodemue Io qtial era uengu a yesus de noit lo qual era yn 
de lor meseyme dis a lor . Donca la nostra ley iuia home . Si primiera- 
meni non aure auui de ìuy e aure conegu qt^al cosa facza . E ilh reitpon- 
deron diseron a luy . Donca e tu sies galileo encerca las scriptt^ras e ueajs . 
Cor prophe^a non se Icue de galilea e sen retorneron unchascun [158 r] 
en la soa mayson 

YIIT. Mas Jesus ane al moni d oliuet e dereco de matin uenc al tempie 
e tot lo poble uenc a luy , e sesent ensegnaua lor . Mae li scriptura e li 
pharisio ameneron a luy yna fenna presa en auouteri , e ordeneron ley al 
mez , e diseron a Iny mestre aquesta fenna es ara presa en auouteri . 
Mae Moyses comande a nos en la ley lapidar aquellas que son d aquesta 
maniera . Donca tu qual cosa diczes . Mae ilh diczian aquestas cosas ten- 
tant luy qu-tih poguesan acusar lay . Mae • yeeue , enclinant se de soi 
scriula cun lo de en terra . Mae cum ilh persaueresan demandani luy dreyce 
se e dis a lor • Aquel lo qual es de nos sencza peca meta prumierameni 
la peyra en ley » E encline se dereco e scriuia cn terra • Mae lor auuent 
aquestas cosas ysian 1 un apres 1 autre , comenczant de li uelh . E jesus 
remas sol e la fenna isiani al mecz . Mae yeeue dreyczani se dis a ley • 
fena aquilh li qual acusauan tu al qual luoc son alcun non cundane tu • 
La qual dis . segnor non alcun . E yeeue dis a ley e yo non [183 tJ 
condanarey tu • Uay e non uolhas plue pecar , Donca yesus parie a lor 
dereco diczent , To soy luz del moni , e aquel lo qual sec mi non uay en 
tenebras . Mae aure lume de ulta . E li pharisio diseron a luy . Tu donaa 
testimoni de tu meseyme e lo teo testimoni non es uer • Jesus reeponde e 
dis a lor • E si yo dono testimoni de mi meseyme lo meo testimoni es uer • 
Cor yo say dont yo ueuo e al qual luoc yo uauc . Mae uos non sabe doni 
yo ueno ni al qual luoc yo uauc • Yos iuia segoni la cam . Mae yo non 
iuio alcun , E si yo iaio , lo meo ludici es uer • Gar yo non soy sol . Mae 
yo e lo payre lo qual irames mi . Script es en la uostrt ley . Gar lo te» 



Il NaoYO Testamento valdese. 115 

siimoni de day home es uer , Yo soy lo quaì dono testimoni de mi e Io 
payre lo quaì trames mi el meseyme dona testimoni de mi . Bonca ilh di- 
serò» a Iny lo teo payre al qtial luoc es . £ jesua responde . Vos non co- 
noyse mi ni lo meo payre , Si uos conoysesa quaì yo soy certanament nos 
eonoysiria lo meo payre . Jesas parie aqti^stas parollas al trasor ensegnant 
ai tempie . [154 r] E alcun non pres lay . Car 1 ora de lay non era en- 
cara nengna . Bonea . yesus . dìs a lor dereco . To nauc e qt^ere mi , e 
more en li uo^^e peca . E al qual luoc yo uauc e uos non poe uenir • 
Donea li iudio diczian . Donea ancire si m[e]seyme . dar el di al quaì luoc 
yo uauc e nos non poe uenir . E dis a lor . Vos se desot , e yo soy desobre • 
Uos se d aqtiest mont e yo non soy d aquest mont . Donea yo dis a uos • 
Car uos more en li uosìtq p6ca • Car si uos non creyre . Car yo soy en li 
nostre peca more • Bonca ilh diseron a luy . Tu quaì sies . E yeaus dis a lor 
eomenczament . Lo quaì parlo a uos . Yo ay a parlar motas cosas de uos e a 
iuiar . Ma« aqtiel lo qt^al trames es ueray e yo parlo al mont aquellas cosas 
las qtiais yo aunic de luy . E ilh non conogron qti-el dises que dio era son 
payre . Donca iesus dis a lor . Quant uos aure exauta lo fi Ih de la uer- 
gena adonca conoysare car yo soy • E que yo non fauc alcuna cosa de mi 
meseyme . ìiaa yo parlo aquestas cosas enayma lo payre ensegne mi . E 
aquel lo quaì trames mi el meseyme es eon mi , e non laysa mi sol . Cor 
yo fauc totauia aquellas cosas las qtials son pla[154v]czent a luy . Luy 
parlant aquestas cosas moti creséron en luy • Donca jesue dis a li iudio li 
qi<al aula cresu en luy . Si uos permanre en la mia parolla uerayam[en]t 
nos sare li meo deciple e conoysare la U6rita e la uerita affranquire uos . 
nh re«ponderon a luy . Nos sen semencza de Abraham e vnca not» seruen 
a alcun . Tu en qual maniera diz . Gar uos sare frane • Jesus responde a 
lor . Yo die uerament ueram[en]t a uos . Gar tot aquel lo qual fay peca 
es serf del pecca*. Mae lo serf non perman en la mayson en aterna • Mae 
lo filh perman en atema . Donea si lo filh hafranquire uos uerament 
uos BOTQ frane . Yo say Gar uos se filh de Abcaham . Mae uos quere mi 
ancire . Gar la mia parolla non a luoo en uos . Yo parlo czo que yo 
me enapres lo meo payre , e uos facze czo que aos uegues enapres lo 
nostre payre . Uh reeponderon e diseron a luy . Abraham es lo noe/re 
payre . E jesus dis a lor . Si uos se filh de Abraam facze las obras de 
Abraham . Mae ara qtiere mi aucire • Home lo qtial parley a uos uerita la 
qual yo auuic de dio . Abraham non fey ayczo . Vos facze las Obras del 
[155 r] nostre payre . E ilh diseron a luy . Nos non sen na de fornication , 
nos auen yn dio payre . Donea yeetie dis a lor . Si dio fos lo nostre payre • 
Acer uos amarla mi . Gar yo isic de dio e uinc yo non ueno de mi me- 
seyme . Mae el trames mi . Perque non conoyse la mia parolla . Gar uos 
no» poe anuir lo meo sermon . Uos se del payre diauol : e noie far li de- 
siiier del uoe^re payre . El era homecidier del eomenczament e non ista 
en uerita . Gar uerita non es en luy . Gum el parla meczonia : el parla 
de las propias cosas • Gar el es meczongier e payre de la meczonia . Mae 
81 yo die uerita e nor» crese a mi qtial de uos repenre mi de pecca • Si yo 



116 Salvioui, 

die uarita perqt^ non crcse a mi . Aqueì que es de dio au las paroUafl 
de dio . Emperczo uos non 1 aune . Cor nos non se de dio . Donea li in- 
dio re^ponderon e disaron a lay . Donca non diczen nos ben . Gar tu sies 
Samaritan e as demoni . E yesus re8po[n]dent dis 70 non ay demoni . Mm 
onro lo meo payre , e nos desonra mi . To non quero la mia gloria , el 
es lo quaì la quei e la ioia . [iSK y] En aerila en uerita yo die a nos que 
si alcun gardare la mia parolla el non neyre mort en aterna . Donea li 
indio disoron a Iny . Nos conoysen ara . Gar ta as demoni . Abraham es 
mort e li propheta , e ta dicz . Si alcun gardare la mia parolla el non ta- 
stare la mort en aterna . Donca sies tu maior del nostre payre Abraham 
lo quaì es mort e li propheta moriron . Gal faz tu meseyme . Jesus re^ponde . 
Sì yo glorifico mi meseyme la mia gloria non es alcuna cosa lo meo payre 
es lo quaì glorifica mi lo qtial uos dicze qu-el es lo uosiro dio , e non 
concgues luy . ììas yo connoc luy . E si yo direy Gar yo non conoc luy . 
Yo sarey mezongier semilhant a uos . ìlas yo say luy . E gardo la parolla 
de luy . Abraham lo nostre payre se alegre qu^eì uegues li meo ioni . £ 
li uie e se alegre . Donca li indio discron a luy tu non as encara . SO . 
anz e ueguìes Abraam . Donoa yesus dis a lor yo die uerament uerament 
a uos yo soy darant que abraam fos fait . Donoa li indio presero» peiras 
qn-»lh gitesan en ìuy , Mae iesns [156 r] ìsic del tempie e se rescnnde 

IX. E Jesus trapasant uie home cec de la soa natinita . E li deciple 
de luy demanderon a luy diczent . mestre qual peque aquest li payron 
de ìuy qu-eì nasqf<es cec . Jesus reeponde : Ni aqt/est non peque ni li 
payron de ìuy . Mae que las obras de dio sian manifestas en luy . A mi 
conenta Obrar las obras de luy lo quaì trames mi dementre qtie lo es iom . 
Gar la noyt uen en la qf*al alcun non pò Obrar . Yo soy lucz del moni 
tant longament quant yo soy al mont . E cum el agiies dit aqt/estas cosas , 
scupic en terra e fé fané de la salina . E ongs del fanc sobre li olh de l«y 
e dis a luy nay e lana te en la natatoria de siloe la qual es entrepreta 
trames . Donea el ane e lane e uenc uesent . Donca li ueczin e aquilli 
li qnal hauian uist luy prumierament . Gar el era mendic e diczian . Donea 
non es aquest lo qual seya e mendigaua li vn diczian . Gar es aquest . 
Mae li autre diczian non . Mae es semblant a luy . Mae el dis . Gar«yo 
soy . Banca ilh diseron a luy li teo olh en qual maniera son vbert a tu . 
E [1K6 v] el reeponde e dis . Aquel home lo qual es dit Jesus fey fanc e 
ongs li meo olh e dis a mi . Uay e lana en la natatoria de siloe e yo aney 
e lauey e uie . Uh diseron a luy . El ai qual luoc es . E el dis yo no» 
ho say . E ameneron luy a li pharisio lo qual era Ista cec . Mae era sabba 
quant yeeue fey fanc e vberc li olh de lay . Donca li pharisio endemandaaan 
luy dereco en qual maniera el agues uist . E el dis a lor . El pause a mi 
fané sobre li olh , e ye lauey e uey . Donea alquanti de li pharisio diczian • 
Aquest home non es de dio . Gar el non garda lo sabba . E li autre diczian . 
Home pecador en qual maniera pò far aquestas ensegnas . E departiment 
era entro lor . Donca ilh diseron dereco al cec . Tu qual cosa dicz tu de 
luy lo qual vberc li teo olh . Mae el dis . Gar el es prophe^a . Donca li 



n Nuovo Testamento valdese. 117 

indio no» cres^ron àe Iny qu-eì fos ista cee e agnes nist , entro qu-tlh 
«ppellerofi li payron de luy li quaì 1 aula» uist e demanderò» a lor diczent . 
Es aqtiest Io Moatre filh lo quaì nos dìcze Cor el nusque cee . Donca en 
quaì maniera ne ara . Li payron de Iny [157 r] rg^ponderon e diseron a 
lor noe saben . dar aqtiest es lo nostra filh e qu-eì nasqf^e cee . Mai en 
qtMil maniera ne ara nos non ho saben . qtial yberc li olh de luy nos 
non O saben . Dema[n]da lay meseyme el a età . el meseyme parla de si . 
Li payrun de luy diseron aqtieslas cosas . Car ilh temian li indio . Car li 
iodio anian ensemp ordena qne si alcun cnnfeses luy esser . x^*^^ • ^o^ 
fait fora de la sinagoga . Emperczo li payron de luy diseron . £1 a età 
endemanda luy meseyme . Donea ilh appelleron dereca 1 home lo qnal era 
agn cee e diseron a luy , Dona gloria a dio . Nos saben . Car aqfiest home 
es pecador . Bonca el dis a lor . Si el es peecador yo non o say . I&as 
Dna cosa say . Car cnm yo foso cee yo ueo ara . Donca ilh diseron a luy 
dereco . Qual cosa fey a tn . en qtial maniera ubere a tu li olh . £ el 
reeponde a lor . To o dis a uos e ia o auues perqfie noie aunir dereco . 
Donea noie uos esser fait deciple de luy . Donca ilh mandìseron Iny e 
diseron a Iny . Tn sias deciple de luy . Hoe noe sen deciple de moyses . 
Nos saben . Cor dio parie a Moyses . ìias aqtiest non saben dont [157 v] 
el sia . E aqtiest home reepondent dis a lor . Ater en ayczo es mereuilha . 
Gar non sabe dont sia e el ha nbert li meo olh . E nos saben . Cor dio 
non ezauezis pecador . Mae si alcun es cotinador de dio e fay If nolnnta 
de Juy el exanezis aqtiest . La non fo anni del sogle qtie alcun ubres li 
olh del na cee . Si aqtiest non fos de dio el non pogra far alcuna cosa . 
nh r[espo]nderon e diseron a luy tn sies tot na en peca e en^cguas nos . 
E giteron Iny fora . Mae . yeetie . annent qu-tlh 1 auian gitta defora : e 
eum el agnes atroba Iny dis a luy . Gres tn al filh de dio . E el reeponde 
e dis a luy . segnor qtial es qtie yo crea en luy . E iesus dis a \tiy . 
Tu neguies luy el meseyme es lo qtial parla con tu . Mae el dis . segnor 
yo creo . E cagent adore luy . E yeetie dis a luy . To uenc en ludici en 
aqtiest mont qtie aqtitlh li qtial non neon nean . E aqtiilh li qtial neon 
fiian fait cee . E alcuns de li pharisio li qtial era cnn luy anniron e di- 
eeron a Itiy . Donea e nos sen cee . E yeetie dis a lor . Si nos fesa cee 
nos non agra peca . Mae Gar nos dice nos neen ara e lo noe/re pecca perman 
X. [158 r] En nerita en uerita yo die a uos aqtiel que non intra per 
1 US ti pare de las feas . Mae monta d antra part es raubador e layron . 
Hoe aqtiel qtie intra per 1 us es pastor de las feas • E lo portonìer nbre ha 
aqtiest e las feas aunon la uoucz de luy . E appella las propias feas nome- 
natament e fora mena lor . E cnm el aure fora mena las propias feas uay 
derant lor e las feas segon Iny . Gar ellas conoisson la nouz de luy • Ma# 
ellaa non sego 1 estrang , Mae fnon de Iti^ . Gar ellas non conogron la 
nonz de li strang . Jesus dis a lor aqtiest prouerbi Mae ilh non conogron 
qtial cosa el parlana a lor . Donca . yeetie . dis a lor dereco . Te die ne- 
rament nerament a nos . Gar yo soy ns de feas . E tuit qtial qtie qtials 
nengron son fnr e layre . Mae la feas non anniron lor . To soy us e si 



118 Salvioni, 

alcun intrare per mi sare salaa e ìntrare e ysire e trobare pastura . Lo 
layre non uen si non qu-eì embie e ancia o destrua . Yo nenc qu-tlh ayaii 
ulta : e ayan plu« abondiuolment . Yo soy bon pastor [io8 y] e Io bon pastor 
dona la soa arma per las soas feas . Ìta8 lo marcenar e aqueì que non es 
pastor del qua! non son las propias feas , ne nenir lo lop , e laissa lu 
feas e fny . E lo lop ranbis e depark la feas . Mas lo marcenar fay . 
Car el es marcenar e non aperten a Iny de las feas . Yo soy bon pastor e 
conoyso las mìas feas e las mias conoyson mi . Enayma lo payre conois mi , 
enay^i yo conoiso lo payre , e pauso la mia arma per las mias feas . Io 
ay autras foas las quaìs non son d aqu^st pare , e couenta a mi amenar 
lor , e auuìren la mia uoucz e sare fait tu pare e vn pastor . Lo payre 
ama mi . Car yo pauso la mia arma que dereco pr^na ley alcun non tol 
ley de mi . Ma« yo pauso ley de mi meseyme . Yo ay potestà de pausar 
la mia arma e dereco ay potestà de penre ley . Yo ay receopu nquesì co- 
mandament del meo payre . Donea departiment fo fait entre li ìudio per 
aqf/6sta8 parollas. . E moti de lor diczìan . El ha demoni e forsena , per 
que [159 r] auue luy . Li autre diczian aquestas parollas non son de auent 
demoni . Dorma demoni pò ubrir li olh de li cec . Mas festas foron faytas 
en ìerusàìem e era uuern . E iesus anana al tempie al porti de salamon . 
Banca li indio cercondauan luy e diczian a ìuy , Entro cora prenes la 
nostrsi arma . Si tu sies . x^^^ . di ho a nos en pales . E yestts respondt 
yo parlo a uos e non creso . Las Obras las quals yo fauc al nom del meo 
pa>Te , aqtiestas donan testimoni de mi . Mas uos non crese en mi . Gar 
uos non se de las mias feas • Las mias feas auuon la mia uouz , e yo co- 
uoysso lor ,.e ellas scgon mi . E yo dono a lor uita eterna , e non perire» 
en aterna e alcun non raubire lor de la mia man . Gzo que lo meo payre 
done a mi es maior de totas cosas . Emperczo alcun non pò raubir de la 
man del meo payre . Yo e lo meo payre sen vn . Donca li iudio preseron 
peyras qti-ilh lapìdesa luy . E yesua re«ponde a lor . Yo deraostrey a uos 
motas bonas hobras del meo payre , per la qual obra d aquestas [159 r] 
uos lapida mi . Banca li indio redrponderon a ìuy nos non lapiden tu de 
bona obra . Mae de mala . Gar cum tu sias home facz tu meseyme dio . 
Jesus reeponde a lor . Donea non es script en la uoe^a ley . Gar yo dis 
uos se dios . Si el dis dios a aquilh a li qual la parolla de dio es fayta 
1 escrtptura non pò esser desila aquel lo qual lo payre santifique e trames 
al mont , uos dicze . Gar yo blestemo . Gar yo dis yo soy iìlh de dio . Se 
yo non fauc las Obras del meo payre non uolha creyre en mi . Hae se yo 
las fauc e si uos non noie creyre en mi crese en las obras que uos co- 
noissa e cresa . Gar yo soy al payre e lo payre es en mi . Donca iUi qv^- 
rian luy penre e el ysic de las mans de lor , e ane dereco outra lo iordan 
en aquel luoc al qual Johan era bateiant prumierament e permas aqu» • ^ 
moti nenian a luy . e diczian • Gar Acer Johan non fey alcuna ensegna . 
Mae totas las cosas qual que quals . Johan dis d aquest eran ueras e moti 
creseron en luy 

XI. [160 r] Mas era vn languent laczer de betania del castcl de maria 



Il NnoYo Testamento raldese. 119 

e de martha seror de loy . Mas maria era aquella la qfial oins lo segnor 
d oiigaent e farbic li pe de loy can lì seo cauelh lo laczer frayre de las 
qiMils malaueiana • Donca las serors de luy trameseron a Iny dlczent . 
sejpior nete aqti«l lo qtial tu amas malaueia • Ma« . yestis , auuent dis a 
lor aqvtfsta enfermeta non es a mort . ììas p^ la gloria de dio que lo filh 
de dio sia glorifica per lay . Mas , yesus . amana maria e martha la seror 
de ley e lo laczer . J}onea pois qti-el anale . Qar el malaaeiaaa • Adonca 
permas en aqtiel meseyme luoc per day dia . Daqtitenant enapres aquesta 
eosas dis a li seo deciple . Anen dereco en indca . E li deciple diseron a 
Inj • mestre li indio qfierian ara lapidar tn e dereco nacz lay . £ . yesus . 
responde . Donea non son . 12 . horas al iorn • Si alcan nay al iom el non 
ofent . Car el uè la Incz d aqnest moni . Mas si el nay en la noit el se 
offent . Car Incz non es en Iny • [160 y] El dis aquestas cosas , enapres 
aquestas cosas el dis a lor . Lazer lo noe^re amie dorm . Mae yo nane que 
70 scomona In^ del sopn . Donea li deciple de Iny diseron a luy . se- 
gnor sì el dorm el sare salf . Mae yeetie aula dit de la mort de Iny . Mae 
ilh pensanan q«-el dises del dnrmiment del sopn . Donea . yeetie . dis a 
lor adonca manifestament lo lazer es mort : e yo m alegro per nos que nos 
cresa . Gar yo non ero aqn» . Mae anen a Iny . Donea thoma lo quaì es 
dit debikos dis a li seo ensemp deciple . Anen y dereco , e moran cnn 
Iny . Donea yeetie nenc e atrobe Iny al mnniment ìa anent quatre iom . 
Mae betania era ìosta ìertiealem Enayma per . 15 . stadie . Mae moti de lì 
indio eran nengn a maria e a martha qu-ilh las consolesan del lor frayre . 
Donea pois que martha annic que yesus nenia eòntra coroc a Iny : e ma- 
ria seya en la mayson , Dof^ea martha dis a iesns . segnor si tn fossa 
ista ayci lo meo frayre non fora mort . Mae yo say ara . Gar qnal qne 
qual cosa que tn demandares a dio . Dio lo donare a tn . E [161 r] Jesns 
dis a ley lo teo frayre rexncitare . E martha dis a Iny yo say . Gar el rexn- 
citare en la rexnrecion al dereyran dia • E yesus dis a ley . Yo soy rexn- 
recion e nita e aquel lo qual creyre en mi . Acer si el sare mort el niore : 
e tot home que nio e ere en mi non morre en atema . Grez tn ayczo . 
Ella dis a Iny . segnor acer si . Yo creo . Gar tu sies x/ie/ lo filh de 
dio lo nio lo q«al uengnies en aquest mont . E cnm ilh agues dit aquestas 
eosas ane e appello maria la soa seror en calament diczent . Lo mestre es 
present e appella tn . Mae pois qu-ella o aunlc se lene uiazament e nenc 
a Iny . Gar . yesus , non era encara uengn al Castel . Mae era encara en 
aqtiel Inoc al qnal martha aula eon^racoregu a luy . Donea li indio li qtial 
era» con ley . Cnm ilh agnesan nist . Gar maria se lene niaczament e isìc . 
Segneron ley diczent • Gar ilh nay al mnniment qn-tlh plore aqut . Mae 
tum maria fos nengna aqni al qual Inoc era yesus e nesent Iny cagic a lì 
pe de Iny e dis a luy . segnor si tu fosas ista ayci lo meo frayre [161 t] 
non fora mort . Donea pois qtie yeene nic ley plorant , e li indio li qual 
eran nengn cnn ley plorant fremi e per sperit e torbe si meseyme e dis , 
Al qtial luoc panses luy . E ilh diseron a Iny . segnor non e neias • E 
yeetfe lagrime • Donea lì indio diseron nenos en qfial maniera amana luy • 



130 Salvionì, 

Mae alquanti de lor diserò» . Aqt«el lo qtfal vbre li olh del na cee non 
pogra far que aqtiest no» fos mort . Donoa iesas fremmic ^ dereco ea si 
meseyme uenc al maniment . Mae era fossa e peyra era sobre pausa e» 
ley . E iesus dis osta la peyra . Mae martha la seror de lay lo qual era 
mort dis a lay . segnor la padis . Gar es lo qaart dia . £ yeeve dis a 
iey . Donea non die yo a tu . Cor si tu creyres ta ueyres la gloria de dio » 
Donea ììh osterò» la peyra . Mae . yeeiM . snslena li olh dis . payre yo 
fané graetas a tu . Gar tu aaues mi . Mae yo sabio . Gar tu anues mi to- 
tania . Mae yo o dis per lo poble io qfial ista e»cerqtie qu-tlh crea» . dar 
tu tramesies mi . E cnm el agues [162 r] dit aquestas cosas cride e» grant 
uouz . lazer uè» fora . E a quel lo qtial era ista mort ysic uiacsament 
liga las mans e li pe de cordetas e la facia de iuy era liga del sudari . £ 
yeeue dis a lor desila Iuy e laysa Iuy anar . Bonca moti de li indio li qual 
era» ue»gu a maria e a martha e auia» uist aquellas cosas la quals iesos 
fey , ereserò» e» Iuy . Mae alquanti de lor aneron a li pharìslo e diserofi 
a lor aquestas cosas las quals . yeeue . fey . Donea li enesque e li pharisio 
aiostero» co»selh encantra yeeue . E di^ian . Qual cosa fare» . Gar aquest 
home fay motas e»segnas . Si nos layssare» Iuy enayei . Tuit creyre» en 
lu^ . E uenren lì roman e tolre» lo nostre luoc e las genz . Mae un de 
lor meseyme per nom cayphas coi» el fos enesque d aquel an dis a lor , 
Uos no» sabe alca»a cosa ni pensa . Gar coue»ta a nos que rn home mora 
per lo poble e que tota gent no» perisa . Mae el non di^ia ayczo de si 
meseyme . Mae cum el fos enesque d aquel an propheteie • Gar yeet» 
era a morir per la gent . £ no» tan solament [162 y] per las genz. ' Mk 
qu-el aiostes e» vn li filh de dio li qual eran spars . Do»ea ilh penseron 
aucire Iuy d aquel dia . Mae . yeeue . la no» anana e» pales e»apre8 li 
indio . Mae ane e» la regio» iosta lo desert e» la citta la qual es dita . 
£phrem e demorana aqut cu» li geo deciple . Mae la pasca de li ìudio era 
pres . E moti de la regio» mo»tero» e» ieruealem dera»t la pasca qa-illi 
santifiquesan lor meseyme . Do»ea ilh querla» . yeeue . e istant al tempie 
e»semp parlana» entro lor dicze»t . Qual cosa pensa . Gar el no» ne» al 
dia festiual . Gar li enesque e li pharisio aulan dona comandament que si 
alcu» conoysare al qual luoc sia o demostre qu-»lh prona» Iuy 

XII. Donea Jesus uenc en betania seys ioms derant la pasca al quol 
luoc lo lazer era ista mort lo qual yeeue rexucite . Mae ilh fero» a Iuy 
aqut Cina e martha amenitraua . Mae lo lazer era tu de li repausant am 
Iny . Bonca maria receop liora d-onguent nari pist precios e ongs li pe 
de . yeeue . e furbic [163 r] li pe de iuy cu» li seo cauelh . £ la mayson 
fo umplia de 1 odor de 1 ongue»t . Donea vn de li deciple de Iuy iuda de 
simo»t scariot lo qual era a liorar Iuy , dis • Aquest onguent perque non 



^ Il -e è sbiadito, e mal si decide se per mero caso o per effetto d' una 
cancellatura. 
* Nel richiamo in fine della pag. precedente: la geni. 



n Nuovo Testamento valdese. Ili 

es neftda . 8 . cent deniers e esser dona a li besognos . ìias el diczia ay^ 
non que apertengaes a lay de li besognos . Mas dar el era layre e aula borsas 
e poriaua aqu^Uas cosas que y erafi mesas . Donea . yesus . dis . Laysa 
ley qtf-tlh garde lay al dia de la mia sepoltura . Cor paures aure totauia cu» 
Qos . ìias mi non aure totauia . Bonea mota compagnia de li indio eonogron . 
Cor el era aq«ì e uengron non solament per yesus . Mm qu-ilh ueguesan 
lo laser lo qual el rexucite de li mort . Hias li prinei de li preyre penseroti 
qa-ilh ancizessan lo lazer , Gar moti de li indio anauan per luy e creyan en 
y%sus . Mae en 1 endeman e mota cumpagnia li qt«al eran ensemp nengu al 
dia festiual , cum ilh aguesan anni . Cor Jesus nengues en iemealem re- 
ceopron ramps de palmas e issiron a Iny eneontra . £ cridauan fay nos salf 
lo rey d isroel lo quai uen [i6S vj al nom del segnor sia beneit . £ yeeue 
trobe asenet e sesie sobre luy . £nayma es scrit . filhola de sion no» 
Qolhas temer uete lo teo rey uen sesent sobre lo pollun de 1 asena . E li 
deciple de luy non conogron prt^mierament aqtiestas cosas . Hae quant yeetie 
fo glerifica adonca se reeordero» . Cor aqnestas cosas eran scrtpta de luy . £ 
feion a \uy aquestas cosas . Donea la cumpagnia la qtMil era cun luy quant 
el appelle lo lazer del muniment e rexucite luy de li mort donauan testimoni . 
£mper(;o la cumpagnia uenc a luy eneontra . Cor ilh auian anni luy auer fait 
aquesta ensegna . Tìonea li pharisio diseron entre lor meseyme . Uos uee . 
Cor nos non profeyten alcuna cosa ueuos tot lo mont uay enapres luy . Mae 
alqtMUiti d aqm'lh li qual era monta al dia festiual q«-»lh auredan eran 
gentil . Honca aqtitsti s apropieron a phelip lo qual era de bethsayda de 
gallica . £ pregauan luy diczent . segnor nos uolen uer yeet^e . Phelip 
aene e o dis . A andrìo . £ dereco andrio e phelip o diseron a iesus . Mae 
. iesus . reeponde e dis a lor 1 ora ne» que lo fìlh de la uergena sare glo- 
rifica . Yo [164 r] die uerament uerament a uos si lo gran del fromefU ca- 
gent en terra non sor e mort el perman sol . Mae si el sare mort aporta 
moli fruc . Aquel que ama la soa arma perdre ley . £ aquel qt«e ayra la 
Boa arma en aqtiest mont garda ley en ulta eterna . Si alcun ameni stra a 
mi sega mi . £ aqui al qtial luoc yo soy lo meo meuistre sare aqu» . £ si 
alcon me aure serui lo meo payre onrare luy . La mia arma es ara torba . 
£ qual cosa direy . payre fay me salf d aquesta bora . Mae emperczo 
yo uenc en aq«esta ora . payre glorifica lo teo nom . Donca uouz uenc 
del cel diczent yo 1 ay clarifica e dereco yo lo clarlficarey . Donca la com- 
pagnia la qual istaua e aula auui diczia esser fait troneyre . £ li autre 
dJezian 1 angel parie a luy . Jesus reepende e dis . Aquesta uouz non uenc 
P0r mi . Mae per uos . Lo indici del mont es ara . Lo prinei d aquest 
mont sor 9^ gita defora . £ si yo sarey exauta de la terra yo tirare totas 
eosas a mi meseyme . Mae el diczia ayzo significant per la qual mort el 
fos a morir [164 v] la. compagnia reeponde a luy Nos auen auui en la ley 
que Grhist perman en alema . £ tu en qual maniera diz la couenta que lo 
fiih de la uergena sia exauta . £ qual es aquest filh de la uergena . Donea 
. yeeue . dis a lor petit lume es encara cun uos . Ana dementre que uos 
aue Inz que las tenebras non cofi»prenan uos . Aquel que uay en tenebras 



i22 Salvioni, 

non flap al qua! laoc uay . Creso en la luz dementre que uos aue laz qw 
nos 8ia filh de la luz . Jeans parie aqtMStas cosas e ane e se rescnnde de 
lor . ÌILas cum el agaes fait tanta ensegna derant lor non cres6ron en luy , 
iiue la parolla de . Esaya lo propheta fos complia la quaì el dls . segnor 
qual crese al nostre anuim[en]t e lo braz del segoor al qual fo renella . 
Emp^rczo non poyan ìlh ereyre . Car Esaya dìs a lor dereeo . El enceque 
li olh de lor e endarczic li cor de lor qu-iìh non nean con li olh e non 
entendan de cor e non sian connerti e yo non sane lor . Esaya dis aqu0- 
stas cosas quant el nic la gloria dio e parie de Iny . Mas Emperczo moti 
de li prtnci creseron en luy . Ma« ilh non lo confesauan per li pharisio 
{165 r] a fin qfi-ilh non fosan gita de la sinagoga . Gar ilh ameron maior- 
mhni la gloria de li home que la gloria de dio . Ucuf . yesus . cride e dis . 
Aqueì que ere en mi non ere en mi . ììas en lay lo qual trames mi . 
Aqueì lo quaì ne mi uè luy lo qual trames mi . Yo uenc luz al mont a fin 
que tot aquel lo qual ere en mi non permagna en tenebras . E si alcali 
auuire las niias porollas e non las gardare yo non iuio luy . Cor yo non 
uenc que yo iuies lo mont . ìias que yo faczà salf lo raont . Aqu6l lo qual 
despreza mi e non recep las mias paroUas el a lo qual inie luy . La ps* 
rolla la qual yo parley ìuiare luy al derayran dia . Gar yo non parley de 
mi meseyme . ìlaa lo payre lo qual trames mi el raeseyme done a mi co- 
ma[n]dam6nt qual cosa yo parie e qual cosa yo dicza . E yo say . Cor lo 
eomandameni de luy es uita eterna . Donca aquellas cosas las quals yo 
parlo yo parlo enay^i Enayma lo payre dis a mi 

XIII. Mas derant lo ioru festiual de pasca . Jesus sabent . Gar 1 ora 
de luy uen qu-el trapase d aquest mont al payre eum el agues ama [165 v] 
li seo li qual eran al mont , ame los en la fin . E fayta la cina : eum lo 
diauol agues ia mes al cor de inda de simont de-scariot qu-el lìores luy 
«abent . Gar lo payre done a luy totas cosas en las mans : e que el ts 
yssi de dio e uay a dio : lene se de la cina e pause las soas uestimentas . 
E eum el agnes receopu lo linczol derant ceint si : daqujenant mes ayg& 
en vn bacin : E comence a lanar li pe a li seo deciple e furbir del linczol 
del qual era derant ceint . Donca el uenc a simont peyre . E peyre dis a 
luy . segnor tu lanas a mi li pò . Jesus responàe e dis a luy . Gzo qu^ 
yo fauc tu non o sabes ara . Ma* tu o sabres e[n]apr6S . E peyre dis a 
luy . Tu non lauares a mi li pe en aterna . Jesus re«ponde a luy . Se yo 
non lanarey a tu li pe : tu non aures part con mi . E simont peyre dis 
a luy . segnor non tant solament li pe . TAas las mans e lo cap . Jc^^^ 
dis a luy . Àquel que es lana non besegna qn-el lane si non li pe . Hot 
es tot mont . E uos se mont . ìias non tuit . Gar el sabia qual fos a Ho- 
rar luy . Emperczo dis uos non [166 r] se tuit mont . Donoa pois qu-^^ 
lane li pe de lor rcceop las soas uestime[n]las e eum el se fos aseta dis a 
lor dereco . Uos sabe qual cosa yo fey a uos . Uos apella mi mostre e se- 
gnor e ben dicze . Gar yo o soy . Donoa si yo segnor e mestre lauey 1* 
TLOstre pe : nos deue lauar li pe 1 un de 1 antro . Gar yo doney a uos 
eysemple que enayma yo fey e uos facza . Yo die uerament uerament a 



Il Nuoro Testameato valdese. 12S 

aos lo sarf no» es maior del seo segnor : ni apostol malor de lay lo quaì 
irames lay . Si uos sabe aqu6Stas cosas aos sare beneara si uos fare lor , 
To non die de tait aos yo say li qual yo eylegic . ÌILa8 que 1 esenptura sia 
eomplia. aqtial lo qual mania pan cu» mi leaare lo seo talon encontra mi . 
Mas ara o die a aos prumierament qtie la sia fait : a fin que quant la sare 
faìfc uos crea que yo soy . Yo die ner Ameni uerament a aos aquel lo qual 
recep (si) aquel lo qual yo mamlarey ^ recep mi . E aqtiel que recep mi recep 
lay lo qual trames mi . £ eam yesus agaes dit aquestas paroUas io torba 
per spérit e testimonege e dis . Yo die xier&meni uenmeni a aos . Cor vn 
de aos liòrare [166 y] mi . Donea li decìple regardaaa» 1 an 1 aatre debitant 
del qua! el disses . Dofiea vn de li deelple de lay lo qual . yesus . amaaa 
era repaasant al seu de yesus . Donea Simont peyre eigne ha nquesi qu^el 
dematides qual era aqu^l del qual el auia dit . Donca eum el se fos re- 
paasa sobre lo peit de . yesus . el dis a luy . segnor qual es . Jesas 
responde aquel es al qual yo porczarey lo pan teint . E cum el agaes teint 
lo pan lo done a inda do simont seariot . E lo salanacz intre en luy aiac- 
samant enapres lo bocan . E yesus dis a luy : ezo que tu faz fay plu« tost . 
Mas alcun de li repasant non entendia qual cosa el agues dit a luy . Cor 
«Icuns pensauan . Gar iudas aaìa borsa que yesus agues dit a luy , Compra 
aquellas cosas que son a nos bcsogniuols al dia festiual : o qu-el dooes 
alcuna cosa a li besognos . Donea cum ol agues reeeopu lo bocun yssic 
aiaezament . ìias era noyt . Donea cum el fossa issi : Jesus dis . Lo 
filh de la uergena es ara glorifica : e dio es glorifica en luy . Si dio es 
glorifica en luy : dio glorificare luy en si meseyme , e uiaczament glorifi- 
care luy . filholez vn petit soy encara cun uos . Uos [167 r] quere mi • 
Enayma yo dis a 11 iudio . ÀI qual luoc yo uaue e uos non poe uenir : e 
ara die a uos . Nouel comandament dono a uos . Que uos uos ame 1 un 
1 autre . Enayma yo amey uos e uos uos ame entro uos . Tuit conoissaren en 
ayczo que nos se li meo deciple : si uos aure amor entre nos . Simont 
Peyre dis a luy . segnor al qual luoc uaz . Jesus re«ponde al qual luoc 
yo nane tu non me poz ara segre . ìias tu segres mi enapres . Peyre dis 
a luy per que non pois ara segre tu yo pausarey la mia arma per ta . Jesus 
respande a luy . Tu pausares la toa arma per mi . Yo die uerament nera- 
ment a tu lo gal non cantare entro que tu me aures denega per tres uecz 
XIY. E el dis a li seo deciple . Lo nostre cor non sia torba ni «e spa- 
lante . Grese en dio e erese en mi . Moti ystage son en la mayson del meo 
payre . Si yo non agues dit a uos al postot . Gar yo nane aparelhar a uos 
luoc . E si yo anarey e derant apparelharey a uos luoc : e uenrey dereco : 
« recebrey uos a mi meseyme a fin [167 v] que aqut al qual luoc yo soy e 
uos sia . £ sabe al qual luoc nano e sabe la uia . Thoma dis a luy . 



' Il cod. di Dublino: reoep si yo trametrey aìeun\ e il nostro si certo 
fii spi^a da ciò, che lo scriba aveva da scegliere tra due lezioni, quella che 
ritorna nel D., e la nostra. 



124 Salvionì, 

segnor nos non saben al qual Ino e nacz e» quaì maniera poen saber la aia . 
JesuB dis a luy . Yo soy la aia e la a«rita e la aita : alenn no» aen al 
payre si no» per mi . Si aos agaesa conega mi . Àeer nos agra conega lo 
meo payre . Daqtitenant conoysare lay e aegaes lay . Phelip dis a ìuy . 
segnor demostra a nos lo payre e basta a nos . Jesas dis a lay . P^r 
qttont de temp soy ea» aos e non conegaes mi . phelip aqnel q«e uè 
mi ne lo meo payre . Ta en qual maniera diczes demostra nos lo payre . 
Non cres . Gar yo soy al payre e 16 payre es en mi . Las porollas las 
qtials yo parlo a aos , yo non las parlo de mi meseyme . Ma« lo payre 
permanent en mi , el meseyme fay las ob^as . E non creso . Cor lo payre 
es en mi e yo soy al payre . D antra maniera creso per meseymas las 
obras . To die aerament aerament a aos aquel qtie ere en mi las obns 
las quals yo faoc el meseyme fare e fare maiors d aquestas . Gar yo nane 
al payre . E qt^al qne qtial cosa qne aos demandare al payre al meo nom 
[168 r] yo farey ayczo : afin qne lo payre sia glorifica al filh . Si uos me 
demandare alcana cosa al meo nom : yo farey ayzo . Si aos ama mi garda 
li meo comandament . E yo ppegarey lo meo payre : e el donare a nos 
antro consolador qne permagna con aos en aterna lo sperìt de aerita lo 
qual lo mont non pò recebre . Gar el non ne luy : e non conois lay . Ha« 
uos conoisare luy . Cor el permanre cun aos , e sare en nos . Yo non 
laysarcy uos orfenz . Ma« nenrey a aos encara vn petit e lo mont ia nm 
ne mi . Mas nos ueyre mi . Gar yo uiuo e nos uiore . Uos conoysare en 
aquel dia que yo soy al meo payre : e nos en mi , e mi en aos . Aqu^l 
qtie ha li meo comandament e garda lor : aquel es lo qual ama mi . Ma» 
aquel que ama mi sare ama del meo payre : e yo amarey luy , e manife- 
starey mi meseyme a luy . Juda non aquel de-scariot dis a lay . segnor 
perque es ayczo que tu manifestes ta meseyme a nos : e non al mont , 
Jesus re«ponde e dis a luy . Si alcun ama mi el gardare la mia parolla : 
e lo [168 v] meo payre amare Iny , e uenren a luy e faren istage enapres 
lay . Aquel que non ama mi non garda las miss parollas . La parolla la 
qual uos aaues non es mia . Mae de luy del payre lo qual trames mi . Yo 
parley a uos aquestas permanent enapres uos . Mae lo consolador lo sant 
sperlt lo qual lo payre trametre al meo nom : £1 ensegnare a aos totas 
cosas : e uos reduyre en memoria totas las cosas las quals yo dis a nos . 
Yo laisso a aos pacz : yo dono a uos la mia pacz . Mae yo non la dono 
enayma lo mont la dona . Lo noe^e cor no» sia torba ni se-spanante . Uos 
aaues . Gar yo dis a aos . yo aauc e ueno a aos . Si aos amessa mi . 
Acer uos uos alegraria . Gar yo nane al payre . Gar lo payre es maior de 
mi . E ara o dis a uos prumierament que la sia fait que cum la sare fait 
que nos cresa • Yo non parlarey ia a uos motas cosas . Gar lo prùiei 
d aquest mont uen : e non ha en mi alcuna cosa . Mae que lo mont co- 
noissa . Gar yo amo lo payre . E fauc enayei . Enayma lo payre [169 r] 
done a mi comandament . Lena nos parten nos d ayci 

XY. Yo soy la ueraya uicz : e lo meo payre es lo coutiaador . £1 ostare 
tot serment non portant frnc en mi : e el purgare luy lo qual aporta frac 



II Nuoro Testamento valdese. 12tt 

qu-eì porte plosors fracs . Uos se ia mont per la porolla la qua! yo parley 
a uos . Permane en mi : e mi en nos . Enayma lo serment non pò far frac 
de si meseyme si el non p^rman en la uiz : enay^i nos si nos non per- 
manre en mi . Yo soy la niz : e nos se lo serment . Xqueì que perman en 
mi e yo en Iny : aqtMst apoita moti fime . Car nos non poe far alcuna cosa 
seneza mi . Mas si alcun non perman en mi el sore roes defora enayma 
lo serment e secare : e cnlhiren Iny e metren Iny al Ifnoc e ardre . Uaa 
si nos permanren [1. -re] en mi , e las mias parollas permanren en nos : nos 
demandare quaì que qua! cosa nolre e wre fayt a nos . Lo meo payre es 
clarifica en ayczo que nos apporte plnsor frac , e que nos sia fait li meo 
deeiple . Enayma lo payre ame mi : enay«ì [169 t] yo amcy nos . Fermane 
en la mìa amor . Si uos gardare li meo comandament nos permanre en la 
mia amor . Enayma yo hai garda li comandament del meo payre : e yo 
permano en 1 amor de luy . Yo parley a uos aqfiastas cosas : que lo meo 
goy aia en uos e que lo nostre goy sia compii . Aqfiest es lo meo comon- 
dament que uos uos ame entro uos enayma yo amey nos . Alcun non a 
maior amor d aquesta que aqi^l que pausa la soa arma per li seo amie . 
E nos sare li meo amie si uos fare aqtiellas cosas las quaìs yo comando 
ha nos . Yo non direy ia a uos serfs . Car lo serf no» sap qtMil cosa facza 
lo segnor de lay . Mae yo dis a uos amics . Gar yo fey a nos conegnas 
totaa las cosas qfMil que quaìs yo annic del meo payre . Uos non eyleges 
mi . Mae yo eylegic uos e pansey uos que nos ane e frac porte e lo noe^e 
frac permagna : afin que tot czo que uos demandare al payre al meo nom 
el nos .dono . Yo comando a nos aquestas cosas que nos nos ame entre nos . 
fi70 r] Si lo mont nos ayra : sapia qu-el hac mi en odi prumierament que 
aos . Si nos fossa ista del mont : lo mont amaria czo que es seo . Mae car ^ 
uos non se del mont . Mae yo eylegic uos del mont , Emperczo lo mont 
ao6 ayra . Arecorde nos de la mia parolla la qual yo dis a uos . Lo serf 
non es maior del seo segnor . S-ilh persegueron mi : Ilh persegren nos . 
S-ilb aquinteron en la mia parolla : Uh aqumtaren en las noe^ras . Mae 
ilh faren a nos totas aquestas cosas per lo meo nom . Gar ilh non conogron 
luy lo qual trames mi . Si yo non fos nengn e non agnes parla a lor ilh 
non agran peca . Mae ara non an scusacion de li lor peca . Aquel que 
ayra mi ayra lo meo payre . Si yo non agnes fait las obras entre lor las 
quale alcun antre non fey : Uh non agran peca . Mae ara nigron e ayreron 
mi e lo meo payre . Mae czo es a fin que la parolla sia compila la qual 
es scrtpta en la ley de lor . Gar ilh agron mi en odi de gra . Mae cnm lo 
eonsolador sare nengn lo qual yo trametrey a nos del payre 1 esperit de 
aerila lo qual eys del payre el donare testimoni de mi e nos [170 y] donare 
testimoni . Gar nos se con mi del comenczament 

XYI. Yo parley a uos aquestas cosas que uos non sia scandeleia . Ilh 
gitartn uos fora de lor synagogas . Mae 1 ora nen que tot aquel lo qual 
ancire nos penso si donar seruizi a dio . Uh faren a uos aquestas cosa • 
Gar ilh non conogron lo payre ni mi . Mae yo porlo a nos aquestas cosas 
que cum 1 ora de lor sarò uengua : arecorde nos . Gar yo dis a nos • Mae 



126 Salvionì, 

yo non dis aq«68tas cosas del comenczaroent . Gar yo ero enfi uos . E ara 
nane a lay lo qua\ trames mi : e alca» de uos non demande a mi . Al qm\ 
Inoc naz . Mas car yo parley a nos aquestas cosas : trìsticia yniplic li uo- 
str& cor . Mas yo die a nos nerita la coaen a nos que yo ane . Car si yo 
non anarey lo cansolador non uenre a nos . Mas sì yo annarey yo trame- ' 
trey Iny a nos . E cum el sare uenga : eL repenre lo mont de peca e de 
ìnsticia e de ludici . Acer . de peca . Car ilh non creseron en mi . Mas 
de iusiìcifk . Gar yo nane al payre e plus non ueyre mi . Mas de iudici . 
[171 r] Gar lo prtnci d aquest mont es ìa iuia . To ay encara a dire a nos 
motas cosas . Mas nos non poe ara portar . Mas qtiant aqtiel sperit de ne- 
rita sare nengu : el ensegnare a nos tota nerita . Gar el non parlare de 
si meseyroe . Mas parlare quaì que qnal cosa el aunire e anoncìare a nos 
aquellas cosas las quals son a uenìr . £1 clarificare mi . Gar el recebre del 
meo : e anoncìare a nos . Totas las cosas qual que quàÌB lo payre ha son 
mìas . Emperczo dis a uos . Gar el recebre del meo . E anoncìare a uos 
petit e ia non ueyre mi : e dereco petit e neyre mi . Gar yo uanc al payre . 
Donca li deciple de ìuy diseron entre lor . Qnal es czo qti-el di a nos petit 
e ia non ueyre mi e dereco petit e neyre mi . Gar yo nane al payre . Donca 
ilh diczian qual cosa es czo qu-eì di a nos petit nos non saben qual cosa 
porla . Mas . ye^tie . conoc qti-ilh nolian demandar luy : e dis a lor . Uos 
quere d ayzo entre nos . Car yo dis petit e non neyre mi e dereco petit e 
neyre mi . En nerita en nerita yo die a nos . Gar nos plorare e plagnire . 
Ma* lo mont s alegrare . [171 v] Mas nos sare contrista . Ma* la uosin 
trtstlcia retomare en goy . La fenna quani iJh apperturis ha trìsticia . Car 
1 ora de ley nen . Ma* cum ilh ha apperturi lo fantin la non se recorda 
de 1 apruraiment per goy . Car home es na al mont . Donca Acer uos aue 
ara trtstlcia , Ma* yo neyrey uos dereco . E lo no*^e cor s alegrare , e 
alcun non tolre lo nostre goy de uos . Uos non demandare mi alcuna cosa 
en aqf^l dia . En nerita en nerita yo die a uos qf^e si uos demandare al- 
euna cosa al payre al meo nom el la donare a nos . Entro ara non demandes 
alcuna cosa al meo nom . Demanda e recebre : a fin que lo nostre goy sia 
compii . Yo porley a uos aquestaa cosas en prouerbis . Ma* 1 ora nen qw« 
ia non parlarey a uos en prouerbìs , Ma* anonciarcy a uos en pales del 
meo payre . Uos demandare en aqt#el iom al meo nom . E yo non die a 
uos . Gar yo pregarey lo payre de uos . Gar meseyme lo payre ama uos . 
Car uos ama mi e aue cren que yo issic de dìo . Yo soy issi del payre • 6 
soy nengu al mont : dereco laiso [172 r] lo mont e nane al payre . E lì 
deciple de luy diseron a ìuy , Vele tu porlas ara en pales e non diz alcu» 
pronerbi . Nos saben ara , Gar tu sabes totas cosas . E besogna non es a 
tu que alcun demande tu . Nos cresen en ayczo qtte tu sies issi de dio . B 
Jesus responàe a lor . Vos crese ara . Ueuos 1 ora nen e ia uenc que uos 
sìa departi ynchascun en las propia* , e laysore mi sol , E yo non soy sol . 
Cor lo payre es con mi . Yo porlo a uos aquesta cosas . a fin qf#e nos aya 
paz en mi . Uos aure aprumiment al mont . Mo* confida uos . Cor yo uentej 
b mont 



Il Nuovo Testamento valdese. 127 

XYII. E Esus parie aquestas cotias : e susleaa li olh al ce) dis . payre 

1 ora ne» ciarifica lo teo filh que lo teo filh cìarifique ta . Enayma ta do- 

nies a luy potestà de tota cam : a fin que tot czo que tu donies a Iny : el 

lor done uita eterna . ìiaa aquesia es nìta eterna qu-ilh conoyssaf» ta sol 

u«ray dio e yesus x^^^ ^^ ^^^^ ^^ tramesies . Yo clarifiquey tu sobre la 

terra : E coftsomey 1 obra la qtial tu donies a mi que yo facza . tn payre 

ciarifica [172 v] me ara enapres tu meseyme de la ciarita la qtial yo ay 

agn enapr^s ta derant que lo mont fos fait . Yo manifestey lo teo nom a 

li home li qtial tu donies a mi del mont . Uh eran teo : e ta donies lor a 

mi : e ilh garderon la toa parolla . E conogron ara que totas las cosas las 

qua\s tu donies a mi son de tu . Gar, yo doney a lor las parollas las qt^la 

tu donies a mi : e ilh meseyme las receopron : e conogron aerament . Gar 

yo issic de tu : e creseron que tu tramesies mi . yo prego per lor . E not» 

prego per lo mont . ìHas yo prego per aquilh li qual tu donies a mi . Gar 

ilh son teo . E totas las mias cosas son toas : e las totas [i. toas] son mias : e 

yo soy ciarifica en lor . E ia non soy al mont : e aqutsti son al mont , o 

yo neno a tn . saut payre garda al teo nom aqtiilh li qual ta donies a 

mi : a fin qu-ilh siau vn enayma nos . Gum yo fos con lor , yo gnrdaaa 

lor al teo nom . Yo ay gnrda aquilh li qtial tu donies a mi : e alcun de 

lor non peric si non lo filh de perdicion que 1 escrtptura sia compila . Ma« 

ara neno a ta , e [173 r] parlo al mont aquestas cosas : a-fiin qii-tlh ayan 

lo meo goy campii en lor meseyme . Yo doney a lor la toa parolla : e lo 

mont ac lor en odi . Car ilh non son del mont enayma yo non soy del 

mont . Yo non prego que tu ostes lor del mont . Ma» que tu gardes lor de 

mal . Ilh non son del mont . Enayma yo non soy del mont . Santifica lor en 

aerila . La toa parolla es aerita . Enayma ta tramesies mi al mont : enay«i 

yo trames lor al mont . E santifico mi meseyme per lor : qu-ilh sian santifica 

en aerita . Mae yo non prego tan solament per lor . Mae per aqutlh que 

son a creyre en mi per la parolla de lor : que tuit sian vn . Enayma ta 

payre sies en mi e mi en tu qu-ìlh sian vna cosa cun nos : a fin que lo 

mont crea . Gar tu tramesies mi . E yo doney a lor la ciarita la qual tu 

donies a mi qu-ilh sian vn enayma nos sen vn . Yo soy en lor , e tu en mi : 

a fin qu-tlh sian consuma en vn e que lo mont conoysa que tu tramesies mi , 

e amies lor . Enayma tu amies [mi] . payre yo nolh aquilh li qual tu 

donies a mi que aqui al qual Inoc yo soy qu>ilh sian con mi [178 v] a fin 

qu'ilh nean la mia ciarita la qual tu donies a mi . Gar tu amies mi derant 

1 ordenament del mont . inst payre : Lo mont not» conoc tu . Mae yo 

conoe tu e aqutsti conogron . que tu tramesies mi . E yo lor ay dona a co- 

noyser lo teo nom e farey a lor conegu : a fin que 1 amor per la qual tu 

amies mi , sia en lor e yo en lor 

XYIII. [E] ^ cnm Jesus agaes dit aquestas cosas : issic cun li seo deci- 



^ Manca nel cod., per questa pagina e per la seguente, l'opera del mbri« 
eatore e però manca la grande iniziale del capitolo, che qui dev'essere: K 



1S8 Salvloni, 

pie otra lo torent de cidron al qnal luoc era Ort al quaì el meseyme intre 
e li deciple de lay . Ma« Jadas lo quaì lioraaa ìuy sabìa lo luoc . Gar 
. yesus . R aiosta [Dahl.: -ava] lay souendlerament cun li seo deciple . Donca 
cnm Jadas agnes receopa compagnia , e menisires de li uesque , e de li 
pharisio : vene lay can lanternas e cun fayselas e cun armas . Bonea 
yesns sabent totas las cosas las quaÌB eran a uenir sobre lay : anne derant 
e di8 a lor . Qual quere uos . Uh Tesponderon a Iny . Jesas de Nazareth . 
Jesus dis a lor . Yo sìo . ÌILaa Judas lo qtial lioraua iny istaua con lor . 
Danea pois qw-el dis a lor yo soy : aneron [174 r] en dareyre , e cagìgron 
en terra . Bonca Jeans endemande a lor dereco q«al q«ere . ìias ilh di- 
seron . Jesus de Nazareth . Jesus reaponde a lor yo dis a uos • Gar yo soy . 
Dorica si uos quere mi laissa anar aqmsti . À fin que la parolla sia (^amplia : 
la q«al el dis . Yo non perdrey alcun d aquilh li qual tu donies a mi . 
Donca Simont Peyre auent glay fora mene luy : e ferie lo serf de 1 auesqfie : 
e talhe 1 aurelha dreyta de luy . Ma* lo nom del serf era Malcas . Bonca 
. Jesus . dis a peyre met lo teo glay en la gueyna . Lo calici lo qwal lo 
payre done a mi non uoles qwe yo beua luy . Donca la compagnia , e li tri- 
bnnier , e li menistre de li indio ensemp preseron Jesus : e ligueron luy e 
ameneron luy prnmierament a Annas . Gar annas era sogre de Gayphas Io 
qual era euesque d aquel an . Ma* Gayphas era aquel lo qtial aula dona 
conselh a li indio . Gar couenta que tu home mora per. lo poble . Mas 
Simont Peyre seguia Jesus e vn autre deciple . Ma* aquel deciple era co- 
negu de 1 euesque e intre cun Jesus al palays de 1 euesque . Ma* [174 r] 
peyre istaua a 1 us defora . Bonca 1 autre deciple lo qual era conegu de 
1 euesque yssic fora , e dis a la portoniera e dintre mene peyre . Bonca 
la sementa portoniera dis a peyre . Bonca non sies tu de li deciple d aquest 
home . £ el dis non soy . Ma* li serf e li menistre ystauan a las brasas 
scalfant se . Gar era freyt . E peyre era istant cun lor scalfant se . Bonea 
1 auesque endemande Jesus de li seo deciple e de la dotrina de luy . Jesus 
re«ponde a luy . Yo parley en pales al mont . E ensegney totauia en la 
sinagoga : e al tempie al qual luoc tuit li indio s aiostan , e non parley 
alcuna cosa en rescos . Perque demandas mi : demanda a lor li qual auni- 
ron qual cosa yo parley a lor . Uete aqutsti sabon qual cosa yo aya dit . 
E cum el agues dit aquestas cosas : vn de li menistre esent present done 
gauta a Jesus diczent . Respondes tu enaysi a 1 euesque . Jesus re*ponde 
a luy . Si yo parley mal dona testimoni de mal . Ma* si ben perque me 
bates . E Anna trames luy liga a Gayphas 1 euesque . Ma* Simont Peyre era 
[175 r] istant e scalfant se . Donca ilh diseron a luy . Bonca non sies tu 
de li deciple de lu^ . E el denegue e dis . Yo non en soy . E vn de li 
serf de 1 eu[e]sq?<e cosin de luy al qual peyre talhe 1 orelha dis . Bonea 
non uic yo tu cun luy en 1 ort . Bonca peyre denegu[e] dereco : e lo gal 
cante uiaczament . Bonca ilh ameneron . ye*u* . a cayphas al preuosta . 
Ma* era malin . E ilh non intreron al preuosta qu-ilh non fossan Hocza . 
Ma* qu-ilh poguessan maniar la pasca . Bonea Pilat ysic fora e dis a lor . 
Qual acusacion porta uos oncofUra aquest home . Uh re*ponderon e diserof» 



Il Nuovo Testamento valdese. 12^ 

a Iny . Si aqzi^st non fos mal fazador nos non agran liora luy a tu . Donca 
piiat dis a lor . Uos recebe lay : e iaìa luy segoni la nostrei ley . Donca 
lì indio diseron a lay . A nos non ley aucire alcun . A-f5n que la parolla 
de Jesus fos compila la qt^al ci dis senificant per la qua! mort el fos a 
morir . Donca pìlat intre dereco al preuosta , e appello Jesus e dis a luy . 
Sies in rey de li indio . Jesus responAe . Dis tu ayczo de tu meseyme : 
autres o diseron a tu de mi . Pilat Tesponde . Donca soy yo iudio . La toa 
gent e li enesqti^ [175 v] lioreron tu a mi . Qual cosa feczies . Jesus re- 
sponda . Lo meo regne non es d aquest roont . Car si lo meo regno fos 
d aqtiést mont . Acer . li meo menistre combateran aczo que yo non fos 
liora a li indio . ÌILas lo meo regne non es ara d ayci . Donca pilat dis a 
lay . Donca sies tu rey . Jesus responde tu o diz . Car yo soy rey . Yo 
soy na en ayczo e en ayczo soy ue^igu al mont : per rendre testlmoniiancza 
a la nerita . Tot home q«6 es de la uerita au la mia uouz . E pilat dis a 
lay . Uerita qual cosa es • £ eum el agues dit aquestas cosas ci issic de- 
reco a li iudio e dis a lor . Yo non trobo en luy alcuna cayson . ìias uos 
ane vna costuma : que yo nos en laysse vn en la pasca . Donca uole que 
yo lalsse a uos lo rey de li iudio . Dereco tuit crìderon diczent non aquest . 
Mff« barabbas . ììas barabban era layre 

XIX. Donca en aqtiella ora . Pilat pres Jesus , e lo flagele . E li caualier 
pleganl corona d-espinas pauseron [i76 r] ley sobre lo cap de luy : e cer- 
eonderon luy de nestimenta polprienca . E tienian a luy . e diczian a luy . 
rey de li iudio dio te salue . E donauan a luy gautas . Pilat issic dereco 
fora : e dis a lor . Veuos yo ameno luy a nos fora : a fin que uos conoissa . 
Car yo non trobo en luy alcuna cayson . Donca Jesus issic defora portant 
corona spinienca , e nestimenta polprienca . E dis a lor . Ueuos 1 home . 
Donea quani li euesqne e li menistre aguessan ulst luy : ilh cridauan dic- 
zent . Grncifica luy cracifica l«y . E pilat dis a lor . Uos recebe luy : e lo 
orucifica . Cor yo non trobo en luy alcuna cayson . Li iudio responderon a 
ìny . Nos auen ley , e deo morir segont la ley • Cor el se fay filh de dio . 
Donca cum pilat agues anni aqtiesta porolla : el temic maiorment . E intro 
dereco ni preuosta e dis a yesus . Dont sies tu . E Jesus non done a luy 
alcun respos . Donco pilat dis a luy . Non porlas a mi . Non sabes . Cor 
yo ay potestà de cmcìficar tu : e ay potestà de te laissar . Jesus responde . 
Tu non agras alcuna poesta sobre [176 v] mi si non fos dona a tu de so- 
bre . Emperzo aqtiel que More mi a tu a maior peca . Daqutenant pi- 
lat querìa layssar luy . ÌBias li iudio cridauan diczent . Si tu layssa aquest 
tu» [1. tu] non sies amie * de cesar . Cor tot home lo qwol fay si rey : con- 
tradì a cesar . Mas cnm pilat agues anni aquestas poroUas el amene Jesns 
defora , e sesie al tribunal al luoc lo qnol es dit ^ Licostratus . ÌILas en 
ebraic Gabatha . ÌBias era 1 aparelhament de la pasca hora enayma seysena . 
E difi a li iudio . Ueuos lo nostre rey . Tias ilh cridauan diczent • Osto 



^ li -0 aggiunto dipoi. 

ArchÌTio glottol. ital., XI (aeconda ferie, I). 



180 Salvioni, 

osto crncifica lay . Pìlat dis a lor • Gracificarey lo nostre rey • Li eaesque 
Tesponderon . Kos non aaen rey si non Cesar . Donca en aqtiella ora el 
liore lay a lor qu-eì fos crncifica . E ilh receopron Jesns e fora menerò»» 
Iny portant a si la crocz yssic en aquel laoc lo qtial es dit de calaaria . 
ìlas en ebraìc Golgotha al quaì laoc cracifiqtferon lay e day antro con Itiy 
de ^aj e de lay . Mas . yesus . al mecz . £ pilat scr»ps titol : e pansé luy 
sobre la croz . ÌILaa era scr»pt Jesns naczerio rey de li [177 r] indio . Donea 
moti de li iadio legiron aqvest tltol . Car lo Inoc al qual Jesns fo crncifica 
era pres de la cita . £ era script en ebraic e en grec e en latin . Bonca 
li enesqtM de li indio diczian a pilat . Non nolhas scrtpre rey de li indio . 
Mas Cor el dis yo soy rey de li iodio . Pilat responde . Yo ay script czo 
que yo ay script . Bonca cnm li canalier agnessan cracifica Iny , receopron 
las nestimentas de luy e en feron qaatre partias a nnehascnn de li canalier 
yna part . e la gonela . Tias la gonela era non cosna ensemp teysna de 
sobre per tot . Bonca ilh diseron entro lor . Non scarczan ley . ìias sor- 
teian ley del q«al ilh sia . À fin que 1 escrtptnra fos compila diczent . lih 
departiron a lor las roias nestimentas : e meseron sort sobre lo meo nesti- 
ment . £ acer li canalier feron aquestas cosas • ìHaa la mayre de Iny e la 
seror de la mayre de luy maria cleophas , e Maria Magdalena ystanan iosta 
la crocz . Bonca cnm Jesns agnes nist sa mayre e lo deciple istan lo qual el 
amaua : el dis a la soa mayre . fenna note lo teo filh . £ daqtit[177 v]- 
enant dis al deciple . Uete la toa mayre . £ lo deciple receop ley en soa 
d aquella hora • £napres Jesns sabcnt que totas cosas eran consumas : a fin 
que 1 escrtptnra fos compila : el dis . Yo setolo . Mas naissel era pansa aqt/i 
plen d azi . Donea ilh vmpliron nna sponga d azi mescla cnn ysop e pre- 
senterò» a la boca de Iny . Donea cnm Jesns agnes receopn 1 azi . el dis . 
Gonsoma es . £ ondina lo cap rende 1 esperit . Bonca li indio pregauan 
pilat que las gambas de lor fossan rotas e fossan ostas . Cor era lo iorn 
de 1 aparelhament del sabba : a fin que li cors non remasessan en la crocz 
al sabba . Cor lo iorn d aquel sabba era grant . Donca li canalier nengron : 
e romperon las gambas del prumier e de 1 antro lo qual era crncifica cun 
Iny . Mae cnm ilh fossan nengn ha yeeue pois qu-ilh nigron lay ia roort : 
non romperon las gambas de luy . Mae vn de li canalier nbre lo laz de luy 
cnn lancza : e sang e ayga issìc niaczament . E aquel lo qual nic en done 
testimoni e lo testimoni de luy es ner . £ aquel sap qu-el di neray : a fm 
que nos crea . Cor aquestas cosas [178 r] son faytas : a fin que 1 escrip- 
tura fos compila . Os de luy non rompre . £ dereco antra scrtptura di . 
Uh neyren Iny lo qual ilh trafiqueron . £napres aquestas cosas . Joseph 
de barimatia lo qual era deciple de . yeeue . segret per la tomor de li indio 
pregana . pilat . a fin qu-el preses lo cors de jesus . E pilat antreie . 
Donca el nenc . e pres lo cors de . yeeue . Mae aquel Nicodemns lo qua! 
era nengn a yeeue de noit prumierament : e apporto mescladnra de mirra 
e d aloe . Enayma cent lioras . Bonca ilh receopron lo cors de yesus e 
ligneron luy en linczol con li odorament . Enayma es costnma de sebelir 
li indio . Mae ort era aqut en aquel laoc al qual . yesus . fo crncifica : e 



Il Nuoto Testamento valdese. 131 

mimiiii«nt non era en 1 ort al qua] alcun non era agu pausa . Donea pau- 
B^ron Jesus aqus -ger 1 aparelhament de 11 indio . Gar lo muniiTient era 
iosta 

XX. Mas lo premier iom del sabba maria magdalena nenc àe matin al 
mnnunent cum encara fosan tenebras : e uic la peyra reuonta del mnni- 
ment . Donea iih coroc e uenc a sìmont peyre e a 1 autre deciple lo quaì 
. yesua . amana [178 y] e dis a lor . Ilb pr^seron lo segnor del muniment : 
e nons aben al quaì Inoc paus«ron luy . Bonca peyre issic e 1 autre decìple , 
e nengron al munimdnt . Mas embedny ensemp corian e aqual autre deciplo 
derant coroc plus tost que peyre , e uenc prt«mier al muniment . E cum 
el se fos enclina uic li linzol mes bas . Emperczo non intre . Bonca simont 
peyre nenc segnent luy : e intre a muniment , e uic li linczol pausa , e 
lo sudari lo quaì era agu pausa sobre lo cap de luy , non pausa con lì 
linzol . ìias departi enuolupa en vn luoc . Bonca aqnel deciple lo qt^al era 
uengu prtimier al muniment intre adonca e uic e crese . Gar ilb ^ non sa- 
bia encara 1 escrtptt«ra . Gar couentaua qu-el rexucites de li mort . Aqui- 
sti deciple sen aneron dereca a lor meseyme . Mas maria istaua pres del 
muniment plorant defora . Bonca dementre qu-iìh plores encline se e re- 
garde al muniment : e uic day angels sesent uesti de blanc vn al cap e un 
a li pe Kqui al quaì luoc lo cors de yesus era ista pausa . Li qtial diserò 
a ley . fenna per que ploras . Ella dis a lor . dar ilb preseron lo meo 
segnor [179 r] e non say al q«al luoc pauseron luy . E cum ilb agues dit 
aqtfestas cosas ilb se uire en dareyre e uic Jesus istant : e non sabia . Go^r 
fos yesus . E Jesus dis a ley . fenna per qtie ploras : qf^al queres . E 
ilb pensaua qn-el fos ortolan e dis a luy . segnor si tu presies ìuy di a 
mi al quaì luoc pausies luy qt^e yo prena luy . Jesus dis a ley . Maria . E 
ilb se uire e dis a ìuy . Raboni lo qt«al es dit mestre . E yesus dis a ley 
non me uolbas tocar . Gar yo non montey encara al meo payre . Ma^ uay 
a li meo fra3rre , e di a lor . Yo monto al meo payre e al nostro payre : 
al meo dio e al nostre dio . Maria magdalena uenc anonciant a li deciple 
(jor yo uic lo segnor . E dis a mi aquestas cosas . Mae cum sera fossa d aquel 
dia yn de li saba e las portas eran clausas aqt^s al qual luoc li deciple eran 
aiosta per la temor de li indio : Jesus uenc e f o a mecz de lor e dis a lor . 
Paz sia a uos . E cum el agues dit aquestas cosas : el demostre a lor las 
mans e lo laz . Bonca li deciple s alegreron uesent lo segnor . Donea el 
dis a lor dereco [179 yj paz sia a uos . Emperczo Enayma lo payre trames 
mi : e yo trameto uos . E cum el agues dit aquestas cosas spire e dis a 
lor . Recebe lo sant sperit . Li pecca de li quaì uos perdonare soren per- 
dona a lor ^ e de li qual uos li retenre sare^» retengu . Mas tboma yn de 
li docze lo qual es dit debitos : non era con lor quant yeeue uenc . Bonca 
li autre deciple diseron a ìuy . Nos auen uist Io segnor . Mae el dis a lor . 
Si yo non ueyre la ficadura de li cianci en las mans de ìuy e non metrey 



Correzione di el. 



132 Salyioni, 

lo meo de al luoc de li clauel e la mia man al laz de ìuy . Yo non creyrey . 
£ apres , 8 , iorn li decìple de ìuy eran dereco dedincz : e Thoma c<m lor . 
E Jesus iienc las portas clausas e iste al mez e dis a lor . Pacz sia a nos . 
Daquienant dis a Thoma . Aporta czay lo teo de e ueias las mias mans 
e aporta la toa man e la met al meo laz : e non aolhas esser non cresent . 
ìlaa fidel . £ thoma responde e dis a Ìuy . Tu sies lo meo segnor e lo 
meo dio . Jesus dis a Ìuy . thoma . Gar tu ueguies mi tu as cresa . 
Aqntlh son beneura [180 r] li qua! non uigron e creseron . E motas autras 
certas enseguas fey Jesus al regardament de li seo deciple las quals non 
son scriptas en aquest libre . Mas aquestas cosas son scriptas que uos cresa 
que Jesus es filh de dio . e que cresent aya uita al nom de Ìuy 

XXI. £napres Jesus se manifeste dereco al mar de thiberia . ìias el 
se manifeste enay^i . Mas simont peyre e thoma lo qual es dit debitos 
e Nathanael lo qual era de la cana de galilea e ]i duy fìlh de zebedio 
e duy autre de li deciple de ìuy eran ensemp . Simo[D]t peyre dis a lor . 
Yo uauc pescar . £ Uh diseron a Ìuy . Nos uenen con tu . E issiron e 
monteron en la nau , e non preseron alcuna cosa en aquella noit . Mas 
fait lo matin . Jesus iste en la riha . Emperczo li deciple non conogron que 
fos . Jesus . Donca . jesus . dis a lor . fantins . Bonea aue companaie . 
E ilh responderon a lu^ . Non . £1 dis a lor . Mete la rez en la dreyta 
del nauili e uos en trobare . Banca ilh meseron la recz : e ia non poian 
trayre ley per la [180 v] mautccza de li peisson . Bonca aquel deciple lo 
qual Jesus amaua dis a peyre . Lo es lo segnor . E cum simont peyre 
agues auui . Gar es lo segnor sot ceint se de la gonela . Gar ci era na : 
e se mes al mar . Mas li autre deciple uengron nanegant tìrant la rez àe 
li peisson . Gar ilh non eran long de terra . Mas enayma per duy cent 
bracz • Bonca pois qu-»lh desenderon en terra uigron brasas pausas e peis- 
son sobre pausa , e pan . E jesus dis a lor . Aporta de li peisson li qt/al 
uos preses ara . E simont peyre monte e tire la rez en terra plen de grani 
peissons cent e cinquanta e tres . E cum ilh fossan tanti . la rez non rompe . 
E Jesus dis a lor . Uene e dlsna . E alcun de li repausant non ansaaa 
demandar a lay tu qual sies sabent . Gar era lo segnor . E jesus uenc e 
receop lo pan e done a lor : e lo peisson semilhantament . Jesus se mani- 
feste ia aquesta tercza uez a li seo deciple cum el fos rexucita de li mort . 
Bonca cum ilh agucssan disna Jesus dis a simont peyre . simont [i8i r] 
de Jona amas me plus que aquisti . El dis a ìuy . segnor . Acer tu 
sabes . Gar yo amo tu . E el dis a ìuy pais li meo agnel . £1 dis a ìuy 
dereco . simont de Jona amas me . £1 dis a lu^ . segnor . Acer to 
sabes . Gar yo amo tu . £1 dis a Ìuy dereco pais li meo agnel . El dis a 
ìuy la tercza uez . simont de Jona amas me . E peyre fo contrista . 
Gar el dis a ìuy la tercza uez amas me e dis a ìuy . segnor tu sabes 
totas cosas tu sabes . Gar yo amo tu . E el dis a ìuy pais las mias feas . 
Yo die uerament uerament a tu : cum tu fossas più» Jone tu cegnias tu e 
ananas al qual luoc tu uolias . Mas cum tu enuelhires tu stendres las 
toas mans e autre cegnere tu e menare tu al qual luoc tu non uolos . 



Il Nuovo Testamento valdese. 1S3 

Mas el dls ayzo . sinificant per qua! mort el fos a clariiicar dio . E cum 
el agaes dit aquestas cosas dis a ìuy , Sec mi . Ma« peyre aoutant se nic 
aqtiel decìple lo qual Jesas amaua quo seguia lo qtial se repause sohre lo 
peit de lay e dis a Iny . segnor qtial es aquel lo quaì liorare tu . Bonca 
cum peyre agues uist aqu^st dls [181 y] a Jesus . segnor . Uas nquest 
quaì cosa . E Jesus dis a luy . To uolh luy permanir enay«i entro que yo 
aegna : quaì cosa es a tu sec mi . Donca aqv6sta parolla yssic entre li 
fìrayre . Gar aqt^^st deciple non mor . E yesus non dis a luy . Car non 
mor . Mas uolh luy permanir enay«i entro que yo uegna qt«al cosa es a 
tu . Aqvest es aqtiel deciple lo quaì dona testimoni d aquestas cosas , e a 
script aqtt^stas cosas . E nos saben que lo testimoni de luy es uer . Mas 
motas autras cosas son las quaìs Jesus fey . Las quals si fossan scrtptas 
per senglas : yo non penso que mcseyme lo mont pognes compenre li libro 
li quaì son a scrtpre 



I Fatti degli Apostoli. 

[iSt r] Ayci Gomencza li Act de li apostol cap. 1 
I. Theophile yo ay derant parla de totas las cosas las quals Jesus a 
eomencza a far e a ensegnar entro al iorn al quaì el fo pres comandant a 
li apostol li qfial el eylegic per lo sant sperit . A li quaì el demostre si 
meseyme uìuent appareysent a lor en moti argument enapres la soa passion 
per caranta iorn . E porlant del regne de dio . E en li aiostant comande 
a lor qf«-flh non se deportessan de ìerusaìem . ìias speressan 1 enpromes- 
sion del payre . La qual el di nos a uè auui per la mia bocca . Gar Acer 
Johan bateie en ayga . Mas uos sare bapteia del sant sperit enapres non 
moti d aqfitsti om . Donca aqtitlh li qtial se eran aiosta demandauan luy 
diczent . segnor si tu restaurares lo regne de Israel en aquest temp • 
Mas el dis a lor . A uos non es a conoysser li temp ni li moment li q«al 
lo payre pause en la soa potestà . Mas uos rccebre la nertu del sant spe- 
rit Bobre nenent en uos : e ^are a mi testimoni [182 v] en ierti^alem , e en 
tota iudea e Samaria e entro a la fin de la terra . E cum el agues dit 
«qifestas cosas fo eyleua lor uesent e nebla receop luy de li olh de lor . E 
CQf» ilh regardessan luy anant al cel : e tieuos duy homes isteron iosta lor 
en uestimentas blancas : lì qtial diseron . hofnes de galilea per qtie ista 
regardant al cel . Aqtiest . yesus . lo quaì fo pres de uos al cel : uenre 
enayfna uos uegues ìuy anant al cel . Adonca sen retomeron en ierti«alem . 
del mont lo qtial es appella de oliuet : lo qual es iosta iertiealem auent lo 
alage del sabba . E cum il fossan intra ilh monteron al solier al qual luoc 
permania . Peyre e Johan , e Jaco , e Andrio , Phelip , e Thoma , Ber- 



184 Salvioni, 

talmio , e matthio , Jaco alphìo , e Simont 1 enneios , e Jada frayre àe 
Jaco . Tuìt aquésti eran perseuerant d un corage en oracion cun las fennas 
e con Maria mayre àe Jesus e can li frayre de luy . En aqmlh iom com- 
pagnia d homes era» ensemp pres de cent e uint . Mas peyre lenant al 
mey de li frayre dis . [183 r] barons f[r]ayres la conrnta que 1 escrsptura 
sia eami^liti la qua! lo sani sperit derant dis per la bocca de dauid de inda 
lo qtial fo gaiador d-aqt«»Ih li qual ensemp preseron Jesus lo quol era 
iiombra con nos e sortego la sort d aquest menestier . £ Acer aqtiest pos- 
sesie lo camp de la marci d-enequ»ta . £ sospendu crebe per mecz : e totas 
las intralhas de luy foron sparsas . £ fo fait conegn a tuit li abitant en 
iertf^alem : enay«i que aquel camp fossa appella en la lenga de lor achei- 
demac , czo es camp de sane . Cor script es al libre de li psalme . L-abi- 
tacion de lor sia fayta deserta : e non sia lo qt^al abite en ley . E autre 
recepia 1 auescoa de luy . Donea la couenta d aqt^isti home li qtial son 
aiosta cun nos en tot temp al qua! lo segnor . yesus . ìntre e issic entre 
nos comenczant del baptisme de Johan entro al dia al quaì el fo pres do 
nos : que vn d aqtiisti sia fait testimoni cun nos de la resnrrecion de Iny . 
£ ordeneron duy home , Joseph lo qual es appella Barsabas lo quaì es 
sobre noma iust . e Mathias . £ orant diseron . tu segnor [183 v] lo qf^l 
conoisses li cor de tuit demostra lo qual tu as eylegi d aquesti duy : re- 
cebre lo luoc d aquest menestier e de 1 apostoUa del qttaì inda preuerlque 
que el annes al seo luoc . £ doneron a lor sort . £ la sort cagic sobr^ 
mathias . E nombra cun li oncze apostol 

IL E cum li iorn de la pandecosta foron compii : iih eran tuit d un 
corage en vn meseyme luoc . E son fo fait subitanam[en]t del cel , enayma 
de fent uiacier : que uenc e replenic tota la mayson al qual ilh eran se- 
sent . E departias lengas aparegron a lor enayma de fuoc e sesis sobre 
unchascun de lor . £ tuit foron repieni del sant sperit : e comenceron a 
parlar en diuersas lengas enayma lo sant sperit donaua parlar a lor . Me» 
barons ìudios religios de tota la nacion la qual es sot lo cel eran abitant 
en ìeruealem . ìlae fayta aquesta uouz : la moutecza se aioste e fo eon- 
fondua per pensa . Gar vnchascun auuia lor parlar la soa lenga . ìias toit 
s-estabusian e se mereuilhauan entre [184 r] lor diczent . Ueuos tuit 
aquìsti li qual parlan . Donea non son galilio . E nos en qual maniera 
auuen vnchascun la no^^ra lenga en la qual nos sen na . li part e li 
medienc : e li elemi tiene , e aqu»lh li qual abitan en mesopotania , e en 
iudea , e en capadocia en pont e en asia en frigia , e en panfilia , e» 
egit e en las partìas de libia la qual es encerque li cerini enc . £ li skaog 
roman . Àcer li indio e L' nouel cuna erti , li cretienc e li arabienc . 
Nos auuen lor parlant en las noe^ras lengas las grandeczas de dio . 6 
s-estabusian entre lor diczent . Qual cosa noi esser ayczo . Mae 11 aotre 
scarnent dizìan . Gar aquisti son plen de most . I/Laa peyre istant cun li 
ynze leu e la soa uoucz e dis a lor . homes iudios , e uos tuit li qual 
abita en ieruealem : ayczo sia conegn a uos , e recebe con las xxostnB an- 
relhas las mias poroUas . Gar aqutsti non son rbri euayma uos pensa cum 



H Nuovo Testamento valdese. 1S5 

la 8ia la teresa ora del iom . Mas ayczo es czo que (o dit per lo prophata 
Joel . La sare en li dereyran iom dis [184 v] lo segnor . E yo spandirey 
del meo sperit sobre tota cara , e li uostre filh e las uo^^ras filhas pro- 
phetiiaren : £ .li nostre loues ueyren uesions , e li nostre uelh soy marea 
soymes . Ater yo spandirey en aqtiilh iom dal meo sparit sohrs li meo 
sert , e sobre las mias siruentas e prophateiaren . E donarey ensegnas e 
mereuilbas al cel de sobre e ensegnas en terra de sot : Sang e fuoc e nam- 
por de fom . Lo solelh sore eonueriì en tenebras e la luna en sang derant 
que negna lo iom del segnor grant e manifest . E sare tot que quaì que 
quaì appellare lo nom del segnor dio sore salaa . bomes Israelitienc anue 
aquestas poroUa . Uos ane aacit e cmcifica Jesus de nazaretb home prona 
de dio pntre uos per uertucz e per ensegnas e per mereuilbas las quals dio 
fey per ìuy al mey de uos enayma uos sabe aquest dona per las mans de 
li fellon segoni lo eonselh dlffini e segont la derant scieneia de dio . Lo 
qual dio a rexucita deslias las dolors de 1 enfem Josta la qual cosa era 
DOft posible qu-el fos detengu de luy . Car dauid dis de ìuy . [188 r] Yo 
derant ueyo lo segnor totauia derant mi . Gar el es a mi de las dreytas , 
afin q»e yo non sia scomogu . Emperczo lo meo cor s alegre , e la mia 
lenga s eyxaute sobre que tot la mia cam se repausare en sperancza . Cor 
ta non abandonares la mia arma en 1 enfern : e non donares lo teo sant 
aeser eoroption . Tu me as fait conoiser las uìas de ulta : e replenires mi 
d aJegrecza cun la toa facia . bomes frayres a mi sia licit de uos dire 
faardiament del patriarca Dauid . Gar el m urie e fo sebeli , e Io sepulcre 
de lay es enapres nos entro al iom d-enquey . Donca cum el fos propbeta , 
e saupes que dio li agnes iura cun iurament che del fruc de las soas reins 
saria sesent sobre lo seo seti derant uesent parie de la rexuresion de 
Ghrist . Gar el non fo abandona en 1 enfern : e la cam de luy non uic 
comiption . Dio rexucite aquest Jesus del qt^al nos tuit sen testimoni • 
Donca el es exauta de la dreyta de dio : e de 1 enpromession del sant spe- 
rit receopua del payre , el a spandi en nos [185 v] aqtiest don lo qnal uos 
ueye e auue . Gar dauid non monte al cel . Mae el meseyme dis . Lo se- 
gnor dis al meo segnor . Se de las mias dreytas enìro que yo pause li teo 
enemic scamel de li teo pe . Donca tota la meyson d Israel sapia certana- 
ment qne dio a fait aqtiest . yeene . segnor e x^*^^ ^^ 9^^^ ^^^ crucifiqnea • 
Aaoias aquestas cosas foron eomponu de cor : e diseron a peyre e a li an- 
tre apostol . bomes frayres q«ol cosa fàren nos . E peyre dis a lor : 
facze penitoneia de li peca , e vnchascnn sia bapteia al nom de yeene x^^ist 
en la remession de lì nostre peca . E nos recebre lo don del sant sperit • 
Gar aqnesta promession es fayta a uos e a li nostro fllh e a tuit aqntlb que 
8on long qtial que qnals qne lo noe^e segnor dio aure appella • Acer el 
teslimonige eon plusors autras paroUas : e amonestaua lor diczent . Salua 
008 d aqiMSta fellonesa generacion . Donea aqnilb qtie receopron la parolla 
de luy foron bapteia . E armas foron aiostas en aqnel iom enuiron trey 
Dilla . E tuit eran persauerant en la doctrina de li [186 r] apostol , e en 
la commonion del fragnament del pan , e oracions . Hoe temer era Fayta a 



186 Salvioni, 

tota arma . E motas ensegnas e merenìlhas eran faytas per li apostol en 
ìeTtésàìem : e grant temor era en taìt . E tuit aqutlh li quaì creya» era» 
eygalm[eD]t e aula» totas cosas comunas . Uh uendian las possessions e las 
Bubitancìas : e las departian a tait enayifia era besogna a imchascun . Acer 
ìlh eran perseuerant per chascun iorn d un corage al tempie . E fragnent 
lo pan per chascun mayson e premian [1. -nian] lo manìar cun alegreza . 
E ensemp laauauan dio en simpl ecita de cor , e aaent gracia cnaer tot lo 
poble . i/Las lo segnor acreyssia per chascun iorn aqtttlh li qual eran fait 
salf en la congregacion 

HI. Mas en Rqueì iorn peyre e iohan monteron al tempie a la nooena 
bora de la oracion . E un home lo qual era zop del aentre de la soa mayrc 
era porta lo qtial ilh pausauan per chascnn iorn a la porta del tempie la 
qt^al es dita bella que el d6[i86 vjmandes 1 almona de li intrant al tempie . 
E cnm aqtiest agues uist peyre e iohan comenczant a intrar al tempie : ei 
pregne qt^-el rcceopes aimona . Ua8 peyre can Johan regardant e» It/y 
dis . Regarda en nos . Ma« el regardaua en lor sperant si recebre alcuna 
cosa de lor . ìlas peyre dis . Or ni argent non es a mi . Uaa czo que yo 
ay yo dono a tu . Lena e aay al nom de Jesa christ de Nazareth . E presa 
la man dreyta de luy : e leue Ivy . E las ionturas de lay e las plantas fo- 
ron uiaczament saudas . E sautant iste e anaua e intre con lor al tempie : 
anant e sautant e lau[u]ant dio . E tot lo poble nic luy annant e lauuatU 
dio . Mae ilh conoyssian Ivy . Gar el meseyme era lo qual sesia a 1 ai- 
mona a la bella porta del tempie . E foron repieni d-estabusiment e de so- 
bremontament de pensa en czo que era entreuengu a ìuy . Has cun aq^cl 
lo qual era fait san tengues peyre e iohan . E tot lo poble contracoroc a 
lor al portigal lo qual es appella do salamon e eran stabusi . Mae peyre 
uesent [187 r] responde al poble . homes Isroelitienc perque uos mereui- 
Iha en ayczo o per que regarda en nos enayma si de nos ayan fait anar 
aquest per la nostra, propia uertu o poyssa[n]za Dio d abraham e dio Ae 
Isaac e dio Jacob . Dio de li noe^re payre gloriiìque lo seo fìlh Jesus lo qual 
Acer nos llores e denegues derant la facia de Pilat luy iuiant esser layssa . 
Mo^ nos denegues lo sant e lo iust , e demandes baron horaecidier esser 
dona a uos . Mae uos auciscs 1 acreyssador de ulta lo qual dio resncite de 
li mort : del qual nos sen testimoni . E en la fé del nom de luy . Lo nom 
de luy a conferma a^iuest lo qual uos ueye e conoisse : e la fé la qual es 
per ìuy : done a Iny aquesta entiera sanità al regardament de tuit uos . K 
frayres yo say ara que uos ane fait aquest mal per mesconoyssencza enayina 
li uostre princi . Mae dio lo qual derant anuncie per la bocca de tuit li 
Beo propheta que lo seo . xrte^ . sufriria : 1 a enayei aeompli . Bonea 
pente uos e sia eonaeiiì que li uoe^ro peca sian sfacza, entretant que li 
temp del repaus del regardament del segnor [187 v] nenren . E tramelre 
aquel yeeue ^rie^ lo qual fo predica a uos : lo qual acer couenta que lo 
cel recepia : entro al temp del restaurament de totas las cosas las quals 
dio parie per la bocca de li seo sant propheta del comenczament del segle . 
Acer Moyses a dit a li uoe^re payre que lo uoe^re segnor dio resucitare a 



n Nuovo Testamento valdese. iS7 

noB prophata de lì nostra frayre . E auuire lay enayma mi iosta totas las 
eosas quaì que quaÌB el dire a uos . ìlaa tota arma qf^al que quaì non an* 
aire aqu^st propheta sore destermena del seo poble . £ tnit li propheta li 
qual parleron de Samuel entro ara anuncieron aqtiesti iorn . £ uos se fìlh 
de li pr^phdta e del testament lo qual dio a ordena a xiosiTe payre diczent 
a Abraham . Totas las familhas de la terra saren beneytas al teo semecz . 
Dio rexucite prumieramant a uos lo seo iìlh e trames luy a uos beneyczent : 
afln e unchascon sia eonuerii de la soa fellonia 

lY. Mas lor parlant al poble li preyre e lo maistra del poble . e li Sa- 
dnsio sobre uengron dolent [188 r] que Uh ensegnesan lo poble e anon- 
ciesan la rexurccion de li mort en . yesus . E pauseron las mans sobre 
lor : e pauseron lor en preyson entro a 1 endcman . Car era ia uespre . 
Uas moti d aqmlh li qual auian auui la porolla creseron . £ numbre 
d homes fo fait. cìnq millia . Ma« fo fait en 1 endeman que li prmei de lor 
e li preyre e li scrtptura fossan aiosta efi Jeru^alem , e Annas princi de 
li preyre , e Gayphas , e Johan , e Alexandre, e tuit aqt/tlh li qual eran 
del lignafce sacerdotal . £ ordeneron lor al mecz : e endemandauan a lor . 
En qual uertn o en qual nom aue fait ayczo . Adonca Peyre repieni del 
sant sperit dis a lor . prtnces del poble e preyres de Israel anue . Si 
nos scn eneuey examina del ben fait de 1 home enferm al qual aquest cs 
fait sair : Gonegua cosa sia a tuit uos e a tot lo poble de Israel . Gar nquest 
ista san derant uos al nom de yesus ;^ria^ de nazareth lo qual uos cruci- 
fiques lo qual dio rexucite de li mort . E aquest es la peyra la qual fo 
refada de uos edificancz : la qual fo fayta al cap del canton , e salu non 
es en alcun autre . Gar autre nom non es dona [188 v] sot lo cel a 11 home 
al qual eouente nos esser fait salf . Ma^ ilh nesent la fermecza de peyre 
e de Johan , conoysn que ilh fossan hommes diot e sencza letras ilh se 
mereuilhauan . E conoyssian lor . Gar ilh eran ista cun Jesus . £ acer uescnt 
1 ome lo qual era sana istant cun lor : non poyan contradìre alcuna cosa . 
Mas ilh lor comanderon de partir fora del conselh : E parlauan enfre lor 
diczent . Qne faren nos en aqutsti homme . Gar acer lo es manifest a tuit 
li haftitant en Jerusalem : que vn segnai manifest es fait per lor : e non 
poen negar , Mas afin que ilh non sia plus manifesta al poble menacen 
lor : afin qu-tlh non parlon plus a alcun de li home en aquest nom . E 
ensemp appellant lor denoncieron que al postot non parlessan ni ensegnes- 
Ban al nom de Jesus . Ma« peyre e iohan respondcnt diseron a lor . Juia 
si lo es iusta cosa al regardament de dio : auuir uos maiorraent que dio . 
Cor nos non poen que nos non parlan las cosas las quals nos ueguen e 
aaaen . Mas ilh ensemp menazant lor layseron lor : e non atrobant caj son 
en qual mani [189 r]era punessan lor per lo poble . Gar tuit glorifica uan 
dio per czo que era endeaengu . Gar 1 home al qual auia ista fait aqu(?sta 
ensegna de sanità auia plus de quaranta anz . E apres qu-tlh foron laissa 
ilh uengron a li lor e anuncieron a lor quant grancz cosas li princi dj li 
preyre e li nelh aguessan dit a lor . Li qual cum^ìlh aguessan auui : leue- 
ron la uouz d un corage a dio e diseron . segnor dio tu sies aquei lo 



188 Salrioni, 

qtial ns fait lo cel e la terra , e lo mar e totas las cosas las quaìs son mi 
lor . Lo quaì as dit par lo sant sperit per la bocca del ieo serf Dauid Io 
nostre payre . Per que f[r] emiro» las gent e li poble penseron aanas cosas . 
Li rey de la terra isterof» , e li prinei se aiosteron e» un eneontra lo se- 
gnor e eneontra lo . ^rìe^ . de loy . dar en nerita herode e ponz pila cuti las 
genz e cun li poble de Israel se aiosteron en aquesta cita eneontra Jesus lo 
teo sant fantin , lo quaì ta as oingt per far aquellas cosas las quals la toa 
ma» e lo teo eonselh ordenero» esser faytas . E ara segnor dio regarda 
e» las menaczas de lor . E dona a li teo serf qu-iìh poissan parlar [189 t] 
la toa parolla con tota fiancza en zo que ta stendas la toa man a sanitas e 
a ensegnas e mereuilbas esser faytas per lo nom de yesus lo teo sant filh . 
£ cum ilh agron prega : lo laoc al quaì ilh eran aiosta fo mogu , E tnit 
foron repieni del sant sperit , e porlaaan la parolla de dio cun tota fianza . 
Mae era yn cor e una [arma] de la monteza de li cresent . £ alcun de 
lor non dizia alcuna cosa esser soa d aquellas las q«als possesia . Mae to- 
tas cosas eran a lor comunas . E lì apostol rendian testimoni e» grani 
neriu de la rexuresion del nostre segnor Jesus Chris t . E grant groeia era 
en tait los [1. -r] . CSar alcun non era besognos entre lor . Gar qiial qtie 
quaìs eran possesadors de camps o de maysons las uendian e aportauan li 
precz d aqnellas cosas las quals ilh uendian , e pausanan derant li pe de 
li apostol . Mae ellas eran departias a tuit enayma lo era de bcsong a un- 
chascan . Mae Joseph lo quaì es sobre noma per li apostol bamabas la 
qual [190 r] cosa es entrepreta fllh de eonsolacioa leuitienc e ciprienc per 
lignage cam el agues camp uende Idy e aporte lo prez , e lo pause derant 
li pe de li apostol 

V. Mas vn home per nom ananias cun safira la soa molher uende m 
camp e fraude del prez del camp la soa molher eonsentont . E aportant 
una parila , e la pause a li pe de li apostol . Mae peyre dis a Ànanias . 
Lo satanaz perqtie tenie lo teo cor per mentir al sant sperit e fraudar del 
prez del camp . Donca permanent non permania a tu e lo uendament non 
era en la toa poesia . Per que pausies aquesta cosa al teo cor . Gar tu non 
as menti a li home . Mae a dio . Mae Ananias auuent aqnestas porollas 
cagic e muric . E grant temor fo fait sobre tait aqntlh li qi^al auian aaol 
aqtiestas cosas . Mae alcuns ìoues leuant osteron luy e aportant sebeligron 
lay . Mae fo fait enayma 1 espaci de trey horas e la molher de luy non 
sabent czo que era ista fait intre . [190 v] Mae pere ^ reeponde a ley . 
fenna di a mi si uos uendes tant lo camp . Mae ilh dis acer tant . £ peyre 
dis a ley . Perque aue nos conuenu ensemp per tentar 1 esperii del se- 
gnor . Veto a 1 US li pe d aquilh li qnal sebellron lo teo mari e portaren 
ta . E i(h cagic uiaczament derant li pe de luy e muric . Mae li ioaes in- 
trant atroberon ley morta : e fora portant e sebeliron ley iosta lo seo mari . 
E grani temor fo fait en tota la gleysa e en toit aquslh li qnal aaniro» 



^ Nel richiamo, in fine della precedente pagina, si legge : peyre. 



U NaoYO Testamento yaldese. 189 

aquestas cosas . Ma« motas ensegnas e mereuilhas eran fayta al poble per 
las mans de li apostol . E tuit eran d un corage al portigal de Salamon • 
Ma« alcuna de li autre non se ansauan aiostar a lor . Mae lo poble magni- 
ftcitia lor . E motecza de homes e de fennas cresent era acressoa maior- 
luent al segnor : enayei qi$e ììh amenessan li enferm en las placzas , e li 
pausaaan e» li leit e e» li leytet afin que almenz quani Peyre uenria 
1 ombra de luy enombres alcun de lor , e que tuit fosan desliora de las 
Jors enfermetas . Hae mouteza de las ueczinas citas de ieruealem [191 r] 
cnsemp corria» aportant li enferm e li tormenta de li socz sperit : 11 qual 
era» tait sana . Hoe lo princi de li preyre lenant , e tait aqt^tlh li qual 
era» ca» luy la qual es la heregia de 11 sadusio , foron repieni d-enuia : 
e meseron las mans sobre li apostol , e metero» lor en la preyson publica . 
Mee 1 angel del segnor vbrent las portas de la preyson per la noit e fora- 
menant lor dis . Anna e istant al tempie parla al poble totas las paroUas 
(1 aquesta ulta . Li qual cum Uh aguessan auui : intreron de matin al tem- 
pie e ensegnaaan . Mae cum lo prtnci de li preyre fo uengu e aqutlh li 
qual era» cun luy ensemp appelleron lo eonselh e tuit li uelb de li filh 
da Israel : e tramesero» a la preyson qu-tlh fossan amena . Mae cum li 
menistre fossan uengu , e uberta la porta e non li aguessan atroba . Uh 
retorneron e anoncieron dizent . Acer nos auen froba la career clausa cun 
tota cura , e las gardas istant a las portas . Mae ubrent non atroben alcun 
(ledinz . Mae pois que li mestre del poble e li pr»nci de li preyre agues- 
san aani aquestas parollas pensauan qual cosa [191 v] fossa(n) ^ fait de 
lor . Mae yn uenent anoncie a lor dizent . Ueuos li home li qual uos aue 
nies en carczer ilh son al tempie istant , e ensegnan lo poble . Adonca lo 
mestre del tempie anhe cun li menistres e amene lor sencza forza . Gar 
iih temian lo poble : que per auentnra non fassan [1. fossan] lapida . E 
Cam ilh li aguessan * amena ordeneron lor al conselh . E lo princi de li 
preyre end em and e lor dlczent . I^os comandant comanden a uos que uos 
non ensegne en aquest nom . E ueuos que uos aue repieni Jeruealem de 
la ttoe^a do trina , e noie dintremenar sobre nos lo sane d aquest home . 
Mae peyre reepondent e li apostol diseron . A nos couenta obedir a dio 
niaiormenl que a li home . Lo dio de li nostre payre a rexucita Jesus lo 
qual uos aucises sospendent al leng . Dio a exauta per la soa dreyta aquest 
princi e saluador per donar pentYeneia a Israel e remession de li p[e]cca . 
K nos sen testimoni d aquestas parollas e lo sant sperit lo qual dio done 
a tait li ubidient a si . Mae cum Uh aguessan auui aquestas [192 r] cosas 
orafi scarza e pensauan aucire lor . Mae vn pharisio per nom . Gamaliel 
doctor de la ley , honnoriuol a tot lo poble leuant se al conselh comando 
qÙ6 li apostol vn petit de temp fossan mes defora e dis a lor . homes 
israelitienc auìsa uos sobre aquesti home qual cosa uos se a far . Cor 



^ li richiamo, in fine della pagina precedente, ha fossa, 
' Non ben chiara la vocale che precede il -n. 



140 Salvioni, 

Teodas iste derant aqtitsti dia dizent si esser alcun al quaì eonaenìlc num- 
bre de barons encerque quatre cenz . Lo quaì fo aucis e tuit quàì que qttaì 
creya» en luy foron degasta e foron reloma a nient . Enapres aquest iste 
inda galilio en li dia de perfecion e trastorne moti poble enapres si . £ 
aqf^est peric e tuit aquilh li quaì consentiron a luy foro» degasta . Donen 
yo die a uos ara : departe uos d aqtiesti home e laissa lor . Gar si aquesì 
canselh o obra es de li bomes el sare deslia . i/Las si el es de dio uos non lo 
poyre d«slia que per aue[n]tura uos non sia atroba reeombatre a dio . £ ilh 
consentiron a luy . £ ensemp appellant li apostol e batu denuncieron qu-ilii 
non parlessan plus al nom de Jesus : layseron lor . Acer ìlh sen annero» 
alegrant al regardament [192 v] del conselh . Car ìlh son agu degne sufrir 
uergogna per lo nom de Jesus . E non cessauan per tuit li iom ensegna»t 
e predi cant . ye«M« ^rrs^ . al tempie e encerque las maysons 

VI. Mas en aqe/»lh iom n umbre de deciples creisent murmur fo fait d^: 
li grec eneontra li hebrio : emperczo che las ueuas de lor fossan despreczias 
al menestier cotidian . ìias li . 12 . apostol ensemp appellant la mauteza 
de li deciple e diseron . Non es iust che nos abandonan la parolla de dio 
e amenistrar a las taulas . Bonca o frayres considera de uos set horoes de 
bon testimoni plens del sant sperit e de sapieneia li qnal nos ordenarcn 
sobre aqt/esta obra . Mas nos mrc.n sobre istant a 1 oracion e al menestior 
de la parolla . E la parolla plac derant tota la mooteza . E slegiron Esteuc 
home plen de fé e del sant sperit , e Phelip e procor e niconor , e timone , 
e parmene , e nicolau 1 estrangier d antioca . E ordencron aqutsti al re- 
gardament de li apostol : e aurant pauseron las mans sobre lor . E la jui- 
rolla de dio creyssia : e lo nunibre de li deciple era mnl[i9S r]tiplica for- 
ment en ieruealem . E mota cumpagnia de preyres obedia a la fé . Mns 
steue plen de graeta e de fortaleza faczia grant ensegnas e niereuilhas -i! 
poblo . Ma« alquanti se leneron de la sinagoga la quaì es appella de li li- 
bcrtienc e de li cirinienc , e de li alisandrienc , e d aquilh li qtial ertm 
de cilicia e d asia disputant con steue : E non poyan con/rastar a la s^a- 
pieneia e a 1 esperit lo quaì parlaua . Adonca sotmeseron homes li qurì 
dissessan lor auer auui luy diczent parollas de blestema cantra Moyses e 
eontra dio . E scomogron lo poble e li uelh e li scrtptfira e ensemp cor- 
reni raubiron luy , e ameneron luy al eonselh e ordeneron fals testimoni lì 
quaì dissessan aqi/est home non cesa de parlar parollas de blestema cn- 
contra aqt/est sant luoc e la ley . Car nos au[u]en luy diczent q«c aq«(^t 
. yeeii* . de nazareth deslruyre aqwcst luoc e mudare las costumas las qm\> 
moyses liore a nos . E tuit aqwilh li quaì seyan al conselh regardant c;i 
\uy uigron la facia de ìuy enayma facia d angel 

VII. Mas lo princi de li preyre dis . Aqwcstas cosas son ellas enay^i . 
Lo qt^al dis . [193 v] homes frayres e payres auue . Lo dio de gloria ar- 
parec al nostre payre Abraham cum el fos en mesopotamia , prumiern- 
ment qt^e el demores en Gharram : e dis k \uy . Eys de la toa terra , e 
de la toa conoissencza : e uen en la terra la qnal yo mostrarey a tu . 
Adonca ìssic de la terra de li caldey , E halite en Gharram . E daqt^renant 



Il Nuoro Testamento valdese. 141 

lo payre de lay mort traporte lay ea aqt^esta t^rra en la qual aos abita 
ara . E non done a lay hereta en ley non pura vn pas de pe . Mas pro- 
nies donar ley a luy cn possession , e al semecz de \uy enapres ìuy . Mas 
Cam ci non agues fi Ih . £ dio parie a luy que lo semecz de ìuy fora abi- 
tB»t e» tèrra stragna : e que ilh sot meteran lor a la Séruetu e trataren 
lor malament per 40 ^ ancz . £ yo iuiarey la gent a la qual ilh auren seruì 
dis lo segnor . £ enapres aquestas cosas yssiren e me seruiren en aquest 
laoc . £ done a luy Io testament de circuncisìon . £ enaysi engenre Isaac 
e c{>ci/ncisic Iny a 1 oyien iorn : o Isaac engenre Jacob e Jacob engenre 
li doeze patriarcha , e li patriarcha en[194 r]aidiant Joseph uenderon luy e 
fo mena en egipt . E dio era con luy : e deyliore luy de totas las tr»- 
bulacions de ìuy . E done a luy gracia e sapienza al regardament de Pha- 
raon rey d-egit . E ordene luy gouernador sobrc lo egipt e sobre tota la 
mayson de luy . Mas fam uenc en tota la terra de egipt e de Ghanaam e 
:;rant trtbalacion : e li nostre payre non trobant maniars . Mas cum Jacob 
agues anni froment esser uendu cn egipt : trames prt/mierament li no^^e 
payre . E a la segonda uecz Joseph fo conegu de li sco frayre . E lo li- 
^'oage de luy fo manifesta a Pharaon . Mas Joseph tramctent appello Jacob 
lo sco payre , e tota la soa conoysencza en . 75 . armas . £ Jacob desende 
e» egipt : e y muric luy e li nostre payre . B foron traporta en Sychcm e 
foro» paysa • al sepulcre lo qual Abraham cumpre de precz d arg[e]nt de 
li fìlh de Emor filh de Sychem . Mas cum lo temp de la promession se 
apropie la qual dio anta iura a Abraham : lo poble creyse e multiplique 
e» Egipt entro que autre rey se [194 v] Icue en egipt lo qnal non conois- 
sia Joseph . E aquest cnganant lo nostre lignage afilagelic li nostre payre 
que ilh depausessan li lor enfant e qu-tlh non uisquessan . En aqtiel me- 
seyme temp nasque Moyses , e fo agradiuol a dio : lo qual fo nuri per trey 
mes en la mayson del sco payre . Mas aquest cssent ista pausa fora , la 
filha de Pharaon pres luy e unric luy a si en fìlh . £ Moyses fo ensegna 
en tota la sapteneia de li cgipcian : E era poderos en parollas e en obras . 
Ma« cnm lo temp de quaranta anc fossa compii : monte a ìuy al cor que 
el uesites li sco frayre filh de Israel . E cum el agues uist vn sufrent eniu- 
ria : uenge luy . E ferie . Lo egipcian : e fé ueniancza a luy lo qual su- 
fria 1 eniuria . E pensaua que li seo frayre entendessan que dio per la soa 
man donerà a lor salu . Mas ilh non entenderon . Mas lo iorn enseguent 
apparec a lor tenczonant e reeonciliaua lor en paz diczent . homes uos 
se frayres , perque noye uos 1 un a 1 autre . Mas aquel que faczia eniuria 
al Beo proyme refude luy diczent . Qual ordene tu princi [195 r] e iuge 
sobre nos . Bonca me uoles tu aucire enay/na tu aucigies yer 1 egiptian . 



* Invece di 40, stava prima quatre cens^ parole che paion cancellate 
dalla stessa mano che ha vergato il ms. 

* A prima vista si legge così; tuttavia non si potrebbe escludere assola* 
tamente che éeìVy si sia volato fare un u. 



142 Salvioni, 

Mas Moyses fagic per aqtiesta parolla . £ fo fait strangicr en la t^rra ùc 
Medìan al qua! luoc enge[n]re doy filh . E compii quaranta anQ : L angel 
apparec a luy al desert d^l mont de slna en flama de fuoc en 1 agolencier . 
ÌILaa Moyses uesent la uesion se mercuilhe . E luy apropiant que el regar- 
des : la uoucz del segnor fo fayta a luy diczent . Yo soy Io dio de li tea 
payrc dio de Abraham e dio de isaac e dio de Jacob . Mas Moyses fo fait 
temeros e non ausaua regardar . Mas lo segnor dis a iuy . Deslia las caucza- 
mentas de li teo pe . Car lo luoc al qt^al tu sies es terra santa . Yo ue- 
sent uic 1-afletion del meo poble lo quàì es en egipt , e anaic 1 engema- 
ment de lor e soy desendu per li deslìorar . E ara uen e yo trametrey tu 
en egipt . Aqeiest Moyses lo quaì ilh an nega dizent . Qual ordene tu prènci 
e iuge sobre de nos . Dio trames aqf^est princi e reymador cun la man de 
1 angel lo quaì aparec a luy en 1 agolencier . Aqt^est foramene lor : faczenl 
mereni[195 v](ui)lhas e granz ensegnas en la terra de egit e al mar ros , 
e al desert per . 40 . ancz . Aquest es Moyses lo qfial dis a li fìlh d isroel . 
Dio rexucitare a uos propheta de li uo^^e frayre , e aunire luy enayma 
mi . Aquest es lo qt^al fo en la gleysa al desert cun 1 angel lo qtMil par- 
laua a luy al mont de sinay , e cun li nostre frayre : lo quaì a receopu 
la parollas de uita per las nos donar : al qt^al li nostre payre non uolgrot» 
obedir . Mas refuderon luy : e li an contraria en li lor cor en Egipt diczent 
a Aaron . Fay a nos dios li qual annon derant nos . Car aqt/est Moyses lo 
quaì foramene nos de la terra de Egipt nos non saben quaì cosa sia fai! 
de luy . E feron uedel en aqt^ilh dia : e ufrigron ostias a 1 idola , e se 
alegrauan en las obrr.s de las lors mans . Mas dio li cunuertic e liore lor 
seruir a la caualaria del cel : enayma es script al libre de li prophe/a . 
mayson de Israel . Bonca non ufries tu a mi ostias e sacrificis per . 40 . 
ancz al desert . E receopes lo tabernacle de Moloch , e 1 estela del nostre 
dio Ranfa : feguras las quaìs uos [196 r] aue fait per las adorar : E yo uos 
traportarey en babelonia . Lo tabernacle del testimoni a ista cun li nostre 
payre al desert : enayma dio a ordena parlant a Moyses que el faczes luy 
segoni la forma la quaì el aula uist . Lo qual li nostre payre receopron 
e dintremeneron cun Josue en la possession de li gentil li qf^al dio refadc 
de la facia de li noe^re payre entra * a li iom de Dauid , Lo quaì atrobe 
graeta derant dio . E demande qwe el trobes vn tabernacle al dio de Jacob • 
Ma^ salamon edifique a luy mayson . Mas 1 autisime non abita en cosas 
faitas de la man enayma el dis per lo propheta . Lo cel es a mi seti e la 
terra es scamel de li meo pee . Qual mayson me edificare uos : dis lo se- 
gnor . qual es lo luoc del meo repaus . Donea la mia man non fé totas 
aquestas cosas . de dura ceruis e de cor non cireoncis , e d aurelhas : 
Yos eontrastes totauia al sant sperit : enayma li nostre payre : enay^i nos . 
Qual de li propbe^a non persegueron li nostre payre . E ociseron lor aq«»lh 
li quaì derant anonciaua» 1 auenament d aquest [196 v] iust del quaì uos 



V -a pare sia stato ritoccato, per trame 



un -0. 



Il Nuovo Testamento valdese. 14$ 

ara ane lata treytors e homecidiers : lì qual aue roceopu la ley per l or- 
(ienamant de li angel : e non la gardes . Mas ilh anuent aqt«estas cosas 
eran 8car(;a en li lor cor : e stregnian las dencz enc^mtra luy . ìias eum 
stcae fesa plen del sant speri t , regardant al cel uic la gloria de dio e 
Jesus istant de las dreytas de dio . E dis . Uenos yo ney li cel vbret [-ert?] 
e lo filh de la nergena istant de las dreytas de dio . Mas ilh cridant en anta 
nono estopauan las lors anrelhas : e nengron embriuament d nn corage en- 
contra luy . £ giteron lay fora la cita e lapidanan luy . E li testimoni de- 
panseron las lors uestimentas iosta li pe d un ionencel lo qual era appella 
Saul . £ lapidanan steue appellant e diczent . segnor Jesus recep lo meo 
spffit . E cum el agncs mes li ienolh en terra el cride en grant uoncz 
diczent . segnor perdona a lor aquest peca . E cutn el agues dit ayczo 
el dormic 

Vili. Et Saul era cunsentent a la mort de luy . Ma« grant persecn- 
tion fo fayta en aquilh iorn en la gle[197 r]ysa la qua! era en Jeru^alem 
e tait foron spars per las regions de Judea e de Sanmaiia stier li apostol . 
Hm homcs temeros cureron steue : E feron grant plaint sobre luy . ÌILas 
Saul degnstaua la gleysa intrant per las maysons e tirant homes e fennas 
lioraua lor en garda . Bonca aquilh li qual eran spars : trapassanan pre- 
dicaut la paroUa de dio . Mae Phelip desendent en la cita de sanmaria 
predicauan a lor Ghrist . Mae las eompagnias entendian en aquellas cosas 
las qttais eran ditas de phelip : anuent e nesent las ensegnas las qual el 
faezia . Cor moti d aqutlh li qual auian li socz sperit cridant en grant 
noaz issian . Mae moti paralisinos e czops eran sana . Bonca grant goy 
fo faìt en aquella citta . Mae vn home per nom Simont la qual era ista 
derant encantador en la cita enganant la gent de Samaria diczent si esser 
alcun grant al qual luit escotauan del menor entro al maior diczent aquest 
es la uertu do dio la qual es appella grant . Mae ilh atendian a luy : em- 
perczo que el li agues gita de pensa [197 v] per moti tcmp per li seo art 
d-eneantamencz . Mae cum ilh aguesan cresu a Phelip predicant del regno 
de dio : hommes e fennas eran bateia al nom de yeeue ^rte/ . Adonca el 
meeei^me simont creso . E cum el fos bateia se aiostaua a Phelip . Acer 
nesent las ensegnas e las grant uertu^; que eran faytas : el era stabusi e 
se mereuilhaua . Mae cum li apostol li qual eran en ien^ealem aguessan 
anni que Samaria agues receopu la poroUa de dio : trameseron a lor peyre 
e Johan . Li qual cum ilh fossan uongu aureron per lor , afin qu-tlh re- 
ceopessan lo sant sperit . Gar el non era encara uengu en alcun de lor . 
Hoe eran solament bateia al nom del segnor Jesus . Adonca pausauan las 
mans sobre lor : e recebian lo sant sperit . Mae cum simont agues uist q?/e 
lo sant sperit fosa dona per 1 empausament de las mans de- lì appostol pre- 
sente a lor pecunia dizent . Donna a mi aquesta poesia : afin que sobre 
qual que qual yo pausarey las mias mans recepia lo sant sperit . Mae peyre 
dis a luy . La toa pecunia sia cun tu en perdicion . Car tu as pen[198 r]sa 
possessir lo don de dio per pecunia . Part ni sort non sia a tu en aquesta 
parolla . Car lo teo cor non es dreit derant dio . Donca fay peni^encia 



144 s Salvioui, 

(l aqeiesta toa fellonia : e prega dio si per auentura aqtiesta cogilacion del 
tea cor sia perdona a tu . Cor yo ney ta esser en fai d amarecza e en liam 
de enequ/ta . Ma» simont re«pondent dis . Uos prega per mi a dio qua 
alcuna d aquestas cosas las qt^als nos dises non ueguan sobre mi . Acer 
cum iih agron testioioneia e per la porolla del segnor retorùanan en ieru- 
ealem , e predicanan en motas regions de li Samaritan . Ma« 1 angel del 
segnor parie a Phelip dìzent . Lena e uay eontra lo raey ìorn a la nìa la 
qual desent de Jereiealem en Gazam . aquesta es deserta . E lenant ane . 
£ ueuos \n home etiopienc castra poderos de la reyna de Gandacia de li 
Etiopienc , lo qua! era sobre totas las riqueczas de ley : era uengu per 
aurar en ieruealem : sen retomana sesent sobre lo seo care : e legia Esaya 
prophe^a . E 1 cperit dis a phelip acoyta te e aiosta te a aquest care . Tias 
phelip corent auuic luy legent Esaya propheta . E [198 v] dis a luy . Pen- 
sas que tu entendas aquellas cosas que tu Icgises . Lo quài dis . £n qua\ 
maniera pois entendre : si alcun non las demostra a mi . E pregue Phelip 
qu-eì mostres : e qu-eì montes e sescs cun luy . ila» lo luos ^ de 1 escrip- 
tura la quàì el legia era aquest . £1 fo amena a ocision enayma fea : e 
non ubere la soa bocca enayma 1 agnel dcrant lo .tondent si sencza uooz . 
Lo indici de luy fo leua e» la soa humilita . Qua! recontare la generacioft 
de luy . Gar la ulta de luy Bare tonta de la terra . Mae lo castra reepon- 
dent dis a Phelip . Yo te prego del quaì lo prophe^a di ayczo de si o de 
alcun autre . Mae Phelip ubrent la soa bocca : e comme[n]czant d aquesta 
scriptura predique a luy Jesus . E dementre qtie ilh annauan per la uia illi 
■lengron a vna ayga : e lo castra dis . Uete ayga . Gal deueda mi esser 
bateia . E Phelip dis a luy . Si tu crecz de tot lo teo cor , lo es couenent . 
E el responde e dis a luy . Yo creo que . yesus x^*^^ • ^ ^^^ ^^ ^^^ * ^ 
comande que lo care fos pianta : e desenderon 1 un e 1 autre en 1 ayga 
Phelip e lo castra , e batege luy . Mae cum ilh fossan monta de 1 ayga : 
1 esperit del segnor [199 r] raubic Phelip : e io castra non uic luy pltt« • 
Mae el sen annaua alegrant per la soa uia . Mae Phelip fo atroba en Azoto : 
e trapassant prediqwe per totas las citas entro qw-el uengues en cesaria 

IX. Mas Saul espirant encara de menaczas e de occision encuntra li 
(icciple del segnor s apropie al prtnci de li preyre e demande epistolas de 
luy per portar en Damasco a las sinagogas : afin que si el atrobes eìcnns 
d aquesta uida ' , homes e fennas li amenes lia en ierwealem . E cum el faces 
uiage s-endeuenc que cum el s apropies de damasco . £ lucz resplandie 
subitament del cel encerque luy . E cagent -en terra auuic uoucz diczent 
a si . Saul Saul perque me persegues . Lo qual dis . segnor qui sies 
tu . Mae io segnor dis . Yo soy Jesus lo qual tu persegues . Dur es a ta 



' Il -e si legge assai chiaro, benché si sia voluto abradere. È evidente a 
ogni modo, che ra letto luoc. 

' Dinanzi air -a è veramente uno sgorbio, che permetterebbe di leggere 
uisa. Forse una lettera cancellata, e saremmo a uia. 



Il Nuoto Testamento valdese. 148 

trayre contra l agnlhon . £ trement e stabnsefit dis . segnor qual cosa 
uoles que yo facza . E lo «egnor dis a luy . Lena e intra en la cita e sare 
dit a tu qua! cosa conenta a tn far . ìicts li homes li quaì acampagnanan 
lay eran eon Iny tuit stabnsi . Acer annent la noncz [199 v] e non nesent 
alcun . ìAas sani lene de la terra e nbert li olh non uic alcuna cosa . E 
meneron Iny per las mans dintremeneron luy en damasco . E era aqut 
pfr tres ioms non uesent e non mange ni bec . Mas vn deciple per nom 
annanias era en damasca . Ma« lo segnor dis a luy en uesion . ananias . 
Ma« el dis segnor nete me . E lo segnor dis a luy . Lena e nay al^borc 
lo quù\ es appella dreit . E quer en la mayson de inda : vn per nom Sani 
Ae Tharsia . Cor nete el anra . E el uic per neslon home per nom Ana- 
nias intrant a luy e pausant a Iny las mans que el recepia la nesta . Mas 
ananias responAe a luy . segnor yo aunic per moti parlar d aqe^est home 
quanti mal el a fait a li teo sant en ìerusàìem . £ aquest ha poesia de lì 
prmei de 11 preyre de ligar tuit aqt^ìlh li quaì appellan lo teo nom . Mas 
lo segnor dis a luy nay . Gar aquest es a mi yaissel d-eylection aczo qu-el 
port« lo meo nom derant li rey e las gencz , e ha li fìlh de israel . Car 
yo demostrarey a luy qwantas cosas conenta luy sufrir per lo meo nom . 
[iOO r] £ Ananias anne e intre en la mayson . E empausant a luy las mans : 
dis . Saul frayre lo segnor Jesus lo qual aparec a tu en la nia per la 
quaì tu nenìas trames mi a tu : afin qne tu neyas e sias repieni del sant 
sparii . E oiaczament cagiron de li olh de luy enayma escalhas : e receop 
la uista . E leuant fo bateia . E cum el a^nes receopu lo maniar fo con- 
forta • Has Sani fo cnn li deciple li qual eran en damasca per alquanti 
iorn . E uiazament intre en las sinagogas e predique x^ist . Gar aquest es 
iilh de dio . Ma« tuit aqutlh li qual auuian luy s-estabusian e dician . 
Donea non es aquest aquel lo qual cumbatia en ieru^alem aquilh li qual 
appeliauan aquest nom . E Acer . el nenc czay enayQO que el amene lor 
liacz a li prf'nci de li preyre . Mas sani s-esforczaua maiorment e eonfondia 
li indio li qual abitauan en damasca : affermant . Gar aquest es ^r»^ . 
ìias cam moti iorn foron compii : li ìndio feron conselh qu-tlh anciseasan 
luy . Mas li agait de lor foron fait conegu a Saul . Mas ilh gardauan las 
portas per iorn e per noit que ilh ducisessan Iny . Mas li deciple prenent 
[200 v] luy , en la noit layseron luy per lo mur sot metent en sporta . Mas 
ctm el fossa nengu en Jeru«alem s-eysayua aiostar se a li deciple , E tuit 
temian luy non cresent que el fos deciple . Hae barnabas pres luy e amene 
luy a li apostol : e recointe a lor en qual maniera agues inst [l. uist] lo se- 
gDor en la uia e car el parie a Iny . E en qual maniera agues fait fidelment 
en damasca al nom de Jesus . E era cun lor intrant e salhent en ieru«alem 
faczent fidelment al nom del segnor . Acer el parlaua a las gencz : desputaua 
can 11 grec . Mas ilh querlan aucire luy . La qual cosa cum li frayre aguessan 
conegu ameneron luy de noit en cesarla e layseron luy en Tharsia . Acer 
la gleysa aula pacz per tota ìudea , e Galilea , e Samaria : e era edifica 
annant en la temor del segnor , e era replenia de la eonsolacion del sant 
sperit . Mas fo fait dementre que peyre trapasses per tuit el uenc a li sant 
ArehÌTÌo glottol. ital., XI (seconda serie, I). 1'^ 



146 Salvionì, 

li qual abitaaa» en Lydia . Mow el atrobe aquj yn home per nom Eneas : 
iaczent al leyt per . Vili . an^ , lo qual [201 r] era paralitic . E peyre dis 
a luy . Eneas lo segnor yesus x^^^ ^^^^ ^^ • Leua e stent tu meseyme . 
E el se lene uiaczament . E tuit aquilh li qual habitauan en Lydia e en 
Sarona uigro» lay : li qual foron conuerti al segnor . Ma» una decipla per 
nom Thabita la qual entrepetra es dita Dorca fo en iopia . Aqfiésia era 
piena de bonas obras e de almonas las quale ilh faczia . Mas fo fait en 
aqfiflli dia que ilh enfermes : e mures . La qual cum ilb 1 ag^on lauaa ilh 
pauseron ley al solier . Mas cut» Lidia fossa pres de iopia li deciple anuent 
que peyre fos en ley trameseron a lay duy home , pregant . Non te sìa 
greo uenir entro a nos . Ma« peyre leuant : e uenc cun lor . E cum el 
fosa uenga meneron Iny al solier . E totas las ueuas isteron encerque loy 
plorant : e demostrauan a luy las gonellas e las uestimentas las quals dorca 
faczia a lor . ÌAas apres que tuit foron mes fora . Peyre paose li seo gè- 
nolh en terra e aure e se uoute enuer lo cors : e dis Tb abita . leua . fSOl y] 
E ilh ubere li seo olh . E cum ilh agues uist peyre sesie . E el done a ley 
la man dreyce ley . E cum el agues apella li sant e las nenas demostre 
ley uiua . ìlas ayczo fo fait conegu per tota Jopia : e moti creseron al se- 
gnor . Mas fo fait que el demores moti iorn en Jopia enapres vn simont 
coyratier 

X. Mas un home era en Cesarla per nom comcli centurion de la cam- 
pagnia la qual es dita ytalia home religios e tement dio con tota la soa 
mayson faczent motas almonas al poble : e pregant dio contuniament . 
Aquest uic en uesion enayma en la nouena bora del iorn 1 angel del se- 
gnor intrant a luy e diczent a luy . Gomeli . ìias el regardant luy costreil 
per temor dis . segnor qual sies . Uas el dis a luy . Las toas oracions e 
las toas almonas monteron en recordancza al regardament de dio . E ara 
tramet homes en Jopia : e appella vn Simont lo qual es sobre noma peyre . 
Aquest alberia enapres vn simont coy[202 rjratier la mayson del qual es 
ìosta lo mar . Aquest dire a tu qual cosa couenta a tu far . E cum 1 angel 
lo qual parlaua a luy se fossa departi el appello duy de li seo domestis e 
caualier tement lo segnor d aquilh li qual li obedian . A li qual cm» el 
agnessa recu(n)inta totas cosas trames lor en iopia . Mas en 1 autre iorn 
lor faczent uiage e apropiant a la cita : Peyre monte en las sobeyraneczas 
que el ores encerque la seysena hora . E cum el fameges uolc maniar . 
Mas lor apparelhant sobremontament de pensa cagic sobre luy . E uic lo 
cel ubert o rn uaysel desmontant enayma grant linczol de catre cantons 
sotmes del cel en terra al qual eran totas las cadrepedias e las ratih'as àe 
la terra e las uolatilhas del cel . E uouz fo fayta a luy diczent . peyre 
lena auci e mania . Mas peyre dis . segnor non sia . Gar vnca non ma»- 
gey alcuna cosa socza e non munda . E la uouz dereco la sego^da uecz 
dis a luy . Tu non dires non mund aquellas cosas las quals dio purifiqtf^ • 
Mas ayczo fo fait per trey uecz. . [202 y] £ lo uaysel fo uiaczament receopa 
al cel . E cum peyre penses entre si qual fosa la nesion la qual el aoia 
nist . Ueuos li home li qual eran trames de Gomeli querent al mayson de 



Il Naovo Testamento valdese. 147 

Simont ìsterof» a la porta . £ cam ilh agron appella demandauan se Si- 
mont lo qua! es sobre noma peyre agues aqfit albero . Ma« peyre pensant 
e dobìtant encara de la nesion : 1 esperit dis a Iny . Uete tres homes que- 
reni ta . Bonea lena e d^sent : e uay can lor non dobitant alcuna cosa . Gar 
To tram 08 lor . E peyre desend^ a li home e dis . Ueuos yo aqtiel lo qua! 
nos demanda . Qaal es la cayson per la quaì uos aengaes . Li qual disé- 
ron a Ifiy . Cornell Gentnrion home iust e tement dio e aaent bon testi- 
moni de tota la gent de li indio : a receopn respos del sant angel appellar 
tu en la soa mayson e auoir parollas de tu . Bonca peyre dintremenant 
receop lor en 1 albe[r]c . Ma« lo segont dia se leue e anno con lor e al- 
qf#anti de li frayre de Jopia acompagneron lay . Mas en 1 antro dia intre 
en Cesarla . [20S r] Mas Cornell speytana lor e appello li seo cosin e fami- 
liar amie . E fo fait eum peyre fosa intra . Cornell con^racoroc a luy . £ 
cagent a li pe de luy adoro ìuy . Mas peyre leue luy diczent . Leuate . Car 
yo meseyme soy home enayma tu . E parlant intre con luy e atrobe moti 
li qfial se eran aiosta e dis a lor . Uos sabe coma ayczo es cosa abomininol 
a home indio esser aiosta o se apropiar a 1 estragna generacion . Mas dìo 
demostre a mi non dire alcun home socz o non mont . Emperczo yo appella 
de nos uinc sencza dubitancza . Bonea yo demando uos per la quaì cosa 
appelles mi . E Cornell dis . Encney es lo quart iorn entro en aqt«esta hora 
en la mia mayson faczent oracion a la nouena hora : e ueuos home iste 
derant mi en uestimenta bianca e dis . Cornell la toa oracion es exauczia 
e ias toas almonas son recordas al regardament de dio . Bonca tramet en 
Jopia e appella simont lo qt^l es sobre noma peyre . Aquest alberia en la 
mayson de simont coyratier [203 y] iouta lo mar . Bonca yo tranies a tu 
niaczament . e tu uenent as ben fait . Bonca nos tuit sen present al teo re- 
gardament per auuir totas Ias cosas quaì que{\) quaìa son comandas a fu 
del segueor . Mae Peyre nbrent la soa bocca dis . Yo prouey en uerita . 
Gar dio non es recebador de presonas . Mas aqwel lo qual tem dio e obra 
insticia es receopu de ìuy en tota gent . Dio a trames la soa parolla a li 
filh de Israel anunciant per jesus x^ie^ . Aqt«est es segnor de tuit . Uos 
sabe la parolla la qual fo fayta per tota Judea comen^ant de galilea enapres 
lo baptisme lo qual Johan predique coma dio a oint del sant sperit e de 
uertu Jesus de Nazaret lo qual trapasse ben faczent e sanant tuit li aprenni 
[1. apremi] del diauol . Cor dio era cun luy . E nos sen testimoni de totas 
Ias cosas Ias quals el a fait en la region de li indio e de Jeru^alem . Lo 
qual ilh an aucit sospendent al leng . Dio resuscito luy lo terg iorn e dono 
lay esser fait manifest non a tot lo poble . Mae a li testimoni derant or- 
dena [204 r] de dio a nos li qual mangen e beguen con ìuy enapres que 
el resoscite de li mort . E comande a nos predicar al poble e testìmoniiar . 
Cor el meseyme es aquel lo qu^l es ordena de dio iuge de li uio e de li 
mort . E tuit li prophe^a donan testimoni a aquest : que tuit aquilh li qual 
creyren en luy recebren remession de li lor peca per lo nom de luf^ . 
Peyre encara parlant aquestas -parollas : lo sant sperit cagic sobre tuit 
aquilh li qual auuian la parolla . E li fidel de la ctrcuncision li qual eran 



U8 Salvìonìf 

uengu cu» Peyre s-estabusìron . Car la grocia del sant sperit fos sparsa en 
las nacio»s . Gar ilh auuìan lor parlar per lengas e magnificauan dio . 
Adonca Peyre responàeni dis . Donca quaì pò deuedar ayga que aqtiìsti li 
qual recebon lo sant sperit enayma nos non sian bateia . E comande lor 
esser bateia al uom de yesus x^^^ • Adonca pregaaan lay q«-el permases 
e un lor per alqf^anti iom 

XI. Mas lì apostol e li frayre li qual eran en iudea anuiron que li gentil 
receopessan la parolla de dio .[204 v] £ cum peyre fos monta en ierutalem 
aquilh li qual eran de la circnncision depatauan tneontra lay dl^ent . Per 
que intries a li home hauent prepuci e mangies can lor . Ma« peyre co- 
menczant desponia a lor per orde digent . Yo ero orant en la cita de iopia : 
e uic nesion en sobremontament de pensa vn uaisel enayma lìnczol de . 4 . 
canion desendent esser sosmes del cel : e uenc entro a mi . Al qual re- 
gardant pensano : e yo nic las quadriipedlas e las bestias de la tarra e las 
ratilias e las uolatilhas del cel . Ma« yo auuic yna uouq diczent a mi . 
peyre lena e oci e mania . Ma» yo dis . scgnor non sia . Gar alcuna 
cosa sacza [1. socza] e non monda non intre vnca en la mia bocca . ìias 
la uoucz re^ponde la segonda necz del cel diczent . Non dires socz czo qu0 
dio a monda . ìias ayczo fo fait per tres uecz . E totas aquestas cosas foro» 
dereco receopnas al cel . E uenos tres homes isteron uiaczament en la 
mayson en la qual yo ero irames a mi de Gesaria . E 1 esperit dis a mi 
que yo annes cun lor non dabitant [208 r] alcuna cosa . Ma« aqu»sti seis 
frayres uengron cun mi : e intren en la mayson d aquel home . E el re- 
conte a nos en qual maniera el haguessa uist 1 angel istaut en la soa mayson , 
e diczent a si . Tramet en Yopia : e appella yn Simont lo qual es sobre 
nona peyre , lo qual parlare a tu parollas per las quals tu sares salua tu 
e tota la toa mayson . VLas quant yo ac comencza de parlar lo sunt sperit 
cagic sobre lor enayma en nos del comenczament . E yo me recordey de 
la parolla la qual lo segnor dis . Acer Johan batege en ayga • Ma« nos 
sore bateia en sant sperìt . Donea si dio donne a lor aquella meseyma gni- 
età enayma a nos li qual cresen al segnor ye«u9 y^rist . Yo qual ero lo 
qual pogues iiedar a dio . Ma« ilh iinnent aquestas cosas taysiron e glori- 
fiqueron dio digent . Donea dio donne pentYeneia a las gent a nita . E aquilb 
li qual eran spars de la tribulacion la qual era ìsta fayta sot Estone anne- 
ron entro a Phenicia e en Gypre e en Antioca non parlant a alcun la ^' 
rolla si non a li sol indio . Ma« alquanti de lor eran homes Giprienc [205 v] 
e Girìnienc . li qual cum ilh fossan intra en Antioca parlauan a li grec e 
anunciauan lo segnor Jesus . E la man del segnor era cun lor . ÌHaa moto 
numbre de cresent eran eonuerti al segnor . Ma» la parolla peraenc a las 
aurelhas de la gleysa la qual era en ieru«alem sobre aquestas cosas . £ 
trameseron bamaba entro en antioca . Lo qual cum el fossa tiengu e hagoes 
nista la graeia de dio se alegrauan : e li amonestauan tuit permanir al se- 
gnor en perpausament de cor , Gar el era bon home e plen de fé e del 
sant sperit . E mota compagnia fo aiasta [1. aio-] al segnor . Ma» el anno en 
Tharsia per cercar Saul . Lo qual cum el hagues atroba el amene luy ea 



Il Nuovo Testamento valdese. 149 

Antioca . E eonuerseron aqwi per tot 1 an e» la gleysa e enaogneron moti 
poble enay«i que li deciple fossa» prttmierament nona ;^ri»Wans en Antioca . 
Mo* en aquilh iorn prophetas sobre uengnon de ìeTusàìem en Antioca . E 
vn de lor per nom Agabus lenant demostrana per lo sant sperit grant fam 
a anenir e» tota la redondecza de las terras : La quaì io fayta sot Claudi . 
Mas li deciple perpauseron vn[206 rjchascun trametre al menestier a li 
hflMtant frayre e» Judea enayma vnchascu» auia trametia . la quaì cosa 
neis ilh feron trametent a li uelh per la man de barnaba e de saul. 

XII. Mas en aqwel meseyme terap herode lo rey trames poyssatiQas per 
afflagelir alqtianti de la gleysa . E ocis Jaco lo frayre de Johan a glay . 
ìias uescwt qwe la plagues a li iudio perpause de penre peyre . Mas era?* 
li iorn de li ayme . Lo quaì cnm el 1 agaes pres trames luy en career . 
E liore ìup gardar a qt/atre qwaternas de caualiers . Volent amenar Iny al 
poble enapres la pasca . Acer peyre era garda en la career . ìias orocions 
era» faytas e» la gleysa a dio per hiy sencza entrelaysawent . Ma« cuw 
herode fos a amenar luy en aqwella meseyma «oit Peyre era dorment ewlre 
doy caualier liga de doas cadenas , e las gardas gardaua» la career derant 
1 US . E ueuos 1 angel del segnor fo presewt , e lume resplandie en 1 abi- 
tacol de la career . E ferie lo lacz de peyre e suelhe luy diczent . Leua 
uiaczament . E las cadenas cagiron de las mans de ìuy . ìias 1 angel [206 v] 
dis a luy derant ceng te e chaucza las toas chauczas . E el fé enaysì . E 
dis a luy . Gercunda a tu la toa uestimenta e sec me . E ìssent segue ìuy 
e non sabia que fos uer czo que era fait per 1 angel . Mas pensaua si ueser 
uesion . Ma« trapassant la pn^miera e la segonda garda uengron a la porta 
ferienca la quaì amenaua en la cipta , La quaì fo huberta a lor d ella 
meseyma . E issent uengron en vn bore . E 1 angel se deportic de ìfnj 
uiaczament . E peyre retornant a si meseyme dis . Yo say ara uerament . 
dar Io segnor trames lo seo angel e desliore mi de las mans de herode , 
e de tota 1 espeytancza del poble de li iudio . E pensant uenc en la mayson 
de Maria mayre de Johan lo qual es sobre nonna Marc al qt^al luoc moti 
eran aiosta e orauan . Mas loy butant 1 us de la porta : rna filha per nom 
Rhode issic a ueser . E pois que ella couoc la uoacz de peyre non huberc 
la porta per goy . Ma* intre corrent anunciar qne peyre era ha la porta , 
E ilh diseron a ley tu forsenas . ìlas ella affermaua esser enay»i . ÌAas 
ilh diczian Czo es [207 r] lo seo angel . ÌAas peyre persaueraua butant . 
M(w cnm ilh aguessan hubert 1 us : ilh uigron ìuy e s-estabusiron . ìias 
el cignaua a lor cun la man qw-ilh taysessan : e reconte a lor en quaì 
maniera lo segnor foramene luy de la career , e dis . Anuncia aqwestas 
cosa ha Jaco e a li frayre . E issic anne en autre luoc . Ma« fait lo ioru 
torbacion non petita era entre li canalier quaì cosa fossa fait de peyre . 
Mo« cum herode hagues demanda luy e non 1 agues atroba : faita enqw*- 
sition de las gardas , el comande lor esser amena . E desende de iudea en 
Cesarla : e demore aqui . Ma« ci era yra a li Tyrienc e a li Sidonienc . 
Mas ilh uengron a luy d un corage . E amonesta blais lo qwal era sobre 
la cambra dei rey : ilh demandauan pacz emperczo que las regions de lor 



150 Sai V ioni, 

fossa?» niirlas de lay . Mas herode uesti de uestimeitta real sesie al seti in- 
diclal al ìorn ordena : e parie ha lor . Ma» lo poble cWdaua . Las noncz 
son de dio e non d homes . E 1 ang«l del segnor ferie luy uiaczamdnt . dar 
el non auia donna 1 onor a dio e degasta Ae uerm morie . [207 v] Mas la 
paroUa del segnor creysia e era multiplica . Mas bamaba e Saul compii lo 
menestier sen retomeron en JuTusaìem . E preseron con lor Johan lo qua! 
es sobre nonna Marc 

XIII. Mas prophetas e dotors eran en la gleysa la qua! era én antioca 
entro li qt^al era barnaba e simont lo qual es appella nier e Lucius de 
Giria e Manaen lo quaì era nuri cun herode tetrarclie e Saul . Mas aqvilli 
amenestrant al segnor e deiunant . Lo sant sparii dis a lor . Departe a mi 
Barnaba e Saul en 1 obra per la qt^al yo pres lor . Adonea aqut'lh deiunant 
e orant , e empausant a lor las mans layseron lor . E acer ilh meseyme 
trames del sant spérit anneron en Selieìa . E d aqt^» nauegueron cn cipre . 
E eum ilh fossan uengu en Salamina predieauan la paroUa de dio en las 
sinagogas de li indio . Mas ilh auian Johan al menestier . E cum ilh hagues- 
san cereunda tota 1 isola entro a panpha : ilh troberon vn home encantador 
fals prophata Judio al quaì era nom Bargio : lo qtial era cun lo proconsul 
Serge Paul home sani . Aquesi appello Barnaba e Paul : e desiraua auuir 
la porolla de dio . Ma« [208 r] Elimas encantador con/rastaua a lor . Gar 
lo nom de luy es entrepctra cnay^i qt^erent trastornar lo proconsul de la 
fé . Mas Saul lo qt^al es dit Paul repieni del sant sperit regardant en luy 
dis . plen de tot engan e de tota eneqtitta , fiih del diauol enemic de 
tota iusticìa : tu non cessas de trastornar las dreytas uias del segnor . E 
uete ara la man del segnor sobre tu : e tu sares cec non uesent lo solelh 
entro a temp . E tenebras e scurita eagiron uiaczament sobre luy . £ eer- 
cundant qt^eria lo quaì donnes a luy la man . Adonea lo pr^^eonsul cui» 
el hagues uist lo fait erese : mereuilhant se de la doctrina del segnor . £ 
cum Paul e aqutlh li quaì eran cun luy haguessan nauega de Panpha uen- 
gron en Pergen de Panpbilia . Mae Johan departent se de lor retome e» 
ì&rusaìem . Mae ilh trapassant Pergen uengron en Antioca de Persia . E 
intrant en la sinagoga en li iorn de li sabba : sesiron . Mae enapres la 
leyczo» de la ley e de li propheta : li prtnei de la synagoga trameseron 
a lor diczint . homes frayres si alcuna parolla d amonestan^a es en uos 
dice ho al pob/e . [208 v] Mae paul leuant e demostrant callament cun la 
man : e dis . homes ysraelitienc e aquilh li quaì teme dio : auue . Lo 
dio del poble de ysroel eylegic li nostre payre e exaute lo poble cum ilh 
fossan cotiuador en la terra de Egipt : e foramene lor de ley en aut b[r]acz . 
E sostene las costnmas de lor al desert per . 40 . ancz . E destruent set 
gent en la terra de Gauaam : el departic a lor la terra de lor per heretage . 
E apres ayczo enuiron quatre cent e . 50 . an^ apres , el lor donne ìuges 
entro a Samuel propheta . E daqu»enant demanderon rey : e el done a lor 
Saul fllh de Gis home del trtp de Beniamin per . 40 . anc . E mogu luy 
rexucite a lor Dauid lo rey . Al qual el donne testimoni diczent . Yo trobey 
Dauid filh de Jesse home segont lo meo cor : lo quaì fare totas las mias 



/ 



Il Nuovo Testamento valdese. IBI 

uolantas . Del semecz del qual dio amene . yeaus . salaador de Israel se- 
goni 1 empromession . Johan predicant derant la facia de 1 aaenament de 
luy lo balisme de pentVeneia en remession de peca a tot lo poble de ysroel . 
Mas tum Johan hagues eompli lo seo cors diczia . To non soy aq«iel lo qual 
uos pensa mi [209 r] esser . Mas acuos el uen enapres mi del qua! yo non 
soy degne desllar las cauczamentas de li pe de luy . homes frayres fìUi 
de la generacìon de Abraham e aqut'lh lo [L lì] q««al temon dio en aos la 
paro Ila d aquesta sala es tramessa a uos . Gar aqMtih qtie hadltan en Jer«- 
«alem , e li prtnci de lay mesconogron aquest e las uoucz de li propheta las 
qual son legias per tait li sabba iaiant luy e compliron . £ ilh non atrobant en 
luy alcuna cayson de mort : demanderon de pìlat qu-t'lh auciessan luy . E cum 
totas las cosas las quaìs eran scrjptas de luy foron eomplias : depausant luy 
del leng , pauseron luy al muniment . Mae dio resucite luy de li mort lo tercz 
iom . Lo qual fo uist per moti iom d aqut'lh li qual monteron ensemp cun 
luy de galilea en Jeruealem . Li qual son testimoni de luy al pobJe entro 
ara . £ nos anuncien a uos aquella promession la qual es fayta a li noe^e 
payre . Gar dio eomplÌG aquestas en li uoe^re filh resucitant Jesus . £nayma 
es script al segont psalme . Tu sies lo meo filh yo engenrey tu encoy , Ma» 
czo qu-el resucite luy de li mort ia non es a retornar plue en corrupcion . 
[209 v] Emperczo el dis . Gar yo donnarey a uos las santas e fidelas cosas 
de Dauid . £mperczo di en autre luoc . Tu non donares lo teo sant ueser 
corrupcion . Gar Dauid dormic en la soa generacion quant el hac amene- 
stra a la uolunta de dio , e fo aiosta a li nostre payre e uic corrupcion . 
Mae aquel lo qual dio resucite non uic corruptìon . Donca o homes frayres 
conegna cosa sia a uos . Gar remession de peca es enuncia a uos per 
aquest de tuit li peca de li qual uos non pogues esser iustifica en la ley 
de Moyscs . Mae tot aquel que ere en aquest sare iustifica . Denea uea 
que non sobre uegna en uos czo qu-es dit en li propheta . despre^iadors 
uea e uos mereuilha , e sia spars . Gar yo obro obra en li uoe^e iorn : 
la qual obra uos non creyre si alcun ho recontare a nos . Mae lor issient 
pregauan que al seguent sabba parlassan aquestas paroUas . £ cum las 
eompagn»as fossan laissas moli de li ludio e de li strang seruent dio , se- 
guJan Paul e Barnaba : li qual parJant amonestauan lor qu-ilh permasessan 
en la groeia de dio . Mae al seguent sabba ben pres tota la cipta s aioste 
a auuir la parolla de dio . [210 r] Mae li indio uesent las eompagnias foron 
rempli d-enuidia , e eon^radiczian a aquellas cosas las quais eran ditas de 
pani en li eniuriant . Adonca Paul e Barnaba diseron forment . La couen- 
taua a nos parlar prumierament la parolla de dio a uos . Mae car uos re- 
fudes ley e iuies uos non degne de 1 eternai ulta . Ueuos , nos , nos con' 
uerten a li gentil . Gar lo segnor comande a nos enayei . Yo pausey tu 
lume que tu sias en salu de li gentil entro a la fin de la terra . Mae li 
gentil auuent s alegrauan e glorifìcauan la parolla de dio : e quanti quanti 
creseron eran derant ordena a uita eterna . Mae la parolla de dio era mani- 
festa per tota la region • Mae li indio scomogron fennas religiosas e hone- 
fltafi , e li prumier ide la cipta . E ordeneron persecucion incontra Paul e 



159 Salvìonì, 

Barnaba , e gìteron lor de las lors fins . Mas ilh scroleron la pois de li lor 
pe encontra lor : e aengron en yconia . E 11 decip/e eran replenì de goy e 
del Bani sperit 

XIV. Mas fo fait en yconia que ensemp intressa» en la sinagoga de li 
indio e parlessan a lor enay^i que grant mantecza [210 vj de indio e de grec 
ereserò» . Mae li iudìo li qual foron non cresent susciterò» e scomogron 
a corrocz li cor de li gentil incontra li frayre . Donca ilh dcmorcro» per 
moti tenip parlant fidelment al segnor donant testimoni a la parolla de la 
soa graei'a : e dono que ensegnas e merenilhas fossan faytas per las maris 
de lor . Donca la mantecza de la cipta fo deuisa . e acer alcnns eran cwn 
M indio . Mae alcuns con li apostol . Mae cum embrtnament fo fayt de li 
gentil e de li indio cnn li pn'nci de lor qu-ilh tormentessan lor cnn uer- 
gogna e li lapìdessan . E lor entcndent fugire ^ en la cipta de yconia en 
listre : e en derbcn : e encerque tota la regio» , e eran aqui predìcani . 
E tota la mantecza fo scomogna en la doctrina de lor . Mae pani e barnaba 
demoreron en Listres . E nn home de Listres enferm de pecz seya czop 
del uentre de la soa mayre , lo qt^al vnqna non hania chamina . Aqi/est 
annic Pani parlant . Lo quaì regardant en \uy e uPrSent qti-e] hagnes fc 
qu-el fos fait san : dis en grant none . Lena dreit sobre li teo pe . E el 
salit sobre li seo pe [211 r] e chami/iana . Mae cnm las co7npagnias hagncs- 
san uist czo que pani ania fait : esleneron las lors none dìczent en lenga 
Liconienca . Dios fait sembiant a li home son desendn a nos . E appellana» 
barnaba Jupiter : e pani Mercnre . Gar el era gniador de la parolla . Acer 
li preuer de Jupiter lo qual era derant la cipta ameneron tors e coronas 
derant las portas , cum li pob/e nolian sacrificar . La quaì cosa pois que 
li apostol auuiron czo es pani e barnaba : ilh Xrtnquexon las lors ucsli- 
mentas e issiron de dincz las eompagnias , cridant e diczent . homes p^r 
que facze ayczo . Nos ,sen homes mortals scrablant a nos : anunciant a uos 
che nos vos eonuerta d aquestas cosas uanas a dio niuent , lo quaX a fait 
lo cel e la terra e lo mar e totas las cosas que son en lor : lo qual layse 
totas las gent intrar en las soas nias en las trapassas generacions . E non 
layse si meseyme sencza testimoni e» h%n faczent en donnant ploya del cel 
al temp portant fmc ymplent li lor cors de maniar e d alegrecza . £ tìk 
diczent aquestas cosas a pena [211 v] apacziana las eompagnias qu-ilh non 
SAcrifiqnessan a lor . Mae alquanti indio sobre nengron de Antioca e yconia 
e amonestas las compagnias , las quals lapidant pani trayseron Iny fora la 
cipta penssnt luy esser mort . Mae 11 deciple cercnndant luy , el se leue 
e intre en la cipta . E en 1 antre iorn anna cnn barnaba en derbia . E 
cuff} ilh hagnessan predica en aqt^ella cipta e hagnessan ensegna moti sen 
retorneron en listres e yconia e Antioca eonfortant li cor de li deciple . 
E amonestant qt^-»ih persaneressan en la fé . E que per motas tribnlacions 



^ L' '-e' è cosi discosta dalla lettera precedente, da poter parere che 
stia da sé. 



n Nuovo Testamento valdese. 153 

nos eonenta intrar al regne de dìo . E cam Uh haguessa» ordena a lor 
preyres per totas laa gleysas : £ cam ilh haguessan ora cu» deinois ìlli 
comanderon Jor al segnor al qtml ereserò» . £ trapassant persia ue»gro» 
eii panphìlia . E cum ilh agro» parla la parolla del segnor e» pergcn ilh de- 
sendero» en Ytalia . £ d aqui naueguero» e» antioca : dont era» lata liora 
a la i^racin de dìo e» 1 obra la qt^al ilh compliro» . Mae cum ilh fossa» 
aenga e haguessa» aiosta la gleysa : ilh reco»tero» a lor quant gra»t [212 r] 
eosas dio hagues faìt cu» lor , e qti-el hagues hubert a li gentil l us de la 
fé . Mas ilh demorero» Ione temp con li dcciple 

XY. Mas alcu»B dese»de»t de iudea ensegnaaa» li frayre . Gar si uos 
00» sare circu»cis scgo»t la ley de Moyses uos no» poyre esser fait salf . 
Ma« fayta gra»t te»czo» de Paul e barnaba e»eontra de lor : E ordenero» 
que Paul et Barnaba e alcuns de 11 autre mo»tessa» e» Jert/ealem a li apo- 
stol e a lì preyre per aqtiesta queslio» . Donca ilh amena de la gleysa 
trapassaua» per phenicia e Samaria reco»ta»t la conuersacio» de 11 gentil : 
e faczia»t goy a tuit li frayre . Mas cum ilh fossa» ue»gu en Jer«ealem ilii 
foro» receopa de la gleysa e de lì apostol e de li preyre , anunciant a lor 
qvantas grant cosas dio aguessa fait cu» lor . Mae alqt/anti de la secta de 
li pharisio li qttal aula» cren se leuero» diczent . Gar coucnta lor esser 
circii[n]cis e gardar maio[r]ment la ley de moyses . Donca li apostol e li 
preyre ensemp s aiostero» per considerar d aq«esta parolla . Mae cum grant 
questio» fossa fayta peyre leuant dis a lor . homes [212 v] frayres uos 
sabe que dio eylegic en uos de li ancia» iorn qtie li gentil auuiria» p^'r la 
mia bocca la parolla de 1 eua?7geli e creyria» . E dio lo qual conois li cor 
a dona testimoni donant a lor lo sant sperit enayma a nos , e non fey de- 
ferencia entre nos e lor pi/rificant li cor de lor per fé . Donca perqwe 
tenta ara dio per pausar io sobre lì col de li deciple . Lo quaì nos ni li 
nostre payre no» pogue» portar . E nos crese» esser sai uà per la gracm 
del nostre segnor jesus yjrist enayma lor . Mae tota la mautecza taysic . 
E aauia» Barnaba e Paul recu»tant qt/antas grancz ensegnas e mereuilhas 
dio haguessa fait a lì gentil per lor . E pois qu-ilh tayseron : Jaco reeponde 
dimeni . homes frayres auue mi . Simont reconte e» qt/al maniera dio 
oeslte prtimìerament per reccbre lì gentil poble al seo nom . E las paroUas 
de li prophe^a se concorda» a ay(jo enayma es script . Yo retornarey ena- 
pres baquestas cosas e redificarey lo tabernocle de Dauid lo qnal cagic , e 
redifiearey las ruynas de \uy e eylenarey \uy : aiìn que li [213 r] remane» t 
de li home reqwera» lo segnor . E tuit lì ge»til sobre li qual lo meo noni 
Bare appella . dia' lo segnor facze»t aqtieslas cosas . Gar 1 obra del segnor 
ea conegna a ìuy del segle . Per la quaì cosa yo ioio repausar aqt/ilh li 
qtuil son co»aerti de li gc»til al segnor . Mae scrire a lor qu-tih sestegna/t 
de las cimtaminacions de las ydolas e de fornicacio» , e de las cosas suffo- 
gas e del sang . Gar Moyses ha e» senglas ciptas de lì temp antic li qual 
predico» ìuy e» las synagogas al qual Inoc es legi per tuit lì sabba . Adonca 
plac a li apostol e a lì preyre cu» tota la gleysa de eylegir de lor homes 
« trametre lor e» Antioca cu» Paul e Barnaba . Juda lo qual es sobre 



iK4 Salvionl, 

nonna Barsaba e Silas , homes principals entre li frayre : scrtaent pistola 
per las mans de lor . Li apostol e li preyre e li frayre , sala a li frayre 
da li gentil li qua! son en Antioca e en Siria e en Gillcia . Car nos haaef» 
anni que alcuns parti de nos vos an contorba per paroUas trastornant las 
uosirsi armas . À li (\uaì nos non comanden . Bonca la plac a nos aìostar 
ensemp e eylegir homos e trametre li a uos [213 v] cun pani e bamaba li 
nostre carissimcs homes li quaì lioreron las lors armas per lo nom del no- 
atre segnor yesus x^*^* * ^onea nos trameten a nos Juda e Sila . Li quaì 
ilh meseyme nos recontaren per parolla aquallas meseymas cosas . Cor lo 
ha sembla bon al sant sperit e a nos non pausar a nos daqutenant alcuna 
cosa de fais si non aquellas cosas besogninols . Que uos vos stagna de las 
cosas sacrifficas a las ydolas e del sang e de las cosas snffogas e de la for- 
nicacion : de las qtials cosas si nos meseymes uos garda uos fare ben . A 
dio sia . Donca ilh trames descenderon en Antioca . E cufn la mauteeza 
fo. aiosta ilh doneron la pistola . La qual cum ilh haguessan legi s alegre- 
ron de la consolation . Mas Juda e Sila cum ilh meseyme fossa propheU 
«onsoleron 11 frayre per plusors parollas , e confermeron lor . E cum ilh 
haguessan ista lay alcun temp ilh foron reyre manda en pacz de li frayrs 
a ]or li qual trameseron lor . Mas la semble bon a Sila permanir aq»> • 
Mas Juda sen retome sol en Jernealem . Mas Paul e Barnaba [214 r] per- 
maseron en Antioca : ensegnant e predicant con moti autre la parolla àeì 
segnor . Mas enapres moti iorn Paul dis a Barnaba . Retornen e nesiten 
li frayre per totas las ciptas en las quals nos auen predica la parolla d«l 
segnor : en quaì maniera ilh se goueman . Mas Bamaba uolia penre con 
si Johan lo qnal es sobre nonna Marc . Mae pani pregaua luy di^ent no» 
deuer penre luy . Car el se fos departi de lor de Panphilia e non fos anna 
cun lor en 1 obra . Mae departiment fo fait entre lor enayei qti-tlh se 
departessan 1 un de 1 antro . E Bamaba pres Marc e nauegue en Cipro : e 
paul eylegic Sila , e fo recomanda de li frayre a la graeja de dio sen anne . 
£ el anaua per Syria e Gilicia , eonferma[n]t las gleysas comandant gardar 
li Qomandameni de li apostol e de li preyre 

XVL Mas el uenc en derben e en listro . E ueuos en listre era vn 
deciple per nom Timothee fìlh d una fenna de Judea fidella , e lo payre 
era gentil . A aqtiest donauan testimoni li frayre 11 qual eran en listre e 
en y conia . Paul uolia [214 y] qne aquest annes cun si : e prenent Itiy lo 
cfrcuncts per li indio li qnal eran en aquilh luoc . Car tuit sabian que lo 
payre de ìuy era gentil . Mae cum ilh trapassessan per las ciptas Uoraua» 
a lor a gardar li amonestament li qual eran ordena de li apostol e de li 
preyre li qual eran en Jeruealem . E acer las gleysas eran eonfermas p^** 
fé : e habondiauan per numbre de iorn en iorn . Mae ilh trapassant per 
phrigia e per la region de galacia foron deueda del sant sperit de parlar 
la parolla del segnor en Asia . Mae cum ilh foron nengu en Misia prenanan 
de annar en betinia : e 1 esperit de Jesus non laysse lor annar . Mae cum 
ilh haguessan trapassa Misia : ilh descenderon en Troya . E per noit uesio» 
fo demostra a paul . Un homme Maeedonienc era istant e pregaua lay 



Il NaoYO Testamento yaldese. Ì5S 

(iiczent . Trapassa e» Macedonia e haiuda nos . ìias quani el uìc la nesioti 
àe present nos queran de annar en Macedonia faìt c^rtan que dio hagues 
appella nos per predicar a lor . Bonca nos nauegant de Troya de dreit cors 
nefigaen en samotrachia e lo . 2 . ìorn a napoli e daqu»enant a phelippes 
[Ila r\ iti qtml es la prumiera par tia de Macedonia a la cipta de Colonia . 
ìlas nos eran istant cn aquella nieseyma cipta per alcnns iorns . ÌHas en 
li iom de li sabba nos ìssian fora la porta ìosta lo fium : al quaì luoc era 
Qist esser luoc d oracion : e sesent parlauan a las fennas las quals eran 
aiostas nqui . E vna fenna per noni Lida obrtera de polpre de la cipta de 
li Thiatirìenc seruent dio auuic : de la qual lo segnor huberc lo cor a 
entcndre aqu^Uas cosas que eran ditas de paul . Ma« cnm ella fossa bateia 
e la eoa mayson : ella pregne Iny diczent . Si vos ìuia mi esser fidella al 
segnor : intra en la mia mayson , e y ista . E constreins nos . ìlas io fait 
nos anant a la oracion , vna ionencella hanent sperit phiton ^ aenc derant 
de nos : la qt^al en deuinant donaua grant gang a lì seo segnor . Aqt«esta 
ensegaent Paul e crtdaua a nos diczent . Aqt^tsti homme son serf de dio 
aatisime : li quàì anufician a uos la nia de sala . Ma« ella faczia ayczo 
per moti iom . ìias pani dolent se noute : e dis a 1 esperlt . To comando 
ha tn al nom de Yesus xr/«^ issir de ley . E issic [215 y] en aquella me- 
seyma bora . ìias li segnor de ley uesent que 1 e'sperancza del lor gang 
era perda prenent Paul e Sila ameneron lor al marca : a li prtncts : e pre- 
scnlant lor a li mestre del marca diseron . Aquisti homme eontorban la 
liostn cipta , cìim ilh sian iadios : e annncian a nos costuma la quaì non 
cs licita a nos de recebre ni far , cum nos sian Roman . E lo poble corroc 
eontra lor . E li mestre trencas las lors uestimentas , comanderon qu-tlh 
fossan batu de uergas . E cum ilh haguessan empausa a lor motas plagas 
nieseron lor en career comandant a la garda qtie gardes lor deligentament . 
Lo quaì cum el hagues receopu tal coman^toment mes lor en la bassa prey- 
son : e streins li pe de lor en ceps . Mae en la mecza noit Paul e Sila 
auranan e lauuauan dio . E aqm'lh li quaì eran en la career anuian lor . 
Ma« snbitament grant terratremol fo fait . enay^i que li fo[n]dament de la 
career foron mogu . E de present tuit li us foron hubert : e li ligam de 
Init foron desliga . ìlas la garda de la career reuelhant e uesent las portas 
de la career hubertas : el trals lo seo glay se [216 r] uolia ocire stimant 
H liga esser fugi . Tdas pani cri'de cun grant uoucz diczent . Non far a tu 
alcuna cosa de mal . Gar tuit sen ayczi . E el cerca lume intre tremolant 
cagic derant a paul e a sila . E fora menant lor dis a lor . segnors 
qwl cosa couen a mi far : afin que yo sia salua . E ilh diseron . Gre al 
segnor . yesus : e sares salua tu e la toa familha E porleron a luy la pa- 
roUa del segnor cun tuit aquilh li qual eran en la mayson de luy . E pre- 
nent lor en aquella bora de la noit laue las plagas de lor E el meseyme 



^ "hiton si legge chiaro; ma sopra il -p sta un segno che io non intendo 
ed è forse accidentale. 



156 Salvionì, 

fo bateia e tota la mayson d^ ìuy . E cum el li hagues amena e» la soa 
mayson el mes a lor la taula : e se asete cu» tota la soa mayson cresent 
en dio . E cum lo ìorn fo faìt : li amaestra mand^ron li sariant diczefti . 
Laissa hanar aquilh home . Mas la garda de la career anancie aquestas 
parollas a paul . Li amestra manderon que uos sia laissa anar . Doncn 
ara issent ana en pacz . Mas paul dis a lor . Uh nos an mes en career e 
batn publicament sencza causa hesent hommes Romans : e ara degitafi 
nos resconduament . La non sare enayw . Mas ilh meseyfwe [216 v] aegna« 
e degiton nos . Mas li seruent anuncieron aqtiestas cosas a li amestra . E 
ilh temiron aauent qu-ilh fossan Roman . E uengron e pregaeron lor . E 
fora menant lor pregauan lor qu-iìh issessan àe la cipta . Mas ilh isscut 
de la career : e intreron a lidia . E cnm ilh nigron li frayre ilh consoleroo 
lor e se n aneron 

XYir. Mas Cam ilh fossan passa per amphipoli e apolonia uengron a 
Tesaloniea al quaì luoc era la sinagoga de li iudio . Mas paul segoni la 
soa usancza intre a lor . E per trey sabbas depntaua cun lor de las scnp- 
twras , E demostraua . Car couentaua qwe j^rts^ suffres e resucites de li 
mort : e que &quest era jesus ;^r»sj^ lo quaì yo anuncio a uos . E nhwns 
de lor creseron e foron aioint a paul e a si la : e grant mautecza de religiQS 
gentil e fennas noblas non petit numbre . Mas li iudio non cresent mogti 
d-enuidia preseron del comun poble alcuns homes mais e fayta compKgm 
scomogron la cipta e apr^pianl se a la mayson de Jason qwerian liorar lo al 
poble . E cum ilh non [217 r] haguessan troba lor ameneron Jason e alcuns 
frayres a li princi de la cipta eridant . Gar aqt/isti son li qual contorba» 
lo mont e uengron ayci li quaì Jason receop : e tuit aqnisti fan cantra lo 
decret de Cesar diczent esser vn autre rey . yesus . Mas ilh scomogro» lo 
pob/e e li princi de la cipta auuent aqt^estas cosas . E receopua satifacio/; 
de Jason e de li autre : layseron lor . Mas de present de noit li freyro 
layseron Paul e Siln en Beroa . Li qtial rum ilh y foron uengu intrero)' 
en la sinagoga de li iudio . Mas aqutsti eran li plzis noble li qtial fossan* 
en Thessalonica , li qwal receopron la parolla cun tota cubitieia chascoj' 
iorn encercant las scn'ptwras si aqwestas cosas eran enaysi . E Acer moli 
de lor creseron e de fennas gentils honestas e de li homes non petit now- 
bre . Mas li iudio li qnal eran en Thessalonica conogron qwe la parolla de 
dio era predica de paul en Baroa : ilh uengron aqni , e scomogron e con- 
torberon la mautecza . E de present li frayre laiseron Paul qii-el annes 
entro al mar . Mas Sila e Timotio resteron aqut . Mas aquilh li quaì ame- 
nauan Paul me[217 v]neron luy entro atenes . E cum ilh haguessa reccoim 
comanefament de ìuy a Sila e Timotio que uiaczam[en]t uengnessan a luy : 
ilh y uengron . Mas cum paul speytes lor a Athenes lo seo sperit era e«- 
flama en si meseyme uesent la cipta adona a la ydolatria . Mas el deputaua 
cun li indio en la sinagoga e religios e al marca per tuit li dia aqni'lh que 
y uenian . Mas alcuns Epicurial e storiai pìiilosophe desputauan cun ìuy . 
Mas alcuns diczian . Aqt^est semonador de poroUas qnal cosa noi dire . K 
li autre diczian el es nist esser anunciador de noa«us demonis . Gar el 



II Nuovo Testamento valdese. 157 

annnciaua a lor Jesas e la rcsoresio» . E ilh preseron luy e lo meneron 
en Ja chariera de Mars diczent . Non poen nos sabre ^ quaì es aquesta nona 
doetrtna la quaì es dieta de tu . Gar tu reportas alcunas cosas nouas en 
las nostrsia aurelhas . Donca nos uolen saber quaì cosas uolon esser aqt^d- 
stas . ìlaa tait li Athenienc e li strang [li guai] y abitauan non s-estu- 
diaua» a autra cosa si non a ' dire o auuir alcuna cosa de nouel . ìlas paul 
ista»l al mecz de la chariera de Mars dis . hommos Athenienc yo uey 
nos pres que en [218 r] totas cosas sobresticios . Car yo trapassant uic las 
Qo^/ras ydolas : e ay atroba vn autar al quaì era script Al dio mesconegu . 
Donca yo anuncio a nos czo que uos ygnorant adora . Dio lo quaì a fait 
Io mont e totas las cosas que son en luy . Aquest cum el sia segnor del cel 
e de la terra non basita en tempie fait de man e non es cotiua de mans 
humanas , auent besogna d alcuna cosa : cum el meseyme dona ulta e spi- 
racion e totas cosas a tuit : e a fait de vn tota la generacion de li home ha- 
Mtant sobre la facia de tota la terra : decernent li temp ordena e li terme de 
1 abitacion de lor a qtiere dio si per auentt^ra requeran o trobon luy , Ja 
sia czo qn-el non sia long d nnchascun de nos . Gar nos uiuen e moren e 
sen en luy meseyme enayma alcuns de li uostrù sani diseron . Gar nos sen 
generacion de ìuf/ . Donca cum nos sian generacion de dio : nos non deuen 
stimar la diuinita esser aygal a or o argent o entalhadura d art de peyra 
e de la cogitacion de li home . E Acer dio desprecziant li temp d aqnesta 
mesconoyssencza ara anuncia a li home qi^e en chascuna part faczan pe- 
mieneiBi . Gar el ordene iorn al quaì el deo [2i8 v] iuiar la redondecza en 
dretura per vn home al qual el a ordena donant la fé a tuit resucitant 
iuy de li mort . E qt^nt ilh auuiron la resurecion de li mort . Acer alcuns 
scarnian e alcuns diczian . Nos te auuiren dereco d ayczo . Enay«i paul 
issic del mey de lor . ììLas alcuns homes se aiosteron a luy e creseron en- 
tre li qual era deonis mestre de la chariera de Mars , e vna fenna per nom 
Damaris e autres cun lor 

XYIII. Enapres aquestas cosas el se partic de Athenes : e uenc en Go- 
rinthe . E atrobant vn indio per nom Aquila del Ugnale de Fonte , lo 
quaì era uengu nouellament de Italia , e Priscila la molher de luy . Gar 
Glande hauia comanda que tuit li indio se partessan de Roma , uenc a lor . 
E car el era d aquel meseyme art : demoraua cun lor e obraua . E 1 art 
de lor era de far las tentas de li tabernacle . E deputaua en la sinagoga 
per vnchascun sabba , perpausant lo nom del segnor yesua : e amonestant 
li iodio e li Grec . Ma^ quant Sila e Timotio foron uengu de Macedonia 
Paul istaua a la paroUa [219 r] testimoneiant a li indio que . yesus . era . 
X^i^t . Mas lor eon^radiczent e blestemant : secoent las soas uestimentas dis 



* Nel cod.: sab'. Ma qui s'ha forse un caso d'analogia grafica. Gome, 
cioè, b* può essere bre e ber, così b% che propriamente non significa se non 
^re^ potè correre per ber. Nessuno vorrà pensare all'accento class, di sapere 

^ Mal si distingue so a od o. 



158 Salvioui 



a lor . Lo vostre sane sìa sobre lo nostre cap . To soy mont d ayczo : yo 
annarey a las geni . E passant d aqui el intre en la mayson d un per nom 
Tììus inst tement dio , la mayson del qua! era conìointa a la sinagoga . ÌAai 
Grìsp princl de la sinagoga crese al segnor eun tota la soa mayson . E 
moti de li Gorintian annent eresiai» e eran bateia . ìias per noit lo segnor 
dis per uesion a pani . Non temer . Ma« parla e non taysir . Cor yo soy 
can ta , e aleun non sare aiosta a ta lo qua! noyaa ta . Gar moti poble 
es a mi en aquesta cipta . ìias el iste aqui vn an e mec '• ensegnant a lor 
la parolla de dio . ìias Galio eonsol de Aeaya : li indio se leueron en aygal 
corale cantra Paul , e ameneron Iny al tribunal diczent . Gar aquest amo- 
nesta a li home a eolre dio eontra la ley . Maa Fani eomenczant hnbrir la 
Boa bocca : Galio dis a li indio . hommes indios si fos alcuna cosa fel- 
lonessa o senminga ' o peissima yo (yo) sosteno nos dreytament . [219 t] 
Mas si son questions de la parolla e de li nom de la nostra, ley nea o uos 
meseyme yo non uolh esser ìuie d aquestas cosas . E oste e foramene lor 
del tribunal . E tnit prenent sostenes prìnci de la sinagoga : ferian Ivy 
derant lo tribunal e a Qalio non era alcuna cura d aquestas cosas . ìias 
pani cnm el haguessa atendn ayczo moti iom faczent salu a li frayre el 
nauegue en Syria e Prtscila e Aquila eun luy li qt/al s eran tondn lo cap 
en Genchris . Gar ilh haniaii uout . E uenc en phesia : e layse lor aqtii . 
ìias el meae^^me intre en la sinagoga e desputaua eun li indio . ìias lor 
pregaitt qu-el istes plus Ione temp eun lor e el non consentic . ìias faczent 
salu a lor e diczent . Gar me couen far lo dia festiual nenent en Jert^a- 
lem , e dereco yo retomarey a uos dio uolent . ìias el se departic de 
Ephesia e descendent en Gesaria e monte e salude la gleysa e descende : 
en Antioca . E cnm el hagues ista aqui vn petit de temp el se partic an- 
nant per orde per la region de Galacia e de Phrigia , cunfermant toit li 
deciple . ìias rn indio per nom Apollo del Ugnale Alexandrin , homme ben 
parlant [220 r] e poyssant en las scripturas : uenc en phesia . Aquest era 
ensegna en la uia del segnor e feruent d-esperit parlaua e amonestana 
amoriuolment , aquellas cosas que son de jesus sabent solament lo batisme 
de Johan . E aquest comence a parlar eunfidament en la sinagoga . Lo 
qual cum Friscila e Aquila haguessan anni : ilh preseron luy , e plus de- 
ligentament declayrauan a luy la uia del segnor . ìias cnm el uolgaes 
annar en Aeaya li frayre confortauan e seripuian a li deciple qu-ilh re- 
ceopessan luy . Lo qual quant el fo nengu : profeyte mot ha aquilh li quffl 
auian cresu . Gar el ueneia forment li indio demostrant manifestament per 
las scripturas che Jesus era Ghrist 

XIX. Mas fo fait cum Apollo fos en Gorinti . Maa pani trapassas las 
Bobeyranas portias uenc en Ephesia e trobe alcnns deciples e dis a lor . 
Si nos eresent reeeopes lo sant sperit . E ilh diseron a luy . ìias nos non 



^ Gosl leggo io, ma non escludo che si possa leggere ^scuminiga', o 
meglio ' seumeniga '. Cfìr. i prov. cumergatz, comindl^ e Ta. tr. aeomenier, ecc. 



il Nuoro Testamento raldese, 159 

aane» meseyme si lo es yn sant sp^rìt . ìias e] dìs . Bonea en qtial se no» 
bateia . Li quaì diseron del batisme ée Johan . ìias pani dìs . Johan ha.- 
teie ]o poble del [220 v] batisme de pent7encia diczent qu-iìh cresessa» a 
aquel que era a nenir enapres Iny . czo es en yesus Xri8i . Anuìas aque- 
stas cosas ilb foron bateia al nom dei segnor yesus . E cnm pani haguessa 
empansa a lor las mans lo sant sperit uonc sobre lor , e parlanan per di- 
Qtfrsas lengas e propheteianan . ìias eran tuit quasi doueze bomes . E in- 
tra ef» la sinagoga . porlana eonfidament per tres mes despntant e pregant 
del ragne de dio . E alcnns endnrczent e non uolent creyre e maldigent la 
uia del segnor derant la mautccza : el se n anne de lor , e departic li 
dtfciple , despntant vnchascnn iom en 1 escola d nn cert tirang . E ayczo 
fo fait per dny au : en tal maniera que tuit aqm'lb que ha&itanan en Asia 
aoniro» la porolla del segnor jesus tant indios coma gentils . E dio faczia 
nertncz non petitas e volgars per las ma[n]s de pani : en tant que encara 
era porta sobre li enferm li sudari a ostar la sndor del seo cors e sobre 
ecint e las enfermetas de lor se partian de lor e li sperit maligne fngian 
de lor . De la qtial cosa alcnns exorlisti de li iodio li qnal [eran] alentor 
[ììi r] sproueron de ennocar sobre lor li quaì anian li maligne sperit lo 
oom del nostre segnor yesus diczent . Nos te scnniuren per JeRus lo qual 
pani predica . E eran li set filh de alcun indio per nom Scena princi de li 
preyre li qnal faczian aquesta cosa . E 1 esperii maligne reeponde e dìs a 
lor . To conoyso yesus e say qui es pani . ìias nos quàìs se nos . Mae 
1 home al quaì era Io maling demoni se gite ados a lor , e ac dominacion 
sobre lor e fo plue fort que lor : en tal maniera qn-tlh sen fugiron nu e 
plaga d aquella mayson . E ayczo fo fait manifest a tuit li indio e gentil 
li quaì abìtanan en Ephesia : e tcmor cagic sobre tuit lor , e lo nom del 
segnar yesus fo magnifica . E moti d aquilh li qual creseron : uenian con- 
fefisant e anonciant li fait de lor . E moti d aquilh li qual anian sega co- 
sas cnriosas hadaczian li libre e li brnsanan derant tuit . E quant li precz 
de lor foron stima : ilb troberon 1 argent de . 50 . millia dcniers . Enayei 
la parolla de dio creissia forment : e se confermaua . E compii as aquestas 
eosas . Paul prepanse en sperit [221 v] quant el agra passa Macedonia e 
Achaya de annar en Jeruealem diczent . Pois que yo sarey isla lay : la 
me besogna dereco neser Roma . E cui» el hac trames en Macedonia duy 
de li seo deciple Timotio e Eraste : e el remas en Asia per alcun temp . 
E en aquel tewp se lene vna grant perturbacion de la uia del segnor . 
Car alcun per nom Demetrio argenlier lo qual fa^ia li tabernacle d argent 
de Diana : faczia auer grant gang a aquilh de 1 art . Li qual el aiosta e 
aquilh li qual eran semblant obriers e dis . homes uos sabe que lo no- 
</re gang es d aquest artificio : e nos uee e auue coma non solament en 
Ephesia . Mae pres que en tota Asia aquest Paul enduy e trastorna grant 
poble , diczent que ayczo non son dios li qual son fait per las mans . E non y 
a solament dongier en aquesta partia cum el nos desprezia . Mae encara lo 
tempie de Diana sarò reputa per ren , e enayei la soa magesla comenczare 
esser destrnyta , la qual tota Asia e lo mont a en reuenencia [l. reuer-] . 



160 Sulvioni, 

Àquestas cosas aauias Uh foron rempll de ira e crj[^22 rjdcron dicze[n]t . 
Grant es la Diana de li Ephesian . £ tota la cipta fo ymplia de confasion : 
e uengron embriaament d un corage al th eatre , e presero» gay e aristare 
Maccdonienc de la compagnia de pani . E cum pani noie intrar de dincz 
lo poble : li deciple non li conscntiron . E dcreco alcnns do li prtnci de 
Asia li qwol eran li seo amie , trameseron a luy : pregant qu-eì non se 
apresentes al theatre . £ li autre cridauan aatra cosa . Car la congrega- 
cion era confusa : e moti non sabian per g«ial cosa ilh eran aiosta . E gi- 
tcron alexandri fora de la compagnia : quani li indio empegnian luy . E 
Àlexandri demando calament cun la man : e uolia rendre raczon al pobje . 
Lo qual quant agron conegu qu-el era Judio vna uouz de tuit fo fayta 
quasi per doas horas d aquilh que crtdanan Grant es Diana de li Ephesian . 
E quani lo scribe ac appaczia las cof/tpagnias el dis . homes Ephesia[D]3 
qual es de li home lo qual non sapia que la cipta de li Ephesian es co- 
tiueyricz de la grant diana e lignage de Jupiter . Dotiea cum la non se 
poissa con^radire a aigo [222 v] la couenta que uos sia appaczia e non far 
alcuna cosa temerosament . Cor uos aue amena aquisti home li qual no» 
Bon ni sacrìleges ni blestemadors contra la uo«/ra Iddea . Ma« si Demetrio 
e Aquiih que son de 1 art li qual son cun loy , an alcuna cosa tnconira 
alcun : a-lla cort se fay raczon e y son li proconsol qt^-tlh acuson 1 u» 
1 autre .E si uos demanda qual que cosa d autre affar ayczo se poyre 
ncomplir en la congregacion legitimament aioslaa . Cor nos sen en perìlh 
que nos non sian repres de la sedicion dal iorn d encoy : non essent aleufM 
causa dont nos poissan rendre raczon d aquesta subitana aiostancza . E 
cam el agaes dit aquestas cosas el laisse la congregacion 

XX. Mas pois que la rumor fo cessa Paul appelle li deciple . E auent 
li embracza se mes en camin per annar en Macedonia . E cum el agaes 
chamina per aquellas portias , e auent li conforta per motas porolias •' el 
uenc en Grecia .Al qual luoc hauent ista tres mes : aga[223 r]it foron f&it 
a luy de li indio cum el degues nauegar en Siria : e ac conseLh de retor- 
nar per macedonia . E lo acumpagne entro en Asia Sopate Berroensc . E 
de Tessaloniciens Aristarc e Segond e Gay Derben e Timothio , e d« li 
Asians Tychique e Trophin . Aquisti essent anna derant ilh atenderon nos 
A troya . £ nos naueguen enapres li iorn de li ayme de Philippes e uefi- 
guen a lor a Troya en cinque iorn , al [qual] luoc uos isten . 7 . iorn . E 
vn iorn de sabba cum fossan aiosta li deciple per fragner lo pan Paul lo 
qwal se deuia partir en 1 endeman desputaua cun lor , e perlongue la pfl- 
rolla entro a la mecza noit . ìias motas lanpias eran en aquel cenacle al 
qual nos eran aiosta , E vn iouencel per nom Euticho sesent sobre vwm 
fenestra , luy essent trabalha de greo son entretant que pani despntava 
longament : sobre monta del sopn . Gagic bas del te[r]cz seller : e fo lena 
mort . Uas quani Paul fo . descendu el se stende sobre luy : e 1 embrace 
e dis . Non [228 v] uos uolha contorba . Car 1 arma de luy es en luy . ^ 
cum el fo monta e qu-el agues fraint lo pan e gesta el parie a suffisciencia 
entro al iorn . e enayei se partic . E ilh ameneron lo fantin viuent : e toTon 



H Nuovo Testamento valdese. 161 

grandament consolla . £ nos montant en ]a nau naDegaen-en Asson ^ , e 
aqti» deaian pente paal cu» noa . Car el auia enay^i ordena qu-eì nolia 
far lo ehamifi per terra . £ quant nos foron uenga en Asson : apres que 
nos 1 agron pres con nos , nos uengron en Hltilene . £ d aqtii nauegant 
lo iorn enseguent aengaen cantra Ghios . £ 1 autre ìorn arrìben en Samoa . 
£ lo loro ensegaent nengaen en Milet . Car paul aaia prepausa de nauegar 
outra £phe8ia : per non far demora en Asia . Car el se hacoytaua affin 
([i4€ si fos a luy possible el fes lo ìorn de pandccosta en Jerusaìem . £ 
mande de Mìlet en £phesia : e appello li preyre de la gloysa . LI quaX eum 
ilh foro» uenga a luy el dis a lor . Uos sabe del prumìcr ìorn al qnal yo 
soy intra en Asia , coma yo soy ista cun uos per tot lo temp : seruent al 
segnor [224 r] cun tota humillta de cor , e lachrimas : e afflections las 
qt/als me son nenguas per 11 agait de lì indio , coma yo non ay laissa a 
a far alcuna d aquellas cosas que uos son vtìls , que non nos anoncìes e 
aos ensegnes publicament e per las maysons tesliScant a 11 indio e a li 
Gentil la peniiencia. que es eMcerqtie dìo , e la fé la quaì es encerqtie lo 
msirQ segnor yesus . £ uete ara yo liga per 1 esperit , uauc en ìeru^alem : 
no» sabent qfial cosa me es aduenir . si non que lo sant sperit : me te- 
AìùcsL dÌQcnt que per totas las cìptas ligam , e tr«bfilacìons mi speran . ÌSas 
alcuna cosa non mou mi , ni la ulta es cara a mi meseyme afin que yo 
cunsume lo meo cors cun goy . Lo mencsticr lo quaì yo receop del segnor 
yesus a testificar l euangeli de la grada, de dio . £ uete ara yo say , que 
enapres aqz^estas cosas . Uos tuit non ueyre plus la mia facia , per li quaì 
yo trapassey predicant lo regno de dio . Per la qt^al cosa yo testifico a uos 
aqziest ìorn d-encoy què soy mond del sane de tuit . Car yo non bay fngi 
en modo que yo non uos anuncies tot lo cunselh de dìo . Bonca attende a 
nos meeeymes e a [224 v] tot lo grecz al qt^al lo sant sperit pauso uos 
oaesqi/es , a-rregìr la gleysa de dio . La quaì el aqu/ste cun lo seo sane . 
Car yo conoc ayczo que de pois lo meo departiment bau ha intrar en uos 
greo lops li qtial non perdonaren al grecz . E de nos meseymes naysaren 
homcs que parlaren cosas peruersas : afin qtie ilh conduan deciples ena- 
pres lor . Per la quaì cosa uelha recordadors qwe per Irey ancz la noit e 
lo iorn non hay cessa amonestar cun lacn'mas vnchascun . E ara frayres 
uos comando a dìo , e a la paroUa de la soa groeta . Lo qual es poyssant 
de bedìficar , e donar a uos heredita en tuit li santifica . Yo non hay de- 
lira argent , o or , o uestiment de alcun . ìias nos meseyme sabbe que en 
las mias necceaitas , e aqnisti li quaì son cun mi . aqt^estas mans han so- 
•stcngn . Yo uos hay demostra totas cosas . Car affatìgant se enay«i couenta 
recebre li enferm e recordar se de la parolla del segnor ìpsus . Car el me- 
seyme di . Lo es cosa plus benaurosa donar maiorment que recebre . £ 
Cam ci hagues dit aquestas cQsas . Pause li seo genolb ore cun tuit lor . 
[225 r] £ gittant se al col de paul baysauan luy dolent se . Maximament en 



* Mal si capisce se ' -on ' od ' -an '. 
• Ardii?io glottol. ital., ZI (second* sene, I). H 



162 Salvionì, 

la parolla la qual el haoia dit . dar plas non hauian ha D[e]ser la soa facia . 
E meneron \uy a la Dau 

XXI. Mas cum fossa fait , que nos Daiie$rant departì àe la facia àe lor , 
cnn dreit cors nengaen a Goum , e al segaent iorn a Rhodì , e d aqui a 
Patara . E se abbateron a vna nau , la qual trapassana en phenice monta 
sobre ley naucgnen . E conienczant appareiser Cipre laiseron ley a la se- 
nestra : naueguen en Syria , e uenguen en Tyri . Car la nau descariana 
aqui lo fais , e retorna li deciplo nos isteron aquì set iorn : li qual diczia» 
a pani per sperit que el non montes en ìerusaìem . E compii li iorn parli 
aneron condaent li tnit ensemp can las molhers , e li enfant entro a tant 
que nos salhiron de la cipta , e engenolha en terra oren . E cum nos nos 
fossan saluda ensemp 1 un 1 autre monteron sobre la nau , e ilh retor- 
neron cn la lors niaysons . ìias nos (pompila la nauegaclon de Tyri desceitden , 
en ptolomayda . E apres saluda li frayre isteron vn iorn e un lor . Mff« 
1 autre iorn nos li qual eran cnn pani [225 v] uengron en Ccsaria . E in- 
tra en la mayson de phelip euangelista lo qua\ era vn de li set isteron co» 
luy . ìlaa aqf/est hauìa . 4 . filhas uergcnas , las qtials propheteiauan . E 
cum nos permanessan plusors iorn : uenc vn cert ^rophcia. de Judea p^r 
nom Agabucz . ÌSaa cum aqtiest fos uengu a nos : Pres la ceniura de paul 
e ligant se li pe , e las mans dis . Lo sant sperit dìs aqnestas cosas . L ome 
de qui es aqt/esta centura . Li indio ligaren luy enay«i cn ieru^alem : e 
daren Ivy en las mans de li gentil . ìias cum nos aguessan auuias &q»c- 
stas cosas lo pregueron nos e li autre li qual eran d aqt/el luoc . Que el 
non montes en icrn«alem . Adonca re^ponde paul e dis . Que facze nos 
pìorant : e aflagclent lo meo cor . Mas yo non soy solament apparelha He 
esser lìga . Ma« encara esser mort en ìerusaìem Per lo nora del scgnor 
yesus . E no(n)s non poyent lo tra stornar : nos se acorden diczent la oo- 
lunta del segnor sia fayta . Mas enapres aqt//sti iorn : cum nos foron ap- 
parelha monteron en icrn^alem . E alcuns deciples uengron ensemp cur» 
nos de Cesaria menant cun lor [226 r] vn cert Jason . Ciprienc deciple anlic 
enapres lo qwal nos albergen . E cum nos uenguen en Jerusalem . Li frayre 
receopron nos uoluntierament . Mas 1 autre iorn paul intre cun nos a Jaco : 
e tuit li preyre se aiosteron . Li qnal hauent li saluda , recointaua parti- 
cularment que cosas aula fait dio entre las gent per lo menestier de luy . 
Mas aquìlh hauent anni glorifìcauan lo segnor , e diseron a luy . frayre 
tu ueyes , qnanti milier de Judios son aqnilh ii qnal creseron , o toit soa 
studios ensegadors de la ley . E auuiron de tu qne tu ensegnas departir 
se de Moyses . Tuit aqntlh Judio qtie son entre li gentil diczent que la non 
couenta ctrcuncir li filh ni uiore segont li statut . Donca qual cosa es . la 
couenta al postot que la moutecza se aioste . Gar ilh auuiron que tu sies 
uengu • Donea fay ayczo qne nos te dlczen . Nos hauen . 4 . homes li qual 
han uout sobre de lor . Pren aqnisti e te purifica cun lor , e despent so- 
bre lor afìn que ilh se tondan 11 lor cap , e tuit sapian que aqi/ellas cosas 
las quals ilh aauiron de tu non &on alcuna cosa . Mas que tu caminas [226 t] 
encara , costitnent la ley . Mas d aqni'lh qr;e creseron de li gentil , nos 



11 Nuovo Testamento valdese. 16S 

hauen script : decernent que non obs6ru[on] alcuna cosa d aq^esta ma- 
niera , si non qti-flh se garden d aqt/ellas cosas que son sacrtiicas a las 
ydolas : e del sane e del sofoga e de la fo[r]uicacion . Adonca Paul pres 
li home . E 1 aatre ìorn pnnfica cun lor , intre al tempie , annnciant lo 
compi iment de li iorn de la purlfìcacion entro a tant que se nffra per chascun 
de lor la afferta . i/Las essent la qua^i compii li set ìorn que li indio li 
qtMil eran de Asia , Anent lo nist at tempie , eontorberon tot lo poble : E 
mesero» las mans en ìuy crtdant . homes de Israel secorre . Aqtiest cs 
aqtiel home lo qua! cantra lo poble , e la ley , e aqticst luoc : enscgna 
per tot a tuit . E ontra d ayczo enduy li gentil al tempie e corromp aquest 
sant laoc . Gar Uh hauian nist . Trophin Ephesian en la clpta can ìuy lo 
qital pensanan que pani 1 agues entreduit al tempie . E tota la cipta fo 
scomogua : e fo fait vn con^racorrament de pob/c . E pres pani . lo tireron 
fora dtfl tempie . E las portas foron clansas subitament [227 r] e ilh cer- 
cant de ocire ìuy . La fo anuncia al tribnnier de la cohort , qtie tot Jeru- 
sàìem anana sot sobre . Lo qnal pres snbitament li canalier e li centnrion 
corroc a lor . ìlas cnm ilh haguessan nist lo tribnnier e li canalier ces- 
seron de batre pani . Adonca io tribnnier s apropie e pres ìuy . E comando 
que el fos liga cun doas cadcnas . E demandaua qui el fos : e quaì cosa 
hagues fait . ìias qui di^ia vna cosa qui en diczia vna antra en la com- 
pagnia . E non poent conoiser la nerita per la romor comande que el fos 
amena al Castel . E cnm el fos nengu a li gra : besogne qti-ei fossa porta 
de li canalier per la forcza del poble . Gar montecza del poble segnia Iny 
cridaf^t toUe ìuy . E cnm el comence esser d intre amena al Castel . Paul 
dis al tribnnier . Si es a mi licìt parlar a tn . Lo qnal dis a Ìuy tu co- 
noises Grec . Donca non sies tu aqt/el Egician lo quaì derant aquisti ioru 
scomoguies vna romor : e as conduit al desert . 4 . milia homes de sicar . 
ìias pani dis . Yo soy home certanamefit iodio de Tarsia cittadin de vna 
cipta de Giiicia non me[2i27 vjsconegua . ìias yo te prego laissa me parlar 
al poble . E cnm el li permeses pani istant sobre li gra , demostre cun 
la man al poble . E fait grant callament el p(ar)arle en lenga hebrayca 
diczent 

XXII. Homes frayres , e payres anue la mia raczon , la quaì yo 
aduo ara a nos . Mae cnm ilh anuiron qu-el parles en lenga hebrayca : li 
presteron maiorment callament . E el dis . Yo soy certanament Jndio na 
en Tarsia de cilicìa , e nnri en aqnesta cita a li pe de Gamaliel , amestra 
segoni la rigor de la ley , paternal , segador de dio enayma nos tuit se encoy . 
Lo qual perscgney aqt^esta nia entro a la roort : ligant e tirant en preyson 
homes e fennas » enayma lo prtnci de li preyre me es testimoni : e tot 
1 ordre de li nelh , de li qtrnl yo receopn lectras yo anano a li frayre en 
Damasc : aiìn que yo amenes lor liga d aqnì en Jerusaìem a fin qe^-tlh fos- 
sati pnni . Mae fo fait yo anant e apropiant me a Damasc cerca lo mecz iorn 
subitament grant lucz del col resplandio encerqfie mi . E yo cagent en terra 
aunic vna noncz digent a mi . Saul sani per que me persegnes. Mae yo 
[228 r] reep9ndcy , o segnor qwal sies . E el dis a mi yo soy aqwel yeewe 



164 Salvioni, 

de Nazaret lo qua\ in perse^ues . £ aqt/ilh li qual eran con mi en neriU 
uigro» lo lume e foron spauanta . Mas non aauiron la uouq d aqud lo qual 
parlana con mi , e yo dis . segnor qt^al cosa farey . Mas lo segnor dis 
a mi . Lcua te , e uay en Damasc . £ aqui Bara dit a tu de totas cosas 
qual cosa te couen far . £ cum yo non uegucs per la rcsplandor d aqtiel 
lame mena de li meo compagno» per la man ucnc en Damasc . £ vn cert 
Annanias home prwmier segoni la ley : aproua per lo testimoni de tuit aqwilh 
Judio li qnal haòitauan aqt/i . £ istant derant mi dis a mi . Saul frayre , 
Reccp la uisla . E yo regardey en ìuy en aqwella meseyma bora . E el dis 
Dio de li noslcG payre derant te apparelhe : aflii que tu conoissas la soa 
nolunta , e ne^uessas czo que es uist : e auuessas la uoucz de la bocca de 
ìuy . Car tn sares testimoni de luy a tuit li home d aquellas cosas que ta 
as uist , e auui . £ ara que atendes . Leua te , e baitela te , e laua li teo 
pecca : appella lo nom dei segnor . ìlas fo fait mi retornant en Jen^^olem . 
e aurant al tempie [228 v] yo fuy raubi en la pensa , e aie Ivy diczent a 
mi . Acoyta te e salh uiaczament de Jeri/salem . Car non recebon lo teo 
testimoni de mi . £ yo dis . segnor ilh mescyme sabon que yo li tirauo 
cn preyson : e balio en totas las sinagogas Aqwilh li qua\ creyan cn tu . 
£ Cam lo sane de-steue lo teo serf era spflr(a)s : yo ero encara present e 
eonscntio a la mort de hty . £ gardauo las uesUme^^tas de li ocient ìuy . 
£ el dis a mi . Uay car yo te mandarey de long a las geni . "Mas ilh auuian 
ìuy entro en aq^/esla parolla . £ leueron las lors uoucz . die^ent leua de 
la terra aqj/est tal . Car non cs licit qwe ci uiua . £ aqwisti crtdanl e git- 
tant li uestiment e ma;?dant la pois cn 1 ayre : Lo tribanicr comande que 
ci fos mena cn li caste! , e comande que el fossa exa7nina con batta turas : 
afìn qne el saupcs per qnal causa cridauan enay^i contra ìuy . £ hauent 
lo streit con lìgam . Paul dis al Centurion q7/e li sobre islaua . Bonca es 
a uos licit flagellar vn home Roman , e non condana . La qnal cosa auuia 
lo Centurion , se apropìc al tribanicr : e li referis diczent que has tu a 
far . Car aqi/est home es Roman . £ lo tr/bunier apropiant dis a ìuy . Di 
a mi sies tu home Roman . E el dis si . [229 r] E lo trtbunier re*ponde . 
Yo hay cumpres cun grani somma aqnesta cipta . E paul dis . E yo y soy 
na . Adonca subitament se partcron de ìuy aqn/lh li qual 1 auian a tor- 
mentar . Lo Irj'bunier encara tcmic . Pois que el respondc qu-eì fos Roma» , 
e qw-el 1 auia liga . Mas 1 autre iorn uolent saber la uerita . Per la quàl 
causa fo accussa de li iodio . Lo desligue del ligam , e comande que li 
princi de li preyrc fossan aiosla e tot lo conselh , e fora m[en]ant paul 
ord enero» Iny enlre lor 

XXIIL Mas Paul e « tendoni con li olh al conselh dis , Homes frayres . 
Yo hay conuerssa cun tota bona conaciencìa. derant dio entro al iornd-encoy. 
Mas Annanias lo princi de li preyre comande a li seo istant ferir la bocca 
de ìuy . Adonca paul dis a ìuy . pare emblanqneczia dìo ferre tu . E la 
ficsent iuias mi segoni la ley e contra la ley tu comandas mi esser feri . 
E li istant diseron . Tu maleyczisses lo sobeyran de li preyre . Mas p^al 
dis . frayres jo non sabio que el fos pr»nci de 11 preyre . Car script es . 



Il Nuovo Testamento valdese. 165 

Non maleyczir lo prtnci del teo pob/e . Ka« pani sabent que vna part era 
de li sadisaio , e 1 antra àe li pharlsio cride al eonseAh . homes frayres 
yo soy [229 y] pharisia * filh de pharìsio e soy inia de 1 esperancza e rosn- 
resiofi de li mort . E cnm el hagues dit ayczo . desension fo fayta entre li 
pharisio e li sadnsio : e la moutecza fo denissa . Car li Sadusio diczo» 
eertanament non esser resoresion ni angel ni sperit . Mae li pharisio con- 
fessan 1 un e 1 antre • Mae grant crt'dor fo faìt . E alcuns de li Pharisio 
se leaant , s-entrebatian diczent . Nos non atroben alcuna cosa de mal en 
aqi/est home . E si 1 esperit li a parla o 1 angei non repugnan a dio . E 
cnm grant decenssion fos fait . Io trilìunier tement que pauI non fos desmem- 
bra de lor . comande que li canalier descendessan e prenessan ìuy : del 
mecz de lor : e ameuar ìuy en 11 Castel . Mae la noit seguent lo segnor 
iste derant Ìuy diesent . pani sias de bon corage . Gar enayma tu has 
testimonila de mi en Jeruealem enayei te couenta encara testimoniiar a 
Roma . Mae fak Io iorn alcuns de li Judios se aiosteron , e feron uout 
dìeseiit qti-ilh non manieran , ni begueran entro qu-iìh aucissesan paul . 
Mae eran plue de . 40 . li qual hàuian fait aqt/esta eoniuracion . Li qtial 
aengron a li prìnci de li preyre , e a li uclh e discron . [2S0 r] Kos hauen 
fait uout cun sacrament de non hauer a tastar alcuna cosa : entro que 
nos ancian paul . Donca ara nos significa al trtbunier , e al consùìh : que 
deman lo uos amenon fora enayma si uos haguessa a conoyser alcuna 
cosa plus certakia de \vy . Mae nos prt/mierament que el se apropie sian 
aparelha per amaczar ìuy . E cum lo filh de la seror de paul hagues anni 
li agait : el uenc , e intre en li castel e ho anuncie a paul . Mae paul 
appellant vn de li centurion dis . Amena aquest iouencel al trtbunier . Gar 
el ha a dire a ìuy alcana cosa . E el prenent ìuy amene ìuy al tribunier , 
e dis . Fani llga hauent me appella me pregne que yo condues aqnest iouen- 
eel a tu . Gar el ha a parlar a ta alcana cosa . Mae lo tribunier prenent 
la man de ìuy anne cun ìuy en despart : e demande lay que cosa es aquella 
que tu me has a demostrar . Mae el dis . Li Jodio han deslibera de te 
mandar que tu eendnas paul al eonselh : enayma s-ilh haguesan a re- 
cercar alcuna cosa ph/e certana de Ìuy . Mae tu non creyres a lor . Gar 
pive de . 40 . homes haqntntan en ìuy li qua\ han fuit uout de non man- 
iar ni beore éntro a tant que Uh ocian paul : e ara son appare! ha [230 v] 
sperant de tu U promessa . Àdonca lo tribunier licencie lo iouencel : co- 
mandant que el non parles a presona qu-el li hagues fait a saber aquestas 
eosas . E appelle duy centurion e dis . Apparelha day cent canalier que 
annon en Gesaria . e . 70 . a canal , e day cent cun las lanczas en la 
tercza hora de la noit . E apparelha iument que pauson sobre paul : afin 
qzf-tlh lo cunduan salf a felice preuot . Scriuent li vna epte/ola en aquesta 
tenor . Glandi Lisia . a Felice potentissime preuot salu . Yo tolc aquest 
home pres de li Judio essent ia per esser mort de lor : yo sobre uenent 



* Nel richiamo, in fine della precedente pagina: 'pharisio*. 



166 Salvioni, 

can lo exercito , e conegu que el era Roman , e uolent saber la causa per 
la quaì lo acusaaan : lo meney al lor conseìh . Lo quaì trobey esser ac- 
cusa per deferencias de la lor ley . Non anent alcun pecca degne de mort 
o de ligams . E cum lo me fossan notifìcas las ensidìas que li apparelhaaaft 
li iudio . subitament lo mandey ha tu encara comandant a li accusador : 
que aqt^ellas cosas las quaÌB iih han contro ìuy las diczan encara a tn . 
Resta san . ìias li miiìiant segont lo comandament preseron paul : e lo 
condueron per la [231 r] noit en Antipatrida . ìias en 1 antre iom demes 
li caualcador de 1 anar cun ìuy retornerorr en li caste!. ^ Li qual cum ilh 
fossan uengu en Gesaria , e hauent dona la epistola, al preuost : apresen- 
teron derant ìuy encara paul . ììm cum lo preuost hagues legi : e demanda 
de quaì prouencza el fos , e conegu que el era de Gelicia dis . Yo auuirey 
tu quant li teo accusador saren uengu e comande qu-eì fos garda al palais 
de herode 

XXIV. Mas enapres . S . iom . Ananias princi de li preyre descende 
cun li uelh . e rn cert Tertuli oraior . Li quaì anauan al preuost cantra a 
paul . £ citta paul . Tertuli 1 acomence accusar diczent . noble Felis 
nos viuent en mota pacz per tu : e se obran motas cosas dreytament en 
aqt^est pob/e per la tua prudencia e sempre , e per tot , o aprouen cun tot 
faczament de graeias . Ma« ayczo que yo non te perlongue pìus longament . 
Yo te prego que tu auuas nos , breoment per la toa humanita . Cor nos 
hauen atroba aquest home mortai , escomouent tenczons a tuit li Judio , e 
a tota la redonde^a . £ autor de la secta de li Naczario . Lo quaì s-esforcza 
en[231 v]cRra de corrompre lo tempie , Lo quaì nos presen uolent lo iuiar 
segont la no^^ra ley . Mas sobre nenent . Lysìa lo trìbu^ùer con grant 
forcza lo leue de las nosiTAS mans comandant li seo accusador nenir a ta 
del quaì tu meseyme poyres demandar de totas aq^estas cosas , e conoyser 
de que cosas nos 1 accusen . Ma^ li Judio encara eonfermauan diosent aqtfe- 
stas cosas se han enay^i . Ma« paul responde . Lo preuost demostrant a 
ìuy que el diczes . Gun repausiuol corage . Yo die per mi meseyme la mia 
caupa : sabent qe^e la per moti an , tu sies ista iuie d aqt^esta gent . Lo 
qt^al pocz conoiser que la non son p\u8 . de . 12 . iorn , que yo montey 
per adorar en lernealem e non me troberon al tempie desputant cun alcun , 
ni faczent aiostament de compagnia en las siuagogas , o en la cipta , ni non 
pon prouar aquestas cosas de las quals ilh me hacusan . Mas yo te confesso 
ayczo que segont la uìa la quaì ilh appellan heregia enaysi yo seruo al 
payre lo meo dio . Gresent en totas las cosas que son scrtptas en la ley e 
cn li propheta hauent sperancza en dio que la haya ha esser la resuresion 
de li mort cnsemp [232 r] de li iust e de li non iust . La qwal encara lor 
meseyme speran . E en ayczo meseyme me studio de hauer la consciencia 
totauia sencza ofendament a dio e a li home . Mas enapres moti an yo 
nenc a far almonas en la mia gent e nfertas . En las quals me troberon 



* L"e' par riduzione di un 'a'. 



Il Nuovo Testamento valdese. 167 

parifica al tempie non can compagnia , o can romor . Ma« alcuns Judios 
de Asia lì qua! couentaua que fossan enapres tu . £ accusar s-ilh hagues- 
san alcuna cosa encontra de mi . Aqmsti meseyme diczan : se ilh tro- 
beron alcuna cosa de eneqtiita en mi , istant yo al eonselh si non d aqt^sta 
vna noucz per la qwal yo cridey istant entre lor . Yo soy iuia encoy de 
uos de la resureslon de li mort . Mae Felis aunìas aquestas cosas ^ perlongue 
lor . sabent certanament d aqt^esta uia diczent . Quant Lisia lo tribunier 
descendre yo ueyrey la uoe^ra causa . E comande al Gentnrion qwe gardes 
pani : e lo layses alargar , e non deuedes qtie alcuns de li seo familiar li 
amenistros , o lo annessan ha uesitar . Mae de pois alquanti iorn cum Felis 
fos uengu cun la soa molher Drusila la qtial era Judea • Appelle paul . 
£ auuic de luy la fé la qual es en yjrist . Mae aqe/el desputant [232 v] de 
la ìusticta , e de la atemperancza , e del ludici auenador . Felis spauanta 
reeponde . A present.uay uia : quant sare temp yo te appcllarey . Ensemp 
sperant encara deniers haguessan a esser dona a luy de paul : afìn que el 
lo dcsiiores . Per la qual cosa 1 appellaua souent o parlaua cun luy . Ma« 
campii duy an Felis hac succesor porcio fest . Mae Felis uoleiit far graeta 
a li Judio layse paul en preyson 

XXV. Adonca cum Fest fossa uengu en la prouencza : depois trey iorn , 
monte de Cesarla en Jcruealem e anunciero» a \uy li princi de li preyre . 
e il premier de li indio . de paul : e pre^canan luy cercant de hauer fauor 
con tra luy . Aczo q«e el lo fes uenir en Jerwealem . Pausant a luy li agait 
qu-flh auciessan luy per la uia . Mae Fest reeponde . Paul sia eonserua 
certanament en Cesarla e que e» breo era per annar Jay . Adonca aqntlb 
reepoiideron : aqf/ilh que son poissant entre uos descendan ensemp cun nos . 
E si alcun pecca es en aquest home accuson Itìy . Mae demore entre lor 
plue de decz iorn . E descende en Cesarla . E 1 autre iorn sesie al tri- 
bunal , e ci^mande que paul li fos [233 r] amena lo qual cum el fo uengu . 
Aquilh Judio li qual eran descendu de Jeruealem . lo cercunderon accusant 
paul de moti e grco peca . Li qual ilh non poyan prouar . Paul reeponde 
per si : que ni en la ley de li indio : ni al temp/e : ni en Cesarla non 
bauia peca alcuna cosa . Mae Fest uolent far cosa agradluol a li indio re- 
spoìideni a paul dls . Uoles tu montar en Jeruealem , e aqui esser iuia de 
mi d aquestas cosas . Mae pani dis . To isto al tribunal de Cesar al qual 
couenta que yo sia iuia . Yo non bay fait alcuna eniuria a li indio onayma 
tu encara melh conegnies . Car si yo bay noyu o bay fait alcuna cosa 
degna de mort : yo non refudo morir . Mae si la non es alcuna cosa d aquel- 
las de las quals aquisti me acusan : alcun non pò donar mi a lor yo ap- 
pello a Cesar . Adonca Fest bauent pavla cun lo eonselb reeponde . Tu 
appelli es a Cesar e a Cesar anuares . Mae cum alquanti iorn fossan passa ; 
Lo Rey Agrippa , e Bernice descenderon en Cesarla , a saludar Fest . E 
demoreron aquì plusors iorns . Fest referic la causa de paul al Rey éiczeni . 
Yn cert home es ista laissa liga de Folis del qtial cum el fossa uengu en 
Jeruealem me fo [238 y] anuncia de li prtnci de li preyre , e de li uelh 
de 11 indio : demandant scntencia cantra de luy . A li qual reepondey . 



168 Salrioni, 

La non es nsancza de li Roman condanar alcun home prfimìerament qtie 
tLqueì qu-es accasa haya 11 accusador preseni , e pr^na lo luoc per se 
deffendre del peca . Bonca hauent aqt/»sti coaengu sencza alcana di- 
mora al seguent iorn . yo sesent per tribunal comandey qtie 1 ome me 
fos amena . del qua! istant 11 accusador non aduyan alcun peca sohre 
d aqtiestas cosas las quaìs yo sospeytauo . Has hauian eontra de \vy al- 
cunas questiona de la soa sobresticion . e de vn cert Jesus mort . Lo qua\ 
paul aferma uiore e istant en dubi d aquesta question diczlan si el uolgues 
annar en Jen/^alem , e aqut esser iuia sobre aqtiestas cosas . ÌHat paul 
demandant de esser res^rua a la conoysencza de August , comandey qti-el 
fossa garda entro a tant qne yo lo mandes a Cesar . Ma« Agrippa dis a 
Fest yo uolh encara auuir aquest home . E el dis deman auuircs \vy . Ma^ 
1 autre iorn cum Agrippa , e Bernice * foro» uewgu con mot apparelhament 
e cum ilh foron intra en 1 audiencza : cun 11 trtbunier e li principal home 
de la citta . Fest co[234 r]raanda»t Paul fo amena . E Fest dis . Rey 
Agrippa : e uos tuit homes li qual se ensemp present cun nos • [Jeuos aquest 
home del qual tota la compagnia de li indio me parleron , en Jeru^alcm , e 
aqut cridant , non couen \uy uiore p\u8 . Mew yo non trobey que el haya 
Comes alcuna cosa de^na de mort . ìlLas aqu<?st hauent so appella a Augast 
deslibcrey de lo mandar . del qual yo non hay qual cosa certana yo scrina 
al segnor . Per la qual cosa yo 1 ny recomanda a nos , e maxiraament a 
tu Rey Agrippa aczo que examìna luy yo haya qual cosa scrtua . dar es 
nist a mi cosa non iusta mandar vn home liga e nton certificar la can^a 
de lu2^ 

XXVL Mas Agripp dis a paul a tu es permea porlar per tu mescyme . 
Adonca paul ste[n]dua la man comence a rendre raczon dis . Rey Agrippa 
de totas las cosas de las qnals yo soy accusa de li Judio yo stimo mi esser 
heneura cum yo sia a dire la mia causa encoy enapres tu : cum tu siaa 
grandament conoissador de las cosas que son enapres li Judio , e de las 
nsanczas de las quest[i]ons . Per la qual cosa yo te prego [234 v] que pa- 
cientament m-escoutes . E certanament la mia uita , que yo hay uiscu de 
la iouentu que del comenczament fo en la mia gent en Joru^alem conogro» 
tuit li Judio , que prumierament me hayan conegu del comenczament t si ilh 
uolon donar testimoni . Car segont la certissima secta de la nostrsi rcligio» 
uisquey pharisio . Mae ara me confido en 1 esperancza de la rcproraessio*» 
la qual fo fayta de dio a li no*/re payro» isto sot* mes al iudici , enla 
qual li noe/re . 12 . trip seruent a dio iorn e noit sperant de houer a 
peruenir . De la qual sperancza . Rey Agrippa yo soy accusa de li Judio . 
Per que se ludica non rresent enapres uos . Si dio resucita li mort . B 
yo certanament pe;isauo de hauer a far raotas cosas repugnant cantra al noni 



^ Così 'Brenice' leggo io e leggerebbe ognuno; non s'esclude però che 
s'abbia a volere 'Berenice', o 'Berenice'. 
. * Il ^-t' è non buona riduzione di un 'n*. 



Il Nuovo Testamento valdese. 169 

de Jesus Naczario , la qnal cosa eneara yo fey en Jerusàlem . E yo enclaus 
en preyson moti de li sant receopna la poysancza de li princi de li preyre . 
E eam ilh fossan ocis yo porley la senteneiK . E soncnt panent lor per las 
sinagogas , costregfitò lor a bleslemar lo nom de Jesus : e plus forssenant 
contra lor perseguio lor entro a las autras ciptas . Per la cura de [28S r] 
Jas quals cosas cum yo annes en Damasc , ciin la autorità , e comession 
de li prmci de li preyro . Al mes iorn : o Rey yo uic per uìa del cel : 
sobre la resplandor del solelh , resplandir me vn lume en lentora , o 
alentorn d aquilh que caminanan cun mi . E cum nos tuit fossan cagi en 
terra aaairon vna [uouez] , que me parlaaa , e digia en lenga hcbrayca . 
Saul sani perqr/e me pe/segnes . Dura cosa es a tu de repugnar incontra 
1 agulhofi . ìiaa yo dis . spgnor qf/al sics . Ma» ci dis a mi yo soy 
. Jesus . lo qt/al tu persegues . M/i» leoa te e ista sobre li teo pe . Gar per 
ayczo yo te apparec : afìn <\ue yo te ordcnes menistre e testimoni d aqi/ellas 
cosas que tu ueguics , e d aqtiellas de las qtials yo te appareysarey deslio- 
rant te de 11 poble , e de las gent , a li qt^al yo mando tu ara , aczo q«ie 
tu vubras li oih de lor : af'in qne ilh sian conuerti de las tenebras a la 
Iqcz , e de la poesta del sathanacz a dio . Àfin que ilh recepian la remes- 
Sion de li peca : e la sort entre aqvtlh qr/e son santifì(;^a per la fé , la qt/ai 
cs encerque de mi . Dont Rey Agrippa yo non fuy non hubiJient a la 
uession celestial . Ma« aqutlh que eran en Damasc prtimierament e en Je- 
rti«alem [235 v] e per totas las regìons de Judea , de pois eneara anunciauo 
a li gentil qu-ilh fessan peni/eneia e fossan eonnerti a dio : faezcnt obras 
degnas de peni/eneia . E per ayczo cum yo ero al tempie li Judio prouana» 
de me occire . Ma« yo aiuda de 1 aiutori de dio : isto entro al iorn d-encoy 
testificant al menor e al maior . Non fora diezent alcuna cosa si non aqt/ellas 
las quols Moyses e li propheta parleron ha esser a uenir : o yjHsl sarla a 
suffrìr : o sia premier annnciar lo lume de la resuresion de li mort al po- 
b/e : e a li gentil . Ha« cum el diczes aquestas cosas per si Fest dis cun 
grant uoucz . paul tu forsenas . Motas letras te eonuerlisson a la fors- 
senaria . E paul dis , noble Fest yo non forsseno . Ma« parlo pa- 
rollas de uerita e de atemperancza . E lo rey al qtial yo parlo sap ferma- 
ment d aqTiestas cosas . Car yo non penso qwe alcuna d aqr/cstas cosas li 
sian resconduas . Car aq«esta cosa non cs ista fayta en vn canton . Rey 
Agrtppa cres tu a li propheta . Yo say . Car tu creycs . Ma» Agrjppa dis 
a paul . Per poc cosa me amonestas qtie yo deuegna '/ristivjì . E paul dis . 
Yo nolrio de dio : non solament en poc . Ma» [236 r] en moti , non tu so- 
lament . Mae eneara tuit aqnilh que auuon mi encoy esser tal qua\ yo soy . 
Accepta aquisti llgam . E hauc/it parla aquestas cosas . T>o Rey se lene , 
e lo preuost , e Rernice e aqnf'ih li qnal seyan enapres lor . E cum ili» 
se fossan departi : parlauan entre lor dìczent . Aqt/est home non fay cosa 
degna de mort , o de ligam . Mae Agrtppa dis a Fest . Aquest home 
se poya laissar , si el non hagues appella a Cesar 

XXYII. Mas depois que fo deslibera qne nos naueguessan en Italia do- 
neron e paul e certi autre ligas al Centurion per nom Juli de la cohort 



170 Salviouiy 

àe Angust . "Mas nos lìiontant cn la nau adramitioa : per nauegar faczen 
uela pres a li Inoc de Asia : restant cu» nos Aristarc Macedoniene Thes- 
selonìenc . Mas lo segoni iorn apuliniu Sjdon . £ Juli haoent Irata hama- 
nament paul . Parnies que el anaes a 11 amie , e fos cura de lor . E d aqut 
hauent fait uela naueguen sot Gypre per esser li uent conlrarì . E naaega 
lo mar lo qua\ es a 1 encontra de Gelicia e de panphilia . Peruengnen a 
Myra , la quaì es de licia . E lo GcnturioQ trobe aqtii vna nau de Alisan- 
dria que nauegaua [236 v] en Italia , e efitrepause nos sobre ley . E ia sia 
czo que per moti iorn uaneguessan planatnent cun fatiga uengaessa» can- 
tra Gnida lo uent nos empache maueguen a Greta pres a Salmone . E 
cun fatiga trascorrcnt pres a ley . Peruenguen en vn cert luoc lo qwol se 
appella bonport , al quaì era ueczina la cipta de Lasea . ìias trapassa moti 
temp e cum ia la nauegacion fossa perilhossa e per bauer sufert fam outra 
lo temp . Paul li conforlaua diczent a lor . homes yo neo que cun cniu- 
ria : e mot dan , non solament del cbarc : e de la nau . Mae encara de 
las nostras armas ha a esser la nauegacion . ìlas lo Genturion crcya ma- 
iorment al gouernador e al noutonier qne aqnellas cosas qne eran dictas 
de paul . Mae cum lo port non fossa coueniuol ha huuernar : lo pine do- 
neron per co[n]selh partir se d aqt/i , si per alcuna maniera se poguessan 
trasportar en phenicia e vuernar aqw* . Aqnest es lo port de a Creta , e 
regardant Affrica , e Ghorus . Mae L austre sofFant [I. soffi-] , sperant de 
conscgrc lo lor pcrpaus se parleron de Ason trascorrcnt per a Greta . . 



[237 r] E ilh icyseron ley cagir . E cum lo iorn comcnczcs esser fait . 
Paul confortaua tuli de recebre lo maniar dìeis^nt . Encoy es lo . 14 . iorn 
qne sperant nos se deiun non pz-enent alcuna cosa . Per la qttol cosa yo 
uos conforto q!/e uos recepia lo maniar . Gar ayczo aperten a la uostct 
sala . Gar cauelh non cagire del cap de alcun de uos . E cum el aguessa 
dit aqf/eslas cosas . pres lo pan fey graci'as a dio en prescncia de tnit . E 
cum el hagues fraint comence a maniar . E hauent ia recrea las annas de 
tuit . Preseron encara lor lo maniar . Mae nos eran en la nau . 276 . ar- 
m&s . E sagia del maniar ilh alegian ia nau gitani lo froment al mar . 
Mae cum lo iorn fossa fait non conoissian la terra • Mae considerauan tu 
cert segnai que hauia limon . al qnal ilh pensauan s-ilh poguessan arestar 
la nau . Mae cum ilh hagucsan ostas las anchoras : so cometian al mar 
cnsemp alargant las ionturas del timon , e leua 1 artimon . Per lo sofila- 
meni . del uent anauan al limon . E cum nos fossan encors en vn laoc 
cntre duy mar empegneron la nau , e la proa ficca restaua non mouabla . 
Mae la popa [237 v] se desfaczia per la forcza de las ondas . ìias lo con- 
selh de li caualier era de occire li liga que alcun non fuges e» nadant . 



^ Gfr. p. 4-S. Il richiamo, in fine della pagina che precede al foglio che 
manca, ha: Mae de pois. 



Il Naovo Testamento valdese. 171 

Mr» Genturìon uolcnt conseruar paul : lì trastorne d^l perpaus . E comanda 
que aqujlh que poyan natar se gitlessan premier , e annessan en terra . 
£ 1 aatra partia sus las taalas , e alcans en alcuns pecz da la naa . E 
€nay«i fo fait , afin que tuit anessan salf en terra 

XXVin. E CUT» nos fossan scampa , adofica nos conogron que 1 isola 
fra appella . Melile . ÌSas li Barbori faczian a nos humanita non petita . 
Car efftbrassa vn baron àe Jegnas refaoian nos tuit . Ver la ploya la quaì 
nos sobre istaaa , e per lo freit . Mas cum paul hagues aiosta vna moutecza 
àe sermentas ^ e las hagues pausas al fuoc . Yna yìpra fugcnt de la caler 
asalhic la man de paul . ìias quant li Barbari vigron la bestia pendent de 
ia man de Ivy diczian entre lor . Al postot aquest home es homeciàìer . 
Lo qua[ cum sìa salua del mar : la uenìancza non lo laìssa uioro . E paul 
sccoe»t la uipra al fuoc non sufferc al[c]una cosa de mal . Mae ilh pcn- 
saaan que el [238 r] haguessa a enfiar , e cagir snbitament mort . Mae lor 
sp^rant longament e regardant que alcuna cosa de mal non nenia a \uy . 
Modant de opunion diczian que el era dio . Mae en aquel luoc era la pos- 
Kcsion del maìor de 1 isola per nom publi . Lo quaì recebent nos per trey 
iom demostre benignità . Mae se entreuenc que lo payre de publi iaczia tor- 
menta de la febre e dessenteria . Al quaì paul intre , e cum el hagues 
aura empanse las mans sobre ìuy e sane ìuy . Adonca fait ayczo . Li aulre 
il qual hauian enferm en 1 isola uenian e eran sana . Li qrial nos hono- 
rcron encara de moti honor . £ cnm nos hagucssan fait uella , ilh doneron 
a nos aqtiellas cosas que nos eran necceeearìas . E de pois trey mes naue- 
guen en la nau . Alissandrina la qtial hauìa vuerna en 1 ìsola . La qnal 
Itauìa per ensegna Gastor e Polluce . E cum nos fossan ucngu a Siracusa 
isten aquì per . S . iorn . Daqu/enant encerqe/e nauegant uenguen a Regi . 
£ depois yn iorn soflant 1 austri . L autre iorn uenguen a puteolì . E 
troba aqtti li frayre foron prega istar enapres lor . 7 . iorn . Enayei nos 
nenguen a Roma • E daqn/enant cum li frayre ho haguessan auui uen- 
trron [238 v] incontra nos entro Apifor , e las tres tauernas . Li q«al qual 
fi. qt/ant] pani lì uic faczent graeias a dio pres confidancza . E cutn nos 
fossan uengu a Roma . Lo Genturìon done li liga al princi d« 1 exercito . 
E fo permes a paul qn-el istcs sol cun li caualier gardawt luy . Ma^ de 
pois . 8 . iorn . Paul appello li prumier de lì indio . E cum ilh fossan uengu 
<iìs a lor . homes frayres yo non hauent fait alcuna cosa cuntra al poble 
lio orde de li maìor . Fny liga de Jerr^ealem e soy dona en las mans de li 
Homan . Li qua\ hauent me examina , me uoigron laissar per non esser en 
mi alcQua cosa degna de mort . Mae li indio contra diczent fuy costreit 
appellar ha Gesar . Non enayma hauent de que yo accuse la mia gent . 
l^er la qnal cosa , adonca nos appelley : afin que yo uos uegues , e parles . 
Car per 1 esperancza de Israel yo soy cercunda d aquesta cadena . E ilh 
distfron a luy . Nos non hauen receopu le^ras de tu de iudea . Ni uenent 



Potrebbe essere anche 'sar-' 



172 SalYJoni, 

alcan de li fràyre no» nos referic , o parie alcaua cosa mal de ta . ÌAas 
nos aolen anuir de ta : aquellas cosas que tu sentes . [289 r] Car d aqu;- 
sta setta nos es conegu que per tot li es contra dit . E cum Uh haguessan 
ordena a luy iorn moti ucngron a 1 alberc . A li quaì sponia , testificant 
lo regne de dio . E amonestant a lor de yesua , e de la ley de Moyses , e 
de li prophéta . del matin entro al nespre . E alcuns cresian aqti^sta cosas 
que se diczian . E alcuns non creyan . E cum non fos concordia entre lor, 
se partiron . Dont dis paul vna parolla Ben dis lo sant sparii per ysayti 
propheta a li rì08tre payre diczent . Yay a aquest poble e di a lor . Vos 
aunirc cun auuimcnt e non enlendre , e uosent ueyre e non ueyre . Cor li> 
cor d aqMcst poble es engraissa . E auuiron gmoment cun aur^lhas * . E 
clauscron li lor" olh qw-ilh non nean cun li olh e auuan cun las aurelhas , 
e non entendan de cor , e non sian cunuerti e yo non sane lor . Donca sia 
conoissu a nos que a las gent es ista manda t^quesì saluador de dio . E ilh 
auuiro . E cum el agucssa dit aqucstas cosas . Li ìndio issiron de luy . 
hauent mota descordia entre lor . Mo« paul [289 v] reste duy an cntieral 
seo conduyt , e recebia tuit aqiiilh li qua\ iutrauan a luy . Prcdicant lo rr- 
gne de dio . E ensegnant nqueììas cosas que son del segnor Jesus cun loia 
fìancza non lo prcybcnt alcun 

Ayci finis li Act de li apostol 

Deo gracias AMEN. 



LE EPISTOLE. 



Epistola di S. Paolo ai Romani. 

[240 r] Alci comcncza la epistola de sant paul A li Roman capitol . 1 • 
I. Paul serf de . yesus x^ist . apella apostol deparli e» 1 eua[n]gcll 
de dio lo quaì hauia derant promes per li seo prophe/a en las snntas scn'p- 
ttiras del seo fllh . Lo qfial fo fait a luy de la semencza de dauid segoli 
la carn lo quaì fo derant destina fìlh de dio en nertu segont 1 esperii de 
santificacion de la resurecion del nostre segnor . yesua x^ist . de li mort . 
Per lo quaì nos receopen graeta e apostola a ubidir a la fé en tolas la^ 
gent per lo nom de ìuy en las quals uos se apella de yesua 'xTiat . Grffcm 



* Veramente 'aulhas', con un segno sopra T 'i 
■ Il '-r' malamente ottenuto da un '-8\ 



Il r^uoYo Testamento valdese. 173 

sia a tuit li ama d^ dio apcUa sant li qual son a roma , e pacz a uos de 
dio lo nostra payre o del segnor yesua x^^^ • A.cer yo fauc gracìas prw- 
mierawcnt al meo dio per yesus x^w/ per tuit uos . Car la uo«/ra fé es 
anuficia per tot lo mont . Car dio es testimoni a mi al quai yo seruo al 
meo sperit en 1 euangeli del seo filh . Car yo fauc recordancza de uos en 
las loias or^zeions scncza entrelaissament . Pregant si per alcuna maniera 
a la perfin yo aya a la uia bon uiaie a la volunta de dio de uenir a uos . 
Car yo desiro ucser uos que yo departa a uos alcuna cosa de la graeia 
sperital a confermar uos , czo es enaemp esser consola [240 v] cun uos per 
aqi/fiUa uos tra fc e mia la qwal es entre uos . Car o frayres yo non uolh uos 
mesconoyser . Car yo perpausey soucnt uenir a uos e fuy ueda entro ara : 
que yo liaya alcun fnic en uos cnayma en las autras gent . Yo soy debitor 
enay/na es aparelba a mi predicar a li grec e a li strang , a li sani , e a 
il non Saul , e a uos li qt/al se a roma . Car yo non jne uergogno de 
1 euawijeU de x'*w^ • ^^^ es ucrtu de dio en salu a tot cresent , prwmie- 
rament al indio , e al grec . Car la iustic^'a de dio es reuela de It/y de fé 
en fc cnayma es script . Car lo iusl uiore de fé . Car 1 ira de dio es 
renella del cel sobre tota fellonia , e non iustie/a . Car czo qt^-es conegu 
de dio fo manifest a lor . Car dio manifeste a lor . Car las non uesiblas 
rosas de hty son regardas de Ja creatura del mont e entenduas per 
aq?/. ilas qae son faytas . Acer la eternai uertu de luy e la diuinta ^ enay^i 
([u-i\h sian fait non scusiuol . Car cum ilh baguessan conegu dio non lo 
i:\orlfiqueTon enayma dio , o feron gractas . ìlas enuanecziron en las lors 
cogitacions , e Io cor de lor no» sani es scurczi . [241 r] Car dicsent lor 
vBser saui son fait fol . E muderon la gloria de dio non corrowpìuol en 
semblancza de ymagcna d home corrowpiuol o de li oisel , e de li ser- 
pent , e de las cadre/pedias . Per la qual cosa dio liore lor en li desirier 
del cor de lor en non mowdicia qn-ilb tormenton li lor cors en lor me- 
<eyjncs en uergognas . Li qnal muderon la uerita de dio en meczonia , e 
colgron , e seruiron a la creatnra maiorment qne al creator lo qwal es 
iieneit en li segle Amen . Per la qwal cosa dio done lor en passion de 
j laiuesta . Car las fcnnas de lor muderon lo natur&l us en aqwel us lo 
i\f(aì es cantra naturm . Ma« semilhantam[en]t . li mascle laissa lo na- 
/'/ral US de la fenna arscron en li lor desirier li mascle cun li mascle 
obrant soczura entro lor e recebent en lor meseyme la merci de la lor er- 
for la qwal se couenc . Car enayma ilh non proueron hauer dio en conois- 
sencza dio liore lor en refuda sen qn-ilh faczan aqnellas cosas qne non se 
couenon repieni do tota eneqi/ita de malieta de fomigacion d auarieìa de 
maloesta . Plens d-enuidia , d ontecidis , de corrupcion [241 v] d-engan , 
de malignila , mnrmnradors detrayadors ayriuol a dio , ontos s;<perbi esleua 
placzent a lor atrobador de li mal , non ubidient a li lor payron , non 



* Potrebbe anche leggersi 'diuim'ta', ed è tutt* altro che improbabile un 
^diaenita'. 



i74 Salvioni, 

Bau! non ordina sencza atalentament sencza couenent , sencza miserkordk . 
Li quaì Cam ilh hagnessa» conegn la instic/a de dio non la entenderon . 
Car aqnilh que fan aylals cosas son d^gne de mort . No» solament aqmlh 
que fan lor . Ma« Acer aqtiilh li quaì consenton a li faczent 

IL Per la quaì cosa o tu tot home lo qual iuias ta sies non scnsiaol . 
Car ta eondampnas ta meseyme en czo que ta iaias 1 aatre . Car tu facz 
aquella meseyma. cosa la qual ta iaias . Car nos saben que lo indici de 
dio es segont aerila en aquilh li qtial fan aytas cosas . ì/ias o home lo quol 
iaias aqmlh que fan aytas cosas , e facz lor meseymas . Pensas qr^ tu 
fuias lo iadici de dio . ìAas despreczas las riqueczas de la bontà de ìuy e 
de la paciencta e de la longa perseaeraneza . Non sabent que la benigaita 
de dio te ^naida a la peniYenela . Mae ta segoni la toa durecza e lo cor 
non pentiaol ta te gagnas 1 ira al iorn [242 r] de 1 ira e de la renelacion . 
e del iast iadici de dio . Lo qnal rendile a ynchascun segont las soas obras . 
Acer a aquilh li qual perseaeran al ben far : cercan gloria e honor , e 
non mortalità . La aita eterna . Mae ira e endegnacion trtbalaeion o au- 
goissa a aqutlh li qt«al son de contenczon 11 qual non se repaasan a la 
aerila . Mae creon a la enequita en tota arma d home obrant mal , pri<- 
mierament al iudio e al gentil . Mae gloria , e honor , e pacz , a tot 
hobrant ben , prumierament al indio , e al grec . Car recebamc//t de pff- 
sonas non es enapres dio . Car qual que qual pecqueron sencza la ley f- 
riren sencza ley . Gar li anaidor de la ley non son iast enapres dio . Ma; 
li faczador de la ley saren ìastifica . Gar Ja sia czo que las gen^ que dod 
han ley faczan per natura aquellas cosas que apertenon a la ley , non 
haaent ley d aquesta maniera , ilh son ley a lor meseyme li quaì moslran 
las hobras de la ley scriptas en lì lor cor la eonscienela de lor refldent 
testimoni e las cogitacions acasant se entre lor e encara scasan al iorn 
quant lo seguor iuiare [242 v] la cosas rescondaas de li home segoni Jo 
meo eaangeli per yeeue ^r»e^ . Mae si ta sies sobre nona iadio , e te re- 
paasas en la ley , e te gleriias en dio , e conegnies la nolania de ìuii e 
ensegna per la ley , e pronas las pine prefeytiaols cosas . Pensas tu me- 
seyme esser gaiador de li cec lume d aqutlh que son en tenebras , er^se- 
gnador de li non sani , mestre de li fanlin hauent forma de sctencia , e de 
aerila ,per la ley . Denea ta per que ensegnas 1 aatre , e ta meseyme non 
ensegnas . Lo qual predi cas que non es de ranbar , e ta robas . Lo qvaì 
diczes que la non deo anoatrar , e ta aaoatras . Lo qual habominas las ydol- 
las , e facz sacrilegi . Lo qual te gloriias en la ley , e desonras dio p«r lo 
trapassament de la ley . Gar lo nom de ^io es bletema per nos entre las 
gent enayma es script . Acer la circancision profeyta si ta gardas la ley . 
Mae si ta sies trapassador de la ley : la toa circancision se mada en la 
non ctrcuncision . Donea si la non ctrcancision gardare la iastificacio» de 
la ley . Donea non sare recointa la non circancision de luy per circan- 
cision . Mae aquel que es per natura non circancis [24S r] si el gardare 
la ley . te iuiare , lo qual sies per lectra , e per circancision prenericador 
de la ley . Gar aquel non es iudio lo qual non es si non en manifest p«r 



II Nuovo Testamento valdese. 175 

defora . e la ctVcancision manifesta en la cara non es circancisìo» . ìlas 
nquéi que es indio e la ctrcuncision del cor per speri t , e no» per le^ra 
la lausor del qual non es de li home . Mas de dio 

III. Douca qual cosa es pl«« al indio o qual profeit de la circuncision . 
Ac^rta mot per ogni modo . E prtncipalment . Gar li parlar de dio foron 
conceda a lor . i/Las que cosa si alcuns non creseron . Donca la non cre- 
sencza d aquistl leuare nia la fé de dio . Non sia . ìlas dio es neray , e 
tot home es meczongier enayma es script . Aczo que tu sias iustifìca e» 
las toas parollas , e nenczas quant tu sares iuia . Ma« si la no^^ra non 
iustìeia comenda la insticia de dio q^ie diren . Bonca dio es non iust que 
endua ira : die yo segont home non sia . D autra maniera dio en qual 
maniera iuiare lo mont . Gar si la uerila de dio abondia en la mia falsità 
a la gloria de Ivy . que cosa , encara . [243 v] e yo soy iuia enayma peca- 
dor . E non enayma nos sen blestema enayma diczon alcun que nos diczen . 
Paczan li mal que li ben uegnan . la dapnacion de li qual es iusta . ì)onca 
qual cosa . Lanuen nos lor non al postot . Gar nos hauen derant demostra 
la cayson . e li iudio e li Grec tuit esser sot peca enayma es script . Gar 
non es alcun iust non es entendent non es qui quera dio . Gar tuit decli- 
neron e son ensemp fait non profeytiuol . non es lo qual facza ben non es 
entro a vn . Lo goleyron de lor es scpulcre ubert , ilh faczian enganiuol- 
ment en las lors lengas uerum d aspi sot las lanias de lor . La bocca de 
li qual es piena de maledìcion e d amarecza . Li pò de lor uiacier a scam- 
par lo sane . Atrisament , e non beneurancza en las uias de lor . E non 
conogron la uia de pacz , e la temer de dio non es derant li olh de lor . 
Ma» nos saben que qual que qual cosa que la ley parla ella las parla [a] 
aquilh que son sot la ley : aczo que tota bocca sia clausa e tot lo mont 
sia somes a dio . Gar tota cam non sare iustifìca derant dio de las obras 
de la ley . Gar per la ley es conoissencza del peca . [244 r] ìAas la iusticia 
de dio es ara manifesta sencza la ley testimoneia de la ley e de li prt^phe^a . 
Ma» la iusiìcia. de d(e)io per la fé de yetitis ^^rw^ en tuit , e sobre tuit 
aquilh que creon en ìuy . Gar non es deferencia . Gar tuit pequeron , e 
an besogna de la gloria de dio . Bonca iustifira de gra per la graeta de luy 
meseyme per la redencion la qual es en yesus '^^rist . Lo qual dio perpause 
perdonador per fé al sane de Iny meseymù . A demostrament de la soa 
itf9ticìa per la remession de li peca trapasa , li qual dio a sufert per de- 
mostrar la soa iu^ticìa en aquest temp : que el meseyme sia iust , e iu»ti- 
ficant ìuy lo qual es de la fé de yesus x*"^^ • Bonca la gloria ont es : Es 
ella fora gita per aquella ley de las obras . Non mas per la ley de la fé . 
Don^a nos pensen 1 home iu^tificar se sencza las obras de la ley . Dio es 
el solament dio de li ìndio . Donea non o es el encara de las gent . Ger- 
tanament encara de las gent . Gar certanament el es vn dio lo qual iusli- 
fìcare la circuncision de la fé . e la non circuncision per la fé . Donca 
destruyen nos la ley per la fé Non sia . Ma» cunfermen ley 

lY. [244 v] Donca qual cosa diren hauer troba abraham lo nostra payro 
segont la cam . Gar si abrahan» fo iustifìca de las obras de la ley el ha 



176 Salvioni, 

gloria . ìias non cnapres dio . Cor 1 escriptu/*a qual cosa di . Abraham crese 
a dio e fo recoinla a luy a ìusiicia. . Mas la marci non cs rocointa segoni 
grafia a luy lo qual obra . ìlas scgont debit . Ma« a aq^el que non obra . 
"Mas ere en luy lo qr/al Ì2/«ti^ca lo fellon , la soa fé li cs recointa a iosticia . 
Enayma encara dis da;/id . La b^neurancza de 1 home al qual dio recointa 
ìuaiìcisi se/zcza las obras. Aqtiiìh son bcneura las enequiias de li qual son 
p^rdonas , e li peca de li quaì so» cubert . 1 home cs bcneura al qual lo 
segDor non recointa peca . Donca aquesla beneui 8[D]cza nen ella solament 
en la circuncisio/» . o e}2cara en la non c/rcuncisiun . Car nos diczen . Car 
la fé fo recoinla ha abraham a ìusiicivi . Dorica en qual maniera li fo re- 
coinla essent en la circuncision o cn la non c/rcuncisio» . Non en la ctr- 
cuncision . 'blas en la non circuncision . £ pres lo segnai de la circu»- 
cision , segnai de la iusticia de la fé . la qual fo en la non circuncision . 
Aczo que ci sia payre de tuit li crcscnt per la non [245 r] circuncision . 
Non soìnmeni aq;/iih li q7/al son de la c/rcu[n]cision . ìlas cncara aqu/Ih 
li qwal segon li anuar^ent de la fé . La qual fo en la non circawcisiort 
del nostre payre Abraha/n . Car la non fo promcs a Abraham o al seo 
semencz que el fos heretier del mont per la Icy . ìlaa per la iusliew de 
fé . Car si aquilh q?/e son de la ley , son heretier solament . la fé cs en- 
uaneczia , e la promcssion es sfacza . Car la ley obra ira . Car aqu» hont 
non es Icy non cs trapassawent . Emperczo cs de fé que la promessa sia 
ferma sego/U grada, a tot semencz non solament a lu^ lo qual cs de la ley. 
Uas a \uy lo qual cs de la fé d abraham lo q?/al es payre de tuit dos 
cnayma cs scr/pt . Car yo pausey tu payre de mota gcnt derant dio al qwfll 
tu cresics lo quaì uiuilìcare li niort . E apella aqwellas cosas que son cnajm 
jiquellas las quah non son . Lo qual crcse fora spera[n]cza cn sperancza 
qu-cl fos payre de mota gcnt segoni czo que fo» dit a luy . Enay«i sere 
Io teo sciiicncz . E non fo cnfcrm en la fé . Ni considero lo sco cors ia 
mollifica cum ci fos quasi de cent ancz . ni la morlilìcacion de la un.- 
iura de sarra . Acer [243 v] el non dubito cn la promcssion de dio per nie- 
scrcsencza . '^\as fo fortifica per la fé donant gloria a dio , sabent plena- 
ment . Car dio es podcros far quaì que qual cosa el aure promcs . Per (ia) la 
qual cosa ci fo cncara recoiuta a iu«tic»a . E non es script soìameni per \uy 
que la li fos recointa . Mas cncara per nos a li qual sare recointa cresent 
vn luy lo qual resucite lo no«^re scguor yesu* lo qwal fo liora per li 
nostre pecca e resucite per la no«/ra iustificacion 

V. Donca ius tifica per fé hayan pacz enuer dio per lo no«^re segnor 
yesus x^ist per io qual nos hauen apropiament per fé en aquesta gracta e» 
la qual nos istcn , e nos gloriien en 1 esperancza de la gloria de li filb 
de dio . E non sola/nent en ayczo . ìlas cncara nos gloriien en las iriba- 
lacions . Sabent . Car tribulacion obra la paciencla , e la paciencia lo prò- 
uament , e la prouacion 1 esperancza . Mas 1 esperancza non confo«l . 
Car la carità de dio es sparsa en li nostre cor per lo sant sperit io qual 
es dona a nos . Car . ;^r«^ . essent nos encara enferm segoni lo temp es 
raort per li fellon . Car apena alcun mor per lo iust . Car per aacnlwra 



Il Naovo Testamento valdese. 177 

qual ansa morir per lo bon • lAas [246 r] dio • dèmos tre la soa carità en 
nos . Car nos essent encara picador . ^rù^ . es roort per nos . Donea ìu- 
«tijSea ara al sane de ìuy nos soren salf mot maiormant dd 1 ira per iuy 
meseyme . Car si nos sen reconcilia per la mort del fìlh de ìuy cnm nos 
fossan enemic • reconciiia soren salf mot maiorm[en]t , en la uita de ìuy . 
£ non solament aycxo . Mas encara se gloriien en dio per lo nos^e se^or 
yesfis x^^^ P^** ^^ 9*^^ °o^ recoopen ara reconci liacion • Emper^o que 
enayma lo peca intre al mont per vn home e per lo peca la mort : e enaysi 
la mori passe en toit lì home , en qtiant que toit pecqueron . Cor lo peca 
era al mont entro a la ley . Mae Io peca non era recointa cnm la ley non 
fossa . Mae la mort regno de adam entro a moyses : encara en aqfiilh que 
non peqfieron en la semblancza de la preaericacion de adam : lo qt^al es 
forma de 1 anenador . Mae non enayma lo peca : enayei encara lo don . 
Gar si per lo peca de vn moti son mort • Mot malorment per la graeta de 
dio : e per Io don la graeia que fo de rn home jesua ^rie^ habondie en 
moti . Mae lo don non es enayma per vn qtie pecque . Gar lo indici de vn 
peca en la eondapnacion . e io don de moti peca en la iustificacion . Gar 
si per lo peca de vn la mort regno [216 v] per vn mot plus aqfitih q«e re- 
cebon 1 abundancia de la graeia : e del don de la iastieia regnare en la 
aita per vn yesus ^rte^ . Doftea enayma per lo peca de vn en tait li home 
la e(mdapnacion . E enayei per la iastieia de vn : en toit li home per la 
instificacion de la nita . Gar enayma per la non hnbidiencia de vn home : 
foron eostitny moti pecador . E enayei per la hnbidiencia de vn son co- 
stitny moti inst . £ la ley sot intre : acxo que lo peca habondies . E aqm 
ont habondie Io peca sobre habondie encara la graeia : aczo que enayma 
Io peca regne en la mort : enayei encara rogne la graeta per la insticia en 
aita (e) etema per yesua x^**^ ^^ nostre segnor 

VI. Donca qfial cosa diren permanren al peca que la graeta habondie 
non sia . Gar nos qt«e sen mort per lo peca en qttal maniera vioren en- 
cara en hiy • non sabe . Gar qua! que quaì sen batteia en yeet^e ^rte^ 
stn batteia en la mort de Ìuy . Gar nos sen ensebeli cun ìuy per lo ba- 
tisme en la mort : afin qtie coma x^te^ resncite de li mort per la gloria 
del payre . Enayei nos encara caminan en la noneleta de la uita . Gar si 
nos sen enta en la semblancza de la mort de Ìuy . ensemp [247 r] saren 
de la resnresion participant . Sabent ay^o qt^e aqt^el noe^re uelh home es 
ensemp crvcifica que lo cors del peca sia destrnit qtie nos non sernan per 
1 auenir al peca . E . [1. Gar] aqt«el qtie es mort es iueti^ca del peca . Gar 
si nos sen mort cnn x^^^ - -^^er nos cresen que encara ensemp uioren cnn 
ìuy . Sabent • Gar . xrte^ . resncitant de li mort ia non mor . Gar la mort 
non li segnoriiare daq«tena[nt] . Gar aqtiel que es mort al peca es mort 
per vna necz . Mae czo qu-el nio , vio a dio • Enayei nos acer pensa nos 
esser mort al peca • Mae ninent a dio en yeeue ^rte^ lo noe^e segnor • 
Donea lo peca non regne al noe^re cors mortai qt^e nos hubida a las cu- 
bitietas de Iny . E non dono li noe^e membro armas de enequtta al peca • 
Mae dona nos meeeyme a dio enayma ninent de li mort , e li noefre mem* 
ArcUTio glottol. ital., XI (seconda aerie, I). 12 



178 Salviouì, 

bre armaduras àe ìusììcùl a dio . dar lo peca non segnorìiare e» nos : no» 
esent set la ley . ìSas eot la graetx . Non sia . Non sabe . Cor uos se seri 
de ìuy al quaì dones uos sert a ubidir : nos se Beri d a quel lo guai aos 
hnbide : o del pecca a la mort o de la abidiencia a la iastìeja . ÌAas yo 
• fauc graeias a dio . Car nos fosies serf del peca e nbide de cor en aquella 
fo[r]ma de doctrtna en la quaì aos se tira . T&aa [:247 y] ara desliora d^l 
peca se fait serf de la ìustìeia. . Yo die hamanament per l enfermeta de Ja 
nostra Cam . Gar enayma uos dones li nostre membre seruìr a non mm- 
dicia , e a la eneqf/tta . en la eueqtftta , enay«i dona ara li uoe^e mem- 
bre seruir a la iosticia en la santi ficacio[n] . Car aos se ista serf del pdca: 
se liber de la ìusiìcia. . Donea quaì frac haguies adonca en aqvellas cosas 
en las qtials uos enuergogna ara . Car la fin de lor es mort . ìias ara 
desliora del peca : e fait serf a dio : haue lo nostre frnc en la sanc^ifi- 
caclon . ìlas a la fin aita eterna . Car la rendoa del peca es mori . ìias 
lo don de dio nita etema per jesus x^^ ^^ nostre scgnor 

VII. Gar frayres yo parlo a li sabent la ley . Mae mesconosse . Car 
la ley segnoriia en 1 home per quanì de temp el uio . Gar aqt<ella fenna 
la qual es sot 1 home uiuent lo mari es obliga a la ley . Mae si lo mari 
de ley sore mort ilh es desliora de la ley del mari . Donea viuent lo mari 
Bare apella auoutra s-ilh sare cun autre home . Mae si lo mari de ley san 
mori , es desliora de la ley del mari que ella non sia aaoalra [248 r] si 
Bore cun autre home . Dont o li meo frayre enci^ra uos sia mortifica a la 
ley per lo cors de ^^ist aczo q«e uos sia d^ vn autre lo qwal resucile de 
li mort : afin qfie nos frutifican a dio . Gar essent en la carn las passions 
de li peca que son per la ley obrauan en li nostre membre : per frutifìcar 
a la mort . Mae ara nos desila de la ley en la qual morent eran teMga . 
Afin que nos seraan en la nonelota de 1 esperit : e non en 1 antiqtieta de 
la letra . Donea qfial cosa diren la ley es peca . Non sia . ìias yo non 
conoc peca si non per la ley . Gar yo non sabio cubitieia si la ley non 
diczes non cnbitares . Mae lo peca receopu la ocasion per lo comand^am^nt r 
obre en mi tota cubitieia . Gar lo peca era mort sencza ley . £ yo viaio 
alcuna uecz sencza ley . Mae essent uengu lo comandameni lo peca re- 
uisqf^e . Mae yo soy mort e Io comandameni fo atroba lo qt/al me era or- 
dena a la ulta . Aquest m-es troba esser a mort . Gar lo peca pres la oca- 
sion per lo coma^téfament me engane e me occis per Iti^ . £ enayei certa- 
nament la ley es santa e lo comanc^ament sant e bon e iust . Donca cso 
qu-es bon me es fait mort Non sia . Mae lo peca aczo .que appareisse peca per 
lo ben : a obra mort a mi : aczo que sobre maniera lo peca deuente peccaitt 
per lo comandameni . Gar nos saben [248 v] qtie la ley es jsperi/ual . Uas 
yo soy carnai uendu sot peca . Gar yo non entendo czo que yo obro . 
Gar yo non fauc czo que yo uolh . Mae yo fauc czo que yo hay en odi . 
E si yo fauc czo que yo non uolh yo consento a la lay ^ que ella sia bona . 



* L"a' pare molto incertamente ritoccato, per fame un 'e'. 



n Nuovo Testamento valdese. 179 

£ yo ia non obro ara ìuy . ìiaa lo p0ca*lo qual habiia. en mi . Gar yo 
say que ben non badila en mi czo es en la mia carn . Gar lo nolcr es e» 
mi . Miu yo non trobo ^ lo ben obrar . Gar yo non fané lo ben lo qual yo 
uolh . Mas yo fauc ayczo lo mal lo qtial yo non noih . ÌILaa si yo fauc czo 
que yo non nolh : ia non obro luy . Uas lo peea lo qt^al basita cn mi . 
Danea yo trobo la ley a mi que uolb far ben . Gar lo mal es conioint a 
mi . Gar yo me deleyto en la ley de dio , segont 1 bome interior . ìias yo 
ueo antra ley en li meo membro recombatent a la ley de la mia pensa . 
£ me fay preysonier en la ley del peca la qual es en li meo membro . Yo 
misser home qnal desliorare mi del cors d aqnesla mori . Yo rendo graeias 
a dio per jesue '/riet lo noe^re segnor . Donca yo meseyme serao certanament 
per pensa a la ley de dio . Mae cun la carn a la ley del pecca 

Vili. [249 r] Donca alcuna condapnacion non es en aqntlb li qual son 
onta en yeeue ^rie^ li qual non caminan segont la carn . Mae segont 
1 esperii . Mae la ley de 1 esperit de uita desliore mi en yeeue %rte^ de la 
ley del peea e de la mort • Gar czo que era non posible a la ley . en la 
qtial eran enferm per la carn . Dio trames lo seo filli en semblancza de 
carn de peca . E del peca dapne lo peca en la carn , aczo que la iuetifi- 
cacion de la ley fossa compila en nos li qual non annen segont carn . Mae 
segont sperit . Gar aqutlb que son segont carn curan aquellas cosas que son 
de la carn . Mae aquilh que son segont sperit aquellas que son de 1 esperit . 
Gar la sapiencia de la carn es mort . Mae la sapieneia de 1 esperit uita e pacz . 
Per ayczo la sapiencia de la carn es enemiga a dio . Gar non es sogieta a la 
ley de dio , e certanament non pò . Mae aqutlh que son en carn non pon placzer 
a dio . Mae uos non se en cani . Mae en sperit . Emperczo si 1 esperit de 
dio basita en uos . Mae si alcun non ha 1 esperit de . x'**^^ • aquest non 
es de luy . Mae si-. X""^^ . es en uos • certanament lo cors es mort per lo 
peca e 1 esperit es uita per la iueiificacion . Gar si 1 esperit de luy lo qual 
resocite yeeue de mort basita en uos . aquel que resucite . x^^^ • ^^ 
[249 v] mort uiuificare encara li uoe/re cors mortai per 1 esperit d aquel 
lo qual basita en uos . Per la qual cosa o frayròs nos sen debitor non a 
la carn aczo que nos viuan segont la carn . Gar si uos uiore segont la 
Cam uos more . Mae si uos mortificare li fait de la carn per 1 esperit uos 
viore . Gar qual que qual son amena per 1 esperit de dio , aqutsti son fiih 
de dio • Gar uos non receopes 1 esperit de seruetu dereco en temor . Mae 
receopes 1 esperit de 1 afilhament de li filli de dìo . al qual nos cr»de/» 
payre payre . Gar el meseyme sperit ensemp cun lo noefre sperit rent te- 
stimoni que nos sen filb de dio . Mae si filh . e encara beretiers . Ilere- 
tiers czertanament de dio . e ensemp beretiers de x""^^ • Emperczo si en- 
semp sufEren afin que encara sian ensemp glorifica . Gar yo penso que las 
passions d aquest temp non sian ensemp degnas de la gloria auenir la qual 
sore renella a nos . Gar 1 esperancza de la creatura spera la reuellacion 



^ L"-o' è stato aggiunto poi. 



180 Salvioui, 

de li filh de dio . Car la creatura es sogietta a la uaneta non nolent . Ma« 
per lay lo quaì somes ley sot 1 esperancza . Car meaeymsi la creatura sare 
libera de la seruetu de la corrapcìo» , er» liberta de la gloria de li filh de 
[250 r] dio . Car nos saben que tota creatura se eontrtsta e engemis entro 
ara • Mae non sollament ella . Mae certanament nos meseyme que hanen 
las premicias de 1 esperii . E nos meseyme entre nos meeeyme se eontn- 
sten sperant la-docion redencion del noe^e cors . Gar nos sen salaa p«r 
sperancza . Mae 1 esperancza la qual se uè non es sperancza . Gar alcun 
per que spera czo qu-el uè . Mae si nos speren czo que nos non uehen no8 
speren ayczo per pacieneia . Mae semilhantament 1 esperii aiuda a la no- 
e^a enfermeta . Car nos non saben qual cosa nos deuen adorar enayma 
besogna . Mae meseyme 1 esperii demanda per nos cun gemameni non re- 
contiuols . Mae aquel que encerca li cor sap qual cosa 1 esperii desila . 
Gar el requer segoni dio per li sani . Mae nos saben que totas cosas ensemp 
obran en ben a li amant dio . Gerianament aqutlh que son apella sant se- 
goni lo prepausament de la graeta de dio . Gar el derant destine aqu^h li 
qual el derant saup esser fait conferma de la yraagena del seo filh qu-el 
sia prumier engenra de moti frayre . Mae el apelle aqutlh li qual el derant 
destine . E aqutlh li qual el apelle , el li iustifique . E aqutlh li qual el 
inslifique , el li glorìfique . Donca quaì cosa diren a aquesta cosas . Si dio 
es per [250 vj nos qual es cantra nos lo qual acer non perdono al seo propi 
filh . Mae liore ìuy per tuli nos . En qual maniera non done a nos totas 
cosas cun luy . Qual acusare , eontra , li esleii de dio . Dio lo qual iustifica . 
Qual es lo qual cundapne . ^^rtef . lo qual morie , sobre que tot resacite . 
Lo qual es a la dreyta de dio , lo qual prega per nos . Donca qual nos 
depariire de la carità de . x^ie^ . Tribulacion o angustia o fam o nudità 
persecucion o perilh , o glay enayma es scrtpt . Gar nos sen mortifica per 
tu per chascun iom e sen pensa enayma feas de occission . Mae nos sobre 
monten en totas aquestas cosas . per luy lo qual ame nos . Gar yo soy cer- 
tan . Gar ni mort ni ulta , ni angel ni prfocipa , ni ueriu , ni las present 
cosas , ni las auenadoyras , ni fortalecza , ni autecza , ni pregondecza , 
ni auira creatura non poyre nos departir de la carità de dìo la qual es en 
yeeue x^*^^ ^^ nostre segnor 

IX. To die uerita en %rte^ e non mento la mia conscteneia donant te- 
stimoni a mi al sant sperit . Gar grani trtstieta es a mi e dolor conUmit 
al meo cor . Gar yo meseyme desirauo esser departi de . ^rte^ . per li meo 
frayre [251 r] li qual son li meo cosin segoni la carn li qual son israeli- 
tienc de li qual es 1-adocion e la gloria e lo testament e la costitucion de 
la ley , e lo cotiuament e las promessions , de li qual son eneara li payre . 
e aqutlh de li qual es . x^*'^ • P^^ quant que aperten a la carn . lo qual 
es dio sobre totas cosas beneit en li segle Amen . Mae non enayei qi^ Ift 
parolla de dio sia cagia . Gar tuli aqutlh que son de la ctrcuncision de 
Israel aqutsti non son israelitienc . e tuli aqutlh que son filh d abraham 
non son semencza d abraham . Mae semeitcza sare apella a ta en ysaac czo 
es aqutlh que non son filh de carn aqutsti son filb de dio . Mae aqutlh que 



lì Naoro Testamento valdese. .181 

son filh de proipession son pensa en semencz . Gar aquesta es la paroUa d^ 
la promessìon . Yo uenrey segont aqueat temp e filh sare a sarra . ULas non 
solameiit ella . Ma^ rebecca hauent duy filh d un jaczament de ysaac lo no- 
sire payre . Gar cam ilh non fossan encara na o aguessan fait alcuna cosa 
He ben o de mal que lo prepaasam^nt de dio p^rmases segont 1 eslecion 
non d obras . "Mas de 1 apellament fo dit a ìtiy . Ct^ lo maior seraire al 
menor enayina es script . Yo amey Jacob , e hac en odi [251 v] Esaù . 
Donca qtiaì cosa diren . Bonea eneqt^tta es en dio Non sia . Car el dis 
a moyses . Yo aurey misericordia, de quaì que qua! yo aurey miserieordìsi 
e farey mÌ8erieordì9L a qnal que quaì yo fauc misericordìei . Donca la non 
es del uolent , ni del corrent . T&as de dio que ha misericordia, . Gar 1 
escriptnra dis a pharon . Gar yo scomoc tu en czo meseyme aczo que yo 
mostre en tu la mia uertn , e aczo que lo meo uom sia anuncia en tota 
la terra . Donca dio ha misericordio. de qui el noi : e endurczis lo qtial 
el noi . Donca tu diczes a mi per qne es encara encerca . Gar qtial con- 
/rasta a la uolunta de dio . tu home quaì sies lo qual re^^ondes a dio . 
Donca la faczadura di a luy io qual fey ley Per que me has tu fait en aquest 
modo . 1 olier non ha poesta d aquella meseyma massa de fanga . Acer 
far rn vaysel en honor e 1 autre en desonor . Gar si dio volent mostrar 
1 ira e far conegua la soa poissancza : sostenc en mota pactencia li uaysel 
d ira apareiha a la mort.: afin que el facza coneguas las riqt^eczas , de la 
soa gloria . En li uaysel de la m»eertcor£^ia . Li qt^al el derant aparelhe a 
la gloria . Li quaì el apelle non solament de li indio . Mas encara de li 
gentil : enaywa es dis [1. -t] en , Osse . Yo apellarey [252 r] non lo meo 
poble . lo meo pob/e . E la mia non ama la mia ama . E saren en aquel 
Inoc al quaì fo dit a lor . Uos non se lo meo poble . Aqui saren apella li 
filh de dio uiuent . Mas ysaya. crida sobre Israel . Si lo numbre de li filh de 
israel sare enayma I-arena del mar las remasilhas saren faytas saluas . Gar 
la parolla cs perfaczeyri^ e abreuiant cun ÌMstic»a , Gar lo segnor lare pa- 
rolla abreaia en terra . Enayma . y«aya . derant dis . Si lo segnor de li ost 
non haguessa laissa a nos semecz . nos foran fait enayma sodoma , e foran 
semblant a gomorra . Donca quaì cosa diren . Gar las gent que non seguian 
la instieia preseron la iu^tieta . Mas la iusUcia la qt^al es de la fé . Mas 
israel seguent la iustieta non peruenc en la ley de la ìusììcìsl . Per qt^e 
causa . Gar non es de fé . Mas qua^i de las obras de la ley . Gar ilh of- 
fenderon en la peyra d offension . Enayma es script . Uete yo pauso en 
Sion peyra d offension e peyra d-escandol e tot aqwel qwe creyre en luy 
non sare cnnfondu 

X. frayres ccrtanament la uolunta del meo cor e la preyera qt^e es 
fayta a [282 v] dio per israel es a salu . Gar yo dono testimoni a lor . Gar 
ilh han 1 estudi de dio . Mas non segont scieneia . Gar mesconoissent la 
itt»ticfa de dio cercant costituir ia propia iusticta non son soget a la iustic/a 
de dio . Car . x**»*^ • 6S fin de la ley en iustificacion a tot cresent . Car 
moyses scrips de la insticia la qnal es de la ley qwe aqwel home qf*e faro 
lor uiore en lor . Mas la iustieìa la quaì es de la fé di enayei • ^^on 



182 Salvioni, 

dires al teo cor . Qual monte al cel , czo es amenar . x^^ - ^^ ^^^ > ^ 
quaì descende en I abis , czo es reyre apellar . ^rw^ . de li mort . Hm 
qual cosa es dit . La porolla es pres en la toa bocca , e al teo cor . Àyczo 
es la paroììei de la fé la guai nos preùìquen . Car sì ta confessares cnn la 
toa bocca lo segnor . yesus . e creyres al teo cor que dio lo resucìte de lì 
mort . Tu sares salf . Car del cor es cresn a iasticia . Ma« la etmfession 
de la bocca es fayta a salo . Car 1 escriptura di . Tot aquel que creyre 
en luy non sore confonda . Car non es departiment del indio , ni del grec . 
Car el meseyme es segnor de tnit , rie en tuit aqutlh li quaì apellan luy . 
Car quaì que quaì apellaren lo non del segnor [288 r] saren salf . Donea 
en quaì maniera apellaren Iny al quaì non creseron . en quaì maniera 
creyren a luy lo quaì non anuiron ^ JAas en quaì maniera aauiren sencza 
aquel que predica . ìias en qual maniera predicaren s-ilh non son trames 
enayma es scrtpt . coma son bel li pe de li anonciant la pacz . Anun- 
ciant li ben . Mae tnit non obidisson a 1 eaangeh' . Gar yea^a dis . se- 
gnor qimì crese al noe^re anuiment . Donea la fé es per 1 auuìment . Ma# 
1 auniment per la parolla de dio . Mas yo die . Donea non anuiron . Car 
lo son de lor issic en tota la redondecza : e las parollas de lor en las fius 
de la redondecza de la terra . Maa yo die . Donea Israel non conoc . Moyses 
dis prt/mierament . Yo amenarey uos en enueia non en gent . e trametrey 
uos en ira en gent non sauia . T&as . ysaya. , hansa e di . Yo fo atroba 
d aqutlh li qual non cercanan mi . E aparec a aqutlh li qual non deman- 
dauan mi . Mae el di contra israel . Yo stendey las mias mans tot lo iorn 
al poble non cresent , e contradiczent 

XI. Donca yo die . Donea dio refude lo seo poble Non sia . Car yo 
soy israelitienc del semecz de Abraham [253 v] del trip de beniamìn . 
Dio non refude lo seo poble lo qual derant saup . Hae non sabe qual cosa 
di 1 escr/ptura en bella . segnor ilh ociseron li teo propheftì , e destra- 
seron li teo autar , e yo soy remas sol , e cercan la mia arma . Uas lo 
diuin respost qt^l cosa dis . Yo me soy reserua set milia bomes , li qmì 
non plegneron li lor genolh a Baal . Donea las remasilbas . saren faytas 
saluas cnay^i en aquest temp segont la eslecion de graeta . Mas si per 
graeia ia non es d obras . D autra maniera la grae»a ia non saria graeta . 
Mae si es per las obras non es plus graeia . Gar 1 obra non saria plus 
obra . Donea qual cosa que israel non consegue czo que el queria . Mae 
la eslecion ha consegu . Mae li autre son encecca enayma es scrtpt . Dio 
done a lor sperit de componcion olh que non nean , e aurelhas que non 
auuan entro en aquest iorn d-encoy . E dauid dis . La tanla de lor sia 
«onuertia en lacz , e en prenament e en scandol , e en reguiardonancza 
de lor . Li olh de lor sian scurczi qu-»lh non uean e enclina seroper las 
iipallas de lor . Donea yo die . Donea offenderon enayei qu-tlh caiessa» 
Non sia . [254 r] Mae per lo cagiment de lor , fo la salu de las gent : aczo 
que ilh enseguessan lor . E si 1 offensa de lor es riqueczas delmont e 
1 amermament de lor riqueczas de las gent : quant maiorment la pleneta 
de lor . Gar yo die a uos gent . Acer yo honrarey lo meo menestier tant 



Il Nuovo Teatamento valdese. 18S * 

ìongameni qtiant yo soy apostol de las gent : si per olcana maniera prò- 
uoqtte la mia cam a cnsegre , e en salaar alcuns de lor . Gar si la per- 
dicìoft de lor es reconciliacio» del mont : quaì sare lo recebament de lor , 
si noi» vita de li mort . £ si las premicias son santas : e la .massa . £ si 
la reic es santa e li ram . Cor si alcun de li ram son rot , e tu cum tu 
fossas olinier saluaie sies enta en lor , e siea fait eon^agnon de la rei^ e 
de la graissa de 1 oiiua . Non te uolhas gbriiar eontra li ram • Car si tu 
te gloriias tu non portas la reicz . ÌILaa la reicz tu . Donca tu diezes li 
ram son ropt qtie yo sia enta : ben son ropt per mescresencza . Ma« tu 
istas per fé . Non te leuar en superbia . Ma» tem . Gar si dio non per- 
dooe a li naturai ram per auentnra non perdono a tu . Donea neias la 
bontà e la crtidelita de dìo . Gertanament la crudolita en aqtitlh li qtial 
cagiron . Mae la benignità de dio [i54 v] en tu si tu permanres en bontà . 
D autra maniera e tu sares talha . ìlaa aqutlh soren enta s-ilh non per- 
manren en mescreseneza . Gar dio es poderos de li entar dereco . Gar si tu 
sles talha del na/tH*al olinier saluage : e sies enta en bona olio a eneonira 
naiurtL : qtiant maiorment aqtiìsti saren enta en la lor olina segont na/ura . 
Mae o frayres yo non no Ih nos mesconoisser aquest segret : affin qtie nos 
non sia sani enapres oos meseyme . Gar enceqveta endenenc en israel en 
departia entro qt^e la pleneta de las gent entres : e enayei tot israel sare 
salua , enayma es script . £1 uenre de sion lo quaì desliorare e trastome 
la fellonia de Jacob . £ aquest testament es de mi a lor cur» yo hanrey 
tont li peca de lor . Acer enemic per uos segont 1 euangelt . Mae caris- 
simes per li payre segont 1 eslecion . Car li don e li apellament de dio son 
sencza peni/eneia . Gar enayma encara uos ia non creses a dio . £ ara 
haue consegu misericordia per la non cresencza de lor , enayei ara aqnt- 
sti son fait non cresent a la m»eerteor(/ia q«ie nos es ista faita affin qve 
encara lor consegan misericordì^i . Gar [2K5 r] dio ensare tuit en mescre-* 
sencza : affin qn-el hagues niieer»eor(^la de tuit . antecza de las riqneczas 
de la sapienria e de la conoissencza de dio . Quant son non eomprehendinol 
li iodici de \uy : e las uias de luy non encerqutuols . Gar qual conoc lo 
sen del segnor . qual fo eonsolhador de \uy . qtial done a luy prn- 
mierament esser regniardona a luy . Gar totas cosas son de luy e per Iny 
e en luy. meseyme gloria sia a \uy en segle Amen 

XII. Donca o frayres yo prego uos per la mìeerteordia de dio qne nos 
done li noehre cors hostia viuent santa placzenl a dio lo nostra seraiczi 
sia raczoniuol . £ non nolha, esser conferma en aqtiest segle . Mae sia re- 
forma en la noueleta del Mestre sen . Que nos proue qtial sia la nolnnta 
de dio bona , e ben placzent , e perfeita . Gar yo die per la graeta la quaì 
es dona a mi , a tuit aqtitlh que son entro uos non saber pine que se conen 
saber . Mae saber a mesura , enayma dio departic la mesura de la fé a 
ynehascnn . Gar enayma nos hanen moti membre en vn cors . Mae tuit li 
membro non han vn meeej^e fait . £nayei nos moti [255 v] sen vn cors 
en . yr^^ • ^^ sengles membre 1 nn de 1 antre , nent de mencz hanent 
dons defferent segont la graeia la qual es dona a nos . sia prophecia 



184 Salvìonl, 

segoffit raczon dd fé • sia menestier en amenistramefit • sia aquel lo 
qt^al cnsegna en doctrtna . Lo quàì amonesta en amonestant : Lo quol 
dona cn simplicita . lo qtial es derant en cura : lo qtial ha mwerioordia 
en alegrecza • Amor sencza enfegnament : ayrant lo mal e aiostant al ben . 
Amant entra uos carità de fraternità . derant nenent entre nus per honor : 
lion pigre per cura : bnlhent per sperit : sernent al segnor , alegrant per 
speraneza pacient en las trtbtflaclons sobre istant a la oracion . Aeompa* 
gnant a las besognas de li sant : enseguent ulbergarias . Beneyczo a li per- 
seguent uos , beneycze e non nolha maudire . Alegrant cun li alegrant : e 
plorar con li plorant : sentent ayczo meseyme entre uos . Non sabent las 
autas cosas . Mas eonaenienì a las humils . Non uolha esser arrogant ena- 
pres uos meseyme . Non rendent mal per mal a alcun . Prouesent las cosas 
bonas a li payron : si es cosa possib/a derant tuit [256 r] li home . Hauent 
pacz cun tuit li home non ueniant uos meseymes o carissìmes . Ma« dona 
luoc a 1 ira . Car scrtpt es . A mi la neniancza e yo la reguiardonarey diii 
lo segnor . Si lo teo enemic femeia pais ìuy e si el seteia dona a lay a 
beore . Cor faczent ayczo tu aiostares carbons de fuoc sobre lo cap de luy . 
Non uolhas esser uenczu del mal . Mae cun lo hen uencze lo mal 

XIII. Tota arma sia somessa a las plue autas poestas . Car poesta dot» 
es si non de dio . Mae aqeiellas que son , son ordenas de dio • Bonca aquel 
que contrasta a la poesta contrasta a 1 ordenament de dio . Mae aq«flli qua 
con^rastan aquistan a lor dapnacion . Car li prt'nci non son de temer de 
bona obra . Mae de mala . Mae non uoles temer la poesta fay ben : e haures 
lausor de ley . Car es menistre de dio a tu en hen , Mae si tu fares mal 
tem . Gar el non porta glay sencza cayson . Car el es menistre de dio 
neniador en ira a ìuy lo qua! fay mal . Emperczo sia sotmes per besogna 
non solament per ira . Mae per la conseiencia . Gar uos dona li trtbal . 
Gar li menistre de dio son seruent en czo meseyme . [256 vj Bonca rende 
a tuit li debit . A qui iribaì tribut . A qui peaie peaie . A qui temor te- 
mor . A qui honor honor . Non dea alcuna cosa a alcun si non que nos 
Yos ame entre uos . Gar aqtiel que [ama] lo seo proyme eomplis la ley . 
Gertanament aquella . Non auoutrares , non dires fals testimoni , no» fares 
furt , non occires , non cubitares : e si es alcun autre comandameni es 
requtst en aquesta parolla czo es Araares lo teo proyme enayma.tu me- 
seyme . L amor del proyme non hobra mal . Donca 1 amor es compluaeni 
de la ley . E sabent aquest temp . Gar bora es la que nos se reuelha» del 
sopn . Gar la noe^ra salu es ara plue pres que quant cresen . La noit de- 
rant anne . Mae lo iorn s apropio . Bonca degiten las obras de tenebras : 
e sian uesti de las armaduras de lucz . Enayei que nos annan honestament 
al iorn . Non en maniarias , e en hubrwtas , non en leitet , e en no» ca- 
stità . Non en eontenczons , e enuidia . Mae sia uesti lo nostre segnor jesus 
3^r«< . E non fare la cura de la carn en li desirier 

XIV. Mas recebe 1 enferm en la fé : non en la defercncia de li ua*^ 
parlar . Gar aquest ere que totas cosas se pon maniar • [257 r] Mae aquel 
que es enferm mange herbas . Aquel que mania non desprecze aquel que 



Il Nuovo Testamento yaldese. 181^ 

non mania . E &queì que non mania non inie aqtidl que mania . Cor dia 
pr«fl luy . £ to qual sies lo qua! iaias lo Beri d aatroy . £1 ista al propi 
segnof chay . £ aqu68t certanament iuia lo ìorn entre lo ìorn . Ma» 
1 taire inia de tot lo iom : vnchascnn abandia al seo een . Aquel que ha 
cura al iom a eiira el segnor . £ qui non ha cura al iom non ha cura al 
segnor . Aqt^él que mania mania al segnor . Car el rent grncias a dio . E 
aqu«l que non mania non mania al segnor : e rent groM^ùis a dio . Qar 
alcan de nos non uio a si meaeytne e alcun non mor a si meseyme . Car 
da que nos uiuan nos uiuen al segnor o sia que nos moran nos moren 
al segnor . Donca o sia que nos uiuan o sìa que nos moran nos sen del 
segnor . Car . ^rù^ . morie en ayczo e rcsucite , e reuisqua qti-el se- 
gQorìies de li uio e de li mort . Mae tu per que iuias lo teo frayre . O 
ta per que despreczias lo teo frayre . Cor tnit istaren derant lo trtbunal 
de j^i . Car scrtpt es . Yo uiao dis lo segnor . Car tot genolh sare 
piega a mi , e tota lenga confessare dio . Donca vnchascun de nos rendre 
raczon a dio per [257 v] si meseyme . Donca non inian più» 1 un 1 autre . 
Mae iuia maiorment ayczo que non se facza offensa , o scandol al frayre . 
Yo gay e teno per certan al segnor yeeue que alcuna cosa non es comun 
per si , si non a aqtiel lo qua\ estima esser comun alcuna cosa . A aquest es 
coman . T&as si per lo maniar lo teo frayre es contrista ia non uacz plue 
segont carità . Non uolhas perdre per lo teo maniar aqnel per lo q«al 5fris^ 
morie . Donea lo uoe^re ben non sia blestema de li home . Car lo regne do 
dio non es maniar ni beore . Mae iustieia e pacz e goy al sant sperit . 
Car aqwel q«e seruis a x^^^^ P^^ aqwestas cosas , play a dio , e es prona de 
li home . Donea enseguen aquellas cosas que apertenon a la pacz , e 
aquellas que apertenon a la hedificacion 1 un enuer de 1 autre . Non sias 
causa per lo maniar de destruyre 1 obra de dio . Gertanaroent totas cosas 
8on roundas . Mae mal es a 1 home lo qual mania per ofTendament . Bon 
es non maniar carn ni beore vin , ni aquella cosa en la qual se offent 
lo teo frayre o es scandeleia o cs enferm . Tu as fé . hayas la ena[!2S8 r]- 
pres tu meeeyme derant dio . Aquel es beneura lo qual non iuia si me- 
tiyme en czo qu-el proaa ; £ aquel lo qual decernis si el maniare es 
eondapna . Gar non mania per la fé . Mae tota cosa que non es per fé 
es peca 

XV. Mas nos plue ferm deuen portar las enfermetas de li enferm e 
non placzer a nos meseyme . £ vnchascun de nos placza al seo proyme en 
ben e e» edificacion . Car . xrie< . non plac a si meseyme . Mae enayma es 
script . Li repropi de li repropiant a tu cagiron sobre mi . Gar quals que 
quals cosas son scn'ptas son scriptaS a la nostra, doctrina : que nos ayan 
sperancza per pacteneia e per consolacion de las scrtpturas . Mae dio de 
pacieneia , e de confort donc a uos saber aquelia meeeyma cosa 1 un enuer 
de 1 autre per yeeue x^ist . Que uos glorifìque dio d un corage , e d una 
bocca czo es lo payre del uoe^rc segnor yeeue ^^rie/ . Per la qual cosa re- 
cebe uos entre uos . Enayma . x^*^^ • receop uos a la gloria de dio . Gar 
yo die yeetie x^ist esser ista menistre de la circuncision per la uerita de 



186 SalvionJy 

dio , a eanfermar las promeasions àe li payre • £ aczo que li gentil glo- 
rificon dio per la soa misericordia : enayma es script . Emperczo o segnor 
yo eonfessarey ta en las gent [258 v] e cantarey al teo nom . £ der[e]eo di 

gent alegra uos cut» lo poble de ìuy . £ dereco Totas las gent laaoa lo 
aegnor e tuit li pob/e magmfica ìuy . £ jsayA dis dereco . Reìcz sare de 
lese lo qual se leu are a regir las gent : e las gent speraren al nom de lay . 
Mas dio d esperancza replenissa aos de tot goy e de pacz en creyre en 
aquest aczo que uos habnndie en esperancza per poissancza del sant 8perit . 
ìias li meo frayre yo soy certan de nos . Cor uos se plen d amor : 
repieni de tota sciencia : enay^i que uos poissa am onestar 1 un 1 aatre . 
Kos frayres yo scris a uos de partia plfM ardiament , enayma reeordant 
me de uos : per la gracia la qtml es dona a mi de dio : affin qt»e yo sia 
menistre de yesus ^rie^ en Jas gent . Amenistrant 1 euangeli de dio que 

1 uferta de las gent aia fayta acetabla . e santifica per lo sant sperii . 
Donea yo hay de me gloriiar en jesus x^ie^ en aqt^ellas cosas q«e aper- 
tenon a dio . Car yo non ausarlo parlar alcuna cosa d aquellas las quals . 
xrist . non fey per mi en ubidieneta de las gent : en paroUa e en obra : 
en uertu d-ensegnas , e de mereuilhas [259 r] en la uertu dei sant sperit : 
enay«ì que de ìeruealem e a 1 entorn entro A hierico yo hay repieni de 
1 euangeli de . x^*^^ • ^^ y^ prediquey enay«i aquest euangeli aq«» al 
qcfal Inoc . ^rte^ . non es nonina aczo que yo non hedifiques sobre lo 
fondamene de alcun autre . ìias enayma es script . Car aqutlh a li qual 
non fo anuncia de ìuy ueiren ìuy e aqtiilh que non auuiron de 1«// 
entenderon : per la qt^al cosa yo ero mot empacha de uenir a uos , e fuy 
empacha entro ara . Mae ara non 'hauen pìua luoc en aqvestas regions . 
Mae hauent desirier de uenir a uos ia moti an passa . Uiaczament cnm 
yo annarey en spagna uenrey a uos . Gar yo spero que faczent ^ lo camift 
neyre uos : e de uos esser aeompagna lay si prumierament en partia 
me sarey saczia de uos . Mae ara yo uauc en ieruealem aczo qtie yo 
amenistre a li sant . Gar la plac a Macedonia e acaya far alcuna particì- 
pacion a li paure sant que son en ieruealem . Gar lo a plagu enayei a 
lor , e son debitor a lor . Gar si li gentil son ista participant de li ben 
sp/>ritual ilh deuon amenistra a lor li ben carnai . Donea quant yo haorey 
fait ayczo : e haurey asse[259 v]gna aqtiest fruc . Passant per uos annarey 
en spagna e say que quant yo uenrey a uos , venrey en 1-abondancia de 
la bencdicion de 1 euangeli de x^*^^ • ^onca o frayres yo prego nos per lo 
noe^e segnor yeeue x»***^ © V^^ la carità del sant sperit que uos vos afa- 
tique ensemp cun mi a las oractons a dio per mi : que yo sia desliora de 
li non fidel li qual son en iudea : e aczo que aquest meo menestier lo qual 
yo fauc en ieruealem sia accetab/e a li sant : affin que finalraent uegua a 
uos en goy per la uolunta de dio , e me repause cun uos . Mae dio de la 
pacz sia cun tuit uos Amen 



* L''e' ridotto da 'a'. 



Il NaoTO Testamento Taldese. 187 

XYI. Mas yo recomando a uos phebe la nostm seror la qtial es al 
inenestìer de la gleysa la qual es en Ghenchri : affia que uos la rescepia ^ 
al segnor segont la degnila de li sant . E aio de a ley en qual qtie qtiaì 
cosa besognare de nos . Car ella ainde a moti : e encara a mi . Salnda 
prisca , e aqti»la H meo aindador en yesua x^^^ ^^ <I^^^ ^^^ panseron a 
perilh li lor col per la mia arma , a li qtial fanc [260 r] graetas , non so- 
iament yo . ìHas totas las gleysas de li gentil . e la domestia gleysa de 
ior . Salnda philet ama de mi . Lo qtial es prumìer d asia en jesus x^^^ • 
Salada maria la qual lanore mot en nos . Salnda andronit , e iulian li meo 
cosin e ensemp pres . li qual son noble en li apostol li qual foron derant 
a mi en ^r(9/ . Salnda ampliat ama de mi al segnor . Salnda urban ain- 
dador en yestts ')(ri8t e stachin lo meo ama . Salnda apelle aprona en . 
xri8i . Salnda aquilh que son en la mayson d aristobol . Salnda herodron 
lo meo cosin . Salnda aquilh que son en la mayson de nerczi li qual son 
al segnor . Salnda trtfena e trifosa las quals lanoran al segnor . Salnda 
p«rsida carissima la qual lanore mot al segnor . Salnda lo ros eslegi al se- 
gnor e la mayre de lu^ e la mia . Salnda ancitet , flegocian , hermen , 
patroban , herman e li frayre li qual son cun lor . Salnda pbilologo , e 
ìalian nerio , e la seror de luy olipiade : e tait li sant li qual son en lor . 
Salacca nos entro uos en sant baissament . Totas las gleysas de ^rts^ sa- 
lodan uos . ÌHas o frayres [260 v] yo prego nos que uos garde aqutlh que 
fan departiment , e offendament fora d aquella dotrina la qual uos ampreses , 
e departe nos de lor . Gar aquilh que son d aquesta maniera non seruo» 
al segnor ^rist . ÌILas a lor uentre , e enganan li cor de li simple per doczas 
parollas , e per benedicions . Gar la uo«2ra ubidieneia cs manifesta en tot 
luoc . Donea yo me alegro en nos . Ma« yo uolh que nos sia sani al ben , 
e simple al mal . Hae dio de pacz atr»se lo sathanacz viaczament sot li 
nostre pe . La graeìa del nostre segnor yesua x^^^ sJ& cun uos . Timotheo 
lo meo aindador saluda uos , e luci , e iason , e socipat li meo cosin . E 
jo tercz lo qual scris la epistola salndo uos al segnor . Gay lo meo hoste 
saluda nos , e tota la gleysa . Erast procurator de la cìpta saluda uos , 
e lo quart frayre . La grafia del nostre segnor jesus %rM^ sia cun tuit 
nos Amen . Ma« a luy lo qual es poderos a confermar uos iosta lo meo 
caangeli , e la predicacion de ye«us xrist segont la reuellacion del me- 
nestier cela en li eternai temp . Lo qual es ara manifest [261 r] per 
las scrìpturas de li propheta segont lo coman/toment de 1 eternai dio a 
ubidir a la fé en totas las gent . Honor sia al sol conegu sani dio per yesus 
Xnst nostre segnor . Al qual es gloria en li segle de li scgle . AMEN 



^ Sussegue a 'res' un 'a' cancellato; poi distintamente 'ccjùa'. 



188 Salyioni, 

Prima Epistola di S. Paolo ai Corinti. 

Alci comencza la Epistola de sani pani A lì Gorentìan ^ Gapitol . 1 . 
I. Paul apella apostol de yesus x^«^ Pfi'' la uolunta de dio , e sostencs 
lo fra y re , a la gleysa de dio la quaì es a corenti a Li santifica per yetus 
Xrist apella sant cut» tuit aquìih qtie apellan lo nom del nosirt sepor 
ye««4« x'"'^^ ' ®^ ^^ l^oc ^^ 1^^ ® 1^ no«#re . 6ra(;fa sia a uos e pacz de 
dio lo nostra payre e del segnor yesuB yrist . Yo fanc gractas al meo dio 
totania per nos per la gracta de dio la qual es dona a uos per yesus ^rw< . 
Gar uos se fait rie per \uy en totas cosas , en tota parolla en tota sciencia 
cnayma lo testimoni de %r»8^ es eonferma en uos enay^i que alcuna cosa 
non defalh a uos en alcuna graeia . Sperant la reuellacion del no«^e se- 
gnor yesus xrw^ . Lo qwal confermare uos entro a la [261 v] fin non col- 
pable al iorn de 1 anenament del nostra segnor yesus x^ist . M(w dio cs 
fidel per lo qual uos se apella en la compagnia del nc^^re segnor yesus 
Xrist lo filh de luy . Ma« o frayres yo prego uos per lo nom del nostre 
segnor yesus x^'ist . Que uos tuit dicza aqtiella me^eyma cosa e septas non 
sian entre uos . ìSas sia perfeit en aquel meseyme sen , e en aquella me- 
seyma, scteneia . Gor o li meo frayre lo es demostra a mi de uos d aquilh 
que son a clois . Gar contenczons son entre uos . ìlas yo die czo qeie yncha- 
scun de uos di . Acer yo soy de pani , e yo de apollo , e yo de peyre , e 
yo de xrie^ . Ghrist es deuis , o paul es crucifìea per uos , o uos se ba- 
teia al nom de paul . Yo fauc grae»as al meo dio . Gar yo non bateiey al- 
cun de uos si non crisp e gay a fin que alcun non dicza que yo aya bateia 
al meo nom . £ bateiey encara la mayson de-stephcna de pois non say si 
yo batteiey alcan autre de uos . Gar . x^ist . non trames mi batteiar . Mas 
predicar , Non en sapieneia de paroUas qne la crocz de ^ri9/ non sia en- 
uaneczia . Gar la parolla de la crocz [262 r] es matecza [a] aquilh que 
perison . Ma« es uertu de dio a nos li qual conseguen la salu . Gar script 
es . Yo destruyrey la sapienza de li sani , e refudarey la longa uesencza àe 
li long uesent . Lo sani al qual luoc es , 1 escriptura al qual luoc es . Lo 
encercador d aquest segle al qual luoc es . Donea dio non fey matta la 
sapieneia d aquest mont . Gar lo mont non conoc dio per sapiencia en la 
Bapf'encia de dio . Gar pia e a dio far salf li cresent per la mattecza de la 
predicacion . Gar li indio demandan ensegnas , e li grec queron sapieneia . 
ÌILas nos prediquen . ^rw^ . crucifica . Acer scandol a li indio . Mae mat- 
tecza a las gent . Mae a lor xneseyme apella indio e grec : ^r»e^ . verta 
de dio , e sapiencia de dio . Gar czo qu-es mat de dio es plu« sani de li 
home : e czo qu-es enferm de dio es plus fort de li home . Gar o frayres 
ueia lo uce/re apellament . Gar non mot sani segont cam , non mot po- 



* Nel titolo corrente, anche si legge: A Corentiana. 



Il Naovo Testameuto valdese. 189 

deros , non mot noble . Mas dio eslegìc las matas cosas del mont aczo 
qu-eì confonda li «ani : e dio esiegic las enfermas cosas d^l mont aczo 
qu-eì confonda las fort , e dio esiegic las non noblas cosas 262 y] del mont , 
e las desprecziuols e aqt^Uas que non son qu-ei destrusses aqtiellas las qtMds 
son , afin que tota carn non se glorile al regardament de Itif^ . Mae nos 
se appell[a] de ìuy meseyme en jesus x^ie^ lo qnal es fait a nos saptencia 
de dio , e iusticta , e sanc/ificacion , e redencion enayma es script . Xquel 
que se glorila se gloriie al segnor 

IL frayres cum yo fossa uengn a aos yo non ulne anunciant a nos 
lo testimoni de %r»e^ en antecza de parollas o de sapiencia . Gar yo non 
ialey mi saber alcuna cosa entro nos , si non yeeue xriei e aqnest crud- 
fica . E yo fay enapres uos , en enfermeta e temor , e en mota tremor . 
E la mia parolla e la mia predicacìon non fo en amonestiuols parollas de 
homana sapseneia . Mae en demostrament d-esperit , e de uerta : aczo qne 
la Qoe^a fé non sia en sapteneia de home . Mae en la nertu de dio . Mae 
nos parlen sapteneia entro li perfeit . Mae non la sapieneia d aqtiest segle , 
ni de li princi d aqtiest segle li qnal son destroit . Mae parlen la sapienda 
de dio , la q«al es rescondua a menestier de . x^te^ . La qua\ dio [268 r] 
derant destine derant li segle en la noe^ra gloria , la qnal alcun de li prtnci 
d aqtiest segle non conoc . Gar s-ilh haguessan eonegu ynqua non hagran 
crticìfica lo segnor de gloria . Mae enayma es script . Gar olh non uìc , e 
aurelha non auuic , e en cor d home non monte aquellas cosas que dio 
aporeUie a aqntUi li qtial aman luy . Mae dio ho renelle a nos per lo seo 
sperit . Gar 1 esperit encerca totas cosas , e ac€r las pregondeczas de dìo . 
Cor qttal de 11 home sap , aquellas cosas que son de 1 home si non 1 es|(erit 
de 1 ome lo qnal es en \uy , Enayei alcun non coaoc aqnellas cosas que 
son de dio : si non 1 esperit lo qnal es de dio . Mae nos non receopen 1 esperit 
del mont . Mae 1 esperit lo qual es de dio : aczo que nos sapian aqueUas 
cosas qne son istas donas a nos de . x^ist . las quals e nos parlen : non 
con parollas las quals ensegna 1 umana saptencia , Mae cnn aqnella que 
ensegna lo sanct sperit . Gumparant las cosas speritals a las speritals • 
ìiae 1 ome animai non pren aquellas cosas que son de 1 esperit de dio . Gar 
ellas li son matecza e non pò conoyser . Gar son iuias speritalment . Mae 1 
esperitai en uerìta iuia [263 t] totas cosas . E el meseyme non es iuia d 
alcun . Gar qua] conoc lo sen del segnor : o qual ensegne luy . Mae nos 
auen lo sen de . ^rie^ . 

ni. frayres yo non poo par(ar)lar a uos enayma a speritals . Mae 
enayma camals . Lait dpney a uos a beore , e non a maniar enayma pe- 
«henin en x^ie^ . Gar encara non poya . Mae acer encara non poc . Gar 
uos se encara camals . Gar cum enuidia , e contenczons son entro uos . 
Donea non se camals , e anna segont home . Gar cum alcun di . Yo soy 
de paul • Mae 1 autre yo soy de apollo . Donea non se carnai . Donea qui 
es pani . Mae qui es Apollo : si non menistre per li qual uos creso . e 
enayma dio dono a Tuchascun • Yo plantey Apollo arosse . Mae dio dono 
1 acreissament . Donea ni aquel que pianta ni aquel que arossa non es al- 



190 Salvionl, 

cuna cosa . ìias dio lo guai dona 1 acreyssatnent . Mas aqtiel qtie pianta, 
e aqueì que arosa son vn . ÌILas YDchascn» recebro la soa marci segoni la 
propia fatiga . Car nos sen obrier de dio : uos se la conitira àe dio : Uos 
se la he^ificacio» de dio . Yo paasey fondam^nt enayma sani mestre [264 r] 
d0 cnbrtmant : segoni la gracia da dìo la qttai es dona a mi . ììtis antrc 
sobra hedìficeL . ÌILaa ynchascun uea en qua! maniera sobra hedì^que . Gar 
alcun non pò pausar autre fond&vieni stier aq«el lo qtial es pausa lo qval 
es yesua x^*^^ • ^^' alcun sobre he/^iflca sobra aquest fondam^nt or , argent 
peyras preciosas , legna , fen , stobla . L obra d uncbascun sore manifesta . 
Gar lo iorn del segnor ho declayrare . Gar sare renella per fuoc e lo fuoc 
pronare 1 obra d uncbascun qual ilh sia . Si 1 obra del qtial permare so- 
bre czo qu-eì he<^ifiqt<e recebre marci . Si 1 obra del qual ardre aqtf^st 
sufTrire destruyment . Ma» el sare salua : emperczo enayma per face . 
non sabe . Gar uos se tempie de dio : e 1 esperii de dio haòita en uos . 
Mas si alcun corrompre lo tempie de dio dio destruyre luy . Gar lo tempie 
de dio es sant lo qual uos se . Alcun non engane si meseyme . Si alca» 
es uist esser sani entre nos en aquest segle . sia fait mai aczo qv-el sia 
sani . Gar la sapieneia d aquest mont es matecza enapres dio . Gar script 
es . Yo suspenrey li sani en 1 escantriment de lor . £ dereco lo segnor 
conoc las cogitacions de li sani . Gar son uanas . Donea alcun non se glo- 
rile en li home . Gar totas cosas son uostras o sia paul [264 v] o sia apollo : 
o sia peyre : o sia nita , o sìa mort : o sia lo mont : o sia las pre^ent 
cosas : o sia las anenadoyras . Gar totas cosas son uoe/ras . Mae uos se àe 
X^ist . Mae . %r»e^ . es de dio 

IV. L ome pense nos enayma menistre de ^rie^ e despensador del mc- 
nestier de dio . Gar ayci es la qt^ist entro li despensador qu» alcun sia atroba 
fidel . Mae a mi es per petit. que yo sia tuia de nos : o de 1 uman iom . 
Mae yo non iuio mi meee^me . Gar yo non soy eonsentent a mi en alcuna 
cosa . Mae yo soy instt^ca en aygo . Mae lo segnor es lo qua! iuia mi . 
Donea non nolha ìuiar derant temp entro que lo segnor uegna lo qual enln- 
. menare las resconduas cosas de tenebras : e manifestare li eonselh àe li 
cor : e lausor sare adonca a vnchascun de dio . Mae o frayres yo trafegurey 
aquestas cosas a mi meseyme : e Apollo per uos : aczo que aos emprena de 
nos : qtte 1 un non sia enfia per 1 autre encontra 1 autre sobre czo que cs 
script . -Gar qwal indica tu . Mae tu qwal cosa has la qwal 1ion receopies . 
Mae si tu la receopies per que te gloriias : enayma si tu non ho aguessas 
receopu . Ja se saczia , ia se fait rie : la regna sencza nos [265 r} e per la 
mia uolonta uos regnarla enayei qi^e nos regnessa ensemp cun nos . Gar yo 
penso que dio demostre nos dereyrans apostols enayma destina a mort . 
Gar nos sen fait regardament al mont , e a li angel , e a li home . Nos sen 
mat per ^rte^ . Mae nos sani en %r»e^ . Nos sen enferm . Mae nos se fort . 
Yos se nobles . Mae uos non nobles . Nos fameien e seteien entro en aqt^esta 
hora . Nos sen nu , uos sen batu de coUas . Nos sen non istables ,.e lauorer» 
obrant cun lus prepias mans . Nos sen maudit , e beneyczen . Nos sufren 
persecucions e sostenen . Nos sen bl etema e preguen . N09 sen fait enay«a 



Il Nuoto Testamento raldese. 191 

pfirgam^nt d agf^st mont railh de tuit entro ara . To non scftpno aque- 
stas eoaas que yo e(mfonda uos . Maa amonesto enayma li meo fìlh caris- 
sbne . Car si uos haae decz milia de mestres e» x^^^ • ^^^ T^on moti 
payre . Car 70 engenrey uos en yesus x^*^^ P^^ ^ euangeli . Donea yo 
pr«go uos : sia resemilhadors de mi . enayma yo de x^ist . Eroperczo tra- 
mes a uos timotio lo quaì es lo meo iilh carissime e fidel al segnor io 
qual amoneste a nos las mias uias las quaìa son en jesus x^m/ enayma yo 
ensegno en chascun [265 y] luoc en tota gleysa . Alcnns son enfia enayma 
yo non sia a nenir a uos . Hoa yo uenrey a uos si lo segnor uolre : e non 
conoysorey la parolla d aqtitlh qua son enfla . ìias la nertucz . Cor lo 
regne de dio non es en parolla . Haa en uerlu . Qual cosa noie uenrey a 
uos en uarga en carità , e sparii de soyueca 

y. Fomicacion es auuia al postot entre uos e tal fomicacion la qual 
non ea nomina entre las gent . Enayai que alcun nya la molher dal seo 
payra . e uos se enfia : e non hagues maiorment plor : afin qtie aqvel qua 
fey aqf^sta obra sia toat del mey de uos . Acer yo desistant per cors . Maa 
praaent par sperit , ìoiey la enayma preaent ìuy lo qual obra enayai . Al 
nom del naa^re segnor yeaua x^iet essent uos aiosta , e lo meo sperit , 
ensemp cun la uertu del noa^re segnor yeaua x^^^ • Liora 1 home d aquesla 
maniera al satbauaez : en destruyment de la cam : aczo que 1 esperii sia 
salf al iom dei noa^re segnor yeaua x^^^ • ^ nostra gloriiacion non es 
bona . Non sabe • Car petit de leuam corrump tota la massa . Donca purga 
lo uelh leuam : afin qua uos sia nouel arosament enayma nos se ayme . 
[266 r] Gar la nostra pasca x^*^^ ^s sacrati ca per nos . Donea raanien non 
, en uelh leuam , ni en leuam de mali eia ni de fellonia . Moa en ayme de 
purità e de uerita . Yo seris a uos per la optarla : que uos non sia me- 
scla eun li fornicadors : Acer non cun li fomicadors d aquest mont , o 
cun li auar eon li robadors , o cu» li sement a las ydolas . D antra ma- 
niera . Acer deorìa issir del mont . Haa ara scrts a uos non esser ensemp 
mescla . Maa si a quel qu-es nona frayre entre uos es fornicador , auar y 
seruent a las ydolas , maudiczador , ubrtart , robador non penre 
maniar cun ìuy lo qual es d aquesta maniera . Gar qual cosa es a mi iuiar 
d aquflh que son de fora . Donea nos non iuia d aqutlb que son de dincz . 
Cor dio iuiare aquilh que son de fora osta lo mal de uos meseyme 

VI. Alcun de nos hanent rancura enren^a 1 autre : ausa esser iuia 
enapras li fellon , e non enapre^ li sant . Maa non sabe . Car li sani iuia- 
ren d aquest mont . E si lo mont sore iuia per uos , se uos non degno 
que uos iuie de las petitas cosas . Non sube . Gar nos iuiaren li angel 
quant [266 r] maiorment las cosas temporals . Donea si uos haue indici 
temperai : ordena aqutlb que son desprecziuol a la gleysa : yo die ayco 
a la Tkostn uergogna : e enayai non es alcun sani entre uos lo qual poissa 
iuiar entre io seo frayre . Maa lo frayre conien cun lo frayre en iudicis 
ayczo es enapres li fellon e non enapres li sant . Acer forfait es ia al po- 
stot entre uos . Gar uos haue proces entre uos . Per que non recebe ma- 
iorment eniurìa : per que non snfre maiorment engan : Maa uos facze eniu- 



192 Salvioni, 

ria e frauda ayczo a lì frayre . Mas non sabe . Car li fellon non possesi- 
ren lo regne àe dio . Non noiha arrar . Car ni li fornicadors ni li saraent 
a las ydolas ni li auoatradors , ni li mol , ni li iaczador de li mascle , ni 
li layron , ni li auar , ni li ubrtart , ni li maudlczadors , ni li raabadors , 
possesiren lo regne de dio . Car acer uos faczes adonea nquesÌBS cosu . 
ÌILas uos se laua . Ma« uos se sanciifica . ìlaa uos se iustijica al nom M 
nostra segnor jeaus x^^^ ®^ ^ esperit d^l nostre dio . Totas cosas me son 
licitas . i/Las totas non me couenon : totas cosas son en la mia potf267 r]esU[ . 
Mas yo non soy reduit sot la potestà de alcun . Lo maniar al uentre e lo 
uentre a las maniarias . Mae dio destrnyre aquest e aqt^estas . Mae lo cors 
non sia a la fornicacion . Mae al segnor . £ lo segnor al cors . Mae dio 
resucite lo segnor : e resucitare nos per la soa uerta . Non sabe qué 11 no- 
stre cors son membre de x^ist ^ . Donea prenent li membro de ^rte^ farey 
membro de meretricz . Non sia . Mae non sabe . Oir aqtiel qtie se aiosta 
a la meretrtcz es fait vn cors . Car el dis ilh saren duy cn vna cara . 
Mae aqtiel que se aiosta al segnor es vn speri t . Fuie fornicacion . Cor 
tot peca qtiai que quai 1 ome fare es fora lo cors . Mae aqtiel qtie fornica 
peca al seo cors . Mae non sabe . Car lo nostre cors es tempie del sant 
sperit habitant en uos : lo qual uos bane de dio , e non se nostre . Car 
uos se compra de grant precz . Glorifica la dio al nostre cors , e al nositt 
sperit . las qtials cosas son de dio 

VII. Mas d aqtiellas cosas las quals uos scrtpsis a mi . Ben cs a 1 ome 
non se ceniogner a la molher : emperczo vncbascun aya la soa molher , e 
vnachascuna lo seo mari per sqtituar la fornicacion . Lo mari [267 y] renda 
la debita beniuolencia a la molher . E semilhantament la molher al mari . 
La molher non ha poesta del seo propi cors . Mae lo mari . E semilhan- 
tament lo mari non ha poesta del seo propi cors . Mae la molher . Non nos 
^ uolha fraudar 1 un a 1 autre si non per auentura de eonsentiment a temp : 
aczo qtie nos atenda al deiuni , e a 1 oraeJon . E dereco retorna ensemp •' 
afln que lo sathanacz non tento nos per la uoe^ra non eontenencza . Me« 
yo die ayQO segont la premessio[n] , non segoni coman^loAient . Car yo 
uolrìo qtie tuit li home fossan enayma mi meee^me • Mae vnchascun ha 
propi don de dio . Acer 1 un enayei . Mae 1 autre enayei . Mae yo die a 
li non noceia e a las ueuas bon es a lor s-ilh permanre» enayma yo . Mo* 
si non se eontenon noceion . Car melh es noceiar qtie esser hrussa . Mfl» 
yo non comando aquslh qtie son maria . Mae lo segnor . Non departir la 
molher del mari . E si ilh se departire permagna sencza mari , o esser 
reconcilia al mari , e lo mari non laisse la molher . Gar yo die a li ^Q^® 
non lo segnor . Si alcun firayre ha molher non fidella , e aquesta eon- 
sent haMtar [268 r] cun luy non laisse ley . E si alcuna fenna ha min 
non fidel , e aqtiest eonsent ha^ita cun ley non laisse lo mari . Gar lo 



^ n cod. veramente ha: 'Non sabe que li uoe^e membre son tempie cors 
son membre de x^'^^^l ^^ve è evidente la confusione. 



Il Nuoto Testamento valdese. 193 

mari non fidel es sanc/ifiea per la fenna fidala : e la fenna no» fidala es 

sancMca par lo mari fidai . D aatra maniera li nostre filh sarian socz . 

Mas ara son sant . Cor si lo non fidai se dapart deporta se . Gar lo frayre 

o la saror non son somes a la saraeta d aqtiasta maniera . ìias dio appello 

DOS en pacs • Cor o fena dotti sabes tu si tn fares salf lo mari . Moa o 

in mari doni sabes tn si tu fares salua la fenna . Si non enayma dio 

dapartic a ynchascnn enayma dio apollo ynehascan enayai anne enayma 

ensegno en totas las gleysas . Àleun appella ctrcnncis non amene prapnci . 

Àlenn appella al prapaci non sia ctrcnncis . La ctrcuncision non es aicana 

cosa , e lo prapnci non es alcuna cosa . Uas la garda de li comandamenì 

da dio . Vnchascun parmagna en aqiial apellamant al quaì el es apella . 

Sies tu apella sarf non sia a tu cura . ìias usa maiormant si pocz essar 

fait frane . Cor aqval qu-as apella sarf al segnor es frane dal segnor . Se- 

milhantamant aqnal qn-as apella frane es sarf da x^^^ • ^^ ^^^ ^® compra 

da pracx • Non uollia essar fait [S68 t] sarf de li ome . Donea vnchascun 

fìrayre parmagna enapras dio en ezo qn-al es apella . Mas yo non hay co- 

ma[n]damant dal segnor da las uargenas . Mas yo dono a^mselh enayma co- 

segu miserieordisi dal segnor que yo sìa fidel . Donca yo penso ayczo essar 

bon par la sobra istant besogna . Gar bon es a 1 ome essar enayai . Sies 

tu lia a la molbar non uolbas quarre desliamant . Sies tn d^slia da la 

molhar non uolbas qtiarre molbar . Mas si tu baures pras mojhar tu non 

pequies • E si la uargena baure noceia non peqna . Emparczo aqtitlb qua 

son d aqtfasta maniera hauren la trtbnlacion da la cam . Mas yo perdono 

A uos . Donca o frayres yo die ayczo Lo temp es breo e lo remanent es 

que aqtftlb qua ban molbar sian enayma non bauent e aqtitlh qua ploran 

enayma non plorant , e aquilb quo se alegran enayma non alegrant , e 

aqtitUi que eompinn enayma non posaesent , e aqutlb qna usan d aqtiast 

mont enayma non usant . Gar la figura d aqnast mont trapassa . Maa yo 

uolb nos essar sencza cnra . Gar aqtial qti-as sencza molber es cnrios d aqnallas 

cosas qfia son dal segnor. Gar el pensa en qual maniera el placza a dio . 

Mas aqual qu-es cun la molbar es curios d aqt^allas [269 r] cosas que 

8on dal mont , en qiial maniera placza a la molbar , e es diais . £ la fetta 

no» noeeia e uargena. pensa aqnallas cosas que son dal segnor que ella sia 

santa per cors e per sperit . Moa aqnella qu-fis noceia pensa aquellas cosas 

qtie son dal mont en quaì maniera placza al mari . Acer yo die ayczo al 

nostre profeit non qtia yo gite la^ en uos . Maa aczo qn-as bonest : e par 

Laoer liberta de pregar lo segnor sencza empacbament . Moa si alcun pen[8a] 

ai esser uist soc sobre la soa uergeneta que ella sia sobre cregna e couenta 

essar fait enayai facza ezo qu-eì uol el non paca si el noceia . Gar aquel 

qua ordene fermecza al seo cor non bauent besogna . Maa bauent poesta 

de la soa uolunta e iuia ayczo al seo cor gardar la soa uergeneta fay ben . 

Donea aqnel qua aiosta la soa uergeneta al matrimoni fay ben , e melb fay 

aquel qne non la' by aiosta . La fena es lia a la ley per tant de temp quant 

lo mari da ley uio . Moa si lo mari da ley dormire ella sare desLiora de 

la ley , noceie al quaì ella uolre tant solament al segnor . Moa ella sore 

ArehiTio glottol. iul., XI (teconda lerid, I). 13 



194 SalYioni, 

ip\u8 banenra s-ilh p^rmanre enay«i segoni lo meo eonselh . ìias yo pensa 
que yo aya 1 esperii de dio 

YIII. [269 y] Mas d aquellas cosas que son sacrfficas a las ydolaa nos 
saben . Gar tnit anen sctencia . Cor scienda enfia . ìiaa canta hedifica • ìias 
si alcnn pensa si saber^ alcnna cosa encara non conois en qt«al maniera 
couenta ìuy saber . ìias si alcan ama dio aqtiest es conegu de ìuy . Uas 
de li maniar li qt^al son sacrifica a las ydolas . Nos saben . Gar ydola non 
es. alcuna cosa al mont . Gar alcan dio non es si non yn . Gar si son dio 
aqtftlh que son dit o sia al cel o sia en la t^rra . Gar acer moti dio son 
e moti segnor . Mas a nos es tan solament vn dio payre d6l qua! son to- 
tas cosas e nos en ìuy . E yn segnor yesus ^w^ . Per lo q«al son totas 
cosas , e nos per Iny . Uas sctenciaf non es en tiiit . ìias alcan con la eon- 
sconcia de 1 Idola entro ara manian enayma la cosa sacrifica a 1 Idola . E 
la eonscieneisL de lor cam ella sia enferma es socza • Ma« lo maniar non 
laaaa nos a dio • Gar si nos maniaren nos non hadondiaren , e si nos non 
maniaren nos non defalhiren . ìias aeia que per aaentura aqvesta uostn 
lìciencia non (si) sia fayta offendament a li enferm . Gar si alcan aeyre ìuff 
lo q«4al ha scÌ6neia repaasant en 1 idola . [270 r] Donca la conscteneìn àe 
ìuy cam ella sia enferma non sore hedifica a maniar las cosas sacrificas a 
las ydolas . E lo frayre enferm per lo quaì x^^^t morie perire en la toa 
eonaciencìh . Ma« peccant enayei en li frayre e ferent la enferma con- 
scìèneia de lor uos peca en . XV*^^ - ^^^ ^^ <1*^^ ^^^ ^^ ^^ maniar scan- 
deleia lo meo frayre • Yo non maniarey cam en etema que yo non scan- 
deleie lo meo frayre 

IX. Non soy yo en liberta . Non soy yo apostol . Donea non aie yo 
lo Doe^e segnor yesus x^ie^ . Donca aos non se la mia obra al segnor . 
E si yo non soy apostol a li autre . Mae emperczo yo ho soy a aos • Oar 
aos se segnai del meo apostola al segnor . A questa es la mia defenssion 
enapres aqailh li qual demandan mi . Donca non aaen poesta de maniar e 
de beore • Mae non haaen poesta de encerque menar la fenna seror enayma 
li antro apostol e li frayre del segnor e peyre . yo sol e bamabas non 
haaen poesta d obrar ayczo . Qaal caaalareia ynqua en las soas rendoas . 
Qaal pianta la Vigna e non mania del frac de ley . Qaal pais lo grecz e 
non mania del lait del grecz , Donca die yo ayczo segont home . Mae la 
ley non di aquestas [270 y] cosas . Gar script en la ley de Moyses • Non 
ligares la boca al bao calant . Donca es a dio cura de li bao . Mae acer 
el di aquestas cosas per nos . Gar son scriptas per nos . Gar aquel que 
ara deo arar en sperancza : e aquel que calca en speranza de recebre frac . 
Si nos semenen a aos las cosas speritals non es grant cosa si nos messonen 
las aoe^ras carnals . Si li aatre son parczonier de la aoe^ra poesta nos per 
que non maiorment . Mae nos non sen asa d aquesta poesta . Mae nos 
sostenen totas cosas : afin que nos non donan alcan offendament a 1 eaan- 
geli de x^^^ • ^^^ ^^^ • ^^^ aquilh que obran al sacrari manian aquellas 



* Vedi la nota a pag. 187. 



Il Nuovo Testamento valiJese. 195 

eosas que son del sacrari . E aqutlh que seraon a 1 autar parczoneia» cu» 
1 aatar . £nay«ì lo segnor ordene aqt^tlh que anancian 1 euangeli uiore 
de 1 eaangeli . ìlas yo non soy usa d alcuna d aqi^estas cosas . Mas yo 
non scrJs aqtiestas cosas qtie ellas sian faytas enay^i en mi . Car bon es 
a mi maiorment morir que alcun enuane^issa la mìa gloria . Car si yo pre- 
diearey gloria non es a mi • Cor besogna ìay a mi . Car malatien/ura es a 
mi sì yo non predìcarey . Car si nolent fauc ayczo yo bay merci . Mas 
[271 r] si forczaynent despenssacion es cresua a mi . Donca quaì es la mia 
merci que predicant 1 euangeli pause 1 euangeli sencza despensa que yo 
non ase mal de la mia poesta en 1 euangeli . Car cum yo fosso en liberta 
de totas cosas : yo me soy fait serf de totas : afin qtie yo gagne plus . Yo 
soy fait a li indio enayma indio : afin que yo gagnesso li ìndio . A aqutlh 
que eran sot la ley enayma yo fosso sot la ley • afin que yo gagnes aqutlh 
que eran sot la ley , A .aquilh que eran sencza ley enayma si yo fosjso sencza 
ley cum yo non fosso sencza la ley de dio . Mae fosso en la ley de x^te^ 
afin que yo gagnes aqtiflh que eran sencza ley . Yo soy fait enferm a li 
enferm . afin que yo gagnes li enferm . Yo soy fait totas cosas en tuit : 
afin que yo U faces tuit salf . Mae yo fauc totas cosas per 1 euangeli . afin 
que yo sia fait parczonier de luy . Non sabe . Gar aqm'lh que corron al 
pali . Acer tuit corron . Mae tu recep la merci , Gorre enayei que ensemp 
prena , Gar tot aqwel qtie content en batalha se absten de totas cosaa . E 
aeer aqtifih : afin que iUi recepian corona corrompiuol . Mae nos non cor- 
rompiuol . Donea yo corro enayei non [271 v] enayma non certan . Yo 
ecmibato enayei non enayma batent 1 ayre . Mae castigo lo meo cors e lo 
retomo a seme que per auentura cam yo haurey predica a li autre yo 
non sia fait refada 

X. Gar frayres yo non uolh nos mesconoiser . Gar tuit li nostre payre 
foron sot la niuola e tuit trapaseron lo mar e tuit foron bateia en Moyses 
e en niuola e al mar , e tuit manieron aqueì meseyme maniar sperltal , e 
tuit begron d aquel meeej/me beore speritai . Mae tnit beuian de 1 esperita! 
peyra ensemp segaent lor . Mae la peyra era ;^r»e^ . Mae ben placzent non 
fo en plusor de lor . Gar ilh foron stendu al desert . Mae aquestas cosas 
son faytas en figura de nos que nos non sian cubitos de li mal enayma ilh 
cnbiteron . Ni sian fait sernent a Jas ydolas enayma alcuns de lor enayma 
85 scrtpt . Lo poble sesie a maniar e a beore , e se leueron a iogar . Ni 
fornicare enayma alcuns de lor fornigueron . E cagiron en vn iom . 28 . 
mUìa . Ni tentare x^ie^ enayf?)a alquanti de lor lo tenteron e periron de 
li serpent . Ni mtirmurare enayma alcuns de lor [272 r] murmtireron e 
periron del destremenador • Mae totas aquesta s cosas endeuengron a lor en 
figura . Mae son sertptas a la noe^ra castigancza , a li quals las fins de 
li segle endeuengron . Donca aquel que pensa si istar nei a qu-el non caia . 
Tentacion non prena uos si non humana . Mae dio es fidel lo qual non su- 
friie uos esser tenta sobre czo que uos poe . Mae acer fare aiutori en la 
tentacion que uos poisa sostenir . Per la qual cosa o karieeimes fuie lo 
cotiuament de las ydolas . Yo parlo enayma a sauis . Uos meseyme iuia 



196 Salvionì, 

czo que yo die. Lo calici de la ben^dicìon al guai nos b^neiczen . Donca 
non es caminalecza del sane de xrist . E lo pan lo quaX nos fragnen . 
Donea non es parczoneiancza del cors del segnor . Gar nos moti sen rn 
pan e vn cors . Cor tuit parczoneien d un pan e d un calici . Ueia isroel 
segoni la cam . Honca aqtitUi que manian las ostias non son parczonier de 
1 autar . Donca qtKil cosa die yo qtM sacrfficament d idolas sia alcuna cosa o 
qtie ydola sia alcuna cosa • ìKas aqtiellas cosas las qtials li Gentil sacrificai! 
sacrtfican a li demoni e non a dio . ì&m yo non uolh uos esser fait ctm- 
pagnons de demonis . Cor uos non poe beore [272 v] lo calici del segnor e 
lo calici de li demonis . Uos non poe esser parczonier de la taula del segnor . 
e de la taula de li demonis . Hoe uolen nos scomoure lo segnor a ira . Don^a 
sen nos yìui tori de ìuy . Totas cosas leon a mi . Ma« totas non couenoM . 
Totas cosas leon a mi . Mae totas non hedifican . Alcun non quera czo qu-es 
seo . Mae czo qn-es de 1 autre • Mania tot czo qti-es uendu al maczel no» 
demandant alcuna cosa per la consctencia . Gar la terra es del segnor e la 
pleneta de ley . Mae si alcun de li non fidel apella uos a la cina , e nos y 
noie annar mania tot czo qiie sare pausa a uos non demandant alcuna cosa 
per la conscieneia . Mae si alcun dire ayczo es sacrifica a las ydolas non 
ho uolha maniar per ìuy lo qual ho demostra e per la conscieneia . Mai 
yo non die la toa consctencia . Mae de 1 autre . Gar la mia liberta per que 
es iuia per 1 estragna conscieneia . Si yo porczoneio cun gracia per q«e 
soy blestema • Gar yo fauc gracias . Donca o sia qtie uos manie o sia q«e 
uos beua o sia que uos facza alcuna autra cosa . Facze totas cosas a la 
gloria de dio . Sia sencza offendament a li indio e a li gentil [278 r] e a 
la gleysa de dio . Enayma yo palaczo a tuit per totas cosas , non quereflt 
czo qu-es a mi profeytiuol . Mae a moti qti-ilh sian fait salf 

XI. Sia resemilhador de mi enayma yo de x^^^ • ^^ ^ frayres yo 
lauuo uos . Gar uos se recordador de mi per totas cosas , e tene li meo 
comandameni enayma yo li lierey a uos . Mae yo uolh uos saber . Gar x^^^ 
es oap de tot home . Mae 1 ome es cap de la fenna . Mae dio es cap da 
xrUt . Tot home orant o prophetelant cubert lo cap socza lo seo cap . Mai 
tota fenna orant o propheteiant non cnbert lo cap socza lo seo cap . Gar 
ma cosa es que ella sia scaluayra . Gar si la fena non es cuberta sia ton- 
dua . Mae si socza cosa es a la fenna esser tondua , o scaluayra cnebra 
lo seo cap . Acer 1 ome non deo cubrtr lo boo cap . Gar es ymagena e 
gloria de dio . Mae la fenna es gloria de 1 ome . Gar 1 ome non es de la 
fenna . Mae la fenna de 1 ome . Gar 1 ome non es crea per la fenna . Mae 
la fenna per 1 ome . Emperczo la fenna deo hauer cubriment sobre lo seo 
cap per li angel . Emperczo ni 1 ome sencza la fenna ni la fenna sencza 
1 ome al segnor . Gar enayma la fenna es de 1 ome enayei [278 v] home ^ 
es de la fena . Mae totas cosas son de dio e uos meseyma [L -e] ho loia . 
Tang a la fena orar dio non cuberta . E meseyma la natura non ensegna 
uos . Gar si 1 ome nuris cauelh uergogna es a lu^ . Mae si la fenna nnris 



^ Nel richiamo, in fine della precedente pagina, si legge '1 om^\ 



Il NaoYo Testamento yaldese. 197 

cauelh gloria es a ley . Cor li canelh son dona a ley per cubrùnent . Ma« 
si alcun es iust esser tecznos [1. tenczos] entro uos , nos non hauen aytal 
costuma ni la gleysa ùe dio . Uos yo comando ayczo non lauuant . dar uos 
uos aiosta non en melh . Mas en peis . Acer uos aiostant pn^mierament en 
la gleysa yo auuo esser diuesions entro uos , e ho creo en portia . Cor 
couenla esser heregias : afìn que aqmlh que son prona sian fait manifest 
en nos . Donca eum uos , uos aiosta ensemp ia non es a maniar la cina 
del segnor . Mae ynchascun presumis a maniar la soa cina . Acer 1 un fa- 
mela . Mae 1 autre es uhri . Donea non haue maysons a ma[n]iar e a beore . 
O despreczia la gleysa de dio , e confonde aqtitlh que non han . Qual cosa 
direy a uos . lauuo uos en ayczo non uos lauuo . Cor yo receop del segnor 
czo qtie yo liorey a uos . Cor lo segnor jesue en la noit en la qua! el fo 
liora [274 r] receop lo pan e faczent gractas frains e dis . Recebe e mania 
aqtiest es lo meo cors lo qtial Bore liora per nos . Facze ayczo en la mia 
recorda[n]cza . Semilhantament lo calici pois qti-el cine dlesent . Aqtiest 
calici es lo nonel testament al meo sane . Facze ayczo per quanta ueez uos 
Io beore en la mia recordancza . E per qtianta uecz uos maniare aquest 
pan e beore lo calici : uos anunciare la mort del segnor entro qu-el uegna . 
Don^a q»al que qtMÌ maniare lo pan e beore lo calici del segnor non de- 
gnament sore acolpa del cors e del sane del segnor . Mae 1 ome proue si 
meee^me e enayei manie d aqt«el pan e beua del calici . Cor aqf/el que 
lo ma[n]ia e lo beo non degnament mania e beo a si indici non decernent 
lo cors del segnor . Emperczo moti enferm e frenol son entro uos e moti 
dormon . Gar si nos iuiessan nos meseyme , Acer nos non sarian iuia . Mae 
dementre que nos sen iuia nos sen castiga del segnor . afin que nos non 
sian dapna cun aquest mont . Donea o li meo frayres cum uos uos aiosta 
a maniar spera 1 un l autre . Mae si alcun fameia manie a mayson que 
uos non uos aioste en indici . Mae cum yo sarey uengu yo ordenarey a uos 
las autras cosas 

XII. [274 v] Mas o frayres yo non uolh uos mesconoiser de las spen- 
tala cosas . Uos sabe . Cor cum uos fossa gentil uos era'annant a las si- 
mulacras mutas enayma uos era amena . Emperczo yo fauc a nos concgn 
qtie alcun parlant en 1 esperit de dio non dicza . yeetie . scnminga ^ . Gar 
alcun non pò dire lo segnor yeeue si non al sant sperit . E deuesions son 
de grooias . Mae aqt«el meseyme sperit . E deuesions son d amenestracions . 
Mae aqvel meeeyme segnor . E deuesions son d obrament . Mae aqt«el me- 
seyme dio lo qi«al obra totas cosas en tuit . Mae manifestacion de-sperit es 
dona a yncbascun a profeit . Acer parolla de sapieneìa es dona a 1 un per 
sperit . Mae parolla de scinola a 1 autre scgont aquel meseyme sperit • 
Fé a 1 autre en aqtiel meeeyme sperit . Graeta de sanità a 1 antro en tu 
sperit . Obrament de uertu a 1 autre prophecia a 1 antro . Descrocion de 
sperit a 1 autre . Generacions de lengas a 1 antro . Entrepetracions de pa- 



^ Pur qui non s' esclude ^scummiga' o 'scumeniga'. Vedi la nota a 
pag. 158 e aggiungi che cominaU è anche del testo che qui si pubblica. 



198 Salvioni, 

rollas a 1 antre . Mas vn aquel meseyme sperit obra totas aqf^estas cosas 
departent a vnchascun enayma el uol . Car enayma lo cors es yn e ha 
moti membres . Ma« tolt li membres del cors cum ilh sian [275 r] moti son 
vn cors , enay«i ^^^^ • ^f^^ ^^^ sen bateia en Tn sperit e en vn cors , o 
sia» iadios o sian gentil o sian serf o sian frane , tuit sen abeora d un 
sperit . Cor lo cors non es vn membro . Ma« moti . Si lo pe dire yo non 
soy del cors . Car yo non soy man emper^o non es del cors . E si 1 aurelha 
dire yo non soy del cors . Car non soy olh emper^o non es del cors . Si 
tot lo cors fos olh ont fora 1 anuiment . E si tot fos auoiment ont fora 1 odo- 
rament . ÌILas dio pause ara li membro del cors vnchascun de lor enayma 
el uolc . Car si tuit fossan vn membre ont fora lo cors . ìias acer ara 
moti membre . ìlaa vn cors . L olh non pò dire a la man yo non besogno 
de las toas obras . E dereco lo cap a li pe . Yos non se a mi besogniuol . 
Mae li membre del cors li quaì son uist esser pliM enferm son mot maior- 
ment plue besognìuols . E li membre del cors li quaì nos pensen esser non 
nobles nos cercundcn aquisti de plu« ha^undiuol honor . E li membre li 
qua[ son desonest han plu« haòundiuol honesta • Mae li noe^re honcst non 
besognan d alcnn . Mae dio atempere lo cors donant plue ha&undiuol honor 
a ìuy lo qt^l era en besogna : afin que departiment non [275 v] sia al cors . 
Ma» que li membre sian curios 1 nn per 1 autre en czo meseyme . Car si 
l^un membre suffre alcuna cosa tuit li membre ensemp snffron o si 1 un 
membre se glariia tuit li membre s alegran . Mae nos se cors de x^^^ ^ 
membres del membre . Car acer dio pause alquanti en la gleysa . Prumìe- 
rament li apostol . Li segont li propheta . Li terc li dotor daqwenant 
uertuQ , daqt^tenant grocsas de sanitas . Aiatoris gonernament . Genera- 
cions de lengas . Entrepetracio7is de parollas . Donca son toit apostol . 
Donea son tuit propheta . Donea son tuit doctor . Donea han tuit uertuc . 
Donea han tuit gracia de sanità . Donca tuit parlan per lengas . Bonea en- 
trepetran tuit . Mae enueia li melhor don e yo mostrarey a uos encara 
plus auta uia 

XIII. Si yo porlarey per lengas d omes o d angels . Mae non haurey 
carità yo soy fait enayma 1 aram sonant e lo cinbol tintent . E si yo haorey 
prophecia e haurey conegu tuit li menestier e tota ^cteneia . E si yo haurey 
tota fé enayei que yo traporte li mont . Mae non haurey carità yo non 
soy alcuna cosa . E si yo departirey totas las mias subetonetas en maniars 
de paures . E si [276 r] yo liorarey lo meo cors enayei qtie yo arda . Mfl« 
yo non haurey carità a mi non prefeyta alcuna cosa • Canta pacient es be- 
nigna es'. Carità non ha enueia non fay peruerssament non es enfia , non 
es cubitosa , non qtier aquellas cosas qi^e son soas , non es scomagua , 
non pensa mal non s alegra sobre la eneqtiita . Mae ensemp s alegra a la 
uerita . Totas cosas suffre , totas cosas ere , totas cosas spera , totas cosas 
sosten . Carità non cagic vnqua . si propheclas saren enuaneezias , o si 
lengas cossarcn , o si scteneia sare destruyta . Car nos conoissen de partia 
e propheteien de partia . Mae cum lo sore uengu czo q«-es perfeit sare 
enuaneczi czo qu-es de partia . Cum yo fosso petit yo parlano enay^TM 



11 Nuoto Testamento yaldese. 199 

petit , e BBb\p enayma petit , e pefiBsaao enayma petit . ìias cum yo fay 
fait baro» enaaneczic aqtiellas cosas las quale eran de petit . Car nos uesen 
ara per miralh en figura . ÌHas adonca facia a ' facia . Yo conoisso ara de 
partia . Mas adonca conoisorey enayma yo soy conoissa • Ma« aqtiestas tres 
cosas permanon ara fé sperancza e canta . ìllas carità es maior d aquestas 
XIY. [276 v] Ensegae carità e enaeia las sperilals cosas . Ho» maior- 
«Tient que nos propheteie . dar aquel qt»e porla per lenga non parìa a li 
ome . ÌILas a dio . Car alen» non au lay . ìllas 1 esperit parla li secret , 
Car aqtiel que propheteia porla a li ofne e» he^ificacion , e en amone» 
stancza , e en consolacion . Aquel que parìa, per lenga hedifica si meseyme . 
Ma« aqfiel que propheteia hedifica la gleysa . Moe yo aolh tnit uos porlar 
per lenga . Uos maiorment propheteiar . Cor roaior es aquel que prophe- 
teia que aquel que porla per lenga si non per auentura qu-el entrepetre 
que la gleysa recepia hedificacion . ÌILas o frayres si yo uenrey ara a uos 
porlant per lengas quol cosa profeytarey si yo non parlarey a uos o en 
renelacion , o en scìeneia , o en prophecia , o en doctrtna . Emperczo 
aquellas cosas que son sencza arfna donant uoucz , o sia calamella , o sia 
citara si non donare decerniment de sons en quol maniera sore saupu co 
qu-es canta o czo qu-es citaricza . £ si la tuba donare uous non certana 
quol derant se aparalhare a la batalha . Enayei uos si uos non donare 
manifesta porolla per lenga en quol maniera sore saupu co [S77 r] qu-es 
dit . Cor uos sore porlant en li aere enayma motas generacions de lengas 
son e» aquest mont e alcuna cosa non es sencza uoucz . Bonea si yo non 
sabrey la uertu de la uoucz yo se^ey strang a ìuy al quol yo porlo . E 
aquel lo quol parla sore strang a mi . Enayei iios • Cor uos se enneiadors 
de li sperit : quere que uos abondie en he<fificacion de la gleyea . Emper^o 
aquel que porla per lenga ore qu-el entrepetre . Cor si yo orarey per lenga 
lo meo sperit ora « Moe la mia pensa es sencza frac . Donca quol cosa es 
orarey per sperit orarey per pensa . Psalmeiarey per sperit psa[l]meiarey 
per pensa : per que si tu beneyczires de-sperit aquel que ten lo luoc del 
diot . En quol maniera respondie Amen sobre la toa benedicion . Cor el 
non sap quol cosa tu diczes . Cor acer tu facz ben groeias . Hoe 1 autre 
non es betfifica . Yo fauc groetas al meo dio . Cor yo porlo per lenga de 
tail nos . Hoe yo uolh maiorment porlar . 5 . poroUas del meo sen en la 
gleysa que yo ensegne li autre que decz milia de porollas per lenga . 
frayres non uolha esser fait petit en sen . Moe sia petit en malieta . Moe 
sia perfeìt en sen . CSor scrtpt es en la ley . Cor yo porlarey [277 t] a 
aquest poble en antras lengas e en autras lauias enayei non auuircn mi dis 
lo segnor . Doneo lengas son en ensegnas non a li fidel . Hoe a li non 
fidel . Moe prophecias son en ensegnas non a li non fidel . Moe a li fidel . 
Donea si tota la gleyea s aiosta en vn e tuit porlon per lenga . Moe in* 
trant II diot o li non Fidel . Donco non diren per que forssena . Moe si 
tuit propheteìan . Mae ìntre alcun non fidel o diot el es uenczn de tuit 
e es iuia de tuit , e las reseonduas cosas del cor de luy son faytas mani* 
festas , enayei cagent en la facia orare dio derant anunciant que dio sia 



SOO Salvioniy 

uer ameni en uos . Don co o frayres quaì cosa es . Cam aos nos aiosta vneha- 
scan de aos haya psalme haya doetnna haya apoealis haya lenga haya cn- 
trepetracion . Totas 4^08as sian faytas en hedifìeacion . si alca» parla 
p^r lenga segont day mot o tres e per portia entrepetre . ìias si el non 
Bare entrepetrador taysa en la gley^a . Ma« parie a si e a dio • ìias day 
trey^propheta dicza» , e li aatre ddcemissan • Cor si alenila cosa sore re- 
nella al sesent lo prumier taysa . Gar tait poe propheteiar per sengles [27Sr] 
que tuit emprenan e tait amonesto» . £ 11 sperit de li propheta sian sotmeta 
a li prophete . Cor dio non es àe departiment . ìlae de pacz enayma yo 
ensegno en totas las gleysas de li sant . Las fennas taysan en la gleysa . 
Cor non es oatreia a lor parlar . Ma« esser somessas enayma la ley di . 
Mae si ellas nolon apenre alcuna cosa demondon li lor mari a mejson . 
Gar socza cosa es a la fenna parlar en la gleysa . ìias la paroUa de dio 
issic de nos o peruenc en nos sols . Mas si alcan es uist esser propheta o 
speritals conoyasa aquellas cosas las qfMils yo serio a nos . Gar eoa co- 
fnanJament del segnor . Mae si alcun mesconois el sarò mesconegn . Donca 
o frayres enneia pr^^pheteiar , e non nolha nedar parlar per lenga . ììm 
totas cosas sian faytas en nos honestament e segont orde 

XY. Mas firayres yo fanc a nos conegn 1 enangeli , lo qual yo pre- 
àìquej a nos lo qtial uos receopes al qual aos ista per lo q«al nos se aalua . 
Si nos tene per qual raczo[n] yo [278 v] prediq«4ey a nos , nos non creses 
en nan . Gar yo prumierament uos hay dona czo que yo enoara anio re- 
ceopa . Gar x^^^ morie per li nee^e pece segont las scripttiras : e qtf-el 
fo sebeli e rexuscite al tercz iom segont las scrtpturas e ear el fo nlst àe 
peyre . Enapres aquestas cosas a li vnze . Daquienant fo uist a plus àe 
, 5 . cent frayres ensemp de li qual moti permanon entro ara . Mae alquanti 
dormiron . Daqutenant fo uist a iaco . Daqwena[D]t a tait li apostol • Ma» 
el fo uist a mi derierament de tait enayma auorton . Gar yo soy memor de li 
apostol lo qtial non soy degne esser apella apostol . Gar yo perseguey la 
gleysa de dio . Mae yo soy czo que yo soy psr la gracia de dio , e la graeta 
de luy non fo nana en mi . Mae yo lauorey plas habundluolment de tnit lor . 
Mae non yo . Mae la graeia de dio en mi . Gar si yo o si ilh predlqvea 
enayei , e nos creses enayei . Mae si x^'^ es predica qu-el resncite de li 
mort : alcuns en qual maniera diczon en uos . Gar non es resnrecion de 
mort . Mae sì resnrecion de mort non es , ^rte/non reeucito . Mae si ytùt 
[279 r] non resncite la nostra predicacion es uana e la nostra fé es nana . Mae 
nos sen atroba fals testimoni de dio . Gar nos diezen testimoni eontra dio , 
qti-el r(e)esucite . g^rte/ . lo qua\ non resacite si li mort non resacitan . Gar 
si li mort non resacitan x^^^ ^^^ resucite . Gar si g^rie^ non resacite la uo- 
e^a fé es uana . Gar uos encara en li uee#re pece . Denea aqmlh qve 
do[r]miron en x'''^^^ periron . Si nos sen spef ant en x^^^ ^^ solament en 
aqwesta ulta nos sen pine miserios de tuit li ome . Mae xrte< resacite ara 
de li mort prumier de li dorment . Gar Acer mort per home e re8u[re]cion 
de mort per home • E enayma tnit moriron en edam enayei tnit sare» 
nioifica en x^*'^ ® ynchascun al seo orde . Mae x"'^^ prumierament daqvi- 



II KuoTO Testamento valdese. 201 

enant aqutlh qua non àe ^ist ]i qua! creseron en 1 anenamént de ìuy . 
Daqtftenant la fin cum el haare liora lo regne a dio czo es al payre . 
Guffi el hanre ennaneezi tot prtncipa e poeata e nertu . Uaa conenta ìuy 
rsgnar entro qtt-él pansé li seo enemic sot li pe Ae ìuy , Mai 1 enemiga 
mort Bare destruyta derierauMnt . Car el sotmes totas cosas sot li pe d^ 
Ivy , Hm cnm el dicza totas eosas sod sommessas a ìuy sencza dubi stier 
ìwy lo qtial somes a luy totas eosas . Ma« enm totas [279 y] cosas soren 
somessas a ìuy adonca meseyme lo filh sore somes a ìuy lo quaì sumes a 
ìuy totas cosas qu-el sìa dio totas cosas en tnit . D antra maniera quaì 
cosa faren aquilh qtie son bateia per li mort . Si al postot li mort non re- 
SQcitan ptfr que son bateia per lor . £ per q«e perilhen tota bora . 
frayres yo moro per cbasenn dia per la noe^ra gloria la quaì yo bay en 
XMtw ^^rte^ lo noe^e segnor . Si yo eombatey segont bome a las bestias 
d-ephe9ia qiial cosa profeyta a mi si li mort non resucitan . Manien e benen . 
Gar deman morren. Non nolba esser engana . Gar li mal porlament cor- 
rnmpon las bonaa costnmas • Sia nelbant iastament e non pecqtie . Gar al- 
eans de aos non ban la conoyssencza de dio . Yo parlo a uos a la uoe^ra 
vergogna . Mae alcan di . Li mort en qttal maniera resncitaren , o en qual 
eors nenren . tn non sani czo qtie tn semenas non es yiaifica si pr»- 
mieramefit non mor . E czo qi«e tu semenas non semenas lo cors lo qt^al 
es a nenir . Mae lo no gran enayma de froment o d alcun de li antro se- 
mecz . Mae dio dono a ìuy cors enayma el noi a yncbascnn de li [280 r] 
semecz . Mae dio done a ìuy eors enayma el noi a rnchascun de li semen^ 
prepi Cora . Tota cam non es yna meseyma cam . Mae acer yna es de li ome . 
.Moe antra de las bestias . Mae autra de li oysel . Mae autra de li peyson . £ 
son eors celestials , e son cors terrenals . Mae acer vna es la glori» de li ce- 
lestiaU • Mae antra de li terrenals . Una es la clarita del soleih , autra la 
elarita de la luna autra la clarita de las stelas . Cor 1 estela se decern de 
1 estela en clarita . £ enayei sare la resnrecion de li mort . Es semena en 
eormeion resucitare en non cormcion . Es semena en non noblecza resn- 
citare en gloria . Es semena en enfermeta resucitare en uertu . Es semena 
cors animai resucitare cors speritai . Si es cors animai es cors speritai , 
enayma es scrtpt . Lo pmmier home adam fo fayt en arma yiuent . Mae lo 
segont adam en sperit yinificant . Mae non prumierament czo qf<-es speritai . 
Mae $0 qii-es animai, daqwenant czo qti-es sperital . Lo premier home de 
terra es terrenal . Lo segont hotnme del cel es celestial . Qual es (lo) lo 
terrenal aytals son li terrenals , e qt^al es [280 y] lo celestial aitals son 
li celestials . Donca enayma nos porten 1 eymagena del terrenal enayei 
porten 1 eymagena del celestial . Mae o frayres yo die ayczo . Gar la 
carn ni lo sane non possesiren lo regno de dio , e coruption non possesire 
non eompcion . Yenos yo die a nos segret . Acer nos tnit non dormiren : 
nent de mencz tuit nos saren muda . En yn moment al colp de 1 olh 
en derayrana tuba . Gar la tuba sonare e lì mort resncitaren non corrumpu 
e nos ^aren muda . Gar couenta aiczo corrumpiuol uestir non cormpcion , 
e aiczo mortai nestir non mortalità . Mae cnm ai^o corrumpiuol haure 



202 SalvionJ, 

uesti non corrapcion e ai^o mortai haure uesti non mortalità . Adonca 
sore acumplia la porolla la quai es scrtpta . La mort es furbia a aitoria . 
mort la toa Victoria al qua! Inoc es ,0 mort lo teo agulhon al qual luoe 
es . lo p6ca es agulhon de la mort . ÌAas la ley es uerta d^l peca « Mm 
gracias a dio lo qual done a nos Victoria p^r yesus x^^^ nostre segnor . 
Bonea o li meo frares ama sia istables e non mouinols habandiant to^aoia 
en 1 obra del segnor sabent . Car lo nostre laaor non [281 r] es nan al 
segnor 

XVI. Mas de las culhias las quals son faytas en li sant enayma yo 
ordeney a las gleysas de Galacia . Enay^i nos facze vuchascun de uos re- 
scondent repona enapres si per cbascun sabba oo que pUyre a lup que cwn 
yo sarey nenga adonca non se faczan las culhias . ìias cum yo sorey pre- 
seni yo trametrey aqntlh li qual uos haure prona per las epistolas portar 
la vLoatrei gratta en iem«alem . Gar si sare degna cosa que yo anne ilh 
annaren cun mi » Uos yo uenrey a uos cum yo haurey trapassa Macedonia . 
Gar yo trapasarey per macedonia . Mae per auentura permanrey enapres 
uos , acer vuemarey , que uos ammene mi en qual que qual luoc yo 
annarey • Mae yo non uolh ueser uos ara al trapassament . Gar yo spero 
mi permanir alcun temp enapres uos si lo segnor aùtreiare . Mae yo per- 
manrey en phesia entro a pendecosta • Gar grant us es hubert a mi e apa- 
reysent moti auerssari . Mae si thimotio sare uengu ueia qu-el sia enapres 
uos sencza temer . Gar el obra 1 obra del segnor enayma yo . Donea alcun 
non desprece luy . Mae amene luy en paz ^ [281 v] qu-el uegna a mi • Gar 
yo spero lu^ cun li frayre . Mae yo fauc a uos conegu de apollo lo Irayre • 
Gar yo preguey luf^ mot qu-el uengues a uos cun li frayre e acer non fo 
la uolunta de luy qu-el uengues ara . Mae el uenre cum sare comodo a 
ìuy . Velha e ista en la fé • Facze baroniuolment sia conforta , e totas las 
uoe/ras cosas sìan faytas en carità . Mae o frayres yo prego uos , uos co- 
noisse la mayson d-estefena e de fortunat e d acaya . Gar son premicias 
de acaya , e ordeneron lor meseyme al menestier de li sant que uos sia 
somes [a] aquilh que son d aquesta maniera a tot ensemp obrant e lauorant . 
Mae yo m alegro en la preeencia d-estefena e de fortunat e d acaya • Gar 
ilh complìron czo que era defalhi a uos • Gar ilh referon lo meo sperit e 
lo mostre . Donea conoisse aqutlh que son d aquesta maniera • Totas las 
gleysas d asia saludan uos , prisca e aquila enapres li qual yo albergo ca» 
la lor domestiga gleysa saludan uos mot al segnor . Tuit li firayre saludan 
uos . Saluda uo(n)s entro uos en sant bay samen t . La mia salndacion en 
la man de pani . Mae si alcun non ama lo nostre [282 rj segnor jesus j^^ 
scaminga* en 1 auenament de luy la graeta del noe^e segnor yesus '^rist 
sia cun uos . La mia carità sia cun tuit uos en yeeue x*^^ • Amen 
Ayci finis la i^rumiersi Epistola de Paul a li corentian 



* '-z' correzione di *8*. 

* V. la nota a pag. 158. 



Il Nuovo Testamento valdese. 203 

Seconda Epistola di S. Paolo ai Corinti. 

Gomencza la 2* Epistola àe paul A corentiana ^ Gap. 1 . 
I. Paul apostol de yesus -^rist per la uolanta de dio , e Timotio lo 
frayre : graeia. sia a la gleysa de dio la quaì es a eorenti con tult li sant 
li quai soD en tota Acaya , e pacz a uos de dio lo nostre payre e del segnor 
yesus x^^ • ^io czo es lo payre del nostre segnor jesus x^^^ ^^^ beneit , 
payre de miserieordisL , e dio de tota eonsolacion , lo quaì consola nos en 
tota la nostra, tribalacion : Afin que nos poissan consolar, Aqvtlh qtie son 
en tot apremiment per la eonsolacion per la qua! nos sen consola de dio . 
Car enayma las passions de ^rte^ Abondian en nos , enay«i la nostra, eon^ 
solacion Abondia per xrist . Mae sia que nos sian trtbula per la uoe^a 
tribnladon e per la sala . [282 v] sia que nos sian consola per la uoe^a 
consolacion e sala , la quai uos fay portar pacientament aquellas meseymas 
passions, las quah nos suffren que la noe^a esperancza per uos sabent . 
Gar enayma nos se compagnons de las passions . Enayei sare de la cunso- 
lacion . Gar frayres nos non uolen uos mesconoyser de la nostra trtbu- 
lacion , la qt^l fo fayta a nos . Enayei . Gar nos sen agraua sobre ma- 
niera plus que nos non poyen portar . Enayei qae Acer encreyses , a nos 
ée uiore . Mae nos meyme aguen respos de mort en nos meseyme que nos 
non sian confidant en nos . Mae en dio lo quai resuscita li mort , lo quai 
desliore nos de tanti perilh , e nos desliore : al quai nos esperen . Gar des- 
liorare nos encara uos aiudant per nos e» oracions , que gracias sian faytas 
a dio per nos per moti de las presonas de motas facìas d aquella donacion 
la qtial es en nos . Gar aquesta es la noe^ra gloria lo testimoni de la noe^ra 
eonciencia. Gar nos auen conuersa en aquest mont en simpleta de cor e en 
purità de dio e non en sapiencia carnai . Mae en la gracta de dio . Mae 
piti» abondlaolment [288 r] a uos . Gar nos non oscrtpen a uos autras cosas 
(\ue aquellas las quals uos leges , e conogues . Mae yo spero que uos conoy- 
sare entro a la fin . Enayma uos conogues nos de partia . Gar nos sen la 
mstn. gloria . Enayma Acer uos la nostra, al dia del noe^re segnor yeeue 
X^iit . £ yo nolo uenir a uos prumierament per aquesta confidancza : afin 
que aguessa la segonda gracia e trapassant per uos en Macedonia , e dereco 
de Macedonia uenir a uos , e esser amena de uos en iudea « Mae cum yo 
ftgaes uolgu ayczo . Donca husey de leoiarìa . las cosas que yo penso las 
penso yo segont eam . Que si e non sia enapres mi • Mae dio es fidel • 
(^r la nostra. paroUa la quai fo enapres uos si e non non fo en luy * Mae 
si fo en luy . Gar yeetie x^*^^ ^ ^^^ ^^ ^o lo <I<<^1 es predica en uos per 
nos per mi e per siluan e per timotio , si e non non fo en luy . Mae si fo 
^ iuy . Gar totas las promesslons de dio que son en luy son si . Emper^o 



* Nel titolo corrente : ' A li Corentiau '. 



204 Salvioui, 

1108 diczen Amen A dio per luy meseyme A la noatm gloria . Mas dio es lo 
quaì conferma nos con uos en x'^isl e lo qua! oìns nos [288 t] e lo quaì 
segno nos e done peng de-sperit en li no«^e cor . ÌILas yo apello dio te- 
stimoni a la nostrti arma . Car perdonant a nos non uenc daqtiienant À 
corenti : non que nos ayan segnoriia àe la nostra fé . Mas sen aiadador del 
ao«/re goy . Car uos ista per fé 

II. llas yo ordeney ayczo meseyme enapres mi que yo non uengues a 
nos dorico en tristicia . Car sì yo contristo nos qtial es aquel lo qual alegra 
mi . Si non aqtiel lo qtial es contrista de mi . £ yo scrtps a nos ayezo 
meseyme : afin qtic cnm yo sarey uengn yo aya tristicia sobre tristieia 
d aqficUas cosas de las qtials conentaua tni alegrar : cunfidant me en tuit 
uos . Car lo meo goy es de tuit uos . Cor en grant tribulacion e angoysa 
de cor yo nos ay script cnn motas lagrimas, non aczo que uos sia contrista . 
ìlas afin que uos sapia la canta la qtial yo ay mot abnndinolment a aos . 
ìlaa si alcun contriste mi el non contriste mi . ÌAas de partia : afin qw yo 
non carge tuit nos . Aqnesta tenczon la qttal es [284 r] fayta de pinsors 
basta a lu^ lo quaì cs d aqnesta maniera . Enayei que uos perdono maior- 
ment al cuntrari e sia consola que per anentura aquel que es d aquesta 

. maniera non sia sobre monta de plus abondiuol tristicia . Per la qual cosa 
yo prego uos q«e uos conferme la carità enuer de Ivy . Cor per ay^o yo 
uos ay script : afin qne yo conoissa lo nostre sprouament , si nos se obe- 
dient en totas cosas . Uas si uos perdona alcuna cosa a alcun : e yo encara . 
Car czo que yo perdoney si yo perdoney alcuna cosa yo perdoney per 
uos en presona de x^*^^ ^^ 4^^ ^^^ ^^^ ^^^^ engana del satanacz . Cor 
nos non mesconoysen las cogitacions de ìuy . Mas cum yo fosa nengu a 
troya per 1 euangeli de x^*^^ ^ Q*^ ^^ ^^^ hubert a mi al segnor : yo 
non ac repaus al meo sperit : Emperczo que yo non aya atroba tit lo meo 
frayre . ìias yo pres cungìet de lor aney en Macedonia . Mas grocias a dio 
lo quaì nìtorìia per nos tota ora en jesus x'^^* ^ manifeste per nos 1 odor 
de la soa conoissencza en tot luoc . Car nos [284 v] sen bona odor de ^rùt 
a dio en aquilb que son fait salf , e en aquilh que perison . Acer a li un 
Odor de mort per morir . Mas a li autre Odor de ulta per niore . £ quaì 
es aqnel lo qual es sufficient ha aqnestas cosas . Cor nos non sen enayma 
plusors hauotrant la parolla de dio . Mas nos porlen enayma en ^««^ 
derant dio de purità enayma de dio 

III. Gomenczen dereco a lauuar nos meseyme . Ho auen nos besogna 
enayma alcuna d auer epistolas de recommandacione a uos ho per uos . 
Car uos se la no«^ra epistola scripta en li no«/re cor : la qiial es conoissaa 
e logia de tuit li omme : e se manifesta esser 1 epistola de x^^^ - ^^' 
nestra de nos e scripta non per enclostre . Mas per 1 esperit de dio lo uio . 
non en tanlas peyriencas . Mae en taulas camals de cor . Mae nos auen aytal 
fiancza a dio per x*'**^ ^^^ 9^^ ^^^ ^ian sufficient pensar alcuna cosa àé 
nos enayma de nos . Mae la noe/ra sufficiencia es de dio lo qual fey oos 
couenì[285 r]aols menistres del nouel testament : non per letra . Mae per 
sperit . Gar la letra oci • Mae 1 esperit uiuifica . Cor si 1-amenistracion de 



Il Nuovo Testamento raldese. 205 

mort forma per letras en peyras fo en gloria , enay^i que li filh de Israel 
non pogn[e]8an regardar la facia de Moyses per la gloria dei uout de ìuy 
la quaì la es enaaneczia . L-amenistracion de 1 esperii en quaì maniera non 
aare maiorment en gloria . Car si l-amenistracion de danacion es en gloria 
l-amenistracion de iosticia abondie en gloria mot maiorment . Cor ceo que 
fo clariiica non fo glorifica en aqtiesta portia per la sobre montant gloria . 
Gar si czo que es eunaneczi es per ^ gloria co que perman es mot maior- 
ment en gloria . Donca nos anent aytal esperancza busen de mota fiancza • 
£ non enayma Moyses paasaaa lo cobriment sobre la eoa facia que li fìlh 
de Israel non regardessan en la fin de czo que es enuaneczi . Mae li sen 
de lor Bon mdes . Gar entro al dia d-encoy aqtiest meseyme cabrim[en]t 
perman non reuela en la leyczon del uelh testament lo quaì es enuaneczi 
en y^riet . Mae cam moises [285 y] es legi lo cubriment es pausa sobre lo 
cor de lor entro al dia d-encoy . Mae cum ilh saren eonnerti a dio lo cu- 
brtment sare tout . Mae dio es sperit . Mae aqvt al qual luoc es 1 esperit 
de dip aquy es liberta . Mae nos tuli regardant la gloria del segnor cun 
la facia descnberta : sen trasforma en aquella meseyma ymagena de clarita 
e» clarita enayma de 1 esperit de dio 

lY. Enperczo auent aquesta amenistracion segont la miserieordìe. la qual 
DOS auen receopn non defalban . Mae degitant las resconduas cosas de de- 
Bonor , non anant en scautriment ni corompent la parolla de dio . Mae nos 
rendent lauuablea a tota conscieneia de li home derant dio en manifestant 
la nerita . Cor Acer si lo noe^re enangcli es cubert . El es cubert en aquilh 
li qtial perisson : a li qtial lo dio d aqtiest mont enceque li entendament 
de li non fidel . Afìn que 1 enlumenament de 1 euangeli de la gloria de 
X^ist lo qual es ymagena de dio non lor resplandisa . Cor nos non predi- 
quen nos meseyme . [286 r] Mae lo noe^e segnor yeeue x^ist . Mae nos li 
noe^e serf per ibeeu • Gar dio lo qual dis la lucz resplandir en las tenebras 
Inczicha en li nostre cor , a enlumenament de la sctenoia de la gloria de 
dio en la facia de yeeue x^^^ • ^^ ^^s auen aqftest trasor en uaysel ter- 
rienc : afin que 1 autecza sia de la uertu de dio , e non de nos . Nos suf- 
fren trAulacions en totas cosas . Mae nos non sen angustia . Nos seji e/n- 
paureczi : Mae nos non sen desordena . Nos suifren persegacion . Mae nos 
non sen abandona . Nos sen humilia . Mae nos non sen eonfondu . Nos sen 
degita . Mae nos non peren . Encerque portant totauia la mortificacion do 
yeeue x^^ ^ noe^e cors : afin que la ulta de ibeeu sia manifesta en li 
noe/re cors . Gar nos li qual uiuen sen liora totauia en mort per ibeeu 
que la ulta de iheeu sìa manifesta en la noefra carn mortai . Donea mort 
obra en nos . Mae ulta «n nos . Mae auent aquel meseyme sperit de fé . 
Enayma es scrtpt . Yo cresey per la qual cosa yo parley : e nos cresen per 
la qual cosa nos porien sabent • Gar aquel que resucite ibeeu [286 v] de li 
mort resucitare nos cun yeeue . E ordenare nos cun uos . Gar totas cosas 



* Il 'per' non è bene perspicuo. 



206 SalvioDi, 

son per nos : afin que la graeia. abondianfc abondie per moti faczament da 
gracias en la gloria de dio . Per la qua! cosa non defalhan » ìlas ia sia 
ayQO que lo nostre nelh home lo qua! es defora sia corompu : emperczo 
aquel que es dedincz es renonela de iom en iom . Car czo qtie es en pre* 
sent mouiuol , e legier de la no^^ra tribulacio[n] obra en nos sobre maniera 
eternai pes de gloria en autecza . Nos non regardant aqtiellas cosas las 
qtiais son uìstas . Mas aqnellas qfie non son uislas . dar aqwellas qtfe son 
uistas son temporals . ÌILas aquellas qfie non son nistas son eternala 

y. Gar nos saben que si la nostra terenal mayson d aquesta abitaeio» 
es deslia que nos anen edificacion de dio mayso^ non fayta de man . Has 
eternai en li cel . dar nos gemen en ayczo cabitant sobre uestir la nostra 
abitation la qual es del cel : emperczo si nos sen troba uestì e non nn . 
Gar [287 r] nos li qual sen en aquest tabcmacle gemen agraua : emperczo . 
Gar nos non rolen esser despolha . Mae esser sobre uesti : afin que czo que 
es mortai sia snrbi de nita . Mae dio lo qual fey nos en czo meseyme lo 
qual done a nos peng d-esperit . Donea anent totaaia bon corage e sabent 
que tant iongament qnant nos sen en aquest cors nos sen pelegrins de dio . 
Gar nos anen per fé, e non per semblancza , nos anen eonfidancza e bona 
Yolnnta plus tost de esser estrania del cors roaiorment e esser present a 
dìo . Emperczo nos eontenden placzer a ìuy . sian desistant o sian pre- 
sent . Gar tnit nos conenta esser manifesta derant lo seti de x^^ ^^^ ^' 
chascnn recepia las propias cosas del cors enayma el ha fait . sia ben o 
sia mal . Donea nos hauent conoissencza d aqtiesta temor del nostre segnor , 
nos amonesten li ome : e nos sen manifesta a dio • Mae yo spero nos esser 
manifest en las noe^ra eonscteneias . Nos non lanaen nos dereco a nos . 
Mae donen a nos cayson de aos gloriiar [287 v] per nos : afin que nos aya 
que respondre ha aqutlh que se gloriian segont la facia e non al cor . Gar 
sia que nos sobre montan a dio per pensa : o sia que nos sian amesura 
nos sen amesnra a nos . Gar la carità de x^*^^ costreng nos : pensant ayczo . 
Gar si vn es mori per tnit . Donea tuit son mort . E crist es mort per 
tnit : afin que aquilh que vìnon ia non yinan a lor . Mae a ìuy lo qual es 
mort per lor e es resuscita . Donea nos non conoissen alcun d aquesta hora 
segont la carn • E se nos anen conegn Xrist segont la carn . Mae ara ia 
non lo conoissen . Donea si alcuna nouella creatura es en crist . Las uelhas 
cosas trapasseron . E neuos totas cosas son faytas nona» . Mae totas cosas son 
de dio lo qual reconcilie nos a si per Xrist : e done a nos menesUer de 
reconciliacion . Gar Acer dio era en xrie^ reconciliant a si lo mont : no» 
recointant a lor li forfait de lor : e pause en nos la parolia de reconci- 
liacion . Donea nos hnsen de mesaìarìa per crist : enayma si dìo nos amo- 
nestes per nos . Nos pregnen per Grist [288 r] que nos sia reconcilia a 
dio . El a fait Ìuy lo qual non ha peca esser hnferta de peca per nos : 
afin que nos sian fait iusticia de dio per Ìuy meseyme 

VI. Mas nos aiudant amonesten tos que uos non recepia la grocia de 
dio en uan . Gar el dis . Yo eysauczic tu en temp recebinol , e aiudey a 
tu al dia de salu . Ueuos ara es temp recebinol : veuos ara son dia de 



Il Nuovo Testamento valdese. 207 

sala . Non donant aleuna ofension a alcun afin que lo nostre menestier non 
sia despr^cia • ìHas donen nos mescymes en totas cosas Enayma menistres 
de dio . £m mota pactencia . en trtbnlacions , en besognas , en angustias , 
en plagas en careers , en tenczons , en lauors , en negilias en deìonis , en 
castità , en sciéneia , en longa p^rsanerancza , en soynecza al sant sperit ^ 
en carità non enfeinta , en paroila de uerita , e en uertuz de dio , Ver ar- 
mas de insticia de dreytas e de senestras , per honor e per desonor , per 
mala nomenancza , e per bona nomenaneza . Enayma enganadors e uerays . 
Enayma conegu e non conegn . Enayma murent e uenos nos [288 v] 
yiuen . Enayma castiga e non mortifica « Enayma trìst . Mae alegrant to- 
tania . Enayma besognant . Mae mot enriqfiegent . Enayma non anent al- 
cuna cosa 9 e possesent totas cosas . Gorentis la nee^a bocca es hnberta 
a uos , e lo nostre cor es alarga . Non sia angustia en nos • Mae sia 
angustia en las uoe/ra intralhas , Mae auent aqvella meseyma reguiardo- 
nancza . Yo die enayma a filhQ e uos se alarga . Non volha amenar ioo 
cun li non fidel . Gar qua! porconeianca es de iusticia cun enequtta . O 
qfMil compagnia es de la Incz a las tenebras . q«al couencion es de 
X^i. al diauol . qnal partia del fidel cun lo non fidel . Mae q«al con- 
sentiment del tempie de dio cun las ydolas . Cixr uos se tempie de dio lo 
uio : enayma dis lo segnor . Gar yo habitarey en lor , e anarey entro lor ^ 
e sarey dio de lor , e ilh saren a mi poble . Per la qua! cosa lo segnor 
di . Tse del mey de lor e sia departi de lor e non tocare la soga cosa , e 
yo recebrey uos e sarey a uos en payre e nos sore a mi en filhcz e en 
filhas dis lo segnor tot poderos 

YH. [289 r] Donca ho carisimes auent aqtiestas promessions monden 
nos de tot soczament de cam e d-esperit perfagent la sanc/ificacion en la 
temor de dio « Recebe nos . Nos non nafiren , alcun nos non corompen alcun ^ 
nos non enganen alcun . To non o die a la uoefra cundanacion . Gar yo de- 
rant dis que uos se en li noe^re cor a ensemp morir e a ensemp uiore . 
Mota fiancza es a mi enapres uos : mota gloriiacìon es a mi per uos . Yo 
soy repieni de con8olacio[n] . Yo sobre abondio de goy en tota la noe^a 
tribulacion . Gar cum nos fosan uengu en Macedonia . La noe^a cam non 
hac alcun repaus . Mae sufren tota tribulacion . Batalhas de fora e temer 
de dincz . Mae dio lo qua! consola li humil console nos en 1 auenament de 
tit « E non solament en 1 auenament de ìtty . Mae Acer en la consolacion 
de la q»al el a ista consola en uos , recointant a nos lo nostre desirier lo 
nostre plor la uoe/ra enueia per mi . Enayei qt^e yo m alegres maiorment * 
Gar se yo ccntristey uos en la pistola , yo non m-enpento ara e si [289 v] 
yo m-enpenteso uesent qtie aquella epistola ccntriste uos alora yo m alegro 
ara . Non « Gar uos se contrista . Mae . Gar uos se contrista a peni^ncia . 
Cor uos se contrista segont dio qtie uos non sufra destruyment de nos en 
aleuna cosa . Gar la tristicia la qual es segont dio obra peni^encìa istabla 
e» salu . Mae la tristicia del segle Obra mort . Gar ueuos ayczo meseyme 
uos esser contrista segont dio . Ganta cura obra en uos . Mae defension • 
ìlas endegnacion . Mae temor . Mae desirier . Mae enueia . Mae uenian^a . 



208 SalvJoni, 

Uos dones aos en tolas cosas non esser soeza al menestìer . Dofkki ia sia 
que yo uos aya script, no» per Iny lo qual fey 1 eniaria ni p^r lay lo qual 
la Bufere . Mas a manifestar la nostra, cara la qual nos auen per aos derant 
dio . EmpercKO nos sen consola . Mae pive abondiaolment en la aoeira eofi- 
solacion : nos nos sen alegra maiorment sobre lo goy de Tit . Cor 1 esperit 
de \uy es refait de toit nos . Cor se yo glorigey en alcona cosa de aoe 
enapres Iny . Yo non soy confonda . Mae enayma nos porlen a nos totas 
cosas [290 r] en nerita : enayei la nostn, gloriiacion la guai fo a Tit es 
fayla aerila . e las intralhas de ìuy son plfie abondiaolment reco(n)inta6 la 
obediencia de toit uos en guai maniera nos receopes lay can temer e 
can tremor • Yo me alegro . Cor yo me confido en uos en totas cosas. 

Vni. Mas frayres nos fa^en a nos conegna la graeia de ^o la guai 
es dona en las gleysas de macedonia . Cor 1 abondaneia del ioy de lor fo 
de moti spronament de trìbalacion : e 1 autesima paareta de lor abondie en 
las rigtfeczas de la simpleta de lor . Cor yo dono a lor testimoni segoni 
nertuQ . Gar ilh foron nolanteyros sobre aerta pregant nos can mota amo- 
nestancza g«e amenistracion de graeta e de comnnicacion fosa fayta a li 
sani . E non enayma nos speren . Mae doneron lor meseymes prtimierament 
a dìo daguMnant a nos per la aolanta de dio enayei que nos anen pr^ 
Tit gue enayma ei comence • Enayei Acer perfa^cza en nos agtiesta groeia . 
Mae enayma nos abondia en totas [290 y] cosas en f e e en paroUa , e e» 
scieneia e en tota cara sobre gne tot la aoe^a carità en nos : que enayei 
abondie en aguesta groeta . Yo non o die enayma comandant . Mas per la 
cura de li autre . Acerta ensemp prouant la bona afection de la uostra 
carità • Gar uos sabe la gracia del noe^re segnor yeeue x^^^ - ^^ ^^'^ ^^ 
fos rie fo fait besognos per uos que uos fosa rie en la besogna de liiy . S 
yo dono conselb en ay^o . Gar ayco es profeytiaol a nos : li qua! comences 
del prumier an non solament lo far . Mae lo uoler . Mae ara o compie per- 
fait : gfie enayma lo corage de la uoe^a uolanta es aparelba enayei sia de 
perfar de czo gue nos aue . Gar se la uolanta es aparelba ilb es receopaa 
segoni czo gue ilb ba e non segoni czo gue ilb [non] ba . Non gue perdon 
sia a li aatre . Mae a aos trtbulacion • Mae gue la nostra abondaneia eom- 
plicha la besogna de lor d-eygalecza . al present temp gue 1 abondaneia de 
lor sia compliment de la uostra. besogna gue eygalecza sia fayta enayma es 
script . Aguel gue ac mot non abondie , e aguel gue hac poc non amenne . 
Mae yo fauc graoìas a dio lo guai done [291 r] aguella meseyma cara p^ 
uos al cor de Tit . Gar Acer el receop amonestancza • Mae cum el fos pltte 
curios ane a uos de la soa uolanta . Acer nos tramesen cun ìuy lo noelre 
frayre la lausor del guai es en 1 euangeli per totas las gleysas . E non 
ayczo solament . Mae es ordena eompagnon de las gleysas de la noeAra pele- 
grinacion en aguesta grac»a la guai es amenestra de nos a la gloria del se- 
gnor a la uoe^ra destina uolunta sgutuant ay^o gue alcun non uetupere nos en 
aguesta abondaneia , la guai es amenestra de nos et» la gloria del segnor . 
Gar nos prouesen a ben far non solament deuant dio . Mae Acer deuant tait . 
li ome . Mae nos tramesen lo nostre firayre , lo guai nos auen prona esser 



Il Nuovo Testamento valdese. 209 

curi OS souefidierament e» molas cosas • Uas ara mot plus curios , per la 
grant confidancza qu-eì ha en uos , o sia per Tit lo qual es lo meo com- 
pagno» e aiudador e» uos o sia per ìì nostre frayre apostol de las gleysas 
de la gloria de x^*^^ * Donca mostra en lor en la facia de las gleysas lo 
demostrament lo qual es de la uo«/ra carità e de la uostra. gloria per uos 
IX. [291 v] Gar d abondiant es a mi escripre a uos del menestier lo 
qual es fayt en li sant . Gar yo say lo no«/re corage aporelha . Per lo 
qt$àì me glorilo de uos enapres li macedonlenc . Gar acaya as aparelha de 
1 an trapassa , e la nostra enueia scomoc plnsors . ìlas nos tramesen li 
frayre qu« QO que nos gloriien de nos non sia enuaneczi en aqtiesta partia que 
uos sia aparelha , enayma yo dis : que cum li macedonienc saren uengu cun 
mi , e anreu troba nos non aparelha , nos en nergognan , nos non diczcn so- 
lament uos , en aquesta materia . Donca yo pensey besogniuol cosa pregar 
li frayre : que ilh derant negnan a uos e derant aparelhon aquesta re- 
promesa benedicion esser derant apareUia enayma benedicion non enayma 
auaricia . ÌAas yo die ayczo . Gar aq^el qtie seraeua scarsament meifi- 
sonare scarsament . E aqtiel que semenare en benedicion mei ssonare ulta 
eterna de benedicious vnchascun enayma el destine al seo cor : nun de 
besogna , o de tristi eia . Gar dio ama alegre donador . Mas dìo es pò- 
deros far [292 r] abondiar tota gra<;»a en nos , que anent tota abondan- 
cia abondie totania en totas cosas en tota bona obra enayma es script . 
El departic e done a li paure la iusticia de luy perroan en li segle de 
li segle . Mas aqnel que amenistra semec al semenant e pan al maniant 
donare e multiplicare lo nostre semec , o acreysare li acreissament de 
li fruc de la uo«^ra iusticia , que enrìqueczi en totas cosas abondie en tota 
sjmpleta la qual obra per nos faczament de graeias a dio . Gar lo me- 
nestier d aquest hufìci non eomplis solament aquellas cosas las qtials 
defalhon a li sant . Mas Acer abondia per moti fazament de gra<;ias , al 
segnor glorificant dio per lo prouament d aquest menestier en obediencìa 
de la uostrsL eonfesion en 1 euangeli de x''^^ ^ ^^ ^^ simplicita de la nostra 
cuminalecza en lor e en tuit e en la preyera de lor per nos desirant uos 
per la sobre apareysent gracia (de dio) de dio en uos . Yo fauc gracias 
a dio sobre lo non recointiuol don de ìuy 

X. Mas yo pani prego uos per la soaynecza , e per la temperanza de 
Xrist [292 v] lo qual Acer soy hnmil en facia entre uos . Mas desistant 
me confido en uos . Mas yo prego uos qtie present non ause per aquella 
tonfidancza per la qual soy pensa ausar en alcuns li qual pensan nos : 
Enayma si noe anen segont la carn . Gar nos anant en carn non batalhan 
segont la carn . Gar las armaduras de la no^^a caualaria non son camals . 
Mas poderosas a dio a destruament de li gamiment destruent li conselh e 
tota autecza leuant se eonfra la scienda de dio e retomant en caytiueta 
tot entendament al seruici de x^*^^ • Acer auent en aparelhament de ueniar 
tota desubidiencia cun la nostra desobidiencia sare compila . vela aquellas 
cosas las quals son segont facia . Si alcun confida si esser serf de crist 
pense ayco dereco enapres si meseyme . Gar enayma el es de x''^^^ enay«i 

Archivio gloUol. ital.i XI (seconda serie, I). U 



210 Sai V ioni, \ 

nos . Car so yo me sarey gloriia alcuna cosa ^\us de la nosira. poesia la 
quaì lo segnor done a nos (en) a edifìcacion e non al nostre destruyment . 
Yo non me o^rgognarey . Ma« que yo non sia pensa enayma spanantar 
nos per las epistolas . Car acer [293 r] ilh di^on . Las epistolas son greos 
eforc . Ma«Ia presencia del cors es enferma e la parolla despr6C»aol . Dofiea 
aquel que es d aquesta maniera pense ayczo que tals coma nos sen desistant 
p^r parolla per las epistolas tals sen present al fait . Car nos no» ansen 
aiogner se . o compai*ar ha alcuns li qnal lauuan lor meseymes . ìlas nos 
mesuren nos meseymes a nos e cnmparant nos meseymes a nos . Mas nos 
non nos gbrigen otra mesura . Mas segoni la mesara de la regia la qtMl 
dìo mesare a nos mesura d atagner entro a uos . Car nos non nos estende» 
otra mesura : enayma si nos non anen pernengn entro a uos . Car nos 
peruenguen entro a uos en 1 euangeli de x^isi : non nos gloriiant otra 
mesura en li lauor de li autre . Mas auent speranza q?/e quanì la ucstrt 
fé se acreysare , nos saren magnìfica per uos segoni nostra regia en abon- 
dancia : afin que nos predican a las gen^ las quàìa son otra uos , e que nos 
nos glorigen en las cosas que son ap^irelhas non en regia d autruy . Mas 
Aqueì que se gloriia [293 y] glorile se al segnor . Car aquel qtie [la no a] 
si meseyme aqfiel non es lauua . Mas aqvel lo quaì dio lauua 

XI. Per la mia uolunta uos sufriria alcuna cosa pelila de la mia non 
sapiencia . Mas soporta mi . Car yo enueio uos de 1 enueia de dìo . Car 
yo ordeney uos donar uergena casta a un baron crisi . Mas yo temo que 
enayma lo serpenl engane e uà per lo seo scaulriment enay«i li nostre sen 
sian corompu e caian de la simpleta la qf^l es en ^rist . Car si aqtfel que 
predica autre ^rù/ lo qual nos non prediqt/en a uos o si uos recebe vn 
autre sperii lo quaì ros non rcceopes , o vn aulre euangeli lo quaì uos 
non receopes uòs sufriria dreytament . Car yo non penso mi auer fait alcuna 
cosa meQ de li grani aposlol . Car si yo soy non sani per parolla . Mas 
non en sciencia . Mas yo soy manifest a uos en totas cosas . donca fey 
pecca bumiliant mi meseyme : afin que uos sia exauta . Car yo pr^diquey 
a uos de gra 1 euangeli de dio . Yo despolhey las autras [294 r] gleysas 
recebenl la rendoa al uostre meneslier . E cum yo fos enapres nos e be- 
sognes : yo non grauey alcun . Cor li frayre li quaì uengron de Macedonia 
compliron co que era defalhi a mi . E me soy garda en lolas cosas sencza 
uos granar , e me gardarey . La uerila de crisi es en mi . Car aqtiesla glo- 
riiacion non sore rota en mi en las regions de Acaya . Per que . Car yo 
non amo uos dio o sap , Mas co que yo fauc , enay^i yo lo farey afin que 
yo oste 1 occasion d aqutlh que uolon occasion , e que en qo en que ilh 
se gloriian ilh sian alroba enayma nos . Car fals aposlols son d aqtiesla 
maniera obrier enganiuol trasfegurant se cu apostols de x^*^^ - ^ °<^ ^^ 
mereuilha . Car meseyme lo satana^ trasfegure si en angel de lue . Bonea 
non es grani cosa se li menislres de luy son trasfegura enayma li menislrc 
de iufiticia : la fin de li qual sare segoni las obras de lor . Yo die dereco 
que alcun non pense mi non sani d aotra maniera recebo mi enayma non 
saui [294 v] que yo non me glorile alcuna cosa pelila . Czo que yo parlo 



Il Nuovo Testamento valdese. :21i 

tochant en aquesta materia de gloria , jo non parlo segont dio . Mas enayma 
e» non sapfencia . Car moti se glorifica» segoni la cam : e yo me glori iarey . 
Car nos sufre uoluntierament li non saui cum uos meseyme sia sani . Car 
aos sostene si alcan retorna uos en seruitu , sì alcun uos deuora , si alcun 
nos osta lo uostre se alcun es eylena se alcun bat uos en la facia . Yo 
die segoni non noblecza : enayma si nos fosan ista enferm en aqtf^sta partia . 
En la qual cosa qua! ausa . Yo die en non sapiencia e yo ausa [1. -so] . 
Son ilh hebrio e yo . Son ilh isroelitienc e yo . Son ilh sementa d abraham 
e yo . Son ilh raenislre de x^^^ e yo . Yo die pln« enayma me^ saui . Em 
plnsors lauors en carcers pl«« abondiuolment , en plagas sobre maniera en 
mort souendierament . Yo receop de li indio per . V . uecz . XL . playas . 
vna mecz . Yo fo batu cun uergas per trey uez . Yo fny lapida per vna uez . 
Yo fay en nau rota per trey uez . Yo fuy al perfonc del mar per dia p98 r] e 
per noit . en niages sonendierament en perilh de flum : en perilh de leyrons , 
en perilh en lignage en perilh de li gentil , en perilh de cita perilh en 
solecza perilh al mar e perilh en fals frayre . £n lauors e en oaitiueta e 
en motas uegilias . En fam e en se e en moti deiuni . En freit e en nudità . 
Estier aqnellas cosas las quaìs son defora . La mia sobre istant cura de 
vnchascun dia de totas las gleysas . Gal es enferm e yo non sia enferm ^ 
Qaal es scandeleia e yo non sia brusa . Si se couenta gloriiar yo me glo- 
rifarey en aquellas cosas las quals son de la mia enfermeta . Dio qo es lo 
payre del nostre segnor yesus x^ist lo quaì es beneit en li segle : sap car 
yo non mento . Lo preuost de la gent del rey areht lo qual era en damasc 
gardaaa la cita de li damacienc : afln qn-el preses mi . E yo fuy laissa 
per la fenestra en vna sporta per lo mur e enay«i fugic las mans de ìuy 

XIL Si se couenta gloriiar . Acer non couenta . Ma* yo uenrey a las 
uesions e reuclacions del segnor . Yo say home en yrist [495 v] derant 
. 14 . anc . sia en cors o sia foro lo cors , yo non o say dio o sap raubi 
d aquesta maniera entro al ter^ cel . E say home d aqnesta maniera , o 
sia en cors o sia fora lo cors yo non o say dio o sap . Gar fo raubi en 
paradis e annic las segretas parollas las qwals non ley parlar a home . Yo 
me gloriiare per las cosas d aquesta maniera . Maa per mi non me glo- 
riiarey alcuna cosa si non en las mias cnfermetas , Gar si yo me uolrey 
gloriiar yo non sarey non saui . Gar yo direy uerita . Ma* yo perdono qne 
alcuna non peuse mi sobre czo qn-el ne en mi o au alcuna cosa de mi . E 
qtic la grandecza de las reuelacions non eyleue mi . Agnlhon de la mia 
carn es dona a mi . Angel del satanas coletele mi . Per la qual cosa yo 
preguey lo segnor per trey uecz qn-el lo deportes de mi . E el dis a mi 
la mia graeta basta a tu . Gar uertuc es perfayta en enfermeta . Bonca yo 
me giorliarey uoluntierament en las mias enfermetas : alin que la uertn de 
X^i^i abite en mi . Per la quaì cosa yo placzo a mi en las mias enfermetas 
[296 r] en las uergognas e en las besognas e en las persegacions e en las 
angustia per -^rw^ . Cor cum yo soy enferm yo soy adonca poderos yo soy 
fait non saui uos costreinses mi . Car yo degro esser lauua de uos . Car 
yo non fey alcuna cosa mec d aqutlh que son apostol sobre maniera . Em- 



212 Salvioni, 

perczo se yo non soy alcuna cosa . i/Las las ensegnas del meo apostola son 
faytas sobre uos en tota psLcieneisL é en ensegnas e en merenilhas e en 
uertuQ . Gar qtial cosa es que uos agues mec derant las autra gleysas 
si non que yo meseyme non agraaey uos perdona a mi aquesta eniaria . 
Ueuos yo soy apparelha uenlr a uos aquesta ter^a ue^ e non sorey granos 
a uos . Car yo non quero aquellas cosas que son uostras . ìias nos . Gar 
li filh non deuon trasoriiar a li payron . Ma« li payron a li filh . E yo me 
donarey uoluntier e yo meseyme sorey sobre dona per las uo«^ras armas . 
Ja sia aygo que plus uos ame uos , men^ sia ama . ÌILas enay^i sia . Yo 
non agrauey uos . ÌILas cum yo foso scautri pres nos per enging . Donca 
enganey uos per alcun d aqw'lh li qua! yo trames . [296 y] Yo preguey Tìt 
e trames cun luy lo frayre . Donea Tit engane uos . Donea non anen per 
aquel meseyme sperit . Donca non anen per aquel meseyme anament . Pensa 
uos dereco que nos scusan nos enapres uos . P^os parleu en ^rM^ derant dio . 
carisimes totas cosas son per la uostra. edificacion . Gar yo temo que per 
auentura cum yo sarey uengu yo non atrobe uos tals coma yo uolh , e que 
yo sia atroba de uos aytas coma nos non uole : que per auentura conten^ns 
coragias enueias departen^as , detracions murmuracions , enflame^ ten<^ons 
non sian entre uos e qùe cum yo sarey uengu dereC/O dio non humili& mi 
enapres uos : e que yo plore moti d aquilh li qual pecqueron o non feron 
pentYeneia de la non mondicia e fomicacion e luxuria la qual ilh. an fait 
XIII. Ueuos yo ueno a uos aquesta ter^a nec que tota paroUa iste en 
la bocca de dny o de tres testimoni . Cor yo derant dis enayma present , 
e ara derant die desistant [a] aquilh li qual derant pecqueron e a (uit li 
autre . Gar si yo uenrey dereco , yo non perdonarey [297 rj a uos . Mas 
quere 1 esprouament de luy Grist lo qual parla en mi : Io qual non es 
enferm en uos . ÌILas es poderos en uos . Gar sì el fo crucifica per enfcr- 
meta . ÌILas el uio per la uertu de dio . Gar nos sen enferm en luy . ìlas 
uos uiuen cun luy de la uertu de dio en uos . Experimenta uos uos me- 
seyme si uos se en la fé . Esproua uos uos meseyme • Mae non conoisse 
uos meseymes . Gar yeeue x^'ist es en uos . Si per auentura uos non se 
reproua . Mae yo spero que uos conoysore que nos non sen reproua . Moe 
nos preguen dio que uos non fa^a alcuna cosa de mal : non que nos ap- 
pareissan approua . Mae que uos fa^a czo que es bon . Mae nos sen enayma 
reproua . Gar nos non poen alcuna cosa contra la uerita . Mae per la ne- 
ri ta . Gar nos nos alegren . Gar nos sen enferm . Mae uos se poderos . 
Nos auren ay^o per la uostrsL perfection . Gar emper^o yo scrtps aquestas 
cosas desistant : afin que present non fa^a plue durament , segont la poy- 
san^^a la qual lo segnor done a mi en eydìficacion e(n) non a destrnyment . 
frayres aleg[r]a uos daqutenant sia perfeit sia amonesta sapia a[297 y}- 
quella meseyma cosa . Aya pac : E lo dio de pag e d amor sare cun uos . 
Saluda uos entre uos en sant baissament . Tuit lì sant saiudan uos . La 
graeta del noe^e segnor yeeue x^*^^ ^ ^^ carità de dio , e la compagnia 
del sant sperit con tuit uos Amen 



Il Nuovo Testamento valdese. 2iS 

Epistola di S. Paolo ai Calati. 

Ayci Gomencza la Epistola de sant paul A li Gala^ian ^ €apitol . 1 . 

I. Paul apostoi non d ome ni per home . Ma» per yesus ^rù^ e per 
dio lo payre lo qua! resuscìte Iny de li mort e toit li frayre li qtiai sor» 
CQf» mi : Grada, sia a la gleysa de Galacia e pag a uos de dio lo nostre 
payrc e del segnor yesus yr^^ ^^ Q^^^ ^^^® ^^ meseyme per li nostre peca 
qu-el desliores nos del present segle felon segont la nolnnta de dio qo es 
lo nostre payre al qua! es honor e gloria en li segle de li segle Amen . 
To me merenilho . Cor uos se traporta . Enay«i tant viaczament de luy 
lo quaì apelle uos en la gracta de x^*^^ ®^ autre euangeli lo quaì non es 
autre si non que la son alcuns li quaì contorban [298 r] uos e uolon tra- 
stomar 1 euangeli de x^m^ . Ma« ia sia qo que nos o angel del cei predique 
a uos stier co que nos prediqwen a uos sia scuminiga . Enayma yo derant 
dis e ara die dereco , Si alcun predicare a uos stier qo que uos receopes 
sia scuminiga . Cor amonesto yo ara a li home o a dio . quero player 
a li Of»e . Si yo plagues encara a li ome yo non 8[ar]ario serf de %rM/ . 
Cor frayres yo fauc a uos conegu 1 euangeli lo qual es predica de mi . 
Car el non es segont home . Gar yo non receop luy de home ni 1 empris . 
Uas per la reuelacìon de yesus 'xr^^ • ^^^ uos auues adonca la mia con- 
uersacion en iudayme . Gar yo perseguey la gleysa de dio sobre maniera e 
cumbatio ley e profeytauo e[n] iudayme sobre moti de li meo ensemp eygal 
al meo lignaie . Permanent plus abondiuolment enueiador de las payronals 
lioranczas . ìAas cum piac a luy lo qual departic mi del uentre de la mia 
mayre e apelle mi per la soa graeia : qu-el reueles lo seo fìih en mi : afìn 
qiie yo prediques luy [298 v] a las gene • ^ non me repausey uia^ament a 
la cam e al sane e non uenc en ieru«alem a li meo derant anador apostoi . 
ìLas aney en Arabia e dereco retomey en Damasc . Daqutcnant enapres . 
trey an uenc en ieru«alem ueser peyre e permas enapres luy per . 15 . dia . 
ì&as yo non vie alcun de lì autre apostoi si non Jayme lo frayre del segnor . 
M(M aquellas cosas las quals yo scrips a uos veuos ellas son derant dio . 
Gar yo non mento . Daquienant uenc en las parg de Siria e de Sìlicia . 
Ma« yo ero mesconoissu per fa eia a las gleysas de Judea las quals eran en 
X^w^ . ìHas ilh auian auui tan solament de mi . Gar aquel que perseguia 
nos adonca predica ara la fé la qual el combatia adonca e glorificauan dio 
en mi 

II. Daquienant enapres . 14 . ancz yo montey dereco en ieru^alem cun 
bamabag e pres Tit . 'ULas yo montey segont reuelaeion : e conferey cun 
lor 1 euangeli lo qual yo predico a las gen^ . ULas [299 r] a part [a] aqutih 



* Nel tito)o corrente si legge: 'A Galatacz, A Galathaz, A Galahtacz, A 
Galalha'. 



214 Salvioni, 

li qua\ eran uist ess«r alcuna cosa : Afin que per auentura non pensessan 
que yo uon coregues en uan o aguesso coregu . Mas Tit lo quaì era cun 
mi cum el fossa gentil non fo costrelt de esser circuncic . Has per li sol 
intra fals frayre li qnal sot intreron a encercar la nostra liberta la qua! nos 
auen en yesus yjrist (lu-iìh retornessan nos a seruetu . A li quaì nos non 
donen adonca luoc de sot metament : que la uerita de 1 euangeli p^rmagna 
euapres nos . ìias d aqnilh li quaì eran pìus stima a mi non aperten al- 
cuna cosa . Car dio non recep presona d omo . Car aquiìh. li quaì era» 
pìus stima non doneron a mi alcuna cosa . ìlLas de cantra cam ìlh aguesan 
uist que 1 euangeli del pr^puci fos cresu a mi . Enayma a pcyre de la cir- 
cuncio?» . Car aqueì que obre a peyre en 1 apostola de la ctrcuncion obre 
a mi entre las gene . Teorica cum peyre e iaco e iohan li quaì era uist esser 
cotonasi aguessan conegu la gracia de dio la quaì es dona a mi : donerò» 
a mi e a ba[r]naba6 destras de cumpagnias : que fossan a las gen^ . Mo« 
illi en la cf'rconcision : tant solament que nos fossan [299 v] recordador de 
li paure , la quaì cosa acer yo fuy curios de far ayco meseyme . Ma« cai» 
peyre fosa uengu en Antioca . yo con^rastey a luy en la facia . Car el era 
repreendiuol Car el maniaua cun las gencz prumierament que alca» fossa 
uengu de Jay me . ìSias cum ilh fossan uengu el se retire e se deporte : 
tement aqi^tlh que eran de la circuncisio[u] . ì&as li autre indio consenti- 
ron a 1 enfegnament de ìuy . Enay^i que Barnabac fos amena de lor en 
aqnel meseyme enfegnament . Mas cun Yo agues uist qn-tlh non anessa» 
dreytament en la uerita de 1 euangeli , yo dis a peyre derant tuit . Si ta 
cum tu sias indio e uìues enayma gentil e non enayma li indio : en qual 
maniera costregnes li gentil a iudaycar . Nos seu indio per natura e no» 
peccador do las gene • Ma« nos sabent . Car 1 home non es itt^tifìca de las 
obras de la ley , si non per la fé de yesus x^**^ ® ^os cresen en yesm 
Xfist : afin que nos sian iustiiìca de la fé de x^^^ ^ ^^^ ^^ ^^^ obras de 
la ley . ^er la qnal cosa tota carn non sare iustifica per las obras de la 
ley . Car si [300 r] nos qneren esser iti^tifica en ^rw/ e nos meseyme se» 
atroba peccador . Idonea ^rù^ es menistre de peca non eia . Car se yo 
reydifìco dereco aqnellas cosas las qnals yo destruys yo ordeno mi preaeri- 
cador . Car yo soy mort en la ley per la ley qne yo uiua a dio . Yo soy 
ensemp fica cun yrist en la eroe . Mas yo nino non ia yo . Mas x^*^^ ^^^ 
en mi . Mas czo que yo uiuo ara en carn uiuo en la fé del fìlh de dio lo 
qnal ame mi e llore si meseyme per mi . Yo non degieto la graeta de dio . 
Car si la iusticia es per la ley . Donea x^'^^ rauric de gra 

III. non sauis Galacians quaì empache uos non obedir a la uerita 
derant li olh de li qual yesus x'^^^^ ^ derant script e cracifica en uos . Yo 
uolh empenre aquesta sola cosa de uos , receopes uos 1 esperii de las Obras 
de la ley . de 1 auoiment de la fé . Uos se mat enaysi . Cor cum uos 
aure comencza per sperit ara se consoma en cam . Uos sufres tantas cosos 
sencza cosa . Emper^o si sen^a cosas . Donca aquel que done sperit e» 
uos Obre uertue [300 v] en uos de las Obras de la ley , de 1 aauiment 
de la fé . Enayma es script . Abraham crese a dio e fo recointa a luy a 



11 Nuovo Testamento valdese. 215 

iusticia . Donca couoisse . Car aqt^ilh que so» de la fa aqti/sti sou filh de 

Abraham . Uas 1 escriptura dera»t uesent . Car dìo ìusiìUquei li gentil d$ 

la fé derant anonciant a Abraham . Car totas las gent saren bene.it en tu . 

Donca aqtt*lh que son de la fé sarei» beneil cu» lo fidel Abraham . Cor 

quaì que qttaì son de las obras de la ley so» sot lo m^ndit . Car script es 

maudit es tot aquel que non permanre en totas las cosas (las) las quaìs 

son scriptas al libre de la ley q«-el faga lor . Mas Car alcun non es iusti- 

fica e» la ley enapres dio manifesta cosa es . Car lo itisi uio de fé . Mas 

la ley non es de fé , ìiaa aqueì que fare lor uiorc en lor . Christ reymc nos 

del maudit de la ley : fait maudit per nos . Car script es maudit es tot 

aquel que pent al leng : afin que la bcnedicion d abrahara fossa fayta en 

yesus x^i^^ en las gene que nos recepian 1 empromession de 1 esperii per 

fé . frayres yo parlo segont 1 home . Emper^o alcun non despreczie 

te5[301 rjtament conferma d ome ni sobre Ordeno . Promessions foron faytas 

a abraham e al semecz de \uy el non dis a li scmec . Enayma moti . Uaa 

enayma en un al teo semcQ lo qnal es en x^^^ • Mas yo die la ley la qnal 

fo fayta enapres quatre cent e trenta ang , non fey uan aqnest testament 

(Conferma de dio : a enuanecir 1 empraroesion . Car si la hereta fossa de 

la ley ia non fora de 1 cmpromession . Mae dio la done ha abrahara per 

repromession . Donea la ley ordena per li angel qtial cosa . Uh fo pausa 

per lo trapassament entro que lo semeg uengnes lo q«al aula prames en 

la man del meiancier . Ma« lo moiancier non es d un . Mae dio es vn . 

Donea la ley es encontra las empramessions de dio non sia . Car si la ley 

fossa dona la qnal pogucs uiuificar uerament la iuetieta fora de la ley . 

Uas I escrtptura ensarra totas cosas sot peca : que la e/npramession de la 

fé de yeei^e ^rte^ fossa dona a li cresent . Mas prumierament que la fé 

uengnes nos eran garda sot ley ensarra en aquella fé la qual era ha reuelar . 

Donea la ley fo nostre mestre en x^^^ 9^^ "^^ ^^^^ [^^^ ^] Inetifìca de la 

fé . Mae pois que la fé ucnc ia non sen sot mestre . Car uos [se] tuit fìlh 

de dio per la fé de yesus ;fr»e/ . Car qual que qual se bateia en x^^^ 

uestes x^ist . non es indio ni grec non ee serf ni frane non es mascle ni 

fenna . Car uos tuit se vna cosa en yeeue x''**^ • M^* si uos se de x^^^ • 

Donea uos se sementa d abraham eretier segoni 1 empremession 

IV. Mas yo die per quant de temp 1 eretier es petit : non se decem 
alcuna cosa del serf cum el sia segnor de tuit . Mae es sot defendador e 
acrcissador entro al derant fini temp del payre . Enayel nos cum nos fos- 
sau petit nos eran seruent sot li eliment del mont . Mae pois que la pia- 
neta del temp uenc dio trames lo seo filh na de fenna fait sot ley : afin 
qu-el reymes aqutlh que (son) eran sot la ley , que nos receopesan 1 afìlha- 
ment de li filh . Mae Car uos se fìlh de dio dio trames 1 esperii del seo 
fìlh en li uoe^re cor cridant payre payre . Donea ia non es serf . Mae fìlh . 
Car si es filh : e deco herctier per dio . Mae Acer ara mesconoissent dio 
[302 r] seruia ha aquilh que non son dio per natura . Mae ara cu/n uos 
aure conegu dio sobre que tot sare conegu de ìuy en qual maniera se 
^onuerti dereco a li enferm e a li besoguos element a li qual noie seruir 



S16 Salyioni, 

dereca . Uos gardu li dia e li tenip e li mes e li an . ìias yo temo qtie per 
auentura no» aya lauora e» uos , sencza cayson . Sia enaytwi yo . Cor yo soy 
enayma uos . Mas o frayres yo pr^go aos , uos non nafres mi en alcufui 
cosa . Ma« uos sabe . Car yo predi qwcy a uos ia pecza a per 1 enfermeta 
de la carn e uos non despre^ies la uostra tentacion en la mia carn ni la re- 
fudes . Ma« receopes mi enayma angcl de dio e enayma jesus x^*^^ • ^onca 
la uostcsL benenrancza al quaì luoc es . Car yo dono testimoni a uos qiie si 
pogaes esser fait uos agra trait li uostre olh e li agra dona a mi . Donca 
yo soy fait enemic a uos di^ent a uos uer . Uh enueian nos non en ben . 
ì&as uolon uos gitar defora afin qt^e uos ensega lor . Mas ensegue totaaia 
lo ben : e non tant solament quant yo soy present enapres uos . li meo 
iilbolet li qnal yo aperturiso dereco entro que . x^ist . sia conferma en 
[302 v] uos . ìias yo aorrìo ara esser enapres uos e mudar la mia uou^ . 
Car yo soy enuergogna en uos . Uos li quaì noie esser sot la ley di^e a 
mi . Bonoa non leges la ley . Car script es . Car abrabam ac duy filb vn 
de la sementa e vn de la franca . Mas aqwel de la sementa nasqti6 segoni 
la carn . Ma« aqt^el de la franca per repromession . Las qnals cosas son 
ditas per alegoria . Car aqtfisti son day testament . Acer 1 un al mont de 
sìnay engenra en seruitu : la qnal es agar . Car sinay es mont en arabia 
lo quaì es aiosta a aqnella ieru^alem la quaì es ara e serf cun li seo iìlh . 
Ma» aquella ieru«alem la qual es de sobre es franca la qual es la no«/ra 
mayre . Car script es . esterla la qiMil non aperturisses alegra te enbrina 
e crida la qnal non trabalbas . Car moti son li filh de la deserta maior- 
ment que d aquella la qual ba baron . Ma« o frayres nos sen filh d-ern- 
promession segont ysac . ìlas aquel que nasque segont carn en qual ma- 
niera pi^rsegnia adonca aquel que era na segont sperit . Enayei ara . ÌHas 
1 escriptura qual cosa di . Gieta fora la sementa e Io filh de ley . Car 
[808 r] lo filh de la sementa non saie heretier cun lo filh de la franca . 
Donca o frayres nos non sen filh de la sementa . Ma« de la franca p«r la 
qual franqueta %r»e^ afranque nos 

V. Donca sian ferm en la liberta per la qual Crist nos ha desliora e 
non uolha dereco esser tengu sot lo io de seruetu . Ueuos yo paul die a 
uos que si uos sare ctreoncis x'*^^ non profeytare a uos alcuna cosa . ÌILas 
yo testiraoneio dereco a tot home cireoncient se . Car el es debitor de far 
tota la ley . Uos li qual se iustifìca en la ley uos se enuanegi de Xrist e 
cage de graeia . Car nos speren 1 esperanca de iusticia per 1 esperii de 
la fé . Car circoncisio» non ual alcuna cosa en yestM x^^^ ^ ^^ prepuci . 
Mas la fé la qual obra per carità . Yos coria ben : qual empache uos non 
obedir a la uerita uos non consentire a alcun . Car aquesta amonestanga 
non es de luy lo qual apelle uos . Vn petit de leuam coromp tota la masa . 
Yo me confido de uos al segnor : que uos non sabre alcuna autra cosa . 
Mas aquel que con torba uos portare indici qual que qual el sia . Mas o 
frayres se yo predico en[308 v]cara circcncision : per que sufro encara per- 
segacion . Donca 1 escandol de la cro^ es enuane^i per la mia uolunta aqutlh 
que contorban uos sarìan trenca . Car o frayres uos se apella en liberta 



11 Nuovo Testamento valdese. 217 

tant solament que uos non dona la nostm. liberta en cayson de la cam . 
Ma« sema 1 an a 1 aatre per carità de-spmt . Car tota la ley es complia 
e« vna parolla amare^ lo teo proyme enayma tu meseyme . Car si uos 
morde e mania entre uos neia que uos non sia consoma entre uos . ìias yo 
die en x^t>^ : anna per speri t e non fare la cura de la carn en li desirier . 
Gar la cam cubita eneontra 1 esperit e 1 esperit encontra la carn . Car 
aquestas cosas eon^rastan a lor entre qne uos non facza aquellas cosas qual 
qtic quaìa uole . Gar si uos se amena per sperit ia non se Bot ley . ìias 
las obras de la carn son raanifestas las quals son fomlcacion non mondicia 
non castità lux uria seruiment d idolas feyluras desamistas eoniernions enueias 
yras bregas setas departenczas enuidia bomecidis hubriotaz maniarias e Jas 
cosas semblant a aqnestas las quàis yo derant dis a uos Enayma yo derant 
[304 r] dis . Gar aqntlh qne fan aytals cosas non cosegren Io regne de dio . 
Mas lo frnc de 1 esperit es carità , goy , paz pacteneia , longa persaue- 
ran^a , bontà benigneta soaynecza fé atempcran(;a contenenza e castità . Ley 
non es encontra aqtiilb qt^e son d aqnesta maniera . Mae aqntlh que son 
de x^ie< cmcifìqueron la lor carn cun li uicii e con las cubiticias . Mae si 
nos niuen per sperit anen per sperit . E non sian fait cubitos ^ de nana 
gloria scomouent 1 un l antro e enueiant 1 un 1 autrc 

VI. frayres si 1 ome sare derant pres en alcun forfait : vos li qtial 
se speritai ensegna luy d aqnesta maniera en sperit de soyuecza : eonside- 
rant tu meseyme qne tu non sias tenta . Porta li fais 1 un de 1 autre : 
cnay^i complire la ley de Xrist . Car si alcun pensa si esser alcuna cosa 
CUI» el non sia alcuna cosa el engana si meseyme . Mae unchascun prone la 
soa obra : enayei aure gloria tant solament en si meseyme e non en autre . 
Gar vncbascun portare lo seo fais . Mae aqt^el qne es ensegna en parolla : 
aeumpagne se a iuy lo qnal ensegne [304 v] si en tot ben non uolha arrar dio 
non sare scarni . Gar 1 home meissonarc las cosas qu-eì semenare . Car ^quei 
que semena en la soa carn meyssonare la corrupcion de la cam . Mae aqnel 
que semena en sperit meissonare ulta eterna de-sperit . Donca non dcfalhan 
ben fa^ent . Gar nos meissonaren al seo temp non defalhont . Donea faczen 
ben a tuit dementre que nos auen temp . Mae maiorment a li domesti de 
la fé . Ueia per quals letras yo scrtps a uos cun la mia man . Gar quaì 
que quaì uolon piacer en cam aqtitsti costregnon uos de esser ctreoncìs 
tant solament qn-tlh non sufran la persecucion de la crog de x^^^^ - ^^'' 
aqutlh qne son cirooncis non gardan la ley . Mae uolon uos esser circuncìs 
qti-ftlh se gloriion en la uoe/ra cam . Mae gloriiar non sia a mi si non en 
la crocz del nostre segnor jeaus x^^^ P^^ ^^ 9^^^ ^^ mont es crucifica en 
mi e yo al mont . Gar cJreoncision non ual alcuna cosa en yeet/e x^^^^ 
ni lo prepuci . Mae la nouela creatura . E quaì qi/e quaì ensegren aqt^esta 
regia de fé paz sia sobre * lor e la m»eerieor(/ia de dio sobre ysrael . 



* L'^o' è non buona riduzione di un 'a'. 
■ L*'e' è riduzione di un 'a'. 



218 Salvioni, 

[S05 r] Alcun non sia trisl a mi d aycieDaut . Car yo porlo las plagas 
del lìosiTQ segaor yesus x'***^ ^^ ^^^ <^ors . frayres la gracia del nostre 
segnor yesus ^riif/ sia cu« lo uostTe sperit 



Epistola di S. Paolo agli Efesi. 

Ayci comencz[a] la Epistola de sani Paul ali Ephesian . Gapitol. i. 
I. Paul apostol de icsus crisi per la uolunta de dio gracta sia a tuit li 
sant e a li fidcl ea yesus '^rist li quaì son a phesia e pacz a nos de dio lo 
no5/re payre e del scgnor yesus Xrist . dio czo es lo pa>Te del nostre se- 
gnor ìhe^ns crist sia beneit io qua\ beneycic nos en tota benedicio» sperital 
en las celestial cosas en x^^^ • E^nayma el eylegic nos en si roeseyme de- 
ratzt 1 ordenamenl del mont : que nos fossa» sant e non socza al regarda- 
ment de luy cn carità . Lo qnal derant destine nos en 1 afilhament de li 
filh per yesus x'*^^ ^^ ^^y iiiesey/ne segoni lo perpansament de la soa uo- 
lunta en lausor de la gloria de la soa gr/zeia : en la quaì fey nos agradiuol 
al seo filh ama al quaì nos auen redension [305 vj per lo sane de ìuy e» 
remession de li peca segoni las riqt/e^as de la grae»a de luy la quaì sohre 
abondlc en nos en tota sap»eneia e en longa uesen^a . afin qu-el fes a nos 
conegu lo sagrament de la soa uolunta segoni lo ben piacer de luy lo qtMl 
prepanse en luy en despensacion de la plenela de li temp . per restaurar 
totas cosas cn x'*''^ - Aqnellas que son al cel e uquellas que son en la 
terra en ìuy mescyme . Al qnal nos sen apella per sorl derant destina se- 
goni lo perpausament de luy lo qual Obra totas cosas segoni lo conselh de 
la soa uolunta : que nos li qnal derant speren en yrrisi sian en lausor òe 
la gloria de ìuy al qual cum uos aguessa auui la parolla de uerlla 1 euan- 
gcli de la uostm salu : al qnal cresent se segna per lo sant sperii d*enpro- 
raession , lo qual es peng de la no«^ra bereta en redension d aqtitslamefit 
en lausor de la gloria de ìuy . Emperco yo auuent la uostm fé la qual es 
en yesus x^*^^ ^ ^ amor en tuli li sant : yo non ceso facenl graetas per 
uos fagcnl recordancza de uos cn las mias oracions : que dio de gloria 
payre del noe/re segnor yesus ^r^e/ done a uos sperii de sapienza e de 
reuelacion e?» la conois[S06 rjscncza de ìuy ha enlnmenar li olh del uo«/ro 
cor que uos sapia qual sia 1 esperanga de 1 apellamenl de luy e qtial sian 
las rìquecas de la gloria de 1 ereta de ìuy en li sani , e qual sia la sobre 
apareyssenl grandega de la uertuz de ìuy en nos li qual cresen segoni 
1 obrament del poder de la uerluc de luy io qual obrc en x'"'^^ ' l'osuci- 
tanl luy de li mori e ordenanl a la soa dreyla en las celesliais cosas sobre 
tota principa e poesia e uertuc e segnoria e tot uom lo qual es noma non 
solameli en aq/(esl segle . Ma« Acer en 1 auenador . El somes totas cosas 
sol li pe de ìuy e ordone luy meseyme cap sobre tota la gleysa la qual es 
cors de ìuy e plenela xle luy lo qual eomplis totas cosas e/i tuit 



11 Nuovo Testamento valdese. 219 

IL E vJuifìqMe uos cun lay quani uos era mori en li forfait e en 11 
uostcM peca en 11 qf#al uos anes adonca segont lo segle d aqt/6st mont e 
segoni lo prtnci àe la poesta d aquest ayre . Esperìt cs lo q»al regna ara 
0/1 li filh Ae uiescresenca e?» li qt^al uos tuit coniìersen adonca en li de- 
sirier de la no^^ra carn fa^ent la uolunta de la carn e de las cogitacions e 
eran filh d ira per naturei enayma [306 y] li autre . ììas dio lo qi^al es rie 
e» misericordìù. per la soa mot grant carità per la qt^al ame uos cum uos 
fossan mort en li peca ensemp viuifiqe^fi uos cun ^ri^^ : per la grae»a del 
qual uos se salua : e nos a resucita cun luy , e fey uos seser en las cele- 
stials cosas en yesus x*"*^^ qu-eì mostres en li segle sobre uenent las abon- 
dìancz riqfiegas de la soa graci'a en bontà sobre nos en yesus x'*'^^ • ^^"' 
uos se salua per gracta per la fé , e aygo non es de uos . Car es don de 
dio : non d obras que alcun non se glorile . Car nos sen fa^adura de luy 
crea en jeans ;^rw^ en bonas obras las qtials dio derant aparelha que nos 
anan en lor . Per la qnal cosa sia recordador qt«e nos li qual era adonca 
gentil en cam , li qnal era dit prepuci d aqnella la qnal cs dita ctrcon- 
cisio» fayta de man encara ^ li qua] era en aquel temp sencza x''^^ ^ 
strania de la eonnersacion de Israel , e ostes de li testament non auent 
speranca de la promession e senga dio en aq?«est mont . ìias uos li quai 
era adonca long ara se fait pres en yesus x^^^^ • -^^ ^^^c de x*"^^^ • ^^'* 
el meseyme es la uo^^ra paz . Lo quai fey 1 una e 1 autra cosa vna e la 
mecza pare de la maseria desliant las des[S07 rjsamistas en la soa carn : e 
enuaneczent la ley de li comant^ament a li decret , qu-eì ordeues duy en si 
meseyme fagent paz en yn nouel home afin qu-eì reeonsilie li duy (e) en 
m cors a dio per la croz , aucient las dessamìstas en si meseyme . £ ue- 
nent x>''^diqtfe paQ a uos li quai era long , e pacz a aqnilh que eran pres . 
Gar en duy anen apropiam^nt per luy meseyme en vn sperit al payre . 
Danca la non se ostes ni strangieers . "Mas se citadin de li sant e domesti 
de dio sobre eydifica sobre lo fondaraent de li apostol e de li prapheta en 
luy meseyme yesus ^rt^/ sobbeyrana peyra cantonal , al quai tota edili ca- 
cion ensemp bastia creis al sant tempie del segnor , al quai uos se ensemp 
edifica e» 1-abitacìon de dio al sant sperit 

IIL Yo Paul liga de yesus x^^^ V^^ uos gentils per la graeia d aquesta 
cosa : Emper^o si uos auues la despensacion de la graeta de dio la quai es 
dona a mi en nos . Gar lo sagrament es fait conegu a mi segont reuela- 
cìoft . Enayma yo sobre scrtps en breo . Enaysi que legent poe entendre 
la mia longa nesencza al menestier de x""^^ ^^ 4^^^ ^o° ^^ \j^^^ ^] conegu 
de li filh de li home en las autras generaciotis . Enayma es ara raanifest a 
li sant apostol de ìuy e a li propheta en sperit las gencz esser ensemp 
heretiers e ensemp corporals e ensemp par^oniers de 1 empromession en 
jestM X^^^ V^^ 1 euangeli del quai yo soy fait menistre segont lo don de 
la grafia de dio la quai es dona a mi segont 1 obrament de la uertu de 



L'ultima lettera di questa parola non è ben chiara. 



220 Salvioni, 

ìuy , Aquesta gracia es dona a mi menor àe tuìt li sani predicar a las gene 
las non encerqm'aols nqueqms de x^*^^ & enlumena tuil qt^al sia la despen- 
sacion del sagram[en]t rescondn àe li segle en dio lo qual cree totas cosas : 
que la sapienza de dio de mota forma fa^a conegu per las gleysas a li 
prtnci e a las potestas en las celestials cosas segont lo derant feniment de 
li segle lo quaì fé en yesus x^^ ^o nostre segnor al qual nos anen fiancza 
e apropiamént e confidanza per la fé de \uy per la qual cosa yo prego qtie 
nos non defalha en las mias trtbulacions per uos la quàì es la uostn 
gloria . Per la quaì cosa yo piego li meo genolh al payre del nostre segnor 
yesus x^^^ P^^ ^^ graeta d aquesta cosa del qual tota [SOS r] payroiieta es 
noma al cel e en la terra qw-el done a oios uertuc segont las riquegas de 
la soa gloria esser costreit l ome dedino per 1 esperii de ìup griffi abitar 
Per fé en 11 nostre cor . Enreycza e fonda en carità . afin que nos sapia 
compenre con tuit li sant quaì sia la largne^a , e la longueza e 1 antera 
e la pregoudeca . £ Acer saber la sobre apareìssent carità de la aciencÌK 
de x^*^^ ^^A Q^^ uo'3 sia repieni de tota pleneta de dio . ìias a ìuy lo 
qi^al es poderos far totas cosas sobre abondinolment . Las qual nos de- 
manden o entenden segont la nertn^ la qtial obra en nos gloria sia a lay 
en la gleysa per jesus ^r«>^ en totas las generacions del segle de li segle . 
Amen 

IV. Donca yo liga al segnor prego que uos ane degnament en 1 apel- 
lament al quaì uos se apela cun tota humilita e cun soynecza e cun pactencia 
doportant uos entre uos en carità curios gardar 1 unita de 1 esperii en Uam 
de paz vn còrs e vn sperit . Enayma uos se apella en yna sperane^ àeì 
nostre apellament vn segnor vna fé un batisme vn dio [308 v] payre de tuit 
lo qnal es sobre tuit per totas cosas e en tuit nos . Mae groetas es dona 
unchascun de nos segont la mesura del donafnent de x^*^^ • ^^^ ^^ Q^^^^ 
cosa di x^*^^ monta en aut el a pres la catini ta la q«al era preysoniera el 
a dona dons a li ome . Mae qo qu-eì monte quàì cosa es si non . Gar el 
desende prumierament a las pìus bassas partias de la terra . Aquel que 
desende el meseyme es lo quaì monte sobre tuit li cel : afin q«-el ymples 
totas cosas . £ Acer el done alcuns apostols e alcnns prophetas . Mas 
li autre euangelistas , e li autre pastors e doctors a eonsomacion de li sant 
en obra del menestìer en edilìcacion del cors de x^*^^ • Entro que tuit 
corra en 1 unita de la fé e de la conoissenoa del fìlh de dio , en home 
perfeit en mesura d[r]e7ta de la pleneta de x^ie^ que ia non sian petit 
decorrent e sian encerque porta a tot uent de doctrina per la malicia de 
li home per engan per decebament per arror . Mae facent uerita en carità , 
creysen en totas cosas en luy . Ghrist es lo quaì es cap del qual tot lo 
cors es lacza e gropa per tota iontura de sot amenìstracion segont 1 obra- 
ment [309 r] e la mesura vnchascun membre . El fay acreysament del cors 
en edilìcacion de si en carità . Donea yo die ay(;o e testimoneio al segnor : 
qf#e ia non ane enayma las genz uan en la uaneta del lor sen , auent 1 en- 
tendament scurczi de tenebras e strania de la uia de dio per la mesconoissen^ 
la qual es en lor , e per I enceqiieta del cor de lor : li qfial sen^a speranza 



II Nuovo Testamento valdese. 221 

lioreron lor meseyme en non castità e en obrament de non niondicia tuìt en 
auarìcia . Mas uos non emprases x^m^ enay«i : emp^rczo si uos anues luy 
e se ensegna en lay , enayma uerita es en yesus depausa lo uelli home 
segont 1 antica eonuersacion la quaì es corompu segont li desirier d arror . 
ììas sia rcnouela per I esperit de la ao«^ra pensa e ueste io nouel home 
lo quaì es crea segont dio en iasticta e santità de uerita . Per la quaì cosa 
ddpausa megonia e per la nerita vnchascun al seo proyme . Gar nos sen 
niembre 1 un de 1 autre . Ayra uos e non uolh[a] peccar lo solelh non cole 
sobre la rkostn yra . Not^ uolha donar Inoc al diauol . Aq«el que emblaua 
ia non emble . TAaa lauore maiorment obrant cun las soas mans [309 v] qo 
que es bon qn-el aya qn-el don e al sufrent besogna . Tota mala paroUa 
non eysa de la nostra, bocca . ìlaa sì alcuna bona a edificacion de la fé : 
qiie done graeia a li auuent . £ non uolha eontrintar lo sant sperit de dio 
al quaì uos se segna al dia de redension . Tota amarecza yra e endegna- 
cion e cridor e blestema sia tonta de uos cun tota malicia. Mas sia benigne 
e mùer»eordiadioB entro uos perdonant 1 un a 1 autre . Enayma dio perdone 
a uos en christ 

V. Donca sia ensegadors de dio enayma iilh carisime : e ana en amor 
enayma christ ame nos , e liore si meseyme per nos ostia huferta a dio en 
odor de soyuecza . ÌAas fomìgacion e tota non mondi eia auaricia , o so^a 
cosa o fol parlar o ianglaria la qual cosa non perten a cosa non sia no- 
mina entro uos . Mas maiorment faczament de groctas . Enayma aperten a 
li sant . Cor sapia ayczo entendent qfie tot fornigador o soìì o auar la quaì 
cosa es 8eruim[en]t d idolas non a ereta al regno de dio ni de x^ist . Alcun 
non uos engane en [310 r] uanas parollas . Gar 1 ira de dio uenc en li 
filh de mescresen^a per aqt^estas cosas . Donca n(t[nj uolha esser fait parc- 
zonìer de lor . Gar uos era adonca tenebras . ìias ara se lucz al segnor . Ana 
enayma filh de luz . Gar lo irne de la luz es cn tota bontà , e en ìfi^tieta e en 
uerita prouant qual cosa sia ben plazent a dio : e non uos uolha acompagnar 
a las obras non frutnossas de tenebras . Mas maiorment las reprene . Gar 
soza cosa es de dire aqfiellas cosas que son faytas de lor en rescos . ìias totas 
las cosas que son represas de luz son manifestas . Gar tot qo qne es manifest 
es laz • Per la quaì cosa di . tu que dormes lena te e te lena de li mort : e 
Xriat e[n]lumenare tu . Donca o frayres ueia en q»al maniera uos ane sauia- 
ment : non enayma non sani . ìias enayma saui reyment lo temp . Gar li 
dia son mal . EmperQO non uolha esser fait non saui . ìias entendent qual 
sia la uolunta de dio . E non uolha esser enubria del uin al qaal es la 
laxuria . ìias sia renouella del sant sperit parlant en uos meseyme en sai- 
mes e en ynis e en cant speritual cantant e salmeiant al segnor [310 v] 
en li nostre cor fazent gractas a dio totauia co es al payre per totas cosas 
al nom del nostre segnor yestts x^ie^ . Sia somes entre uos en la temor 
de xriff/ .Las fennas sian somessas a li lor mari , enayma a segnor . Gar 
lo mari es cap de la fenna , Enayma '^rist es cap de la gleysa el meseyme 
es salnador del cors de ley . E enayma la gleysa es somessa a yesus e 
efiay^i las fennas a li lor mari en totas cosas . mariz ama las nostrtLB 



1 12 Salvioni, 

moJhcrs . Enaywa crist aine la gleysa , e liore si mcseyme per ley qti-él 
sanctifìques ley mondani ley en lauament d aypa en la paroUa de uìte : qti-el 
dones a si glorio.s-i gleysa non auent macola ni rnga , o alcuna cosa d aque- 
sta maniera . Mae qf/-tlli sia santa e non soza . Enayei li mari deaon amar 
las lors molhers . Enayma li lor cors . Aquel qtte ama la soa molhcr ama 
si meseyme . Car alcun non ac unca en odi la soa carn . Mae nuris e pais 
ley . Enaywa . x^*^^ • '^ g'eysa . Car nos sen membre del cors de ley e 
de la carn de ley , e de li os de ley . Emperczo 1 home laisare lo seo 
payre e la soa mayre e se aiostare a la soa molher . e saren duy en voa 
[SI 1 r] carn . Aqnest sagrament es grani . Maj yo die en xrte< e en la 
gleysa . EmperQO uos sengles rnohascun ame la soa molher . Enayma si me- 
seyme . Mae la molher tema lo mari 

VI. filh hubide a li nostre payron al segnor . Car ayczo es insta cosa 
onra lo teo payre e la toa mayre lo q«ai es lo prtimier coma[n]dameiit , 
en la promession , afin qt/e ben sia a tu e sias de pitie longa ulta sobre la 
terra . E uos payres non uolha scomoure li uoe^re filh a yra . Mae nure 
lor en la deciplina e en la castiganga dei segnor . serfs hubide a li se- 
gnor carnai en temor e en tremor en la simpleta del uoe^re cor enayma a 
^rte^ non seruent a olh enayma plazent a li onte . Mae enayma serfs de 
X^i^t . Faczent la uolunta de dio de corage con bona uolnnta , seruent 
enayma a segnor e non a li ome : sabent . Gar vnchascun recebre del se- 
gnor aqtéei ben qual qne qnal el aure fait . sia serf o sia frane . E 
uos segnors faze a lor aqnellas meseymas cosas perdonant las menacas sa- 
bent . Gar lo segnor de lor e lo uoe^re es en li cel e recebament de pre- 
sonas non es enapres dio . frayres «ia conforta daquienant al segnor e 
al poder [311 v] de la uertuz de Ivy . E ueste uos de 1 armadura de dio 
que uos poissa istar encontra li agait del diauol . Gar batalha no» es a 
uos encontra la carn e lo sane . Mae encontra li pr«nci e las poestas e 
encontra li regidor del mont d aqfiestas tenebras encontra las sperituais 
cosas de fellonia en las celestials . Emper^o recebe 1 armadura de dio que 
uos poissa contrastar al mal dia e istnr perfeit en totas cosas . Donea ista 
sot ceint li uos lombi en uerita , e sia uesti de 1 alberion de insticia , e 
cau^a li pe al derant aparelhament de 1 euangeli de paz : e prene 1 escu 
de la fo en totas cosas al quaì uos poisa amortar tuit li dart foguiene del 
mot fellon . E prene 1 elme de salu e lo glay de 1 esperii . Lo qiial es 
la parolla de dio per tota oracion e preyera . Orant en tot temp en sperit , 
E uelhant en luy meseyme en tota sobre istanza e preyera per tuit li sani 
e per mi que parolla sia dona a mi en ubriment de la mia bocca far co- 
negu en confidanza lo menesticr de 1 euangeli , per lo qttaì yo huso de 
messaiaria en aqt/esta cadena que yo ause portar en Ivy enayma se coaen 
parlar a mi . Mae qtie uos sapia aqtiellas co[S12 rjsas las qtials son encerque 
de mi , qual cosa yo faza . Tit lo noe^re carisime frayre e fidel menistrc 
al segnor fare a uos coneguas totas cosas , lo qual yo trames a uos e» co 
meseyme : afin que uos conoissa aqvellas [cosas] las quals son encerque 
de nos e li uoe^re cor sian conloia [1. cons-J . Paz sia a li frayre e carila 



Il Nuovo Testamento valdese. 22S 

con la fé de dio lo nostre payre e del segnor yesus x^iai . Graciù. sia a 
tiiit aqtitlh li quaì aman lo nosire segnor yesus %rw^ en non corupcion 
AMEN 



Epistola di S. Paolo ai Filippesi. 

GomenczA la Epistola de sani pani a phelipencza Gapltol prt^mier 
I. Paul e Tiraolio serf de Jesu christ gmeta sia a tuit sant en yesus 
Xrist cu» li auesque e cun li diaqt^e li qtial son A phelipencia e paz a uos 
de dio lo nostre payre e del segnor yesus x""^^ • Yo fauc gracias al meo 
dio en tota recordanza de uos totauia en totas las mias oracions per tuit 
Tios fazent preyera cun goy sobre la no«^ra cuminaleca e» 1 eua[n]geli de 
X^ist del prMmier iorn entro ara : cunfldant en ay^o meseyme . Gar aqwfl 
qwe comcnce bona obra en uos la perfare entro al dia de yesus x****^ • 
Enayma es [312 v] in^ta cosa a mi sentir ay^o per tuit uos cmperczo qt^e yo 
aya al cor , e en li meo liam e en defension e confermation de 1 euangeli , 
e ciue uos tuit se compagnon cun mi del meo goy . Gar dio es testimoni 
a mi en qnal maniera yo cubitey tuit uos esser en las intralhas del nostre 
segnor yesus ;^rw^ . Yo auro ayczo qne la uo«^ra carità abondie maiorment 
en tota scieneia e en tot sen <\ue uos prone las plt/« profeytiuols cosas e sia 
pur e sen^a ofendament al dia de ^ri»^ repieni del fruc de ìnsticia per 
yesus x^^^ cn gloria e en lausor de dio . Ma« frayres yo uolh uos sa- 
ber . Gar aqtiellas cosas qtie son encerqne de mi uengron maiorment al 
profeit de 1 euangeli , enaysi qtie li meo liam fossan fait manifest en yesus 
XT^^ P^'* ^^^ preuosta e en tnit li autre : enay«i q«e plusors de li fràyre 
so confìdant al segnor e en li meo liam ausesan parlar la paroUa de dio 
pltM abondiuo]mentsen9a temor . Acer alqf^anti predican %r»8^ per enuidia 
e per eonten^on . ìActs alcanti per bona uolunta . ìias alcuns per carità 
sabent . Gar yo soy pausa en defension de 1 euangeli . ÌHas alcuns anoncian 
X^^* de conien^on non purament pensant lor [3iS r] scomoure apremiment 
en li meo liam . Gar (q«al) qt^al cosa dementre q«e x'^^^ ^^ anuncia per 
tota maniera o sia per cayson o sia per uerita . Yo m alegro en ay^o . Ma« en 
ayczo me alegrarey . Gor yo say Gor ayQO peruenre a mi a salu per la uo«^ra 
ora^ton , e per la sot amenistracion de 1 esperit de yesus x^ist , segont 1 espey- 
tan^a e la mia sperancza . Gar yo non sarey eonfondu en alcuna cosa . Ma« 
Xrist sare engrande^i al meo cors . Enayma totauia enay«i ara . sia per 
uita o sia per mort ^rw^ es a mi uiore , e murir gang es a mi . Gar si yo 
uìorey ayci en carn es a mi fruc d obra : e yo mesconoysso qnal cosa yo 
eylegissa . Gar yo soy costreit de doas cosas auent desirier esser desila e esser 
eun x****^ • ^^ ®3 ™<>' '^^^^ • ^^* permanir en carn es besogniuol per uos . 
£ confidant say ay^o . Gar yo permano e permanrey con tuit uos al nostre 



224 Salvioui, 

profeit e al goy de la fé : afìn que la nostrti gloria abondie en yestis ^rM^ per 
mi e per lo meo auenament dereco a uos . Tant solament que uos eonnerse 
ddgnament en 1 eaangeli àe x^ist . sia cam yo sarey uengu e aurcy uist 
uos . sia que desistant aiiaa àe uos . dar uos ysta d un corale en un 
sperit [8iS v] ensemp lauorant e» la fé de 1 enangeli . £ non sia spauantt 
en alcuna cosa de li auersari la quaì cosa es a lor cayson de perdlciofi . 
ìtas a uos de salu e ayco es de dio . Car es dona a uos per x^Ut no» 
Bolament que uos cresa en ìuy , Ma» Acer que uos safra per lay , aaent 
aquella meseyma batalha la quaì uos uegues en mi e ara auues de mi 

II. Donca si alcuna eonsolacion es en x^*^^ si alcun confort de carila 
si alcuna compagnia d-esperit , si alcunas ìntralhas de mMerieor^ia niplisa 
lo meo goy que uos sapia Aqf^ella meseyma cosa . Àuent aquella meseyma 
carità sentent ayczo meseyme d un corage : non fazent alcuna cosa per 
eontenczon ni per uanaglorla . ìias pensant 1 un 1 autre sobeyran de si en 
humilita vnchascun non eonsiderant aquellas cosas que son soas . Ma» 
aqvellas que son de li autre . Mae sente ay^o en uos la qt^^l cosa es en yeéus 
Xrist lo qua\ cum el fos en forma de dio , non pense raubaria si esser 
aygal a dio . Mae enuane(;ic si meseyme recebent forma de serf fait en 
sembianza de li bome , e troba en [314 r] ablt enayma home . E humilie 
si meseyme fait obedient entro a la mort . Mae la mort de la croz . P«r 
la qual cosa dio exaute luy e done a ìuy nom lo qual es sobre tot nom : 
afin que tot genolh sia piega al nom de yesus de li celestial e de li t«r- 
renal e de li enfemal , e tota lenga confesse . Gar lo segnor es yeetie Xrist 
a la gloria de dio lo payre . Donca o li meo carisime enayma uos hnbides 
totauia non solament en la mia presencìa . Mae ara mot maiorment en la mia 
desistaneia . Obra la uoe^ra sala cun temor e cun tremor . Gar dio es lo quaì 
obra en uos lo uoler e lo perfar per bona uolunta . Mae facze totas cosas 
sen^a mnrmuracion e sencza debitan^a que uos sia sencza rancura e simples 
filb de dio e senga reprenament al mey de la nacion felionessa e peruersa 
entre li quaì uos luze . Enayma laczemari al mont contenent la paroUa de 
uita a la mia gloria al dia de ;^rie/ . Gar yo non coroc en uan e non la- 
uorey en uan . Mae si yo soy sacrifica sobre lo sacrifici e lo seruici de la 
uoe^ra fé yo m alegro e ensemp m alegrarey cun tuit uos . Mae uos uos 
alegra en czo meseyme e ensemp alegra uos cun mi . Mae yo spero al 
[314 v] segnor yeeue x^^^ Q^^ y^ trametrey a uos Timotio viaczament . 
afìn qne yo sia de bon corage coneguas las cosas qne son encerqtf^ de uos . 
Mae yo non ay alcun tant d un corage lo quaì sia tant curios per uos de pur 
cntendament . Gar tuit queron las cosas que son lors non aqfiellas qt«e son 
de yeene x^ie/ . E uos conoisse 1 esprouament, de ÌUAf . Gar el seruic cnn 
mi en 1 euangeli . Enayma lo filh al payre . Donca yo spero mi trametre 
Aquesi a uos uiaczament pois que yo aurey uist aqtiellas cosas qt/e son en- 
cerque de mi . Gar yo me confido al segnor . Gar yo uenrey a uos uiaza- 
ment . Mae yo pcnsey besogniuol cosa trametre a uos . Epafrodit lo meo 
frayre e ensemp obrier e meo ensemp caualier . Mae uoe^re apostol e me- 
iiistre de la mia besogna . Gar Acer el desiraua tuit uos e era trist em- 



Il Naovo Testamento raldese. 225 

p0r(o qae uos ania anni ìnj enferm . Car el fo enferm entro a la mort . 
TAa$ dio ma[r]ceneie àe ìuy : e non solament de ìuy . Mas Acer àe mi que 
yo non agnes trtstìcia sobre trtsticia . Donca yo trames Ìuy p\u8 via^ament 
qtie nist Iny uos alegre dereco : e yo sia sencza tr/stìcìa . [315 r] Bonca 
recebe Iny cun tot goy al segnor e aya cn onor Iny lo qtial es d aquesta 
maniera . Car el s aprople entro a la mort -. Liorant la soa arma per 1 obra 
de xrM< : afin qu-el eomples (o que era defalhi de nos encerque lo meo 
semi ci 

III. 11 meo frayre alegra nos daqnìenant ai segnor . Acer a mi non fo 

pigre scrtpre a nos aqtiellas meseymas cosas . Mas es besogninol a nos • 

Ueia li can neia li mal obrier ueia la trencadura . Car nos sen o'reoncision 

li qtial sernen a dio en sperit e nos glorigen en yesus x^*^^ ^<^ anent 

fiancza en la cam : Ja sia ayco que yo aya fianca en la cam . Si alcnn 

antro es nist confidar en cam : Yo soy ctreoncis maiorment a 1 oyten dia 

del lignaie de Israel del trip de beniamin , faebrio de li hebrio faxisio se- 

gont la ley persegnent la gleysa de dio segont enueia : eonuersant sen^a 

runcara segont la iti^tieta la qual es en la ley . Mas aqtiellas cosas que 

foron a mi a gang . yo pensey aqnestas esser destmym[en]t per xrte^ . Mas 

yo penso totas cosas esser destrnyment per la sobre apareysent scfeneia del 

meo segnor yeefie x^isi per lo qfial [815 y] yo fey totas cosas a destrnyment 

e las penso enayma stercora qne yo gagne x^**^ ^ ^^^ troba en Ìuy non 

auent repans en aqtiella itietieta la qnal es de la ley . Mae en aqfiella la 

quol es de la fé de ^rie^ la qnal insticia es de dio . afin qfie per fé yo 

conoissa aqnel e la nertnz de la resurrection de Ìuy e la compagnia de la 

passion de Ìuy ensemp afegnra a la mort de Ìuy si per a[l]cnna maniera 

yo eon^acorra a la resurresion la qnal es de li mort . non qfie yo aya la 

receopn o que ia sia perfeit . Mae yo sego si per alcuna maniera yo com- 

prena al qtial yo soy ensemp pres de yesus x^^^ • ^ frayres yo non Penso 

mi aner eompres . Mm vna cosa es . Acer dementiant aqnellas cosas qne 

8on en dareyre . Mae stendent mi meseyme en aquellas que son prnmieras : 

yo persego al deytina gang .del sobeyran apellament de dio per yesus x^i^i . 

Donea q«al qtie qnal sen perfeit sentan ayQo • E si nos sabe alcuna cosa 

d antra maniera dio renele a nos ay^o . Mae al qual nos peruenen qtie 

DOS sapian aqtiella cosa e permagnan en aqtiella meseyma regia . frayres 

sia resemiJhador de mi [316 r] e garda aqtitlh li qtial uan enayma uos ane 

la nostra, forma • Car moti chaminan li qtial yo dis a nos esser enemic de 

la eroz de ^rte^ e ara o die plorant \ de li qtial la fin es mort : lo dio de 

li qtial es lo nentre e la gloria de lor es eonfasion , li qtial sabon las ter- 

renals cosas . Mae la noe^a conuersacion es en li cel . Dont nos speren 

lo noe^re segnor yeetie ^rie^ saluador lo qtial reformare lo cors de la no- 

*tn bnmilìta ensemp afigura al to^rs de la soa clarita segont 1 obrament 

per lo qtial Acer el pò sotmetre a si totas cosas 



' L'^o' della prima sillaba è non buona riduzione d'un 'a'. 

Archivio glottol. ital., XI (seconda serie, I). 15 



226 SalvJoni, 

lY. Donca o li meo frayre carisìme e mot desirìaol lo meo goy e la 
mia corona . carlsimes ista enay^i al segnor . Yo pr6go Euchodie , e 
prego Syntyche sentir vna meseyma cosa al no^^e segnor . girmana com- 
pagna Acer yo prego ta ainda aquellas las qt^als lanoreron con mi en 1 ena[n]- 
geli cn» clament e con li antre meo aiudador . Li nom de li quaì son al 
libre de ulta . Àlegra nos totauia al segnor e dereco die alegra nos . La 
no^^a atemperan(^a sia conegua fS16 v] a tuit It home . Cor lo segnor es pres . 
Non sia cnrios en alcana cosa . Mae e» tota oraeion e preyera co» faczament 
de graetas las nostras reqf^erencas sian conegnas enapres dio . E la pao de dio 
la q«al sobre monta tot se» garde li noe^e cor e li nostre entendament en 
yesus xrie^ lo nostre segnor . frayres faze daqutenant aqvestas cosas 
quaì que quaìa son ueras q»al que quàÌB so» castas qual que quah son 
it«etas quaì que quaÌB so» santas qual qffe qtials son amablas qtml qtie qmh 
so» de bona nomena»za si alcn»a nertnz si alcnna lansor de descìplina : 
pensa aquestas cosas . Face aquestas cosas las quals nos ane empres e receopu , 
e anni e nist en mi : e lo dio de paz sore cu» nos . Mae yo m alegrey 
forme»t al segnor . Gar nos reflnres ara a la perfin sentir per mi enayma 
nos sentia . Mae nos se empacba . Yo no» die aygo enayma per besogna . 
Cor yo entpres e» qfials cosas soy a esser abo»dia»t . Yo say hnmiliar £ 
say abo»diar . Yo soy ordena en chascu» Ino e e» totas cosas , e Bay^iar^ 
e fameiar e abondiar e suffrir besogna . Yo pois totas cosas e» Ivy lo quaì 
co»forta mi . Mae nos ane fàit [S17 r] ben a e»semp acunipagna»t a la mia tri- 
bnlacio» . Mae philippe»ciencs nos sabe que al comencAme»t de 1 enangeli 
qtiant yo ysic de Macedonia alcn»a gleysa no» s aeompagne cn» mi e» ra- 
zo» de dona , e de receopu si no» nos sols . Gar nos trameses a mi e» vsaie 
e» Thessalonica per yna uez o per doas . No» que yo quera don . Mae re- 
quero fruc abo»dia»t e» la uoe^a razo» . Mae yo ay totas cosas e abondio . 
Yo soy repieni de las receopnas cosas per Epaphrodit : lo quaì nos trameses 
e» odor de soyuecza : hostia recebinol e placzent a dio . Mae lo meo dio 
complissa lo nostre desirier segont las soas riqueczas en gloria e» jesus 
XTist . Mae gloria sia a dio lo nostre payre e» li segle de li segle Amen . 
Salnda tuit li sant en yesus ^rte^ . Tuit li frayre li quaì son cu» mi sa- 
luda» nos tuit li sant saluda» nos . Mae maiorme»t aquilh que son de la 
mayson de Gesar . La gracta del nostre segnor yeeue x^^^ s^& ^^^ ^o '^^' 
sire sporit Amen 



Epistola di S. Paolo ai Colossesi. 

Gome»cza la Epistola de sant pani A colosencia ' 
L [817 v] Paul apostol de Jesu christ per la uolunta de dio e Timothio 
lo frayre graet'a sia e» yesus x^^^^ M ^(l'^i^ stLnt e Mei frayre li qval 



^ Sotto al -^- sta un puntino, che potrebb' essere il punctum delens» 
' Nel titolo corrente è anche scritto: 'A Golosencza'. 



11 XuoYO Testamento valdese. 227 

son a colecencia . E paz a ucs de dio lo nostre payre e del segnor yesus 
3fr«< . Nos fazen gracias a dio 50 es al payre del nostre segnor yesus ^rw^ 
aurant totaaia per uos aaaent la uo^^a fé e» yesus x^w^ e 1 amor la qual 
aos ane en talt li sant per 1 esparan^a la qi*aì es pausa a nos en li cel , 
la qiial nos auues derant e» la parolla de la uerita de 1 euangeli lo qua! 
uenc a nos enayma es e» tot lo mont . £ fratifìca e creys enayma en uos 
d aq«el dia del quaì uos auues e conoisse la graeia de dìo en uer ita Enayma 
uofl apreses d-epaphraditr 'I;(Nj^o«^e carisime eygal serf lo quaì es fidel 
menistre de yesus x^^^ P^^ ^os . Lo quaì Acer manifeste a nos la uo^^a 
amor en esperii . Empcjrczo nos del dia del qual nos auuen : non cesen 
aurant per uos e reqfterent qf#e uos sia vnpli de la conoissencza de la 
aolanta d[e] ìtty . En tota sapteneìa e entendament speritai : affin que 
uos anne degnament a dio placent per totas cosas frutificant en tota bona 
[318 rj obra e creysent en la scieneia de dìo conforta en tota uertuz segont 
lo poder de la clarita de luy en tota pascteneia e en longa perseuerancza 
cun goy speritual fh^eni groctas a dio qo es lo payre lo qtiol fey nos degnes 
en la partia de la sort de li sant en lume de uerita . Lo qual deslìore nos 
de la poesta de la(n)s tenebras e traporte nos al regne del filh de la soa 
amor . Al qual nos auen redencion e remession de li peca lo quaì es 
l eymagena del non uesible dio prnmier engenra de tota cre[a]tura . Gar 
totas cosas son ordenas en luy en li cel e en la terra uesìblas e non 
aesiblas . sian seti sian segnorìas sian princìpas slan poestaz 
totas cosas son creas per luy e en In^ e el es derant tuit e totas cosas 
permanon en ìuy e el es cap del cors de la gleysa . Lo qua! es comen- 
gam[en]t e premier engenra de li mort : qu-el sia tenent segnoria en 
totas cosas . Cor tota pleneta plac abita en luy e per ìuy reeonciliar totas 
cosas en luy : paclficant per lo sane de la croz de ìuy . sian aquellas 
que son en las terras , sian aqnellas que son en li cel . E cum uos fossa 
strania calque temp enemic [818 y] per sen en malas obras . ÌHas ara re- 
concilia al cors de la cam de luy per la mort , per uos donar sainz e senQa 
macola e non reprendiuol derant luy empergo si uos permane fonda en la 
fé e istables e non mouìuols de 1 esperanga de 1 euangeli lo qual uos auues 
Io qual es predica en tota creatura la qtial es set lo cel : del qual yo pani 
soy fayt menistre lo qual m alegro ara en las passions per uos . E compliso 
las cosas que defaihon de las passions de x^i8< en la mia carn , per lo cors 
de lu^ lo qual es la gleysa de la qual yo paul soy fait menistre segont la 
despensacion de dio la qual es dona a mi en uos : afin que yo compllsa la 
parolla de dio , lo menestier lo qual fo rescondu de li segle e de las ge- 
neracions . TAas ara es manifest a li sant de luy . A li qual dio uolc far 
coneguas las riquegas de la gloria d aquest sagrament en las genz lo qual 
es x'^iat . E es en nos speranza de gloria lo qual nos anoncien castigant 
tot home . E ensegnant tot home perfeit en yesus x^^^^ ^^ 9^^^ [^^^ ^1 J^ 
lauoro combatent segont 1 obrament de luy lo qual obre en mi en uertuz 
IL Car yo uolh uos saber qual cura yo ay per uos e per aquilh que 
son en laudicia , E qual que qual no» uìgron la mia facia en carn : afin 



228 Salvionì, 

que li cor de lor sian consola e ensegna en carità e en totas riquecas de 
plenita e d-entendam[eD]t en la coDoissen^a de menestier de dio lo payre 
de yesus x^m^ al qua! 0on resconda tuit li trasor de sapienoia e de 6ciefk;ia . 
"Mas yo die ayco que alcans non uos decepia en aatega de paroUas . Gar 
se yo soy desistant per cors . Mas yo soy con uos per sperit al egran t me 
e uesen(n)t lo uo^^e orde e lo fermament d aquella nostra, fé la qtial es 
en x''*^^ ' ^onca enayma uos receopes lo nostre segnor yesus x^m^ . Aua 
en lay enrey^a e sobre edifica en lay e cunferma en la fé e abondiant en 
Iny en faczam^nt de groeias enayma uos apreses . Ueia que alcun non 
uos decepia per filosofia e per uan engan segoni la costuma de lì home e 
segoni li eliment d aqnest moni e non segont ^^ist . Gar tota plenita de 
diuiniia abita en luy corporalment . [319 v] E uos so repieni en luy lo qtiol 
es cap de tot principa e poesia al qtial uos se ctrconcis de circoncision 
-non fayla de man en despolhament del co'rs de la cam . Mas en la ctrcon- 
cision de x^^^ en8em(m)p sebeli cun luy al batisme al qtial uos r^ucites per 
la fé de 1 obrament de dio lo qual resucite luy de li mort . E uos cum uos 
fossa mort en li forfait e al prepuci de la uo^^ra cam enserop uiuifiqtie cun 
luy perdonant a uos tuit li forfait e sfaczant a li decret la carta la qtial 
era incontra de uos e pres luy del mey lo qua! era contrari a uos tormen- 
tant luy a la croz , despolhant li principa e las poestas e otramene cnnfi- 
dament vitorìiant lor en pales en si meseyme . Donca alcun non iuìe uos 
al maniar , o al beore en la partia del dia festiual de la festa o de li 
liabba , o del nouel mes : las quals cosas son Onbra de las auenir . ìlas 
cors de x^*^^ - Alcun non uos engane uolent annar en ìmmilita e en re- 
ligion d angels , las quàìa cosas non uic anant en uan enflas per lo sen 
de la Boa cam e non tenent lo cap del qnal tot lo cors es lacza e sot ame- 
nestra , e eonioint per liampz [820 r] e iointuras creis en 1 acreissament 
de dio . ìias si uos se mort cun x^^^ ^^ ^^ eliment d aqvest mont per qve 
iuia encara enayma uiuent al mont . Uos non tocare ni tastare ni gostare 
totas las cosas qtie son en destrayment en aquel meseyme us segont li co- 
mandameni e las doctrinas de li omo . Las qnals Acer son auent raczon 
de sapieneia en sobre uaneta e humilita non a perdonar al cors non en al- 
cuna honor a saziament de la caro 

ili. Donca si ensemp resuscites cun x^^^ quere aqvellas cosas que son 
de sobre al qnal luoc x^*'^ ^ sesent en la dreyta de dio . Sapia aqiiellas 
cosas que son de sobre non aqvellas qne son sobre la terra . Gar uos se 
mort e la nostreL ulta es rescondua cun x'^*^^ ^° ^^^ • ^ ^^^ X^*^^ ^^ nostra. 
uita apareysare : Adonca uos apareysare cun ^frw/ en gloria . Donea mor- 
tifica li nostre membro li qf#al son sobre la terra fornigacion non mondicia 
luxuria mala cubiticia auaricia la qtial es seruim[pn]t d idolas per las qtials 
cosas 1 ira de dio uenc sobre li filh de mescresen^a en las qtials uos anes 
alcun temp quant uos viuia en lor . Mae ara depausa [820 v] uos totas 
cosas : Ira endegnacion malicia blestema socza parolla non salha de la 
uo«^ra bocca non uolba mentir entre uos despolhant uos lo uelh home con 
h seo fait , e uistent lo nouel home lo qua! se renouella en la conoissencza 



Il Naovo Testamento valdese. 229 

de dio , segoni la eraagena de ìuy lo qua! cree lay , al quai noi» es m ascia 
ni fenna ni gentil ni Jndio , cireoncision e prepuci strang e scos , serf e 
frane . Mas es totas cosas en tnit . Bonea veste uos enayma sant esleil e 
ama de dio , las intralhas de mieerieor(^Ia beo ignita hamilita hatemperanga 
paetencia soportant nos entre uos e perdonant a uos meseymes . Mas si 
alcun ha rancura eneontra alcun • Enayma lo segnor perdono a uos enay^i 
uos . ìias sobre totas aqt/estas cosas hanent carità , la quaì cosa es liam 
de perfecion . E I4 pac de x^ist se exaute en li nostre cor en la quaì uos 
se appella en vn cors e sia agradiuol . La parolla de ^m^ habite en uos 
habondinolnient ensegnant en tota sapteneia , e amonestant uos meseyme en 
salmes , e en ynes , e en canz speritals , cantant en grada al segnor en 
li uoe^e cor . Totas las cosas [321 r] quaì que quàÌB uos face en parolla 
ho en obra fa^e totas cosas al uom del nostre segnor yesua x^^ fa^ent 
graeias a dio co es al payre per luy meseyme . Las fenas slan somesas a 
li lor mari enayma couenta a segnor . marie ama las uostrM molhers e 
non uolha esser amar a lor . fìlhc Obede a li nostre payron per totas 
cosas . Car ayco es ben placent al segnor . payres non uolha scomouro 
li nostre filh a end«gnaclon qu-ilh non sian fait de petit corage . serfs 
obede a li segnor carnai per totas cosas non seruent a olh enayma placzent 
a li home . Mae tement dio en simpleta de cor . Qual que quaì cosa uos 
face Obra de corage enayma al segnor e non a li home : sabent . Gar uos 
recebre del segnor regni ardonanca de heredita seme al segnor ^rte^ . Gar 
aquel que fay eniuria recebre czo qn-el fcy fellonesament : E recebament 
de presonas non es enapres dio 

IV. scgnors dona a li serf co que es iust e eygal sabent . Gar uos 
aue segnor al cel . Permane en 1 oracion uclhant en ley en facament de 
graeias ensemp [821 y] orant per nos que dio huobra a nos us de parlar lo 
menestier de ;^rw^ . Per lo qwal Acer yo soy lia que yo manifeste ìuy . 
Enayma couen a mi parlar . Ana en sapteneia ha aqtitlh que son defora 
reyment lo temp . La nostrai parolla sia eondia totania en graeta de sai 
que uos sapia en qual maniera couente nos respo[n]dre a ynchascun . Titit lo 
earisima frayre e fidel menistre e eygal serf al segnor fare a uos coneguas 
totas las cosas que son encerque de mi . Lo qual yo trames a uos aczo 
meseyme atìn qu-el conoissa aqnellas cosas que son encerque uos e li nostre 
cor sian consola cnn Onesime lo carisime e fidel frayre lo qual es de uos . 
Lo qual fare a uos coneguas totas las cosas que son faytas ayci . Aristarc 
lo meo ensemp pres salnda nos : e Marc cosin de Barnabas del qual uos 
aula receopu comane^ament si el uenre a uos recebe luy : E yeeue lo 
qual es dit iust , li qual son de la cireoncision , aqu/lh son li^meo aiuda- 
dor al regne de dio li qual foron a mi a confort . Epaphras serf de yeeue 
X^^^ lo 4^^1 ^s de nos salnda uos : e es curios totauia en oraci ons per 
uos : afin qi^e uos iste perfeit e [822 r] plen en tota la noi unta de dio . 
Cor yo dono testimoni a luy . Gar el ha moti lauor per uos e per aqutlh 
que son en laudicia , e per aqutlh que son en hierapole . Lue lo mege 
carisime salnda uos : e Demas salnda li frayre li qual son en laudicia , e 



230 Salvioni, 

Mmphe e la gleysa la qual es en la soa mayso» . E quani &quesÌA epistola 
sare legia enapres uos face qu-tìh sia legia en la gleysa de li laudicìenc , 
e uos lege aquella la qual es de li laudicienc . E dice a Archipe . Begarda 
lo mcnestier lo qual ta receopies al segnor que tu oompììsM luy la mia 
saludacio» per la ma» de paul sia recordadors de li meo liam la gra(r»a d^] 
nostre segnor yesus x^*^^ sia cun tuit uos ÀMEN 



Prima Epistola di S. Paolo ai^Tessalonicesi. 

Ayci Gomencza la Epistola de sant paal A li Tessalonienc ^ Gapltol . 1 . 
I. Paul e Siluan e Timotio graeia sia a la gleysa de 11 Thessalonienc 
en dio io nostre payre e al segnor yesus x^*^^ ^ P^^ ^ ^^^ - ^os faczen 
grocias a dio totauia per tait [3Ss2 y] uos fa^ent recordanca de uos en las 
no^^ras oracions sen^a entrelayssament recordador de 1 obra de la nostra 
fé , e del lauor e de la carità , e de la sostenen^a de 1 esperanca del no- 
stre segnor yesus %r»8/ derant dio czo es lo nostre payre . frayres mot 
amaz uos sabe la nostri, elecion de dio . Cor lo no^^e euangelì non fo a 
uos tan solament en paroUa . Mae en uertuz e al sant sperit e en mota 
plenita enayma uos sabe qmìa nos sen ista en uos per uos . £ uos se fait 
resemilhador de nos e del segnor recebent la parolla e» grant tr»bulacion 
cun lo goy del sant sperit Enayai que uos sia fait exemple a tuit li cre- 
sent en Macedonia e en Acaya . Mae la parolla de dio es manifesta de uos 
non solament en Macedonia e en Acaya . Mae la uoe^a fé la quai es en 
dio ane en tot luoc Enayei que besogna non es a nos parlar alcuna cosa . 
Cor ilh anoncian de uos qual intrament nos aguen a uos e en qual ma- 
niera uos se conuertì a dio de las similacras seruir a dio lo uio e lo ueray 
e sperar yesus lo filb de lay del cel lo qual resucite de li mort lo quai 
desliore uos de 1 ira auenadoyra 

n. [S2S r] Gar frayres uos meseyme sabe lo noe^re intrament a uos . 
Gar el non fo uan . Mae derant sufren e tormenta cun uergognas , enayma 
uos sabe en li Phelipencienc nos aguen fiancza al nostre dio de parlar a uos 
1 euangeli de dio en mota cura . Gar la noe^ra amouestanczn non fo d arror 
ni de non mondicia ni d-engan . Mae enayma nos sen prona de dio qm 
1 euangeli fos cresu a nos , nos parlen enayei non enayma placzent a li 
ome . Mae a dio lo qual i>roue li noe^re cor . Gar nos non sen ista en 
alcun temp en parolla de soleniaria enayma uos sabe ni en cayson d aua- 
ricia dio es testimoni , non querent la gloria de li ome ni de uos ni de li 
autre , ia sia que nos poguessan esser en charc a uos enayma apostols de 



^ Nel titolo corrente si legge: 'A Thessalonica*. 



II Nuovo Testamento valdese. 231 

Xfis^ • Ma« nos sen fait petit al mey de uos enayma si la bayla noria li 
seo iilh . Enay«i nos desirant uos uolrìan liorar uos cubitosament non so- 
lament 1 euangeli de dio . TAOS Acer las no^^ras armas . Gar uos se fait 
carisìme a nos . Cor frayres uos se fait recordador de li nostre lauor e 
trabalh : nos ^edìquen a uos 1 euangeli de dio obrant per dia e per noit : 
afin que nos non agrauessan alcun de uos . Uos se testimoni [323 v] e dio 
qf#ant santament e inatament e sencza rancura nos sen ista a uos li qua! 
creses . Enayma uos sabe en qfial maniera pregant uos vncbascnn de nos 
enayma lo payre li seo iilh . E consolant auen testimoniia que uos ane 
degnament a dio lo quaì apelle uos al seo regne e en la gloria . Emper^o 
nos facsen groctas a dio sencza entrelayssament . Gar cum uos aguessa re- 
ceopu de nos 1 auuiment de la porolla de dio uos receopies ley non enayma 
paroUa d otnes . ÌHas enayma ueraya parolla de dio la quaì obra en uos 
li quaì creses . Gar o frayres ups se fait resemilhador de las gleysas de dio 
las quaìs son en iudea en yeen» x^*^^ • ^^^ ^^^ ^^^ sufert aqnella meseyma 
cosa de li nostre payron . Enayma ilh de Ji indio li qnal ociseron lo segnor 
yesus e li propbeta e persegon nos e non placzon a dio , e c^^ntrastan a 
tuit li home uedant a nos parlar a las genz aczo qu-ilh sian fait salf afin 
qti-flh complisan totauia li lor peca . Gar 1 ira de dio uenc sobre lor entro 
a la fin . Tias frayres nos deporti de uos a temp per bocca e per regar- 
dament non de cor : nos nos acoyten pitie abondiuolment deuer la uoe^a 
facia [384 r] cun moti desirier . Gar nos uolguen uenir a uos , Àcer yo 
paul per vna uecz e dereco . Mas lo satana^ empache nos . Gar quaì es 
la nostra speranza o lo goy la corona de gloria . Donca non se uos de- 
rant lo nostre segnor yeetie x^*^^ ^^ ^ auenament de ìuy , Gar uos se la 
nostrn, gloria e lo goy 

in. Per la qnal cosa non sostenent pine plac a nos sols permanir a Athe- 
nes . Mae nos tramesen Timotio lo noe^e frayre e menistre de dio en 1 euan- 
geli de XT*^^ ^ confermar e amonestar uos per la uoe^ra fé : afin que alcun 
non sia mogu en aquesta tribulacion . Gar uos sabe . Gar nos sen pausa 
en ayco . Gar cum nos fossan enapres uos e nos derant diczian a uos nos 
sufradors tribulacions enayma es fait e uos ho sabe . Emper^o yo non 
sostenent pine trames a conoyser la uoe^a fé : afin que per auentura 
aquel que tenta non aya tenta uos e lo uoe^e laaor sia fait uan . Mae 
Timotio uenent ara de uos a nos , e anonciant a nos la uoe^ra fé e carità . 
Gar uos aue bona reeordancza de nos desirant ueser nos totauia . Enayei 
Acer [324 v] coma nos uos . Emper^o frayres nos sen consola en uos en 
tota besogna e trtbnlacion per la nostra fé . Gar nos uiuen ara si uos ista al 
segnor . Gar qual faczament de graetas poen regniardonar a dio per uos en 
tot lo goy per lo qnal nos nos alegren per uos derant lo noe^re segnor 
Aurant pine habondiuoment per dia e per noit , afin qne nos uoyan la uoe^a 
facia e eomplan aquellas cosas las qnals defalhon de la uoe^a fé . Mae 
el meseyme dio qo es lo nostre payre , e lo segnor yeene ;^r»e^ endreycze 
la noe^a via a uos . Mae lo segnor multipli que uos e faca abondiar carità 
entre uos e en tuit : enayma nos en uos a confermar li nostre cor sencza 



282 Salvioni, 

rancura e» santità d^rant dio (o es lo nostre payre en 1 auenament àeì 
nostre segnor yesua x^iat can tait li sani àe \uy . Amen 

IV. Donca frayres nos pregaen uos daquienant è forment pregaen 
al segnor Jesus qu6 enayma uos receopes da nos en qiial maniera couenle 
uos anar e piacer a dio ana enayfi : Àfin qiM uos abondie maiorment . 
Cor uos sabe qua\B comandame[n]cz yo liorey a uos par lo segnor yuw . 
dar aquesta cs [S25 r] la uolunta àe dio la uo9^ra santificacion qtie vos qos 
stegna dd fomigacion e vnchascun de uos sapia possesir lo seo naysel en 
santificacion e en bonor e non en passion de dessirier enayma las genc'las 
qtM»ls mesconoisson dio . E que alcun non sobre ane ni engane lo seo frayre* 
en alcuna cosa . Gar lo segnor es ueniador en totas aquestas cosas . Enayma 
nos derant o diczen a uos e auen testimoniia . Gar dio non apelle nos e» . 
soczura . Ma» en santificacion . Donca aquel que despraczia aquestas cosas 
non desprfizia bomo . Ma« dio lo qual Acer done a nos lo seo sant sperit . 
Ma» nos non auen besogna scripre a uos da la carità da fraternità . Car 
uos apresies da dio qt/a uos amies 1 un 1 autre . E car uos faze aqtiella 
cos^ en tuit li frayre e en tota Macedonia . Ma» Crayres nos praguen uos 
qua uos abondie maiormant e done studi que uos sia repausiuol e facza lo 
uoa^re menestier qua uos Obre cun las uoafras mans . Enayma nos coman- 
den a uos . E qua uos ane bonestamant darant aquilb qua son dafora , e 
non desire alcuna cosa d alcun . [825 v] Ma» frayres nos non uolen uos 
mesconoysar de li durmant que uos non sia atmtrista enayma li autre li 
qual non an sparancza . Gar si nos cresen qua . ya»u» . muric e resucite . 
Enay»i dio amenare cu» luy aquilh que dormiron par ya»u» . Gar nos dicen 
a uos aquastas cosas en la parolla dal segnor . Gar nos li qual niuen li 
qual sen laysa non uenren darant en 1 anenamant dal segnor [a^ haquilh li 
qual dormiron . Gar meseyme lo segnor dasendre dal cel en comandame»t 
e en uoz d arcangel e en la tuba da dio : e li mort li qual son en -//^^ 
resucitaren prumior daqutenant nos li qual yiuen li qual sen laissa ensemp 
soren raubi cun lor en niuolas eneontra xrist en li ayre . Enayai nos sa- 
ren totauia cun lo segnor . Donca consola uos entre uos en aquastas porollas 

y. Mas frayres uos non besogna qua nos scripuan a uos da li temp 
e moment . Gar uos meseyme sabe curiosamant . Gar lo dia dal segnor 
uenre Enayma lo layre en la noit . Gar quant ilb dlren paz e segnrila 
adonca subitan destruymant sobre uenre a lor . Enayma la dolor da 1 auent 
[826 r] al uentrc e non fogiren . Ma» o frayres uos non se en tenebras qua 
aqual dia aomprana uos Enayma lo layre . Gar uos tuit se fìlh da laz e fi Ih 
dal dia . Nos non sen de la noit ni da las tenebras . Donaa non dorman enayma 
li autre . Ma» uelben e sian amesura . Gar aquilh que dormon dormon e» 
la noit . E aquilh que son hubri son hubri en la noit . Ma» nos li qual sen 
dal dia sian amesura : ueste 1 alb[e]rgion da fé e da carità e 1 elme 1 espe- 
ranca da salu . Gar dio non pause nos en yra . Ma» en aqutstamant da 



L*'-e' par ridotto da un 'a\ 



11 Nuovo Testamento valdese. 233 

sala per io nostre segnor . yesus x^*^^ • ^^ Q^^^ murìc per nos . sia 
que nos nelhan o sia que nos dorma» ensemp uliian con luy . Per la quaì 
cosa consola nos entre uos , e edifica 1 nn 1 autre enaynta nos fa^e . Mas 
frayres nos pregne» uos pois que nos aure conegn aquiJ[h] que lanora» 
entre uos e so» dera»t uos al segnor e amonesta» nos que uos aya lor e» 
carità pitia abondinolment . £ aya paz cu» lor per 1 obra de lor . Mas O 
frayres nos pregne» uos castiga li no» repausinol consola li petit de corage 
recebe li enferm sia pacie»t a tuit Yeia [326 v] que alcu» no» renda mal per 
mal ha alcn» . ìlas ensegue totauia czo que es bo» e»tre uos e e» tuit alegra 
uos totauia e ora se»cza entrelaissament fa^^ent graeias e» totas cosas . Car 
aqtiesta es la uolunta de dio e» yesus ^rie^ e e» tuit nos . No» nolba 
amortar 1 esperit . No» uolha desprecziar prophecias . Mae prona totas 
cosas e tene czo q«e es bon . Stene uos de tota mala sembla[n]ca . Mae ei 
meseyme dio de paz santifique uos per totas cosas : aiìn que lo noe/re spe- 
rit sia garda entier 1 arma e lo cors sencza rancura en 1 anenament del 
noe^e segnor . yeetie x^*^^ • ^^ dio cs ^^^1 lo Q^^^ apelle nos lo quaì 
Acer fare . frayres ora per nos . E saluda tuit li frayre e» sant baysa- 
ment . Yo scnniuro nos per lo segnor que aquesta epistola sia legia a tuit 
li sant frayre La graeia del nostro segnor yesus x^^^ ^^^ ^^^ ^^^^ uos AMEN 



Seconda Epistola di S. Paolo ai Tessalonicesi. 

Ayci come»cza la sego»da epistola de sant pani A li Thessalonienc ^ 
-J. [327 r] Paul o Silua» e Timotio graeia sia a la gleysa de li thessa- 
lonienc e» dio lo nostre payre e del segnor yesus yjrist e paz a uos de dio 
lo nostre payre e de) segnor yesus ^rte^ . frayres nos deue» far gractas 
a dio totania per nos Enayma es degna cosa , E la uoe^ra fé sobre creis e 
la carità d u»chascu» de nos Abondia entre uos Enayei que nos meseyme 
nos gloriien e» nos e» las gleysas de dio per la nostra paciencia e per la 
fé , e e» totas las noe^as persegacio»s e tribù lacions las quals uos sostene 
e» 1 eysemple del iuet indici de dio : afin que nos sia recoy[n]ta degne al 
regne de dio per lo qnal uos sufre . Emper^^o si lo es it/eta cosa enapres 
dio re»dre trtbnlacio» ha aquilh li qua\ trabalha» uos : e repans cu» nos 
a noe li qual se trabalha cu» nos e» la reuelacio» del nostre segnor yesus 
^rte# . Donant ue»iancza del cel e» fiama de fuoc cu» li angel de la uertuz 
de Iny . eneontra haqnilh qne no» conogron dio e a li qnal non obedisson 
a 1 euangeli del noe^re segnor yeetie XT^^ • ^ Q*^^ sufriren penas eternals 
en destruyroent de la facia del segnor e de la gloria de la uertuz de luy 



' Nel titolo corrente, si legge: 'A thessalonica, Ahtessalonica'. 



234 Salvionì, 

Cam [827 v] el sore uengu per esser glorifica en li seo sant e esser fait 
mereiiilhos a tuit aqtiilh li qual ereserò» . Car lo nostre testimom es cresu 
sohre nos en aquel dia Al qtial Acer nos aaren totaoia per uos . Afin qve 
lo nostre dio uos fa^a degne del seo apellament e qu-el eomplisa tota la 
uolunta de la soa bontà , e 1 obra de la fé en uertuz : afin que lo noni del 
no^^re segnor yesus x^*^^ sia clarifica en uos , e uos e» luy segont la gra- 
eia del nostre dìo e del nostre segnor yesus xri9^ 

II. Mas frayres nos preguen uos per 1 auenament del nostre segnor 
yesus yjrist e del n[ost]re aiostament en luy qtie uos no» sia mogu viaca- 
ment del nostre sen e no» sia spauanta per sperit ni per porolla ai per 
epistola . Enayma trame^sa per nos Enayma lo dia del segnor sobre iste . 
Alcun no» uos engane en alcuna maniera . Cor si lo deportiment noi» sore 
uengu prumierament e 1 omme del peea sia reuela fìlh de perdeciot» lo qtial 
oon^rasta e es eyleua sobre tot qo que es dit dio o czo qtie es cotiua . 
Enay^i qu-el sea al tempie de dio mostrant se enayma si el fossa dio . Non 
uos recorda que cum yo fos encara enapres uos [S28r] e yo diczio a uos 
ayco . £ ara sabe qua! cosa tegna : afin qtf*el sia reuela al seo temp . Car 
lo menestier d-eneqt^ita obra ia : tant solament que aquel qtie ten ara tegna 
entro qu-eì sia osta del mey . £ adonca aqtiel fellon sore rerela [1. ren-] lo 
qufll lo segnor yeetie occire per 1 esperit de la soa bocca e destruyre luy per 
1 enlumenament del seo aduenament luy 1 auenament del qtial es segoni 
1 obrament del saianas en tota uertuz e ensegnas e en mereuilhas me^ongieras 
e en tot engan de enequita ba aqtiilh qne perisson . £mperoo q«-iih non 
receopron la carità de uerita : afin qu-ilh fossan fait salf . Emper^o dio 
trametre a lor obrament d aror qu-ilh crea» a la mesongia : afin que tuit 
aqf/ilh qf^e non creseron a la uerita . ìias creseron alla enequita sian ìaia . 
ìlas frayres mot ama de dio nos deue» far graeias a dio totauia per uos . 
Car dio eylegic uos premicias en salu e en santìficacion d-esperit e e» fé 
de uerita en la qt^al apelle uos per lo no^^re euangeli en aquistame»t de 
la gloria del nostre segnor yesus x^^^ • Honca frayres ista e tene las 
costumas las qtiais uos aue empres . sia per parolla o sia [328 v] per la 
no^^a epistola . Ma« el meseyme lo nostre segnor yesus x^^ ^^^ ^ ^^^ 
lo no^ire payre lo qua\ ame nos e done a nos eonsolacio» eternai e bona 
speranza amoneste li nostre cor en gracia e conferme uos e» tota obra 
e en bona paroUa 

III. frayre aura daquienant per nos que la parolia de dio corra e 
sia clarifica enayma ilb es enapres uos . £ qtie nos sia» desliora de li home 
no» coueniuol e mal . Car la fé no» es a tuit . i/Las dio es fidel lo qtiol 
co»fermare uos e gardare del mal . Mas o frayres nos nos eonfide» de noe 
al segnor . Car uos facze e fare aquellas cosas las quaì nos comande» a 
uos . ììLas lo segnor e»dreyce li cor e li uo«/re cors en la carità de dio e 
en la paciencia de x^^^ • ^<>^ frayres nos anuncien a uos al nom del 
no^^e segnor yesus x^*^^ 9*'^ ^^s sostraya uos de tot frayre anant de- 
sordenament e non segont la costuma la qtial ilh receopron de nos . Car 
uos meseyme sabe en quaì maniera la couenta qne uos ensega nos . Car 



Il Nuovo Testamento valdese. 288 

nos no» sen ista ocios enapres uos ni matiget» [829 r] de gra lo pan 
d alcun . làas e« lauor e en fatigam^nt . Obrant per dia e per noit : 
afin que nos non agrauan alcun de uos . Non Enayma nos non ayan aga 
poesia . ìias que nos donessan nos meseyme forma a nos a resemìlhar a nos . 
Cor cxun nos fossan enapres uos anunciauan a uos ayczo . Car si alcun nwì 
uol obrar non mange . Car nos auuen alcun anar entre uos non repausi- 
uolmenfc non Obrant alcuna cosa . Mas fa^^ent cariosament . Mas nos anon- 
cien d aqutlh que son d aqt^esta maniera e forment preguen al segnor 
yesus xrM que Obrant manion lo lor pan cn calament . ìiaa frayres nwi 
aolha defalbir ben fagent . Gar si alcun, non obedire a la no^^ra porolla 
nota Aquesi per la epistola e non sìa mescla cun Int^ qi^-el sia enuergogna . 
E non uolha pensar luy enayma enemic . Mas castiga luy enayma frayre . 
Ma« el m[e]seyme dio de paz done a nos paz eternai en tot luoc . Lo se- 
gnor sia eon tuit uos . La mia saludacìon per la man de paul lo quaì es 
segnai en tota epistola . Yo scrtps enayei . La graeta del nostre segnor 
yeet^ Xrist sia con tuit uos AMEN 



Prima Epistola di S. Paolo a Timoteo. 

[329 v] Ayci comencza la prtimiera epistola de sant paul a Timotio ' Gap. 1. 
I. Paul apostol de yesus ^rist segont lo comandament de dio lo nostre 
saluador e de yeetie %r*e^ la nostreL speranza graeia sia a timotio lo filh 
ama en fé E misericordia, e paz de dio lo payre e de yesus ^r»»^ lo nostre 
segnor . Enayma yo preguey tu qne tu remasessas a Ephesia cum yo anes 
e» Macedonia . Que tu anonciessas a aìcuns qu-ilh non ensegnessan d autra 
maniera ni entendessan a las faulas e a las parollas de gencracion dester- 
menas las qtial donan qtiestions maiorment qne edificacion de dio la quaì 
es en la fé . Mae carità de pur cor e de bona eonciencia e de fé non en- 
feinta es fin del comandament . De las quals alcuns arrant son conuerti en 
uan pariament uolent esser ensegnador de la ley non * entendent aqnellas 
cosas las qnals ìlh parlan ni aqnellas de las quals ilh aferman . Mae nos 
sabe» . Gar. la ley es bona si alcun husare de ley lealm[en]t : sabent ay^^o . 
Gar ley non es pausa a li iust . Mae a li non iust e a li non somes e a li 
fellon e a li peccador [830 r] e a li scuminiga e a li socza e a li aucisador 
de li payre e a li aucisador de las mayres e a li homeeidier e a li fornì- 
gador e a li iazador de li mascle e a li plagador e a li mezongier e a li 
periur . £ si alcuna autra cosa eon/rasta a la sana dotrina la quaì es se- 
gont 1 euangeli de la gloria del beneura dio lo quaì es cresu a mi . To 



Nel titolo corrente, ancbe 'Timoteo*. 



236 Salvioui, 

fauc grae»as a luy lo qtial conforte mi en yesua x^*^^ ^o nostre segnor . 
Cor el pense mi esser fide! pausati t al menestier , lo qua! soy ista prumie- 
ram^nt blestemador e persegador e ontos . ìias yo ay cosega la mUeri- 
cordìo. de dio . Car mesconoissent o fey en meconoissencza . Uas la grotta 
del nostre sognor sobre abondie can la fé e cnn i amor la qual es en jesm 
xrist . La paroUa es fidel e degna àe tot recebament . Qar yesus ^rw^ aenc 
en aqt^st mont far salf li pecador de li qua! yo fuy premier . Ma« empireo 
yo ay cosega misericordÌB. que yesus %rM^ mostres en mi pmmierameNt 
tota pactencia a enformacìon d aquilb li qual son a ereyre a luy en uiU 
eterna . Uas honor e gloria sia al sol dio rey de li segle non mortai e non 
uesible en li segle de li segle Amen . fìlh [330 v] Timotio yo comafido 
a la aqt/est comandament segoni las prophecias derant anant en tu que ta 
caaalareges en lor bona caualaria auent fé e bona conscieneia la qtMil al- 
cuns refudant perìlheron encerque la fé de li qual es ymenios e alisandre 
li qua! yo liorey al satana^ qu-ilh non emprenan a blestemar 

II. Donca yo prego prumierament de totas cosas esser fait preyeras 
oracions reqt^erenczas e fazament de graeias per toit li home e per li 
rey e per tait aqoilh que son ordena en antera que nos fazan ulta soau 
e repaasiuol cnn tota piata e castità . Cor ay^^o es bon e recebinol derant 
dio lo nostre saloador lo qual noi tait li home esser fait salf e uenir a la 
conoysen^^a de uerita . Cor el es vn dio e vn home yesus x^*^^ megencier 
de dio e de li home . Lo qual dono si meseyme redencion per toit . Lo 
testimoni dei qual es conferma al seo temp . Al qual yo soy pausa predi- 
cador e apostol e ensegnador de las genz en fé e en uerita . Car yo die 
uerita [331 r] e non mento . Donea yo uolh li home orar en tot luoc lenant 
las puras mans sen^a yra e sen^a descordia , semilhantament las fennas en 
orna abit con uergogna e con amesurancza , Ornant so non en torcas dé^ 
cuuelh , ho en or ho en margaritas ho en uestimentas preciosas . ìlas co 
que tang a las fennas prometent piata per bonas hobras . La fenna aprena 
en calament cun tot sotmetament . Mae yo non autreio a la fenna ensegnar 
ni segnoriiar al baron . ìias esser en calament . Gar adam fo forma pru- 
mierament daquienant eua . E adam non fo engana . ìias la fenna fo en- 
ganaa en la preuericacion . ìias ella sare salua per generaci on de filhz s-ilh 
permanre en fé e en amor e en santificacion cun amesuran^a . La parolla 
es fidel e degna de tot recebament 

III. Si Alcun desira auesca el desira bona hobra . Donca couenta a 
1 auesque esser non reprendiuol baron d una molher Amesura orna saui 
cast albergador ensegnador non vinolent non ferador . ìiLas atempera non 
ten^onos non cubit . ìias [331 v] ben derant pausa en la soa mayson aaent 
filhz somes cun tota castità . ìias si alcun non sap derant esser en la soa 
mayson en qual maniera aure cura a la gleysa de dio . Non nouel conuerti 
que-sleua en superbia non caia al indici del diauol . ìias couenta luy auer 
bon testimoni d aqutlh que son defora qu-el non caia en repropì e al laz 
del diauol . Semilhantament li diaque cast non de dobla lenga , non dona»t 
a moto vin , non ensegue^tt soz gang . Auent lo menestier de la fé en pura 



Il Nuovo Testamento valdese. 237 

consciencìsi . Mas aquisti sian prona prumieram^nt e amenìstron enay«ì non 
auent alcun crini . Semilhantament las fennas castas non datraent Amesuras 
fidellas en totas cosas . Li diaque sian baro» d una molher , li qua! sian 
ben d^rant a li lor filh e a las lors maysons . Car aqntlh que amenestraren 
ben aqutstaren a lor bon gra e mota fiancza en la fé la quaì es en yesus 
Xrist . filh Timotio yo serio a tu aqu^stas cosas : sperant mi uenir a tu 
viaczament . i/Las si yo me sorey tarza : que tu sapias en qual maniera 
conenta a tu conuarsar en la mayson de dio la qt«al es gleysa dd dio lo nio . 
Golo[332 r]na e fermament àe uerita . E lo sagrament de piata es grani ma- 
fiifestament . Lo qwal fo manifesta en cam fo inetifica en speri t . Aparec a li 
angel fo predica a las genz fo cresu al moni fo pres en gloria 

lY. Mas 1 esperii di manifesiament . Car alcun se depariire de la fé 
en li dereyran temp . Aiendent a li sperit d arror e a las doctrinas de li 
demoni parlant mezonia en empogresia e auent la lor eonscieneia trauca . 
Denedani noceiar e stenir de li maniar . Li quaì dio crìe a reccbre a li 
fidel cnn fazameni de graeias ha aqntlh li quaì conogron la uerita . Car 
tota la creatura de dio es bona e alcuna cosa non es de refudar la quaì es 
receopaa cun fazameni de graeias . Car es santifica per la paroUa de dio 
e per la oraeton . Derant pausant aqtiestas cosas a li frayre , tu sares bon 
menistre de jesus ^rie^ nuri per las poroUas de la fé e de la bona doctrina 
la quol tu as cosegu . Mae sqntua las non coueniuols faulas e uanas : e 
basa tu meseyme a piata . Car la corporal husancza es profeytiuol a petit . 
Mae piata es profe[332 vjytiuol en totas cosas Auent promession de la uita 
present e de 1 auenadoyra la parolla es fidel e degna de tot recebameni . 
Car nos lauoren en aygo e sen maudii . Car nos speren en dio lo vio lo 
q»al es saluador de tuii li home « e maiorment de li fidel . Comanda 
aquestas cosas e ensegna . Fay que alcun non despreze la toa iouentu . 
Mae sias eyxemplo de li fidel en parolla e en conuersacion en carità en fo 
e en castità . Attent a la leyzon e a 1 amonestan^a de doctrtna demenire 
que yo ueno . Non uolhas despreziar la graeia de dio la qual es en tu la 
q;/al es dona a tu per prophecia cun 1 empausament de las mans del preyre . 
Pensa aquestas cosas e ista en lor . Car faczent aqnestas cosas fares salf tu 
meseyme e aqullb que auuiren tu . Non repenre lo uelh . Mae prega luy 
enayma payre e li ione enaywa frayres . Las uelhas enayma mayres e las 
ioues enayma serors cun tota castità 

y. Onra las ueuas las qnals son uerayas ueuas . Mae si alcuna ueua . 
A filbz ho neboz emprena [833 r] prnmierameni de regir la soa mayson 
e rendre a li payron 1 empelmua uegenda . Gar ayczo es recebiuol derant 
dio . Mae aqnella la qt^al es ueraya ueua e deysola : spere en dio , e 
permagna en preyeras e en horacions per dia e per noit . Cor aqnella la 
qfial es uiuent en li deleit es moria . Comanda ay^o que ellas sian non 
reprendiuols . Mae si alcuna non a cura de li seo e maiorment de li do- 
mesti ei denega la fé e es peior de li non fidel . La ueua sia eylegia non 
menz de . 60 . anz : La qt^al sia ista molher d un baron . Auent testimoni 
de bonas obras . S-ilh nuric filhz s-ilh receop li paure en 1 alberc s-ilh 



238 Saìvloni, 

laae li pe de lì sant s-llh sot hamcnistre a li snffrent tribalacìon s-ilh 
ensegue tota bona Obra . Mas squttia las pltts loaenz ueuas . Cor cnm ella 
saren husuas luxoriias uolon noceiar en ^rù^ . Anent danacion . ùir fero» 
uana la prt^miera fé . Ma» semilhantament ociosas e emprenon anar encerque 
las maysons . Mas non solament ociosas . Mas kcer ianglosas e cnriosas 
parlant aquellas cosas qua non se conenon . Bonca [888 t] yo uolh las pltw 
iouenz noceiar e crear filhz e esser mayres de familha non donar aleiuia 
ocayson a 1 auersari per gracia àe maudit . Car alcunas son ia eonueriìts 
en dareyre enapres lo satanacz . Donca si alcnn fidel ha uenas sot ame 
nistre a lor qua la gleysa non sia agraaa que baste ha aquellas que son 
uerayas ueuas . Li preyre li quaì son ben derant sian agu degne de doble 
honnor , e maiorment aquilh que laaoran en porolla e en dotrina . Car 
1 escriptura di non ligares la bocca al buo calcant . E 1 obrier es de^e 
de la soa marci : Non uolhas recebre acnsacion enconira lo preyre : si non 
sot duy o trey testimoni . Mas repren li peccant derant tuit afin que li aatre 
ayan temer . Yo testimoneio derant dio e derant jesus x^^^ ^ derant li 
eyleit angel de ìuy que tn gardes aquestas cosas sencza derant ludici, non 
fazent alcuna cosa declinant en autra ]^art . Non empausares las mans via^a- 
ment a alcnn . Ni t acompagnares a li peca strang . Garda tu meseyme 
cast . Non uolhas encara beore ayga . Mas busa petit vin per la [S34 r] 
toa stoma e per las toas souendieras enfermetas . Li peca d alcuns homes 
son manifest derant anant en ludici . Mas d alcuna^ sot ensegon . Mot se- 
milhantament li ben faìt son manifest . E aquilh que son d autra maniera 
non poion esser rescondu 

VI. Gal que qual serfs son sot io penson li lor segnor dégne de tota 
honor afin que Io nom del segnor e la doctrtna non sia blestema . Mm 
aquilh que an segnors fideos non li desprezon . Car ilh son frayre . Mas 
seruan maiorment . Car son fidel e ama lì qual son por^onier en li ben 
fait . Ensegna aqnestas cosas e amonesta . Si alcun ensegna d autra maniera 
e non se repansa a las sanas porollas del nostre segnor jesus yrisi e aq«ella 
doctrina la qual es segont piata : el es superbi non sabent alcuna cosa . 
Mas languent encerque las questiona e las batalhas de las porollas de las 
quals nayson enoidlas oonten^ons blestemas malas suspecions enflameftt 
d omes corompu per pensa . Li qual son strania de la uerita pensant gang 
esser piata . Mas piata es grant [SS4 y] gang cun abastan^a . Cor nos non 
aporten alcuna cosa en aquest mont : e sencza dubi . Gar non en poe» 
portar alcuna cosa . Mae auent li nuriment e de las quals cosas sian cobret : 
sian cuntent d aquestas cosas . Gar aqualh qt$e uolon esser fait rie caion 
en tentacion e al laz del diauol e en moti desirier non profeytiuol . Mas 
noysiuol . Li qual plo[m]ban li home en destruyment e en perdicio» . Gar 
cubiticia es reyz de tuit li mal per la qual alcuns requerent arreron de la 
fé e se enteron en motas dolors . Mae tu home de dio fuy aquestas cosas . 
Mas ensec iuetieta piata fé canta paciencia soyue(^a . Combat bona batalba 
per la fé pren uìta e tema en la qual tu sies apella e as confessa bona con- 
fesson derant moti testimoni . Yo comando a tn derant dio lo qual uiaiiica 



Il Nuovo Testamento valdese. 239 

totas cosas e derant yesus ^m^ lo qua! rende testimoni sot ponz pilat bona 
confession que ta gardes lo coraandament sencza macola non reprendinol 
entro en 1 auenament del nostre aegnor yesu» x^^^ • ^^ <Iwol lo beneura 
e Io sol poderos rey de li rey e segnor de li segnoriiant demostrare en li 
seo temp . Lo [385 r] quaì sol ha non mortalità . £ abita en laz non apro- 
piaol . Lo quaì alcnn de li home non vie e non pò ueser . Al quaì es 
gloria e honor e comandament en li segle do li segle Àmen . Comanda a 
lì rie d aquest segle non saber autrament ni sperar en la non certanita de 
las riqueczas . Mas en dio lo nio . Lo quaì dona a nos totas cosas abon- 
dinolment a nsar far ben e esser fait rie en bonas'Obras . Donar legiera- 
meni . Acompagnar trasoriiar a si bon fondament afin qu'iìh. prenan neraya 
aita en 1 auenador . Timotio garda lo depaosament squtaant las scnmi- 
nigas noneletas de las uonz e las oposicions del fals nom de sctencia . La 
quaì alcans prometent cagigron encerqne la fé . La grada de dio sia cnn 
tuit aoa AMEN 



Seconda Epistola di S, Paolo a Timoteo. 

Ayei Gomencza la segonda epistola de sant pani a Timoteo ^ 
I. [885 y] Pani apostol de jesus ^rte^ per la uolunta de dio segoni 
1 empromession de nita la qt^al es en yesus xrte^ groeta sia a Timotio lo 
filh carisime misericardÌA e paz de dio lo no^^re payre e de yesus x^*^^ ^^ 
nostre segnor . Yo fanc graetas al meo dio al qt^al yo seruo de li meo en- 
genrador en para e<mflc»eneia . Cor yo ay recordancza de ta en las mlas 
oracions per dia e per noyt sencza entreleyssament desirant aeser tu re- 
eordador de las toas lagrimas que yo sia vmpli de fcoy recebent recordanza 
d aqvella fé non enfeinta la quaì es en tu la quaì abito prumierament en 
loyda la toa aaia e en Eanice la toa mayre . ìias yo soy certan la quaì 
cosa es en ta . Per la qt^l cosa yo amonesto ta que ta rezacites la gracta 
de dio la qt^al es en ta per 1 etnpaasament de las mias mans . Gar dio non 
done a nos sperit de temor . ììLas de nertaz e d amor e d amesorancza . 
Donea non aos aolha enaergognar del testimoni del nostre segnor yesus 
xrisi ni en mi liga de ìuy . Mae ensemp laaora en 1 eaangeli segont la 
aertaz de dio . Lo quaì desliore nos [836 r] e apelle per lo seo sant apel- 
lament non segont las noe^as obras . Mae segont lo seo perpaasament e la 
graeta la quaì es dona a nos en yesus x^ist denari t li seglar temp . Ma» 
ara es manifesta per 1 enlnmenament de yesus ^rte^ lo noe/re salnador . 
Lo quaì acer destrnis la mort . Mae enlamene la aita en non corabcion 



* Nel titolo corrente occorre sempre: 'Tiraothiena, Thimotieua'. 



240 Salvioui, 

per 1 eaangeli al quai 70 soy pausa prédlcador e apostol e menistre de ita 
genz . Per la quaì cosa Acer yo safro aquestas cosas . Kos yo non soy 
confonda . Car yo say al qtMÌ yo cresey . E soy certan . Cor el es poderos 
gardar lo meo depaasament en aqnel dia . Auent forma de las sanas pa- 
rollas Jas qtfals la aauies de mi en fc e en amor en yeetie X^*^^ • Garda 
lo bon depaasament Per lo sant sperit lo qnal abita en nos . Car ta sabes 
ayczo que tait aqutlh que son en asla son trastoraa de mi de li quaì es 
figel e armogenes . Lo segnor done misericordia, a la mayson d onesifori . 
Car el resaczie mi soaendierament e non se enuergogne en la mia cadena . 
Ma« cum el fos aengu a roma quis mi cnriosament e atrobe [386 v] mi . 
Lo segnor do^e a luy trobar la mteerieordia. de dio en aquel dia . E tu 
conegaies melh qaantas cosas el amenestre a mi en phesla 

II. Donca tu lo meo tilh sias conforta en la graeìa la quaì es al se- 
gnor jesu8 xrte/ e en aquellas cosas las quaU ta anuies de mi par moti 
testimoni comanda aquestas cosas a li home iìdel li qfial saren coueninol 
a ensegnar li aatre . Lauora enayma bon caaalier de ye«tf^ X^^^^ - Alcan 
caaalareiant en dio non plegae si en li seglar menestier qu-el placza a ìuy 
lo quaì el prone si . Car aquei que combat en batalha non sor e corona si 
el non combatre lealment . Lo cotioador lanorant coaenta a luy recebre pm- 
mierament de li frac . Entent aquellas cosas las quals yo die . £ lo segnor 
donare a tu entendamenk en totas tsosas . Sias recordador lo nostre seguor 
yesus x^^^ esser rexncita de li mort del semecz de dauid segont lo meo 
euangeli al qual yo laaoro entro en li ligam enayma obrant mal • ìAas la 
parolla de dio non es liga en mi . Emperczo yo [337 r] sosteno totas cosas 
per li sleyt qu-tlb cosegan la sala la qnal es en yesìàs x^^^ <^^^ ^^ gloria 
celestial . La parolla es fidel . Car si nos sen ensemp mort ensemp uioren 
si nos sostenren ensemp regnaren si nos denegaren el denegare nos si nos 
non cresen el perman fidel . El non pò denegar si meseyme . ÌAas yo amo- 
nesto aquestas cosas testimonìiant derant dio . Non uolhas contendre per 
parolla . Car non es profeytiuol a alcuna cosa si non a trastomament de 
li auuent . ÌHas cura tu meseyme cariosament donar a dio obrier profeytiuol 
e non confondiuol tratant dreytament la parolla de nerita . Ma» sqvlua li 
scaminiga e li nan parlant '. Car ilh profeytan mot a fellonia e la parolla 
de lor pren enayma cranc . De li qual es filet e ymenios . Li qtial eagigron 
de la nerita diczent la resarecion ia fayta e trastomant la fé d alcuns . 
ÌHas lo ferm fondament de dio ista auent aqtiesta ensegna . Lo segnor conoc 
aqt/ilh que son de luy . E qval que quaì nona lo nom del segnor depiirta 
se de en equità . ìHas en la grant [337 v] mayson non son sol amen t uajsels 
aurienc e argenti enc . ÌAas kzer legnienc e terienc . E acer alquanti en 
onor . Mae alquanti en dessonor . Donca si alcun mondare si d aqucstas co- 
sas el sare uaysel santifica en honor e profeytiuol al segnor haparelha a tota 
bona obra . Mae fuy li iouon desirier . ÌILas ensec iueticta fé carità pax cnn 
aqutlh que apellan lo segnor de pur cor . Mae squina las matas questìons e 
sencza desciplina sabent . Gar engenran tenczons . Mae lo serf del segnor non 
couen tenczonar . Mae esser soau a tuit ensegniuol pacient castigant can 



Il IVuovo Testamento valdese. 241 

atemperancza aquilh que eoniraaisin a la nerita : que dio dona a lor i^donea 
penilencia a conoyser la aerila e scampon del laz dei dianol del qtMil ilh 
son tenga pres a la aolanta de ìuy 

III. Mas sapìa ayczo . Gar perilbos temp istaren e» li derayran ìom 
E lì ome saren amant lor meseymes cobit eyleaa superbis blestemadors non 
obedient a il lor payron no» agra[3S8^r]diaols . Escaminiga sencza atalen- 
Uimeni e sencza paz Encreminadors non eemtenent non soaa sencza beni- 
gnità traytors engres enfia . Amadors de li deleit maiorment que de dio . 
Acer aaent la semblancza de piata . Ma« denegant la uertoz de ley . Esqutaa 
aqtftsti . Gar aqutsti son li qual traacan las maysons e amenan las caytiaas 
fennafl cargas de peccaz las qnals son amenas per diaers desiriers . Em- 
prenent tota aia e ynqua non pernenon a cìeneia de aerita . Ma» enayma 
iannes e xambres /son^rasteron a moyses . Enayei aqtitsti eon^rastan a la 
aerita homes corompa per pensa e refndaz encerqtie la fé . Mas ilh non 
profeytaren daqusenant . Gar la non sapiencia de lor sare manifesta a 
tait Enayma fo d aqtitsti . ìlaa in as cosega la mia doctrina . L ordena- 
m^nt lo perpansament la fé la longa persaaerancza . L amor la pacieneia 
las persegacions las pasions las quals foron faytas a mi en antioca en yconia 
en listres las qtials persegacions yo sostenc e lo segnor desliore mi de totas ^ 
E tait aqutlh qt^e aolon viore bonament en yesus x^ie^ safriren persega- 
cions . [888 v] Mas li mal home e li enganador profeytaren en^peys arrant 
e metent li aatre en arror . Mas ta perman en aqtiellas cosas las qtials ta 
apresies , o son cresaas a ta sabent dei qua) ta las empresies , e . Gar ta 
conogaies las santas letras de la toa ioaenta las quais poyon ensegnar ta 
ha sala per la fé la qtial es en yesus ^rie^ . Gar tota scriptara spiraa de- 
ainament es profeytiaol a ensegnar e a repenre e a castigar e amenistrar 
en iastieta que 1 ome de dio sia perfeil e enscgna a tota bona obra 

lY. Yo testimoneio dirant dio e derant yesus x^*^^ • ^^ Q^^^ ^ ^ ^^^^ 
li aio e li mort per 1 aaenament de ìuy e per lo regne de ìuy , Predica 
la porolla ista cooeniaolment e non couenìnolment repren prega castiga 
can tota pacieneia e en doetrtna . Gar temp sare qu-ilh no7» sostenren sana 
doctrina . Mas slegiren a lor mestres a li lor desirier praent a las aarelhas . 
E tLcer trastomant 1 aaaiment de la oerita e saren conoerti a las faulas . 
Mas [389 r] ta aelha e laaora en totas cosas fay obra d auangelista complis 
lo teo menestier sias amesara . Gar yo soy ia sagrifica e Io temp del meo 
desliament ysla . Yo eombatey bona batalha yo consomey lo cors yo gardey 
la fé , corona de iusiìcisi es reseraa a mi en la derayria . La qua\ lo se- 
gnor iast iage re[n]dre a mi en aqtiel dia . Mas non solament a mi . Mas 
a tait aqutlh que aman 1 aaenament de Iny . Acoyta te de uenir a mi via- 
cament . Gar demas abandone mi amant aquest segle e ane en Thessalonica 
Grcysent en Galacia Tit en Dalmacia . Lac sol es can mi . Pren Marc e 
amena lay can ta . Gar el es a mi profeytiuol al meuestier . Mas yo trames 
Titique a Phesia . Qaant ta aenres apporta can ta lo mantel lo qnal yo 
laysey a troyas enapres Garp : e li libre . Mas maiorment las cartas . Ali- 
sandre aramienc demostre a mi moti mal . Lo segnor rendre a ìuy segoni 
ArchÌTio glottol. ital., XI (aeconda serie, I). 10 



242 Salvioui, 

las obras de luy . Lo quaì tu sqdsna . dar el contrasie lormenì a las mias 
paroUas . Alcun no» io present a mi en la mia primiera defension . [339 ?] 
ìlas tuìt abandoneron mi non sia recointa a lor . Mas lo segnor fo prescnt 
a mi e conforta mi que la predicacion fosa compita per mi . E totas las 
genz auuan . Car yo soy desliora de la bocca del leon . Mas lo segnor de- 
sliore mi de tota mala obra . E fare mo salf al seo regne Gelestial : Al 
quaì es gloria en li segle do li segle Amen . Saluda p tsca e aquila e la 
mayson d onesifori . ìiaa Erast remas a Gorenti . ìlas yo laysey Trofìffl 
enferm A milet . Hacoyta te de uenlr derant 1 uuern . Eobolns e Prudent 
e lini e Claudi e tuìt li frayre saludan tu . Lo nosire segnor yesus y^riit 
sia cun lo teo sperit . La graeia de dio sia cun uos AMEN 
Ayci finis la 2* Epistola de sant paul A thimotio 



Epistola di S. Paolo a Tito. 

Gomencza la Epistola de sant paul a Tit Gapitol . 1 . 
I. [840 r] Paul serf de dìo . ÌHas apostol de yesus xrisi segont la fé de 
li sleit de dio en la conoysencza de nerita La quaì es segont piata en 
esperanca de uita eterna . La qua\ dio lo qt/al non ment promes derant li 
seglar temp . ìHas manifeste la soa parolla en li seo temp . En la predi- 
cacion la qt^al es cresua a mi segont lo ^omandameni de dio lo nostra sal- 
uador . Gracia sia a Tit lo filh ama segont la cuminal fé e paz de dio lo 
payre e de yesus x'"'^^ ^^ nostre saluador . To laysey tu a Greta per la 
graeia d aqwesta cosa afin que tu castigues aquellas cosas las qtials defalhon . 
E ordenes preyres per las cittas enayma yo ordeney a tu si alcun es sencsa 
crim baron d una molher auent filhz fidelz non en acusacion de Inxuria 
ho non sotmes . Car couenta lo uesco esser sencza crim enayma despen- 
sador de dio non superbi non ayros non vinolent non ferador non cubit de 
soz gang . ìlas albergador benigne sani Amcsura iust sant eontenent en- 
braczant aquella fidel por olla la qual es segont doctrtna . Qu-el sia poderos 
a amonestar [340 v] en sana doctrtna . E repenre aqutlh que contradìi^on . 
Gar moti son dessobidient yan parlier enganador . ìlas maiorment aqm'Ih 
que son de la circuncision li qual couentan esser repres . Li qual trastoman 
totas las maysons ensegnant aquellas cosas las quals non se conenon per 
gracia de soz gang . ìlas vn de lor propi prophetK de lor meseymes dis . 
Li cretienc son totaoia meczongier mallas bestias del nentre pigre . Aquesi 
testimoni es uer . Per la qual cosa castiga los durament , qu-ilh sian san 
en fé . Non atendent a las ìndaycas faulas e a li comon^ment de li ome 
trastornant se de la uerita . Totas cosas son mondas a li mont . Mae a li 
soz e a li non fidel alcuna cosa non es monda . Mae la pensa e la con- 
scieneia de lor son soczas . Gar iih eonfessan lor auer concgu dio . Ma« 



Il Nuovo Testamento valdese. 24S 

per fait lo denegati cnm Uh sian abomiuol e non.cr^sent refada a tota 
bona obra 

II. Mas tn parla aquellas cosas las quals se cpneno» a sana doctrina . 
Li uelh qu-iìh. sian ainesura cast sani san en fé e en amor e e» paciencia 
seffii[34i rjlhantamant las uelhas en sant abit no» eneremineyrlz non donant 
a moto yin . Mas ben cnsegnant que elas ensegnon sapien^^ia . Las ionencelas 
que amon li lor baron e amon 11 lor filh saaias amesuras castas auent cura 
d6 mayson benignas sot mesas a li lor baron que la paroUa de dio non sia 
bletema . Àmonesta semilbantamant li ìoaencel qu-tlh sian amesara en totas 
cosas . Dona tn meseyme eysemple de bonas obras en doctrina e en enleyreta 
en greaeta . La parolla sana non repreendiool Àfin que aquel que es de 
eontra se nergogne non aaent a dire alcun mal de nos . Li serf esser somes 
a li lor segnor Plazent en totas cosas non eon^radiczent non enganant . M(m 
demostrant bona fé en totas cosas qu-iìh ornon la doctrtna de dio lo nostre 
salnador en totas cosas . Car la grada de dio lo nostre saluador aparec a 
toit 11 ome ensegnant nos que denegant fellonia e li seglar desirier . Uiuan 
en aquest mont amesnrament e iustament e bonament esperant la beneura 
esperancza e 1 anenament de la gloria del grant dio e de [341 v] jesus 
xrist lo nostre salnador . Lo qtial done si meseyme per nos qu-eì reymes 
nos de tota enequita e mondes a si poble recebiuol ensegador de bonas 
obras . Parla aquestas cosas e àmonesta e repren con tot comanJament e 
alcun non despreczie tu 

III. Àmonesta lor eser sotmes a li prtnci e a las poestas obedir al dit 
e esser aparelha en tota bona obra non blestemar alcun non eser tenconos . 
}ias atempera demostrant tota soayuecza a tuli li ome . Car nos eran adonca 
no» saui non cresent errant seruent a li desirier e a li diuers deleit niuent 
en malicia e en enueia ayriuols ayrant 1 un 1 autre . Ma« quant la beni- 
gneta e la vmanita de dio lo ìiostre saluador aparec fey nos salfs non 
(1 obras de iuetieta las quals nos fesan . Mae segoni la soa mieer/eor^^ia . 
Per lo lanament del regenerament e del renouelament del sant sperit lo 
qtial escampe en nos abondiuoluient per jesus ^rte^ lo nostre saluador : 
que ifMtifica per la gracìa de luy sian eretier segont 1 esperancza de nita 
eterna . La parolla es fidel . E yo nolh [84S r] tnit uos confermar d aque- 
stas cosas que aquilh que creon a dio curon derant esser en bonas Obras . 
Aquestas cosas son bonas e profeytiuols a li ome . Mas esquiua las matas 
qtiestions e las paroUas de generacions e las eontenczons e las batalhas de 
la ley . Gar ellas son non profeytiuols e uanas esqntua 1 ome herege ena- 
pres la primiera e la segonda castigancza sabent . Gar aquel que es d aque- 
6ta maniera es trastorna e pecca e es eondana per propi indici . Àcoyta te 
de nenir a mi À nicopoli Gum yo anrey trames a tu Artiman o titic . Gar 
yo ordeney hunemar aqu» . Derant tram et curiosament genam lo saui de 
la ley e apola ^ que alcuna cosa non defalha a lor . Mae aprena derant 



* L*'-a' par corretto in 'o'. 



244 Salvioui, 

esser a las nostras bonas obras e a li has besognos qu-iìh non sìan seneza 
frac . Tuit aqfiilh que son cu» mi saludan in . Saluda aqfiilh quB amm 
nos en la fé . La grada de dìo sia can tait nos AMEN 



Epistola di S. Paoio a Filemone. 

Ayci comencza la Epistola de sant pani A philimont^ 
[842 y] Paal liga àe jesus x^^* ^ timothìo lo frayre grocta sia a filimm 
1 ama e lo nostre aìadador e apia s^ror- carissima e archipo lo nostre en- 
semp caaalier , e a la gley^a la quaì es en la toa mayson e paz a aos àe 
dio lo nostre payre e d^l segnor yesus ^rù^ . Yo fauc graeìas al meo dio 
faczent recordan^a de tu totaaìa en las mias oractons . Auaent la toa canta 
e la fé la quaì tu has al segnor yesus e en tuit li sant que la cnminaleca 
de la toa fé sia fayta apareissent en la conoisscncza de tot ben en yesm 
^m^ . Car yo hac grant goy e consolacion en la toa carità . Car o frayre 
las intralhas de li sant repauseron per ta . Ver la quaì cosa haoent mota 
fiancza en yesus x^^^ ^^ comandar a tu czo que es coneniuol . Mm yo 
prego tu maiorment per carità cum tu sias aytal coma pani nelh . Mot ara 
liga de yesus y^rist . To prego tu per ouesime lo meo filh lo qua\ yo en- 
genrey en li liam . lo quaì fo adonca non pre^feytiuol [848 r] a tu . Ma» 
ara es profeytluol a mi e a tu lo quaì yo reyre trames a tu . Has recep 
luy enayma las mias intralhas . Lo quaì yo hauio uolgu relenìr ecn mi 
qu-eì araenistres a mi per tu en li liam de 1 euangeli . ÌHas yo non uole 
far alcuna cosa seneza lo teo eonselh : afin qne lo teo ben non fos enayma 
de necceeeita . Mae uolontari . Cor per anentnra el se deportic de tu per 
ayczo aczo qne receopesa ìuy en aterna , non plue coma serf . Has plu^ 
que serf . Frayre carisimc masimament a mi e quani maio[r]ment a tu , e 
en la carn e al segnor . Donea si ta me tenes per eompagnon recep ìuy 
enayma mi . E si el fey a ta alcuna eniuria o te es debitor de alcuna cosa 
emputa ay^o a mi . Yo pani scris cun la mia man , yo lo rendrey que yo 
non dicza a tu que tu denes tu meseyme a mi . Tronca o frayre yo usarey 
tu al segnor , recrea las mias intralhas al segnor . Yo scrw a tu confidant 
de la toa ubidiencta satent . Cor tu fares sobre czo que yo die a tu . Has 
aporelha a mi alberc . Gar yo spero mi esser dona a nos per las uoWras 
[348 yj oractons . Epaphras lo meo ensemp pres saluda tu en ye^ue x^^ * 
Marc Aristarc Demas Lue li meo aiudadors . la gracia del nostre segnor 
yesus xf^^ ^^^ ^^^ ^^ nostre sperit . Amen 



^ Cosi anche nel titolo corrente. 



Il Nuovo Testamento valdese. 24S 



Epistola di S. Paolo agii Ebrei. 

Ayci comencza la epistola de sant paal a li Ebrio ^ capitol . 1 • 
I. Dio parlant czay en d^reyre a li payre e a li prophéta mot parìiuoìmeni 
e en motas manieras . ìlas el parie a nos d^rierament en aquisti iorn al 
seo filh lo qua! el ordene heretier de totas cosas Per lo qua! fey lo segte . 
Lo qual eum el sia resplandor de gloria , e expresa eymagena de la sa- 
stancia de Iny . E portant totas cosas per la par oli a de la soa uertu . Lo 
qua! haaent fait per si meseyme ' la pt«rgacion de li nostre pecca , see a 
la dreyta de la malesta en las auteczas fait melhor de li angol tant quant 
el herete nom plus de cerni aolment derant lor . Gar al qual de li angel dis 
adonca . Ta sies lo meo filh yo engenrey tu encoy . E dereco yo sarey 
[344 r] a ìuy en payre e el sare a mi en filh . £ dereco di qnant el dintre 
mene lo prumier engenra en la redondecza de la terra . E tait lì angel de 
dio aoron ìuy . E Acer dis a li angel aquel que fay li seo angel sperit , e 
li seo menistre dama de fuoc . ìlas el dis al filh . Dio es lo teo seti en li 
segle de li segle . La uerga del teo regne es uerga d-eigaleca . Ta amies 
la ìosticia e ayries la eneqntta . Per la qnal cosa lo teo dio oins tu d oli 
d alegrecza sobre li teo parczonier . E tu segnor fondies la terra al co- 
menczament e li cel son obras de las toas mans . Uh meseyme periren . 
Mas tu permares e tuit enuelhiren enayma nestiment , e mudarcs lor enayma 
cubrùnent e saren muda . ì&as tu sies aqt^lla meseyma cosa , e li teo an 
non defalhiren . Maj al qtial de li angel dis adonco . Se te a las mias 
dreytas entro qt^e yo pause li teo enemic scarael de li teo pe . Bonca tuit 
li sperit trames en menestier non son amenestrador per aquilh que penren 
1 ereta de sala 

IL [S44 v] Per la qnal cosa couenta nos gardar cun maior deligencia 
aqtiellas cosas que nos auuen que per auentura non decoran . Cor si la 
porolla la qual fo dita per li angel fo fayta ferma e tot trapassament e 
desnbidiencia recep insta regniardonan^a de marci , nos en qual maniera 
fugiren si nos auren despreczia tanta sala . La qual quant prumierament 
comence a esser recointa per el meseyme segnor fo conferma en nos d aqutlh 
li qf«al auoiron dio testimoniiant per ensegnas e mereuilhas e per diuersas 
uertuz , e per departiment del sant sperit segont la soa uolunta . Cor dio 
no» sotmes a li angel la redondecza de la terra auenadoira de la qual nos 
parlen . Mas vn testimonile en vn luoc diczent . L ome qual cosa [es] que tu 
(e recordes de Ittp . lo filh de 1 ome . Gar tu uesltas Ìuy . Tu amermies 
ìuy vn petit de li angel e coronies Ìuy de gloria e de honor e ordenies ìuy 
sobre 1 obra de las toas mans . Tu somesìes totas cosas sot li pe de Ìuy . 



* Nel tìtolo corrente, ricorre anche 'hebreo' 

' La Yocai finale di questa parola par piuttosto 'a' che 'e'. 



246 Salvioni, 

dar en czo que el somes totas cosas , el non layse alcuna cosa non so- 
ni[345 r]esa a ìuy . ÌSaa ara non uesen encara totas cosas esser sotmesas a 
ìuy . ìlas nos uesen aqnel jesus . Lo quaì fo amerma yn petit que li auge) 
corona de gloria e d onor per la passion da la mort que el tastes la mort 
par tuit per la graeìa da dio . Car in era cosa couenient a aqual par cayson 
dal quaì son totas cosas e par Io quaì son totas cosas qtz-al aondua moti 
filh en gloria principi da la sala da lor rendre parfelt par la aflecion . Car 
B.queì que santifica e aqual que es santifica son tuit d un . Par la quaì cosa 
el non se uargogna apcllar nos frayres diczent . To anunciarey Io teo noir 
a li meo frayre e lauuarey tu al mecz da la gleysa . £ dareco yo Mrey 
aonfidant en Iny . E dareco vele yo e li meo filh li quaì dio done a mi . 
Donaa car li filh s acumpagneron a la carn e al sane semilhantamant el 
meseyme parczoneìe aquallas meseymas cosas . Aczo que par la mort de- 
strayses aqual lo quaì hauia 1 emperi de la mort czo es lo dlaaol , e desliores 
aqntlh que eran tenga a sarueta par tota la aita par la temor de la mort . 
Car el non pras ynqua li angel . Mae lo semecz da Abraham dont [S45 v] 
el deo esser resemilhador a li frayre par totas cosas que el fos fayt mise- 
ricordios e fidel auesqua a dio . Que el pardones li forfait del poble . ùir 
el fo tenta en co que el fo passiona . £ ea poderos aiudar ha aquilh que 
son tempta 

ìli. Dont sants frayres porczoniers da 1 apellamant celestial . Con- 
sidera 1 apostol e pqntifice da la nostra, cunfession yheeu x^»e^ . Lo qtMzI 
es fidai ha aqual lo quaì costituic luy . Enayma Moyses en tota la mayso» 
da lu^ . Gar aquast es aga degne da plus anpla gloria derant Moyses tn 
tant quant ha plue ampie honor da la mayson aqual que fey ley . Gar tota 
mayson es fayta d alcun . Mae dio es lo qual cree totas cosas . E Acer 
Moyses era fidai en tota la mayson da ìuy . Enayma menistre en testimoni 
d aquallas cosas las quals eran a dire . Mae x^*^^ enayma filh en la soa 
mayson . La qual mayson nos sen si nos tenren ferma fiancza e gloria 
d esparancza entro en la fin . Par la qual cosa coma lo sant sperit dis si 
uos auuire encoy la uouz de ìuy non uolha endarczir li uoe^re cor . 
[346 r] Enayma en 1 endarczimant segont lo iorn de la tentacion al dasart 
al qual la oc li uoe/re payre tenteron mi e me proueron e uigron las mias 
Obras par caranta anz . Par la quaì cosa yo fuy ofendu d aqualla genera- 
cìon e dis aquisti erran totauia da cor . Mae ilh maeeyme non conogron las 
mias uias : Per la qual cosa yo iurey en la mia yra que ilh non intraren 
al meo repaus . frayres ueia qua par hanentura mal cor de mescresencza 
non sia en alcun de uos en modo que se departa de dio lo aio . Mae amo- 
nesta uos meseyme per sengles iorns dementre que el es encoy sobre nona 
que alcun de uos non sia endurczi per engan de pecca . Gar nos sen ^ fait 
parczonier de x^*^* • ^taperczo si nos tenren ferm lo comef»czament de la 
sostancia de ìuy entro en la fin . Dem entro que lo es dit si uos auuire 



Leggo 'sen', ma veramente le ultime due lettere sono indecifrabili. 



Il Kaovo Testamento valdese. 247 

encoy la aooz dd Itiy non nolha endorczir li nostre cor . Enayma en aqt/cl 
endurcziment . dar alcuns auuent s-endorczìron . Ma» non tuit aqtitlh que 
issiron de egìt per moyses . Mas de li quaì fo ofenda per . 40 . anz . 
Bonca non aqmlh que pecqueron . Li cors de li qual foron stenda al desert . 
TAas a li qual lare qne [346 v] non intrarian al seo repaus si non aquilh 
que foron non cresent . E nos uesen . Car ilh non pogron intrar al repaas 
de luy per mescresencza . 

lY. Donca teman qne per auentura laysa la promesslon d intrar al re- 
paus de lay alcun de nos non sia uist auer herra . Car lo es encara anun- 
cia a nos enayma fo a lor . ìlas non profeyte a lor haner auuia Ja paroUa 
p^r non esser cunlointa cun la fé ha aquilh li qual anuìron . Ma» nos li 
qtial auen creso intraren al repaus de luy enayma el dis . Enayma yo ìurey 
en la mia yra ilh non intraren al meo repaus . E Acer perfaytas las Obras 
d^ J ordenament del mort [1. -ni] . Gar el dis enay»i en vn certan luoc 
del seten iorn . E dio se repause lo seten iorn de totas las soas obras . E 
dereco en aquest ilh non intraren al meo repaus . Donea pois que la resta 
que alcuna intron en ìuy e aqutlh a li qual fo prumierament anuncia non 
intreron per mescresencza . Dereco destermena vn certan iorn encoy en 
dauid diczent . Enapres tant de [347 r] temp . Enayma es sobré dit . Si 
uos auuire encoy la nouz de \uy non uolha endurczir li nostre cor . Gar 
si Jesus hagues dona a lor repaus vnqua non se saria parla d autre iorn 
enapres aquest . Per la qual cosa lo repaus es relaissa al poble de dio . 
Cor aquel que es intra al repaus de luy e el meseyme se repanse de las 
soas obras enayma dio de las soas . Bonca acoyten nos d intrar en aquel 
repans : afìn que alcun non cagia en aquel meseyme exemple de mescre- 
sencza • Gar la porolla de dio es uiua e perfe^eyriz e più» trapassiuol de 
tot cotel talbant de doas part e locare entro a la deuession de 1 arma e 
de 1 esperii e de las ionturas e de las meolas e es decemador de las co- 
gittacions e de li entendament del cor . E alcuna creatura non es non ues- 
sibla al regardam[en]t de lu^ . Ma» totas cosas son nuas e hubertas a li 
olh de luf^ del qual nos parlen . Donea hauent grant euesque tegnan la 
eonfession de la no»^a sperancza ye»u» lo filh de dio lo qual trapasa li 
cai . Gar nos non hauen euesque que non poissa hauer eompassion a las 
no«^ras enfermetas . Ma» tenta per totas cosas per semblancza sencza peca . 
Banca apropien nos cun fiancza al seti de la graeta de luy [847 v] aczo 
que nos cosegan mf»ertcor(lia e tropi an gracta cun coueniuol aiutori 

Y. Gar tot euesque pres de li ome es ordena per li ome en aquellas 
cosas que apertenon a dio : aczo que el hufra donas e sacrifici» per li peca . 
Lo qual se poissa ensemp doler cun aquil [I. -ilh] li qual mesconoisson e 
herran . Gar encara el meseyme es cereonda de enfermeta . E per ayczo 
deo nffrir per li peca enayma per lo poble enayma per si meseyme . E alcun 
noi» se apresumissa a si aquest honor . Ma» aquel que es appella de dio 
Enayma Aaron Enay»i encara XT^^ i^on glorifique si meseyme que el fos 
fait euesque . Ma» aquel que dis a luy . Tu sies lo meo filh . To engetirey 
tn encoy . Enayma el dis en autre luoc . Tu sies sacerdot en aterna segont 



248 JSalvioiii, 

1 orde de melchisedee . Lo qual ufferc preyeras e suplicacions en lì ìorn 
de la soa cam a ìuy lo qual lo poya saluar de la mort cnn grant crìdor e 
lacrtmas : e fo exauczi per la soa reucrencia . E ìa sia czo qu-el fossa filh 
empres obediencia d aqueilas cosas las qt^als el sufferc : e ìuy lo qttaì es 
tot perfelt a ista fait causa de sala eternai a tuit li abidi[848 r]ent a si . 
Apella de dio euesque segont 1 orde de melchisedee del quai si sarìan ino- 
tas cosas a dire e greos a esser enterpretas : essent fait pigre d aurelhas 
Gar Ja sia czo que segont lo ternp nos degaessa esser mestre haue dereco 
besogDa que nos aos amenistran qua! son li element del prtncìpi de li parlar 
de dio , e se fait besognos de lait , e non de li fort maniar . Gar tot afucl 
que es parczonir de lait es sencza partia de la parolla de iasticia . C<!r es 
petit . Mae lo fort manìa es de li perfeit , d aqu«lh que han li sen busa 
per meseyma la costuma a decernìment de ben e de mal 

VI. Per la qual cosa , cntrelaissant la parolla del comenczament àe 
Xriat sian porta a la perfectìon non degitant dereco le fondament de la pe- 
nt/eneia de las obras mortas , e de la fé en dio de la doctrtna del batisme 
e de la emposicìon de las mans , e de la resurecion de li mort , e del ìa- 
dici eternai . £ Acer nos faren ayczo si dio o permetre . Cor non pelle- 
rossa cosà es esser dereco relorna a pent/eneia aqutlb que foron enlamena 
per vna necz [948 v] e li qual gusteron lo don celestial e foron fait parczo- 
nier del sant sperit , E gusteron la bona parolla de dio , e la uertu d^l 
segle aaenador , e cagiron recrucìfìcant dereco en lor meseyme lo fìlh àt 
dio , e faczent lo exemple de e^nurla . Gar la terra beuent la ploya Tenent 
souendìerament sobre si germenant herbas coueniuols a aquilh de li quel 
es colina recep benedicion de dio . Mae aquella que produy spinas e car- 
dons es refida , e pres a maladìc[ìJon la eonsumacion de la qual sare en 
brusament . Mae o mot amas uos se eonfid^sn de uos : e de mei hors cosas , 
e plue uecziuas a la sala . Ja sia czo que nos parlcn enayei . Gar dio 
non es non iust que el se dementigue de las uoe^as obras , e de la fa- 
tiga de la carità la qual haue demostra a li sant e amenistra . Mae nos 
eubiten que vnchascun de uos demostre aquella meseyma cura a tfompliment 
de 1 esperancza entro a la fin que uos non sia fait pigre . Mae resemilhador 
d aqutlh li qual per fé e pacteneia receopron la heredlta de la promession . 
Gar dio hauent [S49 r] promes A Abraham . non poent iurar per alcun 
maior iure per si meseyme diczent . Gar beneyczent te beneyczirey , e 
multiplicant te multiplìcarey . E enayei sufrent longament aquìste la reprc»- 
mession . Gar li ome iuran per maior de lor , e lo iurament de lor es fin 
e consomacion de tota la contrarietà de lor al qual dio uolent mostrar plctf 
abondiuolment a li heretier de la empromession la fermerà del seo eenseih 
dintre pause lo iurament que per doas cosas non mouiuols per las quals es 
non poderosa cosa dio mentir nos ayan fortisime confort li qual ensemp 
fagent a tenjr la preposa speranza de 1 arma la qual (los hauen : Enayma 
ancola segara o ferma e anant entro a las intralhas del cubrìment al qtfffl 
luoc yeeue derant corador intre per nos fait euesque en etema segont 1 orde 
de melchisedee 



Il Nuovo Testamento valdese. 249 

VII. Gar aqtiest melchisedec Bey de Salem prejre d6Ì sobeyran dio . 
Lo q»d uenc encontra Abraham rctorna de la mort de li rey . E beneyczìc 
a ìuy . ÀI quaì Abraham departic desmas de [849 y] (otas cosas . Aoer 
prumierament lo quai entepreta rey de ivLBiieia. daqutenant rey de salem 
lo qual es rey de paz sencza payre e sencza mayre e sencza parolla de 
gsneracion non hanent comenczament de dias ni fin de vita . Mae resemilha 
al filh de dio perman preyre en perpetoa . Mae regarda cant sia aquest al 
qtial Abraham patriarcha dono desmas de las pl«e noblas cosas . £ Acer 
recebent prenerage de li filh de leni an Gomandament de penre desmas del 
pob/e segoni la ley , czo es de li lor frayre , ia sia ay^o que ilh sian issi 
de li lombi d abraham . Mae la generacion del qtial non es nombra en lor 
a pres desmas de Abraham , e beneyczic aquest lo qtial ania las promes- 
siofis . Mae car lo menor es beneit del melhor sencza alcun contradieza- 
ment . E Acer li ome rourent prenon ayci desmas • Mae aqtii es testimo- 
neia : Gar el nio . E per maniera de parlar : Leni encara lo qual a pres 
las desmas a ista desma per Abraham . Gar el era encara en li lombi del 
payre qiiant melchisedec uenc a ìuy encontra . Donca si la consumacion 
era per lo [8K0 r] preuerage de li leuitienc . Gar lo poble receop ley sot 
Iny , per que fo encara besogna que m autre preyre se leues segoni 1 orde 
de Aaron . Cor traporia lo prenerage besogna es que lo traportament de 
la ley sia fait . Gar aquel al qual aqwestas cosas son ditas es d autre trip , 
d0l qual alcun non fo present a 1 antar . Gar manifesta cosa es que lo no- 
sire segnor sia na de Juda : al qual trip Moyses non parie alcuna cosa 
de li preyre . E encara es manifest pine amplament si vn autre preyre se 
lene segoni 1 orde de melchisedec , lo qual non es fait segoni la ley del 
carnai comandament . Mae segoni la ueriu de la uita non morial . Gar el 
tesiimoniia . Gar in sies preyre en aiema segoni 1 orde de melchisedec . 
Acer refndameni es fait del derani anani comandament per la enfermeta 
d0 ìuy e per lo non profeii . Gar la ley non amena alcuna cosa a per- 
fecìon . Mae dinire amenameni de melhor sperancza per la qual nos apropiaf» 
a dio . E en qnant non es sencza iarament . Acer li autre son fait preyre 
sencza iurameni . Mae aqtiest cun inrament [350 v] per Ìuy lo qual o dis a 
% . Lo segnor iure e non se penile iu sies preyre en a^ma segoni 1 orde 
de melchisedec . yesus . es fait prometador en iani de melhor iesiameni . 
Acer plusor auires son fait preyre segoni la ley . Emperczo que ilh fos- 
san ueda permanir per la mori . Mae aquesi ha eternai preuerage . Em- 
pergo . Gar el perman en aiema . Doni el pò saluar en perpetoa encara 
aqtiilh li qual se apropian a dio per si meseyme lo qual uio ioiauia a pre- 
gar per lor . Gar era couenìeni que nos aguessan eytal enesque plue sant 
non macola deparii de li peccador faii plue ani de li cel . Lo qual non 
ha besogna uffrir hostias per chascun iorn enayma li preyre prumierameni 
per li lor peca daquienani per li peca del poble . Gar el fey ayczo uffireni 
fli meseyme per vna uecz . Gar la ley hordene li ome preyre haueni enfer- 
m[ejta . Mae lo parlar del iurameni . Lo qual es enapres la ley hordene 
lo filh perfeit en eterna 



250 Salvioni, 

Vili. Mas ensoma ^ e» las cosas que son ditas es que nos haaen eytal 
enesque lo qua! see en la destra del seti de la magesta en li cel , ameni- 
strador de las [851 r] cosas santas e del ueray tabernaclo lo quaì dio ha 
stabli e non home . Car tot euesque es hordeua a uffrìr donas e hostìss : 
dont es necesari a aquest auer alcana cosa que el uffra . Gar si el fossa 
en terra certanament non saria preyre lay ont son li preyre li qtMil ofEron 
li don segont la ley . Li qtMl seruon a 1 exemplari e a l ombra de Las 
cosas cclestials . Enayma fo respondu a Moyses hauent a finir lo taberna- 
eie . Gar el dis veias fay totds cosas segont 1 exemplari , lo quaì es 
mostra a tu al mont . ìias ara ha consegu tant plus aut preaerage quant 
es entrocessor , de melhor te^tament , lo qtial es conferma en melhors 
proraessions . Gar si lo prumier fossa ista tal qt^e ren non se pogues re- 
penre en aquel . Mays non fossa ista cerca laoc al segont . Gar desprec- 
ziant lor dis . Ueuos li iom nenren dis lo segnor , e yo acomplire lo no- 
nel testament sobre la mayson d Israel e sobre la mayson de Inda : non 
segont lo testament lo qtiai yo fey a li lor payron al iorn al quaì [851 ?] 
yo pres la man de lor qt^e yo foramenes lor de la terra de egit . Gar ilh 
non permaseron al meo testament : e yo delaissey lor dis lo segnor . Cor 
aqtfest es io testament lo qual yo ordenarey a la mayson de Israel enapres 
aqttilh iorn dis lo segnor donant las mias leys en las pensas de lor , e las 
sobre scrtprey en li cor de lor . e sarey a lor en dio e ilh soren a mi en 
poble . E ynchascnn non enseguare lo seo proyme , ni vnchascan lo seo 
frayre diczent cpnois lo segnor . Gar tuit me conoyssaren del menor àe 
lor entro al maior de lor . Gar aplaca sobre la non iustieta de lor , e non 
me recordarey pive de li pecca de lor . ìHas diczent lo nonel lo prumier 
enuelheczic . E czo que es autic e enaelheczi es pres de ennaneczir 

IX. Douca certanament lo premier hac iustificacion de cotinament e lo 
sant mondan . Gar lo tabemacle fo fait premier al qtMil eran li candelabro 
e la taula e la preposìcion de li pan la qual apellan santa . E depois lo 
segont [852 r] tabernacle enapres lo cnbriment lo qual es dit sant de li 
sant . Auent ensensier aorienc e 1 arca del testament encerqve cuberta de 
tota partia d or en la qtial era urna aorienea aaent manna e la aerga de 
Aaron la qual era foiba e las taulas del testament sobre las qtials eran li 
cherobin de gloria onbreiant lo propi datori , de las qt^als non es ara dire 
per sengles . Ma« aqnestas cosas ordenas enay^i . Acer li preyre intrauan 
totauia al prtimier tabernacle consumant li hufficM de li sacrifici lo sol 
enesque al segont per yna necz en 1 an , non sencza sane lo qual el ofiria 
per la soa mesconoissen^a e per aqt^ella del pobte : lo sant sperit significant 
ayco non esser encara manifesta la aia de li sant : haaent encara stabli- 
ment lo premier tabernacle lo qual era sembianza del temp present en la 
qfial se affrian donas e saertficM . Las quais Bon poyan far perfeit segoni 
la eonscteneia lo cootiaador soiament en li maniar , e en li beore e e» 



* Non bene chiaro se '-0-' od '-a-'. 



TI Nuovo Testamento valdese, 251 

diaers laoamant e iastifìcacions da carn ordena entro al temp àe la cor- 
reciun . ìias x^i^t [85:2 v] uenent aoesqtia de li ben hanenador . Ver m&ìor 
e plus perfect tabemacle non fait de man czo es non d aquesta he^lìfica- 
cion ni per sane de.bocs , ni de uedeos . ìlas per prozìi sano , intra vna 
necz en li sant troba la eternai redencion . Car si lo sane de li tor e de li 
boch e la cenre de la uedella sparsa santifica li macula , a la purìfica- 
cion de la carn . quant maiorraent lo sane de x^te^ lo qtial affare si me- 
seyine non socza a dio per lo sant speri t porlficant la noe/ra eonscteneia 
de las obras mortas a seruir a dio niaent . E per ayczo es mediator del 
nouel testament , aczo que entreuenent la mort , a la redencion d aquella 
prenericacion . Li qual eran sot lo prumier testament , aquilb que son ap- 
pella de eternai heredita recepian la promession . Car aqu» ont es lo testa- 
ment es necczeeeari que entreuegna la mort del testador . dar lo testa- 
ment es conferma en li mort , eneara que non nalba quant lo testador uio . 
Car Acer lo prumier non fo dedica sencza sane . Car legi tot lo coman- 
dameni de la ley de Moyses a tot lo poble [858 r] prenent lo sane de li 
uedel e de 11 bocs cun ayga e lana , e ysop e eneara meseyme lo libre , e tot 
poble arosa diczent aquest es lo sane del testament , lo qual dìo mande a 
uos , e eneara arrosse semilhantament de sane lo tabernacle , e tnit li 
naysscl del menestier . E qua^i totas eosas (las eosas) se mondanan en sane 
segont la ley , e sencza scampament de sane non se faczia remession . 
Donea lo era neccessari que li exemplari d aquellas eosas las quals son en 
li cel se parifiquessan cun aquestas eosas . Mae meseymas las eelestials se 
pnrifican enn melhors eosas que aquellas hostas . Gar ^rte^ non intre en 
li sant fait de man , exemplari de li aeray . Mae en meseyme lo cel , aezo 
que el apareissa ara al regart de dio per nos enayma lo pontificii intra cn 
li sant ehasenn an al sane strang . D antra maniera besognaria luy haner 
snffert sonendierament de 1 ordonament del mont . Mae ara vna ueez a la 
eonsomacion de li segle • A leuar uia li pecca apparec per la ufferta de sì 
meseyme . E enayma a li ome es [858 v] cmpansa morir vna necz . Mae 
lo indici enapres aquestas eosas . Enayei x^te^ fo nfert per vna necz . aczo 
que el leues nia li peca de moti , dereco apareissare sencza peca a tuìt 
aqutlh lì qual 1 esperan en sala 

X. Gar la ley haaent 1 ombra de li ben aaenador , non meseyma 1 ema- 
gena de las eosas , cun aquestas meseymas hostias que ehasenn an del con- 
tnnio nffron non pò mais nesser perfeit aqutlh que si apropian : aatrament 
non cessarian de esser nfert . Emperco que alcana eonscieneta de peca 
aurian ia aqutlh que vna necz haaent sacrifica fosan parga . Mae en lor 
meseymes se fay ehasenn an la recordan^a de li peca . Gar es non possible 
lo sane de li tor e de li hoc lenar li peca . Per la qual cosa intrant al 
mont dis . Tn non nolgnies hostia ni uferta . Mae donies a mi lo cors , ni 
olocaust per lì peca . Adonea yo dis . Uè te yo neno al cap del libre es sertpt 
de mi . lo meo dio , aezo que yo faeza la toa nolnnta . Desobre quant 
[854 r] la di 1 ostia 1 offerta e li holocanst . E non aolgaies per peca ni 
acceties aquellas eosas qué se nffron segont la ley , adonea yo die . Yete 



252 Salvioui, 

yo ueno o dìo que yo fa^a la toa uolunta : el oste lo premier afin que el 
ordene lo segoni par la quai aolnnta nos sen santifica per la ufferta del 
cors de jesus x^^^ V^^ v^* ^^^^ • -^^^^ *ot prcyre sobre ista tuit lì iom , 
menistrant las cos&s sacras e uffrent souendieramant aquellas meseymas 
hostias , las quals non pon mais leaar li paca . ìias aqiMst aaent offerì 
vna hostia per li peca see a la destra de dio en sempiterna daquìenant 
flperant entro que li seo enemic sian pausa scabel de li seo pe . Cor ean 
vna sola offerta fey perfeit aqutih que se santìfican . E encara lo sant sperit 
o testimoneia a nos . Car pois que ci dis . Àqtiest es lo testament que yo 
desponrey a lor enapres aquilh iorn dis lo seguor donant las mias leys al 
cor de lor e las scrtrey en la ment de lor , e non me recordarey daqtii- 
enanfc de li peca e de las onequìtas de lor . ìias aqui ont es la remessioit 
de lor , non es plus [854 v] 1 offerta per li peca . Bonea o frayres hauenl 
iiancza en 1 intrament de li sant al sane de ^ri»^ per aqtiella aia la qual 
es dita nona e aiuent per lo cobriment czo es per la soa earn , e graiit 
preyre sobre la mayson de dio . Apropien nos con neray cor a la certecza 
de la fé . haaent li cor net de la mala eonaciencuL , e lana lo cors con 
ayga para , tegnan la eonfession de la sperancza non decliniaol . Cor aquel 
que promes es fidel . e paasen ensemp cara a 1 eseomonament àe la carità , 
e de las bonas obras : non abandonant la no^^a c<mgregacion enayma an 
de costuma alcans . ÌILas esorten 1 an 1 autre , e tant maiorment quaat 
uos ueye io iom qtie se apropia . Car si nos uolren nos peccaren de pois 
la receopua conoyssencza de la nerita non resta plus 1 ostia per li pecca . 
Mae vna certa teribla speranza de indici en ueniancza de fuoc , que ha a 
deuorar li auersari . Alcun desprecziant la ley de moyses mora sot day 
testimoni o tres sencza miserieord'iti . qiiant maiorment pensa que sia degne 
de plus greo torment aqtiei que se sore mes sot li pe lo filh de dio e aure 
[855 r] tenga lo sane dei lestament coma cosa nana al qt^al fo sanc^ifica e 
aure fait eniurìa a 1 esperii de la grcteU . Car nos saben lo qtMil dis . A 
mi la ueniancza *e yo la reguiardonarey dis lo segnor . E der^co lo segnor 
iuiare lo seo poble . E es cosa spauantiuol cagir en las mans de dio lo 
uiuenl . Mas recorda uos de li premier iorn en li qual enlumena sosten- 
guies grani batalhas de passions e acer se fait en 1 un grandament de re- 
propis e de tribulacions . Mas se fait eompagnon de li conuersant de aytal 
maniera . Cor nos haue agu compassion de li meo liam e receopes cun goy 
la raubaria de li nostre ben , conoissent que uos aue en uos melhor sn- 
stancia en li cel e durabla . Donea non uolha gitar uia la uo^^a oonfi- 
dancza la qtml ha grani reguiardonancza de premi . Car pactenoia es a 
nos besogniuol . aczo que quani nos aure fait la uolunta de dio , reoepia 
la promession • dar encara per alquant de lemp , e aqtiel que es ha uenir 
uenre e non tarczare . Mas lo iusl uio de fé . e si el se sostrayre , non 
playre a la mia arma . ìlas nos non sen de sostracion en la perdicion . 
Mas de fé en aqulstament de 1 arma 

XI. [355 y] Mas la fé es fondament de las cosas qtie s-esperan e facsent 
certan de las cosas qne non se ueyon . Car li uelh receopron testimoni en 



Il Nuovo Testamento valdese. 25^ 

aqt«€8ta . Nos entenden per fé esser ìsta fait li segle per la porolla de dio ^ 
qua las cosas uessibkis , fossati faytas de las non uesiblas . Abel nfferc per 
fé plasors hostias , qtie Gaym per la qua! cosa consegne testimoni esser 
inst , dio donant testimoni a las donas de lay e mort per ley , parla en- 
cara . Enoc fo traporta per fé , aczo que el non negaes la mort , e non fo 
atroba . Gar dio traporte ìup . Cor el ac testimoni derant lo traportament 
baaer plagn a dio . Mas non poderosa cosa es placzer a dio se[n]cza la fé . 
Car a 1 apropiant a dio conenta creyre . Gar el es , e que el sia regniar- 
donador a li encerquant si . Per fé Noe receopn respost d aquellas cosas 
las qtfals non eran encara uistas , tement aparelbe 1 arcba en salu de la 
soa mayson , per la quaì conciane lo mont e fo fait beretier d aqf«ella in- 
Bti^ia la qual es de la fé . Abraham apella nbidic [3S6 r] per fé , issir al 
laoc lo qfMl ania a recebre en heredita , e issic non sabent al qtial Inoc 
annes . Per fé fo abitador en la terra de promess'on , enayma en stragna 
hdftitant en li tabernacle cnn Isac e Jacob ensemp beretier d aqtfella roe- 
seyma promession . Car el speraaa cipta hanent fondament , de la quaì dio 
es menistre e faczador . Per fé e meseyma Sarra sterla pres uertn al eon- 
cebament del semencz e apartaric fora del ten»p de la eyta • Gar ìlb sti- 
maaa fidel aqnei qt«e o promes . Per la qtial cosa son na d un , e aqtiest 
essewt mort en mautecza enayma las stellas del ce! , enayma 1 arena la 
qfial es en la riba del mar . Tnit aquisti son mort segont la fé , non hanent 
receopua la promession . Mae regardant lor de long , e cresesan e saludes- 
san . e baoent confessa de esser pelegrin , e forestier en la terra . Car 
aquflh li qual diczon aqtiestas cosas , demos tran qu-«lh cercan patria . £ 
Acer se ilh fossan recordador d aqt«elia dont ìlb eran issi hauian nera- 
ment temp de retornar • Mae ara la dessiran melbor , czo es ceiestial . 
Emperczo dio non se uergogna esser apella dio de lor . Cor el [856 y\ 
haaia aparelba a lor citta . Per fé Abraham afferò Isaac enm el fos tenta 
e offerc vn engenra al qual bania receopua la promession a la qtial fo dit . 
Gar semencz sare apella a tu en Isaac . Pensant que dio es poderos resa* 
citar lay de li mort , dont el receop ìuy en semblancza . Isaac beneyczic 
per fé iacob e Esaa de Las cosas aaenadoyras . Per fé marent Jacob be» 
iieyQic vnchascun de li filh de Joseph , e adore 1 aatecza de aerga de luy . 
Per fé morent Joseph , fey mencion de 1 issiment de li filh de Israel e done 
comandament de lì seo os . Per fé essent na Moyses fo resconda trey mes 
de li seo payron . Car uigron luy bel enfant . e non temiron lo comaneia- 
ment dei rey . Per fé Moyses ia fait grant denegae si esser Hlh de la Alba 
de Pharon eslegent plue tost de esser afflegeli cun lo poble de dio que de 
baaer 1 alegrecza del temperai peca pensant malora riqueczas lo repropi de 
Xri8t que lo tresor de li Egìcienc . Gar el regardaua ai premi de la re- 
guiardonaneza . Per fé el laisse Egipt e non [857 r] temic la furor del rey . 
Gar el sostenc lo non uessible enayma nessible . Per fé el fey la pasqua 
en 1 eseampament del sane , aczo que aquel que amaezaua li prumier 
engenra non toques lor . Per fé ilh passeron lo mar ros enayma per eysait ^ 
la qfMil cosa aolent sperimentar li Egician foron deaora . Per fé li mur de 



254 Salvionl, 

hierìco cagigroft al cereondtiment de set iom . Ver fé Raab meretricz non 
peric cun li m^scresent . La quaì hauia receopn li encercador cnn paz . E 
quaì cosa diren encara . Car tcmp me mancare recointar de Gedeon e de 
Barac , e de Sanson , e hiete e dautd , e Samuel , e da 11 prophe/a . li 
quaì uenceron li regne per fc , e obreron iusHetA e aqutsteron las promes- 
sions . Uh sareron las boccas de li leon e sfcegneron 1 «mbrtoament del 
faoc , e scamperon del talh dal cotel . Son retorna de la malatia a la sa- 
nità . Son deuenta fort en la batlalha . Romperon li camp de li strang . 
Las fennas receopron li ior mort de la resoracìon . Mas li autre son ista 
tira non stlmant la redencion . aczo que ilh aqutstessan melhor resorecion . 
Mas li autre foron scarni , e batu , e sobre qtte tot en liam , e preysons . 
Uh foron lapida [SS7 y] foron talha foron tenta . Uh moriron en ocision 
de cotel . Uh foron circonda en peocz de feas e de chabras . Besognos , 
angustia . AflQagelli de li quaì lo mont non era dagne , errant en U deseri 
en montagnas e en las bai mas , e caudrnas de la tarra . E tuit aqntsti han 
aquftsta testimoni per la fé : non receopron la proniession . Dio perues- 
fiient alcuna cosa melhor , aczo que ilh non sian consuma sencza nos 

XII. Per la qual cosa encara nos essent circunda de tanta nebla de 
testimonis . Depausan tot fais e lo peca istant encerque nos , Gorra» per 
paciencia a la battalha perpausa a nos regardan en yhe^u acreysador e cun- 
sumador de la fé . lo quaì sostenc la crocz per lo goy perpausa a si , de- 
spregiant la eonfusion , e see a la dreyta del seti de dio . Gor reyre pensa 
luy lo qual Sostenc aytal eon^radiczament de li pecador eneonira si mesey^me : 
aczo que uos non sia straca defalhent en li nostre corale . Gor nos non 
eon^astes encara entro al sane recumbatent eneontra lo peca . E uos se 
desmentiga de la cnnsolacion la quaì parìe a uos enayma ha filhz . lo 
meo filh [8S8 r] non uolhas desprecziar la deciplina del segnor e non defalhir 
^ quant tu sies repres de iuy . Gar lo segnor castiga aquel lo quaì ei ama . 
ìlas el bat tot filh que el recep . Perseura en deciplina . Dio uffre si a uos 
enayma a filhz . Gar qtMil es lo filh que lo payre non reprena luy . Gar 
si uos se fora la deciplina , de la quaì tuit son fait parczonier . Donea 
uos se bastart e non filh . Depoys acer nos hauen payres ensegnadors de 
la nostrei carn e temen Ior . Donca non ubidiren mot maiorment al payre 
de li speri t e uioren . E acer ilh ensegnauan nos al temp de poc iom se- 
goni la Ior uolonta . Mae aquest segont czo qfie es iitil a recebre la soa 
santificacìon . Mae acer tota deciplina en presencia non es uista esser de 
goy . Mae de trtsticia . Mae euapres rendre frac mot apaguiuol de iustieia 
[a] haquilh li qt«al se saren exe[r]cita en ley . Per la qtial cosa susleua 
las mans pigras , e li ienolh desliga e facze dreit annament a li noe^e pe . 
Aczo que alcun czopeìant non arre . Mae sia sana maiorment . Ensegue paz 
e sancita cun tuit sencza la qual alcun non ueyre dio : hauent cura q«e 
alcun non manque de la gracta de dio . Aczo que alcuna [858 v] reycz de 
amarecza non empache germenant de sobre . e moti sian socza per ley . 
Aczo que non sia alcun fornicador , o non mont enayma Esaù io qtial 
uende per vn maniar las soas prnmieras engenraduras . Gar sapia que cu- 



Il Nuoro Testamento valdese. 2S5 

bitant enapr^s heretar la benedicion fo refada . Car el non trobe Inoc àe 
penitencm . Ja sìa czo que el cerques ley cnn lacrimas . Car uos non uos 
apropies al mont que vn pò tochar , e al faoc brosant , e al torbilh , e a 
1 escarìta , e tempesta : e al son de la tromba , e a la nocz de las parol- 
las : la quaì aqf^flh que 1 aaoiron pragaaan que lo parlar non se apropies 
a lor . Car ilh non soportaaan czo que se di^ìa . Si la bestia tocare lo 
mont sia lapida , o sagita • £nay«i era spaaantiaol czo que era uislT . Moyses 
dia yo soy spauanta , e temeros . ìias apropia nos al mont syon , e a la 
cita de dio niaent . JeTUsaìem celestial , e a la congregacion de li non 
numbrtools angels , e a la gleysa àe premier engenra , li quaì son scrtpt 
en li cel • e al indici de totas cosa a dio , e a 1 esparit perfeit de li iust , 
e a yb6«a mediator del nouel testament . o a 1 espafichamant del sane par- 
lant [859 r] melh que aquel de Abel . Garda que nos non despreczie aquel 
que porla . Car si aquilli non fngigron li quaì eon^rariauan sobre la terra 
ha aqtiel qtie porlaaa . qnant maiorment nos si nos eon^oriaren a luy lo 
qtial es en li cel . La uonz del quaì moc la terra adonca . E ara repromet 
diczent . To maorey encara per vna necz , non solament la terra . Mas lo 
cel . Mae czo qu-eì di , encara per vna necz . significa lo traportament de 
las cosas mouinols . enayma de li fait que aquelias qtie son non moniuols 
permagnan . Per la qnal cosa pilhant io regne non mouiuol , hayan la 
grafia . Per la qtial adoran placzent a dio can reuerencia , e religion . 
Car lo nostre dio es fnoc degastant 

Xlll. Carità de fraternità permagna en uos . Non nos aolha desmen- 
tigar de las albergarìas . Car per aqwestas alcuna han plagu en recebent 
li angel en lor alberc . Sia recordador de li preysonir enayma ensemp prey- 
sonir cnn lor e de li a£Qegeli enayma uos meseyme permanent al cors . Lo 
matrimoni es honoriuol en totas cosa e lo leit non socza . Car dio [859 v] 
iniare li formicadors e li auontradors . Gostumas sian entre uos sencza 
auarieia , sia content en las present cosas • Cor el dia yo non te abando- 
narey ni te laissarey . aczo que nos diczan eonfidament . Lo segnor es a 
mi aiutori e non temarey qnal cosa 1 ome facza a mi . Recorda uos de li 
uoe^e Buperior li qfial parleron a nos la poroUa de dio . La fé de li qnal 
resemilha considerant qnal fo 1 issiment de la cunuersacion de lor . Yeewe 
^rte^ byer e encoy el meseyme es en li segle . Non uolha esser engana en 
diuersas doctrinas , e estrangieras . Cor nobla cosa es hordenar lo seo cor 
en graeia : non a li maniar li qnal non profeytan a li anant en lor . Nos 
baucn autar(l) del qtial non han poesta maniar aqfiilh qne seruon al ta- 
bernacle . Car de li animai lo sane de li qtial es porta per lo pontificze 
en li sant per lo peca li cors de 11 qtial son crema fora li tabemacle . Per la 
qtiai cosa encara . yeetM . sufferc fora de la porta . Aczo qtie el sanc/i- 
fiqties lo poble per lo propi sane . Bonea issan a Ifiy encontra fora las al- 
bergarìas portant lo repropi de Itif^ . Cor nos non hauen ayci cipta per- 
manent . Mae cerean 1 auenadoyra . ì)<mea ufEren totauia a dio bostias de 
lausor [860 r] per Iny meseyme czo es fruc de lanias , eemfessant lo nom 
de Ifif^ . Non uos uolha dementigar de la benificencia , e cnminicacion . 



256 Salvjuui, 

Cor per aytas hostìas la play a dio . Obede a li nostre dcrant paasa e bo% 
mette nos a lor . Car ilh nelhan per ias no^^as armas , enayma se ilh 
n aulan a rendre raczon : afin qu-iìh faczan ayczo cnn goy e non gement . 
Car ayco non coaenta a uos . Ora per nos . Car nos nos confiden que nos 
hauen bona consciencìei en tnit aqtitlh que uolon conu^rsar honestament . 
E maiorment nos pr^c^o qt^ nos facza ayczo : aczo que yo nos sia pltM test 
rendn . E lo dio ùe la paz lo qtial fora mene de li mort , aquel grant 
pastor de feas . Ver lo sane del testament eternai . Lo nostre segnor jesus 
xrist nos renda perfeit , en tota bona obra a far la nolanta de \uy . Fac- 
zent que czo que uos facze sia acetable al regardament de ìuy per jesus 
xrist al quaì es gloria en li segle de li segle . Amen . ì&cts o frayres yo 
prego nos que nos soporte la paroUa de eonsolacion . Car yo scrtps a uos 
breoment . Yos sabe lo nostre frayre Timotio esser liga cnn io qnal si el 
nenre yo nenrey a nos plus uìaczament . Salnda tnit li nostre superior , e 
tnit li sant . Li ytalian saladan nos . La groeia sia cnn tnit nos Amen 



Epistola cattolica di S. Giacomo. 

[S60 y] Ayci Gomencza la Epistola de sant Jaco Capitol . 1 . 
1. Yaco serf de dio e del nostre segnor jesus x^ie^ mande sala a li 
docze lignaie li qtMil son en deportìment . li meo frayre pensa tot goy 
qnant nos cagire en dinersas tentacions . Sabent qne 1 esprodament de la 
nostrei fé obra pacf'encia . l&cts pacieneia ba obra perfeyta qne nos sia per- 
feit e entier non defalhent en alcuna cosa . Mae si alcun de uos besogna 
de sapjeneia demande la a dio lo quaì la dona a tnit hodandinolment e non 
la repropia . Mae demande la en fé e sore dona a Iny non dnbitant alcnna 
cosa . Cor aquel que dubita es semblant a 1 onda del mar la qnal es mogua 
del uent e es porta en aniron . Donea aqnel home non pense qn-el sia a 
rccebre alcnna cosa del segnor . Lo baron de doble corage non es ferm en 
totas Ias soas nias . Mae lo frayre burnii se glorile al seo esautantent e lo 
rie en la soa bumilita . Gar el trapassare enayma la fior del fen . Gar 
lo solbe [1. solelh] nasque cnn ardor , e seqne lo fen e la fior de ìfty cagic 
[861 r] e la belecza del nont de ìuy perle . Enayei lo rie marczare en li 
seo niaie . 1 ome es benenra lo qnal suftre tentacion . Gar cum el sare 
prona el recebre corona de uita la [qnal] dio ha empromes a li amant si , 
aczo que cnm alcun sare tenta non dicza yo soy tenta de dio . Gar dio non 
es tentador de li mal ni el meee^me tente alcun . Mae vncbascun es tenta 
de la Boa cubiti<;ta tira e lacza . Daqutenant qnant la cubitieta aure con* 
ceopu , apartaris lo peca . Mae cum lo peca sare compii el engenra la mort . 
Donca o li meo frayre mot ama non uolha errar . Gar tot don noble e tot don 
perfeit es de sus deiscendent del payre de li lume enapres lo qnal non es 



Il Nuovo Testamento raldese. 2S7 

tramudametit de cambiament . Cor el engenre nos uolantarìament en la pa- 
folla d6 ueriU : que nos sia» alcun comenczanMfit de Ja creatura de ìuy • 
Per la qual cosa o li meo {TVLjre mot ama tot home sia presi a auuir e tari a 
parlar e tari a 1 ira . Gar 1 ira de 1 ome non obra la iusticta de dio . Per 
la quaì cosa defi^tant tota soczura e abondancia de malicia . Recebe la pa- 
folla enta en soyaecza la qf«al pò saluar las uoe^s armas . Mae sia facza- 
dor de la paroUa [S61 vj e non solament aanidor enganant nos meseynte . 
Cor si alcun es auuidor de la paroUa e non faczador . Aqnest es comp(ar)ara 
a 1 ome regardant lo uout de la soa natiuita al miralh • Gar el regarde 
si e anne e niaczament fo dementiga qtial el era . Mae aquel qtie regardare 
en la ley perfeyta que es de liberta e perseuera en ley . Aqtiest non es 
fait aunidor dementigos . Mae faczador d obras . Aqtiest sare benenra en 
li seo fait . Mae si alcun entre nos pensa si esser religios e non refrena 
la soa lenga de mal . Mae laissa errar lo seo cor . La relegion d aquest es 
uana . ReUgion monda e non socza enapres dio e lo payre es aqtiesta . 
Vesitant li orfe e las nenas en las tribulacions de lor . e gardar si non socza 
d aqtiest segle 

II. li meo frayre non uolha hauer la fé del noe^e segnor yeet^e x^^ 

en recebament de presonas . Gar si baron intrare al uoe^e couent hauent 

anel anrìenc e nestimenta blancba . Mae lo paure intrare en soz ha^it e 

uos entendre en ìuy lo qual es uesti de nestimenta darà e dire a ìuy , tu 

se [S62 r] ben ayczi . Mae al paure dire tu ysta lay o se aqut sot li scamel 

de li meo pe . Donca non iuia uos enapres uos meseyme , e se fait iuie 

de las felloneczas cogitacions . li meo frayre mot ama auue . Donca dio 

non eylegìc li paure en aqtiest mont rie en fé , e heretier del regne lo 

qual dio ha enpromes a li amant si . Mae uos despreczia li paure . Bonea 

li rie non apremisson uos per poer e ilh meseyme tiran uos a indici , e 

Uh meseyme blesteman lo bon nom lo qtial es apella sobre uos . Emper^o 

si nos perfare la ley real segont las scripturas . Amares lo teo proyme 

enayma tu meseyme ben faz . Mae si uos recebe presonas uos obra peca 

repres de la ley enayma trapassador . Gar qual que qual gardare tota la 

ley . Mae ofFent en m el es fait acolpa de tuit . Gar aquel que dis non 

auontrares dis non aucires . Gar si tu non auoutras . Mae aucies tu sies 

fayt trapassador de la ley . Porla enayei e facze enayma aquilh que deuon 

esser iuia per la ley de liberta . Gar indici sencza mieerieor^^ia sore fait 

a lup lo qnal non fay mieerieordìa, . Mae misericordia, sobre monta indici . 

li meo frayre [862 v] q«al cosa profeytare si alcun dire si hauer fé • 

Mae non aya obras . Donca la fé poyre saluar luy . Mae si lo frayre o la 

seror son nn e besognos del uiore de vnchascun iorn . Mae alcun de uos 

dire a lor anna en pacz sia saczia e sia scalfa . Mae non donare a lor aquellas 

cosas que son besogniuols al cors qual cosa profeytare . Enayei la fé es 

morta en si meseyma s-ilh non a obras . Mae alcun dire tu as fé e yo ay 

hobras , demostra a mi la toa fé sen^ las obras e yo demostrarey a tu 

la mia fé per las obras . Tu creyes . Gar vn dio es ben facz e li demoni o 

creo» e ensemp tramolan . Mae o tu home van uoles saber . Gar la fé es morta 

ArehlTio gloitol. ita]., XI (seconda serie, I). 17 



258 Salvioui, 

sencza las obras . Abraham lo nostre payre . Bonea non fo iasti/Sca d obras 
uffrent Isaac lo seo filh sobre 1 aatar . Banca in ueyes que la fé fo e» 
aintori a las obras de lt*y e la fé fo perfecta d obras . £ 1 escriptvra fo 
compila la qtial dis . Abraham crese a dio e li fo recointa a iusticia e fo 
apella amie àe dio . Bonea ta ueyes . Car 1 ome es iustifica d obra , e 
non solament [863 r] de la fé . ÌILas semilhantament Raab la mereiricz . 
Bonea non fo iustiflcei d obras hanent receopu h messaie e gittant li per 
antras nias . Gar enayma lo cors es mort sencza 1 esperii enayei la fé es 
iporta sencza las obras 

IH. li meo frayre non uolha esser fait plnsors mestres , sabent que uos 
en recebre maior indici . Car nos toit offenden en motas cosas . Mae si alcun 
non ofifent en porolla aqnest es baron perfeit . Acer la pò encerqne menar 
tot lo cors cun lo fren . Yeaos nos meten Io fren en la bocca de li canal , 
aezo que ilh ubidisnan a nos e nos menen per tot Io cors de lor . Yeaos 
enoara las naus eum ellas sian grant e son portas de li crudel uent ..Mae 
ellas son encerque portas de petit gouernalh aqn» al quaì Inoc uore 1 em- 
brtuament de I endreyczant . Enayei encara la lenga es petit mentbre e se 
exauta de grant cosas . [Jenos q«Mint petit de fuoc qnant grant selua em- 
brasa . E la lenga es faoc moni de enequtta . La lenga es ordena [363 y] 
en li noe^e membre la quol socza tot lo cors e enflama la roa de la nostra. 
natiuita e es enflama de pena . Gar tota la na^nra de las bestias e d«; li 
oysel e de li peysen [i. -on] e de las autras se dondan e son dondas de la 
natura, humana . Mae alcun de li ome non pò d ondar la lenga . Gar es 
mala non repausiuol piena de uerum portant mort . Gar cun ley meseyma 
beneyczen dio czo es lo payre , e cun ley meseyma maleyczen li ome li 
qtMil son fait a la semblancza de dio . Benedicion e maladicion salh d aqnella 
meseyma bocca « li meo frayre aqnestas cosas non couentan esser faytas 
enaysi • Bonea la fontana de meseyma ladocz pò decorre ayga docza e asiara . 
li meo frayre . Denoa la figuiera pò far haas o la uicz fias . Enayei al- 
cuna fontana non pò mandar fora ayga doueza e amara . Qual es sani e 
deeiplina entro uos demostre la soa bona obra en soyuecza de sapieneia . 
Gar si uos haue gelosia amara , e eontenczons son en li nostre cor , non 
uos uolha gieriiar ni esser fait meczongier cantra la uerita . Gar aqnasta 
sapìeneia non es de sus descendent . Mae es terenal e bestiai e diablenca . 
[364 r] Gar aqut al qnal luoe es enuidia e confenczcn fermecza non es 
aqnt . Mae tota mala obra . Mae la sapieneia la qtial es de sus . Acerta 
prtimierament es casta daquìenant pasciioa amesura amonesteyricz eoU'^ 
sentent a li ben piena de miaeriecrditi e de bons frucs , iuiant senesa en- 
fegnament . Mae lo frnc de iusticia es semena en paz a li faczent paez 

ly. Las batalhas e las fenczons dont son en uos . Banca non de las 
uoe^ras cubitìcias , las qtials caualareian en li uoe^re membre . Yos cnbìta 
e non aue . Ancie e enueia e non poo gagnar . Yos tenczona e batalàa e 
non haue emperczo . Car uos non demanda . Uos demanda e non recebe , 
emperczo qne malament o demanda qtie uos sia eensuma en la nostràs eu- 
biticias . auoutradors non sabe . Gar I amista d aquest mont es enemiga a 



Il Nuovo Testamento valdese. Sul) 

dìo . Donca quaì que qttaì nolre esser amie d aquest segle es ordina enemic 
de dìo . pensa que 1 escrtptt«ra o diga en uan . L esperii io quaì basita 
en aoB cabita a enuidia . Mae el dona maìor graeta , per la quaì cosa di 
dìo contrasta, a li sup[er]bi . Mae el dona [864 v] graeta a li humìl . Doncr 
sìa somes a dio e contrasiK al dìauol e el fagire de nos . Apropìa aos a 
dio e el s apropiare de nos . peceadors monda las mans . de doble 
corale parifica li cor • Sìa afflegelli , e piagne e plora . Lo noe^e rìs sia 
eenuerti en plor e lo goy en trìstieta . humìlìa nos al regardament del se- 
gnor , e el esantare nos . lì meo frayre non uolha detrayre 1 nn a 
1 autre . Aquel que detrayre al frayre . aquei qtie ìnia lo seo frayre : 
detray a la ley e ìnia la ley . Mae sì tn ìnias la ley tu non sies obsernador 
de la ley . Mae inie . Cor lo donador de la ley e lo ìuie es vn lo qcial pò 
perdre e saluar . Mae tn qual sies lo q»al inìas 1 aatre . venos li quaì 
dicze ara encoy e deman annaren en aqt^ella citta e faren aqui an e mar- 
chandeiaren : e faren gang . lì qual non sabe qual cosa sare 1 endeman . 
Gar la uoairn. aita qtial es : vapor es vn petit aporeysent , e daqutenant 
sare destermena emperczo que nos deoria dire si lo segnor nolre e si nos 
uioren . Aqr/esta cosa e aotra faren . Mae ara nos esaata [865 r] en In 
uostn superbia . E tot aytal esantament es maligne . Donea al sabent ben 
far e non lo fay pecca es a Iny 

y. RìcB facze ara plora e udola en las uoe^ras miserias las quais 
nenren a nos . Las uoe^ras riqueczas son faytas marczas . Las noe/ras nesti- 
mentas son manìas de camollas . L or e lo aoe^e argent es gasta en roiib . 
e lo rnilh de lor sore testimoni a nos , e maniare la uoe^ra cam enayma 
faoc . Uos trasorlia a nos ira en li dereyran ìorn . venos la marci de li 
noe/re obrier lì quaì meyssoneron las aoe^ras regions . La qual per fraut 
non lor es ìsta rendua de uos crida , e la cridor de lor intra en las an- 
relbas del segnor de li ost . Uos baue niscn en delicias sobre la terra , e 
hane nari li uee^re cor en luxaria . Vos amenes lo inst al dia d occìsion 
e occissies lu|^ e el non confaste a aos . Donea o frayres sia pacient entro 
a 1 aaenament del segnor . Venos lo cotiuador spera lo precios frac de la 
terra : Portant pacientament entro & tant qu-el recep la ploya prìmatìaa 
[365 v] e la tardina . Donea nos sia pacient e conferma li noe^e cor . Gar 
1 aaenament del segnor s apropìa . frayres non nt)lha engemir 1 un can- 
tra 1 autre . Afin que nos non sia condanna . Yenos lo ìuie ista derant a 
la porta . Bonca o li meo frayres prene eyxemple del lanor de la pacteneia 
de li prophela li qual parleron al nom del segnor . venos nos tenen be- 
neara aqutih 11 qual soporteron . Uos anues la sufiferta de Job e ueguìes la 
fin del segnor . Gar lo segnor es misericordios , e marceneìador . Mae o 
li meo frayre derant totas cosas non^ noiba inrar ni per lo cel ni per la 
terra ni per autre qual que qual ìurament . Mae la noe^a parolla Sia Sì 
si e non non que nos non caia sot lo iudici . Mae sì alcun de uos es affle- 
gelli aure d aygal corale e psalmeie , e sì alcun es enferm entre uos amene 
li preyre de la gleysa , e auron sobre luj^ ognent ìuy d olì al nom del 
segnor . E la oraeton de la fé ealuare 1 enferm : e lo segnor aleoiare ìuy 



2G0 SalvioDi, 

e si el Bare cn paca aaren perdona a ìuy . Doftca confessa li nostre p6ca 
[866 r] 1 nn a 1 autre e ora 1 nn per 1 autre que aos sia salna . Gar la 
sonendiera oractan ^ del inst vai mot . Helias era home passible semblant a 
nos e ore per oracion que la non plognes sobre la terra : e non ploc de 
trey an e seis mes . E dereco ore e lo cel done la ploya , e la terra dono 
lo seo fruc . Mas o li meo frayre si alcun de uos arrare de la uerita e 
alcan eonuertire lay el deo saber . Cor aqtiel que fay eonuertir lo pecca- 
dor de 1 arror de la soa uia salua 1 arma de ìuy de mort e caebre la mau- 
tecza de li pecca 
Ayci finis la Epistola de sant iaco 



La prima epistola cattolica di S. Pietro. 

Gomencza la prtimiera Epistola de sant peyre Gapitol . 1 . 
I. Peyre apostol de yheeu x/^t^t a li forestier espars en pont , Galacìa , 
Gappadocia . Asia e de Bethania esleìt segont la presencia de dio lo payre , 
en sanc^lficacion de-sperit en obùfiencia e scampament del sano de yesus 
X^is^ 1a graeta e la paz sia maltipllca a nos . Dio e payre del nostre se- 
gnor yesiss x^^ l^^^ ^ì ^^^ beneit lo qt^al regenere nos segont la Boa 
grant misericordiei en sperancza de uita per la resurecion de yeeue x^*^^ ^^ 
li mort en hereta non corompiuol non socza e non marciuol conseraa a 
uos en li cel li qual se garda en la ue/ta de dio per fé aparelha en sa) a 
esser renella en li dereyran temp , al qnal uos alegrare . Gar conenta ara 
esser contrista vn petit en diaersas tentacions , qne 1 esprament de. la no- 
strsL fé sia mot pine precios d or lo qnal es prona per fuoc , e sia atroba 
en losor ; e gloria e honor en la reuellacion de yeene x^^^ ^^ ^^^^ ^^s 
ama cum uos non 1 aya uist , al quaì acer non uesent ara creso . Mae cre- 
sent nos alegrare d alegrecza non recointiuol e glorifica reportant la fin 
de noe^ra fé salu de las noe/ras armas . De la qt^al salu li prophe^a en- 
qutseron e encerqneron . Li qtial propheteieron de la graeia aiienadoyra en 
nos , encercant en qne o al qnal temp 1 esperit de ^rie/ sigm'fiques en lor , 
derant anunciant aquellas passions las qnals son e» xrte^ e las dereyranas 
glorias a li qual fo renella . Gar ilh non amenistranan a lor meseymes . ÌHas 
a nos , aquellas cosas que son ara anancìas a uos per aqutlh li qual pr e- 
diqueron a uos . per lo sant sperit [367 r] trames del cel al qual li angei 
desiran de regardar . Per la qual cosa sia sot ceint li lunbi de la uoe/ra 
pensa amesura perfeit . spera en aquella graeia la qual es nfferta (a) a 
uos en la reuellacion de yeeue x^^^ enayma filh de ubùjieneia , non ensemp 



^ Dair'a' dell'ultima sillaba par tuttavia che si volesse cavare nn ^o'. 



Il Nuovo. Testamento valdese. 261 

afìgara a li prumìer desìrler de la uostrdi mesconoysencza . i/Las segont 
aquel sant lo qtial apelle uos , aczo que nos meseyme sìa sant en tota con- 
ìie/isacìofi . Car script es . Sant sare . Car yo soy sant . E si uos apella 
payre ìtty lo quaì iuìasencza recebament de presonas segont 1 obra d an- 
chasciin . Yeia que eonuersant en temor passe lo temp de la uostrti habi' 
tacion . Sabent . Car nos se reyma de la uostrs. nana conaersacion dona 
de li payre . Non de cosa corompinol d or ni d argcnt . ÌILaa del precios 
sane de x^*^^ enayma d agnel non socza e non macola . Acer derant co- 
negn derant 1 ordenament del mont . Mas manifesta en li dereyran temp 
Per nos li quàì se fidel per ìuy meseyme en dio . Lo quaì resaci te luy de 
li mort , e done a ìuy gloria : afìn que la uoatreL fé e 1 esperancza fos en 
dio porificant las nostr&s armas en nbtdieneia de carità en amor de [367 v] 
fraternità . simple de cor ama uos entre uos , pìus entenduament reyre 
na . Non de sem^ncza corompiuol . Mae de non corompìuol . Per la paroUa 
de dio lo nio e del permanent en aterna . Car tota carn es enayma fen , 
e tota la gloria de 1 ome enayma la fior del fen . Lo fen seque e la fior 
de ìuy cagic . ìiae la parolla de dio perman en aterna . Mas aqt«esta es la 
porolla la qt^al fo predica a nos 

n. Donca depansa tota malicia e tot engan e enfegnament e ennidia 
e tota detracion cnbita lait enayma fantin ara na racional sencza engan , 
afin que uos creissa per ìuy en salu . Emperczo si uos tastes qnant lo se- 
gnor sia docz , al quaì uos apropian , essent peyra uìua . Acer refuda de 
li ome . TAas eslegia de dìo , e honorìfìca e uos meseyme sia sobre he^lifica 
enayma peyras viuas maysons sperituals sant preuerage a nffrir las hostias 
sperituais e recebiuols a dio per jesus x^ist . Per la qt^al cosa 1 escrtptura 
eonten . Vète yo pausarey en syon sobeyrana peyra cantonai eslegia e 
[866 r] preciosa e aquel que creyre en ìuy non sare ronfondu . Donca honor 
es a nos Cresent • Mas a aqt^tlh que non creon ella es la peyra , la quaì 
li hedificant han refuda . Aqtiesta comencze esser pausa al cap del canton , 
e es peyra d ofiFension e peyra d-escandol a aqutlh non cresent li qua] of- 
fendon en la parolla , e non creon al qual ilh son pausa . Mas uos se 
lignaie eslegi r^al preueraie gent sancta poble d aqutstament . Afin que uos 
noncie las uertuz de ìuy . Lo qual apelle uos de las tenebras al seo lume 
merenilhos . Li qual non era adonca poble de dio . Mas ara se poble de dio . 
Li quaì non conseguies adonca miserieordìti . Mas ara aue consegua mùert- 
eordia, . carissimes , yo prego uos enayma stranies e pellegrins , estenir nos 
de li carnai dessirier lì qual caualareian eneontra 1 arma hauent la nostrh 
bona eonnersacion entre las gent que en czo qu-tlb detrayon de uos enayma 
de mal faczador eonsideron uos de bonnas obra(n)s . glorificon dio al temp 
de uesitacion . Donca sia somes a tota humana creatura , per amor del se- 
gnor . sia a rey enayma derant anant , o sia a li due enayma trames de ìuy 
a uetùancza de li mal faczador . [S68 yJ Mas a lausor de li bon . Cor enay^i 
es la uolunta de dio , que ben faczent facza taissir la mesconoissencza de li 
ome non sani enayma libre , e non enayma hauent la liberta cuberta de ma- 
licia . Mas enayma serf de dio honra tuit ama fraternità teme dio honra lo 



262 Salvioni, 

rey . Li Beri sian soraes a li segnor en tota temor , non solament a li ben e 
haman . Mas a li aspre . Cor aquesta es gram , si alcun sosten tristicia 
par la conciencis. de dio suffrent non iastam^nt . Qar qttai gracta es si pec- 
cant . e bata suffre . ÌAas si ben fa^ent sostene pacìentament , aquesta es 
graffa enapres dio . Car uos se apella en ayczo . Cor x^»>t fo passiona per 
nos . Laissant a nos exemple que nos segan li anamant de luy . Lo qual 
non fey pacca ni engan non fo atroba en la bocca de luy . Lo qual cam 
el era maudit el non niaadicia e cum el soffria el non menacaoa . Ma» 
lioraua si meseyme a li iaiant non iastamant . Lo qual porte li nos^e paca 
al seo cors sobra lo leng : aczo qtia mort a li paca viaan a iostiaia . Par 
las plagas del qtial uos se sana . Qar nos era adonca [869 r] enayma feaa 
errant . ÌILas ara se aonaarti al pastor e amador da las oo^^ras armas 

IH. Semilhantamant las fennas sian somessas a lì lor baron aczo que 
si alcun non creon par paroUa sian fait gagna sencza porolla par la eon- 
aarsacion da las fennas . Gosiderant cun reuerencia . La uoa^a para casta 
aonuarsacion . L ornamant da las quals non sia dafora . Lo qual es la piega- 
dura da li cauelh e carcundamant d or , o lo cotiuamant dal cubrtmant del 
uestiment . ÌILaa 1 ome lo qual es da rascunda cor non corrompiuol . Mot 
da soau sparit , e d amesura . Lo qual es rie al regardamant da dio • Car 
enayai se bomauan alcuna uecz aquallas santas fennas las quals sparauan 
en dio , sogietas a li propi mari enayma Sarra obedic A abraham apeliant 
luy segnor da la qual sia faytas fUbas ben faczent e non temant alcuna 
(;ontorbacion . Semilbantam^nt li baron ensemp haMtant segont scìan<;ia do- 
nant bonor enayma a plua frenol uaysel femenil enayma ensemp baretìeras 
da la gracta da uita , afin qua las uoatr&s oraatons non sian empachas . 
Maa [S69 v] sian tuit d un cor d una affeccion amador da firatarnita misa- 
ricordios burnii atempara non rendent mal par mal ni maldit per maldlt . Mas 
al contrari ben diczent sabent . Gar uos se apella en ayczo : afin que uos 
possesa la banadicion par bareta . Gar aqual qua noi amar la uita e ueser 
li bon ìom qua el garde la soa lenga da mal , e las soas laaias que non 
parlon meczonias daporte se da mal e fa^a ben carqua la paz e sega ley . 
Gar li olh dal segnor son sobra li ìust , e las aurelbas da luy en las pra- 
yeras da lor . Maa la facia dal segnor sobra li mal faczador , e qual es 
aqual lo qual noy a uos , si uos sore bon enueiador de x^ist . Moa si uos 
saCEriro alcuna cosa par iustiata uos sore bancura . Maa non temare la te- 
mor de lor que nos non sia aontorba . Maa santifica lo segnor ;(ria# en li 
nostre cor . Maa sia totauia aparelba a smcndamant a tot damandant a nos 
raczon d aquaila sparancza la qual es en nos . Maa cun atemparancza e 
reuerencia hauent bona aoncftanaia : afin qua en czo qu-tlb detrayon da aos 
aquilb li qual acussan la noa^ra bona aonuarsacion : En x^^^ ^^^^ confonda • 
Qar melh [870 r] es soffrir ben faczent sì la uolunta da dìo es enayai qué 
mal faczent . Gar x^^^ muric yna uecz par li noa^e paca iust par b' non 
iust que el nffres nos a dio . Acar mortifica en carn . Maa uiuifica en spa- 
rit . Lo qual nenent pradlqua encara a aqutlh sparii que eran en prayson . 
Li qual eran ia ista non obedient quant se sparaua yna uecz la pacianisia 



Il Nuovo Testamento valdese. 263 

de dio en 11 dia de Noe quanì 1 archa se fa^ia . £n la quaì poc czo es oy t 
armas foron faytas saluas per 1 ayga . Ver la quaì cosa lo batisme fay nos 
ara salf , per la semilhant forma • Non lo depausament de la soczura de 
la cam . Uaa lo demandament de la bòna consciencìs. en dio . Per la re- 
snreclon de jeaua %rie^ lo quaì es a la destra de dio , el anne al cel e 
«omes a si li angel e las potestas e las uertuz 

IV. Donea XP*^^ passiona en cam per nos e uos sia arma d aquella 
meseyf?ia cogitacum • Gar aqueì que fo passiona en cam defalhic de peca 
afìn que czo qi«*es remas del temp ia non viaa yìus en carn a li desirier 
•de li ome . ìiaa a la uolanta de dio . Gar lo temp trapassa basta a aos / 
èaaer fait la aolanta de las gent . Li quaì anneron en laxarias en [370 y] 
deairiers , en vinolenczas , en maniarias en benarias en nbriotas en non 
d«ga eotinament d idolas • Per la guai cosa se mereuilban que uos non 
corra enayma lor , en aqu^lla meseyma eonfnsion de lussuria blestemant 
nofi . Li q«al ban a rendre raczon a luy . Lo qf«al es aparelba a iuiar 
li Ilio e li mori . Cor emper^o fo predica 1 euangeli a li roort : afin qife 
eertament ilh sian loia per la cam segoni home . Tàas uiuan segont dio 
e» sperit . Gar la fin de totas cosas s apropia . Bonea sia sani e nelha en 
i orocfton . ÌILas derant totas cosas bauent en uos meseymes carità con' 
ionia . Gar la carità cuebre la mautecza de li peca . Sia albergador entre 
uos sencza murmuracion : vuchascun amenistrant lo don 1 un a 1 autre 
eoayma el lo receop et/ayma bon despesador de la gracia de dio de mota 
forma . Si alcun parla parie enayma dio parla . Si alcun amenisira ame- 
nistre enayma per la neria la qual dìo amenistre que dio sia glorifica en 
totas cosas per yesvs x^*^^ ^^ 4^^^ ^ gloria e comandament en li segie de 
li segle Amen carissimes non uolha esser strania en 1 embulhiment lo 
qfial 68 fait a nos en teniacion enayei que alcuna [371 r] cosa de nonel 
endenegna a uos . Non uos uolha spauantar . Mas uos alegra ensemp aeom- 
pagnant a las passiona de x^ie^ qne alegrani uos alegre en la reuelacion 
de la gloria de luy . Si uos se repropia per lo nom de ^rte^ uos sare be- 
ueura . Gar la gloria e 1 esperii del segnor se repausare sobre uos . Acer 
«napres lor me^e^es el es blestema . ÌAas enapres uos el es glorifica . 
Uas alcun de nos non suifra enayma ho)»ecidier o layron o maldiczador o 
cubiios de las cosas de li autre . ìias si alcun suffre enayma ^rù^ìan non 
se nergogne . Mae glorifìqne dio en aqtiesi nom . Gar temp es qne lo indici 
de la mayson de dio eomencze . Uos si prumierament de nos qt^al sare la 
fin d aqwlh qtie non creon en 1 euangeli de dio . £ si lo iust apena sarò 
salna . Li fellon e li peccador al q«al luoc apareysaren . Donoa aqutih 
que suffron segont la noi unta de dio recomandan las lors armas al fi del 
creator ben faczent 

y. Donca yo prego li preyre li qnal son en uos ensemp preyre cun 
lor . e testimoni de las affleccions de x^^^ ^ eompagnon d aqtiella gloria 
la qiMil Bare renella en [371 t] 1 auenador : : paisse lo grccz de dio lo q«fal 
es en uos , haueni cura non forczament . Kos uolnntariament non anaint 
fioczament enapres lo gang . ìias cun proni corale non enayma segnoriiant 



264 Salvioiii, 

eontra lìcler . ÌAas en modo que uos sia exemple del grecz . E quanì aqtiel 
I>rtaci de li pastor apareissare . Yob recepia la corona de gloria non cor- 
rompluol . Semìlhantament o ioaes sia somes a li plus uelh tuit sot metent 
uos entre uos 1 un a 1 autre . £ 'dimostra tuli hufnilìta 1 un a 1 auire . 
Car dio contrasta a li superbi . ìias el dona gracfa a li humil . jyonea 
humilia uos sot la man poderosa de dio : afin que el esante uos al tetnp 
de uesitacion . Tota la noatra. cura gieta en ìuy . Car a ìuy meseyme es 
cara de uos . Sia amesura e uelha . Car lo diauol lo nostre auersari cer- 
cunda enayma leon ruent qverent lo quaì el deuore , al quai contrasta fort 
en fé . Sabent aqt^ella meseyma afQeccion esser fayta a la uo«^ra fraternità 
la qual es al mont . Uag dio de tota grocia lo qtial apelle uos e» la soa 
eternai gloria per jesus x^<9^ • Auent vn petit de temp suffert , el meseyme 
[872 r] perfare e confermare e consolare gloria sia a ìuy meseyme e co- 
mandament en li segie de li segle Amen . Yo scris a uos breoment per sii- 
uan lo fidel frayre enayma yo penso . Pregant e ensemp teslimoniiant aqiie- 
sta esser u(er)eraya gracia de dio en la qtial uos ista . La gleysa la qtml 
es slegia en BabeUonia salada uos e Mare lo meo filh saluda uos entre uos 
en sant baissament pacz sia a tuit uos li quaì se en yhe^u xi^wt AMEN 



La seconda epistola cattolica di S. Pietro. 

Ayci Gomencza la 2* Epistola de sant peyre Gapitol . i . 
I. Simont peyre serf e apostol de ye«u« x^^^ » M Aqutlh li quaì han 
obtengu ayga] fé cun nos . La gracùi e la paz sia vmplia a uos en la co- 
noissencza del noe^e segnor yesus x^ie^ . En qtial maniera done a nos 
totas cosas per la paroUa de la soa deuina uertu , que apertenon a la ulta 
e pietà per la conoissencza de ìuy lo qtial apelle nos per propia gloria e 
per uertu . Per lo qtial done a nos mot grant e preciossas empromessions : 
afin que per aqtiestas cosas sian fait porczonier [872 v] de la diuina natura 
fogent la corrupcion d aquella cubi^ìcta la qtial es al mont . ìlas en ^ù 
meseyme mette tota deligenda amenistrar uertu en la uo<^ra fé . Mas en 
uertu la sctencia . Mas en la sctencia 1-atemperancza . Mas en la atempe- 
rancza la pactencia . Mas en la pactencia la pietà . Mas en la pietà amor 
de fraternità . Mas en la fraternità la carità . Car si aqtiestas cosas soren 
cun uos e sobre abondiaren ellas non laissaren uos uoit ni sencza fruc en 
la conoissencza del nosfre segnor yestis x*"»»^ • Car aqtiel al qtial aqtiestas 
cosas non son present el es cec , e tastant la uia con la man , e a receopu 
dementìgancza de li seo uelh pecca . Per la qtial cosa frayres sforcza 
uos maiorment que uos facza certan lo uosfre apellament e la eslecion per 
bonas obras . Gar faczent aqtiestas cosas non peccare vnqtia . Gor enaysi 
abundiuolment sare amenistra a uos la intra al regne eternai del nostre 



]1 Nuovo Testamento valdese. 265 

segnor e saluador jesus x'***^ • ^^^ ^* 9**^^ ^^^^ y® ^^^ laissarcy de uos 
amonestar totaaia d aqt^estas cosas . Ja sia czo que sapìa e sia conferma 
en la present aerila . Mae yo penso iasta cosa scomoure uos en amo- 
nestaneza tant longament quanì yo [878 r] soy en aqwest tabernacle . 
dar yo soy certan qt^e lo depaasament del meo tabernacle es niacier se- 
goni czo que lo noe^re segnor yeetie x^^^ demostre a mi E farey deli- 
gencia , e souendierament qt^e depois la mia mort uos poissa far mencion 
d aqtiestas cosas . Car nos non uos hauen dona a conoisser la uerta e la 
derant scieneia del nt^e^e segnor yeeue %r«e^ seguent faulas que son sencza 
doctrtna . Mae nos li qual uesen cun li nostre olh la maiesta de luy . Gar 
nos hauen receopa de dio lo payre honor e gloria tal uouz desende a luy 
de la grani gloria . Aquest es aquel meo filh ama lo qual ensemp ben play 
a mi . £ nos auuen aquesta uoucz porta del cel cum nos fossan con luy 
al sani mant . E hauen phie ferma paroUa propheteieyricz al qtial atendent 
faczen dreytameni enayma lu(^erna luczeni en luoc scur entro qtie lo iorn 
lugissa e lo portador de la lacz naissa en lì uoe^re cor . Entendent ayczo 
prtimieraroeni . Gar tota prophecia non es fayta per propia entrepetracion 
d-escr«pinras . dar prophecia non fo porta adonca per humana uolunta . 
Mas li sani home parleron spira per lo sani sperit de dio 

II. [873 v] Mas fals propheias foron al poble enayei entre uos soren fals 
doctors li qnal rescondnament entreduyren sectas de perdicion , denegant 
aquel segnor lo qt^al oompre lor , amenant sobre lor meseyme subitana perdi- 
cion . E moti segueron la lor fomieacion . Per li qi^al la uia de uerita sare ble- 
stema . E per auaricia cun enfeintas porollas Uh faren marcha de uos . Lo 
ludici de li quaì la non cesse de Ione temp e la perdecion de lor non dorm . 
Cor si dio non perdona a li angel peccant . Mae son ista tira en 1 enfern cun 
cadenas de tenebras e done lor esser reserua al iudicii . E non perdone 
al premier moni . Mae garde Noe oyten crtdador de iustieia . E amene 
1 eydoliui al moni de li fellon . E dane per trasiorn ameni las cittas de li 
Sodomiene e de li Gomorienc retornant en cenres , a pausar exemple [a] aqtitlh 
que fon a far fellon essameni . E desliore lo iust Lot apremu de la non 
iusta e Incuriosa eonuersacion de li scuminiga . Gar el era iust per regar- 
dament e per apuimeni ha^iiant enapres aqntlh li qual crucìauan 1 arma 
[874 r] insta de iorn en iorn cun fellonessas obras . Donea lo segnor conoc 
desliorar li iust de Ja tentacion . Mae reserue li fellon per esser tormenta 
al ioni del iuiament . Mae maiorment aqutlh li qual segon la carn caminant 
en la cubiiicia de non mondieùi e desprecziant la segnoria presoncios amani 
lor meseymes blestemant non temon diniremenar seias aqn» al qual luoc 
eum li angel . sian maior Per forcza e per uertu non portant encontra lor 
seuminiguinol indici . Mae aqutòti blestemant perriren na^uralment en la lor 
corrupcion enayma bestias non raczoniuols diciseni mal d aqt^ellas cosas las 
qualfl ìlh mesconoisson . E recebent la marci de la lor non iustieìa . Pen- 
sant rìqt^eczas lo deleii del iorn qtie son soczura e macnla , abundiani en 
li deleii , faczeni en lor herror eonuilis cun uos . Auent li olh pien d auou- 
ieri e de non cessable forfait enganant las armas non istablas faauent lo cor 



266 Salvioniy 

ussa d auaricMi , filh de maladìcion abandonant la dreyta nia arrero» . 
Auent sega la aia de Balaam de Bosor lo qtMÌ ame la marci de enequita . 
Bestia mata sot io . Parlant en [374 v] aoaz d ome uede la folla del pro- 
pheta . Aqtttstì son fontanas sencza ayga niuolas que son portas de la tem- 
pesta a li quaì scari ta de tenebras es reseraa . Car parlant per soparbia 
de aaneta atrayon li desirier de la cara a la luxaria . aquillL que aera- 
meni fagigron d aqutlh que conaersaa en berror prometent a lor liberta 
cam ìlb meseyme sia serf de corrapcion . Car vacbascan es serf d aquél 
del qual el es sopercba . Car aquilb qtie son retira de la soczara del mont . 
Per la coaolssencza del no^^e segaor e salaador yeeti« x^**^ - ^ dereco 
enaolopa en lor son sopercba . Lor fait derier lor son peior que li prumier . 
Car melh saray [1. -rya] a lor non baaer conegaa la aia de la iu^tieia que 
enapres la conoissencza esser eonaerti en dereyre d aqvel sant comanda- 
ment lo qual to liora a lor . Ma« aquella cosa del aeray proaerbi endeaen 
a lor lo can retornant al seo nomi e la porca iaua retorna en 1 e[n]aolopa- 
ment del fanc 

III. Garisimes yeaos yo scripao a aos aqt»esta segonda epistola en la 
quaì yo scomoao la nostra, para pensa en amonestancza aftn [375 r] qtie nos 
sia recordador d aqc«ellas paroUas las quals yo derant dis a aos , de li 
sant propheta e de li nostre apostol de li comandameni del seguor e salaador 
sabent ayczo prumierament . Car enganador aenren en li dereyran iom e» 
decebament anant segont la lor propia cabiticia e diejsent . L empromeadon 
e 1 aaenaoient de ìuy al quaì laoc es • Car totas cosas perseoeran enayti 
del comenczament de la creat4<ra depois aq«/el temp que li payrpn dor- 
miron . Car iUi mesconoisson ayczo uolantariament . Gbe li cel foron pm- 
roierament e la terra de 1 ayga e permanent per 1 ayga • Per la paroUa de 
dio per lo quaì aqvest mont otideie d ayga e peric adonca . ìiaf li cel li 
quaì son ara e la terra son repona per aquella meeeyma por olla e reseroa 
al faoc al iom del iodici , e de la perdicion de li ome felion . Mas o ca- 
risimes aquesta vna cosa non sia rescondua de uos . Car vn iorn es enapres 
lo segnor enayma mil an e mil an enayma vn iorn . Lo segaor non tarcia 
la soa empromession enayma alcan pensan . Mae fay pacientament enuer 
de nos non aolent alcan perir • Hae recebre tait a la [37tt v] pent^eneia . 
Mae lo iorn del segnor aenre enayma lo layre en la noit al qual li cel 
trapassaren per grant embrioament e li element sar&n desila per la calor , 
e la terra , e aquellas obras que son en ley saren brasas . Donea cam 
totas aquestas cosas sian a esser deslias . Qaals coaenta aos esser en santa 
conaersacion e pietà , sperant e acoytant en 1 aaenament del iom del se- 
gnor . Per lo qual li cel ardent saren desila e li element decorraren per 
la arder del faoc . Mae no(n)s en li qual iustieia basita speren eels dog 
e terra nona segont la promession de ìuy . Per la qual cosa o korissiaves 
. sperant aquestas cosas sforcza aos de esser troba en la paz de Ìuy non 
socza e non macula . E pensa sala la pncteneia del noe^e segnor yeeue 
Xrte^ enayma pani lo nostre karissime frayre scris a aos segont la sapìeneia 
dona a si . Enayma en totas las cpietolas parlant en lor d aquestas eosas 



Il Nuovo Testamento valdese. 267 

en las quals son alcunas cosas greos per entendament . Las quals lì non 
sani e 11 non istablc storczon enayma las aatras scrtpturas a la perdi cion 
de lor meseymes . Bonca o carìssimes derant sabent aqtiestas cosas [376 r] 
garda aos meseymes que ontra mena per 1 arror de li non sani non caia 
de la propìa fermocza . I/Las creisse en la graciei e conoissencza del nostre 
flegnor e salaador yesus ^rM< . Gloria sia a Iny meseyme ara e al iorn de 
la eternità AMEN 



La prima epistola cattolica di S. fiiovanni. 

Gomencza la primiera Epistola de sani Johan Gapitol . 1 . 
I. Nos anoncien a nos czo qfie fo del comenczament , czo qtie nos 
oeguen , • czo qi*6 nos anuen e czo qt^e nos regarden can li nostre olh . 
E las n[o8t]ra8 mans ensemp trateron de la parolla de ulta e la uita es 
manifesta , e nos nefpien e testimoniien , e anoncien a uos aita eterna . La 
qfial era enapres lo payre e aparec a nos . Nos anoncien a nos czo que nos 
uegnen e anuen que nos aya eewipagnia cnn nos e la no^^ra compagnia sia 
con lo payre e cun yesus x^^^ ^^ ^^^ ^^ ^^Y • ^ scriuen a nos aqtiestas 
cosafi que tos nos al egre e lo ao^^e goy sia eompll . E a questa es l-anun- 
•ciacio» la qual nos aunen [376 v] de luy e aniincien a nos . Car dio es 
lacz e alennas tenebras non son en luy . Si nos. diren que nos hauen com- 
pagnia can lay . e anen en tenebras . Nos menten e non faczen nerita . 
ìias si nos annen en lacz enayma el meseyme es lacz . Nos haaen com- 
pagnia entre nos e lo sane de yesus xri»^ lo fiih de luy monda uos de tot 
peca • Si nos diren que nos non haaen peca nos enganen nos meseymes e 
uerita non es en nos . ìias si nos confe:$saren li no«^re peca el es fidel e 
iast qu-el perdone lì nostre peca e monde nos de tota enequtta . Si nos 
diren que bob non pecquen nos faczen luy meczongier e la parolla de luy 
non es en nos 

IL li meo filholet yo scrino a aos aquestas cosas que aos non pecque . 
ÌILas si alcnn aore pecca nos hanen aaocat enapres lo payre . yesus x^^^ • 
lo iast . E el meseyme es perdonador per lì noe^re peca • Mas non tant 
fiolament per li nostre . ìias acer per aqutlh de tot lo moni . Nos 8v.ben 
en ayczo . Cor nos conegnen lay si nos gardaren li coman<iament de lu^ . 
Si alcan di si [377 r] haaer conega dio . e non garda li comamiafnent de 
luy el es meczongier e nerita non es en lu^ . ìias aquel que garda la parolla 
de luy . La carità de dìo es aerayament perfeyta en aquest . Nos saben en 
ayezo . Cmt nos sen en lay . Aquel que dì si permanir en luy deo annar 
enayma el meseyme anne . carìssimes yo non scrtuo a uos noael comon- 
^ment . Mas aelh comamioment lo qual aos hagaes del comenczament . 
Lo aelh comondament es la parolla la qual uos auues del comenczatnent . 



268 SalvioDÌ, 

£ dereco scriao a uos nouel comandameni lo quaì es ueray en ìuy meseyme e 
e» uos . Car las tenebras trapasseron e lo ueray lume lu^ic ia . Aqnel que 
di si esser en lucz . E el eyra lo seo frayre el es en tenebras entro ara . 
Mas aquel que ama lo seo frayre es en lucz , e scandol non es en ìuy . 
ìias aquel qt^e ayralo seo frayre es en tenebras e nay en t^n^bras , e 
non sap al cai luoc anne . Car las tenebras enceqveron U olh d^ ìuy . 

filbolez yo scriuo a uos . Car lì peca son perdona a uos per lo nom df 
\uy . payres yo scrtuo a uos . Car uos conegnes ìuy lo qtMil fo del co- 
menczament . ioues yo scriuo a uos . Car uos uenczes Io maligne . 
fantina yo [S77 v] scrtuo a uos . Car uos conegues lo payre . ioues yo 
scrino a uos Car uos se fort e la parolla de dio perman en uos e nence:; 
lo maligne . "Non uolha amar lo mont ni aqvellas cosas que son del mont . 
Si alcun ama lo mont la carità del payre non es en ìuy . Car tot czo que 
es al mont es cubitieia de carn e cubiticia d olh e superbia de ulta la qua) 
non es del payre . ìias es del mont e lo mont trapassare e la cnbiticia d'' 
ìuy . ìias aquel que fay la uolunta de dio perman en eterna . filholecz 
la deriera bora es enayma uos auues . Car 1 antc^rie^ uen . Mas moti 
ante^rie^ son ara fait . Dont nos saben . Car la deriera bora es . Uh issiron 
de nos . Car ilb non eran de nos . Car s-ilh fossan de nos . Acer ilh sa- 
rian permas cun nos . ÌILaa qn-tlh sìan manìfest . Car tuit non son de nos . 
Kos uos aue 1 ognament del sant , e conoisse totas cosas . To non scriao 
a uos per qtie uos non sapia la uerita . ÌHas car uos sabe ley . Car tot 
meczongier non es de la uerita . Qual es meczongier si non aqtiel que de- 
nega . Car yheeu non es x/'i^t . Aquesì es ante^^rù^ lo qual denega lo 
payre e [878 r] lo filb . Qual que (\uaì denega lo filh non ha lo payre . 
ìias aqtiel qtie confessa lo filh ha lo payre . Donca permagna en uos czo 
que uos anues del comenczament . Car si permanre en uos czo que uos 
auues del comenczavnent e uos permanre al filh e al payre . E aqttssta es 

1 empromession per la quaì el promes a nos la uita eterna . To scrtuo a 
uos aquestas cosas d aqtitlh li qnal sednon uos . E 1 ognament lo qtial uos 
receopes permugna en uos . E non aue besogna que alcun ensegne uos . 
ìias enayma 1 ognament de ìuy ensegna uos per totas cosas , e es nerìta e 
non es meczonia . Permane en ìuy enayma yo ensegney uos • filholecz 
permane ara en Iny afin que quani el apareissare ayan fiancza , e non sia» 
eonfondu de ìuy en 1 auenament de ìuy . Si uos sabe . Gar el es iust sapia . 
Gar tot aqtiel qtie fay iusticia es na de ìuy meseyme 

III. Veia qtial carità lo payre done a nos que nos sian apetla filh de 
dio e o sian . Emperczo lo mont non coooc nos . Gar el non conoc ìuy . 
carissimes nos sen ara filh de dio . Hoa encara non apareys qnal cosa 
nos saren . Nos saben . Gar qtiant el apareibsare nos [878 v] saren sem- 
blant a ìuy . Car nos ueyren ìuy enayma el es . E tot aqitel que ha 
aquesta sper ncza en ìuy santlfiqtie se enayma el es sant . Tot nqueì que 
fej peca fay eneqtitta E uos sabe car el aparec qu-el toigucs li peca e 
peca non es en ìuy . Tot aqtiel qtie perman en ìuy non pecca . Tot aquel 
qtie peca non uic Ìuy ni conoc Iti^ . filholecz alcun non uos engane . 



II Naovo Testamento valdese. S69 

Aqtiel qtie fay iastieia es inst enayma el es iast . Aqtiel que fay peca es 
del diaaol . Car lo diaaol pecqt»6 d^i comenczament . Lo filh àe dio aparec 
en aiczo qti-el d^slies las obras d^I diaaol . Tot aqt^él qu-es na de dio non 
fay peca . Cor lo semencz de ìuy p^rman en iuy e non pò peccar . Car es 
na de dio . Li filh de dio e li filh del diaaol son manifest en ayczo . Tot 
aqtiel que non fay iasticìa non es de dio ni aquel qt^e non ama lo seo frayre . 
Cor aqtiesta es 1-ananciacion la qua! aos aaaes del comenczament que uos 
uoa ame 1 nn 1 autre . Non enayma Gaym lo qua! era del maligne e ocis 
lo seo frayre . £ per qual cosa ocis ìuy , Car las obras de \uy eran malas . 
Mflw aqtiellas del frayre de luy iastas . frayres non nos aolha mereailha 
si lo mont aos ayra . Nos saben . Car nos sen [379 r] traporta de mort a 
aita . Car nos amen li frayre . Aquel que non ama lo frayre perman a 
mort . Tot aquel qtie ayra lo seo frayre es homecìdler . E aos sabe . Car 
tot homecidier non ha aita eterna permanent en si . Nos conogaen en ayczo 
la canta de dio . Car el pansé la soa arma per nos , e nos deaen paasar 
las nostnB armas per li nostre frayre . Aqtiel qtie ha la 8absta[n]cia d aqnest 
mont , e ne lo neo frayre haaer besogna e sarare las soas intralhas a ìuy . 
La carità de dio en qtial maniera perman en luy . li meo filholecz non 
nos aman per poroUa ni per lenga . ìlas per obra e per aerila . Nos co- 
negaen en ayczo . Car nos sen de aerìta , e amonestaren li noe^e cor al 
regardament de luy . Car si lo noe^re cor repenre nos dio es naior [1. m-] 
del noe^e cor e conois totas cosas • carissimes si lo nostro cor non re- 
penre nos . Nos haaen fiancza a dio que nos recebren de ìuy quaì que quaì 
cosa nos demandaren de luy . Car nos garden li comondoment de ìuy e 
facen aqtiellas eosas que son pla^ent derant ìuy . E aqtiest es lo coman^la- 
ment de ìuy que nos crean al nom de yesus x^iat lo filh de ìuy e aman 
1 un 1 antre enayma el dono a nos comandameni . E aqtiel que garda lì co- 
mandameni de ìuy perman en ìuy e el meseyme en ìuy . nos saben en 
ai^o . Car el perman en nos en 1 esperit lo qtial el dono a nos 

IV. [379 y] Carissimes non aolha creyre a tot sperit . Mae proaa li 
sperlt s-ilh son de dio . Car moti fals propheta isseron al mont . L esperit 
de dio es conoìssa en ayczo . Tot sperit lo qtial confessa yeetie %riei^ esser 
nengn en cam es de dio . E tot sperit qtie non confessa jesus ;^rte^ esser 
uenga en cam non es de dio . Aqtiest es ante^^ri»^ del quaì aos aaaes . 
Cor el aen e ara es ia al mont . filholecz aos se de dio , e aenczes ìuy . 
Car maior es aqtiel qti-es en aos , qtie aqtiel qti-es al mont . Uh son del mont , 
emperczo parlan del mont e lo mont aa lor . Nos sen de dio . Aqtiel qtie conoc 
<lio aa nos . Aqtiel qtie non es de dio non au nos . Nos conoissen en ayczo 
I esperit de aerita , e 1 esperit d arror . carissimes amen nos entro nos . 
Car carità es de dio . E tot aqtiel que ama es na de dio , e conois d(e)io . 
Aqtiel qtie non ama non conois dio . Gar dio es carità . La carità de dio 
aparec en ayczo en nos . Car dio trames 1« seo filh vn engenra al mont 
que nos viaan per ìuy • E en ayczo es carità . Non per que nos amessan 
dio . Mae car el meseyme ame nos e trames lo seo filh perdonador per 
li nostre peca . carissimes sì dio ame nos e [380 r] nos deaen amar 1 an 



270 Salvioni, 

1 autre . Alcun no» uic Ynqua dio • Ha« si nos nos amen entre nos . Dio 
perman en nos , e la carità de If/y es p«rfecta en nos . Nos cpnoisBei» ei» 
ayczo . Car nos sen en ìuy e el en nos • Car el done a nos d6l seo epe- 
rit • E nos ueguen e testimoneie» . Car lo payre trames lo seo filh saloa- 
dor del mont . Qaal q^ue qua! confesssare . Car ye«tt« es filh ée dio . Dio 
perni an en It/y e el meseyme en dio . E nos coneguen e eresen a la carità 
la qual dio ha en nos . Dio es carità , e qui perman en carità perman en 
dio e dio en ìuy . La carità de dio es perfeeta en ayczo en nos : afin que 
nos ayan fiancza al dia del indici . Car enayma el es e nos sen en aqu«8t 
mont . Temor non es en carità . Car la pcrfeota carità fora gieta temer . 
Car temor ha pena . ìlas aquel que tem non es perfect en carità . Danca 
nos aman dio . Car el ame nos prnmier . Si alcan dire yo amo dio e el 
ayra lo seo frayre el es meczongier . Car aqtiel que non ama lo seo frayre 
lo quaì el ne . Dio lo qual el non uè en qual maniera pò amar . E nos 
hauen aquest coman^^ament de dio que aquel que ama dio ame lo seo frayre 
V. [380 v] Tot aqMcl que ere . Car jeaus es ^rist . es na de dio . E tot 
aquel que ama Ìuy lo qual 1 engenre , ama Ìuy lo qual es na de Ìuy . Nos 
conoissen en ayczo . Car nos amen li filh de dio quant nos amen dio e 
garden li comandatneni de ìuy . Car aquesta es la carità de dio que nos 
gardan li comandament de Ìuy . E li comandament de Ìuy non son greo . 
Car tot czo que es na de dio nencz lo mont . E aquesta es la uitoria la 
qual uencz lo mont la nostrvi fé . E qual es aquel lo qual vencz lo mont 
si non aquel que ere • Car yeaue es filh de dio . Aquest es yeeua sfrte^ lo 
qual uenc per ayga , e per sane . Non solament per ayga • KLas per ayga 
e per fanc [1. s-] . E 1 esperit es lo qual testifica . Car %rw# es aerita . 
Car trey son que donan testimoni al cel lo payre e lo filh e lo sant sp^rit , 
e aqutsti trey son vn . E trey son li qual donan testimoni en terra sperit 
e ayga e sane e aqujsti trey son vn . Si nos recehen testimoni d ome lo 
testimoni de dio es maior . Car aquest es lo testimoni de dio , lo qual el 
testimonile del seo filh . Aquel que ere al filh de dio ha lo testimoni de 
dio en si meeeyme . Aquel que non ere a dio lo fay meczon[SSl r]gier . 
Car el non ere al testimoni lo qual dio testimonile del seo filh . E aquest 
es lo testimoni . Car dio done a nos aita eterna e aquesta ulta es al filh 
de Ìuy . Aquel que ha lo filh de dio ha aita . Mae Aquel que non ha lo 
filh de dio non ha ulta . Yo scrts a nos aquestas cosas li qual crese al nom 
del filh de dio afìn que nos sapia que nos hane nita eterna . E afin que 
nos creya al nom del filh de dio . E aquesta es la fiancza la qual nos hauen 
a dio . Car el au nos qual que quaì cosa dema[n]daren segont la nolunta 
de Ìuy . E saben . Car el aa nos qual que qual cosa demandaren . Nos 
saben . Car nos hauen las requerenczas las quals nos demanda(n)ren de 
Ìuy . Si alcun ueyre lo seo frayre peccar peca non a mort demando e ulta 
sare dona a Ìuy peccant non a mort . E es peca a mort yo non die que 
alcun pregne per Ìuy . Tota enequtta es peca . E es peca non a mort . Nos 
saben . Car tot aquel qu-es na de dio non peca • ULaa aquel qu-es genera 
de dio serua si meeeyme e lo maligne non tocca Ìuy • Nos sahen . Car nos 



Il Nuovo Testamento valdese. 271 

sen de dio . e tot lo mont es pausa al malit^no . E saben . Cor lo filh àe 
dio uenc , e done a nos se» afin qtie nos [S81 v] conoissan ìuy lo qtial es 
aeray e sia» e» yesua x^i«/ lo ucray filh de ìuy . Aquest es ueray dio e 
aita etema . filholecz garda nos de las similacras AM£n 
Ayci finis la . 1 . Epistola de sant Johan 



La seconda epistola di S. Giovanni. 

Gomencza la segonda epistola de sant Johan Capitol 1 
To uelh a la dona esleyta e a li fìlh de ley , LI qua! yo amo en uerJta . 
E non yo sol . Mae tnit aqt^ilh li quai conogron la uerita per la nerita la 
qtial perman en nos e sare cnn nos en aterna . Graeta sia cun uos mise- 
ricordisi e pacz de dio lo noe^re payre e del segnor yesua xrie^ lo filh del 
payre en nerita e carità . Yo me soy alegra forment . Car yo frobey de li 
teo filh anant en uerita . Enayma nos receopen lo coman(2ament del payre . 
E ara dona yo prego tu . non enayma scrment a tu nouel comanc^ament . 
Mae aquel qtie nos agnen del comenczament qne nos se aman 1 nn 1 autre . 
E aq^esta es carità qtie nos anan segont li coman(2af}tent de ìuy . E aqtiest 
es lo tomanéUttneni enayma uos auues del comenczament que uos anne en 
ìuy • Car moti sedutor son intra al mont , li qual non eonfessan yeetie x^ie^ 
[382 r] esser uengu en carn . Aqvest es sedutor e ante^rie^ . Garda uos 
meymes aczo qne nos non perdan ^quellas cosas las qnals nos hauen obra . 
Mae afin qt^e nos recepian la piena marci . Tot aqtiel qtie trapassa e non 
p«rman en la doctrina de ;(rte^ non ha dio . Aqnel qtie perman en la do- 
ctrma de x^^^ ^& ^^ payre e lo filh . Si alcun nen a uos e non porta 
aqtiesta doctrtna non lo nolha recebre en la mayson , ni dire a ìuy dio le 
salue . Gar aquel que saluda ìuy s aeompagna a las obras malignas de ìuy , 
Venos yo derant o dis : afin qtie uos non sia eonfondu al iom del noe^re 
segnor . Hanent ha scrìre a uos plusors cosas non uolc per carta ni enclo- 
stre . Mae spero de hauer a uonir a uos e hauer a parlar bocca a bocca : 
afin qué lo uoe^e goy sia eampli • esleyta li filh de la toa seror saludan 
tu Amen 



La terza epistola di S. Giovanni. 

Epistola tercza de sant Johan Gap. 1 . 

To nelh a gay hen ama , lo qnal yo amo en uerita . carissime yo 
prego qt^e en totas cosas tn prosperes e qtie tu sias en sanità . Enayma la 
toa arma es en prosperità [882 v] yo me alegrey forment li frayre uenent 
e donant testimoni a la toa uerita enayma tu uacz en nerita . Yo non hay 
maior goy d aquestas cosas que quant yo anno li meo filh annar en uerita . 



^n Salvioni, 

carissime tu facz Meìaient en aquellas cosas las quals la obra en li 
frayre e en aquilh li qual ta albergas \ li qua! rendon testiiMoiii a la toa 
carità al regardafTi^nt de la gleysa a li qual fares ben , si ta li eondayres 
degnament a dio • dar per lo nem de ìuy ilh sor» peruengu non recebent 
alcuna cosa de las gent . Bonca nos deuen recebre aqt^ilh que son d aquesta 
maniera afin que nos sian ensemp obrier a la uerita . To scris a la gleysa . 
Hae aqt^el dio trapes que ama poer segnoriiar en lor non receop nos . 
Emperczo si yo uenrey yo df<mostrarey las obras de ìuy las quals el fay 
cun maliciossas porollas parlant conira de nos . E non bastant aqu^stas 
cosas . Non solament [non] recep li frayre . Mae encara proybis aqtiftlh li 
qual li uolon recebre e li degitan de la gleysa . carissime non nolha 
resemilhar lo mal . Mae czo que es bon . Aquel que fay ben es de dio , 
e aquel que fay mal non uè dio . Lo testimoniage es renda a tuit de [S8S r] 
Demetre e de meseyma la uerita . Mae encara nos testimoniien e uos co- 
noisse que lo noe^re testimoni es uer . Yo aurio motas cosas ha scrtre . 
Mae yo non uolh scrtre a tu per enclostre ni per pena . Mae spero xLeser 
tu uiaczament e parlaren se bocca a bocca . Paz sia a tu li amie saladan 
tu . Saluda li amie nominatament 



Epistola cattolica di S. Giuda. 

La Epistola de Juda Gapitol . 1 . 

Yuda serf de yeeue ^r»e^ e frayre de Jaco • [a] Aqt/tlh que son santifica 
en dio lo payre e apella li qual son eonserua a yeeue x^^^ • ^^ mieer^ 
cardia, e la pacz e la carità se multiplique a uos . carissimes faczent tota 
deligencia de uos scrtre de la noe^ra comuna sala , a mi fo neccessari de 
uos scrtre , Pregant que uos uos affàtigue en la fé , dona yna uecz a li 
sant . Gar alcuns homes fellons sot intreron z li qual foron ia derant script 
en aquest Judici : li qual traportan la gracta del nostre segnor en luzuria 
e denegan dio . lo qual sol es mestre e lo nostre segnor yeeue xrie^ . Mae 
yo uolh uos amonestar sabent totas cosas . Gar lo segnor poys qu-el hac 
[S83 y] salua lo poble de Egypt dereco destruis aqut'lh li qual non cre- 
seron : e que li angel que non garderon la lor principia . Mae layseron la 
lor maysoneta el los ha reserua sot 1 escurita de tenebras en liam etemals , 
al iuiament del grant iorn . Enayma Sodoma e Gomorra e las ciptas uec- 
zinas a lor . Las quals per semblant modo hauian formica e eran anna 
enapres autra cam , foron pausa a exemple sostenent pena de fuoc eternai . 
Semilhantament acer . e aqutsti engana de li soyme roaculan uerament la 



li '-s' è stato aggiunto poi. 



11 Nuovo Testamento valdese. 273 

carn , e despr^czian la segnorla blestemant la maiesta . E Michel arcangel 
quant el daspatana cu» lo diauol e combatia del cors de Moyses . Non ac 
ardiiitent enduyre iodici de blestema . Uas dis . Lo segnor repreaa [1. -uà] 
tu . Mas aqutsti hlesteman aquéìÌM cosas que Uh non conoisson , e aqvellas 
cosas las quals naturaìmeni Uh conoisson : enayma animai mut e en hque- 
stas son corrompa . Malauentura a lor . dar ilh son intra en la uia de 
Gaym , e del decebament de la marci de la qua! fo deceopu Balaam son 
nengu a ren , e penron en la eon^adicion de Gore . Aqtitsti son macula 
entre las uostTus caritas [884 r] faczent se conailis entre lor , sencza teraor 
de alcuna cosa viuon coma play a lor . Niuolas sencza ayga las quaÌB son 
portas de li uent . Albres autognals sencza frucs mort e aranca per doas 
uecz . Ondas del crudel ^ mar scnmant las lors confussions , stelas arrant , 
a li quaì scurita de tenebras es resema en aterna . ìiaa Enoc seten da Dam 
propheteie d aqtfisti diejsent . Yeuos lo segnor uen en li seo sant millier , 
a far iudicie • eontra tuit e repenre tuit li fellon de totas las obras de la 
lor fellonia . Per las quaÌB ilh feron follonessament e de totas las cosas 
daras las quais an parla eontra \uy li fellon peccador . Aqutstl son mtir- 
mtéradors rancuros li qual caminan segoni las lors cnbìtictas . E la bocca 
de lor parla superbia mereuilhant se de las presonas , per causa del gang . 
ìXoè nos carissimes sia rccordador de las paroUas las qi/als foron derant 
dltas a nos de li apostol dei nostra segnor yeee/» Xi^^^ • ^^^ ^^^ diseron a 
nos qtie al derayran temp hauian ha esser enganadors , li qual caminarian 
segont la cubitìeia de la lor fellonia . Aquisti son aquflh li qual se de- 
parton , animai non hauent [384 v] sperit . ÌHas nos carissimes edifica nos 
me«e^es sobre la noe^ra santissima fé . Orant al sant sperit garda nos 
mcseymcs en la carità de dio , sperant la mieeWeordia del noe^re segnor 
yesua xrist en nita eterna . E iuiant d aqutsti certament haya mi>er»eor(^ia . 
Ma« facze salf aqu«lh per temor tolent lor del fuoe . Hanent encara en odi 
aqu^lla socza gonella , la qual es de la carn . E sapia aquel sol dio lo 
nostre saluador . Lo qual pò eonseruar nos meseymes sencza peca . E or- 
denar non reprendiuols cun alegrecza derant al regardament de la soa glo- 
ria , e grand ecza , e comandament e potestà ara e en tuit li segle . AMEn 
Ayci finis la Epistola de Juda 



L'Apocalisse, o la Rivelazione di S. Giovanni. 

Gomencza lo libre de la renelacìon de sant Johan lo qual es dit apocalis 
[385 rj Lo libre de 1 apocalis de sant Joan Gap. i . 

L Aquesta es la reuelacion de yesus x^^^ ^& Q^^^ <^o done a ìuy per 
manifestar a li seo serf . aquellas cosas las quals couentan esser faytas 



* L'abbreviatura della prima sillaba darebbe veramente 'cer' o forse 'ere'. 

Archivio glottol. ital., XI (seconda serie, I). 18 



274 Salvioniy 

uia^ament e significa trametament per lo seo angel a Joan lo seo serf . Lo 
quai testimonile la parolla de dìo , e lo testimoni de yesus x''*^^ ^ Q^^ 
que quaì cosa el vie . Aqt^el es beneura lo qiuiì legis e au las parollas de 
la prophecia , e garda aquellas cosas que son scriptas en ley . Car lo temp 
es pres . Joan a las sept gleysas las quals son en asia . Crocia sia a nos 
e pacz de ìuy lo qtMÌ es e lo quàì era e lo quaì es a aenir , e de li sept 
sperlt li qnal son al regardament del seti de Itiy e de yesus x^ie^ lo qual 
es fidel testimoni . premier engenra de li mort , e prtncì de li rey de la 
terra . Lo quaì ame nos , E lane nos de li no^^re peca al seo sane . £ fey 
nos regne e preyres a dio e al seo payre . Gloria sia a ìuy meaeytne e co- 
mandatnent en li segle de li seglc . Amen . Yeaos el nen cun las niuolas 
e tot olh ueyre ìuy e aqtitlh li qt^al ponczeron ìuy • E tnit li trip àe la 
terra plagniren sobre ìuy certanament . Amen . Lo segnor dio tot poderos 
lo qual es e lo quaì era , e lo qual es a uenir di . Yo soy alfa . o . co- 
menczament e fin . Yo Joan lo nostre [885 v] frayre , e parczonier en las 
tribnlacions e al rogne , e en la pacieneia de yesus x^*^^ * ^^Y ^^ ^ ^^^^^^ 
la qtial es apella patmos , per la parolla de dio , e lo testimoni de yesu$ 
X^**^ • Yo fuy 3^ sperit al iom de la diamenia . E annic grant uoaz ena- 
pres mi enayma de tromba que di^ia . Yo soy alfa . e . premier e derier . 
Seri al libre czo que tu necz , e tramet a las sept gleysas las quals son 
en asia en Ephesia , e a Smime , e a pergama , e a Thiatira , e a Sardi , 
e a Philadelphia , e a landicia .E yo me yirey afin que yo uegncs la noaz 
la qual parlaaa cun mi . E renonta nic sept candelabres d or , e al mecz 
de li sept candelabres d or , vn semblant al filh de 1 ome uesti can uesti- 
menta longa entro a li pe , e ceint al peit cnn yna centura d or . E lo 
cap e li caaelh de ìuy era» blanc enayma lana bla[n}cha e enayma neo . 
E li olh de ìuy enayma flama de fuoc e li pe de ìuy semblant aorieal liba» 
enayma en caminal ardent . E la uoucz de ìuy enayma la uoaz de motas 
aygas . E aula en la soa destra sept stellas . E glay agu de doas part sa- 
Ibia de la bocca de Iny . E la fa [586 r]czia de ìuy la^ia enayma lo soleUi 
en la soa nertn . £ cum yo agues nist ìuy cagic a li pe de luf^ enayma 
mort . E el pansé la soa destra sobro mi diexent . Non uolhaa temer yo 
Boy prumier e derier e soy vio e fuy mort , e nete que yo soy viuent en 
li segle de li segle . Amen . E ay las claus d-enfem e de la mort . Donca sor» 
aquellas cosas que tu as nist , e aquellas las quals son . e las quals conentan 
esser faytas enapres aquestas . Lo sagrament de las sept stellas las qtials ta 
negnies en la mia destra e li sept candellabre d or . Las sept stellas son sept 
angels de sept gleysas . E li sept candelabro que ta as nist son sept gleysas 
IL Seri a 1 angel de la gleysa de Ephesia . Aquel que ten las sept 
stellas en la soa destra . Lo qual nay al me^ de li sept candelabro d or 
di aquestas cosas . yo say las toas obras , e la toa fatiga , e la tea pa- 
cieneia , e que ta non poz soffrir li maina cz . E tenties aquilh que se diczon 
esser apostol , e non ho son , e trobies lor meczongiers e soporties , e as 
pacieneia , e te alfatlgnies [886 t] per lo meo nom e non ma[n]quies . Mae yo 
ay cantra de ta . Gar ta abandonies la toa prumiera carità . Donca sias 



Il Nuovo Testamento valdese. 27K 

recordador dont tu sìes cagi . e fay ^enifencìa, e fay las prtimieras obras . 
Mas si no» yo uenrey a tu vìaczam^nt e morey lo teo candelabro del seo 
luce , si tu non fares peniYencia . Mas tu has aqt^est ben . Car tu haguies 
en odi li fait de li nicoletienc li quaì e yo hay hagu en odi . Aqueì que ha 
aurelhas d auuìr auna quaì cosa 1 csperìt dicza a las gleysas . Aq^el que 
ne[n]czare yo donarey a \uy maniar del leng de uita Io quaì es al paradis 
del meo dio . Seri a 1 angel de la gleysa de Smima . Lo prumier e lo de- 
rier lo quaì fo mort e aio di aquestas cosas . Yo say las toas obras e 
1 aflecion , e la panreta . Mas tu sies rìche , e sies blestema d aqmlh qt^e 
diczon lor esser indio e non o son . Mae son de la sinagogo del satanacz . 
Non temas alcuna cosa d aqtiellas las qt^als tu sies a suffrir . Yete que lo 
diauol ha a metre alcun de uos en career afin qtie uos sia tenta e aure af e- 
cions per decz iom . Sias fidel entro a la mort e [887 r] yo donarey a tu 
corona de uita . Aqueì que ha aurelhas d auuir auua quaì cosa 1 esperìt 
dicza a las gleysas . Aqtiel qcie uenczare non sore ofifendu de la segonda 
mort . E seri a 1 angel de Ja gleysa de Pergamo . Aqueì que ha lo cotel 
talhant de doas parcz di aqt^estas cosas . Yo say las toas obras e al qttaì 
luce haditas e al quaì luoc es lo seti del satanaz e tenes lo meo nom e non 
deneguies la mia fé . E en li meo iorn . Antiphas lo meo fidel testimoni . 
lo quaì fo aucis enapres uos hont haMta lo satanacz . Mae yo ay alcunas 
cosas eontra de tu . Gar tu has aqtit aqutlh que tenon la doctrìnà de Ba- 
laam . Lo qtial ensegnaua en Balac metre scandol derant li filh d Israel 
maniar d aquellas cosas que se sacrtfican a las ydolas , e fomigar . Enayei 
has encara tu tenent la doctrina de li . Nicolitienc la qfial yo hayrey . 
Aeuisa te autrafTient yo uenrey a tu uiaczament e cumbatrey con lor mffi 
Io cotel de la mia bocca . Aqnel qne ha aurelhas auua quaì cosa 1 esperit 
di a las gleysas . Yo donarey a maniar aluencent mana«, e donarey a It^ 
peyra blancba e lo meo nom scrtpt en la peyra lo quaì alcun non sap si 
non aquel lo qual lo recep . E scrt a 1 angel de la gleyea [387 v] de Thia- 
tira . Lo filh de dio di aqnestas cosas . Aquel que ha li olh coma flama de 
fuoc e li pe de ìup semblant aurical liban . Yo hay conoissuas las toas 
obras e la carità e lo menestier e la toa fé e la toa pacteneia e las toas 
obras e las derieras pìus que las prumieras . Mas yo hay eontra de tu alcuna 
cosa . Cor tu permeties la fónna hiezabel , la qeial se apella propheta en- 
segnar e seduyre li meo serf . Fomigar e maniar de las cosas sacrificas a 
las ydolas . E doney a ley temp qu-iìh fes peni^eneia de la soa fornigacion : 
e ilh non uolc far peni^eneia . vete yo metto ley al leil . e aquilh li qual 
fomigueron cun ley saren en grant afflecion s-ilh non faren pentYeneia de 
las lors obras , e aucirey li lor filh de mort , e totas las gleyeas sabren . 
Gar yo soy aqtiel que encerca li cor e las rens , e donarey a vnchascun de 
uos segont las soas obras . Mae yo die a uos e a li autre que se de Thia- 
tira qfial que quaì non han aquesta doctrtna , e aquilh que non conogron 
la pregondecza del satanacz enayma ilh diczon . Yo non mandarey sobre 
uos autre pes . emperczo tene czo que uos aue entro que yo uegna . E 
aquel que uenczare e gardare las mias obras [888 r] entro a la fin . yo do- 



276 Salvioui, 

narey a ìuy potestà sobre las gent . E regire las con uerga ferrienca e 
saren ensemp fraìnt enayma vaysel d olier . £ donarey a ìuy stella matinal 
enayma yo la. receop del meo payre . Aqueì que ha aurelhas auua qvaì 
cosa ] esperii di a las gleyaas 

HI. £ seri a 1 angel de la gleysa que es a Sardi . Aqtiel lo qua! ha li 
sept sperit de dio » e las sept stellas di aquestas cosas . Yo say las ioa> 
obras . Qar tu has nom que tu uiues e sees ^ mori . Sias uelhant e con- 
ferma las autras cosas las quaìs era» a morir . Car yo non trobo las toa^ 
obras plenas derant lo meo dio . Bonca hayas en pensa en qual maniera 
tu ayas receopii e auui e garda e fay j^eniiencìa. JDonca si tu non nelhare> 
yo uenrey a tu enayma lo layre e non sabres en la qtial bora yo uetirey 
a tu . Tu has pauc nom en Sardis , li qual non soceron las lors uesti- 
mentas , e aneron eun mi en uestimentas blanchas . Car ilh en son degne . 
Aqueì que uenczare sare uesti enay^i de uestimentas blanchas . E non cai?- 
cellarey lo nom de ìuy del libre de la ulta . E confessar ey lo nom de ìuff 
[388 v] derant lo meo payre , e derant li angel de ìuy . Aquel que ha aure- 
lhas auua qnal cosa 1 esperii dicza a las gleysas . E scrt a 1 angel de la 
gleysa de Philadelphia . Lo sant e lo ueray di aquestas cosas . Lo quaì ha 
las.claus de dauid lo qt^l huebre e alcun non sarra e-1 sarra e alcun no» 
huebre . Yo say las ioas obras . vete yo doney deuant la porta huberta e 
alcun non la pò sarrar . Car tu has vn poc de uerta , e gardies la mia 
parolla , e non neguies lo meo nom . liete yo dono de la sinagoga del sa- 
tanas ha aqt^tlh que diczo lor esser indio e non ho son . Mae menton . 
vete yo li costregnarey que ilh uegnan e adoron derant li too pe e sapian . 
Qar yo amey tu . Car tu gardies la parolla de la mia pacteneia e yo gar- 
darey tu de 1 ora de la tentacìon la qual ha a uenir en 1 uniuers moni : 
affin que tente li haMtant en la terra . vete yo neno viaczament ten czo 
que tu has : afin que autre non recepia la toa corona . Aquel que nencar^* 
yo farey lu^ collona al tempie del meo dio e non issìre plue fora . E scrìrev 
sobre ìuy lo nom [389 r] del meo dio , e lo nom de la citta noua ìeruealcm 
del meo dio la qual descende del cel del meo dio , e lo meo nom nonel . 
Aquel que ha aurelhas auua qual cosa 1 esperit dicza a las gleysas . E scrt 
a 1 angel de la gleyea de laudicia . Aquestas cosas . Amen . Lo fidel e 
ueray testimoni , lo qual es comenczament de la creatura de dio . Yo say 
sas [1. 1-] toas obras . Emperczo car tu non sies ni freit ni caut . ìias car 
tu sies tebi , e non sies ni freit ni caut . Yo comenczarey a uomicar tu 
de la mia bocca . Gar tu diczes yo soy rie e enriqueczi e non ay besogita 
de alcuna cosa , e non sabes . Gar tu sies miser e miserable e paure e 
cec e nu . Yo amonesto to comprar de mi or afoga de fnoc afin que tu sias 
fait rie e sias uesti de uestimenta bianca . afin que non apareissa la uer- 
gogna de la toa nudità , e ong li teo olh de colleri ac%o que tu ueas . Yo 



* L' 'e' di 'se-' è assai chiaro, ma porta la stessa tratlina che si suol porre 
suir'i'. 



IL Nuovo Testamento valdese. 277 

repreno e castigo tait aqtitlh li qua! yo amo . Bonca enueìa e fay peni- 
tenda . vele yo ìsto a la porta e pico . Si alcun auuire la mi nouz e ha- 
brire la porta . Yo intrarey a ìuy e cinarey [389 y] cu» luy e el meseyme 
cu» mi . Aqueì que uenczare yo donarey a luy seser con mi al meo setti 
enayma yo uenczey e seo ensemp e un lo meo payre al seo setti . A,que\ 
qua ha aurelhas auua qua! cosa 1 esperit dica a las gley^as 

lY. Euapres aquastas cosas yo vie e ueuos la porta huberia al cel , e 
la prtimiera uonz la qtial yo aunic enayma da tromba , parlaua cun mi 
àìczent . Monta czay , e yo damostrarey a tu aqtiellas cosas qtia couentati 
esser faytas enapras aquastas , e fo subitamant en esparit . E ueuos vn setti 
era pausa al cel . E sobre lo setti aqi^al que seya . E aqtial qt^a seya era 
semblant al ragardamant da la peyra de iaspi e da Sardi E 1 are celestial 
era al carcundamant dal setti , semblant al ragardamant smarradi e al car- 
cundamant dal setti . 24 . seti e vie sobre li setti . 24 . uelh que seyan 
vesti alenton ^ da uestimentas blanchas e hauian sobre li lor cap coronas 
d or e del setti procedian eyleocze e troneyre e uouez . E sept lampeas <)a 
fuoc ardent darant lo setti las quals son li sept sparit da [890 r] dio . E al 
ragardamant dal setti enayma mar ueyricnc semblant al crcstal , e al mecK 
da li setti e alentorn da li setti quatre animai plen d olh darant e dareyrc . 
E Io premier animai semblant a leon . E lo segont animai semblant al ae- 
del . E lo tercz animai hauia facia enayma home . E lo quart animai sem- 
blant ha vna aygla uolant . E li quatre animai vnchascun da lor hauia . 
6 . alias alentorn e dadincz eran plen d olh . E non hauian repaus par 
iorn ni par noit diczent . Sant sant sant segnor tot poderos , lo qtial eras 
e lo qt^al sies e lo qt^al sies a uenir E quant aqtitlh animai donesan gloria 
e honor e banadicion a aqt^al que seya sobra lo setti uiuent en li segle da 
li segle . E li . 24 . uelh se gitteron darant lo sesent al setti e aureron 
lo uiuent en li segle da li segle . E mettian las lors coronas darant lo setti 
dicsant . segnor tu sies degne da racebre la gloria e 1 onor e la uartu . 
Or tu as crea totas cosas e son par la toa uolunta e son creas 

y. E yo uic en la dreyta d aqt^al qua seya sobre lo setti vn libre script 
da dinz e da fora segna da sept sagel . E [390 v] uic vn angel fort pradi- 
eant cun grant uoucz . Qual es degne da hubrir lo libre e dasliar li sagel 
de luy . E alcun non poya ni al cel ni en la tarra ni sot la terra hubrir 
lo libre ni regardar en luy . E yo plagnio grandamant . Car non se trobes 
alcun esser degne da hubrir e legir lo libre ni regardar en luy . E vn da 
li uelh dis a mi . Non plorar . vele leon uence del trip da Juda reycz da 
dauid afin que el hnbre lo libre e desile li sept sagel de luy . E uic e uete 
al mecz del setti e de li . 4 . animai e al mecz de li uelh vn agnel istant 
enayma ocis lo quaì ania sept corn e sept olh li qual son sept sparit de 
dio manda en tota la terra . E uenc e pras lo libre de la destra d aqtiel 
que seya al setti . E auent pres lo libre li quatre animai e li . 24 . uelh 



* Cosi il codice; ma forse la sigla del 'n* qui si voleva risoluta per 'm*. 



278 Salvi oni, 

cagiron dérant l agnel . hauent rnchascan citaras , e phialas d or plenas 
de odorament las quàìs so» las oractons de li sant , e cantanan yn cant 
nouel dicsent . Tu sies degne de penre lo libre e hubrir li sagel de ìuy . 
Car tn sies ocis , e reymies nos a dio cun lo teo sane' de tot trtp e lenga 
e poble e nacions , e nos as fait al noe^re dio reys [S91 r] e preyres e 
regnare» sobre la terra . £ uic e auaic la uoucz de moti angel alef»torij 
del setti , e de li animai e de li uelb , e milier de miliers dieisent cun grant 
nonz . L agnel lo quaX es ista ocis es degne penre la nerta e las riqtieczas 
e la sapienza , e la fortalecza e 1 onor e la gloria e la benedicion . £ tota 
creatt^ra la quaì es al cel e la qua! es sobre la terra e sot la terra e al 
mar e que son en lor , auuic totas dieisent al sesent al setti e a 1 agnel . 
Benedicion e honor e gloria e potestà en li segle de li segle , e li quatre 
animai diczian Amen . £ li . 24 . uelh cagiron cun la facia a la terra e 
adoreron lo uiuent en li segle de li segle 

VI. £ yo uic que 1 agnel hauia hubert vn de li sept sagel e annic vn 
de li . 4 . animai que diczia enayma vna uoucz de troneyre . yen e ueias . 
E yo uic e ueuos vn canal blanc e aqtiel qne seya sobre luy hauia vn are , 
e vna corona fo dona a ìuy . £ salhic fora uencent : afin qt^-el uences . 
E cum el hagues hubert lo segont sagel , e yo anuic lo segont animai dic- 
zent nen e ueias . E salhic fora vn autre canal ros . £ aquel que [391 v] 
seya sobre ìuy fo dona a Iwy qw-el prenes la paz de la terra e que Uh se 
occisessan 1 un 1 antro e li fo dona vn grant cotel . E cum el hagues hu- 
bert lo lercz sagel e yo auuic lo tercz animai qwe diczia uen e ueias . E 
yo uic e nete vn canal nier , e aqt/el que seya sobre ìuy hauia en la «oa 
man vna staterà e auuic vna uoucz al mecz de li . 4 . animai que diczia . 
vna mesura de froment per vn denier e tres mesuras d orge per vn de- 
nier : e non nafrares lo vin ni 1 oli . E cum el hagues hubert lo qnart 
sagel , e yo auuic la uouz del quart animai que diczia uen e ueias . E uic 
e ueuos vn canal pali , e aqwel qwe seya sobre ìuy nom es a ìuy mort , e 
1 enfern seguia ìuy . E poesta fo dona a ìuy sobre la quarta partia de la 
terra , aucire cun lo cottel , cun la fam e cun la mort e de las bestias de 
la terra . E cum el hagues ubert lo cinqtien sagel uic sot 1 autar las armas 
de li aucis per la ixirolla de dio , e per lo testimoni lo quaì ilh auian . E 
cWdauan cun grant uouz dicisent . segnor sant e ueray entro cora non 
iulas e uenias lo nostre sane d aqni'lh que ha^itan en la terra . E foron 
donas a vnchascun de lor [892 r] uestimentas blanchas . E fo dit a lor que 
ilh se repausessan encara vn petit de temp entro qwe lo numbre de li eygal 
serf de lor , e de li lor frayre fossan compii , li q«ol hauian ha esser occis 
enayma encara lor . £ yo uic cum el hagues ubert lo . VI . sagel . e ueuos 
grant terra tremol fo fait . E lo solelh deuente nier enayma vn sac de selicz 
e la luna deuenc tota enayma sane , e las stelas cagigron del cel sobre la 
terra : enayma la fìguiera gitta las soas fias qnont ilh es mogua del fort 
uent . E lo cel se departic enayma libre enuolopa , e tuit li mont e las 
yssollas foron mogu del lor luoc e li rey de la terra e li prtnci e li rie , 
e li trtbunier , e li fort , e tot serf e libre se resconderon en las balmas , 



Il Nuovo Testamento valdese. 279 

e en las peyras de li mont . £ diczon a li moni e a las peyras caio sobre 
nos e resconde nos de la facia d aquel que see sobre lo seti , e de 1 ira de 
1 agnel . Gar lo grani iom de la soa ira es uengu . E qaal poyre istar 

VII. Enapres aquestas cosa yo uic . 4 . angel que istauan sobre li 
qnatre canton de la terra . qt^e tenian li . 4 . uent de la terra qu-Hh non 
sofflessan sobre la terra ni sobre [392 v] lo mar ni en alcun albre . E uic 
vn aatre angel montani de orient que bauia vn segnai de dìo lo uio , e cride 
con grant uouz a li qMotre angel , a li q«al es dona noyre a la terra , e 
al mar dlczeni . Non uolha noyre a la terra ni al mar ni a li albre , entro 
que nos segnan li serf del nostre dio en li lor front . E aunic lo numbre 
de li segna . cent e quara[n]ta quatre , milia segna de tuit li trip de li 
iilh d Israel . Del trip de Juda . 12 . milia segna Del trip de Ruben . 12 . 
milia segna . Del trip de 6 ad . 12 . milia segna . Del trip de Aser . 12 . 
milia segna . Del trip de Neptalim . 12 . milia segna Del trip de Manasse . 
12 . milia segna . Del trip de Simeon . 12 . milia segna Del trip de Leni . 
12 . milia segna . Del trip de Isacar . 12 . milia segna Del trip de (Sa- 
bolon . 12 . milia segna . Del [trip] de Joseph . 12 . milia segna . Del trip 
de Beniamin . 12 . milia segna . Enapres aqe^estas cosas yo uic vna grant 
comp&gnìsi la quaì alcun non poya nn[m]brar de tota gent e trips e pobles 
e lengas istant derant lo seti al regardament de 1 agncl cubert de uesti- 
mentas blanchas , e pai mas en las [393 r] mans de lor . E cridauan cnn 
grant uouz dìczeni . Saln sia al nostra dio , lo quaì se sebre [1. so-] lo 
setti e a 1 agnel . E tuit li angel istauan entorn lo setti , e de li uelb , e 
de li qwotre animai , e cagigron al regardament del setti en las lors facias 
e adoreron dio diczent Amen . Benedicion e clarita , e sapiencia e facza- 
ment de gracias honor e uertu e forcza sia al nostre dio en li segle de li 
segle Amen . E vn de li uelh vespondeni dis a mi . Aqt^isti que son uesti 
de uestimenta blancha qui son , e dont uengron . E yo dis a ìuy . se- 
gnor tu sabes , e el dis a mi . Aquisti son aqt^ilb li qe^al nengron de las 
grant tribulacio[n]s e laneron las lors uestimentas , e las emblanqt^ecziron 
al sane de 1 agnel . Emperczo son derant lo setti de dio , e seruon a luy 
per ìorn e per noit al tempie de héy e aquel lo qt^al see al setti hadita 
sobre lor . Uh non hauren plf/« fam ni se . Solelh ni alcun scalfament non 
cagire sobre lor . Gar 1 angel lo quaì es al mecz del setti regire lor , e 
ameitare lor a las fontanas de las aygas de nita , e dio furbire tota lacrima 
de li olh de lor 

Vili. E hauent hubert lo septen sagel calament fo fait al cel enayma 
per mecza [893 v] bora , e yo uic sept angel istant al regardament de dio . 
E sept trombas foron donas a lor , e vn autre angel uenc e istaua derant 
1 aatar hauent encensier d or , e moti encens foron dona a ìuy . afin que 
el dones de las preyeras de tuit li sant sobre 1 autar d or lo qwal es de- 
rant lo setti • E lo fom de li encens monte de las oracions de li sant de 
la man de 1 angel derant dio . E 1 angel pres 1 encensier , e vmplic ìuy 
de fuoc de 1 autar , e lo mande en terra , e foron fait eleocze e troneyre 
e uouz e terratremol . E li sept angel que hauian las sept trombas s apa- 



280 Salvioni, 

relheron a cantar cu» la tromba . E lo prtimier angel canto cn» la tromba , 
e grant tempesta fo fayta e faoc mescla ca» sane , e foron trames en t^rra 
e la tercza partia de la tèrra fo brasa , e la tercza partia de li albre fo 
crema , e tot fen aert fo bnisa . E lo segont angel canto con la tromba , 
e fo gitta al mar enayma yn grant mont de faoc ardent . E la t«reza part 
del mar fo fayta sane , e morie la tercza partia de las creaturas que era» 
al mar que hauian armas , e la tercza partia de las naus perle . E lo tera 
augel cante can la tromba , e del cel cagic yoa grant stella ardent enayma 
vna [394 r] faysella , e cagic en la tercza partia de li flum e en las fon- 
tanas de las aygas . E lo nom de l estella es dlt oysent , e la tercza par- 
tia fo canaertia en oysent , e moti home moriron per las aygas . Gar ellas 
foron faytas amaras . E lo qtfart angel cante can la tromba , e la tercza 
part del solelh fo feria e la tercza part de la lana , e la tercza parila de 
las stellas , enayei que la tercza partia de lor fo scorczia . E la tercia 
partia del iorn non Inezie , e semilhantament de la noit . E yo nic e auaic 
vn angel que aolaaa per lo mecz del cél diesent can grant aouz . Mala- 
aenttira m'alaacnttira , a li haditant en la terra . E de las aatrajs noaz àe 
las trombas de li trey angel li qtial h[a]aian a cantar con la tromba 

IX. E Io cinquen angel cante can la tromba e yo aie vna stella esser 
cagia del' cel en terra . E fo dona a ley las claas del pocz de 1 abis . E 
haberc lo pocz de 1 abis , e fam monte del pocz enayma fam de grant for- 
nata . E lo solelh e 1 ayre fo soarczi del fum del pocz . E lengostas isserei 
del fam del pocz en terra . E poesta fo dona a lor enayma han poesia li 
scrapion de la terra . E fo comanda a lor que ilh non nafressan lo fen àé 
la terra [894 y] ni tota cosa aerda ni tot albre si non solament lì home 
que non an lo segnai de dio en li lor firont . E fo dit a lor qu-ilh non oc- 
cissesan lor . Mae li crticiessan per cinque mes . E lo cruciament de lor 
es enayma lo cruciament de 1 escarpion quant el ha feri 1 ome • En aquilh 
iorn li home cercaren la mort , e non la trobaren , e desiraren de morir e 
la mort fngire de lor . E las semblanczas de las langostas semblant a li 
caaal aparelha-a la battalha . E sobre li cap de lor enayma coronas sem- 
blant ha or . e las faciaa de lor enayma facias d omes . E hanian li cauelh 
enayma canelh de fennas . E las dent de lor eran quaei de leon , e hania» 
correas enayma correas de forre . E la aouz de las alas de lor enayma 
aoacz de carré e de moti canal corrent a la battalha . E hàatan coas sem- 
blant a li scrapion . E agalhons eran en las coas de lor • e la poesta de 
lor noire a li home per . 5 . mes . E hanian sobre de lor rey angel à» 
1 abis . Lo nom del qual es en ebraic Abeddon , e en grec . Àpollyon , czo 
es destrnador . L ana Malaaentara anne . E uenos doas Mala[895 r]aent«ra 
aenon encara enapres aquestas . E lo seysen angel cante can la tromba , 
e aaaic vna aoaz de li quatre canton de 1 aatar d or que es derant 11 olii 
de dio , dicsent al seysen angel lo qual hania la tromba . Deslia li . 4 . 
angel que son liga al grant flam de Eaphrates . E li quatre angel foro» 
desliga , li qual eran a 1 ora aparelha e lo iorn e lo mes e 1 an , afin que 
ilh aacissesan la tercza partia de li home . E lo nnmbre de 1 ost a canal 



Il Nuovo Testamento valdese. 281 

. 20 . aecz.mìl uecz decz milia . E yo aouìc lo numbre de lor . E enayai 
ole lì canal e» uesio» . £ aquilh que seyan sobre lor hauian albergiotis 
de faoc , o de iacentienc , e solprienc . E lì cap de li caual eran enayma 
cap de leone . E fuoc e fam e solpre salhia de la bocca de lor . E la tereza 
partìa de 11 home fo aucìta d aquestas trey plagas , del fuoc e del fum e 
del solpre las quaìa salhian de la bocca de lor . Car la poesta de lor es 
en la bocca de lor , e en las coas de lor . Gar las coas de lor son semblant 
ha serpens haueni capa . E emperczo noyon . E 11 autre home lì qtial non 
son occis d aquestas plagas , e non fan pent^eneìa de las obras de las lors 
mans , afin qtie ilh non hadoran lì demoni [59S v] e simnlacros d or , e 
d argent e d aram e de peyras e de leng . Las quaìs non pon ueser ni 
anuir ni annar , e non feron peni/eneia de lor hom ecidi ni de las lors 
feytnras ni de las lor * fornigacìon ni de li lor fnrt 

X. E yo uic vn autre angel fort descendent del cel uesti de nebla , e 
1 are celestial al cap de ìuy . E la facia de luy era enayma lo solelh , e 
li pe de ìuf/ enayma coIona de faoc . E hania en la soa man vn libre hubert . 
E pause lo seo pe dreit sobre lo mar , e lo senestre sobre la terra . E cride 
cun grant nouz , enayma leon quauì el rugis . E hauent crtda li sept tro- 
neyre porleron las lors uouz . E cum li sept troneyre haguessan parla las 
lors nouz . E yo hauio ha scriro . E yo auuic vna uoucz del cel diczent a' 
mi . Segna aquellas cosas las quaìs han parla li sept troneyre : e non las 
scrire • E 1 angel lo qua! yo uic que istaua sobre lo mar , e sobre la terra 
lene la soa man al cel , e iure per lo uiuent en li segle de li segle . Lo 
qiial cree lo cel e las cosas que son en ìuy e la terra e las cosas qt^e son 
en ley . e lo mar e las cosas que son en ìuy . [396 rj Gar temp non sare 
plus . Ma« al iorn de la uouz del septen angel quant comenczare a can- 
tar cun la tromba lo mencstier de dio se consumare enayma el prediqne 
per li seo serf prophetas . E auuic dereco vna uoucz del cel que parlaua 
con mi e diczia . Yay e pren lo libre ubert de la man de 1 angel que ista 
sobre lo mar e sobre la terra . E yo aney a 1 angel e dis a luy , que el 
dones a mi lo libre . E el dis a mi . Pren lo libre e deuora ìuy e fare 
amareiar lo teo uentre . Ma« el sare docz en la toa bocca enayma mei . E 
yo receop lo libre de la man de 1 angel , e deuorey ìuy . E era docz en 
la mia bocca enayma mei . E cum yo hagues deuora ìuy lo meo uentre 
amareie . E el dis a mi . La te couenta dereca ' propheteiar a motas gencz 
e pobles e lengas e reys 

XI. E cana fo dona a mi semblant vna nerga diczent . Lena te e mc- 
sura lo tempie de dìo e 1 autar , e aqmlh que adoran en ìuy . Mae gioia 
fora lo porti lo quaì es de dinz ' lo tempie e non mesurar ìuy . Gar el es 



^ Il Codice ha veramente 'lors*; ma sotto il '-s' e* è il punctum delens. 

' Non ben chiara la vocal finale di questa parola. 

' 'De dinz' sta al margine, della stessa mano che ha vergato il cod.; ed 
è sostituito a un 'fora*, ancora brn visibile, non ostante la cancellatura. La 
cosa, com'è risaputo, non è senza qualche importanza. 



282 Salvioni, 

dona a las geni . E scalqti^iaren la santa cipta per . 4S . mes . E donarey 
a li meo day testimoni .sperit de prophecia e prcphe[896 v]teiaren mil e day 
cent e seysanta iorn uesti de Bach . Aquisti son doas oliuas e day cande- 
labro laczenfc istant al regardament de dio de la terra . E si alcun uolre 
noyre a lor faoc ìssire de la bocca de lor e deuorare li enemic de lor . E 
si alcun aolre nafrar lor coaenta ìuy enay«i esser occis . Aqtitlh han poesta 
de claure lo cel que non ploua en li iom da la prophecia de lor . £ han 
poesta de canuertir las aygas en sane , e ferir la terra de tota plaga per 
quani uecz que ilh uolren . E quani ilh hauren feni lo lor testimoni la 
bestia la quai montana de 1 abis fare batalha eneontra lor e nenczara lor 
e occire lor . E li cors de lor iayren en las placzas de la grant citta , la 
qual es apella sperituament Sadoma e Egipt , al qual luoc lo nostre se- 
gnor a ista crncifica . E pobles e tr»ps e lengas e gentils ueyre[n] li cors 
de lor per . 3 . iom e mez e non laissaren pausar li cors de lor en li 
monlment . E li ha^itant en la terra s alegraren , e se exautaren sobre 
lor . E mandaren donas 1 un a li autre diesent . Gar aqwtsti duy propheia. 
an tormenta aqm'lh li qf^al haòitauan sobre la terra . [397 r] . E enapres 
. 3 . iorn e mecz 1 esperit de la uita de dio intre en lor , e isteron sobre 
li lor pe . E grant temor cagic sobre aqutlh li qual uigron lor . £ ilh 
àuuiron grant uoucz del cel diczent a lor . Monta czay . E ilh monleron 
al cel en ninola , e uigron li lor enemic . E grant monament de terra fo 
fayt en aquella bora , e la deczena partia de la citta cagic . E foron occis 
al mouament de la terra sept milia nom d omes , e li autre foron spauanta , 
e doneron gloria a dio del cel . La segonda Malauente^ra anne , e ueuos 
la . 3' . malauentura uenre uiaczament . E lo septen angel canto cun la 
tromba . E grant uoacz fo fajta al cel diczent . Fait es lo regno d aquest 
mont del noe^re segoor e del seo x/°»>t e regnare en li segle de li segle 
Amen . E li . 24 . uelh li qtial seon al regardament de dio en li lor seti 
cagiron en las lors facias e oreron dio diczent . segnor dio tot poderos 
lo quaì sies e lo qua! cras e lo qua\ sies a uenlr • Nos facze[n] gractas a 
tu . Gar tu receopies la toa grant uertu e as regna • E las gent s-eyreron , 
e la toa yra es uengua , e lo temp [397 v] de li mort , afia que ilh sian 
iuia ; e rendas la marci a li teo serf propheta e a li teo sant e a li tement 
lo teo nom , a li petit e a li grant , e destermenan aqtitlh que corrompo» 
la terra . E lo tempie de dio fo ubert al col , 1 archa del testament de ìup 
fo uista al tempie de luy . E foczcr e uoucz e mouament de terra e grant 
tempesta 

XII. E un grant segnai aparec al cel . Fenna uestia de solelh , e la 
luna sot li Pe de ley , e corona de . 12 . slellas al cap de ley . E era 
hauent al uentre e cr/daua aparturent , e suffria torment per enfantar . £ 
fo uist vn autre segnai al cel . E ueuos vn grant dragon ros que aula . 7 . 
cap e decz corn e . 7 . coronas en li seo cap : e la soa eoa tiraua la tercza 
partia de las stellas del cel e mes las en terra . E lo dragon iste derafit 
la fenna la qual deaia enfantar : aiin que quant ella agues enfanta deuores 
lo filh de ley . E ella enfante filh mascle lo qual era a regir totas las geni 



Il Nuoto Testamento valdese. 283 

en uerga ferricnca . E lo fìlh de ley fo raubi a dio e al setti de luy . £ 
la fenna fagic en [898 r] la solecza ont olla ha In oc aparelha d^ dio : afìn 
qu'iìh nnrlssaf» ley aqti« mìl e dny cent e seysanta iom . E grant batalha 
fo fait al cel . Michel e li angel da luy hattalhauan cnn lo dragon o lo dra- 
gon battalhaua e li angel de loy e non pogron . E lo luoc de lor non fo 
atroba plus al cel . E aqtiel grant dragon serpent antic lo quaì es apella 
diauol e sathanacz fo degita . Lo qtial enganaua tota la redonde^a de la 
terra , e fo gita en terra : e li angel de luy foron mes cun luy . E yo 
anni e grant uonz diczent . Salu es ara fayta al cel e uertu e lo regne dei 
nostre dio , e la poesta del seo ^ria^ . Car 1 acusador de li nostre frayre 
es degita . Lo qual acusana lor per iorn e per noit , derant lo regarda- 
ment del nostre dio . E ilh uenceron luy Per lo sane de 1 agnel , e per 
la parolla del testimoni de luy e non ameron las lors armas entro a la 
mort . Emperczo o cels alegra uos , e uos li quaì basita en lor . Malauen- 
tura a li haòitadors de la terra , e del mar . Car lo diauol descende a uos , 
lo quaì ha grant ira sabent . Car el ha poc temp . E pois que lo dragon uec 
que el era ista [398 v] gita en terra . Persegue la fenna la qe^al aparturic 
mascle . E doas alias de vna grant aygla foron donas a la fenna : afìn que 
ella uoles al desert al seo luoc al quaì es nuria per temp e per temps , e 
per mccz temp . de la facia del serpent . E lo serpent trames ayga de la soa 
bocca enapres la fenna enayma rn flum afìn qw-el la fes esser tira del flum . 
E la terra aiude a la fenna , e la terra huberc la soa bocca e furbic lo 
flum , lo qfml lo dragon hauia trames de la soa bocca . E lo drac fo ira en- 
contra la fenna . E anne far batalha cun li remas del semecz de ley . Li 
c[ua\ gardan li eomandameni de dio , e an lo testimoni de yesus X"'^^ * ^ 
iste sobre I-arena del mar 

Xin. E yo uic vna bestia montant del mar hauent . 7 . cap e . 10 . coni 
e • 10 . coronas sobre li corn de ley : e sobre lo cap nom de blestema . E la 
bestia la quaì yo uic era semblant a leopart , e li pe de ley enayma pe d ors . 
E la bocca de ley enayma bocca de leon . E lo drago» done a ley la 
soa uertu e lo seo setti e grant poesta . E yo nìc vu de li seo cap quasi 
enayma occis a mort , e [399 r] la plaga de la soa mort fo sana . E tota 
la terra se mereuilhe enapres la bestia . E adoreron Io dragon lo qua\ done 
la poesta a la bestia . E adoreron la bestia dicze[n]t . Qual es semblant a 
la bestia , e qua\ poyre combatre cun ley . E bocca fo dona a ley qoe por- 
lana grant cosas e blestemas . E poesta fo dona a ley far per . 42 . mes . 
E ubere la soa bocca cn blestemas encontra dio , a blestemar lo nom de 
luy e lo seo tabernacle e aqu»lh li qt^al ha^itan al cel . E fo dona a ley 
far battalha cun li sant . E uenczer lor . E fo dona a ley poesta en tot 
trip e pobte e lenga e gent . E tuit aqutlh que ha&itauan en la t^rra orauaw 
ley . Li nom de li quaX non son script al libre de uita ni de 1 agnel , lo 
qual fo occis de 1 ordenament del mont . Si alcun ha aurelhas auna . kque\ 
qfie amenare cn captiuita annare en captiuita • Aqnel que occire cun lo 
cottel couenta luy esser occit con lo cottel . Ayci es la pac»eneia e la fé 
de 11 sant . E yo uic vna autra bestia la qual salhia de la terra , e auia 



iSÌ Salvioni, 

day corn semblant en aquiìk d u» agnel , e parlaua enayma io drago» . 
E faccia tota ia poesta de la primiera bestia , al regardament [399 v] de 
Icy , e fey que la terra e li ho^itant e» ley adorerò» la primiera bestia . 
La plaga de la mort de la quaì fo sana . £ fey grant ensegnas enay«i que 
encara faczes descendre faoc del cel en terra al regardament de li ome . 
£ enganare li ho^itant e» la terra , per las ensegnas las quaìa sor* donas 
a ley far al regardament de la bestia . diczcnt a li haftita[n]t en la terra 
qw-tlh faczessan 1 imagena de la bestia la quaì ha plaga de cotel , e uìsqtie . 
£ fo cunceda a ley qti-ilh dones sperit a l eymagena de la bestia : e que 
1 eymagena de la bestia parlcs . £ fare que quaì que quaì non adoraren 
1 eymagena de la bestia sia occis . £ fare qf^ tait li petit e li grant e li 
rie e li paure e li serf e li libre ' , penren la charata en la soa man dreyta e 
e en li lor front . £ que alcun non poissa comprar ni uendre , si non aqtiel 
que ha la charata o lo nom de la bestia o Io (D)numbre del nom de ley . 
Ayci es la sapieneia . £ aqt/el lo qual ha entendament , cointe lo nnmbre 
de la bestia . Cor es numbre d ome , e lo numbre de ley es seys cent e 
seysanla e seis 

XIV. [400 r] £ yo uic e neuos 1 agnel istana sobre lo mont de syo» 
e cun si cent e . 44 . roilia hauont lo nom de ìuy e lo nom del payre de 
ìuy scrf'pt en li lor front • £ yo annic Tna uoncz del cel enayma la nona 
de motas aygas , e enayma uoucz de grant troneyre . £ la uoucz la qua\ 
yo auuic era enayma uoucz de citoriiadors citariczant en las lors cltaras . 
£ cantauan enayma vn cant nouel derant lo setti de dio , e derant li . 4 . 
animai , e li uelh . £ alcun non poya dire lo cant . si non aqifilli cent e 
. 44 . miiia li quaì son compra de la terra . Aqutsti son li qual non son 
socza con las fennas . Gar son uergene . Aquisti segon 1 agnel al qtial luoc 
el annare . Aqtiisti son compra de li home prtmicias a dio , e a 1 agnel . 
£ meczonia non es atroba en la bocca de lor . Cor son sencza macula 
derant lo setti de dio . £ yo uic vn autre angel uolant per mecz lo cel 
haaent euangeli eternai : afìn qu-el prediques a li abittant sobre la terra , 
e sobre tota gent e trip e lenga e poble diczent en grant uouz . Teme lo 
segnor e dona a ìuy honor . Gar 1 ora del ludici de In^ uen , e adora l«y 
lo quaì [400 v] fey lo cel e la terra e lo mar e totas las cosas que son en 
lor , e las fontanas de las aygas . £ autre angel segue ìuy diczent . Gagic 
cagic aquella grant Babelonia la qnal abeore totas las gent del uin de I ira 
de la soa fornicacion . £ lo tercz angel segue lor diczent en grant uoucz . 
Si alcun adorare la bestia e 1 eymagena de ley e recebre la charata «1 seo 
front en la soa man . Aquest beore del vin de 1 ira de dio lo qiial es 
mescla cun lo pur calici de 1 ira de In^ me«eyme . £ sare tormenta cn 
fuoc e en solpre al regardament de li sant angel , e derant lo regarda- 
ment de l agnel . £ lo fum de li torment de lor montare en li segle de li 
setole . £ aquilh li quaì oreron la bestia , e 1 eymagena de ley non han 



* Potrebbe anche essere 'liber*. 



Il Nuovo Testamento valdese. 285 

repaus per iorn ni per noit . E si alcan aure receopu la choraia del nom 
de ley . Àyei es la pacieneia de lì sani la [1. li] quaì gardan li comandament 
de dio e la fé de ye^t^ . £ yo auuic uoncz del cel dìczenì a mi seri . Beneura 
son li mort li quaì moron al segnor . dar 1 esperii di ia qtt-iJh se repau- 
saren daqutenant de las lors obras . I/Las las obras de lor segon lor . E 
yo aie e aenos uluola [401 r] bianca , e lo sessent sobre la niuola semblant 
al filh de la uergena . Hauent al seo cap corona aurienca , e en la soa 
man fancz agua . E auire angel salhic del tempie cridant en grant uoucz 
al sessent sobre la ninola . Trame t la toa fancz e meissona . Car 1 ora es 
uengna que la sia meissona . Car la meisson de la terra secque . E aqt/el 
que eeya sobre la ninola trames la soa fancz en terra , e meissone la terra . 
£ antro angel issic del tempie lo qual es al cel , e el meseyme hania fancz 
agna . E autre angel issic de 1 antar lo qtial a poesta sobre lo fnoc e crtde 
en grant noncz a luy lo qtiai hania la fancz agna die^sent . Tramct la toa 
fancz agna e vendemia las huas de la vigna de la terra . Car las hnas de 
ley son mad«ras . E 1 angel trames la soa fanz agna , e vendemic la vigna 
e la mes al grant lac de 1 ira de dio . E lo lac fo scalqueia fora la citta . 
E sane issic del lac entro a li frem de li canal per mil e . 6 . cent stadis. 

XY. E yo nic antra ensegna al cel grant e mereuilhosa Sept angel 
hanent sept plagas dereyranas . [401 v] Car 1 ira de dio es eomplia en lor . 
E yo aie enayma mar neyrienc mescla de fnoc , e aqutlh que hauian reporta 
la nictoria de la bestia , e de 1 eymagena de ley , e de la charata de ley , 
e del nnmbre de ley , istant sobre lo mar neyrienc hanent las citaras de 
dio . E cantanan lo qt^ant de Moyses serf de dio, e lo qnant de 1 angel 
diczent . segnor dio tot poderos , las toas obras son grant , e merenì- 
Ihosas . rey de li sant las toas nias son instas e nerayas . segnor qual 
non temare tn e magnificare lo teo nom . Car tu sol sies bon . Car totas 
las gent nenren , e adoraren al teo regardament . Car li teo indici son 
manifest . Enapres aquestas cosas yo nic e nete lo tempie del tabernacle del 
testimoni fo hnbert al cel , (e) E sept angel hauent . 7 . plagas salhiron del 
tempie nesti de lin mond e candi , e ceint entorn al peyt de centnra d or . 
E yn de li . 4 . animai done a sept angel sept fialas d or plenas de 1 ira 
de dio ninent , en li segle de li segle . E lo tempie fo vmpli de fnm de la 
magesta de dio e de la nertu de ìuy . E al[402 r]cun non poya intrar al 
tempie entro que las sept playas de li sept angel fossan enmplias 

XYI. E yo auuic vna grant noncz del tempie que diczia a li sept angel . 
Anna e scampa las sept fialas de 1 ira de dio en terra . E lo prt^mier angel 
anne e scampe la soa phiala en terra . E crt^della e peissima plaga fo fayta 
a li ome li qtfai hauian la charata de la bestia , e aquilh qtie adoreron 
1 eymagena de ley . E lo segont angel scampe la soa phiala al mar , e fo 
sane enayma de mort , e tota arma ninent al mar morìe . E lo tercz angel 
scampe la soa phiala sobre li flnm , e sobre las fontauas de las aygas . E 
foron faytas sane . E yo auuic 1 angel de las aygas diczenì . segnor tu 
8ies inst . Lo qual sies e lo quaì eras : sant . Car tu as inia aqf^estas co- 
sas . Car ilh scamperon lo sane de li sant e de li propheta e donies a lor 



286 Salvioni, 

beore sane . Car ilh e» so» degne . E yo auuic autre que diczia dereco . 
segnor dio tot poderos , li teo indici son ueray e ius^ . £ lo qnart angel 
scampe la soa phiala al solelh , e fo dona a ìuy aflegelir [402 y] li onae 
per calor e per fnoc . £ lì ome s-escalfero» per grani scalfament , e ble- 
stemeron lo nom de dio hanent poesia sobre aqt/estas plagas , e no» feyro» 
penitencÌB. qu-ilh donessa» a ìuy gloria . E lo . 5 . angel scampe la soa 
phiala sobre lo setti de la bestia . E lo regne de ley fo fait tenebras , e 
maniero» las lors le»gas per dolor , e blesiemero» dio del cel per li lor 
dolor , e per las lors plagas , e no» fero» pem^eneia de las lors obras . 
E lo seysen angel scampe la soa phiala en aquel gra»t flom Eofrates e 
seque 1 ayga del flnm afin q»e la nia del fìey de solelh leaa»t sia aparelha . 
E yo ni e issir de la bocca del drago» e de la bocca de la bestia e de la 
bocca del fals propheta ires socz sperit e» maniera de ranas . Cor so» sparii 
de demonis faczeni ensegnas : afin q»-«lh ano» a li Rey de tota la terra , 
aiostar lor e» battalha al gra»t iorn de dio tot poÌ8sa»t . Ueuos yo ueno 
enayma lo layre . Aq»el es beneura lo qua! uelha e garda las soas uesti- 
me»tas q»-el no» a»ne nu , e uea» la soczura de luy . E aiostare . lor al 
laoc lo q»al es dii en [403 r] hebraic hermageddo» . E lo . 7 . angel scampe 
la soa phiala e» 1 ayre , e grani nouez issic del tempie del setti dicze»t . Fait 
es . E foczer , e uoncz , e tro»eyre foro» fait e gra»fc moname»t de terra fo 
fait . Lo qua] no» fo vnqt^a pois qtie li ome foro» sobre la terra aytal 
moname»t de terra enayei gra»t . E la gra»t citta fo fayia e» trey part . 
E las cittas de las geni cagiro» . E la gra»t . Babelonia ne»c e» memoria 
dera»i dio : afin qt^e el li donnea lo ealici del yin de 1 e»degnacio» de 
la soa ira . E tota ysola fugic e li mo»t no» so» atraba . E gra»t tempesta 
enayma rn talent desce»de del cel sobre li ome . E li ome blesiemero» dio 
per la plaga de la tempesta . Cor ilh fo fayia gra»i plaga forment 

XYII. E vn de li sepi angel li qt^al hanian las sept phialas vene e porle 
cu» mi dicze»t . Uen e yo mostrarey a ta la dampnacio» de la grani me- 
retrtcz y la qiMÌ see sobre moias aygas . Cu» la qfial li fìey de la terra 
fornignero» . E aquflh li qual ha^iian e» la terra so» enubrìa del vln de 
la soczara de ley . E me tire e» sperii al desert . E yo uic [403 v] ma fenna 
qtie seya sobre vna bestia rossa piena de noms de blestema hane»t sept eap e 
decz corn . E la fe»na era circa»da de polpra e de-scarlata , e omaa d or e 
de peyras preciosas e de margaritas : aue»t vn calici d or e» la soa man 
pie» de habominacio» de la no» mn»dicia de la fornigacio» de ley . E nom 
script al firo»i de ley . 6ra»t Babelonia mayre de las fomigacio»s e de las 
abomi»acio»s de la terra . E yo uic la fe»na ubrta del sa»c de li sa»t e del 
sa»c de li martre de yeetie . E cum yo hagnes uist ley me mereailhey de 
gra»t mereuilha . E 1 a»gel dis a mi . Per que te merenilhas . Yo direy a 
tu lo me»esiier de la fe»na e de la bestia la quaì porta ley la qual ha sept 
cap e decz corn . La bestia la quaì tu ueguies fo , e no» es , e ha a montar 
de 1 abis e annare e» perdicio» . E lì abita»i e» la terra se mereuilhare» . 
Li n'om de li qual no» son script al libre de ulta , de 1 ordename»t del 
mo»t , ueseni la bestia la qual era e no» es . Àyci es sen que ha sapieneia . 



Il Nuovo Testamento valdese. 287 

Li sept cap so» sept moni sobra li qua\ la fenna see : e son sept Bey li 
cinq eagiro» , e 1 un es e 1 aatre [404 r] non uen encara . Ma« cnm el 
sare uengu couenta ìuy permanìr petit temp . E la bestia la qua! era e 
non es ella meseymn. es octana , e es de las sept , e vay e» perdecion . £ 
li . 10 . com li qt$a\ ta negnies sof» • 10 . Rey li qua! non an encara 
pres regne . I/Las ilh recebren pottesta tant coma Rey vna bora can la be- 
stia . Aqfiisti an vn conselh , e donaren la lor potestà e la nerin a la be- 
stia . Aqtiìsti combatren cun 1 agnel , e 1 agnel uenczare lor . Cor el es 
segnor de li segnor e Rey de li rey : e agtiilh que son cnn ìuy son appella 
esleit e Mei . E dis a mi . Las aygas que tu negnies , ont see la mere- 
tricz Bofi pobles e gent e compagnias e lengas . E li . 10 . corn li qual tn 
negnies a la bestia . Aquisìi persegren cun odi la meretricz e faren ley 
deysolla e nua , e maniaren las carn de ley e cunsomaren ley a fnoc . Gar 
dio done en 11 cor de lor qu-ilb faczan czo qu» playre a lei ^ afin que ilh 
faczan vna nolnnta : afìn qu-ilh dognan lo seo ragne' a la bestia entro 
que las parollas de dio sian complias . E la fenna la quàì tn negnies es 
la grant citta la qua! ha rogne sobre li Rey de la terra 

XYIII. [404 v] Enapres aquestas cosas yo ulc vn antre angel descen- 
dent del cel hanent grant potestà , e la terra fo enlumena de la gloria de 
ìuy • E crido en grant nonz dìe^ent . Gagic cagic la grant Rabelonia e es 
fayta abitacion de demonis , e garda de tot sperit non mond e garda de 
tot oysel non mond , e ayrinol . Gar totas las gent begron del vin de 1 ira de 
la fornigacion de ley . E li rey de la terra forniqneron cnn ley , e li mar- 
cani de li [1. laj terra son fait rie de la nertn de las soas riqtieczas . E yo 
auuic vna antra noncz del cel diczent . lo meo poble isse de ley e non 
sia porczonier de li forfait de ley , e non recepia de las plagas de ley . 
Gar li peca de ley pernengron entro al cel . E dio se recorde de las ene- 
qtiitas de ley . Rende a ley enayma ella rende a uos , e dobla a ley doblas 
cosas segoni las obras de ley . Lo beoraie lo qtial ella mescle a nos mescla 
a ley doblament . En tant qtiant ella se glorifiqne e fo en deleit tant me- 
scla a ley torment e plor . Gar ella dis al seo cor . Yo soy reyna e non 
8oy nena e non neirey [405 r] plor . Per ayczo nenren en vn iom las pia- 
gas de ley , la mort ^ lo plor , la fam , e sare brusa a fnoc . Cor lo se- 
gnor dio es fort lo qtial la iniare . fi li rey de la terra li qnal fornigneron 
cun ley , e nisqtieron en li deleit de ley ploraren e plagniren sobre ley : 
qtiant ilh neyren lo fnm de 1 embrasament de ley , istant de long per la 
temor de li torment de ley diesent . Malauenttira malanentura a aqfiella 
grant citta . Babelonia , a aqtiella citta fort . Gar lo teo indici nenre en 
ma bora . E li marcant de la terra ploraren e plagniren sobre ley . Gar 
alcun non comprale pìu8 las marcandias de lor las marcandias de 1 or e 
de 1 argent e de peyras preciosas , e de margaritas e do bis e de polpra 



^ Non ben deciferabili le ultime dne lettere. 
* L*'a' par voluto ridurre ad 'e'. 



288 Salvionì, 

e de sea e d-escarlata e tot leng odorant , e tot uaysel d auoli e tot aaysel 
de leng preciosissime e d aram e de ferre e de marmo , e cinamome , e 
odorawewt e vnguewt , e en Gens [1. enceus] e de vin e d oli e de semolla 
e de mancip e d armas d omes . E li pom desiriùol de la toa arma , se 
partÌTon de tu , o totas cosas grassas e forment claras san perias d6 ta e 
la non trobares plf/9 de lor . Li marchant d aquestas cosas que sì son 
[405 v] fait rie istare» de long per la temor de li torment de ley plorant 
e plagnent e dicaent . Malauenttcra malauentura a aquella grant citta la 
quaì era cuberta de bis e de plapra e de-scarlatta e era orna d or e de 
peyras preciosas e de margaritas • Cor en vna bora foron abandonas tai»tas 
rlqtieczas e tot gouernador e tota compagnia d aqwilh que nauegaf» , e li 
marinier e aqutlh qt^e obra» al mar isteron de long, , e nesent lo looc de 
1 embrasament de ley crideron , di^ent . Qual es semblant a aquesta grant 
citta . E paiiseron pois sobre li lor cap , e crideron plorant e plagnent 
diczent . Malauentura malauentura a aquella grant citta en la qual so» 
fait rie tuit aquìlb que han naus al mar del precz de ley . Cor ella cs de- 
sola en rna bora . cel o sants apostols e prophetas alegra uos sobre ley . 
Car dio ha iuia lo uostre indici de ley . E vn fort angel pres peyra enaynta 
grant molar , e la mes al mar diesent . Gun aquest emlfrtuament sare gita 
aquella grant citta Babellonia , e ia non sare plus atroba . E la uoucz de 
citareczador e de musicador [406 r] e de cantant cnn la calamoila e cun 
la tromba non sare plu« aunia en tu , e tot artes de tot art non sore pìus 
atroba en tu , e la uoucz de la mola non sare(n) plu« auuia en tu , e lume 
de luczerna non Inczire plus en tu , e la uoucz de 1 espos ni de 1 esposa 
non S(zre auuia enapres aquestas cosas en tu . Gar li teo marchant eran li 
prt'nci de la terra . Gar totas las gent arreron en las toas feytnras , e en 
ley fo atroba lo sane de li sant , e de li propheta e de tuit aqutlh que son 
mort en* terra 

XIX. Enapres aquestas cosas yo auuic vna grant uoucz de mota eimi- 
pagnia al cel diczent alelua . Salu e honor e gloria e uertu es al nostre 
segnor dio • Gar li ludici de ìuy son ueray e ìust . Lo qual iuie de la grani 
meretricz la qual corrompe la terra cnn la soa forni cacion , e nenie lo 
sane de li seo serf de la soa man . E dereco diseron alelua . E lo seo fum 
monte en li segle de li segle . B li • 24 . uelh e li . 4 . animai , cagiron 
e oreron dio lo sessent sobre lo setti diczent Amen alelua . E issic vna 
uoucz del setti diczent . Lauua lo nostre dio tuit li sant , e aquilh li 
[406 y] qual temon luy petit e grant . E auuic uoucz enayma de grant com- 
pagnia enayma uoz de motas aygas , e enayma de grant troneyres diczent 
alelua . Gar lo nostre segnor dio tot poissant regno . Àlegren nos e nos 
exauten e donen a lu^ gloria . Gar las noczas de 1 agnel uengron , e 1 esposa 
de lu^ se derant aparelha . E fo dona a ley q«-»lh se cuebra de bis re- 
splandent e blanc . Gar lo bis son las iustificacions de li sant . £ dia a 
mi . Seri aqutlh son beneura li qual son appella a la dna de las noczas 
de 1 agnel . E dis a mi , aquestas paroUas de dio son uerayas . E yo cagic 
derant li pe de ìuy que yo adores ìuy . E el dis a mi . Ueias non fares 



Il Nuovo Testamento valdese. 289 

yo Boy lo teo eygal seri , e 46 li teo frayre li guai an lo testimoni da ye- 
9US . Adora dio . Cor lo testimoni de yesus es sperit dd prophecia . E yo 
aie lo cel nbert , e aeaos canal Mano • E aqtiel que seya sohre ìuy era 
spella fidel , e aeray , e loia , e combat per iusticta . Ma« li olh de lay 
eran enayma flama de fnoc , e motas corronas al cap de \uy baaent nom 
script , lo qtiai alcun non conoc si non el meteyme . E era «esti de ues- 
[407 r]tìmenta teinta de sane . E lo nom de luy era apella porolla de dio . 
£ li exerciti li qtial eran al cel seguian ìuy en cauancz blancs uesti de bis 
mond e blanc . E glay agu de cbascnna part salbia de la bocca de ìuy • 
Afìa qf^e cnn ìuy fiera las gent . E el meaeyme regire lor en uerga fer- 
rienca . E el meseyme calcare lo trulh del uin de la furor e de 1 ira de 
dio tot poderos . E ha script en la soa uestimenta e en la saa ^ coysa . Bey 
de li rey , e segnor de li segnoriiant . E uic vn angel que istaua al solelh , 
e cridaua en grant uoucz àìc%eni a tnit li oysel li qual uolan per mecz lo 
cel . Uene e sia aiosta a la grant cina(n) de dio : afin que uos manie las 
cara de li rey , e las carn de li tribunier e las carn de li fort e las carn 
de li canal e de li sessent en lor , e la carn de tuit li frane , e de li serf 
e de li petit e de li grant . E yo uic la bestia e li rey de la terra e li lor 
exerciti aiosta a far battalha cun aqt«el qtfe seya sobre lo canal e cnn lo 
seo exerciti . E la bestia fo presa e lo fals propheta cnn ley . Lo qtfal fey 
ensegnas derant ìuy . Per lo quaì enganaua aqutlh que receopron la ca- 
rata de la bestia , e aqtitlh li qf«al adoreron [407 v] 1 eymagena de ley . 
Aqtfìsti.dny foron gitta nio en 1 estang del fnoc ardent e del solpre . E li 
antre foron ocis con lo cotlel lo quaì salbia de la bocca d aquel qtfe seya 
sobre lo canal : e tuit li oysel foron saczia de la carn de lor 

XX. E yo uic vn angel descendent del cel hauent la clan de 1 abis , e 
vna grant cadena en la soa man . E pres lo dragon serpent antic lo qtial 
es apella dianol e satbanacz , e ligne ìuy per mil an e mes ìuy en 1 abis , 
e sarre , e sagelle sobre ìuy afin qti-el non enganea plue las gent enU*o 
que mil an sian compii : E enapres aquestas cosas couenta ìuy esser desila 
petit temp . E yo uic settis e li sesent sobre lor , e lo indici fo dona a 
lor , e las armas de li decolla per lo testimoni de yeeut e per la parolla 
de dio , e aqtitlh qwe non adore(n)ron la bestia ni la ymagena de ley ni re- 
ceopron la charata de ley en las lors mans . ni en 11 lor front , e nisqtieron 
e regneron cnn ^rie^ mil an . Mae li antre de li mort non renisqueron 
entro qtie mil an sian compii . E aqtiesta es la prtimiera resurecion . £ 
aqtiel es benenra e sant 

XXL 

[408 r] enlnmenare ley , e 1 agnel es Inczema de ley . E las gent annarei» 
al lume de ley . E li Rey de la terra portaren la lor gloria e honor tn 



* Il primo 'a' par voluto ridurre ad 'o*. 

* V. pag. 5. 

Archivio glottoL itaL, XI (secondA serie, I). 19 



^90 Salvioni, 

ley • £ las poHas àe ley non saren saras per iom . Cor noit non Bare 
nqui . E portare» la gloria e 1 onor de las gent en ley . E alcuna eosa 
socEa fac^ent abominacìon ni roeczonia non intrare en lej : si non aqutlh 
que son script al libre de aita de 1 agnel 

XXU. E el mostre a mi flam pnr d ayga uiua resplandent coma cresta! 
que salhia ddl setti ds dio e de 1 agnel . ÀI mocz de la placza de lej e 
de ] una e 1 antra port dal flnm lo leng de la nita . Lo qttal porta . 12 . 
frac y per cbascnn mes rendcnt lo seo frac , e las folhas del leng a la sa- 
nità ds las gent . E non sare plti« alcuna cosa maleyta . ÌHias lo setti de 
dio e de 1 agnel sare en ley : e li seo serf seruiren a Itiy e ueyren la soa 
facia , e lo seo nom en li lor front . E la noit non Bare plus e non aaren 
besogna de luczerna ni del lume del solelh . Gar lo segnor dio enlumenare 
lor e regnaren en li segle de li segle . E dis a mi . Àquestas porollas son 
fidellas e uerayas . E lo segnor dio [406 v] de li sant propbeta trames lo 
seo angcl a demostrar a li seo serf tqueìì&s cosas las quols couentan esser 
faytas uiaczam^nt . E uenos yo ueno uia^ament . Àquel es Beneura lo qtfai 
garda las parollas de la propheoia d aquest libre . E yo Joan lo qiial 
auuic e uic aqtiestas cosas . E hauent auui e uist eagic que yo adores de- 
rant li pe de 1 angol qne me demostraua aquestas cosas . E el dis a mi . 
Ueias non fares . Xàar yo soy lo teo eygal serf , e de li teo frayre propbe/a 
e d aquiih li qtial gardan las parollas de la propbecia d aqtiest libre • Adora 
dio . E dis a mi . Non segnares las parollas de la prophecia d aqtiest libre . 
Gar lo temp es pres . Aquel lo qtial noy noya cncara e aquel que es socz 
Boce se encara , e aquel que es iust iustifique se encara , e aquel que es 
sant santifique se encara . E ueuos yo ueno uia^ament e la mia marci es cun 
mi , per rendre a vncbascnn segont las soas obras . Yo soy alpha e o . 
prumier e derier comen^ament e fin • Aquìlh son Beneura li qual gardan 
li eofftawkiìneni de luf/ afin que sìa a lor poesta al leng de ulta , e intron 
per las portas en la citta . Ha« defora li cau e 11 feyturador e li [409 r] 
non cast e li omeeidier e H seraent a las ydolas e tot aquel que ama e 
fay meczonia . Yo Jesu mandey lo meo aogel : afin que el nos testifiques 
aquestas cosas en las gleysas . Yo soy reycz e lignaie de Dauid stella re- 
splandent e matinal . E i esperit e 1 esposa diczon . Uen . E aquel que 
1 au dicza . Yen . E aquel que setteia uegna . E aquel que uol prena 1 ayga 
de la Ulta en don . Gar yo protesto ha ynchascun que au las parollas de 
la prophecia d aquest libre . Si alcun aiognare a aquestas cosas dio aio- 
gnare a luy las plagas scrtptas en aquest libre . E si alcun desminuyre 
de las parollas de la propbecia d aquest libre . Dio leuare la part de lay 
del libre de ulta e de la saula citta e d aq[ue]llas cosas que son scr»ptas 
en aquest libre . Aquel que dona testimoni d aquestas cosas dis . E dereeo 
yo ueno viaczament . Amen . segnor Jesus uen . La grafia del noslr 
segnor ye^ue x^^^^ ^^^ ^^^ ^^^^ ^^s . AMEN 

Ayci finis 1 apo calie de sant Johan d 

AMEN 



Il Nuovo Testamento valdese. 



201 



Q-LOSS^I^IO. 



Sono accolte, in quest* indice lessicale, quelle voci del nostro testo valdese, ohe non 
si trovano nel Lexique Soman di Raynooard, e qualche fonna men che normale, oltre 
nn certo numero di parole emendate, ohe la stampa ha dovuto sena* altro dare come 
dal Codice erano offerte. 



abonduol 340 v; L: aboin[m]iaol. 

abondiar pass. ; d abandiantj 291 v, 
traduce Yex abundanti del te- 
sto latino. 

ubreuiar decidere 252 r; parolla ab- 
reuia decisione 252 r; v. nel testo 
latino: abbrevians, verbum 
breviatum (Xóyov avvTiuvu|iévov, 

9VVTf^V6AV). 

<2cer pass.; disimpegna le funzioni 
di 'quidem* e anche di *autem\ 
Q ms. dà acy con sul -e la sigla 
di er; onde già altri ha letto 
aeer: p. e. THerzog nella copia 
del N. T. di Dubl. >; cfr. Gruz- 
macher, 'Jahrbuch^ ecc. p. 381. 
Se non che il nostro cod. non 
iscrìve mai acer in tutte lettere, 
quando pur offre parecchie volte 
cuxrta (non mai aceriasy, lOr, 92r, 
243 r, 290 v, 364 r; e la mia fede 



nella forma acer si trova perciò 
alquanto scossa. 

ad --czi '2% aceto, pass.; cfr. Diez s. 
aisil, Arch. Ili 9. 

acoytar le accostarsi 198 r (cfr. ({^ 
Una destinato). 

afflageUr affie- affliggere , oppri* 
mere, straziare. 

a foga i afoga de fuoe * affinato al 
fuoco' 389 r. 

agollencier roveto, pruno; aguilanr- 
cier. 

agradiuol grato, riconoscente 338 r. 

agu 'avuto' in funzione di * stato": 
llOv, 131 V, 133r, 144r»; v. an- 
che la Cantica, 1. e, p. 562. Agli 
esempj cisalpini già noti, aggiun* 
gansi quelli offertici dal Delfinato 
nei Misteri del sec. XV, che or 
viene pubblicando il benemerito 
can. P. Guillaume. 



^ Ma nel testo della Cantica (Zeitschrift fùr die historìsche theologiOt 
IV 516-620) legge stranamente aczo,. 

* Per Tultimo esempio va però tenuto presente il meliu^habuerit 
del testo latino. 



292 



Salvioni, 



agulhon stimolo, pongiglione, stecca, 
freccia. 

alaga 87 y; non ostante lagare a 
largare, leggerei: ala[r]ga; cfr. 
f.«88r. 

alargar largheggiare, esser largo, 
generoso. 

albergarias (plur.) ospitalità 359 r, 
campo, accampamento 359 v; cfr. 
il prov. albergada accampamento. 

aìberion -^gion usbergo 311 v, 326 r, 
395 r; cfr. il frnc. haubergeon. 

albra 92 r; altrove sempre albre; 
cfr. polj(re e polpra, 

alegian alleggerivano 237 r; po- 
trebbe essere una voce di *afe- 
gir, ma v. la nota che si pone a 
'desliua'. 

alentor Aorn air intomo, *à Ten- 
tour' 220 V, 235 r ecc. 

almanco 56 r; è un pretto italiani- 
smo per almeriz, 

al postai del tutto, intieramente 3 v, 
111 r," 167 r, 188 v, ecc.; cfr. Sei- 
fert, 'Glossar %, d. gedichten d. 
Bonv. d. Riva*, s. pessedo. 

amaciar ammazzare 357 r. 

amaestra -m^ magistrato 131 r, 
216 r, 216 V, maistra 187 v. 

amon amo 22 r. 

atibe 106 v; v. s. *con\ 

ancola ancora 349 r {-ora 237 r). 
Cosi anche nel Dubl., e lo regi- 
stra pure il Voc. it 

aparalhare 276 v.; L: apare-. 

aparturir aper- partorire. 

aplaca propizio 351 v. 

arma vita 21 r, ecc.; traduce l'a- 
nima del testo latino. 

artes artefice 406 r; sarà da ar- 
tense- (cfr. artigiano ecc.), piut- 



tosto che da artifice. ArcL X 
163. 

artificio arte, esercizio delParte 221 1; 
e la parola del testo latino; v. s. 
'moto'. 

atagner attingere = pervenire 293 r; 
cfr. frnc. atteindre. 

atalentament affezione, amoro 241 v. 

atraba 403 r; 1.: atro-. 

atrisar -ssar fiaccare, spezzare, tri- 
tare, distruggere 28 v, 51 v, 
260 V ecc.; atrisament ruina; prov. 
trissar^ atruissar, 

aucit occit ucciso 20 v, 107 r, 184 v, 
203v, 395r, 399r. Questa forma di 
ptcp. è assai frequente nel nosttrp 
testo. Un esempio nel Bartsch. 

auenador futuro. Se -or risponde 
ad -ore, sarebbe notevole il fem. 
auenadoyra 264 v ecc., che ricor- 
derebbe il vezzo piemontese di 
sostituire -orio ad -ore nella 
formazione del fem. : sartoira, pro- 
fessQira ecc^ 

auoU avorio. Frequente il 2 di qua 
dall'Alpi. 

atiorton abortivo 278 v; frnc. avorton. 

aurical liban 385 v, 387 v; fusi in- 
sieme Vaurìchalcum e il cal- 
cholibanum dei diversi testi 
latini. 

autessime altissimo; frequente assai 
ali. a auH-, Ritoma in altri testi 
valdesi, e cosi nella Cantica, la 
quale aggiunge: sogvessims 527, 
pattquessime 545, douczessime 605« 
618. 

autognal autunnale 384 r. 

ayra aia 84 r. 

ayrar ey^ odiare; coU'accus. e col 
dat 



n Nuovo Testamento 

bara bara 93 v; ritorna nel DabL, e 
sarà un italianismo; cfr. prov. 
bera^ fmc. bière (delf. biero), 

barbari 237 v; v. s. *moto\ 

baron mucchio 237 v; comune al 
piem. ; cfr. prov. bar bastione, ecc. 
Diez less. s. barra. 

baroniuohnent virilmente. 

benaura -neu- -net- beato, fortunato, 
felice, benauros 224 v. 

besegna 165 v; Té potrà ripetersi da 
forme in cui fosse atona; cfr. ol- 
tre conegu ecc. : temeros (prov. id.), 
colecencia 317 v, cadrepedia^ de- 
bitar. 

boGun boccone 166 v (bis); ritoma 
in altri testi valdesi e nelFant. 
fimc 

bon meglio 61 v, 62 r; servile tradu- 
zione del testo latino. Cfr. Rònsch 
'Itala und Vulgata', p. 442. 

buiar bussare 5v ecc.; ri toma, in 
altri testi valdesi, p. e. nella 
Cantica, e un esempio, tratto 
da una versione prov. del N. T. *, 
è riportato anche dal Raynouard, 
il quale però mal lo traduce per 
*heurter\ Egli pensava manife- 
stamente a * buttare' e non è im- 
possibile che il vald. butar sia 
etimologicamente non diversa cosa 
da esso 'buttare'; ma poiché un 
bustar (Bonv. pmtar), col sicuro 



valdese. — Glossario. 293 

significato di 'bussare', ci è of- 
ferto dalla Passione di Como, 
Arch. IX 7 (1. 20), si può chie- 
dere se il vald. butar non istia a 
bustar come stanno preuot 230 v 
(bis), amenitrar 162v ecc., blete^ 
mar 242 v, deputar^ traportar, sor 
tiffar 74 r, trafegurar 264 v, ah 
mona^ iudat/me 298 r, a preuost^ 
amenist-y bles^, ecc. 

cabri capretto 115v; fmc. cabrù 

cadrant quattrino. E del testo latino. 

cadrepedia cadrup- quor quadrupede 
202 r, 204 V, 241 r. 

calant 270 v; 1.: cal[c]ant 

calcar trebbiare; calca calca, ressa, 
trebbia. > 

ealpisar calpestare 2 v ecc. 

caluaria teschio. Il calvaria del 
testo latino; e non già voce neola- 
tina, come sarebbe lo sp. calavera, 

caminal camino, fornace 16 v, 385 v. 

camola tignuola, tarma 4v ecc.; 
voce propria dell'Alta Italia. 

cor 'quia' *quod' 'ut'; pass. 

caualareiar guerreggiare, caualaria 
guerra, caualier milite. 

cendal lenzuolo 43 v. 

cerca circa. 

cercondar cir-, andare attomo, col 
semplice accusativo: cercundar li 
Castel^ andare attomo per le ca- 



* Per la storia delle relazioni che corrono tra le versioni del N. T. in 
lingua valdese e le altre versioni della Francia meridionale, non sarà senza 
utilità ricordare come parecchie voci dei testi valdesi, che ricorrono anche 
nel Raynouard, non vi abbiano conforto che da esempj tratti dalla trad. 
prov. del N. T. (cod. 8086 della *Bibliothèque du Roi'; cfr. Gilly, p. lxii sgg.); 
V. oltre butar: desestansa^ embriuamerU^ iazedor de mascles, piantar arréter» 
redoneza de la terra, escripturat 



294 



Salvioni, 



stella, e sarà servile traduzione 
di circuire o peramhulare 
del testo latino. In 98y regge la 
prep. per. 

cerque (72 r) ■ eneerque, 

cessar. Mantenuto il costrutto greco 
(che già è nella version latina): 
cesar faqent 305 v, cesar aurant 
317 v; cfr. persauerar butani 207 r, 
e R5nsch o. e, p. 450. 

charata cor (fem.) carattere 399 ▼, 
400 V, 401 V ecc. 

eignar far cenno, far segno 77 ▼, 
79 r; prov. segnar, 

dna cena, pass.; coincide col ^òa 
pedemontano. 

drcuneion circoncisione 299 r; forma 
rifoggiata sopra voci verbali come 
circoncient 303 r. 

citoriiadors 400 r; andrà forse letto: 
etto-. 

cler eredità, parte toccata in sorte 
371 v; il clerum del testo latino. 

eoiarse tramontare. Nella Cantica 
è usato transitivamente. Cfr. il 
piem. cugé^se, 

coinUxr numerare, contare (compu- 
tare) 399 v. 

coleteiar schiaffeggiare; prov. eolia- 
deiar, 

coUa guanciata 265 r ecc.; si legge 
cólla^ colla sproY. eoladaì 

coUeri collirio 389 r. 

comodo 281 v; v. s. *moto\ 

complicha 290 v; corrisponde al sia 
eompliment della linea susseguen- 
te; onde parrebbe da restituirsi 
compUssa, Cosi il Grùzmacher e« 
menda per cumplissan il cumplv- 
chan di un passo del Dubl., che 
è forse il parallelo del nostro. 



con cun cum con. Cosi sempre per 
*cum*; tranne un solo esempio di 
anbe, 

conduyt^ casa tolta a fitto, 239 v; il 
conductus del testo latino. 

confesson 334 v; 1.: -ssion. 

conoyser. Frequentissimo il perfetto 
per il presente (5 v, ecc.); servile 
riproduzione di novi oI<9c. 

cofnjsegren 2r; inutile T emendar 
zione proposta. 

eolnjselh 236 v; inutile forse pur 
questa emendazione. 

consumo 23 v; 1.: -ma, 

conJtunio continuo, pass. ; comune al 
mod. prov. (un esempio pure in 
Rayn.), che mostra insieme la me- 
tatesi protonica nel verbo {eoun^ 
tunià)\ cfr. Tant pad. dal eoniu- 
gno^ Arch. I 429. 

conuiU cun' -4114^ convivio, ban- 
chetto. 

coragia rissa 296 v; Taccento eerta- 
mente sulFt. 

correa usbergo 394 v. 

corpolar corporale 84 r. 

cosa. Le dizioni: la qtial eosa^ ai^ 
cuna cosa e sim., accennano al- 
l' Italia. 

cosin (plur.), parenti, 79 r, 82 v. 

costrey llOr; andrà forse restituito 
per eostreyft], 

couenibleta opportunità , occasione 
propizia. 

cotéentar (impers.) bisognare» esser 
necessario; verbo, come ognun 
sa, molto dififuso di qua dall'Alpi. 

coutura campo coltivo 263 v. 

eubitar ecc.; prov. cobeitar. 

cum cun; rispondono a *come* nella 
funzione del lai quum. 



n Naovo Testamento valdese. — Glossario. 



205 



cungiet comiDÌato, congedo 284 r; il 
valdese e il deMnese (cfr. Isto- 
ria Petri et Pauli, v. 4412) si 
incontrano cosi col toscano nelFa- 
dozione di questo francesismo. 

curios sollecito, diligente 5r ecc.; 
esser cttrioa as: sollicitv^ esse 
alicui, 

czay zayi czay en dereyre, 12 r ecc., 
'in addietro', * anticamente' la 
Cantica ha anche: exay en de^ 
rier, 

czoi a czo que 'acciocché*. 

czop zop zoppo, passim. 

ddntanoa questione, dubbio 314 r. 

debìios 160 V, 179 v; traduce ambe- 
due le volte il nomignolo di S. To- 
maso: Didymus. 

deco anche 301 v, unico esempio. V. 
8. 'dereco'. 

decantra dirimpetto, di rincontro, in 
contrario. 

decorre sfuggire 344 v, sgorgare 
363 v; in funzione transitiva. 

deejion 12 r; 1. dt-. 

degollar decapitare 17 v ecc. ; deeoìr 
lar 407 V. 

demandessan 124 r; 1.: donessan. 

detnentigar -a'or 20 r, 315 v ; demen^ 
tigos 361 v; la Cantica ha anche 
desmentigar desmentigos, 

derant davanti; il -r- va ripetuto da 
dereyre, e non va perciò confron- 
tato col r di noranta, 

dereco anche, ancora, di nuovo; sarà, 
come deco^ la pretta forma cisal- 



pina, laddove è forse indigena la 
forma dereca 52 r, 65 v, 178 v, 
302 r (delf. qubrecha 'eopricapo', 
Ist. P. et P. V. 5264). Cfr. 
Arch. Vm 339. I 205 521, e il 
prov. de reoap, de rescap. 

deregran -rag^, ultimo; compete con 
derier dar, 

dereyria -rag^: en la deregria^ in ul- 
timo, infine, 119v, 339 r. 

desistant assente, desistancia assenza; 
V. s. 'butar'. 

desliua 145 r; e per questa forma e 
per egsagua (200 v), vien da pen- 
sare al tipo franco-provenzale con 
Vd alterato per effetto della pre- 
cedente palatile, Arch. Ili 73-74 K 

desser deserto 99 r. 

destermenar determinare 346 v. 

destermenar destre-^ sterminare, di- 
struggere. 

destrenenan 4v; 1.: destrem-; tra- 
dùce V esc ter mi nani del testo 
latino. 

deuol monco 19 v ecc. 

di 56 v; 1.: de, 

diamenia domenica 385 v. 

diot idiota 188 V ecc.; va piuttosto 
col frnc. idiot che Qon col prov. 
gdiota, 

dio trapes 382 v; rende il Diotre- 
phes del testo latino. 

docz sorgente 363 v; difficile diro 
se si tratti di docz o di adocz^ es- 
sendo possibili ambedue le forme. 
Cfr. il prov. dotz allato ad adoutz, 

dognan 404 r; ritorna la forma nella 



^ Forse va qui aggiunto alegian 237 r; e la desinenza -tuana -abant 
avrebbe allora ceduto il posto all' -tan della 2-4^ conjugazione. 



296 
Cantica p. 



Salvioni, 



550. Cfr. Ta. frnc. 
doignant. 

dona dono. 

dona 142 r; si tratterà, anziché d^una 
forma francese, di un errore; onde 
lo si corregga per: done. 

dongier danno, pericolo 221 y; se 
non è un errore dell* amanuense, 
ritroveremo qui Yo del frnc dom- 
mage. 

embriuar embriuarse irrompere, far 
impeto, avventarsi, prorompere, 
sussultare; embrittament ìmpetuO' 
samente 196 v. Cfr. Diez less.* 68, 
e y. la nota a 'butar*. 

embulhimenty exploratio per i- 
gnem, nxtptùti^ 370 v. 

empelmua 333 r: empélmua uegenda 
contraccambio, e traduce il mw- 
tuam vicem del testo latino. Il 
Dubl. ha empelmua vesenda che il 
Grùzmacher riscontra giustamente 
con impermutatam vicem; il 
li=r sarà, come in polpra e in 
espalvier (Cantica p. 579), per 
dissimilazione (empermuar). 

emperczo pass., perciò imperciò. 

empocrit 29 v (ma del resto yp-); 
la forma ritorna nel Dubl., nella 
Cantica, ecc. 

empogresia ipocrisia 332 r; cfr. ewv- 
pocritia nella Cantica, p. 594. 

empregnani 33r; il trad. vede fal- 



samente, n^\ praegnans del te- 
sto latino, un mascolino, e falsa- 
mente lo interpreta per: 'feto*: 
lo stesso errore commette e^]^^ 
nello stesso passo, a proposito di 
nurigant(tsnutriens)t che è *la 
allattante' e non *il lattante'. 

empenre imparare 8v ecc.; s'ha in- 
sieme ampenre 260 v, oltre upenre, 
Cfr. Seifert o. e, 37. 

emprometre empromession^ promet- 
tere ecc. Frequente la forma di 
qua dairAlpi. 

en auiron 53 v, 360 v. 

enag* \ come. Il Forster risolve que- 
sta forma siglata per enaysi cornai 
e se io debbo confessare di non 
andarne ancora ben convinto *, 
confesso però insieme che è scossa 
alquanto la mia fede nella propria 
mia risoluzione {enaymd), 

enaymù Né il cod. di Grenoble né 
il Dubl. dando enaymi in piene 
lettere, oome più tardi ho risa- 
puto; e il nostro cod. stesso of- 
frendo un pajo di volte enaysi* 
9v, 56v; ho adottato, dal 4'' fo- 
glio in poi, quest'ultima forma. 

encequeta cecità 309 r; Vev^ va cer- 
tamente ripetuto dal verbo encec- 
car 253 V. 

encerque intorno. 

enclostre inchiostro 284 v , 382 r , 
383 r. 



^ Male ho affermato a pag. 5, che più volte si legga enayma in piene 
lettere. Mi confondevo tra enayma e coma. 

' Noto, per le difficoltà dipendenti dalla metrica, che ayci = enayci non 
occorre, che io sappia, in nessun testo valdese. 

« enayciy a p. 6, è un errore. 



n Nuovo Testamento valdese. — Glossario. 



297 



encoy -quoy -cuey -^uey^ oggi, 104 p, 
185 p, 188 p. 203 p. 

encreminador ^neyricz, calanniatope 
-trice 338 p, 341 p; il criminal 
ior del testo latino. 

encreyser incpescepe. 

endemandar domandape, inteppogare. 

enfenher fingepe, enfenhament fin- 
zione; cfp. Tit infingersi, 

engemir gemepe, engemament ge- 
mito, sospiro. 

engenolharse inginocchiapsi. 

enging fpode 296 p; frac, engin^ ppov. 



en leniorn, all'intopno, 235 r. 
enpres emr^ ppesso, vicino; a. fimc. 

6fnpT6S, 

ens^éUr 246 v; frac ensevelir. 

ensegre seguipe, procacciare, tendere 
a; ensegadar seguace, imitatore. 

ensoma 350 v: mas ensoma en las 
cosas que son ditas = capitulum 
autem super ea quae dicun» 
tur^ xtfoXoiiov Si ini rote Xfyo- 

eniar innestare; fr. enter. 

entreuenir accadere. 

enuaneczir svanire, sparire, e tran- 
sitivamente: render vano, pitenep 
vano, annuUape. 

eniteiadar zelante 298 r. 

enueios 90 v; traduce Zelotes^ so- 
ppannome del secondo Simone. 

escalqiteiar scaU, calpestare, calcape. 
L'it scalcheggiare dice vepamente 
^tipap calci' 'ricalcitrare*; ma in 
un traslato come 'scalcheggiare i 
minori' pur si ritrova il senso del 
nostro verbo. 

eesearczadura scar- squarcio, rottupa. 

scatUriment scau- , scaltrimento , 



astuzia; scauiri scaltrito, astuto; 
scautriameniyY. s. 'scanutriament*. 

esprament prova 366 v; forse male 
scritto per esprfoujament; ma an- 
che potrebbe rispondere a expe- 
pimentum. 

estabusir^e -8a> 5(a-, stupipsi, me- 
pavigliapsi, pimanepe sbalopdito. Il 
R. nota, accanto ad estaboir, anche 
stabozi, che tpaduce pep 'engoupdi*. 
É poi viva la nostpa voce nel mod. 
ppov, 

estopar tupape 196 v; piem. stqpé^ 
lomb. stopd, ecc. Beitr. 112. 

exercito; -ti sng. e pi.; 230 v, 238 v, 
407 p; V. la nota a 'moto'. 

eKprotior sprouar^ vitupepare, pim- 
ppovepape 91 p, 76 p; tpaduce Yex» 
probrare del testo latino. 

eyczay qua 117r ecc. 

eyduliui eydo- diluvio; prov. esdi- 
lovi, esdoluvi. 

eyfantilhanta (l.: -({) infanzia 60 v; 
il cod. dubl. (ap. Gpuzm.) ha due 
volte enfantilhaniay e la Cantica 
pup due volte enfantilhancia , 
p. 597. 

eylay là. 

eyleocze el-, folgope, fulmine 389 v, 
393 V. n Diez, s. éclaip, ha un 
bopg. éleude. 

eymagena env', imagine; pPOv. esmct- 
Jena^ esmaginar. 

eysayua; v. s. 'desliua'. 

eysuit asciutto 357 p. 

eyta età, statura 83 r; l'ey-, come in 
altre parole, sull'analogia delle 
molte forme in cui e- alteraa con 
cy- (= es-) ; cfr. anche eygal (onde 
poi ayg-)j ali. a esgalecza del. 
Dubl. 



296 



Salvioni, 



fanUn -^la^ fanciullo -a, pass. La 
parola è od era ben diffusa nel- 
TAlta Italia. 

faysella -2a, torcia, fkcella 173 v, 
ad4r. 

feytura feyturador 303 v ecc., 408 v; 
traducono venefieium e vene- 
ficus, 

flcar crocifiggere 300 r. 

ficadura stigmata 179 v. 

fiora febbre 7r, 144 r, (ma altrove 
fébre); ritoma anche nel Dubl., 
risponde al fmc. fièvre e sta per 
*fÌèora ». 

follonessatnent 384 r; 1. fé-. 

formiear 383 v; 1.: fom^^ ma l'er- 
rore non sarà meramente grafico. 

foullofiy purgatore di panni; fimc. 
foulon^ prov. fol. , 

fragnament avanzo, rimasuglio, spez- 
zamento. 

flrecza fretta 54 v, 78 r; è forma 
propria dell'Alta Italia (Arch. IH 
276, Vm 320 354). 

frem freno 401 r; leggeremo fren^ 
che ò la forma solita, o flrein (cfì*. 
sein 136 V, reins 185 r; e nella 
Cantica: freyn 555, sein 571, 
plein 571, dove il dittongo par 
che accenni alla Francia)? 

frema forma, forma, statura, corpo 
108 V, 121 r. 

gastaut gastaldo, fattore, gasiaudÀa 



gastatsdaria, governo della fatto- 
ria; cfr. gastaudeiar nel DubL 

generesù) 7v; 1. geresenio, 

gilh giglio; cosi anche nel Dubl. e 
nella Cantica, la quale però con 
maggior frequenza dà lilL 

gouemalh 363 r; fmc. gouvemail. 

greo molesto, rapace 224 v, detto 
del lupo. 

gropar legare, commettere 308 y. 

gueyna guaina 174 r; fr. gaine. 

hommo 8v; forse è di tipo pede- 
montano. 

horode 76 v; 1.: her-, 

htibriota ebbrezza 127 r ecc. 

httsu 333 r (saren husuas luxwriias 
:^luxuriatae fuerint). Come 
gentilmente mi comunica il prof. 
Forster, è forma collaterale di ei9u 
* stato' prtp. di esser, n Dubl. ha: 
saren aguas ItéxurUas (cfr. s.*agii'). 

iaczador iaz-i iaczador de U moscie 
sodomista 266 v. V. la nota a 
*butar'. 

Iddea dea 222 v; notevolissimo to- 
scanesimo, invece del prov. di^ 
vessai 

iehsu pass.; cosi è malamente per 
gran parte dell'edizione; 1. invece: 
'ihesu'. 

istage yst-, dimora 167 r, 168 v; prov. 
estage. 



> Di iew in io sarebbero altri esempj: dio, mathio, timotio (cfr. HmoHeua 
p. 239 n), hébrio, sadusio, nawerto = nazareo, ecc. Ma, a differenza di altri 
testi valdesi, il nostro ha costantemente meo (ali. ai fem. mia), 

* Ma non e un italianesimo dio^ come affermava il Gruzmacher (Herr. 
Arch., 404); cfr. la nota che precede, e dio diou nel delfinese. 



n Nuovo Testamento valdese. — Glossario. 299 

tnancip schiavo 405 r; il manci'-^ 



istan 177 r; forse: istanftj. Gfr. an- 
che conten 266 v. 

jaezament concubito 251 r. 

Uiy pron. neutro indefinito: la es 
bofiy è bene, ecc. É di tutti i testi 
valdesi, che però hanno anche A), 
e ritorna nei Misteri delfinesi. 

ìac tino 401 r (ter); cfr. prov. lac 
fossa. 

ìadocz 363 v; v. 'docz* e Terratfr- 
corrige. 

leamier letamajo 114 r. 

ìinczol asciugatojo 165v. 

Uorancza tradizione 298 r. 

lombi ^u-, pass.; fermo 1*-^*; v. la 
nota a *moto\ 

lìtexicha {en li nostre cor] 286 r. Il 
traduttore avrà imprima scritto 
luczic ha (= a) li nostre cor , e 
poi voluto sostituire, secondo il 
testo latino, en ad ha. Perciò 
leggeremo: Ittczic en. 

maiormeni piuttosto, più 10 r, 5v ecc., 
plus maiorment vieppiù 55 v. Se^- 
vili riproduzioni del testo latino: 
fsej maiorment plusor ^magis 
pluris festisj 5r; mot maior» 
ment plus fbesogniuolsj ^ multo 
magis necessarioraZlbv\plus 

[henawosa] maiorment [quej 

^beatius magis fquamj 224 v; 

moti maiorment s multi 

magis 302 v. 

mais: si mais que non 'solamente* 
18 V. 

maladia 7r, allato a malatia 9r; 
efr. malate 87 r. 

mal auent ammalato, pass. 



pium del testo latino. 

maniaria ghiottoneria , mangeria 
303 V. 

marca 215 v; traduce il forum del 
testo latino. 

marcant; cfr. marcandia mercatan- 
zia 29 r, 405 r. 

marceneiar aver pietà, misericordia; 
prov. merceiar. 

màrci pass. Va è largamente difiAiso, 
ed è costante nel nostro testo 
quando la parola è scritta alla 
distesa; perciò si legga marci pur 
dove nella stampa la sigla è ri- 
solta per er (241 r, 270 v, 271 r). 
LW è pur nella regione subalpina. 

marmo 405 r; nella Cantica: mar- 
mar p. 581. 

mas&ria 306 v: la meeza pare de la 
maseria; traduce il medium pa- 
retem maceriae del testo la^ 
tino. Cosi nella Cantica: la ca-- 
uarota de la maseria =: caverna 
maceriae^ canticum cantic. ii 14. 
n prov. maseria s'è ridotto a dir 
'capanna*; il fri. masérie ancora 
dice 'ruderi di case rovinate, quan- 
tità di sassi accumulati'. 

mot stolto, folle, matecza stoltizia, 
follia. I significati ci riportano al- 
ritalia. 

mayson 202 v; 1.: a l[a] mayson. 

maysoneta (1. -^) stanza, dimora 383 v. 

mealha quattrino 10 v, 107 v ; cfr. 
Diez s. 'medaglia'. 

mescladura giunta, rattoppatura. 

mestre: mestre de cubriment archi- 
tetto 363 V — 364r; c'entra sicu- 
ramente una falsa interpretazione 
del 'iectus (-TtxTw») di archi' 



300 



teetus; cfr. il prov. 
tetto. — mestre del marca 'mae- 
stro del foro', magistrato, pre- 
tore. 

Tneyme 5v, 12 r, 382 r; il ms. in 
tutti e tre i luoghi: mey*, e non 
osai leggere meseyme^ che sarebbe 
la forma normale. Cfr. del resto, 
oltre al meime del Gerard de Ros- 
silhon, il meyme valdese, ap. Grùz- 
macher, Herr. Arch. XVI 374. 

mil, plur. miUa, 

misericordicuiios 309 v; .1.: miseri-' 
eor(dia)dios, 

miserios miserabile 279 r. 

modo: en modo que 224 r, 346 r, 
371 v; per semblant modo 383 v, 
per ogni modo 243 r, en aquest 
modo 251 v; voce italiana che è 
frequente in tutti i testi valdesi. 

mosquilhon meschino, zanzara 31 v. 

moto molto 130 v, 205 v, 331 v, 
341 r ecc., ma più comunemente: 
mot K 

nafìrar -ffrar far male, far torto, 
ferire '. 

natM nave Iv; non *nava (v. la 
nota a 'osto'), ma variante gra- 
fica di nao nau, 

neun ninno 53 r; frequente in altri 



Salvioni, 
cubrimen testi valdesi, ma nel nostro que- 



sto solo esempio. 

nomenanza fama Iv. 

non nome 252 v; sarà forma delfi- 
nese (cfr. non^ pon pomo, fan 
fame nella Ist. Petri et Pauli), 
invece del vald. nom, 

nonar -nnar^ nominare; e anche oc- 
corre nomar, 

noninar nominare 259 r; sarà mero 
sbaglio per nominar 309 v, ecc. 

noranta novanta 22 v; comune al 
nizzardo, oltre che all' a. gen. e al 
milanese. 

noutonier nocchiero 236 v; frnc. nau^- 
tonnier. 

nurigant 33 r; v. s. *empregnant\ 

obra 382 v. Esito a leggere obrafsj^ 

per quanto ohra risulti singolare; 

cfr. p. 4n, e layssa 176 v. 
ofogar 15 r ecc.; ben più frequente 

che non af-. 
ogni 243 r: per ogni modo; pretto 

italiano. 
olipiade 260 r; 1.: olifmjp-, 
orge orzo 391 v; il tipo hordi (prov. 

ordì) è però in ordienc ordiaceo, 

147 r, 147 V. 
ostar: osto osto 176 v; traduce il 

tulle tolle del testo latino*. 



' Altri -0 ed -i cifre il nostro testo, ma, se ne togli moti^ alquanti^ aquesti 
(cfr. aquilh, tuit), sempre in parole non popolari: Philologo 260 r, comodo, 
exercito (anche è al sng. exercitt\ artificio, ydropico; Caldey 193 v. Barbar^ 
lombi (prov. lom lomb, plur. lombe nel G. d. Ross.), exerciti; yni-^ 310 r 
(ma ynes 320 v). — É per più rispetti malsicuro Ventre tanto del DubL; 
cfr. Grùzmacher, Jahrb. IV 394. 

* Legge il Montet, Nobla leygon v. 321: en afra e traduce 'agoni- 
sant', ma va sicuramente letto: e nafra, 

« Sta; s'intende, per osta osta. Altri esempj di -a in -o s' hanno in /bro 295 v, 
adonco 344 r, sinagoga 386 v. 



n Nuovo Testamento 
oysent assenzio 394 r. 

pcaralaysinos paralis-, paralitico. Si 
aggiungono: paralitic e paraletio 
88 V. Arch. X 152. 

parezoneiar partecipare, esser com- 
partecipe. 

parlancza discorso 143 v. 

paur {au%a\ 75 v; forse da restituire 
paurfa] auia\ ma cfr. delf. paur^ 
nel Mystere de St Anthoni 
de Viennès» v. 3318, che sta 
forse per paàr, 

payrons genitori, antenati, padri lOv, 
82 r ecc. Ricorre nel prov. e nel 
delf., e s'incontra anche di qua 
dall'Alpi: y. Arch. I 455 n, e gli 
esempj che ci vengono dalla Pa- 
rafrasi lombarda. 

payronal paterno, avito 298 r. 

payroneta (L -d) 'paternità', fami- 
glia 308 r. Nel Dubl.: pey-, 

pechenin fanciullo, 'piccinino' 263 v; 
cfr. pecherin nella Cantica 518, 
564, dove è forse da leggere per 
chenin (cfr. però il napol. pecc^ 
nUf\ e pechinità ap. Gruzmacher, 
Herrig's Arch., 403. 

peez pezzo 237 v; il fem. ritoma 
nel modo: ia peata a 'è già un 
pezzo'. 

penna guglia 1 r. 



valdese. — Glossario. 301 

pensa (1. ^d) pensiero; frnc. pensée. 

peocx pelli 357 v K 

permares 344 r ; sarebbe l' unica 

esempio di n'r in r, e però re» 

stituisco perma[n]res, 
petuit 73 r; 1.: pet{u)iU 
peyrosa luogo sassoso 49 v; traduce 

\\ petrosa del testo latino. 
picar bussare 109 r 389 r; prov. jji- 

car^ piem. piké ecc. 
pilhar ricevere, prendere 359 r ecc. 
piantar fermare 198v; v. la nota a 

'butar'. 
plapra 405 v; 1.: polpra. 
playses 12 r; 1.: playfnjses, 
plegadura intrecciatura 369 r. 
plusx lo plìAS 236 v; L: li |>-. 
polhen (Dubl. id.) e polhin 163 v 

puledro; prov. i)o«7^«, piem. pujin, 
polpra e polpre porpora 74 r ecc., 

116 V, 215 r. 
portigal portico 186 v, 190 v; cfr. 

Arch. I 380, 521. 
portonier ^ra^ portinajo -ja 70 r, 

158 r, 174 V. 
pouczar pò- paur \ attingere; fimc. 

puiser. 
pregondecza profondità; prov. pre" 

honrs. 
presi ben pres quasi quasi, 88 r; 

pres que quasi 221 v. 
presoncios presuntuoso, audace 374 r. 



* Altri esempj per la riduzione di -el-s: agneuex 102 r, noueus 217 v, 
fideos 334 r, itedeos 352 v; e di -al-s: cauaucz 407 r (cfr. vaucz nella 
Cantica). 

« poucz e voucz (cfr. anche doucze 220 v) son le sole parole del nostra 
testo che contrappongano óu Sid p; pouczar sta poi a pauczar e poczar 
come moutecza sta a mata- mot- e come mourey sta a maurey 359 r marey 
386 V. Ck)rrono parallele alle vicende dell'ou quelle dell'^*: meisson maisson 
messonj ecc. 



302 



Salvioni, 



preuer sacerdote 211 r; altrove sem- 
pre preyre, 

primatio primaticcio 365 r. 

principia principio, origine 383 v. 

pupa, poppa della nave, mammella; 
costante Ftì, tranne che in un 
esempio ('237 r); cfr. piem. pupa^ 
il cui u si determina certamente 
a formola atona nel verbo pupe 
poppare. 

pura: fwn pura neppure, nemmeno 
193v; cfr. il piem. pura. 

ratilia rettile. 

recz (masc. e fem.) rete; cfr. Arch. 

IX 102 sg., e V. 8. 'uertucz'. 
redondecza mondo, globo,' redonr 

deexa de las terras *orbis terrar 

rum'; v. s. *butar\ 
refidar riprovare 348 v; L: reft^. 
ren nulla 221 v, 351 r, 383 v; soli 

questi tre esempj. 
rendoa rendita, salario; cfr. il prov. 

perdoa perdita, danno. 
repasant 166 v; 1.: repaur, 
resemilhar (transit.) imitare 382 v. 
reuisarse ravvedersi 387 r; frnc se 

raviser, 
rude stupido, sciocco 285 r. 
Tuent ruggente 371 v; ma rugis 

395 V. 
ruilh 265 r; traduce il perip$ema 

del testo latino. 

Saba sabbato; comune al piem. 
sainz 318 v; altrove sempre sanr, 
•sai sale; masc. e fem. 
sariant sergente 216 r; due linee più 

in là: seruent (prov. sirvefC)^ nello 

stesso significato. 
saudar consolidare 186 v. 



sauicza siepe; prov. sebissa. 

sautar ballare 17 v ecc. 

soaluayre raso 273 r (bis). 

seanutriam&nt 72 t; L: 5ca(n)t«frtis- 
ment, 

searczar squarciare, fiaccare; èsser 
scarcza scoppiare 192 r, 196 v; 
prov. escarchar lacerare. 

seomoffua 276 r; 1.: scomO', 

scomoure scuotere, sommuovere, sve- 
gliare, istigare. 

scos 320 v; vuol rendere lo Scytha 
del testo latino. 

scriptura (1. -i) scriba; è derivato 
da scriptura come litteratns 
da littera; v. s. *butar*. 

scrolar scuotere 210 r. 

scrupio'n scorpione 394 r, 394 v; e- 
scurpion 394 v, forse escrupiùn. 

scuminga 219 r ecc. La nota a p. 158 
trascurava il fatto che scumini' 
gar ecc. occorra a più riprese nel 
nostro testo. Si legga perciò sem- 
pre: scuminiga, 

scumifUgar maledire 73 r; escum- 
niga scellerato 338 r; scuminigui' 
uol ludici giudizio di maledizione, 
exsecrabile iudiciutn. 

se *ci\ obliquo atono di 1* persona 
plurale: se aman ci amiamo 381 v, 
parlaren se ci parleremo 383 r. 
Occorre non solo in dialetti aar 
tichi e moderni dell'Alta Italia, 
ma anche in dialetti transalpi- 
ni della regione che appunto si 
può considerare come la patria 
della lingua letteraria valdese, 
e così nel brian^onese : ' My- 
stère de St. Anthoni de Yiennès*, 
p. 154. 

seca terra 31 r: lo mar e la secai 



Il Nuovo Testamento 

traduce il mare et aridam del 
testo latino. 

segnai 237 r; strafalcione del tra- 
duttore, che ha letto signum in- 
vece di sinum, 

segnar sigillare; cfr. il fra. seing^ 
il prov. signet» 

semolla, fior di farina, 405 r. 

sempre -per sempre 231 r, 253 v; 
questi soli due esempj, e vanno 
ripetuti dair influenza italiana. 

senetui senape 16 r. 

seneza senza. Forma costante. 

sermenta o sar-^ sermento 237 v. 

seme 271 v; 1.: serueftuj, 

seruent 216 v; v. *sariant\ 

seruoysa (DubL: seruoicia) cervogia 
77 r; francesismo comune al val- 
dese e airitaliano. 

si; forma costante della particella 
affermativa. 

sias 157 r; il delf. sias sios m*ha 
trattenuto dal restituire: sies. 

similacra 322 v, 381 v, simu- 395 v ecc., 
simulacro. 

simplesin'^ puro, buono 4v, 106r ecc. 

sto 173 v; forma delfinese (siou sìoìm:) 
per soy. 

sipala siepe 113v; v. Arch. IV 137. 

smarradi smeraldo 389 v. 

smereuilhar stupire 81 v; cfr. frac. 
émerveiUer^ delf. esmereuilhar, 

sobeyranecza altura, parte superiore, 
tetto. 

sobremoniament de pensa ^ sbigotti- 
mento 186 V, 202 r. 

sacz soczar soczuroy sozzo ecc. 

soleniaria lusinga 323 r; restituisco: 
loseniaria, 

solhe 360 v; leggo solelh, sebbene 
il Mistero delfinese di S. Pietro e 



valdese. -— Glossario. 303 

Paolo abbia solhel 3495, alL a 
wlhel 2938. 

soUer sala, camera, sol^jo. 

soperchar soverchiare, vincere 374 v, 
sovrabbondare 99 v , 147 r. Cfr. 
Forster, in questo stesso volume. 

sopn sonno 256 v; sta per sompn. 

sores sorelle 25 r; dal tipo nomina- 
tivale *sor; qui sempre del resto: 
seror, 

soyme soymaVy sogno, sognare 184 v, 
383 V, ecc. 

soyiuscia soeuecza soayuecza^ soavità, 
benignità, bonaccia. 

spanchar versare, spandere, espan^ 
chament spargimento; cfr. frnc. 
épancher, 

sperituament 396 v; andrà forse re- 
stituito: speritual-. 

sprouar 76 r; v. *exprouar\ 

stereora letame, sterco lllr, 315 v; 
non già la mera riproduzione del 
lat. stereora che è nel testo, ma 
bensì voce realmente viva nel val- 
dese; la quale ritoraa, oltre che 
nel DubL, nei poemi e nella Can- 
tica (qui anzi il plur. stercoras, 
p. 584). Anche è nelle Glosse di 
Reichenau (stereora: femus; For- 
ster, Altfr. uebungsb., I 10), e 
nella Passione di Como, Arch. 
IX 7, lin. 5. X 12 n. 

sterla est^^ sterile; cfr. Arch. VII 409 
560. 

stoma (fem.) stomaco 334 r. Cosi an- 
che nel Dubl. 

storiai stoico 217 v. 

straca (1. -d) stanco 357 v; cfr. estra- 
quetd nel Dubl. (lomb. strachedd) 

sufferta sofferenza 365 v; prov. suf- 
fertar. 



304 



Salvioni, 



uUh 3r; da legger talhfaj^ se non 
sia voce foggiata sui tipo delle 
altre conjugazionì. 

tarcza: far tcarcza tardare 35 r. Cfr. 
rit far tardi. 

tastar 320 r: non tocare ni tastare ni 
gostare-ne tetigeritis neque 
gustaveritis neque contreC' 
taveritis, 

temeros timorato, timorato di Dio, 
197 r. 

tenczos contenzioso 273 v. 

tenta padiglione, tenda; fmc. tenie, 

terratremol terremoto 215 v, 392 r, 
393 v; ma più frequente di questa 
forma, che è di gran parte della 
romanità ', qui ricorre: mouament 
de terra. 

tintent tintinnante 275 v; prov. tentir^ 
fmc. retentir. 

toiorn sempre 73 v; solo esempio, e 
piuttosto di provenienza delfinese 
che non francese. 

tomor 178 r; 1. te-. 

iarbilh turbo 358 v; anche la Can- 
tica ha torbilh turbine, e ter- 
bi Ih os turbato; cfr. fmc. tour- 
hillon. 

torca (de cauelh) treccia 331 r. 

tortora 81 v; prov. tortre tordola. 

tortura torto, ingiustizia; il contra- 
rio di dretura. 

tota ora tuttora, continuamente, sem- 
pre 284 r. 

traucar cauterizzare 332 r. 

trip tribù, nazione; prov. trip trep^ 
ital. tribo. 



trob. Adonea, 14 v; 1. trobfaj. A- 
donca. 

tropian (cong.) troviamo 347 v; cfr. 
altri esempj, sempre del congiunt, 
nei Misteri delfinesi, come tropio 
*che io trovi', Ist. Petri et 
Pauli, V. 3661, tropio 'egli trovi', 
tropian 'trovino', nel Myst de 
St André 317, 337, 344. Nel pas- 
so parallelo del cod. dubl., è atro- 

ban. (FOEBBTER.) 

ubri vbri hubri ebbro 184 r, 273 v, 
326 r. Vu = é si ripete da en- 
ubriarse ubriari hubriota. 

ubriart 34 v, 266r, 266 v; cfr. ivriardo 
in Bonv. d. R. (Seifert o. e., s. 
juriardo). 

ullar urlare 52 r; ma udolar 365 r. 

uagtieiant monda cun scoba 14 v, e 
il latino dice: vacantem, scopis 
mundatam et ornatam. Si 
chiede se uagtieiant risponda ad 
ornatam (quasi 'vagheggìante') 
o a vacantem ('vacueggiante'). 
Piuttosto al secondo; cfr. voyant 
'vuoto' dei Misteri delfinesi. 

uampor vapore 184 v; v. Diaz. s. 
vampo. 

ttan 124 r; traduce Vinanem del 
testo latino. 

uegenda vicenda 333 r; sarà voce 
italiana, v. 'empelmua'. 

uertucz; notevole la frequenza di 
questa forma al sng., alL al più 
normale uertu, 

uerum veleno 243 v, 363 v; vive nei 



» È del frane, del prov., del soprasilvano (Arch. VII 552) e del piem. 
(Allione). Cfr. anche lo sp. terretremo. 



Il Nuovo Testamento 

dial. franco-provenz. dei due ver- 
santi, e anche è registrato in 
Mistral, 'Tresor dou felibrìge". 
Cfr. verumos velenoso, nella Can- 
tica, p. 565, dove si vede na» 
scere in protonica Vum da em 
(fmc. envenimer). 

uesco 340 r; ritoma nel Dubl. ed è 
costante nella Cantica. Piem. 
vescu^ lomb. vesco (Passione di 
Como). 

uete ecco. 

ueito ecco 81 v; altrove sempre 
ueuos, 

uia volta, fiata 117v, vece, muta 
77 r; air infuori dei quali esempj, 
la voce non occorre se non in 
totauia, 

uicx vite (la pianta); cfr. frnc. vis^ 
piem. vis. 



valdese. — Glossario. 



305 



uiotarse avvoltolarsi 60 v; cosi an- 
che nel prov. mod. 
uirar voltare, rotolare 75 v. 
fMsiro 155v; L: uostre, 
uoutar voltare, rotolare 43 v ecc. 

vbret 196 V, è forma legittima; cfr. 

cubret coperto. 
vendemar 92 r ; ma vendemiar 401 r 

ecc. 
vitoriiar trionfare (trans.) 319 v. 
yinolencza ebbrezza 370 v. 

ydropico 112 v; v. s. 'moto'. 

yrameni odio; v. irar odiare ap. 
Grùzmacher, Herrig*s Arch. 394, 
e ay- eyrar nel nostro testo. 

y stage; v. s. *Ì8tage\ 



Archivio glottol. ital., ZI (seconda serie, I>. 



20 



306 SaMoni, 



NOTA FINALE. 



Sono trascorsi ormai due anni, dacché fu scritta V Avvertenza che sta in 
fronte a questa edizione del N. T. valdese; e le ripetute letture del testo 
mi hanno suggerito, durante questo tempo, le emendazioni o i dubbj che 
sotto le singole forme o parole il Glossario registra. Ora si tolleri qualche 
osservazione, che non si limita a singole voci. 

La digla che vale per ser vale anche per sar *; e qui si complica il que- 
sito del sapere come si determini T infinito proclitico nel fui e nel condiz. 
di quei verbi della 2-3^ conjugaz., il cui infinito esce allo stato assolato ia 
-ser 'Sser; tra i quali: esser. Io sempre ho risoluto la sigla per sar, consi- 
derando che al fut. e al condiz. di quei verbi della 2-3% che non elimi- 
nano la postonica interna dell'infinito {trametre irametr-ey ecc.), si legge 
or in almeno quattro quinti dei casi di piena scrittura. Per esser, occorre 
un pajo di volte sar- in piene lettere, e non mai ser-K 

Manca la nasale di encz (enz eng), oltre che in meczonia ecc., dove la 
mancanza è costante, anche in semecz semenza, e mecz meno, nei quali 
ritorna (specie per semecz) con tal frequenza che non si può di certo spie- 
gare da incuria delF amanuense. Ond'io non ho proposto alcuna emen- 
dazione '. 



^ La prova del secondo valore s*ha tra Taltre nei frequenti esempj di 
fut. condiz. siglato di verbi della 1* che all'infinito escono per -sor -ssar. 
n nostro testo non ha pur un sol esempio a piena scrittura di verbo 
della 1^ che nella composizione riduca V^r dell' infin. ad -er (donerà 79 t, 
194 V, tnanieran 229 v son forme di piuccheperf. latino), e sarebbe troppo 
strano che gli esempj ce ne fossero fomiti da sole codeste forme siglate 
di verbi in -sar. Né mi confonde *laysar(er)ia', 109 r. 

* Lo stesso valga di conoyser, — Altre parole, in cui occorre la sigla, 
sono: 'passera', 'sermenta', dove si può star dubbj tra ser e sar; 'soras' 
serrate 408 r (in piene lettere sempre sor-). Dubbio analogo anche per la 
sigla di per par in aperturir (in piene lettere aper- e apar-). Cfr. 'marci', 
nel Glossario. 

' Altri casi di ecz^aencz: eommeczant 198 v, ueczare 386 v, comanda^ 
mecz 324 V, enflamcQ 296 v; e saranno meri sbagli. Si emendi perciò anche 
enflamefnjg. 



Il Nuovo Testamento^ valdese. — Nota finale. 307 

Con minor coerenza, che non avrei dovuto, ora ho disgiunto, e ora no, 
gli elementi di voci composte come defora dedincz afin daquienarU dintre' 
menar foraportar ecc. 



Ai codici che ci conservano la versione del N. T. valdese (v. p. 1), s'ag- 
giunge quello della Biblioteca di Carpontras, di cui dà notizia C. G. A. 
Lambert nel suo Catalogne descriptif et raisonné de la bibliothèque de Car" 
pentras (Carpentras 1862), t. I, p. 4, notizia riprodotta da Henry de la 
Combe nella Revue des II. rom.^ 3* serie, t. IX, p. 209-20. Oltre alcune 
parti deirA. T-» contiene esso codice il N. T. nell'ordine che segue: gli 
Evangelj, le sette Epistole cattoliche, l'Apocalisse, le quattordici Epistole 
di S. Paolo, gli Atti degli Apostoli. Il Lambert dava per saggio: il Prologo 
di S. Gerolamo a Matteo, parte del VI di Matteo, il Prologo a Giovanni e 
parte del I di Giovanni. E il De la Combe aggiungeva nel 1. e: il II di 
Luca, il IX degli Atti e il Y della Epistola agli Efesi. — A p. 2, note ^3, 
si aggiunga, che il XIII di Giovanni, secondo il cod. di Dublino (Gilly), è 
riprodotto, e corredato delle varianti del cod. di Grenoble, da Paul Meyer, 
a pp. 32-39 del Recueil d'anciens textes bas-latins, provenqaux et firangais, 
1*" partie. — Neil'* Avvertenza preliminare', andava citato, anche a p. 1, 
n. 2, il libro dell' Herzog, Die romanischen Waldenser^ Halle, 1853, in cui 
è discorso delle versioni valdesi del N. T., da p. 55 a p. 62. — Circa l'età 
dei Codici, è ora da vedere il Foerster in questo stesso volume dell'Ar- 
chivio. — Il fenomeno di cui è parlato a p. 4, n. 2, ricorre anche in altri 
testi valdesi, e cosi ne sono esempj nella Noble Ley^on (ed. Montet). 
Non ne trovo però nella Cantica, ne il Grùzmacher ne registra ne' suoi 
due lavori; e pare a ogni modo che nessun testo n'offra tanti quanto il 
nostro. — Circa il persistere del jlti nel delfinese, le mie parole a p. 7 
vanno intese in senso men largo di quello ch'esse dicano. — Finalmente, 
circa scU>% p. 157 n, sia ricordato che sdupre^ ricorrente in moderne varietà 
provenzali, si dichiara in modo diverso. 



Devo, per chiusa, i più calorosi ringraziamenti alla Biblioteca civica 
di Zurigo, la quale permise che il Codice valicasse parecchie volte la 
Alpi; e in ispecie li devo al bibliotecario sign. dott. Ermanno Escher, dai 
cui buoni uffici riconosco per gran parte il ripetuto e prezioso favore. 



308 



Salvioni, Il N, T. valdese. 



ERRATA-CORRIGE. 



pò 


6v 


: scriptura; 


1. scriptura 


> 


17 V 


: en la en la; 


1. èn la 


> 


20v 


: meseyme; 


1. meseyme 


» 


. 29r 


egne dre; 


1. regne de 


» 


62 V 


engan; 


1. engan 


> 


99 V 


uolu enip; 


1. uol uenir 


> 


114r 


qt* iTh; 


1. qM-ilh 


» 


126 v: 


Adonca; 


1. Adonca 


> 


148r: 


obrade; 


1. obra d^ 


> 


158r: 


Ye; 


1. Yo 


> 


178 v: 


nons aben; 


1. non saben 


> 


182 r: 


orn; 


1. iorn 


> 


182 v: 


il fossan; 


1. Uh fossan 


» 


224r: 


a a far; 


1. a far 


> 


230r: 


amena; 


1. amena 


> 


249 v: 


Ma^; 


1. M<» 


> 


252 v: 


ìnsticta; 


1. iustioa 


» 


259v: 


afatique; 


1. afatigue 


> 


273r: 


palaczo; 


1. placzo 


> 


298r: 


B[ar]ario; 


1. 8(ar)ario 


> 


303 v: 






> 


323v: 


deuer; 


1. de uer 


> 


363 v: 


ladocz ; 


1. la docz 1 adocz 


» 


371 v: 


licler; 


1. lì cler 



L^ODIERNO LINGUAGGIO 
DEI VALDESI DEL PIEMONTE. 



DI -* 

e, MOROSI. 



Introduzione. 

I) titolo della presente monografia dice sùbito che non è mio prò* 
posito di studiare qui la lingua dei noti testi e del noto volgarizza- 
mento della Bibbia che si attribuiscono ai Valdesi e la cui origine si 
ha ragione di credere che possa risalire al di là del secolo XY ^ 
quand'anche resti assodato che non al di là di quest'epoca risalgano i 
codici che li contengono. A questo compito, già parecchi anni or sono, 
ha atteso e per quel tempo abbastanza bene, com*ò noto, W. Griiz- 
macher, e vi attendono tuttavia, giovandosi anche di nuovi e migliori 
materiali ^ allo scopo di emendare e ricompiere il lavoro di questo, 
altri valentuomini, ben competenti nella materia, quali W. Forster, 
A. Meyer, C. Hofmann, C. Salvioni *. Solo mi fo lecito di enunzìare 
qui per sommi capi, riservandomi di fornire più tardi il necessario 
corredo di prove, ciò che dagli studj altrui e dall'indagine mia pro- 



^ Cfr. A. Meyer (Waldensia<t in Sitzungsber. d, phitos.-philol, ci d, K 
bayer. ah. d. wiss., 1880, p. 560 sgg.), Forster (in Comba, Eistoire des 
Vaudois d'Italie, Papigi-Torino, 1887, p. 209), e Comba (op. cit, ibid., e 
p. 207 sgg.); di contro ai quali sta ora, ma senza ragioni convincenti, 
E. Moatet {La Noble Le^an, texte originai d'après le manitscrit de Camn 
bridge avee les variantes des mamucriu de Genève et de Dublin, suivi d'une 
traducUon franaaise etc., Parigi 1888» p. i sgg.). 

' Si aggiunge ora il Nuovo Testamento Valdese, secondo la lezione del 
Cod. di Zurigo (che è della metà circa del sec. XVI), pubblicato in questo 
medesimo volume dell' Abchivio dal prof. C. SalvionL 

* y. V Avvertenza preUminare al Nuovo Testamento Valdese^ dt neUa 
nota precedente, p. 7. 



310 Morosi, 

pria mi pare di poter conchiudere circa il punto delle relazioni tra 
yaldese antico e moderno. 

E la mia conclusione si è, che le differenze tra Tuno e Taltro, così 
nella fonetica come nella morfologia, cosi nel lessico come nella sin- 
tassi, sono tante e tali che non é possibile sostenere che Tuno sia 
continuazione organica deiraltro, che Todierno insomma altro non sia 
se non l'antico modificatosi mano mano per via di evoluzione natu- 
rale. Sicché già per questo non torna arrischiato raffermare che Tan- 
tico, in quanto venga considerato nel suo complesso, non fu, come ge- 
neralmente si credeva e ancora si sostiene dal Montet \ un idioma 
vivo del popolo da cui ripete il nome. In altri termini, 1* antico val- 
dese, cosi come ci si presenta negli scritti suaccennati, non fu a mio 
credere parlato, in nessun tempo, dai Valdesi: non dai Valdesi di Del- 
finato e molto meno da quelli del Piemonte. Che il divario or ora 
accennato possa provenire da alterazioni a cui il linguaggio qui, come 
altrove, sia andato incontro dal secolo XV a questa parte, è inam- 
missibile. Alterazioni del primitivo linguaggio, così profonde quali ri- 
sulterebbero nel caso di cui si tratta, non si ponno essere prodotte 
nel corso di soli quattro secoli, anzi entro uno spazio di tempo ancora 
più breve, se si consideri che parecchi degli scritti di quel tipo lingui- 
stico, che si suol chiamare * valdese', sono del secolo XVI e qualcuno 
può anche ritenersi del principio del XVII. E c'è per ultimo il fatto» 
davvero perentorio, che da un confronto, anche superfìcialissimo, ri- 
sulta sostanzialmente identico, e col valdese odierno del Piemonte e 
col delfinese, il linguaggio di Guardia Piemontese in Calabria Citeriore: 
che vuol dire il linguaggio portato là dai Valdesi del Piemonte in età 
di certo non posteriore a quella a cui é comunemente e ragionevol- 
mente assegnata la prima apparizione delle anzidette scritture. 

Il linguaggio delle quali, come non è e non fu mai un idioma par* 
lato tra i Valdesi dal secolo XV ad oggi, così d'altronde non si fonda 
neppure, se male io non ve^o, in un altro idioma che sia vivo ora o 
che tale sia stato un tempo. Già nessun filologo sosterrebbe oggidì che 



1 Op. cit, p. 2 sg.: Uè vaudois n'est jamais parvenu à se fixer comma 
langue écrìte et .... il fut surtout un dialecte parlé\ L'ultima parola è 
sottolineata dall'autore stesso. Il quale aggiunge, che 'troppo scarsa fu la 
letteratura di questa lingua da potere dar leggi precise alla sua ortogprafia 
e anche alla sua grammatica, talvolta pure incerta al par di quella; e che 
d'altra parte essa lingua degenerò cosi rapidamente (come vedesi nei mo- 
derni patois valdesi, ov'è innegabile l'influenza in ispecie del francese e 
dell'italiano), che ne fu impedita ogni opera volta a fissarla e purgarla \ 



L^odierno valdese. Introduzione. 311 

esso sia nn dialetto provenzale, trasformato via via dall* influenza del 
piemontese. Dalla notizia, ohe Pragelato, secondo la tradizione, sia 
stato il centro primitivo e come la culla dei Valdesi italici e il punto 
di partenza di loro colonie in Italia e fuori, e dall* altra, che di là 
appunto provengano quasi tutti i loro libri religiosi che si trovano 
ora sparsi in Francia, Svizzera e Inghilterra, potrebbe alcuno essere 
tentato a supporre, come fu supposto, che ne sia base il dialetto pra- 
gelatese. Ma il vero si è, che questo (come mi risulta da ricerche fatte 
sul luogo) diverge sì, e in alcuni punti notevolmente, dal valdese 
odierno, ma però non mostra più punti di contatto col valdese lette- 
rario di quello che ne mostri il valdese odierno. Neppure ne può es- 
sere base il lionese, modiflcato poi dal piemontese, come pure fu sup* 
posto. Questa supposizione, a cui certamente ha dato luogo la credenza 
che le dottrine dei Valdesi, immigrati in Italia nella prima metà del 
secolo XII, derivassero dal dissidente lionese Valdo, non è suffragata 
e anzi ò contradetta da argomenti linguistici. Da un semplice con- 
fronto del valdese col lionese, studiato da A. Zacher ^ ed E. Philipon ', 
risulta indiscutibile che pur nel secolo XIV (e senza dubbio anche ben 
prima) il lionese era in sostanza qual è ora, cioè un dialetto franco- 
provenzale, o, in altri termini (rubo qui le parole al Forster) *un 
dialetto a base provenzale quanto ai suoni e alla formazione del verbo 
e del sostantivo e quanto al vocabolario, ma che in più casi si com-* 
porta in modo analogo al francese; in ispecie nel trattamento dell' a 
che si trovi sotto ad influenza di palatale e per ciò che riguarda i 
verbi forti, laddove il valdese (antico e moderno) anche in questi casi 
conservasi fedele al tipo provenzale*^. 

Base del valdese degli scritti dev*essere stata una lingua già lette* 
raria, cioè, come aveva già veduto il Raynouard * e com'è ora evi- 
dente per tutti, la provenzale; che in parte fln dal principio e in 
parte di poi, in età più o meno recente, si venne qua e là modificando, 
perchè, non tanto naturalmente quanto per opera degli scrittori, andò 
soggetta all'influenza di qualche lingua letteraria straniera, antica e 
moderna, e di più idiomi parlati; per tacere delle modificazioni che 
unicamente dipendono dallo spirito inventivo degli scrittori medesimi. 
Si vede chiaro in quei documenti letterarj, che chi scrive muove a 
stento e incerto i suoi passi e sovente si regge aggrappandosi al la- 



* Beitràge zum lyoner cUalekt, Donna, 1884. 

• Pkonéiique lyonnaise au X/V"^ siècle^ in Roman. XIII 542 sgg. 
« In Comba, op. cit, p. 202, n. 2. 

Choiio des poésies des Troubadours^ II, p. cxL. 



4 



312 Morosi, 

tino, cui seconda soyente e quasi seryilmente nella formazione delle 
parole, nei costrutti, nella sintassi. La cosa è di per so spiegabilissima 
quando si tratti di versioni bibliche, e si spiegherà anche per gli altri 
scritti, almeno per i più antichi, supponendo (né di certo mancano 
argomenti che avvalorino il supposto ^) che non sieno stati, almeno 
in tutto, concepiti e scritti originariamente in valdese, che insomma 
risalgano a testi latini, di cui sieno versione letterale, o parafrasi, o 
compilazione, o tutte queste cose insieme. Ma, ripeto, é pur chiaro, 
d* altra parte, che chi scrive (parlo degli scritti più antichi) ha sot- 
tocchio il provenzale letterario, conforme alle leggi del quale cerca 
di 'fissare* la sua lingua. E credo che non si erri pensando che questa 
in origine (come già in parte si vede confrontando gli scritti più an- 
tichi coi più recenti) fosse, per cosi dire, 'più provenzale* di quello che 
ora appaja. È vero che, quale ora ci appare, dal provenzale letterario 
si scosta non solo in quanto volentieri latineggia, ma anche in altri 
punti, che non sempre sono punti d'importanza secondaria. In fondo, se 
non del tutto io m'inganno, essa combina abbastanza bene (ciò si po- 
trebbe in buona parte provare coi documenti alla mano) con una specie 
di lingua letteraria, di fondo provenzale, ma fortemente colorita di 
idiotismi delfinesi (non tutti ricorrenti neirodierno dialetto valdese), che 
appunto in Delfinato, e in particolare nel Brianzonese, si vede in uso 
nei secoli XV e XVI, quando già vi era scaduto come lingua lette- 
raria il provenzale dei Trovatori e non vi aveva preso ancora fermo 
piede il francese, ed anche prima *. 

Combina con essa abbastanza perchè sia lecita T opinione, che le 
principali modificazioni a cui andò soggetta abbiano avuto luogo in 
Delfinato; ma non fino al punto da potersene conchiudere, che sia la 
lingua medesima svoltasi organicamente da quella che quivi si par- 
lava, essendo che un complesso di fatti fonetici, morfologici e slntat- 



^ La lingua, p. es., di un testo valdese della fine del secolo XV, di cui 
si riporta un breve passo dal Gomba, in Rivista Cristiana^ novembre 1884, 
p. 365, mi pare proprio traduzione di un testo latino del 1404, scoperto 
non ha guari a Strasburgo, e non viceversa. Del resto, cfr. Herzog, Die 
romanischen Waldenser, Halle 1853, p. 45 sg. 

' Si vedano specialmente le Carte delfinesi pubblicate nella Revue des 
Sociéiés savantes des Départements, ottobre 1867; nella Revue des langues 
romanes, luglio 1881, ecc.; nel Bulletin de la Société d'Études Histariques 
des HatUes-AlpeSy 1882 sgg.; i cinque 'Misteri* di Saint-Eustache^ Saint- 
André, SaifUrAntoine, della Eistoria Petri et Pauliy e di Sain^Pans; e so- 
prattutto la Bibbia volgare detta di Lione, cii più sotto. 



L*odÌ6rno valdese. Introduzione. 313 

tici dà alla valdese un'apparenza di maggiore antichità. Le più no* 
tevoli deviazioni dal tipo provenzale, che questa ha subito, si risentono 
piuttosto della diretta influenza della parlata o delle parlate locali. 
Come nel corso del tempo, a quanto dicono gli storiografi più compe- 
tenti del Valdismo, si modificarono le dottrine in quegli scritti conte- 
nute ^ così si modificava la forma di questi a seconda delle influenze 
dialettali dèi luoghi ove si fecero le diverse riproduzioni degli scritti 
medesimi; a un dipresso come avveniva delle note * prediche gallo- 
italiche ', edite dal Forster, nelle quali piemontese e francese s' intrec- 
ciano e in certo modo si alternano. Dai Barbi, com'erano famigliar- 
mente chiamati i Pastori valdesi, si sentiva il bisogno o Tindinazione 
ad accomodarsi air intelligenza della moltitudine dei Fedeli, o almeno 
del maggior numero di quelli che dovevano esserne i maestri e che 
certo in quanto a cultura non potevano riescire gran fatto al di sopra 
del livello comune. Egli è cosi che si apriva Tadito ai dialetti parlati 
nel Delfinato orientale, in cui andavano compresi ambedue i versanti 
delle Alpi Cozie, ad influire sul primitivo valdese letterario, cioè, dun- 
que, sul provenzale letterario, e a modiflcarlo. Le prove d'influenza 
siffatta, dovuta appunto, se non erro, a quel bisogno o a quella incli- 
nazione, si riscontrano in buon dato e alcune si riferiscono ad elementi 
che si ponno ben dire sostanziali. Se poi in origine i parlari ai due 
versanti difieri vano tra loro ancor meno di quello che facciano adesso, 
è chiaro che non si può discorrere di specifica infiuenza dialettale che 
il versante italico, per se, abbia avuto sul valdese letterario, se non 
in pochi punti d'importanza secondaria, i quali si direbbe che accen- 
nino alla vallata del Pellico meglio che a quelle della Germanasca 
e del Chisone. Piuttosto, è lecita la domanda: se questo versante 
abbia potuto servire di veicolo ad influenze linguistiche straniere. Si 
parla infatti di tracce d'influenza piemontese che si debbano ricono- 
scere nel valdese letterario. Ma queste furono molto esagerate, an« 
che dal Griizmacher *, così per la quantità come per l'importanza. 
Studiati, come si deve, i caratteri di analogia che appigono tra il val- 
dese letterario e il dialetto piemontese (limitati del resto, quasi affatto, 
come già ad altri è accaduto di vedere, alla paVte esterna del lin- 



* Cfr., per citare solo le pubblicazioni ultime: Ed. Montet, Histoire Utté- 
raire des Ytmdois du Piemonte p. 27 sgg.; e Comba. op. cit., p. 198 sgg. 

* Già nelFarticolo Die loaldensische sprache neir*Arch.' di Herrig, 1854, 
p. 400; e ancora nelFartic Die loaldensische Bibel in *Jahrb. f. rom. u. 
engL Ht.\ 1862, p. 401. 



314 Morosi, 

guaggio, al vocabolario) si risolvono per lo più in caratteri di affi- 
nità originaria tra piemontese e delfinese (col quale, come si ò detto, il 
valdese s* identifica) e non sono quindi concludenti nel senso che loro 
vorrebbe dare il Griizmacher ^. In parte poi, anzi in parte non piccola, 
le concordanze che si vogliono trovare fra valdese e piemontese ven- 
gono ad essere segni e prove, non già di specifica influenza di questo 
su quello, ma sì (come in parte, ma non sempre esattamente, ha rico- 
nosciuto anche il Griizmacher) dMnfluenza diretta della lingua letteraria 
italiana; non tanto, s'intende, del toscano, quanto di quel volgare illu- 
stre eh* ebbe voga nelFÀlta Italia durante i sec. XIY e XY, e alla 
sua volta si risentiva dell* influenza dialettale, per tacere che aveva 
subito r influenza della lingua dei Trovatori. Specialmente per le ver- 
sioni bibliche valdesi mi pare probabile che dai loro autori o piuttosto 
dai loro trascrittori siasi avuto sott* occhio altresì alcuna delle prime 
versioni bibliche italiane. Del resto, il fatto dell* influenza della lingua 
letteraria italiana sul valdese letterario non reca meraviglia, quando 
si ponga mente a ciò che afferma il Gilio (Gilles), che fino al principio 
del secolo XVII la lingua, dirò cosi, 'officiale* dei Valdesi della Val 
d*Angrogna* e quindi anche delle altre, poiché quella era il loro cen- 
tro religioso e come il loro sancta sanctorum^ fu appunto 1* italiana, 
nella quale infatti sono scritte le importantissime risoluzioni del Sinodo 
di Chanforan del 1532, che segnavano il trapasso decisivo dei Valdesi 
nel campo della riforma luterana; e tale rimase, secondo lo stesso 
Gilio, finché la necessità di chiamare pastori d*01tremonti, specialmente 
di Ginevra, in luogo degli indigeni, caduti vittime quasi tutti di una 
micidiale pestilenza nel 1630, non ebbe dato occasione ali* introdursi 
della lingua letteraria francese, che poi attecchì perchè meglio del- 
l'italiana si aflaceva ali* indole delle parlate locali. Questa afferma- 
zione non è contradetta, eh* io sappia, da alcuno degli altri storiografi 
antichi o moderni dei Valdesi; soltanto andrà interpretata natural- 
mente nel senso, non già che tosto ab antiquo si fosse introdotto nelle 
'Valli' r italiano letterario, ma da un certo tempo prima del 1600, 
forse da qualche secolo. 



* Cfr. FSrstor cit in Comba, op. cit, p. 205. 

3 V. Bulletin de la Société d'histoire vaudoise^ num. 1 (1884), p. 24 sgg.; 
donde risulta pure che in italiano è il decreto del Sinodo di Pramollo del 
1628, con cui s'incaricava il Gilio di scrivere una storia dei Valdesi, e che 
questi anzi la cominciò a scrivere in italiano, lingua allora cosi usuale nelle 
Valli, ch'era a lui di gran lunga più famigliare che la francese, sicché 
nella prefazione alla sua opera egli sente l'obbligo di scusarsi se non sa 
scrivere in questa come si converrebbe. 



Uodierno valdese. Introduzione. 31& 

Per conseguenza, mentre errerebbe chi sulle tracce del Perrin * 
credesse il raldese letterario un miscuglio di provenzale e piemon- 
tese, afferma d'altra parte un po' troppo il Forster quando dice che 
il valdese anteriore alla Riforma è *puro* idioma provenzale*; né 
si pnò accettare, senza le restrizioni risultanti dalle cose sopra di- 
scorse, il giudizio (accolto anche dal Forster) di F. Apfelstedt: che 
esso formi come l'anello di congiunzione tra il provenzale propriamente 
detto e i gruppi affini dei dialetti dell'Alta Italia •; o quello di P. 
Meyer, secondo il quale si potrebbe indifferentemente sostenere che il 
valdese si connetta col provenzale o che si connetta coli' italiano e 
che, quanto a lui, preferisce dichiararlo un idioma romanzo al pari 
dell'italiano e del provenzale, stante però ad uguale distanza dall'uno 
e dall'altro ^ 

Se è dunque una lìngua che nel corso del tempo andò soggetta, 
come il contenuto delle scritture da cui ci parla, a diversi, per chia- 
marli cosi, rimaneggiamenti, onde al fondo provenzale si sovrappone- 
vano elementi latini, delfinesi, piemontesi, italiani e anche inventati 
di sana pianta ^ occorrenti ad ogni pagina e quasi in ogni linea, 
viene ella ad essere nel suo complesso un prodotto artificiale o, in 
altri termini, 'una lingua di convenzione'. E meglio si chiarirà tale, 
quando si badi alla destinazione e alle vicissitudini che, secondo ogni 
probabilità, le sono toccate. La sua origine, come quella della lette- 
ratura colla quale è connessa, va cercata senza dubbio (tutti ormai 
ne convengono) di là dalle Alpi; forse, come par che creda PHerzog*, 
nelle colonie valdesi della eulta Provenza, la cui fondazione cade verso 
la metà del secolo XIV, donde sarebbesi trapiantata nelle sedi capitali 
del Valdismo, in Delfinato. Può anche essere sorta direttamente in 
Delfinato sul modello, o anzi sul fondo della lingua di alcuna delle 
versioni bibliche apparse, com'è noto, in Provenza assai di buon'ora. 



* Histoire des Yaudois^ Ginevra 1619, p. 60. 

* Cit. in Comba, op. cit., p. 202. 

* Religiose dichtungen der Waldenser neu hgb. ; in Archiv f, neuere $prach.y 
Lxii (1879), p. 273. 

^ In Muston, Examen de quelques obseroations sur Vidiome et les manu^ 
serits vatidoiSy Pinerolo, 1883, p. 7. 

* Si può credere, per citare uno di questi ultimi, che enayma (se sì 
deve pronunziare cosi com'è scritto, se, cioè, non è abbreviatura sempli- 
cemente grafica per enaysincoma, che pur qualche volta s'incontra in tutte 
lettere negli scritti più recenti) sia stata mai voce dell'uso vivo? 

* Die romanischen Waldenser, p. 38. 



316 Morosi^ 

£ chi sa che questa lingua, nel suo stadio < provenzale-delfinese * più 
antico non ci sia in qualche modo rappresentata dalla Bibbia di Lione 
di cui già dieci anni or sono il Forster aveva pubblicata una parte ^ 
e che dianzi s'ò pubblicata in facsimile per intero? I punti di coinci- 
denza tra la lingua di questa e la valdese degli scritti più antichi sono 
molti e molto importanti. Ck)munque sia, essa fu o divenne quivi, bene 
è lecito supporlo, la lingua 'officiale* della congregazione valdese ^ 
la lingua deir insegnamento religioso, forse non solo dell* insegnamento 
scritto, ma anche deirorale. Si trasmise, insegnata come il latino, anzi 
insieme con questo, per tradizione 'scolare* di generazione in genera- 
zione nel ceto dei Barbi o Pastori. Che si trasmettesse per via della 
'scuola', può essere confermato dall'uso costante, secondo che mi as- 
sicura cortesemente il professor Salvioni, delle medesime forme di segni 
grafici nei codici che contengono i noti scritti. E così migrava modi- 
ficandosi come sopra si ò supposto, da una comunità valdese all'altra, 
al di là e anche al di qua delle Alpi. Qui però certamente ebbe presto 
a lottare coli' italiano, che presto, come s'è veduto dianzi, entrò e 
per tempo abbastanza lungo durò come lingua dell'insegnamento nelle 
^ Valli', non tanto perchò la imponessero le necessarie relazioni poli- 
tiche e di commercio e di cultura colla regione italiana, quanto nel- 
l'interesse dell'istruzione dei Valdesi abitanti ai confini della pianura, 
intorno a Torre, che a non lungo andare doveva divenire il loro centro, 
e anche per agevolare il loro apostolato nelle altre parti del Piemonte. 
Di qua dall'Alpi, nelle 'Valli', il valdese letterario dovette avere voga 
assai breve e limitata; dovette sempre più andare in disuso e cedere 
il posto all'italiano e diventare nella pratica un linguaggio sempre 
più estraneo ad esse, come già era ad esse estraneo nella sua origine. 
Cosi adunque di preferenza in Delfinato si seguitò a coltivarlo e ivi si 
mantenne più lungamente che nelle 'Valli' come lingua letteraria ed 
officiale della congregazione valdese, anzi come una lingua, io penso, 
in certa maniera jeratica, esoterica, segreta, destinata ad essere gelosa- 
mente custodita, al di qua e al di là delle Alpi, entro l'angusta cerchia, 



^ Nella Reioue des langues romanes, marzo e aprile 1878. Ritiene, se ho 
bene inteso, anche il Fdrster, che la lingua di questa versione ci rappre- 
senti press' a poco il valdese letterario nella sua origine, perchè, se non 
è identica, è però omogenea a questo. Ma credo sia discutibile la sua opi- 
nione, ch*esso sia del puro provengale parlato sulla riva destra del Rodano, 
probabilmente nei Dipartimenti doirAude e del Tarn, dove (e in particolare 
in questo ultimo) i Valdesi abondarono. 

' Ciò è sospettato un po' anche da Herzog, op. cii, p. 33. 



L'odierno valdese. Introduzione. 317 

anzi entro il campo chiuso della congregazione medesima, a non essere 
in nessun modo comunicata ai cattolici in mezzo ai quali 1 Valdesi si 
trovavano: onde si spiegherebbe perchè non siasi mai stampato, per 
quanto si sappia, alcuno di quei testi o alcuna di quelle versioni bi- 
bliche. Dovette quindi finire, colFessere solo intesa e adoperata, almeno 
nelle 'Valli', dal ceto poco numeroso dei Barbi e Maestri Evangelici, 
non più dal grosso dei Fedeli, che, al di qua delle Alpi, per ler ragioni 
dette di sopra, ebbero a preferire l'italiano, finché questo per la cir- 
costanza già notata non fu soppiantato (ma certo non generalmente) 
dal fì*ancese. Ecco perchè, secondo tutte le testimonianze, i libri val- 
desi, ora sparsi in Francia, Svizzera, Inghilterra, furono trovati non 
già nelle 'Valli', ma a Pragelato, nell'alta valle del Chisone, in paese 
adunque per la geografia appartenente all'Italia, ma stato per secoli^ 
insieme colFattigua alta valle della Dora, politicamente unito al Del- 
finato; sul versante italiano delle Alpi Gozie, ma non già nelle 'Valli' 
vere e proprie. Ed ecco perchè, nel secolo XVI, la nota lettera vol- 
gare, che si ha allato ad una latina, indirizzata a parecchi campioni 
della Riforma, svizzeri e tedeschi, dal Barba Giorgio Morel, nativo di 
nn villaggio delfinese e pastore successivamente nelle colonie valdesi 
di Provenza e a Pragelato, è scritta (come quella, forse anteriore, del 
Barba Terzian a' suoi colleghi di Pragelato) nel solito linguaggio die 
diremo ormai delfinese, conformemente al solito tipo scolastico dei noti 
scritti, mentre nelle 'Valli' si stendevano in italiano le risoluzioni di 
Chanforan*. — Valgano a ogni modo questi cenni per ispiegare la 
non poca varietà degli elementi onde innegabilmente si compone il 
valdese letterario; ed è una spiegazione (a ciascuno il suo) di cui già 
in Herzog * si vedono tracciate alcune linee ; secondo la quale esso è 
insomma nelle origini il provenzale della letteratura, rivestitosi poi e 
in certa guisa rammodernatosi alla delfinese, più per infiusso delle 
parlate della regione omonima che non delia lingua semiletteraria che 



* Non so come il Bert, cit. in Vegezzi-Ruscalla, Diritto e necessità di 
abrogare il francese come lingua ufficiale in alcune valli della provincia 
di Torino, Torino 1861, p. 29, possa dire che sino al 1530 inclusivamente 
i Sinodi Valdesi furono scrìtti in Waldese antico'. Per quanto io abbia 
indagato, non mi è riescito di trovare giustificata questa affermazione. Egli 
è caduto certamente in un equivoco, ritenendo, come pur altri hanno fatto, 
che la lingua delle Risoluzioni di Chanforan sia il valdese letterario, men- 
tre, come bene ha veduto il Comba (op. cit, p. 203), è italiano bello e 
buono. 

* Op. cit, p. 45 8g. 



318 Morosi, 

quivi si era svolta, e non rimasto affatto immane dall* influsso della 
lingua letteraria e di qualche dialetto d'Italia. Aggiungerò che, se- 
condo ogni apparenza, esso fu adoperato nella versione della Bibbia 
prima che nelle composizioni in poesia, alcune delle quali e massime 
la Nohla Leyczon, nella Bibbia appunto hanno in gran parte il loro 
fondamento, e prima che nelle composizioni didascaliche in prosa. 

Ma qui io intendo restringermi alla pura e semplice descrizione 
delle varietà dialettali, parlate oggidì nelle valli cisalpine che fu- 
rono e sono tuttavia la sede principale e più nota dei Valdesi. Della 
regione in cui sono comprese queste dimore, che i Valdesi chiamano 
Me Valli' per antonomasia, regione per eccellenza alpina e di grande 
valore strategico in ogni tempo ^, è base un breve tratto della linea 
dorsale delle Alpi, e precisamente quello, nelle Cozie, che dal Monte 
Granerò o Meidassa di Viso, a destra per noi del Viso stesso, corre 
al Pie Boucher o Bouchet delle Carte (detto Punta Btióie, dagli in- 
digeni), corrispondente al tratto mediano della barriera che divide il 
Piemonte dal Delflnato. Da questi due punti si staccano due contraf- 
forti, di altitudine più che mediocre, che formano (per dirla cosi in 
di grosso) i limiti settentrionale e meridionale dell* intera regione: di- 
visa infatti per mezzo del primo dal bacino del Po, per mezzo del se- 
condo dal bacino della Dora Riparia di Sauza e in qualche modo altresì 
dalla parte più alta di quello del Chisone. Essa ha pertanto la figura 
di un quadrilatero irregolare o, meglio, di un triangolo tronco nella 
punta che volge verso la pianura padana, nettamente delineato da 
creste di accesso generalmente malagevole. Il contrafforte settentrio- 
nale manda verso T interno della regione un ramo, che, ancora abba- 
stanza elevato per un certo tratto in cui serve di divisorio tra la valle 
del Pellice e la lunga e profonda valle della Germanasca, affluente 
del Chisone, si spartisce poi, giunta che é al Monte Cornour, in altri 
rami, minori, che vanno gradatamente a morire verso levante sul Chi- 
sone da Perosa iii giù e sulle colline che stanno a ridosso di Bricherasio 
e S. Secondo e, si può dire, di Pinerolo, che è in certo modo il punto 
comune di sfogo delle due valli del Chisone e del Pellice. È questo 
ramo interno il nòcciolo e come la chiave dell* intera regione; sui due 
versanti di esso stanno i luoghi che furono le sedi prime, i propugna- 



* V. Monastier, Histoire de l'Eglise vaudoise^ Tolosa 1847, p. 243 sgg.; 
Bochas d'Aiglan, Les vallées vaudoises, elude de topographie et d'histaire 
miUtaire^ Parigi 1881; Galifle, Les vallées vaiidoises du Piémont, tableau 
historique et topographiquej Ginevra 1884. 



L'odierno valdese. Introduzione. 319 

coli e i rifugi estremi del Yaldismo perseguitato, in Italia; qui il teatro 
più rinomato delle lotte che sostenne per la sua esistenza e del trionfo 
suo definitiyo nel 1689. La massima sua vetta, la bella piramide del 
Cornour (alta 2868 m.), tributa le sue acque al Pellice e alFAngrogna 
e alla Germanasca e per i suoi fianchi dà adito, sebbene per vie non 
facili, alle tre valli suddette e anche, per un giro più lungo, a quella 
del Russigliardo, altro affluente del Chisone, di comunicare tra loro. 
Ben si può credere, senza nulla detrarre ai meriti dei Valdesi, che 
questa configurazione del loro suolo, di un suolo per di più attiguo a 
regioni che pur essendo geograficamente italiane appartennero fino al 
principio del secolo passato alla Francia, abbia contribuito non poco 
ai felici successi in diversi tempi riportati sui loro nemici e alla finale 
loro vittoria. Due sono poi le primarie delle valli racchiuse entro i 
due contrafforti terminali e i contrafforti mediani, che da essi dipen- 
dono: quella del Pellice fino alla sua uscita al piano, alla quale spet- 
tano anche due valli laterali assai diverse d'ampiezza e d'importanza, 
d^Angrogna a sinistra, di Luzerna-Rorà (per tacere della gola di Lu- 
zernetta) a destra; e quella della Germanasca, detta comunemente Val 
S. Martino, che s*apre sul Chisone in faccia a Porosa e abbraccia anche 
le valli o i valloni secondarj di Faetto e Rioclaretto a destra, di Ro- 
doretto e Salza^Manìglia a sinistra. Centro della prima è la pulita e 
allegra cittadina di Torre-Pellice, ove sono i primarj Istituti del Val- 
dismo; della seconda 1* importante villaggio di Ferrerò. Al territorio 
Taldese appartengono pure il tratto della valle propria del Chisone, 
che da Pomaretto-Perosa va per S. Germano a Inverso-Porte, e i due 
Talloni laterali di destra, del Russigliardo o di Peumiano-Pramollo e 
della Turina o di Rocca-piatta, che mettono per Tappunto nel tratto 
suddetto. Ad esso infine va pur assegnato il bizzarro gruppo di monti 
e colli che guarda e domina il piano di Pinerolo (tra i punti ove il 
Pellice da un lato e il Chisone dall'altro sboccano dalla regione mon- 
tana nel piano) e ove s'annidano le terre di S. Bartolomeo e Praro- 
stino. Il numero complessivo degli abitanti di questo territorio, secondo 
un censimento del 1881, supera di poco i 26 mila, di cui non guari 
più di 4 mila sono cattolici ^ 



* In Val-Pellice, i luoghi principali (dall'alto in basso) sono: Bobbio 
(abit 1519), Villar Pellice (2025), Torre-Pellice (4602), Angpogna (2397), 
Luzerna S. Giovanni (3775), Rorà (692); — in Val S. Martino: Pral (1294), 
Ferrerò (528), Maniglia (292), Massello (608), Faetto (831), Riclaretto (598); 
«— alla foce della Germanasca nel Chisone: Pomaretto (754); — sul medio 



320 Morosi» 

Le 'Valli* sono separate non solo dal Delfinaio e dai bacini del Po, 
Chisone superiore e Dora Riparia, ma anche tra loro da alte catene 
costali. Rari e ardui sono i varchi attraverso ad esse e quindi infre- 
quenti le comunicazioni interne dirette, e anche per mezzo della Valle 
d*Angrogna, tra le due valli principali. Solo tra le valli secondarie 
delFÀngrogna da una parte, del Russigliardo e della Turina dalFaltra, 
scemando l'altezza dei monti, i tragitti diventano meno rari e meno 
ardui. Ora, le barriere fisiche segnano delle differenze nel linguaggio, 
punto trascurabili. Ne risultano quattro gruppi dialettali, che diremo 
'interni* e uno * esterno*. Il primo degli interni coincide col territorio 
della Germanasca e degli affluenti di questa e meglio che dagli altri 
ò rappresentato dal dialetto di Pral. Il secondo corrisponde al medio 
Chisone, da Pomaretto per Pinasca a S. Germano, e al vallone del 
Russigliardo. Il terzo ò ristretto alla Valle d'Angrogna, ove si suole 
distinguere un dialetto di qua dal torrente Vònifie e uno di là, la coi 
differenza però (come quella che i nativi sogliono segnalare qui e in 
altri punti tra parlare valdese e parlare cattolico) si riduce a poche 
peculiarità di pronunzia* Il quarto comprende il Pellico Superiore, 
ossia il territorio di Bobbio e Villar-Pellice. Airesterno spetta un ter- 
ritorio forse più esteso e certo più popoloso che a ciascuno degli in- 
temi: tutto il territorio cioè percorso dal medio Pellico, da Torre fin 
verso Bricherasio e Bibbiana, coi valloni di Luzerna-Rorà e Luzer- 
netta; e anche il vallone di Rocca-piatta verso il Chisone, e S. Bar- 
tolomeo e Prarostino sopra S. Secondo. 

Dei dialetti dei cinque gruppi, il più resistente all'intrusione di ele- 
menti forastieri è senza dubbio quello di Pral. neirangolo più elevato 
del bacino della Germanasca; vengono quindi, in ordine discendente dal 
più al meno conservato, il secondo, il terzo, il quarto. Il più tralignati» 
è il quinto, che, in grazia della sua maggiore vicinanza alla pianura, è 
ormai presso che sopraffatto e come assorbito dal piemontese. La me- 
desima sorte sovrasta, e in parte anzi d già toccata, per effetto delle 
agevolate comunicazioni colla pianura, ai dialetti parlati lungo il Chi- 
sone e ai suoi affluenti. Sta dunque il fatto, del resto già avvertito ', 
che più si lascia indietro la pianura e si procede da Luzerna S. Gio- 



Chisone: S. Germano (1315) e Pinasca (777); — sul Russigliardo: Pramollo 
con Peumiano (1329); — sulla Turina: Roccapiatta (235); — sullo sprono 
verso la pianura: Prarostino (1484). 

I Ricotti K, cit. più sotto; Fdrster, Rimsla cristiana^ marzo, 1882; • 
Gamba, op. cit, p. 205. 



J 



L'odierno valdese. Introduzione. 321 

vanni, da S. Germano e da Pomaretto yerso il sommo delle Talli, meno 
si troYano le parlate iraldesi alterate dall'influenza del piemontese o, 
per meglio dire, soppiantate dair invasione di questo; meno di tutte 
certamente quella di Pral. 

A quale delle sezioni romanze appartiene il valdese moderno ^ ? Fino 
ai nostri giorni prevaleva, com*ò noto, l'opinione, che così poco si di- 
stingua dal piemontese da potersi e anzi doversi schierare con esso tra 
i dialetti gallo-italici, opinione che troviamo espressa, già più di mezzo 
secolo addietro, nel libro del vescovo Gharvaz intomo ai Valdesi ^, 
quindi più o meno recisamente accolta in Biondelli ' e Griizmacher ^, 
Diez ^ e altri, e ancora adesso in Muston ® e Montet ". Altri, allato 
airelemento piemontese riconobbero in esso, più o meno importante, 
un elemento provenzale, dei quali due elementi esso sarebbe come la 
risultante*. Per il pastore valdese Appia, del principio del secolo, 
citato da Hahn ', sarebbe un miscuglio di francese e italiano e dei 
paiois di Provenza e Delflnato e avrebbe nei monti pronunzia diversa 
da quella usata nei luoghi principali verso la pianura. Ma più giusta- 
mente avvertiva il Ricotti, che ^a misura che si sale nelle valli si ac- 
costa ognora più al provenzale'; e anzi da un tale carattere della lìngua 
dei Valdesi argomentava egli che dalla Provenza derivassero pure le 
loro dottrine religiose ^®. Anche Vegezzi-Ruscalla trovava 'i parlari val- 
desi quasi identici all'antica lingua dei Trovatori ^^ '. L'opinione che 



^ Lo stato della quistione è benissimo esposto in Comba, op. citata, 
p. 201 sgg. 

* Origine dei Valdesi e carattere delle primitive loro dottrine (versione 
dall'originale francese del prof. G. F. Muratori), Torino 1837, p. 333, e 
ibid. n 1. 

* Saggio sui dialetti gallo^talici, Milano 1853, p. 481. Va detto però, a 
onor del vero, che è da lui riconosciuto che il valdese, sebbene abbia i 
principali caratteri del piemontese, * segna chiaramente il passaggio dal 
piemontese airoccitanico'. 

* Waldensische sprache neir'Arch.' di Herrig, 1854, p. 399 sg, 
& Grammaire des langues romanes^ I. p. 100. 

* Aperfu de Vantiquité des Vaudois des Alpes ecc., Pinerolo 1881, p. 11; 
Examen già cit, p. 6 sgg. 

' Histoire littéraire des Vaudois du Piemonte Parigi 1885, p. 11 sg. 

* Perrin, op. cit, p. 60. Dalle sue parole si argomenta che per lui il 
valdese moderno non differisca dair antico. 

* Geschichte der Waldenser ecc., Stoccarda 1849, II, p. 560. 
><^ Storia della monarchia piemontese^ II, p. 168. 

" Op. cit. sotto, p. 19. 

Archivio glotiol. it&I., XI (fleconda lerit, I). SI 



322 Morosi, 

sieno varietà del piemontese dipende dal fatto che tal è, almeno al pre- 
sente e ancora entro certi limiti, quello di Torre cogli altri del grappo 
che chiamammo 'esterno*, il solo dei dialetti valdesi di cui fino ai 
nostri giorni si avesse qualche conoscenza, il solo pertanto che si po- 
tesse prendere come termine di confronto ^ Si credette che i dialetti 
dei luoghi minori non dovessero dissomigliare gran fatto da quello del 
capoluogo e si concluse, per questa falsa induzione, coll*accomunare a 
tutti il carattere di uno solo di essi. Il vero si ò che tatti, tranne 
appunto (quale almeno ci si presenta oggidì) quello di Torre cogli altri 
del gruppo * esterno*, sono essenzialmente affini al provenzale e nella 
grammatica e nel vocabolario. Anzi, come si vedrà a suo luogo, non 
si può dire che sia scomparsa ogni traccia d*origine provenzale nep- 
pure dal gruppo esterno. Di ciò che Ricotti e Yegezzi-Ruscalla ave- 
vano appena accennato, si potè trovare, solo però parzialmente, la 
riprova nei buoni materiali delfinesi che offrivano per il confronto 
col valdese i signori J. A. Ghabrand e A. Rochas d'Aiglun *; e tanto 
era strenuamente sostenuto dianzi, in particolare contro il Moston, 
dal prof. Gomba, appoggiato dall* autorità del Forster^. Il valdese 
odierno, non ò più lecito ormai dubitarne, ò una varietà del proven- 
zale odierno, come l'antico valdese letterario era una varietà del pro- 
venzale letterario antico; ed è in intima relazione col linguaggio della 
porzione più orientale del Delfinato, con quello cioè che si parla co- 
munemente (salvo i soliti lievi divarj da luogo a luogo), almeno nelle 
campagne, in quel tratto dell'alta valle della Durance che dall'aper- 
tura della valle del Guil arriva fino a quella della Yallouise e com- 
prende anche queste due valli secondarie e le due deirArgentiòre e 
di Freyssiniéres. Una qualche maggiore e più speciale attinenza mostra, 
com*é naturale, col dialetto della valle del Guil o del Que3rras, con cui 
la regione valdese direttamente comunica per via di parecchi valichi, 
di cui i più praticabili e frequentati sono quelli di Abries e della Croce 



^ Non ci offre buoni materiali per uno studio dei dialetti valdesi la ver- 
sione valdese del N. T. di P. Bert, pubblicata a Londra nel 1832, perchè 
non è in un dialetto particolare, ma in una specie di lingua comune che 
lo stesso Bert cercò di foggiare con elementi dialettali diversi e anche af- 
fatto fantastici, come si vede già dal titolo stesso del libro: Li seni eoat^ 
gilè de notre seigneur Gesu^Christ counfaurma Seni Lue e Sent Oiann, ecc. 
(cfr. Comba, op. cit., p. 208). 

' Patois dea Alpes Cottiennes (Brian^onnais et Vallées Vaudoises) et ew% 
particuUer du Queyras, Grenoble-Parigi 1877. 

* Comba, op. cit, p. 201 sgg. 



L*odierno valdese. Introdazione. 323 

(praticabile qaest* ultimo anche d'inverno], condacenti al bacino del 
Odi, Tuno dalla Qermanasca di Pral, Taltro dal Pellice. I dae dialetti, 
valdese e delfinese, e ancora più in particolare nelle regioni dell'alto 
Peliioe e dell'alto Guil, combinano non meno nelle linee essenziali della 
fonologia e morfologia che nel lessico e anche in certe notevoli de- 
viazioni dal tipo provenzale, che si i'isolvono in casi, dirò così, di in* 
fazione francese, e si osservano in ispecie nel trattamento dell' a cosi 
tonico come àtono. Le differenze si riducono, si può dire, al -« del 
sostantivo e aggettivo plur. e della 2.^ pers. del verbo al sing. e alla 
forma del perfetto semplice e a pochi vocaboli, che sono affatto perduti 
tra i Valdesi e persistono (ma neanche generalmente) in Delflnato. 
Tanto che è tutt' altro che insostenibile l'opinione, che i due dialetti 
dovessero formare, in tempo non lontano, un sol gruppo, come i due 
popoli che li parlano, aventi anche altri caratteri comuni S una sola 
famiglia. Non ò certo da gran tempo che i due dialetti presero a de- 
viare l'uno dall'altro per lo scemare delle comunicazioni tra i due 
versanti e un po' anche in grazia dell'influenza rispettivamente eser- 
citata sull'uno dal francese, sull'altro dal piemontese e dall'italiano. 
Ma del resto aggiungerò, che dalle ricerche da me fatte sui luoghi non 
mi risulta indiscutibilmente provato che regni poi identità o un'affinità 
specialissima^ secondo che si potrebbe supporre, tra i parlari delle no- 
stre 'Valli' e quelli dei luoghi di là che furono un tempo e in parte 
sono ancora valdesi, quali Fongillard, Saint- Vóran, Molines, e Ar- 
vienx, Vars e Guillestre, Freyssiniòres e Dormillouse, Argentiòre e 
Vallouise. Né sarà inutile infine avvertire, che i dialetti dell'alta valle 
dei Chisone e della Dora Riparia Superiore, tra i quali paesi e il Del* 
finato sono antiche, facili e frequentissime le comunicazioni (per tacere 
di un'assai probabile parentela etnica originaria), appigono specialmente 
affini a quelli degli immediati dintorni di Briangon, compresevi le yalli 
della Glairée o Val-des-Pròs e della Guisane o di Monétier: affinità 
che anche qui, per le ragioni su accennate, doveva essere ancora più 
evidente in passato, prima che la frontiera tra Delflnato e Piemonte 
fosse portata sulla cresta delle Alpi *. 



^ Chabrand e Rochas d*Aiglun, op. cit., p. 3 e passim. 

* Ck>l solo ajuto poi del dialetto parlato dai Valdesi non si può scio- 
gliere la quistione se i Valdesi che dimorano di presente in Piemonte vi 
sieno indigeni, come ancora lascia supporre A. Meyer (op. cit, p. 560), . 
che li fa anteriori a Valdo, o vi sieno immigrati dal Delfinato, come in ge- 
nerale ora si crede e con buon fondamento (cfr. Comba, op. cit, p. lOl sgg.). 
Certo, non è più lionese il dialetto stesso di quello che sia la lingua dei 



324 Morosi, 

Or quanto deve T odierno valdese al dialetto pedemontano 1 Non 
molto, e sarà fatto notare a suo luogo; di gran lunga meno, come 
avvertiva già il Forster S di quello che comunemente si creda. Certo, 
anche nei valdese della montagna abondano gli elementi comuni col 
pedemontano. Qui, anzi, va cercata, almeno in parte, la ragione della 
tendenza dominante finora ad ascrivere V uno e Taltro alla famiglia dei 
dialetti gallo-italici. Ma in numero bene scarso risultano quelli che si 
possano con certezza considerare come importati dal Piemonte, come 
dipendenti da influenza di relazioni politiche, di commercio e di cultura 
che il Piemonte abbia avuto, come ha avuto di certo, nelle * Valli*. In 
gran parte senza dubbio si ritrovano in Delfinato, epperò riescono 
semplicemente segni e prove di affluita originaria, già ricordata a 
proposito del valdese letterario, intercedente tra i dialetti di là dalle 
Alpi Gozie e questi di qua, compresovi il piemontese: affluita che, stu- 
diata col necessario corredo di buoni materiali raccolti nelle due re- 
gioni, si vedrebbe anche più intima di quello che appcga ora, dacché 
il piemontese ha subito T influenza dell' italiano e il delflnese quella dei 
francese. TanVè ciò vero, che di codesti elementi comuni a valdese e 
piemontese ne ha pure il dialetto della colonia valdese di Guardia in 
Calabria, che da quasi cinque secoli, quanti ne corsero dairepoca della 
sua fondazione Ano ad oggi, non ebbe più col Piemonte relazioni 
dirette e continue. 

Scopo adunque del presente lavoro si ò d*offrire, per quanto si può 
compiuta, la dimostrazione, fln qui desiderata, di quanto s*è Tenuto di- 
cendo; e cioè: 1.^ che il valdese odierno è, specialmente nella regione 
più alta, di base essenzialmente provenzale; 2.^ che ha particolare af- 
finità col delfinese orientale, donde generalmente dipende pure l'affinità 
che mostra col piemontese. Insieme ne risulterà, un po' indirettamente, 
ch'esso non ò figliazione deirantico, il quale anzi era una lingua morta. 

Prendo le mosse dal dialetto di Pral, il Comune più remoto della 
Val S. Martino, alle sorgenti della Germanasca, non solo perchò è 
quello che ebbi occasione di studiare più a fondo degli altri, ma anche 
perchè, come s'è già detto, è il meglio conservato di tutti, quello che 



loro scritti. Ne altri argomenti sforzano a credere che i Valdesi entrati in 
Italia, come tutto fa ritenere, nella prima metà del secolo XIII, fossero 
Lionesi. Ben potevano essere, e furono certamente, almeno per la maggior 
parte, Delfinesi aderenti alla dottrina di Valdo, costretti dalle persecuzioni 
delle autorità ecclesiastiche e civili a cercarsi più sicuri ricoveri tra i 
monti, posti in certo modo a cavaliere di due Stati, anzi di tre. 
1 L. e. in Gomba, p. 205. 



L^odiemo valdese. Introduzione. 325 

si mantiene più fedele al tipo provenzale, quello che meno di tatti ò 
soggiacinto alla doppia azione assimilativa, o piattosto distruttiva, del 
piemontese, che per ragioni hen ovvie è penetrato e sempre più s'a- 
vanza nelle Valli, ove tutti lo intendono, e del francese, che i Valdesi 
Ancora (speriamo, per poco) usano come loro lingua officiale e lette- 
raria. Dei pochi divarj nel parlare tra Pral e gli altri luoghi della 
medesima valle S sarà tenuto conto sotto le rispettive ruhriche, a piò 
di pagina. Coordino poi alla trattazione del gruppo dei dialetti della 
Oermanasca gli appunti che ho preso relativamente agli altri. Per ciò 
<;he riguarda i gruppi del Ghisone, deiralto Pellìce e d*Angrogna, con- 
sidero in questi appunti in ispecie i divarj (i più notevoli, s* intende); 
per i casi di cui si tace, va da sé che o non s*ha divario o ò si lieve 
da non meritare speciale menzione. Quanto al gruppo esterno, air in- 
contro, riescirà più opportuno il considerare in ispecie i punti di con- 
cordanza, essendo questi di gran lunga in minor numero che i punti 
di divergenza, in tutti i quali s* intende che il suddetto gruppo esterno 
-concorda col piemontese. 

In una speciale Appbndicb si rende conto di quel tanto di valdese 
che resta nel dialetto della ricordata colonia di Guardia Piemontese, 
in provincia di Cosenza, circondario di Paola; Torìgine della quale non 
è più recente del 1400 *. Altre colonie valdesi s'ebbero pure in Ca- 



^ Li indico colle abbreviature seguenti: rod., perr., mass., man., ricl., 
v.-s., pom., = Rodoretto, Ferrerò, Massello, Maniglia, Riclaretto, Wììa. 
Secca, Pomaretto. 

* La sua data precisa non ci è nota. L^opinione che risalga al secolo XIII 
(pi vedano Vegezzi-Ruscalla, Colonia Piemontese in Calabria, estr. dalla 
Rivista contemporanea, novembre 1862, p. 6; e Alex. Lombard, op. cit. più 
sotto, p. 21, ove si cita non so quale ms. di Fuscaldo, che farebbe arri- 
vare i primi Valdesi nei pressi di questo paese tra il 1265 e il 1273, sotto 
la guida di un Bernardo o Zanino Del Poggio, nobile milanese) non ha 
fondamento storico. Essa riposa soltanto sulla menzione che due decreti 
di Carlo d*Anjou, del 1268, fanno così in genere di eretici fuggiti di 'Lom- 
bardia' e dimoranti in diverse parti del Reame di Napoli. Il racconto 
tradizionale del fatto si legge nei due primi storiografi valdesi: Perrin, 
op. cit, p. 196, e Gilio (Gilles) Histoire des égUses réformées autrefois 
appelées vaudùises, Ginevra 1644, p. 18; più specificato però nel secondo; 
giusta il quale i Valdesi sarebbero andati là per invito di un signore del 
reame di Napoli, incontratosi casualmente con alcuni di loro in un albergo 
di Torino. Il fatto risulta riferito dall'uno a dopo il 1315, dall'altro a 
dopo il 1370. Il Muston, L'Israel des Alpes, Histoire complète des Vaudois 
du Piémont, I, p. 129, preferisce, non sappiamo perchè, il 1340. Prove, 



326 Morosi, 

labria, le quali per luttuose e notorie yicende ^ scomparvero affatto, 
perduto insieme il loro carattere religioso e il loro carattere lingui- 
stico. Questa di Guardia Piemontese ritiene tuttavia nel suo dialetto, 
per quanto ne sia stremato assai il vocabolario primitivo, notevoli 



per una od altra di queste date, mancano affatto e negli scrittori val- 
desi e negli altri. Troppo recente è ad ogni modo la data del 1497, as- 
segnata a qneste colonie da T. Morelli (OptMcoli storici e biografia Na- 
poli 1859, 'Sulla venuta dei Valdesi nella Calabria Citra', p. 39). Egli ha 
certamente fatto una sola, come ha ben veduto Vegezzi-Ruscalla (op. cit, 
p. 6), di due andate di Valdesi in Calabria, la seconda delle quali anche 
da altre fonti risulterebbe avvenuta verso la fine del secolo XV (giusta 
Léger, Histoire generale des Églises évangéUqtses des Vallées du Piemonte 
Leida 1669, II, p. 7, nel 1475). Non si andrà lontani dal vero ponendo la 
prima intomo al 1400, piuttosto avanti che dopo. É difficile infatti che 
dei Valdesi, conosciuti per tali, cioè per * eretici', abbiano potuto essere 
accolti in uno Stato degli Angioini dopo il 1400, dopo cioè ch*erano rico- 
minciate più violente le persecuzioni contro di essi al di là e al di qua 
delle Alpi. D* altra parte, da buone autorità riesce accwtato, che a Guardia 
moriva nel 1409 un Barba valdese, Tomaso Bastia di Angrogna (Gilio, op. 
cit., p. 203). E infine la data del 1400 è in certo modo riscontrata e con- 
validata dallo scrittore cattolico Rorengo, priore di Lusema, che nelle sue 
Memorie historiche dell' irUrodutHone delle heresie nelle YoUi di Lucerna^ 
Marchesato di Saluzzo ed altre di Piemonte^ Torino 1649, p. 70, tradotti i 
passi da noi qui citati del Perrin e del Gilio, per T appunto sotto quella 
data registra la emigrazione dei Valdesi in Calabria, solo non ammettendo 
che sia stata cosi numerosa come fu in realtà. 

^ Questi * Oltremontani', come li chiamavano gli indigeni calabresi (vedi 
una lettera del 1562 in Alex. Lombard, Jean-Louis Paschale et les martyrs 
de Calabre^ Ginevra e Basilea 1881, p. 57 sgg.; Gabr. Barrio, De antiqiduxu 
et situ Calabriaey cum notis Th. Aceti, Roma 1737, p. 80, — ma la prima 
edizione di quest^opera è del 1587 —, e Marafioti, Croniche ed antichità di 
Calabria^ Padova 1601, p. 273), si erano stabiliti anche a Montalto, S. Sisto, 
Vaccarizzo e in qualche altro luogo della stessa regione, e forse quivi 
prima ancora che a Guardia, la quale, cinta di mura, fu poi in qualche 
modo la loro cittadella, la loro place de sureté. In questi luoghi vissero 
per molto tempo quieti, dissimulando i loro sentimenti religiosi e apprez- 
zati per laboriosità e onestà, finché consigli ed eccitamenti dei loro corre- 
ligionarj del Piemonte, * fanatizzati' dai Riformatori di Germania, Francia 
e Svizzera, li trassero dalle vie della prudenza e li esposero ai feroci rigori 
deir Inquisizione. Una specie di crociata, indetta dal cardinale Alessandrino 
(il futuro Papa Pio V), animata dagli Inquisitori spediti da questo e con- 
dotta dal march. Salvatore Spinelli di Fuscaldo, signore feudale di quei 
luoghi, sterminava nel 1561 quanti non vollero abjurare o non riuscirono 



L'odierno valdese. Introduzione. 327 

tracce della sua origine. La quale non va cercata in Pragelato, come 
si desumerebbe dal Perrin S ma si nell'alta valle dei Pellico; e piut- 
tosto a Bobbio che non in Angrogna, come yorrebbero, colla scorta 
di una tradizione locale e di uno studio troppo superficiale del dia- 
letto medesimo, Yegezzi-Ruscalla * e Pons ^. Col dialetto di Bobbio 
infatti ha il Guardiese attinenza più eyidente che coirangrognino. Non 
escludo però la possibilità della fusione di elementi originarj d'ambo 
i luoghi. Del resto, é importante il Guardiese, come già s*ò ripetuta- 
mente qui accennato, in quanto ci rappresenta il valdese parlato sul- 
TAlto Pellico un cinque secoli fa. 

Colonie di Valdesi, come c'insegna la loro storia, uscite dalle Valli 
e di Delfinato, si stabilirono in Provenza a Lourmarin, La-Motte, Me- 
rindol, Gabriòres, neirodierno Dipartimento di Vaucluse, secondo ogni 
probabilità nel secolo XIV e in ogni caso prima della fondazione delle 
Calabre; e a più riprese vennero ingrossate di nuove * reclute*, che i 
signori dei luoghi vi attirarono mediante la concessione, accompagnata 
da privilegi, di terre tuttavìa incolte o devastate da guerre lunghe e 
feroci. Non ne rimane vestigio. Perirono interamente, a quanto sem- 
bra, in séguito alla guerra di sterminio loro mossa nella prima metà 
del secolo XVL Certo ò, ad ogni modo, che e da testimonianze e da 
non iscarsi saggi dialettali che ho potuto procurarmi dei luoghi stessi, 
risulta che in quelle antiche colonie valdesi or non si parla un dia- 
letto diverso da quello dei luoghi vicini, ove di immigrazioni valdesi 
non si ha nessuna memoria. Lo stesso dicasi delle colonie valdesi, ormai 
sparite, della valle deirUbaye (p. e. Jausiers) e di quella, ancora esi- 
stente, di Vars sopra Guillestre. Esse pure (lo scrivente ha potuto 
sincerarsene sul posto) non hanno un dialetto loro particolare. 

Resta il nativo idioma (non però il caratteristico credo, mutato in 
tutto e per tutto nel luterano) in alcune di quelle che, per effetto 
deiresodo ordinata ai Valdesi da Vittorio Amedeo II nel 1686, dopo 
lungo e doloroso pellegrinaggio attraverso alla Svizzera e difficili pra- 

^ fuggire. Tutte quelle colonie, che contavano ben quattromila abitanti, 
sparirono, tranne Guardia, comunello ora di circa 1900 abitanti, ove furono 
ridotti, a quanto sembra, come a confino i superstiti, apparentemente rien- 
trati in grembo alla Chiesa cattolica. Sparirono cosi bene, che il posto di 
alcune (p. es. Vaccarizzo e S. Sisto) si trova oggidì occupato dai discen- 
denti di alcune delle schiere di Albanesi che immigrarono in quel secolo 
(come già nel secolo precedente) neiritalia Meridionale. 

> Op. cit, p. 196. » Op. cit., p. 19 sgg. 

• Bulletin de la Società d'kistaire vaudoise^ cit, p. 17 sg.; e RMsta cri» 
^iana, luglio 1883, p. 222 sg. 



328 Morosi, 

tiche con parecchi sovrani protestanti, sorsero verso la fine del se- 
colo XVII in Germania e particolarmente numerose e compatte nei 
WUrtenberg ^; mentre altri esuli, non soffrendo loro il cuore di rinun- 
ziare per sempre alla patria, tentavano e ritentavano con singolare 
coraggio e invincibile costanza e venivano a capo finalmente nel 1689 
di rientrarvi, e anche, col beneplacito dello stesso Vittorio Amedeo II, 
di mantenervisL Di una di queste colonie, cioè di Neu-Hengstett dei 
Tedeschi, Buriét o BurgH dei Valdesi, si conosce il dialetto per via 
di un buono studio che intorno ad esso ha pubblicato il Dr. Albano 
Roesiger '• Mancandomi materiali linguistici relativi alle altre colonie 
germanico- valdesi, mi limiterò a riassumere, seguendo appunto il Roe- 
siger, le note caratteristiche del dialetto di Neu-Hengstett in con- 
fronto del dialetto di Pral, o, in altri termini, i tratti per cui quello 
differisce da questo, e ciò allo scopo di chiarire da qual punto preciso 
della regione valdese-pedemontana tragga essa origine: quesito che il 
sullodato filologo, per difetto dei necessari elementi, non ha potuto 
risolvere. Aggiungerò una serie di correzioni, che, secondo me, si de- 
vono fare al suo lavoro. 

Vengono per ultimo i Saogi lbtterìlrj, che devo in buon dato alla 
squisita cortesia dei professori E. Comba e A. Revel. 

Ho creduto superflua una comparazione sistematica e minuta, sia 
nel contesto del lavoro, sia a parte, del valdese col provenzale, così 
antico come moderno. Le concordanze e le discordanze saltano sùbito 
agli occhi di chiunque abbia famigliarità con questo. In sostanza e 
così in di grosso, riescono, come si ò già accennato, le stesse che cor- 
rono tra il provenzale propriamente detto (antico e moderno) da una 
parte e la varietà delfìnese orientale dall'altra. Non mancano, è vero, 
come s*è pure accennato, dei notevoli divarj tra valdese e delfìnese, 
e util cosa farebbe chi, riprendendo con metodo scientifico e comple- 
tando Topera di Chabrand e Rochas d'Aiglun, li mettesse partitamente 
in rilievo. Lo scrivente ha in animo di attendere a un tale studio, 
non appena avrà terminato la raccolta e vagliatura dai materiali ne- 

* Non erano però le prime. Già nel secolo XIV ne esistevano (oltre che 
in Boemia) in Brandeburgo, Pomerania e Sassonia, donde, perseguitati, si 
rifugiarono i Valdesi nel territorio di Clèves, ove furono via via rinsan- 
guati d'altri che le persecuzioni sempre più fiere nel secolo XV cacciavano 
d'Italia. Nel 1460 viveva ad Émeric, nel suddetto territorio, un Noél della 
famiglia dei Noél di Angrogna (BuUetin de la Société d'histoire vattdaise^ 
num. 3, p. 41 sgg.). 

* Neu-Hengstett {Bursèt\ Geschichte und sprache einer Waldensercolonie 
in WUrtenberg, Greifswald 1882. 



L^odiemo valdese. Introduzione. 329 

cessarj all'uopo. Lo stesso va detto di uno stadio (che sarebbe anzi 
più utile perchò ancora quasi affatto intentato) tra il valdese e i dia- 
letti delle finitime vallate italiane dell* alto Po, dell* alto Chisone e 
dell* alta Dora Riparia. Questo posso dire intanto, perché mi riesce 
accertato per indagini mie proprie: che il valdese appare abbastanza 
bene distinto da essi, certamente più che dal Delfinese del Queyras, 
sicché pare non possano pretendere, come questo, a formare col val- 
dese una sola famiglia; neppure il dialetto di quell* antico e famoso 
centro del Yaldismo cisalpino, posto fuori però del territorio valdese 
vero e proprio, che fu Pragelato. Il che forse si potrà aggiungere agli 
argomenti favorevoli ali* opinione, accennata di sopra, che i Valdesi 
del Piemonte si debbano ritenere, non già come indigeni delle valli 
dove ora si trovano, ma come ivi infiltratisi dalVattiguo versante occi- 
dentale deirAlpi Gozie: opinione pur conforme alla tradizione indigena. 

Credo bene avvertire, che i materiali per il presente studio furono 
per la massima parte raccolti da me direttamente e personalmente sui 
luoghi stessi dalla bocca di persone dei luoghi, e che anche quel 
tanto che mi venne di seconda mano fu da me con tutta diligenza 
riscontrato. E qui mi corre Tobbligo di ringraziare quanto so e posso 
tutti i gentili e valenti uomini che mi hanno in ogni modo ajutato 
nelle mie ricerche; e in particolare, per la regione valdese, i profes- 
sori e pastori Emilio Gomba e Alberto Revel, Alessandro e Pietro 
Vinay, il maestro evangelico Yilielm di Villa-Secca e lo studente Fi- 
lippo Gril; e, per il Delfinato, il dott. J. A. Chabrand di Grenoble, 
TAbate Paul Guillaume, archivista del Dipartimento delle Alte Alpi, 
Tabate Gondret, curato di Abries, e Tabate Fazy, curato della Chalp- 
Sainte-Agathe in Queyras. I materiali che mi vennero forniti da questi 
ultimi signori, insieme con quelli che sono stati il frutto di ricerche 
mie proprie in diversi punti delFalta valle della Durance, mi saranno 
preziosi per uno studio dialettologieo del Brianzonese a cui spero di 
poter mettere mano tra breve. 

Per il dialetto di Guardia Piemontese, ebbi ricorso, già parecchi 
anni or sono, al signor Pasquale Molinari, nativo e per molto tempo 
sindaco del paese stesso; più tardi al sign. A. Stamile, giovane in- 
telligente, pur nativo di là, del quale debbo la conoscenza alla bontà 
del dott. N. Arnone, egregio professore del r. liceo ginnasiale di Co* 
senza; e infine ai due Guardiesi, Muglia e Martillotti, soldati, che 
potei interrogare a viva voce in Brescia. 

Milano, 15 giugno 1888. 



330 . Morosi, 



DIALETTO DI PRAL 

(alta valle della Germanasca) \ 



1. Appunti fonetici. 

Vocali toniche. 

A. 

1. Di regola, intatto, anche se gli preceda o sussegua suono 
palatale: ejcàlo scala, éar caro * costoso*, cantu io canto, éamba 
gamba, acatu accatto ^compro'; aj faj saj habeo facio sapio, 
faj facit, piai placet, maj magis; raj raggio, faj fascio; aj§o 
acqua; pahy 01 gallo, vaco vacca, limalo lumaca, cdQu io 

caccio, ecc. d -a're dell'inlSn.; -4 -ft'tis -a'te 2* pers. plur. 

pres. indie, e imper.; -rf -ato del partic. perf. ecc. : canta minga; 
vu cantdf vu mingd\ cantdrvù mingdrvu; aj cantdy aj ndngd; 
hund cognato -a, hvi*ld coltellata, nid nidiata. È dunque un 
francesismo, o piuttosto un vocabolo preso in prestito ai vicini 
dialetti franco-provenzali: santo ^ il salasso, frc. saignée. — 
Esempj per la base al + cous.: fdtùSy dtUy dtUrey cdut caldo, 
Vcrfw(ju rincalzo; per act: fajt^ lajL — 2. ej (ej) da *aj in 
éejre cadere e bùceh ^buscajlja 'scheggia e truciolo di 
legno'; dove Ta era anche preceduto da palatale. — 3. L't di 
higu *bajsjo io bacio, e di mingu mangio, si sarà prima- 
mente prodotto fuor d'accento. — 4. In aspersi asparagio (dov'è 
esotica pur l'integrità del nesso sp) confluiranno il frc. asperge e 
il pm. spars. — 6. L'a susseguito da n, si scempio e si compli- 
cato, volge ad a (fenomeno tuttavolta che non sembra comune e 
costante in tutto il bacino della Germanasca) : man, s'mdto setti- 
mana, sdnky kardnto quar., édntu^ demandu, grdnt grande, ecc. 



^ Per abondare in precauzione, avvertirò che le abbreviature seguenti: 
vald., dfn., a-prov., n-prov., frc, a-frc, a-a-ted., pm., it, significano: val- 
dese, delfinese, antico-provenzale, novo-provenzale, francese, antico-francese, 
antico-alto-tedesco, piemontese, italiano. Quanto alla pronunzia di 2, che 
occorre p. e. in ^'éesfo, citato al num. 1, si veda al num. 83. 



Valdese odierno: I. Dial. di Pral. Vocali toniche. 331 

— 6. Nella ragione addotta al num. 3 entreranno pur le al- 
terazioni che appajono in cejno catena; rejj pm. rejg^ radice, 
[fejno feina]; mòjr maturo. Cfr. pguy num. 158. — 7. -ario 
dà -/^, e -aria dà -iero (i^ró): permie^ derie less., §ruMe gros- 
siere, lòngie l^giero, ejtrangie; fem. permi^ro deri^ro ecc.; — 
f'He ferrajOy caJbrie capr., talatie q. telatario ^tessitore', ww- 
Unie; fem. cabrilo mulini^ro ecc.; — melie ^milliario' miglio, 
kartie Squartano', quarto, lato, pezzo, detie Menano' rendita 
di un podere, palie pagliajo, abelie ^apiculario*, §ep{e vespajo, 
bùrie zangola pel burro, t'iie telajo, murtie mortajo, kùUe cno 
chiajo, fuie focolario-; ejcalie ^scalario', scala, plancie *plan- 
cario', impiantito di tavole di legno, fraéie Sfrascano', deposito 
di frasche, gerbie mucchio di gerbà (covoni), ìdapie luogo in- 
gombro di ìdap (ciottoli, rottami), §ravie ghiaja; fem. karti^ro 
(antica misura di capacità, corrispondente alla metà dell'e;m/f^o, 
cioè a litri 15 e mezzo), coudi^ro caldaja, sali^ro^ wW*ro, ^ra- 
vi^ro ghiajeto, muti^ro mucchio di muta (zolle); salie salice, 
Catanie castagno, g'rejiie ciliegio, p'rùssie pero; bri^ro brugo 
brughiera, éuU^ro cavolaja; ejQlai^ro ed ejharusi^ro terreno 
sdrucciolevole, cfr. ejQlajd ed ejkard less. — ge^ie gennajo, 
blie febbrajo; pònsie pensiero, priero preghiera; v'iuntie vo- 
lontieri. Finalmente : iero area *. 

E. 

Lungo. 8. Riflesso regolarmente per e: veàl velo, te^lo tela; 
a^é avere, sabéy ve vedere, ecc.; ve vero, ren rem,pZfn, s'reh *; 
vóndemOy feo feta pecora, meo meta mucchio, rureo rove- 
reta, buie boleto; me kezu mi cheto,* tacio;- me mese, pè 
peso, %^è prèzOy lai ejpèid le spese;- ejte^lo. — 9. Ma si 
ha un' e aperta dinanzi a j: trej tres; p'éirrejy frc. roitelet; 
kreju (ali. a hreu) e krejre credo -ere, [^lejio chiesa], krejsu 
crésco, tejty drejt (ali. all'aw. dre'y per l'appunto, propria- 
mente) \ — 10. Per kerdi e ierie^ cfr. pm. kerdi terdes. An- 
cora e in seize sedici ; ò tra due labiali in fónno femina. — 



' ricl. q/ro. • v-s. : plón s'rdn^ pardn niente. 
• T-8.: hreu, a drajto a diritta. 



332 Morosi, 

11. In iato con Vu: siu sevo; cfr. nm. 14. E Vi pure in ejii 
aceto e giy punto, affatto, prov. ges: es. orvj, ma non peculiari 
al vald., di influenza palatale. 

Breve. 12. Riflesso per e piuttosto chiuso, quasi e: fe^i me^lj 
eru ere ero io era ecc. ; vehu veijs ven vengo ecc. e tets^u tei^ 
ten *; se§u s:§e sek seguo ecc.; pc, léure, mege medico. Per e 
aperto in lejro edera, lejre (ali. a lezé)^ darejre di dietro, 
mejre ^ mietere ', segare il grano, pejro pietra (cfr. cejre nm. 2, 
rej éejno fejno nm. 6). Cosi in de dieci. — 13. Si ha Te del 
nm. 10 in kermu ^ cremo' abbrustolisco, tèro-termo terremoto, 
permu premo; coi quali vadano: Qalabemo less., e d'e secon- 
dario: temo^ n-prov. treno^ treccia, kerpjo greppia. Comune al 
pm. : tebM tiepido. — le. L' antico dittongo, qui come altrove, 
serbato a formola iniziale in i^r jeri ; e l'i* ancora in 'nti^r e 
fi^ro fèria, mejtie mestiere e vetùpie Vituperio' calunnia. In- 
sieme s'abbia l'i che è nell'iato con Vu (cfr. num. 11): prw^ 
prego, niu annego, siu io sego; ^iulo caepula (cnfr. tjulo 
*tiulo tegula mattonella) e fjuro *fiuro febbre. Ma ali. a 
mia mea è meu meus. — 16. Sporadici e non peculiari al 
vald.: sa7^ io serro (infin. sarà), kramo, pur n-prov., crema; 
trimmu trèmito. 

Breve di posizione. 16. Suona e non solo in sej sex, tejse 
texere, prejre prete; ma altresì in be^ be'^lo bello -a; -e'^l -^'Ho 
-elio ecc. di marte% capevi capp., pe^lo padella, ejkue^lo sco- 
della, ecc.; pe^l pelle; te^ro terra, fe^re ferro, di-mekre dies- 
mercurii, ùve^rn inv. , diive^rt aperto; perdu perde pe^i 
perdo ecc., w*rp verme, se^rp, erbo; feto, areto^ teto festa ecc., 
m'asetu ^mi assetto' siedo, tepo musco (Ve allungata negli ultimi 
cinque esempj); seti, — Dinanzi a consonante che è od era jotiz- 
zata, suona e (piuttosto tendente ad e) se la parola è tronca: 
me^'l melius, ve^'l vecchio, pré prezzo; e oscilla tra e e ed e, 
senza che se ne possa veder sempre il motivo, in parola non 
tronca: velo vecchia; nèQO la nipote e dejprezju io dispregio, 
ali. a peQO pezza. Qui ancora: p^5w io cesso, ali. a presu 
* presso' incalzo, preso fretta. — 17. est si riduce a 1/ (= ijt 



v-s.: vòh viene, hoh bene ecc. 



Valdese odierno: I. Dial. di Pral. Vocali toniche. 333 

ejt): vttu io vesto, rito restis, la parte filamentosa della ca- 
napa, bttia il bestiame minuto, pecorino o caprino, che si al- 
leva; e per la stessa via si riduce ect in pttre^ stomaco, se è 
da pectore. — 18. Sempre ò (e anzi un cf piuttosto cupo) nella 
formola en + cons. : s'mon^o semenza ^, pònsu, vttimòntOy sòntu, 
tòntUy demòntju dimentico; vònty vento, Qònt cento, argdrUy 
pòntemòrU (e così tutti i nomi in -ento); rulónt rugginente, 
bùlònij arónt vicino (venez. ecc. : arente), malarnimt (e cosi tutti 
gli awerbj in -ente); gonl^ dónty vdntre; bùvóndo bibenda, 
bevanda, d^tòndu dist., ^póndu spendo; tómp^ tròmpu io ba- 
gno (frc. trempé) e tromp bagnato fradicio; nuvónibre deiòmr 
bre^ ecc.; coi quali vanno: vòndu véndo, landra lèndes. Si 
aggiungono, di posizione moderna: di-vòi^re venerdì, goffrè ge- 
nero, tò^re tenero, ponce pettine; e da -enk = ank di fase an- 
teriore: nofAo àlmónky pm. nanka almank. — 19. Dipenderà 
da influenza francese Yd, che s'ode qua e là ali. ad o, in ejpt^ 
vdnt spav., pa^nQOy kunujsdngOy a§uldngo less., sdmpre ecc., 
e fors'anche Vi di mejpriiij frc. mépris, ali. a mejpreii e a 
pre' prezzo. E quell'influenza è sicura in ejpóuto *e$peauliay 
frc. ^épeautre*. 

I. 

Lungo. 20. Intatto: pi^lo ^pila', appoggio, sostegno, àbri% 
sùt^lj pùrQÌ% fi^l'y partty mùrt ecc.; gónQivOy vivu io vivo, 
viu vivOy vivo -a; t?m, veiih veii^Oy QÌmo cimice; ^qì ecce-hic, 
ejpio spica, ùrtiOy ecc.; diu dico; friu friggo; om fri uomo 
ferito, fanno vltio femina vestita, ecc. ; riu rido, ni nido ; ejkrivu; 
ejci&o schiena;- gri^l glirem (rimpetto al n-prov. gy^eule, frc. 
loir)y- vi^o villa, nulo mille, gink; ejtìgo goccia, se va con- 
nesso con stilla;- fi^'t fiìoy pi^tu io piglio, 'wftiirPT umbQicu- 
lum, éamiio. Vù in sùblu sibilo, sùmjo slmia, cfr. pm. sùbju 
sumja ecc. 

Breve. 21. Riflesso di regola per e (tendente ad e): pe^l 
pelo, féugo felce, neu neve, veou vevo vedovo -a, peie pisello, 
pleo piega; ve vicem, volta, fiata; kureo correggia, de dito, 



' v-s.: s'mdngo semenza (cfr. franto trenta); ali. a dóni, ponce pettine. 



334 Morosi, 

sé sete, 'rgehu 'rQebbu ricevo, betm béure, péure^ getebbre. 
— 22. Ma vejre vetro (ali. a veddre nel senso di cristallo da 
finestra), cfr. nm. 9, 12. — 23. Nell'iato: viOj pliu piego (alL 
a pleo nm. 21), liu lego, me dejsiu mi disseto (ali. a sé nm. 21). 
L'i anche in viro vi ria anello, viru io giro, cfr. pm.; e in 
ni^r nd^ì^o negro -a. 

Breve di posizione. 2é. Riflesso per e come al nm. 21: 
el ille (ali. a ile iUa), kèl quello, kèt questo, ejpé ejpèso 
spesso -a, batème e mème medesimo, méklu mescolo, frek 
frèco fresco -a; sfbetre sinistro, nett, Qepp cippum. Del resto, 
nell'analogia del nm. 16: sule^l^ Qerne^'ly Qe^'X ciglio, te^l tiglio; 
'rve'l il risveglio; sen^ ejtren stringe, ten tinge, ejten estingue, 
sede; ali. a gemeto •cerniculat, *rveìu io risveglio, abeXo, pa- 
Telo somigliante, ourdo^ selo secchia ; 'nsenu io insegno, ejtrene 
tene ejtene^ stringere ecc., seco secca. Si oscilla tra e {e) ei e 
nella risposta di -itia [e dell'i dinanzi al doppio s]: karèQO 
ricègOj ali. a VleQO e veQO veccia. Ancora e in kelo ketOy ali. 
a kèl kèt cit. sopra; Qerkle cerchio, ali. a gercu io cerco, 
ve^rgo verga, ve^rt verde; senza dire di 'ntergu io intreccio e 
fertu •fricto, io fr^o, nell'analogia dei nm. 10, 13. — Uè di 
frejt (frlgidum) ^trejt stretto ecc., è nell'analogia dei nm. 22 ecc. 
'— 25. Vò del nm. 18 in lóiiQo lingua, s6h§le solo semplice; 
Qohglo cinghia; trònto\ tòntj tòntjo tinto -a, ùsòh absenzio (la 
pianta), suvònty ómplu io empio;- kumònQU comincio, songo 
senza, diemòngo domenica, goffrè cenere. Ma: vini viginti; 
dedint didentro, intra io entro. — 26. L'^, come nel pm., nel 
suff. dimin. fem. : paletto, seleUo, fletto, suleUOy ali. ai masch. 
paleU seleU filett sulett culfitt cavoletto; ma: cabri capretto, 
p'cit p'cito, pur pm., piccolo -a. 

0. 

Lungo. 27. In u: nu vUj uro hora, muro (frutto del gelso 
moro), labuf^ coltivo la terra, pluru] sabur dulur calur 
siur sudore ecc., e anche largur lungur prufundur, frc. lar^ 
geur ecc.; ejijù * acetoso' acido, frio duluruzo ferita dolo- 
rosa ecc. ; mejzuh casa, mejsuh e mejsuòu mieto, tujzun vello, 
tujiunu io toso, ecc.; duùu do, kum kumo come, pum, vug. 



Valdese odierno: I. Dial. di Pral. Vocali toniche. 335 

nebu nipote; kuvo c6da; pru (pur pm. e dfn.) abbastanza, se è 
da pr5dest; ejki^ io scopo, rure rovere;- kuiu io cucio, 
ejpu ejpuio sposo -a, miU7*u io mostro;- kunujsu; duXo dò- 
lium, boccale; kOblo coppia. E olla rientra pur qui nell'p: 
iHo\ e cosi vi rientrano: pgnt punt munt (ali. a kontju io conto), 
qkundu ascondo, tundu tondeo, rejpunduy dundu domito' io 
domo; brundo frasca, se ò da frondem, humbo ^concava' 
vallone profondo; cfr. nm. 36. — 28. -cria dà normalmente 
-ti/ro; teiùjrd 'tonsorie' forbici, saiujro saliera, sejrujroj q. 
sarritoria, sarchiatojo, ràhlujro raschiatojo, maéujro q. masti- 
catoria, mandibola, pertjo batujroy pertica battitoja, pejro ejmur 
lujro pietra per 'arrotare' (^molatoria*), planco latmjro tavola 
di legno per lavarvi i panni, ràto-v'lujro q. *rat(a-volatoria' pi- 
pistrello, metujro 'menatoria', danda, gariujro trappola da 
topi (gari)y ^agujro q. giacitoja, letto di strame per le bestie ^. 
Sopra 'ùjro da -o ria si è poi foggiato il femin. analog. del nome 
d'agente in -ore: *rv6ndujro, cagujro , rivenditora ecc. *, 
num. 176, cfr. pm. stirojra, stiratrice, ecc. • 

Breve. 29. Riflesso per o piuttosto aperto: sòl suolo; vòle 
vuoi, vói vuole (aU. alla 1.* pers. vòj)^ e così pò pò (ali. alla 
1.* pers. pòj)] dirffó giovedì; ftor, foro, nou novo, movu move 
mou muovo, ecc., hoj cuoce, trobu tróbe tróbo io trovo ecc.;- 
/!fcf, cat-ejciròl 'scuriolo' scojattolo, kanòl, *rsinòl usignuolo (e 
così ntcejròl q. roccajuolo, frejròl q. terrajuolo, fumejròl q. 



* Ma talvolta, forse per influenza del riflesso piem., che. è -òjra, si ha 
pure 'djro: ràklojro ali. a ràhlujro cit. sopra; pfrmójro q. premitoria, 
pressojo; refm^rOj q. redimitoria, la seconda domenica d* agosto, quando 
si sogliono 'redimere*, cioè surrogare, i pastori sui monti. Cfr. nm. 38 in n. 

' L*-5re del nome di agente, non ha qui il suo continuatore etimologico 
ed è surrogato da -ou che insieme fa per -Orio. Cosi: sìqu segatore, cagou 
cacciatore, 'rvóndou^ harontjquy q. querentiatore, mendicante; ecc.; e iden- 
ticamente: salou 'salatojo*, deposito del sale per il bestiame, lavou; *mr 
buQQu (pur dfìi., cfr. pm. ambuss^) imbuto; mucou, frc mouchoir; defj§u- 
lou^ q. Bgolatojo, burrone, precipizio; puQu potatojo, vSntfgu ventilatorio; 
cap'lguy q. capulatorio, tagliere e strumento per tagliare; defv'lgu e ca-- 
runtou less. 

• Nel basso Val-S. Martino: 'rvóTidóuro^ harontjsfuro ecc. 



336 Morosi, 

fornajuolo *che s'annida nei buchi'; tutti nomi d'uccelli); ejroly 
la somma di covoni raccolti sull'aja per essere trebbiati, pe}7*òl 
pajuolo; vejróld vajuolo. Dal piem. è fejzil fagiuolo. — SO. In 
pochi casi si ha ùo (tendente ad allargarsi ad ùd ùa)y coll'accento 
sensibile più sull'u che sull'ó' quando la voce è tronca e come 
ripartito tra le due vocali quando è piana : mùòru muore muór, 
kuor cuojo; liioky fu'okj guòk ali. a gòk (e anche miXàr muary 
kuàr kuar ecc., lùdk likak ecc.) ^ — 81. S'ha ò (forse da ùo) 
in oliy kòjre ali. a koj cuoce e koju cuocio, vòjt vójdo vuoto -a, 
dròbbu o dòrbu apro, kròbbu copro; brò brodo. Ad d accen- 
nano anche òjroy ora, adesso, e tròo troja ^. — 32. E s' ha ù 
(forse da uò) in ùu ovo, bùu bove, plùo *plovia (ali. a plou 
pluit), nei quali eìll'd susseguiva un t?; e ancora in gùu io 
giuoco (ali. a gòk cit. sopra). — 33. u finalmente in nujre 
nuocere, kujto q. cogita, sollecitudine, fretta; rt40 ruota, nuu 
io nuoto; /té^ro fiioro fodera; oltre che in vulu io volo, ejktHu 
(tose, vplo scplo)] suh suono, suiìu io suono, bun budo, se- 
mutìM summoneo, ofiro, muRo monica. — 3é. Affatto sporadici, 
ma comuni col n-prov., vduto volta di un ediflzio e giro, vjdtUu 
io voltolo, ndu novem. 

Breve di posizione. 35. È ancora o, ma piuttosto aperto, 
in kòl collo, mou molo moUe, ftorn, ortj torty fori forto^ mori 
mortOy mordu morde mort, katorze^ korpy ò osso, nòtre ndtrOy 
votre vótroy sonn, — 36. È teo tfa, dinanzi a r o i, coU'ao- 
cento com'è descritto al num. 30, in kuolp kùajpy tuomu io 
torno, kùort ktiart corte, che rispondono agli it. cplpo t^rno 
cprtey e perciò rientrano veramente nel nm. 27. Si aggiunge: 
avvcortu avverte avùort o avùart abortisco ecc. — 37. E ri- 
mangono gli esempj di ùo ùa^ ò (coli' accento come sopra): 
fuòjl fù'djly trafuòjly fòToy ù'òjl e òjl occhio; dùùrmu dùómie 
duòrm o diXarm] pù'drk o puàrhy fera, pùórco ; ^nkuój e *nkòj 
oggi;- kóTu colgo, lòn longe, òrge orzo, sòjmu io sogno e sòjme 
il sogno, kòjso coscia, òtt otto, kòjt cotto, no;7;- vòj voglio, 
vote io voglia, volo la voglia (e analogam. pòjy pòsjé). 



v-B.: marti, lo; ali. a kù'ar fuak ecc. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Vocali toniche. 887 

U. 

Lungo. 88. In ù: mUl, pUfiXo ptilce, mur^ ejkur oscuro, ^fwrw, 
uo uva, f& fuso, pertU il pertugio, lùt^y lume, lùj lucet, /Sm, 
kunsumuy [ejkùmo schiuma], ejsuu asciugo ed ejsutt, *rdùjre 
ridurre e Vditóf, agùu io ajuto e agùt, mùt il muto, mùu io 
muto e mùo la muta (il cambio); leju letto pptc., vònQu ve- 
nuto, ejpermù' spremuto ecc.; tohguo la tenuta, krejsuo la 
cresciuta; krù crudo e nù nudo, coi fem. kriio nùo; sùu sudo;- 
gùn giugno^ lùn luglio (e ancora, in concordia con V it. ecc. : 
ptln), a§ùlo, hruzu brucio ; frùtt *. — 89. Dall' eu di fase an- 
teriore, si viene a 6u òj ilh gòun gòjn il digiuno, go^ùnu gOjnu 
io digiuno, dejgòjnu^ tv, 'dejetìne*; cfr. mojr nm. 6 e sòjk 
sambuco. — 40. E sieno ancora notati : ejkùpu, io sputo, ali. a 
ejhop, lo sputo; e brina, prugne selvatiche, comune al piem. 

Breve. 41. Si riflette per u: §ulo gola e bocca, guve ju- 
venem, runie rumicem, rovo, nujio noce, kru croce, gu giogo, 
ujre otre, lujro Intra, ejhujre ejkùre excutere, trebbiare, dubbie 
dubbio duplice, ejtubblo stoppia, subbre sopra, kuvo la cova *. 
— 42. du d/ugo dolce, muzu mulgeo, kùtre coltro dell'aratro, 
kùre correre, ru ruso, ticss la tosse (ali. a tùsu io tossisco), 
muco mosca, kruto crosta, l6n§ùto locusta, un§lo, une ^ne e 
pune ungere ecc., puntjo la punta, unze undici, umbro, muhk 
moccolo ed e^mùcu smoccolo, buìs bosso, trujto tructa, ejtùpo 
stoppa, rutt rùto rotto -a, sutt\ feiìujX e ge&ujT finocchio ecc., 
ktUuno conocchia ecc.; kun cimeo, pug pozzo. — 43. Dinanzi 
a L + cons. e R + cons., s'ha uo uà (cfr. num. 36): serpuol ser- 
pollo, puols polvere, sùolpre, uolm uorm olmo, kuolme cul- 



^ Al sufT. -ura di rado risponde -ùro^ e in voci che non sembrano in- 
digene, come tontjurOt puntjiiro, figuro; di regola si ripiglia V-qfro che 
avemmo in nota al nm. 28. Cosi: hlavdjro q. chiavatura, serratura, rutqjro 
rott, hwojro cucit; punojro ali. al cit. puntjùro^ blugjojro pizzicatura» 
hruzòjro^ talójro^ murdójro, ej§rafindjro^ puqjro potatura, 'rsjójro sega- 
tura, efklapcjfro q. schiappatura, fenditura, 'ntqjro q. entatura, innesto, ecc. 

^ gù è neU' analogia di sii; nùmbre si risente del pm. nùmer; e dùj^ ali. 
al fèm. dùà e a duie dodici, si risente dell* analogico -f (cfr. tùti tù^ pi. m.> 
ali. a tutt tu sng. m., e al fem. sing. tùto^ plur. tuta). 

Archivio glottol. ital., XI (seconda serie, I). 22 



338 Morosi, 

mine, sùolk sùork, puolpo, vuorp, ùors, kuorso la corsa, fàomj 
gùom, *rbuom alburno (pianta), fuorco forca, §mrk 'goi^', 
serbatojo d'acqua per lavare, inaffiare ecc., kùort kuortOy suort 
suordo sordo -a, 'n§ùort 'n§uordo^ dejttiorbu io disturbo e dej- 
tùorb il disturbo, huorbu io curvo;- e anche serpù^l serpu^l ecc.^ 
— 44. Qui possono stare anche gli esempj di u : trù torsolo, 
buorso borsa, bujso (pyxis), mozzo della ruota, §upp (ali. a 
§òpp) gobbo. 

AE. 45. ge^ly heru chiedo. — OE. 46. /fen, pe^. — AU. 
47. duro Tento, pdure povero, pduzu io poso e 'rpduiu, dejldudu 
calunnio, ^nkldu *nklduzo inchiuso -a, duvu odo, frdudjo frode. 
Ma è l'o, piuttosto aperto, oltre che in còl cavolo, nei pure Iron- 
chi or torpók. L'au romanzo è sempre intatto; cfr. nm. 1 e 
saumo salma. 



Vocali atonb. 

Fenomeni d'ordine generale. — 48. Protoniche iniziali: oroffi, 
arigùn riccio, arur err.; — ercàgo 'ràdgo grande arca {arco\ ert^ 
'rtqjì artiglio, erbrukk 'rhrùkk alberetto {arbre\ emecdj n-prov. or- 
nescar^ frc. iiamacher^ pm. ameshé acconciare, erUild 'rtdld^ ali. a 
tortala, prodotti dell'orto; — ùrdi ordire, ùrtio, furmi. — Continuo, 
come in piem., er-j^r-, da r + voc: ermd8u 'rammasso', spazzo, erve 
rivedere, erhunu^se riconoscere, erdità, erditre rid., erdrqjgd, erparày 
erpòniisey erxila rosicchiare, ersinòl rossignuolo;- di solito 'rmdgUj 
'rvé ecc. — Da atona din. a n + cons., s' ha ó, onde f e il dileguo : ón- 
karo ancora, ònfft^sd angosciato, ondano andamento (pm. andana); ónta 
tre. 'enter', innestare, òmpldtre; òngupase 'incepparsi', urtare, onte- 
metà 'intam.', manomettere, óntier intero, òmpà od umpA implére, 
òmbuffffu nm. 28; òhhuqj oggi, ònpónt unguento, omòùriJÌ umbiL;— 
di soUto: 'hharo'ngigsà ecc. — 49. 60. Protoniche interne. Pur 
qui, suppergiù, condizioni piemontesi (cfr. nm. 10, 13); e cosi: kennd, 
pernii^ e permqfro nm. 28, ferkòn^à frequent., ter/5^7, permie pri- 
mario, 'ntergà intrecciare, feria, 'rfer^xse raffreddarsi; ferpa calpe- 



^ Senza dire del solito nÒQO, frc. 'noce\ 8*ha Vo oppur Vo del piem. in. 
hòh * bosco* legno, ròt rutto; sofru soffro, outòn. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Vocali atone. 339 

stare, frc. *frapper', heriii^ crepitare, cfr. n-pror. kracinar] veletta 
vecchietta (velo), ureìuh male dell'orecchio (ourefo), seletto e seìuh 
{selo\ abeUe apicularium {abeìo]r meìétt frc. •millet', d^teU frc. 
*tiller le chanyre'; ^surela esporre al sole, 'rveìd risv., 'nsend, ^- 
trento stringeva, 'mpenàse ostinarsi, ecc. A più forte ragione, dove 
r atona, e specie Ve, già era in origine dinanzi a R+cons.: 'nte- 
mmpre, gerve^lo, persale persico, ffeme^l nm. 24, verguno, pertùzu 
nm. 38, perdi?, perdri pernice, serpie serpigo, geréd ecc.; kerkun 
qaalcnno, perpeh •palpetula palpebra, derbuh less.; 'nvertula, pm.- 
anoertojè, avvolgere. Ma pur dinanzi alle altre consonanti: Ififie, 
ali. a lòngie, leggiero, peiccnt, dexiru, teùt e teùàJd, ^eùie e deùie 
nm. 7, deùant, ^retà slombato, fetido, soiOeùi, feùtt^'l e ^etu^l, 
semeùà e semòngo, demon^u dimentico, gemónteri cimit., semaùo set- 
tim., seffur, sefftmt, peóqjre nm. 178, dexònibre, desònde discendere, 
heidu chetatevi, meziòo medicina, nebu nepote;- besàgo bisaccia, 
pònéeùd pettin., seùétre sinistro, seca, vezih, megidi omic, 'nre^t ir- 
rigidire, netjd nett., asetdse 'assettarsi' sedere, vevetto vedovetta, 
hevé bevete;- penu-^T pannicello, tezv^rd tonsorie, semuùu summoneo. 
Anzi, di frequente, piuttosto che peiant ecc. : p'zant, cTziru, fni, ecc. 
E dinanzi a l e a r è di regola il dileguo totale: k'I om, Klo fdnno; 
Via belare, herlà querelare, fUe teliyo, palalo pellicola ed ^pld spel- 
lare, kuflà coltellata, h'iego bellezza; s'rd serrare, v'rqjre veratrum 
album, g'refio ali. a girejio, s'ren ser., fri ferito, frie ferrico, d7t«r 
e étltgrd ali. a dulur ecc., v'iuntie volentieri, potrai pettorale; ecc. 
— Dinanzi ad u e tra due labiali, l' atona turbata in e può volgere 
ad o: hòutd beltà, fòugi^o filicaria, pàpio pituita, bòurèi beverò, 
aJbàuróu nm. 156. — Postoniche interne. 51. Prevale il dileguo. 
D'b ed-i quasi senza eccezioni; e non ne vanno del tutto immuni le 
altre; cfr. nm. 18, 25, ecc., paure, prqjre prete, gizre cicero, pitre 
nm. Yt ,^Q^jtre gutture-, Mde kudde cubito, fdnno femina; ecc. — 
M. Atone finali. Cadono di regola tutte, tranne Pa (nm. 57); ma 
per le vocali di flessione, v. ai nm. 176 sgg. — 58. D'^io rimane 
nitido Vi: òli, kuntrari, ecc. — 54. L'è epitetica, come di fulcro al 
nesso di consonanti prodotto dal dileguo di vocal finale o mediana: 
indkle maschio, ràkle rskschio, gerkle, orUf arqjre aratrum, vWajre 
nm. 50; gòùre, cagqire nm. 145; ecc. 

Fenomeni attinenti alle singole vocali — A. 55. Costantemente qj 
(g;) da a j : qjról nm. 29, ^'tèlo *astella, schiappa di legno, ^'sàl asse, 
€QsHo, qfzi aceto (ali. ad agte acci^jo), qfffagid sciacquare e sciaguat- 
tare; mQòhk maggengo (ali. a mcijùso, fragola}, b^UA, allevare un in- 
fante; rqfrólo, tela 'rara' ossia stamigna, che serve da impannata alle 



34Q Morosi, 

finestre dei contadini; v^'rólà, fr^ròU furi^róU p^rò\ ecc. nm. 20; 
flqfrà da flqjru nm. 134; pqjrin e m^riiko padrino ecc. (alL a p/yràtre 
mqjrcUtro)\ fejzdny fqjzò'l; mejzim (e ntejfidj cfr. pm. meund^ figlio -a) 
t^sun tasso, rn^selo^ fejsiòo fascina; mtà 'lattata', latte cagliato, 
l^tùo lattuga; le j aoio uò om, da to i oìoio ecc. Si oscilla però tra 
'nffrqjsd^ Iqfsdj fejsd e 'nffre^sà ecc. Superfloo soggiungere, che con- 
tinui nell' atona Ve e Pt, che si aveva già da a nella tonica (nm. 2 
e 3): c^jriu biga minga. Ma del resto, non maggiore sull' atona .che 
sulla tonica d l'influenza della conson. palat. che preceda; ed eeòMie 
i Boli miei ósempj, non tutti peculiari al valdese: ée^ canale, cetSo 
q. canicula, bruco delle verdure; éeùevò^l (v-s.: éand'vo^t)^ pm. hor- 
naoqfj q. canapicolo e óehaòrò^l less., cemiùà (cfr. frc. chenal, che- 
mlle, ohenevotte, cheminer), ^'cerpi (n-prov. escarpùr ecc.) scardas- 
sare, ed qfcerpò^% ciò che rimane dopo la scardassatura della lana; 
ali a caluTj caugà calz., careiio^ éava, éanóFIie^ éamiko^ àatùh gat- 
tino, óap'là nm. 50, ecc. — W. S'ha pure a formola atona l'à del 
nxa. 5: màòeìo {manjj odrUd; ma sempre è vicenda incostante. — 
&7. Per ▲ finale, si ha costantemente o, come nel n-prov. (ma di pro- 
nunzia piuttosto chiusa, quasi Q). Nessuna sicura traccia, perciò, 
della riduzione franco-provenzale per effètto di 7, e ecc.; e quindi 
anche palo, %é rveh si risveglia, vado, vug ràuQO voce rauca, man 
largo e lon^o; mòdo mastica, ihingo mangia. Qui pur le proclitiche 
mo magis, go jam: veu mo K ùòo feo vedo sol che una pecora, a 
Ve go ì>ùn§vf. Ma l'a è intatto nelle più antiche e ferme proclisi, 
cioò in quella dell'articolo [la vaco; e anche *na vdéo, alL a ùào 
vàéo\ e del pron. possessivo [ma nugre ecc.) ^ 

E. S8. Si manifesta in protonica din. a liquida la tendenza ad a, 
tanto più quanto maggiore ò la distanza dell' atona dall'accento: tnalié 
q, melecéto, lariceto, taiaUe nm. 7; sarà, alL a s*rdy serrare; sarétt, 
piccola * serra' o cresta di montagna; taravelo tereb., éarfd^l chae- 
rophyUum sativum; ama a karònt e karòn^d mendicare, parantómmu 
petrosélino; qfsarbjd {^'sérbju) purgare il terreno delle erbe nocive; 
tramólu tramuld e tramuldg tremito; parUekùCo pentecoste; randuUéo 
(n-prov. réìidulo, rondine); cfr. nm. 61. — 59. -ta da -e a: sia ma 
(cfr. nu mu nm. 14); siàg set, Udm let, pùi' pedata e piano q. p»- 
danea, pedale; riùnt ret-, rotondo, krìvf creduto. ' Analogamente in 



> Pare è intatto in proclisi il pron. pleonastico del nnm. 184: la pìau^ 
ali. a pìòuAòf piove egli?, la i din kf wd siu rikk, ali. a A^ t dinM df nnt 
Intatto poi sempre T-a dei pi. fem., che ha' appena, e non sempre, pei^ 
dnto il -5, nm. 104. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Vocali atone. 341 

poston.: Saxfjo *gdve[t]a gàbata, bacile, pur pm.; a^o *ane[t]a 
anatra. — 60. Di t da e attiguo a suono palai sono esdmpj : girefio 
alL a ifrfjzo\ gituh (cfr. il frc. *pejeton'), sciame d'api che va a 
formare un altro alveare, rinùn reni. — 61. E il fenomeno dei nnou 18 
e 25, in pònsà ponsie, tónta, me rpóniisu, lòntih; lòngie ali. a legie 
leggiero, g'mònteri cùnit. ecc. — L'w tra due labiali, in f umilio fe- 
mélla; cfr. fdnno e il pm. fum'na femina; e ancora in vrùmù, veni- 
meux (che però non s'ode se non verso la frontiera delfinesé), ali. a 
vleùu- 

L 62. L't schietto anche in Imgól e Unddl limitare; cfr. nm. 25. — 
68. In ti, per effetto di labiale attigua : fìlnìsu aU. a fltiisu e fnisuy 
punàto pignatta, *mbùriJÌ umbil.; fìlvé^lo fibella, bt^frun beverone, 
ùve^m inverno; 'ngupàse, pm. anpujp., incepparsi; guitto civetta, pm. 
sivitola. — 64. E torna, come terziario, il fenomeno del nm. 61 : pó«- 
iùro, vòndemo^ ómpli (e umpA), ecc. 

0. 65. Iniziale si riflette di regola per u : uòur, udùr, umdg omaccio. 
E t< a formola interna, cui rispondo o risponderebbe u in accento: 
sule-^'J; laburd, plurà, duluru, tezi^Wttd; duùd; m^'zunetto, gangu^ 
neftto, pumie; kunujsìZ, mùtrà, rqjpundi^; vuld, qfkuld, suùd, buintà, 
ulftio. E u ancora, cui non risponde e non risponderebbe u in ac- 
cento: mti^n, vuigè volere e vulé volete, hira^e^ kurbdg corvo, murtie 
mortaio, ffrusie (^ró), nuranto (niw), fUie {fu^h\ hAu cocevo (Aq/, 
hqjre), puiu (pò; pò ecc.}, tn4bd^ ecc. — 66. Uù della tonica ritoma 
in riétt (tiu), buéti {buu)^ gud [guu)\ e all'tZó od 6 della tonica ri- 
sponde ti in ulètt occhietto, mùA\ uli^ro (5{t), eifiUd {fòh\ ^'luhd {lòn), 
ujtanto {GU]j dubA e kubri ecc. Qui stieno ancora: ffrùm^'g^l *ghio- 
micello' e kuìie cuiller. 

U. 67. Comune, in generale, alP atona il riflesso della tonica: sud; 
màjrd, kuvd; ecc. — 68. S'ha l'ii in nuzVl nm. 173, ali. a, m^'io 
noce; l't in imùr ali. a ùmu umido; e per altra ragione in ndandà, 
capanne dall'una all'altra delle quali i pastori si tramutano d'estate, 
siùr sudore, e bi^l budello. V. ancora il nm. 158. 

AV. 69. È ott, meglio che àu, nella protonica e u nell'antéprotonica: 
urfTuhy ouzart audace, oumóntu, ouU/h, ouvt e anche titn, motarin 
cavai morello e murihk,murikko nm. 174; klouzurOj 'rpouzd {'rpuzffu 
q. riposatojo, luogo di riposo); d^'loudd (d^làudu nm. 47), Umzie, 
deposito di lauzà^ nm 147. Similmente dell' au romanzo: oulano 
avellana, nocciuola [ulanie l'albero, ulanetto il dimin. del frutto); 
ouréi ouriu avrò avrei; fotisd falsare, outego e ougd, soustgOy fougettOf 
§ouéd calcare, cou^ i calzari e cougd; cougiéo, éoudi^ro, moudt ma- 
ledire ; fondici q. faldild, grembiale ; soupèse sapessi. Qui pure, essendo 



342 Morosi, 

proclitiche, la congiunz. oub apud, con, e la prepoa. articolata dou 
(dinanzi a conson.; dal dinanzi a toc.}. — 70. ti in uié^l accéUo^ 
ùjsòn absenzio ; senza dire del german. ruti , pur pnL , a-arted. 
raustjan. 



Consonanti. 



71. Iniz. in g: go già, ge&ie gennajo, gdgujro nm. 28, gè- 
i^ebbrcy guiik giovenco, gufi giugno, gunu raggiungo, gùu io 
giuoco, gu giogo. — Mediano o riuscito finale: maj Maggio^ 
donde majuso fragola e mejònh maggengo. Per pejus: pesj 
che è pm. — LJ. 72. pah paletto^ filo filétt, pi^Xu pi^Xa pìglio 
-are, fóXo fùXettOy pvPXo nm. 38; a^X) ta^'X, me^'Xy fi^'Xy gi^'X, fòjXy 
In^'X ruggine] ; cfr. nm. 89. La nota dissimilazione in kuluno 
conocchia, lùn luglio. Rara la riduzione pm. (I; j): majie less., 
vòj voglio, vójo la voglia. — RJ. 78. Cfr. nm. 7, 28, 29. L't 
perduto in are ariete (cfr. i soliti riflessi di parietem ecc.). 
— VJ. 74. legie lòngie ali. a §àbjo. — SJ. 75. fejzdh e fejiol 
fagiano ecc., mejiùh e tujiùn nm. 27; Q*rejzOy QlejzOj camiioy 
rojzo 'rosea' il color rosa; kuzu io cucio; &raio, §rizo (m. 
§ri) ecc. Ma bi^ io bacio, bicc il bacio. — NJ. 76. nidi o 
nàti, nidiale, nm. 62; arand ragnatela, ejkrin scrinium, tra- 
moggia, kun; e ancora: kavdn cesto; munOy pm. mgnia, mo- 
ni[c]a. — MJ MNJ. 77» rùnu rùndy rumi[g]o ecc.; ajkan, ejtan; 
ejparnd, risparmiare; unùn\ ma: vondémo vondema vòndemouy 
e sòjmd sòjmu, sost. sòjmej somniare ecc. MBJ: ejéambjd ed 
ejcan^à. — CJ TJ ecc. 78. arigùn riccio; ^lago, tergo treccia; 
bra^j lag (ma pre prezzo); limàgOy liàgo q. legaccia, tigùh (ali. 
a tizun e al verbo 'rtizuòd e ai soliti rezuh e sezùhj pur dfii., 
e ad a§ùzdy n-prov. agusar^ ìtq. aiguiser ecc.); ejkurgd ac- 
corciare, rongd 'recentiare, risciacquare; ejlragd stracciare ^ 
'rdrejgà 'raddrizzare* accomodare, caga cacciare; piago, pègo 
pezza; VlegOy ricego ecc. (ali. a Qu{igio e 'nQurdigio), nego 
neptia, n^go ecc. — Son formazioni seriori: *n§lutju ^nQlùtjày 
sah§lùtju sah§lùtjà. Notevole ejklarzd^ spazio libero in un 
bosco, allato al fr. éclaircie. — STJ. 79. n§ujsd angustiare, an- 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Consonanti continue. 343 

§ujso e 'n§ujs angoscia; ùjs us, ma anche S, uscio. Qui pro- 
babilmente anche brujsjd (cfr. n-prov. ^broustar', frc. ^brouter*, 
e y. Diez s. broza), mangiare con tanto appetito e voracità da 
non lasciare nessun rimasuglio, brujsjày rimasugli di cibo nella 
greppia, sulla tavola ecc. Male assimilato pur qui: bftjd bestie. 
Quanto a adumètjuy addomestico, si spiega come *n§lùtju san- 
gliUju nm. 78; e mcicd masticare, come ejkuréd scorticare, va 
al nm. 116. — DJ. 80. agùu agùdy io ajuto ecc.; òrge orzo 
(ali. a veriòl orzajuolo); e aggiungerei: rugu rugdy *rodi- 
[c]are, rosicchiare, fu^ fugdy *fodi[c]are, andare scavando il 
terreno per trovarvi qualche cosa o per intanarvisi *. — Fra due 
vocali palatine: mejtd medietatem, nidi ^U nm. 76. Fattosi 
finale: raj, *nkùoj. È dal pm.: meg mezo. — PJ. 81. aprucd 
'rpruédy frc. *appr- reprocher'; procé e 'rprocCj frc. 'proche 
reproche'; ma la formola intatta in sdpje sappia, e forse nel- 
l'enimmatico dpjo^ pm. dpia apiótt piola piolett, ascia. — BJ. 
82. aja ali. ad abje abbia, cfr. rdb'o rabbia. 

L. 

83. Iniziale sempre intatto, tranne che in gò)Iy loglio, es. non 
peculiare al valdese. — Tra vocali e finale, si pronunzia nella 
gola, spingendo e lasciando la punta deUa lingua contro la ra- 
dice dei denti superiori *. In codesta condizione si sviluppa 
inoltre dopo la vocale precedente a l (essenzialmente dopo la 
tonica) e specialmente dopo e od -i, una vocale ^irrazionale' che 
sì può esprimere con a dopo e, con e dopo i, salvo che questa 
^irrazionale' non si risolva in un allimgamento della vocale 
etimologica: il che avviene sempre, se questa è xm a; il più 
delle volte, se questa è un o od un u; raramente se questa è 
un E od un I. Ecco esempj: sdld, gala gelare, be^ldy fi^ld e 
'nfl^ld infilare, ejmuld arrotare, ejkuld scoi. (pres. indie, sàlu. 



^ Ma avremo D'S in tarid tardare; funio, depressione del suolo, fUn- 
ii^lj feccia, ^funzà sfondare; cfr. p. es. Arch. IV 351-5^ 

* Non mi risulta accertato che generalmente questa particolare pronunzia 
del L sia (come in qualche caso mi è parso) alquanto meno sensibile prima 
che dopo deir accento. 



344 Morosi* 

^àluj bé^lu, fiHu 'nfiHu, ejmòlUy ejhuiu); balanc^o, maladd^j 
aleQrej pi^ùn pilone, dulur; pa\o^ te^lOj mute^lo mustela, canr 
de^lo^pi^lo nm. 20, sólo suola, Hi Ó^i olio; sàly inàl<, palj 
me^te^rOlf ohi eserciti un mestiere; Qe^l cielo, /fe*f, me'^l; pe^l 
pelo, fH, suti% foudiH num. 69, abriHy sol ^c^l suolo, lin^i 
lineaci (e altri al nm. 29); miti mùfll o mù/^l K Lo stesso ar- 
viene per ll, che di regola, almeno in Toce non tronca, si é 
scempiato: valdddo, ejpe^ld ejpéf^lu spello, galito; fùmé^lOj 
ejté^lo stella, Qervé^lOj vi^o e vi^ldn, an§{^lo anguilla^ tòlu 
'toUo' tolgo, piilo pollastra, ejpàla spalle; pàli i»Ilido, Péli 
Pollice, poli pollice; vdlj.gdl gallo; pe^l pelle, bé^l, martéf^l^ 
koly serpùPl. — Ma cessa l'alterazione, almeno in protonica, se 
il L, per via d'ettlis3Ì, venga a susseguire ad altra consonante: 
k^là querelare, d^lujrd dol., k'I om quell'uomo, fUe telajo, 
ejp'ld spellare e p'iah pellicola, b'IèQo; mentre in postonica 
s'ode pure òAJo ajQlo sablo kunflSy ^. ad dklo ecc. nm. 88 
sgg. — 84. Di L in r pochi casi: ejsuretd (aU. ad ejstsleld)^ 
esporre al sole, ejkurild scolature (da ejku0)y *mbùriH am- 
bii., nei quali è evidente la spinta a dissimilare; ed e;ca- 
rdfy pur dfn., ordigno adoperato per caricare qualche peso 
sulle spalle (evidentemente da ejcdlOy scala). In poston.: pòri 
ali. a pdliy pallido. Cifr. nm. 86, 90, 93. — 86. Le formolo als 
ALT ALD ecc. dauuo di solito aì4S aut ecc. in accento, ous 
out ecc. fuori d'accento: fdi^ dui e altri es. ai nm. 1 e 47; 
fousd ecc. nm. 69. Analogamente: bóutd beltà, fev^go felce; 
móure móut mólere mólitum, tóure iàuL E uls ulc' ult danno 
ùs {u$) ecc.: pùsu spingo, inf. pusàj me kugu e kugds€y di 
dùQOy muzu muicy fuie nm. 139, ejkùtu ejkulày kutre coltro, 
htUe^l ^ kiU'ldy putihy mutuh •moltone; Qóutro qua-oltre, lóuiro. 
— 86. Resta il l, ma colla speciale pronunzia di cui al nm. 83, 
in sùolpre solfo, salvjOy salvage ali. a sarv.y puols ali. a pùors 
pulvis, tiolme kuolme nm. 43, balmOy riparo contro l'acqua o 
il vento formato da roccie cave o protendentisi; alpy alpte^ 



^ Lo stesso sviluppo dinaiui a l: puf^lo' nm. 38. B l passa in l, ove mai 
si mantenga, par dinanzi a conson., come in pùols e negli altri es. del 
num. 86. 



Valdese odierno. I. DiaL di Pral. Consonanti continue. 345 

puoipOy albro populus alba; cioè dunque dinanzi a labiale (col- 
Teocez. di cimmd calmare nm. 116). Si oscilla tra { e r in 
valf§é val§ù' valdese e var§é valere ecc.; tol§èse torQese^ ali. 
a to'ure; f>u\§é vu\QiX mH§èse e vur§é volere ecc. Sempre r 
in k^kuh qualcuno e derìmh less., perpeh nm. 49-50. — 87. 
Per xALO ecc. : ejkandu less., didvu, tavu tavolo, dtre Qaròfu 
e paransommu prezzem., che non sembrano indigeni. 

GL TL. 88. Iniz. o preceduto da altra conson., non si altera 
mai: ìdar ejklarza nm. 78; klauj klavòjro nm. 39, hlavé^l ca- 
vicchio; efklùre escludere, 'nklau dejklau inchiuso, dischiuso; 
Qerhle^ maklCy àhlo *ascla, scheggia, rSklu (io raschio) rakld va- 
klòjroy meklu mekld. — 89. A formola interna, dopo vocale, è t: 
dbeìo àbeliej oureh urelun, (P7 uXaddo occhiata, gef^vP'X e ^i«- 
òvXùh) oQùìo) ve^t velo velétt; selo seletto selùh] wira^T spec- 
chio, sule^'ly Qeme^ly *rte^'l nm. 48, fet^t^'l, fru^lma. 50; 'riilà 
rosicchiare, mala less. — 90. Analogamente di gl : QloQO, aQlant 
ghianda, *nQlùtju 'n§lùtlsu; sòni)le nm. 25, un§loy- kald qua- 
gliare e ha/l il caglio, veld ^vegliata' la veglia. È Qr in §rù- 
mej^e^l glomic, 'n§rumilu&dse raggomitolarsi; e in Qrduvihy 
dimin. di §lduvOj scheggia di legno, schiappa, se ^2-, pur n-prov., 
è il nesso originario. Esempio *sui generis': §ri^ ghiro. — PL. 
91» plaQOy platty planey pleh, plid piegare con pleo la piega, 
flou piove, plump;- ejHblùn, gambo del grano, ejtubble stoppia; 
kublo ahìMà dejkubld coppia ecc.; dubbie dubluh *rdubld. — 
BL. 92. bld grano, bleo bietola; blank, bloj bleu, blunt; sablOy 
neblOy sùblu. — FL. 93. fiàmOy flakd less., fiur; flank, flapp 
less.; suflày hunfldy sùfle il soffio, kunfle gonfio, sost. e agg.; 
mùflo mufia. Ma frundjo fionda. 

R. 

94. Volge par volgere a pronunzia jfaucale, nelle stesse 
condizioni in cui vedemmo sonar faucale il l ; e si riproduce il 
fenomeno della vocale irrazionale (nm. 83): sàru sàrdy fi^ro 
nm. 11, sòre soror, ne'^rviy ùve^rn inv., dùbe^rt aperto, vg^rt 
verde, ejtù^rny lo starnuto; amar, /«r, ke^r chiede, 'nti^Vy ni^r 
nero, ftór, éalùry sàbur ecc., cfr. nm. 108. Analogamente per 
br: sero se^ro serra di montagna, te^ro col verbo 'ntèrd 



346 Morosi, 

'nte^rày fere ferro, mure mù^re 'morrò*, muso, e mù^r-puroth 
muso di porco (pianta); §ùrOy n-prov. gourro saule marceau. 
Ma all'incontro: s'rà ali. a sardy p'russ pera; sprèto dimin. di 
se^rOy frie ferrajo; ecc. ^ — 95. Di r in i, per dissimilazione, 
sien notati: trufjfi\i q. tronerio, tuono, 'rbiHiy n-prov. arbiri^ 
'arbitrio', energia; flajru 'fragro', io puzzo; Mie {*frebrie) 
febbrajo. In lindal, limitare, par mutato il suffisso. — 96. Tace 
un R in dùmèkrej dies-mercurii. E riuscito finale, tace il r degli 
infiniti che a suo luogo si rassegnano, e quello dei num. 7, 28; 
oltre che in ve vero; pou pavor. — STR. 97. Quasi taciuto il r 
in postonica: suàt^'ej fune del pozzo, n-prov. e pm. soiuistre\ 
fef^et^'Oy med^etroy se&etrey nòtre vOt^e ecc. Sarebbe un caso d'in- 
tiero dileguo in cdtiuiy ordigni di legno per camminare sulla 
neve alta, se è organico il r dell'equivalente n-pr. chdstrauas. 
Lo ST intatto dice non bene indigeno pi^ldst pilastro. 



98. Appena andrebbe notato us u, ali. a vns vuy vos. Piut- 
tosto si ricordino, benché non peculiari, i tre esempj che pas- 
sano alla ragione del w-: §àtu io guasto, ^aju io guado, §épo 
vespa (cfr. Qajtu aQajtUy sto in agguato, Qardu, §anu guad.^ 
§èrOy ecc.). — 99. Tra vocali, rimane in cavu cava cav., lem 
levày nevd nevata, klave^l pinolo, ejpuvònt spavento; tnmi e 
avivu less., coU'agg. fem. vivo} move muovere; vacivo pecora 
vuota di latte, gónQÌvo\ tardivu -ivo, *r§ajrivu 4vo less.; novo 
e nuvè^lo. Tace in lejsiOy cioè tra due i; in ttUio 'tuttavia' sem- 
pre, e plùo pluvia. — 100. VR- darebbe fr in fru/X catenaccio, 
se è da veruculo, I)iez s. verrou. — v'l v'r a formula in- 
terna: oulano avellana, viure vivere, mourey plóure ecc. — 

101. RV: kurbdQ 'corbaccio', corvo; ktMrbdy frc. 'courber'. — 

102. Sempre u da y riescito finale: svuluy neu neve, riuy ndu 
novem, nouy moUy plouy uu uovo, huu bove. Male assimilato 
vif vivus e vivit. 



^ É però da osservare, che la vicenda del R in r sembra ristretta a sin- 
gole località o famiglie; epperò generalmente mi astengo dalla particolare 
trascrizione. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Consonanti continue. 347 

S. 

108. Finale, di flessione latina, s'ode ancora solo nei riflessi 
di nos vos e nel plur. fem. dell'artic. e dei pronomi, allorché 
sussegua parola che incominci per vocale: nus àn^ o meglio 
nuz àn, noi abbiamo^, mbz and voi andate; lai àbélà le api, 
Ktai oureXà queste orecchie, Klaz dnjd quelle anitre; mai 
amiiàj notrai amiià, pluzjurai amiiày le mie amiche, ecc.; 
ali. a ma bela oureld ecc. Quando cade però, come già in parte 
si vede dagli es. testé addotti, il -s di flessione latina lascia 
traccia di sé nell'allungamento della vocale che gli precedeva. 
Altri es.: vù sabe\ ali. a vui and; la fonnd le femine, ma 
fèà le mie pecore, notrà vaca le nostre vacche; tu /S, t?à, ftré, 
df, ejklUj ali a ej /2i vd kré di ejklu. — 104. Il hs della figura 
nominativale persiste in pùols pulvis e forse in qualche altro 
esemplare (nm. 178); e l'u di lau mou kùu accenna a lacs 
mols kuls. n -s del genitivo é in dirìnars dies-martis, e nel- 
l'analogico dirlùns. — 105. Del resto, non solo é sempre caduto 
il H3 lat., ma di regola anche il -s d'uscita romanza, preceduto 
che sia da vocale: nà naso, rà raso, colmo, ai ri ho riso, ejiju 
'acetoso' acido, §ujtru q. gozzoso; fU fuso; 'nkldu dejkldu in- 
chiuso dischiuso, irw torso; wé pè frange ejpu ecc. E simil- 
mente tende al dileguo il -s (-(?) d'altre provenienze; v. i num. 
75 78 106 121 127. All'incontro: lùors orso, tors torce, ecc. A 
tres risponde trej. — 106. SS: §ròso ruso ecc.; grò rù, pa 
'passo' niente; ò. 

se ST ecc. 107. Iniziali si riflettono per e/ft- g<- ecc. •: ejkdriy 
ejcàlo scala, ejkòlo, ejqu^lo scodella, ejkrivu; ejciùo schiena; 
ejtdn, ejte^lOj ejtrejt stretto, ejpd spada, ejpàlà spalle, ejpi^^ 
ejkubd scopare, ejpu sposo. Siamo veramente, per la nota pro- 
stesi, 3i esC' ecc. di fase anteriore; e la riduzione coincide con 
quella delle formolo dove é etimologica la vocal che precede a 



1 Sempre sonoro il s tra vocali; e cosi anche réfjiuéd rejzùh 'rzutalà^ 
da * resonare* ecc. 

* Nel basso y-»-m. questo ; non ^*ode mai: ékàn ecàio eqtUfh etàn c^pu- 
vontu» 



S48 Morosi, 

s + cons. : ejlùnd q. exlongiare, allontanare, ejre&d nm. 49^, 
ejkttd scodare, ejtrasùu q. strasudo; ejkundu ascondo; ^kur 
oscuro; dejliu slego, dejviul&se sviarsi, dejvttu svesto, eoe. ecc. 
Noto ancora: ejmi^ = n-prov. esmino hemina; mejnd jua. 55; 
rejtuùdy n-prov. restountiry echeggiare, ed ejtdy che s'ode a Villar 
secca, fase anteriore di Ud estate. A formola interna, est eoe 
danno semplicemente et ecc., quando si eccettuino mejtie e prejre 
(pm. prov.), che sono esempj 'sui generis'. Noto: opre; careUo^ 
prètdy feto areto teto; pttu io pesto, pUo la pesta, vili; catìa 
castig. rateai e ràt'ldg rastr., bàtùh; kutd costare, miUrd mostr., 
pòi 'postis', corrente der tetto; krùto crosta, lonQvio locusta;— 
mvfio mosca, pàko pasqua, rakle il raschio, makle maschio, 
mehlu mescolo, vaco (n. prov. roseo) tigna delle bestie; fràco^ 
frek freéoyòco (n-prov. osco) intaglio; ecc. 

N. 

108. Fra voc., è faucale; ma di regola ha cosi poca consi- 
stenza, da lasciare solo qualche traccia di sé nel suono della 
vocale che gli precede; sicché par quasi di udire ejrèà se- 
medy 'n^fw^ intamin., sud, dudy muliie, muèOy mZelo mani' 
glia, truèli nm. 173, ejpmlott q. 'spinolotto' spillo, uur; lao, 
s'mao, mai màjo manico -a, veo, pleOy muf/iu ^io molino', fiic- 
ciò andare il molino, v'zvOy huOy uo luo una luna, bruo; piut- 
tosto che semetìÀ ecc. Ma per evitare certe complicazioni gra- 
fiche, mi attengo sempre alla trascrizione per ò. — lOd. Il 
nledesimo suono è in ^ònre tòòre Qò^re (quasi: ^óf^^e ecc.), 
genero ecc., che si potrebbero anche scrivere gore {go^e) ecc. 
Ma schietto n, se altra consonante riesce a precedergli: e^r^nà 
eli. a ejred nm. 108, D'wàJ, giorno di Natale, d'nant^ fnèP'o, 
v'nty fnuPly k'nujsuj fàuno less., gauno frc. 'jaune', fejno e 
cejno nm. 6, dejgòjnu ecc. nm. 83 94 ; e per consonante che 
gli viene a susseguire: sandd sanità. È poi naturalmente inco- 
lume, perchè è nn di fase anteriore, in and àne^ andare, vada; 
rùni grunnire; kàno^ Qono^ ecc. — 110. Per n in r, vicenda 
pressoché costante in delfln.-brianzonese, qui non ho, aU'infuori 
4ella riduzione della terza dello sdrucciolo, se non carho ca- 
napa. Nell'ultima deUo sdrucciolo, oltre diahre e ordrSj che 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Consonanti momentanee. 349 

s'odono pur qui insieme coll'antiq. cdrpre carpino, abbiamo lòndro 
laidina, 6h$ro (fem.) inguine, — 111. Ad ^ano ^ene ^ino ecc., 
risponde -e (pm. ^) : plaje platano, frajse frassino, ponce pet- 
tine, ffuve huolme. ^— 113. Riuscito finale^ volge a gutturale (^), 
anche se in origine susseguito da dentale. Suona perciò assai 
poca diverso dal n di $ank sangue, mej6hk maggengo e simili; 
nò nù è mai parso ohe accenni a risolversi in una pura e sem<- 
plice nasalizzazione della vocale che gli precede. I nativi lo tra- 
scrivono per ng (mang, beng), e io sempre per n: man beh 
vih ti^uh. preiiun sun suono, ecc.; ah krèn din poh suhj 
hanno credono ecc. -«- Si ritorna però alla pronuncia faucale, 
se il ^ vi^ie a ritrovarsi tra vocali perchè aderisca alla pa- 
rola susseguente: buf^ om, tui^ àbeh. — Preceduto da conson., 
rimane immutato: ùve^rny kom, fiiarn; gdun. 

M. 

118. Bsempj di assimilazione: runie nm. 41, linddl limitare; 
tóndày antiq., q, ^témpita' tempia; dunckt domito, io domo; 
ohre dando -amita e dirsande sabato. Dissimilazione in karor 
mjlo camomilla. — 114. Di uscita latina: reh rem, mente. In«- 
tatto se di uscita romanza: /am, ram rame e ramo, gem ge- 
mito, pum. — 116. MN: fmno^ dùno dom[i]na, sonn ali. a 
scjme e sójmd nm. 77. 

C. 

CA. 116. Iniziale in éa: cdQU io eaccio, calùr cdtU, càvi^ 
calzo, éarpizà calpestare; caro cera, viso (pr. cara)) óar (caro, 
costoso) careHOy éarguj cardùh^ carbuh, cazàly capuy catlu 
castigo, cantu canQÙh^ carbo nm. 110, cande^loy cambroy co- 
mizoy cdmulo camola (tarma dei vestiti), camp campie (cam- 
piere), cambo gamba, catt gatto, capevi cappello, cap*ld num. 51, 
cavùh less., cabro capra; coi quali vanno: còl (adì, chaour) 
cavolo, caumd ^calmare', meriggiare, cougd calzare, cougie il 
calzare, coudi^ro caldaja, cejno nm. 6, ceju nm. 2. Veri e 
proprj piemontesismi, sebbene in buon dato ritornino nel delfl- 
nese: kau calcio, kar carus; karéo ali. aE'antiq. cai^rOy sedia; 
ìiar^bm carretto, kamaoàlj kardajre -atore, kavdl havàlo^ kavdn 



350 Morosi, 

cesto, kasvi mestolo, kajso cassa, kantùn] karnbja e kambiy ali. 
ad ejcambjd nm. 107; kozo cosa, kavèQOj kdbàQO gerla. ^ Me- 
diano: éa ancora, se gli preceda altra consonante: pecaire 
nm. 178, secd^ ejmuéd smoccolare, §aucd cale, ^ercd^ meréd 
mercato, ràucàse diventare rauco, ejcambjd^ ejcavutd ed ej* 
caruntd less., pejéd ripescare dal pozzo qualche oggetto cadu- 
tovi, 'ncantd ammaliare, runéd roncare (il terreno), truncd; 
uéd *huccare, urlare; iicd ficcare, ejtaéd e dejtaéd attacc. e 
distaccare, àbàwd ^balcare', cessar di piovere, *nfracd infra- 
scare, 'mecd nm. 48, *mblancd imbiancare^; vaco, s&éo sacca 
(donde saci^ro tasca), seco (verbo e agg. fem.), seca zoccoli; 
arco *arca* cassa-panca, fuorco, ptcorco, ràuco, muco mosca, 
runco róncola; hduco (n-prov. balco), una pianta palustre; 
ràéo 107, fràco, frèco, lejco e h^e^co (n-prov. lasco fetta, bresco 
favo di miele), òco 107, WIco *busca* fuscello, 107; anéo^ 
plance, bianco, branco, e ancora -onco, fem. di -onft -ingo-: 
erbo mejonco erba maggenga, limàQO mejsu&Snco lumaca delle 
messi) fSnno pràffinéo donna di Pral. ^ 117. Il e di ca me- 
diano, preceduto da vocale, si riduce o dilegua all'incontro nor^ 
malmente, per le note vie: hajd, pajd; plid, pria, nid anneg., 
sid, ^ud, alud allogare; ejsùd; ^sarhjd *exherbicare e ooA 
sempre 4d da -icare'; file flcaja, fuie focario, nuvie nucarì<^ 
butéo bottega, pleo piega; fo (fem.), fico; vejsio, ejpto, urtio 
(ali. a fùrmt nm. 48); lùo (fem.), luogo, lejtùo; bluo less.;- séal 
ségale, pifih •pulica, pulce. 

CO, CU. 118. kSl kordo cunfld, kuu, kuvd; aQuto ago, a^ 
IdnQO less., a§u acuto e a§ùzd; se§ùr, se§unt; ejkòlo e^kùr ecc. ' 
— 'ico: maòi, persi, tosi, porti, duméti; ed è la riduzione 



^ Con la sonora: hugàse coricarsi, cargà. Rivengono a TJ (ti[c]a): ^rvfrcd 
rimboccare, p. e. le maniche, ^'kurcd, m&cd\ cfr. i corrispondenti prov. re- 
vertegar revergar, escourtegar, mastegar. Voci non indigene o male assimi- 
late: pfk& peccare e il peccato, voci chiesastiche, ali. &pf6ajre di; ^han 
scanno (cfr. dfìi. eseabel); ^handa^l (cfr. dfìi. eihandou) bilancia romana, 
stadera, e poche altre simili. 

* Sia notato buli§d, ch*ò il n-prov. boulegar, ali. a bugi, che sarà il pm. 
tugé, muoversi, agitarsi, darsi da fare: supposti da ^bnllicare. 

■ Notevole ^Sirdl, ali. al n-prov. esquirou, pm. sftfriSl, scoiattolo. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Consonanti momentanee. 351 

comune al piemontese *. àtico: viage salvage kumpana^e, 

fruiTia^e] cfr, nm, 175. — 119. Di ogni -co in parossitono^ 
rimane -k: 'mbridk, pok, gifik fù% sòjk sambuco; sàkk, pùorky 
trunk il tronco; rikky bukk caprone, uluKk allocco, kiikuhk 
cuculo, frek fresco, bdk * bosco' legno; ferfife, pm. briisc^ al- 
veare; blank; -ank num. 116 175. Ma viene a y il e di uscita 
latina: ^gaj ^laj ecce hac ecc., avoj apud hoc, anche, parì^ 
menti. — Le voci per ^ amico amica' sono le piem. : anUs amiio. 
E proviene da forme in -ca il e degli aggett. secé rdué e di 
hucc neUa dizione Uà a huéé star bocconi. — CR. 120: ajQre 
majQre ale§re. 

CS. 121. — lejsày ejsèlOj mejsèlo, ascella ecc., pejsi^é^l less.; 
ejsdm sciame, sejsaniOy vejsiOy lejsio; frajse frassino, tejse te- 
xere, hdjsOy bujso nm. 44; buis bui buxum; e qui pure ansiy 
se si tratta di anzium, nella dizione fa ansi ^fare schifo e 
ribrezzo'. ^ CT. 122: lajt e lejtd; fajt; pejtràl pettorale, lejty 
iejt, stalla, drejt; ejtrejt ejtrejto; nòjt e niijtd, vùjtanto (ali. 
a òt); di dltOy frutty ejsutt L'esito e è in paco (fem.) * patto', 
accordellato; ponce pectinem, col verbo póncebày pleccy piegato, 
curvo, se è da plictum. — NCT. 128. Dà ntj anziché jtrf: 
tontj tontjo tòntjUrOy tinto ecc.; ejtròntj ed ejtrSntjo strinto -a 
(ali. ad ejtrejt -o cit); untj untjOy untjd'y gunij guntjo gun- 
tjùro guntjd; puntjy puntjo la punta, puntjiiro; dai quali es. 
fu attratto koniju io conto, kontj il conto ecc. L'esito e è in 
apuncd appuntare, trattenere in un dato Spunto' le bestie pa- 
scolanti; ejpunéày ali. a puntjd o pi^Td puntjo ^pigliare lo 
spunto', principiare a inacidire. 

CE, CI. 124. Iniziale è sempre q U, o di queste formole, quasi 
un s sordo: Qe^l cielo, girOy Qirejzo Q'rejzOy gervé^lOy gesdy Qii^y 
g'mònteri cimit., qìuIo cipolla, ^z're cece, gepun less., gi^ly 
gerhley QÒòrey gonturOy gimo cimice, gaj ecce-hac, gink. — 125. 
Dopo conson., si ha g in pUrgi^l porcile, 'rgebbuy rangiy cui si 
aggiunge gagujrOy che è veramente un caso di cj. Lo i in ejzi 
ejzju aceto ecc. *, nujzo nm. 41, e;ftteri/(n-prov. esclarg- esdar- 

^ Lo stesso è da dire pei fem. mà^o^ dumétjo; muno mónica; i quali 
però spettano al nm. 117. Ma a dominica risponde diemon^o. 
* azettre sarà * acerbo \ e dicesi del tempo freddo e procelloso. 



352 Morosi, 

ziry cfr. ejklarzd nm. 78), nerii frc. ^noircir*, torie^ runie 
Din. 41; cjBr. gii're cece; meii^o medicina, unie duie terze. — 
1S6. La solita alternazione tra fezé fzé fate, dizè Szè dite, uié ^^ 
i^^iin i?'im vie, lùzujro lucernario, e plajre plajrei plajy kójre 
kòjrei kcjy liyre lùjriu lùj ecc. ; cfr. viijdd Vocitare vaotare. — 
127. Per ve vece, de dieci, perdrij hrù croce, dù dolce, e anche 
per Tesito di 4 ice: sali, Pèl% pò^, è da invocare il nm. 105. — 
SGE, SCI. 128. desonduy 'rsUsitày 'rsiiiol nm. 48, fajso fstseia con 
feisd, fe^siòo fetjsé^l; feisèlo ^fiscella", forma per cacio; pajse^ 
l'erba che non si sega perchè troppo corta e si fa 'pasó^re' 
dalle bestie, najse, krejse, kuduise. 

QY. 129: kàl e kafkUhy karemOy kere k'ri kardntjd nm. 58 
e kèto questua; katre e kartie hartiTo nm. 7, ejkaroà aquari 
ciare, ejhajrd squadrare; ftait, hah quaglia; me kezu mi chalo. 
«^ 180: ej§dl ejQald (dove, cerne in sgàl ecc. di Torre-Pollice^ 
è presupponibile una ba^e ex^aequalis); aj^Oy ajQlo ed ^§làtty 
sé$u sé§re. 

G. 

GA. 181. Iniziale: gal galii^; goj (masc, dfn. jax)] {^auno 
num. 109); mediano dopo conson.: mah largo mano larga, 
lar^ mandare fuori, *al largo', il bestiame a pascolare, ve^go 
e vergd colpo di verga, pertjo lungo pertica lunga ed ejlungd 
q. slongare;- gariy anche pm. e dfn., ali. al n-prov, garrì topo; 
bur^d borgata. — 182. Mediano tra vocali: éatid castigare, 
runa rumig.; lid lia^o; plajOy fau e fate ^fagario' faggeta, 
riid 'rugata', serie di case, contrada; dujo doga. 

GO, GU. 188. §0no ^unè^lOy §iHo g^o gutta, dejQvtUy 'nQùorty 
Qutt gotto. Stanno poi nelle note analogie : tju\o tegula, óui agosto. 
Il ^ di -oo resta nel solo caso che sia preceduto da altra conson., 
ed ò allo stato di sorda : larh lohk gurky aU. a óatt il castigo e 
gu giogo. — GR. 184. /Zo/rw fl^rd nm. 95, megru mejrd less., 
ni^r ni^ro negro -a. — GN. 185. hvmdy sefiy pùn. In puh, che 
edesi in qualche luogo invece di pun, avrà influito il frc. poing; 
e malih va col sinonimo francese. 

GÈ, Gì. 186. Iniz. : gala gelare, getu^ly gòtrCy gon^ivo, ecc. 
— 187. Fra voc. : siyd assaggiare, {pai paese), maj magis, ku- 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Consonanti momentanee. 353 

rèo corrigia; lejre fì^re fujrCj ecc. — 138. NG : piane tene 
ejtrene une pune\ ali. ad ange. Circa góngivo^ cfr. frc. gendve. 
— 139. LG', RG'' : mùie *mùlgGre (cfr. fùiey n-prov. folzer, 
fólgore), porze porgere.* — 139^. Riuscito finale, l'antico ^jr è in 
corrispondenza dei num. 137-39: ie/, frij o /r/, fuj] cfr. li 
plantdjy pi. di plani ago, li ìmraj borrago officinalis; — pian 
ien un^ lòn longe; — mùg porq, 

GV. 140: 'n§i^lo anguilla, *n§óyU unguento, lòh§o lingua, 
sank. Andrà ripetuto dal frc: sanu io salasso, cfr. santo ^ frc. 
^saignée' nm. 1. 



141. Non occorre alterazione dell'iniziale, eccetto che in der- 
bùn talpone, pur pm., dfn., lion., ecc. — 142. Fra vocali, cade 
(come anche in pm.): sulase ^satollarsi' ubbriacarsi, kuie *co* 
tario, l'astuccio della cote, sidg setaccio, de-ndl Natale, didl, 
dejsidse dissetarsi, rntà nuot., saliià, 'rfùdy agùdy miidy ejtiìornd 
starnut.; kridy trid •tritare, scegliere; ve^ vitello e ve^ld fare 
il vitello, bie^l budello, pelo padella, ejquelo scod., kicèno e kùno 
cotenna, prajett pratello, puiu potevo, riùnt ritondo; kreo creta, 
seOy bleo bietola, pópio pituita, ruo ruota;- fanno frio femina 
ferita, partiOy krèto a§ùo cresta acuta, kozo vurQùo cosa vo- 
luta, tònQùo la tenuta, krejsiio la cresciuta;- plaje platano, 
diyo Qavjo nm. 59. Cfr. n. 28. Ma l'antico t si mantiene, allo 
stato di d, dove per antica ettlissi venne a succedere a altra 
consonante: viijdd vuotare 'vocitare, kukurdOy sandd] linddl ©ce. 
num. 113. — 143. Riuscito finale, cade se preceduto da vocale: 
and andato, nd nato^, om fri malnùri krejsu tòn§ii; vu 
cantdy vu saie, vuz uve; cantdrvù (imperat.), ecc.;- sandd 
nm. 142, mejtd; are ariete, buie boleto, fungo, sé sete, de 



1 E cosi fld fiato, bld masc. biada (grano), prd. La stessa forma del par- 
ticipio di 1» conjug. viene a valere, oltre che per il masc. plur., anche per 
il sing. e pi. fem. (-a = -a[t]a, -a[t]as); e cosi p. es. sun nd^ son nati, nate. 
Cfr. kund cognato -a; ruid rugiada, huVld coltellata, rand ragnatela, kald 
cagliata, mejnd nm. 55, nid nidiata, ratuùd topaja, rùd nm. 132. 

ArchiTÌo glottol. ital., XI (leconda Mrì«, I). 28 



354 Morosi, 

dito, nebii *. — Son qui pure mal assimilati : mùt agid salùt 
sanQlùty tutte voci pur dfn. ecc. — Ma resta Y ant. t normal- 
mente, se preceduto da altra conson. : catt gatto, tuttj acato Tao 
catto, 7*utty dej§\Uj sarUy peiani, bulònt *, vòntj ppnt- — 144- 
malade -adde e kude kudde, cubito, sono nelle condizioni delle 
voci frane, corrispondenti. 

TR. 146. In protonica, dà rr, che però, • come di regola, si 
scempia: nih*ty pùrty [derie d'rie nm. 7], perie p'rie •petrario 
ventriglio, paransòìnmu petroselinum , puréi pur tu potrò po- 
trei, ecc. — In protonica all'incontro dà jr: pajre majre frajre 
lajre arajre v^ajre nm. 50; pejìv; rejre di arejre addietro e 
darejre di dietro; vpjre vetro; ujre otre, lujro Intra; cfr. 
d'ifjrie less., 77ifjre metere, préjre prete. Qui ancora: -djre = 
-ator di caQajre pecajre ^nalajre kalinajre nm. 178, kardajre 
cardatore, gerljajre, fabbricatore di mastelli di legno {gérld)j 
e pur 'rhi^i nm. 95. 

D. 

146. Dilegua, in consenso col num. 142 : fià fidnQOy siià siiir 
(ali. a udilr); pjd pjano nm. 59, trònt tridente, d'iiibeiy beiji 
benedire, rejme rejmii less.; pèu^l pediculum, méulo midolla, 
vevu^ kuo ed ejkuà (scodare), nùo krùo) ba^'l sbadiglio, kleo 
•elida, graticcio; bojno •bodina, pietra di confine. — 147. Di 
taì^id tardare, v. num. 80 in n.; Iduio^ lastra d'ardesia (cfr. 
Diez), è comune al prov. e al pm. {loia), — 148. Riuscito finale, 
cade dopo vocale, e resta, però allo stato di sorda, dopo conso- 
nante (cfr. nm. 143): pé nii krii ecc.'; ali. a cdul^{L cdudó), 
frejt tari ve^rt sùort granty pe^rt {pe^rdu)y 7nort \m07*du\ 'rhoiH 
fenum cordum, secondo fieno, a§lant m. ghianda; funt fundit, 
si liquefa, seQunt, blunt. 

DR. 149. kajre kaJ7^o kajrùn karemo quadro ecc., lejro 
hedera; cejre^ krejre nre ejhlUre. 



* xto: kfrdi credito, d^bbi, gémi vomito; cfr. nm. 144. 

' Curiosi i rispettivi feminili: p^ jan(2o bulèndo ecc., col d, corto per 
falsa analogia di v^rt v^rdo, blunt blundo, ecc., nm. 148. 

• xido: pàli pàljo^ p<iii, q. *pacido\ tranquillo, §ravjOy ran^ rctn^o^ 
tfbi t§bjOy òri àrjo; ali. a ùmu timo umido «a. 



Valdese odierao. I. Dial. di Pral. A<yideiiti generali. 355 

P. 

160. Tra vocali, in v {u) : saviir e savuri assaporare (ali. a 
soupèse soiùpu f dove il p ha sua ragione speciale), 'nsov'lty 
lùviriy éavùh ed ejcavufjÀ less., 'ì^geve 'rgevu; glulo cipolla. 
Per sourèi sourlu saprò ecc., paure léure péure, cfr. nm. 156. 
— 161. Ma ancora frequente, alla provenzale, il 6: ariha ^ 
ejkuhà scop., sàbe^ ùhe^rt e kùbe^rty àbeìoy àbelie, nebu; rabOy 
sabo linfa delle piante; abri^, cabro cabri cabrótt cabrie; 
'rgebbre 'rgebbu 'rgebù (ali. a 'rgeve ecc. nm. 150), gei^ebbre; 
<)bbru opero e òbbro opera, kròbbu dejkròbbu copro ecc., dròbbu 
o dorbu apro (cogli infln. ùbrà^ krùbt drùbt). — 152. PP : 
^nQÙpàse nm. 48, ejtiipo stoppa; klàpo chiappa, trtpo^ trùpo e 
trapeli gregge, §7nipu aggroppo, annodo. — 168. Riuscito fi- 
nale: lìipj klapy §rup Qruppy f^PP less.; ma ^rgef. 

PS, PT. 164. kajsOj giss. — acàtu accatto, rutt ruta, ejhri 
éjkrtto. 

B. 

156. Incolume pur tra vocali in laburu laburdj coltivo la terra, 
come in frnc. 166. Del rimanente, scade are quindi anche 
smarrisce: tavdn, taravèlo trivella; ave (ali. ad a§é che ha la 
guttur. dell'ani perfetto), habere; ùve^mj avuortu abortisco; 
ejkrnvu] cantavuy saviUj kùbriu; tdulOy tduno less.; déure 
•débere, beure abéuru abóurou (abbeveratojo); e, con l'accento 
protratto, fjuro febbre, Ijuro libbra, Ijuru * libero' compio; 
ofr. nm. 100, 150. Male assimilati o non indigeni : labro f., lab- 
bro, libbre il libro e libbre libero, agg., dejlibbru dejlibrd io 
libero ecc. 167. §upp o §òpp gobbo, plump; 'ntramp less. 



Accidenti generali. 

Accento: US. Arretrato: nm. 7 14; cfr. nm. 6; so'uk sójk sam- 
buco; óut agosto; ì'cjìne less., Ipéu^l peduculum, nu'l robigine]. An- 
cora più arretrato par l'accento in rujro, solco che fa la ruota nel 
terreno, r ut èro rotaria. — 159. Protratto: (;m{o nm. 14, puro Ijuro 
Ijuru nm. 156. — 160. Cfr. nm. 186 ecc. — 161. Accento straniero: 
musitiho^ ecc., nm. 168. 



356 Morosi, 

Assimilazione. 162. Bi vocale: ^uùulun ginocchioni, alL a gè- 
i^uJ't Di sillaba a sillaba: pùpùo upupa. Di voce a voce: oulàhoy 
avellana, assimilata a càtano. ^ Dissimilazione. 168. ^ó^T loglio; 
§ità^'ì * strizzsrocchio ', uno che ammicca, dal verbo §ina\ cfr. nm. 
84 95. — Dilegui. 164* V. le * vocali àtone', e le esplosive sonore, 
primarie o secondarie. — Aggiungimenti. 16S. Prostesi ed epitesi 
di e : nm. 107, 54. Concrezione delParticolo : la l^jro l'edera, lu lòm- 
burini ali. a tornò,, V umbilìco. Qui pure, come altrove, vujtanto ali. a 
ótt; veridl wn« SO. — 166. Sviluppo epent. di v tra tt+ voc: aloucetto 
allodoletta, nurte *nuie nucario-, àuvu odo ecc. Epentesi di nasale: 
kuhkuìfnhre, lòhffùto loc, lòngte; ponce pelttine; gmòniéri cimit., tram- 
pinci (n-prov. trepilhary frc. trépigner); 'ntrambà (n-prov. entroinbary 
frc. eniraver). Dì h tra m'l m'r : sùmhluy kumhley kuhkumbrey èambrOy 
§ambre, numòre; ma forse non è vicenda indigena, mancando l'ana- 
logo ndr da n'r, cfr. nm. 109. — 167. Il -p di v^rp (♦vermp) verme, 
e di 'nsòmp insieme, è anche n-prov., dove pur s'ode t?^rp, oltre ^ 
samp sciame ecc.; cfr. Arch, I 533^ — Scempiamente e gemij- 
nazione. 168. L'antica geminata si scempia nelle voci non tronche 
e schiettamente indigene, allungandosi per compenso la tonica: pùìo 
poUastra, téro, grdso, homo, ffóno, sdco séco sócd nm. 116; ódto gatta, 
ejtùpo stoppa; trìpo ed ejtripa sventrare, ecc. Il suff. -etto (nm. 26) 
ha la pronunzia piemontese. In più voci, male assimilate, la conso- 
nante par che si raddoppii, quasi volesse sfuggire al dileguo o all'al- 
terazione che la colpirebbe n^e voci indigene: paróllo; musikkoy 
perdikku io predico, okko oca, nùkho nuca, ejblùkko abbaglia (alL a 
blùo ejblùo less.); regge rigido 'intirizzito'; meriUu io mèrito, vmtU> 
visita, gikùJUo cicuta; paffffu io pago, neffffu io nego; anaddo annata^ 
ùìaddo occhiata e nebuddo la nipote, ali. a ne<^; aredde erede, fedde 
fede, laddre e veddre nm. 22; tebbi tiepido, *r^bu ali. a 'r^evuy 
kròbbu copro. — Metatesi. 169: qjhlupé^l scalp.; /Himage, frumi 
formica; tru torsolo; vrtpo vipera, kròbbu nm. 168, dròbbu alL a dòrbu 
apro. — Attrazione. 170. Di vocale: nm. 7 14 28 29 55 73, ecc. 
^ 171. Di consonante: plóffffo pegola che cola dalle piante resinose; 
bluhho, pur n-prov. (ali. a bonclo), tre, 'boucle' fermaglio. 172: a^'l 
aglio, ta^'ì taglio ecc., nm. 72; qjffo ajfflo ejffàl. 



^ v-s.: %ibgrh aperto, usdnh absenzio; veri porvertimenti. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Appunti morfologici. 357 

2. Appunti morfologici. 

Nome. 

Derivazione. 173. Mascolini di formazione analogica sul- 
l'antico tipo in -IO (odio giudizio): ne^rvi nervo, akordi 
Arch. II 114, ^ntràmhi less., tru^éli nm. 95, gari topo, grèli 
chicco di grandine (cfr. grèlo la grandine), ejkerni scherno; 
niàli nàti q. ^nidialio', uovo éndice, avdri cfr. Arch. II 113. 
— FeininQi di formazione congenere : irjo ira (onde ma, avere 
prendere in ira), ndrja nari, a^mjo n-prov. a7mOy tarma, 
frdudjOj frundjo fionda. — Dove è da confrontare il nm. 123, 
aggiungendosi hròntjOy frc. crainte. — 173^. Suffissi notevoli per 
forma o funzione, comuni però col delfln. e in parte anche col 
piemontese: 1. -io: sur dio sordità, rauélo raucedine, lurdlo ub- 
briachezza; ed -ihoi ejsùtli^Oy dfn. eisuchino, siccità;- 2. -d^'l 
'dio risalente, come pare, ad -aculo -acula: ria^'l riga- 
gnolo, puntaci -elio, kumónQaH principio, pa^^a-'T passaggio; 
p'IaXo pellicola, ejkundah nascondiglio, devitelo indovinello; 
allato a semef^dld seminagioni, uberv^hj il compenso che si 
paga per fare allevare altrui il proprio bestiame durante un' in- 
tera invernata (cfr. i plur. lat. seminali a, hibernalia) e a 
tripàto ventresca, djaulah diavoleria;- 3. -P7 -ilo: macUìy 
cosa masticata, avanzo della masticazione; nuzi^% ciò che resta 
delle noci dopo che furono schiacciate e spremute dell'olio; 
funzi^l, ciò che resta in fondo a botti, bottiglie ecc., detto anche 
collettivamente funziTd; frizitoy briciola e briciolame, pejrihy 
pietruzza e pietrame minuto, ramilo e fraéiXo piccola frasca e 
frascame minuto, grduviloy piccola scheggia e scheggiarne mi- 
nuto;- 4. 'dno (cfr. pjano •pedanea, pedale): §utanOy sgoc- 
ciolio e sgocciolatojo ; §ur§anOf pozza d'acqua (da §uork num. 43), 
pitanOy mucchio di cose pestate, pikanOy quantità di castagne o 
altri frutti preparati per essere schiacciati, hruanOy pasto bol- 
lito per il majale (da &rwa, pm. iroéy lessare) ; inoltre: puano^ al- 
lato a pudy q. ^podiata', salita; murdanOy pezzo di qualsiasi cosa 
staccato coi denti;- 5. -ó'no: lekono, pur dfn., leccornia, rdr 
pano, smania di appropriarsi {rapa) la roba altrui, hajòno 



358 Morosi, 

diarrea; mejróno less. s. mejru. Altra accezione ha il medesimo 
suffisso in gariònOy covo di topi, kùriXónOy buca dove va a 
ficcarsi qualche cosa che solo a stento può esserne tratta collo 
spazzare (ftiir- ejkùriM) la buca stessa; 6. -wm (-imen?), non 
solo in 'rmasiimy pur pm., spazzatura; ma anche in ùrdùm 
tejsùm q. ordime tessime, avurtùm aborto, al'viimy animale che 
si alleva, ejmicum^ somma di cose schiacciate, garjùm^ avanzo 
e traccia di topi*. — 174. Suffissi diminutivi, accrescitivi, ecc.: 

1. -oZ nm. 29, in viòl viottolo, formato direttamente da via via;- 

2. 'in j anche in pulih puledro; 3. -étt y molto frequente: 
viulett viuzze, fantett bambinello, filetty bùett, prajetty piccola 
prato, ptcarettj piccolo potatojo (da puóu); fem. filetto j meiivr 
netiOy *r sietto seghetta; bu&ett bu&ettOy majy^ett majretto, be- 
nino, magrolino, ecc.; ali. a cabri (ma fem. éabretto\ p'ciU p*ci, 
fem. p'cztOy piccolo -a;- 4. -dtty oltre che in leuratt lepratto^ 
anche in ì)ù§att grivatt perdriatty manzotto tordotto perniciotto, 
e altri;- 5. -dg: um'noQ ali. a umag^ omaccio; cfr. sójtdQy uno 
che non è mai contento di ciò che ha e desidera sempre qualche 
cosa (da sòjtày frc. ^souhaiter'), Qrójtagy uno che sempre si lagna 
(da gròjtdy far gravami), Qulfjagy imo che suole mangiar tanto 
da andar a rischio di affogare (da 'n^ulfjdsCy mangiare a crepa- 
pelle);- 6. -uh: ejcalun scalino, Qlagejrun ghiaccinolo, muciluti^ 
moscerino, ratuh o garjuiiy catuh filoQun q. figliaccino;- con 
larga applicazione ai nomi proprj fem.: Marjun Marietta, Ntznun 
Giovannina, Gutuh Margheritina, Suxuh piccola Susanna, ecc.. 
— 176. Altri suffissi molto in uso: 1. -drt -drdo: butiart 
bugiardo bonaccione -a, ouzjart audace, ounart bravaccio, 'm- 
penart ostinato, rounart brontolone, noulart, g. ^miagolardo% 
piagnone, kriart, frc. ^criard*, bralarty frc, ^braillard*; oltre il 
solito bùzjart;- 2. -ikk -ukk: pulikk pijdcino, ùi'likk uccel- 
lino, butikk bunikko bonino -a 9 murikk moretto e murikkó^ 
pecora di pelo oscuro;- palukk palino, 'rbrukk alberino, galukk 
galletto, kùhiikk num. 119, 'rblukk less.;- 3. -ó'nft -oncOy. 



1 Si aggiungono ai §§ 2, 4, 5, 6 gli es. BOgaenti: ejcaruniaH less. s. e a- 
runtou; sucano^ ciò che s* attacca agli zoccoli {sécà)^ come fango, neve ecc.> 
mingono cibaria; plantùm piantime, òntùm innesto. 



Valdese odierno. L Dial. di Pral. Appunti morfologici. 359 

num. 116, nei gentilizj: Pralònk e Pralònco uno e una di Pral, 
Vilarònk e Vilarònco uno e una del Villar; ali. ad Angrunih 
-iòo^ Bobjarèl -èlo ecc.;- 4. -lige -ùgo (da -ùtico per -itico?): 
permejruge primaticcio, iivernuge invernale: entrambi pur dfn.; 
cfr. il n-prov. dernieirouge tardivo. 

Flessione. 176. L'-a (-o) della prima declinazione si fa 
presso che normale anche per gli altri femminili : §làQOy limaQO^ 
feugo felce, nujzo noce, fjuro febbre, rito nm. 17, bùio botte, 
cimo cimice, pùPlo pulce; pduro povera, grevOy dùQO, mòlOy 
fottio, piisiblo; parònto la parente ecc.; e cfr. nm. 28, 178;— 
'rvondùjro tejsujro ùrdjùjro femin. di 'rvòndóu ecc. num. 28. 
Di rincontro, i femin. fouQil piccola falce, mc^jt less., a§ajt, n-prov. 
gueitOy trappola per bestie selvatiche, e forse, frùmi formica, 
(Bobbio: friimiziy dfn. fremize^ m.), nell'analogia dei nomi in 
-ice, come perdrL — 176^. Neutri plur. divenuti femin. sing.: 
seinetah ùvernah nm. 173; la vUimontOy il vestiario; cfr. pm. 
kaucamenta calzatura, ì^iimòfUa spazzatura ecc. — 176^. Genere 
mutato. Son femin.: sdl^ ceM canale; oltre i soliti mar^ fiur 
dulur calur kulur^ ali. ai masch. arur err., imur lun., siur 
sud. ecc. Altri feminili, comuni al n-prov. : làbrOj fio, frutto del 
fico, lùoy il luogo competente, il posto, ali. a lù% che è Uuogo' 
in genere. — 177. Oltre T antico -5, manca ai sost. e aggettivi 
mascol. pur l'i di plur., che però si continua, qui come in Delfi- 
nato e in parte di Provenza, nell'articolo e nei pronomi e nel 
numer. dùj dui duo; cioè per lo più in proclisi, come la proclisi 
ci spiega qualche raro 4 nell'aggettivo, p. e. in li buoi m'nistre 
ali. a li m'nistre bufi; li grandi turmont ali. a li turmònt 
grant. Di guisa che i due numeri sogliono pel mascolino confon- 
dersi in uno. Manca sempre anche ai sost. e agg. femin. il -s di 
pi., che però si continua nell'artic. e in certi pronomi. Ma il plur. 
dei nomi fem. si distingue pur sempre dal sing., perchè l'-as 
lat. dà -a, num. 103. — 178. Figure nominativali : -ajre -ator, 
nm. 145; esempj di gran lunga soverchiati da quelli che ri- 
flettono l'obliquo, nm. 28; — sòre so^re soror; — ptiols (puors) 
pulvis, e fors' anche mug *mutts motto; — t?w vite, e sors 
sorte, anche piem.; — - e cfr. nm. 104, aggiungendo fun^ fondo, 
che suona funs nel basso Val S. Martino e in piem. come in 



360 Morosi, 

ppov.; vedine Arch. IV 351 n. — 179. Qualche traccia di geni- 
tivo masch. è al nm. 104. 

Gradi di comparazione. 180. mitiiry pur nel senso di 
melius; plùzjur[i] plùzjùrà. Pel comparai, perifrastico, non 
si ricorre a ^magis' (che sarebbe maj o we;, usato qui in altro 
senso; num. 198), ma a ^plus', cioè pi, comune a pm. e dfn. e 
anche non ignoto, almeno sotto la forma di pie, alla Provenza 
propria. 

Numeri. 181. Cardinali: ùn^ dùj (f. dtid), trej, kcUrCy pi>ife, 
sejy sftty òttj nduj d|, unzCy duze, ^^^^^9 katorze, kinze, sezie^ 
dersettj dezjòtty deznàu, vint, trònto, karanto, sejsantOy setanto^ 
vùjtanto, nurantOy gònt, mllo, — Ordinale: permie ali. a prim. 

Articolo. 182. iw, la {l dinanzi a vocale); li (Z), la {las);- 
dau dà {dal), à (àl)\ daj {dal)^ aj {aT)^. 

Pronomi *. 183. Personali: sng. mi, tùy e\ ile (iX)\ a mi ecc.; 
pi. nw, vu od u (nw5, v^m v^ dinanzi a vocale), lur. Forme 
atone wj?, te, lu la^ dat. m. e f. Zi; li là (las)^, — 184. L'im- 
personale è Za, pur dfn. *; e nell'enclisi, come accade per le in- 
terrogazioni ed esclamazioni, diventa Zó*. 



' Es.: la flàmo dà lùme^ la goni daj im% d'avirùn^ la mejzùn dal óm, 
'n<'5 lejt nel letto, 'nfaj prd nei prati. 

' V. insieme il num. 202. 

' Esempj: lu veu mó*ìCel, la veu inó'h*ile (raramente: mó'k'lù, nuyklt)^ 
lo vedo sol lai, la vedo sol lei; li àuvu mo'ìClur^ las àuvu mo^k'lur^ li 
odo, le odo, ecc.; — sitalo mi? sono io? veùe tutù'? vieni tu? qo'ÌC vol-lù 
che cosa vuole lui? qo'K Q^rco-U? che cosa cerca lei? vòlfìi-lì muri? ve- 
i^p%-la? vengono olle?; — lu demandu lo chiamo, la Sf§§u la seguo; ma: 
p^rmélù incalzatelo, màsdll ammazzateli, vejéld vedetele ecc. — i mf lu 
ah rubd, t nuz u ah purtà, t vu lu ah tóut^ % lur u Sh acatd glielo anno 
comprato, ecc. 

♦ là plou^ e' piove; là cef df gréli^ cadono grandini; là voiUo anà, e' bi- 
sogna andare; là iVa gi^ e' non ce n'ò; là pò pa ése pareli ^ e' non può 
essere cosi; là mf plaj df gùd^ e' mi piace di giuocare, uùo ve la l avio 
ùù om, una volta e' c'era un uomo; le j d tanfann^ e' sono tant'anni; fCio 
wCnelro le j ve pdy questa minestra non ci vede (non ha occhi, ossia non 
ha segni di condimento). 

6 veh-ld'lù? viene lui?; ven-ló-UÌ viene lei?; hi e'4d Ka Ve* dnt a lejt? 
chi è che è in letto? hi e^-lò he mejnà? chi è quel ragazzo?; hi e^-^lò Klx 
furftief chi sono quei forastieri?; hi f^-lò Kh filo?, hi ^-lo KUx fila?. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Appunti morfologici. 361 

18&. Possessivi; assoluti: meu teu seuy fem. mio tuo sùo\ pi. 
meu ecc. (come al sing.), fem. mia tua sua) — nòtre nòtrOy 
vótre vòtro; pi. ndtrn nòtrd ecc. — Forme proclitiche: 7nuk tuh 
sun, fem. ma ta sa (ma dinanzi a voc. : mut (y§Oy la mia acqua, 
tui^ dbeloy la tua ape); plur. 7nl ti st, fem. ma tà sa {mas^ tas^ 
sas dinanzi a voc). 

186. Dimostrativi: ket keto\ pi. ketì\ kétd; e cosi kel kélOy 
hfli kéld. In proclisi: KVom^ k'to formo ^ KV abéto; k'ii om^ 
h*ld fò'nnàj h'ias abela. Neutro: gó ecce-hoc; ejgpn (ecce-hoc- 
unde?) * questa cosa qui' (es. per ^ggn per ciò); ejkén (eccu- 
hoo-inde?) * quella cosa là' e ^codesta cosa costi'. Neutro pro- 
clitico: lu u {ejgph u vòj mi questo lo^ voglio io). 187. In- 
terrogativo assai notevole è qo% p. es., in go'k fa tù?y che deve 
voler dire: che cosa è che fai tu? 

188. Altre voci pronominali: ft/, ke; tal f^l] ù^ w&o, herkùny 
pa&un nessuno, cake (coke ^uorn ogni giorno), cahù'n (rara- 
mente unùn); duntréj (q. due-o-tre?) alcuni; tutt tutOy plur. tùti 
tuta (ma tu lu gùarriy tu l om\ cfr. dikj ali. a dwa, num. 181); 
reh e porrehy niente; giy n-prov. ges^ punto, afiatto; §ajre pur 
dfn. e n-prov., molto, pd QajrCy poco; §ajre? (cfr. pm. vajré), 
quanto? quanti? 

Verbo. 

Derivazione. 189. Numerosissime le derivazioni per -j- (-ia 
-jd): 1. maiì^id matjd maneggiare;- ejsarbjà nm. 58, blesjd 
balbettare, ferkòntjd freq., bejljd bejldy allevare un infante, sanr 
glùtjd singult.;- ejkluptjd scoppiettare (da ejklupd)^ ejtarpjdy 
n-prov. estarpar estrepar razzolare, asutjd ^riparare' (da sùtOy 
n-prov. sousto), sòjtjd pikiUjd behetjdy frc. ^souhaiter, picoter, 
becqueter'; 'rbutjdy fare ribotta ecc.; coi quali andrà anche 
netjdy se non sia da niti[d]are. — 2. -atjd: kuratjd scor- 
razzare, fùùdtjd andare indagando (da furjÀ less.). — 3. -ila 



dfou'15 v'ni?, veùU'lò mi?^ e'-ld h' t^eàw?; u fau-ld mi? lo faccio io?; m 
faj-lo ile? lo fa lei?; QÓ'h e'^lò kf tu vàie? che cosa è che tu vuoi?; ^-^ 
fajt? è egli fatto?; f'-/ò fajto? è egli fatta?; — pwJés'W aribàl potesse 
egli accadere! 



362 Morosi, 

{'Uld) 'ina {-una), iterativi vezzeggiatiti : '?'iira rosicchiare, 
friiila sbriciolare (da friiilo dimin. di friio briciola), maciUy 
andare leggermente o adagio masticando, ejkurildy andare leg- 
germente adagio ripulendo (p. e. il pozzo), trampild e trampina 
nm. 166; ej0uld sguazzare, trantutd traballare kurindy fare lievi 
e brevi corse qua e là, carpind ali. a carpiid, scalpicciare, più- 
vind piovigginare, bavùM e havùndj piovere leggermente*. — 

4. -aQjd: pluragjd piagnucolare, dontagjd morsicchiare, ej§agja 
sciacquare, rdpoQjd^ andare spillando roba o denaro da questa 
e da quello, hramaQjd sbraitare, bekagjd andare beccando. — 

5. 'ù^d: maXùQd mangiucchiare, cantuQjd canticchiare; ma non 
dev'essere indigeno ìnaXixkkd q. mangiucchiare nel senso di 'pru- 
dere'; cfr. nm. 168. — 5. -òntjd -òntt: rilmòntjdy andare 
curiosando nei fatti altrui (da rumd, pm. rumèj grufolare), ejbu' 
ìóntt far bollire. — Finalmente, qualche iterativo in -ecd -acà 
(-iscare?): y*umecdy andar grufolando (cfr. rùmantjd addotto 
pur dianzi; e Arch. VII 581, ecc.), §abecdy andare adulando 
(da §abd, pur n-pr.), §umacd vomitare. 

Flessione. ItO. Paradigmi. — Infln.: cantd sabe krejre 
sónti fiiì,t Partic. perf.: canta sabu kriu (kreju) santi fiti- 
Indicat. pres.: cantu sabu kreju sòntu fitsisu', cante^ sabe krèje 
{krè) sònte fìisJse; canto kré (krej) sònt fidi; cdnteh kréjeh 
{krèn) sonteh fiòiseh^ canta kreje sònte fi&ise (fi&e)y can- 
teh ecc. Imperf.: cantdou -dve -dvOj -doeh {-dh) -rfe?e -doeh 
{-dh); sòntiu 4e 4o^ 4eh (-m) -ie -ien {-ih) ecc. Fut.: cantarei 
krejréi sonteréi finirei -é -^, -eh -é -én. Gongiunt. pres. : cafde 
kreje sante fi^lse -e -e, -en -e -en; imperf.: cantese krejèse 
sòntese finisese {f'nese) -e -e, -en -e -eh. Condiz. : cantariu 
krejriu fi&iriu -ie 40y -leh {-ih) 4e 4eh (m). Imperat.: canto 
cantdj kreje {krej) kreje y sònt sònte ^ fini fiifisé (fi&e). 

191. Infinito. — Scarsa la conjug. in -e re, pei tralignamenti 
consueti. Ali. a ve di Pral, sta vejre nel basso Val-S. Martino; 
ali. a pla§é sia plajrCy eh' è anzi la voce più usitata; poi: 



* Si aggiungono al § 4: karòntiìd da karòntja nm. 58; mejnuJà custodire 
ragazzi (mejnà), 

* Ma cantà-tùf canti tu?, 'rogìà'-tà' ti risvegli tu?, ecc. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Appunti morfologici. 363 

tundre, tehi, semùhe summ onere, móure e ynove. D'altra 
parte: keìn, ali. a kere, quaerere, ftiir/ cogliere; ecc. La conjug. 
in -e è quasi tutta formata di verbi più o meno recenti della 
conjug. accessoria, quali: /?^/, trazy dejv'li ravviare i capelli, 
travati svenire, aoujdt vuotare, ecc. {fit^isu, tratsu, ecc.); ali. 
a uvt udire, krubt copr. e drùbt apr. {duvuy kròbbu dròbbu) 
e ben pochi altri. 191^. Coesistono e si bilanciano, qui, come 
in Delfinato, la serie non sincopata e la sincopata degli infiniti 
anticamente sdruccioli: èse essere, kuie cucire, Qeme cernere, 
ferme premere, rejme redimere; mùie mungere, piane lamen- 
tare; ejtrene stringere, tene tingere, krene tremerò, frc. *crain- 
dre '; girne e pune raggiungere ecc. ; najse e pajse, krejsey tejse^ 
kuéujse; trejze less.;- ali. a ejkrtre, frtre friggere, lejre, fujre, 
bdtre, hojre, rumpre, beare, krejre, ^r^ebbre, plóure, tòure, 
ejkundre ascond., ejklUre schiudere^ oltre tundre e plajre, ecc. 
E pur qui avviene che si oscilli tra i due tipi nel medesimo 
esemplare : move e móure, vive e viure, beve e béure, ^rgeve 
e *rcebbre, tòle e tóure, lege o leze e lejre. Non riesce chiaro 
a quale delle due serie spettino kère quaerere e kùre currere. 

192. Participio. — Di tipo forte: mòut {mdure mòle re), 
tòut ali. a tQlQu'f ùbért ali. a ùbriy- ri ali. a riuy- vit- 
visto, semóut, n-prov. semoust (semùòe v. s.), pròns {perme 
V. s.); ejtròntjj tòntj, guntj; fajt (e foggiato sopra qualche an- 
tico esemplare in -jt = -et: còjt da cejre); di detto; ejhri; rat. 
Del tipo debole, sia ancora citato viku {viw^e). 

198. Indicativo presente. — Accento mutato, per intolleranza 
dello sdrucciolo: seméiku, pònééiiM pettino; tramòlu, 'rvikùlu q. 
^reviscolo' ravvivo; oltre i non indigeni perdihku predico, me- 
rittu, ecc. Qui ancora si notino: karóntiu rumdntiu ferkòntiu 
fùdatfu kuraiiuy infin. kardntjd rùmontjd ecc.; ali. a netju, 
kontju ecc., infin. netjd ecc., nm. 189. Finalmente: bdtju bat- 
tezzo. — Voci analogiche: secu, 'rvercu, ejkorcu, màcu, runcu, 
me kuffu (infin. seca ecc.; kugdse); plaju leju friju {plajre 
lejre frtre); najsu krejsu ku&ujsu {najse ecc.); kreju éeju 
{krejre ecc.), krenu {krene), ejtùòrnu starnuto {ejtùòrnd); ztu 
sto {Ita); — tolu, tei^u, venu, sabu ali. a saj {tote togliere, 
tef^t, vei^i, sabé). — Vu della 1* sng., comune a delfln. e piem., 



364 Morosi, 

può tacere se gli preceda j o qualsiasi elemento jotato o pala- 
tale: aj (non più aju) ho, saj (ali. a sabu) so, cej cado, vòj 
{sul quale è foggiato poj posso); e così ha^X sbadiglio, 'rve^T ri- 
sveglio, kò-^'l colgo, ten tingo, ejtuòrn starnuto; ali. a bàlu 
^rvelu ecc. — La 1* e la 3* plur. sempre identiche, in tutti i 
tempi e modi. Ma T antico accento delta P pi. è ancora in qual- 
che forma antiquata del pres. imperativo*. 

194. Perfetto. — Vita propria non ha più (gli sotientra la 
solita perifrasi); ma ne rimangono tracce cospicue nell'imperf. 
<5ongiunt., continuatore dell'antico piuccheperf., nel partic. perf., 
e tsdvolta nell'infin. e persino nella 2* plur. pnes. indie, di pa* 
recchi verbi che si raccolgono al nm. 196. Del piuccheperf. 
indie, ho un solo cimelio: furo^ per ^sarà stato'. Nel riflesso 
del piuccheperf. congiuntivo, la I conjug. è livellata alla II. 

196. Futuro. — Pressoché in disuso la solita perifrasi {can- 
taréi ecc.), in luogo della quale si ha per lo più il pres. indie, 
seguito dall'avverbio pòj {mingu pòj demdn mangerò domani). 

1%. Elenco di verbi notevoli. — vadere e andare: ana\ 
<xnd\ vau va vd^ vàn and vàn; andvu; anaréi; dnne (a ne); 
anése\ anarlu] vaj vajt'nèhy and viOy anàvun'én^ — facere: 
/a; fajt'y fau fa fdy fan feié fàh] feziu; farei; fage; feièse; 
fariu; faj feié, — sapere: sabe' ; soupu {sdbu); saj {sabu) 
^d sdy san sabé sàh] sabiu {saviu); souréi; sabe (sàpje)] sour 
pése; sourlu; sàpje sapje *. — habere: agé' {ave'); a§u ; aj 
à dy an a§e {aoe) dn; avlu; aurei; aje {àl^e); a§èse; ouriu; 
aje aje. — dò bere: deure e deve; de§ù; dej {deu)y plur. 
déveh {dèn) ecc.; de§èse ecc. — credere num. 190. — vi- 
dero: ve; vìi; veu ve véy veh veje vèh; vdu; vejréiy vée; 
vejèse, vejriu '. — dicere: dfre (de), di; diu di di, dm dize 
dm; diziuy direi; dle^ dm; dizèse, diriu, — velie: vul§e^ ; 



* Questa persona s'ha di consueto, alla piemontese, in 'urna (minffùma^ 
òfoùma, xtùma alegre!)\ ma ancora s'ode da qualche vegliardo: mingèhy 
hfoéh, itén alégre! In proclisi, ratoita finale della 2» sing. imporat può 
cadere: trcUfmi trattami, kf^té chetati, bùVU buttagli * méttigli'. 

" v-s.: sabu sabe sau sàbfh ecc. — habere — v-s.: ej {e) *ho\ — ero- 
dere — ricl. kreu. 

• v-s.: vejre^ vfjése. 



Valdese odierno. I. Dìal. di Pral. Appunti morfologici. 365 

vulQu; vòj (raramente vqIu) vàie (ma Qok vó-tu? che cosa 
vuoi tu?) vol^ vóleh (vòh) vulé {vul§é) vólen (mn)] vuliu; 
vuréi; vote {vòle); vul§ése; vuriu; volerne {vòjmé) behj vur 
lente {mUQeme) beh voglimi bene, voletemi bene ecc. — posse: 
pw^^'; puQu; pòj pò (ma pl^ut puoi tu?) póy pòlen {pan) 
P^lé (p^é) pàlfh (pòh); putu'y pujréi {puréi); p9sje; pu^èse; 
pujHu {purlu), — ex eludere (schiudersi; frc. *éclore'): g/- 
klUre; ejklùt; ejklùu ejklùe ejkluy ejklUh ecc.; ejhlùiu; ejklùr 
rèi; ejklùej ejklùèse ecc. — piacere: plaQe {pkyré); plaQu 
{plaju); plaju plaje plaj ecc.; plaiu; plajréi; plaje; plaQSse 
(plajèse) ecc. — valere: valQéy val§u ; valu ecc., 2* plur. 
val§e; valiu; valréi; valdese. — tenere: tef^t (<W), tóhQu; 
téi^u té&e teh ecc.; tetiu (t'niu); tótréi) tòh§èse ecc. — ve- 
nire: vet4 (vW); vòh§u; vétu véte veh ecc. (tale quale come 
per tenere). — movere: move (móure); mu§u: movu move 
mou móveh ecc.; muiu; mujréi; move; mi^èse ecc. — bi- 
bere: béure (talvolta beve); betìu ; bevu; beviu; bouréi; beve;. 
be§èse ecc. — piovere: pl&ure (talvolta pìot?e), plt^u; plou;, 
pluvio {pluio); plujré; piove; pÌQ- pluQèse ecc. — vivere: 
viure (talvolta vive)\ vikii; vivu; viuréi; vivSse ecc. — cade- 
re: éejre (v-s.: ce); éòjt; éeju cej éejy ééjeh (di rado cèh) ecc.; 
ceiù; cejréi; ceje; cejèse ecc. — tollere: tour e {tòre); tàiAt; 
iòlu; iuliu; touréi; tòle; tQl§- tulQese. — a udir e ouvi uvt; 
uvi; duvu duve duv (aw), duveh ecc.; ouviu; ouvirei; ou- 
vese; ecc. — mori: muri; mori; muoru muore mu^r^ mùò- 
ren ecc.; muriu; mùriréi; more; murèse {mur§ese). — stare: 
uà; Uà; itu ite ito^ tten Ud iten; Udvu; Itaréi^ tte^ ttariuy, 
itèse^ ito itd. — esse: èse; [«<rf]; siu (ricL: sùu) sé f, suh se 
mh; era; sarei; sie^ plur. sieh (sin); fuse; sariu sarebbe; 
furo sarebbe stato. 

AWERBJ ECC. 

197. eJQÌy ejgaj {decoj di qua, cé^^o *qua-oltre' da questa 
parte, ejlaj {de laj d'iaj, Igutro da quella parte), ejliy ejki costi. 
Fuori della funzione enfatica: (n, (ra, la, li {^ej n d pd non 
ce n'è [qui], te j nd pd non ce n'è [li]); apre e dapé (q. da- 
piede), lòn; dirti, foro; aùant def^nt, arèjre darejre; subbrey 



366 Morosi, 

sot; unt [unde] dove; eh oh [inde] ne (s*eh Ito cut se ne sta 
zitto, s'óh vàh se ne ranno, se rCòh turnavo) ^. — 198. kuro 
(solo interrog.) qua hordj quando; alùrOy 'ntermontje (v-s.: 'ntra- 
mòrUie)y pm. antramentrCy in quel mentre; diro ora, adesso 
(colla solita divergenza dallo schietto riflesso di bora); *nkùoj 
'nkòj oggi, detnahy i% tulio [tuttavia] sempre, sèmpre^ d'iin 
kuntuh di continuo ; hkaro 'hkd ancora ; demaj di più, ancor 
una volta, (tut-ma demaj ritornare, héure demaj ribere ecc.); 
cfr. il n-prov., e il frc. mais nel senso di ^più'. — IW. p/, dfn.p» 
e pw , plus; pa-pt^ non più; meh] kanty tant; dekó (pur pm. e dfo, 
dekó derekó^ n-prov. de recap daccapo); gi^ prov. ges ^affatto', 
meHj pes (pm.) peggio; *nsòmp insieme, dekajre e dClejrie 
(less.), di lato, daccanto, alavirùh in giro, d*^kundùh di na- 
scosto. — 200. La particola più usuale per l'affermazione, non 
è l'ital., né la prov., ma la frane: ui\ per la negazione, vale 
np. E per ^ecco' pur qui s'impiega la 2* sing. imperat. di ve 
vedere: vetturgi ecco qui, vettiìrU, — 201. kum kumo (in pro- 
clisi anche k'mo) come; dunfk' giacché; ddiipdjk' dappoiché; 
'mbe'k\ dfn. bocy ^in-ben-che' mentre che; mo'k'y dfn. e pm. ma% 
^mai che', soltanto; ònt {'nt) in: ònt lejt in letto; óUj din. a 
voc. oub o&, con: óu mi con me, oub uh con uno, ob uno 
mah con una mano; ver: ver mij ver mejzuh. 



3. Appunti sentattici. 

202. — 1. Occorrono costantemente (come in gran parte dei 
dialetti piemontesi) i pleonastici pronominali a ed t, dinanzi alla 
3* pers. sing. e alla 3* plur. d'ogni tempo : p. e. el a canto egli 
canta, ile i canto {ile a canto) ella canta, lur i mingeh, essi 
mangiano, lur là mingeh (ma pure lur i mingen) esse man- 
giano. Cfr. il nm. 183. — 2. Costante l'uso riflessivo dei verbi 
per ^io desino, io ceno' ecc.: mi me dlnUy mi me git^u, me 
siu dind ho desinato. Cfr. mi me kezu. ti te keze^ el a se 
keioy nu nu keien. u vu keid. i se hezeh tacio ecc. — 3. Uso 
impersonale, in certi casi, del verbo ^essere': p. e. Ve mi sono 



* v-9.: Idut lassù, lejbd laggiù. • Pur dfn. e pm. 



Valdese odierno. I. Dial. di Pral. Appunti sintattici. 367 

io, l'è tiiy Ve nw, Ve vu. Ve cVladdre sono dei ladri, Ve Ud 
li'là fonnà sono state quelle donne). Cfr.: le j va d'fu^^tie e* 
ci vanno dei forastieri (là), le j veli d' fonnà e' ci vengon donne 
(qui), le j ariho d'mejnd e' v'arrivano dei ragazzi ; le j à a§ù 
de dejgrdgid e* ci sono state (là) disgrazie, le j d tanfann 
(altri es. al num. 184 n.). — 4. Per la perifrasi del passivo, c'è 
imprima il modo italiano, non però ignoto al prov. : là s' fi pd 
reh e' non si fa nulla, go'k'se di-ló? che cosa si dice egli? Poi 
r uso, pur vigente altrove, come già in lat., della 3* pers. plur. 
del verbo : i l ah trubd parén s'è trovato, niente, po' k' i dth 
de mi? che cosa si dice di me? Finalmente, e, come sembra, 
tra i francesizzanti : i«& d trubd si è trovato, un fd paréh ?, non 
si fa niente?, go'k* uh dlAòì che cosa si dice egli? — 5. Oscil- 
lazione tra 'essere' e 'avere* nella perifrasi del perfetto: mi 
aj kuru e siu vòh§ù\ i Vah krejsu e i mù and, l d a§yl 
ufyo dejgràQio e la fé Ud ù&o féto^ la m*d plaQù' e la m'è 
piatii. Ma fermo 'avere' nelle indicazioni del tempo: le j d un 
ann egli è un anno, le j d tanVann ecc. — 6. Frequente la 
perifrasi eJQi muh fi^% ejldj ma mejiùh, per kèt m. /*., kelo 
m, m., questo mio figlio, quella mia casa. — 7. Ripetizione della 
particola eh {oh) inde: i s'nòh vàhj a s'nòh turnavOy vajfnòh 
vattene, andviméh andatevene. — 8. Uso continuo della prepos. 
de a significare indeterminatezza di spazio, tempo, quantità: ont 
de pai lòfi in paesi lontani; Qajre dann? quanti anni?, pd 
§ajre d*om pochi uomini. 



4. Appunti lessicali ^ 

<ibejl, masch., sciame d'api. alouvéìo^ favilla. In altri punti delle 

c^ulànQO^ dfn. agourengo, *aculentia, Valli: alouvéco. Cfr. falavesca 

frutto àelV c^uldngie o rosa ca- favillesca. 

nina. Cfr. Diez s. aiglent. amàgu. Ha pure il senso di * spongo*. 



* Si registrano qui solo le voci che presentano qualche notevole diffe- 
renza nella forma o nel significato da quella del provenzale comune; e le 
voci che, pur essendo di evidente origine provenzale, non si trovano nei 
noti dizionarj. Lo scrivente sta intanto raccogliendo la materia per un 
dizionario valdese, che gioverà di certo a determinare meglio le attinenze 
del piemontese coi dialetti che gli stanno a ridosso ad occidente. 



368 



Morosi, 



In questo senso (ma, a quanto 
pare, solo per la calce) si dice 
altresì amóriu, infin. amùrtU 

ansi, schifo, ribrezzo; num. 121. 

arordu, arordju, ricordo. 

amijdtsu, infin. avùjdì, io vuoto; ali. 
a vdjdu, infin. mìjdd, io verso. 

ba^dn, tempo incerto, ma piuttosto 
piovigginoso che sereno ; IS bar 
^nOy e' fa tempo incerto. Nel basso 
Val-S. Martino : bahan^ là bahano. 
Il n-prov. ha in questo senso mar- 
galh, margalhar, 

b^nage, paletta da fuoco: dfn.; qua* 
si: prunatico; cfr. bfrndg pm., 
lomb. ecc., quasi: prunaceo. 

blekk, getto di latte: quel tanto, 
cioè, che spiccia dalla mammella 
ogni volta che la mano la prema; 
sicché di una mucca asciutta si 
suol dire che Vd ndnko un blekk, 
È pur nei dizion. n-prov.; ma a 
questi manca il verbo, che è però 
anche dfn., blféu^ infin. blféà, Cfr. 
bljecer di Valsoana, Arch. II 22. 

blu^, io strizzo, pizzico, infin.. òZu^e ; 
blÙQO pinzetta, blÙQ blusa pizzi- 
cotto: dfn. bluchar bluch, 

bluo ed ejblùo, favilla: dfn.; cfr. pm. 
sblùOy prov. beluga ecc. Alle voci 
che ha il Diez s. belugue vanno 
aggiunti: espelue^ *gallo-ital. pre- 
digten', Rom. stud. IV 89, ed e;- 
paliva di S. Germano nella valle 
del Chisone. Per T etimologia, v. 
Flechia, Arch. II 341 sgg. Di qui 
^blùkkuy infin. ejblukà, io abba- 
glio, ecc., ed ejblùkk bagliore. 

briijsju, infin. brujsjd^ divorare, brùj' 
sjà rimasugli, num. 79. 



bucc; itti a bucc , stare bocconi; 

num. 119; cfr. Diez s. buz. 
bùtà, mettere: dfn. e pm. In n-prov. 

significa: spingere, urtare. 

kajre, diminut. Aa/rtiw, pietra ango- 
lare, angolo, canto: dfn. e n-prov.; 
la kajro dou camp, il lato od orlo 
del campo; notri kajre^ casa no- 
stra; d^kajre, daccanto; v. Diez 
8. quadro. 

kezu, me kezu, *mi cheto*, tac- 
cio, infin. kezàsei dfìi.; cfr. frc 
coiser, 

kràpo, bestia non potuta vendere al 
mercato, e metafor. ragazza da 
marito che ha delle sorelle mi- 
nori già maritate: dfn. Cfr. e^ 
krapd, scegliere, cioè scartare ciò 
che non vale o non piace, n-prov. 
crapar, mettre au rebut 

kroco, pur dfn. e n-prov. (ali. a 
crosso, che è pur piem.), gruccia. 
L' it. croccia potrebb* essere da 
crucea, base supposta da Diez 
8. V.; non cosi la voce vald. e 
n-prov. kroco, che deve risalire 
ad una base crocea crucca, 

càbrdQ, locusta grossa. Da cabro 

capra. 
carunto'u o eQcarunto'u ed ejcarun- 

ta^l, altalena. Da caruntàse ^cor 

runtàse, pur n-prov., dondolarsi. 
cdtuà, ordigni per camminare sulla 

neve, num. 97. 
cavùn, estremità, capo, bandolo: dfn. 

chaboun. Il pm. kavjun, bandolo» 

risale a capitone. Manca al vald. 

il verbo corrispondente al delf. 

chabounar terminare; ma aìVìn- 



Valdese odierno. I. Dial. 

contro esso ha ejcavuàcl^ finire d'i- 
nedia, basire. 

cejs'ld o piuttosto ceji'ld, q. *cas- 
salata*, dente molare: dal prov. 
caissal^ Diez s. casso. 

ceòàbrcJly^\9.Ti\A pratense somigliante 
a quella che in Provenza chiamasi 
cannabiero^ *cannabaria. 

c;7àu, infin. éuàà^ io fiuto, ormo, 
seguo una pista. Si dice special- 
mente del porco; cfr. cw, che è 
tra i nomi valdesi di codesto ani- 
male. 

i^pùn^ trappola grande, a scatto, la 
cui parte principale ò un grosso 
ceppo, di pietra o di legno. 

d^'rfài'ro, lombaggine: dfn. Cfr. il 
verbo dqjr^àà ejrfàà, n-prov. de- 
srenar ecc. 

defngntt q. * disnome*, soprannome; 
cfr. n-prov. escainoum^ q. 'nome 
di traverso'. 

dejv'lg'u, pettine per isbrogliare e 
ravviare i capelli. V. *nvllsu dej^ 
vltsu. 

dffrbìm^ talpa, num. 141. 

dffrie d'rie ultimo: dfn. e n-prov. 
derrier. Verrà da deretrariOj 
per la via di derejrie^ piutto- 
stochè da deretranario dernor 
rio (n-prov. darnier^ frc. demier), 

diemongo domenica, dfn. dismenge^ 
foggiato certamente sopra disande 
sabato (vald.: dirlùns^ di^mars^ 
di-^m$kre^ di-gò, cK-cóàre, di'Sande). 

d'iefrte^ di lato; cfr. alejrd mettere 
da un lato, nm. 145^ 

draju^ infin. drajdy fo camminando 
una traccia in un seminato, nella 
neve, ecc. Nei soliti dizionarj prov. 



di Pral. Appunti lessicali. 369 

trovo solo drajo , pure vald. , 
traccia. 

drejqóu^ armadio a muro ove si so- 
gliono riporre {drejqà "rdrej^à) i 
vestiti. 

drouzflo drousfflie^ uva spina: dfn. 
grouzelo, frc. grosseille, 

ejf^iélu, infin. ejfefi'ld, percuoto 
uno sul viso in maniera da sfi- 
gurarlo. Starà al vald. effagd, 
n-prov. esfttQar, frc. effacer, sfigu- 
rare, cancellare, come il vald. e 
n-prov. ejfunPld ad ejfunzà sfon- 
dare. Cfr. nm. 125. 

ejkàru^ infin. effutra^ io sdrucciolo: 
dfn. ; cfr. pm. sqtiaru, infin. sqttaré. 

ejhòfu, infin. ejkufà^ scoppiare (dei 
razzi, delle castagne sulla fiam- 
ma ecc.) ; ejhoff^ scintilla che scappa 
da una brace o da un tizzone ac- 
ceso. Si può pensare al n-prov. 
[djescouflar^ sgonfiare (anche in- 
transit), e scoppiettare per efietto 
di sgonfiamento. 

ejkupìsu^ io sputo, ejhò% lo sputo. 

^cavuùà, s. cavùn, 

ejcffrpó^l^ avanzo della cardatura 
della lana, num. 55. 

ejciròlf scojattolo; dfn., cfr. nm. 118n. 

ejglajuy infin. ej§lajd^ cascare, sdruc- 
ciolando, colle gambe aperte: dfn. 
É la fase anter. del pm. $§iu s§iè. 

ejludi 'lampo', «;ÌMd;d * lampeggiare'. 
Non si vede bene come si com- 
bini coi sinon. n-prov. esluci, pm. 
slussi, 

ejmìcuy infin. efmicd^ schiaccio qual- 
che cosa di molle; ejmicc ejmicufm, 
cosa schiacciata e complesso di 
cose schiacciate. Non va di certo 



Archivio glottol. ital., XI (seconda serio, I). 



24 



370 



Morosi, 



col n-prov. micho 'briciolo', esmi- 
chounar 'sbriciolare' da mica, 
donde il frc. miette, ecc. Ma ri- 
saliremo a smaccare (v. Diez b. 
macco), donde ejmicd; cfr. ejMicd 
schiacciare (ejmicu ejkìcu son de- 
terminati dai rispettivi infiniti). A 
Cesana, sull'alta Dora Riparia, 
s'ha infatti imicd per 'ammaccare'. 

ejtantu^ infin. eff tanta, languisco, sono 
fiacco, mi annojo; efjtant, rilassa- 
tezza, languore. Cfr. n-prov. estan- 
tis, ali. a estadis, sans vigueur, im- 
mobile, fletri, ranci (detto special- 
mente di cose mangerecce), e l'it. 
stantio. 

ejtdrt, correggiuolo, per lo più di 
cuojo, per istringere al piede la 
calzatura; dfn. estart estarc. Si di- 
lunga dal n-prov. estaca, vald. ej- 
tàéo, pm. staca, cosa qualunque 
che serva per attaccare o legare 
checchessia (n-prov. estacar^ vald. 
ejtacàj pm. staké). 

flaku, infin. flakd, contundere; flakà 
guidalesco; cfr. n-prov. flacar, de- 
venir flasque, ecc. 

flàmo, lancetta per salassare: dfn. 
flaumo, pm. fiama; v. Diez s. fiama 
e Arch. VII 352. Aggiungo il car 
labr. hiétamu Jiètamu, 

flapàse e flapi, intrans., diventare 
vizzo, flaccido, tiepido; flàpo, fo- 
caccia molle. Siamo al noto aggeti 
vald., dfn., n-prov., pm. e lomb. 
flapp, 

fou^i, riempire a tutta forza cal- 
cando: dfìi.; Arch. X 15. 

fuéu,, infin. fùùà, iterai fuàatiu, 
infin. fuàatjd, vado sottilmente 



indagando; fuùétt, nomo curioso, 
ficcanaso; cfr. Diez s. faina, Ai^ 
eh. Ili 90. 

galàbfmOy salamandra: dfo.; cfr. 

n-prov. alabr' labreno ecc. 
^ràlo, dimin. gralétt (pm. grilett), 

bacino : dfn. Cfr. n-prov. graaìo 

grazalo ecc., m-lat. gradale. 
grojtà, lagnarsi, e grqftà^ nm. 174. 
§umdcu^ infin. §umacày vomito, nm. 

189; §umdcc il vomito. 
ga^l gala, vario di colore: dfia. e 

n-prov. — Cfr. gal §alo, gajo -a. 

di Valsoana, Arch. m 44, e il siciL 

Sa^SJu, variegato. 

lagramuzo e gramtUo, lucertola co- 
mune: dfn. e n-prov. lagr^ legr- 
langremuso, larmuso ecc., arprov. 
larmot 

lazern, ramarro, laàfmàlo, serpe 
lunga e grossa: forte, ma non ve- 
lenosa. Cfr. lazert, lucertola in 
genere. 

majt fem., madia: dfìi. Il n-prov. ha 
mach ali. a mait, masc. tutine due. 

majùsoy fragola, q. 'il frutto di mag- 
gio'; voce notoriamente diffusa, 
con leggiere varianti, e in Pro- 
venza, e nell'Alta Italia. 

malie, mafie, vitigno; riviene a maU 
leario, anziché a malleolo^ onde 
il prov. malhol, it magliuolo, ecc. 

malu, infin. mala, divoro. Come in 
Delfinato e in altri territorj ro- 
manzi (Arch. I) dicesi dei bruti e 
degli uomini che mangino come 
bruti. Aggiungasi: malajre nm. 
178, malùgd e malùkkà nm. 189. 



Valdese odierno. I. Dial. 

maXùhkà ; là mf malWto^ e' mi prude, 
num. 168, 189. Il n-prov. malhucar 
ha tu tf altro senso e origine. 

mefru^ infin. tn^'rd, io cambio di re- 
sidenza: dfn. Dicesi dei pastori 
che in estate sogliono tramutarsi 
in cerca di pascoli da un luogo ad 
altro. Si aggiungano mejro o mqj- 
rando^ Tatto di codesto tramu- 
tarsi (di contro a mùando miando^ 
che è il pascolo colle capanne per 
r abitazione): mirano num. 173. 

murulétt^ grillo: dfh. mourlheL 

naju, infin. nefd, macerare la ca- 
nape, nc^ maceratoio: dfn. nai' 
gear naiffiar e naich. Mal si pos- 
sono collegare queste voci col ri- 
flesso di ^aqua\ laddove ben vi 
ritornano le pm.: naivé naivùr. 

'nffrise, q. * infierirsi', ostinarsi fe- 
rocemente in qualche proposito. 

'n§dnco: sfrp ón^onco, serpicina vi- 
vente, attortigliata intorno a se 
stessa, neiracqua, e dannosa ai vi- 
sceri degli incauti che bevendo la 
inghiottano. Potrà essere la * serpe 
ej§ónco'' cioè aquenca^ aquatica, 
che si. risenta di *n§Òncd attorti- 
gliare. 

*ntramp^ 'ntrambi, ostacolo. I dizion. 
hanno solo il verbo entranibar 
(entraver), pur vald. 

'nv'lisu, infin. 'nv'li, rimescolo, in- 
garbuglio (seta, lana, capelli ecc.); 
defv'Usu^ infin. defv'li^ sgarbuglio, 
ravvio. Sono entrambi dfn. 

pejrùn, gli antenati: voce anche dfn. 
e del vald. letterario (v. p. 301). 
I dizion. non danno se non paj- 



di Pral. Appunti lessicali. 371 

rotin, tronco d'albero, ceppo da 
cui germoglino piante novelle. 

pefginé'^l o meglio pejz'né'ly paletto 
di legno per chiudere la porta 
(doppio dimin.). Il n-prov. ha peis" 
sei paxillo. 

pprdiit^ cacio fresco, non ancora 
messo in forma, e bene pepato: 
dfn. Gfr. il n-prov. delle Cevenne 
p&raldùu nel dizion. n-prov. del- 
TAzais. Sarà ^peverald» 

pjazùh pjezùh, fem., fondamento di 
una casa, sostegno in genere: 
dfh.;- apiezuéd, puntellare, rin- 
calzare. Certo si risale a pede 
(peds); cfr. '''pedamento, i cui 
rifiessi abondano nelP Italia meri- 
dionale, col medesimo significato. 

p'rùss, pera, jjVtwi^, pero: dfii. e pm. 

ramdnt^ * ramingo* in veste gerun- 
diale; cfr. and a hardnt mendi- 
care, num. 58. 

rancio^ la raucedine, e altri fem. in 
-io, al num. 173. 

rdut ràutù^ erto erta. Non può ri- 
venire a rapido, ma si a rapto. 

'rhlukk^ plur., la parte più grosso- 
lana che si estrae dalla canapa, la 
quale però non è ancora capecchio, 
ma si fila e serve a fare del cano; 
vaccio. Non so se connettasi col 
pm. bjuhk (che anche dice: fioo- 
chi). É sinon. del n-prov. ramboul^ 
filasse de chanvre de rebut 

réfjmu^ infin. rqjme, 'redimere', so- 
stituire, nm. 28 n. 

reftùh, eco, da rejtuAij n-prov. r^ 
stountir. 

reo, solco diritto, porca: dfn. Cfr. 
n-prov. rego, frc. rate ecc^ 



372 



Morosi, 



'rgajru^ infin. 'rgajrà^ io guasto, 
mando a male, consumo; frùt f r- 
gajrivu, frutto soggetto a gua- 
starsi facilmente. Cfp. pm. s§ajru^ 
infin. s§ajré. 

rójdOt comandata, fatica non ricom- 
pensata e quindi inutile: dfn. ruido 
(cioè riljdo\ pm. rojda; e sarà da 
*rogitaj come, secondo Diez, il 
fpc. corvée è da *corrogata. 

rùnu, infin. runa, rumigare. 

'roiru, infin. 'rcirà, far tornare in- 
dietro; vomitare. 

seuìùh, pungiglione, p. e. dell'ape; 
cfr. pm. savuj, 

fàuno q. *tavana', ape selvatica. 

tré, fem., spago dei calzolaj: dfn. 
Non sarà dal german. drahi, co- 
m'è supposto in Diez s. refe, ma 
vorrà dire semplicemente *la ti- 
rata, la tratta*. 

tramisà, bucherellato come un se- 



taccio, perchè logoro e liso. Cfr. 

n-prov. e pm. tamis, setaccio. 
travati^ svenire. 
tr§jzu, infin. trsjse^ trangugio (pane, 

saliva ecc.). 
truéélh tuono, nm. 95. 

vffrtuJj, pm. vffrtgj, viluppo; cfr. '«- 
vffrtuld avviluppare nm. 49-50. 

véso, cagna brutta e poltrona. Manca 
il masch., cioè vess, che è dfìi., 
n-prov., e anche pm. e lomb. 

viajre, 'nviajre^ fa wajre^ fare vi- 
'sta: dfn. Cfr. a-prov. e n-proY. 
viaire veiaire avejaire ecc. Secondo 
Diez s. veiaire, è da vicario. Ma 
si badi anche al n-prov. veiari ve- 
detta, al pm. fé visa^ all'ita!, far 
vista ecc. 

vónto (ónto *nto) *convenitat, pm 
venia; voce, se le mie informazioni 
sono esatte, non ignota, nell'iden- 
tica forma, al Delfinato orientale, 
verso la frontiera. 



Valdese odierno: II, a, Pramollo e S. Germano. 373 

n. GLI ALTRI DLLLETTI VALDESI 
DEL. PIEMONTE, COMPAEATI COL PRALESE. 



a. Dialetto di Pramollo e S. Germano. 

Appunti fonetici. 

Vocali toniche. À. 8. Si divaria nei riflessi di basic e adcapto: 
bajzu e (forse per influenza francese) acètu, — 7. -ia -ira: nuvid il 
noce, Uamid letamaio, galimci poUajo, ^vnasuià masuvra massajo -a, per" 
midperrmra^ fnira fienile, caudira. — E. 19 (26). Frequente Va: pdnsu 
io penso; pànta, pm. panta^ *pendita', parte molto sporgente di un 
tetto; trdmble populus tremular;- kumdngu, galere. •— 0. 80, 81, 82. 
Prevale Vò alPti'ó od uà: mòni, dròmu, sòmu o semu, 82. òu, bòu. 

— U. 88. L'w si rallenta, e sentesi mo?, cfór, ejkòpu sputo, piuttosto 
che mu^ mù^l ecc. — ÀU. 46. Caso isolato: lardra * al al da alauda. 

Vocali atone. À. 55. ee è* da ei per *ai: périn merino, rég ra- 
dice, lètd ecc. ; cfr. mèta, glèza, prère e simili. — 57. Sempre intatto 
l'-A a Pramollo; si oscilla tra -a ed -o allo sbocco della Germana- 
sca nel Chisone e sulla montagna tra S. Germano e Pomaretto. — 
AU. 69: oì^eìa, ovi, cogid. 

Consonanti. L. 86. ajbùorn alburno , §ajfjùh « galfiifh pm. 
lomb. ecc., ciliegia duracina; ntej pai nel paese, dej pan del pane. 

— K. 95. Non sarà l da r all'uscita in auiàl altare, murtidl mortajo, 
ali. ad amar, ker quaerit, calùr ecc. — S. 105. Riescito finale, non 
sempre cade: fus, pertufs, os; e analog.: rég eìt, fajs, kunùjs, ùs, 
107. ekdh, ekriu, ecàia, etàn, etrenu, epio, epinola; emd, lekd'r^, de- 
caugd, elù'di, ali. a dejkr&vu. — W. 108-9. Se rimane allo stato di 
nasale, è quasi lo schietto n {semena, lana ecc.), tranne in vòòre 
góùre e simili. Ma di solito, alméno in proton., passa in r (vicenda 
comune in Delfìnato): derant d'rant dinanti, feretra frètra, ieré fré 
tenete, veA v'rt venire ecc. È assorbito in lits lunedi. — WCT. 128. 
uint, ptdnt e pmnto, a m^ah guintà', quinta io conto. — P. 150-1: 
avela, nevù, avri^l, dròvu adopro, króvu copro. 

Accidenti generali. 164. kuorda col dimin. kurdùn cucurbita. 
166. andrei andrò, vondriu verrei, ali. a vòòre góùre ecc. 

Appunti morfologici. 

Verbo. 198. L'a della 1* coiy. persiste nella 2* pers. pL pres. 
indie, e imperat., a Pramollo e nella parte montana del comune di 



374 Morosi, 

S. Germano: vu ócmtd, ndngàu mangiate-voi. Ma lungo il Chisoné, 
come più si scende verso la pianura, prevale sempre più Ve. Pre- 
ferito 'On^ specialmente sul Ghisone, ad -fn, nella 1* e 3* pers. piar.: 
càntah éantdvan éantarian ecc. In -a -ah le 3' di futuro: tmnfford, 
beurdh. La 2* plur. dell' imperat. non di rado é surrogata da una 
forma di congiunt : vidu vedete-voi, kridme credetemi. — IM. Verbi 
notevoli: savé som' (ma nella montagna: soupé saupu'); tabu (ma «q; 
tra i cattolici);- pue: puffù e possuf; p^ ecc. 

Avverbj ecc. 197 sg.: ejkd qua, ali. ad ^'laj; ffùra adesso; pura 
poco fa. 801. Preferita dai cattolici la prep. kuh ad ou. 

Appunti lessicali. 

balinu io sbadiglio; dau io do; epaliva favilla; mucuh tizzone; peni 
papero. Piemontesismi : ahkuzo incu4ine, kd casa, tumbu cado. 



b. Dialetto di Anorogna. 

Vocali toniche. A. 5. càrUu^ mdndu, cdmp^ kdmbju. — 6. Si 
oscilla tra najsu e n^'su^ ecc. — 7. genebrie ginepreto, vacira sta- 
zione di vacche, ffir^'zìra^ manìra; blie. Piemontesismi: ffené^ kuUt 
agél. — E. 8. venddnda ò pm. 16. Notevole siej sex. 18. Piuttosto 
chiuso quest'o : semQngo^ z'mQn^'u dimentico, tgmp. — I. 86. arbuldtt 
alberetto, firiJtdtit infant, suldtL — 0. ifu^'k fu^k^ ma lòja. 80. 87. 
Pur qui prevale ò ad ùò. — [U. 88 n. 'rsiéura segatura, ecc.]. 42. 
pjóul pidocchio, ffÌQula cipolla. — AU romanzo. 47. Qualche caso di 
o {nuz dU noi altri), ma sarà dal pm. 

Vocali atone. À. 52. L'-a generalmente incolume; ma nella 
montagna, verso la Germanasca, può udirsi a ed anche o. — E. Si 
odono frequentemente: pansà tanta tampurdl e simili. — AU. 69. 
aurehy aumóniu ecc. 

Consonanti. J. 78. LJ. Si oscilla tra 1 éj: aj^ mqj milium, e 
analogamente: gem^j^ aureja^ gramjtja ranocchia; ali. ad a-^7, meìl\ 
genu^'l ecc. — L. 84. L'alterazione qui ò più frequente: tu vére tu 
vuoi, dar meg dal mezzo, dar pai dal paese, ecc. 87. Cade all'uscita 
in w'i/, &'nf^, pejrd e simili. 88 sgg. CL ecc.: l^au^ ^'ó, ^hfyaus in- 
chiuso, maskie; ì^ùga chioccia^;- QjdrU^ unpja^ ajQja aquila (ma 
sangu^u io singhiozzo) ;- pjaié, pjeh e ùmpjxsu^ PJQUy pjuru^ kubjaj 
stubja^ dvbi doppio e sòmM scempio ; sùbju ;- j&^^f i&^» iO**'"» ^^tì^> 



^ Per la formola mediana, v. al nm. 72. Non sono jotati: parel (b paré)^ 
sulfl, pjul. Mal jotato alF incontro malusa nm. 71. 



Valdese odierno: II, b, Angrogna. 375 

ktmfje gonfio. — B. 96-7. (autó?, affél)r s'ru soropem, ari errore, 
c?Mjti, jO'ii (ali. a ^ur). — S. lM-5. prfs (ali. a pre') preso, espus; 
apréssj oss; e analogamente pertus; rejg^ deshàug^ ù«, ecc. 107. de- 
sgòjnu^ Ire. dejeùne, deskàug già cit, «Autu ascolto; scdlOy escaudd^ 
muscUf CQ§a fresca \ istà^ msA\ strami' u\ mst\ kesla Ju)za\ usi agosto; 
stàóu attacco; spia spica, espus già cit., ffespa. — N. 108. semenà, 
semana settim., pena^ luna^ piuttosto che setneùà ecc. — €. 116. É 
ca ancora la norma! risposta di ga, ma abondano ormai le voci di- 
vergenti: kar'tdy kasUày hangdy kamih^ Juigadù^ hc^ cavoli; gerhdy 
bjanka, 181. Lo stesso dicasi di ga: ^q/, tal quale il pm.; lar§a^ — 
122. Sempre ce da gt riescito finale: lacc ali. a lejtà\ faccy fem. 
fo^ia; lece; drecc^ iem, .drejta; strecc^ ktistrecc, fem. strejta; dice, 
fem. dita; ócc ali. a ujtanta; hoccy fem. hqjta\ succ, fem. sHjta; cfr. 
vóce vuoto, fem. vq^da; e tucc *iutj, plur. di tutt (fem. tuta). Normale 
perciò trùjta tructa; ma divaria fìrujt. — 128. uint, pttint ecc., ali. a 
pónce^ tono tòncuro. — P. 150 sgg.: savé, Mvert e dùvert (e anche 
kuert, con kurgèl coperchio, e duert), raoa, 'rgetm, kròvu. 

Accidenti generali. 1S8. Accento arretrato: ni^'er *nuier 
nucario. 166. adunkra dunque. 167. Dubbio caso di epitesi quello 
di ffurt gorgo; e più dubbio ancora quello che appare in aiil aceto 
e dil dito, voci comuni al piem. 170. btàntd bonitatem. 

Appunti morfologici. 

Nome. 178. kalinqjre e a stento qualche altro; del resto, si 
oscilla tra -du e --adu Adu : murou muratore, marClQu fabbro, sustrgu 
sotterratore, aU. a éagadù^ tumidu, ecc. Passi qui anche t^Vran^ 
fem. tqfs'rajna^ tre. tisserand. 

Pronome. 185. Possess. plur. masch.: mei tei sei. 186. Ali. ad 
ejkést qjhè\y si ha ejst ejkl, p. e. ^sti trpjy ^sta mejztm, éjk'fom, 
éjKla fórma. Ancora si notino: ^gi-hè feh questo fièno qui, ejgika 
vaca questa vacca qui; d^éjha part da quella parte. Il neutro corri- 
spondente all'it. *ció' è il pm. ^, lo. 

Verbo. 198. La 1* sing. pres. indie, priva soventi di desin. ; e 
cosi, oltre *rvej risveglio, e simili, anche kròv copro, dròv apro, ecc. 
La 2* sing. del medesimo tempo, dato il pron. énclit., esce costan- 
temente in 5, p. e. me demandes'tuì\ cfr. s. Torre Pellice. La 1* 
e 3* plur. oscilla tra -eh e il pm. w: cànteri e cardu^ mingdven e 
mxa^axuy beurieh 6 beuriu, ecc. La 1* plur. dell' imperat. è in -^ma, 
che vuol dire l'antica figura pinerolese-saluzzese ; p. e. mingò'ma^ 
hùtyò'ma^ ito' ma a\egre\ e nella 2* pare che si oscilli tra a ed 
é\ andu ali. ad anévus-nén, keidu chetatevi; cfr. s. Pramollo. — 



376 Morosi, 

196. Verbi notevoli: ave: avu' ali. ad a§uf\ au alL ad aj^ ho;- /à: 
facc\ fagu ali. a fau^ fejzé fate; - vuré o vurèj: vurvf ali. a tnir^iì'; 
vòj, vo, vó, vóren o voru ecc.;- "pue ali. a pvi§è puffej: pùnif aH a 
pu§ù';~ savé ali. a saupé: satm' ali. a supu; saj alL a sau ecc.;- rei 
ve; vi; veu ecc.-;^ pc^'se: paffù\ ecc.;- jpr^ne o peme prendere: pré: 
prenu o pernu^ prerdu, prenerej ecc.;- oc&fe ali. ad auvi; audv^ ali. 
ad auvl; duo odo; ocW odi, oddÀ udite;- veni v*ni;v'nuf alL a vòngiV; 
ha vu7ie che venga;- seu sono; «ew, sqf, stm, 

Avverbj ecc. 197 sgg.: tgi, ilc^^ darlejrie dallato; ò'ura; ùncmima 
(oltre óns^mà) insieme;- ourdHm^ amis con amici miei, ourdn§qj con 
piacere, our-d^l oppure ii-c^l con lui. 

Appunti lessicali. 

là baTio, e' piove;- ddru discorro, chiacchiere;- ló'tnene legumine, 
cfr. piem. monferr. lemmu;- 9ma mica, briciola;- 'nkuh incudine;— 
prenu pernu prendo;- 'rmasónt spazzatura;- struaj legacciolo, cfr. 
Diez s. stroppolo;- vira volta (vece);- viiarbre vitalba. Dal pieni.: 
parsén suocero, slùgi (pral. ^'lùdi), sh^ra, tumbu, visku accendo. 



e. Dialetto di Bobbio e Villar-Pellice. 

Appunti fonetici. 

Vocali toniche. 2-6. minffu; bejzu e bajzu, nejsu e nc^'su. In- 
fluenza di attiguo suono palat. : pel gallo, viè^e fiata. 6. man, pan, 
sani, cdntUj demdndu, oQjànt, grdnt grdndo. 7. -t -Ara -arie ecc.: 
prumi dert mulini, fìt tei., kuU, fui focolsyo, JkestaTii, p'russi o 
p'russaif nuij geni e 6'rf, pùnsi, v'iunti; prumvra, (Trira, mulinìra, 
caudira ecc. Divariano: eg'ra, pajra, tumqjra; voci piem. — E. 16. 
sie sex. 18-19. pdnsu, tdmp, sdmpre, dekdmbre, vdùre ^dùre tàùre, 
piuttosto che pónsu ecc.; ma sempre: vònt, dóni, sòntu, pànce pet- 
tine. Analogamente (nm. 25): gdòra cenere, ma tmt, e trfmtcc, col 
solito divario di vint. — L 21. Per effetto della susseguente labiale: 
nùu neve, vòu vedo, bau; ali. a pél ecc. — 0. 28. vquq; 89. piròl, 
fiidl, Ungòl ecc.; 81. mòru, ma kulu colgo, kùfìr, giifik, fufik^ lì^a 
[he/ir, lòja a Vm.-Pell.); 82. óu bau {ò b6 a Vill.-PelL)j 84. gàus 
jovia-dies, nau novem; pjau piove; cfr. me kaugu mi corico (e jòàul 
pidocchio, ali. a genuJj; baugu, pm. bugu); 87. amor^, dòrmu o 
dròmu, — U. 88 sg. dejgùnu, ma non ninno (ali. al fem. nuna); 48. 
purs (non pu<*rs) pulvis ecc., come pula (non pù^Ja) pulce, nm. 38. 

Vocali atone. A. 86. L'V viene ad ii, l: Osèlo U-, ptról, ftsina, 
mtzùh; ptiva piaceva, pHizi il piacere (ali. all'infln. pj^é o pfeié;. 



Valdese odierno: II, e. Bobbio e Villar-Pellice. 377 

cfr. nm. 59; ma ^sèlo ecc. a Vill.-Péll. 67. L'-a sempre incolume. 

— E. 59 sg. Qui ritorna la caratteristica riduzione ad ti t, da et od 
ie dì fase anteriore (cfr. nm. 55): iisdm ìsdm^ ìciròly iigun ed Ugi, 
§rumìgèl ("pral. §rumqjgèl\ Dìndi, tirava bietarapa; iir ir jeri, niir 
nlr. — lU. 69. ureìa, m, cu^i il calzare, cugina, cudira (ma cav^, 
óatidn, a ViU.-PelL). 

Consonanti. LJ. 72. aj, taj, gqj ciglio, luj, fdja e p^, kqj e lajt 
kaja, vej io veglio, ój e ujadda ; piuttosto che aj ecc. — L. 8é. Fra 
voc, tende a r: moravi malato, hera belare, vore vuoi, sor, kàr karo 
quale, tdr taro; cfr. calè al nm. 196. 88 sgg. - CL ecc.: fg'au kja^ 
véura, kjó, Sj^za; kjuga; maskj (alL a mescu mischio}; 5/^^» a^dnt, 
un§ja, aj§ja\ pjqj piace, pjdga, pjau piove; kubja ecc. (ma resta, 
pare, pliu io piego); bjànk, sabja; tj^ru, infin. ftird; fjàma, kunfj. 

— B. W^dulù, ali. a ^ur\ 97. s^neste noste voste\ e anche àute altro. 

— S. lOé. gaìis nm. 34; 106. /B, bà, grò, ma os, mes, pes\ e analog.: 
rejg, dèe, dùg, fqjs ecc ; 107. sludi, s'rend, skan, skur, skrivu, daskròbu, 
òosk; stèla, istd, testa, aùst, sptts; ma ejcdla, dejéaug, mi^ca. — 
N. 108. votare gòùre e simili; ma pena penare, lana, vena, una, luna. 
110. dardnt. — C. Numerosi ormai gli esempj di ca intatto: kaugina, . 
karid, kauna canape, koi cavoli, gerkd, bjanka; ma per cau, calcio, 
s'avvantaggia questo dial. su quello di Pral {kau). 118. mqje il me- 
dico. 122. CT. lacc, face, drecc dreca o derca, lece [let a Vill.-Pell.}, 
dice dica {dita a VilL-Pell.) ; òcc, nóce, kòóc; e analog, tuài o tùcc 
tutti; ma frùt e trtyta. 128. NCT. tòno, une, punc e punàùì^a, ma 
pónte pònténu; kujtu (senza il n) io conto. 

Accidenti generali. 168. Accento arretrato ìxnmfusa fragola. 
166. fluvra. 

Appunti morfologici. 

Nome. 176. In -i: di-saaridi^^vd^. di-sande e il fem. frumiii for- 
mica. 177. I femin. al plur. sono in -e, tranne l'artic: laz àie, là te- 
naie. 178. kaliJiajre, alL a cagàu cacciatore; purs (pral. pù^ls) e il 
singolarissimo laus (pral. lau) lago. 186. Pronome possessivo : masch. 
sing. miu to* so', plur. mej, toj, soj. 186. Dimostrativi: akést kest, 
akél kel e anche, in condizione congiuntiva, ké ki: ké mina quel 
ragazzo, M camp quei campi. 

Verbo. 190. Nella desin. della 1* e 3* plur. si oscilla, pur qui, tra 
-ew e -m: cdnten e canlu, cdntdven e cantdvu ecc. Il futuro è in -^4/ 
-a -a -én -é -a^. Voce di congiunt. nella 2* plur. dell'imperativo: 
vefdu vedete voi, ali. a vu vejè voi vedete. — 196. Verbi notevoli: 
ave avù' ali. ad a§è a§ùf\- ve: vivi ali. a vejQìJ^ e visV, veu, vu vie, 



378 Morosi, 

viirej, vijèse ali. a vgffèse'r %òeié ali. a ]^ajre: pj^v! ali. a pj^gu'; 
pjeiva e pihar cale bisognare, impf. cong. carièser vulépulé: vulgiV 
puffuf e puss'ù'y vu vulé e pulé'r krejre [kre a ViU. PelL): hriu*\ 
kreur b&ure: bjù'\ bau {beve^ bòt>ùf^ berne a Vill.-PelL);- pjóure: 
pjuffuf; pjuvrd o pjurdr uU ui\ duv'r ése: mt (suj a Vill.-Pell.;. 

Avverbj ecc. 197-20L éura adesso; ube Faffùh coli' ago, ou mi 
con me (ma non infrequente kuh ku'). 

Appunti lessicali. 

cale nm. 196 [ed in luogo di vanto ónto 'nto] e' bisogna, comune 
agli altri dial. vald.; din. chal^ prov. chal cal)^ ant. frc. chakrir\-- 
prenu pemu prendo;- pùnqjza, pur dfh., frc. punaise;- saìu esco. 
— Piemontesismi : kauna canape, cinu vitello (col verbo cind)^ ne- 
vtidda, pòntu pettine, pois pisello, sim sevo, slugi lampo, slujra ara- 
tro, tumbu cado, ròta fiata. 



d. Dialetto di Torre Pellicb, con Luzerna b Rorà. 

Appunti fonetici. 

Vocali toniche. A. 1. Ancora -a nell'inf. di 1* coiy.; e nella 
montagna pur alla 2. p. pi. 2-6. bqfzu n^su minffu, nella montagna; 
bajzu, nàsu màngu verso il piano. 5. mAì, pan, fàn^ t?an, stàh, 
mànku^ mdngu^ devdnt, kàmp, kdmbfu; a S. Gio. di Luzerna: mòw, 
pan ecc., mònku, mòngu, devònt ecc. L'i poi è, a S. Gio. di Luzerna, 
la condizione solita dell' a che non sia din. a n: mdl^ pdlOj rdm^ vdcOy 
àjgaj d)§laj fa e fdjt^ kunàf cognato -a, sòj siàf sono stato, kattr^ 
pasta ecc. Dinanzi a r complicato, domina la vicenda piem. : ker carro, 
erbu albero ecc. 7. darrie^darri^a^ muUnira; ma pre valentissimo il 
riflesso piem.: kugé calzare, kupé cucchii^o, ^enéj cerekera^ trapu- 
nera talpaja; salvo che a Rorà si sente tuttavia il r Anale: denéry 
fuér focol., come darrier^ ecc. Ad area risponde il pm. igra. — 
E. 18-19 [25]. Prevale a nel piano: s'mdnff semenza, pdnsu, sàntuy 
manta, ^dnt cento, vdndu, tdmp, sdmpe, s'tdmbre sett. e vaiane ve- 
nerdì, gdòne genero ecc.; nella montagna prevale all'incontro l'ó: 
s*tnonQ, pónsu . . . , vòùre, gòòre. E cosi rispettivsunente : lànQa lin- 
gua, tdni, trdnto (ali. a vin£), kumdngu, gdùne cenere; e tònffOj tónt,,.^ 
góùre. Godest'o ó poi cosi chiuso a S. Gio. di Luzerna^ da potersi 
trascrivere senz'altro per w: s'mùùffj piìnsu, vui^ne gùòne; kutnùngu^ 
lurida, ^ùne. — I. 24. ter^a, at^g/a, seja (cfr. t?g;a vecchia alL al 
masch. re/). — 0. 27. kunujsu nella montagna, ma kunòsu a Torre^ 



Valdese odierno: II, d Torre Pellice, Luzema, Rorà. 379 

kunésu a Rorà. 28. Nella montagna : mariterà o mariura maritatoja 
(ragazza da marito); ali. a mariojra di Torre, che ò la voce piem. 

— U. 89. kjamra * serratura' ecc. 

Vocali a tone. A. 55-56. ei da aj è Peccezione: p^rff^ ali. a pq;V- 
parvh e m^'r- marina^ fqjkó' o fazò\ masnd ecc.; tranne a Rorà, 
dove ^ ò anzi ancora la regola: p^ról^ f^'iol, Iqfsàj hqfku'n» Co- 
mune al dial. piem. anche endd andare, di Rorà. 57. Notevole lo 
smarrirsi di -a« a Prarostino, in karé sedia, fé pecora, sé seta» 
karea fea sea di Torre. — AU. 69. t4rg;a, untò'n^ udi\ kugé già cit., 
hugina calcina, ecc. Nella montagna può ancora udirsi àur^a 
oureja ecc. 

Consonanti. J. 72. LJ. Solo a Rorà e in qualche punto sopra 
Torre e a Prarostino si oscilla ancóra tra ? e J; e ciò vale anche per 
il nm. 89. Isolato Umùina lenticchia di Rocca-piatta. — L. 88, 85. ma- 
ravi^ svtrqj; tera^ òri olio; ar meg^ dar meg al mezzo ecc. 88. Nei 
luoghi indicati al nm. 72, s'ode ancora %»: %»ar, 1\jà chiave, ^'ò, Sfe^^l 
7nas?0; Sjaga^ unQfa. Ma per tutto altrove, alla pm.: ear, kù^é cuc- 
chisyo; ffàga^ unga. Del resto: pjàga, j?;ow; fjòka neve, 0ur\ ecc. 

— T. 98. SaA^ ffespa. 102. neu neve (e cosi sau sa, ben beve) nella 
montagna; ma nev (bev) al piano. — S. 107. La montagna conserva 
alcuni esemplari preste tici; cosi: estèla, espaliva less., espina, — 
H. 109. Certamente faucale in vdùne gdùne nm. 18-19 e simili; ma 
circa il 108, non sono sicuro. 110. d*rànt d'rent dinanti. — C. 116. 
Assai scarse reliquie di ea da ca; e forse son le sole cut é cabri ^ 
con di più nella montagna camp e vaca. Nessuna traccia ho poi di ga 
da GA (num. 131 \ 121. CS. Iqjsu, i^su, kójsa^ nella montagna; 
Idsu ecc., nel piano. 122. OT. Iqjtj Iqjt e lett^ strqjt, qjt e ótt, sùj't^ 
irujta^ pòntu pettine ; e restiamo nel piem. 128. NCT. uinty puint 
[cfr. kuirUUj io conto]. — QT. 129-180. Riflesso ancora generahnente 
per solo A, pur dove il piem. ha ceduto allMtal.: Aa{, katt quattro 
(ma sqiuxrd squadrare), Paska^ cink;" kest kesta. Del rimanente: 
qjgja aquila; ma ajva aqua. — T. D. 145, 149. TR, DR. A Rorà e 
Prar.: pajre^ mcy'rej ly're; Iqjra; ma per tutto altrove: pare parin^ 
mare marina^ squarà, — P. 151. Sempre v: d'vanqjra^ pm. dav.y 
q. *dipanatoria' aspo, savé^ aveja^ nevu; tevju; ecc. 

Appunti morfologici. 

Nome. 174. Qualche dimin. in -un: skaluh. — 178. Pochi ^àjrCy 
p. e. kalinc^re e kardajre, nella montagna, cfr. s. Angrogna;- sòH 
sorella, ali. a s*ru di S. Gio. di Luzema; tn^, sors. — Pronome. 
188 sgg. Person. masch. di 3*: e{ o atój, plur. il y o akil aky. Co- 



380 Morosi, 

muni col piém. i dimostr. neutri go-^ go-li, akó e © ; e, più o meno, 
anche nun e pàhun nessuno, paneh (paùin a Pral) niente. 

Verbo. 194. Pur qui il -s di 2* sng., dato il pron. enclit: (ie- 
mdrìdes~tu?y ses-tu? ecc.; ma in più esemplari monosillabici (com- 
preso venes), anche all' infuori di codesta condizione, v. il nm. 196 e 
Arch. I 461-63. Solo i verbi 'essere', 'avere', 'stare', 'fare', 'an- 
dare', 'sapere', 'vedere', hanno la 1* e 3* pi. in -n: seh e suh 
sumus e suh sunt, stdh, fdh^ vàn^ san, veh. Del resto, si ha -« alLi 
piemontese: kàntu, kàntavu, kàntesu, kàntatiu. Assicurano però che 
nella montagna si possa sentire cànten cantàven ecc. La 1* plur. 
dell' imperat. è in -{/ma (-éma), p. e. istòma istéma alegre ; la 2* quasi 
indifferentemente in -a o in -é: gerkàme e gerhème, and e ané via, 
Imgese coricatevi. — Verbi notevoli. 196. fà\ fau o fòjgu, fas fa',-- 
ave: avu! e a§iÀ\ cy as a;- savé: saxfà* e sapjiX\ saj sas «a;- ve: 
viùf; veu ves vé'r vulé e pule: vujuf e pussù\ vòj pòj\ vds pòs, vói 
pòi;- ode (nella mont. : um): odu' (mw) ; odu ode odr veni v*nt: venuf 
v'ìvà' (vòn§\l')\ vena venes veh;-' istu iste ista ecc.;- èse: sòj se e\ 
suh ecc. 

Avverbj ecc. 197 sgg.: gi Iqj {ejgi qjlaj nella montagna), óngìgi 
óngi-laj, proprio qui, proprio là; dih dentro; dunt e 'ntà dove; kurai 
pd ìnaj non più;- u 'con', nella montagna: urdri fril coi fratelli, 
u mi con me ; mentre nel piano ormai non s'ode più se non ìàih ^- 

Appunti lessicali. 

Voci prov. almeno delf., in parte però comuni al piem., che re- 
stano in questa zona dialettale: baruh mucchio, tih haruh molto. 
abaruna anmiucchiare ;- hlùa blùva favilla, pm. bilia sblùa (a Rorà 
valavuscay pm. falavQsca, falùspa ecc.);- bùi d^aveje sciame d'api;— 
kura quando;- galabema salamandra;- ffurk, pozza d'acqua,' lava- 
tojo;- laiartj lucertola grigia comune;- mcyùsa fragola;- miraj 
specchio;- pjàhu gemo;- ratowwira lucertola;- «etfpM sputo;- siakktt 
5^«Au attacco;- stùfu affogor sul- surej soler vè'^a cagna;- viape 
e vira, volta, fiata. — Nella montagna occorrono anche and invece 
deìVandd endd del piano; e od ^ncd bisogna (v. ed s. Bobbio), corba 
canape, sàlu esco. — I piemontesismi abondano in questa zona più 
che in ogni altra. 



* Appunto sintattico. 202, 8. mescu d'ajca e d*az\ mischio acqua 
ed aceto. 



Valdese odierno: III, 1. Guardia in Calabria. Vocali. 381 

ni. APPENDICI. 



1. IL DIALETTO DI GUARDIA PIEMONTESE IN CALABRU CITERIORE. 

Appunti fonetici. 
Vocali toniche. 

A. 

1. Ben di rado incolume. È innanzi tutto pressoché costante 
la tendenza all'a anche fuor dei casi notati al nm. 5 dello spo- 
glio di Pral: tendenza che vedemmo spiccata a S. Gio. di Lu- 
zerna. Quindi, non solo: mdn^ demdhy baiando dendhty sànt 
santa, cdntUy mdndu, pùnsdnd pensando, grdnd grdndo ecc. ; 
ma anche: sdì salice (ali. a sài il sale), animd-^'ly sdl*^ esco 
^ salio'; stdlla, kavd^'l -allo; fdiùSy dui, drha alba; and'*', min- 
ga^ ecc. ; fuQar focolare, cdr caro, djra area, kdr carro ; hdis 
il bacio, pdss'ra, pdsta; fam, rdm; fdu fdjt faccio ecc., ldjt\ 
mdj magis, ^più, mai', dj§a; ej minga ho mangiato, kurteXd 
colteli.; ardjre, kdjsa cassa, acdtu compro, ecc. — 2-8. Pur 
qui cej^'y e inoltre matejsa -di sa -axa; e viegg o jegg (cfr. 
viège a Bobbio) e furmegg o furm^j kumpanegg. — 7. dV/% 
mulini^Vj messuni^r mietitore, murti% cugi^r, sali^r frc. esca- 
lier, agi^r, kjili^r cucchiajo, fai^r faggio, cirezi^r, {brdii^r); 
d'ri^ray mulini^raj mossuni^ra; o d'rtra ecc. Rimasti a mezza 
via: djraj fjùm-fjimdjra fiumara^. 

E. 

Lungo. 9. Suona e assai chiuso, quasi i, anche se susseguito 
da j: me pij *più peggio', tréj\ téla] ctvff' savé^ ecc.; g^mAn- 
tiri cimit., 5;é;ia, karéma, Vrén terr., /ÌJn, pjéna, vé^ba^ péna 
(pe\ vóndémaj munéja, séja, kr^ju, séuv sevo; me, pé\ stéla. 
— 10. fùmna\ truze, siize. — 11. Qh^a, ezL 



* Dal Calabro o da questo influiti : jenndr e fretdry brasar bracia accesa 
(alL a bràH*r). 



382 Morosi, 

Breve. 12. /fef, we{, er^ eri era, prej^ prego, deg de dieci, 
lejre, mej mejre mieto -ere, pejra pietra, ejra edera, meg me- 
dico, tevi, leur\ frev. — 14. aier. 

Breve di posizione. 16. péj, pela padella, martél; dùvert 
d^aperto, pert perde, pr^jr" prete, §espa\ lejt, seit; vel vec- 
chio, ten** tengo, pe^a, me sett^ ^mi assetto' mi siedo. In- 
trusi dal Calabro: priest presto, piett petto ecc. — 17. v^tu 
io vesto. — 18. pùnsu penso, me puntu mi pento, dùnt, pa- 
rùnty QÙnt, gunt, argunt, vùnt, aleQramùnl ecc.; lijùrd lu- 
cente, ecc.; pùn^'ri** pettine; mùntr^ mentre; vùnd^ vendo, 
atùnd^ attendo, vundr^ venerdì, gùndr^ genero, tùndr^, tumpy 
setùmbr^ e dezwTibr^. 

I. 

Lungo. 20. é: fél, abrély §rél glirem; fne" finire, uviT 
udire ecc. ; lisséj^ lissivia, puzén pulcino, kjisèn cuscino, gcUina 
(plur. li galini), prém, Qè^^ma cimice; eg^ qui, frum^j^ toT- 
mica; amèk, plur. amejh] fn4 finite -ito, woi udite -ito; r^/« 
rido, n4 néj nido ; e fèX /"éP*, péP* io piglio, ecc. 

Breve. 21. malatej^ -attia, pèly féuga felce, vera viria, netiy 
[_camejia\ men, pjej^ io piego, ve vece, peQ pece, sdlej^ slego, 
kurrèj^y de dito, ve (ma plur. vi) vite, 5é siete e sete, péur^, 
beu. — 28. via, [nier]. 

Breve di posizione. 24. el (ma fem. if), verd, ten, seccy 
strejty fr^dj Qepp; s*jovessu se udissi; maravel^, orel^y abeV'j 
me *rsbel**y surei sol., parely seV* (ma lintiV* lenticula). Del resto, 
qui pure vint ali. a triinta. — 25. lùnQa lingua, tùntì tinto, 
humiinQ^y QÙnr^y sùns^ senza; diamùnga domenica. — 86. filett 
{filùtta)y sulett (sulutta)yban§ett {banQùtta); ali. a p'citt p'cttu. 

0. 

Lungo. 27. suly pjurUy s^nur, d'iur ecc.; nu vu, tizuh, sak- 
kuh lenzuolo; pum; vùJQy nebù, skubb^ ab la skubba, uttruv 
ottobre; kuva coda; kunujs^;- uLa. — 28. fzujrey ràto-v'rujra^. 



* -ùur per -5re ed -orio: mingo%^ (ali. a mejtur^ cagadu^); sanot^^ ci- 
lindro di legno per lavorar la pasta e farne lasagne. 



Valdese odierno: III, 1. Guardia in Calabria. Vocali. 383 

Breve. 29. vole vuoi, sola, kor^ defor, sor^ gò góu[v] gio- 
vedì, mouv, \trouv\ pjouy koj cuoce, rova ruota ;- pejròly rir 
^inòly ali. a fejzòl. — 30-82. mieru^ mier mie^^en^ muojo 
muore ecc., hier cuojo, ^iek il giuoco, ali. a gók^ io giuoco; 
Weft, flék'y che in fase anter. furono mùòru ecc. Qui pur sikr^ 
suocero (e forse slud^ less.); oltre iuv biuv da ùòv ecc. Del 
resto: n§iòj oggi, òl el olio, pò pe può, dm^b** e kjòrb^ apro 
e copro. — 83. vul il volo, &wn, truh. — 84. nduv. 

Breve di posizione. 36-36. ò osso, korn^ tort^ korp (ma 
Ipng, tQkku). — 37. mierg^ ammorzo, pierk^ kjeusa kjejsa co- 
scia, neuty hjeut kjeuta o kjejt ecc. Del resto: fòl^ e fòl (e 
anche fel), vòl^ e vel^ voglio, òl occhio; ion, nkjòj oggi, òrg 
orzo, ^éó otto. 

U. 

Lungo. 38. tùy mùl (ma femin. mòla), gùr^, m'iur^ mis., 
sijùrj skjùry nùn panùh ninno (ma tnun, q. ^ununo* uno); 
luna, lùm; ejsùj^y ali. ad ejsòj^y asciugo; mùty vruju vo- 
luto ecc., fnùa tenuta ecc.; sùj^y ali. a sòj^y sudo; nù krù (ma 
femin. nòa kròa); skjùp\ Cosi: aggustUy brùzuy frùtty sùcé] 
lùly gufi. 40*^. Vòy oltre che nelle voci già citate, ritorna in 
pò^l^ pulce, dòr dòray purtos pertugio, gò'ùn^ gojn^ e de- 
goùn^ ecc., e in blòja (pral. blùo) favilla. 

Breve. 41. §ulay guv'n^y kruQy guy pul^y lupy dubbl^y 
d^zura *. 

Breve di posizione. 42. pus polso, dùQ (ma skjout^ 
ascolto) ,'wn'* ungo e pwn**, wn« unghia, ftièr*, gum^y musa 
mosca, aQusty une e punó imto ecc. (jdl. a pinty nm. 123), tJuni'* 
undici, pjumby stupay siila. Cosi: fenuly genuXy pjuly kulun^; 
pÙQ pozzo. Pur qui Vù in tuss^ tussio, e anche in buj bosso, 
riicc rutto. — 43. puorSy uorm, sùorky vuorpy gùomy fùoruy 
sùord (ma anche, con invertimento dei due elementi del dittongo, 
pòursy óurm ecc.) — 43**. nòga. 



' Circa racconto sul primo elemento del dittongo per cui si continua 
r^ (cfr. nm. 37), è qui anche da considerare Vito per i*ó della gorgia 
calabra. 

' Qui pure dùj ì due, allato a du' dg* le due; e fuf fugio. 



384 Morosi, 

AU. 

46. taur^ 'nkjdus inchiuso, pduz^y duv^y [kdul]] ali. a Oì*y 
poky povr^ pour^. — 46^. fdus, duty sdu sapit. 

Vocali atone. 

48 sgg. Si turbano e dileguano nei casi stessi in cui si turbano e 
dileguano tra i Valdesi del Piemonte. Solo è da notare che la ten- 
denza al dileguo è qui ancora più viva, e intacca pur Fa finale, 
nm. 57. Manca pur V-e di appoggio, in luogo del quale si ha una 
vocale indistinta assai cupa, che i nativi trascrivono, come farò an- 
ch'io, per w. 

À. 55. pejrìh mqjriruij p^lQTy fejz- fezòl, mejz- mezùn^ pJ^Y pia- 
cere ; ezi, nesès^ nem' nascessi ecc. In proclisi : me pij * più peg- 
gio', la fé caut e' fa caldo, tu ve di^ *tu vai dire' hai detto; mi e 
skriU io ho scritto, mije pa d' parén io non so di niente; alL allo 
forme toniche mÀj fa' va àj sàj. — SS*'. Saranno dal Calabro: kjistàli^ 
lintema fuma, — 57. L'-a io di regola l'ho segnato, per amor di 
chiarezza; ma in effetto egli ò appena percettibile, massime dopo J 
e gli altri suoni palatali, p. e. in pa/» paglia, abej<^ tissej^ b/h?* H/^ 
hjistan^ cit., segg^ ecc. ; e si riduce talvolta (come fanno del resto an- 
che le altre atone finali; nm. 48), massime dopo r, aU'u indistinto; 
come in kur^ qua, bora, jèur^ ora, adesso, óarb^ canapa. 

E. 58. taravilott, tramolu ; e per e second. : maraveì^, sarvagg. — 6^. 
djur securo, fo'é«*u leggevo (fe^**), iiap, cijet (c^/**), hrijù! (Are/**) ecc. — 
00. cireza, cirve^l (ma il e sarà del dial. ital. del luogo). L't di &«- 
til^ e mizina è dovuto a spinta assimilativa. — 01. Continua Tu 
della tonica: suntemunt sentim. ecc., 

I. 02. viji'h viù' {vej^) ecc. ^ 08. Assimilazione in mulujue mu- 
gn^jo. — 04. Continua Yu della tonica: lùn§uUa linguetta, kumùngà''^. 
— Manca l't di zio (cfr. Pral nm. 53): ^of, set^ pral. seii^ q. sedie» 
perno della macina del molino. 

0. OS. sureìy pjurà\ fzty'rutta ecc. ; vul^'*' (vói vuole), mumùniy Am- 
ji'h (koj^ cuocio), puvù' potuto, ecc. — 08. fiTùga (/S7o), kjivert *il 
coperto' il tetto (kòrbu), skjivert, divert ali. a duvert (dòrbu)^ ecc. 
Sono certamente dal Calabro: piUiffa bottega, kjinàU cognato. 

U. 08. in egg *un viaggio' una volta, giramùrd^ rismòl^ W^n lu- 
cevano e Ujunt lucente, sijur\ s'fijèss^ se fuggissi, pixikj hjisih 
nm. 20. 

ÀU. 09. orel<^y ao^*" udire; coffe»", éoQuh^ oià% soià'^^ coudiraj foddH; 
sopùf saup- saputo. Ma 'mbé dàj§a un po' d'acqua. — 70. iiéf. 



Valdese odierno: III, 1. Guardia in Calabria. Consonanti. 385 

Consonanti. 

J. 71. gd\ gètUy gunky gii. Ma péj- — 72. LJ. dly pata, méty 
fiì fil^y fòX fòl^\ ma s'ode pure: vej** ali. a veV* voglio, p^*« 
ali. a p^X^ piglio. Analogamente (89): VnàX^y kumàX^^ àbeX^; 
ureX^j seX^ secchia, Untila; kaX e lajt ìialà\ sureX; vél vehj 
òX ùXà' iXdy pjuXy genuX ecc., ma anche fnaj^ urej^ òj ecc. — '- 
RJ. 73. Cfr. nm. 7, 28, 55, e kier nm. 30-32. — VJ. 74. 
jegg nm. 2-3. — SJ. 76. baizà*'^ fejiòly éirejza^ camejza. 
— NJ. 76. gun; cfr. une pune ungere ecc. — MJ. MNJ. 77. 
vùndima\ $em sogno. — CJ. ecc. 78. minagd', la mindga^ 
skoTQa; sidgy brd^; canguh\ pjdQa, ne^a; desduQ, — DJ. 80. 
guorn^ aguj^; òrg; ali. a mejtd\ nijd'y 'nkjòjy e a meg meio. 
PJ. BJ. 81-2. Ai varj es. del vald. del Piemonte, si aggiunge 
sture storpio, che sarà di provenienza calabra. 

L. 88. Di jabbrótt labbrotto, v. il nm. 164. S*ode ancora, ma 
solo in poston. e anzi in fine dì parola, ed è in verità evane- 
scente, la particolare pronunzia del l vald. e la vocale parasi- 
fica che in Piemonte volentieri T accompagna: animd^ havd^'l 
cirve^'l ecc. 84-5. In r tra voc: suréty vurjil voluto, rata- 
v'rujra. E pur din. a cons.: kùrteXd coltellata, aV&a, drma 
anima, sùork; ma quest'è vicenda calabra, e il vero tipo val- 
dese è dato da tour e tóre togliere, pours pulvis, pus polso, 
fdics dut dutr^ shjouty cdud ecc.; dùQ ecc. — 87. Finale, sta; 
fuorché in congiunture come le seguenti: in he mumunt in quel 
momento, in he kdmp un bel campo; dove siamo veramente 
a LL. La qual geminata tende a scempiarsi: stdlUy stéla stella ecc.; 
ma è tendenza assai meno viva che in Piemonte (nm. 168). 
Non ha altri es. la risoluzione che vedesi in ew, ali. ad èl, ille. 
Del resto: didv -olo, tumm tomolo (la nota misura di capacità 
siculo-napoletana); merky q. mércole, mercoledì. — CL ecc. 
88 sgg. : hjdry kjdu, kjdm^y §j^j^^y hj^y (fti%<^); ^dskj] 
oQjdnty un§j^'y allato a Xdra glarea e a §rél e 'n^rùm'^el]- 
pjdgay pjdhy pjdj placet, pjV^, pjur^y pjumb (ma per impleo 
pare si oscilli tra iimpl^ e ùmpj^); ali. a cu plus, dal cai. 
hju;- bjdva bjdnky fjd fjokk fjur kunfj. 

E. 94 sgg. Finale, assai debole: canta*", ve*" vedere, ve*^ 

ArchÌTÌo glottol. ital., XI (seconda serie, I). <5 



386 Morosi, 

vero, ecc. Cade affatto il r di per: pi lu mund per il mondo, ecc. 
Più raro che in Piemonte lo scempiarsi di rr: nàrd^ ndr^j 
tèra^ kùre, 

V. 98. §àst^ §espay come gdn*^ 0drd^ §èra. — 99. Tra voc., 
dilegua nei casi ricordati per il vald. del Piemonte: liss^*^ 
pjùj** ùj^ ecc. — 101. arsbeX^ risveglio, kurbdQ, — 102. kjàuj 
gò g&u nm. 29, nàu novem, iu biuy [séu sevo]. S'ode anche 
kjdu^y nàu^y iu^ ecc. (e cosi -aw" -^uv 4u^ da -abam ecc. 
dell' imperf.: minga u^^ avè'u^y saXé'u^) con la stessa epitesi che 
ritorna in vàu^ vado, fàu^ faccio, kr^u^ credo e r^u^ rido, 
ali. a krèj^ i^éj^) dè'u^ dico, pùu^ io poto, sivP io sono. 

S. 103 sgg. È certo dal Calabro lo ^ da s iniz. dinanzi ad e 
e I e da s aggruppato a conson., come in sidg setaccio, s€q sex, 
imi così, kjistdn^y ecc. — Fra voc, è i : iùza*' jùi^y frariQezay 
duluruza ecc. Il doppio si scempia: Qràsa^ hàsa^ rùsa. Di uscita 
latina, più non si regge se non nei casi di cui al nm. 176-7. E 
suol dileguarsi pur nell'uscita neolatina: ndy m/, tum^ mo- 
neta tornese, parade , hundanQJù q. abondanzioso, perto pertu- 
gio ; Qraj &a , aprè^ rù. — 107. SC ecc. Qui non è la prostesi, 
e la sibilante resta, ridotta a s (nm. 103): sdlej^ sl^o, srendy 
dasfd **, dasvist^y skund^y kilay kristjdny strejty spamùnt spav., 
sprdngay spurp^ spolpo; mdskjy fiskj^y nostr^ vostra, SCA, pel 
tramite di sca (n. 116), viene a sa: desdug discalzo, sala saluhy 
scala -ino, arsaud^ riscaldo, mi^a. 

N. 108 sgg. n fenomeno della faucalità par cessato. Per n 
in r : caV6% liindra. Riuscito finale : Qrdiiy fériy véùy Sdn^gu- 
vann'y 4hy /an, d^n, sùh ecc.; e anche ngh il nonno; pronun- 
cia come in sdn§ e lùn§a. — 111. guv e pvf,nc ali. a guv'n^ e 
pùng'n^y as asino. 

M. 114. rehy allato a /am, om ecc. Nella prima di plurale 
{mingéh ecc.), il n sarà analogico. 

C. 116. GA: cduQ^ {cdiopay antiq., calza; cocuh calzoni, c<h 
(rf«r), cdry cdrbuny cdrb^ canape, cdv^ e cdvort'rén ^cava-ter- 
reqo' talpa, cdnd'liery éamejiay cambra y cdmbay cdmbj^y caty 
c^^y capély cabri] aéatd^y secd^y [astacd^y tuéd^]; vaca, seca 
la siccità, ecc.; cfr. nm. 107. Con la sonora: kugdsBy cargàr. 
Gli esempj con la gutt. intatta sono però più numerosi che non 



Valdese odierno: III, 1. Guardia in Calabria. Consonanti. 387 

a Pral e poco meno che noi sien nella valle del Pellice: kdu(; 
calce e calcio, kàu(;ùtto calzetta, kargd'% kavd% kàsa^ ecc. — 
117. fta;a% prijd*', urtéj^, furmèj^^ spéj^y lòns^** vescica. — 
118-19. 00, CU. sijùr aU. a aQùl^'y s'^und; banQùtta^]- lak, 
amih giék liek fiek; sakk bjankj — stomm stomaco, pers -ico, 
toss; [vieggy furme^g e furmej^ sarvagg; meg medico]. — CR. 
mdj^r*"; ma dkr^. — 121. CS. Idjs"", tejs"*, hjeusa. — 122. CT. 
Idjt fdjt lejt drejt strejt kjeut neut frùtt] ma dice (e analog. 
skricc)y òcCy rùéé ructus, sùcc asciutto, mà'rdùéc mal ridotto; 
pùng'n^ pettine. — 128. strunca strinta, une e punc unto ecc.; 
ma pint il punto, cfr. kuint^ io conto. 

CE, CI. 124-5. Qèly giruy fina^ QÙht cento, QÙndr^ cenere, 
Cé'ynma cimice, f'pw^a, g'puh cipp. ^sgabello di legno'; (?éwfe; — 
agi^r acciajo, argeuP rie, ìq4 ecce hic, 'ndùQ^'*" indole, ungiln (ali. 
a cirejzày cirve^y cirkd^'y cizr^ cece, cùs gelso, anéikk^ accieco, 
licèrta\ voci o pronuncio Calabre);- ezi aceto, dezùmbr^ dee, 
deijòcc diciotto, izèl ucc, ciz'r^ cit., puzén pule. ; mez^na, vunz^ 
undici, dui^ ecc. Ma g in magén^ macino, oltre che nel solito 
feuga. — 126. fez^iiy dii/n, aU. a pjej pjej^^'y koj kojre huj^ny 
lùj lùjre lijè'u^ luceva, Fumaj ni. ^Fornaci*. — 127. deg e dè\ 
sai salice; paig peg vug nuig kruig\ [réig radice; dug. SCE, 
SCI. 128. kunejsiu conoscevo, pesun pesce; fdj$a\ ndjs'r^y pdjs'r^ 
krejs'r^; fdjs fascio, par^Sy kunujs (di rado humij). 

QV. 129. kaly harhosuy karhjuhy katr^ e kardntay kdnty kdn 
quando, kjénz^ quindici, génk. 130. dj§ay dj§j^. Qui può ag- 
giungersi a§udnn hoc anno, v. Arch. VII 527. 

G. 181. GA.: gal e galèna, man larga, verga frusia. 182. 
lija^y [e $ùjd'*''\y faji^r nm. 7 ; duja. — 183. fljùray ali. al non 
vald. a§ust — 183**. Per a riescito finale, si oscilla tra ^ e A, 
e analogamente per -d e -b. — GR. 184. ni^r, ni^ro o nlro. 
GN. 185. 5en, pun, 

6E, 61. 186-89. ge^\ lijéu^y fijéu^ {lejy fùj)\ majy frejdy de 



* Il fenomeno di hj (g/) da A, sarà Calabro: A;i5tó»i", kjen-hjinà't cogn., 
kjdl cogliere, hjeusa coscia, kjeut cotto, hjissin cuscino, skjórv'* e skjivért 
scopro ecc., skjoul^ ascolto, ikjur, ikjùp^ sputo; a§jùl* già cit; come par 
cai. ^ da K in s*§und e han§utta cit. sopra, e uh^ frc. onde, al pari del 
d da T di tanda frc. tante, ecc. 



388 Morosi, 

dito;- stren^ pun^ {stren e kren'i, pun e pun'i); lon; iitir 
ziva\'' parie. 

GT. 140. ùhQùnty sah§ (ali. a sajndr)y lùhQa. 

T. 141. darbufiy destamùnt. — 142-8. Denà% dUà^'l^ pud"" 
potare, agua^y p/ìk^'*^ potere (5'pui?g^ se potessi), squèla^ pèlOy 
veJ'ly méur; munij^y ijij^ bieta, sH^y m^^ (^^'^^)> r^i)^'^ 
dnj*;- fjd'y prd y d'mestid addomesticato; [strdy nid, rand\ 
kurtetdy ùld occhiata; parta sard]\ eii aceto, séy de, fnari\ 
nibu. Estranei o male assimilati: kjifuit hjindttay cognato ^ 
sijdtta sudata; gumdtta -adda, annotta -^dda. — 144. hudd^. 

— TR. 146. ardjr^y pàjr^y màjr^y pejjray prejr^ ,pr«te> ©ce; 
ali. al non indigeno latru. 

D. 146-8. si^^ sijdr e sijùry uvè'^ udire; c^u o^Vc, kr^^ o 
kriu^ e krijrey rèj^ o rèu^ e rircy vp^ evèo v^re; {bqjna firc. 
berne); nda kròay kuva; péy nw, krii; tevi tiejÀdo; — verd e 
verty frejd e frejty oQjdnd e aQjdnt ecc., ali. a grdn grande, 
kdn quando. 140. jejra. 

P. 160. savi^ e savur (ali. al partic. perf. sopu)y lùvih; pàwr^ 
e ptmre'ly leur^ e lorótty peur^, kjSrv^ e skjivert copro ecc- 

— 161. abel^y nibuy skubhay aU. a rapa; cabra cabri, dórbu; 
e di formola iniziale: bizi^'l piselli. — 163. sdu o sdy QXQeur 
arQevC". — 164. PS, PT. kà^sa^- aédt^y setty rutt ruta. 

B. 156. Uiburuy cdrìmn; bdrbay erbay ecc.; 166. vem^y 
taravilótty tdu^ay lóur^ * libero' compio, sur^ sughero; s^% 
skriu^y beu^ bfure. 

Accidenti generali. 

Accento. 168. r^ méwr; ai^r jeri, efr. nm. 7; pteh aU. al femin. 
pjina; e ancora v. i nm. 30 32 37. — U9. Jóur^ nm. 156. — IM. 
bfukanné guardami, có^gi4é coricati, vuft^lù vestilo; ali. a beuké-me 
guardatemi, agguè-me sgutatemi, viité-lu vestitelo. — 161. s'mén^y 
pòngén^ pettmo, magénf* macino ; meritt»*, litikk^, pfrcUkk**, vumbikk'^ 
vomito, nivikha, piéihk^ appiccico. 

. Assimilazione. 162. Di voc: tmz&ia medie, Until<^; miUunifr 
molinario. Di conson., tra parola e parola: im mu^'l un mulo, imbé 
kdmp; tum pàire e simili. — Dissimilazione. 168. Ai soliti Au- 
lun<^ e griU qui si aggiunge sureì (pral. sule^l). — Dilegui. 164. 
Aferesi per illusoria omissione di articolo o particola: zanQyr nm. 28n.t 



Valdese odierno: III, 1. Guardia in Calabria. Nome. 389 

pratùn q. leprattino, geUm cUam galline d'India. E qui forsd anche 
jabòroU *abbrott labbrotto, c£ nm. 165. — Prostesi. IK, Facilissima 
quella ài j. Per via della quale s'evita costantemente l'iato; e cosi: 
nà jàut naso alto, de junc dito unto, ik^è jom quell' uomo, mi jintr^ 
io entro; ali. ad om àuty p^'lór unc^ in om. Che sé a uno di Guar- 
dia si domanda come si traducano nel suo dialetto le voci ital. ala, 
orecchia, agro, ho, acqua, ardo, aceto, odo, erba, qui, 
sto, oro, orzo, osso, uomo, uva, unghia, olmo, egli risponde 
senz' altro : jàla^ joreV^, jàigr^JctjJcijSay jàrd^JezU jàuTy jerba, jtg^, 
jisP*y jor, jòrp, jó, Jom, jùj^, )un^'^, jùarm. — Articolo concresciuto : 
lons$j^ vescica. — Il v di vunk^, undici, non è peculiare al valdese. 
— Epentesi. 166. Più o meno comuni cogli altri dialetti valdesi le 
epentesi che sono in piQès^ potassi, ntun^*<*, sij^^ ùj^^ ecc.; puvéà^ 
potessi, uv^ udire, è^jàva, ruva ruota, kuva coda; 'màrdf^ miracolo, 
cambra. Comune col solo dialetto di Yal-Pellice quella di vùndr^, 
gundr^y gundr^ e simili. Proprio di Guardia: idl^^ slégo. — Epi- 
tesi. 167. Ali. a inSi ecce-sic, s'ode inSU. Gfr. nm. 102. ^ Meta- 
tesi. 169. Ai soliti primg pern., frum^ formaggio, ecc., si può qui 
aggiungere pe/fór-pral. peirói. Sono dal Calabro: frev e frivdry utruv 
ottobre. — Attrazione ecc. 170-171. 4/5/* aquila, àjffa acqua;— 
ejzèl lièi uccello; tnlep, kruig. 

Appunti morfologici. 

Nome. 174. -étt^ pur qui molto frequente, con accanto il 
fem. in -uttay nm. 26, e aggiugni: ivetl piccolo ovo, bivett 
piccolo bove;- -ótt: jàbbrott labbra, leurott, taravilotty marti- 
loti]' 'un: praiun leprattino, sàtuh q. * saltellino*, locusta. — 
176-177. Essendo semimuto T-a e mute tutte le altre atone al- 
r uscita, si può dire scomparsa, fuorché nell'articolo e nel pro- 
nome, ogni distinzione formale di genere e numero. Vi si sup- 
plisce coli' articolo. Che se in qualche caso s'ode un 4 nel plur. 
cosi dei masch. come dei femin. (p. e. li fe^ioli^ li ^ùndri, 
plur. di fejzól gùndr^; li gelini diani le galline d'India, li 
hjistaniy plur. di gélèna ecc.), esso pare semplicemente dovuto 
ad esigenze eufoniche e può anch'essere, almeno nel femin., di 
provenienza calabra. Sopravvive, nella solita condizione e con- 
giuntura, il -s di nos vos: per es. nuz anéhy vui ané, e si- 
milmente nel vos di enclisi imperativa: steuz ec^ statevi qui, 



390 Morosi, 

anéuz-éh o anèus-nèh andatevene. Ancora codesta antica desi- 
nenza plurale è costante nel pron. fem. plur.^ corrispondente air 
l'ital. ^quelle': ikjilis i vàh quelle vanno, ikjilis anji quelle ani- 
tre, ikjilise fumni quelle femine. — 17^9. ptiors; mars {lùns). 

Numerali. 181. iln, dùj (fem. dp), ^r/, fto/r*, ^ink^ sej^ seti 
seti, òcCy nduVj deg dèy vunz^y vint^^ trunla, kardniay QÙnt*. 

Articolo. 182. lu (!', ?), la; plur. li ([): lu prd e Tow, la 
fùmnay Vaia; plur. li prdy X om; li fwnni^ X ali. Casi obliqui: 
d prd al prato, ali. a a Vùort all'orto; da pug del pozzo, 
kurUra dà gel contro del cielo, ali. a dal uoì^m dell'olmo; e 
dii fil ai due figli, ali. a a li gelini alle galline. 

Pronome. 188. Personale: mi (wé), tu (ti), el e^ o eu e fem. 
il; nuy vu (cfr. nm. 177), il (talvolta lù) ;- ab tu con te, aò è\ 
con lui, ab il con lei;- vistMù vestitelo (ma anche bejkéjeu 
guardatelo). — 184. L'impersonale: là veh d'neu e'vien neve; 
le nell'enclisi: verirle d'neu f vien egli neve? — 186. Possessivo 
assoluto: meu^ teu^ seu^ fem. mia mi^, tuta tu\ sua su'; plur. 
meu teu seu, fem. mij mi (p. e. li fèX meu, li sor mij)y tojy 
soj; nost nostra ecc. S'aggiunge, di espressione più energica: 
ku^mmeu kurtteu ecc. ; p. e. ikjèk prd e ku-mmeu questo prato 
è mio, ihjiXs féX $uh hurnostri quelle figlie sono nostre. Posses- 
sivo proclitico: mun mu, tun tUj ecc., plur. miy tiy si; fem. 
mdy tdy sa; plur, mi, ti, sì; nost ecc. — 186. Dimostrativo. 
ikjisty fem. ikjisia tkjùsta; ikjél kjéli f^^* ikjUa ikjMa kjùla, 
. Neutro: qó e ig^ gph. In proclisi: w. — 188. Del resto: inùh 
inuna (in proclisi: in^ ina) uno una, uniin e uiiidù'n ecc.; 
niih panùny fem. nùna e nona, ecc.; pareh. 

Paradigmi. 190. Indicat. pres.: min^y ming, ming; minr 
géhy mingéy mingen {ming'n). Imperi: mingdv mingdu^ (e cosi 
la 2* e la 3*), min^av'n^ mingdu^ mingdv'n^. Condiz.: minger 
(per tutt'e tre le pers. del sing.), mingérih minger mingérin. 

Verbo. 190**. Infinito. Prevale di gran lunga la continua- 
zione sincopata dell'antico sdrucciolo: onde si ha di solito strenYy 
punY; najsYy pajsY, hrejsYy parejsY, kunujsY^ kuzY; in- 
vece di sirene o stren ecc. — 193. Indicativo presente. L'-w 
della 1* sng. è di suono assai debole e può mancare: pims*^ e 
pvLnSy cantu e canty ming^ e ming, ist*^ e ist sto. La 1* plur.. 



Valdese odierno: III, 1. Guardia. in Calabria. Verbo ecc. 391 

a differenza dei dial. vald. del Piemonte e in conformità con 
quelli del Wurtenberg, va in -én; la 2*, pur nell'imperat., sem- 
pre in -é (p. e. vu stéy stéus btioh * statevi buono'). — 194. 
Perfetto. Ali. aUa solita perifrasi (mi jej minga ecc.), vige qui, 
e anzi è preferita, la perifrasi che è pur catal. e non inaudita 
in Piemonte e in Provenza: * io vado andare = andai** Esempj: 
vej anà^ andai, tu ve d^*' tu dicesti, èl a ve v'n^ ^ egli venne, 
spindù ha nu vdn av^ speso che noi avemmo, vu ve fvj voi 
fuggiste, t vàh mir4^ tiit* morirono tutti. — 196. Pressoché inau- 
dita la solita forma di futuro (p. e. a la fin da mund miriréh 
tùt*\ e prevalente la surrogazione che vedemmo in Piemonte. 
— 195**. n presente congiuntivo cede all'imperf.; ma è la vi- 
cenda generale nei dialetti ital. del Mezzogiorno: tu ve k'mi 
mingesse tu vuoi ch'io mangi. — Per Q condizion., oltre la nota 
forma in -riu, di rado usata (per e. cantariu)y s'ha quella in 
-éTy usuale nel Calabro (vedine Arch. VII! 119): me n'anér me 
n'andrei; se nu vuless'n^y puérih ^potremmo', se nu parless'n^y 
tu l om krijérih ^crederebbero'. 

Verbi notevoli: 196. and*': and; vdu^ o vdj^j va, vd (in 
pròci.: vej ve ve); vah ve vdn e anche anéh ané dnen; 
vajt'néh vattene;- fd*": face; fdu^ fa fd (in proci.: f^ fé fé); 
feién e fan, fezè e fé, fdn^ fazér farei;- avi^: aju ; aj a d 
(in prod.: ej e e); avéh e àn ecc.;- vejr': visi; vej^, vejéh o 
viéh, vejn o vèn;- di^: dice; dèu^ o dév, di, di, diiéh ecc.; — 
vul.i^: vruju; vel^ o vej*", v'ieh ecc.;- pui*' puvé^; puu 
puvu ; pej^, puah;- savi^: sopù[; sdu, savéh, sa uh o san; — 
PJ^^*'- PW^'y Pj^jy PJ^^ piacciamo;- cej*' o ce: céut; cej, 
cijéh; cejér cadrei;- bev' o bev'r: bevii; beu^, bevéh, bev'n 
bèun;- kunujs'r* o hunuj: kunejsu ; kunujs^, kunuj, kunuj, 
kunujséh ecc.;- ovi'*", ovi'; duv, jovéh, jov^, jdun;- ven^^: 
venvi; ven^, venéh;- mùr^^ miri'^; mier, mlréh, mire , mie- 
reh;- istd^: ist^, istéh; ista o sta citt sta zitto, iste o ké CQi 
state qui;- ess'r: siu^, si, è, seh, sé, suh. 

Avverbj ecc. 197-201. e^i' (q^), èkjé {kj^), elaj {laj) e in 



* L*' ausiliare* di questa perifrasi (v. il num. 196, s. anàr) non prende 
al pi. se non le forme monosillabe. 



392 Morosi, 

proci, le-y din§y defor^ sii sutta, dapgj lon^ uni e avuni dove; 
danan^ a la drtray damuh dava^;- jeur^ jeuvr^ adesso, 
dduhk allora, 'nkaroy 'n§ù6j, ier^ aQiumn quest'anno, tutaviaj 
maj pamajy hurf quando ? ;- mdjy men^ miXùr^ pij e pje;, imita- 
si Sin e nff; vii ^vedilo" eccolo ecc. — 'ntramdnti^ mentre, 
ali- a mùntr^' ^- db aò^ con: ab ih kjó con un chiodo, a&» l 
al* colle ali, a¥ Va§ùh coli' ago. 

Appunti sintattici. 

SOS. Tutto procede come negli altri dialetti valdesi, salvo nei 
due punti che seguono. — I. Il pron. person. di 2^ pers. che 
accompagni il verbo è di regola ripetuto o raddoppiato che va- 
glia dirsi: tu ti l iit tu stai, ali. a mi f isty el l ist ecc.; 
e cosi: ti V mi voi duni^ tu mi vuoi dare, ti f va/^\ me dlmèt 
tu vali più di me; tu pesf krep jeuvr^j tu possa crepare ora: 
vicenda che sicuramente non è dei dial. ital. meridionali, ma 
accenna all'Alta Italia e non è ignota al valdese. II. È tre- 
quentissimo, e qui all'incontro è certamente d'influsso Calabro, il 
pres. indie, in luogo dell'infin., nei casi che son rappresentati 
dagli es. che seguono: va o ve mingu ^vado a mangiare' (man- 
giai), va partu ^vado partire' (partii), pok là ve sgar ha mu- 
ri u^y poco mancò che morissi ; vej lòur^ voglio compiere, m' vej 
a kogg^j vado a coricarmi, tu pé jintr** e saly tu puoi entrare 
e uscire, d'iiru spurp^ Tò, desidero spolpar l'osso, mi deu pà 
m'raskord^y io non devo scordarmi, mi fej ejsòj io faccio asciu- 
gare (oltre tu t' mi vói duniy tu pest krep, già cit.), ali, a vd 
minga ^y va parti »", pok là ve igaràr ecc., e a w' é?; a oina^^ 
ho da cenare, ven** a ti vejr^ vengo a vederti, t'ej vruju puffr, 
t'ho voluto pungere. Anche m'è occorso d' udire codesta sostitu- 
zione col soggetto plur.: nu vuléh pd nu vindikky noi non ci 
vogliamo vendicare. 

Appunti lessicali. 

Voci non occorrenti in Piemonte, o divarianti nella forma o 
nel significato: adunk allora;- kahdnu lu frunty chino la 
fronte;- m'acavatt^y mi rimpinzo di cibo, mi satollo non la- 
sciando nessun avanzo;- kjattray grata di legno alla finestra, 



Valdese odierno: III, 2. Neu-Hengstett nel Wùrtenberg. 393 

cfr. clathri;- kura^ e huràJfiLj agorajo, che par di prove- 
nienza calabra;- cepùh, sgabello di legno;- drapp lenzuolo ;- 
mak'nay macina del molino^ ali. a magèn^ macino ;• mèla madia ;- 
risopu rinsavito, tornato in sé;- rossa ròsa, bestia da soma, asina 
(cfr. it. rozza) ;- róuia ruggine (pm. ruzu masch.)*;- siud^, prato 
naturale non irriguo (q. il sodo?);- vess cane (oltre il fem. ves- 
sa);- zoVj subbio giogo del telajo, ali. a guy giogo dell'aratro. 

Ora, se si ponga mente in particolare ai caratteri che occor- 
rono sotto i nm. 1; 10, 18, 25; 26 (-itóto); 57; 72, 88 sgg.; 
107; 122 (ccy, c'è quanto basta per conchiudere che il guar- 
diese di gran lunga più ritragga dai parlari valdesi della valle 
del Pollice che non dagli altri, e che da questa valle perciò 
provenga, almeno preponderantemente, la colonia calabra. Si 
aggiunge che appunto in essa valle si odono ancora i pochi co- 
gnomi schiettamente valdesi superstiti in Guardia, come Muglia, 
MartiUotti, Oliveri, Perrone, Funda. 



2. IL DIALETTO DI NEU-HENGSTETT (BURG^ET) NEL WÙRTENBERG, 
CONFRONTATO COL PRALESE. 

Appunti fonetici. 

Vocali toniche. À. 1 e sgg. In e la 2. plur, pres. indie; men- 
tre per r imperai pare che si oscilli tra a ed é (U dure dategli, 
Roesiger, L e, p. 77, 1. 5; becejrdlii, laisà-^ù nùnóa*', ib. 1. 6;- baizu 
ali. a minew;- prumidr, bidridrd. — E. 18, 25. Per e ed i dinanzi a 
N e M susseguiti da conson.: kuntent, gamenga^ temp, ma anche 
kuntent ecc. — 0. 29. Qui s'ha ò nel riflesso di iólo: graviòr ca- 
priolo ecc. — 82. iù Uù. — 87. puge pollice, pral. pòli. — U. 88-40. 
bòri burro, praL hur, — 41. gok giogo. — AU. 46. Perduto il se- 
condo elemento in avu av avun odo -e -ono, ali. ad auvéh udiamo. 

Vocali atone. A. 57. Finale, non suona o, ma a. — E, I. 61-04: 
engu'rid ed enguria^ ecc. 

Consonanti continue. LJ. 72: /t ali. a fila. — 89: dbejd ali. 
ad aheìdy ad agiila ecc.;- MNJ. 77. songaT meditare ali. a seima*" 



* Né trascureremo il trattamento subito dalla 2» plur. di l* conjug.; o gli 
elementi lessicali amierg'' smorzo e sàl^ esco, cui sta allato salùn locusta. 



394 Morosi, 

sognare. ^ DJ. 80: g anche in gamenga dìes-dominica e gòrma 
(diòrmu dùdrmo) dormo. ^ L. 84. Fra voc, passa costantemente 
in r: mar ade ^ fi^ra^^ vorOFy carenda^ carur; eicardy teràj airi, §wra\ 
sor, eiffar^ abri^^ peàr^ Ungór, Ma Z"Ll: uiély kolr 89: abffd alL 
ad aòeld, agula ecc.;- 91. 'pru plus. — S. 105. Finale, persiste in 
qualche caso in cui a Pral scompare : rus ali. a ru; e analog. : ùs 
uscio ;- 107. Lo s di matister, magistrum, e simili, ò dovuto, secondo 
il Roes., ad influenza del locale dial. svevo. — N. 108-110. Tra voc. 
di regola passa in r: deviroTy d'rarU, veri*' e ten**, seretrCy mermar 
minim., lard^ averd, teru e t^eru pres. indie, di veri*" teri*'^ duru dono, 
ùrd lùrd una luna. E anche Anale, subisce questa alterazione quando 
gli venga a susseguire parola incominciante per vocale: tir ame, 
mur ome mon homme, bur ann; alL a uh camp^ bun gwm ecc. — 
M. 114. É in n anche il m romanzo riescito Anale in rmn nome, ten 
tempo, praL num e iòmp. 

Consonanti momentanee. C. 110 ecc. Di ca s'ha \\ normal 
riduzione in co. Le poche volte che questo non sia, s'ha g^ come 
per ogni altro k di fase anteriore: §auéc^ calcare;- §61 aU. a holy 
§otU morbido (pral. Aòfe'), §uruhd (pral. ka\uno\ a§ùVr accogliere, 
a^ùcar, fare dei mucchi di letame, fieno ecc» a strati regolari (detti 
a Pral Mca)^ ^§ord scuola, ei§uta^ ascolt. ;- §lau chiave, §reu credo, 
eiffrire, ffrus;- §e ali. a ke^ ffcUer ali. a tóter, ffere ali. a Aere, e 
sempre gari quarto, §aire quadro; ejfféli quelli, coffe ciascuno; oltre 
eiffa^ e aiffd, comuni al pral. — 141 ecc. Analogo affievolimento 
hanno pure subito, in contrasto col pralese, top, iniziali e tra vo- 
cali (da -5^- -«p- di fase anteriore): dòsi tossico, dupih pignattino, 
ìneidà metà, radei rastrello, eiderba*" estirp., bìdid bestia; dra- tra-, 
dr^ tre, c^ent tridente;- se bara*' Spararsi* difendersi, . deca'" ali. a 
pecar peccare, boi postis, burk porco, qjberaìa*' expelliculare , eibia 
ed eiberora •spinola spillo, eibù sposo; érbie erpice; blec (pral. 
piece) piegato, brim (pral. prim) sottile, bru (pral. pru) abbastanza. 
— 188 ecc. Similmente tende a volgere in sonora la sorda riuscita 
finale: boff legno, vid visto, ceid caduto, fiòid cotto. E diventa cosi 
naturale che la sonora, venuta all'uscita, stenti a passare in sorda: 
larffj sojhg, go§ (solo per gurgite si ha ffurk ali. a Sur§)\ caud^ 
verd, surd, r^'pund (ali. al solo afflant), plumò. 

Appunti morfologici. 

Nome. 176 sgg. I femin. sing. sono in -a, i plur. in a".. 188. No- 
tevole la voce pronominale* arisùfhy un tale (arÌ9-ur'ome ^ un tal 
uomo); forma ancora esistente in Delfinato, ma non più nelle 'yalli\ 



Valdese odierno: III, 2. Neu-Hengstett nel Wùrtenberg. 395 

Verbo. 190 sgg. Negli infiniti sdruccioli si può dire che manchi 
il tipo sincopato, avendosi sempre tmer, puner, téUer^ kréiser^ pa- 
réùer, gemer^ ali. al solo e malsicuro hùre correre. — Sempre in 
-«n la 1^ pers. plur. pres. indie, anche della 1. coi\jug. (nu maanr 
deh, come nui avéhy nu partéh);- in -é la 2* {vu monde);- in -mw 
la 3* (mdndun). Per l'imperativo, v. il num. 1. S'apprende anche 
alla 1. coi\jug., 1'-^ ecc. della 3.: mandiu 4d (o non, piuttosto, -ie?) 
-m, -ton -4a (o ^ ?) -eVi», come partiu mAu ecc. ;«all. al solito --àou ecc. 
Notevole ruUsm imperf. del verbo incoativo rué (rufisu rostisco, 
rùtisé rostite). Il futuro è in "Ordi --are -are ecc. Gongiant. imperf.: 
mandé -ési -é, -éstm -èst {-ésé) -ésun, — 196. fau, fut. fazarai ali. a 
farai r diku ecc.;- veu, plur. veién;- pou, poiéh;- sabu, sav sa;- 
riu, rizéhr viu, vivo; 3* pers. sing. viv o ri; partìc. ve^vt!;- avu^ 
avi (ave), av, àvim odono. 

Avverbj. 199 sg.: mes ali. a me, minus; ài si. 

A^ppunti lessicali. 

gagurn, giorno di lavoro. E certamente continuazione dì coke o 
éa^e e gum, ciascun giorno; cfr. il sinon. romaico xaOriuspiviQ, o il 
leccese nttisana, q. dies quotidiana, ecc. — Qui occorrono eisublià di- 
menticare e guoent gioventù, voci scomparse affatto dai dial. vald. 
del Piemonte e da Guardia. 

Ora, i divarj tra il vald. di Neu-Hengstett e quello di Pral ^ sono 
generalmente di tal natura da farci escludere che i Valdesi di co- 
desta colonia provengano dall'alta Germanasca o dal Pellico supe- 
riore; e da farci ben piuttosto pensare alla valle principale del 
Chisone e . precisamente al territorio posto tra Pomaretto-Perosa 
(dove la Germanasca sbocca nel Chisone), e Inverso-Porte. Alcuni 
fenomeni caratteristici di Neu-Hengstett (p. e. lo scadimento di e t 
V dk § d b e il tralignamento di l in r e parecchi vocaboli, come 
kwrih m^jale, mendid ragazza da marito] non si riscontrano però o 
appigon solo sporadicamente nel territorio anzidetto; senza dire che 
solo a Guardia si ritrovano, almeno ora, e sporadicamente in Del- 
iinato, la prevalenza del riflesso non sincopato dell'infinito sdrucciolo 
e V-éh della 1. per^ plur. del pres. indicativo. Onde saremo con- 
dotti a supporre (supposizione confermata- dalle ben note vicende onde 



> Aggiungo, a quanto dianzi s'è veduto (num. 1 sgg., 57, 46, 108-10): 
eh et ep \\ più delle volte invece di eik ecc. da esk ecc.); e Ztb lunedi. 



396 Morosi, 

si ripete la fondazione di questa e delle altre colonie valdesi di 
Germania), che si tratti qui di una mescolanza di profughi da luoghi 
diversi, nella quale l'elemento predominante sia quello del territorio 
dianzi accennato. Al quale, d'altra parte, alluderanno di certo i nomi 
di Peruzà e Pinagd^ cioò Perosa e Pinasca, dati a due villaggi val- 
desi non lontani da Neu-Hengstett ^ In ogni caso, si può bene am- 
mettere (colla tradizione, & cui si riferisce il Muston^), che Prage- 
lato, alle sorgenti del Ghisone, sisi stato il punto di convegno e di 
partenza di questi profughi, ma non già che tutti o la maggior parie 
fossero proprio orìginarj di Pragelato: alla quale conclusione si op- 
porrebbe la differenza notevole che si riscontra fra il dialetto di 
Pragelato e quello di Neu-Hengstett ^. 



^ Quanto al nome di Burgét *Borghetto\ che 1 Valdesi del luogo danno 
a N.-H. e a quello di Villars dato ad altra colonia valdese del Wùrten- 
berg, non possono avere un valore pel caso nostro, perchè troppo gene- 
rici e tali perciò che s* incontrano in varj punti delle vallate valdesi. 

" Op. cit, m 273; cfr. Roesiger, l. e, p. 6, n. 8. 

' Colgo questa occasione per chiarire alcuni punti oscuri e correggere 

alcune inesattezze che occorron nel lavoro, del resto pregevolissimo, del 

Roesiger: 

p. 20, 1. 11 e 14. L*t di biù iù, bove ovo, e di fioh liok giók^ non è asci- 
tizio, come il R. crede, ma riviene, pel tramite di te, alla continua- 
zione organica delibo. Nei primi due esempj, racconto è risospinto. 

ibid., 1. 29: peiror patinolam (cfir. p. 35, 1. 21). É pariolo/pajuolo*. 

p. 21, l. 24. BurseUaire, nativo di Burg'et, e bn/Oiaire (pral. id.; pm. occid. 
hrùstiaire)^ scardassatore, non andranno sotto -àrio, ma sotto 
-àtor. La prima delle due voci si sarà foggiata analogicamente sui 
nomi d'agente. 

ibid., 1. 35 (cfr. p. 30, 1. 10, 43 ecc., p. QO, 1. 27): hiSriàrà, Non significa 
* fiume*, ma * canale d'acqua derivata* e quindi non è, per via di 
metatesi, dà ^riparia, ma da ^bedalaria; cfr. Diez s. bied. 

p. 22, 1. 14: tna men mensem. Lecito dubitare dell* autenticità di tnen. 

p. 24, 1. 5 (cfr. p. 33, 1. 15 ecc.): maiister magistrum. In nessuno degli 
altri dialetti vald. occorre questa voce con t al posto di g\ ma si 
magistru^ voce della cultura e perciò mal assimilata. 

p. 26, 1. 13 (cfr. p. 62, L 9): dvbert^ tetto. Trattasi qui certamente di un 
'lapsus calami* per hubert o kuvert^ poiché dubert, pm. dùvert, si- 
gnifica *aJ>erto*. 



Valdese odierno: III, 3. Pinàche-Serres nel Wùrtenberg. 397 

3. IL DIALETTO VALDESE DI PINACHB-SERRES 
NEL WÙRTENBERG. 

Gombina nel suo complesso col dialetto di Neu-Hengstett e in par^ 
tìeolare nei punti seguenti: nell'alterazione di l in r: vtdro villa, sor 
suolo;- dì N in r: mrah q. sonaliat, ratiuru risnono, arùr onore, 
var a §0 dUL^ frc. on a déjà dit ;- di k in ^, di t in d^ di p in d: §ur 
correre, QmA cosi, grctisè're crescere ; §and quando , §e che e §è 
questo, e^èk » pral. eiMn nm. 186; doutchouou^ frc. totyonrs, vid visto; 
ìfderiu piglierebbe, hraito presta. — Ne divaria in pochi casi, cioè 



p. 27, 1. 19 (cfr. p. 38, 1. 3): prùmàr^prusiàr. Sono due voci distinte: 
'pruno* e 'pero'; cfr. pral. prime da p'russ *pyruceo 'pera'. 

p. 29, I. 34: eUrivacc^ (s*), sdrajarsì. Cfr. pral. ^'trivacà; non da *ex tra- 
vagar e, che qui avrebbe dato ejtrivc^àr; m&sstrav€uxtrse venez. ecc. 

p. 30, I. 5 sgg. h*a furtivo dopo t ed e tonici e dinanzi a r (e, aggiun- 
gasi, dinanzi a r da Q, come in ri're ridere e pe^ pelo, non è fe- 
nomeno dovuto all'influenza del locale dial. svevo, ma è prpprio del 
vald. e delfinese. Cfr. Pral, nm. 94. 

p. 38, L 2: rosar rorare, adacquare. Non vale più di prùsidr come es. di 
s da b; cfr. infatti a p. 70, 1. 16: rosa (ro^d), rugiada. 

p. 40, L 9 (cfr. p. 72, 1. 18): cerUd^^ bottajo. Non può essere es. di 6e da 
ca per ca-, né riflesso di ce 11 ari um. Ma è il pral. gerUe^ fabbri^ 
catore di mastelli di legno (pral. gèrla). 

p. 40, 1. 33 (cfr. p. 43, 1. 15 e p. 70, 1. 34): sactra «ital. sacchina (es. 
dunque di n in r). Ma siamo veramente a ^saccaria tasca; cfr. 
pral. sacxero^ num. 7. 

p. 41, 1. 11; éaimf scarpa. Non risponde già a calcéum, ma si a cai- 
cearium; e andrà scritto cauQxdT, 

p. 41, 1. 12: óausire (ma p. 72, 1. 15 più correttamente causirét)^ calce. Non 
da calcinum, ma da calcina. E anche Pirage^ p. 42, 1. 2, si do- 
vrà scrivere Piragd; e rifletterà, non 'Pinaticum', ma 'Pinatica'; 
cfr. Pinàcoj Pinasca, tra i Comuni vald. del Piemonte. 

p. 43, 1. 3: nujtf 'nuctem' (e «a p^ 67, 1. 27 con altra accentuazione, ntit^f), 
noce. Difficilmente sarà esatta questa forma. Forse c'è qui uno sba- 
glio per nùiid^ corrispondente al pral. nùizo, 

p. 46j 1. 15. n numerale masch. du molto probabilmente si pronunzierà a 
N.-H., come a Pral, dù^ fermo restando duà per il feminile. 

p. 47, 1. 19. Ben dubbia l'esistenza di acépiun, ricevono, e inammissibile 
che vi si rifletta accipiunt. Gli altri dial. vald. direbbero (oltre 
che pi*Jeh o préùpi) càpfn o acap^^ dal pm. capé^ ital. chiap- 
pare ecc. Pare, dunque, che si debba leggere acàpun. 
p. 49, 1. 27: ^tJrdf, fem. di §ar^ quale. Paro un errore di stampa; e si 



398 Morosi, 

per ai da ei di fase anteriore: kraiss're e brcàio già cit.; per o da a 
atono finale ; per pH invece di prù da 'plus. ^ Il secondo ò il dÌTario 
più importante; per trovare la spiegazione del quale non è però ne- 
cessario di uscire dalla valle del Ghisone, dove già si ò veduta la 
patria dei fondatori di N.-H. Ancora, p. e., nel dialetto di Pomaretto 
e Perosa, occorre -o per a atono finale. Pur notevole è saVr 'uscire', 
voce che pare estranea al Ghisone e alla Germanasca, mentre è 
d' uso comune sul Pellico Superiore come in Delfinato. Nemmeno per 
Pinàche-Serres adunque si può escludere la possibilità di una fu- 
sione dell'elemento del Ghisone, in ogni caso il predominante, con 
altri delle valli vicine 2. 



tratterà di [)ard^ quale, di §erà gira^ rispondente al delf queno 
quino, che nelle frasi interrogative ha il medesimo significato, 
p. 49, 1. 32 (cfr. ibid., 1. 37) : pa-gi-de, nessuno -a. Non è un pronome, ma 
una forma avverbiale: pd gi d^ome^ p. e., significa letteralmente 
*non punto d'uomini'. Di ^1, v. Pral, 199. 
p. 50, 1. 15: ei§éh. Notevole, se è esatto che sia avverbio. A Pral e negli 
altri dial. vald. del Piemonte è un pronome dimostrativo neutro; 
V. nm. 186. Per *li' o meglio 'costì', a Pral si dice c;Ai, nm. 197. 
p. 50, 1. 31: b^ntf-segur^ certamente. É tal quale la forma avverbiale ìtaL 

•ben di sicuro', 
p. 56, 1. 11 : viàh 'vedono'. Si corregga in vxuh, 

p. 56, 1. 23: dtf, dice. E forma affatto estranea agli altri dial. vald. e af- 
fatto incongrua. Sarà uno sbaglio per di diz, 
p. 63, 1. 27: flarte^ focaccia. Forse non esatto. Il pral. ha flàpo^ torta molle, 
p. 63, 1. 32. fohsey lampo. Forse andrà letto fòuse\ cfr. pral. fuze nm. 137. 
p. %Q^ 1. 23: marcilar^ stritolare coi denti. Il pral. ha in questo medesimo 

senso nuzctZo^, che è un frequentativo di macà masticare, 
p. 69, 1. 13 prùd prudcL, deforme. É certamente hrik brutto ecc. 
p. 72, 1. 13: cahroTd^ cavicchio. Il pral. ha cavilo, 
p. 72, l. 22: cùld^ angoscia. Nulla di simile negli altri diaL valdesi. 

^ Ringrazio quanto so e posso il prof. Chabaneau, alla cui gentilessa 
debbo la conoscenza dell'articolo Proven^aux d'AUenuigne ei le langage 
de PindcJie-Serres (Wùrtemberg) pubblicato da A. Roque-Ferrier nell'Oo- 
oiTANiA, gennajo-aprile 1887. Vi si tocca brevemente, a pag. 18, del ca- 
rattere saillant di questa parlata, che sarebbe lo scambio di n in r; e 
a p. 19-20 è data la rispettiva versione, procurata dal Roesiger, del noto 
Sahtt à VOcdtanie di Pin Florian. 

* Non è da tacere, che sono ancor in uso a Pinàche-Serres i plur. in -« 
pegli aggettivi masch., anche fuor del caso considerato nello spoglio del 
dial. di Pral nm. 177; quindi si grosi ome i suoi grandi uomini, alL a su 
si rici garh sui suoi ricchi campi; e che gabario, elogio, è pur in uso a 
Pral; dove occorre altresì §ab§cà ali. a §abd^ elogiare per piacenteria. 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 1. Pral. 3d9 

IV. SAGGI LETTERARJ. 



1. Pral. 

a. Tenione della Kobla LeycKon \ 

flrajre, efkutd io noblo If^jun, Suvónt nu dfoffn vffljd e ttà oh priero, 
pfrkj nu vèh he munt ése pré de la fin. Ben huriù nu dóurtn ése df fa 
df bùéà óbrS, pfrhé nu véh he munt apruódse df la fin. Là l à beh rntlo 
e font an akumpH óntierdmónt, hf là è ttà ifjkrlto l'uro hff nu suh al d'rìe 
tomp. Poh nu dourìh sdjtà, pfrh^ nu suh a la resto: tu li gùarn nu véh 
li sen ahumplìse: hrejsuo df mài e dfmùnu^'uh df beh. [10] Kfti suh 
U pfrtku hff VEjhritùro di; L* evangile u hgnto e San Paul d^hó: Tcf nùó 
om Icf viv pò pà soupè sa fih. Pr'qjhéh nu d^vfh df maj téme, pfrhé nu 
suh pà s*§ur sf la mort nu piljeré ònhùctj u dfmah; ma hant vóàré G'fsiis 
4il gùarn dal ^ùgamont, cakuh frcfbré pfr óntier suh pajamont e héli 
h'àuréh fajt mài e hèU k'àuréh fait beh. Ma VEjhritùro u di e nui u 
d^vfn hrejre, hf ititi 1 om dal munt pfr dùj éamih tóùréh : [20] li brave 
céréh oh glorio e U malih Ón turmont. Ma ^hél hf v6 pà hr^re a h'ià 
sfpara^uh, h'a bfjhe VEjhritùro fin dal humóngàmont, dàupój h'Adam 
^ xtà fwrmà fio 3 tòmp pfrzònt : ejqx a purè trubd, s'a Va d'óntondàmont, 
hf pà §ajre suh li salva oh vfjò'nt I àutri. Ma ohi pfrsuòo hf vói fa df 
bua óbrà, lu n^ de Diu lu pajre dfu ése à humóngàmónt; dfu dfmandà 
ón agùt suh §luriù e har fiX, lu fil df Santo Mario: e lu Sànt Espri h'a nù 
due bua tno, [30] Kfti tré, la Santo Trinità, hum uh sul Diu d^vfh ése 
pria e li dfmandà h*a nù dufh la forQO perhf nu pò'ssifn ganà diant df 
ndtro fiù: Fé lu munt, lu diàu e la ham. E h*a nu dufh sapiónQO ou 
huntà, pfrhf nu pÓ'ssieh hunùisse la vio df vfrtà, e §ardd puro Vàmo hf 
Diu nui à duà: VSmo e lu horp oh vio df carità; [40] pfrhf nuz estt- 
mfh la Santo Trinità e lu vfHh pfrh^ Diu u à kumàndà, pa mo'h hél 
Jgf nuz a fajt df beh, ma dfhò hél hf nui a fajt df mài e a§e fremo efpe- 
ràn^ dnt à rqj dà ge^l, h'a la fih a nui loge ònt suh ffluriù ùber^e. Ma 
^fhél hf ffré pà qo hf sf hunte^h ón lito IfQJuh óntreré pd oh la santo 
mejzuh. Ma ejhéh là e* df mài t'ni a la maria §ónt, h'estimfh trop Vor e 
Vargónt, e ah là prumésà df Diu oh mefprisi [50] e hf §drdfh pà la 



f 
* Questa versione nelFodiemo dialetto di Pral è condotta sul testo edito 

4all*Apfelstedt, nelFArchivio di Herrig, ann. XXm, p. 276 sgg. 



400 Morosi, 

lege e li humdnddmónt, ni la Idjsfh §cardà a nuo bravo ffdnt, una s*§unl lur 
puger le i fan ómpaédmónt. E pfrhf U órlo h^ mài al meg df Vumào 
gdntf L'è per go k'Adatn d pfkd fin ddu kumóngàmdnt, pfrhj h'a l'è 
minga lu pum kuntro la deffonso, e ónt X àuti a Va germà lu gran df 
maria s'móngo, a s*d qjmfr'td la mori a él e a 1 autre Jef sun vóngu^ apri. 
Nu pdn beh dire k'^ki a Va a§v^ tUn mari bfkuh; ma Krist a Vd r^mvf 
U brav dub sa passjùh, [60] Ma pfr ^kéh nu trobffn ón kéio If^vh 
k'Adam n' d pd krfjv^ a Diu suh kreatùr, D'ejki nu pòh ve k*6jro (l om) 
i suh fqjt peg, ddu poj k*i abandùnfh Biu lu pqfre onniputSnt e kréffh a 
lag idòlà a lur defftrugjuh, go kf dfffont la lege k*è ìid ddu kumon^ménL 
I sf nomo legge de naturo kumuo a tuta goni, kf Diu d pduzd 6nt al bar 
df suh prim furmà; de pu§é fa mài u bfh li d dud la francizo: lu mSl a 
li d deifSndù', lu òfn U d kumdndd. [70] Eikéh, u pujé beh ve, h'a 
l'è Itd mài gardd, kf nuz dh IcQsd hi beh e nuz Ih ubrd lu mal: kum d 
fajt Kaih, lu pfrmie di fij d'Adam, k'd amSsd suh flrc^re Abèl són^o mio 
razuh, ma pfrkf k'a Vero buh e sf kunfiàvo dnt Diu e pd ónt la kreaiùro. 
Ejgi nu pòh pila ejsómple df la lege de naturo, kf nuz 'dh kurun^ùo: 
nuz dh passd la mdsuro; nuz dh pfkd kuntro al Kreatùr e uffondS la 
kreaturo, Noblo lege ero kélo kf Diu nui d dud: al kor de óake om e^ 
krtto a Vd pdidd, [80] perkj la Iqfe, la §arde, e ónsfne la dr^guro, e 
sme Diu dnt suh kor subra tuto kreaturo, k'a §arde frem lu mariage, ké 
noble kuntràt, k'a Vaje pd du li frajre e vote bfh a tùto Vautro gónt; k'a 
Vaje dh irio la superino e stime Vùmiltd, e fage a ì autri kum^ a vurio 
kf la li fase fqjt a él; e s'a faj lu kuntrari, k'a n'on fuse pù^i. Pd §ajiy 
suh Itd kéli k'dh beh gardd la lege, [90] e plusiùr i suh itd kéU he Vàh 
trans$redio — e k''dh abandud lu S'nur duant-li pd d'uùr; ma dh hrfjv^ 
al dfmoiki e a sd tontagjuh: i dh stima trop lu munt e pok lu parodi 
e dh sfrvi al korp beh pi k'a Vespri. Per ^kèh nu trobfh kf biéh n'oh 
suh pfrL Ejgi sf pò 'rpild tut om kf di kf Diu foQ pd la gónt pfr lessali 
pfrl. Ma kf cakù'h se §arde kf là li ariòe pd kum a lur, kf lu dilOvi è 
vóh§ù e d d^trut li marri. [100] Ma Din a fqjt fa Varòo dunt a l'd 
óncldus li buh. Tant ero kr^sv^ lu mal e lu bfh dfmùéìii, k'ón tu Ut numi 
n'd paz a§u' mcj d'ót salvd. Uh grant ejsómple nu pòh pila ón kéio sónr- 
ióngo: kf nu nus §drdfh df mài e fdgfh pónftóngo, ddu kf Gesus Krist a 
dit e ón Sdh Lvk è ejcrit, kf tuti eikeli kf la faréh pd, pfriréh tùH, ma 
a kfH kf suh eskampd Diu lur d fo^t la prumèso kf mai pi ónt Vqj§o pfrvrè 
lu munt. Eikfli suh krejsùf e suh Itd multiplid: [HO] dal beh kf Diu lur 
d fait i Sf suh pok frkurdd, ma i VHh a^u tah pok df fedde e tah §rando 
la pou, k'i Vdh pd beh krfju' al dit df lur S'nur, ma i ifmlh kf laz djgà 
nièsfh ónkd lu munt: e i Vdh dit df fa ùo tur pfr frdt^e-sè ejki E i Vdh 
beh kumóngd, s'§unt go k'é ejkrit: e i dism df falò largo e tant duto e tah 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 1. Pral. 401 

ffràndo, kf l'aribése ónt al ge^l, ma i Vàh pà pu§ù* fa iànt. Ejkén Va 
d^pla§vf a Diu e a lur u à fajt sabé, Babilonio l'è itd numd hèlo §ràndo 
m'io, [120] e ojro a l'è dito hunfusjuh per sa malitiità, Aluro X ero uh 
lòn§age óntr' tùto la goni; ma pgr pa kf s'óntdndésph Diu d fajt disper" 
sjuh, pfr k'i fffiésfh pd la tur h'i amfh kumònQd, Li lón§age sua ttd pfr 
tu lu munt ejbuld.. Pò) i Vàh pfkd greumónt abanduànt la legge, kflo ^ 
k'é la legge df naturo: kum là s§ pò pruvà àub la Santo Ejkritùro, dau 
k'dh p§r% ^nk vHà k§ ffzih lu mal : oh fùfék e ón sualpre Diu l d kun- 
dand: a Vd dejtrùjt li malih e dejlibrd U buh. [130] L'è ìtd Loth e 
hfli de sa mejzuh kf Vahge n'd cava. I l'èrfh katre pfr nùmbre, ma Vùh 
s'è kundand: l'è Itd la fónno, pfrkf kf Vd bojkd kuntro la deifSngo. Eigi 
l d uh grànt ejsomple pfr tùto l'ùmào gónt: kf sf dfofh parda de qo kf 
Diu deifdnt : ón kè tómp l è Itd Abraham, om kf piato a Diu, e a Vd on- 
gondrd uh patriarko df duh suh nd X Abrèu, Df noblo gónt sua itd kfli, 
ont la tfmóngo df Diu. i Vàh abitd ónt VEgitt a mmeg d'autro maria gòni: 
ejldj i sui^ itd pfrmvf e kustrejt pfr Igh tómp: [140] i ah brama al 
S'nur e a lur d trasmftvf Mojsé, e Vd detjlibrd suh pùple e dejtrujt l'autro 
gónt. Pfr la mar rùso i suh passd kum pfr bt^l ejsùi. Ma lur enemis kf li 
pursuivìh le j suh pfri ititi. Biéh d'dutri miraku Diu d fajt pfr suh pùple, 
e a X d nùri karànt'an ónt al dfiert e lur d dud la legge ón dùa tdulà 
df pejro; pfr mah de Mojsè a Vd frmftu': e i Vàh trubd ejkrlto e urdXd 
d'uo maniero noblo. uh S'nur suljtt a X d dejmutrd ése pfr tUtà gónt e kél 
i de§ésfh krejre e uòrd de tu lu kor e teme e sfrvi fiù al guarn df la flh: 
[150] ekf càkùh vurgése beò aj autri kum a él méme, kunsulésfh là 
vèvà e sutón§esfn X urf'Uh, lugesfh li paure e vìtèsfh li nu\ pa§èsfh X 
afamd e frdrejgésfh li ramónt; e kf sa legge i la degésfh beh §ardd; e a 
kèli kf la gdrdfh a Vd purmftuf lu refie dal ge^L Lu sfrvigi de laz idólà 
a lur d bìitd ón dffónso, mfoidi, avotèri e tuta furnicagjuh, buzià, ej^ 
pfrguri e fàusà §arantìà, uzuro, rubarigi e mario ónvidjo, [160] e 
aoarigjo e tùto mejcangitd: a i bue a Vd purmftu la vito e li malih a 
li fi muri, Aluro là X ero d' gustilo ónt sa s'nurio. Pfrkf kf sf tran-- 
sgredih si ordre e ffzth lu mài, èrfh mort e dejtrujt sóngo pfrdùh. Ma 
V Ejkritùro di e l'è klar a tiiti, kf i sui^ ìtd trónto mtlo kjli kf suik areslà 
al dfsert, trónto mtlo e dfpi s'§unt kf di la legge, e suù ìtd amasd dub 
i'^pà, dà fuàk e daj sfrpónt. E uh barun d' autri ah pfri: [170] la 
téro s'd ejpartio e VÓnffrn X d frgeòù'. Ejgi nu nu poh frpiXà df nótro 
§ràndo óndolóngo. Ma kfli k'àh fajt lu plazer dal S'nur i ah frditd la 
tero df la Purméso. L d a§ù' nùmbre df noblo gónt de kélo kalitd, kum 
a l'è itd David e lu rej Salumuh, Isaia, G'eremio e plusiùri d'autri om, 
kf kumbatifh pfr la legge e ffzlh dejfóngo. Le j ero un pùple de Diu 
Arobmo glottol. iul., XI (seconda strie, I). SO 



402 Morosi, 

trid dff tu lu munt Li enemis kf li pprsffkutdvffh érfh nùmbrù d'òniuarru 
[180] Grànt efsdmple nu p5n pila ont kpto IfQJun. Kant i §ardàofn la 
leg^e e li kumanddmdnt, Diu kumbatio pfr lur kuntro l'autro goni; ma 
kànt i pfhdvpn u fffitn lu mài, il èrfh mori e dejtrùjt e ptld da l'oMgtro 
gota. Tant a l'è ttd ejlargi lu pùple e plen de §ràndo riéèso, k'a vaj Hrd 
df kau kuntro lu S'nur, Pgr ejkéh nu tróbffh ón k^o l^i^jun, kf lu rtff de 
Babilonia al d hutd ónt sa prejzuh, Ejlaj i sut "itd ap$rmù' e kusirejt pfr lon 
tomp [190] e ah brama al S'nur àu lu kor ffrpóntdnt Alitro ala fajt 
turni Ónt G^erùsalém, I Vérpn poki l ùbidjònt k§ §ardèsfh la legge^ e 
c^ésffn krontjo d'u fonde lur rej. Ma l avio Qerto gónt pleo df si §rdndo 
fousitd! Uè ad li fariiiu e l dutre ^crituràl, I ffxln biéh ònme^re df 
§ardd la legge, ma pfrkf la gÓnt u vógésffh p'r'ése pi u^rd; ma a vài 
pok kél uùr kf vite funi, I pfrsfkutdvfn U sànt e li gust e li bun : àu 
piar e àu gemm i pridvfh lu S'nur [200] kf dejsòndeja su la tiro pfr 
salva ké munt, perk^ tùto l'ùmào dejsóndonQO a l'andvo a pfrdi^uh. Aluro 
Diu a l'd mdndd l'ange a uo noblo damicelo df ra^a d$ rej: nobldmónt a 
Vd salùd, pp'kf kf il u ejmfrtavo: poj a li di: € Tem pa, Mario, pfrkf 
kf lu Sànt Espri e on ta kumpanioi df tu najsfré Uh fil kf tu nomare 
G'esu's e a salvare suh puple da qo kf l'd ufonduf. > Ndu me i Vd purtd 
dntr' suh vontre la vfrgino §luriuio, ma, pfrk^ i fase pd frptld, df G'ùsep 
il è vóhguo eòpuzo. [210] Pauro ero nòtro Ddno e G'usép dfkó; ma, 
ej^ph u dfvfh krejre, pfrkf l* Evangile u di, k§ dnt la kfrpjo i l'àh pàuid, 
kànt è itd nd lu filett; df pann i Vàh ómpcUuld, da paure a Ve ita lugd, 
Ejci sf poò frpild l Ónvidjù e l avari, kf d'abarud or vòlfh pd IntA 
Biéh df miraku suù itd fajt kànt é itd nd lu S'nur, pfrkf Diu l'd mdndd 
Vàhge u anungid ai pastre: e dà kajre df Lfvant Va par^sv^ uo ejté*lo a 
irej rej: glorio è itd dud a Diu al ge^l e ón tiro paz aj buh, [220] 
Ma, d'ejki a uh pok, a Vd suffert pfrsfkuQJuh. Ma lu filftt krejsio oh 
gragio e ón àge e oh sapidngo divto oh la kàlo a Vero ónsfnd. E a Vd 
dfmandd duze apótre, kf suh beh numd; e a Vd vul§vf kambjd la legge 
kf d'nànt a Vavio dud. A Vd pd kambjd pfrké k'il è itd abandud, ma a 
Vd frnuv*ld, pfrké k'i Ve itd mài §ardd, A Vd frgfbu lu batSme pfr dud 
salvdmont, e a Vd dit a l apótre k'i batjésfh la gónt Aluro la kumóngano 
lu fmuvfldmónt [230] La legge vfljo dffont beh df kumetre furnica- 
gjuh e avutrd, ma la nuvélo frpilo luvS e lu sujtd: la legge vfljo pfrmèt 
df rumpre lu matrimoòi e kf la karto df refù' sf dfgèse dui; ma la nu- 
vélo di 'pi*lo pd kflo k'é lajsd, e kf nuh s'ejparHso go kf Diu d agùstd'. 
La legge vfljo màudi lu vóntre kf d pd purtd df frut; ma la nuvélo kun^ 
sflo df §ardd la vfrginità: la legge vfljo dffónt mo'k suldmónt d'ejpfr- 
gurà, ma la nuvélo di, tutóù «*o, df pd gùrd [240] e dfpi df si u de no 
lej siepd ón tuh parli. La legge vfljo kumàndo df kumbatre l enemiz e df 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 1. Pral. 403 

renare mài pfr mài; ma la nuvélo di: ^volete pd vòngd, ma lajso la 
vòngànqo al ref dal ge^l e lajso viure ón pag héli kf if ffrén df mal e tu 
irobfìré. pffrdun dal rej dal ge^L* La le^ge vfljo di: ^estimo H amis e aje 
óù irto ti enemis^; ma la nuvélo di: Tti ffré pa pi pareli, ma estima 
vòtri enèmis e f§jé df bea a kfli kf vus vuréh mài, e pria pfr ìcfli k§ me 
pprsfkuftfh e wjii akùifh,' [250] La legge vfljo kumdndo df pùi li 
màlffz5nt, ma la nuvélo di: ^Pfrdud a oni goni e tu troheré pfrdun dal 
Pajre kf pò tut kozo, pfrkf kf sf tu pfrdue pi, tu àure pd lu salvdmont*: 
nu dén pd amasd ni a§è ón trio ntio gòni, m U simple ni li paure nu 
dèh pa dej§ulà ni tèi pfr vi*làh lu furejtie kf voh d'dutri pai, pfrkf k*6h 
ké munt nu suh tùli passagie. Ma pfrkf nu suh tùti frajre, nu dévfn ititi 
^ffrvi Diu, Kflo è la legge nuvélo kf Diu d dii kf nu dévfh tèi ; [260] 
e a Vd dfmdndd sì apdtre e a lur d fajt lu kumdnddmónt, k'i anésfh pfr 
lu munt e ónsfnésfn là goni, a Abreu e a Grek pfrdikésfh e a iùto l'ùmào 
goni; e a lur d dud puestd sii di sfrpont, k'i éasésfh li dfmd^i e farisèi 
sfh li maladde, frsusitesfh li mori e nftjésfh li Ifbru, e ffzésfh a X dutri 
hum a Vavio fajt a lur-, d'or ni d*frgont k'i fìisfh pd pùsfsur, ma àub 
la Vito e là véiimd^ntà i sf tdn§ésfh kuntSnt, sf vur§ésfh beù Sntr' Unr e 
a^èsfh buo pag. [270] Aluro a lur ptirmét lu rene dal ge^l e a hfli kf 
tóéréh pauritd espetitùalo, d di k'a sdurio kali e i sfrìn vite hun^d, hfli 
kf vòlfh ése pdure pfr proprio vulunid. Qo k'ero a vei a lur vaj anufp- 
già: k'a dfoio muri e poj frsusitd; e a lur di li sen e là dejmutragjun 
kf dfoih vSÌ d'nànt de la fin, Bién df bela similitudà a l'd dit a lur e a 
la gòni, kf sua itd ejkrita ónt al NdtP-Tfstamont, [280] Ma sf nu vóìfh 
emd Krist e se§re sa dutrio, òniò kfnu vflfh e Ifjfh l'JEjkritùro. Ejki nu 
puréh trubà, kàn nui duréh lejvf, kf l'è moh kf pfr fa beh kf Krist è 
Od pfrsfktkd. A l'frsùsiiavo li mori dub sa divXo vfrtvl e ffzio ve l avu§le 
kf le j avih mai vii, e a §ario li Ifbru e li suart a ffzio duvi, e éagavo 
li dfmoòif ffiont tùto vfrtvl. E kànt a ffzio lu pi df beh, a l'ero p% pfr- 
sfkùtà. L'ero li farisiu kf lu pfrsfkùtdvfh [290] e kfli dal rej Erode e 
l'autro gónt df §ìejip, pfrkf k'i l'avih ohvidjo kf la ^otU lu sujvio; e 
Pfrkf la goni kreio a eie a si kumanddmónt, i l'àh pónsd df l'amasà e 
df fàli lu traimSnt; e i l'àh parla a G'uda e ah fajt dub él lu kuntrdt, 
kf s'a lur lu ffzio a§er, a l'durio tronto pégà d'frgóni. E G'uda è itd 
dn§uart e d fajt la trajzuh e d dud suh S'hur ont la mah df maria ^ònt. 
Li Abréu suik itd kfli kf l'àh krugifid: li pé e là mah fortdmont i li ah 
cud, [300] e io kuruo d'efpi'à a la iéto i U ah pduid, dizónt-U biéh 
d'frprocc i Pah blasffmd. A Va dii k'a l'amo sé, dub df fe^l e d'ejii i 
l'àh abóurd. Tanti suù itd li turmònt amor e dulujru, kf l'amo é partio 
ddu korp pfr salva li pókatùr, Lu korp è arestd ejki pòndu su df la krù: 
al meg de dùj laddre: kattrf plàjà i li ah fajt sóngo kuntjà l auhi boit: 



404 Morosi, 

pòj i li ah fajt la cink^o p^r fa lu kumplimónt; pgrk^ uh di havalié é 
vonQu e li à ubèri là cdta. [310] Aluro l'è surti df sahk e d'aj§o dn- 
somp m^hld. Tuli X apòtre suù eskapà, ma uh le j è tumd. E l'ero ejkl 
du là Maria itant drejt prè de la cru. Uh ^ànt afann i l'aoih luti, ma 
ndtro Dóno pi ^ànt, hànt i Va vili $uh fil mori, nù, 6n turmórU sii df la 
hru, Daj brav a l'è itd ónsóvli e §ardd daj malih: a l'd tira li sfu d'an- 
fprn e a l'è ffrsusitd al terg guarn, e a l'è aparejsvf aj sgu, cum a lur 
avio diU Aluro l'àh a§vf §ràn goj kàrU i l'àh vìt lu S'nur e i sua ita 
kunfurtd pfrhf d'ndnt i l'avlh gran pdu: [320] e a l'd hunvfrsd dub 
lur fià al guarn de l'Asònsiùh: a l'è aluro muntd ón giorjo nòiro SaU- 
vaiur, e a l'd dit a si apòtre e a ì autre óns^nant, hf fi^ a la fin dal 
munt a furo tutovio du lur. Ma hànt è vóngùo Pantehùto, a s'è frkurdd 
df hir^ e a lur a mdndd lu SàntrEspri^ h'é lu kunsulatùr; e a l'd ónsfnd 
l apòtre p§r dimo dutrlo; e i l'àh soupH li lon§age e la Santo Ejkrituro. 
Aluro i sf suh suvòngùf df qo k'a l'avio dit: sóngo hróntjo i parldvfh la 
dutrto de Krist, [330] a l Abr^u e aj Greh pfrdikdveh feiònt bièh d^ 
vfrtù' e h'fli kf kréih % li batidvfh al .num de Gesù Krist. Aluro a l'è itd 
fajt uh pùple df nuvèl kunvfrti: krisiiàh n'i suù itd numd pfrkf i kr»n 
ón Krist, Ma ejgph nuz u tróbfh, pfrhf l'Ejkrituro u di, bieh fori li pfr- 
sgkùtdvfh Ahrfu e Sarasih; ma iàh fori suù itd l apòtre ònt la tgmdngo 
dal S'nur, e l om e là fo'nnà k'èrffh du lur, h§ pffr ejggh i lajsdvfh pd 
ni lur fajt ni lur dit; tàn kf i n'àh bièh amasd, kum i Vaviih fajt a Gesù 
Krist, [340] Grandi suù itd li turmont s'§unt go k'è ejkrit, mo'k pfrké 
kf i mutrdvfh la vio de Gesù Krist. Ma kfli kf li pffrsfkùtdvfh lur, èrfh 
pd df tànt mario iffmongo, pffrkf i l'avlh pd la fedde df nòtre S'nur: kum, 
ejkfH kg kèrffh òjro akùzagiuh e hf pfrsfkùtfh tànt, ke KrisUàh d^cfn èse, 
ma n'òh fàh mài sòmbldnt. Ma 6h ejgph sf pòh frpilà kfli kf pfrsfkùtfh 
e kunfurtd li buh, pfrk^ la sf trobo pd ónt l'Ejkritùro Santo, ni pfr roÀuh, 
kff U Sani i pfrsfkùtésfh ni li bùtésfh ónt prejsuh. Ma dfpoj df l apòtre 
suù itd karke dutùr, [350] kf mutrdvfh la vio de Krist nòtre Salvatur, 
Ma òhkaro la sf n'òh trobo karkùh al tòmp pfriònt, kf suh kunujsvf da 
bièh pok df gòni. La vio df Gesù Krist i vurifh beh mutrd, ma i suh tàh 
pfrsfkùtd k'apèo % u pòh fa, Tànt i suh li faus Kristiàh avùgld d'etrùr e 
bieh pi kf l dutri kfli kf dfofh ése miùistre, ddu pÒj k'i pfrsfkùtfh e 
ctmàsen kfli kf suh mflùr e lajsfh 6n pag li faus e l òn§andu. Ma ònt 
ejggh la sf pò kunùise kf i suh pd df buh miùistre, [360] Pfrkf k^i 
estwnfh pd là fèà sf hQ pfr la tujiuh. Ma l'Ejkritùro di, e nuz u pòh 
ve, ke Sf la h'd karkuh df buh k' estime e ème Gesù Krist, kf vòle pd 
mdudX ni gùrà ni. monti, ni kumètre aviUèri ni amasd ni pild go df T 
dutri, ni vòngàse de sit enemis, i dih k'a l'è uh Vaudés e deh d'ése pùi, 
e U tràbfh acùzagjuh du bùzià e òn§dnn. Pareli i purth tòre go k'a l'd 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 1. Pral. 405 

ffùstàmónt §anà. Ma fort'mònt sf hunforte kél kf softe p§r l'uur dal 
S*nur, [370] pf^é ^^ ^^^ ^? C^i W sffré aparfld al parti d^ ké munt. 
Dunho a Vàuré §ràn §lorio s'a Va a§vf deji*nùr. Ma òni efggn la è Maro 
la malico df lur àutri, ddnpój hf hi vói mandi e mónti e gùrà e fa Vù" 
zùne e amasd e kumetre avuteri e vòng&se de hfU hf li fan df mài, 
i din Af l'è uh brav om e leal om a Ve frnumà. Ma a la fin a sf jarde 
h*a sie pà ondane. Kàn lu mài lu prèso tàn h*a pò a p9o parla, a da- 
mando lu pr^e e a sf vài hunffsà; [380] ma sf§uni VEjhritùro a Va 
trop iarzày hf di € Kunf^se-té san e viu e atónt pd a la fin >. Lu prejre 
li dfmàndo s'a Va panùh pfhd : dùj mug u trej a rejpunt e a Va vite 
defpacà, Lu prefre li di ben h'a pò pà ése asàut s'a rónt pa tut 90 del 
duiri e ejmondo pd si tort; ma kànt a Vdu efcph, a l*d df §ràndi ponsìe: 
a ponsò óntr' il kf s*a ront dntier'mónt, qo h resterè-lo a si m^nd e kf 
dire la gòni ì A kumdndo a si mefnd k'i Vfrparfh si tùart [390] - e faj 
pai du lu prejre h'a pdsie èse asàut. S'a Vd cont liùrà del dutri u magari 
dùj QÒnt, lu prejre Vaklto pfr gónt ^oUU u ònkaro pfr m&hk e li fai fr- 
mutrdngo e li purmét xffrduh, h'a fàge dire méso pfr il e pfr si pajre e 
a htr purmét pfrduh, sie al gùst sie al fpluh, Aluro a U pauzo là mah 
suòre la t9to: hànt a li duo depi a U faj pi ^àndo fèto: e li faj Sntóndre 
h'a Ve biéh beh asàut. Ma mài sue Mtd Kfli a hi a Vd fajt U tuart : 
[400] ma el sfré on§and 5h tàlo asuluQJuh; e ahèl hf li u fofj ònkre^e 
le j péhù murtalmónt. Ma mi onhàlu u dire, pfrhf hf a se trobo vi, hf 
tu li papo h*i è itd da Silvestre fio a hit e tOti li hardinal e tuti li vfshu 
e tau l abbd, tùti Affi dnsàmp ah pd tàh df pu§èr h'i pósien pfrduà Uh 
sul pfhd murtàl : riéh hf Diu perduo e nùò dutre u pò fa. Ma ejggh d/- 
Vfh fa hfU hf suh ministre : pfrdihd i d^ofh al pùple e iti ón priero, 
(410] e puverndli suvont df divto dutrXo, e catid hfli hf p^hfh duant 
htr la dfsiplto. Kftoéla vero frmutrdngo h'i Vdjfh VfrpontfmSnt: h'i se 
hunfésfh sSmpldmdnt s&ngo nuo manhàngo e h'i fdgfh pfnftdngo 6nt la 
Vito pfrsont, gòjnd, fa la caritd e pria du lu hor bulont, pfrhf pfr hftà 
hozà Vàmo tróbo salvacjuh df nuz dutri mari hristiàh h'é ah pfhd. La 
legge de G. C. nuS: ah abandud, pfrh^ nuz ah pd hróntjo ni fedde ni 
caritd, [420] D'erpontlse la nus hunvéh e nus le j dfofh pd terzi: àu 
plur e dub frpóntfmónt la nus cunveh d'frpari VufSnso hf nui ah fajto 
Pfr trej pfhd murtàl: pfr hunvojtiio d'ó^l e pfr plazér e pfr sùperbjo df 
Vito, pfr hf nuz ah fajt li mài. L'è pfr kfto vio hf nu dévfh se§re e tSi 
e estima la castità e segre G. C: pauretd esperitùdl di hor nu dévfn tèi: 
e stima la castità e Diu dub Umiltà sfrvi, Ahtro nu sfgréh la vio dal 
S'fiur [430] e nui àuréh la vitorio su di notri enemis, On pohi mu^ a 
l'è huntjà oh ahfto le^uh de là trej legge hf Diu à duà al munt. La 
primo lejige dejmùtro a hi à sons e raiuh fo h'é hunuise Diu e uurd suh 



406 Morosi, 

"KreaAÙTy perh^ hèl k*a Va d'ontónd^mont pò pófisd drUr'él, k'a s'è pà fojt 
da él e l dutri pd dfcò, D'ej^pn pò hunujse ékél Wd sdns e rcdun k^ Ve 
un S'hvr'Diu h'd furtnd lu tnunt, e frhunujsdnt^lù biéh tu dfofn uurd, 
[440] Pfrhf k'i suù itd dand kfU k*u ah pd vulgvf flL Ma la s'ondo 
legge he Diu d dud a Mojsé nuz óns^no a téme Diu e a sfrmlu fart'mdnf, 
Pfrhé èl hundìStfio e pui tut om kf Vuffont. Ma la ter^ legge k*é Sjro al 
tSmp pfTZùnt nuz onsfno a emd Diu de bun kor e a sfrvilu pùrdmdnt, 
pp-kf Diu atónt lu p^hatùr e li duo ejpfrlunk, perh' a posie fa pfnfiSnfo 
ont la Vito pfrzont. D'dutra legge d'efgi dn laj nu dppfh pd pi affé^ se nS 
df se§re G, C, e fS sua buh plaier, [450] e §ardd ffrmàmdnt qo h'él 
d kumandd, e ése biéù avisd hàn voré Vaniikrist, p^h4 ^^ h'éffn pd ni a 
sì faji ni a si dU, pfrkf s'§und VEjhrMro òjro suh faji biéh d'antìMrist, 
pfrh^ k'antìhrist suh tùti kfU ke i fàh kuntro a Krist. Biéh df sen e df 
grónda próvQ sfréh da he tdmp fiù al guarn dal gùgàmonL Lu c^/ e la 
tiro h^rmfréh e tuti li viu mùr^éh, pòj i V^susitfréh tùti oh vito sònQO 
fih: e Sfréh aplad tùti ì edifi^: [460]^ alùro sere fc^t lu dp^ gùgd^ 
mont Diu ^partire suh pùple s'punt go h'é tQknJti aj malih a dire: € Tu^ 
leu d'dub mi, and al fuah ónffrnSl h'duré pamai fih>. Pfr tr^ gréoa 
kundi^uh u Sfrè custret ejhi: pfr hanUid df pSà e pfr viu turmdnt, e 
Pfrhf u s^é datid sÒnQO fati, D'ejhfh Diu nu §arde pfr suh plazer e nu 
due d'duvi go h'él dire ai sfu dizónt: *Y*né-<ournò'h àu mi, òeùedU d& 
muh pajre, [470] e pusedd lu rene hf vui è pppard ddu humóneàmànt 
dal munt, oh lu hdl uz dure df plazer, df rióésa a d* uur'. La plafe a 
hf S'nùr hf d furmd tu lu munì hf nu slh di cduzi pfr iti óni sa huart. 
Gra^o a Diu: ànsi sio. 

b. Parabola del Figlinol Prodipo. 

Lef avio uo ve ùé om, K'V om a l'cmio duj fil, Lu pi guve df k'ti ftl a 
di a suh pajre: € Pajre, dun'mé la part df beh hf mf tùéo. E lu pajre 
duo a si dùj fil Qokf la lur v'nto. Kalk gùam apre lu fil pi guve erhol 
tut QO k'avio pi*ld e Sf ndh vaj 5n viage e aribo ont df pai lóri lòfi, dunt 
a méó uo morto vito e a mingo itUo sa sustdn^, Ddu k'àl d a^vf dejpdnsà 
tut suh beh. Ve von§uo ònt he pai uo §rdndo éarftio; df maniero h'a s'è 
trubd ont uo §ràndo miseria, Aluro s'ahomóddo dub uh df k'ii s'nùr de 
Vòutro, kf lu mando dn hampano a §ardà li piUarK E él dfhó ^idj d font 
e d vólo d' Hmplise de l a^lànt hf maldvfh li pù'arh. Ma niih U n'Óh duo, 
Aluro a ponsò ónir'él: € KànH uvrie df muh pajre ah df pah tàh hf i 
vólfh e mi ejfi aj pd df minga e mvfaru df fam, M'dufaréi e anfréi a la 
mejzuh df muh pajre e U direi: 'Pajre, aj pfW huntro lu qe^l e huntro 
df tu e moriUu pd pi d'ése numà tuh fi^l; pfr efhéh traU^mi hum Uh d^ 
ti sfTvitùr', E a faj pareli. Ma hdnt lu pajre l'd vlt df lori, a sdnt humF^ 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 1. Pral. 407 

pasiun d* é7, a li kur Ónhuntro, a Vombraga al M, a lu higo e a di a st 
sermtwr: < Vitelù dub li pi bèli bagage, biitali df etisie e pé, e ùo viro ài 
de, e and pi*ld lu vel pi ^d, amósalu, e mingùma e itùma al^gre: Pfrhf 
efgir^muh fi-^l a Vero mori e a l'è frsùsitd, a l'ero p^dù' e i l'àn frtrubà. > 
E i sf bvftfn a fa pràndo fèto. M'be' h*i f^iln k'io feto lu fl^l pi vej s' non 
tumavo di camp e aprttòavo a mejiun e apre d'a^è disvi k'U Sànt e k'io 
mùsikko, a damando a un di sfrvititr qo'h'l vuUo dire h'io nuvflitd. E lu 
sfrviiùr rejpunt: < Tuh ft-ajre a l'è iumd e tun pajre d fajt amasi lu vèl 
Qrd pfrk^ h'a l'à tumd ve e l'd iumd ahistd sun fm san e salvd 6n buo 
sandd, Aluro vfttù he hl'ejki s'ardbjo e a vói pd intra ini la mejiun, Sun 
pafre a sort e lu pria d'intrd, E hèl a di: *Le j d tanti an hf te servu e 
t'aj mai dfStUfei uo ve. E pure tu m'd mai dud uh òaJbri pfr fa uh ps[ 
d'alegrio dub mi amis. E ojro vfttu hf ejkpj^uh fUl k'd mingd tuh beh dub 
df mario gòni a p^ a l'è vonguf, tu d fait amasi pfr el lu vèl grd. ' Suh 
pe^re U refpunt: *Muh fi^I, tu d pd d' razuh df fa pl&ntà e df butóte oh 
huléro, pfrhf tu sé itd tutto dub mi e sé tutio ejgi ^ tt*t fohi è mfu è tfu : 
ójro ànto fa fèto pfrhf tuh frajre h'ero mort a l'è tumd oh vito, tuh f^ajre 
h'ero pfrdù' è itd frtrubd'. 

ۥ Tenione della noTella IX^ giornata I^ del Boceaeeio. 

U dfvé dunha sùupè h' a tdmp dà prim rej df Qipri, hànt Guffré de 
Buluh d a§ù' fajt la kunhéto df la Tèro-Sànto, l'è aribd hf uo damo nóblo 
df Gascona d vulgtif ani oh pelf§rinage ài sepulhre df nStre S*fiur, Mbe 
hf s'ón tumavo df l'óutro, apre hUl è aribd a- Qipri, halh mari om li dh 
dit e fajt d'utra^e df tiito sort. La pduro s'nuro puio pa duàse pag d* efhfh 
e U è vòn^ù' dh mont d'ani vf lu rej e demandali he U ffièse gustiqjo, 
I U dh di hf Vero t5mp pfrdu^, pfrhf hèl rej a l'ero tdnt vai-poh, hf, beh 
lòfi df fa gustifio al dutri, ffzio ónviajre df riéh, hdnt i lu maltratàvfh 
eh Df maniero hf hdnt halhùh avio ràbjo huntro d'ùò dutre, a Sf vond'havo 
su d'èl Kfló s'nuro, hdnt il d o^tK duvi ejh^h, d vul^ ahnHhho piHàse 
lu plojer df pune he rej tdh §arK I vai a palaj e sf pfrsónto al re; e 
dttb li plur dnt l d^l U di: € Majestd, i vSu pd ig% vf ni pfrh^ mi spere 
df frgfbbre gustilo df l'Sr^vfrjà h'alkùh df v5tri sugftt m'àh fajt, ma 
dfziru mo'h hf mf dud la satisfofiuh df mutràmi hum' ffzé vu a supurtd 
oh sdnto paq tuti li tarale hf, d'apre go h'duv, tH vdtri sugett vu fdh tu 
li mumònt; perhf pareli dfhó mi pò'sie, s'§unt vdtre ejsàmple, supurii go 
h'dh fajt a mi, Lu ref hf fii^ aluro ero itd §arh e bahtàrt, apre hf l'd 
duvi h'io dóno parli d' hèlo maniero, s*miìo h'a sf sto 'rvfld d'Sh §rdh 
sònn e d humongd d duòd satisfagjùh a ile e a s'è bùtd a catii sóngo hùo 
pietd tuti hèli hf ffzìh utrage a sa huruo. 



408 Morosi, 

d. Motti proTerbiali) similitudini^ scherzi K 

1. D§ùàl (D^àl) a sul^létt - Pàho a fu^étt Natale al sole e Pasqua al 

fuoco (e viceversa). 

2. AbriH v^e kum al vàie - maj arìbo àub pur e fd'là. Aprile venga come 

vuole, che maggio arriverà con fiori e foglie. 

3. Si là plòu d* Sant'Ano - là plou d' mano. Se piove a S. Anna, piove 

manna. 

4. A San LouronQ - là plou 'hkara a tomp, A S. Lorenzo la pioggia è 

ancora opportuna. 

5. S* là plòu a ^an G'erpé - là plòu kardnta gùorn are. Se piove a S. Ger- 

vaso, piove quaranta giorni di seguito. 

6. Apre l'auro - lu bar'letL Dopo il vento la pioggia. 

7. S' là fa bèi lu gùorn df la Cand§li*ro - atòni gran fr^l u grand' nf- 

vin'o, 

8. S' là plou fi San Mfddr - atont kardnta gùorn ej§àL 

9. Ki à tsro - d §sro. Chi ha fondi, ha liti. 

10. Ki s^mgo ejpé - Kùro lu sakh dùà ve (oppure: n^tjo sun §raie dùà 
ve). Chi semina fitto, vuota il sacco due volte (oppure: pulisce il 
granajo due volte). 

lì, A la Mad'lèo - la catane s'óngerm^o. Il giorno di S. Maria Maddalena 
la castagna s'ingérmina. 

12. S' là plòu lu gùorn df l'Asónsiùh - la pùoU paso lu baruh. Se piove 

air Ascensione, si avrà più polvere che mucchi di grano. 

13. D'abri'l, pduzo nónko un fiH - d' maj, ^o k' là t' plaj. D'aprile, non 

levarti (del vestiario) nemmeno un filo ; ,di maggio, ciò che ti piace. 

14. L'è mejl fa h^rmd latta e canile - h' Ita a sule^I lu me d* bile. È me- 

glio far bruciare (per riscaldarsi) i tramezzi e i travicelli della stalla, 
che stare al sole nel mese di febbrajo. 

15. La matid e la majre d' la gwrnL 

16. B'v^ la sero lu §ark 5f despero. Verso sera il fannullone si dispera. 

17. Ki barato - «p §ràto, 

18. L'Auro a m^So pà tutto su dal m§me brihk. Il vento non tira sempre 

dalla medesima vetta. 

19. Ki paso Pò - paso Vrajto. 

20. Ki d pi d' fiH - faj pi d' tramo, 

21. La ^ajso e lu bun tòmp - pòh pà and ónsómp. La prosperità e T in- 

dolenza non ponno andare insieme. 



Non inutile avvertire che ricorrono per buona parte in Delfinato. 



Valdese odierno. IV. Skggi letterarj. 1. Pral. 409 

22. Ki mingo turno frèco e sun pah càut - sa mejzuh n'aéré pd de dui. 

Chi mangia cacio fresco e pane caldo, la sua casa non andrà mai in 
alto (non si finirà). 

23. Pel de feo d mai ejtran§uld lup. Pelo di pecora non ha mai strango- 

lato lupo (de minimis non curat praetor). 

24. Val mej p'cit ardi kf grànt mùfu Meglio un*omicciatolo ardito che un 

omone indolente. 

25. L*é mejl onkùdj Vtiu ke demdh la pùlo. Meglio Tuovo oggi che la 

gallina domani. 

26. La mori il é bazolo - i pi*ìo ki sg vólo. La morte non ha riguardi, 

piglia chi vuole. 

27. Lu ptifdrh a munto pd duà ve a Valp. Il porco non monta due volte 

air alpe (dove è ingrassato per il macello). 

28. Kàh U hulump sun plen - la giréjsà là sun amdrà. 

29. Lu mài veù d ^alopp e sf 'rtuomo óub Id sócà. Il male viene a ga- 

loppo e se ne va cogli zoccoli. 

30. Ki sf kùgo dub là vésà - sf levo dub la pùo'là. Chi si corica coi cani 

si leva colle pulci. 

31. Kdh U éat md'nhfh - là rata ddngeh. 

32. Oh* uss " d sun tabu'ss. Ogni uscio ha il suo colpo (battente). 

33. P% là vaj e pi là flajro. Più la (ei) va e» più la puzza. 

34. Ki aie tùco e dóno mifo ^ al ^ maj pi sónQO pèo. Chi tocca asino o 

mena moglie, non è mai più senza tribolazioni. 

35. Pi l'd preso - pi l'è véso. Più ha da fare, e più è pigra (di femina 

fannullona). 

36. iVf*r kum' uo mitro, nero come una mora. — Vird hum uè ard matt, 

girare come un ariete matto. — Pila la s^p du là mah d'I'dutri, 
pigliare il serpente con le mani altrui. 

37. G'aòavél n'avio ma' h'ùh prd - là lón^ùtd li l'dh mald - Vduro caribo, 

U lu fSo - G'aùavél e songo pSo. Giana vello aveva solo un prato, 
le locuste glielo hanno divorato; arriva il vento e glielo sega, (Ha- 
navello non ha più da lavorare. 

38. Mar§arito, di cougie* rù - ^q;re df halinajre avé-vùf - gihh d la vino, 

gihk à prd - gihk d la §éro a fa* l soudd. Margherita, dalle scarpe 
rosse, quanti amorosi avete? Cinque alla vigna, cinque al prato, 
cinque alla guerra a fare il soldato. 



410 Morosi, 

2. Bassa Val-San-Maetino. 

Parabola del seminatore. 

Un Sfmnàu a V^ 9utì% pfr and a s^nd: 'tnbe h* sfmnavo, ù^o parùo 
d'ia 8*mdnco a V^ cójto lu luh d'ia tno e l uièl sùh VQn§vf e Vàh tOto 
mala. Uè* antro a V^ cójto ònt uh t'reh hlapejru, dunt le j atno pd pajre 
d' tero e il ^ vite nejsùo pfrk^ hf la tiro l'andvo pd ìneh ini. Ma kdni 
lu sule^l d parefsvf e / itd dui, il é bruzd e 5h hduzo k'il avio pd d* rèi^ 
il ^ sfòd. E uò' dutro a Ve cSjto ont la rùnQà e su laz etjptùà e lai qfpiéà 
là sQh krefsu'à e dh ejtufd la s'móngo. E uè' dutro l'è cójto ónt uùo huéo 
tiro e il d rónddf uh §rdh QÓnt, uh sejsdnto, uh trónto, Qel A' V d d^du^ 
rflà p*r duvi, h'duve, 

3. Pramollo. 

Parabola del Flplinol Prodigo. 

Uòa ve là l era uh pajre, Ké pajre avxa dùj fil. Uh §ùom lu pi gwoe 
df kfti fil a l'd dit a suh pajre: € Damme la pari kf pò v'rtme df vòtri 
beh, h'vóju and §ird lu munt E lu pajre U d duòd la part h*li v'ritu 
Pohi guom apre, lu fil d tut vóndv^ e s*è fajt muoia e d lejsd lu pd^fL E 
s*n'é and int uh paji Uh, dunt a l'd maljd ttUa sa mu^éa. Uè rivd h*óh 
kèl paji Ve vón§vf 'na ^dn carftia e él d subtt a§vf d' pati d'ia fam. E 
a s'è a^ustd oub uh s'nur* d' kél paji, k'Vd mdndd §ardd li pvferK Ma 
bèi ejki a l'avia fam e a l'avria beh v'iunti* min^d d'I'agldnd kf maljdvfh 
li pu'erK Ma nùh rTóh dunavcu E alura a Vd pónsd *ntr* él : < TdnH ser- 
viiur h'al d muh pajre k'dh df ppdh fih k' vólfh e mi sój gi a kfrpd 
d* fam. Ebbeh: mi mf d'eiddu d'and a muh pajre e df dirli: < Muh pajre, 
mi aj pfkd kuntra lu giel e kuntra vus; sój pd pi den d' ess* numd «ótr* 
fil; tratdme kum lu pù p'cit dì votri sfrvitùr. E parel a Vd fajL Lu pajre^ 
appella k'a Vd vtt df d'ión, a li e kuru skuntra e a Vd *mbrasd e bigd 
e a Vd dit a st sfrvitur: € Btitdli la hota pi bela e U éausi* ai pé e ùèa 
vira ai de e amasd lu vél pi grd e mingómma e fiómma ribotta, pfrkf ìu 
fil Vera mort a Ve tumd viu, lu fil k'era pfrdvf a Ve 'rtruvd. > Lu fil pi 
vej 'mbé k' v'ria di ódmp, kdnt a Ve pd pi itd §qjre lofi d* la m^zuh, a 
Vd uvi cdntd e suùd e fa ribotta* E a Vd d'mdndd a uh sfrvitur hoza 
Vera k*td fèta. E lu servitur li d dit: < Vdtre f^jre pi §uve a Ve tur$id 
a la mejiuh e pfrkf' d'ejk^ vdtre pajre d urdiùd d* fa fèto. Alura lu fil 
pi v^ a vuUa pd pi intra, Lu pajre è surti e Vd prid d'intrd. Ma el U d 
refpundù': L'è gd tdnU ann kf vu Sfrvu e vuii q; sampre hriu^ e vui €ij 
maj defdit e vu m'avé §amaj duòd ma'k k'ùh òabri pfr fa ribotta oi¥b mi 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 2-4. B. V.-S.-Mari, ecc. 411 

anUs; e ójra ekkuU he muh frajre pi guve tuoma a mejzuh apre d'ave 
kunsùmd iut sun beh e tu du^e ordre d'fà féiài^, Lu pajre li à dit: « Tu 
à pd d* rofuh, me car fi7, d' lamórUate, pfrkf tu t' sé sampre ita e ite ah- 
hara ef^ oub mi e tut go k' é mpu é d'ho teu. Ma òjra vdnia fa féta, pfrkf 
tun frajre a l'era mùart e a Ve 'rsusitd, a l'era pfrdvS e a l'è Itd 'rtruvd>^ 

4. Angrogna. 

a. Tenidne di frammenti deUa Kobla Leyeion*. 

frajre, shuté una nobla l^gjun. Nu dfcfn suont veld e istà ón urasjun, 
perhf hf nu véh h'ejhè munt è dappé df sa fin. Nu d^rih ése mutobfh 
huriù dff fa d'buna uvra,... La lej d ben mila e gÓnt ann humpi onterd- 
mont k'é istd shrtta Vura Icf nu sUh ar d'rie tomp: nu dfvfh kunvujtà 
poh, kff nu sQh d là skulflà (agli sgoccioli). Tu li guom nu véh li seri 
kumpl: lu ma krejs e lu beh kala, [10] Ajqoh l'è lu p'riku kff la Skri" 
tura di: l'evangeli u huinta e sdnt Paul d§k6: kff nuh om kf viv pd ku-, 
nuisse sa fih... Ma la Scritura di, e nui u d^vfh krejre, kff tùcc ì om dar 
munt toéréh pój dùj kamih: [20] li buh anaf'éh dn gloria e li kroj ar 
turmont . . . Ma tuta persuna kff a vó fa bfh, dev kumongd dar num df Diu 
lu pajre e d^mdndd a Vagùtt suh fil kar e §luriu,,, D'I'istessa manvro kg 
nui émfh la Sdnta Trinitd e lu v'zih pfrkf k^ Diu u d kumdndd, pa d'ré 
an ejkél kf nu faj d' beh, ma d'kò an eikél k^ nu faj d'mà,,. Ma efkel 
hp fare pd go Itff la l d ont qjstcT Ifgjuh a intraré pd ónt la Sdnta m^iuh, 
ma là 'ngreva pój d'tentse au d'ia kaUva gónt,,, [30] Pfrk'è-la k^ la 
? d ejkè ma sii d'ia gónt ? pfrkf k'Adam a Vd pfkd fih dar bel kumón- 
gal, pfrk^ k'a l'd mingd lu pum k'era d' fondu' e a Vd dngermni a l duti 
lu §rdh d' kativa s'mong e s'è akistd la mort pfr SI e pfr ejk^li kf sùh 
vdngu^ apr^,,. Ma Krist a l'd rejmù' li buh pffr suh patimont,.. Diu Vd 
bùtd (la legge df natura) ont ar kor d'ejkél k'al d fi lu pfrm%e e li d 
dund libfrtd d' pué fa lu beh e lu ma ,.. U pué beh vqj k'- eigon è istd mài 
§ardd, ke nuz ah l^sd lu beh e fa lu mài . . . [40] A Vd shrtta ont al 
hòr d§ tùcc l om, pfrk^ i la Ifzésu, pfrkf i la §ardésu e mustrèsu la dri- 
gura ..., k'i gardésu lu mariage, ejkè noble akordi, k'i agèsu paig du^i 
frajre e vugésu beh a tucc l duti ,., La h'd istd pok k' ah beh §ardd la 
legge e mutobeh d'ejkfli kp l'àn cuntravòngua ... e dh trop vur§v^ beh ar 
mund e pd pru ar parodi . . . Tant*era krejsuf lu ma e dfminùi lu ben. 



1 Gfr. in Papanti, / parlari italiani ecc^ p. 500, la versione della solita 
novella nel dialetto stesso di PramoUo. Peoca di inesattezze grafiche. Ma 
ormai ognuno le può correggere da sé. 



412 Morosi, 

Je'on tut lu mund n'd pd cL§vf maj k'dcc sarvd. Nu pòh peme uh grànd*^ 
sómple 6n efhesta sòntonqa: [50] Arf nu sf §ardu dar mal e foQu pfni» 
tóngo; hf Qesvf Krist d dice, e Ve eshrtt ón Sdn Lùk, he perìrèh tucc 
ejk^lik^ lafaréhpd.,, Pok s§ suh arkurdd dar beh kf Diu li atna face... 
Il dh pd crgjy^ a go k'ama dice suh S*hur, ma il aviu pòu kf laz djgà 
niésu óhkd lu munt e il dh dice df fa *na tur pfr arguti fs^ ejki... Alura 
la lej era dWè uh lat^age pfr tuta là gòni.... Li lahgage suh istd de- 
àkdmpd pfr tu lu munt... Apr$ il dh pfkd dffsbordu abandundnt la legge, 
la vò di la legge d^ natura... [60] gink vila kf fejiiu ma dh ppri, Diu 
li d kundand ar fuik e ar sóurfe: a Vd d§strvfit li pervers e desltbrd li 
òuh: ré istd Lot e efkfli de sa kd fcf l'dnge d fi sali... Il (li Abrfu) dh 
abitd VEgitt ar meg de §rama goni: ejlaj i suh istd aprimà e custrecc per 
luhg tómp: il dh krid ar S*hur e él li d màndd Moisé. . . I suh passd per 
la mar rùsa kumd p§r lu bel succ... (Diu) a li d nùri kardnt'an ar de- 
sert e U d dund la legge: a la lej d arm^tùa per Moxsé Ón dùS tdula 
d'pefra... [70] E prometta vita ai buh e amasava li kroj... Trénta 
mila e d*maj, s*^und kf di la legge, i suh mort d*la spd, dar fùtk e daj 
serpónt... Etkfli k*dh beh fd gokf pjaj ar S'hur arditu (ereditano) poj la 
tSra prumftùa. — La lej istd mutobeh d' nobla gònt oh ejk^la mantra kumà 
David e lu ref Salumuh . . . Ma kdnt i pfkdvu e fejilh lu ma, il eru pré 
da laz autà nagjuh.,. [80] Per ejkéh nu trovu ón*éista Ifgjuh, ke lu 
rei d* Babilonia li d bùtd ont sa prejzuh. Il dh krid ar S'hur au-dror kòr 
arpontdnt: duhkra a li d fd turnd a G^erusalem: na istd pok d'ubidiont kf 
gardésu sa legge.,. Ma la l'ej istd gònt pjena d'st §rdn fdusitd: Ve istd 
li farisiu e l auti skritùral... i fejzih parejse df §ardà la legge, pfrkj la 
gònt vej§ésu^ pfr èsé maj unurd... Duhkra Diu d mdndd Vdnge a una 
nobla damizela d§ f amila di re}... [90] Kdnt lu S'hur è istd nejsu', la 
s*4 fO' mutobeh d' miraku... Aid d' mdndd duze apostu kf suh beh numà; 
a Vd vur§ù' kdmbjd la legge k'al ama dund and'n... e al d dico a lì 
apostu k'i batiésu la gònt... Ejki (oh la Scritùra) nu poh truvà, kdnt nuz 
auréh Ifzù', k( Krist è istd persfgùtd d'ré pfr fa beh: al arsusitava li 
mort Pfr divina vp'tu, a dunava la vista aj borhu kf maj l avin vi e 
ngtiava li l§bru e f^jzia aui li òorii, cagava U damoni ffzònt tuta sors 
d'miraku... [lOOj L'era li farisiu kf lu pfrsfgùtavu eihi darr^ Erode, 
e l auti d'ia prejvaìa... E (G'uda) d bùtd suh S'hur ònt Ut mdh d*la 
grama gònt: li G'ud^ suh istd eik^li kf Vdh krugifid: i li dh kjuvd for- 
temoni li pè eia mdh ..,, dizònt^li mutubeh d'òmpròbi i Vdh blasfema: al a 
dice k'al avia sé, e i Vdh abeurd d'fél e d'ejzi ... Lu korp è restd ^hi pòndv^ 
a la kruj .., Uh di kavalé é vÒn§u e a li d duvert là Aosta; alura là li è 
saìk d'sdhk e d'aj§a mgscd ònsém... [110] Li buh Vah sustrd e U krqj 
Vdh §ardd... Alura s'è fajt uh pùple de ngu cunvfrti: i suh istd numind 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 4. Angrogna. 41^ 

Kr^stiah.., Li G'tddfu e li Sarazih li p^segùtavu fort.,. Ma ejkfli hf li 
p^sffgutavu li fejiiu pa tdn d'pou... Ruma d'ejhéli kf qerhu ojra d'ave 
rajzuh e pfrs^gu'tu tdrU.., Tdnt suh li fat4S kr^stiah Ómburnd da l'arù e 
maj Ajf r auti ejkfli kf devu é$e pastur... pfrhf k'il ému là féà d'ré jjfr 
la tujzun.., Kf $§ la n'd herkùh d' bun h^Sme e teme 0. JSC..., [120] 
t din h*a Ve Valdés e h'al esmff ritta d'ése pùni... k'ejkél hff vó modi e 
dire busiardaruL e gùrd e presta a usura e amasd e adùUerd e vóngase 
d'efkfli kf li fin df ma, i din h'al è om prùdont e leal de rfputaqjuh. 
Ma a la fin k'a sf §arde d'pd fse on^and. Kdnt lu ma lu kicstrén tdnt 
k'apena a pò parla, a d'mànda lu prejre e s^ vó kunfpsd. Ma a l'd trop 
tarda s'§unt l'Evangeli, ke di : € Kunfése4é san e viv e atónt, pd la fin >. 
[130] Lu prejre li d'mdnda s'al d panùh pekd; a r^spunt dui u trej 
mut e al d vite despacd, Lu prejre U di beh k'a pò pd Sse asoli, s'a ront 
pd tut ejhéh dfl duti e armSnda pd sfi tori; ma kdnt a Vau ejgoh al d 
§rdh pónsie e ponsa óntr'él, s'a ront tutt, koia restaré~la a sei mejnd e ké 
diréh là gónt ? e humdnda a spj metjnd d'armSndd sei tort d'éL E faj pat 
aurd-ar prejre pfr pu§é ése asoU. S'al d gónt Uura del duti u ma§ara 
duigdnt, [140] lu prejre U fai kilti pfr gont sordi u ónhd pfr moh... 
Ma mi 'hkàlu a dì, pfrh^ k'a la se trova ése ve, kf tOéc li pape hf suh 
istd da Silvestre fin a kest ejgi e tùéc li kardinal, tucó U veshu e tucé l 
abbd, tùéc ejhfsti onsém il dh pd tdnt df pojsdnga da pu§é pfrdund un 
sul pfkd murtàl,.. Oh p9hi mut a l'è huintd oh kfsta l§gjuh df la trej 
legge Af Diu d dund ar munt La prima legge mustra a ki d senn e rcQ^ 
zuh a hunuise Diu e unurà suh Kreatur, [150] Ejkel h'd d'òntpUgòngo 
a pò ponsd ontr'èl k'a s'è pd fìtrmd sulftt e l duti pa dgho: d'ejgi ejkel 
h'd senn e rajzuh pò kunuise kf l'è uh S'nur Diu h'd furmd lu munt. 
La s*§unda legge kf Diu d dund a Moisé nu mustra a t'ni Diu e a s^r- 
vilu fortdmant. . . Ma la terga legge k'é óra, ar tòmp pfriónt, nus onsfna 
a emd Diu d'buh kór... D'ora oh Iqj nu dfvfh ave pd pi d'dutd legge 
sf n3 suive G. K. e fa suh buh pjazi.,, [160] e ése beh dnHvist kdnt 
vdùré Vanttkrist . . . Mutubeh d'miraku e d'§rdn dfmustragjuh saréh da óra 
fin ar gum dar gugdm&rU. Lu giel e la téra kfrmaréh é tùéc li vivont 
mùreréh, pàj tuéc arsusitu oh vita pfrmanont, Tucé l edifigi saréh Sn§ald; 
[1000] alura saré faéé lu d'rie gùgdmdnt.,, (Diu) ai hroj a dire: 
€ Ané^us^néh lòn df mi! ané ar fùih ónffmàl k'auré maj pi fih,>.., Diu 
nus §arde d'ejkjh pp- suh buh pjaii [170] e a nus dune d'auì go k'a 
dire ai Sfu anah k'istà gajre dizònt: € Vnévunéh du mi, beni d'muh pajre 
a pusedà lu rqjome apargld p^r vù dar kumongaX dar munt, ònt ar kàl 
ut dure d'Ugjà, ricèsà, unti.»... [174]. 



414 Morosi, 

b. Parabola del Flgliaol Prodigo. 

La fera una vira uh om. Ijjhl'om a Vania dùj fil, Lu pi guvi d* hfsU 
fij a Va dièc uh gurn a suh pajre: € Dunéme la pur^jun d'beh Af m'vek^ 
pfrh^ vój anàm'ne a gira lu munt, Lu pajre a li à duna sa pari oHiduh, 
Ehku ^ki kf poh gurn apre lu fil pi guve a Va arkiilt tui lo h'al anta 
pr^ e s'n'é and 'n viage e Ve riva a uh pai lóti, dunt a Va m*nà na viÈa 
d'iunurà e Va hunsumà tut suh beh. Kant a Va a§uf tut fini. Ve vòn§wa 
*nt kéj paji uno §rdh carestia e a s'è hazi sùbit truvd ónt la §ràh mizerjo, 
Alura a s'è gusta du d'uh d'èfkli s'nuri d'ejkij, e hèl Vd màndd 'n ham- 
pana a §ardà sfi hurih. Ma él bèi ejlaj avia fdm, e aVaurio vttr§uf óm- 
ptse d' gjdnd hf malavu li hurih; ma nùh h'dh dunava pa. Alura al d 
pdnsd dntr'él: €§(JQre d'sfrmtùr dnrd'^muh pajre dh d* pdh fin h'dh vdh 
e mi tffi aj pd hf minga e mòru d' fdm, Aner^ dunt muh pqfre e li dirti: 
muh pajre, q; pfkd hutUro al S'nur e kuntro d' tu e màrittu pd pi d*èse 
camd vost fil e pfrk^-dnUi tratéme kom' uh d' vosti servitù, > E èia Vd face 
pare. 'Ma kdnt lu pajre d visi d'ion v'ni suh fil, a l'è std prè d'humpa* 
sjuh, a Ij è 'nd a la skuntra, a Va 'mbra>Qd, a Vd b^d e a Vd dice ai 
sfrvitù : € bùtèli su lu pù bel visti e bìkèU li causie aj pè e uh anél aj de 
e anè pfme lu vél pi ^d, masélu, e mingoma e b'vSma e stòm alfgre, 
Pfrkf ejkist muh fil a Vera mort e a l'è arsusitd, al era pfrdu e a s'è 
artruvd. > E i sp suh butd a fa una ^dnda festa. Oh kè mumónt hi fil pi 
vej a v'nia d'in kampana a la kd; e kdnt a Vd udvf cdntà e sunà, a Vd 
d'mdndd a uh s^rvitur koza vulia dir tut lolu Lu servitùr a rfspunt: 
< tuh frajre a l'è turnd e tuh pajre d fd amasi lu vèl lu pi $rdpffrkf k'al 
d artruvd suh fil sdh e despost. > Ekku lu frajre pi v^ Vd munta oh ku- 
lèra, e al d pd vur§vf intra. Lu pajre a Ve surti e a l'd prid d'intri. Ma 
^kèl d dice: €Vè tdnt an kf vu servu e vuz aj mcj d'sub^ una vira e 
vuz qj mqf mdnkd e vu m'avè mai re§ald uh cabri pfr f& una ribota àùd'- 
•mg; amis. E ora k'al è arturnd l'dut de tfj fil hf Vd mald lu faòc sfu du- 
"d-maria cumpanià, ekkùU, tu fi amasà j9fr él lu vél ^rd. > Lu p^jre rf- 
spunt'. <Vntin fil, tu d nùna rajzuh d' lamentate e v'ni 'n kuléro, pfrkè tu 
sé sampre std ìqì du-d-mi e ohkd tu se dunU^-mi; e tut lo k'è m^u è tfu: ora 
là vanta fa festa, pfrk^ tuh frajre al era mort e a l'è tumd viv; tmh 
frc^re a Vero pfrdù' e d Vdh artruvd. > 

e. Parabola del Seminatore. 

[Nel dialetto di là dal Yangie.'\ 

Un sfmndu a Vera salipfr sfmnd. E ontramòntje k'a spinnava, ùàa pur- 
cjuh d'ia sfrndnQ l è tumbd ar luh§ d'ia via e l ùjzèl suh vòn§vf e Vdh 
tuta mald. L'auta pur^uh il è tumbd ar meq d'ia pejra dunt là l avia pd 



Valdese odierno. IV. Saggi letterarj. 4. Angrogna. 415 

§ajre daterà e a l è suini najsùa, pfrhé k'il inirava pd aéànt ónt la téra. 

Ma kdrU lu sulél s'è Ifvd, il è istd kffrmd e pfrhé h'il avia pd gì d' rei^, 

il è Sféd, L'atUa pur^uh il è tumbd or meQ di bdsu e li bdsu sun hrejsu' 

e Vàn stanca (estinta). E Vaulta pur^uh il è tumbd ónt Oùa buùa tèra e 

il d fd suh flrujt: Un §rdh n*d pìtrtd ^òvU^ ut dute sfsdnta, e ùù duie 

ironia. K'efk^li k'dn d'durfla pfr ui, hUl du. — Vuz duU duhkra skuté 

co kf vu di la 'parabola' dar sfrnn^u. Kdnt ttà om au là Parola df Diu 

e ha Vóntdnt pd, he malin a veh e porta via 90 k'ora sfmnd ani ar kor. 

L*é efhil k'd ar^fovf la s'mSng ar lun§ d'ia via, E-n-^kil camp h'al d 

oat^fovl la s^móng ar meg d*la p^ra, l'è ejhél om k*al au ìa parola e k^a 

VarQ^ su d*l*9mprfnura dt^**ffqj. Ma a l'd pd gi d* réjg ónt 81, L'è pfr 

éfjk^h kf Va d*r^ pfr un Uhnp; e kdnt hi òagrin e la pfrseku^un i U 

arriva d» kausa d'ia Parola^ i sf skandaUsa sObit. E lu t'ren k'al d ar^ 

qfovS la s'mon^ ar meg d'ià sptnà Ve ejkil om k'al au la Parola, ma li 

ponste d'^ké muni e la sedÙQJuh df là ricésd stfHu la Parola e il aresta 

son^ frujt Ma la buéa téra k'd arg^vuf la sfmón^. Ve eifkél om k'au la 

Parola e kf la kapi e hf porta d' frujt, d'manlra k*uh .§ràn n'Ón ront 

goni, uè dute sfsdnta e ùù dute ironia, 

[Continua.] 



AVVERTENZE 

DEL DIRITTORE HELh' ARCSIYIO^ 
CONCERNENTI IL PRESENTE LAVORO DEL PROF. MOROSI. 



1. Era stabilito che qui seguisse (ma più non seguirà) un* altra scrittura 
di soggetto valdese, che W. Foerster aveva promesso bìY Archivio e avrebbe 
dovuto essere una elaborazione rifusa e accresciuta di un Articolo in lingua 
tedesca, pubblicato dallo stesso Autore nelle Oóttingischè gelehrte anzeigen 
(1-10 ott 1888, pp. 753-W3). — Il Salvioni conobbe quest'Articolo tedesco 
del Foerster mentre approntava per la stampa le pag. 291-308 del pre- 
sente volume; e lo citava espressamente a p. 303 (lin. 6) e p. 307 (Un. 21). 
Ma, per suggerimento mio, egli fini per rimandare il lettore, senza indi- 
cazioni più precise, alla redazione italiana che dell' Articolo foersteriano 
avrebbe dovuto qui leggersi, siccome a quella che avrebbe rappresentato 
le ultime cure e conclusioni dell'Autore e doveva uscire in questo mede- 
simo volume, destinato a comparire, non g^à a fascicoli, ma tutto in una 
volta. — Anche il Morosi ebbe cognizione del detto Articolo tedesco, 
prima che fosse tirata la sua 'Introduzione', compresa in questo stesso 
volume (pp. 309-329), e si disponeva a dichiararlo. Ma egli non vi ha 



416 Morosi, Valdese odierno: Avvertenze finali. 

punto potuto profittare di esso Articolo. Quella introduzione* porta La 
data del 15 giugno 1888, e io ne ritirava le correzioni dalla stamperia il 
20 di settembre dell'anno stesso. Le coincidenze tra i risultati del Foerster 
e quelli del Morosi rendevano a og^i modo opportuna quest'avvertenza 
per il cuique suum^ sebbene la piena originalità delle conclusioni del 
Foerster già fosse guarentita dalla data in cui usciva il suo Articolo nelle 
Gotiingische anzeigen. 

2. Una malattia fierissima, e ancora persistente, avendo per grande sven- 
tura dei nostri studj colpito il prof. Morosi sul principio dello scorso no- 
vembre, la pubblicazione del presente volume n'ebbe nuovo ritardo. Le 
pag. 401 a 415 sono state corrette da altri, come «'è potuto meglio, sul 
ms. del Morosi. L'Autore aveva già rinunziato egli stesso allo stento di 
stampare con Vd la voce dn, hanno, e qualche altra omofona, modo ch'egli 
aveva introdotto nelle pag. 399-400. Dovevano poi seguire i Saggi letterarj 
di Villdr-Pellice^ di Torre^Pellice, di PrarasUno e di Guardia PiemofUese; 
ma è giocoforza riservarli ad altro tempo. — Anche la pubblicazione di 
un altro Articolo dello stesso Morosi, che doveva esso pure far parte del 
presente volume (Il dialetto franco-provenzale di Faeto e Cella neWItaìia 
meridionale)^ si rimanda a più tardi. 

G. I..A. 
Milano, 31 dicembre 1889. 



SAGGIUOLI DIVERSI, 



0. I. A« 



1. niente; e simili. 



Rimarrà, credo, memorabile nella storia della nostra disci- 
plina il fatto che la innovazione dei metodi non abbia impedito, 
per oltre un quarto di secolo, l'incontestata e larghissima ade- 
sione ad una etimologia cosi strana come è quella che riconduce 
l'it. neente niente^ prov. neiren nierty ant. frnc. noirent niente 
a ne o nec ed ens entis. L'ens entis del lessico latino è 
un vocabolo che non ha mai fatto parte del linguaggio romano. 
Estratto malamente, per opera temeraria di qualche erudito, da 
potens absens e fecondato dai filosofi che ne fecero il pa- 
rallelo di To éiv, codesto ens entis, che è un vero mostro, poi- 
ché il participio di esse sarebbe sens sentis (prae^ens ab- 
sens), non è mai stato voce di popolo e non n'era degno. Ma 
neanche un filosofastro romano, per degenerato che in lui fosse 
il sentimento del linguaggio, avrebbe mai osato infilzare la com- 
binazione neensonecens per significare ^nihil*. Il dire che 
appunto il neolat. niente ci costringa a sentenziar diversamente 
circa ens entis, non è altro che un rassegnarsi disperatamente 
a creder T incredibile. 

Altro non può essere neente niente ecc. se non ne inde (ne 
inde quidem) nella significazione di ^nè pjire di questo*. L'av- 
verbio inde, nella giusta pronuncia volgare di end e, venne 
sin da antichi tempi a significàzion pronominale, cioè a valere 
*di ciò', Mi questo', dove si può confrontare, nell'ordine ideo- 
logico, il ted. davon. La significàzion pronominale è documentata 
dai continuatori neolatini che tutti conoscono: ende^ *end en^ 
*nde [de] -nne ne. Nel volgar latino s'è detto: habeo inde 
{honne^ ne ho\ ^ho di questo'; non habeo inde, ^non ho di 

Arcbivio glottol. itol., XI (seconda serie, I). 27 



418 Ascoli, 

questo'; non habeo ne inde (= non ho ne-ende)^ *non ho 
né pure di questo', ^non ho né questo né quello*, ^non ho pro- 
prio nulla'. H non — ne inde, al tramonto del neutro gram- 
maticale, diventava un neutro ideale, di contro a non — ne 
unus, non — ne una; e cosi: non video ne inde, non 
vedo cosa alcuna {niende)j non video ne unum, ne unam 
(niuno niuna). Vire e Yei-e oUe delle varie voci neolatine per 
nè-inde, ne^nde^ sono in giusta norma fonistorica. L'-entfe di 
questo neende avverbiale é passato alla sua volta, sin da età 
abbastanza antica, in -en/e italiano, per quella stessa attrazione 
analogica a cui è soggiaciuto l'identico elemento latino nell'ita- 
liano sovente^ = sub-inde; ha ceduto, cioè, solitario come stava 
nella sua categoria ideale, alla seduzione dell'infinita serie di 
participj avverbiali e composizioni avverbiali in -erUe {di re- 
cerUCy incontanente; altramente, ecc.), come già per subinde 
vedeva o intravedeva il Maestro; cfr, Arch. VII 140. 

Se doveva^ grandemente ripugnare l'affermazione dell'ens entis 
nel neolat. neente, che dir poi dell'illusione per la quale si ero- 
deva suffragata questa etimologia da un it. chente ? Di certo, una 
dichiarazione proprio sicura di cotesta voce non la vantiamo an- 
cora. Ma qui non siamo né anche a un' é più o meno estesamente 
neolatina, e veramente si oscilla tra kent- e kwint- ktoeni- 
(quo-inde?; cfr. Arch. I 459, III 91-2, e tant' altro). L'ant. 
tose, chente altro in fondo pur non sarà se non che, con l'ap- 
pendice,' più meno pleonastica, di -nde = inde, e vuol dire 
ché^de che si sarà fatto chente per la stessa ragione di sovente 
e niente. Si sarà detto, p. es., allato a ho avuto tal castigo che 
io meritava (cioè Squalo meritavo'), anche: che^nde io meri- 
tava, chente io meritava (cioè * che ne meritavo'). L'esempio 



1 Dico« per prudenza, * italiano* o * toscano*, perchè, dalFun canto, glM- 
diomi che non serbano T-e atona, non danno esito manifesto (-d mal vi 
si scerne, o non vi si scerne, da -(; onde il francese e il ladino, e tanto 
più il provenzale, si sottraggono alla prova: nient nien, souvent soven; 
suvent suvenz savents Arch. I 48-9 192), e, dalFaltro, lo spagnuolo e il por- 
toghese non ci danno il riflesso di ne-inde e di subinde, con di più 
che lo sp. dende va coir ani venez. dende (Àrch. Ili 270; cfr. Tantiq. vnz. 
ehende\ senza dir delle forme soprasilvane, Arch. VQ 5^1. 



niente, occ. 41 9 

boccaccesco: tali sono le tue canzoni chenle sono le tue novelle^ 
si rende facilmente per che ne son le tue novelle o che son le 
tue novelle; e chente la cagion si sia, o chenle che si rfa, si 
toccano manifestamente con checché ne 5ia, ecc. L'ant. venez. 
quentre occorre anch'esso in funzione di plurale (quali; masc), 
ed è in ischietto abito avverbiale. 

La combinazione eccu-inde avrebbe dovuto dar *quende al- 
l' italiano ; e ^quende sarebbe sicuramente passato a ^quente. Ma 
r/, comunque surto, di quindi (bene studiato, con quinci, dal 
D'Ovidio, Arch. IX 93-5), che anche ha promosso l'i finale, sal- 
vava qui l'inde dall'attrazione dell' -ente avverbiale; come per 
r ó ne sarebbero andati salvi, quando pur avessero conseguito la 
condizione di aggregati più o meno costanti, nónde e perónde ; 
cfr. Diez s. indi. All'incontro nel friulano, dove l'i tonico di 
eccu-inde ha il suo schietto riflesso {é) e dove l'è finale di 
-ente è normalmente i, l'eccuinde, che à quanto dire *kendi 
( cfr. kest kell ), ha dato, in notevole concordia col fenomeno che 
è più specialmente toscano: kénli, diventato sinonimo di kéngi, 
' in questo luogo ', livellandosi ideologicamente, in queU' idioma, il 
* quindi' e il ^quinci', come vi si livellano ki e kuli nella signifi- 
cazione di *qui'. L'uscita -nde, ch'era in de-ùnde, ha poi indi- 
rettamente ceduto, nel friulano, all'attrazione A^' -entri - -enti 
= -ente avverbiale: *dondi *dondri dentri; Arch. I 67 533. 



2. caroneus. 



Il Diez affermava bensì che la voce neolatina, ital. e prov. ca- 
rogna , sp. carrona, frnc. charogne, risalisse a caro carnis; 
ma considerando egli che tutto l'-ona vi fosse di ragion deri- 
vativa neolatina (cfr. gr. IP 347-8), trovava mancare il n del 
tema carn-, e metteva innanzi l'ipotesi che la derivazione neo- 
latina movesse da car- per l'illusione che tal fosse la base di 
caruncula. Si oppose molto giustamente il Grober a questo 
tentativo di risolvere Q problema, ma confessando che non aveva 
altro da imbandire (Wólfflin's Archiv, I 543; cfr. Grundriss 
I 243). Il Baist si avventurava a imaginare un primitivo car- 
nongay che per dissimilazione perdesse il primo n (Zeitschr. f. 



420 Ascoli, 

rom. philol., VII 116). Non vedo conie l'egregio uomo si costi- 
tuisse V-onga e forse ci ha qualche colpa la stampa *. A ogni 
modo, un latino carnóniay che sarebbe un mostro, non sentirebbe 
però il bisogno di rinunziare al n di m (cfr. pernio pemioniSj 
perniunculus)'y e il neolatino lo avrebbe dissimilato per car- 
lona. 

Credo che la soluzione del problema debba riuscire per via 
molto semplice, ma tale che pur ci porti alle intime fibre del 
latino o anzi degli organismi antelatini. 

Al Gorssen non era dato di ben intendere la relazione tra 
caron- e cam- (caro carnis; cfr. Ausspr. IP 600 n); ma giusta- 
mente egli poneva (ib. 188) un succedaneo di car5[n] a fon- 
damento del diminutivo caruncula, in serie con portiuncula 
pulmunculus carbunculus ecc. Solo si sbagliava in ciò, che 
per arbitrio di sistema riduceva caron- portiòn- ecc. a ca- 
run- ecc., onde otteneva caruncula ecc., e similmente poneva 
spelùnca con Vu lungo. Il latino une essendo legittimo rifle^o 
di un anteriore ónc^ e le risposte italiane mostrando breve Yu 
di -unclo -unca {carbpnchio spelpnca), ne risulta all'incontro 
che portiuncula caruncula carbunculus ecc. ci portino 
a scoprire le figure latine portion- carbon- caron-, combi- 
nantisi con quell'esponente di diminutivo (qual pur sia la genesi 
sua) che ritorna in pulvisculo- geniculo- ecc. Il tipo car- 
b6n- caron- era naturale che si mantenesse piuttosto in tal con- 
giuntura, cioè sotto r accento per via della nuova suflìssione, che 
non nella flessione dei temi non provveduti di codesta aggiunta, 
dove l'-dn era esposto ai danni cui va incontro una postonica 
mediana latina, come sarebbe stata quella di *càrbòn-is ecc. 
Il suffisso che digrada originalmente per le forme -[ejn -òn -5w, 
riavrebbe cosi, per via positiva, tutti i suoi termini anche nel 
latino. È poi risaputo, che Y'ò[n] del nominativo singolare è 
accompagnato nel latino, per tutto il resto della flessione, o dal 
solo -m (il prodotto postonico), o dal solo -5n; dove giusta- 



^ Es konnte in ursprùnglichem carnonga das n durch dissimilation fallcn, 
verbunden mit anlehnung an rogna ^ die in span. carronar = cattsar rona 
auch begrifflich hervortritt Cfr. span. corona von carnei 



caponeus, 421 

mente si cita, per la ripartizione che si compia in uno stesso 
esemplare, il npr. Turbo -bdnis allato a turbo iurbinis. 

Ora tornando senz'altro a •caroneus, nessun oggi più esita 
a combinare carn-, cioè la figura minima del graduativo ca- 
ren-, con cardn-, che n'è la figura massima, resultante dal 
nominativo singolare; e benché non sia cosa proprio necessaria 
per il nostro assunto, pur ci deve piacere di ristabQir la serie 
car[e]n- caròn- (caruncula) carònr^ allato a hemenr - homenr 
( neminis , hominis ) , homòn- ( homunculus ) , hemdnr = homónr 
(Pesto: hemona humana et hemonem hominem dicebant). Da 
carorir tanto era latinamente possibile, data l'accessione di -eo 
od -io, un carinea carinia, come un carSnea caronia, 
dove in ispecie va considerata la coppia flaminium fi amo- 
ni um (v. Ducange), che spetta a una serie perfettamente ana- 
loga. Quasi superfluo ricordare, per l'accessione dell' -io od -^o, 
altre derivazioni di temi col nominativo in -SfnJ, come aqui- 
lónius *ebroneus di cui in Arch. Ili 442 453; ecc., e per 
l'analogo -mófwj: pulmóneus {ptdmònr in pulmunculus), Cfr 
Gust. Meyer in Gròber's Grundriss, I 820. 

Si sa, che per arrivare allo -na neolatino, tanto fa partire da 
un lat. -nitty che da un lat. -nea. E da carón-, massime per 
via di un aggettivo *cardnus (cfr. T hemona di Feste), si ar- 
riverebbe a un collettivo caronia, cfr. vicinus vicinia, 
famulus familia. Ma è preferibile partire da caroneus: 

Nella macelleria latina, dovevano usare in giusta armonia 
sanguineus e caroneus, sanguinolento e ^ carnolento ', dov*è 
principalmente da confrontare, nell'ordine ideologico, l'it. car- 
niccio e le forme dialettali rivenienti a carrmccio^ col significato 
della ^ banda di dentro della pelle degli animali'. Il plural neutro 
caro nea diceva ^ammasso di pellame carnoso', * carname'; e ne 
veniva normalmente il feminile neolatino la carogna {cargnà)] 
ch'ebbe per giusto sinonimo la camaccia (= carnacea). La voce 
spagnuola {carrona] carrono)^ tra per il doppio r, o r forte, 
e tra per l'd, e anche per la mal organica derivazione agget- 
tivale, non la direi indigena. L' avranno importata le soldatesche, 
dalle guarnigioni italiane. 



422 Ascoli, 

3. spagn. dejary pori, deixar^ lasciare*. 

Abbandonato giustamente l'etimo dieziano (desitare), oggi 
i romanologi pajono acquietarsi alla parificazione dejar = lejar^ 
deixar = leixar *, sebbene nessuno sappia citare, o dalle Spagne 
da qualsiasi altra regione neolatina, un solo altro congruo 
esempio di l iniziale in d. Già l'antico spagnuolo (sec. xm) 
offre simultaneamente la forma col Z- e quella col dr (Morel- 
Fatio, Romania III 312). E il Cornu ha tentato, col solito acume, 
una doppia spiegazione della equazione mal credibile (ib, IX 133): 
o cioè si dissimilasse, perchè di frequente si avevano più l un 
dopo l'altro (p. e. el la lexà); o -Z + 1- venisse a W, così aven- 
dosi tra parola e parola {el lexa, el dexa) il fenomeno stesso 
che per entro alla singola parola è in ìmlda celda rebelde ecc., 
di che sarebbe conferma el diniel^el lintely frnc. linteau. Ma 
è troppo manifesto il doppio stento di così ripetere il d-, sia 
dalla tautofonia el lo lexa ecc., sia dalla combinazione 4 + 2-, 
quando per nessun altro verbo incominciante per l si può mo- 
strare sQtrettanto o nello spagnuolo o nel portoghese, e quando 
per lo stesso lexar bisognerebbe estendere all'intiera fisiologia 
del verbo un danno che al suono iniziale sarebbe derivato da 



^ Circa lo spagn. qu^ar^se^ port queixar-se^ dolersi, di cui più volte è 
stato discorso in relazione a d^ar deixar^ mi par chiaro che veda bene 
ohi pensi, come il Baist ha fatto, a ^questiare (Zeitschr. f. rom. philol^ 

V 248). Ma non credo però che qui s'abbia un caso di antica dilatazione 
morfologica come in "^acutiare ecc.; e credo all'incontro che *qtiestare^ il 
quale andava con angostare angtistiare *angosare (cfr. sp. angoja congojcL^ 
prt congoxa) si riducesse analogicamente a kesdre (quejar queùear); e 
cosi stanno in giusto parallelo: angojoso congojoso quejoso. Vedi aU' incon- 
tro: CoRNU, Romania IX 136 [Qrundriss T74], Gròber in Wólfflin's Arch., 

V 128. — Circa le risultanze ispano-lusitane di stj, come generalmente per 
gli esiti di TJ e dj, secondo che s'è in queste carte tante volte notato 
bisogna distinguere la varia età della fusione; e cosi, per limitarci al por- 
toghese, il periodo più antico è rappresentato da congaoBo^ il meno antico 
da bicha^ bestia, e un molto meno antico ancora dal vecchio port m- 
schdo, Cfr. D'Ovidio, Gramm. portogh., 56; e anche Arch. VII 468 n, 473. 

' [H Bàibt teste la rivocava giustamente in dubbio, nel Grundr, di Gròb., 
702, nm. 41.] 



d^ar. 428 

una combinazione transitoria. In bulda ecc. , jion abbiamo poi 
un esito popolare di ll, ma l'effetto di uno stento per riprodurre 
alla meglio, in voci non tradizionali, un proferimento che nelle 
tradizionali s*era abolito (ll in Ij). Tra dintel e lintel si sarà 
finalmente avuto nintel (cfr. in tanti dialetti ninnai » lingol) ^ e 
nessuno a ogni modo potrà altro vedere in dintel se non un 
caso di dissimilazione per entro alla singola parola {l-nrl', cfr. 
p. es. Arch. I 65) ^ 

Ma la vanità dell' affermazione di l- in d> sarà senz'altro in- 
tuita da ognuno, come io credo, per la semplice rivelazione che 
allato al deiooar dejar, del portoghese, dello spagnuolo (e ca- 
talano), s'abbia un dflw^ar^ (lasciare) della Calabria centrale, 
che esso pure non si conforta di alcun altro esempio di ir in 
dr^. Se, a formola interna, si mostra illusorio l'esempio di d 



^ [Negli esempj di devantar per levantar^ che nel detto luogo son citati 
dal Cornu, c'entra T influsso etimologico di devant. Del rimanente, il Comu 
par che ora rinunzii a valersi e di decantar e di dintel e di Indda ecc., più 
non mantenendo se non il motivo di el lo leosaeca,; v. 'Grundriss' 754.] 

' Nel dir questo, non dimentico già lo d (s 9^ che il Dona^, Tradiz. 
greco-lai della Gal. citer., §§ 13 19, attribuisce alla varietà cosentina di 
Acri: dingua ditru dampu ecc., e sarebbe a ogni modo un fenomeno 'sui 
generis*. Non vedo che si riproduca in una 'storia popolare aerose*, in- 
serita nella rivista monteleonese 'La Calabria*, seti 89, nel qual testo 
è tra r altre: lassa fari a mia. Ma nel cosentino, in generale, non vedo 
dassare, o presso il Dorsa o presso gli scrittori. Cosi occorron nel Limarzi 
(cosentino), 'Il Paradiso di Dante Alighieri* (Castellamare 1874): eu lassù 
XXXIII 19, cfr. II ì;se lassa xxxiir 30; lassau xxxix 37, lassannu xxxi 13; ecc. 
E risalendo a Carlo Cubentino (cosentino), 'La Gerusalemme liberata* 
(Cosenza 1737), che pur canta in calavrise strittu e finu (i, 2): lu lassa 
niburracdatu i 48; lassalu jire xii 88; nue lassamme la patria i 2Sl; un 
se lassava tuceare xiv 6; ecc. Più in su ancora, nel Lamento in dial, ca- 
labrese, che il PÉRcopo ha riprodotto (Arch. Stor. p. le Prov. Napol., XUI, 
pp. 130-160) da stampa cosentina attribuita al 1478: lassamo 215, las- 
sando 231. — Lo Scerbo (catanzarese; Marcellinara), non conosce ali* in- 
contro se non dassare: 'Sul dialetto Calabro*, p. 90. Cosi nelle 'Rose e 
Spine* di Vincenzo Franco, Monteleone (catanzarese) 1889: dassu 28, 
dossi 39 72, dassa 17 25 61 74, dassalu stari 73, dassatila 11; allato a 
lampa 15, latru 20, latti 25; ecc. Poniamoci accanto il sulu mi dassau di un 
canto funebre del Pizzo, riportato nella già citata rivista monteleonese, 
ott. 1889. Nella stessa puntata, un altro canto, la cui provenienza non è 



424 Ascoli, 

che succeda fonis]toricamente a l nella voce dmido, appunto per- 
chè il d vi è comune a tutte le risposte neolatine ( il che in altri 
termini vuol dire che il popolo romano aveva ridotto questa voce 
greca all'analc^ia di humido rigido fulgido ecc.): ben più 
ancora decisamente la coincidenza ispano-calabrese di * dasare 
{*desare) accanto a lasare varrà a dirci che la ragione di 
questo d iniziale debba essere etimologica e non fonistorica. 

Quale dunque la ragione etimologica? Io non esito a affermare 
che *desare sia molto semplicemente la riduzione dì ^delesarcj 
compiutasi nella profonda atonia che era causata dalla molto 
frequente condizione proclitica di un verbo quasi modale {dde- 
sar^venddr, delesar-facér^ ecc.). Per quello che è della compo- 
sizione de-laxare (di-laxare), allato a re-laxare, nulla 
di più naturale che essa occorra in diverse parti della romanità 
(cfr. derelinquere); e siano intanto ricordati: sp. delejary 
port. déleixavy jfrnc. dèlaisser^ e dal vocabolario italiano : lassa- 
tezza riUissatezza dilassatezza. Per quanto è poi della riduzione 
fonetica, caduto ch'era Ve mediano del proclitico ^delesar {del- 
sarnos-coméTy délsarà-merUir^ ecc.), il rimanente veniva come da 
sé, delsdr (dlal^rfr^)* diventando desar (dassaré) nei linguaggi che 
ci danno pujar puxar (sp. port.) o ciezu gelso (calabr.)^. Pel 
calabrese dobbiamo veramente partir da dilassare^ e porre p. e. 
d*lassalvrstdre dalsalurstdre^ onde in dassare si ragguaglia la 
vocal della prima sillaba, e nell'atonia e nella condizione tonica, 
a quella di lassare. La riduzione, come si vede, è men grave di 
quella che s' abbia, per citare un solo esempio analogo, in bigna 
da bisogna {bisognar fdr e), comune a dialetti dell'Italia tra di 
loro ben diversi (v. Mussafia, beitr. 101). E per rimanere all'i- 
dentico verbo, è più grave riduzione quella che lasare subisce nel 
soprasilvano, perdendo la prima sillaba quand'era senz'accento: 
sar sada ecc., Arch. I 108, VII 464-5 ». 



precisamente indicata ma parrebbe compresa nel circondario di Nicastro 
(catanzarese), ha però: ma lassau dittu ziutna, me lassau dxttu ziuma^ mi 
lasciò detto mio zio. Nei proverbj monteleonesi, ib. dicembre 1888: dassa, 
dassamu fari, * V. la nota a p. 448. 

* Il pensiero di ricondurre similmente lo sp. jar^ orinare, a lejar^ si af- 
faccia di leggeri a cM ha familiare il *wasser lassan*; ma non ha per ora 
consistenza. 



de^ar. 425 

La differenza etimolo^ca tra la s are e de s are risulta an- 
che dal complesso delle significazioni di desare, il quale punto 
non si risolve in quella del semplice lasare. Il cai. dassarsi 
è tradotto dallo Scerbo per ^stroncarsi, cedere nel tirare con 
violenza'. Lo sp. dejado, cat. dexady dice trascurato', ^ floscio'^ 
ed è in realtà non diverso dal port. deleixado. Lo sp. deja* 
mientOj in quanto è ^rilassatezza' (cat. dexament)^ ò in realtà 
cosa non diversa dal port. deleixamento o dal frnc. dèlaisse' 
ment; e in quanto è sinonimo del frnc. Messaisissement', va col 
pur spagn. delejarj rinunciare. 



4. frnc. chéne] chaque. 

Nessuno può oggi credere al ragguaglio chesne chéne « 
*querQno, Senza dire, che, data questa base, postuleremmo la 
perdita, sin dall'antico francese, del (;, e non già quella del r 
(cfr. chartre, cargtre cargre; veintre^ veingtre; tordre tora^dre 
torz're; ecc.), è bensì vero che il que- di quercus andò an- 
ticamente incontro alla riduzione he ce *, ma è altrettanto vero 
che questa riduzione non potrebbe avere altra continuazione 
francese se non ce-, I continuatori francesi di quercus an- 
dranno all'incontro cercati in nomi locali come Cercy4arTourSy 
•cercete; cfr. nap. cercia^ quercia. Torna poi oggi del pari in- 
credibile l'altro supposto caso di eh- frnc. = qv, con cui si voleva 
suffragare chesne = *querQnOy ed era in chasque = quisque. 
Di certo, pur quisque ha sofferto, in dati filoni, la riduzione 
hishr cish (come hinque cinque)^ onde l'italiano ha ciascuno] 
ma chasque chasc-an chaque devon ripetere il loro chr dall'in- 
crociamento col suono iniziale di voce sinonima, che potè essere 
il continuatore di cata-uno, ben popolare in Francia (v. Paul 
Meyer, Romania II 83-4), o quello del celt. cac cac-oin^ come 
è fatto ben più probabile dalle forme basso-engadine che si sono 



^ Per la storia generale di qv gv^ sia lecito ricordare una nota, che non 
ha potuto trovar luogo in questo Archivio: Rivista di filoL, X 12^17,= 
Sprachwiss. br. 12-16. 



426 Ascoli, 

addotte in Arch. VII 546 n; ^ cfp. W. Meyer, Litteraturbl., sett 
83, col. 362, SucHiER, Grundr. 625. 

Il frnc. chesne chéne sta e rimane dove il Du Gange lo col- 
locava, cioè con casnus e casnetum; e non ci sarà da &re 
altro ritocco a quel gran lessico, se non per ciò che casnus, 
pur come nome di luogo, altro non sia se non la Quercia, lad- 
dove casnetum è il * querceto*. Il nome locale Quesnoi nessuno 
poi vorrebbe staccarlo dal Casnedo di Lombardia; e cosi Q 
cas'n della Transalpina incomincia a farcisi innanzi pur di qua 
dall'Alpi. Vero è che il nome locale CasnigOy anch'esso di Lom- 
bardia, avrebbe accanto a sé il nome comune casnic^ che in Val 
Seriana, cioè nel Bergamasco, direbbe ^marroneto' (Tiraboschi). 
La castanea castana^ o sia pure il castdrij mal poteva però 
ridursi, nella Cisalpina romanizzata, al solo cas'n di Casnedo ecc. ; 
dove è da confrontare, per il milanese, la serie castana caste- 
Zdttj castantty e per il bergamasco : casténa castenlf castenoly 
è il nome locale Castegnate da entrambi i distretti*. Ma ^Car 
stagnedo (cfr. Castagneto di Piemonte e Toscana) e Casnedo 
non si ridurranno essi in realtà a due fasi, cronologicamente 
diverse, di una base stessa, cioè di castano (castan-eo)? 

Non occorre qui disputare sulla ragion primitiva di castanea 
3CXCT3CVO;'. Avessero però i Gelti la voce castano nel loro 
patrimonio originale, o l'avessero, che è ben più probabile, per 
via di antichi commerci, dall'Europa italo-greca, riman sempre, 
che laccentuazione e la fonetica del celtico rendano legittime le 
antiche riduzioni cdssen cdssin cdissn; dove è da ricordare, che 
ST, pur dato il s primario, si riduce nell'antichità celtica a ss s 



^ Io naturalmente non mi sono mai sognato che il substrato celtico nel 
continente europeo fosse talmente fuso in uno, da non dovervisi ammettere 
di quelle discrepanze dialettali che la Grecia p. e. ci mostra nel jon. xòtìjbo; 
ali. airatt. nònpa^. Un mio contraddittore è già stato da altri avvertito 
eh* egli armeggiava contro un concetto che io non ho mai nudrito né 
espresso. 

• V. Flechia, Di ale, forme d. nll. nell'It superiore^ s. Cassenago Ca- 
snate Castegnate. E cfr. de Bjslloox;st, Ethn: gauL, I* 358. 

' Off. Hehn, Kulturpfl. u. hausthiere (non mi è dato consultare se non la 
prima edizione, Berlino 1870), p. 286. 



chéne. 421 

(cfr. p. e. irl. aiSy cimr. oeSy da aist aistu di fase anteriore)*. 
Quanto ai significati, si sa che le ^castagne' sono state le ^ghiande 
di Giove' e le ^ghiande dei Sardiani'j e ^castano', ghianda, in 
quanto nome d'albero {cfv. pints pirum^ ecc.), poteva in una 
data regione dell'antica Europa dir ^quercia' e in un'altra ^ca- 
stagno'. Molto probabilmente il cdssin della Cisalpina preromana 
avrà detto ^quercia' come il cdssin (casnus) di Provenza o il 
càissn che sta a base della forma francese ( cA^ne : càissn : : 
fréne:{rà!mii)\ e il castdn e la castana della Cisalpina roma- 
nizzata avranno poi potuto avere qualche influenza sul preromano 
cdssiny come parrebbe del solitario oasnic che di sopra si ad- 
duceva dalla Valle Soriana. Dalle serie occitaniche, che adduco 
in nota, si vede la voce schiettamente latina influire anche mor- 
fologicamente sulla preromana^. 

Tutti sanno (v. Adelung, Grimm) del doppio esito che ha 
avuto la voce latina anche tra' Germani. Le luésten^ nei parlari 
altotedeschi, son la parola esotica soggiogata dall'accento nazio- 
nale; e le hastdnien vi sono la parola dello strato culturale. La 
chastaigne dei Normanni veniva a mescolarsi in Inghilterra 
coll'anglosassone cisten; e oggi può parere, ma è naturalmente 
un'illusione, di riavere il frnc. chesne chéne nel chesnut (che- 
stnut •chesten-nut ), castagna, castagno, dell'inglese. 



5. accapare; ed altro. 

Qui si vuol primamente, o anzi precipuamente, un po' di sta- 
tistica ragionata di certe derivazioni di caput, che ancora non 
pajono studiate a sufficenza'. 



" Notevole T accento del ni. lombardo Castano (Rajna). 

* Nel dizionario di Mistral: cassan chassan (in rima con aitant)^ chone; 
cassano (sinonimo di cassi), galle du chene; cassagnado, plantation de che- 
nes; cassagnas cassanas, grand chéne, grande chénaie; cassagno, chénaie, 
cassagneio, petite chénaie, cassagnolo cassignolo id.; — allato alla serie che 
fa capo a castanea: castagno, castagnado, castagnai, castagneto, ecc. 

* Gli articoli del lessico del Diez, che vanno considerati in questo capi- 
tolo e posson dire più di quello che a prima vista non sembri (secondo 
che accade nella sobrietà maravigliosa e anche eccessiva del Maestro), 
sono: accabar; capitare, chef. Si confrontino: achever in Godefroy, achieve 
in Murray; e anche cap in de CmAC. 



428 Ascoli, 

Si suol dire molto semplicemente che acabar spagnuolo ecc., 
achever francese, compire, finire, vengano da caput in quanto 
dica estremità, fine {in capo all'anno ecc.); anzi vi si vede, più 
semplicemente ancora, un verbo che derivi da una frase {venir a 
chiefj venire a capo); e il pensiero trascorre senz'altro all'ana- 
logia di àbouiir. Ma a questo modo la varia e larga realtà della 
storia viene talmente ridotta e impicciolita, che si riesce quasi 
fuor del vero pure in quanto il vero si rasenti o si tocchi^. 

Siamo a uno dei quadri che singolarmente campeggeranno in 
quel Dizionario dell' av\'enire, dal quale riuscirà fusa in uno 
veramente la romanità tutt' intiera. E qui, com'è naturale, non 
s'intende offrire se non un molto povero schizzo, nel quale si 
riuniranno le derivazioni meglio latine (dal tema capit-) con 
quelle che hanno stipite men latino (dal tema capo), costituen- 
dosi una serie che abbia per criterio precipuo la storia generale 
dei significati. Allato a capare accapare, vediamo sorgere nel 
francese e provenzale anche il tipo capire, [accapire]. 

I. capitare ad-cap[it]are : ^far capitale', guadagnare, appro- 
priarsi, conseguire*. 

rum. capata, guadagnare, acquistare, ottenere; sicil. ca- 
pitari , civanzare, rubacchiare; ant. spagn. acabdar (da 
non confondere, come fa il Gròber, Wòlfflin's Arch. I 234, 
coi riflessi di accaptare), conseguire*; prov. e catal. 
acabar, in quanto dicono ^ottenere, conseguire', e così 



* Duole in ispecie vedere che un uomo come il Gróber venga a dirci: 
< die vorstellungseinheit erzeugt auch ganz neue wdrter (arrriv&-'r gezo- 
gen aus venir à rive\ a-chev-er entwickelt aus der verbindung à chief^ = 
venir à chief u. dgl., woran sich Bchliessen a-venir aporter aus venir d, 
portar 4 u. s. w. >; Grundr. I 242. Ma advenire è combinazione latina, e 
perciò francese, toscana ecc., e adripare e apportare sono cosi nel 
fondo francese come nel toscano ecc. 

" L'ipotesi di un frequentativo ^capitare che stesse a capere come agi-- 
tare ad agere^ sarebbe, oltre che superflua, assolutamente infondata. 

• [Circa il provenzale, v. Em. Levy, LiteraturbL f. germ. u. rom. philoL, 
X 417.] Il modo portoghese (e l'analogo spagnuolo) acabei com elle que.,,^ 
ottenni da lui che..., può entrare in un altro filone. — Sarà poi esotico 
Vavenno aocapata la grazia (avendo ottenuto la grazia), esempio napoli- 



accaparo. 429 

Tant. frac, achever nel largo uso che vi hanno i mede- 
simi significati {achever son desir] ecc.), dove in ispecie 
va badato al senso di * conseguire, acquistare, guada- 
gnare' che achieve mantiene nell'inglese antico e nel 
moderno. Anche per questa via si può, del resto, toccare 
o rasentare il concetto di ^ finire * : conseguire, soddisfare, 
compire. — La negazione di capitare in quanto è ^gua- 
dagnare', è negl'ital. scapitare scàpito (cfr. Raynouard, 
s. descaptar)^ 

IL cap[it.]are ad-cap[it]are : * metter capo' nel senso di ^per- 
venire'. Onde: 1. giungere, sopraggiungere, accadere (toccare); 
2. riuscire; 3. riuscire attiguo (toccare). 

1. ital. capitar Cy giungere inaspettatamente, sopraggiun- 
gere (il 4® e non bene inteso ^capitare' nel Due, ed: Fa- 
vre), mi capita, m'accade, mi tocca; napol. capetare; ed 
è anche dei dialetti dell'Italia settentrionale, ma impor- 
tato, secondo che mostra il perseverare di p e t*. 

2. it. capitar bene, capitar male, aver riuscita buona ecc. 
E ancora si rasenta il Sfinire'. 

3. ani frac, achever in quanto dice ^riuscire attiguo': 
lequel achieve sur le champ Roger 'y ecc. E si torna a 
rasentare il Sfinire' (terminare). — Il Ducange ha que- 
sto curioso articolo: < acapitare, incipere, gali, commen- 
4C cer, quasi adcapUare. Vox agrimensorum. Chartular. s. 
« Vandregesili to. i. pag. 757. Et acapitat (ille campus) 
€ad nemus dictorum religiosorum. Quasi diceretur, et 
«habet caput suum ille campus ad etc. Agrimensores 
4C quippe agrorum latera breviora vocant capita, longiora 



tano registrato dal D*Ambra, il quale coincide in modo singolare con quello 
che si cita dalle lettere del Tasso e per giunta si stampa col p doppio: 
non avendo prima accappata la ventura, Cfr. § HI. 

1 Ricordo e non presumo di collocar sistematicamente i mediev. ad ac- 
capitum dare, accapfijtare (capere ad accapitum), che ci possono condurre 
alFant frnc. tenir en chief *zu lehn haben* (Tobleb, Zeitschr. f. rom. 
philol., II 149); cfr. Ducange s. v., e Raynouard s. acapta. 

' Non so se metter qui, o al § V, lo sp. e cat acahar in quanto è 
* ausiliare*: acaba de perder, ha teste perduto. 



430 Ascoli, 

« vero, latera et laterationes nuncupant. » Ma tanto fa- 
ceva, od era anzi ben più corretto, rendere acapUare^ 
anziché per commencer^ per achever\ e altro veramente 
non sarà codesto acapUare se non un latinamente assai 
notevole di achever. Cfr. duae acrae quae capitani sth 
per ea$dem^ e simili, che son passi benissimo intesi dal 
medesimo lessico, s. capitare. 

III. cap[it]are ad-capitare: ^metter capo contro capo' (cfr. 
rit. attestare) nel raccogliere o per iscegliere (legere, eligere). 

1. logudor: càbidarey accàbidare, raccogliere, prender 
da terra, accabidare sas ispigas, raccogliere le spiche, 
accabidadore ecc.; cfr. accapezzare, s. IV. 

2. napol. capare scegliere; accapare id., il valore eti- 
mologico della cui prima sillaba non è gran fatto sicuro ; 
sicil. capiari id., del cui -id- si può veder ragione in 
Arch. II 151 n. Si aggiunge, oltre il geminato e antiquato 
tose, cappare (cfr. § I, in n.), ricapare id., che citano 
dalle lettere del Caro. 

IV. CAp[rr]ARE ad-capitare: ^metter capo a capo' nel senso 
di assestare, accomodare, aggiustare. E riaggiustare' si tocca 
con Sfornire' e Sfinire'. 

h Per questa significazione è ben fertile, nel continente 
italiano, la base capit-iare (che è nel verbo, accanto a 
CAPITARE, quasi il correlativo di quello che nel nome è 
CAPiT-io CAPiT-iA allato a caput; cfr. it. cavezza ecc., it. 
capezzale ali. a cabidale del sardo). Cosi cavezzd nel 
milanese, per tacer di altri dialetti italiani: accomodare, 
acconciare, cavezzdda^ assettamento, acconciatura; e l'it. 
accapezzare (napol. id.) in Franco Sacchetti {credea ac- 
capezzare le cose, in quanto egli condiscendesse alla 
dota ecc.), o il solito raccapezzare , che ci. raccosta a 
III, 1. — L'opposto di capezzare è negl'it. scapezzare 
scavezzare. 

2. Ma la base schietta, cioè senza l' i derivativo, è im- 
prima nel sardo campidanese: accabiddiy accomodare, ag- 
giustare, accabidamentUy accomodamento, assestamento. 



accapare. 431 

L*' aggiustare' tocca poi il * comporre', o Sfinire', nei noti 
esempj dell'antica letteratura italiana, dove capitare dice 
'conchiudere' (v. la Crusca e Tramater): il papa Cle- 
mente... rimorso da coscienza di non aver capitato 
(raggiustato, composto) U fatto tra % due re..., prò- 
puose nell'animo,' come fosse gtmrito, di capitare (ag- 
giustare) quella quistioney- snelli ti puole trovare, lo 
vostro fatto sarà capitato (beli' e aggiustato). Qui ancora 
il modo italiano dar ricapito a una faccenda, darle com- 
pimento, assestarla; e insieme dar ricapito, allogare in 
matrimonio (cfr. accomodare e acconciare nel significato 
stesso). — Ora, V ^accomodare uno di una cosa' significa 
'prowedernelo'; e per questa via raggiungiamo l'ant. 
frnc. chevir (prov. cavir), in quanto dice * comporre, 
raggiustare' e Sprovvedere, sostentare': les parties en 
ont chevi; puis nous chevira dieu; ecc.*. 

V. Finalmente ai>-cap[it]arb ^ condurre a capo, venire a capo', 
in quanto è Sfinire' nello schietto senso del vocabolo; vale a 
dire: s protrarre una cosa all'estremità che è opposta a quella 
onde essa incomincia'; e di conseguenza anche *dar fondo', ^ man- 
dare a fondo'; neutralmente 'morire'. 

acdbar, in quanto dice 'finire' (prov., cat., spagn., port.), 
'morire' (cai., spagn.), 'dar fondo' (prov. mod.),- ani e 
mod. frnc. achever, in quanto dice 'finire*. — Un esempio 
di acapare, terminare, ohe si trae da una scrittura napo- 
litana del 1517 (D'Ambra), non può non essere uno spa- 
gnolismo. E r accàbbari di Marsala, Trapani, Erice : mo- 
rire, finire, terminare (Pitrè), si mostra voce esotica 
per la sua media (cfr. capiari. III, 2; capu), e sarà dal 
catalano. Né diversamente dovrà stimarsi del sardo ac- 
cabbare, finire, terminare, morire, spirare. La ragion fo- 
netica, che mostra esotica in Sicilia questa parola, non 
vale più quando siamo al sardo; ma da im lato vedemmo 
(III, 1, IV, 2) che i dialetti della Sardegna mantengono 



" Del prov. cabir provvedere (foumir), v. Raynouard; e per significazione 
consimile pur del prov. acabar: Ghabaneau, Rev. d. lang. rom., XIX 235. 



432 Ascoli, 

nelle derivazioni tutto caput (cabid-); e dall'altro l'as- 
soluta identità dei significati che è tra la voce importata 
in Sicilia e la voce che ritroviamo in Sardegna, concorre 
a persuadere la provenienza straniera pure di questa^. 
L'Italia e la Rumenia non conoscono in effetto le signi- 
ficazioni del presente para^grafo. 

Se ora ci proviamo a stringere i nodi, ecco le risultanze e le 
considerazioni a cui si arriva. 

La serie delle voci spettanti alla romanità occidentale (anglo- 
normanno, francese, provenzale, catalano, spagnuolo, portoghese) 
e quella delle voci che spettano alla romanità centrale (Italia) 
e all'orientale (Rumenia) formano, generalmente parlando, un 
complesso isterico strettamente unitario. Le voci occidentali si 
straniano dalle altre in ispecie per ciò, che in esse non viga, 
pressoché mai, l' integra base latina ( sempre vi avemmo capare, 
non CAprrARE, eccetto che nell'ani sp. ocaftdar = acavdar, con- 
seguire; § I); laddove nelle altre l'integrità all'incontro per- 
siste pressoché sempre ( unica deviazione, anche ideologicamente 
solitaria, quella che avemmo in III, 2). La povertà morfologica 
delle voci occidentali le ha fatte parere di struttura moderna o 
come frasi verbalizzate {venir a chief: achever chevìr : : venir 
à bout: abouter aboutir; rapporto, del resto, che per essere illu- 
sorio non è però rimasto senza effetti reali ). Ma un cdbar del- 
l'occidente sta a CAPITARE cosi come un occidentale cabcd ( prov., 
catal., sp., port.) sta a capitale. 

Senonchè, quest'ultimo riscontro (la riduzione di CAPrrARB, 
comune a capitale) rinsalda bensì l'unità della serie d'occi- 
dente con quella della restante romanità, ma ci porta come a 
una petizione di principio; poiché si riman sempre nella molta 
singolarità di questa continua riduzione della stessa base latina 
in derivati così antichi. Non siamo più alla ragione etimologica, 
per la quale, a cagion d'esempio, stanno insieme, nell'ani fran- 
cese, peiz e poilriney temps e tempre. Lo stesso capitale ha 
d'altronde sofierto molto meno di capitare; poiché, a tacer del 



^ Nel sardo meridionale, euiobdi riunisce anche la significazione di * con- 
seguire', proprio tal quale il catalano. 



accapare. 433 

semipopolare frnc. chepiel chetel (meglio popolara è il prov. cap- 
dal)y abbiamo chédal^ cioè la continuazione integrale (cfr. frc. 
tiède), nei dialetti francoprovenzali della Svizzera (Ginevra, 
LiTTRÉ; Vaud, Bridel), e Tant. frane, chadely chef, ^capitale' 
in quanto ^capitano'. Ma all'incontro tutti codesti riflessi occi- 
dentali di CAPITARE pajon voci come scardinate e rifatte. 

Un antico ad-capitare avrebbe naturalmente potuto generare 
dovunque la significazione di Sfinire', che se n'è sviluppata in 
una determinata regione; e noi ci studiammo di avvertire più 
d'un avviamento a una risoluzione ideologica di questa maniera 
(§§ n> 2, IV). Se d'altronde consideriamo in ispecie la storia 
di ai>cap[it]are nel francese, può parere che si compia indi- 
pendentemente, entro i Confini di questo linguaggio, la intiera 
evoluzione che da significati originali più o meno discosti ci con- 
duca a ^compire, finire'. Ma la significazione di Sfinire' non si 
limita al francese; essa è comune a tutta la romanità occiden- 
tale e vi è comune in questa particolar compagine di ad + capi- 
tare^, e con la particolar riduzione a accapare; che è come 
dire, che qui abbiamo un triplice fenomeno, comune alla romanità 
occidentale e estraneo alla romanità residua. Triplice fenomeno e 
antico, poiché è così diffuso ; ma d' altronde non tale che risalga 
al volgare romano, poiché Italia e Rumenia non ne sono partecipi. 

La significazione di Sfinire', propria a questo accapare di 
tutto l'occidente, deve essere stata nel popolo più ferma e insi- 
stente di quello che per antichi documenti letterarj non ci appaja, 
specie nella parte centrica di cotesta colonna occidentale che va 
dall' anglonormanno al portoghese. Nel francese sovrapposto al 
sassone, il Sfinire' tramonta in ^eseguire' che deriva da ^com- 
pire', e vive gagliardo 1'^ ottenere' (guadagnare), che si man- 
tiene ancho tra i Catalani, per non più investigare il rimanente 
delle Spagne ( § I ) ; ma la Francia vera e propria ( la letteraria 
almeno) e la Provenza più oggi non mostrano accapare se 
non per terminare, finire, dar fondo'*. 



> Non si dimenticano, nel dir questo, le forme, che possono parere afe- 
retiche, dell* antico inglese o del provenzale moderno. 

* Piuttosto chevir risente ancora, nei dialetti, l'antica pluralità de' suoi 
valori. Cosi si rilegga, anche in relazione a I e IV 2, il seguente articolo 

Archivio glottol. iUil., XI (seconda serie, I). 28 



434 Ascoli, 

Come dunque ci diamo ulterior ragione di questo accapare, 
che è antico e par di fattura moderna, e porta cosi gagliarda- 
mente, in tanta parte della romanità, ima significazione non 
romana ? 

L'esposizione dei fatti e il ragionamento, che hanno messo 
capo a questa interrogazione, potranno forse a ogni modo non 
parere inutili. Ora si voglia tollerare anche un tentativo di ri- 
solvere la doppia questione; il quale varrà, se non altro, a bene 
stabilire un parallelo ideologico, ricorrente di certo tra il celtico 
e il neolatino d'occidente. 

Premetto, che del -i di caput non si ha traccia nella Gallia 
(caput vi avrebbe avuto un esito molto diverso da chief)^ la 
quale pur non sopprime di leggieri il -< di legit ecc., senza dir 
di 4 -d nei proclitici et^ od = apud. Lo stesso volgar romano 
stentava forse a mantenere codesta uscita, che non aveva ri- 
scontro in alcun' altra figura nominale; e ugual motivo di ripu- 
gnanza poteva provenire dalla ragion propria del parlare indi- 
geno della Gallia. A ogni modo, le voci aventi per base il lat. 
caput, che il Gallo romaneggiante si componeva o ricomponeva, 
movevano, già ne' più antichi tempi, da capQ e non da caput *. 

I Celti d'entrambi i rami hanno una voce, che riunisce ì si- 
gnificati di *capo' e *fine' (protocelt. k^enno^ ibern. cenn = bri- 
tann. pen). In entrambi i rami è poi questa medesima base, mu- 
nita di prefisso, che allo stato di nome assume il solo significalo 
di ^fine' (abbandona cioè quello di 'capo'), e allo stato di verbo 



di Bridel, Pai, d. la Suisse normande: < Chevi, venir à boni, posseder; 
chevir en vieux fran^ais. Tschevir, dans nos documents du moyen-àge, si- 
g^iifie venir à chef, transiger, convenir. > E scabbia ancora, per le signifi- 
cazioni, da quel Glossario: < Chevance, Tséance^ Tavoir de quelqu^an» 
la provision de bouche d*une maison. > 

* [<das frz. chief verlangt *capum>, dice giustamente, a p. 463, la 
Romanische lautlehre di W. Meyer, che appunto soprarriva ed è salutata 
àhìV Archivio con ammirazione e con orgoglio. Ma se ivi si aggiunge: 
€ caput hat im sardischen sein t bewahrt, log. cabide, camp, cabudu >, è da 
avvertire, che cabidn cabudu (transazione tra cabu e cabid") provengono 
dair obliquo capite, e son rifoggiati sul solito tipo in -p, tal quale come 
il rum. capei (veramente cdpetu^l)^ sicché rientrano nella teoria che è 
esposta in Arch. II 433.] 



accapare. 435 

offre coerentemente le significazioni di 'conchiudere, finire, ter- 
minare, consmnare, sterminare'. Di passata sia notato, che il 
prefisso anzi il vario prefisso, a cui alludiamo, avrebbe un'ap- 
plicazione singolare in quanto aderisse primamente a nomi di 
questa maniera; e che perciò questi si debbono ^a priori' ben 
piuttosto ritenere come estratti o derivati dal verbo, o tali al- 
meno a cui il prefisso si veniva a comunicare dalla compagine 
verbale. È una considerazione che si esemplificherebbe molto 
opportunamente con l'ani spagn. acabOy compimento, fine, il 
quale è manifesto che dipenda da acdbar, finire, e non presuma 
già un nome ad-caput. 

Ma riserbando a poi qualche altro cenno in ordine a qu'^st' ul- 
tima considerazione, sta a ogni modo che l'ant. sp. acabOy che 
testé ci veniva sotto la punta della penna, è tal quale il cimrico 
dyben ( ad + caput-) 'conclusion, end', la cui età, tutt* altro che 
moderna, è segnata dall'identico e sinonimo dibenn dell' are- 
morico*. n verbo dybenn ( ' ad-capitare ', acabar) dice nel cim- 
rico: *to conclude, to finish'. Ma ancora abbiamo documenti ben 
più notevoli, e nell'ordine dell'antichità e in quello della diffu- 
sione. Un sinonimo del citato dyben , dove il nucleo nominale 
resta il medesimo che è in dyben e il prefisso è il protoceltico 
vor (ibern. /or, brit. guo7^ gor)^ prefisso che veramente dice 
'super' ma anche volge alla significazione di 'ad'*, ha signi- 
ficato 'finis' per tutto intiero il dominio dei Celti: ant. irl. /br- 
cenn^ ant. e mod. cimr. gorphen^ corn. gorfen^ medio-arem, gour- 
ffenn. Il verbo correlativo, gorphen, dice al mod. cimrico: 'to 
conclude, to end, to finish, to complete, to determine'; e cosi il 
verbo correlativo, forcennim^ dice all'irlandese antico e medio: 
finisco, termino, stermino. Qualch3 particolare ulteriore intorno 
alla suppellettile celtica, si vede in una nota che qui appongo •. 

> Circa il valore del profìsso dy^ v. Zeuss-Ebel, 904 e Le Gonideg s. di. 
Presso lo stesso Le Gonidec è dibenn tra le tradazìoni del frnc. 'fin s. f.\ 

* E cosi pur come preposizione. Vedi Zeuss-Ebel, 629, 675 sgg., 875, 905. 

' Si deve avere avuto da codesta base anche un nome in -i (^k^enni; 
efr. airchinn 21' 6, erchinn 131*12), donde normalmente un verbo deno- 
minativo irlandese di ITI conjugazione, senza il concorso di alcun prefisso, 
nel quale si sviluppa il significato di * determinare, definire': ni cinnet gì. 
nec finiunt [spatium futuri] 147' 9; ni cinni (1. cinni) aimsir donec hisunt^ 



436 Ascoli , 

Quando i Galli nelle proprie loro sedi, o i Galli e i Geltiberi 
tra i militi e i coloni romani, si ebbero rendute familiari le voci 
romane ad e capQ'e sentivano che capQ valesse 'estremità' 
anche ai Romani, era ben naturale che ritraducessero il loro 
dok^enno o vork^enno per un neolatino adcapo accapo 'fini- 
sco*. Questo a e capar e galloromano, con la fermissima signi- 
ficazione di 'finire', entrava in gara coi veramente romani ca- 
pitare adcapitare, conseguire, raggiustare (§§ I, IV), e 
li veniva soggiogando nella forma (cfr. acàbdar allato a acabar 
nelle Spagne, § I), senza però eliderne sùbito, ma pur eliden- 



la voce *donec* qui non detormina tempo, 128*4, cfr. ib. 8, cinit4d deter- 
minationem 69*8 (cfr. cimr. penawd^ *conclu8Ìon, end, dose'); ecc. — 
Ritornando a forcennim, io finisco, è imprima da considerare, che le formo 
di questo verbo ora appajono, secondo la ragion dell'accento, voci di un 
donoqiinativo da cenn^ cioè cennim^ al quale si prefiggesse for^ ed ora 
voci di un denominativo da forcenn. Quanto alle significazioni, è Io schietto 
Sfinire' in forcuad (1. forcnad) ingnim, finitum est opus, t 1^ 19, e nel 
passo analogo 26^ 10 (dove leggo: amai as homolad.,, intinscana insalmsa 
issamlid forcentar dana); senza dire degli esempj del Calend. di Oengus, 
e del nome forcenn che è sempre schiettamente * finis*. Nel Codice di San- 
gallo, è costante il passivo per la significazione neutrale di * desinerò*: 
forcentar terminatur 114' 5, cfr. Zeuss-Eb. 998 n, forceinnfitis 6^ 6; e s'ag- 
giunge la nuova compagine nominale tarmorcenn^ terminatio. Nel Codice 
Ambrosiano prevale di gran lunga Taccezione di 'condurre a fine' in quanto 
è * consumare' e anche 'sterminare', accezione che ritorna pur nel Wirz- 
burghese. Cosi: forcenna gì. [quicquid hominem] consumare ac finire 
potest 132° 11, cfr. 67^9, 118'* 6, amai forcennatar gì. ut consumantur 
48* 15, ofoircnitis conteri [non poteruntj, *ut conterantur' 54* 18, lase for^ 
ruchénsat gì. adsumendo (l. absumendo) 100<*9, forrumchennadsa gì. ad- 
fiumptus sum (1. absumptus) 127° 10, nirrufoircneda gì. non sunt absumptae 
94° 18; ceinfiter gì. exterminabuntur 56° 19; infoircnithid gì. exterminato- 
rem 102* 14. — Sarebbe finalmente molto curioso che un esempio dell'Am- 
brosiano ci dovesse offrire come la riprova 'ab inverso' del procedimento 
per cui forcennim (a gorphenaf) era tradotto in accapo. Alludo alla 
chiosa 69^9. Il testo latino diceva: quia non cum moritur accipiet 
omnia (prima metà del versetto 18 del salmo xlviii); e 'non accipiet' è 
chiosato per nifoircnibea (non consume t, non finiet). Il chiosatore non ha 
capito bene; questo ò chiaro. Ma s'è egli confuso tra sum et (che per 
accipiet gli poteva esser dato dalla Vulgata o da qualche altra versione) 
e absumet; o non gli è piuttosto parso che accipiet contenesse ad e 
caput (capo; cfr. occiput) e ha dato perciò mano al suo forcennimì 



rien ecc. 437 

dóne, a poco a poco, le significazioni diverse. Andava travolto 

nella riduzione lo stesso capitale (cabal): cfr. cimr. penol 
^capital, principal'; ecc. 



Vedevamo intanto, che accapare, finire, spetti veramente 
alla romanità occidentale ; e un' altra voce, * occidentale ' in ugual 
senso, e anche per analogo motivo, si avrebbe in taratro (prov. 
taraire; ecc.), cioè nel termine gallico, venuto in concorrenza 
col lat. terebra; W. Meyer, neutr. 134. Ancora un'altra di 
queste voci ^occidentali' sia qui toccata: rem (rem; rien 
frnc; ecc.); la quale può aver pei^istito perchè il lat. rès si 
imbattesse in sinonimi indigeni di suono conforme (cfr. Tiri, rèt 
*rètu, res), e mi riconduce, come per forza, ad una noterella, 
concernente la principal sua funzione tra i Neolatini, quella cioè 
del ne — tien francese. 

Le voci di ripieno nel sistema della negazione neolatina in 
generale, e della francese in ispecie {pas ecc.), non vanno sen- 
z'altro confuse con quelle che s'accompagnano alla particola 
negativa per produrre la significazione di ^ nulla' {ne — rien); 
ma è vero che una stessa voce può assumere entrambi gli uf- 
fici; così p. e. gutta, che sarebbe nella prima funzione in un 
modo come «non ha goccia [d'] ingegno» (nelle parlate veujBte 
si arriva, quanto alla metafora, anche al go(;o de pan)j e sa- 
rebbe nella seconda in quel francese o gallico ne — goutte che 
diventa l'unitario ne gotta del ladino e dell'Italia superiore (v. 
Arch. I 546 e, VII 554 n). Il nmnero delle voci che entran nella 
prima funzione e vi restan limitate, è grandissimo; e perchè la 
coincidenza tra lingua e lingua torni in questo campo di una 
particolare importanza isterica, bisogna ch'essa presenti qualche 
cosa di specifico, come sarebbe la singolarità della scelta o la 
costanza dell'uso*. Credo cosi ima coincidenza abbastanza no- 
tevole, e giustamente perciò rilevata in ZeussrEbel (754), quella 
tra il comico cam^ passo, e il francese pas (non solo moderno, 
comò ivi è detto), nell'uffìzio di ripieno della negazione. Né pensò 
diversamente di quella, pur già ivi rilevata, tra comico e gallo- 



Cfr. Diez IIM78-9, HP 419-446. 



438 Ascoli, 

romano (si rientra pur nella Spagna), nell'uso di ne — gutta 
per 'nihir; e cosi: ny clev banner nihil audit, letteralmente 
^non audit guttam', come nell'ant. frnc. on ne pooit goutte olr^ 
o nel mod. n'entendre goutte^ lombardescamente senti negati o 
negotta {nagott -a)*. 

Ma come accompagnamento della negazione per ottenere il si- 
gnificato di ^niente', nessuna ;iroce era più adatta di un sostan- 
tivo di scarsa mole che dicrsse ^cosa' e facilmente si riduceya 
al concetto pronominale di ^ alcun che* (sp. no me agrada 
cosa). Ora quest'uso, cosi specificamente fermo per il firaincese 
rien^ ritorna appunto ugualmente fermo pe' suoi sinonimi in en- 
trambi i rami del linguaggio dei Celti. Il cimrico dim^ cosa, 
tanto s'è adoperato in simile ufficio ( p. e. : ant. cimr. wi chigleu 
i dimy non audivi ego quidquam), che oggi esso significa ^niente' 
anche di per sé solo, tal quale come accade al frnc. rien] p. es. 
dim yn y bydy 'nulla al mondo ', niente affatto. L'ant. irlandese 
nf, res (dat niu in ciaemiu quamobrem, 47^1), è pure in 
ferma costruzione con la pai*ticola negativa, per significare 'ni- 
hil' (Zeuss-Eb. 746): ni demat sidi niy ceux-ci ne font rien, oàa' 
ni dat ni, puisqu'ils ne sont rien, 79^7, cfr. 130*^7; ecc. Tutti 
del resto ben sanno che qui son pronti anche i paralleli germa- 
nici, più meno congruenti, a incominciare dall' ingL nothing, 
veramente 'nulla-res', o meglio dal pure ingl. nrought^ nulla; il 
quale nougkl ci porta al ni [aìi?] vaiht del gotico e al nichi 
nichts dell' altotedesco; ecc. Ma appunto si tratta di scernere se 
il galloromano risenta motivi non latini, e quali, insieme ed oltre 
a tutto quanto concerne la tempera generale de' suoni. "Se, per 
«sempio, l'odierno francese dice ce n'est pas moi per non son 
io, e un celtologo pensa che quella frase ricalchi in ogni sua 
parte il linguaggio di Vercingetorige, come non ricalca in nes- 
suna quella di Cesare, può darsi (benché io noi creda) che il suo 
pensiero non corrisponda intieramente alla realtà della storia. 
Ma d'altronde egli non vi può rinunziare perchè gli si citino. 



» Cfp. DiEZ I1I3 445, Perle, Zeitachr. f. roifi. philoL, Il 411. L'es. fien né 
gotta^ che il Diez, ib. 430, dà per italiano, non può non esser lombardesco. 
Notevole che Tuso consimile delFant. altoted. trof (ni drof) paja pres- 
soché esclusivamente limitato a un solo autore, TOttfried. 



rien ecc. 439 

da altri linguaggi, altre coincidenze più ó meno sporadiche, o 
perchè ancora si creda che sia moderno quanto v'ò di specifico 
nei viventi parlari della Francia e non ricorre nell'uso lettera- 
rio più meno antico. Lo studio dell'antico uso letterario è es- 
senziale, ed è cieco davvero chi noi veda; ma verrà giorno, in 
cui non sarà scarso il numero di coloro che affermeranno come 
sia più antico di ogni scrittura neolatina tutto quanto s'abbia 
di specifico, non solo nella fonetica, ma pur nella frase dei par- 
lari viventi. Anzi si vedrà, che non sia assurdo conchiudere, 
sulle generali, tanto meno esserci di schietto linguaggio di po- 
polo, quanto è più antico il monumento letterario neolatino; cfr. 
Arch. II 392-93. 

6. frnc. craindre. 

L'antico tremerò è mal vivo tra i Neolatini. I Sardi pajon 
soli, anche in questo caso, a mantenere incolume la voce ro- 
mana, coi loro tremare trémiri. Un altro continuatore ben sano 
può parerne il port. e ant. sp. tremer\ ma l'accento qui inevi- 
tabile (tremér) ci lascia il dubbio che piuttosto non trattisi di 
•tremerò (= ant. frnc, cremeir cremoir) sull'analogia di ti- 
ra ère. L'italiano fa tralignare il nostro verbo alla prima con- 
jugazione (tremare) j quasi passasse attraverso a un sostantivo 
deverbale trema (cfr. l'ant. frnc. crieme paura; e l'analogo 
it. tema da temere); ed è tralignamento di antica età, come 
provano l'ant. sp. tremar e il molteplice consentimento dei dia- 
letti italiani. Un diverso tralignamento è rappresentato da ^es- 
'tr emire (cfr. ant. frc. cremir)^ spaventare, che si riflette nello 
stremir ecc. di più parlate italiane e ladine. 

L'eredità del mal vivo tremore passò in molto larga parte 
al denominativo tremulare. Il verbo rumeno per tremare' 
cosi è tremurdy il ladino, il provenzale (allato a tremir) e il 
francese è tremolar ecc.; il catalano, tremolar; il piemontese, 
tramale tramblé. Dello spagnuolo temhlar tocchiamo più in là. 

Nell'antica Francia ha persistito, tra le altre varianze dialettali 
{cremir cremeir)^ la ragion morfologica di tremore (crémre). 
Ma il verbo latino ha all'incontro qui subito una strana alte- 
razione fonetica nel nesso iniziale , e ha rimutato la significa- 



440 Ascoli, 

zione sua. ^Tremare' qui diventa * temere'^; e lo diventa in 
così assolutq modo, che l'antico ti mere {temer tamer) s'eclissa 
rapidamente, sì che più non gli rimanga, almeno nel linguaggio 
delle lettere, alcuna propaggine tradizionale, o anzi, come verbo, 
non vi abbia continuazioni di sorta*. 

L'alterazione, per cui a tr- succede cr-^ non può essere fo- 
nistorica. L'evidente relazione, che è fra tremore e cremrej 
ha fatto parer tollerabile l'ipotesi di questo scambio, ipotesi che 
risale a Menagio (ed. 1750, p. 437). Ma sarebbe avvenimento 
affatto anormale e perciò incredibile. L' antico tr iniziale è sem- 
pre incolume nel francese {trairej traUre^ troiSy ironcy ecc.) e 
ritorna incolume per la stessa base di tremore in (rem- 
bler ecc. Né altro che una mera illusione era il ricavar diret- 
tamente l'analogico vainore dell'antico e organico veinlre 
•vein^tre; e pur -ntr- è sempre incolume nel francese {erUre 
venire cantre) ^. Il Diez accennava timidamente a ^ragione eu- 
fonica', ed ora il Gròber, nel suo preziosissimo ^Grundriss' I 
244, afferma senz'altro che craindre sia la dissimilazione di 



^ tremare tremor, in quanto ancora si abbiano o riabbiano nelPant 
francese col t- incolume {fremir tr&ineur\ non tralignano all'incontro dalla 
significazione antica. Già il notava Burgut II 246 n. 

* Una curiosa testimonianza (del sec. XV) circa il limite geografico che 
separi temer da craindre^ è in Raynouard, s. temer. 

* Il solo valido riscontro che per cr al posto di tr siasi addotto da altri 
linguaggi neolatini, resta quello di scremir scremlir ^es-tr emire *es' 
tremolire^ tremare, rabbrividire, ricavati da forme emiliane (skermir ecc.); 
Flechia, Arch. II 384. Ma questo importante riflesso ci mantiene nel do- 
minio galloitalico e alla stessa voce che appunto costituisce il nostro pro- 
blema; si che ci rinchiudiamo in un circolo vizioso se confortiamo Tacce- 
zione francese (e provenzale) con T emiliana, o viceversa. — Gii esempj 
fiechiani di gr da dr (cfr. ib.) son poi tutti mediani e postonici o in terza 
tonica. — Gli spagn. crema (segno della dieresi) = frnc trema ^ gragea^ 
frnc. dragée (Zeitschr. f. r. phil. Vili 101, Roman. Ili 384), non provan 
nulla, non dirò per il francese, ma neanche per lo spagn uolo, come voci 
che non son punto tradizionali o popolari e possono aver ceduto a attra- 
zioni analogiche d'ogni maniera e persino a deformazioni più o meno ger- 
gali. Si dica lo stesso per altri e diversi presunti esempj di eccezioni fo- 
nistoriche. Una permutazione anomala (l- in dr)^ che si voleva vedere in 
voce veramente popolare delle Spagne (dejar^lejar)^ è appunto nagata 
qui sopra (nm. 3). 



craìndre. 



441 



*trendre. Ma sebbene nel presente articolo si venga appunto a 
sostenere la relativa antichità di C7*enre crendre (in condizione 
proclitica), rimane pur manifesto, per ogni maniera di ragioni 
storiche e dialettali, che l'alterazione di tr- in cr- si compie ^ 
non già in crenre o in crendre, ma bensì in cremre cremir ecc.; 
senza poi dire che sì reggon bene trattre traitresse e che trendre 
treindre avrebbe anzi avuto il conforto e fonetico e morfologico 
di constraindre e estreindre. Si aggiunge la singolarità sema- 
siologica dell'essere craindre un verbo transitivo; poiché il co- 
strutto italiano tremare uno che il Diez si deve essere formato 
sopra certi ardimenti letterarj o poetici, registrati dai vocabo- 
larj, non è modo popolare e noi fu mai, nò è modo che si ripro- 
duca in altri idiomi neolatini, dal francese (e provenzale) infuori. 
Quale è dunque la forza occulta che nelle Gallio s'impadro* 
nisce di tremore, quando già sta per soccombere a tremu- 
lare, e lo deforma e gì' impone, in età più antica dei più an- 
tichi monumenti letterarj, un senso nuovo? Sarà ancora una 
rivincita della parola gaUica sulla romana, come io vorrei mo- 
strare; e sia intanto lecita la curiosa avvertenza, che pur mo- 
vendoci per via affatto originale e adoperando in maniera affatto 
diversa da quella dell'antica arte etimologica, arriveremmo non- 
dimeno a rimettere impensatamente in qualche onore una divi- 
nazione di questa*. 



1 Non tutti hanno oggi alla mano 
LiN, dal quale riporterò il seguente 
mol. fran^ois-celte): 

CRAIN, CRIN, de, 
Peur, crainte, 

Crain , Cren , Crin , qui signifie 
Peur, tremblement, frayeur, /Ha- 
son, crainte, d:c, est un mot d'o^ 
rigine CeUique, Camme cette fa- 
mille est absolument inconnue , 
donnons-en les principaux mots, 
Bret. Craigni, craindre. 
Grein, èbranlement, 

tremblement. 
Crema, trembler, fHs- 



il Monde primiUf di Court de Gebe- 
articolo (col. 348-49, Dictionnaire ety- 

sonner, 
Irl, Crihane, trembler, 

craindre. 
Gali, Crtnu, trembler» 
Crynwr, Umide, 

trembleur, 
Cryn, crainte, frayeur. 
Crtndod, crainte, peur. 
En meux-Fr. Creheur, crainte. 
Crainte, frayeur. 
Craintip, qui craint. 
Craindre. 
Craignant. 
De Cre, rocker, précipice. 



442 Ascoli, 

Prima di venire al celtico, gioverà dar breve posto a un* os- 
servazione, non essenziale, ma non inopportuna, circa il rapporto 
che interviene tra i due esiti francesi C7*emre (crembre) e 
crenre (crendre). Che il secondo derivi dal primo, nessuno più 
oggi direbbe, ed è cosa manifestsonente impossibile. Ma non 
credo ch^ crenre (creinre) sia un mero prodotto analogico se- 
condo ceinre (ceindre) ecc., promosso dalla coincidenza formale, 
più meno perfetta, di criems KxrienSy e di qualche altra voce 
della conjugazione, con ceins ecc.; e efedo all'incontro che 
crembre e crendre (e analogamente gembre gendre geindre 
gemere) sieno entrambi prodotti fonistorioi e coevi, sempre, 
che s'intende, precipuamente nel normanno. Di certo, l'unico 
prodotto fonistoricamente legittimo può parere crembre gembre 
(cfr. nombre concombre ecc.); ma nel verbo bisogna badare 
alla condizione proclitica in cui l'infinito viene a trovarsi per 
la composizione del futuro e del condizionale. Dato p. e. gé- 
mere col suo accento, non avremo fonistoricamento se non 
gemre gembre; ma dato all'incontro gemer-hàbes gemer- 
habébas ecc., il più rapido e stretto proferimento del m'r ne 
adatta il primo elemento all'organo del secondo ; e cod n'escono, 
per il cremre normanno, gli antici esempj crenderai crendrurU 
crendreiCj che fanno capo a crenre. Anche è chiaro, teorica- 
mente parlando, che l'infinito proclitico poteva cosi ridursi a 
crenre pur sonando cremir allo stato libero; poiché l'-ir nella 
proclisi era esposto alla perdita deU'i (cfr. ant. frnc. istraiy ven- 
erai) fauldrai ecc.). Resta però sempre, che crendre gendre 
finiscano per valere dovimque anche da infiniti non proclitici, 
per virtù della gran serie ceindre ecc. ^ 

Passiamo ora alla materia celtica. Da entrambi i rami del 
linguaggio de' Celti, ci risulta un nome in doppia forma, che, 
astraendo per ora dalle vocali, scriverò cr't', cr't'n, e la storia 
de' cui significati si disciplina cosi: ^scossa, tremore, timore'. Se 
ne ottengono verbi denominativi, di antica determinazione, coi 
valori corrispondenti di * scuotere, tremare, temere'. Di cr't' 



' Non arrivo a bene intendere perchè avvenga che manchino al Godb- 
PBOY e cremre (criembre) e le voci di antica flessione col n. 



craindre. 443 

cr't'n dicevo che sia un nome in doppia forma, perchè molto 
probabilmente si tratta di due forme diverse che di uno stesso 
nome occorrevano organicamente nella declinazione (cioè nel 
tipo celtico a cui p. e. risponderebbe il tipo latino orde ordin-, 
caro carn-) e successivamente diventarono come due entità les- 
sicali tra di loro diverse. 

Ecco una rapida rass^na di codesta famiglia di parole, con 
qualche tentativo d'illustrazione istorica. — Il più antico esem- 
pio britannico è del nome: o crii (gì. timore; ad ^simul exiluit 
mater concussa timore'*) Juv. 5, gr. celt. 148 f.; e il più an- 
tico esempio ibernico è del verbo denominativo: crithnaigthe 
(gì. tremefacta; ad 'tremifacta terra concutitur') MI. 115° 4. — 
Voci scotoceltiche: crith tremor, pi. crithean) critheach tremens, 
tremebundus (shaking, quaking); criothnaieh tremesce, e col th 
in manifesto dileguo: creanaich (= irl. creathnaighrim^ O'Reilly) 
id.; ecc. — Nel medio-irlandese: crithnugudy causing to quiver 
or tremble, trembling; e nell'odierno lessico irlandese, fra le 
traduzioni di * shake' v. a.: crith e criothnuigh^ e cosi tra quelle 
di 'tremble'; come anche 'dread', v. a., vi si rende, tra l'altre, 
per criothnuighy e 'agitate' per cri[o]th. — Voci aremoriche: 
kridien s. f. frisson, tremblement cause par le froid, par la 
peur, col d conservato tra vocali ( per la formazione, cfr. hlizen 
s. f., ant. blizieny année, allato all'irland. bliadin); krén s. m., 
tremblement, con dn che si sarebbe anticamente ridotto a n, = 
cimr. cryn s., shake, quake *. Altre voci del cimrico : crynachj 



^ Così il codice. L* annotazione di Stores: 'lege tremore*, è suggerita 
dalla lezione vulgata, senza dir della chiosa ubai vel crit^ frene8in>, che 
è tra quelle d'Orleans, e della solita significazione dell' ibernico erith. 

• Come ognun vede, non sono io già spinto all'affermazione di dn (*tn) 
in nn n dalFassunto di queste righe, al quale meglio converrebbe un hren 
(hrin) di originaria struttura. Ma non credo che hren ecc. si possano dis- 
giungere dagli ibernici crithri' cren". Vero è che non ho pronto, per il 
cimrico, altro esempio di riduzione di uno -rfn- = TN-. Ma c'è il caso ana- 
logo di -dl- = -TL- in /: cenedl cenel^ genere, schiatta, anodi anal, alito, 
esempj cimrici entrambi. Per l'armorico, è da ricordare eun, avis, allato 
alle forme di cui in Arch. VI Ixii (cfr. Legon.-Villem. , s. evn); e loen 
loesn (*dn) che s'incontra col corn. lon = todn, bestia, Zeuss-Eb. 144 822. Un 



444 Ascoli, 

shìver, shudder; m^ynu^ to tremble, to quake; oltre cryd (= ant. 
cimr. crit) s., shaking, fever, ague*; onde crydu^ to shiver, to 
tremble, to shudder, coi quali va normalmente il comico crys^ 
tremare (Stokes, Brei gloss. of Ori., p. 66) = crit; v. Zeus&-Eb. 
154. Il composto cimrico dy-chn/riy quasi a dir ' de-trepidatio ', 
è fra le traduzioni di fremer' e tra quelle di *fear s.'; e 
ugualmente dy-chrynu tra quelle di ^to tremble' e quelle di *to 
fear'. — Voci dell'isola di Man: creau s., quaking for fear, 
horror, dread, trembling; v. to shiver, quake; dove tace normal- 
mente la dentale, come tace in craa, a shaking, trembling, pi. 
craayrij a fever or ague, craa v., to shake, to tremble, to qui- 
ver. Va ricompare neUo scotoceltico crathy agita, quate (e così 
nel medio-irlandese); ma le fonti antiche hanno nella voce cor- 
rispondente il più genuino o, che vedremo serbarsi anche in 
forpae odierne. 

Quest'o del verbo secondario ibernico per * scuotere' * ha una 
importanza etimologica alla quale pur qui giova badare. Pone- 
vamo di sopra, senza vocali, il nome cr't'n, con. la significazione 
fondamentale di ^scossa' ('scossa, tremore, timore'). Ora la vo- 
calizzazione originaria di codesto, nome ci sarà crétin-, onde 
normalmente criihinr crithnr; ed è come porre un nucleo radi- 
cale CRET, al quale starà in giusta apofonia il grot che risulta 
dal verbo secondario irlandese, testé documentato per antichi 
esempj e continuato anche da moderni riflessi che legittimamente 
si ritrovano allato a quelli che prima studiavamo *. Ck)sì, sotto 



antico esempio britone-ibemico di dn ("^dhn) in nn n^ riconosco final* 
mente neirirl. bonn, cimr. bon^ fundamentum (sscr. budhna ecc.), dove fa 
illusione il d dell'ortografia seriore bond, — Cfr. Loth, Yocàbulaire vimu>- 
breton^ s. crihot. 

* Ma circa cryd *a cradle', che il Rhys (Rev. celt. I 353, Lectures* 75) 
vorrebbe qui mandare, cfr. il Diction. scoto-ceUicum, b. creathall. 

• Occorre in ispecie col prefisso /b-, quasi a dir 'sub-agi tare*. Esempj 
del Codice ambrosiano: honchrothad gì. commotu 63*8; focroihad gì. qua.<- 
sare 64*6; inni nafochrothaisiu gì. numquid non discutis, focrotar gì. po- 
terit cassar! (quassari); ecc. Cfr. Windisch s. vv.; e ap. Atkinson: cratthim^ 
to be shaken, fochraithim^ to tremble, shake. 

' L'esempio classico per T apofonia nell'irlandese è men- mon- (cfr. gr. 
fiivo; pinovi, lai men- re-miniscor^ tnoneo); onde da una parte menuie 



craindre. 445 

* shake v. a.': croith allato a crilh (^ shake s.': cf^othad); e non 
diversamente sotto ^agitate*. 

Insisto sulla presenza del gruppo crétin- ecc. in tutto intiero 
il dominio celtico, per quanto nel tempo e nello spazio ci è dato 
misurarlo, e. sulla propria e viva sua ragione etimologica, per- 
chè riesca ben legittimo il tentativo di valersene come di un 
riagente celtico nelle Gallie. Lo stesso nucleo radicale cret, che 
abbiamo ricavato dal celtico, lo troveremmo riflesso anche negl'i- 
diomi germanici, ma naturalmente con le tramutazioni fonetiche 
a questi proprie. Vanno qui specialmente considerati l'anglosas- 
sone hridian (•cret-j-) febricitare, e gli ant. alto-tf deschi rtdo 
tremor, ridón tremare, ridan febricitare, Htto rito rite febbre 
(dat. sing. riten) ^. Ed è manifesto che la concordanza andrebbe 
ripetuta dall'affinità originaria o da contatti antichissimi, non 
già da accatti che il celtico facesse all'anglosassone*. Poiché, 



mens, animus» ecc., dall'altra muxAiur *moiniur, io penso, reputo; cfr. air- 
MEN- in ermitiu féid^ reverentia, cultus, allato a atr^MON-: arrumuinset fid 
gì. honorauere MI. 90*1, ardamunethar feid ib. 124° 16, ecc. — Ancora 
sia qui ricordata la coppia delb dolb: delb forma, rudelbad formatus est 
MI. 74*11, nacldelbaigiher non formatur, nephdelbaigthe informis, 138° 3; — 
nodolbtais formabant (fingebant) 54° 12, innandoilbthe gì. fictorum 61^ 18, 
doilbihid figulus. 

* Queste voci alto tedesche trascrivo tali e quali dal Grafp. Cfr. Diefen- 
bach-Wùlcker: riie ecc.; Sanders wSrterb., s. reiter II; ergSnz.-wrtrb., s. 
ritt. Deirt non vedo come si possa dar ragione. Il Kluge (s. ritten) manda 
insieme anche gli anglo-sass. hreop hrip, procella (e sarebbe, per noi, corno 
dire *quas9atio'), coi quali pur restiamo all'i primario o secondario. A 
ogni modo, ecco dal celtico il riscontro, dal Kluge desiderato, della radice 
che è germanicamente hnp. Notevole F analogia, non dico l'identità, di 
formazione, tra il tema alto-ted. ritten^ e Tiri, crithi^, Men notevole la 
coincidenza del composto anglosassone hrid-adl febris (mal del tremito) 
col composto irland. crith-galar, 

* Cosi intende esplicitamente la relazione tra le voci teutoniche e le cel- 
tiche anche lo Stokes, Bret. gì. of Ori. (p. 49, ed. 1880; p. 66-7, ed. 1886), 
cfr. Beitr. IV 392; ne altrimenti pensava di certo il Rrys, Rev. celt. I 353. 
Può bensì generare equivoco, senza colpa dell'autore, un anglosassone 
kriddiariy che in Loth, o. c, p. 89, compare senz'altro allato ai celtici 
crit ecc., sull'autorità dello Stokes. Ma la stampa, come in parte si cor- 
regge a p. 248, ha un doppio errore, e doveva dare hridhian. 



446 Ascoli, 

senza dire che ripugnerebbe a ogni ragione storica la presenza 
di voci anglosassoni (e voci di tal maniera) comuni all'ibernico 
e al britannico in età cosi antica com'è quella a cui risaliamo 
coi nostri esempj, e pur dimenticando l'intima vitalità che del 
nucleo celtico cercammo descrivere, c'è la ragion fonetica la 
quale vieta il supposto di un anglosass. hrid che dia al celtico 
un crit. Altro non gli avrebbe dato se non rid^. 

Se noi dunque abbiamo ragionato bene, venivano in lotta sul 
territorio gallico forme sinonimo, latine e indigene, di una pros- 
simità fonetica che si potrebbe esemplificare cosi: trèmito-, 
crétnito- crénitch; tremo trémis trémit, cré[t]no cré[t]ms 
cré[t]nit. La riduzione francese dei latini tremi s tremit do- 
veva essere Hriems *trienSy Uriemt *trient; e la evoluzione 
delle basi celtiche poteva dare creins creint Ma il termine cel- 
tico poteva dire spaventare' oltre che tremare'; ed ecco ogni 
ragione di un francese creint rimpetto a tremito-. La nasal 
latina resta però incolume, oltre che nel provenzale (il quale 
d'altronde, meglio romano com'è, non perde timore)*, pur 
nell'antico francese, dove particolari congiunture non ispingano 
al n {cremiry criem ecc.); ma la fronte del vocabolo e la si- 
gnificazione non vi tornano mai più romane, così appunto come 
vedevamo avvenire in orteil^ Arch. X 270-271. La fronte gal- 
licata e pur nella Cispadana, e anzi vi si comunica anche a 
tremulare {* cremi * cremila v. p. 440 in n.; ^ rabbrividire'); 
ma l'ambiente italiano vi protegge, se pure non la salva in 
tutto, la significazione antica. 



> V. intanto: Zimmer, Zeitschr. f. deutsch. alterni., XXXII 264 269 sgg.; 
confrontando, per le sorti del german. Ar- tra i Neolatini: Dixz P 321. 

* Il Diez faceva per avventura troppo scarsa parte a cremer ecc. in 
Provenza. Si considerino in ispecie crentd creintà ^tremìtare, crentùus 
stremi toso, degli odierni dialetti (ant. prov. cremetar\ ant fmc. cremetanXy 
cremeteus). 



quemar, 447 



7. spagli, temblar; spagn. quemar^ pori queimar. 

Se nel frnc. cremre ecc., contrapposto a tremere^ si ammetteva teme- 
rariamente l'eccezione fonetica di tr- in cr^^ nello spagn. temblar^ rimpetto 
a tremolare trembler dell' italiano ecc., si ammette, con non migliore for- 
tuna, TE- ridotto a t-, fenomeno di cui si crede aver l'analogo in quemar^ 
cremare (prov. e cataL cremar). 

Ora, lo spagnuolo è sempre anch'esso fermo a tb- {tras^ tres^ trigOj 
trucha, ecc.); e lo è appunto per lo stesso nucleo di tremore, negli an- 
tichi tremar tremar, o nell'odierno tremolar (port id.), della bandiera; ecc. 
Non si può quindi ammettere la riduzione fonistorica di tr- in (-; e tóm- 
blar {yo tiemblo, el tiemblo) altro pur non dev'essere se non una contami- 
nazione di temer e tremlar, come appunto dicono le significazioni ch'egli 
accoppia: tremare, paventare. Il patema fonetico e il semasiologico con- 
traddicono d'altronde al sospetto, sempre infondato, che mbl accennasse 
a provenienza francese. 

Il supposto CR- in e- di quemar, che doveva suffragare l'affermazione di 
TR- in Ir di temblar, si risolve dal suo canto in una singolare illusione. 
Senza dire che cr- è incolume in eraso crecer creer cresta crin ecc., è 
manifesto, che, se lo spagn. qt*emar senz'altro fosse cremare privo del 
primo r, il portoghese direbbe ugualmente quemar, non mai queimar. 

La storia di codesta doppia forma delle Spagne dev'esser la seguente. 
S'ebbe, primamente a formola atona, /t^rwwfr = cremare (cfr. *Kerpàr *ke- 
pràr, quebrar), in cui si determinava una succosi on di suoni che mal po- 
teva durare nelle Spagne, poiché, dato r',.,r, ivi è consueta la dissimila- 
zione di uno dei due r in ^ (mdrmol cdrcel miércoles estièrcol, Arch. IV 
402; spagn. e port. vergei 9^ yìvìàssio', e col nesso 'r al secondo posto: sp. 
alambre taladro). Perciò hermdr diventava kelmdr, dove la dissimilazione 
colpiva il primo anziché il secondo r, perchè l'istinto idiomatico doveva 
salvare il secondo, in cui stava l'espressione della categoria verbale, cioè 
dell'infinito (cfr. gl'it. chiedere fiedere, quaerere *fórere, allato a rado 
proda ecc.). Siamo cosi in realtà a un abbastanza antico e mediano klm, 
la cui ulteriore soluzione lusitano-ispana ha potuto essere eim em, analo- 
gamente, non dico identicamente, a quella per cui multus diede al por- 



448 Ascoli, quemar. 

toghese (e al protoispano): mùiio; e vultur diede buitre a entrambe le 
Spagne; e auscultare al portoghese: escuitar (comune al protoispano) 
ed esciUar; e culmine- allo spagnuolo: *cumne cumbre, port cume; caso 
però quest* ultimo il più lontano da ?iemdr = *?telmar^ benché ne possa pa- 
rere il più vicino. Ma il port queimar è decisivo *. 



^ [Questo articolino, come appendice a quello che precede, era scritto 
e licenziato per la stampa, quando mi accadde vedere, nel 'Grimdriss* del 
Grdber, che la stessa idea circa la fase anteriore di queimar quemar già 
s*era affacciata al boRNu (720 760). Ma lo pubblico ugualmente: 1.® per- 
chè vi è insieme toccato anche di temblar; 2,^ perchè il Cornu non ricerca 
la ragione di *helmar; 3.^ perchè il Cornu, dopo aver giustamente dato 
*kelmar come una ricostruzione (720), più in là presenta addirittura ckl- 
HARE come voce antica (760), e non già, come può parere e primamente 
sarà stato, per semplice errore di penna o di stampa, ma bensì compren- 
dendo pur quest* esempio neir affermazione teorica (761) che la riduzione 
di LM ecc. si compia in nesso latino e non in nesso neolatino. Un Is neo- 
latino in / abbiamo ancora qui postulato sotto il num. 3. — In quest* oc- 
casione sia lecito finalmente ricordare la nota che è in Arch. X 6, contro 
Ta + sulfur ecc., che il Cornu altrove si foggia; ib. 765.] 



GIUNTE E CORREZIONI. 

Siano imprima richiamate le correzioni che stanno a pag. 308. — Pag. 4 n : 
cfr. las ayga^ Nobla leygon (ed. Montet), 117. — Pag. 292 s. *amon': cfr. 
piem. ll}amon. — Pag. 294 s, 'cignar': cfr. Arch. Vili 318. — Pag. 296 
s. *dongier': è anche dell' a. frnc; cfr. Ztschr. f. r. philol. XIII 535. — 
Pag. 298 s. 'fouUon': aggiungi Tit. follone (VII 434 n). — Pag. 300 s. 
^noranta": pur del yald. mod. (cfr. p. 360), dell* a. piem. (occorre nel Me^ 
mortale di Gio, Andrea Saluzzo di Castelar^ testo tosco-saluzzese del prin- 
cipio del sec. XVI, edito dal compianto V. Promis, nel voi. VOI della 
* Miscellanea di Storia italiana*) e del sardo. — Pag. 302 s. 'rendoa*: cfr. 
rdndoa nelPa. piem. {Memor,), — Pag. 303 s. ^soleniaria*: non ha bisogno 
di essere emendato; v. Bshrbns, Reciproke metathese im romanischen 
(Greifswald, 1888) p. 43. — Pag. 303 s. 'stercora*: cfr. Herrig's Archiv, 
XVI 402. — Pag. 303 s. *soperchar' e p. 307, dove è rimandato a *F5rster 
in questo stesso voi. deir Archivio*, il rimando va ora riferito alle *Odttin- 
gische gelehrte anzeigen* (1888), p. 801 e pp. 771-774 (v. qui sopra, a 
p. 415). In queste ultime pagine, il FOrstsb tratta la quistione dell*età 
de*ms8. valdesi, conchiudendo che 'alle.vorhandenen waldensischen 
hss. dem xvi jahrhundert angehdren dùrften'. — 304 s. 'verum': 
cfr. vrumu p. 341. 

Di un nuovo e importante studio intomo alle Bibbie valdesi ci ha testé 
arricchiti S. Berger (Les Bibles provengales et vaudoises), nel voi. XVIII 
della * Romania*. Il B. vi indaga i rapporti ohe corrono tra i diversi codici 
del N. T. valdese, descrivendoli (per il nostro cod., v. p. 421) e ofiren- 
done qualche saggio (pp. 379-82, 384-6, 406-7, 409-10, ecc.; del zur. è un 
sagginolo, tolto dal Reuss, a p. 388). Circa Tetà de* diversi mss., quello di 
Carpentras ^ risalirebbe certamente, secondo il B., al sec. xiv; la scrittura 
di quelli di Grenoble e Cambridge accennerebbe al principio del sec. xv; 
del dublinese non si contesta la data, ma 1* originale, dal quale deriva la 
copia a noi giunta, dovrebb*essere assai più antico; e pel zurighese final- 
mente andrebbero senz* altro accettate le conclusioni del Reuss; onde il B. 
si maraviglia, che, volendosi pubblicare un N. T. valdese, fosse preferito 
'un texte retouché et le plus récent des manuscrits*. Lo stupore dell* illu- 
stre teologo protestante sarebbe di certo assai legittimo, se la nostra pub- 



* V. qui sopra, a p. 307. 

Archivio glottol. iul., X( (seconda terie, I). 29 



450 Giunte e correzioni. 

blìcazione avesse avuto un intento chiesastico o scritturale. Ma altro a noi 
non istava a cuore se non di somministrare ai romanologi una base larga e 
sicura, che sin qui desideravano, per le ricerche intomo air idioma letterario 
de' Valdesi. Ora, chi pur voglia concedere che tra un ms. e T altro corrano 
degli intervalli di tempo e che quello di Carpentras precorra pur di quasi 
due secoli al nostro, questo riman certo: che la lingua letteraria valdese 
presenta in tutti i testi un identico tipo. Le divergenze, sempre ben lievi, 
possono forse dipendere dall'età diversa, ma anche possono andar ripetute 
dalla diversa provenienza degli autori o degli scribi. Onde ali* indagine 
dialettale riesce indifferente, o quasi, la scelta del ms. che le si proponga. 
Sarebbe certamente stata una bella cosa T accontentare insieme il teologo 
e il romanologo; ma nel caso nostro, come in tanti altri, il volere accoa- 
tentar tutti avrebbe finito per danneggiare tutti. Noi ci siamo accinti alla 
pubblicazione del ms. di Zurigo, invogliativi pure dalle agevolezze singo- 
lari che quella Biblioteca civica, anche per ragioni private, ci accordava, 
e che ci rendevano il compito assai meno grave. Potemmo, a più riprese, 
avere il codice di qua dalKÀlpi per il corso di due anni, quanti cioè oc- 
corsero per la copiatura e la correzione delle bozze, la quale, meno che 
pei primi due fogli, venne compiuta sul codice. Tanta cortesia non avremnìo 
potuto mai pretendere da nessun' altra delle biblioteche in cui son codici 
del N. T. valdese. Quello di Zurigo rimaneva cosi il solo sul quale potes- 
simo fare assegnamento. E siccome è molto incerto se li per li si sarebbe 
trovato uno studioso, disposto a pubblicare un altro testo del N. T. val- 
dese, fosse pur quello di Carpentras, cosi anche i teologi potrebbero sa- 
perci grado di aver pur dato alla luce quello che sarebbe * il ritoccato e il 
più recente'. 

C. S. 



INDICI DEL VOLUME. 



a SALVIONI. 



!• Suoni. 



din à: 378, 381. 

d, per effetto della palatina che gli 
precede, in f: 376, in t: 295. 

a, seguito che sia da nasale scempia 
combinata, in d: 330, 374, ecc. 

a atono, per effetto della palatina che 
gli precede, in f: 340. 

a atono, davanti a nasale, in d: 340. 

-a intatto: 373, 374. 

-a in d: 374. , 

-a in o: 300 n, 340, 373, 374, 398. 

-a in d: 393. 

-a ridotto a vocale indistinta: 384. 

-a evanescente: 384. 

-a caduto nell'uscita -«a: 379. 

Accento : invertito tra i due elementi 
del dittongo: 331. 355, 374, 375, 
376, 377, 378, 388; 373, 379, 396 n; 
promosso per intolleranza dello 
sdrucciolo: 363, 388; trasposto 
dalla voce verbale al pronome en- 
clitico: 388. 

Accidenti fonetici d'ordine sintattico 
o transitorio: 347, 349, 366, 389- 

Accidenti generali: 356, 375, 377, 



389 (epentesi); 356, 379, 389 (pro- 
stesi); 356, 389 (elementi concre- 
scittti); 356, 389 (epitesi); 356 (ge- 
minazione); 343, 347 (allungamento 
di vocale); 388-9 (aferesi per illu- 
soria omisùone di articolo o par- 
ticola); 356, 385, 386 (scempia- 
* menti); 349, 388 (assimilazione tra 
suoni vicini); 356, 384, 380 (asai- 

. milazione transultoria) ; 344, 346, 
349, 356, 388, 447 (dissimilazione 
transultoria) ; 356, 389 (attrazione); 
356, 389 (metatesi); 383 (inverti- 
mento de' due elementi del dit- 
tongo). 

ae tonico 338. 

aj tonico ed atono in ej (g;*), é, e: 
330, 331, 339-40, 373, 376, 378, 
379, 381, 384. 

({^ + cons. in au: 330, 344; atono, in 
ou: 344. 

ar- atono in fr: 338. 

(ir +cons. in er: 378. 

-arto: 331, 373, 374, 376, 378, 381, 
393. 

du intatto: 338, ecc.; 



452 Indici. — 

du in àu: 384; in o: 384; in o: 338, 

374. 
au atono, intatto: 374. 
au atono, in du: 379, in ou: 341, 

379, 384; in o: 373, 384; in m: 

341. 377, 379. 

-fr- in v: 355, 388, e quindi dile- 
guato: ib. ' 
bj: 343. 

bl intatto: 345. 
di in bj: 377, 385. 

e "A; V. s. 'k'. 

e iniz. e dopo cons., in q: 387, 351. 

-<5- in ^: 387; in j: 387, 352; in i: 

352, 387. 
-é riuscito finale, in g: 387. 
e;: 342, 385. * 

-d- dileguato: 354, 388. 

-din t: 354, 388. 

Dileguo deir atona finale: 339. 

dj: 343, 385. 

dj in p': 394. 

dr in ir: 354, 379, 388; in r: 379. 

^ + nas. + cons., in di 373, 376, 378; 

in o: 333, 334, 376, 378; in u: 

378, 382. 
é seguita da labiale, in o: 376. 
e in e: 331. 

i in f: 331, e quindi in ù: 381. 
e in i: 381. 
i in il 332, 381. 
i seguita daj, in f: 331. 
i fra labiali, in ó: 331; in u: 381. 
^ in 5: 332. 
è in *• 332. 
^ in e: 332, 382. 
^ in a: 332. 



I. Suoni. 

è in e: 332. 

é neiriato, in t: 334. 

é di posiz., in à, §: 374; 332, 382. 

é di posizione, in ie: 382. 

^ di posizione, in è: 382; in e: 332; 
in f : 332. 

e atona, in a: 340, 384. 

e protonica, in fi 338-9. 

e atona, nell'iato e attigua a pala- 
tile, in t: 340, 341, 384. 

e + nas. + cons., in e: 393; in ó: 341; 
in u: 384; in a: 374. 

e atona, attigua a labiale, in.u u: 341. 

e protonica + r, in e: 338. 

e espunta: 363, 390. 

f atona, dinanzi ad u e tra labiali, 
in 0: 339. 

e epitetica o d'appoggio: 339. 

e preste tica: 338. 

ej tonico ed atono, in aj: 398. 301 n ; 
in e: 373, 301 n; in t: 332-3, 376, 
377. 

enQ 306 n. 

esh- ecc. in ejk ecc.: 377. 

eu in ÒM, ój: 337. 

fl intatto: 345. 

fl in ff: 374-5, 377, 379, 385. 

g- intatto: 352. 

.^. in j: 352-3, 387. 

g preceduto da consonante, in zi 

353, 388. 
'§ in hi 387. 

§a in ^a: 352, 350 n, 386, 387. 
§a preceduto da vocale, in fai ^2, 

387. 
§1- intatto: 345. 

§1- in Sj' 374, 377, 379, 385; in gì 379. 
-^^ in h 345, 385. 
5n: 352, 387. 



Indici. — 

§0 §u\ 352. 
Sri 352, 387. 
-^ur in ju\ 387. 

§v> in ^: 346, 353, 379, 386, 388; 
c£r. 425 n. 

i intatto: 333. 

i in i?: 382. 

t in e: 333, 382. 

t di posizione, in ei 334, 382; in f : 

334. 378; in ^: 334. 
t attiguo a labiale, in u: 333, 341. 
ie in il 2in, 

iéw iéu in io iui 298, 332. 
Influenze varie della vocal finale, 

nella determinazione della tonica: 

334, 337 n, 382. 
Ho: 339, 384, 387. 

J in ^: 342, 385. 

jt in e 377; finale, in ce: 375, 377. 

A- in hj: 387 n. 

-A- in S : 387, 394, 397; dileguato : 350. 

k iniziale o interno dopo consonante, 

in §: 394, 397. 
-A in §: 394. 

-A di parola proparossitona: 351. 
ka intatto: 375, 377, 387. 
ha in ca: 349, 350, 375, 379, 386, 394. 
-Ao- iaja: 350. 
Ai- in §1: 394, 397. 
A^ intatto: 345. 

M- in A; : 374, 377, 379, 385; in e: 379. 
-Ai- in l: 345, 374; inj: 374. 
Ao Au: 350, 387. 
Ar- in gr: 394, 397. 
Ar: 387. 

A* in js: 351, 379, 387. 
hi in jr. 351, 375. 377, 379, 387; in e: 

351, 377; finale, in ce: 375, 377, 387. 



I. Suoni. 453 

Au: 350. 

Aio in A: 352, 379, 387, e quindi in 

g: 394, 397. 
-At47- in §: 352, 387; in v: 379. 

l in d: 423n. * 

l in r: 344, 345, 377, 379, 385, 394» 

397. 
l dei nessi cJ, j)/, ecc.; v. s. ci ecc. 
-^ in l: 343. 
/ seguito da labiale, in l: 344; in 

j: 373. 
4 in H: 385. 
4 caduto: 374. 
Ij in T: 342, 374, 385, 393; in j: 

374, 377, 385, 393. 
Ig: 353. 

U: 344; in kl: 422-3. 
Im neolat, in m: 447-8, 448 n. 
^Is in U5 05: 301 n. 
Is neolat, in s: 424, 448 n. 

m riuscito finale, in n: 300 s. *non'; 

in n: 394. 
-m di 1* plur. , in -n; v. il II di 

quest* Indici. 
mbj: 342. 
ny': 342, 385. 
mn; 349. 
mnj: 385, 393. 
mr in mbr e n<fr: 442. 

n in r: 348-9. 
-n- in r: 373, 394, 397. 
-n- in ùi 348. 
zn in n: 349. 
-n caduto: 7. 
n^: 353, 388. 
nj: 385. 

nA< inJrU (int): 373, 375, 379; in ne: 
351, 375, 377, 387; in nt): 351. 



454 

nr in ndr: 373. 



IndicL — 



6 in u: 334, 382; in ou: 376 (cfr. 
301 n). 

Ó in o: 335, 383; in o: 373, 374, 
376, 383, 393; in u ui 336; in àu: 
336, 383; in e: 383; in uó: 336; 
in ud uà: 336; in ùj: 376; in <« 
t: 383; in tu tu: 383, 393. 

Ó dav. a nasale, in u: 383. 

^ di posizione, in o: 336, 383; in o: 
336, 373, 376, 383; in p: 383; in e: 
383; in t<o uà: 336; in uo tidl uà: 
336; in te je: 383. 

^ + nas. + cons., in u: 335. 

(|( in ou: 374. 

i( in u>: 374. 

atono, in u: 341, 384; in e: 293 
s. 'beaegna*; in i: 384 

-0 intatto: 300 n. 

oe: 338. 

o^ + cons.: 344. 

or atono, in V, fr, ur: 338. 

{(u in au: 376. 

ou in 0, au: 301 n. 

> in &-: 394, 397. 

p del nesso sp, ia b: 394, 397. 

-p. in b: 355, 388; in v: 355, 373, 

375, 379, 388. 
pj: 343, 385. 
pj intatto: 345. 
pi ih pj: 374, 3T7, 379, 385; in é: 

385. 
-pU in 6;: 374. 
pp: 355. 
-jir- in br: 355, 388; in w: 355 (ur\ 

373, 375. 

9to (v. 8. 'hfc'): 425, 425 n. 



L Suoni 

r in r: 345. 

r evanescente: 385-6. 

-r caduto: 346, 375. 377. 

r« + cons. in fr: 338-9. 

-r^ in rA: 352. 

rg: 353. 

r;: 342, 385. 

rv in rft: 346. 

^ latino romanzo, caduto: 4n, 347, 

359, 377, 386, 449. V. anche il 

di questi IndicL 
s impuro, in /: 386; cade, precedalo 

che sia da vocale: 348. 
sce ici: 352, 387. 

ska, pel tramite di séa, in £ai 386. 
si se iniziali, in si ie: 386. 
Sincope di vocale atona: 338, 330. 
sj: 342, 385. 

Sonora finale che persiste: 394. 
Sorda finale in sonora: 394. 
ss: 347. 
stj: 342-3; sue riduzioni ispano-liH 

sitane: 422 n. 
str: 346. 

<- in d: 388, 394, 397. 
-(- dileguato: 353, 388. 
-4 in d: 394; caduto dopo vocale: 353. 
t del nesso st^ in d: 394, 397. 
tj: 342. 

-tr- in jr: 354, 379, 388; in r: 354, 
379. 

u in u: 337« 376, 383; in ò: 38a 

u in u: 337, 383. 

u di posizione, in u: 337, 383. 

u + { + cons., in uo uà: 337-8. 

u + r + cons.» in uà uo óu: 337«8; 

383. 
ù in o: 373. 



Indici. — II. Forme. 



455 



ù atono, in t: 341, 384. 
"U ultima risaltanza di lolo lino, 
caduto: 385, 386. 

-t»- dileguato: 386, ecc. 

-V in t*: 346, 379, 386; in «•: 386. 

V dopo consonante, in b: 346, 386. 

vj: 342, 385. 

v'I: 346. 



voc. + 5 + cons. in voc + ; + cOns. : 

347-8. 
Vocale atona iniziale + n + cons., in 

6 fi 338; caduta: 338. 
Vocali irrazionali: 343, 345. 
v'r: 346. 

w: 346. 



II« Foinx&e. 



Nome. 

-àceo: 358. 

'dculo: 357. 

"àneo: 357. 

"drdo: 358. 

-drio: v. il I di quest* Indici. 

-^ico: 351. 

-àtor: 354, 375, 379, 396 n. 

--atóre: 375. 

"dito: 358. 

-attira: 337 n, 374. 

-etto: 334, 374, 358, 382, 389. 

4ai 357. 

-^ice: 352. 

-ieco: 358. 

Htco: 350, 387. 

hmìo: 354 n. 

-iKo: 357. 

-ìmen: 358. 

-ingoi 350, 358-9. 

-ino: 357, 358. 

-t$5tmo: 292. 

-^lo: 335, 35a 

-oZo: 385. 

-^ne: 358, 379, 389. 

-óneo ecc.: 421. 

-onca: 357-8. 



-are: 335, 382 n. 

-($r»o: 335, 335 n, 337 n, 379, 382n. 

-óUoi 389. 

-ticco: 358. 

-unculo ecc.: 420. 

-tira: 337 n. 

-tifico (?) 359. 

[-U che sia ultima risultanza delle 

uscite sdrucciole -wfo, -Òlo: 345.] 
[-e che sia ultima risultanza dello 

uscite sdrucciole -^no, -en«, 'ino: 

3490 
Scambio e sostituzione di suffissi: 

356 (oulano), 424 (àmido), 
-atòria per feminile de' masc. in 

-atòrei 292, 335. 
Plurali con distinzione interna: v. il 

I di quest* Indici s. * Influenze* ecc. 
Movimento nella tonica dell' agget^ 

tivo: V. il I di quest'IndÌQÌ, s. * In- 
fluenze' ecc. 
-i di plurale: 300 n, 359, 361 (tórt), 

398 n. 
s di plurale: 389, e v. il I di que- 

sV Indici. 
-OS di accusativo plurale: 359. 
-e fem. di plur.: 377; surrogato da 

il 389. 



456 



Indici. -~ IL Forme. 



Tipi nominativali: 303 (s. 'Bopes'), 

354, 359-60, 375, 377, 379. 
^ di nominai sing. : 302 (rees)^ 347, 

359^, 390. 
^ di genitivo: 347, 390. 
Prodotti analogici nella declinazione: 

357, ecc. 
La forma propria del masc adattata 

al fem.: 350. 
La forma propria del fem. passata al 

masc: 351. 
L*-a di sing. dei fem. di 1* che si 

propaga ai fem. di 3^: 359. 
Mascolini di formazione analogica 

suir antico tipo in -io: 357. 
Feminili di formazione congenere: 

357. 
Feminili in -a neir analogia de* fem. 

in -ice: 359. 
Comparazione: 360. 

Pronome: 360, 375, 377, 379-80, 
390. 

Il pron. riflessivo di 1* plur. rap- 
presentato dal riflessivo di 3^: 302. 

la pronome impersonale: 299, 360, 
390. 

Numerali: 360, 390. 
Articolo: 360, 390. 



Verbo. 



-icore: 350. 

Verbi derivati per j: 361-2. 

[<<< ultima risultanza delle desinenze 
-dmti5 -^mus, ^ano tono: 362, 375, 
377, 380; cfr. anche p. 7.] 

-0 di 1^ sing. del pres. indicai: 363, 
364, 375. 

^ di 2* sing. intatto, in voce mo- 
nosillabica, seguito che sia dal 
pronome enclitico: 375, 380. 

'^uma ^tna desinenza della 1* plur. 
deU' imperai: 364 n, 375, 380. 

-n per m nella 1* di plur. : 364, 374, 
375, 377, 380, 386, 395 \ 

Traccio di perfetto: 364. 

Participi di tipo forte: 363. 

Prodotti analogici nella con j ugazione : 
363, 395, ecc. 

La forma tematica di futuro e condiz. 
de' verbi della I*, estesa a quelli 
della 2-3«: 306. 

Indeclinabili. 

Avverbio: 365-6, 374, 376, ^8, 380, 

391-2, 395. 
Particella affermativa: 366 (i«Q, 303 



^ n fenomeno è anche del valdese letterario; onde qui pure assoluta- 
mente uguali la 1* e la 3* di più tempi e modi Questa livellazione aveva 
poi per efietto che la forma propria della 3* plur. s'estendesse analogica- 
mente alla 1* anche nel perfetto; e cosi: isteron stemmo, aneron andammo, 
se àbbateron ci abbattemmo, salhiron uscimmo, vengron venimmo, agron 
avemmo, /bron fummo; cfr. 223 v, 225 r, 225 v. Di un processo analogo nel 
piem., V. LamenUizione metrica p. 18 n. 



Indici. — in. Funzione e Sintassi. — IV. Lessico. 



457 



IH. Fixnzione e Sintassi. 



Piucheperf. indicat latino in fun- 
zione di condizionale: 306 n, 390, 
391. 

Imperf. cong. per il presente del 
cong.: 391. 

Perfetto che s'ottiene col presente 
di 'andare' e V infinito: 391 \ 

Futuro che s'ottiene coli' indicativo 
e l'avverbio *poi': 364, 391. 

Congiuntivo per T imperativo, nella 
2» di plup.: 374. 

Infinito, surrogato in certe locuzioni 
dal presente: 392. 

Perifrasi del passivo: 367. 

Verbi riflessivi insoliti: 366. 

Genere mutato: 359. 

Feminili in -a derivati dal plur. del 



neutro: 296 (dona), 302 (princi- 
pia\ 303 (similacra, stercorà), 359. 

-óne suffisso di diminutivo: 358, 
379, 389. 

'essere' ed 'avere' confusi nella pe- 
rifrasi del perfetto: 367. 

'avuto' per 'stato': 291. 

' essere ' us^to impersonalmente : 
366-7. 

Reiterazione del pronome: 392. 

Pronomi pleonastici: 366. 

Ridondanza di fn (inde): 367. 

n tipo 'qui mio figlio', 'là mia casa' 
per 'questo mio figlio', 'quella 
mia casa': 367. 

de partitivo: 367, 380 n. 

'unde' per 'ubi': 366. 



IV. I^essico*. 



aboutir 428, 432. 
acabar ecc., 427 sgg. 
acabdar 428, 432, 436. 
(iccabbare 431. 
accabbari 431. 
accctbiddi 430. 
accabidare 430. 
decapare 430. 



accapezzare 430. 
accappata 429 n. 
achieìie 429, 433. 
ad-capitare ecc., 428 

arisù'n 394. 
aspersi 330. 
azil 375. 



barun 380, 293. 
bedalaria 396 n. 
biàriàrd 396 n. 
bigna 424. 
bjuhk 371. 
boc 366. 
bodina 354. 
bojno 354. 



^ Di questo costrutto non mancano esempj nel valdese letterario, e cosi 
nella 'Nobla Leygon' (ho sott'occhio il testo del Montet, il quale fìrantende 
il costrutto): vay trayre trasse 191, vay dire disse 210, vay anonciar an- 
nunciò 281. — Di qua dall'Alpi, il Cav, di Saluzzo mi somministra an- 
ch' egli degli esempj, come: vareno rompergli et hamassare li ruppero ed 
amazzarono, vareno chomponere composero, vareno venire vennero. 

» Si ricordano: il Glossario del N. T. valdese, a pp. 291-305, e gli Appunti 
lessicali di valdese moderno, a pp. 367-72, 374, 376, 378, 380, 392-3, 395. 



458 

boleto- 331. 
brina 337. 
buiire 447. 
bullicare 350 n. 
bufar bustar 293. 

cabal 432, 437. 
cabidale 430. 
cabidare 430. 
cabidu 434 n. 
cahudu 434 n. 
capare 430. 
capata 428. 
c4p^ 434 n. 
capezzale 430. 
capiari 430. 
capitare 429, 430. 
capitari 428. 
capitone 368. 
cappare 430. 
carniccio ecc., 421. 
caroneus 419 sgg. 
cosnic 426-7. 
casnus casnetum 

ecc., 426. 
caftan ecc., 426-7. 
cave^^a 430. 
cave^j^i 430. 
cat?ir 431. 
c^cia 425. 
C^cy 425. 
c^iodeZ 433. 
c^w« ecc., 425. 
charire 425. 
cTi^eia^ 433. 
chéne 425 sgg. 
cTienfó 418-19. 
cheptel 433. 
chesnut 427. 
c^^^; 433. 
cAevir ecc., 431, 431 n. 



Indici. — IV. Lessico. 

chiedere 447. 
chie/'428, 429n, 432, 

434, 434 n. 
ciascuno 425. 
elida 354. 

convenitat 294, 372. 
craindre ecc., 439 sgg. 
crema 440 n. 
crieme 439. 
cricca 368. 
cu 369. 
cumdrc ecc., 448. 

'daccapo' 295, 366. 
dassare 423 sgg. 
d^ar ecc., 422 sgg. 
dende 418 n. 
deran< 295, 373. 
dfrbun 353. 
d»7 375. 
dmfcZ 422-3. 
dongier 296, 449. 
(ion^' 419. 

duntrèj 361; cfr. piem. 
dontr^. 

eisublià 395. 
^'cavuò^S 369. 
enayma 7, 296. 
enaymi 51 n. 
escuitar 447. 
esfremtrc 439, 440 n. 
extra-vacuare 397n. 
eyleocze 297; cfr. c;^di 
e «^u^i 376. 

feta 331. 
federe 447. 

gagum 395. 
^era 398 n. 



^owttc 437-8. 
gragea 440 n. 
^uofnf 395. 

hucc|are 350. 

'in ben-che' 366. 

jwr 424 n. 
jiétamu 370. 

katjun 368. 

Acnt- Atotn^• ktoent^ 41 Su 

A^t ecc. 419. 

^' 419. 

;t^l) 331. 

?Ueo 354. 

AuU 419. 

Aura -0 366, 392, 380 

Aunn 395. 

lamon 449. 
Zan^tTuz 379. 
lardra 373. 
^MÌo 354. 

'maggiosa' 339, 370. 
mah 366. 
mfndtd 395. 
meta 331. 
menatoria 335. 
molatoria 335. 
mm'to 447. 
mu^ó 331. 

naivé 371. 
negotia 437-8. 
mente ecc., 417 sgg. 
[non] magis quam 366. 

pagide 398 n. 



pas 437-8. 
pedamento 371. 
peiz 432. 
paitrine 432. 
prunatico 368. 
puano 357. 
pujar 424. 

quahora 366, 380,392. 
^weftrar 447. 
qu^ar^e ecc., 422 n. 
^ti^mar 447-8. 
^u^nfre 419, cfr. kent^, 
Qttesnoi 426. 
grutnct ecc. 419. 

raccapezzare 430. 
rapto 371. 
rariola 339. 
ra<<a-t9oZaforta 335. 
redduus 302 s. 'ren- 
doa*, 449. 



Indici. — V. Varia. 

reviscolare 363. 
ricapare 430. 
ricapito 431. 
rien ecc. 437. 
V*or« 354. 
rogita 372. 

sabo 355. 
Zaccaria 397. 
salun 389. 
santo 330; cfr. il piem. 

sanija. 
sor 424. 
scapezzare 430. 
scapitare 429. 
5cremtr ecc. , 440 n. , 

446. 
*smaccare' 370. 
sovente ecc. 418, 418 n. 
stremir 439. 
Bub-monere 363. 



459 

tanda 387 n. 
taratro 437. 
telatario 331. 
<«ma 439. 
t^mò^ar 439, 447. 
temer ecc. 440, 440 n. 
tempre 432. 
f«mp5 432. 
téro-tpyno 332, 304. 
tordre 425. 

fremer ecc. 439, 440 n. 
tremulare ecc. 439. 

unamnuz 376. 
wn^; 387 n. 
uttisana 395. 

vacivus 346. 
vétnfre 425, 440.- 
vergei 447. 
t?e»5 372. 



V. Varia. 



n concetto ìntimamente e largamente 
isterico dell* indagine glottologica: 
▼ sgg. 

Linguaggio di popolo e uso lette- 
rario: 439. 

Celtico e neolatino: 425-7, 434 sgg., 
437-9, 441 sgg. 

*Voci occidentali*: 437. 

Negazione: 437-8. 

Attrazioni analogiche: 418-19, 422 n; 
e cfr. il II di quest* Indici. 

Le forme digradative -[e]» -òn -òn 
di suffisso latino: 420-21. 

Riduzione fonetica di verbi modali: 
424. 



Il linguaggio letterario de* Valdesi: 

310 sgg., 315 sgg. 
n valdese letterario e il provenzale: 

311, 315. 
n valdese letterario e il delfinese: 

312 sgg. 
Il valdese letterario e il piemontese: 

314, 318. 
n valdese letterario e 1* italiano: 314, 

316. 
Età dei mss. valdesi : 1 sgg., 449-50. 
n valdese moderno: 321 sgg., 324; 

suoi limiti geografici: 318 sgg. 
Valdese antico e valdese moderno: 

310. 



460 Indici. — V. Yaria, 

Il valdese moderno e il delfinese: e di Pinache-Serres nel Wurtten- 

323 sgg., 328. bepg: 328, 397-8. 

Il valdese moderno e il piemontese: Di quali dialetti delle Valli valdesi 

321, 324. più ritragga il dialetto di N.-H.: 

La colonia valdese di Guardia nella 396-6. 

Calabria: 325-7. Influenze Calabre sul dialetto di Guar- 

Di quale dei dialetti delle Valli dia: 381, 382, 384, 385, ecc. 

valdesi più ritragga il guardiese: Bibliografia: In, 2n, 307, 309-328 

393. nelle note, 449. 

Le colonie valdesi di Neu-Hengstett Accorgimenti tecnici, x sgg. 



^' 



IITRI PUBBUCAZietlI ^aiO STESSO EDlTOflE. 



1 SUONI, LE FORME E LE PAROLE 

DELL ODIERNO lilALmo DtLU CITTÀ DI BOLOGNA. 

SlnJio seguilo dn uii*i si*rìtó •!! arttlelii testi liirlu^m^»! ìneJilL 
in fulhm, in loignre* lil dmletto. 



F» PIOVATI 



STUDJ CRITICI E LETTERARJ. 

i!«\i — iii-H *, di f*a|. 311» — tir»» -4. 



O* X.TT MOROSO 



MEMORIE ITALIANE 

DEL BUON TEilPO ANTICO. 

Un *ftL lli'R* ih n:uK. Vili 361» « Ufd A- 

1 iNrr> I aB. 
I. 

J. Li Gmilata 6 r tii«m«tiiM dipinto di Gtoilo. ^ tt La fiiì44 comptlJlJi <U1 Ì*<^tmrf« 
«4 aio r ^ _ Ijl 1'«bU^ LcUtir«4 v> Bicoletim neìì* lìnlwfiiiì ùiì mvóia o\p* -^ 

IV. Ut] •! coi)i4«rvatoei dall'AHotto, «^ V. tfr4 ^fùihf^iiv;^ A^ì r|uuiirii««MM 

In loile uvnn, mj f.FijKgatti». — V|, Li* donne, 1** vch« * le tjpro» — VII, C^mf «ttr^i r^lu 
in Itilid il }iolt)i>0 «S4«ire .-id au tempo. ìicni e pudrou]! il'Ajsiùift. — ^ VliL lìàì miniimf toilk' 

CKttJi duUi ^ Lhóiì 1, n cnjian c'rntri ù V{t«{iro ìàiotliaitOi. -^ X« Doi vmirKt u doLF oipiUlilà 
4' UHI vdUa — XI. Iiello TAircfiiLu io tuurln. 

IL 
1, Di.unA ióiitonia^ di Otovantiì dt^lle H^Dda nc^ru. <> ti. l nta^titr) Ul i«cc4 di I4etr^ 
Amliiio. — la. Pirro Sirùjii .sUmuìkU, — fV, Fii^ppo l'iiaMti »lc«iitìi*9 * r*i|»»Hfv il^^ 
riialìJi wd itjieeitlo — V, Lrftpfcf di itu f^>qi:ien»|fl dtl lecol© acono tu TArift t V&itur*^. 
^ Vt. Don CxrU Tent»^»lh » ronfio 17^17 lo Pjrponfe. 

Hi, 

I. i^oituiui *hn eùnlMirni tu Rgrna;iiA — II- t.unjitwit *ti ISliti:i, — ilt- i.uhiiiimi M S*r* 
tl«ga4, — IV. Spi|iolAti)r« uvltd tludio Ciraip4#«ii¥(» kl#llo if^ttittom |>o|soUrk d' luiu. 



ALìHt I^UHHUIAIIUNI 



lo LOITOHL 



RIVISTA DI FILOLOetA ROMANZA, dirada dn L MifUOni, L MoiT 
r StengeL Vul L li, 

itii«ttla Jk i^oitn ti 

GIORNALE 01 FILOLOGIA ROMANZA, diretto Ah Erntilo Umtl 
Voi. 1 IV. 

ti pubblifjidoot conltiiua allu«tniitttl6 ttm crii 

STUDJ DI FILOLOGIA ROMANZA 

CBMESTO ilOMAOt 



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